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ANNO VI. | FascicoLo I.

BOLLETTINO

DELLA REGIA DEPUTAZIONE

STORIA PATRIA

PER L'UMBRIA

VoLuME VI.

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DION. D' ALICARN. Ant. Rom. I, 19.

PERUGIA
UNIONE TIPOGRAFICA COOPERATIVA
(PALAZZO PROVINCIALE)

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ATTI DELLA R. DEPUTAZIONE

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ADUNANZA DEL CONSIGLIO
tenuta il 20 settembre 1899 alle ore 10

in Perugia, nella sede della R. Deputazione presso la Biblioteca Comunale
Ordine del giorno:
1. Proposte di nomine a soci ordinari;

2. Id. Id. a soci di altre categorie ;

9. Rinnovazione dell’ ufficio di Presidenza per il triennio 1900-1902;

4. Rinnovazione della Commissione delle pubblicazioni per il detto triennio;

9. Bilanci presentati dal Segretario Economo, e rapporto e nomina dei
Sindacatori; :

6. Comunicazioni e proposte in ordine alle pubblicazioni.

Presidenza del Vice Presidente TiBERI L.

Presenti i soci ordinari:

ANSIDEI V. — CaMwPELLO P. — DONATI G. — GIANNANTONI L. —
MAGHERINI GRAZIANI G. — MazzamIiNTI G. — SORDINI G.

Non essendo intervenuta la maggioranza dei soci ordinari
richiesta dall' art. 18 dello Statuto, l'adunanza é rimandata
al giorno seguente 21 settembre alle ore 10.

ADUNANZA DEL COL SIGLIO
tenuta il 21 settembre 1899 alle ore 10

Presidenza del Vice Presidente TiBERI L.
Presenti i soci ordinari:

ANSIDEI V. — BELLUCCI G. — CAMPELLO P. — DONATI G. — Fas
LOCI PULIGNANI M. — GIANNANTONI L. — MAGHERINI GRAZIANI G. —
MAZZATINTI G. — SorpINI G. — TENNERONI A.

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E giustificata l' assenza dei soci ordinari:
Brasr A. — CururI T. — Fumi L. — GuanDaABASSI F. — SENSI F.

Aperta la seduta, il Segretario legge il verbale della
riunione precedente che é approvato.

Il Vice Presidente Tiberi esprime il più vivo ramma-
rico per l'assenza del Presidente Fumi cagionata dalla
gravissima sventura da cui è stato colpito con la perdita
della madre e si dice dolentissimo di dovere annunciare ai
convenuti che il Fumi ha espresso il desiderio di rinunciare,
anche se rieletto, all’ ufficio presidenziale per il futuro trien-
nio; dichiara da ultimo che l'ufficio di Presidenza non ha
mancato di esternare al Fumi sensi di profonda condo-
glianza, rinnovandogli anche, nella sicurezza di interpretare
fedelmente il pensiero di tutti i soci della R. Deputazione,
l espressione della più devota simpatia.

I coadunati ad unanimità approvano l operato dell’ uffi-
cio di Presidenza.

Si prendono quindi in esame le proposte di nomine di
soci, dei quali è cenno ai numeri 1 e 2 dell’ ordine del giorno
e che, secondo il disposto degli articoli 15 e 16 dello Statuto,
dovranno essere o comunicate o presentate per l approva-
zione all’ assemblea generale.

Si passa quindi a mezzo di schede segrete alla rinno-
vazione dell’ ufficio di presidenza per il triennio 1900-1902
(art. 10 dello Statuto); si avverte che a questa votazione
prende parte anche il Fumi, il quale, valendosi del diritto
concesso ai soci ordinari dall'art. 15 dello Statuto, ha tra-
smesso le sue schede al Vice Presidente.

Designazione del Presidente — Votanti 12 — Fumi comm.
Luigi voti 11, Campello della Spina conte cav. Paolo voto 1.

Designazione del Vice Presidente — Votanti 12 — Ti.
beri prof. Leopoldo voti 11, Donati prof. Girolamo voto 1.
Designazione del Segretario -Economo — Votanti 12 —

Ansidei dott. Vincenzo voti 11, Giannantoni prof. Luigi voto 1.

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Saranno quindi proposti alla conferma sovrana per il
triennio 1900-1902 il comm. Luigi Fumi a Presidente, il prof.
Leopoldo Tiberi a Vice Presidente, il dott. Vincenzo Ansidei
a Segretario-Economo.

Della nomina a Presidente si dà subito partecipazione
al comm. Luigi Fumi col seguente telegramma:

« I soci ordinari della Deputazione confermarono con
voti unanimi Vossignoria a Presidente, lieti di potere
annunciare oggi stesso questa scelta all’ assemblea gene-
rale e fiduciosi che Voi non vorrete abbandonare una isti-
tuzione che vi deve la vita.

Vice Presidente — TIBERI ».

Il Segretario-Economo Ansidei presenta il conto consun-
tivo per l'esercizio 1898, comunica il rapporto dei Sindaca-
tori che a detto conto si riferisce e sottopone all'esame del
Consiglio anche il Bilancio preventivo per il 1900. Tanto il
consuntivo quanto il preventivo sono, dopo discussione, ap-
provati, e quindi a schede segrete sono eletti a sindacatori
i soci prof. comm. Giuseppe Bellucci e prof. Angelo Blasi.

Il Comitato costituitosi in Firenze per onorare Pasquale
Villari nel 50? anniversario del suo insegnamento ha invitato
questa R. Deputazione a partecipare a tali onoranze con una
offerta per la fondazione a vantaggio degli studi storici, che
s'intitolerà dal nome del benemerito prof. Villari. Il socio
cav. Magherini Graziani propone che si accolga l invito del
Comitato, ei convenuti decidono con voto unanime di offrire
un contributo di lire cinquanta.

Datasi lettura di una circolare inviata dal Comitato
ordinatore del VII Congresso storico italiano che avrà luogo
in Palermo nell' aprile 1900, si incarica l’ ufficio di Presidenza
di far sì che la R. Deputazione sia al detto Congresso
rappresentata in quel modo che all'ufficio stesso parrà piü
opportuno.

Essendo anche dal Comitato internazionale per il Cen-

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VI

tenario della battaglia di Marengo pervenuto un invito al
Congresso storico che avrà luogo in Alessandria nell’ estate
del prossimo anno, il Consiglio nomina a rappresentante della
R. Deputazione il socio prof. Giuseppe Mazzatinti.

Il Vice Presidente fa alcune comunicazioni e presenta
alcune proposte di pubblicazioni; delle une e delle altre si
tratterà più ampiamente nell’ assemblea generale.

Del 4° oggetto all’ ordine del giorno « Rinnovazione della
Commissione delle pubblicazioni » i convenuti decidono d' in-
trattenersi in altra adunanza del Consiglio che si terrà il
giorno seguente 22 alle ore 9.

ASSEMBLEA GENERALE
tenuta-il giorno 21 Settembre 1899 alle ore 15

nella sala del Consiglio Comunale di Perugia gentilmente concessa.
Presidenza del Vice Presidente 'T3ipgRI LEOPOLDO.
Presenti i soci:

AGOSTINI CESARE rappresentante il Municipio di Perugia — AN-
SELMI ANSELMO — ANTONELLI MERCURIO — BARBIELLINI AMIDRI ALES-
SANDRO — BELLUCCI ALESSANDRO — BELLUCCI GiUSEPPE — BLASI, RiI-
NALDO — BRIGANTI FRANCESCO — Brizi Gio: BaTtTtA — CALDERONI
Gracomo anche in rappresentanza della Provincia dell Umbria — Cam.
PELLO DELLA SPINA PaoLO — CECCHINI ETTORE — CORBUCCI VITTORIO
— DkGrr Azzi VITELLESCHI GIUSTINIANO — DoNATI GIROLAMO — FALOCI
PuLIGNANI MicHELE — FEDERICI SiLvio — FERRINI ORESTE — GIANNAN-
TONI LUIGI — LANZI LUIGI — LUPATTELLI ANGELO — MAGHERINI GRA-
ZIANI GIOVANNI — MANCINELLI AUGUSTALE —- MAVARELLI CESARE —
MAZZATINTI GrusEPPE — MzNiICONI BracceEscHI MENICONE — ORSINI
ANTONIO — PATRIZI GruLio rappresentante il Municipio di Ficulle —
PONTANI COSTANTINO — PRESENZINI ATTILIO — RAGNOLI ANTONIO —
SCALVANTI Oscar -- SorpINI GIUSEPPE — TENNERONI ANNIBALE -—
Tommasini MartIUCCI Pietro — TraBALZA Ciro — VALENTI TOMMASO
-- VALLI GIANNETTO.

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VII

Vogliono esser considerati come presenti, scusandosi per
la loro assenza, i soci:

Bacci Orazio — BartoLINI Luigi — Casanova EuGENIO — CE-
SARON: FERDINANDO — CIPOLLA CarLo — CLARETTA GAUDENZIO — CRI-
VELLUCCI AMEDEO — CururI Torquato — D'ANCONA ALESSANDRO —
FANELLI FANELLO — Fumi Lure: — GERALDINI BELISARIO — MANZONI
LuiGr — MARTINI ANTONIO — MIKELLI VINCENZO — SINDACO DI MONTONE
— PompiLs Guipo — RANIERI EMANUELE — RANIERI DI SORBELLO RuG-
GERO — SeNsI Filippo — Sinpaco DI SPoLETO — TorDpI DOMENICO.

Aprendo la seduta, il Vice Presidente prof. Leopoldo Ti-
beri lamenta l'assenza del Presidente comm. Luigi Fumi ca-
gionata dal gravissimo lutto da cui l'illustre uomo è stato
colpito con la perdita della madre diletta; si dice poi più
che dolente di dover annunziare all’ assemblea che il Fumi,
mosso dalla stessa ragione, ha manifestato il proposito di
lasciare la Presidenza della Deputazione. Il Vice Presidente
riferisce ai convenuti che Egli ed il Segretario, renden-
dosi interpetri dei sentimenti di tutti i colleghi, hanno
espresso al comm. Fumi le più sentite condoglianze per la
sua sventura e lo hanno vivamente pregato di non insistere
nella presa determinazione: dichiara altresì che il Consiglio
della R. Deputazione nella sua adunanza di questa mattina,
devenendo a norma dello Statuto alla rinnovazione dell’ uffi-
cio di Presidenza per il triennio 1900-1902, ha confermato
con voti unanimi a Presidente il comm. Fumi, al quale la
decisione del Consiglio è stata subito telegraficamente parte-
cipata. Da ultimo il Vice Presidente comunica il seguente
telegramma direttogli dal comm. Fumi:

« Assenie solo di persona, penetrando col cuore in

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mezzo ai colleghi, felicito 1’ onorevole assemblea rac-
« colta a Perugia, centro dei nostri studi. Il genio della
« Storia arrida all'augusta Città fra le gare del lavoro
« trionfatrice delle forze della natura. L'onda della ci-

« viltà nuova fluente per l'antica sospinga la patria

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ai più felici destini. FUMI ».

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VIII

Le parole del Vice Presidente e la lettura di questo te-
legramma sono accolte da un caloroso applauso, il quale di-
mostra che i soci tutti pienamente approvano l' operato del
Consiglio. I sentimenti delladunanza generale manifestano
pure il Prof. Oreste Ferrini e il Prof. Cesare Agostini. Que-
st'ultimo, anche come rappresentante del Municipio di Perugia,
si professa gratissimo. al Comm. Fumi per le parole cortesi
da lui dirette a questa città, si associa al Vice Presidente della
R. Deputazione nell'esprimere all’ illustre uomo, nonché la vi-
vissima partecipazione di tutti i convenuti al suo dolore, ma la
fiducia che Egli resti alla Presidenza della R. Deputazione
e continui così a consacrare la preziosa opera sua a van-
taggio di questo Istituto, e propone che tali voti si manife-
stino all’ egregio Presidente a mezzo di un telegramma.

Gli adunati approvano ad unanimità la proposta del
Prof. Agostini, ed al comm. Fumi viene subito spedito il
seguente telegramma:

« I soci della R. Deputazione Umbra di Storia Patria.
« adunati in assemblea generale e la Rappresentanza mu-
« nicipale di Perugia esprimono allo illustre comm. Fumi
« vivissime condoglianze e fanno fervidi voti perchè

« voglia riaccettare la Presidenza della Deputazione.

« TIBERI Vice Presidente della R. Deputazione
« AGOSTINI Assessore del Municipio di Perugia ».

Il Vice Presidente poi invita il Segretario a dar lettura
della relazione del Presidente su quanto la Deputazione ha
operato dalla sua origine ad oggi e sui lavori che sono in
preparazione.

Su proposta del socio cav. Giovanni Magherini Graziani
deliberasi a voti unanimi la stampa della relazione.

Quindi il Segretario-Economo legge un resoconto sull’an-
damento finanziario della R. Deputazione, intrattenendosi
tanto sui resultati del consuntivo per l'esercizio 1898 quanto
sulle previsioni per l’anno 1900.

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Il resoconto del Segretario-Economo è approvato.

Il Vice Presidente annuncia che il Consiglio nella sua
odierna seduta, secondo il disposto degli articoli 10 e 15 dello
btatuto della R. Deputazione, ha deliberato di proporre alla
conferma Sovrana per il triennio 1900-1902 a Presidente il
comm Luigi Fumi, a Vice-Presidente il Prof. Leopoldo Ti-
beri, a Segretario-Economo il Dott. Vincenzo Ansidei; co-
munica altresì che il Consiglio stesso a norma del citato ar-
ticolo 15 ha deciso di proporre al Ministero della I. P. la
nomina a soci ordinarî dei signori prof. dott. Alessandro Bel-
lucci e prof. avv. Oscar Scalvanti.

Ottemperando a quanto dispone I' articolo 8 dello Statuto,
l'assemblea generale, su proposta unanime del Consiglio, ac
clama soci onorarî i signori:

Prof. Senatore Giosuù Carpucci — Senatore GaspAaRE FINALI —
Conte Prof. DOMENICO GNOLI.

5. E. il Senatore Gaspare Finali, che onora di sua pre-
senza l'assemblea, ringrazia con sentite parole della prova
di cordiale stima che a lui è tributata, e tutti gli adunati,
levatisi in piedi, calorosamente acclamano l'illustre uomo.

A norma dell'articolo 16 dello Statuto I' assemblea elegge
soci collaboratori i signori:

BionpI Prof. ULRICO — BrIGANTI Dott. FRANCESCO — DEGLI Azzi-
VrrELLESCHI dott. GIUSTINIANO — FANI Comm. Avv. CESARE, Deputato
— FERRINI Prof. Dott. OrestE — PompiLs Comm. Dott. Gumo, Depu-
tato — Ricci Prof. Don ETTORE;

nomina soci aggregati:

La signorina Apa BeLLUCCI e i signori AGosTINI Prof. CESARE -—
— Amicizia Cav. GIUSEPPE — ANDREANI Avv. FRANCESCO — BACCHETTI

Avv. Tiro — BarTISTI Prof. Don ABDON SENNEN — BERTANZI Cav. Giu-
SEPPE — BONARELLI Prof. Conte Guinpo — BRUNAMONTI Prof. Cav. Pie-
TRO.— CALABRI Avv. FILIBERTO — CERNICCHI Prof. Canonico GivsEPPE

— CoNTEGIACOMO Prof. GuaLIELMO — Donini Conte Pier Luigi —

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Farma Conte CLAUDIO — Farma Conte NAPOLEONE — FANI Dott. AN-
GELO — FicanELLI Fiuippo — FRaACASSINI Prof. Canonico UMBERTO
— GeLMINI Prof. Anprea — GiGLiARELLI Cav. Dott. RANIERO —
GrILLI Prof. Luigi — GUERRIERI Dott. RuGagRO — MARCUCCI Maestro
CAMILLO - MoNTESPERELLI Conte Prof. Zopiro — Rossi Avv. ARNOLFO

— SarustI Dott. SALustio — SaLvaToRI Conte UGo — TarDpucci Prof.
Cav. IciLto — TOMMASINI Dott. Dante — VALIGI Dott. VALENTINO;

elegge soci corrispondenti i signori:

BROUSSOLLE Ab. Gian CarLo -— Croce Prof. BENEDETTO — DÉEPREZ
Dott. EvGENIO — JorDAN Prof. EpoarRDo — LumBroso Barone Dott.
ALBERTO — PomeTTI Prof. FRANCESCO — SCHIAPARELLI Prof. LUIGI.

Passandosi poi al quinto oggetto all'ordine del giorno
« Lettura e discussione di temi e argomenti di memorie
varie sulla storia di Perugia e di altri comuni dell’ Umbria »,
il Segretario legge una comunicazione del Presidente Fumi
sopra un codice Vaticano del fondo Urbinate che contiene
« la recuperatione del Stato del Duca Francesco Maria et
la guerra di Perugia ».

Lo stesso Segretario poi comunica una lettera nella
quale il socio Prof. Pietro Tommasini Mattiucci annuncia che
sta preparando per il Bollettino uno studio su « Un’orazione
di Marcello Virgilio Adriani e Paolo Vitelli comandante delle
milizie fiorentine », altra lettera del socio Prof. Don Ettore
Ricci, che vi dichiara di aver pronto un lavoro dal titolo
« L’Ercolani e il Botonio nella questione Savonaroliana »
ove si dimostra con documenti falsa la lettera attribuita al-
l Ercolani, nella quale si riferisce la disputa Savonaroliana
tenuta sotto Paolo IV: da ultimo il Segretario partecipa che
il socio Conte Luigi Manzoni ha inviato per il Bollettino una
parte delle sue ricerche sopra « I rapporti tra Firenze e
Perugia nella scoperta. dell'America ».

Il socio Prof. Giuseppe Mazzatinti annuncia di aver già
pronta per la stampa la matricola dell'arte dei pittori in
Perugia. XI

Il socio March. Alessandro Barbiellini- Amidei comunica
un suo lavoro sull assedio che Perugia nel 749 ebbe a soste-
nere per opera di Rachi Re de’ Longobardi.

Il socio Prof. comm. Giuseppe Bellucci dichiara di aver
pronto per il Bollettino un articolo intitolato « Vicende storiche
di due insigni monumenti archeologici », cioè sullo specchio
Etrusco della collezione Guardabassi esistente nel Museo di
Perugia e sull' Ercole di Foligno: inoltre presenta un lavoro
di sua figlia, signorina Ada Bellucci, che é anch'essa pre-
sente all’ adunanza, relativo all « Ultimo periodo della zecca di
Perugia ». In detto lavoro trattasi della zecca perugina da
quando sul finire del secolo XVIII il Pontefice Pio VI ordinó
che tornasse a funzionare a quando con la caduta del go-
verno repubblicano fu definitivamente chiusa, e si illustrano
in modo speciale con nuovi documenti le monete coniate a
Perugia durante il governo repubblicano del 1798-99, allor-
ché a tale scopo fu decretata la fusione delle due statue di
Paolo II e di Sisto V, opere, la prima di Bellano da Padova,
e la seconda del perugino Valentino Martelli.

Il socio Prof. Luigi Giannantoni richiama attenzione
dei convenuti sulla opportunità (avuto anche rigüardo alla
grandiosa opera pubblica dell' acquedotto testé inauguratasi)
di pubblicare, se non tutti, per lo meno i più importanti do-
cumenti che appunto sull’ acquedotto perugino si conservano
nell'Archivio del Comune e che in un volume manoscritto
esistente nella Comunale di Perugia furono già raccolti per
la diligente opera di Giuseppe Belforti. Il Prof. Giannantoni
ricorda con onore questo perugino quanto valente ed operoso
altrettanto modesto, al quale Perugia va debitrice del rior-
dinamento di preziosi archivi e che in una voluminosa opera
dal titolo « Serie de’ Legati, Vice Legati e Governatori di
Perugia », che manoscritta si custodisce anch'essa nell'Ar-
chivio Comunale, ha ordinato e trascritto notevolissimi do-
cumenti di storia Perugina. Di quest'opera ancora sarebbe
utilissima la pubblicazione, come pure sarebbe di molto van-

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XII

taggio agli studiosi delle patrie memorie il dare alle stampe
le notizie sui castelli di Perugia raccolte da Annibale Ma-
riotti coadiuvato dal Belforti.

Il Prof. Giannantoni poi annuncia all'Assemblea che ad
iniziativa di aleuni Professori dell' Università di Perugia si
é costituito un Comitato che ha per iscopo di commemorare
solennemente nell’ aprile dell anno venturo il quinto cente-
nario della morte di Baldo. Il prof. I. Tarducci dell’ Uni-
versità di Perugia leggerà il discorso commemorativo e i
proff. Scalvanti e Giannantoni si occuperanno respettivamente
della vita e del metodo scientifico di Baldo.

Non è a dubitare che le onoranze al sommo giurecon-
sulto perugino riusciranno degne di lui; a prendervi parte
si accingono studiosi d'ogni regione d'Italia, e fra que-
sti il Prof. Giannantoni ricorda il Sig. Bernabei, Direttore
della Nazione, il quale dei suoi studi su Baldo desidera sia
informata la R. Deputazione.

Il socio Prof. Scalvanti dichiara che potrà nel prossimo
anno continuare la pubblicazione della cronaca perugina
inedita di Pietro Angelo di Giovanni, della quale fu nel
Volume IV del Bollettino stampato solamente il tratto che
va dal 1450 al 1460, e sono perciò tuttora inediti molti
brani; fra questi il più importante comprende, come ebbe
a dimostrare lo stesso Prof. Scalvanti nel suo articolo « Sul
ritrovamento di un codice di cronaca perugina » (Bollettino,
Vol. II) il periodo dal 1460 al 1487, che è la continuazione
della parte già pubblicata.

Il socio Prof. Donati comunica che nell’ archivio della
famiglia Baldeschi esistono molte: carte importanti che ap-
partennero al Card. Baldeschi-Colonna; egli spera di poter
prendere in esame queste carte, le quali certo hanno un
notevole interesse storico e su di esse riferirà alla R. De-
putazione.

Il Segretario dà poi lettura di una comunicazione tra-
XIII

smessa dal Presidente Comm. Luigi Fumi relativa alla con-
servazione dei documenti degli archivi comunali.

I convenuti, udita la comunicazione, a proposta del socio
Lanzi, approvano la presentazione al Ministero dell Interno
di un voto diretto ad ottenere una maggiore sorveglianza
sugli archivi comunali.

Annunziata la morte del socio Benucci, se ne fa la com-
memorazione sopra un necrologio dettato dal Presidente.

: L'adunanza si associa unanime alla commemorazione del
perduto collega e delibera siano espressi alla famiglia del-
l’estinto i sensi della più viva e sincera condoglianza.

Il Vice Presidente comunica che il comm. Enrico De-Paoli
Soprintendente agli Archivî di Stato Romani ha fatto omag-
gio alla R. Deputazione dell’ inventario de’ codici provenienti
dalla Tesoreria dell’ Umbria a cominciare dall'anno 1424
e conservati nel R. Archivio di Stato di Roma. Dello inven-
tario fu deliberata la stampa, e i coadunati, lodando il Con-
siglio per la decisione presa, vogliono si manifesti la grati-
tudine della Deputazione al comm. De-Paoli.

Uguale riconoscenza deliberano sia palesata al Munici-
pio di Genova, che cortesemente ha donato alla R. Deputa-
zione un esemplare della splendida riproduzione in fototipia
del celebre Codice degli Annali del Caffaro, che si custodisce
nella Biblioteca nazionale di Parigi.

Dopo di che il Vice Presidente, essendo esaurito l'ordine
del giorno, ringrazia i soci che numerosi sono intervenuti
all'adunanza, annuncia che nel prossimo anno il Congresso
della R. Deputazione avrà luogo in Città di Castello, ove i
soci della R. Deputazione si recheranno lieti di visitare una
città ospitale, cortese e ricca di preziosi monumenti, e di-
chiara sciolta la seduta.

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ADUNANZA DEL CONSIGLIO
tenuta il 22 settembre 1899 alle ore 9
Presidenza del Vice Presidente TiBmERI L.
Presenti i soci ordinari:
ANSIDEI V. — BeLLuccIi G. — CampeLLO P. — DoNatI G. —
GIANNANTONI L. — MAGHERINI GRAZIANI G. — MAZZATINTI G. — Son-
DINI G. — TENNERONI A.

Il Vice Presidente comunica un telegramma del comm.
Fumi, che ringrazia dell'onore fattogli riconfermandolo a
Presidente, ma dichiara di non potere accettare Y ufficio.
Di seguito a tale comunicazione i soci devengono alla no-
mina del Presidente; per il disposto dell'art. 15 si tien conto
delle schede trasmesse alla Presidenza dai soci Fumi e Fa-
loci-Pulignani.

Votanti 12. — Il socio conte Paolo di Campello ha voti
11 e il prof. Leopoldo Tiberi 1 voto: é eletto Presidente il
conte Paolo di Campello, il quale si professa grato ai col-
leghi della fiducia che gli hanno dimostrato e dice di accet-
tare l'ufficio, facendo assegnamento sulla benevolenza dei
colleghi stessi.

Dovendosi poi rinnovare la Commissione delle pubblica-
zioni per il triennio 1900-1902 in conformità di quanto di-
spone l'art. 21 dello Statuto, si determina anzitutto che detta
Commissione sia costituita, oltre che del Presidente della
Deputazione, di quattro commissarî e risultano eletti i signori
comm. Luigi Fumi, prof. Giuseppe Mazzatinti, prof. Luigi
Giannantoni e prof. Annibale Tenneroni. La direzione del
Bollettino resta specialmente affidata ai signori comm. Luigi
Fumi e prof. Giuseppe Mazzatinti.

Il socio prof. cav. Magherini Graziani presenta numerose
schede da lui preparate per la bibliografia storica riguar-
dante Città di Castello, e i convenuti, lodando I opera del
XV

Magherini-Graziani ed esprimendo la opinione che il modo -*

più adatto a facilitare il compimento della bibliografia umbra
sia quello di curarne la pubblicazione per ogni singola città,
deliberano che le schede approntate dal cav. Magherini
sieno trasmesse alla Commissione delle pubblicazioni, e che
questa d'intesa col Magherini medesimo le prenda in esame
per poi darle alle stampe.

ADUNANZA PUBBLICA DELLA R. DEPUTAZIONE
tenuta il 22 settembre 1899

nella Sala dei Notari gentilmente concessa dal Municipio di Perugia

A questa adunanza, oltre molti soci della R. Deputazione,
sono presenti le autorità cittadine e numerosi invitati, fra
cui non poche gentili signore.

Il Vice Presidente prof. Tiberi, dando comunicazione di
una lettera del Presidente comm. Fumi che si scusa dell’ in-
volontaria assenza e ringrazia delle prove di fiducia e di
affetto che i soci hanno voluto rinnovargli nella luttuosa
circostanza della morte di sua madre e nell'incontro della
sua rinuncia alla Presidenza, esprime ancora una volta al-
l'illustre comm. Fumi le condoglianze più sincere per la
sventura che lo ha colpito e manifesta altresi il vivo rincresci-

mento suo e di tutti i soci per la determinazione che ha

preso il comm. Fumi di lasciare l'ufficio di Presidente e
dalla quale non ha valso a distoglierlo la nuova, unanime
prova di fiducia datagli dai colleghi col rieleggerlo, nono-
Stante il proposito da lui espresso, a loro capo.

I soci della R. Deputazione avuta notizia della determi-
nazione del Fumi, hanno nominato Presidente il conte Paolo

Li Ó— «S uer gue
XVI

di Campello: all uomo insigne per gentilezza e per dottrina
chiamato dai colleghi a presiedere la R. Deputazione il Vice
Presidente porge un saluto reverente e affettuoso. Gli adu-
nati, accogliendo con applausi le parole del prof. Tiberi, si
associano all’ attestato di stima devota e cordiale che egli
tributa, anche in nome di tutti i soci della R. Deputazione,
al conte Campello.

Quindi il socio prof. Ferrini parlò di « Annibale Mariotti ».

La sua conferenza, frutto di lunghe e nuove indagini,
fu accolta dal numeroso uditorio con segni di viva appro-
vazione, tuttochè l'ora tarda non consentisse all’ egregio
oratore di svolgere intiero il suo soggetto, considerandolo
come storico e come patriota.

IL VICE PRESIDENTE

LEOPOLDO TIBERI.

Il Segretario
VINCENZO ANSIDEI.
ULTIMO PERIODO DELLA ZECCA Di PERUGIA

RICORDI STORICI E NUOVI DOCUMENTI

La zecca perugina, dopo un lungo periodo di florida
attività, di quasi quattro secoli e mezzo (sec. XIIIT-XVIII), ri-
mase chiusa per circa duecento anni, durante i quali furon
tolte dal corso legale le monete in essa coniate, e sostituite
da quelle di altre zecche, e principalmente di Roma e di
Bologna.

Però negli ultimi anni del secolo XVIII il pontefice
Pio VI, trovandosi in grande penuria di danaro, ordinò al
governatore di Perugia, Giuseppe Morozzo, che tornasse a
funzionare la nostra zecca. Difatti, nel luglio del 1795, sta-
bilitasi in piazza della Paglia (oggi V incenzo. Danti), per cura
ed interesse di Lodovico Oddi, Alessandro Baglioni Oddi e Fran-
cesco Giovio, la nostra zecca diffuse nel paese una gran quan-
tità di monete dette Madonnine, Sanpietrini e Muraiole, il di cui
'alore nominale andò più tardi soggetto a un calo strepitoso.

Nel 1798, allorchè le idee rivoluzionarie d’ oltre Alpi
penetrarono anche tra noi, accendendo gli animi di tutti gl I-
taliani e preparandoli alla rivolta contro i dispotici governi
che allora imperavano, Perugia non restò seconda alle altre
‘città. Invisa fu sempre ai Perugini la teocrazia papale, e lo
svolgersi e il propagarsi rapidissimo delle nuove idee la re-
sero sempre. più aborrita; con atti d’ incredibile audacia,
animati del più grande ‘entusiasmo, si liberarono in un at-

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9 A. BELLUCCI

timo del secolare. dominio, ed innalzarono fra le grida e il
furore della città festante l'albero della libertà.

Durante il periodo repubblicano (1798-99) i prodotti della
nostra zecca palesano l' agitazione affannosa degli animi,
gli avvenimenti tumultuosi di quel periodo storico. Difatti, le
monete sono d'imperfettissimo conio e di peggiore lega :
presentano però delle particolarità, intimamente collegate
con la storia di quel tempo, che le fanno meritevoli di
menzione.

I repubblicani, nei primi momenti, occupati nel disbrigo
di affari urgentissimi e di una maggiore importanza, tolle-
rarono il corso delle monete fatte coniare dal pontefice Pio VI,
monete che portavano segnate le impronte di un governo
assoluto, rappresentante principii politici ben diversi da
quelli che essi propugnavano e sostenevano. Ma miserissime
erano le condizioni economiche in cui il nuovo governo ver-
sava, e pochissime le sorgenti alle quali poteva attinger da-
naro, per far fronte alle ingenti spese che dovea sostenere ;
in queste critiche circostanze, pur di sopperire alla estrema
urgenza di danaro, la nostra zecca emise nuova quantità di
monete, valendosi dei conî pontifici. Per economia di metallo
se ne ridusse lo spessore, e si diminuì il diametro di 5 mm.,
togliendo con ciò tutto quello che rappresentava il contorno
nelle monete fatte coniare dal pontefice Pio VI.

Ma il bisogno sempre più imperioso obbligò il governo
della repubblica di ricorrere anche al singolare espediente
di fare imprimere sopra le monete coniate dal cessato go-
verno, che avevano prima un valore legale minore, un va-
lore legale maggiore. Così i Sanpietrini, del valore di due
baiocchi e mezzo, furono, con tutta sollecitudine, trasfor-
mati dal governo repubblicano in .JMadonnine del valore
di cinque baiocchi. Il seguente originale decreto, che si con-
serva nell’ Archivio Comunale di Perugia, ordinando il ritiro
dalla circolazione di queste monete singolari, ne documenta
appunto l avvenuta trasformazione: ULTIMO PERIODO DELLA ZECCA DI PERUGIA 3
N. 473. i Segret. Gen.le.

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Rep. Rom. una ed indiv. a di 4 Vend.le anno 7 Rep.
L'Amministrazione Dipartimentale del Trasimeno

La moneta conosciuta sotto il nome di S. Pietrini, che in tempo
della lacrimevole insurrezione avvenuta in questo Dipartimento d'intel-
ligenza ancora de’ Generali e Comandanti francesi stazionati in questa
Comune, fu riconiata e trasformata in Madonnine, perchè non vi era
altro mezzo o risorsa onde supplire alle spese imponenti ed urgentissime
del Dipartimento, merita certamente di essere tolta dalla circolazione e
dal commercio. Questo però non si può fare senza pregiudizio dei par-
ticolari, che col ritirarla.

In conseguenza Voi potete assicurare il Governo che i nuovi Impre-
sarî della zecca di questa Città si incaricheranno di eseguire il ritiro di
questa moneta, e noi stessi ne solleciteremo colla maggiore. energia pos-
sibile la esecuzione.

Questo piano sarà tanto più facile, quanto che la moneta di questo
genere, che si é riconiata, non é di una quantità cosi vistosa come si
suppone.

Voi ben riflettete che sulla imitazione della nostra (e si potrebbe
dubitare anche antecedentemente) possa essere avvenuto un eguale can-
giamento o trasformazione nelle altre zecche della repubblica.

Quindi è che mai vedremmo innondati da una copia immensa di
queste monete riconiate che saremmo poi indoverosamente costretti a
cambiarle colle buone e legittime.

Ma noi dobbiamo farvi osservare che questo non puó avvenire, poi-
ché quelle trasformate nella nostra zecca portano iscritta la Marca o
parola Perugia, e perció si distinguono facilmente da quelle che possono
essere riconiate in altre zecche della Repubblica. Il nostro impegno non
si estenderebbe adunque che a ritirare quelle colla marca di Perugia, e
si rigetterebbero tutte le altre non aventi tal segno, e cosi saremmo
senza dubbio sicuri di soddisfare al promesso compenso.

Eccovi dunque dimostrato quali sieno le nostre intenzioni sul noto
affare monetario, e che desse non possono incontrare alcuna difficoltà,
né presso di voi, nè presso il Ministero,

Salute e fratellanza.

CESAREI, TORCINI, ECC.

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4 A. BELLUCCI

Pochissime sono quindi le monete di tal sorta che giun-
sero sino a noi e costituiscono vere rarità per i numismatici.
Osservando una di queste monete superstiti (vedi figura 1.5),
chiaramente si scorge l’effetto dei due diversi conî, e nel
diritto, malamente impresso, si legge la curiosa leggenda:
APOSTOLORUM PRINCEPS — SANCTA DEI GENITRIX ;
la prima parte, relativa alla moneta detta sanpietrino, la
seconda a quella detta Madonnina (1).

Fig. 158

Allorché scemó il cumulo degli affari urgenti, e diminuì
la grande confusione che cagiona sempre un violento ed
improvviso cambiamento politico, il governo repubblicano or-
dinò che la nostra zecca coniasse espressamente nuove monete.
Nella strettezza finanziaria in cui Perugia sempre si trovava,

nella mancanza assoluta di metallo da fondere, si converti
frettolosamente in moneta spicciola il bronzo delle campane
di molte chiese, e quello dei cannoni di maggior calibro,
che Paolo III aveva collocati nella nostra fortezza « per

reprimere laudacia dei Perugini ». Si giunse inoltre ad im-

(1) Nell'opera del CinaGLI Le monete de’ Papi (Fermo, Tipografia Paccasassi,
1848) non trovansi citate queste monete di Perugia chè ebbero nel loro corso un
doppio valore, e nemmeno quelle di altre zecche, già appartenenti a città dello Stato
pontificio che subirono la stessa trasformazione.
-

ULTIMO PERIODO DELLA ZECCA DI PERUGIA 0

porre a tutti i privati di consegnare quella quantità di rame
che avessero posseduto, ingiungendo perfino di dare a pa-
gamento le masserizie domestiche di rame delle loro cucine.
Ma il metallo, cosi diversamente raggranellato, non bastó
a soddisfare i bisogni stringenti, urgentissimi di numerario,
non fu sufficiente a dar forza allesauste casse della repub-
blica, e a provvedere a ció fu dichiarato, senza reticenze ed
indugi, l'abbattimento e la fusione delle statue di bronzo,
che erano state erette in Perugia a memoria di alcuni Pon-
tefici. Scrive a questo proposito il Vermiglioli: « Si rinno-
varono cosi anche presso di noi forti motivi di ripetere le
lacrime dello storico Niceta, allorché in Costantinopoli pa-
teticamente piangeva sulle rovine delle opere di Lisippo e
di altri illustri artisti, che dall'ignorante barbarie si rovi-
navano e fondevano per farne moneta di rame ».

Due furono le statue di bronzo con le quali si conió
moneta, durante la Repubblica romana del 1798-99. La prima,
del pontefice Paolo II, collocata in una nicchia, oggi vuota,
alla sinistra della porta laterale del Duomo, opera autentica
e pregevole di Bellano da Padova. Fu nel 1467 eretta dai
Perugini, grati a quel Pontefice, che aveva largito speciali
franchigie.

L'altra statua distrutta era del pontefice Sisto V, che
favori con atti particolari la nostra Università: il perugino
Valentino Martelli la fuse nel 1591, e fu collocata sopra il
cornicione del palazzo ove aveva sede l' antico Studio (oggi
Palazzo della Giustizia) (1).

Fu vera fortuna se in circostanze cosi difficili, nelle
quali non si pensava che a soddisfare ai bisogni imperiosi
del momento, si poté risparmiare dal fondere la statua di
Giulio III, pregevolissima opera d'arte del nostro concitta-

(1) La nicchia ove trovavasi questa statua, fu ricondotta alla sua primitiva ar-
chitettura, aprendovi una finestra, conforme per lo stile alle altre, quando s'innalzó
nella piazza del Sopramuro la statua di Giuseppe Garibaldi.
6 A. BELLUCCI

dino Vincenzo Danti. E molto si dové alla valevole inter-
posizione di Annibale Mariotti, allora Prefetto Consolare, che
tanto si adoperó perché quel prezioso monumento non fosse
sagrificato dai repubblicani. Fu nondimeno tolto dal suo
posto nella fronte della Cattedrale, che prospetta il Corso
Vannucci e nascosto prima nel palazzo dell Inquisizione:
andò poi peregrinando da un luogo all'altro fino al 1816 nel
quale anno fu collocato sopra nuovo piedistallo, in piazza
della Paglia (1).

Riguardo alla fusione delle statue di bronzo di Paolo II
e Sisto V, sono venuti a conoscersi, per cura delle egregie
persone preposte al nostro Archivio Comunale, due docu-
menti importantissimi, che per la prima volta veggono la
luce dopo un secolo dalla loro emissione. Li riproduco te-
stualmente, sia per i rapporti che hanno con l argomento
da me trattato, sia perché bene rispecchiano le condizioni di
Perugia in quell' epoca, e dimostrano con quale febbrile at-
tività si risolvessero le piü gravi questioni.

Il primo documento si riferisce alla statua di Paolo II,
ed é del tenore seguente:

Libertà. Eguaglianza.

L'Amministrazione Dipartimentale del Trasimeno, 27 Fiorile,
Anno VI dell' Era. Repubblicana.

(16 Maggio 1798 V. S).
Nella Sessione ansidetta.

Considerando che le pubbliche casse sono esauste affatto, e prive di
moneta erosa, e di rame, e che nelle circostanze non vi è luogo a risorse

(1) A titolo di storia contemporanea, noto che questa statua ha subìto nel Settem-
bre 1899 una nuova emigrazione per ritornare là dove fu prima collocata.
ULTIMO PERIODO DELLA ZECCA DI PERUGIA : T

né a compenso, onde supplire alle spese ord.e ‘e straord.e del Di-
partim.o che debbonsi fare in moneta son.e, e che perciò il caso è del-
l' estrema urgenza, decreta :

I. Che nel più breve spazio di tempo possibile sia squagliata e
fusa la statua del Pontefice Paulo Secondo Veneziano in bronzo, e ne
siano formati e coniati tanti tondini di cinque bajocchi l'uno o Madon.e
e per conto di questa Amministrazione Dipartimentale.

II. In conseguenza i cittadini Autonio Franchi, Pietro Brunelli e
Antonio Praga sono incaricati ed autorizzati a fare immediatamente la
fusione e squaglio dell'ansidetta statua, e ad eseguire tutte le opera-
zioni chimiche o di meccanica, che sono necessarie per ridurre la statua
ansidetta in materia malleabile e da conio.

III. I cittadini Boccanera Orazio e Gabrielli Pasquale sono inca-
ricati di invigilare e presiedere alla manovra, di assistere al conio, di
farsi render conto del peso della statua e della materia coniata, e darne
quindi esatto discarico a questa Amministrazione Dipartimentale. Si ri-
serva di far fondere e coniare l’altra statua ancora di Sisto V in caso
di maggiore urgenza e che lo esigano i pubblici bisogni.

Cocchi Presid. D.

Cesarei A. D.le
Bossi Seg. D.le

L'urgenza non tardó molto a farsi attendere e, alla
distanza di una sola settimana, si ordinava col seguente de-
creto la immediata fusione della statua di Sisto V e della
campana di S. Domenico :

Libertà. Eguaglianza.

L'Amministrazione Dipartimentale del Trasimeno, 4 Pratile,
Anno VI, dell’ Era Repubblicana.

(23 Maggio 1798 V. S.).
Nella Sessione ansidetta.

Gli tre Amministratori col Prefetto Consolare, considerando che i bi-
sogni urgenti del Dipartimento si fanno di giorno in giorno più grandi,

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8 A. BELLUCCI

e che nelle pubbliche casse vi è una totale deficienza di moneta, per
cui non vi ha mezzo di risorsa onde supplire alle spese ordinarie e straor-
dinarie,

Delibera :

Sarà immediatamente fusa e coniata. la statua di bronzo di Sisto
Quinto, e la campana di S. Domenico che non è più atta al suono. In
conseguenza i cittadini Boccanera Orazio e Gabrielli Francesco sono in-
caricati di eseguirne la fusione ed il conio, rivestendoli a tale effetto.
di tutte le nostre facoltà.

Si prevarranno essi de’ soggetti già deputati per questa stessa ma-

novra.

Cocchi Presid. D.
Cesarei A. D.le
Guardabassi A. D.le
Bossi Seg. Dip.e

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Come è scritto nel primo documento, la statua di Paolo II
servi a coniare le monete dette Madonnine; ed è ben curioso

che il governo repubblicano proseguisse ancora a servirsi
dei coni pontifici, mentre avea cancellato, distruggendo e
incendiando, ogni ricordo del passato dominio.

Con la statua di Sisto V si coniarono invece monete da.
due baiocchi, le quali cominciarono a portare impresse nel:
diritto le insegne della repubblica, rappresentate dai fasci
consolari con la scure e il pileo della libertà. Si coniarono
varî tipi di questa moneta, ed alcuni non portano impressa la
indicazione della nostra zecca, tantochè, come osserva giu-
stamente il Vermiglioli, nella sua opera magistrale « Della
zecca e delle monete perugine » potrebbero attribuirsi erro-

neamente anche a Roma.
Alle monete coniate durante il governo repubblicano
I del 1798-99 appartengono pure alcuni scudi, di cui la figura
i) seguente riproduce il disegno. Intorno alla coniazione ed al
| numero di queste monete ha esistito sempre diversità di pa-
ULTIMO PERIODO DELLA ZECCA DI PERUGIA

reri tra gli storici ed i numismatici: secondo alcuni si conia-
rono dodici scudi per i dodici Consoli della Repubblica Ro-
mana, che avevano posto temporaneamente nella nostra città
la sede del governo, inseguiti dalle armi di Ferdinando di
Napoli; secondo altri gli scudi coniati furono soltanto in nu-
mero di cinque, riservati ai Consoli della nostra città. Vuolsi
anche, sebbene ció non sia provato, che al capo Console
della Repubblica si conferisse lo scudo d'oro, ed agli altri
lo scudo d' argento.

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ErG.2:5

Nella collezione Marignoli si conserva una di queste mo-
nete di argento, ed in quella Tradardi di Foligno esiste la
prova di conio in piombo, rinvenuta insieme con la prece-
dente, nell'abitazione del Capoconsole Antonio Brizi di Pe-
rugia. Ultimamente comparve poi in Perugia un esemplare
di questi scudi, proveniente da Ancona, richiedendosene per
la vendita il prezzo favoloso di lire 1800 (1).

(1) Questa moneta é indicata nell'opera del Cinagli (op. cit.) alla pag. 402, e
qualificata come scudo di argento. Però in una nota è pure riferito che Bonneville
dichiara questa moneta scudo di oro.

Lo stesso Cinagli riporta alla Tav. 3a, n. XVII, i disegni di questo scudo.

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10 A. BELLUCCI

Queste furono le ultime monete coniate in Perugia, poi-
ché col cessare del governo repubblicano, la nostra città
vide chiusa per sempre la sua zecca.

Sorta circa il 1200, quando le repubbliche medioevali,
tra cui quella di Perugia, erano nel loro splendore, le prime
monete che in essa furono coniate, portarono impresse le in-
segne della vita autonoma e libera di questa città: dopo un
succedersi di varie vicende, perdette ogni diritto nel 1799, e,
per singolare coincidenza, si chiuse battendo moneta repubbli-
cana, ancora coi segni della libertà, come nei primordî della
sua gloriosa esistenza.

ApA BELLUCCI.
11

DOCUMENTI DI STORIA PERUGINA
ESTRATTI DAGLI ARCHIVI DI MILANO

(Vedi Vol. V, Pag. 740)
XVI. — 1481, luglio 8.
(Copia)

Guido e Rodolfo Baglioni descrivono al Duca

Ri
dle

l'ingresso in Perugia del conte Girolamo Riario.

Lo Ill. S. Conte Jeronimo jouedì a sera, che fu a di 5 del pre-
sente, aloziò al Piewajo con la sua Ill. consorte, doue fu ben ueduto
et receuuto et remaxo molto ben satisfacto. Venerdi a matina a di
vj a hora de disnare fu qui in Perosa: andógli incontra o-
gniuno che possete caualchare et moltissimi a pedi, tra li qualli
ui fureno fora de la porta S.co Pietro 600 gioueni tuti uestidi
de seda, con liurea de le compagnie de le porte, saluo la porta
S. Susanna (?) che restó per la morte de Cornelio, ben che Simone
de li Odi, socero de esso Cornellio, sia comparito ad ognia cosa
10 uestito de rossato, et con questa compagnia molti tambori, trom-
beti, nachari, piferi et cichuli, balando, saltando et ogniuno festi-
giando. El S. conte con li soy semper alegramente ridendo et mo-
strando singulare jocondità de animo. La strata de P.a S. Pietro era
tuta hornata, da S. Pietro insino in Piaza, de uerdura et fiore, molto
speso magi altissimi, porte de bellissimi compassi spesse et poco di-
stanti l'una de l'altra, molte fontane alle strade tute ornate de gri-
lande et de fiori alti circa ad una lancia da terra cum molte et ua-
rie feste de uerdure (1), cerque infinite de là et de qua de la strada,
cum molti giganti in forma de homini saluatichi, tra grifoni de re-
20 leuo, che tueto era bella cosa ad uedere, et in tucte le porte de

compassi et uerdure era l'arma del Conte solamente. Duró piü che

per una hora de lo intrar alla porta insino in piaza. Tucto el po-
pulo era per le strade et sempre grandissime uociferatione gridando:

« Imola, Imola ». Et el Conte cum tanta demonstratione de jocon-
25 dità che più non se poteria demonstrare quello passar denanze alle

nostre case, eran...... (2) ne la piaza nante casa nostra le nostre done

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(1) Ossia ghirlande di verde, o festoni.
(2) Lacerazione del foglio.
30

2

E. VERGA

cum uno bello collegio de damiselle, in modo che S. Ex cum la il-
lustrissima Madona se fermarono et molte done toccarono la mano
alla Madona; et el Conte fu qui in dispositione de desmontare per
allogiare in casa, et dixe: io staria più uoluntera in questa casa che
altroue, ma non uoria contrauenire alli ordine de la comunità. Et que-
sto dixe publieamente, et tuctauia al uiagio ael paiatio del S. Gouerna-
tore, et in molti lochi spingarde et sciopeti trasero, tucte le campane
sonareno a dopio, come sel fusse venuto el Papa: piena era la piaza
de populo, più che fosse mai alli di nostri, in modo che appena se
possiua andare. Audó al pallatio et li allogiò con la sua consorte Ill.ma.
Le case nostre erano tute preparate: in casa della bona memoria de
nostro fratello allogiarono el episcopo de Oruieto, el S. Giordano Ur-
sino, el S. Jo. Colo[m]pnia, el S. Paulo Ursino e M. Nicolò de Riario con

40 tucte le loro famiglie. In casa della bona memoria de Oddo, el S. de

45

50

55

60

65

Camerino, el qualle è uenuto qui con cento caualli con ordine. In casa
de Guido el S. Julio Ursino, el conte Prospero et Guidone alleuo del
S. Duca de Urbino. Sabatto, che fo vij de questo, fo facta la jostra che fo-
multo gagliarda et furiosa, et in poco tempo forono rocte molte lan-
cie: li pregi furono dui pezi de raso, uno cremosino che la ebbe per el
meglio justrante Strappa, l’altra Alesandrino che per el secundo
la ebbe uno chiamato Sandro, perosino: li judici furono el S. Jordano
Ursino e el S. Johanne Colompna. Lo Ill. S. Conte andó a ueder le
ease della bona memoria de nostro fratello et uolse intender ad uno:
per uno tucti li capitanei presenti ne la salla et fecesse leger tutti li
epitafii et molto li commendo, e la esplicatione (?) (1) d'essa molto li
piaeque. Li zoueni de la compagnia sempre li andaueno inanzi bal-
lando et gridando, « Imola, Imola ». Le uiscitatione sono state facte
conuenientemente et sono passate bene de homini et done. In la.
giostra el S. Conte cum la compagnia è stato in pallazzo de li m.ci
S. Priori ad uedere, doue era apprrecchiata una singolare collatione,
benché non fosse operata, perché el S. Conte non uolse: tra hora de
cena S. Ex. haueua determinato partire in questo di, /icet che molto
fosse per piü uolte pregato et supplicato da li homini del Stato per
parte de tucta la cità et del populo suo affectionato, como uedeua
che li piacesse restargli, perché uederibbe altro che quello haueua ue-
duto. Primo ordinate la compagnia cum la collatione per l' ordine
consueto, cum molti balli et soni, et uestite de nouo molte damiselle,
et era ordinata una bellissima festa, piü che fosse facto uno longo
tempo in Perosia, per satisfare a S. Ex., fare cosa grata a la S.à de

(1) Intendi dei ritratti della casa e delle leggende sottoposte a ciascuno d'essi.
D

DOCUMENTI DI STORIA PERUGINA, ECC. 13

^

Nostro Signore et che questo stato è ueramente ecclesiastico. La S. à
Il. S. non s'é uoluta remouere de proposito, che omnino in quisti
di se è uoluto partire et molto ha ringratiata la comunità de li honori
et demonstratione faete. In questo di domenica viij del presente,

70 alle vij hore, partì S. Ill. S. cum tuta sua comitiua et cum quello
ogniuno che potè caualcare, cum molti a piedi et cum tucte le com-
pagnie ordinate cum instrumenti ut. s. et cum circha ad 700 torcie
aciese et che tucti quelli de la compagnia ne portaua una per uno,

e sempre cridando eodem modo: Imola Imola, ballando et festi-

-

9 giando, fuo da tutti quisti ad pede accompagnato fine fora de la
porta. Poy S. Ex. non uolle andasseno piü ultra, le torcie le dono-
rono a li caualcanti, che erano cum S. Ex., ad quelli le uolsero.
Quilli de cauallo andorono fino alla confine presso allo scripto. Et
è andato a Eugobio, che Dio li dia bono uiagio, acompagnato dal

80 dicto S. de Camerino. Non ha uoluto ehe la comunità nostra habia

proueduto el desinare per questa matina, che uoleua mandare alla
columbella o più ultra doue fosse piaciuto ad S. Ex.; non ha uoluto
per conditione al mondo. La demonstratione faeta da questa comunità
cum tanta jucundità de animo et tanta alegreza non è possibille ad
89 posserlo scriuere, e tanto concludemo che tuti se partino satisfacti
et tueti seriano restato uoluntera per hogi per veder l’ ordinate feste,

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excepto el S. Conte che omnino è uoluto partire. Perusii 8 Julij 1481.

d.

Guido et Rodulphus de Ballionibus de Perusio.

XVIT. — 1481, agosto 2.
(Minuta)

Il Duca ai Priori.

Magnificis prioribus ciuium civitatis Perusie. — Balthasari Sol-
dano, ciui nostro, jus summarium per nostrum pretorera dici uole-
bamus, non solum quia rem probam et honestam petebat, verum e-
tiam quia a V. M.iis fuerat nobis commendatus, sed quoniam eius

5 debitor abest, neque possidet quodque, negocium in aliud tempus
differetur, nam cum reuertetur ille debitor cogetur ciui uestro satis-
facere extra omnem litem, ne umquam frustra ad nos seripsisse ui-
deantur M.cie Vestre: quibus peculiari quodam amore afficimur, ue-
terem, auitam beneuolentiam grato animo custodientes: que bene-
ualeant.
qs 14 E. VERGA

| Arch. stor. civ. « Dicasteri »

du. XVIII. — 1482, marzo 1.
|
| Reg. lett. duc., 1473-88, fo. 113.

Cittadinanza milanese a Niccola Antiquario.

Johannes Galeaz Maria Sfortia Vicecomes, Dux Mediolani etc.
Papie Anglerieque Comes ac Genue et Cremone Dominus. — Quos
| | Scimus virtute preditos esse eos libenter donamus ciuitatibus huius
: Ill.mi dominii nostri. Curs ex ciuium tantummodo frequentia qui
9 viri sint prestantes videamus unamquamque urbem magis celebrem

atque magnificam fieri, judicantes igitur magistrum Nicolaum An-

tiquarium, qui genere est Perusinus et philosophie jam per annos
operam impendit in felici Gymnasio ciuitatis nostre Papie, non nisi
ornamento et usui futurum esse, tam ipsi ciuitati Papie quam huic
10 alteri nostre Mediolani, si inter alios ciues nostros mediolanenses
et papienses connumeratus fuerit; cum ex familia non obscura ori-
ginem trahat ac iis ornatus sit tum animi tum corporis virtutibus,
que in juuene eius etatis desiderari merito debeant, harum serie,
B | ex certa scientia et de nostre potestatis plenitudine ac omnibus jure,
15 uia, causa et forma quibus fieri melius et efficacius possit, eumdem

n=

IND magistrum Nicolaum facimus creamus et constituimus ciuem nostrum
mediolanensem et papiensem et de jurisdictione et potestate ipsa-
ill rum ciuitatum, ita ut is posthac et filii sui ac descendentes possint
| et ualeant contrahere, distrahere, acquirere, emere, uendere et alie-
20 nare, ceteraque omnia demum agere, facere et exercere tam in ju-
dicio quam extra, prout et quemadmodum alii ciues incole et ori-

| ginarii earumdem ciuitatum nostrarum facere possunt et posse quo-
| uis modo in futurum dignoscerentur: decernentes etiam ipsum ma-
| gistrum Nicolaum et posteros suos fungi posse et gaudere in ciui-
I i 25 tatibus Mediolani et Papie et ubique dominii nostri ipsis omnibus
juribus, honoribus, priuilegiis, conuentionibus, pactis, gratiis, immu-

nitatibus, prerogatiuis et aliis quibuscumque commoditatibus et
| emolumentis, quibus ceteri ciues nostri veri legitimi incole et origi-
| narii mediolaneuses et papienses fruuntur et frui posse quouis modo
i 30 dignoscuntur, perinde ac si hie Magister Nicolaus et ipsius filii ac de-
| | scendentes veri naturales incole ac originarii mediolanenses et pa-
| pienses per memorata tempora extitissent. Et hec omnia non ostan-
| tibus aliquibus legibus, statutis, juribus, decretis, ordinibus, proui-
sionibus uel aliis in: contrarium facientibus, etiam si talia forent,
35 quorum specialis ibi faciunda fuisset mentio: quibus omnibus et sin-
40

XIX. — 1482, ottobre 1.

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10

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n

DOCUMENTI DI STORIA PERUGINA, ECC. 15

gulis ex eadem nostri scientia derogamus quantum ad premissa per-
tinent et derogatum esse volumus, suplentes omnem defectum cu-
iuslibet solempnitatis tam intrinsece quam extrinsece uel formalis, que
pretenderetur servari et interuenire circa premissa debuisse; ac de-
nique mandantes Potestati et Vicario ac xij Prouisionum et Sindicis
Mediolani, neenon magistris intratarum nostrarum ac ceteris omni-
bus ad quos spectat et spectare in posterum quomodolibet poterit, ut
has nostras ciuilitatis concessiones gratie et declarationes literis fir-
miter obseruent et faciant ab omnibus inuiolabiliter obseruari. In
quorum testimonium presentes fieri jussimus et registrari, nostrique
sigilli impressione muniri. Datum Mediolani in aree nostra Porte
Jouis, die 1° marcii MCCCCLXXXII — Signat. B. Chalchus, et sigil-
latum sigillo ducali.

Arch. stor. civ. ibidem, f. 126 v.
Cittadinanza a Giacomo Antiquario.

Johannes. Galeaz Maria Sfortia etc. — Numquam nobis in men-
tem uenit Venerabilis Domini Jacobi Antiquarii, ciuis perusini, se-
cretarii nostri ac commendatarii prioratus S.cti Marcelli papiensis,
quin simul suecurrat unum esse ipsum precipue qui de nobis bene
sit meritus mereaturque in dies magis et cuius ornandi rationem
habere nos oporteat; nam, sub ipsum adolescentie tempus, relicta pa-
tria florentissima, cum ad urbem Romam profectus amplissima in
spe uersaretur, charitatem patrie romanosque honores fortune nostre
postposuit, venitque ad nos tanto opere nobis impendende studio, ut
nec via, cuius difficultas deterrere alios solet, retardare aduentum eius
potuerit, et premia, que remanenti proposita erant et si propter am-
plitudinem etiam ambitiosius honores querentem expleuissent, morem

nobis gerere cupienti, ut magis properaret stimulos addiderunt: sed

presens postea non minus officii adsiduitate studiosam mentem suam
nobis probauit, quam prius ueniens singulari rerum suarum dispendio
fecisset. Acceptam enim grauiorum epistolarum nostrarum curam,
per longam annorum seriem tanta laude sustinuit, ut unus demum
tot seculis sit inuentus qui cum usu agendarum rerum non fidem
solum coniunetam haberet, sed eam quoque eruditionem quam in
litterario ocio rari sunt assecuti, cuius splendore et munus suum co-
lendo illustrauit, et ceteris qui sequentur quomodo scribarum digni-
tati respondeant abinde exempla reliquit. Nunc et si inter secretorum
partieipes ecclesiasticorum honorum cura cohonestauerimus, cupia-

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16 E. VERGA

musque pro ipsius meritis ad ampliorem, ut dignus est, fortunam
25 tollere, minime tamen satis fecisse nobis uideremur, si ceteris hono-
ribus datis carere eum jure honoreque ciuitatum nostrarum patere-
mur, presertim cum nostra plurimum referat ut hominem tanta
uirtute preditum, adeoque bene de nobis merentem ciuibus nostris,
ueluti optime frugis seminarium ac candidissimum lilium uirentibus
.90 herbis, inseramus; ipsum igitur Dm. Jacobum Antiquarium, ob sin-
gularem uirtutem suam ingentiaque in nos merita... et cum eo Si-
monem atque Antonium fratres ipsius, ciuitate nostra Mediolanensi
atque Papiensi, quarum domicilia propter consuetudinem d.no Jacobo
gratiora intelligimus esse, donamus, civesque nostros mediolanenses
atque papienses creamus ac constituimus... — (continua: nello stesso
tenore della precedente).

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e?
I»)

XX. — 1482, marzo 1.
(Copia)

Bernardino de’ Ranieri e Averardo da Montesperello
al perugino Carlo degli Arcipreti.

Nobilis uir tamquam frater carissime, Sal. — Questa solum
per aduisarui come hersera, che fu l’ultimo del passato, a circa
24 hore, tornando el lume (1) da S. Ercolano ad S. Domenico, Lu-
douico fiolo bastardo de Ridolfo Baglione una cum cert'altri amici

9 amazorno Naldino da Corciano, grandissimo amico de questi Oddi,

^ et fu prineipalmente per le ferite facte da Mariotto de Symone a
Ser Golino da Martigniana. Et sentendo subito Pompeo de Lione de

li Oddi se mise in ordine in capo de la piazza con circa otto o dieci

et assaltorno Jacomo Tej al quale hanno facto de molte ferrite, et

10 se non che haueua la maglia et certo circheletto de ferro in la be-
retta, lo spiaciauano li, ma a ogni modo sta molto grauato et dubi-

tasi più presto de la morte che de la uita. La terra se leuò imme-

diate tutta in arme et commincioro i Baglioni ad fortificarse per

andar ad trouar li Oddi in casa, el che sentendo loro se fecero a
15 l’incontro a cominciarse alquanto ad attaccare, de poi ce fu intrato
da mezo et i Baglioni se tornorno in deretto. Hora se attende per
ognuno ad fortificarse et far prouisione de homini assay. Noy siamo
forti et ben proueduti et non dubitamo de niente et trouamo boni

(1) Lume, sinonimo di processione: nei Diari del Graziani, p. 671 si legge: « et
ce fu fatto una processione overo ume con tutti li cherici et fraternite ».
[NO)
Qt

DOCUMENTI DI STORIA PERUGINA, ECC. 17

partiti da ogni lato. Credemo che mediante li bonj mezi le cose se
quietaranno. Hauemo uoluto farui intendere la uerità et come la
cosa passa, et se più presto hauessimo inteso doue fustiui più presto
ue hariamo scripto. Ue confortamo et pregamo per uostro bene et
anche per nostro scaricho che per niente ui mouiate nè che faciate
alcuna dimostratione, perchè fariate gran scandalo. Quando uede-
rimo che sia el tempo et che bisogna, ui auisaremo. Altero non
occore. Iferum ui prego non faciate dimostratione per questa cosa
per niente al mondo (1). Ex Perusio, die p.? Martii 1482.

Berardino de Raneriis et )

‘ perusini.
Auerardus de Montesperello |

{A tergo).
Nobili uiro Carolo de Archipresbi-

teris de Perusio tamquam fra-
tri carissimo.

XXI. — 1484, settembre 28. R. Archivio di Stato — « Autografi ».
(Originale).
Mag.e et prestantis.e Vir, pater et patrone colendissime. — De

én

10

le conditione de la Cità, presertim circa la peste, tum per essere
apresso la V. M.a, tum per hauere lasato qui bono ordine, me
uedo leuato ordine de seriuerli, perchè son certo ch'ella ne .sia
auisata pienamente. De le altre cose ancora me pare che habia poco
que significarli. Noi stamo qui in cancellaria famquam oues carentes
pastore. Io piglio cura de uenirli due uolte al giorno et attendo
ad guardarme la pelle, perché bisogna. Me trouo de presenti impli-
cato non solamente fin alli pedi, ma anchora fin alli ochij et sopra
li capelli, tum per queste uindemie tum per altre mie facende che
ho adaptare. Prego la V. M.a ch'ella uoglia aduertire se ho ad
fare più una cosa che un'altra, confortandola ad mantenerse sana

(1) Due giorni dopo la battaglia si appiccò più fiera ancora, e vi presero parte

sattivissima, in aiuto degli Oddi, Bernardino Ranieri e Averardo Montesperelli. PELLINI,
II, 796-97.

:
ARI

rm rn i, —— fan ess ES su
18 : E. VERGA

‘et gagliarda, tum per se tum per li suoi fioli, inter quos me quoque
computo, alla quale me recomando. Mediolani XXVIIJ sept. 1484.
V. M.e filius et seruulus
Jacobus Antiquarius.
(A tergo).
Magn. et pres.mo viro D.no Bar-
tholomeo Chalco Due.li primo
secr.0, dignissimo patri et pa-
trono Colen.mo.

XXII. — 1491, giugno T.
(Copia).

Bartolomeo di Gregorio al segretario del Duca
Bartolomeo Calchi.

Magn.ce, ecc. — So hauerite inteso la nouità seguita ad Pero-
gia per li fuorusciti, li quali a di VI del presente, in uno lunedì ma-
tina, comparsero et a la sproueduta introrno per la porta de le uolte
cum ben .CC. homini de li quali erano capi Mr. Fabricio e Mr. Ber-

5 toldo de li Oddi et il gran Thoso, (1) et uenendo per la via noua

pigliorno el monte dentro de la città (2) et la casa de Cesaro, in la
quale staua Gyrolamo de la Penna, (3) quale trouorno in leeto, et
richiesto se uoliua esser con epsi, hauendo preso il monte et S. Lo-
renzo, et dicendoli che ueniua in loro presidio il duca de Urbino
10 eum ben doa milia persone, respose de si, il quale Gyrolamo subito
uestito et messosi l'arme et recheduto licentia de poter andar per due
imbrazature, se ne fugi et se conduxe finalmente in piaza per farse
uedere, perchè già era diuulgata fama come era et teniua cum li fuo-
rusciti, et si apresentò al M.co Guido Bayone (4) quale lo abracciò
et bagiò facendoli gran festa et li diede 20 imbracciatori et 20 ho-

H
32

(1) GRAZIANI (pag. 742): Gostantino dicto el Toso de Bernardino dei Ranieri.

(2) Il monte di Porta Sole.

(3) Il diario del GRAZIANI dice: Meser Fabrizio e Meser Bretoldo subito andaro
in casa de Girollamo de Cesaro delli Arcipreite quale lo trovaro in letto (pag. 742).
Il BoNazzi (St. di Per.,I, 712), pur citando il GRAZIANI per questo episodio, scrive:
Girolamo della Penna.

(4) GRAZIANI (pag. 742): Et andò a trovare li Baglioni, cioè Guido e Ridolfo che
erano cursi in camiscia lì in pieio de la piaza, perché avevano sentito el rumore,
non sapendo que cosa fusse.... In effecto subito che li dicti Baglioni viddero el dicto:
Girollamo, lo abbracciaro....
DOCUMENTI DI STORIA PERUGINA, ECC. i 19

mini tuti de la cità, et insieme andati introrno per la maestà de la
Volta, uscendo a la casa di Francesco d'Oddo et quiui ad casa di
Tanciolini seontrorno Roberto de la Leua che veniua cum la fila de
fanti foresteri, cum li quali furno a le mani cridando Bayone, Ba-
20 yone, et quelli cridauano: populo populo, et chiesia chiesia. Ultima-
mente ruppero li aduersarii et fu ferito ad morte il dicto Robertho,
quale lasciorno in terra, et trascorsero presto alla porta del Bollagayo et
quella cauigliorno et sbarrorno ad ciò non gli potesse intrare de li
altri, quali se intendeua doueuano uenirli, et laxandoli bona guardia
29 rentrorno in suso fin a S. Augustino, cridando Bayone et Penna, et
ritornati in piaza gli concrese tuttauolta amici et partesani. L/ini-
mici presero il monte et andorno a la casa de Troylo de Beuagna,
et ritrouandosi li suoi la nocte esser andati alla guardia del palazo,
uedendosi dare il foco fu constrecto arrenderse al Thoso, quale pro-

30 mise saluarlo, ma entrati in casa lo assassinorono, facendone mille
pezi. Quelli de Benedecto Cinelli, medesimamente per tema del focho,
gli dedero le case et quiui fin ad casa de Troylo fu facto uno riparo
de loro lignami. Le campane per uno quarto d' hora dettero al mar-
tello, la gente compariua in piaza. L'inimiei daendo il focho alla

39 porta di S. Fiorenzo, saltorno uerso l' audientia di sartori et li fu
scaramuzato alquanto cum quelli stauano alla casa de Berardino
Cinelli, spingendoli fin alle scale di Cesaro et per li balestreri che
li erano non li potero affrontare. Quiui furno feriti assai de l' una
parte et de l'altra. In questo mezo el M.co Guido et Rodolpho, messi

40 in ordine cum bella brigata comparsero alla facciata di S. Lorenzo
sotto la statua di papa Paulo, et li cum ben 50 imbrazature et altre-.

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tanti lanzaroli, cridando — su fioli — et dicendo — chi ci uol bene
et uole essere ualente mi seguiti — (1) (toecate le trombe) et stren-

gendosi auanti, saltorno fin alle scale di Cesare et li combattendosi
45 et piouendo saxi et uerettoni da le finestre de Cesare, in la qual casa
era reducto Mr. Bertoldo, col Thoso di Ranieri, et sopragiongendo
tuttauia di piaza brigata et rifrescamento in fauore de Bayoni, cri-
dando schale schale, con epse saltorno su la trasanda de la casa di
Cesare, et il primo che saltasse suso fu Cesare They et il Gouzayo et
90 quiui molti furno feriti. Finalmente, obtenendo la prima sala, presero
ben XX de li inimiei, et fu morto Mr. Bertoldo da Philippo di Brac-
cio, quale fu il primo saltasse in sala: il Thoso fugitte, lasciando

(1) Tutti questi particolari, prima delPassalto alla casa di Cesaro son taciuti
dal Graziani.
90 E. VERGA

Philippo, esso Mr. Bertoldo al Gonzayo, li trouó adosso una borsa
cum 44 ducati, quale gli leuó et la corazina, et essendoli anchora
55 Aurelio di M." Simone, quale era ferito, furno stracinati in piaza et
subito epso Aurelio, essendo ancora uiuo, fu impiccato alla lumera
de la porta del Palazo. In la casa di Cesaro erano anchora, sopra la
sala, molti fanti foresteri li quali se defendeuano gagliardemente.
Finalmente fu rechesto Gerolamo se era contento se desse il focho
60 alla casa, et dicendo de si, subito cum le stipe furno sbigottiti et
arresi, et presi furno menati nel palazo de Sig.ri. Similiter se com-
batteua al monte et con li imbrazatori intrati per la casa di Mr.
Cristoforo di Piermattheo, fu spontato anchora M. Fabritio protono-
notario de li Oddi, et li al cantone del Garofano fu morto et straci-
65 nato luy ancora in piaza doue era Mr. Bertoldo. El Thoso fuggi per
alhora et saltato per li horti di S. Seuero se buttó con una corda
fora de le mura, et pare se guastasse uno pede; con epso era Carlo
di Giouanni de Tino, quale fu preso, et un altro, dieto Costantino, fu
laxato andare. Epso Carlo Tini conducto in piaza fu impiccato alle
(0 fenestre del palazzo, et uno Symone de la Giolina, alleuo de Lorenzo
Bello, Giampaolo della Notti et uno Angelo de la Lenola et molti
altri contadini del distretto furno appiccati: un Paolo del Gambetta
fu facto saltare dalle fenestre et cosi Cano de li Ubaldi et un altro
de li usciti di Gualdo, quale era di quelli che se diceuano hauere
15 amazato Troylo de Beuagna. Fu finalmente trouato il Thoso et me-
nato preso in piaza, doue ritrouandose Adriano Baglione, lo fece
morire, al quale fu date molte ferite et da Gioampaolo et Simonetto
Bayoni; non si sa se Adriano lo ferisse ancora luy, quantunche sia
detto del si. (1) Fu morto ancora Mr. Peritheo et poi portato appresso
80 a Mr. Bertoldo et Mr. Fabricio, et essendoli Roberto de la lena fe-
rito ad morte, uedendolo Mr. Rodolpho ancora uiuo gli parló et, per
intendere da lui il successo et origine del tractato, lo fece portare
alla sua casa, quale hauendo fatto -reficiare et curare potria essere

(1) GRAZIANI (pag. 745): « Et si lo menaro (il Toso) a capo alle botighe del dicto
palazzo del Podestà, et lì glie fu facto uno cerchio de lancie, cioè fu messo in mezo
de uno grande numero de homini armati, fra li quali ce erano tutti li gentilomini
della cità, et per ordine de li Baglioni ad uno ad uno glie dettero uno colpo: et el
primo che glie desse, fu Averardo da Montesperello, che era suo Zeio carnale, el
quale glie dette una stocata che lo passò da un canto a l'altro et subito cascò in
terra; et li ciascuno glie daya el suo colpo, salvo Girollamo degli Arcepreite che non
glie volse dare. Et poi ditto Gostantino fu traginato in mezo alla piaza apresso
Meser Fabritio e Meser Bretoldo de gli Oddi, et lì lo lassaro stare ». DOCUMENTI DI STORIA PERUGINA, ECC. 21

che scamparia, per opera et mezo d'epso M. Ridolpho. (1) Et fino a

85 questa sera sono impiccati circa 50 et presi anchora fin a 30 fanti
foresteri. Il numero de morti fra amici et inimici sonno da cento. È
stato ancora impiccato uno chiamato Guardabasso da Ugobio, quale
era tenuto ualentomo della persona, al quale li fuorusciti hauiuano
promisso di darli il locho di Troylo de Beuagna ; è incontrato ad mo-

90 rire a l'uno et l'altro. Questa matina sono poy partiti el S.gr Paulo
Ursino, Mr. Camillo Vitello, il Conte Ranuccio, Adriano et Gysmondo
Bayoni, Auerardo et molti altri gentilhomini cum circa 300 caualli
et 2000 fanti et uanno uerso Casacastalda. Dio li conduca ad salua-
mento et conseguente uictoria. Essendo hogi tornato un messo ha

95 referito come hanno già hauuto Schifanoja et scarcata et similmente
Ciuitella. In Perugia a di 7.° de giugno 1491.

V.ro amico Bartholomeo de Grigorio.
XXIII. — 1481, giugno 8.

Copia di lettera de S.ri Dieci di arbitrio di Perugia al loro
mandatario a Firenze. — Dat. sotto dà VIII di giugno 1491.

Ser Valerio. Per farti intendere et acciochè similiter informe
el magnifico Lorenzo ti serivemo questa di tutto il successo dopo
il primo auiso. Sappi che quella brigata et a cauallo et a piede, quale
era sopragiunta alli fauori delli fuorusciti, trouaudo l' obstaculo alle

5 porte doue fu morto uno homo darme della parte aduersa et ferito
Julio Cesare de li Hermanni, se ne tornaro indrieto et per la uia
delle portole se ne intraro nel territorio del Duca de Urbino, d' onde
prima se mossero (2): furono de poi faeti molti altri pregioni, che
per ease et vigne si erano occultati, fra li quali fu preso il Toso,

10 figliuolo di Berardino di Costantino de Ranieri, et fu morto da al-

euni gentilhuomini quali erano al preposito del Stato et se incarnas-
sero per farseli più confidati, et primo a darli fu Auerardo da Mon-
tesperello, Tauernerio et Gentile de Signorelli. Fabio de Valmario,
Cherubino et Lodouico delli Hermannij, Berardo et Guido de Corgne,
15 Girolamo delli Arcipreti et molti altri gentilhuominy; furono etiam
appiccati molti altri li quali fra tutti ascendono al numero de LXXX

(1) Episodio taciuto dal GRAZIANI.
(2) Cfr. GRAZIANI, 744-745.
h2
n2

E. VERGA

vel circha cum li altri occisi nel conflicto de la parte aduersa, senza
li nostri che sono morti cirea XII, et molti altri ne sonno feriti delli
quali sospeetamo pure de morte, perochè, secondo ne dicono i nostri
20 ceruscici, molti ne sono feriti cum ferri uenenati et che sia la uerità
hauemo trouato il medicame in certi bossoli in una bolgetta de Mr.
Bertoldo, la qual cosa ce ha inducti ad farli qualche crudelità, sap-
piando etiam che erano furniti et di fune. et di caueze per fare a

noi quello è stato facto a loro. Item tra li nostri feriti è Octauiano,
25 figliuolo del M.co Guido, et Lodouico, figliuolo del magnifico Ridolfo

Baglioni. Speramo per la gracia di Dio et bona cura non moriranno.
Alli fauori nostri sono concorse molte gente delle terre cireumstanti,
tra le quale sonuo stati homini di tutte le terre del ducato, et sono
venuti presertim contra voluntà et expresso bandimento delli loro

30 gouernari, et oggi se expecta assai gente del S. di Camerino a piede
et a cauallo, anche se expecta il figliuolo dello Ill.mo Cap.no della
Chiesa, el S. Bartholomeo d'aluiano, el S. Giouanni catalano da Tode
con molti altri gentilhuomini con assai gente da piede et da cauallo.
È venuto il sig. Paulo Ursino, Cammillo Vitello, el conte Lodouico

35 da Marsciano con le gente d' arme della Ex.ma S.ia di Firenze. Non
ve dicemo altro che subito foro qua la matina subito andaro et in-
sieme con epse el M.co Andreano et Giouan Pagolo Baglioni con
circa secento fanti delli nostri a Schifanoia di Berardino de Ranieri,
et quella subito presano, speriamo per tutto hoggi l'haueranno de-

40 scarcata, per leuarei da omne suspectione di quello receptaculo ; quo
facto se n’ andaranno ad Ciuitella de Ruggiere et faranno il simile:
nec alia. Bene vale.

XXIV. — 1491, giugno 10.
(Originale).

Lettera di G. A. de Talentis al Duca
sui fatti del 6 Giugno.

Illus.mo et Ex.mo Sig. mio sing.mo. — Per satisfare ad quanto
se contene ne le lettere de V. Ill.ma S. de l'ultimo del passato et
ij del presente direttiue al M.co Ms. Branda, con li inclusi exempli
de le littere scripte per quella al M.co Governatore et antiani de

5 Genoua, nel facto .de li saluicondueti se gniueno questi Sig.ri Fio-
rentini esserli rotti per Genouesi, me sono ritrouato in questi Mag.ci
octo et li ho facto vedere quanto in esse se contene insieme con li
exempli incluxi, del che con molte aecomodate parole prefati Mag.ci
10

15
e

DOCUMENTI DI STORIA PERUGINA, ECC. 23

octo ringratieno la V. Ill.ma S.ia, dicendole non essere facto per
quella cossa fora de la loro expectacione et de la fide ha questo po-
pulo ne la V.ra Ex.ia.

Mando qua ineluxo uno exemplo de littere scripte da Perusia
per lo quale vederà la V. Ex.ia quanto è insin ad hora successo
nel easo di quella pouera Cità de Perusia. Quello Bernardino de
Constantino, quale se scriue in decto exemplo essere stato morto, era
parente del Sig. Duca de Urbino et adherente ad Odi, et fo prima
conducto saluo in una certa casa et poi per quelli fautori de Baglioni
fo redueto alla piaza, et astrinserno li amici d'esso Bernardino ad
tagliarlo a peze, per insanguinarli insieme. La coadunatione de fuo-
rusciti se fece ad Monticello nel Contato di Siena, et intrarno fuo-
rausciti con grande fauore et preseno un monte ne la Cità, et ama-
zarno el capitano de la piaza, el quale se dimandaua Bertoldo et al-
tre uolte fo al soldo di questi Sig.ri Fiorentini. Pare poi che man-
casse el fauore ad questi suenturati forausciti, et così fo morto
M. Fabritio Odi, prothonotario, giouene de circha XXX anni, et
homo de spiritu et animo, et ne seguito quanto se contene ne lo in-
cluso exemplo, el quale me dato per el M.co Lorenzo; el caso fo alli
Vj del presente... — Questo è quanto ne ho che possa dare auiso
alla Ex.ia V. alla quale con ogni reuerentia me ricomando.

Johannes Angelus de Talentis.

Illustr. mo et Ex.mo d.no meo sing.mo

XXV. — 1492, agosto 10.

5

Domino Duci Mediolani

R. Arch. di St. — « Autografi ».
(Originale).

Jacomo Antiquario ringrazia il Duca
delle condoglianze fattegli per la. morte del fratello.

Ill.mo et Ee.mo S.re mio.

Per le littere de la Ex. V. ho preso grandissimo conforto et non
meritaua de quella tanta mansuetudine, ma vedo che in omne
cosa lei vole essere simile ad se stessa, piena de singular gratia et
beneficentia. Confesso che la natura me ha impastato molto tenera-
mente, et in questa acerba jactura de mio fratello me è parso per-
dere la quiete de l' animo mio. Et benché repensi li doni che Dio
me ha dato et che la necessità non comporta alcuna humana pro-

ut

eme tar n pr ams bane.

di.
24 E. VERGA

uisione, tamen Y affectione et l' amor de la cosa perduta sempre re-
torna in cordoglio. Adonqua posto el ginochio in terra rengratio la
10 Ex. V. de questo incredibil refrigerio; seguirò la uoluntà et admo-
nitione suoe et cercarò di prolungare li anni miei quanto più ad Dio
piacerà, precipuamente per recognoscere cum fidele seruitio et ar-
dente desyderio le obligatione mee verso la Ex. V. che sonno im-
mense et sopra quello che numerare se possano: alla cui gratia me

15 recomando.

Mediolani X augusti 1492.
Ex. V.

Minimus seruus
Jacobus Antiquarius.
(A tergo).
Ill. Principi et Exc. Domino
D.no Ludouico Mariae Sfortiae
Vicecomiti Duci Barij etc.
D.no meo Col.mo

XXVI. -- 1494, luglio 51. R. Arch. di St. — « Autografi ».
(Originale).

Jacomo Antiquari al Duca.

Ill.mo et Ecc.mo Sig.re mio.

Son auisato che Mr. Ambrogio de Arconate si prepara per uenire
alla Ex. uostra, semel ha perduto la uergogna uorria possere fug-
gire la justitia. Proximamente V. Ex., si como jo domanday per mio
nepote, ha scripto al M.co Mr. Scipione Barbauara che, se gli consta

5 che mio nepote siue suo fiolo debiano hauere la dote, che gli la facia
dare, reiectis calumniis et cauillationibus ; le quale lettere fermano li
piedi sopra la commissione che da principio hebe Mr. Scipione in
questa causa dotale, e£ tota ves spectat ad ueritatem et justitiam. Ma
Mr. Ambrosio come ho dieto cercha el mal suo, et, non habiando
10 possuto oprimere la uerità cum suoi testimonij, uorria calumniare la
justitia: utrumque debet esse odiosum principi, et ei presertim Prin-
cipi, sicut est Ex. Vestra, ante cuius pedes ambulat ueritas et judi-
cium: doue io me expono de essere mandato in exilium si may si
troua a sapientissimis iuris et a jure peritis che uostra Ex. non ha-

15 bia ben scripto et sanctamente ordinato che se eseguisca dieta commis-
DOCUMENTI DI STORIA PERUGINA, ECC. 25

sione, rejectis calumniis. Ma si è conuerso Mr. Ambrosio ha facto P
litigare mio nepote che é forastiero et non se repossa in altro che
ne la Ex. V. et ne la sua justitia, et distratiatolo ad suo modo per
fauore et per potentia, praeter jus fasque doueria esser biasimato, et
20 hora doueria retrahere la barba al pecto dicendo quod poenitet eum
duritatis suae, quoniam peccauit in conspectu dei et hominum, non
agnoscendo urorem neque prolem suam, id quod a furore quodam
non abfuit; et io el dico mal uoluntiero perché li uoglio bene, ma
desidero che tandem facia suo debito ad mio nepote et allo abiati-
25 chino suo, qui dotem matris suae amitere non debet, si como non
puó perdere per justitia et benignità de la Ex. V. la quale dignan-
dose remordere Mr. Ambrosio de lo errore passato, emendatiorem re-
mittet ad fare suo debito. Et cosi humilemente le racomando questo
mio nepote cum suo fioleto et tutti doi insieme cum me, siamo serui
30 et facture de le mani de la Ex. V. benché infimi et indigni.

arm am e

Mediolani, die ultimo Julij 1494.
Ho VE

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Minimus seruus
Jacobus Antiquarius.

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(A tergo).
Ill. Princ. et Ex. D.no D.no
Ludovico M. Sfortie etc.
D.no meo Col.mo.

XXVII. — 1494, ottobre 6. R. Arch. di St. — « Autografi ».
(Originale).

Jacomo Antiquario a Gian Giacomo Gilino.

Mr. Joan Jacomo mio. Rispondo alla Ex.ia del S Lodouico
quello che potereti per la alligata uedere, et non curo argumentare
cum le parole de le litere de S. Ex.ia, perchè non è conueniente.
Nondimanco la uoluntà sta ad suo loco, che como sapeti da tre anni

5 inqua uiuemo senza sua prouisione et quello che ho de intrata existimo
spendere alli servitii suoi, et ne li subsidij passati, quali se possono
appellare requisitione, ho concurso per la rata mia; siche, computato
lo subsidio, al presente S. Ex.ia può far computo che ha de me cento
octanta ducati, che Dio gli li benedica si como ancora io gli li dono
Bc
5s
Y

bh2
(cp)

E. VERGA

10 molto uolentiere, ef subtraham mihi et meis et rebus necessariis per
fare parte de mio debito che è intanto verso S. Ex.ia, alla quale ue
prego cum la solita dexterità faciati intendere che fo quello che
posso et lo facio fronte hilari, petita uenia erinationis (?) meae.
Cura ut ualeas. Mediolani 6 oct. 1494.

15 Tuus frater Jacobus Antiquarius.

(A. tergo).

Prestantissimo | Viro fratri colen-
dissimo D. Jacobo Gilino du-
cali Secretario dign.mo (1) Vi-
gleuani.

XXVIII. — 1495, marzo 29.
(Originale).

Guido e Hodolfo Baglioni danno ragguagli sulla sconfitta
degli Oddi a Passignano.

Egregie legum Doctor, dilecte noster carissime. — Per un’altra
nostra douestiuo intendere che, essendo acampati questi Oddi a Pas-
signano et hauendolo stretto per aqua et per terra cum più de mille
cinquecento fanti et già havendo occupato tucto el castello, excepto

5 la roccha, Messer Astorre nostro et Hieronymo de la Penna, el quale
uene ad la reale cum 500 fanti electi et 150 cavalli, andò in su-
churso et atachandosi cum li inimici forono in breue rocti, dissipati
et fugati insino in quel de Firenze, ne la quale sconfitta forono
morti, noi serivemmo da prima de 40, ma passano cento, intra -

10 amazati et affogati nel laco: li pregioni forono più de 120, tra
quali c' é uno fratel de Gualfreduecio, uno fratel de Cecco Mancino.
et molti altri beccharini perusini, el che diede uno tanto timore
che subito l’isole et tutti li altri castelli se sonno resi, et la ma-
tina seguente, andandose ad Castiglion del laco, Petro Jacomo, el

15 quale staua ad la guardia cum molti fanti, subito se fugi et lassó
tucte le artigliarie et cusi tucta quella banda è netta per gracia

(1) Due lettere dell’ Antiquario a Giacomo Ghilini (3 e 10 aprile 1492) riporta pure
il VERMIGLIOLI, Memorie di Giacomo Antiquario, Perugia 1813, p. 403 e 405, e una
del Ghilini all’ Antiquario, p. 406. DOCUMENTI DI STORIA PERUGINA, ECC. 27

de Dio et per uiltà de li inimici, li quali forono più de 1500, et li ,
nostri forono 500; ce sonno morti assai compagni della guardia de
Siena. La matina seguente che fu heri, hauendo Bernardino de
20 Costantino presa Martignana et in quella lassati 200 fanti del Duca
de Urbino ad la guarda, Astorre subito partendo da Passignano acampò
el dieto Castello, cum presso a 2000 persone et in breue el prese
et mise ad saccho et li fanti del Duca de Urbino li licentiò et fece
careze per amor de sua S. senza mancarli nisuna cosa (1). Se met-
terà hora mano ad quest'altro lato; pregamo Idio con simile for-
tuna. Rengratiamo Dio che lo Stato è tueto unito e similmente
tucto questo populo è ben disposto et inanimato, perché li aduersarii
ueniuano cum (a cetta et cul saccho. Meri ariuò qua el Cauallaro
de S. S.tà, cum li brevi ad questi Signori et anco al nostro Go-
30 uernatore: rengratiamo la S. Beat.ne et ancho ringraziarete que-
st'altri uostri R.mi Protectori a li quali, per esser noi molto occu-
pati, non serivemo altramente.

LN)
Sr

Hora è uenuta noua che Montepulzano è reuoltato a Fiorentini
et esse recomandato a Senesi. Aspectamo domane o l’altro 600 Spo-
35 letini et perchè li aduersarii hanno in mano la Fratta, loco asai

Sed

importante, iudicamo essere al proposito. Solicitate lagiù ogni fa-
uore et bene ualete. Perusie 20 martii 1495. ;
Guido et |

Rodulphus |

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E
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M
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si
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de Ballionibus.

(A tergo).

Egregio legum. Doctori. Dno Petro
Paulo Venantio de Spello, Se-
cretario perusino, oratore a Mi-
lano.

XXIX. -- 1496, luglio 21.
(Originale).

Ludovico - Rodolfo Baglioni al Duca.

Ill.me Princeps et Ex.me D.ne et benefactor colendissime. —
Essendo io uenuto qua in Milano per fare la debita uisitatione et
reuerentia a V. Ex.ma S. et auendola trouata absente, me è parso

(1) Cfr. l'ampia narrazione di questo fatto nella Cronaca del MATARAZZO, V.
Arch. Stor. Ital. Serie I, vol. XVI, P. II, pag. 25 sgg
oui

98 E. VERGA

significarlo a quella, et non me essendo ordinato altro aspecterò la.
5 tornata sua, quale desidero sia incolume et felice, et cusì disponga
l’onnipotente Dio, et a epsa del continuo me racomando. Mediolani
XXI Julii MCCCCLXXXXVjJ.
V. Ill.me et Ex.me Dominationis
Perpetuus seruulus
Ludouicus Rodulphi de Ballionibus de Perusio.
(A tergo).
Illustr.mo Pr.i et Ex. mo Dno Ludo-
vico M. Sfortiae Duci Medio-
lani, Dno et benefactori meo.

XXX. 1491, marzo 11.
(Originale).

I dieci di Perugia al Duca.

Illme Princeps et exc.me Dne et benefactor colendissime, com-
mendamus. — Per non essere cum molta prolixità al tueto molesti
a V. Ex.ma S. hauemo per una nostra difusamente conferite alcune
nostre ocurentie cum el Rev. M. Jacomo Antiquario da referirse a
5 quella. Supplicamoli si degne a epso M. Jacomo in exponendis
nomine nostro prestare indubitata fè, come si noi propri parlassimo ;
et a V. S. Ill. del continuo ne raccomandamo. Perusie, XVI} martii
MCCCCLXXXXVIj.
V. Ill. et Ex. Dom.
Fideliss. Seruitores
Decem. Arbitri] Ciuitatis Perusie.
(A tergo).
Iillmo P. ecc. Ludovico M. Sfortie
ecc.

XXXI. — 1497, marzo 17.
(Originale: il foglio é lacerato in testa).

I Dieci di Perugia a Jacomo Antiquari per chieder protezione
contro la prepotenza del Papa.

Ill,.mo Signore. — Ce abstenemo de non prestare fauore a Ur-
siny (1) come forse recercaua l' amicitia hauemo sempre hauuta cum

——

(1) Nella loro lotta contro papa Alessandro VI (V. MURAT., Ann. ad ann.).

KC RENE 2A ^ MD E AI AI 4 : MER T cai

10

30

35

40

DOCUMENTI DI STORIA PERUGINA, ECC. 29

quella casa. La dispositione de tempi et non meno la natura de la
Santità de n. Signore, promietendoce sua Ex.ia che S. Beatitudine
ce teneria per bon figlioli et seruitori, ne è successo poco amore....,
manifesta contumacia intra decti Signori Ursini et molti altri de
quella uolontà et noy. Del che non ne facemo molta stima et ma-
xime essendoci gouernati secondo el juditio del prefato Exc.mo S.
Duca, el quale siamo disposti et ben resoluti seguire i? omnem. e-
uentum et in qualunche caso, quantunche arduo et difficile. Ma ben
ci dolemo di n. S. che, per merito de la fidelità nostra, ad questi di
mandasse qua un commissario ad esortarci ef demum ad farei coman-
damento sub pena iijj.^ ducatorum, che douessimo stautiar nel du-
eato nostro la compagnia de Vitellozo. El che diede tanta turbatione
al publico et al priuato, che, si non per la reuerentia de quella Santa
Sede, se serria forse proceduto ad qualche acto poco honoreuole alla
persona sua; li fo resposto conuenientemente, et ci semo anco sfor-
zati per mezo de l'inbasciator nostro fare intendere ad N. S. la
exeusation nostra et quanto questa recerca sia stata molesta ad que-
sto populo, si per l'impotentia oggi de questo contado (ormaj mezzo
lacero et bisognoso de reposarse per le uexation passate), si etiam
per non dar questo principio, hauendo questa ciptà li capitoli cum
S. S.tà, de non riceuere gente d’arme se non ad requisitione nostra.
Sua B.ne se scusa che, quando hauesse creduto fare dispiacere ad
questa ciptà, che non ci harria facta questa requisitione et che in
effecto ad questo non ce costregnerà oltra la uoluntà nostra: pure
certi R.mi SS. Cardinali, et intra li altri M.r R.mo de Sanseuerino,
molto caldamente insistono, et cum N. S. et cum noi, che deuiamo
far questa receptione, hauendo forse respecto più alla comodità d'al-
tri che alla nostra; pur hauemo ben chiarito non uolerci consentire.
Ma quel che ne da affanno et molestia grandissima si è che, essendo
oggi questa ciptà in tanta extremità et penuria di frumenti, che non
extat memoria hominum de la maggiore, sì per la mala raccolta de
l’anno passato, sì etiam per hauerne facta qualche pichola parte
(more solito) ad queste terre et luochi conuicinj, chè, come sapete,
questa ciptà sempre è stata la matre de tucto il paese, haueuamo
supplicato alla Sua B.ne più uolte, et pur de presente, cum quanta
più uehementia hauemo possuto, che li piaccia concederci la tracta
del patrimonio (oue è gran. quantità di granj); ce ha tenuti et tien
suspesì, nè ci la uol concedere, e? ad partes qualquuno ce fa inten-
dere che, uolendo noi consentire ad pigliar queste gente d'arme,
harrimo dicta tracta; et quel che più ci affliggie et molesta è che
l’ha conceduta a Oruietani et ad molti altry che sono molto dispari

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E. VERGA

ad noi in qualità et fidelità ad S. B.ne: c'è parso mandare al pre-
sente cauallaro apposta et cum la solita. . . . . . . dux Mediolani,
quale etiam seriuemo . . . . . . ad uoi che ui piaccia efficacemente
per lo primo racomandarui ad N. S.re et pregar sua S.à cum quanta
maggiore efficacia si può, ci uoglie concedere questa tracta, senza
la quale è impossibile possiamo euitare qualche scandalo: et già ha-
uemo pubblicato per tucto che se hauerà et hauemo mandato più

homini ad far compera di grani in dieto loco et sopto questa spe-

ranza pasciemo tuctauolta la brigata, si che cum quella instantia
che recerca el caso la suplicarite se digne in questo usare ogni suo
conato, perché tueto questo populo ha drizati gli ochyi e el core
in S. Ex.ia, come alloro salutifera tramontana, et ad quella conti-
nuamente ce racomandarite. Perusie XVIj Martii 1497.

Decem. Arbitri Civitatis Perusie.

(A tergo).
Rev.mo In Chr.o Patri Domino

Jacobo .Antiquario Ducali Se-
cretario Conciui.... nostro di-
lectissimo.

XXXII. — 1497, settembre 12.

Lettera di Guido e Rodolfo Baglioni e Lodovico Maria Sforza,
in gran parte lacerata; gli parla delle benemerenze di un Carlo de
Masch... di Rimini, in quell’anno Podestà di Perugia, e lo prega di
scrivere al Papa affinché lo voglia riconfermare in quest’ ufficio, che

5 con tanta soddisfazione della città disimpegna.

XXXIII. — 1498, Marzo 13. R. Arch. di St. « Autografi ».

(Originale).

Jacomo Antiquari prega il Duca ad intervenire
nei torbidi perugini.

Per satisfare al desiderio de chi regge Perosa, non trovandose
più qui el M.co Symonetto Baglione, mando in mano de V. Ex.a le

sape —R

DOCUMENTI DI STORIA PERUGINA, ECC. 31

incluse lettere, et benché mio instineto et proponimento sia mante-

5 nere le orechie et sentimenti miei sequestrati da ogni mundano stre-
pitu, quoad, hominis ciuilis ratio patietur cum deo, nondimanco doue
è respecto grande o picolo de la gratia de V. Ex.ia, pro qua emori
debeo, et doue è lo interesse de la patria erga quam uincula nature
sunt arctissima, non debeo essere exempto de pensiero nè de opera

10 imposta aut recercata. Et però supplico vostra Ex.a me perdoni in
questo caso et se degni occurrere alli scandali che poteriano seguire
in quel paese: et in questa opportunità como fo dicto ad Alexandro,
re de Macedonia, si po dire ancora alla V. Ex.a: nihil habes uel for-
tuna maius quam ut possis, uel natura melius quam ut uelis seruare

15 quam plurimos: che quando se metta mano alle arme intra le
parte, trista la matre che ce hauerà el figliuolo. Ma la Ex. V. sa-
perà presto et poterà prouedere al tutto. Alla cui gratia me recom-
mando.

Mediolani XIIJ Martii MCCCCLXXXXVIII.

V. E. minimus seruus
Jacobus Antiquarius.
(A tergo)
Ill.mo Principi et Ex.mo d.no do-
mino Ludouico Marie Sfortie
Anglo Duci Mediolani etc.
domino meo unico.

XXXIV. — 1498, luglio 17.
(Originale).

Simonetto Baglioni, capitano, al Duca.

Ill.mo et Exc.mo Sig re mio. Non ho possuto respondere alla
prima del Ex.a Vestra cum quella presteza che io harrei deside-
rato: solo per uedere....... et la compagnia hauesse potuto fare et
cum che dinarij mi fosse possuto leuare, et per darline aduiso. Hora

9 di nuouo essendome sopraggiunta un altra della prefata Ex.a de 9
de questo, pure del medesimo effecto, mostrando hauer caro ogni
celerità che io potessi usare, la rengratio sumamente de la immensa
benignità usa in recordarse de me suo seruitore, nè poria cogno-

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E. VERGA

sciere maggior segno dé amore uerso di me. Me dole per mezo il
core no posser satisfare a la Ex. Vostra senza darle molestia de di-
nari, come desidererei, solo per la distantia del loco. Perochè quando
quella mi hauesse hauuto ad operare in qualche lato uicino a lo
stato nostro, io serrei comparso etiam cum qualche migliaro de ho-
mini a li seruitij suoy sensa aleuna spesa sua, come hauemo facto
qualche fiata, perehé non hauemo in tanto respecto et tanta reue-
rentia in quanto hauemo l’ Ex. Vostra.

L’anno passato per non stare in casa foy costretto ad star cum
SS. Fiorentini cum 80 balestrierj per sei mesi de fermo et sey ad
beneplacito, et mi diedero doy paghe per mecterme in ordine et per le-
uar la compagnya de caualli et arme et altre cose. Di poy essendo
stato in Cassentino et tuttauolta in fazone appunto per tucto el tempo
hebbi forse un'altra paga et meza et ne fo bisogno substentarlj de
la borsa nostra. Di poy, approssimandosi el fin de li dicti sei mesi,
ebbi ragionamento cum la M.ia de M. Vesconti, alla pieue ad S. Ste-
fano, del caso mio: et tandem me riferì che la Ex. V. era contenta
operare cum Signori Fiorentini che mi reconducessero a spesa co-
mune eum lei cum 100 balestrieri et 600 ducati de prouisione. Di poy
essendo finiti li dicti sei mesi, io andai ad Firenze et, per il mezo
del prefato Vesconte et del orator suo, tentay piü uolte essere recon-
docto de prefati Signori, et ueduto essere tenuto in longo ne diedi
noticia doy uolte alle Ex. V. et tandem, essendo rimaso senza par-
tito, per non posser sostentar la compagnia le diedi licenza et solo
ie reseruai 25 o 30 balestrierj quali ho sostentati ad mie spese, de
li altri ognuno prese suo camino. Ho ora discorso cum omni diligen-
tia possibile quel che io potesse fare et tandem trouo che farria li
cento balestrierj boni et bene a ordine et in poco tempo et in pochi
di quando — le dessimo l'imprestanza, ché senza non sarria possi-
bile farli ne levarlj, maxime hauendo ad far compagnia nuoua, che
bisogna pur de adjutarli per metterli bene a ordine, che quando io
mi fossi trouati li 80 balestriery che haueua serrei caualeato cum
poca cosa, ma come ho detto hauendo ad far compagnia noua et per
menarla si lontano non serria possibile senza l' imprestanza. Li amici
li possemo malamente grauare de dinari perché, hauendoli grauati
continuamente ne le aduersità et alteratione che, quasi continuamente,
han hauute in tanti annj questo stato, et anche la ne semo debitori
et in bona summa, non ci arriscamo ad recercarlj più. Quando la
Ex. V. ueda esserli ad alcun proposito la persona mia, io son per
ueníre et exponere questa pouera uita ad ogni estremo periculo al
benefitio suo, che cusì firmay una uolta nell'animo mio: quella mo

. mesa P

DOCUMENTI DI STORIA PERUGINA, ECC. 33

50 se degnerà risoluere de quanto ho a fare. Alla quale continuo hu-
milemente mi raccomando. — Perusie XVII Julij 1498.
Eiusdem V. Ill. Domin.

Seruitor Simonettus de Balionibus.
(A tergo).
Ill. D.no et Excell. Principi D.no
Ludovico Marie Sfortie Anglo è»
Duci Mediolani D.no et Bene-
factori precipuo etc. Mediolani. :

XXXV. — 1499, giugno 3.
(Copia).

R. Arch. di St. — « Autografi ».

Jacomo Antiquari a B. Calchi.

-.. maximo a seeretis B. Chaleho, Ja. Antiquarius salutem.
Triduo indulgentiam ab istis molestissimis occupationibus, ruri,
tibi statuisse gaudeo. Gauderem magis si, delegata filiis, quoniam
jam licet cum aetate atque gratia plurimum floreant, curarum sar-
9 cina, frequentius ac diutius*id faceres. Nomini tuo: per omnem
rerum uarietatem fecisti satis, atque cum pro his ipsis quos genuisti
tuae uitae commodo permultum detraxeris, vera nunc demum pietas
ab illis exigit ut te quamlongissimi aeui compotem esse uelint:
quos tamen, quia tui simillimi sunt, nihil magis cupere certe scio
10 quam ut, quocumque poterunt studio; tibi accepta cuncta referant.
Evolassem ego quoque istuc ea ratione, si per ualetudinem liceret,
ut in te uel tantillum cernerem quod mihi mira laetitia animi
ocium. usurpo, vegetior mox rediturus ad delitescentes domi, quia
absum a Regia, uoluptates honestas ac minime ut arbitror ua-
15 nas. Studia .n. beneuolentissimorum hominum, ubi inuicem cohe-
rent, ualidius coalescere consueverunt; neque mihi aliquid impen-
sius uendico, quod ab optimis rationibus tuis profectum esse non

sentiam.

Vale. Mediolani ad III NON. IVN. MCCCCLXXXXVIIIj (1).

(1) Copiata da L. Pélissier.

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mons tur A c amt RIE da . i
34 E. VERGA

XXXVI. — 1529, dicembre 23.
(Originale).

Donna Monaldesca vedova di Malatesta Baglioni
a Tommaso Rusca.

M.r M.r Tomasso nostro como patre, commendatione premissa.
Per lo aportatore de questa scriuemo ad V. S. et sopra de ciò
allo Ill. et Exc. Sig. Principe insieme, cum el quale V. S. per
mio amore non mancarà solecitar che al detto latore sia consegnato
5 uno mandato o vero Trombetto per condurlo saluo in Fiorenza a
ció possa procurar la liberatione et excarceratione de uno jouene
quale, essendo al seruitio de la Cesarea maestà de quelli di Fio-
renza, piü jorni sonno fo preso et retenuto in carcere. Et perché
detto jouene e auco el patre suo sono persone che io spargeria el
10 sangue per recuperarli, so forzata ad pregar cordialmente quella
sia contenta essere, come de sopra, alli piedi dello Ill.mo Sig. Prin-
cipe e ordinare che quanto più presto meglio dar ordine che dicto
aportatore uada a Fiorenza, maxime che intendo dicto jouene essere
amalato. Non altro. A. V. S. de continuo me ricomando et offero.
15 Perusie; die X XIII Xbris MDXXIX.
Como figliuola
Munaldescha Bagliona.
(A tergo). e
AL M.co M. Thomasso Rusca au-
ditore dello Ex.mo Sr. Principe
de.... (1) nostro como patre.

XXXVII. — 1533, aprile 21.
(Originale).
La delta raccomanda al Duca il figlio Rodolfo.

Ill.mo et Ex.mo mio Signore et padrone obseruandissimo. La
affectione V. Ex.a portaua a la bona memoria dil Sr. Malatesta, mio
consorte, fa che io non dubito pigliare sicurtà in grauare quella ali

(1) Il nome é lasciato in bianco.

CHINE 2 s v te D I N e: E; 908 x DOCUMENTI DI STORIA PERUGINA, ECC. 21595

abisogni nostri, rendendomj certa non esserci da mancare in le no-
5 stre necessità. Occorre al presente che Ridolpho, nostro figliuolo, non
possendo stare in casa sua et hauendo apresso di se alcuni capitanj
che prima erano a li seruitii di la prefata bona memoria de suo pa-
dre, li ha intertenuti sin qui con le proprie facultà; et perché non
seria sufficiente intertenerlj per lo aduenire senza altra prouisione,
10 lo recomando a V. Ex. che per amor di quell’ ossa, quella non man-
chi abracciarlo, donandoli quella prouisione già promise alla bona
memoria del Sg.r suo padre: et perché tutta la mia speranza ho col-
locata in V. Ex.ia, come più a pieno quella intenderà da frate Ber-
nardino presente ostensore, se degnerà prestarlj indubitata fede: et
15 alla prelibata V. Ex. de continuo mi offero et raccomando. Dat. Pe-
rusie die XXj aprilis MDXXXIIj i
Di-V[. et :Ew.ma:*S:
Humili.ma Serva
Monaldescha Bagliona.

(A tergo).
Allo Ili.mo et Ex.mo S. Duca di
Milano mio S.r et Patrone 088.0

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Avvertenza. — I documenti che non portano in testa alcuna indicazione speciale
del luogo onde sono estratti, sono nell'Archivio di Stato, Potenze estere, Perugia.

E. VERGA.
CN EM IRL
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REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO

(Archivio Segreto Vaticano — Camera Apostolica).

(Continuazione V. Vol. V, Fasc. I)

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N:sbV.

(Est) Joan. XXII. Introitus et exitus Ducatus Spolet.
N. 224 (serie Collettorie).

2

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[c. 1, 1325 giugno 1-1328. maggio 5, c. 1-903 Cart.].

(Int.) In nomine Domini Amen.

rin cr RI an

1. [e. 1] Anno domini M.* ccc.* xxv.° Ind. nona, tempore domini Joh a n -
nis pape xxIJ. Hic est liber sive registrum factum inceptum
compositum et ordinatum tempore domini Johannis de Ame-
lio Archidiaconi foroiuliensis Spoletani ducatus in spiri-
tualibus et temporalibus Rectoris per Sanctam Romanam
Ecclesiam per me Petrum Maynade Rectorem Ecclesie de
Vergerolio xanct. dioc. eiusdem ducatusSpoletaniThexau-
rarium per eandem Romanam Ecclesiam constitutum, continens in
se omnes et singulos introitus et proventus Spoletani ducatus,
qui pervenerunt ad manus mei Thexaurarii antedicti tam ex
compositionibus, quam etiam pro focularibus, adiutoriis festivitatum,
pedagiis, salariis, scripturis et aliis proventibus et deveriis dicte C a -
mere a comunibus et personis et ex causis inferius plenius et latius
declaratis a die ultima mensis maij, reddita ratione Ca m ere domini
nostri Pape sub anno domini m.° ccc*. xxv indictione vngJ.*
tempore domini Johannis pape XXIJ et subsequenter sub
mensibus, diebus et locis inferius denotatis.

2.[c. 1 t.] 2325, giu. 1. — In primis habui et recepi a Syndico
Comunis Mevanie solvente pro ipso C. et specialibus personis,
38 L. FUMI

in quantum tangeret eos, ratione rumoris faeti contra d. Epum
Spolet., pro compositione facta eum dieto Syndico pro ipso C. et
specialibus personis, ut in actis apparet — 750 duc. a.

It. à m. Raynutio Gualterii de Trevio solvente pro

.quinque hominibus de Mevania,

vid. pro Puzarello de Lariellis

Tarambono Venturelle

Petrutio eius filio

Massutio Massuli et

Luzulo Taramboni :
pro compositione faeta cum eis occasione quia fecerunt rumorem con-
tradominum Episcopum Spolet.,ut in actis ecc. — 25 duc. a.

3.[c. 6 t.] ag. 5. — A Francisco Symonis Angeli et a
Nicholao Vannis Thomassii mercatoribus de Fulgineo
pro compositione facta pro C. Vissi pro excessibus et contumaciis
commissis per dictum C. ex parte condempnationum contingentium
Camere eic. — 250 duc. a.

&.[e. 1] ag. 20. — A Syndico C. Trevii pro compositione facta cum
ipso pro dieto C. de omnibus excessibus per dietum C. conmissis et
quia non ceperunt malefactores etc. — 80 fl. a.

5. [c. 8 t.] ag. 27. — A m. Thoma Bernardi de Gualdo Nu-
cer. Syndico dicti C. solvente pro dicto C. Gualdi Nucer. de
excessibus et contumaciis dieti C. et specialibus personis efe. —
200 fl. a.

6.[c. 11 t.] sett. 17. A Johanne de Montefalco pro composi-
tione facta cum ipso pro Machorieto de Trevio de excessi-
bus conmissis per ipsum. — 3. fl. a.

1. [e. 17 t.] ott. 15. — A d. Johanne de Bictonio solvente pro
compositione facta cum ipso pro C. Cassie de excessibus factis
per dietum C. ab ultima quietatione faeta pro dicto C. usque ad pre-
sentem diem. — 200 fl. a.

8.[c. 23 t.] nov. 19. — A d. Blaxio Vannis archipresbitero Bi -
etonii solvente pro compositione facta cum ipso pro C. Bictonii
de excessibus factis contra dictum C. et officiales dicti C. — 700 ft. a.

9.[c. 38] 1326, febb. 14. — A d. Antonio Corni de Balzano
pro compositione facta pro ipso quia dicebatur ipsum stetisse F a -
brianum tempore rebellionis. — ó flor. a.

10. [c. 52 t.] (Somma delle entrate dal 22 dicembre al 9 marzo — fior. 1134
in oro. — Id. id. — 1287, lire 17, in argento.

IA we id
I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 21999

Itidotto l’ argento a fiorini, computato il fiorino lire 4 e 12 soldi cort., ;
risultano fior. 1351, meno 12 den. cort.].

11. [c. 53]. — In nom. efc. anno d. m.° ccc.? xxv. Indict. vin.? etc.
Hic est liber sive registrum expensarum factarum in servitium Ca-
mere ducalis Curie per me Petrum Maynade Rectorem Eccle-
sie de Vergerolio Xanctens. dioc. ducatus spoletani The-
xaurarium per S. R. E. constitutum efc.

12.[c. 54 t.] 2325, lug. 7. — Gumarelle de Gualdo Capt.
qui veniens de Curia Romana fuit depredatus iuxta portum
piseanum ense et vestibus, et pro redemptione licterarum apo-
stolicarum super recollectione fructuum beneficiorum vacantium, quas
oportuit ipsum redímere a depredatoribus. — 5 fl. a.

[I4 Rettore aveva 4 fiorini d' oro al giorno].

183. [e. 58 t.]. sett. 25. — Magistro Thome m. Jacobi de Gualdo
Captan. pro expensis factis per ipsum cum uno domicello, uno
famulo et duobus equis quando dominus Rector et ego misimus
ipsum Peruscium cum licteris apostolicis super concessione et
ordinatione facta de civitate Spoleti C. Perusii; et quia di-
ctum C. Perusinum erat turbatum et oceupatum propter confri-

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ctun florentinorum, oportuit ipsum magistrum Thomam
decem diebus tam eundo, stando, quam redeundo, ante quam posset
expediri — 9 lib., 17 sol. cort.

[IL tesoriere aveva 6 tornesi grossi d'argento al giorno (ogni
fiorino valeva 13 tornesi), cioè 5 libbre e 7 soldi].

14. [e. 61] dice. 10, — Pro panno encerato ad coperiendas licteras [da

mandarsi al Papa). |

[I denaro si depositava al banco degli Scali in Firenze perchè
fosse trasmesso alla Curia Romana. — Il 20 gennaio per il cambio
di 1500 fiorini in fiorini di Firenze e per trasmissione de’ medesimi
alla Curia fu speso 45 fior. d'oro. Per andare poi ad Avignone
colle lettere del Banco — fior. 25.

Santoro di Ascoli Giudice della Curia Generale avea an. fior. 150.

Giacomo da Rieti id. id.) 2r

15.[e. 65 t.] 2326, apr. 26. — Lictere... [misse] d. n. Pape, Card.
Avinion. etdd. Camerario et thexaurario d. n. Pape,
in quibus licteris continebatur quod Civitas Eugubina venerat
ad mandata.
40

16.

17.

1

13.

19.

20.

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23.

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L. FUMI

[Spese dal: 4 luglio al 10 dic. 1825, ducati 900 fior. 81 !|,, meno
tre tornesi grossi d' argento — In argento — 198 lib. e 8 soldi —
e cioè fatta la riduzione da argento a fiorini — 1036 fior. d'oro e

mezzo |, 16 soldi, e 12 den , meno 8 tornesi gr. d' arg. e.12 den.

cort. Dal 28 dic. al 10 mag. 1326, fior. d'oro 2, 462 !|,, 16 sol.,
6 den. e 7 tor. gr. d'arg. È notato il reddito de’ benefizi vacanti
nel Ducato] (c. 72-74).

[e. 95 t.] 1326, ott. 28. — A Sy mone solvente pro compositione

faeta pro ipso pro eo quia fuerat Nursie tempore rebellionis con-

tra mandatum Rectoris — 20 fl. a.

fe. 97 t.] nov. 5. — A nuntio C. Nursie dante et solvente pro ipso
C. Nursie et specialibus personis et totius distrietus ipsius C. de
processibus factis contra dictum C. et eius distrietus —- 800 flor. a.
[c. 98 t.] nov. 27. — A Syndieo C. Saxiferrati dante et sol-
vente nomine dieti C. pro compositione facta pro dicto C., quia non
misit gentem suam in exercitum factum contra C. Campelli
— 100 fl. a.

[c. 99] nov. 27. — A Synndico C. Asisii pro compositione facta
pro dieto C. de omnibus processibus factis contra dictum C., et de
omnibus excessibus cognitis et incognitis, exceptis dumtaxat pro-
cessibus rebellionis — 200 ft. a.

[c. 106 t.] 7327, genn. 9. — A Galardo de Tribusbonis
dante et solvente nomine Jacobi de Amelio Marescalli
pro preda quam habuerunt in cavalcata, quam fecit fieri d. Rector
cum militibus conductis per ipsum pro E. R. contra castrum Por-
tularium et Sanete Xpine — 28 fl., 14 sol. cort.

. [c. 118] mar. 5. — A Syndico Sanete Xpine et Collicilli

pro compositione facta pro dictis contumatiis de iniuriis factis mili-
tibus stipendiariis R. E. quando equitaverunt ad dieta castra, que
erant in rebellione — 36 7l. a.

.[e. 115 t.] apr. 6. — A mag. Petro Putii de Gualdo Capt.

solvente nomine Jacobi de Amelio Marescalli d. Re-
ctoris de pecunia, quam recepit a comunantiis, que non mise-
runt gentem in Marchia Anconitana contra rebelles S. M.
E. — 16 fl. a., 6 sol., 9 den. cort.

[125] mag. 20. — Dedi et solvi Folli de Perusio cursori d.
n. Pape, qui ibat ad Curiam Romanam per quem misi
multas lieteras, vid. d. n. Pape, d. Card. Avinion. et dd.
Camerario et Thexaurario, in quibus inter alia intimabam

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I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 41

qualiter Civitas Spoletana venerat ad mandata et tría castra as- ;
signaverat d. Reetori et ipse posuerat Rectores, et multa alia
negotia ducalem provinciam tangentia — 50 sol. cort.
[Denari depositati presso il banco degli Scali recuperati con mol-
tissima difficoltà: notificasi al Papa] qualiter propter distructionem
dicte societatis (Scalorum) non poteram invenire fidam sotietatem
per quam possem dictam pecuniam destinare (c. 127 t.).

[Stipendiari. — Per due mesi finiti il 13 sett. 1326: -— Al Ca-
pitano e conestabile N. U. Bernardo Ughi conestabile di 25
stipendiari a cavallo condotto da messer Giovanni d’Amelio
Rettore del ducato, a rag. di fior. 14 al mese: — Al trombetta

a rag. di 3 |, fior. al mese. — Ai 25 stipendiari — per essi e per
il cavallo a ragione di 7 fiorini a ciascuno per ogni mese — in

tutto, fior. 351.

Al Capitano Enrico de Metreburghe cap. di 15 cav. stip.
dal 5 ott. al 5 dic. a ragione di 10 fior. per lui, cavallo e ronzino
al mese —- fior. 20. — Ai 15 per stip. loro, loro cavalli e 6 ronzini
fra tutti a rag. di fior. 7 !/, per uno al mese — fior. 223.

Ad altri sei stip. a 7 fior. l' uno e a mezzo fiorino per mezzo

ronzino — fior. 103.

A due altri stip. per un mese fior. 22 !,.

Cola di Andrea da Perugia nunzio, procuratore e socio di
Giovanni di Cola Galassie altri di detta Società di Peru-
gia cambisti, per cambio di 1500 fior., duc. d'oro di Venezia in
fior. d' oro di Firenze e trasmissione alla C. R. — fior. 45. — A m.
Pastinello da Deruta mandato con lettere e per la consegna
di detti fiorini — 25 fior. d' oro].

24, [c. 186] 2327, gen. 12. — Pro emendatione cuiusdam equi... mor-
tui per manus inimicorum et rebellium R. E. in quadam cavalcata
facta per ipsum Henricum mandato d. dom. Rectoris contra
castra Portularum et S. Xpine — 22 fl a.

25.[c. 197] gen. 18. — M. Nuto Andrioli de Montefalco pro
quibusdam berteschis factis in Roccha Pirochii per magistros
lohannem Venutoli et Pascillum Scagnoli de dieto
loco et pro reparatione muri ipsius Rocche tune temporis quando
dieta Roccha erat sub custodia E. R.... quia dieta Ro ccha erat
valde debilis, — 54 lib. s. 15.

96.[c. 138] gen. 20. — Dedi et solvi Lillo de Flamignano fa-
L. FUMI

miliari meo quem cum prefato m. Pastinello /mandato a Pe-
rugia due volte in dicembre per trovare una buona società di cambio]
usque ad portum Pisanum causa deducendi ronzinum, quem
ipse M. Pastinellus ducebat, et ad videndum ipsum intrare
galeam; pro quibus in eundo stando et redeundo stetit .xvir. diebus
et pro vietura ronzini ac expensis ipsius, et quia stetit Florentie
pluribus diebus pro habendo licteras solutionis predictorum. M. C.
flor. auri a sotietate Peruzorum — 7 lib. 5 s. cort. [Si trat-
tenne 17 giorni: ebbe poi in più, attesa la soverchia mora, fior. 7].

27.[c. 138] gen. 20. Dedi et solvi dompno Monacho mon. de Ram-

bona de Marchia ancon. eunti ad Curiam Romanam
ad hoc ut portaret quasdam licteras magistro Thome de Gualdo
Capt. ut ipse mag. Thomas ipsas licteras d. n. summo Ponti-
fici presentaret, continentes qualiter d. Rector ducatus mi-
serat in Marchiam supradictam ad petitionem d. Epi Flo-
rentini et aliorum suorum in officio sotiorum una cum aliis sti-
pendiariis de provincia stipendiarios conductos per ipsum d. Re -
ctorem in servitium camere ducalis et alia negotia Ca-
mere tangentia — 40 sol.

28.[c. 138 t.] 20 febbr. — [Lettere al Papa] continentes certa nova de

Marchia Ancon. ex exercitu facto contra Fabrianenses
et Firmanenses per gentes ducatus Spoleti.

29.[c. 139 t.] mar. 28. — Dedi et solvi Henrico de Metre-

burgo recipienti pro se et sotiis suis ecc. ultra stipendia eis pro-
missa pro eo quia fuerunt ad petitionem dd. Legatorum de
Marchia Ancon., vid. dd. Epi. Florentini, Cassi-
nensis et d. Guillelmi de Vayraco per d. Rectorem
Spolet. Ducatus ad dietam provinciam Marchie destinati
cum aliis provincialibus provincie in subsidium fidelium R. E., et
hoe propter caristiam maximam victualium, que erat ibi in dicta
provincia, de mandato d. Rectoris predicti, ec. et quia alii pro-
vineiales mictentes illuc suos soldatos solverant ultra stipendia eis
promissa pro quolibet eorum duos flor., ideo dedi et solvi pro se et
xxi. suis sotiis recipientibus — 50 fl. a.

90. [c. 140] apr. 6. — Johanni Galardi Henbracenen. dioc. eunti

ad Romanam Curiam, ad hoc ut portaret michi quasdam
lieteras d. n. Pape et d. Camerario continentes.... qualiter
dui. Legatus Tuscie et Capitanens Patrimonii erant
in civitate Narnie, que venerat ad mandata E. — 4 fl. a.

81.It. M. Petro de Montefalcone not. Camere ducalis, quem I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 43

una cum dieto Johanne usque Perusium destinavi ad viden-
dum si ipse Johannes stat recta via, nec ne et ad iuvandum
eum in expeditione sui ytineris — 70 sol.

32.[e. 140 t.] apr. 15. — M. Bernardo de Tholosa eunti ad

Romanam Curiam, ad hoc ut portaret michi quasdam lieteras
et assignaret d. n. pp., continentes de conductione .xxv. stipendia-
riorum faeta per eumdem d. Rectorem pro R. E. qualiter ipse
lector a perusinis requisitus, fecit suum parlamentum fortifi-
cationem ipsius provincie contra ducem Bavarie dampnatum
et excomunicatum — 20 sol. cor.

33.[c. 140 t.] apr. 20. — It. die .xx. dieti mensis Montono de Ca-

merino eunti ad R. Curiam, ad hoc ut portaret d. n. Pape
et d. Camerario nova de conflictu facto per marescallum
Marchionis de illis de Castrolauro — 20 s. cor.

34, [c. 141] mag. 12. — [Lett. al papa] qualiter d. Rector iverat ad

Civitatem Aquile ad petitionem d. Regis Roberti ad parla-
mentum cum d. Johanne principe Achagie — 80 sol.

39. [e. 180 t.] giu. 24. [Lett. al Papa] qualiter podere de Simigni et

30.

ecclesias Saneti Petri de Rogiano et S. Andree de Semigni,
membra monasterii S. Juliani, per certos gebellinos de Baschis
more tirannico detinentur.
[c. 181 t.] ag. 26. — Id. continentes inter alia certa nova contra
Bavarum jam prolata.

91.[e. 185] nov. 11. — Pro expensis factis quando ivi Perusium cum

9
)

d. Guidone de S. Germano auditore sacri palatii ac etiam
ambaxiatore d. n. Pape et d. Legati Lombardie apud U r-
bem pro quibusdam negotiis, que dictus d. Guido Perusii
habebat expedire, causa ipsum associandi, expendidi — 4 /l. et
15 sol.

.[e. 185 t.] nov. 18. Lillo de Nuceria nuntio d. Thesaura-

rii Marchie Anconitane, qui apportavit licteras de rebel-
libus S. M. E., vid. quod gens que assotiavit d. Marchionem ce-
perunt in castro Montis sancti et castro de (lacuna) quinqua-

ginta milites rebelles S. M. E. — 5. anconitan. valent. 18 sol. 9
den. cor.

39. [c. 187] 1328, dic. 81 a nativ. — [Lett. al papa] quod Nursini ve-

nerant ad mandata E. R.

40.It. gen. 12. — Cuidam famulo qui michi aportavit lieteras ex parte

d. Ugolini de Fulgineo, in quibus continebatur qualiter gens

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— 44

41.

42.

43.

44.

L. FUMI

E. R. posuerat in conflictu rebelles E. R. in districtu Saneti Se-
verini in Marchia Anconitana — 4/0 sol. cor.

[c. 188] feb. 15. — [Lett. al Papa] qualiter Nursia venerat ad
mandata et quam compositionem fecerat et per quem modum.

[c. 188 t.] mar. 10. — [Lett. al Papa) qualiter Tudertini dede
rant potestariam ipsius terre Tuderti Bavaro maledicto.

[c. 190 t.] mar. 3. — [Lett. al Papa] di denari assegnati de guerra
que est inter Nursinos et Cassianos et quod Rector du-
catus michi assignaverat licteras rebellium de Spoleto et cle-
ricorum suspensorum de Asisio et de Spoleto, et qualiter d.
Reetor michi assignaverat de fl. quos habuerat a C. Nursie —
355 fl. auri.

ZXPENSE.... SUPER PERFECTIONE OPERIS Plebis

[c. 102]. 1328.
de Montefalcone. — Pro opere volte et pro tota volta palatii
diete plebis. — 525 lib. etc. etc. in tutto 702 lire.

NV.

ED: —- Ioan. ..xxlib et Ben..xil S pole tan. uat m:
I

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TL

iroitus et exitus R. C. A. an. 1332. ad 1340. N. 52.

[c. 1, 1332, ottobre 28 — 1340, gennaio 29, c. 1-150].

(Int.) In nom. d. a. Hic est liber sive registrum factus sive factum
tempore vicerectorie d. Petri de Castaneto archidiaconi Be-
luacen. d. n. p. pp. cappellani ducatus spoletani in spiritua-
libus et temporalibus vicerectoris per S. R. E. generalis, per
me Johannem Rigaldi eiusdem ducatus Vicethesau-
rarium per eamdem R. E. constitutum, continens in se omnes et
singulos introitus et proventus Spoletani ducatus, qui per-
venerunt ad manus mei vicethesaurarii antedicti tam ex
compositionibus, quam etiam pro focularibus, adiutoriis festivitatum,
passagiis, salariis, scripturis et aliis proventionibus, deveriis Ca-
mere antediete a Comunibus et personis ex causis, prout inferius
apparebit particulariter ‘et distincte sub anno d. m.° CCCI. xxxiJ,
indict. xv tempore sanctissimi patris et d. n. d. Johannis pp.


I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 45

XXIJ et subsequenter sub annis mensibus et diebus inferius per or-
dinem adnotatis.
2. Ott. 28. — Primo quidem ego Joannes vicethesaurarius
predietus habui et recepi a Petrutio Luzii de Spello dante
et solvente pro pedagio quod habet R. E. in terra Spelli et eius
districtu, quod pedagium dietus Petrucius tunc temporis condu-
ctum tenebat. — 10 flor. auri.
.[c. 2]. — Pro com. Spelli pro tertia parte bannorum condempna-
tionum et salariorum exactorum per ipsum Com. (4 sett. 1330 —
13 ag. 1332) — lib. 879... Pro focularibus debitis anni presentis....
— 61 lib. cor.
4.[c. 2 t.] — Pro Com. Bictonii pro adiutorio festi nat. D. N.
J. X. prox. elapsi. — 10 lib. cor.

o

9.[c. 3 t.]. — Pro salariis causarum civilium... pro emolumento sigil-
lorum meusis novembris....

6.[c. 4 t.]. — Pro universitate Vallis Balzani pro adiutorio fe-
sti S. Andree... — 30 sol.

1.[e. 6] 1333, gen. 2. — A mag. Sabino de Bictonio etc. pro
Com. Bictonii pro focularibus per ipsum Com. debitis in festo
S. Lucie prox. elapso. — 58 lib. cor.

8.[c. 6 t.] febr. 8. — Pro Com. Assisii pro adventu d. Petri de
Castaneto novi rectoris predicti ducatus. — 50 lib. cor.

9.febr. 13. — A mag. Johanne Sellatii solvente pro quarta

parte scripturarum not. Vanze de toto mense Jan., deductis
multis expensis, que faete fuerunt per not. Vauze pro mutatione
Curie de Montefalcone ad Spellum 5 lib. 11 sol. et
5 den. cor.

10.[e. 9 t] mar. 21. — A Ciccolo Mathioli de Mevania,

dante et solvente pro compositione faeta de eo et aliis .v1J. sociis

suis, ex eo quod dicebatur eos fecisse insultum et aggressuram con-

tra eorum potestatem seu gentes suas. — 25 flor. a.
il.mar. 22. — Ab Andrea Angerilli de Fracta de pede

Trevii.... pro compositione facta de eo et .xI1J. sociis suis pro eo
quod dicebantur insultum et agressuram fecisse contra Magistrum
Andream Puzarelli-ae Galdo Captaneo vicarium

castri Litaldi et alios socios suos. — 9 fl/or. a.
19.[e. 19] apr. 10. — Pro magistro Raynucio Bernarducei;

de Trevio pro eo et cx eo quod dicebatur, quod dietus magister
Raynucius fecerat iusultum et agressuram contra castrum

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Trevii, et quod cum sealis, noctis tempore, voluit intrare dictam
terram Trevii et propterea erat in nostra ducali Curia ex-
banditus — 6 flor. a.

[c. 24 t.] sett. 24. — A Corrado Baldoli, parente suo, fratre
ThomassioClementoni, AccanianoSantucii,Fran-
ciscolo Phylippoli, pro eo quod tenuerunt castrum Casta-
gole in tirampnia et contra bonum statum dieti castri Vagno-
lum Maccarelli de Spello cum aliis suis complicibus, no-
ctis tempore, clam et furtive introduxerunt. Item ab Andreo et
Paulucio Carlevaris de dieto loco, quia cum armis offendi-
bilibus et defendibilibus Andream Mentis de Jano pluri-
bus percussionibus cum effusione sanguinis vulneraverunt. —
70 fl. a.

.[e. 34 t.] 2334, gen. 18. — Pro Donato Polti et Lello Cic-
coli Fagieni de Bictonio, pro eo quod fecerant insultum
contra certos de Collemancio. — 5 flor. a.

.— Pro Vannucio Andree et pro Gerrardo Marie de
plano Bietonii, quod fuerunt in societatem cum priore de
Fontibus causa occupandi terram Bictonii. — 4 /lor. a.

.gen. 19. — A Cola Ugolini de Bictonio, solvente pro
compositione facta pro Nardo suo filio, quod fecit insultum et ru-
morem contra Potestatem Bictonii. — 8 flor. a.

.[e. 35] gen. 21. — A mag. Francisco de Bictonio not., sol-

vente pro compositione facta pro Angelo et Balducio Nueii
de plano Bictonii, pro eo quod dictus Angelus habuit rixam
cum quibusdam de Colle Mancio et Balducius quod accepit
literas Curie Ducalis baiuli Curie. — 5 flor. a.

.[e. 39] mag. 18. — Assignavit michi Geraldus de Portali, qui
fuerat curie ducalis marescallus, pro parte emolumenti
carceris. — 15 flor. a. et quartum.

.[e. 43] Zug. 2. — A Lucio Lucerii de Castrobono, solvente
pro compositione facta pro ipso et pro Puzio Luzoli de dicto
loco et Magnanacta Pauloni de comitatu Perusii, pro eo
quod, tempore exercitus Mevanie, fecerunt rumorem et tumultum
in dieta terra. — 20 flor. a.

.[c. 46] sett. 27. — A Cola mag. Raynucii de Trevio, sol
vente pro passagio, quod habet R. E. in pede Trevii, quod leva-
vit de mandato meo, quia non erat venditum, eo quod bono modo
non inveniebatur emptór propter brigam Spoletanam. — 400 lib. cor.
.[c. 46 t.] sett. 29. — A dompno Morico plebano plebis de
etitm
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I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 47

Verchano solvente pro compositione facta pro d. Angelo,
Francisco, Petro, Guadangno, Petro, Junctule,
Venthura, Gentile Sanctorum Angeli, Salvato-
ris, Maroci, S. Marie, Calixti de CesisSpoletane
diocesis Ecclesiarum Rectoribus, pro eo quia licteras
et mandata curie, quod deberent certos excomunicatos in suis Ec-

clesiis publice nunciare, contempserunt. — 2 flor. a.
22.[c. 41] ottob. 7. — Pro Lillo Juncte et Nucillo eius fratre

23.

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de Villa Buronum distrietus Fulginei pro eo quia fecerunt
insultum contra Santesem Nucii et Munaldum Puzoli de
Montefalco ipsosque percusserunt cum sanguinis effusione. — 3
flor. a.

ott. 24. — A Massiolo Giliucii Camerario castri Limi-
siani, solvente pro compositione faeta cum d. Petro de Ca-
staneto Rectore ducatus, pro liga, quam dictum Comune
eum pluribus aliis comunitatibus ducatus fecerat contra d. Jo-

hannem de Amelio olim dicti ducatus Rectorem. — 60
flor. a.
.[e. 47 t.] ott. 28. — A Milianucio de Trevio solvente pro

compositione faeta pro Miliano et Lieto Alenecte, Van-
nucio et Nicholao filiis dieti Lieti, pro eo quia fecerunt in-
sultum et rumorem contra potestatem Trevii et eius fami-
liam. — 20 flor. a.

.[c. 48] nov. 2. — A Mathiolo Petrilli de Collemancio

solvente pro compositione facta pro ipso Comuni cum predicto d.
Rectore,ducatus pro liga, quam dietum Com. cum pluribus
aliis comunitatibus dieti ducatus fecerat contra d. J. de Ame-
lio olim dicti ducatus Rectorem pro primo termino et solu-
tione dicto compositionis. — 194 flor. a.

— A mag. Paulo magistri Bonapressi et Massio Pe-
trucii de Gualdo Captan. solventibus pro ipso Com. Gualdi
pro generali compositione faeta pro ipso Com. pro primo termino et
solutione dicte compositionis. — 184 flor. a.

.[e. 49] nov. 25. — A Nardo Petri et Nallo Rise de Valle

-Tupini solventibus pro compositione facta cum d. Reetoreduca-

tus pro liga quam fecerant contra R. E. et d. J. de Amelio tune
Rectorem dieti ducatus pro universitate Vallistopini ct
Ville Balzani. — 200 flor. a.

98.nov. 29. — A mag. Francisco[m.Savini de Bictonio] sol-

vente pro compositione faeta pro Manso

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et Vannucio Carlecti |

AngelelloetLello Lupi
Andree di

Marco Lucii

Marcucio Mathioli

Bietonio pro eo et ex eo
quia dicebantur eos insultasse
Andriolum Milglarini

Guraglolo Petruci ? i :
È et certos alios et posuisse ru-
Marcucio de Colleme- È : d
di morem in castro Bictonii.
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: — 20 flor. a.
Vagnolo dicto Gronco '

Cicculo Sensi et |
Begnonose Cangnoli |

29. [e. 49 t.] nov. 30. — A mag. Francisco de Bictonio, dante
et solvente pro compositione facta pro Andriolo Miglarini
et Petrucio Massarie de Asisio, habitatoribus terre Bi-
ctonii pro eo quia fecerant brigam in dicta terra Bictonii

in platea. — 4 /l. a.

30. [c. 53] 1335, gen. 3. — A Bernardo Blaconi et Massio
Marchi-de Cannario dantibus et solventibus pro ipso Com.
Cannarii pro prima solutione compositionis facte cum ipso Com.
per d. Rectorem ducatus pro facto lige olim facte contra d. J. de

Amelio tune dicti ducatus Rectoris. — 50 flor. auri.
31. [c. 54] gen. 25. — A Nardo domine Gilie Camerario Com.
Spelli id. id. 200 ft.
39.[c. 54. t.] gen. 22. — A Petrucio d. Berti de Mevania,

dante et solvente pro compositione eum eo pro infrascriptis homi-
nibus, pro eo quod accesserunt ad E. S. Marie de Monte in anno
d. m. ccc. xxxiij, et ibi rixam et brigam fecerunt cum certis aliis
hominibus — 50 flor. auri. — (Seguono venti nomi de Turri
Collis districtus Mevanie).

33.gen. 28. — A ser Blasio Loli de Cannario solvente pro
‘ipso Com. Cannarii pro compositione facta cum ipso Com. pro liga
superius dieta restantes de maiori summa. — 46 ft.

34.gen. 81. — A Pisano Bartholi et mag. Johanne Ciucii
prioribus Civitatis Assisii solventibus pro compositione facta
eum ipso Com. Asisii pro liga olim facta contrad. Johannem
de Amelio tune dicti ducatus Rectorem — 200 fl. a. — Ab
eisdem solventibus pro generali compositione facta pro ipso Com.
cum dicto d. Rectore. — 50 fl. auri.

35.[e. 55] feb. 1. — It. pro Com. Cannarii id. id. — COST 05

36.[e. 55 t.] feb. 6. — It. pro Com, Canuarii id. id, — 37 fl. a. ,
I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 49

31.A mag. Blaxio mag. Bonaventure de Fulgineo solvente

|. pro ipso Com. de Fulgineo pro compositione faeta cum d. Petro
Rectore predicto, pro liga olim facta contra d. J. de A melio
tune dicti ducatus Reetorem. — 500 flor. a.

38. It. — 50 fl. a.

39. If. a Com. Spoleti. — 50 fl. a.

40.[c. 59 t.] mar. 24. — A Munalducio Vagnoli de Spello
solvente pro compositione facta pro Petro Andrioli et Tho-
massio Ruffini comitatus Bictonii, quia dicebatur eos
velle terram Bietonii una cum aliis suis complicibus occupare.
— 2 fl..a.

41.[c. 69] nov. 7. — A Nerio Palicti de Montefalcone dante
et solvente pro compositione faeta pro Floreno magistri Petri
de dieto loco, quia dieitur ivisse contra terram Mevanie in vi-

tuperium Ecclesie. — 2 flor. a.

42. [e. 69 t.] dic. 1. — A mag. Petro Thomassi de Spoleto,
dante et solvente pro ipso Com. Spoleti. pro adventu d. Rav -
mundi de Priolis dicti ducatus novi Rectoris. — 50 lib.
cort.

43.[c. 80 t.] /ug. 6. — A fratre Ugolino Camerario terre

Montisfalconis solvente pro duabus partibus bannorum con-
dempnationum et pro tertia parte salariorum, facta cum eis compo-
sitione et concordia de predictis, quia non inveniebantur libri ra-
tionum propter guerram que fuerat contra dictum castrum a tempore
ultime quantitatis usque ad Kaiendas. Jan. p. p. — 400 fl. a.

44.[e. 82] sett. 8. -- A mag. Johanne de Viterbio not. Curie
ducalis solvente et assignante pro marescallo dicte curie
pro preda facta in correria, quam homines armorum, qui sunt ad
stipendia E. cum dieto marescallo fecerunt contra castrum C a -
mori (?) diete curie exbanditum. — 30 flor. a.

45. It. In diversis solutionibus a Paulo Vannis de Cantonucio
Grelli ac Lippo Temperani et Lucio Boerii et Mas-
siolo Vannis de Insula Albricorum pro compositione
facta de eis et pro eo quia ultra modum debitum et consuetum in
quadam E. fecerunt electionem Potestatis dieti loci. — 25 /l. a.

46. [c. 83 t.] ott. 9. -— A Palicto de Campello et Cola de Pic-
tignano solventibus pro universitatibus Campelli et Pieti-
gnani pro eo quia se opposuerunt contra magistrum Petrum
Gendilia et baiulos Curie, nec non et alios familiares dicte
Curie eum ibant ad levandum fructus E. saneti Cipriani de

Campello. — 50 /l. a.

nti mm PR

"
ME 900

L. FUMI

471.[c. 85 t.] ott. 29. — Ab Andrea Mancini de Spello pro

compositione facta de eo quia una cum pluribus aliis fecit rumorem
in platea dicti loci et per vim ascendit scalas palatii Com. animo
illud capiendi. — 70 /l. a. -

48. [c. 88] dic. 9. — A Vanne Corradi de Castrolitaldi sol-

vente pro compositione facta pro ipso Vanne pro eo quia. voluit
turbare pacificum statum ipsius Castri. — 6 /l. a.

49.[c. 97 t.] 1336, apr. 25. — A Lucia rello Mucii de Bi-

ctonio solvente pro compositione facta pro Micta Fortis de
dieto loco, pro eo quia dicebatur fecisse facturas Petro Petri
de eodem loco. — 4 fl. a.

50. [c..99 t.] mag. 18. — A Vanne Coradi de Castrolitaldi

solvente pro Cieco eius fratre pro compositione facta pro dicto

Cicco ex eo quia turbaverat statum diete terre. — 10 fl. a.
51.[c. 102 t.] giu. 17. — A magistro Corrado medico de Monte-

faleone solvente pro compositione facta pro Cicolo magistri
Andree de dieto loco, pro eo quia dicebatur fuisse conscius cum
Petro Mercatante et aliis complicibus de captione castri
Montisfalconis. — 40 fl. a.

92.[e. 108 t.] ott. 4. — A.... (lacuna) de Eugubio solvente pro

abbatissa monasterii S. Angnetis de Eugubio, quia
contempserat mandatum .d. Francisci de Assisio; qui illuc
iverat, mandato d. Rectoris, propter quod contra dietam abba-
tissam protulit sententiam excomunicationis et in monasterium in-
terdietum. — 2 f. a.

53. [c. 111] dic. 7. -- A mag. Petro Criscii de Collemancio

.solvente pro Com. Collismancii pro salario ser Angeli de
Asisio potestate dieti castri Collismanciecum civitas A sisi
et singulares erant exbanditi. — 20 Jib. cor.

04.[c. 111 t.] dic. 18. — A Lipacio pro compositione faeta pro ipso

et Paulo et a Concetio et Silvutio (?) Cicini et Cicco
Cini, pro eo quia dicebatur, quod fuerant cum voluerunt perdere

terram Montisfalconis. — 8 fl. a.
55. [c. 112] dic. 20. — Ab Orvetano de Geppa sindico Comuni-

tatis Geppe solvente pro ipsa Comunitate, quia dicebatur homines
diete Comunitatis portasse apud Serretum victualia tempore cum

illi de Serreto erant exbanditi Curie ducalis. — 8 fl. a.
56.[112 t.j dic. 24.. — A Mathiolo Barthucii de Perusio

pro compositione faeta pro ipso Mathiolo pro co quia erat accu-
satus et exbanditus de proditione, que facta credidit esse in terra
Mevanie. — 6 fl. a. oT.

I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO: Di

[113] d. — A Cristianillo de Spello pro Andrea de

Mevania, quia contra mandatum ducis intravit Meva-
niam. — 50 fl. a. |

[c. 114 t.] 1338, gen. 20. — A Petruccio Massuti de As-
sisio solvente pro compositione faceta pro ipso Petrucio et An-
driolo Milhagrini de dicto loco, pro eo quia erant exbanditi,
quia dicebatur eos extitisse una cum aliis complicibus erediderunt

prodere et capere castrum Montisfalconis. — 50 fl. a.
59.[e. 116 t.] febr. 11. — A dompno Blasio de Cannario sol-

60.

ton]
-

h2

6

61

65.

61.

vente pro compositione faeta de eo et Vanne de Cannario et
quibusdum sociis suis complicibus pro rumore Spelli, et fuit facta

compositio pro .Lxxx. fl. auri et pro ultima solutione. — 75. fl. a.
[c. 119] apr. 30. — À Petruccio Villi Priore populi

spoletani solvente pro Com. Snoleti pro compositione facta
pro eo quia dicebatur misisse gentes ad Castrum Montisleonis

contra voluntatem d. Rectoris. — 150 fl. a.
.apr. 29. — A Angelo Musicti judeo de Cannario solvente

pro quadam compositione seu concordia de .cc. florenis auri pro
quibusdam processibus factis in Curia ducali contra Judeos.
— 100 fl. a.

..[c. 120] mag. 16. — A mag. Petro mag. Petri de Galdo

nucer. dioc. solvente nomine Lilli mag. Johannis, qui
pro compositione dieti castri nuper facta Camere Rom. Ecc.e
tenebatur et adhue in tantumdem. — 767 f. a.

J.[e. 196] Zug. 13. — A ser Antonio de Sellano Syndico Co-

munis Sellani. solvente pro compositione sive laudo, quod dictus
Rector fecit, pro eo quia fuerunt rebelles curie sue et ideo
preparatus fuit exercitus generalis contra dictos SeJlanenses.
— 400 fl. a.



.[c. 126 t.] 2ug. 27. — AVanne Marci de Cannario solvente

pro Com. Cannarii quia in exercitu, ut debuerunt, omiserunt
venire. — 75 f. a.

[c. 127 t.] sett. 9. -— A Lucio Petri de Cannario, solvente
pro Mathiolo filio suo, pro compositione faeta, ex eo quia fece-
rat rumorem in ipsa terra Cannarii. — 3 fT. a.

.— A mag. Paulo Sy monis, solvente pro Com. Collismar-

chionis pro eo quia non fuerunt in exercitum contra castrum
Sellani. — 2 fl. a.

Id. id. pro Com. Monticuli. — 2 fi. a.

[c. 198] Id. id. pro Com. Castagnole. — 6 fl. a.

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L. FUMI

Id. id. pro Com. castri Boni. — 8 f. a.
Id. a Petrutio Phylippi de Collemancio, solvente pro
ipso Com., quia non venerunt bene muniti in prefatum exercitum.

— 15 fl.-a.

68.It. a ser Gentili Francisconi et mag. Jacobo Palum-

bitri de Castrolitaldi, solventibus pro ipso Com., quia in
prefatum exercitum non venerunt bene muniti, ut eis extitit man-
datum. — 12 fi. a.

69.It. a Cicolo Morinde de Gualdo Captaneo solvente pro

ipso Com. pro compositione facta pro dicta causa exercitus, quia, ut
mandatum fuit eis, non venerunt. — 1/5 ft. a.

70. [c. 128 t.] sett. 18. — A mag. Gregorio Raynaldi de Mon-

teleone Camerario terre Trevii, solvente pro ipso Com.
Trevii pro compositione facta, pro eo quia non venerunt in exer- :
eitum nuper contra castra Sellani et Meva li congregatum —
80 fl. a.

71. [c. 129] sett. 27. — A Ranalducio Angeli solvente pro Com.

72.

Nucerié pro facto exercitus Mevali et Sellani ubi non ve-
nerunt sie muniti sicut fuit eis mandatum. — 40 f. a.

[c. 129 t.] ott. 1. — A Pucio Manzini de Spello, solvente
pro compositione facta pro Lippolo etPrist ingano, districtus
Nucerie, pro eo quia, tempore quo Spellani inter se prelia-
bantur, intravit armatus dictam terram et fuit in ipso prelio. —
Dfilia.

T3.0tt. 15. — A ser Bonaventura de Saxoferrato, solvente

pro ipso Comuni, quia non venerunt in exercitum faetum contra ca-
stra Sellani et Mevalis. — 70 ft. a.

74. [e. 181] nov. 12. — A Giraldino de Montefalcone, solvente

(5.

pro compositione facta de Pucio et Mathiolo Angenlli de
dicto loco, pro eo quia dicebatur ipsos traetasse mortem et procu-
rasse quod cum gladio venenato magister Angellus d. An-
dree de dicto loco occideretur. — 176 fl. a.

nov. 18. — A Jucio Bocte de Cassia, solvente pro Com.
Cassie pro compositione facta cum eis, quia non venerunt in exer-
citum contra castra Sellani et Mevali, et quia non ceperant
quosdam exbanditos Curie. — 70 fl. a.

76.[c. 134] 1339, gen. 10. — A mag. Jacobo Nicole de Gualdo

Captan., solvente pro compositione faeta pro dompno The-
baldo, pro eo quia dicebatur fuisse conscius et adiutor quando ET

I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO DS

Petrus Mercatante de Montefalcone voluit ocupare ca-

strum Montisfalconis. — 20 fl. a.
Ti.[e. 134 t.] gen. 26. — A Thomassio Bonelli de Mevali

pro compositione faeta pro ipso Thomassio, pro eo quia contra
mandatum d. Rectoris, cum esset recolta hominum deMevali,
fugit de terra Spelli et nichilominus de processibus factis contra
eam per capitaneum de Montanea. — 20 fl. a.

(8. [e. 135 t.] febr. 13. — A ser Vanne ser Petri de Eugubio,
solvente pro compositione facta pro.... monachis monasteri Cam-
piregii et eorum sequacibus, prout in processu Curie conti-
netur, qui fuerunt ad faciendam brigam in monasterio ipso, cum
d. Franeiseus nune abbas erat in Ro. Curia pro benedictione

persone sue, ratione diete abbatie, ad quam erat electus. — 50 ft. a. i
19.[e. 136] febr. 24. — A Rofino Symonis de Castrobono, 3
| solvente pro compositione facta pro Jacobo Johannis de Li- 1
misano, obblato E. S. Petri de Collemancio, pro eo quia |
dicebatur aecessisse ad monasterium dieti S. Petri et per vim extra- i
here moniales et de contrario per ipsas moniales et eorum licteras |
sic testifieatur. — 2 fT. a. È)
80.[c. 188 t.| apr. 2. — A Cino Vagoli de Mevania, solvente i
{

pro ipso Vagolo, qui habebat in depositum a mag. Petro Sal-
vucii syndico Com. Gualdi et quia ipsum Com. erat, tempore
depositi, et nunc.est, ducali Cùrie exbanditus, compuli dictum
Vagolum ad dictam quantitatem michi nomine Camere solven-
dam. — 478 fi. a.

81.[c. 140] mag. 3. — A Verro mag. Ferri de Orsano solvente
pro compositione faeta de extrinsecis olim castri Ca mori cum alia
compositio fuit facta qui aliquos processus contra se haberi in Cu-

x
B
y

ria dicebant. — 215 /l. a.

82.[c. 141] mag. 29. — A Zacarucio Grelli de Insula Al-
bricorum, solvente pro compositione faeta pro ipso Com., quia
elegerant potestatem ultra formam Costitutionum ducalium. — 72
T6505 :

83.[c. 143 t.] /ugl. 10. — A Gentili Joannoli de Monte-
falcone, camerario dicti Com. solvente pro ipso Com. pro com-
positione faeta pro Comuni generali et pro quibusdam specialibus
personis, que fecerunt nuper rumorem in platea ante hostium palatii
Priorum et pro facto exercitus. — 150 fl. a.

81.[c. 150] 2340, genn. 25. — A Nucio domine Riche de Mon-
tefaleone, solvente pro condempnatione facta et declarata per
54 ^L. FUMI

viam compositionis de ser Francisco, Andriucio, Jaceo-
bucio et Vanillo Phylippoli de dieto loco, pro rumore
nuper in-dicta terra facto cum clamabant: Moriantur foren-

ses! de summa .CL. fl. a- solvit. — 38 f/. a. — It. pro Mas-
siolo et Cocchero Launarducii. — 34 fL. a.
NV

(Est.) Ioan. XXII Spoletan. Ducatus exitus an. 1332
ad 1340, N. 114. |

[c. 1, 2332, novembre 13 — 1340, agosto 6, c. 1 — 95].

1.(Int.) [c. 1] Hie est liber sive Registrum mei Johannis Ri-
galdi clerici caturcen. Vicethesaurarii Spoletan. du-
catus, in.quo quidem libro continentur expense per me facte efc.

2.nov. 13. — In primis... Petro de Castaneto archid. Beluacen.
dieti ducatus Vicerectori per S. R. E. generali pro stipendiis
sibi per dictum d. n. deputatis ratione. officii Reetorie... pro qua-
tuor diebus de mense septembris cum quarta die exitus dieti mensis
exiverit Rom. Cur. ad dietum suum officium exercendum et
pro toto mense octobris prox. elapsi ad rationem pro quolibet die
quatuor fl. a. — 4740 fl. a.

Iohannes Epus ec. dil. fil. mag. Petro de Castaneto
Archid. Beluacen. Capellano nostro Ducatus nostri Spoletani
Vicerectori efc. Cum de tue fidelitatis e£c. — Datum Avinion. viJ
Kal. Septembris pontif. nostri an. sextodecimo.

SEQUUNTUR EXITUS SIVE EXPENSE HOMINUM STIPENDIARIORUM
EQUITUM. NS
9.[c. 11] nov. 29. — Guillelmo de Grepello, soldato et stipen-
‘diario equiti per d. Vicerectorein predictum ad soldum R. E.
conducto ad rationem pro se et equo suo in mense .vuj. fl. a. pro'
uno mense incepto die .xxvIj. mensis presentis, qua die fuit dictus
Guillelmus conductus et finiendo .xxvrj. die mensis decembris prox.
vent. — 8 fl. a.
4.dic. 13. — Johanni Natalis stipendiario equiti... pro duobus
mensibus (dic. 6 — febr. 6) etc. — 16 fl. a. I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO . 59
D.[e. 2] SEQUUNTUR EXITUS SIVE EXPENSE HOMINUM STIPENDIARIORUM ,
PEDITUM: — mov. 15,80. — Coruato-de Mevania Conesta-

bili .xv. famulorum peditum existentium ad custodiam castri Li -
misani.... et pro custodia terre Montisleonis prope dictum
castrum, que tune dicto domino Vicerectori fuit reddita, cum
esset per quosdam alios occupata ad rat. c. sol. pro quolibet in
mense (79 soci). — 100 lib.

6.[e. 2 t.] SandrodeMontefalcone recipienti pro seetPuctia-.
rello Conestabilibus .xvnj. famulorum peditum stantium ad
eustodiam Montis S. Martini 73 lib., 31 sol. et 4 den. cor.

T.[c. 3 t.] SEQUUNTUR EXITUS SIVE EXPENSE PRO CUSODIA CASTRI ple-
bis S. Fortunati: -- Dic. 10. — Manenti Francholi de
Montefalcone custodi plebis S. Fortunati pro se et .v.
sociis suis custodibus dicte plebis pro duobus mensibus (nov. 3-
gen. 3) ad rationem pro quolibet ipsorum, in mense, unum fl. — 72

TU.

8.SEQUUNTUR EXPENSE NUNCIORUM: — Nov. 27. — Martino

-Coectoni, quem ad Rom. Curiam d. n. pape idem d. Vi-
cerector destinavit cum quibusdam licteris factum lige contra d.

"Joannem de Amelio olinmdicti ducatus Rectorem, fa-
ctum et modum dissolutionis dicte lige continentes. — 270 fL. a.

9.nov. 4. — Juliano famulo dicti d. Vicereetoris, quem ad
Ro.Cu. etc. cum licteris... negocium lige quantum ad Eugubi-
nos et Assisium tangentibus etc. — 5 fl. 8 s. e 14 d.

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10. [c. 4] SEQUUNTUR QUEDAM ALLE EXPENSE EXTRAORDINARIE: — Dic. f.
Cum d. Vicerector et ego accessimus Perusium pro reddenda
et tradenda quadam lictera bullata Comuni Perusii pro tractando
negotio dissolutionis lige Assisinat.et Eugubin. Civitatum,
que nondum eamdem ligam dissolverant, pro expensis .xx. Barue-
riorum, quos nobiscum duximus de dicti d. Vicerectoris pre-

cepto, in .v. diebus, quibus stetimus ibidem. — 7 /7. !/,.
11.dic. 7. — Pro una magna caxa et pulera causa reponendi ac con-
servandi pecuniam E., quam ex dicta causa emi. — 6 lib. 13 sol.

4 den. cor.

19. dic. 27. — D. Francisco d. Per Johannis de Montefal-
cone et mag. Guillelmo Orliacii notario dieti d. Vicere-
etoris per eundem vieerectorem ad terras Montanarum pro
recipienda possessione Abbatie S. Eutitii de prope Nur-
S]

L. FUMI

siam et pro facto potestarie Nursie, quam Rector habere
nomine d. n. Pape debet et Nursini eandem aliis concedebant
et pro facto turris Collissidiia dieto Vieerectore Ambas-
siatoribus specialiter deputatis pro predietis, pro expensis..... in
.vinj. diebus, quibus in dieta ambaxiata steterunt. — 22 lib', 3 sol.

-et 4 d. c.

13:

14.

19.

90.

I Em 2

SECUNTUR EXITUS STIPENDIORUM MEORUM RATIONE OFFICII MEI
VICETHESAURARH: — Apr. Í. — A die .xxv.j. mensis septembris
prox. elapsi, quo Ro. cu. que tunc Avinion. tenebatur exivi ad
veniendum ad ducalem provinciam pro dieto meo officio fideliter ex-
ercendo, quod officium exereui usque ad diem presentem ad rationem
pro quolibet die .vj. turon. gross. de arg. etc. et computato fl. a.
pro .xij. turon. gross. arg., quod sic valet in partibus istis et sic
inveni quod computabat et recipiebat precessor meus (in quo spacio
sunt .CLxxxj. dies). — 93 ft.

[c. 6 t.] SECUNTUR EXITUS STIPENDIORUM JUDICUM CURIE DUCALIS.
[c. 7 t.] giu. 16. — D. Ugolino deMontecatino judici et ad-
vocato fisci pro ducali Curia, quem d. Rector conduxerat pro
uno anno ad exercendum offieium advocationis Camere ducalis
et fisci ad rationem in anno .Lx. fl. a. — 20 ft. a.

[c. 7 t.] SECUNTUR EXITUS... STIPENDIARIORUM EQUITUM.

.[e. 14 t.]. — It. it. PEDITUM ET PRIMO FAMULORUM PRO CUSTODIA

CASTRI MoNTIS S. MARTINI.

.|e..16 t.]. — It. it. PRO CUSTODIA CASTRI LIMISANI ET TURRIS MON-

TISLEONIS.

.[e. 17.] If. if. cURIE ET CAMERE DUCALI.

[c. 17 t.] It. it. rFonrALicH plebis S. FORTUNATI.

(c. 19]. — SECUNTUR EXPENSE FAMULORUM PRO CUSTODIA TERRE
Spelli DIE .xrj. MENSISjUNI: Nov. -- Petrazolo Angerilli
de Montefalcone conestabili .xxv. famulorum peditum condu-
etorum pro custodia terre S pelli, quia erat suspicio in eandem ut
curreretur et perderetur.... pro .virj. diebus quibus de mandato dicti
d. Reetoris ad dietam custodiam steterunt, vid. a .11j. die mensis
21;

n2
[on]

ND
-i

ei

I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO T

presentis usque ad .xrj. dieti mensis inclus. ad rationem pro quoli-
bet ipsorum quolibet die, unius anconitani argenti, qui valet .1mj.

sol. rj den. cor. — 48 lib., 2 sol., 6 den. cort.
[c. 19] nov. 2..— xxvij Barueriis conductis de mandato d. Recto -

ris pro mense octobris proxime elasso pro custodia terre Spelle,
quia in principio dieti mensis dictus Rector se de dicta terra, ubi
Curia residebat, absentavit et Spoletum ivit, ad rationem pro
quolibet in dieto mense .v. lib. cort. — 135 lib. cort.

.[e. 19 t.| SECUNTUR EXPENSE NUNCIORUM : — 1333, gen 2. — Ciolo

dieto Toccaterra nuncio abbatis d. Petri in Bavaria,
qui ibat ad Cu. Ro. et portavit quasdam licteras communes d.
Vicerectoris et mei d. n. pp. et d. Camerario dirigendis
factum Roccharum Arronis et castrum Sellani eontinen-
tes. — 1 fl. a.

.gen. 26. — Johanni Giraldi eorerii Regis Sicilie ut

quasdam litteras d. Vicerectoris predicti eidem d. Regi de:
stinaret, factum pacis castrorum Montisleonis et de Conessa
continentes. — 7 fl. a.

.mar. 25. —Johanni de Oratorio familiari eiusdem Vice-

rectoris ad Ro. Cu. qui litteras portavit. d. n. Pape et d. Ca-
marario presentandis, dissolutionem lige Civitatum Assisii et
Eugubii continentes. — 10 ft. a.

9. apr. 27. — Lippo de Florentia et Jacobo de Monteco-

soro cursoribus d. n. pp. qui ibant Neapolim et portaverant
unam lieteram comunem d. Rectoris et mei d. Regi Ro-
berto, statum Spoletan. provincie sibi notificando et facta
eiusdem provincie et nostra officia sibi recommendando. — 4 fl. a.

.[e. 20] mag. 9. — Petro Tendilia clerico Anicen. dioc., quem

dictus d. Rector et ego ad Ro. Cu. destinavimus cum licteris
nostris comunibus d. n. pp. dirigendis, tangentibus pacem S pole -
tan. et ordinaciones, quas ibi fecerunt perusini, nec non pro
magistro Ofreducio de Spello, qui erat pro quibusdam sibi
impositis enormibus in carceribus plebis S. Fortunati de Mon-
tefalcone carceratus. — 70 fi. a.

.mag. 20. — Lippo etc. qui veniebant de Neapoli et ibant ad

Cu. Ro. et portaverunt. unam licteram d. n. Pape, que factum
m. Offreducii tangebat et ambassiatas, quas Perusini conti-
nue mittebant pro dieto mag. Offredutio. — 5 fl. a.

28.[e. 20] /ug. 1. — Martino Coctoni; familiari d. Rectoris

predieti, qui de mandato suo et meo fuit .ad Ro. Cu. destinatus

aet tar n ZE pe te

1
M rea ou
L. FUMI

pro quibusdam lieteris suis et meis comunibus, bonum statum pro-

vincie, et qualiter pro facto Spoletan. Civitatis essemus in-

‘pace cum perusinis continentibus, d. n. pp. destinandis. — 70
fl. a. et 2 ancon. argenti. |

29.[e. 20 t.] Petro Bessona nuncio d. Rectoris predicti, quem

30.[e. 20 t.] nov. 24. — Petro de Castrobono dicto Ceratano:

51

32

ad Ro. Cu. Rector et ego destinavimus pro quibusdam licteris etc.
bonum-statum provincie et silencium Perusinorum de tot am-
bassiatis mittendis pro factis m. Offreducii de Spello conti-
nentihus — 5 fl. a.

ad d. n. pp. et d. Legatum Lombardie destinando cum
lieteris bonum statum provincie continentibus, et faetum occupa-
tionis Montismelionis Ancon. Marchie eisdem d.* n.° et
d." legato dirigendis. — 70 fl. a.

.[e. 21] SECUNTUR EXPENSE PRO AMBASSIATIS. -- Feb. 1. — Quibusdam
famulis quos mecum duxi Perusium , ad quem locum ivi de speciali .

ambassiata d. vicerectoris predicti, ut cum Perusinis faetum

dissolutionis lige Assisin. et Eugubin. procurarem. — 47 sol.
.giu. 16. — D. Hugolino de Montecatino judici et advocato

fisei, pro expensis quas fecit in .v. ambassiatis factis per eum
mandato d. Rectoris ducatus pro faetis Spoletan. pro
expulsione d. Petri d. Cellis de Spoleto ad Com. Perusii,
quas quidem ambassiatas facere incepit die .xx. mensis martii, et

stetit tribus diebus, et secunda vice quinque diebus, tertia tribus,

quarta duobus et quinta tribus. — 19 /ib., 10 sol. cort.

33.lug. 4. — M. Audree de Manso Capitaneo Civitatis Spo-

letan. quem dietus Rector et ego Bononiam destinavimus

ad d. n. Legatum Lombardie pro conflietu ferrarien-.

sium, ad offerendum nos sibi nomine Ro. Ecc. et ad sciendum
si aliquid in servicium Ro. Ecc. facere possemus, qui m. A n-
dreas in dieta ambassiata stetit .xLmj. diebus, vid. a die .rj. maii

usque ad .xij. diem Junii pro 1 fl. a. in die. — 43 f. a.
34.[e. 21 t.] nov. 27. — Petro Rigaldi nuncio, familiari ac do-

EP OL

micello dicti d. Rectoris per eum et me d. n. pape et d.-

Camarario destinando cum lieteris eredencie et multa capitula
pro bono et pacifico statu provincie et Camere Ro. Ecc. sibi
imposita oretenus explicanda, que bono modo licteris explicari non
possent, pro exponenda dicta ambaxiata et expensis et labore ipsius,

prestito in manibus dieti: d. Rectoris iuramento de ipsa amba-

xiata fideliter exponenda et prosequenda. — 2700 fl. a.
Te - ZEE Go di S

I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 59

33.[e. 22] SECUNTUR EXPENSE FACTE PRO PARLAMENTO. — 11 febr. —:
Pro parlamento generali celebrato in Ecclesia S. Laurentii de Spello
et facto convivio, more solito, de omnibus episcopis et prelatis, no-
bilibus et ambassiatoribus ad dictum parlamentum et convivium in
domo monasterii dicte terre convocatis. — 113 f. a. et 24 sol. cort.

36.0tt. 21. — In convivio, facto de omnibus ambassiatoribus omnium
terrarum totius ducatus pro parlamento, quod dicta die celebra-
tum fuit in palatio terre Spelli ad requisitionem Perusino-
rum, quod cum eisdem Perusinis fieret liga et societas in
honorem S. M. E. per homines et universas comunitates dicti du-
catus contra Aretinos, dominos de Petramala et suos

sequaces. — 89 lib., 13 sol. et 8 den. cort. i

BI

8T.[c. 22 t.] SECUNTUR EXPENSE FACTE PRO CERTIS ARMATURIS. — ; /

Feb.1. — Amadoro de Perusio pro .v. coraciis sive platinis, n

quas pro servicio R. E. de dicti d. vicerectoris mandato emi. — |

15 fl. a. i 1

38. Item. Pro aliis .v. coraciis sive platinis quas ecc. emi a Petruccio di

de Florentia in Perusio commoranti. — 10 fl. a. et 40 sol. d:)

_cort. It. Pro .x. cervelleriis. — 7 lib., 10 sol. cort. :

39.mar. 15. — Petro m. Bartholi balisterio de Fulgineo '

pro reparatione sex balistarum et pro cordis et eroquis. — 25 sol.

40.[c. 23] feb. 1. —— Gerardo Bonasegne de societate Bardo-

rum pro uno tapitto, quem pro numeranda pecunia camere
ducalis emi. — 2 f/. a. et 20 sol. cort. :
41.feb. 18. - Ay merico Molinerii pro expensis fecitin Monte
Faleone quando mutavimus Curiam in Spello, pro ven-
dendo blado et aliis parandis que ibi remanebant Cu. Ro. in .xiJJ.

diebus, quibus dieta de causa ibi fuit. — 50 sol. cort.
42, [c. 23 t.] nov. 22. — Quando iviin Marchiam Anconitanam

in servitium E. et d. Epi Mirapiscen. diete Marchie Vicarii
generalis, de mandato dieti d. Reetoris, quando castrum
Montismelioni fuit captum et occupatum per Gorgerium
Guebellinum, cum banderia Ro. Ecc. et cum .v. equis,
quos per me et sociis meis in servicium dicte E. et dicti d. Vi-
carii duxi pro .xy. diebus, quibus eundo, stando et redeundo
fui. — 15 fl. a. cum dimidio.

48.[e. 24| 2334. — SECUNTUR EXPENSE PRO STIPENDIS RECTORIS. —
STIPENDIORUM . MEORUM RATIONE thesaurarie STIPENDIORUM
judicum Camere ducalis (Oddoni de Cortonio le-
60

44.

45.

46.

47.

48.

49.

L. FUMI

gum doctori judiei Cu. generalis ad rat. cr. fl. in an.).
EXPENSE HOMINUM STIPENDIARIORUM EQUITUM (Arnaldo de Roc-
cha conestabili et procuratori .xxv. stipendiariorum equitum).
ExP. HOMINUM STIPEND. PEDITUM (Johanni Angelerii de
Monte Falcone Conestabili .xxuJ.- Barueriorum peditum). —
PRO xvn FAMULIS. — PRO xx FAMULIS PRO CUSTODIA Montis
Martini coxpucrORUM. — It. PRO CUSTODIA plebis de Mon-
tefaleo (4 soci e un conestabile).

[c. 35]. — SECUNTUR EXPENSE NUNCIORUM : — Gen. 6. — Guillelmo
magistri Ruthon. dioc. famulo d. Rectoris qui eundem famulum
ad R. C. destinabat cum quibusdam licteris d. n. pp. dirigendis,
reformationem Civitatis Spoletan. propter ingressum d. Petri
de Cellis continentibus. — 20 fT. a.

febr. 6. — Martino Coctoni id. id. factum lige inter peru-
sinos et ducatanos ac captionem terre Mevanie et statum
provincie ducalis tangentibus etc. — 10 fl. a.

Ser Ciolo de Costa Montismartani, notario Curie
generalis pro expensis factis per ipsum in eundo ecc. Bono-
niam ad d. Legatum Lombardie, de mandato d. Re-
ctoris, qui illuc eum misit ad informandum euudem d. Lega-
tum de rumore, qui fuerat in civitate Spoleti et de reforma-
tione diete civitatis, nec non de liga inter perusinos et du-
catanos contra Aretinos fienda. — 70 fl. a.

[c. 35 t.] mar. 21. — Petro dicto Ceratono de Castro-
bono nuncio ad Ro. Cu. per dietum d. Reetorem et nunc
deputato pro eundo et redeundo et portando licteras d. n. pp. et
d. Camarario statum provincie et faetum terre Mevanie con-
tinentes, ac etiam pro portando d. n. lecturam d. Cini de Pi-
storio. — 10 fl. a.

nov. 18. — Aymerico Molinerii not. Ca. ducal is nuncio per Re-
ctorem et me ad Ho. Cu. destinato cum licteris comunibus
d. Rectoris et mei, ad notificandum statum provincie et novi-
tatem ingressus Guibellinorum in civitate Spoleti et ad
faciendum assignari Camere mMMm.pcc fl. a., quos deposui penes
d. Epum Mirapiscensem ec. — 25 fl.

[c. 36]. — SECUNTUR EXPENSE FACTE IN OPERE plebis S. For-
tunati de Montefalcone — (V. Cod. 122, c. 31 t.).

90,[e. 37 t.]. — DECIMA BENEFICIORUM ECCLESIASTICORUM ducatos

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00 .

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4,

V

I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 61

Spoletan. ET CIVITATIS AC DIOCESIS Perusine: — MMM.DCC.
da
[c. 38] 1335 — [e 41] 1336 — [|e. 57] 1337 — [c. 66] 1338 —

[c. 72] 4339, ag. 6 —. Pro expensis quas fecit d. Epus An-
conitan. qui veniebat ad regendum officium V icerectorie

Spoletan. ducatus. — 2 fl. a.
.ag. 9. — Magg. Petro de Gualdo Captaneo et Caro de

Castrolitaldi ae Jacobucio de Spoleto notariis mit-
tendis per d. Johannem de Amelio ad certas terras duca-
tus, ad videndum et investigandum libros expensarum Commu-
nitatum si que fraudes seu baratarie facte essent per officiales Spo-
let. ducatus, propter quas fuisset Curia et camera dicti
ducatus in aliquo defraudata, pro expensis quas fecerunt. — 6
fl. a., 26 sol., 6 den. cort.

fc. 79] 2340. — SEQUUNTUR PRIMO EXPENSE STIPENDIORUM RECTO-
RIS. — Gen. 1. — D. Thome Epo Anconitano Spoletani
ducatus Vicerectori pro stipendiis sibi debitis et per d. Jo-
hannem de Amelio Sed. ap. nuncium ordinatis et taxatis a die
qua incepit sue Rectorie officium exercere, que fuit .vrj. die
mensis augusti prox. pret. usque ad presentes Kalendas. — 800 fT. a.

Item etc. ad rationem Inj.or fl. a. in die (7 gen. - 19 ag.) ccoc.
LxxxviH f. a.

[e. 80]. — SECUNTUR EXPENSE STIPENDIORUM MEORUM RATIONE OF-
FICHI MEI thesaurarie: — Sett. 15. — Pro stipendiis michi de-
bitis ratione offitii thesaurarie per .viIJ. menses cum dimidio, vid. a
Kal. mensis Januarii usque in presentem diem, et computata una
die plus propter bisextum ad rationem sex turon. grossorum in die,
computato flor. ad xj turon. gross. argenti et 1j sol. cor.: capit in
summa pro dicto tempore ad dictam rationem... — 737 /l. a. et
medium et 7 sol. cor. (In marg: — Qua die recessit de ducatu ve-
niendo ad Curiam).

>. [c. 80] t.. - SECUNTUR EXPENSE JUDICIS CURIE GENERALIS: — Gen. 3

— p. Corado.de Esculo legum doctorij Judici Curie
Generalis Ducatus... pro my.or mensibus inceptis penultima
die mensis augusti et finitis penultima mensis decembris prox. pret.

ad rationem in anno .cr. fl. a. — 50 ft. a.

o(.febr. 14. — D. Petro Ferandi olim Judici Curie ge-

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08.

09.

60.

61.

02.

63.

64.

65.

L. FUMI

neralis pro stipendiis suis sibi debitis pro .xviy. mensibus in-
ceptis in Kal. mensis febr. currentibus annis d. w.ccc.xxxvi. et
finitis in Kal. aug. M.CCC.xxxvinJ. ad rationem .OL. fl. a. in anno,
retento de dieta quantitate per mensem d. R.ndi de Poiolis
tune Rectoris Spoletan. ducatus tertia parte dicte quan-
titatis de beneplacito et voluntate dieti d. Petri et mandato d.
Johannis de Amelio, ascendit summa quam solvi. — 750 fT. a.
[c. 81] apr. 10. — D. Bartholo canonico anconitano Judici
Curie generalis ducatus Spoletan.... pro salario sibi
debito ratione judicature per .n1J. menses inceptos in Kal. mensis
Jan. prox. pret. usque ad Kal. mensis maij prox. vent. ad rationem
.CL. fl. a. in anno. — 50 fl. a.

Item d. Corado de Esculo etc, Judici dicte Curie pro dicto
tempore ecc. — 4 fl. a.

EXPENSE PROCURATORIS FISCI ET CAMERE. -- Mar. 2. — Mag.
Francisco Gucii de Assisio procuratori Camere ducalis et
fisei pro suo labore et stipendio pro causis quas habuit et sustinuit
pro Camera tempore Syndicatus d. Johannis de Amelio, —
10 fl. a.

[c. 81 t.] SECUNTUR EXPENSE HOMINUM ARMORUM EQUITUM. — Gen. 25.
— Nob. viro Arnaldo de Manasio.. pro se et... xj sotiis suis
soldatis equitibus cum xIj equis et duobus ronsinis (dic. 24 —-
apr. 1) ad rationem pro quolibet ipsorum in mense cum equo et
medio ronsino .vitj. fl. a., et sine ronsino .vij. fl. a. — 341 f. a.

[c. 82 t.] SECUNTUR EXPENSE PEDITUM, ET PRIMO PRO CUSTODIA
CURIE DUCALIS CONDUCTORUM. — Gen. 2. — Nino Mathey de
Nucerio conestabili .xxv. famulorum conductorum (dic. 17) pro
custodia Curie ducalis et in servicium R. E. propter multas
suspitiones occurrentes in provincia, ad rationem pro quolibet famu-

lorum .vij. lib. cor. in mense. — 4175 lib. cor.

gen. 27. — Ser Nuto Angeloni de Visso conestabili et pro-
curatori .xxv. famulorum... in servitium R. E. et Curie du-
calis conductorum (dic. 30). — 175 lib. cort. :
Ser Nuto Conestabili dietorum famulorum pro persona sua
cum uno equo pro dieto mense. — 7 f. a.

[c. 84] mar. 5. — Franzolo Puzoli de Montefalcone

dicto Legali, quos de voluntate mea solverat certis creditoribus
Guillelmi Raynaldi olim conestabili famulorum Curie du- A

I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 63

calis, et fuit facta prefata solutio super stipendiis eidem G uil-
lelmo debitis, de quibus idem Guillelmus fecit michi quie-
tationem. — 11 fl. a. A È È *

66.[c. 84 :t.] Predieto Franzolo pro. Bernardone custode
carceris et famulo Curie ducalis ex eadem causa, quia
erat certis creditoribus obligatus et in tantum tenebatur sibi Ca-
mera per .vij. menses. — 8 //. a.

61.mar. 7. — Roffino Symonis de Castrobono Conesta-
bili Barueriorum.... pro se et xxmij.or baroeriis diete Curie (dic.
feb.). | Si
ad rationem pro ipso Roffino pro quolibet mense .x1j. libr. cor.
pro quolibet aliorum .vj. lib. cort. — 468 lid. cort.

68.[c. 85 t.] giu. 15. — Giliucio Acurilli de Mevania Co-
nestabili.xxurj. famulorum per ipsum d. Vicerectorem con-
ductorum ad custodiam castri Montisleonis, cum esset ibi

magna suspitio propter reatinos ac exititios dieti loci... ad
rationem .ir.or flor. a. in mense et pro quolibet aliorum. duorum
1.0 51595750: :

69. [c. 86] ag. 24. — Andree Passari de Mevania de man-
dato d. Vicerectoris Conestabili conducto.... ad custo-

cie lari cms i

diam. castri Montisleonis cum .xxvInj. sociis. — 62 f. a.

D

10.[c. 86 t.] SECUNTUR | EXPENSE FACTE PRO FAMULIS CONDUCTIS IN
EXERCITU FACTO CONTRA CASTRUM Cassie: Ag. 14. — -Lillo
Nucii de Montefalcone conestabili .xxv. famulorum
conduetorum pro exercitu. facto super Cassiam. — 183 lib. et
12 sol.

T1.[e. 87 t.] SECUNTUR EXPENSE FAMULORUM PRO CUSTODIA plebis
S. FORTUNATI ET PALACII NOVI R. E. QUOD FIT IN LOCO OLIM FF.MM.
pe Montefalcone conpucrorum: Gen. 2. — Roffino Sy--
monis de Castrobono Conestabili famulorum existentium
ut supra etc. pro se et.... famulis seu barueriis sociis suis, vid:
pro tribus mensibus, seil. Maio, Junio et Julio prox. pret. ad ratio.
nem duorum flor. a. cum dimidio pro dieto Conestabili in mense
et pro quolibet aliorum unius fl. a. cum dimidio, exceptis Stephano
Franzoli et Martilhaco, qui solum servierunt duobus men-
sibus, se. Junio et Julio ec, — 90 fa;

72. [c. 88] sett. 6. — Nobili Raimundo de Motis, Castellano
fovtalicii plebis, pro stipendio sibi debito ratione castellanie et ej
assignato per d. Johannem de Amelio Sedis ap. nuncium, ut
64

L. FUMI

patet publieo instrumento manu mag. Bartholi de Spello con-
fecto pro .viiJ. mensibus (gen. - sett.) ad rationem in mense .v. flor. a.
pro persona sua, iuxta assignationem predictam. — 4710 flor. a.

74. [e. 88 t.] It. ... pro custodibus efc. ad rationem pro quolibet ipsorum

in mense unius fl. a. cum dimidio. — 768 /{. a.

(5.[e. 89 t.] sett. 8. — De mandato d. Petri de Castaneto tune

ReetorisSpoletani ducatus, Manenti Franzoli olim
Castellano plebis S. Fortunati recipienti pro se et .vIy.
famulis custodibus dieti loci, pro stipendio eis assignato per dictum
d. Petrum ... pro .viij. mensibus cum dimidio (gen. 14- ott. 1)
ad rationem pro quolibet ipsorum .v. libr. den. cor. quolibet
mense. — 332 libr. et 10 sol. cor.

16.{c. 90] sett. 12. — Custodibus nuper palacii novi R. E. de Monte-

falcone pro .virJ. diebus inceptis in kal. mensis presenti set finitis
die .viriJ. dieti mensis in qua fuit eis datus commeatus, cum pala-
cium predietum fuisset per me d. Epo Anconitano Vicere-
ctori ducatus eum rebus et omnibus pertinentiis assignatum ad
rationem solitam, vid. unius flor. a. cum dimidio in mense pro quo-
libet ipsorum. — 9 /ib. cort.

Tí.[c. 90 t.] SECUNTUR EXPENSE AMBAXIATORUM ET NUNCIORUM. —

Gen. 2. — Guilhono de Marthilhaco nuncio eunti ad
Monteinflasconem ad Capitaneum Patrimonii cum
lieteris d. Johannis de Amelio sedis ap. nuncii super
faeto mag. Johannis de Viterbio olim ducalis Curie
Marescalli, ut provideretur super petitionibus contra eum per

provinciales ducatanos porrectis. — 78 sol cort.
18.febr. 19. — Mag. Ay merico Molinerii notario, pro expensis

factis in servicium R. E. in Perusio prod. Corado de Esculo
legum doctore Judice Curie generalis ducatus pro me
thesaurario, familia et equis, cum essemus ambaxiatores ad Comune
Perusii per d. Johannem de Amelio nuncium Sedis Ap.
destinati super reformatione Civitatis Spoletane, in qua dictus d.
Johannes, de mandato d. n. Pape, procedebat et operam. dabat
et ne ab ipsis Perusinis impedimentum reciperet, quia jam, ut
a processibus desisterat, incipiebant rogare, fuimus missi, ut inten
tionem d. n. Pape ac ipsius d. Johannis reformatoris prefato
Comuni specialiter narraremus ; et expendimus in universo, .111J.
diebus, quibus stando, eundo et redeundo stetimus, vid. a die .xv.
presentis mensis usque ad presentem diem, prout in cartulario pre- I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 65

fati magistri A y merici de ipsis expensis facto continetur parti- ta
culariter et distinete. — 54 lib., 2 sol. et 2 den. cor.

(9.mar. 11. — Cursori d. Pape de Campania eunti Neapo-
lim, qui portavit certas litteras et ambaxiatam d. Epi Anconi-
tani Vicerectoris Spoletani Ducatus. — 6 Ancon. arg.

80.[c. 91] mar. 12. — Mag. Hugoni de Biole Capitaneo in
Montanea pro expensis, quas fecit quando de mandato d. Jo-
hannis deAmelio Sedis ap. nuncii ivit Florentiam et
Arecium pro sequestrando et capiendo bona Mucii de As-
sisio, ratione reddita per ipsum Capitaneum, prout parti-
culariter et distincte in cartulario super hoc confecto plenius conti-

netur. — 29 fl. a. 8 sol. 10 den. cort.

81.[c. 91] mar. 21. — Prefato... pro expensis fiendis per eum, qui ivit
de mandato dicti d. Johannis Perusium et Assisium cum
lieteris apostolicis ipsis Comunibus directis pro sequestrandis bonis d
Mucii de Assisio S. R. E. rebellis et condempnati. — 6 f. a.

89.apr. 18. — Francischino cursori de Perusio quem misit
Jaeobus de Choquis cum quibusdam lieteris bullatis ad me,
que d. Johanni de Amelio dirigebantur. — 20 sol. cort.

83.giu. 17. — Guilhono de Martilhaco nuncio eunti ad Cu. Ro.

ex parte d. Epi Anconitani Spoletani ducatusVicerecto-
ris et mei d. n. Pape et d. Camarario super statu provin-
cie et Curie ducalis super processibus, qui dicuntur nulli pro-
pter eonstitutiones d. Ebredunensis non servatas per d. Reveren-
dum de Poioliis olim Spoletan.ducatus Rectorem , et
super facto terre Cassie et Comitis Triventi, qui dictam

terram tenet in ribellionem S. M. E. — 20 ft. a.
84.[e. 91 t.] ag. 6. — Mag. Ay merico Molinerii notario, pro ex-

pensis per eum factis pro me equis et sotiis ac saumaris a die .xxirij.
mensis Julii prox. pret. usque in hodiernam diem pro portandis pri-
vilegiis S. R. E., que in loco fratrum Minorum de Assisio con-
servabantur, que quidem privilegia inde extracta fuerunt per me
cum mag. Contucio notario et Gurone nepote d. Ber trandi
Senterii thesaurarii MarchieAnconitan. de mandato
d.Johannisde Amelio Sedis ap. nuncii et eidem d. Johanni
in abbatia S. Miniati prope Florentiam assignata et tradita
per me, presente Girone predicto, et confectis super hoc publicis
instrumentis, nee non certi processus in duobus coffanis fuerunt
eidem d. Johanni per me portati et traditi, qui processus in for-
talieio plebis S. Fortunati R. E. de Montefalcone con-
servabantur efc. — 79 fi. a. cum dimidio, 20 sol., et 8 den. cor.

9
o ———————— P Low WE E e

66 L. FUMI

85.— Franzolo Puzoli de Montefalcone pro expensis quas
fecit pro ligandis salmis privilegiorum et processuum que fue-
runt portate Florentiam de mandato d. Johannis de Ame-
lio Sedis ap. Nuncii et eidem per me assignata eic. — 6 lib.
et 2 sol. cor.

86.[c. 92]. — SECUNTUR EXPENSE FACTE PRO EXERCITU FACTO SUPRA
CASTRUM Cassie S. R. E. REBELLE: — Lug. 11. — Expendi per ma-
nus mag. Ay merici Molinerii notarii, de mandato d. Epi.
Anconitani Spoletani ducatus Vicerectoris pro necessa-

riis et emergentibus ac expensis factis pro exercitu et in exercitu ge-
nerali per ipsum d. Vicerectorem facto super castrum Cassie
S. R. E. et ducali Curie rebelle, facta ratione cum ipso mag. A y -
merico de dietis expensis factis per eum, etc. — 41 fl. a. cum
dim. et 26 sol. et 9 den. cor.

81.sctí. 9. — Vanni Vannucii de Assisio procuratori d. Lelli
d. Guillelmi militis de dicto loco, qui fuit Capitaneus

i guerre et exercitus facti per dictum d. Vicerectorem de

| mense Julii prox. pret. super Cassiam pro stipendio et labore et
hominum armorum quos duxit, tubicinatorum et notariorum et alio-
rum de societate sua, facta taxatione eidem per d. Epum, ut pa-
tet manu Aymerici Molinerii. — 75 fI. a.

88.— Salvolo Andrioli de Gualdo de, mandato d. Epi pro
expensis quas ipse Salvolus fecerat pro se et aliis baroeriis,
qui secuti fuerunt in exercitu dietum d. Epum super Cassiam

li facto. — 7 fl. a.

89.[c. 99 t.] Domp. Bonoro presbitero de Fulgineo pro expen-
sis factis per eum, quem misi ad prefatos Cassianos antequam

H exercitus predictus exiret de Valle Spoletana contra eos,

H ortando eos et monendo, ut ad hobedientiam S. M. E. redirent, et

| pericula et jacturas et dampna dicti exercitus evitarent. — 8 Jib. cort.

vieron 90.[e. 93] mar. 2. — Mag. Jacobo Vannis de Assisio notario
d. Johannis de A melio reformatoris, pro carta, cera ac certis.
Scripturis de dieti d. Johannis maudato in servicium R. E.
factis et d. n. Pape mittendis, que scripture continent syndica-
tionem Officialium Spoletani ducatus. — 20 fl. a.

91.mar. 1. — Francisco mercatori de Florentia, quem misit
Jacobus de Choquis, de mandato d. Johannis de Ame-
lio, ad caleulandum et videndum rationes meas officii thesaurarii,
ultra expensas quas sibi multis diebus feci. — 5 7. a.
I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 67
92. [c. 94] SECUNTUR EXPENSE FACTE PRO LOCO OLIM FR. MM. DE

Montefalcone pro R. E. auetoritate ap. in perpetuum retento :
— 1336, ott. 10. — Dedi et solvi de mandato d. Archiepi. Ebre-
dunensis de pecunia decime per me collecte Pucitto Jaco-
bicti de Spoleto syndico Guardiani et frr Minorum
Conventus de Montefalcone et d. Conti et Ciolo fratri suo,
Mag. Gentili et mag. Paulo recipientibus pro domibus suis
et pro domo Alleucii Massareni de dicto loco emptis pro
dietis fratribus in recompensationem olim loci dictorum frr. extra
portam dieti castri Montisfalconis etc. — 400 fi. a.

93.1337, lug. 25. — Pucitto Jacobilli, districtus Spoleti,
syndico Guardiani et Conventus frr minorum de Monte-
falcone, pro prima solutione ei facta pro loco olim dietorum frr.
pro R. E. recepta, et pro construendo loco eis infra Castrum assi-

gnato. — 250 fl. a.
94. dic. 28. — Puchetto de Spoleto, Syndico Guardiani et fra-

trum de Montefalcone, pro elemosina seu debito que de man-
dato d. Archiepi Ebredunensis tunc in partibus Jtalie
Sedis ap. nuncii dictis Guardiano et fratribus solutum fuit
pro loco olim eorum perpetuo pro R. E. retento, restantes de summa
octingentorum fl. a., quam summam integraliter de dieti d. Ar-
chiepi mandato cum infrascripta quantitate prefato Syndico,

nomine dictorum fratrum et ex causa predicta solvi. — 750 fl a.
95.[e. 94 t.] 1338, febr. 28. D. Jacobo Gerardi de Mon-

tefalcone, dicto priore de Massa, pro quodam orto quem
emimus d. Rector et ego ab ipso d. Jacobo, confinato a duo-
bus lateribus cum rebus R. E., que olim fuerunt frr Minorum
de dicto loco prope portam castri, et ab alio latere cum fossato
dieti castri, qui ortus erat R. E. necessarius propter fortalicium,
quod facio fieri pro R. E. in prefato loco olim frr. mm. — 8 ft. a.

96.1339, mar. 11. — It. facta et calculata ratione cum Franzolo
Puzoli de Montefalcone factore, super hedificio palacii novi
quod fit in servicium R. E. in loco olim frr. mm. etc. a die .xxvrij.
mensis septembris dicti an. M.CcCC.xxxvij, ind. v. usque in diem
.Xxvir. mensis februarii an. pres. etc. — 6188 lib., 18 sol. et 10 den. cor.

97.[c. 95]. — SECUNTUR EXPENSE FACTE PRO Plebe DICTI LOCI} —
1340, Giugn. 17. — Venture Schate de Montefalcone

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68 L. FUMI

pro una petia terre, quam emi ab eo pro R. E. eum multum indi-
geret eadem E. pro castro Plebis S. Fortunati de Montefal-
cone, que confinata est ab uno latere cum fossato plebis predi-
ete, ab alio latere cum rebus diete plebis, et ab alio latere cum
rebus filiorum Antonii Thomassii et alia sua confinia etc. —

15 75-a.
98.ag. 25. — It. facta ratione cum Franzolo Puzoli dicto Le-

gale de Montefalcone, factore edificiorum seu castrorum
plebis S. Fortunati et palacii novi olim frr. mm. ete., a die
.v. mensis martii an. d. .MCCCXXXVIHII. usque. ad diem .xxVIII. mens.
decembris ipsius anni efc. tam de hiis que ipse Franzolus de
mandato et beneplacito meo exegerat, quam de hiis que realiter sibi
tradidi pro dietis hedificiis, mille quadraginta duas libr., xruJ or.
sol. et, viJ. den. cort., de quibus sibi specialiter numeravi et tradidi,
sieut de residuo predicte summe apparet in dicto libro per dictum
Franzolum michi assignato. — 2971 lib. cor.

99.[e. 95 t.]. — SECUNTUR EXPENSE CERTARUM BALISTARUM IN SERVI-
CIUM R. E. ET PRO TUITIONE AC DEFENSIONE SUPRADICTORUM LOCO-
RUM EMPTORUM: — 1340, giu. 28. — Meucio mag. Phylippi
de Assisio pro .xvny. balistis de turno, quas ab eo emi ad ser-
vieium R. E. pro eastro plebis S. Fortunati de Montefal-
cone et palatii novi precio ad bonam extimationem pro R. E., cum
valeant bene duplum. — 25 /7. a.

100.ag. 6. — Franzolo Puzoli de Montefalcone pro expen-
sis quas fecit pro parandis balistis predietis et fortalicii plebis, ac
pro cert's lignis necessariis ponti dicte plebis et pro aptatione ipso-

rum lignorum. — 9 lib. 19 sol. 4 den. cor.

101. It. dedi et solvi pro .ox. foliis auri fini pro pictura ymaginis
portals plebis S. Fortunati de Montefalcone. — 7
fl. a. et 12 sol., 6- den. cort.

It. pro sex libris candelarum sepi pro dieto opere. — 72 sol. cor.
It. pro duabus libris terre rubee. — 20 denm. cor.
It. pro duabus unciis virnice liquide et vasicto. — 79 den. cor.
L. Fuüwir.
——À————— riva
n 4 Per n

KBEEbE AZIONE

DELLA

ESSA IT P-uEUG LA
(6 gen. 1522)

(Cod. Urbin. 921)

Come venne a morte, il primo dicembre 1521, alla impen-
sata di tutti, Leone X, subito il duca Francesco Maria della
Rovere deliberó di recuperare lo stato, dal quale quel ponte-
fice, con tanta ingiustizia, lo aveva discacciato. Lo seguirono
Sigismondo Varano e i Baglioni, messi fuori dalle loro città.

Malatesta e Orazio, specialmente, erano, più di tutti, in ar-

dore: avevano da vendicare Giovan Paolo loro padre, che
preso a tradimento d'ordine del Papa, racchiuso in Castel
sant'Angelo, messo alla tortura, ebbe mozzo il capo. Perugia
era caduta nelle mani di Gentile Baglioni loro zio, e a Pe-
rugia miravano. Ambedue i fratelli militavano ai servizi della
repubblica di Venezia nella guerra di Lombardia contro le
armi imperiali e pontificie. Malatesta conduceva una compa-
gnia di uomini d'arme in Verona. Orazio era Capitano. di
Brescia. Con vive istanze si fecero a sollecitare la licenza
dal campo (1). Ma i Veneziani si trovavano, in quel momento,
à disagio, per le disfatte di Lombardia. Il Conclave non
avrebbe tardato a raccogliersi. Non volevano tagliarsi la via
intieramente ad una intesa con la Santa Sede. Favorire aper-

(1) Le memorie di Teseo Alfani, in Arch. Stor. Ital. vol. XVI, pagg. 245-319, dànno
molte notizie particolari. M. Sanuto però le completa maggiormente nel vol. XXXII.

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0 L. FUMI

tamente le mire dei ribelli pontifici non sarebbe stato pru-
dente. Quindi la diplomazia prendeva tempo a decidere e ri-
mandava laffare al Consiglio. Allora Orazio, impaziente di
indugio, risolse, senza attendere dell'altro, lasciare la con-
dotta. Abbandonò Brescia e corse a raggiungere il fratello in
Verona, dove aveva fatto capo il duca di Urbino.

Chi favori subito i ribelli fu il duca di Ferrara che erasi
trovato in rotta con Leone X. E da Ferrara Francesco Maria
con Orazio e con Malatesta, in compagnia di soldatesche e
di conestabili francesi, unito allo Scanderbek, si dirizzó con 4
pezzi d'artiglieria alla volta del suo Stato. Lo attendevano
con simpatia i suoi antichi sudditi. Ad Urbino avevano get-
tato dalle finestre il Governatore pontificio; altrove pure in-
sorgevano. Malatesta fece le prime bravure in quell’ andata,
aprendo il passo. Dei successi dell'impresa non tacciono le
storie (1),.e anche come Perugia fosse presa, lo dice il cro-
nista Teseo Alfani e ne tocca lo stesso Niccolò Bontempi, cro-
nista sconosciuto, e fatto noto nel nostro Bollettino prece-
dente (2).

Questa presa di Perugia non fu cosa da poco. Ebbe tutto
il valore e tutta l’importanza di una rivincita della parte
francese sulla parte pontificia, dopo la sconfitta di Milano.
Si sa che il cardinale de’ Medici, anima di quella guerra che
si combatteva nell’ alta Italia, per assicurarsi Firenze, aveva
fatto il conto di cogliere al passo i Baglioni e il Duca sotto
Perugia, senza lasciare, non di meno, intentata la via per un
accordo che abilmente conduceva un Commissario del Sacro
Collegio, l arcivescovo Orsini. A fianco di Gentile Baglioni,
signore di Perugia, stavano le milizie fiorentine con Vitello
Vitelli. Invece, le armi ducali composte di una compagnia
di uomini d’arme e di 1500 fanti, sebbene accresciutesi con

(1) LeoNI, Vita di Francesco Maria I della Rovere, Venezia, 1605, pag. 281, —
UGOLINI, Storia dei conti e duchi d' Urbino, II, pagg. 223-225.

(2 Vol. V, pagg. 681-715. — Vedi anche M. SanuTO, vol. XXXII, pagg. 214, 215,
216, 217, 248, 249, 252, 253.

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RELAZIONE DELLA PRESA DI PERUGIA 'ü

gli aiuti di Camillo Orsini, cognato di Malatesta e di Orazio,

e con quelli di Pirro Gonzaga, nonché di 1000 fanti del conte

(Guido Fiumi, si trovavano sempre di molto inferiori.

Con tutte le notizie che ci soccorrono per le storie lo-
cali e generali, tuttavia ci restano sempre ignoti i partico-
lari del fatto, che fu audace a concepire, importantissimo a
compiere. Ce li racconta, ad uno ad uno, l'anonimo nella
scrittura che diamo qui, tratta da un Codice Vaticano del
fondo Urbinate (n. 921).

Non sono più che 24 paginette di scrittura sincrona che

appare mancante del fine. Non possiamo sapere chi la det-

tasse. La si direbbe uscita dalla Cancelleria ducale, poiché
vi si sente la perfetta pratica di un uomo che viveva molto

da vicino al Della Rovere e che lo seguitava, passo passo,

nel campo, e in Lombardia, accompagnandolo fin sotto Pe-
rugia.

Ogni fatto è raccontato con quella precisione che sa
usare chi solamente si trova sulla faccia dei luoghi. Lo stile
dà tutta la forma e tutto il carattere di un resoconto uffi-
ciale alla narrazione, che anche dalla lingua, meno propria

del parlare perugino, fa sospettare un cancelliere di Fran-

cesco Maria; forse quello stesso che ne distendeva il car-
teggio ordinario: tantochè, confrontando le lettere firmate dal
Duca con la presente relazione, vi si ritrovano non solo in-
contri di pensieri, ma anche somiglianze di modi e parole,
come ripetizioni della stessa penna.

Ho detto che la relazione, in fine, appare mutila. Certo,
doveva seguire alle ultime parole una lettera del Duca;
una lettera informativa. L'amanuense o aveva in animo di
riferirla, e trascurò di farlo subito, e poi non pensò più alla
cosa; ovvero, l'ultimo foglio del codicetto che la recava,
andó smarrito. Ad ogni modo, non mi pare fuori di oppor-
tunità unirvi due lettere ducali, l'una o l'altra delle quali
non é inverosimile che fosse li recata a chiudere e suggel-
lare il racconto.

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Guido Baglioni.
Giampaolo

Carlo detto Barciglia .

Giampaolo suddetto

Dominio papale

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Gentile.
Malatesta .
Orazio .

Dominio papale
Malatesta suddetto .
BLACcciom st

Ridolfo.

Dominio papale .

1488
15290
1502

1503

1506

Infine, a maggior chiarezza per gli studiosi di storia pe-
rugina, diamo qui la successione dei Governi e la discendenza
dei Baglioni, i quali, dal 1488, erano diventati potentissimi,
e dominarono Perugia quasi per un secolo e mezzo.

1500
1502
1503

1506

1513
RELAZIONE DELLA PRESA DI PERUGIA 13

Ascendenti di Malatesta II. Baglioni.

PANDOLFO
ucciso 1393

|
MALATESTA sposa
Giacoma f. di Braccio
Fortebracci -- 1437

|
Nello -- 1457
|

sl
| Galeotto Niccolò
| * 1460
| Atalanta
I
5] | | |
Braccio -- 1479 Carlo 4- 1464 Guido Sforza RIDOLFO
| 1500 ucciso 4 1501
Grifone -|- 1477 Oddo -- 1478 | d
Grifonetto Carlo detto |
7 1500 ucciso Barciglia -|- 1z18 |
|
| | |
Galeotto Sforza Braccio j
+. 1559 |
| |
Filippo |
|Inatt. ) |
| [ |. |o
Astorre Adriano Gisinondo Ottaviano M. Antonio Gentile
sp. Lavinia detto ucciso 1500 -; 1494 vescovo
Orsini 1500 Morgante | d’Orvieto
ucciso 1500 ucciso 1502 sp. Giulia
Ercole (nat.) Vitelli
vescovo ucciso 1527
d'Orvieto |
<| 1520
Adriano Astorre
+ 1572 T 1571
| [ES | | ed EE Rel
Malatesta Orazio Troilo GIAMPAOLO Simonetto Ludovico Sforzino
vescovo decapitato 1520 ucciso 1500 (nat.) (nat.)
di Perugia
1501 -- 1506

|
MALATESTA II

1531

|
Ridolf, -| 1554

|
ORAZIO -- 1598

Giampaolo
+ 1540

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L. FUMI

Bibl. Vatic. Urbinat. N. 921, c. 1-24.

In questo libro si contiene la recuperatione del stato dal Duca
F'rancesco Maria et la guerra di Perugia fatta da lui per

amore di Malatesta Baglione et la presa di Perugia da

| esso Duca et i successi particulari del suo stato nella recu-
| peratione di esso.
!

l| [cd] Essendo, circha l'ultimo di octobre .M.p.xxr., arivato
| | el Cardinale Sion (1) nel campo ecclesiastico et imperiale,
IE allogiato per alhora sopra la riva di Oglio, all' incontro
"Me di Gabioneta, con uno socorso de dodicimillia Svizeri,
| | Monsignor di Lautrech (2), che era allogiato a Rebech et
l Ponte Vico, com le gente di Franza et Venetiane, necessi-
| tato anche da li Svizeri, che haveva seco, el primo de no-
i | vembre partì et andò in Cremona com tutto lo exercito;
il et fra tre giorni, poi, caminò alla volta di Adda, per
prohibire el passo alli inimici ; li quali, anchora elli, le-
vati qualtromillia Svizeri et mandati in Romagna alla
cura di le terre ecclesiastice, passorno Oglio et per Ghie-
radada se conduxero a Rivolta.

I oder Alli xiij del dieto, el martedì a nocte, venendo il mer-
cordì, havendo el Signor Prospero promessi circha doi millia
fanti, tra’ quali vi erano molti Schiopetlieri, pér divertere
el passo, li feci passare a Vauri (3), circha doi hori nante
giorno. Dove, per l’alteza di le ripe, vi era poca guardia ;

cioè alcuni homini d’arme de la compagnia del signor Go-
vernatore di Genova (4); li quali, per il poco numero, non

; (1) Sion o Sedunense, cioé il cardinale Schinner, alla venuta del quale col rin-
ili forzo degli Svizzeri, nel campo pontificio e imperiale, il Papa Leone X attendeva di
HIHI fare la giornata coi Francesi.

IM (2) Odetto di Foys, maresciallo di Francia che si intitolava auche signore di
; Corregio, Luogotenente del Re di Francia in Italia.

(3) Vaver, ossia Vaprio d'Adda, dove il 13 novembre 1521 fu la battaglia con la
peggio de’ francesi e de’ veneziani e a vantaggio de’ svizzeri e pontifici condotti da
Prospero Colonna i quali passarono l'Adda.

(4) Cioè Ottaviano Freguso.
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————————

TELAZIONE DELLA PRESA DI PERUGIA (5

polero ressistere alli inimici, benché nel combattere faces-
sero il debito ; et advisorno subito a Monsignore di Lau-
trech, secondo havevano hauto in commissione di fare; et
benché sotto Monsignore dello Scudo (1) li fosseno man-
dati in socorso quatricento lancie et circha 4 millia fanti
aventurieri francesi, non perhò li doi millia, dalli inimici
forno rebuttati, sì perchè li fanti francesi non volseno com-
battere, commo, ancho, perchè li homini de armi poco o
nulla li nocevano ; com ció sia che li inimici se retiravano
in elle case, dove li cavalli non potevano operare; et li
inimici se valevano con li schioppi, dalle porte et fenestre,
contra loro ; così se slette tutto il giorno, nel quale se
posseva reforzare il socorso francese et al certo rompare
li doi millia, che seria stata evidente victoria della im-
presa: il che non solo da Lautrech non fo exeguito, ma
la nocte sequente levó il campo dalla riva di Adda et
conduxe lo exercito dentro da Millano, dove, per expettare
li inimici, atese a fortificare nelli borghi et distribuire
tutto lo exercito per epsi, secondo più li parve.

Li inimici, de poi, passorno Adda, havendo giettato il
Ponte sotto Rivolta, e gionsero a Marignano, et de li poi
spinsero a Millano, tra Porta Romana et Porta Ticinese,
dove la strada di fora era più alta che li ripari: et a uno
molino, vi era um muro, che traversava, per il fosso, alla
dieta strada : vedendo, adoncha, li inimici la oportunità,
il loco mal riparato el con poca guarda, pigliorno il tempo
bono che li presentava la fortuna ; così com la banda di
schioppettieri, animosamente, circha hori xxm, a di xix
dicto, il martedì venente il mercordi, guadagnorno li ri-
pari, et per il dieto muro intrando nella casa del molino,
se forlificavano ; et talmente, a poco a poco, se ingros-
sorno, che poi introrno in Millano per la Porta de la Cit-
tadella. Così Francesi persono Milano com trentaquattro
pezzi di artegliaria grossa et circha cento archibusi : et

(1) Così tradotto il nome del signor di Le Scut (Tommaso di Foys) fratello del

visconte di Lautrech.

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L. FUMI

alle quattro hore di nocle messisi inseme, andorno la nocte
a Commo. Fo, in questo asalto, presa il signore Theodoro
Trivultio, disarmato, sopra di una arulella, et essendo Go-
vernatore dello exercito Veneto, et multi altri della gente
di quella Illma Signoria che non se unirno inseme.

Da Commo, poi, partì Lautrech alli xxr, lassando alla
guardia di quella Città Bovetta (1) con certa compagnia,
et gionsi al Lecho: et de li ad una villa in Bergamasco (2):
di li poi passato Oglio a Palazolo di Bressana (3), et di
li a Quinzano, dove fo resoluto far l'impresa di Cremona,
dove già era entrato (4)..; così la nocte passando Oglio, a
Pontevico, et la matina seguente intrato per la roccha com
le gente di armi senza alchuno fante, cacciò li inimici. Di
poi, per provisione di epsa, vi lassò dentro el Marchesi de
Saluccio (5), il conte Pietro Navarra con circha quattro-
cento lancie, et di poi il signore Federigo da Bozolo con
gente a piedi et a cavallo et com artigliaria, havendo
lui lassalo Parma per commissione di epso Lautrech.
El quale, uscito poi di Cremona et ripassato Oglio, a
Pontevico, con parte dello exercito, fece doi allogiamenti
per i lochi vicini, distribuendo continuo le gente in
guarnigion all’ordine che per il bresciano gli dava meser
Andrea Grillo, generale Proveditore del Senato Veneto.
Et di poi se fermò a Lunna (6), terra assegnaloli per la
sua persona propria.

Francesco Maria Duca di Urbino era seco, non lo
havendo mai abandonato in li frangenti occursi ; et alli
cinque di Decembre, essendo il predetto signore Duca a
Magusano, loco di frati di s. Benedecto, dove era andato

(1) Forse di Boneval.

(2) A Geradadda sul Bergamasco; ma corsa voce che i nemici uscivano da Mi-
lano e venivano alla sua volta, si reco invece a Palazzuolo.

(3) Forse dovrà leggersi del Bresciano.

(4) Lacuna. Forse dovrebbe riempirsi col nome de Le Scut, il quale era entrato
nel castello di Cremona a di 25 novembre.

(5) Michele Antonio Marchese di Sa uzzo.

(6) Lunato nel Bresciano. RELAZIONE DELLA PRESA DI PERUGIA T

a diporto, havendo seco il signor Oltavio Ursino et altri
signori et Genlilhomini francesi, dove ancho li anni pas-
sali haveva hauto adviso della morte de Lorenzino, hebbe
nova che PP. Leone laborabat in extremis. Cosi tornato
a Lunna la malina seguente, a” sei del dicto, hebbe la
certezza de la morte successa il primo dì de dicembre
.M.DXxI., la Domenica, a hore seple, venente il lunedi,
senza confessione o altri sacramenli ecelesiastici (1). Per
[c. 4 r.] il che, in quel di proprio .6. dicto, obtenuta la banda del
Governatore di Genova el licentiatosi da Lautrech et dal
Grillo, se mesi in camino et gionsi a Verona ; dove so-
pragionse la signora sua consorte (2) et dimorò doi
giorni, sollicitando li signori Baglioni et molti altri amici,
che voluntariamenle il seguitavano : et premesso al Col-
legio, a Roma, Io: Maria dalla Porta, Modonese, per
excusatione del suo tornare a casa (il qual, poi, per .xin.
giorni fu ritenuto dal Conte Guido Ranghona in quella
ciltà et impedito, contra jus gentium, allo andare alli su-
periori), fra doi giorni, poi, se conduxe a Ferrara, dove
dimoró tanto, che le gente cominciorno a passare nel fer-
rarese. Di poi se licentiò da quello Illo Duca com qua-
tro falconetti hauti da sua Eccellentia im presto (3); et
imbareato le fantarie, con la sua fameglia, venendo per
Po, in barcha, se conduxe ad Argento, et de li a Lugo ;
[c. 4 t.] dove fo necessitato dimorassi doi giorni per provedere al
condurre le arligliarie et che le gente tutte se unissero
inseme (4). Cosi al tutto dato ordine, et obtenuti per a-

(1) Così anche il Panvinio e i continuatori degli annali del Baronio, ma che si
fosse confessato due giorni innanzi, il 20 novembre, quando gli prese il colpo, appare
dalla lettera di Geronimo Bonfio da Roma del 5 dicembre 1521, in Sanuto, e da altra,
ivi, dello stesso giorno: « Et morse confessato, et non dicea mai altro a li sui came-
rieri che li era intorno, se non: « Pregate Dio che viva, che beati vui!... » Tornò a
confessarsi prima di morire e prese l'olio santo da lui richiesto.

(2) Leonora Gonzaga.

(3) Lettere del 12 dicembre da Ferrara a Venezia annunziavano che il Duca Fran-
cesco Maria era partito da Ferrara con i francesi e altre genti in buon numero.

(i) Arrivò a Lugo il 14: ne ripartì il 16. Di là chiese alla Repubblica di Venezia
qualche legno armato o almeno desse, sotto mano, qualche po' di denaro a Domenico
Giorgio, ricercato dal Duca a venire in aiuto alla sua impresa. Insisteva per avere
munizioni, armi e pieche per armare i suoi sudditi.

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18 L. FUMI

morevolezza le vietuarie da la comunità di Cotignola, gionsi
la sera a Villa Francha. Il seguente giorno alloggió nelle
ville alle mura di Cesena ; di poy a Ganvignano, distribuendo
le gente a battere S.to Arcangiolo et altri lochi et ville
lì vicine. Li homini di s.to Vignano, contra la promessa
vicluaria et data fede, non solo la differivano, vedendovi
essere rimasto con pocha gente, ma la negavano, pen-

sando tutto lo exercito esser passato; ma giongiendo il
Signore Malatesta Baglioni retroguarda con l’artigliaria,

trovandoli pertinace et obstinati in servare quanto promesso
[c. 5 r.] havevano, et che non solo manchavano, ma da le mura
con schioppi damneggiavano le sopragiongente gente, tal-

mente che quelli sdignorno, el, senza saputa el contra
voluntà del predicto signor Duca, attacorno la bataglia,
et in forma, che in un momento erano per intrare dentro.
Et già tutto lo exercito concorriva, quando sua signoria,
desiderosa di conservare il loco et che non si dannegias-
seno li lochi della suddecta Eccellentia, comparsi dove
la bataglia era atacchata; et girando il Castello, viddi
aleuni di quelli di dentro alle mura, li quali cognoscendo
il pericolo loro dello honore, della roba et della vita, do-
mandando venia, gridorno misericordia ; el che fu da lei

gratamente concesso, pigliando cinque obstaggi de loro,
[c. 5 t.] con conditione solum dessino le victuarie, et fora dil Ca-
slello. Cosi facto, fece ritirare le gente, et il loco fo con-
servato illeso, affermando la certa rovina loro essere ob-

viata per bontà di sua signoria. L'altro giorno, con ciò
fusse che tutto il stato et ducato di Urbino fosse reducto
alla devolione de quella, spinse Benedecto Giraldo da
Mondolpho con una banda di cavalli alla volta di Pesaro
et Horatio Florido da Fano alla volta del Vicariato et
Senogallia, et con el resto delle gente la sera allogiò so-
pra Arimino nel Monte della Scolcha (1).

(1) Dalla Scolca il 20 dicembre il Duca avvisava Venezia che lo Stato già tutto
era a sua devozione, eccetto Pesaro e Sinigaglia, dove non erano che pochi fanti del
paese, e San Leo.
[6556.1]

65,650.

EC]

(1) Così il testo, per exceusaronsi.

RELAZIONE DELLA PRESA DI PERUGIA 19

Alli xx de Decembre, essendo Benedecto arivato in
quello di Pesaro, non potè consequire Gradara, commo
se credeva; del che subito delle adviso a sua signoria,
preponendo la pertinacia del Castellano et di quelli ho-
mini: il che donò summa molestia nell'animo de sua si-
gnoria : perhò la matina, alli xxi dieto, voltando lo exer-
cito alla banda di sopra, intra Urbino et Pesaro, in lo-
chi propinqui et acti a poterli in un subito convenirli
inseme, se pose alla volta di Gradara con circha doicento
cavalli et una banda di schiopelieri a piedi, et propin-
quatosi al loco circha doi miglie, incontrò li homini del
loco, promessi la sera avanti a sua eccellentia, errata da
loro, nel camino, per strada diversa. Li quali con summa
letitia excusandosi (1) de non se havere voluto dare a Bene-
decto, sì per burlare seco, como per non si dare ad altro
che a sua signoria, necessitata a fare quel camino per
le cose di Pesaro. Così intrò nella terra et nella roccha,
aceptata da quel Castellano et homini con universale
contento et singulare lelilia.

Alli xxii dicto, partito da Gradara con la medesima
compagnia, se invió alla volta di Pesaro, et gionto al'ho-
starie di Fonte Caprile, propinque a Pesaro, fece qui
fermare tutta la Compagnia: et electi circha quaranta
cavalli, passó el fiume dicto la Foglia, alla volta di
Porta Corrina, che va alla via di Urbino; et firmatosi
non molto distante da li mura, mandó un Trombetta alli
cittadini com dimandarli, o che mandassino fora alchuni
de li loro a parlarli, o loro lo ascoltassino dalli mura.
Fece. il trombetto quanto haveva in comissione; et la
Città consigliò sopra la proposta; et conclusono, quatro
Imbasciatori che andasseno a sua signoria, prima da
quella asecurati, commo forno; ciò è, Meser Camillo Sam-
peroli, Mastro Hieronimo Ubanzolo phy.e°, M.r Iaco-
metto Ubario et Piergiorgio Almerigo: li quali intesero
la dimanda di sua signoria, et hauta risposta, escusan-

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merde o are LA por amt bte e pl 7 [ess

[6:-S«T:]

L. FUMI

dosi com allegare che "| tutto facevano per non manchare
del debito et honore lóro, et in ultimo dimandando ter-
mine, il che fo negato, ritornorno dentro con la risposta
el adimanda de sua signoria. La quale apena intesa da
quel Populo, per summa tenerezza el singulare fede
verso lei, lutti cominciorno a gridare: Feltro F'eltro,
Duca Duca! In el qual tempo concluseno alchuni capi-
tuli; et ritornati fora li detti Oratori con Ser Ber."° di
ser Gasparre, cavaliere della Comunità, oblennono grata
et libera signatura di quanto adimandavano. Così la sera,
circha hore xxnn, intró in quella Città con summo et

generale contento et incredibile letitia (1).

In questo tempo medesimo, il signor Sigismondo Ma-
latesta el ricerchò sua signoria de adiule per reintrare in
Arimino, et dal Gubernatore de quella Città pregato, non
li lo volesse prestare, negò lo udiuto al signore Sigismondo
et al Gubernatore : oportunamente risposi, chiarendolo che
lui cerchava solum casa sua, et commo bon figliolo del
Collegio et santa Ecclesia, non era per dare favore al pre-
fato signore Sigismondo. Di poi, per un’altra sna, inten-
dendo purre ch'il signore Sigismondo perdeva più avante
lo adviso al dicto Gubernatore, excusandosi ch’ el tutto
seria senza lo animo et contra et volere suo, et commo
era parato per conservalione di quella Cittade in favore
de s." Ece.*, dil che, per lettere de epso Gubernatore,
non solo ne riportò ringratiamenti, ma laude el commen-
dalione. Si apresentó, non dimeno, epso signore Sigi-
smondo alli mura de Arimino: fo audito dalli cittadini,
el senza effecto di aleuno suo pensiero, parli excluso.

In questo ancho medesimo tempo, tutto il Vicariato
tornó alla devotione del prefato Duca inseme con il Con-
lado de Senogallia, secondo, per Horatio, in nome di sua

(1) La duchessa d' Urbino partecipava la vittoria di Pesaro al nunzio in Venezia,
da Mantova, ai 26 dicembre; ottenuta con solo 500 cavalli leggieri: « De tutte le cità
del Stato é uno concorso de homini et victuralie incredibile, e tale che bastaria ad
uno exercito de 20 milia persone ».

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RELAZIONE DELLA PRESA DI PERUGIA 81

signoria, quelli homini forno recerchati. Stava pertinace
Senogallia, dove solo erano homini del signore Giovan
Maria Varano da Camerino; perhó disegnando doi colpi
in un sol tracto, ciò è il remettere il signor Sigismondo
suo nepote in Camerino, et necessitare quelli erano in

[c. 8 t.] Senegallia per tema delle proprie case ad abandonare et
rendere quella Cittade; poichè un giorno se fermò in
quella Città et dette ordine per acquisto della roccha,
voltó l'animo contra il prefato signore Joan Maria: cosi
partì da Pesaro alli .xxmr., voltanto tutte le gente a quel
camino, et gionse la sera a San Longarino (1).

Alli xxv, audite le tre messe per il giorno Natale
del nostro signore Idio, passò il Metaro, et lì com una
banda di cavalli, ordinò ch'el signore Sigismondo suo
nepote caminasse allo acquisto de Camerino, suo paterno
stato; et lui, quel giorno, incontrato de hora in hora
dalli Populi del Vicariato con tanta letitia et gaudio, che
per tenerezza, nel summo contento, altro non se vede-
vano che lacrime sì de li vassalli, commo delle gente

[c. 9 r.] dello exercito inexpectato, che, per doi volte, correndo
per le valle, com alta voce pregò che fosse expectato.
L'aria rimbombava per il grido de Feltro Feltro, Duca
Duca, di maschi et femine, picoli et grandi; et molti
dixero: ad Dominum cum tribularer clamavi et ezaudt-
vit me; altri: haec est dies quam fecit Dominus, in
qua natus est et nos liberati sumus.

(1) La narrazione ha una coincidenza con le stesse parole del Duca da Fabriano
ai 28 dicembre, al nunzio in Venezia: « Di poi che cum tanto contento del mio po-
pulo pesarese intrai in quella citade, voltai l'animo a le cose di Senegaglia, et inteso
che in quella cità non vi erano salvo che gente di Camerino, terminai voltare lo exer-
cito contra il signor Gioanmaria, et cosi in un sol tratto fare doi bonissimi effecti,
cioé rimetere in quel Stato lo illustrissimo signor Sigismondo mio nepote et levato
di Camerino il prefato signor Joanmaria, necessitare quelli che erano dentro Sene-
gaglia per dubio de le proprie cose, uscire da la difesa di essa, et io piü facilmente
consequirla. Cosi voltaniomi a quel camino, Dio ha donato effecto al bisogno mio;
però che il prefato signor Gianmaria, inteso come andava a li danni suoi, et senten-
domi appropinquare la nocte passata, a le octo hore partì, lassando la citade in ar-
bitrio de quelli citadini »...

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82 L. FUMI

Cosi con questa letitia piena de dolce lachrime,

gionse al Monclavio, et con la medesima contentezza, alli

Xxxvj, alla Pergola; alli xxvij, a Saxoferrato; de dove,

per spalle del Signore Sigismondo che già caminava,

spinse il conte Ugo con le gente d'arme della banda del
Gubernatore de Genova, et una banda de fanlarie. Alli

xxvnj, partendo da Saxoferrato alla volta de Fabriano,

[c. 9 t.] hebbe per via lettere dal Signore Sigismondo commo
era entrato in Santa Anatoglia, et che essendosi la nocte

prima, alle otto hore, partito il Signore Giovan Maria

de Camerino, sperava la medesima sera fare l'intrata
in quella cittade; perchè già li cittadini li havevano.
mandato ad incontrare et a presentare le chiave; et che
havendo preso. tutte le moglie et famiglie di quelli Ca-
mertorii, per loro lettere et per huomini che allhora ve-
nero a sua Excellentia da Camerino a questo effecto, a
posta a loro dirizati, se mandava a dire che lassassino
Senogallia in mano di sua Excellentia, sotto minaccie
de rebellione, abrusciamento di case et prigionia di mo-
glie et figlie. Forno così questi mandati expediti a Se-
nogallia a cavallo, commo in viaggio se trovava, et la

[c. 10 r.] sera se gionse in Fabriano, dove se hebbe la certezza
ch’ el prefato Signore Sigismondo era stato aceptato in
Camerino con universal contento di tutto quel populo,
tenendosi perhó la roccha, alla cura della quale era il
conte de Montevecchio.

Essendo che '| Signore Malatesta Baglione, sopra ad
Arimino, in lo allogiamento facto nel monte della Scol-
cha (1), recevesse lettere dal Signore Camillo Ursino,

(1) « Havendo missier Gentile Baglione presentito el venire nostro, lui medesimo
ha procurato lo acordo di Perosia, et così domane el signor Malatesta quasi solo ca-
mina per questo a la volta di quella citade ». Così il duca d' Urbino al suo nunzio in
Venezia, dalla Scolca ai 20 dicembre (SANuTO, Diar. vol. XXII, 310).

Ma ai 28 soggiungeva: « Vi scrivemo il signor Malatesta esser andato a le cose
di Perosia per effetto etiam richiesto dal signore Gentile, il quale poi in effecto é
mancato ne lo acordo; per il che il signor Camillo Orsini spingendo verso Perosia in
adiuto dil prefato signor Malatesta suo cognato, ebbe incontro in quello di sancto Ge--

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RELAZIONE DELLA PBESA DI PERUGIA 83

suo cognato, et fosse advisato che il Collegio era con-
tento che repatriasse inseme con li soi pacifice et quiete,
et per tal conto l'arciveschovo Ursino, suo fradello, era
deputato uno delli deputati a questo effecto, con messer
Bernardino de Comitibus, protonotario papienze et altri,
dumodo intra il Signore Genlile et epso Signore Mala-
[c. 10 t.] testa seguisse bona pace et unione, et che lo intrare
fosse senza arme et lomullo; et che per observantia di
quanto era, lo advisó il prefato Signore Malatesta, commo
quello che altro non desidera, se non com pace et unione
reintrare in casa et havere il Signor Gentile per zeo et
patre; eredendo che cosi finalmente dovesse succedere,
mandando innanze il Signore Balthassarre Signorelli con
commissione, si alla Comunità di Peroscia, che al prefato
Signore Genlile, in suo nome, li facesse intendere, com-
mo lui, desideroso di ripatriare et aceptare la gratia
del Collegio, eo modo che li era stata concessa, conten-
tissimo de havere il Signore Gentile per zeo et patre;
et commo lui, per tal contento et con tale intentione,
senza arme, sequiria el camino de dericto al prefato si-
[c.11 ».] enore Balthassarre, commo fece la sequente matina con
circha trenta cavalli; lassando el resto dello exercito alla
volta di Gradara. Era tenuto per universale credenza,
che Jo acordo subito havesse a sequire; et per cosa fer-
ma ne forno dali advisi in diversi lochi (1): nè, con mi-
nore fede, il prefato Signore Malatesta se conduxe ad
Eugubio, disarmato et solo, con la compagnia predicta :

mini missier Angelo da Todi et il conte Dolci da Corbara con meglio di 2000 fanti

per vetarli il passo sopra Acquasparta. Finalmente venuti a le mano, il prefato si-
gnor Camillo gli ha roti con morte et captura gravissima di loro, e così è passato:
inanti a questa sera é in quello di Montefalcho. Et io domane mi spingo et alogiarò
dodici miglia apresso Peroscia » (pag. 339). Più diffusamente il nostro nella pagina
successiva.

(1) Di fatti, lo stesso Malatesta avvisava il dominio di Venezia che aveva avuto
dal Collegio de’ cardinali licenza di ritornare in casa, sicché sperava entrar senz'arme.
Il Collegio però cercava anche, al tempo stesso, di profittare della guerra di Milano
per impedire che i ribelli della Chiesa rientrassero negli Stati. Voleva che il re di
Francia levasse la sua gente dalla impresa di Urbino e di Perugia, e allora avrebbero
fatto levare quelle di Milano. Si dolse col dominio del favore che dava ai detti ribelli.

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[c. 11 t.]

[6512 r.]

L. FUMI

ma il contrario ocorse del credere et opinione sua. Im-
perhó che, né el predicto signore Balthasarre, suo man-
dato, fu ascoltato, né audito in la sua commissione ; ma
né anco il prefato signor Malatesta poté procedere piü
avanti, né receuto colloquio alcuno. La causa se diceva,
perché el signor Vitello era intrato in Peroscia con gente,
et rivolto forse il signore Gentile et li comissarii in altra
voglia, non perhó l'archiepiscopo Ursino. Il quale, in-
tento alla intentione della gratia facta, solicitava pure
la unione del zio et de’ nepoti, et el reintrare pacifice et
quiete del prefato signore Malatesta. Quanto operava Vi-
tello, tutto se presumeva a suo particulare interesse, et
per volere Peróscia, sendo al dubbio delle proprie cose,
per el dubio che haveva de epse per la publica inimicitia
che lui haveva dimostrata et dimostrava si contra. il
Duca, commo contra epso signore Malatesta et fratello ;
perhó vedendo lui esserli obviata la già grazia concessa,
et'sforzato a procurare co l'arme la intrata sua, sollecitò
el Duca, che voltasse lo exercito alla volta de Peroscia.
Et el simile richiesi el Signore Camillo Ursino, suo co-
gnato, il quale de sue terre et altre lochi havea coadu-
nati tre milia fanti et quatrocento cavalli in beneficio de
epso signore Malatesta. Cosi, venendo il prefato signore
Camillo sopra Acquasparta, fu obviato da Monsignore
Angelo da Tode et dal conte di Monte Dolce (1) per im-
pedirli el passo. Così venuti le parte alle mane, il si-
gnore Camillo restò victorioso con morte et catura de
molti delli adversarii; et non solo obtenne il passo, ma
molti di quelli che erano con li inimici se unieno con
lui (2).

(1) Conte Dolce di Montemarte e Corbara.

(2) Da una lettera di Eleonora Gonzaga della Rovere (Mantova 8 gennaio 1522) à
riassunto il fatto così: « Non volendo missier Gentil Baglione servare quello accordo
havea fatto venire verso Perosa Vitello et Guido Vayno con bono numero de gente
per tirarli ne la cità. Del che avisato il signor Camillo Ursino, si sforzò tirarli ad uno
passo, nel quale combatuto con loro, gli dete una rota con perdita de 2000 homeni,
et che Vitello si era pur salvato in Perosa, dove era solicitato ad andare in adiuto
loro. Cussì subito sua excellentia se misse in camino et andò a la volta loro che fu RELAZIONE DELLA PRESA DI PERUGIA 85

Così, adunque, havuto Camerino, alli xxvur dicto,
partì da Fabriano, voltando la gente verso Peroscia ; et
la medesma sera gionse a Casa Castalda ; dove, la nocte,
hebbe lettere dal prefato Meser Bernardino, Comisario,
molto impertinente allo acordo et al bene di quella Cit-
tade, negando havere receputo una de sua signoria, man-
datoli, fino dalla Pergola, alli xxvi dicto, per le quali era

[c. 12 t.] stato ricerchato, el con instantia pregato, de venire a
parlamento seco per asecto et unione de li predicti si-
gnori Baglioni, mandatoli per un proprio cavallaro de
epso commissario.

Cosi, di novo replicando, li seripse et pregalo che
venisse a parlamento a Civitella di Arno, dove sua si-
gnoria lo expectava, ricordandoli la lettera per prima
scriptoli, protestando che si non veniva a colloquio, per
la necessità el strectezza delle cose, tutto il danno se-
guitaria, seria senza colpa de sua signoria et con incar-
cho di epso comissario. Cosi, la matina seguente, il
predieto signore Duca cavalcò et al mezzo giorno gionsi
a Civitella; dove incontrò il Signore Alexandro Vitello
haver corso sino alli mura con bon numero di cavalli,

[c. 13 r.] alla volta di quali subito spinse trenta cavalli che seco
haviva, ordinandoli alle spalle certi pochi fanti che tut-
thora sopragiongevano al locho. Per il che, non solo il
prefato signore Alexandro fu rebutato, ma la medesima
sera, per li dicti del Signore Duca, fo guadagnato il
Ponte di Val di Ceppi dalli soldati de Cagli. Et il si-
gnore Camillo gionse con le gente a Santa Maria delli
Angeli, di fora Asisio, et con epso se congionse il Conte
Guido di Sterpeti con circha mille fanti, il quale el me-
desmo giorno era reintrato in quella città, sua patria,
senza lesione di persona alchuna. Il seguente giorno,

sino al primo del presente; et per quanto ne riferiscono questi nostri che vengono,
sua excellentia si trovava circa 14 milia persone; per il che credemo a questa hora
debbono essere entrati in Perosa, quale se intendeva era sullevata et le parte tumul-
tuavano » (pag. 345).

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[c. 13 t.]

[c. 14 r.]

[c. 14 t.]

L. FUMI

primo de ginaro, il signore Horatio, cavalcando per re-
pigliare li lochi del stato loro, prese la Bastia con cap-
tura del Castellano et senza nocumento di persona al-
chuna; Canaio, Spelli, Coldemanzo, la torre de Andrea
et Bettona et altri lochi a loro pertinenti. Et il predicto
Meser Bernardino, Comissario de Meser Gentili Signo-
relli, Carlo di Nalduccio (1), Meser Aenea Ubaldo et
Amico Gratiano, Imbasciatori di Peroscia, venero a col-
loquio con il predicto signore Duca nel dicto loco; dove,
dipoi molte discussione facte tra il predicto signore Ma-
latesta et lori, et dipoi le molte cavillationi et cavillose
proposte de epso Comissario, pieni di contrarii effecti
alla pace et unione delli predicti signori Gentili et soi
nepoti, et fora de l’animo del signore Malatesta, de la
Comunità de Peroscia et del signore Gentile, per quanto
asserivano et in el parlare demoustravano li dicti Oratori,
per il predicto signore Malatesta forno allora dati al-
chuni Capituli, per pratica dillo accordo, di questo tenore;
ciò è:

Che el signore Malatesta fratello et soi dovessero
reintrare in Peroscia con tutti li loro pacifice et quiete,
con quello numero di gente che più piacessi alli Com-
missarii et alla Comunità di Peroscia: che tra il signore
Malatesta et il signore Gentile seguisse bona pace, con
securità, Aine inde, del vivere pacifici et quieti, como
bono zio et nepoli, et como era honesto per la coniun-
ctione del sangue loro:

Jtem che per il predicto signore Malatesta et Horatio
se dessino securità, sotto pena de dieci millia ducati,
che fossino boni et fedeli figliuoli de sancta Ecclesia et
del fucturo Pontifice et successori in la sede Apostolica:
che sequendo lo accordo fra tre giorni, di poi, tutti le
gente d'arme, che fossino tanto di dentro, quanto di fora
di Peroscia, dovessino partire et sgombrare il territorio
Peroscino, donandolisi imperhò victuarie persino seriano
fora del dicto territorio.

(1) Carlo Bisochetti, dice l'Alfani.
RELAZIONE DELLA PRESA DI PERUGIA S 87

Item che per observantia del partire de dicte gente,
sì dentro, come di fora, si dessino, hine inde, obstaggi,
et per la parte di fora, in mano della Comunità che
hazessino a stare fino che le gente fossino partite et
uscite del territorio peroscino.

Et fece auetentico protesto, che per lui non stava
che lo acordo non sequisse con pace et unione per quiete
della Città et stato ecclesiastico, commo bono et fidele

[c.15 r.] figliuolo de s.ta ecc.a. Al tutto era presente meser An-

fc. 15 1.]

drea Paretio da Foligni, doctor di legge et substituto da
l'areevescovo Ursino, collega, in questo acordo, del dicto
comissario; il quale, sempre tirando alla pace et unione
della casa Bagliona et alla quiete della Città di Peroscia,
sempre a discussione dello acordo, et commo, fora del
proposito di quello, era stato di contrario parere alle
cavillose propositioni del dicto Meser Bernardino Co-
missario, et perhó commo intento all'anima della gratia
faeta dal Collegio per la rata di esso arciveschovo et in
nome suo, commo collega del predicto messer Bernar-
dino, acceptò et approbò li sopradicti Capituli del prefato
signore Malatesta. Messer Bernardino, dicendo volere
comunicare il tulto con il vicelegato, non li volse altra-
mente risolvere: peró hauta la copia lui et li imbascia-
tori, una per uno, partirno la medesima sera da Civitella
per consultare el risolvere [e] ritornorno in Peroscia.

Il di sequente, il prefato Duca hebbe adviso commo
quelli di Camerino, li quali erano in roccha et Città di
Senegaglia, havevano liberamente resa, il di primo di
ginaro M.p.xxir., la Roccha et la Città predicta in mano
de Horatio Florido da Fano, loco tenente di sua eccel-
lentia. In questi medesimi giorni Sebastian Bonaventura

(c. 16 r.] da Urbino, posto alla cura di Massa et Montefeltro, non

‘ solo in Monte Cerignone et in Montefeltro ruppe le gente
de’ fiorentini, con uccisione et captura di molti, ma hebbe
prigione Sebastiano Marcio, capo de dicte gente, con al-
chune ferite, ch'el dicto Sebastiano Marcio recevette nel

combattere. Li Peroscini, sopravenendoli la sera, nel ri-.

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L. FUMI

torno facto, in Peroscia, forno necessitali differire il Con-
seglio per il sequente giorno, in el quale loro consulta-
vano; et el Duca, per non dare tempo alli inimici, in de-

[c. 16 t.] fecto dello acordo, andò alle mura di Peroscia per pro-

[cz 17-77]

Ie; 47.t.]

[c. 18 r.]

vedere lo allogiamento per le gente. Cosi, mentre era in
questo intento, uscirno molli cavalli di Peroscia et asal-
torno quelli di fora ; dalli quali, finalmente, non solo forno
ruinati molti et rebutati in la Città; ma con tale animo
et vigore se presentavano alle mura, che quelli di dentro
dubitorno, nella sopragiongente nocte, non se li desse lo
asalto. Così questo fu causa che, circha a hore doi di
nocte, se hebbero lettere, maximamente della Comunità,
pregando che la nocte non se facesse allro, con scusa
che prima non se li era posuto risolvere, per la longhezza
nata in intendere il parere di tutti, ma finalmente che,
in publico Consiglio, era stato concluso il signore Mala-
testa et fratello il giorno sequente dovessero reintrare
coh pace et quiete di tutti. Il che perhò da quelli di den-
tro fo manchato il sequente giorno ; nel qual, similmente,
il Duca per risolversi, o pacificamente o con arme se
havesse a guadagnare l’intrata, si spinse alle mura di
Peroscia. Nel qual tempo, forno presentati Capituli che '
signor Gentile havesse ad essere, in vita, Governatore
della Città, con molti altri particulari molto dannosi al
signore Malatesta. Il quale, commo bono figliolo de s.ta
Chiesa sua Signora (?), così dal Duca non cercava mettere
Gubernatore ; con ciò sia che la città era subdita della Sede
Apostolica, et al Pontefice et non a lui se expectava po-
nere il Governatore di Peroscia. Perhò risolutamente el
Duca concluse che la malina sequente, avanti giorno, da
tre bande se asalisse lu Città per expellare li inimici ;
ciò è, Philippo Ranieri, Ottaviano Signorelli, Phebo di
Theo con una grossa compagnia asalissano la porta di
Fonte Nova, il signore Pyrro di Conzaga et il signore
Horatio con un’altra banda andassino alla casa di Me-
nicone, tra la porticella delli fornari et s.ta Maria delli
Angeli, et il sighore Malatesta seguisse il Duca alla Porta RELAZIONE DELLA PRESA DI PERUGIA 89

di santa Guliana, tra san Nicolò di Parconte (?) et San
Cataldo.

Era il di uscito di Peroscia uno chiamato... (1), el quale
disse, la nocte prima, santo Ambrosio esserli aparso et
confortato a uscire fora, et notificare al Duca che an-

[c. 18 t.] dasse alla via della casa di Menechone, che per di lì se
aquistava l’intrata, dove stava Vitello, et che quasi nulla
guarda lì se faceva (2). Et benchè questa fusse quasi
presa per cosa risibile, non dimeno non fu tenuta in poca
extimatione. Insuperhò, secondo se haveva hauto notitia,
il loco era quasi lunato, et in doi Corni era posta gran-
dissima guardia; et l'uno de li fianchi adiutava l'altro.
Et la casa, quale veniva essere in mezzo de li doi corni,

[c. 19 r.] facilmente se judicava dovere essere poco costodita, per
la gran difesa che da li fianchi receveva. Et però se
concluse, sotto questa ragione, che '| prefato signore
Pyrro et signore Horatio, nel medemmo tempo che la
Città dall'alire parte se asaliva, se sforsassino de intrar
per la porta di l'orto de la casa di Menechone ; et cosi
robbare il loco, reforzando continuamente con le gente
che seco menavano. Concluso, adonqua, in questa forma
de asalir la Cittá, alli quattro del dicto mese, la nocte,

[c. 19 t.] alle sette hore, il Duca fece inviare tutte le gente alla
volta di Peroscia cum l'ordine sopradicto de asalire da
tre bande. E la Città di Perugia scituata in monte, et
siccome è di molti colli abundante, così, ancho intorno,
molte valle se ritrovano et molte vie, per le quale l'homo
alla Città se conduce. Camminando, adonque, così tutte
le gente, per diffecto de le guide che per oscura nocte le
strade smarirno, sopravenne il giorno; nè se potè lo
asalto dare di nocte, come era ordinato; ma non però
fu retenuto, anzi gagliardamente ciaschuno, in la parte

(1) Lacuna.

(2) A Sant'Ambrogio avevasi in Perugia speciale culto. Il Comune donava ogni
anno per la sua festa, nel mese di dicembre, ai frati della Chiesa di S. M. nuova, un
bel calice (Arch. di St. in Roma, Camer. Perug., Busta 28, An. 1502, Massari, c. 78).

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L. FUMI

sua deputatoli, asali la Cittade. Philippo Ranieri et com-
pagni introrno nella Porta di Fontenova, dove da li ini-
mici trovavano grande incontro. ll signore Pyrro et si-
gnore Horatio invano cercorno la intrata perla casa di Meni-
cone ; ché, per el sopravenuto giorno, fu scoperto il loro di-
segno: per el che, se voltorno con tutte le gente alla volta
di San Cataldo, acostandosi al Duca. Quale, smontato a
piede, eum Corsaletto et eum la Rotella in braccio, haveva
voluto essere el primo che alla Porta de Santa Guliana
se presentasse; et con una banda de' suoi electi haveva
facto pigliare una casa guadagnata con schale da una fi-
nestra; et mentre inanimava li suoi, remforzava di gente
il loco. Li inimici di dentro gagliardamente resistevano.
Combatevasi cusì da tre bande in uno medemmo tempo;
quelli di fora cercando de guadagnare l' intrata, et quelli
di dentro di farli resistenzia. Ma el più gagliardo com-
battere era alla banda del Duca; dove la Città, per li
fianchi che faceva, gagliardamente era diffesa.

Malatesta Baglione, desideroso de acquistare la pa-
tria, sforzando per via di scale intrare, fu, da la cima
al basso, ributtato. Il signore Camillo Ursino, sforzan-
dosi mostrare el valor suo, non cum minore virlù cer-
chava aquistare l'intrata in la Città. Il Duca, personal-
mente, provedendo et combattendo, reinforzava pure gente
in Ja casa, et tutthora haveva li occhij in altri lochi de
la Città, terminato in tutto di morire o de conseguire la
desiderata victoria. Ma vedendo li inimici non possere
rebuttare dalla casa li fanti già intrati et che tutthora il
Duca rinforzava, gettorno foco in la casa: per forza
del quale, li fanti intrati forno necessitati abandonare il
preso luoco et retrarse fora; dove venne arso uno de li
compagni: et di artigliaria fu ferito il Capitano Diomede
Corso, et morto il Conte Rodolpho da Marciano, non
molto distante dal Duca: el quale cusì vedendo retirati
li suoi di fuora per forza del foco, non però lassava dì
procurare l'intrata in altra parte. Però, mandati alcuni
alla volta del borgo di Sampielro, inteso quello essere [c. 22 r.]

RELAZIONE DELLA PRESA DI PERUGIA 91

custodito dalli inimici, quasi cumcorsi tulti all'altre bande
dove se combatteva, peró subito, mentre interteneva ancho
alla Porta de s.ta Juliana, mandó gente alla via di San
Pietro, et subito fu la porta guadagnata; per di dove
tutte le gente che seco havea, insieme con il signore
Malatesta et il signore Camillo, intró nel borgo, ei alla
porta della Città comenzó l'altro asalto, dove li inimici
gagliardamente, cum schioppi et archibusi, resistevano:
In però, il Duca li fece solicitamente condurre quattro
falconetti, et in un subito, tirandoli alla Porta propria,

. dette principio alla batteria et in li primi per la gran

Ic. 283 r.]

passata che feceno, quatro o sei de li nimici veneno
morti. Era durato lo asalto pià de sei hore, et al certo
per il Duca la vittoria se sperava, si la sopragiongente
nolle non havesse lo asalto necessitato ritirarsi: in il
quale il signore Pyrro fu ferito nel braccio stanco di
schioppo et la rotella gli passò et l'armatura, passandogli
per le carne, senza però lesione di osso o nervo. El
signore Horatio fu ferito di saxo sotto l’occhio stanco,
mentre combatteva alla volta di San Cataldo (1).

Philippo Rugieri et compagni dal borgo di Fonte-
nova asalirno l’archo di Thei per intrar in la Cittade:
ma cusì da l'inimici gli fu caricato adosso, che fu sfor-
zato abandonare il borgo: cusì di poi molte ferile et
morti, da una banda et l’altra, sforzato, se retirò cum
la banda sua a Pontefelcino.

Il Duca, terminato la seguente mattina di novo se-
guitare lo asalto cum l’artigliaria et cum le gente, ter-
minò allogiare nel borgo di Sampietro; et cusi, sotto
bone custodie et guardie, destribuì le gente per il borgo.
Li inimici, adunque, veduto la pertinacia sua, et ancho
perchè Vitello, nello asalto, era stato ferito di scioppo

(1) Nella presa di Perugia furono feriti lo stesso Duca in una spalla, Malatesta
in una coscia, il signor Piero, fratello di Federico da Bozolo, in un piede per un ar-
chibugio. Il Bontempi (Niccolò) dice che vi morì il conte Ridolfo da Marsciano e il

capitano Polo Corso (V. Bollettino, vol. V, pag. 688).

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L. FUMI

in piedi, la notte, alle quatro hore, che fu il giorno
quinlo de ditto, senza sono di trombe o di tamburi, alla
volta di Castello, per via del monte, partirno di Pero-
scia (1). Era animo del Duca seguitarli, ma il spacio,
che già preso havevano, quando lu'lo intese, et per-

[c. 23 t.] chè e’ cavalli per la via dove caminavano, non vale-
vano, non potè dare effecto al disegno suo: però la se-
guente mattina, sei del ditto mese, Malatesta Baglioni
intrò nella Città, senza nocere persona alcuna; et come
fu persuaso dal Duca fare, se presentò al Vicelegato.
subito, come bono et fidel figliolo di s.ta Chiesa. Fu cosa
grande che Peroscia, solita a insanguinarse, nello intrare
di Malatesta, non se nocesse a persona alcuna (2), ma

[c. 24 r.] magiore che gli inimici, in numero di quatromilia fanti,
centocinquanta homini d'arme et molti cavalli ligieri
abandonasseno sì possente de silo et gagliarda Città.
Allhora poi del desinare, intró il Duca nella Cittade et.
in casa de M.r Gentile, mentre se mangiava, confortó.
Malatesta a deponere ogni sdegno contra M.r Gentile
suo zio et contentarse che repatriasse sotto le medesime
caulione che prima offerto gli haveva. Il che fu tanto
più facile quanto Malatesta, per suo rispetto et per quiete
de la Città, inclinava. Cusì il Duca seripse al signor Do-
menico Giorgio in Venezia... (3).

(1) Dice lo. ScIRI (Memorie cit. dal Fabretti, in Arch. St. It. XVI, 294) chi fossero.
i principali che si ritirarono, e cioè: « A di 4 gennaro 1522, alle 4 ore di notte in circa,
il signor Gentile Baglioni e il signor Vitello, quale fu ferito in un piede con uno schiop-
petto, e il figliol di Griffone, Braccio, Galeotto, Sforza, Girolamo degli Oddi, e li fi-
glioli di Giulio Cesare della Staffa, e Annibale Baglioni e Sforza degli Oddi, con molti
altri loro seguaci, in specie delli figlioli del signor Gentile, se n'andarono con Dio
da questa cità ».

(2) Perché, sopratutto, l’esercito fu lasciato fuori della città, fra le due porte,
trattenuto con gran fatica.

(3) A questo punto finisce il codicetto. Le parole: « Così il Duca scripse al... » ci han-
no suggerito l’idea che ivi facesse seguito la lettera, anzi facessero seguito le lettere del
Duca al signor Domenico Giorgio in Venezia, scritte da Perugia il 5 gennaio 1522. Quindi
ci siamo lasciati persuadere a ripubblicarle quì dal Sanuto, ma ponendole in carattere
differente dal testo della interessante Relazione (V. SanuTO, Diarí, vol. XXII, pa-
gine 359-303). RELAZIONE DELLA PRESA DI PERUGIA 93

Magnifice domine tanquam frater,

La magnificentia vostra meco si ralegra de li felici mei successi,
et ha rasone; perchè si ralegra de homo che lo ama tanto quanto l’anima
propria, et il quale quanto più harà, sempre tanto più potrà disponere
in ogni piacere et beneplacito suo. A la quale, per dare più completa
contenteza, li significo come, per fare dui colpi in un sol tratto, zoè re-
metere il signor Sigismondo, mio nepote, in Camerino, e così conseguire
il mio, cioè Senegaglia, tenuta dal signor Joan Maria, cosi mi voltai a
la volta sua, et a pena intrato con alcuni cavalli ch'io vi detti a questo
effecto al (?) sigror Sigismondo in quel territorio, cum le spalle ch'io li
porgeva cum tutto lo exercito, il signor Joan Maria partì, et il signor
Sigismondo cum universal contentezza di quel populo introe in la cità.
Di poi mancando l’acordo di Perosia per causa di Vitello, il quale soto
scudo di quella cità, per dubio che haveva si pensava forsi assetare le
cose sue, mi spinsi cum tutte le gente a la volta di Perosia, e finalmente
terminai, che ’1 signor Malatesta reintrasse al dispecto de li inimici. Così,
heri matina, spinsi lo exercito a le mure de la citade et vi deti l’ assalto
cum tale fiereza et gagliardia, che, ancora che durasse sei hore e che in
un subito acquistamo li borghi, fu necessario far venire l’artigliaria, la
quale, gionta che fu, che in tutto erano 4 pezi di falconeti, subito la
missi a l’incontro di la porta; ma, per la sopraveniente nocte, poco ti-
rare. Ma ben vedendo li inimici, che erano dentro con 4000 fanti, 150
homeni d’arme et molti cavalli lizieri, il determinato animo mio di ri-
meter il signor Malatesta, et che per questo, soto bona guardia, mi era
cum tutto lo exercito alogiato ne li borgi aquistati, la nocte medema
abandonorno, la citade; et noi questa matina, cum satisfatione di tutto el
"populo, semo intrati dentro, come per una mia a mastro Anastasio di-
fusamente la magnificentia vostra potrà intendere. Questo poco li ho vo-
luto dire, mentre che potrà da lui haver meglio che ’1 particulare, et
che intanto la non resti senza satisfaetione; et a quella mi offero et ra-
comando.

Perusiae, v Januarii 1532.
Franciscus Maria Dux Urbini.
A tergo: Magnifico tamquam. fratri

d.o Dominico Georgio veneto etc.
Venetiis.
94 L. FUMI

Venerande pater,

Per l'altra nostra foste avisato come era andato a la volta de Ca-
merino per fare doi effecti in un sol tracto, et come si era già conse-
quito quello di Camerino, et che tuthora facevo insistere per la rocha et
cità di Senogaglia; il che ancho è successo cum l'adiuto de Dio a voto
mio; imperoché heri, primo dil presente (sic) fu consignato in le mane
di l'homo mio liberamente le cità et la rocha, et ne fu presa la poses-
sione cum universal contento et letitia de tutti quelli mei eitadini. Ha-
vendo differita questa, già scritovi al secundo del presente mese, sino in
questo giorno, per dargli nova de li successi de Peroscia, vi dico come
dicto di primo di Genaro, arivando io qui a Civitella de Arno, propinquo qua-
tro miglia a quella cità, trovai il signor Alexandro Vitello era uscito di
Peroscia cum bon numero di cavalli et corso nel giunger mio qui sino
a le mure dil castello. Cussì dato allarme, gli inviai drieto certi mei
pochi cavalli cum spalle de alcuni pochi fanti, secondo di mano in mano
giungevano. Cussì li mei cavalli tanto arditamente li andorno a rincon-
trare, che non solo fece li inimici retirare drento di Peroscia, ma gua-
dagnorno il ponte dl Val de Ceppi; et se le compagnie de cavalli tutte
fusseno state apresso me, come li havevo mandate in altro servitio, per
quella sera il prefato signor Alexandro non ritornava in Peroscia. Il se-
guente giorno poi, sollicitai tutte le gente sì de lo exercito mio, come
dil signor Camillo Orsino et de tutti li altri amici convicini, li quali
tutti locai secondo mi parse in proposito; et lo medemo giorno uscì di
Peroscia et vene a me et al signor Malalesta un comissario del Colegio
et quatro citadini mandati da quella Comunità, per praticare lo acordo.
Finalmente, di poi molte cavillatione preposte dal dieto Comissario, fora
di ogni proposito de lo accordo, il signor Malatesta li remandò cum certi
capitoli, secondo da me fu persuaso. La summa de li quali era, che
havesse pacifice et quiete, senza: nocumento di persona alcuna, pacificarse
cum il signor Gentile suo zio, et hinc inde cautelarse de vivere pacifice
et quiete, come se conveniva a boni zio et nepoti et la conjunctione dil
sangue ricercava; dare sicurtà di essere bono et fidel figliolo di Santa Ec-
clesia insieme cum il fratello et soi, et che seguendo lo accordo, dovesse
reintrare cum quello numero de gente che a quelli comissarii et comu-
nità piaceria, et che per sgraveza de la cità et contado, tutte le gente
fossero si dentro, come fora di Peroscia, et cum il subsidio però di vi-
ctuarie, fra termine di tre giorni poi havessero sgombrato il territorio
perugino. Per observantia del che, Ainc inde si dessero ostaggi, et per
noi di fora in mano de la comunità, fra quali fu proposto et offerto il
Tav

RELAZIONE DELLA PRESA DI PERUGIA 95

signor Pyrro de Gonzaga et il signor Balthasare Signorelli da Peroscia,
che havessino a stare fino che le gente partivano dal detto territorio de
Peroscia. Forno grati a li imbasciatori questi capitoli et acceptati et apro-
bati per il substituto de lo archiepiscopo Ursino, colega dil dicto comis-
sario in tal comissione, dimostrando essi ambasciatori, che la comunità
desiderava la intrata de li prefati signori et la reintegratione tra loro et
il signor Gentile suo zio cum pace et quiete, secondo si proponeva. Pa-
reva al medesimo inclinasse il comissario, ma cum cavillatione; per le
quale si comprendeva al certo Vitello, cum il scuto di Peroscia, per il
dubio che teneva cercava di dare asseto a le cose sue. Nel che tanto
mancho se voleva intendere per noi, qnanto lui niente haveva a fare ne
le cose di Peroscia.

Partirno così al tardo li imbasciatori cum dicti capitoli; nel qual
tempo, per essere tardo, dentro de Peroscia non se podé fare altro. In di
seguenti poi, loro atesero al lor-consiglio per pratica dil tutto, et io me
spinse a le mura di Peroscia per provvedere il luoco dil mio alogiamento
in defecto di lo acordo. Venero fora molti cavalli et cominciorno a sca-
ramuzare cum li nostri; finalmente di lor cavalli ne forno guasti molti,
et rebatuti ne la cità, et cum tal fiereza et animo li mei andorno sino
a le mura, si quelli a piedi, come da cavallo, che questa nocte poi, a
le due hore, se sono haute letere et in spetie di quella comunità, pre-
gando che per la nocte non si facesse altro, exeusandosi che per il Con-
siglio, ne lo intendere il parer di molti, prima non si era possuto resol-
vere: ma che in publico Consiglio si era concluso lo accordo, et che se
li havesse a reintrare pacifice et quiete, come sequiria il giorno sequente.
Il che però essendo successo invano, peroché di dentro non si intendeva
ad altro che al fortificare et a noi dare parole, deliberassimo dare io as-
salto la matina sequente. Così la nocte, a le septe hore, cum tucte le
gente andamo a le mura, et gagliardissimamente in l’alba dessemo l’asalto ;
in el quale ce fu facta bona resistentia: perochè de drento vi erano
4000 fanti, 150 homeni d’arme et molti cavalli lizieri. Era durato il com-
batere meglio de sei hore, et tuthora se gli insisteva. Terminato in tutto con-
sequire l' intrata, però sollicitai quatro pezi di falconeti che me ritrovava,
et intanto si guadagnorno li borgi per forza; per il che feci metere l’ ar-
tellaria a la porta propria de la cità. Cussì batendo, sopragionse la nocte,
et fui necessitato per quella abandonare il batere et alogiare le gente
cum bone guardie ne li borgi già acquistati, cum animo, a lo aprire
del giorno, insistere al guadagnare de la cità, ma in quella nocte propria,
gli inimiei la abandonarono et il populo ne venne a chiamare drento.
Cussì havemo consequito Peroscia, et questa matina il signor Malatesta

. 6 intrato drento senza nocomento di persona alcuna.
L. FUMI

- In lo asalto sono stati feriti aleuni de di mei et da 8 in diece ho-
meni da bene morti, cum molti de li inimici morti et feriti, et tra li
mei è venuto ferito il signor Pyrro in lo bracio mancho de uno schioppo
senza peró perieolo de morte, né de remanere stropiato de esso. Ero di
animo fare proseguire li inimici; ma lo avantaggio che havevano preso
nel partire, et lo essersi inviati per una montagna gagliardissima, dove
li cavalli non possevano valere et ritrovandomi anco li mei fanti strachi,
non si è possuto exequire il disegno mio. Etc. Et bene valete.

Perusiae, die quinta Januarii 1521 (1522).
FRnANOCISCUS MARIA Dux URBINI.

A tergo: Venerando patri fratri Anastasio
Turriano ordinis Minoris, sacrae teologiae
magistro ete. in Venecia, a la Chà grande, cito cito.

(In margine)
Litterarum. copia presentatarum per equitem d.ni Berardini de Comi-
tibus (1).

« Copia litterarum emanatarum Magnificis MALATESTA et ORATIO.

Magnifiei V. — Havendo novamente inteso per lettere del sacro
Collegio e per relatione del R.do Messer Bernardino de Comjtibus de
pavia, acciò Comjssario, cum quanta charità lj superiori se sonno reso-
lutj recevere e abraecjare V. M., mediante la dispositione de le arme,
pace e Cap.li da farse tra quelle e el Sig.re Gentilj loro zeo e altre
complicj e seguacj ne havemo preso assaj letitia e satisfactione, reinte-
grandose la Patria de li soj membre e gentilj hominj ; e perché exortamo
le V. M. sieno contente, cum quella modestia che se recerca, e che sonno
solliti a la voluntà acomodarse [al] parere e determinatione del sacro
Collegio e del prefato Messer Bernardino e R.mo vicelegato nostro e
Monsig.re Archiepiscopo Ursino, commissarj, chè altro non se desidera,

(1) La lettera che pubblico mi é stata gentilmente comunicata dal collega si-
gnor dott. Giustiniano: Degli Azzi-Vitelleschi. È tratta dagli Annali Decemvirali,
an. 1521, foglio ultimo.
RELAZIONE DELLA PRESA DI PERUGIA 91

se non la prefata unione quiete e tranquilllità de la Ciptà, conservatione
de la Iustitia e presentj ecclesiastico stato. Altramente, deviando le M. V.
«da questa opera pia e optimo proponimento et voluntà del sacro Collegio
e Comissarj prefati, tucta questa cetà e populo seria sforzato resentirse
contra qualunqua inobedientj che tentasse per modo alcuno offendere la
ciptà e perturbare la gente e tranquillità sua; ché cusj è stato publica-
mentj da li Consigli nostri deliberato. Si che, per fugir l'odio universale
de la Patria, da novo affectuosamentj le recercamo et etiam preghamo a
essere obedientj e mansuetj, come se aspecta e se convienj a li bone
subditi de la santa sedia apostolica; e£ bene valeant.

Datum Perusj die vigesima nona decembris MDXXI ».

L. FUMI. 99

VARIETÀ

Un Colico di SEGNATURE del Govematore di Perugia. (1468-1470)

nel R. Archivio di Stato in Roma

In Perugia l’autorità del Governatore era estesissima nei giu-
dizî; poichè a lui era conferita la stessa potestà che aveva il Le-
gato a latere, al quale spettava giudicare le sentenze emanate
dai giudici secolari della città e dal Vicario vescovile quando si
appellasse al Papa. Martino V ed Eugenio IV conferirono al Go-
vernalore di commettere le cause cum clausula per via sommaria;
Alessandro VI aggiunsegli anche la facoltà di avocarle a sè,
dispensando dagli Statuti, come Innocenzo VIII gli aveva dato
il diritto di alterare la bolla, sul nuovo Governo, del 16 gennaio
1488, e, come Sisto IV, di conoscere e decidere stragiudizial-
mente le cause stesse, senza scrittura e senza forma giudiziale.
Il medesimo pontefice aveva deputato a Governatore di Perugia
e dell'Umbria il Patriarca d’Antiochia con autorità e potestà di
Legato a latere; e poichè si dubiltava dei suoi diritti, col breve
degli 11 maggio 1483 li dichiarò uguali ai diritti del Legato a /a-
tere. Era questo diritto attribuito all'ufficio o alla persona ? I giu-
reconsulti perugini ritennero che fosse personale, e, ad ogni modo,
ammessa anche la potestà di Legato nel Governatore, tennero
alto il prestigio dei loro Statuti, dichiarando che il Legato non
poteva far leggi nè derogare al diritto comune; tante che il Go-
vernalore non poteva imporre la pena della confisca, non poteva
emanare bandi sulla fede di un sol testimonio; né avevano vi-
gore di legge costante i suoi editti (V. Compendium Juris Mu-
nicipalis cio. Perus., authore Bartolomeo Giliano, auctum adno-
tationibus etc. Diomedis Giliani elc., Perusiae, 1635, pag. 152).

4 (
fu |

i
d
s
1005 L. FUMI:

=

In forza di queste facoltà, il Governatore accoglieva le istanze
di grazia per danni dati e per malefizi. Un registro dell’Archivio di
Stato in Roma ci conserva memoria delle Segnature fatte dal Go-
vernatore, Girolamo Lando, arcivescovo di Creta, dal 31 maggio 1468
al 26 gennaio 1470. Ci contentiamo di accennarne l’esistenza, essendo
un codice fuori serie, come unico che rimane in Archivio. I po-
chi estratti che vi facciamo sono sufficienti a dimostrare che vera-
mente la giurisdizione del Governatore era molto più estesa che
non si dicesse, poichè non solo esercitava il diritto di revisione
dei processi, ma talvolta cassava sentenze intieramente, annul-
lando le disposizioni statutarie, in base alle quali erano state re-
datte, nell’applicazione del diritto penale.

Il Codice, di un bel in 4° di c. 89, legato in pergamena, con-
tiene le Segnature del Governatore di Perugia ed ha questo li-
tolo esterno: Diversorum Pauli II, 1468-1470. | S. C.

(Int.) « Hic liber seu Registrum continet primo effectus supplica-
tionum dannorum datorum et signaturas earundem, deinde gratiarum
mallefitiorum quas concessit R.mus d. d. Hieronimus archiepiscopus
cretensis, Perusie, Gualdi, Montisfalconis, Citerne, Bicthonij ete. Guber-
nator dignissimus: que omnia per me Antonium Benincasam Anconit.
fldeliter registrata fuere, incipiendo ab anno primo Gubernii, vid. de
mense Maij 1468 usque in 1469 die ultima maij finiendo vel quousque
Gubernium durabit, Divo PauLO n PowTIFICE MAXIMO ».

A. c. 36 comincia la seconda parte dei Danni dati del secondo
anno (2 giugno 1469 a 30 gennaio 1470); e a c. 67, quella dei ma-
lefizi (24 maggio 1468 a 26 genuaio 1470).

La prima parte contiene ben 618 segnalure; la seconda 271,
e la terza 226: in tutte, in mesi venti, segnature 1115.

Il Governatore si mostra indulgente con persone povere; a
favore di esse cancella, per lo più, le sentenze, o le riduce della
metà, specialmente tenendo conto dell’annata sterile. A chi accusa
ingiustamente volge la pena a cui è condannato l’ accusato. Cu-
riosa è l’applicazione dello Statuto della villa del Ponte di S. Ge-
mini che prescrive non potersi in un bimestre condannare più di
un capo della stessa famiglia per danno dato. Gli Statuti perugini
punivano severamente il- colloquio con monache. San Bernardino
aveva fatto adottare misure ancor più rigorose, Il Governatore
UN CODICE DI SEGNATURE DEL GOVERNATORE DI PERUGIA 101

grazió Jacobello Baglioni che fu veduto parlare con una monaca
di S. Maria Maddalena, multandolo di soli quattro ducati. Uno
era stato tassato di 500 lire per mancata assegna alla gabella
di una soma di legna. Scattò il Governatore a questa sentenza :
chiamò assurdo ed empio condannare siffattamente un uomo per
una soma di legna, e chiamò lo Statuto immanissimo. Non am-
metteva che si trattasse di danno dato quando avvenisse il transito
su terreno non seminato. Severamente trattava i ladri ; e ad un tale
della Campagna romana che a certa donna aveva tagliato la borsa
(che non conteneva più di 8 bolognini), commutò la pena con esi-
gere quel più che si potesse in denaro, e con imporgli la fusti-
gazione intorno intorno alla piazza in tempo di fiera, quando più
vi si affollava Ja gente, e vi si eseguiva la giustizia con decapi-
tazioni, impiccagioni e mutilazioni di membra ; lo condannò poi
alla carcere per un anno. Fortuna per il disgraziato che allegò
il merito di aver guerreggiato per sei anni contro i Turchi in
difesa della fede cristiana ! Preferì rimanere in carcere. Invece
sì usò condiscendenza con uno che fece fare e adoperò il sigillo
del Piccinino. Dichiarò non aver meritato la pena Galeotto de’
conti di Marsciano, punito per parole ingiuriose contro una
donna che lo aveva danneggiato, e doversegli, anzi, l'ammenda:
Ingiusta disse la condanna contro un pover' uomo punito in
400 lire, e nel quarto pià — per la contumacia; e perché aveva
già presentata la domanda di grazia all'immagine di N. Si-
gnore, allora che fu [posta nella parete di S. Lorenzo, si ebbe
il condono. Cotesta immagine sarebbe forse il Crocifisso che si
vede sulla facciata del Corso di Perugia? E allora si avrebbe
la data precisa della collocazione di esso, intorno al quale si
raccolgono tante memorie religiose e civili.

I critici del sistema di legislazione del medioevo, che enumera
tutti i casi di contravvenzione alla morale e alle disposizioni igie-
niche, hanno negato che veramente la legge si applicasse a Lutti
i casi di delinquenza, fatta. forse eccezione per tempi minacciosi
o sospetti. Ma qui siamo in tempi ordinarii e vediamo il Gover-
natore occupato a rivedere e riformare giudizi per contravven-
zione all’andar di notte non solo senza lume, ma col lume acceso
prima, e che poi si fosse spento; o andar con l'arme, tultoché
innocentemente ; o anche per getto d'acqua sulle strade ; cose che
102 L. FUMI

oggi sfuggirebbero facilmente o sarebbero punite appena con una
multa minima. Curioso è vedere come i postulanti, per impie-
tosire il cuore del Governatore, ricorressero a qualche spediente
che è ben trovato; come quello che dovendo scontare i furti com-
messi con la fustigazione, e con bollature, o nel quadruplo, disse,
cne recalo sul dorso da uno alle carceri e caduti, l'un sull'altro,
ambedue, il disgraziato, avvinto in ferri, ebbe a provare la rot-
tura de’ piedi con quel dolore che mai il maggiore. ll Gover-
natore vi credette e sentenziò che la rottura de’ piedi valeva
bene per la fustigazione e per la bollatura. Ma questa sentenza
fu revocata.

Bestemmiatori che seppero inventare le più male e sozze pa-
role contro la maestà di Dio e la purissima Vergine sapevano
altresì trovare le loro scuse, perfino dicendo, che lo statuto non
contemplava la pena per quelle tali espressioni, ignote al dizio-
nario dei legislatori, ovvero che la bestemmia era esclamazione
strappata dal dolore di una parte del corpo; cosi che il Gover-
natore riconosceva che blasfemando dabat penas erroris.

Veniamo ora a dare alcuni estratti, scelli a curiosità degli
eruditi di legislazione penale :

[c. 12 t.] Angela Branditii de Perusio, euius maritus accusatus pro danno
dato in lib. 35 den. propter aliqua debita a civitate abest et re-
liquit dictam Angelam cum 4.or filiis iu sumptibus, que suppli-
cans pignorata propter dicta damna data, petit absolvi et pignora
restitui cum sit pauperrima.

Signatura: Attenta paupertate supplicantis et anni steri-
litate, mandamus vendi pignora eidem ablata et solvi cassa-
tionem, et reliquum cedat in defaleatione pene prefate et a
reliquo sit libera et cassetur nec alias molestetur.

[c. 13] Jacobus Cruciechii Gualdensis accusatus dedisse damnum quod
"probatur per unum testem examinatum per Camerarium Gualdi,
cui examinationi negatur fidem esse dandam, petit dietum testem
iterum examinari, sed non per camerarium, constitoque non di-
xisse veritatem, puniatur secundum statutum Gualdi. It. con-
demnatus pro damno dato cum uno bove in solidis 40, petit, re-
fecto damno, quia parvum est, condemnationem cassari.
[c. 16 t.]

[c. 67]

1463
mag. 24

1469
mag. 3l

1469
giug. 7

1470

gen. 26.

[c. 68]

UN CODICE DI SEGNATURE DEL GOVERNATORE DI PERUGIA

103

Signatura: Si examinatio est contra statuto a Gualdi,
rexaminetur et fiat ustitjia; in quibus vero venit condem-
nandus vel condemnatus, soluto damno, et 5* parte pene,
cassetur reliquum.

Attento quod impossibile est damnum fuisse datum in terra
non seminata, absolvimus oratorem, qui cum equo transivit
terram non seminatam.

Quia constat nobis accusatorem nullum penitus damnum
passum et falso juraverit, mandamus ipsum loco accusati in
prefata solutioné pene (v lib.) notari, cogique.

Bartolomeus Nicolai de Villa Pontis S.ti Gemini, condempnatus
eum sua uxore pro damn dato in lib. .viJ., petit mandari mas-
sariis dicte ville ut cassetur condemnatio, attento quod statutum
prohibet accusari vel condemnari pro damno dato plures de una
familia in bimestri.

Signatura: Mandamus massariis prefatis, quatenus, con-
stito de assertis et precipue de statuto prefato, cassent secundam
accusationem, et de prima refecto damno, et soluta .vJ. parte,
cassetur reliquum, quod et de secunda fiat si statutum oratori
non suffragatur. — Hier. etc. Gub.

xxx maij 1468. — Iacobettus Braccii de Balionibus, qui inventus
est loqui eum una ex monialibus monasterii Sancte Marie Ma-
gdalene, petit gratiam totius pene in qua incidisset, attento
quod habuit licentiam a vicario d. Episcopi.

Signatura: Constito quod non fuerit ingressus monaste-
rium, pro hac vice indulgemus, ut solvat tamen dueatos 4.or.
— Hier. etc. Gub.

xxv junii 1468. — Bartoccius de Perusia, condempnatus in
lib. 500 et incarceratus, quia non assignavit gabelle unam sal-
mam lignorum, petit liberari et a pena et a carcere —.

Sign.: — Quia absurdum et impium est pro una salma li-
gnorum condemnari hominem in libr. 500, committimus d. Luce
primo collaterali ut non obstante quocumque rigore alicuius sortis
statuti immanissimi, videat quod iuri et equitati conducit et tamen
censeat. Hier etc. Gub.

xu augusti 1468. — Franciscus Johannis Baldutii de Perusio,
104

[c. 69 t.]

[e. 70]

[Ca ch

L.. FUMI

quia fecit fieri unum sigillum Jo. Jacobi Piccinini et eo usus
est tantummodo in lietera facta ad eius commendationem sim-
plieiter, condemnatus est in fl. 26, petit cassari, quia per aliquot.
dies stetit in palatio detentus.

Sign.: Facimus gratiam oratori de fl. sex., si reliquum

solvat infra dies octo; alias solvat totum. — Mie etc.
xv. — Honofrius Nicolai de Campania romana petit liberari

a pena et a carceribus pro mallefitio unius bursie cum bolonenis.
vitJ, quam mutilavit cuidam mulieri, attento quod per.sex annos
fuit ad bella contra turchos pro fide Xpi. —.

Sign.: Quiequid ab eo poterit, detur bancho de Alphanis
depositariis pro fabrica tecti palatii et fustigetur circa plateam
tempore fori in maiori frequentia populi, et per annum sit in
carcere et faciat executionem iusticie interim in decapitandis.

vel suspendendis vel mutilandis. Hie. — (E cassata con frego? |

Non acceptavit, ideo cassa est).

Xvij Augusti 1468. Galeoctus de Comitibus de Marseiano con-
dennatus in solidis .xL. propter verba iniuriosa ab eo contra.
certàm famulam dicta occasione danni passi in eiusdem orto
per eam feminam, petit quod procedatur contra dietam feminam,
iustitia mediante, et cassari a dicta condennatione —.

Sign: In prima causa intendimus facere 'compositionem.
In secunda absolvimus prefatum exponentem, qui non meruit.
pro re tali condennari, sed refici pro damno passo et manda-
mus cireumdari processus. — ie etc.

xxx aug. 1468. — Philippus Johannis de Perusio, pauperrimus,
condemnatus in libr. cccc. den. et in 4.to pluri, propter eius
contumaciam, et quia porrexit supplicationem ymagini S.mi d. n.
hine, quando fuit posita in pariete Saneti Laurentii, et Guber-
nator eam liberam signavit, et supplicantem a pena liberavit,
et supplicatio amissa est, petit, constito de gratia predicta,
ipsum liberari et mandari ad quos pertinet condennationem
cassari —.

Sig.: Quia constit nobis de libera remissione precessoris
nostri, mandamus cassari prefatam condennationem etiam satis.
iniuste factam. Mie.

xi Sept. 1468. — Dominus Stefanus Anconitanus studens Pe-
rusie repertus cum famulo post tertium sonum nocturno tem-
UN CODICE DI SEGNATURE DEL GOVERNATORE DI PERUGIA 105

5 pore cum armis, nullo malo animo imbutus, petit cassari :
processum et mandari offieialibus ne ipsum amplius, aut eiu-
sdem famulum seu fideiussores molestent.
Signatura: Mandamus d. Potestati Perusie quatenus, at-
tento quod prefatus d. Stefanus est clericus, quod de eo nec
| de eius fideiussoribus et familiari non se impediat, et solutis
I offitialibus iuxta conscentiam d. Petri visitatoris S. D. N. etc.
casset et cireumdet processum, quibuscumque non obstantibus.
— Hie.

[c. 72] xxvuj oetobris 1468. — Antonius Pauli de Ponte Pactuli con-
dennatus a vicario loci in libr. .xxv., eo quod noluit assignare
granum suum iusta de causa, petit liberari a carceribus, pro
quibus datus est ne possit exire a castro.

Signatura: Attento modo servato, placet quod orator pos-
sit exire castrum et facere facta sua circa vindemiam, data
cautione idonea de se presentando coram nobis indicaturis
causam prefatam quam nobis reservamus. — ie. etc.

[c. 73] xxij octobris 1468. — Johannes Battista Thome de Perusio
coudennatus in libris .cC., quia dicitur cognovisse quamdam
mulierem carnaliter, petit reintegrari ad comparendum et ad-
mitti ad beneficium pacis et confessionis, quia asserit conden-
natus fuisse indebite.

Signatura : Placet quod admittatur ad beneficium pacis |
et confessionis, attentis relatis nobis de conditione hominis a |
persona fidedigna, statutis et aliis non obstantibus, soluta ga-
bella de fl. xvj, 8 vid. Camere et 8 in supplementum tecti
palatii bancho heredum Alphani, depositario dicte fabrice, et
his factis cireumdetur processus. — Hier. etc.

[c. (3] Die prima novembris. — Nicolaus Bartolomei de Fossato con-
dennatus iam sunt cirea annos .xx. in libr. D den., quia ex
quibusdam percussionibus ab ipso factis cum uno baculo in

manum Nanne de Pistorio, et quia auxilium et favorem |

prestitit Antonio Jacobi de Fossato, qui eumdem etiam cum
baculo verberavit, ex quibus vulneribus dictus M. Nannes
mortuus est, et propterea eadem predicta pena utroque con-
dennatus fuit; ex qua re stetit in carceribus menses .xxuij.,
passusque est torturam, habuit pacem ab offensis, petit liberari
in die omnium sanctorum, iuxta consuetudinem Civitatis, non -
-1

L.

FUMI

obstante quod prohibetur homicide liberari et aliis quibuseum-
que etc.

Signatura: — Attentis longo tempore casus, tormentis,
pace, longo carcere et etate senili ac hominis extrema miseria,
mandamus, ut petitur, fieri per d. Potestatem vel per officialem
deputatum ad id, statutis et aliis non obstantibus, quibus pro

hac vice et casu dumtaxat derogamus. — Hie. etc.
xxvij novembris. — Zanobius de Florentia habitator Monti-

sfalconis repertus sine lumine, quod paulo ante extinetum fuerat,
captus et condennatus a potestate Montisfalconis in lib. 50,
petit cassari.

Signatura: — Si potestas loci vidit lumen, ut nobis verbo
asseruit, mandamus oratorem liberari a pena in quam inci-
dunt reperti sine lumine. — Mie. etc.

xinj aprilis 1469. — Nicolaus Philippi de Perusia porte Solis
detentus est in carcerem propter vitium sodomie et propter
alias eausas, ut in processu continetur, sed ad penitentiam
deduetus, implorat anxie misericordiam fieri et non justitiam.
ideo V. R. D. dignetur inquisitionem contra ipsum factam
mandare deleri, ne perpetuo marceretur in carcere, cum sit
pauperrimus et miserabilis.

Signatura: — Placet quod, soluta pena in statuto con-
tenta, de qua solvat fl. xir bancho de Alfanis pro reparatione
palatii, et notetur hoe in margine pro cessus, liberetur, et

sit exul a patria per annum. — Mie.
xxij aprilis 1469. — Johannes theotonicus carceratus per Cu-

riam Potestatis propter duo furta et condennatus in fustiga-
tionem et bullam et in quadruplum rei furate, secundum
formam statutorum; sed quia pauper supplicans, portatus a
quodam ad carceres super dorsum, cecidit cum latore, et quia
habebat compedes ferreos, passus est fracturam pedum cum
maximo dolore et multos dies fuit in carcere, ideo dignetur
etc.

Signatura: — Placet quod casus prefatus et fractura pedum
sit pro fustigatione et bulla, et restitutis ablatis, postquam
steterit per menses sex in carcere, liberetur. — Hie. — (Revo-
cata quia falsa).

—— n TT ras —€—À—

UN CODICE DI SEGNATURE DEL GOVERNATORE DI PERUGIA 101

[c. 83]

[c. 84]

[c. 85]

[c. 86 t.)

[e. 88 t.]

vu septembris 1469. — Magister Nicolaus et magister Federi-
eus, sicilienses, schrimitores, ludentes simul se ferierunt cum
ensibus, unde Nicolaus condemnatus est in lib. 37 et Federicus
in lib. 46 sol. 17, petunt propter eorum pauperiem, attento
casu, liberari. :

Signatura : — Facimus unicuique ipsorum gratiam. de
lib. 36, attento casu et conditione personarum, et plus facere-
mus si possemus. — Zie.

XVillj septembris. — Sanctes Mei et Petrus Morani condennati
in libr. 5 pro quolibet, quia alter eorum dixit per /o culo de
Dio et alter per lo culo della Vergine Maria, petunt absolvi,
attento quod sint fratres et propter divisionem rerum suarum
erant altergati.

Signatura: — Placet quod, solutis libris duabus pro quo-
libet, cassetur reliquum. — ie.
xij octobr. — Bartolomeus Valentini de Perusia condemnatus

in libr. x quia dixit: potta di Dio, petit liberari, quia in Sta-
tuto non invenitur hoc verbum expressum proprie —.

Sign.: — Placet pro hae vice quod soluta medietate pene,
cassetur reliquum. — Mie.
xvj novembris. — Johannes Mathiucii de castro Papiani con-

demnatus in libr. x den. ob percussionem a se illatam cum
calee in corpore Vicarii Capitanei Comitatus sine sanguine,
cum sit pauper, petit cassari etc. —.

Sign.: — Placet quod, solutis libris quinque de libr. x
prefatis, cassetur reliquuin.

xxx novembr. — Lucas Antonii Senensis morator Perusie du-
etus per offitiales, quum stringebatur ab eis, adirans, ait: Non
me strengete potta de sancto Antonio. Et hoc quia in eo latere
non bene se habebat. Ideo petit absolvi a lib. v. pene —.

Signat.: — Placet nam blasfemando dabat penas erroris,
quod soluta medietate et non minus liberetur a reliquo.

xxiJ januarii 1470. — Sabatinus Johannis et Antonius Matheoli
de Marsciano condemnati pena capitali, quia dicitur eos dedisse
auxilium, consilium et favorem occisioni Petri Rentii et Johan-
nis eius filii occisorum in dieto castro, et in veritate dicti sup-
108

L. FUMI

plieantes non erant presentes quando ipsi fuerunt, sed audientes
campanam, cucurrerunt et invenerunt ipsos occisos, tamen fue-
runt condennati. Petunt, quia pauperrimi, committi potestati
Perusie vel alii, quatenus, constito de eorum innocentia, libe-
rentur et cassetur omnis condennatio, attento maxime quod
quidam etiam accusati indebite sunt supplicantes de eodem
delieto obtinuerunt committi similiter a domino prothonotario
Tabello tune Gubernatore —.

Sign.: Placet, prout nostro etiam precessori visum, quod
Potestas cognoscat de predictis et supplicantes condennet vel
absolvat de commissis, prout de jure. — Hier. etc.

Il Codice in parola è facilmente pervenuto all'Archivio di Stato

in Roma dall’Archivio Camerale con i registri della tesoreria pe-

rugina, contenendo disposizioni per multe pecuniarie che dovevano

riscuotersi come diritto della Camera apostolica.

L. Fumi.
L'AZIONE DI 5. BERNARDINO DA SIENA

NELLA CITTÀ DI PERUGIA

Le cronache e storie della città di Perugia, e specialmente la
cronaca nota sotto il nome di Diario del Graziani, ci hanno con-
servato dei particolari molto curiosi sui varî viaggi di San Ber-
nardino da Siena e sulle sue prediche nella capitale dell’ Umbria (1).
I cronisti che accidentalmente ci hanno parlato del celebre frate
dell’Osservanza, si sono intrattenuti a descriverci questo predicatore
popolare. Ed è così che noi sappiamo che San Bernardino comin-
ciò a predicare a Perugia fin dal 1425 (2). Veniva da Arezzo, da Or-
vielo e da Assisi, dove aveva esercitato una straordinaria influenza
sulle anime di quelle popolazioni, conquidendole col suo amore
per la pace, colle sue idee di giustizia, di umanità e di carità.
In nome della pace e della concordia slimolava il popolo, in nome
di Gesù predicava la penitenza e la devozione; ed è naturale che
la sua profonda convinzione, il suo accento di sincerità facilmente
riuscissero a prendere il sopravvento ed a dominare tutti coloro
che l’ascoltavano (3). Ottenne a Perugia, come nel resto d'Italia,
gli stessi successi che aveva avuto in Assisi, ed ebbe il piacere
di vedere egli stesso gli effetti delle sue prediche. Straordinaria
era la folla che lo ascoltava. Si chiudevano i negozi, come nei
giorni di festa; ed i bandi stessi, nell'ordinare ai commercianti

(1) Cronache e Storie della città di Perugia dal MCL al MDLXIII. — Cronaca
della città di Perugia dal 1300 al 1491 nota col nome di Diario del GRAZIANI (ArcAi-
vio Storico Italiano, tomo XVI).

(2) Cronache op. cit. parte I, pag. 13.

(3) Vedi FUMI L. — San Bernardino da Siena in Orvieto e in Povano, Siena, 1887.
— ALESSIO — Storia di San Bernardino e del suo tempo, Mondovì 1899 8, pag. 491.

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Pip ilta ir msan Rm s i ' nel 1322 era già stata proibita (V. FUMI, Codice diplomatico di Orvieto, pag. 767, nota 2).

110 i E. DÉPREZ

di chiudere le botteghe, imponevano di dare libertà agli operai
durante il tempo della predica. La curiosità di udire un abile
predicatore ed un si celebre riformatore non avrebbe potuto da
sola spiegare una così grande affluenza di persone di tutte le classi
sociali, nobili, commercianti, contadini: bisogna riconoscere che
realmente il frate esercitasse su quegli animi un fascino irresi-
stibile. I Perugini per i primi sentivano la giustezza dei rimpro-
veri che San Bernardino dirigeva loro: dacchè il disordine e la
mancanza di sicurezza regnavano non solo nella campagna, ma
nella città stessa: le fazioni si disputavano accanitamente il go-
verno; il sentimento della vendetta dominava nelle famiglie e fa-
ceva che le divisioni di parte si rendessero sempre più profonde,
inquinando lo stesso governo cittadino.

Il decaduto stato morale dei Perugini veniva rilevato non solo
dalle condizioni politiche della città, ma da quelle stesse delle famiglie
e dai costumi; lusso smodato, giuochi perigliosi, licenza ed usanze
superstiziose si erano dovunque infiltrati. E specialmente contro
queste abitudini si volse tutta l’eloquenza del predicatore popo-
lare; e grazie al sentimento mistico che lo animava, grazie in fine
alla sua forza oratoria ed alla sua stringente argomentazione, seppe
sollevare l'animo dei perugini, spegnere in loro le dissensioni e
le vendette, ricondurre nell’agitata città la quiete e la pace. Quando
Bernardino vide l’ottenuto successo e riconobbe di esser riuscito
a dominare il cuore dei Perugini, domandò ed ottenne dal Comune
l'abolizione dei giuochi di sangue fino all'ora in sì grande onore
presso quella popolazione. Lo stesso Santo predicando ai Senesi
così ne parla: « Della battaglia che [a Perugia] si faceva, che
era cosa tanto sterminata e grande faccenda, ora ella è levata
via con pena grandissima » (1). Facevano parte di questi giuochi
la caccia del toro e specialmente il giuoco dei sassi, ma erano
una specie di torneo, già tolto, poi ristabilito da Braccio da Mon-
tone quando nel 1416 si fece padrone di Perugia (2). Com'è gia
conosciuto, l’alta e la bassa città formavano due quartieri affatto

(1) BANcHI L. Le prediche volgari di San Bernardino da Siena I, 350.
(2) Anche in Orvieto troviamo rammentata la battaglia ai sassi e alle pietre; e
— M99

L'AZIONE DI S8. BERNARDINO DA SIENA ; 111

distinti; le milizie dell'uno combattevano contro le milizie dell'al-
tro in tutti i giorni festivi di primavera, sia in marzo, nella festa
di Sant Ercolano, sia in agosto, nella festa di Santa Maria in
Monteluce, sia in Ogni Santi; il giuoco si faceva per solo amore
di gloria e non per ispirito di partito; la battaglia ingaggiavasi
da due bande di cittadini armati alla leggera, i quali scagliavansi
pietre e cercavano pararne i colpi con un largo mantello che quei
veliti ravvolgevano intorno al sinistro braccio; in appresso due
falangi di grave armatura scendevano in campo. Sotto ad una
compiuta armatura di ferro i combattenti portavano cuscinetti
pieni di cotone e di stoppa per ammorzare i colpi. Ogni coraz-
ziere teneva una lancia sferrata nella destra, ed imbracciava
colla sinistra uno scudo, di cui valevansi a vicenda per ferire e
per parare i colpi. La vittoria era di coloro che giungevano ad
occupare il mezzo del campo. Terminato il tempo assegnato alla
pugna, un araldo d’armi divideva i combattenti, calando tra di
loro la sbarra, e proclamava il vincitore: talvolta ancora una
delle due parti si dava per vinta e mandava a chiedere pace.
Due ore venivano assegnate alla battaglia dei fanciulli, onde ren-
derli bellicosi fino dall’ infanzia, tre ore a quelle de’ giovanetti, e
il rimanente del giorno a quelle degli adulti. Malgrado la saldezza
delle armi difensive e la fralezza delle offensive, non terminava
mai giorno senza spargimento di sangue. Ogni giorno di lotta,
dieci in venti uomini cadevano morti e feriti (1).

E precisamente ha rapporto alla soppressione di questi mici-
diali giuochi il documento qui appresso pubblicato. Dalla Cronaca
del Graziani e da una nota del Fabrelli noi sappiamo che questi.
giuochi erano stati soppressi dal Comune (2).

La cosa ci è ora confermata dal documento che abbiamo cre-
duto opportuno di pubblicare e che si trova negli archivi comu-
nali di Perugia (3). Consiste in una lettera di Pier Donato legato
a latere di Martino V e governatore in Perugia, indirizzata ai
priori delle arti e ai camarlinghi della città:

(1) SISMONDI — Storia delle Repubbliche italiane nel Medio evo VI. — CAMPANI
— Historia Brachii Perusini, lib. IV. — V. lo Statuto inedito del 1342, vol. III

(2) Cronache di Perugia, op. cit. pag. 319.
(3) Archivio comunale di Perugia, Pergamene, cassetta 12 n. 39. 119 E. DÉPREZ

Petrus Donato, Dei et Apostolice Sedis gratia episcopus Venetiarum pro
Sanctissimo domino mostro, domino Martino divina providentia
papa quinto et Sancta Romana Ecclesia Perusii etc. cum potestate
legati de latere gubernator generalis, dilectis nostris magnificis viris...
prioribus artium. et camerariis civitatis Perusii salutem.

Pro parte vestra nobis extitit suppliciter enarratum, quod ad
relassandos hominum animos in alacritatem, quibusdam faciendis spe-
etaculis, ex forma statutorum Comunis Perusii et consuetudine diutius
observata, institutum erat fieri temporibus et festis infrascriptis, certos
ludos et societatem, ac festiva et ludiaria solatia et in eis dari expendi
et solvi infraseriptas pecuniarum quantitates: videiicet in festo Sancti
Hereulani de mense martii L libras denariorum societatis saxi; item in
festo Sancte Marie Montis lucidi de mense augusti L libras denariorum;
item in festo omnium Sanetorum de mense novembris L libras denariorum
pro ludo thauri. Qui ludi et solatia, quoniam nichil frugalitatis, sed po-
tius dissolutionem quandam immoaestam et vanitatem lubricam sapiebant,
ex noviter editis quibusdam honestissimis statutis, predicationibus religio-
sissimi viri dei fratris Bernardini de Senis, ordinis Minorum, sublati et
abrogati fuerùnt, et sunt; quodque deceruere, sancire, disponere ac
mandare dignaremur, quod dicte pecunie quantitas CL libr. expendi
solita singulis annis in ludis festis et societate predictis, ex nostro so-
lenni decreto ordinatione et rescripto transferatur, detur, expendatur et
solvatur per massarios et fancellum camere massariorum comunis Perusii
tam in presenti anno quam singulis annis in posterum successuris, pro
emenda cera, faculis seu dupleriis cereis pro luminari faciendo, ad lau-
dem et gloriam omnipotentis Dei et gloriosissimi nominis Jhesu Christi
ad honorandam, devotione sincera, ymaginem seu effigiem beati martiris
Herculani protectoris et defensoris comunis Perusini et populi Perusii,
in solennitate et celebritate que fit omnibus annis, dum dicta vene-
randa ymago ab eeclesia Sancti Laurentii ad ecclesiam Sancti Domenici
de Perusio devota mente portatur; et quod dicta cera sit, applicetur et
convertatur in oblationem pro fabrica et in fabricam eeclesie Sancti
Laurentii predieti. Vestre supplicationi, que sanctimoniam redolet, pa-
ternis studiis inclinati, omnibus modo, via, jure et forma quibus melius
possumus et debemus, auctoritate nostri arbitrii et ex certa nostra scentia
presentium tenore decernimus et mandamus, ordinamus, volumus et
statuimus, quod dieta quantitas centum quinquaginta librarum den. tam
in presenti anno quam annis singulis futuro successuris detur, traddatur
et solvatur per massarios et fancellum camere massariorum comunis

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L'AZIONE DI S. BERNARDINO DA SIENA 113

Perusii presentes et futuros, sine aliqua diminutione, pro emenda cera
predicta pro hujusmodi luminari faciendo, ad honorandam dictam yma-
ginem prefati beati martiris Hereulani, tempore loco et modo superius
expressis. Et quod cera hujusmodi sit, applicetur et convertatur et ex
nunc prout ex tunc censeatur, et sit applicata, attributa, deputata et
dedicata singulis annis in oblationem pro fabrica et in fabricam dicte
ecelesie Sancti Laurentii; mandantes.. massariis et fancello predietis, qui
per tempora fuerint quod dietam quantitatem pecunie, viso presenti
decreto, solvere et dare debeant causa et tempore predictis sub pena Ve li-
brarum camere apostolice Perusine, vice qualibet applieandarum, si eam
solvendo fuerint negligentes, aliquibus statutis, ordinamentis, legibus
et reformationibus ritibus et consuetudinibus in contrarium facientibus
non obstantibus, quibus, quo ad predieta, derogamus et derogatum esse
decernimus et mandamus. — Datum Perusii sub nostro solito sigillo, in
palatio nostre residentie, anno millesimo quadringentesimo vicesimo
sexto, indietione quarta, die vigesima mensis februarii, pontificatus pre-
fati sanetissimi domini pape anno nono.

Come risulta della lettura di questo documento, il quale espres-
samenle conferma quanto si legge negli Statuti di Perugia (1),
la celebre litomachia in uso nelle feste cittadine di Sant’ Ercolano,
di Santa Maria di Monteluce e di Ogni Santi, venne abolita per
effetto delle prediche di San Bernardino, predicationibus religio-
sissimi viri Dei fratris Bernardini de Senis ordinis Minorum,
e le somme che si spendevano ogni anno per questi giuochi ven-
nero convertite per l' acquisto della cera nella festa di Sant Er-
colano patrono della città (2).

L’atto è interessante, perché ci mostra l'ascendente che San
Bernardino seppe prendere sui Perugini, tanto da influenzare delle
sue teorie gli stessi legislatori della città. Da simile documento,
molto più che dalla lettura delle sue più belle prediche, si può
conoscere ed intimamente giudicare lo spirito dell’opera riforma -
trice del frate Minore e penetrarne gli effetti politici che dal punto
di vista storico non sono meno interessanti delle prediche stesse.

Del resto, intorno agli effetti della predicazione di San Ber-

(1) Statuta, Sancti Bernardini « Cupiditatis alta vorago » etc. f.0 LXII. (Perugia.
Girolamo Cartolari, 1528).

(2) Il comune soleva spendere ogni anno 150 lib. di denari per la caccia del toro
e pel giuoco dei sassi.

eric rc IZ vo 114 E. DÉPREZ

nardino giova udirne riferire dalla parola stessa del santo famo-
sissimo rivolta ai Senesi. Con bene immaginato accorgimento ora-
torio egli eccitava i suoi concittadini alla riforma dei costumi,
ponendo innanzi ai loro occhi l'esempio di Perugia che dopo

quella predicazione si volse al meglio. Siena e Perugia, antiche

emule fra loro, sono paragonate abilmente dal Santo. Nella pre-
dica IV cosi egli dice: « Dicoti che fra quante [città] io n’ ho mai

trovate, io n' ho trovata una secondo il mio cuore; e sai qual'è ?

La città di Perugia, che non credo fra tutte l' altre città sia la più
netta città di quella. Sai? Di quella battaglia così pericolosa, ella
vi è netta, chè non se ne fa più nulla. Le chiese sono tanto fre-
quentate, che è una maraviglia. Tra l'altre chiese, elli ve n’ è
trenta molto bene visitate e holle tutte iscritte, da due in fuore,
che valeva il’ oro da C a CL fiorini l'una (1). Delle confessioni
non ti dico nulla; chè si fanno tanto spesso, che è una divo-
zione » (2). E nella predica XIV: « Elli è tanta differenzia da voi
a’ Perugini, quanta è dal cielo alla terra. O donne, feci là una pre-
dica delle vanità loro, che vi feci una cosa là oltre, che non feci
qui; che sette some di capelli loro e dei loro magagnani... [get-
tarono nel fuoco?]. Avete voi vedute delle sacca della bombagia ?
Così puro quelle selte sacca; ma elli vi fu una bella scelta che
fu stimata parecchie migliaia di fiorini, e tutte, quasi, le loro va-
nità so’ levate via. Della battaglia che vi si faceva; che era cosa
tanto sterminata e grande faccenda, ora ella è levata via con
pena grandissima. Anco de’ balli che essi facevano a certa festa,
anco sò levati via. El biastemiare Idio tanto bruttamente et i vanti,
anco l’hanno levato via; e sapete che quella città di questo era
più infetta che niun’altra; e come era più brutta, così è ora più
netta, con perseveranzia; però che hanno poste gravissime pene.
Di giuoco non pare che mai vi fosse: io vi parlo di quello che
si vede! » (3). E finalmente nella predica XLV: « Elli so’ molte

(1) L'editore comm. Banchi annota questo punto cosi: « Nessun codice ci porge
aiuto a chiarire l' oscurità di questo periodo mancante al certo ». Ma il comm. Fumi
ha interpetrato facilmente la notizia cosi: che, cioè, San Bernardino avesse iscritte
tutte le chiese di Perugia col monozramma in oro, di Gesü, meno due di esse chiese,
atteso il caro dell'oro, che n' andava da 109 a I59 fiorini per ognuna.

(2) Op. cit. I, 97. È

(3) Op. cit. I, 349.
L'AZIONE DI 8. BERNARDINO DA SIENA 115

città che sò disposte a fare in uno subbito molto male, e come
sò preste a fare el male, così sò preste a fare el bene, e fannolo
con molto fervore. Benedetto sia quel male che ci fa ritornare a
Dio! E dico che é una la città di Perugia, e come so' presti al
male, cosi subito tornano al bene. Io non viddi mai il maggior
fatto che io viddi ine. Elli vi si fece tante paci, che io me ne feci
grande maraviglia che tanli nimicizie vi fussono quanti elli v'erano.
E credomi che poche fussero le paci che si fecero che non venisse
da colui che aveva ricevuto; andare a trovare colui che l'aveva
e chiedargli perdonanza. E molti vi furono di quelli che andavano
co la coreggia in gola. Sicchè come so’ ratti a fare el male, cosi
so’ ratti a tornare a l'amenda e far el bene » (1).

(1) Op. cit. IIT, 497.
E. DEPREZ.
RETE
——
ANALECTA UMBRA

Il padre Grisar confrontando la statua di Carlo d'Anjou in Cam-
pidoglio con le opere di Arnolfo di Cambio, cosi parla della tomba del
card. de Bray in Orvieto, scolpita dallo stesso Arnolfo: « Sulla detta
tomba di Orvieto ... si ammira la figura piecola della Madonna seduta
col Bambino, modellata in fredde forme del classicismo pagano. La fi-
gura è veramente un curioso tipo dei tentativi di quel tempo di ripri-
stinare l'arte antica. Essa è piuttosto una Giunone sedente rappresentata
con soverchia maestà, che una Madonna col Bambino. Qui, esclama
il Wickhoff, « abbiamo il vero riscontro del Pietro Vaticano: questa
Madonna è carne della carne sua e spirito dello spirito suo ». Però a
noi riesce difficile capire che egli abbia colpito nel segno con siffatte
patetiche parole. Noi non iscorgiamo altro di comune fra la grandiosa
figura vaticana e la statuetta decorativa di Orvieto, che il classicismo ;
però nella statuetta esso è infantile e prodotto d'una imitazione schiava
che non nega il suo carattere studiato; mentre nel bronzo vaticano,
quanto, almeno, al corpo della figura, il classicismo è franco, naturale
e senza nessuna mistura di elementi propri del medio evo » (Analecta
Romana; dissertazioni, testi, monumenti dell'arte riguardanti principal-
mente la storia di Roma e dei papi nel Medio evo; vol. I, Roma, 1899, .
pag. 646).

Dei Codici Capponiani delia Biblioteca Vaticana, relativi alla storia
nostra civile e letteraria, che Giuseppe Salvo- Cozzo ha descritti con tanta
diligenza e larghezza (Roma, tip. Vaticana, 1897; in 4, pp. XIX-486),
non fu ancor data notizia in questo Bollettino: nè questa sembri ora
tardiva e perció inopportuna, ché i bellissimi volumi, illustranti per opera
di E. Stevenson, di C. Stornaiolo e d' altri valentissimi le collezioni dei
codici Vaticani, non sono agevolmente a disposizione degli studiosi. —
Di Giulio Beni di Gubbio sono lettere al marchese Alessandro Gregorio
Capponi nel cod. 274, ed un’ altra nel cod. 218 bis: di Severo, ignoto
ma non ispregevole poeta eugubino del sec. XVI, leggonsi tre sonetti
a messere Automedonte Teofilo 'Travolto nel cod. 139: di Rosello Roselli
118 ANALECTA UMBRA

sonetti nel ms. 248 (num. 15, 47, 49, 53); di Marco Rasiglia folignate il
poemetto « La conversione di sancta Maria Maddalena et la vita di La-
zaro et di Marta » a fol. 95-100 del cod. 18. Iacopo Antiquario ha epi-
stole nel cod. 235; tre ad Angelo Poliziano (Mediolani, idibus novem-
bris 1489; Mediolani, V idus decembris 1489 ; e Mediolani, XII Kalen-
das ianuarias 1489); una a Marsilio Ficino (Mediolani, III idus martias
1490); ed una a Bernardo Riccio (Mediolani, nonis iunii 1494). La ge-
nealogia della famiglia Baglioni è a fol. 193 del cod. 165 bis: lettere
di Carlo degli Oddi sono sparse nei codd. 272, 273, 275, 276 bis, 277°,
280 bis, 280*, 281 bis, 281?, 282°; notizie storiche su Perugia, dedotte
dal Platina, dal Giotto e d’altrove, son trascritte a fol. 50-84 del cod.
217: la terza parte della « Historia di Perugia di Pompeo Pellini » fu
dal Capponi copiata di su un esemplare prestatogli, e poi donatogli, dal
conte Costantino Ranieri, nel cod. 103. Per la storia di s. Francesco
sono da segnalarsi due codici: il num. 184 che contiene «la vita e acti
spirituali » del serafico « e de li soy primi compagni gloriosi » (ff. 1-95 ;
di mano del secolo XIV, con miniatura nella prima pagina); e il num.
207, in cui, nelle prime 104 carte, leggesi, copiata da mano del se-
colo XVI, la « Vita del povero et humile servo de Dio Francesco; la
quale vita scripsero quattro solempne persone preclari de scientia et de
sanctitade, cioè fratre Johanni et fratre Thomasso da Celano, fratre Bo-
naventura et l' homo de mirabile simplicitade et sanctitade fratre Leo-
ne ». Un « Compendio hystorico della città d'Assisi », d' anonimo del
secolo XVII, é a fol. 10-116 del cod. 18 bis. Di Trevi abbiamo gli An-
nali del Mugnoni nel cod. 118:con questo titolo: « Annali manuscritti
di ser Francesco Mugnoni da Trevi rapportanti molte cose memorabili
di Trevi, dell' Umbria e dell'Italia » dal 1416 al 1503 (autografl, con
molte correzioni e con qualche postilla d'altra mano), con l' indice, com-
pilato nel 1720, di Durastante Natalucci. — Nei viaggi che il Capponi
fece (com’ è detto a pag. XVI) nel 1735 a Perugia ed a Spoleto è da
ricercarsi la ragione onde parecchi e pregevoli mss. umbri appartennero
alla sua biblioteca e l'arriechirono dopo che 1’ incendio del 1734 le aveva
recato gravissimo danno. E d'acquisti di mss. nell’ Umbria si ha testi-
moníanza in varie sue note nei codd. 219 e 280.

Per Nozze Gualterotti- Ricci, avvenute in Città di Castello nel 1899,
il cav. Giuseppe Amicizia ha pubblicato dagli Atti della Cancelleria
vescovile della stessa città la testimonianza della nobiltà virtuosa e
munifica di vari della famiglia Gualterotti (C. di C., Lapi; in 8, di
pp. 4 non num.); e l'editore prof. Scipione Lapi ha riprodotto il cer-
tificato della provenienza di quella illustre famiglia da Firenze, rilasciato
ANALECTA UMBRA 119

dalla Magistratura Castellana il 26 gennaio del 1834 (in fol., di pagg. 4
non num.).

La « ignoranza assoluta della topografia e della storia » di Gualdo
‘e Nocera hanno indotto parecchi commentatori di Dante a dare due
false interpretazioni ai versi 46 e sg. del Canto XI del Paradiso. Parve
a Pietro di Dante che le due città « piangano per esser poste dietro al
monte ch’ è loro cagione di grave freddo » : « plorantes — dice il Po-
stillatore Cassinese — sunt Nucerium et Gualdum quia ita sunt positae
in sterili loco et frigido ». — Ora il prof. Medardo Morici (Il « greve
giogo » di Nocera-Umbra e Gualdo Tadino; nel Giornale dantesco,
a. VII, quaderno 8, pag. 353 e segg.) domanda se quelle due interpre-
tazioni furono mai, come si doveva, esaminate; e risponde: « Quando
si pensa che alcuni pongono Nocera e Gualdo in Romagna, altri in
Puglia; alcuni le dicono sotto Re Roberto di Napoli, altri sotto il ducato
di Spoleto, altri sotto la Chiesa; alcuni collocano Gualdo in un altipiano,
altri in un bassipiano ; e’ è chi lo chiama un villaggio e chi una città,
e non manca. perfino chi scambia il Subasio col « colle eletto del beato
Ubaldo » e chi questo colle confonde coll’Avellana; si può rispondere di
no con certezza ». Ond'egli in questo studio, fatto sulla diretta cogni-
zione delle fonti, con ricchezza di dottrina e lucidezza perspicue, esamina
« le sorti, quasi sempre insieme congiunte, delle due città dal principio
del secolo XIII a tutti i due primi decenni del XIV » e raccoglie ed
‘espone « i dati di fatto necessari od opportuni per giudicare con co-
gnizioue di causa » ; e conclude contro coloro che « sostengono l’ inter-
pretazione geografica contro la storica, la quale balza fuori chiarissima
dagli avvenimenti sincroni alla vita del Poeta, dalla biografia dello
stesso s. Francesco, ed acquista maggior valore dalla postura delle due
città >.

Pel volume Sesto Properzio di G. Agnoli (Milano, Cogliati, 1898)
rimandiamo alla recensione che ne ha pubblicata il prof. G. Brognoligo
in Lau biblioteca delle Scuole italiane, num. del 1 luglio 1899. Pare da
questo rendiconto che l' Agnoli non dovea conoscere i Nuovi studi sulla
patria di S. Properzio di R. Elisei, de’ quali fu inserito un compendio
negli Atti dell’ Accademia Properziana del Subasio, num. 10-12 (lu-
glio 1898: efr. questo Bollettino, V, 181 e sgg.): nè dovè conoscerli il
Brognoligo, se tra gli ultimi, e veramente maggiori, studiosi di Pro-
perzio rieorda Giulio Urbini « al quale dobbiamo la soluzione di una
delle più intricate questioni properziane ». Degli ,Sfudi dell’ Elisei e
delle differenti interpretazioni del testo properziano, a proposito della

[4
sel

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Eos

=
190 ANALECTA UMBRA

patria del Poeta, messe innanzi dai due critici umbri, neppure un ac-
cenno. E pure la recensione del Brognoligo fu stampata dopo un anno
dalla pubblicazione di quel Saggio dell' Elisei.

Da uno studio del prof. G. Pardi sui Titoli dottorati conferiti nello
Studio di Lucca nel secolo XV e mel seg. (negli Studi storici, diretti
dal prof. A. Crivellucci, vol. VIII, fasc. 1; Rigoli, 1899) deduciamo che
in quello Studio conseguirono lauree in Diritto civile Feliciano de Luzii
d'Assisi il 30 gennaio 1451; in Diritto canonico Jacopo Bartoli, pur
d'Assisi, il 1 luglio 1455; e in Diritto civile Girolamo di Marcoangelo
« Cottoneus » di Foligno il 15 settembre del 1515.

La data del « Teleutelogio », inedita opera latina del secolo XIV
di Ubaldo di Sebastiano da Gubbio, è stata ora, mercè la giusta lettura.
di un passo dell'opera stessa e per altre salde ragioni, fissata dal pro-
fessor Nicola Zingarelli. Nella Conlatio VI l’autore fa parlare la Morte
e le fa dire che tutto sarà dalla sua potenza annientato, ogni vita sarà
dalla sua falce mietuta: essa non avrà riguardo ai grandi per valore,
agl'immortali per fama, ai cospicui per ingegno; neppure a Giotto,
pittore. di tal perfezione e gentilezza, che le sue « ymagines » parevano.
« non arte depicte sed natura producte ». Il Mazzatinti, che scrisse di
quell’opera, fu in realtà, come lo Z. dice, « mal servito » essendosi per
la trascrizione di alcuni passi affidato ad altri; e stampò, a proposito
di Giotto, che la « clava terribilis » della Morte « ad nihilum redigebat
(eum) ». Il ms. Laurenziano, che contiene il Teleutelogio, ha invece:
rediget; ed ha pur così il ms. Marciano. Secondo la prima ed errata
lezione, l'opera dell’ Eugubino dovevasi giudicar posteriore al gennaio
del 1337: ma ora, restaurato il testo, è da credersi che « il primo libro
del Teleutelogio è ‘scritto certamente tra il settembre del 26 e il dicem-
bre dell’anno seguente » ; nè, forse, l’opera era compiuta il 24 dicembre
del 1327, quando Carlo duca di Calabria parti da Firenze. Per la bio-
grafia dell’ Eugubino il prof. Z. dimostra ch'egli non fu mai in corte
del re Roberto, nè mai soggiornò a Napoli; sì bene (e questo era noto)
visse per qualche tempo a Bologna, dove, frequentando lo. Studio, udi
le lezioni di Giovanni d' Andrea « Decretorum doctorum doctorem exi-
mium, Bononiensis urbis splendorem ». Ed a Bologna avrebbe avuto
per « praeceptor a teneris annis » Dante Alighieri: « quando (cosi
lo Z.) Ubaldo da Gubbio nel 1526-27 parla del suo Maestro a teneris
annis, si riferirà probabilmente a quindici o vent'anni prima, allorchè
imparava grammatica. Ma se per dar lezione all’ Eugubino, Dante avesse
dovuto stare in Gubbio, si dovrebbe anche ammettere che noi fossimo

S n

— ANALECTA UMBRA 191

Stati in tuite le città e villaggi dove i nostri scolari aprirono gli occhi
alla luce. Probabile è invece che Ubaldo fosse venuto da giovanetto a
studiare in Bologna, o si trovasse qui circa il suo terzo lustro ; ed avesse
qui ascoltato quel Grande... Non si vuole più particolarmente ricercare
quando l’ Alighieri, vivendo in Bologna una vita di studii, desse anche
lezioni. Molte testimonianze intanto ci assicurano che egli, nei primi
anni dell'esilio, dimorasse in questa città, ed ora m'importava di rile-
vare che il fatto dell’ insegnamento è molto ben documentato con la
notizia del Teleutelogio ».

A questa nota del prof. Zingarelli (Napoli, Giannini, 1899; in 8,
pp. 16) risponde il prof. Francesco Novati con una lettera al suo collega
Michele Scherillo (nella Biblioteca delle Scuole italiane; num. del 1 lu-
glio 1899; pag. 197 e seg.), e domanda: Fw Dante maestro d° Ubaldo
da Gubbio?; e ragiona su quel passo che dice: « Haec est illa (la lus-
suria) quae Dantem Allagherii, vestri temporis poetam, Florentinum
civem, tuae a teneris annis adolescentiae praeceptorem... adulterinis
amplexibus venenavit ». Per il Novati, non solo è ipotesi su base mal-
ferma « quella dell’ insegnamento impartito pubblicamente dall’ Alighieri
in Ravenna », ma è ipotesi infondata l’altra « che anche a Bologna,
anche negli anni primi del suo esilio, il fiorentino sdegnoso abbia fatto
il pedagogo. Ed a chi poi? Ad Ubaldo di Sebastiano da Gubbio! Si
trattasse almeno del rampollo d'un principe, d'un gran signore, del
figlio, se non altro, di quel feudatario [Bosone da Gubbio] a cui, secondo
l’amena leggenda, oggidi sbugiardata e spenta, Dante avrebbe inse-
gnato « lo stil greco e francesco ». Ma, nossignori; l’allievo è proprio
Ubaldo da Gubbio, figlio oscuro di padre oscurissimo. « L'Eugubino
— dimostra il Novati — dové chiamar Dante suo precettore « in quel
senso stesso in cui Dante a sua volta suol chiamare suo « maestro »,
suo « dottore » Virgilio. « Chi o che cosa ci vieta di eredere che Ubaldo
di Sebastiano fin dalla sua adolescenza abbia eletto in « immaginario
testimonio » de’ propri studi l’autore delle nuove rime della Vita nuova? »
Si che, concludendo, l'Eugubino, secondo il Novati, « non fu mai di-
scepolo di Dante, bensi s'aecese di lui, giovinetto, « come per fama
uom s'innamora ». Prima di ammettere che l'esule sommo abbia dovuto
in Bologna o altrove dar lezioni, vuoi pubbliche, vuoi private, per
campare la vita, converrà attendere l'esibizione di prove più valide di
quelle che possa offerirci il Teleutelogio ». i

La Noterella dantesca — Violetta e Scochetto — che il prof. Albino
Zenatti inserì nel num. 4-5 del Gazzettino letterario di Catania (Estr.

di pp. 24: Catania, Russo, 1899), riferiscesi alla leggiadrissima ballata
— cda ne EÓ MÀ — á——ÀÀ ÀÀM € À ———

199 ANALECTA UMBRA

di Dante « Deh nuvoletta, che in ombra d'Amore » ; nel qual verso la
« nuvolecta » é lezione che non deve preferirsi a « violecta » offerta da
manoscritti. Il prof. Zenatti crede che codesta Violetta « fosse tutt’ una
donna con la Pargoletta e con la Pietra ». Chi diè il suono alla ballata
fu uno Scochetto, come il Crescimbeni lesse in un ms. di antiche rime
posseduto da G. B. Boccolini. Di costui e dei codici che gli apparten-
nero il prof. Zenatti ci dà notizia: e sta qui la ragione onde qui fac-
ciamo ricordo della sua nota erudita e geniale. Il Boccolini, già Arcade
in Roma, visse e insegnò per molti anni in Foligno ; raccolse libri e mss.,
e collaborò all’ edizione folignate del Quadriregio. Nulla sappiamo oggi
di quei tesori letterarî da lui messi assieme e studiati, al di là di quanto
il Crescimbeni e il Pagliarini ne scrissero. E queste notizie il prof. Z.
ha raccolte ed esposte, specialmente ad illustrazione del codice di rime
antiche (Codice Boccoliniano) che conteneva anche rime di Ceccolino Mi-
chelotti da Perugia e di Monaldo da Orvieto. Notiamo fra i mss., che
il Boccolini possedette, un volume di rime e di stanze di maestro Paolo
da Foligno, i capitoli in ternarî di anonima poetessa perugina in lode
di casa Baglioni e dedicati a Pio III, le poesie di Girolamo Conti da
Foligno, e un esemplare ms. del Quadriregio, sul quale fu condotta la
citata edizione folignate del 1725.

Nella schiera de’ poeti umbri del secolo XIV e con quei due che
ora abbiam nominati, deve ora, mercè un’altra nota dello stesso profes-
sore Zenatti, annoverarsi Un rimatore del dolce stil nuovo: Simone Ciatti
(Da Le Grazie, a. II, num. 1: Estr., in 32, di pp. 14: Catania, 1899).
Marco Antonio Canini nel suo Libro dell' amore. (Venezia, 1885; I, 110)
ne pubblicò un sonetto; poi, da un codice Casanatense, ne trasse due
poesie musicali inedite lo Zenatti e le offrì ad Arminio Levi nel dì delle
sue nozze (26 novembre 1893: Ferrara, tip. Bresciani). « Simon Ciatti
(così allora scriveva lo Zenatti) sarebbe un rimatore ancora affatto ignoto » :
se ne sa ora qualcosa di più per la piena dichiarazione del suo nome,
che appare fra i testi presenti all'atto con cui il 6 dicembre del 1313
Vieri de’ Cerchi chiedeva ed otteneva di vestir l'abito de’ frati Predica-
tori: Simone Ciatti de Tuderto. A Firenze, fin dal 1314, egli « ebbe re-
lazione » con Lapo Gianni, di cui, come lo Zenatti asserisce, gustò e
imitò le rime d’amore e seppe, « anzichè nel suo dialetto nativo, com-
porre nella dolce parlata della bella città che l’ospitava, precorrendo i
tempi nei quali essa sarebbe divenuta la lingua letteraria pur della sua
Umbria e dell’Italia tutta ». La ballata e il madrigale, che lo Zenatti
pubblicò per le nozze ricordate, egli qui ristampa, dichiarando che i due
componimenti « bastano ad assicurare a Simon Ciatti da Todi un mo- ERE LN di °° A

ANALECTA UMBRA 193

desto posticino fra i nostri antichi rimatori più gentili e più delicati, e
a farei dolere che il tempo ci abbia invidiato altre sue pocsie ».

I Nuovi frutti del lavoro sono prodotti di autori giovani, savia-
mente guidati nell’ osservazione, nella critica e negli studi da un inse-
gnante egregio che n' ha eurata la stampa (Perugia, tip. coop., 1899) e
li ha illustrati con una bella Introduzione. Sono essi gli alunni migliori
della Scuola normale I. Danti di Perugia: l'insegnante, è il dott. Ciro
Trabalza, nostro Socio: il narratore della Storia di codesta scuola, dalle
origini sue, il Direttore prof. I. Bencivenni. La varietà e bontà di tali
frutti non si deve dir qui, dove sou da notarsi, per ció che riferisconsi
all'Umbria, i Contributi al Folk-lóre (pag. 172 e sgg.) ; e cioè La pro-
cessione del venerdì santo a Norcia (Costumanze, pag. 179 e sgg.); La
Grotta di s. Eutizio, La grotta e la sedia d'Orlando presso Narni, L’e-
remitaggio di s. Iago presso Narni (Tradizioni, pag. 189-195) ; e diversi
Canti popolari (il canto della Pasquarella, raccolto a Norcia, stornelli
amorosi e dispettosi, un contrasto e un rispetto, raccolti a Norcia, a Ri-
gutino ed a Bevagna). — Dello stesso prof. Trabalza ricordo due recenti
pubblicazioni nuziali: Una lettera inedita di Francesco Torti all'abate
Lanci sul Cavallo di Giobbe (Perugia, tip. coop.; Nozze Rostagno - Ca-
vazza : « il Torti pone a riscontro del cavallo biblico i destieri del Tasso,
di Omero — nella traduzione del Monti — e del Metastasio, dimostrando,
contro l’opinione del Lanci, che questi tre, per ricchezza di pregi arti-
stici, avanzano di gran lunga il primo »); e Una medaglia inedita di
Francesco Torti (Perugia, tip. coop.; Nozze Trabalza-Angelucci: la me-
daglia di Pietro Bayle, la undecima della serie delle Medaglie dei grandi
uomini d'ogni secolo: cfr. Trabalza C., Della vita e delle opere di F.
Torti, pag. 196 e sgg.).

Sull'importanza storica ed artistica degli edifici spettanti all’ ordine
dei Cavalieri Gerosolimitani in Perugia e suo circondario ha pubblicata
una memoria il nostro socio A. Lupattelli (Perugia, Guerra: in 8, pp.
28). I monumenti descritti e illustrati sono le chiese di s. Luca, di s.
Croce, di s. Bevignate e di s. Manno. Due altri sono a Mugnano ed a
Magione. Tra le opere d’arte, che vi si conservano, hanno singolar pre-
gio l’ affresco in s. Croce, eseguito forse nel 1348 e rappresentante la
Vergine che accoglie sotto il manto molti supplichevoli, con versi in
volgare che corrono nel lembo della veste di lei; e il sarcofago a Raf-
faello Pazzi di Firenze innalzato nel 1608 per cura di Alfonso Pandolfini
< Perusiac ac in tota Umbria apostolicus quaestor ».

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194 ANALECTA UMBRA

Pratico e, sopra tutto, diligente è il Diario storico del Umbria dal
1001 al 1886 (Roma, tip. coop. sociale, 1899; in 8, pp. VIII-152) che il
dott. Vittorio Corbucci ha compilato su storie della nostra regione e su
nuovi: documenti. Lodevolissimo, inoltre, l' intendimento del compilatore :
« questa nostra operetta non ha pretese d’andar per le mani degli eru-
diti, ma solo è fatta per il Popolo, all'unico scopo di rendere a lui note
le principali vicende del passato ». E la dedica, infatti, « al cuore del
popolo » umbro. Ma ne trarrà profitto anche l’erudito, chè utile è sem-
pre la disposizione razionale e cronologica di una ricca serie di fatti co-
spicui: e se ne gioverà fruttuosamente lo storico delle vicende nostre
nel periodo glorioso del Risorgimento politico, perchè le notizie, che ne
son date, procedono da fonti o rare od ignote che il dott. Corbucci pos-
siede in collezione ricchissima. Il Diario è opportunamente corredato da
Indici generale e cronologico delle persone e città ricordatevi.

A proposito del piatto attribuito a mastro Giorgio e posseduto dalla
famiglia Lepore di Raiano, noi, pur non avendolo esaminato, dichia-
rammo che non poteva essere un prodotto dell'offieina di Gubbio (cfr.
questo DBo/l., V, 451); e ad affermare cosi recisamente ci aveva indotto
il cenno descrittivo che ne fu dato nella Rivista Abruzzese (XV, febbr.
1899). Constatiamo ora con vera compiacenza che la Direzione della
Rassegna Abruzzese (a. III, numero 8, pag. 196) ha pienamente accolto

il parer nostro, dichiarando che « trattasi d' un piatto di fabbrica marche- i

giana (d’ Urbino o Casteldurante) o faentina ».

De La céramique ancienne et moderne di E. Guignet e Ed. Garnier
(Parigi, Alean, 1899) ha data breve notizia il prof. Calzini nella /'asse-
gna bibliogr. dell’ arte ital., II, 170 e sg. Se ne ricava che ben poco, e
quel poco anche male, v' è detto delle fabbriche umbre (Deruta, pag. 194;
Gubbio, pag. 195). Al solito, è ripetuto che maestro Giorgio fu scultore
e dipintor di maioliche; che applicò riflessi di rouge rubis (soltanto !);
che a lui appartiene, e non al figlio Vincenzo, la marca N. Del resto,
secondo i due autori, grande incertezza incombe su la storia delle ma-
ioliche riverberate, per ció che « sont attribuées également à Pesaro » !
— Un'altra peregrina notizia: « à Castello prés de Gubbio » fin dal
sec. XI era in fiore l'arte « de vernisser la terre ». A Castello non prima
della seconda metà del sec. XIII dovett'esser costituita l'arte dei vasai
(efr. Magherini, L/arte a. C. di C., pag. 271); e de’ suoi Consoli s'ha
la prima notizia in un atto del 1266 (Arch. Capitolare di C. di C., Zx-
traord. lib. II, pag. 19). ANALECTA UMBRA 195

Dalle due Guide di Città di Castello del dott. E. Mannucci (Lapi,
1878) e del cav. Magherini Graziani (Lapi, 1890) il cav. Giuseppe Ami-
cizia ha dedotte molte parti e notizie per una nuova Guida artistico-com-
merciale della stessa città (Lapi, 1899; in 8, pp. 99). Questa s'avvan-
taggia sulle due precedenti nella più esatta descrizione dei palazzi e
delle chiese, degli oggetti d'arte che vi si ammirano, e nei diligenti
cataloghi delle Gallerie Mancini, Bufalini e Comunale. Ed è naturale ;
chè la Guida fu compilata dopo la pubblicazione della splendida opera
del Magherini su L'arte a C. di C.

Giornale illustrato dell’ Esposizione Umbra (Perugia). — Num. 1 De-
gli Azzi G., Feste napoleoniche a Perugia. — Num. 3, Id., La storia
del Risorgimento politico all’ Esposizione Umbra. (Ristampa della Legge
della Repubblica Romana, che dichiara Perugia benemerita delia Patria :
6 germile, a. 7 repubblicano). — Num. 4. Briganti F., Le ceramiche
umbre. Gubbio. — Montesperelli Z., L’ Accademia di Belle Arti in Pe-
rugia. (Notizie storiche dal 1573, anno di sua fondaz'one). — Degli
Azzi G., Una miniatura rappresentante Giulio III. (Al fol. dell’Ann.
Decenvirale del 1553 : l' artista fu Gio. Battista Caporali « pictori pe-
rusino », a cui furono pagati « scutos tres pro pictura facienda in prima
carta libri » etc). — Natali F., Le ceramiche umbre. Gualdo Tadino. —
Num. 7. Degli Azzi G., La storia del Risorgimento politico all’ Esposi-
ziene Umbra. (Ristampa dell’editto con cui il generale Berthier instaurò
a Perugia il governo repubblicano: dal quartiere generale di Tolentino,
16 piovoso, 1798). — Nel Supplemento allo stesso Giornale, del 16 otto-
bre: Bellucci Ada, Ultime monete delle zecche umbre.

L'Umbria: Rivista d’arte e di letteratura. — Num. 7-8. Scalvanti
O., La cittadinanza fiorentina conferita a Vincenzo Danti. -- Num. 9-10.
Morini A., Lo Spagna a Visso. (Descrizione del grande affresco in s.
Agostino). — A. L., Il colle di Monterone presso Perugia. (Note stori-
che dal secolo XIII). — Num. 11-12. Manzoni L., Negli Archivi. (A pro-
posito del pittore Benedetto Bonfigli, di cui il Manzoni ha ritrovato il
testamento). — Lupattelli A., Tra gli scavi. (Per un grande masso di
travertino con frammenti d' iscrizione). — Num. 13-14. Filippini E., Fer-
roniana. (Per Sante Ferroni poeta estemporaneo folignate dello scorcio
del secolo passato). — Zanelli A., Maestri di grammatica in Foligno
durante il secolo XV. — Lupattelli A., Pila, castello nel territorio pe-
rugino. (Notizie storiche dal secolo XIII). — Num. 15-16. Filippini E.,
Ancora del Ferroni. — Num. 19-20. Verga E., Bartocciate perugine
inedite del secolo XVII.
ANALECTA UMBRA

La storia dell'antica e nobil famiglia Ranieri è succintamente e
sulla scorta di testimonianze storiche narrata in una nota dell’ opuscolo
.di Emanuele Ranieri a proposito del capitano Rinieri, dell’ 84° di linea,
morto a Montebello il 20 maggio del 59 (Italia e Francia. Un. episodio
della battaglia di Montebello ; Perugia, tip. Umbra, 1899 ; in 16, pp. 22).
Del capitano, che si credette discendente dalla famiglia Ranieri, e del
conte Ruggero Ranieri di Perugia son qui pubblicate alcune lettere del
1858 e 759, dalle quali, come il conte Emanuele avverte, « chiaramente
resulta la corrente di simpatia ch' esisteva in quell'epoca fra l'Italia e
la Francia ». — Per la storia della stessa famiglia è pur da vedere la
nota 1 alle Notizie storiche e laudi della compagnia di Disciplinati di s.
Maria e s. Croce nella Terra di Fratta (Umbertide) del dott. Francesco
Mavarelli (Umbertide, 1899; pag. 63).

Queste Notizie costituiscono una diligentissima monografia del So-
dalizio d' Umbertide, sorto tra il finire del secolo XIII e i primi anni
del successivo. Il dott. Mavarelli ne ha narrate le vicende fin dal 1337,
da quando cioè ottenne un privilegio da Pietro di Rosso Gabrielli, ve-
scovo di Fossombrone e poi di Gubbio; e ne ha pubblicati gl’ inventari
e frammenti di una rappresentazione e d’una lauda del 1496. « Disgra-
ziatamente il libro antico delle laudi andò disperso; ci è dato però in
qualche modo supporne almeno in parte il contenuto »: e servono a ciò
gl’ inventari della fraternita. È questo un ottimo contributo alla storia
delle antiche rappresentazioni umbre. — Negl'Inventari dal 1341, tra
le « res et bona Fraternite », e tra vari oggetti d’arte sono da segna-
larsi « duas tabulas coniunctas pictas et fioratas per totum » che un ser
Vanni aveva riportate da Roma, insieme ad « unam tabulectam cum
vulto sancto ».

La Commissone, eletta dal Ministro di P. I. per lo studio sulla
ricostruzione della scala esterna del Palazzo del Popolo di Perugia, nel
luglio scorso deliberò (così esprimesi il Ministro stesso nel darne comu-
nicazione al Sindaco) « a maggioranza di voti il tipo della scala poli-
gonale a libera discesa, integri lasciando gli antichi parapetti ». Tale
deliberazione fu approvata dal Ministro che risolvette così « una que-
stione che da lunghi anni si dibatteva con nobile ardore a prova della
tradizionale sollecitudine che la città di Perugia sente per l’arte e per
gl’ insigni monumenti suoi ». Tra i più valenti sostenitori della proposta
che la Commissione ministeriale approvò, fu, com’ è noto, il prof. Ales-
sandro Bellucci. Cfr. le sue Osservazioni sulla scala esterna del Palazzo
del Popolo, svolte davanti al Circolo della « Riunione artistica » di
ANALECTA UMBRA 191

Perugia il 27 novembre 1898; Perugia, Unione tip. coop., 1899; in 8,
pp. 92, con piante e disegni illustrativi.

| In bella edizione e con tutta diligenza sono stati ristampati G4

orti di Mecenate di Cesare Caporali con prefazione di Angelo Maria
? Sodini (Castiglion del Lago, tip. del Trasimeno, 1898; in 8, pp. XXVI-
50). Nella prefazione è narrata la vita del poeta dall’ îngenio griego y
de valor romano (così Michele, Cervantes), che nacque in Perugia nel
15831 e a Castiglion del Lago morì nel 1601. Delle rime sue furon fatte
ristampe molte da quella piacentina del 1574 ad una di Firenze del 1820:
due edizioni soltanto apparvero della Commedia Lo ciocco, in Venezia
nel 1602 e 1604. Alla vita e alla bibliografia delle edizioni fa seguito il

testo degli Orti e della Canzone sopra la morte di Ascanio della Cornia.
} Immeritamente obliato, il Caporali torna in onore così per gentile pen-
| siero dell' editore Giuseppe Capocci.

Sul Traité des miracles de S. Francois d'Assise par le b. Thomas
de Celano è largamente trattato nel Tomo XVIII, fasc. I dell’ Analecta
Bollandiana (Bruxelles, 1899 ; pag. 81 e sgg.): S 1, La tradition fran-
ciscaine; S 2, Le texte de la II légende de. Celano d'aprés le ms. de
Marseille. Fa seguito a questo studio delle fonti il testo dei Miracula
b. Francisci (Tomo cit., fasc. II, pag. 113 e sgg.).

p Giovi anche ricordare ch'é di recente pubblicazione una lodatissima
vita di s. Frencesco di Bernardo Christen von Andermatt (Leben des
heiligen Franciscus von Assisi: Innsbruck, Rauch, 1899, in 8, pp. VIII-
936, con 24 fototipie che riproducono monumenti storici e i quattro af-
freschi di Giotto glorificanti il Patriarca).

L’ Archivio notarile e il Notariato in Città di Castello hanno porta
1 . al dottor Ettore Cecchini occasione a utili ricerche storico - statistiche
(Città di Castello, Lapi, 1899; in 8, pp. 41) Notai vi rogarono fino dal
[ secolo XII (un Giovanni rogava nel 1134) e la corporazione loro v'esi-
steva di certo nella seconda metà del secolo successivo; quanti al Col-
"legio erano ascritti appare in una pergamena del 1326 (Arch. segreto
9 del Comune, busta 4°) dove ne son registrati i nomi di trenta, da un
Nicolò di Alberto ad un Vanni di Paolo. Ma più esplicita notizia di co-
desto « Collegium iudicum et notariorum » e della loro autorità e balia
. s'ha nello Statuto Castellano del 1393, ch'è tuttavia inedito: sia (così
v vi si determina ed ordina) nella città il loro collegio « pro uno et eodem
corpore »; abbia quattro Consoli, uno per porta, e l’ officio loro non debba
durare più di un semestre; possa il collegio « eligere et nominare Iudi-
128 ANALECTA UMBRA

ces bancharum minorum, Notarios deputandos ad gabellam grossam,
Notarios Camerae Comunis, Notarios bancarum Iudicum Potestatis et No-
tarios diffinitorum ». Riforme subi il Collegio nel 1563 (Archivio citato,
busta 12); nè furono modificate fino alla promulgazione del Motuproprio
di Pio VII (31 maggio 1822). I notai dal 1134 al 1485, dei quali non
esistono gli atti nell’ Archivio, ma il dott. Cecchini ha trovate notizie,
sono 167; e ne è qui dato il catalogo cronologico: quelli dei quali gli
atti costituiscono l’ Archivio ricchissimo, sono 292 dal 1328 ad oggi. Oltre
al merito di ricerche tanto proficue, spetta al dott. Cecchini quello,
ch'é ben maggiore, del riordinamento dell’ Archivio stesso di cui finora
esisteva uno scorretto ed informe inventario.

Dichiarati nettamente i periodi ne' quali la storia di Passignano
può dividersi e propostosi di narrare d’ognuno le vicende storiche, il
prof. Annibale Buattini ci presenta intanto la esposizione de’ fatti dal
1790 al 1821, « breve ma avventuroso periodo » (Cronaca recente di Pas-
signano: Cortona, Alari, 1899; in 8, pp. 118). Le fonti alle quali l’a. è
ricorso, sono, principalmente, le carte dell’ Archivio Comunale della città,
le Memorie di Vincenzo Ceccarelli, che giungono fino al 1872 (ma con
una deplorevole lacuna per l'a. 1849), e una Breve cronaca familiare
dei Buattini.

Cose vecchie e in forma molto popolare ridice Oreste Grifoni in un
volumetto su La letteratura umbra nel secolo XIII (Trevi, 1899; in 16,
pp. 115), cioè su s. Francesco, su Iacopone, su Nerio Moscoli, e su ta-
luni « poeti minori ». Seguono laude ristampate sulla Crestomazia del
prof. E. Monaci, e un cenno, tutto di notizie vecchie, su « Le laude e
l'origine della drammatica nell’ Umbria ». Quei poeti minori, dei quali
le rime « sono ispirate a soggetti puramente civili », sì che « la loro
poesia può dirsi nostrana o irriflessa a preferenza di qualunque altra
d’ Italia nel secolo XIII » (pag. 7), sono tre: Fabruzzo da Perugia,
frate Angelo da Camerino, Masarello da Todi; i quali, come è naturale,
si debbono ridurre ad un solo, al solo tudertino. Di frate Angelo la-
sciamo che s’occupi chi vorrà scrivere la storia della letteratura mar-
chegiana nel secolo XIII, e vegga se realmente la lauda « Per l’ alle-
grezza del nostro Signore », che il Grifoni qui riporta, sia fattura d’un
poeta di quel secolo o d’ età ben posteriore. E lasciamo a chi vorrà dir
della lirica bolognese l'argomento di Fabruzzo, che, secondo alcuni, può
identificarsi col figlio di Tommaso Lambertazzi, morto nel 1266. E bo-
lognese e proprio de' Lambertazzi lo reputò Gaetano Monti che al Fan-
tuzzi comunicò per i suoi Scrittori bolognesi (III, 282 e sgg.) copiose ANALECTA UMBRA 199

notizie di lui; e congetturò anzi che nel 1274, esulata da Bologna la
fazione de’ Lambertazzi, egli si ricoverasse a Perugia, per ciò che (su
così poco solida base ha fondamento la sua congettura) non trovasi ri-
cordo del suo ritorno in Bologna. Proprio lui, secondo me, è il Fabruzzo
di cui son ricordati l'esilio e la moglie in un documento del 25 ottobre
1286, pubblicato da L. Frati tra le Notizie biografiche di rimatori ital.
del secolo XIII e XIV nel vol. XI del Gior. stor. d. lett. ital. Era ancor
vivo nel 1298; e il suo nome appare tra quelli degli esuli che sulla fine
dell’ottobre di quest'anno si raccolsero in Imola per elegger Matteo Vi-
sconti e Alberto della Sala come intermediari nelle loro differenze coi
bolognesi. Il suo sonetto « Homo non prese ancor sì saggiamente » fu
stampato (scrive il Grifoni, pag. 82, nota 2) « nelle antiche raccolte del-
l'Allaeci, del Vincioli, del Gobbi e in quella più recente del Valeriani ».
Spieghiamoci meglio: lo pubblicò per la prima volta l’Allacci, a pag. 295
dei Poeti antichi (Napoli, 1661), sul cod. Barberiniano XLV, 47; e poi
lo riprodussero il Vincioli nelle Rime di Frane. Coppetta (Perugia,
1720), e, dopo il Gobbi, L. Valeriani ed U. Lampredi che insieme ordi-
narono la raccolta dei Poeti del primo secolo (Firenze, 1816). Ma non
basta e non giova fermarsi al Valeriani, come al più recente editore del
sonetto : aggiungasi che si legge nella prima ediz. del Manuale del
Nannucci (Firenze, 1837) e che fu soppresso nell’edizioni successive ; in
Della Difesa di Dante del Perticari (parte 2*, cap. 24); tra I Poeti bo-
lognesi anteriori al fiorentino Dante nell’ Almanacco statistico bolognese
per l’ anno 1840 (Bologna, Salvardi, 1840) che Salvator Muzzi dedicò
« alle donne gentili »; negli studi del Carducci Intorno ad alcune rime
dei secoli XIII e XIV ritrovate nei Memoriali dell’ Arch. not. di Bolo-
gna (Imola, 1876), e poi tra Le rime dei poeti Bolognesi del sec. XIII,
a cura di Tommaso Casini (Bologna, 1881, pag. 131: e cfr. la nota a
pag. 371). Anche giovi ricordare che uel Memoriale 63 dell'Arch. not.
di Bologna il sonetto non reca nome d’Autore; che il Laur. Rediano 9
lo dà a Fabrucio de Lanbertaci, il quale — nota il Casini (ivi, pag. 911)
— « è forse una stessa persona col Fabrizio ricordato fra i poetantes
Bononiae dall'Alighieri, De vulg. elog. lib. I, cap. 15 »; e che il cod.
barberiniano citato lo dice di Fabruzo de Perosa, appunto come i due
codd. Chigiani 565, 548. Il Casini, ristampandolo, lo restituisce senz'altro
a M. Fabrizio de' Lambertazzi.

Città di Castello nella fine del sec. XVIII o il « Viva Maria » è
il titolo di una fedelissima e documentata cronistoria delle rivoluzioni del
19 gennaio, 16 aprile e 5 maggio 1798 (Città di Castello, Lapi, 1899;
in 8, pp. 63), narrata dal nostro socio cav. Giuseppe Amicizia. Il rac-

9
130 ANALECTA UMBRA

conto di quel furioso insorgere di contadini e di malfattori e banditi,
SERE delle stragi di giacobini o' sospetti di giacobinismo, dei saccheggi fe-

M roci e dell’ intervento francese è narrato sui documenti dell'Archivio cit-
| tadino, su diarii del tempo e sulle Mémoires del Thiébault. Pre-
ziose, sopra tutte, le due testimonianze dell’ Occhini e del Manfucci

sulle rapine e gli atti vandalici dei controrivoluzionari (Docum. 7 e 8).
Così, seguendo, voglio dire, il metodo di questo racconto, dovrebbe 1’ A-
È micizia narrare tutta la storia della città sua dal 1815 in poi: ma egli*
| ne traccerà le grandi linee nel libro Città di C. nel secolo XIX, che sarà
pubblieato allo spirar del 1900. — Non voglio ommettere di ricordare
che un frammento di questa ottima monografia, stampato nello stabili-
mento Lapi, era stato offerto dall' Amicizia a Guglielmo Vincenti nel di
delle sue nozze con Teodosia Novelli (luglio, 1898 ; iu 8, pp. 4 non num.).

« La rieorrenza del XL anniversario del 20 giugno 1859 e il recente
conferimento della medaglia d'oro, decretata dallo Stato alla città di
| Perugia in premio del suo patriottismo », hanno reso opportuna la ri-
| stampa della fedele narrazione de Le stragi di Perugia, compiute in
| quel giorno dalle soldatesche pontifieie, capitanate dallo Schmid, colon-
nello e poi per quei singolari atti di valore promosso al grado di ge-
nerale. Anche opportuna per ció che lo studioso non poteva attingere
la notizia veridica di quel fatto sopra un esemplare dell'edizione corto-
nese, oggi rara (Bimbi, 1860; in 8, pp. 47: col titolo di Narrazione
| storica dei fatti accaduti in Perugia dal 14 al 20 giugno 1859). Per
| più larga conoscenza dell'avvenimento giovi ch’ io ricordi la Relazione,
stampata in Firenze nello stesso anno, della Giunta di Governo Prov-
visorio: la protesta vivissima di Filippo Ugolini, indirizzata in forma
di lettera al card. Antonelli (Firenze, 1859; in 8, pp. 12); Gli ultimi
eccidii di Perugia autenticati (Torino, 1859; in 80, pp. 80: la narrazione
è a pag. 50 e sgg.); il Cenno storico di Luigi Bonazzi de L'ingresso
degli Svizzeri in Perugia il dì 20 giugno 1859 (Perugia, Santucci, 1861;
in 8, pp. 14); e gli Schiarimenti sui fatti avvenuti in P. narrati nella
biografia del Senatore Francesco Guardabassi da Carlo Bruschi (Perugia,
Boncompagni, 1868; in 8, di pp. 23). — Un volume di documenti rela-
tivi allo stesso fatto e raccolti dal conte Zeffirino Faina (molti sono ori-
ginali, altri in copia) fu esposto alla Mostra del Risorgimento umbro:
efr. Esposizione generale umbra: Catalogo della Divisione VII, pag. 17
e seguenti.

| Di Colomba Antonietti, nata nell'ottobre del '26 a Bastia, ha rac-
| colto con affettuosa sollecitudine i Ricordi della vita e pubblicati nel
|
ANALECTA UMBRA 131

cinquantesimo anniversario dalla sua morte, il tenente colonnello dot-
tor Claudio Sforza, suo nipote (Bologna, Zanichelli, 1899; in 8, pp. 87).
Moglie al conte Luigi Porzi di Imola, lui, soldato valoroso, seguì nelle
campagne del 48 e 49, in difesa di Venezia e di Roma: recisi i capelli
e indossata l' uniforme d’ufficiale, compiè il dover proprio come un sol-
dato di coraggio. Garibaldi ebbe ragione di ammirarla per l’ intrepidezza
e lo slancio nella battaglia di Velletri. Ma a S. Pancrazio, il 13 giugno,
mentre aiutava il marito a riparare la breccia aperta dai cannoni fran-
cesi, una palla la colpì nel fianco e la uccise. Dorme oggi, l’ eroica
donna, che per l’animo e le virtù fa ricordare le antiche delle leggende,
nella cappella di s. Caterina in s. Carlo a Catinari. Quanti ne scrissero,
ammirando, le lodi, è detto nella seconda parte dell’ opuscolo, dove son
pur riferiti le epigrafi poste in sua memoria a Bastia, a Foligno e in
Campidoglio, e il Canto di Luigi Mercantini Una madre romana alla
sepoltura di Colomba Antonietti Porzio, scritto da Corfù nell’ agosto
del 49.

Per Tiferno Mataurense e provincia di Massa Trabaria l’avv. Vin-
cenzo Lanciarini ha pubblicato fin qui cinque fascicoli (Roma, tip. Failli,
1895 1899; pagg. 400) di una storia attinta alle fonti originali, e con-
dotta con molto amore, in dieci capitoli, dove le memorie si succedono
fino all'anno 1444. Rìservandoci di parlare più distesamente dell’ opera
come sarà tirata a fine, sia qui accennato al punto controverso sulla
frontiera di Massa Trabaria del diploma di Ottone. « Grazie alla accu-
ratissima ricerca dei luoghi, adesso non c’è più dubbio », scriveva il
Fabre, dopo che aveva già pubblicata la sua monografia nell’ Archivio
della Società Romana di Storia Patria (vol. XVII, fas. 1, 2).

È inutile aggiungere che la narrazione, corredata di molti docu-
menti, ricollegando la storia di Massa con la storia perugina e di Città
di Castello, è un buon contributo per la illustrazione della nostra regione,
e fa sentire il desiderio che un lavoro così importante per ricchezza di
materiali nuovi e per acume di osservazioni sia presto portato a compi-
mento, fornendolo di indici opportuni di luoghi e persone.

Brevi cenni storici sulla Accademia di belle arti di Perugia pub-
blica il conte Zopiro Moutesperelli (Perugia, Donnini, 1899), rilevandone
la data di fondazione dell’anno 1573 e non del 1546, come vorrebbe il
Crispolti, per opera di alcuni artisti perugini, a capo dei quali furono
Orazio Alfani pittore, Raffaele Sozi erudito, e Vincenzo ed Ignazio Danti.
Sua primitiva sede fu il Monte a Porta Sole, ossia la cappella di S. An-
130. or ANALECTA UMBRA

gelo della Pace. Sulla scorta della recente pubblicazione del ch. ing. Gu-
glielmo Calderini, si riassumono le notizie storiche per toccare infine dei
crescenti miglioramenti, ai quali è stato condotto questo nobile istituto
perugino.

Fulginea (Strenna per il 1900, a beneficio del Comitato folignate
della Lega contro la tubercolosi; Foligno, Campitelli, 1900, pag. 55).
Sono da segnalare i seguenti scritti: Le accademie di Foligno del conte
S. Frenfanelli Cibo; Paesaggi e città umbre, primizia di un'opera di
prossima pubblicazione del march. Ruggero Ranieri di Sorbello, piena
di attrattive; L'arte drammatica a Foligno dal XIV al XVI secolo,
di mons. Michele Faloci-Pulignani; I medici condotti di Foligno, del
dott. Antonio Mancinelli.

GIUSEPPE MAZZATINTI.
133

RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE

ManponneT Pierre. — Siger de Brabant et l'averroisme latin
an XIII siécle, étude critique et documentes inédits, in
Collectanea Friburgentia; fasc. VIII. — Fribourg
(Suisse) 1899, di pag. cccxx-127. È

Quest'opera rende il suo contributo alla conoscenza del pen-
siero medievale, coll'esporre la parte inedita del materiale let-
terario dei filosofi averroisli. Vi si pubblica il trattato de errori-
bus philosophorum di Egidio Romano ; l'altro de quindecim pro-
blematibus di Alberto Magno, e le quaestiones logicales, la quaestio
utrum haec sit vero: homo est animal nullo homine existente,

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le quaestiones naturales, de aeternitate mundi, de anima intel-
lectioa, del Sigeri. Di questo ispiratore e capo, nell'antica uni-
versità di Parigi, del movimento averroista, il quale ebbe una
polemica personale con S. Tommaso d'Aquino, era stato pubbli-
cato recentemente il trattato intitolato « Zmpossibilia », ma non
bastava per rilevare la figura del pensatore e illustrare la con-
danna che egli soffri nel 1277 a Parigi insieme col suo socio
Boezio de Dacie. L'a. di questo nuovo libro, studia l'azione di
Aristotele sul movimento intellettuale del medioevo, e sulla for-
mazione delle dottrine del secolo XIII; ripete come siasi con-
fuso Sigeri de Brabant con Sigeri de Courtrai e con un altro Si-
geri, da molti scrittori anche italiani; e ricordata l'agitazione
dottrinale e la condanna dell'averroismo dal 1270 al 1276, nonchè
del peripatismo nel 1277, esamina la citazione di Sigeri al tribu-
nale dell’ Inquisizione e gli ultimi anni di lui. Questi interessano
specialmente il nostro £Lo/lettino, poichè egli venne a morire
nell’ Umbria, a Orvieto, se è proprio vero che si tratti del Brabant.

Scarse nolizie si hanno di questo falto. Echard che identificò
134 RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE

Sigeri di Brabant e Sigeri di Courtrai, credé di poter dire che
egli mori nella ortodossia. Le Clerc sostenne con nuovi argomenti
la stessa tesi. La sola indicazione positiva concernente la fine del
celebre maestro parigino ha consistito sempre in quelle parole
enimmatiche di Dante comprese nell’ elogio che il poeta gli con-

« in pensieri gravi,
a morire gli parve esser tardo »
(Par. X, 194-135).

Niun dubbio che egli non ci dia, in questa parola, un' allu-
sione al modo per cui Sigeri incontrò la morte. Ma l’indefinito
dell'allasione apre il campo a varie ipotesi. Un elemento nuovo
a risolvere il problema ci venne dalla pubblicazione del poema
Il Fiore (F. CasrETs, Zl Fiore, poème italien du XIII sié-
cle en CC X X XIj sonnets imité du Roman de la Rose par Durant,
Montpellier et Paris, 1881) del medico fiorentino Durante (4- 1305).
L'editore e con lui anche altri (v. G. Mazzoni, Bullettino della
Società Dantesca Italiana, 1895, p. 116) pensano che sia opera
di Dante stesso. 7] Fiore, rapporto a Sigeri, reca tre versi che
mancano nel poema francese di Jehan de Meuny e sono da attri-
buire al traduttore italiano :

« Maitre Siger ne fut guére heureux.
Je l'ai fait mourir misérablement,
En cour de Rome, à Orvieto.

« Mastro Sighier non andò guari lieto.
A Ghiado il fe' morire a gran dolore,
Nella corte di Roma, ad Orbivieto ».

Molto si disse per interpretare il significato delle due espres-
sioni, confrontando il valore delle parole miserablment e a ghiado.
Gastone Paris si trovò in disaccordo coll’ editore del poema, Ca-
stets; ma a questi si unì Boucherie, in Francia, e il Renier, in
Italia, per ritenere che l’espressione di morire a ghiado non può
prendersi per dinotare in modo assoluto la morte violenta. La
divergenza delle opinioni sulla interpetrazione delle parole, senza
che l'allusione di Dante vi conferisca alcun lume, con quel tardo
a morire, ha condotto ad esaminare la natura della colpa di Si-
Fixe Sl

RECENSIONI BIBLIOGRAFiCHE 135

gieri. Fu una colpa religiosa ? E allora perché non ebbe la pena
del fuoco? Fu una colpa politica, avendo attaccato il potere tem-
porale del Papa? Ma se questo fosse stato, come poteva incon-
irare la morte in corte di Roma, quando nemmeno per delitti
ereticali la Chiesa si faceva esecutrice delle pene capitali? L' a.
combatte ambedue le ipotesi e sostiene che Sigeri morì in catti-
vilà, e ragiona così:

« Trois textes historiques doivent nous permettre de résoudre
le probléme relatif aux dernières années de la vie de Siger de
Brabant. Ils sont empruntés à une lettre de Jean Pekham du 10
novembre 1284, à la Divine Comédie de Dante et au Fiore de
Durante.

Peckham nous dit en parlant de l'opinion de l'unité des for-
mes: — Nous ne croyons pas que cette opinion lire son origine
personnes religieuses, mais bien de quelques séculiers, dont les
deux principaux defenseurs et peut-étre inventeurs, ont fini misé-
rablement leurs jours, dit-on, en pays transalpin, bien qu ‘ils ne
fussent pas originaires de ces contrées. — Nous avons vu déjà
que les deux personnages visés étaient Siger de Brabant et Boèce
de Dacie.

De son còlé, Dante fait prononcer, par Thomas d'Aquin, un
éloge de Siger, placé parmi les àmes illustres du Paradis. Tho-
mas dit à Dante: — Celui-ci, que trouve ton regard en revenant
vers moi, est la lumiére d'un esprit qui, dans de graves pensers,
trouva la mort lente a venir. C'est la lumiére éternelle de Siger
qui enseigna dans la rue de Fouarre et syllogisa d'importunes
vérilés —.

Enfin l'hypoerisie, personifiée sous le nom de Faux-Semblant,
fait cette déclaration dans le 7 iore. — Maéstre Siger ne fut guére
heureux, je l'ai fait mourie misèrablement, en cour de Rome, à
Orvielo —.

Ce trois textes s'éclairent et se complétent mutuellement. Mais
les historiens qui ont traité de Siger avant nous n'ayant pas
connu le premier, il n'était pas manifeste que le Siger de Dante
fut le méme que celui du 7'7ore, puisque en aucun endroit, Siger
n'est qualifié de son nom d'origine, et que des données intrin-
séques ne sont pas notablement communes. Aussi quelques cri-
tiques avaient. hésité à admettre l’ identification. Les doutes doi-

hi
"|
136 RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE

vent cesser maintenant. De méme que personne ne s'est refusé
à voir dans le Siger de la Divine Comédie, Siger de Brabant,
ainsi devons-nous reconnaitre dans le Siger du ore, mort mi-
serablement en Cour de Rome, le Siger de Brabant de lean Pe-
ckham mort misérablement au delà des Alpes. Les trois lextes
visent done le méme personnage et l'on verra combien leurs don-
nées sont précises et comment elles concordent avec la suite des
événements qu'impliquait la carriére anterieure de Siger ».
Quindi l' A. è persuaso che la presenza di Sigeri e di Boezio
di Dacia in Italia sia incontestabilmente la conseguenza degli
avvenimenti universitari di Parigi del 1277. I dottori incriminati,
appellatisi alla S. Sede, non avrebbero potulo evitare di compa-
rire avanti il tribunale ecclesiastico competenle; ma forse ebbero
ricorso alla giustizia pontificia, d'ordinario più paterna e più
benigna. La legislazione ecclesiastica in questa maleria è nota.
I decreti di Lucio III al Concilio di Verona (1184-1185) fornirono
una prima base giuridica (Qui vero inventi fuerint sola ecclesie
suspitione notabiles, nisi ad arbitrium episcopi iuxta. considera-
tionem suspicionis qualitatemque persone propriam innocentiam
congrua purgatione mostraverint, simili sententie subiacebunt.
FrepERICQ. Corpus Inquisitionis, I, pagg. 94-57). La costituzione
del iv Concilio Lateranense (1215) la completava, poiché coloro
che non riuscivano a giustificarsi, anathematis gladio ferian-
(ur et usque ad satisfactionem condignam ab omnibus ecitentur ;
ita quod per annum in excommunicatione perstiterint, ex tunc
celut haeretici condennentur (Ivi, p. 67). Queste costituzioni fu-
rono piü volle rinnovate in seguito; tout d'abord le 25 juin 1231
l. c. p. 77 da Gregorio IX (V. C. HenNER, Beitrige sur Orga-
nisation um Competens der Péüpstichen Ketzergerichte, Leipzig,
1890, pag. 306, n. 2). Quindi Sigeri e i suoi amici dovevano af-
frellare di presentasi davanti all'Autorità ecclesiastica per pur-
garsi del sospetto di eresia, e duvelte avvenire che essi si pre-
senlassero alla corte romana nel 1278. La cosa poteva essere
rimessa agli inquisitori locali. L'inquisizione, dopo il 1254, era
stata affidata ai frati Minori nelle terre della Chiesa e in Toscana
(Porruasr, 15304, 15330, 15409, 15410. H. C. Lea. A_MHistory
of the Inquisition of the Middle Ages, New Yorck s. a. Vol. I,
pag. 301). Ma egli è più probabile che si costituisse un tribunale "m |

RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE 137

speciale in questo caso, come ne dà un esempio il giudizio per
l' Ecangelo eterno (DeNiFLE, Archiv. f. dift. u. Kirchengesch. 1,
pag. 88 e segg.). Jean Peckham, che fu lettore della Curia nel
1278 (Analecta Franciscana; III, pag. 361), forse fece parte della
commissione. Egli era stato a Parigi come maestro al tempo delle
polemiche averroiste del 1270 e della prima condanna (Registrum
epistolarum fr. Johannis Peckham ed. C. T. Martin, Londra,
1884; F. HerLE, John Peckham iiber den Lampf des Augustini-
smus und Aristotelismus in der sweiten Hülfte des 13 Jahrhn.,
Zeitschrift für katholische Theologie, 1889, p. 172 e sgg. A. LiT-
TLE, The Grey Friars in Oxford, pag. 154, Anal. francis. MI,
pag. 361). Benchè d'ordine puramente filosofico, le dottrine di
Sigeri implicavano direttamente la fede, tuttoché esso dichiarasse
di volere star fermo all’ insegnamento ecclesiastico. Ma appunto
per questa dichiarazione formale di ambedue i dottori parigini,
non potevano essere traltati come eretici formalmente. Ritornando
a resipiscenza, non era più possibile per essi la pena capitale
(Tonon, Histoire des Tribunaur de l Inquisition, pag. 480). La
pena stabilita dalla legislazione inquisitoriale che dovette essere
applicata in questo caso era quella relativa agli eretici - dogma-
tizzanti che avrebbero potuto ricredersi; cioè la prigionia perpetua :
Dubitatio oritur apud quosdam utrum relapsi in incredentiam
et haeretici dogmatizantes, si postquam fuerint deprehensi, vo-
luerint poenitere, relinqui debeant judicio seculari. Et videtur
nobis quod non, sed in quocumque casu tales ad intrusionem
sint condemnandi ( Thesaur. Anedoat. V. v. col. 1798). Cosi l'atto
di citazione di Sigeri di Brabant e di Bernier di Nivelles. Ora.
l'espressione di Peckham diretta a designare la morte dei due
dottori .è la seguente:.... duo praecipui defensores vel forsitan
inventores (cioè della teoria sulla unità delle forme) miserabiliter
dicuntur conelusisse dies suos in partibus transalpinis, cum ta-
men non essent de illis partibus oriundi. E poichè morire a
ghiado può valere, secondo molti, anche per finire miseramente;
e la frase dantesca del tardo. a morire, non può interpetrarsi
(secondo l'a.) che con l'ipotesi di una condanna a vita, l'a.
conclude con la stessa opinione di Boucherie, che solamente dal-
l'esame delle parole dantesche era a questo già pervenuto: JDi-
sposition d'esprit (dice egli rapporto ai versi di Dante che dà lo
138 RECENSIONI BIBLIOGRAF,CHE

stalo d'animo di Sigeri) qui se comprend ches un homme con-
damné a un chátiment d'uue durée indefinie, la prison perpe-
tuelle par éxemple, mais non chez un condamné à la mort destiné
à périr promptement sous le glaio (Revue des langues romanes,
3.me série, VIII, 1882, pag. 298).

Noi abbiamo dal Fiore che Sigeri mori in Orvieto. Facil-
mente egli vi fu condotto con Boezio di Dacia immediatamente
dopo la sua condanna, perché appunto ivi risiedeva la Corte di
Roma. Ma quando ció avvenne? Gaston Paris, partendo dal fatto
che Sigeri mori in Orvieto e che la Curia romana ivi risiedeva,
pensa che la morte avvenisse nel 1283 o nel 1284, durante il
soggiorno che vi fece Martino IV, per l'anlica inimicizia di que-
sli contro Sigeri, quando era Legato in Francia. Baenmker pro-
pose un’altra data. Osservando da una parte che Martino 1V
trattò sempre affari politici in Orvieto, e d'altronde manifestandosi
una attività eccezionale nella repressione dell’eresia sotto il pon-
tificato di, Niecola IV, pose la morte di Sigeri tra il 1290 e 1291,
durante la dimora del papa stesso in quella città. Ma questa ipo-
tesi ha il grave inconveniente di far venire Sigeri in corte di
Roma tredici o quattordici anni dopo commesso il fatto in Parigi.
Il testo del Peckham, secondo l’a., risolve la questione. « C' est
dans una lettre du 10 novembre 1284 che l'archevéque de Can-
torbéry affirme que Siger et Boèce ont finì misérablement leurs
jours, dit on, au de là des Alpes, miserabiliter dicuntur conclu-
sisse dies suos in partibus transalpints. Il semble bien qu'à ce
moment les deux mailres soient mortis. C'est du moins le sens
immediat du texte. On pourrait soutenir, à la rigueur, que Pe-
ckham considerait peut-étre, comme ayant achevé leurs jours
des hommes dont la destinée était fixée par un emprisonnement
à perpétuité; mais ce serait vraisemblablement trop s'écarter de
la signification directe des paroles que nous venons de ciler. Si
done nous admettons, comme semble l' indiquer le 7ore, que la
Curie était présente à Orvieto quand Siger y mourut, la date de
cette mort tombe entre le 23 mars 1281 et le 27 juin 1284. Mar-
tin IV, en effet, depuis sa consécralion, résida A Orvieto pendant
le laps de temps indiqué, sauf la seconde moitié de 1282 qu'il
passa à Montefiascone, à peu distance d'ailleurs d'Orvieto ».

A noi non sembra che l'a. abbia risolta la questione della
———*

RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE 139

morte di Sigeri; se cioè fosse per forza violenta o per caso na-
turale. A ghiado il fe' morir a gran dolore è frase che indica
troppo bene come non mori per via naturale, ma che altri lo con-
dusse a morte e a morte dolorosa, come è la morte violenta (a
ghiado). La frase a ghiado vale, secondo l'etimologia (gladius)
e secondo l'uso comune, a freddo; è tutto il contrario della morte
naturale. Ma l’a. dà un grande significato al nostro malamente
e cerca di mettere in antitesi l'a ghiado del Fiore e il misera-
blement nel francese di Romano de la Rosa. Quel miserablement
si trova anche in Peckham che lo riproduce col miserabiliter.
Che può significare il miserablement, e che il miserabiliter, se non
quello stesso che è nelle parole del traduttore, a gran dolore?
Non è che l'immagine di una brutta morte che fa adoperare ac-
canto alla ghiado l’avverbio miseramente; sopra tutto, perchè
la morte così alla impensata può riuscire più dolorosa, e perchè
chi muore senza conforli o senza pentimenti di coscienza, come
nei casi subitanei e violenti, giudicasi morire a grande sventura
sua malamente.

Abbiamo in Donato Velluti: morto a ghiado cattivamente
(Cron. 33) che equivale a morire a ghiado a gran dolore o mo-
rire a ghiado miseramente. Dunque, non c' è contradizione fra le
due espressioni. Contradizione può essere fra questo genere di
morte e la espressione dantesca. È già un problema come Dante
avesse potuto elogiare e incielare un eretico : ma io chiudendo il
mio studio su gli Zretici e ribelli del Umbria, in questo stesso
Bollettino, pensavo che a Dante balenasse nel concelto di armo-
nia dottrinale, la visione dell'uomo libero; per cui Ja discrepanza
della dottrina é possibile conciliarsi con la legge di tolleranza.
In Sigeri egli vide lo scienziato che meditava questioni opinabili,
e nelle quali trovò più invidiosi che avversari convinti razional-
mente. Quindi, come decanta Riccardo da San Vettore, dicendolo
più che uomo in fatti speculativi, così intende sublimare Sigeri
nella morte sostenuta gravemente per la verità. L’idea di soste-

- nere la morte volentieri risulta chiara dal dire che a morire gl

parve esser tardo : in altri termini gli parve bello morire per la
verità. Ora quesla idea fa credere e ritenere come egli incon-
trasse da filosofo, allegramente, la morte e la reputasse un be-
nefizio, per cui poleva essere ammirato, anzichè s'indugiasse a
M. E. Pal ib

140 RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE

subire una lenta consunzione della vita in prigionia perpetua; per
il quale indugiarsi non avrebbe potuto meritare 1’ ammirazione
del poeta, non trovandosi in questo fatto che una condotta ordi-
naria. Nè crediamo, d’altronde, che, in certi casi, per dottrine ri-
provate non vi fossero altre pene che la morte per cremazione o
la prigionia perpetua. Abbiamo ricordi di eretici uccisi, nel se-
colo XIII, solamente col ferro e sulle forche, non per fuoco, e
precisamente se ne hanno esempi in Orvieto coi palerini avanti
al 1270; di cremazione parlandosi solo per le ossa dissepolte di
gente già da tempo e sconosciutamente morta nell'errore. Il rogo
era un esempio di orrore ai viventi scandalizzati dai costumi o dalle
teorie pubbliche degli eretici. Sigeri non aveva scandalizzato il
popolo orvietano, che facilmente ignorò sempre quel nome, non
avendo che fare coi paterini. Non v'era quindi ragione di un
esempio pubblico; e quindi la morte fu per mannaia o con altro
ferro, non per fuoco; morte, di cui sarebbe stato ministro il braccio
secolare del Comune di Orvieto, come può credersi. Perciò tutto
il ragionamento del Mandonnet per escludere la morte violenta di
Sigeri, in Orvieto, lascia le menti negli stessi dubbi di prima.
Ciò che può più ragionevolmente pensarsi intorno a questo sog-
getto è quanto di esso ha concluso il Cipolla nel suo Stigieri nella
Divina Commedia (Giorn. Stor. della letter. ital, vol. VIII,
Torino, 1860, pagine 53-199) e accettato dallo Scartazzini (£nei-
clopedia Dantesca II, 1812) ma non può nemmeno dirsi che le
questioni sieno esaurite.
L. Fumi.

Eugene Dèprez. — Pecueil des documents pontificaua conservés
dans diverses archives d'Italie (XIII et XIV siécles), Lòe-
scher, 1899.

Quello che il Pflugk-Harltung ebbe a fare già per l'alto me-
dioevo dal 590 al 1198 col suo Zter Italicum, il signor E. Déprez
intende ora di intraprendere, ma con altro metodo, per i docu-
menti pontifici del secolo XIII e del XIV, in continuazione dei
lavori dei dotti Alemanni, il Blume e il Dudik, ora ripresi dal
Kehr, che hanno per termine la fine del secolo XII. Lo scopo RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE 141

.

non è solamente di far meglio conoscere i varì depositi degli Ar-
chivi Italiani di Stato, Comunali, Ecclesiastici e privati, dei quali
ben poco si sa; ma di presentare ai dotti gli elementi per risol-
vere molti problemi storici. L' Archivio Comunale di Perugia, dal
quale egli prende le mosse per il suo studio, gli presenta la chiave
di volta per dischiudere un nuovo passo alla diplomatica pontificia.
Gli Archivi vaticani che ci conservano la serie cronologica de’ do-
cumenti papali, non ci forniscono che le registrazioni delle lettere.
Le copie di quei Registri non vanno esenli da inesattezze, da
omissioni, da errori di nomi, di luoghi e di date.

Si può dare e si dà il caso che per uno di tali errori, tutta
una frase rimanga incomprensibile, o che il nesso logico alte-
rato abbia a condurre a conseguenze affatto contrarie al vero.
Il riscontro che volesse farsi con gli originali varrebbe a correg-
gere e rettificare. Ma v'ha di più. I Registri vaticani sono ben
lungi dall' esser completi; non tutte le leltere sono state registrate;
e spesso, così, gli originali restano atti unici. E un problema an-
cora questo delle registrazioni dei bollari. Con un numero suffi-
ciente di esempi fornitici dalle spedizioni originali, non si arrive-
rebbe mai (dice il Déprez) a sciogliere la questione e a trovare
la chiave dell'enigma: sarà anche questo un caso diplomalico da
chiarire.

Gli indici accurati ci daranno l’esistenza di serie di registr;
speciali andati perduti. Gli originali se non ci potranno dare cer-
tamente le serie che non poterono giungere fino a noi, in modo
da poter ricostruire i bollari, bene possono, peraltro, riempire le
lacune di alcuni anni mancanti. L' esempio addotto delle lettere
di Clemente VI che mancano tutte nel primo anno del suo ponti-
ficato dai Registri, e di molti anni di Innocenzo VI e di Gre-
gorio XI, torna bene a proposito per provare il suo assunto.
Egli si fa quindi a rilevare la natura degli atti registrati in con-
fronto a quelli spediti ed enumera i caratteri particolari per il
punto di.vista della diplomatica che presentano le segnature ap-
poste alle bolle originali, a seconda che esse si trovino in alto, in
basso o sul dosso dell'atto. Se la bolla è suggellata su cordellini
di canapa o su funicelli di seta, la critica diplomatica puó dimo-
strare la falsità dell'atto; e il piombo stesso può offrire partico-
larità nuove che la sigillografia utilizza. Ma la grande utilità della

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È
nd
149 RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE

coraggiosa intrapresa del valente erudito francese risulta dalle
imporlanli osservazioni che in cotesto suo sludio preliminare ac-
cenna con grande competenza della maleria. E molto interessante
riportare con le stesse sue parole le seguenli osservazioni anche
perché sono somministrate al suo acume dagli esempi specialmente
rinvenuti nell' Archivio di Perugia.

« Au XIII* siecle les régles de la chancellerie pontificale ne
sont pas encore rigoureusement suivies et les mentions n'abondent
pas; au XIV* siécle, sous la papauté avignonnaise, la mise en
forme des bulles est plus exacte et plus soignée; les grossoyeurs
sont plus surveillés. C'est ainsi qu'une mention, inserite sur le
repli de parchemin auquel est appendu le sceau en plomb, et
toujours à droite, indique par qui l'acte a été expédié; on y ajoute
parfois les mots: « De Curia », ce qui indique que l'acle est
une lettre Curiale; ou Registrata gratis, ce qui signifie que la
Chambre apostolique n'a recu ni taxes ni droils queleonques dans
le méme repli, mais à l'intérieur, toujours à gauche, l' indication
de la taxe avec la signature d'un secrétaire de chancellerie atta-
ché à un autre bureau, quelquefois méme la mention des sommes
percues outre la taxe, par ceux qui ont écrit l'acte. Est-il besoin
d'insister sur l'importance de ces mentions? Il est certain qu'une
liste faite d'aprés les originaux, de tous les employés de la chan-
cellerie peut permettre de vérifier l’authenticité de certains actes.
N’envisagerait-on que la taxe elle-méme, il sera toujours utile de
la connaître, si la bulle est nouvelle, et si la bulle est déjà enre-
gistrée, il sera toujours intéressant de la comparer et de la con-
fronter avec celle qui est inscrite. en téte de chaque acle de la
série de « Regesta Avenionensia », sur papier, pour ne parler
que de cette seule série. On pourra méme savoir qu' un employé
s'est absenté (1), ou a été malade lors de l'expédition de la bulle (2):
ce sont là autant de détails intimes que je signale pour leur pré-
cision.

« Au dos de l’acte il y a le plus souvent des mentions qui
sont non moins intéressantes. Nous pouvons savoir combien il a
été fait d'expéditions d'un méme acle par les mots íricesima, vi-

(1) Archivio comunale di Perugia n. 62.
(2) Id. n. 67.
pe edi cieca Y rere p

RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE 143

cesima (1); nous savons également par qui la bulle a été portée,
c'est à dire que nous avons le nom du eursor (2); nous sovons
méme si la bulle a été publiée c'est à dire lue aux intéressés, par
la seule lettre P[ubblicità] insérée au dos de l'acte (3); quelque-
fois on a indiqué qu’ il a été fait remise de la bulle à un procu-
reur (4), et l'on a méme pris soin d'insérer une pelite rubrique
qui résume en deux mots la teneur de l'acte, c'était pour per-
meltre au cursor ou au porteur de reconnaitre facilement les
bulles dont il était chargé : cet usage semble d'ailleurs s'étre mo-
difié à l'avénement de Grégoire XI; dans toutes les bulles de ce
pape qui me sont passées sous les yeux, notamment les lettre
secrètes, la bulle était pliée comme une lettre de cachet, et la
chancellerie pontificale pour éviter toute erreur prenait soin de
répéter l'adresse au dos de l'acte « Dilectis filiis » etc. (5).

« Il me reste enfin à parler d'une autre mention toujours
inserite au dos des acles, el qui par les conséquences auxquelles
elle peut conduire, est tout à fait de premier ordre et intéres-
sanle. Souvent, ainsi qu'on pourra s'en rendre compte par les
exemples signalés ci-aprés — malheureusement pas pour tous
les actes — on trouve la lettre R d'assez grande dimension,
souvie d'une longue queueau dessus de laquelle se lrouvent des
chiffres romains. La lettre R est l' initiale du mot Registrata:
quant à la numéralion en chiffres romains elle n'est autre que
celle du registre où la bulle a été enregistrée. Si nous avions
conservé toutes les expédilions originales, nous pourrions unique-
ment par ces chiffres reconslituer la composition d'un registre
piéces par piéces. Pour les années des ponlificals dont les regi-
stres n'onl pas disparu, pour Jean XXII et. Clément VI par
exemple, j'ai montré en les confrontant l'identité de deux nu-
mérotations. Les concordances sont parfaitement exactes et ceci
nous prouve que l'enregistrement des acles se faisat altentivement
et réguliérement; que nous ayons les registres originaux ou sim-
plement une copie conlemporaine, ceci nous prouve qu' un nombre

(1) Id. n. 64, n. 88.

(2) Id. n. 66, 07, 08, 27, etc.

(3) N. 26 et 27.

(4) N. 135, 136, 139.

(5) Numerosi esempi offrono gli Archivi di Perugia e di Lucca.
144 RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE

respectable de bulles était enregistré. On a dit, et l'hypothése
est plausible, qu'une faible partie des bulles était enregistrée.
C'est vrai surtout. pour le XIII* siècle; mais au XIV* siècle,
sous les papes d'Avignon, les régles de la chancellerie pontificale
sont fixées et striclement suivies, si l'on en juge par les formu-
laires rigoureux et précis qui nous les ont transmises. Curiales,
secrèles, communes, les bulles abondent. Ne pourrait-on pas pré-
tendre — c'est encore une pure hypothése — qu'en dehors des
séries connues il existait des séries de registres aujourd'hui
perdus et pour cerlaines calégories d'actes. Une des raison que
me feraient croir qu'il y a sinon des séries enliéres, à loul le
moins des registres perdus — c'est ce fait que certaines numé-
rotations de bulles me semblent sans cette hypothèse inexplica-

bles. Quand, par exemple, on a conservé pour une année précise

le registre complet où les diverses bulles sont numérotées en
chiffres romains, et que la dite numérolalion insérée au dos de
l'aete original ne concorde pas avec celle fournie par le registre,
si d'autre part cette dissemblance ne provient ni d'une erreur,
ni d'un oubli, ne pourrait-on pas penser que nous nous trouvons
en présence d'une bulle, non de celles qui ne furent jamais
enregistrées, mais plolót qui fut transcrite sur des registres
spéciaux aujourd'hui perdus? Cest-là une simple constalation que
je me permels de faire, sans prétendre résoudre une queslion
aujourd'hui encore complexe, et sujette à controverse ».

l] signor Déprez dà il titolo di 66 bolle dell’ Archivio peru-
gino, ed insieme gli inizi, la data, le sottoscrizioni e le altre
indicazioni che generalmente gli editori usarono tralasciare. Le
bolle sono una di Clemente V (19308, sett. 8), una del conclave
(1312? 1316? apr. 10); le altre tutte di Giovanni XXII (1317,
ag. 18-1325, lug. 25). La maggior parte di quelle di Giovanni
si trova già pubblicata o accennata nel mio studio sugli Zretiet
e Ribelli nell Umbria edito nei precedenti volumi di questo
Bollettino.

L. Fumi.

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PRODIGI TIN. CAMBIO 0 IN DONO — OMAGGIO DI PUBBLICAZIONI

Napoli nobilissima, rivista di topografia e d’arte napolitana (Vol. VIII,
Fascicoli 6°-12°, Vol. IX, Fasc. 19).

Il Nuovo Risorgimento, periodico di Filosofia, Scienza dell'educazione e
studi sociali (Vol. IX, Fascicoli 6°-12° e Vol. X, Fasc. 1°).

Mélanges d' Archéologie et d' Histoire, (XIX année, Fase. 5°, Juillet, Dé-

cembre 1899) — Les origines de la maison de Savoie en Bourgogne
(910 1060) par M. G. Dn MANTEYER. — Le cimetiére chrétien de

Thessalonique, par M. P. PERnpRizgT. — Clément VI et Guillaume du
Breuil, par M. E. DbPREZ.

Archivio storico lombardo (serie IIT, Fascicoli 22-24). Indice del Fasci-
colo 24 — Antonio Fissiraga e il Monastero di S. Chiara di Lodi,
G. AGNELLI. — L'uccisione di Galeazzo Maria Sforza e alcuni do:
cumenti fiorentini, E. Casanova. — Vita e scritti di Gaudenzio
Merula (contin. e fine), A. BurTI. — Alessandro Volta e 1’ Univer-
sità di Pavia dal 1788 al 1799, Z. VoLta. — Iscrizioni autolauda-
torie medioevali nel castello sforzesco, L. BELTRAMI.

Erudizione e Belle Arti, miscellanea diretta dal prof. F. RAvaar: (An-
no IV, Fascicoli 11° e 12°, Anno V, Fascicoli 1° e 2°).

Rivista di Storia Antica e Scienze affini, diretta dal prof. G. TROPEA
(Anno IV, Fascicoli 3° e 4°).

Rivista di Storia, Arte ed Archeologia della provincia di Alessandria,
diretta da F. GAsPAROLO (Anno VIII, Fascicoli 25-27) — F. Savio,
Indice del Moriondo (puntata 9-16).

Rivista storica calabrese, (Anno VII, Serie II, parte II, Fascicoli 6-19,
Anno VIII, Serie II, Parte IT, Fasc. 1°).

Archivio storico per le Province napoletane (Anno XXIV, Fascicoli 2-4).
— Indice del Fascicolo 4° — CrRAsoLI F., Gregorio XI e Gio-
vanna I Regina di Napoli, documenti inediti dell’ Archivio Vaticano
(continua). — CaraBELLESE F., Andrea da Passano e la fami-
glia d'Isabella Del Balzo d'Aragona. — MaARrESsca B., Com-
pendio del Diario del cav. Micheront. — BeRTEAUX E., Docu-
PERIODICI IN CAMBIO O IN DONO -- OMAGGIO DI PUBBLICAZIONI

menti dell’ Archivio di Guerra francese — I Lazzari —- Il miracolo
di S: Gennaro -— Méjaut. — Crispo Moncapa C., Luisa Sanfe-
lice, notizie tratte dai processi della Giunta di Stato.

Giornale Dantesco, diretto da G. L. PassERINI (Anno VII, serie III,
quaderni 5-12).

Bullettino della Società Dantesca Italiana, diretto da M. BARBI. (Vo-
lume VI, Fascicoli 7 12).

R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. Memorie — Classe di lettere
e scienze storiche e morali (Vol. XXI, XII della serie III, Fasci-
colo 1) — G. Zuccante, La morale utilitaria dello Stuart, Mill:
esposizione della dottrina. — Rendiconti (Serie II, Vol. XXXII, Fa-
scicoli 13-20, Vol. XXXIII, Fasc. 1°).

Atti della Società di Archeologia e Belle Arti per la Provincia di To-
rino (Vol. VII, Fascicolo 2°).

La Civiltà Cattolica (Serie XVII, Vol. III-XI, quad. 1154-1191).

Archivio Storico Italiano (dispensa 2* e 3% del 1899). — Indice della
dispensa 3* — E. Casanova, Ordinamenti militari senesi del 1307.

— F. Dini; Francesco Campana e suoi documenti. — F. SAVINI,
Il tesoro e la suppellettile della cattedrale di Teramo nel se-
colo XV. — G. Bigoni, Quattro documenti genovesi sulle con-

tese d’oltre mare del secolo XIII.

R. Accademia dei Rozzi, Bullettino senese di Storia Patria (Anno VI,
Fascicoli 2° e 8’). Sommario del Fascicolo 8° — Ricci A., Can-
zonieri senesi della 2* metà del 400. — Simonetti I., Intorno
agli Statuti di Montepulciano nel sec. XIV (cont). — PICCOLOMINI
P., De Codicibus Pii II et Pii III deque Bibliotheca Ecclesiae
Cathedralis senensis (con fig. nel testo e 2 tavole annesse).

Studi storici, periodico trimestrale diretto da A. CriveLLuCccI (Vol. VIII,
Fascicolo 1°-4°). — Indice del Fascicolo 4° — G. BRIZZOLARA, Il
Petrarca e Cola di Rienzo. — F. FiriePiNI, La riconquista dello
Stato della Chiesa per opera di Egidio Albornotz. — A. ORIVEL-
Lucci, L'epistola rogatoria nel diritto ecclesiastico longobardo.

R. Accademia dei Lincei. — Rendiconto dell' adunanza solenne del 4 giu-
gno 1899 — Rendiconto della Classe di scienze morali, storiche e
filologiche (serie V, Vol. VIII, Fascicoli 3-10).

Archivio della R. Società Romana di Storia Patria (Vol. XXII, Fasci-
coli 1-10). Indice del fascicolo 10° — M. Rosi, La congiura di Gia-

cinto Centini contro Urbano VIII. — E. Casanova, Visita di un
papa aviguonese a suoi cardinali. — P. FEDELE, Carte del mona-

stero dei SS. Cosma e Damiano in Mica Aurea, parte I, secolo X e
XI (continua). — G. TomassertI, Della campagna romana (con-
“PERIODICI IN CAMBIO O IN DONO — OMAGGIO DI PUBBLICAZIONI 147

tinua). — V. FEDERICI, Regesto del Monastero di S. Silvestro de
Capite. — P. Earpr, Intorno ad una leggenda viterbese sull'ori-
gine dei Paleologi.
Bulletin mensuel du Comité international pour la celébration du cen-
ténaire de Marengo, publié par le baron A. LumBroso (n. 2).
Bollettino storico-bibliografico subalpino, diretto da F. GABOTTO (anno IV,
numeri 3-6).

Giornale araldico-genealogico-diplomatico, diretto da G. Di CROLLALANZA
(Anno XXVII, Fascicoli 5-8).

Atti e memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le provincie
di Romagna (Serie III, Vol. XVII, fascicoli 1-3): G. ALBINI, Del-

l'umanista Francesco Modesto. — G. B. ComeLLI, Di Nicolò Sanuti
primo conte della Porretta. — B. E. OrIoLI, Contributo alla storia

della stampa in Bologna.

R. Accademia delle Scienze di Torino — Atti (Vol. XXXIV, disp. 11-15).
Osservazioni metereologiche fatte nel 1898 all’Osservatorio della R.
Università di Torino, calcolate da V. BALBI.

La Favilla, Rivista dell’ Umbria e delle Marche, dirette da L. TIBERI
(Anno XX, fascicolo 12).

Bollettino della Società Africana d’Italia, (anno XVIII Fascicoli 5-12).

Nuovo Archivio Veneto (anno IX, numeri 34, 35 e 36). Indice del numero

36 -- V. LAZZARINI, Storia di un trattato tra Venezia, Firenze
e i Carraresi (1337-1399) —. C. BuLLo, Dei movimenti insurre-
zionali del Veneto sotto il dominio napoleonico e specialmente del
brigantaggio politico del 1809. — G. Cogo, La guerra di Venezia

contro i Turchi (1499-1501) (continua).
Analecta Bollandiana (Tomus XVIII, Fase. 1-4).
Atti e memorie della Società Siciliana per la Storia Patria (Anno 1899,
Fasc. 1-2).
Bollettino della Società di Storia Patria Anton Ludovivo Antinori negli
Abruzzi (Anno XI, puntata 22.9).
Rivista di Artiglieria e Genio (Vol. II-IV, Giugno-Novembre 1899 e
Vol. I, Gennaio 1900).
Studî e documenti di Storia e Diritto, pubblicazione dell’ Accademia di
conferenze storico-giuridiche (anno XX, fascicoli 1-2 e 3-4): — In-
dice del fasc. 3-4: Bosco G., Partecipazione ed accomandita nella
storia del Diritto Romano. — 'TAccur-VEgNTURI P., Note storiche e
topografiche di Roma nel sec. XVI. — Le case abitate in Roma da
S. Ignazio di Loiola secondo un inedito documento del tempo. —
Borrrro G., Perchè fu condannato al fuoco l’ astrologo Cecco d' A-
scoli ?

— Pr £— áo€ c — 148 PERIODICI IN CAMBIO O IN DONO -- OMAGGIO DI PUBBLICAZIONI

Società storica comense, periodico (fasc. 48). — Raccolta Voltiana, edita
per cura della stessa Società e del Comitato per le onoranze a Volta.
— A. Rien, Volta e la pila. — G. GrmeLLI, Genealogia ed arma
gentilizia della famiglia Volta. — S. AmBrosoLI, Le medaglie di
Alessandro Volta. — C. Pocar, Il salone dei cimelî.

Miscellanea storica della Valdelsa, periodico della Società storica della:

Valdelsa (anno VII, fase. 3.").

Bullettino storico pistoiese (anno II, fasc. 1.?).

Atti e memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le provincie
modenesi (Serie IV, Vol. IX) — G. Sarviorr La legislazione di
Francesco III duca di Modena. — F. CrreTttI, Il conte Gian
Tommaso di Gian Francesco II Pico. — F. CARRERI, Un aned-
doto della Contessa Matilde. — A. G. SpineLLI, Di Mario Nizzoli
(9* aggiunta). — TT. SANDONNINI, Del palazzo comunale di Modena.
— B. CoLri, Di una recente interpretazione data alle sculture del-
l'archivolto nella porta settentrionale del Duomo di Modena. — U.
DALLARI, D'un vescovo di Reggio, il cui cognome non è ben
conosciuto (Gio: Luca da Pontremoli). — A. CRESPELLANI, Scavi
del Modenese (1896-’97).

Accademia Dafnica di Scienze, Lettere ed Arti in Acireale. — Atti e
rendiconti, Vol. VI, anno 1898.

Prof. D. Barpuzzi. — Provvedimenti per le Stazioni Termali Senesi nei
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Siena, Tip. Cooper., '99.

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perugina scopertasi a Perugia nell’anno 1822 e conservata nel Museo
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CLARETTA GAUDENZIO. — Notice pour servir à la vie de Mercurin de



rm —H— E t

Lr ——— ve

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Fratta (Umbertide). — Umbertide, Stab. Tip. Tiberina, 1899.
Rocour U. — Discorso inaugurale dell’ acquedotto e dell’ impianto elet-

trico a Perugia. — Perugia, Tip. Umbra, 1899.

RopoLico N. — Dal Comune alla Signoria. -— Saggio sul Governo di
Taddeo Pepoli in Bologna, con quattro tavole. — Bologna, Zani-
chelli, 1898.

ZDEKAUER L. — Sui frammenti di due manoscritti delle Costituzioni
Egidiane nell'Archivio Notarile di Macerata. — Modena, 1899.
BarTELLI V. — La Polizia Eeclesiastica nella legislazione carolingica.

— Roma, Loescher, 1899.
ConniponE F. — Il primo atto politico di Filippo II in favore del Re-

A9 ————Báe— 0 —
DI PUBBLICAZIONI

PERIODICI IN CAMBIO O IN DONO -- OMAGGIO

gno di Sardegna (per nozze Indica-Modica). — Cagliari, Tip. Me- j
loni e Gitelli, 1899. i
Torni D. — Una cronichetta pistoiese del sec. XVI. (Estratto dal Bol-
lettino Storico Pistoiese, anno I, fasc. 2°).
Morici MepARDO. — Dante e il Monastero di Fonte Avellana. — Pistoia,
Flori, 1899. t
Ippm. — Giustina Levi-Perotti e le petrarchiste marchigiane. — Contri-
| | | buto alla storia delle falsificazioni letterarie nei secoli XVI e XVII.
bu ‘— Pistoia, Flori, 1899.
1 | e IpeM. — Un diploma di laurea in medicina dell’ Università di Perugia,
| i 91 ottobre 1482. (Per nozze Fabiani-Papucci). — Firenze, Ricci, 1899.
| | IpeM. — Dei conti Atti signori di Sassoferrato e ufficiali forastieri nelle
! maggiori città d'Italia. — Castelplanio, Romagnoli, 1899.
Ee Ingx. — Il « greve giogo » di Nocera Umbra e Gualdo Tadino (Para-
| it diso, XI, 47-48). — Firenze, Olshki, 1899.
E Ipem. — Il Cardinale Alessandro Oliva predicatore quattrocentista. — |
E Firenze, 1899. |
Li LuwBROSO ALBERTO. — Miscellanea Napoleonica (serie V) — Roma,
A Modes e Mendel, 1898.
il È CLARETTA G. — Commemorazione di Cornelio Desimoni, letta li 10 de-
si h i cembre 1899 alla R. Accademia delle Scienze di Torino. — Torino,
(CRE Clausen, 1899.
Ld NiconLETT: Lv:Gt. — Di Pergola e dei suoi dintorni (Puntate 4-33).
| FivaLi G. — Domenico Farini (estratto dalla Nuova Antologia (Fase. 1^
febbraio 1900) — Roma, Forzani, 1900.
di FinrPPINI E. — Piermariniana — Saggio sulla bibliografia e sugli auto- |
SL | | grafi dell’architetto Giuseppe Piermarini. — Foligno, Tip. S. Carlo, |
OR 1900. F
ION DELLA Riccia A. — Studio sui parafulmini (Supplemento al Vol. III,
anno 1899 della Rivista d’ Artiglieria e Genio) — Roma, Voghera,
1899.
MiNISTERO DELLA PUBBLICA Istruzione. — Indici e cataloghi, IV. — I
Codici Palatini della R. Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze
(Vol. II, Fasc. 6°), Roma, 1899.

»
————— Á——Ó— Mà
————

BALDO DEGLI UBALDI

[SINE C SEDSETERCEUT NE ZZ TES

Nel 1355 nella Rub. 69 del Lib. III dello Statuto del ca-
pitano del popolo erano solennemente confermate le delibe-
razioni del maggio 1321 perché nella città di Firenze, in
perpetuo, fosse Studio generale (1); la provvisione del 9 ago-
sto 1357 vinta nel Consiglio del capitano del popolo e in
quello del podestà dava annualmente per le spese necessarie
1500 fiorini d'oro alla Signoria, la quale ebbe cura di chia-
mare illustri dottori.

Lo stato era quieto e la città, non più desolata dalla pe
ste, tornava ai ricchissimi traffici e all’ opera assidua per
reudere onorato e temuto il nome fiorentino. « Rallentata la
mortalità, scrive Matteo Villani (2), e assicurati alquanto i

(1) Ha dimostrato il MonELLI con una provvigione del 9 giugno 1324 che, almeno
per le leggi civili e canoniche, l'insegnamento, fino da quell’anno era regolarmente
incominciato. — Discorso del Prof. Carlo Morelli sugli Statuti dell’Università e studio
fiorentino nei documenti di storia italiana pubblicati a cura della R. Deputazione
sugli studi di storia patria per le provincie di Toscana, del? Umbria e delle Marche,
tomo VII, pag. XXXV e pag. 110.

(2) Cron ca, t. I, lib. I, cap. VIII, pag. 15 e cap. XC, Firenze 1825. Clemente VI
il 31 maggio 1349 approvando la costituzione dello studio decretava: « Volumus tamen
quod ad docendum in ipso studio doctores qui in Dononiensi vel Parisiensi aut aliis
famosis generalibus studiis, honorem doctoratus vel magistratus receperint et alias
experti et ydonei, in novitate hujusmodi studii assumantur: ita quod civitas ipsa,
tanto insignita honore, dotibus fulgeat honori correspondentibus memorato ». — Ivi.
pag. 117.

11
154 T. CUTURI

cittadini che avevano a governare il Comune di Firenze,
volendo attrarre gente alla nostra città e dilatarla in fama
e in onore e dare materia a’ suoi cittadini d'essere scienziati
e virtuosi, con buon consiglio il Comune provvide e mise in
opera che in Firenze fosse generale studio di ciascuna scienza
e in legge canonica e civile e di teologia, e a ciò fare ordi-
narono uficiali e la moneta che bisognava per avere i dot-
tori delle scienze » (1).

La Signoria il 25 giugno 1358 invitó BALDO DI PERUGIA,
ARSENDINO DI RANIERI ARSENDI DI FORLÌ, GIOVANNI PAGLIA-
RENSE DI SIENA e FRANCESCO DA FABRIANO (2), con lettere

(1 Vedi pure RASTELLI, Il priorista fiorentino, vol. II, pag. 27. GINO CAPPONI,
Storia della Repubblica di Firenze, vol. I, pag. 325.

(2) « Sapienti viro domino Baldo de Perusio legum doctori amico Karissimo.

« Karissime, Nostrum generale Studium, Comunitati nostre apostolico munere
jamdudum indultum, cupientes non tantum de bono in melius prosperari, verum etiam
successivis temporibus, quantum in nobis fuerit, augeri: illos famosos doctores in
qualibet licita facultate habere satagimus, qui mente prediti, scientie luce resplen-
deant et morum venustate clarescant, ut dictum Gimnasium, ad quod multorum ho-
norabilium scolarium provectorum etiam concursus habetur, floreat et scolares sa-
lubri delibuti scientia, eandem propinare aliis valeant, quam ab eis non ambigimus
adepturos. Hinc est quod grate fame relatibus de vestra sufficientia fide dignorum te-
stimoniis etiam informati cum tractaremus de reformatione doctorum studii prelibati,
in circumspectionem vestram, dirigentes unanimiter nostra vota de sapientum nostro-
rum consilio, et cum eis matura deliberatione prehabita, vos ad lecturam codicis or-
dinarie duximus solepniter eligendum pro tempore et termino unius anni feliciter
initium habituri die Kalendarum octobris proxime accessuri, cum salario florenorum
aurei ducentorum quinquaginta vobis de sex in sex menses, videlicet medietatem in
festo nativitatis dominice et reliquam medietatem in Pascate dominice resurrectionis,
per nostros camerarios et de nostri Communis pecunia, integre persolvendorum. Ve-
stram itaque circumspectam prudentiam atque sapientiam exortamur, quatenus, af-
fectione nostra quam ad vos gerimus et non quantitate salarii meditatis, velitis
ad hanc lecturam onorificam vobis preter salarium alia, prout credimus, commoda
allaturam, debito tempore acceptantes ipsam vos conferre, dum tamen ante dictum
terminum, prout libuerit votis vestris. Et ut animosius ad complacendum requisitio-
nibus nostris vestra prudentia se disponat, noveritis (ut sileamus commoditates qui-
bus nostra Civitas, Dei gratia, decoratur velut quibuscumque Ytalicis satis notas) opu-
lenti fertilitate de quibuslibet victualibus et aliis necessariis nos potiri. Et insuper
cum libris et arnensibus vestris poteritis accedere, et ex hinc discedere absque so-
lutione oneris pedagii vel gabelle propterea Communi nostro solvende. Predicta
quidem infra quatuor dies a receptione presentium in antea numerandos, acceptare
vel renuntiare debetis. Et si, ut corde cupimus, acceptanda duxeritis, de quo affe-
ctuosissime vos ortamur, ut premictitur venire debetis. Sin autem, ex nunc nullum

—— —— MÀ

———————

BALDO DEGLI UBALDI IN FIRENZE 155

veramente notevoli per alti propositi, per dignità, per affet-
tuose e lusinghiere insistenze verso i dottori.

. L'anno seguente Baldo fu confermato e la Zettura doveva
durare nove mesi e sette giorni; ne abbiamo il documento
nell ordine dato dai priori delle arti e dal gonfaloniere di
giustizia alla Camera del Comune di pagare gli stipendi a
lui e ad altri dottori (1), cioè a PIETRO DI ToMAsO DE’ Con-
SINI lettore delle decretali, a BARTOLOMEO DA RIMINI, a mae-
stro ALBERTINO DA PIACENZA medico, a maestro JACOPO DA
PRATO, pure medico, ad JAcoPo DA FoRLÌ, a MONTINO DA
REGGIO e al teologo PIETRO DEGLI STROZZI, dell’ ordine dei
predicatori.

Notiamo che mentre nell anno precedente, quando av-
venne la chiamata dei dottori, il primo posto è dato ad AR-
SENDINO DI RANIERI DA ForLì cum salario florenorum auri
quactuorcentorum triginta (2), quest'anno il primo posto é per

jus vobis sit aut esse intelligatur ex electione predicta quomodolibet acquisitum ; sed
illam ex nunc irritam esse volumus et inanem. Et ecce sindicum nostrum latorem
presentium cum presentibus destinamus, predicta prout decuerit impleturum. Data
Florentie die XXV junii, XI indictionis ». (Pubblicata dal chiarissimo Cav. GHERARDI
nella ricca appendice di documenti, che segue il discorso del MonELLI nel citato vo-
lume VII dei Documenti di Storia Italiana).

(1) Fu pubblicato nella stessa pregevolissima collezione a pag. 292. « Priores
artium et vexillifer justitie populi et communis florentie, quatenus de ipsius comu-
nis pecunia ad vestras manus perventa seu pervenienda occasione dicti camerariatus
offitii, alteri non concessa vel assignata, detis et solvatis infrascriptis doctoribus et
offitialibus studii florentini infrascriptas pecunie quantitates, videlicet: .

Domino Baldo de Perusio, legum doctori, electo per oftitiales studii florentini ad le-
gendum Codicem de mane, in studio florentino, pro tempore novem mensium et se-
ptem dierum, cum salario florenorum ducentorum quinquaginta auri pro dicto tem-
pore; pro ejus salario et paga medietatis temporis predicti; vigore dicte electionis
scripte per ser Niccholaum ser Cinti notarium, et vigore stantiamenti super hoc fa-
cti per dominos priores artium et vexilliferum justitie una cum offitiis gonfalone-
riorum societatum populi et duodecim bonorum virorum populi et Comunis Floren-
tie, scripti per Ser Benedictum ser Johannis. Ciay notarium, tune scribam dictorum
dominorum priorum, florenos centum vigintiquinque aurei ».

(2) Ivi, Raccolta citata, pag. 288 nella lettera d'invito « sapienti viro domino Ar-
gentino (correggi Arsendino) domini Raynerii de Forlivio legum doctori ».
156 T. CUTURI

BALDO, e la Signoria per onorare in modo solenne l’ illustre
dottore, per indurlo a stabilirsi in Firenze o almeno a tratte-
nervisi, il più che fosse possibile, il 9 ottobre gli conferisce
la cittadinanza, e non si limita ad eliminare le restrizioni
che gravavano i forestieri (1), riconoscendogli l'esercizio di
tutti i diritti civili, e proteggendo la persona e gli averi di
lui come per qualunque altro cittadino (2), ma gli conferisce
anche i diritti politici, escludendolo solo, per un determinato

L'Arsendi, d'una potente famiglia di guelfi intransigenti, dev'essere stato racco-
mandato molto dai più illustri fiorentini dello stesso partito ; dev'essere stato in onore
pei suoi precedenti politici e per la pratica degli interessi de’ guelfi in quel tempo,
onde il Facciolati scriveva: ejus non doctrina modo, sola paterna minor, sed etiam
prudentia et rerum usus celebratur. Si consulti BRANDI, Vita e dottrine di Raniero
da Forlì, pag. 29, Torino, 1885.

(1) PERTILE, Storia del Diritto italiano, vol. III, S 93, pag. 163, Padova 1872. —
E. L. LEVI CATELLANI. Il diritto internazionale privato e i suoi recenti progressi.
Vol. I, Storia del Diritto internazionale privato, 22 ediz. Torino 1875, pag. 273 e seg.

(2) A tale effetto bastava la provvigione per la quale fu deliberato lo studio ge-
nerale — Ivi pag. 108 —. « Item quod omnibus predictis scolaribus studentibus vel
qui studuerint in civitate predicta ejusque districtu serventur omnia privilegia im-
munitates consuetudines et statuta que illis solent hactenus in civitate Boronie
observari: et quod tractentur ut cives populares civitatis Florentie et popularium
privilegio gaudeant in causis civilibus et criminalibus tam in agendo quam in defen-
dendo: salvo quod non possint deferre arma, sicut nec possunt cives nec populares
qui non fuerunt in offitio prioratus vel eorum notarii: exceptis rectoribus et familia-
ribus eorum atque bidellis generalibus; circa quod servetur quod in civitate Bono-
nie servabatur: et hoc benefitiumn non extendatur ad cives vel districtuales Floren-
tie. Hoc declarat) quod si scolares aliqui haberent necessitatem arma ferendi, hoc
possint secundum quod possunt cives civitatis Florentie et prestita cautione
prestatur a civibus in hoc casu ».

que

Si aggiunga la provvisione del 22 e 23 febbraio 1358:

« Domini priores et vexillifer providerunt ordinaverunt et deliberaverunt: Quod
doctoribus et scolaribus legentibus seu studentibus in studio florentino, qui sunt et
pro tempore erunt quandocumque in dicto studio, et eorum familiis, scriptoribus, sta-
tioneriis et bidellis et omnibus forensibus in Universitate doctorum et scolarium stu-
dii florentini descriptis, fiat et reddatur jus idem, in omnibus et pro omnibus offen
sionibus quas quomodolibet paterentur, et in omnibus causis civilibus et criminalibus
per regimina florentina quod redditur et reddi debet et debebit in posterum civibus
florentinis, et eisdem penis teneantur et subsint quicumque aliquem ipsorum offen-
derint, quibus subsunt et suberunt per tempora qui offendunt cives florentinos. Ivi
pag. 13). La quale provvisione divenne poi la Rubrica XII, tractatus II, libri V. Statu-
torum populi et Communis fiorentie del 1408 e poi del 1415, con il titolo. « Quod do-
ctores et scolares tractentur in -omnibus ut cives ». Questi statuti soltanto sono pub-
blicati; è nota la bellissima edizione che ne fece in Friburgo Michele Kuch. Per il
passo sup. cit., vedi il tomo III pag. 18.
BALDO DEGLI UBALDI IN FIRENZE 151

tempo, da quei supremi offici ne' quali si concentrava le-
sercizio della sovranità.

Ho trascritto l'importante documento dai bellissimi ver-
bali delle Consulte (1):

*

« In Cristi nomine anno incarnalionis ejusdem millesimo tre-
centesimo quinquagesimo nono, indictione tertia, decima die nono .
mensis octubris. Consilio domini capitanei et populi florentini,
mandato nobilium et potentium virorum dominorum priorum ar-
tium et vexilliferi justitie populi et Communis Florentie, precona
convocatione, campaneque sonilu, in palatio populi Florentini,
more solito congregato, offitio capitaneatus populi civitatis Flo-
renlie tunc rectore vacante.

Ego Petrus notarius infrascriptus legi et recitavi in ipso Consi-
lio et coram consiliariis in eo presentibus, vulgariter, distincte et
ad intelligentiam, provisiones el petitiones infrascriptas et quam-
libet earum et factas prout infra conlinentur, modo, forma et
Ordtmosinfrascriplis;videlicet:=; (Wta

Seplimo, provisionem infrascriptam deliberatam et factam per
dictos dominos priores artium vexilliferorum justitite et officiorum
duodecim bonorum virorum communis Florentie, super infra-
scriptis omnibus et singulis secundum formam et exigentiam
ordinis dicli communis Florentie que lalis est, videlicet: Ma-
gnifici el potenles viri domini priores et vexilliferi praedicti (2)
advertentes tanto esse clariorem civitatem quanto pluribus et
laudabilioribus | civibus relucescit, habita super infrascriptis
omnibus et singulis et una cum offitio duodecim bonorum
virorum Communis Florentie deliberatione solepni, et demum

(1) ARCHIVIO DELLA REPUBBLICA, Consigli Maggiori, 48, fol. 53. (Dist. n. 49, Stanza II,
Armad. II nell'Archivio di Stato).

(2) Erano: Francesco di Vannozzo Siminetti Biliotti, Giovanni di Giunta lac
najolo, Pierozzo di Piero Peri, Migliorozzo di Taddeo Magaldi, Nicolò di Messer Ben-
civenni Rucellai, Paolo di Neri Bordoni, Roberto Martelli spadajo, Giovanni di Rota,
fornaio; Bianco di Bonso Bonsi, ritagliatore, gonfaloniere di giustizia. — RASTELLI,
Priorista fiorentino, pag. 69. Firenze, 1783. 3
158 T. CUTURI

inler ipsos omnes in sufficienti numero congregatos in palatio
populi florentini, premisso et faclo diligenti et secreto scruptinio,
et optento partito ad fabas nigras et albas secundum formam
statutorum et ordinamentorum communis Florentie, eorum pro-
prio motu, pro utilitate dicti Communis, et omni jure et modo
quibus melius potuerunt, providerunt ordinaverunt et delibera-
verunt, die septimo mensis octubris, anno domini millesimo tre-
eentesimo quinquagesimo nono, Quod magne sapientie vir do-
minus Baldus magistri Francisci de Perusio, civis perusini et
cere guelfi et ejus demini Baldi filii et descendentes per lineam
masculinam (1), in perpetuum de cetero cives populares originarii
et antiqui civilalis Florentie intelligantur esse et sint, tanquam
veri originarii et antiqui cives populares civitatis prefate habean-
iur tractentur et reputentur, et haberi tractari et censeri possint
et debeant in futurum in omnibus et quo ad omnia. Et quod
potiantur et gaudeant el poliri et gaudere possint et debeant
omnibus et singulis offittis benefitiis, privilegiis et favoribus
quibus potiuntur et gaudent seu potiri et gaudere possint vel de-
beant quicumque alii vere originarti et antiqui cives populares
civitatis prefate, hoc salvo et excepto quod dictus dominus Bal-
dus nequeat vigore provisionis ejusdem eligi ad offitium prio-
ratus artium et vexilliferatus justitie seu offitium. confalone-
riorum societatum populi, seu offitium duodecim bonorum virorum,
communis Florentie, infra viginti quinque annos prorimos secu-

turos a die qua ipsa provisio firmata fuerit in Consilio domini

(1) La moglie del nostro giureconsulto Lauduzia di Giovanni Comitoli era
in Firenze e prossima al parto. Baldo stesso ne dà precisa notizia mentre commenta la
leg. Arboribus Dig. de Usufructu (nell'edizione di Venezia del 1616, T. I, fol. 317 col. 1a:
in f.). Ecco le parole di lui: « In nomine domini dum hic essem die Sabbati XVI
mensis Novembris currentibus annis domini MCCCLIX, quia previdebam lect. causa
legendi de sero, Laudutia uxor mea peperit duos filios masculos uno utero ad lau-
dem et gloriam magni dei Salvatoris nostri Jesu Cristi et beate virginis matris ejus
domine nostre, in civitate florida florentinorum ». Di questi figli uno chiamò Zran-
cesco come il padre suo, e come il Santo suo protettore. IZ noto il « clauditur hic Baldus
Francisci tegmine fultus » (VERMIGLIOLI Bibiografia degli scrittori Perugini T. I. p. I,
pag. 133, e Bibliot. Laurenziana Gaddiano Cod. XIII ex Plut. LXXXX in f. da me ri-
scontrato a carte 22). L'altro chiamò Zanobi in onore di uno de’ santi protettori di Fi-
renze, in memoria del quale lo studio fiorentino doveva celebrare speciali e solenni
feste. (Statuta wniversitatis et studii Florentini Rub. XLVII nella cit. ediz. del Ghe-
rardi pag. 58 e seg.).
aem m MÀMÀ'áÀ—'eÀ—À

BALDO DEGLI UBALDI IN FIRENZE 159

potestatis et communis Florentie continuo numerandos |. . .

- . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . B

Quibus omnibus et singulis, ut supra dictum est, lectis et reci-
lalis, nobilis et prudens vir Robertus Martelli unus ex offitio
dominorum priorum artium et vexilliferi justilie, populi et Com-
munis Florentie et tunc prepositus dicti officii, in presentia de
voluntate et consensu aliorum de offitio antedicto in ipso consilio
presentium in numero opportuno: inler consiliarios in ipso con-
silio presentes in sufficienti numero proposuit suprascriptas pro-
visiones et petitiones el quamlibet earum et omnia et singula in
eis et qualibet earum contenta, et, in eis et super contentis in
eis et qualibet earum, petiit sibi pro dicto communi bonum et
utile consilium imperliri sub hac forma, videlicet: Si videtur et
placet diclo presenti consilio et consiliariis suprascriptis, supra-
scriplas provisiones et petlitiones et contenta in eis fore utilia
pro populo et Comuni Florentie et utile fore predicto populo
el comuni quod de hiis omnibus teneantur et fiant consilia
opportuna. Et quod procedatur provideatur firmetur et fiat et
firmum et stabilem intelligatur esse et sit et observetur et exe-
culioni mandetur in omnibus el per omnia prout et secundum
suprascriptorum omnium conlinentiam et tenorem. Et cum non
obstantibus el clausolis in eis et qualibet earum insertis aut aliis
repugnantiis quibuscumque.

Forigianus Viviani, unus ex consiliariis predicti consilii, ad
aringheriam surgens, ul moris est in nostro consilio, et coram
consiliariis in eo presentibus dixit et arengando consuluit quod
super diclis provisionibus et petitionibus et qualibet earum et
omnibus et singulis in eis et qualibet earum contentis, procedatur
provideatur firmetur et fiat in omnibus el per omnia prout et se-
cundum suprascriplorum omnium continentiam et tenorem, cum
non obstantibus et clausolis in eis et qualibet earum inserlis. In
reformatione et summa cujus consilii, preaudito Consilio in predi-
clis dato, facto el misso parlito ad secretum scruptinium per
dietum Robertum prepositum predictum in presentia et voluntate

‘ el consensu aliorum de offitio dominorum priorum et vexilliferi

predietorum in ipso Consilio presentium in numero opportuno.
Inter Consiliarios in ipso consilio presentes numero inter omnes
160 T. CUTURI

CXXXII. Et ipsorum consiliariorum voluntatibus exquisitis ad
fabas nigras et albas, datas collectas electas el numeratas in

omnibus et per omnia prout et. secundum formam statutorum et

ordinamentorum Communis Florentie et super qualibet earum
per se:
Et primo

Item seplimo super suprascripta provisione disponente, circa
factum domini Baldi, que sic incipit magnifici et potentes virt etc.
el super omnibus et singulis in dicta provisione contentis et supra
propositione et deliberatione super ea facta per Consilium populi
supradictum, et super dicto consilio super ea dato per Forigianum
predictum, repertum fuit ipsam provisionem et deliberationem et
omnia et singula in ea contenta et dictum consilium super ea
datum placere CX ex numero ipsorum consiliariorum repertis
dedisse fabas nigras pro sic. et sic obtentum firmatum et refor-
matum fuit non obstantibus reliquis XXII ex numero ipsorum
consiliariorum repertis dedisse in contrarium fabas albas pro
non ».

Nello stesso Codice segue alla carta 59 (verso) la rifor-
magione del Consiglio del potestà e del Comune di Firenze.

Lo stesso notaro Pietro Grifi, innanzi a Tedicio de' Fie-
schi de’ conti di Lavagna di Genova, potestà, ed innanzi ai
consiglieri, legge le provvisioni votate nel Consiglio del Ca-
pitano del popolo il giorno innanzi.

Belisardo di Bindo (1) uno de' consiglieri, propone che
sS'approvino le provvisioni chiaramente lette dal notaro, e
il conferimento della cittadinanza a Baldo ebbe 100 voti
favorevoli e 16 contrari (2).

(1) Della famiglia della Tosa o Tosinghi.
(2) Ivi a carte 60 « Item tertio supra suprascriptam provisionem disponentente
circa factum domini Baldi etc. ».

nr cimo.
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"o. n pret
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BALDO DEGLI UBALDI IN FiRENZE 161

I fiorentini arricchiti nelle industrie e nei commerci, de-
siderosi di ordinare nella loro città un grande centro di studi,
dovevano essere ospitali ed offrire facilmente allo straniero
un pacifico soggiorno, e nel determinarne la condizione ci-
vile, seguire in particolar modo il principio della reciprocità
(1), per ottenere concessioni a favore dei cittadini che in gran
numero dimoravano all'estero. Ma gli alierigenae ed i forenses,
reputati tali anche per pubblica opinione, erano esclusi da
ogni officio, senza distinguere se fosse gratuito o compensato.
E se taluno per errore fosse stato imborsato e il nome di lui
fosse venuto a sorte: « ipsa cedula seu tracta, vel membrana in
qua descriptum. reperietur nomen alicujus talis, in presentia ad-
stantium, facta. denunptiatione seu notificatione eidem, ut infra
continetur, de facto dilaniari debeat (2).

Era logico, negli ordinamenti di quel tempo, che fos-
sero esclusi anche dagli offici delle arti, riservati gelosa-
mente agli oriundi de civitate vel comitatu florentie (3). Il po-
destà, il capitano del popolo e il gonfaloniere di giustizia
avevano facoltà di espellerli, quoties eisdem vel alicui eorum
placuerit et videbitur convenire pro bono et pacifico statu Co-
munis (4).

Nel conferire la cittadinanza il Comune e il popolo di
Firenze procedevano per concessioni individuali, solenni, mo-

(1) Codex membranaceus archetypus statutorum populi florentini nomine o-
testatis ex publica recensione, anni MCCCLV. Lib. III, Rub. CLXXXXVI, fol. 198, (Ar-
chiv. di Stato, Classe II, Dist. I, n. 12. Stanza II, armad. I.).

(2) Codex Membranaceus statutorum populi, florentini, nomine capitanei, ex
publica recensione, anni MCCCLV. Lib. I, Rubr. CCII, fol. 53. (Archiv. di Stato. Clas. II,
Dist. [, n. 10. Stanza II, armad. I. 15).

(3) Ivi Rub. CLXXXXVIIII fol. 49. — « Nullus possit esse consul alicujus artis
nisi sit guelfus, fidelis nostre romane ecclesie et oriundus de civitate vel comitatu
Florentie et nisi fuit habitator et allibratus ipse et ejus antecessores in civitate pre-
dieta per decem annos etc. ».

(4) Citato Statuto del potestà e comune di Firenze, Lib. IIl, Rub. CXLVIIII fol.
178 verso.
162 T. CUTURI

tivate, considerando l'utile e l'onore che ne avrebbero avuti.
Cosi nel fare cittadino Maestro Francesco da Coneliano della
Marca Trevigiana illustre lettore di medicina nello studio,
la provvigione (1) è motivata: « Quia popularitas hominum
« virtute prestantium civitatis confert augumento et reipu-
« blice claritati ». Per Michele di Guccio da Loro, che negli
atti dello studio, è chiamato vir eloquentissimus, e che più
volte fu lettore di retorica, la rifomagione è come quella di
Baldo: per l'onore che il popolo e il Comune avevano dal-
l’ iscrivere tra i cittadini uomini insigni (2). In questo caso,
trattandosi di un illustre professore oriundo di un Comune
soggetto a Firenze, la concessione non ha limite alcuno (3).

Né faccia meraviglia che per 25 anni il Baldo ed i suoi
fossero esclusi dagli offici sovrani del Comune: la ragione è
ovvia, e il termine imposto è minore di quello che troviamo
in altri statuti. Anzi la riformagione è liberalissima in con-
fronto dei rigidi ordinamenti d'altre città che, ormai, ave-
rano perduta anche lI autonomia (4).

Con quel provvedimento nessuno in Firenze, nemmeno lo
stesso Baldo, devono avere ritenuto fosse attenuato l' omaggio
alla dottrina e all’ ingegno di lui. Poiché I officio dell’ insegnare
era in tale onore ed era si generale l'opinione che gli studî
e la scuola non potessero lasciar tempo per altre cure ad
un insigne dottore, che la Signoria, proprio in quel tempo,
son provvigione del 23 e del 24 decembre 1350 aveva eso-
nerato da ogni magistratura Tomaso Corsini, cittadino emi-
nente, che fu dei migliori colleghi del Baldo (5).

(1) 10-11 e 12 febb. 1864 nel cit. volume del GHERARDI. pag. 305.

(2) Archivio della Repubblica, Consigli maggiori, 48, fol. 53 in f.

(3) La formula é semplicemente questa: « Item Michael Guccii de Loro et ejus
posteri et descendentes per lineam masculinam intelligantur esse et sint de cetero
veri cives florentini et tanquam cives florentini populares habeantur tractentur et
haberi et trictari possint et debeant in omnibus et quo ad omnia ».

(0) Constitutiones dom nii Mediolanensis, apud fratres Metios MDLXXIV, pag. 32
bis. Constitutio de officio et jurisditione diversorum judicum.

. (5) Ut ipse dominus Thomas pro augumento dicti studii vacare possit lecture et
utilitati et commodo scolarium qui ad prese;s sunt, et erunt;in futurum in dicto
TM c

BALDO DEGLI UBALDI IN FIRENZE 163

Del resto, per la riformagione che ho trascritta, egli

avrebbe potuto essere:

degli arbitri eletti per l applicazione degli statuti del po-
destà e del capitano del popolo (1);

dei quattro regolatori delle entrate e delle spese del
Comune: magistratura delle più elevate, in continui rapporti
con la Signoria, e con tutti i rami dell' amministrazione (2);

dei quattro officiali sulle inique estorsioni degli appal-
tatori delle gabelle e de' loro esattori, e sulla difesa degli
abitanti del territorio, con completa giurisdizione sugli ap-
paltatori stessi e sui loro agenti e con particolari attribuzioni
sulla gabella del sale ; con la facoltà di provvedere inoltre

studio florentino, et ne ex aliqua causa impediatur vel impediri possit circa lecturam
predictam, providerunt, ordinaverunt et stantiaverunt: quod idem dominus Thomas
excusationem et vacationem plenam consequatur et habeat, et consecutus esse ac
habere intelligatur ab offitio prioratus et vexilliferatus justitie et etiam ab omni
alio offitio comunis Florentie. (Cit. Documenti sullo studio fiorentino, pag. 124).

(1) Cit. Statuto del Capitano del popolo (1555) Lib. I, Rub. CCIIII fol. 54, recto...
Qui possint et debeant dicta statuta domini capitanei, potestatis, et quecumque statuta
et ordines, provvisiones, stantiamenta, et reformationes consiliorum populi et Comu-
nis Florentie perquirere, et qué convenire vel expedire viderint possint cassare,
corrigere, emendare, limitare et eis addere et de novo statuta facere, et contraria
concordare et similia abicere et superflua removere, et diminuta suplere, et nova
adjungere et sub debito et congruo loco disponere, et omnia alia facere que ad de-
clarationem et expeditionem ipsorum statutorum ordinum provisionum et reforma-
tionum pro bono stato Comunis et populi florentini viderint convenire etc. »: Con
l'obbligo di portare le proposte loro nei Consig.i maggiori del Comune per la discus-
sione e per l’ approvazione.

(2) Ivi Rub. CCXXI fol. 79, recto. Essi dovevano: habere videre seu tenere com-
putum seu calculum et rationem omnium introituum et exituum dicti comunis et
scribere seu scribi facere in illo seu in illis libris quibus et quot voluerint per unum
scriptorem quem habere voluerint, civem florentinum et guelfum, omnes introitus et
exitus seu summas introitorum et exituum et expensarum Comunis Florentie et par.
ticulariter et totaliter et divisim prout et sicut eorum discretione videbitur convenire
et solutiones tam recipiendas quam fiendas pro comune Florentie. Ita quod semper
habeant et sint in promptu qui et quot et quibus temporibus solvendi sint introitus
seu redditus comunis predicti et que et quot et quibus temporibus solvende sint ex-
pense dicti comunis, et que et quot sint credita et debita Comunis ejusdem et ad
quas solutiones, expensas, capsas, seu cunctis singulis redditis et proventis dicti
Comunis sint seu fuerint deputati, destinati, seu assignati, dati vel concessi etc. »; con
rigorosa vigilanza su tutti i funzionari per le esazioni e per le spese.

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ore to ari o mmt fm. ems
164 T. CUTURI

al sistema delle comunicazioni e ad altre opere pubbliche
nel territorio fiorentino (1);

degli otto officiali sul recupero dei diritti del Comune i
quali, volgarmente, dicevansi officiali de la Torre. Avevano
varie attribuzioni, e le principali erano: il comporre le ver-
tenze tra il Comune e i suoi debitori; il dare in affitto, al-
l| asta pubblica, i beni immobili del Comune; il curare la
conservazione e il recupero di essi e di qualsiasi diritto im-
mobiliare (2);

dei sette officiali per l'approvazione degli Statuti delle
arti, boni viri legales et discreti (3);

dei quattro officiali delle vettovaglie (4) con giurisdizione
amplissima sui mercanti, sui rivenditori e sugli incettatori. E
tralascio parecchi altri offici minori dei quali è notizia nel
DATI (5) e più ancora negli studi di TOMMASO FORTI (6),
che non sarebbe male fossero annotati e pubblicati. Ma
ritengo necessario avvertire che il Baldo avrebbe potuto

()) Ivi Rub. CCXV fol. 73, verso.

(2) Ivi, Rub. CCXIIII, fol. 71, verso.

(3) Ivi Rub. VII, fol. 12, recto.

(4) Ivi, Rub. XIV, fol. 19, verso. L'officio loro é cosi indicato: « absque aliquo
impedimento possint et debeant cognoscere, terminare, procedere, decidere, firmare,
et finire de questionibus et questiones que moverentur coram eis vel coram prede-
cessoribus de omnibus et singulis et super omnibus et singulis que continentur in
infrascriptis statutis et ordinamentis et connexis et dependentibus ab eisdem, et de
frumento, blado, vino, legumine, farina et oleo et aliis victualibus quibuscumque
usque in quantitate librarum centum etc. etc. Ac etiam possint cognoscere et in-
quirere contra fornarios, piscatores, pollajuolos, trucones, triccolas, biadajuolos, et
omnes et singulos suprascrittos et infrascrittos qui delinquerent vel facerent, vel
fieri facerent contra ista statuta et ordinamenta vel aliquid eorum et eos punire et
condennare in quantitatibus contentis in dictis statutis et ordinamentis etc. ». Dove-
vano pure provvedere che la Città avesse copia di vettovaglie. Ivi, Rub. XXIII.

(9) Historia di Firenze dal! unno 1380 al 1405 pag. 134 e seg. Firenze 1735, Stam-
peria Manni.

(0) Notizie intorno alla citta di Firenze e al regolamento dell'antica repubblica
fiorentina, raccolte dal signor TOMMASO FORTI e dedicate all’altrui curiosità. Ne esi-
stono più copie manoscritte in Firenze; io conosco quella della Biblioteca Nazionale,
segnata, Mss. classe XXV Cod. 75.

o —
? "PARVE i TALI RAS.
DIRI
BALDO DEGLI UBALDI IN FIRENZE 165

essere dei consigli e dei capitani di parte guelfa, che, in
quel tempo, erano, di fatto, potenti piü de' priori (1).

Queste osservazioni bastino a dimostrare quanto sia
stata liberale ed onorevole la riformagione a favore di lui.
Rammentiamo che in quella sospettosa democrazia guelfa,
Coluccio Salutati, ad un altro perugino, di notevole fama
letteraria, a Tommaso di Ser Rigo che desiderava un offi-
cio nella cancelleria del Comune di Firenze, fu costretto
a scrivere: « unum tamen quod in votis est tuis esset et
in meis si liceret, ne dissimulasse videar non omittam. Li-
benter tecum essem ut mutuo legentes, dubitantesque, di-
sceremus ; quod sicuti privatim et amicabiliter possum non
queo, 0n recipit enim locus ille forensem, non etiam civem,
nisi parentibus quorum fides probata sit, genitum cuique domini
putent credi posse fideliter omne secretum; privatam itaque
familiaritatem offero: publicam vero societatem non est
meum » (2).

La provvisione per Laldo fu vinta a grande maggio-
ranza, e non poteva essere altrimenti. Pure pochi voti con-
trari vi furono: nè fanno meraviglia se pensiamo che, in quel
tempo, venute al governo la gente mezzana e quella minuta,
alcuni in tali concessioni ad illustri uomini sospettavano l’oc-
culta influenza dei grandi; altri, invece, rimpiangendo in cuor
loro i passati ordinamenti, non tolleravano che la gente
nuova fosse facile nel dare onori e autorità ai forestieri (3).

(1) PITTI. De Historia fiorentina, Lib. I. Nell'Archivio Storico italiano, Vol. I,
pag. ll. — Lo Statuto di parte guelfa (1335-1337-1397) fu pubblicato dal BoNaINI nel
Giornale storico degli archivi toscani, Vol. I, pag. 4 e sez. (Vedi i Cap. V e VI, pa-
gine 14 e 15).

(2) Istituto storico italiano. Epistolario di Coluccio Salutati a cura di FRANCESCO
NovaTI. Vol. IIT, pag. 70, Roma, 1896:

(3) In una collezione di scritti varii di storia fiorentina e d’estratti delle rifor-
mazioni (Biblioteca Nazionale, mss. classe XXV, Cod. 44), sono alcune pagine copiate
da un manoscritto d’ignoto autore del tempo tra la cacciata dei grandi e il tumulto
dei Ciompi. Ivi trovo: « Si cominciò a mettere nel reggimento artefici minuti et erano
del continuo due o tre per offitio d'otto priori, insino a tanto che si misse ordine che
ne fussino dua per offitio et fussino del quartiere donde si chiamava il gonfaloniere,

E de 1 i3 [^
ciel arn m mcam trm
T. CUTURI

Un effetto notevole della concessione della cittadinanza
era la facoltà di acquistare e di trasmettere beni immobili
in tutto il territorio del Comune, altrimenti, sarebbe stata
necessaria, caso per caso, una provvigione, non essendo suf-
ficienti a tale fine le concessioni del 22 e del 23 febbraio
1358 (1) in favore dei dottori, degli scolari e delle altre per-
sone necessarie allo Studio.

Infatti troviamo che Giovanni di Montichiello (2), gram:
matico, dopo molti anni di dimora in Firenze, fu costretto
à chiedere alla Signoria la facoltà di acquistare case e terre
nel contado fiorentino, e la provvigione fu approvata nel
consiglio del capitano del popolo il 23 aprile 1378 con 182
voti e 11 contrari, e nel Consiglio del potestà e Comune, il
giorno dopo, con 122 favorevoli e 4 contrari (3).

Né a diminuire la solenne manifestazione d'onore, la Si-
gnoria subordinó a condizione alcuna, per il Baldo e pei suoi,
la cittadinanza, come, invece, fu fatto per altri dottori. A
maestro Francesco da Conegliano fu imposto di comprare
una casa o una terra « en civitate vel comitatu Florentie,
pretii seu valoris saltem ducentorum florenorum auri, infra

et da poi in qua (cioè dopo la cacciata dei grandi) n° è due per priorato, et da questo
tempo in qua gli artefici minuti sono stati nel reggimento, che prima ne erano in
tutto l’anno due, et questo ha fatto le divisioni dei cittadini che ciascuno li ha messi
in uso, sì che sempre sono venuti entrando nelli offici così et più nelli altri come in
quelli del priorato, tanto che hora, a nostri di, sono de capitani di parte, et de sette
della mercantia per ordine, come de priori, et sì in ciascuno offitio, ét oltre a ciò
vanno in potesteria, et in castellerie più che altre genti; é vero che non hanno però
ancora dell’imbasciate. Hora Dio lo perdoni a chi l’ha fatto che hanno lasciati li an-
tichi cittadini horrevoli, per torre i vili artefici et /orestieri. Il fine si loderà da
per se ».

(1) V. sopra pag. 156, nota 1.

(2) O Monteocchiello nel territorio di Siena.

(3) Citato volume di documenti sullo studio Fiorentino, per cura di A. GHERARDI,
pag. 348. Anche più tardi, 13, 26 e 27 agosto 1401, lo stesso procedimento deve seguire
Giacomo de’ Malpaghini di Ravenna, da più anni domiciliato in Firenze « legens re-
tnoricam et Autores in Studio Florentino. Intellectis virtutibus ipsius domini Jo-
hannis, magnifici et potentes domini priores artium et vexillifer justitie populi et
Communis Florentie, et volentes dicto domino Johanni, tanquam benemerito compla-
cere; habita super predictis etc, ». Ivi pag. 374.

sieme €
BALDO DEGLI UBALDI IN FIRENZE 167

unum annum a die quo presens provisio firmata fuerit in
Consilio domini potestatis et comunis Florentie (1). E per
ottenere una proroga promise poi «in civitate predicta con-
tinuo habitare et de suo ministerio curialiter civibus com-
placere » (2).

Nel 1511 Filippo di Stefano Lomi de' Bucherelli da Mon-
tesecco, diocesi di Fossombrone, dottore d'arti liberali e di
medicina, da tempo lettore nello studio, ottenne per sé e
pei suoi la cittadinanza, ma « salvo, et expresso et declarato
et detracto quod non possint perpetuo ipsi vel ipsorum aliquis
extrahi seu elegi ad aliquod. officium populi seu comunis Flo-
TOnto e esc NUN Ea Peces leg el e aL E
Et quod ipse magister Filippus in promissione et satisdatione
quam prestabit de oneribus subeundis, teneatur et debeat
etiam promictere et satisdare de legendo duobus annis libros
artis medicine, seu aliquos libros artis medicine, in civitate Flo-
rentie, prout. comuniter in aliis generalibus studiis fieri solet,
et absque aliquo salario propterea recipiendo de publico (3). E
nel 1386 anche Stefano del fu Giacomo del Gallo da Capua,
lettore di diritto civile, ebbe la cittadinanza purché s'obbli-
gasse, con cauzione, di farsi costruire entro le mura una
casa almeno del valore di 100 fiorini d'oro (4).

(1) Ivi pag. 305, provvisione del 10-11-12 febbraio 1304.

(2) Ivi pag. 340,

(3) Ivi, pag. 347. E si che i medici erano particolarmente favoriti in Firenze,
tanto che nello Statuto del Capitano del Popolo, allora in vigore (quello sup. cit.
del 1355, lib. INIT, rub. LXXIIII, fol. 199, verso)quelli condotti, specialmente per la cura
de’ poveri, dovevano essere immuni ab omnibus et singulis libris impositis, prestan-
tiis et oneribus tam personalibus quam vealibus et mixtis.

(4) « Exponitur reverenter vobis magnificis et. potentibus dominis prioribus ar-
tium et Vexillifero justitie populi et Comunis Florentie, pro parte vestri devoti ser-
vitoris domini Stefani, quondam Jacobi de Gallo de Capua, legum doctoris, quod
ipse ad civitatem Florentie et ejus cives inconcussam devotionem semper gessit et
gerit, e& nunc ipsis civitati et civibus fortius est adscriptus, cum ad lecturam ex-
traordinariam in jure civili pro biennio fuerit hactenus honorabiliter deputatus
etc. ». Provvisione del 16-17-18 aprile 1380. Ivi, pag. 351.

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T. CUTURI

Queste provvigioni ed altre inedite che ho esaminate, ma
che qui non é il caso di riferire, mi convincono che, tenuta
ferma la regola che il conferire la cittadinanza fosse prero-
gativa dell’ autorità suprema, il modo normale era la con-
cessione caso per caso, a persone meritevoli, veramente di
parte guelfa (1), provate nell'amicizia e nei servigi al popolo
fiorentino.

Per eccezione i diritti civili potevano essere conceduti
a tutti i cittadini d'un comune alleato, specialmente quando
gli interessi economici e le vicende politiche rendevano fre-
quentissime le relazioni loro con la città. Così appunto fu
deliberato dai consigli maggiori a favore dei Perugini nel
1316 attesi la comunione antica e U interesse presente.

Troviamo dunque 2 naturalizzati ai soli effetti della com-
pleta capacità civile e del diritto alla difesa contro chiunque e
dovunque, (2) e i naturalizzati pei quali è riconosciuto, in certi
limiti, l'esercizio dei diritti politici; limiti che si possono ri-
ferire alla qualità degli offici, al tempo in cui l esercizio di
essi doveva incominciare, o all'una e all'altra condizione cu-
mulativamente.

Fatta eccezione per qualche grande personaggio, sempre
le provvigioni imposero la dimora nel Comune, obbligando a
comprar casa e terre o a far costruire la casa nella città o

(1) Notiamo che nei citati Statuti del popolo fiorentino del 1355, nel Lib. T. alla
Rub. CLXXXXVIIII è detto pei cittadiui: Quod «ullus admittatur ad partem. Guel-
fam. nisi certa, solennitate observata, cioè: « nisi habito consensu et deliberatione
dominorum priorum artium et vexilliferi justitie Comunis et populi civitatis Flo-
rentie et confaloneriorum societatum populi et duodecim bonorum virorum commu-
nis predicti per publicum instrumentum etc... et misso partito secreto ad fabas ni-
gras et albas ioter ipsos dominos priores et vexilliferum et offitium gonfaloneriorum
societatüm et obtentas saltem per tres partes omnium predictorum ».

(2) In quel temro di ritorno allo studio dei classici latini, mentre il Petrarca e
il Boccaccio diffon levano la pissione del leggere e del commentare antichi codici, sem-
bra in alcune frasi dei Notari dei consigli del popolo e del Comune, sentire il ricordo
delle parole di Cicerone: « Peregrini autem et inco ae officium est nihil praeter suum
negotium agere, nihil de alio inquirere, minimeque esse in aliena republica curio-
sum » De offic:is. Lib. I, Cap. XXXV.

ue
BALDO DEGLI UBALDI IN FIRENZE 169

nel territorio: e, finalmente, lo Statuto del 1415 stabili, sen-
zaltro, « quod nulla petitio mittatur pro concedendo citta-
dinantiam nisi (alienigena seu forensis) promittat facere do-
mum » (1).

Negli ultimi anni di sua dimora in Firenze Baldo ottenne
una cattedra anche per Pietro suo fratello (2): il che viene
a confermare le osservazioni del Vermiglioli (3) all’ Jacobilli,
che su questo giureconsulto non ebbe sicure notizie. Ritengo
che l autorità del Pellini (4) sia decisiva, e che il maggiore
dei figli di Francesco Ubaldi fosse Pietro che fu singolaris-
simo, com’ egli dice, nel Diritto canonico, e che in Firenze
troviamo lettore delle Decretali. Ed è veramente deplorevole
che tanti libri e tante filze dello studio siano andate in
fiamme il 6 maggio 1748, quando s'incendió l archivio del
Cancelliere Ceccherelli, e che oggi lo storico si debba con-
tentare di notizie frammentarie. Sono così divenute preziose
anche le brevi indicazioni delle partite di pagamento, e, in
questo caso, l'aggettivo non è esagerato, perchè il Vermi-
glioli fu costretto a riconoscere che le notizie su Pietro de-
gli Ubaldi erano scarse, in modo che « le prime memorie
nei pubblici monumenti della patria si trovavano nel 1383 »,
quando insieme con Francesco di Nolfolo de’ Michelotti fu
mandato ambasciatore a Firenze.

Il Baldo non esercitò in Firenze pubblici offici, ma fu
certamente d'ajuto, in più occasioni, alla Signoria com'é

(1) Statuta, populi et Comunis Florentie publica auctoritate collecta, anno Sa-
Iutis MCCCCXY. Lib. V, Rub. CCVI. Friburgi apud Kluch. :

(2) Il 14 sett. 1361 la Camera del Comune di Firenze riceve l'ordine di pagare il
residuo del salario « domino Baldo magistri Francisci de Perusio, utriusque juris
doctori et domino Petro dicti magistri Francisci, dicti loci, decretorum doctori, ele-
ctis ad legendum in studio florentino per oflitiales studii antedicti in MCCCLXII,
jndictione XV, de mensa septembris dicti anni etc. ». Citato volume dei documenti
pubblieati dal Gherardi, pag. 303.

(3) Biografia, degli scrittori Perugini, T. I, p. I, pag. 150.

(4) St. di Per., parte II, pag. 121 e 122,
170 T. CUTURI

manifesto dalla notissima lettera (1) che, in nome de’ Priori
e del Gonfaloniere di Giustizia, fu scritta ai Perugini il 13
settembre 1364 in commendazione di lui, che tornava desi-
deratissimo in patria.

Ma vi tornò allora? Vi ebbe gli onori che desiderava ? Il
Vermiglioli non lo può asserire (2), e, forse, dall'osservare che
l'illustre : giureconsulto acquistò in quell’anno una casa con
Angelo suo fratello, ch'era con lui in società, si potrebbe ar-
guire che egli attendesse particolarmente agli interessi della
famiglia, all'ordinamento del suo patrimonio, che seppe ammi-
nistrare ed accrescere con la massima cura. Il fatto è che egli
non doveva essere vincolato troppo in Perugia, perchè i Fio-
rentini non perdettero la speranza di averlo nello studio, e il 20
aprile 1366 gli officiali deputati all’ elezione dei dottori lo
chiamarono alla lettura ordinaria del Codice: « In primis fa-
« mosum virum dominum Baldum de Perusio, legum docto-
« rem ad legendum codicem ordinarie, horis debitis et con-
« suetis, pro tempore et termino unius anni proximi futuri,
« initiandi in chalendis Ottubris proxime venturi, anno
« domini millesimo, trecentesimo, sexagesimo sexto, inditione
« quinta, et finiendi ut sequitur: cum salario florenorum
« auri quatuorcentorum, boni et puri auri retti ponderis et
« cunii florentini pro dicto anno, ete. (3) ».

È vero che quest’ elezione non ebbe effetto e fu cassata
dagli offiziali dello studio il 4 luglio 1366 (4) ma non per
rinunzia del Baldo ; fu un provvedimento generale che colpi
ugualmente gli altri dottori eletti l'anno avanti, cioè Fran-
cesco Accolti, Cino di Marco da Pistoia e gli stessi Lapo da
Castiglionchio e Alessandro dell' Antella, che erano in Firenze,

(1) Fu pubblicata dal Fabroni ed é inserita nella raccolta del Gherardi, a pa-
gina 302:«... Nec ob id, dum pro Communis nostri negotiis suis consiliis egeremus,
impedimentum adsecutus non fuit quin semper, requisitus, se solicitum exhibe-
ret etc. ».

(2) Op. cit., parte I, del vol..I, pag. 120.

(3) Nel cit. volume di documenti pubblicati dal Gherardi, pag. 314.

(4) Ivi à pag. 3106.
— Mg

BALDO DEGLI UBALDI IN FIRENZE TL

e maggiorenti di parte guelfa. Di questo provvedimento non
troviamo ragione alcuna; a meno che non si voglia supporre
che la guerra pisana (D turbasse anche il regolare anda-
mento dello studio, costringendo il Comune, per non crescere
la spesa, prima a sospendere e poi a dichiarare inefficace il
provvedimento del 20 aprile (2). Fatta la pace in gran fretta
nell’ estate di quell’anno, dopo le trattative di Pescia (3), tro-
viamo che i providi viri offitiales studii florentini, dopo aver
cassata l'elezione precedente, nominarono i lettori per l'anno
venturo (4). Non v'è più Baldo: il primo posto è per I Ac-
colti, che fu confermato più volte: seguono Lapo da Casti-
glionchio per le decretali, cioè per l insegnamento che due
anni prima aveva Pietro degli Ubaldi; Cino di Marco da Pi-
stoja pure per le decretali; Filippo di Tomaso Corsini e
Giovanni di Ruggero de’ Ricci per l’Inforziato, ed altri, per
le altre facoltà. Ormai Baldo era nelle pubbliche faccende
del suo Comune; onorato e consultato dai priori, doveva es-

(1) Istoria fiorentina di LEONARDO ARETINO, Lib. VIII, Nell’ edizione Le Monnier
del 1858. Vol. II, pag. 483 a 496.
‘ (2) Notiamo che nella provvigione del 20 aprile 1366 per la giurisprudenza si
hanno i seguenti lettori con questi rispettivi salari :

Baldoni ite Reano A00 SD OLINI
HTANCEECORACCOLTIZR MT e e pe n MEM re QUO
DODAb0:dBSBAPDAdODL i: Ne ere SALOD. »
Dano:dascasuglioncbio- 2.0. setole e 1 VOS)
Alessandro dell’ Antella . . . . RHENUS PES eT ums

Cino di Marco da Pistoja pel caso BRE Alessandro dell’ Antella
NONFACCOLLASSO sn tire LOOSE)

Giovanni Radice . . . SEO sono arno 09

Jacopo Folchi pel caso “ho Giovanni Radice non accettasse. . 100 »

Cioé un preventivo oscillante da 1090 a 1130 fiorini d' oro.

Invece nel provvedimento del 4 luglio 1366, abbiamo:

FrancescorA:ccolti-<.n- serenata e 2D) SOLIDI
Tapo;da:Ccasuglionchio::: 5. 1: 2 00 RI
Ginodi;Marco dà;Pislojàz v5 t Se 90
Filippo di Tomaso Corsini . . . . . . 100 »

Giovanni di Ruggero de’ Ricci... . 100 »
740 »
(3) Cit. Istoria di LeoxArRD) ARETINO, Lib. VIII. Vol. II, pag. 495, ncl! ediz. cit.
(i) GHERARDI, documenti ete., pag. 316.

Leid
1702 T. CUTURI

sere di aiuto grandissimo a Perugia nei difficili rapporti con
la Chiesa (1).

Il 19 luglio 1885 abbiamo l’ultimo tentativo della Si-
enoria Fiorentina per averlo nello studio, ed è ormai notis-
sima la bella lettera di Coluccio di Pietro (Salutati) da Set-
tignano, cancelliere del Comune, tutta reminiscenze classiche,
insinuante per cortesi parole ai perugini, ai quali rammenta
l| onore che la Signoria tributava alla città loro, l' antica
amicizia, anzi l'affetto che aveva uniti da tempo i cittadini
dei due Comuni. La lettera fu pubblicata dal NovaTI nella
Rassegna bibliografica della letteratura italiana (2) desumen-
dola da un Codice che, con altri mss. del Biscioni, è passato
ad arricchire il fondo Magliabechiano della biblioteca na-
zionale di Firenze. Il che giova rammentare perchè, di re-
cente, in un articolo pubblicato nella Nazione (3) fu ancore
desunta dall'edizione del Rigacci, pseudonimo di Giovanni
Lami; il quale mettendo da: parte la trascrizione del Manni (4),
come osserva il Novati, « l'ingioielló di non pochi spropo-
siti e ne alteró la data, a dispetto dell indizione che s'osti-
nava a dichiarare la vera ».

L'invito della Signoria fiorentina era molto onorevole
e profieuo: ma Baldo aveva giurato sugli Evangeli, innanzi
ai priori di Perugia, di non partirsi dal territorio del Co-
mune (5).

(1) VERMIGLIOLI, op. cit., Vol. I, p. I, pag. 129. PELLINI, p. I, pag. 1037 e seg., 1077,
1080, 1082, 1084, 1085.

(2) Anno IV, 1896, pag. 318. Vedi pure GHERARDI, nell’ Archivio storico italiano,
V serie, Vol. XIX pag. 453 (Notizie: storia regionale e locale).

(3).90 aprile 1900, n. 12). Dal resto basti osservare che lo scrittore fa di Co-
luccio Salutati un cardinale!

(4) Osserv. istoriche sopra i sigilli antichi de’ secoli bassi. Firenze, MDOCXXXI.
T. VII, pag. 79. L'errore del Lami ripeterono il TiraBoscHi (Storia della letteratura
italiana. Milano, 1823, T. V, p. I, pag. 122 e seg. e pag. 448) il PREZZINER (Storia del
Pubblico studio e delle società scientifiche e letterarie in Firenze. Firenze, 1810 Vol. I,
pag. 38). Ma non vi cadde il VERMIGLIOLI, Op. cit., T. I, p. I, pag. 127.

(9) Annali Decemvirali 1385 fol. 143. In marg. : « Promissio facta per dominum Bal-
dum de non recedendo ». Nel testo : « Die XVI Julij. Existens egregius legum doctor do-
minus Baldus magistri Francisci de Perusio coram magnificis dominis prioribus artium
e —



BALDO DEGLI UBALDI IN FIRENZE

Rilengo non siano fuor di luogo alcune notizie su lavori del
Baldo che si conservano tra i manoscritti. delle pubbliche biblio-
teche fiorentine, perchè il Vermiglioli certamente non li vide e ne
scrisse su relazione dei bibliotecari di quel tempo o di amici suoi.
Egli, sapiente ed accuratissimo, ne avrebbe parlato in altro modo
se li avesse esaminati.

Mi duole che il carattere speciale del nostro bollettino non
mi consenta uno studio critico dei manoscritti che si riferiscono
esclusivamente ad argomenti giuridici.

Biblioteca Nazionale.

lo In un codice cartaceo del secolo XV proveniente dalla
biblioteca del Senatore Stroszt :

Ex Bibliotheca Strocliana, Cod. 487. P. Leopoldi M. E. D.
munificentia die 7 Julii 1786. — Catalog. M. S. Codd. Stroctian.
nostrae Biblioth. Ferdin. Fossii. Segnatura presente Il, 1, 64.
(Veechia collocazione: Magliab. cl. VI, n. 144).

civitatis perusii et in presentia mei notari infrascripti, vigore cujusdam reformatio-
nis facte per dominos priores et camerarios in qua inter cetera continetur: Ad hoc
ut studium perusii non devastaretur, considerata sapientia et magnificienta dicti do-
mini Baldi, providerunt, ordinaverunt et reformaverunt, quod dictus dominus Bal-
dus non possit nec debeat se absentare a civitate perusii et comitatu sine expressa
licentia dictorum dominorum priorum et camerariorum, sub pena haveris et persone
prout in dicta reformatione sic vel aliter patet manu mei notari infrascripti, consi-
derantes dictam legem fore equam et justam et pro evidenti utilitati comunis pe-
rusii et studentium in ipsa civitate ac etiam forensium. Idcirco prefatus dominus
Baldus juravit ad sancta dei evangelia, corporaliter tactis scripturis, et jurando pro-
misit supradictis dominis prioribus et michi notario infrascripto ut supra stipulanti
et recipienti vice et nomine Comunis Perusii, se non absentare a civitate nec a co-
mitatu Perusii, sub pena in reformatione contenta: pro quo quidem dominus Baldo
et ejus precibus et mandato fidejusserunt Dominus Bartolomeus domini Felcini porte
sancti Angeli, et Dominus Rugerîus Nicolaj de dicta porta, et promiserunt ita facere
et curare cum effectu quod dictus dominus Baldus non recederet nec se absentabit
à dicta civitate nec a comitatu perusii et in quantum ipse recederet promiserunt
ipsi et quilibet eorum in solidum solvere quingentos florenos de auro et renuntia-
verunt beneficia de fidejussore etc. ». — Questo documento fu pubblicato dal Rossi nel
Giornale d? Erudizione artistica, Vol. VI, fasc. IX e X; pag. 305 e 306. Io lo do qui
dall’ originale.
114 T. CUTURI

Copiosa miscellanea di orazioni, di lettere, di ripetizioni e di
consigli: dal fol. 185 recto ad 205 versum:

Baldi de Perusio, repetitio CuNcros PoPUuLos IMPERAT. (Leg.
1, Cod. De summa trinitate, I, 4). Dev'essere una delle ripetizioni
fatte nello studio fiorentino quando il Baldo vi leggeva il Codice.
Basta farne il confronto con il Commentario sulla legge stessa
nelle opere di Baldo (Venetiis, apud Iuntas 1586 — in primum,
secundum et tertium Cod. lib. commentaria, fol. 5 verso e seg.).
Incipit. Cunetos populos imperat, jubet, premiat et punit: et sic
tria facit.

Explicit: Amen, Baldus de Perusio utriusque juris doctor.

2.° CONSILIA DIVERSORUM DOCTORUM ANTIQUA, pure prove-
niente dalla biblioteca del Senatore Carlo di Tomaso Strozzi, ove
aveva la segnalura: 88.

Varii consigli specialmente di Bartolommeo da Saliceto, di
Francesco Accolti, di Torello Torelli, di Tomaso Corsini, di Do-
nato degli Aldighieri, di Lapo da Castiglionchio, di Donato Bar-
badori, di Oldrado; :

Segnalura presente: XXIX, 174 (senza indice). ;

Fol. 48 recto: An femine excluse per statutum faciant nume-
rum cum masculis etc.

Ivi — verso: De matre exheredata a filiis in testamento.

firmati: Baldus de Perusio.

9." Ex bibliotheca Stroctiana n. 81, Codice cartaceo, scritto
a due colonne in carattere minuto* del secolo XV: comprende
vari brevi trattati su argomenti di diritto pubblico e di diritto pri-
vato ed alcune repetittones: Segnatura presente XXIX, 170.

Al fol. 16 verso: Tractatus de materia sindicatus officialium,
per Baldum de Perusio: seu repetitio paragrafi proficisci in lege
observare ff. de offitio proconsulum (fr. 4, S 2, Dig. I, 16).

Dal fol. 95 recto ad 105 versum: Repetitio Baldi de Perusio
super capitulo sz pater, I. De testamentis (tit. XI Cap. I, in Sezto,
Lib. III).

Al fol. 106 recto: Repetitio domini Baldi de perusio d. f. su-
per lege Zmperator ff. De statu hominum (fr. 18 Dig. I, 5). An-
che questo è un lavoro scolastico, che non trova riscontro nel
Commentario sulla legge medesima (Confronta con l'ediz. cit. Zn
primam digesti veteris partem. fol. 31).

4.° Consilia lectiones et opuscula legalia, pure proveniente
dalla libreria del senatore Strozzi — ove aveva la segnatura 84.
IN III mn

BALDO DEGLI UBALDI IN FIRENZE 175

Segnatura presente: XXIX, 172 (senza indice) fol. 86 verso :

Consilium domini Baldi in materia hypotecaria. Brevissima
consultazione firmata Baldus de Perusio.

Fol. 92 verso: An confessio facta, absente parte, ad proban-
dum valeat. — Altra brevissima consultazione, pure firmata : Ego
Baldus de Perusio.

Fol. 196 verso: la risposta ad un brevissimo quesito: an
compromissum. duret ultra annum.

Fol. 204 a 209: un consiglio in materia di successione te-
slamentaria.

Fol. 215: due risposte a quesiti in materia d’usura.

Fol. 232: Repetitio domini Baldi ad legem Cum mulier, ff.
soluto matrimonio (fr. 47, Dig. XXIV, 3). :

Fol. 299 verso ad 307 versum: Una delle ultime scritture
del Baldo nella celebre questione dello scisma (1) che seguì la
elezione di Urbano VI. Dopo un’allusione a precedenti allegazioni
scritte dopo il luglio 1368, incipit : In nomine domini Jesu Crysti.
Amen. Factum tale est. Cum sancte memorie Dominus pape Gre-
gorius XI, die vigesima VI Martii obiisset in Roma, offitiales ur-
bis divisa concilia tenuerunt, aliqua secreta, aliqua non secreta,
prout antiqui moris est in expeditione magnorum negotiorum etc.

5 * Nel Cod. che ho citato nel primo numero, cioè in quello
presentemente segnato IT, 1, 64, il Follini, nell indice, melte sotto
il nome di Baldo, come dubbia, un'orazione « in ingressu novi
supremi magistratus reipublicae Florentiae » a fol. 206 verso ad
207 versum.

« lllud preclare et singulare facimus a majoribus nostris insli-
tutum videor, magnifici ac potentissimi principes, vosque universi
cives prestanlissimi insignes et ornalissimi viri fiorentini, qui in
hoc felicissimi atque illustrissimi domum vestro ingressu etc. ».

Ma il dotto bibliotecario della Magliabecchiana, se avesse letta
tutta l'orazione, si sarebbe accorto che non solo il tema (2) e il

(1) VERMIGLIOLI, Biografia degli scrittori perugini, T. I, p. I, pag. 123 e seg. e
pag. 138. RAYNALDI, Annali ecclesiastici, T. VII, pag. 320 e seg. Lucca, 1752.

(2) Nel Cod. Riccardiano M. IV, 32, che più oltre dovremo esaminare, per u-
n'altra orazione attribuita al Baldo, dalla carta 133 alla carta 140 (nuova segnatura in
fine di pagina) sono altre orazioni in volgare e in latino per tali solennità. La dice”
ria era pronunziata dal potestà o da uno de’ suoi assessori. A tempo del Baldo era
breve, senza reminiscenze classiche, cominciava quasi sempre con un passo della
sacra scrittura che veniva illustrata pel fausto avvenimento. Il tema preferito era
quello dei doveri verso la repubblica e verso i cittadini. I motti presi come tema
ew

116 T. CUTURI

fraseggiare indicavano un autore assai posteriore, ma le stesse
allusioni politiche, sul finire dell’ orazione, stabilivano in modo
preciso il tempo in cui fu scritta:

« lllud quoque precessorum vestrorum singulari sapientia
« et commendalione dignum non prefabo. Nam ex acerrimo bello
« illo ligustico quod, anlea, serenissima pace sedalus fuerat, que-
« dam reliquie ac quasi incendii extinti scintille Emiliam vexa-
« rent, adhue earumque rerum eventum, partim Dei voluntas.
« huie Urbi propitia, partim fortunatissimi imperatoris viriqui il-
« lustrissimi Francisci Sforlie virtus, pro statu hujus rei, pro una
« clarissima celeberrimaque victoria parta disposuisset. Huic tante
« felicitati priores domini duplici se se opportunos prestiterunt.
« Nam non solum mictendis copiarum auxiliis ut amplius ingenti
« victoria fructus sequeretur elaboraverint, quod quidem
a prudenlissimi viri non immemores humane fortune martisque
« comunis maxime eliam honore quem semper apud hanc rem-
« publieam obtinuerit ecclesie nomen venerantes, non destiterunt
« immictendis legationibus, benigneque aliis ad se missis exci-
« piendis omnique (sic) studio. Et hac tanta victoria pacis occa-
« xionem captavit eamque perfeclam asseculi sunt quam vobis,
« O principes hodierni, servandam, manlenendamque tradere sla-
« luerent ».

Evidentemente l'orazione è del 1464 o del 1465.

6.° Francisci Aretini, Baldi de Perusio, Bartholomei Sozini
Repetitiones. Class. XXIX. 127.

Anche in questo caso non si tratta dell’ Ubaldi. Il BaLpo è
BaRTOLINI, nel tempo che era lettore a Pisa e concorrente di
Bartolomeo Socini. Le repetitiones comprendono l'intiero corso
delle lezioni raccolte da Pietro di Nicola Leostelli.

hepetitio domini Baldi de Perusio super tit. De Verborum
obligationibus ff. Scripte per me Iohannem Petrum domini Nicolai
Leostelli etc. In fine delle ripetizioni, che procedono non inter-
rotte per un buon terzo del Codice, nel margine è scritto: 1474.
hic fuerunt facte vacantie primo die Augusti.

nelle citate dicerie sono: « Expedit reipublice plures defensores habere. Florete flores
quasi lilium date hodorem et frondete. Rex sapiens stabilimentum est populi sui.
Isti sunt recti principes. Johannes est nomen ejus », — e il discorso s'estende sulla
prudenza, sulla magnanimità, sulla temperanza e sulla giustizia. — La bella cerimo-
nia dell'ingresso de’ Priori é descritta dal FonI nel cit. ms. pag. 12 verso e pag. 13.

URGET TSMEUNCMT TN S ENLZIUCEUID QENSIN sU UE DIEA Eten UE PU a

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, SAC 23
PU GEHEN

BALDO DEGLI UBALDI IN FIRENZE 107

Poi: Incipiunt recollecte Domini Bartholomei Sozini de Senis
super Rubrica De Verborum Obligationibus etc.

Biblioteca Laurenziana.

1l.» Repertorium super Innocencio... quod quidem reperto-
rium Baldi Margarita proprie nuncupatur. Calalogo del Bandini
I, 128, XVI, già citato dal Vermiglioli nella Biografia degli
Scrittori perugini. t. I, p. I, pag. 195 e 186.

9.o Bibliotece Gaddiane Codices reliqui olim Maliabechiani
CVII. Nel catalogo Bandini, Supplementum, vol. II, col. 120.

Codex Cartaceus, ms. latinus, in fol., seculi XIV et XV,
variis manibus exaratus.

Variorum Iuridica Cod. C VII. Al fol. 53, Tancredi da Cor-
neto raccoglie e compendia opinioni di piü dottori « diversis libris
exlraordinariis compilate ». Il compendio, che tiene conto di studi
del Baldo, ha il seguente programma :

1.» De questionibus circa jurisdictionem.

2.0 Circa citaliones et dilationes.

3.9 Circa procuram et defensionem.

4.9 Circa materiam ordinariam libellorum civilium et cri-
minalium.
5.9 Circa materiam extraordinariam inquisitionis et exce-
ptionis.

6.» Circa probationem.

7.9 Circa emergentia causis ante sententiam.

8.9 Circa sententiam et ejus executionem.

9.» Circa appellationes.

10.9 Circa ultimas voluntates.

11.» Circa extraordinaria.

12.9 Circa statuta.

13.» Et ultimo, circa cautelas et remedia.

Segue una lunga repetitio, forse dello stesso autore, sul titolo
del Dig. de officio pretoris, cominciando da una nota sulla leg. 1
(Onico): viene, subito dopo, alla leg. 3 (BanBanius PHILIPPUS)
ove il commento principia discutendo un’ opinione del Baldo. Poi
al fol. 95, verso, un breve commento sulla rubrica e sulla leg. 1.
De officio presidis (Dig. I. XVIII) con la firma del Baldo. Nel
foglio seguente, recto, un commento, pure breve, alla legge erationes, che è la sesta dello stesso titolo. Al fol. 78 un com-
exi

118 T. CUTURI

mento sulla rubrica del tit. XXI. lib. I del Digesto « De officio
ejus cui mandata est jurisdictio » e sulla leg. 1. Quecumque spe-
cialiter.

Dal fol. 79 al fol. 90 una repetitio sulla leg. Zus dicentis of-
ficium (fr. 1. Dig. De jurisdictione II. 1.). .

Dal fol. 90 al fol. 95 altra brevis repetitio in lege: Hoc edi-
ctum. Tutte finiscono Baldus de Perusio ustriusque juris do-
ctor.

9.» Ex Cod. Bibliothece edilium Florentine Ecclesie: Cod.
LI (Bandini Supplemento Vol. 1 col. 76). Il secondo ms. al fol.
274 comprende le additiones Baldi super speculo scripte Con-
stantie. Distribuite in quattro libri. Lib. I. Rub. I. De judice de-
legato.

Lib. II. Rub. I. De comparitione in ludicio.

Lib. IIT. Rub. I. De criminibus et eorum cognitionibus.

Lib. IV. Rub. I. De libellorum conceptione

Codice cartaceo, in folio, con note marginali, scritto sulla fine
del secolo XIV.

4.» Pure ex biblioteca edilium, Cod. XCV. al fol. 20, l'ot-
lavo ms. comprende: Pratica servanda circa confeclionem inven-
tarii heredis dietata per juris utriusque doctorem et monarcham
dominum Baldum de Perusio.

Al fol. 81. Zepertorium domini Baldi de Perusio super.
In .... (Innocentii III) decretales. V. Vermiglioli l. c., pag. 136,
nola prima.

Cod. cartaceo in folio, pure della fine del secolo XIV che
apparlenne a Geminiano degli Inghirami.

Biblioteca Riccardiana:;

l^ Orationes et Carmina Varia.

Segnatura: M. IV. 32, fol. 225.

Sermo faetus imperatori Karulo quando venit in Ytaliam, per
dominum Baldum de Perusio, utriusque juris famosissimum do-
ctorem. Sulla fede del Lami lo attribuisce al Baldo anche il Ver-
miglioli (I. c., pag. 143, col. 1).

Per dubitarne basterebbe la forma dell'orazione che ha tulto
il carattere di un'esercilazione accademica, ed è in una colle-
zione che di modelli simili ne comprende parecchi (1). Prendete

(1) Nello stesso Codice sono altre orazioni in volgare e in latino per tali solen-
nità e precetti sul modo di comporle.

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BALDO DEGLI UBALDI IN FIRENZE 119

a prestito dai giuristi le frasi ampollose con le quali magnifica-
vano l'aulorità imperiale, aggiungetevi le domande solite che i
‘Comuni nostri, dopo la lotta vittoriosa contro gli Hoenstaufen, ri-
petevano offrendo, il più delle volte, buoni fiorini, ed avrete la so-
stanza della diceria. Un periodo basta a convincere che l'ora-
zione dev'essere stata messa insieme su confuse reminiscenze
delle ambascerie di Baldo.

« Adest nobilis et vestre corone devotissimus vir Archoltus
« (Arlottus) de Miciloctis cui datus sum socius, qui et mihi lo-
« quendi honus jniecit: exequens igitur honus innictum dico ete. ».

Sappiamo che a Carlo IV, l'anno 1355, i perugini manda-
rono:

M. Novello Baglione de' Baglioni,

M. Colino di Pellolo,

M. Guido da Montone,

Leggieri di Nicoluccio. d’ Andreotto,

Bindolo di Monalduolo.

E Leggieri dev'essere stato il più autorevole, o, almeno il
più operoso, se è vero, come nota il Pellini (1), che giunse a
concludere l'accordo tra Carlo e i Fiorentini.

Arlotto de' Michelotti fu ambasciatore col Baldo, ma nel Giu-
gno 1367 al Pontefice in Viterbo (2).

In altra occasione, cioè nel 1379, essendo Baldo degli Ubaldi
e Alberto de' Guidalotti lettori in Padova, i Perugini mandarono ivi
un'ambasceria nella quale era Nicolò di Ceccolino de’ Michelotti,
mettendola sotto la presidenza di quei due illustri dottori (3), ma
la mandarono a Carlo di Durazzo.

Queste osservazioni mi sembra che bastino. In ogni modo
perchè non sia presunzione il contrastare col Lami e col Vermi-
glioli, trascrivo l'orazione, che è breve, e ognuno potrà meglio
giudicare da sè:

« Sanclissima majestas super illustris. Traditum est ab anti-
quis quod ille qui verba fatus est debel considerare personam
cui loquitur, personam quam represental, et se ipsum: unde ser-
mones non solum rebus sed personis convenire debere legimus,
tradit anctoritas, et eliam docet philosophus naturalis.

(1) PELLINI, p. I, pag. 951,
(2) PELLINI, p. I, Lib. VIII, pag. 1027.
(3) Ivi, pag. 1288.
180 T. CUTURI i

Quod si considero cui loquor ad leges me converto, que
omne nomen superis aclum imperatori cohactant. Ajunt enim P
quod imperator est dominus in terris; maximum hoc nomen est E
super omne nomen. Item quod imperator dicitur dominus mundi :
ilem quod imperator orbi legem imponit; quamquam vocant leges.
imperalorem patrem gentium, quamquam salutem militum, quam-
quam sanctissimum et jure religiosissimum, et, in summa, omnia
nomina et verba, superlativi modi, de domino imperatore nobi-
lissimo predicantur. Si considero secundo, scilicet cujus vox sum Í
et organum sive instrumentum, hec civitas antiquissima el nobilis
perusinorum, dilecta, devota vestre corone sancte, que originem duxit
a quodam imperatore Gregorum (Grecorum) ante urbem conditam
ul ait (lacuna brece) et Justinianus et vestra perusinorum est:
quod surit homines clari et aperti, non demagogi vel adulatores.

Ego iu tam nobili civitate minimus sum et impar honori injuncto,
et proplerea dum ad tertium, scilicet ad mei ipsius consideratio-
nem venio, possum dicere illud psalmiste: factum ita fit cor
meum tamquam cera liquescens in medio ventris mei. Verum |
tamen sequitur in eodem psalmo: tu autem domine ne élonga-
veris auxilium tuum a me ad defensionem meam. Aruspice ab-
sunta igitur confidentia cum quodam jure perito qui dixil: do-
mine, imperator, audi me palienter, loquor ad reverentiam vestre |
divine majestatis, quod si minus bene perite de [le] dixero, re- |

T

prehensor. Adest nobilis et vestre corone devolissimus vir Ar-
choltus (Arlottus) de Miciloctis cui intimus datus sum Socius,
qui et michi loquendi honus injecit. Exequens igitur honus in-
nielum dico quod civitas perusina singularem confidentiam et
spem habet in vestra adorabili majestate, unde in ejus persona
congruit illud dietum psalmiste: speravit in domino et eripiat |
eum, idest eam que ad primam partem spes. premictitur, quo ad |
secundam, supplicationis formam porrigitur. Primam partem dum i
dicit speravit in domino, sed ad quid suadet ut eripiat eum [?] !
Serenissime imperalor Auguste, due dicunt esse cause sperandi: |
scilicet, fides de qua apostolus: fides est substantia sperandarum |
rerum. Item juslitia, nam sicut Aristotelis et ejus dictum tran-
sumplive habetur in libro qui dicitur secretum secretuum, justitia
general confidentiam, unde qui coram justo juste petit, confiden-
ter petit et sperare debet ut lex dicitur id sibi concedi quod non
/ potest probabiliter denegari. Quis autem justior quam impe-
ralor qui est justitia animata? [tem quis undequaque Cesarum
È: Justior quam vos? vix recordatur mundus aliquem imperatorem.

Mc ———————M——

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BALDO DEGLI UBALDI IN. FIRENZE 181

unquam lam justum habuisse titulum. Qua propter illi vestri di-
lectissimi filii perusini recomendant se et jura et statum eorum
vestre sanctissime corone iria breviter supplicantes. In primis:
quod dignemini eos habere recomendatos ut filios devotissimos ;
secundo quod privilegia quecumque eis concessa tam per veleres
imperalores 7el reges romanorum, quam per veslram cesaream
majestatem confermare et innovare dignemini; tertio quod placeat
superdicte majestati statum eorum confirmare fovere et approbari
modum eorum regiminis in quo nunc sunt et aclenus fuerunt, per
tempora longiora ipsorum consuetudines et leges ratificare et
omnia regalia que imperator haberet in dicta civitate et comitatu,
vel actenus habuisse, concedere el privilegiare. Eidem ipsi, vero,
vestre majestati offerunt omnem eorum potentiam paratam ad
vestra beneplacita et mandata. Quod si seditiones intestine nostre
civitalis non prestitissent impedimentum diu, se perusini obtulis-
sent. Secundum [?] mundi mobilitate et malitia, motus celestis
sideris, ut astrologi putant et phisici, non potuerunt totaliter fa-
cere quod decebat el sedebat in animo. Amen ».

2.» Il Vermiglioli (op. cit. t. I, p. I, pag. 140), enumerando
le opere del Baldo, parla del breve trattato de duobus fratribus,
notando che di questo argomento scrisse anche il Bartolo, e av-
verte che nella Riccardiana « è un testo a penna di questo trat-
talo con le giunte di Francesco d’ Albenza ». Dal catalogo del Lami
(pag. 371), che contiene un’indicazione brevissima, ho trovata la
segnatura presente che è: S. II. 6, 7. — 407. Nel principio v'é un
abbozzo d'indice che comincia: Sermones varii, epistole cariorum
et alia. Né il trattato del Bartolo né le aggiunte del Baldo vi sono
annotati. Ma, spogliando pazientemente il Codice, si trovano dal
fol. 450 recto ad 461 versum.

Incipit: Hic est tractatus de duobus fratribus insimul habi-
tantibus.

Explicit: Et sic est finis tractatus de duobus fratribus, in-
choatus per D Bartholum de Saxoferrato, qui, morte percussus,
non perfecit, et propterea completus fuit per dominum Baldum de
Perusio utriusque juris doctorem excellentissimum.

Queste sono semplici notizie. Ma se dovunque sono mss. del
Baldo fossero raccolte con molta cura, se questo lavoro fosse di-
rello è coordinato sapientemente, si potrebbe venire ad uno studio

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182 T. CUTURI

critico delle opere minori dell'illustre giureconsulto, e conoscere
quelle che veramente gli appartengono.

Nola ad esempio il Vermiglioli (I. e. pag. 141) che il trattato
de carceribus è uno dei più discussi. Fu attribuito ad Angelo, al
Bartolo e a Francesco figlio di Baldo.

Sotto il nome del Baldo è stampato nel « Tractatus illustrium
in utraque tum pontificii tum cesarei juris facultate Jurisconsul-
torum, Venetiis, 1584, tomo XI, pars. I, fol. 200. Invece è di An-
gelo Perigli, e ne ho letto il ms. nella biblioteca Vittorio Ema-
nuele di Roma, ove nel catalogo dei mss. ha la segnatura 201,
n. 3, (carta 54, recto).

Incipit: Quia legum precepta principaliter etc.

Explicit: Laus deo, finis. Finit tractatus carcerum secundum
dominum Angelum de Periglis de Perusio.

Il confronto fra il ms. e la stampa dà poche varianti fino al
n. 8 del Cap. II che giunge alla carta 56 del ms. Ma, nella fine
di questa carta, la variante diviene abbastanza nolevole, e nel
ms. v'è in più la carla 56, e tre righe della 57.

Gioverebhe pure non affidarsi alle frasi del lempo utriusque
Juris monarca, lucerna juris, e, lasciato da parte ogni intendi-
mento apologetico, considerare anche nei commentarii quanto sia
dovuto ad altri giureconsulti, perchè il ripetere e il determinare
meglio le opinioni altrui era, allora, un uso generale.

Queste notizie sono un contributo modestissimo alla biogra-
fia ed alla bibliografia del Baldo, un omaggio molto, ma molto
modesto alla memoria di lui.

Firenze, aprile 1900.

T. CUTURI.

DIE SERI NOA ATO IAT

—— I

183.

LA STAMPA IN ORVIETO NEI SECOLI XVI E XVII

APPUNTI

DI

DOMENICO=TOR DI

NOTIZIE RETROSPETTIVE.

Il libro più antico che ora vien citato come uscito da
un'officina tipografica di Orvieto è del 1542. Fu il primo
FiLIPPO ARGELATI nella sua Biblioteca degli Autori volgariz-
zati, t. IV, lett. T, pag. 28, che così lo indicò:

« Orationi XIV di Temistio tradotte dal Greco in lingua To-
scana. — In Orvieto, (senza nome di stampatore), 1542, in 8.? ».
E notò appresso: « Così sta stampato nel Cat. Corn. t. II,
pag. 1282 altre volte citato ».

Fecero pro' della citazione dell' Argelati, senza discuterla,
il p. IACOPO MARIA PAITONI nella Biblioteca degli Autori am-
tichi greci e latini volgarizzati, t. IV, pag. 96; NICCOLA FR.
Hay nella Biblioteca Italiana, Milano, Galeazzi, 1771, pag. 433,
n. 7; lab. ForrunaTO FEDERICI nella bibliografia « Degli
Scrittori greci e delle italiane versioni delle loro Opere, Padova,
tip. della Minerva, 1828, pag. 332; gli autori della Biografia
Universale antica e moderna, Venezia, Molinari, 1829, pag. 352,
col. 2; l' HOFFMANN nel suo Lexicon Bibliographicum, sive In-
dex editionum et interpretationum scriptorum. graecorum etc.
Lipsiae, Weigel, 1836, pag. 660, e similmente il MELZI ed

altri.
D. TORDI

Ma il DEscHAMPS nel Dictionnaire de Géographie ancienne
et moderne à Vl usage du libraire et de l' amateur de livres, Paris,
Didot, 1870, pag. 619, sorse a mettere in dubbio la data e
quindi l’esistenza del citato libretto fondandosi sul fatto
che nessuno degli scrittori summenzionati dichiarava di
averlo veduto e che tutti lo citavano sulla fede dell’ Argelati
il quale poi, secondo lui, non era un'autorità in fatto di
scienza bibliografica. Una volta sollevato il dubbio, esso si
fece strada presso altri bibliografi, e mentre il BRUNET nel
Manuel du Libraire, Paris, Didot, 1864, t. V, pag. 778, sotto
il titolo di Temistius omette addirittura l' edizione orvietana,
il GRAESSE nel Trésor de Livres rares et precieux, Dresde,
Kuntze, 1865, t. VI, par. II, pag. 112, col. 2, dopo averla
citata, osserva che essa « n'est pas constatée ».

— Le nostre assidue ricerche per sciogliere la vertenza se
hanno dato buon risultato col dimostrare che nel 1542 in
Orvieto esisteva una tipografia, hanno pure insinuato un
nuovo dubbio circa l esistenza del libro stesso, dappoichè
abbiamo pure constatato che la citazione dell' Argelati non
trova fondamento nel Catalogo Colbertino da noi diligente-
mente, pagina per pagina, riga per riga, esaminato. Ne esi-
stono forse due differenti di detti cataloghi? Il nostro esame
fu diretto sull' esemplare Magliabechiano (XXII, 6, 1.) dal
titolo: Bibliotheca Colbertina seu Catalogus librorum Bibliotecae
quae fuit primum Ill. V. D. I. B. Colbert, Regni Administri;
deinde Ill. D. I. B. Colbert March. de Seignelay, postea Rev.
et Ill. D. I. Nic. Colbert, Rothomangensis Archiepiscopi, ac de-
mum Il. D. Caroli Leonorii Colbert Comitis de Seignelay. Pa-
risiis, Gabriel Martini et Franciscum Montalant MDCCXXVIII
in 8.° volumi 3. In tale catalogo, compilato in occasione
della vendita all’ asta di tutti i libri Colbertini che principió
«a Parigi il 24 maggio 1728, sono citati a pag. 1293 del
terzo volume soltanto le edizioni di Temistio degli anni 1562
e 1614.

Dalla discussa edizione suddetta il Deschamps, che fin
^
n — —

LA STAMPA IN ORVIETO, ECC. 185

qui riassume gli studi degli altri bibliografi, per ció che con-
cerne la tipografia orvietana, salta senz’ altro all’ anno 1582,
nel quale gli apparisce per la prima volta il nome d uno
stampatore orvietano, e chiude la sua notizia sulla stampa
in Orvieto dopo aver citato quattro opere stampatevi nel
1582 da Rosato Tantinarsi o Tintinnarsi e di aver notato la
presenza in Orvieto nel 1588 di due nuovi tipografi: Ven-
tura Aquilino e Antonio Colaldi. — Il conte TowMaAso PICc-
COLOMINLFADAMI nella Guida Storico-Artistica della Città di
Orvieto, Siena, 1883, pag. 344-345, ripete il dubbio sull’ esi-
stenza della edizione del Temistio, senza tentare di diradarlo,
ma aggiunge un elenco dei nomi degli stampatori che si
succedettero in Orvieto dal 1582 al 1662.

E questo è tutto il corredo storico sulla tipografia orvie-
tana che ha formato il punto di partenza delle nostre os-
servazioni.

NOSTRE INDAGINI.

I. — 1528. — Un dubbio.

Un paio d’anni or sono, avemmo occasione di acquistare
all’ asta libraria Franchi di Firenze un raro volumetto mi-
scellaneo contenente una raccolta di Regole della Cancelleria
Apostolica. Principia colle REGULE | Ordinationes et constitutio-
nes | Cancellarie S. d.ni nostri d.ni | Clementis divina providen |
tia Pape VII. scripte et | correcte in Cancellaria Apostolica noviter
impresse | Impressum Romae in Campo Florae per | Magistrum
Marcellum | Tertia die Decembris | Anno domini M.D.XXIII | .
A queste regole furono man mano aggiunte le nuove colla
stessa stampa e segnatura per gli anni 1524, 1525 e 1526 e
poscia le successive, in altri sei fascicoletti d'altra stampa,
impresse negli anni 1528, 1530, 1531, 1533, e I' ultima porta
13
186 D. TORDI

la data del 14 aprile 1534. E poiché Clemente VII fu creato

papa il 19 novembre 1523 e mori il 25 settembre 1534, si
puó credere che il nostro volume contenga una completa
raccolta di tutte le regole cancelleresche emanate durante
il suo pontificato.

- Tutti gli opuscoli della miscellanea dimostrano che il ti-
pografo od i tipografi dai quali uscirono, spesero attorno alla

loro stampa le cure migliori: varietà ed eleganza di carat-

teri, -stemmi pontifici sui frontespizi e spesso ne’ capoversi,
e lettere iniziali ornate. Soltanto un interfolio non fu oggetto
delle stesse sollecitudini. — Esso è un opuscolino formato
da sei carte, la prima delle quali è bianca, al contrario di
quanto avviene negli altri opuscoli, che avendo un' impronta
continuativa, principiano subito colla stampa. Niuno stemma,
niuna lettera iniziale ornata. Una grossa ed informe maiu-
scola apre il titolo sul recto della seconda carta che ha il

verso in bianco: Bulla | Clementis VII. Pont. | Max. per quam
ommes et sin | gulas Gratias et Expectati | uas ac illarum col-
lationum | mutationes, extensiones, et reualidationes, dum in
Arce | Sancti Angeli detineretur, | concessas, revocat, cassat, et |

pro nullis, ac omni iure ua | cuis haberi uult

Sul recto della terza carta leggesi il preliminare della
Bolla in grossi caratteri gotici: Clemens | Episcopus | seruus
ser | uorum dei | ad futuram | rei memori | am. | e sul verso
principia il testo della Bolla: J/lam in Itomano Pontifice, con
caratteri ordinari italiani fino a tergo della sesta carta, che
e l'ultima. Tutte le regole di cancelleria che precedono e
seguono portano l'indicazione: « Lecta et publicata fuit so-
prascripta Regola Romae in Cancellaria Apostolica anno... » e
soltanto questa Bolla non ha altra indicazione che quella della
data di emissione: « Datum in Vrbeueteri Anno Incarnationis
Dominicae Millesimo quingentesimo vigesimo | septimo, Quinto

decimo Cal. lanuarii. Pontificatus nostri Anno Quinto. — F.

DE MIRANDA ».

ni
rt

, 9 do, 58 « QUEM UM Ex. LP zi X V2

LA STAMPA IN ORVIETO, ECC. 187

La sottoscrizione del Miranda ha d'ambo i lati una foglia
trilobata.

La carta apparentemente differisce da tutte quelle ado-
perate nel volumetto, è più bianca, è più cenciosa, ma è
uscita probabilmente, come tutte le altre, dalle cartiere fabria-
nesi. Nella prima e nella quinta carta l’opuscolo reca la marca
di fabbrica: una mano dalle cinque dita distese che hanno
piuttosto apparenza di guanto, in cima al dito medio una
stella o fiore di cinque raggi o foglie a losanga ed a con-
torni rettilinei geometrici. Vediamo adoperata una simile
marca al foglio Eii-2 del primo opuscolo stampato, come in-
dicammo, nel 1524 da Marcello Silber (alias Franck) ed al
foglio Gii-2 d'un opuscolo che porta la data del 1533, senza
indicazione di stampatore. Gli altri fogli, compresi anche
quelli degli opuscoli sopracitati, portano varie altre marche
di carta: un'àncora sormontata da una stella a sei smerli,
il tutto rinchiuso in un circolo (car. N, Nii e Q del 1525);
una più grossa àncora racchiusa senz’ altro in un cerchio
(3° opuscolo del 1550); un’ immagine, forse la Madonna di
Loreto, entro un’edicola, coronata da due angioli, il tutto in
un circolo (22 sett. 1530).

A noi è sorto il sospetto che la bolla datata nel 1528 da
Orvieto, ove papa Clemente si era rifugiato dopo il sacco di
Roma, fin dalla notte dell' 8 dicembre 1521 (1), possa essere
stata stampata in Orvieto stesso. Era facile trasportare un
torcolo tipografico, e molte stamperie portatili vagavano al-

(1) Gli storici non sono d'accordo nel determinare il giorno dell'arrivo di Cle-
mente VII in Orvieto, aleuni dicendolo avvenuto nel giorno s ed altri al 9 dicembre
1527. (MANENTE CIPRIANO, Hist.rie, Vinegia, Giolito, 1566, vol. II, pag. 223. — MONAL-
DESCHI MONALDO, Comentari historici, Venetia, Ziletti, 1534, car. 164 v. — BONAPARTE
JACOPO, Il Sacco di Roma, Firenze, Barbéra, 1867, pag. 406. — DE RossI PATRIZIO, Me-
morie Storiche, Roma, 1837, vol. II, pagg. 196 e 197); ma i volumi delle riformanze
orvietane risolvono la questione. — Cfr. FUMI L., Orvieto, Note Storiche e biografiche,
Città di Castello, Lapi, 1891, pag. 187, e Una Nuova Cronaca di Perugia in Bollett.
Deputaz. St. Patr. per V Umbria, vol. V, dove il Fumi istituisce confronti fra M. Sa-
nuto e i due Bontempi.

3|
ch
AE

i
188 D. TORDI

lora di città in città in cerca di lavoro. Le difficoltà di co-
municare sicuramente con homa travagliata: dalla peste ed
invasa tuttora dalle forsennate milizie nemiche, nonché colle
altre città vicine ad Orvieto, possono aver mosso il ponte-
fice a farsi seguire da un tipografo e probabilmente da quello
stesso della Camera Apostolica. Il papa non era certo di po-
ter.presto muoversi da Orvieto, dove sebbene vivesse nelle
strettezze, vi si trovava in casa sua, ed anche in caso di un
temuto assedio poteva contare sulla devozione della città e
sulla quasi inespugnabilità delle sue mura naturali. I prov-
vedimenti di carattere permanente che egli volle si pren-
dessero, diretti a risarcire le fortificazioni, ad aprire una via
surriparia, che ora si direbbe di circonvallazione, e l'esca-
vazione di capacissime cisterne e di pozzi, come quello fa-
moso della rocca, detto poi di S. Patrizio, per assicurare alla
sua Corte l’acqua che allora difettava, dimostrano che la sua
dimora in Orvieto poteva prolungarsi (1), ed il provvedersi
d'un torchio tipografico non sembra, quindi, eccessiva dili-
genza, tenuto conto che la stampa già da più decine di anni

sì era reso un mezzo indispensabile di sollecita comunica: .

zione degli atti pontificî.

E certo nessun atto della volontà di Clemente VII aveva
bisogno di essere divulgato universalmente, con maggiore
prontezza, per assicurarne gl immediati effetti, di questa
bolla che revocava tutte quelle concessioni che coattivamente
aveva dovuto concedere dalla sua prigione di Castel S. An-
gelo; di questa bolla che fu da Clemente promulgata nel
primo Concistorio secreto da lui tenuto « în civitate nostra
Vrbeuetana » il 18 dicembre 1527.

La diversità, povertà ed ineleganza dei tipi adoperati
nella stampa del nostro opuscolo, il cui contenuto ha pur
così grande importanza, ci fa accorti che il tipografo non
poteva disporre di tutte le risorse della sua officina, nè il

(1) FUMI, Orvieto cit., pag. 189.
e

LA STAMPA IN ORVIETO, ECC. 189

fatto che finora non trovammo altra stampa coeva avente
gli stessi caratteri di precarietà, giova ad infirmare le no-
stre induzioni; perocchè date le difficoltà che ancora attra-
versano il sollecito progresso degli studi bibliografici, prove-
nienti in gran parte dall’ incompleto ordinamento delle pubbli-
che biblioteche e dalla insufficienza dei loro cataloghi, e è da
attenderci d’ora in ora qualunque più inaspettata sorpresa.
Del resto, la provvisorietà ed urgenza della stampa del
nostro opuscolo ci son fatte note anche dalla circostanza che
la formalità della lettura e pubblicazione cancelleresca non
ebbe luogo che molto più tardi in Roma, il 22 maggio 1529 (1).

II. — 1532. — Un libraio in Orvieto.

È cosa nota ai cultori di bibliografia che specialmente
ne’ primordî della stampa i tipografi esercitavano assai spesso
anche l'arte del libraio o venditore di libri della propria e
di altre officine, e che non di rado i librai erano anche ti-
pografi. Notiamo pertanto il primo libraio che a nostra me-
moria impiantasse il suo commercio in Orvieto, affinchè se
venisse fatto di trovare qualche stampa colla sottoscrizione
di lui, si sappia a quale città attribuirla.

Ecco la domanda che OvIpIo, detto IL MILANO, libraio,
rivolse al Magistrato di Orvieto :

« Die 18 martij MDXXXIJ. — Mag.ci S.ri et prestantiss.mi
Consiglieri.

Expone il devoto servitore Ovidio alias il Milano libraro che
essendo lui desideroso di stantiare et fermarsi in Orvieto et exer-

(1) Bullarium sive collectio diversarum | Constitutionum multorum Pontif. a
Gregorio Septimo usque ad S. D. N. Sixtum Quintum etc. Romae, Haeredes Antonij
Bladij MDLXXXVI. pag. 321 n. XXII: LECTA ET PUBLICATA FUIT ROMAE IN CANCELLARIA
APOST. ANNO DOMINI 1529 DIE 22 MEN:IS MAIJ PONT. SANCTISS. D. N. PAPAE CLEMENTIS
SEPTIMI ANNO SEXTO.

Et ego Laertius (Cherubinus de Nursia Jurisconsultus) vidi registratam in quin-
ternum eiusdem Cancellariae fol. 319.
=

199 D. TORDI

citar l’arte di vender libri et tener buona libraria in Orvieto quando
li si facessi exemplione che si soglia far ad quelli che introdu-
cano qualche nuovo exercetio nella città suplica adonque dicto
orator alle S. et pres. V. che per auctorità del presente consiglio
voglino farlo exempte da ogni gabella di passaggio et de ogni
et qualunche altra graveza imposta e da imponersi per l'adve-
nire et che li sia licito andare et tornare per li luochi circunvi-
cini con le some senza pagamento di alcuna gabella non obstanti
statuli et reformatione di dicta Città et qualunche altra cosa che
in contrario facesse. Il che oltra che al orator sirà piacer singu-
larissimo, ne haverà perpetuo obligo a tutto queslo prestantissimo
Consiglio et serà molto utile et honorevole a tutte li città. Et
diclo orator molto si raccomanda alle S. V. quali Idio sicundo
lor desiderio prosperi ».

Essendosi radunato in quello stesso giorno il Consiglio
generale, fu .aecolta favorevolmente la domanda del Milano,
e la relativa partita trovasi così inscritta nei libri delle Ri-
formanze d' Orvieto :

Die 18 martij 1532. — Publico et generali consilio hominum
comunis el balie Mag.ci Comunis Civitalis Urbevet.

« .... ltem prosequendo consilium suum prefatus : Dnus
Petrus (Flamineus unus ex consiliarijs dicti generalis Consilij) dixit
et consuluit super supp.ne Ovidij librarij quod auctoritate presentis
generalis consilij dictus Ovidius intelligatur et sit exemptus et im-
munis ab omnibus et singulis gabellis de rebus spectantibus ad
librariam et de omnibus aliis rebus in dieta supp.ne contentis, ac-
cedenle in consensu Fabiano Sebastiani gabellario dicte gabelle, a-
lias exemptio predicta intelligatur incipere in principium nove ga-
belle vendende in mense septembris. Quod consilium similiter
misso partito ad fabas nigras et albas victum ul supra et obten-
tum fuit, quinque fabis albis in contrarium repertis non obstanti-
bus » (1).

(1) Suplicatio Ovidij alias Milano librarij . — Riformanze orvietane ad annum
1532. T. CLXXIII, car. 301 e 303. — Bastardello ad annum, car. 21 v.
LA STAMPA IN ORVIETO, ECC. 191

III. — 1533. — Pier Matteo Tesori da Fossombrone ti-
pografo e libraio Orvietano. —
1538. La prima data certa della stampa in Orvieto.

Ma se fin qui abbiamo brancolato nel dubbio, entriamo
finalmente in un campo certo e con prove incontrovertibili.

Pier Matteo Tesori, a quanto accenna lo storico di Fos-
sombrone, sua patria, era probabilmente uscito dalla officina
del celebre suo concittadino Ottaviano Petrucci, tipografo ed
inventore dei tipi mobili metallici per la musica (1), ma non
sappiamo per quali vicende si conducesse a trasportare l'arte
sua in Orvieto.

Egli da principio vi esercitò solo l'arte del libraio e,
come il suo predecessore Ovidio il Milano, ottenne dal Con-
siglio generale della Comunità, in data 24 giugno 1533, Y e-
senzione « a solutione gabelle... ad beneplacitum Comunis, hac
conditione, quod teneatur tenere unam apotecam librorum con-
tinuo apertam in Civitatem et unum ad vendendum libros sine
periudicio gabellariorum presentis anni ».

Rif. Orv., Bastardello ad annum c. 63.

Che il Tesori fosse non soltanto libraio, ma anche stam-
patore, ci apparisce chiaramente dalle Riformanze nelle
quali, sotto la data dell'11 marzo 1537, è detto, che egli
tenevasi pronto ad imprimere gli Statuti di Orvieto, a cor-
reggere i quali, in quanto s'apparteneva alla lettera latina
ed alle aggiunte e riformagioni non riportate ancora nel
volume della Comunità, « que eisdem videbuntur pro bono
publico expediri », erano stati deputati due idonei cittadini,

(1) VERNARECCI AUGUSTO, Ottaviano Petrucci da Fossombrone inventore de tipi
mobili metallici fusi della musica nel secolo XV. Bologna, Romagnoli, 1882, pag. 228:
« E forse dall' officina di Ottaviano uscì pure quel Pier Matteo Tesori da Fossombrone
che nel medesimo secolo ebbe tipografia in Todi, e nel 1549 pubblicò fra le altre cose

gli statuti di essa città ». — Vediamo che anche un « Burtolomeo da Fossombrono
nella Marcha, » nel 1481 stampava in società a Venezia. — (LIBRI, Catalogue, pagg. 349

e 478, numeri 2212 e 3004).
192 D. TORDI »

Niecoló Monaldeschi e Gabriele Bianchelli, entrambi giure-
consulti.

Rif. Orv., Bast. 1537 c. 78 e 80.

Ma della stampa di tali statuti civici finora non abbiamo
avuto altro sentore. {

Abbiamo però sott'occhio un rarissimo opuscolo, sfuggito
alla descrizione di tutti i bibliografi non solo generali, ma di
cose orvietane e di materia statutaria, che ci rappresenta,
per ora, il più antico prodotto della officina dal Tesori im- ,
piantata in Orvieto. — Eccone il titolo : |

ORDINI

REFORMATIONE E CAPITOLI SOPRA
Le dote Vestimenti Pompa: e ornato de Donne et I
sopra altre superflue spese: fatti reformati: e |
ordinati de nuovo in questa, Magnifica :
Città I? Orvieto per ordene et
decreto de Consiglio

Generale.

Esso è in forma di. 4° piccolo e si compone di 4 carte
non numerate, che, in questo esemplare, misurano millime- |
tri 198 X 144. La prima carta, bianca sul verso, ha sul re-
cto il frontespizio col titolo surriferito, e sott'esso una foglia
trilobata simile a quelle che indicammo parlando della Bolla
clementina. Due piccole mani fiancheggiano la detta foglia
in atto di additare il titolo, e subito appresso leggesi un epi-
gramma latino, a caratteri gotici, d’un precettore del ginna-
sio orvietano :

Petrus Artemius Spolet: ad
Cives Urbevetanos.
Candida Pax velitti vestris parit ocia tectis:
Sic lex vivendi firmat: et auget opes.
Hanc servate Patres: non est minus utilis wrbi:

Nam beat haec: tutas dum facit illa domos.
Illa, iubet cives tranquilla, viuere mente :
Haec lwxw vulgus molle perire vetat. "X

LA STAMPA IN ORVIETO, ECC. 3199

Sotto l' epigramma è riserbato un largo spazio bianco,
che forse avrebbe dovuto accogliere una prima sottoscrizione
tipografica, oppure un'arme gentilizia o la marca dello stam-
patore, e di ció sembra anche scorgersene un indizio in due
lineette verticali male sfuggite alla soppressione della formella.
Il frontespizio è riquadrato da bordure di tre differenti di-
segni: le due bordure orizzontali sono in tutto uguali fra
loro e si compongono de' soliti finaletti tipografici che spesso
servirono ai legatori; disuguali sono invece anche fra loro
quelle verticali, delle quali quella di destra è un nastro a
scacchiera, tutta composta di triangoli bianchi e neri: uno
bianco ed uno nero equilatero nel centro limitati da quattro
rettangoli-scaleni, due bianchi e due neri, il tutto chiuso da
doppia linea, delle quali, quella esterna, è tre volte più grossa
dell’altra. Nella bordura di sinistra va per lo mezzo una li-
nea bianca a zig-zag su fondo nero frastagliato da due linee

nere, simili a quelle della bordura contrapposta.

Il testo principia sul recto della seconda carta che è
segnata Aii, ed ha una bella I iniziale a rabeschi bianchi
su fondo nero; termina poco men che a metà del verso della.
quarta ed ultima carta colla seguente sottoscrizione del ti-
pografo :

Stampata in Orvieto per Piero matheo de Tesore da :Fussombruno mel | Anno
M.D.XXXVIII. Adì Primo de Febraro.

Questa prammatica stampata, che noi possediamo, e
della quale l original manoscritto esiste nell Archivio Se-
greto del Comune d' Orvieto, venne più tardi in miglior forma
e con modificazioni ristampata col seguente titolo:

ORDINE INTORNO | IL VESTIRE DELLE DONNE | ET DE GLI
HUOMINI | Della nobil Città d'Orvieto | Stemmi di Gregorio XIII,
del Governatore mons. Gio. Battista Baiardo nobile di Parma,

e della Comunità d' Orvieto: il Leone colla spada e le chiavi. ||
IN ROMA, per gli heredi d' Antonio Blado Stampatori Camerali

segnate Aij-Aiij. (FUMI L. Inventario dell Arch. Segreto, pag. 82).

4
|
|

Anno M.D.LXXVI. | — In 4^, car. 6, di cui l’ultima bianca,
m T o ib

191 | D. TORDI

Qui la cittadinanza orvietana non è divisa in 7 gradi
come nella stampa del 1538, né dall' osservanza degli Ordini
viene esentata « aleuna persona di qual si voglia stato, grado,
dignità et conditione ancor che fosse Domicello, Signore di Ca-
stelli, Dottore; Capitano, Cavaliero di qual si voglia religione
et ogn' altra persona se bene in ciò fosse previlegiata », e sol-
tanto si fa eccezione pei forestieri di passaggio, la cui dimora
in Orvieto « non passi tre mesi continui ».

Gli ordini per le donne terminano con questo caustico ed
indiretto eccitamento: Et perchè gli ordini sudetti si sono fatti
per le donne honeste et honorate, sì dichiara che in esse non
siano comprese le puttane o meretrici, quali non siano tenute
ad osservarle, ma che possano vestirsi come li piace poi che
non si'curano del honor loro ». Gregorio XIII approvò questa
nuova prammatica con breve « Exponi nobis » del 10 ago-
sto 1576 a firma di Ce. Glorierius.

Nell’ archivio orvietano esistono mss. altri Capitula et
reformationes ad tollendas Pompas et refrenandas luxurias ct
superfluitates Mulierum et funeralium, in 18 capi, ai quali ne
vennero poi aggiunti altri 7.

IV. — 1542. — Il Psalterium puerorum e l'edizione del
Temistio volgarizzato.

Che il Tesori avesse stampato in Orvieto soltanto questa
così minuscola operina non potevamo crederlo, e la sco-
perta di un documento orvietano che ci fa sapere che nel
1541 acquistasse nuovi tipi, e la nuova stampa rarissima

? !
del 1542 che il conte Bracci ha ora aggiunto alla raccolta
lele)
dell’ opera del Duomo, ce ne danno ragione.
? le)

Vogliamo quindi sperare che migliori ricerche altrui e
nostre varranno in seguito a dare la dimostrazione d’una ben
più grande attività di questo nostro tipografo.

6 LA STAMPA IN ORVIETO, ECC. 195

Nei protocolli del notaio orvietano Angelico Sbidardi (1)
si legge un atto che cosi ci è dato di riassumere :

« In Dei nomine Amen. Anno d.ni Millesimo quingentesimo
quatragesimo primo, Indictione quartadecima tempore Pontificatus
S.mi in Christo Patris et d.ni nostri d.ni pauli divina providentia
pape tertij, die vero vigesima secunda mensis Junii.

« Pier Matheus Thesauri de Fossambruno ad presens habitator
et stampator et librarius in Urbeveteri sponte etc. si confessa
« verum et legitimum debitorem dominorum Bernardi et Bene-
dieti Juncte » della somma di scudi « quatraginta unius el gro-
sorum quinque », e cioé per 12 ducati « pro precio librorum
sibi venditorum et traditorum el reliquos usque ad dictam sum-
mam pro stampis et litteris stagni eidem per eosdem venditis.
Promette di pagare fra tre mesi e propriamente nel mese di
agosto prossimo ai suddetti Giunti « vel ad instantiam d.ni Ze-
nobii Bellandini florenlini presentis et stipulantis vice et nomine
Bernardi et Benedicti.

« Actum in Urbeveteri in quadam apotheca d.ni Balduini Montis
residentia officialiam Dominorum, posita in Regione Ripe Ulmi
iuxta bona dicli d.ni Balduini et plateam lignorum coram et
presentibus Benvenuto Lapi (de Aquapendente) et Alberto An-
tonio Sodore de Urbeveleri testibus ad predictam vocatis ».

Sappiamo così con quale. altra officina il Tesori fosse
allora in relazione d' affari e com' egli adoperasse tipi giuntini.

La nuova stampa orvietana, che per cortesia del dona-
tore e del comm. Carlo Franci abbiamo comodità di descri-
vere, é un PSALTERIUM PUERORUM del 1542. Non ha alcun
titolo. La prima pagina, che é riquadrata con finaletti xilo-
grafici, principia coll’ alfabeto e col sillabario. Seguono 1 O-
ratio dominicalis, la Salutatio angelica; Benedictio mense; Be-
nedictio nova mense, la sola in versi volgari; i salmi del Ve-

(1) ANGELICO SBIDARDI, notaio orvietano, rogò dal 1506 al 1550 e di lui si conser-
varo nell'Archivio notarile d?Orvieto 30 protocolli. — Confronta prot. dell'anno 1541
car. 232 e 233.
196 D. TORDI

spero: Dixit dominus; Confitebor; Laudate pueri; In ewitw
israel; Laudate dominum; Magnificat; De profundis e Mise-
rere. Quasi tutte le iniziali delle ricordate orazioni, come di
quelle che seguono, sono precedute da figurette xilografiche
analoghe, ma il Credo che qui si legge è diviso in 12 ver
setti distinti ciascuno dal nome e dalla effigie dell' Apostolo
che lo compose. Vengon poi la Salve regina, il Vangelo di
San Giovanni: Zn principio erat verbum, il Qui habitat, e in
ultimo le principali preci della messa: Introibo; ludica me
Deus, Confiteor, Misereatur vestri, Indulgentiam; un’ orazione
da dirsi Im elevatione hostie, ed un’altra: In elevatione calicis.

In tutto carte 8 s. n. in 16° segnate: Aii — Aiii —
Aiiij, di carattere gotico, coi titoli ed iniziali delle preci e
dei versetti in inchiostro rosso. Anche l'ultima carta è a
piena stampa e termina colla sottoscrizione del tipografo, in
rosso: « Urbisveteris per Petrum Mattheum The | sori de foro
Sempronio die XX. | Septembris M. D. XXXXIJ.

Se le due rappresentazioni xilografiche, fin qui non re-
gistrate, che formano originalmente la sopraccoperta di que-
st'opuscolo e le quali nella maniera e nella segnatura £ ci
si rivelano di quelle attribuite a GIULIO BONASONE, sono
uscite dagli stessi torchi, vorremmo sperare che le future
ricerche riusciranno ad attribuire alla stampa orvietana del
Tesori ben più alta importanza.

Ed ora cade in acconcio di domandare, se, provata I' esi-
stenza in Orvieto d'una stamperia, ci sia ragione di scartare
la citazione dell’ Argelati relativa all edizione del Temistio
del 1542, dato anche che essa non trovi riscontro nel Cata-
logo Colbertino. Noi che non scorgiamo alcun interesse da
parte del dotto Argelati d’ inventare cervelloticamente I' esi-
stenza del suddetto libro, ci andiamo persuadendo che esso
veramente uscisse dalla tipografia orvietana. Il dubbio sulla
sua esistenza, dovuto unicamente all’ essersi reso finora irre-
peribile, vien ridotto per lo meno a metà dalla nostra sco-
perta di una stamperia in Orvieto nell epoca in cui ne

we

————————aMr———— Masi a e

we

—Ó————————— Áo ——

LA STAMPA IN ORVIETO, ECC. 191

sarebbe avvenuta la stampa, e riteniamo che l' altro, derivato
dallinesattezza della citazione, che ha certo ben minore
importanza, debba attribuirsi ad una materiale posposizione
di scheda avvenuta all Argelati, mentre predisponeva per
la stampa il suo complesso lavoro bibliografico, che rese
erronea la citazione della fonte. :

Che il Tesori rimanesse inoperoso in Orvieto non ci
pare di doverlo ammettere dopo che lo vedemmo provve-
dersi di nuovi tipi, e soltanto qualche anno piü tardi sap-
piamo che si allontanasse per qualche tempo e precariamente
dalla nostra città.

Ripetiamo quindi la citazione dell Argelati come quella
che ci addita la terza stampa che reca il nome di Orvieto:

Orationi XIV di Temistio, tradotte dal Greco in lingua

Toscana, In Orvieto (senza nome di stampatore), 1542, in 8°.

V. — 1546. — Il Tesori a Roma.

Patente concessa al Tesori ed a maestro Antonio Blado di Asola
per introdurre lU arte della stampa in Viterbo.

Se ci reca meraviglia d’incontrarci in così scarsa pro-
duzione della officina tipografica orvietana, e ci lusinghiamo
di avvantaggiarci col progredire delle nostre ricerche, ab-
biamo però le prove che essa dovesse in quel principio assai
poco prosperare, giacchè ci è noto che il Tesori dovè ben
presto cercare altrove il lavoro per sostenersi. Dalla patente,
che qui riportiamo, rilasciatagli. dal Magistrato di Viterbo,

si ricava infatti che nel 1546, e forse già prima, egli si era

recato in Roma e vi aveva stretto società con maestro An-
tonio Blado di Asola, e ehe entrambi, con offerta di esenzioni
e di privilegi, furono invitati a recarsi ad impiantare l’ arte
della stampa in Viterbo.
198 D. TORDI

Archivio Diplomatico di Viterbo, RironME, Vol. 43, fol. 219 r.
Li 25 ottobre 1546.

Patente di stampatori a Maestro Piermatteo di Thesoro
e Maestro Antonio di Asula.

Priores et Conservatores populi civitatis Viterbii a voi M. Pier-
malleo de Thesoro et M. Ant. de Asula, stampatori in Roma,
salutem.

Havendo Noi et nostra Comunità in questi prossimi passati
giorni ottenuta gratia dalla S.tà di- N. S. di erigere, principiare
et perpetuamente continuare in questa città di Viterbo un nuovo
litterario studio, et per manutentione del quale, di continuo havere
et tenere, condurre et salariare famosi et eccellenti doctori: et
considerando Noi al gran concurso di studenti et altre persone
litterate che in questa città concurreranno; et cerlificali Noi delle
vostre et di ciasch'un di voi laudabili virtù, honestà di costumi
et buona vila, ne inducono le decte virtù vostre ad essere verso
di voi pronti, liberali et gratiosi: et di queste et tutte supradecte
ragioni et cause mossi et certificati, ricordandone el considerando.
in nel nostro publico et generale Conseglio essere stato altre
volte resoluto, concluso et ottenuto, che chi in decla ciltà di Vi-
terbo cominciarà una nuova arte, et più in decta città non eser-
citata, che d'ogni graveza di datii, gabelle, collette et impositioni
sia el se intenda libero et esente; et perchè voi et ciasch’un di
voi, per comodità di decto nuovo eretto et principiato studio, vo-
lete in questa città di Viterbo erigere et principiare il bello et
honorevole esercitio della stampa in decta città più non eserci-
tato, per questo, per vigore di decto publico et generale Conse-
glio, voi Pier Matheo di Thesoro et M. Antonio di Asula, compa-
gni (1) et al presente stampatori in Roma, habitando, lavorando et
stampando in Viterbo, ve liberamo et voi et vostri esercilii, durante
la vita vostra et di ciasch'un di voi, per vigore di decto publico

(1) BERNONI DOMENICO. — Dei Torresani, Blado e Ragazzoni celebri stampatori
a Venezia e Roma nel XV e XVI secolo, ecc. Milano, Hoepli, 1890 pag. 390. Fra i col-
laboratori di Antonio Blado non registra Pier Matteo Tesori.
LA STAMPA IN ORVIETO, ECC. : 199

et generale Conseglio et autorità del nostro offitio, habitando, la-
vorando et stampando come di sopra, d'ogni datio, gabella, im-
positione et collecta alli decti esercilii vostri spectanti, ve liberamo
et esenti, liberi et franchi ve dichiariamo, qual sia condictione
di gabella fatta o da farsi non ostante; dandovi ancora, per lo
presente, autorità di cogliere, et a voi soli in decta città, compe-
rare et far comperare cenci (1), con autorità di possere a qual
sia altro decta compera di cenci prohibire, escetto per uso della
Valchiara (sic) di Viterbo, sì come Noi, per la presente, a tutti
altri, escetto a voi, prohibemo et velamo, et il tutto volemo che
inviolabilmente vi s'osservi, non ostante qual sia cosa in con-
trario etc.

In quorum fidem etc.

Viterbii ex Palatio, sub fide nostri soliti sigilli, die 25 octo-
bris 1546.

Priores et Conservatores populi civitatis Vilerbii ».

La notizia dell’ esistenza dell importante documento e la
trascrizione di esso ci vennero, con indimenticata cortesia,
dall’ illustre storico di Viterbo il prof. Cesare Pinzi, il quale,
colla competenza che lo distingue nelle cose locali, ci assi-
cura che a tutt’ oggi non si conosce alcuna stampa viterbese
dei suddetti tipografi, per cui si rende assai dubbio se essi
trasportassero i loro torchi in quella città. E tale dubbio
viene purtroppo ribadito dalla lettura dell’ altra patente, che
ci fu pure gentilmente comunicata, colla quale lo stesso
Magistrato di Viterbo accorda più tardi, nel 1568, a maestro
Agostino Colaldi da Cittaducale il privilegio di « venire a
stanziare în Viterbo ET INTRODURVI et esercitarvi la stampa,
cosa degna d’ ogni nobile et honorata città » (1). Ciò che cer-
tamente non si sarebbe dichiarato, se già da qualche anno
la stampa avesse fatto la sua comparsa in Viterbo.

(1) Il Blado anche a Rieti ottenne la « Gabella, Cinciorum per duos annos, pro

praetio scutorum quinquaginta » e la casa gratuitamente. — Riformanze reatine,
vol. 54, car. 103 e segg. — BERNONI, Op. cit. pag. 221.

(2) Vedi appendice.
D. TORDI

Del resto l’ essere stato maestro Antonio d'Asola, com-
pagno del Tesori, nominato proprio nel 1546 « Stampatore
Camerale » (1) in Roma, può dare sufficiente spiegazione del
perché allora essi non potessero trasferirsi in Viterbo.

VI. — 1549-1551. — Il Tesori in Todi.

Non molto piü tardi, peraltro, nel 1549, mentre vediamo
maestro Antonio, insieme con Agostino da Colitta, traspor-
tare i suoi torchi in Rieti (2) per stamparvi gli statuti di
quella città, pur mantenendo attiva la sua officina romana,
il suo compagno maestro Pier Matteo, sciolto d'interessi da
lui, ebbe commissione di recarsi in Todi per identico motivo.

Non sembrerebbe cómpito nostro d'intrattenerci della
stampa Tudertina del Tesori, ma poiché anche più tardi
vediamo che il Forsempronese conservava il titolo di stam-
patore orvietano, ci sentiamo quasi autorizzati a considerare
gli statuti di Todi come usciti dalle nostre stampe:

In Nomine domini amen. Statuta Civitatis |. Tudertine quam
ipse Dominus noster | Jesu Christus sua clementia et inter |
cessione Virginis Marie Ma | tris eius et beatissimi | Fortu
| nati Confessoris et omnium | Sanctorum celestis curie | digne-
tur in pace | perpetua con | servare. | (Segue: l'Aquila tuder-
tina e più sotto un giglio Fiorentino colle iniziali F. C.)

In fine: /mpressum in Inelita Civitate Tudertina de mandato
Generalis consilti etusdem Civitatis procurantibus Consulibus
Collegii Advocatorum, Procuratorum et Notariorum | Civitatis
eiusdem per Petrum Mattheum Thesori de foro Sempronii. Anno
Domini M. D. XLIX et Die 16 Augusti dicti Anni |.

In foglio, carte 10 s. n. e 181 n., una bianca in fine; se-
guono le Reformationes in car. XVI num. e 1 s. n.

(1) BERNONI, op. cit. pag. 213.
(2) BERNONI, Op. cit. pag. 221.

SI I SE IEEE ITA DEEIEIA SERIETA RE

_—__ _T..OUy—_—_——— LA STAMPA IN ORVIETO, ECC. 201

Questo statuto, che noi citiamo sull'esemplare della Bi-
blioteca Nazionale di Firenze, fu descritto da Luigi Manzoni (1),
dal dottor Franchi di Todi (2) e da altri. Da parte nostra
aggiungiamo le seguenti osservazioni: 1.° L'Aquila che segue
il titolo, e che vuolsi rappresenti lo stemma tudertino, ha
impresso nell’ interno di ciascuna delle grand’ ali aperte un
aquilotto in nero; si appoggia cogli artigli ad un bastone
sul quale ricorre un nastro di ornamento. 2° L' esemplare
che esaminiamo, sotto l Aquila, reca impresso un ex-libris
che può anche essere una marca di stampa: il giglio fioren-
tino chiuso in cornice lineare, che noi abbiamo avuto occa-
sione di rivedere sulle edizioni de’ Giunti; è fiancheggiato
dalle iniziali F. C. La relazione d'interessi che il Tesori
aveva coi tipografi fiorentini, può dare una spiegazione del
l’uso volontario o no di questo segno. — 3.° Dai bibliografi
fin qui fu notato che il libro venisse stampato nel 1549. Che
la stampa ne principiasse in quell'anno dobbiamo crederlo
per la sottoscrizione finale dello stesso tipografo, ma un' altra
data apparisce pure sul verso del frontespizio che, secondo
noi dovrebbe anche indicare cosi il termine della stampa
dei fogli preliminari, come il tempo della pubblicazione del
volume:

Fuerunt autem statuta, et reformationes in volumine huiu-
smodi redacía et impressa confirmata per consilium generale di-
cle civitatis sub annis Dni nostri Iesu Xpi. 1551, die vero
Tertio mensis Iulii. indict. nona reformat. populi communis ci-

vitatis Tuderti.

4? La marca della carta rappresenta due freccie con
asta terminata a palla,.disposte a croce di S. Andrea attra-

(1) MANZONI LUIGI, Bibliografia Statutaria e Storica italiana, Bologna, Roma-
gnoli, 1876, parte I, pag. 481.
(2) FRANCHI F. Bullettino critico librario. — Todi, anno I, 1o agosto 1889.

14
209 D. TORDI

versata a perpendicolo da un'asta terminata in basso con
un anello ed in cima con una stella a sei punte.

Non abbiamo veduto altri libri stampati a Todi dal
Tesori, ma il Canonico tudertino cav. D. Pirro Alvi, tanto
studioso delle cose della sua patria, ci ha comunicato fra
varie interessanti notizie, quella che un altro libro sarebbe
uscito per le stampe a Todi nel 1550, durante cioé la per-
manenza del nostro tipografo in quella città. La notizia che
lAlvi trae da un pregevole manoscritto da lui posseduto,
‘dice così: « Thomas Tudertinus, Rethoricus excellens et pu-
blicus | ludimagister | edidit de Arte Sermocinandi Tudert.
1550 » (1).

VII. — 1556-1557. — Probabili stampe orvietane.
Ci maneano elementi per stabilire dove il Tesori eser-

citasse l’arte sua partito che fu da Todi: può darsi che egli
collaborasse con maestro Antonio Blado a Roma ogni qual-

volta nell officina di questi affluisse molto lavoro; ma è pur

da credere che egli si fosse ritirato in Orvieto per eserci-
tarvi più che l'arte tipografica quella del libraio che poteva
riuscirgli non meno vantaggiosa, tenuto conto che Orvieto
era circondata da centri popolosi allora sprovvisti di tipo-
grafia e molto probabilmente di librai, ed egli poteva quindi
estendere il suo commercio, con libri provenienti da Roma,

(1 Anche Lopovico JAcOBILLI nella Bibliotheca Vimbriae, Fulginiae, Alterium,
1653, pag. 261, fa menzione di questa stampa tudertina del 1550.
È da notarsi che il Deschamps nell'op. cit. col. 1266 assegna l'introduzione della
stampa in Todi all' anno 1625, mentre vediamo che vi principio col descritto Statuto
del 1549. Poscia gli scrittori Todini si rivolsero con preferenza alle tipografie di Pe-
rugia (1590-1596-1597-1608), di Roma (1606) e d’altrove. Il Jacobilli nell'op. cit., pag. 179,
ricorda stampe Tudertine del 1690 e 1623, ma senza indicarne lo stampatore. — No-
tiamo con sicurezza che nel 1624 stampava in Todi Annibale Alvigi, venutovi tem-
poraneamente da Perugia; dal 1626 al 1627 Cerquetano Cerquetani; dal 1030 al 1048
Crispolto Ciccolini; dal 1648 al 1697 Agostino Faostini; dal 1661 al 1695 Vincenzo Ga-
lassi. — (Comunicazione del can. Alvi).

ay ——
LA STAMPA IN ORVIETO, ECC. 203

Foligno, Perugia, Siena e Firenze, e da più lungi ancora, a
tutto il territorio da Chiusi a Todi, da Acquapendente a Vi-
terbo, ed ai castelli della montagna orvietana, della Teverina,
del lago di Bolsena, a Bagnorea ed a Montefiascone.

Conforta la nostra induzione il fatto che il Tesori chia-
mato qualche anno dopo da Ottavio Farnese in Valentano
per stamparvi gli statuti del suo Stato di Castro e Ronci-
glione, egli nella sottoscrizione tipografica del libro conservò
l'appellativo d' « IMPRESSOREM URBEVETANUM » quasi ad
indicare che Orvieto continuava ad essere la sua stanza
ordinaria, dove forse aveva famiglia, e che per consenso
soltanto del Magistrato orvietano poteva recarsi a spendere
di tanto in tanto la sua attività altrove.

Non ci sembra nemmeno improbabile che a questa sosta
in Orvieto possa attribuirsi la stampa dei due opuscoli che
passiamo a descrivere sui nostri esemplari :

I. REFORMATIONES | Er DEORETA Mag. | CIvitaTIS
URBISVE | feris super mercedibus officialium, | ac modo proce-
dendi in qui |buscunque causis |. Segue un finaletto tipo-
grafico, e sotto quattro armi disposte su due linee, cioè, 3 e
1. Nella prima linea vedesi al centro lo stemma pontificio
di Paolo IV, a destra quello del Cardinale Girolamo Simon-
celli orvietano ed a sinistra quello per metà uguale del di
. lui parente, il Cardinale Innocenzo di Monte S. Savino, en-
trambi protettori di Orvieto. In seconda linea, sotto I arme
papale, vedesi quella del Comune d' Orvieto: il leone ram-
pante che alza la spada colla branca destra e tiene due
chiavi penzoloni dalla branca sinistra. È un opuscolo di 12
carte in 4.° picc., non numerate, distinte a duerni colle se-
gnature A, Cii. Il verso del frontespizio è bianco e la carta
seconda contiene il breve di Paolo IV: Vestrae fidelitatis.
« Datum Romae apud Sanctum Petrum sub annulo Piscatoris
Die vij Maij MDLVI Pontificatus Nostri Anno Primo » che
approva omnia et singula, statuta et reformationes etiam per vos
204 : D. TORDI

nuper de novo edita. ll testo del breve principia con una let-
tera, nel fondo della quale evvi rappresentata l Annunzia-
zione della Vergine.

Sul recto della terza carta si legge l’ avvertenza « Qui
alicuius Reipub. Gubernandae provinciam suscipiunt. » e sul
verso la Tabula che qui riproduciamo per dare una più e-
satta cognizione di questo rarissimo e fin qui indescritto li-
bretto:

De modo et ordine servando per D. Gubernatorem eiusque officiales in quibu-
scunque causis. Rubrica j.

De non proferendis sententijs prout in cedula. Rub. ij

Quomodo qualiter e: quando sportule accipi debeant. Rub. iij.

Quod copia inditiorum tradi debeat, et per quantum tempus reus detineri
possit in secretis. Rub. iiij.

Offitio Notarij Bancae. Rub. v.

Offitio Baiuli. Rub. vi.

Abusu praeceptorum ad informandum curiam penitus tollendo. Rub. vij.

Offitio Cancellarij Domini Gubernatoris et ipsius mercede. Rub. viij.

Executoribus et eorum offitio, et mercede. Rub. ix.

Visitatione carceratorum. Rub. a.

Custodibus carcerum et eorum mercede. Rub. xi.

Applicatione poenarum. Rub. xij.

Officialibus et eorum vacatione. Rub. xiij.

Mercede advocatorum et procuratorum. Rub. xiiij.

De abolitionibus concedendis. Rub. xv.

Al recto della 4* carta principia la prima Rubrica delle
riforme, che seguitano fino al termine del verso dell’ ultima
carta colla seguente approvazione: « Videntur concedende et
potest expediri breve confirmat. Fab. Card. Mignan ». FINIS.

Sappiamo dal nostro amico Luigi Fumi che anche nell’ Ar-
chivio Vaticano, miscellanea di Clemente X, 19, si conserva
un esemplare di questo bellissimo opuscolo, già posseduto dal
distinto giureconsulto orvietano Flaminio Cartari, il quale vi
appose varie note marginali e una tavola in fine.

II. Il secondo opuscolo che qui citiamo fu per la prima
volta descritto dal nostro storico orvietano, il suddetto LUIGI
FUMI, nel suo Codice Diplomatico della Città d’ Orvieto, Fi-

tw
epum pr pem

LA STAMPA IN ORVIETO, ECC. 205

renze, Cellini, 1884 pag. IV e V, che lo ritenne stampato
intorno all anno 1557, per recare anch’ esso l arme di Paolo
IV. È in 4° picc., di tre duerni distinti colle segnature A-
Cij — e di un foglietto di due carte finali segnate D. Le
carte sono numerate sul recto da 2 a 14, e questa, che è
l ultima, è bianca nel verso. Questo opuscolo, come l' altro,
è di carattere corsivo italico e non ha alcuna indicazione di
luogo ed anno di stampa, né di stampatore. Il titolo che
leggesi sul frontespizio è il seguente:

EXCELSIS ET ILLUSTRIBUS DO | minis Conservatoribus pacis Virbisveteris,
ac | Populo Presidentibus et administran | tibus Remp. Sal. D. |

Nomina cognomina patriae tempora et gradus nobilium ac po | pularium do-
morum nunc viuentium iusta, mores dominorum se | ptem antiquorum regentium,
qui septimo quoque anno agebant | pyridem quisque vir pro qualibet domo.in ex-
tractione qua | tuor magistratuum ex vij. pilis rubris pro tribus mensibus | annua-

tim |.

Segue l'arme di Paolo IV, assai grande e ben incisa;
è sormontata dal triregno e dalle chiavi pontificie, attorno
alle quali svolazzano i nastri; di fianco allarme stanno due
statue, la verità che si specchia e la giustizia colla spada e
le bilancie. Il tergo della prima carta è bianco, e al recto
della seconda principia il testo preceduto dal nome dell au-
tore: MANENTES DE MANENTIBUS, nel quale il Fumi crede
sottinteso quello del padre di lui, Cipriano. Manente, il cui
nome appunto chiude la litania del settimo grado.

Il Manente in questo libriccino presenta il catalogo di
tutte le famiglie nobili e popolari orvietane fino al settimo
grado, allora esistenti, e di ciascun membro che nomina ri-
porta gli ascendenti fino all'origine cognita della casata.

Vuolsi che per la-disposizione capricciosa o non soddi-
sfacente all'ambizione di taluno, Cipriano Manente, conosciuto
pur troppo per altre mendacie storiche, avesse a soffrire

non poche persecuzioni, e la Cometa di Cypriano che il Fumi

annotò al citato Codice Diplomatico, conferma abbastanza

€ CÓ
906 D. TORDI

chiaramente che di qui principiarono le sue disgrazie (pag.
XXXIX) (1).

VIII. — 1558. — Il Tesori a Valentano.

Come già accennammo il Tesori fu chiamato a Valen-
tano dal Duca Ottavio Farnese per stamparvi lo Statuto del
suo stato di Castro e Ronciglione. Ne abbiamo un rarissimo
esemplare nella Biblioteca Casanatense di Roma, sul quale
lo descriviamo:

VOLUMEN STATUTORUM IN QUO CON |tinentur Decreta Leges et Reforma-
tiones utriusque status | Castri et Roncilionis aedita per IUustrissimum | Ducem
OCTAVIUM Farnesium|sub Anno Dni Milesimo Quingen | tesimo Quinquagesimo

octa | vo, Lie vero vigesima | Octobris | .

segue lo stemma dei Farnese, inciso in legno, che oc-
cupa più della metà del frontespizio, e sotto:

Valentani per Petrum Matheum Thesorii | Impressorem Vrbevetanum | .

Volume in foglio piccolo (26 X 19) di 10 carte prelimi-
nari non numerate, (delle quali una bianca precedente il
frontespizio manca) e 154 num. con errori di numerazione
non infrequenti, tra i quali il salto del n. 142.

Lo Statuto è diviso in 5 libri e contiene 56 rubriche.

Nell’ ultima carta dopo l ultima RuB. si legge una se-
conda sottoscrizione tipografica:

OCTAVIUS DUX
Impressum in Terra Vulentani per Petrum Mattheum Theso | vium de Foro
Sempronio Anno Dni MDLVIII |.

(1) Ammaestrato dalla cattiva esperienza fattane da Cipriano Manente, Monaldo
Monaldeschi avendo occasione di nominare ne’ suoi Comentari Historici (c. 195) le
famiglie orvietane che avevano diritto di concorrere al bossolo del Magistrato, egli
lo fece con tutta circospezione é avvertendo che non era sua intenzione di « dar
materia di far discorso, cioè di malignare, e quindi nomina le famiglie « senza or-
dine o preminenza ».
LA STAMPA IN ORVIETO, ECC. 207

Il volume, che fu posseduto da Lorenzo Pelatii da Va-
lentano, è preceduto da tre carte e seguito da altre tre con-

tenenti riformagioni ed altri piccoli testi manoscritti, relativi, '

a quanto pare, alla legislazione statutaria concessa dai Far-
nese a Castro e Ronciglione. L'aggiunta più antica è in data
20 maggio 1573, e la più moderna del 1580.

Da un'altra numerazione ms. che si estende a queste
sei carte ms. e a tutto il volume a stampa (428-597), si può
arguire che questo non sia che l avanzo di un volume di
maggior mole comprendente una raccolta di disposizioni sta-
tutarie dei due paesi, manoscritte e a stampa. Forse di mano
del possessore del libro si legge nell’ ultima pagina, che era
bianca, quanto appresso:

«Jura Municipalia totius Status Castri et Roncilionis Ducis Octavii Farnesi,
tempore Ill.mi d. Judicis Ascanii Roselli iudicis Castri meritissimi (1) ».

Questi Statuti furono stampati col titolo: Sanctiones | Municipales | Statuum
Castri, et Roncilionis| Editae per Sereniss. quondam Dominum | Ducem Octavium
Farnesium | Anno Dominicae Salutis MDLVIII novis Typis demandatae | Regnante
Serenissimo | Raynuccio Farnesio | Hujus Nominis secundo | Placentiae, Parmae, |
et Eorumdem Statuum, etc. | Duce VII.| Nunc demum in hac novissima Editione
Taxa Farnesiana per eatensum accedit ».

Roncilione, ac Lucae MDCCLII|. Expensis Dominici Antonii Zenti Bibliopolae
Viterbii | Typis Salvatoris et Jo. Dominici Marescandoli Superiorum Permissu | — In
40, c. 12 s. n. 14l e 1 s. n. bianca, dopo la quale in 5 carte non numerate:

Tasse | degli Stati | di Castro e Ronciglione — (stabilite dal Cardinal Odoardo
Farnese).

IX. — Secondo periodo della stampa in Orvieto. —
Secolo XVI.

Dopo la stampa dello statuto di Valentano non abbiamo
più alcuna notizia del nostro Tesori; può darsi che già vec-

(1) Questa descrizione la dobbiamo alla cortesia dell’ attuale bibliotecario della
Casanatense il prof. Ignazio Giorgi, nonché del nostro dotto concittadino Luigi
Fumi che ci mise in grado di evitare l'errore di stampa nel quale incorse il Man-
zoni nel riportare l' ultima sottoscrizione dello Statuto di Valentano colla data del
1553, anziché con quella che veramente vi si legge del MDLVIII. — (MANZONI, Bi-
bliografia degli Statuti, ecc., P. I, pag. 114).

[37d
208 D. TORDI

chio e stanco della sua raminga operosità, si ritirasse in Or-
vieto od in Fossombrone, sua patria, definitivamente; ma né

‘Je ricerche volonterose, sebbene troppo sollecite, da noi ese:

guite in Orvieto, né quelle che a nostra preghiera ha potuto
fare il prof. Vernarecci in Fossombrone, ci hanno illuminato
in proposito.

In un protocollo del già rammentato notaio Sbidardi
orvietano, sotto la data del 20 giugno 1540 (car. 15 ad am.
num) si legge che fu rogato un atto in Orvieto in casa di
Sebastiano Stochi in regione Serancia presso i beni di Do-
menico Aloisi e di Agostino Thesauri; e parimenti (car. 78)
in un atto del 14 giugno 1542 apparisce un Agostino di Fran-
cesco Thesauri, ma non sappiamo se questo Thesauri abbia
relazione di parentela col Forsempronese (1).

Il Vernarecci ci segnala due probabili consanguinei del
Tesori. In un « Estratto dei libri della bottega d" Achille Ciurlo
da Fossombrone » (atto de' Mercanti dell'arte della Lana) trovò
segnato fra i debitori, all' anno 1513, un « Pierpolo de Lorenzo
de T'isoro » e un « Bart. di Lorenzo de Tisoro, » e nulla più,
ma speriamo nelle future ricerche.

Forse l’arte tipografica non si estinse in Orvieto colla
morte o colla dipartita di maestro Pier Matteo Tesori, per-
ché non mancano stampe uscite da torchi orvietani, senza
indicazione di data, che dai caratteri esterni potrebbero at-
tribuirsi a questi anni. È certo però che dal 1582 la stampa
in Orvieto, preso un corso regolare, non ha cessato mai più
di funzionarvi ed è giunta fino a noi, come resta provato
col catalogo delle opere stampate in Orvieto che pervennero
a nostra cognizione, alcune delle quali fanno parte della no-
stra raccolta e di quella che il conte Giuseppe Bracci con

(1) Nel secondo Libro de’ Matrimoni della Chiesa parrocchiale di S.. Angelo di
Orvieto degli anni 1578-1613 si legge al n. 5 sotto la data « Die X Januarii 1579 » che
Virginio Gallo rettore unì in matrimonio Agostino di Sebastiano Tnesauri abitante

nella Parrocchia di S. Andrea e Donna Paola del q. Gio. Domenico Cavallutii di S.
Angelo. Furono testimoni D. Marco Guidoni e M. Pietro Hilari.



9

I EU DETUR
TUO TNUO EUM OEIGeST- MM.

-

LA STAMPA IN ORVIETO, ECC. 209

lodevole senso di patrio affetto ha donato all’ Opera del Duomo
di Orvieto per comodo degli studiosi (1).

X. 1581-1583 — Rosato Tintinnassi.

Il 19 agosto 1581 « Rosatus q. Sanctis T'intinnasij de Peru-
sio» al presente « biblioteca e incola Urbisveteris » avendone
avanzato istanza al Consiglio generale della Comunità, ottenne
la « concessione proventus, seu Gabelle Cenciarie », già tenuta
da Niccolò Missini, per dieci anni, al prezzo di scudi 237
di giuli 10 ciascuno, obbligandosi per ciò « infra terminum
duorum annorum prorimorum futurorum cum effectu omnibus
suis sumptibus conducere et ponere ad publicam utilitatem et
positam manutenere in hac Civitate impressuram, seu ut dicitur
la stampa librorum cum omnibus suis instrumentis, ordignis,
et manifacturibus solitis necessarijs et opportunis, ac cum omni
et toto eo, quod requiritur pro stampa idonea, et sufficiente ad
usum imprimendi, et de bono caractere.

In data 20 settembre 1581 il Gonfaloniero ed i Conser
vatori della pace d’ Orvieto consegnarono al Tintinnassi, fin
allora detto soltanto libraio, « quandam impressuram seu ut
dicitur stampa in quodam ligno impressam ad usum impri-
mendi arma seu insignia Comunis et est illamet forma, que vi-
detur impressa in principio statutorum nuper impressorum huius
mag.ce Civitatis ». — L/'insegna di cui qui si tratta (e della
quale conservasi l'originale incisione nell Archivio Storico
orvietano per deposito fattovi dal Fumi che l'aequistó presso
un rigattiere) é quella grandiosa che si vede impressa sul
frontespizio degli STATUTORUM | CIVITATIS | VRBISVETERIS |
VOLUMEN | RoMAE, Apud haeredes Antonij Dladij Impressores

(1) Catalogo alfabetico di vari libri e opuscoli stampati o manoscritti riguar-
danti la Città d’ Orvieto o scritti da Autori Orvietani, raccolti da GIUSEPPE BRACCI-
TESTASECCA. Orvieto, tip. Comunale di E. Tosini, 1889, di pagg. 58. Comprende n. 514
pubblicazioni.

CLI
210 D. TORDI

Camerales, 1581, in 4° — e sulle REFORMATIONES ET DECRETA
CIVITATIS VRBISVETERIS | SUPER MERCEDIBUS OFFICIALIUM, |
Ac Mopo PROCEDENDI | IN QuiBUSCUMQUE Causis| in 4°,
uscite dai medesimi torchi contemporaneamente.

Il Tintinnassi volendo dar principio ‘convenientemente
alla sua stamperia orvietana, prima anche che scadesse il
termine fissatogli, mediante domanda, sulla quale fu consu-
lente Flaminio Cartari, ottenne dalla Comunità, il 1° otto-
bre 1581, un prestito di 250 scudi di giuli 10, coi quali pagò
buona parte del prezzo delle stampe acquistate da Iacobo
loanni Spinetti Bresciano. Si obbligò di estinguere il debito
nel termine di otto anni e di conservare e mantenere la
tipografia entro la città d’ Orvieto, sotto pena del doppio del
valore di dette stampe, le quali egli asseri che compone-
vansi di nove caratteri, cioè: « soprasilvio, silvio, moderno,
corsivo grosso, corsivo comune, antico comune, filosofia, cara-
mone, et greco ».

Un assegnamento di 25 giuli fatto dal Comune in data
21 dicembre 1581 pel Tintinnassi « impressorem » all’ appal-
tatore della Gabella del pedagio « pro salmis et rebus spectan-
tibus ad usum impressurae seu stampae nuper immissis intus
Civitatem », ci fa vedere come lI impianto della nuova tipo-
grafia fosse ormai un fatto compiuto.

La tipografia del Tintinnassi assume una certa impor-
tanza per la varietà e nitidezza dei tipi, per l' eleganza degli
ornamenti: armi, iniziali, finaletti, marche di stampa e xilo-
grafie che sono sempre condotti con gusto d'artista assai
raffinato. Ecco le stampe che di lui conosciamo:

1.^ DELLA | METAMORFOSI | CIOÈ | TRANSFORMATIONE
DEL VIRTVOSO. | LiBRI QvATTRO. | DI LoRENZO SELVA | Pisto-
LESE. | AU Illustriss. et Eccellentiss. Sig. il Signor | IACOMO
BvoNcoMPAGNO. | DucA pr SoRA. | Arme del predetto Duca ||
IN OnviETO | appresso Rosato Tintinnassi, 1582. | Con licenza
de’ Superiori | . |

In 4^ di 6 carte prel. s. n. e pp. 319 num.; l’ultima
ta ial

LA STAMPA IN ORVIETO, ECC. 211

carta distinta col n. 519, contiene sul recto oltre tre versi
finali dell’opera, lindicazione: Il Fine..; il Registro e la se-
guente sottoscrizione terminale: IN Orvieto | Nella Stamperia
di ROSATO Tintinnassi. | M.D.LXXXII. | ; e sul verso s. n. una
bella marca tipografica che ha la leggenda: ET. CZELUM .
TERRENA . PETUNT.e nella quale vedonsi arbusti, alberi,
fuoco, fumo, nuvole ed un sole radioso, cose tutte che tendono
al cielo. La cornice a bei cartocci è sostenuta da un satiro

e da una ninfa di buon disegno.

Il libro edito dal Governatore d’ Orvieto, Ascanio Giaco-
bacci romano, che lo dedicò al Duca di Sora in data « D' Or-
vieto il di 26 di settembre 1582, è diviso nel proemio ed in
quattro libri. Ebbe la ventura di 5 successive ristampe; la
prima nel 1583 a Firenze da Filippo e Iacopo Giunti in 8.°,
la 2.° nel 1591 a Firenze dai Giunti, la 3.° in Firenze nel
1608 nella stamperia Giunti in 8.°, la 4.* in Firenze nel 1615
da Cosimo Giunti, e finalmente la 5.* in Venezia nel 1616
da Pietro Farri.

Ne possediamo due belli esemplari. Catalogo Marghieri di Napoli, lire 30.

2. Dafni, Egloga di M. Baldo Cathani, nella quale
sotto nome di Aritea, e di Timilio si ragiona de l'Amore, de
la Virtà e de l' onore. IN ORVIETO, appresso Rosato T'intinnassi,
1582, in 4.°, di 8 carte.

Citato dal QuapnIiOo II, l, pag. 611 — dall HAvM, pag. 253, n. 9; DESCHAMPS,
jag. 619, LIBRI, Catalogue, Paris, Maulde et Renou 1847, pag. 223, n. 1402. — Baldo
i D è] , è] ] I e

Cathani di Castiglione Aretino fin dal 16 settembre 1581 era stato eletto « pro ludi
litterarij magistro » del Comune d' Orvieto con provvisione di 150 scudi annui. — Rif.
orv. ad annum car. 180).

3.° Stanze sopra la morte di Rodomonte, nelle quali si

contiene le prove che -fece quell’ anima disperata nell’ altro
mondo. In Orvieto, appresso Rosato Tintinnassi, 1582, in 8°.

DESCHAMPS, pag. 619. — MELZI, Op. An. III, pag. 99, nota: « Da una precedente

edizione di Siena, impressa nel 1562, consta essere queste stanze di Cristoforo Sca-
NELLI, detto IL Cieco da Forli ».
212 D. TORDI

4.° Satira di Ettore Bianchi, nella quale si contengono
molte efficaci ragioni circa il prender moglie. ORVIETO pel Tin-
tinnassi, 1582, in 4°.
DESCHAMPS, pag. 619. HAvM, paz. 374, n. 14.
9.° Mancini Tomasso, Laureola Praelatorum, ORVIETO,
Tintinnasio, 1582 in 4°.
FEBEI G. B. Notizie di scrittori Orvietani, edite da L. Fuwr, pag. 49.
6.° HrsTORIA DI FEwICIO | Giovane RIccHISSIMO | Z7
quale consumata la sua ricchezza, disperato | a un trave si so-
spende | Dove che il padre previsto il suo fatal corso, già molti
anni avanti | infinito tesoro posto havea. Et quello per il carico
fracassato, | l’occulta moneta si scoperse. Con un bellissimo |
documento alli figliuoli scoreti | .
Xilografia, di ottimo disegno, colla figura dell’appiccato; dalla trave spezzatasi

pel suo peso piovono denari sull’ iinpiantito della stanza che è fatto a scacchiera, di
mattonelle quadrate bianche e nere.

IN ORVIETO. In 4°, di carte 6 s. n. segnate A 2 — A 2 (sic).

bebbene non ne sia indicato lo stampatore e l’anno di
stampa, noi, dopo il confronto fatto dell’ esemplare della Bi-
blioteca Naz. di Firenze (Fondo Palatino n. 33 Cassetta 1%, E.
6. 1. 55) colle Metamorfosi sopra descritte, lo riteniamo del
Tintinnassi.

Marca della carta: il fiordaliso di Francia chiuso in dop-
pio cerchio.

Dopo il frontespizio seguono 11 pagine riempiute da 112.
ottave, divise su due colonne per pagina.

Principia: « O Sacre Muse che al Calisto monte ».

Termina: « La canto al suon di Lira sopra il banco ».

Esiste anche nella Biblioteca Murray di Londra, Catalogue, 1899, I, pag. 157,
n. 893.

T.° TIRIA | TRAGEDIA | SPIRITUALE: | DI M. ALESSANDRO
DONZELLINI ; | DA VOLSENA. | all Illustriss. et Reverendiss.
Monsignore, | IL Signor GrRoLAMO CARDINAL RUsTICUCOI. ||
Marca tipografica: tre alte piante di spini o cardi selvatici
ne aduggiano e separano quattro spigate di granturco: al-
o ————

LA STAMPA IN ORVIETO, ECC. 213

legoria spiegata dalla leggenda ch’ è in giro sulla cornice:
NEC . ME . SPINETA . RETARDANT . In basso, sempre

sulla cornice, uno scudetto colle iniziali del tipografo: R. T.

| IN Orvieto | Appresso Rosato Tintinnassi, 1583. | Con

licenza de’ Superiori. |

In 8.° 11 carte senza numerazione, la quale principia al
tergo della carta 12° col n. 8 e va al n. 88 che segna l'ul-
tima pagina.

La tragedia è preceduta da rime del Donzellini, di Baldo
Catani, di Amico Cardinali Aquilano, di Ortensio Tartaglia ;
adombra santa Cristina sotto il nome di Tiria (da Tiro re-
putata falsamente l'antica. Volsena), ed è divisa in 4 atti.

XI. — 1584. — Tintinnassi e Baldo Salviani. — 1585 e
1586. — Salviani solo.

Troviamo che già fin dall'anno 1558 i Salviani avevano
una tipografia in Roma dalla quale uscì la splendida edizione
illustrata in foglio, che è opera di un medico della stessa
casata originaria da Città di Castello: AQUATILIUM ANIMA-
LIUM HISTORIAE, CUM EORUNDEM FORMIS, AERE EXCUSIS. | HrP-
POLITO SALVIANO TYPHERNATE ROMAE MEDICINAM PROFITENTE
AUCTORE ROMAE MDLIIII. |

Bellissimo ritratto sul frontespizio di questo archiatra familiare di papa Giu-
Ho III.

In fine: Romae Apud eundem Hippolitum Salvianum Mense
lanuario MDLVIII. Sul verso dell'ultima carta la marca ti-
pografica: Un uomo che si toglie sulle spalle le colonne di
Ercole, forse a significare che la stampa ha tolto le barriere
al sapere, alla scienza; fiancheggia la marca il nome dello
stampatore: SALVI | ANUS e sotto leggesi: ROMAE

Libreria G. Dotti di Firenze. :

L'HAYM, pag. 221, n. 10, cita la seguente edizione dei Cantici del Beato Iacopone

da Todi come « la piü bella di tutte »:

I CANTICI | DI FRATE IACOPONE DA TODI | CON DILI-
214 D. TORDI

GEN | Za RISTAMPATI: | CON LA GIUNTA DI ALCVNI | DISCORSI
SOPRA DI ESSI. | ET CON LA VITA SUA.— NUOVAMENTE POSTA
IN LUCE. IN ROMA, APPRESSO HiPP. SALVIANO NEL M.D.LVIII ».

In 4o, caratteri tondi a 2 coll. — Monnav, Catalogue, I, pag. 183, n. 1057.

Ippolito Salviano acquistó nome anche come autore
drammatico e la sua RUFFIANA, comedia nuova — Roma, Va-
lerio et Luigi Dorici fratelli Bressani 1553, ebbe ristampe
negli anni 1554, 1564, 1568, 1584, 1595, 1606 e 1627.

M. DE SOLEINNE, Bibliothéque Dramatique, Paris, 1844, pag. 51, n. 4278. HayM
pag. 299, n. 13. LIBRI, Cat., pag. 319 n. 2002.

Un Orazio Salviani era stampatore in Napoli fra gli anni
1575 e 1591 (1).

Baldo Salviani nacque in Venezia e forse vi apprese
l'arte tipografica. Nel 1576 e 1577 lavorò in Perugia, ma in
quest’ ultimo anno trovasi anche inscritto nell'albo degli
stampatori veneziani (2). Nel 1584 egli si trasferi in Orvieto

per sussidiare e poi continuare l' opera del Tintinnassi, che

nell’anno appresso vediamo per sempre scomparire dall’ offi-
cina tipografica orvietana, la quale per un biennio restò così
affidata al suo collaboratore.

(1) Il QuADRIO II, I, pag. 262, cita le Rovine del Sagliano d Aversa. In Napoli
appresso Orazio Salviani, 1575. — Non ho potuto determinare a che libro appartenga
una xilografia che mi é venuta alle mani, tolta da un frontespizio. Essa reca l'indi-
cazione: « Appresso Horatio Salviani, et Cesare Cesari 1585 ». MANZONI cita un li-
bro stampato da Orazio nel 1588 (Bibl. Statutaria, I, pag. 97); ne abbiamo visto un
altro del 1589 all'asta Franchi (Catalogo di maggio 1900, n. 590). Il QUADRIO, III, II,
p. 93, nota anche una edizione del 1590 e l’Haym nella Bibl. Italiana, pag. 96, n. 4,
ne ricorda una dello stesso stampatore del 1591.

(2 VERMIGLIOLI G. B. nella Biografia degli Scrittori Perugini, Perugia, Baduel
1828, T. IT, pagg. 287 e 311 cita due stampe perugine di Baldo Salviani degli anni
1576 e 1577 ed in quest’ultima lo stesso Salviani si dichiara « Vinetiano ». Anche
nella lista degli stampatori e librai Veneziani dal 1419 al 1799 riportata da BROWN
HoRATIO F. nel suo libro intitolato: The Venetian Printing Press, London, Nim-
mo, 1891, pag. 415, sulla fede del Cicogna (ms. nel Museo Civico 3044) nomina « Sal»
viani Baldo Veneziano 1577 ».

i ——

— fte :
De
es
Dor]

LA STAMPA IN ORVIETO, ECC.

1584.

TASSA DELLE MERCEDI ecc. (come avanti al 1573 di Ago-
stino Colaldo) IN URBEvETERI MDLXXXIIII apud Rosatum
T'intinnasium et Baldum Salvianum. — (di un sol foglio. Comu-
nicazione Fumi).

1 TRACTATO | pr MARC ANTONIO | MALTEMPI DI PE-
RUGIA | Diviso in quattro Libri

Il Primo delle notabili avversità a lui occorse. Con alcune
historie de’ suoi tempi.

Il Secondo del modo di fare i parentadi, et de frutti del
Matrimonio, et de molti huomini illustri de suoi tempi, et delle
due rare gratie concesse à noi da Iddio, delle maggiore forse
che siano state dal Deluvio dell’ acque în quà.

Il Terzo del farsi Religioso, et degli uomini, et delle donne
di buona et santa vita.

Il Quarto della strada di andare al Paradiso.

Sotto l arma di papa Sisto V: Con LICENZA DE SU-
PERIORI. | IN ORVIETO. | PER BALDO SALVIANI. MDLXXXV. |
In 4." picc. di pp. 145 e carte 4 s. n. con la Tavola copiosis-
sima ed utile delle cose e persone più notabili. Termina colla

marca dello stampatore: Pianta di salvia col motto attorno
alla cornice: FRUCTUS . DAT . SALVIA . NOVOS.

E opera molto interessante per le notizie storiche e bio-
grafiche contemporanee specialmente di Perugia e di Orvieto.

Magliabechiana 5. D. 4. 92; anche noi ne abbiamo un esemplare. VERMIGLIOLI,
Scritt. Perugini, II, pag. 70 (1).

(1) Nell'anno 1585 furono stampati: « Privilegia ac par«ter immunitates amplis-
simae super mercatum et Nundinas Vallae Salicis Urbevetanae seu Clusinae Dioecesis.
Romae .1585. Apud Jacobum Ruffinellum. In 4.9. Sono quattro rarissime carte, e si
conservano nell' Archivio di Stato di Roma. Furono ristampate in Roma nel 1692, Apud
ar
3

216 D. TORDI

2. Vitt Nicolò - Lezione della Gelosia — ORVIETO, per
Baldo Salviani 1585, in 4°.

FALSETTI T. G., Catalogo di libri italiani, Venezia, 1785, pag. 191.
1586.

Rime di varii Autori novamente raccolte et date in luce.
IN ORVIETO, per Baldo Salviani 1586 in 4».

Citato dal QuADnIO, VII pag. 103.

Contiene rime dei seguenti autori: Baldo Salviani, Il
Silenzio Accademico Felice, Lucia Salviani, Io. Francesco
Leoni, Annibal Caro, Alessandro Donzellini, Cesare Mazzu-
relli, Alovigi de Capitaneis, Andrea Schiavetti, Gio. Dom. Sa-
lindi Sanese, Pietro Buonamici, Hettorre Bianchi, Filippo
Marabottini, Orazio Toscanella, A. A., Muzio Piasentini Fur-
lano, Adone Donzellini, Luigi Groto, Ioseffo Albertacci, Cec-
carelli A., Baldo Cathani, A. D., Gio. Battista Ugurgieri, Adr.
Conc. Ermes da Torre, Alessandro Guarnello, Mar. Berar.
Val., Io. Mal., Andrea Cal., Celso Bat., Gio. Passa, Monaldo
Monaldeschi della Cervara, Ridolfo Hermini. In fine vi sono
cinque Capitoli in terza rima del Salindi, intitolati: J'rionfo
della fama delli Signori Monaldeschi, ed otto Capitoli di Ales-
sandro Donzellini da Bolsena, intitolati: Degli huomini illustri
Monaldeschi della Cervara, Trionfo della Fama.

Forse per i tipi stessi del Salviani uscì il Bando: Ludo-
vico Lambertini ecc. Governatore d’ Orvieto, in data: li 2 fe-
braro 1585, relativo a’ calcinari, venditori di legna. Questa
stampa fu rinvenuta dal Fumi nell’ Archivio Vaticano. Reca
gli stemmi di Gregorio XIII, del Lambertini e del Comune.

Paulum Bladum. In 40, E della stessa terra orvietana troviamo anche gli Statuti
«del Castello, e comunità di Salci, Roma 1756. Nella stamperia di Generoso Salomoni
alla piazza di S. Ignazio, con licenza dei Superiori. In foglio di car. 8, con appro-
vazione di Don Marcantonio Bonelli duca di Salci.

(Cfr, MANZONI, Bibl. Stat., I pag. 426 e II pag. #6).

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"y

LA STAMPA IN ORVIETO, ECC. 211

XII, — . 1587. —- Tito: Diani

Bartolomeo Bonfadini e Tito Diani avevano tenuto in-
sieme stamperia in Roma, e nel 1585 uscirono col loro nome,
fra le altre, due pregevoli pubblicazioni: LAUR. GAMBARAE
de navigatione Christ. Columbi libri IV, in 8.°, e FOLENGUS J. B.
In omnes Dauidicos Psalmos doctissima, ac plane diuina Com-
mentaria. Et nunc, ac voluntate Beatissimi GREGORII XIII, Pont.
Max. nuperrime typis excusa.

LIBRI, Cat. 1847, pag. 63, n. 434 e MURRAY, Cat. 1899,
IT, pag. 193, n. 1112.

Nel 1586 al Bonfadini si sostituì Paolo Diani, minor fra-
tello di Tito, e insieme stamparono i Maravigliosi Segreti di Me-
dicina di GIO. BATTISTA ZAPATA, e parimente il libro Delle
Ordinanze et battaglie del signor CESARE d' EvoLi Napolitano.
Assentandosi da Orvieto il Salviani, Tito Diani nel 1587 ac-
cettò di dirigere la stamperia della Comunità fino a che non
fossero concluse le pratiche per trovare uno stabile succes-
sore al Tintinnassi, ciò che avvenne alla fine dell’anno stesso
colla consegna fattane al figlio di maestro Agostino Colaldi
da Civita Ducale che risiedeva in Viterbo. Tito Diani allora
ritornò in Roma col fratello, e col loro nome troviamo due
stampe in lode di papa Sisto V degli anni 1588 e 1589.

HayM pag. 141, n. 12. — CINELLI, III, pag. 59.

Ma negli anni appresso osserviamo che la stamperia ro-
mana dei Diani andava solamente sotto il nome di Paolo
Diani.

CINELLI, II, pag. 106; III, pag. 237; IV, pag. 112 e IACOBILLI, Bibl. Vmbriae,
pag. 156.

1587.

1.° Decisiones Causarum Rotae Florentinae Hieronimo
Magonio I. €. Vrbevetano Auctore. Eiusdem Rotae Auditore.
In Orvieto, appresso Tito Diano, 1587, in foglio.

15
918 D. TORDI

2. Decisiones Causarum Rotae Lucensis Hieronimo
Magonio I. C. Vrbevetano Auct. Eiusdem Rotae Auditore. Cum
annotationibus D. Fabij Timei de Bonzarinis I. V. D. pariter
Vrbevetani. In Orvieto, appresso Tito Diano, 1581 in f. (que-
ste stampe orvietane delle Decisioni del Magoni sono dal F£-
BEI, Scritt. Orv., pag. 46, erroneamente attribuite agli anni
1683 e 1687. Le suddette Decisioni erano assai stimate ed
ebbero non meno di quattro edizioni: notiamo quella di Fran-
coforte del 1600 e la quarta di Venezia, pei Sessa, del 1612).

3.° Capitoli stabiliti | tra la R. Cam. Apost. et le Com-
munità d’ Orvieto, Ficulle, Montelione, suoi castelli et Castel
della Pieve.

Per la vendita, et compra respettivamente delle terre delle
Chiane et altramente come per l’ Istromento rogato per gl’ atti
di Pontio Sera, Notario Camerale, etc.

Arme della Comunità d’Orvieto.

IN ORvrETO, appresso Tito Diani, MD.LXXXVII, di pag. 18
segnate: 42, B, B2, B3.

Comunicazione del comm. Fumi.

4. Capitoli etc. (come al n. 3). In Orvieto, MDLXXX VII,
di pag. 15 segnate 42, 43, A 4.

Questa stampa, segnalataci anche dal comm. Fumi, può essere uscita così dai
tipi del Diani come da quelli di Antonio Colaldi che lo surrogò sullo scorcio del 1587.

XIII. — 1588. — Antonio Colaldi, Ventura Aquilini e
Flaminio Peretti.

Agostino Colaldi da Civita Ducale, che il Faloci-Puli-
gnani chiama a ragione valente tipografo, trovavasi in Fu-
ligno nel 1565 a collaborare con Vincenzo Cantagalli (1), e

(1) Bibliofilo II (dicembre 1881) n. 12, pag. 12; III (1882) pag. 182; IV (1883) pag. 165.
— Quanto è detto a pag. 1 del Bibliofilo, anno V (1884) dei fratelli Colaldi deve invece
in:endersi dei fratelli Cantagalli, come si ricava dalle note della stessa pagina.

eee f
ww —— -

LA STAMPA IN ORVIETO, ECC. 219

nell’anno 1568, come già notammo, si stabili definitivamente
in Viterbo, ove lo incontriamo fino al 1595 (1).

Nel 1573 ivi imprimeva anco a servizio della Comunità
di Orvieto, come lo provano le seguenti stampe segnalateci
dal Comm. Fumi :

1.° Tassa delle mercedì | del cancelliero del criminale d’Or-
vieto | estratte dalle tasse Mignanelle et da quelle | ultimamente
composte col magnifico M. Gio. | Battista Tacchino principale
di detta cancellaria sotto li 19 di febraio 1573 le qual mercedi
| si devano regolar dalle pene della ragione comune et delle
constitutioni della Marca | et non dalle pene bandimentali che
così è ordine di Mons. IUustriss. | S. Sansisto, come per sue
littere sotto li 80 d'agosto 1572. (Arme di Gregorio XIII). Vi-
terbii M.D.LXXIII. per Augustinum Colaldum (di un sol foglio).

Nello stesso anno imprimeva. — 2.° Summario delle tasse
| ordinate dall’ illustriss. et reverendiss. Cardinal | Simoncello
vescovo della magnifica ciltà d' Orvieto con l'assi | stenza et in-
tervento del mag. S. Governatore et Mag. Sig. Conservatori della

(1) Bibliofilo IV (1883) pag. )65: BELLAMACTI A. C. Institutionum moralium li-
bri IIII. Viterbii, apud Augustinum Colaldum. — Anno a Christo nato M.D.LXVIII.

CINELLI, Piblioteca Volante, III, pag. 374 e MaNDposIo, Bibl. Romana, ll,
cent. VIII, n. 71; MucANTE GIO. PAOLO, Relazione della riconciliazione, assoluzione
e benedizione del Serenissimo Henrico Quarto Christianissimo Re di Francia e di
Navarra fatta dalla Santità di Nostro Signore Papa Clemente Ottavo, nel Port'co
ài San Pietro, Domenica alli dicisette di settembre 1595, ecc. In Viterbo presso Ago-
stino Colaldi, 1595 in 4.0

Il DESCHAMPS, Op. cit., col. 1361, mette in dubbio l'esistenza d'una stampa viter-
bese del 1488, perché i bibliografi l'avrebbero citata senza vederla. Ora che per cor-
tesia del dotto bibliotecario del barone Landau, dottor Roediger, possiamo a nostr' agio
consultare il recentissimo Catalogo dei Libri posseduti da Charles Fairfax Murray,
Londra, 1899, abbiamo la ventura di trovarvi così descritto il discusso libro (pag. 359,
n. 2121):

SERVIUS. SERVII Honorati grammatici || doctissimi libellus de ‘ultimis syUa || bis
ad Aquilinum. || (in fine) : VITERBI, A200 Salutis, Mm.cccce || Lxxxviii (1488) Januarii xii ||
in 40, caratteri tondi.

Dopo il Co:aldi, come ci informa il Prof. Pinzi, stamparono in Viterbo nei se-
coli XVI e XVII: Girolamo Discepoli (proveniente da Verona) dal 1601 al 1617; Pietro
e Agostino Discepoli figli di Girolamo dal 1618 al 1632; Mariano, Bernardino e Giro-
lamo Diotallevi dal 1633 al 1665; e Pietro Martinelli dal 1666 alla flne del secolo.
920 D. TORDI

Mag. Città sopra le mercedi | del Bargello, Essecutori et Guar-
diano delle carcere di detta città, per vigore delle littere ecc.
(Arme di Gregorio XIII). Viterbii M. D. LXXIII, per Augu-
stinum Colaldum (di un sol foglio).

Senza nome di luogo, di stampatore e d'anno, ma pro-
babilmente della stessa tipografia, è l’altra stampa: 3.° De-
ereto | ottenuto nel Consiglio | generale, celebrato | sotto il di XV
del mese di Gennaro MDLXXIITI, sopra la publica utilità.
(Arme del Comune di Orvieto) — (di un sol foglio).

Invece negli anni seguenti si stamparono altrove, e cioè
a Roma, nell autunno 1575: Bandi generali | dell’illustre et
exce.te | Signore il S.or Au | stino Brennucci | della magnifica
Città d’ Orvieto, suo contado, e distretto, Governatore (Generale
(con lo stemma Brennucci) Jat. ex urbeveteri die XVI julii
M. D. LXXV. In Perugia M. D. LXXV del mese dài settem-
bre, per Andrea BRESCIANO. Aij. D.ii, C, C,ii, Ciii (di pagg. 14
n. n.) — e in Perugia nel 1518: Tariffa di quanto pane bianco
si deve dare în ogni tempo per un baiocco fatta d'ordine del
molto Illustre Signore | Horatio Benedetti Governatore et del-
V Illustri Signori Confaloniere et Conservatori della Pace del-
U Illustre | città d'Orvieto, per gl huomini eletti da lor Signorie,
con la presentia et consenso de i fornari di detta Città, quali
saranno obbligati ad osservarla sotto pena della perdita del
pane, et di mezzo scudo per cacchiata che si troverà non essere
di giusto peso, et ben cotta et conditionata, d’ applicarsi ete.
(Armi del Papa, del Governatore e della Città). Die 18 junii
1578. In Roma 1578 per gli Heredi di Antonio Bladi stam-
patori Camerali (di un sol foglio).

Comunicazioni Fumi.

Nell’ estate del 1576 Agostino Colaldi trasferì un torchio
nella vicina Gallese per stamparvi gli STATUTA CIVITATIS
GALLESIL — Impressum Gallesij per M. Augustinam Colaldum
anno a Christo Nato M.D.LXXVI.

Tali statuti che furono brevemente descritti dal Conte
LA STAMPA IN ORVIETO, ECC.. 291

Luigi Manzoni (1), sono preceduti dalla Vita di S. Famiano,
protettore di quella Città, della quale come accennano il
Cinelli (2), il Cartari (2) ed il Faloci-Pulignani (4) se ne
vedono estratti separati. — Non é improbabile che esistano
anche degli estratti del Cap. 91, il quale nel volume ha uno
speciale frontespizio architettonico e tratta « Del osservanza
del Antica Confederatione tra U Inclita Città di Viterbo et di
la Città di Gallese et del esentioni et Franchigge di esse ». —
(Bibl. Naz. di Firenze: 10. E. 2. 102).

Maestro Agostino ebbe un figlio nominato ANTONIO che
tirò su nell arte sua e dopo di averlo avuto a collaboratore
in Viterbo, lo inviò, sullo scorcio dell’anno 1587, a stabilirsi
in Orvieto per continuarvi la stamperia tralasciata presto
dal Salviani.

Dall’ atto che qui appresso riportiamo risulta che la ti-
pografia orvietana apparteneva alla Comunità, dalla quale
Antonio ne ebbe consegna.

Colaldi, il giovane, nel primo anno che operò in Orvieto

ebbe per soci ora Ventura Aquilini, ed ora Flaminio Peretti

che figurano nelle sottoscrizioni tipografiche, e più tardi
soltanto l'Aquilini. Pochi sono i libri di qualche -mole che
uscirono da’ suoi torchi, ma a somiglianza d'un suo collega
di Siena, meriterebbe il soprannome dalle Rappresentazioni,
tante egli ne stampò. Queste produzioni orvietane, interes-
santi anche la storia dell’arte per le xilografie onde vanno
accompagnate, si sono rese rarissime e poche raccolte e po-
chissimi collezionisti possono vantare di averne qualche
esemplare. Ecco il documento che rivela i patti interceduti
fra i Colaldi, padre e figlio, e la Comunità d' Orvieto :

(1) MANZONI L., Bibl. Statutaria, I, pag. 201 e 202.
(2) CINELLI, Bibl. Volante, cit., IV, pag. 446.
(3) CARTARI CARLO OnVIETANO, Pallade Bambina, Roma, Per Francesco de’ La-

‘zari, 1694, pagg. 26 e 27.

(4) Bibliofilo, LV, 1883, pag. 165.
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D. TORDI

« Die 2° mensis decembris 1587. D. Augustinus Colaldus
de Civitaducali, impressor in civitate Viterbiensi, sciens in proprio
non leneri, teneri nihilominus el obligari volens, sponte et libere,
omnique meliori modo quo de iure fieri poluit et debuit, ac per
se eiusque haeredes et successores etc. promisit seque obligavit,
quod Antonius Colaldus eiusdem filius, in praesentia impressor
in civitate Urbevetana, re ipsa restituet, tradet et consignabit
magnificae Communitati et hominibus eiusdem civitatis Urbeve-
tanae ea omnia bona quae solummodo pro usu et ezercitio
stampae in eadem civitate existentis, ab illius hominibus eidem
Antonio impressori consignabuntur, tradique et consignari conti-
gerit, modis, terminis, formis et temporibus inter eamdem ma-
gnificam Communitatem et diclum Antonium eius filium conve-
niendis, libere et sine ulla sensus exceplione, et ita et taliler
quod salarium alienum promittendum possibiliaque faciendum (sic)
minime excusari valeat: aliter de suo proprio ad omnia dampna,
expensas el.interesse propler ea quovis modo facienda, palienda
et incurrenda teneri voluit, et ad id cogi semper valeat, me eo-
dem Notario, ut communi, publica et autentica persona, presente
et pro dieta magnifica Communitate et hominibus Urbevetanis,
omnibusque aliis interesse habenlibus et habituris, legitime sti-
pulante, acquirente et acceptante; obligans proplerea se, eiusque
haeredes et successores, suaque et illorum bona quaecumque in
ampliori forma Camerae Apostolicae, cum clausulis consuetis, ju-
ransque tactis scripturis etc. Super quibus etc. Actum Viterbii in
platea Communis, praesenlibus reverendis dominis Horatio Fini-
liano el praesbitero Mariotto Ciavalletto, clericis Viterbiensibus,
testibus rogatis etc. ». (Archivio notarile Viterbese dal protocollo
XVI del notaro Domenico Bianchi, pag. 206 t.) (1).

1588. (2)

1.° Rime piacevoli con alcuni Centoni de’ Versi del Pe-
trarca, et altre compositioni di Giovan Batista Vitali da Foggia.

(1) l1 sullodato cav. C=sare Pinzi ci regalò anche questo interessante documento.

(2) Nel secondo libro de’ Matrimoni della Chiesa di S. Angelo di Orvieto degli anni
1573-1013, a car. 119, sotto la data dell'ultimo di febbraio 1588 si legge che fece da testi-
monio un « maestro Jo. Jacomo libraro ».
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L]

LA STAMPA IN ORVIETO, ECC. 223

IN ORVIETO, appresso Antonio Colaldi e Ventura Aquilini, 1588,
in 8°.

Quadrio II, I, pag. 269: « Questo rimatore fu detto il Poetino, ebbe gara col ca-
valier Marino e co’ varj poetici componimenti si scardarono ambedue i capegli ».

2. NUOVA | COMEDIA | PASTORALE | INTITOLATA Po-
TEN- | TIA D'AMORE | DE ORATIO PERFETTI OR- | VIETANO. |
Non più posta in Luce, Opera | rediculosa e bella. | Marca
dello stampatore : la stessa adoperata dal Tintinnassi nella
stampa di Tiria, tragedia del Donzellini, collo stesso motto:
NEC. ME SPINETA RETARDANT, ma lo scudetto che è
sotto non reca le iniziali del nome dello stampatore. | IN
ORVIETO. Con licenza de’ Superiori. Per | Antonio Colaldi et
Flaminio Peretti.

In 12’, carte 40 s. n. di cui la prima e l'ultima bianca:
segnate A-A 6; B-B 6; C-C 3. — La favola pastorale è in
versi e fu dedicata da Antonio Colaldi, che era il capo della
stamperia, al signor Paris Philippeschi in data « Di Orvieto
a dì ottobre 1588 ». Dopo la Comedia si leggono quattro
sonetti indirizzati al signor Alemanno Monaldeschi.

Bibl. Naz. di Firenze, Fondo Palatino 12, 2. 0. 3 Vol. — Quadrio V, pag. 217).

9." Breve | SS. d. N. D. Sixti pp. V. | super iurisdictio-
nibus illustris Civitatis Urbisveteris et eius territorii (« Cum
plerique Romani Pontifices » — 11 feb. 1588, an. IH) segue:
Literae perill. et Reverendissimi D. Commissarii R. Camerae
Apostolicae directae ill. et Rev. D. Gubernatori ill. Civ. Urbis-
veteris, etc. (XV febr. 1588).

Arme di Sisto V.
IN URBEVETERI, Apud Antonium Colaldum et Flaminium
Peretti socios, MDLXXXVIII — di pag. 1.
Comunicazione del comm. Fumi.
4." Capitoli | dell' Appalto | della Gabella del Macinato a
b. 10 per soma | della Mag. Città d'Orvieto | ottenuti nel Mag.
Conseglio | generale di detta Città | Confirmati da N. S. Sisto V.

DA.
4
d
e i
924 D. TORDI

| Stemma di Sisto V. | I ORVIETO, per Antonio Colaldo, 1588,
di pag. 23: registro A2 A B2, C-C2.
Comunicazione Fumi.

5. Tariffa di quanto si doverà vendere l’ oglio in ogni
tempo, fatta dall’ Illustri Signori Confolonieri (sic) ei Conser-
vatori della Pace dell/Illustre Città d' Orvieto, ecc. || Arme del
Comune | IN ORvIETO, per Antonio Colaldi, 1588, di pag. 1.

6. Capitoli fatti dalli Signori Deputati | sopra à macelli
dell'anno MDLXXXVIII per ordine del prestantissimo | Conse-
glio Generale | dell’ Illustre Città d' Orvieto. | Arme del Co-
mune. || IN OrvIETO, per Antonio Colaldi, 1588.

Comunicazione Fumi.

(1.9 Prima Regula de le monache di S. Chiara datali
da S. Francesco et confirmata da Papa Innocentio IV, IN
OrvIeTO, 1588 in 4° di 8 carte.

HOEPLI, Catalogo di Storia 1897, n. 113, pag. 2092 (per lire 4).

8.° Schiavetti M. Andrea. Breve ragionamento sopra
l'acque, e bagni di San Casciano. Con gli ordini da osservarsi
nel bevere, et bagnarsi in dette acque. ORVIETO, 1588, in 4°.

(Catalogo di Basilio Benedetti, Roma, n. 608, lire 5). Operetta citata da Monaldo

Monaldeschi nei Comentari Historici, Venetia, Ziletti, 1581, car. 19 r.

9." Decreto ottenuto nel conseglio generale | celebrato sotto
il dà Xj del mese di gennaro M.D.LXXV. sopra la pubblica
utilità | Arma del Comune |
In Orvieto, per Antonio Colaldi. Di un sol foglio senza
data.

Comunicazione Fumi.

1589.

Tragedia di Santa Caterina di Cinthio Laurelio di Ame-
lia. — IN ORVIETO, per Antonio Colaldi, 1589 in 8°.

JACOBILLI, Bibliotheca Umbriae, pag. $8.

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LA STAMPA IN ORVIETO, ECC.

1590.

1.° LA | RAPRESENTATIO | NE DI S. Gro. BATTISTA ||
Nuouamente composta con diuerse Rime, | DA M. Biaso LAVRO
LANDO DELL’ AMATRICE. | Rappresentata in detta Terra, nella
piazza del santissimo | Crocifisso, nell’anno 1586 | . Alla molto
illustre signora, la Signora Lavigna Capizucca de Clementini ||
IN ORVIETO | con licenza de’ superiori. | Per Antonio Colaldi
anno 1590 ||.

In 4° di car. 16 s. n, a 2 col. con xilografia sotto il ti-
tolo che è contornato da un fregio tipografico.

La dedica dell’autore alla predetta signora, che fu mo-
glie di Cornelio Clementini, di cui si ammira in Orvieto
il grandioso palazzo architettatogli dallo Scalza, è in data
« d’Orvieto alli 15 luglio 1590 ».

BIBLIOFILO, anno III, p. 73, note di Enrico Narducci. Catalogo dei libri posseduti

da CHARLES FAIRFAX MURRAY, Londra, 1899, I, pag. 399 n. 1793.

2. Tasse delle mercedi | del Cancelliero | dell’ Illutre
(sic) Communità d’ Orvieto (22 giugno 1590). Arme del Co-
mune. | In Orvieto per Antonio Colaldi, li 22 giugno M.D.XC |
di pag. 1.

Comunicazione Fumi.
1591.

1.° Breve discorso sopra Ul andamento delle quattro sta-
gioni dell’anno, per il quale s'approvano le infermità di que-
st hanno 1591, et scrive per predire le infermità degli anni
futuri di anno in anno. Et regola da tenersi nelli anni cattivi
e pestilenziali per M. ANTONIO CARRARINO. IN ORVIETO, per
Antonio Colaldi, 1591 in 4°.

CINELLI, Bibl. Volante, pag. 99, Scanzia I. — FEBEI G. B., Not. di scritt. Orvie-
tani, pag. 27.

2.° Delle Pestilenze, et prodigii che sono stati in Italia
226 D. TORDI

avanti N. N. e doppo ecc. raccolte per M. Ant. Carrarino
Orvietano, ORVIETO, Ant. Colaldi, 1591 in 4°.
FEBEI, Op. cit., pag. 27.
3.° Processo, ovvero Esamine del Carnevale, con la sen-
tenza e Bando contra di lui formato dall’Accademico Frusto
(cioè di Giulio Cesare dalla Croce). IN ORVIETO nel 1591, in 4°.
Quadrio III, II, pag. 74.
4.° Decreto. IN ORVIETO, per Antonio Colaldi. È un de-
creto suntuario e concerne i mortorî. Reca la sola arme
del Comune. Esiste nell’ Arch. Vaticano.
Comunicazione Fumi.
5^ Bando sopra l’abbondanza della rasse | gna de grani
et altre biade (25 luglio 1591. — Armi del Papa, del Governa-
tore G. B. Brivio e del Comune). IN ORVIETO, per Antonio
Colaldi, MDLXXXXI, di pag. 1.

Comunicazio"e Fumi.

Simoncelli Card. Girolamo. Statuta et constitutiones Sy-
nodi dioecesis Vrbevetanae. VRBEVETERI, Colaldi, 1592, in 4",
segnato A-G, tutti quaderni.

Catalogo della raccolta Bracci. Orvieto. Tosini, 1889, n. 424.
1594.

1.° Summario delle Tasse | ordinate dall’ Illustriss. et
rever. S. Cardinal Simoncello | Vescovo dell'Ilustre città
d' Orvieto (12 marzo 1573). Stemma del Papa, del Governatore
e del Comune. | IN ORVIETO, per Antonio Colaldi, M.D.X CIIII |
di pag. 1.

Comunicazione Fumi. — Vedi sotto la data 1588.
2.° ARPALICE AMOROSA di Jo. SIMON MARTINI LIUTARO,
dove si contiene un trionfo de V Arpa, ct altre rime non più
stampate. IN ORVIETO, per Antonio Colaldi, 1594, in 8° di 8 ff.

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—— —

LA STAMPA IN ORVIETO, ECC. 227

« Il y a sur le frontespice la figure d'une harpe. Ce
livret est rempli d'équivoques fort libres: on y trouve quel-

ques stances sur les enchantements du Roland furieux ».

LIBRI, Catalogue, Paris, 1847, pag. 252, n. 1502.

1595.

1.° .CORONCINA | Dr SONETTI ANNESSA | A vNA GHIRLAN-
DETTA | DI-OTTAVE, | Luna e l'altra scelte dal Cavalier Fi-
lippo Marabottino nel soura- | no Giardino di Gigli dell’IMu-
strissimo e Reverendiss. | Sigor (sic) Cardinale ODOARDO FAR-
NESE | Arme del Cardinal Farnese || IN ORvIETO | Appresso An-
tonio Colaldi. | Con licenza de Superiori | M.D.XCV. | . In 4°
di car. 4 segnate A2 — Dedicato da Antonio Colaldi al sud-
detto Cardinal Farnese in data « Di Oruieto alli 7 di Marzo
1595: ... Questi versi che mi son capitati consecrati al Nome,
Cognome, Gigli e Doni di V. 3S. Illustrissima fatti per quello
che n' ho inteso dal Cavalier Filippo Marabottini vero ser-
vitore di lei ».

Registriamo l'esemplare della BrBLiorEcA LANDAU di Firenze, nel quale si leg-
gono soltanto 4 sonetti, ma probabilmente é mutilo. Comunicazione Roediger.
2.° BANDO GENERALE | SOPRA L'ABBONDANZA (Angelo
Abb. Stufa Governatore) IN Orvieto M.D.XCV. Per Antonio
Colaldi | , di pag. 1.

Esemplare nell’ Archivio Vaticano. Comunicazione Fumi.

1596.

IvsoGNI | PAstoRALI | pr MARTIO | BARTOLINI | D'Ancr-
DOSSO. | OPERA NON MEN'VTI- | LE CHE DILETTEVOLE. | E CON
UNA AGGIONTA | di Rime Diverse, del medesimo. || (Stemma del
Cardinale Girolamo Simoncelli Orvietano) IN ORVIETO, Con
Licenza de Superiori. | Per Antonio Colaldi, M.D.XCVI. | In 4°
pp. 184 numerate e incorniciate con un finaletto tipografico.
Gli 11 insogni composti di prose e canti terminano a pag. 154
998 D. TORDI

con una xilografia rappresentante sei donne coronate d'al-
loro che ascoltano un gentiluomo parimente coronato, il quale
é accompagnato nel canto da una suonatrice di viola. — Il
volume é dedicato dal Bartolini al Card. Simoncelli in data
« d'Orvieto, il di 8 dì settembre M.D.XCVI; ha rime di Mon-
signor Gualterio, del Saracinello, di Pietro Albano, di Oriente
Orienti, orvietani, e di altri, nonché del Bartolini, indirizzate
a Giovanni de’ Medici ed a Fiammetta Nerli Otteria.

Esemplare nella nostra raccolta.
1597.

Ludovicus Tiphernas, O. M. R. Obsev. De Ecclesiis princi-
palibus Assisij, Chronologia Franciscana. De Corpore S. Fran-
cisci, et expositionem S. Francisci super orationem Dominicam.
Vrbevet. an. 1597, in 16°.

JACOBILLI, Biblioth. Umbriae, cit. pag. 187.

1598.

1.9 ScvoLa | DE | CAVALIERI | DI | OTTAVIANO SILICEO |
GENTILHVOMO TROIANO, | Nella quale principalmente si discorre
delle ma | niere, et qualità de’ Cavalli. in che modo si | deb-
bono -disciplinare, et conservare, ct anco migliorar le razze ; |
Donde potranno anco facilmente cavar molto frutto | coloro, che
son vaghi del mnobilissimo esser- | citio d’ istruire Cavalli. |
Stemma Aldobrandini || Con Licenza de’ Svperiori. | IN On-
VIETO, | Appresso Antonio Colaldi, e Ventura Aquilini. |
M.D.XCVIII. In 4°, carte 4s. n. e pp. 172 num., nell’ ultima.
delle quali leggesi l’Errata; seguono poi 4 carte s. n. colla
Tavola e al verso della quarta, dopo il registro, evvi una
nuova sottoscrizione : IN ORVIETO. Appresso Antonio Colaldi,
e Ventura Aquilini | Con licenza de' Superiori | M.D.XCVIII. |

La dedica al sig. Pietro Aldobrandini è di Gio. Battista,

— ri

Na enni

ri

—— e e —

LA STAMPA IN ORVIETO, ECC. 229

Siliceo nipote dell'autore in data: « Di Troia li 20 di

Marzo 1898.

HavM, pag. 695, n. 7. — Magliabechiana, 2), 3, 34.

2.° DELLA | FAMOSISSIMA COMPAGNIA | DELLA LESINA |
DIALOGO, | CAPITOLI, E RAGIONAMENTI. | Con l'aggiunta d’vna
Assottigliamento della punta

nuoua Riforma, Additione, et
d'essa Lesina. | Alla quale si è rifatto il Manico, venuto
meno per l'vso | continuo de’ Fratelli. | Et in fine si danno
i Ricordi di Filocerdo della Casata delli Sparmiatori | all’ A-

cademia, et Compagnia dell’vna, et l'altra Pro- | uincia della .

Lesina Maggiore, et Minore. | Doue trattasi di nuoui, et vti-
lissimi precetti dati dalla | Compagnia a’ Massari suoi. | Rac-
colti dall’ Economo della Spilorceria. |

Disegno della lesina colla scritta: L'ASSOTTIGLIARLA PIV MEGLIO ANCHE
FORA.

STAMPATA IN ORVIETO. | Appresso Antonio Colaldi, e Ven-
tura Aquilini 1598. | Per ordine de gli otto Operarij di detta
Compagnia. | Con Licenza de’ superiori. Ad instanza di Gasparo
Ruspa.

In 40 pp. 103 num. e 1 s. n. in fine, nella quale è ripetuta la sottoscrizione.

Questa descrizione è fatta sul nostro rarissimo esem-
plare. Fin qui fu ritenuto che questa fosse la prima edizione
del libro curioso, ma noi ne abbiamo notate due anteriori,
cioè quella di Torino del 1590 per Gio. Michele Cavallerii,
e l’altra di Ferrara dello stesso anno 1590, per Vitt. Baldini;
nè anche queste però dovrebbero essere edizioni principi,
perché la prima è indicata come « ‘stampata » e la se-
conda contiene « /'aggiunta di una nuova riforma et addi-
Lione ». Noi abbiamo descritto fin qui ben 25 edizioni più o
meno modificate e varie di titolo e di mole di questo libro,
che vanno dal 1590 al 1693. Fu tradotto anche in altre lin-
gue. Sullo stesso argomento GIULIO CESARE DALLA CROCE
ha intessuto la Commedia: Le Nozze di M. Trivello e di

è Cio
230 D. TORDI )

M. Lesina degli Appuntati, Bologna, Rossi, 1605, in 8? con
una incisione in legno sul titolo.

n

LIBRI, Catalogue, Paris, 1847, pag. 39) da n. 2468 a 2474, — M. DE SOLEINNE, Bi-
bliothèque Dramatique, Paris, 1814, pag. 122, n. 4703 a 4709.

1599.

I Colpi di Fortuna, comedia del signor Q. R. (Quintilio |
Rinzutti) /' Ardito Disperso da Colle Scipione. Orvieto, senza
nome di stampatore, /599, in 8°.

Ristampata in Viterbo nel 1620, in 12.0 — MELZI, Diz. op. anonime, I, pag. 221.

(Continua) D. TorDI.
231

| REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO

(Archivio Segreto Vaticano — Camera Apostolica).

(Continuazione V. Vol. VI, Fasc. I)

N VIE

(Est.) Ioan. XXII. Spoletan. ducatus introitus et exitus

RG. A. an. 13338 ad 1340. N. 1234.

[c. 1; 2332, ottobre 28 — 1340, settembre 14; c. 1-220].

1.(Int.). — In nomine etc. Hic est liber sive Regestum factus sive fa-

ctum tempore Vicerectorie d. Petri de Castaneto ar-
chidiaconi Beluacen. d. n. pp. Capellani; ducatus Spoletant
in spiritualibus et temporalibus Vicerectoris per S. R. E. ge-
neralis per me Iohannem Rigaldi eiusdem ducatus Vi-
cethesaurarium per eandem R. E. constitutum, continens in
se omnes et singulos introitus et proventus Spoletan. duca-
tus, qui pervenerunt ad manus mei Vicethesaurarii antedicti tam
ex compositionibus, quam etiam pro focularibus, adiutoriis festivita-
tum, passagiis, salariis, scripturis et aliis proventibus, deveriis Ca-
mere antedicte a Comunibus et personis et ex causis, prout infe-
rius apparebit particulariter et distincte sub anno d.*M.CCC.XXXIJ,
indiet. xv, tempore SS.mi p. et d. n. d. Johannis pp. xxiJ, et
subsequenter sub annis, mensibus et diebus inferius per ordinem
annotatis. Secuntur primo introitus passagiorum dicti anni indi-
etione xiv, quia primo michi inceptum fuit assignari de eis.

.[e. 1 t.] 4332, ott. 29. — Assignavit michi Johanni Vice-

thesaurario predieto d. Petrus Mainade tune Thesau-
rarius dicti Spoletani ducatus de pecunia Camere du-
calis, tam in flor. a., quam in Anconitan. arg., qui de hoc man-

TODI

il
L. FUMI

datum habuerat a d. n. pp., ne ipsa ducalis Camera vacua
pecunia remaneret. — 393 f. a.

3.[c. 22] apr. 4. — A mag. Jacobo Nicole de Gualdo Capt.
solvente pro compositione faeta de dompno Thebaldo presbitero
filio suo, pro eo quod dicebatur, quod fecerat insultum eum pugno
contra domp. Petrum d. Benvenuti et domp. Jacobum
Vannis de dicto loco. — 2 fl. a.

[Per le altre partite contenute in questo Registro, rimandasi al-
l' altro, più completo, segnato IX (123)/. :

N. VIII.

(Es.) Ioan. XXII Spoletan. Ducat. introitus et
exitus. An. 1332-1339. N. 122.

[1332, novembre 13 — 1339-40, dicembre 81, c. 1-83].
1.[c. 1] (Int.). — In nomine efc. Hic est liber exitum sive pagamen-

torum et ea tangentium, compositus et factus primo per me Jo-
hannem Rigaldi de Caturco cum meum incepi offlcium ex-
ercere vicerectorie per d. n. pp. Johannem .xxij. michi
conmisse, prout de conmissione ista inde apparebit, et continet in
se multa officium meum tangentia et solutiones factas, prout de
predietis sub annis, diebus et mensibus, loco et horis latius infra
poterit apparere.

(Seguono le bolle dirette al detto Giovanni Rigaldi Vicete-
soriere date da Avignone vur Kal. sept. pontif. n. an. xvr, vj Kal.
sept., Ij id. sept. Volentes quod efc. Quum nos volentes ec. Si dile.
ctus etc. Licet tibi etc.).

2.[e. 2] Et sciendum, quod anno d. w.ccc.xxxij,xxvij die mensis sep-
tembris, "pontificatus d. nostri Johannis pp. xxir anno decimose-
ptimo, xv ind. dominus meus d. Petrus de Castaneto archi-
diac. Beluacen. et d. n. pp. capellanus ac predicti Spoletani
ducatus Vicerector et ego Johannes Rigaldi, cle-

ricus Caturcen., dicti ducatus Vicethesaurarius, exivimus

Curiam Romanam, qua tane Avinion. tenebatur, et cum

familia nostra aripuimus iter ad predictum ducatum pro pre-

dietis nostris officiis per d. a. n. pp. conmissis fideliter exe-
quendis; et continuo tam per terram, quam per mare ambulavimus
et transfetavimus, quousque in dieti ducatus provincia fuimus.
Q2

^
I

I REGISTRI DEL DUCATO. DI SPOLETO 233

Quam intravimus .xxiJ. die mensis octobris, anno, pontificatu et
iudietione predictis, qua die, primo venimus ad Castrum Mon-
tisfalconis, Spoletane dioc., et ibi ad domum d. Jo-
hannis de Amelio, tunedicti ducatus Rectoris, equi-
tavimus, et paulo post, eadem die, in dieto hospitio, ego Johannes
presentavi duas clausas lieteras bullatas vere bulle dieti d. n. d.°
Petro Maynade, tune dieti Ducatus Thesaurario ec.
Item sciendum, quod tam in terra, quam in mari, per tempus pre-
dietum, quo ibi fui, vid. a .xxij. die mensis septembris usque ad
.XXIJ. diem mensis octobris, expendi pro meis expenpsam (sic),
Petro fratre meo et mag. Andrea de Manso et Ayme-
rico Molinarii (?) not., quos mecum ducebam, et cum famulis
meis et dictorum notariorum, qui omnes mei reputabantur. — 60 ff.
auri et ultra.

3.[c. 7]. — It. prima die mensis decembris quo dominus meus d. Vi-

cerectoret ego ivimus Perusium pro reddenda quadam lictera,
quam d. n. pp. comuni Perusii mittebat et pro tractando negotio
lige, quantum ad Asisinates et Eugubinos, qui nondum li-
gam dissolverant. — 7 f'/. et dimid. auri.

. It. tradidi, dedi et solvi, de mandato domini, .111j. die decembris J u-

liano confamulo suo, qnem ad Ro. Curiam ipse dominus et
ego cum licteris nostris comunibus domino nostro et d. Camerario
ac d. notario dirigendis tangentibus negotium lige, quantum ad
Eugubinoset Assisinates, pro eo quod C. Perusii sup-
plieat habere dilationem pro dictis civitatibus. — 5 f7. a. et 2 an-
conitanos.

.dic. 7. — Pro una magna caxia et pulcra, quam pro R. E. et in

servitium eiusdem pro reponenda pecunia emi. — 6 Jib., 14 sol., 4
den. cort.

.[e. 9] dic. 27. — Ser Franciscus de ser Petro Johannis

deMontefalcone et Guillelmus Orlhacii de mandato d.
mei Vicerectoris iverunt in Montaneis pro reaccipienda
possessione Abbatie Sancti Eutitii de prope Nurciam,
et pro facto potestarie Nurcie, quam Rector debet habere et
ipsi aliis concedebant, et pro facto turris Colliscirii. — 22 lib.
et 8 sol. et 4 den. cort..

.[c. 12] genn. 26. — Johanni Guiraudi corerio Regis Si-

cilie, pro quibusdam licteris clausis destinandis dicto Regi per
d. d. meum Vicerectorem factum pacis castrorum Monti-
sleonis et de Gonnessa continentes (sic). — 1 fl. a.

8.[e. 13] feb. 10. — 'Tunc temporis quando fui Perusii, ubi per

10
234 L. FUMI

sex diebus steti... et ivi in parte de mandato domini pro facto
Spoletanorum pro pace facienda de eis cum Reatinis, et
pro parte de mandato dieti domini, quod Perusini darent am-
baxiatam, quod homines de Assisio et Eugubii dissolverent
ligam, prout nobis dicti perusini promiserant, expendi pro illis,
quos in socios mecum ducebam, ultra id quod a Spoletanis

habui pro expensis. — 47 sol. cort.
9. [c. 14] feb. 11. — Pro parlamento generali celebrato in Ecclesia
saneti Laurenti de Spello et facto convivio etc. — 113 fl. a. et

24 sol. cort.

10.[c. 15] feb. 16. — Corbato pro se et .xix. sociis suis pro... XVI.
diebus dicti mensis, quia tunc fuit sibi datum congedium et fuit
reddita turris Montisleonis Comuni Collismancie et usque
ad diem hodiernam fuit eisdem fantibus plenissime satisfactum. —
58 lib., 6 sol., 8 den. cort.

11.[c. 20 t.] giu. 5. — Lictere d. n. pp. .... continentes statum pro-
vincie et qualiter multi, qui consueverant facere prodictiones cona-
bantur perdere castra Montisfalconis et Spelli, et propter
hoc dictus dominus meus erat in Montefalcone et ego tenebam
curiam ducalem in Spello. — 7 fl. a.

12. [c. 21] giu. 16. — In quinque ambaxiatis... pro factis Spoleta-
nis pro expulsione d. Petri d. Cellis ad C. Perusii (20
marzo). — 18 lib. et 10 sol.

13. [e. 22] /ug. 1. Pro quibusdum licteris... qualiter pro facto Spole -
tane Civitatis essemus in pace cum perusinis continentibus d.
n. pp. destinandis. — 70 fl. a. et duos ancon. de arg.

14. tug. 4. — Magistro Andree de Manso, Capitaneo Civitatis
Spoleti, quem d. P. deCastaneto Rector et ego Bononiam
destinavimus ad d n. Legatum Lombardie, pro conflictu
Ferrarien. ad offerendum nos sibi nomine R. E. et ad scien-
dum si aliqua in servitium R. E. facere possemus. — 48 fl. a.

15. [c. 22] /ug. 14. — Pro quibusdam licteris... d. n. pp. et d. Cama-
rario dirigendis bonum statum provincie ac silentium perusino-
rum de tot ambaxiatis mictendis pro factis M. Ofredutii de
Spello continentibus. — 5 f. a.

16. [c. 28]. — Pro Vigintimilibus mactonum... pro opere palatii ple-
bis S. Fortunati de Montefalcone. — 94 lib. et 10 sol.
17.[c. 25]. — Ad custodiam Montis Martini... propter brigam
Nursinorum — x berrovarios conduxi et aliorum... numero ad-

gregat. — 13 lib., 13 sol. et '( den.

18. [c. 26] sett. 26. — Pro opere plebis S. FortunatideMonte-
IREGISTRI DEL DUCATO DI. SPOLETO 235

falcone pro quinque miliaribus mactonum. — 187 lib., 9 sol. et
2 den.
19. [e. 26 t.] ott. 27. — Pro expensis factis per d. Rectorem in con-

vivio faeto de omnibus ambaxiatoribus omnium terrarum totius d u -
catus pro parlamento, quod dicta die celebratum fuit in palatio
terre Spelliad requisitionem Perusinorum, quod cum eisdem
Perusinis fieret liga et societas in honorem S. Matris E. per homi-
nes et universas comunitates dictis ducatus contra Aretinos,

dominos de Petremala et suos sequaces. — 89 lib., 13 sol.,
$8 den.
20.[c. 29] nov. 22. — It. expendi quando ivi in Marchiam in ser-

21

23

24.

26

vitiun d. Epi Mirapiscen., Marchie Anconit.Vicarii
generalis, de mandato d. Rectorisducatus, quando Ca-
strum Montismelonis fuit captum et occupatum per Gorze-
rium gebellinum cum banderia R. E. et cum quinque equis, quos
pro me et sotiis meis in servitium R. E. et predicti d. Epi duxi pro
.xj. diebus etc. — 15 fl. a. cum dimidio.
.[e. 31 t.] febb. 1. — Pro expensis factis... quia emit et fieri facit
vexillum sive banderiam et pennoncellum pro lanza, quod precedat
banderiam, nec non pro pennoncellis tubarum et trombecte et pro
quinque supravestibus de zendado cum armis E. R. et pro .xxv. aliis
supravestibus de sargia cum dictis armis efc. — 65 fl. et 4 den.
.[e. 32] febbr. 6. — Lictere d. n. pp. et Camerario dirigende fa-
ctum lige inter perusinos et ducatanos ae captionem terre
Mevanie et statum provincie ducalis tangentes. — 10 f.
.[e. 32] febbr. 7. — Ser Ciolo... in eundo et redeundo Bononiam
ad d. Legatum Lombardie... ad informandum dictum d.
Legatum de rumore, qui fuerat in Civitate Spoleti et de re-
formatione diete civitatis, nec non de liga inter perusinos et
ducatanos contra aretinos fienda. — 70 fL. a.

Pro expensis factis... in opere plebis de Montefalcone.
— 484 lib., 5 sol , 4 den.

5.[c. 33] febbr. 14 — Ruffino Symonis de Castrobono pro

quindecim famulis berroariis... conductis... ad custodiam terre S pelli
et Curieducalis pro suspitionibus que tune pro ruptura M e-
vanie erant in contrata exorte, pro .xxirij. diebus, quibus servivit,
inceptis die .xxij. mensis Januarii usque in presentem diem. —
60 lib.

.[e. 94] mar. 7. — Mag. Paci Perusinelli de Spello procu-
ratori quindecim famulorum berroaurariorum, quos d. Rector con-

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L. FUMI

duxit pro custodia persone sue quando ivit ad reformationem Civitatis
Spoleti (dic. 13 gen. 6). — 72 lib.

27.[c. 31] apr. 25. — Stipendiariis equitibus conductis propter timorem ,

rupture Mevanie pro duobus mensibus, s. martii p. p. et pres.
mensis aprilis. — 400 et 15 fl. a.

98.[c. 42] nov. 18. — Ad notificandum statum provincie et novitatem
ingressus gebellinorum in Civitate Spoleti. — 25 fL. a.
99.[e. 44] dic. 23. — Pro cera et pecunia data presbiteris, qui fuerunt

in domo minorum de Spello pro exequiis faetis propter obitum d.
n. pp. Johannis sancte memorie. — 60 lib. cort.

30. [e. 48] 1335, giu. 12. — Petro de Pratis stipendiario equiti...
pro extima cuiusdam equi mortui in cavalcatis factis de mense maij

prox. elapso contra castrum Montisfalconis. — 60 fl. a.
31.[e. 50] gen. 12. — Ad custodiam castri Montisfalconis pro

introitu extrinsecorum dicte terre.

32. [c. 53] gen. 29. — Pro parlamento generali celebrato in Mevania.

— 108 fl.

33. [c. 56] Zug. 11. — Fuit auetum numerus famulorum fortillitii ple-

bis propter mutationem Curie, que fuit mutata Mevanie (Pro
Rufino Symonis de Castrobono Conestabili et .xvrj. fa-
mulis). — 29 fl. ?/, a.

34.lug. 24. — Guillelmum Catalanum nepotem d. n. pp. usque

ad C. R. associatus de Mevania foris pro duobus mensibus vid.
pres. et augusto a Guillelmo de Castronovo cum duobus

equis et uno ronzino. — 32 fl. a.

35.[e. 56 t.] ag. 29. — Magistris Vitale de Magloliis et Ay-
merico Molinarii, quos... ad R. C. misimus pro facto seu
litigio C. Gualdi, Nucer. dioc., contra Curiam ae ducalem C a -
meram agentis. — 30 fl a.

36.ott. 5. — Rofino pro se et xvirrj famulis custodibus dieti fortalitii,
quorum est numerus augumentatus propter suspitiones per provin-
ciam currentes. — 31 f. a.

37.[c. 57 t.] ott. 16. — Syndico Guardiani fratrum minorum

conventus de M. Falcone et d. Conti et Ciolo fratri suo,
mag. Gentili et mag. Paulo recipientibus pro domibus suis et
pro domo Allenutii Massaroni de dicto loco emptis pro
dietis fratribus in recompensatione olim loei dictorum fratrum extra
portam dieti castri M. Falconis existentis pro R. E. auctoritate
apostolica recepti et perpetuis futuris temporibus retinendi. -—— 400

Td;
"-—

I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO DCO

38.[e. 59 t.] 1337, genn. 30. — Matheucio Angerelle de

M. Falcone constabili .x. famulorum sociorum suorum pro se
et dictis .x. sotiis suis, qui fuerunt mecum in rumore Spelli se-
dando et steterunt .v. diebus mecum, cum dietum castrum Spelli
esset in bello et divisione maxima. — 5 fl. a.

39.[e. 60 t.] mar. 8. — D.nus Petrus Gasconus, legum doctor,

familiaris d. archiepiscopi Obredunensis et ego Con-
missarii deputati, vid. ad parandum thesaurum, quem habet
R. E. in Assisio in domo fratrum minorum, expendimus per
manum dompni Bonori presbiteri de Fulgineo, tum in ma-
gistris artificibus lignorum et ferri et aliorum necessariorum pro

paramento dieti thesauri. — 102 fl. a. et 58 sol., 8 den.
40.[e. 66] ag. 25. — Guillemo de Primeco Conestabili sol-

datorum equitum R. E. in ducatu, pro extima cuiusdam equi
etc. mortui in Monteleone, quando de mandato dicti d. Re-
etoris equitaverunt dicti soldati contra rebelles E. et dicti castri,
quem equum equitabat Huguetus de Paulino equitator dicti
Conestabilis. — 23 fl. a.

41.[c. 66 t.] sett. 4. — Raymundo Astorgii stipendiario equiti

pro extima cuiusdam equi ecc. mortui de mense julii prox. fut. in ser-
vicium R. E. ad tuitionem castri Montisleonis et in cavalgatis
factis contra ipsum castrum per Colam Zuche de Thibertis

et suos sequaces emulos et exbannitos E. — 20 f. a.
49.[e. 10 t.] 1336, feb. 2. — Lippo de Montanea pro se et

quinque sociis suis, qui fuerunt ad custodiam palatii et terre
Montisfalconis per sex dies, propter absentiam Pote-
statis, qui recesserat insalutato hospite et dubitabant de rumore
in terra. — 7 fl. a.

43. [e. 73 t.] lug. 13. — Vanni Cangni de Bitonio ... cone-

stabili xv famulorum seu barrueriorum peditum, quibus indiguit
dictus d. Rector propter suspicionem, ut dicebat, terre Spelli
(nov. e dicem.). — 160 lib.

44.[c. 77] 1339, feb. 12. — Geraldo Malbere de Caturco

Nuncio eunti ad Ro. Cu. cum litteris meis et d. Johannis de
Amelio pro litteris reservationum benefieiorum vacantium et sta-
tum provincie continentes et reductionem Assisinat. ad obe-
dientiam. — 2/0 fT. a.

45.[c. 77 t.] Facta ratione cum Franzulo Puzoli dieto Legale

de Montefalcone, factore edificiorum fortalizii seu castri Ple-

sn

nete lare n amt üt
.

L. FUMI

bis de dieto loco.... a die .v. octobris M.Ccc.xxxv usque ad diem
secundum novembris an. M.CCC. xxxvIj etc. — 4,308 lib., 2 sol. et
1 den. cort.

46.mar. 17. It.... a die .xxvirj. mensis septembris .Mccc.xxxvij. usque

in diem .xxvij. februarii anni presentis. — 5, 189 lib., et 13 sol. et
10 den. cort.

47.[c. 78] apr. 2. — Pro privilegiis copiandis, tum pro scriptura et sa-

lario notarioram, quam pergameno et pro vectura ipsorum et Rege-
strorum portatorum de Assisio ad Plebem et equo, ac farde-
landis ipsis sprivilegiis et Registris et etiam expensis dictorum
notariorum.... — 44 f'lor. a.

48.[e. 79] mag. 26. — Ultra stipendia hominum, peditum et equitum

et equorum, que stipendia non computo, sed dumtaxat expensas,
faeta ratione de septem diebus, vid: a die dominica .vItij. presentis
mensis usque ad presentem diera, quibus steti cum decem equis in
servicium R. E. et decem famulis forensibus servitoribus et amicis
meis tam in Fulgineo, quam in Spello propter exercitum ge-
neralem, qui tune fiebat per... Rectorem ducatus contra ipsum
eastrum Spelli. — 64 lib., 6 sol , 3 den.

49.[e. 19] mag. 28. — Puzarello Becuto de Cannario cursori

eunti ad Ro. Cu. cum quibusdam litteris meis, notificando statum
provincie et faetum rupture castri Spelli, quas litteras promisit
reddere idem Puzarellus d. Johanni de Amelio Camere d.
n. pp. clerico. — 2 fl. a.

50.[c. 81 t.] ag. 8. -- Magistris Petro de Gualdo Capt: et

Caro de Castrolitaldi ac Jacobutio deSpoleto notariis
mictendis per ipsum d. Johannem [de A melio] ad certas terras
dueatus ad videndum et investigandum libros Comunitatum, si
que fraudes seu baratarie facte essent per officiales Spoletan.
ducatus, propter quas fuissent Curia et Camera dieti ducatus
in aliquo defraudate, cuilibet ipsorum notariorum sex fl. a., qui, re-
deuntes, de dictis fl. restituerunt michi, ut sequitur, de dictis fl.; et
primo Jucobutius restituit quinque fl. a. et .vilj. ancon. arg.,
Petrus de Gualdo restituit .111j fl. a. minus, tribus soldis, et
.vInj. den. cor., Carus restituit tres fl. a. et xj sol. et iij den.
cor.: residuum dictorum fl. expenderunt singulariter quilibet, ut su-
pra est expressum, et est summa expensarum inter omnes qui fue-

runt investigando dictos libros. — 6 f. a., 26 sol. et 6 den. cor.
51.ag. 20. — Nardo de Bictonio nuntio... ad d. Corradum de

Esculo legum doctorem per ipsum d. Johannem et d. Epum
Ancon.Vicerectorem ducatus ad Judicature officium

—— I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 239.

exercendum, pro expensis dicti nuncii... -- 6 ancon. arg. valent.
25 sol. 6 den. cor.

52. [c. 82] ag. 22. — Mag. Francisco Salamutri de Monte-
falcone nunctio misso... ad certas terras Spoletan. ducatus
pro investigandis libris expensarum Comunitatum si que fraudes
seu baractarie facte essent per officiales, ut supra, restituto michi re-
siduo .vj. fl: a., quos sibi de mandato dicti Johannis tradiderat,
expendit in summa. — 43 sol. cor.

53. Domp. Bonore presbitero de Fulgineo, pro expensis factis
per eum de mandato meo in eundo, stando et redeundo Peru -
sium, ubi ego et d. Jacobus Picti deMontefalconecum
familia nostra stetimus .vij. diebus cum novem equis, computato
somario, pro ambaxiata facienda Comuni Perusii de mandato dicti
d. Johannis de Amelio nuncti Sedis Ap., pro reducendo
castrum Spelli ad pristinam libertatem, cum jam ad certa longa
tempora fuisset in potestatem ipsum Comune electum, quod vi-
debatur valde honori E. derogare, facta ratione cum dicto presbi-
tero, prout in suo cartulario, quod michi assignavit, continetur par-

ticulariter et distinete. — 16 f. a., 23 sol. et 2 den. cor.
34.[c. 82 t.] sett. 22. — Bertrando de Glanderio clerico, pro

expensis factis per eum quando ivit Asisium ad revidendum the-
saurum Ro. E. eum d. B. Genherii thesaurario Marchie
Ancon., qui dicto thesaurario et michi nostrum culiibet ipsius
thesauri, qui conservatur in loco Minorum deAssisio adsignave-
rat unam clavem, in eundo, stando et redeundo, qui fuerunt in
summa .viij. dies, assignavit idem Bertrandus in ipsis .vIj.
diebus expendisse cum familia et cum equis — 28 f. a., 3 lib.,
2 sol, et 22 den. cor.

55.[e. 83] dic. 15. — Beccuto de Cannario, nunetio misso Nu-
cerium.... pro xxv famulis pro custodia Curie et terreMon-
tisfalconis, que aliquos rumores inciperat facere. — 1 anc. arg.

56. Johanni Ucherii, nunctio misso dominis.... Rectori et
Thesaurario Patrimonii.... pro facto magistri Johan -
nis de Viterbio, olim ducalis Curie marescalli, ut
redderet legitimam rationem et querelantibus responderet. — 25 sol.
den. cort. ;

57.[c. 88 t.] dic 31. — Bertrando de Glanderio clerico, pro
expensis factis per eum eundo in Asisium cum Geraldo nepote
d. Bertrandi Genherii thesaurario Marchie Anco-
nit. de mandato d. Johannis de Amelio Ap. Sedis nunctii
pro videndis certis iuribus E. R. et libros seu libellos, in quibus

CCP
210

Ja

x

L. FUMI

continebatur statum summorum pontificum, existentes in thesauro
R. E., qui conservatur in loco frr. MM. de Asisio, et plures li-
bros et scripturas ac libellos ad palatium novum R. E. de Monte-
falcone portavi de mandato dicti d. J ohannis, et sibi assignavi
eosdem, et steti per iiij.or dies ad revidendum et complendum pre-
missa cum familia et equis; qui dietus Bertrandus assignavit
michi expendisse dum steti, et in suo cartulario de dictis expensis.
michi assignato continetur particulariter et distincte, facta ratione
de omnibus, eapit in summa — 27 lib, 2 sol. 20 den. cort.

N. IX.

(Est. Joan. XXII Spoletan. ducat. introitus ét exitus,

1332 1340. N. 123.
[c. 1-151, 1332, ottobre 28 — 1340, aprile 15 c. 1-151].

(Int.) [c. 1]. — In nom. efc. Hic est liber factus et compositus
tempore vicerectorie d. Petri de Castenieto Archidiaconi
Beluacen. d. n. pp. Cappellani; ducatus Spoletani in spi-
ritualibus et temporalibus Vicerectoris per S. R. E. gene-
ralis per me Johannem Rigaldi eiusdem ducatus Vice-
thesaurarium per eamdem R. E. constitutum, continens in se
omnes et singulos introitus et proventus Spoletan. ducatus,
qui pervenerint ad manus mei Vicethesaurarii antedict/, tam
ex compositionibus, quam etiam pro focularibus, adiutoriis festivi-
tatum, passagiis, salariis, scripturis et aliis proventibus et deveriis
Camere antedicte a Comunibus et personis et ex causis, prout infe-
sius apparebit particulariter et distincte sub anno d. mM. .CCC. xxxij,
ind. xv, tempore ss. p. et d. n. d. Johannis pp. xxij etc.
[Contiene varie partite del cod. precedente N. V (59)].

[c. 17] giu. 7. — A Petrutio Sevini alias Cichi de Ca-
stagnola, solvente pro compositione faeta pro ipso Petrutio
et Vitale Oraditi, Girardello Clementoni, Cico
Raynutii, Gentile Dominici, Martino Ataviani,
Frangaro Morici, Ciolo Oraditi, Fredutio Pe-
troni, Contutio Saldanoni, Vannutio Iultitii,
Amatutio Gaiatini, Blasio Morici, Mutio Marchi,
Palmulo Nelli, Hermanno Vitalutii de dicto loco, pro
un

M
Im

-

[o

10.

LI.

I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 941

eo quod dicebantur conventieulam fecisse in dieto castro Casta-
gnole. — 24 fL. a.

[c. 19 t.] lug. 14. — A d. Petro de Castaneto Rectore
dieti ducatus, solvente pro compositione facta cum fratre Be-
nedicto, Monacho monasterii S. Eutitii de Nursia,
quia idem Rector dedit sibi licentiam, ut posset venire ad Cu.
ducalem ad allegandum iura sua. — 5 fl. a.

.[c. 34 t.] 1334, mag. 8. — A d. Angelo Rectore Ecclesie

S. Petri Venturini de Eugubio solvente pro compositione
facta de seipso, pro eo quod dicebatur adulterium conmisisse cum
Auguria Vegnaroni comitatus Eugubi, prout in actis
Curie apparet. — 6 fl. a.

.mag. 10. — A domp. Petro Senoni presbitero districtus ful-

ginei solvente pro compositione faeta de se ipso, quia dicebatur
adulterium conmisisse cum Vannutia filia Johannis Sa-

vini elc. — 5 fl. a.

.mag. 11. — A domp. Matteo Vannis Palmeti de Esco-

pio comitatus Fulginei pro compositione facta de se ipso, quia
fecerat insultum cnm armis contra Andream Blanchi dicti
loci. — 4 fl. a.

.[e. 35 t.] mag. 19. — A fratre Jacobo de Flastra, prece-

ptore domus Ordinis S. Johannis Jerosolimitan. de
Fulgineo, solvente pro compositione facta de fratre Angelo
dicti Ordinis, pro eo quia conmiserat adulterium eum Lettitia
flia Corradi d. Lettitie de Perticario. — 5 fl. a.

.[e. 38 t.] giu. 7. — ...Pro domp. Nicola Ianoli et fratre

Marcho, monacho monasterii S. Verecundi de Eugu-
bio, quia fecerunt insultum cum armis contra Baldellum Ca-
gnuoli de cur. distrietus Eugubii. — 73 f. a.

.[e..40 t.] ag. 34. — A d. Ubaldo, Rectore E. S. Manni de

Spello solvente pro compositione facta pro domp. Johanne
Nicole, quia dicebatur conmisisse adulterium cum Micutia
uxore Petrutii funarii. — 2 f/. a.

[e. 56] apr. 9. — A Manchino Bufi de Cannario, as-
signante pro passagiis,que R. E. habet in Cannario et in pede
Bictonii de hiis, que recepit a Kal. Jan. usque ad Kal. pres.
mensis, quia dieta passagia non fuerunt vendita, quia non inveni
emptorem ratione castri Mevanie, quod est in rebellione et pro-
pterea gentes non audent secure transire. — 4 lid. et 9 sol. cort.
[c. 64] nov. 7..— A Nerio Palicti de M. Falcone pro
249 L. FUMI

compositione facta pro Floreno m. Petri de dicto loco, quia
dieitur ivisse contra terram Mevanie in victuperium E. — 2 f. a.

12. [c. 64 t.] dic. 10. — Pro Com. Spoleti pro adventu d. Ray-
mundi de Puiolis ducatus novi Rectoris. — 50 lib.
cort. (It. Asisi ; Gualdo Catt., 100 sol.; Gualdo Nocera, 100 lib. ;
Gubbio, 100 lib.).

18.[c. 68] 14336, mar. 10. — A mag. Petro Jacobutii de
Gualdo nucerin. dioc. solvente pro compositione facta pro
domp. Lello Futii, Rectore E. S. Bartholi de S. Ju-
stino, Eugubin. dioc., quia dicebatur conmisisse adulterium
cum Catarutio Donati de Eugubio. — 3 fL. a.

Ab eodem solvente pro domp. Filippo, abbate mona-
sterii S. Benedicti de Gualdo nucerin. dioc., quia non ve-
nit ad parlamentum personaliter celebratum per d. Rectorem. —
4 fl. a.

14.[c. 68 t.] mar. 22. — A fratre Matheo de Montefalcone
ord. frr. heremitarum, solvente pro compositione facta pro Cicco
Pacis de Jano, quia dicebatur fecisse furtum. — 4 f. a.

15.[e. 70 t.] apr. 21. — Pro Angelillo, canonico E. S. M. de
Eugubio, quia dicebatur conmisisse adulterium cum Margella,
uxore Berutii Martini de dicto loco. — 8 fl. a.

16.[c. 74 t.] giu. 26. — A mag. Andrea Francisci de Spello
solvente pro compositione facta de Ventura Passarilli et

Mercatante Bocuzie de dicto loco, pro eo quod fecerant ru- .

morem in platea dicti loci. — 4 fl. a.

17.[c. 80 t.] nov. 2. — A domp. Petro, cappellano E. S. Lau-
rentii de Spello solvente pro d. Raynaldo, priore dicte
E., pro compositione facta de eo, quia dicebatur derobasse in domo
d. Balglioni de Perusio, quas domus habet in terra Spelli.

— 30 fl. a.
18.[e. 82] nov. 27. — Pro compositione faeta pro domp. Baldo mona-

cho monasterii S. M. de Alfiolo Eugubin. dioc., pro eo quod
dicebatur interfecisse domp. Johannem, monachum dicti mona-
sterii, in componendo expresse archiepiscopalem costitutionem d.
Ebredunen, archiepiscopi, Ap.Sed.numptii observando. —
20 fl. a.
19.[c. 83 t.] die. 16. — A Mita uxore Lelli Putii de Spello,
quia fecit rumorem, in scalis palatii C. Spelli, facta sibi gratia
amore Dei quia pauper. — 17 f. a.

itm gms
I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 243

20 [c. 88] 1337, mar. 13. — Pro domp. Andrea Francisci, Re-
ctore E. S. Angeli de Gallano dioc. Spolet., pro eo quia
dicebatur conmisisse adulterium cum Vannutia Lutii, districtus
Camerini. — 8 fl. a.

21.[e. 90] apr. 10. — Pro Pucio et Thaducio Bartholi de Ca-
strolitaldi, pro eo quia fecerant rumorem in dicto castro. —
20 f;l.:a.

22.[c. 100] ott. 4. — A d. Andrea monacho de Eugubio, sol-
vente pro abbatissa monasterii S. Agnetis de Eugu-
bio, quia contempserant mandatum d. Francisci de Assisio,
qui illuc miserat, mandato d. Rectoris, propter quod contra
dictam abbatissam protulit sententiam excomunieationis et in mo-
nasterium interdictum. — 2 fT. a.

23.[c. 132 t.] 1339, apr. 9. — A Mascio d. Pierjohannis de
Montefalcone, solvente pro liberatione facta de Berardo
Symutii de dicto loco, qui occiderat uxorem suam, sed fuit sibi
facta gratia per Rectorem pro quantitate infrascripta, salvo quod
perpetuo sit de ducali provincia relegatus; et quod si provinciam
ipsam intraret, quod dicta gratia sibi nullatenus suffragetur, ymmo
de ipso delictu remaneat iretitus, pecunia penes Cammeram rema-
nente; et si Com. Montisfalconis generalem compositionem

faceret, quod dictus Berardus propterea in dieta comprehenda-
| tur, ymmo et ex nunc, ut ex tune, pro excepto babeatur, ac si in
instrumento compositionis fieret expressa mentio de eodem. — 25
| fua
| 24 [c. 143] dic. 21. — A Joanucio Angerelli de Montefal-

| cone, solvente pro compositione facta pro Vannucio Gilijeti
de Castro Litaldi, qui erat de adulterio accusatus per Van-
| nem Symonis de Montefalcone, qui dicebat cum Vene-
| i tutia, uxore dieti Vannis, prefatum Vannuctium Gilijeti
adulterium conmisisse, facta dispensatione per Rev. v. d. Johan-
nem de Amelio, provincie Ducatus saper constitutione archie-
piscopali, qua cavetur, ut non componatur cum Curia, donec-
petenti iniuriam a parte fuerit satisfactum, cum predictus denun-
tians et accusans sit seditiosus et brigosus, et propter seditionem a

castro Montisfalconis confinatus. — 20 fT. a.
|
í. 25.[c. 145] 2340, gen. 2. — Assignavit michi domp. Dominicus
|

presbiter de Montefalcone pro quodam, quem omisit nominare,
244. L. FUMI

quiin facto conscientie facit Camere ducalis restitutionem. —
2 fl. a., et 50 sol. cort.

26.[c. 151] [e. 45] 2340, apr. 11. — A Mag. Masseo de Casali
pro residuo compositionis facte per eum pro rumore dudum facto
in M. Falcone, quando cum aliis complicibus clamavit; M o -

rantur forenses! — 5 fl. a. (In data 10 marzo è registrata
la somma di 15 f. pagati sulla somma di 10 in cui era stato con-
dannato).

NSSXS

(Es.) Joan. XXII. Spoletan. Ducat. Stipend. mi-
litum S. R. E. ab an. 1332 ad 1340, N. 127.

[c. 1, 1332, novembre 13 — 1340, settembre 15, c. 1-193.

l.[e. 1] 4332, nov. 18. — (Int.) In nom. ete. Hic est liber sive Re-
gistrum mei Johannis Ri galdi clerici caturcen. Vicethe-
saurarii Spoletan. Ducatus ; in quo quidem libro conti-
nentur omnes expensas per me factas vigore officii mei efc.

2.[c. 2 t.] nov. 27. — Martino Coctoni, quem ad C. R. d. n.
Pape idem. d. Vicerector [misit] cum quibusdam licteris factum
lige contra d. Johannem de Amelio, olim dicti ducatus
Rectorem, facte, modum dissolutionis dicte lige continentes. —
TO. fL» a:

3.[c. 3 t.] die. f. — It. dedi et expendi cum d. Vicerector et
ego accessimus Perusium pro reddenda et tradenda quadam
lietera bullata Comuni Perusii et pro tractando negotio dis-
solutionis lige Assisinat. et Eugubin. Civitatum, que

nondum eandem ligam dissolverant. — 7 Late
4.[c. 14] lug. 4. — Magistro Andree de Manso, Ca pitaneo

Civitatis Spoletan, quem dictus d. Rector et ego Bo-
noniam destinavimus ad d. n. Legatum Lombardie pro
conflietu Ferrarien. ad offerendum nos sibi nomine R. E. et ad
sciendum si aliqua in servicium R. E. facere possemus, qui mag.
Andreas in dicta ambaxiata stetit xLnj diebus, vid. a die 1j?

maii usque ad xrj diem Junii. — 48 fl. a.
9.[e. 36] die. 5. — Pro extima cuiusdam equi morelli... mortui de )

mense septembris p. p. in cavalcata que fuit facta de dicti d. Rec-
toris mandato coutra Ceratanos. — 20 ft. a.
I REGISTRI DEL DUCATO Di SPOLETO 215

6.[c. 38] [c. 41 t] 1335, giu. 22. — Pro extima cuiusdam equi mor-
tui in servicium E. in cavalcatis factis de mense Maii proxime
elapso contra castrum M. Falconis. — 60 fl. a.

T.[c. 44] sett. 29. — Nob. viro Neapoleucio Ensegnarelli
de Bietonio Conestabili .xxvrmm. barueriorum sociorum
suorum de mandato d. Rectoris ad custodiam terre Spelli et
Curie ducalis, propter suspitiones occurrentes in ducali. pro-
vincia... pro duobus mensibus, inceptis .xxv. die mensis Julii p. p.,
ad rationem, pro dieto Neapoleucio, .11y. fl. a. pro quolibet
mense, et pro quolibet aliorum, duorum /l. .@. pro mense, quia sic
cari condueti fuerunt, propter geram, quam perusini habebant
cum aretinis, quia ideo stipendiarii ad votum non invenie-
batur. — 124 fi. a.

8.[c. 47] An. 2336 — [c. 49] mag. 3. — Pro extima... cuiusdam
ronsini... perditi in quodam babalucco facto contra Montifal-
quen., rebelles dicte R. E. — 7 fl. a.

9.[c: 105] An. 2337 — [c. 108 t.] sett. 4. — Pro extima cuiusdam
equi maurelli mortui, de mense Julii p. p., in servitium R. E. ad
tuitionem castri Montsleonis et in cavalgatis factis contra ipsum
castrum per Colam Zuche de Tibertis et suos sequaces e-

mulos et exbanditos E. memorate. — 20 fl. a.
10. [c. 114] 1338 — [c. 120] 13589 — [c. 128 t.]. — Puzarello

Becuto de Cannario cursori eunti ad R. C. cum quibusdam
licteris meis notificando statum provincie et factum rupture Spelli.
— 1 fl. a.

11.[c. 194] ag. 25. — Dompno Bonore presbitero de Fulgineo,
pro expensis factis per eum de mandato meo in eundo, stando et
redeundo Perusium, ubi ego et d. Jacobus Picti cum no-
stra familia stetimus septem diebus pro ambaxiata facienda Comuni
Perusii de mandato d. Johannis de Amelio nuncii sedis
apostolice pro reducendo castrum Spelli ad pristinam liber-
tatem, cum jam ad certa longa tempora fuisset in potestatem
ipsum Comune electum, quod videbatur vald ehonori Ecclesie de-
rogare. — 416 fl. a.

19.[e. 195] 1340, dic. 31. — Plures libros ac scripturas et libellos (de
Assisio)ad palatium novum R. E. de Montefalcone portavi
de mandato dicti d. Johannis....
T

i : 246 L. FUMI

| 13. [c. 134] ag. 13. — Lillo Nucii de Montefalcone, Co-
| nestabili .xxv. famulorum conductorum pro exercitu facto super
Cassiam. — 184 lib. et 12 sol.

| I 14. [e. 138] 1340, feb. 19. — Magistro Aymerico Molinerii,
| di notario, pro expensis factis in servitum R. E. in Perusio pro
Ri d. Corrado de Esculo, legum doctore, judice Curie ge-
neralisDucatus,et pro me thesaurario, familia et equis,
m li eum essemus ambaxiatores ad Comune Perusii per d. Johan-
; nem de Amelio nunctii Sedis Apostolice destinati super
reformatione Civitatis Spoletane, in qua dictus d. Johan-
nes, de mandato d. n. pp. procedebat et operam dabat, et ne abipsis
perusinis impedimentum reciperet, quod jam, ut a processibus
desisteret, incipiebant rogare, fuimus missi, ut intentionem d. n.
pp. ac ipsius d. Johannis reformatoris prefato Comuni speciali-
1 ter vacaremus, et expendimus in universo .InJ. diebus etc. — 54
| lib., 2 sol. et d. 2.

| 15. [c. 139] mar. 12. — Mag. Hugoni de Biole Capitaneo in
Montaneis, pro expensis, quas fecit, quando, de mandato d. J o -
hannis de Amelio sedis ap. nuncii ivit Florentiam et
Aretium pro sequestrando et capiendo bona Mucii deAssi-
I sio. — 28 fl. a, — 8 sol. et 10 den.

| 16. Eidem pro expensis fiendis per eum, qui ivit, de mandato dicti
i d. Johannis, Perusium et Assisium cum licteris aposto-

licis ipsis Comunibus directis, pro sequestrandis bonis Mucii de
| Assisio S. R. E. rebellis et condempnati. — 6 fl. a.

il 17.giu. 17. — Guillelmo de Marthilaco, nuncio eunti ad C. R.
ex parte d. Epi. Anconitan. Spoletan. ducat. Vice-
| rectoris et mei d. n. pp. et d. Camerarii super statu provincie
| et Curie ducalis, super processibus, qui dicuntur nulli pro-
|| pter constitutiones d. Embrudinensis non servatas per d. Be-
nedictum de Poioliis, olim Spolet. ducatus Recto-
rem et super facto terre Cassie et Comitis, Triventi, qui

dictam terram tenet in rebellionem S. M. E. — i.
| 18.[c. 139 t.] ag. 6. — Mag. Ay merico Molinerii, notario,

pro expensis per eum factis pro me, equis et sociis ac scriniariis, a
die .xxrmJ. mensis Julii p. p. usque in hodiernam diem pro portandis
(HI privilegiis S. R. E., que in loco fratrum minorum de Assisio
il conservabantur, que quidem privilegia inde extracta fuerunt per me
cum magistro Contucio notario et Girone nepote d. Ber-
trandi Senherii thesaurarii Marchie Anconit., de
19.

20.

21.

23.

26.

I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 941

mandato d. Johannis de Amelio Sedis Ap. nuntii et eidem
d. Johannis in Abbatiam S. Miniati prope Florentiam
assignata et tradita per me, presente Giro ne predicto, et confectis
super hec publicis instrumentis ; nec non certi processus in duobus
coffanis fuerunt eidem d. Johanni per me portati et traditi, qui
processus in fortalicis Plebis Sancti Fortunati R. E. de M.
Falcone consevabantur. — 79 !/,, f/., sol. 20, 8 den.

[c. 140] Zug. 21. — Pro necessariis et emergentibus ac expensis fa-
etis pro exercitu et in exercitu generali per ipsum d. Vicerectorem
facto super Castrum Cascie S. R. E. et ducalis Curie re-
bellem. — fl. 41 1|, , sol. 26, d. 9.

sett. 9. — Lello Guillelmi militi de Assisio, qui fuit Ca-
pitaneus Guerreet exercitus facti per dictum d. Vicerecto-
rem de mense Julii prox. pret., super Cassiam, pro stipendio
et labore, et hominum armorum, quos duxit tubicinatorum et nac-
cariorum et aliorum de societate sua. — fl. 125.

[c. 140] sett. 9. — Salvolo Andrioli de Gualdo, de man-
dato d. Epi, pro expensis, quas ipse Salvolus fecerat pro se
et aliis Baroeriis, qui sequti fuerunt in exercitu d. d. Epum su-
per Cassiam facto. — 7 fl. a.

.[c. 140 t.] — It. domp. Bonore, presbitero de Fulgineo, pro

expensis factis per eum, quem misi ad prefatos Cassianos, an-
tequam exercitus predictus exiret de Valle Spoletana contra
eos, ortando eos et monendo, ut ad hobedientiam S. M. E. redirent,
et pericula ac jacturas et dampna dicti exercitus evitarent. — 3 fT.

[c. 142 t.] an. 4339, marzo 17. — Facta et caleulata ratione cum
Franzolo Puzoli de Montefalcone, factore super hedi-
ficio palacii novi, quod fit in servicium R. E. — a die xxvuJ men-
sis Septembris 1337 usque in diem .xxviJ. mensis Februari presen-
tis. — 6189 lib., 13 sol. ct 10 d. cort.

.[e. 143] ag. 25. — It. It. a die .v. mensis Martii 71339 usque ad

diem 29 mensis Decembris ipsius anni. — 10441 lib., 14 sol. et 7 den.

.[e. 143 t.] 2340 giu. 28. — Meucio mag. Philippi de As-

sisio pro .xviJ. balistis de turno, quas ab eo emi ad servicium
R. E. pro castro plebis sancti Fortunati de M. Falcone
et palacii novi, precio ad bonam extimationem, pro R. E., eum va-
leant bona duplum. — 25 ft. a.

ag. 6. — Pro parandis balistis predictis et fortalici plebis ac

CPV

rds:

T PUES 5 tal M ta » pot
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1
*
P
248 L. FUMI

TI:

Bm pro certis lignis necessariis ponti dicte plebis et pro aptatione
Le ipsorum lignorum. — 8 /ib., 19 sol., 4 d.

21.1338... Pro .ox. foliis auri fini pro ymagine. portalis plebis

i s. Fortunati de M. Falcone. — 5 Y/., 12 sol., 6 den.
| It. pro sex libris eandelarum sypi pro dieto opere. — 72 sol. cort.
| Ì [- It. pro duobus libris terre rubee. — 26 den. cort.
| DI ND MM cd 1 : 3
B B It. pro duobus unciis virnice liqudei et vasicto. — 79 den. cort.
B N. XL
È

| (Est.)) Joan. XXIJ. Ducatus Spoletan. rebellium
fructus et introitus recollectio. an. 1333 ad 1339. N. 198.

B [c..1, 2333 (1332) — 1339; c. 1-181].

| 1.[c. 1j. (Int.). In nomine efc. Hic est liber sive quaternus in se con-
i tinens introytus et fructus recollectos et exactos de possessionibus
et bonis infrascriptorum rebellium at condempnatorum ac clericorum
suspensorum S. R. E. de clvitate et comitatu Spoleti per me J o-
hannem Riscii de Fulgineo notarium ad hec specialem offi-
cialem constitutum a reverendissimo viro d. Johanne Ri galdi
legum doetore Spoletan. ducatus Thesaurario gene-
rali ac in hac parte executore deputato a SS.mo p.d. d. Jo-
hanne divina providentia pp. xxiJ, sub anno d. M.C0CXxXXIIJ ind.
A: prima, tempore eiusdem dd. pp. Et hii fructus solvi et exigi de-
| buerint in annum et per annum d. millesimo CCC.XXXIJ.

[Contiene i nomi dei diversi affittuarii (coptimatarii) dei beni
confiscati, la descrizione del possesso e l' indicazione del suo antico
proprietario. Le corrisposte sono in grano, segala, miglio, fave, pa-
| nico, biade ecc. e anche in denaro, e sono presentate spesso dagli stessi
il lavoratori delle terre].

dM 2.[e. 68]. Infraseriptum est granum perceptum et exactum per me
24 : Johannem officialem predictum de bonis et possessionibus mo-
di! nasterii S. Juliani supra montem prope Spoletum accopti-
mariis et laboratoribus infrascriptis per an. d. millesimo ccoxxxv, )
quod granum exactum et perceptum fuit in an. d. millesimo CCC.XXXVJ. |
I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO

XII.

(Est. Ioan. XXII. Spoletan. ducat. Introitus R.
C. A. an. 1333 ad 1340, N. 135.

[c. 6, 1333-1340, giugno 1340, c. 1, 141].

1.[c. 1]. In nomine etc. Hie est liber sive registrum mei Johan-
nis Rigaldi vicethesaurarii Spoletan. ducatus,
in quo continentur quedam arrendagia michi assignata per d. Pe-
trum Maynade olim dieti Ducatus Thesaurarium et
certi alii introitus bladi etc. Et in primis sequitur granum per me
receptum de possessionibus plebis s. Fortunati de Mon-
tefalcone de arredagiis efc.

XIII.

(Est. Ioan. X XII. — Introitus et exitus divers. ann.
Ducatus Beneventani et Regni Sicilie.
1339-1340. N. 1539.

[c. 9, 1339, settembre 18 (1323) — 1340, agosto 16; c. 1-136]
[Da c. 30 fino a c. 49 continua un registro spoletino d'entrata e uscita].
l.[e. 30]. In nomine ec. Hic est liber sive régistrum continens omnes
summas mensium et annorum de omnibus introitibus per me Pe-

trnm Maynade thesaurarium Spoletan. ducat. re-
ceptis a primo die officii usque in finem eiusdem, ec.

, 8X. T
me zt il art nn i
PNE CHI IR

SETA TEA

250

INTROITUS

L. FUMI

1328 sett. e dic.; fior. 291, sol. 24den. 9 |

1324 gen.e dic.; » 5248 »

1325 » » 4583 »
1326 » » 47741/9 >
1327 » » 8283 »
1328 » » 6684 lai
1329 » » 5970 »
1330 » » 6323 »
1331 » » 30751/9»

1332 gen. e ott.; » 3477 »

30 » 10
298 » 4
33 »
18 » 10
1/5»: 5
d i d
26:»4:6
33 » 11

Totale in oro f. 43,811

in arg.

lib. 9, sol.

?

!

| Decime

| EX S } :

| Exp. plebls AE AT Benef.
Exitus

| S. Fortunati del Ducato vacantium

| e di Perugia

4

f. 130, s. 2 x iov

|» 4058 1/0 »31 » 4| — 136

|» 6090 l/o »6» 6| — 232

|

|» 4189. »31» 3| — |. 71 l/g

» 5361 » 34 1101 1/9 » 25 » 3| 287 1/9
552 1/9, 40, 6

»10408 »15 1134 1/9 » 9 » 10) 316

» 8957 »19 » 6| —

» 4624 1/9 »27 » 10/1654 > 34 » 9| 317

».106001/9 » 7 » 10 | eos 14 x 1 873
| |

Tot. f. 8236, lib. 5, s. 11, 2.

3, den. 9.

» 16

» 28

» 31

»

»56401/; s. 2d. 8|1322 = s.26d. 4| 362 l/o s. 11 d. 7 ||

Ej

E:
9

Episc. Nucer.

I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO

Intr. Monast. De bonis rebellium
et cleric. susp.
S. Juliani
de Spolet.

De bonis cleric.
suspens, mon.
S. Petri de Asisio
et de Mevania

De bonis rebell. et clericor. -
suspens. castrorum

Castri Litaldi et Cervii

Intr. 782-5.
Exit. 178, 24, 2

| 83 » 24 »

6 » ]l

23 » 2» 8

Intr. 706 S. 12

45 llo » 23 Exp. 120 1/9

v
dd
SI

Intr. 916 1/9 » 16

do

Exp. 163 1/9 » 32 6
Intr. 309 !/5 » 16

Exp. 99 1/9 » 5 10

[97
Oe LLL E e MET T LA IER NNO gini

Intr. 366
Exp. 129 1/9 » 26 6

Intr. 146 » 27

e. _

Exp. 63 » 26

Inir; 373:8::25:d::5 Intr.

Exp. 18

Intr.

Exp.

Intr.

Exp.

Intr.

Exp.

Exp.
Intr.

Exp.

110
29
79 1/9

18

»

»

»

26 d. 9
2

39 » 6
19s
37

33

11

13

9 - 2
ll» 7
L.

FUMI

N. XIV.

(Est. Bened. XII. Montis falconen. fortalit. Ple-

IL

n2

bis S. Fortunati aedificium. 1335-1339, n. 153.
[e. 1, 43535, novembre 20, 1339, marzo 13, c. 1-90].

(Int.) [c. 1]. — Infrascripti sunt denarii, quos rev. vir. d. d. Jo-
hannes Rigaldi thesaurarius ducatus Spoletani
per S. R. E. dedit et solvit Franzulo Pucculi Andree de
Montefalcone, superstiti operis fortillitii plebis s. For-
tunati de M. Falcone Spolet. ducatus, posito et ab-
sumpto per supradictum d. Thesaurarium ad predictum opus
fieri faciendum efc. sub annis D.M.CCCXxxvJ. — (Spese di calcina
da Campello, di mattoni da Sattiano, di pietre da Clarignano).

.[e. T t.] 4355 nov. 20. -- Pro octo libris viridis terre pro pictura
reficienda in camera d. Thesaurarii. — 220 sol.

.[c. 9 t.] die. 10. — Pro uno mataratio et una cultre que facta fue-
runt quando venit Dominus Archiepus Ebradensis — 36
lib. 8 sol.

.[e. 12 t.] mar. 12. — Pro actando duorum serraminum pro hostio
vardarobbe. — 30 den.

.[e. 13]. — Pro bancha juris dicte plebis. Pro una clavi... in
hostio catharacte turris. — 15 den.

.[c. 18] giu. 11. — Pro uno glomo accie causa faciendi fila pro dieto
opere. — 9 den.

.[c. 25] luglio 21. — Pro .oxnr. lib. et .v. onciis de ferris pro ante-
moniis diete plebis. — 278 /ib., 4 sol., 6 den.).

.[e. 26] Zuglio 22. — Pro pxx pedibus lapidum pro parapetto muri

ipsius plebis, ad .x. den. pro pede et pro 367 pedibus lapidum
pro antemoniis, ad 7!/, den. pro pede.

9.[c. 27 t.]. — Pro tribus mactis spachis causa tendendi ad murum —

10.

11.

pro duabus brucchis causa portandi aquam — pro .v. circulis pro ba-
rilibus eausa portandi aquam pro dicto opere — ad murandum et
ad faciendum domum, in qua est furnum diete plebis.

[e. 31 t.] ag. 15. — Pro pane, vino et carnibus datis magistris et
manovalibus quando fuit fondata turris ipsius plebis. — 8 Lib.
et 4 sol.

[c. 34]. — Pro .xxx. circhulis pro carratis. — Pro .v. castagnolis ad
.X. den. per castagnolum.

ico

_ r__tiirz--; ———————_t ——

I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 253

12. [c. 38 t.] sett. 29. — Pro actatura .v. balistrarum et pro duobus ar-
chonibus novis et pro cordis balistrarum. — 40 sol.
N. XV.

(Est.) Bened. XII. Plebis S. Fortunati Montis
Flascon. (sic) introit. an. 1333-1337 n. 156.

[c. 1, 1333, settembre 29 — 1337, novembre 20, c. 1 71].

1.(Int.) [c. 1]. — In nomine efc. Hic est liber sive quaternus in quo
scripti sunt coptumaioli terrarum plebis S. Fortunati de M.
Falcone, qui dederunt infrascriptas quantitates grani. Imprimis
de brevibus Pontanorum et Cerretanorum ad cuppam iu-

stam, vid. magnam.

9.[e. 42 t.] ott. 6. — Pro tribus salmis cannuccie pro cappanna turris
et pro bertescha. — 8 /ib.
Per una lampada pro sala dicte plebis. — 2 sol.
Pro hosticulo turris. — 6 sol., 8 den.

Pro .xxxvj. cornicibus... et pro .xxx. pedibus tivertinorum pla-
norum.

Pro duabus scalis causa ascendendi in bertischis diete plebis.
— 15 sol.

Pro janua renclosti diete plebis.

Pro .xxxvJ. cornicibus..., quas portavita S. Thennazano.
— 10 lib., 16 sol.

Pro hostio sacristie. — 9 sol., 6 den.

Pro armadura volte sacristie dicte plebis. — 7 sol.

Pro .vJ. balistris staffaticcis. — 16 lib.

Pro factura caldarelli pro cisterna. — 78 sol.

Pro .v. tabulis pro sediis sale palatii dicte plebis. — 84 /ib.,
15 sol.

Pro tribus fenestris de ferro pro Ecclesia dicte plebis. —
56 sol., 4 den.

Pro .xvinJ. lib. de canchanis de ferro et de ferris pro antemo-
niis (?). — 57 sol. i

Pro fonte Bactismi dicte plebis.

Pro .xxIJ. pedibus lapidum pro merlis ad .x. den. pro .I1J.
cornicibus ad .1J. sol. pro cornice.

Pro una tabula pro cuperfluo fontis bactismi.
L. FUMI

Ad faciendum solarium turris diete plebis..
3.[c. 83]. — De ferris pro antemoniis turris.
[Sommano le spese a 4,308 lire — 2 sol. e 1 den./.

N. XVI.

(Est. Clem. VI. Spoletan. ducat. Introit. et exit.

R. C. A. Ann. 1343-1350, N. 222.
[c. 1, 2343, gennaio — 1350, maggio 15, c. 1-116]

1.[c. 1] Hoc est registrum mei Berengarii Blasini rectoris E.
de Serviano Bicteren. dioc. Cam mere R. E. in ducatusSpolet.
Thesaurarii, continens in se omnes et singulos introytus seu
receptos tum de hiis que debebantur exegi et levari de restis michi
assignatis per discretum virum Martinum Radiuctii de Me-
vania olim Vicethesaurarium dicte Camere predecessorem-
meum..., quam etiam de compositionibus et aliis pecuniis et proven-
tibus nomine dicte Camere ad manus meas tempore Rev. militis
d. Fratris Ray mbaldi de Montebreon. preceptoris domus de Mon-
tebello aretine dioc. provincie dicti ducatus gen. Rectoris,

2,[e. 55] 1345, ag. 4. — A Comuni Montisleonis pro eo quod
non miserat ad exercitum indietum contra Gualdum Nuce-
rine dioc. — 75 fl. a. :

3.[e. 64] ott. 25. — A Com. Spelli pro compositione C. flor. facta
cum ipso Comuni die .xJj. mensis pret., pro eo quod non miserat

gentes suas in exercitum contra Cerretanos. — 4700 ft. a.

4. [e. 103] 1346, aprile 30. — A Comuni Gualdi nucerine dioc.
ac pro quibusdam terrigenis delatis de rumore faeto per ipsos in exer-
citu cerretanorum. — 80 fI.

5.[e. 143] 1347, sett. 1. — A Comuni Castri Cannarii pro com-
positione generali facta die .I1J. augusti p. p. pro .r. fl. ecc. et pro
quibusdam specialibus personis efc. delatis, quia habuerunt in con-
temptum quoddam mandatum eís factum per ducalem Curiam,
quod per eorum districtum et territorium non permicterent aliquam
gentem armigeram pertransire, et tamen permixerunt transire quam
plures equites et pedites armigeros, qui voluerunt accipere terram

Bictonii — 50 fl. a.

——————————— .
EXT , -

Pt — \ pera

I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 255

6.[c. 143 t.] sett. 3. — A Vagnuccio Venturini de Cio-

mino de Cannario delato, quia accessit ad terram Colli-
smancie, ubi detinebatur captus Lippolus Angelelli de
Fulgineo, delatus, quod una cum Filipputio de Baglio-
nibus de Perusio insultaverat terram Bictonii, ad requi-
rendum dictum Comune, quod ipsum Lippolum restituerent
prefato Phylipputio, pro quibus composuit die .viJ. augusti
p. p. — 20 ft. a.

T.[c. 146] ott. 31. — A magistro Johanne Andree Pelegrini

de Plano Bictonii, delato quia prescivit traetatum de inva-
dendo per proditionem terram Bictonii, inde non curavit d.
Rectori ducatus et eiusdem Curie manifestare jn extima-
tionem .xv. fl. a, pro quibus composuit die .vJ. augusti p. p. — 10 fl.

XVII.

(Est) Clem. VI. Spolet. Ducat. Introitus et exitus,

1344-1350. N. 224.

[c..2, 4344, dicembre 16 — 1350, agosto 15, c. 1-250].

1. (Int.) [e. 1]. — In nomine Domini, amen. Hoc est Regestrum Camere

R. E. in ducatu Spoletano de omnibus et singulis expensis et so-

lutionibus factis et solutis per me Berengarium BlasiniRe--
etorem E. de Serviano Biterren. dioc. Camere prefate the--

saurarium in dicto ducatu, tempore rectorie ven. et religiosi
militis d. fr. Raymaldi de Montebrion. preceptoris domus de
Montebello hospitalis S. Johannis Jerosolimitan. aretine dioc.,
dicti ducatus Spoletan. Rectoris per S. R. E. generalis
ete. sub annis d. 1344 et aliis annis subsequentibus.

[Venne con tre ronzini da Avignone a Nizza il 16 dic. 1343,
dove s' imbarcò per bocca d' Arno (borsam Arni) distretto di
Pisa (17 dic.).

2.|c.7t.. — Clemens epus efc. N. V. Martino de Cambaiolis

domicello Magalon. diocesis, in ducatu Spoletano nostro et
E. R. Marescallo..... Te qui in diversis officiis R. E. in partibus
Ytalie fideliter serviendo, multa mortis pericula, labores et dam-
pna diceris subiisse, ducatus nostri Spoletani nostrum et E. R.
Marescallum usque ad Ap. Sedis beneplacitum constituimus
elc. — Dat. Avinion. secundo non. octubris pontificatus nostri anno I.
-

56 L. FUMI

3.[e. 8]. — Tenor constitutionis d. Johannis de Amelio.
Cupientes iniuriosos abusus et fraudes, que plerumque iuris similitu-
dine colorantur per provisiones salubres abolere..., statuimus...,
quod marescallus Curie ducatus, qui est aut pro tem-
pore fuerit, nil de proventibus carceris, aut executione aliquali ali-
quid percipiet..., set .exx. lib. cort. salario sibi pro semestri tempore
assignamus de proventibus carceris exolvendas... sit omnino contentus.

4.[e. 9] 73844, sett. 28. — Ser Fino de Mevania ambaxiatori
misso ad d. Rectorem Marchie et ad d. Gentilem de
Cammerino se interponentem super tractatu concordie questionis.
vertentis inter Cameram et Comune Cammerini, super
jurisdietione temporalitatis pro suis expensis cum famulo et equo
pro sex diebus — 9 lib. cort.

9.00. 10. — Pagio de Senis numptio misso ad R. C. cum licte-
ris d. R. et meis directis d. Pape et dominis de Camera, signi-
ficando eisdem, quomodo gentes d. Petri Sacconis et d. Luc-
chini erant prope confinia provincie, de quibus dicta provincia
dubitabat — 3 fl. a.

6.[e. 9 t.] ott. 19. — Roscio de Tolosa, numptio per me misso
apud Morrumvallum, Marchie Anconit., cum licteris
meis ad citandum filios d. Carnepotis possessores bonorum d.
Lutii q. Abbatis monasterii S. Firmani, penes quem q. d.
Thomas Epus Ancon., olim Vicereetor et Thesau-
rarius dicti ducatus deposuerat, assignandos Camere Apo-
stolice 20 fl. a., olim per eum perceptos de yntroytibus ducatus, .
pro viij diebus, quibus stetit — 4 Jib. 15 sol.

T.ott. 20. — Ser Augustino de Prato, ambaxiatori trasmisso
cum stipendiariis equitibus curie ducalis apud castrum
Cerreti, quod erat in ruetura, pro eo quia una pars expulerat
alteram de dicto loco, ad reducendum extrinsecos intus et tractandum
concordiam inter partes — 4 fl. a.

8.[e. 10] nov. 7. — In parlamento facto Mevanie die .xxij. men-
sis augusti p. p. quod fieri debet singulis annis, secundum formam
constitutionum ducalium, vid. pro una vitella — 4 f. 26 sol..., pro
xxnij paribus pollastrorum et xxv paribus pippionum et rj anseri-
bus — 22 lib. 10 sol. — Pro pane — 8 lib. — Pro vino — 2 fl. a.

9. [c. 10] nov. 16. — Philippo de Gualdo pro copiatura quo-
rundam processuum .et bannorum criminalium factorum et latorum
contra Gilium de Mechis de Perusio et eius complices
VEI mon 7

10.

11.

13.

14.

[53

ho

I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO FIDO

ratione ructure terre Bictonie ad R. C. mietendorum -- 3 lib.
10 sol. cort. (IL 13 dicembre furono rimessi alla Curia romana).
nov. 20. — Angelutio Vangnoli de Fulglinio, numptio
misso per d. Rectorem apud Ursarium de Cortona ad
stipendiarios equites curie ducalis ibidem existentes cum. sti-
pendiariis perusinis contra gentem d. Petri Sacconis, de qua
comune Perusii et dicta provincia dubitabant, et ad explo-
randum et sciendum nova de predictis, pro .xj. diebus quibus stetit
— 8 lib. cort.

(c. 14] 7344, giu. 12. — Stipendiariis... cum consilio fidelium dicte
provincie, propter pericula, que imminebant provincie eiusdem du-
catus et terris ipsius, propter multitudinem maximam hominum ar-
matorum de gente d. Luchini et aliorum tirampnorum potentium
de partibus vicinis tune existentium prope fines eiusdem ducatus,
qui eandem provinciam, atque terras de... facili invadere potuissent,
supradiunctis eisdem, ad rationem, pro quolibet equo, — 6 fl. a.
pro quolibet ronzino, duorum fl. a. per mensem, pro toto mense pr.
Junii p. finiendo quantitates infrascriptas e£c.

2.[e. 16] nov. 20 — It. it. pro infrascriptis equis et ronzinis eis con-

cessis et adiunctis pro uno mense tantum hodie incohando per d.
Rectorem prefatum, propter quandam magnam multitudinem ho-
minum armatorum de gente d. P. Sacconis et aliquorum alio-
rum potentium tyrannorum, qui prope fines Perusii et ducatus
predieti coadunati erant, propter quod dubitabatur de invasione et
occupatione terrarum ducatus eiusdem efc.

[c. 24] ag. 5. — Pro quatuor custodibus adiunetis ad custodiam
Plebis [s. Fortunati] in kal. mensis julii, propter quandam suspi-
tionem, que erat inter Curiam ducalem ex parte una et Co-
mune terre Montisfalconis ex parte altera, propter novitates
faetas per dietum Comune contra quosdam eorum terrigenas, qui

appellaverant in Curiam ducalem. — 20 lib. cort.
[c. 25 t.]. — Custodibus dicte plebis diminutis de numero supra-

dieto... propter tenues introytus dicte Camere ducatus et quia
Comune Montisfalconis ad concordiam redierat cum ducali
curia — 40 lib. cort.

.[e. 28] off. 4. — Pro.... tribus custodibus adiunctis.... .v. custodibus

dictis tribus mensibus propter discordiam et subspicionem, que erant
inter Curiam ducalem ex parte una et homines terre Mon-
tisfalconis ex parte alia. — 45 lib.
258

16

L. FUMI

.[e. 31 t.] 1344, dic. 21. — Aecoverono de Spoleto, num-

ptio misso ad castra Piscine et Petrorii cum licteris d. Re-
ctoris super reconciliatione comunitatum dietorum locorum, et
quia nullam inter se facerent novitatem — 20 sol. — It. ad priores
.e& Comune Perusii, quod interponerent se ne prefate comunitates
aliquas facerent novitates — 792 sol. -— It. it. super ructura castri
de Bictonio (?). — 22 sol.

17.[c. 32] 1344, gen. 26. — Ser Augustino de Prato, amba-

xiatori misso per eundem d. Rectorem ad d. Aymericum
Card. legatum existentem in Romandiola pro quibusdam
questionibus, pro appellationibus, quas habet Camera ducalis
contra comune Spoleti, super ructura Civitatis eiusdem et con-

tra comune Sellani, super jurisdictione temporalitatis etc. — 8
fà.
18.febr. 12. — M. Francisco Cutii de Assisio procuratori

Camere fiscalis, ambaxiatori misso ad Civitatem Perusii ad
d.Ugolinum, abbatem Monasterii S. Petri perusini, iudi-
cem datum per ipsum d. Legatum in causa unionis S. M. de
Corticellis etc. — 4 lib., 15 sol.

19. [e. 33 t.] apr. 15. — Ser Fino de Mevania, ambasciatori misso

20.

91.

ad d. Legatum in Romandiolam cum quibusdam processibus
in causis comunium Gualdi, Nucerii et Sellani, vertenti-
bus super iurisdictione temporalitatis in curia dieti D. Legati con-
trà Cameram, et ad informandum d. Legatum super causis
predietis, nec non quod deberet revocare quandam dispensationem
per ipsum concessam d. Ugolino de Trincis deFulglinio,
quod, non obstante aliqua costitutione, posset habere plures pote-
starias et dominia terrarum ducatus, que erat multum preiudi-
cialis toti provincie ducali, pro .xxij. diebus quibus steti cum uno
famulo et equo. — 8 fl. a., 1 lib., 12 sol.

[e. 34] apr. 30. — Ser Rosello de Trevio, ambaxiatori misso
una cum domino Corrado de Esculo legum doctore et stipen-
diariis et ambaxiatoribus terrarum provincie apud Perusium ad
d. Legatum Card. ex parte d. Rectoris ad informandum ip-
sum de statu provincie et de causis pendentibus in sua curia, cum
d. Rector ad ipsum accedere non posset tunc infirmitate gravatus.
— 8 fl. a., 10 sol. cort.

mag. 7. — Ser Lippo de Orzano, ambaxiatori misso ad Prio-
reset Comune Tudertinum super nova construtione castri

————

1 era

— ©. re —— «f.-

I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 259

Ciriani per ipsum Comune in modum fortillitii facta infra pro-
vinciam ducatus, quod deberent desistere. — 4 /ib., 10 sol. cort.

22.[c. 59] 1345, gen. 30. — M. Deodato Laurenti, notario
Curie ducalis, olim de anno d. x. .ccc. xLHIJ.t0 die .xnj. febr.
ad R. C., ad d. n. pp. et ad dd. de Camera.... ad impetrandum li-
cteras apostolicas contra Spoletanos olim rebelles E. super bonis
eorum Camere confiscatis, que ipsi noviter, pretextu quarumdam
lieterarum apostolicarum concessarum in favorem ipsorum, occupa-
verunt. — 50 fl. a.

28.

e. 59 t.] febr. 12. — Pagio de Senis, cursori, nunptio misso
ad d. n. pp. cum licteris d. Rectoris et meis eidem et dominis
de Camera directis pro priorato seu monasterio saneti Quirici
prope Bietonium, ubi multa mala et multe robbarie et scandala
commictebantur, et qui per .xxrj. annos detentus fuerat tirannice
per Uguiccionem deBalglionibus deberet Camere du-
cali unire et super aliis diversis negotiis. — 4 ft. a.

24.[e. 60] apr. 6. — Ser Fino de Mevania, ambaxiatori apud
Neapolim trasmisso per ipsum d. Reetoremadd. Legatum
ad impediendum relaxationem interdicti per Curiam ducalem
in Civitate Spoletana positi. — 10 /l. a.

5.[c. 60 t.] apr. 26. — D. ButiodePratalonga advocato, misso

ho
o

apud Spoletum per d. Rectorem predictum ad Priores et
Comune de Spoleto pro tractanda concordia inter Spoletanos
intrinsecos ex parte una et d. Petrum de Spoleto militem et
suos expulsos de Spoleto ex altera. — 5 lib., 12 sol.

26. apr. 28. — Vannillo Belli de Asisio, qui se exponens pe-
riculo personali portavit lieteram interdieti appositi per Curiam
ducalem in terra Gualdi Nucerine dioc. Abbati S. Be-
nedicti de Gualdo predieto, pro observatione ipsius. — 2 /ib.,
10 sol.

21.[e. 61] mag. 26. — Pro una salma vini et pro uno castrato et pro
una salma spelte enseniatis Broccardo Conestabili unius
banderie equituraa Comunis Eugubii misso cum suis equitibus .
per ipsum Comune d. Rectori ducatus in subsidium Cu-
rie volentis facere exercitum contra terram Gualdi nuc. dioc.
exbannitam et rebellem Curie, quia fecerant interfici unum ba-
yulum Curie. — 72 lib., 6 sol.

28.[c. 61 t.] mag. 26. — Petro Ruscioli de Gualdo Cap-
taneo, nuntio misso cum licteris d. Rectoris ad inquirendum

A
260 L. FUMI

prelatos provincie ducatus pro auxilio et consilio dandis contra.

dietos Gualdenses rebelles. — 4 /ib. 10 sol.

29.ag. 10. — Petro de Nursia, cursori eunti ad R. C. et portanti
licteras d. R. et meas d. Pape et dd. de Camera super novi-
tate terre Bietonii. — 2 ff. a. .

30.[e. 62] sett. 4. — Pro .vuj. famulis peditibus missis... ad custodiam
castri Belfortis prope Cerretum, quod tenebatur per E. R.
contra Comune Cerreti, quod erat in rebellione E. — 8 fl a.

31.[c. 62 t.] ott. 4. — Ciecho Phylippi de Mevania eunti
ad Curiam cum licteris d. Rectoris d. Pape et dd. de Ca-
mera directis super ructura terre Cerreti. — 2 fl a.

32.0tt. 7. — Ser Fino de Mevania ambaxiatori trasmisso per d.
Rectorem ad priores et Comune Perusii super ructura
et rebellione terre Cerreti pro implorando auxilium a dicto
comune Perusii contra ipsam terram. — 2 ff. a.

33. ott. 10. — Ciccho Petrutii deMevania misso ad d. Mar-
chionem Marchie Anconitane pro auxilio equitum mic-
tendo d. Rectori contra dictam terram Cerreti. — 40 sol.

34. Phylippo de Castroveteri, numptio, misso ad Con-
sules et Comune Egubii, quod deberent mictere d. Rectori
unam banderiam equitum contra dictam terram Cerreti. — 30
sol. cort.

Eidem misso ad d. Marchionem, pro subsidio equitum

impendendo contra ipsam terram Cerreti. — 2 lib. cort.
30. 0tt. 29. — Angelutio Jacobitii de Roccha Albrici,

numptio, misso ad citandum Comune Vissi ad audiendum sen-
tentiam ferendam per curiam ducalem super causa meri Im
perii, pendente inter Cameram ex parte una etipsum Comune
ex altera. — 30 sol.

36.[c. 63] nov. 4. — Bertrando de Pedemontis venienti de
R. C. eum licteris directis d. Rectori et michi Thesaurario,
super rationibus audiendis ab inquisitoribus heretice pravitatis in
provincia b. Francisci in subsidium expensarum suarum. — 4 /l. a.

291.nov. 20. — Noccio deFulglineo, misso apud Fabrianum
et apud Asisium, Camerinum et Calium , ad requirendum,
citandum et monendum ex parte d. Pauli Epi Fulglinatis
et mei Thesaurarii conmissariorum d. Pape ad infrascripta
habentes, scientes et tenentes aliquid de thesauro E. R. olim rapto
de saeristia S. Francisci de Asisio. — 5 lib.

38. Nov. 27. — Petrutio de Gualdo Captaneo , numptio, misso:

per me thesaurarium ad citandum et requirendum apud A s i -
I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 261

sium, Narniam, Gubium et apud Senas fratres Silve-
strum de Urbe, Francischum deSenis, Bernardum
de Bietonio, Crispoltum de Asisio, olim inquisitores
heretíce pravitatis, pro reddendis rationibus michi Thesaurario
ad hee conmissario et pro assignando partem de pecunia percepta
per eos oecasione offitii supradicti Cameram contingentem. —
— 6 lib. cort.

39.[e. 63 t.] die. 12. — Noccio Vannisde Folglinio, nuncio,

mísso cum licteris d. Epi. Fulglinei et mei Thesaurarii
commissariorum ad hec d. n. Pape apud Fabrianum, Ca-
merinum et Civitatem Callensem et Asisinat. super
publicatione sententie excomunicationis per nos late contra haben-
tes et non restituentes, scientes et non revelantes aliquid de the-
sauro E. R. rapto de sacristia S. Francisci de Asisio. — 4 lib. cort.

40. dic. 26. — Pagio de Senis, cursori, misso in R. C. ad d. Ja-

cobum de Prato et ad Offriducium de Spello, procura-
toren Camere ducalis et R. C. cum processibus factis contra
C. Cerreti et cum licteris meis super quibusdam dubiis appa-
rentibns in licteris apostolicis michi directis super audiendis ratio-
nibus ab inquisitoribus heretice pravitatis et portionem tangentem
Cameram de pecuniis receptis per eos occasione dieti offitii. —
3 fl. a.

41.[c. 63 t.] dice. 22. — De mandato d. Guillelmi Epi Carnoten.

Visitatoris in terris E., pro reparatione tecti coperture sacristie
S. Francisci de Asisio, ubi est repositum thesaurum E. R., vid.
Mag. JohanniAndree de Montefalcone fusterio pro una serra-

tura nova affixa in porta dicte sacristie. — 17 sol. cort. — It. pro
astrico, calce et oleo pro lpso tecto. — 15 sol., 6 den. cort. -- It.
pro uno manuali pro una die. — 5 sol., 6 den. cort. — It. pro
.CL. cuppis sive lateribus pro copertura dicte sacrestie. — 7 lib.,
11 sol. cort. — It. dicto mag. Johanniet mag. CicchodeAsisio
qui in reparatione predicta fuerunt .x. diebus. — 4 /ib., 5 sol. cort.
49.dic. 22. — Pro reparatione tecti coperture sacristie S. Francisci

de Asisio, ubi est repositum thesaurum E. R.

49.[c. 87] 1345, apr. 8. — Pro reparatione pontis fortillitii plebis

S. Fortunati.
Pro .v-c. lateribus pro copertura tecti sale et coquine.

44.[c. 87 t.] Pro duabus campanellis de metallo, quarum una fuit

appensa in turri facta de novo in dieto palatio et alia fuit appensa
262 L. FUMI

super salam magnam plebis S. Fortunati pro clamando cu-
stodes fortellitii.

45. [c. 88]. 4346, gen. 26. — M. Francisco Bonilli de Tre-
vio, ambaxiatori trasmisso per d. Rectorem ad Priores.
et Comune Perusii super reconciliatione Civitatis Spo-
leti, propter novitates ibi occurrentes, propter occupationem ca-
stri Campelli, quem locum occupaverant expulsi de Spo-
leto. — 8 lib., 15 sol.

46.febb. 11. — Pagio de Senis, cursori, misso in R. C. cum
lieteris d. Rectoris Epi Esinii ac meis ad d. n. Papam et
dd. de Camera super malo statu civitatis Spoleti et ad
significandum eidem, qualiter olim rebelles de Spoleto pro
eorum reconciliatione et bonorum suorum confiscatorum restitutione
promiserant Camere ap. in R. C. .ij. m. fl. iuxta formam licterarum
apostoliearum nobis super hoc directis. — 4 /. a. (Ripetuta la
spedizione del cursore per lo stesso motivo il 13 marzo).

47.febr. 12. — D. Andree Leonardelli de Eugubio, advo-
eato Curie ducalis, misso per d. R. ad Priores et Co-
mune Civitatis Spoletane, super reconciliatione mali

status Civitatis eiusdem. — 4 lib. 7 sol.
48. [e. 89]. /ugl. 22. — Pagio de Senis, cursori, misso ad d.

Papam et ad dd. de Camera cum licteris d. Rectoris et meis,
super destruetione monasterii sancti Quirici prope Bicton.
ubi d. Uguccio de Balglonibus, qui ipsum monasterium
tenuerat longo tempore occupatum cum .vij. sotiis, fuit combustus
per quosdam nobiles de Bictonio, cuius amici et consanguinei
conabantur ponere totam provinciam ducatus in rebellionem et
dissidio ad supplicandum d. Papam, quod ipsum monasterium
uniret Camere Ducali et super premissis provideret. — 5 fl. a.
49.[89 t.]. — Lippo de Spello, nunctio, qui, post ipsum Pa-
gium, seeutus est eum, cum dictis licteris meis, quia dietus P a -
gius erat notus consanguineus et amicus dicti d. Uguiccio-
nis, cum dubitaremus ne auferrentur eidem Pagio lictere pre-
diete. — 2 fl. a.
50.ag. 13. — Noctio de Fulglineo, numptio, misso per me
Thesaurarium apud Senas ad citandum fratrem Franci-
schum Alemanni, olim inquisitorem heretice pravitatis in
provincia b. Francisci super suis reddendis rationibus — 4 /l. a.
501.ag. 29. — M. Johanni Cecce notario de Asisio, pro
copiatura et scriptura quorumdam processuum criminalium factorum

Yi

== IIS
I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 963.

per Curiam ducalem contra Potestatem et Comune Eu-
gubii, causa captionis et detentionis fratris Petrutii de Ga-
briellibus canonici Eugubini, de quibus processibus per
ipsos Potestates et comune ad R. C. appellatum fuit. —
3 lib. 10 sol. Es

59.[c. 90]. sett. 20. — Pro copiatura et scriptura processuum factoru
per ducalem Curiam contra fratrem Petrum de Ga-
briellibus canonicum E. Eugubiue, qui interfecerat Prio -
rem diete E. Eugubine, missorum ad R. C. per d. Dinum
de S. Geminiano, advocatum et procuratorem fiscalem per
ipsum d. Rectorem, propter hoc specialiter trasmissum. —
5 lib. 8 s.

53. [c. 90 t.] ott. 15. — Petro Jannis de Castrobono, nuntio
misso per me Thesaurarium cum licteris monitoriis contra
detentores bonorum q. d. Petri Episcopi Eugubini apud
Eugubium et ad abbatem monasterii s. Marie de
Villepontis, ut moneret Rustiolum de Gabriellibus,
nepotem olim dicti d. Petri Epi prope ipsum monasterium resi-
dentem, qui oecupaverat pro maiori parte bona et equos dieti q.
Epi, pro .113. diebus, quibus stetit. — 40 sol. cor.

54. Ott. 28. — Pro questione mota per Epum Spoletanum con-
tra Cameram ducalem super spiritualite. — 6 fl. a.

55.[c. 91] nov. 21. — Ser Augustino de Prato, ambaxiatori
trasmisso per d. Reetorem Neapolim ad comparendum coram
domino Card. Ebredun. apostol. Sedis Legato et
eius auditoribus, super eo quod dietus d. Rector et officialis super
spiritualite pro parte d. Legati predieti fuerant ad petitionem et
ynstantiam d. Epi Spoletan. occasione litis mote coram dieto
d.o Card. super jurisdictione spiritualitatis diete Camere du-
calis citati. — 70 fl. a.

56.nov. 28. — D. Butio de Pratalonga iuris perito, amba-
xiatori misso per d. Rectorem una cum ambaxiatoribus Co-
munis Perusii ad Civitatem Spoletan. ad tractandum

et ordinandum de pace et reconciliatione ipsius Civitatis et re-

ductionis d. Petri de Spoleto et aliorum expulsorum de di-

cta Civitate. — 2 fl. a.
57.dic. 5. — Jacobutio de Castrobono pro diversis numptiis

et exploratoribus missis per provinciam ducalem et extra, ad explo-

randum nova de gentibus regis Ungarie, que dicebantur venire

ad rengnum Apulee, et ad explorandum si aliqua novitas spe-
L. FUMI

rabatur fieri eontra terram de Mevania, que erat in malo statu
propter aliquos expulsos. — 8 lid. 7 s. cort.

58.[c. 113 t.]. — De expensis pro fortillitiis plebis et palatii novi;

que sunt E. R.

In nom. etc. 1347, sett. 24.

Cum d. n. Papa per licteras suas mandasset d. fr. Ray -
maldo Rectori provincie ducatus, quomodo Nicholaus
Laurentii, tribunus Romanus, omnes terras de Sabi-
nia et Patrimonio occupare intendebat, quod super custodia
terrarum et locorum dicte sibi conmisse provincie solicite curam ge-
reret, et specialiter per Rocchas et fortillitia E. R , pro defensione
et custodia ipsarum, omnibus necessariis muniret et fortificaret, non
parcendo pecunie nec expense, sicut in ipsis licteris latius et plenius
continetur, quarum tenor talis est:

Clemens epus... dilecto filio Ray maldo de Montebrione
preceptori domus de Montebello hospitalis S. Johannis Jerosolimi-
tani Aretine dioc. Rectori ducatus Spoletani. Nico-
laus Laurentii, Civis Romanus, qui intitulat se tribunum , cui-
dam ex fratribus nostris quasdam licteras destinavit, in quibus, inter
alia, eontinetur cedula quedam, cuius tenor talis est: — « Nove-
rit etiam paternitatis vestre benignitas, quod
hodie, primoseptembris, quasi omnes terre de Sa-
binia et Patrimonii, propter iniusta gravamina,
que ab officialibus Ecclesie» — quod cum pudore re-
ferrinus — « Deo teste, inferuntur eisdem, et ut libe-
rarentur a rabie tirampnorum,et possint vitam
ducerein iustitia et pace securam, per syndicos
earum, ad hoclegitime ordinatos, nobis eorum re-
gimencumlacrimis supplices conmiserunt;quos
nos quia populorum gravamina quelibet ad com-
passionis nostre precordia, velut quedam tran-
seuntacuta venabola, procurabimus non in Ecele-
siesancte preiudicium vel offensam, pro cuius Ec-
clesie sancte causa fovenda, et protuenda j ustitia,
ad quam ardenter aspirat desiderium cordis no-
stri, mortem etiam non timemus, omne salubre,
quod poterimus, remedium adhibere — ». Quo
circha, discretioni ‘tue. per apostolica seripta conmictimus, qua.
tinus de terris et locis commisse tibi provincie solicite curam
gerens, adhibeas celeriter omne quod poteris remedium in pre-
4 A

I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 265

missis terris et loca predicta, set specialiter rocchas et fortilitia tute
munies et custodies diligenter, itaque diligentie et solicitudinis tue
studio ab occupatione dicti Nicolai omnia preserventur, vel saltem,
ubi aliud fieri non valeret, ad minus, Roccha et fortillitia sic sub
fideli et tuta custodia teneantur, quod nullo modo contingat eorum
aliquod occupari. Et in hoc non parcas pecunie vel expense. Nos,
enim, tibi, prout expediens fuerit, sufficienter et plene proponimus,
dante domino, subvenire. Super hiis etiam requiras et solicites,
prout opportuno extiterit, Rectorem Campanie et Vicere-
ctorem Patrimonii b. P. in Tuscia, quibus super hoc sceri-
bimus et mandamus, quod tibi faveant et assistant et tu etiam eis,
sieut opportunum fuerit, assistas et foveas, ut mutuis auxiliis atque
favoribus invicem vos iuvetis. Scribimus etiam dilecto filio nostro
Bertrando titulo sancti Marci presbitero Card., ut super hiis omne
remedium, quod poterit adhibere, procuret, quem, prout expedierit,
requirere non obmictas. Dat. Avin. .xmuj. Kal. Octob. pontificatus
nostri anno sexto.

59. Pro provvisione et guarnimento armorum et aliorum necessa-
riorum repositorum in fortillitiis plebis et palactii novi E. R. de
Montefalcone, Bertrando de Mantua — pro .vuj. pa-
ribus cornetiarum de ferro — pro .vri. elmis de acciario — pro x
barbutis munitis de maglia — pro x cronis pro balistis — pro xx
paribus cirotecarum de ferro — pro 17 m. mJ c. garroctis pro bali-
stis grossis emptis in Perusio per ipsum. — 63 fl., 2 lib., 2 sol.

60. Bartholino Petrutii de Mevania pro .xri. paribus
eornetiarum per ipsum emptarum in Civitate Narniensi. —
14 fl., 2 lib., 2 sol.

61. Thebalducio de Spoleto pro .xxx. pavesibus magnis cum
armis E. — 20 fl., 2 lib.

62. Pro provvisione facienda in dietis fortilitiis plectis et palatii novi
de carnibus porcinis insalandis pro .vi. porcis. — 22 ft. a. e£ 10 s.
— et pro sala ad salandrum dictos porcos. — 2 /l. a.

63. Pro uno medio mattonum facto in magum sala plebis pro bladis

reponendis et pro duabus latrinis ibidem necessariis pro dicta cu-
stodia. — 56 lib.

(In tutto fu speso per riparazioni, fornimenti ed edifizi, fior, 228,
lib. 287, s. 6, d. 11).

64.[c. 117] Expense pecuniarum solutarum proambaxia-
toribus, numptiis, cursoribus et procuratoribus.

18

CEDE
266 L. FUMI

In nom. ecc. An. 1347, gen. 12. — Perocto de Sobaldia,
numptio, misso Neapolim per eum ad Curiam d. Legati
cum licteris suis et meis dieto d. Legato, significando eidem
quanta dampna pateretur Camera ducalis, ubi perderet spiritua-
litatem, et cum quibusdam juribus pro Camera super questione
vertenti super ipsa spiritualitate inter Cameram et Epum.
Spoletanum.

65.gen. 29. — Ser Angustino de Prato Ambasciatori tra-
smisso per d. d. R. apud Civitatem Spoletanam super pace
tractanda et reconciliatione Spoletanorum expulsorum de dicta
terra. — 3 lib., 10 sol.

66. Macangnino de Castello, numptio, misso apud S. Se-
verinum de Marchia Anconit. ad Tuchum deSanecto
Severino Capitaneum in Montaneis pro d. n. papa,
quod rediret indilate ad terras sui Capitaneatus, cum de occupatione
alieuius terrarum sibi conmissarum vehemens suspitio haberetur.
30 sol.

61. [c. 117 t.] feb. 10. — CecchoCavaloctiide Montefalcone
nunetio misso in Marchiam Anconitanam apud castrum
Force ad ser Nicholaum de dicto loco, olim notarium Curie
ducalis quod veniret ad Curiam pro scribendis, de manu pro-
pria, quibusdam actis processibus exbannimentis et sententiis con-
firmatis et Jatis contra Gilium et fratres eius de Mechis de
Perusio, et nonnullos alio de Bictonio et aliunde de pro-
dimento et rucptura Bictonii, a quibus per eos extiterat appel-
latum ad R. C., mietendis in forma pubblica et manu proprii notarii
supradicti originaliter, ne possit obici contra copiam. — 40 sol. (Pu
pagato dell'opera sua il detto notaro ai 22 febbraio con 8 fiorini
d' oro).

68.feb. 16. — Johanni Pingnoli de Spoleto misso apud Fa -
brianum ed explorandum et referendum dicto d. Reectori de
gentibus armigeris, que dicuntur congregari ibidem, cum esset alter-
catio inter Comune Fabriani et Comune Gualdi Nu-
cerine dioc. pro facto confinium, et ferebatur ac dubitabatur, ne
dicte gentes armigere offenderent gualdenses, vel alibi per
provinciam ducatus, quia in pluribus terris provincie, maxime
in Assisio et in terra Gualdi, predicta suspitio de novitatibus
noxiis habeatur. -- 80 sol. cort.

69.[c. 118] D. Martino de Mevania, nunctio, misso in Patri-
monium ad d. Capitaneum Patrimoniiet nonnullos alios
nobiles cum licteris dicti d. Rectoris, pro implorando subsidio
I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 267 E

gentis armigere contra dietum Comune Fabriani et gentes
ibi congregatas, volentes offendere dietam provinciam ducatus,
de quibus vehementer suspitio imminebat, ut idem d. Rector
posset se opponere contra eos, si contingnerit aliquam in dieta pro-
vincia vel facere nossiam novitatem. — 40 sol. cort.

'(0.[c. 118 t.] mar. 13. — Ser Augustino de Prato, ambaxia-
torij trasmisso per dictum d. Rectorem apud Civitatem
Spoletanam, super reconciliatione ipsius cum extrinsecis. —
3 lib. cort.

(l.apr. 3. — M. Andree m. Jacobi de Asisio, ambaxiatori,
trasmisso per dictum d. Rectorem apud Neapolim ad d.
Card. Ebrudin. Ap. Sedis Legatum cum lieteris dicti d.
Rectoris, ad exponendum eidem adventum equitum Regis

Ungarie ac novitates occurrentes in provincia ducatus et
gravamina, que suffert Curia et Camera ducalis, propter
appellationes, que ad ipsum d. Legatum et eius Curiam a
processibus et sententiis criminalibus diete Curie enunctiuntur, et
ad supplicandum eidem, quod tales appellationes admietere non
placeat, nec non ad comparendum coram auditoribus dieti d.
Legati super appellatione C. Cerreti, super qua dictum d.
Rectorem et Jud. curie ducatus noviter fuerunt citati.
— 6 fl. a.

2.mag. 25. — Octaviano de Castrobono, misso apud Be-

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neventum ad d. Legatum cum lieteris d. Rectoris pre-
dieti, continentibus adventum dicte gentis Regis Ungarie tran-
seuntium per provinciam ducatus, et ad consulendum eundem, si
esset prestandum aliquod impedimentum eisdem. — 70 lib. cort.

(3.[c. 119] mag. 28. — Lippo Raspoli de M. Falcone eunti

ad R. C. et portanti licteras dicti d. Rectoris d. Pape et dd.
de Camera, super adventu gentis equitum Regis Ungarie.
— 1 fl. a.

(4. [e. 119 t.] Zug. 4. — Cerro da Montefalcone misso per die-
tum d. Rectorem cum .xxv. peditibus ad impediendum passus
quorundam gentium equitum et peditum armatorum, quas secum
ducebat Phylipputius de Balglonibus, pro eapiendo ter-
ram Bictonii provincie Spoletane. — 2 fl. a., 40 sol.

Fr. Lamberto de Castrobono. ambaxiatori, transmisso
per dietum d. Rectorem ad Priores et Comune Perusii
ad requirendum eos de subsidio contra prefatum Phylipputium
de Balglonibus et sequaees suos. — 8 /ib., 8 sot.

.lug. 6. — ... Cursoribus et exploratoribus... trasmissis ad terras et

-1

Qt
268 L. FUMI

castra provincie ducalis ad solicitandum homines ipsarum de
bona custodia et ad explorandum ubi predictus Philipputius
et gentes predicte se reducebant. — 7 Zib., 10 sol.

76.[c. 120] Zug. 8. -— Ser Augustino de Prato... ad terram
Bìctonii ad providendum super bona custodia ipsius terre. —
12 lib., 10 sol.

T(.lug. 10. — Pagio de Senis cursore misso... in R. C. cum lic-
teris... continentibus dictam novitatem terre Bictonii et statum
provincie. — 6 fl. a.

(8.lug 15. — Laurentio di Forosinfronio... ad civitatem
Aquile ad explorandum nova gentium equitum Regis Unga-
rie. — 2 lib., 10 sol. (Altro il 5 agosto).

T9.lug. 28. — Monaldo de Castello, cursori, trasmísso apud
Urbem ad d. Vicarium Pape cum lieteris d. Rectoris et
meis, ad explorandum novam de Tribuno, qui fecerat requiri
certa Comunia provincie ducatus ad mictendum sibi ambaxiato-
res, qua da eausa ipsos volebat, et ad sciendum quid intendebat.
— 5 lib cort.

80.ag. 14. — Lucio de Camerino eunti in R. C., qui portavit lie-
teras dicti d. Rectoris et meas continentes novitates gentis R e -
gis Ungarie, et qualiter Phylipputius deBalglonibus
cum gentibus equitibus et peditibus armatis invaserat terram Bic-
tonii. — 2 ffl. a.

81.[c. 120 t.] ag. 23. — Ser Vigio de Castello procuratori fiscali
misso per ipsum d. Rectorem ad comparendum coram d. Ab-
bate Saxivi, judice delegato in causa, que pendet inter Co-
mune Mevanie contra Cameram super jurisdictione tem-
poralitatis. — 30 sol.

82. It. pro scripturis factis in dieta causa. — 28 sol.

83.sett. S. — Cole Angelicti de Montefalcone, cursori,
misso eum licteris dicti d. Rectoris ad Comune et regimina
Montisleonis, ad solicitandum ipsos de bona custodia, cum
gentes armigere Regis Ungarie combussissent et cessissent
terram de Gonessa vicinam et propinquam ipsi castro Monti-
sleonis et ad explorandum ubi se reducebant dicte gentes. — 2 lib. cort.

84. sett. 1. — Ser Fino de Mevania, ambaxiatori, trasmisso apud
Fulglineum ad quendam Obertum (?), ambaxiatorem Re-
gis Ungarie et ad exponendum eidem pro parte ipsius d. Re-
etoris, quod províderet taliter, quod gentes armigere dicti Re-
gis Ungarie transeuntes per provinciam ducatus non offen-
derent in dicta provincia, nec aliquam novitatem noxiam facerent
86.

81.

88.

(ds

I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 269

in eadem, et ad sciendum nova de Rege Ungarie, ut ea pos-
sent d. n. Pape significari per ipsum d. Rectorem, qui ibi fuit
per unam diem et per noctem cum duobus equis et famulo. -—
40 sol. cort.

sett. 20. — Ser Fino de Mevania, ambaxiatori, trasmisso ad
Priores et Comune Perusii ex parte d. Rectoris, et
ad providendum cum eis super modo tenendo in adventum Regis
Ungarie, qui dicebatur esse venturus, et gentis sue, et ad pro-
videndum de cautelis habendis super custodia terrarum, quas tenent
perusini in provincia ducatus, et super aliis diversis ex parte
ipsius exponendis eisdem. — 6 /ib. 12 sol.

[c. 121] sett. 26. — Francisco Laurini misso in R. C. ad
dd. de Camera cum licteris d. Rectoris et meis continenti-
bus novitates, quas faciebat Tribunus in terris E., et etiam con-

tinentibus adventum gentium Regis Ungarie. — 4 fl. a.
ott. 20. — Ceecho Cavallucci de Montefalcone, nun-

ctio, misso cum licteris d. Rectori ad regimina Comunis Eu-
gubii ad solecitandum ipsos de bona custodia, cum inter alios
Eugubinos de maioribus esset orta discordia et dissensio. —
30 sol. cor.

M. Bernardino de Zambecchariis de Bononia,
procuratori fiscali in Curia d. Card. Legati, pro
patrocinio per ipsum prestito in causa, quam habet Camera in
dieta Curia contra Epum Spoletan. super jurisdictione

spiritualitatis et pro consiliis habitis etc. — 17 fl. a.
[c. 141] 1348, mag. 26. — Pro d. Legato contra magnam
Societatem. — Cole Palmucci de Collemancio, co-

nestabili .xxvJ. famulorum infrascriptorum peditum trasmissorum
apud Montemflasconem ad d. Legatum pro custodia ipsius d. L e-
gati et terre Montisflasconis per dictum d. Rectorem,
secundum formam licterarum directarum pro parte d. Legati
predicti eidem d. Rectori ete. ad rationem pro ipso connestabili
.ImyJ. fl., et pro quolibet famulo .1J. fl. pro mense quolibet, pro eius
et dietorum .xxv. berruariorum stipendiis medii mensis hodie in-
choati. — 28 fl. — Tenor lieterarum dicti d. Legati efc.

Bertrandus Cardinalis Legatus Ven. et religioso

viro fr. Raymbaldo de Montebreon. Rectori Spolet. Du-
catus, amico carissimo.
Carissime, cum certi quodammodo simus, quod ista maledicta S o -

^tm tan n s pe amat rmm es
L.

FUMI

cietas non perducatum, quia passus Narnie, per quem transire
sotietas ipsa proposuerat, Perusinis et Tudertinis adiuvan-
tibus, impeditur, sed per Patrimonium habet transire, non valens
iter aliud facere, nisi reverteretur per viam per quam Sabinam
jam intravit et ita publice cominatur, sinceritatem vestram actente
requirimus et rogamus, quatenus :l. balisterios et .l. alios bonos pe-
dites, pro nersone nostre custodia et castri Montisfl asconis sine
more dispendia trasmictatis, explorantes ab Epo. Fulginati, de
novitatibus Re gni plenius informati, quod reperieritis, nobis scribere
studeatis — Dat. apud Montem Flasconem die .xxHy. maii.

89. Pro stipeudiis trium banderiarum peditum trasmissarum apud

Montem Flasconem contra magnam Sotietatem.

90.[c. 148] 2348. Expense pro furnimentis Roccharum

et proaliis diversis.

Infrascripta sunt quantitates pecunie, quas ego suprascriptus
Deodatus Vicethesaurarius solvi de mandato suprascri-
pti d. Rectoris pro furnimento Roccharum plebis et palatii
novi apostolici et pro aliis diversis expensis factis et solutis ratione
resistentie Nicolay Laurentii intituiantis se Tribunum
Urbis, et ducis Guarnerii et magne societatis ipsius,
qui, sieut publice dicebatur, provineiam ducatus occupare volebat,
quam ad ipsum spectare dicebat de jure.

...Pro reparatione molendini plebis R. E., quod est infra for-

tellitium dicte plebis. — 32 sol.

...Pro .J. m. .v. e. (1500) velectonis... emptis in civitate Pe-
rusina. — 39 lib., 5 sol.

..Pro reparatione pontis levatorii plebis. — 70 lib., 10 sol.

...Pro foveis et berteschis factis in dictis fortillitiis... ad resisten-
dum predietis Tribu no et ma gne Sotietati — 52 fl. a.
18 sol.

Pro .xr. tabulis, travicellis et aliis lignis emptis pro berteschis
40 lib. 13 sol.

et armaturis dictorum fortillitiorum.

91.[c. 149 t.]. -MinoBinduccii deSenis,capitanio equitum

et peditum. missorum per d. Rectorem ducatus apud Nar-
niam et alias partes convicinas ad impediendum ne magna
sotietas posset intrare, invadere et ocenpare proviueiam dicti
ducatus, pro .xxviJ. diebus, quibus stetit cum equo et .Iy. fa-
mulis. — 45 flor.

Pro .xx. cordis arbalistarum et .x. libr. pro ligaturis ipsarum ac
E I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 271

cera et colla necessariis pro ipsis et .11y. libr. pulveris bombardarum
et uno centonario quatrellorum ponderis .xxxv. lib. ferri et .xLv.
quatrellis grossis pond. .xxxv. lib. ferri et pro .n. bandreriis ad
carcandum balistas per eum in Perusio emptis, cum vectura et
expensis etc. — 18 lib. 17 s. :

) 92.[c. 150 t.] apr. 16. — Pro quadam rota molendini et retrosa, casas
et fuso de ligno repositis in fortillitio palatii apostolici de Mon-

tefalco pro furnimento et provisione ipsius ad resistendum su-
pradietis inimicis E. — 7 Jib. 17 sol.

Pro x baldreriis Martinotio de Senis pro balistris ple-
bis et palatii. — 6 Jib. sol. I.

Pro tribus cordis balistrarum et pro incollatura pro inpennando

velietones. — 75 sol.
Salvecto fabro de Montefalcone pro .xuug. quatrellis
grossis pro magnis balistris. — 5 /l., 3 lib., 9 sol., 8 den.

93. [e. 151] 2347, ind. XV, dic. 3. —Thomasso Pecci de Gualdo
Nue. dioc., nunctio misso apud Montemflasconem ad Rev.
p.d. Bertrandum Card. Ebred. Ap. Sed. Legatum cum
lieteris dieti d. Rectoris significantibus adventum Regis Un-

garie festinum ad partes ducatus. — 2 lib.
94.dic. 18. — Ciccho Cavalluccii de Montefalcone,
» nunetio misso w£s. cum lieteris pred. d. Rectoris super adventu

dieti Regis Ungarie et postulatione provisionis remedii opor-

tuni super statu dicte provincie. — 2 /ib.
95. dic. 25. — Petro de Nursia, nunctio misso... ad d. n. Pa- |

EETZEZ

pam et dd. de Camera significando adventum Regis Un-

ce

garie in ducatum et predieti d. Legati et alia nova su-

per statu provincie. — 8 /l.

|
Ciceho Cavalluccii de Montefalcone etMunaldo |
de Castello, munctis missis cum licteris etc. apud Civitates et |
terras ipsius provincie, super solicitudine adhibenda circha bonam |
eustodiam ipsarum terrarum, ratione adventus Regis Ungarie |

et gentium suarum. — 8 /ib. 11 sol.

96.[c. 152] 7848, gen. 5. — Munaldo egte., misso apud Montem-
flasconem ad supradictum d. Legatum et eius cancellarium
pro impetrandis licteris jurisdictionis spiritualitatis in fuleimentum .

) brachii secularis, concessis sub certa forma d.o Buccio de Pra- !
talonga jud. dicte Curie. — 2 db. |

97.gen. 10. — Merulo de Nuceria, nunctio misso ad CC. Tre-
219 L. FUMI

vii, Spelli, Spoleti, Montisleonis et aliarum terrarum
de Montaneis cum licteris dicti d. Rectoris directis dictis.
Communibus super bona custodia ratione adventus dicti d. Recto-
ris directis dictis Communibus super bona custodia ratione adven-
tus dicti Regis Ungarie. — 3 lib. 10 sol. cort.

98.gen. 21. — Cappello de M. Falcone, nunctio misso apud

Romam ad d. Card. Obredun. legatum cum licteris dicti d.
Rectoris, continentibus qualiter receperat licteras apostolicas su-
per impedimento prestando gentibus transeuntibus Regnum Apu-
lee et etiam continentibus qualiter Civitas Spoletana de-
buit per aliquos Spoletanos extrinsecos occupari. — 5 lid. 2 sol.

99. [c. 152 t.] gen. 28. — Ser Mino de Senis, ambaxiatori tra-

.Smisso per ipsum d. Rectorem ad Priores Civiv. Perusii
ad requirendum eos de remediis opportunis contra quosdam, qui vo-
luerunt occupare Civitatem Spoletanam. — 8 lib. 10 sol.

100.[e. 153] febr. 14. — Macagnino de Castello, nunctio

misso apud Neapolim perd. Rectorem ad exptorandum ubi
Rex Ungarie tune morabatur, et ad explorandum si aliquis
tractatus erat quod ibidem stipendiarii existentes facerent m a gnam
sotietatem, ut, secundum quod sentiret, providerent de remediis.
opportunis circha statum provincie. — 3 /.

101./eb. 15. — Monaldo ete. misso apud M. Falconem ad d.

Card. Obred. Ap. Sed. Legatum et d. Thesaurarium Pa-
trimonii cum licteris dicti d. Rectoris continentibus qualiter
Epus Spolet. et certi alii prelati dicte provincie impediebant
jurisdictionem spiritualitatis Curie ducalis. — 40 sol.

102. febr. 18. — Mactiolo Antonii de M. Falcone, misso

103.

apud Romam ad d. Vicarium d. Pape ibidem cum licteris
dieti d. Reetoris continentibus, ut ipsum informaret de modis
et condietionibus, quos tenebat dux Guarnerius et magna
Sotietas et per quas partes ire intendebat, ut provideret de
remediis opportunis circha statum provincie dicti ducatus pro
suis salario et expensis .xv. diebus, quibus stetit, quia via non
erat secura. — 2 ff.

[e. 153 t.] febr. 25. — Ser Fredo de Macerata et Jacobo
Junte de Gualdo Captan. not., pro copiatura quorumdam
processuum criminalium formatorum in dicta Curia contra quo-
sdam volentes occupare terras Bictonii et Mevanie micten-
dorum ad Ro. Cu. ad impugnandum quasdam appellationes ibidem
interpositas per occupatores predictos, et etiam pro copiatura alterius.
processus formati contra Comune Trevii, ratione insultus facti

X

— T

— TE
T Ar T x 315

I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 273

per eum contra Marescallum Curie ducalis et suos se-
quaces. -— 3 lib. 3 sol. cort.

104.feb. 26. — Monaldo de Castello, nuntio misso ad Civit.

Reatinam et apud Monasterium Farfense cum licte-
ris dieti d. Rectoris directis abbati dicti Monasterii et
Capitano Reatino, ut dictum d. Rectorem informarent
de novitatibus et modis ducis Guarneri et eius grande
Sotietatis, et, ut ferebatur, transiverat Urbem, et dicebatur
quod debebat venire per partes ducatus, ad hoc ut idem Rec-
tor posset se parare contra ipsos. — 3 lid.

105.[e. 154] mar. 4. — Johanni de Narnia, numptio misso per

d. Angelum de Narnia cum licteris continentibus nova m a-
gne compagnie et gesta per ipsam de Campania et contra
terras ipsius. — 25 sol. cort.

106.»ar. 8. — Macthiolo Antonij, alias dieto Calzario,

nunetio misso apud Romam cum licteris d. Rectoris add. Vi-
carium Urbis d. Pape ad explorandum et sciendum nova de
duce Guarnerio et magna sotietate, qui dicebatur tran-
sivisse Urbem et esse in eius districtus et dampna inferre, de
quibus dubitabat ne ipsorum gressus dirigantur versus ducatus,
et ad explorandum de ipsorum gestis et ad inferendum propterea
remedia opportuna assumenda per ipsum Rectorem contra ipsos,
quia iter non erat securum. — 6 /ib., 10 sol.

107.[c. 154 t.] mar. 8. — Geptio Tuccii de Senis et Luto

Nerii de Perusio, nuntiis juratis missis apud Civitatem Eu-
gubii ad dd. Epum et abbatem S. Petri de Eugubio
cum licteris interdicti positi in dicta Civitate et eius districtus per
d. Buccium jud.spiritualem curie predicte ducalis,
continentibus quod deberent observare et observari facere dictum
interdietum, pro ipsorum expensis et salariis, quia iverunt ad ri-
schium personarum, eo quod Eugubini inferebant minas contra
omnes bayulos diete Curie et faciebant custodire portas ne
aliquis posset intrare cum licteris dicti interdicti, et quia pluribus
diebus steterunt, ante quam possent intrare, donec ceperunt diem

cautum intrandi. — 2 /l. a, 3 lib. cort.
108. mar. 24. — Ciccho Petruccii de Monte Falcone, nuntio

misso apud Romam ad d. Vicarium d. n. Pape cum licteris
d. Rectoris ad explorandum nova de duce Guarnerio et
magna sotietate, et quod ipse nuntius exploraret de egressibus

CEDE
24 L. FUMI

et condictionibus dicte compagnie, ut idem Rector posset
providere ostacula et opportuna remedia contra eamdem. — 5 lib. cort.

109.[c. 155] apr. 8. — Ser Augustino de Prato, ambaxiatori
trasmisso ad d. Card. Ebredun. Legatum apud Montemfla-
sconem per d. Rectorem ducatus ad exponendum sibi qua-
liter Epus Eugubinus nititur impedire jurisdietionem spiri-
tualitatis dicte Curie et ad informandum ipsum de juribus et
consuetudinibus dicte Curie, et ad supplicandum sibi, ut mandare
debeat dicto E po, ut debeat desistere. — 3 7l.

110. Ciccho Cavalluccii de Montefalcone, nuntio misso
apud Montemleonem cum licteris dieti d. Rectoris pro
quadam discensione exorta ibidem inter homines dicte terre, ad

providendum ne ipsa terra statum mutaret. — 30 sol.
111.[c. 155 t.] apr. 24. — Paulo Nuccii de Fulgineo Bayulo

Curie ducalis, trasmisso apud Eugubium cum licteris d.
Buccii de Pratalonga jud. spiritualis. dicte Cu-
rie, ad citandum Epum Eugubinum et prelatos alios
Eugubinos, ut coram eo deberent personaliter comparere ad
excusandum se super violatione interdieti per ipsum spiritua-
lem ibidem appositi, et quod ipsum interdictum observare deberet
deinceps, qui bayulus captus fuit et detemptus in carceribus

.XXV. dies. — 5 lib., 9 sol.
112.apr. 25. — Ser Augustino de Prato, trasmisso per dietum d.

Rectorem apud M. Flasconem ad d. Card. Ebr. Legatum
supraseriptum, ad exponendum sibi qualiter Epus Eugubinus
nolebat facere observari interdictum ibidem appositum, et qualiter
impediebat jurisdictionem spiritualitatis diete Curie et qualiter
capiebant bayulos d. Curie, ita quod nullus audebat accedere sine
perieulo personali, et ad supplicandum predicto d. Legato, quod
super huiusmodi actentatis vellet providere de remedio opportuno.
— 8 fl., 22 sol., 6 den.

113.[e. 156] apr. 29. — Ciccho e£c., misso... ad. d. Legatum cum
quibusdam lieteris apostolicis ipsi d. Legato de Curia trasmissis
et cum licteris ipsius d. Rectoris conquerendo de impedimento
et inobedientia Eugubinorum et Epi super violatione inter-
dieti. — 40 sol.

114.[156 t.] mag. 11. — Ser Augustino de Prato, trasmisso una cum
d. Buecio de Pratalonga jud. Curie spiritualis du-
catus per dictum d. Reetorem ad supplicandum d. Legatum
et exponendum querelas eidem de Epo Eugubino et sua curia
de impedimentis per ipsos prestitis cotidie in iurisdictione spiri-
--

I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 275

tualitatis d. Curie, et qualiter verberari et incarcerari fecerat
bayulum dicte Curie, pro expensis dictorum 'd. Buccii et
ser Augustini et duorum equorum, et pro expensis .iiij. ba-
yulis cum ipsis euntium ad dictum d. Legatum, qui fuerant

verberati et incarcerati per C. Eugubii. — 8 fl.
115.[c. 157] mag. 17. — Munaldo de Castello, nuntio misso per

d. Rectorem apud Taranum de Sabina, ubi tunc -appli-
cuerat dux Guarnerius cum grande Societate, cum
lieteris directis d. Jacobo de Gabriellibus, Capítaneo
guerre gentis Ecclesie, ut ipsum informaret de modis et ge-
stis dictis ducis. — 8 Lib. cort.

116.mag. 17. — Ciccho efc., nuntio trasmisso cum licteris dicti d.
Rectoris ad priores C. Perusii, ad requirendum et solicitan-
dum eos, quod deberent se reparare contra dictam magnam Sotie-
tatem et providere ne posset intrare provinciam ducatus. —
16 sol. cort.

111. Cappello de Montefalcone, nuntio misso per dictum d.
Rectorem cum suis licteris ad regimina et Comunia Monti-
sleonis, solicitando ipsa de bona custodia, et quod deberent pre-
stare impedimentum, ne dieta magna Sotietas posset habere
transitam per d. Castrum, de quo multum dubitabatur. — 24 sol.

118. Jruscho de dicto loco, nuntio misso per ipsum d. Recto-
rem ad regimina C. Nursie, solicitando ipsa de bona custodia,
ratione dicte magne sotietatis. — 20 sol.

119.[c. 157 t.] ZZ. it., ad CC. Cerreti et Vissi et Spoleti.

190.mag. 19. — Nuzolo de Perusio, nuntio misso apud M. Fla-
sconem ad d. Legatum cum licteris d. Rectoris ad suppli-
candum eidem d. Legato, ut provvidere deberet, quod dieta
magna Sotietas non intraret dictam provinciam ducatus.
35 sol.

191.[e. 158]. — Ser Mino de Senis ambaxiatori, trasmisso per ipsum
d. Rectorem cum uno sotio equestri et .17. famulis ad regimina
Civ. Tuderti, ad inducendum eos, quod non permicterent tran-
sire dictam magnam Sotietatem per eorum dictrictus et
quod se deberent opponere una cum gentibus perusinis et diete
provineie ducatus apud Narniam ad resistendum dicte ma -
gne Sotietatis, ne posset habere passus per districtus Nar-
nie. — 7 lib., 9 sol... ;

122. Ser Fino de Mevania, ambaxiatori efc., ad Priores C.
Perusii, una cum ambaxiatoribus terrarum provincie Spole-

tane, ad requirendum et inducendum ipsos, ut micteret eorum
216 L. FUMI

gentem armigeram apud Narn. et ad alia loca expedientia, ad im-
pediendum quod dictà magna Societas non haberet transitum
ad terras provincie ducalis. — 8 /ib., 10 sol.

193.mag. 20. — Johanni Magnalossi de Montefalcone,
nuntio ec. ad regimina Civ. Senarum, requirendo et inducendo
eos, quod micterent eorum gentes efc. — 2 lib. cort.

194.[e. 158 t.]. — Monaldo de Castello, nuntio misso etc. apud
Sabineam ad d. Jacobum de Gabriellibus, Capita-
neum gentis armigere E., ad consulendum ipsum, qualiter se
posset opponere una cum provincialibus provincie Spoletane
et impedirent, quod dieta Magna Societas non posset intrare
provinciam Spoletanam, et de modis, quos habebat tenere
eontra ipsam. — 3 lib.

195.mag. 24. — Cicco etc. apud Narniam ad Ser Minum de Se-
nis Capitaneum gentis armigere provincie ducalis per
ipsum d. Rectorem ibidem trasmisso ad impediendum gressus
et passus ipsius per districtum Narnie et ad sciendum nova de
sotietate predicta. — 25 sol.

196. | Nueciolo de Perusio, nuntio ecc. apud Tudertum... ad
regimina ipsius Civ. roganti eos, quod ipsorum gentes armigeras
micterent ad d. Civ. Narnie, ad opponendum se dicte Socie-
tati et prestandum impedimentum, ut non posset transire. — 20 sol.

121.mag. 27. — It. it., apud Spoletum.

128. [c. 159] mag. 28. — Ciccho efc. apud Narniam... ad su-
pradictum ser Minum CapitaneumetGolardumde Monte,
conestabilem equitum dicti d. Rectoris, ut essent soliciti circha
conductione gentium armigerarum eis commissarum et circa impe-
dimenta prestanda una cum aliis gentibus armigeris E. fidelibus.
apud Narniam congregatis contra dictam Societatem. —
25 sol. cort.

199.mag. 29. — Munaldo de Castello, misso apud. Civ. Rea-
tinam ad explorandum de gressibus dicte magneSocietatis,
que, ut dicebatur, recesserat de Sabina. — 3 lib.

130. Cappello de Montefalcone, nuntio, misso apud Nar-
niam eíc. ad ser Minum de Senis, Capitaneum gentis ar-
migere E. et ad Colardum, Conestabilem equitum Camere
ducalis, ut redirent cum gentibus armigeris, si comode fieri po-
terant, et si dicta Societas recesserat, sicut publice dicebatur. —
25 sol. ;

131. Ser Cola Nardi de Fulgineo, not. misso per ipsum d.

Rectorem cum licteris d. Card. Legati ad civit. Eugubi -

o cp I REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 9t

i nam ad citandum dictum d. fratrem Vesianum Epum Eug .,

super impedimento per ipsum prestito in jurisdictione Spiritua-

litatis dicte Curie, ut compareret personaliter coram ipso d.

Legato, qui secum duxit .nrJ. sotios pedestres, pro eo quod iret

securus, quia d. Epus. et Comune verberaverant et incarcera-

d verant aliquos bayulos Curie.

| 132. [c. 159 t.] mag. 30. — Ciecho efc. ad dictum d. Card. Lega-
tum apud Montemflasconem, cum licteris responsionis dicti
d. Rectoris super gente armigera, pro qua miserat idem d. Le-
gatus ad d. Rectorem, ut sibi micteret pro custodia sua ac
Roeche Montiflasconis. — 40 sot.

133. Petro Gualterii de Nursia, nuntio redeunti de Ro.
Curia iluc per d. Rectorem predictum pridem trasmisso cum
licteris ipsius directis d. Pape et dd. de Camera super adventu
diete Magne Societatis, ut provviderent de opportunis re-

| mediis circa terras E., quas dicta Societas aggressas fuerat,
et dubitaretur quod illud idem faceret in aliis terris E.
194.[e. 196] giug. 4. — De mandato Magnifici militis d. Johan-

nis Scafredi Rectoris dieti ducatus... dedi et soivi
nobili militi d. Petro d. Gaddi de Eugubio et sapienti viro
d. Andree Leonardelli de dicto loco, ambaxiatoribus missis
Spoletum per dictum d. Rectorem, pro statu pacifico duca-
lis provincie, et pro patifico statu dicte civitatis, ad tractan-
dum eum Comune et officialibus dicte civitatis pro remietendo exi-
titios dicte civitatis devotos fideles S. M. E., qui longo expulsi ste-
terant extra civitatis predictam. — 4 7l. a.

[Somma di tutte le spese di 6 anni, 6 mesi e 1 giorno — fior.
21.666 !,, lire 22,719, s. 1, d. SJ.
L. FUMI.
DUE MONUMENTI

RELATIVI

AD UN VESCOVO E AD UN PAPA FHANCESI

E
AD UN ANTIPAPA SVIZZERO

Scoperti in RIETI ed illustrati da FABIO GORI

Nelle ricerche di monumenti inediti da me istituite, ho avuto
la fortuna di scoprirne in Rieti due che si riferiscono a perso-
naggi di nazionalità estera e che sono importanti per le Storie
d'Italia, di Francia e della Svizzera.

Una iscrizione gotica e tre figure graffite sul marmo che ho
trovato nella chiesa di s. Francesco, mi hanno dato agio di ve-
rificare come nel 1296 il Vescovo di Soissons, della primaria no-
biltà francese, e due suoi Cappellani venissero uccisi nelle vici-
nanze di questa ciltà.

Murato in un casino di campagna ho rinvenuto un cippo o
termine, posto nel 1373 da Roberto, cardinale di Ginevra, il quale
fu poi Antipapa col nome di Clemente VII ed in quell’anno era
Vicario del papa Gregorio XI in Italia. Questo cippo, l’unico che
il medio evo ci abbia trasmesso, servì per istabilire i confini tra
l'Abruzzo, spettante al Regno di Napoli, ed il territorio di Rieti,
appartenente allo Stato Pontificio.

Avendo ottenuto dalla gentilezza del sig. Giovanni Petrini
le fotografie di ambedue i monumenti, perfettamente riuscite,
passo a dare su di essi le necessarie spiegazioni. 280 F. GORI

Iserizione sepolerale del Vescovo di Soissons
(1296).

La chiesa di s. Francesco è da ritenersi che fosse una delle
prime innalzate per onorare le virtù di quel patriarca, essendo
stata incominciata dal celebre frate Elia, a cui si deve la fabbrica
del tempio e del convento di Assisi. Rimirandola all’ esterno ed
all’interno, si ha motivo di credere che la sua struttura in pietra
da taglio e le pitture, ora nascoste sotto l’ intonaco di calce, si
debbano al genio degli stessi architetti e pittori i quali edificarono
ed abbellirono quel famoso tempio. Ma dei monumenti che riman-
gono tuttora in questa chiesa, delle lapidi, dell’ altare maggiore
in marmo, e de’ mirabili affreschi, scoperti dal terremoto (!), trat-
terò nelle Notizie dell’Episcopio e delle chiese della città e dio-
cesi di Riett che sto preparando per la stampa. Qui mi restrin-
gerò ad illustrare una lapide ch’è affissa alla parete sinistra
della chiesa stessa.

In una lastra di palombino si vedono in alto graffiti due ‘scudi
triangolari con quattro pali o linee verticali che dividono il campo.
Al capo di quello a sinistra è sovrapposto un giglio della Corona
di Francia. In mezzo agli scudi si eleva in piedi un vescovo. Ha la
testa sbarbata, porta la mitra bassa con due fascie o code, e tiene
le mani cancellate sul petto. Indossa una veste a pieghe studiate,
con maniche larghe, ristretta con due fimbrie ricamate, una sotto
il collo e l’altra verso l'orlo inferiore. Una stola con otto croci
dalle spalle gli scende sul davanti in mezzo all’ammanto.

All’uno ed all’altro lato stanno parimenti in piedi due gio-
vani senza barba, tonsurati come i frati, e con lunga veste pie-
ghettata. Il disegno è corretto, gli occhi e le fisonomie espressive;
ond'é verosimile che sia lavoro di artista italiano, quando l’arte
per opera di Cimabue già si era liberata dalla rigidità e dalle
pastoie dei Greci.

Al disotto, in caratteri gotici del secolo XIII, è scolpita la
-- tt CL OO. ZII i

DUE MONUMENTI, ECC. 281

seguente iscrizione, alla quale sciolgo le sigle per comodo dei
lettori :

4: TRES * TRIA * BVSTA * TENEAT * DomiNUM * SIMVL ADQue CLIENTES *
QVOS * EADEM PATRIA VEXIT ET VNA FIDES*
SVESSONAESIS *' ERAT PreSVL DICTVS Que GERARDVS -
QVEM GENVS ET FASCES NOTIFICA (ve) RE BONVM *

ECCE CAPELLANI DomiNuM SETTANTUR AMATUM *

SILICET EGIDIVS CVM Que IOHANNE COMES *

HIIS * PostQuam MO(n)STRA(ve)RE FORES ARCHANGELVS ALTVS
ADQue NICOLAVS * TVAC OBIERE PARES *

HOS REA MORS RAPVIT: REATINA POLIS SEPELVVT (sepelivit)
ASTRA TENEZT AnImAS MATRE ROGAZTE DEI.

Questi versi esametri e pentametri, con qualche errore di
prosodia, io reputo di spiegare nella seguente maniera:

« X Tre feretri contengono le tre salme del Signore insieme
a quelle dei clienti che la medesima patria (francese) ed una sola
fede (cattolica) elevò di grado. Uno era vescovo di Soissons, e
si appellava Gerardo, noto per nobiltà di natali, per dignità e
per bontà di costumi. Si veggono seguire l'amato signore i cap-
pellani, cioè Egidio ed il compagno Giovanni. Questi morirono
insieme dopochè l'alto Arcangelo e Niccolò ebbero ad essi mo-
strate le soglie (delle loro basiliche). Questi rapì una morte rea.
La città Reatina diede ad essi sepoltura. Gli astri ne albergano
le anime per le preghiere della Madre di Dio ».

Dal contesto si rileva che il vescovo Gerardo e i suoi due
Cappellani perirono insieme per morte violenta. Ma l’epoca in
cui avvenne la catastrofe essendo stata tralasciata nel marmo,

.né avendola io trovata in cronache o manoscritti, mi sono rivolto

all’odierno Vescovo di Soissons per avere qualche notizia. E il
detto monsignore così gentilmente mi ha fatto rispondere dal suo
segretario particolare:

19
282 F. GORI

ÉVECHÉ
DE
SOISSONS

(AISNE) .

Soissons, le 26 Juin 1899.
Monsieur Fabio Gori,

Monseigneur. ]' Evéque de Soissons m'a chargé de vous don-
ner les renseignements que vous demandez relativement á l'évéque
dont vous avez retrouvé l'inscriplion tombale dans l'église de St.
Francois.

« Le 67° Evèque de Soissons se nommait Gérard l.er de
Montcornet. Succédant à son oncle qui mourut sur le siège de
Soissons en 1290, Gérard I.er de Montcornet fut élu évéque de
Soissons .en 1292, quatorze mois aprés le décés de son oncle. Fils.
de la soeur de Milon de Barzoche (c'est le nom de l' oncle évéque),
qu'avait épousé le seigneur de Montcornet en Thiérache, Gérard
avait déjà hérité de son oncle l'archiaconné de Brie avant d'hé-
riler de son évéché. Il gouverna seulement pendant quatre ans
l'Eglise de Soissons. Profitant d'une tréve qui avait été ménagée
entre la France et l'Angleterre et du passage en Italie d'un grand
nombre de Frangais qui allaient en secours de Charles I, roi de
Sicile, il fit un voyage à Bari, dans la Pouille, pour y vénérer
les reliques de Saint Nicolas, et mourut, au retour de son péle-
rinage, à Zeti, le 1.er septembre, jour de la Saint Leu et Saint
Gilles, de l'année 7296. Son corps fut rapporté à Soissons, sur
la fin de ce mois, et déposé dans le tombeau d'oü l'on venait
de tirer le cercueil de son prédecesseur, pour le transporter à
Longpont (localité du diocése de Soissons).

« Voilà ce que les Annales du diocése de Soissons disent de
Gérard de Montcornet. Elles ne parlent pas de ses deux cha-

| pelains.

« Croyez bien que j'ai obéi avec plaisir aux désirs de Mon-
seigneur l'évéque de Soissons qui est heureux de vous étre
agréable.

Votre Serviteur tout dévoué
.F. LAIGLE
Secrétaire particulier de Moseigneur ».

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DUE MONUMENTI, ECC. 283

Le notizie forniteci da Monsignor Vescovo di Soissons meri-
tano un commento. Esse c’indicano il giorno, il mese, l'anno ed
il luogo della morte del vescovo Gerardo di Montcornet, ma ser-
bano un assoluto silenzio sul genere di morte a cui andò incontro.
Invece la nostra iscrizione e la tradizione popolare ci fanno sapere
che il medesimo perì di morte violenta insieme ai suoi due Cap-
pellani: Hos rea mors rapuit. lo perciò ritengo che i pellegrini
francesi, reduci dai santuari di S. Michele Arcangelo del Monte
Gargano e di S. Niccolò di Bari, ne’ confini di Rieti avessero un
conflitto con una banda Ghibellina de’ Colonnesi che nel 1296 sta-
vano in armi contro Bonifacio VIII e Carlo Il d'Angió e venis-
sero messi a morle. Né mi pare verosimile che alla fine del mese
di settembre il cadavere del vescovo potesse essere trasferito e
tumulato in Francia, essendogli stato qui in Rieti eretto il monu-
mento sepolcrale ed essendo in quel tempo molto difficili le co-
municazioni ed esigendo lunghissimo tempo un viaggio da Rieti
a Soissons. Piuttosto io reputo che si dovrebbe ricercare il sepol-
cro del Vescovo nell'antico pavimento della chiesa di S. Francesco,
rialzato per l'inondazione del fiume Velino nel 1636.

Il.

Cippo di delimitazione dei territorî dello Stato Pontificio
e del Regno di Napoli

(1373).

Nel trascorso mese di marzo il sig. D. Mariano Pandolfi
m'informó che nell'angolo del casino de’ marchesi Gabriele e
Giovanni Vincentini, in contrada Monte Gammaro, stava infissa
una grossa pielra con iscrizione illegibile, e pregò il valente pit-
tore sig. Angelo Maccaroni affinchè quivi mi conducesse per de-
cifrarla. ;

Giunto sul posto, mi avvidi che l'iscrizione in carattere go-
tico era imbrattata di terra e capovolta, onde pregai il Maccaroni
di farla rimuovere da quel casino; ed infatti poco dopo i marchesi
Vineentini la fecero trasportare nel loro palazzo in piazza Vittorio
;manuele.

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284 F. GORI

Essa è scolpita in una pietra delle cave di Aquila, alta em. 40,
larga cm. 48 e grossa 26 cm. Ha nel mezzo la parte inferiore di
uno scudo con dischi a somiglianza di reli, corrispondente alla
forma dell’arma della città di Rieti; ma vi mancano i tre pesci,
due dei quali si dovrebbero vedere a traverso le maglie della rete,
mentre il terzo guizza al difuori nell'acqua. La parte superiore,
consistente nella figura di una matrona che consegna la bandiera
ad un cavaliere, doveva essere in un masso sovrapposto che
forse fu abbattuto coll’ arma del papa Gregorio XI, quando
nel 1375 anche Rieti insorse ad aperta ribellione (1). Probabil-
mente nel masso superiore cominciava l'iscrizione colla solita
formola :

Ya Anno Dominice Incarnationis

Nella pietra rimasta leggonsi le parole che ho creduto sup-
plire nel seguente modo :

0
M * CCC LXXIII *
IND * XI TEm PORE Domini
GREGORII PaPe * XI Regni Anno III

ET RUBeRT : CARDINALISGE * BENnenSis
TemPoRE DISEGnatoris pro | | SERenissiMO REgE
LUDOVICI De GOT; Pro SaACtA * ROMana * ECclesiA
DeFFINIZIT Dominus PaPa ORBIS CATOLici INTeR APR
TIUM *: ET PATRimonium * CIUitatis * ReaTE

Da questo termine risulta che il designamentum o disegna-
mentum.(2) fu eseguito da Ludovico De Goth, rappresentante del
Serenissimo Re (di Napoli), e da Roberto Cardinale di Ginevra,
legato del papa Gregorio XI, per evitare le frequenti questioni
che si sollevavano circa gl'incerti confini tra l’ Abruzzo ed il terri-
torio rietino. Sembra però che tale delimitazione non giovasse o
non fosse riconosciuta soddisfacente, perchè nella pace del 1377

(1) V. MICHAELI, Mem. stor. di Rieti, lib. IV, p. 99.

(2) Nel Glossarium del Du CANaE Designamentum o Disegnamentum significa
Terminus, limes designatus, e da siffatta voce proviene il titolo di designator o dise-
gnator dato a Lodovico De Goth, incaricato dal Re di Napoli di fissare i confini.
—-
ANN

S P o int

DUE MONUMENTI, ECC. 285

si convenne tra i Sindaci dei paesi confinanti che le questioni
territoriali si rimettessero ai deputati e arbitri che fossero eletti
dal Papa e dalla regina Giovanna (1).

Pietro Ruggero, conte di Montreux, figlio di Guglielmo II,
conte di Beaufort, fu l’ultimo pontefice che la Francia diede alla
Chiesa. Lo elessero papa in Avignone nell'ultimo giorno del-
l’anno 1370 (2) ed assunse il nome di Gregorio XI. Nel gennaio
del 1377 riportò la sede pontificia in Roma.

Lo stesso Gregorio XI, per conservare il dominio in Italia,
mandò colla qualifica di Legato Apostolico, Roberto figlio di Ame-
deo III, ultimo slipite de’ conti di Ginevra. Questo feroce cardi-
nale prese al suo servizio la Compagnia Inglese dell’ Acuto
(Howkovood) e quella de’ Bretoni, comandata da Giovanni di Me-
lestroit, alle quali ordinò la strage di cinquemila abitanti di Ce-
sena, non risparmiando le donne ed i bambini (3). E dopo la
morte di Gregorio XI fu causa dello scisma occidentale di 40
anni, facendosi eleggere papa, in contrasto di Urbano VI, eol
nome di Clemente VII (4).

Il Michaeli nel IV libro della sua Storia ha raccolto molti
falli importanti, avvenuti in Rieti ed ai confini del Regno, du-
rante la ribellione de’ sudditi della Chiesa e lo Scisma. Delle Bolle
e Brevi, con cui Gregorio XI perdonò ai Rietini e confermò la li-
bertà e i privilegi loro accordati da Onorio III e Gregorio IX,
esistono vari esemplari nell’ Archivio Municipale (5) ed in quello
Capitolare (6).

Dicendosi nella lapide che la delimitazione fu eseguita pel
Serenissimo fe, questo nel 1373 era Giacomo d'Aragona, terzo

(1) V. MICHAELI, loc. cit. lib. IV, Doc. XXXI.

(2 RAYNALD, Anmnal. Eccles. 1370, S 25.

(3) Cronaca Sanese di NERI DI DONATO, p. 252. Lettera de’ Fiorentini a' Re ed
a’ Principi de’ 21 febbraio 1377 (Arch. Fior., Signori, Carteggio XVII fasc. D. n. 5).
Lettera a Carlo V di Francia (LüNIG, Cod. Ital. Dipl. III, 564).

(4) MAIMBURG, Hist. du grand schisme, I, 88, Vita Clem. VII, auctore DE HE-
RENTALS (Baluzio ap. Muratori III, 771).

(5) V. il n. 133 dell’ /Znventario, compilato dal prof. Alessandro Bellucci,

(6) Arch. Cath. Elenco A, arm. 1, fasc. A, 7 e 8. arm. 1, fasc. A, n. 13, Elenco C,
arm. I, fasc. D, n. 5. Elenco C, arm. 1, fasc. A, n. 14.
286 F. GORI

marito della regina Giovanna (1), il quale pretendeva anche al
trono di Minorica. La nostra iscrizione prova non essere esatto
quel che scrive il Sismondi, che cioè Giacomo non abbia mai
avuto il titolo di Re (2).

Ludovico De Goth ch'esegui il Designamentum pel Re di Na-
poli, deve-essere stato della stessa famiglia di Clemente V (Ber-
trando De Goth) che nacque a Villandran, diocesi di Bordeaux
e fu eletto papa a Perugia nel 1305 (3).

La collina, in cui ho ritrovato l’iscrizione, è chiamata dai
contadini Monte Gàmmaru, perchè, colle falde laterali sporgenti
e colla torre sul vertice, rappresenta un gambero; perciò il mar-
chese cav. Gabriele Vincentini, duca di Montenero, presso il ca-
sino costrusse nella prima metà del secolo XIX una fontana,
adorna di una scoltura raffigurante il delto crostaceo. Dista circa
4 chilometri da Rieti e confina col territorio di Cantalice ch'è il
primo comune dell’ Abruzzo Ulteriore 1l. Al giorno d'oggi tutta
la collina è coperta di viti che per l'esposizione al mezzogiorno
e per la bontà del terreno vi prosperano; ma nel medio evo i
Rietini vi fabbricarono un castello per opporlo alle depredazioni
dei Regnicoli. Essendo il colle isolato e difeso nel basso dalle
paludi che, prima dell’ Emissario Clementino, ne bagnavano il
piede (4), in tempo di guerra formava una forte difesa per la città,
onde sovente se ne tratta nello Statutum Reatinum e negli atti
custoditi nella Cattedrale. In questi ho rinvenuto tre donazioni
dell'anno 1152 di beni esistenti in Morte Gammaro,.e nel pa-
vimento del Duomo si leggeva una lapide di un D. Cristoforo de
Monte Gammaro, scrittore ed abbreviatore Apostolico, quivi se-

(1) Historical life of Ioanna of Sicily, Queen of Naples (London, 1824). MIGNET,
Histoire de Ioanne I. reine de Naples (1761). CRIVELLI, Della prima e:della seconda
Giovanna, regina di Napoli (Padova, 1832).

(2) Histoire des Républiques Italiennes pendant le moyen àge, ch. 50.

(3) BALUZIO, Vitae pontif. Avenionens., tom. I.

(4) Nell'Archivio della Cattedrale (Elenco A fogl. 15) ho trovato un istromento
del 1285 in cui « Jacobus de Labro et Rugerius Thomussi de Labro pro se et nomine
fratrum renunciaverunt Oddoni Peticto Sindico Communis Reatis omne jus quod
habebant in terra et Paludibus que sunt a pede Collis Crucis (sotto i Colli di Labro)
sicut protendunt in directum in pede Collis S. Matthei usque in tenimentwm et pa-
ludes Montis Gammari ».

coon
———— -

DUE MONUMENTI, ECC. 281

polto nell'anno 1445. I contadini mi hanno indicato le rovine
della chiesa o parrocchia dedicata a S. Caterina. Nell'alto sopra
il casale del barone Cappelletti ho visitato la torre (recinta da una
piccola macchia) nei cui sotterranei nasce una sorgente d’acqua
che ora si spande ne’ campi sottoposti.

F. Gori.

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RICERCHE
SULLA STORIA DELLA PITTURA IN PERUGIA NEL SECOLO XV

DEL MAESTRO DI PIETRO VANNUCCI DETTO IL PERUGINO.
E DEI SUOI CONTEMPORANEI

COMMENTARIO

BENEDETTO BUONFIGLI

In tenui labor.

Come lo scrivere sui pittori perugini è cosa che allieta, così il
dire con perfetta scienza della loro vita e delle loro opere è cosa
difficile, in quanto che i documenti ad essi riferentisi giacciono
ancora nascosti negli archivi della città. Più volte, nel trattare di
Pietro Vannucci e della sua scuola, mi è avvenuto di pensare al
suo maestro, agli altri che lo precedettero, a quelli che vissero
al tempo suo. Nè io ho giudicato opportuno risalire sino al se-
colo XIV; ma mi è sembrato fosse a sufficienza di limitare le
ricerche al secolo XV, indagando quale tra i pittori, esistenti in
Perugia e nell’ Umbria, potesse influenzare sulla maniera di Pietro
e se i dettami di quello segnassero una traccia visibile nei con-
temporanei e più specialmente in esso.

Se avvi un pittore della scuola perugina che, nel secolo XV,
abbia una maniera tutta sua propria, e che segni un punto rilevante
nell'arte, questi è cerlamente Benedetto Buonfigli (1), che quasi
sempre lavorò in patria, onde quivi soltanto si può ammirare la

(1) Preferisco scrivere il nome Buonfigli all'italiana in quanto che nel documento
primo che è il contratto col Comune per le pitture della cappella si segue tale scrittura
ed esso si firma in tal guisa, e così é scritto anche nei documenti III e IV.

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90 L. MANZONI

bellezza delle opere sue e comprenderne la potenza dell'ingegno;
tantoché de' vari suoi contemporanei, che lasciarono opere degne
di nota, pochi si deve credere che l'eguagliassero, nessuno che
lo superasse. Se usciamo di patria, noi dovremo mettergli di
fronte dei pennelli robusti e potenti, come Pietro della Francesca
e Filippino Lippi. Scrivere pertanto la vita di lui, non è per me
agevole; per cui lo studioso potrà chiamarsi contento se darò un
semplice commentario delle opere del medesimo, le quali trove-
ranno non dubbiosa aggiudicazione solo quando le ricerche d’ar-
chivio metteranno in luce documenti che quelle illustrino e con-
fermino.

I biografi perugini hanno fantasticato sul Buonfigli (1), e non
seppero mai dirci qual fosse il padre suo. Nè agevole era il rin-
venirlo, giacchè nei decemvirali e in qualche atto pubblico manca
quasi sempre la paternità. Il Mariotti, a pag. 180, nota N. 2
delle sue Lettere Pittoriche, fu il primo a notare che nel testa-
mento di Benedetto è scritto che egli è figlio di un olim Bonfilit;
ma come questo nome sia derivato, a lui fu ignoto. Quello che
non rinvenne il Mariotti, a me per fortuna fu dato scoprire;
giacchè nella matricola dell’ Arte della Lana e Seta di Perugia,
compilata nell’anno 1388, tra i soci esistenti nel Rione di S. Pietro
è nominato un /ohannes Gilij dicto Buonfilio, a lato del quale în
carattere cancelleresco di tempo posteriore è scritto: morto 7488.
Per cui in questo documento trova conferma la paternità data nel
testamento di Benedetto del 1496 « Benedictus olim Buonfilii »
e quella ripetuta nel processo presso il Tribunale penale di Pe-
rugia del 1483, da me già pubblicato (2).

Dei suoi primi lavori compiuti in patria, nulla ci rimane da
cui indurre si possa qual fosse il suo maestro. Il più antico do-
cumento rinvenuto da me sulle opere di lui, è un atto a rogito
del notaio perugino Pietro Paolo Di Nuto, delli 7 marzo 1445,
che contiene un contratto che il pittore fa con tal Paolo di Angelo

(1) I1 Pascoli nelle Vite dei Pittori e Scultori ed Architetti Perugini, Roma, 1732,
Ant. de Rossi, in 40, poco o nulla di notevole scrive sul nostro autore, nè più ab-
bondanti notizie si possono trovare negli altri scrittori della Storia della pittura ita-
liana, giacché il Vasari lo nomina come a caso nella breve vita del Pinturicchio.

(2) Fu pubblicato nel vol. III, pagg. 376 e 377 del nostro Bollettino, ‘sotto il do-
cumento IV ed è a rogito del notaio perugino Girolamo di Bartolomeo.

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RICERCHE, ECC. - 291

Ceccoli di S. Cristoforo di Piscille; dove si obbliga dipingere la
Beata Vergine tra due Angeli, in un altare di piccola cappella,
forse una Maestà, fuori della chiesa di S. Pietro (4): « Pictura
cuiusdam immaginis gloriose virginis cum duobus angelis, iuxta
altare foris stans in ecclesia S. Petri ». Questa cappella che
probabilmente esisteva nell’ antico cimitero posto a lato della fa-
mosa abbazia, ora più non esiste; e con essa si è certo perduta
la pittura di Benedetto: e da tempo tale rovina deve essere avve-
nuta, giacchè niun cenno di essa si fa dall’ Orsini (2), dal Siepi (3)
e dalla descrizione anonima delle pitture di S. Pietro in Perugia,
stampata ivi più volte negli ultimi anni del secolo XVIII (4).

Il Teia nella descrizione del Palazzo Vaticano (5) è stato
il solo, il quale ci abbia dato la notizia che Buonfigli lavorasse in
Roma; nel che è sostenuto dalla tradizione che le pitture delle sale
dei Conservatori in Campidoglio fossero uscite dal pennello di lui
ed è pure ripetuto che egli, a S. Giovanni in Laterano, dipingesse
nella chiesa, a buon fresco, la Crocifissione di nostro Signore.
In quanto alle pitture che il Teia gli attribuisce nel Vaticano, e
cioè candeliere e ornati dell'appartamento Borgia, io le cercai in-
vano, e mi sembra con ragione di dover dedurre che sia stata
una fervida immaginazione tale attribuzione, e questo perchè l’au-
tore di esso appartamento, Alessandro VI, fu eletto solo li 11
agosto del 1492 e l’apparlamento che porta il suo nome fu comin-
ciato a dipingere dopo il 1494; ed il Buonfigli in quegli anni,
per la tarda età e per gl'impegni che aveva in Perugia non po-
teva essersi allontanato dalla patria. E infatti questa mia opinione

(1) Questo è il numero I dei documenti pubblicati nel sopra accennato fascicolo.

(2) Guida al forestiere per V'augusta città di Perugia, 1784 per il Costantini con
4 figure.

(3) Descrizione Topologico-istorica, della città di Perugia, Perugia, 1822, Tipo-
grafia Garbinesi- Santucci in 16.0 Di quest'opera non furono mai pubblicate le note
che dovevano esser contenute. nel 30 volume per esser andate disperse le schede per
la morte dell’ autore.

(4) Galassi Tommaso. — Descrizione delle pitture di S. Pietro in Perugia, chiesa
dei monaci neri di S. Benedetto della Congregazione Cassinense in 12. Questo volu-
metto fu stampato nel )774, 1784 e 1792.

(5) Descrizione del Palazzo Apostolico Vaticano, Roma, 1750, appresso Vincenzo
e Marco Pagliarini in 169, pag. 93 e 385. Quest'asserzione è ripetuta dagli annota-
tori del Vasari che poco la vagliarono nel riportarla.
292 L. MANZONI

è confortata da due documenti già pubblicati nel citato volume
del nostro bollettino (1); l'uno delli 14 decembre 1492, con cui
Benedetto fa un contratto per certo olio con un tal Bernabeo di
S. Feliciano ed è a rogito del notaio Perugino Mariotto Calcina ;
coll'altro del 1455 a rogito dello stesso notaio M. Calcina lo stesso
Benedetto fa quietanza ad Antonio di Filippo di Monte l'Abate
per 20 mezzolini e 20 libbre d’olio ad esso Benedetto dovuli.

Per la qual cosa, provato che l’opera sua al Vaticano non
può aver avuto luogo, bisogna credere che se Benedetto fu in
Roma, la sua dimora ivi non può esser stata che tra il 1446 e
il 1453, poichè nel 1454 assume, come più tardi vedremo, di di-
pingere a buon fresco la cappella nuova del palazzo de’ Priori di
Perugia (2).

Delle altre pitture che si dicono, come sopra si è notato,
condotte da lui in Roma, quella in S. Giovanni Laterano non esi-
ste più (3) perché quel braccio di chiesa fu abbruciato e le po-
che figure che esistono oggi nella cappella del Sacramento, ove
sarebbe stata la pittura di Benedetto, non hanno segno alcuno per
esser giudicate appartenere alla Scuola Umbra. Per quanto s'at-
tiene alle altre pitture, che, nel palazzo dei Conservatori in Campi-
doglio, si attribuiscono a lui, non trovo cenno alcuno nell’ Alber-
tini (4), il quale non avrebbe dimenticato di notarle se avessero
avuto un'imporlanza, come non dimenticò di ricordare quali fu-
rono i pittori più importanti che lavorarono nella cappella Si-
stina (5). Gli avanzi di buon fresco che nelle sale di quel palazzo si
trovano ancora e che le guide con soverchia facilità attribuiscono
al nostro Benedetto, sono talmente malconcie da ristauri, che non
è possibile, onestamente parlando, trovar traccie certe di pittore

(1) Vedi i documenti V e VI riportati nel citato fascicolo del Bollettino,

(2) Vedi i documenti I, III, IV, della presente memoria.

(3) L' esistenza di tal pittura é data dai signori Crowe e Cavalcaselle nel tomo III,
pag. 149 della loro Storia della Pittura Italiana, Ediz. Lémonnier.

(4) Albertinus Franciscus. De Mirabilibus Romae Opusculum, Romae per Ia-
cobum Mazzochium, 1510 in 4.0

Di questa rarissima guida il Ranghiasci nella sua Bibliografia, storica, delle città
e luoghi dello Stato Pontificio, Roma, 1792, Stamp. Giunchiana in 49, cita una prima
edizione del 1508, ma è a dubitare dell’ esistenza della medesima essendo stata ignota
al Panzer e al Brunet.

(5) Edizione del 1510 dell’opera sopra citata c. X tre al rovescio.
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RICERCHE, ECC. 293

umbro qualsiasi, cui si possano attribuire; onde io, sino a prova
contraria, non le enumererò tra le opere del nostro Benedetto (1).

E omai tempo, ripeterò qui quanto altre volte ho scritto, che
smetta il mal vezzo di aggiudicare opere a pittori e a scultori a
seconda che la mente consiglia, giacchè tali giudizi quasi sempre
sono fallacissimi. É meglio negare recisamente un'opera a un
autore, anziché, con giudizi fantastici, attribuirla al medesimo,
falsando cosi il concetto di quelli non troppo addentro negli studi
dell'arte; ond' è, per questo canone, che io mi limiterò a dare
a Benedetto quelle opere che i documenti dimostrano incontra-
stabilmente per sue, a meno che non si tratti di altre, che, senza
nome ed anno, abbiano traccie indiscusse della maniera di lui.
Per questa ragione io preferisco di lasciare una lacuna cosi rile-
vante dal 1445 al 1454, senza riportare opere di lui, piuttosto che
indicarne talune che non si ha certezza che possano dirsi da lui
condotte,

Nasce però una domanda, e cioè: Quali opere deve aver la-
vorato Benedetto in questo tempo che degne fossero di tale estima-
zione da indurre i Priori di Perugia a concedere a lui il lavoro della
Cappella? Di Benedetto, a mia notizia, non esistono che le tavole
conservate nella Pinacoteca perugina, le quali, essendo senza data,
possono per ora, in mancanza di documenti, che ne fissino il
lempo, essere collocate nel periodo di anni sopra accennato, e le
quali sono più che bastevoli ad assicurare la fama di grande ar-
tista a quegli che le aveva dipinte. Queste pitture, sono, a mio
avviso, da distinguersi come in due stadi, uno più antico, ed uno
più moderno di fronte ad esse. Pongo nel primo periodo l'Ado-
razione dei Magi e l'Annunciazione, nonchè gli angioletti che
portano corone di fiori e gli emblemi della Passione; mentre
pongo nel secondo periodo la Madonna col Bambino contornata
di Angioli e gli altri quattro Santi che nella stessa Pinacoteca
in parte a Bartolomeo Caporali ed in parte a lui vengono attribuiti.
Queste opere, ripeto, sono più che sufficienti a stabilire la fama di
un grande pittore. Ma Benedetto deve aver lavorato altre cose

(1) Questa è l'impressione costante che io ho riportato nella visita di tali pitture:
nonché al Bonfigli, ma a nessun pittore umbro del sec. XV io oserei attribuirle, tanto
sono malconcie dai ritocchi.

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294 L. MANZONI

di grande encomio nel famoso palazzo dei Baglioni, che oggi più
non esiste (1). Su questi dipinti e sopra altri che attribuiti a lui
si conservano altrove io tornerò a far parola, esaminandoli tutti
dettagliatamente, ma ora son sospinto a portare il lellore a con-
siderare la massima delle opere di lui che ci resta e che fortu-
natamente io posso comprovare in tutte le sue parti coi docu-
menti che, per gran ventura, mi fu dato rinvenire negli Annali
Decemvirali della Città; voglio dire le pitture a buon fresco della
Cappella dei Priori.

II.

I Priori della Città di Perugia ebbero due palazzi: uno.an-
teriore al presente, detto il Vecchio, l'altro l'attuale, detto il
Nuovo ; chè tale nel secolo XV era la denominazione data al fab-
bricato che al presente è detto Palazzo Municipale o dei Priori.
Il palazzo del municipio, come anche oggi appare, risulta composto
di due parti, una vecchia che andava dalla torre detta dei priori
alla piazza della fonte, l’altra che da detta torre va sino alla
stradella che limita la fabbrica del Cambio. Come i priori ebbero
due palazzi, cosi ebbero due cappelle, una nuova che è quella di-
pinta dal nostro Benedetto, l'altra vecchia che trovavasi nel vec-
chio palazzo e per essere in ruina e minacciante, fu dai priori
nel 1457 deliberato di spendervi fiorini cento per restaurarla come
appare dal documento che qui per la prima volta si pubblica (2).
Ed abitazione ebbero i Priori nel nuovo palazzo; per cui oltre ai
locali per l’officio, ebbero camere per ricevere, sala per conviti
ed anche cappella per pregare. Erano gli uffici al primo piano;
venne destinato il secondo all’ abitazione dei Priori in carica e
alle sale necessarie per ricevimento delle persone illustri. Sembra,
ma non è provato, che il luogo destinato alla cappella, fosse tal-
volta cambiato, e solo alla metà del secolo XV venisse fissato un

(1) Tutti sanno che il palazzo Baglioni famoso per splendide opere d'arte fu ab-
battuto per fabbricarvi una fortezza ad coercendam Perusinorum audaciam. Né va-
leva proprio la pena di distruggere un edifizio dove avevano operato i più potenti
pennelli d'Italia del sec. XV.

(2) Vedi documento n. VI della presente pubblicazione.

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RICERCHE, ECC. 295

ambiente che, in progresso di tempo, non fu più mutato. Come
sontuoso e splendido era l'arredamento peri pubblici ricevimenti,
cosi si volle che decorosa riuscisse l'ornamentazione della cap-
pella privata dei Priori stessi; e ciò forse in considerazione delle
frequenti visite che Perugia riceveva dagli ambasciatori inviati
dalla S. Sede, i quali, il più delle volte, erano investiti del sacro
ministero; per cui l'uso di una cappella privata era non solo un
comodo, ma talvolta una necessità. Sulla metà del secolo XV e,
forse, con molta probabilità, nel 1450, i Priori aprirono un con-
corso per dipingere tale cappella; e sebbene dalla cedola, che
qui si pubblica, non appaia, pure si ha ragione di supporre che

il concorso fosse limitato a pittori perugini. Massimo tra essi in.

quell'anno, nativo di Perugia e di valore conosciuto, i documenti
sino ad oggi ritrovali ci indicano il Buonfigli. Vivevano Fiorenzo
di Lorenzo, Bartolomeo Caporali, Bernardino Pinturiechio e Pie-
tro Perugino; ma, tranne il primo, tutti gli altri assai giovani
e non capaci d’intraprendere un lavoro così rilevante e di polso,
qual'era l'affrescare le quattro pareti della cappella dei Priori.
Fiorenzo solo avrebbe potuto accingersi a tal compito; ma la sua
natura molle lo riteneva dall’ardire. Benedetto, pertanto, rimaneva
solo a tentare l'impresa ; e che essa fosse aperta a tutti, lo rile-
viamo dal 1° articolo del contratto, in cui la frase generica della
concessione del lavoro fa supporre che non ad uno solo fosse de-
liberato il medesimo : « En prima che al maiestro che toglierà fare
et dieto lavorio... ». Nel 1454 Benedetto si presenta ai Priori e do-
manda di assumerlo in base allo stabilito contratto, che per la prima
volta ha qui la luce. Non riassumerò tutti gli articoli di esso
capitolato ; ma dirò solo che il medesimo si limita a volere dal
pittore un dipinto sull’altare, rappresentante il Crocifisso, ai lati
del quale dovevano essere la B. Vergine, S. Giovanni e i Santi Er-
colano e Lodovico protettori della città, nonchè un'altra parete
della cappella, in cui doveva esser dipinta « la storia di Sancto
Lodovicho cum quello modo et forma che a la dicta storia se con-
vene ». A garanzia che il lavoro fosse eseguito in maniera molto
lodevole, il pittore si obbliga, all'articolo 5, che venga giudicato
da uno dei tre fra i più valenti maestri di quell’epoca, noti, in
Perugia e altrove, per la loro grande valentia; e questi sono :
« el frate del Carmine, maestro Domenecho da Venegia e el frate

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296 L. MANZONI

da Fiesole », i quali erano noli ai Perugini per pitture «condotte
nella città ; le loro opere, meno che quelle dell'ultimo, oggi più non
esistono in Perugia. E questi tre valentissimi, accennati col nome
abbreviato che usavasi allora, sono: Fra Filippo Lippi, Dome-
nico da Venezia, di cui è ignoto il cognome, ed il domenicano fra
Giovanni da Fiesole noto più comunemente col nome dell’Ange-
lico. Nè giudici più valenti potevansi addomandare dai Priori della
città (1). Il giudizio che uno di essi, il solo vivente quando tali pit-
ture furono terminate, seppe pronunciare fu molto favorevole come
bene anche oggi si conviene ad opera tanto insigne. Solo l'animo
si rattrista nel pensare che non sempre i nostri antichi condivi-
sero tale ammirazione ; che in tempi non lontani da noi, quella
stanza ricca di sì preziosa opera servì di bivacco a soldali stra-
nieri, chiamati ad attutire i sentimenti di libertà di un popolo ci-
vile. Le deturpazioni in quell’ epoca commesse sono là testimoni
d’ignominia di chi tanto sperpero permise.

Benedetto prende a lavorare la cappella non prima del 1455,
perchè il contratto è firmato il 30 novembre 1454: nell invernata,
e nei primi mesi del 1455, egli dovette preparare i cartoni per
tale impresa. E difatti, solo nel 1457 riceve il primo acconto per
il lavoro incominciato. La pittura dell’altare oggi, per sventura,
più non esiste e fu sostituita da altra pure rappresentante il Cri-
sto fra la Madonna e S. Giovanni, affresco di Arrigo fiammingo.

Passerò a descrivere quindi gli affreschi delle pareti. In un
piccolo vano, tra la finestra e la parete di Jevante, il pittore
raffigurava il Papa seduto in trono con mitra in una sala a co-
lonne (nè io nulla posso dirne giacchè memoria non avvi nella
storia e nelle cronache della città), davanti a cui è un frate (S. Lo-

(1) Questi tre pittori sono fra Giovanni da Fiesole detto 1° Angelico dell’ ordine
di S. Domenico che più anni dimorò in Perugia quando per questione avuta con la
repubblica fiorentina i frati di S. Marco abbandonarono il convento e si ricoveravano
sui conventi dell' Umbria. Di questo pittore troppo noto non occorre che io faccia pa-
rola. Debbo invece dire di Domenico da Venezia amico intimo di Andrea del Castagno,
sulla vita del quale il Vasari, parla piuttosto a lungo e dice esser stato ucciso dal-
l’amico per gelosia di mestiere, o meglio di donne, a parer mio. Esso fu sepolto, di-
cono gli annotatori del Vasari.a pag. 688, del tomo II, a S. Pier Gattolino li 15 di mag-
gio del 1461. Del terzo di questi pittori, cioè di fr. Filippo Lippi dell'ordine de’ Car.
melitani, io mi passerò per esser troppo conosciuto per la forza e potenza del suo
frescare,
RICERCHE, ECC. 291

dovieo) in piedi, colle mani giunte in atto di preghiera. A sinistra

del papa è un cardinale sedulo con cappello rosso in testa ed altro
in piedi nel fondo in abito rosso tra le colonne osserva l'azione.
Presso il Santo é un frate che si inchina al pontefice e volge le
spalle ai riguardanti, mentre un personaggio che pare un secolare
dietro al giovane frate col cappuccio nero tirato sul volto, vol-
gente le spalle all’azione si mostra di profilo in aria sprezzante
quasi di cosa che a lui non s'attiene. I lineamenti di questa fi-
gura indicano un ritratto di uomo oltre la cinquantina che l'opi-
nione pubblica designa rappresentare il pittore. Nel fondo del
quadro appare la figura di un prelato con aria sottomessa ma
furbesca, il che fa pure supporre, a cagiona dei lineamenti del
volto, di persona allora vivente (1).

La scena è sotto un porticato architravato con colonne sean-
nellate ottagonali a tinte di bianco e rosso sporco, che fanno pen-
sare ai marmi del vicino Subasio.

Nella parete di mezzogiorno, il pittore colori due storie ; nella

‘ prima (con triplice azione), molto ben conservata, rappresentò il

miracolo del pesce operato dal Vescovo di Tolosa, mentre della
seconda, a cagione dei gravi danni sofferti per caduta dell’ into-
naco, non é agevole indicare il soggetto.

Il miracolo del pesce consiste in ciò che ad un mercante, viag-
giando per mare, cadde la borsa dei denari in acqua, e fu in-
goiata (narra la leggenda) da un pesce. Quest'azióne molteplice
il Buonfigli rappresentò in simile guisa. Siamo in un porto; a si-
nistra di chi guarda è il mare; ed un bastimento, ammainate le
vele, s'avvicina a terra. Alcune figurine appoggiate al parapetto
della nave stanno guardando nel mare. Fanno sfondo al quadro le
mura di una città di cui più fabbriche che escono dalle mura ri-
cordano Perugia, e a sinistra, in alto, in un tondo, a mezza fi-
gura, il Santo benedicente. Sul davanti dell’azione, sempre a sini-
stra, vedesi un pescatore mezzo nudo uscente dall’acqua che porta
sulla spalla grossi pesci e sta contrattando la vendita con un per-
sonaggio in abito di mercante, che melte monete nella mano del
pescatore. A limitare quest’ azione è uno scoglio su cui siede un

(1) Il prof. Novelli dimorante a Perugia fu il primo che a me manifestò tal
dubbio.

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298 L. MANZONI

bambino che colla canna in mano sta in attitudine di pescare e
presso di sè ha un canestro di vimini della forma precisa dell’at-
tuale canestra perugina che usano ancora i contadini. Da questo
scoglio alla fine del quadro abbiamo un'altra azione che si esplica
davanti ad un porticato ad archi poggianli sopra pilastri di una
specie di convento sotto una tettoia sostenuta da colonne di legno
che oggi si chiamerebbero ancora forcine di quercia, di cui ab-
biamo esempio nelle campagne. Lo spazio davanti a tale tettoia
è quasi tutto occupato da lunga tavola, su cui è steso un lungo
pesce sventrato e sanguinolento, mentre in una punta del tavolo
stesso a destra è una borsa di velluto rosso, rigonfia pel denaro
che contiene.

L'operazione dello sventramento del pesce l'ha fatta un frate
con grembiale bianco, che tiene nella destra un coltello nell'atto di
averlo, in quello stesso momento, tolto dall'operazione, mentre
muove la sinistra in atto di meraviglia e volge il viso a destra
verso altro frate in piedi, che in atto di sorpresa alza la destra. La te-
sta di un’altro frate in atto di maraviglia appare fra loro due, mentre
sulla porta del convento, un giovane vestito sulla foggia dei con-
tadini perugini, si presenla con un cestello di vimini in mano e si
ferma attonito. Presso il tavolo, a sinistra, è inginocchiato il
Santo con cappuccio in testa, coperto di ampio mantello, colle
mani congiunte, e, dal lato opposto, è il mercante in simile at-
teggiamento. L'avere il pittore dipinto la città per sfondo del
quadro, per quanto un poco a capriccio, ci fornisce utili docu-
menti per la storia topografica della città stessa, ed è prezioso
che tra gli altri edifizi abbia voluto ricordare il famoso finestrone
della chiesa di S. Domenico, raffigurato con quello stile ogivale
che, con consiglio insipiente e spesa ingentissima, fu nell’ interno
deturpato non è un secolo da oggi.

Nel secondo quadro, che è il terzo in ordine delle pitture,
non è agevole il dire che cosa il pittore abbia voluto rappre-
sentare; e purtroppo in niuna delle vecchie guide e cronache
antiche di Perugia si fa cenno di tal soggetto. L’azione è in una
grande piazza; a sinistra è un gruppo di fabbriche, e da una
porta ad arco acuto tonda sormontata da fabbrica presso cui è
una torre (in cui forse s' intese rappresentare quella del palazzo dei
Priori) esce un gruppo di uomini con a capo un personaggio col

ERE:
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RICERCHE, ECC. 299

berretto rosso senza collana, distintivo dei nobili, che accenna colla
destra l'azione che davanti a lui si compie ; azione che a causa del
caduto intonaco, non si arriva a comprendere qual fosse. A destra
di chi guarda, sul limite del quadro, é figurato un vasto edificio
con peristilio architravato a colonne scannellate d'ordine corinzio
di marmo cenerino, poggianti sopra un piano rialzato a cui si
accede per gradini; edificio che fa pensare al peristilio del Pan-
theon di Roma. Tra le colonne del peristilio sono personaggi che
sembrano, dal vestiario, di molta importanza; ed il defunto mon-
signor Romitelli opinava che in questa figurazione il pittore abbia
voluto rappresentare la vestizione dell’abito di S. Francesco che
il Santo assunse veramente in Roma. E che Roma in questo
quadro si sia voluta rappresentare, ne fa fede lo sfondo in cui il
pittore pose l'arco di Settimio Severo, dipinto nel mezzo del
quadro.

E con queste pitture termina il primo contratto. Prima di
proseguire oltre si deve ricordare che i Priori richiesero, a ter-
mine del capitolato stesso che le pitture fossero collaudate e ag-
giudicato di esse il prezzo da uno dei tre maestri che il Buonfigli
aveva nel contratto, all'art. 5, accettato per periziare il suo lavoro.
Il giudice fu fra Filippo Lippi, che venne appositamente a Pe-
rugia per dare tale giudizio nel 1461; e agli 11 di settembre, dal-
l'alto che qui si pubblica inserito nei Decemvirali di quell’anno (1),
emise giudizio favorevole su tali dipinti, sentenziando: « dictas
picturas et opus factas et factum et missas in dicta capella fuisse
et esse bene factas el fuisse et esse bone figure et recipien-
tes in dieta nova capella prefatorum M[agnificorum] D[omino-
rum] P[riorum], ubi dipicte sunl et. fuerunt per dictum Benedi-
clum (2) ».

Nel contratto, non si era voluto accennare al prezzo delle
pitture o perchè poca stima si aveva del valore di Benedetto,
o perchè più probabilmente, more solito, a cui mai son ve-
nuti meno i pittori, si -credesse che egli, cominciate le pitture,
le avesse in seguito abbandonate; tantochè all'art. 5 è detto che

(1) Vedi docum. n. III di questa pubblicazione.
(2) Nell' anno 1461, nel mese di settembre quando il Buonflgli scuopri le sue pit-
ture non era vivo che il frate carmelitano.

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300 L. MANZONI

il valor loro sarà fissato dallo stimatore delle : medesime « et
quello che per questi maiestre se stimasse degga essere el paga-
mento suo ». Il padre carmelitano fissava il prezzo in fiorini
larghi d'oro di Firenze quattrocento, « pro pictura totius dicte
capelle, computato etiam laborerio et pictura jam facta in dicta
capella per dietum Benedictum florenos largos de Florentia qua-
dringentos compulala in dicta quantitale quantitate denariorum
quam dictus Benedictus, hucusque habuerat per diclam picturam
diclo domino Uguiccione ».

Come e quando quesli denari gli fossero pagati si vedrà poi.
Intanto dirò che, le figure essendo state riconosciute recipientes
in base all’art. 5, al nostro Benedetto fu affidato il proseguimento
delle altre due pareti della Cappella; perchè, ripeto, in quell’ ar-
ticolo è detto che se gli stimatori « dicano essere lavorio reci-
piente che si intende seguie l’altro resto de la capella per lo
dielo modo ». Ma non si sa, a dir vero, la ragione per cui i
Priori, per questa seconda parte (visto forse il benevolissimo giu-
dizio dato dal frate del Carmine il quale probabilmente si espresse
con elogi molto superiori a quelli che sono scritti), affidassero,
senz’ altro, il compimento della cappella allo stesso Benedetto,
e ne fissassero il prezzo in simil somma di quattrocento fiorini,
fortificando il contratto di clausole minatorie, in caso non avesse
compiuto con sollecitudine maggiore della prima parte; tanto
che il pagamento non doveva effettuarsi che a lavoro compiuto
di sei mesi in sei mesi, fissando per ogni storia da dipingersi
lo stesso periodo di tempo (1) « et pro residuo dicte cappelle [de-
beat] solvere dicto Benedicto de sex mensibus in sex menses
pro qualibet ystoria predicta fienda ut supra ». E che questo
dubbio della poca costanza del nostro Buonfigli nell'attendere
alla pittura fosse nell'animo dei Priori e del cappellano della cap-
pella, appare chiaramente da tutto il contesto dei documenti che
qui si pubblicano, ma più specialmente dalla seguente frase del-
l'art. 3 del contratto, che, cioè, « deggia lavorare continuamente
in la dicta cappella », e nell'art. 4 é detto ancor piü tassaliva-
mente che: « durante el supradicto lavorio, non possa né degga

(1) Vedi il docum. n. IV di questa pubblicazione.
Te

"-—— —

RICERCHE, ECC. 301

togliere altro lavorio a fare, per fine che non ha fornito el dicto
lavorio ». Ma il Buonfigli, lo vedremo in appresso, di tali mi-
naccie se ne rise.

La seconda ordinazione, cui abbiamo fatto cenno, compren-
deva le pitture delle pareti a ponente e a tramontana della Cap-
pella nova, nonchè un piccolo tratto di parete a mezzogiorno di
fianco alla finestra di sinistra. Queste pitture ora si passerà a
descrivere.

Nella parete di ponente dipinse due istorie; nella prima
avente il N. 4 raffigurò l'assoluzione del corpo di S. Lodovico; nella
seconda il fatto più saliente della vita di S. Ercolano. La prima
di queste pitture rappresenta l'assoluzione del corpo del Santo
nell'interno di una chiesa, la quale é formata a 3 navale con
colonne scannellate architravale in marmo bianco, nella qual
chiesa da taluno si volle raffigurata l'antica abbazia di S. Pietro.
Sul davanti è un cataletto in terra, su cui è steso il santo con abito
vescovile, piviale color cenere fiorato a gigli d’oro e mitria bianca
a liste d'oro e guanti bianchi. Tutt'attorno sono frati minori, mentre
presso ai piedi del cataletto, sul davanti, a destra di chi riguarda,
volgente le spalle, è un giovane inginocchiato in atto di baciare la
mano del Santo. È senza berretto ma appare sulle spalle una grossa
collana d’argento sotto cui scende un cappello rosso. I frati in atto
di salmodiare stanno intorno al cataletto, ed uno di essi, un
vescovo, nel centro, con ricco piviale rosso ed oro arabescato,
legge sopra un libro sostenutogli da un giovane frate inginoc-
chiato avanti a lui, alla cui destra uno dei frati tiene il pastorale,
presso cui sono altri con torcie gialle accese, mentre uno di essi col
turibolo sparge l’ incenso: alla sinistra del vescovo sono altri frati,
tra cui due con candelieri e candele, de’ quali frati l'uno si asciuga
il pianto colla manica sinistra del lungo camice. Nella navata a cornu
evangelii vedesi un gruppo di uomini, tra cui è notevole uno con
lunga veste nera guernita di ermellino ed alto cappello nero'in testa
sulla foggia dei professori dell'Università perugina. Nell’altra navata
sono alcune donne, una delle quali sul davanti, in piedi, con libro
nella destra e una pezzuola nella sinistra e ricco vestiario, mentre
altra nel fondo porta un cappello cenere di strana foggia.

Nell’altra pittura Benedetto condusse un’azione molteplice assai
diversa dalla precedente, volendo rappresentare uno dei fatti più glo-
309 L. MANZONI

riosi della vita del protettore di Perugia S. Ercolano, quando cioè il
Vescovo cede il pastorale per la spada e col popolo sale sulle mura
a difendere la città contro l’esercito di Totila. Rappresentò que-
sl'episodio in tal guisa: a sinistra di chi osserva è un gruppo di
tende e davanti alla maggiore è seduto un guerriero con corona in
testa e ricche vestimenta; circondato da più personaggi e soldati,
volge la parola ad un giovinetto che, vestito di rosso, con berretto
in mano, sta diritto della persona davanti a lui, e presso il quale è un
vitello disteso in terra nell'atto di essere sventrato da tre soldati ;
dal ventre della bestia esce copia di grano. E perchè ciò? Ecco
la leggenda. Da più settimane Totila aveva stretto d'assedio la
città, la quale, strenuamente difendendosi, aveva impedito al ne-
mico di occuparla. Fu deliberato di prenderla per fame, e da più
giorni vociferavasi nel campo che i perugini fossero all’ ultimo
delle vettovaglie. Ma ciò nullameno, la città non dava segni di
resa, tanto che Totila desideroso di arrivare a Roma aveva de-
ciso di lasciare poco presidio presso la città e di proseguire il suo
cammino col grosso dell'esercito. Saputasi la cosa da S. Erco-
lano, egli pensó ad uno stratagemma che confortasse il barbaro
in quest'idea; e quindi somministrata ad un vitello molta copia di
grano, lo fece nella notte gettare dalle mura nel luogo più pros-
simo all’accampamento nemico. Rinvenuto l’animale là mattina
e portalolo al duce, fu aperto, come si vede; e, trovatolo ripieno
di grano, più che mai Totila si fortificò nella sua idea, e si decise
di abbandonare l’impresa. Ma ii piccolo chierico che parla al re
barbaro, racconta ad esso le condizioni misere degli assediati ed
esplica lo stratagemma meditato per ingannare l’assalitore. Co-
nosciuto ciò, il re ordina che a tulta possa si assalga la ciltà; e
quesl'azione è rappresentata nel centro del quadro da soldati che
con le scale appoggiate alle mura, tentano la scalata, mentre al-
tri, forzata la porta cosidetta Marzia (antica porta romana ancora
esistente), s'introducono a furia nell'interno della città stessa.
ll pittore da questo fatto della vita del Santo, ci fa assistere, a
destra del quadro, alla tumulazione. del Santo stesso, che mode-
stamente vien compiuta da tre sole persone presso la chiesa
omonima, comechè conseguenza legittima della presa della città
fosse l'uccisione immediata del capo dei difensori della medesima.
Lo sfondo di questo quadro è d'una grande importanza per la
RICERCHE, ECC. 308

storia topografica e architettonica della città, avendo il pittore
in esso dipinti monumenti, chiese, case e strade come si trova-
vano al suo tempo. La parte importante di questo dipinto si è
la vivacità delle azioni, che il pittore ha voluto rappresentare, e
giova immensamente alla storia militare de’ suoi tempi.

Quanto esso aveva raffigurato nell’ ultima parte di questa
storia non era conforme a verità, perchè il santo perugino non
era stato sepolto presso la chiesa di S. Ercolano, ma bensì, te-
mendo l’ira del barbaro condoltiero, travestito da contadino, ab-
bandonata la città si era rifugiato nelle foreste del monte Tezio.
Là scoperto il suo rifugio, era.stato ucciso, e perchè i posteri
sapessero qual era il corpo del Santo, il pio pastore che lo aveva
sepolto aveva posto accanto a lui il piccolo cadavere di un neo-
nato, trasmettendo il segreto del fatto nella famiglia sua di padre
in figlio. Volsero molti anni, e Perugia si resse con propri Sta-
tuti a libertà cittadina, e venuta la calma negli animi, si pensò
ad onorare il Santo patriota che la città sua aveva tanto stre-
nuamente difesa contro un barbaro, e per voto di popolo fu
unanimamente da ogni classe di cittadini nel 1378 deliberato che
il corpo del Santo fosse processionalmente con grandi onori resti-
tuito alla patria, e ivi nel maggior tempio sepolto. Quest'azione Be-
nedetto rappresentava nell' intera parete della cappella posta a tra-
montana, esplicandola nel momento in cui il feretro portato a spalla
dai cittadini, si dirige verso il Duomo e transita dinanzi al Palazzo
dei Priori. E circondato il corpo del Santo, steso sopra un
catalello, vestito degli abiti vescovili, dai Priori e dai capi del
popolo, cui segue gran codazzo di cittadini di ogni sesso e di
ogni età, mentre lunga schiera di religiosi di mclti ordini prece-
dono il feretro salmodiando. Si comprende bene quanta impor-
tanza abbia tale rappresentazione per la storia architettonica e
civile di Perugia e per tutto quello che s'attiene ai costumi di
quell'epoca e a cento e a cento minuzie e dettagli che ciascuno
da rappresentazione si vasla puó dedurre. Vi sono figure in que-
sU affresco, anch' esso nella massima parle deturpato per caduto
intonaco, mirabilmente disegnate e dipinte, ma ve ne sono altre
in cui si desidererebbe maggior correllezza di disegno, onde nei
cultori dei nostri studi nacque sospetto che altra mano avesse
lavorato in esso oltre quella di Benedetto. Ed il sospetto sino ab
304 L. MANZONI

antiquo manifestato trova la sua ragione nel lestamento di esso
Buonfigli, da lui fatto nel 1496 a rogito del notaio Francesco di ser
Giacomo, giacché in tale testamento, che qui per la prima volta si
pubblica, viene lasciata una somma ad un Bartolomeo di Grego-
rio, (1) perché conduca a termine detta pittura: « Item judicavit.
et reliquit, quod Bartolomeus Gregorij de Perusio debeat perficere
seu perfici facere cappellam palatij Magnificorum Dominorum Prio-
rum civitatis Perusij, quam dictus Bartolomeus accepit ad perfi-
ciendum ab ipso lestatore per tempus unius anni, et quod perfecta
dicta cappella debeat eidem Bartolomeo revidere rationem ». E
perché i suoi eredi non mandino le cose all'infinito, nomina in
detto testamento dei fidecommissari, perchè tale legato sia man-
tenuto.

Ma la leggenda del Santo perugino narra che il corpo di
lui, scoperte presso la terra di Migiana di Monte Tezio, non fu
trasportato subito così trionfalmente nel Duomo, ma bensì con molte
onoranze fosse provvisoriamente depositato nella chiesa di S. Pie-
tro (2). Tale azione il pittore figurò nel piccolo tratto di parete posta
a levante tra la finestra di sinistra e il muro di confine. È la solita
azione della precedente pittura, ma con limitato numero d'inter-
venuti, ed anche questa è preziosissima per la storia di Perugia
e per i costumi di quel tempo, facendo sfondo nella piazza, ove
avviene il trasporto, facciate di chiese e di palazzi o che ora più
non esistono o che furono deturpati. E per i costumi pure della
città ha un grande valore, giacchè di uno, or più non esistente,
detto delle Vergognose, ivi si trova fatto ricordo. Sono due figure
di donne, a destra, inginocchiale, una di certa età, colla faccia
scoperta, l’altra coperta da lungo drappo che quasi completamente
ne nasconde le sembianze. Esse presso di sè usavano tenere
un piccolo piatto, su cui erano dai passanti gettate le monele.
Era costume, e non sono molti anni che è stato abbandonato,

(1) Vedi il docum. n. V di questa memoria.

(2) Della vita di S. Ercolano vescovo di Perugia si fa parola in un curioso e raro
libretto intitolato: Discorsi del R. P. F. Giov. Battista Braccieschi fiorentino nei
quali si dimostra che due ‘santi Hercolani martiri sono stati vescovi di Perugia, Ca-
merino, 1586, appresso Francesco Gioiosi. In 8.0 In detto libricciuolo a pag. 50 è detto
che un braccio del santo fu nella chiesa del castello di Antognola posto alle falde
del Monte Tezio,

|/—usc-o=ren

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cresce. li à

che nelle feste pubbliche o presso la porta della chiesa o in luogo
molto frequentato, si ponessero quesle donne che dimandavano
lobolo ai passanti, e per vergogna si coprivano il volto con
panno o con denso velo, ed erano perció chiamate Vergognose.
E la leggenda, che ama circondarsr talvolta di poetico mistero,
racconta che sotto quel velo si nascondessero, per venire in
soccorso di famiglie estremamente bisognose, le giovani piü av-
venenli della città e le patrizie stesse per dare esempio d! umiltà
e di affelto cittadino. Si racconta di una Baglioni, bellissima gio-
vinelta, esser stata molte ore in quella postura, per raccogliere
l'obolo a pro' di bambini resi orfani di madre, e poi del padre
ucciso in cittadine discordie (1).

Non è mio ufficio in questo luogo di raffrontare tali pitture

con quelle migliori de’ pittori suoi contemporanei, decantarne i:

pregi, rilevarne la potenza del disegno, la forza del colorito; ma
brevemente dirò quello che forse disse in un orecchio ai Priori
il frate del Carmine; che di meglio egli non avrebbe saputo fare.
Certo si è che questi dipinti pongono il Buonfigli fra i più grandi
dell’epoca sua, e solo nella pinacoteca perugina, tra questi dipinti
e i quadri di lui in altra sala contenuti, può lo studioso formarsi
un'idea esatta del gran valore del maestro di Pietro Perugino.
Impiegava egli in queste pitture 42 anni; il che, in verità, sor-
prende, ma ci spiega come, a ragione, i Priori, ben certi della
poca costanza del maestro, cercassero in ogni guisa, sì col primo
contratto negli articoli da noi citati, sì nel secondo slipulato nel
1461, di legarlo in ogni miglior modo, perchè colla maggior solle-
citudine lo conducesse a termine, minacciandolo di multe ed anche
di togliergli il lavoro, tantochè nel contratto all'articolo 6 non gli
si promette, per la prima pittura, che una piccola sovvenzione,
riservando il saldo a lavoro finito « et el dicto maiestro non degga
avere più denaio per fine al fine del suo lavorio » (2), e così simil-
mente nel secondo contratto, assegnandogli sei mesi di tempo per

(1) Il vecchio dimostratore della Pinacoteca ricorda che da bambino era ancora
in uso tal costumanza.

(2) Come si é detto in principio, altre pitture attribuite al Buonfigli oltre quelle
della pinacoteca perugira si trovano nelle chiese della città e del contado, delle quali,
ripeto, farò parola nell' articolo che seguirà al presente.

RICERCHE, ECC. 305

" eere mr EIU T Rute toam Per m ara at
——ÁAALLLL E 2D
: dipingeva le pareti della cappella in parola. E la sorpresa per il

306 L. MANZONI

ciascuna pittura, gli impongono un tempo determinato per con-
durle a fine, con facoltà di rompere il contratto e scegliere un
altro maestro per portarlo a termine.

Ma Benedetto si rideva come vedremo di tali promesse e mi-
naccie; ed il falto prova che egli nel ’96, quando fece testamento,
non aveva ancora finito dette pitture che aveva cominciate nel '54.
Nè però io voglio fare intera colpa a Benedetto di tanto appa-
rente trascuraggine, la quale temo anche provenisse dal non
essere i tesorieri del Comune i più esatti e solleciti pagatori, del
che faremo parola in un altro capitolo, in cui descriveremo tutte
le pitture che in questo numero di anni uscirono dal pennello
del nostro pittore che si possono o per documenti o senza alcuna
incertezza attribuire al nostro Benedetto e che egli compie mentre

lungo tempo impiegato a far queste pitture aumenta pensando che
il Bonfigli ebbe un adiutore nel condurre le medesime in quel
Bartolomeo di Gregorio che ricorda nel suo testamento; il che :
fu ignolo al prof. A. Rossi il quale per quanti anni passasse È
nell'Archivio notarile non ebbe però conoscenza del testamento
del nostro Benedetto, o conosciutolo non lo lesse completamente,
giacchè esso scrive che « non potè discoprire l’artefice incaricato
del compimento ». Lo stesso Rossi asserisce che al nostro Bene-
detto fu pure affidato di pingere le pareti della sala da pranzo
de’ Priori, ma di tali pitture non esiste alcuna memoria neppure j
dell'ambiente in cui furono lavorate (1).

(1) Il prof. Adamo Rossi in un suo scritto intitolato Il palazzo del popolo in
Perugia. Monografia, Perugia, 1864, Stabil. tipografico litografico in 49 con fig. scrive
che di mano di Benedetto é solo la pittura rappresentante i funerali di S. Lodovico.
Ma il Rossi che fu eccellente topo d'archivio non era in arte di egual valore. A me
pare che davanti ad un laudo come è quello del Lippi non sia il caso che sorga dubbio 3
alcuno. Lo stesso Rossi asserisce in detta monografia che al nostro Benedetto furono |
affidate altre pitture nel palazzo de' priori ma non riporta alcun documento che con- À
fortino tale opinione e sino a prova contraria non avrò per buona questa sua sentenza.
SERES

ameEENETII

RICERCHE, ECC.

DOCUMENTI

Annali Decemvirali, 1454, c. 127 t. e seg.
Cedola o contratto per dipingere la cappella de’ Priori.

Magister Benedictus Buonfigli de Perusio porte saneti Petri pietor
per se et suos heredes obbligans se et omnia sua bona presentia et
fuctura pro observatione infrascriptorum promisit et convenit religioso
viro dompno Bartolomeo de Senis capellano capelle palatij M. D. P.
presenti stipulanti et recipienti pro comune Perusij et omnibus quorum
interest intererit seu interesse posset pingere seu pingi facere partem
seu ratam capelle palatij predicti modis pactis et conditionibus prout in
infrascipta cedula continetur videlicet.

Al nome de Dio a dj ultimo de Novembre 1454.

Quista è una cedula de la mità de la capella del palazzo dj Signore
la quale se vuole pigniere cum quiste mode pacte et conditione che qui
de socto seriveremo.

En prima che el maiestro che toglierà a fare el dieto lavorio che
deggia fare sopresso l'altare uno Crocifisso et da pieie la Nostra Donna
e sancto Giovagnie e sancto Arcolano e sancto Lodovicho.

E piu volemo che nella dicta mezza capella che remane se ponga
la storia de saneto Ludovicho cum quillo modo et forma che a la dicta
Storia se convene.

E piü volemo che el maiestro che farà el dieto lavorio che sia te-
nuto et degga lavorare continuamente in la dicta capella quando se può
lavorare.

E più volemo che durante el sopradicto lavorio non possa ne degga
togliere altro lavorio a fare per fine che non à fornito el ditto lavorio.

E più volemo che fornito el sopradieto lavorio se degga stimare per
uno di questi tre maiestre, cioè el frate del Carmine, mastro Domenecho
308 L. MANZONI

da Vinegia e el frate da Fiesole, et non potendo avere uno de questi tre
maiestre che se degga pigliare uno o doy maiestre a volontà et piaci-
mento de Signiori Priori che saranno ay tempi et una colo capellano et
quello che per questi maiestre se stimasse degga essere el pagamento
suo e si e dicte maiestre ch'anno stimato el dicto lavorio dicano essere
lavorio recipiente che se intenda seguitare l'altro resto de la capella
per lo dieto modo.

E prometese dare a chi toglierà la sopradicta capella fiorini vin-
tecinque a bolognini xl per fiorino per rata et parte de pagamento. In
Hi [i questo modo cioè fiorini diecie dal di del contracto per fine a uno mese
| (AU e da li a doy mesi fiorini diece e da li a doy altri mesi el resto et el
"i dicto maiesto non degga avere piü denaio per fine al fine del suo la-
ES vorio.

E si el sopra dicto lavorio stimato che fosse non essere recipiente
ELE se degga el dieto maiestro che 1 à facto perdere omne sua fatiga et spese
BUE avesse in lo, dicto lavorio, e la capella ci atenga ay dicte xxv fiorini,
cioè la capella.

———————TTTAOASSyTS====

E prometese al decto maiestro che toglierà el detto lavorio darglie
calcina, aqua, legname, fune da fare ponte apartenenti al dicto lavorio.

E più volemo che omne spesa che intrerà a stimar el dicto lavorio,
cioè a conducerne ey dicte maistre che se intenda ch'el maiestro che.
MH toglierà el dieto lavorio ci atenga a la metà, et al altra metà la capella.

Jo Benedecto de Buonofiglio pentore è tolto a fare el sopra ditto
lavorio cole sopra dicte mode et facte che de sopra se contine e a fede
de ciò me so soscripto de mea propia mano questo di doy de decembre
m.^ CCCOLIV.

Et io dompno Bartolomeo da Siena capellano dy Magnifici Signori

ULI Priori me so soscripto de mea propia mano questo dj dicto de decembre
m.° CCCCLIV.

—À

Il Et hoc fecit dictus Benedietus dicto dompno Bartolomeo recipienti ut
I supra pro eo quod dietus dompnus Bartolomeus per se et suos subcesso-
| res oblizando bona dicti comunis promisit et convenit cum presentia, con-
sensu, licentia, mandato et voluntate prefatorum Magnificorum Domino-
rum Priorum dieto Benedicto dare et solvere mercedem sibi debitam pro
ca

re on LP

RICERCHE, ECC. 309

dieto laborerio modo forma et temporibus supra in dietis capitulis ex-
pressis et promisit quod de predictis nemini jus est datum ete. Renun-
tiantes etc. juraverunt ete. sub pena quingentarum librarum den. etc.
promiserunt facere confessionem etc.

II.

Decemvirali, 1457, f. 91 r. — Bolectenum magistri
Benedicti pictoris capelle palatij.

Primo Bollettino di pagamento emesso dai Priori a B. Buonfigli.

Mandamus vobis Dno Uguicioni civi nostro capellano capelle pa-
latij M. D. P. Quatenus viso preseuti nostro bolecteno detis et solvatis
magistro Benedicto civi nostro pictori diete capelle de introitibus diete
capelle flor. xv ad rationem triginta sex bolonenorum, pro quolibet flor.
Cum fuerit et sit inter nos solepniter obtentum ad bussulam et fabas
albas et nigras secundum formam statutorum et ordinamentorum Co-
munis Perusij: Datum in palatio nostre solite residentie sub nostro
parvo sigillo consueto sub presenti millesimo et die.

III.

Decemvirali, 1461, c. 83. r. — Laudum et declaratio magistri fra Phi-
lippi de Florentia super picturis factis in capella.

Laudo della prima pittura della cappella de' Priori.

In Dey nomine Amen, Anno domini millesimo predicto. Indictione
et pontificatu predictis et die xj mensis septembris actum in dicta au-
dientia ante capellam predietam presentibus Periohanne Andree Cistelle
oorte solis et parocchie s. Marie Nove et Alberto Guiglielmi porte s. Pe-
tri testibus ad infrascripta habitis, vocatis et rogatis.

Constitutus existens personaliter coram dietis M. D. D. Artium Civi-
tatis Perusij existentibus in dicta antecapella palatij predicti ibidem. pre-
sente existente eximio decretorum doctore domino Uguicione Fatij cive
perusino porte s. Angeli capellano prefatorum M. D. P. ex una parte,
et Benedicto Bonfigli civi perusino porte saneti Petri ex parte altera.
Ibidem etiam presens existens venerabilis ac religiosus vir et in arte pi-
ctorum Magister excellentissimus: « frater Filippus frater ordinis Car-

La s

TEE,
310 ; L.. MANZONI

menitarum de Florentia in quem constat manu Ser Iohanis ranutij
fuisse factum per M. D. P. tune in officio existentes, et prefatum

dominum Uguiccionem ut capellanum predictum ex una parte et per

Benedietum Buonfigli de perusia porte sancti Petri ex altera com-

promissum super de pietura factta per dictum Benedictum in capella.

nova palatij prefatorum M. D. P. videlicet demedietate dicte capelle
quasi jam depictte de pretio sibi debito prout constari videtur (?)
in cedula dieti laborerij penes dictum dominum Uguiccionem. Et
tamquam arbiter predictus sedens pro tribunali in et super quodam
scanno ligneo existente in dicta capella. Quem locum quod supra
et infraseripta omnia et singula pro suo juramento et tribunalis loco
eligit et deputavit. Et visis, comissis ut supra in eum factta de qua
ut supra patet visis dictis picturis et laborerio in dicta capella fattis
et factto per dietum Benedictum et auditis dictis partibus sepe se-
pius. Et omnibus visis que videnda fuerunt et sunt. Cristi nomine in-
vocato talem inter dictas partes sententiam, laudum et arbitramentum
dedit et protulit in his scriptis et in hunc modum videlicet.

Quia sententiavit, laudavit, condepnavit et declaravit dictas pieturas
et opus factas et factta et missas in dicta capella fuisse et esse bene
factas et fuisse et esse bone figure et recipientes in dicta nova capella
prefatorum M. D. P. ubi depictte sunt et fuerunt per dictum Bene-

. dietum.

Item dixit et declaravit et condepnavit dictam comunitatem peru-
sinam et dietum dominum Uguiecionem capellanum tenerj et obligatum
fuisse et esse dicto Benedicto ad dandum et solvendum, et quod dent et
solvant ejdem Benedicto pro pictura totius dicte capelle conputato etiam
laborerio et pictura jam factta in dicta capella per dietum Benedictum
florenos largos de Florentia quadringentos, computata in dicta quantitate
quantitas denariorum, quam dictus Benedietus huc usque habuerat pro
dicta pietura dieto Domino Uguiccione. Ita quod cum illa quantitate intel-
ligantur dari eidem dictos quadringentos florenos auri de Florentia et quod
dictus Benedietus teneatur prosequi dictas picturas in dicta capella usque
ad perfectionem picturarum in dieta capella, ejusdem qualitatis et bo-
nitatis et condietionis prout nunc sunt ille depictte et factte figure per
ipsum Benedietum in pariete dicte capelle versus palatium veterem pre-
fatorum M. D. P. pingendo ipsam capellam usque ad spatium. Et supra
coros mictendo in picturis fiendis, ubi opus erit, azzurum finum ultra-
marinum et aurum finum sumptibus et expensis dicti Benedieti et eum
conditionibus in dicta cedula contentis. Et predicta dixit, fecit, laudavit,
sententiavit, declaravit et condepnavit omni meliori modo, via, iure et
forma quibus magis et melius fieri potest et potuit.
RICERCHE, ECC. SIL

Et hoe presentibus dietis M. D. P. nomine dieti comunis et dicto
domino Uguiccione capellano diete capelle palatij predieti nomine di-
eti comunis et tamquam capellano predicto et acceptanti dietum laudum
et declaratum in parte et partibus pro dicto comuni facientibus.

Et hoc presente etiam dicto Benedicto et similiter dictam sententiam
laudum et declaratum acceptante in parte et partibus pro eo facien-
tibus.

Latum, datum et in hiis scriptum sententialiter pronuntiatum et
promulgatum fuit dictum laudum, sententia et arbitramento per dictum
fratrem Filippum fratrem dicti ordinis Carmenitarum et Magistrum doctis-
simum. Et seriptum, lectum, publicatum et vulgarizzatum per me Simo-
nem Pauli de Perusio porte solis notarium publicum et nune notarium
prefatorum M. D. P. sub annis Domini millesimi predicti.

Et die dieto et testibus predictis presentibus et intelligentibus.

IV;

Instrumentum factum cum Benedicto Buonfigli super perfectione ca-
pelle, Decenvirali 1461. c. 83 t.

Istrumento della seconda parte delle pitture della cappella de’ Priori.

Eisdem millesimo indictione pontificatu et die loco et testibus pre-
sentibus.

Cum hoe sit quod Benedicto Buonfigli de Perusio porte saneti Pe-
tri et paroechie saneti Stephani fuerit et sit data ad pingendum et
concessa capella nova dictorum M. D. P. cum condictionibus expressis
in cedula faetta super dictta pictura inter dictas partes prout constat
manu Ser Iohannis Rainutij de Perusio tune notarii M. D. P. Et de-
mum pro parte fuerit depietta per dietum Benedietum. Et factta fuerit
declaratio per dietum magistrum fra Filippum prout supra proxime la-
tius constat manu mey notaris infrascripti videlicet quod sunt bene
factte diete figure et quod sunt bone et recipientes in dicta capella
et loco predicto et ipsum debere habere pro pictura totius dicte ca-
pelle florenos largos de Florentia quadringentos cum hoe quod debeat
pingere usque ad spatium de azzuro ultramarino et auro fino prout
de predietis in proximo precedenti laudo latius continetur. Demum volen-
tes dare modum expediendi dietum laborerium et picturas diete capelle
319 L. MANZONI

devenerunt ad infrascriptum. contractum concordantes modo et forma
infraseriptis, videlicet: quia dictus Benedictus per se et suos heredes
obligando se et omnia et singula sua bona presentia et futura pro obser-
vatione supra et infraseriptorum omnium et singulorum, promisit et
convenit prefatis M. D. P. dieto domino Uguiccione capellano predicto
et mihi notario infrascripto tamquam publice persone recipienti pro
magmifico comune Perusii et omnibus quorum interest seu interesse posset
in futurum et pro magnifico comune Perusij facere dietum laboritium et
perfieere et pingere in dieta capella picturas et figuras ejusdem quali-
tatis et bonitatis prout ceptum est et in ipso ubi opus erit mictere az-
zurum ultramarinum et aurum finum. Et istorias fiendas in dicta capella
facere secundum quod videbitur dicto capellano vel aliis sequentibus ca-
pellanis. Et quamlibet earum perficere per tempus sex mensium pro
qualibet dictarum ystoriarum hodie incipiendum et finiendo ut sequitur
continuando dictum tempus usque quo dicta capella perfecta fuerit
pingendo eam tamen debito tempore et non desistere unquam sine
licentiam M. D. P. qui pro tempore erunt. Et casu quo dietum labore-
rium et picturas non perficeret infra tempus, modo predicto et tune et eo
tamen liceat dictis M. D. P. qui pro tempore erunt et dicto capellano
alium eligere maystrum ad perficiendum dictum opus omnibus dicti Be-
nedicti sumptibus et expensis. Et hoc fecit pro eo, quia prefati M. D. P.
et capellanus predietus per eos et eorum successores obligando bona dieti
comunis presentia et futura per observationem infrascriptarum omnium
et singulorum promiserunt et convenerunt dicto Benedicto presenti, sti-
pulanti recipienti et acceptanti pro se et suis heredibus et cui ius suum
concesserit eidem dare solvere ac adimplere usque in quantitatem tangen-
tem eidem pro dimidia diete capelle finita dicta capella pingere pro
dimidia. Et pro residuo dicte capelle solvere dicto Benedicto de sex
mensibus in sex menses pro quolibet ystoria predicta fienda ut supra.
Et prius finiret seu perficeret quod primo eidem solvj debeat pro rata
dicte ystorie finita. Et si totum dictum laborerium et picturas prius fini-
rentur seu perfieientur prius, eydem solvatur pro dicto laboritio, et quod
pro dicta solutione fienda tam pro qualibet ystoria, quam etiam pro toto
dicte laborerio intelligatur et sit obligata tota quantitas que debetur seu
deberetur pro tempore dicto capellano quomodocunque et qualitercunque et
maxime introhitus quem ipse capellanus percepit ex dictis M. D. P. de
eorum salario ab emptoribus Gabelle grosse, vel a quibuscumque aliis
dicta de causa et de salario predicto et de quibuscunque aliis rebus
usque ad integram satisfactionem debiti pretii dicte capelle rennunciates
et promictentes etc. sub pena dupli ete. dicti pretii etc. facere confes-
sionem.

Da VUTE
RICERCHE, ECC.

V.
1496 — rog. D.ni Francisci Ser Jacobi.
Testamento di Benedetto Buonfigli fatto l’anno 1496 a Perugia.

Benedictus olim bonifilij de Perusio porte saneti Petri et par. san-
cti Stefani per Dey gratiam sanus mente et intellectu licet corpore lan-
guens, tamen in bona et recta scientia constitutus timens casum mortis
et nolens ab intestatu decedere, neque de suis bonis et rebus post eius
obitum inter aliquos valeat exoriri discordia hoc presens testamentum
nuncupativum quod diutius sine scriptis in hune modum facere procu-
ravit et fecit.

In primis iudicavit et reliquit corpus suum seppelliri in ecclesia
sancti Dominici de Perusio in introitu porte dicte ecclesie que dicitur
la porta del castellano apud quam sui corporis elligit sepulturam.

Item judicavit et reliquit ecclesie sancti Dominici predieti unam
domum sitam in civitate Perusij in porta sancti Petri et par. sancti
Stefani fines cujus ab uno strata, ab alio heredes Bartolomei Mathei Putij
ab alio Andreas et Guidus ser Thadey de Perusio, et alia latera. Cum
hoc tamen pacto et conditione quod si fratres dicte ecclesie vellent ipsam
domum vendere quod dieti fratres teneantur et obbligati sint requirere et
interpellare Vincentium ser Jacobi Anestaxij de Perusio porte sancti Pe-
tri si ipse vellet ipsam domum emere, et cum vellet ipsam emere, quod
dieti fratres debeant eidem vendere pro pretio ducentorum flor. ad
rationem xl. bol. pro quolibet flor. Et si ipse nollet ipsam emere quod
dietis fratribus liceat ipsam vendere cui eisdem videbitur et placebit.

Idem judicavit et reliquit quod domina Juliva ejus uxor possit et
debeat stare et habitare in dicta domo durante eius vita et quod ipsa
non possit a dictis fratribus modo aliquo expelli.

Item judicavit et reliquit quod dicte domine Julive debeant restitui
floreni sexaginta ad rationem xl. bolon. pro quolibet floren. pro resi-
duo suarum dotium. Et quod pro satisfactione diete quantitatis debeat
vendi tanta quantitas pannorum massaritiarum et aliarum rerum mobi-
lium ipsius testatoris que ascendatur ad dictam quantitatem dictorum 1x
floren. per dictos fratres. Et dicte domine Julive ipsi debeant satisfa-
cere de ea. ;

Item judicavit et reliquit monasterio sancte chaterine de Senis de
Perusio ordinis sancti predicatorum sive sororis columbe unam petiam
terre vineatam et cannetatam cum domu in ea existente sita in sub-

91

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burgiis Perusij porte sancti Petri in vocabolo Strefano fines cujus ab
uno via, ab alio bona sancti Laurentii de Perusio, ab alio Julianus.
Mathei et ab alio Franciscus de Tuderto et alia Jatera.

Item judicavit et reliquit hospitali sancte Marie de Misericordia de

Perusio, Domino Baldo domini Angeli de Periglis de Perusio et Ray-
naldo Francisci magistri Iacobi de Perusio porte Heburnee floren. ?
quinquaginta quatuor ad rationem xl bol. pro quolibet floren. quos.
dietus testator recipere debet a Luca Nannis de Perusio vigore in-
Strumenti laudi juditialis pro /u£/ constat manu mey notarii infra-
scripti. Cum hoc tamen pacto et conditione quod predicti debeant a dicto.
Luca exigere per tempus unius anni proxime futuri incipiendi a die mor-
tis ipsius testatoris. Et casu quo dictus annus esset elapsus et predicti
non exigerint dietam quantitatem dictorum liiij. flor, et dicta quantitas
dietorum quinquaginta quatuor flor. devenire debeat ad dictam ecclesiam
sancti Dominiei de Perusio pleno jure.

Item judieavit et reliquit Johanni Mariani Cecchi de castro sancti
Angeli de Celle comitatus Perusii porte sancti Petri et domine Madalene
uxori dieti Johannis florenos viginti ad rationem xl. bolon. pro quolibet
flor. qui extrahi debeant de una petia terre viniata sita in subburgiis
Perusij in voeabolo Trebulciano, quam dictus testator accepit ad ponen-
dum in tertiam generationem a monasterio sancti Petri de Perusio cum
hoc quod monaci dicti monasterij solvere debeant dictis Johanni et do-
mine Madalene dietos xxij florenos ad dictam rationem xl. bol. ut supra. ?

Item judicavit et reliquit quod Bartolomeus Gregorij de Perusio de-
beat perficere seu perfici facere cappellam palatii Magnificorum Domi-
norum Priorum civitatis Perusij quam dietus Bartolomeus accepit ad per-
ficiendum ab ipso testatore per tempus unius anni proxime futuri et
quod perfecta dieta cappella debeat eidem Bartolomeo revidere rationem.

Et de quanto sibi restaret in manibus ipsius et esset debitor ipsius
testatoris et debeat illud quod restaret de dicto coptumo solvere conventui
sancti dominiei videlicet de pecuniis et aliis rebus restantibus in eius
manibus.

Et predieta legata et iuditia solvenda satisfacienda ac executioni :u
mandanda suos fideycomissarios et executores elligit, vocavit et nominavit
fratres, capitulum et conventum dicti ecclesie sancti Dominici, quibus
dedit et contulit plenam licentiam et liberam, potestatem de suis bonis
vendendi, alienandi cum bene recommendatis vel sine usque ad integram ]
quantitatem et satisfationem omnium supradictorum legatorum et judi-
tiorum. |
RICERCHE, ECC. 315

In omnibus autem aliis suis bonis mobilibus et inmobilibus, ju-
ribus et actionibus et nominibus debitorum ubicunque sint et inveniri
potuerint et possint supradictam ecclesiam saneti Dominici de Perusio
instituit atque fecit eius heredem universalem. Et hec fuit et est ejus
ultima voluntas et suum ultimum testamentum et suorum bonorum ul-
tima dispositio quod et quam valere voluit jure testamenti. Et si jure
testamenti non valeret, saltem valeat et valere voluit jure codicillorum

et jure ejusdem alterius ultime voluntatis cassans irratans et anullans
omne aliud testamentum et codicillos et ultimam voluntatem ab eo acte-
nus factum factam et factos. Et hoc presens testamentum voluit omni-

bus aliis prevalere et tenere.

Eiusdem millesimo indictione et pontificatu et die et loco presenti-
bus Angelo Petri Pauli Bart. de Perusio par. saneti Petri et parocchie

sancti Savini, magistro Jacobo Johannis de Perusio porte saneti Petri et
parochie sancti Stefani et domino Mathia ejus filio, Carolo Petri Pauli
de Perusio porte predicte et parochie saneti Savini et Nicolao magistri
Johannis de castro Fracte filiorum Uberti comitatus Perusij porte san-
cti Angeli testibus ab infrascripto testatore habitis, vocatis et rogatis.
Cum hoc sit quod sub hodierna die fuit et sit conditum testamentum
per Benedictum Bonifilii de Perusio porte saneti Petri et parochie san-
cti Stefani manu mey notarij infrascripti, in quo inter cetera iudica-
verat et reliquerat ecclesie Sancti Dominici de Perusio unam domum
sitam in civitate Perusij porte sancti Petri et paroc. sancti Stefani Cum
hoc quod casu quo fratres dicte ecclesie vellent vendere dictam domum,
prius debeant requirere Vincentium ser Jacobi Anestaxij si ipsam vellet
emere et quod debeant sibi vendere pro pretio ducentorum florenorum
ad rationem xl. bolo. pro: quolibet flor. Cum hoe iudicaverit relique-
rit et declaraverit et dixerit quod pro iuxto pretio dicti fratres debeant
dieto Vincentio ipsam vendere quod invenietur ab aliis. Item judicave-
rit et reliquerit Iohanni Martini Cecchi et Domine Madalene ejus uxori
florenos viginti ad rationem xl. bol. pro quoli. flor. In et super quadam
petia terre vineata quam ipse testator habet ad laboritium a monisterio
sancti Petri. Iudicavit et reliquit iuxit atque mandavit quod dieti xx
flor. habeant et habere debeant de aliis bonis ipsius testatoris. Et ita
declaravit item judicavit et reiiquit domine Iulive ejus uxori unum ve-
stitum panni lane monachini adorsum ipsius testatoris pro uno vestitu
viduale ad orsum dicte domine Iulive et florenos quinque ad rationem
xl bol. pro quolibet flor. pro uno mantello viduile ipsius domine Iullive.
Item judicavit et reliquit dicte Domine quatuor vegeticulos in vita,
316 L. MANZONI

tamen dicte domine Julive videlicet unum capacitatis viginti barilium :

et alios capacitatis octo et duodecim barilium. Et post mortem ipsius
domine iudicavit et reliquit dicte ecclesie saneti Dominici supradictos
quattuor vegeticulos. In omnibus vero aliis partibus dicti testamenti
ipsum testamentum ratificavit et ratum et firmum esse voluit et mandavit.

VI.
Annali Decemvirali an. 1457 c. 52. — Estratto.

Per le riparazioni alla cappella vecchia dei Priori.

Die tertia maij.

Consilio Magnifieorum Dominorum Priorum, artium consulum Mer-
catorum, Auditorum Cambij, Cam. Calzorariorum et aliorum Camerariorum
aliarum artium civitatis Perusij. De licentia, consensu, et voluntate Re-
v.mi in Christo patris et domini domini Bartolomeij episcopi Cor-
netani Perusij etc. dignissimi gubernatoris et de mandatu magnifici mi-
litis domini Iacobi de Silvestrinis de Nursia potestatis civitatis Perusij
essendosi riuniti in numero di 54, considerantes et videntes prefati Ma-
gnifici Domini Priores et Camerarii dampum maximum quod provenire
posset in capella palatij prefatorum dominorum Magnif. Priorum occa-
xione ruine, que noviter minatur ex fundamentis ipsius capelle prout
evidenter apparet per signa et fixuras apparentia. Volentesque super
predictis utiliter providere pro reparatione dicte ruine matura delibera-
tione prehabita etc. premesse le solite formole del modo di deliberare con
fave bianche e nere da immettere nei bossoli secundum formam sta-
tutorum et ordinamentorum comunis Perusij et omni modo, via, iure
et forma quibus melius potuerunt, providerunt statuerunt, ordinaverunt,
reformaverunt et reformando, statuendo, deliberaverunt quod pro repara-
tione ruyne fondamentorum murorum capelle palatij Magnificorum Do-
minorum Priorum civitatis perusine expendantur et erogentur de pe-
cunia avere et floren. comunis Perusij de introitibus dicti comunis Perusij
flor. centum ad rationem xxxvJ. bol. pro quolibet floren. per capellanum
dicte capelle erogandi et distribuendi in dicta reparatione et’ constru-
ctione. i

+
|
|

^73 NUSDRCRARIN

311

INVENTARI E REGESTI

I CODICI DELLE SOMMISSIONI

AL COMUNE DI PERUGIA

LXVI. — 1193, Marzo 26. — [P.], nella chiesa di S. Ana-
stasio (1). — Venditio cuiusdam domus, c. 42 t.

Pietro figlio del fu Baronzio « Pecci Testi » vende a Guido
« Zacconis » Camerlengo e ad Uguccione « Cesarij », Ugolino
« de Magiolo », Pietro « Paganelli », Gilio « Petri Rigoli », Be-
nedittolo « Dominicelli Bricti » e Orlandino Consoli perugini e
agli altri loro colleghi e successori una casa ed una cripta, che
esso ha in P. nel rione di Porta Eburnea e nella parrocchia di
S. Maria della Valle (2) e vende loro altresì la metà di un casa-

lino: loca e concede poi « jure enphiteotico » agli stessi Ca-

merlengo e Consoli un’altra casa alla prima sottostante. E la
locazione di tutto ciò che, secondo le precedenti indicazioni, Pie-
tro di Baronzio possiede « jure libellario » è fatta « usque ad fi-
nitum libellum » (3). In correspettivo il venditore e locatore ri-
ceve dai detti Consoli il prezzo di centoquarantasette libbre

(1) Il Catasto antico del C. di P. per il Rione di Porta Eburnea fa ricordo della
Parrocchia di S. Anastasio sotto la data del 1391 (c. 60 t. del Vol. 42). Nel sec. XIII
una parrocchia di S. Anastasio è ricordata anche nel Rione di Porta S. Pietro. In-
fatti nel Cod. D delle Riformanze (1189-1339) a c. 34 t. leggesi: « Venditio facta co-
muni Perusii de quodam casamento posito in porta S. Petri et parochia S. Petri et
parochia S. Anextagij..... ; quod casamentum dicitur esse casamentum judicis ju-
stitie etc. ».

- (2) La Parrocchia di S. Maria della Valle, come resulta dal Catasto cit., era in
parte nel Rione di Porta S. Susanna (Vol. 3] e 34) e in parte nel Rione di Porta E-
burnea (Vol. 41). Il Catasto di questa Parrocchia rimonta all'anno 1361.

(3) Questa forma di locazione ereditaria, che ha, come é noto, stretta affinità
con altri contratti, quali l'allodio, il feudo, il censo e soprattutto l'enfiteusi, venne
in grande uso per opera in ispecie della Chiesa, la quale vi ricorreva spesso per to-
glier di mezzo gl' inconvenienti che derivavano dal carattere di inalienabilità ine-
rente ai suoi beni. V. SALVIOLI, Manuale di Storia del diritto italiano. Torino, 1892
pag. 424 e seg. Ci sembra degno di esser notato che mentre al libellus o livellus
si ricorreva per lo più (come del resto avveniva anche nel caso dell'enfiteusi) allorchè
si fosse trattato di fondi rustici, in varie regioni d'Italia e cosi pure nell' Umbria ne
abbiamo esempi frequentissimi anche per la cessione dei fondi urbani.
318 ANSIDEI E GIANNANTONI

« denariorum infortiatorum » e si obbliga per sè e per i suoi
figli ed eredi a difendere e garantire a proprie spese i menzio-
nati beni « ad usum et rationem et usum parentele successionum
sub interrogalione stipulantis et responsione promittentis legitime
faeta ». Se Pietro di Baronzio non adempirà quanto promette e
non difenderà da ogni persona e sempre i detti stabili, cosi quelli
ch'egli ha « per allodium » come quelli che. possiede « per libel-
lum », egli od i suoi eredi pagheranno ai Consoli od ai loro suc-
cessori la penale di trecentosei libbre « bonorum inforliatorum ».
Conserveranno la loro validità i patti stabiliti tanto per i beni
venduti quanto per quelli posseduli da Pietro « jure enphiteotico »,
in ordine ai quali ultimi i.patti medesimi resteranno in vigore
« usque ad finitum conslitutum ».

Gilio « Martini Delfie » investitore. — Test. — Uffreduecio.« de
Paltone », Giovanni « de Bonconte », Benedittolo « Trocie », Spo-
leto, Rainuccio e il figiio di Brussola.

Parrino Giudice not. (1).

LXVII. — 1195, Luglio 3. — Nel contado perugino, nella

Chiesa di S. Salvatore « de Poziali » (2). — Conferma

(1) Il CiATTI nella sua Perugia pontificia, accennando a questa compra, afferma
che le case « furono destinate a benefitio de’ dottori i quali leggevano in Perugia;
queste poi ampliate dal Cardinal Capocci et arricchite di buone entrate furono col
titolo della Sapienza applicate in servizio degli scolari forestieri » (Pagg. 250 e 251).
L’opinione del CraTTI è riportata dal BARTOLI (Storia di P., pag. 268, n. 1), il quale
però osserva giustamente che « Perugia non aveva nel 1193 un pubblico Studio ».
L'osservazione stessa avea fatto il MARIOTTI, il quale dopo aver riportato le parole
del CrATTI così scrisse: « Avendo io riscontrato questo luogo citato dal Cra'TTI nelle
Sommissioni, ho ben trovato la compra di queste case, ma.non vi ho trovato espresso
che si comprassero per uso dei dottori i quali leggevano in questo Studio; e son
persuaso che il CrATTI medesimo non avrebbe potuto mai provare che allora fosse
in Perugia pubblico Studio ». (BELFORTI-MARIOTTI, Memorie citate).

(2) Il CiATTI (Perugia pontificia, pag. 252) crede che S. Salvatore « de Poziali »
sia S. Salvatore di Monte Corona e questa opinione é riferita anche nelle Mem. ms.
BELFORTI-MARIOTTI. Però é da notare che nelle citate Memorie ove si contiene un det-
tagliato elenco di tutte le Chiese soggette al Monastero di Monte Corona, non é fatto
in alcun modo ricordo di questa Chiesa. E ciò è confermato anche dal BARTOLI (Storia
della città di P., pag. 269), il quale parlando di tali privilegi, così scrive: « Questa
confermazione data nel contado di Perugia presso la Chiesa di S. Salvatore de’ Po-
ziali (non sapremmo ora indicarne la località precisa) manifesta per il luogo (nel
contado) che con quest’ atto ebbero termine le aperte ostilità e fu levato il campo,
e la guerra rotta fra la città nostra ed il Duca di Toscana fu pacificata ».

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I CODICI DELLE SOMMISSIONI AL COMUNE DI PERUGIA 319

per parte di Filippo Duca di Toscana del privilegio con-
cesso a P. dall’ Imperatore Enrico, c. 36 t.

Filippo Duca di Toscana (1) conferma a P. e ai suoi citta-
dini il privilegio loro concesso dal suo fratello e signore Enrico
Imperatore de' Romani, e vuole che il privilegio stesso sia valido
in perpetuo « in omnibus el per omnia prout legitur et per sin-
gula capitula ».

- Test. — Marcovaldo « imperialis Aule dapifer, il Marchese di
Ancona, Pietro Prefelto di Roma, Manente Conte di Sartiano,
Ermanno « de Catena » Siniscalco del Duca Filippo, Ugo « de
Guarmagia eiusdem domini Ducis marescalcus », Gualtiero « de
Renesbach », Enrico « Faffo », l'Arciprete « de Singna » giu-
dice dello stesso Duca Filippo, Benvegnate Potestà di P., Saraceno
« Rainaldi Mariani », Giovanni « Bonicomitis », Ugo « Boni-

comitis », Maestro Giovanni « giudice della Corte imperiale »,
Astuldo giudice di Siena, Gergolo « Guerrerie », Rainaldo « do-

mine Marie », Giacomo « Uguitionis » e Ugo « Rivelli » (2).

(1) 11 BAnTOLI dichiara (loc. cit.) che Filippo Duca di Toscana « pretese alla signo-
ria di Perugia intendendola compresa in quel Ducato del quale talora aveva fatto parte
e la strinse d’ assedio ». Gli Annales camaldulenses (Tom. IV, pag. 154) confermano
la notizia di questo assedio. « Philippus Dux Tusciae alter filius Friderici Oenobar-
« bi imperatoris et frater Henrici imperatoris praesenti anno M. C. XCV. Indict.
« XIII. anno vero eius Ducatus primo, Kalendis Juliis in obsidione Perusij re-
« cepit Monasterium Fontis Avellanae sub sua protectione ». Nella stessa pag..154
degli Annali camaldolesi si legge: « Novimus insuper ex charta nostra ipsum [Phi-
lippum] mense Julio obsedisse perusinam urbem que facile ipsius regimen detrectabat.

(2) Alcuni di questi testimoni sono ricordati pure dal PELLINI e dal CIATTI, non-
ché nei citati Ann. Camaldul. Infatti, anche secondo questi annali, sottoscrissero il
privilegio relativo al Monastero di Fonte Avellana Pietro Prefetto di Roma, Manente
Conte di Sartiano e il Siniscalco Ermanno « de Catena »; però intervengono inoltre
‘come sottoscrittori di detto privilegio Ildebrandino Conte di Asciano, Rainaldo « de
Castellione », Ugolino « Latini » e Vidone « de Cisterna ». Così il PELLINI come il
CiATTI ritengono che Marcovaldo Scalco di Corte sia anche Marchese di Ancona;
noi però crediamo che dal documento risulti essere Marcovaldo e il Marchese due
persone distinte. Il CraTTI afferma che Saraceno « Raynaldi Mariani » é dei Monte-
melini e che Giovanni e Ugo « Bonicomitis » appartengono alla famiglia dei Coppoli:
soggiunge poi che Giovanni di Bonconte fu Potestà di P. nel 1196. Per quanto si
riferisce ai Montemelini, nei catasti antichi (Vol. 42, c. 158) trovansi più volte ri-
cordati questi nomi, di modo che non é lecito dubitare della esattezza dell' afferma-
zione del CrATTI. Non potremmo dire altrettanto per quello che si riferisce ai Cop-
‘poli, inquantoché il MarIOTTI, Catalogo dei Potestà ete. registra sotto l'a. 1196
il nome di Giovanni di Bonconte, ma riferendo l' opinione di DURANTE DonIO (Storia

«6o
2390 ANSIDEI E GIANNANTONI

LXVIII. — [1196], Decembre 2. — Data apud Ferent. — Ac-
cordi fra l'Imperatore Enrico e il C. di P. in ordine a
Castel Chiusino, c. 36 r.

« H[enricus]. Dei gratia Romanorum Imperator et semper
Augustus et Rex Sicilie fidelibus suis Potestati, bonis hominibus
et toti popullo perusino gratiam suam et bonam voluntatem »,

L'Imperatore notifica che in ordine all'affare di Castel
Chiusino e al privilegio dei Perugini, nel quale era dissenso
fra lui e i Perugini stessi, ha convenuto cogli ambasciatori
mandatigli da P. secondo il consiglio del. suo fedele e fami-
liare C[orrado] Duca di Spoleto (1), di M[arcovaldo] Senescalco,
del Marchese di Ancona, del Duca di Ravenna e Romagna. Non
più tardi della fine di maggio l'Imperatore farà distruggere Ca-
stel Chiusino e più non lo riedificherà ; i Perugini pagheranno
all'Imperatore sei mila libbre « lucensium » e le trecento libbre
dovute alla:sua curia.

Detto pagamento dovrà esser falto in tre mesi, a ragione di
una terza parte ogni mese, dopo che il castello del Chiugi sarà
distrutto (2).

LXIX. — 1198, Maggio. — In obsidione Castilionis Clusini,
in tentorio Johannis Bonicomitis Perusinorum Potestatis.
— Pax et concordia inter Perusinos et Aretinos, c. 23 r.

Nigerbotto; Salto, Ildebrandino e Matteo Consoli di Arezzo e
Giovanni « Bonicomitis » Potestà di P. (3) conchiudono una pace

dei Trinci signori di Foligno) si dice incerto se attribuire questo Giovanni alla fa-
miglia dei Triuci o piuttosto a quella dei Conti, essi pure di Foligno.

(1) È questi Corrado di Urselingen, che aveva ricevuto dall’ Imperatore Federico
la investitura del Ducato di Spoleto. — Cf. anche SANSI, Storia del Comune di Spo-
leto, parte 1.2, pagg. 15 e segg.

(2) Nella data di questo importante documento non é indicato l'anno. Il BARTOLI
{Storia di P., pag. 265) gli attribuisce la data del 1194; ma noi, seguendo l’ opinione
dello SrUMPF (Die Kaiserurkunden des X. XI wu. XII Jahrhund, B. 2 S. 462), crediamo
debba avere la data del 1196, poiché nel Dec. 1194 Enrico VI era in Sicilia, dove il
giorno di Natale fu nel Duomo palermitano solennemente incoronato Re di quel-
l'Isola, mentre nel Decembre del 1196 trovavasi appunto nelle Puglie, donde si ac-
oingeva a partire per la crociata. Cfr. anche Storia degli Stati medioevali nell’ Occi-
dente da Carlo Magno fino a, Massimiliano del PrUTZ (Storia universale dell' ONCKEN)-

(3) MARIOTTI Saggio di mem. istor. etc. (Tomo I, parte ga, pag. 190).

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"age -

I CODICI DELLE SOMMISSIONI AL COMUNE DI PERUGIA 321

fra le dette città, stabilendo che gli -Aretini e i Perugini siano
tenuti non solo a non offendersi, ma anche a difendersi recipro-
camente negli averi e nelle persone e ad aiutarsi a vicenda in
ciò che si riferisce a Castiglione del Chiugi (1) e a Castiglione
Aretino.

I contraenti si impegnano a non togliersi o diminuirsi l'un
l’altro il territorio del contado o vescovato di Arezzo e di P.
esistente fra le due città.

Gli abitanti del Chiugi e segnatamente quelli di Castiglione
non potranno dimorare fra Arezzo e P. « nisi in antiquis eorum
resediis ». Tanto Castiglione del Chiugi quanto Castiglione Are-
tino non saranno riedificati e il Chiugi sarà diviso a metà. « Fines
hii sunt; A Vajano versus Aritium et Clanis et Lacus, ita quod
medietatem habeat Aritium versus se et Perusium eliam medie-
latem versus se, excepto Castilione Clusino destructo, terreno et
curte antiqua qui remanebit civitati perusine » (sic).

Sorgendo discordia fra le due città, saranno eletti due arbi-
tri, uno di P. ed uno di Arezzo, che nel termine di quaranta giorni
dovranno comporre la vertenza ; sarà fatta coneordia con Panzo
ed anche in ordine alle faecende di Borgo S. Sepolcro e di Città

.di Castello si provvederà ad un accordo « salvo honore Aritij et

Perusij ». Gl'impegni reciprocamente assunti sono mantenuti
e le due cillà si obbligano a consigliarsi fra loro nel miglior
modo possibile.

Questi patti saranno giurati e rinnovati di dieci in dieci anni da
uno per famiglia, il quale per prestare il giuramento dovrà avere
almeno diciotto anni. E fatta riserva per i diritti dei Marchesi nel
Chiugi. Non si assumeranno nuovi impegni con quei di Cortona,
ma si rispelteranno gli antichi patti con essi stipulati.

(1) Castiglione del Chiugi si sottomise a P. nel gennaio del 1184, come risulta
dal doc.'9 LXII ; il doc.t0 LXV poi sta a dimostrare che questo castello era stato di-
strutto dai perugini prima del gennaio 1193 obbligandosi i cortonesi Panzo e Cac-
ciaguerra a rimettere a P. ogni danno che avessero ricevuto in seguito a tale distru-
zione ed impegnandosi altresì a non riedificare il castello medesimo. Il doc.te LXV
si ha pure nel Cod. B c. 20 r. e nel Cod. C c. 13 r., mentre dall’ /ndice dei libri delle
Sommissioni pubblicato nell’Arch. stor. per le Marche e per U Umbria (Vol. I, pag. 456),
parrebbe che gli atti contenuti nei Codici B e C fossero diversi da quello'che si
legge nel Cod. 4.
322 ANSIDEI E GIANNANTONI

Test. — Tribaldo « Gualfredutij Marcholi », Pietro Giudice,
Benvegnate « Bernardi Uguitionis », Tudino « Orlandini » ed
altri.

Jacopino not. (1).

LXX. — [1198] Ottobre 2. — Da Todi. — De jurisdictione
data comuni Perusij per apostolicam Sedem cwm receptione
ipsius Civitatis sub protectione apostolica, c. 36 t.
Innocenzo Ill, considerando la devozione e la fedeltà dei Pe-

rugini verso la sacrosanta Chiesa Romana e aderendo alle loro

preghiere, siccome a quelle direttegli da fedeli che egli. predilige
fra tutti gli altri « speciali caritate », prende sotto la protezione

«del Beato Pietro e sua la città di P. « cum pertinentiis suis et nunc

habitis et in antea legitime acquirendis » (2). Il Pontefice poi so-
lennemente ' promette quanto appresso: « Eam vero [civitatem
perusinam] numquam alienabimus set semper ad manus nostras
curabimus relinere. Consulatum aulem cum jurisdictione sua
vobis [potestati et popullo perusinis] auctoritate apostolica confir-
mamus concedentes ut hiis qui sunt ipsius jurisdiclioni subiecti
liberum sit ad potestatem vel consulem qui pro lempore fuerint
legitime appellare. Consuetudines vestras antiquas quoque et no-
vas ralionabiles et communiter observatas duximus approbandas
salva in omnibus apostolice sedis auctoritate pariter et justitia et
eeclesiarum omnimoda libertate ».

(1) Questo documento si ha pure nel Cod. Somm. 27 (c. 28 r.) e nel Cod. D delle
Riformanze 1189-1339 (c. 1 t.).

(2) A margine di questo documento leggonsi le seguenti parole: « Civitas peru-
sina subiectam se prebet Ecclesie videlicet Innocentio III. Vide infra fol. XL. A c. 40 r.
del codice si ha infatti il documento del 28 febbraio 1210 (IX del presenté regesto)
nel quale sono rinnovati patti solenni fra i Perugini e Stefano Camerlengo, Nunzio
e Legato del Papa. Per l'uno e l’altro atto vedasi pure nel volume I di questo Bol-
lettino (pag. 591) ANSIDEI V., Alcune notizie sui rapporti fra Roma e Perugia nel
sec. XIII. Hiep i

Il documento è riportato integralmente tanto dal PELLINI quanto dal BARTOLI
ed é stampato anche nel lib. I delle lettere decretali di Innocenzo (Operum divi In-
nocentij Pont. max. eius nominis III, Tom. II, Venetiis 1578, pag. 243).

—PAÓÍÓ

DRE ns —

y TT]

I CODICI DELLE SOMMISSIONI AT, COMUNE DI PERUGIA 323



Nessuno ardisca opporsi a queste concessioni o violarle ;
chiunque ciò tentasse sappia che incorrerà nella indignazione del-
l’onnipotente Iddio e de’ beati Apostoli Pietro e Paolo.

LXXI. — 1200, Gennaio 18. — Cittadinanza concessa a Gi-
rardo « Gislerij Alberici », c. 14 t.

Essendo Consoli Berarduccio Camerlengo, Giglio « Pauli »;

Bonagiunta, Giacomo « Uguitionis », Cacciaguerra, Tiberio, Ugo-

lino « Salomonis », Simone, Raniero « de Capelle », Pietro « Ber-
nardi », Struffolo, Rainaldo, Germanello, Calfo, Benvegnate e
Sinibaldo, si presenta loro Girardo « Gislerij Alberici », mani-
festando la volontà di farsi cittadino di P. (1); dichiara di voler

(1) Crediamo opportuno riportar qui la rubrica dello Statuto del 1279 relativa
al conferimento della cittadinanza:

S Qualiter extranei recipiantur in cives et qualiter cives qui recipientur ser-
viant comuni perusij.

« Si aliquis de alterius jurisdictione voluerit esse civis perusinus habitando con-
tinue in civitate vel burgijs vel districtu perusij et faciendo servitia que faciunt alij
perusij, qui habitant in civitate et districtu perusij, potestas et capitaneus eum vel
eos recipere teneantur et eos et eorum bona defendere ut aliquis perusij dum tamen
potestas et capitaneus nullum recipiat nec recipere possit siue majoris consilij volun-
tate. Et cum aliquis petierit esse seu fieri civis antequam recipiatur dicat unde 'sit
et ubi velit habitare ita quod veritas in consilio presciatur et ille qui se civem fieri
postulabit prestare debeat ydoneam cautionem de stando et permanendo et habitando
in loco predicto quod dixerit assignandum et se scribi faciat in libris comunis peru-
sij a notario potestatis.

« Nemo tamen recipiatur in civem qui a duobus annis citra in civitate et comi-
tatu perusij habitasset, salvo tamen et reservato quod super hoc capitulo consilium
populi ut sibi videbitur valeat providere, cuius reformatio debeat observari. In-
super ille vel illi qui recipientur in cives, habere debeant in civitate, comitatu et di-
strictu perusij domum, terram et vineam et non debeant vendere nec alienare et ilie
qui in fraudem emisset aliquam dictarum rerum, illa bona que assignaverit emisse
deveniant in comune et de his potestas et capitaneus inquisitionem facere seu fieri
facere teneantur.

« Ille autem qui fiet civis in parochia seu loco ubi habitaverit facere debeat libram
suam et cum suis convicinis omnes faciat alias factiones et aliter pro cive nullatenus
habeatur; et si predicta non fecerit, guidam et pedagium teneatur solvere, sue cita-
dantie beneficio non gaudere.

« Huie capitulo adiungimus statuentes quod nulli qui factus est vel fiet civis
vel comitatensis perusij de rebus et negotiis quas et que habuisset facere cum ali-
qua terra seu cum homine vel hominibus seu personis alicuius terre ante tempus
sue citadantie contra ipsam terram vel homines aliqua presalia seu presalie licentia.

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324 ANSIDEI E GIANNANTONI

tenere « pro comunanlia perusine civitalis » (ullo ciò che pos-
siede nel contado perugino, si obbliga di pagare alla ciltà per
questi possedimenti al pari degli altri cittadini; afferma che so-
sterrà tutti i pesi derivanti dalla qualità di.cittadino « secundum
precettum Rectorum pro tempore in ea existentium civitate » e
da ultimo giura la piena osservanza di tutti gli obblighi assunti.
« Insuper ex quo filij eius vel descendentes fuerint militia deco-
rati facient illud idem infra xxx dies postquam erunt requisiti
a recloribus perusinis vel eorum nuntiis et omnia predicta obser-
vabunt ».

Test. — Bonbarone, Uguccione « Ugolini presbiteri », Marsilio,
Ugolino « Masoli », Girardo « Gislerij », Perusio « Muffi », Bon-
conte « Ugonis », Ugo, Capitone, Pietro « Gregorij », Beccario,
Raniero « Baruncij » ed altri molti.

Il 23 gennaio successivo Fortebraccio (1) e Oddo figlio di
Leonardo fecero lo stesso giuramento alla presenza dei Consoli
Girardo « Gislerij », Maffeo « Ruzzoli », Arlotto « Peluzij », Rai-
naldo « de Castilione » e di altri.

Maestro Bertraimo not.

* Bartolomeo not.

LXXII. — 1200, Aprile 28. — In curia comunis Perusij. —
Sentenza in una lite vertente fra Pietro « Tudini »
Sindaco « comunantie » da una parte e Tiberio « Rai-
naldi Mariani » e Rustico dall' altra, c. 33 r.

Calfo, Manguzio e Leone « balitores comunantie » delegati
dai Consoli di P. decidono sulla lite vertente fra Pietro « Tudini »

concedatur, et si concederetur valere non debeat nec tenere; ut sciatur ne in hoc
sit aliquatenus contraventum et contraveniri non valeat, potestas et capitaneus hunc
paragrafum istius capituli quolibet mense semel in majori consilio legi facere
tenentur ».

Dell’ obbligo, che avevano coloro ai quali veniva conferita la cittadinanza, dî
possedere una casa nella città, contado o distretto di P. si ha una conferma anche
negli atti registrati a cc. 1 r. e 3 t. del Cod. D (1189-1339) i quali portano rispettivamente:
le date del 10 gennaio 1203 e del 25 marzo 1214.

(1) A margine del cod. é scritto: « Hic fuit Fortebrachius a quo familia Forte-
brachiorum de Montone et dominus Brachius dux excellentissimus belli habuit ori-
ginem ».

;
-— —

I CODICI BELLE SOMMISSIONI AL COMUNE DI PERUGIA 325

Sindaco della Comunanza da una parte e Tiberio « Rainaldi Ma-
riani e Rustico « nomine suo et nomine suorum fratrum » dall’ al-
tra. La controversia ha per oggetto i beni che i detti Tiberio e
Rustico posseggono « a via de molo usque ad pontem marmorei
secundum quod vadit Mons Milinus (1) ad Montem Sperellum
usque ad lacum » e dall’altro lato « a via de molo usque ad San-
ctum Rufinum et usque ad lacum et a rivo Macerone versus
Montem Sperelli et usque ad Anguilariam et usque ad puteum
Valiani et usque ad lacum ».

È in questione anche tutto ciò che Tiberio e Rustico possie-
dono nei pressi di Monte Malbe, in Marzolo e nelle vicinanze di
Migiana. Il Sindaco sostiene che tutti i menzionati possessi
appartengono « ad comunantiam Perusij » mentre Tiberio e Ru-
stico affermano che invece sono di loro spettanza.

« Lite itaque contestata, prestito sacramento calunpnie, visis
et auditis alegationibus, rationibus, confessionibus utriusque partis,
testibus hine inde productis et publicatis et diligenter inspeclis »,
Calfo, Manguzio e Leone, anche col consiglio del loro assessore
Bolognino e di altri prudenti, assolvono Tiberio e Rustico, ricono-
scendo non fondata la domanda del Sindaco Pietro « Tudini ».
Siccome però consta che la Comunanza ha esercitato per molto
tempo la servità di legnatico nelle predette selve, i « balitores »
col consiglio dei Consoli e di certi maggiorenti della città riser-
vano alla Comunanza lo « jus incidendi in predietis silvis ».

Test. — Pietro « Manente », Mazolo, Tebaldo « de Janne »,
Palmerio « Cupe » ed altri molti.

Oratore not.

* Bartolomeo not.

* Andrea not. (2).

(1) Le persone che erano in contesa con il C. di P. appartenevano alla famiglia

dei Montemelini. Cfr. Doc.to VIII N. 3 e PELLINI, op. cit. parte 1a lib. VI, pag. 224.
(2) L'atto trovasi ripetuto a c. 7 t. del Cod. D delle riformanze (1189-1339). Nel

medesimo Codice (c. 8) trovasi sotto la data del 29 aprile 1202 un altro documento, il
quale sta a provare che fino a quest’ epoca durarono le vertenze fra il C. di P. e i
Montemelini per la delimitazione delle respettive proprietà.

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LA I ^ E o
inni m mat RI 396 ANSIDEI E GIANNANTONI

LXXIII. — 1201, Aprile 10. — [P.] ante atrium Sancti Her-
culani. — Sindacazione del Potestà Giovanni di Bonconte,
c. 44 r.

T. « Orlandini, G. « Rainutij de Fusco » e Pielro « Judicis »

delegati da Giovanni Capocci Console dei Romani e Potestà dei
Perugini « ad examinandum Iohannem Bonicomitis (1) et here-
des Ugonis Cuzzoli et Saracenum Vivenj et balitores qui fecerunt
coltam tempore Johannis Bonicomitis et balitores qui judicaverunt
Johannem Bonicomitis, Saracenum Vivenj et Ugonem Cuzzoli
de facto mutui novi et veleris et de facto colle nove el veteris »
si occupano della questione sorta tra Perusio « de Muffi » Sin-
daco « perusine Comunantie » da una parte e le predette persone
dall'altra. La questione si riferiva alla colta e al mutuo, il cui
provento i ricordati Giovanni, Saraceno ed eredi di Ugo o nega-
vano di avere avuto in tutto o in parte, o affermavano di avere
speso « pro eomunantie utilitate ».

Udite le dichiarazioni delle parti e dei testimoni i delegati
pronunciano la sentenza che segue:

1.» assolvono Giovanni « Bonicomilis »;

2.° condannano Saraceno e gli eredi di Ugo « Cuzzoli »
alla restituzione di aleune somme o perché da loro pagate a terze
persone indebitamente o per mancanza di prova che da essi le
somme medesime sieno state pagate « pro utilitate comunantie » ;
ma li assolvono « ab omnibus aliis petitionibus ».

Sono poi anche assoluti tutti coloro che avevano. preso parte
sia all'esazione di dette imposte sia al giudizio di Giovanni « Bo-
nicomitis » e degli altri sopra ricordati.

Test. — Ugo « Marcovaldi », Gualtiero « Merciadantis », Pietro
« Maioli », Ugolino « de Cupa », Pietro « Petri », Ugolino « Ma-
ioli », Ugolino « Presbiteri », Curbino, Ugo « Bonicomitis », Ra-
niero « Petrutij », Gergolo « Guerrerie » ed altri.

Johannes potestatis scriba (2).

(1) Tanto per Giovanni di Bonconte quanto per Giovanni Capocci v. MARIOTTI, C'a-
talogo dei Potestà etc., pagg. 190 e 191.

(2) In ordine alla sindacazione del Potestà vedasi lo Statuto perugino del 1279 rub.
« De electione syndici, judicis et notarij qui debent examinare potestatem et alios
officiales ».
1 CODICI DELLE SOMMISSIONI AL COMUNE DI PERUGIA

LXXIV. — 1201, Ottobre. — P. — Conventiones inter Perusi-
nos et Fulginates, c. 29 r.

Essendo Pontefice Innocenzo III e vacante l'Impero, « in
nomine pacis et vere concordie, ad honorem Dei.et Beate Marie
Virginis et Saneti Herculani et Sancti Laurentij et Sancti Feli-
ziani et ad honorem et salvamentum Civitatis Perusij et homi-
num in ea habitantium et civitatis Fulginei et hominum in ea
habitantium » i Consoli di P. Boninsegna « Abbatis », Guiduccio « Rai-
naldi », Pietro « Aportholi », Martolo « Guardoli », Arlotto, Gio-
vanni « de Grasso », Mainardo « Imperatoris », Beccario
« Venerie », Raniero « Baruntij », Uguccione « Bonifati] », Agura-
monte, Ugolino « Mascioli » e Rainuccio « Bertraimi » per loro, per
i loro colleghi e successori e per il C. di P., e i Consoli di Foligno
Rainuccio « Pecciarani », Bernardo « Corvj » e Rainuccio « Keize »
per loro e per il loro collega Bernardo « Montaincollo » e per il C.
di Foligno si obbligano a vicenda con giuramento a prestarsi
ajuto in qualunque negozio « exceplo contra dominum Papam et
dominum Imperatorem » e fatta anche riserva degl'impegni ante-
cedentemente assunti verso chicchesia. Se una delle due parti
dovrà scendere in campo lo farà a spese proprie qualora si tratti
d'interesse comune alle due città e lo farà invece a total carico
dell’altra, quando questa sola debba risentirne il vantaggio. La
rinnovazione di tali patti avrà luogo di decennio in decennio, e
qualora sorga discordia fra gli alleati si stabilisce che quattro ar-
bitri, due. per città, sieno chiamati a comporre nel termine di
trenta giorni la vertenza. I Consoli di P. e di Foligno, entrando
nell'esercizio delle loro funzioni, avranno l'obbligo di confermare
con giuramento l'osservanza di questi patti.

Test. — Bernardo « Marchan. », Bonifacio « Murroni »,
Monaldo « Abbascie » cittadini di Foligno, Ugolino di Siena giu-
dice del C. di P. e maestro Angilerio.

Nel febbraio del 1202 i Consoli di Foligno Micabeo « Buscio-
lini », Ermanno « Rainaldi Gualterij », Rapizo « Filippi », Gior-
ANSIDEI E GIANNANTONI

gio e Giacomo « Cuslodi » giurarono e confermarono quesla al-
leanza.

Jacopino not.
* Bartolomeo not. (1).

(1) Ad onta della solennità con la quale fu stretta questa alleanza tra Perugini
e Folignati, non molto durarono i rapporti di amicizia fra le due città. Da varie me-
morie infatti ciò risulta: nel 1228, i Folignati si danno a Federico Imperatore, il
quale trova la più fiera resistenza nei Perugini sempre fedeli alla parte guelfa ; nel
1235 Foligno è riconquistata da P. per la Chiesa e nel 1237 la vediamo di nuovo con-
chiudere con P. un’alleanza (V. Sommis. Cod. A, c. 122r e Cod. C, c. 281).

Lo storico deve registrare questa alternativa di lotte e di accordi per un
lungo volger di tempo; così, mentre da documenti del 1951 risulta che i Perugini
chiamavano i Folignati « Dei et Ecclesie et Comunis Perusij proditores », i Folignati
stessi nel 1256 invocavano la mediazione di P. nelle contese che avevano con il Duca
di Spoleto (V. il Cod. « Consilia variorum annorum sec. XIII » cc. 3r, 20t, e 420). E
parimenti negli Ann. Decenv. del 1309 si legge che Foligno in lega con P. chiedeva a
questa soccorso « ne dicta civitas [Fulginei] valeat occupari per Gebellinos » (c. 531)
e si rivolgeva « magniíicis et potentibus viris dominis et patribus post Deum pre
ceteris reverendis potestati, capitaneo, prioribus, consilio et comuni civitatis perusij »
per avere da essi ajuto contro i Ghibellini di Todi e della Marca (c. 621). La lettera
del C. di Foligno porta la data del 22 Dec. e termina con le parole:
succurrite, succurrite sine mora ».

L'atto si legge anche a c. 5r del Cod. D (1189-1339) e a c. 35r del Cod. Sommissioni
B ed è stato pubblicato integralmente nella Storia di P. del BARTOLI e nell' A
per le Marche e per V Umbria (Vol. III, fasc. 11-12 pag. 591).

« Succurrite,

rch. stor.
VARIETÀ

DUE NOTE SU GIANLORENZO CHIRURGHI

PROF. DI MEDICINA IN PERUGIA NEL SEC. XVI

PRIMA NOTA.

Ai cultori di storia umbra e specialmente all illustre
prof. O. SCALVANTI, intento « a completare le notizie sopra
alcuni insegnanti » del celebre ateneo perugino, spero giun-
gerà gradita questa breve notizia, relativa ad un professore
di medicina, che insegnò all’ università di Padova, probabil-
mente dopo avere compiuto gli studî e fatto le sue prime
armi in quella di Perugia.

La notizia ci vien data indirettamente dal Facciolati:
« Prima theoricae medicinae ordinariae schola... MDXX-VI
id. mart. invitatus est florenis, CCC, Io. Laurentius de Saxo-
ferrato ex Gimnasio Perusino, substituto, donec veniret, Hie-
ronimo Pindemontio Veronensi, qui theoricam extraordina-
riam explicabat. Adfuit autem mense octobri exeunte. An-
no MDXXII.XI kal. nov. auctum illi stipendium est ad flo-
renos CD » (1).

(1) Fasti gymnasii patavini, Patavii, 1757, p. 312; a p. 33 il FACCIOLATI ci dà an-
che quest?'altra notizia: « Schola prima medicinae practicae ordinariae... Bernardi-
nus Speronus Patavinus.,.. cui collega sine discrimine loci datus est Io. Laurentius
Saxoferratensis, qui tenuerat primum theoricae ordinariae locum, stipendio floreno-
rum DC. Sed anno MDXXVI Speronus abdicavit, ut egrotantibus operam totam praebe-
ret; nec ita multo post ipse quoque Saxoferratensis ». Il RICCOBONI, De gymnasio pata-
vino, Patavii, 1578, p. 21, parla di « Joannes Laureutius Saxoferratensis » solo all’ anno
1523 e lo colloca tra gli « Explicatores Medicinae theoricae ordinariae »; il TIRAQUELLO,
Opera omnia, Venetiis, 1501, tomo I, p. 198 « Medicorum per alphabetum nomenclatu

22
M.

MORICI

Gianlorenzo Chirurghi (1) adunque, lasciò l università
perugina, alla fine d'ottobre del 1520; ma quando aveva
egli cominciato colà il suo insegnamento?

Gli storici dello studio di Perugia, per quanto io abbia
visto, ignorano anche il nome di lui; dal Lancellotti tuttavia
apprendiamo che già, nel 1514, il Chirurghi insegnava nel-

ra » lo chiama « Laurentius Saxoferratus »; il TOMASINI, Gymnasium patavinum, Utini,
1654, p. 291, copia dagli storici precedenti coll’azgiunta di un errore, f..rse di stampa:
« an. 1523 Johannes Laurentius Saxaferratensis, cui postea successit Ludovicus Cerensis
vulgo Tosettus... »; ANG. PORTENARI, Della felicità di Padova, ivi, 1623, p. 233, ricorda
all’an. 1523 « Giovanni Lorenzo da Sassoferrato »; a questa fonte attinge anche il PAPA-
DOPOLI, Historia gymnasii patavini, Venetiis, 1726, tomo I, p. 152, an. 1523 « Laurentius
a Saxoferrato medic. ». — Non contento di queste poche notizie, forniteci dagli storici
dell'Ateneo Padovano, volli anche scrivere al signor Rettore di quella Università per
sapere se nella Biblioteca o nell'archivio universitario esistessero opere manoscritte
del nostro medico, o documenti che lo riguardassero, e cosi, gentilmente, egli mi fece
rispondere dal signor bibliotecario M. Girardi, il 31 marzo p. p.: « Fatte con diligenza
le dovute ricerche, per incarico del signor Rettore, mi affretto a riferirle:

1.0 che fra i manoscritti di questa Biblioteca non si trova opera alcuna del
Gianlorenzo da Sassoferrato;

2.0 che nell'archivio universitario ho esaminato i Rotuli artistarum, i quali
cominciano dal 1520. In quest'anno non si trova il rome del Sassoferrato: non lo si
trova neppure nel 1524 (mancano gli anni 1521-23); lo si trova invece nel 1525 cosi
designato:

« Ad Praticham ordinariam »

Ex. D. M. Io. Laurentius de Saxoferrato.

Vane riuscirono le ric: rche negli altri volumi dell'Archivio ». — Neppure al Mu-
seo Civico, all'Archivio e alla Biblioteca Comunale di Padova si trovaroi.o rotizie di
sorta su G. L. da Sassoferrato.

(1) Gli storici generalmente lo ricordano col nome di Gianlorenzo, ed anche
del solo Lorenzo (poeticamente Lawro, come vedremo) da Sassoferrato, o Sassoferra-
tese; come non v’ha dubbio che sotto queste diverse denominazioni si designi una
sola persona, cosi parimenti é certo per testimonianze contemporanee e per tradizione
costante che il medico Gianlorenzo appartenesse alla famiglia sassofervatese Chirurghi
(o Chirurgi, od anche Chinerghi, come spesso si trova storpiata): cfr. L. BETTINI, Il co-
mune e il mandamento di Sassoferrato, Pergola, 1887, p. 36. Già, altra volta, ricordai
Ugo di maestro Gherardo (de Cirurgicis), laureatosi in Perugia il 21 ottobre 1482 ed
i notai Gianlorenzo e Gherardo; del primo tra questi due esistono gli atti negli anni
1571-1570 nell'Archivio notarile di Sassoferrato; cfr. M. MoRICI, Un diploma di laurea
in medicina delV università di Perugia, 21 ottobre 1482 [per le nozze di Luigi Fabiani
dottore in medicina e di Isolina Papucci], Firenze, M. Ricci, 1899, pp. 3, 6, n. 1. Ora
posso aggiungere quest'altre notizie relativamente alle famiglie con ‘cui i Chirurghi
m

DUE NOTE SU GIANLORENZO CHIRURGHI BIL

l| Università perugina (1); dai documenti di questa il pro-
fessore Scalvanti trarrà, ne son certo, qualche schiarimento
in proposito. Ed io mi reputeró ben fortunato se con questa
comunicazione riusciró, come altra volta (2), a porgere oc-

si imparentarono, tratte dai Libri parrocchiali di S. Pietro, in Sassoferrato: — Raf-
faelli del cap. Cecco sposò Piero di G. Maria Chirurghi, 4 gennaio 1579, c. 45 t.: —

Tito Alessa"drini sposò Argia Chirurghi, 29 agosto 1599, c. 71 r.; — Cornelio Cipri
sposò Ottavia Chirurghi, 27 maggio 1610, c. 83 r.; — Clemente Saporiti sposò Elisa-
betta di Metello Chirurghi, 3 febbraio 1616, c. 89 t.; — G. M. Iacobilli sposò Ottavia

Chirurghi, 10 febbraio 1604, c. 78 t.; — Francesco Carnicella sposò Giulia Chirurghi,
lo gennaio 1614, c. 87 r.; — Gasparo Dionisi sposò Porzia Chirurghi, 22 gennaio 1624,
c. 109 t.

(1) T. BENIGNI, San Ginesio iltustrata, ecc. Fermo, 1793, (App. — Uomini il-
lustri della Marca che hanno fiorito nella celebre Università, di Perugia o che aven-
dovi studiato ed essendovisi laureati si sono distinti altrove per cariche e per dottrina
— estratti dagli antichi libri di essa università dal ch. ab. FRANC. MAR. LANCELLOTTI
ed ora dai mss. del medesimo con qualche giunta dell’editore), p ccxI; [Sassoferrato]
« Iohannes Lawrentius. Fu professore di medicina insieme e di chirurgia nel 1514 ».
La stessa appe” dice fu poi ripubblicata dal CoLucci nelle Antichità Picene, Fermo, 1795,
vol. XIX, p. 211; anche il p. O. CIVALLI, Visita triennale, in CoLuccI, Antichità cit.,
vol. XXV, p. 115, ricorda « Lorenzo Chirurgo » dicendolo « molto celebre »; egli trae
la notizia dal PANELLI, Memorie degli uomini illustri in medicina del Piceno, Ascoli,
1758, tomo II, p. 102; egli cita anche le Cronache del BERGOMATE, ma non mi riuscì
di riscontrare il passo dove questi parla del nostro, dicendolo « dottissimo e celebra-
tissimo ».

Opinai che molto probabilmente a Perugia avesse compiuto i suoi studi il Chi-
rurghi, perchè quella università anticamente fu frequentatissima dai Marchigiani, in
genere, e dai Sassoferratesi in ispecie; basti ricordare il famoso Bartolo che, dopo es-
servi stato uditore di Cino di Pistoia ed essersi laureato in Bologna, tornò maestro di
Diritto civile nell’ Ateneo perugino, poco dopo il 1342: cfr. T. CUTURI, Le tradizioni
della scuola di Diritto Civile nell’ Università di Perugia, in Annuario della libera
Università di Perugia, ivi, 1890, p. 17; nella matricola della stessa università del 1339,
si leggono i nomi di tre scolari sassoferratesi « Manus, Domuus Iohannes Pattigianni
e Vannes Lutii »; cfr E. COPPI, Le università italiane nel M. E., Firenze, 1880, 2a ed.,
p. 130 e 131, nota. Nel 1473 otteneva colà il lettorato e nel 1437 il baccellierato, e poco dopo
la laurea magistrale, un altro illustre sassoferratese, Alessandro Oliva, che quindi nella
stessa università, il 1445, leggeva Teologia e fors'anche Filosofia; cfr. M. MORICI,
Il Card. A. Oliva predicatore quattrocentista, Firenze, 1899, pp. 9-10; oltre poi ad Ugo
di Gherardo Chirurghi, già menzionato, ricorderò, in fine, Teofilo Cavallini di Sasso-
ferrato, che studiava in Perugia nel 1512; cfr. BENIGNI, Append. cit.. p. 215.

(2) Alcune notizie inedite su due insegnanii di medicina in Perugia nel sec. XV,
estr. da questo Bollettino, vol. V, an. V, 1899, fasc. II, n. 13. Al Diploma surricordato
fu riconosciuta una importanza superiore a quella che io mi aspettava; poiché il pro-
fessore FR. NovatI da:done gentilmente notizia nella Biblioteca delle Scuole Italiane,
an. IX, ser. 2.2, n..1, gennaio 1900, p. 11, scriveva tra le altre cose: « Noto è... come
sia scarso il numero dei diplomi d' addottoramento, così in diritto come in arti e me-

—X M ap rv VN E pi»
332 M. MORICI

casione all illustre storico per darci qualche notizia di più
intorno ad un uomo che, al tempo suo, ebbe gran fama;
questa, però, non potè essere a lungo tenuta viva nel mondo,
perchè le sue opere, che egli probabilmente lasciò incom-
piute, per esser morto troppo giovane, non videro mai la

dicina, pei secoli XIII e XIV, fin qui venuti alla luce; tant'é vero che, oltre alla pic-
cola raccolta offertane dal Savigny (Gesch. des Rómisch. Rechts in Mittelalt. Heidel-
berg, 1822, app. VII, v. III, p. 626 e sg.), io non so che altre ne sian state fatte; e poco
di nuovo hanno recato in argomento anche le recenti pubblicazioni dí documenti
universitari fiorentini e padovani curate dal Gherardi e dal Gloria. Ora chi esamini
un po’ davvicino il testo del diploma dato fuori dal Morici non tarderà ad avvedersi
come esso, ben lungi dal doversi giudicare fattura della fine del sec. XV, sia in quella
‘vece da credere dettato in un’età molto più antica. Non solo difatti i concetti che vi
si esprimono, ma la forma stessa destinata ad estrinsecarli ci riportano fuor di dubbio
ad un tempo che non può essere se non la metà del sec. quattordicesimo. Né v' ha
in cio nulla di strano. I nostri avi furono sempre gelosi di mantenere intatte le con-
suetudini tradizionali; in Perugia quindi, ancora sul finire del quattrocento, dovendosi
stillar un privilegio di addottoramento, si usava il modulo stesso con cui un sec.
prima già si solevano pubblicar i conventi. Per il Cancelliere dell’ Università, dopo
tutto, ciò presentava un risparmio di tempo! — Ora, posto che veramente spetti al
sec. XIV, il diploma perugino, così minuzioso com'é nelle sue descrizioni, offre un
interessante documento del come i conventi si accordassero. Esso descrive infatti
tutto il processo dell'esame privato « tremendo e rigoroso »; quindi la prova pub-
blica, le cerimonie che l'accompagnavano, le orazioni del neo eletto, il conferimento
delle insegne, ecc. Non dirò che vi si rinvenga nulla di veramente nuovo; ma i par^
ticolari che esso reca, giovano però a completare le descrizioni della stessa cerimonia,
quali sono più succintamente riferite in un privilegio padovano del 1392 ed in uno
fiorentino del 1433 (GLORIA, I mon. padov., ecc. v. I, p. 105; v. II, p. 267, n. 1838;
GHERARDI, Statuto dello Studio Fior., p. 473) ». — Per amore della verità debbo
anche aggiungere gli emendamenti che il NovatI colla sua grande competenza cor-
tesemente propone a quella mia pubblicazioncina, che fu un po' aflrettata, come
spesso accade per le cose di circostanza; a sola mia discolpa ripeterò ciò che scriveva
un filologo diligentemente scrupoloso: « mi consolo pensando che, se le nozze sono
indissolubili, le pubblicazioni nuziali si possono invece riguardare come cosa prov-
visoria ». (A. RAJNA, Contraslo dell’acqua e del vino, Firenze, Stabil. tip. Fiorentino,
1897 [per nozze d'Ancona — Orvieto], p. V).

« Essendo la pergamena alquanto guasta in più luoghi, il Morici ha dovuto in-
tegrarne il testo con l'aiuto d'un altro identico atto, pure spettante allo Studio pe-
rugiro, posteriore di alquant' anni, ma identico per forma. Tuttavia qua e là si po-
trebbe migliorare la lezione. Cosi a p. 8, linea 23-24 la lacuna andrà completata... iz-
gressus inter doctores in dicte, artium facultate et medicine... Nella lin. 24 leggi in
sufficienti... Cosi p. 9, lin. 27 leggi in intelligibili... P. 10, lin. 17: doctores andrà mu-
tato in doctorales...; ed a l. 20 lid erit in id est. Cosi pure p. 11, l. 5 l'appetendum
della stampa dovrà mutarsi in appeltendus ».
po

DUE NOTE SU GIANLORENZO CHIRURGHI DIL

È

luce (1); così, infatti canta di lui, un poeta popolare sasso-
ferratese, suo contemporaneo:

Gianlorenzo Chirurgo in medicina
tra gli eccellenti tenne il luogo primo,
ma troppo presto hebbe morte vicina (2).

Non v'è dubbio che egli fosse tenuto in gran conto dai
contemporanei, poichè, oltre la testimonianza già addotta,
basti dire che il Chirurghi in un quadro che deve essere
stato dipinto poco dopo la sua morte, figura già, niente-
meno, che accanto agli altri tre illustri sassoferratesi, Bar-
tolo, Perotti e Oliva (3).

Firenze, 6 Febbraio 1900. MEDARDO MORICI.

(1) In un Cod. della Miscellanea TroLI (vol. 24, c. 217), che si conserva nella Bi-
blioteca universitaria di Bologna e che è copiato da un ms. Vat'cano, leggo: « Joan-
nes Laurentius Chirurgus, medicus in Patavino Gymnasio, clarissimi ingenii swa
monumenta reliquit, quae nondum lucem vident ». Y

(2) Da un Codicetto di rime (c. 10 t.) di un Cinquecentista Sassoferratese, posse-
duto dal mio amico Rodolfo Cecchetelli-Ippoliti; delle Rime e del Poeta finora sco-
nosciuto che, a c. 29 t., ha un ottavo (sic) indirizzato a Piera Chirurgha, spero dar
notizia quanto prima.

(3) Cfr. A. RiccI, Memorie storiche delle arti e degli artisti nella Marca d’ Ancona,
Macerata, 1834, tomo II, p. 261, n. 1:

« Dal libro di bollette comuvali del 1584 si desume che fossero pagate a costui
[Francesco figlio di Silvestro Salvi e fratello di Tarquinio S., padre di Giovanbattista,
il celebre pittore] giuli nove per rinfrescare i ritratti che tuttora si vedono nella sala
municipale [di Sassoferrato] di Bartolo — del Cardinale Oliva, di Niccolò Perotto
arciv. Sipontino e di Giovanni Lorenzo Chinerghi, medico dottissimo, tutti illustri
Sassoferratesi ». — Sotto il ritratto del Chirurghi — che é quarto tra cotanto senno
— si legge « Io. LAURENTIUS CHIRURGUS, medicus clarissimus »; appié del quadro cor-
rono i tre distici seguenti, relativi ai quattro personaggi, ciascuno dei quali é con-
traddistinto, con metodo curiosissimo, per mezzo di una lettera dell'alfabeto sovrap-
posta al nome, lettera che poi vien ripetuta sopra ogni parola che ne celebra le virtù
e i meriti:

« Legibus, eloquio, sacro sermone, medelis

LAURUS, Alexander, Nicolaus, Bartolus, arva,

Linguam, animam, corpus praeservant febridus, orco ».

Di questa tavola cosi scriveva un letterato sassoferratese del secolo scorso: « Si
pontini ad nostram aetatem publicum monumentum in patrio solo remansit, imago
scilicet quae satis antiqua, ver usta et laureata cum tribus aliis, Bartholi, Olivae et
Chirurgi depicta conspicitur in palatio decurionum saxoferratensium »; cfr. M. Mo-
RICI, Una biografia inedita di Niccolò Perotti scritta nel-sec. X VIII, [per nozze Seve-
rini-Morici], Pistoia, 1896, p. 18. — Presto l’attuale Via Piana del Borgo di Sassofer-
rato prenderà il nome di Gianlorenzo Chirurghi — benché questa famiglia apparte-
nesse al Castello.

tifi pe ea O. SCALVANTI

SECONDA NOTA.

Il dott: Medardo Morici in una Nota, che ebbe la cor-
tesia di comunicarci, e che esce in luce nel presente numero
del Bollettino, dà alcune e preziose notizie su Gianlorenzo
Chirurghi da Sassoferrato, che fu insegnante di medicina in
Perugia e in Padova. L'egregio scrittore, con termini troppo
lusinghieri per noi, ci domanda se negli Archivi di Perugia
abbiamo potuto rintracciare qualche altra indicazione circa
la vita dell'insigne medico; e noi ben volentieri ci siamo
accinti all' opera, i resultati della quale qui brevemente espo-
niamo.

Di questo medico da Sassoferrato anzitutto ci parla il
Bini nella parte III inedita delle sue Memorie Storiche sul-
| Università di Perugia —. « Il medico sassoferratese Gian-
lorenzo Chiriati o Chiriaci fu dimenticato da Jacobilli, e il
Riecoboni e il Tomassini non lo ricordano tra i professori
di Padova, dove il Facciolati ce lo fa trovare nel 1520 collo
stipendio di 300 fiorini e con aumento dopo due anni. Lo
ricorda anche Papadopoli e Tiraquello » (1). — Di piü il
Bini non dice, e quindi assai scarse sono le notizie che egli
ci dà. Una differenza intanto sarebbe tra il Bini e il Morici
circa il cognome di Gianlorenzo, perché il primo lo dice
della famiglia Chiriati o Chiriaci, e il Morici lo fa discendere
dalla famiglia Chirurghi o Chirurgi od anche Chinerghi. Il
modo di esprimersi dei due scrittori dimostra che qualche
incertezza vi è circa il vero cognome del medico di Sasso-
ferrato, incertezza facile a verificarsi, rispetto all’epoca nella
quale egli visse. Nondimeno avendo il Morici fatto delle in-
vestigazioni dirette negli Archivi di quella città, noi non esi-
tiamo a preferire la lezione di lui, e perciò l' adotteremo nel
seguito della nostra Nota.

Non v'è dubbio -poi che nel 1514 il Chirurghi era già

(1) Arch. wniv., P. III, 19, quad. 9.

Joar
rent
cond . Magistri
Joannis Lau-
rentij medici,
conducta.

— PP

DUE NOTE SU GIANLORENZO CHIRURGHI 335
in Perugia a leggere medicina, e per quanto non ci sia riu-
scito aver notizia del tempo, in cui ebbe principio il suo in-
segnamento, pure crediamo utile riferire una deliberazione
adottata dal Magistrato cittadino a riguardo di lui nel 1514.

Die quinta Junii 1514.

Item fuerit humiliter supplicatum pro parte eximij artis medicine
dottoris magistri Joaunis Laurentij magistri Antonij de Saxoferrato
exponentis qualiter per prudentes studij ipse fuerit conductus cum
certo annuo salario ad legendum ordinariam theorice medicine et quod
attentis laboribus parvum sit salarium sibi deputatum per prudentes
Studij et petita fuerit quantitas triginta florenorum ad rationem 90 solid.
pro flor. ultra salarium predictum pro uno anno proxime futuro et ho-
die incipiendo hac re igitur proposita inter Magnificos Dominos Priores
heri videlicet die precedenti et factis inter eos propositis exhibitisque con-
siliis et facto posito ac misso partito ad bussolam et fabas albas et ni-
gras et solepniter obtento: et hodie inter dietos M. D. P. et Camerarios
factis propositis exhibitisque consiliis et facto posito et misso partito ad
bussolam et fabas albas et nigras et solepniter obtento per triginta
septem fabas albas del sic octo nigris non obstantibus in contrarium:
ex omnibus arbitriis auctoritatibus facultatibus potestatibus eisdem
M. D. P. et Camerariis coniunctim vel divisim concessis et atributis per
formam quorumcumque statutorum comunis perusie et omni meliori
modo ete. Conduxerunt predictum magistrum Joannem Laurentium ad
legendum iu dieta arte et ad medendum in civitate perusij pro uno
anno proxime futuro cum salario triginta florenorum ad dietam ratio-
nem, mandantes ex nunc depositario comunis perusij tam presenti quam
futuro quatenus ad bulletinum M. D. P. eidem magistro Joanni Lau-
rentio det et solvat dictam quantitatem, statutis legibus ordinamentis

omnibusque aliis non obstantibus in contrarium (1).

Da questa deliberazione resulta che prima di cotesto anno
il Chirurghi non solo si trovava insegnante a Perugia, ma era
degli otto numerarii, che componevano la Facoltà delle arti
e della medicina. Si sa infatti dalle antiche Costituzioni di
cotesto collegio, che otto erano gli ordinari o »ewmeraré, e
che a questi si aggiungevano dei professori soprannumerari,

(1) Ann. Xvir., ann. 1514, c. 95 t.
336 O. SCALVANTI

la eui condizione era di gran lunga inferiore a quella degli
altri. Infatti lo Statuto vuole, che i suprannumerarii — « non
possint habere aliquem honorem vel commodum collegij ita
quod de pecunia distribuenda inter ipsos doctores nihil reci-
pere possint, nec habeant vocem approbandi aliquid in dicto
collegio nec aliquis ipsorum possit esse promotor alicuius in

aliqua dictarum facultatum ; mec pro promotore imbussolari:

donec fuerit suprannumerarius (Cap. V) ». — Il Cap. XXX poi
aggiunge, che i dottori soprannumerari non possono inter-
venire secreto erxamini scholarium, di guisa che assistevano
solo alla publica, ossia alla discussione che gli approvati
nell'esame privato facevano solennemente in pubblico di-
nanzi all'intero collegio.

Ora poichè nei documenti dell’ Archivio universitario del
1514 e anni seguenti non si trova mai fra i promotori il
nome di Gianlorenzo Chirurghi, era facile sospettare che in
cotesto tempo egli fosse tra i soprannumerari, perchè, come
si è visto, era proibito di eleggerli all’ ufficio di promotores.
Onde la deliberazione da noi riferita viene in taglio per di-
mostrare che il Chirurghi era tra i numerari, e che se non
s'incontra il suo nome tra i promotores ciò deriva dal fatto,
che, sebbene fosse in facoltà dei discepoli eleggersi i pro-
motori (1), pure era consuetudine che a tale ufficio si sce-
gliessero gli anziani del collegio, onde i promotori son quasi
sempre gli stessi (2). E probabile poi che il Chirurghi, il quale
era a’ principî del suo tirocinio, fosse tra i lettori de sero,
perchè i primari docenti leggevano de mane, e lo Statuto
prescriveva che fra questi ultimi si scegliessero i promotori.
È certo però che fin dal 1514 il Chirurghi occupava di già

(!) Cap. XIII. — Item statuimus et ordinamus quod quilibet scholaris exami-
nandus in artibus et medicina sit liber, ut possit sibi eligere unum promotorem
tantum de doctoribus legentibus de mane medicinam ordinarie quem sibi eligere
voluerit.

(2) Infatti nel decorso di ternpo dal 1510 al 1520 sono promotori Geronimo di
maestro Pietro de’ Vermiglioli e Lucalberto di Paolo Podiani (Arch. univ., III, C., P. I).

MH RISE:

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T MM Net:
We

MÀ a

DONE

DUE NOTE SU GIANLORENZO CHIRURGHI 3317

nell’Ateneo perugino una posizione distinta essendo lettore
ordinario della teoria medica, e quindi compreso negli otto
numerari della Facoltà. È poi inammissibile che l'esimio me-
dico facesse le prime armi nell insegnamento in Perugia
prendendo posto fra i soprannumerari, perché la loro condi-
zione, inferiore a quello degli altri docenti, pur non essendo
priva di dignità, era precaria e non conveniente a chi per
linsegnamento doveva lasciare la propria città. I sopran-
numerari avevano sibbene facoltà di insegnare e supplire i
dottori che venissero a morte o fossero assenti, ma se dive-
nivano per quest'ultima ragione ordinari, eran tenuti a ce-
dere il luogo ai loro antecessori che fossero tornati in patria,
e questo perché gli statuti volevano che — « numerus octen-
narius doctorum numerariorium nulla causa vel quesito co-
lore possit aliquo modo augumentari » (1). Comunque sia, e
indubitato che nel 1514 il Chirurghi era già condotto a Pe-
rugia ad legendum ordinariam. theorice medicine (2).

Il Chirurghi dunque, dopo essere stato a Perugia, si tra-
sferl a Padova, ove ebbe la cattedra di medicina ordinaria.

Ma una cosa torna a grandissimo onore della Facoltà
medica perugina di quei giorni, ed è, che il Chirurghi vi fu
richiamato nel 1524, e non piü con una condotta a tempo,

(1) Nelle citate Costituzioni si legge che se veniva a morte o si assentava dalla
città o dal contado perugino uno degli ordinari — « tunc ille qui prius acceptatus
est in dicto collegio succedat durante dicta absentia loco illius doctoris deficientis
modo predicto et non aliter et sic semper in futurum intelligatur de omnibus suc-
cessive, ut qui prius acceptatus est in dicto collegio pr.us efficiatur numerarius et
similiter si contigerit quod aliquis ex dictis doctoribus numerariis qui erat absens à
civitate et comitatu redierit ad eandem civitatem perusij tunc talis sit rediens reci-
piat locum suum in dicto collegio et sit numerarius sicut primus et si talis doctoris
propter reversionem absentis fieret excessio in dicto numero octennario tunc doctor
qui ultimus effectus est numer. cedat tali doctori redeunti, et sic intelligatur de
omnibus successive ». (Cap. V).

(2) A schiarimento del lettore noteremo che la teoria della medicina era inse-
gnata da due ordinari, uno dei quali dettava nelle ore del mattino e l'altro nelle
ore di sera. La parte più importante dell'insegnamento era affidata al lettore de
mane, tanto che lo vediamo assistito da un Ajuto, e stipendiato con un salario assai
piü cospicuo di quello che spettava al lettore de sero.

vcre tan nn ss qu amt N

Qu TR
Delibera-
tio Consilij
Eximij Phy-
sici Magistri
Perlaurentij
de Saxofer-
rato ad vi-
tam condu-
cta (2).

398 O. SCALVANTI
ma ad ipsius magistri Johannis Laurenlij vitam seu ad trien-
nium et inde ad beneplacitum. ad ipsius magistri Johannis Lau-
rentij libitum seu optionem. |

Ciò fu statuito dal Magistrato cittadino nell’ adunanza
del 30 maggio 1514, ed ecco il documento che togliamo da-
gli Annali Decemvirali (1).

Die ultima Maij 1524.

Consilio M. D. P. Consulum mercatorum Auditorum Cambij Cal-
zolariorum et aliorum Camerariorum Artium civitatis Perusie de licentia
et consensu R.mi D.ni Philippi Baldachini presentis R.mi D.ni Legati
locumtenentis: uee non de cousensu Magnifici equitis et eximij utriusque
juris doetoris D.ni Peregrini Latiosi Magnifici D.ni Potestatis dicte ci-
vitatis de mandato et commissione prefatorum M. D. P. ad sonum cam-
pane et tubarum vocemque preconis more solito in sala viridi ante ca-
pellam palatii solite residentie M. D. P. in sufficienti numero congregato
et coadunato absentibus Sigismundo et Marco Antonio P. et collegis, in
quo quidem consilio interfuerunt prefati M. D. P. numero octo et D.ni
Camerarij numero XLIII, qui quidem sic collegialiter congregati adver-
tentes Perusinum Ginnasium Artium et medicine studiorum ob primarie
lectionis . . . . . (3) defeetum, adeo depressum et mancum (4) attolique
et ut desiderant instaurari non posse nisi de aliquo excellentissimo viro
ad dictam lectionem provideatur; ea de re hue et illuc dudum medicari
oculos volventes, omniaque Italie gimnasia mente lustrantes, neminem
prestantiorem aptiorem huicque Reipublice utiliorem celeberrimo artium et
medicine doctori magistro Perlaurentio . . (9) de Saxoferrato nunc
Pattavino in studio publice legentem cognoscentes alias hac in ci-
vitate conductum et suis eximiis virtutibus civibus notum eius excel-
lentia doctrina moribus experientia nec non ingenti dilectione et non
vulgari affectione qua Perusinam hanc civitatem ipsius cives prosequitur.
Rati illum huie Gymnasio utilem honorificum et solidam exadamantinam
columnam futurum auctoritatibus et facultatibus eisdem per formam
quorumcumque statutorum et ordinamentorum dicte civitatis eisdem quo-

(1) Ann. 1524 carte 123,
(2) L' Amanuense ha errato nel chiamare il Chirurghi Pierlorenzo, ma in altra
parte della deliberazione lo ha indicato col suo vero nome.
(3) Lacuna dl manoscritto, forse doveva porsi la parola medicine?
(1) Mancum per monco, imperfetto.
(5) Altra lacuna del ms.

UCET

TUS T
Mr n

DUE NOTE SU GIANLORENZO CHIRURGHI 339

modolibet concessis et attributis et omni meliori modo etc. Eundem magi-
strum Joannem Laurentium ad legendum et publice interpretandum... (1)
in dieta civitate locis et temporibus alias consuetis ete. ad ipsius ma-
gistri Joannis Laurentii vitam seu ad triennium et inde ad benepla-
citum ad ipsius magistri Ioannis Laurentij libitum seu optionem eli-
gerunt vocaverunt conduxerunt nominaverunt et deputaverunt et con-
stituerunt cum salario ducentorum florenorum ad 90 sol. pro quolibet
floreno ultra ducentos florenos studii a Camera Apostolica solvendos quo-
libet anno (2), mandantes depositario Comunis ete. Matura deliberatione
prehabita videlicet die precedenti inter prefatos M. D. P. faetis desu-
per exibitisque consiliis et facto desuper ac misso partito ad bussolam
et fabas albas et nigras et solempniter obtento ut moris est. Et hodie
inter prefatos D. Camerarios faetis desuper exhibitisque consiliis et fa-
eto posito ac 1nisso partito ut supra, et solempniter obtento per triginta
septem fabas albas, sex nigris in contrarium repertis non obstantibus.et

ex omnibus arbitriis ».

Questo documento ci apprende che già si era introdotto
nelle Università un sistema di specializzazione di corsi nelle
materie chirurgiche, di guisa che mentre nel secolo XIV si
fa cenno soltanto di un medico per le fratture, che forse era
la sola parte della chirurgia allora più conosciuta (3); nel
secolo XVI si trova fatta menzione di un medico degli occhi.
È chiaro poi che a quel tempo l'Ateneo di Perugia era in
gran fama anco per le mediche discipline, dal momento che
un insigne professore di Padova accettava di ritornare in
Perugia e di esservi insegnante a vita. La quale circostanza
è atta a farci comprendere il merito singolare del Chirurghi,

(1) Queste lacune che s' incontrano circa il titolo della cattedra starebbero a di-
mostrare, che per quanto il Chirurghi fosse condotto in special modo per la cura
degli occhi, pure doveva egli assumere qualche altro insegnamento.

(2) Stando agli stipendi che si davano a quei di, quello assegnato al Chirurghi
era assai ragguardevole (Cfr. Arch. Univ. Cod. II, C, P. 1).

(3) Nello stat. volg. ined. del Comune di Perugia (a. 1342) si legge, che i Priori
dovevano ogni anno nominare allo stipendio che credessero — « uno bono e sufi-
ciente medeco frostiero esperto sopra l'araconciamento degl'ossa rocte » — Il primo
documento che si ha della nomina di questo chirurgo é del 1366, in cui venne eletto
un maestro Nicolò di Corizio (Arch. Com. Sez. Comp. Lib. Exitus Conservat. monet.

Seg. 40, c. 10, 14).
340 O. SCALVANTI

in quanto dai Registri pubblici resulti che la nomina a vita
era una ben rara eccezione, a cui il Magistrato e i Savi
dello Studio non si inducevano se non in contemplazione
della special valentia degl insegnanti.

E che la Facoltà medica di Perugia fosse così reputata
lo dimostrano anzi tutto i suoi ordinamenti. Noi vediamo che
nel 1314 si fecero notevoli provvisioni per aver celebri in-
segnanti dell'arte medica; nel 1326 si adottarono altre deli-
berazioni per l' incremento di questa Facoltà; lo stesso si
ebbe a praticare nel 1349 ecc. (1). Apprendiamo inoltre dalle
antiche Costituzioni del Collegio medico, come numeroso fosse
il corpo degl' insegnanti, e grande il rigore che si adoperava
per ammettere i dottori nel Collegio. Il corso poi per appren-
dere quest'arte era di sei anni (2), lo che, avuto riguardo
ai tempi, costituiva una tale intensità di studio che al se-
col nostro, colle accresciute materie e co’ nuovi metodi, non
si potrebbe ottenere che mediante un corso assai maggiore di
quello che i moderni regolamenti stabiliscono. Due erano
gl insegnanti della teoria medica; due gl'insegnanti della
pratica; vi erano poi i lettori di teoria chirurgica e di ana:
tomia, ai quali si aggiungevano gl’ insegnanti della pratica
nell una e nell'altra materia, per cui ben presto si trova
fatta menzione nelle nostre carte del dissettore anatomico. Si
ebbe poi per tempo una cattedra di fisica sperimentale (3),

(1) Cfr, Ann. Decemv. An. 1314, c. 313 t.; 1320, c. 200, t.; Carte div. in Arch. Com.,
mazzo 7, n.9 68 e 69; Ann. 1351, c. 29, 186, 194 e 201 t. 202 t.; 1379, 175 e 9 t. Vedi per
altre indicazioni il nostro Regesto dell' Arch. Univ. pag. 95 e segg.

(2) Cap. XII. — Item statuimus et ordinamus quod nullus scholaris admittatur
nec sibi detur licentia intrandi privatum examen in artibus vel medicina per priorem
et doctores dicti collegij risi prius studuerit in artibus per sex annos.... Si autem
privatum examen intrare voluerit in medicina tunc prius studuisse debeat in medi-
cina per sex annos et repetisse adminus vel legisse sex lectiones in facultate medicine
in dicto studio etc. — Se ‘poi -aveva studiato sei anni nelle arti, allora poteva essere
ammesso a laurearsi in medicina studiando altri quattro anni, e doveva fare le me-
desime sei lezioni.

(3) Archiv. Univ., V, D, P. la,

—e-,--—_=
e.

DUE NOTE SU GIANLORENZO CHIRURGHI 9341

e una per la teoria de’ semplici, mentre la pratica di essi ve-
niva insegnata da altro docente assistito da Aiuti.

Rispetto all’ anatomia io trovo che nel secolo XVII furon
mossi lamenti perchè questa scuola andava a perire ob de-
fectum corporum humanorum (1). Infinite poi e savissime le
disposizioni per l'esercizio della medicina e della farma-
cia (2), e minute, provvide e opportune quelle dettate intorno
all’ ufficio del Protomedico (3).

Insomma la Facoltà medica ebbe in Perugia notevole
lustro e decoro, nè deve far meraviglia, che illustri perso-
naggi, come Gianlorenzo da Sassoferrato, accettassero di tra-
sferirsi in questa Università anche dai più celebri centri di
studio. Ci duole soltanto che una lacuna del nostro Archivio
ci tolga di sapere fino a qual tempo il Chirurghi rimase in
Perugia dopo il ritorno che vi fece nel 1524.

Perugia, 14 marzo 1900.

Prof. OscAR SCALVANTI.

(1) Arch. Univ. II, D, P. 1a.
(2) Eod. Ordinanza in Filza 3, A.
(3) Vedi Nota antecedente.
rg

A proposito dell' U/timo periodo della zecca perugina, l’amico e col-
lega prof. G. Castellani m' invia per l'Analecta Umbra questa comuni-
cazione gentile. — « Con quel titolo la signorina Ada Bellucci pubblicava
di recente un articolo che mi ha fatto ricordare come, istituendo ricerche
sul periodo corrispondente della zecca di Ancona, mi fossero capitate
alcune notizie che potrebbero, se non completare, accrescere almeno i
ricordi e i documenti raccolti dalla gentile cultrice di numismatica. A
pag. 7 del suo opuscolo [estratto dal precedente fascicolo di questo Bol-
lettino] essa riporta un'ordinanza dell'Amministrazione Dipartimentale
del Trasimeno del 4 vendemmiale a. VI (25 settembre 1798), con la quale
si prescrivono le norme per ritirare dalla circolazione « la moneta cono-
sciuta sotto il nome di S. Pietrini, che in tempo della lacrimevole in-
surrezione avvenuta in questo Dipartimento, d’ intelligenza ancora dei
Generali e Comandanti francesi stazionati in questo Comune, fu riconiata
e trasformata in Madonnine ». Ecco un documento di data anteriore,
in cui tale riconiazione e trasformazione è giudicata frodolenta e quali-
ficata come falsificazione dall’autorità centrale di Roma. — « Repubblica
« Romana — Libertà — Eguaglianza. Roma 16 Termifero anno VI del-
« l'Era Rep. (3 agosto 1798). Il Consolato, informato che circolano per
il territorio della Repubblica delle monete di rame di un baiocco e
« mezzo, a conio dell’antico Governo, dette S. Pietri, riconiate frodolen-
temente con conio di doppio valore, in forma delle monete di rame da
« tre baiocchi, dette Madonnine ; ordina che simili falsificazioni non siano
« ricevute in nessuna cassa della Nazione, nè che circolino più ne’ con-
tratti anche particolari, come monete della Repubblica. — Il Presi-
« dente del Consolato: Pennazzi. — Il Segretario: Bassal, — Per copia
« conforme: Il Ministro delle Finanze: Bufalini. — Per copia conforme:
« Dal Monte, Prefetto Consolare del Dipartimento del Metauro » (1).

A

A

^.

(1) Archivio Comunale di Ancona, fasc. 2908.
344. ANALECTA UMBRA

Giova avvertire che i S. Pietrini e le Madonnine, che valevano in
origine baiocchi due e mezzo e cinque, erano stati ridotti con precedenti
ordinanze re:pettivamente al valore di baiocchi uno e mezzo e tre.

Di fronte ai due documenti sorge spontanea una domanda curiosa.
Chi é nel vero, l' Amministrazione Centrale che chiama falsificazione
l'avvenuta riconiazione, o l'Amministrazione Dipartimentale che a lega-
lizzare tale operazione invoca « l'intelligenza » de’ Generali francesi ?

Lo scudo repubblicano di Perugia, di cui ci diedero notizia il Ver-
miglioli e il disegno il Cinagli, vien riprodotto dalla signorina Bellucci
che poco ha trovato da aggiungere a quanto se ne sapeva e nulla circa
l'epoca della sua emissione. In un Indice delle Stampe, Proclami,
Leggi, ecc. della Repubblica Romana, di mano del Segretario Comunale
di Ancona Camillo Albertini (Arch. Com. di Ancona, fase. 2914, carta 46),
trovo: « Perugia, N. 60. 11 Glaciale anno VII (1 decembre 1798). De-
ereto dei Commissari con cui si autorizza il Consolato a far cuniare nella
zecca di Perugia delle monete dette le Madonnine, e finalmente far cu-
niare coll’ argenteria delle chiese, esistente nelle casse dei diversi Que-
stori, scudi da dieci paoli ». Questo decreto, che non sarà difficile trovare
per esteso, mi pare che stabilisca l’ epoca della emissione degli scudi ;
epoca che rimane anche meglio determinata dal decreto successivo con
cui la coniazione viene limitata alle sole monete di rame.

« In nome della Repubblica Romana una e indivisibile. Estratto
« dai Registri del Consolato nella seduta del di 9 Piovoso anno settimo
« Rep. (28 gennaio 1799). — Il Consolato, considerando che manca nella
« circolazione un rappresentativo che l’ alimenti ed accresca, decreta in
« esecuzione della Legge degli 8 Pratile anno 6° ciò che segue. — Ar-
« ticolo I. Oltre la zecca di Roma vi saranno altre due zecche aperte.

« — Articolo II. In conseguenza la zecca di Perugia resterà in attività,
« e quella di Ancona vi sarà messa al più presto possibile. — Arti-

« colo III. Tanto alla zecca di Perugia che a quella di Ancona non si
« batterà altra moneta fuori di quella di rame di uno o di due baiocchi,
« a tenore dell'articolo 1 della detta Legge degli 8 Pratile. — Articolo IV.
« Le due zecche di Ancona e Perugia saranno provvisoriamente orga-
« nizzate dalle Amministrazioni Centrali come lo erano prima che fos-
« sero chiuse; ma semplicemente per la fabbricazione ordinata dall’ ar-
« ticolo precedente. — Articolo V. Le Amministrazioni Centrali invieranno
« al Ministro delle Finanze l’ organizzazione che esse avranno stabilita
e dopo il suo rapporto il Consolato vi provvederà definitivamente. —
« Articolo VI. Tutte le altre zecche non menzionate qui sopra sa-
ranno al momento chiuse sotto la responsabilità delle Amministrazioni
« Centrali. — Articolo VII. Viene proibito agli Amministratori e a tutte

A

^
ANALECTA UMBRA 345

^

le Autorità inferiori di permettere ai particolari di battere moneta. —
« Articolo VIII. Il Ministro delle Finanze è incaricato dell’ esecuzione

« del presente Decreto. — Il Presidente del Consolato: Zaccaleoni. —
« Il Segretario : Gayvernon. — Per copia conforme: Il Ministro delle

Y

Finanze, Duport » (1).

Tra questo decreto e il precedente corsero appena due mesi, e in
questi due mesi si dovette allestire i coni ed eseguire la battitura degli
scudi. Per la brevità del tempo, e forse anche per la scarsezza degli
argenti, si capisce che ben pochi ne furono coniati. Questi pochi, nelle
feroci reazioni succedutesi, saranno stati fatti sparire dai possessori stessi
pei quali potevano costituire un pericolo. Così si spiegherebbe natural-
mente la rarità di questa moneta senza bisogno di ricorrere alla ipote-
tica storiella dei cinque o dodici esemplari, coniati quasi clandestina-
mente, della quale nè il Cinagli nè la signorina Bellucci seppero indi-
carci la provenienza » (G. CASTELLANI).

Dello Statuto e Matricola dell’ arte dei Pittori in Perugia ha cu-
rata la stampa G. Mazzatinti (uella Rassegna Bibliografica dell’ Arte
italiana, diretta dal prof. Egidio Calzini, a. II, n. 1-10) sul codice 7,11
della Biblioteca perugina. Questi « Ordinamenta hominum artis pictorum
edita et composita et correcta per homines et artifices dicte artis... in
adunantia generali, facta per ipsos artifices in ecclesia saneti Laurentii »
furono approvati e scritti per mano di un notaio nel 1366, e constano
di 43 rubriche. Ma la materia non é ordinatamente disposta nel Codice,
tant'è vero che ne’ fogli 5-9 e 39-51 sono le matricole, e ne’ fogli 11-21
lo statuto: altrove, inoltre, sono atti consiliari del Collegio dal 1446 al
1702, ricordi vari, ricevute ed un estratto dallo Statuto del Comune. Il
prezioso documento fu noto al Mariotti, che lo descrisse nello « Spoglio
delle matricole de’ collegi delle arti in Perugia » (ms. 174 della Biblio-
teca comunale): ma non v’è più la bella miniatura che — come scrisse
il Mariotti — rappresentava la Vergine coi santi Ereolano, Lorenzo e
Costanzo, e, in basso, un gruppo di persone in atto d'indirizzar pre-
ghiera alla Vergine. Nella matricola, a canto al nome di un pittore, è
spesso indicato l’anno della sua iscrizione nell'arte e quello della sua
morte: i nomi sono suddivisi per porte (s. Pietro, Sole, s. Angelo, s. Su-
sanna, Eburnea). Naturalmente vi si leggono i nomi di « Berardino de
Betto, 1481 intrato » (altrove « Bernardinus Betti idest il Pentorichio »)
« Sinibaldus Ibi », « Fiorenzo di Lorenzo », « Bartholomeus Caporalis »,

(1) In Roma ed in Ancona, per il Bellelli Stampatore Nazionale. (Archivio cit.,
fasc. 2908).
UMBRA

346 ANALECTA

« Dominieus Paridis Alphani pitore », « magister Petrus Cristofori de
Castro Plebis », « Benedictus Bonfigli » ecc. Le date non sono anteriori
al primo trentennio del secolo XV, né posteriori (efr. la seconda matricola)
al 1188: ma rarissime sono le iscrizioni del secolo scorso.

Negli Studi su U epistolario e le traduzioni di Lapo da Castiglion-
chio iuniore, inseriti nel vol..VII degli Studi italiani di filologia clas-
sica (Firenze, Seeber, 1899; pag. 205 e sgg.), il prof. F. P. Luiso pub-
blica in parte una epistola dell'umanista a « Johanni Reatino aposto-
licae camerae clerico » (Firenze 24 giugno 1436): ma — affrettiamoci a
dirne il valore — è una di quelle che non costituiscono il « nascosto
tesoro » immaginato dal Voigt; é, semplicemente, di scuse e di con-
ferma d'affetto. Giova, peró, ad attestare le relazioni amichevoli fra
loro due. Tra le epistole che vari umanisti indirizzarono a Lapo, 6 ri-
cordata una di Angelo Aretino, che severamente lamentasi della ingra-
titudine di Antonio Tifernate, i figliuoli del quale egli aveva educato
per consiglio ed esortazioni dello stesso Lapo: codesta lettera, contenuta
in un ms.-della Classense di Ravenna, fu pubblicata da F. Novati e
G. Lafaye nelle Mélanges d' arch. et d'histoire (Paris, 1891), vol XI,
pag. 386. — Nel determinare con sicurezza le traduzioni di Lapo, il
prof. Luiso ha dovuto naturalmente avvertire quali finora erano state at-
tribuite ad Antonio Tudertino. Il « Proemium in Xenophontis praefectum
equitum », qui pubblieato in buona parte (pag. 293), 6 dedicato « ad
prudentem virum Gasparem Villanovensem civem 'Tudertinum » in forma
di epistola che ribocca di lodi non rispondenti agli atti della sua vita
brutta: come il L. nota, é questi il Gaspare da Todi « latrone nullo in
furando inferior » il quale (dicono cosi gli Annales bononienses, in Mu-
ratori Rerum. ital. Scr., XXIII, 816) « ad bulletas per Pontificem positus
est » quando nel 1435 fu tra i deputati al governo di Bologna risotto-

messa alla Chiesa.

Sui fascicoli 6-8 del nuovo Corpus inscriptionum etruscarum che
comprendono i num. 2394-4266, cioè inscrizioni del territorio Chiusino,
e, dal num. 3306 in poi, del Perugino, il prof. Elia Lattes fa copiosis-
sime osservazioni critiche, corregge errori, esclude le antiche forme,
accoglie le nuove, propone emendamenti ai testi ecc. Cfr. Studi di Fi.
lologia classica, VII, 455 e sgg. (Firenze; Seeber, 1899).

Della cospicua famiglia degli Atti, che ebbe, quasi con assoluta
certezza, la sua origine in Todi, molteplici sono le diramazioni : à Fo-
ligno, a Camerino, a Leonessa, a Norcia, in Orvieto, a Viterbo ed a
agree, DE

ANALECTA UMBRA 347

Sassoferrato. Sappiamo degli Atti di Rimini, d’onde uscì Isotta la bella,
ma non con pienezza di sicure notizie: del ramo Tudertino scrisse il
Pianegiani una memoria, ricca di fatti, non disposti però con severo or-
dine razionale e scientifico: della famiglia di Sassoferrato ci porge una
monografia diligentissima il dott. Medardo Morici (Dei conti Atti di
Sassoferrato e ufficiali forestieri nelle maggiori città d' Italia ; Castelpla-
nio, Romagnoli ; in 8, pp. 101). — « Io radunai (lascio dire all'autore) /e
fronde sparte, misi, cioè, insieme tutto quello che si poteva riferire ad
essi e cercai, per quanto era da me, di coordinare i documenti editi ed
inediti in maniera che, colla loro continuità, ci offrissero il mezzo di
tracciarne alla meglio un albero genealogico, di fornire le notizie che
si potevano su quei personaggi che ebbero una qualche importanza per
le cariche che esercitarono, per le parentele che contrassero, e di illu-
strare, quando se ne presentava l'occasione, alcuni punti di storia pae-
sana del tutto sconosciuti o mal noti » (pag. 8). Per la storia della nostra
regione giovi indicare i personaggi della casa illustre che a quella per
dignità e fatti conseguite e compiuti si collegano. Attone fu nel 123
arbitro, eletto da Egidio conte di Nocera e dal Podestà di Fabriano, per
dissensi tra i due Comuni: Brodario fu Capitano del popolo in Perugia
nel 1303, Podestà di Orvieto nel 1308, di Treja nel 1309, di Todi nel-
l'anno dopo. Di Ungaro, « il personaggio più celebre della famiglia, uomo
d’arme e di toga », ch’ebbe lotta cogli Eugubini pel possesso del castello
di Montesecco, sappiamo che fu capitano di guerra a Todi nel 1355 : di
Luigi, ch’ebbe il titolo di Comes Valiani, s'hanno notizie dal 1325, quan-
d’era Podestà di Orvieto: il suo nepote Luigi di Francesco fu nel 1425
capitano e conservatore di pace e di giustizia in Todi e due anni ap-
presso Podestà di Orvieto. Con questi, parricida e tiranno, si estinse la
stirpe degli Atti di Sassoferrato : alla sua mala signoria il popolo die’
fine, uccidendolo e gittandolo dalle mura cittadine. — Per la guerra tra

il conte Antonio di Montefeltro, i Malatesta di Rimini e Francesco Ga-

brielli da Gubbio per ragion di dominio su Sassoferrato, conteso agli Atti
che fin dal 1836 n’ aveano ottenuto dal papa il Vicariato, è da vedere
ciò che scrissero il Reposati, a cui il Morici si riferisce, e ser Guerriero
di ser Silvestro nella Cronaca. -- Per l'affinità degli Atti coi Bentivogli,
« un ramo di quei di Bologna e che da Sassoferrato si trasferirono a
Gubbio, esiste sempre incertezza »: asserzione vera, secondo alcune mie
particolari ricerche, non secondo quelle del Lucarelli che nelle Memorie
di Gubbio (qui citate a pag. 27) e particolarmente nel tessere i cenni
delle famiglie eugubine s’attenne a tradizioni erronee ed accolse come
verità storiche le invenzioni e le bugie dei genealogisti locali.
ANALECTA UMBRA

Lo stesso dott. Morici, che ingegno e cure consacra iníaticabilmente,
oltre che agli studi letterari, alla illustrazione della storia della città
sua, ha raccolte e pubblicate notizie sopra I Cardinale Alessandro Oliva
(Firenze, Società tip. fiorentina, 1899; in 8, pp. 65), noto per lo più col
nome di Cardinale di S. Susanna o pur di Sassoferrato o Perugino. Fi-
nora ne sapevamo quel tanto che gli scrittori dell’ ordine agostiniano,
« Copiandosi a vicenda e spesso anche a sproposito », dedussero dalla

orazion funebre che ne dettò, unica fonte per la sua biografia, Giovanni

Antonio Campano. Nacque nel territorio di Sassoferrato nel 1407 (l’anno

è logicamente determinato dal Morici): a sedici anni studiò a Perugia
la Filosofia, e qui, dopo avere atteso a quella scienza con singolare pro-
fitto a Bologna ed a Roma, tornò per ottenervi, conseguito nel 1437 il
baccellierato, la laurea magistrale. In questo Studio medesimo lesse Teo-
logia e forse anche Filosofia nel 1445: poi (narra il biografo) « nel marzo
del 1447 da Nicolò V gli veniva conferito il priorato di S. Salvatore in
Ponte, vicino ad Assisi, e gli era affidato il convento di S. Felice di
Giano, donde cacciò, per la loro vita sregolata, i monaci che l’abitavano
e v'introdüsse i suoi Osservantini. Nel 1449 venne eletto Priore del con-
vento di Perugia e fu presente, lo stesso anno, come definitore al capi-
tolo di Montespecchio, nel quale si divisero in parecchie congregazioni
tutti i monasteri d'Italia che avevano accettata l’ osservanza regolare;
ed egli si aserisse a quella perugina cui aggregò anche i conventi di S.
Agostino di Fabriano e di S. Maria di Sassoferrato ». Vicario generale
apostolico in Italia nel 56 e Generale dell’ ordine nel 59, Pio II lo no-
minava cardinale il 5 marzo del 60. Ma più che degli onori, a noi preme
sapere delle sue missioni di paciere, e più particolarmente di quella che
dal papa gli fu affidata sulla fine di quest'anno. Gli Annali di Perugia
(supplemento al Graziani) raccontano le lotte che quivi infierirono nel
novembre del 60 e la strage di due Baglioni e del Crispolti per opera
di Braccio e Rodolfo di Malatesta Baglioni: dubitavasi (così la Cronaca
edita dal prof. Scalvanti in questo Bollettino, IV, 107) che la « città non
facesse qualche novità contro della Chiesa e della Sede Apostolica ». E
sta qui la ragione onde il papa inviò in quei difficili momenti il cardi-
nale Oliva a Perugia. La Cronaca narra come questi eseguì 1’ arduo
mandato: « e fu tale il gradimento e riconoscenza dei Perugini special-
mente per quest’ ultimo segnalatissimo beneficio, che il 31 agosto del-
l’anno successivo conferirono la loro cittadinanza a lui, ai suoi fratelli
e ai discendenti di questi in perpetuo; e ció anche in memoria del tempo
che da umile fraticello avea trascorso in Perugia e per l'onore concessole
poi col prediligere di esser chiamato il Cardinale Perugino » (cfr. per
questo il Docum. XIV, a pag. 64 e seg.). E per aver restituito « ad

2

SALTO
ANALECTA UMBRA 349
L]

quietem et tranquillitatem » la città di Perugia, il papa con Jettere del-
l'8 e del 20 decembre di quell’anno (Docum. VIII e seg.) ebbe ragione
di ringraziarlo e largamente encomiarne la « prudentiam et diligentiam
adhibitam » in quell’officio di paciere.

Il ch. prof. Enea Piccolomini, ritessendo con diligenza e ricerche
esemplarissime la storia dei codici che appartennero a Pio II (questi
« raccolse un cospicuo numero di manoscritti, ma per la sua biblioteca
domestica, non per quella della s. Sede »: così il Carini, La Biblioteca
Vaticana; Roma, 1892, pag. 42) e a Pio III, e della biblioteca della Cat-
tedrale Senese (De codicibus Pii II et Pii III deque bibliotheca eccl. Ca-
thedralis Senensis; Siena, Lazzeri, 1900; in 8, pp. 16; con due tavole
di facsimili), avverte che nel 1463 Pio II acquistò parecchi codici pre-
ziosi che aveva raccolti Luigi Mazzanceolii, vescovo di Terni. Il Müntz
e il Fabre nell' opera loro La Bibliothèque du Vatican au XV siècle ne
determinano due: « une Bible et un exemplaire des Epîtres de saint Jé-
róme ». « Quod fortasse — aggiunge il prof. P. (pag. 9, nota) — aliis
nititur testimoniis; nam ex testimoniis adlatis tres tantum Mazzancollii
libros Pium II ab illis redemisse colligitur qui eos antea emerant ».

Per il V Centenario di Baldo, solennemente celebrato in Perugia,
veggansi L’ Unione Liberale del 28 aprile, La legione dello stesso giorno,
e La Provincia del 24 maggio, dov'é pubblicata una lettera del profes-
sore Giorgio Danielopoulo della Facoltà Giuridica di Bucarest. Un arti-
colo, ma insignificante e non senza errori (quando mai Coluccio Salutati
fu cardinale?), su L' insegnamento [di Baldo] in Firenze, è nella Nazione
del 29-50 aprile.

Nel Manuale di Pittura Italiana di A. Melani (Milano, Hoepli, 1899 ;
9* ediz. in 16, di pp. 429 con 28 incisioni e 131 tavole) leggesi: « La
scuola umbra si divise. Alcuni maestri fecero una pittura comtemplativa
sotto la influenza diretta dell’ idealità senese e indiretta del beato Ange-
lico, ossia di Benozzo Gozzoli (scuola umbra); alcuni altri fecero una
pittura umbro-fiorentina, sotto la influenza diretta dei naturalisti fioren-
tini (scuola umbro-fiorentina »). E poco più su (pag. 183): « La scuola
senese, invecchiata, ebbe bensì un novo e ultimo getto, fuori del suo
terreno naturale ; nell’ Umbria, visitata da vari maestri senesi, alla fine
del XIV e al principio del secolo seguente ». Ancora (ivi): « Gubbio,
Foligno, cui si aggiuuse Fabriano, città marchigiana vicina a Gubbio,
furono i centri della scuola umbra... Gentile da Fabriano con Vittore
Pisano fu il fondatore della scuola veneziana ed occupò il primo posto

==

E
350 E ANALECTA UMBRA

nella scuola umbra, rappresentata da Allegretto Nuzi di Fabriano, da
Ottaviano Nelli di Gubbio e da Niccolò Alunno di Foligno ». A Gentile
da Fabriano « si dà per maestro Allegretto Nuzi; ed io credo che sia
restato sensibilizzato anche da Ottaviano di Martino di Nello, ossia Otta-
viano Nelli » (pag. 184). Il Nuzi morì, forse, nel 1385; e le prime noti-
zie del Nelli come pittore non risalgono, almeno per ora, oltre l’ aprile
del 1400; nè si dimentichi che il suo testamento è posteriore al 1444,
o pure (giacchè non ha data) è di questo anno; nè con sicurezza si af-
fermi (pag. 185) ch’egli proprio nel 44 mori. — « Il Vasari suppose

che Dante suggerisse a Giotto, almeno parzialmente, l’idea delle quattro,

scene [uella volta della chiesa inferiore della Basilica di Assisi]. La
supposizione è degna di fede. Dante, amico di Giotto, trovavasi esule
nella vicina Gubbio, quando Giotto dipingeva ad Assisi ». Veramente?
— Ma, in conclusione e senza contradire nessuna delle affermazioni re-
cise e vaghe del M., noi siamo a questo punto ancora; che di storia
della pittura umbra del periodo delle origini poco o nulla sappiamo.
Verità cruda, ma, secondo me, indiscutibile.

Pel Nelli veggasi a pag. 185; per Nicolò di Liberatore a pag. 186;
per la scuola peruginesca, « emanazione della scuola umbra e umbro-
fiorentina », e quindi per Benedetto Bonfigli, Fiorenzo di Lorenzo, il
Peruginò e il Pinturicchio, vedi a pag. 194 e sgg. A proposito di questa
scuola leggiamo a pag. 195: « la scuola di Perugia ebbe due grandi
artisti: il Perugino e il Pinturicchio. Questi è meno famoso di quegli,
perchè il Vasari ne ombreggiò il merito ingiustamente: quegli è innal-
zato troppo ».

Nè meno recise e meno vaghe affermazioni troviamo nel Manuale
di Architettura dello stesso autore (Milano, Hoepli, 1899; in 16, pp. 499
con 131 incisioni e 70 tavole). A pag. 308 nettamente dichiarasi che
l'autore del palazzo ducale di Gubbio è incerto: « chi lo attribui a Lu-
ciano Laurana, chi a Baccio Pontelli, chi a Francesco di Giorgio Mar-
tini ». Di queste attribuzioni aveva fin dal 96 data notizia E. Calzini
nell’ Archivio storico dell’arte, serie II. a. I, fasc. V; ma egli era pur
venuto ad una conclusione, che cioè l’autore del palazzo è indubbia-
mente Luciano Laurana (Il palazzo ducale di Gubbio; estr. dall’ Arch.
citato, di pp. 15). Del palazzo de’ Consoli di Gubbio nè pure una pa-
rola, poichè « in un manuale lo scrittore deve ridurre la materia allo
stretto necessario » ; ma nello stretto necessario deve assolutamente en-
trare anche il più modesto e semplice accenno d'un monumento, come
quello, singolarissimo. ‘Altrettanto l’ A. ha fatto per quel di Todi e di
Città di Castello: poche linee ha dedicate a quel di Perugia (pag. 282).

pun ae
ANALECTA UMBRA 951

Per i monumenti di Assisi v. a pag. 80,92, 243 e sgg.; e di Orvieto, a
pag. 250 e sgg.

Pel famoso pallio d'altare di Città di Castello del sec. XII di cui
il M. discorre nell'altro Manuale di scultura italiana (Milano, Hoepli,
seconda edizione) veggasi ciò che ne dice A. V. nell’ Arte, a. II, fasci-
coli 11.19, pag. 465 e sg.: così pure per l'opera di Giovanni Pisano
nei bassorilievi della facciata del Duomo di Orvieto.

Un documento inedito del 1314, pubblicato da Emilio Bertaux nel
volume Santa Maria di donna Regina e l’arte senese a Napoli nel se-
colo XIV (Napoli, 1899, pag. 119 e sg.) ci attesta che Bartolomeo da
Capua, protonotario e logoteta del Reame, mandó « ad partes Urbis ve-
teris pro aliquibus musaicis atque marmoreis muniendis operibus per
quae murorum fabricae [del palazzo ricchissimo da lui edificato in Na-
poli] decorantur ae etiam recipiendis magistris expertis in talibus ». Il
documento, avverte il B., ha capitale importanza per la storia dell'arte
nell'età angioina, per ciò che soltanto maestri senesi potevano allora
recarsi da Orvieto nella capitale del Reame. Il Maitani senese sovra-
stava allora all'opera del Duomo orvietano; e senesi forse (malgrado
« certe teorie nuove che aspettano conferma »), furono gli scultori dei
bassorilievi della meravigliosa facciata. Tra costoro, certamente, maestro
Ramulo da Siena, inviato a quello scopo in Orvieto, trovò gli artisti
che doveano fare splendido il palazzo del suo Signore. Non si chiegga
quali furono le opere loro: scomparvero colla rovina dell’ edifizio prin-
cipesco.

Ampia e dotta rassegna del prof. Michele Barbi nel num. gennaio-
febbraio 1900 del Bwullettino della Società dantesca italiana (pag. (3-101)
delle opere sgg.: Speculum perfectionis seu S. Francisci assisiensis le-
genda antiquissima auctore fratre Leone, nunc primum. edidit Paul

Sabatier: Paris, 1898: — La leggenda di S. Francesco scritta da tre suoi
compagni, pubbl. dai padri Marcellino da Civezza e Teofilo Domeni-
chelli; Roma, 1899: — Traité des miracles de s. Francois d’ Assise par

le b. Thomas de Celano; in Analecta Bollandiana, tomo XVIII, 1899.
Nelle ricchissime note è tenuto conto dei più recenti studi sulla lette-
ratura francescana, compresa la prima parte dello studio del dott. S. Mi-
nocchi, apparsa nel primo fasc. dell’ Arch. stor. ital. di quest'anno,
sulla Critica della leggenda trium sociorum.

Tra i Codici Palatini della R. Biblioteca Nazionale Centrale di Fi-
renze, descritti dal prof. Gentile nel fasc. 6 del vol. II (Roma, 1899),

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9352 ANALECTA UMBRA

notiamo il n. 901 che contiene il Trattato di Alchimia di Sisto De Boni
Sesti da Norcia, dedicato al Duca Cosimo (è questo l'esemplare di de-
dica e probabilmente autografo, scritto fra il 1557 e il 1569); eil n 911,
in cui da mano del secolo scorso fu trascritta di sul cod. Riccardiano
1078, del sec. XV, la « Novella dello Imperadore Federigo Barbarossa ».
Questa novella, già attribuita falsalmente al Boccaccio, è 1' Urbano, come
suole comunemente esser chiamata, ed è tratta e compendiata dal Libro
Imperiale di Giovanni Bonsignori Tifernate.

Allo studioso delle nostre Laude va segnalato I/ Pianto delle Marie
in antico volgare marchigiano, edito di sul cod. 42 della Universitaria di
Pavia dal prof. C. Salvioni con annotazioni fonetiche e morfologiche,
sul metro e la rima, con note al testo ed un glossario (nei Rendiconti
dell’ Accademia dei Lincei, Classe di scienze storiche e filologiche, vol. VIII;
seduta del 17 decembre 1899; Estr. in 8, pp. 31). Il componimento, ch’ è
dei primi del secolo XIV, ha strette relazioni con poesie consimili um-
bre; e specialmente le forme umbre sono, naturalmente, avvertite dal
dotto illustratore.

Il Gerspach ha cominciato a pubblicare le sue impressioni artisti-
che su L’ Ombrie (Carnet de voyage) nel fasc. del marzo passato della
Revue de l'Art chrétién. Qui rende conto di quanto ha ammirato a Borgo
S. Sepolero (al solito, il Borgo e il Signorelli sono con singolare ed er-
rata costanza giudicati città ed artista umbri) ed a Città di Castello.
A illustrare questa seconda parte sono riprodotti i due stendardi di Raf-
faello e i due del Signorelli che conservansi nel Museo civico Castellano.
— Ho detto « impressioni artistiche » per ció che non si tratta di in-
dagini nuove; né l'autore giovasi della grandiosa opera del Magherini
Graziani.

Il eav. Anselmo Anselmi pubblicó nel febbraio del 1897 (Arcevia,
Ughelli; in 4, pp. 8 non num.), per occasion di nozze un « documento
perugino-arceviese », cioó la Copia testamenti magistri Gasparis Ta-
sti de Rocca Contrada, del 19 marzo 1501, che fu lettore di medicina
nello Studio perugino. Il testamento fu rogato in Perugia « in domibus
hospitalis S. Mariae de Misericordia ». Il Tasti morì quattro anni dopo,
a di 8 ottobre del 1505, presso Narni, miseramente colpito da un ful-
mine. — Or bene, di lui fa ricordo il prof. Medardo Morici in una nota,
a — n

ANALECTA UMBRA 3953

pur edita per nozze, su Luciano Belo medico arceviese alla Corte di
Guidobaldo II della Rovere (Firenze, tip. Ricci, 23 aprile 1900; ia 16,
pp. 7); e a quanto n’avea detto l’ Anselmi aggiunge opportunamente
ch’egli si laureò in Pisa nel 1486 e che fu sepolto in Amelia. Di lui
fe’ cenno anche il Panelli nelle Memorie degli uomini illustri in medi-
cina del Piceno (Ascoli, 1758), II, 150.

Nell' attesa che l' Accademia reale di Napoli aggiudichi un premio
alla più compiuta monografia su la vita e l’opera di Giovanni Pontano,
non è parso inopportuno a Francesco Muscogiuri di raccogliere ignote
o mal note particolarità intorno alla biografia dell’ umanista e giovar-
sene per un utile studio su I primi anni e i primi studi di lui (Nuova
Antologia, 1 aprile 1900). Il luogo e il tempo della sua nascita debbono
essere assolutamente determinati, come da una lettera sua e da un so-
netto del Cariteo si deduce, così: Cerreto, ( maggio 1426. Ricca e po-
tente fu la famiglia Pontano, che forse trasse il nome da Ponte, borgo
sulla Nera, e feconda anche di dotti, come, per citarne due, Tommaso
e Ludovico, un letterato e un giurista; ed < uomo di spada e di toga,
temerario nelle lotte di parte ed eloquente nelle dispute civili e forensi >
(efr. l’epigramma del Pontano nel lib. II Tumulorum) fu Giacomo, il
padre suo. In uno di quegli assalti feroci e cruenti che davansi tra loro
in Cerreto le implacabili fazioni, Giacomo Pontano fu assassinato, e la
giovine vedova, Cristiana, subito riparò (così i biografi dell’ umanista) in
cerca di seampo a Perugia coi figli e con Giovanni che poco più di due
anni dovea contare, o pure a Perugia si rifugiò tra il 1496 e il 38,
quando, non sedati gli odi e la libidine della vendetta, anche dopo la
morte del capo della famiglia, fu col figlio scacciata da Cerreto ed i
beni ebbe confiscati. Ed a Perugia Giovanni attese ai primi studi di
grammatica, poi a quelli dei classici: ma « nè egli nè altri ci han detto
quali disegni vagheggiasse e se avesse vocazione sincera e costante per
le discipline letterarie: tutto è buio intorno a lui. Solo è agevole ar-
gomentare che per la severità della madre, per le mutate condizioni
finanziarie della sua famiglia e fors' anche per l'indole sua inchinevole
al raccoglimento, non solo non potè darsi bel tempo, ma dové essere
tra i più assidui ed eletti studenti che frequentassero le scuole private
e le cattedre dell’ Università ». Di sè così racconta succosamente il Pon-
tano: « Adolescentulus patria cedens, propter civiles dissensiones, magna.
rei domesticae iactura facta, ob adversariorum impotentiam, ad Alphon-
sum me regem in Etruriam contuli adversus Florentinos bellum gerentem
et cum illo, haud multo post, Neapolim ». La guerra dell’ aragonese
304. ANALECTA UMBRA

contro i fiorentini avvenne nel 47; dunque in quest'anno egli abban-
donò Perugia, dove forse gli era già morta la madre adorata; e da que-
Sst'anno, accolto con benevolenza singolare dal Magnanimo, comincia
per lui l'éra nuova degli agi e della gloria.

Erasmo Gattamelata, del quale il ch. Eroli pienamente serisse
(Roma, Salviucci, 1876), ebbe da Giacoma di Leonessa cinque figlie ed
un figlio, Giovanni Antonio, che. morendo avanti il 1457, lasciava alle
eure ed all'amore de’ propri genitori la « unica filiola sua naturalis
nomine Catherina, dicta Gattescha ». Madonna Giacoma, « ducta ma-
ternali dilectione » (così nel suo testamento del 1457) e « ob memoriam
dieti sui filii » assegnó a « dictam puellam Catharinam eius nepotem,
pro suis dotibus tempore nuptus sui tria millia ducatorum auri ». La
Gattesca, o, come più comunemente era chiamata, la Catta, nel 1455,
quando aveva appena quattro anni, fu promessa sposa a Francesco
de' Dotti nobile padovano; ma il Dotti tolse poi in moglie Laura Avo-
gadro e quindi Bianca Martinengo, e la nipote del valente condottiero
morì vergine nel 1476. Il prof. Francesco Flamini, che su Girolamo
Ramusio (1450-1486) e i suoi versi latini e volgari ha ora pubblicato
una dotta memoria, contributo ottimo per la storia della lirica volgare

del Veneto nel quattrocento (Padova, Randi, 1900; in 8, pp. 41: Estr.'

dagli Atti e Memorie della R. Accad. di scienze, lettere ed arti in Pa-
dova. vol. XVI), erede, e con tutta ragione, che questa nepote del Gat-
tamelata sia la fanciulla, Narniae decus virginum, che il Ramusio. amò
in Padova e « dopo la immatura sua fine, pianse senza posa in sonetti,
cauzoni ed elegie latine ». E la cantó «a lungo, in volgare o in latino »
anche da viva, come deducesi da un carme del Donato, che il Flamini
riporta (pag. 23); e parrebbe, anzi, che « il suo amore fu, o poté sem-
brare, corrisposto dalla giovinetta ». Delle rime -del Ramusio il Flamini
offre la tavola (molte di queste son di lode o di rimpianto per la per-
duta fanciulla Narnese), ma ne offre anche, come saggi, nove sonetti ;
un de'quali serve a determinar l'anno della morte di Catta (« Oggi è
il quinto anno che i dolci occhi toi Chiudesti e che l’ tuo spirto in ciel
fo messo »; e fu scritto « Nel mille quattrocento e già ottanta uno »);
ed un altro a mostrare che un secondo amore per un'Angela, di eui
S'invaghi a Grado, « non valse a scacciare dall'animo di lui, « Come
d'asse si trae chiodo con chiodo », quello per la Narnese ». Eccolo :

Se di narrare il ver si po credenza

aver dal mondo, intendi maraviglia.
Cercato ho la Sicilia e la Provenza,
non é chi a la mia Catta s' asomiglia.
TERR

ANALECTA UMBRA

E più vò’ dir, che '1 regno di Vallenzia,
c' ha donne di cotanto ornate ciglia,
ed ha di ligiadria vera semenzia,
epure a ritrovarla si consiglia.

Vero é, ch'io vidi al Grado una già tale,
che me convense i sensi, e dissi: questa
Angela toglie quasi il suo valore!

Ma più che folgor la mia mente presta
scorrendo, vede non essere eguale
questo germe gentile a quel bel fiore.

Del poeta basti dire che fu Riminese. E giovi anche ricordare, a
proposito del suo viaggio a Damasco, che non è esatto quanto serissero
l’autore della inedita cronaca di casa Ramusia (è in un ms. della Mar-
ciana) e Giovanni Agostini, e ripetè di recente il cav. Carlo Tonini;
che, cioè, egli « fu mandato da suo fratello Paolo a Damasco con le
galee grosse per fuggir qualche sinistro incontro, che poteva facilmente
succederli per la morte, fu detto di veleno, d' una figliuola di Gatta-
melata, Capitanio General tanto famoso dell’arme della Repubblica, ma-
ritata in Padova in casa Capodilista detta del Cavallo ». Noi, seguendo
le accurate ricerche del prof. Flamini, abbiam veduto che la cosa non
istà propriamente a questo modo: ed aggiungiamo che il Ramusio in-
traprese viaggi in Oriente pel desiderio « di apprendere le lingue orien-
tali, per la speranza di far fortuna e forse anche per un intimo bisogno
di distogliere il pensiero della cara fanciulla perduta per sempre » (pa-
gina 15).

Di due maestri di grammatica in Pistoia nel secolo XV ci dà no-
tizia il prof. Agostino Zanelli nell’ultimo studio Del pubblico insegnamento
in Pistoia dal XIV al XVI secolo (Roma, Loescher, 1900), contributo
egregio alla storia della cultura in Italia. Il primo è Giovanni da Spo-
leto eletto dal Consiglio di Pistoia il 22 gennaio 1421: il Consiglio sa-
peva « magistrum Johannem in dittis scientiis. [gramatice et rettorice]
aliis prevalere et esse valent'ssimum ».e ricordava che « alias fuit ele-
ctus et propter paucitatem salarii accettare non voluit ». Codesto valen-
tissimo è il medesimo « che già dal '94 aveva assunto l' impegno d' inter-
pretare anche la Commedia e che con tale ufficio venne poi nel '96 eletto
ad insegnare nello Studio Senese, dove continuó a rimanere fino a tarda
età ». Ma su tale argomento disse a bastanza P. Rossi in La Lectura
Dantis nello Studio Senese. Giovanni da Spoleto maestro di vettorica e
lettore della Div. Commedia ; Torino, Bocca, 1898. -- L'altro è Mariano
Foresi da Foligno condotto dallo stesso Comune nel 1497. 956 ANALECTA UMBRA

Del volume d' Enrico Strachey, Ztaphaet (London, George Bell and
Sons, 1900) che fa parte della collezione The Great Masters in painting
and sculpture edita con signorile eleganza e ricchezza di fototipie da G.
C. Williamson (in 16, pp. x-147), segnalo il cap. I, Perugia and Florence,
per la storia del primo periodo umbro dell'arte raffaellesca. Vorrei non
avvertire un curioso e grave, ma comunissimo (pur troppo anche a sto-
rici italiani dell'arte nostra!) errore, col quale s' apre il volume: « Raf-
faello nacque in Urbino, nell Umbria > ecc. Le nitidissime riproduzioni
che illustrano questo primo periodo dell’ arte del Sanzio, sono della Vi-
sione del guerriero (Londra, Galleria Nazionale), della Crocifissione (Lon-
dra, collezione Mond), dello Sposalizio (Milano, Brera), della Madonna
degli Ansidei (Londra, Galleria citata), di s. Giorgio che uccide il drago
(Louvre).

Un altro volume della stessa collezione è consacrato a Luca Signo-
relli (Maud Cruttwell, Luca Signorelli; Londra, Bell, 1900; in 16, pp.
140); e dell’opera sua nel Duomo di Orvieto è largamente detto nel
cap. V (pag. 63 e sgg.). Copiose e nitidissime le illustrazioni ; e ripro-
dotti e intercalati nel testo sono il ritratto del pittore, ch' è nel Museo
dello stesso Duomo, la Vergine con santi, ch’ è nella Cattedrale di Pe-
rugia, la tavola della galleria Mancini in Città di Castello, e la Depo-
sizione dalla croce in s. Croce di Umbertide. La monografia è corredata
dalla tavola cronologica delle opere del Signorelli e dal catalogo delle
opere stesse che conservansi ne’ musei d'Europa.

A proposito del Signorelli è da vedere l'articolo di H. Machowsky
Ein münnlisches Bildnis des Luca Signorelli in der Berliner Galerie,
apparso nella Zeitschrift fiir bildende Kunst, num 2 del 1900. Non è,
erede con ragione l'a., autoritratto quello che ora conservasi nella Gal-
leria di Berlino ed era un giorno in casa Torrigiani a Firenze; proba-
bilmente é il ritratto di un giureconsulto amico del pittore, al quale, per
lo stile e la tecnica, è da sicuramente attribuirsi. Le sembianze proprie
ritrasse due volte il Signorelli ; nell' affresco della cappella del Duomo
d'Orvieto e nella tavola, che sul rovescio è da lui firmata, dell’ Opera
dello stesso Duomo.

A proposito di una Deliberazione sui Savi dello Studio [perugino]
adottata il 27 gennaio 1400 dal Consiglio dei Priori e dei Camerlenghi
delle Arti, il conte dott. Vincenzo Ansidei ha colto l'occasione oppor-
tuna per raccogliere notizie nuove sui Savi dello Studio, correggere e
completare le pubblicazioni, relative allo Studio stesso, del Bini, del Pa-

UUPUDCEXDC——

=

rr
ANALECTA UMBRA 351

delletti e del Rossi, e trarne argomento per un'ottima nota storica dal-
l'istituzione dei Savi (tra la fine del sec. XIII e il principio del seguente
non erano ancor costituiti in vero e proprio collegio) ai primi anni del
secolo XV. Questo contributo pregevole alla storia dell' Università peru-
gina il conte Ansidei ha offerto in elegante edizione all'amico suo e
nostro Socio carissimo prof. Luigi Giannantoni nel di delle sue nozze
con Maria Antonietta Della Torre (Perugia, Unione tip. coop., 30 aprile
1900; in 8, pp. 25).

Della monografia su Francesco Coppetta dei Beccuti, poeta peru-
gino del secolo XVI del dott. Abd el Kader Salza, inserita nel Supple-
mento n. 3 del Giorn. stor. della letteratura ital. (Torino, Loescher, 1900;
pp. 158) sarà reso conto nel fascicolo prossimo di questo Bollettino.

Facendo seguito alla recensione dell'opera del Mandonnet sopra
Sigeri (v. pp. 133-140) è necessario segnalare la pubblicazione del Toyn-
bee (v. Pertz, Monumenta Germaniae, vol. XXIV) e tener conto di
questa nuova ed importantissima notizia che svela il mistero tanto di-
scusso della morte di Sigeri in Corte di Roma, in Orvieto: ecco il passo
della eronaca: « Huius (cioó Rodulphi) tempore, floruit Albertus de or-
dine predicatorum, doctrina et scientia mirabilis qui magistrum Syge-
rum in scriptis suis multum redarguit. Qui Sygerus, natione Braban-
linus, eo quod quasdam opiniones contra fidem. tenuerat, Parisiis subsi-
stere non valens, Romanam Curiam adiit, ibique post parvum tempus a
clerico suo quasi dementi perfossus est. ». Vedasi quanto magistralmente
ne scrive il Tocco in Bullettino della Società Dantesca Italiana, vol. VII,
1-2 parlando dell'opera di Baenmker in Archiv. für Geschichte der Phi-
losophie, XIII Band, 1 Heft, 1899; e in BolUett. detto, VII, fasc. 9*, par-
lando dell'opera del Mandonnet. In presenza della importante notizia
si può concludere col Tocco: « Ora ci è dato sapere che Sigeri mori di
ferro per mano del suo segretario che lo colpì in un momento di esal-
tazione. Innanzi a questo caso pietoso è ben spiegabile l'interesse che
prova S. Tommaso pel suo emulo, da cui fu sempre trattato coi più
grandi riguardi, a malgrado delle profonde divergenze dottrinali. La pit-
tura dantesca acquista così alla luce dei nuovi documenti un nuovo ri-
salto »..

Il dott. Raffaele Elisei ha cominciata nel n. 17 (maggio 1900) degli
Atti dell’ Accademia Properziana del Subasio la stampa di due disserta-
zioni properziane (Quaestiones propertianae) sul tempo in cui la elegia
prima prae ceteris libri primi scripta sit e Quot libris opus Propertii

ms

dd f ; .
MT cn Co ws > 1
ety zt ln e pen at E H 358 ANALECTA UMBRA

contineatur; se, cioè, di quattro, come dànno i manoseritti; o di cinque,
come crede il Lachmann.

Su /Antico ed il nuovo Acquedotto del Municipio di Perugia è stata
ora pubblicata la relazione tecnica dell'ingegnere capo comunale Giu-
seppe Cangia (Perugia, Unione tip. coop., 1900) in due splendidi volumi ;
di testo il primo, e di tavole il secondo. La storia dell’ acquedotto co-
míncia dal 1254, da quando il Consiglio generale del Popolo deliberó
di condurre le acque da Monte Pacciano all'ammirevole fonte di Arnolfo
di Lapo. Segue quella dell’ acquedotto nuovo, solennemente inaugurato
il 20 settembre dell’anno scorso.

L'erudito opuscolo di Prolegomeni: Della polizia negli Statuti dei
Comuni italiani del Medio evo del dott. Giustiniano Degli Azzi (Peru-
gia, Unione tip. coop. 1900; in 8, pp. 23) deve esser qui ricordato, e
con lode meritata, per i molti richiami a Statuti dell' Umbria e parti-
colarmente di Perugia.

Piermariniana è il titolo di un Saggio sulla bibliografia e sugli au-
tografi dell’architetto Giuseppe Piermarini (Foligno, tip. S. Carlo, 1900;
in 16, pp. 39) del dott. Enrico Filippini; ma vi son pure, diligente-
mente raccolte e criticamente esposte, notizie biografiche del Folignate.
L'ópuscolo è estratto dall'a. XV, num. 22 51 della Gazzetta di Foligno.
Sulla storia delle più cospicue opere piermariniane l'a. promette di pub-
blicar nuovi studi: e mantenga egli presto la promessa, chè il Pierma-
rini deve essere conosciuto e onorato « in modo più degno che non si
sia fatto fin qui ».

« Per molti anni sono andato accarezzando nella mente e col desi-
derio il disegno della nuova edizione dei Rerum Italicarum Scriptores.
Mi pareva degno e lodevole ardimento per un editore italiano, dopo
quasi due secoli dalla prima edizione, presentare di nuovo in Italia agli
studiosi, in forma facilmente accessibile a molti e riveduta in guisa da
farla risponder meglio ai bisogni odierni delle indagini erudite, la prima
grande raccolta e la maggiore che degli storici nostri anteriori al 1500
siasi fatta: mi pareva doveroso per noi, di fronte a tanto affaticarsi di
ricercatori e di editori stranieri sulle nostre antiche scritture storiche,
aver cura gelosa che l'originario corpo di queste, pur rinnovandosi,
rinfrescandosi ed ampliandosi, si conservasse nel suo disegno originale,
quale il suo primo autore lo aveva ideato, disposto e condotto a termine;
sicchè la gran massa ordinata del nostro materiale storico continuasse :
I IE

RARI

gra LET e

ANALECTA UMBRA 399

restar sempre legata al nome glorioso di lui »: così l’ editore professore
S. Lapi con intelletto d’ amatore degli studi storici e insieme con solle-
citudine d'italiano. Superate le molte e non lievi difficoltà dell’ ardua
impresa ; esortato fin dal 1893 a condurla in effetto da Ferdinando Mar-
tini, allora Ministro dell’ Istruzione ; sotto gli auspici, oggi, del Ministro
dell’ Istruzione, con la direzione sapiente di Giosue Carducci e la coo-
perazione affettuosa e diligente nel sorvegliarne la stampa di Vittorio
Fiorini, i quattro primi fascicoli della grande collezione Rerum Italica-
rum sono stati nel maggio scorso pubblicati. Signorile e nobilmente se-
vera l'edizione; magistrale lo studio di G. Carducci sulle raccolte sto-
riche anteriori al Muratori in Germania, in Francia, in Inghilterra ed :
altrove; sulla storia, dall’ origine al compimento, della sua collezione ;
sulla influenza della dotta e paziente opera sua dal 1750 ad oggi, fino al
costituirsi, assenziente il governo nazionale, della R. Società nostra per
l’ Umbria (27 febbraio 1896); ottimo e per ogni parte lodevole il metodo
critico della ristampa, affidata ad operosissimi e valenti studiosi. In uno
de’ fascicoli prossimi sarà rifatta su l’ autografo esistente nell’ Archivio
Armanni di Gubbio l’accurata edizione della Cronaca che va comune-
mente sotto il nome di Guerriero Berni. Della quale e d’ altre cronache
umbre, che nella raccolta saranno inserite, renderemo conto a suo tempo.

Nell'aprile decorso si ienne in Roma il II Congresso di Archeologia
Cristiana, riuscito numeroso, sceltissimo e con ottimi risultati.

Fra le altre cose, si trattò dal Delattre, in un quadro sinottico,
delle scoperte di questi anni in Cartagine, proclamata sede del futuro
Congresso; scoperte alle quali facevano riscontro quelle di Salona sul-
l'Adriatico, illustrate dal Bulie, e quelle dell’ Umbria narrate dal cav. Sor-
dini, nostro Socio. Questi, come ispettore degli Scavi in Spoleto, trattò
di un antico cimitero cristiano presso Villa S. Faustino e ne descrisse
le varie parti, simili a quelle delle catacombe di Roma, e mostrò che
esso dovette essere fondato nei primi secoli cristiani. Parló pure del ci-
mitero di Ponziano presso Spoleto, accennando agli atti di S. Brizio, ed
anche di un altro ove trovasi la Basilica di S. Concordio. Conchiuse che
l'Umbria è pure importante per avere posseduto parecchi antichi cimi-
teri cristiani sotterranei.

Notizie a fascio :

Fofi Federico, La festa dei Ceri a Gubbio, Roma, Forzani, 1900,
pp. 16. — Faloci Pulignani M., Notizie istoriche della chiesa della Madonna
delle Grazie in Foligno: 3* ediz.; Foligno, Campitelli, in 8, pp. 26. —
Scatassa E., La chiesuola della Madonna dell’Omo in Urbino; in Arte e 560 ANALECTA UMBRA

storia, a. 1899, pag. 93 (dove è l’ affresco di Ottaviano di Martino di
Nello). — Aubert Andreas, Bemerkungen über das Altarwerk des Piero
dei Franceschi in Perugia (Zeitschrift für bild. Kunst, N. F., 1899, pa-
gina 263). — Aubert Andreas, Die malerische Dekoration der s. Fran-
cescokirche in Assisi (ivi, pag. 185 e 285). — Boyer d'Agen, Le peintre
des Borgia. Pinturicchio, sa vie, son oeuvre, son temps ; Paris, Rothschild,
{in corso di pubblicazione). — Engerand Fernand, Le Sposalizio du Pé-
rugin au Musée de Caens (in La Revue de l'art ancien et moderne, VI,
1899, pag. 199). — Miintz Eugène, Le Pérugin, la marquise Isabelle
d’Este et le « Combat de l’ Amour et de la Chasteté » du Louvre (In
Bulletin de l’art ancien et moderne, 1899, pag. 231). — Schabring Paul,
Die Frescken in Querschiff der Unterkirche san Francesco im Assisi
(nel Repertorium für Kunstwissenschaft, XXII, 1899, pag. 1). — Ma-
ckowsky Hans, Ueber Città di Castello (in Sitzungsbericht der Berliner
Kunstgeschichtlichen Gesellschaft, V, 1899). — Alfieri Alessandro, /0s-
sato di Vico; Memorie storiche (Roma, Forzani, 1900): di questo volume
sarà reso conto nel prossimo Zol//ettino.
G. MAZZATINTI.
RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE

LAnzI e ALTEROCCA. — Guida di Terni e dintorni con indicatore indu-
striale e commerciale umbro e adorna di trenta incisioni. — Terni,
premiato stabilimento Alterocca, 1899..

Segnaliamo ai nostri lettori questa Guida dovuta alla collaborazione
di due uomini egregi, l'uno dei quali, il nostro socio prof. cav. Luigi
Lanzi, vi ha, con quella competenza che tuttí gli riconoscono, brevemente
riassunto la Storia di Terni dalle origini della città ai giorni nostri e vi
ha con erudizione varia e profonda illustrato i documenti e le opere di
arte che in Terni si ammirano, e l'altro, il signor Virgilio Alterocca, vi
ha discorso di Terni industriale.

Non ci è dato, per l’ indole di questo periodico, d' intrattenerei sulla
parte del volume, che si riferisce alle industrie fiorenti in Terni, ma
pur non vogliamo tacere che il signor Alterocca è riuscito egregiamente
nel compito, certo non facile, che si è assunto, e ha dato al lettore una
idea esatta dell'origine e dell’ incremento di quegli opificj e di quelle
officine, che fanno di Terni un centro di operosità essenzialmente mo-
derno.

Tale carattere peró non toglie che in quella città si tengano in
onore le memorie del passato ; di ciò fanno fede i capitoli della Guida,
nei quali il prof. Lanzi si occupa di tutto quanto può in Terni richia-
mare l’attenzione dello storico e dell’artista. Nella continua dimostrazione
dello strettissimo nesso fra gli antichi monumenti e i fatti religiosi e
politici del tempo al quale risalgono i monumenti stessi sta, secondo
noi, il massimo pregio dell’opera del cav. Lanzi, che non si è limitato
ad un noioso elenco di chiese, di palazzi, di sculture e di quadri, ma ha
saputo sempre congiungere alla descrizione diligente di tutto che per
valore artistico meriti d'essere particolarmente notato le piü giuste
osservazioni critiche: così le più accurate indagini hanno permesso al
Lanzi di esprimere, specie sui nomi degli autori e sulle date di alcune
pitture (nomi e date di cui prima o non si aveva notizia o si aveva ine-
satta) attendibilissime opinioni. 362 RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE

Ripetiamo però che le pagine dettate dal Lanzi si leggono volen-
tieri anche da chi rifugge dall’arida critica, con tanto garbo ha il bravo
autore presentato il frutto delle sue ricerche, che certo saranno state
lunghe e severe.

E che al prof. Lanzi la svariata erudizione non impedisca il culto
della bellezza lo prova anche questo libro ; in esso vibra una geniale
nota, sia che l'autore rievochi mirabilmente, ad onta della impostasi
brevità, uomini ed eventi dei passati tempi, sia che con parole attesta-
trici di memore affetto egli dimostri che in Italia anche i villaggi più
modesti e i castelli meno conosciuti hanno pur lasciato ricordo di sè nella
storia patria e sono degni della considerazione degli artisti.

Per tale riflesso a noi sembra che alla Guida di Terni, della quale
ci occupiamo, accrescano pregio, e non poco, le interessantissime notizie
che il Lanzi vi ha raccolto sui Comuni che costituiscono il mandamento
Ternano.

Nel dar termine al nostro breve cenno bibliografico siamo certi che
questa Guida sarà con utilità consultata tanto per conoscere ed apprez-
zare il meraviglioso sviluppo della città industriale e trarne motivo a
‘ sicura fiducia nell'aumento rapido e continuo della sua prosperità, quanto
per rammentare della città stessa il passato e studiarne i monumenti.

Pensando a questo felice intreccio delle più antiche memorie coi
più moderni progressi, ci sono tornate in mente alcune parole del Car-
ducci che contengono una grande verità. « Si direbbe (così scriveva te-
stè l’ illustre uomo nella prefazione alla ristampa dei Rerum italicarum
Seriptores del MURATORI) che in questa antica terra non venga fatto di
muovere un passo innanzi senza rivolgere uno sguardo all’ indietro, non
ci sia dato di mandare una evocazione all'avvenire senza confortarla di
un richiamo al passato ».

Vik:

Dizionario di abbreviature latine ed italiane usate nelle carte e codici
specialmente del Medio-Evo, per cura di ADRIANO CAPPELLI. Mi-
lano, Hoepli, 1899.

DemeTRIO MARZI, Notizie storiche intorno aidocumenti ed agli archivi
più antichi della Repubblica Fiorentina (sec. XII-XIV). Firenze,
Cellini, 1898.

Il Dizionario di abbreviature compilato dal Cappelli risponde esso.
allo scopo prefissosi dall’ Autore?

vane
PIO è xa SE s

RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE 363

A quanti coltivano gli studi paleografici, e della paleografia fanno
uso, è noto che la Brachigrafia, determinata dal bisogno di economiz-
zare spazio e tempo a mezzo delle abbreviazioni, rese utili servigi, ma
fu anche causa di gravi errori nell’ interpretazione delle scritture antiche.
Le eccezioni a cui vanno soggette quasi tutte le regole teoriche, come
l'impossibilità di dare norme sicure per la conoscenza esatta di molte
sigle, troncamenti, contrazioni e segni convenzionali, rendono 1’ inse-
gnamento teorico del sistema brachigrafico medioevale insufficiente sotto
varii riguardi. i i

A supplire tale deficienza è inspirato il presente Dizionario, il quale,
tentato ora per la prima volta in Italia, dovrebbe, nel concetto del suo
A., riuscire assai utile agli studiosi italiani anche per questo: che altri
dizionarii consimili (quello del Walter in Germania, l’ altro dello Chas-
saut in Francia, solo esempio), sono oramai rari e vecchi non solo, ma
interpretando di preferenza codici e carte degli archivii tedeschi, fran-
cesi ed inglesi, trascurano moltissime abbreviature di uso frequente
nelle carte delle varie regioni d'Italia. Sicchè non vi è chi non veda
l'utilità d'un dizionario siffatto, e non si può lodare abbastanza 1’ in-
tenzione del Cappelli.

Dopo un’ Avvertenza circa il modo di orientarsi nell'uso del Dizio-
nario, l'A. premette alcune notizie sulla brachigrafia medioevale; e
detto che il sistema brachigrafico del Medio Evo trae origine da quello
delle sigle e dalle note tironiane, opina che tutte le abbreviature medio-
evali, tanto di vocaboli latini come d' italiani, possono dividersi in sei
categorie: per troncamento ; per contrazione; per segni abbreviativi con
significato relativo; per lettere sovrapposte; per segni convenzionali.
Di tutte queste abbreviature egli discorre partitamente con larghezza
di esempi.

Passa poi a dare schiarimenti sull'uso della numerazione romana
ed arabica, e su quello dei monogrammi. L'introduzione al Dizionario
si chiude colla trascrizione di quattro facsimili riprodotti come saggio
di scrittura, e che mette conto di citare: 1.° « Atto di donazione della
« contessa Matilde del giugno 1114. Da una copia sincrona in pergamena
« che conservasi nell’ Archivio di stato in Milano; 2.' Atto di manu-
« missione e donazione del 24 febbraio 1182. Pergamena proveniente dal
« Monastero di S. Maria di Bologna, ed ora conservata nel Museo diplo-
« matico del R. Archivio di Stato in Milano; 3." Atto di elezione di
« certo Nicolò Matarelli a leggere i libri del codice e le novelle nell U-
« niversità di Cremona. L’ originale trovasi nel R. Archivio di Stato in
« Milano; 4.° Dal Confessionarium compositum a Domino frate Anto-

-

e 6n
961 : RECENSIONI B!BLIOGRAFICHE

« nino de Florentia, a c. 176 del prologo. Codice in pergamena del
« sec. XV conservato nell’ Archivio di Stato in Milano ».

Per ogni lettera del Dizionario l'A. ha riprodotto una serie di an-
tiche maiuscole o minuscole tolte da scritture dei secoli VII al XV, di-
sposte in ordine di tempo, cioè capitale rustica, onciale, semionciale e
gotica. A queste seguono i nessi principali delle scritture corsive in uso
specialmente nei secoli VIII al X. Il libro si chiude con brevi appendici,
come tanti piccoli dizionari aggiunti, pei segni convenzionali, per le ab-
breviature di medicina, per la numerazione romana, per quella arabica,
pei monogrammi (ne riproduce quarantasette in sei tavole), e per le si-
gle ed abbreviature epigrafiche.

L'edizione nitida, accurata, elegante conferisce non pochi pregi a
questa pubblicazione.

Ma, accennato al contenuto del libro, rapidamente sì ma senza tra-
scurarne alcuna parte, torna spontanea la domanda: il Dizionario di ab-
breviature risponde esso allo scopo prefissosi dall’ A.?

Completamente, a me non pare.

Basta .ricordarsi dell'intestazione dei quattro facsimili, e basta ag-
giungere che i quarantasette monogrammi sono tutti o quasi di re fran-
cesi e tedeschi (se ne eccettui qualcheduno dei papi), per non aver bi-
sogno di dimostrare che il Dizionario del Cappelli ha un interesse limi-
tato: limitazione che si circoscrive all'Italia settentrionale, o per meglio
dire agli archivi lombardi. Pretendere, colle norme da lui fissate e cogli
esempi riprodotti, che si possa con essi interpretare sicuramente i codici
e le carte delle restanti regioni d'Italia, mi pare, non fosse altro, az-
zardato. Tuttavia, anche assegnandogli il valore che gli spetta (cioè
un'importauza regionale), il Dizionario del Cappelli é un buon indizio
dell'incremento degli studi paleografici fra noi, ai quali il Monaci, il
Paoli, il Lupi, il Gloria ed altri studiosi nostrani hanno dato efficacis-
simo impulso; ed é da augurarsi che il tentativo da lui superato con
lode sia seguito da altri per le altre regioni d'Italia.

* a

Gli Archivi del Comune Fiorentino risalgono a quegli antichi ar-
chivi municipali, la cui istituzione era stata promossa dai Romani? Le
scarse notizie a noi pervenute, non ce ne assicurano.

Tuttavia, se consideriamo che i Goti ebbero archivi, che i Longo-
bardi e i Carolingi non ne furono privi, che aleune regioni ebbero fino
al secolo IX i Gesta municipalia, si può asserire che Firenze, principa-
lissima fra le città toscane fin dai tempi imperiali, dovette avere un ar-
RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE 365 :

chivio proprio, molto probabilmente distrutto nelle devastazioni barba-
riche. Costituito poi il Comune a libertà, il bisogno di avere un' ammi-
nistrazione ordinata (e in conseguenza la necessità di conservare docu-
menti e memorie) dové farsi ognora piü vivo; e non pare fuor di luogo
supporre che anche in Firenze il Comune primitivo, prima ancora del suo
libero ordinamento, conservasse i privilegi nei ripostigli piü sicuri dei
chiostri e delle chiese.

Per gli altri documenti di natura amministrativa, il Comune forse
si avvalse dell'opera dei notari, durante il suo periodo di formazione;
e i notari, che per la compilazione degli atti erano legittimi rappresen-
tanti dei signori feudali, mettendo le deliberazioni del Comune sotto la
protezione del diritto pubblieo allora vigente, venivano conferendo ad
esse il valore di atti come quelli di una società privata fatti in forma
legale, anche quando l’imperatore non avesse voluto riconoscere l' indi-
pendenza del Comune. Forse fu appunto per questo che gli atti del Co-
mune furon lasciati nei protocolli notarili, che avrebbero costituito i re-
gistri del Comune piü antico.

Con questi cenni sulle ricerche delle istituzioni archivistiche durante
i primi secoli del medioevo, il Marzi inizia il suo lavoro intorno ai do-
cumenti ed agli archivi più antichi della repubblica fiorentina.

Colla stabilità del Comune, l'amministrazione divenne sempre piü
ordinata e regolare; e i notari, che forse dapprima portavano via dal-
l'uffieio i protocolli, incominciarono a lasciarveli, iniziando in tal modo
la formazione di vari archivi amministrativi e politici. Il più antico dei
volumi rimastici, che fossero cominciati come veri registri del Comune
Fiorentino, è il numero 26 dei Capitoli, fatto copiare da Jacobus felicis
memorie domini Henrici imperatoris tabellio negli anni 1215-16; ma da
vari indizi molti suoi fogli e quaderni appaiono come provenienti da
un altro volume ancora più antico. Seguono poi, fra i più importanti, i
numeri 29 e 30. I documenti in essi raccolti formarono i Libri instru-
mentorum, ed ora trovansi nei Capitoli perché conservavano i privilegi,
gli acquisti, le capitolazioni ecc., ossia quell' insieme di titoli che con-
cernevano la costituzione e l'essenza del nuovo Stato.

Altri antichi registri, e cioè gli atti giudiziarî, pervennero fino a
noi. Di esssi non si hanno notizie precise prima del secolo XIII, ma da
una frase di quel registro del vescovato fiorentino conosciuto sotto il
nome di Bullettone, si apprende che gli atti si scrivevano fin dal 1130.
Circa i registri di natura legislativa e politica, è nota la collezione delle
Consulte che cominciano dal 1280, e delle Provvisioni dal 1285. Non è
certo che fin dai primi tempi del Comune vi fossero i registri delle Con-
sulte o i Libri fabarum; ma. il Marzi opina non mancassero le delibe-

i5. CK PUMA
366 RECENSIONI B(íBLIOGRAFICHE

razioni dei cittadini piü direttamente incaricati del Governo (Consoli,
Anziani, Buoni uomini o Priori) Intorno ai registri della Cancelleria,
l’A. avanza l'ipotesi che se il popolo fiorentino anche prima della sua
indipendenza aveva certi diritti a trattare colle magistrature feudali,
col clero e col papa, tanto più dové possedere un carteggio dopo la sua
costituzione in Comune. La prima notizia esatta a tal riguardo è del 21
luglio 1184. Sembra pure che si tenessero registri nei quali i cittadini
fossero descritti secondo le loro qualità, attitudini ed obblighi rispetto
alla milizia. Nel 1250 i Fiorentini si ordinarono militarmente, e la pub-
blicazione del Libro di Monteperti, dovuta al Paoli, fa prova dell'ar-
chivio militare notorio della Repubblica. Nel sec. XIII, cresciuta la pro-
sperità dei Fiorentini, complicatisi ed allargatisi gli affari, sorse il bi-
sogno di un vero e disciplinato servizio archivistico: bisogno sentito in
quel tempo non solo in Toscana e in Italia, ma in tutta Europa. Sicché
molti indizi fanno supporre che l'amministrazione fiorentina, incomin-
ciata a riordinarsi fin dal secolo XII, prese poi nella seconda metà del
XIII un assetto definitivo che conservó a lungo con leggieri mutamenti.
L'archivio della Camera fiorentina dopo il 1260 dovette avere stanza
nel nuovo Palazzo del Comune (detto più tardi del Bargello , ove il Po-
destà prese sede; l'archivio del Palazzo della Signoria, quando la sede
della Signoria fu trasformata nel nuovo Palazzo dei Priori, si scisse da
quello della Camera, e formó un archivio a parte.

F. POMETTI.

FRAIKIN J. — Bulles inédites relatives à diverses églises d'Italie tirées
d' un manuscrit de la Bibliotéque Barberini (Estratto dagli Annales
de Saint Louis des Francais, III.* An., fasc. I-IT, Rome 1900).

Le bolle qui pubblicate sono estratte dal Barberiniano XL, 11,
che é un vero Cartulario ecclesiastico d' Italia, forse già conosciuto dal-
l'Ughelli. Contiene quasi sempre copie di documenti, eseguite la
maggior parte nel XVII o nel XVIII secolo. Avanti al 1163 nulla v' ha
d’ inedito; ma non così dopo quell’anno. Fra tutti i documenti il F.
presceglie le bolle e ne dà 10 che sono anteriori al XIII secolo, e 40
posteriori. La bolla (4 genn. 1811) di Lucio III a Berardo priore
della chiesa vescovile di San Mariano di Gubbio, in parte data dal.
l' Ugelli (It. Sac., I, 640), enumera i luoghi e i possedinienti ad essa
confermati. Varie interessano l’abbazia di S. Salvatore di Monte Amiata,
dipendente, in parte, dall'antica giurisdizione territoriale di Orvieto.
RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE 391

Sono specialmente notevoli le segg.: di Gregorio IX (da Perugia, 14

mag. 1235) per commettere a tre priori delle diocesi di Orvieto e di Viterbo
l'audizione di testimoni in una causa fra l'abbazia e il vescovo di Vi-
terbo (per errore della indicazione messo, invece, Orvieto); del d.° (da
Viterbo, 16 feb. 1236) all’abate di S. Severo d’Orvieto perchè procedesse

contro gli abitanti dei castelli dell'Abbazia e Monte Latrone, ribellatisi

all'abate di Montamiata ; del medesimo (da Viterbo, 29 e 30 marzo 1231)
al vescovo d'Orvieto per altre cause dell'abate Amiatino.

Una bolla da Perugia del 3 gennaio 1251 del pontefice Innocenzo IV
al vescovo di Aquino, per errore è stata riferita dal F. a Viterbo anzi-

ché a Orvieto. Il conte palatino di Toscana G. (ossia Guglielmo degli

Aldobrandeschi) si lamentava che gli orvietani mossi ostilmente ai ca-
stelli di Pian Castagnaio e di Saturnia spettanti al contado Aldobrandesco
avessero strappato a quegli abitanti varie obbligazioni: « Eorundem
homines juramento prestare de guerra et pace omnibus facienda pariter
cum eisdem, ipsius Comitis et filiorum suorum personis exceptis, quod-
ve iis exercitibus et cavalcatis eorum vadant, quotiescunque ab ipsis
fuerint requisiti, eisque intendant, in omnibus, dicti Comitis dominio
abiurato, de his servandis receptis fideiussoribus ab eisdem, per violen-
tiam in ipsius preiudicium nequiter compulerunt, nec his contenti terras
et fideles suos multipliciter molestare, ac dicti Comitis et filiorum suorum
personas temere forbannire et eos, nullius reos offense, condemnare, pro-
prio motu, in quadam quantitate pecunie indebite presumpserunt, alias
in grave preiudicium et iniuriam non modicam ipsius Comitis et suo-
rum, non sine contemptu apostolice Sedis, sub euius idem Comes prote-
ctione consistit, quedam contra ipsum Statuta edentes de novo et publi-
cari eadem et in suis annotari capitularibus facientes ». Il papa ordinó
l| interdetto sulla città e un processo per la rifazione dei danni, l'annul-
lamento degli atti e la restituzione de’ luoghi ocupati. La bolla, fin qui
sconosciuta, é assai importante, perché si ricollega alla storia di Firenze,
di Siena e di Orvieto, intese ad estendere la loro influenza sulla marem-
ma toscana. Le lagnanze del conte Guglielmo cessarono presto, poichè
vediamo nel Cod. dipl. di Orvieto raccolti numerosi documenti dal marzo
al luglio 1251 che provano la dedizione del conte e delle sue numerose
terre, fra le quali anche Piancastagnaio e Saturnia, al Comune orvietano.

Martino IV con le -bolle date da Orvieto il 31 maggio 1281 e il 5
marzo 1282 conferisce, per l'una, al priore di S. Andrea di Orvieto il
mandato di decidere le questioni vertenti fra l'abbazia di S. Salvatore
di Montamiata e diversi laici del Castello dell’ Abbadia; e per l’altra,
conferma alla stessa Abbadia tutti i suoi diritti e privilegi.

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368 RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE

Seguono altre bolle di Nicola IV date da Rieti il 13 giugno e il 24
luglio 1288 con altre tutte a favore dello stesso luogo dell’ Amiata.

La bolla di Bonifacio da Orvieto del 10 luglio 1297 a favore del
Monastero della Trinità che il signor F. dà per inedita, è pubblicata
nel Cod. dipl. di Orvieto a pag. 397, dove può ricorrersi per le mende
della edizione F. Tutte le carte amiatine l’egregio editore avrebbe fatto
bene di riscontrare col cod. Amiatino della Biblioteca Vittorio Ema-
nuele, quando non gli fosse stato facile di ricorrere agli originali nel-
l'Archivio di Stato in Siena.

Ci auguriamo che il signor Fraikin, bravo, colto e laborioso come
è, prosegua a scoprire e illustrare nuovi fonti medievali.

L. FUMI.

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369

NECROLOGI

Barone GAUDENZIO CLARETTA

Gli studi storici hanno perduto in quest'anno tre valenti
cultori, l'uno dopo l'altro, in pochi mesi: Salvatore Bongi,
Gaudenzio Claretta e Bartolommeo Capasso. Ricordiamo il
Claretta che fu nostro socio, e lo ricordiamo per quella sua
grande attività nella ricerca dei documenti, onde si distinse
nel Piemonte, illustrando specialmente la storia di Casa Sa-
voia. Fu uno dei fondatori della Società di Archeologia in To-
rino, e morto il nostro compianto senatore Fabretti, successe
a quel venerando nella presidenza. Occupò importanti uffici,
nella R. Deputazione di Storia Patria, nell’ Istituto Storico
Italiano, nel Consiglio per gli Archivi di Stato, nel Consiglio
provinciale ecc. ecc. Da per tutto recò il contributo del
l’opera sua con assidua solerzia; e come frequentava ogni
ritrovo scientifico, partecipava ai lavori di ogni Congresso,
interveniva ad ogni adunanza di affari amministrativi, così
mai la sua figura, buona e modesta, mancava fra gli stu-
diosi che sogliono praticare nelle sale di consultazione dei
nostri archivi e delle nostre biblioteche. Di là trasse i ma-
teriali per un centinaio e più fra libri e opuscoli, diligente-
mente compilati, se non elegantemente dettati. Presidente
della Commissione per gli esami di.promozione nella carriera
degli Archivisti di Stato erasi recato in Roma d'inverno, e
un subito malore, non domato da cure illuminate e affet-
tuose, troncava in pochi giorni la sua vita a 65 anni, il 17
febbraio. Al trasporto della salma fino alla stazione, per es-

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310 NECROLOGI

sere tumulata a Torino, furono presenti col figlio e con i

consanguinei, il ministro Boselli, aleuni Sottosegretari di.

Stato, Deputati, Senatori, alti funzionari del Ministero dell In-
terno, e gli ufficiali dell'Archivio di Stato.

Il comm. Fumi porse l ultimo saluto alla salma, e ri-
cordò la istituzione piemontese dei Monumenta historiae patriae
creata da Carlo Alberto sugli esempi della Francia, dell’ In-
ghilterra e della Germania, accennando al Claretta e ai la-
vori suoi, in essa e fuori di essa, nel corso di oltre qua-
rant' anni.

Conte ALESSANDRO ANSIDEI

Il 23 maggio p. p. moriva in Perugia il conte Alessandro
Ansidei, che dalla costituzione fu membro della nostra Società.

Era nato il 6 gennaio 1826 da una delle più illustri fa-
miglie patrizie di Perugia; compì i primi studî nel patrio
Seminario rivelando sin da giovanetto svegliatissimo ingegno
e particolare attitudine agli studî, delle lettere in ispecie. Di
animo nobile e generoso, non appena l' età ancor tener:
glielo permise, partecipò attivamente ai moti patriottici, de-
dicando alla santa causa della redenzione nazionale le forze
dell’ intelligenza elettissima e tutta la propria instancabile
energia. Insieme col cugino conte Pericle Ansidei e con Gia-
como Benincasa compilò per incarico del Gualterio quella
relazione delle stragi perugine del XX Giugno 1859, che,
pubblicata a Cortona e spedita a Cavour e a quanti s'inte-
ressavano delle cose italiane, affrettò potentemente la libe-
razione di Perugia e dell’ Umbria.

Fu per oltre trent'anni Segretario daitnaa del suo Co-
mune, riscuotendo nell’alto e delicatissimo ufficio il plauso
NECROLOGI 911

universale; tenne pure per breve tempo la carica di Biblio-
tecario della Comunale e per molti anni quella di Segretario
e poi di Vice-Presidente dell’ Accademia di Belle Arti, al
quale istituto dedicó sempre con felicissimi risultati gran
parte delle cure sue piü affettuose e della sua instancabile
attività.

L' Accademia Romana di S. Luca pure lo volle con me-
ritata distinzione tra i suoi soci d'onore.

Forbito scrittore in versi ed in prosa, diede belle e
frequenti prove della sua abilità e del suo ingegno versatile
in numerose pubblicazioni d’ occasione, addimostrandosi, ol-
treché letterato d'ottimo gusto, anche critico ed erudito ge-
niale e profondo. Di lui rimane, tra l'altro, gran numero
di epigrafi di vario genere, che opportunamente raccolte e
illustrate, saranno indubbiamente apprezzate tra le migliori
per profondità di concetto, classica venustà e semplicità
meravigliosa di forma.

Fin dall'anno 1858, con iniziativa, per quei tempi ra-
rissima, progettó insieme con Giancarlo Conestabile, Raffaele
Marchesi e Adamo Rossi, la pubblicazione di una grandiosa
« Biblioteca Storica Perugina » comprendente tutti i fonti ine-
diti più ragguardevoli e desiderati: idea, che se avesse po-
tuto esser tradotta in effetto, avrebbe portato un contributo
notevolissimo agli studi storici, letterarî ed artistici di Pe-
rugia e dell'intiera regione.

Alle esequie che riuscirono imponenti e solenni, degna
attestazione d'omaggio alle care virtù dell'illustre estinto,
ne tesserono con acconcie parole il funebre elogio il pro-
fessor cav. Giacomo Calderoni, il prof. Angelo Lupattelli ed
il prof. Montesperelli Zopiro.

G. DEGLI AZzI.
PERIQDICI IN CAMBIO 0 IN DONO — OMAGGIO DI PUBBLICAZIONI

Archivio storico italiano (disp. 4* del 1899 e 12 del 1900). — Indice
della dispensa 1.8 — G. Srorza, Salvatore Bongi. — P. SANTINI,
Studi sull'antica costituzione del Comune di Firenze, con 3 tavole
topografiche.

Nuovo archivio veneto (tomo XIX, parte 1°). — A. CONTENTO, Il censi-
mento della popolazione sotto la Repubblica Veneta. — A. PINETTI,
Supplica alla Serenissima contro gli Ebrei. — G. MoxTICOLO, Due
documenti veneziani del secolo XII. — L. SimponI, Gli antichi pos-
sessori del castello di Soave. — P. L. RAMBALDI, Soldati cattivi sog-
getti. — G. DaLLA SANTA, Due lettere di umanisti veneziani, Lauro
Querini e Lodovico Foscarini, a Paolo Morosini. — G. CoGo, La guerra
di Venezia contro i Turchi (1499-1501).

Archivio storico lombardo (serie III, fasc. 25). — L. SCHIAPARELLI, Il ro-
tolo dell'Archivio Capitolare di Novara. — E. VERGA, Le leggi sun-
tuarie e la decadenza dell’industria in Milano (1565-1750).

R. Accademia delle Scienze di Torino (Memorie, serie II, tomo 49. —
Classe di scienze morali, storiche e filologiche). — A. SEGRE, Delle
relazioni tra Savoia e Venezia da Amedeo VI a Carlo II (III)
[1366-1553]. — G. MANACORDA, Galeotto del Carretto, poeta lirico e
drammatico monferrino (14..... 1530). — A. SorBELLI, Il duca di
Ferrara e Cato, Virgilio e Giacomo da Castagneto. Contributo alla
storia delle relazioni tra gli Estensi e lo Stato pontificio nel sec. XVI.
— E. FeRRERO, Nuove iscrizioni ed osservazioni intorno all'ordina-

mento delle armate dell'Impero romano. — E. FERRERO, Indici ge-
nerali delle iscrizioni classiarie. — A. Lzvr, L'elemento storico nel

greco antico. Contributo allo studio dell’ espressione metaforica. —
Atti (vol. XXXV, dispensa 1-62).

I. Osservatorio Astronomico di Torino, Osservazioni meteorologiche fatte
nell’ anno 1899 all’ Osservatorio della R. Università di Torino, cal-
colate da L. CARNERA.
PERIODICI IN CAMBIO O IN DONO -- OMAGGIO DI PUBBLICAZIONI 318
LI

Atti della Società Ligure di Storia Patria (vol. XXX) — Poac1 G., Ge-
noati e Viturii, Saggio storico sugli antichi Liguri (con carta to-
pografica).

R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, Classe di Lettere e Scienze
storiche e morali (vol. XXI, XII della serie III, fasc. 2") — A. Grop-
PALI, La dottrina del piacere in Platone ed Aristotele.

Rendiconti (Serie II, vol. XXXIII, fase. 2-13).

École Francaise de Rome — Mélanges d'Archéologie et d' histoire (XX.
année, fasc. 1 et 2). — L. DELARUELLE, Un recueil d'adversaria au-
tographes de Girolamo Aleandro. — 0. Jorn-LAMBERT, Notes sur l'art
Francais et l'art italien au moyen áge. — V. CapopiancHI, Les Ca-
roli Pondus conservés en Italie. — S. GsELL, Chronique archéo-
logique africaine. — P. LaueR, La cité Carolingienne de Cencelle
(Léopoli).

Atti e Memorie della Società Siciliana per la Storia Patria (Anno XXIV,
fascicoli 3-4). — Dr Grovawwr V., Appendice alla topografia antica
di Palermo dal secolo X al XV. Da un volume di antichissimi do-
cumenti esemplati dalli pergameni. — STRAZZULA V., Storia ed Ar-
cheologia di Trotilon, Xiphonia ed altri siti presso Augusta di Sicilia.

Rivista di Storia, Arte, Archeologia della Provincia di Alessandria
(Anno VIII, fase. 28, anno IX, fasc. 29 e30). — Indice del fasc. 30,
dedicato alla storia del Periodo Napoleonico in occasione del. cente-
nario della battaglia di Marengo. — V. PrrrALUGA, La battaglia di
Marengo (14 giugno 1800). — A. F. Trucco, La battaglia di Ma-
rengo ed il piano di guerra della seconda campagna d'Italia, ap-
punti storici e militari. — F. GAsPAROLO, Alessandria nel periodo
Napoleonico (14 giugno 1800-1802, battaglia di Marengo). — P. L.
Bruzzone, La statua di Napoleone Bonaparte a Marengo, nel 1°
centenario della battaglia, 1800-1900.

Commentarî dell’ Ateneo di Brescia per l’anno 1899.

Bollettino della Società di Storia Patria « Anton Lodovico Antinori » negli
Abruzzi (anno XII, puntata 93). — I. Lupovisi, Antonio Ciccinello
e la Costituzione dell’ Aquila del 1476. — L. PALATINI, Bernardino
Cirillo, nell’ occasione del IV centenario della sua nascita. — F. FA-
BRIZI, Lettera inedita del P. Antonio da Nereto al P. Filippo da Se-
cinaro sulle feste centenarie di Civitella nel Maggio del 1657. —
V. Moscarpi, L'invasione francese nell'Abruzzo teramano, nel 1798-
99. — G. Rivera, La famiglia del poeta Angelo Maria Ricci ascritta
al patriziato aquilano.

Archivio Storico per le Provincie Napoletane, (anno XXV, fase. 1). —
CrrasoLi F., Gregorio XI e Giovanna I regina di Napoli, docu-

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3(4 PERIODICI IN CAMBIO 9 IN DONO — OMAGGIO DI PUBBLICAZIONI

menti inediti dell’ Archivio Vaticano. — Berraux E., L'arco e la
perta trionfale d’ Alfonso e Ferdinando d'Aragona a Castel Nuovo. —
CECI G., L'uccisione di Ascanio e Clemente Filorino (dalle memo-
rie del Duca Della Torre Nicola Filomarino).

Bullettino Storico- Bibliografico Subalpino, diretto da F. GABOTTO, (anno V,
numeri 1-2).

RH. Accademia dei Rozzi, Bullettino senese di Storia Patria (anno VII,
fasc. 1). — VERDIANI-BANDI À., La guerra di Siena in Val d' Orcia. —
Lusini V., I confini storici del Vescovado di Siena. — Lisixi A.,
Relazioni fra Cesare Borgia e la Repubblica Senese.

Bullettino Storico Pistojese (Anno II, fasc. 2).

Società Storica per la provincia e antica diocesi di Como, periodico
(fasc. 49).

Rivista Storica Calabrese (Anno VIII, Serie TI, parte II, fasc. 2-5).

Bollettino Storico Volsco (Anno II, numeri 1-2).

Rivista d' Artiglieria e Genio (Anno XVII, vol. I e II, febbraio-mag-

|’ gio 1900).

Rivista di Storia antica, diretta da E. Pars e G. TRoPEA (Nuova serie,
anno V, fasc. 1°. 7

Analecta Bollandiana (Tomus XIX, fasc. 2).

Il Nuovo Risorgimento (Vol. X, fase. 2-5).

H. Accademia dei Lincei, Classe di Scienze morali, storiche e filologiche
(Serie V, vol. VIII, fasc. 11 e 12, e vol. IX, fasc. 1 e 2).

Bollettino della Società Africana d' Italia (Anno XIX, fasc. 1-5).

Giornale Dantesco, diretto da G. L. PaAssERINI (Anno VIII, serie III,
quaderni 1-5).

Miscellanea Storica della Val d’ Elsa (Anno VIII, fasc. 1).

Bullettino della Società Dantesca Italiana (Vol. VII, fasc. 1-6). — I* Se-
rie Studi, n. 15, contributi all’ edizione critica della Divina Com-
media. — A. Fiammazzo e G. VANDELLI, I codici veneziani.

Giornale Araldico Genealogico Diplomatico (Anno XXVI, fasc. 4 e 5, e

anno XXVII, n. 9).

Giornale Storico e Letterario della Liguria, diretto da A. NERI e da
U. Mazziwi (Anno I, fasc. 3-4).

Napoli nobilissima (Vol. IX, fasc. 2-6).

Erudizione e Belle Arti, miscellanea diretta da F. RAVAGLI (Anno V,
fasc. 3-6).

Rassegna Abruzzese di Storia ed Arte, diretta da G. PANSA e P. Picort-
RILLI (Anno III, n. 9).

Atti della R. Accademia Lucchese di Scienze, Lettere ed Arti (Tomo XXX),



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PERIODICI IN CAMBIO O IN DONO -- OMAGGIO DI PUBBLICAZIONI 375

DeL GiupicE G. — Commemorazione di Bartolomeo Capasso. — Napoli,
Tipogr. Pierro-Veralli, 1900.

GALLENGA-STUART R. A. — Benedetto Menzini — Federico II di Sve-
via. Saggi. — Firenze, Paggi, 1899.

CurAPPELLI L. — Le dicerie volgari di ser Matteo De’ Libri da Bolo-
gna secondo una redazione pistoiese. — Pistoia, Flori, 1900.

NaviLLe E. — La questione del Transwaal, traduzione di R. A. Gal-
lenga-Stuart. — Firenze, Paggi, 1900.

CipoLLa C. — Pubblicazioni sulla Storia medioevale italiana (1896). —
Venezia, Visentini, 1899.

IpEM. — La « Bulla major » di Cuniberto vescovo di Torino in favore
della Prevostura di Oulx (estratto dalle memorie della R. Accade-
mia delle Scienze di Torino). — Torino, Clausen, 1900.
IpeM. — Antichissimi aneddotti Novaliciensi, (estratto dalle memorie della
R. Accademia delle Scienze di Torino). — Torino, Clausen, 1900.
FREGNI G. — La colonna cosidetta di Foca a Roma nel Fóro romano
non è a Foca, ma è all'imperator Tiberio Costantino, a Tiberio II,
a Tiberio Iuniore. — Modena, Tip. degli Operai, 1900.

BuccoLIinI G. — La ferrovia centrale umbra Perugia — Todi-Orvieto. —
Orvieto, Maglioni, 1900.

FONDAZIONE VILLARI. — Onoranze a Pasquale Villari, rendiconto della
sottoscrizione, statuto della fondazione. — Firenze, Barbéra, 1900.

CaANG1A G. D. — L’Acquedotto di Perugia. — Un volume di testo ed
uno di tavole (editi a cura del Munieipio di Perugia). — Perugia,
Unione Tipografica Cooperativa, 1900.

ALFIERI A. — Fossato di Vico, memorie di storia civile ed ecclesiastica.
— Roma, Forzani, 1900.

FeDRRICI S. — Poesie. — Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1900.

Separat abdruck aus « Quellen und Forschungen aus italienischen Archi-
ven und Bibliotheken, herausgegeben vom koenigl. Preussischen
Historischen Institut in Rom » (Band. III, Heft 2).

MassAr O. — Cenni storici-statistici sull’archivio notarile e sul notariato
in Forli. — Forli, Bordandini, 1900.

Barpuzzi D. — Cenni storici sull'Università di Siena, sugl’ istituti scien-
tifici e clinici e sulle fondazioni di posti di studio.

ANSiDEI V. — Un documento sui Savi dello Studio di Perugia, del 27
gennaio 1400. — Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1900.
DeeLIi Azzi G. — Della Polizia negli Statuti dei Comuni italiani del

Medio Evo. Prolegomeni. — Perugia, Unione Tipografica Coopera-
tiva, 1900.
IpeM. — Inventario degli Archivi delle Confraternite dei Disciplinati in

"E " TOO "—7 4 de *
niente) qnt RE
916 PERIODICI IN CAMBIO O IN DONO -- OMAGGIO DI PUBBLICAZIONI

Perugia (estratto dagli Archivi della Storia d'Italia, diretti dal pro-
fessore G. Mazzatinti). — Roma, Cappelli, 1900.

GorI F. — Relazione delle ultime scoperte di antichità nella regione
Sabina (estratto dalla « Vita Sabina »). — Rieti, Trinchi, 1900.

NicoLETTI L. — Di Pergola e dei suoi dintorni (puntate 34-39).

Università LisERA DeGLI STUDI DI PERUGIA. — V Centenario di Baldo,
28 aprile 1900. Rappresentanze ed adesioni. — Perugia, Unione Ti-
pografica Cooperativa, 1900.

GIANNANTONI L. — Del moderno indirizzo negli studî del Diritto romano
(discorso inaugurale letto nell’ Aula Magna dell’ Università di Pe-
rugia per l'anno accademico 1899-1900). — Perugia, Santucci, 1900.

PERSIANI R. — Una pagina di storia italiana (1814). Melchiorre Delfico.
— Chieti, Ricci, 1900.

SocrETÀ SroRICA LOMBARDA. — Necrologio di Cesare Vignati (estratto

dall'Archivio Storico Lombardo, auno XXVII, fasc. 96, 1900).
IL CONTE GUIDANTONIO DI MONTEFELTRO

E

GCIPPÀA DL CASIEE IO

Per effetto del grande scisma di Occidente, in quei 39
anni che duró, lo Stato della Chiesa erasi condotto a mal
punto, e assalito dalle armi di Braccio Fortebracci, senza
opporre molta resistenza, agonizzava. Per queste gravi con-
dizioni, Martino V era costretto a tenere la sede in Firenze,
e a corto di denaro per assoldare mercenari alla recupera
del dominio temporale, nelle lunghe notti insonni (moctes
plures ducentes insomnes), andava avvisando al modo di uscire
dalle strette in cui si trovava. Vanamente illuso di guada-
gnare a sé il fiero capitano perugino, non tranquillo in cuore
per averlo troppo a lungo lasciato fare, si decise di muo-
vergli un processo e fargli guerra. Volse gli occhi al conte
Guidantonio di Montefeltro che era stato de’ primi a pre-
stargli ubbidienza e gli si era a Mantova largamente prof-
ferto come nemico, quale egli era, di Braccio per averlo
alleato nella impresa. Gli indirizzò la seguente lettera che
ha la data del 6 agosto 1419:

STI Dignum est et non minus ad obviandum multo-
rum scandalis et periculis est necesse, ut quos mollia
verba a malis operibus non reflectant, duris, si fieri pos-
sit, verberibus retrahantur. Sane, fili dilecte, a nostre

5 assumptionis primordiis, fastidiosam tirannidem iniquita-
tis filii Braccii de Montone, licet propter antiquum scisma
et diutinam vacationem Eeclesie aliisque principum et

26
318 L. FUMI

populorum discordias, ut est mundo notissimum, multa
gravissima et varia nobis incumberent, sepe sepius pen-
10 savimus, noctes plures ducentes insomnes, vias exqui-
rentes et modos, quibus possemus illum ad tramitem re-
ctum reducere: et putavimus viam Deo magis acceptam
et etiam breviorem, si potuissemus eum ex persecutore
fidelium nostrorum et Ecclesie, nostrum et ipsius Ecclesie
15 devotum efficere filium. Benefitiorum igitur et bonorum
ultra eondignum pollicitatione eundem allicere monitio-
nibus et exhortationibus more pii patriis inducere nixi
sumus, ipsumque plus quam debuissemus (fatemur equi-
dem) sua superbia baccari passi sumus, non sine onere
?) nostre conscientie, et secundum multos, infamie nostre
nota, ac plurimis, tui in primis et aliorum nostrorum et
Ecclesie devotorum peculiariumque filiorum scandalis pe-
riculis atque damnis, sperantes suam superbiam hac hu-
militate paulatim minuere ac lenire, et quod licet tarde,
25 aliquando inciperet sapere et se ipsum cognoscere, re-
cordarique benefitiis Ecclesie, quibus erectus, sublimatus
ac impinguatus extitit. Sed ecce, orbi notum est, litus
aravimus: tot curas, labores et non tempus utinam per-
didissemus! Videntes, itaque, superbiam suam, si ei non

30 resistatur, in insaniam posse converti et quotidie de

male in peius ascendere, conari volumus Deo, cuius res
ipsa est semper, auspice, hane ipsam superbiam iustitie
contendere malleo, ex quo humilitatis non sentit odorem.
Quare, graves processus hiis diebus contra ipsum suosque
3? complices et sequaces decrevimus, certo sibi termino as-
signato, et pendente nostra citatione, ut perniciosissima
mens sua clarius innotescat, contra nos honoremque et

statum nostrum et Ecclesie sacrosanete pro posse nixus

est facere, nec aliud diu noctuque querit et molitur.
? Unde..... nobilitatem tuam efc. tibique nichilominus in
virtute iuramenti nobis et Ecclesie sancte Dei per te pre:
stiti, ac sub excomunicationis et Vicariatuum et gratiarum,
quas et quos a nobis et Romana Ecclesia obtines priva-
tionis et rebellionis penis stricte precipiendo mandamus,
4 quatinus eundem Braecium suosque etc. offendas et of-
LOREMS

IL CONTE GUIDANTONIO DI MONTEFELTRO, ECC. 319

fendere facias, ac ad recuperationem omnium locorum
que oecupat, pro nobis et S. R. E. intendas. — Dat. Flo-
rentie, virj idus augusti an. 2°. — « (Arch. Segr. Vat.,
Arm. 60, c. 89).

Il conte Guidantonio, capitano accorto e destro, era de'
pochi sui quali il papa potesse contare: non i Malatesti,
scissi e nemici fra loro; non i baroni romani, tutti intenti
a sfruttare la lontananza della Curia; non la regina Gio-
vanna, donna mobilissima e senza onore, avrebbero fatto un
passo per il dominio temporale. Fin dai primi tempi Mar-
tino V, da Mantova, ebbe a magnificarne le chiare e mol-
teplici virtà, la nobile e antica prosapia, l'alto senno, l’ animo
grande, la nota fede, la pratica di Stato. Lo aveva nominato
duca di Spoleto (1) e confermato nella signoria di Assisi.
Gli affidó quindi la riconquista del dominio mettendogli in-
nanzi in premio legittimo quelle stesse città dell' Umbria le
quali più stavano a cuore al Fortebracci per farne centro
della sua forza nell Italia media. Ma Guidantonio da Braccio
richiesto di 14.000 ducati, a compimento de' 20.000 per il
riscatto di Carlo Malatesta, del quale Guidantonio era malle-
vadore; privato della sua signoria di Assisi; minacciato a
Gubbio e spogliato del ducato di Spoleto, non voleva avven-

(1) La lettera di Martino V che nomina Guidantonio Duca di Spoleto é del se-
guente tenore: « ..... Hodie dilectum fllium n. v. Guidantonium comitem Monti-
sfeltri, quem ob claras multiplicesque virtutes eius, quibus cum celesti gratia novi-
mus insignitum, Ducem Ducatus nostri Spoletani eiusque provincie incolarum et
habitatorum eorumdem in temporalibus, usque ad nostrum et sedis Apostolice
beneplacitum, auctoritate apostolica, nuper fecimus. Data Mantue, III id. januarii,
pontif. an. II (Arc. detto, ivi, c. 86 t.). E nella Bollaaluicosi:« ..... Ad te, virum
ex nobili et antiqua prosapia ortum,alti consilii animique magnitudine repertum,
fide preclarum, gerendarumque rerum experientia insignem et de statu et conditione
Ducatus..... plenarie informatum. ..... te ducem Ducatus nostri Spoletani.....
usque ad nostrum et Apostolice sedis beneplacitum cum salariis stipendiis etc. ante
ortum scisma, quod nune Dei gratia sublatum est, Ducibus vel Rectoribus dicte
provincie, qui fuerunt pro tempore antiquitus debitis et consuetis, auctoritate apo-
stolica, facimus........ Dat Mantue, vii id. januarii, pontif. an. II. (Ivi, c. 87 t., in
THEINER, IIT, 233).
980 L. FUMI

turarsi troppo col massimo condottiero che fosse allora in
Italia, e si affrettó a provocare una tregua che offrisse anche
il modo di venire ad una intesa col papa. Il quale, come lo
seppe, se ne corrucció, perché non voleva che quell effetto
seguisse subito alla pubblicazione delle scomuniche recente-
mente lanciate. Disposto a fargli guerra, e commessone al
Montefeltro il carico, questi per sé medesimo era andato
incontro alle censure, nelle quali cadrebbero i vicari della
Chiesa disobbedienti alle prescrizioni pontificie. Non rico-
nobbe un atto che, sopra tutto, non era stato prevenuto dal
suo assenso, e volle che immediatamente si venisse alle
armi (1) Egli sperava che le gravi minaccie spirituali quando
non giungessero a smuovere Braccio, ritraessero i suoi aderenti.
Ma invece fu costretto a vedere che molti degli stessi vicari
della Chiesa, ufficiali e dipendenti, non se ne dessero un
pensiero al mondo. Allora insisteva presso il Montefeltro per-
chè attendesse di proposito alla impresa di sottrarre e strap-
pare a Braccio i suoi capitani, promettendo loro a nome
della Chiesa una sicura difesa contro chiunque potesse of-
fenderli (2). Non sappiamo quale successo ottenessero coteste

(I) « Non sine magna admiratione percepimus te in cuius fidelitate fldu-
ciam maximam habebamus, cum Braccio de Fortebracciis, nostro et E. S. dei rebelli
et hoste notorio, nonnullas treugas iniisse etiam post et contra fulminationem no-
strorum processuum contra ipsum suosque . .... justo judicio decretorum. Cum igitur
dispositi simus contra ipsum Braccium guerram facere, iustitia sic nos requirente,
ac sua insolentia impellente, licet propter treugas predictas in penas et ce»vsuras in
dictis processibus contentas contra vicarios nostros et E., qui non paruerint ipsis
processibus incurrisse noscaris, tamen, actenta devotione permaxima, qua te semper
erga nos et S. R. E. fervere cognovimus, te etiam sic monuisse voluimus, ... contra
ipsum B..... guerram visis presentibus moveas toto posse, absque eo quod tu hujus-
modi nostram requisitionem aut tuam ab ipsis, illicitis et invalidis treguis secessio-
nem sibi prius aliqualiter manifestes..... prefatas treugas et quascunque stipula-
tiones et conventiones per te cum eo factas nullius fuisse.... nec te potuisse illas
maxime sine nostra licentia contraxisse etc. Dat. Flor. viiij Kal. septembris, an. II.
(Ivi, c. 90 in THEINER, III, 242). :

(2) « Nuper ad notitiam nostram est deductum quod nonnulli etiam S. R. E.
vicarii, officiales et subditi parvipendentes graves processus nostros decretos contra
iniquitatis filium Braccium de Montone eiusque complices etc. falsis dicti B. suggestio-
nibus irretiti, sibi dampnaliter adhererunt; propterea nobilitatem tuam ..... man-
Uo

ee
dv s.

TET LAT ierat RT

IL CONTE GUIDANTONIO DI MONTEFELTRO, ECC. 381

esortazioni e sollecitudini del papa; ma quello che intanto
andava maturandosi era l accordo con la regina Giovanna
che pur si obbligava a dar mano al riassetto dello Stato
pontificio, faceva sicuri nei castelli del regno i Colonna e
ordinava allo Sforza di sloggiare da Roma. Più di tutto gio-
vava la interposizione dei fiorentini per piegare il fiero pe-
rugino e temperare anche l animo del papa che i documenti
da noi usati ci rivelano esacerbatissimo, 'sovratutto per il
molto seguito che i signori italiani, fra i quali quelli di Fo-
ligno e di Camerino, vicari e fedeli pontifici, ostentavano per
il conte di Montone. Di che si fece sfoggio nella cavalcata
a Firenze, piü simile ad un ingresso trionfale di un gran
principe vittorioso, che non propria di un semplice con-
dottiero.

Nel giorno 26 febbraio 1420, furono firmati in Firenze
i capitoli tra il Fortebracci e il Vicecamerlengo di Mar-
tino V, Ludovico vescovo Magalonense. Braccio restituiv:
Orvieto, Terni, Orte, i luoghi dello Spoletino, Calvi, Magliano
di Sabina, Otricoli e Collescipoli. Avrebbe anche restituito San
Gemini, entro un dato tempo, se il papa non avesse voluto
cederglielo. Le munizioni racchiuse nelle fortezze sarebbero
state vendute al papa. Terrebbe 300 lancie per tre anni
nella Marca d’ Ancona a disposizione di lui per servirsene
nello spazio di territorio esteso fino a Roma: in Campagna
e Marittima fino a 500 cavalli sarebbe tenuto a mandare e
tenere per due mesi senza nulla aggiungere alla provvi-
sione convenuta. Martino, assolto Braccio e i suoi aderenti
dalle censure — e fra essi si nominavano Orso da Montero-
tondo, Ulisse da Mugnano, il conte Nicola Orsini, Monaldo
da Ripalvella (de'Monaldeschi), Stefano della Massaia d’Orvieto

damus quatenus. .... quoscumque adherentes....... ab eius adherenti et sequitu
subtrahere et eximere procures et nitaris totis viribus atque posse, promictens eisdem
si expedire cognoveris tam nomine nostro, et R. E., quam etiam per spetialitatem
tuam ipsos a quibuscumque eos ostendere volentibus deffendere et manutenere....
Dat. Flor. iiii non. novembris, an. II. (tvi, c. 91).
382 ..L. FUMI

(de’ Mazzocchi) e Cicero de’ Gabrielli di Gubbio — sarebbe
stato neutrale fra Braccio e lo Sforza, e Braccio si obbli-
gava a non offenderlo. Perugia lasciata a Braccio per un
triennio, e Roccacontrada, Montebodio e Staffilo in vicariato,
nonchè Todi, Cesi, Porcaria e Acquapalomba, Gualdo, Spello,
e Cannara per tre anni. La provvisione per detto tempo fu
fissata così: per i primi 18 mesi Braccio aveva 52.000 fio-
rini: se ne scomputavano 12.000 de' censi che importavano
4.000 fiorini al anno. Più doveva averne 16.000 delle taglie
di due anni nel ducato di Spoleto, salvo quello che era
serbato al conte Guidantonio d’ Urbino. Ottomila il papa ne
pagherebbe dopo sei mesi. Degli altri 16.000 restava conve-
nuto pagarglisi negli ultimi dieci mesi. Le divergenze col
conte di Montefeltro si sarebbero risolute per arbitraggio,
mediante due savi da eleggersi da ciascuno di essi, e non
concordandosi tra loro, se ne sarebbe assunto un terzo: non
rimanendo scelto entro i 15 giorni, allora si doveva venire
dai priori fiorentini ad obbligarveli (1). La divergenza mag-
giore fra loro due volgeva sopra Assisi. Il papa stesso comuni
cava a Guidantonio di rimettersene, dacchè Braccio vi era di-
sposto, al parere di Bartolomeo Valori e di Veri de’ Guada-
gni, fiorentini suoi amici, talchè egli era ospite, in Firenze,
de’ Valori (2). Il Montefeltro, cumulato di onori dal papa
(che gli donò anche la osa d'oro) fini col rinunziare,
a persuasione di lui, Assisi; e Braccio rinunziò a sua
volta San Gemini e Porcaria in quel di Narni. Questi due
luoghi passarono al conte in compenso di Assisi; e appresso
anche la Massa Trabaria, e, morto che fu Bartolomeo Branca-

(1) Arch. Vat., Martini V. Capit. milit. lib. II, p. 14, c. 23.
(2)546 2 020511 Quod cum Braccium sese ad id offerente paratum, de omnibus contro-
versiis, tam pecuniariis quam aliis que presertim pretextu nostre civitatis Assisinat., nec
non quarumeumque promissionum hinc inde quomodocumque factarum compromis-
sum faciat in Bartholomeum Nicolai Taldi Valoris et Verium de Guadagnis cives
florentinos etc.. — Data Flor. vii id. martii, a. III ». (Ivi, c. 92 t.).
IL CONTE GUIDANTONIO DI MONTEFELTRO, ECC. 383

leoni, sant’ Angelo in Vado e Mercatello, e Castel Durante
e Torre d’ Abbazia, distaccati allora dalla Massa Trabaria (1).

Meno Spoleto, Terni, le terre Arnolfe (e non tutte) e Fe-
rentillo, tutto il resto era vicariato di Braccio.

Il papa fece Governatore dei suddetti luoghi Marcello
Strozzi (2).

Francesco Piccolpassi arciprete bolognese ebbe in vice-
rettoria Narni, Orte, Amelia, Magliano, Carleo, Otricoli, Col-
lescipoli, Lugnola, Montesanto e Lugnano (3). Nel todino i
luoghi non soggetti a Braccio erano: Baschi, Montecchi,
Massa di Carnano, Tenaglie, Civitella di Massa, Poggio,
Guardea, Melezzole, Toscolano, S. Restituta, Camorata, Me-
zanello, Monte e i fortilizî di Ugolino e di Enrico d' Angelo
e Montevolpario (4).

Come poi venne a morte Braccio, Martino V si fece a
ricordare al conte Guidantonio il suo titolo di duca di Spo-
leto, e lo eccitò a ristabilire l'autorità pontificia nei luoghi
già tenuti dal Fortebracci. Volse a suo vantaggio le somme a
favore di quello stanziate e gliele cesse per quindici anni.

(09) diana Cum dudum inter nobilitatem tuam ex una parte et d. f. n. v.
Braccium de Fortebracciis Comitem Montonii in civ. n. perusina. pro nobis etc. Gu-
bernatorem ex altera ..... certis ex causis extiterit dissensionis materia suscitata,
nuncque ..... ad pacem et concordiam utrinque sit deventum, et pro bono ea-
rumdem pacis et concordie, tu qui Civitatem Assisii auctoritate ap. in concessio-
nem habueras..... huiusmodi concessioni et omnibus iuribus tibi perinde compe-
tentibus sponte renuntiaveris, et prefatus, cui certis modo et forma Castra et terras
Sanctigemini et Porcharie Narnien. dioc. concesseramus . ..... similiter ipsi conces-
sioni in manibus nostris renuntiaverit, eis animo et intentione, ut nobilitati tue ea-
dem castra et terras concederemus. Nos propterea... ipsa castra et terras sancti
Gemini et Porcharie cum omnibus eorum juribus et pertinentiis eis tempore, modo
et forma, quibus Civitatem Assisii, auctoritate apostolica, rite obtinueras, tibi, aucto-
ritate nostra, damus, etc. —-Data Rome, apud S. Petrum, XI Kal. Junii an. IV. (Ivi,
c. 95 t).

Le provvisioni e le concessioni fatte a favore di Guidantonio per la Massa Tra-
delle terre di Bartolomeo Brancaleoni (Ivi,'c. 103 t.).

(2) Arch. Vat. Mart. V., offic. 1, c. 21, « Flor. non. martii, ann. III ».

(3) Ivi, c. 25, « Flor. VIII id. martii, an. III ».
(4) Ivi, c. 82 « Flor. IV Kal. martii an. III ».
9884 L, FUMI

Il duca di Spoleto sborsava soli 4.000 fiorini in compenso
di censi da lui dovuti per i suoi vicariati (1); e sposava la
nepote del pontefice, Caterina Colonna (1424). Prendeva con-
dotta regolare di armigeri e lance a cavallo, con caporali
armati da capo a pié, e con pilliardi muniti di panziera,
petto, celata e lancia con arco o balista (2).

Fra i luoghi che aveva ritenuti Braccio era Città di
Castello. Martino V pur di riavere da lui le terre pontifi-
cie prossime all Abruzzo, si era contentato di perdere quel
gioiello di città, ma se aveva accettato il cambio, aveva
anche lasciato a lui la cura di farne la conquista; una con-
quista che non tanto facile si sarebbe presentata al primo ve-
nuto. Gli animi dei Castellani furono sempre fieri di libertà
e pronti al sacrifizio e alle lotte cruente per conservarla.

(1) «... Cum itaque quondam Braccius de Montone olim notorius hostis noster
et E. qui dum ageret in humanis nonnullas Civitates terras castra et loca ad nos et
eandem E. pleno iure spectantia et pertinentia, vi armorum et potentia tirannica
detinebat indebite occupata, nostros et ipsius E. fideles subditos et peculiares fllios
variis vexationibus et molestiis opprimendo, fuerit pridem apud Civitatem Aquile
iusto dei juditio vita functus, Nos cupientes, ut Civitates terre castra et loca, que
ipse Braccius per violentiam armorum occupabat et detinebat, eorumque Universi-
tates et populi, quos ad hoc voluntarios esse putamus, precipue pro recuperanda
eorum pristina libertate, ad nostram et eiusdem E. fidelitatem et obedientiam ac 8$.
ap. gremium revertantur et in illis continuo perseverent, Nobilitatem tuam, quam
fide ferventem et in rebus benegerendis pro statu honoreque nostro et ipsius E. cir-
cumspectam esse non dubitamus, paternis affectibus requirimus etc., quatenus cum
omni tua potentia armorum equestrium et pedestrium gentium tuarum viriliter et
prudenter assurgas ad recuperanda Civitates castra et loca, que per ipsum Braccium
ut prefertur, detinebantur, et etiam regebantur. Nos enim ut premissa facilius exe-
qui possis, eidem nobilitati tue Civitates, terras, etc. tam in Spoletano Ducatu alias
per nos tibi commissas, cuius te ducem per alias nostras litteras fecimus et constitui-
mus, quam etiam in Marchia Anconitana aliisque provintiis et locis prefate E. con-
sistentia, etc. ad nostrum etc. gremium adire volentes sub illis pactis modis et con.
ditionibus, de quibus tibi videbitur convenire etc. ..... — pat. Gallicani, prenestin.
dioc. xv Kal. Julii, an. VII ». (Ivi, c. 105). — V. a c. 106 la « Revocatio deputationi
pecuniarum deputatorum Brachio de Montone et liberatio censuum et affictuum fu-
mantiarum et aliorum honerum debitorum per quindecim annos in preteritum per
terras et loca tenta per Ill. dom. Comitem Guidantonium pro terris, quas tenebat pro
quatuor milibus floren. solutis per prefatum dom. Comitem Camere Apostolice.....
Rome, apud S. Mariam maiorem, vm id. novembris, an. VII ». i
(2) Ivi, Mart. V, Eug. IV Capit. Milit. 1424-1434, lib. 122, n. 15, c. 17.
IL CONTE GUIDANTONIO DI MONTEFELTRO, ECC. 985.

Di fatti Braccio entrava in Città di Castello il 15 settem-
bre 1422, e aveva provato il valore dei vinti, non arresi
che dopo lunghi cimenti alla violenza delle armi assedianti.
Pertanto, alla morte sua, la nostra città rimaneva nelle mani
della vedova, donna Niccolina dei signori di Varano. Questa
non fu buona à mantenersi in stato. Dalla sua debolezza
trassero vantaggio e Castellani e pontifici. La Chiesa atter-
rivala e con le armi del Gattamelata che per la prima volta
si acconciava col papa e con le scomuniche del Pierdonato
vescovo di Venezia, governatore di Perugia. Niccolina si
ricoveró nella rocca di Montone; là per trattato del conte
Guidantonio una congiura era già stata ordita contro di lei;
scoperti e puniti furono i complici: ma poi inseguita dalle
armi ecclesiastiche, si temporali, come spirituali (1), per in-
( Il papa insisteva cosi col Pierdonato (Arch. Vatic. Offic. Mart. V, lib. IV, c.
LOU);
« B. de Montepulitiano. « De Curia.
Martinus etc. Ven. fr. Petro Episcopo Castellano in Civitate nostra Perusina et
nonnullis aliis partibus pro nobis et R. Ecclesia in temporalibus Gubernatori salutem.
« Dudum siquidem de inobedientia et rebellione Nicole relicte q. Braccii de Mon-
tone terras nostras Gualdi Nucerie et Montoni et quedam alia loca R. Ecclesie acti-
nentes plenius informati, fraternitati tue commisimus, ut contra ipsam Nicolam au-
ctoritate nostra procederes et sententiam promulgares, prout iustitia suaderet. Postea
vero, sicut accepimus, tu contra prefatam Nicolam rite procedens, privationis senten-
tiam protulisti. Et quum frustra esset ferre sententias, nisi executioni debite manda-
rentur, sicut exigit ordo iuris, volumus etc., quatenus dictam sententiam etc. execu-
tioni debite demandare studeas et procures; quam quidem sententiam, convocatis ad
hoc undecumque favoribus et presidiis fidelium nostrorum et E. subditorum, de qui-
bus tue discretioni videbitur, illorum presertim, qui propinquiores sunt terris et locis -
ipsi Nicole obedientibus et aliorum quorumcumque auxilium brachii secularis contra
dictam Nicolam ac universitates terrarum et locorum illi obedientium, donec ad no-
stram et prefate E. obedientiam et fidelitatem et devotionem cum humilitite redive-
rint et mandatis nostris plene paruerint, effectualiter exequaris. Nos enim tibi dictam
sententiam per te vel alios exequendi et pro huiusmodi executione facienda -presidia
et favores quorumcumque etc. concedimus facultatem.

« Datum Rome apud' Sanctos Apostolos v. Kal. januarii pontif. n. a. undecimo ».
« Io. Stalbeg ».

« Coll. per me Anton. »

Vedasi anche la bolla « vm id. maii, an. VIII » al card. Antonio Portuense vi-
cario generale in Perugia. Città di Castello era stata sottomessa al suo vicariato e
alla sua giurisdizione, in rappresentanza del minorenne Carlo Fortebracci (Ivi, c. 104 t.).
Con altra bolla dello stesso anno, « vi id. maii » lo nominò curatore di Carlo per il 386 L. FUMI

terposizione di Gentilpandolfo e di Berardo Varano, si arrese
e riparò in Camerino, dove mori accorata (1).

Il vescovo di Venezia, sbarazzata la Niccolina, si trovò
di fronte i Castellani diffidenti e sospettosi.

Venire sotto il governo di Perugia non volevano a niun
costo: una nuova signoria dinastica sdegnavano. Compresi
nella dizione della Chiesa, all'ombra delle chiavi volevano
vivere in libertà, rivendicando gli antichi diritti; poichè fin
da’ tempi di Urbano V, respinta la pratica dei perugini di an.
netterli al loro territorio, reclamarono la propria indipendenza
e ottennero di governarsi liberamente sotto forma di vica-
riato (1369). Lo perderono quasi subito per le mene de' fran-
cesi (1371), ma nel 1376, a forza d'armi, rientrarono nel loro
diritto, senza venirne meno per i ritardati censi, ai tempi
di Alessandro V e di Giovanni XXIII, il quale ultimo ne li ri-
confermò solennemente. Conquistati da Braccio, annuente
Martino V, avrebbero potuto accomodarsi a vivere sotto la
signoria dei successori di lui, se Carlo, figlio suo, fosse stato
in età da far valere la spada, assodando col prestigio del
nome e con la liberalità dell'animo un potere che mettesse
fine alle ambiziose egemonie dei Feltreschi, de' Marchesi di
S. Maria, degli Ubaldini e dei Guelfucci. Non erano più i
tempi della libertà comunale, perché il vicariato potesse
prosperarvi: città piccola, contado smembrato, senza là pace
fra i gentili suoi, non bastavano le risorse interne per man-
tenersi in stato, né Firenze poteva continuamente guardarla
così, che non divenisse preda del signore di Urbino, 0 de’ Pe-
rugini, intenti or l'uno or gli altri a cogliere il momento.
Tuttavia i Castellani non sapevano rinunziare a quelle tra-
dizioni di governo che conservavano della libertà le forme

governo di Gualdo (Ivi, c. 105 t.), e dopo che il detto cardinale fu ritornato dalla Le-
gazione di Perugia, lo sostituì con Pietro arcivescovo di Creta che aveva la potestà
di Legato a latere (Ivi, c. 166, « vi Kal. nov. an. VIII »).

(1) Lit, Hist. di Camerino.
IL CONTE GUIDANTONIO DI MONTEFELTRO, ECC. 381

apparenti; mentre, in sostanza, si accresceva l'incomodo delle
spese, sempre tante da non bastare a pagare il censo del
loro riscatto; e davasi l'abbrivo al piü audace fra egli stessi
cittadini di soperchiare nel tramestio della guerra civile.
Alla Chiesa che rifiutava la concessione del vicariato fu di-
chiarata la ribellione; momento buono per Niccoló della
Stella, nepote che fu di Braccio, per occupare, nella vacanza
della Sede, gran parte del contado e tentare di impadronirsi
della città. Non poteva permetterlo il conte Guidantonio che
ai confini del suo stato vedeva ripetersi la mossa dell'antico
avversario Braccio. Fu sollecito a farsi eleggere capitano
dal nuovo pontefice, Eugenio IV, per allontanare Niccolò ;
gli spedì contro Bernardino Ubaldini della Carda suo pa-
rente con 4.000 fra fanti e cavalli, e lo respinse.

« Ma, scrive il Muzi, l aver dato in mano del conte
d' Urbino la città come capitano delle armi fu conseguenza
che la facesse da assoluto signore, e però per evitare la
tirannide de’ Fortebracci, s' incontrò quella del conte di
Urbino (1) ». Si strinse una tregua tra la città, il conte
Guidantonio, l Ubaldini e il conte Francesco degli Atti di
Sassoferrato da una parte, e il vescovo Ponteremo commis-
sario della Chiesa dall’altra, con facoltà amplissima sopra la
città e le sue giurisdizioni. Poco durò la signoria di Guidan-
tonio. Amministrava per lui la podesteria un cavalier Lu-
chino Luchini di Urbino. Avvenne che costui si accendesse
di disonesta passione per una donna di lignaggio, bella quanto
mai: era moglie di Bernabeo del Pasciuto, uno dei primari
cittadini castellani. Andava il Podestà insidiandola assidua-
mente per giorni e mesi, e vedendo non ne poter cavare cosa
‘ alcuna, si avvisò di prendere il marito e farlo prigione:
quindi mandó dicendo alla moglie che non lo lascerebbe fino
à che ella non si fosse resa alle sue voglie. L'accorta gen-
tildonna finse di acconsentire; dié la posta al Podestà la

(1) MuziI, Storie Civili di Città di Castello, II, pag. 6.
388 : L. FUMI

sera stessa; e come fu a lui, presolo per la mano e abbrac-
ciatolo, dié un grido al quale accorsero i suoi fratelli e gli
altri parenti ivi presso nascosti. I quali senz'altro presero il

‘Podestà, lo menarono davanti ai Priori sollevando il rumore

alle grida di: Viva la Chiesa, viva la pace! E cosi la città
si ribellò al conte Guidantonio nel dicembre 1435, e cac-
ciatone il luogotente degli Atti, dettesi a Fortebraccio (1).

Si può pensare quanto montasse l’ ira nel conte d'Urbino
per lo scorno di questa disonesta cacciata e per il trionfo
seguito di Niccolò, sebbene di lui, per le cose di Città di Ca-
stello, altro non sappiasi dalle storie. Nè alcuno ci sa dire
di certi mali umori, che passarono con Eugenio IV intorno
a questo tempo, quale ne fosse la cagione. Senonchè i docu-
menti che seguono serviranno a chiarire un poco la oscu-
rità.

Dai trattati che corsero fra loro, un mese e mezzo circa.
dopo le novità di Città di Castello, si ricava che il conte non
potendo più ritenere quella città, almeno voleva che non ri-
manesse ancora nelle mani del Fortebracci o di altro signore
e che ritornasse in dominio della Chiesa. Si stabiliva quindi
che il papa dovesse dare opera a far rimettere i Castellani
in soggezione, mandandovi un governatore amico del conte;
e questi rinunzierebbe al dominio, e restituirebbe i luoghi
occupati: per il castello di Montone si facesse un breve per
assicurare il conte da qualunque offesa che si potesse fare
alle sue terre vicine; prima della rinunzia di Città di Ca-
stello, si approvassero i conti delle spese e delle ammende
dei danni e intanto gli si pagassero 3.000 fiorini: il conte si
ritenesse il castello di Celle fino a tanto che il capitano Be-
rardino della Carda (Ubaldini) non fosse soddisfatto: le ren-
dite di questo castello andassero per la guardia del mede-
simo: a favore suo si rilasciasse il condono de'censi, per i
vicariati, e delle pene e sentenze, anche per gli effetti civili e

(1) GRAZIANI, in Arch. Stor. ital , XVI, P. I.
389

IL CONTE GUIDANTONIO DI MONTEFELTRO, ECC.

criminali in cui fosse incorso lui e fossero incorsi i suoi si di
Città di Castello, come de' seguaci ed aderenti, sudditi ed offi-
eiali; gli rimanessero per un decennio confermati tutti i vica-

riati ottenuti dal tempo di Martino V, senza innovazioni e senza
disturbi da parte di alcuno: fossero difese le terre e i suoi ca-
stelli, e protetti aderenti e sudditi: per le spese fatte e per i
danni patiti a cagione delle novità di Città di Castello, dopo
la mossa di Niccolò della Stella, se ne stesse alla sentenza de’
Cardinali e degli oratori di Venezia e di Firenze, e così del
dare e avere reciproco dal tempo dell’assunzione di Martino V,
escluso il tempo anteriore: di tutto si facessero bolle sotto-
scritte anche dai Cardinali; e tutto questo restasse segreto
e le bolle si rilasciassero gratis.

Il conte volle, di piü, uno sgravio su Castelbodio e salvo-
condotto di derrate nelle Marche per dieci anni.

Questo trattato concerne tutto a' rapporti per Città di
Castello e merita che qui sia ridato per intiero, come docu-
mento diplomatico di valore che appartiene al tempo, direbbe
il Pastor, del crescente fermento nello Stato ecclesiastico. Si vede
che per l'occupazione castellana, Guidantonio era stato come
luogotenente del papa. Nessun'altra signoria particolare vi
si doveva permettere: lo avevano voluto tutti; piü di tutti
il conte; egli vi era andato, per ordine del papa, a cacciare
un tiranno, e aveva salvato tutte le apparenze nel regime:
governò per la Chiesa. Non poteva quindi venire la cagione
dei dissensi da quella parte. Il conte aveva compiuta la con-
quista a nome della santa Sede, e non ne era stato ricom-
pensato della spesa e dei danni; poichè non ebbe tempo di
rifarsene sopra i Castellani: questi gelosi dell’ onore delle pro-
prie donne, eransi sbarazzati subito della impronta arroganza
di governanti seduttori. A poco più di un mese di distanza
da questi fatti, trovò modo il conte di uscirne salvo di tutto
nei suoi interessi e farvi qualche guadagno per l'avvenire.
E veramente tutto ebbe effetto come era stato convenuto.
Il papa sanzionò con una bolla la promessa che non di vica-
390

L. FUMI

riato, non d'altra concessione si tratterebbe mai per Città di
Castello, la quale dipenderebbe dall immediato governo della
S. Sede. In tal modo si pose fine anche alle insistenze de' Ca-
stellani di riavere il vicariato per sé stessi. Sanzionó pure
con bolla concistoriale il soddisfacimento dei crediti.

1432. — gennaio 29. Arch. Segr. Vat., Arm. 60, N. 21, ec. CXXI t.

10

20

et

Hee sunt conventiones et capitula per R. in X. p.
et d. Franciscum d. Venetiarum SS.mi d. n. pp. Came-
rarium ex commissione et mandato prefati d. n. oraculo
vive vocis, ut asserunt sibi facto, nomine ipsius d. n.
et R. E. et Camere Ap. firmata et conelusa cum egregio
viro ser Luca de Serra, procuratore Cancellario et nego-
tiorum gestore Illustris Principis Guidi Antonii Comitis
Montisferetri et in Civitate Urbinate ete. in temporalibus

Vicarii Generalis e£c.

1. In primis conventum et conclusum est inter par-
tes predictas, quod Civitas Castelli cum toto eius Comi-
tatu sit libera in manibus SS.mi d. n. Pape, excepto
Castro Cellis, quod remanet ut infra dicetur; et quod
idem d. n. per suas duplicatas bullas ordinet, quod Civi-
tatem predictam sive aliquod Castrum et terram Civitatis
eiusdem non concedet ullo tempore alicui persone quovis

modo.

2. Item etc. quod per SS.m d. n. mictatur unus
commissarius valens et fidus SS.mo. d. n. et dicto Co-
miti amieus cum plena commissione et potestati, qui
primo vadat ad dietum Comitem ad ordinandum traetan-
dum et providendum quomodo possunt induci cives uf
contententur et velint venire et esse sub Ecclesia, et eos
etiam assecurare.si et prout opus fuerit, et quod ponatur
pro Gubernatore dicte Civitatis homo prudens et etiam
Comiti gratus, et quod dietus Comes infra duodecim dies
a die qua dictus Commissarius ad Civitatem Urbini ap-
APO, “tel - mi 29 c " K da TY mex E x ©

IL CONTE GUIDANTONIO DI MONTEFELTRO; ECC. 391

plicuerit computandos teneatur assignare dictam Civi-
tatem Castelli et terras et castra, quas et que tenet Co-
30 mitatus dicte Civitatis prefato Commissario vel alteri
deputato ad id speciale mandatum habenti, et quod si
interim, scil.a. die date presentium intelligendo, dicta Ci-
vitas Castelli et castra et terre prefate quomodocumque
venicent ad manus E. habeantur ac si dictus Comes eam

35 Civitatem et terras et Castra huiusmodi assignasset et
omnia conventa adimplevisset.

3. It. etc. quod SS.s d. n. concedit, quod dieti Comiti
et civibus Civitatis Castelli ac omnibus recommendatis,
adherentibus, sequacibus, subditis et officialibus suis re-

40 mictantur pene et sentencie cum obligationibus civilibus
et criminalibus, si quas incidissent, racione excessuum
et non solucionis censuum, vel ex quaeunque alia causa,
et si cecidisset a vicariatibus ex causis predictis vel ali-
qua predictarum, et reponit, restituit et redintegrat eum

45 eum predictis adherentibus etc. in eum statum et ad ea
jura, que habebat tempore obitus f. r. Martini pp. v. et

alias in forma.

4. It. etc. quod SS s d. n. ex bonis et rationabilibus
causis ipsum moventibus tolleret et permietat, quod pre-
50 fatus Comes teneat per decennium, a data licterarum
computandum, terras castra et loca, que in Vicariatu
ipsius Comitis non includuntur quomodocumque tenebat
tempore dieti Martini sine tamen prejudieio Camere, re-
spectu solum solucionis alicuius tallee vel subsidii vel
59 census non imponendo de novo, si qua solucio proximis
retroactis temporibus fieri consuevisset et quod non possit
molestari in eis in iudicio vel extra de iure vel de facto
per aliquam communitatem vel personam, etiam si jam
lis mota foret, quam ad dictum tempus suspendit.

60 5. It. e£c. quod SS.s d. n. per suam bullam dictum
Comitem cum omnibus suis terris Castris et locis, quas
et que gubernat, sub sua ac Sedis apostolice protectione
L. FUMI

recipiet, ac etiam adherentes, subditos, recommendatos
et sequaces et defendet eos, tamquam fidos E. servitores,
60 dummodo persistant in fidelitate E. et ipsius d. n.

6. It. e£c. quod de expensis factis et dampnis per
ipsum Comitem et suos receptis pro his, que occurrerunt
postquam strenuus vir Nicolaus della Stella venit contra
dietam Civitatem Castelli stetur declarationi Reverendis-

65 simorum in X. pp. dd. Cardd., vid. s. Marcelli, s. Petri
ad vincula et de Comite, et magniff. vv. d. Jeronimi Con-
tareni de Venetiis Oratoris Illustriss. dominii Venetiarum,
et d. Marcelli de Strozzis de Florentia Oratoris excelsi
Communis Florentie, et similiter de pecuniis, quas ipse

70 Comes teneretur Camere apostolice dare vel recipere,
quacumque ratione vel causa, a dicta Camera, a tempore
dieti Martini et citra, excludendo expresse quicquid ipse
Comes deberet habere ab E. ante assumptionem dicti
Martini, et citra id sibi et heredibus suis reservans, ea vid.

75 eonditione convenerunt, ut stetur declarationi et senten-
tie. dictorum quinque Commissariorum vel quatuor ex

predictis, quibus huiusmodi differentia commissa est.

1. It. efc. super facto Castri Montonis, quod SS.s p.
d. n. contentus est ut fiat Breve, quod intentionis sue san-
80 etitatis est defendere dictum Comitem contra quoscumque
receptum in dicto Castro sive eius territorio habentes,
dietum Comitem offendentes sive offendere volentes suis
sumptibus et expensis et insuper dicto Comiti seu quibu-
secumque eius gentibus et in quibuscumque terris E. da-
85 bit et dari faciet victualia et receptum ad offensionem
predietorum, et quod non concedet alicui aliquam terram
vel castrum in offensam dicti Comitis vicinam seu vici-
num dicto Comiti.

8. It. etc. quod SS.s d. n. contentus est, ut ante as-

90 signationem diete Civitatis Castelli fiat declaratio dicta-
rum expensarum dampnorum et pecuniarum, ut premi-
ctitur, et teneatur secrete, ut dictum est, et solvantur

— "=
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95

100

110

115

CONTE GUIDANTONIO DI MONTEFELTRO, ECC. 3983 .,

tria milia florenorum eo modo quo conclusum est, et quod
deponantur bulle, pecunie et brevia..... (Lacuna) et pro-
missiones fiant ut conclusum est.

9. It. etc. quod SS s d. n. contentus est ut in bullis
fiendis et concessis fiat subscriptio dd. Cardinalium.

10. It. etc. quod SS.s d. n. contentus est, ut petitur,
pro evitandis scandalis, ut hec omnia secreta transeant.

11. It. efc. quod SS.s d. n. contentus est, ut castrum
Montisbodii exgravetur in ducentis florenis pro quolibet
anno et duret per biennium et deinde ad beneplacitum

sue sanctitatis.

19. It. etc. quod SS.s d. n. contentus est, quod dictus

? Comes absque aliqua solutione libere possit extrahere

trecentas salmas grani sive alterius bladi singulis annis
usque ad decennium de terris, quas habet in Marchia, ad
alias terras et loca infra dictam provintiam existentia,

quos et que habet, dummodo maritima non sint.

13. It. etc. quod SS.s d. n. contentus est dietus Co-
mes teneat Castrum Cellis, donec strenuo viro Berardino
de Carda de eo quod habere debet fuerit satisfactum, et
quod fructus dicti Castri deputentur pro custodia ipsius.

14. It. etc. SS.s d. n. contentus est, ut omnes huiu-
smodi Bulle fiant ut decens est, et quod contineant omnia

concessa et quod ipsi videant minutas, et quod expedian-
tur gratis.

Acta et firmata fuerunt supradicta capitula anno d.
millesimo quadringentesimo trigesimo secundo die vice-
sima nona ianuarii, anno primo SS.mi d. n. pp. Eugenii
iiij in palatio apostolico apud S. Petrum, in capella parva
iuxta lodium, presentibus his testibus, vid.: Reverendis-
simis in X. patribus et dd. d. Antonio titulo S. Marcelli
27
L.

FUMI

presbitero Cardinali et Lucido S. M. in Cosmedin. diac.

125 Card. de Comite volgariter nuncupato et Magnificis viris

p. Jeronimo Contareni de Venetiis oratoris Illustrissimi

dominii Venetiarum, et d. Marcello de Strozzis de Flo-
rentia Oratoris excelsi Communis Florentie.

Ego. F. titulo S. Clementis presb. Card. d. n. pp. Came-

130 rarius manu propria subscripsi et meo sigillo sigillari feci.

Et ego Lucas Iohannis can.rus et procurator

predicti d. d. Guidantonii Comitis Montisferetri Ur-

bini p. p. manu ss. et sigillo prefati magnifici do-

mini sigillavi (1).

Ma si guastarono gli umori, dopo la conclusione di questi
capitoli. Si comincia a sapere intanto in qual tempo ció av-
venisse, e anche si viene a sapere quale ne fosse il motivo:
una cospirazione contro lo stato della Chiesa. Osserva I illu-
stre scrittore Carlo Cipolla nella sua Storia delle Signorie
italiane che « nessuna regione troviamo in Italia così fra-
zionata in bellicose e piccole signorie, come gli Stati eccle-
stici nel medio evo. E un confuso turbinio di mille diversi
interessi, di mille gelosie, guerre e delitti... (2) ». Le crona-
che non ci aiutano punto a chiarire i rapporti fra Eugenio IV
e il signore di Urbino in questo tempo. Il documento che
contiene un nuovo trattato concluso nell'anno successivo, ac-
cenna a qualche cosa per cui Guidantonio fosse in mezzo
ai movimenti di Romagna e della Marca anconitana, e più
specialmente nelle guerre de' Malatesti. Con costoro non
aveva mai avuto pace. A tempo di Martino V si trova una
concordia stabilita fra lui, Carlo Malatesta e Pandolfo. Il pro-
curatore di Guidantonio promise di rendere tutte le terre
malatestiane al commissario del papa, salvo Castel Durante,
Pietrarossa, Castellaccia, Pennabilli e Billi, e il papa ne avrebbe

(1) I1 THEINER, Cod. dipl. dom. temp. S. S., III. 305, dà il trattato dal Cod.
de' conti d' Urbino, f. 125.
(2) Vol. IV, part. I, 398.
IL CONTE GUIDANTONIO DI MONTEFELTRO, ECC. 995

disposto a suo talento (1424). L'anno appresso Martino costi-
tuiva un nuovo vicariato di Castel Durante e Torre d'Ab-
bazzia distaccandolo da Massa Trabaria e lo dava al conte
per una libbra d'argento (1). Facilmente, morto Martino V,i
Malatesta tornarono alle antiche gare, e specie dopo che Eu-
genio IV ebbe confermato a Guidantonio per dieci anni i
vicariati ottenuti da Martino V (2) e si trovarono Galeazzo,
Jarlo e Pandolfo arcivescovo di Patrasso scacciati da Pesaro.
Da un anno all'altro non solo, ma di mese in mese, la carta
geografica della Romagna e della Marca si alterava, portando
cadute e fatti tragici non sempre trasmessi alla storia ; poi-
ché l'attenzione era rivolta non tanto a questi particolari,
quanto alle gesta del patriarca Vitelleschi il quale col conte
Guidantonio combatteva a Serraungherina e a Fossombrone
i Malatesti che ritenevano il vicariato di Fano, senza che
noi ci sappiamo raccapezzare dove l'audacia di questo o
quel vicario pontificio facesse maggiori strappi al dominio
della Chiesa. Certo è che il papa fu costretto a rivolgersi ai
fiorentini non solo, ma anche a’ veneziani per far cessare il
disordine, in cui soffiavano i Colonnesi fra i quali era anche
Guidantonio. Ne dà la conferma il nuovo trattato da lui com-
binato col signore di Urbino a un anno di distanza da quello
sopra ricordato. Cotesto nuovo trattato è pure esso di gran
valore e merita che sia qui addotto, per designare la situa-
zione della Chiesa in questi-anni di torbidi e di agitazioni.
Poco valse tuttavia la stessa autorità della repubblica veneta
a tenere in freno Feltreschi e Malatestiani, i quali ultimi,
contro i patti, ritornarono subito a Pesaro.

Per questo secondo trattato Guidantonio scapitò su l’altro.
Poichè appostogli di avere congiurato, dopo la stipulazione

(1) V. la « Ratificatio pacis et concordie inter Carolum, Malatestam et Pandol-
fum de Malatestis et Comitem Guidantonium... Rome in palatio apud Basilicam xij
apostolorum, 23 jun. 1425 a nativit., an. viri » — (Ivi. c. 109 t), e la. costituzione del

(2) Ivi, c. 122, il breve di Eugenio IV, « X Kal. martii, ann. 1o ».
396 L. FUMI

del primo, contro la Chiesa, perdette la somma che gli era
stata abbonata de' tremila fiorini; ma acquistó nuove gua-
rentigie, ottenendo dal papa di passare sotto la protezione
del doge di Venezia col condottiero urbinate Berardino Ubal-
dini che doveva entrare nella lega o agli stipendi di Vene-
zia o di Firenze. Il conte si obbligava a fare entrare i Ma-
latesta nel patto con Venezia ponendone le terre sotto il
dominio; a consegnare egli stesso le fortezze di Città di Ca-
stello alla Chiesa; a ritirare gli armigeri di Sancio Gariglia
dalla Marca d'Ancona e dalla Romagna, dando ostaggi idonei ;
a far giurare i castellani di tre fortezze commesse al governo
feltresco, che venendo egli meno ai patti, le stesse fortezze
verrebbero sotto il dominio veneto; a consegnare ostaggio,
in garanzia di tutto, il suo stesso figlio Federico in mano
de' Veneziani e a vincolare somme di danari che teneva
depositate in Venezia e casa che possedeva in Firenze.
Federico andò, e se quindici mesi più tardi, per farlo

. stare a Mantova, interveniva il papa a darne l'assenso, è

segno che fino a quel tempo, e più oltre ancora, il trattato
durasse.

1433. (Comp. eccl. 1432) Ivi, Arm. 60, n. 21, c. xxxIIj
gennaio 28. Capit. Milit. lib. 70 n. 22, c. 57 t.

In dei nomine ec.
Conventiones et capitula ex benignitate SS.mi in Xpo
p. et d. d. Eugenii div. providentia pp. quarti inter Re-
verendissimum in Xpo p. et d. d. Franciscum titulo
5 S. Clementis presb. Card. prefati d. n. Camerarium ex
commissione et mandato ipsius d. n. oraculo vive vocis,
ut asseruit, sibi facto, nomine ipsius d. n. et R. E. et
Camera apostolica ex una et nobb. et egregios viros An-
tonium q. Nicolai comitis de Monteferetro de Urbino et
10 ser Nicolaum q. Petrutii de Felieis de Urbino procuratores
et negotiorum gestores ac nuntios spetiales excelsi prin-
cipis Guidantonii Comitis Montisferetri et in Civitate Ur-
binat. etc. in temporalibus vicarii generalis, prout patet
—-

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20

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IL CONTE GUIDANTONIO DI MONTEFELTRO, ECC. 391
Li

manu Bartholomei q. Brugaldini d. Martini de Antaldis
publici imp. auct. notarii nomine ipsius Comitis partibus
ex altera, inita, firmata et in hunc modum conclusa ; qui
Antonius et ser Nicolaus prefati de rato promictunt, quod
prefatus Comes, omni juris et facti exceptione remota,
omnia et singula huiusmodi conventiones et capitula et
per eos gesta infra spatium xx dierum solemniter ratifi-
cabit et approbabit.

1. Imprimis conventum et conclusum extitit inter
partes predietas efc. quod idem d. n. dietum Comitem ac
eius filios Civitates terras et subditos sub sua guberna-
tione existentes ac suos adherentes et sequaces ad gra-
tiam sue benignitatis et sub sua et sedis apostolice pro-
tectione recipiet.

2. It. etc. quod d. n. adhibebit omnem diligentiam
ut Civitas Civitatis Castelli et Castra dicte Civitatis, que
occupat Nicolaus de Fortebracchiis venient sub imme-
diato dominio ipsius d. n. et Ecclesie.

9. It. etc. quod fiat una bulla sub data currenti con-
firmans omnes gratias, indulta et capitula, secundum re-
dactionem ipsorum capitulorum novissime factam cum
plena etiam remissione et absolutione, cum ipsi Comiti
obiettum fuerit, post conclusionem dictorum primorum
capitulorum conspirasse contra statum Ecciesie, ita tamen
quod dietus Comes ex conventione predicta tria milia
florenorum de camera, quos vigore primorum capitulorum
et certi laudi a Camera apostolica recipere debeat, eidem
d. n. et Camere predicte remictit, et contentus est in
dicta quantitate non esse amplius creditorem.

4. It. ecc. quod d. n. ipsi Comiti licentiam det et prestet
assensum, ut possit licite se et filios natos et nascituros,
Civitates terras et castra ae cives terrigenas sue guber-
nationi commissos ponere sub protectione ducis et illu-
strissimi dominii Venetorum et quod sit unus ex recom-

pit nr m n pn asa gren
L. FUMI

mendatis ipsius ducis dominii, iuribus R. E. in omnibus
semper salvis, prout apparebit in bulla eiusdem d. n. ex
50 inde conficienda.

5. It. etc. quod tam d. n., quam oratores et com-
missarii prefati dominii et illustris Communitatis Florentie
operabunt quantum in eis erit, quod Berardinus della
Carda Capitaneus ad stipendia prefati dominii vel dicte

55 Communitatis seu lige conducatur. Et si contigerit pre-
fatum Berardinum, ut premictitur, conduci, conventum
etiam est, ut pro observatione fidelitatis et capitulorum
concludendorum, filium suum prefato dominio tradat in
obsidem.

60 Et insuper conventum est, ut subito eidem Berardino
salvos conduetus concedatur, duraturos per mensem a
data presentium computandum, ut secure transire possit
cum eius comitiva equitum et peditum per terras Eccle-
sie et ad dietum Comitem accedere. Si vero contingeret

65 prefatum Berardinum, ut premictitur, non conduci, tunc
liceat sibi conducere se ipsum ad stipendia cum quo vo-
luerit; hac tamen condictione adiecta, quod contra pre-
fatum d. n. et dietam R. E. ac eorum subditos spatio
unius anni facere non possit; quod Antonius et ser

70 Nicolaus prefati, etiam ipsius Comitis nomine, promi-
serunt.

6. It. ex conventione et conclusione inter partes pre-
dietas, quibus supra nominibus edita, Antonius et ser
Nicolaus prefati promiserunt dictum Comitem facturum

75 et euraturum realiter et cum effectu et bona fide, quod
omnes terre, castra et fortilitia, que tenentur per Magni-
ficos dd. Galeazzum et Carolum de Malatestis et Archie-
piscopum eorum fratrem, iufra totum mensem februarii
proxime futurum, ponantur sub potestate dicti dominii

80 Venetorum, apud quod tractatus concordie agitatur, qui-

bus; ut. premictitur, assignatis, conventum etiam est, ut
utrinque offense tollantur.
IL CONTE GUIDANTONIO DI MONTEFELTRO, ECC. 399

L]

7. It. etc. ut det prefatus Comes omnia castra et for-
tillitia Civitatis predicte Castelli, que tenet, infra termi-
85 num decem dierum a die requisitionis per mag. v. d.
D Andream Donato dicti Dominii Commissarium fiende com-
: putandorum his, quos d. n. ad id deputaverit, assignare
et tradere teneatur. Et insuper conventum est, ut castra
et fortillitia predicta continuo sub immediato dominio et

(=)

90 regimine ipsius Ecclesie sint.

8. It. ex conventione efc. Antonius et ser Nicolaus
prefati promiserunt dictum Comitem facturum et cura-
turum realiter et cum effectu et bona fide, ut Sanctius
Gariglia cum suis gentibus armigeris reccedet de pro-
95 vintia Marchie Anconitane et Romandiole et etiam ex

omnibus terris E. infra terminum quatraginta dierum a

data presentium computandorum ; et ut hoc consequatur

effectum, recipiet idem Comes a Sancio predicto ydoneos
obsides vel cautiones ydoneas. Quod si idem Sancius non
100 effecerit, Antonius et Nicolaus prefati promictunt, quod
dictus Comes Saneium prefatum ac gentes suas offendet,
tanquam E. et suos inimicos et etiam ad omne man-

datum d. n. hoc efficiet. x

1 ; 9. It. efc. quod dictus Comes realiter efficiet, quod

da
[—)
Di

5 ante assignationem bullarum et Capitulorum sibi per pre-
fatum d. Andream consignandorum, castellani fortilli-
tiorum trium castrorum ex castris gubernationi ipsius

ie Comitis commissis, per dictum d. n. nominandis et eligen-

| dis, prestabunt iuramentum dicto dominio in hac vid.

110 forma, quod si contingeret prefatum Comitem contra

conventa et predicta capitula venire et contra statum

y ipsius d. n. et E., facere quod dicta fortillitia remaneant

| sub potestate dicti dominii Venetorum.

10. It. e£c. quod dietus Comes pro observatione con-

-—
-—
[911

ventorum et capitulorum huiusmodi, filium suum Federi-
cum prefato dominio in obsidem dare teneatur.
= —___@@__>@É—t@@6@e;e
Z

L.

FUMI

11. It. e£e. ut prefatus Comes pro observatione etiam
conventorum et capitulorum huiusmodi modis et condi-
tionibus debitis et oportunis, pecunias quas habet in

120 Monte diete Communitatis et domum, quam habet Flo-
rentie, etiam sub pecuniarum et domus predictarum per-

ditione, obligare teneatur.

12. It. efc. quod idem Comes realiter efficiet, quod

dominium et Communitas prefate se obbligabunt in de-

125 bita forma, quod ipse Comes predictas conventiones et
capitula huiusmodi inviolabiliter observabit.

In quorum omnium testimonium prefatus Camerarius
impressionem sigilli Camerariatus et Camere Apostolice,
et Antonius et ser Nicolaus predicti impressionem sigilli

1:0 parvi dieti Comitis presentibus duxerunt apponendas,
presentibus ven. v. d. Andrea prefati d. n. Secretario et
egregiis et spectabilibus vv. Jacobo de Molino cive ve-
netorum et Antonio della Casa cive florentino testibus ad
predicta vocatis specialiter et rogatis et me Cincio pre-

135 fati domini nostri secretario et ap. auct. notario, qui ro-
gatus premissa in hane notam redegi.

Actum Rome in palatio apostolico apud S. Petrum in
Camera superiori, que respicit viridarium, anno d. mille-
simo quadringentesimo trigesimo secundo, die vero xxvirj

140 mensis januarii, pontif. eiusdem d. n. an. secundo.

Ego F. Car.lis Venet. d. n. pp. Camerarius manu
propria me ss. et meo sigillo sigillavi.

Et ego Nicolaus predictus ad testimonium et confir-

mationem predictorum dicti Antonii et mei nomine me

145 subscripxi et impressionem parvi sigilli J. d. mei Comi-
tis prefati apposui consuetam (1).

(1) Anche questo trattato é nel THEINER, Op. cit., III, 321, dal Cod. de’ conti di

Urbino, f. 134.


IL CONTE GUIDANTONIO DI MONTEFELTRO, ECC. 401

La fortezza di Città di Castello che Guidantonio si er:
obbligato di far ritornare libera alla Chiesa, la Chiesa l'ebbe
recuperata per il valore di Francesco Vannicelli di Lugnano
nel Patrimonio. I Priori e i Consigli della Città decretarono
che, a ricompensa, si donassero a questi le possidenze con-
fiscate ai fuorusciti Sinibaldo e Bonifacio Cristiani. Ma il
papa non ratificó la donazione, e ne rimise al Governatore
la pratica; si bene assolse il detto Francesco Vannicelli e
la sua famiglia dai delitti ed eccessi commessi contro la
Chiesa, riponendolo nel pristino stato. Accordó a lui e a
quattro de' suoi il libero porto d'armi per schivare le ingiu-
rie dei suoi nemici e un salvocondotto generale per tutte le
terre pontificie, da avere la durata di un anno. Delle altre
fortezze occupate da Guidantonio rimase al papa la cura di
ridurle sotto la potestà della Chiesa. E così al papa restò
provvedere al riacquisto del castello di Celle e di altri for-
tilizi occupati dagli armigeri di Niccolò della Stella, nonchè
alla restituzione delle private proprietà del contado (1).

L. Fumi.

(1) THEINER, Op. cit., III, p. 333. — Per notizie più minute relative al tempo del
conte di Montefeltro in Città di Castello vedi l’ Inventario della tesoreria di Città di
Castello, compilato sui Registri della Camera Apostolica del R. Archivio di Stato
in Roma,
L.

FUMI

APPENDICE

1432 (comp. eccl. 1431) Arch. Segr. Vat., arm. 60. n. 21. e. cxxiJ t.
febbraio 18. e Reg. Vatic. 371. c. 223 t.

Eugenio IV col consenso de Cardinali
assolve il conte Guidantonio di Montefeltro

per le cose di Città di Castello.

Ad perpetuam rei memoriam. Dudum siquidem, vi-
delicet post obitum felicis recordationis Martini pp. V
predecessoris nostri cum Civitas nostra Civitatis Castelli

per nonnullos armigeros, qui illam capere moliebantur,

5 obsidione teneretur pluraque illius castra, terre et loca

per eosdem capta fuissent, dilectus filius N. V. Gui-
dantonius Comes Montisferetri in nonnullis Civitatibus
terris castris et locis ad nos et R. E. pleno iure spectan-
tibus generalis Vicarius per Sed. A. in temporalibus spe-

10 tialiter deputatus, super hoc a nobis requisitus, Civitatem

ipsam manu forti ab huiusmodi obsidione liberavit, eam-
que postmodum detinuit, rexit et gubernavit, prout etiam
detinet, regit et gubernat de presenti. Et quia tempore
detentionis et liberationis predictarum ac etiam propter

15 detentionem huiusmodi, plura forsan homicidia rapine

incendia in terris nostris subsecuta et alia crimina exces-
sus et delicta commissa et perpetrata fuerunt, ex quibus
idem Comes et Cives dicte Civitatis ac ipsius Comitis
adherentes recommendati, nec non in hac parte sequaces

20 einsque officiales et subditi in penas et censuras ac sen-

tentias tam a iure, quam ab homine in talia perpetran-
tes latas, a nonnullis forsitan incurrisse censetur, Nos
premissa paternaliter attendentes, ae considerantes, quod
30

ceo
[41]

40

d
[31]

50

(3)

Re a calba

a IL CONTE GUIDANTONIO DI MONTEFELTRO, ECC. 403

prefatus Comes, tamquam Catholicus vir, retroactis tem-

5 poribus, status et honoris nostri ipsiusque Sedis precipuu 5

zelator extitit, ac pro liberatione et defensione huiusmodi,
ultra indefessa studia et labores, plurima etiam subiit
onera expensarum, quodque presentialiter Civitatem pre-
fatam in nostris et dicte E. nominibus se dimissurum ac
de cetero ad quemeumque concernentia statum et hono-
rem nostrum et ipsius E., tamquam obediens et fidelis
filius se paratissimus obtulerit atque promiserit ad tol-
lendum omnem suspictionem, que propterea quomodolibet
suscitari posset ex premissis, et aliis iustis et rationabi-
libus causis ad id animum nostrum moventibus inducti, de
venerabilium etiam fratrum nostrorum Iordani Sabinen.,
Antonii Ostien. et Velletren., Ugonis Penestrin. Episco-
porum et dilectorum filiorum nostrorum Johannis tit.
S. Laurentii in Lucina, Ludovici tit. S. Cecilie, Antonii
tit. S. Marcelli, Johannis tit. S. Petri ad vincula, Iohan-
nis tit. S. Sisti, Francisci tit. S. Clementis, Angelotti
tit. S. Marci presbiterorum, Lucidi S. M. in Cosmedin et
Ardicini SS. Cosme et Damiani diaconorum eiusdem R. E.
Card. consilio, Comitem, cives, adherentes, recommenda-
tos, sequaces, officiales et subditos predietos a quibuscum-
que etc. delictis ec. plenarie absolvimus etc. efc.

Dat. Rome apud S. Petrum, Anno Incarnationis do-
minice millesimo quadringentesimo trigesimo primo, xrj
Kal. martii, pontificatus nostri anno primo.

Ego Io. tit. saneti Laurentii in Lucina ss.

Ego Luduvicus tit. sancte Cecilie presbiter Card.
Arelaten. ss.

Ego Antonius tit. sancti Marcelli ss.

Ego Jo. tit. saneti Petri ad vincula presb. card. ss.

Ego Jo. tit. saneti Sixti presb. card. subscripxi.

Ego F. tit. sancti Clemen. ss.

Ego A. tit. sancti Marcii ss.

Ego Jordanus e.pus Sabin. manu propria ss.
Ego Antonius e.pus Ostien. m. p. ss.
Ego H. e.pus Penestrinus m. p. ss.
L. FUMI

Ego Lucidus S. M. in Cosmedin diaconus card. ss.
Ego Ardicinus sanctorum Cosme et Damiani diaco-
nus card. ss.
Cincius.
65 (a tergo) A.
Gratis de mandato d. n. pp.
Jo. de Arimino
R.ta in Camera apostolica.
Bulla reintegrationis ab omnibus malefitiis.
70 1432 gennaio 29.

Remissione generale al detto.

1432. (Comp. Ecel. 1431). Ivi, Reg. Vatic., 311, c. 227 t.
febbraio 19.

Eugenio IV dichiara Città di Castello
non potersi concedere inm vicariato.

Eugenius ete. dilectis filiis Communitati Civibus inco-
lis et habitatoribus Civitatis nostre Civitatis Castelli sa-
lutem etc. Sincere devotionis etc... ut civitas nostra Civi-
tatis Castelli eiusque comitatus sive aliqua terra Castrum

5 seu locus ipsius Comitatus nullo unquam tempore alicui
Communitati Universitati Principi et Baroni, Nobili aut
quibusvis aliis singularibus personis cuiuscunque status
gradus ordinis condicionum vel preeminentie fuerint in
vicariatum seu aliam concessionem sub aliquo titulo per-

10 petuo vel ad certum tempus per nos aliquo modo seu quo-
vis quesito colore dari seu concedi debeat auct. ap. per
presentes concedimus, volentes statuentes et eadem au-
etoritate declarantes ac decernentes vos et communitatem
vestram dietamque Civitatem ac eius comitatum terras

15 castra et loca ipsius Comitatus nobis et ipsi E. imme-
díate debere esse subiectas et subiecta ac per nos et di-
ctam E. et non per aliquem alium perpetuo immediate
regi et etiam gubernari, irritum et inane efc. etc. Dat.
Rome, apud S. P. anno Incarnationis dominice MCCCOXXXj,

?0 xj Kal. martii, pontif. n. a. primo.

Ia. de Arimino.
NS

IL

1433. — febbraio 23.

CONTE GUIDANTONIO DI MONTEFELTRO, ECC. 405

Ivi, Arm. 60, n. 21, c. CXXXI

(Comp. Eccl. 1432)

Lodo degli oratori di Venezia e di Firenze

ut

10

do
o

30

per le somme dovute dal Conte Guidantonio per Città di Castello. |

In nomine domini amen. Hoc est exemplum cuiusdam
instrumenti laudi et sententie latarum per d. Jeronimum
de Contarinis Oratorem Ducis Venetiarum et d. Marcellum
de Strozis oratorem comunis Florentie super quibusdam
debitis et pecuniarum quantitatibus expensis et factis
per Illustrem d. Comitem Guidantonium pro summo pon-
tifice et Ecclesia Romana in recuperatione Civitatis Ca-
stelli et locorum occupatorum per aliquos contra statum
R. E. et excomputationem certarum quantitatum summe
novem milium florenorum debitorum dicto Illustri do-
mino Comiti per Cameram apostolicam ex causis predi-
etis cum quibusdam debitis censuum et aliorum, ad que
prefatus Illustris d. tenebatur in preteritum et in futu-

rum, prout in instrumento inde confecto patet manu in-

5 fraseripti ser Cincii secretarii prefati SS.mi d. n. pp.,

cuius quidem instrumenti tenor talis est. vid.

In nomine domini, amen. Universis et singulis tam
presentibus quam futuris hoc presens publicum visuris
et audituris pateat evidenter et notum sit, quod anno a
nativitate eiusdem d. millesimo quatringentesimo trige-
simo secundo, ind. decima, die vero vicesima tertia meusis
februarii, pontificatus SS.mi in xpo patris et d. n. d.
Eugenii divina providentia pp. quarti, anno primo, me

notario publico et testibus infrascriptis ad hec specialiter

? vocatis et rogatis.

In reverendissimorum in xpo patrum et dd. dd. An-

tonii tit. Saneti Marcelli, Johannis tit. S. Petri ad vin- .

cula presbiterorum, Lucidi S. M. in Cosmedin diaconi
miseratione divina Sacrosanete R. E. Cardd. et Magniff.
vv. d. Ieronimi Contareni de Venetiis Oratoris Illustris-
simi dominii venetorum et d. Marcelli de Strozzis de Flo-

DII. T REAPER!
. FUMI

rentia-oratoris excelsi Communis Florentie presentia per-
sonaliter constituti idem Reverendissimi patres et dicti
Magniff. oratores, ut arbitri et arbitratores et amicabiles

35 compositores electi a Reverendissimo in xpo patre et d. d.
Francisco tit. Sancti Clementis presbitero Card. dieti d. n.
Camerario, qui asseruit ab eodem d. n. oraculo vive vocis
sibi faeto ad id commissionem et mandatum habere no-
mine ipsius d. n., R. E. et Camere apostolice ex una

40 parte, et egregio viro ser Lucha q. Joannis de Serra Il-
lustris principis Guidantonii Comitis Montisferetri in Ci-
vitate Urbini a Sede apostolica vicarii in temporalibus
deputati actoris et factoris et legiptimi procuratoris ex
altera parte.

49 .. super nonnullis expensis factis per dietum Comitem
eirca liberationem Civitatis Castelli et super omnibus aliis
expensis, rebus, differentiis, que tam inter Cameram pre-
dietam, quam ipsum Comitem vigere possint, usque in
diem compromissi facti, prout manu mei notarii patet,

50 omnes prefati Reverendissimi patres et huiusmodi ora-
tores, consideratis dampnis et expensis quibuscunque su-
per facto liberationis Civitatis Castelli terrarum et ca-
strorum dicte Civitatis per dietum factis, et consideratis
etiam expensis per eundem Comitem tam strenuo Capi-

55 taneo Berardino della Carda, quam aliis peditibus exposi-
tis, ponderatis etiam dampnis, que huiusmodi occaxione
illata fuerint terris et subditis dicti Comitis, et conside-
ratis etiam expensis factis per ipsum Comitem in suis
castris terris et locis dicta ex causa, et omnibus aliis

6

I-

expensis incumbentibus huiusmodi occaxione, quousque
dictam Civitatem Castelli terras et castra Comitatus
dicte Civitatis ipso domino nostro restituit, considerata
etiam peeuniarum quantitate, quam dieta Camera ab

ipso Comite recipere debet, solempni stipulatione, ne-

Ct

65 mine dictorum arbitrorum et arbitratorum discrepante,
laudaverunt e£c. in hune modum, vid.: dietum Comitem
creditorem esse et recipere debere a dicto d. n. et Ca-
mera prefata novem milia florenorum auri, condietionibus

infrascriptis; vid. quod ex dicta quantitate novem mi-
IL CONTE GUIDANTONIO DI MONTEFELTRO, ECC. 401

70 lium removeantur mille et quingenti floreni Camere, quos
idem Comes restabat dare fe. re. Martino pp. v. prede-

cessori dieti d. n., occaxione certi residui, facto calculo
apud S. M. maiorem, ubi tunc idem Martinus residebat,
| anno eiusdem septimo, et Camera tenetur quitare ipsum
| 75 Comitem vel ser Lucam prefatum de dieta quantitate
mille et quingentorum florenorum sive restituere unam
apodissam, quam dictus ser Luca fecit pro declaratione
1 debiti huiusmodi quantitatis. Item removeantur et ex-
computentur ex dicta quantitate novem milium flor.,

TIU"

80 mille et tricenti flor. Camere pro censu unius anni fi-
niti mense junii p. p. Item, quia erat dubium de solu-

tione censuum trium annorum, nam quitancie dictorum
trium annorum minime obstense sunt, nec apparet in

Camera censum huiusmodi trium annorum solutum fuisse,

oo

5 qui census dictorum trium annorum ascendebat ad sum-
mam trium milium et noningentorum flor. Camere, lau-
daverunt efc., ut tunc defalcentur et excomputentur in
censibus futuri temporis usque ad completam dictam
quantitatem ; de residuo vero dictorum novem milium

90 flor., laudaverunt efc., ut dentur dicto Comiti tria milia

flor. Camere, iuxta formam capitulorum inter partes pre-

dietas firmatorum. Item laudaverunt etc., ut residuum
diete summe novem milium flor. excomputetur pro censu
anni futuri finiendi in festo bb. App. Petri et Pauli, et
95

c

laudaverunt etc. etiam, quod centum flor., qui restant

pro residuo censu dicti anni, remictantur dieti Comiti ec.
Acta fuerunt hec Rome, in palatio apostolico apud S.

,
Petrum in parva capella juxta lodum, prefatis Reve-

rendissimis... (1).

(1) Dal bel codice é stato tagliato un foglio di pergamena che portava il fine di
questo atto.
LE STATUE DELLA VILLA DI PLINIO IN TUSCIS

DI G. F. GAMURRINI

Plinio il Giovine in una lettera a Traiano riferisce, che
aveva richiesto al suo padre, l imperatore Nerva (1) che
gli permettesse di trasferire nel municipio (non lo indica)
le statue, che teneva in lontani terreni, e che essendogli
pervenute per piü successioni le custodiva quali le aveva
ricevute, ed ottenutone l'assenso vi avrebbe aggiunta la
statua di lui. Che Nerva, il quale incitó con mirabile ora-
zione tutti i cittadini ad essere munifici, aveva ben volen-
tieri alla dimanda annuito. Plinio allora avere scritto ai
decurioni, che assegnassero alle statue il luogo medesimo,
dove alquanto prima aveva costruito un tempio a sue spese;
e quelli per riguardo all'opera egregia averne dato a lui la
elezione. Ma e per la infermità propria, e poi per la morte di
Nerva, e per le incombenze d'ufficio era stato costretto a
differirne l esecuzione. Per cui si rivolge a Traiano, perché
eli conceda quanto aveva ottenuto, e di adornare l'opera,
che intendeva incominciare, colla statua ancora di lui: e per
poter far ciò quanto prima, addimandava altri trenta giorni,
oltre il mese della vacanza dall’ ufficio, la quale gli termi-
nava il primo di settembre. Aggiunge poi, che per la vasta
possessione in quei luoghi gli necessita di rinnovare i fitti

(1) L. X, ep. 24: « Petii ab eo, ut statuas principum, quas in longinquis agris
per plures successiones traditas mihi, quales acceperam, custodiebam, permitteret
n municipium transferre, adiecta sua statua ».

28

triti it
410 G. F. GAMURRINI

altrimenti gli affari gli vanno in malora: e che non può ri-
chiedere un tempo piü breve, per essere quei terreni lontani
da Roma da oltre cento cinquanta miglia (1). Traiano corte-
semente risponde (L. X, ep. 25) che non v'era d'uopo che
Plinio gli adducesse tante ragioni, ma essergli bastata la
manifestazione della volontà: e che ponesse la statua di lui
nel luogo designato, non già perché ambisse siffatti onori,
ma per non parere d'impedirgli quell'atto pietoso.

È ben facile qui riconoscere, che i possessi di Plinio
adornati di quelle statue erano situati nel territorio di T-
fernum Tiberinum, ora Città di Castello. Teneva egli colà
una deliziosa villa, dove passava l'estate studiando e cac-
ciando, e che con eleganza si compiace descrivere nella cele-
bre lettera ad Apollinare (L. V, ep. 6). Nella quale non ram-
mentando le statue, mentre nessuna parte ancorché minima
tralascia, si deve da ció arguire, che la scrisse dopo il loro
trasferimento ottenuto da Traiano. A questi invia la lettera
precisamente di là, e designa il sito della loro collocazione
nell'area del tempio, che aveva costruito in grazia e bene-
merenza di essere stato prescelto fino dalla tenera età a
patrono da quel municipio di Tiferno Tiberino (2). Non esser
quindi dubbio trattarsi del vasto predio e della villa im Tu-
scis, molto più che si aggiunge essere distanti da più che
cento cinquanta miglia. Infatti per venire da Roma a Tiferno
conveniva prendere la via Flaminia, e giunti per ad Martis
a Mevania (Bevagna) calare verso il Tevere, e seguire poi
sempre la sua sponda contro corrente. Secondo l’ Itinerari
da Roma a Mevania si contavano miglia 91; da Bevagna al
Tevere (verso ponte S. Giovanni) corrono chilom. 21, pari a

(1) Ivi: « cum et municipium et agri, de quibus loquor, sint ultra centesimum
et quinquagesimum lapidem »..

(2) L. IV, ep. 1: « Oppidum est praediis nostris vicinum: nomen Tifernum Tibe-
rinum, quod me pene adhuc puerum patronum cooptavit.... Ut referrem gratiam,
templum pecunia mea extruxi: cuius dedicationem, cum sit paratum, differre lon-
gius irreligiosum est ».
LE STATUE DELLA VILLA DI PLINIO IN TUSCIS 411,

miglia 17; e da ponte S. Giovanni per Umbertide a Città
di Castello si segnano per la via attuale chilom. 52, pari à
miglia 35; e di là alla villa di Plinio (sopra il villaggio di
Lama), chil. 8, poco meno di miglia 6: onde in totale miglia
antiche da Roma 149 (1). Corso, che ben poco differisce dal-
l’indicato da Plinio, al quale faceva comodo per la sua di-
manda d’accrescerne alquanto la lontananza.

Giacchè più non si dubita che l amena villa di Plinio
in Tuscis, alle altre preferita, risieda fra San Giustino e
Città di Castello proprio nel campo detto di Santa Fiora a
sinistra di un torrente nella parrocchia di Passerina, che
ora porta il nome di Colle di Plinio. Fin dal secolo scorso
fu rinvenuto in quei paesi il titolo votivo di Plinia Chreste,
il quale porse non lieve indizio a Giulio Mancini per farvi
alcune indagini, che quell’ opinione sostennero (2). Ai nostri
giorni ne ha comprovato il sito con nuove esplorazioni il
diligente storico Magherini-Graziani (3), ed ha esposto l' agi-
tata questione e i resultati ottenuti con molta chiarezza e
dottrina. Tuttora, sebbene nel vasto campo ridotto a cul-
tura prosperino i filari delle viti, e lo divida la nuova via
comunale, si proseguono a rinvenire le macerie delle co-
struzioni e le vestigia delle nascose rovine (4). Ho veduto
poco fa il terreno tuttavia ingombro da tritumi sparsi, quan-
tunque di continuo siano tolti dai villici, e gettati nel vicino

(1) Le miglia 91 da Roma a Mevania si desumono dagli Itineraria di Vicarello
(Corpus Inser. Lat. XI, p. I n. 3281—3284 ed. Bormann), tre dei quali segnano la di-
stanza in m. 90, ed uno in m. 91. L'Itinerarium Antonini assomma m. 91. La di-
stanza chilometrica da Bevagna a Città di Castello è tolta dalla Carta geografica po-
stale d’ Italia, Torino 1878, f.0 n. 5.

(2) Giornale di Padova, an. 1828; e meglio nel Giornale Arcadico di Roma,
T. 60 (1833) p. 173 e seg.

(3) Storia di Città di Castello. Ivi, 1890, Vol. I pag. 114 e seg.

(4) Ho preso io stesso nel sito due fotografie, che vennero nella Strena Helbi-
giana (Lipsiae, 1900) per maggiore illustrazione riprodotte, nelle quali da due punti
diversi si vede il campo, rasentato e corroso dal torrente, e dove si elevava la villa
di Plinio. In cima alla collina stanno la parrocchia ed una villa moderna spettante
ai sigg. Cappelletti.

m

t See E > sc
419 G. F. GAMURRINI

torrente (1)..-Ho veduto i pezzi di mosaico raccolti, e le cornici
di marmo, e le infrante tegole, che recano in grandi lettere
la marca di €. P. C. S, cioè del nome di Caius Plinius Cae-
cilius Secundus. Con che siamo vie meglio assicurati essere
quello il sito della graziosa villa, ch'egli ci lasciava de-
scritta, e che poi gli eruditi hanno fantasticato nel ricom-
porre. Ora nel luogo stesso seguendo la sua lettera e no-
tando la posizione e l'orientazione, con grata meraviglia ci
persuadiamo, che veramente quello sia dove Plinio il gio-
vine, e forse anche il suo zio, il naturalista, trassero dolci
ed eruditi ozi, ricreandosi di quella pace e dell'aere aprico
e sereno (2). Un immenso anfiteatro si apre coronato dagli
elevati poggi: veduta quanto mai mirabile (3). Giace il campo
di Santa Fiora dalla parte settentrionale a piè di un libero
colle (nella cui cima risiede adesso la villa Cappelletti) ed
agevolmente si eleva sulla spaziosa valle (4). Le aure fresche
e pure riceve per una larga foce dai monti Appennini, che
dietro e da lunge si adergono (5). In gran parte prospetta a
mezzogiorno, e nell'inverno alquanto prima accoglie il sor-
ger del sole che nell'estate, per essere da quel lato sotto-
posto ai poggi (6). Due torrenti limitano a destra e a sinistra

(1) Il vecchio guardiano della prossima villa del Colle di Plinio, Francesco Pao-
lini, ha con amore raccolto molti frammenti di marmi (uno di statua), pezzi di mo-
saici, e fistule aquarie di piombo, e tegoli con bolli figulinari, provenienti tutti dal
campo di Santa Fiora. Mi ha riferito, che dovendolo ridurre a cultura ci vollero
parecchi giorni di lavoro per disgombrare le macerie dell'antica villa e scaricarle
nel fiume.

(2) L. V, ep. 6: « Habes caussas, cur ego Tuscos meos Tusculanis, Tiburtinis,
Praenestinisque meis praeponam . .... Placida omnia et quiescentia, quod ipsum
salubritati regionis, ut purius caelum, et aer liquidior, accedit ».

(3) Ivi: « Regionis forma pulcherrima. Imaginare aliquod immensum, et quale
sola rerum natura possit effingere. Lata et diffusa planities montibus cingitur ».

(4) Ivi : « Villa in colle imo sita prospicit quasi ex summo ; ita leniter et sen-
sim clivo fallente consurgit ».

(5) Ivi: « A tergo Appenninum, sed longius habet, Accipit ab hoc auras quame
libet sereno et placido die. » E alquanto sopra: « Aestatis mira clementia : semper
3er spiritu aliquo movetur ». 1

(6) Ivi: « Magna sui parte meridiem spectat, aestivumque solem ab hora sexta,
hibernum aliquanto maturius ».

la if ii to, pria
S "duce cna

415

LE STATUE DELLA VILLA DI PLINIO IN TUSCIS

quella pianura, ed effondono le acque nel prossimo Tevere (1).
Un fonticello a breve distanza seguita a fluire la sua linfa,
la quale condotta cadeva poi con giocondo murmure, vuoi
ripartita in tenui zampilli, vuoi raccolta in vasca marmo-
rea (2). E qui per non deviare d'avvantaggio dal tema pro-
postomi dirò solo che scavi regolari varrebbero ancora
(sebbene alcuna impronta più non si scorga o vestigio, tranne
il lungo muro di precinzione a mezzogiorno) (3) a far rico-
noscere le diverse parti di quella celebre villa, o almeno
laddove le fondamenta rimangono.

Le tegole che portano il bollo di C. P. C. S. palesano
che Plinio in quel suo lato predio teneva una fornace da
embrici: e non poteva essere altrimenti, perchè l' argilla
della valle è tenace (4), e specialmente verso il basso Tevere
bene si adatta a tale industria. Questa osservazione valga
per le altre tegole segnate col nome di altro proprietario,
e che sempre più convalidano l'esistenza di una fabbrica lo-
cale. Se ne sono raccolte pertanto nello stesso campo alcune
coll’ impronta di GRANI, ora isolato, ora congiunto a due
diverse date consolari, la più antica delle quali indica l'an-
no 760 di Roma (7 d. Cr), l'altra il 768 (15 d. Cr.) Della
prima non si aveva che una marca spezzata, e ci rimaneva
ignoto il cognome di Granio (5): ma nell'anno decorso per
cortesia dell’ing. Temperini di Città di Castello mi è perve-

(1) Ivi: « Cuncta enim perennibus rivis nutriuntur . .. devexa terra, quiequid
liquoris accepit ..... effundit in Tiberim ».
(2) Ivi: « Hic quoque fons nascitur, simulque subdueitur . ...... per totum

hippodromum inductis fistulis strepunt rivi. » E più sopra: « In hoc fonte crater,
circa siphunculi plures miscent iucundissimum murmur ».

(3) Il muro meridionale, che ancora si scorge alla superficie del suolo, si estende
da torrente a-torrente per circa quattrocento metri. « Omnia maceria muniuntur;
hane gradata buxus operit et subtrahit ». Lungo il muro passava un’ antica via.

(4) La tenacità o compattezza della terra in quella valle é pure ricordata. Ivi:
« Tantis glebis tenacissimum solum .... ut nono demum sulco perdometur ».

(5) Il sigillo figulinario, di cui tratto si ha in Marini alla p. 121, n. 2962, Roma 1884.
Fu edito primamente da G. Mancini nel 1803 nel Giornale di Padova: poi da Maghe-
rini-Graziani con i soli nomi dei consoli e di M. GRANI.

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414 G. F. GAMURRINI

nuta integra, che ho voluto collocare per la sua importanza
nel museo pubblico di Arezzo:

iQ. CAECILIO . METELLO
A . LICINIO. NERVA .CoS i
M . GRANI . MARCELLI

L'altro edito interamente da Magherini-Graziani (o. c.
pag. 115):

GRANI
DRVSO . CAESARE . MSILANOCoS

Segnano queste due date il tempo successivo delle co-
struzioni fatte da Marco Granio Marcello, l'una verso la fine

dell impero di Augusto, e l'altra nel secohdo anno di Ti-

berio: alle quali Plinio aggiunse quasi un secolo dopo le
proprie, come è chiaro dagli embrici portanti le sue lettere
iniziali, e da quello che scrive: Amo enim quae maxima
parte inchoavi, aut inchoata percolui (libr. V, ep. 6). Nè Granio
ci è ignoto: la storia ci ha trasmesso, ch'era ascritto al-
l'ordine senatorio, e che fu in quegli anni questore (più
propriamente proconsole) della Bitinia. Appunto per quella
carica nel secondo anno di Tiberio sostenne un processo gra-
vissimo in Roma (1). Il suo questore lo aveva accusato di
concussione od estorsione, e l' accusa fu presentata da un no-
tissimo declamatore Ispone, il quale sobillava aver Marcello
sparlato di Tiberio, ed aggiungeva, fra le statue dei Cesari, che
possedeva, avere collocata la propria in luogo più elevato, ed
anche amputata la testa a quella di Augusto coll’ imporvi

(1) Tacit. Ann. I, 74: « Nec multo post Granium Marcellum, praetorem Bithyniae,
quaestor ipsius, Caepio Crispinus, maiestatis postulavit, subscribente Romano Hispone,
qui formam vitae init ».'
LE STATUE DELLA VILLA DI PLINIO IN TUSCIS 415

una di Tiberio (1). L'imperatore presente, ardendo di sdegno,
lo voleva subito di moto proprio condannare, ma ne fu da
una libera parola a sorte represso. Pare che dell’ accusa per
le statue Marcello rimanesse assoluto, come si ha da Tacito;
mentre Svetonio, che allude allo stesso fatto in termini in-
certi, lo dice condannato (2). I commentatori stanno con
Tacito, che sembra aver avuto informazioni più esatte, e le
poteva avere assunte da Plinio stesso amico suo.

Sono persuaso, che le statue poste da Granio Marcello
nella sua villa în Tuscis, che compiva in quell’anno 768 di
abbellire, siano le ricordate dai due storici, e quindi quelle
ereditate da Plinio, che chiama statuas principum, e Tacito
Caesarum. Tanto felicemente combinano i due nomi del pro-
prietario, il tempo e il fatto, che non si può pensare nè ad
altra cosa, né ad altra persona. La villa im T'uscis era per-
venuta a Plinio per parte della madre sorella di Plinio Se-
condo il seniore. Ricorda egli questi fondi come materni,
molto vasti ma poco fruttuosi rispetto alla loro estensione:
« Me praedia materna parum commode tractant; delectant
tamen ut materna » (3). Esclude poi che fossero acquistati
dalla sua madre Plinia, dicendo che unitamente alle statue
gli erano pervenuti per plures successiones. Resta quindi ad
indagare, come la successione è avvenuta, e quale parentela
vi fosse stata fra la famiglia dei Plinii e il senatore M. Gra-
nio Marcello.

E molto incerto come si chiamassero i genitori di Plinio

(1) Tacito 1. c. « Sed Marcellum insimulabat, sinistros de Tiberio sermones ha-
buisse... . / Addidit Hispo statuam Marcelli altius quam Caesarum sitam : et alia in
statua, amputato capite Augusti, effigiem Tiberii inditam. »

(2) Sveton. Tiberius, c. 58: « Statuae quidam Augusti caput demserat, ut alte-
rius imponeret. Acta res in senatu, et quia ambigebatur, per tormenta quaesita est.
Damnato reo ».

(3) La chiama « res familiaris », Lib. IV, ep. I: « Deflectemus in Tuscos, non ut
agros remque familiarem oculis subiiciamus, sed ut fungamur etc. ». Lib. X, ep. 24 à
Trajano: « te plurimum collaturum utilitatibus rei familiaris meae. Agrorum enim,
quos in eadem regione (in Tuscis) possideo, locatio quum alioqui CCCC excedat, adeo
non potest differri .. ... Praeterea continuae sterilitates cogunt me de remissioni-

bus cogitare ».

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416 : G. F. GAMURRINI

il vecchio e di sua sorella Plinia. Se non. che una vita di
lui, che si reputó scritta da un antico, e stimata autentica
dal dotto P. Arduino ci riferisce, che era Veronensis, natus
sub Tiberio, patre Celere, matre Marcella (1). Una lapide ve-
ronese, mancante della parte destra verrebbe a dirci lo
stesso per i nomi del padre e della madre di Caio Plinio
Secondo, se si accettano i supplementi del Panvinio (2). So
bene che quella vita non si vuole antica, ma invece si du-
bita esser fattura di un erudito del quattrocento: e che sia
tutt'altro che certo, che il titolo « veronese » appartenga allo
scrittore delle storie naturali. Il documento che vengo a ri-
velare, che Granio Marcello era un antenato di Plinio, puó
mettere in forse i moderni giudizi, e far rivivere l’ abban-
donata opinione. Si potrebbe ben credere che la madre di
Plinio Secondo fosse stata Grania Marcella figlia di Marcello,
ed ava'di Plinio Cecilio. Ed infatti Plinio il Seniore nacque
l’anno 776 di R. (23 d. Cr.) vale a dire dieci anni dopo che
Granio aveva avuto il proconsolato della Bitinia. Si noti in
fine, come ben convengono le età di ciascuno, onde é dato
desumere, che la figlia divenne erede dei beni del padre,
compresa la villa 22 T'uscis, da lui edificata ed adornata di
statue. Bene quindi si spiega la frase della lettera « statuas
principum ..... per plures successiones traditas mihi », e
pervenutegli unitamente ai beni materni, cominciando a con-
tare dal suo bisavolo. Andarono quelle a rendere più splen-
dida la munificenza di lui verso il municipio di T/fermum
Tiberinum, trasferite che furono presso il tempio, che a sue
spese aveva inalzato.

(1) C. Plinii S. Hist. Nat. T. I (ed. Taur. 1829) p. XC: « Altera Plinii vita circum-
fertur, quam et Harduinus inter Veterum testimonia protulit. C. Plinius Secundus
Veronensis etc. ».

(2) Corp. Inscr. Lat., vol. V, p. !, n. 3442 ed. Mommsen. Se si riferisce a Plinio il
vecchio, si potrebbe supplire: C. Plinius | C. f. Secundus | IIII vir Aug. | sibi et Or-
civiae | . . f. Marcellae | uxori | €. Plinio Celeri patri | optimae matri | Graniae Mar-
cellae | t. f. 1.
REGESTO DI DOCUMENTI

DEL SECOLO XIV
RELATIVI A CITTA DI CASTELEO
ESISTENTI NELL'ARCHIVIO DECEMVIRALE

DEL COMUNE DI PERUGIA

A tempi remotissimi risalgono (com'è naturale, attesa la
vicinanza dei due paesi) i continui rapporti fra Perugia e
Città di Castello.

Noi non faremo ricordo di tali relazioni nell'epoca an-
teriore al secolo XII, per la ragione eziandio che, proponen-
doci di discorrere dei rapporti anzidetti in base ai documenti
che si conservano nel nostro archivio, non ci venne fatto
rintracciare in esso alcuna notizia prima del Luglio 1180,
data sotto la quale si trova registrato nel cod. 9X l'atto di
sommissione di Città di Castello a Perugia.

Dai documenti del secolo XIII, i quali troveranno luogo
nel Regesto generale degli atti di questo secolo esistenti nel-
| Archivio di Perugia, di cui fu già decisa la pubblicazione,
si rileva che Perugia pretese esercitare sempre, non senza
peró vivi contrasti, una specie di egemonia politica su Città
di Castello, come in genere su tutte le minori città dell' Um-
bria. Siffatta egemonia esplicavasi in modo speciale coll'in-
gerenza del Comune di Perugia nell’ elezione dei magistrati
di Città di Castello: infatti, come nella sommissione del Lu-
glio 1180 era riserbato ai Consoli perugini il diritto di in-
tervenire « in renovatione consulum Castellane civitatis »,
cosi in altro atto del 21 Giugno 1259 vediamo che il Podestà
e il Capitano del popolo di Città di Castello erano ambedue
perugini. |

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- 418 ANSIDEI E DEGLI AZZI

E a notare del resto che, come rilevasi dallo stesso do-
cumento testé richiamato, Città di Castello era tenuta in
ragguardevole considerazione dai magistrati della Dominante,
tantoché nel 1259 la vediamo chiamata arbitra nelle contese
insorte fra Gubbio e Perugia. Nè ciò era senza fondata ra-
gione; la potenza e l’importanza di Città di Castello ci ven-
gono, tra l'altro, addimostrate anche dalle fiere e lunghissi-
me lotte che si combatterono tra la prepotente Perugia e
Castello sdegnosa del giogo; a codeste lotte si riferiscono
in gran parte i documenti che qui riassumiamo ed anche
queli che ci proponiamo di pubblicare nel prosieguo di
questo lavoro, cui non potemmo dar termine per la ristret-
tezza dello spazio. Ed altro significantissimo indizio del conto
in che si teneva Città di Castello è offerto pure dal fatto
che sullo scorcio del secolo XIV interviene mediatrice di
pace tra Perugini e Castellani la potentissima Repubblica
fiorentina.

Nella splendida collezione degli Annali Decemvirali del
nostro Comune sono a deplorarsi varie lacune cagionate da
incendî e dai torbidi eventi politici che funestaron la penisola
tutta in quell'epoca, e malauguratamente la più grande di
dette lacune è quella che si riscontra appunto nel secolo sul
quale abbiamo rivolto i nostri studî, mancando gli anni dal
1327 al 1350 e dal 1352 al 1379. A colmare siffatto vuoto
non ci soccorsero neppure le cronache e le istorie di quel-
l'età, contenendo esse generalmente scarsissime notizie in
proposito. Dai brevi accenni però e dai riscontri che per
analogia possono farsi colle condizioni delle altre minori
città dell' Umbria, è lecito argomentare che invariati rima-
nessero i rapporti tra le due città, cioè di egemonia tiran-
nicamente esercitata da una parte e di mal sofferto giogo
dall’ altra.

Di semplice compilazione è il lavoro cui attendiamo,
limitandoci ad illustrare sobriamente con alcune note quanto
su Città di Castello veniamo raccogliendo mercè

Q

un diligente
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC. 419

spoglio di tutte le collezioni del nostro Archivio. Forse ad
altri potranno sembrare di scarso valore storico alcuni dei
documenti dei quali diamo il riassunto, ma siamo d' altronde
convinti che non v'ha notizia, per quanto tenue, che non
| valga a portar luce su quegli oscuri tempi medievali sino ad
‘ora così poco e mal noti, che Alinda Bonacci-Brunamonti,
non senza ragione, disse:

« Or feroci or gentili, e pur mai sempre
di nostra fiacca età più venerandi » ;

e ci lusinghiamo che il nostro possa riuscire un contributo,
sia pur modesto, alla ricostruzione di quella « demopsico-
grafia » dell’ Italia, che, secondo la frase del Carducci, è
ancora tutta da fare.

| Ci conforta anche il pensiero di aver obbedito al pre-
cetto che all’ archivista dava l ilustre Francesco Bonaini,
scrivendo: « Inventari, indici e regesti, ecco l'opera quoti-

diana dell’ uomo che la natura e lo studio hanno chiamato
a vivere negli archivi ».

E sebbene sia da noi lontano il pensiero di avere effi-
cacemente cooperato a render più vasta e profonda la dot-
trina storica di chicchesia, pure, mentre attendevamo al
nostro lavoro, ci tornava in mente che Cesare Guasti, nel
discorrere della utilità delle ricerche d'archivio, paragonava
chi le compie, coi versi del Divino Poeta, a

VUE A ERE quei che va di notte,

che porta il lume dietro, e sé non giova;
ma dopo sé fa le persone dotte ».

Perugia, Agosto 1900.
13:00: 95.0

I. — 1306, Aprile 21.

I Priori del C. di P. (1) eleggono Vinciolo « Novellum » (2),
Filippo « d. Guidonis » (3) e Michele « Simonis » ambasciatori .a
€. di C. « propter concordiam intrinsecorum et extrinsecorum
Castelli procurandam » e per ottenere la liberazione dei fuorusciti
Castellani assediati nel castello di Vallebona. Le discordie di C.
di C. si temeva polessero riuscir di danno al C. di P., special-
mente a causa della guerra che questo aveva « cum intrinsecis
Spoletanis (4) ».

Segue l'ordine di pagamento di 90 lib. di den. a favore dei
nominati ambasciatori.

(Ann. D., 1189-1339, c. 259 t.).

(1 Avvertiamo che con l'abbreviazione C. di C. si rappresentano le parole Co-
MUNE DI PERUGIA ; coll'altra C. di C., le parole CrrrÀ DI CASTELLO; colla lettera C. la
parola COMUNE; coll'abbreviazione ANN. s'indicano i volumi della collezione degli
ANNALI DEGEMVIRALI esistente nell'antico archivio del C. di P.

(2) Vinciolo Novello figura nel LIBRO Rosso, compilato nel 1333 allo scopo di
escludere i nobili dai pubblici offici, fra i magnati « de prole militari descendentes »
di Porta S. Pietro; a fianco del suo nome leggonsi le parole: « Hic fuit magnus vir,
minor tamen patre ». Dallo stesso libro risulta che il padre era Vinciolo « Ugution-
celli ».

(3) Questo Filippo era della famiglia Della Corgna, come risulta dal citato LIBRO
Rosso, nel quale lo stesso Filippo è il primo iscritto fra i magnati di Porta S. Su»
sanna,

(4) Circa la guerra contro i Ghibellini di Spoleto, vedi PELLINI, Dell? historia di
P., part. I, libr. V, pagg. 343 e seg.
a ANSIDEI E DEGLI AZZI
II. — 1306, Ottobre 21.

Nella generale adunanza dei Priori e Camerlenghi delle Arti si
delibera che i Priori del Novembre e del Decembre successivi sieno
eletti dai Priori in carica; e ciò perchè all’ officio del Priorato
sien chiamati « boni, fideles et legales homines atque Gelfi (1) »;
tale deliberazione è adottata in seguito ad istanza avanzata dai Ca-
pitani di parte guelfa (2) e dalla stessa parte « propter novilates
Castelli nuper occupate (sic) per Aretinos et alios gebellinos ».

(Ibid., c. 275 t.).

III. — 1306, Ottobre 21.

Nella stessa adunanza è data facoltà ai Priori di mandare
quali e- quanti ambasciatori vogliano al convegno che presto
avrebbe avuto luogo in Firenze fra i rappresentanti di quella
città, di Siena, di Gubbio e di altri Comuni e Signori guelfi « ad
tractandum et conferendum de recuperatione Civitatis Castelli et
de hiis que pertineant ad honorem et exaltationem partis. gelfe
et destructionem et periculum emulorum » (8).

(Ibid., c. 216 r.).

IV. — 1306, Ottobre 21.

[ Priori del C. di P. ordinano agli officiali delle gabelle un

pagamento a favore di Vivolo « Vannis » e Cola « Franciscoli »,

spie del C., mandati dagli stessi Priori a C. di C. « post rot-
turam ipsius civitatis ad standum et spiandum nova et ea que
ibi fiebant ».

(Ibid., e. 916 t.).

(1) Sulla fedeltà del C. di P. alla parte guelfa vedi in questo Bollettino (vol. I,
pagg. 591 e segg:) V. ANSIDEI, Alcune notizie sui rapporti fra Roma e Perugia net
secolo XIII. Del guelfismo di Perugia fanno fede eziandio le rubriche 4a e 14a dello
Statuto del 1279, « Qualiter potestas cum tota sua familia esse debeat de parte sancte
romane ecclesie » e « Qualiter civitas Perusij manuteneatur ad libertatem ecclesie
romane ».

È '(2) Circa questa magistratura vedi la prefazione del BonAINI alla prima parte
delle cronache e storie inedite della città di P., in Archivio St. Ital., tom. XVI, pag. 58.

(3) A. proposito di questa lega contro i ghibellini di C. di C., vedi PELLINI, loc.

cit., pagg. 345; e Muzi, Memorie civili di C. di C, (C. di C., Donati, 1744), vol. I, pagg. 140.
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC.

V. — 1306, Ottobre 25.

I Priori del C. di P. dispongono che i Frati della Penitenza,
officiali del C. preposti all'annona, distribuiscano delle razioni di
vettovaglie e di foraggi ai componenti la cavalcata che, sotto gli
ordini di Dino de' Salamoncelli (1), capitano del popolo, si erano
accampati « apud castrum filiorum Uberti in subxidium exititiorum
et depulsorum de civitate Castelli ».

(Ibid., e. 978 t.).

VI. — 1309, Aprile 24.

Nel Consiglio speciale e generale del C. di P., essendo stata
presentata la domanda del C. di C. di C. per avere ambasciatori
che trattassero la pace « in patria et maxime inter comune Ca-
stelli et comune Citerne » (2), si delibera l’ invio di 25 ambasciatori
con 3 cavalli per ciascuno col salario ad ognuno di essi di 40
soldi al giorno.

(Ann. 1308-1310, c. 168).

VII. — 1309, maggio 16.

Nel Consiglio speciale e generale del C. di P. si delibera che
alle spese sostenute per l'invio dei 25 ambasciatori a C. di C.
si faccia fronte coi denari ritratti dalla vendita del grano del C.
affidato alla custodia dei Frati della Penitenza.

(Ibid., c. 172).

VIII. — 1310, novembre 14.

I Priori del C. di P. alla domanda fatta per mezzo di am-
basciatori dal C. di C. di C. allo scopo di ottenere « adiutorium
militum perusinorum pro succurrendis illis qui sunt in bactefolle

(1) Dino Salamoncelli da Lucca è ricordato dal MARIOTTI, Catalogo dei Potestà,
Capitani del popolo, ecc., di P., pagg. 238 ; nel 1305 era stato capitano del popolo di
: S. Miniato.

(2) Vedi PELLINI, op. cit., parte I, libr. V, pagg. 356; e MuZI, op. cit., pagg. 141.
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494 ANSIDEI E DEGLI AZZI

consiruelo conira civitatem Arecij », rispondono, in seguito anche
al consiglio di aleuni Sapienti, che ad accogliere la richiesta il

C. di P. « non est presentialiter paratum » (1).
(Ann. 1310 1312, c. 16 t.).

IX. — 1311, Maggio 27.

I Priori del C. di P. deliberano di mandare ambasciatori a

C. di C. e ad altri Comuni per chiedere « adiutorium militum

et peditum in felici exercitu nuper fiendo per dictum comune Pe-
rusij contra tuderlinam civitatem »; gli ambasciatori eletti per
recarsi a C. di C. sono Ciuzio « Fuzarelli » e Tommaso « Bo-
niohannis ».

(Ibid., c. 84 t.).

X. — 1312, Marzo 31.

| Priori del C. di P. con alcuni Sapienti deliberano l'invio
di due ambasciatori a Gubbio e a C. di C.; a quest'ultima si fa
premura perché si tenga pronta a trattare con il C. di P. e con
altri « de reparatione et defensione tolius contrate occasione no-
vitatum que in promptu sunt fieri per contratam occasione ad-
ventus regis romanorum » (2), e perché mandi a P. il 15 di aprile

(1) Il C. di P. non poteva spedire gli aiuti richiesti, essendo le sue milizie occu-
pate contro i ghibellini di Todi e di Spoleto (PELLINI, op. cit., parte I, libr. V, pagg. 364).
Il Muzi (op. cit., pagg. 140), citando erroneamente il PELLINI, asserisce che in questa
epoca le milizie perugine erano impegnate contro i ghibellini di Cerqueto e di Mar-
sciano. Il PELLINI invece afferma che i Perugini, dopo aver sconfitti i Todini, ritor-
narono a Marsciano e a Cerqueto.

(2) A proposito di questa calata di Errico VII (di Lussemburgo) scrive il MuzI
(op. cit., pagg. 141) : « Sceso in Italia l' imperatore Arrigo VII, e chiedendo sommis-
sione alle città toscane, quando la chiese a Cortona, risposero i Cortonesi al messo
imperiale, scusandosi « quod statim postquam Perusini, Castellani et illi de Augubio
scirent, quod jurassent, incontinenti ipsos destruerent et hoc possent quando vellent
quia pauperes sunt et debiliores respectu predictorum et Aretini non diligunt eos;
unde supplicabant quod eis daremus dilationem donec dominus rex esset in Pisis ».
— Da una deliberazione dei Priori e di alcuni Sapienti del 31 marzo 1312 si ha notizia
che il C. di P. e i suoi alleati avevano assoldato 100 cavalieri catalani e 100 fanti « ad
defensionem et tuitionem terrarum ducatus vallis spoletane et aliarum terrarum et
de liga et sotietate comunis Perusij .. et ad hoc ut possit fleri provisio sufficiens repa-
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC. 425

due ambasciatori, uno dei quali abbia come sindaco pieni poteri
di trattare e di mandare ad effetto tutto ciò che dai confederati
si stabilisea in proposito. A C. di C. furono destinati Vegnatolo
« Riccoli » e Bartolello « Lelli ».

(Ann. 1312-1314, c. 19 t. e 20).

XI. — 1312, Agosto 28.

I Priori del C. di P. deliberano che sia annullata una sentenza
‘emanata dal podestà di P., Guidone d'Empoli, (1) contro alcuni
‘Castellani imputati di essersi violentemente introdotti nella casa
di certo Muzio « Bonacursii » del castello di Romeggio (2) nel con-
tado di P. e di avervi rubato tre paia di buoi e due asini ; la de-
liberazione è presa in seguito ad analoga istanza presentata da
ambasciatori del C. di C. di C., e in considerazione « quod co-
mune et homines civitatis Castelli diu fuerunt in amore comunis
Perusij et fideliter comuni Perusij serviverunt ».

(Ibid., e. 93 r.).

XII. — 1312, Agosto 30.

I Priori deliberano che tutti gli Eugubini, Castellani, Foli-
gnali, Assisani, Spellani, Bettonesi, ed, in genere, tutti gli altri
forestieri che si recano ai servizi del C. di P., sieno d'ora in-
nanzi, per tutto il tempo in cui rimangano a detti servigi, consi-
derati come veri cittadini originarî di P. e possano godere di tutti
i relativi privilegi e benefici.

(Ibid., e. 94 t.*.

rationis et debite defensionis et resistentie ratione adventus novi Regis Romanorum
qui accessit noviter ad partes Tuscie » (Ann. ad annum., c. 19 t.). — Enrico VII fu
coronato della corona ferrea dall'arcivescovo di Milano l' 11 Gennaio 1311, ed il 29 Giu-
gno 1313 ebbe la corona imperiale a Roma da lui a viva forza occupata.

(1) Il MARIOTTI (op. cit., pagg. 234, sotto l'anno 1302) dal 1300 al 1312 non ricorda
che un podestà col nome di Guido, « nobilis et potens miles dominus Guido de Trip-
polis de Robertis Regiensis », e nota che il Pellini chiama invece questo podestà
Guido de' Trempoli aretino.

(2 « Luogo eminente vicino alla Fratta |ora Umbertide], circa 12 miglia di-
stante da Perugia » (BELFORTI-MARIOTTI, Memorie «ss. sui castelli perugini, rione
di Porta S. Angelo).

29

EET
426 ANSIDEI E DEGLI AZZI

XIII. — 1312, Settembre 10.

I Priori e Camerlenghi delle Arti, insieme ad alcuni Sapienti,

udita l'ambaseiata colla quale il C. di C. di C. chiede aiuto di
fanti e di cavalleria « cum dicatur regem Alamanie versus partes
Civitatis Castelli dirigere gressus suos », decidono che il detto
aiuto sia concesso; « de modo et ordine dieti adiutorij » riman-

gono arbitri i Priori « cum sapientibus et sine sapientibus prout

eisdem Prioribus visum fuerit ».
(Ibid., c. 105).

XIV. — 1312, Settembre 11.

I Camerlenghi e Sapienti, eletti dai Priori e convocati « de
mandato nobilis militis d. Francisci de Ghisleriis (1) capitanei co-
munis et populi Perusij », deliberano che cinquanta cavalieri della
città e del distretto di P., scelti dai Priori debbano andare in
aiuto a C. di C. con 2 cavalli per ciascuno e col salario di 30
soldi di den. al giorno a testa.

(Ibid., e. 106 r.).

XV. — 1313, Maggio 29.

I Camerlenghi e i Priori, convocati « de mandato nobilis mi-
litis d. Georgij capitanei comunis Perusij (2) », in seguilo alla de-
liberazione adottata nel maggiore e general Consiglio della città
che fosse accordato al comune di C. di C. un aiuto di cavalieri
contro il conte Federico vicario dell'Imperatore (3), deliberano
che si mandino soldati a C. di C. nel numero e per il tempo che
piacerà ai Priori.

(Ibid., e. 204 t. e 205 r.).

(1) MaRIOTTI, Op. cit., pag. 344.

(2) Il MARIOTTI (op. cit., pag. 245) lo dice « de Thebaldeschis » di Ascoli; ed in-
fatti a c. 197 t, degli Annali leggesi questo casato; é a notare però che a c. 196 r. de-
gli Annali medesimi questo Giorgio é detto « de Teballeschis », mentre al t. della
Stessa c. leggesi « de Thebalvensis ».

(3) Per notizie sul Montefeltro « che avversò la Chiesa e combatté gagliardamente
contro la parte guelfa ed ebbe taccia di eretico » vedi in questo Bollettino, voll. III,
IV e V, L. FUMI, Eretici e ribelli neW Umbria dal 1320 al 1330.

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MAS Tree:

REGESTO DI DOCUMENTI, ECC. 427

XVI. — 1515, Marzo 26.

Avendo nel Consiglio dei Camerlenghi proposto i Priori che
si mandino ambasciatori a Gubbio e ad altri luoghi, affinchè
convengano cogli ambasciatori della Marca di parte guelfa e li
inducano a far lega per difendersi dai Ghibellini e servire la
Chiesa, Angelo « Iannis » propone che si spediscano lettere anche
ai Comuni di Orvieto, di C. di C. e di Foligno, « ut mictant am-
basciatores suos ad parlamentum ». — La deliberazione fu presa
secondo la proposta dei Priori.

(Ann. 1315-1317, c. 19).
XVII. — 1817, Settembre 2.

In un Consiglio tenuto dai Priori insieme a molti Savi, si
propone se piaccia « intendere ad pacificandum et reformandum
Civitatem Castelli que semper voluit et disvoluit id quod comune
Perusij et numquam discessit a voluntate comunis Perusij ». Dopo
lunga discussione si delibera che in ogni modo si proceda alla
pacificazione di della città, che su ció deliberino i Camerlenghi e
Rettori delle Arti e che si mandi ad effetto ciò che questi de-
cideranno.

(Ibid., c. 174 e c. 175 r.).

XVIII. — 1317, Settembre 9..

In un consiglio dei Priori e di molti Sapienti, si delibera che
le proposte relative alla pacificazione di C. di C. siano portate
e discusse nell'adunanza dei Camerlenghi.

(Ibid., c. 178).

XIX. — 1317, Settembre 10.

In un’adunanza dei Priori e dei Camerlenghi si delibera che
la proposta di mandare ambasciatori. a C. di C., allo scopo di
pacificarla, sia portata e discussa nell’adunanza dei Camerlenghi
e dei Rettori delle Arti.
(Ibid., c. 180).
498 | ANSIDEI E DEGLI AZZI
XX. — 1317, Settembre 14.

L'adunanza generale dei Priori, Camerlenghi e Rettori delle
Arti decide che l'invio degli ambasciatori incaricati di pacificare
C. di C. sia fatto « secundum dispositionem et ordinationem
faciendam per presentes Priores Artium tantum cum Camerariis
et Sapientibus quos dieti Priores secum habere voluerint ad pre-
dicta ».

(Ibid., e. 183 r.)

XXI. — 1311, Settembre 23.

I Priori eleggono Simone « d. Guidalocti » e Nino « Ti-
berutij de Montemelino » ambasciatori a C. di C. « in servitium
dicte civitatis et pro reformatione dicte civitatis secundum refor-
malionem factam inter Camerarios et Rectores Artium ».

(Ibid., c. 188 t.).

XXII. — 1817, Ottobre 13.

I Priori ordinano al massaio del C. che paghi 20 soldi di
denari ad Ercolano cursore recatosi a C. di C. « pro factis Co-
munis Perusij ».

(Ibid. e. 201 t.)-

XXIII. — 1317, Ottobre 31.

I Priori deliberano che Simone « d. Guidalocti » e Nino
« Tiberutij de Montemelino (1) », ambasciatori a C. di C., essendo
stati pagati per 12 giorni, ed essendo rimasti nella detta amba-
sceria soltanto 6 giorni, sien tenuti a restituire al massaro del
C. il salario indebitamente percetto per i detti 6 giorni nella
somma di 15 libre di den. per ciascheduno.

(Ibid., c. 212 r.).

(1) Il primo era della famiglia dei Guidalotti. — Nel Libro Rosso cit. i Monte-
melini figurano tra i nobili di porta S. Pietro, di porta Eburnea e di porta Sole.
iris erasa

TL ESILE

REGESTO DI DOCUMENTI, ECC.

XXIV. — 1818, Aprile 7.

Nella adunanza dei Camerlenghi delle Arti, essendo stato
scritto ai Priori dal C. di C. di C. che i Ghibellini di Arezzo
avevano assediato e preso il castello di Citerna del contado di C.
di C., mentre il cassaro e la rocca si tenevano ancora per il
C. di C. di C., si propone che debbasi dal C. di P. dare ajuto
ai Castellani affinchè il detto cassaro non sia preso, e si delibera
che l’ajuto dei soldati in breve tempo si mandi e che la proposta
venga portata nell'adunanza dei rettori.

(Ann. 1318, c. 28 r.).

XXV. — 1318, Aprile 9.

Nell'adunanza generale dei Camerlenghi e Rettori delle Arti
si decide che i Priori possano provvedere in proposito.
(Ibid., c. 28 t.).

XXVI. — 1318, Aprile 14.

Nell'adunanza dei Camerlenghi, essendo venuta notizia che
il cassaro del castello di Citerna era stato preso dai nemici di
C. di C., e richiedendosi da detta città ajuti per la propria difesa,
si delibera che venga portata all'adunanza generale dei Camer-
lenghi e Rettori delle Arti la proposta di dare ai Priori libera
facoltà di provvedere al riguardo.

(Ibid., c. 29 t.).

XXVII. — 1318, Aprile 14.

L'adunanza generale dei Camerlenghi e Rettori delle Arti
stabilisce di concedere ai Priori ogni più ampia facoltà di disporre
circa l'ajuto da prestare al C. di C. di C.

(Ibid., c. 30).

XXVIII. — 1818, Aprile 26.

I Priori ordinano che il vessillo di zendado comprato dal C.
per 25 libre e 9 soldi di denari, che doveva portare Venzolo
*

430 ANSIDEI E DEGLI AZZI

« Venzoli » già capitano delle milizie assoldate per la difesa del
cassaro del castello di Citerna perduto poi da C. di C., debba
essere risposto dal massaio del C. insieme agli altri vessilli e
gonfaloni del C. stesso.

(Ibid., e. 32 t.).

XXIX. — 1318, Luglio 21.

Nell'adunanza generale dei Camerlenghi e Rettori dellé Arti
Si stabilisce che nessun cittadino possa militare a piedi o a ca-
vallo a favore o a danno di qualsiasi Comune senza permesso
del Potestà, del Capitano e dei Priori, dovendo appunto questi
ultimi attendere alla pacificazione e al ristabilimento dell'ordine
nelle città di Castello e di Chiusi, sotto pena ai contravventori di
900 libre di denari se nobili, e di 200 se popolani.

(Ibid., e. 62 t.).

XXX. — 1318, agosto 24.

Cecco « Alberti » già cittadino di C. di C., divenuto cittadino di
Perugia, si fa allibrare nei catasti del C. di P., sotto il rione di
P. S. A., parrocchia di S. Martino, per libre 10 di denari.

/Tbid., e. 73 r.).

XXXI. — 1318, Ottobre 12.

Essendo stato Geri « Guidocti » di C. di C., che apparteneva
alla Curia Romana, creato cittadino di P. dal Consiglio maggiore
della città e dovendo perciò a tenore degli Statuti possedere e
dar l'assegna di una casa, di una vigna e di un terreno nella
giurisdizione del C., nonchè offrir garanzia di adempiere tutte le
fazioni eui eran tenuti gli altri cittadini, dichiara innanzi al no-
taro dei Priori di possedere una casa in Porta Sole, un terreno
con vigna e di offrire quali fidejussori per l'adempimento de’ suoi
obblighi Ser Giacomo « Iohannis » e Cionolo « Nicolutij (1): ».

(Ibid., e. 88 t. e 89 r.).

(1) La rubrica dello Statuto perugino del 1279 sul conferimento della cittadi-

. nanza fu già riportata per intero in questo stesso volume del Bollettino, pagg. 223

e segg.
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC.

XXXII. — 1319, febbraio 19.

Il nobile Roscello « d. Rossolini de Castello », alla presenza
dei Priori e del loro notaro, essendo stato ascritto alla cittadinanza
perugina, dà l'assegna di alcuni suoi beni e fa solenne promessa
di adempiere le fazioni e di prestare al C. di P. i servizi per-
sonali e reali in proporzione della sua libra. Pietro « d. Iacobi »,
di Porta Sole, interviene come fidejussore del detto Roscello.

(Ibid., c. 133 t.).

XXXIII. — 1319, agosto 20.

I Priori ordinano al Massaro del C. che paghi 20 soldi di
den. a Vannolo « Iohannelli » nunzio recatosi a C. di C. « occa-
sione litis et contentionis vertentis inter filios d. Rigi d. Her-
manni (1) et comune Castelli ».

(Ibid., e. 227 t.).

XXXIV. — 1319, Agosto 11.

I Priori dispongono che il Capitano del Popolo ordini al Mas-
saro del C. (2) di pagare 10 libre di den. per ciascheduno a Boni-
faeio « d. Ufredutij » e ad Alessandro « Iohannelli », ambascia-
tori destinati a Bagnolo, nel contado di Castello, a motivo di una
queslione vertente fra il C. di Castello e i figli « d. Herrigij »,
cittadini perugini, i quali affermavano di essere stati dal detto C.
offesi e spogliati di aleune loro possessioni in Bagnolo.

(Ibid., e. 235 r.).

XXXV. — 1320, Gennaio 18.

ll nobile Cecco « Cantutij », di C. di C., obbligando sè, i suoi
eredi e tutti i suoi beni, promette ai Priori di custodire a sue

(1) Trovandosi i nomi di « Rigus » e di « Hermannus » fra gli Ermanui o Della
staffa annotati nel Libro Rosso, può con qualche fondamento credersi che questi figli
« d. Rigi d. Hermanni » appartenessero a detta famiglia.

(2) Circa i massari e l'officio loro, vedi Statuto di Perugia del 1279, rub. « Qua-
liter massarius et eius notarii eligantur et de eorum salario » (c. 18 r.), e lo Statuto
volgare (1342) libr. I, rubr. 48 « De la electione e ufitio de glie massare del comuno
de peroscia e de loro notarie e calculatore », (c. 51 t.-55 t.).

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432 ANSIDEI E DEGLI AZZI

spese il battifolle fatto dal C. di P. nel contado di Assisi sul
ponte del Chiagio « quod hodie vocatur Castrum Francum Pe-
rusij »; si impegna a tenervi una guardia di 225 uomini buoni e
fedeli, e di custodire e difendere il castello medesimo « pro co-
muni et populo perusij per tempus duorum mensium incipiendorum
ea die qua ipse Ceccus cum dictis famulis erit in bactefolle et.
castro predicto ».
(Ann. 1320, c. 11).

XXXVI. — 1320, Gennaio 18.

1 Priori deliberano che Cecco « Cantutij », di C. di C., cui
è affidata la custodia del battifolle costruito sul ponte del Chiagio
a motivo della guerra di P. contro Assisi, abbia a titolo di sti-
pendio per sé e per i suoi uomini e sergenti « pro quolibet
mense » 900 fiorini d'oro.
(Ibid., c. 12 r.).

XXXVII. — 1320, Gennaio 18.

I Priori dispongono che il Capitano del Popolo ordini al Mas-
saro il pagamento di 100 libre di den., salario di un mese, a fa-
vore di Ugolino « de Ghelfutiis » di C. di C. officiale del C. di P.
« super custodia civitatis ».

(Ibid., c. 38 r.).

XXXVIII. — 1320, Febbraio 6.

Lo stesso ordine di pagamento per Ugolino è ripetuto per il
mese di febbraio.
(Ibid., e. 39 r.).

XXXIX. — 1320, Febbraio 9.

I Priori ordinano ai frati della Penitenza, officiali sulle date
e le collette (1), che diano al massaro del C. tutto il denaro che

(1) Crediamo opportuno notare che, mentre molti importanti ufficì segnata-
mente per la custodia del denaro e dell'annona erano affidati ai Frati della Penitenza
(come risulta da questo stesso regesto), nello Statuto del 1279 é disposto che il mas-
saro « sit homo secularis ».
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC. 433

essi hanno « de dictis datis et collettis » per la paga da farsi al
sopraddetto Cecco « Cantutij », per la custodia del ricordato bat-
tifolle.

(Ibid., c. 23 r.).

XL. — 1320, Febbraio 9.

Per ordine dei Priori il Capitano del Popolo deve disporre
che il Massaro paghi a Cecco « Cantutij » per la custodia del
battifolle sul Chiagio 3 fiorini d'oro.

(Ibid.).

XLI. — 1320, Febbraio 19.

I Priori ordinano ad un frate della Penitenza che paghi 80
libre di den. a Nicola « d. Tadei » ed a Costanzo « Cinoli »,
ambasciatori destinati a C. di C. « occasione guerre Assisij » (1).

(Ibid., e. 29 t.).

XLII. — 1320, Febbraio 24.

I Priori deliberano che Cecco « Cantutij » di C. di C. abbia
per la custodia del battifolle sul Chiagio per il secondo mese 500
fiorini d'oro, e ordinano che il Massaro del C. o i frati della Pe-
nitenza, officiali sulle collette e le date, e tutti gli altri officiali
del C., nelle cui mani sia denaro del C. stesso, debbano pagare
a Cecco detta somma.

(Ibid., c. 32 r.).

(1) Il PELLINI (op. cit., part. I, libr. VI, pag. 437) a proposito degli inizi di
questa guerra dice: « Questo magistrato [del 1320] sapendo la volontà del popolo, che
s'era grandemente doluto della ribellione della città d'Ascisi, et dell'aiuto ch'ella
haveva domandato a'Ghibellini di Spoleto,.... proveduto.... l’essercito di gua-
statori et di tutte le cose opportune alla guerra, lo mandó sotto la cura di M. Cante
de'Gabrielli da Ogobbio capitano generale di quella impresa per 6 mesi alla volta
d'Ascisi: il quale giunto al ponte del Chiagio, si mise all'assedio dell'isola Roma-
nesca, terra d'Ascisi posta quasi sul fiume, hoggi detta la Bastia, et ivi fatto un
forte, detto dagli huomini di quei tempi Battifolle, et datolo in guardia al nobile
huomo Francesco di Cantuccio da Città di Castello, che s' obbligò con 250 fanti, che
vi tenne, di guardarlo a favore della città di Perugia, .... se ne tornò al ponte del
Chiascio et ivi tenne l'essercito alcuni giorni et dato l'assalto al borgo, lo prese ».
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434 ANSIDEI E DEGLI AZZI

XLIII. — 1320, Febbraio 27.

Essendosi Nicola « d. Tadei » e Costanzo « Cinoli » trat-
tenuti nell'ambasceria a C. di C. un giorno di più « ultra illos
dies pro quibus jam solutionem receperunt », i Priori ordinano
al Massaro di pagar loro 6 libre di denari. i

(Ibid., c. 38 r.).

XLIV. — 1320, Marzo 29,

Cecco « Cantutij » suddetto fa quietanza ai Priori del C. di
P. di mille fiorini d'oro che il C. di P. era tenuto a pagargli
« pro custodia bactefolle seu Castri Franchi ».

(Ibid., e. 53 t.).

XLV. — 1320, Maggio 13.

I Priori deliberano il pagamento di 10 libre di den. a favore
di Angeluccio « Iannis », ambasciatore a C. di C. e a Gubbio.
(Ibid., e. 78 r.).

XLVI. — 1320, Maggio 13.

Si dispone il pagamento di 100 libre di den. a favore di Ugo-
lino « d. Gelfi de Gelfutiis », di C. di C., capitano della custo-
dia della città per il salario dell'ultimo mese della sua capi-
tananza.

(Ibid.).

XLVII. — 1320, Maggio 13.

I Priori eleggono Angeluccio « Iannis », ambasciatore a C.
di C. e a Gubbio « pro militibus mictendis per dicta comunia Co-
muni Perusij pro diela guerra [que est inter Comune Perusij et
intrinsecos Asisinales] ».
(Ibid., e. 86 r.).
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC.
XLVIII. — 1320, Maggio 27.

Si ordina il pagamento di 12 libre di den. a favore di Ange-
luccio « Iannis », ambasciatore a Gubbio e a C. di C.
(Ibid., e. 78 t.). |

XLIX. — 1320, Luglio 5.

I Priori ordinano al Massaro del C. che paghi 4 libre di den.
a Martino « d. Fini », ambasciatore del C. « ad eundum ad
Civitatem Castelli pro adiutorio equitum ut venirent in exercitu
Perusij in adiutorium Comunis Perusij ».

(Ibid., c. 112 t.).

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L. — 1820, Luglio 16.

In un contratto col quale Tommaso da Lentino promette al
, sindaco del C. di P. di venire al servizio del C. stesso per 6 mesi
e di portarvi 50 cavalieri e 50 pedoni « sive ultramontanos, sive
regniculos, sive campagninos, vel aliarum partium fideles sancte
matris Ecclesie et partis guelfe », è posta la condizione che detti
soldati di ventura non debbano esser di quelli che ora sono « ad
soldum et servitium comunium Urbisveteris, Eugubij, Castelli,
vel Fulginei, fratrum et amicorum comunis Perusij ».
(Ibid., c. 116 t.).

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LI. — 1820, Luglio 19.

Si ordina al Massaro del C. il pagamento di 5 libre di den.
a favore di Paoluccio « Toti », che li riceve a nome di Goro .
« de Aritio », Ciuzio « de Arrimino » e Caro « lacomi », nunei
« qui venerunt a Malatestis et a Civitate Castelli cum novis de
civitate Padue » (1). i

(Ibid., c. 118 r.).

(1) Le notizie trasmesse si riferivano certamente alle fiere lotte fra i fuorusciti
guelfi e i ghibellini rimasti nella città di Padova, e all'assedio che questa dovette
sostenere per opera di Can Grande della Scala. Il RicoTTI, nella sua Storia delle
436 ANSIDEI E DEGLI AZZI
LII. — 1320, Luglio 23.

I Priori ordinano al Massaro che paghi 30 libre di den. a
Micheluccio « Iohannelli » e a Bartolello « Lelli », ambasciatori
a Gubbio e a C. di C. « pro adiutorio militum venientium ad ci-
vitatem Perusij contra civitatem Assisij ».

(Ibid., c. 120 t.).

LIII. — 1320, Settembre 5.

Il Massaro del C. ha ordine dai Priori di pagare 10 libre di
den. a Tobia « ser Fini », ambasciatore del C. di P. a C. di C.
« pro adiutorio transmictendo ad civitatem Perusij ».

(Ibid., c. 138 r.).

LIV. — 1320, Settembre 6.

I Priori ordinano al Massaro che paghi 20 libre e 10 soldi
di den. a Paoluccio « lacobi » mercante per 23 braccia e mezzo
di panno verde per 4 tuniche date ai 4 nunzi « qui venerunt a
civitate Florentie, civitate Castelli et dominis de Malatesta qui

aportaverunt nova prospera de conflictu d. Canis de Scala de
Lombardia » (1).

(Ibid., c. 139 r.).

Compagnie di ventura in Italia, vol. II, cap. I, cosi scrive: « Ardirono altresi [i fuo-
rusciti] per sollecitazione di Can Grande d'assaltare di notte tempo quella terra dove
pure erano nati. Falli per istraordinario sforzo de’ difensori il feroce disegno; ma
questi, trascinando i cadaveri dei vinti per le vie, sbranandoli, gettandoli a pascolo
dei cani, aggiunsero alla guerra esterna il danno d'odi civili irremediabili (3 giu-
gno 1320) ».

(1) Anche il PELLINI, op. cit., parte I, libr. VI, pag. 443, ricorda questa disfatta
dello Scaligero, sotto la data dell'agosto 1320. Infatti il RICOTTI (op. e loc. cit.) af-
ferma che il 25 agosto entrò in Padova con 800 cavalli il conte di Gorizia mandato
dal duca d’Austria a reggerla e difenderla. — Can Grande, pur di suscitare discordie
fra i Padovani, dopo aver ottenuto che i ghibellini esuli dalla città vi rientrassero,
si dié a favorire i guelfi opponendosi a Jacopo da Carrara che i ghibellini avevano.
acclamato signore.
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC.

LV. — 1320, Ottobre 26.

i I Priori dispongono perchè il Massaro del C. paghi 5 fiorini

d’oro « nobili viro d. Pelegrino de Civitate Castelli pro septem

diebus quibus stetit in servitium comunis Perusij ad batefolle pro

expeditione guerre que est inter comune Perusij et comune Asisij ».
(Ibid., c. 161 t.).

LVI. — 1321, Aprile 26.

I Priori danno ordine al Massaro del C. di pagare 24 libre
di den. ad Angeluccio « loannis » e a Tobia « d. Fini », am-
basciatori destinati a C. di C. e a Gubbio « ad requirendum ipsa
comunia pro parte comunis Perusij qualenus placeat eisdem fa-
cere et mictere in exercitum fiendum per ipsum comune contra
i Assisinates intrinsecos ».
(Ann. 1321, c. 74 r.).

LVII. — 1321, Maggio 1.

Il Massaro del C. ha dai Priori ordine di pagare 12 libre di
den. ai detti Angeluccio e Tobia, ambasciatori a C. di C. e a
Gubbio « causa guerre que est inter comune Perusij et intrinsecos
Assisij et Spoleti » (1).

(Ibid., e. 96 r.).

LVII. — 1321, Luglio 18.

I Priori dispongono perché dal Massaro sien pagate 24 libre
di den. a Tommaso « Boniohannis » e a Martino « d. Symo-
nis », che debbono recarsi a Gubbio e a C. di C. per chiedere
aiuto contro gli Assisani.

(Ibid., c. 124 t.).

| (1) Il PELLINI (op. e loc. cit.) ricorda che in questa guerra i perugini fecero,
; per la prima volta uso di « un pezzo d'artigliaria, da essi chiamato Spingarda, pur
all' hora per quella occasione fatta dal pubblico ».
ANSIDEI E DEGLI AZZI
LIX. — 1321, Settembre 6.

I Priori « propter adventum quem fecit ad presens Comes

de Montefeltro ad civitatem Spoleti » deliberano di insistere presso
i vicini e gli amici del C. di P. « ut cum sfortio militum venire
-debeant in servitium comunis Perusij causa obstandi dicto Fede-
rico » (1), e decidono altresì c 1e solenni ambascerie sieno spedite
a Gualdo, a Bevagna, a Montefalco, a C. di C., a Gubbio, ai si-
gnori Malatesta, al Marchese della Marca, a Camerino e ad Or-
vielo, perché si difendano da Federico e sollecitamente mandino
aiuti.

(Ibid., e. 172 r.).

LX. — 1321, Settembre 7.

I Priori ingiungono al Massaro di pagare 22 libre di den.
a Covero « Gilini » e a Pellino « Johannelli » (libre 10 al primo
e 12 al secondo), ambasciatori destinati a. C. di C. per sollecitare
l'aiuto al C. di P. contro gli Spoletani « occasione adventus Fe-
derici de Montefeltro ».

(Ibid., c. 185 r.).

LXI. — 1321, Ottobre 3.

In supplemento di paga ai nominati ambasciatori Covero e
Pellino che stettero nell'ambascieria a C. di C. due giorni di più
oltre il tempo loro prescritto, il Massaro del C. ha ordine di dare
a Covero 4 libre di den., e a Pellino 5 libre.

(Ibid., c. 187 t.).

(1) Il SANSI, Storia del Comune di Spoleto dal sec. XII al XVII, parte I, cap. X,
discorre di questa guerra fra Spoleto ghibellina e Perugia guelfa, ed afferma che
gli stimoli al fare venivano: ai ghibellini di Spoleto « da Federico conte di Monte-
feltro, capo dei ghibellini nella Marca, il quale prometteva validi aiuti ». La morte
però del Montefeltro, ucciso a furore di popolo in Urbino il 22 da’ aprile 1322, « fu
(così scrive il Sansi) grande sventura pei ghibellini di Spoleto ».
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC.

LXII. — 1322, Febbraio 18.

Col consenso dei Priori si autorizza il Capitano del Popolo
di P., Giovanni « de Esculo », a disporre perché il Massaro del
C. paghi a Bartoluccio, Caterina ed Isa, figli ed eredi di Pietro
« Alberti » di C. di C. ucciso da Barfuccio « Gratianelli sber-
gherio (sic) » 66 libre, 6 soldi e 8 den.: tale somma era la terza
parte spettante ai delti eredi delle 200 libre di den. a pagar le
quali il nominato Barfuccio era stato condannato da Giovanni
« de Esculo » capitano « pro dicto homicidio » (1).

(Ann. 1322-1323, c. 37 r.).

DO

LXIII. — 1323, Maggio 21.

I Priori deliberano che alcuni Sapienti si rechino per il C.
di P. « pro facto exercitus nuper faciendi versus Spoletum » a
C. di C. « ad supplicandum dicto comuni Castelli ut mictat adiu-
torium suum militum et peditum in dictum exercitum »; i Sa-
pienti destinati a questa ambasceria furono Rangone « Octonelli »
e Lello « Contoli ».

(Ibid., e. 995 t.).

LXIV. — 1323, Maggio 28.

I Priori ordinano agli officiali delle gabelle del C. che pa-
ghino a Rangone e Lello suddetti 50 soldi di den. per ciascuno,
avendo essi impiegato nell'ambasceria a C. di C. un giorno di
più oltre il termine stabilito.

(Ibid., c. 236 r.).

LXV. — 1323, Giugno 4.

Il Massaro del C. riceve dai Priori ordine di pagare 20 soldi
di den. a Petta « Venturelle » che portó lettere a C. di C. « pro
facto exercitus nuper faciendi contra Spoletum ».

(Ibid. e. 244 r.).

(1) Nella rubrica dello Statuto del 1279 « Qualiter puniatur qui fecerit homici-
dium » tra altre disposizioni si legge la presente: « De pena autem que aufertur ab
homicida due partes deveniant in comuni et tertia pars heredibus defunti prebeatur ».
ANSIDEI E DEGLI AZZI

LXVI. — 1323, Ottobre 3.

« Cum nuper de Civitate Castelli sint depulsi Gelfi amici et
amatores comunis et populi Perusij per Gebelinos et gebelinam
partem, et ipsa Civitas Castelli sit prope Perusium et illi Gebel-
lini qui dictam Civitatem Castelli apprehenderunt et eam tenent
non sint amatores comunis et populi Perusij », i Priori, ad im-
pedire che Perugia sia dai detti Ghibellini occupata, prendono
provvedimenti per la custodia della città, e deliberano che sieno
eletti cinque capitani per ogni porta « super custodia civitatis et
burgorum Perusij », ai quali danno pieni poteri su.tutto ció che
possa riferirsi alla difesa ed alla fortificazione della città e dei
sobborghi. |

(Ann. D. (1), c. 238 t.).

LXVII. — 1325, Febbraio 23.

I Priori, « arbitrio et potestate quam habent a Comuni Pe-
rusij super facto talglie et ligie ac guerre Civitatis Castelli » or-
dinano il pagamento del salario a Lello « Niccoli » ed a Paoluc-
cio « Benvenuti » deputati « ad videndam et fieri faciendam mo-
stram et assignam stipendiariorum Comunis Perusij », i quali
erano stati condotti per detta guerra.

(Ann. 1325, c. 1 t.).

LXVIII. — 1325, Febbraio 25.

I Priori, « arbitrio et potestate » etc., ordinano agli officiali
maggiori della Gabella di non fare alcuna spesa o pagamento,
finchè non sia completamente soddisfatto di ogni suo soldo ed
avere Monaldo « Romerii » conestabile del C. di P.

(Ibid., c. 2 r.).

(1) L' annale segnato D, dal quale son tratti anche i docc. I-V di questo regesto,
é un volume miscellaneo contenente vari atti, in massima parte riformagioni, per
gli anni 1189 a 1339, i
|.

REGESTO DI DOCUMENTI, ECC.

LXIX. — 1325, Febbraio 27.

I Priori, « arbitrio et polestate » etc., ordinano agli officiali
maggiori della gabella di soddisfare del suo salario Andreuccio
« Stefani » ambasciatore a Malatesta « pro facto dicte talie et

guerre Civitatis Castelli ».

(Ibid., c. 4 r.).
LXX. — 1325, Marzo 1.

Nella generale adunanza dei Consoli, Rettori e Camerlenghi
delle Arti, Bindolo « Monaldi », Priore de' Priori, propone (come
era slato già approvato nel consiglio degli stessi Priori) che,
avendo Ferrantino « de Malatestis capitaneus talie et ligie inite
causa recuperalionis Civitatis Castelli » fatto delle scorrerie e sac-
cheggi e presi alcuni prigionierr in quel di Cortona, città amica
ed alleata del C. di P., vengano spediti ambasciatori a lui ed alle
sue genti coll'ordine di restituire le cose predate e di rilasciare i
prigionieri, impegnandosi poi il C. di P. ad indennizzare i danni
prodotti dalle soldatesche e a riveslire a nuovo i Cortonesi fatti
prigionieri, affinché « ipsa terra Cortone remaneat el perseveret
in gralia et amore Comunis et populi Perusij ». L' adunanza su
proposta anche di Puccio « Luce » approva tutto ciò, dando per
l'esecuzione piena facoltà ai Priori.

LXXI. — 1325, Marzo 12.

I Priori chiedono consiglio ai Sapienti Bandino « magistri The-
baldi legum doctori » (1) e Alessandro « Iohannis », se il C. di
P. sia tenuto a pagare il soldo « exititiis Gelfis de Castello equi-
tibus soldatis assingnatis in tallia civitatum Bononie Florentie
Senarum Perusij Eugubij et dominorum Comitum de Bactefolle »;
i Sapienli rispondono -che il C. di P. deve pagare in concorso

(1) Il Rossr nei suoi Documenti per la storia de Università di Perugia (Gior-
nale di Erudizione Artistica, vol. V, pag. 305) afferma che Bandino « magistri Te-
baldi » insegnava legge nello Studio perugino nel 1326. Dal presente nostro docu-
mento risulta che Bandino insegnava legge anche nel 1325.

30
449 ANSIDEI E DEGLI AZZI

delle città alleate contro C. di C. una parte di detti soldati, e
cioè 25 di essi, secondo i patti e capitoli della taglia (1).
(Ibid., c. 10 r.).

LXXII. — 1325, Marzo 20.

I Priori eleggono Alessandro « Iohannis » giudice del C. di
P. « in ambaxiatorem Comunis Perusij causa eundi ad civitates
Florentie et Senarum causa tractandi et expediendi quedam sibi
commissa pro facto tallie dictarum terrarum et civitatum Bono-
nie (2) et Perusij et Eugubij et dominorum Comitum de Bactefolle
et pertinentiarum ad ipsam taliam el ad guerram expediendam
que esl inter dictam.taliam et intrinsecos inimicos de Castello ».

(Ibid., e. 11 t.).

LXXIII. — 1325, Marzo 23.

I Priori nominano Sciarra « Ciardoli » e Morfosino « An-
drutii » officiali del C. di P. con facoltà di condurre a soldo tutte
quelle genti d'arme che ritenessero opportune per proseguire van-
taggiosamente la guerra indetta contro C. di C. dai Comuni con-
federati di Perugia, Firenze, Siena, Bologna e Gubbio, nonché
dai Conti « de Bactefolle », e di assegnare quegli stipendi che
credessero del caso.

(Ibid., c. 12 t.).

LXXIV. — 1325, Marzo 28.

I Priori ordinano il pagamento del salario dovuto a Cippolo
« Salvatici » nunzio del C. di P. spedito « ad castrum Fracte et
monte (sic) Giere » con leltere « pro facto guerre Civilatis Ca-
stelli », ed a Bartolino « Maffutij », ambasciatore destinato a
C. di C.

(Ibid., e. 13 r.).

(1) Da ciò si deduce che i componenti la taglia e la lega si quotavano per un
determinato contributo di uomini e di denari per i bisogni della lega stessa.

(2) Né il Pellini, né il Muzi ricordano che anche Bologna entrasse in questa
lega contro C. di C.

a

erette REGESTO DI DOCUMENTI, ECC. 443,

LXXV. — 1325, Marzo 29.

I Priori impongono ai cittadini di P. una nuova colletta per
far fronte alle spese occorrenti per la guerra contro C. di C.
(Ibid.).

LXXVI. — 1325, Aprile 14.

I Priori ordinano il pagamento del salario a Baglione « Maf-
futij » ambasciatore del C. di P. destinato à Siena e Firenze « pro
facto talie » contro C. di C.

(Ibid., c. 14 t.).

LXXVII. — 1325, Aprile 18.

I Priori ordinano il pagamento del salario ad Elemosina
« Gentilis », nunzio del C. di P. spedito con lettere a Gubbio, e
ad Andrucciolo « Ranaldi » mandato pure con lettere a Siena
« pro facto talie » contro C. di C.

(Ibid; ve: 35 T:

LXXVII. — 1325, Aprile 30.

Il Consiglio generale di P. crea Perosciolo « Alevoli » sin-
daco e nuncio speciale del C. di P. per assicurare a . . . . (1) « Mar-
chioni de Malaspina », elelto capitano della lega contro C. di C.
per 6 mesi, che il C. di P. soddisferà esattamente per la sua
rata il pagamento del salario promesso dai confederati a lui ed
alle sue truppe.

(Ibid., e. 118 t.).

LXXIX. — 1325, Maggio 3.

I Priori deliberano di spedire ser Francesco di Bartolomeo
« Cuminali » ambasciatore a Siena, Firenze e Bologna per solle-

(1) Nel testo é una lacuna al luogo del nome di questo marchese, di cui non é
menzione nei due autori testé citati; forse non accetto la condotta offertagli dal C.
di P., poiché non si trova mai registrato l'ordine di pagamento del suo salario, né
di lui è fatto altro ricordo nei documenti successivi di quell’ anno.
444 ANSIDEI E DEGLI AZZI

citare l'invio d'uomini e di denari « causa tallie et lige et guerre
Civitatis Castelli et pro costructione terre nove (1) fiende super
Civitatem Castelli causa dicte tallie et lige ».

(Ibid., e. 94 r.).

LXXX. — 1395, Maggio 7.

L'adunanza generale dei Camerlenghi delle Arti delibera di
dare ai Priori piena e libera facoltà di provvedere, stabilire e
spendere per la guerra contro C. di C. e di trattare anche la pace.

(Ibid., c. 96 r.).

LXXXI. — 1325, Maggio 9.

I Priori eleggono Nicoluccio « Ferroli » notaio di porta
S. Susanna, a notaio e scriba di Bonifacio « de Iacanis », consi-
gliere pel C. di P. della taglia contro C. di C., con un cavallo
ed un sóldato per suo servizio.

(Ibid., e. 27 t.).

LXXXII. — 1325, Maggio 17.

I Priori deliberano che i nobili e sapienti signori Oddone « de
Oddis », Paolo « d. Guidonis de Balionibus » (2), Alessandro
Iohannis » e Rufino « Zacchelli » vadano ambasciatori in Casti-
glione Aretino per trattare col Vescovo d'Arezzo (3) circa la
spedizione della guerra contro C. di C.

(Ibid., c. 29 r.).

(1) Di una terranvova « ridotto ben munito di argini e di fossi » nel quale,
sulla cima di Collerisciano, si raccolsero i fuorusciti guelfi di Spoleto durante la
guerra del 1321-1322 contro la loro patria, parla il SANSI, op. cit., pag. 194.

(2) Nel Libro Rosso sono menzionati sotto porta S. Susanna « d. Oddo d. Symo-
nis d. Jacobi de Oddonibus » e « Oddo filius d. Alardi de Oddonibus »; fra i nobili
di porta S. Pietro si fa ricordo di Paolo « d. Guidonis de Baglionibus ».

(3) « Il partito ghibellino (così il MuzI, op. cit., vol. I, pag. 142) trovò altro po-
tente difensore in Guido de'Tarlati di Pietramala vicino ad Arezzo di cui era vescovo
fin dal 1312. Volendo egli favorire la sua famiglia ghibellina, si dichiarò capo della
fazione di questo nome. Nel J321 dal Consiglio dei 400 di Arezzo fu dichiarato potestà
perpetuo della città e generale delle armi ghibelline contro le città guelfe ». — Il
PELLINI (op. cit., pag. 471) dice di lui ch'era stato « l’auttore di quella guerra et della
novità di C. di C, ».

EET

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REGESTO DI DOCUMENTI, ECC. 445
LXXXIII. — 1325, Maggio 25.

I Priori ordinano il pagamento del salario a Lello « Sponoli »
nunzio del C. di P. spedito con lettere alle città e terre del ducato
della valle di Spoleto « pro facto positionis terre nove ponende
supra Civitatem Castelli contra intrinsequos (sic) castellanos ».

(Ibidem).

LXXXIV. — 1325, Giugno 5.

I Priori ordinano il pagamento del salario a ser Ranaldo
« Nini » e a Ser Francesco di Bartolomeo « Cuminati » amba-
sciatori del C. di P. a Firenze « ad providendum tractandum et
ordinandum super factis et negotiis lige tallie et guerre Civitatis
Castelli ».

(Ibid., e. 36 r.).

LXXXV. — 18325, Giugno 10.

I Priori ordinano agli officiali maggiori della gabella di pa-
gare il suo avere ad un tal Iacopuccio « nuntio mercatorum »,
che avea provveduto all'invio d'un messaggero a Firenze « pro
licentia habenda pro ambaxiatoribus yturis nune Florentiam pro
factis et negotiis tallie et lige et guerre Civitatis Castelli non ob-
stanlibus aliquibus represaliis ».

(Ibid.; c. 3^ r.).

LXXXVI. — 1325, Giugno 10.

I Priori impongono una nuova colletta per pagare i soldati
condotti al servizio del C. di P. nella guerra contro C. di C.
(Ibid., e. 37 t.).

LXXXVII. — 1325, Giugno 11.

I Priori deliberano che il Podestà ed il Capitano di P. pos-
sano senz’ alcuna responsabilità costringere « realiter et persona-
liter » all'adempimento dell’ incarico ricevuto gli ambasciatori
446 ANSIDEI E DEGLI AZZI

eletti per andare « versus partes Montis Sancte Marie et castri
Montenchij ad conferendum cum Episcopo Aretino super expe-
ditione et terminatione guerre Civitatis Castelli ».

LXXXVIII. — 1325, Giugno 12.

Essendosi convenuto coi soldati condotti dal C. di P. per la
guerra contro C. di C. che la paga sarebbe stata consegnata a
ciascuno di loro in proprie mani, e temendosi d'altronde che po-
tessero derivare gravi danni alle armi della lega se i detti soldati
abbandonassero il campo per venire a Perugia a riscuotere il soldo,
i Priori ordinano che gli officiali maggiori della gabella provve-
dano come di ragione al soddisfacimento di dette paghe.

(Ibid., c. 38 r.).

LXXXIX. — 1325, Giugno 12.

Rifiutandosi Alessandro « Johannelli » (1) e Rufino « Zachelli »
di andare come ambasciatori al Monte di S. Maria e « in partibus
Civitatis Castelli » per trattare circa la spedizione della guerra,
perchè non volevano tralasciare le cause di cui erano avvo-
cati, i Priori, aderendo alla loro richiesta, deliberano che si di-
chiarino le ferie per tutte le cause e questioni in cui i suddetti
fossero avvocati o patrocinatori, e che sino al giorno del loro
ritorno non si abbia decorrenza alcuna di termine, ma tulto sia
nel frattempo sospeso di diritto.

(Ibid.).

XC. — 1325, Giugno 13.

Ranaldo « Nini » è inviato ambasciatore a Firenze « pro
factis tallie et lige et guerre Civitatis Castelli ».
(Ibid., c. 38 t.).

(1) Secondo il PELLINI (op. e loc. cit.) questo Alessandro era della famiglia dei
Bontempi.

ERO
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC. 447
XCI. — 1325, Giugno 17.

I Priori ordinano agli officiali maggiori della gabella di pa-
gare 6 fiorini d’oro a testa agli ambasciatori spediti al Monte S.
Maria ed al castello di Montecchio per conferire col vescovo di
Arezzo circa la spedizione della guerra contro C. di C.

(Ibid., c. 39 t.).
XCII. — 1325, Giugno 18.

I Priori ordinano che venga saldato del suo avere Contuccio
« d. Ranaldi » che era stato per incarico del C. di P. 27 giorni
ad Arezzo per trattare col vescovo Tarlati cirea la pace con
C. di C.

(Ibid.).

XCIII. — 1325, Giugno 28.

I Priori deliberano di indennizzare Paolo « d. Guidonis de
Balionibus » e Gianni « Ciccoli d. Jannis » (1) per la perdita di
due loro cavalli ammalatisi e resi inservibili nel viaggio che
avevano falto pel C. di P. al Monte di S. Maria ed al castello
di Monteechio per trattare col vescovo d'Arezzo la pace con C.
di C.

(Ibid., c. 45).

XCIV. — 1325, Giugno 30.

I Priori ordinano al Massaio del C. di pagare il salario a
Rusolino « Buccij »-spedito a Firenze con lettere del C. di P.
« occasione tallie » contro C. di C.

(Ibid., e. 47 t.).

(1) Della famiglia Montesperelli; vedi PELLINI (ibid. e LiBRo Rosso, porta 8. Pie
tro, ove si legge « Giannes et Ciuciarinus Ciccoli d. Jannis de Montesperello ».
ANSIDEI E DEGLI AZZI
XCV. — 1322, Luglio 1.

I Priori eleggono Rangone « Octonelli », giudice del C., am-
basciatore al conte Berardino di Marsciano (1) e ai figli « Poni
de Campilio » per condurli, insieme ai soldati da loro radunati, in
Perugia in aiuto della taglia e lega « contra intrinsecos de Ca-
i stello », e nominano pure Andruccio « Stephani » e Ranaldo « Nini »
IRA ambasciatori a tutte le terre del Ducato per condurre il maggior
i numero possibile di fanti e cavalli al soldo di Perugia contro C.
lil di C.
(Ibid., e. 50 r.).

LUE | XCVI. — 1325, Luglio 2.

Ht
M L'adunanza generale dei Camerlenghi e Rettori delle Arti
dL UE delibera a grandissima maggioranza di concedere ogni più ampia

"n facoltà ed arbitrio ai Priori di provvedere « super facto et negotio
|i lighe et talie et guerre Civitatis Castelli et super expeditione et
iti causa expeditionis dicte guerre et super auxiliis et subsidiis et
I adiutoriis faciendis et impendendis quibuscumque comunibus per-
sonis dominis et amicis et super ambaxiatoribus et numptiis de-

stinatis et destinandis tempore presentis prioratus et eorum sala- |

| riis ordinandis et solvendis de quacumque pecunia, etc. ». :
È (Ibid., e. 50 t.). È,
XCVII. — 1325, Luglio 2. E

I Priori con deliberazione di massima slabiliscono che gli j

officiali maggiori della Gabella debbano, a causa della guerra l
contro C. di C., pagare qualsiasi somma dietro semplice ordine E

di essi Priori, senz'altro, non ostante ogni disposizione e statuto
ordinante ulteriori formalità e cautele.
(Ibid.). :

BERE )

(1) Nei codici delle sommissioni al C. di P. sono spessissimo ricordati i Conti
di Marsciano; vedi in questo stesso Bollettino il regesto dei detti codici.
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC.

XCVIIL:— 1395, Luglio 3.

I Priori mandano quattro ambasciatori a Orvieto, a Gubbio e
a S. Angelo Papale per chieder aiuto di soldatesche in soccorso
del castello di S. Maria e contro C. di C.

(Ibid., e. 51 r.).

XCIX. — 1325, Luglio 5.

1 Priori ordinano agli officiali maggiori della Gabella di pa-
gare il salario a 5 conestabili spediti con 50 balestrieri ciascuno
in aiuto dei Marchesi del Monte S. Maria (1) « contra intrinsecos
de Castello ».

(Ibid., c. 55 r.).
C. — 1325, Luglio 7.

Si dispone dai Priori pel pagamento del salario a ser Ciuzio
« Petrutij » ed a Ceccolo « Tucioli », ambasciatori del C. di P.
a Gubbio ed a S. Angelo Papale « pro militibus petendis a dictis
comunibus » in aiuto della lega contro C. di C.

(Ibid., e. 56 r.).

CI. — 1325, Luglio 10.

Si aulorizza il Massaro del C. a pagare 8 libre di denari a
Rangone « Octonelli » ed a Grenio « magistri Dominici », amba-
sciatori deslinali ad Orvieto « pro militibus petendis et postu-
landis » in aiuto della lega suddetta.

(Ibid.).

CII. — 1325, Luglio 13.

E. Essendo i nobili uomini Ugo « de Belciampo », conestabile
i di 25 fanti, e Bernardo « de Conio », conestabile di altri 50, al

(1) Il Muzi (op. e vol. cit., pagg. 145) afferma che Guido marchese del Monte
S. Maria era capo della taglia guelfa. Da questo e da altri documenti qui appresso
riportati, si ha la piena prova che Perugia avesse qualche giurisdizione sul detto
luogo. Vedi PELLINI, op. e loc. cit., pag. 477.

veil arn i m amt nni
450 ANSIDEI E DEGLI AZZI

soldo del C. di P, venuti in Perugia stessa « pro factis lige et
talie et guerre Civitatis Castelli », i Priori danno loro licenza di
trallenersi fino a nuovo ordine nel territorio perugino, e coman-
dano che gli officiali della mostra delle truppe stipendiarie « non
debeant eos puntare nec condempnare » per l'assenza dal campo,
né far ritenere perció parle del soldo ad essi dovuto.

(Ibid., c. 57 t.).

CIIL — 1325, Luglio 16.

I Priori fanno precetto « magistro Ambrosio magistri Ma-
tani » (1) di recarsi sotto pena di 1000 libre di den. al castello del
Monte S. Maria e nei dintorni di C. di C. « ad providendum et
videndum et designandum locum in quo possit (sic) fieri fortalitia
occasione talie et lige et in quo milites talie et lige possent co-
modius et melius stare ad dampnificandum el dampna inferenda
contra intrinsecos de Castello ».

(Ibid., e. 58 t.).

CIV. — 1325, Luglio 17.

I Priori affidano a Ricuccio « Pelloli », notaio di porta Ebur-
nea, l’incarico di provvedere e di spedire viveri, biade e strami
alle truppe della lega, alloggiate nel castello del Monte S. Maria
ai danni di C. di C., dandogli ampia facoltà di arrestare tutti
quelli che comunque ostacolassero l'approvvigionamento di dette
truppe.

(Ibid., e. 59 r.).

(1) Su questo architetto, fratello del celebre Lorenzo Maitani, vedi in Giornale
4 Erudizione Artistica, vol. II, fasc. III, pag. 57 e seg., i documenti pubblicati dal
Rossi, sotto il titolo « Lorenzo ed Ambrogio Maitani al servizio del Comune di Peru-
gia », e vol. V, pag. 49. Di questi documenti alcuni si riferiscono all'opera prestata
da Ambrogio per la fortificazione del castello del Monte S. Maria, ma il presente no-
stro documento non è dal Rossi accennato. — Su Ambrogio Maitani vedi pure in
Archivio Storico dell’ Arte, anno II, 1889, l'articolo di L. FUMI « La facciata del Duomo
d’ Orvieto: I, Lorenzo Maitani e i primi disegni », nel quale (pag. 187) si ricorda che

Lorenzo « col fratello Ambrogio fu trattenuto [in Perugia] e allogato in qualità di ‘

capomastro della fonte », che nella stessa città « attese ancora ad altri lavori prin-
cipali, come soprastante generale delle pubbliche opere perugine » e che « si volse
specialmente alle fortificazioni ».

RO PIET: Se
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC.
CV. — 1325, Luglio 17.

Gli officiali maggiori della gabella sono dai Priori autorizzati
a soddisfare del loro stipendio Andruccio « Stephani » e Ranaldo
« Nini », ambasciatori del C. di P. spediti nel ducato e nelle
terre del ducato della valle di Spoleto « pro militibus et adiutorio
fiendo occasione talie et lige et guerre Civitatis Castelli ».

(Ibid., e. 59 t.).

CVI. — 1325, Luglio 21.

Trovandosi i soldati mandati da Spoleto in aiuto di Perugia
contro C. di C. in somma penuria di viveri e di denari, tantochè
non potevano sloggiare « de hospitiis civitatis Perusie cum equis
et armis », e richiedendo perciò un prestito di 200 fior. d'oro, di
cui promettono la restituzione, i Priori deliberano di costringere
« realiter et personaliter » 8 usurai forestieri « stantes ad pre-
standum in civitate Perusij » (1) a mutuare detta somma ai soldati
spoletini, con quelle garanzie e cautele che sarà loro possibile.

(Ibid., e. 62 r.).

CVII. — 1325, luglio 21.

I Priori, « ut guerra Civitatis Castelli citius expediatur et
auxilium et adiutorium nunc fiendum comuni Florentie magis
honorificum et excellens fiat in honorem comunis Perusij » danno
ampio mandato agli officiali del C. incaricati della condotta degli
stipendiari di condurre al soldo di P. quante più genti d'armi
potessero stabilendo le paghe nella misura che loro apparisse
opportuna.

(Ibid., e. 69 t.).

(1) Che i forestieri esercitassero su vasta scala l' usura in P. e che pretendessero
dai debitori gravosi interessi sulle somme mutuate, ci é attestato dal fatto che lo
Stat. Volg. di P. del 1342 dà ripetutamente disposizioni speciali a loro riguardo,
mentre non contiene altrettanto per i « feneratores » locali.Vedi Stat. cit. lib. IT,
c. 29 r., e libr. III, c. 45 t., rub. « De la usura non da togliere per glie furestiere
oltra 3 denare per libra ».
452 ANSIDEI E DEGLI AZZI

CVII. — 1325, luglio 26.

Avendo Perugia spedito buona parte delle sue truppe stipen-
diarie im aiuto di Firenze al comando di Oddone degli Oddi (1), ed
abbisognando di genti per condurre innanzi la guerra contro C.
di C., i Priori deliberano di pagare sino alla concorrenza di 160
fiorini d’oro i fuorusciti di C. di C. parteggianti per la lega con-
tro detta città.

(Ibid., c. 65 t.).

CIX. — 1325, luglio 27.

I Priori ordinano a Cinello « Barthutij » officiale del C. dt
P. « super arnese et massaritiis » che spedisca al castello della
Fratta « L. maronciellas, xxx zappas, L. palas, xxv randellas,
xxx tenevellos, xxv frusta funarum et n. salmas acutorum »
per le fortificazioni da farsi al castello del Monte S. Maria con-
tro quei di C. di C.

(Ibid).

CX. — 1325, Luglio 29.

« Cum magna quantitas pecunie sit necessaria comuni Perusij
pro paghis et stipendiis militum stipendiariorum et causa talie el
lige et guerre Civitatis Castelli et in comuni non sit pecunia suf-
ficiens ad predicta », i Priori deliberano di avvalersi della somma
di 960 libre di den., 16 soldi e 8 den. che l'officiale degli sti-
pendi del Podestà e del Capitano aveva riscossi; stabiliscono poi
che detta somma verrà rimborsata dall’ officiale maggiore della
Gabella tostochè questi avrà soddisfatto Teo « Symonelli » con-
sole dei mercanti della somma di mille fiorini d’oro mutuata al
Comune per sopperire alle spese della guerra.

(Ibid., c. 66 r.)

(1) Afferma il PELLINI-(op. cit., part. I, libr. VI, pag. 473), sull’autorità del Vil-
lani, che » dopo il fatto d’ armi et la presa del Cardona fu messer Oddo degli Oddi
da Perugia capo de? soldati forestieri », i quali stavano alla difesa di Firenze minac-
ciata di assedio dalla parte di Prato da Castruccio Castracane.
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC.

CXI. — 1325, Luglio 29.

I Priori, considerando « quod honera tam pro factis guerre
quam etiam aliis et tempore guerre et pacis comuniter subpor-
tantur tam per nobiles et magnatos quam etiam [per] populares
civitatis eiusdem et propter hoc equitas suadit et unitas civium
perusinorum hoc exposcit quod offitia et emolumenta offitiorum
inter eos participentur et comuniter distribuantur », e dovendosi
eleggere per la guerra e taglia contro C. di C. un consigliere al
capitano generale di detta guerra per 6 mesi, siccome tale officio
era sinora stato tenuto dai nobili (1), del che i popolani si senti-
vano gravati ed offesi, così ordinano che d’ora innanzi in detto
officio « consulatus sive consiliaratus » si alterni di 6 in 6 mesi
un nobile con un popolare.

(Ibid., e. 66 t.).

CXII. — 1325, Luglio 29.

Conformemente alla precedente deliberazione, viene eletto a
consigliere del capitano generale della taglia contro C. di C., con
un notaio e 5 cavalli in completo arnese di guerra, Ceccolino
« d. Petronis », popolare, che della sua parte erasi addimostrato
fido, alacre e potente sostenitore (2).

(Ibid.).

CXIIL — 1325, Luglio 30.

I Priori ordinano la distribuzione di 140 fiorini d'oro tra i
fuorusciti Castellani fedeli alla lega contro la loro ciltà.
(Ibid., c. 67 t.).

(1) Gli offici militari erano quasi esclusivamente riservati ai nobili, cui invece
erano interdetti quelli civili. Gli statuti nostri contengono molte disposizioni in odio
ai membri della casta nobiliare, cui, tra l'altro, era vietato di conferire in determi-
nati luoghi ed ore col podestà e col capitano (Stat. volg., libr. IIT, rubr, 146), di far
garanzia per gli accusati (ib., rubr. 13), di sporger denunzia dinanzi a certi officiali
(ib., rubr. 144), di accedere ai pubblici palazzi (ib., rubr. 143), ecc.

(2) Ceccolino era de’ Michelotti.
454 ANSIDEI E DEGLI AZZI
CXIV. — 1325, Luglio 30.

I Priori spediscono i loro colleghi Giovanni « d. Vigioli »
e Mattiolo « Alenutij » al campo presso il Monte S. Maria contro
C. di C. con pieni poteri circa la condotta di cavalli per le scor-
rerie da fare contro i nemici e circa ogni altra occorrenza della
guerra.

(Ibid.).

CXV. — 1325, Luglio 30.

I Priori ordinano agli officiali maggiori della Gabella di sbor-
sare a Pucciolo « Symonelli Ranerij » 100 fiorini d'oro per di-
stribuirli ai maestri ed agli altri operai « deputati per Priores
vel per magistrum Ambrosium magistri Matani ad fortificandum
et augmentandum et causa fortificationis et augmenti faciendi in
castro et ad castrum Montis Sancte Marie occasione dicte talie
et lige » contro C. di C.

(Ibid., c. 67 t.).

CXVI. — 1325, Luglio 30.

Ordine di pagamento al sopraddetto maestro Ambrogio, so-
prastante delle menzionate fortificazioni (1).
(Ibid.).

CXVII. — 1325, Agosto 5.

Mandato di pagamento di 40 soldi di den. a Bartoccio « Gui-
darelli », nunzio del C. di P. a Camerino con lettere « occasione
adiutorij postulandi in adiutorium et servitium talie et lige » con-
iro C. di C.

(Ibid., c. 69 r.).

(1) Questa deliberazione dei Priori è fra i documenti pubblicati dal Rossi, dei
quali già abbiamo fatto ricordo (Giorn. di Er. Art., vol. II, pag. 65).

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REGESTO DI DOCUMENTI, ECC. 455
CXVIII. — 1325, Agosto 7.

I Priori ordinano ai due frati della Penitenza officiali « super
blado » del C. di P. di rimettere a Cinello « Barthutij » officiale
« super arnese et rebus comunis » 143 corbe di spelta e 50 di
orzo « causa deferendi el mictendi ad castrum Montis Sancte Marie
pro militibus existentibus ad dictum castrum occasione talie et
lige et guerre Civitatis Castelli ».

(Ibid.).

CXIX. — 1325, Agosto 12.

Paolo « d. Guidonis miles » (1), Alessandro « Iohannis » e Ban-
dino « magistri Thebaldi (2) judices » sono eletti dai Priori am-
basciatori a Foligno « causa petendi et postulandi a dicto comuni
civitatis. Fulginei quod placeat eidem comuni mictere et destinare
milites et pedites ad castrum Montis Sancte Marie et ad partes
Civitatis Castelli », in aiuto della lega contro detta Città.

(Ibid., e. 70 t.).

CXX. — 1325, Agosto 12.

A favore dei suddetti ambasciatori i Priori dichiarano aperte
le ferie sino al di del loro ritorno per tutte le cause civili e cri-
minali in cui essi sieno avvocali.

(Ibid., e. 71 r.).

(1) Questo Paolo di Guido (de’ Baglioni) dové essere autorevole personaggio;
infatti da deliberazioni dei Priori dei 7 e 30 gennaio 1326 si rileva che egli insieme
a Giovannello « Michelocti » era stato inviato « ad parlamentum comunium Tuscie
et aliorum celebrandum in civitate Senarum » (Ann., c. 4 r. e 16 r.).

(2) Puó fondatamente ritenersi che maestro Tebaldo padre di Bandino altri non
sia che il « magister Tebaldus Guidonis de Aretio civis perusinus », del quale dà
non poche notizie il Rossi nei documenti per la storia dell'Università di Perugia
(albo dei professori nel primo quarto del sec. XIV); del medico Tebaldo é menzione
in un frammento di Statuto del 1306.

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ANSIDEI E DEGLI AZZI
CXXI. — 1325, Agosto 14.

Avendo i Savi giudicato essere il C. di P. tenuto a pagare
per la sua rata, secondo i capitoli della lega, i fuorusciti guelfi di
C. di C. fautori di detta lega, e non potendosi pel momento « ob-
stantibus feriis indictis causa messium » (1) determinare, con rego-
lare giudizio e secondo le generali norme di procedura, il tempo
durante il quale essi fuorusciti avevano servito al C. per liqui-
darne lo stipendio, i Priori deliberano che a siffatta liquidazione
si devenga innanzi ad uno dei giudici del Capitano del popolo
c summarie sine strepitu et figura juditij et sine libelli seu peti-
tionis vel narrationis oblatione et absque litis contestatione et sa-
cramento calumpnie veritatis et sine decimi et alia quacumque
solutione et missione etiam absque et non citato syndico comunis
Perusij non obstantibus dictis feriis, etc. ».

(Ibid.).

CXXII. — 1325, Agosto 14.

Dovendo il « nobilis miles d. Riciardus. conesiabilis xxv
militum stipendiariorum comunis Perusij » abbandonare il campo
per trattenersi alcuni giorni in Perugia « pro quibusdam factis
talie et lige et guerre Civitatis Castelli », i Priori accordano a lui
ed a tre suoi compagni la relativa licenza, prescrivendo agli offi-
ciali « super monstris stipendiariorum » di non « puntare (2) nec
condempnare eos » per la loro assenza dal campo.

(Ibid.).

CXXIII. — 1325, Agosto 16.

I Priori eleggono Angeluccio « lannis » ambasciatore del
C. di P. a Gubbio ed ai signori Malalesla per implorare da essi

(1) Lo Stat. volg. (lib. III, c. 12, rubr. « De le ferie », 8 39) dispone « che sem-
pre annuatamente per la necesseta de gli uomene cioe al tempo de la metetura
siano ferie da la meita del mese de giugno enfine a la octava de la festa de sancta
Maria del mese de agosto ».

(2) Puntare é verbo tuttora in uso nel dialetto rustico perugino e significa
annotare assenze all'effetto di punire con multa coloro che di queste si rendano
colpevoli.
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC. 457

« quod placeat eis mictere et destinare eorum milites et pedites
ad partes castrorum Fracte et Montonis et ad partes Civitatis
‘Castelli » in aiuto della lega contro C. di C.

(Ibid.).

CXXIV. — 1325, Agosto 16.

I Priori ordinano il pagamento del salario dovuto ai loro
colleghi Giovanni « d. Vigioli » e Mattiolo « Alenutij » spediti
« ad castrum Montis Sancte Marie et ad partes Civitatis Castelli »
in servizio della lega e taglia contro C. di C.

(Ibid., e. 71 t.).

CXXV. — 1325, Agosto 26.

« Cum magna quantitas pecunie sit necessaria comuni Perusij
pro factis et stipendiis militum stipendiariorum el causa talie et
lige et guerre Civitatis Castelli et in comuni non sit pecunia suf-
ficiens ad predicta », i Priori ordinano al collettore degli stipendi
degli officiali del C. di P. di versare all’officiale maggiore della
Gabella la somma di 900 libre, 27 soldi ed 8 denari, già un’altra
volta dal medesimo mutuata per le spese della guerra, da resti-
tuirsi dopo il pagamento del mutuo fatto al. C. da Bernardo
« Albertini »; e ciò non ostante la disposizione dello Statuto
« quod pecunia salariorum Potestatis Capitanei ludicis iustitie et
aliorum offitialium non possit nec debeat expendi solvi vel con-
verli in aliquos alios usus quam in satisfactione salarij dictorum
dominorum et offitialium » (1).

(Ibid., c. 76 r.).

(1) Questa stessa disposizione, che evidentemente é tolta da uno Statuto in vigore nel
1325, si trova quasi letteralmente tradotta nello Stat. volg. del 1342, libr. I, rubr. « De
la electione del collectore de gle salarie de la podesta e del capetanio e de certe al-
tre offitiaglie », 8 4o, c. 56 r., ove é stabilito che « la pecunia la quale se redurra per
gle dicte salarie se depona e paghese apo el dicto ofitiale tanto e none apo altro. E
essa pecunia dei salarie predicte non se possa ne degga spendere ne convertire en-
naltro uso facto overo negotio ma ello pagamento e satesfactione dei dicte salarie
tanto ».

94

ID
— P II RE TE a *
ANSIDEI E DEGLI AZZI
CXXVI. — 1325, Agosto 28.

I Priori ordinano al Massaio del C. di pagare 300 fiorini
d'oro ad Ugo « de Belciampo », conestabile di 40 stipendiari,
per la paga di due mesi di lui e de’ suoi soldati, acciocchè questi
« habeant materiam magis solicite et suficienter servire comuni
Perusij in factis talie et lige » contro C. di C.

(Ibid., c. 18 r.).
CXXVII. — 1325, Agosto 28.

Avendo dovuto alcuni nobili e giudici del C. di P. recarsi
contro le disposizioni degli Statuti negli appartamenti dei Priori
per dare il loro parere nei consigli tenuli a proposito della guerra
di C. di C., i Priori deliberano che quelli « de magnatibus et de
prole militari et etiam de iudicibus » che per tale motivo sieno
entrati nelle stanze de’ Priori, s' intendano averlo fatto per co-
mando dei medesimi, e sieno esonerati da ogni responsabilità e
pena stabilita al riguardo dagli Statuti (1).

(Ibid., c. 78 t.).

CXXVIIL — 1325, Agosto 28.

Essendo stabilito che qualunque stipendiario del C. di P. non
si fosse presentato alla mostra fatta innanzi ad un cavaliere del
Capitano del popolo in piazza di S. Domenico il 3 marzo dovesse
perdere la sua paga per un anno, ed allegandosi da alcuni dei
non intervenuti « se ignorasse vel nescivisse dictum ordinamen-
tum et aliqui se habuisse eorum equos in signoria et aliqui ha-
buisse equos magagnatos ita quod venire non potuissent ad dictam
mostram et assignam », i Priori « ad dandum materiam dictis

(1) Il caso in cui i nobili fossero chiamati a palazzo dai Priori per dar loro
consiglio, é preveduto nella rubr. « De lantrata de glie palazza vetata a glie grande »
(lib. III, c. 86 r.), dove al 86 si legge: « salvo che le predicte cose [cioè i divieti]
non aggiano luoco quando glie dicte grande andassero al maiure conseglio e gene-
rale overo a conseglio de glie segnore priore de l’arte rechieste ensieme con gli altre
più savie per parte desse segnore priore del arte ». La stessa rub., al $ 7, porta la
deroga al divieto anche a favore dei giudici, i quali « scripte fossero overo se retro-
vassero en la matricola desse giudece ».
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC. 459

militibus quod contra ius non conquerantur et quod melius et
sufficientius serviant et magis libenter comuni Perusij et in factis
talie et lige et guerre Civitatis Castelli », dispensano detti sti-
pendiari non intervenuti da ogni pena e decadenza di soldo in-
corsa pel fatto della loro assenza.

(Ibid., e. 78 t.).

CXXIX. — 1325, Settembre 1.

L'assemblea generale dei Consoli e Rettori delle Arti, su pro-
posta di Giovanni « Cole », delibera di dar piena facoltà ed ar-
bitrio ai Priori « super liga talia et guerra Civitatis Castelli »,
sull'elezione degli ambasciatori, sui modi di radunar denari, sulle
spese e su quant'altro a ció si riferisse.

(Ibid., e. 82 t.).

CXXX. — 1325, Settembre 3.

« Cum necessaria sit pecunia in comuni perusij pro factis et
negoliis lige et tallie et guerre Civitatis Castelli », ed essendo
stato riferito ai Priori che nell'armario del C. esistevano vari li-
bri di processi civili e criminali lasciati pendenti dal precedente
giudice della giustizia, delle appellazioni e delle vie (1), 1 quali pro-
cessi, se condotli a termine, avrebbero potuto fruttare buoni in-
cassi al C., i Priori, su richiesta del nuovo giudice della giustizia,
delle SEbellazior e delle vie, ordinano ai frati della Penitenza,
officiali dell'armario, di consegnare a costui detti libri per dar
pronta evasione ai processi pendenti e procurar cosi lucro al C.

(Ibid., c. 83 r.). |

CXXXI. — 1325, Settembre 4.

Essendosi pattuito tra il C. di P. ed il Marchese Guido, con-
dottiero di 100 fanti spediti alla difesa del castello del Monte

(1) Il giudice della giustizia, che doveva esser forestiero, era anche giudice di
appello di tutte le questioni civili, dei lodi e sentenze arbitrali; vegliava sulla rego-

larità delle elezioni dei varî officiali, e aveva specialmente cura delle vie del distretto,
del contado e della città,
rr ttftt.’/1tts;

460: ANSIDEI E DEGLI AZZI

S. Maria e « pro factis lige tallie et. guerre Civitatis Castelli »,
che ad ogni soldato si sarebbero pagate 5 libre di den. al mese,
i Priori ordinano agli officiali maggiori della Gabella di sborsare
a detto marchese Guido 500 libr. di den., paga di un mese per
lui e pe’ suoi soldati.

(Ibid., c. 83 t.).

CXXXII. — 1325, Settembre 11.

I Priori, abbisognando molto denaro per la guerra contro
C. di C. « ut pecunia veniat in comuni » fanno divieto al mas-
saio di accettare e permettere qualsiasi « excomputationem vel
compensationem » per debiti di date e collette, durante la guerra
di C. di C., e gli ordinano di esigere in tutta la sua integrità
ogni credito del C.; deliberano inoltre che i notari addetti all'esa-
zione -delle imposte compilino entro il termine di 8 giorni gli
elenchi di coloro che avevano pagato i dazi e annotino i paga-
menti in appositi registri di carta pecorina, e ció per la maggior
sicurezza dell'esazione.

(Ibid., c. 87 r.).

CXXXIII. — 1325, Settembre 12.

I Priori « ut pecunia veniat in comuni Perusij pro factis lige
tallie et guerre Civitatis Castelli » dànno facoltà al Podestà, Ca-
pitano, Giudice della giustizia, Giudice delle gabelle ed al notaio
de’ danni dati di esigere qualsiasi credito del C. autorizzandoli a
procedere verso i debitori con ogni mezzo, « eos personaliter et
realiter capere et capi facere et in palatiis et carcere et alibi ubi
voluerint detinere et etiam gravare predare pingnorare domos et
bona destruere et destrui facere, etc. ».

(Ibid., e. 87 t.).

CXXXIV. — 13925, Settembre 19.

« Cum nichil sit quod magis pertineat et conferat ad nego-
tium talie lige et guerre Civitatis Castelli quam ut Priores artium
civitatis Perusij sint fideles sancte romane Ecclesie et veri et

mum
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC. 461

puri guelfi et de parle guelfa ferventius et magis solicite inten-
dant ad negotium dicte talie lige et guerre Castelli et ad expe-
ditionem dicte guerre et ut credentie partis gelfe et comunis Pe-
rusij teneantur et non revellentur », i Priori stabiliscono che a
loro successori durante la guerra di C. di C. debbano essere
scelti solo i « veri puri et noti guelfi et de vera parte guelfa et
non gebellini nec de parte gebellina ullo modo », sancendo pene
gravissime contro chi osasse proporre o fare diversamente (1).
(Ibid., e. 90 r.).

CXXXV. — 1325, Settembre 28.

I Priori autorizzano Cinello « Bartutij, » officiale del C. « super
massaritiis et super vitualibus », a spedire al castello del Monte
S. Maria « ferramenta, bladum » e quant’altro crederà neces-
sario.

(Ibid., c. 93 t.).

CXXXVI. — 1325, Settembre 30.

Gli officiali della Gabella ricevono mandato di pagare 272
libre, 2 soldi e 7 denari al suddetto Cinello per altrettante da lui
spese per mandare olio, sale, ferro, canape, candele di sego ed
acciaio al castello del Monte S. Maria.

(Ibid., c. 94 t.).

CXXXVII. — 1325, Ottobre 1.

I sunnominati officiali hanno ordine di versare 500 libre di
den. per un mese di paga al Marchese Guido deputato con 100
fanti alla difesa del castello del Monte S. Maria.

(Ibid., c. 94 t. e 95 r.).

(1) Il 25 settembre 1325 i Priori, a liberare P. da tutti i sospetti di ghibellinismo,
deliberano « quod omnes et singuli suspecti confinati vel expulsi civitatum Assisij et
Spoleti et cuiuscumque alterius terre guelfe debeant hinc ad octo dies proxime ven-
iuros.... discedere de civitate comitatu et districtu Perusij » (Ann. c. 91 t.).
462 ANSIDEI E DEGLI AZZI

CXXXVIII. — 1325, Ottobre 4.

I Priori rilasciano un mandato di pagamento a favore di
Rangone « Ottonelli », ambasciatore spedito « ad -eivitates Ful-
ginei Camerini et ad d. Marchionem Marchie » per chiedere aiuti
di armati contro C. di C.

(Ibid., c. 95 t. e c. 96 r.).

CXXXIX. — 1395, Ottobre 6.

Si ordina al canavario del C. di P. residente al Monte S. Maria
di pagare « de pecunia dicte canave » 45 libre di den. « magi-
stro Iohanni de Assisio magistro lignaminis et magistris Cole
Bernardoli et Angelo de Tuderto » spediti al Monte S. Maria per
costruirvi molini ed altri edifizi e fortificazioni per la difesa di
quel castello.

(Ibid., c. 96 r.).

CXL. — 1325, Ottobre 8.

[l Consiglio maggiore nomina Simone « Bonifati] », Berar-
dino « d. Guidi de Cornia » (1) e Matteo « d. Iacobi » a officiali
e sindaci del C. di P. con facoltà di arruolare quanti più cone-
stabili e soldati potessero per la guerra di C. di C., pattuendo
quello stipendio che loro sembrasse piü opportuno.

(Ibid., c. 96 t.).

CXLI. — 1395, Ottobre 9.

1 Priori ordinano il pagamento di 214 libre di den. a Cinello
« Bartutij » officiale del C. « super victualia et aliis necessariis
(sic) super facto tallie lige et guerre Civitatis Castelli », per lumi,
sego, balestre ed altro da lui acquistato per detta guerra ; nonchè
la refusione al medesimo di 50 libre di den. per altrettante da
lui anticipate per invio di nunzî al campo contro C. di C.

(Ibid., e. 97 r.). :

(1) Vedi Ligro Rosso cit., porta S. Susanna.
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC.

CXLII. — 1325, Ottobre 11.

I Priori concedono ampie facoltà e pieni poteri ai loro colle-
ghi Neri « Venturelle » e Simone « Dominici » spediti con truppe
in aiuto del cassaro di Primano, già speltante a C. di C. ed
ora raccomandato al C. di P., stretto d'assedio da quei di C. di C.;
i due Priori potevano anche contare sugli aiuti mandati all' uopo
dal Vescovo d'Arezzo.

(Ibid., c. 98 t.).

CXLIII. — 1325, Ottobre 13.

Si fa menzione d'un fatto d'armi avvenuto fra le genti del C.
di P. e quelle di C. di C.
(Ibid., e. 103 r.).

CXLIV. — 1325, Ottobre 16.

Gli officiali maggiori della Gabella hanno ordine di sborsare
ad un tal « domino Gaitano » l'importo del soldo spettante a 25
fuorusciti di C. di C. agli stipendi della lega, in ragione di 5 fio-
rini il mese a testa e di 6 per i « milites de corredo ».

(Ibid.).

CXLV. — 1325, Ottobre 18.

Mandato di pagamento .a favore di Monaldo « Pomerij » co-

nestabile e capitano di 100 soldati al servizio del C. di P., che
veniva dalla Marca Anconitana, e, giunto a Ponte S. Giovanni,
‘aveva ricevuto ordine di marciare immediatamente alla volta di
Montone e della Fratta « pro factis guerre Castelli » ed in aiuto del
«castello di Primano, raccomandato al C. di P., e stretto d'assedio
dai ribelli Castellani.

(Ibid., c. 103 r.).

CXLVI. — 1325, Ottobre 20.

I Priori dànno ampi poteri e facoltà ai loro colleghi Neri
« Venturelle », Vanni « magistri Laurentij » e Mercatello « An-
464 ANSIDEI E DEGLI AZZI

gelutij » spediti in aiuto del suddetto castello di Primano e per
i fatti della lega contro C. di C.
(Ibid., e. 104).

CXLVII. — 1325, Ottobre 23.

. I Priori autorizzano gli officiali della Gabella a soddisfare
del loro soldo i 27 conestabili che con 25 fanti per ciascuno erano
stati spediti dal C. di P. alla Fratta per la custodia di quel ca-
stello « et pro offensione inimicorum exititiorum de Castello ut
dicta guerra citius expediatur ».

(Ibid., c. 105 r.).

CXLVIIIL — 1325, Ottobre 27.

Mandato di pagamento a favore di Gualfredo « d. Bona-
partis » e di Gianne « Ciccoli d. Jannis » ambasciatori del C.
di P. al Vescovo di Arezzo per conferire con lui « super factis
guerre Castelli et pro expeditione dicte guerre ».

(Ibid., e. 108 r.).

CXLIX. — 1325, Ottobre 28.

I Priori ordinano agli officiali maggiori della Gabella di pa-
gare 3 fiorini d'oro a Micino, guelfo di C. di C., spedito dal C.
di P. a Firenze e Siena per chieder soccorsi in favore del ca-
stello di Primano assediato « per intrinsecos Castellanos ».

(Ibid.).

CL. — 1325, Ottobre 28.

Detti officiali della Gabella sono autorizzati a pagare 25 libre
di den. a Cinello « Bartutij » officiale del C. di P. « super mi-
clendis massariliis ad castrum Montis Sancte Marie et alibi pro
factis talie lige et guerre Caslelli », per 19400 quadrelli « ad
staffam », del valore di libre 8 al mille, e per 4200 quadrelli « ad
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC. 465

È duos pedes » del costo di 13 libre al mille, da spedirsi alle truppe
| contro C. di C.
(Ibid., c. 108 t.).

CLI. — 1325, Ottobre 30.

Mandato a favore di due nunzi spediti dai Marchesi del Monte
S. Maria al C. di P. con lettere recanti l'annunzio della rotta da
essi inflitta ai fanti Aretini, che andavano contro il castello di
Primano, e con una bandiera tolta ai detti fanti.

(Ibid. c. L10:r.).

CLIL — 1325, Novembre 4.

j L'adunanza generale dei Camerlenghi e Rettori delle Arti
delibera di dare pieni poteri ai Priori circa i provvedimenti e le
operazioni per la guerra contro C. di C.

(Ibid., c. 118 t.).

CLIII. — 1325, Novembre 4.

Trovandosi sempre più strettamente assediato il castello dî
Primano da quei di C. di C., i Priori ordinano che siano distri-
buiti gli stipendî alle truppe incaricate di andare a liberarlo dal-
l’assedio, comandate da 70 conestabili, tra. cui erano Monaldo
« Pomerij » (con 100 fanti), Agresto « Syngni » (con 40), Ber-
nardo « Hugonis de Castro novo » (con 30), Carsia « Schiere »
(con 30), Pietro « Belciampi » (con 26), Bernardo « De Como »
(con 50), ecc.

(Ibid., c. 114 e seg.).

CLIV. — 1325, Novembre 5.

Dai Priori è eletto il nobile Tebaldo « de Castro novo ge-
neralis capitaneus et conduelor omnium militum et peditum sti-
pendiariorum comunis Perusij accedentium ad secursum et per
secursum castri Primani quod est obsessum per ostes intrinsecos
de Castello et pro offensione intrinsecorum de Castello », con pieni
466 ANSIDEI E DEGLI AZZI

poteri e facoltà di punire i suoi dipendenti e colla paga di 5
libre di den. al giorno.
(Ibid., c. 116 t.).

CLV. — 1325, Novembre 5.

I Priori eleggono Pietro « Deotaite » officiale del C. di P.
« in castro Fracte filiorum Uberti super arnese et rebus comu-
nis Perusij et custodia ipsorum mictendorüm pro secursu et de-
fensa castri Primani et pro expeditione guerre Castelli », collo
stipendio di 5 soldi al giorno.

(Ibid.).

CLVI. — 1325, Novembre 5.

Si ordina dai Priori che i conestabili spediti colle loro truppe
al soccorso del castello di Primano, i quali già avessero ricevuta la
paga, debbano presentarsi coi propri soldati alla Fratta dinanzi a
Gualterino « de Castro novo » per farsi iscrivere dall'apposito
nolaio entro il giorno 6 novembre, e non allontanarsi di là sinché
durasse il tempo pel quale erano stali pagati, sotto pena di 50
libre di den. per ciascuno in caso di inobbedienza.

(Ibid.).

CLVI 1325, Novembre 5.

Viene ordinato dai Priori a Saraceno « Allenutij » rate della

.Penitenza e collettore de'salari del Podestà, del Capitano e degli

altri officiali di sborsare, delle somme da lui raccolte per detti
salari, 208 fiorini d'oro agli officiali maggiori della Gabella per
gli stipendi dei soldati condotti alla liberazione del castello di Pri-
mano dall'assedio di cui lo stringevano quei di C. di C.; tale

somma avrebbe poi dovuto essergli rimborsata.

(Ibid. 5e. LIT r.).
CLVIII. — 1325, Novembre 5.

Anche agli appaltatori delle comunanze del C. di P. viene
fatto similmente precetto di pagare agli officiali della Gabella ogni
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC.

a

loro debito verso il C., da adibirsi agli stipendî delle truppe as-
soldate contro C. di C.
(Ibid.).
CLIX. — 1325, Novembre 5.

Cosi pure i Priori ordinano a Pellolo « Benvenuti », frate
della Penitenza ed officiale del C. « super opere pontis Nesto-
ris » di versare della somma da lui raccolta per detta costruzione
del ponte del fiume Nestore 75 fiorini d’oro agli officiali maggiori
della Gabella per la paga delle truppe contro C. di C., quale
somma gli sarebbe stata poi restituita.

(Ibid., c. 117 t.).

CLX. — 1325, Novembre 6.

Sempre per raccogliere denaro per le paghe de' soldati contro
C. di C., si ordina l'esazione forzosa dell'ultima gabella imposta
« de sex sol. den. pro centonario in civitate et de tribus sol. den.
in comitatu »; coloro poi che non fossero puntuali, scorso il ter-
mine prefisso, dovevan pagare un quarto di più a titolo di multa.
(Ibid.).
CLXI. — 1325, Novembre 6.

I Priori spediscono due loro colleghi, Lello « Nercoli » e
Fantolino « Recoli », ambasciatori a Tebaldo « de Castro novo »,
capitano generale dei soldati del C. di P. alla difesa del castello di
Primano, a Gualterino « de Castro novo » consigliere della taglia (1),
a tutti i conestabili al servizio di P. ed a Cante « de Gabriellis »,
capitano delle truppe spedite da Gubbio alla difesa di castel Pri-
mano, per esortarli ad operare energicamante alla difesa di detto
castello « et circa offensionem inimicorum Castelli ».

(Ibid., c. 117 t. e 118 r.).

CLXII. — 1325, Novembre 6.

Mandato di 8 libre di den. a favore di Tobia «.ser Fini »

(1) I fratelli Tebaldo e Gualtierino « Cini de Castro Novo figurano nel LIBRO
Rosso, Porta S. Susanna.
468 ANSIDEI E DEGLI AZZI

‘spedito ambasciatore a Gubbio per chiedere aiuti di truppe per la
difesa di castel Primano.
(Ibid., c. 118 t.).

CLXIIL — 1325, Novembre 7.

Altro mandato di 8 libre di den. a favore di Simone « Do-
minici », ambasciatore ad Orvieto per lo stesso motivo.
(Ibid.).
CLXIV. — 1325, Novembre T.

Altro mandato come sopra a favore di Ranaldo « Nini », am-
basciatore « ad terras ducatus » per la medesima ragione.
(Ibid.).

CLXV. — 1325, Novembre 10.

I Priori ordinano agli officiali maggiori della Gabella di rim-
borsare 40 libre di.den. a Cinello « Bartutij », officiale del C. di
P. « super eustodia rerum el arnensium dicli comunis », per al-
trettante da lui pagate ai mulattieri e vetturali spediti « cum rebus
et arnense dicti comunis ad castrum Fracte filiorum Uberti pro
succursu Primani el pro expeditione guerre Castelli ».

(Ibid., c. 119 t.).

CLXVI. — 1325, Novembre 10.

Avendo gli abitanti del castello del Monte di S. Maria, che
si teneva pel C. di P. contro C. di C., richiesto insistentemente
due maestri per far loro una cisterna, i Priori vi mandano Lello
« magistri Andree » e Pucciarello « magistri Martini » collo sti-
pendio di 15 soldi di den. al giorno per ciascuno di essi.

(Ibid., c. 120 r.).

CLXVII. — 1325, Novembre 11.

I Priori deliberano il pagamento di 500 libre di den. al Mar-
chese Guido mandato con 100 fanti « pro custodia et defensa Mon-

ENT
— Hm

REGESTO DI DOCUMENTI, ECC.

LJ

tis sancte Marie et pro factis lige et talie et. guerre Castelli »,
per un mese di servizio.
(Ibid., c. 121 r.).

CLXVIII. — 1325, Novembre 11.

Richiedendo instantemente i figli del Marchese, che stavano
alla difesa del Monte S. Maria, nuovi aiuti perché quei di C. di
C. muovevano per assediarli, i Priori vi mandano 25 balestrieri,
ed inoltre ordinano a Cinello « Bartutij », officiale « super cu-
stodia rerum et arnensium comunis Perusij, » di spedire a Pellolo
« Andrutij », officiale del C. in detto castello, « xxv paria co-
razarum, xxv pavesos et fondas pro manganellis et trabucchis
et de funibus agulis et guarellis pro defensa dicti castri ».

(Ibid.).
CLXIX. — 1325, Novembre 11.

I Priori ordinano al medesimo di mandare ad Azzone « d.
Campoleonis pro custodia castri Ghironzi decem paria corazarnm,
de guarellis, acutis, de panellis de sepo ».

(Ibid.).

CLXX. — 1325, Novembre 11.

Mandato di 125 libre di den. a favore di Guido Marchese
del Monte S. Maria per la paga d'un mese dei 25 balestrieri di
recente mandatigli « pro expeditione guerre Castelli ».

(Ibid., c. 191 t.).

CLXXI. — 1325, Novembre 12 e 13.

I Priori mandano, con 30 fiorini d'oro di stipendio, il nobile
cavalier Berardo « de Cornia » e Gianni « d. Sensi » ambascia-
tori alle terre del dueato per esortar quelle popolazioni affinché
« consideratis ad presens conditionibus de contrata » assoldino
truppe ultramontane per combattere tutti d' accordo i ribelli della
Chiesa, come quelli di C. di C., ecc.

(Ibid., c. 122 r.).
470 ANSIDEI E DEGLI AZZI

CLXXII. — 1325, Novembre 14.

Gli officiali maggiori della Gabella ricevono ordine di pagare
850 libre di den. a 5 conestabili d’Assisi venuti con 262 fanti
per ordine del loro C. « pro succursu castri Primani et pro of-
fensione intrinsecorum Castelli ».

(Ibid., c. 199 t.).

CLXXIIL — 1325, Novembre 14.

I Priori comandano a Saraceno « Allenutij », officiale « super
blado comunis », di consegnare a Cinello « Bartutij » 100 corbe
di spelta per inviarle ai soldati che stavano alla Fratta e a Mon-
tone « pro expeditione guerre Castelli ».

(Ibid., c. 123 r.).

CLXXIV. — 1325, Novembre 15.

L’adunanza generale dei Camerlenghi e Rettori delle Arti,
« cum pecunia sit acquisita sub mutuo et debita sint contracta in
non modica quantitate pro paga et stipendiis militum et peditum
destinatorum versus partes Castelli », dà piena facoltà ai Priori
di prendere tutti quei provvedimenti che crederanno del caso per
pagar detti debiti, per rifornire le casse del C. e per la spedi-
zione della guerra.

(Ibid., c. 123 r. — 124 r.).

CLXXV. — 1325, Novembre 17.

I Priori ordinano che per ambasciatore alle terre del ducato,
insieme con Gianne « d. Sensi », ed in sostituzione di Berardo
« de Cornia » malato, vada Paolo « de Balionibus »!

(Ibid., c. 125 t.).

CLXXVI. — 1325, Novembre 17.

Mandati diversi a favore di varî fanti perugini combattenti
per la difesa di castel Primano assediato da quei di C. di C.
(Ibid.).
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC.

CLXXVII. — 1325, Novembre 20.

I Priori ordinano agli officiali maggiori della Gabella di pa-
gare 9 fiorini d' oro e 38 soldi di den. a Boncangno « Bartutij »
mercante per 38 braccia di zendado. rosso per il vessillo dato a
Tebaldo « de Castro novo », capitano delle truppe di P. contro
C. di C. « et pro panno rubeo pro veste ipsius vexilli et pro su-
ctura candelis et zagana et suctura ipsius vexilli et pro quadam
asta ferrata pro ipso vexillo pro expeditione guerre Castelli ».

(Ibid., c. 130 r.).

CLXXVIII. — 1325, Novembre 22.

Saraceno « Allenutij » officiale « super blado comunis » è
autorizzato a consegnare a Cinello « Bartutij » cento corbe di
spelta, per mandarle ai soldati di P. che stavano « pro expedi-
tione guerre Castelli ».

(Ibid., e. 131 r.).

CLXXIX. — 1325, Novembre 22.

I Priori ordinano il pagamento di 53 libre di den. a favore
di Neri « Simonis » per l'acquisto di sale da mandarsi alle truppe
di P. al castello del Monte S. Maria, per i sacchetti in cui ri-
porlo e per la paga dei velturali incaricati di portare detto sale
« et alia arnesia ».

(Ibid.).

OLXXX. — 1325, Decembre 6.

I Priori ordinano che sien soddisfatti del loro avere i tre
maestri Giovanni « Munaldi de Assisio », suo figlio Ceceolo e
Cola « Bernardoli », perugino, spediti al castello del Monte S.
Maria per farvi « molendina, sicca et manganellos et alialabo re-
ria pro defensa dicti castri et pro expeditione dicte guerre Ca-
stelli ».

(Ibid., c. 133 r.).

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ANSIDEI E DEGLI AZZI

CLXXXI. — 1325, Decembre 6.

Mandato di pagamento di 65 libre di den. a favore di Te-
baldo « de Castro novo » capitano della guerra contro C. di C.
per essere stato 13 giorni al soccorso di castel Primano « pro
expeditione guerre Castelli ».

(Ibid., e. 133 t.).

CLXXXII. — 1325, Decembre 8.

+ Gli offieiali maggiori della Gabella ricevono ordine di pagare
32 libre di den. ai nobili Simone « d. Bonifatij de Giacanis » e
Berardo « d. Guidonis de Cornia », ambasciatori spediti al Ret-
tore del ducato in servizio della lega contro C. di C.

(Ibid).

CLXXXIII. — 1325, Decembre 9.

I Priori ordinano a favore di Cinello « Bartutij » il rimborso
di 342 libre e 8 soldi di den. per altrettante da lui spese per acqui-
stare 2000 panelli di sego, 200 libre di candele pure di sego, 26000
guarelli « ad staffam », 1700 guarelli grossi ed altro « pro ex-
peditione guerre Castelli ».

(Ibid., c. 135 t.).

CLXXXIV. — 1325, Decembre 9.

Mandato di 500 libre di den. a favore del Marchese Guido
per lo stipendio d'un mese dovuto a lui ed ai suoi 100 uomini che
custodivano il castello del Monte S. Maria.

(Ibid., c. 176 r.).

CLXXXV. — 1325, Decembre 13.

Altro mandato di 34 libre di den. a favore di due banditori
del C. di P. che erano andati alla Fratta, a Montone e nel con-
tado di Castello in'compagnia di Tebaldo « de Castro novo » ca-
pitano generale dell' esercito perugino contro C. di C.

(Ibid., e. 138 r.).


REGESTO DI DOCUMENTI, ECC.

CLXXXVI. — 1325, Decembre 14.

Gli officiali maggiori della Gabella sono autorizzati a pagare
do fiorini d'oro ai nobili Teste « de Testis » e Ceccolo « d. Zin-
gari de Sassolis » pel servizio d'un mese prestato con altri loro
compagni e genti d'arme al C. di P. nella difesa di castel Pri-
mano assediato da quei di C. di C.

(Ibid., e. 140 r.).

CLXXXVII. — 1325, Decembre 15.

Altro mandato di 10 fiorini d'oro a favore del nobile Vanni
conte « de Bigerno » per lo stesso motivo.
(Ibid., c. 141 r.).

CLXXXVIII. — 1325, Decembre 15.

I Priori ordinano il pagamento del salario al nobile cavaliere
Paolo « de Balionibus » ed a Giovannello « Michelocti » amba-
scialori del C. di P. spediti « in Tuscia videlicet ad civitatem Se-
narum ad parlamentum cum aliis ambasciatoribus de Tuscia pro
statu partis el amicorum Perusij et sancte romane ecclesie et pro
factis lige et talie et guerre Castelli ».

(Ibid., e. 142 r.).

CLXXXIX. — 1325, Decembre 17.
I Priori « ad expensas cessandas » sospendono il pagamento

dello stipendio di 5 libre di den. al giorno a Tebaldo « de Castro
novo » capitano generale dell’esercito spedito dal C. di P. alla

difesa di castel Primano, pur lasciandogli il comando ed ampi poteri

sulle soldatesche.
(Ibid., c..143 r.).

CXC. — 1325, Decembre 23.

Mandato di pagamento di 106 libre e 10 soldi di den. a Mu-
zio « magistri Philippi de Assisio » conestabile di 25 fanti man-

32
474 ANSIDEI E DEGLI AZZI 1

dati alla difesa del castello di Monte Migiana « et pro offensione
intrinsecorum Castelli ».
(Ibid., e. 145 t.).

CXCI. — 1325, Decembre 23.

Gli officiali maggiori della Gabella ricevono ordine di pagare
1000 fiorini d'oro ai rappresentanti dei soldati fuorusciti di C. di
C. al servizio della lega contro detta città.

(Ibid., e. 146 r.).

CXCII. — 1325, Decembre 27.

I Priori ordinano « pro expeditione guerre Castelli » una |
nuova cavallata di 200 uomini d'arme corazzati, collo stipendio di |
25 fiorini d'oro annui a testa. — Seguono tutti gli ordinamenti e
capitoli per la costituzione di questa cavallata.

(Ibid., c. 149 e 150).

CXCIII. — 1325, Decembre 28.

I Priori ratificano i pagamenti [fatti dagli officiali della Ga-
bella a Bernardo « de Monte Acuto » conestabile di 50 cavalli
al soldo di Perugia contro C. di C.

(Ibid., c. 151 t.).

CXCIV. — 1325, Decembre 28.

I Priori dichiarano solennemente d'aver preso a mutuo da:
Guido marchese del Monte S. Maria 1000 fiorini d'oro per pagar:
i soldati, e prendono intanto a prestito dal medesimo « pro ex-
peditione guerre Castelli » altri 10 fiorini.

(Ibid.).

CXCV. — 1325, Decembre 29.

Mandato di 38 libre, 17 soldi e 6 denari a Vanni « Ranaldi »

speziale » per candele di cera consumate dai Priori nei consigli

tenuti di notte relativamente alla guerra di C. di C.
(Ibid., c. 153 r.).
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC.

CXCVI. — 1325, Decembre 29.

Altro mandato di 500 libre di den. a favore di 100 fanti spe-
diti per un mese alla difesa del castello del Monte S. Maria.
(Ibid.).

CXCVII. — 1325, Decembre 29.

I Priori ordinano il rimborso di 189 libre e 6 soldi di den. a
Cinello « Bartutij », per altrettante da lui anticipate « causa emendi
oleum salem ferrum azarium lingna de lentasso pro balistis fa-
ciendis collam nerbum pro balistis enerbandis canapem tormenti-
nam », ecc. per inviar tutto ció ai soldati perugini che stavano
al castello del Monte S. Maria.

(Ibid.).

CXCVIII. — 1325, Decembre 30.

Essendosi già ordinato che i conestabili spediti al soccorso
di castel Primano, assediato da quei di C. di C., se avessero ri-
cevuto il loro soldo, dovessero presentarsi colle proprie schiere in-
nanzi a Gualterino « de Castro novo » per farsi iscrivere da un
apposito notaio, i Priori stabiliscono che debba esigersi la multa
del doppio dello stipendio da quei conestabili che non ottempera-
rono a siffatta prescrizione.

(Ibid.,c. 154 r.).

CXCIX. — 1325, Decembre 31.

I Priori autorizzano gli officiali maggiori della Gabella a pa-
gare 60 libre. di den. a Guido marchese del Monte S. Maria per
lo stipendio di 12 balestrieri mandati dal C. di P. alla difesa di
detto luogo contro qnelli di C. di C.

(Ibid., e. 154 t.).

CC. — 1326, Gennaio 3.

Nell'adunanza generale dei Camerlenghi e rettori delle arti
Martino « d. Symonis » Priore dei Priori propone che i Priori

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476 ANSIDEI E DEGLI AZZI

in carica abbiano le più ampie facoltà di deliberare e prov-
vedere ed altresì di annullare i provvedimenti già adottati in ordine
a tutto ciò che si riferisse alla guerra di C. di C., circa l’aiuto
da somministrarsi agli amici e fautori del C. di P., nonchè sulla
custodia, la difesa e la fortificazione della città, del contado e del
distretto di Perugia e sull’ invio di ambasciatori e nunzi per tutti
i negozi del C. — La proposta del Priore dei Priori è a grandis-
sima maggioranza accolta.
(Ann. 1326, e. 1 t.).

CCI. — 1326, Gennaio 4.

I Priori, in virtù dei poteri loro concessi « super factis tallie
lige et guerre Civitatis Castelli », ordinano ai Gabellieri maggiori
del C. che consegnino ad Ermanno « d. Ranerij » 50 libre di den.
da pagarsi « spiis et nunptiis dieti comunis missis et miclendis
pro factis diete tallie, lige et guerre Civitatis Castelli ».

(Ibid., e. 2 t.).

CCII. — 1326, Gennaio 10.

I Priori deliberano che Pellolo « Andrutij » sia officiale del C.
nel castello del Monte S. Maria « super fodero et fuleimento mas-
saritiis et rebus comunis Perusij destinatis et destinandis ad di-

etum. castrum Montis S. Marie pro fodero et fulcimento dieti ca-
stri et pro faclis tallie lige et guerre Civitatis Castelli », ed eleg-
gono a notaro di detto Pellolo maestro Bartolo « Jacobi ».

(Ibid., c. 6 t.).

CCIII. — 1326, Gennaio 10.

Lello «‘ Benvenuti » camerlengo del C. di P. al castello della
Fratta ha ordine dai Priori di soddisfare del loro avere i vettu-
rali che hanno portato e porteranno veltovaglie ed arnesi di
guerra al nominato castello della Fratta, nonchè al Monte S.
Maria e ad altri luoghi « pro defensione dictorum castrorum et
causa dicte tallie lige et guerre Civitatis Castelli ».

(Ibid., c. 6 t.).
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC.

CCIV. — 1326, Gennaio 10.

Dispongono altresì i Priori che Paoluccio « magistri Johan-
nis » maestro di legname si rechi al castello del Monte S. Ma-
ria « ad faciendum ibi quedam edifitia et traboccha et alia neces-
saria pro defensione dieti castri et offensione inimicorum pro fa-
ctis diete tallie et lige et guerre Castelli »: il salario di Paoluccio
è determinato in dieci soldi di denari al giorno.

(Ibid., e. 6 t.).

CCV. — 1326, Gennaio 14.

1 Priori decidono che ser Martino « Herculani » castellano
del castello di Montemegiano nel distretto del C. di P. sia con-
fermato in detto officio « a finito tempore sue presentis castellan-
tie usque ad XV diem mensis martij proxime venturi » con l'in-
carico di difendere il detto castello e di offendere i nemici e ri-
belli del C. di P. La deliberazione é adottata, come le precedenti,
« pro factis lallie, lige et guerre Castelli ».

(Ibid., e. 7 t.).

CCVI. — 1326, Gennaio 15.

I Priori in virtà dei poteri che hanno « super factis tallie,
lige et guerre Civitatis Castelli » ordinano a Lello « Benvenuti »
canavario del C. di P. nel castello della Fratta che paghi a Me-
uccio « magistri Filippi » di Assisi conestabile di XXV fanti po-
sti a difesa del castello di Montemegiano, per un mese cominciato
col 1? di gennaio, in ragione di 5 soldi di den. per ogni fante e
per ciascun giorno e di 6 soldi al giorno per la paga personale
dello stesso Meuccio. i

(Ibid., c. 8 t.).

CCVII. — 1526, Gennaio 18.

Gli officiali maggiori delle gabelle del C. hanno dai Priori
ordine di sborsare ad Ermanno « d. Ranerij » 50 libre di den.

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478 ANSIDEI E DEGLI AZZI

da pagarsi alle spie e ai nunzj spediti e da spedirsi a causa della
guerra contro C. di C.
(Ibid., c. 13 t.).

CCVIII. — 1326, Gennaio 25.

I Priori ordinano che Saraceno « Alenutij » frate della Pe-
nitenza e i suoi compagni «.offitiales comunis Perusij super speita
et ordeo comunis » debbano dare 100 corbe di spelta a Cinello « Bar-
tutij » incaricato dal Comune dell'invio delle vettovaglie ai ca-
stelli della Fratta e del Monte S. Maria e ad altri luoghi « pro
factis dicte tallie lige et guerre Castelli ». .

(Ibid., c. 16 r.).

CCIX. — 1326, Gennaio 29.

I Priori in virtà dei poteri che hanno « super factis tallie lige
et guerre Castelli » dispongono che gli officiali maggiori delle ga-
belle del C. di P. versino 43 libre e 4 soldi di den. a Cambio
« Orlandutij » familiare di Guido Marchese del Monte S. Maria
con l'incarico di pagare per 4 giorni in ragione di 18 soldi di
den. per ogni giorno e per ogni mulo i mulattieri che con dodici
muli « conduxerunt et portaverunt foderum ad Montem S. Marie ».

(Ibid., e. 16 r.).

CCX. — 1326, Gennaio 30.

Essendo il C. di Castel della Pieve tenuto a pagare al C. di
P. di 6 mesi in 6 mesi mille libre di den. « de summa data-
rum et collectarum veterum » e avendo Castel della Pieve man-
dato mille libre di den. delle antiche date e collette « tempore
nobilis viri Berardini Comitis de Marsciano potestatis dicti ca-
stri », i Priori ordinano che le dette mille libre siano versate ai
gabellieri maggiori del C. di P. « pro stipendio militum et pe-
ditum dicte tallie lige et guerre Castelli ».
(Ibid., e. 16 t.).
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC.

CCXI. — 1326, Febbraio 1.

Gli officiali maggiori delle gabelle hanno ordine dai Priori
di pagare ad Ermanno « d. Ranerij » cinquanta libre di den.
« causa dandi et solvendi spiis et nunptiis missis et mictendis
in servitium dicti comunis [Perusij] et pro factis dicte tallie,
lige et guerre Castelli ».

(Ibid., e. 17 t.).

CCXII. — 1326, Febbraio 2.

I Priori eleggono alcuni Sapienti, e danno loro l’incarico di
condurre per la guerra di C. di C. « bonam gentem militum et
sufficientem in factis armorum » nella quantità e alle condizioni
che dai Sapienti medesimi si stimeranno opportune.

(Ibid., c. 20 r.).
CCXIII. — 1326, Febbraio 4.

Lello « Benvenuti » officiale del C. di P. nel castello della
Fratta ha ordine dai Priori che del denaro che egli ha potuto
trarre « de grano, spelta et ordeo » paghi ad. Azzone « d. Ca-
poleonis » il soldo di un mese a 25 fanti incaricati di custodire
il castello di Ghironzo in occasione della guerra di C. di C. —
Il pagamento di 125 libre di den. deve esser fatto in ragione di
5 libre per ogni fante.

(Ibid., c. 21 t.).

CCXIV. — 1326, Febbraio 7.

Saraceno « Alenutij » frate della Penitenza ed un suo compa-
gno officiale del C. di P. « super spelta et ordeo comunis » hanno
dai Priori l'ordine d'inviare a Cinello « Bartulij » incaricato del-
l'invio di vettovaglie al castello della Fratta e ad altri luoghi per
la guerra di C..di C. duecento corbe di spelta.

(Ibid., e. 94 t.).
480 ANSIDEI E DEGLI AZZL

CCXV. — 1326, Febbraio *.

Si delibera dai Priori che Lello « Benvenuti » custode delle
vettovaglie nel castello della Fratta debba vendere al prezzo
di soldi 31 per ogni corba la spelta ai soldati che sono alla.
Fratta e in altri luoghi agli stipendi del C. di P. per la guerra
di C. di C. « ad hoc ut stipendiarij comunis Perusij habeant ha-
bundantiam blade et victus pro equis eorum ».

(Ibid., c. 24 t.).

CCXVI. — 1326, Febbraio 14.

I Priori ordinano che gli officiali maggiori delle gabelle pa-
ghino a Guido Marchese 500 libre di den. « pro soldo centum
peditum soldatorum comunis Perusij existentium pro defensa et
custodia castri Montis S. Marie et offensione inimicorum et pro
factis.dicte tallie, lige et guerre Castelli ». Questo stipendio è per
un mese da cominciare col 17 del corrente febbraio.

(Ibid., c. 28 r.).

CCXVII. — 1326, Febbraio 19.

I Priori dispongono che siano accordate gratificazioni ab
nunzi che portarono a P. la notizia « de conflictu gentis intrin-
secorum Civitatis Castelli conflicte per milites Perusij ».

(Ibid., e. 29 r.).

CCXVIII. — 1326, Febbraio 21.

Si dispone dai Priori che i loro colleghi Martino « d. Si-
monis », Andreuccio « Johannis » e Gigliolo « Andrutij », re-
catisi a Montone e alla Fratta e in altre località allo scopo di
condurre a P. alcuni Ghibellini fatti prigionieri, abbiano « pro
quolibet eorum et quolibet die pro salario ambasciate predicte et.
pro expensis » tre libre di den. L'invio dei delli priori era stato
deciso « cum ‘Ghibellini intrinseci Castellani et Aretini milites
conflieli nuper sint in districtu Civitatis Castelli per milites sti-
pendiarios comunis Perusij et dicatur quod in dicto conflictu capti
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC. 481
L]

sunt multi nobiles et notabiles viri de parte gibellina qui si ha-
beri possent ut deveniant in fortiam comunis Perusij guerra Ci-
vitatis Castelli expediretur, immo expedita esset ».

(Ibid., c. 30 r.).

CCXIX. — 1326, Febbraio 21.

Dovendosi a norma degli Statuti procedere alla elezione de:
nuovi Priori sei giorni prima del loro ingresso in officio (1) e doven-
dosi quindi nominare nel giorno seguente i Priori per i mesi di
Marzo e d'Aprile, si decide dai Priori in carica che la nomina
dei loro successori sia rimandata al venturo lunedi, e ciò perché
i Priori stessi « propter causam tallie lige et guerre Civitatis Ca-
stelli et pro ipsius guerre expedilione et causa rumoris et strepi-
tus conflietus nuper facli de intrinsecis Castellanis et aretinis per
milites stipendiarios comunis Perusij » sono talmente occupati da
non potere intendere e presiedere alla elezione dei futuri Priori
nel termine dallo Statuto prefisso.

(Ibid., e. 30 t.).

CCXX. — 1326, Febbraio 22.

Si dispone dai Priori che sien pagate 54 libre di den. à Vanne
« magistri Ranaldi » speziale per torcie e cera consumate durante
il loro priorato anche « pro factis et consiliis dicte tallie lige et
guerre Castelli ».

(Ibid., e. 31 r.).

(1) Lo Stat. volg. cit., libr. I, c. 32 r., alla rubr. « De gle segnore priore de
1 arte e de la loro electione », al 8 49, dispone: « Ei quagle priore cusì siano electe
e trovate cioe che ei signore priore de l arte de la cita de peroscia seie di ennante
che el loro offitio se finisca ello loco en lo quale vorronno e ordeneronno facciano
el conselglo e l adunanza dei rectore de l arte adunare a ] uso usato e enn essa adu-
nanza per esse priore overo alcuno de loro de licentia dei suoie compangne se pro-

pona e entra ei dicte rectore conselglo se domande en quale modo en quale forma:

la electione dei priore de l arte che verronno per gle dicte doie mese che verronno
fare e celebrare se degga », ecc.

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ANSIDEI E DEGLI AZZI

CCXXI. — 1326, Febbraio 24.

I Priori deliberano che Venciolo « Johannis » e Perugino
« Johannelli » notaro ricevano « omnes et singulas probationes
militum et stipendiariorum comunis Perusij qui fuerunt cum equis
et armis in prelio et ad prelium nuper habitum et factum inter
stipendiarios comunis Perusij et gentem de Castello » in ordine
ai cavalli uecisi o feriti o perduti nel detto combattimento avve-
nuto il 17 Febbraio, per i quali il C. di P. deve pagare emenda.

(Ibid., c. 32 r.).

CCXXIL — 1326, Febbraio 25. È

I Priori ordinano a Fidanza « Boniohannis », frate della Pe-
nitenza, collettore e custode del denaro tratto dalle comunanze
del C., che paghi a Cinello « Bartutij » e ad Andrea « Ceccoli »
di lui notaro 20 libre di den. per il loro salario dei mesi di No-
vembre, Decembre, Gennaio e Febbraio, come officiali del C. « ad
mictendum foderum et victualia ad castrum Fracte Montonis et
ad alia loca pro victu et folcimento militum et peditum et equo-
rum causa tallie lige et guerre Castelli ».

(Ibid., e. 34 r.).

CCXXIIL — 1326, Febbraio 25.

Si dà ordine dai Priori a Saraceno « Benvenuti », frate della
Penitenza, officiale del C. « super spelta et ordeo » perchè sieno
inviate cento corbe di spelta a Lello « Benvenuti » canavario
alla Fratta per venderla al prezzo di 30 soldi la corba alle mili-
zie accampate contro quei di C. di C.

(Ibid).

CCXXIV. — 1326, Febbraio 28.

Gli officiali maggiori della Gabella del C. hanno ordine dai
Priori di pagare 9 libre e 15 soldi di den. a titolo di salario a
Contolo « Uguitionelli » per 13 giorni durante i quali stette nel
castello del Monte S. Maria « ad tractandum et faciendum balista
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC. 483
L]

in dicto castro pro defensione dicti castri et offensione inimico-
rum... pro expeditione guerre Castelli ».
(Ibid., e. 35 t.).

CCXXV. — 1326, Marzo 3.

La generale adunanza dei Camerlenghi e Rettori delle Arti
accorda pieni poteri ai Priori in ordine alla guerra di C. di C.
(Ibid., c. 39 t.).

CCXXVI. — 1326, Marzo 4.

I Priori, in virtà dei pieni poteri loro concessi, avuto ri-
guardo alle molte spese necessarie per la guerra di C. di C.,
stabiliscono la imposizione di una nuova colletta nella città e nel
contado e distretto di P., in ragione di 25 soldi di den. per cento
nella città e di 10 nel contado: la quale colletta i cittadini sien
tenuti a pagare nel termine di 5 giorni e quelli del contado di
10. A coloro che pagheranno nei termini prescritti « dicta col-
lecta habeatur pro prestantia et restituatur et restitui debeat ».

(Ibid., c. 41 r.).

CCXXVII. — 1326, Marzo 7.

Chiedendo i soldati agli stipendi del C. di P. doppia paga
« propter generalem conflictum inimicorum comunis Perusij quem
dicebant et dicunt se fecisse de intrinsecis Civitatis Castelli et
eorum complicibus et sequacibus inimicis comunis Perusij », ed
avendo essi per questo iniziato giudizio innanzi al Vicario del
Capitano del popolo, i Priori nella considerazione che il protrarsi
di questa causa è dannoso al C. « ex eo quod stipendiarij dum li-
tigant recipiunt stipendium a comuni Perusij et ob dictam eausam
servire non possunt », deliberano che il processo iniziato dai
soldati medesimi sia riconosciuto regolare, non ostante che si
faecia « lempore feriato et etiam diebus festivis et ad honorem
Dei et sanctorum inductis ».
(Ibid., e. 43 r.).

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QUUM ANSIDEI E DEGLI AZZI

CCXXVIII. — 1326, Marzo 8.

Mandato agli officiali maggiori della Gabella di 500 libre di
den. a favore del Marchese Guido per la paga di lui e de’ suot
cento fanti, che per un mese erano stati alla difesa del Castello
del Monte S. Maria « pro expeditione lige, tallie et guerre Ca-

stelli ».

(Ibid., e. 44 r.).

CCXXIX. — 1326, Marzo 8.

Altro mandato di 60 libre di den.\a favore del medesimo
Guido per la paga di dieci balestrieri adibiti alla difesa del ca-
stello del Monte S. Maria.

(Ibid.).

CCXXX. — 1326, Marzo 10.

I Priori ordinano agli officiali maggiori delle Gabelle di pa-
gare 189 libre e 19 soldi di den. a Meuccio « magistri Phylippi »
conestabile di 25 fanti inviati alla difesa del castello di Monte
Migiano « el pro offensione intrinsecorum de Castello ».

(Ibid., e. 45 r.).

CCXXXI. — 1326, Marzo 11.

I Priori deliberano che due dei loro colleghi, Antonio « Ama-
tuti] » e Ceccolo « Paulutij », vadano alla Fratta, a Montone e
verso C. di C. ad ordinare ai soldati del C. di P. che si rechino.
al castello del Monte S. Maria per trarne fuori tutte le persone
inutili e per custodire detto castello, sapendosi che quei di C. di
C. dovevano assediarlo.

(Ibid., e. 46 r.).

CCXXXII. — 1326, Marzo 12.

Gualtierino « de Castro novo », avendo più volte mosso vive
proteste e querele al C. di P. perchè diceva di essere stato no-
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC. 485

minato dai Priori consigliere della taglia contro C. di C. e di
avere esercitato tale officio a Montone, alla Fratta e nel territorio
Castellano, mentre gli era stata pagata soltanto una parte del suo
stipendio, negandoglisi l'altra (ragione per cui si rifiutava di
proseguire l'officio e richiedeva intanto il saldo del suo avere), i
Priori, considerando ciò essere indecente e dannoso al O., chie-
dono parere a Paolo « Symonis » Savio se debbano soddisfarsi le
pretese di Gualtierino.
(Ibid., e. 48 r.).

CCXXXIII. — 1326, Marzo 13.

I Priori ordinano agli officiali maggiori della gabella di sod-
disfare Martino « Herculani » castellano di Monte Migiano per un
mese e mezzo della sua castellananza in detto luogo.

(Ibid., c. 49 r.).

CCXXXIV. — 1326, Marzo 15.

e

I Priori dichiarano che essi non vogliono nè intendono in-
teressarsi delle faccende relative alla condotta degli stipendiari e
tanto meno di quelle concernenti la condotta dei fuorusciti guelfi
di C. di C.

(Ibid., e. 52 r.).

CCXXXV. — 1326, Marzo 18.

Essendosi stabilito dai Savj ed officiali della condotta che si
prendessero a soldo nuove genti pel C. di P., ed Ugo « Belciam-
pi » e Giacomuccio « Zonoli:» di ciò incaricati non potendo pel
momento disimpegnare l'officio loro. affidato, i Priori, i quali non
volevano per la fiducia nei sopradetti temporaneamente impediti
perdere tempo, in vista: dell'urgenza di provvedere milizie per la
guerra di C. di C., riferiscono tutto ciò ai Savj ed officiali della
condotta, invitandoli a sostituire altri nell’ incarico.

(Ibid., c. 53 r.).

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QUT RM ANSIDEI E DEGLI AZZI

CCXXXVI. — 1326, Marzo 18.

Mandato di pagamento a favore di Tobia « Ser Fini » e di
Perugino « Johannelli » ambasciatori al Marchese Guido per chie-
dergli aiuti in favore di P. contro C. di C.

(Ibid., c. 54 r.).

CCXXXVII. — 1326, Marzo 22.

Altro mandato a favore di Giovanni « d. Vigioli » ambascia-
tore alle terre del Ducato per sollecitare l' invio dei soccorsi « pro
expeditione guerre lige et tallie Castelli ».

(Ibid., c. 55 t.).

COXXXVIII. — 1326, Marzo 25.

Martino « Luce » custode delle carceri del C. di P. riferisce
di avere in sue mani il nobile Paolotto « Nutij de Cisterna » fatto
prigioniero dai conestabili e stipendiarì del C. di P. nella rotta
inflitta a quei di C. di C. da detti conestabili e soldati e di tenerlo
a disposizione del C.

(Ibid., e. 56 r.).

CCXXXIX. — 1326, Marzo 29.

I « boni homines sapientes et offitiales super conducta mili-
tum stipendiariorum » dicono che se Ugo e i suoi compagni de-
stinati alla condotta di nuovi soldati andassero per esaurire il
loro incarico, sarebbe utile pel C. di P. che dette milizie non fos-
sero condotte nei modi e termini già ordinati, ma in tempo più
congruo.

(Ibid., c. 59 r.).

CCXL. — 1326, Marzo 29.

I Priori ordinano ad Ugo e Bernarduccio conestabili del C.
di P. di cavalcare verso la Fratta, Montone e C. di C. per pre-
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC. 481,

sentarsi coi 400 soldati della loro compagnia all'officiale del C. di
P. « super mostris pro offensione intrinsecorum Civitatis Castelli ».
(Ibid.).

OCXLI. — 1326, Aprile 2.

I Priori eleggono Nucciolo « Fidanze » a canavario del C.
di P. « super grano, blado, anona, pane, farina, rebus et mas-
saritijs alijs comunis Perusij pro fuleimento militum et peditum
et equorum », che stavano nel castello della Fratta.

(Ibid., e. 61 t.).

CCXLII. — 1326, Aprile 4.

L'adunanza generale dei Camerlenghi e Rettori delle Arti,
riflettendo essere importante che i fuorusciti guelfi di C. di C.
al soldo di P. non si offendano fra loro, ma accudiscano concor-
demente alla guerra, dispone che i suddetti non debbano mole-
starsi l'un l'altro, sotto la minaccia della pena del taglione, con
ordine ai conestabili d'invigilare su ció e con facoltà ad ognuno
di fare le denuncie in proposito.

(Ibid., c. 64 t. e seg.).

CCXLII. — 1326, Aprile 4.

Lamberto « de Luige » soldato del C. di P. della compagnia
« d. Ricciardi », essendo stato in un combattimento fra le mi-
lizie di P. e quelle di C. di C. ferito in modo da non esser più
abile al servizio e trovandosi nella più squallida miseria, chiede
che il C. di P. gli provveda « intuitu pietatis et misericordie »
il necessario per vivere: l'adunanza suddetta delibera che venga
ammesso nell' Ospedale di Colle ed ivi provveduto di vitto e ve-
stiario a spese di detto Ospedale (1).

(Ibid., e. 65 r.).

(1) Per notizie sull'ospedale di Colle, vedi ANSIDEI e GIANNANTONI, I Codici delle
Sommissioni al C. di P., I, passim, e specialmente al doc. XVII.

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ANSIDEI E DEGLI AZZI
CCXLIV. — 1326, Aprile 5.

[ Priori ordinano agli officiali della Gabella di pagare 393
libre di denari a Meuccio « Magistri Phylippi » conestabile di
25 fanti pel servizio di due mesi prestato coi suoi uomini alla
difesa del castello di Monte Migiano « et pro offensione intrin-
secorum de Castello ».

(Ibid., e. 66 r.).

CCXLV..— 1326, Aprile 5.

Mandato di 9 fior. d'oro e 55 soldi di den. a favore di Bon-
cangno « Bartutij » mercante « pro precio zindonis » fornito per
il vessillo dato a Ceccolino « d. Peronis » consigliere della taglia
contro C. di C.

(Ibid., e. 68 r.).

CCXLVI. — 1326, Aprile 5.

Il banditore del C. di P., per ordine dei Priori, pubblica dalle
scale del palazzo del C., per la piazza ed altri luoghi consueti,
un’ ordinanza, secondo la quale è minacciata la pena di morte od
altre pene corporali a quelli dei guelfi fuorusciti di C. di C. e fe-
deli al C. di P. che contendessero o si ferissero tra loro.

(Ibid., e. 69 r.).

CCXLVII. — 1326, Aprile 7.

Mandato di 18 libre di den. a favore di Agnolello della Spina
mercante per 40 sacchi forniti al C. di P. per mandare il biado
alle milizie contro C. di C.

(Ibid., c. 69 t.).

CCXLVIII. — 1326, Aprile 10.
I rappresentanti della terra di Bettona promettono che il loro

C., pur non essendovi obbligato, ma solo per deferenza al C. di
P., assolderà tre armigeri ultramontani « probos eli expertos in

TRIER
TOUR

REGESTO DI DOCUMENTI, ECC. 489'

factis armorum bene fulcitos etiam equis et armis » a disposi-
zione del C. di P. e per la taglia contro C. di C.
(Ibid., e. 71 t.).

CCXLIX. — 1326, Aprile 10.

I Priori ratificano le seguenti condizioni stabilite fra gli of-
ficiali « super conducta stipendiariorum » del C. di P. ed i fuo-
rusciti guelfi di C. di C., e cioè: che i suddetti fuorusciti doves-
sero pacificarsi in tutto fra loro e smettere ogni contesa, sotto
pena di perdere il soldo del C. di P.; che inoltre nessuno di essi
dovesse per qualsiasi motivo pagar date o collette o prestar fa-
zione di sorta in servigio di C. di C. Ordinano poi che, prima
di pagarli, si debba esigere la prova dell’adempimento di tali
patti.

(Ibid;,:c.; (3).

CCL. — 1326, Aprile 12.

I Priori spediscono tre loro colleghi alla Fratta, a Montone
« et ad confinia et partes Civitatis Castelli » per sollecitare le mi-
lizie stipendiarie del C. di P. a fare scorrerie nel territorio di C.
di C. « pro expeditione dicte guerre ».

(Ibid., e. 75 t.).

OCLI. — 1326, Aprile 16.

In virlà dei poteri concessi ai Priori per la guerra di C. di
C. e in vigore dei patti intervenuti fra il C. di P. e il Marchese
del Monte S. Maria, i Priori stessi deliberano che gli officiali
maggiori della Gabella paghino al detto Marchese o ad un suo
procuratore 500 libre di den. come salario di un mese per 100
fanti e per 10 balestrieri che erano di stanza nel castello del Monte
S. Maria a motivo della guerra di C. di C.

(Ibid., e. 79 t.).

CCLII. — 1326, Aprile 22.

Essendo Bernardo « de Conio », stipendiario della città di
Foligno, venuto al servizio di Perugia « una cum militibus sue

33
490 ANSIDEI E DEGLI AZZI

comitive pro factis lige, tallie et guerre Castelli », e dovendo eglr
recarsi a Perugia per alcuni suoi negozi, e temendo altresì di ve-
nirvi perchè gravato di debiti, i Priori decidono che il detto Ber-
nardo possa liberamente venire a Perugia senza che alcuno per
qualsiasi motivo osi molestarlo,« et hoc ut dietus Bernardus cum
gente sua securius, liberius et libentius stet et serviat in factis
et negotiis dicte tallie et lige et guerre Castelli ».
(Ibid., c. 85 r.).



CCLIIL — 1326, Aprile 23.

Per ordine dei Priori gli officiali maggiori della Gabella de-
vono pagare 14 libre di den. a Martinello « Uguitionis », il quale
insieme ad altri incendió alcuni palazzi esistenti nel contado di
C. di C., distruggendoli insieme ad alcune beltresche che erano
nei detti palazzi.

(Ibid., c. 86 r.).

CCLIV. — 1326, Aprile 25.

I Priori commettono agli officiali maggiori della Gabella di
pagare a Gualtierino, consigliere della taglia falta « occasione re-
cuperationis Civitatis Castelli » il salario dei mesi di Gennaio,
Febbraio e Marzo testé decorsi, ed anche per tutto Aprile, purchè
provi di aver servito per il tempo suddetto, e purchè alcuni Savi 1
a ció nominati giudichino che tal pagamento debba farsi.
(Ibid., e. 89 r.).

COLV. — 1326, Aprile 25.

I Priori deliberano che il termine per la elezione dei loro
successori pei mesi di Maggio e Giugno sia prorogato a tutto il
prossimo lunedi, e ció decidono « cum occasione dicte tallie, lige
et guerre Castelli asserant se esse adeo occupatos quod ad di-
clam electionem termino in statutis contento non potuerunt nec pos-
sunt celebrare dictam electionem ».

(Ibid., e. 92 t.).
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC.
CCLVI. — 1326, Aprile 28.

Si delibera dai Priori che due di loro, insieme a due giudici,
si rechino in qualità di ambasciatori alla Fratta, a Montone ed
ai confini di C. di C. « ad ordinandum et providendum quedam
negotia procuranda pro expeditione dicte guerre Castelli ».

(Ibid., e. 96 r.).

CCLVII. — 1326, Aprile 99.

I Priori danno facoltà agli officiali « super conducta stipen-
diariorum Comunis Perusij » di ricevere lassegna dei cavalli di
Ceccolo « d. Peronis » testé eletto consigliere della taglia di C.
di C. per sei mesi, da cominciare col 19 di Maggio p. v.

(Ibid., c. 98 r.).

CCLVIII. — 1326, Aprile 30.

I Priori decidono che alcuni conestabili a servizio del C. di
P., i quali non furon presenti il 12 e il 13 Aprile alla mostra fatta
dagli officiali a ciò incaricati, non debbano esser multati e con-
dannati per la loro assenza, e ciò perchè essi nei suddetti giorni
stettero a Perugia per ordine dei Priori « ut equitarent cum An-
tonio Ceccolo et Mateo prioribus qui iverunt ad partes Civitatis

Castelli causa dicte guerre ».

(Ibid., c. 98 t.).
CCLIX. — 1326, Aprile 30.

Avendo i Priori saputo che ai loro colleghi Antonio e Nierolo,
recalisi alla Fratta e a Montone, era stato riferito che Azzone
« d. Capoleonis de Guelfutiis de Castello » non teneva alcuni
fanti, come pure aveva dichiarato di tenere, a custodia del ca-
stello di Ghironzo, e considerando i Priori stessi che nella richie-
sta fatta da Azzone dello stipendio per detti fanti vi era frode e
baratteria ai danni del C. di P., deliberano « quod amplius dicto
Azzoni vel aliquibus famulis pro custodia dicti castri soldum et
stipendium per comune Perusij dari et solvi non debeat »
(Ibid , c. 99 t.).
ANSIDEI E DEGLI AZZI

CCLX. — 1326, Maggio 2.

La generale adunanza dei Priori e Camerlenghi delle Arti dà
ai Priori piene facoltà ed ogni più ampio arbitrio circa | provve-

dimenti da prendere per la guerra di C. di C.
(Ibid., e. 110).

CCLXI. — 1326, Maggio 3.

M 1 Priori ordinano che gli officiali maggiori della Gabella non
facciano pagamenti di sorta, se prima non sieno stati saldati del 1

"ms. loro avere i 300 fanti stipendiati dal C. di P. contro C. di C.
(Ibid., c. 111 r.).

CCLXII. — 1326, Maggio 14.

Mandato di pagamento di 125 libre di den. a favore di Az-
zone « d. Capoleonis » destinato con 25 fanti per un mese alla
difesa del castello di Ghironzo contro quei di C. di .C.

(Ibid., e. 113 t.).

CCLXIIL — 1326, Maggio 20.

| Priori autorizzano gli officiali maggiori della Gabella a pa-
gare 565 libre di denari a Guido Marchese del Monte S. Maria,
per lo stipendio di un mese di lui e de'suoi soldati adibiti alla
difesa di detto castello « et pro offensione inimicorum intrinse-

corum de Castello ».
(Ibid., c. 115 t.).

CCLXIV. — 1326, Giugno 4.

I Priori, a norma anche dei patti concordati cogli stipendiarî
del C. di P., ordinano che nessuno di coloro i quali furono as-
soldati per la guerra di C. di C. possa venir molestato, arrestato,
ecc., per debiti che avesse contratti nel territorio di Perugia.

(Ibid., c. 194 t.).
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC.
COLXV. — 1326, Giugno 5.

I Priori dànno ai loro colleghi Bartoccio « Johannelli » e
Perugino « magistri Bartoli », spediti per i fatti della lega con-
tro C. di C. e per la difesa delle terre soggette e raccomandate
al C. di P., ampie facoltà di provvedere in proposito a detta
guerra e ad ogni altra cosa relativa.

(Ibid., c. 121 r. e 122 r.).

CCLXVI. — 1326, Giugno 14.

Mandato di pagamento di 125 libre di den. a favore di Az-
zone « d. Capoleonis » per un mese di stipendio per lui e per 25
fanti spediti alla custodia del castello di Ghironzo.

(Ibid., c. 122 t.).

CCLXVII. — 1326, Giugno 20.

I Priori autorizzano gli officiali maggiori della Gabella a sod-
disfare del suo stipendio e di quello dei suoi cento fanti il Mar-
chese Guido del Monte S. Maria per la custodia di detto castello
« et pro offensione intrinsecorum de Castello ».

(Ibid., c. 127 t.).

CCLXVIII. — 1326, Giugno 20.

Mandato di pagamento a favore dei due Priori sunnominati
Bartoccio e Perugino spediti ambasciatori alla Fratta e a Mon-
tone.

(Ibid.).

CCLXIX. — 1326, Giugno 27.

I Priori eleggono Corradolo « Vangeli » castellano del ca-
stello di Monte Migiano « et pro offensa inimicorum de Castello ».
(Ibid., c. 134 t.).

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494 ANSIDEI E DEGLI AZZI 1

CCLXX. — 1326, Giugno 30.

I Priori eleggono Puccio « d. Gualterij de Magliano de Mar-
chia » capitano dei guelfi fuorusciti di C. di C. con lo stipendio
mensile di 100 fiorini d'oro da pagarsi 50 dai fuorusciti e 50 dal
C. di P.

(Ibid., c. 136 t.).

CCLXXI. — 1326, Luglio 1.

L'adunanza generale dei Camerlenghi e Rettori delle Arti
Lee conferma ai Priori pieni poteri circa i provvedimenti sulla guerra
B di C. di C.
d (Ibid., c. 139).
CCLXXII. — 1326, Luglio 6.
I Priori danno licenza ad Ugo « Belciampo » conestabile al
soldo del C. di P. contro C. di C. di assentarsi dal campo per

venire tre giorni a P. con tre suoi compagni.
(Ibid., e. 144 t.).

OCLXXIIL — 1326, Luglio 11.

Mandato di 29 soldi di den. a favore di Lippo « Salvatici »
che avea portato lettere del C. di P. a Gualdo e a Sassoferrato,

perchè spedissero i soldati che loro speltavano secondo i patti
della taglia contro C. di OC.
(Ibid., c. 148 r.).

CCLXXIV. — 1326, Luglio 11.

Altro mandato di 28 soldi di den. a favore di Stefano « Barto-
lutij » per avere portato lettere allo stesso scopo a Bevagna,
Montefalco e Trevi.

(Ibid.).
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC.

CCLXXV. — 1326, Luglio 16.

I Priori, secondo i patti stabiliti, ordinano il pagamento del
salario ad Errigo « Conuti de Asperghe » ed a Pietro « Dure »
conestabili degli stipendiari del C. di P. per la taglia contro C. di C.

(Ibid., c. 151 t.).

CCLXXVI. — 1326, Luglio 21.

I Priori autorizzano gli officiali maggiori della Gabella a pa-
gare 16 libre di den. a Bartolino « Maffutij » ambasciatore a
Spoleto per diffidare quel Comune che se non avesse subito pa-
gato i soldati da esso mandati alla Fratta, si riterrebbe sciolto
dalla lega contro C. di C.

(Ibid., c. 153 t.).

CCLXXVII. — 1326, Luglio 21.

Avendo i Marchesi e gli abitanti del castello del Monte S.
Maria esposto con pianti e lamenti al C. di P. « quod a tribus
annis citra quo ipsi dederunt et exposuerunt castrum predictum
ad beneplacita et mandata comunis et populi perusini pro factis
et negotiis guerre civitatis Castelli nichil perceperunt de fructibus
possessionum eorum, sel homines capti cremati occisi mutilati et
disrobati sint per hostes intrinsecos Castellanos et alios eorum
complices et fautores et eorum palatia et domus multe quas ha-
bebant in districtu dicti castri combusta et diruta sunt ab emu-
lis supradictis, et in tantum artati et circuiti sunt ab hostibus
quod nullus potest exire de dicto castro ob quod ad tantam pau-
pertatis penuriam devenerunt quod in dieto castro stare vivere
et substentari non possint sine misericordia, auxilio et subven-
tione et elemosina comunis et populi perusini », e minacciando
gli abitanti di esso castello ed i soldati forestieri, costretti dalla
disperazione e dalla fame, di abbandonarlo, i Priori, nella consi-
derazione che il C. di P. avea promesso a quelle genti di rile-
varle da ogni danno, di aiutarle e proteggerle contro ogni ne-
mico, deliberano che si debbano distribuire a detti abitanti 940 li-
496 ANSIDEI E DEGLI AZZI

bre di den. al mese e 5 libre di den. mensili ad ognuno dei 110
fanti forestieri che vi stavano a guardia pel C. di P.
(Ibid., e. 154).

CCLXXVII. — 1326, Luglio 23.

I Priori dànno facoltà agli officiali « super conducta stipen-
diariorum » di assoldare un altro conestabile: oltramontano con
26 uomini al massimo per completare il numero di 300 fanti che,
esclusi i fuorusciti di C. di C., essi avevano avuto incarico di ar-
ruolare per la guerra contro detta città.

(Ibid., c. 156 r.).

CCLXXIX. — 1326, Luglio 30.
Mandato di pagamento del salario dovuto a Giovanni « de

Gadisden » conestabile di 30 soldati contro C. di C. (1).
(Ibid., e. 157 t.).

CCLXXX. — 1326, Agosto 3.

Altro mandato di 88 libre di den., 6 soldi e 8 den. a favore
d'Azzone « d. Capoleonis » conestabile di 25 fanti alla difesa di
Castel Ghironzo contro C. di C.

(Ibid., e. 159 r.).

CCLXXXI. — 1326, Agosto 4.

I Priori ordinano agli officiali maggiori della Gabella di pa-
gare il salario a Nuccio « Elemosine » eletto dal C. di P. ad an-

(1 Sui mercenari tedeschi al servizio dei nostri Comuni, vedi il capitolo I,
parte II, della Storia delle Compagnie di ventura in Italia del RicotTI, il quale in
proposito cosi scrive :

« Le schiere di ventura spensero la libertà in Italia e furono i fondamenti delle
signorie del XIV e XV secolo. Già il lungo ‘uso aveva procacciato agli stipendiarii
alcuna forma e consistenza. Quelli a cavallo dividevansi in conestabilie o bandiere di
20, 25 e fin 50 uomini: non accettavansi a’ soldi prima di passarli in mostra e visi-
tarne e descriverne le armi, le persone, i destrieri e gli arnesi ».

Dell'esatezza di questi ragguagli forniti dal Ricotti si ha riprova nei documenti
di questo regesto. ;
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC.

nunziare a Puccio « d. Gualterini de Magliano Marchie » la sua
elezione a capitano de’ Guelfi fuorusciti di C. di C.
(Ibid., e. 160 r.).

CCLXXXII. — 1326, Agosto 9.

I Priori spediscono i loro colleghi Torto « Cionoli », Lello
« Guerroli » e Martino « Oddi » alla Fratta, a Montone « et ad
partes civitatis Castelli », con pieni poteri « pro expeditione dicte
guerre ».

(Ibid., e. 166 t.).

CCLXXXIII. — 1326, Agosto 20.

I Priori ordinano il pagamento del salario dovuto a Cione
« d. Tedaldi » ed a Guiduccio « Ugonis », ambasciatori spediti dai
fuorusciti di C. di C. in servizio del C. di P. al cardinale Giovanni
« Gaytanum (1) ad procurandum que sint utilia pro expeditione
guerre Castelli ».

(Ibid., e. 178 r.).

OCLXXXIV. — 1326, Agosto 29.

I Priori eleggono il Marchese Guido a capitano de’ fuorusciti
guelfi di C. di C., col salario di 100 fiorini d’oro per 6 mesi.
(Ibid., e. 179 t.).

(1) Gian Gaetano Orsini, cui il papa Giovanni XXII « affidò la legazione d' Italia
con ample facoltà sopra le provincie di Romagna, Toscana, Marca, Umbria e Sarde-
gna, e stabilito paciere di tutta l'Italia sconvolta e agitata dalle fazioni e guerre ci-
vili. — In Firenze.... celebrò un sinodo coll'intervento de’ Vescovi d’' Anagni di
Amelia, di Città di Castello e di Fiesole. — Si studiò di condurre a più sani consigli
Castruccio tiranno di Lucca e Guido Tarlato vescovo di Arezzo, entrambi nemici della
Sede apostolica, perché a suo danno davano potenti aiuti ai Visconti di Milano che
avevano occupato Città di Castello e altre terre della Chiesa ».

Così il MoRONI, Dizionario di Erudisione storico-ecclesiastica, vol. XLIX, pag.
164. — È da osservare che dai documenti da noi consultati non appare notizia dell’oc-
cupazione Viscontea di C. di C.
ANSIDEI E DEGLI AZZI

CCLXXXV. — 1326, Agosto 25.

I Priori spediscono il loro collega Martino « Oddi » alla
Fratta e a Montone « pro factis guerre Castelli et pro fulcimento
castri Montis sancte Marie », con ampie facoltà.

(Ibid., c. 185 t.).

COLXXXVI. — 1326, Agosto 28.

I Priori consentono alla proposta del loro collega Torto « Cio-
noli » che siano distrutti ed occupati i beni posseduti nel castello
di Ara dai figli di Tano di C. di C., ribelli al C. di P.

(Ibid., c. 189 r.).

CCLXXXVII. — 1326, Agosto 28.

I Priori confermano al servizio del C. di P. i fuorusciti guelfi
di C. di C. per altri 6 mesi.
(Ibid.).

CCLXXXVIII. — 1326, Agosto 31.

Mandato di pagamento del salario a Ceccolino « d. Peronis »
« de Micheloctis » consigliere della taglia contro C. di C.
(Ibid., e. 191 r.).

CCLXXXIX. — 1326, Settembre 26.

| Priori ordinano all’officiale « super blado Comunis » di con-
segnare al canavario della Fratta 60 corbe di spelta per venderla
alle milizie che stavano contro C. di C.
(Ibid., c. 209 t.).

CCXC. 25 1890 Settembre 28.

I Priori fanno precetto al canavario della Fratta di rimettere
12 paia di corazze ad Azzone « d. Capoleonis » di .C. di C. co-
mandante delle truppe di castel Ghironzo contro C. di C.
(Ibid., e; 208 r.).
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC.

CCXCI. — 1326, Ottobre 8.

Pagamento dello stipendio ai fuorusciti di C. di C. al soldo
del C. di P.
(Ibid., e. 904 t.).

CCXCII. — 1326, Ottobre 8.

Gli officiali maggiori della Gabella sono autorizzati a pagare
85 libre di den. a Lello « Filiputij » giudice ed a Martino « Er-
culani » notaio, ambasciatori del C. di P. al Legato pontificio in
Toscana « pro expeditione guerre Castelli ».

(Ibid., c. 205 r ).

CCXCIIL — 1326, Ottobre 16.

| Priori ordinano il pagamento del salario a tre notai per
aver copiate le lettere del Legato pontificio in Toscana recanti
l'interdizione e la scomunica di quei di C. di C. (1).

(Ibid., e. 209 r.).

CCXCIV. — 1326, Novembre 10.

Mandati di pagamento a favore di quattro ambasciatori spe-
diti a Gubbio, Assisi, Spello, Bettona, Foligno, Spoleto, Arezzo e
Borgo S. Sepolero « cum quibusdam litteris pro factis guerre
Castelli ».

(Ibid., e. 221 t. e 999 r.).

CCXCV. — 1326, Novembre 17.

I Priori autorizzano gli officiali maggiori della Gabella a sod-
disfare del suo avere Lello « Filiputij » ambasciatorè alla Fratta
« pro quibusdam negotiis comunis Perusij ‘explorandis causa
guerre Castelli ».

(Ibid., c. 224 t.).

(1) Vedi le lettere di cui quì si parla al num. CCCXV del presente regesto.
500 — ANSIDEI E DEGLI AZZI

CCXCVI. — 1326, Novembre 17.

Mandati di pagamento dei salari ai soldati forestieri che sta-
vano alla guardia di castel Ghironzo sotto il comando d'Azzone
« d. Capoleonis », ed a quelli che custodivano il Monte Migiano
e il castello del Monte S. Maria « pro offensa intrinsecorum de
Castello ».

(Ibid., e. 294 t. e 225 r.).

CCXCVII. — 1326, Novembre 29.

I Priori confermano a « Guido d. Guidonis Marchionis Montis
S. Marie », capitano de’ fuorusciti di C. di C. e a tutti i sindaci
di castelli e ville dipendenti da P. ogni opportuna facoltà per esi-
gere dagli abitanti degli stessi castelli la colletta per il salario di
detto capitano de’ fuorusciti e de’ suoi successori.

(Ibid., c. 229 r.).

CCXCVIII. — 1326, Novembre 29.

I Priori eleggono alcuni buoni uomini per far contrarre pact
e parentele fra i fuorusciti Castellani.
(Ibid., e. 229 t).

CCXCIX. — 1326, Decembre 5.
Riscontrando la necessità di aver sempre a loro disposizione
dei famigli per trasmettere ambasciate relative alla guerra di C.
di C., i Priori deliberano che i famigli stessi debbano stare an-
che di notte nel palazzo dei Priori medesimi.
(Ibid., c. 232 t.).

CCC. — 1326, Decembre 7.

Essendo già stabilito nella generale adunanza degli artefici
perugini che per ottenere la pace con C. di C. si dovessero fare
parentele fra i guelfi della stessa città e che ad ottener questo.
scopo dovessero eleggersi 5 buoni uomini, ed essendosi già pro-
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC. | 501

ceduto dai Priori a questa elezione, essi, a richiesta del Podestà
e del Capitano, stabiliscono che gli stessi buoni uomini abbian
facoltà di eleggere un notaro, il quale prenda atto delle paci e
parentele che andranno a contrarsi (1).

(Ibid., c. 233 r.).

CCCI. — 1326, Decembre 8.

Essendosi stabilito che aleuni ambasciatori del C. di P., in-
sieme ad alcuni Priori e a certi fuorusciti di C. di C., si rechino
in qualche località del distretto di Cortona od altrove « ad con-
ferendum cum ambasciatoribus intrinsecorum Castelli de tractatu
pacis et concordie Civitatis Castelli et ut guerra que viget inter
utrumque Comune expediatur », i Priori deliberano che in detta
ambasceria debbano andare Gualfredo « d. Bonapartis » (2), Ales-
sandro « lohannis » e Lello « Filiputij », e tre dei Priori, cioè
Pellino « Tribaldi », Pellolo « d. Vigioli » ed Andreuccio « la-
copulij ».

(Ibid., c. 234 t.).

CCCII. — 1326, Decembre 9.

Per deliberazione dei Priori è concesso arbitrio ai compo-
nenli la detta ambasciata di condur seco e tenere i cavalli « de
cavalata Comunis Perusij pridie cassa », i quali dovevano rima-
nere « ad riscum, salvum et emendam Comunis Perusij », ed è
stabilito che a quei soldati cui appartenessero i cavalli prescelti
non decorra il termine assegnato « ad comparendum coram asse-
ditoribus dicti Comunis ».

(Ibid.).

(1) Sull istituto delle paci che ebbe tanta importanza nella vita sociale del M. E.,
sono interessanti le rubr. 131 e 132 del libr. III dello Stat. Volg. di Perugia (1342),
« Del rompente la pace » e « Che le pace siano avute rate per la podesta e per lo
capetanio ».

- (2) Questo Gualfredo è dal Rossi ricordato fra i ge. che fiorirono iu Perugia -

sullo scorcio del sec. XIII e sul principio del seguente. Di lui non aveva fatto cenno
il BINI, nella sua Storia dell’ Università di P. (Giorn. d’Erud. Artist., tom. V. pagg. 62
e 63).
ANSIDEI E DEGLI AZZI

CCCIII. — 1326, Decembre 12.

Si fa menzione dell' assenza di due Priori, Pellino « Pelloli »
e Andreuccio « lacoputij » destinati dagli altri Priori a C. di C
« occasione guerre Castelli ».

(Aun. D, c. 295 t.).

CCCIV. — 1326, Decembre 15.

-

I Priori ordinano che Pellegrino « d. Bartoli », suo figlio
Naldo, Cione « d. Tedaldi », Mancino « Neri », Minciotto « d.
Guarnerij », Lando « Fucci eius equitator », Reito « Fregie »,
suo figlio Cecco, Nicero « Dominici », Cola « Bartoli » ed Aliotto
« Berardi », fuorusciti di C. di C. agli stipendi del C. di P. contro
la loro patria, non siano puntati e mullati per la loro assenza di
due giorni dal campo, essendo andati per ordine dei Priori « ad
parlamentum factum in comitatu Cortone inter ambaxiatores co-
munis -Perusij et eosdem exititios et intrinsecos Castellanos oc-
casione tentate pacis et expeditionis dicte guerre una cum am-
baxiatoribus Perusij ».

(Ann D., c. 296 r.).

CCCV. — 1326, Decembre 16.

Mandato di pagamento a favore di Lello « Filiputij », Gual-
fredo « d. Bonapartis », Alessandro « Johannis », Pellino « Tri-
baldi », Pellolo « Vigioli » e Andreuccio « Jacoputij », ambascia-
tori del C. di P. spediti « ad conferendum cum ambaxiatoribus
intrinsecorum Castelli in districtu Cortone de tractatu pacis et
concordie Civitatis Castelli et ut ipsa guerra expediatur »; si au-
torizzano anche alcune spese da loro fatte in tale occasione per
un banchetto che avevano offerto agli ambasciatori dei ribelli di
C. di C. « ut citius placarentur humiliarentur et inducerentur ad
ipsam pacem et concordiam faciendam ».

(Ann. D., c. 297 r.).

CCCVI. — 1326, Decembre 16.

I Priori inviano il notaio Marino « Jacobi ad partes castri
Fraete filiorum Uberti ad capitaneum exititiorum Civilatis Ca-
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC. 508 ,

stelli et ad ipsos exititios et ad ipsos inducendum et rogandum
ac mandandum ut se adunent et congregent causa faciendi syn-
dicum super pace facienda inter eos et intrinsecos Castellanos et
ad ipsum syndicum scribendum ».

(Ibid., c. 297 t.).

CCCVII. — 1326, Decembre 18.

I Priori ordinano che tutti i guelfi fuorusciti di C. di C. agli
stipendi del C. di P. debbano il giorno appresso « ante nonam »
presentarsi « in castro Fracte filiorum Uberti ad faciendum in-
strumentum syndicatus pacis et concordie faciende inter eos et
intrinsecos Castellanos pena eorum soldi et stipendij ».

(Ann. D., c. 291 t.).

CCCVIII. — 1326, Decembre 21.

Il maggiore e general Consiglio di Perugia delibera di nomi-
nare un « syndicum et nuntium spetialem comunis Perusij ad fa-
ciendum et recipiendum finem refutantiam et remissionem iniu-
riarum et offensarum et dampnorum datorum et illatorum hine
inde inter comune Perusij et comune Castelli et ad faciendum
omnia pertinentia et spectantia circa pacem et concordiam facien-
dam inter utrumque comune secundum seriem capitulorum diete
pacis et concordie hinc inde habitorum ». i

(Ann. D., c. 300 r.).

CCCIX. — 1326, Decembre 22.

I Priori eleggono Ceccolino « d. Peronis » capitano de’ fuoru-
scili guelfi di C. di C. ‘al soldo di Perugia, per 6 mesi, in sosti-
tuzione di Guido Marchese del Monte S. Maria, la cui condotta
allora terminava, agli stessi patti del suddetto Guido ; il sunno-
minato Ceccolino accetta immediatamente l'officio e presta giura-
mento al C. di P.
(Ann. D., e. 300 t.).
504: ANSIDEI E DEGLI AZZI

CCCX. — 1326, Decembre 23.

I Priori ordinano al Massaio di pagare a Ceccolo « Angelu-
tij » ed a Bartolino « Ciutij », speziali, 40 libre di den. « pro
pretio candelarum et tortitiorum combustorum in consiliis et adu-
nantiis faclis de sero et de nocte pro factis guerre Castelli ».

(Ann. D., c. 301 r.).

CCCXI. — 1326, Decembre 27.

Avendo Giacomo « Cecchi Cantutij » ed Alberto « Pellis »,
fuorusciti di C. di C. fatta domanda ai Priori d'esser acceltati al
soldo del C. di P. contro la loro patria, i Priori dànno facoltà ai.
« boni homines super conducta stipendiariorum » di ammetterli

o meno colla stessa paga degli altri loro concittadini assoldati
dal C. di P. :

(Ann. D., c. 309 t.).
CCCXII. — 1326, Decembre 98.

I Priori ordinano agli officiali maggiori della Gabella di pa-
gare 3 libre di den., 16 soldi e 6 den. a Ceccolo « Elemosine pro

pretio mj. securium per eum emplarum necessariarum pro factis
guerre Castelli ».

(Aun. D., c. 302 t.).
CCCXIII. — 1326, Decembre 29.
Mandato di pagamento di 65 fiorini d'oro a favore di Gualtie-
rino « Cini » già consigliere della lega e taglia contro C. di C.
pel mese d'Aprile prossimo. scorso.

COCXIV. — 1326, Decembre 31.

Essendo Gentiluccio « Mancini », famiglio dei Priori, andato
e ritornato più volte a C. di C. con lettere del C. di P. relative
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC. 505

alla cessazione della guerra ed al trattato di pace, e per lo stesso
motivo essendo andato Tello « Salvutij » famiglio del notaio dei
Priori, a Guido Marchese del Monte S. Maria capitano de fuoru-
sciti di C. di C., e riscontrandosi che essi avevano molto fati-
cato per adempier bene il loro incarico nell' interesse del C. di P.,
si permelte loro di accellare, qualora venissero offerti, dei dona-
tivi in vesti od altro dai Castellani o dal Marchese Guido (1) oltre
lo stipendio stabilito loro dal C. di P.
(Am? D,;-e. 305-0);

CCCXV. — 1321, Maggio 18.

Monitorio del Card. di S. Teodoro circa la pacificazione di

| GE dI:

« lohannes miseralione divina saneti Theodori diaconus Cardi-
nalis apostolice Sedis legatus universis Christi fidelibus infra no-
stre legalionis terminos constitutis presenles litteras inspecturis
salutem in Dno. Dudum ad calamilatis miseriam el erumpnam
quibus capliva Civitas Castelli facienlibus sevissimis lyrampnis
Dei et apostolice Sedis antiquis hostibus et perfidis inimicis mi-
serabiliter est depressa compassionis oculos prout ad nostrum
paciariatus et pacis reformalionis officium nostris humeris infra
nostre legationis confinia impositum a Sede predicta perlinet diri-

genles el speranles illam a iugo caplivitalis eripere ac reducere
ad pacem el concordiam salulifere unitatis ut de iugo servilulis
erepla in devotione solita sancte romane Ecclesie et in se sincera
ac integra fugalis turbinibus et scandalorum dissensionibus per-
maneret infrascriptos clericos el laicos de civitate predicla quo-

rum ceco ducatu illa taliter ruisse digncscilur pro pacis extrinsece
el intrinsece reformatione civitalis eiusdem rogandos requirendos
: et monendos duximus per nostras patentes litteras quas ipsis per

diversos fideles et ydoneos nuntios milli et assignari providimus

(1) L. FUMI, Eretici e ribelli neu" Umbria, ecc. dice che Perugia « pose a capo
della lega il Marchese Guido di S. Maria », e soggiunge che « il suo castello diveniva
il centro della guerra ». V. Boll., vol. IV, pag. 440.

34
506 ANSIDEI E DEGLI AZZI

in hec verba: lohannes etc. dilectis nobis in Dno Scorne priori
hospitalis sancli Floridi Guidoni archipresbitero Plebis de Cupiano
et Iacopo Mattei Majoris canonico Luce Sancti Georgij et Matteo
Bernardini de Cameliano Castelli Civitatis et Diocesis ecclesiarum
rectoribus necnon nobilibus viris potestati consilio comuni necnon
civibus Civitatis Castelli et specialiter Francisco et Gerio Tani de
Ubaldinis Bigoni et Gumo Marchionis Baldinatio Francisci de
Ubaldinis Guidarello de Citerna et Lello Tatie Bonajuncte judici
Frederico eius filio Pero Guidarelli de Citerna Nino de Donatis
| E. Hugutio d. Baraterij Vanni Uderighi Bernardo de Varcellis Ber-
| nardo d. Mattei Iacobo d. Mattei Pultrono Bernardi Cino Scorne
Ciuzino de Comitibus de Lilee Bugazino de Montedolio Beccardino
Giucti Scorne Scorne Betti Genzoso Urlandi Bartolo de Cartolariis

Cenne Capulij Smando Cini Pagano Omizoli Mando lohannis
Vanni Manni Ufredutio Benerij Ser Bino Pacis Nanti Guidutij
Guidarello Razzij Ioanni Raynaldi Ser Vanni Francisci judici
Ser Vanni Francisce Ser Herrico Orlandi Ser Vanni Cambi) Ser
Cambio Guidonis Luce Nicole ser Guidoni d. Raynaldi Petro De-
taiuti Noczio Bucarelli ser Vanni Cambij ser Nutio ser Angeli
Guerrutio Bannis Belli Petro et Barnabeo Amodutij Tento Bar-
nabei Cole Marchi Amadutio Barnabei dompno Donato eius filio
Amodeo Laurentij Guidoni Vannis Maffolo Mutij Guidarelli ser
Iacobo Petri ser Betto Iohannoli Vanni Corbatij Cecco Cordoni
Montiugonis Contutio eius filio ser Vanni Pauli ser Naldo Bence-
venis Dutio de Castillone Vanni Guidonis d. Tudaldi Barto Masci
Iohanni Venture Cioni d. Betti Dutio Salle Fiordo Ginaldi Cecco
Omizoli Luce Guidarelli Vanni magistri Angeli Mercato Raynerij
Vivarello Sarchelli Vanni eius filio Mafeo Delciedelis Mendicho et
Michio filiis Gruve ser Comando Vannis civibus civitalis predicte

necnon omnibus el singulis aliis eorum in hac parle sequacibus

salutem in Domino ».

Il Card. Giovanni comincia dal dire che il papa Giovanni lo
aveva, udito anche il consiglio dei Cardinali, eletto:« in Tuscie pro-
vincia necnon in terris eiusdem et aliis partibus » conservatore della
pace e paciere, con ampie facoltà di procedere contro chiunque in
qualsiasi maniera a quest' officio di pacificazione si opponga; le
facoltà del Legato risultano da Bolla papale spedita a parte dal
Legato stesso ai menzionati personaggi « ne presenlium intelle-
REGESTO DI DOCUMENTI, ECC. 501

clum obnubilet prolixa scriptura ». Ricorda che i suddetti citta-
dini furono delle intestine discordie e degli eccessi da queste ca-
gionati i principali autori; ma che ciò avvenne perché « vulpina

deceplio » li allontanó dall'obbedienza della Chiesa. Romana; e

coll'autorità a lui concessa dal Pontefice « pro primo secundo ac
tertio peremplorio monilionis edicto » li ammonisce con minaccia
d'interdetto per la città e di scomunica per le loro persone, e
colla sanzione di pene pecuniarie, di fare nel termine perentorio
di 30 giorni la pace con tutti i fuorusciti di C. di C. « a tempore
mote guerre et dampnabilis rebellionis assumpte » e di accoglierli
di nuovo nella città, di reintegrarli ne' loro diritti, di indennizzarli
dei danni e di obbligarsi con giuramento e cauzione a non mo-
lestarli più oltre.

In caso d’inobbedienza li minaccia dello sdegno della Chiesa
romana. Impone a Giovanni « de Tristena », Giacomo « de Co-
cobelli », Angelo « Betti » e agli altri canonici di C. di C. ivi
dimoranti, nonchè al priore dei frati Predicatori, al guardiano dei
frati Minori e ai priori degli Eremitani e dei Serviti, sotto pena
di scomunica e di sanzioni più gravi che per gli altri in caso
d'inobbedienza, che, ricevute le presenti lettere, nel termine di 3
giorni dalla notifica di esse, debbano comunicarle alle persone
cui sono dirette facendone pubblicazione; chè se queste disobbe-
diranno, i menzionati canonici e frati dovranno nei di festivi
« pulsatis campanis accensis exlinclisque candelis » innanzi al
popolo dichiararli scomunicati. Acciocchè poi si diffonda maggior-
mente la notizia di quesle ingiunzioni, e nessuno possa allegarne
l'ignoranza, ne ingiunge la pubblicazione anche ad Angelo « abate
del Monastero di S. Giovanni del Borgo S. Sepolcro, Orlando
Arciprete della Pieve del detto Borgo, Duccio Rettore della Chiesa
di Bibiena del distretto del Borgo stesso nella diocesi di C. di C.,
nonché al Guardiano e ai Priori dei frati Minori, Predicatori,
Eremitani e Serviti del Borgo S. Sepolcro. Le lettere del Legato

. portano la data del 30 settembre, anno undecimo del pontificato di

Giovanni XXII [1326]. Ma poichè ai nunzj incaricati del recapito delle
lettere stesse fu impossibile portarle a destinazione « pro eo maxime
quod sicut publica fama laborat et ex facli evidentia comprobatur,
ille heresiarcha Guido olim Episcopus Arelinus cuius imperio
Civilas ipsa miserabililer cogitur deviare, passus el loca circum-
508 ANSIDEI E DEGLI AZZI

circa civitalem eandem ..... facil per suos armatos satelites
B diurno et nocturno tempore custodiri », il Legato da Perugia il

18 maggio dell'anno undecimo dello stesso Pontificato [1327] con-
NIU ferma lutte le disposizioni che in quelle lettere si contengono ed

ordina che le lettere stesse siano affisse sulle porte della Chiesa
maggiore di Perugia (1).
(Arch. Xvir. di Perugia, Bolle, brevi e diplomi: B, 63).

CCCXVI. — 1334, Gennaio 26.

« Magister Mannus Filiputij », medico di C. di C., condotto 3
dal C. di P. ad esercitare l'arte della medicina in P. fa refidanza :
di 75 libre di den., suo salario di un anno, pagategli dai frali È
della Penitenza, officiali « super blado Clusij ». È

(Aun. D., c. 150 t. e 151 r.). |

| CCCXVII. — 1334, Gennaio 26. i

Il suddetto Manno figura: come testimonio ad un atto di quie- È
tanza dello stipendio di maestro Filippo « ser Gualterocti » di k
Siena, lettore di filosofia e logica nello Studio di Perugia (2). i

(Ibid.). :

COCXVIII — 1334, Decembre 19. :

Il « liber sive quaternus exituum et expensarum factarum per 3

providos viros Legerium Nicolutij et Baglonem Maffutij majores È
DO

(1) Il legato che emanò questo monitorio è il cardinale Orsini, di cui già si é
discorso alla nota 1 del doc. CCLXXXIII.
Nel Decembre 1316 era stato da Giovanni XXII creato cardinale diacono di
S. Teodoro. Queste lettere sono state pubblicate per intiero dallo stesso FUwI, Eretici
= e ribelli ecc., vol. IV, pagg. 473 e segg. di questo Bollettino; noi credemmo oppor-
tuno in ogni modo di darne il regesto, sia per la loro importanza, sia per là maggior
luce che portano sui documenti che precedono e che seguono.

Il FUMI nel citato suo lavoro a lungo discorre della ribellione di C. di C. a Pe
rugia e alla Chiesa, ed afferma che « dove [Perugia] trovò il più duro osso da rodere
fu a C. di C., città raccomandata al Comune perugino. e compresa nella giurisdizione
del Rettore del Patrimoriio ». Vol. cit., pagg. 439,

(2) Altra quietanza in data 20 Aprile 1334 di Filippo « ser Gualterocti » ha pub-
blicato il Rossi fra i Documenti per la storia dell’ Università di P. (Giorn. d? Erud.
Artist., Vol. V, pagg. 128).
LHP WS Nee NC EE

PPAEIAREIE TE

REGESTO DI DOCUMENTI, ECC. 509

Gabellarios comunis Perusii », contiene incidentalmente il ricordo

di tal Bagnolo « Contoletti » di C. di C., famiglio di un conesta- -

bile Castellano che stava al servizio del C. di P.
(Ann. D., e. 147 t.).

CCCXIX. — 1339, Decembre 18.

Il Consiglio dei Duecento e del popolo di C. di C. delibera
di concedere al popolo e C. di P. la « rectoria civitatis et comi-
latus Castelli », ossia il diritto di eleggere il Podestà e il Capitano,
di aver la custodia del cassaro e le chiavi della città, per 20 anni,
con quelle modalità che avrebbero stabilito i Priori di C. di C.
(Arch. Xvir. di Perugia, Contratti, BB, 24 !/,).

CCCXX. — 1339, Decembre 18.

I Priori e i Sapienti di C. di C. eleggono Giovanni « ser
Benedicti » giudice in C. di C. « verum et legitimum syndicum

procuratorem factorem el numptium spelialem » per annunziare

ai Priori di P. la precedente deliberazione del Consiglio di C. di C.
relativa all'elezione degli officiali e alla custodia della stessa
città spontaneamente rimesse in mani dei Perugini.
(Ibid., BB, 24).
V. AwsiDEI e G. DEGLI Azzr.

( Continua).

XN"
Mp cay to lar n i os ams gn
LE ANTICHE ACCADEMIE LETTERARIE -

DI CITTÀ DI'CASTELLO i

A somiglianza delle principali città italiane, anche Città
di Castello vide fiorire le sue Accademie scientifiche e let-
y terarie nella seconda metà del secolo XVI o poco di poi (1).

Le più antiche sono senza dubbio quelle degli A4ccnti,
degli Agitati, dei Coccianti, degli Inesperti, dei Ravvivati e
degli Strupicciati.

1. — L'Accademia degli Accinti ebbe per impresa due
cavalli in atto di accingersi a correre, col motto: « expectani
: signum » ; ed era composta di persone eruditissime, che la-
; sciarono varie opere, alcune delle quali stampate. — Nelle
case di Giovanni Righi si conservavano in seta molte im-
prese degli Accinti, ciascheduno dei quali ergeva la propria
con motti caratteristici assai spiritosi. —

Questi Accademici nei primordî del sec. XVII rappre-
sentarono nella nostra città una commedia del concittadino
Marzi Gio. Battista, portante per titolo « Riscatto d'Amore »
(2), e nel 1629 il Torneo scenico intitolato « IZ Toro Celeste »,

(1) Il dott. VINCENZO BALDESCHI ne assegna l'origine al sec. precedente (Cenni
storici delle Accad. scientif. e lett. di Città di Castello inseriti nella Valle Tiberina;
Anno IIT, n. 11, 15 marzo 1868). Don ALESSANDRO CERTINI, nell’ Istorie da lui raccolte
su Città di Castello afferma che « qui rifuggirono le arti liberali, quando cacciate di
« Roma dalla peste e dalla mutazione della Corte in tempo di Adriano VI (fu papa
« dal 1522 al 1523), vennero a formare una specie di Accademia e allora l'architettura
« concepì il nuovo tempio di S. Florido, allora i pennelli partorirono tante figure che
« nelle vite dei pittori sono celebri ».

(2) Fu ristampata in Venezia presso Evangelista Denchino nel 1618.

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512 U. BIONDI

copiosamente descritto da Andrea. Laurenzi, Accademico
Arido Accinto, e dedicato al signor Don Taddeo Barberino,
che — invitato — assistè allo spettacolo assieme ad altri
principi e cavalieri (1).

L'Accademia degli Accinti ebbe tanta rinomanza, che
viene ricordata a lode anche nelle poesie manoscritte della
Francesca Turina Bufalini, la quale dedicò un suo sonetto
ad uno degli Accademici.

2. — Fra le più antiche Accademie di Città di Ca-
stello va certo annoverata quella degli Agitati, che ebbe il
suo maggiore splendore tra la fine del 1500 e i primi del
1600. Assunse per impresa i mazzi della valchiera, che s'agi-
tavano nei mulini; onde il nome di Agitati. Ne fecero parte
anche il cav. Marzi Gio. Battista (di cui si hanno parecchi
componimenti drammatici editi nel 1574, 1584, 1589, 1594,
1617, 1618 e 1621) sotto il nome di Immobile (2), e il cano-
nico Uberti Flaminio, autore di discorsi spirituali e morali
in versi (3).

Quest’ Accademia però non ebbe lunga durata, perden-
dosene traccia prima della metà del secolo XVII.

3. — Un po’ più tardi delle due Accademie prece-
denti sorse quella dei Coccianti, che ebbe per impresa una
quantità di cocci e pignatti col motto « Tantum valent quan-
tum sonant ». Questa impresa si conservava in casa del si-
gnor Lambardi, già del signor Angelo Fioramonti.

(1) Il lavoro del LavRENZI fu stampato in questa Città nello stesso anno 1629,
pei tipi di Santi Mulinelli.

(2) Questi lavori comici portano per titoli: La fanciulla (Commedia, nuovamente
posta in luce per M. Benedetto Giorgeschi; fu stampata a Bologna nel 1574 pei tipi
di Giovanni De Rossi, e fu dallo stesso ristampata nel 1621); Gli amorosi mostri (Tra-
gicosatira rappresentata in occasione delle nozze di Chiappino Vitelli con Girolama
Bandini e stampata nel 1617 a Viterbo); La furba (Satirocommedia, rivista, ricorretta
ed ampliata e dopo la morte dell'autore la quinta volta ristampata. Opera morale
sentenziosa, giovevole e.accomodata al vivere moderno, per eccitare le frodi e gli
inganni umani. Venezia, Marco Ginammi, 1635).

(3) Due volumi stampati a Città di Castello nel 1627 e 1628 pei tipi di Santi Mu-
linelli.
LE ANTICHE ACCADEMIE LETTERARIE DI CITTÀ DI CASTELLO 513

I Coccianti furono Accademici virtuosi, che al tempo
degli Illuminati ancora tenevano le loro adunanze; ed anzi
più tardi, per essere rimasti pochi, si unirono ai primi e fe-
cero un corpo solo (1).

4. — L'Accademia degli Inesperti fu eretta nel Con-
vento dei Padri di Sant'Agostino. Essi nella loro impresa
mostravano la carta del navigare col motto « quas natura
negat ». Quest’ accademica istituzione fiori quasi contempo-
raneamente a quella dei Coccianti; duró poco, ma per il
tempo breve di sua esistenza diede segni di molta virtü con
frequenti discorsi accademici volgari e latini. Quei Padri
sino a qualche tempo addietro conservavano la medesima
impresa, che prima stava di continuo appesa nella sacrestia
di quel Convento.

(1) Questa Accademia aveva sempre, come le altre, un protettore fra i perso-
naggi piü insigni. Nella seconda metà del secolo XVII era protettore dei Coccianti
Mons. Lanciotti, Arciv. di Trebisonda, governatore di Viterbo e dello Stato di Castro.
Alui Pompeo Longini, tifernate e Accademico Cocciante, dedicò un grazioso sonetto,
che comincia:

« Su la sponda del Tebro in te n’ usciro
Di pacata Giustizia i primi albori,
Poggiato in Pindo, trapiantasti allori
Nel cocciante terren, per cui fioriro; »

e termina con questa terzina:

« A noi giorni felici allor s' impetra
S'al tuo Grifo real, s' alla tun mano
Sola è concesso alzare i Cocci all etra ».

(CEmTINI ALESS., da un ms. sull'istorie di C. di Castello da lui raccolte). Gra-
zioso é anche questo madrigale di un altro accademico:

« Se con agro limone

Brami, o sorella amata,
Restituir la sanità bramata,
Questa non par che sia buona intenzione,
Che ad un convalescente,

Che cerca l'allegrezza,

Si debba dar l' inusitata asprezza ».
U. BIONDI

9. — Poche notizie si hanno dell’Accademia dei Zae-
vivati. Questo solo si sa che ebbe anch'essa un periodo assai
glorioso e che ne facevano parte i migliori ingegni della
nostra Città. Ebbe vita quasi contemporaneamente alle altre.

6. — Gli Accademici Strupicciati alzarono per impresa
due manichi strupiccianti l'uno coll'altro due rami di lauro,
perché si diceva che questi — cosi arrotati — avessero la
virtù di fare uscire scintille di fuoco. — Quest’ Accademia,
sorta al tempo dei Coccianti, non durò molto tempo, ed ebbe
sua sede nella farmacia di piazza di sopra (oggi Piazza Vi-
telli), situata nella cantonata della via che conduce alla porta
5. Egidio, ossia nello stesso punto ove si trovava la Farma-
cia Bini prima della demolizione della casa di proprietà di
questo Municipio (1).

Da quanto si è detto si appalesa manifesto che anche
nella Città nostra, come a Perugia e nelle altre città di
Italia, le Accademie letterarie e scientifiche assunsero nella
loro istituzione nomi umili, gaudiosi e stravaganti, i quali
stavano ad attestare l’ allegria che doveva regnare nei loro
geniali ritrovi, e servivano al tempo stesso a rendere im-
muni quegli istituti dalla vigilanza dei governi sospettosi.
— Difatti, mai come in quei tempi, le Accademie godet-
tero della libertà, che più tardi dovevano amaramente rim-
piangere.

Le nostre antiche Accademie letterarie si ornarono, oltre
che dei nomi del cav. Gio Battista Marzi, di Andrea Lau-
renzi, di Flaminio Ulberti, ecc., anche di quelli di Ippolito
Salviani (autore dell’ opera sui pesci, stampata a Roma nel
1554), di Capoleone Guelfucci (autore del poema il Rosario
della Madonna, pubblicato nel 1606), di Cristiano Cassauli

(1) Questi brevi cenni sulle varie Accad. letter. di Città di Castello sono desunti
in parte da un ms. dell' ab. ALESSANDRO CERTINI portante per titolo Armi e Accade-
mie di C. di Castello.
LE ANTICHE ACCADEMIE LETTERARIE DI CITTÀ DI CASTELLO 515

(scrittore pregiato di poesie latine ed italiane) (1) fra i nomi
piü illustri delle patrie lettere.

Si conserva anche antica memoria dell’Accademia tifer-
nate dei Riuniti in uno stemma, esistente in questo Palazzo
Comunale, con l' alveare vuoto e con lo sciame di api rac-
colte al suono di un disco di bronzo: ed il motto ne era
« Colligit errantes » (2).

Si crede che l Accademia dei Riuniti avesse avuto que-
sto nome perchè avesse raccolto gli avanzi delle altre acca-
demiche istituzioni tifernati, e specialmente di quelle degli
Agitati, dei Coccianti e dei Rawvvivati. Così ritennero il cava-
liere Francesco Mancini e il dott. Vincenzo Baldeschi (3):
ma giova a questo proposito notare che i Riuniti avrebbero
tenuto le loro migliori adunanze nei primordi del secolo XVII
quando ancora gli Accinti, gli Agitati, i Coccianti, e, per ta-
cere degli altri, gli Inesperti davano segni di loro vita pro-
spera e rigogliosa, non senza aggiungere che l Accademia
dei Coccianti — come si è superiormente esposto — si fuse
da ultimo con quella degl’ J//wminati.

Per tutto ciò a noi non sembra accettabile la opinione
dei citati scrittori. — Piuttosto è da credere fondatamente
che l' Accademia dei Riuniti servisse ad accogliere ed unire
tutti quegli studiosi tifernati che non appartenevano a nes-
sun’ altra delle Accademie allora esistenti nel nostro paese
o che, avendovi appartenuto, ne erano poi usciti. — Questo
è indiscutibile, che contemporaneamente alla Accademia dei
Riuniti vivevano ancora e prosperavano, se non tutte, molte
delle altre accademiche istituzioni paesane.

Poche notizie sono giunte insino a noi sulle adunanze
dei Riuniti; solo si sa che tale accademia ebbe breve esi-

(1) Appunti di un Discorso Accademico di MaNcINI FRANCESOCO (inedito) e Cent

storici già citati del Dott. BALDESCHI,
(2) Da alcuni appunti dell'avv. GIUSTINO ROTI, erudito di questa Città. Vedi an-

che BALDESCHI, Cenni stor.
(3) Appunti di Un disc. accad. del MANCINI e Cenni stor. cit., del BALDESCHI,

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Lo MLB. MUFEMC 5000 TM i RU
516 U. BIONDI

stenza e che perdé piü tardi là sua importanza col sorgere
di un nuovo astro più fulgido, che ebbe nome di Accademia
degl’ Zlluminati.

Quasi tutte le accademie tifernati, oltre allo scopo di
scientifici e letterari esercizi e di mantenere vivo l' amore
e il culto allo studio, pare che si proponessero anche quello
di dare delle rappresentazioni drammatiche, che erano veri
e propri trattenimenti teatrali.

E la gente accorreva numerosa alla sede dell’ Acca-
demia o in casa di qualche patrizio tifernate, specialmente
nel palazzo dei Vitelli, o, il più delle volte, nel palazzo del
Magistrato (1), dove simili spettacoli si eseguivano.

Spesse fiate poi erano componimenti di Accademici, che
erano recitati dai loro compagni, come si è visto sopra par-
lando del Marzi e del Laurenzi.

Ed anche i paesi più vicini e che un tempo a Città di
Castello erano uniti ebbero accademiche e gloriose istitu-
zioni. Non possiamo, fra gli altri, dimenticare Citerna, ove
circa il 1600 fiori la dotta Accademia dei Volubili, che ac-
coglieva quanto di più eletto per nobiltà e intelligenza
noverava allora quel paese. Se ne fa menzione in un inven-

tario di oggetti spettanti alla detta Accademia e posti nella

casa degli illustrissimi signori Faustino e Francesco Vitelli
in Citerna, da rendersene conto da tal Giacomo Fancelli, che

li teneva in custodia; l’ inventario porta la data 23 settem-

bre 1610.

Anche questa Accademia, come quelle di Città di Ca-
stello, attese, oltre che alla coltura delle lettere e delle
scienze, anche alle rappresentazioni di lavori drammatici, il
più delle volte scritti dai Volubili. Ne abbiamo una prova
in quell inventario, in cui fra gli altri oggetti si trovano:

(1) Che si recitasse nel palazzo del Magistrato lo dice anche il CERTINI nelle sue
Istorie di C. di Castelo. — Infatti si legge che il 27 gennaio 1047 recitandosi una com-
media nel Palazzo del Magistrato, « nacque disparere di precedenza (sic) tra il Gover-
natore di detta città Mons. Mario Zani e il Magistrato ».
LE ANTICHE ACCADEMIE LETTERARIE DI CITTÀ DI CASTELLO 517

una prospettiva o scena rappresentante la città di Napoli,
coi rispettivi teloni, una tela dipinta e rappresentante un
fiume, una bocca di inferno (sic), ed altri simili oggetti che
avranno servito ai bravi Citernesi di quel tempo per cogliere
gli allori sulla scena (1).

Così, mentre nelle principali città italiane fiorivano le
istituzioni accademiche, anche la nostra Tiferno e i paesi
più vicini poterono contare vari di questi benefici istituti,
che ebbero vanto di tenere vivo fra noi l’ardore per le pa
trie lettere e seppero conservare il culto degli studi scienti-
fici non disgiunto dall'ammirazione per le belle arti.

(1) L' inventario si legge nel volume VII di MARCO MARIOTTI, carte 305. — Vi
erano anche oggetti per trasformarsi: una maschera e cappelliera per la Furia, una
testa d'orso e le zampe del leone, una forma della testa di vacca, ecc.
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519

LEGGENDE TIFERNATI

I SASSI DEL DIAVOLO.

( Leggenda diabolica).

Presso Città di Castello, poco lungi dal tempio di Bel-
vedere, esiste a nord-ovest di questa località un impor-
tante monumento diabolico, non elevato, ma creato dalla
fervida immaginazione popolare. Sopra un poggio molto de-
clive, che versa le sue aeque sul Cavaglione, si trovano
alcuni massi rocciosi di apparenza erratica, comunemente
designati col nome di « sassi del Diavolo ». Questi massi
sono cinque, poco discosti gli uni dagli altri, di diverso vo-
lume, formati dalla stessa roccia, un calcare prevalentemente
argilloso di tinta grigia, che risale al periodo eocenico del-
l'epoca terziaria.

Il più grande di cotesti massi, di contorno irregolar-
mente circolare, rappresenta come un'enorme ruzzola di tre
metri di diametro e di un metro e mezzo di spessore ; è di-
sposta sul suolo verticalmente, come se si fosse arrestata
nella sua corsa sulla pendice del colle ; sulla faccia di cotesto
masso, rivolta ad ovest, vedesi una cavità, pressochè sferica,
entro la quale potrebbe adattarsi una grossa testa umana.

Allineati verso Belvedere ed a pochi metri di distanza
l'uno dall’ altro, si notano poi tre altri massi rocciosi, più
piccoli del primo, due de’ quali dello stesso volume appa-
rente, ed il terzo costituito da una grossa sfaldatura, distac-
catasi sulla faccia orientale di uno di essi. Il volume dei due
massi rocciosi principali è di circa due metri cubi ciascuno,
dato dalle misure seguenti: lunghezza metri due, altezza
metri uno, spessore metri uno. In taluni punti della super-
590 G. BELLUCCI

ficie di questi massi si notano cavità profonde, di diametro
ristretto, cavità che la fantasia popolare ha riguardato come
prodotte dalla pressione di enormi dita.

Coteste rocce isolate, che si elevano sul livello del ter-
reno, dall'aspetto di rocce di provenienza lontana, cadute od
abbandonate poscia intenzionalmente sopra il pendio di quel
colle, impressionano chiunque le esamini; la loro esistenza
apparentemente sporadica, il loro volume, la posizione reci-
proca, l'allineamento che presentano verso una determinata
direzione, le impronte esistenti sulle superfici, le figure che
vi hanno tracciato numerosi licheni bianchi e gialli, disegnan-
dovi come strani geroglifici o caratteri incomprensibili, co-
stituiscono tanti argomenti di studio, sia pel naturalista, sia
per coloro, che non comprendendo nulla di fenomeni naturali,
cercano nondimeno darsi ragione del perchè delle cose.

L'uomo erudito e quello ignorante vogliono egualmente
spiegare tutto ciò che loro si presenta; l uno e l'altro ra-
gionando, il primo a base di logica, il secondo a base d'im-
maginazione; e siccome i fatti naturali, nelle loro cause effi-
cienti, sono il più delle volte incomprensibili al secondo, cosi
questi ricorre ad ammettere fatti soprannaturali, chiamando
in soccorso o la potenza di Dio, o quella del Diavolo, ed in
taluni casi, come nel nostro, concordando in strana armonia
la potenza di entrambi.

È cosi che sui massi rocciosi di Belvedere si formò una
singolare leggenda, che trovasi tuttora viva e palpitante
nella mente del popolo; leggenda, che spiega a puntino tutti
i particolari che i massi medesimi presentano, e che appare
nelle sue singole interpetrazioni cosi evidente e facile, che
anche la mente piü zotica puó seguirla e ritenerla con con-
vinzione sincera come l'espressione della verità.

La leggenda dei « sassi del Diavolo » é questa. In una
casa, non lungi dal luogo ove i sassi si trovano, aveva luogo
in una notte quell'osceno tripudio, designato col nome di
« ballo angelico ».
LEGGENDE TIFERNATI 591

Il Signore, richiamato dall’ insolita clamorosa gazzarra,
non volendo lasciare impunita tanto audace baldanza, ordinò
al diavolo di piombare all'improvviso sulla casa, lascian-
dovi cadere enormi pietre, che, scaricandola, seppellissero
senz'altro sotto le macerie tutti i ballerini. Il Diavolo non se 1g”
lo fece dire due volte e sia per obbedire all’ ordine divino, It
sia per quello spirito malvagio che ne è la caratteristica, ii
rapidamente si mosse in cerca di grosse pietre. Dalla cima
di un monte tolse e si caricò sulla testa il sasso di cinque
metri cubi, raccattò poi con entrambe le mani i due sassi
di due metri cubi ciascuno, e con questo carico di circa
dieci metri cubi di masse pietrose si avviò a grandi passi
al luogo designato. Ma vuoi che il carico fosse soverchio,
vuoi che in quella notte il Diavolo non mostrasse tutta 1 e- |
nergia di cui poteva disporre, quando fu a poca distanza i )
dalla casa maledetta, a circa duecento metri da essa, fu sor-
preso dal canto mattutino del gallo; a questo grido la-
sció immediatamente cadere i tre pietroni sul colle, che
declina al Cavaglione, e si dileguó; l'ordine restó cosi non "i
eseguito, i peccatori restarono impuniti ed i sassi del Dia-
volo presso Belvedere, rappresentarono da allora in poi un
monumento, che il Diavolo eresse alla sua poca accortezza

OR TIZI ETRE

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ed alla sua pigrizia. j

« E vero, mi diceva la guida, che i sassi erano molto i
pesanti e che il Diavolo doveva faticar molto a portarli, B

DEN

come lo dimostrano le impressioni lasciate sui massi dalla
testa e dalle dita, ma giacché li aveva scelti cosi grossi e
così belli, doveva fare qualunque sforzo per riuscire, anche
per non mostrarsi disobbediente al signore ».

Non negai la logica di questa riflessione, che valse anche
à farmi conoscere la convinzione profonda che quel buon
uomo aveva sulla realtà del fatto semplicemente leggendario,
e simulando di ammettere ancor io come vera la spiegazione
data, dimandai con indifferenza: é molto tempo che questo
fatto è succeduto ?

a prg.

35 G. BELLUCCI

« E molto tempo, ma con precisione non saprei indicarlo;
figuratevi che il mio nonno mi diceva, che allorquando era
bambino, lo aveva sentito raccontare dal nonno suo ».

Monumenti diabolici se ne trovano parecchi nella nostra
provincia dell'Umbria, ma nessuno, per quanto ho potuto rac-
cogliere, ha un significato leggendario corrispondente a quello

di Belvedere vicino a Città di Castello. Significato singolare,

perchè da così fatta leggenda risulta come l' Onnipotente
si prevalse di un impotente per raggiungere un fine voluto
da esso, ma poi non ottenuto; che il Diavolo armato di
grandi mezzi per portare lo sterminio in una casa del pec-
cato, si lasciò poi disarmare, a pochi metri di distanza dal
luogo designato, dal semplice canto di un gallo; che non sono

e pietre che deprimono la testa o schiacciano le dita, ma

sono le dita e la testa che lasciano impressioni sulla pietra,
come se questa fosse mólle a guisa di pasta e si adattasse
perció, formando particolari cavità, attorno agli organi che
la comprimono.

Dal punto di vista della Storia naturale a cosa corri-
spondono i leggendari « sassi del Diavolo » ? Dalle osserva-
Zioni fatte non solo su quel colle, ma anche sui colli vicini,
puó ritenersi che i « sassi del Diavolo » rappresentino il
residuo di un potente strato di roccia, dello spessore di un
metro od un metro e mezzo, che rivestiva quello che oggi
forma il soprasuolo del colle, che versa sul Cavaglione. Le
fratture e l'erosione meteorica resero in frammenti con l'an-
dare de' secoli quel potente strato; la forza di gravità rotoló
al basso i frammenti ottenuti, la violenza delle acque cor-
renti li trascinó altrove. Di questo effetto di denudazione,
che la Geologia verifica ed ammette in tante parti alla su-
perficie del suolo, sono rimasti su quel colle soltanto pochi
avanzi, veri brandelli, che servono nondimeno a ricostrurre il
mantello roccioso; che una volta completamente rivestiva il
terreno oggi discoperto.

È a concludersi pertanto che, leggendo la stessa pagina
ste

LEGGENDE TIFERNATI 593

del grande libro terrestre, da sinistra verso destra, come
modernamente si legge, il Geologo vede nelle masse roc-
ciose presso Belvedere il semplice effetto naturale della de-
nudazione; leggendo invece da destra verso sinistra, come
anticamente si costumava, il volgare vede nelle stesse masse
rocciose l’opera soprannaturale, portentosa del Diavolo. Il
Geologo comprende e tien conto della seconda maniera di
leggere, ma il volgare non sapendo leggere alla maniera
moderna, non comprende e non comprenderà mai il vero
significato di quei massi rocciosi e sarà costretto a rimanere
tenace al concetto primitivo, che gli antichi lettori riusci-
rono primi a formulare.

[E:SERRECEDSIESSEATEE.

(Leggenda naturalistica).

A Pieve de’ Saddi si nutre il pregiudizio, diffuso estesa-
mente nelle campagne dell’ Umbria, che il nutrimento nor-
male dei serpi sia il latte; ch’ essi vengano richiamati anche
da lungi dal suo odore, e che in presenza del candidissimo
liquido non possano trattenersi dal succhiarne quantità ve-
ramente copiose. Si pensa persino che i serpi riescano di
soppiatto ad attaccarsi ai capezzoli delle vacche, delle capre,
delle pecore lattanti e le mungano così profondamente e così
fortemente da far dimagrare a vista d'occhio le madri ed
i figli lattanti, mettendo in forse anche la loro salute av-
venire.

In relazione con queste idee singolari avvenne un giorno,
così mi fu raccontato a Pieve de’ Saddi, che un operaio,
dopo aver mangiato ricotta, si addormi profondamente in
un prato; un serpe richiamato dall’ odore del latticinio in-
gerito, riuscì a penetrare in bocca all’ operaio dormente e
scivolando giù giù per l'esofago andò a trovarsi nello sto-
maco. L'operaio ebbe a risentire per quest'ospite importuno
disturbi gravissimi; gli fu inutile qualunque tentativo per
PIETRA — —

— —— M M €

524 G. BELLUCCI

fare uscire il serpe, che rimase per cinque anni continui
entro lo stomaco di quel disgraziato!

Alla fine un medico, a ciò consultato, trovò modo di
richiamarlo. alla luce; fece collocare il paziente disteso con
la bocca aperta sopra una tazza di latte appena munto, e
il serpe richiamato dall'odore del latte fresco non tardó a
liberare il paziente dalla sua permanenza poco gradita nella
cavità stomacale.

Questa stessa leggenda mi fu riferita a Serra Partucci,
nel territorio di Umbertide, ma con una variante singolare
relativa al modo seguito per liberarsi dal serpe che l'ope-
raio aveva nello stomaco. Si ricorse a tal fine non al medico,
ma ai consigli sapienti di un frate di Monte Corona, di
quello che allora reggeva con tanto credito e rinomanza la
farmacia dei Monaci Camaldolesi, e che preparava il famoso
fiasco per guarire le febbri d' indole palustre, ribelli ad ogni
altro medicamento. Il frate suggeri di fare ingerire al pa-
ziente buona copia di carne salata, in guisa da determinare
all'uomo ed al serpe, che trovavasi nel suo stomaco, una
sete inestinguibile. In queste condizioni l'operaio doveva
sdraiarsi bocconi vicino ad un torrente; il rumore dell’ ac-
qua, che scorreva e balzava tra i ciottoli, non avrebbe tar-
dato a richiamare il serpe, che doveva ardere ancor esso
dalla sete, in quell' ambiente di salsedine, in cui trovavasi
collocato ; ed il serpe non tardò difatti gran tempo ad uscire.

Dopo siffatta variante le due leggende tornano a con-
fondersi in questa singolare conclusione. Il serpe aveva per-
duto, dopo cinque anni di permanenza nello stomaco, ogni
apparenza esteriore di rettile; era addivenuto un animale
cilindrico, lungo, lungo, di color bianco sporco, con tutta
l'apparenza di un verme intestinale.

Di fronte a questa conclusione si puó pertanto ritenere
che a spiegare l'emissione di un verme intestinale, possibile
del resto a verificarsi per la via della bocca, siasi dall'ima-
ginazione popolare creata la leggenda del serpe ingerito.
365
Y - |

LEGGENDE TIFERNATI 525

Se un animale esce dalla bocca, deve anche esservi en-
trato; e la logica di questo ragionamento fila diritto per co-
loro, che non sanno che nello stomaco si può accedere anche
per l'apertura pilorica. Il singolare della leggenda sta poi nel
fatto del cambiamento di forma che l’animale avrebbe subito,
una vera metamorfosi regressiva; e sta pure nella tolleranza
che lo stomaco di un uomo avrebbe addimostrato per cinque
anni di seguito!

LA MURCIA DEI COMPARI.

(Leggenda funeraria).

Lungo l'antica strada mulattiera che da Città di Castello
va ad Apecchio, sul versante meridionale di monte Fumo,
esiste un cumulo enorme di frammenti più o meno volumi-
nosi di pietra, da richiamare l'attenzione di chiunque transiti
per quel luogo alpestre, dal quale distano notevolmente le
rare abitazioni di quei poveri montanari. La strada suddetta
tocca la base di cotesto cumulo pietroso, fiancheggiandolo
poi dal lato orientale.

Esso trovasi disposto su terreno inclinato di roccia nuda,
ed ha perciò una forma determinata da questa circostanza,
e nelle sue parti, dimensioni diverse. Osservandolo accurata-
mente, si rileva che il concetto avuto nella sua formazione
fu quello di costituire un cumulo di rottami di rocce, il di
cui ciglio o cresta orizzontale avesse una lunghezza di otto
metri circa, ed un'altezza di cinque; ma siccome il terreno
era in pendio, ne risultò che a sorreggere il cumulo, occorse
a nord una scarpata naturale di due metri di lunghezza, a
sud invece di dodici metri; nelle due parti laterali l incli-
nazione della scarpata va graduatamente scemando da sud
a nord.

Veduto dall’ alto siffatto cumulo, a contorno regolarmente
curvilineo, ha la forma come di una enorme pera, il di cui
596 G. BELLUCCI

asse longitudinale misuri circa 20 metri, e la maggiore lar-
ghezza verso la base raggiunga circa 24 metri; l'asse lon-
gitudinale è poi rivolto alla vetta di monte Fumo, ed alli- .
neato esattamente da nord a sud; il volume del pietrame
raccolto raggiungerà certo duecento metri cubi.

Il terreno circostante è dapertutto roccioso, non vi sono
superfici di terreno sciolto agrario o boschivo, manca da-
pertutto di ciottoli o di frammenti di rocce. Esso è formato
da strati di arenaria e di marne eoceniche bianco-grigiastre ;
rocce analoghe a quelle da cui derivarono i frammenti che
costituiscono il cumulo; esaminando però i frammenti stessi,
si osserva che tutti hanno angoli e spigoli arrotondati, de-
ducendosi perciò che si trovarono già da tempo allo stato
di frammenti, quando furono raccolti a formare quel cumulo,
e che furono radunati sul letto dei torrenti delle vicine con-
trade montuose. Sopra il cumulo e nelle sue vicinanze nes-
suna stela, nessun segno di croce od altro particolare, che
valga a dare un indizio della ragione prima che determinò
quello straordinario raduno di rottami e frammenti di rocce.

I ricordi storici tacciono completamente al riguardo ; la
tradizione popolare accenna soltanto ad una monca leggenda,
che non dà però ragione adeguata, almeno mi sembra, di
un cumulo così grande di pietrame raccolto.

Il volgo designa quel cumulo col nome di Murcia dei
Compari e racconta che quel monte di sassi fu formato
dalla pietà de’ superstiti sopra i cadaveri di due Compari,
che ‘tornati da Maremma, vennero in quel luogo a così fiera
contesa, che, armati entrambi di coltello, si azzuffarono, si
strinsero l'un l'altro, e contemporaneamente si uccisero. Que-
sta la leggenda, che si riesce a raccogliere sui luoghi su quel
singolare monumento, mi pare inadeguata, perchè ho veduto
altrove nella stessa Provincia dell’ Umbria, in qual modo la
pietà dei superstiti abbia ricoperto i cadaveri degli uccisi o
dei colpiti da morte violenta, non raggiungendo mai il vo-
lume enorme, che ha il cumulo di monte Fumo ; solitamente
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ue RARE "2 xd ab .

LEGGENDE TIFERNATI 527

LI

cotesti cumuli di rottami di pietre o di ciottoli fluitati rag-
giungono poco più, poco meno, la grandezza degli ordinari
monti di breccia, che si trovano allineati lungo le vie di
campagna.

La pietà dei superstiti poi non solo si addimostrò nel for-
mare tali cumuli, ma proseguì e prosegue a manifestarsi di con-
tinuo, poichè ogni viandante che transita per quei luoghi deve
gettare sul cumulo, un sasso, biascicando un requiescat 2n pace.
È credenza comune che con ciò si calmi lo spirito inquieto del
defunto, condannato ad aleggiare sempre, per triste sorte che
tocca a tutti gli uccisi, in vicinanza del cumulo. Ove a que-
sta pratica si mancasse, deriverebbero infortuni per via, do-
vuti alla collera, alla vendetta dello spirito dell’ucciso, a cui
non si rivolse per sentimento di pietà nemmeno l'offerta
meschina di un sasso! Non ostante però questo aumento di
materiale pietroso i cumuli non raggiungono mai la straor-
dinaria grandezza della Murcia de’ Compari di monte Fumo,
alla quale è stato ed è impossibile arrecare nuovo contributo
di offerte, perchè tutt’all’ intorno, per un raggio assai esteso,
manca assolutamente ogni sorta di sassi. Si osserva anche
per quel cumulo la prescrizione dell’offerta, ma il viandante
raccatta un ciottolo dal cumulo stesso, e ve lo depone di
nuovo, dicendo: Pace sia alle anime vostre.

Io ritengo che la Murcia de’ Compari abbia certamente
carattere funerario, ed in ciò si accorda anche la tradizione
e l'antico costume delle offerte, ma sia un tumulo, che abbia
origine nella più alta antichità, risalga al periodo preistorico,
almeno della prima età del ferro, e meriti di essere scrutato
nella sua parte interna. Con tutta probabilità, sotto quell'e-
norme cumulo di pietrame, si troverà semplicemente una
piccola olla funeraria con un pugno di ceneri! y

4
8 |
ed
SRI
si
598 G. BELLUCCI

BU ON RTPOSO:;

(Leggenda francescana).

Francesco d'Assisi, quando dalla sua Città natale si muo-
veva per recarsi al Monte della Verna, incominciava il ro-
sario al punto di partenza e lo terminava al luogo di arrivo.
Così ricorda una leggenda raccolta presso Città di Castello,
e la leggenda prosegue dicendo che il lungo tragitto veniva
percorso pedestremente, benchè per antimonia si dica, con
quella forma di cavallo, addivenuto ancor esso leggenda:
rio, che comunemente si designa col nome di « cavallo di
5. Francesco ». La leggenda ricorda poi una località pre-
ferita, ove, presso Città di Castello, Francesco d’ Assisi soleva
sempre sostare in questa sua peregrinazione; è una valletta
romita e boschiva, situata sul colle a nord-nord-ovest del-
l’attuale Città; ricorda pure che un giorno, mentre il pove-
rello di Assisi si riposava dal lungo viaggio sostenuto, ada-
giato sulla nuda roccia, fu avvicinato da un pastore, che
rispettosamente lo salutò, augurandogli « buon riposo » , al
quale augurio Francesco rispose « e buon riposo sia per
sempre ».

Da quel giorno e da quell' augurio cortese, codesta loca-
lità si designò dipoi col nome di Buon riposo. Più tardi vi
fu eretto un piccolo e modesto cenobio di francescani; poi
l’edificio fu destinato a soggiorno di coloro, che richiedono
a quelle aure salutari ed alle vicine acque medicinali un
miglioramento alla loro salute.

Visitando Buon riposo, vi si indica la pietra ove Fran-
cesco d'Assisi soleva sedere, ed il vostro pensiero ritorna
al poverello di Assisi, che nella scelta di quel modesto an-
golo di terra, addimostró ancora una volta qual fine discer-
nimento lo guidasse nello stabilire i luoghi di sosta al suo

VISCERE LEGGENDE TIFERNATI 599

lungo peregrinare. Nella pace e serenità di quel sito incan-
tevole, sotto l'ombra delle piante secolari, rimaste adunate
a formare un piccolo bosco, si respira un'aria pura; vivifi-
catrice; e mentre la persona stanca si riposa, l occhio non
si sazia dal contemplare lo stupendo panorama, che si gode
da lassü sul sottoposto piano, e su di una distesa di oriz-
zonte, vario per un infinito numero di colli e di convalli,
che si adagiano dolcemente o s'inflettono in numerosi mean-
dri ai piedi dell'Apennino e delle Alpi della Lucca.

Dal crudo sasso dell’ Alvernia ove le bellezze meravigliose
della natura orrida ed alpestre si affollano a dovizia, al pa-
norama stupendo che si gode dalla città, ove Francesco ebbe
i natali, e dinanzi a cui entusiasmato esclamava: « nil ju-
cundius valle mea spoletana », tutti i luoghi, ove il poverello
soleva fermarsi più o meno a lungo, sono così pittoreschi,
così belli d’ infinita bellezza naturale, che si resta meravi-
gliati nel contento di contemplarli.

Ebbene, in un animo squisitamente gentile, come quello
di Francesco d'Assisi, che tanto entusiasmo e compiacenza
intima provava dinanzi alle bellezze della natura, l’ incanto
dei luoghi prediletti, la gioconda distesa dei panorami, l’ or-
rido degli spéchi o dei burroni, tanta bellezza insomma di
cielo e di terra, quanta si adüna nella nostra Umbria verde,
dovevano esercitare un’ influenza benefica, dovevano essere
fonti vivificatrici per quello spirito travagliato dalle astinenze
e dalla fatica; addolorato, ma non sconfortato dinanzi al-
l'aspetto continuo e triste delle umane miserie.

Chi sa e conosce quanto sia profondo l'effetto che l'am-
biente esercita sull'uomo, chi ha provato di quanto vantag-
gio salutare sia l'aria pura dei boschi e dei monti sullo spi-
rito affranto, deve con me concludere che, dopo un riposo
in quei luoghi prediletti, ove immutata e serena regnava la
pace, e dove il bello naturale appariva sotto fante splendide
forme, Francesco d'Assisi doveva uscire sempre ringagliar-
dito di forze e rinfrancato nello spirito, per continuare con
come T Rit de + Cu

530 G. BELLUCCI

maggior vigore e lena nell’ opera umanitaria, che si era as-
sunta, predicando ovunque, con la parola e con l'esempio, ai
ricchi ed ai diseredati, l'amore del prossimo, la carità e la
giustizia.

Perugia, Agosto 1900.

GIUSEPPE BELLUCCI.
531

-ANALECTA UMBRA

Son note le ricerche del Gabotto su Publio Gregorio da Città di Ca-
stello: ma pure non interamente era stata ancora narrata la vita e l'o-
pera di codesto Umanista, tenendo conto de’ molti particolari che possono
dedursi dalla raecolta de' suoi carmi. Tale studio ha fatto, accuratissimo,
L. Delaruelle e l'ha pubblicato nelle Mélanges d'archéologie et d' histoire
(Ecole Frangaise de Rome), a. XIX, fasc. 1-2, pag. 9-33. Giovi dichia-
rare la conclusione di questa definitiva biografia. Appena morto, Gre-
gorio fu pressochè dimenticato: Giorgio Merula raccolse i suoi versi

I

(ne fu eseguita un'edizione in Venezia, per Bernardinum Venetum,
nel 1498), e qualche umanista copiò carmi suoi in codici de’ primi del
secolo XVI; ma la fama del modesto poeta non si rilevó, anzi si oscuró.

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Né dobbiamo credere che quei carmi sian tali da tramandare alla po-
sterità il nome suo: peró se oggi taluno ha trattato di lui e degli studi
suoi, vuol dire ch'egli fu ellenista di pregio; e forse, nota il Delaruelle,
se a lungo avesse dimorato a Parigi, il suo insegnamento avrebbe dato
frutti migliori. A ogni modo, Gregorio è un de’ primi umanisti che a
Parigi insegnarono nella seconda metà del secolo XV e potentemente
contribuirono a diffondervi quella cultura classica « dont l'Italie avait

été jusqu' alors l’ unique dépositaire ».

Giano Nicio Eritreo, ossia Gian Vittorio Rossi (ne ha di recente
narrata la vita ed esaminate le opere in una monografia, ch'é un vero
modello di studio biografico-critico, il prof. Luigi Gerboni: Un wma.
nista nel seicento ; Città di Castello, Lapi, 1899; in 8, pp. 168) scriveva
cosi di Traiano Boccalini nélle sue Pinacoteche: « novam se invenisse
viam gloriatur...; sed re vera homo inflatus ac tumidus, hac in re plus
aliquanto sibi tribuit, quam veritas et ratio patiatur: nam aliquanto
ante Nicolaus Franeus, homo natura maledicus, et Caporalis, poéta fa-
cetus, hanc primum philosophandi viam aperuerunt; sed Boccalinus,
omissis ceteris, hane unam persecutus est, ac novam in Parnassi vertice
532 ANALECTA UMBRA

civitatem instituit, eui praeesset Apollo, poétarum Deus.... ». L’ Eritreo
è il primo, come avverte (pag. 86) il prof. Gerboni, a contrastare al
Boccalini il merito dell'originalità quanto alla forma de’ suoi Ragguagli :
ma è fuor di dubbio che i tre poemetti faceti di Cesare Caporali (Vita
di Mecenate; Descrizione di un viaggio in Parnaso ; Avvisi di Parnaso)
hanno intime affinità coi Ragguagli nel concetto generale e in molti
particolari. « Soltanto che, mentre nel Viaggio in Parnaso la satira non
esce dal campo letterario, e negli Avvisi è quasi esclusivamente morale,
nei Aagguagli del Boccalini diventa satira sociale e politica, acquistando
ben altra ampiezza di concetto, arguzia e finezza di sali ». — Un' altra
non men giudiziosa osservazione troviamo nello stesso studio del Ger-
boni, là dove narrasi dell' Accademia degli Umoristi, floridissima in Roma
nel secolo XVII, della quale era pars magna Gaspare Salviani da Città
di Castello, il Salvius Tiphernas. È noto, scrive il G., che il Barotti
nella prefazione alla Secchia del Tassoni, edita in Modena nel 1744,
« muove pel primo la questione se le Dichiarazioni, corse sino allora
sotto il nome di G. Salviani, non fossero piuttosto dello stesso Tassoni.
Dal Barotti in poi, tutti i critici, accettando come provata l'ipotesi,
affermano senz’altro essere il Salviani una delle tante maschere del
Tassoni ». Or bene, il prof. G. torna qui a ripetere quanto giustamente
affermò nel Fanfulla della Dom., a. XIX, num. 40; che, cioè, nulla ci
vieta di negare al Salviani quelle Dichiarazioni, e che « gli argomenti
addotti dal Barotti non son tali da autorizzarci a credere ad una misti-
ficazione ».

Alle cure dello stesso prof. Gerboni dobbiamo la bella edizione de
Le poesie di Gaetano Cassarotti con appendice di epigrafi, versi latini e
prose e con una sua diligente prefazione (Città di Castello, Lapi ; in 16,
pp. XXXIV-224). Il Cassarotti nacque a Roma nel gennaio del 1827;
studiò a Città di Castello, a Roma ed a Perugia, ed a Castello insegnò:
morì il 30 dicembre del 91. Poeta gentilissimo, sapiente maestro, citta-
dino in esempio.

Per la storia di Bramante, di Luciano di Vrana e delle opere sue,
dello splendor massimo della corte Urbinate al tempo di Federico il ma-
gnifico, del palazzo ducale di Gubbio e d’altre costruzioni architettoniche
‘umbre dell’epoca della signoria de’ Montefeltro, sarà contributo prege-
volissimo il vol. II della grandiosa opera del prof. A. G. Meyer, Oberi-
talienische Friihrenaissance, che sarà pubblicata per cura dell'editore
Wilhelm Ernst di Berlino. Intanto ce ne offre la traduzione di un capi-
tolo il prof. Egidio Calzini nel fasc, 3-5, a. III, della Rassegna bibliogr.
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ANALECTA UMBRA Dao

dell'arte italiana. Qui si tratta anche del palazzo di Gubbio già fiore di
severa bellezza, ora in quasi completa rovina. Per questa fabbrica « al
l'architetto di Federico occorse soltanto una ricostruzione, dovendo egli
adattarsi, ancora piü che in Urbino, al già fatto. Tuttavia anche in
Gubbio il cortile, specialmente, appare come un'opera di un sol getto;
la quale, sia pel suo carattere generale, come per ogni altra sua parti-
colarità (si confrontino le colonne) porta ]' impronta dello stesso artista.
Soltanto che qui l’artista si presenta forse anche più abilmente e
più conscio dello scopo che doveva raggiungere; di guisa che si deve
accettare l'opinione del Reber, rispetto all’operosità di Luciano in Gub-
bio, la quale cade in un tempo piü lontano dell'opera sua in Urbino.
E a questa opinione accresce fede il fatto che Luciano in nessun modo
pare che sia stato, da principio, un cosi certo, anzi esclusivo, classici-
sta, quale egli invece mostrasi in Urbino ed a Gubbio ». Ma per l'opera
di Luciano di Vrana in questa città umbra cfr. la monografia dello
stesso prof. E. Calzini, Ij palazzo ducale di G. nell’ Arch. storico del-
l'Arte, a. 1895.

Nella stessa Rassegna (pagg. 68 e sgg.). sono inseriti alcuni Appunti
per l’ Arte Umbra nel secolo XV. Li raccolse utilmente il prof. G. M.
spigolando dall’ inventario dei Registri di Tesoreria di Perugia e del-
l' Umbria che cominciano dal 1424 e de’ quali s' è cominciata la pubbli-
cazione in questo Bo/.: vi si riscontrano, per ora, notizie d'opere di Po-
licreto di Cola, Francesco d’Antonio, Fiorenzo Magii, Leopardo Paggi,
maestro Battista e Bartolomeo Caporali, pittori perugini: di alcuni ore-
fici, pur perugini; di un armaiuolo, e di un amanuense e miniatore di
Colonia.

Un Inventario di reliquie eugubine, compilate nel 1263, è pubblicato
da G. Mazzatinti nella citata Rassegna (pagg. 76 e sgg.). Erano quegli
oggetti preziosi e di venerazione conservati nella chiesa di S. Francesco
in Gubbio; oggi non ne esiste più alcuno. Magre ne sono le descrizioni ;
a ogni modo non sono trascurabili per la storia dell’oreficeria nel secolo

rei
XIII.

Notevoli gli appunti del prof. G. Crocioni sui Dialettalismi del Qua-
driregio di Federico Frezzi (Teramo, 1900; in 8, pp. 15; Nozze Bocco-
lini-Severini). « A dare (dice l’a.) la maggiore saldezza a questi raf-
534 ANALECTA UMBRA

fronti e constatazioni, ho. procurato di porre, per quanto ho potuto, i
riscontri che le parole scelte hanno nei parlari di Nocera, Fossato, Fa-
briano, Sassoferrato, che, nella regione dialettale tra Foligno e Arcevia,
si possono considerare come i punti cardinali ». Delle due note finali
(pag. 12 e sgg.) la prima riferiscesi alle Annotazioni al Quadriregio fatte
dal padre A. G. Artegiani di Arcevia, e la seconda alle somiglianze tra
la Div. Comm. e la nota frottola del b. Tommasuccio: ma talune, spe-
cialmente i passi che contengono proverbi, non debbono certamente pro-
cedere dal testo dantesco; dovevano, piuttosto, esser forme popolari, in
uso anche oggi.

All'arte della Rinascenza in Italia ha dedicato un utile Manuale
(Handbook) Selwyn Brinton (London, 1900), di cui la parte III tratta
dell'arte scultoria e pittorica a Milano, nell’ Umbria, in Perugia ed in
Roma. Alla nostra, che fu floridissima, arte umbra riferiscesi un capitolo
di questo terzo volume: degli artisti in the Umbrian Bordeland si di-
scorre nel cap. III (Il carattere e la tradizione dell'arte nell’Umbria: —
Gentile da Fabriano, Pier della Francesca, Melozzo da Forli, Luca Si-
gnorelli: — il Giudizio da questi dipinto in Orvieto, ecc.).

Il cap. IV, The Masters of Perugia, contiene: osservazioni sull'an-
tica razza etrusca e sulla tradizione senese; Nicolò da Foligno ; il Buon-
figli e Fiorenzo; il Vannucci e ld sue opere; il Pinturicchio in Roma e
i suoi affreschi nell'appartamento Borgia, nella Sistina e nella libreria
di Siena. A complemento di questo cap. l'a. fa l'Analysis of the Um-
brian School (pagg. 133-162), nella quale son prese in esame le opere
di artisti che, a parer del Brinton, sono tutti Umbri!; cioè di Pier della
Francesca, di Melozzo da Forlì, di Nicolò di Liberatore, di Benedetto
Bonfigli, di Fiorenzo di Lorenzo, del Perugino, del Pinturicchio, dello
Spagna, di Giannicola, di Paolo Manni da Città della Pieve, di Dome-
nico di Paride e d’ Orazio Alfani, di Luca Signorelli, di Girolamo Genga,
di Timoteo Viti e di Giovanni Santi. — Illustrano il volume belle ripro-
duzioni della resurrezione dei corpi nel di del Giudizio (pag. 94) del Si-
gnorelli nel Duomo di Orvieto; dell’ Annunciazione del Bonfigli (Pina-
coteca di Perugia; pag. 108); della Vergine in trono del Perugino (Mu-
seo Vaticano; pag. 111); e di due saggi di affreschi del Pinturicchio
(Appartamento Borgia e Cattedrale di Siena; pag. 122, 129).

Dello studio sull’ incisore Marcantonio da Bologna di Franz Wi-
ckhoff (Vienna, 1899) è notevole la recensione di Gino Fogolari in L'Arte,
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ANALECTA UMBRA 535

a. III, fasc. 3-4 (gennaio-aprile 1900), particolarmente per ciò che ri-
guarda il Pinturiechio: « Non riesco a comprendere l'attribuzione al
Peruzzi di un bel disegno a penna, agli Uffizi, rappresentante un gio-
vane elegante nel costume di moda al principio del secolo XVI, che é
manifestamente un disegno del Pinturicchio per la libreria di Siena. Lo
stesso Wickhoff vi trova il segno sottile ed accurato di quest’ ultimo e
quella insuperata eleganza ch’ egli dava alle singole figure; e non si
capisce perchè lo dica indubitatamente del Peruzzi, quasi egli avesse
potuto, imitando lo stile di un altro, fare opera così perfetta. Ma gli è
che la più grande incertezza e confusione esiste nell’attribuire i disegni
che andrebbero dati al Pinturicchio, di modo che, come qui il W. ne at-
tribuisce uno manifestamente suo al Peruzzi, il Witting, pur di recente,
ne dà uno a Piero dei Franceschi che rappresenta l’albanese, riprodotto
nell’appartamento Borgia e studiato dal Venturi nel vol. I dell'Arte. Sa-
rebbe necessario uno studio definitivo sui disegni del maestro per cono-
scere il suo vero stile e rifiutare i tanti che indegnamente vanno sotto

il suo nome, mentre gli sono tolti quelli nei quali egli sembra mani-
festi tutta l’arte sua nelle eleganti figure, ricostrutte solidamente nel
disegno, condotte con un segno fermo, sobrio e con un chiaroscuro che
stampa i segni della luce all’aria aperta ».

È di singolare importanza la monografia di mons. M. Faloci Puli-
gnani, nostro Socio, su L’arte tipografica in Foligno mel secolo XV, di
cui sono editi per ora i primi capitoli in La Bibliofilia, vol. I, II. Ee-
cone il sommario: Cap. I. Introduzione della stampa in Foligno, 1463
(1. Importanza del lavoro — 2. Scrittori che se ne occuparono — 3. Chi
era Giovanni Numeister — 4. Venuta di lui e dei suoi compagni in Fo-

ligno nel 1468 — 5. I tipografi tedeschi vengono ascritti alla Matricola
dei Mercanti di Foligno — 6. Perché il Numeister e i suoi compagni
determinarono di fermarsi in Foliguo). — Cap. II. Stampa della Storia

di Leonardo Aretino, 1470 (Descrizione del volume, sua rarità). Illu-
strano questo Cap. due facsimili del De bello italico del Bruni (!' incipit
e l’explicit). — Cap. III. Stampa della Div. Commedia (1. Descrizione
del volume — 2. Esemplari che se ne conoscono — 3. Valore commer-
ciale del libro — 4. Valore letterario del testo — 5. Anno della stampa
— 6. Sua priorità sulla stampa di Iesi — 7. Sua priorità sulla stampa
di Mantova — 8. Chi era Evangelista Mei — 9. In qual casa fu stam-
pato questo libro — 10. Riproduzione del testo). In facsimile è data la
prima pagina dell’esemplare della Trivulziana. Il libro non è, come si
crede, tanto raro, se bene prezioso e d'alto valor commerciale: l'autore
de

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536 ANALECTA UMBRA

ne ricorda un esemplare (incompleto e in cattivo stato) nella casa dei
Conti Orfini in Foligno ; tre nelle biblioteche di Roma, quattro in quelle
di Firenze, altrettante in quelle di Parigi e otto in quelle d’ Inghilterra ;
altre a Milano, a Genova, a Vienna, a Copenhagen: in tutti, 27 esem-
plari finora conosciuti, senza tener conto di quelli venduti alle aste li-
brarie e appartenuti a private collezioni. — Ma dell’ottima monografia
del Faloci Pulignani renderemo ampia relazione quando sarà interamente
pubblicata.

Per la storia dell’arte tipografica in Foligno e nell'Umbria è da se-
gnalarsi il recente lavoro su Giovanni Gutenberg e l'Italia del dott. De-
metrio Marzi in La Bibliofilia, vol. II, disp. 3-5 (giugno-agosto 1900).

Eugenio Schweitzer trattando della Scuola pittorica Cremonese nel-
l' Arte (a. III, fasc. 1-4) e più particolarmente di Galeazzo Campi, giu-
stamente avverte che la tavola, rappresentante la Vergine fra S. Seba-
stiano e S. Rocco, con la scritta Galeas de Campo faciebat 1518 (è qui
riprodotta) mostra evidentemente le traccie dell’ influenza peruginesca.
Altri, del resto, aveva notata codesta influenza, a proposito della pala
d’ altare di Brera per la quale il Campi s’ ispirò al quadro del Perugino

in S. Agostino di Cremona: « le figure magre (così l' a.) colle dita os-

sute, le brutte orecchie, larghissime superiormente ed appuntite nel
basso, e la fronte quadra ci fanno subito riconoscere le opere di questo
pittore, di cui la maniera non è che un miscuglio del Boccaccino col
Perugino ».

Tra tanti Tesori dell’ arte italiana in Inghilterra de’ quali dà conto
Herbert Cook nella Gazette des Beaux-Arts (Parigi, 1° marzo 1900, pa-
gina 177 e sgg.), primeggia la Crocifissione di Raffaello, dipinta tra il
1501 e il 1502 per la cappella Gavari nella chiesa dei Domenicani in
Città di Castello, che ora conservasi nella casa. Mond in Londra. A de-
terminare la data di quest’ opera l’ A. è indotto a ricercarne altre due;
cioè della Incoronazione di spine, dipinta per gli Agostiniani di C. di
Castello, e dello stendardo che è nel Museo di questa città e di cui per
via di severi raffronti, vien fissato l'anno, ch’è il 1499. La Incorona-
zione di S. Nicolò da Tolentino, che Raffaello dipinse pure in Città di
Castello (oggi, com’ è noto, non restano che frammenti della predella a
Richmond e a Lisbona), risale all'anno 1500, come l'a. deduce dall’ e-
same del frammento di Richmond, per ciò che vi si ravvisa ancora la
maniera del Viti e del Pinturicchio.
ANALECTA UMBRA 537

Nella Raccolta Bartoliniana di antiche rime, delle quali A. F. Mas.

séra dà la tavola, e ne descrive il manoscritto, nella Rivista delle Bi-

blioteche (vol. XI, num. 4-6), è pur contenuto il noto sonetto di « Mae-

stro Andrea da Perugia » La santa fama ecc. È a carte 55 del codice,

dov’ è anche notato il capoverso della relativa risposta: « Se l’ onorata
fronde che prescrive ».

L’ Umbria, a. III, num. 3-4. Guardabassi F. Dante a Perugia (Di-
scorso tenuto al Collegio della Sapienza. Con giusta interpretazione del |
passo « Intra Tupino » ecc. Ma non « probabile e serena » è, almen
per ora, la congettura della dimora del grand’ esule a Gubbio). — N. 2
e sgg. G. Degli Azzi, Il dialetto perugino nel secolo XIV. — N. 9-10.

Trabalza Ciro, I/ mosaico a Bevagna. — G. Degli Azzi, Il giornalismo
nell’ Umbria (Esame delle cronache perugine fino al secolo XVI).

I

Le Memorie storiche di Fossato di Vico che don Alessandro Alfieri
ha con molto amore raccolte e in un bel volume, edito per circostanza
di nozze, ha narrate (Roma, tip. Forzani, 1900; in 8, pp. 147; per nozze
Zucconi-Fratini), cominciano dalle origini del castello e giungono fino
alla « unione sua alla Chiesa », sotto il pontificato di Paolo III. Ma i ;
documenti, sui quali codeste memorie si fondano, non sono piü antichi
della seconda metà del secolo XII; e da tal'epoca il racconto dell'Alfieri
è, criticamente, sicuro.

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Non altrettanto può dirsi della storia anteriore del castello, per la
quale l’a. ha attinto a fonti malfide. Il Dorio, Istoria di Casa Trinci, è
citato a confortar la verità del fatto che al seguito di Ottone III, quando
scese in Italia, era un Vico soprannominato Lupo; e il Bonazzi, Storia
di Perugia, a proposito della: ereditarietà dei feudi istituita dall’ impe-
ratore. Che il Dorio fu e debba essere stimato, come Pompeo Litta lo
stimò, « diligente ricercatore delle memorie umbre » è molto discutibile ;
né per la ricerca della fondazione di Vico eran da ricordare il Calindri,
il Moroni e l'Amoni che seguirono, senza recare argomento di sorta
comprovante la loro asserzione », la congettura dello Jacobilli intorno a
quella origine. La quale, del resto, è ancor da « precisare », come l'a.
stesso dichiara (pag. 18); nè forse è improbabile congettura che « Vico
fu soltanto imperiale Vicario di Fossato, e per conseguenza questo ca-
stello è più antico del secolo decimo ». — Fra gli atti delle Sommis-
sioni al Comune di Perugia sono pur quelli relativi a Fossato, sì che
dal 1187 comincia la Storia certa del castello.

O perchè dunque fidarsi della Storia di Gubbio del Piccotti, compi-

36
538 ANALECTA UMBRA

lazione malfatta e piena di volgarissimi errori, per asserire che una spe-
dizione militare fu fatta in quell’anno da Gubbio contro Bulgarello? E
perchè ripetere, sull’autorità di appunti da una cronaca che va sotto il
nome di Greffolino di Valeriano (manoscritti, è vero, nella Sperelliana
di Gubbio, ma recentemente pubblicati), che Bulgarello partecipò ad
una crociata con 355 soldati? E perchè ridire la storiella dei valorosi
eugubini alla battaglia di Lepanto che il Bonfatti copiò dal Reposati ?
Insomma, a canto a documenti di singolar pregio, come quelli delle
Sommissioni, fa pena il veder citati il Bartoli, il Ciatti, il Pellini, 1’ A-
lessi: nè fa minor pena il leggere esposti i documenti relativi a sedute
di Consigli del secolo XIII con affettata disinvoltura, come se si trattasse
d’una seduta consiliare d’un piccolo moderno Comune. Strani quelli ora-
tori nel Consiglio: uno « si alza gravemente e, come se fosse pieno fino
agli occhi, sciorina una lunga sequela di lagnanze » contro Gubbio: un
altro « ributta la colpa della guerra su Perugia e rinvanga certe multe
in cui era incorso il Comune di Perugia ». Ed è proprio vero che i no-
tai del secolo XIII « stendevano atti lunghissimi di vendita, con tutte
quelle frange onde sono sempre maestri » ?: e che la contesa tra Peru-
gia e Gubbio, « dagli antichi chiamata guerra », fu « ineruenta e quasi
da burla, e dette molto piacere ai notai » ? In tal modo la severa storia
medievale di ogni castello o Comune si riduce agevolmente ad una
farsa. -— Più sicuro corre il racconto dal secolo XIV in poi, un pò, forse,
turbato da inutili divagazioni e sfoggio di comune erudizione nelle note:
fuor di luogo, ad esempio, son le note sui fuochi a pag. 41, sul fiorino
a pag. 42; specialmente quella sul valore delle antiche monete a pag. 23.
— Le memorie di Storia religiosa costituiscono la seconda parte del vo-
lume; dei Fossatani illustri, la terza. In quelle noto ch’ è assolutamente
falsa l’attribuzione degli affreschi nella piccola chiesa di S. Maria della
Piaggiola a Martino di Nello da Gubbio, che fu padre del notissimo Ot-
taviano: ma la responsabilità dell’attribuzione spetta al Bonfatti e al
Guardabassi. In queste vorrei notare che non tutti i Fossatani biografati
o ricordati possono, a rigore, meritare il titolo d’illustri. — Tra i docu-
menti è pur riportato l’atto di sommessione di Fossato a Gubbio del 30
novembre 1187; l'Alfieri riproduce la lezione data dall’ Ughelli nell’ A/-
bero et historia della famiglia dei conti di Marsciano, che ne trovó un
esemplare nell'Archivio di Gubbio: or bene, valeva la pena di rintrac-
ciare il documento (Archivio citato, busta 11) e pubblicarlo com’ è, non
mutilato come l’ Ughelli lo diede.

Il Comune di Corciano ha con lodevole sollecitudine affidata la cura
del riordinamento del proprio Archivio storico al dott. Giustiniano De-

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ANALECTA UMBRA 539

gli Azzi che gentilmente me ne comunica l’ Inventario manoscritto.
, Razionalmente diviso in tre categorie, cioè dei Registri, dei Carteggi e
delle Pergamene, s'avverte subito che l' Archivio non è ricco di docu-
menti; ma questi in compenso, risalgono alla prima metà del secolo XV.
Le carte anteriori furono disperse o sottratte, come ne fa ricordo An-
nibale Mariotti nelle sue inedite notizie sui Castelli e ville del territorio
perugino. I Registri sono, in tutti, 52; dal 1460 in poi: contengono
introiti ed esiti del Comune, vendite e locazioni, la « collecta imposita
causa solvendi soldatos » nel 1493, il Catasto del 1495, collette varie dal
secolo XV, inventari, ecc. Il vol. 39 contiene lo Statuto del 1560: è
membranaceo, legato in assi cop. di cuoio nero, con gli stemmi di Pio IV
e Giulio Feltrio della Rovere Legato di Perugia. — Notevoli, tra i car-
teggi, una lettera di Gian Paolo Baglioni, colla quale compiacesi del-
l'aecoglienza gentile che i Priori di Corciano hanno fatta a messer
Maurizio Bellone, da lui « raccomandato » (è datata da Cannara, 7 aprile
1577); ed un'altra dei Priori e del Governatore di Perugia i quali dànno
ai Massari di Corciano « ogni necessaria facoltà che da noi può darvisi
di fare tutte quelle provvisioni solite farsi in cotesto castello in tempo
delle altre Sedi vacanti ». La lettera fu inviata da Perugia il 26 luglio
1623, quando appunto la Sede era vacante per la morte di Gregorio XV:
i Priori la scrissero e quella facoltà concessero « con partecipatione et
expresso consenso dell’ ill. sig. Cardinal Boncompagni nostro Legato ».
— Poche sono le pergamene, che costituiscono, come ho detto, la terza
categoria dell’ Archivio: segnalo un processo tra la Mensa episcopale di
Perugia e il Comune di Corciano per la proprietà di alcune selve (se-
colo XV), riportatovi un breve del vescovo Salvo del 1242: alla stessa
questione riferisconsi due brevi di Sisto IV del 1472, che è appunto l’anno
in cui quel processo si svolse. — M'auguro che l’ Inventario dello sto-
rico castello, così diligentemente compilato dal dott. Degli Azzi, sia
presto pubblicato.

Nel vol. I degli Archivi della Storia d'Italia, pag. 130, io molto
sommariamente indicai le materie che costituiscono gli Archivi perugini
delle tre Fraternite riunite di s. Francesco, s. Domenico e s. Agostino.
Ora, nel fase. IV del vol. II, testè pubblicato, lo stesso dott. Degli Azzi
ha inseriti gl' Inventari di questi tre Archivi che per l'età e il cospicuo
numero dei documenti hanno singolare importanza. — Per mia cura é
data nello stesso fascicolo ampia notizia delle pergamene dell'Archivio
di s. Pietro di Perugia (pag. 253). — L’ Inventario dell'Archivio di Città
della Pieve sarà pubblicato nei fasc. 5-6 in corso di stampa. — Ma del

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540 ANALECTA UMBRA

vol. II di questa raccolta de Gli Archivi sarà reso conto nel fascicolo
prossimo del Bollettino. Giovi intanto annunziare che nel vol. III (vedrà
la luce nel corso di quest'anno) saranno inseriti altri Inventari di Ar-
chivi di Perugia per cura del dott. Degli Azzi, e dell'Archivio Comu-
nale di Visso compilato dal comm. Luigi Fumi.

Della relazione sopra Z7 Mosaico di Bevagna che il prof. Ciro Tra-
balza pubblicó recentemente nell' Umbria (a. III, num. 9-10) sono state
stampate alcune copie a parte (Perugia, tip. Umbra, 1900; in 8, pp. 7),
con una tavola delle figure magnifiche. Codeste figure, tutte al naturale,
rappresentano « Nettuno col tridente, un cavallo marino, un’ aragosta
(Locusta), due delfini e una minima parte del polipo. L' espressione che
hanno le figure e segnatamente il cavallo, è degna d’ un artista sommo ».
Il mosaico « serviva di pavimento a una grandiosa Terma, della quale
s'è trovato anche il canale, diciamo pure, di scolo ». — Come andrà a
finire quest'opera d'arte ammiratissima?: male pur troppo! « Per ciò
(soggiunge con giusto sconforto il Trabalza) noi dolenti che le condi-
zioni del bilancio del Ministero e del Comune di Bevagna non permet-
tano di acquistarla per esser conservata nella nostra Pinacoteca qual
monumento nazionale, più dolenti che abbia a pigliar presto il volo chi
sa per quali lidi lontani, data la volontà del proprietario di venderla,
ne abbiam voluto far parola e averne almeno l’immagine: il solito ma-
gro conforto di noi italiani! ».

Per la storia di due nostri eruditi, Marco Antonio Bonciari perugino
e Antonio Beci da Bevagna, va ricordata una epistola che questi scrisse
al primo il 7 febbraio del 1604: e non solo per loro, ma anche per la
leggenda della fondazione di Perugia, che è l'argomento dell’ epistola.
L' ha pubblicato in nitido opuscolo per nozze lo stesso prof. Ciro Tra-
balza (Perugia, Donnini, 1900; in 16, pp. 16 non num.), corredata di
brevi note e con la versione italiana.

Rara ed artistica è una medaglia che con altre Medaglie Fanesi ha
illustrata il prof. G. Castellani (Riv. ital. di numismatica, a. XIII): il
Comune di Perugia decretò sì cospicua onorificenza nel 1833 a Carlo
Ferri, « fiore di senno, di probità e di cortesia », come l'Amiani seri-
veva a Camillo Marcolini. Il Magistrato perugino propose il 2 marzo di
quell'anno al Consiglio la coniazione di una medaglia d'oro per espri-
mere al Ferri Preside della. Provincia « la pubblica riconoscenza » (son
queste le parole della proposta ufficiale) e per « far fede ai presenti ed

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ANALECTA UMBRA 541

ai futuri di quanto è debitrice quest’antica e nobilissima Patria all’ illu-
minato e sagace zelo ed avvedimento del benemerito Prelato, il quale
nel sostenere le parti del Principe ha validamente difeso la città e i cit-
tadini ». Sul diritto della medaglia, scolpita dal Fabris di Udine, leg-
gesi il nome del Preside; e sul rovescio è la leggenda Conservatori
Principis Vrbis Propugnatori Perusia Augusta .MDCCCXXXIII. Qui
e nelle parole della proposta ufficiale del Magistrato « abbiamo (nota il
prof. G. Castellani) un accenno alla benemerenza vera e grande del Ferri
che, in tempi difficili di rivolte e di repressioni, dimostrò fermezza di
animo e, virtù più difficile ancora, moderazione ». Sulla scorta della
Storia del Bonazzi e di documenti comunicatigli, il Castellani narra l’o-
pera del Ferri in Perugia nei procellosi giorni del 31: opportuno ri-
cordo di questo breve periodo di storia perugina, tanto più che l' Amiani
nella Lettera necrologica sul Ferri poco n’avea detto, non per negligenza
o ignoranza, ma perchè quella lettera « fu scritta in tempi in cui non
era permesso di dire intera la verità su certi argomenti ».

G. MAZZATINTI.

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543.

. Cuore e mente funestati ancora, dopo un mese dal più
esecrando dei misfatti come lo stesso giorno che se ne diffuse
il ferale annunzio, chiudiamo il volume VI del nostro Bollet-
tino col nome di quel Re, sacro alla venerazione di ogni ita-
liano, a cui si è aperta la gloria degli immortali. Umberto I
non regnava che per tutelare e crescere il prestigio delle
libere istituzioni. Niun Re fu più di lui osservante delle norme
del diritto costituzionale ; niuno più ossequente alla maestà
sovrana della volontà popolare. Mai prerogativa della Corona

si volse ad altro fine che non fosse per promuovere il be-

nessere pubblico e per sovvenire ai bisogni privati. Ebbe
l’amore e l'ammirazione del suo popolo, l'ossequio e il ri-
spetto del mondo civile. Sicari corrotti dal vizio e avvele-
nati da una stampa felina che inquina le sorgenti della li-
bertà, hanno d'un colpo spento una vita che era sorriso alla
gentile e dolce Regina, era orgoglio per l'augusto Figlio, era
saldezza e onore d'Italia. « Una sola alta e divina grazia »
lenisce il cuore della pia Signora; un solo sicuro ausilio,
quello che viene da Dio ai forti, ritempra nell’ immensa
sciagura e rinvigorisce mente e braccio a VITTORIO EMA-
NUELE III, che con magnanimo ardore corre sulle traccie
paterne per assicurare al nuovo regno giustizia e libertà. A
Lui che, non fa ancora un anno, onorava di sua presenza
insieme all'augusta Consorte la nostra Perugia e questa sede
della Deputazione di Storia Patria, si appuntavano allora le
nostre speranze per la fortuna di Umberto I e d'Italia. A
Lui, oggi, nelle cui mani si raccoglie l'avvenire della Casa
e della Nazione, si levano gli auspici degli studiosi di Storia.
RIA:

544 -

Possa il suo regno vantaggiarsi della esperienza del passato,
perché dopo li sciagurati effetti dell'errore non si rinnovi il
tardo lamento del poeta nazionale latino messo sulle labbra

. del gran padre Enea, col suo s? fata Dem, si mens non laeva
fuisset .....! Possa il giovane Monarca con la mente ricca di 4
studi storici e sociali ispirare in tutti i poteri dello Stato |

quel senno politico che per la giustizia e per la libertà, ri-
sollevate alla loro comune origine, fece un giorno dei nostri
maggiori centri tanti Stati più forti e più ricchi delle stesse
nazioni moderne !

29 agosto 1900.

Per la Redazione
L. Fuwr.
TETTO

, EU

545

TAVOLA. DOE NOMI DI PERSONE D. DI LUOGKI

ALIGHIERI DANTE. Se fu pre-
cettore di Ubaldo di Sebastiano
da Gubbio, 120.

ANDREA da Perugia, 536.

ANDREOLI mastro G. Piatto at-
tribuitogli, 124.

ANSIDEI conte A. Necrologio,
370 e sgg.

ANSIDEI V. I codici delle som-
missioni a Perugia, 317 e sgg.
Regesto di documenti di Città
di Castello, 417 e sgg.

ANTIQUARIO Jacopo. Epistole,
118.

ANTONIETTI COLOMBA, 130

e sgg.

ANTONIO da Città di Castello,

946.
ARNOLFO di Cambio, 117.
Assisi. Compendio di storia, 118.
ATTI della R. Deputazione, III
e sgg.
ATTI, famiglia, 346 e sgg.
Azzi (Degli G. Regesto di do-
cumenti di Città di Castello, 417
e sgg.

BAGLIONI. Genealogia, 118. —
Rime in lode dei, 122.
BaAnTorrI., 190.

BECIA., 540.

BELLUCCI Apa. Ultimo pe-
riodo della zecca di Perugia, 1
e sgg.

BeLLUCCI G. Leggende tifer-
nati, 519 e sgg.

BENI G. Lettere, 117.
BERNARDINO S., da Siena. A-
zione in Perugia, 109 e sgg.

BEvAGNA. Mosaico, 539.

BoccoLINI G. B. Biblioteca,
122.

BONCIARIM. A., 540.

BoNFIGLI B. Testamento, 125.

BonISESTI (De) Sisto. Trat-
tato d’alchimia, 352.

BowNsiGNORI G. Estratto dal
Libro Imperiale, 352.

BRrAY, card. de. Tomba in Or-
vieto, 117.

BUONFIGLI B., 289 e sgg.

CANTI popolari umbri, 123.

CAPORALI C. Vita, bibliografia
e rime, 127. — Suoi scritti, 532.

CAPORALI G. B. Sua miniatura,
125.

CASSAROTTIG., 532.

CHIRURGHI G. L. Note sul suo
546 1 TAVOLA DEI NOMI DI PERSONE E DI LUOGHI

insegnamento di medicina, 329
e sgg. :
CiaATTI SIMONE, da Todi. Ri-
me, 122 e sgg.
CiTTÀ DI CASTELLO. Guida,
195. — Archivio notarile, 127.
— Collegio dei Giudici e Notai,
127 e sgg. — Il Viva Maria,
129 e sgg. — Palio d'altare del
secolo XII, 351. — Riproduzioni
d'opere d'arte, 352. — Guidan-
tonio di Montefeltro e C. di C',
377 e sgg. — Documenti, 417 e
sgg. — Villa di Plinio, 409 e
sgg. — Le Accademie lettera-
rie, 511 e sgg. — Opere di Raf-
faello, 536.
CLARETTA G. Necrologia, 368 e

sgg.

CoLALDI A., tipografo, 218 e.

sgg.

Cow r1 G. Poesie, 122. ‘

CopPETTA DEIBECCUTIF,,
397.

CORCIANO. Archivio storico, 538.

CorroxE: M. A., 120.

Cu-mUuRi: T. Baldo degli Ubaldi
in Firenze, 153 e sgg.

DANTI V. Cittadinanza concessa-
gli da Firenze, 125.

DErREZ E. L'azione di S. Ber-
nardino da Siena in Perugia,
109 e sgg.

ERITREO G. N., 5831.

FABRUZZO da Perugia: Vedi
Lambertazzi.

FERRI C., 940:

FERRONI S. Poeta di Foligno,

125.

FoLIGNO, Accademie, 132. —
Arte drammatica, ivi. — Medi-
ci, ivi. — Maestri di gramma-
tica, 195. — Arte tipografica,

FOLKLORE dell'Umbria, 123.
FoRESI MARIANO, Maestro di
grammatica in Pistoia, 355.

Fossato di Vico, 531 e sgg.

FRANCESCO S., 118, 127, 9351.

FREZZI F. Il Quadriregio, 122,
533.

Fumi L. I Registri del Ducato
di Spoleto, 31 e sgg., 231 e sgg.
— Relazione della presa di Pe-
rugia nel 1522, 69 e sgg. —
Un codice di segnature del Go-
vernatore di Perugia, 99 e sgg.
— Il conte Guidantonio di Mon-
tefeltro e Città di Castello, 377

e sgg.

GAMURRINI G. F. Le statue
della villa di Plinio in Tuscis,
409 e sgg.

GASPARE da Todi, 346.

GATTAMELAT A Catta, 354.

GIANNANTONI L. I codici delle
Sommissioni a Perugia, 317 e
Sgg.

GIOVANNI da Rieti, 346.

Gr10vANNI da Spoleto, Maestro
TAVOLA DEI NOMI DI

di grammatica in Pistoia e let-
tore della Commedia, 355.
Gori Fabio, Due monumenti in
Rieti, 279 e sgg.
GuaLDpo TADINO, 119.
GuaLTEROTTI. Atti della fa-
miglia, 118 e sgg.
GunBriO. Palazzo ducale, 532 e

sgg. — Antiche reliquie, 533.
IscnizioNtr etrusche, 346.

LAMBERTAZZI FABRUZZO,
128 e sgg.

LauDE umbre, 126, 352.

I9UZUT.,-120:

MANZONI L. Ricerche sulla pit-
tura perugina, 289 e sgg.

MASSA TRABARIA, 131.

MAZZANCOLLI L. Codici da
lui raccolti, 349.

MICHELOTTI CECCOLINO.
Rime, 122.

MoNALD O daOrvieto. Rime, 122.

MONTERONE, Colle di, 125.

Morici M. Nota su G. L. Chi-
rurghi. 329 e sgg.

MuvGNosNI F. Annali di Trevi,
— 118.

MuRATORI L. A. Ristampa dei
Rer. It. Scriptores, 358 e sgg.

NOCERA, 119.

OLIVA card. A., 348 e sgg.

OnviETO. Scultura di Arnolfo PiNTURICOHIO. Disegni, 534
di Cambio, 117. — La stampa e sgg.
BE sc 0° UC I SERI RT se "etd E Rm

PERSONE E DI LUOGHI * 547

nei secoli XVI e sgg., 183 e
sgg. — Artisti del Duomo, 351.

PAOLO da Foligno. Rime, 122.

PASSIGNANO, Cronaca, 128.

PeELLINI P. Storia di Perugia,
118.

PERUGIA. Zecca, 1 e sgg., 125,
343 e sgg. — Documenti, 11
e sgg. — Sua occupazione nel
.1592,::69 ;e;$

di segnature del Governatore,

gg. — Un codice

99 e sgg. — S. Bernardino da

Siena in P., 109 e sgg. — No-

tizie storiche, 118. — Edifici.

dei cavalieri Gerosolimitani, 123.
— Feste napoleoniche; 125. —
— Storia del risorgimento, ivi.
— Accademia di belle Arti, ivi.
— Bartocciate, ivi. — Scala del
Palazzo del Popolo. 126. — Stra-
gi del 1859, 130. — Bolle del-
l’ Archivio, 140 e sgg. — Ri
cerche sulla pittura, 289 e sgg.
-- I Codici delle Sommissioni,
317 e sgg. — Matricola dei
pittori, 345. — I Savi dello Stu-
dio, 356. — Acquedotto, 353. —
Statuti, 358. — Pittori, 534. —
Dialetto, 536. — Dante a P.,
ivi. — Leggenda della fonda-
zione della città, 540. — Storia
del 1831, ivi.

PIERMARINIG. Note biobiblio-
grafiche, 358.

PiLA, castello perugino, 125.
548 "TAVOLA DEI NOMI DI PERSONE E. DI LUOGHI

Pontano G. I primi anni e
studi, 353.

PROPERZIO, 119 e sgg., 397 e
sgg.

PuBLio GREGORIO da Città
di Castello, 531.

RAMvusrO G. Rime per Caterina
o Catta Gattamelata, detta Gat-
tesca, 354 e sgg.

RANIERI, famiglia, 126.

RASIGLIA Marco. Poemetto, 118.

RosELLI RosELLO. Sonetti,
{17 e sgg.

SALVIANI BALDO, tipografo,
218 e sgg."

SALVIANI G., 532.

SANZIO RAFFAELE, 356.

SCALVANTI O. Nota su G. L.
Chirurghi, 334 e sgg.

Spvero da Gubbio. Sonetti, 117.

SIiGERI de Brabant, 133 e sgg.,
351.

SIGNORELLI L., 356. — Ripro-
duzioni di sue opere, ivi. Auto-
ritratti in Orvieto, ivi.

Sorssons, Vescovo di, 280 e
Sgg.

SPAGNA (Lo), 125.

SpoLETO, Registri del Ducato,
37 e sgg. e 231 e.sgg.

TASTIGASPARE. Leitore nel-
lo Studio Perugino, 352. — Suo
testamento, ivi. —- Sua sepoltura
in Amelia, 353.

TERNI. Guida, 361 e sgg.

Tesori P. M., tipografo e li-
braio, 191 e sgg.

TIFERNO METAURENSE, 131.

TINTINNASSI ROSATO, tipo-
grafo, 209 e sgg.

Torpi D. La stampa in Orvieto,
183 e sgg.

TORTI F. Lettera all'abate Lanci,
193. — Medaglia inedita, ivi.

Tarvri. Annali, 118.

UBALDI BALDO, 153 e Sgg.
349.

UBALDO DISEBASTIANO da
Gubbio. Data del suo Teleute-
logio, 120. — Se l’Alighieri fu
suo precettore, 120 e sgg.

UxBERTIDE. Disciplinati e loro
laude, 126.

UMBRIA. — Diario, 124. — Ce-
ramica, ivi, 125. — Letteratura,
128. — Pittura, 349 e sgg. —
Architettura, 350. — Impres-
sioni artistiche del Gerspach,
352. — Statuti, 398. — Scoperte
d'archeologia cristiana, 359. —
Bolle pontificie relative a chiese
umbre, 366 e sgg. — Per la
storia dell'arte, 533, 5934. —
Giornali, 537. — Archivi, 539.

VANNUCCI PIETRO, 289 e
Sgg., 096.

VgRGA E. Documenti di storia
perugina, 11 e sgg.

TT
INDICE DEL SESTO VOLUME

Atti della Regia Deputazione.
Adunanze, 20-22 settembre 1899. . . . . . .. -
Memorie.

Ultimo periodo della Zecca di Perugia (ApA BELLUCCI)
Relazione della presa di Perugia; 6 gennaio 1522 (L. FUND.
Baldo degli Ubaldi in Firenze (T. CuTURI).
La stampa in Orvieto nei secolo XVI e XVII (D. TonDr).
Due monumenti relativi ad un Vescovo e ad un Papa fran-
cesi e ad uu antipapa svizzero scoperti in Rieti (F. GORI)
Ricerche sulla storia della pittura in Perugia nel secolo xv
F' T4; MANZONI) 00050 dept ee ues pre m levet
Il conte Guidantonio di Montefeltro e Città di Castello
(D FUMI) ) ; dip. RR ero
Le statue della villa di Plinio in Tuscis (G. F. Gian.

Documenti.

Documenti di storia perugina estratti dagli Archivi di Milano
(E. VERGA). ... . e 4 GR E
I Registri del Ducato di Sholsti. (L. Fao). ; Pagine
I Codici delle Sommissioni al Comune di Perugia (V. ANSI-
DUM, D GIANNANDONI) + Ual te e quests È
Regesto di documenti del secolo XIV relativi a Città di Ca-
stello esistenti nell'Archivio Decemvirale di Perugia (V.
ANSIDBL,G. DEGLL-AZZI). 1... ne

II

183

409

11
231

917

417

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550 INDICE DEL SESTO VOLUME

Varietà.

Un Codice di Segnature del Governatore di Perugia (1468-70)
‘ nel R. Archivio di Stato in Roma (L. FUMI).
- L'azione di s. Bernardino da Siena in Perugia (E. DEPREZ) .
Due note su Gianlorenzo Chirurghi professore di medicina in
| Perugia nel secolo XVI (M. MoRrIcI, 0. SCALVANTI) .
| ‘ Le antiche Accademie di Città di Castello (U. BIONDI).
Leggende Tifernati (G. BELLUCCI) . i

Necrologi.

Barone Gaudenzio Claretta (G. DeGLI Azzi)
Conte Alessandro Ansidei (Ip.)

Recensioni bibliografiche.

Mandonnet D Siger de Brabant (L. FuMI).

Déprez E., Recueil des documents pontificaux (Ip.).

Lanzi-Alterocca,.Guida di Terni (V. A.). ere

Cappelli A., Dizionario di abbreviature latine e italiane. —
Marzi D., Notizie intorno ai documenti e agli archivi
più antichi della Rep. Fiorentina (F. PowETTI).

Fraikin I., Bulles inédites (L. FUMI) .

Per la morte di Re Umberto I (L. Fur.

Tavola dei nomi di persone e de’ luoghi .

Indiee del volume.

»

»

Analecta Umbra (G. MAZZATINTI) . . . . . Pagine 117, 343,
Pag.

Periodici in cambio o in dono. Omaggio di pubblicazioni Pagine 145,

109
329

011
519

369
370

133
140
361

963

366

091

543

372

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