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ANNO VIII. EASCICOLO Ti):

BOLLETTINO

DELLA REGIA DEPUTAZIONE

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STORIA PATRIA

PER L'UMBRIA

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DION. D' ALICARN. Ant. Rom. I, 19.

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UNIONE TIPOGRAFICA COOPERATIVA
(PALAZZO PROVINCIALE)

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III

ATTI DELLA R. DEPUTAZIONE

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ADUNANZA DEL CONSIGLIO
tenuta il 27 settembre 1901 alle ore 17

in Rieti, in una sala del Circolo di lettura gentilmente concessa

Ordine del giorno:

1. Proposte di nomine di soci delle varie categorie ;

2. Conto consuntivo dell' esercizio 1900, rapporto dei Sindacatori sul
conto stesso, bilancio preventivo per l'esercizio 1902 e nomina dei
Sindacatori del conto dell'anno 1901 ;

3. Comunicazioni varie.

Presidenza del Presidente P. CAMPELLO DELLA SPINA.

Presenti i soci ordinari:

ANSIDEI V. — BELLUCCI A. — BELLUCCI G. — DEGLI AZzI-VITEL-
LESCHI G. — FALOCI-PULIGNANI M. — Fuwui L. — MAGHERINI-GRAZIANI
G. — MazzamINTI. G. — SCALVANTI O. — SoRDINI G. — TENNERONI A.

E giustificata lassenza dei soci ordinari:

BLASI À. — Curumi T. — DonaTI G. — GIANNANTONI L. — Guan-
DABASSI F. — SENSI F. — TIsnRrI L. — TOMMASINI-MATTIUCCI P.

Dichiarata dal Presidente aperta ladunanza, il Segreta-
rio legge il verbale della precedente riunione, che viene ap-
provato.

Non potendosi devenire alla nomina di nuovi soci ordi-
nari che sono già nel numero di 20 stabilito dallo Statuto,
passano i coadunati a discutere e deliberare sulle proposte
dei soci delle altre categorie, i quali a norma dell’articolo 16
dello Statuto devono essere eletti dall'Assemblea generale.
IV

Il Segretario-Economo presenta poi il conto consuntivo
dell'esercizio 1900 che, in seguito al rapporto dei signori
Sindacatori, è approvato allunanimità. — Si delibera quindi
anche il bilancio preventivo per il 1902, e a Sindacatori del
conto del 1901 sono con voti unanimi confermati i signori
prof. comm. Giuseppe Bellucci e prof. dott. Angelo Blasi.

Il Segretario- Economo comunica l'invito pervenuto da
parte del Comitato esecutivo del Congresso internazionale di
scienze storiche, che avrà luogo in Roma nella primavera
del 1902, alla R. Deputazione affinché questa partecipi al
Congresso medesimo e dia mano alla compilazione dell in-
dice del Bollettino e di una memoria-resoconto del suo ope-
rato fino a tutto il 1900. I convenuti decidono che sia con-
fermata al Comitato esecutivo la partecipazione della Depu-
tazione al Congresso e che di compilare l’ Indice e la Me-
moria-resoconto sia dato l’incarico alla presidenza e alla
direzione del Bollettino ; stabiliscono inoltre che l’ indice sia
stampato come parte del Bollettino, e che appunto lo sia nel
II fascicolo dell’anno prossimo, il quale dovrà esser pubbli-
cato in omaggio al Congresso storico internazionale.

Il prof. Tenneroni raccomanda che quando si pubbli-
cano documenti latini, se ne dia in italiano anche il titolo, e
con opportune indicazioni marginali in volgare se ne rias-
suma brevemente il contenuto.

Avendo alcuni soci, che collaborarono nel Bollettino,
espresso il desiderio che si aumentasse il numero degli
estratti soliti a concedersi dalla R. Deputazione ai collabo-
ratori, il Segretario chiede precise istruzioni in proposito e
il Consiglio delibera che il numero degli estratti che la De-
putazione potrà accordare agli autori degli articoli resti
fisso a 20 e che rimanga a carico dei singoli soci committenti
l importo delle copie di estratti, le quali eccedano detto nu-
mero, nonchè delle copertine. E poichè taluni dei conve-
nuti accennano alla opportunità di determinare il numero
degli estratti, cui possano aver diritto i collaboratori anche V

a loro spese, la maggioranza dei coadunati è d’ avviso che
tale facoltà dei collaboratori non abbia limiti, purchè negli
estratti si faccia. sempre menzione del Bollettino dal quale
sono tolti. — Dopo ciò l'adunanza si scioglie.

ASSEMBLEA GENERALE
tenuta il 28 settembre 1901 alle ore 9
nella sala medesima

Presidenza del Presidente P. CAMPELLO DELLA SPINA.

Presenti i soci:

ANSIDEI V. — ANTONELLI M. — BELLUCCI ApA — BELLUCCI ALES-
SANDRO — BELLUCCI G. — BRIGANTI F. — CoLLEsIi R. — CoNTEGIACOMO
G. — ConmBuccr V. — DeGLI Azzi-VirELLESCHI G. — FALOCI-PuULI-
GNANI M. — Fumi L. — GELMINI A. — GERALDINI B. — Goni F. —
LANZI L. — LumBRroso A. — MAGHERINI-GRAZIANI G. — MAZZATINTI
o MrNICONI-BnACCESCHI M. — MoRINI A. — PRESENZINI A. — Rosa
E. — ScaLvantI O. — SorpIinI G. — TENNERONI A. — TONETTI F. —
TorpI D. — VALENTI T.

Giustificano con lettere o telegrammi la loro assenza e
vogliono essere considerati come presenti i soci:

BaccI 0. — BEsnTANZI G. — BroussoLLE G. C. — Casanova E.
— CascioLa B. — CipoLLa C. — DA CunzHa S. — D'Ancona A. — Fr-
LIPPINI E. — FILIPPINI F. — FrNALI G. — FroriLLI C. — Friumir A:
sindaco di Assisi — GALLENGA-STUART R. — Lupi C. — MORETTI A.
— Panpi G. — PowmANI C. — Ricci R. — SaBATIER P. — SCcHIAPA-
RELLI L. — SIMONETTI A. — TORRACA F.

Dichiarata dal Presidente aperta la seduta, il Segretario
dà lettura dei verbali delle adunanze generali che ebbero
luogo in Città di Castello nei giorni 1, 2 e 3 settembre 1900,

Avendo il Presidente domandato se i verbali letti da-
vano luogo a qualche osservazione da parte degl’ interve-
VI

nuti, il socio cav. Giuseppe Sordini si duole che nel verbale
dell' assemblea tenuta nelle ore antimeridiane del 3 settem-
bre 1900 non siasi fatto conto delle osservazioni che egli in
quella seduta aveva manifestato in seguito alla comunica-
zione del socio comm. L. Fumi relativa alla costituzione di
un Archivio di Stato in Perugia.

Il Segretario Ansidei risponde che alle osservazioni del
cav. Sordini si é accennato nel verbale e che, se non si é
creduto esporre quelle osservazioni dettagliatamente, é a ri-
cercarsene il motivo nel proposito comune a tutta la Presi-
denza di tenerne il possibile conto allorchè le bene avviate
trattative fossero giunte ancora più innanzi. Il comm. Fumi
si associa alla risposta del Segretario, ma il cav. Sordini,
pure affermando di apprezzare le ragioni dei soci Fumi e
Ansidei, insiste perchè nel verbale dell’ adunanza. presente
sia dichiarato che egli nell’ assemblea di Città di Castello si
dichiaró contrario alla istituzione in Perugia di un unico
Archivio di Stato per l| Umbria, ritenendo che l' accentra-
mento di tutte le carte della nostra provincia nel capoluogo
non sia in armonia con le tradizioni storiche e con gl in-
teressi delle varie parti che formano la provincia stessa.
Le parole del cav. Sordini danno origine ad una breve di-
scussione, ma il Presidente pone a questa termine, invitando
.i coadunati a considerare che trattasi soltanto dell'approva-
zione del verbale e che inoltre anche largomento di per sé
non é di competenza della R. Deputazione.

Dopo di ció i verbali sono approvati.

Il Segretario-Economo dà quindi comunicazione del bi-
lancio consuntivo per l anno 1900 e di quello preventivo
per il 1902. Nota che lo stato finanziario della R. Depu-
tazione è abbastanza soddisfacente, porge sentite azioni di
grazie agli Enti morali e ai cultori ed amatori degli studî,
che coi loro contributi facilitano alla Deputazione il conse-
guimento degli alti scopi che essa si prefigge, e da ultimo,
sicuro d'interpetrare fedelmente l' animo di quanti hanno VII

a cuore le gloriose tradizioni umbre, fa voti perchè a ren-
dere ognora più completa ed efficace l'opera della R. De-
putazione quei contributi soccorrano con larghezza sempre
maggiore. |

Si deviene poi alla nomina dei soci secondo quanto di-
spongono gli articoli 2, 4, 8 e 16 dello Statuto sociale.

Su proposta unanime del Consiglio è acclamato socio
onorario il Barone Gr. Uff. ANTONIO MANNO Commissario del
Re presso la Consulta araldica e Segretario della R. Depu-
tazione piemontese di Storia Patria.

Sono eletti soci collaboratori i signori:

Prof. dott. GETULIO Ceci — RoBERTO CoLLESI — prof. GIUSTINO
CRISTOFANI — dott. ANGELO SACCHETTI-SASSETTI — prof. cav. ICILIO
TARDUCCI — prof. dott. ErrorE VERGA.

Si nominano soci aggregati ;

La signora QuiRINA ALIPPI-FABRETTI e i signori dott. CARLO
BALDI — cav. avv. CESARE BLASETTI-ZAPPARELLI — arcip. don Viw-
CENZO BoscHI — prof. GENNARO BruscHI — cav. avv. FRANCESCO CECI
— GiusePpPE COLARIETI-TOSTI — avv. FILIPPO CORBELLI — prof. Gio.
BarTA FIicoRILLI — cav. GAETANO FILIPPI — canonico LuIGI FLA-
VONI — prof. MARIO FmRaNCI — ing. EuGENIO Fronzi — dott. Lurar
GASPERINI — avv. STEFANO MARCUCCI — prof. EMANUELE ORESTE MA-
STROIANNI — prof. ENRICO MERCATANTI — GIOVANNI PETRINI — avv.
Trro PiLaTI — dott. ATTILIO RACCUINI — Avv. DOMENICO RACCUINI
Deputato al Parlamento — dott. cav. ANTONIO TELLARINI-BEDESCHI —
conte VENCESLAO VALENTINI — cav. prof. ANTONIO VICENZINI — mar-
chese Gro. BATTA VINCENTINI.

Da ultimo vengono eletti soci corrispondenti i signori:

DrgGo ANGELI — prof. cav. DOMENICO BARDUZZI — marchese
avv. Filippo CmisPorrr — dott. RoBERTO DAVIDSOHN — prof. PAOLO
KEHR — prof. MARIO MENGHINI — prof. FRANCESCO NovaTI — avv. Do-
MENICO ORANO — prof. comm. GriusEPPE PENNESI e S. E. R. mons.
BONAVENTURA QUINTARELLI vescovo di Rieti.
VIII

Iniziandosi quindi lo svolgimento delle comunicazioni
d'indole storica, il socio prof. cav. Fabio Gori dà notizia di
un suo studio storico-topografico sulle città e sulle antiche
vie dell'agro reatino, di cui é menzione nelle opere di M.
T. Varrone e di Dionigi d'Alicarnasso; in seguito a tale
studio il prof. Gori è giunto a determinare quali fossero
negli antichi tempi i centri popolati nel territorio Sabino e
a mezzo di quali vie essi fossero in comunicazione fra loro
e con Roma.

Dopo la comunicazione del socio Gori il Presidente di-
chiara tolta la seduta.

PUBBLICA ASSEMBLEA GENERALE
tenuta lo stesso giorno 28 settembre alle ore 15

nella sala medesima

Sono presenti i soci già nominati nel verbale dell'adu-
nanza autecedente.

Il Segretario dà comunicazione di una lettera colla
quale S. E. il Ministro della pubblica istruzione ringrazia
dellinvito a queste adunanze e, dicendosi dolente di non
potere per le gravi cure del suo ufficio assistervi, augura
al Congresso ottimi e proficui risultati: legge inoltre il Se-
eretario un telegramma dell'on. Presidente del Consiglio
Provinciale dell Umbria, nonché due lettere, l'una del Pre-
sidente della Deputazione Provinciale e l'altra del R. Prov-
veditore agli studi; tutti e tre si scusano di non potere ac-
cettare linvito loro diretto e fanno voti per il buon esito
delle adunanze della R. Deputazione.

Quindi il Presidente sorge a parlare del lavoro, cui ha
dato mano la Deputazione nell'anno sociale prossimo ad aver
termine, e con brevità riassume il contenuto delle pubblica-
zioni che durante l'anno medesimo videro la luce nel Bol
lettino: dichiara poi che la R. Deputazione rende un omag- IX

gio a Rieti ospitale e gentile, offrendole, in questa visita
agli insigni monumenti dei quali va adorna l'antica città, un
tenue contributo di studî per la illustrazione della storia
reatina, e presenta il fascicolo del Bollettino che contiene
una miscellanea su argomenti relativi ad istituzioni, persone
e cose di Rieti.

Accennando a questi argomenti, afferma che nonostante
il dotto lavoro del compianto Michaeli, un larghissimo campo
rimane ancora aperto agli studiosi che vogliano illustrare
la storia reatina. Da ultimo il Presidente ringrazia anche
in nome di tutti i colleghi la rappresentanza municipale di
Rieti, nonchè i cittadini tutti, che hanno voluto accogliere i
membri della R. Deputazione con la più squisita cordialità,
manifesta pure vivissima riconoscenza al Consiglio Provin-
ciale dell’ Umbria e al Ministro della pubblica istruzione
che all’ opera della Deputazione concedono efficace aiuto, e
termina il suo discorso inneggiando alla Maestà del Re, che
l'opera stessa si degnó incoraggiare ed onorare con la con-
cessione di un sussidio di lire cinquecento.

L'on. avv. Domenico Raccuini ff. di Sindaco di Rieti
ringrazia per le espressioni di simpatia e di gratitudine dal
Presidente rivolte al Municipio e alla cittadinanza reatina e
porge il reverente e cordiale saluto di Rieti agl intervenuti
al Congresso.

Il prof. Alessandro Bellueci legge là sua memoria sopra
il tempio di S. Maria e un ignorato lavoro di Gio. Antonio
Mari discepolo del Bernini; é questo lavoro la bellissima
statua di S. Barbera che si ammira nel Duomo di Rieti e che
per lungo volger di tempo fu creduta opera del Bernini stesso;
il Bellucci in base a documenti da lui rinvenuti ed illustrati
dimostra nella sua memoria che la statua si deve a Gio. An-
tonio Mari.

Facendo poi lo stesso Bellucci una comunicazione so-
pra « I lavori alle Marmore da parte dei Reatini e 1 Ar-
chitetto Antonio Sangallo », accenna che nel riordinare Y an-
X

tico Archivio di Rieti ha trovato 13 lettere inedite e auto-
grafe del Sangallo inviato da Paolo III a dirigere i lavori
di escavazione alle Marmore; fa quindi una rapida rassegna
di tutti i lavori compiuti e i provvedimenti presi, a partire
dal Console M. Curio Dentato per giungere al Fontana che
lavoró sotto Innocenzo VIII, allo scopo di sottrarre a mezzo
di emissari la pianura reatina alla inondazione costante du-
rante le stagioni piovose; rivela inoltre che le lettere del
Sangallo saranno prezioso contributo alla storia dell' idraulica
in Italia, e specialmente varranno ad aumentare la conoscenza
del carteggio inedito di artisti, alla quale è di tanta utilità
la eccellente raccolta del Gaye.

Discorre poi il prof. Bellucci della pubblicazione, cui
egli attende, dell'inventario dell’antico Archivio di Rieti, ed
espone sommariamente il contenuto del volume, che spera
di poter dare quanto prima alle stampe se, come pel passato,
il favore del Municipio reatino, che lo ha continuamente sor-
retto e al quale si professa gratissimo, non gli verrà meno.

Da ultimo il Bellucci rinuncia, per la ristrettezza del
tempo, a svolgere la terza sua comunicazione « Una serie
di studi particolareggiati sull’ antica storia di Rieti », limi-
tandosi a ricordare che gli studi medesimi si riferiscono alla
« Carta corografica storica dell' antico territorio reatino nella
estensione che aveva alla fine del secolo XIV », all’ « Inven-

tarlo dei codici e manoscritti della Biblioteca comunale di

Rieti » e alle « Memorie manoscritte del Canonico Carlo
tini ».

La signorina Ada Bellucci, prendendo ad esaminare una
raccolta delle copie dei verbali che il notaio Anton Nicola
Tei, Cancelliere deputato della zecca di Gubbio, redigeva of-
ficialmente per ogni operazione che nella zecca stessa si
eseguiva, ne trae occasione per comunicare interessanti no-
tizie riguardanti specialmente il periodo di tempo dal 1789
al 1799. In questo decennio (cioè sotto il Pontificato di
Pio VI, durante il breve periodo della municipalità provviso- fi ee” lis a : a T$ is È. ES v È a È a die x P ES. UP

XI

ria, che si valse dei coni del passato Governo ed in ultimo
durante la Repubblica romana, la quale fece battere nuova

moneta con le insegne della libertà), fu emessa dalla zeccea -
eugubina una tale quantità di moneta erosa da raggiungere

la cifra di scudi 136,815 pari a lire 728,175. L'editto emanato
dal Consolato il 9 Piovoso anno VII ordinò la chiusura di
tutte le zecche, eccetto quelle di Roma, Perugia e Ancona,
ma, nonostante questo divieto, la zecca di Gubbio prosegui
nelle sue operazioni, portando l'ultima e definitiva emissione
la data del 17 Fiorile anno VII. Nota la signorina Bellucci
la importanza dei documenti da lei segnalati, in taluni dei
quali si fa pur menzione delle cause finanziarie o storiche,
che determinarono la coniazione e la estrazione di nuova
quantità di moneta.

Il prof. Oscar Scalvanti tratta quindi di una corrispon-
denza inedita di un religioso agostiniano, per nome Passa-
relli, residente a Madrid, con alcuni personaggi politici ita-
liani, e specialmente col cardinale Federico Baldeschi. Le
lettere .del Passarelli, scritte fra gli anni 1679 e 1683, si
conservano nell’ archivio di proprietà del conte Lodovico
Baldeschi- Cennini di Perugia, e il prof. Scalvanti che ve le
trovò, si professa grato al conte Baldeschi, col gentile con-
senso del quale egli può segnalare alla R. Deputazione I' im-
portanza della corrispondenza. Questa fornisce larghissime
notizie sui Farnese, in quel tempo intimamente legati alla
Corte di Spagna, è piena di considerazioni e di racconti
sul Reame di Napoli e pone in luce l'autorità del parla-
mento siculo, che il dispotico dominio spagnuolo non è riu-
scito a cancellare. Il Passarelli in questa corrispondenza si
intrattiene a lungo sulla lega che contrassero i principi ita-
liani allo scopo di tutelare i propri interessi nella conflagra-
zione tra Spagna e Francia, e la corrispondenza stessa offre
particolare interesse per quanto vi si riferisce alle relazioni
non sempre cordiali fra la Spagna e la Curia Romana e alla
successione nel Ducato di Mantova.

2
È poi il carteggio ricchissimo di notizie e di apprezza-
menti sulla Repubblica veneta influentissima in ogni poli-
tico negozio e specialmente presso la Corte Spagnuola, e
siffatti rapporti e giudizi sono preziosi, perché la Repubblica
sapeva mantenere il segreto in tutte le cose sue « anco,
come scrive il Passarelli, fuora de' suoi confini ».

Non mancano poi nelle lettere notizie interessanti re-
lative alla Toscana e a Roma, alla vertenza tra la Spagna e
il Portogallo per i possedimenti coloniali, alle gesta dei Mori
a Tangeri e ai torbidi del Messico ansioso di scuotere il
pesante giogo spagnuolo. Nella corrispondenza è un esatto
resoconto delle rovinate condizioni economiche del Regno
di Spagna, e vi si discorre anche delle giurisdizioni, avendo
lo Stato spagnuolo, ancorchè vi esercitassero una influenza
grande gli Ordini religiosi, e segnatamente quello de’ Ge-
suiti, serbato sempre una qualche coscienza delle civili gua-

. rentigie. Notevoli inoltre sono le lettere del Passarelli per

le notizie che contengono sulla Corte di Spagna e in parti-
colare sui contrasti fra le due regine, contrasti che porta-
vano gravi conseguenze nell indirizzo del governo: da ul-
timo é a ricordarsi che le lettere stesse sono interessantis-
sime per molti ragguagli su tragedie domestiche, che stanno
ad attestare la fiera indole spagnuola e fra le quali destano
pietà in modo speciale la prigionia e la forzata monacazione
della moglie del Contestabile Colonna. Il prof. Scalvanti dà
termine alla sua comunicazione, ponendo in rilievo la im-
parzialità e la indipendenza di giudizio del frate agostiniano,
che con le sue relazioni deve aver certo reso alla patria se-
gnalati servigi.

Il prof. Gennaro Bruschi intrattiene i convenuti sulla
famiglia del celebre Tommaso Morroni da Rieti, correggendo
in base a documenti dell’ Archivio reatino le notizie date
sulla famiglia medesima dal Braggiolini.

Il prof. arcip. Vincenzo Boschi discorre di un antico ci-
mitero cristiano, che esisteva presso la cripta, nella quale 3 4
ra

XIII

erano stati sepolti i SS. Martiri Eleuterio ed Anzia: la co-
municazione del prof. Boschi è pubblicata in questo stesso
Bollettino.

Il prof. Fabio Gori, che attende alla compilazione di un
catalogo delle antichità esistenti nel circondario di Rieti e
ad una illustrazione sugli edificî e le opere d’arte medievali
nonchè sugli archivi e le biblioteche, di cui son ricchi il
circondario medesimo e la città di Rieti, dimostra la oppor-
tunità e la utilità dei due lavori, accennando alla somma
importanza dei monumenti e documenti reatini.

Quindi il Presidente, dopo aver comunicato ai soci della
Deputazione il cortese invito del Sindaco di Rieti ad assi-
stere allo spettacolo di gala che si darà in loro onore al
Teatro Vespasiano, scioglie, attesa l'ora tarda, la seduta.

ASSEMBLEA GENERALE
tenuta il 29 settembre alle ore 9
nella sala medesima

Oltre i soci già ricordati, è presente all' adunanza il socio
avv. cav. Arturo Buffetti-Berardi rappresentante il Municipio
di Foligno.

Dichiarata aperta la seduta, il Presidente invita i soci,
che hanno annunciato comunicazioni d' indole storica, a voler
discorrere degli argomenti da loro prescelti.

Il prof. cav. Sordini tratta di una cronaca spoletina
della prima metà del secolo XVII e dimostra che sarebbe
utilissima cosa il curarne la stampa, anche perchè in detta
cronaca é un quadro esatto delle condizioni di Spoleto sullo
scorcio del secolo XVI, periodo questo che offre molto inte-
resse per essere stata in quel tempo Spoleto desolata da fiere
lotte intestine. Accenna altresi di aver rinvenuto un sunto
inedito di storia spoletina scritta nel X secolo.

Il dott. Giustiniano Degli Azzi-Vitelleschi comunica al-
cune notizie tratte dallarchivio decemvirale di Perugia e
XIV

relative a Reatini, che furono magistrati in detta città dalle
origini del Comune al principio del secolo XVI. Son que-
sti Angelo di Giacomo de’ Donateschi Podestà nel secondo
semestre del 1326, un figlio di lui per nome Bertoldo, che
nel primo semestre del 13531 tenne la stessa carica del padre,
Nicolò Perotti arcivescovo Sipontino Governatore nel 1474,
Cristoforo de’ Galli che nel 1478 fu Capitano del popolo per
la sede Apostolica e per Domenico vescovo reatino Gover-
natore di Perugia, e da ultimo Crispolto de’ Crispolti che
negli anni 1489 e 1490 tenne in Perugia l'importante officio
di maggior Sindaco e Giudice di Giustizia.

Quindi il signor Giovanni Petrini rende conto di talune
ricerche da lui fatte nei libri del monastero di S. Lucia di
Rieti allo scopo di trovare quanto vi sia di vero nella tra-
dizione, secondo la quale l’altare maggiore nella Chiesa del
Monastero stesso sarebbe opera del Bernini, che l’ avrebbe
compiuta in soddisfazione del debito contratto verso le mo-
nache per il mantenimento di una sua figlia o sorella ac-
colta nel monastero. Le indagini praticate hanno condotto
il Petrini a constatare che nel 1653 erano tre le sorelle Ber-
nini monache in S. Lucia, cioè Suor Maria Angelica, Suor
Anna Maria e Suor Giovanna Lorenza; nei libri esaminati
non si fa mai il nome del Bernini come direttore o condut-
tore di qualche lavoro per il monastero, ma non è impro-
babile che l'artista (anziché lavorare per l’ altar maggiore
gia costruito nel 1634, epoca in cui non si fa ancora alcun
cenno delle monache Bernini) abbia dato il disegno per l'al-
tro altare di S. Lorenzo eretto a spese delle Bernini e adorno
per cura di Gian Lorenzo d'un quadro, pel quale egli pagò
cento scudi. È altresì verosimile che il nuovo altar maggiore
in sostistuzione di quello del 1634 fosse commesso al Ber-
nini dal cav. Fr. Ferdinando Vecchiarelli protettore del mo-
nastero, ma egli è certo che non possono essere state dal Ber-
nini condotte le due statue laterali, che furono pagate allo
scultore nel 1696, cioè 16 anni dopo la morte del Bernini. Il ca PIE SERI

XV

signor Petrini rileva che l'insieme dell’altare e le due figure
della fede e della carità hanno molti punti di contatto con
opere Berniniane: quindi non è senza fondamento il sup-
porre che il disegno di tutto l’altare e dei dettagli late-
rali sia dovuto al Bernini e che le monache abbiano a mano
a mano, secondo era loro consentito dalle condizioni finan-
ziarie, fatto eseguire l'opera anche da altri artisti ; il signor
Petrini termina la sua comunicazione, augurandosi che ulte-
riori ricerche portino a risolvere completamente la questione.

Le interessanti comunicazioni che dal sig. Petrini e da
altri soci si sono svolte su Rieti, danno occasione ai coadunati
di far voti per il ripristino di quell’ insigne monumento rea-
tino, che è la Chiesa di S. Domenico.

Il prof. Tenneroni fa premure perchè sia mandato ad
effetto quanto fu già deciso in ordine al regesto dei docu-
menti dell'Abazia di Sassovivo ; propone poi che alla Presi-
denza sia affidato l incarico di redigere alcune norme rego-
lamentari, secondo le quali debbano nelle adunanze svolgersi
le comunicazioni d’ indole scientifica.

Il Segretario Ansidei raccomanda che tengasi sempre in
considerazione il deliberato della Deputazione relativo al re-
gesto degli atti anteriori al secolo XIV, che si conservano
nell'Archivio Decemvirale di Perugia.

Prende quindi la parola il socio avv. cav. Arturo Buf-
fetti-Berardi, ed a nome del Municipio di Foligno, che ha
lonore di rappresentare, rivolge preghiera agli adunati affin-
ché vogliano scegliere Foligno a sede delle loro assemblee
per l'anno 1903; Foligno sarà lieta di accogliere ed ospitare
gli studiosi della storia umbra.

Il Presidente Conte di Campello ringrazia a nome della
Deputazione l'egregio rappresentante della città di Foligno
per il lusinghiero e cortese invito, e dichiara che i soci della
Deputazione ben volontieri vi corrisponderanno, convenendo
nel 1903 a Foligno, che nella storia e nella vita della nostra
provincia tiene cosi degno posto.
XVI

Le parole del Presidente sono salutate da un caloroso
applauso e Foligno è acclamata sede del Congresso della
Deputazione che avrà luogo nell’anno .1903.

Sciolta l' assemblea, i membri della Deputazione cortese-
mente invitati si recarono ad assistere alla inaugurazione
della lapide apposta sulla facciata del palazzo Ricci in onore
del poeta Angelo Maria Ricci. Di lui ricordarono i grandi

. meriti letterari e le pregiate virtù l on. Raccuini ff. di Sin-

daco di Rieti e il prof. Basilio Magni. Il conte Riccio Maria
Ricei nepote del poeta accolse con gentilezza squisita nelle
sale del suo palazzo gl intervenuti alla cerimonia, che -così
poterono ammirare una raccolta di memorie di Angelo Ma.
ria Ricci e una collezione di quadri pregevolissimi.

Nelle ore pomeridiane dello stesso giorno 29 visitarono
i soci della Deputazione la mostra di antichi e preziosi og-
getti sacri, che era stata preparata nel Vescovato per cura

P di S. E. Rev.ma Mons. Bonaventura Quintarelli Vescovo di
Rieti e del reverendo Capitolo della Cattedrale, e quindi si
recarono al teatro Vespasiano, dove il prof. comm. Cugnoni
commemoró Angelo Maria Ricci; al Cugnoni tenne dietro il
conte R. M. Ricci, che con parole vibranti di commozione e
d'affetto ringrazió il Municipio e la cittadinanza di Rieti,
nonché la R. Deputazione Umbra di Storia Patria per le
onoranze tributate all illustre suo avo.

Con un banchetto offerto la sera del 29 ai soci della
Deputazione dal Municipio e dai più distinti cittadini di Rieti
ebbe termine il geniale convegno, del quale, per la squisita
ospitalità reatina, conserveranno ognora il ricordo piü caro
quanti ebbero la fortuna di parteciparvi.

3 IL PRESIDENTE
P. CAMPELLO DELLA SPINA.
Il Segretario-Economo
V. ANSIDEI.
DI UN ANTICO CIMITERO

ENERTIESBSEAI

PRESSO I CORPI DE’ SS. MARTIRI ELEUTERIO ED ANZIA

secondo una leggenda Reatina, che conservasi in un co-
dice, o più propriamente, in un lezionario della chiesa Cat-
tedrale e che è fra le 167 che quivi si leggono (1), i SS.
Eleuterio ed Anzia subirono il martirio in Roma per ordine
dell’ imperatore Adriano.

I loro corpi, lasciati insepolti, furono trasportati in
Rieti da Primo, vescovo di questa città, e da due sacerdoti,
ordinati per l'Illirieo da Eleuterio medesimo. Ebbero sepol-
tura in un predio privato, detto Urbarianum, in Campo: Rea-
tino, e appartenente allo stesso Primo, a un miglio circa
dalla città.

La leggenda risulta scritta dai due sunnominati sacer-
doti: Haec nos duo fratres compresbiteri, Eulogius et Theodulus,
scripsimus; poichè ne’ primi secoli fu consuetudine di regi-
strare per mezzo di testimoni di veduta gli atti dei Mar-
tiri (2).

Essa dunque dovè essere stata scritta originariamente
in greco, sia perchè compilata da persone che avevano per
loro propria lingua la greca, sia perchè riguardante il ve-

(1) Archiv. Capitol., Scrin. IV, Armad. V, lett. C.
(2) DE Rossi, Roma sotterr., cap. I, p. 38.
2 Y. BOSCHI

scovo d'Iliria e destinata quindi principalmente a quella
regione (1).

La traduzione in latino, e con essa, l'alterazione parziale
dell indole genuina del documento, con la massima proba-
bilità risalgono all'alto medioevo (2).

Ne fan fede non poche aggiunte favolose (3), o cro-
nologicamente (4) o storicamente inesatte (5), o relative a
posteriore epoca (6), come anche i solecismi e gli errori
ortografici che vi abbondano: ma di più la diversità di stile
il quale mentre nella sostanza dei fatti, pur rivestiti di bar-
baro latino, presenta un carattere franco e spedito, come
di chi non s'indugia in particolari, apparisce invece assai
stentato e sconnesso in alcune parti arieggianti il maravi-
glioso e il fantastico.

In un antico registro di libri, sotto l'anno 1545 trovasi,

(1) II nome del nostro santo, grecizzato in Eleuterio, con tutte le probabilità
avrà corrisposto al romano Liberale: il nome della madre, Anzia, ci ricorda C. An-
zio Giulio Quadrato, console nel 93 sotto Domiziano, del quale poté essere agnata
(GRUTERO, Inscrip. pag. 189).

(2) DE-ROSSI, Roma sotterr. Cap. I, p. 67.

(3) Il carro sul quale sarebbe stato trasportato Eleuterio, la descrizione delle
fiere etc.

(4) Vi si dice che il martirio avvenne l’anno 25 dell'impero di Adriano: ora
questi imperò invece 21 anni, dal 117 al 138: quindi, più probabilmente, essendo
l’imperatore tornato dall'ultimo suo viaggio d'Oriente, il martirio ebbe luogo l'anno
21 (138 er. volg.).

(5) Secondo la leggenda, Felice, mandato ad arrestare Eleuterio, era Conte,
mentre invece risulta che questo titolo appartiene ad epoca posteriore cioé al sec. IV,
e fu introdotto da Costantino: Comes sacrarum largitionum, rerum privatarum, di-
vinae domus, Comites domesticorum equitum et peditum. Per contrario, Felice dové
essere un centurione, o un tribuno, o un prefetto di coorte, conforme usavano gli
imperatori, quando volevano disfarsi di chi loro era inviso, specialmente se nobile
(TACITO, A72. XVI, 15. — GIOVEN. X. 15-18). Parimenti il nome del prefetto Corribon,
con grande probabilità, corrisponde a Marzio Turbone, il quale nell'ultimo anno del-
l'impero di Traiano combatté una rivolta in Egitto, e ne' primi anni di Adriano resse
fortemente la Dacia e la Pannonia riunite in un solo comando e fu poi anche prefetto
del Pretorio (SPARTIANO in Vita Adriani).

(6) La leggenda dice che subito sorse la Chiesa, mentre invece, non fu possi-
bile fabbricar chiese-prima della pace di Costantino (DE-Rossi, Rom. Sotterr., tit. 1,
pag. 218-219). DI UN ANTICO CIMITERO IN RIETI, ECC. 3

fra l'altro, notato: « Librum de legendis Sanctorum per to-

tum annum, quem fecit fieri Rainaldus de Plagis canonicus
Reatinus ». Il libro avrà ritenuta anche la nostra leggenda,
siccome copia di un manoscritto assai più antico, certamente
logoro dall uso.

Non é mio intendimento occuparmi di proposito sulla
genuinità e sulla veracità della leggenda. Una bella illustra-
Zione e un accurato esame critico di essa sono stati fatti
dal dottissimo Can.co Carlo Latini (onore del nostro Capitolo
e rapito troppo presto, nell'anno 1841, agli studi giuridici e
storici); il lavoro del quale, tuttora manoscritto e giacente
nell'Archivio Capitolare, è pregevole per la rara erudizione
e per le esaurienti risposte sia contro i Bollandisti, che pon-
gono in dubbio la genuinità della leggenda, sia contro la Cro-
naca Ecanense, che avverserebbe la veracità della medesima.

Noto solo che ora in parecchi apprezzamenti storici di
secondaria importanza non potremmo più convenire coll’ il-
lustre scrittore : anche la forma del suo dire non segue
strettamente l'andamento critico, ma piuttosto l'oratorio.

Intanto basti a noi che la tradizione mai interrotta della
chiesa Reatina non ci permette punto di dubitare della so-
stanza dei fatti, particolarmente della prima traslazione delle
sacre spoglie dal luogo del martirio al predio Urbaniano
presso Rieti, e del culto che i cittadini, fin dai tempi remo-
tissimi, professarono per i nostri Santi CD

Ed ora, entrando subito in materia, credo di dover
escludere anzitutto ciò che riferisce la Cronaca Vivariense (2),

che, cioè, presso i corpi dei SS. Martiri sorcesse già un
) 2 o e

(1) Nella iscriz. del sec. XII, trovata su lamina di piombo e racchiusa nell'urna
contenente le reliquie di S. Eleuterio, le quali furono riportate da Innocenzo III
nella-antica chiesa, fra l'altro si legge che dal suddetto pontefice ossa sanctorum
Martirum Eleutnerii et Antiae ..... reposita sunt sub hoc altari, sicut antiquus
repostus titulus, historia et fama publica indicavit (Vedi appresso cap. II).

(2) Vedi DE-SANCTIS, Notizie Storiche sulla Cattedrale etc., Part. IV, cap. I,
pag. 105.
> M v

4 V. BOSCHI

tempio pagano, il quale dai fedeli sarebbe stato convertito
al culto del vero Dio e dedicato ai SS. Eleuterio ed Anzia.
Quali prove adduce la cronaca? Quali ne può addurre? —
Invece, possiamo recar prove in contrario. Quando, ridata
la pace alla Chiesa, si edificarono templi cristiani, vigeva
ancora, anzi piü tenace che mai, la consuetudine (qualche
eccezione é conferma di essa) di non rimuovere maii corpi
dei martiri dai luoghi, dove primitivamente erano stati se-
polti, anzi di costruir sopra di essi la chiesa (1). Or dunque
se un predio privato accoglieva le ossa de' nostri martiri, é
chiaro che l’antichissima chiesa di S. Eleuterio dovette esser
quivi levata dalle fondamenta, e nulla aver di comune con
un tempio pagano.

Anzi, dirò di più: tempio pagano non dovea ritrovarsi
neanche nei dintorni; sia perchè se ne conserverebbe me-
moria, come pur si conserva di altri templi che esistevano
in Rieti e nelle sue adiacenze (2); sia perchè è assoluta-
mente improbabile che i cristiani affidassero i corpi di glo-
riosi martiri, presso i quali dovevano raccogliersi tante
volte a pregare (ad frequentandam memoriam quiescentium) pro-
prio vicino al luogo di convegno pei nemici del nome di
Cristo (3).

Ma così stabilito, sorge una questione di grande interesse.
Fino alla pace Costantiniana rimasero essi soli que’ corpi
santi nel predio Urbaniano, oppure si vennero praticando
attorno ai medesimi delle cripte o sotterranei cimiteriali?

È quistione non mai posta. Quando si fabbricò l’attuale
camposanto e quando poi fu demolita la chiesa di S. Eleu-

(1) ARMELLINI, Gli antichi cimiteri Cristiani, Cap. 4, pag. 38:

Il Vescovo Ilario non volle rimuovere dal suo antico luogo il corpo di S. Sa-
turnino, tolosano, sanctas veritus commovere reliquias (ivi).

(2) MICHELI, Memorie Storiche della Città di Rieti, Vol. I, pag. 53. s

(3 DE Rossi, Bull. d’Arch. Cristiana, 1871, pag. 110 e segg. — FARABULINI,
Storia di S. Apollinare, t. II, p. 304, dove son riportate le seguenti parole, dagli
atti del martirio: Sepultus est foris muros Classis, in arca saxea a discipwlis swis,
quae arca sub terra missa est propter metum paganorum. DI UN ANTICO CIMITERO IN RIETI, ECC. 5

terio, non si presero in considerazione i molti vasi fittili
e vitrei, le lucerne fittili, nè i frammenti di iscrizioni
che, in massima parte, andarono perduti (anni 1859, 1887).
Quel poco che resta, sopravissuto a tanta incuria, e che e
giaciuto finora in un angolo dell'Archivio Capitolare, venne
da me riordinato poco fa, e durante il lavoro, mi balenó
l’idea che attorno a’ corpi de’ martiri Eleuterio ed Anzia
esistesse un cimitero cristiano.

I. — S. Eleuterio fu il solo martire Vescovo (e quindi
il più illustre durante i secoli delle persecuzioni), che ve-
nisse affidato alla custodia de’ cristiani Reatini (1).

Inoltre il predio privato di Primo, detto Urbaniano, al
tempo della pace assunse il nome di S. Eleuterio (2).

Ora ci risulta che i cristiani praticarono sempre i loro
cimiteri attorno ai corpi de’ martiri più insigni (25) e che
detti cimiteri sorsero appunto in predii privati (4) (come
quello di Domitilla, di Lucina, di Pretestato, di Novella, di
Commodilla, de’ Cecilii, degli Emiliani, degli Acilii); i quali
cimiteri poi, nell' epoca della Pace, presero il nome dei mar-
tivi che li illustrarono colle loro spoglie mortali o de’ pon-
tefici che più li nobilitarono; e per tal modo si dissero di

(1) Non conosciamo altro Vescovo, il quale abbia illustrato la città nei primi
cinque secoli dell' E. V. all'infuori di Prosdocimo, discepolo di S. Pietro, e che la
tradizione dice predicasse a Rieti il vangelo (MARONI, Comment. de Episc. Reat.,
pag. 4) e nel sec. VI, S. Probo Reatino, di cui parla S. Gregorio Mag. (Dialog. lib. 4,
cap. 12).

(2) Del vocabolo Urbaniano non si ha memoria nelle antichissime pergamene
del nostro Archivio che pur risale al sec. X, e nei Registri Farfensi che rimontano
al sec. VII (Vedi Latini M. S).

(3) ARMELLINI, Gli antichi cimiteri Cristiani, Cap. 2, pag. 12. — BRUZZA, Iscris.
Vercellen., p. 319, dove si legge un epitaffio del prete Sarmata, che volle essere se-
polto presso i SS. Nazario e Vittore.

Nazarius namque pariter Victorque beati
Lateribus tutum reddunt meritisque coronant.

De Rossi, Znscris, cap. I, 142, n. 139: ad sancta. Matura, — ad sanctum Cor-
Aelium — ad Ippolitun: — retro sanctos ad sanctos.

(4) DE RossI, Bull. d'Arch. Crist. 1865, pag. 54 e 04 — sibi et suis fidentibus in

Domino: — ad religionem pertinentes meam.
V. BOSCHI

S. Callisto, di S. Pancrazio, di S. Sebastiano, di S. Clemente,
di S. Agnese etc. (1).

Nessuna difficoltà che il medesimo non accadesse anche
presso di noi. Non avevano forse i cristiani di Rieti, che risal-
gono fino all’età apostolica, anch'essi i propri sepolcri? O avreb-
bero i soli Reatini fatto eccezione alla universale consuetudine ?

Notisi pure che il praedium Urbanianum non va oltre
il miglio da Rieti, e quindi non avrebbe contravvenuto alle
leggi romane, in forza delle quali non era lecito seppellire
in città (2): e si troverebbe nei limiti delle distanze de’ ci-
miteri romani, i più lontani dei quali, dal primitivo recinto
di Servio Tullio, non vanno oltre il terzo miglio (milliario
secundo vel tertio ab Urbe) (3).

II. — Il Baluzio, biografo di Innocenzo III (4) (quando
questo pontefice, venuto in Rieti nel 1198 (5), riportò le
reliquie dei SS. martiri dalla chiesa di S. Giovanni al luogo
primitivo dove la chiesa antichissima era stata distrutta dai
langobardi (580) (6)), dice che il papa collocò dette reliquie
nel sotterraneo della chiesa. Questa poi era proprio allora
sorta nuovamente dalle rovine (7) dopo un’altra devastazione,
fatta da Ruggero di Puglia (1149) (8).

Orbene, non credo che il sotterraneo potesse esser co-
struito allora la prima volta con la chiesa, perche il biografo
parla si della costruzione di questa, ma non del sotterraneo ;
nè credo che questo fosse ricostruito, sia perchè non è proba-
bile che fino ai sotterranei si giungesse a distruggere, sia

(1) ARMELLINI, Gli antichi Cimiteri Cristiani, Cap. 3, pag. 94-95.

(2) Questa era la legge promulgata dai decemviri e rinnovata e confermata più
volte: Hominem mortuum in Urbe ne sepelito neve urito. Digest. XLVII, 12, 3, 8 5.
(3) ARMELLINI, Gli antichi cimiteri di Roma e di Italia, Cap. III, pag. 72.

(4) Presso il MURATORI, Rer. Italic., tom. III, par. I. coll. 488, num. 15.

(5) MURATORI, Op. cit.

(6) PAOLO DIACONO, De Gestib. Longov., lib. 2, cap. 3. S. Greg. M., Dial, lib. 3
cap. 38.

(7) MABILLON, Annal. Ben., lib. III.

(8) BALUZIO presso MURATORI, Op. cit. — Cronachetta, Reatina nel Cod. Vatic.
n. 994 pubblicata dal GALLETTI. — MURATORI, Annali d’Italia, an. 1151.

,
DI UN ANTICO CIMITERO IN RIETI, ECC. T

perché quel biografo dice che le reliquie furono tolte dalla
antica cripta della rinnovata chiesa di S. Giovanni, la quale
avea subito anch'essa la devastazione. Quindi, se, distrutta
dal normanno la chiesa, rimase la cripta di S. Giovanni,
perche, distrutta la chiesa di S. Eleuterio, non poté rima-
nerne il sotterraneo?

Ma, finalmente, dato pure che dopo la devastazione nor-
manna non esistesse piü né chiesa né sotterraneo, questo, ció
non ostante, prima de' Langobardi giudico dovesse esistere.
Difatti sappiamo che i Reatini, dopo la invasione di que' bar-
bari, trasportarono in Rieti i corpi dei nostri martiri (1).
Or non già dalla chiesa, poiché questa era stata distrutta:
dunque dal sotterraneo (di cui parla il citato biografo) che
per conseguenza fu sempre risparmiato.

E se è così, dovea forse tal cripta racchiudere origina-
riamente i soli corpi di Eleuterio ed Auzia?

Parmi, che dopo quanto dicemmo nel numero primo, ció
debba escludersi: ma veniamo ai motivi particolari, agli
oggetti da me rinvenuti.

Prima, per importanza, presentasi la seguente lapide,
dove si vede figurata un'ascia. :

i: m Eres

(1) La relazione trovasi scritta in appendice alla leggenda (Archiv. Capit.,
Scrin. IV, Armadio V, lett. C). Basta riportare queste parole: Episcopus et cives Rea-
tini, confidentes in Domino, qui sperantes in se minime derelinquit, praedictorum
sanctorum corpora in Ecclesia 0. Joannis Evangelistae ...... in cripta scilicet
ipsius Ecclesiae subterranea, cum reverentia, collocarunt.
8 V. BOSCHI

L'ascia fossoria è tracciata nettamente: il nome Marcus
indica dunque il fossore, segnato con negligenza, ma pur
con sufficiente chiarezza, da non doverlo credere posteriore
al terzo secolo.

Né si faccia difficoltà che il terreno non si offrisse idoneo
alle escavazioni, e molto meno a gallerie, a motivo che a uno
o due metri di profondità si trovi il travertino. Che cosa sono
le arenarie romane se non cunicoli aperti per estrarvi an-
che il tufo litoide (saxum rubrum) durissimo, a uso di fab-
bricazione? Questi cunicoli, non di rado, benchè scavati in
gran parte dai pagani a quell'unico scopo, si trovano anche
nell’ambito delle aree cimiteriali fondate dai cristiani, onde
sono anche detti arenarie cimiteriali. Così, per esempio, leg-
gesi che Lucina seppelliva 2» arenaria praedii sui. Di cunicoli
praticati nel travertino mi forni la conferma un abitante quivi
presso, tra la chiesa e la fonte di S. Éleuterio. Mi disse,
infatti, che lavorando, due anni fa, per estrarre il travertino,
trovò questo tagliato a picco con opera muraria ad esso ade-
rente, dove era infissa una iscrizione che egli mandò in pezzi.

Nemmeno si faccia difficoltà che altrove il terreno, qua
e là friabile, non si adatti a gallerie sotterranee. La maggior
parte delle escavazioni cimiteriali romane sono praticate, sia
nel tufo granulare (pozzolana), sia entro gli strati d’ argilla
fluviale, di natura così friabile (come i cimiteri di Traste-
vere, e quello di S. Valentino sulla via Flaminia), che per
impedire il franamento occorrevano continue costruzioni mu-
rarie (1). Per questo il fossore, l'ufficio del quale era di pra-
ticar le gallerie, scavare i loculi e seppellire i morti, chia-
mavasi anche coementarius, muratore (2). Nel caso nostro poi
l’ascia fossoria chiaramente presenta dall'una delle bande la.
forma di martello, come per servire al duplice ufficio del
fossore e del muratore.

(1) ARMELLINI, Gli Antichi cimiteri di Roma e d’Italia, Part. IT, Cap. II, pag. 55.
(2) DE Rossi, Rom Sotterr., Tom. III, pag. 543. DI UN ANTICO CIMITERO IN RIETI, ECC. 9

Il mio lavoro tende ad eccitare a fare dei saggi per
iscoprire gallerie e cunicoli nella campagna, anche perchè
è tradizione fra i contadini dei dintorni (pur prescindendo
dal fatto suaccennato), che nel tratto da S. Eleuterio alla
insenatura della campagna verso il villino del signor Fran-
cesco Rosati, esistano di tali cunicoli tante volte scoperti a
caso nel lavorare la terra.

E non è necessario trovar lunghe gallerie o grandi
estensioni di terreno adibito a escavazioni cimiteriali.

Queste infatti non mai si estendevano oltre i confini
del praedium privatum e mai invadevano il sottosuolo della
strada o del praedium publicum; quindi erano limitate. Se
in Roma vediamo una rete immensa di cimiteri, ciò é da
attribuirsi ai melti privati, i quali, come dicemmo sopra,
cedevano a tal uopo i loro predî; per questo essa rete
non è continua, anzi è interrotta spessissimo.

begue al frammento indicato nella fig. 1 un frammento
in due pezzi:

Fig. 2.

La forma dei caratteri, irregolarissima e scalpellata an-
che colla massima trascuratezza, il largo margine che si
suppone anche sopra le lettere, i numeri romani, molto più
piccoli di quelle, e segnati alla rinfusa senza anche un lon-
tano concatenamento colle lettere superiori, m' inducono a
credere che nell’ intero marmo (fra il terzo e quarto secolo),
3p

10

il quale
il nome
Di cosiffatte pietre, del resto, se ne sono trovate nei
cristiani cimiteri. La numerazione poi, cosi isolata, con ogni
probabilità potrebbe indicare l ordine del loculo.

Il terzo frammento é pure in due pezzi:

ipt

yu.
SUUM".

V. BOSCHI

dovea chiudere il loculo, non si leggesse altro che
Leontius, o Leontia.

Il monogramma di Cristo é splendido ed
ha superiormente un anello quasi alluda a
un oggetto pendente dal collo. Il frammento
potrà collocarsi fra il terzo e quarto secolo,
perché, sebbene Ila. paleografia sia contorta,
pur non ostante la rastrematura delle lettere
è ancora ben marcata e regolare ne’ suoi
motivi principali; vi si legge: Innocentius.

Il quarto frammento (V. fig. n. 4) ci pre-
senta un cerchio graffito, simbolo cristiano,
poiché allude alla vita eterna: il segno che
vi si scorge in mezzo potrebbe accennare
alla colomba, cosi frequente nei primi secoli.

I caratteri sufficientemente regolari, po-
tranno risalire al secolo terzo.

Il quinto frammento (V. fig. n. 5) è in
sette pezzi, e ci offre una iscrizione che
ritengo cristiana, sulla fine del secondo o sul

teas ir DIVO

DI UN ANTICO CIMITERO IN RIETI, ECC. 11

principio del terzo secolo. ll marmo su cui scolpita è molto
tenue, a&differenza di tutte le altre iscrizioni pagane ritro-

Fig. 5.

vate sul luogo e nei luoghi cireostanti (come vedremo);
le quali, per il loro spessore e la loro conformazione, chia-
ramente indicano che dovean essere infisse a fior di terra
nell'aperto: è pure tagliata in modo, da potersi incastrare
in qualche opera muraria.

Se non vi si riscontrano i distintivi delle lapidi cristiane,
è anche vero che molte lapidi si sono trovate nei cimiteri
cristiani, senza distintivi di sorta.

Sappiamo poi che le lapidi pagane soleano essere prece-
dute dalla nota dedica D. M. (dis manibus), che qui assoluta-
mente manca. Né é da passare sotto silenzio la espressione
non molto frequente nelle iscrizioni pagane, cum quo vicit,
preceduta anche dall altra marito suo, le quali ultime parole
12 V. BOSCHI

manifestano un affetto molto più sentito di quello che solea
dimostrarsi fra pagani.

Seguono frammenti incerti che riporterò più sotto. Ma
non sono da passare inosservati i vasi fittili che rimangono
in archivio (e chi sa quanti sono andati dispersi); cioè, due
orciuoli che probabilmente dovevano racchiudere i balsami,
onde fino al quinto secolo fu consuetudine di aspergere i corpi
dei cristiani e che denotavano la resurrezione del corpo
incorruttibile (1), e quattro lucerne, solite a murarsi presso i

loculi, e simboleggianti Cristo che è la luce del mondo (2).

Oltre a ciò non credo fuor di proposito, a conferma in-
diretta del mio asserto, la tradizione antichissima dei Rea-
tini, sol da pochi anni interrotta, di radunarsi a merendare,
nel di festivo di S. Eleuterio, presso l'antica chiesa.

Risulta infatti dalla storia de’ cimiteri cristiani che i fe-
deli eran soliti celebrare conviti specialmente sopra le tombe
dei martiri (3) e degli altri defunti (4) e di imbandirli per
ordinario a poveri: il convito si chiamava agape perchè una
delle forme più consuete di cristiana carità (5), ed anche
refrigerium, alludendo al soccorso che: si recava ai biso-
gnosi (6).

Fino al secolo decimosesto si mantenne in Roma la tra-
dizione, risalente ai primi secoli, di raccogliere i poveri presso
la basilica e il sepolcro di S. Pietro (7), e due volte la set-
timana (8) si dispensavano pane e vino a duemila mendi-
canti. Se pertanto questo solo fatto potrebbe dar fondamento

(1) ARMELLINI, Il Cimitero di S. Agnese sulla Via Nomentana, pag. 351.

(2) PRUDENZIO, Carmina Cathem., V. 17, in un inno intitolato: ad incensum
lucernae. — DE RossI, Bollett. Arch. Crist., 1867, p. 14, 15.

(3) S. PAOLINO NOLANO, Ep. XIII, IL

(4) DE RossI, Roma sotterr., III, pag. 50 e seg

g.

(5) TERTULLIANO, Apolog. C. 39 coena nostra ...... vocatum yn id quod
dilectio penes Graecos est.

(6) Ivi inopes refrigerio isto juvamus.

(7) DE WAAL, I luoghi pii sul territorio Vaticano, pag. 58 e segg.

(8 AMYDENO, De piet. rom., 461, c. 8. DI UN ANTICO CIMITERO IN RIETI, ECC. 13

per risalire colla tradizione alla esistenza d’un antico ci-
mitero presso la basilica di S. Pietro, che realmente esi-
steva, ce lo darà anche il fatto delle annuali agapi reatine
protratte fino a noi.

Ed ora segue una lapide, secondo il mio debole parere,
di grandissima importanza; perchè, mentre ribadisce I opi-
nione d’un cimitero cristiano, ad essa anteriore, è induzione
solida a ritenere che fin dal secolo V,.presso i corpi dei
5.5. Eleuterio ed Anzia sorgesse una Basilica.

La iscrizione, in otto pezzi, è quella della figura n. 6.
Credo si possa leggere: MARTA, RECOSCIT (requiescit) IN
PACE QUAE BIXIT (vixit) ANNOS VIII.

AES
Fig.

c

Essa presenta un misto di lettere romane e greche,
corsive e maiuscole, cosi irregolari e capricciose, da rife-
rirle unicamente all’epoca del completo sfacelo della romana
cultura; cioè, più propriamente, alla prima metà del quinto
secolo.

Dice il De Rossi che fra il 3753 e il 400 il numero degli
epitaffi sotterranei discende a un terzo contro due terzi non
sotterranei, e che verso il 410 non v'ha più indizio di tali
lapidi sotterranee.

à
14 _V. BOSCHI

Dov’ eran dunque sepolti i cadaveri? Ce lo dice il Gar-
rucci: Negli atrii delle basiliche, come melle cappelle davasi
luogo ai sepolcri o sarcofaghi, che solevano essere fregiati di
sacre storie in bassorilievi (1). E come dei sarcofaghi, così
dicasi pure di semplici iscrizioni lapidarie, secondo che tutti
gli archeologi sostengono.

Nel secolo quinto dovea dunque esser già sorta la basi-
lica, diversa dalla. basilicula, o memoria, che fin dai secoli
delle persecuzioni soleano i cristiani erigere sopra i corpi
dei martiri (detta perciò basilica ad corpus) angusta e sot-
terranea (2).

La basilica superiore dovea ritrovarsi non lungi dalla
minore, anzi (per le ragioni addotte contro l'opinione della
Cronaca Vivariense) nell ambito dell’antico praedium priva-
tum, che perciò cambió il nome di Urbaniano nell'altro di
5. Eleuterio. Per una o più scale, dette catabaticum (descen-
sus), dovea ritrovarsi la comunicazione tra la basilica supe-
riore e il sotterraneo (3).

La basilica superiore non avrà certamente posseduti in
principio nè ornamenti nè marmi pregevoli, appunto per la
infelicità dei tempi; quando, cioè, l'Italia era lasciata quasi
in abbandono dagli imperatori e preda dei barbari Alarico,
Attila, Genserico, Odoacre e Teodorico. Ma sotto questo re
degli Ostrogoti (484) l’Italia respirò, anzi potè attendere alle
opere della pace fino al 536, nel quale anno incominciò la
guerra gotica di Vitige e di Totila coi greci Belisario e
Narsete (536-554).

In que’ tempi di relativa calma, i quali corrono dal 484
al 536, Rieti apparteneva ancora alla provincia Valeria (se-
condo la divisione delle imperiali provincie fatta da Adriano
e la successiva riforma di Diocleziano e Costantino); anzi vi

(1) GARRUCCI, Arte cristiana, lib. I, part. I, cap. 5.
(2) DE Rossi, Roma sotterr., tit. I, pag. 218, 219.
(3) DE Rossi, Roma sotterr., tit. III, pag. 421.

p ue DI UN ANTICO CIMITERO IN RIETI, ECC. 15

rimase fino al 584, nel qual tempo Autari, re de’ lingobardi ,
aggregò Rieti, retta da un Gastaldo, al ducato spoletino (1).
Ricordiamo a questo proposito ciò che ci narra S. Gregorio
M. (2), che S. Equizio fu fondatore di molti monasteri nella
provincia Valeria e soggiunge: era conosciutissimo da Albino,
vescovo di Rieti.

Or S. Equizio mori nel 540, e sappiamo che dopo di lui
gli unici monasteri che si fabbricarono sono stati di Benedet-
tini; primo fra tutti il monastero di Farfa, eretto nel 564.
se pertanto 5S. Equizio era conosciutissimo dal vescovo
Albino, é segno che dimoró a lungo a Rieti e che con ogni
probabilità fu egli il fondatore di quel monastero che S. Gre-
gorio dice iurta Reatinae Urbis moenia constituti (3) (e che
non puó essere altro da quello di S. Eleuterio).

Stando così le cose, è molto facile che, in quegli anni
di pace (484-536), la chiesa di S. Eleuterio fosse ingrandita
e abbellita. Imperocchè non può supporsi che S. Equizio
(istitutore dei monaci Equiziani, tra i quali emerge l'abate .
5. Stefano reatino) (4) costruendo un monastero, alla chiesa
annesso, non ponesse cura, coadiuvato dalla pietà dei fedeli,
di rendere la povera basilica degna dei gloriosi martiri.
Questo ci dicono i tronchi di colonne e i capitelli e le basi
di più antichi edificii (rinvenuti nella demolizione della chie-
sa), che dovevano servire di decorazione, conforme a quanto
si fece allora da per tutto in Italia, massime in Roma. L’es-
sersi poi trovati da me in archivio, insieme ai frammenti
di lapidi cristiane, frammenti pagani, e anche il rinveni-
mento di altri frammenti di lapidi pagane copiate dal cano-
nico Palmegiani, durante i primi scavi per il camposanto

4

(1) MURATORI, A. I. S., Tom. 9, Coll. 190,

(2) GREG. M., Lib. 5, cap-4, Dialog: Vir sanctissimus Equitius nomine in Vale-
riae provinciae partibus ...... multorum Monasteriorum pater extitit.... Bene
wnc reverendissimus vir Albinus Reatinae antistes Ecclesiae cognovit.

(3) GREG. M., Op. cit.

(4) Homel. in Evang., lib. II Tom. XXXV, n. 8.
16 V. BOSCHI

1859), e anche prima (1821) dimostrano che queste servi-
rono di materiale o di pavimento alla chiesa forse fin dal
tempo di S. Equizio. Né sarebbe il primo caso: poichè la-
pidi pagane si son rinvenute anche nella antichissima chiesa
del martire Vittorino presso Amiterno (1).

E nemmeno fu cosa ardua trovare quanto potesse ser-
vire, sia di materiale, sia di decorazione alla chiesa; poiché
i colli circostanti, che assunsero anch'essi il nome di S. Eleu-
terio, erano popolati di ville romane, (allora certamente in
rovina o abbandonate) come ce lo indicano i ruderi che ri-
mangono presso le ville del signor Ciaramelletti, dell' avvo-
cato Rossi, del canonico Marinelli e le possessioni del si-
gnor Mazzilli.

Riporterò intanto, a maggiore illustrazione: 1.° i fram-
menti da me rinvenuti nell'Archivio Capitolare; 2.° le lapidi
già copiate dal Palmegiani e ora smarrite tranne la lapide che
sì conserva nei magazzini della Cattedrale; 3.° due iscrizioni
rinvenute da me nella villa Ricci, riportate nelle Memorie sto-
riche di Rieti (2) e scoperte già nel 1773, ma delle quali si
ignorava la ulteriore esistenza, e che possono indirettamente
confermare come da quei dintorni fossero telte pure le altre,
notate nei numeri 1° e 2°, tanto più che tutte presentano la
forma di lapidi infisse a fior di terra.

1° — Frammenti rinvenuti in Archivio: a) (V. fig. 7) Vi
si legge: SATURNInae MANLIus DAPHINus CONIUgi CA-
RISSImae.

Il Micheli dice che parte del frammento fu scavata a
S. Eleuterio nel 1821, ma la riporta così:

SATVRI
MANLI
APHIN

(1) ARMELLINI, Gli antichi cimiteri di Roma e d’Italia, part. 5, pag. 088.
(2) Memorie storiche della città di Rieti, Vol. I, app. X, p. 758. An

DI UN ANTICO CIMITERO IN RIETI, ECC. 17

Il Palmegiani ha riferito, indipendente dal primo, l’altro
frammento leggendo: PRI . CONIVGI . CARISS. quasi non

avesse che fare col primo. Le prime tre lettere poi: PRI.
sono arbitrarie (1).
b)

LLL

Palmegiani vi lesse FEL, ma non so perchè: difatti il
termine della prima asta non lo indica affatto. E stata poi
riportata in questa forma (2):

L

F
C

^ )

i e

(1) Memorie Storiche, etc., Vol. I, app. X, p. 159, 160.
(2) Memorie Storiche, etc., Vol. I, Cap. X, p. 159.
H
*
*
$
*
pt
î
‘de.
4
z

18 V. BOSCHI
c)
C O niugi
9634 X IT
d)
cumi QVO VI lit

di IEBVS . VII (sii et
su IS FECI i

Palmegiani ritiene che le due ultime appartengano allo
stesso titolo; ma io credo di no: 1.° perché non si può sup-
plire, come egli vuole, NS con mensibus, essendovi dopo
IS un gran margine; 2.° perché il QVA mi sembra accenni
a quatuor e questo non può riferirsi a mensibus, che sta-
rebbe tanto discosto; 3.° perché forse non avvertiva che
l iscrizione segue con le tre lettere molto corrose OOL ? (1).

Seguono altri insignificanti frammenti che tralascio per
brevità.

2. — Iscrizioni copiate dal canonico Palmegiani. La se-
guente lapide fu scoperta nel pavimento della Tribuna di
S. Eleuterio. Essa è di travertino e conservasi nei magaz-
zini del Capitolo della cattedrale.

(1) Ivi, Vol. I, Cap. X, pag. 160,
DI UN ANTICO CIMITERO IN RIETI, ECC. 19

S
T . ANCHARENV

S
SABINV
MATRI

E
ANCHARENA

E
T.L. DONATA
T . ANCHAREN

^
O.L. XANHVS
IN.F.P.XX.AGRO.XX

b NAEVIAE |: O * LIB *
ANTIPATRAE (Scoperta pure nel 21).

c) POSTERISQ © S
FECERVNT (Scoperta nel 21).

d) FONTEIA-O-
GNOME

e) PVBLICVM * DECRET
EX PECVNIA : PVBLI CA PO
TVS © V: C- PRAEF - VRBI PA (Scoperta nel
1859. Nessuna però di queste si ritrova) (1).

(1) Ivi, vol. I, cap. X, pag. 159, 160, 170.
20 V. BOSCHI
5. — Iscrizioni della villa Ricci, già Sonanzi e quindi An-
gelotti ;
D. M. D. M.
ISIADI MARCIAE ISIADI
EVTRA PATRONAE
PELVS DE SE BENEMERITAE
CONIVGI FECIT
BENEMERENTI A. MARCIVS SYNER
FECIT LIB.

Il conte Riccio Maria Ricci le ha fatte collocare testè
nel suo palazzo.

III. — Ora venendo a parlare delle reliquie dei SS. mar-
tiri Eleuterio ed Anzia, dirò che i corpi de’ nostri martiri
rimasero in venerazione nella chiesa loro dedicata fino al-
l’anno 580, data della invasione dei langobardi che, entrati
nella provincia Valeria, distrussero, prima d’ogni altro, chiesa
e monastero (1), e trucidarono i monaci (2). Il terrore dei
Reatini durò a lungo anche dopo che i langobardi si furono
ritirati, e, nell interesse di possedere fra loro mura i corpi
di que' Santi, recatisi sul luogo della distrutta chiesa, tra-
sportarono i sacri corpi nella cripta della chiesa di S. Gio-
vanni Evangelista, detta 7. Statua, dal simulacro di Rea
che fronteggiava la chiesa. Intanto, propagatosi il culto
dei nostri due martiri, piccola parte delle loro relique fu
dal vescovo Dodone, nel 1170, posta sotto l'altar maggiore
della chiesa di S. Vittorino, presso Amiterno (3).

(1) PAOLO DIac., De Gest. Longobar., lib. II, cap. III,. S. GREG. M., Dial. lib. 3,
cap. 38. MABILLON, Ann. Ben., lib. 6, $ 62.

(2) S. GREG. Maa. Dial. lib. I, c. 4.

(3) MARONI, De Ecclesia et Episcopis Reat., 8 32. DI UN ANTICO CIMITERO IN RIETI, ECC. 21

Una seconda distruzione era però toccata alle riedificate
chiese di S. Eleuterio e di S. Giovanni, da parte di Ruggero,
duca di Puglia, nel 1149 (1) ma, dalla quale, per opera spe-
cialmente di Dodone vescovo, esse chiese erano risorte, quando
nel 1198 papa Innocenzo III venuto a Rieti (2) volle si ri-
cercassero nella antica cripta di S. Giovanni i sacri corpi.

Questi, infatti, furono ritrovati all’ indizio d’una imma-
gine antica, in atto di accennare col dito.

Allora il pontefice, lasciata parte dei corpi nella chiesa
di S. Giovanni dentro una nuova cripta, edificata a spese d’ un
devoto cittadino, e nella quale Innocenzo fece erigere un
altare di magnifica scultura, recò l'altra parte nel sotter-
terraneo della chiesa di S. Eleuterio (3).

Pare però che il luogo preciso dove riposavano nella
chiesa le sante reliquie, coll andar del tempo non si cono-
scesse più; poichè nel 1562, alcuni cercatori di tesori, rom-
pendo in più parti il pavimento della chiesa, impensata-
mente scoprirono l' urna di pietra che chiudeva le ossa dei
Santi, le quali furono dai Reatini processionalmente traspor-
tate, il 18 aprile, in Cattedrale (4).

Nell’ urna di pietra fu trovata una lamina di piombo
che ora, rotta in due parti, si conserva dentro l' urna che
chiude le ossa di S. Eleuterio e dice cosi:

+ IN NOIE DNI AM . ANNO DNI ICAN. M.C.XCVIII
MS AVG DIE XIII TPIB INOC PP III IN IPO ASSISTETE
«I CIVIT REAT HIC REOITA S OSSA S M ELEVTH
> ANT MEI I PSE T DNI SO FR PRI CAD TT S PRAX
> MAG PET DINC CAD S MARI VIA LATA

> ADHIN EPI REAT Q REPTAS SVB HOC

(1) Cronach. Reat. nel Cod. Vatic., n. 994. ABATE USPERGENS. Cron. — MURA-
TORI, Annali, sotto l'anno 115.

(2) Vedi BALUZIO presso MURATORI, Rer. Italic., tom. 3, 8 1, coll. 488.

(3) BALUZIO presso MURATORI, ivi.

(4) Istrumento della traslazione pubblicato dai Bollandisti sotto il giorno 18
Aprile. Vedi LATINI, ?ns.
29 V. BOSCHI

ALTARI SIC ATIQVVS REPT TIT ' HISTOR > FAMA
PVBLICA INDICAVIT PETRO Q DEO POSTELLANO
ARCHIEP PSETE: Anno Dominicae Incarnationis MCXCVIII
Mense Augusti, die XIII, temporibus. Innocentii Papae III, ipso
assistente in civitate reatina, hic recondita sunt ossa Santorum
Martirum Eleutherii et Antiae matris eius in praesentia Domini
Sofredi Presb. tit. S. Praxedis et Magistri Petri Diaconi Card.
S. Mariae in Via Lata, et Adenulphi Episcopi Reatini, quae
reposita sunt sub hoc altari, sicut antiquus vepostus titulus, hi-
storia, et fama publica indicavit, Petro quondam | Campostellano

Archiepiscopo praesente.

Le reliquie dei santi, nell urna di pietra dovevan essere
accuratamente separate, dappoiché nelle singole elegantis-
sime urne d'ebano che si conservano in cattedrale e che
risalgono al secolo decimosettimo, havvi tra le reliquie di S.
Eleuterio una piccola pietra quadrata, nella quale, con carat-
teri: identici di forma a quelli della laminetta di piombo,
sono impresse le seguenti parole:

HECSVNT OS
DUE Sd BE
VTHERII
MARTIRIS

e tra le reliquie di S. Anzia esiste una consimile pietra;

OSSA HEC:S
SCZE-ANTIZE
MATRIS:SCI-ELE
VTERII

Or è chiaro che la paleografia di queste tre iscrizioni
ci riporta al secolo dodicesimo; poiché vi si vedono le let-
DI UN ANTICO CIMITERO IN RIETI, ECG. 23

tere romane volgersi verso la forma gotica. Quindi nel se-
colo decimosettimo non fu d'uopo separare le ossa de’ due
martiri. -

E ciò vien confermato dall'altro fatto della invenzione
delle reliquie avvenuta il 16 febbraio 1597 nella cripta di
S. Giovanni (1). Infatti Antonino Fabbris, rettore ed arci
prete di quella ex-collegiata, trovò pure una cassa di pietra
simile all'altra con sopravi una iscrizione che più non esiste
ma dove dicevasi non corpora, sibbene Reliquiae: dentro
conservavansi due urnette di piombo larghe un 25 cent. e lun-
ghe cent. 21. Nel coperchio di una leggevasi: REL'S'ELEV-
TERII; dell'altra REL'S'ANTIE. Non so perché ora queste
lettere che il canonico Latini riporta e che dichiara della
stessa forma delle suaccennate, non si riscontrino piü nelle
urnette. Forse al tempo d'una loro ricognizione fatta. da
mons. Guinigi nel 1721, e poi da mons. Ferretti nel 1777,
e finalmente dall’ arcidiacono Alessandro Ciocchi per de-
putazione di mons. Curoli nel 1840, esse urne subirono qual-
che mutamento, anche nel coperchio. Quel che è certo, si
è che la cassettina di piombo, chiudente le ossa di S. Anzia,
oggi misura la lunghezza di 25 cent. ed è larga 12 cent.

Nel 1824, facendosi uno scavo presso la chiesa di S. Eleu-
terio, fu rinvenuta una pietra lunga circa un metro e larga
27 cent. colla seguente iscrizione:

Fig. 8.

La forma dei caratteri, la parola reliquiae e non corpora,

(1) Il Documento é riferito dai Bollandisti. Vedi LATINI, ms.
24 V. BOSCHI

come fu pure trovato nel coperchio della cassa di S. Gio-
vanni, dichiarano all'evidenza che questa pietra appartenne
alla eassa, dove Innocenzo III collocó separatamente le reli-
quie de' santi.

Che se tanta cura fu posta nel secolo dodicesimo nel sepa-
rare e dichiarare le dette reliquie, non minore dobbiamo cre-
dere se ne avesse al tempo della seconda traslazione (da S.
Eleuterio a S. Giovanni, sec. settimo); altrimenti, coi mezzi
scarsi di riconoscimento, onde potevano disporre i periti del sec.
dodicesimo, non si capisce come si dovesse porre tanta cura
nel collocarle in cassettine diverse, così a S. Giovanni, come
a S. Eleuterio, al tempo di Innocenzo III. Ed eguale accu-
ratezza, anzi più grande, se fosse stato possibile, si sarà
avuta nella prima traslazione (da Roma a Rieti nel secondo
sec.); e quando fu edificata per la prima volta la chiesa
(sec. quinto) e quando questa venne ampliata ed abbellita
al tempo di S. Equizio (sec. sesto) (1).

Che anzi io credo di aver ritrovato nell'Archivio Capi-
tolare, tra gli altri frammenti, un
pezzo di sarcofago che dovea chiu-
dere i soli resti mortali di S. Anzia
e che non può se non risalire al sec. VI,
pochi anni prima della invasione lan-
gobarda, risultando storicamente che
dopo quell’ epoca i corpi de’ nostri
santi vennero trasportati a S. Gio-
vanni (V. fig. 9).

(1) BOLDETTI, Osservaz. sopra i cimiteri, pag. 392 e segg. e PRUDENZIO, Hymn.
in exeq. defunct. canta:
Hinc maxima cura sepulcris
impeditur; hinc resolutos
honor ultimus accipit artus
et funeris ambitus ornat. DI UN ANTICO CIMITERO IN RIETI, ECC. 95

L’accenno superiore d'ornato è della maniera bizantina,
come se ne trovano molteplici esempî nelle chiese dei sec. se-
sto, settimo e ottavo.

È chiaro che, nella seconda linea delle lettere, altre non
ne precedono, poichè la traccia della croce è abbastanza
visibile. Inoltre non mi par dubbio che quelle lettere dicano
proprio Antia. Nella prima linea poi o dovrà supplirsi il
principio delle lettere così; LN _NOmine Domini Amen: oppure
con miglior ragione, dovendo l'iscrizione estendersi per la
lunghezza del sarcofago, si sarà letto: Im Nomine Patris, et
Filü et Spiritus Sancti. Infatti nei secoli sesto e settimo non
sono infrequenti le iscrizioni che principiano in questo modo.
Un esempio ce lo fornisce l Armellini il quale, in un fram-
mento d'iscrizione, dedicata a S. Decoroso (sec. settimo), oc-
correndo le sole parole S. P. S. S. C. I, (spiritus sancti) so-
stiene che dovean precedere le suaccennate (1).

VI. — Finalmente accenneremo alle vicende della Chiesa
di S. Eleuterio dall'età di S. Equizio ai di nostri.

Dicemmo che nel 580 i langobardi irruppero nella pro-
vincia Valeria.e distrussero chiesa e monastero.

Quando risorsero l'uno e l'altra?

Precisamente non si sa: questo é certo che la gente
langobarda si rivolse tutta dall'arianesimo al cattolicismo
quando il re Grimoaldo, nel 662, si converti. Allora nei re
e nei duchi langobardi si destó un nobile zelo nell edificar
chiese e conventi. Allora forse risorsero pure la chiesa e il
monastero di S. Eleuterio.

Ad ogni modo, esiste un istrumento del 747 (2) nel

quale si fa noto che Liutprando risiedé per alcuni giorni

(1) ARMELLINI, Gli Antichi Cimiteri di Roma e d'Italia, Part. V, pag. 696.
(3) Registro Farfense, n. XXXV.

Sd

Wee n I dm

me

i
26 V. BOSCHI

nell’abitazione di S. Eleuterio. Dunque il monastero già era
stato rifatto; e a più forte ragione anche la chiesa.

Non vi furono vicende notabili fino al mille.

Fra il 1023 e il 1122 venne soppresso il monastero di
S. Eleuterio: ne furono causa le prepotenze de’ duchi, baroni,
marchesi, conti, in quel periodo di lotta fra la chiesa e l’im-
pero: perocchè gli imperatori di Germania, a far proseliti
contro il papato, davano e toglievano, come loro talentava,
i beni della chiesa.

Così noi troviamo che la proprietà del monastero e della
chiesa, nel 1122, apparteneva ancora a tal conte Sinibaldo,
il quale però, nel luglio di quell’anno, ne fece solenne resti-
tuzione nelle mani del vescovo Dodone, dichiarando che i
prebendarî e i rettori di S. Eleuterio dovessero per lavve-
nire istituirsi dai rettori dell'episcopato di S. Maria in Rieti.
E questo ci apprende come fin da quell'epoca i monaci
avessero abbandonato la loro dimora antica.

L'istromento fu redatto in Castel Balbiano, di cui tut-
tora si scorgono i ruderi sul monte che fronteggia le Ca-
sette (1l).

Ed ecco che Ruggero di Puglia, nel 1149, essendo an-
cora vescovo di Rieti Dodone, invase lagro reatino, cinse
di lungo assedio, e prese e distrusse la città, sì che non vi
rimase che un mucchio di rovine.

Egual sorte, anche prima, cioè durante l’assedio, era
toccata al monastero e alla chiesa di S. Eleuterio (2).

La città in breve risorse dalle sue rovine e così pure
la chiesa di S. Eleuterio. Del monastero non si fa più parola.
Nel 1198 Innocenzo III venne a Rieti con la sua corte (3);
e nello stesso anno, dopo fatta la traslazione dei corpi dei
martiri (come nel cap. antecedente), consacrò la chiesa di

(1) Arch. Cath. Reat., Arm. VI, Fasc. D., n. 1.

(2) Cronachetta Reatin. nel Cod. Vaticano, n. 994. — MURATORI sotto l'anno 1151.
Annali d’Italia, :

(3) MURATORI, Scrip. Rerum Italic., tom, III, 8 12, coll. 488. DI UN ANTICO CIMITERO IN RIETI, ECC. 27

S. Eleuterio e di S. Giovanni în Statua. — Si luna, che.
l’altra furono erette a collegiata con 12 canonici e un abate;
ma non si sa da chi: se da Innocenzo III o dal suo succes-
sore Onorio III. Peri la bolla di erezione, ma esiste una
protesta del vescovo reatino col capitolo della cattedrale;
dell’arciprete di S. Giovanni col suo capitolo; dell’ arciprete
di S. Rufo col suo capitolo; e in particolare del capitolo di
5. Eleuterio, contro un tal Matteo podestà reatino, che voleva
invadere i beni ecclesiastici, in data del 1223, anno settimo
del Pontificato di Onorio III e terzo dell'impresa di Fede-
rico II (1).

Così le cose rimasero fino al 1506. Ma già da molti anni
l'uffieiatura della chiesa lasciava molto a desiderare: ai ca-
nonici rincresceva di dover uscire da Rieti per recarsi alla
loro chiesa, e si venne a un punto che Lorenzo de Coscia-
riis, romano, nell'anno 1493 rinunciò la sua badia nelle mani
di papa Innocenzo VIII.

Allora si mossero i canonici della cattedrale, perchè
stante la scarsezza delle prebende del duomo, la rinunziata
Abbadia fosse unita perpetuamente alla mensa capitolare.

Giulio II con bolla che incomincia « Ad exequendum »
sotto l’anno 1506, decretò la perpetua annessione.

Il Capitolo mantenne sempre il culto nella chiesa e un
decreto capitolare, in data 25 ottobre 1577, stabili che una
o due volte la settimana si celebrasse la messa a carico della
mensa capitolare. Celebravansi pure la festa di S. Eleuterio
e l'anniversario della consacrazione del tempio: la prima
cadeva addi 18 aprile, la seconda addi 19 agosto.

Così si durò fino al 1839. Ed ora cedo il luogo all’ illustre
canonico Carlo Latini, il quale così scrive nell’anno 1840:

« Mons. Bartolomeo Orsi, vigilantissimo Delegato Apo-
stolico della Provincia Sabina, e lo zelantissimo Gonfaloniere
March. Basilio Potenziani, determinarono di formare colà il

(1) Arch. Cathed. Reat., Arm. 4, Fascic. 5.
mr i SE de AL ri e AÉccEOROK j m f i
28 V. BOSCHI
pubblico Camposanto: il Capitolo, previo il permesso della

sacra Congregazione, donò il tempio di S. Eleuterio e ven-
dé un fondo contiguo, coll’espressa condizione però che la
nuova chiesa da costruirsi nel Cimitero debba perpetua-
mente portare il titolo di S. Eleuterio e che i Capitolari
possano liberamente ogni di accedervi ad offrir l’ incruento
sacrificio e a celebrarvi altre sacre cerimonie e a solenniz-
zarvi, secondo il costume, le due festività del 18 aprile e
del 19 agosto ».

D. Vincenzo BoscHI.
PER LA STORIA
DELL'ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA

I:

NOTIZIE E DOCUMENTI FINO AL SECOLO XV

L'opera distruggitrice del tempo e, molto più, la trascuranza
e la perfidia degli uomini portarono quasi sempre e dovunque
guasti profondi agli Archivi, decimando o disperdendo pure del
tutto talvolta i materiali preziosi, a cui avrebbe potuto e dovuto
affidarsi la storia nel risalire traverso i secoli passati il cammino
dei popoli.

È noto che le città italiche, quando cominciarono a costituirsi
in liberi reggimenti, provvidero subito con premurosa sollecitudine
alla conservazione delle loro carte, de’ documenti de’ lor privilegî,
di lor franchigie, su cui s'appoggiava, secondo i concetti del di-
ritto pubblico del tempo, la prova legale delle libertà cittadine.
E prima, generalmente, nelle chiese come in luoghi più possibil-
mente sicuri, poi ne’ pubblici palazzi si studiaron riporre quei
preziosi ricordi. Ma, in quel turbinoso, per quanto splendido e
glorioso, periodo che seguì alle democratiche organizzazioni, il
fuoco talvolta, le invasioni nemiche tal’altra, più frequentemente
anche .i furori delle sciagurate rivalità faziose, che squarciarono
per lunga ora il seno delle giovani e fiorenti repubbliche, fo-
mentando il germe delle locali o straniere tirannidi, iniziarono
quel lavoro fatale di distruzione, che non di rado I ignoranza o
la malvagità de’ posteri s’incaricava di compiere.

A colmare que’ vuoti funesti che gli studiosi di antiche me-
30 G. DEGLI AZZI

morie deplorano e a diradare le tenebre folte che avvolgon tut-
tora alcuni periodi della storia paesana, possono per avventura
riuscire di non ispregevol sussidio le indicazioni e i ricordi
de’ materiali che una volta costituivano il tesoro archivistico de’ pa-
dri. Scarso compenso invero alla lamentevole mancanza de’ do-
cumenti, ma non inutile affatto, quando specialmente quegl'in-
ventarî e quegl' indici sien redatti con precisione ed accuralezza,
e più ancora quando risultino opera di persone colle e compe-
tenti, che rivestissero pure un carattere, per dirla con frase del
gergo moderno, ufficiale. Tali sono quelli che per il Comune di
Perugia ho raccolti (1), i quali non pure potran riuscire di qual-
che giovamento, colle notizie che offrono, agli studi storici e di-
plomatici, ma, completati coi ragguagli che posson desumersi, sia
dagli statuti ed altri documenti sincroni, sia dalle cronache e
dalle storie, ci dan modo di ricostruire, pressochè in tutta la sua
consistenza la cospicua suppellettile dell’antico Archivio perugino,
fin al secolo XV, che, come vedremo, nelle rivendicazioni citta-
dinesche contro la tirannide del famigerato abate di Monmaggiore
andò in gran parte disgraziatamente disperso.

Tranne un breve cenno contenuto nello Statuto del 1279 re-
lativamente alla requisizione di alcuni istromenti di pubblico in-
teresse ordinata dal Comune (2), non abbiamo alcuna notizia si-
cura sull’Archivio prima del 1285.

In quest'anno, a di 14 di luglio, essendo Podestà il nobile
Campagnesio Zazzi e Capitano il nobile Guglielmo Burri, il mas-
saro del Comune di Perugia Andrea Bucarelli riceveva in con-
segna da Cellolo di Elimosina, già soprastante de' libri e delle

(1) Gran profitto per queste ricerche trassi da un utilissimo e ricco spoglio
che dell'Archivio Decemvirale era stato fatto dagli egregi consoci conte dott. Vin-
cenzo Ansidei e prof. Luigi Giannantoni, preposti alla Biblioteca e all'Archivio del
Municipio di Perugia, e ad essi mi é caro porgere questo doveroso tributo di grato
animo per le loro dotte e diligenti fatiche.

(2) Lo Statuto latino del 1279 é il più antico che ci rimanga per intiero ; circa
la serie cronologica degli Statuti Perugini vedi in Bollett. della R. Deputaz. di Sto-
ria Patria per VUmbria (vol. IV, fasc. I) la nota ultima alla mia comunicazione:
« Un documento inedito sulla questione della data dello Statuto volgare di Perugia ».

Il cenno cui si allude é la rubr. 44. di esso Statuto: « Qualiter Potestas et Ca-
pitaneus faciant restitui instrumenta, que apparent super Comune occasione . Xe
milium librarum olim impositarum ». PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 31

masserizie del Comune, varie suppellettili, tra cui alcuni registri
pubblici. Dall’ inventario di consegna che, unitamente ad un altro
di oggetti resi al detto massaro dal suo predecessore, ci è tuttora
rimasto (1), apparisce bene scarso il materiale archivistico che
nella Camera del Comune si conservava: poichè, oltre un’ indica-
zione generica di certi libri comunali, custoditi in un apposito
mobile [unum armelium in quo reconduntur libri comunis], son
ricordati. soltanto sei volumi degli statuti, due de’ focolari del
contado, una borsa con 25 carte, un carniere di cuoio con alcune
carte, due quaderni di bandimenti, dieci libri dello stesso conte-
nuto, due altri statuti del Comune e due del popolo, e un registro
degli abitanti del contado di Perugia.

Della costituzione d'un Archivio, propriamente delto, in Pe-
rugia fa memoria, sotto l’anno 1290, il Pellini: nel maggio di
quell’anno — egli narra — « fu fatto un ordine da’ Consigli in
Perugia che si dovesse eleggere (non a sorte, ma a giuditio de’
Consoli et di chiunque più loro fosse piaciuto) un intendente et
prattico Cittadino sotto titolo di Custode de° Registri del Comune
et un notaro, affinchè i privilegi), gl'istromenti, le Riformationi,
i Registri e tutte l’altre scritture pubbliche della città si conser-
vassero fedelmente in un luogo che pure all’ hora si elesse sotto
nome di Archivio, et a ciascuno degli officiali fu assignata pro-
visione di 25 libre di danari l’anno, et da’ Sigg. Consoli ch’erano
all’ hora al governo, fu dato quel carico a Pucciarello di M. Lam-
berto di Porta san Pietro et a Giacomo di Giovanni di Porta Sole
nolaro, con molti capitoli et ordini buoni che per non dar tedio
a' lettori si lasciano » (2).

Difatti nelle Riformanze, per fortuna rimasteci, del 1290, sotto
la data del 6 maggio, si legge che i Consoli e Rettori delle Arti,
ad evitare ulteriori dispersioni di pubblici documenti — di cui sin
allora par non si fosse tenuto il debito conto (solet enim fre-
quenter negligi quod comuniter posidetur) — deliberavano la
nomina d'un apposito officiale e d'un notaio incaricati della cu-

stodia de’ registri, colle modalità sopra accennate. E superfluo os-

(1) È a c. 1 r. e seg. del reg. miscell. 7 (21) Diversorum dell'Archivio Decem-
virale. — Lo riproduciamo nella sua integrità al Docum. I.
(2) PELLINI, St. di Perugia, parte I, pag. 307; e qui appresso al Doc. II.

RM
PROUD - —- P.

39 G. DEGLI AZZI

servare che nella espressione generica di registri si. comprende-
vano tutti gli atti de’ Consigli, de’ sindacati, delle condanne, tutti
gl'istrumenti e tutte l’allre scritture del Comune, che dovean ri-
porsi in luogo sicuro presso la chiesa di S. Domenico, ove poi
furono rinvenute, come vedremo, quando se ne compilò l'inven-
tario che pubblichiamo. A questo tempo già vediamo distinguersi
dal fondo principale dell'archivio una sezione che potremmo dir
giudiziaria, che dovea formarsi cogli atti delle magistrature giu-
dicanti, e specialmente del Podestà, del Capitano e degli officiali
da loro delegati.

Di queste, come di tutte le altre scritture dell’ Archivio, po-
levano darsi copie a chi ne avesse interesse, sotto le debite ga-
ranzie per evitar lo smarrimento degli originali, garanzie che im-
plicavano la responsabilità personale e diretta degli officiali d'ar-
chivio, quando i privali richiedenli non potesser dare idonea cau-
zione. I nuovi eletti poi non si limitavano ad una funzione mera-
mente passiva di conservazione del materiale ad essi affidato, ma
avean altresì una parte attiva non trascurabile, quella, cioè, di
esercitare una continua e sollecita vigilanza perchè i pubblici of-
ficiali ed i notai del Comune eseguissero puntualmente e regolar-
mente i depositi di documenti cui eran tenuti. A garanzia, in fine,
dell'adempimento de' doveri del lor ufficio, gli eletti, oltre il giu-
ramento, prestavano anche una fideiussione personale di tre cit-
tadini che s' impegnavano incondizionatamente per loro.

Nel 1315 si ha ricordo d’un incendio nelle case de’ Priori, che
« non fu senza danno di scritture pubbliche ; perchè si legge che
fosse dato ordine che di quelle scritture che s'erano consumate
se ne dovessero far nuove copie et metterle in mano del Notaro
delle Riformagioni, affinchè i signori Priori potessero vedere per
sè stessi gli ordini et statuti fatti da gli antecessori loro » (1).

(1) PELLINI, op. cit., p. I, pag. 414. — D'altri incendi parziali, l'uno del palazzo
del Podestà avvenuto nel luglio del 1329, l’altro del palazzo del Capitano del Popolo
avvenuto nel 1332, si ha ricordo nello stesso autore (ibid., pagg. 509 e 517), ma non
é detto se in quelle occasioni bruciasser pure pubbliche carte.

Nel 1333 poi, per incarico del Magistrato fu da’ Padri della Penitenza compi-
lato il Registro de’ Nobili, detto il libro Rosso, di cui l'originale è perduto, e che
fu, sulle copie autentiche che ne rimangono, pubblicato dal FABRETTI in Docum. di
Storia Perugina, vol. I.

FCU PES Alana rei i TOF NR RET S rnt a

meer —

WM

PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 33

Nel 1341 sembra fosse ordinato il nuovo armario del Comune,
in cui furono allogate tutte le scritture costituenti il cartilogio
della Repubblica, custodite prima, come s'é visto, in una cassa
di noce affidata alla custodia de’ Frati predicatori. In quell’occa-
sione, e precisamente nel decembre di detto anno, per opera ed
alla presenza di dieci officiali e notaî (due per porta) a ciò dele-
gati, fu redatto inventario di tutti gli atti ivi esistenti, mantenen-
done la distribuzione e la sistemazione, che aveano precedente-
mente, in 18 sacchetti di cuoio, distinti respettivamente colle lettere
dell'alfabeto. (1).

E superfluo rilevare l'importanza de' documenti indicati con
sufficiente esattezza diplomatica in quell' inventario ; e qual conto
sin d'allora se ne facesse si desume dai versi leonini che vi sono
premessi, se non molto eleganti, almeno non privi di una certa

originalità. Gli atti contenuli in quelle serie appartengono gene-

ralmente al secolo XIII, ma ve ne son compresi anche alcuni
del secolo XI e del XII, e nel loro insieme rappresentavano i
titoli più preziosi e solenni de’ diritti della Repubblica. Essi in
gran parte si riferiscono allo sviluppo ed al consolidamento della
giurisdizione territoriale del Comune di Perugia, e furon perciò
registrati ne’ libri delle Sommissioni, di cui più appresso terremo
parola ; altri concernono l'edilizia pubblica, e meritan perciò par-
ticolare riguardo per lo studio della topografia cittadina nel medio-
evo (2), ed altri i privilegî e l’organizzazione dello Studio (3), che
fu sempre oggetto di particolari premure da parte de’ nostri Ma-
gistrati. Il complesso quindi di queste scritture rappresenta senza
dubbio il nucleo più ragguardevole per antichità e per impor-
tanza de’ documenti cui si raccomanda la storia della formazione
e dello sviluppo della Repubblica, ed è perciò che abbiamo vo-
luto per intero riferirne la descrizione.

Dopo queste serie di atti, distribuite senza rigore di criteri
sistematici in altrettanti sacchi, gli officiali delegati alla ricogni-
zione del Cartilogio rinvennero i registri delle sommissioni, e

| precisamente i tre distinti colle prime lettere dell'alfabeto che

(1) Vedi Docum. III.
(2) Docum. III, sacc. segn. B.
(3) Ibid., sacc. segn. Li
934 G. DEGLI AZZI

tuttor ci rimangono intatti, onde credemmo opportuno ometterne
il regesto che è nel nostro inventario esatto ed accuratissimo (1).
Soltanto è da notare che un quarto libro di questa categoria,
distinto col segno della croce [+], che ci è pervenuto e che ap-
parisce sincrono ai precedenti, non figura nè punto nè poco nel-
l'elenco. Oltre a ciò, nella cassa anzidella si trovaron pure un
registro d'affari diversi, che potrebb'esser forse quel libro Diver-
sorum annorum, che per i tempi più remoti è tante volte citato
dal Pellini, ed é da lui giudicato « de' pià antichi che nello Ar-
chivio siano » (2), un registro delle Riformanze ed uno, contrad-
distinto colla lettera D, comprendente gli atti relativi al patrimonio
di demanio pubblico del Comune, del quale é un dettagliato regesto.

Dopo quell'anno 1341 si continuarono a registrare in quello
stesso libro che conteneva il primitivo inventario testé menzionato
tutti gli altri materiali che venivano ad accrescere la suppellettile
del cartilogio perugino, sia che venissero per amore di particolare
solennità custoditi in insolita forma, come avvenne de’ privilegî
concessi a Perugia dall’ imperatore Carlo IV, che furon murati
sul fronte del pubblico palagio, sia che fossero di volta in volta
depositati rell’armario, come si fece nel 1394 del famoso libro
dell’ Eulistéa e d’altre serie di documenti che vi furon riposti negli
anni 1399, 1404, 1405, 1410, 1414, 1415, 1429, 1450 e 1451.

Notevole per la storia dell’Archivistica è il fatto che mentre,
generalmente, gli atti venivan custoditi in altrettante cassette,
che a lor volta si racchiudevano nella cassa principale dell’arma-
rio, talora questi recipienti, forse per sollecitudine di più gelosa
custodia, si muravano addirittura nelle pareti delle sale dell’ ar-
mario, come si fece nel 1429: lo che, com’ è ragionevole arguire
dalla lettera stessa del documento che pubblichiamo, può forse
aver contribuito non poco a disperdere la memoria de’ documenti
più preziosi ed a favorirne la distruzione o lo smarrimento.

.. (I) Di questi interessantissimi registri, che racchiudono la parte più antica
della nostra storia comunale si é già iniziata la pubblicazione d'un diligente rege-
sto, in questo JBollett., a cura dei nominati signori ANSIDEI 6 GIANNANTONI. — Un
indice sommario ne avea già pubblicato il FALOCI-PULIGNANI in Arch, Stor. per le
Marche e I' Umbria, vol. I.

(2) PELLINI, op. cit., p. I, pagg. 223, 274, ecc. x: mer Dio s as Greg gen MORI MS et PE

PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 35

La riforma statutaria del 1342 non fa menzione d’un archivio
propriamente detto, rna soltanto dell’armario de’ libri del Comune,
in ordine al quale stabiliva che ogni anno ai 15 di luglio si do-
vessero eleggere, a scelta del Ministro de’ Frati della Penitenza,
due capaci ed onesti (buone e ydonie e liaglie) religiosi di quel-
l'Ordine, a cui doveansi consegnar tutte le scritture pubbliche e
i libri e le chiavi dell’ armario stesso. Costoro, appena entrati in
officio, doveano, anzitutto e in presenza de’ Priori, redigere inven-
tario dei libri e scritture loro affidati, quale dovea esser scritto
in carte pecorine dal notaio de’ Priori nel mese di Dicembre, fa-
cendovi espressa menzione del tenore d’ogni libro. A coadiuvare
essi due frati, retribuiti con 50 lire annue per uno, doveano stare
cinque notaî, cittadini perugini, non allibrati in contado, eletti,
uno per porta, da que’ due officiali stessi, di sei in sei mesi, col
salario di 30 lire a testa. A chiunque era permesso di trarre
copia d'alcuna scrittura o registro custodito nell’ armario, col con-
senso de’ conservatori di esso, facendosi espresso divieto di aspor-
tarne libro o carta, con diffida anche a chiunque per lo innanzi
fosse stato in quell’officio che dovesse entro tre giorni da quello
della pubblicazione della legge, sotto pena di cento lire, restituir
‘ qualunque documento che per qualsiasi ragione avesse presso di
sè tratlenulo.

Non ricche, del resto, d’ interessanti particolari son le dispo-
sizioni di questa riforma legislativa in proposito, essendo intese
più che altro ad impedire gli abusi e le frodi nelle annotazioni
catastali per isfuggire alle imposte (1).

(1) Stat. volg. (inedito), libr. I rubr. 50: « De la electione e offitio de gli ofitia-
gle de l'armario de glie livra del comuno de peroscia.

« En per ciò che besongna per onore del comuno de peroscia e per otilitade e
comodo de le spetiagle persone che a la guardia de l'armario dei livra del comuno
de peroscia essere deggano buone e idonie e liagle huomene a ciò che enn esse
livra e scriture niuna fraude se possa conmectere; spetialmente ello catastro del
comuno de peroscia, e masimamente dei contadine, el quale se, dice en tanto de-
minuito per le cassatione e fraude le quagle facte sonno e per lo tempo che verrà
se temono che se facciano, el quale quase a niente se dica devenire e devenire po-
dere, nè de esso armario alcune scriture overo condannagione se possano trare
asportare corrompere overo vitiare overo radere, statuimo e ordenamo che da mo
ennante a la guardia dei dicte livra e scriture se ponano e elegganse e eleggere
se deggano doie buone e idonie e liaglie huomene de la citade de peroscia de l’or-
36 : G. DEGLI AZZI

Da altre rubriche poi dello stesso Statuto possiamo rilevare
aleune notizie relative alla suppellettile del pubblico archivio.

Cosi troviamo stabilito che delle sentenze criminali emanate
durante l'offieio il Podestà dovesse farne tre registri e il Capitano
del Popolo due (1), con obbligo di consegnare, dieci giorni innanzi
d'uscir di carica, quelli e tutte l'altre scritture relative alla lor
gestione all'officiale incaricato di sindacarli, per poi farne deposito
in archivio (2). Anche della formazione d'alcune serie speciali
de’ registri -dell'archivio è menzione, come della ricca raccolta
(che in gran parte ancor ci rimane) de’ libri delle Riformanze
o Annali. Decemvirali (3), de'registri delle entrate e spese del
Comune, da farsi dai Massari, in doppio esemplare, « en carte pe-
corine e non bambagine » (4), de’ registri contenenti tutte le som-
missioni fatte al Comune, de’ privilegi e grazie sovrani ottenuti
dalla città e dallo Studio (5), e di quelli de’ crediti de’ privati
verso il Comune per prestanze, colte od altro qualsiasi titolo (6).

Numerose sono le disposizioni relative all’officio de’ notaì,
che dovean, sotto gravi pene, entro un termine di quindici giorni,
consegnar agli officiali dell’armario copia autentica di tutti gli

dene dei frate de la penetentia, ei quagle el Ministro dei dicte frate eleggerà al
dicto ofitio, non ostante alcuna electione de altre ofitiagle facta; ei quagle da mo
ennante s'entendano e siano revocate e siano tenute e deggano restituire ei livra
e le chiave del dicto armario e quille cose le quagle a loro pervennero per ragione
del dicto ofitio a esse frate novellamente electe ». — Segue questa lunghissima ru-
brica, dando per lo più norme minuziose e dettagliate circa l’ iscrizioni delle pro-
prietà ne’ catasti allo effetto della repartizione de’ tributi.

(1) Libr. IV, rubr. 544: « Quante livra la podesta e ’1 capetanio facciano fare
de le condannagione, ecc. ».

(2) Libro I. rubr. 142: « De lasengnatione dei livra de la podestade e del ca-
petanio », SS. 30 e 40, i

(3) Ibid., rubr. 202: « De l'ofitio del notario de glie priore »: dispone che tutti
glistrumenti del comune e del popolo, tutti i sindacati, tutte le proposte e le ri-
formagioni de’ Priori, de' Camerlenghi, de’ Rettori e degli altri consigli e adunanze
Si registrino in « uno livro grande en carte pecorine, el quale sempre remanga apo
ei priore ».

(4) Ibid., rubr. 482: « De la electione e ufitio de glie massare », ecc., 8. 14.

(5) Libr. IV, rubr. 772: « Che le somissione facte al comuno de peroscia e certe
cose se scrivano e registrense e en l'armario se ponano ».

(6) Ib., rubr. 146? : « De glie livre da fare de glie devete del comune de pero-
Scia ». Di questi che, secondo dice il testo della legge, si trovavan allora depositati
presso un ser Agnolo di Ghelfuccio o presso altro notaio, s' ordinò se ne facessero
dieci libri, due per porta ,« en carte pecurine ». PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 37

atti che rogavano, sia nell’ interesse del pubblico, che in quel dei’
privati, perchè fossero quindi registrati ne’ libri del Comune (1).

Dall'elenco poi che nel citato Statuto si legge de’ pubblici of-
fiei, cui, per nomina a sorte [per saccogle], si adibivano i nume-
rosi notai ch'erano agli stipendi del Comune (2), possiamo farci
un’idea sufficientemente approssimativa delle diverse serie di atti,
che andavano regolarmente a far parte, per lo più di semestre in
semestre, del pubblico archivio.

L’anno 1351, a di 6 gennaio, i Priori ordinarono che nella
loro cappella, dov’ erano soliti adunarsi, si costruisse un armario
per riporvi e custodirvi i libri delle Riformagioni ed altre scrit-
ture (3), che ritenean forse piü opportuno aver solto mano, an-
zichè nell'archivio, per ricercarvi precedenti atti della loro ge-
stione o de’ loro antecessori od anche altri documenti occorrenti
pel disbrigo ordinario degli affari.

Intanto nel 1389 — a quanto narra il PELLINI (4) — si era
adattata una stanza ad uso di pubblico archivio, con la porta di
ferro recante lo stesso millesimo, quale a’ tempi del suddetto sto-
rico ancor si vedeva; ed ivi in più volte furon depositati molti
registri pubblici, specialmente quelli de’ focolari o del catasto,
che vi furon collocati nel 1361 (5); ma l'inventario di que’ ma-
teriali crediamo non si redigesse, nel modo che ancor ci rimane
e quale viene da noi pubblicato colle aggiunte che poi man mano
vi si fecero (6), se non nel 1366, trovandosi ricordato quell’anno
come corrente all’epoca di molte registrazioni (ad presens Mille-
simum CCCLXVI, ecc.).

(1) Libr. I, rubr. 122: « Dei notarie de la podestade », ecc. Dovendo tutti gl’ i-
strumenti e contratti venir consegnati « en quaterno », si veniva a costituire nel- '
larchivio una serie speciale di siffatte scritture, che doveva essere importantis-
sima, oltre la serie dei registri pubblici in cui di quelle si faceva sommaria men-
zione.

(2) Vedi Docum. IV. t

(3) Ann. Decemv. del 1351, c. 5 r.:

« Ordinamentum quod fiat armarium.

... Item quod fiat et fieri debeat expensis Comunis Perusij unum armarium
in capella ipsorum dd. Priorum pro reponendo et causa reponendi et conservandi
libros reformationum et alias scripturas comunis Perusij, aliquo non obstante ».

(4) Vedi appresso a nota (1) della pag. 12.

(5) Ibid.

(6) Docum. V.

x
38 G. DEGLI AZZI

Codesto inventario, che è per molti riguardi tra i più preziosi
di quelli a noi pervenuti, fu redatto prima ad iniziativa del Ca-
pitano del Popolo, come apparisce dalla indicazione apposta sulla
costola del registro che lo contiene, e dal fatto di trovarvi anzi
tutto descritti i libri di quella magistratura; ma poscia vi fu com-
presa l'enumerazione di gran parte della restante suppellettile
dell’ Archivio, anche oltre la data del 1366.

Dell’ ufficio del Capitano abbiamo, con lievi ammanchi, non
solo l'elenco di tutte le scritture che ne furono emanazione (1),
ma eziandio i nomi di coloro che durante quasi tutto l' intiero
secolo XIV coprirono quell’ altissima carica; onde riesce possibile
ricostruirne pressochè intiera la serie, colmando col sussidio d’altri
documenti le non gravi lacune che vi ricorrono.

Dopo gli atti dell'Officio del Capitano, segue l'elenco d'’ altri
registri, disposti con un certo ordine sistematico, in armarî ad-
dossati ad una stessa parete e aventi un numero progressivo,
giusta quanto andremo ‘qui appresso brevemente esponendo :

Ne’ primi quattro armari: i registri del catasto vecchio della
città e del contado, cominciato nel 1309 e finito nel 1324, che
non fu mai in vigore.

Nel quinto z /bri delle guerre, dal 1321 al 1363; quelli delle
spese pei conviti ed altre in onore di ospiti illustri e quelli di
spese per opere pubbliche.

Nel sesto i libri d'entrata e uscita del biado del Chiugi, dal
1305 al 1366.

Nel nono armario (il settimo e l’ ottavo sembra non fosser
adatti a contener materiali), i libri delle granaglie acquistate da-
gli officiali dell’ Abbondanza, fuor del contado di Perugia, a’ tempi
delle carestie, specialmente del 1330 e 1337 (2), e i libri delle
elemosine fatte dal Comune fin al 1366.

(1) Per dare un’ idea, il più possibilmente esatta, della qualità e della quan-
tità ordinaria di tali scritture, diamo per intiero le descrizioni de' depositi fatti dai
primi cinque Capitani, appagandoci per il resto, — onde non crescer di troppo la
mole del lavoro, — di darne un riassuntivo ragguaglio, eccezion fatta per l'anno 1342,
in cui entrò in vigore il nuovo Statuto (Volgare), notando le particolarità che ta-
lora vi si riscontrano.

(2) Di questa serie ve n’eran altri 16 nell'armario 100, ed altri 35 nel 260 della
stessa parete. PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 39

Nel decimo alcuni libri delle gabelle e delle collette pe’ salar
degli officiali.

Nell'undecimo i libri delle licenze per la rivendita del vino
al dettaglio, e quelli dell’ Officio sopra le vie, ponti, ecc., finì
al 1366.

Nel 12.° i registri de’ generi somministrati in tempo di care-
stia dal Comune; quelli del campione della carne; di varie ga-
belle e della podesteria di Castiglione Chiugino. SS

Nel 18° i libri degli officiali sulle masserizie del Comune e
quelli del macinato; gl'in ventari della Maestà delle Volte; i re-
gistri della sterzatura de’ pesci del lago (1), quelli della gabella
de’ quadrupedi, dell’ Ospedale di Colle, dell’officio sull’ acquedotto
e sulla fonte di piazza, e dell’officto de’ guasti (2).

Nel 14° i libri delle collette del sale da oltre 60 anni.

Nel 15° i libri delle prestanze fatte al Comune dal 1305 al
1366, e delle relative restituzioni.

Negli armari 16°-19° i libri delle collette dal 1305 al 1366.

Nel 20° i registri delle carceri.

Nel-21° e ne’ due seguenti, i libri delle copie delle condanne
proferite dai Magistrati del Comune, dal 1305 al 1366.

Nel 24° alcuni libri di gabélle e prestanze speciali.

Nel 25° i registri delle aggiudicazioni de'testimoni, de'paga-
menti fatti da quei del contado per avere il beneficio della citta-
dinanza, ecc.

Nel 26° vari libri delle Riformagioni e uno degli officiali del-
l'abbondanza.

Nel 27* i registri delle delimitazioni delle vie e quelli d'al-
cune gabelle.

Nel 28° fin al 33° ed in tutti gli altri armadi di quella parete,
i libri del catasto vecchio in vigore dal 1340 al 1360.

(1) Con tal frase s' intendevano le repartizioni che si facevano della superficie
del lago, in ciascuna delle quali si permetteva successivamente la pesca, appunto
per impedire che, facendosi al tempo istesso in tutti i punti del Trasimeno, non
determinasse la distruzione del pesce.

(2) L'officio de’ guasti avea l'incarico di distruggere e rovinare i beni de’ con-
dannati e banditi, che rimanevano dopo le vendite che del loro patrimonio si fa-
cevano al pubblico incanto per compensar le multe e le spese all'erario ed i danni
alle parti lese. Vedi in proposito Stat. Volg., libr. I, rubr. 62.
40 G. DEGLI AZZI

Poscia in una cassa a parte eran i libri del catasto de’ citta-
dini fatto nel 1339.

Quindi in uno scanno sottostante ad uno scrittoio (per averli
più a mano) eran disposti i registri del catasto nuovo pubblicato
nel 1361, ch'era ancora in vigore all'epoca della redazione del-
l'inventario (1).

(1) Questi ultimi sono i libri del catasto di cui fa ricordo il PELLINI nel passo
che qui riportiamo, valendo i nostri documenti a rettificarne alcune inesatte asser-
zioni in proposito : i

«Si legge che nella fine del presente anno (1361) si fornirono di fare i libri
focolari, detti da noi catastro della città di Perugia, et furono messi nell'Archivio
in numero sessantacinque ; ne’ quali libri sono descritti i nomi et cognomi di tutti
i Cittadini et Contadini di Perugia et suo distretto, et de’ Forestieri che v' habita-
vano con tutti i loro beni in qualunque parte del Territorio stati si fossero: et
perché questa é cosa di qualche importanza, se ne dirà quel tanto, che noi ne giu-
dichiamo opportuno.

« Si può credere che queste descrittioni de’ beni siano state molte volte in Pe-
rugia, percioché essendo ella Città antichissima, é necessario anco che queste cose,
senza le quali non si può quasi venire a distributione di gravezze da porsi a' Cit-
tadini, si siano fatte ne’ tempi passati, se non havessero havuto altri modi per ri-
trovare l’estimo et valor delle facultà et dei beni dei particolari cittadini, secondo
il quale honesta cosa é che s' impongano le gravezze. Ma hoggi nell'Archivio della
città é detto così quel luogo dove sono tutti i libri appartenenti a quell’ uso, ch' è
anco Armario volgarmente chiamato, non vi si trovano libri più antichi di questi
che habbiamo detto essersi forniti di far verso la fine del presente anno, et, per
quello che si trova, furono cominciati l' anno 1369 (sic), per modo di assignatióne
fatta da gli stessi possessori de’ proprij beni; et ciò si può credere che fosse fatto
per ordine de’ Magistrati della Città, perciò che essa vi fece gli officiali, avanti a’
quali ciascuno, secondo la porta et parochia, era tenuto di assignare i beni che
possedeva, etiandio fuori del Territorio perugino, con li debiti et crediti, et durò
il tirare a fine questi 65 libri, chiamati Catrasto del 1339, insino all’ ultimo del pre-
sente anno 1361. Et vi furono fatti sopra dieci officiali, due per ciascuna porta, i
nomi dei quali sono questi, ecc.

« Nell'anno poi 1489 fu cominciato un altro Catrasto, et furono misurate et esti-
mate tutte le terre de' particolari cittadini, et notate in carta bambagina da de-
putati, et poscia descritti in carta pecorina, come hoggi si vedono et si frequen-
tano, et trovasi che questa stima fatta da Ministri pubblici fu compita intieramente
nello spatio di dieci anni, et che nel detto anno 1339 fu anco accomodata quella
‘stanza, dove sono anche hoggi quei medesimi libri con molti altri, ne' quali sono
notate le cose fatte dalli Podestà et le. condannationi di tutti i delinquenti ne”
tempi de gli offitij loro, vagamente collocati in alcuni armeretti di legname con
arme di detto Podestà, et vi fu fatta la porta di ferro ch'anco hogi si vede con
listesso millesimo 1339. Talmente che si può credere che innanzi a questo tempo o
non fosse nella città questo uso di descrivere i beni in questa guisa et conseguen-
temente altro modo da imporre le gravezze, che vi fosse altro luogo da conservarli
et esservi stati altri libri, de' quali al presente non si ha notitia alcuna, il che è PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHHIO DEL COMUNE DI PERUGIA 4l

Dopo il 1366 furono posti nella stanza medesima altri libri
dell’Officio del Capitano sin all'anno primo del secolo XV, che
son registrati nell'ultima parte del nostro inventario.

Non però questa soltanto, quì sopra descritta, era tutta la
suppellettile archivistica del Comune, poichè da un frammentario
ricordo da me rinvenuto nella coperta membranacea d'un registro
d’epoca posteriore (1), si ha sicura notizia d’un altro cospicuo depo-
sito di registri e scritture, di cui l' inventario, in gran parte disgra-
ziatamente perduto, ‘si cominciò al pari del precedente nel 1366,
e fu poi continualo sin quasi a tutto il secolo XV. Senza far
espressa menzione di tulte le serie ivi contenute, ricorderemo solo
quelle de’ registri della gabella de’contratti, de’ copiarî di lettere
della Repubblica ad altri Comuni e signori, de’ registri della Sa-
laria, de'Conservatori della Moneta e d’ altre scritture di molta
importanza per la storia politica ed economica di Perugia.

Nello stesso anno 1366, e precisamente nel primo bimestre di
esso si compilarono una nuova riforma statutaria, ed un registro,
che doveva esser preziosissimo, detto il Libro Giallo, in cui eran
descritti tutti i fatti della città, ambedue, con iattura gravissima
della storia locale, andati da gran tempo perduti (2).

La rivoluzione popolare del 1375 che cacciò di Perugia, dopo
tre anni di tirannico dispotismo, il famigerato Gherardo Dupuis,

più verisimile et anco più conforme all’uso ordinario della città » (parte I, pagg. 694
e 695).

(1) Vedi Docum. VI. — Scoprii questo prezioso frammento in pergamena, rior-
dinando, per commissione del Collegio del Cambio, il ricco archivio di quel nobile
Sodalizio: ne ho testé pubblicato un sommario inventario - regesto negli Archivi
d'Italia del ch. prof. MAZZATINTI, vol. I. fasc. 10 del 1902. Il foglio membranaceo in
parola é in detto Archivio al numero 31 della busta II (Sez. Pergamene).

(2) In questo anno « furono riformati per Consiglio et adunanza generale fatta
del mese de Febbraro gli Statuti della città, et particolarmente il 1° libro nel quale
si tratta de' Regimenti publici, de’ Podestà, de’ Capitani, de' Sig.ri Priori et de’ Ca-
merlenghi, et d’altre cose necessarie et utili ad essa nella guisa ch’ ance’ hoggi si
vede, ancor che per la diversità de’ tempi poco o nulla sia più necessario l'uso suo
‘ di presente. Et soggionge l'Autore, che del sudetto Consiglio ha fatto memoria,
perché i libri publici di questi tempi non vi sono, che fu parimente fatto un Libro,
che si chiamò il Libro Giallo, dove erano scritti i fatti di questa città, et che fu
posto nell'Archivio del nostro Commune, il quale hoggi-per quel che ho potuto sin
qui vedere noh si truova: perdita veramente grande, perché se questo et altri si-
mili libri si trovassero, haveremmo molto maggiore et migliore cognitione delle
cose nostre che non habbiamo » (PELLINI, op. cit., p. I, pag. 1015).
49 i G. DEGLI AZZI

detto l' Abate di Monmaggiore, fu molto dannosa al pubblico Ar-
chivio, poichè in quel furor di sommossa la folla inferocita insie-
me cogli strumenti della odiata tirannide comprese nella foga della
distruzione gran quantità d’ antiche scritture, bruciandole e disper-
dendole, mentre altre furono da privati cittadini tratte a salva-
mento nelle lor case, donde poscia, come vedremo, potè il Comune,
almeno in parte, riaverle. Da quello scempio scamparono appena
alcuni statuti che, per essere stati da’ ministri del legato alterati
e modificati a lor posta, s'ordinó da’ Priori nel 1376, a di 22 ago-
sto, di rifarne quattro esemplari (1).

Il vandalico sperpero, del resto, che accompagnò la sommossa
non tolse, almeno, ne’ governanti il desiderio di ricostituire l'ar-
chivio, onde nel seguente anno 1376 si deliberarono diverse

(1) Ann. Decemv., 1376, c. 158 r.: « In primis cum tempore quo Civitas peru-
sina se in libertatem pristinam vendicavit, furente populo omnes libri Cancellarie
et statuta, Comunis Perusij adcepta et consumpta, fuerwnt, exceptis quibusdam sta-
tutis que ad presens extant in cancellaria perusina interlineata, abolita et cancel-
lata...», perciò, non potendo senza le leggii magistrati amministrar la giustizia,
si delibera « quod... fiant... et scribantur in cartis pecudinis et quaternis ma-
gnis de bona lictera aperta et bene ordinata et miniata et rubricata quatuor volu-
mina statutorum bene correcta », un de' quali da darsi al podestà, uno al Maggior
Sindaco, e due al Cancelliere del Comune.

Il PELLINI (0p. cit., pagg. 1154) fa solo menzione della decretata riforma degli
Statuti, e non ricorda il fatto della distruzione delle scritture, attestata con non
dubbie parole dal documento testé riassunto, della quale discorre invece sotto
l'anno 1380, combattendo l'opinione di coloro che dicevano che l'Abbate di Mon-
maggiore, fuggendo, portasse seco le scritture della città in Francia, « perché non
si direbbe in questo luogo da chi scrisse gli atti pubblici de’ Magistrati che '| man-
camento degli statuti fosse dal furor del popolo cagionato, ma haverebbe detto che
fossero state portate dall’Abbate in Francia » (ibid., pag. 1240).

Sotto l'anno 1384 l'istesso storico, ricordando un’ istanza ch’avean fatta i Frati
Minori per ottener una somma ch' altra volta era stato ordinato si desse loro ogni
anno dagli officiali dell’entrate della Maestà delle Volte, della qual disposizione si
era perduto il testo a tempo della cacciata de’ Ministri del Papa, onde fu di nuovo
votato quell'ordinamento, soggiunge : «... il che noi habbiam voluto notare non
tanto per la cosa istessa, quanto perché da questo si può ritrarre, onde sia avve-
nuta la perdita delle scritture pubbliche di que’ tempi, perciocché in questo partito
si leggono queste formali parole: «... Quod officiales dicti loci de introitibus an-
nuatim dare deberent,....ut patere debet per solemnem Reformationem de predi-
ctis publice celebratam, que semper in Cancellaria perusina permansit, usque quo
officiales Romane Ecclesie eiusdem Civitatis Dominium assumpserunt, quo tempore
omnes libri in eadem Cancellaria manentes extiterunt cum furore maximo lacerati,
etc.» [Queste parole son tolte dagli Annali Decemv., ad annum]. PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 43

spese per riattare i locali e gli arredi della Cancelleria (1), quasi,
che, edotti della recente esperienza, intendessero i Magistrati pre-
munirne da nuovi guasti il contenuto; ed appena due anni ap-
presso, fu promulgata una legge che imponeva a chiunque dete-
nesse le pubbliche scritture sottratte al fuoco e all’ire inconsulte
della folla, di restituirle entro il termine di dieci giorni: legge che,
per quanto sappiamo, sortì, in parte almeno, l'effetto sperato (2). .

Nel secondo semestre del 1384, in occasione d'un tumulto
suscitato in Perugia da’ fuoruscili, questi insieme alla plebaglia,
penetrati nel palazzo de’ Priori, tentarono di dar fuoco all’ archi-
vio, per distruggere i libri delle condanne, ma furono per fortuna
persuasi dai Nobili « a non voler commettere un così dannoso et
scandaloso delitto » (3).

Nel 1389 furon fatti alcuni provvedimenti sull’ archivio spe-
cialmente per evitar le frodi che tentavano i contadini onde ottener
la cittadinanza, e vi furon preposti Golino di Giovanni Baglioni e
Bartolomeo di Nicoluccio de’ Merciari (4).

(1) Ann. Decemw., 1376, a c. 230 t., sotto la data del 25 Novembre.

(2) PELLINI, op. cit., p. I, pag. 1212:

« Fu anco ordinato, per essersi nelle occasioni de' tumulti abbruciato quasi
tutti i libri delle riformationi, che ne’ consigli si facevano, et degli altri che non
s'erano abbruciati perdutosene gran parte, che, se persona alcuna havesse notitia
di detti libri, o che se li tenesse in casa, fosse obligato in termine di dieci giorni
di restituirli o di darne notitia a’ magistrati sotto gravissime pene, et i giorni dopo
che fu fatto l'editto, furono ritrovate in casa di Francesco di Ceccarello de' Boccoli
50 cariche di libri, quali egli havea sempre tenuti occulti dal di che si partirono
li Ministri del Papa da Perugia insino allhora ».

(3) PELLINI, op., cit., p. I, pag. 1319.

(4) Ibid., pag. 1370.
44 G. DEGLI AZZI
DOCUMENTI
DOCUMENTO I.
1285, luglio 14. — Inventario delle masserizie e dei libri del

Comune di Perugia.

Arch.

Cose consegna-
te ad Andrea
«Bucarelli »
massaro del ,Co-
mune di Peru-
gia, da Cellolo
di Elimosina, già

soprastante de’ ©

libri e delle robe
del Comune.

Decemv. reg. misc., Diversorum 7 (21) c. 1 e segg.

In nomine D.ni Amen. Hoc est inventarium re-
rum et librorum comunis Perusij adsingnatorum Andree
Bucarelli massario comunis Perusij. In camera dicti
comunis existentium per Cellolum.d.ni Helimosine olim

5 suprestitem librorum et aliarum rerum dicti comunis
in dieta camera existentium tempore potestarie nobilis
d.ni Campagnesij Zazzij honorabilis Perus. potestatis et
tempore capitanantie nobilis viri d.ni Guiglielmi Burri
capitanei honorabilis comunis et populi Perusij et tem-

10 pore consulatus sapientum virorum Iohannis Bucarelli
Egidij Andree Ranerij Michaelis Comandoli Michaelis
et Tomasij Bevenuti consulum artium perusine civitatis
et burgorum scriptum per me Phylyppum Andree nota-
rium Artium dicte civitatis sub anno D.ni MCCLXXXV.

Ind. XIII tempore d.ni Honorij pape quarti die sabati

dd
(ori

xiij mensis Julij. In primis consignavit dictus Cellulus
dieto Andree massario dicti comunis in dicta camera
presentibus Angelutio Bevenuti notario et Maffolo /spa-
zio in bianco] et aliis:

20 Unum armelium in quo reconduntur libri comunis.
Item unum scripneum mangnum. Item. j. sedem cum
duobus seripneis. Item duos discos unum cum pedibus
et alium sine pedibus. Item unum anulum argenti au-
ratum franctum. Item unum anulum atonis causa mit-

25 tendi in digito. Item unum marcum metalli causa pon-
derandi minas. iij uncyp. Item unum calamarium rami.
Item .LXXXVIIII. vasellos rami causa mensurandi vi-
mo - Y & go C" "ce de

PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 45

Cose conse-
gnate al suddet-
to da Amatuccio
« Angeli », pre-
cedente massaro.

30

es
S

4

[e]

50

[911
[311

60

65

num. Item .LXXXIJ. agutos ferri inter mangnos et.
parvos. Item .VIIJ. palas ferri. Item .IJ. scalas lingni.
Item .V. balistas unum fraydum et alij destruncti. Item
.V. stancali ferri. Item .VJ. spragas ferri pro portis.
Item .XIIJ. uncinos ferri. Item .IIIJ. statuta comunis
et populi cum assidibus. Item unum statutum sine as-

sidibus .IIIJ. quinternorum. Item unum statutum sine

5 assidibus cum uno copertorio carte. Item .ij. libros fo-

cularium comitatis (sic). Item unum marsupium cum
quibusdam cartis que sunt .XXV. numero. Item .j. car-
nerium corij cum quibusdam cartis. Item .ij. quaterni
sex bannimentorum de quibus sunt scripte .VJ. carte.
Item decem libri sex bannimentorum de quibus sunt
seripte .CCLXXXVIJ. carte. Item unum scripneum par-
vum. Item quinque ferri pro trabucco .IIJ. parvi et
ij. mangni. Item .IIIJ. ferra pro trabucco inter parva

et mangna. Item unum vesilum parvum ad arma

? Regis Caruli. Item .IJ. vasa rami causa mensurandi

oleum. Item duas eminas rami, una quarum est ad
modum caldarie. Item .XXIIIJ. manarias ferri. Item
confitetur Amattutius Angeli olim massarius comunis
Perusij habuisse in dieta camera tempore sue massarie
duos palos ferri causa fovendi lapides qui remanserunt
in dieta camera a suprestantaria dicti Celloli coram
dietis testibus.

(c. 1 t.) Infraseripte sunt res consingnate dicto
massario per Amatutium Angeli olim massarium co-
munis Perusij die predicto et coram dictis testibus in
dieta camera. In primis unum anulum argenti auratum
pro ludo qui fit per comune Perusij in festo omnium
sanctorum. Item duo statuta comunis cum tabulis.
Item unum tapitum causa ponendi in banca que est
ante cameram dieti comunis. Item unum palum ferri.
Item .XLIIJ. quartarolos eausa faciendi rationem. Item
.XIIIJ. ferra inter mangna et parva qui remanserunt
a reactatione campane. Item duo statuta populi .IIIJ.
quaternorum sub uno copertorio carte. Item unum fer-

citum mangnum pro tentorio. Item unum librum no-
G. DEGLI AZZI

minum hominum comitatus Perusij .VIJ. quaternorum
scriptum manu Angeli notarij tempore capitantie (sic)
d.ni Iacomi Rubei et d.ni Herrici de Terzago. Item duo
banea eausa sedendi. Item unum discum causa tenendi
balistas.

DOCUMENTO II.

1290, maggio 6. — Capitoli dell' officio del Custode de Re-
gistri e del suo notaio.

[211

Reambolo.

10

=
c

Elezione dei 25
due officiali.

Annale DB. 1284-1298, cart. 129 r. e segg.

In nomine domini amen. Die Sabati VJ maij [1290].

Heec est forma officij boni hóminis et notarij ele-
ctorum secundum tenorem reformationis consilij recto-
rum arcium, quod officium esse debet ut inferius con-
tinetur et provisum est a sapientibus ad hoc eleetis.

Solet enim frequenter negligi quod comuniter po-
sidetur. Idcirco domini consules et rectores arcium
civitatis et burgorum Perusij provide statuerunt et
reformarunt quod ne ulterius privilegia, instrumenta,
registra et seripta comunis Perusij depereant, sed rein-
veniantur et fideliter conserventur in loco decenti, eli-
gantur non ad brevia sed ex industria personarum per
consules arcium cum illis sapientibus paucis quos ha-
bere voluerint, unus bonus homo solicitus et legalis qui

vocetur custos registrorum comunis Perusij et unus

? notarius legalis et exercitatus, qui sit secum ad ipsum

offieium exercendum et habeant illud officium sala-
rium et potestatem quod et quam prefati consules et
sapientes in his et aliis ad premissa facientia (sic) du-
xerint ordinandum. Electis itaque per Collam Boni-
scagni, Bartholellum Girardi, Giliolum Benservite, Ber-
tramucium Petri et Tancredum Jacobi consules arcium
sapientibus infrascriptis, videlicet domino Tribaldo sa-
piente Comunis, Ranuzolo Zonoli, Iohannello d.ne Ve-
ronice Fumaxii et Graciolo Bonarolti. Prefati con-
sules et sapientes non ad brevia sed ad scrutinium si-

ve voces. concorditer eligerunt antedictos custodem et PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 4T

Durata del-
l'officio e stipen-
dio.

Giuramento de-
gli officiali ed
obbligo di cau-
zione.

Obbligo di con-
Segnar ad essi
tutti gli atti pub-
blici, per riporli
presso la chiesa
di S. Domenico.

30

4

[911

e

0

e

(©)

Gt

(©)

notarium videlicet Puzarellum d.ni Lamberti de Porta
S. Petri pro custode et dnum Jacobum Iohannis de
Porta Solis pro notario et ante electionem ipsorum or-
dinaverunt et statuerunt eorum offitium salarium et
potestatem videlicet. Quod modo predicto supradicti
custos et notarius singulis annis eligantur de mense
Marcij et de illa porta de qua fuerint anno uno non
sint de alio et seriatim eligantur per portas et duret
officium ipsorum per annum unum qui annus incipiat
in proximis Kalendis aprilis et pro salario et labore
ipsorum quilibet ipsorum habeat pro anno presenti Vi-
ginti quinque libras denariorum non prejudicando suc-

cessoribus eorum quin possit dari eis minus salarium

cum presentes officiales in primo anno sustineant et
habeant plus laboris. Item quod prius quam premissi

custos et notarius jurent ipsorum offieium dictum ge-
rere et exercere bona fide sine fraude vel malicia secun-
dum quod ordinatum est per ipsos consules et sapientes
et rectores uterque ipsorum det domino capitaneo vel
suo vicario recipienti pro comuni perusino ydoneam
cautionem sub obligatione bonorum suorum et pena
duorum millium libr. denariorum pro quolibet eorum
et pro interesse comunis Perusii de reinveniendo con-
servando et reasignando ipsi comuni Perusii vel suc-
eessoribus ad hoc officium deputatis vel aliis ad hoc
ordinatis pro comune Perusii omnia instrumenta libros
seripta registra et rationes que fuerint eis data vel as-
signata et que ad manus ipsorum pervenerint durante
ipsorum offitio et quod gerendo ipsorum offitio bona
fide sine fraude vel malicia, secundum quod ordinatum
est per consules dictos et sapientes. Teneantur autem
omnes qui habent aliquod de infrascriptis tradere ipsis
custodi et notario statim videlicet omnia privilegia in-
strumenta litteras registra libros reformationes consi-
liorum sapientum et rectorum arcium, sindacatuum et
condempnationum comunis et populi perusini que facte
sunt et que fient in futurum et que habebunt et ipsi
custos et notarius ea solicite ab omnibus abentibus
48

=
e

Inventario da
farsi in doppio
originale.

80

Obbligo di re-
gistrar i depositi
richiesti per la
consegna di atti
d'archivio ed. i
prestiti al Comu-
ne di Perugia 85
fatti ad interes-
se.

90

Registri giu- 95
diziari.

100

G. DEGLI AZZI

5 reinvenire procurent pro posse causa reponendi et conser-

vandi in Archivio et loco tuto, apud ecclesiam s. Domi-
niei fratrum predicatorum de Perusio sub fida custodia
et clavibus quarum unam habeant ipsi custos et nota-
rius, aliam habeant consules Arcium perusin. qui pro
tempore fuerint. Et de predietis fiant inventaria duo
eiusdem tenoris, in duos menses proximos presentibus
duobus ex consulibus artium et semper in eisdem in-
ventariis ponantur et addantur nova instrumenta et
alia que fient et supervenient de predictis quorum unum
habeant ipsi consules arcium et aliud custos et notarius
antedicti, e£ de omnibus hiis fiant registra secundum
quod videbitur consulibus areium vel sapientibus quos
super his consules arcium deputabunt, et dictus vero
notarius teneatur et debeat scribere gratis et reddere
ipsa inventaria etin eis per totum annum scribere que
sunt scribenda.

Et teneatur.gratis scribere cautiones quas recipient
ab illis quibus de predictis aliquid comodabunt et te-
neantur seribere gratis et memorialem facere de pre-
sentia et scientia dictorum custodis et consulum arcium
qui pro tempore fuerint omnia debita comunis Perusii que
habent et contrahent durante ipsorum officio maxime
usuraria et scribere diem in quo pro comune pecunia
recipitur sub usuris quantam pecuniam et a quibus et
pro quot denario recipitur libra et quanta est sors et
utrum sit carta dupli et declaret in ipso memoriali
pecuniam que refirmatur et quo tempore refirmatur et
sub quibus usuris. Alios vero libros et acta eriminalia
et Civilia vetera nova et etiam facienda per potestatem
capitaneum ipsorum offieiales et alios judices notarios et
officiales comunis Perusij in Camera deputata ad hoc re-
ponantur et conserventur per alium virum et notarium
super his deputatos exceptis processibus et sententijs qui
et que facti sunt et promulgati et qui fient et promulga-
buntur pro ipso Comuni Perusij vel contra ipsum a quo-
cumque judice terrigeno vel forense ordinario delegato

vel subdelegato qui et que per dictum custodem et nota-

t PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 49

Facoltà di e-
‘strarre colle de-
bite garanzie at-
ti d'archivio per
produrli in giu-
dizio.

105

110


I
Z

120

Istrumenti del
Comune.

12

13

Gli officiali del

«Comune coadiu-

vino il custode

:de' Registri ad
‘ottenere la con-

segna degli atti.
da porre in ar-
chivio.

13

Autorizzazione
delle spese per
l'Archivio.

et

e

[zi

rium in dietis loco et Archivo cum prefatis rebus aliis,
conserventur. Si autem pro factis comunis vel privatorum
oportuerit uti aliquo de predictis privilegiis instrumentis
libris juribus rationibus scriptis vel registris teneantur
predicti eustos et notarius gratis absque aliquo precio
vel salario facere facultatem cum effectu et exhibitione
in judicio et extra judicium eius quod petitur et opor-
tebit uti vel edi tam pro comuni quam pro privatis
adibita semper cautela ne perdantur et ut eis reddantur
et in locum pristinum reportentur et reponantur recepta
ydonea cautione de his restituendis eisdem ab illis

quibus dabunt, concedent seu comodabunt aliquod de

5 predictis. Et si ille qui petierit hujusmodi exibitionem

non potuerit dare fidejussionem prefati custos et nota-
rius per se faciant ujusmodi exibitionem prout oportebit
comuni vel privato vel alio modo decenti procedatur
ita quod sit bene provisum in his utilitati Comunis et
etiam privatorum.

Teneantur etiam prefati custos et notarius reinve-
nire et fieri facere omnia instrumenta Comunis que facta
non sunt et que fient seu concipientur durante ipsorum
officio. Ita quod de conceptis eorum tempore nullum di-
mittant suecessoribus non factum et si difficultas eve-
niret quod non possent compleri vel reaberi hoc noti-
ficent successori et ea que receperint in eisdem loco
et Archivo teneantur fideliter conservare. Ad ipsorum
quoque offieium exercendum et exequendum teneantur
domini Potestas et Capitaneus et ipsorum officiales et
Consules arcium qui erunt per tempora dare auxilium
consilium et favorem et operam efficacem et compellere
ac muletare omnes et singulos notarios et alios qui non
redderent istrumenta et scripta Comunis et omnes alios
quos super premissis et occasione ipsorum viderint mul-
ctandos et compellendos iuxta formam statutorum iuris
et ordinamentorum comunis rectorum arcium et populi
Perusii. Item d.ns Capitanens et Consules presentes et
qui erunt per tempora faciant et fieri faciant omnes

140 expensas de avere Comuni Perusii que erunt faciende

4
>» Ss ; b > cp -

50 i G. DEGLI AZZI

necessario vel utiliter pro executione et expeditione

omnium et singulorum prémissorum ; quando autem opor-

tebit aliquid percepi de predietis de ipso Archivio vel re-

poni semper sint ibi presentes prefati custos et notarius et

145 duo Consules arcium qui tune erunt. Item teneantur Po-

testas Capitaneus et Consules arcium notarij arcium et

Consegna men- reformationum singulis mensibus dare et tradere ipsis

siledegliatti pub- à 2 È ^ egi
blici da parte de- custodi et notario libros reformationum, sindicatuum,

ARE condepnationum et omnia istrumenta et scripta predicta
150 que sunt conservanda per eos et predieti custos et no-

tarius petant ab eis ea. Et si prefati [officiales et] no-

tari) non possent ea dare singulis mensibus teneantur

saltem dare ante finitum officium notarij debentis dare.

Ipsi autem custos et notarius in fine Anni examinentur

155 finito eorum officio sieut exàminantur et sindicantur alii

Sindacato de- — officiales Communis Perusij. Et predicta omnia ponan-

gli officiali d'ar-

chivio. — . tur et seribantur in statuto populi Perusini ad memo-
Si registri tut-

to ciò nello Sta- riam sempiternam.
tuto del popolo.
Puzarellus dni Lamberti P. S. Petri bonus homo —
1600 dnus Iacobus Joannis notarius juraverunt promisse-
runt et convenerunt pro attendendis observandis et
adimplendis supraseriptis omnibus in omnibus et per
omnia ut promissioni juramento et conventioni expedi-
ret pro comodo comunis et obligaverunt pro pena sol-
165 venda, si delietum comitteretur, quod Deus avertat, per
eosdem vel aliquem eorum, omnia eorum bona. — Et
pro predietis observandis ad plenum fideiussores de-
Fideiussori. derunt infrascriptos videlicet : Collam Boniscagni — Io-

hannellum d.ne Veronice — Nicholucium Bonaventure.

DOCUMENTO III.
1341, dicembre. — Inventario del Cartilogio e sue aggiunte.
Reg. Diversorum. 6: — « Inventarium scripturarum comunis ».

e, 2 r.: In nomine sancte et individue trinitatis. PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA DI

Sigo Il ver- Gratia divina te protegat urbs Perusina. ;
Custos esto deus devoti populi eius.
Libros et cartas custodit capsa per artas.
Clavigeri digni capseque nucei ligni.
5 Custodiant illas velut cuiusque pupillas.
Sacculus et signa sunt quisque posita digna.
Littera queque unum signat disponit in unum.
Hic sunt inserta in ipsis modo reperta
Hec sunt rubrice ab A B sumpte radice.

10 Si vis questa cito cunctas percurrere scito.

Pura per hostiles ietus martisque viriles.
Conquesita probis antiquo tempore vobis.
Submissas gentes terras villasque patentes.
Longos terrores fassces et magnos honores.
15 Regia que cessit pape que bulla retexit.
Et que mente prona comuni tradita dona.
Ac titulis rectis nullis emptore deceptis.
Discite vos cuncti doctrine dogmate funeti.
Capsa predicatrix quas clauserat illa beatrix.
20 Angelus Oddonis ceu natus sit Salomonis.
Et Ghelfutiades hijs hune tu quisquis es addes.

f

Carnes privantis filius vir sat vigilantis.
Hijs piscatores duo dentur prosecutatores.

Composuere tale quod cernis memoriale.

35 Ut in orbem dicas quam sit Perusia grandis.

Inspice rubricas novo quas ordine pandis.

—. peur rur — M s ME P a

Et tunc patebit tremendi posse grifonis.

Cui qui non herebit subdetur cede mueronis.

In capsa nucea cartilogij Perusini nuper delata et
30 firmata serie et clavibus de loco predicatorum Fratrum

Cassa di no ad novum armarium populi Perusini fuerunt utilia in-
ce del Cartilogio È
trasportata dal — frascripta reperta per providos et discretos viros offi-
Convento di S.

Domenico in Co- tiales Comunis Perusij adpositos et electos inferius
mune. a

annotatos cum providis notarijs infrascriptis ipsa capsa
3 per eos aperta et diligenter et cum pronta solicitudine
Designazione
dei sacchetti del-
le scritture.

Nomi degli of-
ficiali e notari
che furono pre-
senti alla reco-
gnizione.

In sacculo

Castellionis clu-
sini concessio.

Castilionis clu-
sini confirmatio.

Id. Id.

G. DEGLI AZZI

persiquitis inventis in ea sub anno dni MCCCXLI Indict.
nona. tempore d. Benedieti pape XII. diebus variis et

diversis mensis decembris.

Et ne memoria scripturas querentium confundatur
40 et querendo diutius evagetur, sacculi in dieta capsa po-
siti sunt distincti quilibet suo signo silicet per suam
literam Alphabeti continens de certa materia muni-
menta. Et de quolibet saeculo et contentis in eo sua
inferius posita est rubrica, prout tu lector perlecto dicto
45 repertorio poteris facilius invenire.
Quorum offitialium et notariorum nomina inferius
sunt inserta:
Ninus Angelutij Synibaldi
Dm ; pro P. S. Subx.
Ser Angelus magistri Oddonis not.
50 Carlutius Raneroli
d Ds DIo:P5 5 B.
Ser Andreas magistri francisci not.
D.nus Iacobus Sonalgli :
S: pro P. Solis.
Andreas Nutij not.

Agnolellus Iacoputij
E È Ges ; pro P. Heb.
55 Ser Francischus magistri Pauli not. |
Agnolellus Oddoli

Rm prob. SisA:
Ser Angelus Ghelfutij

signato per . A. reperiuntur infrascripte scripture (1).

Concessio facta comuni Perusij per Vladislaum Ro-
manorum regem de Castro Castilionis Clusini et eius
pertinentiis et licet sint fili rubei et crocei pendentes

60 nullum tamen erat ibi sigillum.

Littere Innocentii pape continentes confirmationem
dicte concessionis sigillate bulla plumbea papali pen»

denti ad filos croceos et rubeos.

Littere Alexandri pape bullate bulla plumbea ad
65 filos siricos eroceos et rubeos continentes confirmatio-
nem supradicte concessionis ad instar Innocentij pape.

(1) Le postille marginali in latino appartengono al testo originale. PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 53

Castri plebis
et Montonis.

Castri Plebis
et Montonis.

nl

Ul

Castri plebis
et Montonis.

Castri Monto- 80
nis et Fortisbra-
chij.

oo
c

Castri monto-
nis.

Montonis et
Fortisbrachij.

e
(©)

195

Confirmatio facta Comuni Perusij per Vladislaum
Romanorum regem de juribus Castri plebis et Castri
Montonis que confirmatio erat sigillata sigillo cere albe
non integro pendente ad filos sirichos croceos et ru-

beos.

Littere Innocentii pape bullate papali bulla in pen-
denti ad filos sericos rubeos et croceos confirmantes
jura comunis Perusij concessa et confirmata in castro

Plebis et castro Montonis.

Littere Alexandri pape bullate bulla plumbea pen-
dente ad filos siricheos croceos et rubeos continentes

confirmationem jurium Comuni Perusij concessorum

confirmatorum in Castro plebis et castro Montonis.

Istrumentum cassationis quorundam statutorum Ca-
stri Montonis transcriptum manu Francisci de Melioratis
notarij de originali Benedicti Comandoli. Et istrumen-
tum quarumdam promissionum factarum Fortibrachio

dni Oddonis de Montone et per ipsum Fortebrachium

5 Comuni Perusij scriptum manu dieti Francisci de ori-

ginali Bartholomei Osberti not.

Instrumentum submissionis Castris Montonis scrip-
tum manu Fini not. sub MCCLXXXI die kal. octubris.

Duo quaterni cartarum pecudinarum quorum pri-
mus incipit, hie est liber registri, et finit, Vicarius. Alter
incipit, et notarius eius, et finit, publicavi, in quibus
quaternis sunt registrata infrascripta Silicet Syndicatus
ad submittendum Castrum Montonis et submissio dicti
castri de originali Iacobi Boni per Bevegnatem Actoli
not. Et Syndicatus castri Montonis ad causas et ad
obediendum mandatis Comunis Perusij manu dicti Be-.
vegnate de originali Benedicti Comandoli. Et refirmatio
et constitutio syndici Comunis Perusij ad faciendum

pacta cum Civitatibus et castris etc. manu dieti Be-
54 G. DEGLI AZZI

100 vegnati not. de originali Paganini Bonecti not. Et
auctoritas concessa Potestati Perusij de faciendo quo-
sdam syndicos ad pacta et promissiones faciendum.
Et consitutio sindiei ad predicta de originali Barto-
lomei., Et receptio Fortisbrachij sub protectione Co-

100 munis Perusij. Et confessio receptionis Castri Monto-
nis de originali Bartolemei Osberti et copia Francisci
de Meglioratis not. manu Bevegnate Attoli not. Et cas-
satio quorumdam statutorum castri Montonis de origi-
nali Benedicti Comandoli. Et quoddam instrumentum

110 syndici dicti castri ad obediendum de originali dicti
Benedicti. Et quoddam preceptum faetum Potestati pro
Comuni eastri Montonis. Et renuntiatio faeta per Forte-
brachium et Rubeum de Rectoria et cognitione causarum
in Castro montonis de originali Francisci de Melioratis

115 manu Bevegnatis Actoli not. Et copia literarum Inno-

perusini non centij pape ne possint Perusini vocari extra civitatem
evocentur extra.

Perusij manu Bevegnate Actoli not. Et copia littera-

rum Urbani pape ad idem manu dicti Bevegnate. Et

s Goronp dela, concessio facta per syndicos Comunis Perusij syndico

glionis Clusini. 120 terre Cortone de habitatione castri Castilionis Clusini

manu Benvenisse Bonaiunte notarij.

Id. Id. Syndicatus Comunis Cortone ad recipiendum habi-
tationem castri Castilionis Clusini scripta manu Homi-
125 cioli Gayionis not. sub MCCLVIII die VIII Augusti.

Id. Concessio facta per Comune Perusij Syndico Co-
munis Cortone de habitatione Castri Castilionis Clusini
manu Benevisse Bonaiuncte not. sub. MCCLVIII. die

130 XIII Augusti.

In sacculo signato per .B. reperiuntur infrascripte scripture.

Scale palatij po- Syndicatus Comunis Perusij ad recipiendum per-
testatis et nunc e
Gubernatoris. mutationem de terreno ubi sunt scale palatij potestatis

seriptum manu Galgani Bocchi not. sub MCCLXXXII

die V kal. Iunij.
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PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL’: COMUNE DI PERUGIA 55

4 QUU. e alu8:190 Emptio cuiusdam domus facte per Comune Perusij
am emptio. :
a Cola quondam Retutij Uguitionis et quibusdam aliis
personis in paroc. sancti Severij scripta manu Bartolo-

mei olim Maffei not. sub MCCXCIII die VI Iunij.

Seal palatij Permutatio facta per capitulum sancti Laurentij cum
supradicti.

10 Comuni Perusij de quodam terreno causa faciendi sca-

las circa palatium potetastis scripta manu Iacobi An-

dree not. sub MCCLXXXII die II Iunij.

Id. Quatuor carte simul sute, Prima syndicatus ad re-
cipiendum pro Comuni Perusij ex causa transactionis a
145 capitulo Perusino iura que habet in logia et scalis pa-
latij potestatis et quibusdam aliis scripta manu Peri Re-
cabene not. sub MCCLXXXVI die VI Iunij.

1d. Secunda, Instrumentum transactionis facte inter

Comune Perusij et capitulum Perusinum super dicta

150 logia et scalis scriptum manu dicti Peri not. sub
MCCLXXXVI die V exeunt. mensis Iunij.

Concessio emphi- Tertia, Copia cuiusdam locationis et concessionis
teotica de certis

couna Se Marr facte in emphyteosim per Archipresbiterum Canonice
Perusine Oderisio Petri de quibusdam rebus de medie-

199 tate turris saneti Severi cum medietate sui palatij co-

piata manu Peri Recabene not. de originali Martini

quod originale dicebatur conditum sub MCLXXXV die

III Decembris.

Casaleni cuius- Quarta vero, Refutatio facta ecclesie sancti Lauren-
dam refutatio.

160 tjj de Perusio de quodam cassaleno per Brunatium Pe-

tri de Banutio et eius curat. scripta manu Ranerij not.

sub MCCII.
In sacculo signato per .C. reperiuntur infrascripte scripture.

Castri plebis. Unus quaternus cartarum pecudinarum de quibus

tres prime sunt scripte, alie non, Continens submissio-
TSE XR GET dai E 4; Rie o

56 G. DEGLI AZZI

165 nem Castri plebis scriptus manu Gualcherini magistri
Petri not. sub MCCL die veneris XIII maij et die sab-
bati XIV maij.

Gualdum. Et submissionem Castri Gualdi scripta manu Boni
Iohannis not. sub MCCLI die mercurij primo mensis
170 febr.

castri plebis. Unus quaternus cartarum pecudinarum octo carta-
rum quarum prima facies prime carte scripta est manu
Iohannis Bevenuti not. continens revocationem cuiu-
sdam precepti facti comuni Castri plebis sub MCCLXXXVI
175 di XXIII Iulij.

castri pregij. Tertia vero carta scripta est manu Guillielmi quon-
dam Ugonis not. sub MCCLXXXVI die VII Augusti
continens recognitionem Castri pregij et eius curie et
districtus. Alie vero carte dieti quaterni non erant scri-
180 pte. :

Pregium. Instrumentum syndicatus Castri pregij ad recogno-
scendum dictum Castrum pregij scriptum manu Pegij
not. sub MCCLXXXVI die VII Augusti.

A

castri plebis. Unus quaternus cartarum pecudinarum quarum due
185 sunt scripte, relique non. Continens synd. Castri plebis
ad subiectionem et obedientiam Comunis Perusij seri-
ptus manu Gratie boni not. sub MCCLXXXVIII die
ultimo aprilis. Et submissionem dicti Castri Plebis seri-
pi. manu dicti Gratie not. sub dieto Millesimo die IIIJ
190 madij.

castri plebis. Syndicatus Castri plebis ad confirmandum reforma-
tionem dicti Castri et ad certas promissiones faciendum
scriptus manu Gratie boni not. sub MCCLXXXVIII die
ultima aprilis.

av.
TNN

PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA OT

castri plebis. 195 Instrumentum promissionum factarum per dictum
Syndieum Castri plebis Comuni Perusij scriptum ma-
nu dieti Gratie sub dicto Millesimo die IV madij.

Singulares per- Item quatuor instrumenta scripta manu dieti Gratie
Sone.
not. sub dieto mill. sub variis diebus continentia pro-
?00 missiones singularum personarum ad predicta.
Castri plebis. Item quedam carta continens nomina foculariorum

Castri plebis manu Mattei Bevenuti not.

In sacculo signato per .D. reperiuntur infrascripte scripture.

petium terre Syndicatus ad emendum medietatem terreni et ca-
prope montem a- SES ESTE : 2t
lerium. stagneti positi in pede montis alerij prope sanctum

205 Martinum et. terras cultas et incultas et iura et pe-
dagia Montis alerij manu Cambij Bonaguide not. sub
MCCLXXXIX die XIV sept.

montis alerij. Et instrumentum emptionis facte per Sindicum co-
munis Perusij de medietate montis alerij et dicti terreni
210 et castagneti manu dicti Cambij not. sub MCCLXXXIX

die XX septembris.

dictarum re- In quo instrumento continetur subsequenter pro-
rum

missio pretij dietarum rerum manu dieti notarij.
In sacculo signato per .Z. reperiuntur infrascripte scripture.

montis tetij Terminationes Montis tetij scripte manu Petri Bo-
215 nifatij sub MCCLXVII de mense Augusti.

privata per- Confessio Fabioli de Montone scripta manu Criscini
Sona :
de Flochis not. sub MCCLXXXI.
domus et ter- Donatio facta Comuni Perusij de una domo et dua-

reni donatio.
Turris cam- bus partibus euiusdam turris manu Bartolomei Maffei

pane populi à 3 È
220 not. sub MCCXCIII die VI Iunij que domus dicitur
esse inter domos habitationis Priorum, et dicta turris

dieitur esse turris campane populi.
58 G. DEGLI AZZI

parueniénum Venditio faeta Comuni Perusij de quodam. cassa-
E mento posito in P. S. P. et par. Saneti Anextaxij scripta
225 manu Fini quondam Uguitionis sub MCCLXXXVII die

XVII ottubris quod cassamentum dicitur esse cassa-

mentum Iudicis Iustitie et quinque instrumenta con-

tinentia de jure vendentium, unum quod est tutela

manu Aldrobandini d. Peri not. cum inventario, aliud

230 est insinuatio cuiusdam donationis scripta manu Ugo-

lini not. Aliud quedam donatio scripta manu Thomasij

Angeli not. redacta de originali Iohannis. Aliud que-

dam donatio seripta manu Iohannis. Aliud quedam alia

donatio manu Aldrovandini d. Peri not.

In sacculo signato per .F. reperiuntur instrumenta infrascripta sili-
cet XLI. salvo errore numeri.

235 Instrumenta remissionum iniuriarum et dampnorum
iene et fu- illatarum et factorum Comuni et singularibus personis
ir Civitatis et comitatus Fulginei suta insimul quorum

primum est remissio faeta per syndicum Comunis ful-
ginei syndico comunis Perusij seripta manu Andree

240 Guidonis not. sub MCCXCIV die VI aprilis. Alia vero

Instrumenta sunt instrumenta remissionum factarum

per singulares personas fulginates manu diversorum not.
In sacculo signato per .G. reperiuntur scripture infrascripte.

fulginaten. Littere duorum cardinalium ne procedatur contra
fulginates inhibentes sigillate sigillis cereis cere rubee

?45 pendentibus ad cartulas.

Fulginaten. Littere Martini pape bullate papali bulla plumbea
pendenti ad cordulam canapis continentes restitutionem
ad benefitia et relaxationem sententiarum incursarum

per comune perusii occasione guerre fulginatis.

290 Littere Nicolai pape bullate bulla plumbea pen-

DECOR cardi- denti ad filum canapis continentes delegationem duorum

cardinalium.

T A

“nce: v : «= E - L m "X. S x "o WE a

PER LA STORIA DELL'ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 59

Fulginen. Littere Bonifatij pape bullate bulla plumbea papali
in pendenti ad filos siricos eroceos et rubeos continentes
259 absolutionem sententiarum latarum contra Comune Pe-

rusij pro guerra fulginei.

processus. Copia quorumdam processuum repertorum in re-
gistro d. Nicolai pape inj. copiata manu Pauli Roc-
chani not.

260 Copia quarumdam litterarum Martini pape conce-
Licentia clero — dentium licentiam Clero morandi in civitate Perusij
concessa moran- È ea 3
di perusij. i copiata manu ser Egidij Nicole.
Ioterdict rela- Relaxatio interdicti et licentia data Episcopo et
xatio.

Clero manu Lancellocti Chorintini not. sub MCCLXXXIX
265 die V Ian.

falginat. Syndieatus Comunis fulginei ad faciendum mandata
Comunis Perusij copiatus per Recabene Vitelli de copia

transunta per Angelum Bonaiuncte not. de originali

Mattei Egidij. Et instrumentum copiatum per dictum

270 Recabene not. de originali dieti Angeli Bonaiunete not.

qualiter syndieus Comunis fulginei cum multis civibus

Fulginatibus venerit ad mandata Comunis Perusij flexis

Nota maximam ^ genibus lacrimando cum pannis lineis in dorso ponentes

humilitatem ac

reverentiam per cultellos ferreos evaginatos in manibus potestatis et

fulginatenses in : ;

perusinos. 275 Consiliariorum revolutis manubris versus Potestatem
et Consiliarios Perusinos. Qui syndicatus fuit factus
sub MCCLIII die XII Iunij. Et instrumenta mandatorum

dieto millesimo die XIIII Iunij.

TANA Licentia concessa Episcopo et Clero redeundi ad
xatio
280 Civitatem . Perusij manu Lancelocti Chorintinij not.
exemplata.
Ae de et Copia literarum et processus d.ni Nicolai pape co-
itere E

piata manu Rubertini de Musano in duabus cartis oc-

easione guerre fulginatis.
60

G. DEGLI AZZI

In saceulo signato per .H. reperiuntur infrascripte scripture.

bonorum ray-
nerij et Andree
Iacobi.

285

Montis gua-

landri.

Montis tetij

refutationes

refutat.

Aretium.

refutationes

refutat.

290

do
eo
(SII

30

o

305

310

Littere Inocentij pape bullate bulla papali plumbea
pendenti ad filos croceos et rubeos de sirico continentes
confirmationem banni et publieationem bonorum Ranerij

et Andree Iacobi.

Transactiones super facto Montisgualandri scripte
in duabus cartis pecudinis manu Ranaldi not. sub
MCCLXXIX die martis .VII. feb.

Concessio terreni de Montetetio scripta manu Sy-
monis not. sub MCCXIV die XIII Iulij quod terrenum

dicitur possidere Monasterium S. Katterine.

Unus sisternus scriptus manu Bovicelli not. sub.
MCCLXXXV sub variis et diversis diebus mensis se-
ptembris continens multas refutationes. de diversis pe-

cunie quantitatibus.

Setternus cartarum pecudinarum seriptus manu Fini
not. sub MCCLXXXIII sub variis diebus mensis novem-
bris Continens refutationes de diversis pecunie quanti-
tatibus recepte per Bevenutum deotesalve syndicum
Comunis Perusij a creditoribus Comunis Perusij in Ci-

vitate Aretina.

Quaternus cartarum pecudinarum non autenticus:
in quo continentur registrate refutationes diversorum
debitorum Comunis Perusij premissa venditione domo-

rum Carlevaris.
Item sex instrumenta refutationum quinque milium
flor. auri seriptà manu Andree Iacobi not. sub MCCXCI

sub variis diebus mensis Novembris.

Preceptum de solvendo V millia flor. auri. PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 61

particularium Tria instrumenta unum promissionis facte per An-
personarum.

gelutium Synibaldi et quosdam alios Andriocto Ligerij

o
a
[2]

5 de quatuor milibus ottingentis flor. auri scripta manu
Bevegnate Bartoli sub MCCXC die XIX maij. Et in-
strumentum cessionis facte per dictum Andrioctum de
dietis flor. et instrumentum procurationis Herrici ad

recipiendum dictam cessionem.

320 Quedam promissio facta Camere d. pape per syn-

Promissio Cam. dicum Comunis Perusij de .DC. libr. den. scripta manu
post. fe " EG È DA
Pauli de Reate sub MCCLXXXV die XXIX Ianuarij.

In sacculo signato per .I. reperiuntur infrascripte scripture.

vr Marscianl et Unus ternus cartarum pecudinarum in quo con-
tinetur venditio faeta Comuni Perusij de iure et iure-

325 dictione et servitijs in omnibus et singulis hominibus
universitatis Castri Marsciani et in ipsa universitate

manu Michaelis notarij sub MCCLXXXI die XV Aprilis.

Et venditio facta Comuni Perusij de tertia parte Castri

Valiani pro indiviso seu penne et Burgi et Curie et

330 juredictionis et districtus ipsius cum palatio dieti castri

scripta manu Michaelis not. sub MCCLXXVII die X

Decembris exeuntis (1). -

.de eodem Procuratio ad vendendum predicta iura seripta manu
Boccij not. sub MCCLXXXI die XIII aprilis.

335 Syndicatus ad emendum jura Marsciani scripta manu
iura marsciani — Bovicelli sub MCCLXXXI die XV aprilis.

idem Syndicatus ad emenda iura Marsciani scriptus manu
Abbrami sub MCCLXXXI die XV aprilis.

idem Copie venditionis iurium castri Marsciani non au-
340 tentice sunt due.

(1) Nel marg. destro in caratteri del sec. XVI si legge: « Nunc est reconditus
in capsula veteri officiorum depitta exsistente in Cancellaria ».
x» ^ xp
^ * È

62 G. DEGLI AZZI
d terrenum pon- Emptio terreni de Pontenovo scripta manu Iacobi
IS noVIl.

Andree not. sub MCCXXXII die XXVII madij.

Valiane. Quoddam exemplum venditionis facte Comuni Pe-
rusij de tertia parte castri Valiane et eius Curie non

345 publicatum.

mons politia- Syndieatus Comunis Castri Montispoliciani ad pa-
nus. valiana. et
navis portus eiscendum cum Comuni Perusij et Marchionibus de

Valiana de navi portus scriptus manu Cecchi Boschi not.
sub MCCLXXXIX die XIII decem.

350 Syndicatus castri Montispolitiani scriptus manu Cec-
portus et na- chi Boschi not. sub MCCLXXXIX die XXIV Novem. ad

vis Valiane
faciendum contractum super portu et navi de Valiana.

idem Procuratio scripta manu Amodei Amodei not. sub.
MCCLXXXIX die XXI decemb. super facto portus va-

' 355 liane.

idem Proeuratio facta per Nucolum Marchionem scripta
manu dieti Amodei not. sub MCCXC die XXV decembr.

super facto portus valiane.

terre Valiane Tenute accepte per Comune Perusij de terris Va-
360 liane manu Munaldi not. sub MCCLXXVI die IX Au-

gusti.
sindicatus ad Ternus cartarum pecudinaram non autenticus ubi

emendum.
continentur quidam syndicatus ad emendum.

In saeculo signato per .K. reperiuntur infrascripte scripture.

odium ma- Submissio partis Castri podij Manentis scripta manu
nent.is

365 Nicolai Rustici not. sub MCCLVIII die VI Iunij.
ca aquedu- Promissio super opere acqueductus scripta manu
tus

Bernardini not. sub MCCLIV die III decembris. PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 63

C. Compres- Submissio Castri Compresseti manu Brocardi not.
sub MCCLVII facta per d. Thomassum Munaldi et quo,
370 sdam alios. Submissio dicti Castri manu Bartolomei
not. sub MCCLXXXVII die IX.... facta per syndi-
eum hominum et villarum de compresseto.

seti

case castalde Emptio turris et domorum et terreni de Casa Ca-
stalda seripta manu Brocardi not. sub. MCCLVII die
379 X ottubris.

idem | Item refutatio pretij duarum rerum scripta manu
dieti Brocardi not. sub MCCLXIII die III augusti.

idem Procuratio quorumdam de Casa Castalda ad reci-
piendum quamdam obtionem seu lettam manu Ranerij

380 quondam Iacobi sub MCCLXXVII die V ottubris.

(©)

case castalde Consensus prestitus per Guidonem d. Munaldi ven-
ditioni rerum de Casacastalda scripta manu Brocardi
not. sub MCCLXII die XI Maij.

Rich case ca- Copia transumpta manu Bovicelli not. de originali
stalde
385 Tiberij mot. continens laudum latum inter Episcopum

Nucerinum et quosdam Nobiles super plebe Casecastalde.

case castalde. Procuratio ad electam recipiendam sive optionem
pro muralio casecastalde utrum velit dare Mille .L. lib.
den. an medietatem bonorum quorundam hominum
390 seripta manu Jacobi Andree not. sub MCCLXXVII die
XII ottubris.

id. Copia transumpta manu Bovicelli not. de originali
Bevegnatis Petri continens instrumentum venditionis
facte per Ranerium et Petrum de Serra d. Suppolino et

395 d. Ranaldo de Serra de iure casecastalde sub MCCXVII
die XIII septembris.

emancipatio Copia transumpta manu Tineti not. de copia copie
huguittionis
De
^1
ü
i

Da L D :

64 G. DEGLI AZZI

transumpte de originali Salvoli continens emancipatio-
nem Uguitionis et Guidonis d. Munaldi quod originale
400 dicitur esse factum sub MCCXLII die XI Iulij.

LAETI case ca- Copia transumpta manu Bovicelli not. de originali
stalde.
Berardini de venditione facta per Guidonellum d. Mu-
naldi Suppolini Guidoni suo fratri de tota sua parte

turris casecastalde et de domibus terris vineis ete.

In sacculo signato per .L. reperiuntur infrascripte scripture.

;iSmdiem peru-405 Littere Clementis pape bullate bulla plumbea pen-
num

dente ad filos siricheos croceos et rubeos continentes

concessionem faetam Comuni Perusij de studio in qua-

Eee EA ru iue a E ATLETAS

libet facultate.

facultas docto- Littere Iohannis pape continentes privilegium da-
randi in iure ci-

vili et canonico 410 tum Comuni Perusij de doctorando in Iure Canonico et

Civili bullate bulla pendenti ad filos siricheos eroceos et

LLLI

rubeos.

| n
RES
V
t4
I
I
|

MÀ ra

facultas docto- Littere Iohannis pape bullate bulla plumbea in
randi in artibus

rans

pendenti ad filos croceos et rubeos de serico conti-
4l pentes privilegium concessum Comuni Perusij ad do-

etorandum in artibus.

quod perusini Littere Innocentij pape bullate bulla plumbea pen-
extra civitatem

evocari neque- dente ad cordulam canapis continentes quod nullus Pe-

ant à
rusinus Civis possit evocari extra civitatem.
id. 4:0 .. Littere Martini pape bullate bulla plumbea papali
ad cordulam canapis pendente continentes quod nullus
Perusinus Civis possit evocari extra Civitatem Perusij.
id. Littere Martini pape bullate bulla plumbea papali

ad cordulam canapis pendente continentes quod nullus
425 Perusinus civis possit evocari extra Civitatem Perusij.
PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 65

facultas cre. Littere Innocentij pape bullate bulla papali plum-
andi notarios ,
bea in pendenti ad filos sirichos eroceos et rubeos con-
tinentes concessionem factam Synibaldo de Perusio

creandi notarios.
In sacculo siguato per .M. reperiuntur infrascripte scripture.

430 Instrumentum syndicatus et promissionis de ven-
i SLM mon — dendo castrum Montismarte Comunis Perusij manu An-
IS marte
dree not. sub MCCXC die XVIII Aprilis.

idem. Promissio de vendendo et venditio facta Comuni
Perusij de Castro Montis Marte scripta manu Iannis
435 Tuscij not. sub MCCXC die lune secundo octubris.

Idem. Venditiones facte Comuni Perusij de Castro Mon-
tis Marte manu Andree not. sub MCCXC die XIII Ma-
dij. Item XV madij. Item XV Iunij.

Idem. Instrumentum inductionis in tenutam facte per syn-
440 dieum Comunis Perusij syndico Comunis Tuderti de
Castro Montismarte. Et quedam protestatio seripta manu

Pauli Albertutij not. sub MCCXC die XVII ottubris.

In sacculo signato per .N. reperiuntur scripture infrascripte.

Comiterds Eu- Littere Alexandri pape bullate bulla plumbea pa-
&ubinus. ; : ;
pali pendente ad cordulam canapis continentes conces-
445 sionem factam Comuni Perusij de Comitatu Eugubino
pro censu annuo pro certo tempore.
JEROME EIE Al Littere Alexandri pape bullate bulla pumblea pa-
«drovandi.

pali ad cordulam canapis in pendenti inibentes destru-
ctionem Castri Castilionis Aldrovandi.

40. Littere Alexandri pape bullate bulla papali plum-

MORignsua Eu bea in pendenti ad cordulam canapis continentes con-
gubinus. : E

cessionem Comitatus Eugubini sub annuo censu pro

certo tempore faeta Comuni Perusij.
"^ ba

06: G. DEGLI AZZI
Valmargole. Littere Innocentij pape bullate bulla papali plumbea

455 ad filos siricheos rubeos et eroceos continentes confir-

mationem venditionis Castri Valmargole.

id. Submissio Castri Valmargole scripta manu Iacobini
not. sub MCCXVI die X febr.

Ania Eu- Subdelegatio facta Episcopo Perusino super conce-
460 dendo comitatum Eugubij Comuni Perusij sub annuo

censu pro certo tempore sigillata parte cuiusdam sigilli

cere rubee pendente ad cartam. pecudinam scripta manu

Brocardi.

TR: Cal- Item instrumentum pactorum factorum inter Co-
465 mune Perusij et Comune Civitatis Callij seriptum manu
Bonaiunete not. sub MCCLVIII die IV madij.

ldem. | : Item syndicatus Comunis Callij ad predicta seriptus
manu Uguitionis Gratioli not. sub MCCLIX die VIII

madij.

portule. 410 Submissio portularum seripta manu Brocardi not,
sub MCCLXII die II decembris.

Terrenum. Venditio fructuum de terreno dato Nicolutio de por-
tulis scripta manu Brocardi not. sub MCCLXIII die ult.

aprilis.

415 Permutatio terreni portularum cum quodam alio
€ e rana por terreno posito in Colle manu Brocardi sub MCCLXII
ularum.
die II decembris.

Terrenum. Assignatio .VI. bubulcariarum de terreno posito in
colle facta Nicolutio de portulis manu Nicolai Rustici

480 not. sub MCCLVIII die VII Maij.

ES de Permutatio terreni de portulis cum quodam terreno
de ‘Colle manu Nicolai Rustici sub MCCLVIII die II

maij. PER LA STORIA DELL'ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 67

Castri portula-
rum.
48

e

Terrenum. de
Colle.

Refutatio Ni-
co:utij de portu-
lis 490

casalinum ca-
stri sigilli.

cs
e
c

Castr. Casti-
glionis aldrovan-
di et fossati 500

Syndicatus pro
facto fossati.

[3]!

Assignatio co-
munantiarum ca-
stri fossati.

510

Venditio ca-
stri fossati.

id.

Submissio castri portularum manu Nicolai Rustici
not. sub MCCLVIII die II maij. È

Syndicatus manus Brocardi notarij ad recipiendum
a Nicolutio dni Andree terrenum de Colle et ad locan-
dum pro .XII. annis sub MCCLXII die II decembris.

Refutatio facta per Nicolutium de portulis Comuni
Perusij de .IJ. millibus libr. manu Brocardi sub
MCCLXII die II decembr.

Promissio facta per Uffredutium quondam Munal-
doli d. Hermanni de non utendo aliqua tenuta vel pos- :

sessione de sede vel cassalino Castri sigilli a foveis in-

? tus. Et promissio facta pro eo per Oddolum quondam

d. Hermannoli et d. Gasdiam uxorem quondam Munal-
doli manu Gastoldini ser Lombardi not. sub MCCLXXXV

die I ottubris.

Protestationes facte per syndieum Comunis Perusij
super facto Fossati et castri Castilionis Aldrovandi.
Et traditio possessionis Castri Fossati manu Bonaguerre
not. sub MCCLIX die XIV Iulij et sub alijs diebus

rariis.

Syndicatus ad dietam protestationem faciendam dno

Duci ducatus super negotio fossati et aliorum.

Quidam quaternus cartarum pecudinarum de quibus
quatuor: sunt scripte manu Andree Iannis not. sub
MCCLXXX die XIII Iunij in quo continetur assignatio
faeta de Comunantijs Castri Fossati.

Exemplum trasumptum manu Paganelli Iacobi not.
de originali venture manu Blaxii sub MCCLI die XV
martij in quo continetur venditio castri fossati.

Instrumentum venditionis dieti castri manu dicti
Venture Blaxij not.
68
515

Tenute date de
dicto castro fos-
sati

confessio de te-
nendo castrum S.
Cristine et de eo
restituendo, è

520

compromissum
cum Eugubinis
in castellanos.

52

Z

Laudum inter
Perusinos et Eu-
gubinos.

530

Venditio Fos-
sati facta Eugu-
binis.

LI

53:

Syndic. ad com-
promittendum in
castellanos.

Swbmissio ca-
stri Fossati.
540
Synd. ad com-

promittendum in
castellanos.

G. DEGLI AZZI

Tenuta data Syndico Civitatis Castelli de castro
Fossati manu Bonavite not. sub MCCLIX die veneris

IV Iunij exeuntis.

Instrumentum scriptum manu Nicolai Rustici not.
sub MCCLVIII die II mensis Iulij continens confessio-
nem factam per d. Ranerium de Monteiulgano de te-
nendo et possidendo castrum sancte Cristine et promis-

sionem de reassignando Comuni Perusij.

Syndicatus Comunis Civitatis Castelli ad recipien-
dum compromissum a Comuni Perusij et Comuni Eu-
gubij. Et compromissum faetum in castellanos per
dicta Comunia Perusij et Ugubij manu Longavite not.
sub MCCLIX die X Iunij exeuntis.

Laudum latum per Comune Civitatis Castelli inter

Comune Perusij e& Comune Eugubij manu Longavite

not. sub MCCLIX die XIV Iunij.

Exemplum transumptum manu Bartolomei Ciminati
not. de originali Venture Blaxij not. scriptum sub MCCLI
die XIV martij exeuntis continens venditionem Castri
Fossati factam Comuni Eugubij.

Syndicatus Comunis Perusij ad compromittendum in
Castellanos scriptus manu Iacobi Ottonis notarij sub
MCCLIX die XII exeunte Iunio.

Instrumentum transumptum per Bonagaram nota-
rium de originali Boni scriptum sub MCCVIII die. IV
septem. continens submissionem castri Fossati.

Syndieatus Comunis Perusij ad compromittendum
in castellos (sic) scriptus manu Bonagure sub MCCLIX
die XII exeunte Iunio. PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 69

In sacculo

545

Terminationes
Curie Montis
Gualandri et a-
liorum plurium
locorum

550

rrr
200

Diffinitiones co-
munantiarum.

560

565

* Instrumentali-
ge cum Spoleta-
nis Urbevetanis
et aliis comuni-
tatibus.

570

Venditio terri-
torij castri Tor-
siani.

signato per .O. reperiuntur infrascripte scripture.

Quidam quaternus octo cartarum pecudinarum qua-
rum quatuor prime sunt scripte et quinta pro parte
scripta et pro parte non. Tres vero non sunt scripte.
Continens terminationes Clusij | Terreni Curie Monti-
sgualandri | Terreni et confines Montis Casule maio-
ris Comunis Perusij | Terminationes Casule montis
versus lacum | Seopeti Comunis Perusij quod est sub-
tus Montarie | Terreni et confin. plani sancte Savine
Montis Malbe | Et terreni de Bagnaria | Et Monti-
stetij | Pontis Fileini et terreni planaiole | Et terreni
de Colle et Angularie | Et de sancto Savino de lacu | Ter-
reni de Anchaialla et Montevallis | Et pedatarum la-
cus | Et terreni caprarie | Et. Montis Castilionis. Qui

quaternus non erat autenticus.

Quidam quaternus octo cartarum transcriptus per
Francholum not. de originali Peri Recabene conti-
nens diffinitionem comunantiarum Comunis Perusij si-
licet casule maioris et minoris. Planatarum Montalis.
Item comunantiarum positarum in pertinentijs Funti-
gnani. Comunantiarnm Caprarie | Comunantiarum Quar-

tuofani | Pedatarum lacus.

Duo instrumenta sotietatis Comunium Perusij Civi-
tatis Spoleti et aliarum terrarum unum manu Sensi not.
sub MCCXXXVII die XV novemb. exeuntis. Aliud
manu Thome not. sub MLVI /sic/ die V Augusti con-

tinens qualiter Urbevetani fecerunt eamdem sotietatem.

Item decem septem carte publice instrumentorum
venditionum faetarum Comuni Perusij de terreno Castri
Torsciani manu Brocardi not. sub MCCLXXIV sub va-

riis diebus.

DUM NENNEN NEN UM LLL LLL
T0 G. DEGLI AZZI

In sacculo signato per ./. reperiuntur infrascripte scripture.

Concessio loci Concessio faeta per Comune Perusij Fratri Guidoni
Colleamurellum. . È

575 Baratelli de loco Colleamurellum scripta manu Bona-

iunete not. sub MCCLIX die VII Augusti sigillata si-

gillo cere rubee in pendenti ad filos sericos rubeos, qui

locus dicitur esse locus fratrum de Montemalbis.

Iuram. consilij Iuramentum senatorum et Consilij Urbis in hono-
etc.
580 rem et favorem Comunis Perusij manu magistri Pan-
dulfi not. sub MCCXLII die XV martij.
Subm. civita- Submissio Civitatis Nucerij cum suo syndicatu scri-

tis Nucerij.

pta manu Mathei Bartolutij not. sub MCCCIII die pe-

nultima Iunij.

id. 585 Exemplum transumptum per Bartolum not. de ori-
ginali seripto manu Martini not. sub anno dni MCCLI
die XI Iunij in quo continetur submissio Civitatis Nu-

cerij cum suo syndicatu.

Quidam quaternus cartarum pecudinarum de quibus
590 sunt seripte quinque et aliquantulum plus manu Ber-
. Submissio ci- nardi Constantij not. Relique vero non sunt scripte. In
. vitatis Nucerij et ;

Iura perusineci- quo continetur venditio facta Comuni Perusij de una
vitatis super cer-

dies domnibua et domo posita in par. S. Anestaxij sub MCCCIII die VIII
Iulij. Et remissio iuris faeta Comuni Perusij per Puc-
59 ciarellum d. Lamberti in pensionibus et fructibus qua-
rundam domorum Comunis Perusij sub dicto millesimo
die VIII Iulij. Et venditio facta sub dieto millesimo et
dieta die syndico Comunis Perusij de uno cassamento
cum turri posito in par. S. Anastaxij. Et sindicatus Co-
600 munis Nucerij sub dieto mill. die prima Augusti ad su
prascripta. Et submissio civitatis Nucerij sub. dicto
mill. die I Augusti. PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 1

Subm. rocche
Appennini.

Sindicatus Cal-
lij etc.
610

D
T
[^

In saeculo

concessio etc.

625

concessio quin-
que stariorum
terre

ad pedatas la-
cus
630

terminatio clu-
si).

Submissio Rocche Appennini facta Comuni Perusij
scripta manu Nicolai Rustici sub MCCLVIII die V men:
sis maij exeuntis.

Et protestationes due super facto dicte Rocche seri-

pte manu Ziutij Petrutij not. sub MCCLXXXV una sci-

licet die ultima, alia vero die penultima marti].

Quinque instrumenta simul consuta unum scilicet
syndieatus Callij ad representandum pallium scriptum
manu lohannis Deotaleve not. sub MCCLXXXVII die
XXIV mensis febr. Aliud syndicatus Nucerij scriptum
manu Petrutij Caneti sub dicto milles. die XXV febr.

Aliud syndicatus Casecastalde scriptum manu Maffey

5 not. sub dicto mill. die XXIII febr. Aliud syndicatus

Sigilli manu Bonardi Stephani not. sub dicto mill. die
XXV febr. Aliud syndicatus Castri Plebis scriptum
manu Angeli olim Porcarij sub dicto mill. die XV febr.
qui syndie. omnes sunt ad prestandos census seu tri-
buta Comuni Perusij.

signato per .Q. reperiuntur infrascripte scripture.

Exemplum concessionis et locationis duarum bubul-
cariarum de Clusio facte d. Maffeo Boninsigne et
Francisco Ranerij transumptum per Thomassum Bon-
giani not. seriptum MCCLXII die XXIV madij. Et
exemplum transumptum per Comandum Bonventure not.
de originali Gilij seriptum sub MCCLII die XVI Aprilis
continens concessionem et locationem quinque stariorum
terre inter lacum et clanas.

Quidam liber preceptorum et actorum faetorum oc-
casione pedatarum lacus scriptus manu Nicolai Donati
continens duos quaternos bombicinos, unum XXVI car-
tarum, alterum sey (sic) cartarum.

Quidam liber quinque quaternorum eartarum pecu-
ES

Hg
je.
,

12 G. DEGLI AZZI

dinarum, et unius terni carte pecudine, et unius sisterni,
635 et unius terni cartarum papirearum. In quorum primo
quaterno continentur diffinitiones et conterminationes
facte circa lacum Et de terreno empto a Monasterio
S. Arcangeli, Et de terreno Clusij positi inter lacum et
spetiales personas et etiam ecclesias. In secundo diffi-
640 nitiones comunantiarum et inquisitio et juramenta circa

ea. In quo quaterno sunt quatuor carte non scripte.
In tertio silicet terno est inquisitio super dietis co-

munantijs et juramenta super predictis.

Syndicatus ad In quarto quaterno continentur syndicatus castri
compromitten- : È
dum etc. 645 Plebis ad compromittendum super facto lige clanarum.

Et compromissum ad predicta. Et mandata facta per
arbitros. Et venditio fructuum comunantiarum de fossato
de quo quaterno tres ultime carte non sunt scripte. In
quinto quaterno continentur diffinitiones comunantiarum
650 casule maioris et aliarum et juramenta super predictis.
In sexto quaterno, prime tres carte sunt scripte et ali-
quantulum plus et alie non, continetur continuatio di-
etarum terminationum. In sisterno cartarum papirearum
continentur quedam inquisitiones et acta et etiam in

655 dicto terno illud idem continetur.
In sacculo signato per ..R. reperiuntur infrascripte scripture.

t edes a- Littere papales Alexandri pape bullate bulla plumbea
papali pendente ad filos siricheos eroceos et rubeos non
egredientes ultimam partem bulle in quibus continetur
confirmatio compositionis facte inter Comune Perusij et

660 capitulum Monasterij sancte Mustiole.

Tres quaterni continentes diffinitionem et termina-
tionem bubuleariarum Clusij Perusini nobilium et spe-
tialium personarum, et ecclesiarum distinetarum a rebus
Comunis quorum primus est scriptus manu Nicole not.

665 sub MCCLXXVII sub variis diebus continens termina-
tiones factas per Corradum d.ne Hareterute et magi-

strum -Bonagiuncetam consulem. Secundus vero quater- IT

SUCRE ER 7 Y 1 i x - È X X

PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 79

nus manu Tineti not. sub MCCLXXXIII sub variis
diebus continens diffinitiones facta (sic) per Bonisca-
670 gnum Ugolini et sotios. Tertius vero quaternus scrip-
tus manu Nicole not. sub MCCLXXVII sub variis diebus
continens diffinitiones factas per Corradum d.ne Harete-
nute.In cuius quaterni prima carta continentur citatio-

nes et precepta.

675 Duo quaterni cartarum peeudinarum exemplati manu

Assignatio ete. — Michaelis not. in quibus éontinentür assignationes et
concessiones bubulcariarum de Clusio Perusino facte

spetialibus personis et Ecclesiis sub MCCLII sub varijs

diebus cuius ultimi quaterni sunt quinque carte non

680 scripte et plus parum.

Terminationes Unus quaternus cartarum pecudinarum scriptus

dictarum bubul- 5
cariarum, manu Nicole not. sub MCCLXXVII et sub variis diebus

continens terminationes et apilastrationes factas per
Corradum d. Caratenute et magistrum Bonaiunctam de
685 Bubulcariis de Clusio spetialium personarum et eccle-

siarum.

id. Unus quaternus cartarum pecudinarum scriptus
manu Tincti not. sub MCCXCIII sub variis diebus con-
tinens terminationes et assignationes bubulchariarum

690 nobilium et spetialium personarum et ecclesiarum de

Clusio perusino distinetarum a rebus comunis Perusij.

venditio etc. Unus quaternus eartarum pecudinarum . copiatus
manu Cinoli not. de originali Peri not. sub MCCXL die

XIII exeunt. mensis Aprilis secundum millesimum

695 scriptum in fine, ante, et iuxta auctenticum. In quo
continentur venditio et iura tertie partis Castri pacciani

et podij Capezzole facta auctoribus comunis Perusij.
In sacculo signato per .S. reperiuntur infrascripte scripture.

Quidam liber cartarum bombicinarum seriptus ma-

nu Iacobi Passare ligatus in quodam copertorio carte

e m EREENGUEGS PUNEGEU 7177700 NN nei e m M M e
ae i G. DEGLI AZZI

700 pecudine qui incipit: in xpi nomine amen. Continens
apilastrationes — recuperationes apilastrationes et terminationes Clusij
Clasij perusini
perusini.

uu Li Quidam liber cartarum bombicinarum ligatus in
quodam copertorio carte pecudine scriptus manu Phi-

705 lippi Brunatij not. sub MCCXCII continens in quatuor

ultimis eartis quasdam terminationes Clusij, in aliis vero

cartis precedentibus quasdam reformationes et alias

scripturas parve utilitatis.

id. Quidam liber cartarum bombicinarum cum ultimo
710 quaterno cartarum pecudinarum non autentieus modice
utilitatis lieet videantur ibi quedam terminationes ter-

reni de Clusio et maxime de Clusio.
In sacculo signato per .T. reperiuntur infrascripte scripture.

E impor- Littere papales diversorum apostolicorum super di-
versis materiis que quia non videbantur aliquid utile
715 eontinere pro comuni Perusij et nullius ad presens esse
valoris, ideo non fuerunt hic posite singulariter et di-

stinete.

id. Littere collegij cardinalium et tres littere legatorum
de diversis materiis que quia non videbantur pro co-
700 muni perusij aliquid utile continere ideo non fuerunt

hic posite singulariter et distincte.

Post hec fuit repertus quidam liber Registri ligatus
inter tabulas signatus a tergo in prima tabula signo
.A. continens infrascripta prout infrascriptis rubricis

725 continetur. In primis.

Concessio terreni facta dopno Salimbeni monaco

"ue
"€

PER LA STORIA DELL'ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA (5

concessio etc. camandulensi de quodam terreno Montistetij scripta

manu Symonis in prima et II carta, etc...... (1).

Item fuit repertus in dieta capsa unus liber car-

730 tarum pecudinarum cum copertorio scilicet novem qua-
— fernorum continentium quosdam syndicatus et scripturas
Comunis Perusij ad varia negotia peragenda et de di-
versis materijs seriptus manu Beltrami Moroni not. In
quo libro est quidam scudectus cum quadam Rocha

735 Rubea et cum quadam aquila intus capite detruncata.

Item unus liber sine copertorio XXIV cartarum
bombicinarum continens reformationes et alias diversas
seripturas manu Bartholomei Cuminati not. de quibus

cartis XVIIII carte sunt scripte et quinque non scripte.

140 Item reperitur in dieta capsa quidam liber ligatus
Nota quod con. inter assides signatus a tergo per literam D. In quo
trascriptus liber ;
signatus per li- continentur infrascripta prout inferius apparet:
teram .D. est re-
conditus in can-
celleria et non

in Capsa. Instrumentum syndicatus Comunis Perusij ad com-
promittendum cum Gluttolo et Tancredo filiis olim d.ni
745 Sensi et eum Orlando d.ni Crispolti et cum multis alijs

de terreno posito in Clusio Perusino auctenticatus manu

Maffei Boncangni not. — I carta.
Indice del re- Instrumentum compromissi inter syndicos Comunis

gistro D. co i : :
Perusij ex una parte et Orlandum d.ni Crispolti et

CRI
at
(<>)

quosdam alios occasione dictarum bubulcariarum Clusij
Perusini posit. in pertinentiis Colcelli publicatum manu
Maffei Boncagni not. — IJ carta.

Compromissum inter syndicos Comunis Perusij et

Helemosinam d.ni Martini de Agello occasione dictarum

(1) Da qui (c. 23 t.) a c. 50 r. é il regesto molto dettagliato dei tre registri A. B*
€. delle Sommissioni, corrispondenti perfettamente. a quelli che tuttora si con-
servano.
76 G. DEGLI AZZI

755 bubulcariarum terreni positi in Clusio in pertinentiis

Culglani autenticatum manu dieti Maffei. — IJ carta.

Compromissum inter Comune Perusij et Cecchum
Bonmartini occasione unius bubulcarie posite in Clusio
Perusino in loco dicto Petrella autenticatum manu dieti

760 Maffei. — IIJ. carta.

Compromissum inter Comune Perusij et Vannem
et Tuldum olim Alberti dni Iohannis et nepotes occa-
sione bubulcariarum terreni positarum in dicto Clusio

in petrorio manu dicti Maffei not. — IIJ. carta.

165 Compromissum inter Comune Perusij et Mazzolum
Huguitionis tutorem Bernardoli filii Ranaldi Mergonis
occasione. unius bubulearie posite in pertinentiis Laviani

manu dieti Maffei. — IV carta.

Compromissum inter Comune Perusij et dnam Ma-
770 rinam uxorem Ugoli Panzi occasione duarum bubul-
cariarum in villa Laviani manu dieti Maffei not. — V.

carta.

Compromissum inter Comune Perusij et Ranerium
dni Castellani et fratres occasione duarum bubulcaria-
775 rium terreni inter lacum et Clanas in pertinentiis Ca-

stelli Alchesere, manu dicti Maffei not. — V. carta.

Item instrumentum commissionis facte per Iacobum

arbitrum manu dieti not. — V. carta.

Compromissum inter Comune Perusij et Nicolutium

780 Venture procuratorem dni Nicole Oddonis occasione
unius bubulcarie posite in Clusio Perusino in pertinen-
tiis Laviani in loco quod dieitur Signano manu dieti

Maffei not. — VI carta.

Laudum latum inter Comune Perusij et filios dni

785 Sensi manu dicti not. — VI carta. Co TAM IN UNLEPRSPCPCOL SIR IE DEN E. 2 MR AE ec

PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA (T

Laudum latum inter Comune Perusij et filios Ra-

naldi Mergonis manu dieti Maffei not. — VI carta.

Laudum latum inter Comune Perusij et Helemo-

sinam dni Martini manu dicti Maffei not. — VII c.
790 Laudum latum inter Comune Perusij et Percivallum
manu dicti Maffei not. — VII c.

Laudum latum inter Comune Perusij et Orlandum

dni Crispolti et Putium et nepotem manu dicti not.

— VIII c.
795 Laudum latum inter Comune Perusij et Ranerium
dni Castellani et fratres manu dicti not. — IX c.

Laudum latum inter Comune Perusij et Vannem
et Tuldum dni Iohannis Panzi et nepotes manu dicti
not. — IX c.

800 Laudum latum inter Comune Perusij et dnam Ma-
rinam uxorem olim Ugolini Panzi manu dicti not. —

X c.

Laudum latum inter Comune Perusij et d. Nicolam

et Nerem pro se et fratribus manu dicti not. — X c.
805 Venditio facta per Hugolinum Mazzoli et Andru-

tium Iacobi Mazzoli Comuni Perusij de omnibus terris
cultis et incultis positis in Clusio Perusino in pertinen-
tijs Caioncole Cantagaline Piazzani et in Salticchio
manu dicti Maffei not. — XI c.

Venditio facta per Aregutium et Cozziarellum An-

810 drutij Arenghutij et d. Bartolum Cionis Comuni Perusij

de uno tenimento terre silvate et non in Clusio cum

domibus in loco dieto Petroio manu Maffei Boncagni
not. — XII c.
78

815

820

825

830

835

849

G. DEGLI AZZI

XIII-XIIH-XV et XVI cartis non scriptis.

Syndicatus ad compromittendum eum Gluttulo et
Taneredo dni Sensi et dna Marina uxore quondam
Ugolini super terreno de Clusio manu Salvutij Iannis
not. — XVII c.

Syndicatus ad emendum nomine Comunis Perusij
a Bartutio dni Tadei et Iohanello Canocti creditoribus
Guidutij Saraceni et Nucoli Marchionum de Valiana
quoddam podium et tenimentum terre cum domibus

in villa valiana manu dieti Salvutij not. — XVII. c.

Syndicatus ad emendum pro comuni et filiis Gi-
liutij dni Boniohannis et filiis Guidarelli dni Bevenuti
et ab aliis domos turres palatia voitamenta et.cameras

positas in par. S. Severi manu dicti Salvutij. — XVII c.

Syndicatus ad emendum pro Comuni Perusij a
Iohanne Bevenuti notario domum ipsius positam in
par. S. Marie de viridario prope palatium potestatis
manu dicti Salvutij. — XVIII c.

Syndicatus ad emendum pro comuni a filiis Gui-
darelli dni Bevenuti domos turres palatia voitamenta
cameras et trasannas positas in par. S. Severi de platea
manu Salvutij not. — XVIII c.

Venditio facta per Bartutium quondam dni Tadei
et Iohannellum quondam Kariotti Comuni Perusij de
quodam tenimento et quodam podio posito in Clusio
Perusino in pertinentijs Valiane in vocabulo Valiane
manu dieti Salvutij. — XVIII c.

Venditio facta per Paulutium Oddutium et Gilem
quondam Giliutij dni Bevenuti et quosdam alios de
medietate pro indiviso ;palatij ubi habitat dnus Capi-
taneus positi in Civitate Perusij in par. S. Severi manu
dieti Salvutij not. — XVIII e. PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 79

845

850

855

860

86

[21i

Venditio facta predieto Comuni per predictos et
quosdam alios Comuni Perusij de quarta parte pro
indiviso turris voitamentorum cassalinorum murorum
et columpnarum circumstantium ipsi turri in qua est
campana populi iuxta ecclesiam S. Severi manu dicti

Salvutij not.

Venditio et ratificatio facta dicto Comuni per d.
Balionum quondam d. Guidonis de medietate pro in-
diviso palatij ubi habitat d. Capitaneus situs in par.
S. Severi et de medietate dicte turris et de sexta parte
alterius turris pro indiviso et de tota trasanna in qua
redditur ius per Iudicem et de medietate unius camere
superius et inferius. Et de medietate unius alterius
camere et de medietate aliquarum rerum manu dieti

Salvutij not. — XX carta.

Donatio et cessio facta per dictum d. Baglonum
Comuni Perusij de quarta parte pro indiviso turris voi-
tamenti murorum et columpnarum circumstantium ipsi
turri Comunis Perusij scripta manu dicti Salvutij not.
— XX e.

Venditio faeta Comuni Perusij per Guidonem Sa-
racerium et Raynerium quondam d. Guidonis Marchio-
nis de Valliana de quodam tenimento et podio terre
eum domibus vineis et aliis multis in dicta venditione

contentis manu dietj Salvutij not. — XXI c.

Venditio facta per predictos Guidonem Saracerium
et Ranerium Comuni Perusij de tertia parte pro indi-
viso Navium, pedagij et portus Clanarum de Valiana
et de omni iure servitute usu et juredictione etc. manu
dieti Salvutij not. — XXII c.

Venditio faeta Comuni Perusij per dnam Thede-
rinam uxorem quondam -Guidarelli d. Bevenuti et per
Ugolinum et Colam filios ipsorum Guidarelli et dne
80 G. DEGLI. AZZI

875 Therine et quosdam alios de medietate unius camere

in qua moratur Bitius fornarius et sotij posita in par.

S. Severi. Item de una camera in qua moratur Iaco-
pellus posita in dieta par. et aliis rebus manu dicti
Salvutij not. — XXII c.

[ci 880 Cini Nardoli Iannis ad consentiendum venditioni
de medietate quarte partis pro indiviso unius camere
Comunis cum Angelutio et Pellolo Synibaldi manu dicti
not. — XXIII e.

ii Venditio faeta Comuni Perusij per Nardolum Ian-
88

e

nis de medietate quarte partis pro indiviso unius camere

Comunis cum Angelutio et Pellolo Synibaldi manu dieti
not. — XXIII c.

Venditio facta per dietum Nardolum Iannis dicto
Comuni de medietate pro indiviso quarte partis medie-
890 tatis turris voitamentorum cassalenorum et quorumdam

aliorum scripta manu dieti Salvutij not. — XXIII c.

Procuratio facta per Saracenum quondam d. Gui-

donis Marchionis de Valiana ad refutandum Comuni

Perusij de tertia parte X. millium .CC. librarum scripta
89.

Ul

manu dicti Salvutij not. — XXIV c.

Refutatio facta per d. Balionem d. Guidonis et Gui-

1

i
zd
za
- Ai
cM È
i)
s-W
IE
Nc

il i

donem et Ranerium d. Guidonis et. dnam Placentiam

eius uxorem de XII millibus .CC. libr. manu dieti not.
L—UXXIVee:

= ===
NEIN LE

900 Venditio facta per dnam Placentiam quondam Pla-

citi uxorem olim d. Guidonis Marchionis de Marchiana

manu dieti Salvutij not. de quodam tenimento podio
domibus et aliis rebus. — XXIV c.

Venditio facta per dictam dnam Placentiam de tertia
905 parte navium pedagij et portus Clanarum de Valiana
dieto Comuni manu dicti not. — XXV ec.
PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 81

910

915

920

925

930

935

Donatio facta dieto Comuni per Ceccolum Synibaldi
Meli et quosdam alios de medietate quarte partis unius

camere manu dicti Salvutij not. — XXV ec.

Refutatio facta dicto Comuni per Cambium Bomba-
ronis de Fracta procuratorem ipsius Bombaronis de
CLIII flor. auri de summa .CC. flor. quos recipere tene-
batur pro mutuo manu dieti Salvutij not. — XXVI c.

Refutatio faeta quibusdam personis de pecunia co-
munis de ducentis flor. auri per Feum Ser Maffei pro-
curatorem Futij Bitij civis Aretini manu dicti Salvutij.
— XXVI e.; XXVII et XXVIII non scriptis.

Venditio faeta per Iohannem Amate not. dicto .Co-
muni de una domo posita in P. S. A. et par. S. Martini
de viridario eui a duobus res Comunis Perusij manu
Philippi Brunatij not. — XXIX c.

Consensus dne Agnetis uxoris dicti Iohannis super
dieta domo manu dieti not. — XXIX ec.

Venditio facta dieto Comuni per Vitalem olim Fran-
gnepanis de medietate unius camere posite iuxta pla-
team Comunis Perusij manu dieti not. XXX c.

Venditio faeta Comuni Perusij per Colam olim Be-
cutij Uguitionis de medietate unius camere comunis
cum Comuni Perusij posite iuxta plateam manu dieti
not. — XXX c.

Donatio facta Comuni Perusij per Angelutium Sy-
nibaldi et Pellolum olim Bernardi de tribus partibus
pro indiviso unius camere posite iuxta plateam et de
tribus partibus unius turris in qua est campana manu
dieti not. — XXXI et XXXII c.

Venditio faeta dicto Comuni per d. Oddonem d.

6
89. G. DEGLI AZZI

Oddonis de uno cassaleno posito in P. S.S. et par. S.
Nicolai manu dieti not. — XXXII c.

Refutatio facta Comuni Perusij de tribus milibus
940 trecentis quinquaginta flor. per Iohannellum Bucarelli
proeuratorem Herrici Ranerij de florentia et de iure

sibi cesso a quibusdam manu dicti not. — XXXIII e.

Instrumentum syndicatus ad emendum domos pro
palatio novo manu dieti not. — XXXIV c.

945 Syndicatus ad recipiendum consensum cuiusdam
mulieris d.ne Placentine super predictis manu dicti
not. — XXXV c.

Syndicatus ad apprendendum tenutam et posses-
sionem comunantiarum Castri Montisnigri Brignonum
9309 manu dicti not. — XXXVI e.

Syndicatus ad emendum pro comuni unum cassa-
mentum cum turri positum in P. S. A. manu dicti
not. — XXXVI et XXXVII c.

Syndicatus ad emendum pro dieto Comuni a d.
955 Oddone d. Oddonis unum cassalinum positum in P. S. S.
et par. S. Nicolai manu dieti not. — XXXVII c.

(a e. 58 t). In nomine Patris et Filij et Spiritus

SU GEIPAPEDA sancti Amen. Ad perpetuam rei memoriam sub anno
d.ni MCCCLV Ind. VIII tempore d. Innocentij pape VI.

960 Die XXVII mensis Augusti circa oram vesperarum tem-

pore offitij prioratus et infrascriptorum priorum artium

civitatis perusij quorum nomina sunt.

Angelellus Petri Guidoli mercator
Petrutius ser Francisci Aurifex
965 Balionus Bartolomei mercator

l
SPLPSIUA.
i Baldus Francie Spadarius ) , PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 83

Angelellus Benassaie macellator

1 i [-PSS.
Fucciarellus Pelloli zoccarius |
Caione Cassutij calzolarius
^ È PZZHeb:
970 Lellus Mannoli procaciante
Ceccolinus d. Peronis campsor
: x mua iu
Petrinus Cole Neicoli de arte lignaminis )

In presentia ipsorum dd. priorum et infrascripto-

rum nobilium et sapientum virorum perusinorum ci-
975 vium quedam imperialia privilegia gratiarum factarum
Comuni Perusij per ill.mum principem d. Karolum quar-
tum Romanorum imperatorem missa et artifitiose re-
condita fuerunt in quadam cassa plumbea clausa et
eoniuneta sine aliqua apertura et sigillata sigillo co-
980 munis Perusij cum scultura S. Herculani. Que cassa
eum dietis privilegiis tesaurizata et recondita fuit sub
forti clausura lapidea in pariete muri palatij populi
habitationis offitij prioratus versus plateam supra por-
tam dieti palatij et in lapide quo dicta privilegia clau-

985 duntur sculti sunt hij versus:

Karolus Imperator perusini status amator

has gratias egit quas lapis istus (sic) tegit (1).

(1) Di questi privilegi cosi discorre il PELLINI (Op. cit., p. I., pag. 653): « ... I
quali privilegi .... furono per meglio conservarli murati nella pariete del palazzo
nuovo de' signori Priori sopra la porta principale volta alla Piazza, sotto una pietra
nella quale vi furono intagliati e sculpiti questi due versi latini:

Carolus Imperator Perusini status amator
Has Gratias Dono egit quas Lapis iste tegit.

La qual pietra ancor hoggi si vede et dicono che vi sono gli stessi privilegij,
et che, molti anni sono, furono veduti da Guido Baglione il vecchio, et rimessi nel
medesimo luogo, senza però i sigilli d'oro, ch'erano con la Bolla, ancorché alcuni
vogliano che fossero lasciati a' Signori Priori in palazzo et che poscia con P' altre
cose di esso si perdessero l'anno 1540. Ma noi sappiamo che l'originale di essi si
conservano con molti altri privilegij d'Imperatori et de' Papi et altre scritture
pubbliche nella cassa grande, cosi detta volgarmente da tutti, ch" é nell’ Archivio
pubblico della Città, et nella Cancelleria de' Signori vi é in piccolo et breve sum-
mario il contenuto di essi privilegij et gratie ... ».

Vedi pure Bonazzi (St. di Per., Vol. I, pag. 445).
84 G. DEGLI AZZI

Privilegia vero que in dieta cassa plumbea sunt

inclusa sunt sex, quorum tria sunt bullata bulla aurea

990 pendente ad cordulam sirici nigri et crocei coloris in
Privilegiimpe- | quorum primo continetur absolutio Comunis Perusij et

riali concessi al
Comune di Pe- revocatio omnium sententiarum et processuum hactenus

Pu datarum factorum et habitorum contra Civitatem et
Comune Perusij et contra quascumque terras Civitates
995 et loca que per Comune Perusij possidentur et contra
universitates et singulares personas dictarum Civitatum
et terrarum et distrietuum eorumdem per quoscumque
imperatores et romanorum reges precedessores suos.
Secundum vero continet confirmationem omnium
1000 privilegiorum et gratiarum actenus factarum et conces-
sarum Comuni Perusij per quoseumque imperatores et
Romanorum reges et quoscumque alios Barones.
Tertium autem privilegium continet Vicariatus et
concessiones omnium terrarum spectantium ad Roma-
1005 num imperium que per Comune Perusij possidentur
cum jurisdictione meri et misti Imperij et Gladij pote-
state et cum auctoritate percipiendi omnia fiscalia ad
Cameram Romani Imperij spectantia in dictis terris et
eum remissione omnium preceptorum actenus per Co-

1010 mune Perusij supradictum.

Alia vero tria privilegia sunt bullata bulla cerea
pendente ad cordulam sirici nigri et crocei coloris que
per omnia continent illud idem quod in predictis aliis

tribus privilegiis continetur.

1015 Nomina vero Nobilium et sapientum perusinorum
Civium sunt hec:
D. Ugolinus Pelloli d. Simonis
. Andreas d. rnerij de Mon-
d. Andreas d. Rayneri) legum doctores
100 d. Ubaldus magistri Francisci
d. Lellus Cole

d. Marinus Ceccoli

teubbiano |
Iuris periti
PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 85

Oddo d. Ballionis
Niecholaus Ugutij
1025 Bartholinus Celloli

i n - A1 "Yo . . S

Ser Cellolus Andrutij notarij rogati de omnibus
supradictis et multi a-

Ser Hermannus Pelloli lij populares quorum

nomina in libro ordi-
namentorum factorum
Ser Lucas Perfecti tempore prioratus pre-
dieti seripta reperiun-
tur.

Ser Paulus magistri Luce

1030 Ser Franceschinus Ser Egidij /

Item in cassa armarij Comunis recondita fuerunt
per ipsos dd. priores tria privilegia imperialia et etiam
E Epica: capit. ipsorum que privilegia sigillata sunt bulla cerea
SU pendente ad cordulam sirici continentia gratias infra-

1035 seriptas videlicet :

Privilegium studij generalis in qualibet facultate
perpetuo duraturum.

Privilegium quod Episcopus perusinus possit ereare
notarios.

1040 Privilegium de immunitate Scolarium videlicet quod
scolares venientes ad studium perusinum et etiam rece-
dentes non cogantur alicubi solvere pedagia vel gabellas.

Item posuerunt cum predictis privilegium Raynerij
comitis de Sartiano per quod idem Raynerius per su-

1045 pradietum imperatorem de Comitatu terre Sartiani in-
vestitus fuit. Que privilegia omnia sunt in quadam
scatula sigillata.

Item sunt in dicta Scatula duo publica instrumenta
quibus cavetur qualiter Comune Perusij satisfecit pro-

1050 missionibus factis dieto d. Imperatori in dando gentes
videlicet ducentas Barbutas dno Aloisio Ierusalem et
Sicilie Regi et lictere Magni senescalli dicti Regis que
destinantur ad ipsum Imperatorem significantes predicta
in quadam copia dictarum licterarum.

1055 MCCCXCIV die XXI Augusti. In capsula dicte capse

x recondidi ego Franciscus de Montepoliciano Cancella-
culisteos. 3

rius Perusinus librum Eulisteos continentem gesta Peru-
mune Perusij.

$
Ej

86 G. DEGLI AZZI

sinorum heroico carmine in pecudinis cartis et sub as-

sidibus ligatum (1).

1060 Im nomine dni Amen. Hec est quedam memoria

Memoria quo- rerum et gestorum ad Comune Perusij spectantium
rundam | dudum - ; 3
gestorum per Co- quam in quadam foleo scriptam per Teum Maystri An-

geli P. S. P. MCCCXCIV die IX Septem. assignatam

Ricordi storici — legi cuius copia est videlicet :
di Perugia.

1065 In MCCII ind. V. die XII decembr. fuit summissa
Comuni Perusij Civitas Nucerij per pactum et promi-
serunt jurare et obedire mandatis Perusij ut in libro

signato per A carta XXV.

In anno primo pontificatus Innocentij .VI. nonis

1070 ottobris ind. III. Receptio perusinorum sub protectione

sua dicendo quod Civitas Perusina pertinebat ad jus

et proprietatem ecclesie ut in libro signato per A
carta XXXVI.

(1) In ordine a questo prezioso codice, così nella sua Storia di Perugia (P. I,
libr. IV, pag. 313) scrive il PELLINI: « Et si legge che del mese di Giugno del pre-
sente anno (1293), essendo venuto in Perugia un Mastro Bonifacio da Verona gran
Poeta et Astrologo di quei tempi, prometté a’ Magistrati nostri di voler fare un
libro di tutte le cose antiche et memorabili della Città di. Perugia, et quello dar
poi alli Signori Consoli affinché con le cose più pretiose della Città si conservasse ;
i Magistrati, fattone prima Consiglio pubblico, deliberarono di ordinargli una pro-
visione honesta infino a tanto ch'egli tirava a fine così bella opra, et che se gli desse
casa et letto per se et per un suo Nepote, che seco haveva convenevole alla sua
dignità, et che, finita l'opera, i Consoli, che sarebbono all’ hora in officio, dovessero
darli quello che fosse giudicato da huomini giuditiosi convenirsele ; fu fatta l'opera,
che per quello che può giudicarsi fu fatta in versi, et compita del mese di Giugno
dell'anno seguente: i Consoli, de consiglio di miser Guido della Corgna e di miser
Tribaldo dottori con altri sette honorati Cittadini eletti da loro, dichiararono che
le si dovessero dare XXV fiorini d'oro, ridotta però l'opera in prosa; da che si può
far giuditio che l'opera non fosse di molta importanza essendo così poca la Mer-
cede, et il libro fu messo, come ne’ libri publici si legge, nell'Armario Bianco così
detto da loro, et lo chiamarono Eulisteo, segnato col numero di .XXX. et coperto
di corame paonazzo, che hoggi ne siamo privi ».

Vedi pure in proposito in Arch. Stor. Ital., T. XVI, parte I, prefazione pag. I
e segg., e specialmente la nota 1 della pag. XIII; e VERMIGLIOLI, Degli storici pe-
rugini, ecc. in MARIOTTI; Memorie stor. perug., Tom. I, P. I, pagg. VI-XII. : PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 87

In MCCX in vigilia S. herculani tempore Innocentij

1075 tertij iuraverunt Perusini obedire preceptum pape pro

defensione S. Petri Romane Urbis a Civitate perusij

usque ad Urbem. Et papa promisit defendere perusinos

ab Imperatore et retinere perusium ad fidelitatem ec-

clesie et conservare eorum leges consuetas et statuta.

1080 Et fuit hoc in generali consilio Perusinorum in libro
signato per A. carta XL.

In MCLXXX die XIII Iulij tempore Alexandri pape
Civitas Casteli summisit se libere Comuni perusij in
perpetuum in libro signato. per. A. carta XLIX.

1085 In MCLXXXIII mensis februarij pridie kal. Martij
Civitas Eugubij sumisit se libere Comuni Perusij in
libro seripto per A. ad cartam L. et iuramentum positum

ad cartam LI.

In M.mo ,..[CCXIV] tempore Innocentij III. S. Basilice
1090 XII. Apostolorum presbiter Cardinalis pacificavit milites
et populares Perusinos et voluit quod fieret colletta nisi
pro quatuor causis: pro servitio Ecclesie Romane populi
Romani Imperatoris vel numptij sui et cum populus
moveret guerram de comuni voluntate et Innocentius
1005 TII. confirmavit XIII. kal. ottobris Viterbij pontificatus
sui anno decimo septimo. Nota in carta LVIII eodem
libro (1).

(1) A proposito della memoria qui riferita, narra il PELLINI (op. cit., pagg. 250
e 251), sotto l'anno 1234, che, avendo il Comune di Perugia pagati i debiti contratti
per le guerre avute al tempo di Federico II, i Magistrati fecero incidere in una la-
pide, che fu collocata nella facciata del Duomo verso la Piazza, in luogo poi quasi
del tutto coperto dalle loggie che vi costruì Braccio Fortebracci, il seguente editto,
conforme al breve d'Innocenzo III, di cui é ricordo nel testo, emanato quando spedi
in Perugia un suo cardinal legato a comporre le discordie civili nella città:

« Hec est quedam Petra Iustitie scripta tempore Ramberti de Gisilerijs Peru-
sinorum Potestatis ind. VII.

« In nomine Dni. Anno Dni 1234 mense primo.

« Certum sit omnibus quod totum debitum Comunis Perusij de tempore tran-
88 G. DEGLI AZZI

Item Honorius .IIJ. ottava kal. Martij Pontificatus.

sui anno secundo mandavit et declaravit quod Perusini

1100 deberent observare predicta et dictam collectam non
debeant facere per libram sed secundum quantitatem et
qualitatem personarum propter verba Innocentij. carta
LVIII et LIX.

In MCCXVI die VIII Martij tempore Innocentij pape
1105 IIJ. Comune Montonis summisit se Perusio.
e
In MCCXIX Imperio vacante die pe. Maij Civitas
Callij sumisit se civitati Perusij in libro signato per A.
carta LXV.

In MCCXXXIV Comune Perusij donavit terrenum
1110 pro hospitale de Colle libro signato per A. carta LXV.

In MCCVIII die quarta septembris tempore Inno-

centij. III. sumixit se castrum Fossati Comuni Perusij

in libro signato per .A. carta LXX.

In MCCLXXVIII fuit fatta sumisio Castri Portula-
1115 rum tempore Alexandri quarti ad carta LXXV. permu-

tatio dieti castri sequens in carta LXXVI eodem.

In MCCLVIII Comites Coccorani summixerunt Pi-
stinam. Coccoranum et Petrorium Comuni Perusij et

Comune Perusij promisit illis restituere finita guerra.

1120 In MCCLIX fuit laudatum inter Comune Perusij
et Comune Eugubij et adiudieatum castrum fossati
Comuni Perusij. Sindicus perusij fuit d. Guidaloctus.
carta XCVI.

sacto est ab ipso Comuni plene satisfactum, adeo quod nemo inde amodo audiatur.
Item hoc est capitulum factum perpetue a Comuni Perusij, scilicet, quod nec colta
nec datia nec mistum fiat, ponatur nec detur in Civitate Perusina, nec in eius su-
burbijs nisi quatuor de causis tantum, scilicet, pro facto dni Pape, et Imperatoris,
et Romanorum, vel pro generali guerra quam haberet Comunis (sic) Perusij pro-
pter se, et tunc si fieret colta, datia et mista, fiat per libram ».

Am r PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA. 89

Alexander papa concessit Perusio Comunitatem
1125 Eugubij per quinque annos. Viterbij X. kal. Ian. pon-

tifieatus eius anno IV.

In MCCIX fuit facta summissio castri fossati, —
carta XCV.

In MCCLI. XV. kal. Maij. Innocentius tertius con-
1130 firmavit Comuni Perusij castrum Montonis pontif. sui

anno IX.

In MCCXXXVI die V Decembris Sindicus Comunis
Perusij iuravit Ecclesie defendere iura sua in patrimonio
et ducatu salva libertate Perusinorum. Et cum forma

1135 juramenti generalis tempore dni Gregorij pape Noni, —

in libro signato per B. pe. carta.

In MCCLI tempore Innocentij quarti die pe. febr.
fuit facta summissio Gualdi, — in libro signato per. A.
carta CXXVI.

140 . In MCCII die XII Decembr. tempore Innocentij
pape IV fuit facta summissio Civitatis Nucerij, — libro
signato per A. carta CXXXVII.

J Alexander papa quando concessit Eugubium Comu-
nitati Perusij sic ait: « quum Ecclesia Romana in suis

1145 adversitatibus populum perusinum adeo est experta

fidelem quod nichil ad experimentum fidelitatis ad

meritorum cumulum seu agumentum fieri potuit pre-

miorum quod ipsorum non imperiale verit prontitudo.

Nichil est quod ipsorum votis consonum vel proficiat

1150 comodis quantumcumque sit grande dum modo possit

de ipsius Ecclesie liberalitate concedi per nos debeat

quomodolibet denegari » ete.

Summissio Civitatis Nucerij MCCCIII die penultima

Iunij.


G. DEGLI AZZI

1155 MCCCXXII fuit facta sumissio Civitatis Assisij Co- (

muni Perusij.

Recomendatio.

Alacritatis ostentio.

Imutatio d
1160 oblatio

Petitio revestitionis (1).

MCCCXCVI die XXVIII Iulij in supraditta cassa et
parvulo cassulino a parte sinistra fuerunt infrascripta

rivilegia et scripture recondite.
e

1165 In primis Consilium Collegij perusij et doctorum
Consilium col- Bononiensium in facto clericorum solvere debentium pro
legij contra cle-
ricos. bonis remotis a libra subditorum.
Commissio d. Episcopi Narnien. pro absolutione
perusinorum.
1070 Commissio Episcopi Perusini circa facta Perusij
et Biordi.
Item super concessione vicariatus perusij Comissio
dd. legati et Iohannelli.
Absolutio facta per germanum pro dno. Brolia et
1175 Brandolino de IJ. millibus. D. flor.
Littera florentinorum circa ligam.

i Ligatio dni Pillei Episcopi Tusculani in perusio.

In nomine dni Amen. In capsula parva quadam

(1) (a margine, d'epoca posteriore) Turris Ranche videatur hic ius comunis peru-
sij quod habet stratam liberam turris Ranche per quam stratam itur de perusio versus
Gualdum fossatum et illas partes quia sub 1321 pacta fuerunt facta inter comune pe-
rusij per que dicta strada est libera: verum est subscriptio in pactis predictis sed non
est signum notarij. Et hec inveni et vidi ego galienus de Interamne abreviator re-
formationum transumpta per ser Berardinum ser Francisci de perusio not. sine
signo que est in dicta capsula infrascripta qui liber assignatus est per Gostantinum
Gaitanum d. Bartoli de Guitolis de perusio. Post predicta repertus fuit contractus
cum subscriptione et signo notarij ut apparet in sequenti folio.
PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHINIO DEL COMUNE DI PERUGIA 91

ego Galienus Palmerij de Interamne Cancellarius Co-

1180 munis Perusij recondidi infrascripta videlicet in capsula
que missa fuit in capsa magna Armarij ubi sunt ca-
psule officiorum perusij per dd. priores die XX apri-
lis MCDIV :

E Sm si- In primis est quoddam privilegium seriptum in
gnata per G. 5 Eos :

1185 pecudinis cum bulla cerea alba ad arma d. Ducis Me-

diolani cum sirico pendente. que bulla est manu Pieri

Sirovigni pro adiptione dominij perusine civitatis.

Item unum quaternum pecudinum de fidelitate pre-
stita per oratores perusij coram duce Mediolani pubbli-

1190 catum manu ser Isachi et castellani not. etc.

Item littera. quedam ducis de VIIII. millibus flor.

mittendis perusium.

Item alia littera ducis quod donee provideatur de

commissario possint perusini providere occurrentibus.

1195 Item alia littera de possessionibus comunis perusij

non alienandis neque alteri dandis.

Item alia littera ducis quod locumtenens non ha-

beat nisi duas voces.

Item alia littera quod florentini possint manere in

1200 civitate perusij.

Item alia littera in pecudinis scripta signata hoc
nomine desuper lineas per Vertu quod litteris suis non

credatur nisi sint sic signate.

Item alia littera in bombicinis in qua mandat litte-

1205 ram servandam esse.
corta

— ses

EA LE

G. DEGLI AZZI

Item alia littera X millium flor. mittendorum pe-
rusij.

Alia littera Ducisse continens quia non poterat am-

plius comune defendere ut concordaret se cum papa de

1210 mandato Matthei petri et sociorum priorum data fuit.
Cecholino de Michilottis.

Item est in dieta capsula instrumentum quoddam
concessionis facte militibus de Montepoliciano de posta
in loco Valliane cum certis reservationibus et cum tran-

1215 situ libero per pontem perusinis et subditis sine gabella.

Item quoddam ius comunis de strata libera turris

tanche inde in anteriori margine ibi fit latius mentio.

Item sunt ibi capitula inita cum d. Iohanne Toma-
cello sub MCDIII et die XXIV octobris.

1220 Item mandato dicti dni per bullam pendentem pape
quorum copia est in libro ser Francisci Nicolaj feroli
notarij. d.

Galienus de Interamne cancellarius perusij de man-
dato ipsorum dnorum reposui.

1225 MCDV die XVIII febr. in capsula predicta ubi
sunt alia iura prefata recondite fuerunt due bulle pa-
pales quarum una de capitulis iniendis cum d. cardinali
Baren. alia de immunitate onerum facit mentionem et
unam litteram dd. cardinalium.

1230 Galienus Cancellarius perusij subscr.

MCDX die ultimo octobris recondite sunt bulle due
regales quod d. vicerex non se intromittat in civilibus
et criminalibus sed in rogatione (?) serventur statuta.

Item quod d. rex non dabit alicui castrum aliquid

1235 vel terram comunis perusij.

Galienus predietus subser.
PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 98

MCDXIV die XX septem.
In cassa magna existente in armario Comunis vide-
licet in eassiuolo ipsius versus murum recondita fue-
1240 runt per Bartolomeum de Perusio Cancellarium dieti

Comunis infrascripta videlicet :

In primis instrumentum refutationis facte per illu-
strem d. ducem Venetorum Comuni Perusij de duobus
millibus quingentis ducatis auri solutis pro residuo de-

1249 biti e£ completa solutione ducatorum V millium auri

Comuni Perusij mutuatorum.

Item litttera prelibati ducis in testimonium dicte so-

]utionis.

Item bulla papalis quod dd. Priores et Camerarij
possint nominare tres vel quatuor prudentes et nota-
1250 biles viros devotos et fideles Ecclesie quorum unus de-

beat confirmari in potestatem et alius in sindicum.

Item littera papalis de concessione introituum Ca-
merarum conservatorum et massariorum Comuni Peru-
1255 sij pro quatuor anno (sic) cum quibus condietionis (sic)

annexis in ipsa littera.

Item alia littera papalis de solutione MCD flor.
Ceccolino de Michiloctis Capit.

Item instrumentum sindicatus. Ugolini de Fulgineo

1260 ad firmandum treugam cum comuni perusij.

Item quedam bulla d. Regis quod ipse rex non de-
beat vendere neque concedere alicui de bonis et pos-
sessionibus comunis Perusij. Et quod vicerex non pos-
sit se implicare in civilibus neque criminalibus quoquo

1265 modo.

Item alia littera Regalis cum bulla pendente d.
94 G. DEGLI AZZI

Francisco et dd. Prioribus concessa de revidendo mo-

stram gentium armorum.

Item alia littera regalis cum bulla pendente quod
1270 Comune Perusij promictat observationem certi Capituli

pacis facte inter d. Regem Ladislaum et Florentinos.

Item littera Regalis quod pecunia solvenda per cle-
rieos non convertatur in solutionem restitutionis castro-
rum comitatus Perusij sed in satisfactionem X millium

1275 ducatorum Sfortie solvendorum.

Item littera regalis quod d. vicerex et priores pos-

sint eligere sindicum maiorem.

Item alia littera Regis quod clerici perusini con-
tribuant in solutionem XXIII millium pro redemptione

1280 castrorum comitatus Perusij.

Item alia littera Regis quod receptetur d. Franci-

seus de Ortona in vicerectorem regium.

Item alia littera Regis quod castrum Burghetti de-
beat aptari et edificari de introitibus bonorum rebellium
1285 ut supra in summa DC. flor.

Item alia littera quod Comune Perusij possit eli-
gere d. Filippum de Raucenibus de Arimino in potesta-
tem Civitatis Perusij.

Item alia littera Regis quod papa receptetur et ad
1290 eum mictantur oratores quod veniat perusium.

Item alia littera regis de revidendo mostram gen-
tium armorum.

Item alia littera Regis de reincorporatione bonorum
Comunis et Rebellium. x - — Mi 3j
uo oos m PAM D o Quero È 1 * ^, Ca

PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 95

1295 Item quedam capitula pacis inter serenissimum re-
gem Ladislaum et Comune florentie in quibus est quod-
dam capitulum pertinens ad comune Perusij scriptum
in uno folio bombicis. Capitula triegue inter Comune
Perusij et Comitem Ugolinum de Corbaria in cartis bom-

1300 bicinis.

Item contraetus turris Rance in publica et valida
forma quem ego reperi post contractum superius scri-
ptum manu ser Galieni qui non erat validus quia non
erat signum not. Et est coperto folio pecudino ubi ap-

1305 parent littere nigre magne in ipsa coperta.

Bartolomeus de Perusio Cancellarius Comunis Pe-

rusij reposui omnia supradicta in dicta cassa.

[D'altra mano] Nota quod dictum instrumentum
Turris Ranche fuit registratum per me Sanctem Pel-
1310 lieccianum Perusinorum scribam in Cancellaria libro

summissionum signato .C. fol. XLV.

MCDXV. ind. VIII, die XXVIII Augusti recondita
fuit. quedam bulla seu littera d. Regis de reincorpo-
ratione bonorum Comunis cum bulla pendente in cassa

1315 predicta.

Item capitula inter d. Regem Ladislaum et Comune
Perusij in pergameno subscripto manu Antonij de Pen-
nis.

Item refutationes Comunis Florentie facete Comuni

1320 Perusij et de abmotione represaliarum in duobus per-

gamenis parvis et in uno folio bombicino insimul ligatis
cum filo canapis.

Item sindicatus tudertinorum ad contrahendam tre-
guam cum Comuni Perusij.
96

1325

1330

1335

1340

1345

1350

G. DEGLI AZZI

Item alius sindicatus ad treguam predictam.
Item ratificatio tregue predicte.

Item due littere Reginales (sic) quod Sfortia et Boc-

carinus ete. faveant Comuni Perusij.

Item quedam alia littera Regis Ladislay de confir-

matione potestatis.

Item quedam promissio in folio bombicis quod Sfortia

non offendet territorium Perusinum.

Item quedam capitula inter Comune Perusij et Ar-
rigum de Capua castellanum olim Cassari Castilionis
Clusini pro d. rege Ladislao in folio bombicis.

Bartolomeus de Perusio cancellarius subscripsi

et predicta recondidi.

MCDL die XX aprilis ego Thomas Pontanus reposui
in eassa magna que est in armario comunis unum
contractum de strada turris ranche et bullam quamdam
Innocentij pape IIIJ. una cum sindicatu. focularibus.
et submissione terre Castri plebis in quadam saccula
signata D presentibus M. d. Prioribus idest Galeocti
(sic) Lelli de Balionibus et sotij et Consulibus mercantie
idest Pandulfo Nelli et sotij cum aliquibus camerariis
et presente ser Lodovico Xfori tunc not. prefatorum dd.

priorum.

MXDLI et die XVIII feb. inmissa fuit in cassa

quedam seriptura pertinens ad stratam turris ranche.

In dei nomine Amen. Infrascripta sunt quedam
privilegia reposita in quodam cassecto ligneo reposito
clauso et murato in quadam fenestrula existente in
muro existente in sala superiori palatij M. d. prio-
rum Civitatis perusij videlicet super arcum secunde
PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 97

1355 fenestre incipiendo ab hostio Cancellarie existente in

Inventarium — dicta sala tempore M. dd. videlicet Michelutij Simonis
«quorundam scri-

pturarum repo- Mercatoris P. S. A. et sociorum et ser Gasparis P. S. A.
sitarum in qua- : :

'dam cassula li- eorum not. in presenti.

gnea muro in-

‘clusa in aula an- Marco donato de Aretio habitatore in P. S. A. qui
te cancellariam. 1

preve — ——À TIE

dam saxum in-

scriptum quibu- sis febr. tempore sanct.mi in xpo patris et d.ni d.ni
sdam litteris,

Que quidem scri-1360muravit dieta privilegia in fenestra predicta. i
pture creduntur Foe : H
fuisse reposite in Angelo Paulini de Perusio P. S. A. et par. S. xfori. n
quadam fenestra : 2 x i j
sub gilusia aule . Antonio Angelutij de perusio P. S. A. testibus etc. 4
magne palatij in S : zi VUE I
loco ubi est quod- — Sub anno d.ni MCDXXIX ind. VII. die XXX men- \

1365 Martini divina providentia pape .V. videlicet.

In primis una bulla in carta membrane seu privi-
legium cum bulla pumblea pendente cum cordula de
sirico rubeo et iallo que incipit: Alexander episcopus
servus servorum dei dilectis filiis potestati et comuni

1370 perusino ete. et finit: Datum laterano V. Kal. Martij
pontif. nostri anno II.

De confirmatione iurium castri plebis et castri Mon-
tonis quod quidem privilegium fuit remissum per d.
Petrum epum paduanum Gubernatorem perusinum ad

1375 priores artium tempore prioratus Ioannis Ballioncelli
et sotiorum de mense Novembr. et Xbr. MCDXXVIII.

Item aliud privilegium eum bulla plumbea pendenti
cum cordula siriei rubei et ialli: quod incipit: Ale-
xander epus servus servorum dei dilectis filiis potestati

1380 et comuni perusino: et finit: datum Lateran. III. Kal.
Martij pont. nostri anno II.

De concessione castri Castilionis clusini concessi
per Gulielmum illustrem romanorum imperatorem et
confirmatum per Alexandrum papam predictum. Quod

1385 quidem privilegium fuit remissum per d. Petrum epum
paduanum Gubernat. perusin. ad Priores Artium tem-
pore prioratus Iohannis Bartolomei et sociorum de mense
Novembr. et Xbr. MCDXXVIII.

Item aliud privilegium signatum quodam sigillo

7
1390

1395

1400

1405

1410

1415

1420

G. DEGLI AZZI

magno de cera antiqua et propter vetustatem obscura :
et in partem abrosa et facta cum quadam figura, ut
discernebatur, hominis sedentis super quadam sedia : in
cuius principio est quoddam G. cum quibusdam signa-
culis in dicto G. et incipit in nomine sacte et individue
trinitatis ete. et finit: Frederico Roman. Imperat. in-
vietissimo anno regni eius XII imperii IX. actum in
Laude in dei nomine feliciter amen. et a tergo est
scriptum privilegium Frederici Imperatoris eximens om-

nia bona et episcopatum perusinum ete.

Item copia seu exemplum cuiusdam papalis pri-
vilegij de quadam concessione facta abati monasterii
S. Marie de Farneto contra comune Perusii cum qui-
busdam aliis instrumentis in dieta copia insutis cartis

membranis.

Item quoddam privilegium antiquum cum bulla
plumbea in carta membrana pendente cordula de sirico
rubeo incipiens: innocentius epus servus servorum dei
etc., et finit. d. innocentii pape II anno VII. a tergo pri-

vilegium innocentii ete.

Item alium privilegium in cartha membrana cum
bulla plumbea pendente cordula de sirico rubeo inci-
piens Alexander epus ete. et finit: pont. vero d. Ale-
xandri pape III anno XX. ant. est: MCL XXX restitua-

tur d. priori sancte (sic) luce ete.

Item exemplum sive transumptum cuiusdam privile-
gij seu quarumdam litterarum ser.mi principis d. d. Ca-
roli IIIJ imperatoris etc. cum quadam copia seu exem-
plo cuiusdam papalis privilegij Gregorij pape IX in
carta membrana.

Item quoddam privilegium in carta membrana de
reductione civitatis Perusine ad gremium sancte matris

ecclesie et sanct.mi d. nostri d. Martini pape V cum
,PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 99

bulla plumbea. pendente cum cordula de sirico rubeo

3

et giallo.

1425 Item capitula concessa per S. d. nostrum papam
Martinum V Comuni civitatis perusie subsripta et pu-
blicata manu Ser Bartholomei Francisci de Montepoli-

tiano clerici Aretine dioc. publiei apost. auctor. not.

Item quidam quaternus IV cartharum de carthis

1430 membranis in quo sunt scripta nomina quorumdam

rebellium et confinatorum civitatis perusie manu supra-
dieti ser Bartolomei.

Item quedam alia capitula seu supplicationes et pe-
titiones presentate sanct.mo d. nostro pape per specta-
1485 bilem virum d. Franciscum de Coppulis civem perusi-
num oratorem Comunis Perusie ad ipsum d. nostrum

destinatum.

De sexcentis flor. concessis per d. nostrum papam

et nonnullis aliis eoneessionibus factis per eum de Co-
1440 muni Perusij in cartis bombicinis subscripte et publi-
‘ate manu supradieti ser Bartholomei: que quidem
erant in Cancellaria: et reposita sunt et recondita cum
dietis aliis seripturis in loco supradicto de mandato su-

pradietorum dd. Priorum ».

(Laplicit.). — A t. del reg. à: « Inventarium scri-

pturarum Comunis ».
DOCUMENTO IV.

1342. — Dallo Statuto volgare di Perugia.

Libro I, rubr. 97: « De glie pagamenta da rece-
vere per glie notarie de palazzo. E de loro e de certe
altre notarie de gli offitiagle electione ».

$. ultimo: « Gl ofitie veramente ai quagle ponere

° e mettere se deggono esse notarie el gle dicte saccogle

sonno di socto scricte.
100

G. DEGLI AZZI È

L'ofitio del notariato dei palaze dei signore pode-
stade e capetanio.
L'ofitio del notariato col gle masare del comuno
10 de peroscia.
L'ofitio del notariato ell' armario del comuno de
peroscia.
L' ofitio del notariato de l' ensinuatione.
L'ofitio del notariato sopre gle sbandemente e re-
15 bandemente.
L'ofitio del notariato col gle soprestante del campo
de la batalgla.
L'ofitio del notariato col gle colgletore dei salarie
de la podestade e del capetanio e de certe altre ofi-
?0 tiaglie.
L’ ofitio del notariato col gl’ ofitiaglie de 1 abun-
dantia e del canpione.
L/ ofitio del notariato col gl’ ofitiaglie de la mastade.
L'ofitio del notariato col gl’ ofitiaglie del biado del
25 chiuscie.
L'ofitio del notariato coll ofitiale de la masaria e
de 1 aconcime dei palaze del comuno de peroscia.
L'ofitio del notariato col gle maiure gabeliere.
L'ofitio del notariato sopre le mostre dei soldate.
30 L'ofitio del notariato sopre le colte vecchie.
L' ofitio del notariato collo priore de colle.
L'ofitio del notariato col gle savie de lo studio.
L'ofitio del notariato sopre le represagle.
L'ofitio del notariato a copiare ella corte de meser
35 lo scendeco.
L'ofitio del notariato. a copiare ella corte del giu-
dece de la giustitia.
L'ofitio del notariato col gle giudece da diece livre
en giu.
40 L'ofitio del notariato collo giudece sopre le cose
comune partire.
L/ ofitio del notariato sopre le veture.
L'ofitio del notariato col gle scendecatore de la mr caio FA ecsm. W^ E "cts d & La "X EVE

PER LA STORIA DELL' ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 101

podestate e del capetanio e de gl altre rectore del co-

ti

49 muno de peroscia ».

DOCUMENTO V.

Dal reg. membr. dell'Arch. che porta a tergo: « Capitanei
Populi Perusini — 5. ».

ASSI

« [D] Ominus Bertuldus de Malpilglis de sancto
Miniate hon: capitaneus comunis perusij in Millesimo
CCCV et VI pro sex mensibus inceptis die primo mensis
Novembris quo tempore per eius Curiam apparent com-

5 positi et ordinati in totum XXV libri scripti manu in-
frascriptorum notariorum nomina quorum sunt hec
videlicet

Ser Petrus dni Leonardi

Ser Andreas Succij

10 Ser Guido Johannis

Ser Francischus Raynerij

Ser Dominichus Luffini

Ser Conradus Marchi

Ser Henricus ser Passamontis

15 Quorum XXV librorum unus est cartarum pecudi-
narum in quo continentur condempnationes et absolu-
tiones late et date per dietum dnum Capitaneum dicto
tempore et mistim seriptus manu dictorum notariorum.
Reliqui vero XXIIIJ libri sunt eartarum bombicinarum

20 in quibus continentur processi manu dictorum notario-
rum ut infra patebit videlicet: Manu dicti Ser Petri sunt
IIIJ libri videlicet unus cartarum pecudinarum in quo
continentur apodisse. Reliqui sunt bombicini videlicet
unus bonorum exbapnitorum alius inquisitionum et

25 alius licentiarum armorum.

Manu dicti Ser Andree Succij sunt IIIJ libri videlicet
unus accusationum et denunptiationum alius inquisitio-

num alius testium et alius equorum de cavallata.
102

G. DEGLI AZZI

Manu dieti Ser Guidi sunt IIJ libri videlicet unus

30 cartarum pecudinarum condempnationum et absolutio-
num alius inquisitionum et alius testium.

Manu dieti Ser Franciscij sunt IIIJ libri videlicet
unus accusationum in cartis pecudinis alius inquisitio-
num et alius testium.

33 Manu dieti Ser Luffini sunt IIIJ libri videlicet unus
aceusationum alius inquisitionum alius testium et alius
extraordinariorum actorum.

Manu dieti Ser Corradi sunt IIIJ libri videlicet unus
accusationum alius inquisitionum alius testium et alius

40 extraordinariorum actorum.

Manu dicti ser Herrici est unus liber extraordina-

riorum actorum.

c. 1 r. « [D] Ominus Petrus dni Raynaldi de montorio
hon: eapitaneus comunis et populi perusij in Millesimo
49 CCCVJ. pro sex mensibus inceptis die primo maij quo
tempore per eius Curiam apparent compositi et ordinati
in totum. XXVIIIJ libri seripti manu infrascriptorum
notariorum nomina quorum sunt hee videlicet:
Ser Cardinale magistri Petri
30 Ser Andreas Bartoli
Ser Angelus Berardi
Ser Sandrus Petri
Ser Sylvester Angeli
Ser Filippus Petri
XXVIIIJ.

torum in cartis pecudinis. Reliqui sunt bombicini et

99 Quorum librorum. unus est exbanmni-
peeudini ut infra patebit videlicet.
Manu dieti Ser Cardinalis sunt IIIJ libri videlicet
unus accusationum in cartis pecudinis unus inquisi-
60 tionum alius testium et alius extraordinariorum actorum.
Manu dicti Ser Andree sunt sex libri videlicet unus
exbampnitorum.alius Restri apodissarum alius inquisi-
tionum alius aecusationum et denunptiationum et alius
testium.

05 ^ Manu dieti Ser Angeli sunt quinque libri videlicet PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 1038

nl
e

85

S

90

100

unus exbapnimentorum alius accusationum alius inqui-
sitionum alius impositionum equorum et alius testium.

Manu dicti Ser Sandri sunt IIIJ libri. videlicet unus
inquisitionum alius accusationum alius testium et alius
extraordinariorum actorum.

Manu dicti Ser Silvestri sunt quatuor libri videlicet
unus apodissarum alius super bonis exbapnitorum alius
apodissarum armorum et alius extraordinariorum acto-
rum.

Manu dieti ser Filippi sunt IIIJ libri videlicet unus
accusationum alius preceptorum alius inquisitionum et
alius testium.

Item est ibi unus liber comitatensium perusij qui
debebant retinere equos de cavalata computatus in dicto
numero.

c. 2 r. [D] Ominus Andreas dni Filippi de marchio-
nibus de Massa hon : capitaneus civitatis perusij in Mil-
lesimo CCC. VI. pro sex mensibus inceptis die primo
novembris quo tempore per eius Curiam apparent com-
positi et ordinati in totum XXX libri scripti manu in-
frascriptorum notariorum nomina quorum sunt hec vi-
delicet :

Ser Angelus Stephani

Ser Francischus Bondy

Ser Propagina magistri Bondy

Ser Antonius Bevenuty

Ser Johannes de Barglis

gn
©)

r Macteus magistri Guilielmi

Ser Bandinus Bondy

Ser Andreas Ceccholi

Ser Nicolaus Ugolini

Ser Francischus Bartolomei.

Quorum XXX librorum unus est cartarum pecudi-
narum in quo continentur condepnationes absolutiones

late et date per dictum dnum capitaneum dicto tem-

pore et mistim seripti manu dictorum notariorum.
104

G. DEGLI AZZI

Reliqui vero sunt processuum manus dictorum nota-
-riorum ut infra patebit videlicet.
Manu dicti Ser Angeli Stephany sunt quatuor libri
105 videlicet unus inquisitionum alius accusationum alius
testium et alius extraordinariorum actorum.

Manu dieti Ser Franciscy sunt sex libri videlicet
unus inquisitionum alius apodissarum alius testium
alius licentiarum armorum et alij duo extraordinario-

110 rum actorum.

Manu dicti Ser Propagine sunt quatuor libri vide-
licet duo inquisitionum unus accusationum et unus te-
stium.

Manu dicti ser Antonij sunt IIIJ libri videlicet unus

115 inquisitionum alius aecusationum alius testium et alius
extraordinariorum actorum.

Manu dicti Ser Johannis sunt quatuor libri videlicet
unus inquisitionum alius accusationum alius testium et
alius extrardinariorum preceptorum.

120 Manu dicti Ser Mathey est unus liber tantum inven-
tionum armorum.

Manu dicti Ser Bandini est unus liber tantum ae-
eusationum.

Manu dieti ser Andree est unus liber tantum defen-

12

Ut

sionum.

Manu dicti Ser Nicolaj Ugolini est unus liber tan-
tum defensionum.

Manu dieti Ser Franciscy est unus liber tantum de-
fensionum.
130 Item est ibi computatus in dieto numero unus liber
diversorum actorum qui liber caret de intitulatione et

subscriptione notarij.

c. 2t. «[D| Ominus Tobaldus dni Lamberti de Monte

Lupone hon: capitaneus civitatis perusij in Millesimo

(ri
e2
[911

CCC VII. pro sex mensibus inceptis die primo maij quo
tempore per eius Curiam apparent compositi et ordinati
in totum XXXII libri seripti manu infrascriptorum no-

tariorum nomina quorum sunt hec videlicet.

———— Á——— ————Á9-

PER LA STORIA DELL'ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 105

140

145

150

155

160

165

170

175

.

Ser Condeus Salimbenis

Ser Corradus Johannis

Ser Angelus magistri Johannis

Ser Andreas magistri Petri

Ser Lambertus Loli

Ser Nuccius Mollachiris

Ser Filippus Giberti

Ser Angelus magistri Joahannis.

Quorum XXXII. librorum unus est cartarum pecu-
dinarum in quo continentur condepnationes et absolu-
tiones late et date per dictum dnum capitaneum dicto
tempore et mistim scriptus manu dictorum notariorum.
Reliqui vero XXXI liber (sic) sunt cartarum bombici-
narum et pecudinarum in quibus continentur processi
scripti manu dietorum notariorum ut infra patebit vi-
delicet.

Manu dieti ser Condei sunt quinque, libri videlicet
unus inquisitionum alius accusationum alius extraordi-
nariorum et duo testium videlicet unus ad offensam et
alius ad defensam.

Manu dieti ser Corradi sunt quinque libri videlicet
unus accusationum duo inquisitionum duo testium et
alius extraordinariorum actorum. :

Manu dieti ser Andree magistri Petri sunt quinque
libri videlieet unus inquisitionum alius accusationum
alius prosequtionum alius testium et alius extraordina-
riorum actorum.

Manu dieti ser Lamberti sunt quinque libri videlicet
unus inquisitionum alius apodissarum alius bonorum
exbapnitorum alius licentiarum armorum et alius extra-
ordinariorum actorum.

Manu dicti ser Nuccij sunt tres libri videlicet unus
inquisitionum alius accusationum et alius testium.

Manu dicti ser Filippi sunt tres libri videlicet unus
inquisitionum alius accusationum et alius testium.

c. 3 r.: [D] Ominus Piecardus dni Manentis de Spo-

leto hon: capit. populi perusij in Millesimo CCCVII pro

iii — mx

| o—— MÀ — s

[
i
|
!
106. —G. DEGLI AZZI

sex mensibus inceptis die primo novembris quo tempore

per eius Curiam apparent compositi et ordinati in to-

tum XXXVII libri seripti manu infrascriptorum nota-

riorum nomina quorum sunt hec videlicet.
180 Ser Petrus Leonardi.
Ser Ugolinus Tome.
Ser Paulus Transarici.
Ser Tomas Iacobini.
Ser Iohannes Iohannis.
185 Ser Rodulfus Leonardi.
S

Ser Franciseus magistri Iohannis.

(e)

r Angelus Iuliani.

Ser Raynutius Filozoni.

Ser Paulus Andree.

190 Quorum XXXVII librorum unus est cartarum pe-
cudinarum in quo continentur condempnationes et abso-

lutiones late et date per dictum dominum potestatem

dieto tempore et mistim scriptus manu dictorum nota-
riorum. Reliqui vero XXXVI libri sunt cartarum bom-
19.

[311

bieinarum in quibus continentur processi manu dicto-
rum notariorum ut infra patebit videlicet.

Manu dieti ser Petri sunt quinque libri videlicet
unus inquisitionum alius accusationum alius testium
et duo extraordinariorum actorum.

200 Manu dieti ser Ugolini sunt sex libri videlicet unus

inquisitionum alius accusationum alius prosequtionum

alius testium et alius articulorum et alius extraordina-
riorum actorum.

Manu dieti ser Pauli sunt IIIJ. libri videlieet unus

20

Ut

inquisitionum alius accusationum et duo testium.
Manu dicti ser Tome sunt IIIJ. libri videlicet unus
inquisitionum alius accusationum et alius extraordina-
riorum actorum.
Manu dieti ser Iohannis sunt quatuor libri videlicet

210
unus inquisitionum alius accusationum alius testium et

alius prosequtionum.
Manu dieti Ser Rodulfi sunt tres libri videlicet unus

solutionum factarum de condempnationibus alius bono-
PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 107

rum exbapnitorum alius stipulationum sindicorum et
215 tabernariorum.

Manu dicti Ser Angeli Iuliani sunt IIIJ. libri vi-
delicet unus licentiarum armorum alius extraordinario-
rum actorum alius apodissarum et alius inquisitionum.

Manu dieti Ser Franciscij est unus liber tantum in-

220 quisitionum et denumptiationum.

Manu dicti Ser Raynutij sunt tres libri videlicet
unus accusationum alius testium et alius extraordina-
riorum actorum.

Manu dieti Ser Pauli est unus liber tantum inqui-

225 sitionum » (1).

Dal 1° maggio 1308; capitano « Symon de Ferrapecoris
de Parma »; libri 26. — Di speciali noto un « liber
reformationum et consiliariorum ».

Dal 1° novembre 1308; cap. « Andreas de Guidonibus

230 de Mutina »; libri 22, fra cui uno « carens intitu-
latione et subscriptione notarij et est quasi conro-
sus per medietatem ».

Dal 1° novembre 1309; cap. « Lambertinus de Gallu-
etijs de Bononia »; libri 33; tra cui un libro « iu-

235 ramentorum et fideiussionum sindicorum de comi-
tatu ».

Dal 1° maggio 1309; cap. « Bonifatius de Canusio de
Regio »; libri 42; « unus liber contra sodomiticos
qui caret de Millesimo et nomine notarij ».

240 Dal 1° maggio 1310 ; cap. « Petrus dni Mini de Tolomeis
de Senis »; libri 37.
Dal 1° novembre 1310; cap. « Rodulfus de Malpilglis

de sancto miniate »; libri 38.

(1) Gli elenchi che seguono sono generalmente dello stesso contenuto; perciò,
dopo questi saggi, per amore di brevità, daremo solo il nome de’ Capitani del Po-
polo, la data del loro ingresso in ufficio ed il numero de’ libri e delle scritture che
depositarono, notando, ove s’incontrino, le particolarità discordanti per qualche ri-
guardo dall’ ordinarie serie de’ registri e degli atti soliti a redigersi da questa Ma-
gistratura.
108 G. DEGLI. AZZI

Dal 1° maggio 1311; cap. « Ugolminus de Terribilibus
245 de Amelia »; libri 41.

Dal 1° novembre 1311; cap. « Pellinus condam d. Berti
de Pellinis »; libri 42.

Dal 1° maggio 1312; cap. « Francischus de Ghillerijs

de bononia »; libri 37.
250 Dal 1° novembre 1312; cap. « Nellus d. Mini de Tolo-
meis de Senis »; libri 37.
Dal 1° maggio 1313; cap. « Georgius de Teballesis de
Eschulo »; libri 42.
Dal 1° novembre 1313; cap. « Guido de Bardis de
255 Parma »; libri 41.
Dal 1° maggio 1314; cap. per 2 mesi « Tomasius Octi-
nelli de Adomuccijs de civitate Firmana »; libri 28.
Dal 1» luglio 1314; eap. « Matteus de Terribilibus de
Amelia »; libri 32.

260 Dal 1° novembre 1314; cap. « Bertuldus condam d. Ro-
; ca]

dulfi de Guazzalotis de Prato »; libri 38.

Dal 1» maggio 1315; cap. « Corradus d. Symonis de
Ancona »; libri 10.

Dal 1° luglio 1315; « Bartholinus de Sala de Bono-

205 nia »5 libri 51.

Dal 1° gennaio 1316 ; « Tomaxius de Suppis de Firmo »;
libri 34.

Dal 1° maggio 1316; « Iohannes condam Nicolay de
Esculo »; libri 30.

. 270 Dal 1° novembre 1316 ; « Guelfus condam d. Lazzari de

Pulgensibus de Prato »; libri 31. ;

Dal 1° maggio 1317; « Nicola de sancto Angelo »; li-
bri 35.

Dal 1? novembre 1317; « Baldinoctus de Aldofredis de

275 Vulterris »; libri 43.
Dal 1° maggio 1318; « Filippus d. Iacobi de Marchio-

nibus de Massa »; libri 41.

Dal 1° novembre 1318; « Lanbertinus de Pacibus de

Bononia »; libri 39.
280 Dal 1° maggio 1819; « Angelus de saneto Elpidio »; li-
bri 63.
Coo SETE Ret I, APPAIA SE X3 de 4 Qe c PC de y

PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 109

Dal 1° novembre 1319; « Ugolinus de Liazzaris de Bo-

nonia »; libri 37. à

Dal 1° maggio 1320; « Ranaldus de Ghyrardinis de flo-
285 rentia »; libri 86.

Dal 1° novembre 1320; « Dessus d. Scolaj de Tancredis

——À— UE,

de colle Vallis elsei »; libri 43.
Dal 1° maggio 1321; « Inghiramus olim d. Bertuldi de
Malpilis de sancto miniate »; libri 32.
290 Dal 1° novembre 1321 ; « Iohannes Boneptis de esculo »;
libri 41.
Dal 1° maggio 1322; « Matteolus de Torellis de bono-

1
:
M
!

nia »; libri 39.
Dal 1» novembre 1322 (per 3 mesi); « Ranaldus d. Ba-
295 ligani de Cimis de Staffulo »; libri 24.
Dal 1» febbraio 1323 (id.); « Razzante de Foraboschis
de Florentia »; libri 26.
Dal 1° maggio 1323; « Dinus d. Agolantis de Salamon-
cellis de Luccha ; « libri 44; ebbe a notai: « ser
300 Iacobus Leonardi; ser Iacobus Corradi; ser Ran-
tinus Renzinij; ser Paganellus Ghiove; ser Tomas-
sus Carincionis ; ser Cellus Ghiove; ser Nicolaus
Duecij ».
Dal 1» novembe 1323; « Manfredinus de Canazeto de
305 Mutina »; libri 49. :
Dal 1» maggio 1324; « Nigressolus de Ansoldis de Cre-
mona »; libri 50.
Dal 1° novembre 1324 ; « Cortesia de Casaloto »; libri 37.
Dal 1° maggio 1325; « Panocchia de Paraccis de Vul-
310 terris »; libri 34.
Dal 1» gennaio 1326; « Gerardus de Brusatis de Briscia »;
libri 34.
Dal 1» maggio 1326; « Raynerius d. Bornij de Sama-
ritanis de Bononia »; libri 42.
315 Dal 1° novembre 1326; « Gregorius de Tebaldeschis de
Esculo; libri 96.
Dal 1» maggio 1327; « Francischus Leonardi dey ti-

rannis » ; libri 46.
G. DEGLI AZZI

Dal 1° novembre 1327; « Raynerius de: Oddofredis de
320 Bononia »; libri 38.
Dal 1° maggio 1328; « Bindazzius de Ricasulis de flo-
rentia »; libri 50.
Dal 1» novembre 1328; « Iacobus Nigri de Iustamontibus
de Exititijs »; libri 37.
35 Dal 1° maggio 1329; « Aperardus de Donatis de flo-
rentia »; libri 39.
Dal 1° novembre 1329; « Rizzardus de Padule »; libri 38.
Dal 1° maggio 1330; » Iohannes d. Iustinelli de Te-
siligardis de Firmo »; libri 35.
. 330 Dal 1° novembre 1330; « Gerardus de Foraboschis de
Florentia »; libri 37.
Dal 1° maggio 1331; « Iohannes de Montecalvo de
Eseulo »; libri 26.
Dal 1» novembre 1331; « Andreas de Marchis de Firmo »;
335 libri 33.
Dal 1° maggio 1332; « Guelfus de Prato »; libri 39.
Dal 1° decembre 1332; « Karolus d. Frederici de monte
Appono »; libri 41.
Dal 1° giugno 1333; « Benedictus de Mazzamutis de
340 Prato »; libri 40.
Dal 1° decembre 1333; « Eganus de Lambertinis de
Bononia »; libri 36.
Dal 1° giugno 1334; « Scire d. Stephanj de Tudinis de
Ancona »; libri 38.
%5 Dal 1° decembre 1334; « Corradus d. Rossi de monte
ayone de sacto miniate »; libri 39.
Dal 1° luglio 1335; « Robertus condam d. Duccij de
Tudinis de Massa »; libri 42.
Dal 1° febbraio 1336; « Testa de Tornaquincis de Flo-
350 rentia »; libri 36.
Dal 1° settembre 1336; « Panocchia de Peraccis de
Vulterris »; libri 33.
Dal 1° marzo 1337; « Filippus d. Chinoli de Guazza-
lotis de Prato »; libri 36.
355 Dal 1° febbraio 1337; « Seorgnis de Teballeschis de
Eschulo »; libri 38.
PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 111

Dal 1° marzo 1338; « Boccha de Rubeis de Pistorio »;
libri 35.
Dal 1° settembre 1338; « Francischus d. Francisci de
360 Frenarijs de Esculo »; libri 35. :
Dal 1° marzo 1339; « Johannes d. Doris de Morontis de
saneto Geminiano » ;

(seguono due carte bianche).

(a marg:) Millesimo CCCXLIJ. sunt in XXIIIJ.

305 armario.

[51

Dnus Iohannes d. Bretuldi de Manpilis de saneto
Miniate Capit. populi perus. in Milles. CCC XLII. pro
VIII. mensibus inceptis die 1° mensis Martij quo tem-
pore per eius curiam apparent compositi et ordinati in

370 totum XXXVIIIJ. libri seripti manu infrascriptorum no-
tariorum nomina quorum sunt hec videlicet :

Ser Bonfigliuolus Muzzi — Ser Gabriellus de Fillo
— ser Iacobus brexanus — ser Francischus Scantutij —
ser Gilius Nerij — Ser Petrus Tuccij — Ser Gregorius

375 Michelis — Ser Iaeobus magistri Fredis — Ser Franci-

seus Stephani.

Quorum XXXVIIIJ. librorum .VII. sunt eartarugn
pecudinarum in quibus continentur condempnationes et
absolutiones late et date per dictum dnum Capitaneum

380 dieto tempore et mistim seripte manu dictorum nota-
riorum. in reliquis: vero XXXII. librorum (sic) sunt
seripti processus ut infra patebit videlicet.

Manu dieti ser Bonfigliuoli sunt. V. unus inquisi-
tionum. duo aecusationum alius testium et alius prose-

e
oo
(3)

5 cutionum.

Manu dieti ser Gabriellis sunt quatuor. unus inqui-
sitionum alius accusationum alius testium et alius pro-
secutionum.

Manu dieti ser Iaeobi sunt quinque unus inquisi-

390 tionum duo accusationum alius testium et alius prosecu-
tionum.

Manu dieti ser Francisci sunt. .V. unus inquisitio-
"

EN

395

400

410

415

420

425

G. DEGLI AZZI

num alius accusationum alius testium alius licentiarum
et alius prosecutionum.

Manu dieti ser Gilij sunt. V. unus inquisitionum
alius accusationum alius testium alius processuum et
alius dampnorum datorum.

Manu dicti ser Petri sunt tres duo inquisitionum
et alius offitialium castrorum comunis perusij.

Manu dicti ser Georgij sunt duo unus inquisitionum
et alius apertura cipporum.

Manu dieti ser Iacobi sunt duo unus inquisitionum
et alius proseeutionum.

Manu dieti ser Francisci est unus videlicet extra-

9 ordinariorum.

c. 88 t. (a marg :) MCCOXLII sunt in XXV armario.
Dal 1» novembre 1342; « Laurentius de Salvutijs de
Salimbenis de saneto Geminiano »; libri 35.
in 26° arm. 1° maggio 1343; « Manuellus de Fontana
civitatis placentie »; libri 34.

il

T

26° arm. 1° novembre 1343; « Bonifatius de sancto

Miniate »; libri 35.

in 27° arm. 1° maggio 1344; « Bindaccius de Mangia-
dotibus de saneto Miniate »; libri 35.

in 27° arm. 1° novembre 1344; « Guidus d. Guidi de
Saracinis de Senis »; libri 35.

in 27° arm. 1° maggio 1345; « Dinus de Colloto de
Esculo »; libri 30.

in 28° arm. 1° novembre 1345; « Philippus de Forte-

guerris de Senis »; libri 29.

il

T

28° arm. 1° maggio 1346 « Lambertus de Collegarlj »;

libri 32. :

in 28° arm. 1° novembre 1346; « Coctius de Roccha
civis hesculani »; 26.

in 28° arm. 1° giugno 1347; « Mochata de Gabriellis de
Piecholominibus de Senis »; libri 23.

in 28° arm. 1» decembre 1347; « Bocchinus Actaviani de

Belfortibus de Vulterno »; libri 30. PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 113

in

il

[-]

435 in

i

[e]

in
440

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[en]

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445 in

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i
450

[e

in

in

455 in

in

460 in

29° arm. 1° luglio 1348; « Nicolaus de Bonaguidis
de Vulterris »; libri 29. :
29° arm. 1° gennaio 1349; « Herculanus de Saris (?)
de Senis »; libri 17.

29° arm. 1° luglio 1350; « Nicolaus Nosi de Bonis
de Benenotibus de Florentia »; libri 27.

29° arm. 1° gennaio 1350; « Petrus de Saracenis de
Senis »; 31.

30" arm. 1° novembre 1350; « Cione Minucci de Ac-
carigijs de Senis »; libri 25.

30° arm. 1? Gennaio 1352; « Guilielmus de Pedezehis
de Brixia »; libri 26.

30° arm. 1° luglio 1352; « Bartolomeus de Mangiado-
tibus de saneto Miniate »; libri 19.

30° arm. 1° Gennaio 1353; « Lambertus de Colle-
garlj »; libri 17.

91" arm. 1° agosto 1353; « Rodulfus de Cacionibus
de sancto Miniate »; libri 15.

31° arm. 1° febbraio 1354; « Iacobus Gavelluti de
Franchis de Urbe populi romani »; libri 18.

81° arm. 1° agosto 1354; « Boccha de Rusis de Pi-
storio » ; libri 11.

81° arm. 1° aprile 1355; « Rossus d. Iohannis de
Tosa de Florentia »; libri 12.

319 arm. 1° ottobre 1355; « Ghuelfus de Gaitanis de
civitate pisarum »; libri 24.

32» arm. 1° aprile 1356; « Dalianus d. Angeli de
Panciatichis de pistorio » ; libri 23.

829 arm. 1° ottobre 1356; « Catelanus de Sala »;
libri 25.

[due carte bianche].

32° arm. 1° aprile 1359; « Franciscus Zaccij de pi-
sis »; libri 19.

Dal 1° ottobre 1359; « Tadeus de Azzoguidis de bono-

nia »; libri 21.

Dal 1° aprile 1360; « Tomaxinus de Grassonibus de

465

Mutina »; libri 20.
114

G. DEGLI AZZI

Dal 1° ottobre 1360 ;-« Petrus d. Aarocchij de Aquila »;
libri 20.
In 34° arm. 1° aprile 1361; « Guelfus de Pulgensibus
de Prato »; libri 19.
470 Dal 1° ottobre 1361; « Ursus d. Boncambij de Boncam-
bijs »; libri 19.
Dal 1° aprile 1362; « Ranerius de Gualandis de pisis »;
libri 22.
Dal 1° ottobre 1362; « Iohannes Philippi »; libri 22.
475 Dal 1° aprile 1363; « Ambrosius olim Laurentij de
Senis »; libri 23.
In 45° arm. 1° novembre 1363; « Quinieus d. Candelj
de Cuppis »; libri 21.
Dal 1» maggio 1364; « Pantaleone d. Ruffini de Guffa-
480 rellis de pistorio »; libri 20.
Dal 1° novembre 1364; « Baliganus d. Manentis de Bal-
liganis de Exio »; libri 21.
Dal 1° maggio 1365; « Francischus d. Lamberti de co-
mitibus de colle Galli »; libri 5.
485 (a marg.) M.CCC.LXV et LXVI sunt in armario
XXXV.
Dal 1° novembre 1365; « Loctus Vannis de Castellanis
de Florentia »; libri 17.
Dal 1° maggio 1366; « Iohannes d. Raynaldi de Iusti-
490 gianis de Firmo »; libri 17.
(a marg). MCCCLXVI e LXVII sunt in arm. XXXV.
Kal. novembr. 1366; « Ubaldinus de Malevoltis de Bo-
nonia »; libri 22.
[carta bianca]
495 Kal. martij 1368; « Lodovicus Iuvenalis de Narnia »;
libri 21.
In 38° arm. 1° gennaio 1376: « Michael Pigij de Bo-
naguidis de Vulterris »; libri 11.
In 38° arm. 1° agosto 1376; « Palla d. Franciscij de
590 Stroctijs de Florentia »; libri 13.
In 38° arm. 1° febbraio 1377 ; « Rossus de Riccis de Flo»

rentia »; libri 11. PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 115

In 38° arm. 1° agosto 1377; « Rossus de Riccijs de Flo-
rentia »; libri 10.

505 In 42» arm. 1° febbraio 1379; « Georgius de Scalis de
Florentia »; libri 21.

In 42° arm. 1° agosto 1319; « Bonifatius de Riccian-
dis (?) de Pistorio »; libri 21.
In 46° arm. 1° marzo 1380; « Albertus de Gallutijs de

510 Bononia »: libri 20.

In XXXI arm. cum armis aquile :

In 81° arm. febbraio 1381: « Oppizo de Aledotijs de la
massa olim hon. cap. populi civitatis Perusij »; li-
bri 8.

515 In 31» arm. 1° ottobre 1381; « Thomas de Angelellis de
Bononia milex et doctor »; libri 9. -- Item quinque
infilze cartarum pecudinarum et bombicinarum.

In 31° arm. 1° aprile 1382; « Petrus d. Cantis de Monte
vetulo »; libri 7.

520 In 30» arm. 1° novembre 1382; « Iohannes d. Franciscij
de Ranucinis de Florentia »; libri 7 — Item sex in-
filzas cartarum pecudinarum et bombicinarum....
Qui libri et infilze positi fuerunt in XXX arm. ca-

pitanei.

[511
DO
e

Segue a c. 68 rm.

In primo armorio dicti parietis et etiam in seeundo
tertio et quarto reperiuntur libri cuiusdam catastri ve-
teris civium et comitatensium perusinorum initiatum in
Millesimo CCC VIIIJ. et finito in Millesimo CCC. XXIV.
530 quod quidem catastrum nunquam viguit. qui libri sunt

in totum CLXX. libri compositi per offitiales tune tem-

poris deputatos ad dietum catastrum faciendum et scripti

manu pub. not. civitatis perusij quorum librorum in

dieto primo armario sunt XXXII. libri .IIJ. secundo.
535 sunt XXII libri in tertio sunt. L. libri. et in quarto
LXVI libri.

In quinto armario dicti parietis sunt omnes et

singuli libri comunis perusij compositi per offitiales

ee SERIA nu TETI ESITA
116

G. DEGLI AZZI

dicti comunis tempore guerrarum occurrentium dicto
540 comuni prout infra patebit videlicet qui libri sunt in
totum CXV. libri compositi sub millesimis infrascriptis
videlicet partim dietorum librorum compositorum tem-
pore exercitus comunis perusij contra terram spoleti
in anno dni MCCC. XXII. XXIII. et XXIIII.
545 Partim exercitus comunis perusij contra assisinatos
in MCCCXXI.
Partim exercitus comunis perusij contra tudertinos
in MCCCXXI.
Partim exercitus comunis perusij contra Petrama-
550 lenses in MCCCXLIV.
Partim exercitus comunis perusij contra castrum
castilionis artini in MCCCXLV.

Partim exercitus comunis perusij contra mangniam

compangnam teutonicorum in MCCCXLII.

555 Partim exercitus comunis perusij contra Civitatem
Castelli ordinati in MCCC...

Partim exercitus comunis perusij contra castrum
bietonij occupati per gentem dni Mediolanensis et dni
Cortonensis in MCCCLII.

560 Partim tempore exercitus comunis perusij positi
contra civitatem cortonij et dnum ipsius civitatis in
MCCCLII.

Partim tempore exercitus comunis perusij positi
contra dietum dnum cortonensem et civitatem ipsius

565 videlicet cortonij in MCCCLVIII. et contra comune se-
narum et gentem ipsius auxiliantem dictum dnum
cortonensem. de qua impresa comune perusij contra
predictos obtinuit victoriam in tantum in tantum quod

comune Senarum comune cortonij et dnus Annechi-

ut
-
(=)

nus Mongardi conduetor hostis et exercitus predictorum
comunis senarum et comunis et domini cortonensis
fuerunt in capo (sic) debellati iuxta castrum Torrite
comitatus civitatis Senarum.

Partim tempore exercitus comunis Perusij facti con-
575 tra castrum castilionis abbatis in MCCCLII.

Partim tempore exercitus comunis perusij facti
PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 117

contra castrum montis fontigiani et castrum Tuori co-
mitatus civitatis perusij occupati per rebelles et pro-
dietores comunis perusij in MCCCLXIII.

980 Partim tempore exercitus comunis perusij positi
contra civitatem Eugubinam in MCCCLI.

Item require de dietis libris tempore dictarum guer-
rarum XV libri in XXX armario parietis Usure iusta
parietem potestatum.

985 Item in dicto quinto armario dicti parietis sunt
omnes libri conviviorum et honorum factorum per co-
mune perusij infrascriptis dominis videlicet:

In primis unus liber honorum factorum dnis Rea-
libus qui venerunt ad civitatem perusij in MCCCLIII.
390 Item est ibi in dicto armario unus liber honoris

facti ambaxiatori florentinorum in MCCCLV.

Item est ibi in dieto armario unus liber expensa-
rum factarum pro conviviis et aliis rebus pro honorando
ambaxiatores civitatis Senarum in MCCCLIX.

395 Item est ibi unus liber honoris facti dno Annechino
et dno Albrecto in MCCCLXV.

Item est ibi sub dicto millesimo unus liber honoris
faeti dno episcopo perusino.

Item est ibi unus liber honoris facti dno Blascho

60

(©)

rectori ducatus Spoletani et ambaxiatori Romani populi.

Item est ibi unus liber honoris faeti militibus mon-
tis puleiani facti in civitate perusij in MCCCLX.

Item est ibi unus liber honoris facti dno Magio
de Petramala et comiti Aldrovandinio de Sovana in
605 MCCCLXII.

Item est ibi unus liber honoris facti dno Annechino
in MCCCLXV.
Item est ibi unus liber conditus in MCCCXLVI ho-
noris faeti per comune perusij quibusdam ambaxiato-
610 ribus occasione cuiusdam parlamenti faeti in. civitate
perusij.

Item sunt ibi in dicto quinto armario omnes libri

operum et laboreriorum factorum per comune videlicet

operis palatij novi, campi batalie, cassarorum castelli

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:
4
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!
G. DEGLI AZZI

615 et castri plebis, pontis novi, castri torsciani et mul-
torum aliorum laboritiorum qui sunt numero in totum
LX libri.

In sexto armario dicti parietis sunt omnes libri in-
troytus et exitus bladi Clusij perusini conditi per offi-

620 tiales dicti comunis sub diversis et varijs offitialibus a
MCCCV usque ad presens Millesimum CCC LXVI. qui
libri sunt in totum CXVII libri.

In septimo et octavo armario dieti parietis non est
aliquid quia non sunt capaces.

625 In nono armario sunt omnes libri grani et bladi
empti per offitiales comunis perusij extra comitatum
diete Civitatis pro habundantia habenda in dicta civi-
tate perusij temporibus caristie sub diversis Millesimis
et maxime in MCCCXXX et in MCCCXLVII qui. libri

630 sunt in totum LVI libri, de quibus sunt in X armario
infrascripto XVI libri.

Item in XXVI arm. dieti parietis de libris bladi
predieti XXXV libri.
Item in dieto nono armario sunt omnes libri heli-

635 moxinarum factarum per comune perusij sub diversis
millesimis usque ad presens MCCCLXVI qui libri sunt
in totum XXVII.

In decimo armario dicti parietis sunt omnes libri
gabelle salmarum grossarum, de pede platee, collect.

640 pro comuni perusij tempore retroacto sub millesimis
infraseriptis videlieet MCCCLI et multis et diversis aliis
millesimis qui libri sunt in totum XXXV.

Item sunt ibi in dieto X armario omnes libri offi-
tialium iam deputatorum ad colligendum salaria dno-

615 rum potestatis et capitanei et aliorum offitialium comunis
perusij sub diversis millesimis ut infra patebit videlicet
— maxime a MCCCXXX usque ad MCCCL — qui libri
sunt in totum XXVI libri.

Item in dieto armario quinto sunt omnes libri co-

650 munis perusij compositos per offitiales dieti comunis

deputatos circha omnia et singula laboreria comuni
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PER LA STORIA DELL' ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 119

perusij occurrentia usque in presentem MCCCLXVI prout
infra patebit qui libri sunt in totum LXXVI videlicet:

à Partim dictorum librorum laborerij palatij novi ha-
655 bitationis dd. priorum artium civitatis perusij compositi

in MCCCLII.
Partim laborerij et operis Canpi batalie comunis pe-
: rusij in diversis millesimis et temporibus et maxime in
MCCCLIII et in MCCCXLVIII et etiam in aliis diversis
660 millesimis et temporibus. ==

Partim laborerij voltarum comunis perusij in quibus
reponitur bladum dicti comunis in MCCCXLVIII.

Partim laborerij murorum civitatis perusij in
MCCCXXXVIII. etiam in MCCCXXXII.

665 Partim operis et laborerij turrium Civitatis perusij
fortificandarum in MCCCLY.

Partim operis et laborerij pontis novi et molendino-
rum in MCCCXLVII.

Partim operis et laborerij cassari Civitatis castelli

670 in MCCCXLVI.

Partim operis et laborerij cassari castri plebis in
MCCCLIII.

/ Et.generaliter sunt ibi computati in dieto numero
multi libri multorum et diversorum laboreriorum dieto
675 comuni occurrentium in civitate et comitatu perusij sub

diversis millesimis.

In dicio X armorio sunt omnes librorum (sic) introy-
tus et exitus gabelle, fructuum pensionum et coptumo-
rum collect. pro offitialibus dicti comunis in diversis

680 millesimis et temporibus et maxime in MCCCXLVII et
XLVIII et LII qui libri sunt in totum XXI libri.

In undecimo armario dieti parietis sunt omnes et
singuli libri lieentiarum vini ad minutum concessarum
omnibus volentibus vinum ad minutum vendere in ci-

685 vitate et comitatu perusij a MCCCV usque ad presens
MCCCLXVI qui libri sunt in totum CII libri.

Item sunt ybi in dieto XI arm. omnes libri offitij

*

viarum pontium et fontium et matonatuum Civitatis
PIO" SU 8; DEGLI-AZZI

compositi sub diversis millesimis usque in presens
690 MCCCLXVI qui libri sunt in totum L XXXIV.

Item in VII armario sunt omnes libri panis canepis:

facti et distributi occasione caristie sub diversis mille-
simis et temporibus per offitiales dicti comunis ad hoc
deputatos et maxime in MCCCXL et XLVI. qui libri
695 sunt in totum CXC. ;
Item in dieto armario sunt omnes libri offitij cam-
pionis carnium. comunis perusij conditi sub multis et
diversis millesimis qui libri sunt in totum XXX libri.

Item sunt ibi in dieto XII armario libri conlecta-

700 rum et gabellarum compositi sub diversis millesimis
videlicet gabellarum colleetarum a forensibus et Iudeis.
qui libri sunt in totum XV libri.

Item ibi in dieto armario sunt sex libri gabellarum
murorum compositi sub diversis millesimis.

705 Item est ibi unus liber exgravationum factarum
per comune perusij de gabellis emptis per aliquos cives
perusinos qui liber seriptus fuit in MCCCLII manu ser
Johannis Cole.

Item in dieto XII armario sunt omnes libri pote-

710 statum castri castilionis Cluxini compositi sub diversis
millesimis et temporibus prout in ipsis libris continetur
qui libri sunt in totum XXVII libri.

In XIII armario dieti parietis sunt omnes libri con-
ducte stipendiariorum factorum tempore certorum offi-

715 tialium sub multis millesimis et mensibus qui libri sunt
in totum VII.

Item in dieto XIII armario sunt libri offitialium su-

per massaritijs comunis perusij sub diversis millesimis
compositis (sic) et maxime in MCCCLX et MCCCLXIV
720 et aliis diversis millesimis qui libri sunt in totum XVIII.

Item sunt ibi in dieto armario omnes libri gabelle

multurarum et gabelle macinatus compositi diversis
temporibus et sub diversis millesimis qui libri sunt in
totum XXVI libri. i

725 Item in dieto XIII armario sunt libri inventarij et

aliarum rerum beate maiestatis de volta compositi tem-

iii i mmn i

pore diversorum Gubernatorum diete maiestatis site sub
volta palatij dni potestatis qui libri sunt in totum XVIL
Item in dieto armario XIII sunt VII libri offitialium

730 deputatorum ad sterzandum pisces aque laeus comunis
perusij sub diversis millesimis ut in ipsis libris conti-
netur.

Item sunt ibi in dicto armario III libri gabelle qua-
trupedum.

135 Item ibi in dieto armario sunt omnes libri ospitalis
de colle compositi tempore diversorum Rectorum dicti
hospitalis qui sunt in totum XLIII libri.

Item est ibi unus alius liber compositus in MCCCLXV
manu Ranaldi Andree not.

740 Item in dieto XIII armario sunt libri offitij aque-
ductus fontis platee comunis perusij compositi sub di-
versis millesimis qui libri sunt in totum XV.

Item sunt ibi in dieto XIII ar. sex libri vastorum
factorum de bonis homicidarum sub diversis millesimis

745 qui sunt in totum sex libri.

Item in XIIII ar. dicti parietis sunt omnes libri col-
lectarum salis imposit. et collect. pro comuni perusij a
LX annis citra qui libri sunt in totum ....

Item sunt ibi in XV arm. omnes libri solutionum

nl
[211
o

prestantiarum factarum per Cives perusij comuni peru-
sij sub diversis millesimis videlicet à MCCCV usque ad
presens MCCCLXVI qui libri sunt in totum XXXVI.

Item in dicto XV arm. sunt omnes libri restitutio-
num dictarum prestantiarum qui libri sunt in totum
790 X XIV.

Item in XVI armario dieti parietis sunt omnes li-
bri collectarum veterum compositi a MCCCV usque ad
MCCCXXX qui libri sunt in totum CXXXIX libri.

Item in XVII et XVIII arm. dicti parietis sunt om-

760 nes libri collectarum veterum compositi a MCCCXXX
usque ad MCCCL qui libri sunt in totum CCC libri.
Item armarium sequens XVIIII est vacuum pro
reponendis libris collectarum a MCCCLX usque ad
MCCCLXVI in quo quidem arm. XVIIII sunt libri collecta-

PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 121
199 G. DEGLI AZZI

765 rum compositi a MCCCL usque ad presens MCCCLXVI
qui libri sunt in totum XLIII.

Item in XX arm. dieti parietis sunt omnes libri
carceratorum comunis perusij compositi a MCCCV usque
ad presens MCCCLXVI qui sunt in totum LXV libri.

TiO Item in XXI, in XXII et XXIII armario dicti pa-
rietis sunt omnes libri copiarum condepnationum lata-
rum per dominos potestates dnos Capitaneos et dnos
maiores sindichos et Iudices Iustitie comunis: perusij
qui reperiuntur in dieto armario compositi per offitiales

775 dietorum dominorum tempore eorum regiminum videli-
cet-a MCCCV usque ad MCCCLXVI qui libri sunt in
totum CLX libri.

Item in XXIV arm. dicti parietis sunt omnes libri
graduum compositorum a MCCCL usque ad MCCCLXVI .

780 qui libri sunt in totum XXIV (1).

Item sunt ibi in dieto armario libri gabelle maci-
natus et boccarum compositi infra dictum tempus qui
sunt in totum....

Item sunt ibi in dieto XXIIIJ arm. libri prestan-

785 tiarum factarum ad arbitrium per cives perusinos co-
muni perusij à MCCCLVII usque ad presens MCCCLXVI
qui sunt in totum XIII libri.

Item in XXV arm. dicti parietis sunt libri adiudi-
cationum testium et diversorum offitiorum factorum de

790 bonis rebellium comunis perusij sub millesimis in dictis
libris insertis qui libri sunt in totum XV libri.

Item unus liber super aconcimine comitatus et bo-
nis rebellium.

Item sunt ibi omnes libri solutionum factarum per

795 comitatenses perusij pro benefitio Civilitatis habendo
qui libri sunt in totum XVII libri.

(1) Con, quest’ espressione di gradi s'intendevano le riduzioni progressive di
pena accordate agli esiliati e confinati, ammettendoli a rientrar in patria un anno
o due o più avanti il termine prescritto nella sentenza, quando avesser tenuta nel
frattempo buona condotta e non avesser macchinato contro il Comune. Vedi in
proposito anche PELLINI, 0p. cit., p. I, pag. 1280. Fre > * LP ur» n mo ; - ] T è d M
— ‘ LA UEM: è At 46 o4 1 cw si, E

PER LA STORIA DELL'ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 125

800

eo
[I]
e

810

820

825

830

Item in dicto ar. vigesimo quinto sunt duo libri
expensarum factarum pro proximo novo catastro far
ciendo et perficiendo.

Item in XXVI ar. dieti parietis sunt XIII libri li-
gati inter tabulas aliquarum Reformationum. factarum
per dd. priores et camerarios in diversis millesimis in
ipsis libris insertis.

Item est ibi unus liber mangnus compositus in
MCCCXL offitialium super habundantia grani.

Item in XXVII ar. dieti parietis sunt omnes libri
diffinitionum viarum aliquarum collectarum inventario-
rum catastri veteris et etiam foculariorum conditi sub
diversis millesimis prout in dieto inventario continetur
et in ipsis libris qui libri sunt in totum XVI.

Item in XXVIII ar. sunt libri catastri veteris civium
perusinorum Porte S. Petri qui libri sunt septem ligati
inter tabulas quod catastrum viguit a MCCCXL usque
ad MCCCLX.

Item in XXIX ar. id. id. id. Porte Solis id. id. V
libri.

Item in XXX ar. id. id. id. VII libri..... P. S. A.
id. id.

Item libri civium dicti catastri veteris P. S. Subx.
sunt in XXXI ar. qui libri sunt in totum IIIJ libri.
Libri dieti catastri videlieet civium P. Heburnee sunt in
XXXII arm. qui libri sunt IIIJ ligati inter tabulas.

Item in XXXIII ar. et in sequentibus armariis dicti
parietis usque ad ultimum armarium ipsius parietis in-
clusive sunt libri catastri veteris civium et comitaten-
sium perusinorum et mensurationum et assignationum
quod catastrum vicuit usque ad suprascriptum catastrum
supra proxime seriptum et etiam sunt in dictis armariis
aliqui libri campionis carnium et foeulariorum qui libri
omnes sunt in totum CCCXII. libri.

Item super quadam capsa existenti in dieto armario
sunt XVI libri catastri veteris compositi in MCCCXX XIX
124 | —G. DEGLI AZZI

in quibus continetur catastrum omnium et singulorum
civium perusinorum omnium portarum.

835 Item catastrum novum publieatum in MCCCLXI .
quod catastrum nunc viget libri euius catastri positi
sunt subtus scannum existentem in dieto armario actum
ad scribendum subtus quod scannum ordinati sunt libri
dieti catastri in armariis ibi ordinatis qui libri sunt li-

840 gati inter tabulas.

Et primo libri catastri civium et secundo comitaten-
sium videlicet:

In primis libri omnium et singularum paroffiarum
P. S. Petri sunt numero sex libri.

845 Item libri comitatensium perusij dicte P. S. P. to-
tius comitatus dicte porte sunt VII libri.

Item libri catastri predicti totius porte heburnee in
civitate sunt numero quinque libri.
Item libri comitatus diete porte heburnee videlicet

850 totius comitatus sunt in totum IIIJ libri.

Item libri dieti catastri totius porte S. Subxanne
sunt in totum quinque libri.

Item libri totius comitatus diete porte sunt in totum
XI libri.

855 Item libri totius P. S. A. in civitate sunt in totum
septem libri.

Item libri dieti catastri totius comitatus dicte porte
sunt in totum novem.
Item libri dieti catastri totius P. Solis in civitate

860 sunt in totum VI libri.

Item libri totius comitatus diete porte sunt in totum
V libri.

1 Ego Ludovichus condam magistri Magij de peru-
sio porte solis et par. S. Antonij Imperiali auctoritate

865 notarius et iudex ordinarius predictum inventarium ut
supra legitur una cum ser Iohanne Ser Angeli P. he-
burnee composui et ordinavi et partim scripsi et postea

me subseripsi. ! PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 125

e, Der:

In nomine dni Amen. Anno dni MCCCLXXVI tem-

pore dni Gregorij pape VI die VII Julij.
offitiales armarij comunis
Iohannes paulutij P. S. A. |perusij fuerunt confessi
870 Guilielmus Guillielmi P. S. ) habuisse a Locto Contoli

et Johannello Pelloli offi-
tialibus pro tempore preterito dicti armarij infrascriptos
libros videlicet :
Unum librum cartarum pecudinarum sententiarum
979 tempore Comitis Ugolini de Corbario olim vicarij ro-
mane curie latarum. i
Item unum librum cartarum pecudinarum senten-
tiarum tempore Ricardini de Bononia olim vicarij ec-
clesie factarum.
890 Item unum alium librum ceartarum . pecudinarum
sententiarum latarum tempore Iacobi de Ausellis de
Cesena olim vicarij eeclesie.

Item duos libros cartarum pecudinarum sententiarum
latarum tempore dni Ugolini de Galluzzis de Bononia.
dm Item unum librum sententiarum latarum tempore
dni Ludoviei de Moglano olim vicarij eeclesie.

Item unum librum sententiarum latarum tempore
dni Ceechi olim defensoris civitatis perusij.

Item omnes alios libros et seripturas in armario
890 existentes et claves armarij de quibus fecerunt mihi
Luce ser Nicole notario pro dictis Locto et Iohannello
refutationem.

Ego lucas ser nicole notarius rogatus subscripsi.
c. 75 t. in arm. XXVII.

Dnus Perus de Blanchis de Bononia Capitaneus co-

? munis et populi civitatis perusij pro sex mensibus in- x
ceptis in MCCCXCVIII ind. VI tempore dni Bonifatij
pape noni in kal. mensis augusti dicti anni et finitis
ut sequitur tempore cuius offitij editi et compositi fue-
runt infraseripti libri et restituti per ser Nicholaum

DALLA ARI M —À—ÀÓÓ—ÀÀ—À—
126 CENA G. DEGLI AZZI

900 Cresci notarium providorum virorum Bectoli Petrutij
et Luce Tini Massariorum comunis perusij sub MCD die
X mensis februarij providis et diseretis viris Johanni
Monoli et herculano Nardi offitialibus presentibus ar-
marij comunis perusij videlicet :

905 unus liber condepnationum et absolutionum latarum
dicto tempore in cartis pecudinis num. XXXVIII car-
tarum....

unus liber processuum cartarum bombicinarum
n. CXII... cum infilza in P. S. P.

910 unus liber processuum cartarum bombicinarum

n. LXVI.... cum infilza pro P. heb.

unus liber processuum cartarum bombicinarum
n. LXXXII.... cum infilza in P. S. S.

unus liber processuum cartaram bombicinarum

915 n, LXXIV.... cum infilza in P. S. A.

unus liber processuum cartarum bombicinarum
n. LXII.... cum infilza in P. S.

unus liber sindicationum cart. bombie. n. LII.

unus liber dampnorum datorum cart. bombicinarum

920 n. XX in P. S. P.

unus liber dampnorum datorum cart. bombicinarum
n. XXX in P825 A.

unus liber extraordinariorum cart. bombicinarum
n. XXXVI.

e)
do
(Sri

Blaxius Nicholay not. subscr.
e. (6 r. — in arm. XXXIV.

Dnus Orlandus dni donasdei de Malavoltis de senis
cap. comunis et pop. civ. perusij pro sex mensibus in-
ceptis in MCCCLXXXIII ind. VI tempore dni Urbani

930 pape VI in kal. mensis maij dieti anni et finitis ut se-
quitur tempore cuius offitii compositi fuerunt quinque
libri processuum unus liber condempnationum et unus

liber de deputatione offitialium, etc. PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 127

935 Item quinque infilzas cartarum peeudinarum et
bombicinarum.
Qui libri et infilze positi fuerunt in XXXIV ar.
capitanei.
Quos quidem libros et infilzas Bartolomeus Petri
%0 de perusio massarius camere comunis perusij restituit
in armario librorum comunis perusij sub MCCCLXXXIV
die ultimo mensis aprilis VII ind.

Philippus Matteutij not. subscr.

e. LXXVI t. — in XXXII ar. Iacobus de Sangui-

99 naceis de padua.. cap. sub MCCCLXXXIII.
unus liber condepnationum et absolutionum in car-

tis pecudinis.
unus liber processuum et aliorum actorum pro P. S.
P. eum infilza.

950 unus liber malleficiorum pro P. S. cum infilza.
unus liber maleficiorum pro P. S. A. cum infilza.
unus liber maleficiorum pro P. S. S. eum infilza.
unus liber maleficioram pro P. H. cum infilza.

unus liber extraordinariorum.

955 in XXIX ar. Franciscus d. Andree de Rucillarijs
de florentia, — cap. nel 1385; libri 7,

in XLVI ar. Guido d. Tomaxij de Tomaxinis de

bononia, — cap. 2» sem. 1384: libri 6; filze 5.

in XXXVIII ar. Michael d. Andree de Gabieto de

960 Vulterris, — cap. dal mag. 1384: libri 6.

in ar. XLIV Fanoctus d. Iohannis de Monte roccho

de exeulo, — cap. dal lug. 1385: libri 7.

in ar. XXXIII Ranerius de Ripafratta de Pisis, —

dal genn. 1385: libri 8 e 5 infilze.
1

8

E » ^ di x g E hi; "Eg
G. DEGLI AZZI
965 in XXX ar. Affriehanus de Henselminis de Padua,

— eap. dal lugl. 1386. libri 7, filze 5.

in XLV Antonius Teoli de Montibus de Anchona,
— cap. dal genn. 1387. 1 lib. e filze 6.

in XXXIII Nicolaus de Lanfredutijs de Pisis, —
970 cap. dal lug. 1387: libri 9 e varie filze.

in XXX Iacobus de Rangonibus de Mutina, — cap.
dal decembre 1388: libri 5.

in XXX Iacobus dni Lanfranchi de Rangonibus de
Mutina, — cap. rifermato per altri 3 mesi: libri 10.
975 in XXXV ar. Antonius Aceti de firmo, — cap., mag-
gior sindaco e giudice di giustizia dal giugno 1390:
libri 12.

in XXXIV ar. Iacobus Cecchi de Nursia conservator

justitie major sindieus, — del 1391, libri 9 e varie filze.

980 in XXXVI Franciscus de Scoctis de Plagentia, —
cap. del 1392: libri 8.

in XXXII Petrus de Gualandris de Pisis, — cap. del
1401 :libri 10.

in XXIX Arnulfus comes de comite Vicarius pe-
985 rusij pro sancta rom. eccl., — del 1392; unus liber pro-
secutionum, inquisitionum... non publieus nec auten-
tieus.
Carolus de Praneatijs de Neapoli, — id. id. del
1393. libri processuali 4.
990 Dominieus de Viterbio (?) vices gerens vicarij an-
tedieti, — del 1393, libri 1.
in XLIV Raynerius de Exio, — cap. del 1397: li-
bri 8 e filze 7. PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 199

Explicit. — IL libro ha sulla costola: « Capitanei
Populi Perusini ».

DOCUMENTO VI.
Dall'Arehivio del Cambio. — Sez. Perg. — Busta II, n. 81.

Frammenti d'Inveutari.
Nel 1° foglio r.

.:.. « Item gabelle contractuum compositorum a
MCCCV usque ad MCCCXXX sunt in XXVII armario
dieti parietis.

qui libri sunt in totum LX libri.

3 Item sunt ibi in angulo dicti armarij LX libri extra-
ordinariorum gabellarum veterum.

Item libri diete gabelle contractuum compositi a
MCCCXXX usque ad MCCCL sunt in XXVIII armario
dieti parietis.

10 qui libri sunt in totum CCXXXIII libri.

Item libri dieti gabelle compositi a dieto MCCCL
usque ad MCCCLXVI sunt in XXIX armario dicti pa-
rietis . qui libri sunt in totum XLI libri.

Item libri diete gabelle millesimo predicto CCCL

15 usque ad MCCCLXVI sunt in dicto XXIX arm.

qui sunt in totum XIII libri.

Item in XXX ar. dieti parietis sunt libri gabelle
verterarum (sic) buccarum qui sunt in totum XLII
libri.

20 Item in XXXI arm. dicti parietis sunt XXXVI libri
additionum et diminutionum facti tempore diversorum
offitialium dicti armarij.

Item sunt ibi in dieto armario tres libri copiarum
licterarum transmissarum per comune perusij diversis

25 comunibus et dominis sub diversis millesimis ».

(il tergo è in bianco).

Arch. del Cambio.
Perg. Busta II, n. 31.

EAGEGELLk&ELLHL)£ALUEL LL bL J———————ÓYd€ QÓ—MÓÜY ra Ó IQQ
130 . G. DEGLI AZZI

nel 2» f. (segn. 4.82).

30 (a marg.) in dieto sig. XXXIII.

fs « Unus liber habundantie tempore tanij falaitij et

sotiorum manu ser Francisci Iacobi videlicet exitus

È è unus liber habundantie tempore predictorum offi-

È . tialium in totum non subseriptus manu aliorum nota-

| 35 riorum.

duo libri parvi voluminis in cartis bombicinis habun-
dantie tempore baldassarris cecchi et sotiorum quorum
unus introitus manu Ser Simonis Petri et alter exitus
manu ser pauli ser Nicolaj.

40 Item unus liber manu nanis in cartis bombicinis...
Iacobi ser Luce fancelli de quo sunt tres alij libri parvi
pertin. ad dietam salariam manu dicti Iacobi

Donatus Angelutij not. principalis subscr.

b eeT 1 Item duo libri in cartis bombicinis de facto salarie

e : È 49 non publici manu fancellorum videlicet tempore bernar-

dutij Andree. Iohannis solomey. Manu Petri nofrij fan-

celli ipsorum. in alio vero libro non apparebat manu
cuius fuisset scriptus.

Item unus liber parvus in cartis bombicinis manu

50 pro parte Iacobi Filicis et pro parte manu Petri nofrij
fancellorum dictorum Bernardutij et Iohannis solomey
in quo apparet certas prestantias fuisse refutatas.

ì Millesimo CCXCV die V martij. Ser Franciscus Nico-

lay de porta Solis et par. sancti Severij produxit unum

55 librum present. offitial. armarij comunis Perusij carta-

| rum pecudinarum condenpnationum et absolutionum

latarum tempore dni Francisci de Doctis de Padua nu-

mero cartarum XIV in totum copertum carta pecudina.
(a marg.) Tempore dni Bartoli de Nursia majoris

60 sindici.
Ser Philippus Benedicti de perusio vice et nomine

|
DS Baldini Ceccholi Francisci herculani alias Piciere et Si-
| monis Nardutij de perusio conservatorum monete co-

munis perusij et Ser Pollonus de santo iusto vice et
PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 131

65

-

ct

80

85

[5

95

nomine dni Bartholi de Nursia Maioris sindici civitatis
perusij assignaverunt in dieto armario infrascriptos li-
bros et seripturas manu infrascriptorum notariorum et
sub numero infsascripto et infrascriptorum offitialium
tempore videlicet :

In primis tempore sindicatus dni Mattei de pisis
olim sindici sub MCCCXCIV.

Unum librum cartarum bombicinarum numero XVI
manu ser Francisci condam ser Simonis de urbe veteri.

(a marg.) in arm. XXXIII in pariete versus pala-
tium capitanei.

Item unum librum cartarum bombicinarum numero
XLIV cum inventario manu ser Pauli Masci].

Item alium librum cartarum bombicinarum numero
XLVIII manu ser Chripstoferi Francisci.

Item alium cartarum bombieinarum numero XIV
manu ser Iohannis Andree de Urbeveteri.

Item alium eartarum bombieinarum numero XX
manu ser Matteutij Contis.

Item alium cartarum bombicinarum numero XVI
manu ser Francisci ser Simonis.

Item alium cartarum bombicinarum numero XXIV
manu ser Stephani ser Iohannis.

Item unam infilzam in qua inter cetera erant tres
‘arte pecudine.

Item aliam infilzam in qua est instrumentum unum
in membranis.

(a marg.) In armario conservatorum.

Item infrascripti sunt libri offitialium sindicatorum
per Sindicum dicte Civitatis assignatos per supradictos
in ar. supradicto.

In primis duo libri conservatorum tempore Vere-
gini Simonis de Michelottis et sotiorum introitus et exi-
tus cartarum pecudinarum unus numero LXVIII carta-

rum manu ser Nicolai Angeli alius manu Ser Benedicti

100 ser Petri numero LXXII cartarum.

(a marg.) in armario prope locum comunem :

Item unus liber cartarum bombicinarum numero
132

110

115

120

125

[^]

130

135

G DEGLI AZZI

XLVI super constructione castri Torsciani manu Ser
Laurentij Bertuecioli de perusio.

Item unus liber gabelle grosse tempore Antonij
Iacomi et sotiorum manu Ser Cole Bartolini de perusio
in cartis bombicinis num. CX X.

Item unus liber offitialium Massaritiarum comunis
manu Ser Nofrij ser Nutij porte Solis in cartis bombi-
cinis num. C. cartarum.

Item unus liber gabelle Macinatus introitus et exi-
tus in cartis bombicinis num. CXXXVI (?) manu ser
Laurentij Bartuccioli P. S. Subxanne.

Item unus liber panicocularum in cartis bombicinis
num. XCVI manu dicti ser Laurentij.

Item duo libri introitus et exitus cum Armis tem-
pore Antonij Iacobi et sotiorum conservatorum manu
ser Plini (?) Benedieti et ser Simonis Petri in cartis
(in bianco) numero (m bianco).

(a marg.) in supradicto arm. prope locum comunem.

Item unus liber gabelle grosse tempore Iacobi pic-
cioli et sotiorum manu Ser Cole Bartolini in cartis bom-
bicinis num. (in bianco).

Item unus liber offitij grani et farine tempore Io-
hannis Tolomei et Augustini Andruccioli manu dicti
Ser Cole Bartolini in cartis bombicinis numero LXXX.

Item unus liber non publicus offitij bonorum rebel-
lium dieitur esse manu ser Iohannis Herculani de peru-

sio in eartis bombicinis numero XLVIII.

(a marg.) In Armario originalium majoris sindici
ar. XXIX.

In nomine Dni Amen. Apparent facti et compositi
libri tempore.

Dni Johannis Mancini de Lunigiana egregij legum
doctoris et maioris sindici et judicis Justitie Comunis
et Civitatis Perusij pro sex mensibus inceptis die XIII
decembris in| MCCCXCV. Et restituti in armario su-

pradieto per Baldinum Ceccholi et sotios conservatores. PER LA STORIA DELL’ ANTICO ARCHIVIO DEL COMUNE DI PERUGIA 133

140

150

165

(Continua)

Monete dieti Comunis sub MCCCXCVI. die V septem.
prout inferius continetur.

In primis unus liber cartarum bombicinarum nu-
mero XXXIII scriptus et publicatus manu ser Leonardi
Therunda de Verona not. cum quadam infilza cartutia-
rum solutionum numero VII cum inventario.

Item unus liber XXX cartarum bombicinarum manu
ser Leonardi predieti tempore sindicatus dicti domini
Johannis sub MCCCXCIV cum inventario.

Item apparent infrascripti tempore
Dni Massei de Nursia Potestatis cognitionem et juri-
sditionem habentis Maioris sindici Civitatis Perusij [sub
dieto MCCCXCVI pro sex mensibus inceptis die (m
bianco) mensis (in bianco). Restituti in dieto armario per
dietos Baldinum et sotios conservatores sub dicto Mille-

simo die V. septem.

In primis una infilza solutionum in cartutijs
CCXLVII.

Item apparent infrascripti tempore
Dni Gozodini de Gozodinis de Bononia potestatis et
locumtenentis maioris sindici civitatis perusij pro sex
mensibus inceptis de mense Augusti sub MCCCXCV.
Restituti in dicto armario per dictum baldinum et
sotios conservatores sub MCCCXCVI die V septem.

In primis unus liber quatuor quaternorum videlicet
Primus XIV cart. bombicinarum manu ser Pauli Anto-
nij de Amelia secundus XIV cartarum manu ser Baldi
Pauli de Eugubio. Tertius VIII cartarum manu ser An-
tonij dominici de Cingulo. Quartus et ultimus XII car-

tarum manu ser Francisci Matutii de Uffania.
Nicolaus lucoli subser. ».

G. DEGLI Azzi.
135

INVENTARI E REGESTI

I CODICI DELLE SOMMISSIONI

AL COMUNE DI PERUGIA

(Continuazione del Codice II segnato A, V. Vol. VI, pag. 817-328).

LXXV. — 1202, Aprile 29. — In curia comunis Perusij. —
Sentenza in una lite vertente fra Orlandino « Simonis »
Sindaco del C. da un lato e Tiberio « Rainaldi Mariani »
e Rustico dall'altro, c. 33 t.

Paganello « Letoli », Gazolo Calfo « Angeli » e Bartolo »
« bailitores comunantie constituti ex delegatione consulum » giu-
dicano della controversia che si agitava fra Orlandino « Simonis »
Sindaco del C. di P. da una parte e Tiberio « Rainaldi Mariani »
e Rustico, che rapppresentava anche i suoi fratelli, dall’ altra.

I beni in contestazione sono gli stessi già ricordati in altra
sentenza del 28 aprile 1200 (1), aggiungendosi però i possedimenti
situati « in Colle, in loco qui dicitur Bumita, « a valle Scambu-
cara supra versus Colle ».

Anche qui, come nella ricordata sentenza del 1200, ciascuna
delle parti afferma legittimamente appartenerle i detti beni. —
I rappresentanti dei Consoli « habito concilio assessoris domini
Latini et aliorum prudentum » riconoscono infondate le pretese
del Sindaco ma riservano al C. il diritto di legnatico nelle selve

(1) Tiberio « Rainaldi Mariani » e Rustico appartenevano alla famiglia dei
Montemelini, come fu anche notato nel doc.to LXXII.

ALS,

sin ÀÀ nm ám

-

E
136 ANSIDEI E GIANNANTONI

di Montemelino, come era stato già deciso nella sentenza pronun-
ciata da Menguzio e dai colleghi suoi.

Test. — Raniero « Capelle », Tudino « Orlandini », Piero
.« Gregorij », Marsilio « Munaldi Anestasij », Simone « Tebal-
dutij », Rainaldo « Ugolini ».

Oratore not. * Bartolomeo not. * Andrea not. (1).

LXXVI. — s. d. — In curia Comunis Perusij — Sentenza
di appello nella lite, di cui è cenno nel superiore docu-
mento, c. 34 r.

Paffolo, Manguzio, Egidio e Bentinvenga Bajuli del C. chia-
mati per delegazione dei Consoli a giudicare in grado di appello
nella causa che si dibatteva fra Bertraimo Sindaco del C. da una
parte e Tiberio « Rainaldi Mariani » e Rustico dall'altra in or-
dine ai beni menzionati nell'antecedente documento, confermano
in seguito anche a parere del loro assessore Amedeo la sentenza
pronunciata il 29 aprile 1202 da Paganello « Letoli », Gozolo,
Calfo, Anglerio e Bartolo.

Test. — Uberto « Johannis Gozi », Orlandino « Simeonis »,
Uguccione « Sabbi », Orlandino « Rainutij fabri », Egidio « Gual-
fredutij » e Guerriero Pannario.

Oratore not. * Bartolomeo not. * Andrea not. (2).

LXXVII. — 1202, Settembre 26. — Submissio locorum et
terrarum monasterij Sancte Marie de Petrorio, c. 19 t.

Manno abate del monastero di S. Maria « de Petrorio » con
l'approvazione del monaco D. Sassone dà e sottomette tutti i ca-
stelli, ville, borghi e terre spettanti al monastero medesimo nel
contado e vescovato perugino, e cede in ispecie tutti i diritti re-

(1) Il documento trovasi ripetuto a c. 42 r. del Cod. 5.

(2) Anche questo documento, come il precedente, si legge a c. 43 r. del Cod. B;
é ad osservare però che in detto Cod. B la seconda autenticazione, anziché portare
il nome: del notaio Andrea, porta quello del notaio Bonaccorso « Thomasij » e che
alla fine dell'atto é detto: « usque huc concordat iste liber cum alio registro si-
gnato per licteram A ».
I CODICI DELLE SOMMISSIONI AL COMUNE DI PERUGIA 191

lativi al castello di Vernazzano e all'Abazia di Pierle (1). I Con-
soli e il Camerlengo qui ricordati sono gli stessi, di cui è fatta
menzione nel documento precedente.

* Andrea not. (2).

LXXVIII. — 1203, Gennaio 10. — P. « in palatio S. Lau-
rentij ». — Concessione allodiale fatta dal C. di P. di

beni nelle pertinenze di Colle Strada, c. 22 r.

Marescotto « Bernardi Dodeci » in nome suo e de’ suoi fra-

. telli Guidotto e Tebalduccio, nonchè de’ suoi nepoti Bernardo e

Bonacquisto « Aliotti » e dei figli di Magalotto, promette di tenere
« per allodium de comitatu Perusino » tutta la terra e la selva
che egli e iedetti suoi congiunti posseggono nelle pertinenze di
Colle Strada, seguendo i confini segnati dai Bailitori del C. di P.
Promette inoltre di acquistare in P. insieme ai suoi fratelli e
nepoli, non più tardi dell’ottavo giorno antecedente alle prossime
calende di Maggio, una casa che valga non meno di 100 libbre
di denari, e s'impegna di recarsi ad abitare nella città « ad man-
datum corsulum qui pro tempore erunt in civitate perusina ». —
La penale é fissata in 100 marche d'argento.

I Consoli di P. Gualtiero « Merzantis », Raniero, Villano,
Giovanni, Amedeo e Pietro « Gregorij » e il Camertengo Leone
per loro e per i loro colleghi e successori assumono a loro volta
l'obbligo di non promuovere alcuna lite e di non recare alcuna
molestia a Marescotto e agli altri sunnominali a proposito delle
terre in parola, promeltendo anzi sotto la stessa pena di 100 mar-
che di difenderli contro chiunque tentasse turbarli nel pacifico
possesso. |

Test. — Pietro « Peri », Giovanni « Baruntij », Glotto « Mu-
naldi », Budiroco « Alberici Tiberij » e Bernardo « Bertraimi ».

(1) Anche nelle Memorie sui Castelli Perugini BELFORTI-MARIOTTI è ricordato
questo atto di sommissione parlandosi di Val di Pierle (luogo nei confini del peru-
gino e del cortonese)e di Vernazzano (castello sul confine del perugino dalla parte
di ponente). Nei ricordi su Vernazzano è a questo documento per equivoco attri-
buita la data del 5 settembre.

(2) Copie dello stesso documento trovansi a c. 23 r. del Cod. B e a c. 15 r. del
Cod. C.
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138 i ANSIDEI-E GIANNANTONI

Segue all’atto il giuramento di osservanza delle convenzioni
prestato nello stesso giorno « in domo filij Magalotti » da Gui-
dotto fratello di Marescotto.

Bono not. * Bartolomeo not. (1).

LXXIX. — 1208, Gennaio 13. — P. « in ecclesia saneti
Laurentij » — Convenzione fra P. e Nocera, c. 42 r.

I Consoli e il Camerlengo del C. di P. giurano sugli Evan-
geli l'osservanza dei patti stipulali per mano di Jacopino notaro

fra la città di Nocera e P. con l'obbligo di mantenerli fermi fino .

alle calende di Maggio e di farli inserire nello Statuto (2).

Test. — Rainuccio giudice del C., Piero « Peri », Guiduccio
« Rainaldi », Giovanni « Bonicomilis », Bevignate « Bernardi »,
Uguecione, Glotto « Munaldi », Monaldo « De Grescia Barba »,
Gualtiero, Giovanni, Forteguerra ed altri.

Jacopino not. * Suppolino not.

LXXX. — 1208, Novembre. — P. « in ecclesia sancti Severi
de Platea » — Concessioni fatte dai Consoli perugini
‘ agli Assisani al servizio del C. di P., c. 39 t.

I Consoli di P. Rustico, Ermanno, Marsilio, Giovanni, Cia-
cio, Simeone, Bartolomeo, Girardo, Latino, Raniero, Rainaldo,
Ildebrando, Tiberio Forteguerra, Orlandino, Raniero e Leonardo,
insieme a Ugo Camerlengo, stabiliscono coi cavalieri e fanti As-
sisani, che erano già venuti o avessero in animo di venire al
servizio di P., quanto appresso: ll C. di P., si impegna a som-
ministrar loro le vettovaglie e a dare le abitazioni affinchè acqui-
stino in perpetuo la cittadinanza perugina; se faranno qualche
preda fra le genti assisane, questa a loro appartenga, fuorchè nel

(1) Il medesimo atto è a c. 45 t. di questo Cod. A, nonché a c. 26 r. del Cod.
Be a c. 1 r. del Cod. D degli annali (1189-1339).

(2) Vedi doc.to VI di questo regesto, dove si contiene la sommissione di Nocera
al C. di P., di cui é fatto qui ricordo e che porta la data del 12 dicembre 1202. Que-
sta sommissione, oltreché nei Codd. ricordati nella nota 1 del citato documento VI,
si legge anche a c. 2°t. del Cod. D degli Annali (1189-1339). I CODICI DELLE SOMMISSIONI AL COMUNE DI PERUGIA 139

caso di sconfitta; nel quale, nascendo controversia, il giudizio
sarà devoluto alla curia di P. i ;

Se gli Assisani ai servigi di P. perderanno armi e cavalli
nella guerra fra P. e Assisi, nel termine di un mese saranno a
spese del C. indennizzati.

Il C. poi si obbliga a non far pace o tregua con Assisi pri-
ma che essi siano stali risarciti di tutti i danni sofferti secondo
il giudizio di Leonardo, Fortebraccio e Arlotto « Pilueeij ».

Jacopino not. (1).

LXXXI. — 1205, Agosto 17. — Rinuncia a favore del C. di
P. all'emenda dei danni arrecati dagli Assisani, c. 41 r.

Aguramonte « Johannis Maffej », Andrea « de Insula » e Sa-
cente fanno rinuncia a Giovanni « Guidonis de Papa » Potestà di
P. e a tutto il C. di ogni diritto ed azione che per i danni ricevuti
dagli Assisani potesse loro competere in forza dell'istrumento
redatto dal notaro Jacopino, e ció perché gli Assisani li hanno
già del tutto indennizzati; promettono inoltre di non arrecare in
futuro per l’accennalo motivo alcuna molestia al C. di P. e ai
suoi abitanti, sotto pena di pagare in caso d’inosservanza il dop-
pio del valore delle cose contestate.

T

(1) Per cio che si riferisce ai rapporti fra P. ed Assisi in questo periodo, lo
storico PELLINI ci ricorda che nel 1200 « gli Ascesani furono in un fatto d'armi dis-
sipati et rotti da' Perugini » e lamenta di non poter dare maggiori notizie in pro-
posito, non avendone, come egli dice, i contemporanei lasciato memoria. E difatti
é con molta probabilità questa la ragione per la quale il PELLINI nel suo lavoro
non fa menzione degli avvenimenti occorsi fra il 1202 e il 1208. (Del? Historia di Pe-
rugia, Parte I, lib. 40, pag. 225).

Nei Brevi Annali della Citta, di Perugia dall'anno 1194 sino al 1352 leg-
gesi quanto appresso: « 1194 — Fu scarcata la ròcca d’Asese : consoli Piero di Piero
con gli altri consogli — 1202 — Fu sconfitto Asese: e trovasi Buone d'Oddo di Buone
camerlingo, e della casa de’ nostri » (Arch. stor. ital., Tomo XVI, parte I, pag. 55).

È forse questa la sconfitta che il PELLINI dice essere avvenuta nell’ anno 1200
e nella quale vuolsi che fosse fatto prigionero dai Perugini S. Francesco di Assisi.

Del presente documento dà ampia notizia nella sua Storia di Perugia a pag.
292 e sg. il BAnTOLI, il quale nota anche la connessione delle ostilità contro Assisi
coi patti interceduti fra P. e i possessori delle terre e selva di Collestrada. (V. in
questo regesto doc.t0 LXXVIII).


140 ANSIDEI E GIANNANTONI

Test. — Ugolino « Montanarij », Stefano « Bernardi Ri-
naldi », Bevignate, Peronzio, Obicio « Oliveri) », Rainuccio « de
Raino », Ildebrandino « de Clara », Cacciaguerra « de Forzolo »,
Simeone « Johannis de Francha ».

Benedictus Sancte Romane Ecclesie scriniarius.

LXXXII. — 1205, Agosto 22. — c. 38 t.

Monaldo Ronzone e Brocario promettono a Giovanni « Pape »
Podestà di P. di rinunziare a qualsiasi pretesa che avesse ori-
gine dai danni loro apportati dagli Assisani, dei quali danni si
dichiarano del tutto indennizzati secondo la stima fattane da For-
tebraccio, Leonardo e Arlotto « de Pilucco ».

Test. — Pietro « Manno », Giovanni « de Arcu », Bevignate,
Arlotto « de Piluzzo », Amedeo « Roscani », Orlandino « Petra-
miline » e Ugolino « Montanarij ».

Benedictus Sancte Romane Ecclesie scriniarius.

LXXXIII. — 1205, Agosto 31. — Pax inter perusinos et asi-
sinates, c. 18 r.

Giovanni « Guidonis « Pape » Console dei Romani e Potestà
di P. ordina che d'ora innanzi sia buona e duratura pace fra i Peru-
gini e Lulli gli uomini del loro contado e loro partigiani da un canto
e gli Assisani, nonché tulti gli uomini del contado e di parte loro
dall'altro; ingiunge altresi che gli Assisani facciano pace con gli
abitanli di Assisi e del contado « qui de hac guerra eis male-
fecerunt » e che lo stesso obbligo assumano i Perugini di fronte
ai loro (1). Impone agli Assisani di restituire a Leonardo e For-
tebraccio « de Gislerio » tutti i possedimenti che essi avevano entro
Assisi e fuori, nonché in ispecie « lotam tenutam Saxi Rubei libere

(1) Anche dalla citata opera del BarTOLI e dalle Storie d’Asisi del CRISTOFANI
puó desumersi che nei primi anni del secolo XIII frequentemente si alternarono
fra P. ed Assisi rapporti di pace e di ostilità resi più complicati dalle intestine di-
scordie dei due paesi, alle. quali appunto accenna il presente documento. ELSEEE i e TIT e :

I CODICI DELLE SOMMISSIONI AL COMUNE DI PERUGIA 141

et absolute » cosi come la possedevano prima che la guerra co-
minciasse e secondo risulta dai privilegi a Leonardo e a Forte-
braccio concessi dall'Imperatore (1). È fatto poi obbligo agli As-
sisani di costruire non più tardi della fine del prossimo novembre
nella detta località di Sassorosso una torre dell’altezza di 20 piedi
o nel punto stesso dove già ergevasi o in altro luogo da conve-
nirsi con i proprietari; dovranno pure gli Assisani far costruire
un palazzo aito 8 piedi e lungo e largo 30 « sicud antea fuit »;
inoltre Leonardo e Fortebraccio avranno diritto di peicepire dagli
Assisani « centum libras bonorum denariorum lucensium hinc ad
proximum festum Nativitatis Domini ».

Il Potestà Guido ordina agli Assisani di restituire a Berar-
duccio « de Tebalductio » tutti i beni immobili a lui tolti in Assisi
e fuori nel contado assisano e in quel di Nocera.

Quanto ai beni mobili tolti a Berarduccio il Podestà si rimette
al giudizio di due arbitri, l'uno dei quali sia eletto dagli Assisani
e l’altro da Berarduccio medesimo; il contado e la città di Nocera
rimangano « libere salvus et salva absolutus et absoluta civitati
perusine et civitati nucerine », eccetto Pustigiano e i possessi
che i singoli cittadini assisani hanno in Nocera o nel suo contado
« per emtionem, per proprietatem, per pheudum, per pignus, per
libellum et per alodum »; (2) gli Assisani rendano nel termine di
15 giorni a Monaldo, Roncione, Obizzo e Brocardo tutti i loro
beni mobili ed immobili secondo i solenni impegni assunti e ne
ricostruiscano le case; facciano finalmente gli Assisani buona pace
con Alberico e con i figli suoi. Tali ingiunzioni son fatte agli
Assisani e a quelli « de Insula » fra loro collegati, « sub pena
x librarum boni auri », riservandosi il Potestà il diritto di. ap-
portare a questi patti le modificazioni che potessero sembrargli
opportune.

Test. — Pietro Manno « de Sutro », Giovanni « de Arcu »,

(1) Secondo il CRISTOFANI (op. cit.) questo castello di Sassorosso apparteneva
nell'anno 1194 alla famiglia degli Scifi, quando da Favorino conte di Sassorosso e da.
Ortolana Fiumi nacque 8. Chiara.

(2) Nocera si sottomise a P. il 12 dicembre 1202 (V. doc.to VI). Lo stesso atto
di sommissione si legge anche a c. 2 t. del Cod. D degli Annali (1189-1339).
149 ANSIDEI E-GIANNANTONI

Bevignate, Pietro « Bernardi de Fabro », Ugolino « Montanarij »
Rosso « Peri de Pero » e Pasquale.
Angelus Sancte Romane Ecclesie scriniarius. Bovarino not. (1).

LXXXIV. — 1205, Agosto 3l. — c. 88 r.

Obizzo dichiara a Giovanni « Guidonis Pape » Console dei
Romani e Podestà di P. di rinunciare a tutti i diritti ed azioni
che potessero spettargli contro il C. di P. per i danni a lui arre-
cati dagli Assisani, nonché ad ogni pretesa che avesse origine
dalla convenzione interceduta fra i Consoli perugini da un lato
e lo stesso Obizzo e gli altri « qui de Asisio exierunt ».

Test. — Bevignate, Piero « Bernardi de Fabro », Pasquale,
Rosso, Piero « de Pero » e Ugolino « Montanarij ».

Angelus Sancte Romane Ecclesie scriniarius.

LXXXV. — 1208, Giugno 23. — « In episcopatu tudertino
in plano Lameti ». — Societas cum Tudertinis, c. 41 r.

| I Consoli perugini Monaldo Uguitionis e Trespolino a nome
del C. di P. da una parte e Giovanni « Guidonis Pape » Console
de’ Romani e Potestà di Todi dall'altra, si obbligano scambievol-
mente a conservare fra loro per lo spazio di 10 anni i rapporti di
sincera e costante amicizia e a difendersi a vicenda contro chiun-
que, ecceltuati il Papa e l' Imperatore, ai quali anzi promettono
di essere di aiuto per quanto potranno.

Si obbliga inoltre ciascuna delle due parti dal canto suo a
non stipulare alcuna alleanza con l'esclusione dell' altra e si sta-
biliscono ancora le condizioni, alle quali gli alleati saranno tenuti
a prestarsi soccorsi militari.

S'intendono mantenuti ne] pieno loro vigore i palli già con-
chiusi da Todi con Amelia e da P. con Gubbio, Citlà di Castello,
Nocera e Castel della Pieve (2).

(1) Altre dùe copie del documento si hanno a c. 21 t. del Cod. Be a c. 13 t,
del Cod. C.

(2) Come risulta dai doc.ti I, II, III e VI del presente regesto, Città di Castello
si sottomise a P. nel 1180, Gubbio nel 1183, Città della Pieve nel 1188 e Nocera nel
1202. : SES i ate u TE€ X X I P

JI CODICI DELLE SOMMISSIONI AL COMUNE DI PERUGIA 143

A. nome di P. giurano questi patti Jacopo « Uguitionis », Er-
rone, Glotto « Munaldi », Uguecione « Ugolini » e Giovanni « Il-
debrandini »; a nome di Todi giurano Albertino « Raimundutij »,
Bono Mainardo « Rustici », Cerratolo, Ubaldo « Alberici » e Mai-
madoro « Rainutij ».

Test. — Piero « de Cupa », Raniero « Baruntij », Latino.

giudice, Bartolomeo « Curbinij » e Gualfreduecio « Tribaldi » cit-
tadini perugini e Girardo « Ormanni », Ugolino « de Todo »,
Ugolino « Bebulci » e Attone giudice cittadini di Todi.

Jacopino not.

LXXXVI. — 1208, Agosto, tempore discessionis Filippi et
Oddonis. — Ricevuta di libri, c. 49 r.

Leonardo « quondam Rainaldi » per sé e per i figli del suo
figliuolo Carbone con il consenso e l'approvazione di Ugolino ve-
scovo di Narni, fa a Bono notaio e cittadino di P., come rappre-
sentante della ciltà sua, « finem et refutationem ..... de omnibus
libris legum tam divine quam humane quos habuit in predicta
civitate ..... filius ..... Carbo » (1).

Promette di non promuovere per questo titolo alcuna lite nè
di procurare in qualsiasi modo delle molestie.

In caso di inosservanza della promessa, la penale sarà di
60 libbre lucchesi.

Test. — Alessandro « Rustici » cittadino di Todi, Pietro prete,
Ulixime prete, Timoteo « Donadei » e Arnoldo.

Matteo medico e not. * Benintende not. (2).

LXXXVII. — 1208, Settembre 4. — P. nella piazza del C.
« in arengo seu contione ». — Submissio castri Fossati,
Go 0T:

Bulgarello « de Bulgarellis » di Fossato insieme ai suoi figli

(1) Il documento fu già pubblicato integralmente dal VERMIGLIOLI nell'Appen-
dice alle Memorie di Jacopo Antiquari. — Lo stesso VERMIGLIOLI poi ne fa ricordo
anche nei suoi Cenni storici sulle antiche biblioteche pubbliche di Perugia.

(2) Della partenza da P. di Filippo e Oddone Degli Oddi (fatto, come risulta
pure dal presente documento, di singolare importanza storica) fa menzione anche
il CrATTI a pag. 271 e seg. della sua Perugia pontificia.
144 ANSIDFI E GIANNANTONI

Raniero e Bernardino sottomette a Girardo « Gislerij, Rainaldo,
Bonconte, Monaldo, Gilio, Ugo, Blandedeo, Benvenuto, Gualfre-
duccio e Jacopo Consoli e ad Andrea Camerlengo di P. il castello
di Fossato e la sua curia con i relativi diritti; si obbliga pertanto
a seguire in pace ed in guerra le sorti di P., dandole ajuto di
armi e promettendo di non ricever mai nel medesimo castello i
nemici della città. I Consoli alla lor volta promettono di difendere
Bulgarello, i figli suoi, il castello e la curia di Fossato, nonchè
tutte le famiglie in esso abitanti da chiunque tentasse di arrecar
loro molestia, ed in modo speciale dagli Eugubini, « excepto ab
Ecclesia Romana et pastoribus ipsius Ecclesie »: assumono inol-
tre l'obbligo di considerarli come gli altri abitanti del contado pe-
rugino e concedono a Bulgarello, a Raniero, a Bernardino e ai
loro eredi il diritto di abitare nel detto castello e di goderne i
frutti. — Questi patti sono conchiusi « de voluntate arengi » ed
è fissata una pena di 1000 marche di buono e puro argento da
pagarsi da chi non li rispettasse.

Test. — Jacopo « Francisci », Andrea « Tiberij », Gualfre-
duccio « Tingnosi », e Piero « Peri ».

Bono not. (1).

LXXXVIII. — 1209, Luglio 12. — « De castro Vallis Fabrice
non redificando », c. 32 t.

Don Ugo, Priore e Prevosto della Chiesa di Valfabbrica, con
giuramento e sotto pena di 500 marche di argento, promette per
sè e suoi successori e con il consenso di tutti gli abitanti del
castello di Valfabbrica a Pandolfo « De Segura », Console dei
Romani e Potestà di P., nonchè al C. della stessa città, di non
ricostruire nè permetter mai che altri ricostruisca il castello me-
desimo dai Perugini distrutto (2).

(1) Il Castello dI Fossato ebbe parte rilevantissima nei rapporti fra P. e Gub-
bio, come può constatarsi anche dai doc.ti XXV, XLII e XLIII.

Copia di questo documento si legge a c. 95 r. dello stesso Cod. A; in detta
copia sono i nomi di Bonagura notaro autenticante e di altri tre notari testimoni
all'autenticazione.

(2) Tanto il PELLINI quanto il BARTOLI (Op. Cit.) accennano alla sommissione
di Valfabbrica; il BARTOLI inoltre aggiunge che il detto Castello fu dai Perugini
diroccato durante là guerra con Assisi. I CODICI DELLE SOMMISSIONI AL COMUNE DI PERUGIA 145

Si impegna altresì. ad impedire che il detto castello torni
ad esser popolato dagli antichi abitanti o da altri e che lo si
fortifichi in alcun modo.

Esso e gli altri di Valfabbrica, entro i limiti del loro: terri-
torio, difenderanno in tutti i modi possibili i Perugini e i beni loro,
obliando l'offesa ricevuta con la distruzione del castello; gli uo-
mini di Valfabbrica abiteranno « circa ipsam ecclesiam », eccet-
tuati cinque ai quali sarà concesso di abitare « in podio » per
la ragione che i Perugini stessi li rispettarono all'epoca della
distruzione.

Test. — Amodeo « Roscani », Guido « Ugolini », Masolo, Ja-
copo « Verdiane » e Raffaele.

Benedietus Sancte Romane Ecclesie scriniarius. * Bartolomeo

not. (1).

LXXXIX. — 1209, Settembre l. — Assisi « in platea ante
episcopatum ». — Intimazione di Uguccione di Guido ai
Consoli di Assisi, c. 47 r.

Benincasa « Johannis », Boverio, Boncompagno « Ugonis »,
Muscone « Raimundini », Guido « Guance », Monaco « Ange-
lerij », Piero « Uguitionis », Tiberio, Davino « Uguitionis Peri-
telde » e Marescollo « Bernardi » sono presenti come testimoni,
quando Uguccione « Guidonis Jannis » intima ai Consoli di As-
sisi, e cioè a Maragone « Cristiani » e Guido « Valentini » di
recarsi nel giorno seguenie « ad Sanctum de Colle ad audiendum
mandatum seu arbitrium quod ipse pronuntiare volebat inter ipsos
el perusinos ».

Martino not. (2).

XC. — 1209, Settembre 2. — Nel contado perugino « in
Colle justa frattam ecclesie de Colle ». — Lodo ed alle-
anza fra P. ed Assisi, c. 30 r.

Uguccione « quondam Guidonis Janni » e Bernardo « domine
Euphemye » da Pandolfo Potestà di P. e da Amarangone Con-

(1) V. lo stesso documento a c. 25 r. del Cod. B, nonché a c. 16 t del Cod. C.
(2) La medesima intimazione leggesi anche a c. 58 r. del Cod. C.

10
- 146 ANSIDEI E GIANNANTONI

sole di Assisi (a ció autorizzato dagli altri Consoli e da tutto il
popolo Assisano) erano stati eletti arbitri a risolvere le contro-
versie fra le due città e specialmente « tam super faclo filiorum
Gislerij, Leonardi, Fortisbrachij et nepotum Guidonis et Berar-
dulij Tebaldutij quam etiam super omni eo quod preceptum fuit
inter dietas civitates a domino Johanne Guidonis Pape » (1).

Uguccione, cui Bernardo aveva conferito pieni poteri nell'arbi-
trato, dichiara che P. ed Assisi saranno d'ora innanzi obbligate a
mantenere fra loro rapporti di buona e sincera amicizia, pur con-
servando ambedue le parti il diritto di prestare favore ed ajuto
ai respettivi alleati: che se tuttavia per l'avvenire gli Assisani dai
Perugini o questi da quelli avessero a ricevere qualche offesa,
non dovranno per ció intendersi rotte le amichevoli relazioni dei
due paesi, purché entro un mese sia concessa adeguala ripara-
zione « juxla preceplum duorum bonorum virorum ex utraque
civitate electorum ». Impone agli Assisani i seguenti obblighi :
restituire e conservare il possesso di Sasso Hosso e delle sue
pertinenze ai figli di Gislerio di Alberico secondo il privilegio
loro ‘accordato dall’ Imperatore; rendere a Berarduccio tutti i beni,
dei quali è fatta menzione « in precetto dicti domini Johannis
Guidonis Pape »; consegnare nel termine di otto giorni a lui me-
desimo come arbitro, impedendo che chiunque possa turbargliene
il possesso, il castello edificato da Carsedonio sul Sasso dell’ Ere-
mita; se qualche diritto fosse accampato dallo stesso Carsedonio,
le parti saranno tenute entro dieci giorni a mostrare all’arbitro
tutti i documenti e a portargli le testimonianze, su cui esse fon-
dano le pretese loro; Uguccione dal canto suo promette di risol-
vere entro cinque giorni la questione, con l'obbligo negli Assisani
di altenersi alla sua sentenza (2).

E stabilito inoltre che tutte le offese, le quali tra Perugini e
Assisani durante la guerra potessero essersi reciprocamente ar-

(1) Per le ingiunzioni di Giovanni « Guidonis Pape », Console dei Romani e
Potestà di P., v. doc. LXXXIII.

(2) Nella cit. Storia del CRISTOFANI é specialmente ricordato Carsedonio come
uno dei nobili che nel 1203, in occasione degli accordi interceduti con la parte po-
polana, ebbe dal Comune una casa entro le mura di Assisi in compenso dei danni
a lui e ad Adenolfo arrecati nella Torre a S. Savino, SERE nt ia race ta Mea na P

I CODICI DELLE SOMMISSIONI AL COMUNE DI PERUGIA 147

recate « sive incidendo vel etiam in comburendo vel auferendo
aut diruendo », debbano intendersi dall’ uno e dall'altro canto come
non avvenule.

Se taluno volesse muovere querela « de tenuta castri Saxi
Rubei vel de aliis tenimentis filiorum Gislerij et nepotis et Be-
rardutij », debba farlo « sub curia Uguitionis ». In caso d'inos-
servanza di tali ingiunzioni, gli Assisani paghino una penale di
2000 marche di argento e frattanto a garanzia dell'eventuale pa-
gamento vincolino a favore del Polestà di P. e de’ suoi succes-
sori tutti i beni che la comunanza di Assisi possiede « a strata
de traversa infra versus civitatem Perusij ». Non rispettandosi
poi i precetti dati in ordine al castello situato « in Saxo Here-
mite » il C. ed i privati cittadini di Assisi potranno esser co-
stretti a perdere a favore del C. di P. tutti i diritti loro spettanli
sui castelli di Bettona e di Rosciano colle respettive pertinenze (1).

Ai Perugini alla lor volta è vietato di prestare qualsiasi ajuto
a Carsedonio perchè ritenga il disputato possesso del castello, ri-
manendo vincolate a favore di Maragone Console di Assisi e dei
suoi successori, in garanzia dell’osservanza di questo divieto, tutte
le possessioni spettanti al C. e ai privati di P. « a pede Collis
versus civilalem Assisi] usque ad traversam, a sepibus Ripe in-
ferius usque in pede castri Arni » (2).

I Consoli di Assisi e l’altro arbitro Bernardo, benché rego-
larmente citati, non intervennero alla solenne promulgazione del
lodo, che ciò nonostante fu da Uguccione pronunciato « quia con-
tumacia nenini debet esse lucrosa et contumaciter se absentanles
eorum absentia et Dei presenlia repleta ».

Test. — Glotto « Munaldi », Bombarone, Beccario « Bette
Venerij », Giovanni « Nicole de Roma », Raniero « Bertrami »,
Rainaldo « Peri Uderisij », Muscolo « Buccalate », Raniero
« Baruntij », Romano « Neretti », Romano, Benedetto « scri-

(1) Lo JACOBILLI (Vite de Santi e Beati dell'Umbria) parlando del Beato Silve-
stro di Assisi, dice che il Castello di Rosciano fu per lungo tempo posseduto dalla
famiglia degli Scifi Conti di Sassorosso. (Tomo I, pag. 300). — Cfr. pure BELFORTI-
MARIOTTI, Memorie cit. (Porta S. Pietro).

(2) Anche su Ripa e Castel d'Arno possono consultarsi le stesse Memorie BEL-
FORTI-MARIOTTI, (Porta Sole).
148 ANSIDEI E GIANNANTONI

niarius sutrinus », Jacopo « de Roma », Piero giudice, Bonaccorso
« Aneslasij », Raniero « de Capella », Armanno « Montanari »
Ugolino « Mascoli » e Pittico « de Roma ».

Jacopino not. (1).

b

XCI. — 1212, Febbraio 21. — P. « in camera superiori pa-
latij Comunis ». — Submissio bonorum Bulgarelli et Panzi,
e: 06:1

Bulgarello e Panzo « filij quondam Bulgarelli filiorum Panzi »
per loro e per i loro fratelli Implearcam e Raniero obbligano
in perpetuo a favore del C. di P. tutti i loro beni « a Clanis ver-

sus civitatem perusinam » e tale obbligazione assumono di fronte

a Tiberio « Rainaldi Mariani », Bernardino « Ugonis », Ugoliro
« Montanarij », Erro « Rainuccij », Piero « Aportholi », Gio-
vanni « Aldrovandini », Stefano « Bernardi », Latino, Gianni
« Andree », Ariverio « Vilani », Pegolotto « Calfi », Senso « Ger-
goli » e Mustolo « Boccelate » Consoli perugini, nonché innanzi a
Raniero « Baruntij » Camerlengo: tanto essi quanto i loro eredi
saranno tenuti all'osservanza dell'impegno assunto « sub pena
centum marcharum argenti ».

I Consoli di P. a volta loro promettono di difendere Bulgarello
e Panzo contro chiunque, con l'obbligo di sottostare alla mede-
sima pena nel caso d'inadempimento.

Test. — Uguccione, Suppolino « Ugolini presbyteri » e Guido
« Danielis ».

Fiorenzo not. (2).

XCII. — 1213, Giugno 14, — [P.] « in atrio ante sanctum
Herculanum », c. 42 r.

Niecola seugnatanus, cittadino romano, confessa di aver ri-
cevuto cento libbre « bonorum infortiatorum Lucensium » da

(1) Lo stesso documento si legge a c. 38 r. del Cod. 5, nonché a c. 6 r. del
Cod. D degli Annali (1189-1339).

'(2) Lo stesso atto leggesi anche a c. 6 t. del Cod. B e a c. 5 t. del Cod. C— Cfr.
i doc. LXII, LXV e LXVIII.

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INEST I i uto Posa F

I CODICI DELLE SOMMISSIONI AL COMUNE DI PERUGIA 149

Suppolino « Ugolini Presbiteri » Console di P., la qual somma
Andrea Senatore di Roma giudicò doversi pagare a Bartolomeo
cittadino romano « pro recolta ».

Test. — Ariverio, Giovanni « Aldobrandini », Bernardino
« Ugonis », Maestro Malteo, Raniero « Petrucij » e Andrione
« Rambotti ».

Matteo not. * Andrea not.

XCII. — 1214, Marzo 25. — P. « in curia comunis ». —
Submissio Sartiani, c. 26 t.

Il conte Tancredi « de Sarliano » per sè e i suoi eredi non-
ché per i suoi fralelli e per gli eredi loro sottomette a Suppolino
« Ugolini presbiteri », Piero de Cupa », Buonconte « Ebli » e
Ciaccio Consoli di P. accettanti anche in nome del loro collega
Leonardo « Munaldi » e a Ranuccio « Peri Gregorij » Camer-
lengo tutte le terre di sua proprietà situate fra le Chiane e P.
« ad hostem et parlamentum, ad guerram et pacem » (1). Promette
di pagare ogni anno nella ricorrenza della festa di S. Ercolano
4 marche di buon argento senza pregiudizio di quanto il C. di
P. era solito a percepire da Villanova e da S. Arcangelo (2).
In tutti i dominj del Conte i Perugini saranno esenti dai balzelli
e specialmente dal pedaggio imposto a chiunque si recasse a
Chianciano: Tancredi s'impegna inoltre a scendere personalmente
in campo a favore del C. di P., ogni qual volta ciò gli sia in-
giunto dal Potestà o dai Consoli; è fatta eccezione a quest’ obbligo
per il caso di una guerra che i Perugini potessero avere contro

(1) Né il PELLINI né il BARTOLI (opp. citt.) fanno menzione di questo atto.

(2) Nelle Memorie BELFORTI-MARIOTTI (Porta S. Susanna) é detto di S. Arcan-
gelo: — « Nel 1206 Innocenzo III ricevendo sotto l immediata protezione sua e della
« S. Sede il Vescovo di Perugia con tutte le Chiese dal medesimo dipendenti, no-
« mina espressamente tra queste il Monasterium Sancti Archangeli cum omni pos-
« sessione sua. Nel 1238 da Bolla di Gregorio IX, con la quale conferma all' Abbadia
«e Monasterio di S° Maria di Farneto nella Diocesi di Arezzo o di Cortona diverse
« chiese e beni, consta che in quel tempo questo Monastero di S. Arcangelo dipen-
« deva da quello di Farneto ». — Questo .alternarsi di dipendenza dall'uno all’ altro
dei due Vescovati potrebbe secondo noi spiegare la riserva di cui é parola nel pre-
sente documento. — Per ciò che riguarda Villanova V. le stesse Memorie (Porta
S. Pietro).
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150 - ANSIDEI E GIANNANTONI

gli Orvietani (1), i Senesi e l'Imperatore, ed anzi presso que-
st ultimo il Conte Tancredi favorirà con ogni suo potere P. — In
questa città egli acquisterà pure una casa e una vigna, assu-
mendo l’obbligo di non alienarle e con l’intento di godere della
cittadinanza perugina e di assumerne i doveri entro i limiti sol-
tanto dei patti convenuti. Questi obblighi sono dal Conte di Sar-
teano accettati a patto che il C. perugino difenda, come se fa-
cesser parte del suo contado, le terre di lui dalle Chiane verso
P. — La penale a carico del Conte in caso d’inadempimento è
fissata nella somma di 200 marche « argenti optimi ».

I Consoli e il Camerlengo di P. dichiarano di ricevere sotto
la loro protezione e custodia i domini del Conte e di difenderli
contro chiunque, facendo riserva per il Papa, per l’ Imperatore e
per i Romani, di fronte ai quali tutti P. procurerà di aiutare il
signore di Sarteano (2).

Test. — Pietro giudice, « Senso de Glutto », Bonconte « Ugo-
nis » e Uguccione suo fratello, Guiduccio « Uffredutij Rainaldi »,
Andrea « Jacobi », Erro « Rainutij Bevulci », Stefano « Ber-
nardi .Rivaldi », Benincasa « Forlisbracij », Rainaldo chierico,
Uderisio « Orlandini », Ermanno e suo fratello.

Iacopino not. * Bartolomeo not. (3).

XCIV. — 1214, Luglio 13. — P. nella Chiesa di S. Lorenzo.
— Concessio Podij Mortarij prope montem Tetium facta
ordini Camaldulensi ut ibi hospitale edificaretur cum condi-
tione quod si hospitale non fieret et ibi divinus cultus ad-
ministrari desinetur reverteretur ad Comune, c. l r.

Bobone Console dei Romani e Potestà dei Perugini concede
a nome del C. di P. a D. Salimbene monaco Camaldolese e ai
suoi successori in perpetuo il « Podium Mortarij » situato presso

(1) La stessa eccezione a favore degli Orvietani trovasi anche nella sommis-
sione di Giuncheto (Doc. LXIV).

(2) In ordine ai rapporti di quasi sudditanza di P. verso Roma vedasi in questo
Bollettino (Vol. I, pag. 591) V. ANSIDEI « Alcune notizie sui rapporti fra Roma e
Perugia nel sec. XIII ». ;

(3) Il documento é ripetuto a c. 33 r. del Cod. B e a c. 3 t. del Cod. D degli
Annali (1189-1339).
I CODICI DELLE SOMMISSIONI AL COMUNE DI PERUGIA 151

Monte Tezio « in capite vallis Saracene cum terreno ibi posito
desuper via usque ad ripas montis Teuzi et totum terrenum sicud
trait via que venit de Megiana superiori versus Pruculianum et
ab inde insubtus usque ad viam que venit de Pruculiano et vadit
versus Furcellam et revertitur ad pedem Montis ad locum qui
dicitur. Lavacci justa dictam Megianam » (1); gli accorda altresì
la selva, i corsi d'acqua, il molino e tutto ciò insomma che il C.
possiede entro i detti confini, a patto che i monaci Camaldolesi
ivi erigano un ospedale e un monastero e dei beni stessi dispon-
gano a loro piacere « pro servitio Dei », osservando però sem-
pre la regola Camaldolese (2). A Salimbene ed ai suoi successori
non sarà lecito sottoporre o cedere il luogo « alicui speciali ecclesie
nec certe persone » e se a quest'obbligo i monaci contravvenis-
sero, i detti beni dovrebbero tornare al C. di P.; il che acca-
drebbe anche « si dictus locus deveniret ad seculare ita quod
non esset ibi ospitale sive monasterium aud heremum vel aliquis
locus pro serviendo Deo ». Il Podestà garantisce a Salimbene il
libero e ‘pacifico possesso dei beni ceduti « sub pena centum li-
brarum bonorum denariorum lucensium ». :

Seguono i nomi dei consiglieri, che furono presenti e parte-
ciparono al solenne alto di concessione, fra i quali figurano
primi Raniero « Andrionis » Camerlengo e Pietro « Stephani »
Giudice del C. di P.

Il 31 luglio successivo nel palazzo del C., alla presenza di
molti consiglieri, dei quali sono riportati i nomi nel documento,
e di altri prudenti e nobili cittadini, Bobone « Oddonis Bobonis »
Console dei Romani e Podestà dei Perugini, insieme a Raniero
Camerlengo e a Pietro « Stephani » giudice del C. di P., confermó

(1) Della cessione del « Podium Mortarij » a D. Salimbene é fatto ricordo an-
che nell’ Eulisteo (Codice diplomatico di Perugia dalla. 591 alla. 1534) di F. M.
GALASSI. Inoltre dalle Memorie BELFORTI-MARIOTTI si apprende che nello stesso
anno 1214 « una certa donna Augura del prete Mainardo unitamente al suo figliuolo
Guidone donarono e concederono tutti li beni loro posti a Monte Tezio al medesimo
. monaco D. Salimbene » (Porta S. Angelo, Monte Tezio).

(2) Cfr. anche LANCELLOTTI « Scorta sacra », 7 febbraio, per notizie intorno al-
l'Ordine Camaldolese in Perugia. (Ms. B. 4 della Biblioteca Comunale di Perugia).
152 i ANSIDEI E GIANNANTONI

la concessione fatta a Salimbene monaco camaldolese e ai suoi
suecessori colle condizioni e sotto la pena superiormente indicate.

Test. — Raniero « Andrionis » Camerlengo, Jacopino notaio,
Guidone, Azzolino, Oliviero « Prior Sancti Severi », il prete
Rolando « de Megiana », il notaio Pietro « presbyteri Anestasij »,
Rainuccio « Tornammontagne », Bonagiunta « Martoli Rampi »
e Raniero « Jannis Stepholi .».

Andrea not. * Simone not.

XCV. — 1214, Settembre 19. — Viterbo. — Innocenzo II
conferma la pace conchiusa fra i cavalieri e la parte po-
polare di P., c. 51 r.

Innocenzo III con sua Bolla diretta al popolo perugino comu-
nica la pace che.tra la parte dei cavalieri e quella popolare erasi
conchiusa in P. con la mediazione del Cardinale dei dodici Apo-
stoli Camerlengo del Papa e di Bobone « Oddonis Bobonis » Po-
testà di P., e che dal popolo era stata già confermata con giu-
ramento (1).

E.imposta ai Perugini dal Pontefice la piena osservanza dei
patti, con la minaccia contro chiunque li violasse di incorrere
nelle pene che al Papa stesso parrà conveniente applicare.

E perchè niuno possa addurre a propria scusa l'ignoranza.
delle convenzioni, sono queste riferite nella Bolla come appresso:

S. della Basilica dei dodici Apostoli prete Cardinale e Ca-
merlengo del Papa (2) e Bobone Console dei Romani e Potestà

(1) Di queste discordie fra i nobili e il popolo si occupano in modo più parti-
colare il PELLINI (Tomo I, pag. 234) e ìl BARTOLI; il quale a pag. 308 della sua Storia
della città di Perugia, accennando alle probabili. cause dei dissidì, così scrive:
« Nelle amministrazioni di quel tempo non eranvi fissi e perpetui balzelli come
« oggi. La città possedea sue rendite da cui traeva quanto era uopo al consueto.
« Ogni bisogno straordinario, ogni spesa che usciva dal solito faceasi per colletta

«di tutti i«cittiadint . i... Forse il popolo non si stette contento agli ordina-
« menti ed alle spese decretate dai Consoli ......... o forse più veramente

«nacque la discordia perché i Maestrati o ancor più facilmente gl’ inferiori mini-
« stri nel ripartire la colletta o scusarono o alleggerirono alcuno facilmente de’ no-
« bili per speranze o per timori ». Il BARTOLI medesimo (pagg. 310 e segg.) riporta
tutto il documento.

(2) Questo Cardinale, il cui nome non trovasi ricordato dagli storici perugini,
é Stefano da Ceccano, noto sotto il nome di Cardinale di Fossanova dal celebre ce-
- elfo Porta Mea ent

I CODICI DELLE SOMMISSIONI AL COMUNE DI PERUGIA 153

dei Perugini hanno stabilito che tutte le comunanze o spettanti
al popolo perugino o che questo per l'avvenire recuperasse sieno
affiltate dal Podestà o dai Consoli ai migliori offerenti; del frutto
delle comunanze non si faccia uso « nisi pro emendatione equo-
rum vel pro aliis necessariis expensis pro utilitate communi de
Consilio generali. La « collecta vel muttita » non sarà imposta che
per le seguenti cause: per servigio della Chiesa romana, del po-
polo romano, dell’ Imperatore e suoi nunzi, nonché pel caso di
una guerra combattuta dai Perugini « de communi voluntate ».
E qualora questa imposizione debba aver luogo, la si faccia « per
parochiam vel capellam » eleggendo di ciascuna parrocchia due
persone che sotto il vincolo del giuramento l'applichino con ri-
gorosa giustizia « nec excusent aliquem amicitia vel consangui-
nitate vel alio dolo ».

Non si ricorra alla colletta finchè restino disponibili beni del
C. « ad salvum equorum », e questo facciasi « secundum consti-
tutum civitalis » e si intenda in vigore « a tempore Rustici ».

D'ora innanzi non potrà prendersi alcuna deliberazione se
non nel Consiglio generale della città, da coloro che il popolo
abbia eletti « ad constitutum faciendum ».

Quella delle parti che non osservi tali convenzioni, pagherà
al C. 2000 libbre; da ultimo se il C. voglia ai ricordati patti ar-
recare qualche modificazione, non lo potrà « nisi de conscientia

X

domini Pape et permissione (1) ».

XCVI. — 1216, Febbraio 10. — P. « in superiori camera
comunis » — Submissio Vallis Marcule, c. A1 t.

Gualtiero e Girardino « filij Rainutij Malguardi » in nome
proprio e del loro fratello Raniero « Ugonis Alberti » soltomettono

nobio della Campania, presso il quale egli aveva fatto professione dell'ordine ci-
stercense. In un solo anno fu eletto prima Priore, poi Abate di detto Monastero e
Diacono Cardinale di S. Angelo. In appresso fu creato prete Cardinale dei SS. do-
dici Apostoli. V. il CIACCONIO « Vitae et res gestae pontificum romanorum et san-
ctae romanae ecclesiae cardinalium. ab initio nascentis Ecclesiae usque ad Clemen-
tem IX », Romae 1687.

(1) La Bolla é « data Viterbii XIII Kal. Octubris Pontificatus nostri anno septi-
modecimo »: essendo Innocenzo III stato eletto Papa l'8 gennaio 1198, sono in errore
gli storici perugini, che alla Bolla stessa attribuiscono la data del 1215. Il docü-
mento si legge anche a c. 61 t. del Cod. C.

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154 ANSIDEI E GIANNANTONI

a Giovanni Giudice Console dei Romani e Podestà di P. nonchè
a Gualfredo Camerlengo il castello di Val di Marcola, concedendo
in modo speciale al C. di P. il cassaro, la torre e il palazzo di
detto castello con tutti i diritti ed azioni che possano esservi ine-
renti (1). Abbia P. il diritto di eleggervi un castellano e questi sia
tenuto sotto vincolo di giuramento a difendere Gualtiero, Girar-
dino, Raniero e le cose loro. Si riservano essi il libero godi-
mento di sette fondi rustici « silicet podere et omnia bona filio-
rum Gualfredi Munaldi, filiorum Malateste, filiorum Suppolini,
filiorum Guidotti, Ubaldi Diegoli et Marci Tebaldi et Ugolini Ga-
stidie »; sono inclusi nella riserva anche tutti i beni mobili che
essi polessero prendere « de civibus eugubinis vel de eorum
contadis qui non sunt cives vel de comitatu perusine civilatis ».
I Perugini poi saranno tenuti a dare a Gualtiero e agli altri suoi
congiunti 100 libbre di denari lucchesi, lanto terreno che vi si
possano seminare 30 corbe di grano ed una casa o tre case
entro P.; saranno pure obbligati a promettere con giuramento di
non far pace o tregua cogli Eugubini senza comprendervi i pos-
sessori di Val di Marcola (2).

Test. Suppolino « Ugolini », Jacopo giudice, Brunaccio no-
tero, Rigone « Hogerij », Bonaccolto « Britti de Milioli » ed
altri.

Jacopino not., * Andrea not

Il 25 aprile dello stesso anno, « in presentia Simonis The-
baldutij, Stephani de Monacho, Gualterij Benedittoli, Leonardi
Raini, Sinibaldi Ugolini, Ugolini ludicis », Rainuccio « Malguardi »
padre dei nominati Gualtiero e Girardino, insieme al predetto Ra-
niero « Ugonis », conferma in ogni parte l'atto di sommissione
stipulato anche in nome di Raniero dai due suoi figli, con l'ob-
bligo di sottostare in caso di violazione dei patti alla pena di
500 libbre di buoni denari lucchesi (3).

(1) Per questa sommissione vedi PELLINI, Vol. I, pag. 237 e BARTOLI, pag. 313.

(2) È oppurtuno ricordare che in quest’ epoca P. era in guerra con Gubbio;
questa città erasi sottomessa a P. il 28 febbraio 1183 (doc. II) e le ostilità cui si ac-
cenna nel presente atto cessarono con un lodo che porta la data del 6 settem-
bre 1217 (Doc.ti XI, XII, e XIII).

(3) Copia del medesimo atto esiste nel Cod. C, c. 58 t.

E ss === == ——— : - ——— I CODICI DELLE SOMMISSIONI AL. COMUNE DI PERUGIA 155

XCVII. — 1216, Marzo. — « In episcopatu aretino ». —
Amicitia cum Aretinis, c. A5. tt. i

Giovanni « Judicis » Console dei Romani e Podestà dei Pe-
rugini per-il C. di P. e Giovanni « Cecchi » Podestà di Arezzo
per il C. aretino assumono a vicenda solenne impegno di non
osteggiarsi mai « pro facto Civitatis Castelli vel occasione dicte
Civitatis Castelli » e di non far pace o tregua coi Castellani in
ordine alle ingiurie e ai danni da questi arrecati a P. e ad Arezzo
e circa 1 rapporti coi Marchesi, con Matteo di Monte Acuto e
col Castello di Citerna senza il reciproco consenso dell’una e
dell’altra città. Che anzi gli Aretini e i Perugini si aiuteranno
scambievolmente; qualunque cosa di cui s’impadronisse P. « a
Civitate Castelli inferius versus Perusium vel versus Heugubium
de hiis silicet que sunt de episcopalu Civitatis Castelli vel comi-
tatu » sarà del C. perugino col pieno assentimento di quello
aretino, e lo stesso consenso non potrà P. negare a qualsiasi
acquisto del vescovato o contado castellano facesse Arezzo « a
Civitate Castelli superius versus Aritium »: qualunque altro acqui-
sto l'una delle parti facesse « de corpore Civitatis Castelli » sia
comune e diviso a perfetta metà fra P. ed Arezzo. I rettori delle
due città dovranno gelosamente rispettare i segreli che su tali
patti a vicenda s'imporranno e saranno tenuti a darsi tutti quei
consigli che reputeranno migliori; la pena, alla quale soggiacerà
la parle che contravvenisse agli obblighi assunti, è fissata in
1000 marche di argento.

Test. — Il conte Bulgarello, Matteo « de Monte Acuto »

2
Maestro Matteo « Thomassi Judicis Erri », Rainuccio « Bubulci »,
Rustico « Saraceni », Piero « Peri », Suppolino « Ugolini pre-
sbiteri », Pietro giudice aretino, Raniero « Noffie Reste Asalti »,
Ugolino « de Monte Bono », Sichemore « Agurani », Gottofredo
« Forensis », ed altri molti.

Jacopino not. (1).

(1) Cfr. Doc. n. LXIX, dal quale risulta che nel maggio 1198.era stata con-
chiusa fra Perugia e Arezzo un'altra alleanza. Il presente atto é per intero ripor-
tato dal BARTOLI (op. cit. pag. 315 e sgg.). Il BARTOLI dà come motivo a questa
alleanza le rivalità fra P. e Città di Castello, rivalità che sorsero soprattutto, se-
— o im

Can

156 ANSIDEI E GIANNANTONI

XCVIII. — [I217, Agosto o Settembre]. — Juramentum Eu-
gubinorum de observando laudo ferendo per dominum. Pan-
dulphum de Sigura perusinorwn potestatem, c. 51 r.

E questo il giuramento già riportato nel presente regesto (doc.
n. Il). — Dellatto può fissarsi in via approssimativa la data
perché esso fu stipulato senza dubbio dopo che P. e Gubbio eb-
bero compromesso in Pandolfo « de Sigura » Polestà di P. (8 ago-
sto 1217, Doc. n. X1) e prima che lo stesso Pandolfo pronunciasse
il suo lodo (6 settembre 1217, Doc. n. XII).

XCIX. — 1218, Febbraio 22. — Roma, S. Giovanni in Late-
rano. — Onorio III decide di una questione sorta fra i
Perugini sulla colletta per la guerra contro Gubbio,
c. 58 r.

Essendo nell’ occasione della guerra fra P. e Gubbio sorto
dissenso fra i Perugini circa la interpetrazione da darsi ai palti
che fra i nobili e i popolani erano stati conclusi con l'intervento
di S[tefano] Cardinale dei dodici Apostoli e Bobone « Oddonis
Bobonis », il Potestà e il popolo di P. avevano ricorso al Pon-
tefice Onorio III perchè decidesse sulla questione. Sostenevano
gli uni che dovesse per la guerra mossa agli Eugubini « de co-
muni voluntate » farsi la colletta, poichè il caso di siffatta guerra
era appunto uno dei quattro casi previsti nella concordia, non
bastando i redditi delle comunanze « ad salvum equorum et alia
facienda »; affermavano inoltre che la colletta dovesse farsi, ma
non per libra, conservando l'antica consuetudine. Gli altri invece,
pur riconoscendo che la guerra contro Gubbio era stata dichiarata
per volere di tutti e che quindi doveva provvedersi all'emenda dei
cavalli e a tutte le altre spese necessarie, eran contrari a che si

condo lo stesso autore, per la sommissione di Montone a Perugia ‘Doc. X) e per le
molestie che a Città di Castello, pei confini del suo territorio, di continuo arreca-
vano gli abitanti di Citerna, i Signori di Monte Acuto e i Marchesi del Monte. I CODICI DELLE SOMMISSIONI AL COMUNE DI PERUGIA 157

facesse la colletta, affermando che le comunanze potevano nello
stesso anno essere una seconda volta appaltate; aggiungevanò
poi che, ammessa la necessità della colletta, questa dovesse farsi,
a tenore dei convenuti patti, per libra e per parrocchia.

Il Pontefice con sua Bolla risponde all’ appello direttogli dal
GC. di P., dichiarando che le comunanze non debbono essere di
nuovo nello stesso anno appaltate, e che nella citata convenzione
non è detto che alla colletta debba procedersi per libra, ma bensì
per parrochia e a mezzo di fedeli uomini vincolati per giuramento
a farla « diligenter nullum amicilia vel consanguinitate vel dolo
quolibet excusantes ». Ordina da ultimo il Pontefice ai Perugini
di obbedire, per il debito di fedeltà cui eran tenuti, a quanto egli
dispone, e minaccia loro in caso di disobbedienza la scomunica
e la pena di 1000 libre (1).

C. — 1218, Aprile 28. — Sentenza contro Tonglo « Pe-
runtij », c. 46 r.

Gualfreduccio, Pietro, Rolandino e Crispolto per delegazione
di Pandolfo Console dei Romani e Potestà dei Perugini esaminano
la domanda avanzata loro da Pietro « Aportholi » Sindaco del
C.-di P. contro Tonglo « Peruntij » Baiulo « de facto Vallis Mar-
cule », il quale doveva render conto della sua gestione. Non es-
sendo Tonglo ancorchè più volte citato comparso, i giudici de-
legati procedono contro di lui perchè la contumacia « nemini debet
esse lucrosa » e, avendo constatato che egli aveva avuto dal C.
106 libbre e non risultando che le avesse spese « pro facto Co-
munis », immettono il Sindaco del C., finchè questo non sia soddi-
sfatto del suo avere, in possesso di una casa che Tonglo aveva « in
hora hospitalis porte Sancte Susanne justa rem Angeli et justa
rem filij Odonis et justa rem hospitalis et justa viam » e del
possesso lo fanno investire da Matteo « Plubelle » pubblico ese-
cutore.

(1) Il documento è ripetuto anche a c. 62 r. del Cod. C.
158 3 ANSIDEI E GIANNANTONI

Test. — Vignario, Comparato « Miccoli » e Aguramonte
« Guillie ».
Matteo not. (1).

(1) Nello stesso giorno 28 aprile 1218 Gualfreduccio, Pietro, Rolandino e Cri-
spolto nella lite vertente fra Pietro « Aportholi » Sindaco del C. da una parte e
Angelo « Rainutij Martholi » già baiulo per Val di Marcola condannarono il detto
Angelo alla restituzione di alcune piccole somme ch'egli aveva indebitamente per-
cette dai baiuli di S. Mariano e di Ripa, nonché al pagamento di 42 soldi a titolo di
pena (Cod. A, c. 46 t.).
NECCOLOÒO VETEETI

ESULE IN CASTIGLION FIORENTINO

SECONDO LA TESTIMONIANZA DI UN CONTEMPORANEO

Fra i ricordi di adolescenza dello storico Sigismondo Tizio si
trova anche quello della stirpe, famosa per colpe e per sventure,
dei Vitelli da Città di Castello. Il capo di questa famiglia, Niccolò,
si era ritirato a Castiglion Fiorentino o Aretino (come ancora si
chiamava comunemente) patria del Tizio, dopo il 1474, allorchè i
soldati di Sisto IV, condotti dal card. Giuliano della Rovere, l'a-
vevano costretto ad abbandonare la sua città dove, sotto il nome
di Vicario pontificio, aveva spadroneggiato per più di trent'anni (1).
Il Tizio conobbe tre dei dieci figli, quanti ne aveva tra legittimi
e spuri l'esule signore (2), cioè Paolo, Camillo e Vitellozzo ; vide
i primi indizi del loro carattere violento; seppe, direttamente o
indirettamente, degli sfoghi di amarezza ai quali si abbandonava
il loro padre esacerbato; udi il racconto, sia pure inesatto (3), dei

(1) Cfr. BRoscH, Papst Iulius II und die Gritndung des Kirchenstaates. Gotha,
Perthes, 1878, p. 6; CIPULLA, Storia delle Signorie italiane. Milano, Vallardi, 1888,
p. 616; PASTOR, Geschichte der Pápste seit dem Ausgang des Mittelalters. II. Geschi-
chte der Pàpste im Zeitalter der Renaissance bis sum Tode Status? IV. Freiburg
im Breisgau, Herder, 1889, pp. 446 e ssg.

(2) LITTA, Famiglie celebri italiane. Famiglia Vitelli.

(3) Questa riflessione mi é stata suggerita dal racconto che il Tizio fa della
strage dei Fucci: « Cum (Nicolaus) ad tirannidem adiecisset animum et polleret
opibus, Fuccios affines (per parte della propria moglie Pentesilea, secondo il Tizio)
veritus. . . . . .in tamtam formidinem excreverat ut, sive iure sive iniuria,
aliquam existimaret in illum conspirasse necem. Ast vero Nicolaus prevenire sol-
licitus, mane illius diei quo Iesus Christus a Iudeis interemptus, quem nos diem
sancte veneris nuncupamus, . . . decem et septem viros cives suos affinesque
paulo ante lucem in cubili trucidari olim mandaverat; quod sane facinus, nulla
temporis atque diei ratione habita, a satellitibus fuit admissum » (Hist. Sen., ms.
a Roma, Biblioteca Chigi, G. I, 30-35, G. II, 36-40, t. V, f. 47).
160 P. PICCOLOMINI

suoi delitti e i canti osceni con cui i suoi sgherri vituperavano
il sommo pontefice e potè così, anche in quel paesello, farsi un
concetto delle colpe e degli scandali cosi frequenti nella società |
del suo tempo.

Di tali reminiscenze. giovanili del Tizio è qualche traccia
nell'opera da lui composta nell’età matura, le Z/istoriae Senenses,
ov'é narrata anche la torbida esistenza degli esuli in Castiglione.
Questo episodio, per quanto non contenga particolari essenzial-
mente nuovi, mi sembra interessante, oltre che per la storia lo-
cale, anche per quella del carattere generale della società nel se-
colo XV. La personalità del Vitelli, amico del papa Niccolò V,
gentiluomo colto, soldato valoroso e nel tempo stesso politico
senza scrupoli e senza cuore, quale si intravvede nelle testi-
monianze del suo partigiano Roberto Orsi (1), si ritrova in-
tiera nella narrazione del Tizio. E veramente un figlio del suo
tempo, un uomo « secondo il cuore del Rinascimento », direbbe
il Burekherdt, questo tiranno in esilio che fa insultare il papa
dai suoi scherani e che pretende di giustificare davanti al mondo,
fors'anche davanti alla propria coscienza, un delitto freddamente
meditato e compiuto coll’interpretazione più o meno arbitraria di
un luogo di Cicerone. I suoi figli sono degni di lui; l'esempio e l'e-
dueazione del padre alimentano in essi l'inclinazione naturale per
quelle passioni che li domineranno tutta la vita. Il mattino fa preve-
dere quello che sarà la giornata; fra quei rompicolli in erba che
obbligano un buon borghese a deporre gli indumenti divisati ai
colori di Lorenzo Giustini, v ha quel Paolo che farà uccidere il
rivale e ne appenderà per le contrade le membra insanguinate (2).

Tra le pitture piene del colorito de’ tempi e de’ luoghi, tanto

(1) Ad Robertum. Malatestam de obsidione. Tiphernatum liber in Rer. italic.
Script. ed. Tartini, Florentiae MDCCLXX, t. II, col. 671: « summae liberalitatis expe-
rientiaeque, gravis facetusque pro tempore: ad iram ferus, iniuriarum. immemor.
ad caedes nunquam elapsus nisi crebris percitus iniuriis . . . . . . Historiarum
lectione prae ceteris apprime delectatus est, ex quibus innumeras memoriae man-
daverat, et ante alias Caesaris Commentaria, Svetonium et Quintum Curtium. » —
col. 695: « Vitam iuvenis in Curia duxit Romana apud Eugenium Quartum et Ni-
colaum Quintum (a quo Eques factus) Pontifices Maximos quibus ad modum fami-
liaris extitit ». —

(2) Litta, ibidem. Cfr. Tizio, op. cit., t. VI, f. 140 1 - 147 2.
NICCOLÒ VITELLI, ECC. 161

frequenti nelle Historiae, questa mi appare tra le più pregevoli.
Avendo intrapreso già da tempo un lavoro diretto ad illustrar la
vita di Sigismondo Tizio ed a farne meglio apprezzare l’opera,
poco nota nè sottoposta finora ad un’indagine severa e sistema-
tica, ho creduto opportuno presentare agli studiosi questo ed altri
squarcî che mi sono sembrati adatti a destarne l' attenzione.

PAOLO PICCOLOMINI.

Sigismundi Titiù Historiae Senenses, t. V, ad ann. 1475,
ff. 41* -48! (1).

f.4(0 «........ Nicolaus vero, Aretio relicto, universam fa-
miliam ad Castilionem Arretinum transtulit, ubi et Martini, egregii ta-
bellionis, et Aquistiorum familiam iure cognationis agnovit, empta-
que domo atque iugosis prediis diu incultis non longe a Monticuli
castello, in municipem a Castilionensibus recipitur. Nos vero ea tem-
pestate Camillum, nobilem adolescentem, socium in seolis habuimus,
ac Paulum Vitelloziumque minores fratres iuxta considentes aliquando
docuimus; quos pater singulis festis diebus hastili ludo, toracis (2)
et galea fultos, iubebat exerceri. In tamtam enim iam proruperant
audaciam, cum Laurentii Medicis et favoribus et stipendiis militari-
bus iuvarentur, ut parum esset castilionense celum ab ortu incolis hau-
sisse, illi vero inde habuisse originem viderentur; propugnacula enim
meniorum, cubiculorum fenestris officientia, ammovere sunt ausi compu-
lisseque Laurentium Massarium, necessarium pene nostrum qui schac-
corum ludum nos et (3) primum docuit, calighas a Laurentio Ju-
stino donatas, insignorum (4) distinctas coloribus, metu truncationis
erurium adhibito, exuere atque deponere. Ipse vero Nicolaus, liete-
rarum peritus et proceritate corporis ac maiestate conspicuus, venatio-
nibus aucupationibusque, faleones pugillo gerens, exercerbat se continue,
(f. 48!) iniuriarum sepe questus pontificis, quem olim simplicem religiosum,
inopem atque egrotum, ex egrotorum Xenodochio domum suam curan-

(1) La grafia originale é stata rispettata, tranne per le iniziali; fu invece mo-
dificata completamente l' interpunzione. i

(2) Così il codice, forse per una falsa analogia coi nomi greci in — ma; o for-
s' anche per £Aorace o per thoraciis (da thoracium).

(3) Così il codice.

(4) Così il codice.

11
162 P. PICCOLOMINI

dum alendumue (1) procurasse iactabat; nune tamdem ob merita se ab
illo eiectum. A se quoque Fucciorum patrata homicidia Ciceronis di-
eto exeusabat, habebatque in ore quod ille in Offieiorum libro primo com-
modissime ait: « Sed iustitie primum munus est (2) ne cui quis noceat,
nisi lacessitus iniuria. Atque ille quidem iniurie que nocendi. causa
de industria inferuntur, sepe a metu proficiscuntur ; cum is qui alteri (3)
nocere cogitat, timet ne nisi id fecerit, ipse aliquo afficiatur iucom-
modo »; in tertio vero libro: « At vero, si quis voluerit animi sui
complicatam notionem evolvere, iam se ipse doceat eum (4) virum bo-
num esse qui prosit quibus possit, noceat nemini, nisi lacessitus iniu-
ria; eos autem qui nobis nocere voluerint tanta pena afficiamus quam-
tam nobis infligere conati sunt » (5), quamquam hee verba Cicero ali-
ter referre videatur. ' Assecle tum et efferi Nicolai satellites, noctu ca-
nentes, in Sixtum pontificem indecoris atque iniuriosis invehebantur
cantilenis, Christi inimicum et homicidam nuncupantes et hominem impro-
bum; elevasse homines viles et ignavos ae sordidos, cum fratrem (6)
ealeeolarium decorasset prefectura et dominum Senogallie constituis-
set, qui Iuliani, cardinalis iam creati pater erat, vilis opifex. Obicientes.
hec et huiusmodi, Hieronimum Saonensem non tacebant, cui Sixti
opera spuria soror Galeazi, Mediolani ducis, nomine Catharina, ma-
trimonio copulata fuerat et ex alieno dotata vafro (7); nam Galeaz
Thadeum Imole et Pinum Forlivii dominos, proposita alia causa ad se
accersitos privavit dominio, et harum urbium Hieronimum saonensem
comitem constituerat aliena cum iactura, fraude et consensu pontificis
christianorum accedente. Non minora igitur eiecti Tifernates in Sixtum
latrabant, in dies commodiora prestolantes tempora et vices rerum ».

(1) Così il codice per alendumque.

(2) Cic. De Off. I, 20. Veramente il passo originale (M. T. Ciceronis Opp. ed. Klotz,
p. IV, vol. III) ha ut ne cui quis.

(3) Ib., 24. I? Ed. ha is qui nocere alteri cogitat.

(4) Dopo eum il codice ha iniurium col segno dell’ espunsione.

(5) Ib., III, 70.

(6) Leonardo della Rovere, prefetto di Roma, era non fratello ma nipote di Si-
sto IV, e Caterina di cui si parla più giù, era figlia e non sorella di Galeazzo Sforza.

(7) Così il codice, forse per vafre. 163
ANALECTA .UMBRA
Bettona. — In veste tipografica degnissima è stata di recente

edita dai Soci della Unione Tipografica Cooperativa di Perugia una ge-
niale ed erudita monografia del prof. O. Scalvanti su L'arte a Bettona :
bella testimonianza d'affetto che operai, artisti eletti, ed autore, gentile
storico dell'arte nostra, hanno data all' on. Guido Pompili nel di delle
sue nozze con Vittoria Aganoor, fior di gentilezza e di sentimento.
Dell'arte in Bettona e dei monumenti che vi si conservano dà notizia
sicura lo S.; sì che questo potrebbe dirsi un capitolo della storia del-
l’arte nell’ Umbria: ed est in votis ch'ogni piccola città nostra gli offra
argomento a simiglianti capitoli del libro desiderato. Delle principali
illustrazioni de’ monumenti basti il ricordo: l’ Assunzione di Taddeo
Gaddi (?) e una tela a tempera, già attribuita allo Spagna e poi a
Ciancio di Pinturicchio, in s. Maria Maggiore; nella Canonica un gon-
falone con la crocifissione e la Pietà, opera d'Antonio da Foligno, (?);
in S. Crispolto la figura di s. Michele arcang. di Fiorenzo di Lorenzo,
il Presepio del Doni e, nel chiostro, affreschi del sec. XV; in s. Cate-
rina una tavola del Vannucci; nel Palazzo del Podestà affreschi giot-
teschi, il s. Antonio del Perugino (è un vóto e l'autore ne dichiara la
Storia e la ragione, ignote fin qui), altre pitture di pregio, e gli an-
tichi sigilli del Comune: fuor di Bettona, dipinti vari del Doni, altri
di maniera giottesca, del Pinturicchio e d' artisti sconosciuti. A Luca
della Robbia è decisamente data dall'A. la statua di s. Antonio da Pa-
dova nella chiesa di s. Antonio fuor della Porta Romana. Illustrano
opportunamente il testo le riproduzioni delle tavole del Gaddi (?) e
del Perugino, dell’ affresco, mirabile veramente, di Fiorenzo, del s. An-
tonio a tempera e di tre sigilli dal XII al XIV secolo.

Bevagna. — Dimostrazione solenne di gratitudine e di plauso
doveva Bevagna al suo cittadino e benefattore, Francesco Torti; ed a
lui la rese nello scorso settembre, inaugurandone un busto e diffon-
?f Pu La sb No os ra riw Jh A MEL eS
B
n |
i 164 ANALECTA UMBRA
LE

HS. dendone per via di pubblicazioni la conoscenza del valore letterario.
B Nel volume Bevagna illustrata A. Bellucci tracciò il profilo storico
della città dalle origini; G. Urbini narrò magistralmente delle sue
a opere d’arte; C. Trabalza, promotore ed anima delle degnissime ono-
| ranze, ne ricordó gli scrittori; V. Colla serisse di Bevagna moderna,
NI e F. Angeli del b. Giacomo Bianconi. Ottimi studi, tutti; ma vera

e propria monografia, ed esauriente, quella dell’ Urbini. Le riprodu-
zioni fototipiche ci dànno gli avanzi di un tempio romano ; la facciata
| della chiesa di s. Silvestro e di s. Michele (sec. XII); la chiesa del
> utes b. Giacomo e il palazzo de'Consoli; e le easse mortuarie dello stesso
beato. Sulla copertina del libro è riprodotto il busto a Frane. Torti
che (diee così l'iscrizione) « gli averi e l’ intelletto volle benefici oltre
la morte » (Perugia, Donnini, 1901 ; in 8, pp. 92). — Il Dante rivendicato ;

lettera al signor cav. Monti del Torti fu ripubblicato con prefazione
i dal prof. C. Trabalza nella Collez. di opuscoli danteschi (Città di Ca-
stello, Lapi, 1901; in 16, pp. 164). — Cinque lettere inedite (se ne con-
| servano gli autografi nella Bibl. Com. di Spoleto) ne furon date in
ls luce da R. Gherghi (Spoleto, 1901). — La sua biografia fu ritessuta
dallo stesso Trabalza nel fasc. 3 del Dizionario di Dantisti e Dantofili

dei secoli XVIII e sg. (Firenze, 1901; con ritratto); e nel Dizionario di

| pedagogia diretto dai proff. Credaro e Martinazzoli (Milano, Vallardi).
| — Un paragrafo gli è consacrato da Guido Mazzoni in L’Ottocento (ivi,

il 1901). — Il fascicolo 10-12 de La Favilla fu tutto dedicato al Bevanate
|

illustre: delle feste dà relazione L. Tiberi; A. Bellucci vi stampò il
profilo storico della città ; il Trabalza v’inserì il discorso commemora-
tivo; G. Secondari le parole pronunciate per lo scoprimento della la-
pide ad A. Mattoli; L. Grilli rese conto delle pubblicazioni apparse
| nella circostanza solenne ; C. Trabalza vi pubblicò la completa biblio-
Wo grafia Tortiana.

i Città di Castello. — Vittorio Corbueci ha pubblicata in elegante
opuscolo coi tipi di S. Lapi la conferenza Una poetessa Umbra : Fran-
cesca Turina Bufalini (1544-1641), detta il 3 settembre 1900 in Città di
Castello in occasione del congresso della R. Deputaz. di Storia patria

(1901 ; in 16, pp. 67). La illustrano alcune rime inedite, l’indice di tutte

le inedite contenute nell’ esemplare autografo ch’ è or posseduto dal
cav. Magherini Graziani, e un utilissimo indice di nomi.

Gubbio. — Di Nicolò Nucci avea detto il Lucarelli nelle Memorie
e Guida stor. di Gubbio, pag. 464, che fu zecchiere « a Fabriano e poi
a Fano nel 1560 ». La monca notizia è illustrata in La Zecca di Fano
ANALECTA UMBRA 165

dal prof. G. Castellani (Rivista ital. di numismatica, a. XII e sgg.;
Milano 1899-1901 : estr., Milano, Cogliati, 1901: in 8, pp. 203), che di-
stesamente narra l’opera dello zecchiere eugubino in Fano dal 1537 al
42, dal giugno al settembre 1553, dall’ ottobre del 1561 al settembre
del 62, e dal 1566 al 72. Egli morì sullo scorcio del 1569 ; tant’ è vero
che sotto la data del 26 gennaio dell’ anno successivo è portata nella
Depositaria la partita di saldo de’ suoi eredi (cfr. il documento a pa-
gina 131 dell'estr.).

4*4 Col titolo Una gloria Intrese il signor Carlo Müller ha pubbli-
cata in La Vedetta d' Intra (a. XVI, num. 69 e 70) una larga e fedele
esposizione di quel che finora si sa di certo su maestro Giorgio e sulle
meravigliose maioliche sue. Al bello studio gli hanno offerta occasione
le stampe e i documenti apparsi nella circostanza delle feste che Gub-
bio fece ricorrendo il quarto centenario dalla cittadinanza concessa al-
l'artista. Gran peccato che gli Archivi d'Intra non risalgano oltre la
seconda metà del 500 (il più antico registro battesimale comincia, ve-
ramente, dal 15 luglio 1553): però è notevole il fatto che « il nome
d’Andreoli non è al tutto ignoto (serive il Müller, studioso coltissimo
di storia intrese) alle carte del nostro Archivio municipale: fra quelle
da me finora vedute, ricorre in un documento del 1469, di un tempo,
cioè, che, anteriore di ben un ventennio all’ epoca dai biografi asse-
gnata allo stanziamento della famiglia di Gubbio dopo il soggiorno
temporaneo a Pavia, avrà verosimilmente preceduto anche la stessa
emigrazione di lei dal luogo nativo ». Riscontrasi così « in questa me-
moria dell’Archivio nostro una qualsiasi conferma a quanto ci viene
attestato dall’ Archivio eugubino ».

4", Nella Zassegna d'Arte del dicembre scorso (Milano, a. I, nu-
mero 12) G. Mazzatinti torna con prove di fatti e su l' autorità di do-
cumenti ad affermare che l'ArcAitetto del palazzo de’ Consoli in Gubbio
è Angelo da Orvieto. Tale riconferma s'era resa necessaria di fronte
al rifiorire d'una vecchia ed infondata congettura, che, cioè, di quel-
l’opera insigne fosse autore il Gattapone (cfr. l’IWustrazione ital. del
1° settembre). A che propriamente si riduce l’opera del Gattapone nella
fabbrica dei « palatioram Comunis » e, per conseguenza, in quella del
palazzo dei Consoli, è determinato da un documento notissimo : egli
ne eseguì semplicemente la « mensura » e ne fece il collaudo ne’ primi
del 1350. Questa la verità: ma è tanto difficile lo sradicare le male
piante degli errori e tanto lentamente la verità si fa strada, che il di-
lettantismo in arte trionfa e il resultato di critiche indagini per lo più
rimane allo scuro.
166 ANALECTA UMBRA

4". Nel fase. 6-7 dei Rerum It. Script. del Muratori, ristampati con
la direzione di G. Carducci e V. Fiorini dal comm. S. Lapi (Città di
Castello, 1902) è ripubblicata per cura di G. Mazzatinti la Cronaca di
ser Guerriero da Gubbio che il Muratori aveva inserita nel Tomo XXI
dei Rerum. L'esame dei due codici autografi (Vaticano ed Eugubino)
e del testo ch’ è raffazzonamento di quei due e che fu edito dal Mura-
tori (Vatieano- Urbinate 944), ha condotto il Mazzatinti a determinare
il testo definitivo della cronaca, quello cioè del cod. Eugubino ; e que-
sto ha riprodotto, tenendo conto delle varianti e delle giunte, talvolta
copiosissime, offerte dal cod. Vaticano 1753, che contiene la prima re-
dazione. Oltre alla storia interna della Cronaca, il M. ha, nella prefa-
zione, narrata la vita dell’ autore e reso conto delle tre appendici; cioè
degli Estratti dai Gesta Eugubinorum, dalle origini della città al 1300,
di un Greffolino di Valeriano; della cronaca di frate Girolamo Maria
da Venezia, dalle origini al 1539; e di quella di un don Fr rancesco, ca-
nonico della cattedrale di Gubbio, dal 6 marzo 1419 al 18 aprile 1579.
La cronaca di ser Guerriero, dedicata a Federico da Montefeltro , muove
dalla fondazione di Gubbio e giunge fino al 1472. Gl’ indici alfébetioo
e cronologico comprendono le pp. 113-213.

4 Non immuni da errori, che cronisti e storici locali diffusero ed
oggi non vale, pur troppo, severità di critica a distruggere, sono i
Cenni illustrativi su la denominazione delle strade urbane di Gubbio pub-
blicati da A. Agostinueci (Umbertide, stab. tip. Tiberino, 1901; in 8,
pp. 25 e una tavola): giovano però, a ogni modo, malgrado quegli er-
rori, a rinverdire la fama e il pregio di tanti eugubini che per dottrina
e virtù civili furono illustri e degni di memoria per atti di carità e be-
neficenza pubbliche. — Tra i pittori, dai quali s’intitolano alcune vie,
sta bene Guido di Palmeruccio; ma non si dica che « i suoi splendidi
lavori attestano anche oggi della sua rara valentia », per ciò che nes-
suna opera sua è giunta fino a noi. Della pittura ch’ egli eseguì nella
lunetta sopra la porta d'ingresso del Palazzo de’ Consoli non ci resta
che il ricordo in un documento; nè con fondata ragione a lui sono at-
tribuite le due figure di S. Antonio in affresco sotto le logge del Mer-
cato e in S. Maria Nuova di Gubbio. — Anche sta bene il nome dato
ad una via da Dante Alighieri, non foss’ altro per omaggio reverente
e dovuto; ma non si dica che la tradizione della sua andata in Gubbio
« immutata e costante era giunta fino ai tempi » del Falcucci: dal suo
tempo, anzi da lui, comincia ed ha per fondamento una serie di errori
grossolani e notissimi. — Francesco Lazzarelli, con la Cicceide, non è
« fra i migliori del seicento »: il Piccotti è tutt'altro che « diligente » ANALECTA UMBRA 167

raccoglitore di patrie memorie: Bosone Raffaelli fu proprio l’ amico di
Dante « cui diede ospitalità in Gubbio nel suo castello di Colmollara ?,»
E non dico d’ altri errori ed errate tradizioni.

——

Perugia. — Su L'immagine di Maria ss. delle Grazie nel Duomo

di Perugia. ha pubblicata una memoria don Ettore Ricci (Perugia,
Unione tipogr. coop., 1902: in 4, pp. XXII num., con 2 tav.). Ricor-
dato l’affresco del Perugino nel convento di s. Agnese in Porta s. An-
gelo, raffigurante la Vergine con ai lati due monache genuflesse (Eu-
frasia ed Eustochia, le sorelle del pittore), il Rieci rifà la storia della
stessa immagine riprodotta da ignoto artista in una colonna della
‘chiesa di s. Lorenzo, e integralmente riporta la deliberazione relativa
che leggesi negli Amm. Decemv. del 1466 (15 e 18 decembre). Però non
gli è stato possibile determinare se la immagine, venerata oggi nel

|
1
:
i
1
!

Duomo, « segata dal veechio pilastro, adattata nella colonna della
nuova chiesa e poi restaurata da qualche discepolo del Perugino »
sia appunto quella ch’è ricordata nella deliberazione decemvirale ; tanto
più che discordi sono su questo punto le opinioni del Mariotti, del-
l’Orsini (lettera X^ in Risp. alle Lett. pittoriche) e di Adamo Rossi.
Pare al Ricci che l'a. /565 (leggesi sotto l’affresco) indichi, anzichè
l’anno dell'esecuzione della pittura, quello del restauro; e restauri ad
olio e malfatti ritocchi (il Fantacchiotti abilmente ne la purgò) subi,
com'è noto, la pittura stessa. Della quale il Ricci dà una riproduzione
bellissima, offrendo pur quella dell’affresco del Vannucci nel monastero
di s. Agnese.

4a Della Collezione paletnologica ed etnologica Bellucci in Perugia
rifà la storia lo stesso possessore, prof. Giuseppe Bellucci, e la pub-
blica nel volume che commemora il XXX anniversario dalla fondazione
della Società italiana d’antropologia. Nata nel '62 e fatta ricchissima,
ammirata dal "(1 al '99 in Esposizioni estere e nostre, consta oggi
di circa 12 mila « numeri che contraddistinguono gli oggetti e le loro
serie » e di circa 30 mila esemplari. Il nucleo fondamentale della se-
zione paletnologica è costituito da oggetti umbri e delle finitime pro-
vincie; ma ne comprende d’ognuna delle parti del mondo. Codesta
collezione ammirevole ha offerto al prof. Bellucci argomento a molte
pubblicazioni relative alla etnologia umbra; e di queste egli dà, in
fine alla relazione di tanta sua opera di dotto, la nota bibliografica.
(Estr. dall'ArchZvio per l’Antropologia e UEtnologia, vol. XXXI; in 8,
pp. 14).
168 | ANALECTA UMBRA

x^, Di tre dipinti, frammenti di un quadro, attribuiti finora al
Pesellino, dà riproduzione e illustrazione il prof. A. Venturi in L/ Arte,
sett.-ott. 1901, rivendicandoli al vero autore, cioè a Fiorenzo di Lorenzo.
Indubbiamente trattasi d'un' « opera primitiva di Fiorenzo, del tempo
in cui risentiva ancora della prima educazione avuta dall’Alunno, ed
è di alcun poco precedente a uno di quei meravigliosi quadretti della
Galleria di Perugia, in cui raffigurò la scena della resurrezione della.
fanciulla ».

I tre dipinti che or conservansi nel Museo del Louvre son docu-
menti di sommo pregio, oltre che per l’arte, perla storia della educa-
zione dell’ artista, chè valgono a dimostrare « come mal si opponesse
il Passavant quando fece derivar Fiorenzo dall’ arte dello Squarcione.
Più tardi il nostro maestro si conformò alla maniera del Perugino e
del Pinturicchio, e divenne con essi triumviro artistico dell’ Umbria.
Allora dipinse gli angioli colle lunghe vesti e i capelli arrieciati, con
le braccia conserte, le vesti svolazzanti e le fasce aggirantisi in curva
nello spazio, gli angioli gemelli a quelli che il Pinturicchio dipinse in
S. Maria in Aracoeli. Nicolò Alunno si era contentato di ripetere versi
dialettali, Fiorenzo di Lorenzo trovò alte forme poetiche ».

+ Per le relazioni tra il Castriotti, architetto militare d’ Urbino
(1501-1562) e Francesco Montemellini da Perugia, o meglio, per la
controversia fra loro sulle fortificazioni del Borgo di Roma, veggansi
le Notizie inedite ed appunti su Jacopo Fusti Castriotti del prof. P. Pro-
vasi (Urbino, 1901; in 16, pp. 15) pag. 7 e sgg.

oo

x^, Larga e diligentissima recensione del dott. Fortunato Pintor
su la monografia di Abd-el- Kader Salza Franc. Coppetta dei Deccuti
poeta, perugino del sec. XVI, inserita nel supplemento 3 al Giorn. Stor.
della lett. ital. (Torino, 1900; in 8, pp. 158), è apparsa nella Rassegna
bibliografica della lett. ital., nov.-dic. 1901, pag. 303 e sgg.

4 Notizie sulla vita e sugli scritti di Ariodante Fabretti. raccolte:
da Ermanno Ferrero sono inserite nelle Memorie della R. Accad. delle
Scienze di Torino, serie II, tomo 51 (estr. in 4, pp. 51; Torino, Clau-
sen 1902). Tributo più degno alla memoria venerata del ben vissuto
saggio, come Arturo Graf lo chiamò, non si potrebbe desiderare. Per-
fetta la bibliografia de’ suoi Scritti, testimonianza della sua vastissima.
dottrina. tut mE cias cocem II APR PP DE POLI IE RA e

ANALECTA UMBRA 169

«x Il prof. Egidio Calzini ha cominciata con lo studio su La
Galleria annessa all’ Istituto di belle arti in Urbino (in L'Arte, a. IV,
fasc. XI- XII) la serie delle illustrazioni delle minori Gallerie italiane,
tra le quali alcune dell’ Umbria e quella di Gubbio gli offriranno
presto argomento ad altri simili studi che egli sa condurre con sin-
golare dottrina e genialità. Questo a noi particolarmente interessa per
l’intima relazione tra l’arte nostra e quella di Giovanni Santi e Ti-
moteo Viti. La scuola umbra della seconda metà del 400 è rappresen-
tata nella Galleria Urbinate da un’opera sola; cioè dalla tempera su
tela (la vergine col bambino) ch’era attribuita a fra Carnevale ed ora
è data a Fiorenzo di Lorenzo.

+ A proposito de La jeunesse du Pérugin et les origines de l'école
Ombrienne dell’ab. Broussole (Paris, Oudin, 1901; pp. 561 con 130 inci-
sioni e figure intercalate nel testo) è da vedere l’articolo Le Pérugin
di I. Helbig nella Revue de l’Art chrétien (luglio 1901), in cui è ripro-
dotto l’affresco mirabile del convento di s. Maria Maddalena de’ Pazzi
di Firenze. E veggasi pure a pag. 340 e sgg. dello stesso num. della
Revue la recensione critica della medesima opera, corredata di belle
riproduzioni.

474 Un ottimo Contributo alla storia dell’ Umanesimo e della Poesia
volgare ha dato la dott. Bice Agnoletti studiando la vita e gli scritti
di Alessandro Braccesi (Firenze, 10 dicembre 1445-7 luglio 1503) e nar-
rando le sue importanti ambascerie per conto della Signoria fiorentina.
E appunto per queste va qui ricordato, e precisamente per ciò ch'egli
fece con sottile accorgimento di esperto diplomatico in Perugia a bene-
fizio della sua Repubblica. Si sa che, cacciato Piero de’ Medici da Fi-
renze quando Carlo VIII discese in Italia, Siena « nemica in fatto,
se non nelle apparenze, ai Fiorentini e partigiana dei Medici, come si
mantenne sempre di poi, si commovesse in favore di Piero: relazioni
amichevoli, argomento di fondato sospetto per Firenze, correvano al-
lora tra Siena e Perugia; ond’è che il Braccesi fu qui inviato (ve lo
troviamo, come appare da lettere sue, ne’ primi del 1495) per « sorve-
gliare le mosse di Siena dichiaratasi apertamente pel Medici e pronta

ad aiutare il suo ritorno a Firenze » ; doveva egli — tale era la sua
delicata missione — « cercare ogni via per allontanare Perugia da un

patto d’alleanza con Siena » e legarla a Firenze con vincoli di cortesie
e di efficaci favori. E riuscì nell’intento. Ma, scoppiata la guerra tra
Pisani e Fiorentini e inviato il Braccesi a Lucca, Perugia, « mancando
ai patti già stretti con Firenze e fatta alleanza con Siena, minacciava
di lasciar libero il passo, attraverso il suo territorio, alle milizie che
ect p"

ANALECTA UMBRA

s'avviavano alla volta di Firenze coll'intento di ristabilirvi la supre-
mazia di Piero de’ Medici ». Allora il Braccesi fu di nuovo rimandato
a Perugia ed ottenne che questa, pur non allontanandosi dall’alleanza
con Siena, accogliesse milizie fiorentine « sotto colore di cercar difesa
contro i fuorusciti ribelli »; finché ne’ primi del '95 l'alleanza tra Pe-
rugia e Firenze fu saldamente conclusa, sì ch'egli poteva scrivere ai
Dieci di Giustizia che « al presente queste cose sono condotte al ter-
mine che le S. V. possono starne con lo animo tutto sicuro ».

Rieti. — A cura e spese del Comitato per le onoranze ad A. M.
Ricci nel 50° anniversario dalla sua morte, fu pubblicato il 29 settem-
bre scorso un numero unico (Città di Castello, Lapi; in 4, pp. 20) in
cui è particolarmente ragguardevole lo studio critico del prof. Sacchetti
Sassetti su la vita e le opere del poeta con riproduzioni de’ suoi ri-
tratti. Anche è da ricordare una nota di Lorenzo Perotti su la patria
del Ricci; una del prof. G. Colarieti Tosti su la chiesa di s. Agostino
dov'egli è sepolto (ne scolpì il monumento Giuseppe de-Fabris); e im-
pressioni ed appunti sulla Galleria Ricci di Giovanni Petrini. — Ma
per il Catalogo dei quadri esistenti in casa Ricci veggasi la Descrizione
da un’antica stampa che ne scrisse lo stesso Ricci ed è stata di nuovo
impressa in elegante opuscolo in limitatissimo numero di 'semplari
(Rieti, Trinchi, 1901; in 16 oblungo, pp. 11). Da segnalarsi : i num. III
(trittico attribuito al Lippi) IV (la vergine e il bambino, su rame;
sec. XVI: Venusti o Pierino del Vaga?), VI (tavola attribuita a Seba-
stiano del Piombo), VII (Ecce homo, in rame, di Carlo Dolci); e altre
pitture ascritte al Pinturicchio, al Tintoretto, al Tiziano, al Guercino,
al Sassoferrato, al Calvart, al Reni, all'Albano, ecc.

Terni. — In un volume, illustrato dai ritratti dell'autore e di
nove tra i più ardenti patrioti ternani (tra essi è Pietro Faustini), Au-
gusto Mezzetti ha raccolti I miei ricordi sulle campagne 1866-67 (Terni,
tip. coop., 1901; in 16, pp. 192), e li ha dati alla luce, com’egli mode-
stamente dice nella prefazione, sol per « indicare alla benemerenza
cittadina i valorosi Ternani che dettero la vita in olocausto alla Patria ».
Alle bibliografie loro, che fanno seguito ai Ricordi, succedono il testo
delle iscrizioni patriottiche, collocate nel palazzo comunale e per la
città, e il catalogo dei volontari ternani nel 48 e 49, nel 59, dal 60 al
61; dal 66 al 70, e dei morti nelle campagne del 49, 60, 66 e 67.

Umbria. — Dal Catalogo della Biblioteca del comm. C. Lozzi,
in vendita presso la Libreria Antiquaria, Piazza Madama 16 - Roma
ANALECTA UMBRA 11

(Cat. num. 2; febbraio 1902) deduco notizie di mss. e rare stampe
umbre. — Capitula privilegiorum terrae Gualdi noviter concessa vel
confirmata per Antonium card. de Sancto Severino, Gualdi perpetuum
Gubernatorem. Romae die XXVII maij MDXXXVIII (membran., orig.;
leg. in velluto celeste; di perfetta conservazione; già della raccolta

dei cardinali legati di Perugia, dispersa nel 1794). — Statutum terrae
Gualdi super maleficiis (sec. XVII). — Capitoli et ordini fatti dalla
Comunità di Assisi sopra il governo del Monte della Pietà. Perugia;
1578 (in 4, in pergamena; forse unico esemplare). — Constitutiones
Aegidianae. Perusiae, Arnes, 1481 (in 8; rarissimo). — Maffani Gio-

vanni, Operetta la qual contiene l'ordine e '1 modo che hanno a tenere
quelli de la Compagnia de la giustitia di Perugia quando haveranno
a confortare li condannati alla morte. Perugia, Girolamo Cartholaro,
1545 (in 8, caratteri semigotici, con xilografia; raro esemplare). —
Olimpo da Sassoferrato, Libello de prohemii volgari et sonetti spiri-
tuali. Perugia, fratelli Cartulari, 1522 (rarissimo). — Pennacchi Ago-
stino da Perugia, comedia. Venezia, Cristoforo ditto Stampone, 1526
(rarissimo).

4*4, « Peu des collections des piéces historiques et diplomatiques
sont plus importants pour l'histoire générale de l' Europe à la fin du
XV* siéele que celle de l'évéque de Capaccio, Lodovico Podocataro,
tombée, aprés la mort de son neveu, au pouvoir de la république de
Venise ». Vero; e appunto per ciò ha reso alla storia un ottimo ser-
vigio il prof. L. G. Pelissier, pubblieando di quella collezione di do-
cumenti un inventario diligentissimo (in Centralblatt für Bibliothekswesen;
1901: Estr., in 8, pp. 62; Leipzig, Harrassowitz, 1901). Noi particolar-
mente gli sarem grati per quel che v'é d'utile alla storia della nostra
regione. Vol. I. Lettere di Nicolò Perotto, legato di Perugia, a Sisto IV
(quattro son datate da Perugia ed una da Sassoferrato) dal 1475 al
TT. — Lettera del Comune di Perugia a Sisto IV, 1481. — Lettera del
veseovo di Foligno, Cipriano Vespucci, ad Alessandro VI, 1 settembre
1992. — Vol. IV. Lettera della Signoria di Firenze al Comune di Pe-
rugia, 23 novembre 1474; e relativa risposta, 1 decembre (copie). —
Lettere del Comune di Perugia al papa, 1479, 1482. — « Copia de' capi-
tuli sopra l’accordo facto per opera e mezo del card. de Borgia legato
fra lo ill. duea de Urbino e communità de Perosa »; senza data. —
Lettera del Comune di Noreia al papa; 29 gennaio 1484. — Istruzione
al cancelliere del Comune di Orvieto inviato ambasciatore a Roma;
senza data. — Lettere del Comune di Todi al papa, 14 ottobre 1494;
di Città di Castello al med., 12 settembre 1493; di Foligno al med.,
172 ANALECTA UMBRA

14 gennaio 1488; di Matteo Francesco da Perugia, governatore di

Rieti, al med., 1 decembre 1487; del vescovo d’Assisi al med., 6 de-

cembre 1492; del governatore di Città di Castello, 4 maggio 1488.

x", Da Carlo Fiorilli è stato pubblicato un volume di relazione
su L'amministrazione delle antichità e belle arti in Italia (1900-1901)
(Roma, 1901; in 8, pp. 191), in cui a pag. 52-58 è reso conto dei la-
vori eseguiti nei monumenti della provincia nostra; cioè in Perugia,
in Assisi, a Calvi (conservazione della chiesa di s. Salvatore ornata
di belle pitture del sec. XV), a Campello, Città di Castello (studi per
lo scoprimento di affreschi attribuiti a Giotto o a’ suoi scolari in s. Co-
sma e Damiano), Città della Pieve, Foligno, Fossato di Vico (provve-
dimenti per salvar gli affreschi del Nelli (?) nella cappella della Piag-
giola), Gubbio (acquisto del palazzo ducale, restauri al palazzo del
Bargello, scavi nel Teatro Umbro-Romano), Lugnano in Teverina,
Orvieto (restauro e ricomposizione del monumento al card. De Brage
opera di Arnolfo di Cambio, in s. Domenico; studi per lo scoprimento
e i restauri degli affreschi del sec. XIV in s. Giovenale), Rieti, Spoleto
e in altri luoghi di minore importanza.

44 Nel Catalogo della IR. Pinacoteca di Brera im Milano compilato
con somma cura dal dott. Giulio Carotti (Milano, tip. Lombardi, 1901)
sono da segnalarsi parecchi frammenti d’un polittico, un de’ quali
reca il nome Nicolaus Fulginas (Nicolò di Nieolò di Liberatore) e
l’anno /465 (num. 180, 161, 161 bis, 160, 183, 200, 165, 165 a, d, c,
276, 278). L’opera intera provenne nel 1811 dal monastero dei conven-
tuali di Cagli; a Milano fu scomposta e ne furono segate e disgiunte
le figure, due delle quali sono oggi irreperibili. Il dott. Carotti dichiara
quale con tutta probabilità dovea essere la disposizione delle parti che
costituiscono l'opera bellissima. — Della maniera dello stesso Nicolò
esiste nella Pinacoteca una tavola centinata, senza num., rappresen-
tatovi, su fondo di cielo stellato, s. Francesco d'Assisi in gloria (pa-

gina 84). — Le tre tavole seguenti 339 a, b, c, sono di Bernardino di
Mariotto. — Una domanda: perchè le opere di Gentile da Fabriano

ag. 93 e sg.) son dette di scuola umbra, come quelle di Giovanni
[o] D 3 I

Santi (pag. 166)?: così il Palmezzano, l' alunno del Melozzo, è dichia-
rato di seuola marchigiana (pag. 144) ed anche dell' umbra Timoteo

Viti (pag. 177) e Pietro, suo figlio (pag. 188).

454 Di alcune città umbre e de’ loro monumenti è detto nel vol. II
delle Italian cities di Edwin Howland Blashfield ed Evangeline Wilborn

CTUM mp on ZIO TRL ANALECTA UMBRA 173

Blashfield (New York, 1901, in 2 voll. in 8). Noto : Perugia (I, Perugia
Augusta: II, Perugino : III, The Griffin's Brood) ; Spoleto ; Assisi (I, IL
poverello : II, Stoic and Saint: III, The church of S. Francis ; IV, La
povera).

+“ Sull’opera di Giuliano, Antonio e Bartolomeo Sangallo in Pe-
rugia, e precisamente pei lavori da essi eseguiti dal 1487 all' 88 nel
convento di s. Pietro (efr. Giorn. d'erudizione artistica, I, fasc. 3; Mae-
stri e lavori in legname in P. nei secoli XV-XVI) vedasi il primo vol. di
Gustavo Clausse Les San Gallo architectes, peintres, sculpteurs, médail-
leurs; tome I, Giuliano et Antonio (l'Ancien): Paris, Leroux, 1900;
in 8, pp. 404 con 23 tavole. — Nel vol. II (Antonio da San Gallo; le
Jeune) son notati i lavori dallo stesso Antonio eseguiti a Foligno (cap-
pella del sacramento, 1527: ne diede anche il piano, come rilevasi da
due disegni della Galleria degli Uffizi riprodotti dal Fumi nel Duomo
d'Orvieto e è suoi restauri, Roma, 1892); in Orvieto (pozzo di s. Patri-
zio, 1528; la cappella dell’adorazione de’ Magi, in società con Simone
Mosca, Raffaele da Montelupo e il Moschino); in Amelia (palazzo epi-
scopale, circa il 1517, per ordine di mons. Bartolomeo Ferratino ; piani
di fortificazione della città, che conservansi nella Galleria degli Uffizi) ;
a Perugia (cittadella, 1540 ; chiesa dis. Angelo, 1546). A Rieti, inoltre,
ebbe la direzione dei lavori per regolare il corso del Velino.

«5 Il dott. Mario Pelaez, pubblicando un Detto di Passione (co-
mincia : « La passion de Cristo piangiam cum gran dolore ») di sul
ms. 16 della Oliveriana di Pesaro (Scritti vari di filologia, dedic. al
prof. E. Monaci; Roma, Forzani, 1901; pag. 105 e sg.), dà la tavola
delle laude contenute nel ms. stesso e determina quali si trovano, ol-
tre che nella raccolta del codice Vallicelliano, in quelle di tre codici
umbri ; cioè del Perugino che, com’ è noto, il prof. Monaci illustrò, del
Frondiniano, pure illustrato dal prof. medesimo, e dell’ Eugubino (ora
della biblioteca del barone Landau) studiato e integralmente pubbli-
cato da me. Stabilita la parentela fra questi mss. colla raccolta Olive-
riana (e di stabilirla importa assai per la storia della diffusione delle
nostre laude), il Pelaez tocca nella prefazione (ma son da. vedere gli
Appunti grammaticali, pag. 118 e sgg.) dell’ idioma della « Passione »,
ch’ è di fondo umbro, e « di una caratteristica che ci riporta al terri-
torio castellano-aretino »; ond' è che, probabilmente, castellano-aretino
fu il verseggiatore del componimento.
174 ANALECTA UMBRA

+” Nello stesso volume (pag. 185 e sgg.) il prof. Ciro Trabalza
pubblica Una laude umbra del sec. XIV, in dialetto perugino, tratta
da un cod. dell'Archivio di s. Domenico, in cui è trascritta sotto l'anno
1376. Comincia: « Ave Maria, benedetta e laudata sia » ; fin. : « Vita
eterna ce dia el salvatore. amen ». — Segue alla laude una diligente
nota sopra un libro di Prestanze dell’Arch. di s. Agostino di Perugia,
dal 1426 al 68. Il Trabalza ne pubblica una, che riferiscesi a « cose
prestate per la devotione della passione » (pag. 188 e sg.); documento
importante per la storia delle rappresentazioni perugine, quanto l’altro
in cui ricordansi, come dati a prestito, libri di laude (pag. 190).

45 Dal cod. Frondini, che ho citato più su (è ora nella Nazionale
di Roma, num. 478) e dall’ediz. delle laude di Jacopone del 1498 (col
sussidio del ms. di Todi e di vari romani) il nostro socio A. Tenneroni
ha dedotte Due antiche laude a S. Francesco d'Assisi. La prima com. :
« Scieso dell'alto rengno »; e la seconda: « O Francesco povero pa-
triarea novello ». Di peculiar valore è la bibliografia (è molto più che
un « saggio ») « dei recenti contributi ad una larga sposizione della
lauda spirituale » che il Tenneroni ci dà e che consta di 108 indica-
zioni (vol. cit., pag. 543 e sgg.).

454 Di sei Antiche poesie religiose dell’ Umbria dà il testo il dott. P.
Tommasini Mattiucci nello stesso vol., pag. 561 e sgg., dichiarando
che « fanno parte del materiale [da lui] raccolto per stabilire quale
contributo Città di Castello abbia dato allo svolgersi delle varie forme
letterarie e del pensiero nazionale attraverso i secoli ». E da mss. ca-
stellani son tratte quelle poesie; quattro dal cod. dei capitoli della
compagnia di s. Antonio, e due da un libro di rogiti di ser Paolo di
ser Antonio, 1483-85. Notisi che i primi due componimenti sono in
rozza prosa latina « che presume talvolta di elevarsi a forma poetica
(particolarità esteriore forse non trascurabile, i due componimenti sono
seritti nel codice come se fossero in versi) e sembrano presentarci lo
stato iniziale delle laude ». Le altre poesie cominciano: 1, O pensiero
doglioso e forte — 2, O fratello che se' passato — 3, Ad laude honore
gloria et reverentia (è l'orazione di s. Agostino) — 4, Ascoltate, gente,
per lo vostro honore (è la laude di s. Margherita).

sa Miscellanea Francescana. — Paladini C., S. Franc. d' Assisi
nell’ arte e nella storia lucchese in Rassegna Naz., vol. 119, pag. 621 e sg.
Di speciale importanza pei ricordi e documenti dei Moriconi di Lucca,
dai quali sarebbero discesi i Moriconi d’Assisi. (Cfr. P. Marcellino da
nie $e aL «m. € È CIEN. & V È ra

ANALECTA UMBRA 175

Civezza, S. Franc. d' Assisi oriundo dai Moriconi di Lucca; Firenze,
1892; in 8, pp. 118). — Contro il parere del Paladini, che in un ri-
tratto eseguito dal Berlinghieri volle riconoscere quello di s. Fran-
cesco, ha scritto Fra Bevignate un articolo Sulla vera effige di s. Fran-
cesco (Unione Liberale di Perugia, a. XX, num. 186), dimostrando che
anche ai ritratti del Cimabue corrispondono le indicazioni del Cela-
nense sulla fisonomia del santo. — Il Rota Angelini (Iconografia fran-
cescana nell’ Ordine d’ Ancona, a. XLII, num. 228) riconosciuta la re-
lazione tra quel che Bartolomeo da Pisa nel Liber conformitatum
narra della figura del santo e l’immagine ch’è dipinta nel monastero
di Subiaco, crede che precisamente in questa debbasi ravvisare il
suo vero ritratto. Cfr. Miscell. franc., VIII, 160.

«a Della Miscellanea francescana del 1901 indichiamo i più im-
portanti studi contenuti ne'fascieoli III-VI. — Faloct Pulignani M.
Leggenda di s. Francesco e de'suoi tre compagni, testo inedito di
volgare umbro del sec. XIV (dal cod. vatieano-capponiano, num. 201).
— Id. Notizia di un confessore di s. Frane. (6 « frater Raynerius qui
fuit Plebanus Plebis Civitae »). — Id. Il Liber Conformitatum (di sul
cod. della Estense di Modena, già Campori, col confronto del ms. già
di G. B. Boccolini, ora del Faloci stesso). — Id. Per la storia della
Porziuneola. — P. Saturnino da Caprese, L'addio di s. Frane. alla
Verna. — Tenneroni A. Un' antica lauda a s. Franc. d'Assisi (dal cod.
già Frondini, ora 478 della Nazionale di Roma; comincia: « Patriarca
noviello Francesco consignato »).

La conferenza su « Francois d'Assisi et le mouvement reli-

dv

gieux au treizième siècle » che Paolo Sabatier lesse a Milano per invito
del Comitato milanese della Società Dantesca italiana (è edita nel vol.
Arte, scienza e fede ai giorni di Dante: Milano, Hoepli, 1901), ha niti-
damente e molto opportunamente tradotta la signorina Ada Bellucci
(Perugia, Unione tip. coop., 1902; in 82, pp. 45). È giusto che codesta
ammirevole figura debba « essere maggiormente conosciuta nell'Umbria
nostra, da eui nel XIII secolo irradió tanta parte del movimento reli-
gioso, e dove ogni angolo il piü remoto ricorda ancora, dopo sette
secoli, l'opera e le virtù del Poverello d'Assisi ». D'onde l'opportunità
della versione elegantissima e fedele.

sf Per la Rassegna francescana di I. Della Giovanna in Giorn.
stor. della lett. ital. XXXVII, 353-371 cfr. il Bullettino della Società
Dantesca, agosto-sett. 1901. Vi si discorre del Tractatus de indulgentia
176 ANALECTA UMBRA

s. Mariae de Portiuncola di frate Francesco Bartoli d’Assisi; dello stu-
dio di S. Minocchi su la Legenda trium Sociorum (Arch. stor. ital.,
1899-1900), e d'altre minori pubblicazioni francescane, tra le quali il
Trattato dei miracoli di s. Francesco pubbl. dal Van Ortoy nel vol. 18
degli Ann. Bolland. — A proposito di Alcuni versi volgari di s. Fran-
cesco pubblicati dal comm. Gamurrini nei Rendiconti dell’ Accad. dei Lin-
cei e poi in opuscolo per nozze (Cortona, Ravagli, 1901) vedasi la re-
censione dello stesso I. Della Giovanna in Rassegna bibliogr. della lett.
ital., agosto-sett. 1901, pag. 189-197.

GiusEPPE MAZZATINTI.
I

TRI

NECROLOGIO

CESARE PAOLI

Una vita modesta, ma utile in sommo grado agli studi
storici si estingueva, dopo lento malore, improvvisamente,
in Firenze, la notte del 20 gennaio. Cesare Paoli, già uno dei
migliori ufficiali dell’ Archivio fiorentino, aveva appreso sotto
Carlo Milanesi in quell’ istituto, creato e vigilato da Francesco
Bonaini, illustrato da Cesare Guasti. Fu in Siena aiuto di Lu-
cianoBanchi. Lasciò gli Archivi non per sentirsi meno attratto
a quell’ ufficio, ma per dedicarsi più di proposito alle disci-
pline paleografiche e diplomatiche, che passò ad insegnare
con rara competenza di metodo e di cultura nell’ Istituto
superiore di Firenze. I suoi Manuali sono testimonio del va-
lore dello scienziato dalla mente lucida e ordinata, man-
tenutosi sempre al corrente degli avanzamenti notevoli che
vanno tuttavia facendo questi ausiliari della storia. Seppe farne
apprezzare l importanza e crebbe il numero degli studiosi dove
prima di lui non erano, spesso, che dilettanti. Ha pure il me-
rito di avere rialzato la fama dell’ Archivio Storico Italiano,
dirigendolo con severità imparziale e portandovi tutta la
cura perché, in tanta colluvie di periodici regionali, senza
venir meno all’ indole sua generale, non lasciasse fuori del mo-
vimento degli studi storici la Toscana e quella Firenze che
fra tutte le città italiane sarà continuamente oggetto di
amorose indagini, perchè possiede in sè gli organismi più
sapienti e più floridi del medio evo. Non fu eccessivamente
fecondo di libri, ma quelli che pubblicò (e non sono pochi)
hanno l'impronta di una severa coscienza positiva che

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178 CESARE PAOLI

campeggia in ogni altro genere di occupazione a cui dirizzó-
l’opera sua. La Deputazione di Storia patria per l Um-
bria lo ebbe socio non per farsene un vanto sterile, ma
per avere nel suo nome un buon modello da imitare. La se-
rietà nel metodo delle ricerche dalla modestia e semplicità
di forma non va mai scompagnata, sugli esempi del grande
Muratori che non fece mai del soggettivismo nel palesare la
. verità storica. Al dolore della R. Deputazione Toscana per
la perdita dal suo operoso Segretario si unisce il compianto
dei modestissimi studiosi Umbri, con essa sempre intima-
mente congiunti, consociati ad onorare l erudito che in un
lungo corso di anni fu l’anima di quell’ Istituto.

L. FUMI.

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IR. Istituto storico italiano — Bullettino (n. 23) — Sezione IX, adu- 3 à

nanze del 28 e 29 gennaio 1901. — ScHrAPPARELLI L., I diplomi ""
dei Re d’Italia. Ricerche storico - diplomatiche. (Parte I. I diplomi
di Berengario I). — Riva G., Per una nuova edizione dell’Azario
cronista novarese, lettera al Presidente della Società Storica Lom=

barda.
Archivio storico italiano (disp. III e IV del 1901). — Indice della disp. IV.—
Annunzio della morte di C. PAoLI. — G. RoNpowr, « I Giustiziati »

a Firenze dal sec. XV al sec. XVIII. — G. ScHENITZER, Il Burla-
macchi e la sua « Vita del Savonarola ». — E. GERSPACH, Un’ « An- -
nunciazione » del Cavallini a Firenze. — C. PAOLI, « Manigoldo ».

— P. Procorourwt, Una lettera inedita dello storico Sigismondo Tizio
(13 luglio 1512). — R. DAvIDsoHN, Lucrezia Borgia suora della Pe-
nitenza. |

Archivio della R. Società Romana di Storia Patria (vol. XXIV, fasc. 3-4).
— P. Earipr Le Croniche di Viterbo scritte da frate Francesco
d'Andrea (continuazione e fine). — G. S. Romunpo, Quando visse

Commodiano (continua). — L. SCHIAPARELLI, Le Carte Antiche
dell'Archivio Capitolare di S. Pietro in Vaticano (continua). — G.
Arras, I Banchieri Toscani e la S. Sede sotto Benedetto XI. — P.

EGIpI, Il diario di G. B. Belluzzi da S. Marino (1535-1541). — P.
KeHR, Nota al Diploma purpureo di Re Ruggero II.

Nuovo Archivio Veneto (Nuova Serie, N. 3). — Avr. BATTISTELLA, L'ul-
timo ufficio pubblico di Baiamonte Tiepolo. — E. Piva, Origine e
Conclusione della pace e dell’ alleanza tra i Veneziani e Sisto IV
(1479-1480). — D. R. BrarTI, Miniatori Veneziani. — G. BiscARO,
Il comune di Treviso ed i suoi più antichi Statuti fino al 1218. —
G.. MARANGONI, Lazzaro Bonamico e lo Studio Padovano nella
prima metà del cinquecento.
180 PERIODICI IN CAMBIO O IN DONO -- OMAGGIO DI PUBBLICAZIONI

Archivio storico Lombardo (Serie III, fase. 31-32). — Indice del fasc. 32.
— G. CALLIGARIS, Ancora di alcune fonti per lo studio della vita
di Paolo Diacono. — G. AGNELLI, Vertenze dei Visconti colla Mensa
vescovile di Lodi ed altre memorie sulla dominazione Viscontea

nel Lodigiano. — F. M. VaLeRI, Pellegrino Pellegrini e le sue
opere in Milano. — A. Mazzi, Nota Metrologica; Un ragguaglio
milanese del sec. IX fra lo jugero romano e il longobardo. — A.

CoLowBo, Di un alleanza tra Milano e Vigevano nel 1277.
Archivio Storico per le Provincie Napoletane (anno XXVI fasc. 3-4). —
Indice del fase. 4. — G. Romano, Nicolò Spinelli da Giovinazzo di-

plomatico del sec. XIV (fine). — G. CEcr, Nuovi documenti su
Guglielmo De Lo Monaco. — M. ScHIpA, Il Muratori e la Coltura

. Napoletana del suo tempo. — Diario Napoletano dal 1799 al 1825
(continua).

Atti della Società Ligure di Storia. Patria (vol. XXXII-XXXIII). — F.
PopestI, Il Colle di S. Andrea in Genova e le regioni circostanti.
Atti e Memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le Provincie di
Romagna (ser. III, vol. XIX, fase. IV-VI) — Sommario: N. TA-
MASSIA, La donazione « more salario » nei documenti ravennati e
romani. — L. FratI, Gli autografi di Fra Cherubino Ghirardacci.
— U. DALLARI, Carteggio fra i Bentivoglio e gli Estensi esistente
nell’ Archivio di Stato in Modena. — G. B. Sarviowr, Sul valore
della lira bolognese. — A. PALMIERI, Le carte giudiziarie e i do-
cumenti privati ravennati dei secoli di mezzo. — A. SORBELLI,

. Poesie di Matteo Griffoni tratte di su gli autografi.

Atti e Memorie della R. Deputaz. di Storia Patria per le provincie Mo-
denesi (Continuaz. del vol. X, ultimo della Serie IV) pubblicato
per festeggiare il 40° Anniversario della Deputazione).

Commentari dell’ Ateneo di Brescia per l’anno 1901.

Rivista d’ Artiglieria e Genio (Vol. III-IV del 1901 e I del 1902). i

Giornale Araldico Genealogico Diplomatico diretto da G. di CROLLALANZA
(anno XXVIII, numeri 5-7).

Erudizione e Belle Arti, Miscellanea diretta dal F. RAVAGLI (vol. VI,
fasc. 12).

Atti della Società di Archeologia e Belle Arti per la provincia di Torino
(vol. VII, fasc. III).

Miscellanea Storica della Valdelsa, periodico della Società Storica della
Valdelsa diretto da 0. Bacci.
Rassegna Bibliografica della Letteratura Italiana diretta da A. D'ANCONA

e F. FLAMINI (anno IX, fase. 8-9-11-12 e anno X, fasc. 1-8). MENS PRA gere. ‘o BT. 3o" i dit

PERIODICI IN CAMBIO 0 IN DONO -- OMAGGIO DI PUBBLICAZIONI 181

Napoli Nobilissima, Rivista di Topografia ed Arte Napoletana (vol. s
fase. 9-12 e vol. XI, fasc. 1-3).

La Civiltà Cattolica (serie XVIII, vol. III-IV e V-VI, quad. 1226-1243).

Il Nuovo Risorgimento (vol. XI, fasc. V e VI).

Bollettino della Società Africana d’Italia (anno XX, fasc. 8-11).

Bollettino della Società di Storia Patria Anton Ludovico Antinori negli
Abruzzi (anno XIV, punt. I).

I. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere — Rendiconti (serie II, vol. 34,
fase. 16-20 e vol. 35, fase. 1-6).

Giornale Dantesco, diretto da G. L. PAssERINI (anno IX, quad. 9-12 e
anno X, quad. 1-2).

Rivista di Storia Antica, periodico di Antichità classica diretto da G.
BeLOCH, E. Pars e G. TroPEA (Nuova serie, anno VI, fase. 2).

Bollettino senese di Storia Patria (anno VIII, fase. 3).

Rivista di Storia, Arte, Archeologia della Provincia di Alessandria, di-

- retto da F. GAsPAROLO (anno X, fase. 3-4).

Mélanges d’ Archéologie et d'Histoire (an. XXI, fasc. V, Aoüt — Dé-
cembre 1901) F. CHALANDON, L'état politique de l’ Italie Méridionale
à l'arrivée des Normands — J. CALMETTE, Documents relatifs à
Don Carlos de Viane (1460-1461) aux Archives de Milan — T.
AsHBY, Un panorama de Rome par Antoine Van den Wyngaerde
— J. Gay, L/ État Pontifieal, les Byzantins, et les Lombards sur
le littoral campanien (d'Hadrien I" à Iean VIIT).

Atti e memorie della Società Siciliana per la Storia Patria (anno 1901,
fascieoli 3-4).

Rivista storica .Calabrese (anno IX, fasc. 10-12 e anno X, fasc. 1-3).

R. Accademia dei Lincei. — Rendiconti della Classe di Scienze morali,
storiche e filologiche (Serie V, vol. X, fasc. 7-12).

Minerva, Rivista delle Riviste, diretta da F. GARLANDA (vol. XXII,
num. 17).

Bullettino della Società Dantesca Italiana, diretto da M. BARBI (vol. VIII,
fase. 11-12, vol. IX, fase. 1-4).

Giornale Storico e Letterario della Liguria, diretto da A. NERI e U. Maze
ZINI (anno II, fase. 7-12 e anno III, fase. 1-2).

Bulletin Historique du Diocése de Lyon (III An., Num. 12-13).

Bulletin de la Societé d’ Histoire Vaudoise (Torre Pellice, N. 18, Sép-
tembre 1900).

Analecta Bollandiana (Tom. XX, fasc. 3-4, Tom. XXI, fase. 1).

R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. — F. GALANTI, S. Marco
discorso letto nell'adunanza solenne del R. Istituto nella sala dei

Pregadi il 26 maggio 1901. — P. MOLMENTI, Venezia e il Clero. —

pre

1$ Ae ur Sa
182 PERIODICI IN CAMBIO O IN DONO -- OMAGGIO DI PUBBLICAZIONI

N. TAMASSIA, Una professione di Legge Gotica in un documento
mantovano del 1045. — F. BeRcHET, La loggia Veneziana di Can-
dia. — G. BrApEGO, Galeazzo Florimonte e il Galateo di mons.
Della Casa. — F. CrpoLLa, L'encomio di Simonide di Ceo per i
caduti alle Termopili.

Rivista storica italiana diretta da C. RinAuDOo (anno XVIII, serie IX,
vol. VI, fasc. 1-6 e Anno XIX, serie III, vol. 1, fasc. 1).

Bollettino storico Bibliografico Subalpino, diretta da F. GABOTTO, (anno VI,
n. 3-6 e anno VII, n. 1).

R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti degli Zelanti in Acireale, Atti e
Rendiconti (Nuova serie vol. X). — Memorie della Classe di Scienze.

Rivista Archeologica della Provincia di Como, diretta da A. GAROVAGLIO,
(fase. 43-44).

Società storica per la Provincia e antica Diocesi di Como, (Periodico, fasc. 53:

e Indici dei vol. 1-13).

Commissione Provinciale Barese di Archeologia e Storia Patria. — Docu-
menti e Monografie per la Storia di Terra di Bari. — Vol. I, Cronache
e Fatti del 1799 di G. C. BERAnDUCOI e V. BISCELIA, a cura di G.
CecI. — Vol. II, Storia della successione degli Sforzeschi negli Stati
di Puglia e Calabria e documenti per L. PEPE. — Vol. III, La Puglia
nel sec. XV, da fonti inedite per cura di F. CARABELLESE. — Co-
diee Diplomatico Barese. — Vol. I-II, Le pergamene del Duomo di
Bari (952-1309) per G. B. Nrrro De Ross: e F. NrrTI DI Vrro. —
Vol. III, Le pergamene della Cattedrale di Terlizzi (971-1300) per
F. CARABELLESE. — Vol. IV, Le pergamene di S. Nicola di Bari
(Periodo Greco, 939-1071) per F. NITTI DI Vrro.

Archivio storico Messinese (anno II, fasc. 1-2).

Bullettino della Società Pavese di Storia Patria (amno I, fase 3-4).

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Studi e documenti di Storia e Diritto, pubblicazione periodica dell'Ac-
cademia di conferenze storico-giuridiche (anno XXII, fase. 3-4). —
POMETTI F., Carte delle Abbazie di S. Maria di Corazzo e di S.
Giuliano di Rocca Fallucca in Calabria (Contributo alla storia de-
gli Ordini religiosi). — TaccHI- VENTURI P.. Nuove lettere inedite
di Vittoria Colonna. — SoLazzi S., La revoca degli atti fraudolenti.
— Cozza-Luzi G., Castorio, il giovane giurisperito del secolo IV.

Studi storici, diretti da A. CriveLLUCCI (vol. X, fasc. 1 e 2).
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IL GCROCFETSSO
DELLA PORTA DI S. LORENZO

A PERUGIA

Chi attraversa, sull'imbrunire, la piazza di S. Lorenzo
a Perugia vede ogni sera ardere una lampada al di sopra
della porta del tempio, che guarda il Corso rimpetto a una
edicola chiusa con cristalli. In quella nicchia è l'imagine
di un Crocifisso, non so bene se in legno o in altra materia,
come vorrebbe il Siepi, adorna di una grande raggiera d'oro.
: Di più non è possibile discernere a causa della polvere, che
toglie ai cristalli quasi ogni trasparenza.

Narra la tradizione che quel lumicino ricordi un grave
fatto svoltosi verso la metà del secolo XVI, quando Perugia
ebbe col Pontefice Paolo III la disastrosa guerra per la ga-
bella del sale.

Prima di esprimere la nostra opinione circa l’ antichità.

di quella costumanza, diamo uno sguardo alle Cronache pe-
rugine, che assai più fedelmente delle. istorie ci narrano i
casi della repubblica. La guerra tra il Comune nostro e il
pontefice fu preceduta da una serie di trattative, che il
Frolliere ci espone nel suo Racconto della guerra del sale. In
esse ebbe gran parte il legato pontificio in Perugia Cristo-
foro Jacovacci, il quale, mosso da criteri di giustizia ed anco
dalla considerazione che la guerra sarebbe stata luttuosa
per la repubblica perugina, cercò da un lato di trarre a
miglior consiglio Paolo III e dall'altro di persuadere i cit-
tadini a non fare troppo accanita resistenza alla Curia ro-

13

RE e RR le

*
-—
186 O. SCALVANTI

mana. Ma i suoi offici, al pari di quelli del mite cardinale
Del Monte, che fu poi pontefice col nome di Giulio III, tor-
narono inutili.

I Venticinque eletti dal Magistrato della repubblica con
autorità dittatoriale, non vollero cedere in alcuna cosa e la
guerra scoppiò. Fu allora che Paolo III fulminò l’ interdetto
contro Perugia, e, sospesi i sacri riti, le chiese si chiusero. Ma.

se il Comune non poteva aver la forza della repubblica di

Venezia e scongiurare le conseguenze dell'interdetto ordi-
nando al clero di riprendere i divini uffici, il popolo, sebbene
adirato contro il Capo della Chiesa, non volle per questo di-
smettere le pubbliche preghiere. Anzi più grave sovrastava
il pericolo di perdere la libertà, e più, secondo le credenze
e il fervore religioso del tempo, era mestieri invocare l'in-
tervento della Divinità e dei Santi protettori.

Che si fece allora? E qui incominciano i racconti dei
cronisti non sempre e in tutto concordi fra loro. Si narra
adunque che i perugini collocarono un crocifisso sopra la
porta di S. Lorenzo che guarda la piazza maggiore, e che vi
fecero grandi processioni, nell’ ultima delle quali furono re-
cate al Cristo le chiavi della città, affinché egli la proteg-
cesse dall’ estrema rovina. Quando avvenne ciò? I cronisti
sono d'accordo nell'assegnare a questo fatto il mese di aprile
del 1540, talché è errore manifesto quanto scrive il Riccardi
nelle sue Memorie (1), e cioè che — « il crucifisso esistente
sopra la porta della Chiesa di S. Lorenzo fu ivi posto l'anno
1539 in occasione della guerra del sale, mentre si facevono
li apparecchi de le armi » —. Infatti un cronista che nar-
rava quel che aveva visto e udito, Nicoló Zuccone, ci rife-
risce che — « a di 11 de maggio del 1539 vienne in Peroscia
el cardinale Jacopaccio romano per legato e intró la sera in
Santo Pietro, e ’1 di venente, che fo a 12 ditto, intró in Pe-
roscia con le processione e con li suoie e fo fatta grande

(1) Archiv. della, Cancell. vescov. di Perugia, Vol. I. pag. 181. IL CROCIFISSO, ECC. 187

alegrezza » —. Dunque nel 1539 non erano ancora scoppiati

acerbamente i dissensi fra la città e il pontefice, ed anzi il

legato Jacovacci era venuto all’ effetto di adoperarsi nella
composizione di una pace onorevole e duratura tra le due
parti contendenti. Fu solo dopo la elezione dei Venticinque,
avvenuta il dì due marzo 1540 (1), e dopo i provvedimenti
da essi adottati e inconciliabili con l’ autorità del legato pon-
tificio, che questi parti, e ciò fu, scrive il Frolliere, — al 29
de marzo de l’anno 1540 —. Sulla qual data. però si insinua
nell'animo nostro il dubbio di un nuovo errore, perché, se
dobbiamo credere a Niccolò di Nino e ad altri cronisti, I! in-
terdetto sarebbe stato lanciato da Paolo III il 16 marzo, ed
è a credere che questo non si verificasse prima della par-
tenza del legato Jacovacci. È certissimo infatti, che egli,
portandosi a Roma, ottenne dal Papa in concistoro di poter
far nuovi tentativi per la pacificazione degli animi. Può darsi
quindi che la partenza del legato avvenisse subito dopo la
elezione dei Venticinque. Ma, checchessia di ciò, è un fatto
che, venuto l interdetto, i perugini con slancio di fede reli-
giosa vollero continuare nell’ osservanza del culto verso Dio,
e perciò fecero processioni e levarono preghiere ad un cro-
cifisso posto, come si è detto, sopra la porta di S. Lorenzo.

Ma il simulaero vi fu collocato veramente in quel-
loecasione, o vi era anche prima? E se vi fu allora innal-
zato, c'è qualche fatto anteriore che spieghi il perchè di
quel collocamento? Ecco le indagini che abbiamo voluto
- stabilire.

Dei vari cronisti che hanno narrato il fatto, alcuni ci

lasciano nel dubbio circa la prima questione. Nicolò Zuccone
nei suoi Acordi parla delle processioni fatte al Crocifisso di
ban Lorenzo, ma non dice se vi fu collocato nell’ aprile del
1540, o se vi si vedeva anche prima. — « Ricordo como

(1) Vedi Mem. di Perugia di FRANCESCO BaLpescHi e di altri cronisti (Fa-
BRETTI, Cron., Vol. III e IV).

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a di 8 aprile se andò in processione a popolo, e foro apre-
sentate le chiave de la cità de Peroscia al crocefisso sopra la
porta di S. Lorenzo, che luie fosse aiutatore e defensore de
la ditta cità e fune fatto contratto per mano de Ser ecc. »
E veramente l’autorità di questo cronista è senza dubbio
grandissima, perchè egli narra avvenimenti che si svolsero
al suo tempo. Anche le Memorie di Perugia dell Anonimo (1)
non riferiscono il fatto del collocamento del Crocifisso, ma

si limitano a dire — « che del detto anno (1540), a di 25
aprile (2) fu fatta la processione per la città con tutto il
popolo e fu gridato — Misericordia — tre volte e di rite-

nersi da quattro peccati, cioè dalla bestemmia, dalla sodomia,
dalle cuncubine et dalle usure ». — Il Bontempi racconta
che fu fatta una processione di tutte le fraternite della città;
— « li religiosi non c’ intervennero, per essere la cità inter-
detta, la quale processione si mosse da S. Domenico e venne
in piazza con li Signori Priori e grandissimo popolo, dove
sopra la porta di S. Lorenzo ci era un Crocifisso » —. È vero
che quel crocifisso poteva esservi appunto perchè i fedeli ve
lo avevano portato alcuni giorni innanzi, ma come mai il
cronista di solito cosi accurato non ci informa del giorno di
questo collocamento? E come mai lo stesso silenzio serba su
ciò anche Sciro Sciri? (3).

E qui vorremmo aggiungere un altro riscontro, ed è il
documento pubblicato dall’ illustre Comm. Luigi Fumi (4) e
dal quale resulta, che ai di 30 di agosto 1468 fu rimessa
dal Governatore di Perugia Girolamo Lando, arcivescovo di
Creta, a certo Filippo di Giovanni la pena pecunaria, a cui

(1) FABRETTI, Op. cit., Vol. III, pag. 5.

(2) Qui il cronista é caduto in errore, perché in tutte le altre cronache si
narra, che le processioni avvennero.nei di 6, 7 e 8 aprile, lo che concorda piena-
mente colla data del bando dei magistrati ricordato da Francesco Baldeschi, col
quale vennero ordinate le tre processtoni. Il bando é del 5 aprile.

(3) FABRETTI, Op. cit., Vol. III. j

(4) Un. Cod. di Segnature del Gov. di Perugia. Boll. della R. Dep. di St. Patria
per l'Umbria, Vol. VI, pagg. 101 e 104.

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IL CROCIFISSO, ECC. 189
era stato condannato per causa di contumacia — « quia

porrexit supplicationem ymagini Smi. d. n. hinc quando fuit
posita in pariete Sancti Laurentij ». — Tal documento infatti
può far credere a tutta prima che il Crocifisso del 1540,
oggetto di tanta venerazione per i perugini (1) altro non
fosse che quello collocato sulla porta della basilica nel 1468.
Ma, come vedremo in appresso, qui non si tratta né del si-
mulacro di Cristo, né di qualsiasi altra sacra imagine.

Ad ogni modo di fronte a questi dubbi stanno le nar-
razioni di molti altri cronisti, che ci inducono a concludere
che il simulacro, innanzi al quale i perugini fervorosamente
pregarono nella pubblica calamità della guerra del sale, fu
posto sulla porta di S. Lorenzo nell aprile del 1540 e non
prima. Il Frolliere anzi ci dice che limagine del Cristo fu
posta di notte tempo (2), in alto e sublime luoco, sopra la porta
di S. Lorenzo, e aggiunge che — « a li piedi era l'imagine
del glorioso S. Ercolano in abito episcopale protettore di essa
città » —; circostanza questa che gli altri cronisti (e non si
sa vedere il perchè) hanno trascurato di riferirci. Nè molto
dissimile è la narrazione di Nicolò di Nino (3): — « A di 16
marzo [1540] vene l'interdetto e non si disse più messa, et
così stemmo per sino alli 28 del detto, poi si dissero messe
con licenza del Papa per li tre giorni di pasqua per tutte
le chiese catedrali di Perugia... A di 5 di aprile fw posto un
Crocefisso sopra la porta di S. Lorenzo, e fu chiamata la
città del crocefisso, e così tre di poi furono fatte tre solenni
processioni, e furono apresentate le chiavi al supradetto cru-
cefisso, e meser Mario Podiano fece il sermone che satisfè

(1) Lo stesso Ridolfo Baglioni, capitano delle milizie perugine, entrato il 16
maggio del 1540 in Perugia, narra il cronista Giulio di Costantino — « commo fu in
piaza, subito andò a le scale de S. Lorenzo e ?nginocchiosse al Crucifisso » —.

(2) Apparentemente il Frolliere trovasi in contraddizione col cronista Raffaele
Sozi (Arch. Com., 1221 Inv. BELLUCCI) perché questi dice, che il Cristo venne portato
di mattina; ma aggiunge che fu di buon ora, o per tempo, come scrive anche nel-
l’altro suo cenno storico sulla Guerra del sale (Arch. Coin., n. 322. Inv. BELLUCCI).

(3) FABRETTI, Op. cit., Vol. IIT, pag. 87.

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assai al popolo ». — Lo stesso narra l Anonimo nelle sue
Memorie. Anche secondo lui, il Crocifisso fw messo nell’ aprile
sopra la porta di S. Lorenzo: — « e furono fatte le proces-
sioni et alla terza furono presentate le chiavi della città a
Cristo con molte lacrime e contrattato qualmente davano le
chiavi et etiam la robba figlioli et denique ognie cosa a lui
e che volevano combattere per lui » —.

Francesco Baldeschi poi racconta che il 5 aprile venne
emanato un bando per parte dei Priori e de’ Venticinque, nel
quaie contenevansi molte cose, e fra le altre — « fu ordinato
tre processione generale con promissione de havere e dare le
chiave de la città a un Crocifisso, che fw posto sopra la porta
de S. Lorenzo, e a esso recomendare la meschina città. A
di 8 de Aprile, a l'ultima processione, furono date le chiave
al detto Crocefisso, presente tutto il populo, con stipulazione
de contratto et altre cerimonie grande » — (1). Sebbene an-

(1) Una narrazione più dettagliata si ha nel libro ms. dal titolo — De li acci-
denti de la città di Perugia et de la guerra del. Sale (Arch. del Conte Lod. Balde-
Schi, Parte I, D. VI, I) — « Non si mancava ancora nella città di ricorrere [per] aiuto
all'Altissimo Dio e ai Santi Lorenzo et Ercolano protettori di quella, accio che la
liberassero dal sovrastante pericolo e la conservassero nei suoi antichi privilegij
et esentioni. Gran numero di huomini si vestivan di sacchi e percuotendosi con
discipline sopra la nuda carne se n' andava la sera di notte ad orare a i piedi di
un divoto Crocefisso posto per quella occasione sopra la Porta del duomo, il che
ecitava grande devotione. Le donne ancora maritate e le semplici verginelle vestite
di vesti bianche vi andavano di giorno a schiere e lo supplicaveno con molte la-
grime et singulti, conoscendo il pericolo che poteva correre l’honor loro in quella
guerra. Inoltra i soldati che staveno a la guardia de le porte del Palazzo vennero
la sera prostrati in terra e con le bandiere riverentemente abbassate adoraveno
quel xpo, avanti il quale per ordine di coloro che reggevano fu un giorno recitata
una elegante oratione in lingua volgare da Mario Podiani cancelliero de la città,
presente tutto il popolo, et con bella cerimonia furono a i piedi del xpo poste le
chiavi delle porte di Perugia, et a lui fu racomendata la cura di quella. Con la
quale oratione il Podiani sodisfece a tutti, eccetto il pontefice, il quale cercò per
questo di haverlo nelle mani, e fu costretto per questo di andare per lo spatio di
molti anni in esiglio » —. Questa narrazione assomiglia assai a quella dataci dal
Frolliere. Però il tentativo che il papa avrebbe fatto per catturare l'oratore Po-
diani non ci sembra sia dimostrato. Si allude certamente. qui alla lettera che il
legato pontificio scrisse da Foligno al Podiani pregandolo a recarsi da lui per ap-
prestargli le cure di medico, delle quali abbisognava. Il Podiani, secondo riferisce
il Frolliere, non dubitò della fede del legato, di cui era amicissimo, e sarebbe an-
IL CROCIFISSO, ECC.

che altrove si usasse nelle calamità delle guerre e degli as-
sedi recare all’ imagine del crocifisso, oggetto di maggior
venerazione, le chiavi della città, pure a Perugia questa ce-
rimonia si ricollegó certamente al fatto di una disputa vi-
vace insorta poco prima fra il legato e i cittadini, e della
quale con somma autorità ci parla il Frolliere, informatis-
simo delle cose che narra per essere vissuto a quel tempo
e avere avuto parte come segretario nelle deliberazioni del
Collegio della Mercanzia, mentre quattro de' suoi membri
sedevano nel consiglio dei Venticinque. I reggitori della re-
pubblica miravano a scuotere il dominio di Roma, e perciò,
dopo avere con singolare astuzia ottenuto dal legato Jaco-
vacci il permesso di portare le armi, adducendo che la guar-
dia notturna era fatta per servizio di Sua Santità, gli do-
mandarono le chiavi della città, perchè in passato solevano
esser tenute dai magistrati. L' Jacovacci comprese che tale
richiesta importava abdicazione della sua autorità, e rifiutó
allegando che le chiavi delle porte di Perugia le aveva avute
da’ suoi predecessori, e quindi era suo stretto dovere conse-
enarle a coloro che Sua Beatitudine avrebbe deputato al

governo della città —. « Essi (ossia i cittadini) avrebbe ag-
giunto il legato, sapevano bene ove staveno e potevano à
lor posta pigliarle » —. Il di seguente, al sopraggiungere di

altre e gravi circostanze, il legato parti da Perugia, e fu il
29 marzo. E facile comprendere che i cittadini, dopo che
per bando dei magistrati pubblicato il di 5 aprile furono or-
dinate le processioni, si impadronirono delle chiavi, e il di
8 dello stesso mese le recarono ai piedi del simulacro, poi-

dato a trovarlo se non gli fosse stato impedito dai Venticinque. Il legato Jacovacci
desiderava forse di fare un ultimo tentativo di pace, ma vedutosi mancare anche
questo espediente, narra il Frolliere, — « con dolore e ramarico si mise a la guerra,
a danno e ruina dei perugini, dei quali per l' innanzi, non solo amatore e benefat-
tore, ma ottimo padre si poteva chiamare » — (Cfr. per il racconto dei casi avvenuti
nell'aprile del 1540 anche le Memorie del RiccaARDI, e i frammenti di.quelle di
CESARE BONTEMPI in FABRETTI, Op. cit., Vol. III).
— —— :

199 i 7605150. SOALVANTI

ché ormai essi si stimavano soggetti solo a Gesù Cristo, mi-
glior custode della città che non fossero i legati del papa.
Il riacquisto delle chiavi era come il trofeo della vittoria
riportata sul governatore pontificio, e questo trofeo offrirono
solennemente a Dio Redentore.

Ma vi è di più. Nei Registri della Tesoreria apostolica di
Perugia editi dal Fumi (1) si legge l annotazione di un pa-
gamento di 20 ducati fatto a maestro Polidoro Ciburri pit-
tore — « per il prezzo di un crocifisso dato a li XXV ». —
Il pagamento avvenne nel 1541, ossia qualche tempo dopo
che il simulacro fu posto sulla porta di S. Lorenzo. Ma tale
ritardo nella soddisfazione di questo debito del Comune si
spiega facilmente. Il Cristo fu collocato al Duomo nell’aprile
1540, e nel maggio successivo accadeva la catastrofe delle
armi perugine. Ridolfo Baglioni nel 3 giugno consigliava di
venire ad accordo coll’ adirato pontefice, accordo che fu su-
bito concluso, tanto che due giorni dopo entrarono in Peru-
gia ‘Pier Luigi duca di Castro, Girolamo da Bracciano, Ales-
sandro Vitelli e Giovan Battista Savelli —, « due, scrive il
cronista, nostre crudel nimice e più altre signori desiderose
de nostro danno » — (2). I Venticinque, colpiti da molti bandi
insieme alle mogli e ai figliuoli, erano qua e là fuggiaschi e
minacciati non solo dal restaurato governo pontificio, ma
anche dall’ ira popolare. Convenne quindi che la Tesoreria
apostolica dimettesse i debiti da loro contratti, e fra questi
vi era la somma dovuta al pittore Ciburri pel crocifisso dato

«ai Venticinque. Né, a credere che tal simulacro fosse vera-

mente quello posto sulla porta di S. Lorenzo, è d’ostacolo il
fatto che esso non è in pittura vera e propria ma in scul-
tura, perchè il Ciburri potè essere scultore e insieme pittore,
o aver commesso ad altri il lavoro per dargli poi il neces-

(1) Bollet. della R. Dep. di St. patria per l'Umbria, anno 1900, pag. 155, App.
(2) Mem. di Giulio di Costantino dal 1517 al 1550 (FABRETTI, Cron., Vol. IV. Cfr.
FROLLIERE, Op. cit.). .

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sario colorito (1). Anzi il prezzo assai rilevante di 20 ducati
e indizio sicuro che si trattava di opera più costosa di un'
semplice dipinto.

Adunque di fronte alle attestazioni della maggior parte
dei cronisti sembra doversi ammettere che il crocifisso, og-
getto di tante preghiere e orazioni, fosse in quel luogo col-
locato nell'aprile del 1540.

(1) Nell'Arch. Baldeschi (carte Della Corgna) abbiamo rintracciato un docu-
mento riferentesi al pittore Polidoro Ciburri o Ciburra. È un Breve del papa Paolo III
in data 27 marzo 1545, che qui trascriviamo:

— « Paulus pp. iij

Dilecte fili salutem et apostolicam benedictionem. Fides et devotio, quas ad
nos et sanctae Ro. Ecclesiae statum geris et probas promerentur, ut specialibus
favoribus et gratijs prosequamur et erga te, qui sicut accepimus Pictor egregius et
pauper ac inutili famila gravatus existis, dexteram nostrae liberalitatis extendamus ;
quo circa nos tuae paupertati ac inutili familiae tuae de aliquo provisionis remedio
subvenire volentes, tibi octo salmas grani ex Clusio Perusino nostro seu aliunde ex
redditibus et proventibus camerae apostolicae civitatis nostrae perusinae per the-
saurarium nostrum perusinum vel illos, ad quos nunc spectat et pro tempore expe-
ctabit ad octo annos proxime futuros et a data presentium. incipiendos, singulis
annis, temporibus, quibus solent recolligi hujusmodi redditus grani, solvatur in
eadem civitate nostra perusina pro te tuisque haeredibus et successoribus. Namque
si contingat te isto tempore decedere, idem tui. haeredes et successores dd. octo
annis durantibus possint et debeant predictis octo salmis grani potiri et gaudere
auctoritate apostolica tenore presentium gratiose concedimus et donamus, mandantes
dilectis filijs d. Thesaurario et alijs, ad quos spectat et pertinet ac in futurum
spectabit et pertinebit, quatenus tibi ac prefatis tuis haeredibus et successoribus
de dictis octo salmis grani singulis annis integre respondeant et ab alijs faciant
cum effectu responderi, non obstantibus constitutionibus et ordinationibus aposto-
licis ac civitatis Perusiae et camerae apostolicae, etiamsi juramento confirmatione
apostolica vel quavis firmitate alia roboratis statutis et consuetudinibus caeterisque
contrarijs quibuscumque. Datum Romae apud sanctum Petrum sub annulo piscatoris
die X XVij martij M.D.XLV Pontificatus nostri anno undecimo.

Dilecto filio Polidori Ciburra,

layco civitatis nostrae perusinae » —.

Il documento si trova nelle carte della Corgna, perché la partita a favore di
Polidoro Ciburra fu accollata alla posta di Pozzuolo nel Chiugi concessa da Paolo III
a Costanza Farnese Sforza, e quindi pervenuta nel marchese Ascanio della Corgna
per nuova investitura di Giulio III. La partita del Ciburra, sempre chiamato — egre-
gius pictor — figura, tra molte altre gravezze del Chiugi, in un registro che trovasi
nello stesso inserto (Arch. Bald. Parte I, I, IV, 22). Il pontefice rileva, che il Ciburra
era gravato di inutile famiglia nel senso che non poteva attendersi da essa verun
sollievo. í
194 O. SCALVANTI

Ma perchè mai i perugini, nell'ora dell'estremo pericolo,
là piuttosto che altrove innalzarono il simulacro di Cristo?
Forse perchè S. Lorenzo era la Cattedrale ? Chi credesse ciò
non andrebbe certo contro ragione. È bensi vero che a Pe-
rugia in quel tempo il culto, che radunava il maggior nu-

mero di fedeli e toccava più vivamente il cuore dei citta-

dini, era il culto di S. Ercolano II. Fu egli il santo, che con
tutte le sue forze si oppose all' invasione dei Goti, che stre-
nuamente difese la libertà perugina e di questa libertà fu
il martire glorioso e venerato. Al suo tempio recavansi gli
annui tributi delle terre accomendate alla repubblica peru-
gina. Era insomma il santo, la cui intercessione si invocava
in ogni pericolo della città. Il Frolliere infatti ci narra, che
ai piedi del Cristo fu nell'aprile del 1540 collocato anche il
simulacro del santo Vescovo in abiti pontificali, associandolo
cosi al divin Redentore nella difesa della libertà perugina (1).

Ma é d'uopo riflettere che fin dal 1246, come vuole
in Ughelli (2), o, secondo il Ciatti (3), dal 1254, si custodiva
in S. Lorenzo il corpo di S. Ercolano II, e la chiesa da più
di un secolo (come vedremo fra breve) si intitolava anche
al nome di lui. Nulla di inverosimile vi sarebbe adunque,
che nel 1540 fosse stato scelto quel luogo a custodia del cro-
ficisso per essere S. Lorenzo la chiesa maggiore della città e
insieme il mausoleo di S. Ercolano.

Eppure si hanno, secondo noi, prove ben chiare del vero
motivo, che suggerì in quell’anno il collocamento del cro-
cifisso sulla porta di S. Lorenzo ex parte platee.

L'antico Statuto perugino dell'anno 1279 alla rub. 81 reca
quanto appresso :

— QUOD FIGURA CRUCIFIXI PINGATUR SUPER HOSTIUM
SANCTI LAURENTI).

. (1) Cfr. 3 Nota alla Descris. di S. Lorenzo del Siepi in ms. inedito della Biblio-
teca Dominicini, Perugia.
(2) Italia Sacra in Perus. epis. n. 31.
(3) Perugia pontif. pag. 362.

TRAME OE 2 ER FOFEZIENTE

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Foy AADEGOR TE LA IAS

IL CROCIFISSO, ECC. 195

POTESTAS ET CAPITANEUS TENEANTUR PENITUS ET PRECISE
FACERE FIERI ET DEPINGI FIGURAM CRUCIFIXI AD INTROITUM
ECCLESIE SANCTI LAURENTIJ SUPER HOSTIUM EX PARTE PLATEE

COMUNIS DE BONIS COLORIBUS QUAM PULCHRIOR DICTA FIGURA

BENEDICTA POTUERIT ORDINARI.

Fu dunque la figura del Crocifisso che si volle dipinta
sulla porta di S. Lorenzo per decreto di popolo.

E quello che si deliberó in forma cosi solenne dai ma-
gistrati venne effettivamente eseguito? Possiamo noi dubi-
tarne, se l'opera era stata ordinata con tanta pompa e se
cosi fervente era lo spirito religioso dei perugini? Il dipinto
quindi dovette essere eseguito, e rappresentó una delle piü
antiche Maestà di Perugia, perché quella delle Volte appar-
tiene, se non andiamo errati, al 1291.

Ma per condurre ordinatamente le nostre investigazioni,
è mestieri che accenniamo alle molte vicende, che ebbe la
costruzione della basilica laurenziana.

Lasciamo da parte ciò che ci narra il Mabillon, di un
vescovo Rogerio, che avrebbe fatto edificare una nuova cat-
tedrale nel centro della città, in quanto la chiesa di S. Pie-
tro fosse troppa remota; e non occupiamoci nemmeno di
investigare se questo sia avvenuto 2neunte seculo X; se, come
scrive l'Ughelli, in cotesta occasione si trasferisse il corpo
di S. Ercolano II dall'antico tempio di S. Pietro a S. Stefano,
mentre si andava costruendo la nuova basilica di S. Lorenzo;
o se invece, come vorrebbe l'autore della Serie dei Vescovi
di Perugia (1) un Ruggero vescovo, eletto dal clero e dal
popolo nel 695 (e cioé oltre due secoli prima del tempo,
in cui avrebbe vissuto l'altro Rogiero, di cui il Mabillon
ci parla) operasse il trasferimento della cattedrale dalla
chiesa di S. Pietro a S. Stefano. Tutto ciò è avvolto in densa
oscurità, e già il compianto Card. Luigi Rotelli (2) osservava,

(1) Ms. della Cancel. Capit. pag. 7.
(2) Il Duomo di Perugia.
196 O. SCALVANTI

che di un vescovo Ruggero nel VII secolo non si ha altra

memoria all'infuori di quella trasmessaci dall'anonimo scrit-
tore.

Ma fissando pure la nostra attenzione su documenti
certi, noi non andiamo molto più oltre del tempo, in cui
Ruggero, vissuto nel secolo X, avrebbe posto le fondamenta
del tempio di S. Lorenzo. Infatti di questa Chiesa è parola
in una vecchia carta dell’ Archivio Capitolare di Perugia del
21 dicembre 1036, e che consiste in un atto, emanato al
tempo dell’imperatore Corrado, col quale Andrea vescovo
conferma ai canonici di S. Lorenzo il privilegio di eleggere
il loro Proposto (1). Ventiquattro anni dopo, e cioè nel 1060,
secondo una pergamena inedita che rintraeciammo nello
stesso Archivio, certo Martino, figlio di Leotrado, fa una do-
nazione alla Chiesa di S. Lorenzo, affinché possa edificarsi
di pianta la canonica (2). Non molto piü tardi, e cioé nel 5.
novembre 1163, Federigo I, il Barbarossa, emanava da Lodi
un diploma a richiesta di Giovanni eletto vescovo di Perugia.
e di Bertramo arciprete della Cattedrale dei SS. Lorenzo ed

Ercolano, diploma che è del seguente tenore (3):

In nomine sancte et individue trinitatis Fridericus:
divina favente clementia Romanorum Imperator et sem-
per augustus.

Noverit universorum domini dei atque imperij nostri
fidelium tam presentium videlicet quam futurorum uni-
versitas, qualiter pro suo divini cultus amore et pro
remedio ac perenni salute anime nostre suecessorumque

nostrorum atque parentum venerabilem virum Iohan-

(1) Arch. Cap. Perg. A, n. 1.

(2) Arch. Cap. Perg. A, n. 3.

(3) Arch. Cap. Perg. B, n. 5. Quest'archivio riordinato dal compianto Card.
Laurenzi, quand'era arciprete della basilica, é con gran cura custodito dal can. ar-
chiv. prof. Anastasio Rotelli, alla cui esemplare cortesia dobbiamo di aver potuto con
sultare molte e preziose carte che vi si contengono. Di ciò ne piace pubblicamente
ringraziarlo. :

VANITAS UE IRA

NOTMOPVMEEECETRNOQNEKT Le Men PU

TIME PEGI ORI IATA CETTE TI AA LU.

IL CROCIFISSO, ECC.

nem. ecclesie perusine electum nee non et Bertraimum
eiusdem ecclesie archipresbiterum cum episcopatu et
canonica beatorum martirum Sancti Laurentij et Her-
culani ac tota ecclesia perusina eum personis omnibus
et possessionibus ac bonis ad ipsam ecclesiam pertinen-
tibus in nostre imperialis defensionem protectionis reci-
pimus, statuentes atque inviolabili hoc nostro edicto
firmantes, quod omnia jura ac possessiones vel quelibet
mobilia sive immobilia, que ad prenominatum episcopa-
tum atque ad ipsam canonicam sive ad totam ecclesiam
perusinam, tam infra. quam extra civitatem pertinentia
aut in futurum iustis modis poterunt acquiri, omni tem-
pore, eidem ecclesie et personis congruis salva et illibata
permaneant et nominatim quicquid iuris habent in his
que hie adnotata sunt. Quorum hec sunt vocabula (se-
que la indicazione dei possedimenti della Chiesa cattedrale
di Perugia).

Hec omnia tam ad episcopatum quam ad canonicam
attinentia cum hominibus possessionibus rebus atque
universo iure quantum possumus ac debemus confirma-
mus ac roboramus atque ab omni ducum marchionum
comitum procerum consulum omniumque maiorum alia-
rum seu minorum personarum gravamine atque illicita
exactione libera et absoluta semper esse censemus.

Ad hec preceptali hac nostre serenitatis pagina
statuimus, ut possessiones eiusdem episcopatus vel ca-
nonice a quibuscumque invasas atque detentas, iura
etiam imminuta sive ablata episcopus aut archipresbiter
ipsius eeclesie per se vel per alios, omni temporis pre-
seriptione remota, libere poscere valeat et iuste recu-
perare. Et héc omnia supradicte ecelesie confirmata rata
esse censemus, salva in omnibus imperiali nostra iustitia
ac fodro. Si quis autem hanc nostram constitutionem
aliquo in tempore violare presumpserit centum libras
auri optimi componat, medietatem nostre camere et pre-
diete eeclesie medietatem. Et ut hec verius eredantur
et diligentius conserventur, presentem paginam manu

propria roborantes, sigillo nostro iussimus insigniri.
O. SCALVANTI

Sigillum Domini Friderici Romanorum Imperatoris
invictissimi (1. s.).

Ego Raynaldus Colonie electus et Italie archican-
cellarius recognovi.

Acta jdus novembris anno dominice incarnationis
MCLXiij, indictione xij, imperante domino Federico Roma-
norum imperatore invietissimo, anno regni eius xij, im-
perij viiij. Acetum Laudi in dei nomine feliciter amen.

Ego magister Bertramus sacri palatij notarius hoc
ad exemplum privilegij domini Frideriei Romanorum im-
peratoris eius sigillo insigniti, nihil addens vel minuens,

transcripsi et signum mei nominis apposui ». —

Dunque, regnante Federigo I, già la chiesa di S. Lorenzo
era ricca di privilegi, i quali dall’ imperatore vennero solen-

nemente dichiarati. Molti pontefici poi, come Alessandro III, .

Urbano III e Clemente III, tra gli anni 1169 e 1189, la ri-
cevettero sotto la loro protezione, e in fine Innocenzo III
con lettera del 7 marzo 1198 diretta a Giovanni arciprete e
ai Canonici confermava le loro costituzioni capitolari, e sta-
biliva il servizio della chiesa per Terziaria (1); e recatosi
quindi a Perugia vi consacrava l’altare, in quanto si dubi-
tasse che la consacrazione fattane dall'antipapa Calisto III, tra
il 1170 e il 1171, fosse execranda (2). Altri privilegi furono con-
cessi alla chiesa di S. Lorenzo da Clemente IV con lettera
del 22 marzo 1266. Nel 1285, venuto a morte Martino IV,
il suo corpo fu seppellito nella Cattedrale, e nel 1295 riposto
con più solennità, come narra nei Brevi Annali un della fa-
miglia Oddi (3), nel pilo grande della chiesa. Fin dal 1246
poi il vescovo Frigerio vi faceva trasportare il corpo di S.
Ercolano II, ponendolo entro splendida urna sotto l'altare

(1) Cfr. ROTELLI, op. cit.

(2) Cfr. Ricordi della venuta di Papa Innocenzo a Perugia nel 1198 (Bibl, Do-
minicini) citati da ROTELLI.

(3) Arch. Stor. Ital., Tomo XVI, P. I.

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SVITARE Se RARI VIE
ON Qa ee ariston

UT egane gn

IL CROCIFISSO, ECC. 199

maggiore (1). Onde bene a ragione Bonifacio veronese po

teva, intorno al 1293, scrivere nel suo poema dell’ Eulistea : '

Castellum noscat Perusinus debita iura

Esse remissa sibi: sciat Eugubinus, et illa
Facta sibi meritis comprensis marte sub isto,
Ut regnum teneant pro libertate, nec ultra
Astrieti nobis iurent, neque si qua potestas

Liminibus Sancti Laurentij tendat ob ista (2).

Allesterno di questo tempio così antico e tenuto in tanta
venerazione, vollero dunque i perugini che fosse dipinta nel
1219 limagine del crocifisso. E noto peró che pochi anni
appresso veniva deliberata la riedificazione della chiesa, in
quanto non fosse cosi vasta come i bisogni del culto richie-
devano, né cosi maestosa come la voleva la magnificenza
del popolo perugino. Era il tempo in cui molte grandi opere

(1) Il corpo del santo venne portato in quell’anno nella Chiesa di S. Lorenzo,
ma il tieolo vi dovette essere trasferito prima, perché nel diploma di Federigo I la
Cattedrale di Perugia é detta beatorum martyrvin Sancti Lawrentij et Herculani.

(2) Secondo il nostro modesto avviso, questo passo dell Ewlistea deve leggersi
nel modo che abbiamo riferito nel testo. Piacque invece ai compilatori delle Cro-
nache e Storie della città di Perugia (Arch. Stor. ital. Tomo XVI, Parte 12, pag. 20)
suggerire il cambiamento della voce — perusinus — in — perusinis, — e lasciare
compensis, anziché correggere questo vocabolo in comprensis, sincope di compre-
hensis spesso usata dai classici poeti, come da Ovidio nel noto verso del VI delle
Metamorfosi :

Luctantemque loqui, comprensam forcipe linguam.

Questa parola comgrensis aggiunta alla frase meritis Marte sub isto, significa
— i meriti provati o acquistati in questa guerra —. Altro errore fu commesso nel
lasciare la parola scias, mentre deve leggersi sciat. È chiaro infatti, che la frase —
sciat Eugubinus — fa riscontro a quella precedente — scat Perusinus —. Il passo
poi si riferisce a Castello della Pieve, che gettatosi alla fazione imperiale, vide at-
torno alle sue mura un esercito perugino condotto da Ranieri Bulgarello conte
di Marsciano Podestà di Perugia (cfr. Bollet. della Dep. di Storia Patria per vUm-
bria, Anno II, Fasc. I, I Codd. delle Sommissioni editi da Ansidei e Giannantoni), nel
quale esercito é probabile militassero gli eugubini. La sorte dell'assedio fu che
Castel della Pieve domandó-perdono e pace per aver mancato al giuramento di
obbedienza, e mandó in pena mattoni ai perugini per lastricare la piazza (a. 1250).
Sembra dunque che il poeta abbia voluto dire che a Castel della Pieve sono ormai
restituiti tutti i diritti suoi, e che Gubbio pei meriti acquistatisi in questa guerra,
deve vivere in sua libertà ecc.

P |o e i ul ri

2 A
200 O. SCALVANTI

o si eran fatte o si stavano costruendo. E di vero, il partito
della magistratura del di 22 marzo 1300 con schietta com-
piacenza fa ricordo, nel proemio, di queste grandiose opere:
— « Quia Commune perusij studuit vigilanter ad ornamen-
tum sue civitatis tam Palatiorum communis et populi, quam
Platee, dignum est, ut ipsa perusinorum communitas que
inter alias universitates totius Italie fidei serenitate preful-
sit, suam ornare debeat ecclesiam cathedralem ubi divina
mysteria continuo celebrantur, quapropter dicimus statuen-
tes quod ipsa cathedralis ecclesia perusina per commune pe-
rusij edificari debeat zntegraliter.et de novo ad laudem. divini
Nominis et gloriosorum martyrum Laurentij et Herculani quo-
rum titulo dicta extitit ecclesia insignita » — (1). Nel quale
documento due cose sono a notare; anzi tutto la sollecitu-
dine, con cui il Comune attendeva al lustro e decoro della
maggior chiesa della città, e poi l' ordine di edificarla nte-
graliter et de novo.

Peró i lavori non vennero allora iniziati, ed anzi é certo
che fino al 1345 non si dié principio ai fondamenti, della
nuova fabbrica. Su questa data infatti è accordo mirabile
tra gli scrittori. Antonio dei Guarneglie nella Cronaca fin
qui detta del Graziani narra che ai 20 di agosto [1345] —
« se comenzó a fondar la chiesa nuova de S. Lorenzzo » —
e che vi furono in tale occasione feste e concessioni di in-
dulgenze. Alla stessa data riferiscono il fatto gli Annali Oddi,
Mariano del Moro (2), il Riccardi ed altri (3). Ma sopraggiunti
tristissimi giorni per Perugia, non solo i lavori vennero in-
terrotti, ma molti materiali che dovevano servire per l’opera
di S. Lorenzo furono dall’abate di Mommaggiore impiegati
nella costruzione del corridoio, che congiungeva il forte di

(1) Vedi Libro Verde nella Cancell. capit. di S. Lorenzo, c. 48, 49, 50.

(2) FABRETTI, Op. cit., Vol. I, pag. 94.

(3) Archiv. della Cancel. vescovile, Vol. T, c. 171. Cfr. 1’ Historia di Perugia, di
CARLO DI NICOLÓ GRAZIANI in Arch. Com., n. 1371, Inv. BELLUCCI.
DAR TWERIUINAT 6 26 BEER Pp rorem

LIFT Sie i

IL CROCIFISSO, ECC. 201

Porta Sole col Palazzo dei Priori (1). Tuttavia se le opere non
procedettero speditamente nello scorcio del XIV secolo, e
se la forma del tempio non venne allora sensibilmente alte-
rata, ciò potè forse accadere negl inizi del secolo successivo,
prima che Braccio Fortebraccio facesse costruire il portico
addossato al muro della chiesa prospiciente la piazza? Tale
costruzione ebbe principio nel 1423. E di ciò non è lecito
dubitare (2). Infatti se i cronisti finora conosciuti non re-

cano notizie di quel tempo, Angelo dei Guarneglie nella sua

Cronaca inedita ci narra che — « a li 8 de marzzo [1423]
il lunedi se comenzzó a cavare per fare li fondamenti per
le logge in capo de la piazza », — e nel 80 giugno succes-
sivo di mercoledi — « se comenzzó a murare li pilastre a
la loggia li in capo de la piazza e continuo ce staveno a
lavorare moltissimi maestre ». — La costruzione del portico

che si addossava al muro vecchio del Duomo rese necessa-
ria la demolizione di una parte dell antica scala, ossia per
tutto il tratto che andava dalla porta fino all'attuale parete
del presbiterio. E di vero il cronista Angelo dei Guarneglie
annota che — « a di 1 de aprile se comenzzó a guastare
la seala de S. Lorenzzo per lo asetto de la loggia » — (3).
Ora ognun vede che una parte del portico non è oc-
cupata dalla fabbrica della chiesa (sebbene la ingombri la
casupola, un giorno ufficio postale, che noi ci auguriamo
di veder presto abbattuta per decoro della piazza e del tem-

(1) MARIOTTI, Mem. mss. sul Duomo di Perugia in Arch. Com. Cfr. SIEPI, Not,
miss. già citate.

(2) Nella Relazione del? Ufficio reg. per la conservazione dei monmnenti nelle
Marche e nell Umbria, recentemente pubblicata dall’ illustre arch. conte Giuseppe
Sacconi si legge che il portico fu fatto fabbricare da Braccio fino dal 1418. Ora, a
parte le precise indicazioni della Cronaca citata, é d'uopo riflettere che il Forte-
bracci non si portò stabilmente a Perugia a intraprendervi tante opere di pubblico
decoro prima del 1423. Infatti il cronista narra che — « a di 10 de febrajo [1423] in
mercordì ritornò in Perogia el signior Braccio per stare con la sua moglie et tutta
la fameglia e partirono da Tode » —.

(3) Cronaca mss. c. 11, 12, 14.

NE oe NE
retin ee Ro

SERE

202 : O. SCALVANTI

pio) mentre l'alÀra parte venne tagliata a causa dell'amplia-
mento della chiesa. :

.. Infatti esaminando il fresco del Bonfigli nella cappella
priorale del Comune, si nota che il portico di Braccio con-
stava di quattro archi (1). Al termine della loggia dalla parte
dell'attuale Seminario sporgeva la scala radente che portava.
al palazzo del Podestà. La quale continuó a sussistere, per-
ché il portico non occupava che lo spazio vuoto lungo la
parete del tempio. Se non che, questa scala era ex parte în
fima campanilis (2), che, demolito parzialmente dall’ abate di
Mommaggiore nel 1371, fu poi riedificato in altra forma, che
si vede mirabilmente disegnata in una miniatura della nostra
pinacoteca. Dunque al momento della costruzione delle logge,
la linea di appoggio degli archi sarebbe stata interrotta solo
dal corpo avanzato dell’antica torre campanaria. E difatti, se
noi potessimo aggiustar fede al dipinto Friggeri della pina-
coteca perugina, dovremmo credere che la torre non fosse
allora' demolita, ma su ciò abbiamo qualche dubbio. Ad ogni
modo essa sporgeva di poco dal muro, e quindi non poteva
occupare una notevole parte della loggia. In seguito, volen-
dosi ampliare la chiesa, si costruì il braccio trasversale (3),
e quindi fu giuocoforza tagliare il portico quasi per la lun-
ghezza di due arcate, come al presente si vede.

Ma il riguardante potrà osservare che in corrispondenza

(1) Oggi son tre, in quanto l'ultimo, vicino alla porta di S. Lorenzo, fu demo-
lito nel 1555 per collocare in quello spazio la statua di Giulio III. Nella Relazione
sull Uff. region. per le Marche e V Umbria, già citata, si legge che il portico ebbe
cinque arcate. E può darsi; ma basta vedere il fresco del Bonfigli per persuadersi
che quello edificato da Braccio ne ebbe soltanto quattro, né poteva averne di più,
perché in corrispondenza dell'ultima arcata verso l’attuale seminario si elevava la
scala radente del palazzo del Podestà. Abbattuta questa, si sarà aperta l’ultima
loggia che è assai più ampia delle altre, come é certo che essa venne poi murata
per ampliare la canonica e il seminario fondato nel 1561 dal vescovo Fulvio della
Corgna.

(2) Note mss. del Siepi, n. 2.

(3) Nelle Chiese antiche il braccio trasversale di solito non ebbe grande svi-
luppo, ed anzi per lo più non sporgeva affatto dalla linea delle pareti esterne.
IL CROCIFISSO, ECC. 203

della elegantissima trifora, che sta sul piano della loggia e
appartiene al braccio trasversale, v' è al di sotto dell arco
un segno evidente della continuazione della trifora stessa. Il
vano è riempito a mattoni, ma potrebbe essere indizio per
sostenere che il braccio esisteva al tempo in cui il portico
fu costruito. Se non che, il fresco del Bonfigli e le ragioni
dell’ estetica escludono questa ipotesi. E difatti, perchè mai si
sarebbe costruita una loggia per metà occupata dal fianco
della crociera ? Per noi è evidente, che quando si edificò il
nuovo braccio, il finestrone a tre luci fu costruito in modo
che una parte rimanesse al di sopra e una parte al di sotto
dell’ arco. Non si volle fare una trifora mozza, e quindi si
costruì intera senza riguardo al punto di intersecazione del
vertice dell’ arco, la quale non nuoceva né alla organicità
dell'opera d'arte, né alla luce, che anche dalla parte inferiore
del finestrone poteva penetrare nel tempio. Allorchè poi nel
1608 venne eretto l’altare del Crocifisso, la trifora restò chiusa
anche per un buon tratto della parte superiore, e allora fu
riempito il vano al di sotto dell'arco, perchè ormai divenuto
inutile.

Ed insistendo su questo punto dell ampliazione del tem-
pio, aggiungiamo che molti sono i riscontri per provare
che la parete antica dal lato della piazza fu conservata.
Anzitutto si osservi che la bifora del piano della loggia è
più piccola delle altre, segno certo che preesisteva alla co-
struzione del portico, e si trovava nel muro della vecchia
basilica. Inoltre nel 1234 in cotesta parete fu posta una
iscrizione commemorativa dell'integrale pagamento dei de-
biti del Comune, ed esaminatala da vicino apparisce non
essere mai stata rimossa (1). Riflettasi poi che i perugini

(1) Questa interessante epigrafe venne da me in gran parte riferita nello scritto
dal titolo — Considerazioni sul primo Libro degli Statuti perugini — inserito nel
Vol. I del Bollettino della Società di Storia Patria per V Umbria (Fasc. II, n. 2), e
più recentemente il dott. GIUSTINIANO DEGLI AZZI l' ha riprodotta per intero nella

pubblicazione di alcuni documenti da servire per la — Storia dell'antico Archivio
di Perugia (Vedi Bollett. Vol. VIII, Fasc. 19, anno 1902). — A noi poco interessa fer-
DOLL O. SCALVANTI

dovettero studiarsi di non dare ampliamento alla chiesa dal
lato di mezzogiorno, in quanto avrebbero soverchiamente
ristretto la piazza, oggetto delle loro cure più assidue. Altro
elemento di persuasione deriva dal collocamento della fon-
tana, opera d'arte celebratissima, avvenuto nel 1274. Nessuno
potrà mettere in dubbio, che, avuto riguardo alla sua am.
piezza, la fontana dovette esser collocata nel centro della
piazza a eguale distanza dai due più insigni monumenti, che
fin da quel tempo esistevano, il Palazzo del Popolo e la
Basilica. Or bene, la fontana dista appunto dal muro del
palazzo quanto dal muro della chiesa, e ciò non si sarebbe
verificato se la parete di questa fosse stata a quel tempo
più indietro.

È vero poi che il Maturanzio, al principio della sua
cronaca (a. 1492), dopo aver fatto una rapida rassegna delle
importanti opere pubbliche costrutte nel secolo XV, ricorda

anche la — « chiesa grande de S. Lorenzo che prima non
era la mità che al presente è ». — Ma noi ci spieghiamo as-

sai facilmente il modo col quale venne ampliata. Secondo
ogni probabilità, Ja vecchia chiesa terminava al punto, ove
comincia il presbiterio della nuova fabbrica, come lo di-
mostra la edificazione del braccio trasversale, avvenuta ol-
tre la metà del secolo XV, e anche il fatto della remozione
dell’antico altare di cui ci parla il Macinara nelle sue Me-
morie. È probabile altresì che la chiesa non giungesse
fino alla porta maggiore del tempio, come ora lo vediamo;
e quindi è certo, che la chiesa antica non era, secondo
scrive il cronista, la mità di quello che è al presente. Meno
ampia nella planimetria, fu anche più bassa, ossia priva
del secondo ordine delle gotiche finestre; anzi ci sembra

mare qui l'attenzione sul contenuto di questa epigrafe. Ci preme solo far notare,
che a torto il PELLINI scrive, essere stata la lapide collocata in luogo poi quasi del
tutto coperta dalle logge costruite per ordine di Braccio. Essa invece venne murata.
così in alto, che anc' oggi si vede dalla piazza del Municipio. È in caratteri gotici
e ben conservata.
IL CROCIFISSO, ECC. 205

che la copertura dovesse essere impostata all altezza del
secondo filare di pietre grezze sopra il vertice dei sesti acuti
del primo ordine (1).

È perciò indubitato che i lavori furono ripresi e ala-
cremente proseguiti verso la metà del secolo XV. Infatti, a
non parlare della nuova porta costruita nel 1439, e di cui
diremo in appresso, la decorazione del muro coi quadri-
lateri semicircolari di marmi rossi e bianchi, tolti dai peru-
gini al duomo di Arezzo in seguito alla vittoria riportata
contro quella città nel 1335, venne fatta nel 1449. Si ha
poi da un documento dell Archivio Comunale, che nel 1466 i
Priori e Camerlenghi delle arti, — « habentes notitiam qua-
liter quedam columna vetus et antiqua existens in ecclesia
cathedrali S. Laurentij huius civitatis, ubi est depicta devo-
tissima figura et imago gloriosissime virginis Marie, nunc
propter fabricationen et aug mentationem dicte ecclesie sit remota
ab eius consueto loco et in dicta ecclesia in alio loco reponi
oporteat etc.» —. Dal qual passo degli Annali decemvirali (2)
resulta ben chiaro, che fino a quel tempo la chiesa non era
stata modificata nelle sue linee principali, tanto è vero che
vi si demolivano le colonne vecchie ed antiche; e resulta pure
che nel 1466 si era posto veramente mano all' ingrandimento
della chiesa (3).

Intanto nell'antica parete, dal lato della piazza, nove
anni prima i perugini avevano collocato la statua di
Paolo II in memoria delle benemerenze acquistatesi da quel
pontefice per avere accresciuto gli stipendi dei dottori del-

(1) Del resto ha ben ragione il Siepi quando afferma nelle sue Note ss. (n. 2)
che una fitta oscurità avvolge non solo le origini, ma anche le successive mutazioni
avvenute nel nostro tempio. E, aggiungiamo noi, a rimuovere questa oscurità più
dei documenti scarsi, incerti e qualche volta contradittori, varrebbero gli scandagli
fatti da persona peritissima nell'arte dell'architettura intorno ai vari elementi co-
struttivi della chiesa.

(2) A. 1466, 15 dicembre, f. 151.

(3) Ha torto quindi il Riecardi, che pone l'ampliamento della chiesa al 1486.
Memorie, Vol. I c. 175.
206 à O. SCALVANTI

l'Ateneo, accordato amnistia a cinquecento fuorusciti e ri-
condotta la pace nella città.

Poco dopo, ossia nel 1487 (e non, come scrive il Siepi,
nel 1486) si pose mano anche alla costruzione dell’altare
maggiore, secondo ci narra Francesco Macinara nelle sue

Memorie: — « Fu murato l'altar grande in Santo Lorenzo
et veduto lo corpo di S. Herculano dal vicelegato e tutta la
nobiltà ed altri huomini religiosi » — (1). Da quanto poi

scrisse il Maturanzio nel passo già citato resulta che nel
1492 la membratura della fabbrica era compiuta.

E in seguito a tali costruzioni che fu mai della porta,
su cui era dipinto il Crocifisso? Poteva essa corrispondere
alle linee dell’edifizio nuovo ed alla maggiore ampiezza delle
sue dimensioni? No certo; e quindi si legge nella Cronaca
di Angelo dei Guarneglie, che nel 1439, di luglio — « fo co-
menzato a murare li a l’entrata de la porta de S. Lorenzzo,
cioiè fuore de la porta, et comenzaro uno pergoletto da pre-
dicare con pietre concie bianche e roscie et era uno bello
principio de porta » —. Da ciò due fatti resultano; che verso
la metà del secolo XV, mentre si attendeva all’ ampliamento
dell interno, si pose mano alla costruzione di una nuova
porta, e che questa porta era proprio quella ex parte platee,
perché l'elegante pergamo sta appunto a fianco di essa.

A questo punto, per la dimostrazione della nostra tesi,
tornerebbe assai comodo ritenere col Siepi che i due capi-
telli tuttora esistehti alla destra dell'attuale ingresso di S.
Lorenzo fossero quelli della porta antica murata nel 1439
quando si pose mano alla costruzione della nuova. In tal
caso si potrebbe sostenere che il Crocifisso dipinto nel 1279
venne conservato, e che guasto dalle intemperie e dall’ età,
si trovava ancora al luogo suo nel 1540 o poco prima. E
ció perché essendosi costruito il nuovo accesso in altro punto

(1) Arch. Baldeschi. P. I, D, I (6).
,
IL CROCIFISSO, ECC. 2-901

della parete, non si era resa necessaria la demolizione del
muro occupato dal dipinto.

Ma piü considerazioni ci costringono ad essere di con-
trario avviso. Anzitutto se in quel luogo era l'antica porta di
S. Lorenzo, perchè mai Braccio vi avrebbe gettato su nel
1423 l'ultimo arco del portico in modo da ricoprirla in gran
parte? Eppure é noto che un altro arco esisteva, e che fu
demolito nel 1555 per collocare in quello spazio la statua
di Giulio III. Avuto poi riguardo alle distanze e alla forma
dei capitelli, ci pare evidente che essi furono le mensole di
appoggio dell'ultimo tratto di loggia, il primo per sostenere
il peduccio della crociera e l’altro, ossia quello più vicino
alla porta, per regger l' arco, con cui il portico terminava.
€i sembra dunque più probabile che la nuova porta altro
non fosse che un ampliamento dell’antica.

Ma se pei nuovi lavori, di cui ci parla Angelo dei Guar-
neglie, il dipinto del 1279 fu demolito, è egli possibile che
il Comune non provvedesse a sostituirlo con altro simula-
ero? Se nel 15 dicembre 1466 i magnifici Priori e Camer-
lenghi si diedero assidua cura di fare asportare a spese del
Comune — « de pecunijs et introitibus dicti comunis Perusij »
— il pilastro, su cui era dipinta Y imagine di Maria delle
Grazie, e ciò all'effetto di collocarla altrove — « ad gloriam
et honorem ipsius imaginis gloriose » -— (1), e se tre giorni ap-
presso i Priori trassero il mandato di venticinque fiorini —
« pro actatione et ornamento columne veteris, et pro orna-
mento figure et picture gloriosissime virginis Marie depicte
in dicta columna » — (2), perchè nel 1459 non avrebbero
pensato ad operare altrettanto per sostituire una nuova de-
vota imagine del Cristo a quella che per la costruzione della
nuova porta si era dovuta distruggere ?

(1) Az. Xvir. 1466, c. 151 t.
(21 Ann. ivi, c. 152. Cfr. ErroRE RICCI, 77? immagine di Maria SS. delle Grazie
nel Duomo di Perugia, Perugia 1902, pag. IX.

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| rugina. Boll. anno 1895).

908 «20, SCALVANTI

È noto di quanta venerazione sieno circondate le Maestà

anche al tempo nostro. Ove accada (e se ne ebbero esempi
recentissimi) che l’affresco di una Maestà debba esser distac-
cato per disputarlo all’ inesorabile azione del tempo, non son
poche le proteste per parte dei fedeli, onde conviene che al
vecchio dipinto se ne sostituisca altro di egual soggetto. E
se questo è al presente, resta facile immaginare quello che
fosse quando più vivo era lo spirito religioso e la credenza
nella protezione efficace di quei simulacri. Si trova infatti
che, lungi dal permetterne o tollerarne in pace la demoli-
zione, i fedeli colle loro spontanee oblazioni cercavano pro-
teggerli dalle ingiurie del tempo costruendo dei sacelli, nei
quali si racchiudevano, e che vennero poi adornandosi delle
più squisite opere d’arte.

Pervenuti a questo punto delle nostre indagini, vor-
remmo poter profittare del documento pubblicato da Luigi
Fumi nel Codice delle segnature del Governatore Girolamo
Lando,.da cui resulterebbe che, come nel 1466 il Comune
provvide a rimuovere la colonna sulla quale era effigiata
l’imagine della Madonna, così due anni dopo si volle so-
stituito un nuovo simulacro del Redentore a quello antico,
che nel secolo XIII era stato dipinto sulla porta della basilica.

Ma a tale argomento è forza che rinunziamo. Dei fatti
svoltisi poco dopo la metà del secolo XV i cronisti fino ad
ora conosciuti non recano che scarse notizie. Abbiamo però
la Cronaca, tuttora nella massima parte inedita (1), di Pietro
Angelo di Giovanni in continuazione di quella di Angelo

(1) Di questa Cronaca abbiamo fatto cenno più sopra, e qui cade avvertire,
che essa riempie una deplorevole lacuna delle altre opere consimili dal 1450 al 1492
e anche per molti anni precedenti. Nel Bollett. di St. pat. per l Umbria dell'anno
1893 pubblicammo di questa Cronaca inedita il solo decennio 1450-60, ed è a sperare
che si continui la pubblicazione delle altre parti, perché esse serviranno a correg-
gere inesattezze ed errori, in cui gli storici caddero per non aver conosciuto
l'importante ms. (Cfr. SCALVANTI, Sul ritrovamento di un Codice di Cronaca pe-

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MEGA

IL CROCIFISSO, ECC. 209

dei Guarneglie, e questa cronaca ci informa minutamente e
con assidua cura di tutti i casi avvenuti in Perugia durante
quel periodo di tempo. Ora il cronista nulla dice del collo-
camento di un Crocifisso nell'anno 1467 o in quelli prece-
denti. Esaminiamo quindi il passo del Codice delle Segnature,
e leggiamo lannotazione, che parrebbe si riferisse ad una
imagine del Cristo posta in quell’anno o poco prima nella
facciata di S. Lorenzo: — « Philippus Johannis de Perusio
pauperrimus condemnatus in libr. CCCC den. et in 4.to pluri
propter eius contumaciam et quia porrexit supplicationem
ymagini S.mi d. n. hinc quando fuit posita in pariete sancti
Laurentij, et gubernator eam liberam signavit, et suppli-
cantem a pena liberavit et supplicatio amissa est, petit, con-
stito de gratia predicta, ipsum liberari et mandari ad quos
pertinet condemnationem cassari » —. Qui si parla di una
remissione di pena fatta nell’ agosto del 1468 da Girolamo
Governatore di Perugia in vista di ció che aveva promesso
il suo antecessore e del soverchio rigore della pena: — « Quia
constit nobis de libera remissione precessoris nostri, manda-
mus cassari prefatam condemnationem etiam satis iniuste
factam » —. Questa la segnatura di Girolamo Lando, il
quale infatti era succeduto da pochi mesi a Giovan Battista
Savelli nel governo della città (1). Però Filippo di Giovanni

nel domandare la grazia allegava a suo favore una supplica

fatta — ymagini S.mi d. n. quando fuit posita in pariete
Saneti Laurentij » —. Ma cotesta imagine non era già quella
del Redentore, bensi quella di Paolo II. Infatti si usava anco
nei pubblici registri di chiamare il pontefice S.mus d. n. (2).
D'altronde convien ritenere che il collocamento dell'imagine
avvenisse poco prima della remissione della grazia a Filippo
di Giovanni, e la statua di Paolo II fu eretta appunto il

(1) BELFORTI, Serie dei Governatori. Arch, com, di Perugia.
(2) Vedi Bollett. di St. pat. Vol. VI, pagg. 65, 88, 105, 112, 110 ecc.

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^T am. — a vi vel ‘het — -
210 O. SCALVANTI

29 ottobre 1467. Molti cronisti non parlano di ciò (1), ma
ne scrive Pietro Angelo di Giovanni nel seguente modo:
-- « A di 29 de Octobre [1467] fo posta la statua de Papa
Pavolo 2 ne la facciata de S. Lorenzzo in capo de la piazza,
quale è tutta de metallo orato e fo acompagnata da li ma-
gnifici Signore Priore e da li dottori (2) e da molti altri
cettadini » — (3). Dunque la statua fu eretta negli ultimi
mesi dell'anno 1467, e fu ad essa che il pauperrimus Phi-
lippus Johannis porrexit supplicationem, in quanto fosse l'ima-
seine del papa cosi accetto ai perugini. L'atto di fiducia e
di venerazione compiuto verso il bene amato pontefice gli
valse da parte del governatore di quel tempo, Giovan Bat-
tista Savelli, la grazia poi confermata da Girolamo Lando.

Ma se nel 1467 o nel 1468 altro Crocifisso non fu sosti-
tuito a quello del dugento, è certissimo che i perugini vi-
venti alla metà del secolo XVI ebbero dai loro antenati il
ricordo dellantica imagine, che, come abbiamo dimostrato,
dovette trovarsi al luogo suo per lo meno fino alla costru-
zione della nuova porta, cioè fino all'anno 1439.

Per decreto di popolo nel 1279 si volle alla pubblica
vista un Crocifisso sulla porta di S. Lorenzo. È per ciò
naturale che nel 1540 i perugini, stretti dai pericoli della
guerra e colpiti da interdetto, scegliessero quel luogo per
collocarvi la figura del Cristo, e che, facendo questo, inten-
dessero seguire una tradizione dei padri loro.

La lampada, dunque, che arde ogni sera dinanzi all’ at-
tuale simulacro (4), non solo commemora gli eventi politici

(1) Cfr. Cronache di Antonio dei Veghi, di Francesco di Nicolò di Nino (Fa-
BRETTI, Vol. II, Op. cit.) e Supplementi alla Cron. detta del Graziani in Arch.
stor. it. Tomo XVI.

(2) I dottori dello Studio presero. parte alla cerimonia per le benemerenze,
che Paolo II si era acquistato, non solo per l'amnistia concessa a 500 fuorusciti, ma
anco per le elargizioni fatte a favore dell’Università.

(3) Cron. ms. c. 504.

(4) Non abbiamo potuto vedere ancora tutto ciò che si contiene nella nicchia,
oltre un grande Crocifisso a scultura in legno (?), e quindi non sappiamo se esso

iti cn AT I

IL CROCIFISSO, ECC. 211

del 1540, ma attesta una più antica e solenne onoranza che
la repubblica perugina volle tributare a Gesù Cristo, di cui
nello stesso statuto del 1279 (1) si parla come del vero
signore della città:

Urbs perusina tibi subsit pax unica mundi.

Maggio del 1902.

O. SCALVANTI.

‘sia il medesimo, opera del Ciburri, che vi fu collocato solennemente nel 1540. La
parete attorno all'edicola sembra in verità aver dato luogo nel secolo XVII ad or-
namentazioni di stemmi, di cui fa qualche cenno anche il Siepi, e quindi non é
difficile che sia avvenuta altra sostituzione. Abbiamo udito poi con piacere che per
opera del Rev.mo Capitolo della Cattedrale si sta provvedendo alla costruzione di
una nuova e decorosa edicola. In tale occasione ci sarà dato di vedere l'imagine,
oggetto di questo studio, e se sarà il caso, torneremo a parlarne.
(1) Vedi Proemio nel ms. della Comunale.

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213

L'OPERA DI FALSIFICAZIONE

DI

ALRONSO CECCARELLI

Che falsificatori di carte ve ne siano stati in ogni tempo
e in ogni paese non é ignoto. Non ne mancarono mai in Roma,
e Dionigi d'Alicearnasso dice di aver veduto le stipulazioni
dei re con i loro vicini; quella di Tullo Ostilio coi Sabini,
quella di Servio Tullio con i Latini, quella di Tarquinio il
Superbo con gli abitanti di Gabii e perfino quella di Romolo
con i Veienti. Cita anche un trattato con Porsenna. Lo ave-
rano falsificato per orgoglio nazionale (1).

La legge Cornelia sancì che colui che sotto il nome del
Pretore facesse lettere o pubblicasse editti, dovesse avere
tagliata la testa (2). Al falsario era anche stabilita la pena
dell'amputazione della destra, come ha Svetonio in Clau-
dio (3). Lotario Augusto conservò questa disposizione contro
i falsificatori di carte. Ma poco dopo essendo il numero di
questi cresciuto a dismisura, Ottone imperatore decretò si
sperimentasse la carta asserita falsa alla prova del contatto
sugli evangeli e che quello che producesse carta falsa la
dovesse comprovar col duello (4). Il Baronio ricorda il finto

(1) J. MARTHA,; L’ Histoire a Rome in Revue des Cous et Conférences, Yi apre
1902. Paris, 1902.

(2) Long. leg. 2, tit. 55, 1. 33.

(3) SvETON. i7»? Claud., n. li.

(4) Longob., lib. 2, tit. 55, 1. 34.

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214 L. FUMI

editto di Costantino (1) e il Mabillon narra varii esempi di
notari ai quali furono, in pena, confiscati i beni di ecclesia-
stici fabbricatori di editti regii, fra i quali fu Giovanni arcive-
scovo di Ravenna (2). Spesso le falsificazioni de’ grandi
andavano impunite, e in specie quando la gente non per
guadagno, ma per sola brama di gloria, ci dice il Muratori,
metteva fuori delle imposture (3). Che anche nell’ Umbria si
facessero bolle pontificie per frodar benefizi ecclesiastici,
nella prima metà del secolo XIV, risulta dai Registri del
Ducato di Spoleto da me pubblicati in questo stesso Bol-
lettino.

Ma di imposture sfacciate e colpevoli come quelle com-
messe in Roma, nel secolo XVI, dall’umbro Alfonso Ceccarelli
non si sa che se ne facessero mai maggiori. Leone Allacci che
fu uno dei primi a parlarne, lo dice più pericoloso di Annio (4).
Questi, come egli nota, si contentò di artificiose finzioni per
cercare di svelare ciò che. poi rimase più oscuro di prima,
ma non fece danno grave; mentre il Ceccarelli con raffaz-

zonare e interpolare scritture autentiche, con mescolare il.

falso al vero, offuscò la storia moderna già illustrata di sua
luce, e apportò nocumento gravissimo. E gran guaio n'é
venuto alle nostre città umbre per le loro memorie da lui
disperse, alterate, rifatie: indusse in inganno moltissimi
scrittori, dai quali ricopiendo altri, restano incautamente at-
tratti alcuni studiosi fino al giorno d’oggi. Perciò, a mettere
ancor più in guardia contro le sue falsificazioni, non mai
evitate abbastanza neppur da moderni, vengo a parlarne,

(1) BARON. AZ., an. 324.

(2) MABILLON, De re diplom., p. 22.

(3) MURAT., Disser. XXXIV.

(4) LEONIS ALLATII, Animadversio in libros Alphonsi Ciccarelli et auctores ab
€o confictos, nell’ In antiquitatem etruscarum fragmenta ab Inghiramio edito ani-
madversiones, Romae, apud Mascardum, MDCXLII, sumptibus Joannis Antonii Ber-
tani.
IE
—— 3

L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 215

tanto più che posso rivelare molte cose di lui e dell opera
sua ancora ignorate.

Nulla si sapeva della domestica origine. Ma da lettere
della Barberiniana apprendo che la sua famiglia venisse da
Città di Castello (1). Famiglia volgarissima, non aveva un
cognome. Facevano i cocci, ossia lavoravano vasi ordinari di
creta e terra cotta, e da ciò si dissero, per soprannome, dei
Cocciarelli. Trasferitisi in Bevagna e acquistata qualche fa-
coltà; alzarono anche essi la loro brava impresa, una coccia
fiorita; poi alterarono il casato, che da Cocciarelli si nobilitò
in Ceccarelli. Ecco la prima falsificazione atavistica. Padre di
Alfonso fu un notaro, Claudio, molto abile, e madre, Torpea
Spezi. Alfonso nacque nel 1532 e non già molti anni prima,
come si è creduto fin qui. Si laureò in medicina, prese moglie
e n’ebbe tre figliuoli; Torquato, che fu prete di S. Girolamo
in Roma, morto sotto il pontificato di Paolo IV; Pannonio e
Alberico. Pannonio ebbe anch'esso tre figliuoli; due femmine,
monache in Bevagna, e Odoardo, musico della cappella pon-
tificia. Alberico, l'ultimo figlio di Alfonso, si accasò in Na.
poli: era rinomatissimo per la sua abilità nel trinciare (dice
il podestà di Bevagna), come Pannonio, di statura gigantesca,
bravissimo scalchiere, possedeva una loquacità meravigliosa.
Nulla di strano, se il babbo era un ciarlatano di gran forza.

Alfonso con la sua ciarlataneria riuscì a farsi un certo
credito presso varie famiglie patrizie dell Umbria. In Orvieto
conobbe i Monaldeschi e s'insinuó in casa Simoncelli. Il
card. Girolamo Simoncelli vescovo di Orvieto era pronipote
di Giulio III e la sorella del Papa, donna Ersilia Cortese,
lo scelse per suo medico e se lo tirò in casa, in Roma, nel
suo palazzo di Parione, al Pasquino. Gran fortuna per il
medico, che si accaparrò una clientela, e da protetto della
famiglia di un Papa, passò a beniamino della famiglia di

(1) Barberin., XXXVIII, 83, c. 42.
216 i 7 L. FUMI

un altro Papa; cioè de’ Boncompagni quando fu assunto
Gregorio XIII! Ma il dottore aspirava a divenir grande e le
ricette non gli bastavano a fare un gruzzolo sufficiente. Per
farsi largo nella Corte Romana, inventò la donazione di
Costantino: avendo che fare con patrizi, s impaniò in ge-
nealogie e in araldica. Ben presto spacciandosi gran co-
noscitore di carte e di codici, impiantò nel palazzo di donna
Ersilia una specie di ufficio di consultazione, come dire
un'agenzia del blasone. La residenza signorile, il nome di una
gran dama, il sussieguo di un fisico mevenate, che si pic-
cava anche di erudito, potevano accreditare la merce e at-
tirare la gente. La sua non era una libreria qualunque, ma
una. biblioteca. Egli la chiamò la Biblioteca del Mondo. Là si
trovava tutto. C'era il suo sigillo che bollava con tanto di
croce radiata e con altrettanto di motto: In hoc signo gloria
mea. Bollava i certificati di nobiltà desunti da quei suoi
preziosi libri, che, diceva, caso mai non gli si volesse credere,
un giorno egli avrebbe stampati tutti...., sotto quel modesto
titolo di Biblioteca del Mondo. Quali fossero questi suoi libri
si raccoglie dai suoi stessi appunti: cronache di città, luoghi
e famiglie, involate o tolte a prestito, e una quantità di
scritture da lui messe insieme favoleggiando sulle antichità
de' luoghi e sulle origini di casate illustri. Vi erano le cro-
nache di Carrara, di Castro, di Gualdo, di Orvieto, di Siena,
di Spoleto (Minerbio), di Viterbo, di Genova (Caffaro) e di
Perugia (Graziani). Da esse avrebbe potuto raccogliere dati
per dire cose vere, se la verità fosse stato il suo scopo; ma
invece, per far colpo con notizie strepitose e di tempi remoti,
volle dire ciò che non avevano detto i cronisti e gli scrit-
tori di alcun luogo, cioè origini e fatti magniloquenti. Privo
di coltura, di quella stessa coltura che avrebbe potuto avere
uno scrittore anche mediocre del suo tempo, cervello bal-
zano, egli si dié a scrivere di geografia, di storia e di anti-
quaria, appropriando le scritture o ad autori antichi, alcuni
veramente esistiti, ma le cui opere erano perdute, altri
MORTE TTI ETNIE ZIA

L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 217

de’ quali anche esistevano opere, ma non quelle da lui at-
tribuite; o ad autori, i cui nomi suggeriti dalla sua bril-
lante immaginazione solamente, sono accompagnati a titoli
più o meno strani e pomposi. I libri o che si intitolino Epto-
grafia, Eparchigrafia Italiae, Bibliotheca totius mundi, De egre-
gus structuris totius orbis, De origine urbium totius mundi,
De memorabilibus Romae, De insigniis et armis civitatum, po-
pulorum et familiarum, De familiis illustribus Italiae ecc., Eu
ropae ecc., o che sieno Ephemerides Italiae, Notabilium Romae,
De primordiis urbium, De bellis notabilibus mundi, tutti hanno
sempre un carattere essenzialmente enciclopedico.

Vi si danno per positive opinioni strane di origini noe-
tiche e si convalidano con le citazioni di uno o di un altro
di quegli stessi autori immaginari. La biblioteca del mondo
così ideata, più di titoli che di opere, talvolta di semplici
brani di capitoli, per citarli a tempo opportuno, formava
l'apparato critico dell'autore per comporre specialmente le
genealogie, nelle quali riportava testualmente quei brani di
favolosi libri a riprova evidente deile sue asserzioni.

Ma questo è il minor male che egli facesse. Si trattava

«di cose alle quali ben pochi avrebbero potuto credere, come

che di una così remota tradizione che faceva capo a Noè;
cose desunte da libri a tutti ignoti, quali un Timocrate Ar-
senio, un Caremano, un Ablavio, scrittore goto! Ma quando
egli prende in mano una delle nostre scritture più antiche, o
cronache, o trattati, o documenti diplomatici, e quelli altera,
interpolandoli, o rifa, imitandoli, allora il guasto è veramente
grande. È indubitato che egli avesse sott’ occhio manoscritti
autentici di cronache rumane, umbre, toscane e di altre parti
d'Italia, come anche diplomi imperiali e bolle pontificie. Di

queste cronache egli fece vario uso. Ad alcune dette il nome
di un autore, cavandolo dalla propria fantasia, per poterle.

più facilmente citare da un nome proprio. Il ms. era an-
tico, originale, in cartapecora? Nessuno avrebbe potuto du-
bitare della sua autenticità, come era naturale. Ora se il

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pi LEDA

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; 218 L. FUMI

ms. che portava in fronte il nome dell autore era autentico,
lo stesso nome di quell' autore se fosse ricomparso in testa
ad un altro libro fabbricato dal Ceccarelli, poniamo pure di
carattere tendente ad imitarlo, avvalorava l autenticità del
secondo manoscritto. Ecco due testi che si possono citare
come allegazioni ai tanti lavori dell'araldista. Ad altre crona-
che egli fece interpolazioni spesso con tanta abilità, che riesce
difficilissimo distinguere il vero dal falso. Abbiamo la prova
che egli, chimico, si serviva di reagenti per cancellare, e pa-
leografo, teneva avanti a sè un fac-simile di alfabeti per imi-
tare le scritture antiche. Ma se esistessero ancora tutti i
codici da lui interpolati, cotesti mezzi da lui usati scopri-
rebbero la frode. Egli è che moltissime scritture da lui ma-
nipolate non esistono più: se ne hanno semplici copie del
tempo suo o del tempo posteriore, e appunto sono queste
che ci possono facilmente trarre in inganno. Il fondo storico,
la forma si sentono veri; e solamente il sospetto ci si affac-
cia in presenza di una data, di un nome o di una citazione.
Ricordo ad esempio il Chronicon Gualdense. Di questo Chro-
nicon (mi propongo trattarne diffusamente altra volta) io ho
veduto varii esemplari: quello Vaticano, quello di Foligno,
quello di Gualdo, di Gubbio e altri. Un brano v'é anche
alla Chigiana. Di altri esemplari ho trovato ricordo in Jaco-
bili e altrove, e uno ve ne era anche nella libreria Cartari,
ora Piccolomini, in Orvieto. La forma in cui è scritto non
lascia alcun dubbio per attribuirlo a tempi assai anteriori
al Ceecarelli fino a risalire al secolo XIII. Ma leggendolo,
ci si accorge che quello non può essere un testo genuino,
dal vedervi citati nomi di dinasti comitali che sono in con-
traddizione con documenti autentici, e quindi si deve. cre-
dere assolutamente alla interpolazione; interpolazione che
non può esser altro che opera del Ceccarelli, perchè ivi si
vede citata la cronaca di Brunforte a lui solo nota. Cotesta
cronaca da lui inventata, e attribuita al secolo XIV, sarebbe
d'un secolo posteriore al fondo primitivo del C'horicon Gual-
L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 219

dense. Che la cronaca dominorum de Brunforte sia inventata
di sana pianta dal Ceccarelli basta a convincerne la lettura
di alcuni brani che egli riporta qua e là nelle sue allega-
zioni.

Finalmente, per dire ancora del governo che egli fece
dei testi antichi, non si può lasciar di aggiungere che, dove
gli venne bene, scrisse di seguito alle cronache o nelle carte
bianche o in fogli inseriti, brani di scritture, dove sono fatti
e notizie da parere annotazioni originali, ma che per le sin-
golarità intrinseche ed estrinseche si riconoscono apocrife.

Fra i tanti autori falsificati, di cui darò l'elenco, i prin-
cipali su i quali pose il suo fondamento per far credere au-
tentiche altre opere, sono Fanusio Campano, Gabinio Leto
romano, Guglielmo Valla reginense, Enrico Bartellio girgen-
tino, Filippo Scaglia, Giacomo Corelli, Filurio Epidauro,
Egidio Foscari, Lambertino de’ Ramponi e Giovanni Selino.
Fanusio Campano lo fa fiorire nel 1443. Sotto il suo nome
sono le due opere: De viribus illustribus Italiae in litevis
e De familiis illustribus Italiae. Dice di avere avuti molti
frammenti di quest’ opera in Viterbo, di averla egli rein-
tegrata e di volerla stampare. Citava l esemplare di casa
Boncompagni duca di Sora. Gli fa lodare un’opera, che
dice però di non aver veduta, composta da Eleuterio
Mirabelli col titolo: Ephemerides Italiae. Gabinio Leto ro-
mano è l’autore della Eparchigrafia Italiae, sive de origine
civitatum, urbium et oppidorum Italiae ab urbe c. 645. Per
primo Adriano Politi ne riconosceva la falsità, scrivendo
a G. Tommasi di Siena, perchè non si fidasse di certi autori
che gli erano stati presentati come ottimi monumenti per
la storia antica di Siena, assicurandolo di averli inutilmente
cercati in tutte le librerie di Roma (1). Fece autore della
Historia Exarcatus Italiae Guglielmo Valla reginense; En-
rico Bartellio, girgentino, della Bibliotheca totius mundi. La fa

(1) POLITI A., Lettere, Venezia, 1624, p. 142.
220 L. FUMI

lodare dal Campano e promette di stamparla con la Biblioteca
del mondo compilata d'ordine del Papa dal. Ciaeconio, dove
si raecoglierà quanto é diffuso nei suoi libri. Ad un Filippo
Scaglia attribui l'opera intitolata: Delle Antichità di Campa-
gna Felice e della gran nobiltà di Napoli. Ora diceva che il
ms. si trovava presso di sé, ora che l'aveva il signor Albe-
rico Cibo di Massa. A Pietro Baccarino dette l'età del
1483 e gli appose la paternità delle Cronache d’Italia; a un
Giacomo Corellio la Historia Cardinalatus, ms. presso Gia-
como Boncompagni; a un Filurio Epidauro, De familiis il-
lustribus Europae, rimandando alla libreria Lamazzoli di Orte ;
a un Egidio Foscari, fiorito nel 1199, De redus ecclesiasticis ;
a un Lambertino de Ramponi (1311) De mobilitate e a un
Giovanni Selino, che fa vivere nel 1352, De memorabilibus
mundi, qualche volta citato anche: De motabilibus mundi, tal
altra: Ephemerides Italiae o Breve compendium historiae Italiae
ecc. Spesso anche cita Demetrio Tessalicense, Epitome de
Temporibus, che dice scritta nel 1427. Ma veramente i capi-
saldi sono il l'anusio, Gabino, il Valla, il Corelli e il Selino.
Di questo Selino, che non è altro che una cronaca orvietana
in pergamena, da lui tolta, quando dice dall’archivio del Co-
mune di Orvieto e quando dalla casa Monaldeschi, è andato
il codice alla Vaticana col fondo urbinate. Vi si vede abraso
il nome dell antico possessore (Johamnmis... artium scriptoris)
e sostituito Sel»? dalla stessa mano che scrisse le cronache
di Giovanni di Pietro Scriniario, dove è scritto pure Sel.
A Selino attribuiva pure le opere: De regionibns Urbis Ro-
mae; De antiquitatibus Romae; De familiis illustribus Roma-
nis. Di Beroso (Chaldaicam deflorationem), disse di aver tro-
vato e comperato sui banchetti di Campodifiori il ms. Come
pure, in Roma, disse di aver trovato il libro Seliniano, De
origine antiqua Italiae et de eius incolis ante diluvium... Ma
poi nella sua confessione finale asserisee di averlo inventato.
Eppure lo lodava, questo suo autore, il Fanusio, lo lodava il
Baccarino e lo lodava perfino un Giovanni figlio del conte
L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 221

Nicola da Barbiano! Altre cose dirò di questo codice in al-
tra circostanza. Il Fanusio e Gabino Leto sono conosciuti
.già troppo. Del Valla e del Corelli diró brevemente su
quanto me ne scrisse con cortesia pari alla sua coltura il
cav. Ognibene, Direttore del R. Archivio di Stato in Modena
al quale rendo pubbliche grazie della comunicazione gentile.

In quel prezioso Archivio dunque esiste un codice mem-
branaceo, di cui é anche copia in un cartaceo del secolo XVI
(fine) .o XVII (principio), segnato B. 125, XXXVI.

— Alla carta 1° leggesi il titolo della parte prima del co-
dice (c. 1-194), cioè: « Aliqua gesta Romanorum Pontificum,
« quae in Chronicis communibus non habentur, quae quia

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« dignae sunt memoria et sunt ad posteriorum eruditionem
« recolecta sunt modo infrascripto, et primo de Leone
« papa IX qui caepit anno Domini ML etc. (1050-1243) ».

Segue poi (c:° 195-250) il libro « Italiae exarcatus »
(450.1228). A c:te 195 leggesi la seguente dedica: « SS.'"? Patri
« Domino Adriano VI Pontifiei Maximo eiusdem Sanctitatis
« obsequentissimus Guilelmus Valla Regiensis Rev." Cardi-
« nalis a Flisco Capellanus cum devota reverentia pedum
« oscula beatorum etc ». Nella carta stessa, superiormente
alla dedica, scritta di mano di Lod.°° Ant.? Muratori, è appo-
sta la seguente annotazione: « Liber sub Valle nomine a
« Ceccarello impostore corfectus. Vide Fontanini in difesa
« del Deminio ». La sansione data dal Muratori all'afferma-
« zione del Fontanini (Difesa seconda del Dominio Temporale,
« p: 129) è prova indubbia della falsificazione del libro:
« Italiae exarcatus ».

Nello stesso Codice (c: 201-364) leggonsi in fine le « In-
« structiones latinae Innocentii (VII), Alexandri (VI) et Sixti
« (V) Romanorum Pontifieum etc. ».

Nel codice superiormente accennato e qui conservato,
di cui il Cod. B. è copia non fedele, sono notate le « Gesta
Paparum omisse in Chronicis etc. » da Leone IX (1050) a
Clemente VI (1343). Il Codice di scrittura nitidissima del
L. FUMI

sec.^ XIV si compone di c.* 140; è membranaceo, alto
0.338 e largo 0.245. Le iniziali sono tutte finamente mi-
niate ed i titoli delle rubriche sono tutti scritti in lettere
rosse. La numerazione delle carte comincia colla c. 199 e
termina colla 240, indizio non dubbio che questo era parte
di un altro codice, ora forse perduto. |

Il 3° Cod. in fine 124- XXXVI, esso pure cartaceo e
composto di oltre 370 carte non numerate, è alto 0.263 e
largo 0.20. La scrittura è della fine del secolo XVI. A
tergo del codice, legato modernamente in mezza pelle, leg-
gesi il titolo del libro, cioè: « Corelli Cronica Pontificum et
« Cardinalium ». Nella prima carta leggesi poi: « Cronica
« Pontificum et Cardinalium Jacobi Corelli Coloniensis ».

La Cronaca, che comincia con San Silvestro Papa, oltre
a notizie intorno a diversi papi, fra i quali Gregorio IX e
Innocenzo VIII, ed i cardinali da loro creati, contiene pure
diversi trattati sulla dignità cardinalizia, fra i quali: « De
« origine Cardinalatus »; — « Quod Cardinalatus dignitas fuit
« instituta in veteri testamento »: — « Quod Cardinalatus
« fuit rursum novo testamento a Jesu Christo confirmatus et
« institutus » ; — « Quod Cardinales sint de jure divino » ; —
« De divisione Cardinalium »; — « De Ecclesiis titulo Car-
« dinalium et ufficio Cardinalium » ; — « De officiis Diacono-
« rum, Cardinalium etc. »; — « De Institutione Legatorum
« a latere et aliis qui fuerunt missi ad regendum variis par-
« tibus mundi »; — « De Praecellentia et nobilitate ordinis
« maioris et minoris sacerdotalis et clericalis in Ecclesia
« dei »; — « De Potestate Cardinalium »; — « Tractatus
« pulcherrimus de iis quae servari debent tempore inter-
« dieti »; — « De summa Episcopi dignitate »; — « De
« authoritate Papae circa duplex canonum genus etc. ».

La forma disordinata ed incompleta di questa Cronaca,
i molti errori che in essa, massime negli accennati trattati,
si contengono, l'esserne autore uno pseudo-storico, Iacopo
Corello, il quale era, secondo che anche inclinava a credere
PEREZ om

L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI — 223

il Tiraboschi (St. della Lett. Ital. T. VII, p. III, pag. 1036),
uno peseudo-storico posto in luce dal famoso Alfonso Cicca-
Tello, che, come è noto, aveva pur fatti apparire come au-
tori di sue opere un Giovanni Selino, un Francesco Campano,
ed altri peseudo-storici fanno ritenere che molto facilmente
la suaccennata Chronica Pontificum fosse essa pure ideata
ed a suo modo composta da quell’ ardito impostore —.

L'abilità del falsario era singolare davvero. Cercava
d'introdurre le opere da lui fabricate in qualche libreria
stimata, come quella de’ Boncompagni o altre; ne citava
VYesemplare e induceva gli scrittori del tempo a citarla essi
medesimi. Quando vi cadde, fra gli altri, il Sansovino, egli
si fece sollecito di citare l'autorità di quello scrittore che
aveva attinto alle dette fonti: in un luogo riportando tutte
le opinioni degli pseudi-autori consultati dal Sansovino e da
questi riprodotte, egli dà la preferenza allo pseudo -Fanusio,
e così si diverte a gabbare il lettore, mettendolo dentro ad
una fitta rete di inganni.

L’opera del Ceccarelli non si arrestò alle cronache e
alle storie. Non davano queste tutta l autorità necessaria a
comprovare certe asserzioni? Allora egli ricorse ai documenti.
Nell’ Historia di Casa Monaldesca pubblicò due documenti; uno
di Federico II (Bóhmer-Ficker, reg. 440) e uno, falso, di
Ottone II (Stumpf, reg. 463). Questo si trova anche nell au-
tore inventato, Fanusio Campano. Cosi per la casa Conti
falsificò documenti successivamente alla storia di quella.
Nello stesso modo possono indicarsene altri per i Monalde-
schi; uno di Ottone III (Stumpf, reg. 1170) e uno di Cor-
rado II per Tancredi Monaldeschi, stampato dal Gamurrini
come una prova per conoscere le falsificazioni del Cecca-
relli. « Dalla relazione dell’Allacci (dice ilRiegl) (1) dalle me-

(1) A. RIEGL, Alfonso Ceccarelli und seine Fàalschungen von Kaiserurkunden
in Mittheilungen des Instituts filr Oesterreichische Geschichtforschung, vol. XV,
fasc. 2, Innsbruk, 1894.

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PRETI] L. FUMI

morie, dalle lettere e dagli autori falsificati dal Ceccarelli
abbiamo trovato una quantità di punti che ci fanno consi-

derare molti documenti imperiali pervenuti fino a noi quali
una indubitabile falsificazione del Ceccarelli; e di cui pos-
siamo approfittarci per discernere i giusti criteri con i quali
constatava essere cattiva opera della sua mano anche quei
diplomi che col solo aiuto delle indicazioni dell'Allacci non po-
tremmo attribuire all'anzidetto falsificatore ». Dall'esame diplo-
matico dei documenti falsati dal Ceccarelli fatto dal dott. Adolfo
Fanta (1) si constata la uniformità del frasario, il carattere
indiscutibile di una comune origine, presentati tutti, eccetto
quelli del Savelli, come fatti nella seconda metà del 962 in
Viterbo. Il Fanta nota la falsificazione del diploma di Ottone I
per i Gonzaga (Bóhmer-Ottenthal, reg. 333) ed il frammento
ancora inedito di un diploma per Giovanni Pepoli (BO,
reg. 338). « Ma se il diploma di Ottone I per Giovanni Pepoli
è falsificazione del Ceccarelli, lo stesso deve dirsi allora anche
per i diplomi di Ottone II e di Federico I (Stumpf. reg. 647
e 3857) per la stessa cosa letteralmente identici, in parte,
a quelli di Ottone I. Del resto è constatato che questi do-
cumenti per la massima parte si uniformano alle già note
falsificazioni del Ceccarelli fatte sotto il nome di Ottone II
e Federico I. Certamente con l’aiuto dei diplomi di Ottone IV,
egli erasi fatto una traccia su cui comporre tutte le falsifi-
cazioni dei diplomi di Ottone I. Nell'istesso modo egli aveva
un formulario speciale per i diplomi di Ottone II, il quale
era, invero, diverso da quello di Ottone I, ma che spesso è
simile ed ha varie proposizioni eguali. Lo stesso dicasi per
i diplomi di Federico I. Per questo le falsificazioni del Cec-
carelli si possono facilmente riconoscere. In quei suoi for-
mulari predomina essenzialmente lo stile cancelleresco di Ot-
tone IV in modo speciale. Anzi possiamo con certezza mo-

(1) FANTA in RIEGL., cit. Vedi anche Monum. Germ. hist., FANTA, OTTENTHAL,,
poi RIEGL e di nuovo OrTENTHAL (Nachucorth nel periodico suddetto).

eite NE amm mon nt

—52———
L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 225

Strare l'origine della traccia che serviva per i diplomi di
Ottone I. Fatta astrazione dall inventare che egli faceva: il

numero dei testimoni, spesso è consono con quello di Ottone
IV: anche il protocollo e |’ escatocollo consuonano con quelli
dei diplomi di questo imperatore. » Dimostra poi il Fanta
Ghe il diploma adoperato dal Ceccarelli per il suo formulario
è quello di Ottone IV per Monaldo Monaldeschi (BF., reg.
450), e per il confronto egli stampa ambedue i diplomi in-

sieme, prendendo a fondamento per il formulario di Ottone

I il diploma dei Carpegna. « La conseguenza (dice il Fanta,
dopo avere avvertito alla conformità della chiusa, da lui
omessa, perchè evidente, nel diploma riportato) è che il Cec-
carelli adoperasse il detto documento per il suo formulario,
mentre la cosa si fa sempre più verosimile dal fatto che
egli stampava il diploma di Ottone IV nella zua Zistoria di
casa Monaldesca. Ma un altro formulario serviva all’impostore
per i diplomi di Ottone II, come si vede dai falsi diplomi
fatti in nome di questo imperatore per i Monaldeschi, per i
Pepoli e per i Montemarte. Questo, come quello che prendeva
per i documenti di Federico I, concorda in diversi punti col:
formulario dei documenti suddetti di Ottone I. Che poi egli
avesse un formulario anche per i diplomi di Federico I, lo
mostra il frasario (Wortlant) usato nei diplomi per i Conti,
per i Lottieri e per i Marioni con quello per Uguccione del
Colle, all' unisono nella sostanza. E con questi si danno la
mano quelli riferiti dallo Stumpf (reg. 3932, 5966), dei quali
il Ceccarelli, per quanto abbiamo potuto constatare, non fa
mai menzione. Anche questi dobbiamo dire falsi: contro di
che non vale il fatto del Soldani, il quale dice che i due di-
plomi ha stampato secondo un transunto del 1223. Il Ficker
con ragione già disse che anche il transunto stesso doveva esser
fabbricato. La connessione già qui constatata di quei diplomi
col Ceccarelli non lascia in questo fatto sorgere un dubbio.
Egli stesso confessó di avere falsificato varii transunti di
diplomi imperiali. Cosi possiamo dichiarare sei documenti di
STR FI ASINI

LEE L. FUMI

Federico I come manipolazione sua. Si dice che sono stati
fatti nel marzo od aprile 1162, nell’ occupazione di Milano.
Egli prediligeva una certa data nelle sue invenzioni. Per
questo non voglio dubitare che sia falso anche il documento
menzionato dal Sansovino fatto per Giovanni Pallavicini, come
si dice al tempo dell'occupazione di Milano, e che sia stato
fabbricato dal Ceccarelli. Ma se questo è vero, allora dob-
biamo dichiarare come documenti falsificati da lui tutti gli
altri ivi ricordati dal Sansovino dal 1175 per i Pallavicini e
così quelli di Ottone II per Adalberto Pallavicini e di Fede-
rico I per Ottone e per Federico figli di Bertoldo da Borgo
Sandonnino. Dall’ altra parte abbiamo il diritto di attribuire
allo stesso falsificatore gli altri, citati dal Sansovino, degli
anni 801 e 962 per la stessa famiglia, perchè il diploma di
Federico I per i Marioni di Gubbio certamente è del Cecca-
relli; tanto più che la data del 962 corrisponde alle falsi-
ficazioni di Ottone I, mentre l' unico completo documento di
Carlo Magno ha la data dell’ 801 ». Lo stesso Fanta poi passa
a dimostrare che anche i diplomi di Ottone-IV e di Fede-
rico II hanno un comune fondamento in un formulario. Il
Riegl, fondandosi su i criteri interni ed esterni dedotti dal
Fanta, dié un sommario di quei diplomi imperiali che possono
ritenersi per falsificazioni ceccarelliane, e ne novera 103,
senza che in quell' enumerazione possa dirsi esaurita l’ opera
del falsario; perchè « nei manoscritti che egli ci ha lasciati
abbiamo diversi punti, dai quali possiamo arguire una rispet-
tiva falsificazione di docunienti, benchè ciò non si possa as-
solutamente provare ».

Non parlo dei diplomi Ceccarelliani fatti per uso e con-
sumo dei Marchesi del Monte, perché li svelerà, dicendone
con perfetta competenza un mio ottimo collega ed amico, il
cav. Giovanni Magherini-Graziani, nella sua Storia di Città
di Castello in continuazione di stampa.

Nell'Archivio Vaticano ho rinvenuta una lettera di Fe-
lice Marinangeli ad. Alfonso Ceccarelli, da Gubbio, de' 25 luglio

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7

L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 227

1582, dove si ricava di un diploma presso di lui, che con-
cerneva la famiglia di Carpegna. Non ho potuto verificare
se sia quello stesso apocrifo di Ottone I, per non averlo ri-
trovato dietro le indicazioni archivistiche date del n. 60, t. 30,
p. 290. Ma sicuramente appartiene alla serie dei documenti

per Ulderico Carpegna, Ranieri Lottieri, Lodovico e Pietro

da Ponte (Ottoni) Guido Cybo e Virginio Savelli. Uno ve
ne é non ancora stampato per Giovanni e Ludovico Conti.

Tutti questi diplomi sono menzionati. dal Ceccarelli. E
che essi escano tutti dalla stessa fabbrica mostrasi da que-
sto (dice il Fanta), che eccetto piccoli e non essenziali punti
e, naturalmente, i nomi, sono nel resto fra loro eguali.

Finalmente, da innumerevoli citazioni apparisce che egli
falsificò anche bolle di papi e documenti privati. Di più, in
una scrittura del marchese Marabottini, valente critico or-
vietano del secolo XVII, raccolgo che inventasse anche la-
pidi, leggendo che: « dopo haver fabbricato con la fantasia
« ventose genealogie, si arrischió a dare investiture di feudi
« e titoli di principati et a spedirne brevi e bolle contrase-
« gnate col marchio d'una affettata antichità, con le perga-
« mene logore e corrose, con i caratteri contraffatti e con i
« segni falsificati de’ Papi e degli Imperadori ; anzi per mag-
« giormente assicurare dalle ingiurie del tempo le sue chime-
« riche invenzioni, LE IMPRONTÒ ANCO NE’ SASSI, essendosi
« vista più d'una lapide uscita dalla miniera del suo ca-
« priccio » (1).

Con tale apparato di autori, di documenti e di monu-
menti scritti acquistato a buon mercato, egli faceva pompa
di sapere, mettendo innanzi teorie nuove di erudizione sto-
rica. Confutava le opinioni discordi per sostenere la sua
confutata dalle allegazioni de! Fanusio Campano, di Gabinio
Leto, del Selino o del Mirabello o del Corello o d'altri con-

(1) Dai frammenti di scritture del march. Marabottini presso di me.

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228 “L. FUMI

simili. Una copia del Campano fu posseduta dal Ciacconio
che la ebbe direttamente dal Ceccarelli; poi passò al Tas-
soni. Il duca di Sora ne aveva una sempre citata dal falsa
rio. Era stata copiata da un esemplare del Sigonio « che
non lo stimava poco... » e si trattò perfino di farlo stampare
in Augusta (1). Una copia era anche nella libreria del mar
chese Capponi, passata poi alla Vaticana. Brani dello stesso
Fanusio, di Gabinio Leto e della Cronaca de’ signori di
Brunforte allegati da Monaldo Monaldeschi nei Commentarii
historici d' Orvieto e nelle stesse opere del Ceccarelli sono
una prova che quei libri esistevano in più copie. La storia
della famiglia Conti entró nella Biblioteca de’ mss. del barone
Stoch. Delle poche cronache buone che egli possedeva raro
è il caso di vederle citate. Egli aveva bisogno di cose sba-
lorditoie per far colpo sugli ambiziosi, risalire a tempi fa-
volosi e preistorici, scendere giù giù ai tempi romani, gotici
e longobardi dove per lui non erano tenebre, ma campi
aperti alla più vivida luce.

Il suo metodo nel comporre le storie era molto adatto a
dare lo spolvero agli indotti specialmente di provincia. Prima.
di tutto, le fonti. Pone in fronte l'elenco degli autori. Talvolta
comincia dai geografi, che. erano i suoi prediletti. Si rifà
dal suo Gabinio Leto; poi passa agli scrittori di architettura,
quindi agli storici, ai poeti, ai commentatori. Apre, per lo
più, l'opera dando l'etimologia del luogo, la fondazione, le
generalità sulla qualità, sul territorio, sul sito cosmico e si-
dereo ; parla de’ costumi, degli stemmi, della eccellenza e
nobiltà sua, degli uomini illustri in lettere, in armi, in poli-
tica, in santità e delle famiglie. Questo occupa per lo più
quattro quinti del lavoro, rimanendo il resto, la vera storia
medievale, ristretta in poche pagine piene di fatuità generiche
e sconclusionate che tengono luogo dei fatti facilmente rinve-
nibili, purchè si fosse dato la pena di ricercarli. Per Bevagna,

(1) Lettere di uomini iustri, Venezia, 1744, p. 118, 185.

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E' OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 229

sua patria, fa lo sforzo di citare gli Statuti per una semplice
data che è la seguente: « Quod omnia bona et jura Comunis
« Mevanee sint in eo statu in quo erant ante tempus prime
« rupture sub an. d. 1334 die 24 januarii ». Ma quando fa la
storia de' Savelli di Roma, trova una notizia assai peregrina
che farà molto piacere a quella illustre casata: cioè del re-
stauro di Bevagna e di un vescovo Savelli antimillenario, e
la sciorina li, mentre ne tace nella storia di Bevagna: « Anno
« domini 840 sub Ludovico II imperatore, restauratore Me-
« vaniae cuius dedit episcopus papa Sergius II, qui fuit Fa-
« bius Sabellus Romanus ». A parte l'equivoco della costru-
zione e del collocamento del relativo, è bene singolare la
cronologia dell'a40 per Ludovico II e Sergio, dove si doveva
porre Ludovico Pio o Lotario e Gregorio IV. Ma chi non ci
vorrà credere, quando senta che si legge questa memoria
nella sacrestia di S. Francesco di Bevagna? Peccato che non
l| avesse rinvenuta nellipotetico episcopio della sua patria!
Bene opportuna sopraggiunse allora la scoperta delle cronache
di Bevagna, le quali sapevano dire a puntino della restaura-
zione operata da certi nobili romani di casa Savelli nel
l’anno 714. Era tanto vero ciò, che nelle cronache stesse si
citavano le cronache de’ signori di Brunforte! Se ne poteva
restare convintissimi! A conferma del fatto, come per dare
una villeggiatura antichissima ai Savelli, soggiunge: « Beva-
« gna allhora era stata rovinata da’ Longobardi et però quelli
« potentissimi huomini Savelli la restaurarono et la refecero
« per la bellezza et bontà del sito ». E qui si vede il sistema
che teneva per invogliare i grandi signori a commettergli le
genealogie. Veniva fuori con qualche notizia alla spicciolata
per impressionare. La faceva venire di lontano e per darla
meglio ad intendere, la diceva rinvenuta in Bevagna o nel-
l Umbria, regione che si poteva supporre bene da lui cono-
sciuta. Poi scriveva una prima parte, sconnessa e vuota, del
lavoro, l'autenticava solennemente col suo sigillo, e per ultimo
prometteva le parti successive delle quali dava, come un
22280: 5c 2 x e FUMI

impresario da teatro, un pomposo programma, riserbando in
fine « la mensione de tutti i viventi e le genealogie de’ pas-
« sati e viventi, secondo che si è potuto trovare ». Se v' era
gente che abboccasse all'amo, egli allora, sicuro di una buona
ricompensa, poneva a tortura la fantasia per cercare di ese- 4
guire il programma scenografico, dove si registravano anche
« alchuni privilegi imperiali della concessione delli stati e
tutte le bolle dei papi ».. Al Comune di Orvieto esibi una
storia, della. quale disegnò la « Scala », come si trova nel
Cod. Vatic. 5311. Gli Orvietani esitavano. Egli v'interpose
il loro Agente in Roma, dicendo di contentarsi di averne
una gratificazione di cinque o sei scudi. Il Consiglio ordinò
all'Agente di promettere la somma, però con questa condi-
zione: che si facesse leggere quanto pensava poter dire di
quella città, e dopo aver tutto considerato, ne dovesse dare
ragguaglio e scrivere il suo parere in bene o in male. Gli
si ingiungeva poi che dovesse « aver modo di vedere le
« giustificazioni di quello che detto Ceccarello asserisce » (1).
La diffidenza che dimostravano gli Orvietani era in tutti.
Al Vescovo di Novara che ricevette il catalogo dei suoi pre-
decessori senza trovare riscontro nella Biblioteca di Milano,
non seppe che rispondere quando gli richiese le fonti. Final-
mente, non potendo piü durare in silenzio, disse di averne
l’autore presso di sé, poi si contraddisse, ora dicendo che lo
avrebbe, ora che lo aveva donato a principi, ora che gli con-
stava per sentito dire. Ad Alberico Cybo raccontava la sto-
riella di una scoperta, fatta nei dintorni di Todi, di una
cassa vecchia con entro molti libri antichi, contratti, scrit-
ture e privilegi membranacei (2). Avvisato da un suo ami-
cissimo di Bevagna, vi si recó subito, trovó molti privilegi
d'imperatori e di papi. Fra i privilegi, era uno di Ottone I

(1) Arch. d'Orvieto, Consigl. 22 novembre 1580, c. 175 t.
(2) SFORZA G., Il falsario Alfonso Ceccarelli e Alberico Cybo Malaspina grin-
cipe di Massa, in Arch, St. Ital., S. V. 15, 1895, pag. 276.
L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 231

a Guido Cybo, di cui gli mandava copia, un altro di Ono-
rio II ai conti di Montemarte che portava la sottoscrizione *
« Ego Adalricus Cibo genoensis presbiter Cardinalis tit. SS.
« Joannis et Pauli ». Tutti questi documenti ottenuti a forza,
E dopo grandi promesse fatte al prete di Poscella, in casa del
quale erano, averli ora presso di sé, e benché da molti de-
siderati e chiesti a grandi prezzi, a nessuno averli concessi,
ma egli li metteva a tutta sua disposizione. Così scriveva
sulla fine del 1578 e sui primi del’79. La storiella ebbe una
coda lunga. Bisognava pure dar la spiegazione del mistero

l'Archivio di Orvieto in tempi di commozioni politiche, sal-
vati da uno di casa Saracinelli che, per sicurezza, li aveva
ricoverati nella rocca di Todi, ma colpito di peste, se ne
mori, e cosi le scritture gli rimasero in casa. Che mera-
viglia trovarvisi fra le altre cose il privilegio della famiglia
Cybo, come ve n’ era anche per i Rangoni? A quei tempi,
per mettersi in salvo, quasi tutta Italia faceva capo in Or
vieto, e più doveva pensare che in essa Bonifacio IX, dei
/ Cybo (!), vi aveva fatto dimora. Per questo trovarsi colà e
nella Biblioteca della S. Sede custodirsi scritture ripostevi
da più di 900 e di 1000 anni che parevano scritte allora
allora. Né in ciò esser buono il giudizio sbalestrato da un
Lomacio che di antichità non s'intendeva punto. Ma chi le
vide in Roma, le ebbe per autentiche. I signori di Matelica
che produssero in giudizio la bolla di donazione della città,
| contarono a lui, per la sola copia, ben 25 ducati d'oro. Quindi
| consigliava il principe a raccogliere i documenti in un volume,
e poi, autenticatolo, a riporlo nell’archivio di casa, senza
darsi altra pena. Ma il principe non cadde nel tranello. AI-
legò l'autorità di un cardinale. Il Ceccarelli rispose sfatando
il giudizio di quel Cardinale che ripudiava gli scrittori quando
i allegassero autori le cui opere piü non esistevano. Disse
| meravigliarsi molto che chi si picca di sapere di lettere ne
| : sballi di così grosse. Se non si hanno più le opere antiche,

relativamente al prete. E il prete diceva averli avuti dal-

Pe.
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Til nil rità - Ei MAT

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non per questo può togliersi fede a chi le alleghi, ma. se
ne aggiunge invece autorità, poichè quello che narrano non
venne di loro capo, ma dalla fede di autori stimati lo tras-
sero. Dunque non si dovrebbe più credere a Plinio, a. Plu-
tarco e ad altri innumerevoli, nè agli stessi libri santi se si
citano autori che oggi non più si hanno, noti solo di nome?
Chi può dire di aver presso di sè o di sapere che altri pos-
segga il libro de’ Giusti, il libro delle Guerre del Signore
‘ammentati nel Vecchio Testamento, o il libro di Enoch nel
Nuovo, dalle autorità de’ quali si aggiugne fede ai dotti? Ep-
pure tutti, quasi tutti sono d' accordo sulla loro scomparsa.
Ma quelli che egli allega, bene si possono ritrovare nella
Biblioteca del Mondo che egli viene stampando, e fra gli al-
tri vé un Fanusio, v'è un Corello !

E qui metteva fuori i dotti di Roma, l’autorità del Pre-
fetto di Castel Sant'Angelo, che era l'archivista della Santa
Sede, e un vescovo francese e perfino un Prefetto del Delfi-
nato, inventandone di ogni colore. E nominava i suoi famosi
autori ad uno ad uno e ne diceva tante da far credere tutto
oro colato le sue parole. Disgustato col principe di Massa,
come finse di essere, si ritrasse da lui, per rivolgersi ad altri.
Egli aveva l'astuzia di mettere in curiosità le famiglie. An-
nunziava prima che avrebbe cercato, poi faceva sapere di
aver trovato qualche cosa, e cominciava a mandarne e ne
dava sempre a bere a tutti. In una lettera da Bevagna, del
21 maggio 1577, a Bartolomeo Onofri da Foligno, così piglia
in giro il buon uomo: « Ho già cercato per trovare l'ori-
« gine di casa sua; e perché di questa non ho né originale
« né copie, non le.posso dare le parole formali, che di Ro-
« mano. Poi, piacendo a Dio, le potrò mandar quanto desi-
« dera. Et hora le mando quanto ho potuto cavare da un mio
« Registro, dove sono per catalogo notate tutte le famiglie
illustri e nobili del mondo, cavate da detti libri e da molti
. altri historici e cronichisti. La famiglia dell’antico Romano
« di Foligno cominciò in Foligno nell'undecimo anno del



^A

^
À

L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 233

pontificato di S. Lion magno da un notabilissimo baron
Romano di casa Ruffa, della quale uscì S. Silvestro I papà
e molti altri papi e cardinali. Tutto questo si cava da Gio-
van Selino e da Fanusio Campano. La famiglia dell’antico
Romano insieme con le notabilissime famiglie de gli Elmi e
de' Conti rifecero e riedificarono Foligno che era stato ro-
vinato da Federico Barbarossa, come dice Giovan Selino.
Sotto Adriano papa, secondo di questo nome, un certo Ono-
frio d'Antonio Romano da Foligno fu vescovo di Foligno,
come dice Giovan Selino. Maestro Giovanni di ser G., che
fu Maestro di Dante, nelle sue croniche fa mentione della
famiglia dell’antico Romano e la chiama cattolica, perché
due soldati gran capitani de antico Romano interfuerunt
bello sacro sub G'ottifredo Bulliono pro recuperatione terre
sancte. Un di darò a V. S. bellissime memorie, oltre le
predette, non convenendosi di così trattarne sciuttamen-
te » (1). Tentò con i Cavalcanti e per fino con i Medici

di spacciare certe cronache fiorentine.

Scriveva a Francesco Mercati nel 1581:

« Son certissimo, che se Sua Altezza sapesse l'origine
di casa de’ Medici, pagherebbe un buon beveraggio, perchè
in mano mia si trovano gran cose. Sì che V. S. può farmi
favore in varii modi e mi può aiutare e balzarmi innanzi,
ché io le prometto che ho cose alle mani, che ognuno ne re-
sterà stupito. Aspetterò l'avviso suo quanto prima, perché
sono ricercato da molti altri se voglio dar questa cronaca,
ma porgendomisi questa occasione, ne ò voluto scrivere
a V. S. per intentar miglior fortuna » (2).

Chi non avrebbe potuto credere alle bollature che egli

dava, quando egli rilasciava autentiche di questo tenore?

«

p.

Ego Alphonsus Ciccarellus mevanas suprascripta (così vi
(1) Barberin. LVIII, 56, p. 35.
(2 BULIFON A., Lettere memorabili istoriche politiche ed erudite, Pozzuoli. 1696,
129.

16

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Pp. Vom

3
234 i L. FUMI

« sì leggeva in fondo)..... familiae monumenta ex historicis
« et ex scriptorum libris quos nominavi quique apud me
« sunt, deprompsi, et ad verbum ex ipsis exemplaribus quae
citantur, loco descripsi. In quorum omnium fidem hoc die
« XV? januarii 1580 manu propria subscripsi, meo signo sub-
« signavi et soliti mei sigilli impressione munivi.

^

A

« Item Alphonsus qui supra
« Manu propria Loco -- signi Loco + signi ».

Nell'autentico apposto alla famiglia di Scozia è anche
il motto, come ho già detto, del sigillo: In hoc signo gloria
mea. Che venissero pure tutti a sincerarsi se le cose non
erano fatte a modo, se tutto non era tratto dalle fonti! C'e-
rano i notari che tutto avevano autenticato! Ed ecco infatti
la dichiarazione di un notaro della Reverenda Camera Apo-
stolica che vale per tutti.

« Die XII aprilis 1581.

« Magnificus Dominus Alfonsus Ceccarellus de Mevania,
« Spoletanae diocesis, artium et medicine doctor excellens,
« exibuit mihi libellum in membrana scriptum per eum, ut
« dixit, super nobili prosapia Marionorum de Eugubio (cita
« le fonti).....

. . . . . . . . . . . . . . . . . . .

« Acta fuerunt hec Romae in regione Parionis in palatio
« residentie Illu.me domine Hersilie Cortesie de Monte, in
camera cubiculari predicti domini Alfonsi.
« Not. Stephanus Latinus
«ROSA. 8. ete. ».

«

^

Che l'ufficio della Biblioteca del Mondo fosse ormai im-
piantato con tutte le regole è chiaro da questo grottesco
modulo di istrumento che egli teneva sul suo banco:

« In nomine etc. In presentia mei nolarii etc. Magnificus
« dominus Petrus Bonamicus de Corradinis Aretinus et civis
« Romanus procurator ac vice et nomine magnifici domini
«

^

^

A

«

«€

^

«

L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 235

Vincentii Butii de Magonibus de Urbeveteri familiaris et
pincernae sive copperii Ill.mi et Ecell.mi domini Jacobi
Boncompagni Ducis Sorae; qui cupiens nomine domini
Vincenti habere sumptum sive exemplum nonnullarum

« particularum ex quibusdam libris antiquis existentibus

apud magnifieum et excellentissimum dominum Alphon-
sum Ceccarellum de Mevania phisicum, loquentibus de
quibusdam illu.me Civitatis Mvanae, idcirco rogavit eun-
dem magnificum dominum Alphonsum ut vellet dictum
librum exibere et mihi notario ostendere ad effectum extra-
hendi dictas particulas. Qui magnificus dominus Alphon-
sus ut supra requisitus dicto domino Petro complacere
volens, propriis suis manibus, sua Biblioteca quam habet
in mansione ipsius domiui Alphonsi existente in palatio
Il.mae dominae Hersiliae Cortesie de Monte, accepit quem-
dam libram antiquum (e qui bisogna descrivere com'è il
libro) intitulatum etc......, quem mihi notario ad dictum
effectum tradidit et consignavit. Quo facto ego notarius
infrascriptus in presentia innfrascriptorum testium ex dicto
libro exemplavi et extrassi huiusmodi particulam loquen-
tem de familiis praedictis sub folio etc..... (et qui bisogna
cavare tutto quello che si vuol cavare).

« Insuper idem d. Alphonsus ex dicta sua -Bibliotheca,
propriis manibus, accepit et mihi notario ostendit alium
librum (et qui descrivi il detto libro come sta ligato et come
è coperto et di quante carte è).

« Quos libros ego notarius dicto magnifico domino Al-
phonso restitui et consignavi. Super quibus omnibus etc.
Actum Romae in regione Parionis et loco conscripto, pre-
sentibus... (qui poni à testimonii) etc.

« Poi se scrive la sottoscriptione del notaro al suo segno.

« Et poi si pone la legalità nella città o terra dove si fa
l instrumento da quel notaro » (1).

(1) Cod. Vatic. n. 5811, c. 26.

o_o‘ = EEE

resi

CRETE
ia
L.

FUMI

L'agenzia Ceccarelli che aveva per fine l'affare, per
mezzo lingauno, accompagnato dalle ridevoli forme della
legalità, non isfruttava abbastanza i clienti. Il cercello bi-
slaeco del nostro mendiconsolo pensó di accompagnare a

questo un altro ramo d'industria sopraffina: Il astrologia.
]

Divinare gli eventi, servendosi delle osservazioni astronomi-
che, trovare ad ognuno la sua costellazione, scrutando la
psiche con segni astrolabici, afferrandola con calcoli cabali-
Stici, per pronosticare i misteri della vita, per annunziare
le ascensioni della fortuna, e questo in quella Roma, dove
nascono e convergono sempre procaccianti d'ogni specie,
doveva fruttare un tesoro. A riuscire, il mago umbro rac-
coglie nomi di astrologi greci, caldei, soriani, africani, romani,
forma aforismi e apoftemi, trattati astronomici e centiloqui,
da lui tradotti, come spacciava, da antiche lingue. Forte delle
lustre di questo nuovo arsenale, la fantasia lo impenna

« e fallo infin sopra le stelle volare » (Poliz. st. 1. 6).

Tale è I ultimo termine della attività del fisico Bevenate.
E perché non é stato ancora studiato sotto questo aspetto,
mi si dà l'opportunità di metterlo in evidenza. Ho potuto
trovare nell’ Archivio Vaticano una importante scrittura che
ha per titoio: Duplicatus index scripturarum quae fuerunt olim
e civitate Anagnina asportatae (1). Si tratta di scritture man-
date in Anagni e da Anagni rimandate in Roma a tempo di
Alessandro VII. A c. 118 comincià e prosegue fino a c. 120
un elenco di scritture che evidentemente sono tutte del Cec-
carelli. È la preda ottenuta dal sequestro giudiziario sul do-
micilio del falsario; cosa interessantissima, perché non solo
ci dà l'indicazione di sei registri Ceccarelliani raccolti nella
Biblioteca Vaticana, ma ci designa molte altre opere e scrit-
ture di lui fin qui sconosciute e ci mette sull'avviso per

(1) Arch. Vatic., vol..VII, XLIX, n. 15.
stan e E ae 7 Ge. Sra Pat #4 Y NR a
- NEN: E" ue eo D. S au ir %

L'OPERA DI FALSIFICAZIOME DI ALFONSO CECCARELLI 231.

scoprire o in lui o in qualche suo imitatore l'origine delle fa-
mose profezie de futuro pontifice sintetizzate in motti a tutti
noti, da applicarsi ai papi in una lunga serie che ormai sta
per toccare il fondo.

In quell’ Index duplicatus, oltre alla Genitura Cardinalium
che corrisponde ai Registri Vaticani 6156, 6158, si hanno le
seguenti opere che ci indicano elucabrazioni astrologiche del
Ceccarelli; e cioè: 1." De septem planetis ; 2.° Tabula status....
coeli ex harabico in latinum) conversa ; 3.°. Pronosticum anni
communis 1580; 4.° Liber intitulatus DOROMUS, de quatuor cla.
vibus considerandis in genituris; D." Prophetia de Pontifice post
Gregorium XIII; 6° Vaticinio de Pontifice futuro post Grego-
rium XIII; 7. Prophetiae maximae considerationis ; 8.° Genea-
logia di Jafet; 9.° Profetia de Turchi, della loro rovina o cor-
versione alla fede di Xpo per forza della spada Xpiana; 10."
Fasciculus nativitatis diversorum, Alphonsi Ceccarelli ; 11." Fa-

sciculus pronosticorum temporum et familiarun ; 12.° Pronostica

et historie; 13.° Liber intitulatus: Il modo di trovare et formare
l' ascendente di ogni persona; 14.° Liberculus an aliqua arte quis
fieri possit invisibilis ; 10." Libellus intitulatus: Notanda in
astrologia extracta ex antiquo libro manuscripto. Forse qualcuna
di coteste opere può avere una sostanza comune con la Pan-
tocosmia del cielo e della terra da lui ricordata nella Historia
Monaldesca e con quella ricordata dall'Allaeci sotto il titolo:
Prognostica et vaticinia varia. Ma se si eccettua il Doromus
del n.° 4^, citato dallo stesso Allacci, tutti gli altri 14 titoli
sono affatto sconosciuti. Forse, invece di conservar quegli
scritti nella Biblioteca Vaticana con gli altri, si collocarono
à parte, o potendo saper di necromantico e di magia, sebbene
l| elenco noveri altre cose storiali non rinvenute fin qui,
furono messi altrove o anche distrutti. Sarebbe pur curioso
di conoscere tutte quelle profezie de futuro pontifice, perchè
potrebbe aversi la chiave delle profezie de^ papi.

C'è chi seguita a parlare sul serio di queste profezie e
s'ingegna di provare vera e autentica la loro paternità da

CRI ipe nh ma
238 L. FUMI

Malachia O'Mongoir, nato ad Armagh in Irlanda nel 1094
che fu abate cistercense di Banchor, vescovo di Connor e
mori nel 1148 a Clairvaux in fama di santità. San Bernardo
che ebbe con lui famigliarità e gli indirizzó alcune sue epi-
stole, ne parló in due sermoni. Un Bernardo de' Clairvaux,
suo amico, ne fu anche il primo biografo. Fu seguito da
Vincenzo di Beauvais, autore dello Speculum historiale, poi
dal Tritemio ne’ suoi Zcrievains ecclésiastiques de l'ordre de
S. Benoit. Ma nessuno, compreso il Capgrave, che scriveva
nel 1516 I Histoire des évéques d' Angleterre, parlando della
santa vita di Malachia, accenna sia pur da lontano al suo
preteso spirito profetico. Chi cercò attribuirgli alcune opere,
come il Bale (1548), il Simler (1555) e il Frisius (1583), non
pensò affatto di farlo autore di una Prophetia de summis pon-
tificibus. Parrebbe impossibile come rimanesse a tutti ignota
fino alla fine del secolo XVI. Ma aveva la gran ventura di
capitare sotto gli occhi del benedettino Arnoldo de Wion
(1595). Questi non ci sa dire dove e come riuscisse a rin-
venirne il manoscritto, unica opera dell’ Irlandese da lui
conosciuta, pur non osando di asserire che di lui fosse ve-
ramente. Egli scrivendo il Lignum vitae nel 1595, la pub.
blica, limitandosi a riferirla a Malachia, con un s dice (fertur).
Pare che l'avesse mostrata il de Wion al Ciacconio e questi
fattosi ad esaminarla, si provasse a spiegare i facili enigmi e
a quei motti che alluderenbero a tutta la serie dei papi in-
traveduta dal ven. Malachia con Celestino II fino alla durata
dei secoli, cioè fino alla fine del mondo, si sarebbe perduto
ad applicare, ad uno ad uno, le qualità del pontefice, cui
o per una o per un’altra ragione potevansi riferire, fino al-
l’ultimo papa del suo tempo, Urbano VII.

Veramente è strano che il santo uomo Malachia (morto
il 1148) cominciasse a profetare dagli ultimi tre papi che re-
gnavano ai tempi suoi (Celestino II, Lucio II ed Eugenio III).
Egli sarebbe stato il facile profeta del passato. Ma i sosteni-
tori della profezia saranno dispostissimi a rispondere che la
— -

L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 239

visione di Malachia accadde per lo meno sei anni prima
della sua morte! In questo caso parmi che egli avesse in-
dicato tre papi futuri agli uomini del suo tempo in modo
che tutti avrebbero constatato in lui vivente un uomo « di
spirito profetico dotato », ma ne sarebbe venuta meno la
fama in ragione inversa che aumentavano le meraviglie di
avveramenti costanti delle sue previsioni! Forse ci diranno
che l'umile benedettino non volle, sè vivente, rivelare il
dono celeste. Ma se il deno supremo si scopri, naturalmente,
alla sua morte, come mai nel rapido succedersi da un anno
all'altro di due pontefici, Anastasio IV e Adriano IV, nel
seguente avvenimento del grande Alessandro III, i contem-
poranei ammiratori e veneratori di Malachia non ne avreb-
bero levato a cielo la singolare virtù, popolarizzando le mi-
‘abili previsioni avverate nel giro di pochi anni? Ma lab.
Joseph Maitre con un volume di 864 pagine ha provato al
sole dell’anno 1901, che le profezie sono di S. Malachia e
tutte riconosciute infallibili (1).

Pur ammirando lo spirito e la cultura dello scrittore
francese, che intitolando il suo libro « etude critique »
svolge, « docteur en phisolophie et en theologie », la Storia
come la Sacra Scrittura, e, « licentie es sciences mathéma-
tique », teoremizza col libro dell'Apocalisse, non ho trovato
la vera critica sulla Prophetia. Egli tace là dove sono consi-
derati come legittimi gli antipapi Vittore IV, Pasquale III,
Calisto III, Nicolò V, Clemente VII, Benedetto XIII, Cle-
mente VIII, Alessandro V, Giovanni XXIII e Felice V. Altri
antipapi, Vittore IV, Pasquale III e Calisto III, si fanno an-
dare avanti ad Alessandro III E così, di altri ancora, di
Clemente VII, Benedetto XIII e Clemente VIII posti avanti

ad Urbano VI, che ne dice il critico francese ?

Ma la profezia misteriosa diffusa per il mondo andò de-

(1) MarrRE JOSEPH ab., La prophetie des Papes attribuèe a S. Malachie, étude
critique. Paris, Lethielleux, 1901.
240 ; L. FUMI

stando sempre più la curiorità delle persone. Fu tradotta da
Girolamo Giannini nel 1601, poi annotata dal medesimo (1605),
ristampata dall'Henriquez (1623), commentata da Cornelio a
Lapide (1626), da Samuele Torshell (1641) e da Roberto Ru-
sca (1641). Il primo che cominciò a darne pubblicamente un
giudizio serio fu il Manriquez (Amnales Cistercienses, T. II,
Lyon, mdexlii). Parlando appunto di quest’ultimo scrittore,
Rusca, e dei suoi Praeconia Cistercens., dice che le predi-
zioni da lui riprodotte sono apocrife, certamente, e non sono
una cosa seria per un sant’ uomo: « Apocryphas, ut conie-
« Ctari licet, nec satis sapientes gravitatem viri sanctissimi ».
Venne appresso il Carriére: nella sua Historia chronologica
Pontificum Romanorum cum praesignatione futurorum ex San-
cto Malachia, ed. 2°, aucta, Lugduni, 1663 (e Lugd., 1694,
Ven. 1697) dimostra le ragioni che tolgono ogni autorità alla
profezia, e conclude: « Quod ergo gratis et sine fundamento
« dieitur praedictionem hanc de summis Pontificibus esse S.
« Malachiae archiepiscopi Iberniae, hancque observatione et
« fide dignam, nego cum bona venia secus credentium, ne di-
« cam delirantium ». Il Papebrochio (Acta Sanctorum, propy-
laeum mati, p. 1, opp. 4, 1668) opportunanente dimandava
da chi il de Wion si avesse la scrittura? Da qual mano-
scritto ? Quanto. antico ? Dove trovato? Che autenticità
avesse? « Nihil horum curavit Wion, nihil Am. post eum il-
« lius pseudoprophetiae assertores ».

Ma chi vi portó il maggior contributo di osservazioni

fu il p. Menestier, gesuita, il quale nella Zéfutation des. Pro-.

phéties faussement attribuées à S. Malachie sur les éléctions des
Papes (Paris, 1689), sull’ Examen de la suite des Papes sur le
Propheties attribuées à s. Malachie e ne la Philosophie des Ima-
ges énigmatiques (Lyon, 1694), accennò alle stravaganze, agli
anacronismi e alle falsità evidenti di queste predizioni, fon-
date la maggior parte su nomi supposti e sopra il blasone
usato piü tardi, e concluse col dire che le pretese profe-
Zie non sono altro che l opera di un partigiano del card.

EI mtus
L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 241

Simoncelli di Orvieto, nepote di Giulio III che si era già
trovato alla elezione di sette papi, Marcello II, Paolo IV,
Pio IV, Pio V, Gregorio XIII, Sisto V e Urbano VII. A nes-
suno meglio che a lui, fra tutti i cardinali, poteva meglio
attagliarsi il motto che designava il futuro papa, poichè il
motto che gli si riferiva era questo: Ex antiquitate Urbis,
che era quanto dire Ex Urbeveteri (Orvieto). « Le Conclav
« où fut élu Grégoire XIV dura un mois et dix-neuf jours
« (dice il p. Menestrier) et donna le temps de forger ces pré
« dictions et ces amusements qui sont ordinaires à une infinité
« gens, qui accourent de tutes parts à Rome pour voir una
« création de pape, et qui n'ont point d'autre emploi durant
« le Conclave qu'à faire jours des jourdes almanachs et des
« réflexions. politiques, chacun selon ses intéréts ou selon
« son caprice ».

Continuarono le osservazioni critiche Wagner (1691),
Vallemont (1696), Moreri (1718), Gesprüch (1721), Gengell
(1124), Gravet (1737), Feyjoo (1138) Sandini (1139), Du-
ereux (1775), Gastaldi (1784); finché nel nostro ultimo se-
colo gli serittori Novaés, Henrion, Richard e Giraud, Melzi,
Moroni, Schóll, Weingarten, Hase, Joh O' Hanlon, Backer e
sommervogel, de Buck, Dollinger, Karnak, Kurtz, Dwenger, .
Bautz, Bellesheim, Vacandard, Bigou, Vassiliev, Maurevert
rappresentano appena il quinto di tutti coloro che si occu-
parono dellargomento, sul quale circa altri 40 scrittori ten-
dono a dargli valore, poco importando ad alcuni l indagine
sull'autore. Il simbolico peregrimus apostolicus (Pio VI) e l'al-
tro aquila rapax (Pio VII) attrassero in favore della leggenda
nel secolo XIX molti più fautori che non in tutto il tempo
passato. Se ne aumentò la curiosità, tanto che perfino oggidì
Si giuoca con piü o meno serietà alla ventura su i nomi, su
i cognomi e su i simboli araldici per prognosticare de futuro
pontifice. |

Dal modo incerto e misterioso della apparizione e dalla
forma della presentazione fatta dal de Wion nel 1595, nes-
eT cA: 5 Y A1 MESATYS T OMS Y
sme UEM GU ” — ————-—- ee 5

242 L. FUMI

suno che abbia senno puó ritenere per autentica la scrittura
delle profezie, ignota a S. Bernardo, ignota ai contemporanei
di S. Malachia, in contraddizione con gli ultimi anni di vita
di lui e in contrasto aperto con la cronologia pontificia. Se poi
sì considerino in loro stessi gli enigmi, è facile scorgervi due
momenti diversi nel pensiero dell’autore; il retrospettivo e
il predittivo. Dal numero 1 al numero 74, cioè da Celestino II
a Urbano VII, si procede con tale precisione di termini che
resta nettamente indicata o la patria o il nome o il cognome
o lo stemma del papa. Se Celestino II era tifernate, se
Lucio II apparteneva ai Caccianemici, se Pio IV era de’
Medici, se Pio V era nato al Bosco, se Gregorio XIII era
de’ Boncompagni, si faceva molto presto a trovare i motti

« Ex castro Tiberis — Inimicos expulsos — Aesculapii
pharmacum — Angelus nemorus — Medium corpus pila-
rum — ». Ma quando la visione del passato era cessata e

si doveva mirare al futuro, ecco che dallo specifico si passa
al generico e i motti assumono una foggia indeterminata
che nella sua grande latitudine permette le più svariate ap-

plicazioni così morali come materiali. Ne è prova I « Ignis
ardens » destinato a succedere all’odierno « Lumen in coelo »,

. Che si applica indifferentemente a varii candidati accesi di

zelo o di carità o di spiriti gagliardi (e se ne può trovare

sempre moltissimi), o che recano allusioni da nomi di batte-

simo, o dal cognome, o dallo stemma, o dalla stessa patria
o residenza ignivoma di un porporato napoletano. La dimo-
strazione della futilità di un tale scritto che si può provare

in molte maniere, troppo tirerebbe in lungo, esorbitando

dal fine che mi sono proposto, che è solo di vedere, cioè,
se Alfonso Ceccarelli può avere avuto o direttamente o
indirettamente una partecipazione a tale scritto. Se gli
enimmatici motti non apparvero prima del 1595 alle pub-
bliche stampe, cioè dopo cinque anni da che la prova ten-
tata per far riuscire il cardinale di Orvieto aveva abortito
nel conclave di Gregorio XIV, non può esserne autore il
—m——

L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 245

Ceccarelli, morto già alcuni anni prima di quel conclave.
Ma come la pubblica comparsa dei motti non ha mai coh-
traddetto alla universale credenza che fossero stati com-
posti e preparati per facilitare al card. Simoncelli di Orvieto
l'assunzione al papato, così la differenza negli anni fra la
morte del Ceccarelli e l'apertura del conclave non crea una
assoluta contraddizione. Potevano essere benissimo stati pre-
parati cotesti enimmi durante il pontificato di Gregorio XIII,
tuttochè apparissero solamente nel 1595. La data in cui usci-
rono in luce ha fatto credere ragionevolmente che per la
prima volta si applicassero durante il conclave di Grego-
rio XIV, ma è un semplice supposto che noi possiamo anche
far risalire al tempo della successione di Gregorio XIII. La
nostra ipotesi non avrebbe aicun valore se non avessimo
molti dati per riconoscere nel Ceccarelli la persona che si
occupava di enimmi de pontifice futuro, e se invece un in-
dizio qualunque ci si appalesasse per rinvenire fuori di lui
un altro a cui con probabilità ci potessimo riferire. Ma dal
momento che nessun nome ci è lecito pronunziare, è natu-
rale che ci fermiamo sulla persona del Ceccarelli, il più
gran falsario del suo secolo non solo, ma di tutti i tempi.
Che il Ceccarelli già si occupasse, durante il pontificato di
Gregorio XIII, della successione di lui, e ne facesse oggetto
di speculazione presso questo o quello fra i cardinali più o
meno papabili, lo accenna anche l'Allaeci, quando dice che egli
scriveva lettere de futuro pontifice a cardinali, da cui spe-
rava, e che insinuavasi loro con fare intravvedere altissimi
secreti da confidare, avvenuta che ne fosse l'assunzione alla
tiara. È facilissimo che egli concepisse un mezzo molto
adatto per attirare l’attenzione del Sacro Collegio, quello di
inventare una serie di motti profetici, la cui perfetta corri-
spondenza con i segni esteriori più evidenti nei pontefici
passati doveva sorprendere straordinariamente i semplici. La
attribuzione ad un santo vescovo doveva farli ritenere per
una ispirazione diretta dello Spirito Santo. Che nel Cecca:
SIR SRI

L. FUMI

relli vi fosse tutta la virtualità per venire a questo, non si
può negare. Che egli non sapesse far di meglio di una cro-
nologia spropositata, ci è lecito indurlo dalle goffaggini da

lui composte, dove non è possibile ravvisare un uomo colto

e molto meno versato nelle discipline storiche, ancorchè i
tempi non fossero ancora avviati agli studî critici che ap-
parvero nel secolo successivo. Daltronde sappiamo che egli
si era dato tutto a quella divinazione del futuro, alla quale
sempre si sperava di aggiungere con l’astrologia. Confondendo
insieme le strane superstizioni dell’ antichità pagana con certe
tradizioni dell'era cristiana, egli scrisse Prophetiae maximae
considerationis e Prognostica et vaticinia varia. Forse dopo es-
sersi provato in queste, si ingolfó anche nelle. predizioni pa-
pali. Ma che cosa potevano mai contenere quei suoi Vaticinia
de futuro Pontifice post Gregorium XIII e l'altro: De futuro
Pontifice post Gregorium XIII se non una designazione di
colui che gli avrebbe succeduto?

Avvenuta la catastrofe del Ceccarelli, il discredito che
si sparse su tutte le cose sue, le fece andare in oblio. Ma poi,.
passato qualche tempo, come suol sempre accadere dopo un
fatto così grave dell'eccidio di un uomo conosciuto, specialmente
quando sia colpito da una sentenza del governo sacerdotale,
sorge la commiserazione, il rimpianto; si giudica severamente
la giustizia punitrice. Al Ceccarelli non so se seguisse un

qualche rimpianto per la sua fine infelice; ma in Bevagna '

si diceva che se ne fosse poi scoperta l'innocenza e che il
papa avesse fatto abbruciare il processo che lo aveva con-
dannato a morte. Ad ogni modo si parlò con mistero della

«sua colpa e si parlò di vendetta de’ Boncompagni, parenti

del papa. Sebbene dalla morte del Ceccarelli alla morte
di Gregorio XIII passassero alcuni anni, pure nel con-
clave che gli segui immediatamente, nessuno avrebbe osato
di tirar fuori predizioni, la cui provenienza dal Ceccarelli
forse non ignorata avrebbe pregiudicato al partito dei car-
dinali favorevoli alla famiglia Boncompagni, non meno che

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PSV oca mmc,

L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI : 245

al partito dei cardinali della fazione contraria. Forse la pro-
fezia rimase nascosta e chi la ritenne, dal periodo della morte
di papa Gregorio XIII a quello dalia morte di Urbano VII,
puó avere inserito tre nuovi motti allusivi ai due pontefici
ultimi, foggiandoli sullo stile degli altri precedenti. È certo
che sino a Urbano VII, si direbbe che fosse tutta una fu-
sione. Si segui costantemente il sistema di alludere al papa
futuro, abbozzando o parafrasando il nome o l arma gen-
tilizia. Dove. meglio che nel successore di Gregorio XIII la
descrizione dello stemma di Sisto V? Axis in medietate signi :
e il Ciacconio, guardando allo stemma, commentò: Sixtus V,
qui axem, in medio leonis in armis gestat. O bisogna ammettere
questa ipotesi, o bisogna credere che le profezie si compo-

. nessero non già dopo Gregorio XIII, ma dopo Urbano. VII.

Ma noi abbiamo dopo questo pontefice un conclave assai
contrastato, durato un mese e 19 giorni; a farlo decidere
forse si pensó da qualcuno che potesse giovare a mettere in
giro la profezia di S. Malachia, che poteva essere quella stessa
che il Ceccarelli faceva partire post Gregorium XIII, con la
giunta de’ due brevissimi pontificati ultimi. L'induzione prende
consistenza dall’ allusione al cardinale Simoncelli di Orvieto
(Ex antiquitate Urbis), perchè il Ceccarelli fu gran fautore
di quel cardinale, dal quale ripeteva molta parte della sua
fortuna. Difatti il Ceccarelli che scrisse la Genealogia de’ Si-
moncelli, riportò privilegi e onori dalla casa stessa. Non si
trova che alcun altro onore si registrasse per lui all’ infuori
della cittadinanza di Teano, Pesaro e Gubbio, se non un
privilegio concessogli da Nicola Simoncelli. Forse quello. di
conte palatino, quale ci appare nella iscrizione apposta da
lui medesimo sulla tomba della moglie?

Si deve fare ancora un’ altra considerazione. Il De Wion
dice misteriosamente della profezia di Malachia, non si sa se
avuta dal Ciacconio o se al Ciacconio fatta vedere; ma ad
ogni modo tanto nota a questi, che la commentò, e così com-
mentata, la lasciò pubblicare dal de Wion stesso. Fa pensare

P M
t i Pl

cadi uc A,
L. FUMI

tutto questo ai rapporti che passarono fra il Ciacconio e il

Ceccarelli. Ne ho toccato più sopra e non si esclude il sospetto

che le così dette profezie di Malachia gli pervenissero di-
rettamente dal suo conoscente, nè che egli, uomo di buona
fede, quale era, possa averle avute per buone.

Checchè sia di ciò, basta aver accennato che non
manca qualche probabilità per additare un autore cinque-
centista alla Prophetia de Summis Pontificibus, tanto in voga,
che fino ad oggi si cita e si applica. Altre profezie de fu-
turo pontifice non fanno difetto. Alla morte di Innocenzo X
Si ricordavano quelle del b. Ambrogio Sansedoni di Siena
de' Predicatori, del p. Matteo priore de’ Certosini, del p.
Tulles eremita, di S. Benedetto della Certosa, di Ostro Adamo,
del b. Albino eremita e del frate domenicano Giovanni da
San Ginesio (1) senza dire della grande loquacità di Pa-
squino, anche a tal proposito, nelle propizie circostanze.

Al conclave successivo a Innocenzo XIII o a Bene.
detto XIII appartiene una curiosa litania posseduta dall e-
gregio sig. Carlo Stiavelli bibliotecario di Pescia, dove si
propongono Preces Christianorum apud Deum Altissimum pro
electione novi pontificis inter viventes Cardinales. Ma essa non
è da annoverarsi fra gli scritti profetici; è invece uno spi-
ritoso scherzo di un conoscitore di membri del Sacro Collegio

che appropria il Zbera nos Domine e il te rogamus a’ cardi- .

nali più o meno notati di difetti o colpe, per segnalare
nell'oremus finale il card. d'Elci (?) al pontificato. Al card.
Gualtieri di Orvieto si allude coi Maildachini, accennando
alla sua parentela con dire: Per consanguinitatem Olimpicam,
libera nos, Domine!

Del resto, quando sul conto del Ceccarelli i nodi tor-
narono al pettine, l' affare della profezia de futuro pontefice,
anche se questa potè mai essere nota alla giustizia, non do-

(1) DEGLI AZzI G., L'Archivio del laicale Sodalizio di S. Murtino, in Boll. della
KR. Deput. Umbra di St. Pat., vol. V, fasc. III, n. 14.
E dE cns o uA TCA A

L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 247

veva venire a galla allora. Sarebbe stata una irriverenza
verso il papa quel venir fuori con allusioni alla sua morte;
quando godeva fior di salute: sarebbe stata una imprudenza
dare comunque occasione a dispute e a prognostici di car
dinali nel momento più intempestivo. Nel periodo di istru
zione del processo contro il Ceccarelli, o non si conosceva
affatto, o se conosciuta, non che propagarsi, dovevasi na-
sconderla. In ogni modo, trovate le profezie fra la immensa
farragine delle carte sue, passarono in mano al governo. No-
tate nell’ elenco di scritti ceccarelliani che prima si recarono
in Anagni e per di là passarono in Vaticano, non ancora si
sono rinvenute nè in Archivio, nè in Biblioteca.

Chiuso il ciurmatore nelle carceri di Tor di Nona, con-
fessò e alla confessione, il grafomane, fece seguire un libello
petitorio.

É un tentativo di giustificazione che egli fa quasi per
attenuare le sue stesse confessioni. All’ ultimo capo d’ac-
cusa che doveva essere certamente il più grave, egli ci si
dà per reo confesso senz’ altra scusa che « l'instigatione ».
Aggiunge anche « altre cause le quali meritano compas-
sione, essendo fatte trascuratamente ». Vale la pena di dare
il libello nel suo testo originale dall’esemplare. Barberiniano
confrontato con un altro dell’ Archivio Vaticano (CV.) e
con la versione latina dell'Allacci (40.), completato da un
interessante brano dell'irreperibile processo, brano d'inter-
rogatorio seritto da don Domenico Pazzi, erudito di Città di
Castello (1612) e posseduto dall’ amico cav. Magherini- Grà-
ziani che me ne permette gentilmente la pubblicazione.

I. — Istanza di Alfonso Ceccarelli detenuto in carcere.
Libello supplice. Barberinian. XXXVIII. 83. e. 23.

Vatic. Politicor. XLI, p. 160.

1. « Nel mio processo si contengono molte cose con-

fessate da me; fra le altre ci è quella confirmatione di
re

a) Molti altri. CV. — 5) de Passione. All. — c) Paulus Burgensis in Paulina. All,

L. FUMI

Theodosio Imperatore della donatione di Constantino
imperatore, e questo dico: che havendo letto in historie
e in molti «) libri di Chroniche eeclesiastiche e di altri
infiniti libri, che la detta donatione, che fece Con-
stantino Imperatore alla Chiesa in persona di S. Sil-
vestro primo Papa è verissima, e desiderando racco-
gliere tutte l'authorità d'Authori antichi e moderni che
ne trattano e poi farne un trattato De vera donatione
Constantini contra megantes et exprobantes cam, atte-
stando il Brusato nelli Consigli suoi, Consiglio de do-
natione Constantini num.... de Communi che è heretico
chi la nega; et havendo letto che detto Theodosio
la conferma in persona di Papa Siricio /» favorem
Ecclesie pro veritate de veris historiis, compilavi illud
privilegium, licet enim et marime in favorem Ecclesie
elicere veritatem, non solam de veris et canonicis. libris,
sed etiam ex Apocryphios, ut probatur per Gloss. Ni-
colat de Lira in testamento nono in Epistola canonica
in d. Apostoli in qua Judas apostolus allegat librum
Enoch, qui liber est apocryphus, et etiam Jacobus de Vo-
ragine in libris de Vitis Sanctorum, et multi alii Theologi
allegant libros apocryphos pro confirmatione veritatis, io
non devo essere mancho ripreso o censurato di quello
che hanno fatto molti altri scrittori, i quali nelle loro
historie e libri serivono molte cose fatte da loro pro
confirmatione. veritatis; immo ci sono stati di quelli che
hanno scritte cose non vere. E, per esempio, glie ne dirò
una importantissima. Cosa chiara è che in aleuno Evan-
gelista, approvato dalla Chiesa, si legge la sentenza di
Pilato contro Cristo, e non di meno molti l’hanno finta,
solo considerando quelle parole del Sacro testo: et sedens
pro tribunali lavit manus, et fra gli altri S. Antonino
Arcivescovo di Firenze in suo Quadragesimale in cap.
de Parasceve b) ne finge una. Paolo de Min. del Burgho

in sua Paolina c) ne finge un’ altra con altre parole, e



FUPPRERERSETVA MAT, eu Tn ^




TUEPRAEZSHTA MT. FA

ds gae uri

L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 249

Landolfo, de vita Iesu Christi un'altra e molti altri ; et ol-
tra questi presentati, M. Valerius de Bononia in Historia
de passione D. N. J. Christi, cap. de Sanct. dice: — Pi-
lato non professa d) sentenza contro Cristo altramente,

perchè è da credere che la Divina Sapienza non havesse

p

mai permesso che l'innocente suo figlio fosse condannato
per sentenza deffinitiva humana ——. E pur si va fingendo,

e per questo non solo non sono stati puniti, ma né

ancho ripresi. Et io che ho fatto una cosa vera cavata
dalle historie vere, i» favorem. Ecclesiae, pro veritate, ne

sono notato. Ho pur letto, come posso mostrare, che al

M VT Abo AULAE UN

tempo di Papa Gio: 22» mettendosi in dubbio l'istoria
della donatione. beato chi ne scriveva! E tutti la fecero
Sub diversis verbis, e tutte fuvono accettate, e chi le fece,
remunerato. Et pro Ecclesia et in favorem Ecclesiae si
deve dire ogni cosa, e massime le cose vere pro confir-
mationis veritatis contra hereticos; havendo anchora letto,
che merita tanto quello che scrive in favorem Ecclesiae,

quanto quello che va in una crociata contra infideles.

Et il mio motivo è stato et è Cattholico, come si può
vedere in quella schala de Regno Cattolico S. R. E., HE

quale s'é trovata fra le mie memorie e) (1).

2. « Io ho confessato d' haver fatti alehuni privilegij
d'imperatori passati. Questi li ho fatti ad decorem fa-
miliarum, perché havendo letto che dette famiglie fu-

rono privilegiate da detti Imperatori, gli ho fatti a

guisa delli altri; com' hanno fatto molti altri historici,

i quali trattando delle famiglie nobili ed illustri, hanno
composti e fatti molti privilegij. come sono Francesco

Rosieres 2n. Istemmatibus etc. Lolaringie, Wolfango f) in

d) Proferi. CV. — e) Scritture. CV. — f) Lazius All. Razio CN. Tl

(1) Quest'opera dello scrittor Ceccarelli è divisa in sette parti: I. De excellen-
tia Urbis Romae, II. De summa potestate et jurisdictione Ecclesiae Romanae et
summi Pontificis, III. De vera donatione Constantini, IV. De validitate donationis
Constantini approbata per varios ad haec usque tempora, V. De rationibus dona-
tionem. Constantini, VI. De aliis donationibus factis Ecclesiae et pontificibus ante et
post donationem Constantini, VII. De reiectionibus inconcussis rationibus fulcitis
contra negantes et improbantes donationem. Constantini.

17 L. FUMI

lib. de Transmigratione Gentium, Francesco Sansovino
in suis Historiis, Scinione Ammirato in Luca Contile et
in altri serittori et historici; e peró non devo esser ri-
preso nè notato de falsitate, quoniam non fui contra
veritatem, sed pro veritate in favorem. nobilium et illu-

strium familiarum, neque in preindicium imperij.

3. « Io ho confessato d'aver havuti alcuni libri an-
tichi senza nome, e fra li altri è un libro che ho havuto,
scritto in carta pergamena, dal signor Monaldo Monal-
deschi, senza nome et antico, dal quale Cipriano Ma-
nente ha eavato tutte le sue historie e se l'ha appro-
priate a sè; et io trovando questo libro senza nome,
l| ho voluto ascrivere a Giovanni Selino, che è authore
anticho più presto che appropriarlo a me, come fanno
molti, i quali non solo fanno questo, ma se l’ appro-
priano a sè, che è maggior errore, come annotò Gu-
glielmo Budes g) in Annot. prioribus in... pandect. (o pa-
radox.?) juris civilis contro Angelo Politiano, il quale si
appropriò a sé un libro di Plutarcho, di Homero, come

ancho hanno fatto molti altri AJ.

4. « Io ho confessato d'haver fatte alcune cose e da-
tele fuori sotto altri nomi d'Authori e dico che questa
non è falsità, perchè ho fatto quello ehe hanno fatto
l'huomini ingegnosi 7) e di bell'animo, i quali facendo
opere in una scienza, le palesano sotto nomi d'authori
grandi, come si vede in molti libri d'historie, di filosofia,
di teologia, di medicina et altre scienze. Marco Mar-
cello, nobilissimo Romano et huomo eruditissimo, tutte
l'opere che faceva le dava e palesava sotto il nome
d'altri. Et è ben fatto, e perchè si può vedere con il
giudizio altrui se il suo è buono, et ancho per fuggire

l’influssione e fasto della superbia del saper molto, il quale

x
A

atto sempre si deve evitare X). E detto di Socrate:

« hoe unum scio, quod nichil scio ».

g) Budo. CV. — nh) de molti altri. CV. — i) ingenui. CV. — k) inimitare. CV.

ALZI tl PULS ELE E SION ALLISTE ARE SIC

L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 251

9. «Io ho confessato d'aver fatte alcune privilegie )
in modo di trattati, dico che hò cavate dette privilegie m)
et historie da authori approvati e da scritture approvate.
che ho fatte 7), come ne hò viste d’alcun’altre, con buona
intenzione; et corroborare et fulcire veritatem. cum veri-
tate non est alienum a jure, quoniam non fit contra ve-
ritatem, neque in preiudicium alienum, sed in honorem
familiarum. illustrium.

6. « Io ho confessato d'aver aggiunto in alcuni libri
aleune cose. Dico che ho aggiunte cose vere tratte d'au-
thori veri, et hó fatto quello che hanno fatto e fanno
tutti li historici et authori e dottori che scrivono; ché
in ogni sorte di scenze possunt fieri appendices, addi-
tiones et alia pertractantia de eadem re.

1. « Io ho fatte historie della Nobiltà Romana divise
in tre tomi, cavate tutte dalle memorie d'authori, da
scrittori e da scritture portatemi da varij gentiluomini,
per mettere insieme tutte dette memorie; e se ci hò ag-
giunta cosa aleuna, l'ho data pro veritate; perche delli
Romani non si puó dire tanto bene quanto se ne deve
dire, essendo tutta la nobiltà del mondo proceduta dalla
nobiltà Romana, come si legge in vari authori et in
historie greche et latine et altre memorie antiche e mo-
derne. E di quanto ho scritto della nobità romana se

ne puó chiarire ogn'uno.

8. « Aggiungo a questo et in tutte l'altre cose, dove

laudo e fo l'ampliatione per lodare e dimostrare quello .

che si deve dire in favore delle famiglie nobili et illu-
stri; dico hó fatto quello che hanno fatto e fanno tutti
l historici e scrittori che hanno scritto e serivono, li
quali per lodare usano l'ampliatione e tutte le regole
di lodare; immo un historico sempre deve laudare e

dire molte cose cavate dalle congetture. Perché se non

U geneologie. CV. — m) transunti. CV. — n) et le ho fatte. CV,

»

i. ' $ l "c V
A ar el mn i — nt
o) scritture.

— — mM ———— M

L. FUMI

servisse ad altro. serve alli posteri, li quali trovando
ben detto delle loro famiglie, si sforzano di non dege-
nerare dalli loro antenati. E Socrate soleva dire che
sempre si deve dire e scrivere bene delle famiglie, per-
ché oltre che la lode è propria dell'uomo, giova sempre
alla posterità. E Catone minore diceva che la gloria
delli suoi antenati l'avevano fatto huomo honorato, e
se li Romani non havessero atteso a questo importan-
tissimo precetto, non so come si trovassero tante memo-
rie di loro, e per questo non mancherà mai la nobiltà
Romana e non sarà mai per mancare, se un historico
o altro scrittore componesse un libro delle famiglie illu-
stri e poi di quelle ne dicesse male e gli dasse principij
vili et infimi, non so come piacesse. Io, se ció vedessi,
lo reputerei non solo infame, ma ancho degno di gran
punitione, come hanno stimato e stimano tutti li savij
del mondo. Perché la nobiltà è tanto propria dell'uomo,
che non è cosa di più gran prezzo e di più sodisfattione.
che sentirsi nobilitare e lodare, come si può scorgere
dalle cause, dalle quali ne venne al mondo questa no-
biltà. E Jesu Christo nostro Salvatore volse nascere
nobile, come si prova nel sacro testo; et hò sempre
letto che li santi e li profani d’ogni natione hanno sem-
pre stimata la nobiltà. E mi ricordo aver letto che li
Popoli Gallici (?) non adorando alcuna deità nè nume,
pigliorno per. Iddio la Nobiltà, reputando false tutte
l'altre deità dopo la maestà del vero Dio. E di qui av-
viene che li savij iasciorno seritte due attioni irrefra-
gabili, che nobilitas est bonum incomparabile, et nobilitas

est gloria immemorabilis.

9. « Io ho confessato che ho fatte molte historie di
molte famiglie nobili e di alcuna città d'Italia. Dico
che le hò fatte secondo quello ho ritrovato in quelli
authori e scrittori 0) che allego, come se ne può chiarire

ogniuno per la verità; e se hò ampiato con lodare, l’hò
L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 253

fatto. come hò detto di sopra, per regole osservate d'altri,

che hanno scritto e serivono come si deve fare.

10. « Inoltre dico che se vogliamo reputare falsità et
errori alcune cose cavate dalle congietture e dalle cause
verosimili, dico che si possono notare di questo tutti
l’historici che hanno scritto e scrivono, antichi e mo-
derni; perchè non solamente si leggono queste cose,
ma errori manifestissimi di tutti quelli che scrivono hi-
storie p), e bisogna che per una via o per un’altra errino,
e quando non si fa errore n fide et în credendo in fa-
vorem fidei christianae et Ecclesiae Catolicae Romanae,
non sono errori da notarli, nè se ne deve tener conto,
se non in certe cose, le quali in tutto sono aliene dal
vero, dal verosimile e dalle congetture; e però bisogna
considerare che tutto quello che ho confessato pro veri-
tate è non trascuratamente. havendo fatto ogni cosa con

buona intentione.

11. « Quanto poi alli fideicommissi, si devono consi-
derare l'instigatione et altre cause, le quali meritano

compassione essendo fatte trascuratamente.

12. « Prego V. S. Molto lllustre che consideri bene
tutto quanto hó detto, e se lui harà dubio in altre cose

o in quello pare a lei, lo risolverò con la gratia di Dio».

II. — Costituto di Alfonso Ceccarelli (1).
Arch. Magherini-Graziani, ms. Pazzi.

Il dì 15 febbraio 1588, costituito nelle carceri di Tor

di Nona, avanti al dott. Jacomo Panici Luogotenente

p) errano. CV.

(1) Il Pazzi cercò l'intiero Processo fatto contro il Ceccarelli, ma non potè
averne se non un solo costituto e la sentenza, e ciò per grazia speciale, e li riporta
in un suo ms. intitolato: « Costituto del dott. Ceccarelli di Bevagna circa i brevi,
istrumenti e privilegi da esso falsificati e stesi a favore della Casa del Monte » in
« Miscellanea di Memorie tifernate, I. ».
L. FUMI

in criminale dell’ A. C., Alfonso Ceccarelli, interrogato
« an bene cognoverit et recordatus fuerit an alias falsas
scripturas et privilegia composuerit ultra cos et ca, que
falso fabricasse, confessus fuit :

« Respondit: — Io ce ho pensato, e per ora non
mi ricordo di aver fatto, nè composto altre scritture e
privilegii falsi di quelli che vi ho detto.

« Interrogatus ut ergo breviter recenseat omnes tran-
sumptata memoria et privilegia ac alias falsi testes, quas
fabricasse confessus fuit:

« Respondit: — Io ho fatto quell'istrumento della
Genealogia delli Cesarini in cartapecora, che fu dato
al signor Gio: Giorgio; la genealogia in cartapecora
con il transunto di quella bolla di papa Julio e di quelli
Imperatori, come ho detto, che fu dato all'abbate di
S. Gregorio ; li due privilegii che ebbe il cav. Tarquinio ;
il privilegio di Chunrado in favore di Tancredo de Mo-
naldensibus che lo feci poi transuntare qui in Roma, e
transuntato che fu, lo mandai al signor Gio: Giorgio
Cesarino, perché ci avevo messo per testimonio un Ce-
sarino Cesarini, e feci quel privilegio di Ottone primo
in favore di Casa Conti; feci quell'altro privilegio di
Lodovico Juniore in favore delli Marchesi del Monte
S. Maria; feci quell' istromento confirmationis Theodo-
sti, cavando l'intitolazione di detti privilegii e segni
dalli libri che ho detto a V. S. e facendo li sigilli con
le forme di gesso e con cera trementina e calcina nel
modo che gli ho detto; feci quella intitulazione di Gio :
Sellino in quel libro in quarto foglio, seritto in carta-
pecora, dove agionsi e scrissi di mia mano quelli sei
fogli che io vi mostrai, ne cassai li numeri che ce erano,
il nome di Cipriano Manente e ci posi l'intitulazione
di Gio: Sellino e feci novi numeri da basso, allegandolo
per opera di Gio: Sellino nel modo che altre volte gli ho
detto; ho aggionto ‘poi in quel libro di Pietro Baccarino da
Horte molte cose di mia mano. parte in margine, parte

in earte che erano rimaste bianche che furono quelle
L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 255

che jeri mattina io mostrai a V. S. e me ne sono ser-
vito nel modo che io gli dissi; feci quel transunto *di
testamento sotto nome di Benedetto Conti per dare al-
l’abbate di S. Gregorio ad istigazione del cav. Tar-
quinio Gregorio da Terni, che lui mi portó quella no-
tula, in quella carta, nel modo che altre volte io gli ho
detto; feci poi quel transunto del Testamento sotto
nome di Pandolfo dell'Anguillara che fu dato al signor
Averso dell'Anguillara, che io ne ebbi tremila scudi,
delli quali ducento ne detti al Timatello e dieci o vinti
a quello che portò li denari; e questo lo feci pigliando
il modo da quello che avevo fatto per dare all'abbate
di S. Gregorio; et in questo transunto di testamento
ci misi il signo e doi sottoscrittioni di doi notarii da
Terni che io avevo visto in certi istromenti che mi
furono portati, che eredo che fussero tra quelli che mi
portò il cav. Tarquinio Gregorio, ma non l' affermo
certo, perché mi sono sfati portati, come altre volte ho
detto, molti istrumenti da diverse altre persone. Io ho
fatto anco il transunto del Testamento sotto nome del
medesimo Pandolfo dell'Anguillara, revocatorio dell’ al-
tro, che fu dato al Marchese Riario nel modo che altre
volte ho detto, et il cav. Tarquinio mi portó quelle
clausole revocatorie, e di questo ne fu conscio ancor
lui. Serissi anco in quel libretto. che V. S. mi mostrò,
quella notula di quel testamento col fideicomisso di
Oddo Colonna con intenzione di fare un transunto di
quel testamento e che Gio: Cardinale Colonna lo avesse
fatto transuntare nel modo che si contiene in quella
nota, ma veramente non ho fatto altrimente il tran-
sunto, e di molti di questi privilegii e di quella confir-
matione di Teodosio me ne sono servito e lo messi
nell' istoria di Roma che io volevo mandar fuora, come
si potrà vedere, e particolarmente quella genealogia
data al signor Gio: Giorgio e quella genealogia del-
l’abbate de’ Conti, asserendo essere stati trovati nelli
loro archivii: del resto non mi ricordo se io ho detto

di avere fatto altro, ma tutto quello che io ho detto
L. FUMI

.d'aver fatto, tutto l'ho detto per la verità, et è vero e

tanto confermo, approvo e ratifico, subdens ad dictum
instantem : Questi privilegij che io facevo, dicevo di
averli trovati tra diverse scritture antiche, secondo che
sì occorreva poi di dire in diversi luoghi che non me
ne ricordo, e l'istrumento della confirmazione di The-
odosio dicevo di averlo trovato fra quelle scritture
vecchie che avevo avute da casa di quella Donna Mar-
garita vedova che sta incontro alli signori Massa, sic-
come avevo pensato di dire quando fosse bisogno di
aver trovati quelli transunti di quelli testamenti. che
ho fatti, come altre volte vi ho detto. Circa poi il
modo di far parere quelle carte vecchie, già altre volte
l'ho detto, e se V. S. ne farà la prova, troverà che
è come gli ho detto.

« Interrogatus ut pro veritate dicat an in supra-
dictis falsitatibus commitendis aliquos alios complices ha-
buerit :

« Respondit: — Io non saperò che fare né che mi
dire per potere mettere in cuore a V. S. che io non ho
avuto altro compagno che il cavaliere Tarquinio Gre-
gorio nel modo che altre volte ho detto a V. S. e lui ha
partecipato anco delli denari, come più volte vi ho
detto; e che sia il vero che lui abbia avuti denari da
quando lui andò a Terni, lui seriveva che aveva gio-
cato e che aveva vinto parecchi scudi e questo lo so
perchè viddi una lettera sua in mano del conte Miche-
langelo overo di un suo amico che si chiama o maestro
Filippo o maestro Lorenzo che mi pare che sia o sarto
o merciaro, per quanto ho inteso dal detto Tarquinio
che praticava spesso con lui, ma artegiano so che è
e facilmente da un D. Michelangelo. da Terni, Rettore
della Chiesa di San Tommaso in Parione, col quale
detto cavaliere Tarquinio soleva anco praticare ; e tenga
per cosa sicura che io non ho avuti altri compagni che
lui in quelle cose che ho detto; perchè in quel tran”

sunto di testamento che ha avuto il signor Averso,
STAR II

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z

L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 257

veramente lui non l'ha saputo, né ce ha tenuto mano.
E se io ho avuti altri compagni, che prego Iddio che
non mi dia mai agiuto nessuno e non metta mai in
core a nessun Principe, né a nessun homo che me abbia
da dare un minimo agiuto, et se altri compagni avessi
avuti, tanto ve lo diria, perché se ho detto di me, diria
aneo degli altri.

« Et ex tunc dictus Dominus acceptatis etc., pro nunc
dimissit examen et mandavit dictum | constitutum reduci
ad locum suum animo etc., iniuncto sibi prius, ut se sub-

scriberet. Qui dixit: Signore, non posso scrivere »!

Non posso scrivere! Furono queste le ultime parole del-
linterrogatorio che noi ora sappiamo aver profferite alla
presenza del suo giudice chi aveva speso tutta la sua vita
nello scrivere. Rimase impedito dalla tortura? Quali furono
le altre sue rivelazioni tenute tanto nascoste dal Governo,
che solo per grazia speciale mostró questa parte del costituto
ad un prete?

L'affare de' fidecommissi falsificati per alcune grandi fa-
miglie fu certamente il caso più grave. Pare che ferisse diret-
tamente gli interessi della casa a cui apparteneva il Papa. Se
ne parla in una lettera, ma ben tardiva, del Podestà di Beva-
gna, dei 10 settembre 1641. Tommaso Modio, quel Podestà,
così scriveva in detto giorno del Ceccarelli: « ..... O che fusse
Verità o invidia de’ tempi e di persone, per quanto se dice, fu
fatto decapitare in Roma in ponte. La causa di detto suo fine
se dice che fusse che, con il suo sapere, sapesse levare lettere
dalle carte antiche e nelle medesime tornasse a scrivere di
carattere et inchiostro che mostrava [essere] antico; et che
essendo lite fra la casa Boncompagni et altri baroni romani, -
esso Alfonso, come. informatissimo, giudicando quello potesse
essere buono a’ detti Boncompagni, di sua testa fingesse una
scrittura antica e che poi la dasse, dicendo esserli capitata
con occasione di havere compra da’ pizzicaroli robba invol-
258 L. FUMI

tagli in quella carta. Per la quale scrittura se dice che li
apes Boncompagni dassero di donativo a esso Alfonso scudi cinque-
si da cento, et che dopo ne fingesse un'altra simile, ma contraria
I alla prima et favorevole all’ altra, e similmente ne repor-
Il E Ex S tasse premio. L'inventore et authore di dette scritture, che }
E prima stava secreto, fu scoperto con detti premii havuti
2 x d’ambe le parti, et che però fusse fatto prigione et datoli
| 3 I il fine detto di sopra ». Soggiunge poi che vi era tradi-
LE ia zione in Bevagna « che il suo processo fosse abrugiato d'or-
i | SR dine di Gregorio XIII et che il medesimo pontefice facesse
riportare alcuni scritti nella Biblioteca Vaticana ». Ma o la
| x: tradizione scambió una famiglia romana per un'altra, ov-
I! Ab We vero non si seppe tutto o non si volle dirlo. Tuttavia, se
BR non abbiamo il processo, abbiamo la sentenza della causa
3 mossa a donna Porzia di Ceri e al marchese di Riano dagli
bi Anguillara. Fu per questa. causa che si scoprirono le truffe

del Ceccarelli. La sentenza ha la data del 1° giugno 1583.
Fu enianata dal Luogotenente e Commissario di Roma.

I capi di accusa furono questi: di avere dolosamente e
fraudolentemente falsificato un istrumento di conferma della
donazione di Costantino sotto 'Teodosio imperatore; un te-
stamento sotto il nome di Benedetto de' Conti con fide-
commesso e d'altri ivi contenuti, fingendolo fatto ai 12
d'agosto 1247 e transuntandolo sotto la data dei 23 marzo
1513; di avere cercato per diversi mezzi far venire il tran-
Ir. sunto alle mani di Girolamo de’ Conti, abate di S. Gregorio
| : in Roma, per carpirgli semma notevole di denaro in pregiu-
MIHEAL- dizio de' signori de' luoghi, di cui si fa menzione nel testa-
| mento. Falsificó pure in danno di donna Porzia da Ceri e

de’ suoi discendenti un testamento in forma di .transunto
. Sotto il nome di Pandolfo conte di Anguillara e preteso conte
di Ceri con fidecommesso e altre cose in esso contenute, sotto
ES la data de' 14 aprile 1321, transuutato il 14 ottobre 1380,
E facendolo pervenire ad Averso signore di Anguillara, per
scudi 2,000 contro donna Porzia. Falsificó anche un altro
L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 259

testamento di Pandolfo Anguillara, preteso conte di Ceri, del
1323 col transunto del 1396 e lo dette a Paolo Emilio Cesi
marchese di Riano, marito a donna Porzia e col mezzo di
Tarquinio Gregorio di Terni si fece rilasciare un'apoca di
credito per scudi 6,000. Finalmente la sentenza dice che fal-
sificò diversi privilegi imperiali, genealogie e storie, e istru-
menti e altri atti, donde carpi a diverse nobili e illustri per-
sone varie somme di denaro. Perciò fu condannato al taglio
della testa e a restituire il denaro estorto-con siffatte male
arti. Furono altresì condannati gli Anguillara nelle spese
del processo per la causa intestata a donna Porzia e al mar-
chese di Riano (1). Si dice che gli fosse prima tagliata la
destra e poi impiccato in Ponte.

Se al Ceccarelli vivo non sarebbero mancati certi onori,
dei quali è ricordo nel suo giornale; se le lodi facili dei con-
sueti disticanti, adulatori delle sue opere a stampa, ne solleti-
carono la vanità, dopo la sua morte ignominiosa doveva se-
guire un ricordo di lui più duraturo, che le sue cabale non
meritassero, senza che la sorte toccatagli trattenesse il Campa-
nile dal falsare i titoli della nobiltà napoletana, per cui fu
condannato a morte (1674). La triste celebrità del Cecca-
relli non ci troveremmo a deplorare fino a oggi, se dopo
l'abuso di scrittori del tempo suo, qualche amatore di studi
Storici anche del tempo nostro, credendo di potere scrivere
libri senza fare uso della critica, avesse conosciuto i pseudo-
nimi di lui. Credo, quindi, utile ancora che di questi si dia,
insieme ai suoi lavori di storia e genealogia un catalogo più
ampio assai che prima non si avesse, perché, portata a mag-
giore conoscenza la mala opera sua, non si ripeta negli
Studiosi l'inganno, che egli aveva ordito all’ unico scopo di
spillar denaro, truffando a man salva da ogni parte.

L. FUMI.
(1) FoNTANINI, Dispensa II, Del dom. temp. della S. Sede sopra Comacchio,
Roma, 1711. — V. anche TIRABOSCHI, Riflessioni sugli scrittori genealogici, Padova,
789; Storia della lett. ital., fasc. VII, p. II, p. 293.
9

3.

8.

D.

6.

7.
8.

97

260. L. FUMI
A-IDPENIIGIE
I. — Indice di scritti del Ceccarelli editi e inediti
(Abbozzato dall’ Allacci).
1. De Tuberibus, Patavii, ad instantiam Ludovici Bozzetti, in 8°, 1574,

(V'é unito l'opuscolo: De Clitumno flumine celeberrimo, Patavii,
1564. — Ristampato dal Burmanno to. X che loda questo libro nella
prefaz.).

Dell' Historia di Casa Monaldesca, libri cinque, in Ascoli appresso
Giuseppe degli Angeli, 1580 (V’è aggiunto: Dell’origine di Orvieto).
Origo et Historia familiae Boncompagnae (sconosciuta all’ Allacci ;
si trova in Foligno).

La serenissima Nobiltà dell'Alma città di Roma, tomi tre (in Bibl.
Vat. 4909, 4910, 4911).

De historicorum ordine et collectione secundum tempora quibus flo-
ruerunt, seu Bibliotheca historiarum (sono nomi di autori. classici
fra i quali mischia autori da lui composti: — in Bibl. Vat. 5312).
Scala et ordine dell' Historie d'Orvieto (Bibl. Vat. 5311).

Historia Ecclesiastica Ecclesiae Mediolanensis (Bibl. Vat. 5310).
Variarum lectionum (codice in detta Bibl. 6215). Vi si contiene di
Bevagna, Camerino, Arezzo, Etruria, Lucca, Mantova, Cagli, An-
cona, Ferrara, Macerata, Umana (Sant’ Elpidio), Piacenza, Civita-
vecchia, Fermo, Penna, Trabia dell'Umbria, Nepi, Città di Castello,
Corneto, Sinigaglia, Gubbio, Rimini, Malta, Norcia, Bevagna ete. ;
più si parla degli antichi popoli distinti in Velumbri, Tiburtini, Latini,
Sabini, Velini, Sabelli, Aborigeni, eec. ecc. e finisce con i Fidenati.
Si parla poi de Patrimonio b. P. et Principum donationibus, de
antiquitate et nobilitate nob. fam. de Ratta Bononiensis.

Della città di Siena e discorso su la militia delli cavallieri della Ta-
vola Rotonda. .

M 6 : drrustaR lLCecqm. Four T ROTE n
L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 261

10. De origine civ. Tiferni, scritto nel 1573 (presso l’ Ughelli).

11. Geniturae diversorum plurimae (Bibl. Vatic. n. 6156, 6158, dove:
Liber Revolutionum mei Alphonsi incipiendo ab anno d. 1578 et
anno etatis meae 46).

12. Tabula status figurae coeli huius benedicti et felicis ascensus, de
arabico in latinum conversa (Bibl. Vat. 6253).

13. Seripturae variae et privilegia (Bibl. Vat. 6253).

14. Pantocosmia del cielo e della terra (la; ricorda nella Storia Monal-
desca).

15. De armis et insigniis populorum, civitatum, oppidorum et familiarum
mundi (ivi).

16. Historia di casa Farnese (ivi).

17. Simulacro della casa Cibo (in Bibl. Vat.).

18. Vita Greg. Nazianz. ad Greg. XIII (divisa in 4 parti).

19. De origine, benedictione, consacratione et virtutibus agnorum Dei
(ad Card. Gugl. S. Ileto, in Bib. Altemps ecc.)

20. Historia della nobilissima et antica casa Conti Romana (vat. otto-
bon. 261 in Miscellanea di Storia Italiana, per cura della R. Deputaz.
di St. patria, Torino, 1868, T. V, 467-475).

21. De Pisa (sic) Etruriae Civitate et eius origine.

mi

E SEA

22. De familiis Bononiensibus.
3.De fam. Accorambona, Alteria, Acquaviva, Benvenuta, Benzonia,
Boccamata, Caesarina, de Centelles Hispana, Casia, Cincia, Corbaria,

Crescentia, Montemartia, Muttina. genuensi, Mutia, Passara, Sabella,
S. Crucia, Sumbura, Ubertina Florentiae.

24. De Regno catholico ete.

25. Prognostica et vaticinia varia.

26. Trad: da lingue a lui ignote: Doromi. autoris gravi aphorismos
astrologicus. Valentis Antiocheni centiloquium. Zalid Chaldaei astro-

logi centiloq. Andruzagar arabis astrol. aphorismos, ete. etc.

27. De historia famil. illustr. totius orbis.

28. De Jubileo (mandata al princ. di Massa).

29. De arcanis rerum naturalium (in op. de Tuberibus).

30. De omnifaria arthritis curatione.

31. De Symbolorum Pythagorae interpretatione.

32. De imaginibus priscorum Deorum (in Clitumno). Voleva comporre le
vite de’ pontefici e ne scrisse al.prine. di Massa — e de Etruria.

33. Sopra il male del castrone, scritto in Roma
il 10 agosto 1580.

34. Dei rimedi contro la peste.

35. Adnotationes medicinales.

(In Bevagna).
48.

S

L. FUMI

. Varia astrologica.

. De canicula. |

. De cometa. que apparuit a. 1577. \ (In Bevagna).
. Diseursus Chymicus.

. Apeophthegmata SS. Patrum.

Opere mss. da aggiungersi.

. Storia di Rieti (nella Bibl. del R. Istituto Archeolog. tedesco).
. Storia di Perugia (nella Bibl. Vatic. n. 2627).
. De Marchionibus S. Mariae (dal ms. Pazzi presso il cav. Maghe-

rini-Graziani di Città di Castello).

. Vita card. Prosperi S. Cruciae.

De origine ac. primordiis oppidi Boschi et illustrissimarum fami-
liarum de Ghisleriis et de Bonellis.

. Notata autographa de Civitate Hortana et Castellana (Vat. 6792).
. Dell'origine della nobil casa de’ Guazzini da Fabriano (Vat. 1954).

Prosapia de’ Marioni di Gubbio.

. Famiglia Scozia.

Varia scripta (Vat. Ott. 3053).

51. Historia della nobile et illustre casa de’ Crescentii
romani (nella Bibl. Comun. di Perugia, F. 6). (POT DEEP i.

52. Discorso sopra la famiglia Crispolda da Perugia (Ivi). | SRO -

53. Famiglia de’ Montemellini (Ivi).

54. Albero di Gabriello Alberici d’Orvieto.

59. Memorabilia civitatis Balneoregii hinc inde selecta.

II. — Indice di mss. del Ceccarelli nella sua stessa
Biblioteca (Allacci).

1. Caffaro, Storia di Genova.

. Chirocratis Anxurani historici et architecti libri tres. — De egregiis

structuris totius orbis.

. Chronicae Carrarienses.

— Castrenses.
— Gualdenses (dal dott. don Angelo Morini di Gualdo).
— De memorabilibus Umbriae.

— Mevanates.

— Senenses.

— Spoletanae (dal dott. Cesare Sansi di Spoleto).

— Viterbienses.

DELA n, FRE Seni
PA SI nn AEN P

p

1.
2
3.
4.
5.
6

L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 263

— Urbevetanae.

— De Brunforte. T
Alexii Gelandij — De origine Urbium totius mundi, libri tres.
Corradi Esii — Breve cronica de orig. Civit. Italiae (1435). .
Diouysii de Dionysiis de Canapino — Chronica Canapinensis.
Eleutheriis Mirabellij — Ephemerides totius Italiae (lo fa lodare da
Fanusio).

. Fabritii Palmerii. De insigniis et armis civitatum, populorum et

familiarium, libri tres.

. Fanusii Campani — De familiis illustribus Italiae (dice di aver trovati

molti framm. di quest'opera in Viterbo, da lui reintegrata e che
voleva stampare — autore che fiori nel 1443 — e di cui esiste l'esem-
plare in casa Boncompagni duca di Sora).

9. Lo stesso — de viris illustribus Italiae in literis.

10. Florii Diegi — De vita Callixti III.

11. Francisci Bandimontii Flandri historiarum, t. II (dall' Arch. di
Mon. Monaldeschi Della Cervara).

12. Gabinio Leto Romano — De eparchigrafia Italiae, sive de origine
Civitatum, Urbium, et oppidorum Italiae ab n. c. 645 (lo dice falso
Vincenzo Castellani, de Forosempronij Civitatis nobilitate).

13. Guilielmi Vallae Rheginensis — in Historia Exarchatus Italiae.

14. Henrici Bartellii Agrigentini, Biblioteca totius mundi (la fa lodare
dal Campano, e promette di stamparla presto insieme colla Bibl.
del mondo compilata d'ordine del Papa dal Ciacconio, dove si racco-
glie quanto é diffuso nei suoi varí libri).

15. Severi Minervii Spolet. — De rebus gestis Spoletanorum — in fo.

III. — Indice di cose Ceccarelliane trovate nel Ar-

chivio Segreto Vaticano (L. Fumi).
Dupplicatus index scripturarum, quae fuerunt olim e civitate

Anagnina asportatae — vol. VII (fu fatto il trasporto a tempo di

Alessandro VII).

1^

(Segn. vol. VII — XLIX A — N. 15).

(c. 118). Cronica rerum notabilium Romae seripta et recollecta per
Io. Petrum notarium inchoata a. d. 1350 (Ang. Tumulelli dell'Esempl.

Corvisieri ?)
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19.

21.

L. FUMI

. Genitura Cardinalium (Vat. 6156, 6158).

De historicorum ordine et collectione seeundum tempora quibus flo-
ruerunt (Vat. 5312).

. Historia Ecclesiae Archiepiscopali Mediolanesis. (Vat. 5310).
. Historia domus austriaca.

De regionibus Urbis Joannis Secundi (Selini?).

. Auctores qui aphoristice traetarunt de theologia.

. Index familiarum Romanarum. .

. De septem planetis.

. Tabula status signa coeli ex harabico in latinum conversa (Vat. 6253).
. Historie de casa Conti (Vat., Ottob. 2611).

2. Fasciculus nonnullarum scripturarum in causa:d. Vincentiae q. Ale-

xii de Buecamatis contra d. Nicolaum de....

. Severi Minervii Spoletini. De gestis Spoletinorum.

. Scala et ordine dell’ historia d'Orvieto (Vat. 5311).

. Vera historia de donatione Constantini.

. Fasciculus litterarum directarum Alphonso Ceccarello.

. Pronosticum anni commmunis 1580.

. Fasciculus scripturarum delli Stati delli Baroni di Roma.

(c. 118 t.). Liber intitulatas Doromus. De quatuor clavibus con-
siderandis in genituris.

. Quinternus nonnullarum rerum spectantium ad urbem Romam.
1. Copia ex libro bullarum Bonifatii IX et p. Innocentii VIJ — fol. 82.:
2, Fasciculus scripturarum septein insignium domorum Romanarum

tempore Eugenii quarti.

. Alius fasciculus licterarum ad Alphonsum Ciccarellum.
. Item alius ad eumdem.

Famiglie romane antiche illustrissime.

. Chronica sive adnotationes de rebus Romanis pertinentibus ad fa-

milias facta per Petrum de Caffarellis circa annum d. 1427 tempore

‘ pp. Martini.

Chronica sive historia fratris Joaunis filii Com. Nicolai de Barbiano
scripta ac recollecta ex variis scripturis et instrumentis antiquis origi-
nalibus hoe anno domini M.CCCC. de nonnullis illustribus familiis.
Libretto d'in[dulti?) concessi da diversi pontefici a i grandi (?).

. Libro de diversi recolti e dove si tratta de diversi fatti de cardinali

et Papi, antichissimi dell'anno 1479. -

. Fasciculus instrumentorum, del 1521.
. Prophetiae de Pontifice post Gregorium XIII.

(c. 119), Memorie della nobile et antica famiglia degli Altieri.
I c» C2
St co

38.
39.

44.

L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 265

Dell'origine dell'anticha et illustre famiglia de Mutii hora detta
de’ Muti romani.

Vaticinia de Pontifice futuro post Gregorium XIII.

De antiquitate et nobilitate familiae Bossiorum -ex chronica Bos-
siana.

Invectivae Baptistae Episcopi Vintemillien contra Plattinam.
Serittura de domo de Buccamatis.

Bulla. eapellae in Ecclesia S. Salvatoris in Lauro.

Origine della famiglia de' Passeri romani.

. Prophetiae maximae considerationis.
. Genealogia di Jafet.

Fasciculus variarum literarum.

Serittura dell'origine della illustre et nobile famiglia de' Beni.
Instrumentum venditionis Eugubinae.

Bulla Honorii secundi.

Profetia de’ Turchi, della loro rovina e conversione alla fede di Xpo
per forza della spada Xpiana.

. (c. 119 t.) Fasciculus novitatis diversorum, Alphonsi Ceccarelli.

Fasciculus pronosticorum temporum et familiarum.

Pronostica et historiae.

Arbores diversarum familiarum illustrium.

Liber inscriptus Responsio Pii senensis ad Legatos Francorum, seri-
ptus carta pecorina rasa inauratus.

Opus aureum de Regno catholico S. R. Eicolcninos Alphonso Ceccha-
rello da Mevania auctore (ricord. dall'AZacci).

Septem fasciculi literarum.

Privilegium concessum Alphonso Ceccarello a Nicolao Simoncello.

. Privilegia, quibus Alphonsus Ceccarellus creatur civis Theatinus,

Pisaurensis et Eugubinus.

Copia Legationis Card. Sfortiae, del 1580.

Liber intitulatus: il modo di trovare et formare l'ascendente di
ogni persona. —

Libereulus an aliqua arte quis fieri possit invisibilis.

Libri 9 nativitatum diversorum Principum et Illustrium.

. Libellus intitulatus: Notanda in astrologia, extracta ex Seque

libro manuscripto.
Copia concessionum quattuor pro Ancaranis.

. (e. 120). Fasciculus quarumdam seripturarum super diversis rebus

parvi momenti.
IV

L. FUMI

. — Autori citati nella Storia di Casa Savella (Bi-
blioteca Alessandrina di Roma, I, d. ^).

1. Abate Uspergense. — Chroniche (an. 1679).

2. Aymone (sic). — Chronica della Chiesa Romana (an. 690).

3. Baccharinus Petrus de Ortha. — Cronache d' Italia (presso di sè, 1483).

4. Belluacense Vincenzo. — Historie (1260).

5. Corellius Jacobus. — Historia de’ Cardinali (nella libreria Bon-
compagni).

6. Epidaurus Filurius. — De familiis illustribus Europae (nella libreria
Lamazzuoli di Orte).

7. Genesio Giovanni. — Geste del Card. Egidio (1370).

8. Harthmanno Giovanni. — Registro delle croniche (1493).

9. Jacopo Filippo. — Supplemento delle cronache (1515).

10. Johannes Petrus scriniarius. — Chronica sive historia rerum nota-
bilium Romae.

11. Laurentiano Laurentio. — De armis et de insigniis (1517).

12. Lilio Gio. Andrea. — De persecutionibus Ecclesiae. .

13. Monaldeschi Ludovico. — Annali dal 1327 al 1340.

14. Murronis (de) Giovanni. — Chronica Ecclesiastica (1104).

15. Nauclero Giovanni. — Chroniche (1510).

16. Nieeforo Calisto, autor grego (sic). — Historia Ecclesiastica (1292).

17. Palmerio Fabrizio. — Insegne e armi delli popoli et famiglie del
mondo (1492).

18. Roseo Mambrino. — Historie del mondo (1560).

19. Scaglia Filippo. — Delle antichità di Campagna Felice e della
gran nobiltà di Napoli (presso di sè, ma poi anche presso Alberico
Cybo, 1465).

20. Stella Joannes. — De vita et moribus Pontificum.

21. Theodoretto. — Historia ecclesiastica.

22. Timocrate Arsenio. — Delli nomi et famiglie Romane (304).

23. Tracagnotta. — Historie del mondo (1476).

24. Trano (de) Jacopo. — Cose notabili del regno di Napoli (1390).

25. Vernerio teutonico. — Fasciculus temporum (1474).

V. — Altri autori citati nel opuscolo — Dell' origine

di Orvieto.

1. Beringus Gottifredus — De bellis notabilibus mundi.

Lo stesso — Dé dirutionibus orbis.
uomi. Demy dea pee

———

L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 267

3. Campano Sebastiano — Cronache.
4. Cato Marco — De originibus.

5. Caramanius Joannes — De antiquitate orbis.

6. Corupeo Antonio — Breviloquio del Romano Imperio.

7. Floridus Settimus — De urbibus Italiae.

8. Lesbius Marsilius — De bello pelasgico.

9. Pervetus Nicolaus — Cornucopia epigrammate.

10. Quintilius episcopus Lilibeus — De primordiis urbium.

11. Selinus Joannes — De memorabilibus mundi (1952).

12. Lo stesso — Breve compendium historiarum Italiae.

13. Virgilio (de) Joannes — De regno Catholico Romanae Ecclesiae.
14. Lo stesso — Antiqua cronica.

VI. — Altri autori citati nell Historia di Casa Monal-
deschi.

1. Foscari Egidius — De rebus ecclesiasticis (lo dice del 1199).

2. Genserus Conradus — Onomastichon.

3. Ramponibus (de) Lambertinus — De nobilitate (1311).

4. Sabinus Melinus — De Urbibus Europae.

5. Solensis Cleareus — De varia historia.

6. Stoa Quintianus — Eptagraphia.

7. Tessalonicensis Demetrius — Epitome de temporibus (1427).

8. Ubertinus Gerardus — De gestis Romanorum.

9. Ugolinus de Urbeveteri ex ord. Heremit. — Summa de temporibus
et memorabilibus mundi (1291):

10, Urbicus Agentius — De artificiis Italiae.

VII. — Schema di libri-dà storia per Città Umbvre.
a) — BEVAGNA E REGIONE DELL’ UMBRIA.

Tomus VI. Variarum. lectionum Alphonsi Ceccarelli a Maevania ex ori-
ginali extante apud Oduardum Ceccarellum capellae Pontificiae
musicum, ce. 1-315 (Vat. 1215).

(c. 1). Suscepti operis occasio et intentio auctoris.

(e. 1 t.). Auctores prisci, qui faciunt mentionem de Mevania et primum
Geographi.

(c. 3). Seriptores Architetturae.

(ec. 4). Historiarum Seriptores.
(c.

6). Agriculturae scriptores.

7). Saeri poetae.

. 8). Auetores cuiuscumque facultatis loquentes de M.

13). De hoc nomine Mevanie.

15). De ethimologia M.

17). De orig. eius fundationis.
De situ eius et qualitate.

20). De eius antiquo territorio.
21). De situ cosmico M.

. 22). Sub quo sydere sit M.

24). Quibus moribus sint Mevanates.

. 25). De eius armis sive insigniis.

26). De maxima M. nobilitate.
31). Homines illustres in literis.
38). Viri sanctitate illustres.

. 40). De nobilibus Mevaniensium familiis.

36). Homines illustres in armis et in politicis.

.. In libro vero ms. in carta pergamena, qui est in Archivio do-
minorum de Brunforte habetur hoc quod sequitur:

« Quinque sunt familiae de prosapia nobili ac decora in inelita Me-
vania: Aurelia familia a Cajo Aurelio Romano cive tempore an. iiij
Imperii C. Caligulae Cesaris more coloniarum originem traxit cum
nocovae (?) et serpentis insignibus;

« Albina familia a Lucio Albino proconsule Liguriae an. vr Anto-
nini Pii Aug. cum tropheorum insignibus.

« Familia de Pantaleonibus a Suffetio viro strenuissimo Nep. Tra-
iani imp. an. iij eius imperii, captato augurio Leonis, in Pantanicis,
duxit originem ;

« Nobiles de Raynaldis a Nonio Raynaldo nobilissimo viro an. ij im-
perii Alexandri imp. per Mammeam insignibus aurei leonis decorati
initium sumpsere ;

« Familia de Albertis et quocumque titulo decora progenies princi-
pium habuit ab Alberto viro eruditissimo rom. an. 7. belli Gothici
cum insignibus celestis leonis ;

« Ex istis familiis orti sunt multi nobilissimi viri, qui profugi tem-
pore longobardum et calamitatum Italiae sub Frederico Barbarubea
variis civitatibus et oppidis familias subplantarunt ».

41). De claris Mevaniensium familiis populi (... et ultimi Ciecarelli ex
domo mea...).

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——————— 8 C P:

L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 269

(c. 42). De dirutionibus et damnis Mevaniae (... in lib. 8 Statutorum
Mevaniae $ 22 hec habentur: « quod omnia bona et jura comunis
Mevane sint in eo statu in quo erant ante tempus primae rupturae
sub anno domini 1334 die 24 januarii) ».

Et in proemio lib. 4: volens ostendere quod semper propter díssen-
tiones civium Mevania omnia mala passa est, hec dicit: « Ex quibus
Terra Mevanea, que olim elarum nomen civitatis dignissimae con-
servavit episcopoque et presule Beato Vincentio martire decorata,
modo longis et assiduis incolarum conquassata dessidiis vix omen
castri obtinet ».

(e. 45). De rehedificatione et restaurationibus eius.

« Fuit secundo restaurata tempore b. Gregorii, idest tempore
eius incepit rehedificari, ut elici potest ex chronicis Gualdensibus, ubi
hee habentur de Mevanea desolata: « Ipse etiam doctor eximius
Gregorius illis temporibus misit epistolam Chisanto epo Spoletano
ut distructae Mevaniae civitatis et gentis extinctae et dispersae re-
liquias et pauperes congregaret, et eis sacerdotem daret, ut verbum
Dei et sacramenta divina administraret ».

(c. 46). De castris et loeis plerisque Mevaniae subiectis.

In antiquis chronicis dominorum de Brunforte.

Ex statutis nostris fit mentio de istis castris etc. (lib. 1», 9», 39),

(c. 47). De bellis cum finitimis.
De bello contra civitatem Flamineam in vita S. Jacobi sie habe-

tur.. — De bello contra Perusiam (in eod. cap. 4) — De bello contra
Tudertinos (in cap. 14) — De bello contra Montemfalchum in vita
b. Clarae edita per fr. Augustinum.

(e. 51). De Mevania sub Umbriae regibus (nomina 8 re !).

(e. 52). De Balneis agri mevanatis (termina a c. 55).

Nello stesso Cod. tratta di Camerino (c. 55). Poi, parlando di Cagli,
riferisce a c. 88: In chronicis romanorum repertis in archivio S. Be-
nedicti de Gualdo in cap. De magna nobilitate Italiae per longa
tempora et de eius desolatione, hec leguntur: « Alieque vero terre,
civitates et oppida, juxta vias regales factas et directas per Italiam
constructa fuerunt, ubi ibi essent hospitia et taberne et repausatoria
Romanorum et militum transeuntium ad provincias et rebelles et
populos subiugandos, hee fuerunt terre -constructe in via regali
flaminia reipublice in perieulis: Narnia, Casuntina, Martana, Be-
vanea, Forum Flaminium, Arces Nucerine, Tadinatum civitas, per
cuius medium transitat ipsa Flaminea, Luciolum, Callium et plura
et alia castella et oppida »,

3).
270 L. FUMI

(e. 90). In chronicis gualdensibus vocatur Callium.

(c. 91). De dirutionibus et redificatione Callii.

(e. 121). De Umbria. — Umbria Regio (favoleggia su varii luoghi del-
l'Umbria dando l'origine di ognuno: Tiphernum ab Arganio Ti-
pherno filio Serani veilumbrorum ducis; Gobium a Gobio filio Reguli
regis Italiae, Tadium a Tadino veilombrorum duce, Nucerina a
Nucerio Larthe etc. ete. (fino a c. 134).

b) — ORVIETO.

(Vat. 5311; cart. 1-44).

(e. 1). — Scala et ordine dell Istoria di Orvieto.

Authori antichi che fanno mentione di Orvieto.

Authori moderni che trattano di Orvieto.

Varie opinioni dell'origine di Orvieto.

Discorso et conciliatione di dette opinioni.

Del nome di Orvieto.

Dello accrescimento et ampliatione sua.

Dell'arme et insegna d'Orvieto.

Delle deità che anticamente adoravano.

Come Orvieto é stata colonia di Romani.

Del sito cosmico di Orvieto.

Sotto che stella et ascendente sia Orvieto.

Perché in Strabone, in Plinio et in Ptolomeo non si trova memoria di
Orvieto.

Della natura delli orvetani anticamente et modernamente.

Revolutioni et rovine di Orvieto fatte in diversi tempi.

Della reedificatione et restauratione sua.

Che Herbanum presso a Plinio non è Orvieto.

Che i salpinati presso a Livio non sono orvetani.

Di Orvieto sotto il consulato romano.

Sotto quanti potentati sia stato Orvieto: contiene tutti questi :
Di Orvieto sotto li re di Hetruria.
— sotto l'Imperio Romano:
— sotto i Gothi.
— sotto i Longobardi.
meer ms

L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 271

— sotto gli Re d’Italia.
— sotto gli Impp. Romani.
— sotto la Chiesa Romana.

Del suo vescovato et quando gli fu dato il vescovo.

Quanti pontefeci habitarono in Orvieto.

Dello studio generale ordinato in Orvieto.

Del suo contado et quanti castelli et ville et terre possedette, et che
hora possiede.

Della sua repubblica et potenza.

Delle guerre civili fatte fra i suoi Gentiluomini et signori.

Delle sue potentissime famiglie Monaldesca et Filippesca.

Delle guerre fatte con forastieri.

Delle due fattioni Muffati et Malcorini.

Delle fabbriche bellissime et chiese che hora ci sono.

Delle famiglie illustri et nobili et loro origine et principio.

Huomini illustri per dignità ecclesiastiche et temporali, per lettere et
per sanetità.

Donne illustrissime et notabili d' Orvieto.

Del fiume Paglia et del monte Pelia.

Descrittione et Geographia della città di Orvieto.

Della gran nobiltà et magnificenza di Orvieto.

Delli vicarii apostolici che hanno governato Orvieto.

Delli Governatori di Orvieto.

(e. 2). Authori che fanno mentione di Orvieto.

Cita fra i soliti autori e quelli da lui inventati, Joannes Selinus
ambratensis in lib. de memorabilibus mundi, et in breve compendio
historiarum Italiae. — Chronicae Dominorum de Brunforte. — Chro-
nicae Hortanae. — Cyprianus Manente de Urbereteri in suis historiis,
lib. 3. 4. et 5.

Alfhonsus Ciccarellus de Mevania in Simulachro ill.mae domus Cybo.

Chronicae Gualdenses quando loquuntur de S. Severo.

Chronicae Urbisveteris.

Francesco Montemarte conte di Corbara nella sua Historia.

(c. 4). Variae opiniones De Origine Urbisveteris.
Cita passi di varii autori fra i quali: In chronicis dominorum de
Brunforte vocatur- Oropitum et Urbsvetus...
Chronieae Gualdenses cart. 12, ubi est. hoc signum + faciunt men-
tionem de vita beati Severi et dicunt quod fuit sepultum corpus eius
prope Urbemveterem, ex quo videas ibidem.
272 i DL. FUMI

- Ex archivio d. Munaldi Monaldensis de Cervaria, in quodam libro
ms. hec legebantur: « Anno d. 1229. Exercitus Senensis venit Sartia-
num.... ».

(e. 14). L'arme antico et prisco di Orvieto è l'oca bianca etc.

(e. 15). Familiae nobiles et illustres Urbisveteris (dal Manente).

(e. 17). De episcopatu Urbisveteris deque eius episcopis, registrum ex-
tractum ex Joan. Selino, lib. de memorabilibus mundi etc., de epi-
scopatibus Civitatum mundi. Ex Gregorio Lazario, de vitis Sancto-
rum, et ex Chronicis Eccles. ut continetur in aliis ecclesiis.

Registrum Episcoporum: « An. d. 990. sub pp. Joanne XV Rodul-

phus Gallus epus et sedit annos tres etc... An. d. 1364 sub Urbano V
Bernardus ». Hueusque Joannes Selinus (ce. 20).

(c. 22). De arbore clarissimae prosapiae Monaldensium de Urbeveteri

(distici).
(c. 23). Urbetelli fundationis: — XL nobiles Urbevetani qui pro tuenda
patria etc..... (seguono i nomi).

(e. 25). Authores et Chronicae facientes mentionem De Monaldensibus
de Urbeveteri (Fra i soliti: Chronica Potestatum Urbisveteris. —

Chronica Cancellarii Urbisveteris, in carta pergamena — Diario di
Antonino da Orvieto — Cronaca volgare di Francesco di Bindo

da Soana).

Joannes Selinus in suis Chronicis.

Chronicae Dominorum de Brunforte.

Memoriale et Chroniche di Francesco conte della Corbara dall'an-
no 1374 (sic) fino al 1400.

Albero di Gabriello Alberici da Orvieto.

(ec. 30). Della chiesa di S. Maria che è il duomo d' Orvieto:

« Questa chiesa fu edificata nel 1266 (sic) per ordine di papa Ur-
bano IV et poi di Adriano IV (sic) et del populo et republica d'Orvieto
per l'oeeasione del miraculo grandissimo successo in tale anno in
Bolsena » (non é caratt. del Ceccarelli).

(c. 32). Sette chiese parrocchiali antiche ete. (Seguono alcune notizie,
elenco di chiese e conventi e poche note storiche).

(c. 35). Per voler dare una bellissima et compita historia della città di
Orvieto bisognaria discorrere sopra tutti questi capi:
(c. 36). Nomi et cognomi et patria delli consoli di Orvieto a 975 insino
al 1200. — Delli Potestà et Capitani dal 1200 insino al 1340.
Delle molte sepolture de' gentili che si trovano et de' greci.
Della moneta che si batteva in Orvieto. :
. 37). Ricordi per l'istoria et descrittione d' Orvieto.

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L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI 273

(e. 39). Auctores inspiciendi — (Autori veri, ma di fronte una colonna
non intiera di falsi). L

(e. 39 t). Anetores inspecti — (Quasi tutti inventati).

(c. 40). Episcopi Urbevetani qui sunt in archivio Episcopatus - (Ex
Ioanne Selino, lib. de memorabil. mundi etc., de episcopatibus civi-

tatum, ex Gregorio Lazario).

c) — PERUGIA.
(Vat. Ottobron. 2627. Historia di Perugia, c. 13-469).

(c. 13). — Nomi degli autori, dai quali abbiamo cavato il presente vo-
lume et Historia (1575).
Citansi Beroso, Catone, Annio, Manetone, Marsilio Lesbio, Sem-
pronio ecc.
Com: Venuto l’ universal Diluvio.
Fin: ... che essa Sapienza fu fabricata e ordinata (con la cita-
zione: Legen. da S. Chiara de Asisio).
Favoleggia la fondazione della città all’ a. 268 dopo il diluvio.
(e. 17-27). Si dà la pianta, 1.° di Turrena Augustale edificata 268 an.
dopo il diluvio, 2° del territorio etrusco.
(c. 31). La pianta di Perugia Griffonia fatta dopo il diluvio an. 421 e di
Turrena Augustale: a ec. 47 e 48 la pianta di Perugia e carta d’Italia.
È divisa in nove libri e dalla origine si distende all' an. 1240.

d) — RIETI.
(Bibl. del Reale Istituto Archeologico tedesco in Roma — Cod. cart. 86).

Divisio tractatus.

Il manoscritto comincia a f. 1 con la dedica: I/mis. Dnis meis ob-
servantissimis D. Iulio et D. Fabricio Podianis. La prefazione porta
la data: XII Kal. Februarias MDLXVIIII (1569).

(f. 4). Hoe opus dividitur in novem partes: in prima parte ponuntur
Memoriae omnium aucthorum pertractantium de Reate et sunt isti :

(f. 8). Geographi, Historici, Oratores.

(f. 11). Agriculturae seriptores, Architecti.

(f. 13). Poetae, Philosophi, Theologi.

(f. 14). Autores antiqui et recentiores cuiuscunque facultatis, et libri
manuscripti.

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L. FUMI

In secunda parte ponuntur discursus eliciti ex dictis Doctoribus, et per

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. 46 t.). De aedibus,

ista cap. dividuntur.

16). De origine urbis Reatinae.
17 t.). De nomine civitatis.
18). De palatio.

18 t.). De praefectura Reatina.
19). De Roscidis collibus.

20 t.). De Ansancto

21 t.). De Fonte Neminia.

22). De paludibus Reatinis.
23). De Cutiliae lacu.

26). De Falacrina.

26). De fertilitate agri Reatini.

4.) In tertia parte tractatur de viris illustribus Urbis Reatinae sub
istis capitibus.

27). De Hersilia uxore Romuli regis.

27 t.). De Tito Fla. Petronio Reat. centurione.
28). De Tito Flavio Sabino Reatino.

28 t.). [De Sabino Reatino Romanorum praefecto].
28 t.). De Vespasiano imp. Reatino.

30). De Tito Vespas. imp. Reat.

31). De Domitiano Imp. Reatino.

32). De Domitilla Reatina.

32 t.). De Julia Reatina.

32). De nonnullis aliis viris illustribus.

34). De hominibus sanctitate insignibus.

35). De pontifice Reatino.

36). De episcopatu Reatino.

37). In quarta parte ponuntur veteres inscriptiones lapidum et mar-
morum ubi fit mentio de Reate et eius viris illustrissimis.

quinta parte ponuntur aedificia eis dicata vel ab ipsis facta, et nu-
mismata, et sunt

45). De templis.
46). De viis.
50; 46 t). De Amphitheatro.
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(f.

L'OPERA DI FALSIFICAZIONE DI ALFONSO CECCARELLI

47). De aquaeductibus.
47 t.). De arcubus triumphalibus.

. 47 t.). De Thermis.
. 48). De Palatiis et domibus.

48). De Naumachia, lacubus et cura alv. Tib.

. 48 t.). De horreis, equo et statuis.
. 49). Numismata Vespasiani.
. 49). Numismata Titi Vespasiani.

49 t.). Numismata Domitiani.

. 50). Numismata Domitillae et Iuliae.

sexta parte pertractatur de Velinis et lacu Velino, cuius ista sunt

capita.

50). De Velio castro Velinorum.

. 90 t.) In quo loco sit lacus Velinus.

52). De nomine lacus Velini.

. 58). Descriptio lacus Velini et eius memoriae.

59). De virtute aquae lacus Velini.

. 5; 56). De mirabilibus quae fiunt in lacu Velino.
. 57). De causis horum mirabilium.

59). De tribu Velina.

Venusio Hirpinorum.

septima parte pertractatur de piscibus lacus Velini, sub his capitulis.

66 t.). De piscibus Velinis.
66 t.). De piscibus magnis.
68). De piscibus mediis.

69 t.). De pisciculis Velinis.

octava parte describitur origo Domus Podianae et tractatur de eius

viris illmis. et sunt ista cap.

.71). De origine domus Podianae.

71). De podio Bastone.

72). Quo tempore Domus Podiana initium habuerit.
72). Quo tempore fuit eversa postea revixerit.

739). De divisione prosapiae.

74). De viris illustrissimis eius familiae.

76). De armis seu insignibus eius.

275

. 61 t.) De medio Italiae an in Cutillae lacu, an in laco Velino an in

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TRVITSENE

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L. FUMI

(f. 16; 78). In nona et ultima parte fiet annotatio super nominibus et
rebus difficillimis; et per indicem enarrabuntur omnes authores, qui
in hoc tractatu citantur.

(f. 15). Libri manuscripti hinc inde habiti in quibus fit mentio de Reatinis
hi sunt.

Chronicae Gualdenses, scripturae antiquae, quas mihi visendas reliquit
Rdus Dominus V. J. D. Dns. Angelus Moronus Gualdensis Dns.
meus plurium honorandus et mihi super modum carissimus.

Chronicae Dominorum de Brunforte.

Liber antiquus de vitis Sanctorum.

Liber Memorabilium Italiae.

Liber qui inscribitur Breviloquium Imperii Romani Antonii Corupei.

Liber de Gestis Spoletinorum compositus a Domino Severo Minervio

Spoletino, quem mihi monstravit Dns. meus observantissimus exi-
mius V. J. D. Dns. Caesar Santius a Spoletio.

Liber qui dicitur breve compendium historiarum Italiae.

Chronica brevis de origine civitatum Italiae edita per Corradum Esium.

Liber qui intitulatur Ephemerides totius Italiae scriptae per D. Eleu-
therium Mirabellum. |

(Da cortese comunicazione dal prof. Hülsen).

La seguente lettera comunicatami dal dott. Guerrieri di Gualdo, mio ottimo
amico, si riferisce all'opera del Ceccarelli su Rieti:

Mag. D.no Alphonso Ciccarello
Phjsico de Mevania.

Et si amantissimae tuae litterae amplum mihi gaudii cumulum at-
tulerint, nihilominus maxima admiratione me affecere, cum te ita glo-
riosa de Reate scripta iam iam ostendere.promittis. Reate namque nulla
alia nobilitate quam Asinonae magnitudine apud praeclaros auctores ex-
cellere comperio: Unde forsan nomen accepit a reatu, scilicet illius Asini
intempestive rudentis quod hortorum custodis gaudia turbarit, nec ob-
stat quod ajunt, de Vespasiano cum spatii aliquid interiagent hanc as-
sertam civitatem et hujus patriam, pro ut ipsi Reatini hodie fatentur..

Ideoque quibusnam Elogiis seu Encomiis illam ilustriorem reddere
possis, excogitare nequeo; quod si faetum sit, ut inquis, nihil optatius,
nihil denique gratius ipsi facere potuisti. Dicebat nam Solon sapientis-
simus, opus divinum est, quod jam fuit in eo quod est de aliqua civitate
clarissimum coram hominibus facere: quapropter cum te virum amplis-
Bima virtute praeditum esse concernat, et mirificam esse tui ingenij

L|

TCS. e L'OPERA DI FALSIFICAZIOME DI ALFONSO CECCARELLI EVA HI

perspicaciam in rerum elucidatione ‘certus sim, obsecro, ut id citius ty-
pis dare enitaris. Nam hoc inspecto ordine omnes Italiae incolae,'et
originem et nobilitatem patriae eorum avidissime expectabunt. Vale et
ama me ut soles.
Mevaniae, idibus Martiis M.D.LXIX.
Mattheus Rainerius Gualdensis tuus.
(| Ioan: Baptirta Lelius U. I. D.
Gualdensis eisdem: dominis

Magnificum sane est magnis accipere parva,
Quae data sunt animis, ingeniisque viris.
Non igitur pigeat laeta nune visere fronte,
Alphonsi munus, quod modo fertur opus.

Illud (quodeumque est) meliori effingere amussi
Aere quam judicium velle referre suis.



MP MOS

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270

COMUNICATI

1. — Della genealogia dé S. Francesco

Gli studi francescani hanno preso da qualche tempo, per opera
di scrittori insigni italiani e stranieri, uno sviluppo considerevole;
onde ritornò in campo la vexata questio della genealogia del
Santo, che va pur essa trattata colla dovuta serietà e studiata al
lume della critica e dei documenti.

Tommaso da Celano, suo discepolo, ne fu il primo biografo.
Tale biografia risale al 1228, cioè fu scritta due anni dopo la
morle di S. Francesco (1).

Quest' insigne biografo, tutto compreso della grandezza di colui

la cui mirabil vita,
Meglio in gloria del ciel si canterebbe (2),

non si occupa affatto dei parenti. Nel corso peró della sua bio-
grafia, si trova il Celanese costretto a far parola del padre e del-
l'avo del suo eroe a proposito del dispregio in cui questi teneva
se slesso. Ivi si legge, che San Francesco aveva ordinato al suo
compagno che ogni qualvolta vedesse tributargli onore dalla gente,
gli dicesse una gran villania, e quando questi, licet inottus, eum
rusticum mercenarium et inutilem vocaret, egli subridens et ap-
plaudens plurimum, respondebat: « Benedicat tibi Dominus, quia
verissima loqueris, talia enim decet audire filium Petri Bernar-
donis »; et sic loquens, nativitatis suae principia recolebat (3).

(1) Cf. SABATIER, Vie de S. Francois d'Assise, Paris, Fischbacher, 1894, pag. 411-
1115; Etude critique des sources.

(2) DANTE, par., XI.

(3) Cf. CELANO, 1a pag. 45, ed. Romae DLCCCVI, ex Typ. S. Michaelis ad Ripam,
Apud Linum Contedini. 4
R. CASALI

Questo e non altro ci dice il Celanese dei parenti e della ori-
gine del Santo. Non è molto; ma basta per farci capire quale
fosse la nobiltà dei suoi natali.

Dopo la biografia del da Celano, viene, in ordine cronologico,
la Legenda trium Sociorum. Questa è pure importantissima, per-
chè scritta da quelli che più da vicino conobbero il Santo, che
come lui erano Assisani, e quindi, più e meglio d' ogni altro in
condizione di conoscere tutto quanto a lui si riferisse. Vediamo
che cosa ci dicono dei suoi parenti:

Beatus igitur et evangelicus vir Franciscus patrem habuit
Petrum filium Bernardonis mercatoris et lueris terrenis totaliter
deditum; matrem vero honestissimam nomine Picham (1).

Ma dunque S. Francesco era figlio di Pietro di Bernardone
mercante, avidissimo di pecunia e nient'altro.

Nè dalla biografia del Celanese, nè dalle parole dei res oci
possiamo essere condotti a credere che al nome di Bernardone
un altro ne andasse unito da cui questi potesse ricevere lustro e
decoro.

Ecco poi alcuni aneddoti i quali confermano quanto abbiamo
già brevemente esposto. Narra il da Celano, che tornato il Santo
de ultramarinis, un giorno viaggiava in compagnia di fra Leo-
nardo d’Assisi, discendente d’una nobile famiglia di quella città ;
e rpe divina rivelazione conobbe che questi diceva tra sè e sè:
Non ludebant de pari parentes huius et mei. En autem ipse
equitat et ego pedester asinum eius duco. Ed ecco che: | pro-
tinus de asino descendit Sanctus et ait: « Non, frater, non con-
venit, inquit, ut ego equitem, tu venias pedes; quia NOBILIOR et
POTENTIOR în saeculo me fuisti » (2). Vediamo che cosa ci dicono
i Tres Socii di lui quando rimase prigioniero di guerra dei Pe-
rugini: Zamen, quia NOBILIS ERAT MORIBUS, cum militibus captivis
est positus (3).

E. non ci raccontano anche, che volle andare nelle Puglie per
nobilitarsi? (4).

(1) Ivi, pag. 10, 8 II. :
(2) Cf. Legenda triwm. Socior um, Romae, 188, Ty. flr. Monaldi, pag. 5. Questa
leggenda risale al 1246. Cf, SAB; ATIER, Op. Cit., pag. LXI.
(3) Cf." Legenda, III Soc., cap. II, pag. 7, ed. cit.
(4) Leg. trium Soc. +» pag. 7, S II.
TET

DELLA GENEALOGIA DI S. FRANCESCO 281

Dal Celanese e dai tre socii passiamo agli Actus B. Franci-
sci et Sociorum eius. Ivi si legge che fra Masseo, un giorno,
volendone provare l'umiltà gli disse: Tu non es unus pulcher
homo; tu non es magnae scientiae aut sapientiae ; TU NON es
NOBILIS! (1). ;

Inoltre, un giorno comandò a Bernardo da Quintavalle che
per punirlo della sua presunzione gli ponesse un piede:sul collo,
l'allro sulla bocca e gli dicesse: Jace, rustice fili Petri Ber-
nardonis ! Vds

E in altro luogo degli Actus non si legge che pentito d'un
ordine dalo a frate Rufino, ne volle fare ammenda correndo ove
questi era andato e diceva: Unde tibi, fili Petri Bernardonis,
vilis homuncio, praecipere fratri Rufino, qui est de NoBILIORIBUS
de Asisio Civibus, ut vadat nudus ad predicandum populo ?. (2).

Altre molte cose potremmo dire, ma ci sembra che quanto
abbiamo scritto basti per ora.

Alla biografia del da Celano, alla Legenda trium soctorom
tien dietro la vita in versi, la quale pure vanta rispettabile anti-
chità. Ebbene, il poeta parla a lungo di Assisi, si trattiene a
parlare del padre del Santo, ma nulla aggiunge ai nomi già da
noi conosciuti; nulla ci dice di nuovo. Finalmente, un toscano, Bar-
tolomeo degli Albizi, detto volgarmente Bartolomeo da Pisa, scrisse
il suo Liber Conformitatum Iesu Christi. In questo lavoro, al
quale il buon frate consacrò 15 anni della sua vita (1985-90) ed
in cui si mostra informalissimo dei fatti che al santo patriarca
si riferiscono, nulla ci dice dei suoi parenti che già noi non co-
nosciamo, e Bartolomeo da Pisa fu minutissimo nelle sue ricerche.
Egli era in Assisi, ove, oltre l'archivio preziosissimo del sacro
ronvento, aveva, per molte cose, la tradizione, che poteva aiutarlo
nelle sue indagini.

Ma non parliamo oltre dei biografi ufficiali e semi - ufficiali :
vediamo più tosto, se nei documenti che ci sono rimasti relativi

(1) Actus B. Francisci et Soc. eius, ed. SABATIER, Paris, Fischbacher, 1902,
pag. 40, 8 10. Si tratta del famoso Masseo da Marignano.
(2) Ivi, pag. 113, 8 XXXII.

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282 R. CASALI

alla famiglia di lui, vi si trovi il nome Morico o Moricone, che
non appare in nessuna delle citate biografie. Il primo e più antico
documento fin qui conosciuto, ove comparisce il nome di Angelo
fratello di S. Francesco, è la quietanza che Paganello de AocAa,
milite assoldato dal Comune di Assisi, fa al Podestà di detto co-
mune. Fra i testimoni s’ incontra primo Angelus Pice. Poi viene
un rogito del 1228 per Donadeo notaio, contenente il lodo o sen-
tenza di tre cittadini eletti arbitri da Guidone potestà d’Assisi ad
consulendum de divisione facienda domorum et casalinorum, que
fuerunt in platea nova comunis etc. etc. Ivi si legge: Jtem filu
Angeli Piche pro eorum domo dent et solvant VI libras et me-
dium lucensium. Il numero ed il nome di questi figli d'An-
gelo si trovano poi nel rogito, di Jacopo notaio, del 17 novembre
Mio 1253 contenente la divisione. della eredità paterna tra Picardo e
IL ie Giovanni figli d'Angelo di Pica (1). Finalmente, e questo è il do-
cumento per noi più importante, abbiamo il testamento di Gian-
i E na netto olim Angeli de Pica, rogato da Riccardo notaio nell’anno
{i 1261 a’ 4 di Agosto (2).

iii Abbiamo detto che questo è per noi il documento più im-
i porlante, perchè in esso si ripetono tutti i nomi che probabil-
) mente appartennero alla famiglia del Santo; uno solo ne manca,
perchè mai vi fu, cioè quello inventato dai biografi del XVI se-
colo, per rendere, secondo loro, questa famiglia più illustre ; vo-
glio dire quello di Morico.

Dopodichè potremmo chiudere il nostro articolo; ma siccome
abbiamo anche un albero genealogico di questa famiglia, stimato
pur dai Bollandisti antico ed autentico, noi qui lo diamo per mo-
strare ai nostri lettori, come al nome di Bernardone niun altro
ne andò unito, da cui si possa argomentare la sua nobile ori-
Id gine. Perché, é chiaro, i biografi del secolo XVI aggiunsero il
er. nome di Morico a quello di Bernardo per farlo discendere di no-

bil prosapia.

ed: . (1) Cf. CRISTOFANI, Storie d'Assisi, 2a ediz., Assisi, tip. Sensi, 1875, I, 79.
5 (2) Cf. Intrumenta ab an. 1168 usque ad am. 1274, 1: n. 27. Archiv. del S. Con-
i vento.
DELLA GENEALOGIA DI 8. FRANCESCO 283

Ecco l’albero della famiglia del Santo:

Bernardonus avus B: Francisci
Dominus Petrus pater
Domina Pica mater
.S. Franciscus.
Angelus germanus B. Francisci
Picardus continens — Joannes,
Francecutius, Ciecoli — Joanni, germani B. Francisci.

B. Franc.

Francechina Ciccolus pater Frater Antonius
maritata ist. univit. Ord. Min. lett. Parisis
| li :
Sora Clara Frater Francecutius Petrutius Bernardutius
abatissa Pantii guard. S. Damiani
Joannes

et ulterius non processit. genealogia B. Francisci deficiens in mortali-
tate (1).

Questo sarebbe falso, falsissimo, se, come vogliono i biografi
del secolo XVI, Bernardone fosse disceso dai Morici o Moriconi.
che troviamo fiorenti in Assisi molti anni dopo la data dell'albero
dai Bollandisti fatto risalire al 1381.

Dunque, i biografi più antichi e perciò più attendibili, par-
lando della famiglia di S. Francesco, non mai aggiunsero il nome
Morico e Moricone. I documenti relativi a quella famiglia non lo
hanno ; l’albero genealogico nemmeno, e, certamente, quel nome
sarebbe risurto per li rami, se avesse arrecato alla famiglia lu-

stro e decoro. Perciò, fino a che nuovi documenti non compaiano,
dai quali venga a risultare vero quanto ci dicono i biografi del
secolo XVI, senza documenti e senza ragioni plausibili, noi do-
vremo ritenere che al nome di Bernardo non andò unito quello
di Morico o di Moricone.

1 biografi del secolo XVI aggiungendo al nome di Bernardo
uno dei sopraddetti nomi, vengono a dirci presso a poco cosi: —
Ecco una famiglia, che nel secolo XII si chiama Moricia o Mori-
'eona, e che poi, nei secoli XIII, XIV e XV (e questo fu per lei

(1) Ivi, n. 42.

»

oum PR RE RE E
284: R. CASALI

il più glorioso, per quel che riguarda almeno il ramo dal quale
sarebbe disceso S. Francesco) si dimentica del proprio nome il-
lustre, per ricordarsene poi.

E possibile ció? Ai lettori ne lasciamo il giudizio.

2. — Morici o Moriconi d'Assisi.

Ora ci si consenta che in appendice a questo comunicato ne
facciamo seguire un altro brevissimo che risponda alle molte di-
cerie riportate recentemente sulla origine di s. Francesco dalla
famiglia de' Moriconi.

Fra le pergamene dell'Archivio Capitolare di S. Rufino in
Assisi, e precisamente nel fasc. I, n. 73, ve n'ha una del 1066
contenente üna donazione di terra sita in quel d'Assisi sulla via
nucerina a favore del monastero di S. Nicola, e vi troviamo fra
i testimoni un Joríco figlio che fu di Guido: nel fasc. II, n. 35,
dell'anno 1112, troviamo nominato pure un Morico console di
Assisi: con Marescolto e Rinaldo pure consoli; e ivi al n. 30,
dell’anno 1111, in un rogito appare come testimone Moricus de
Raino de Bina.

E qui bisogna cercare di dare una spiegazione che è necessa-
ria per far comprendere come il Diola e il Rodolfo potessero dire
che Bernardone discendeva dalla famiglia Moricia o Moricona.

I nobilissimi signori Bini, fino dal 1500, di poco inoltrato, a
cagione del possesso delle case, ove dicesi che nascesse s. Fran-
cesco, vollero sostenere che questi era dei loro. Dunque anche
qui v' era una famiglia che voleva il santo dei suoi, e quello che
più importa, precedeva in questa pretesa di oltre un secolo il buon
canonico lucchese Libertà Moriconi, il quale volle anche lui di-
mostrare che s. Francesco era dei suoi, e che Bernardo, avo di
lui, era venuto ad Assisi da Lucca.

Poi abbiamo un altro documento citato pure dal Frondini nel
suo lavoro sulle Famiglie nobili Assisane, il quale getta molta
luce sull'affare. E; dell'anno 1132 e vi troviamo Ugolinus Nero-
nis de Popio filiorum Moriconis (1).

(1) Cf. RONDINI, Delle famiglie nobili. Assisane, Ms. in Arch. di S. Rufino.
du EIA

fiuggi ua

MORICI O MORICONI DI ASSISI 285

Il Poggio de’ figliuoli di Moricone o di Morico era dunque il
feudo de’ Moriconi, i quali si trovano anche designati come Co-
mites de Podio (1).

E inutile moltiplicare i documenti: é un perder tempo. Anzi,
secondo noi, quanto scriviamo qui, non ha che fare colla genealogia
del patriarca d'Assisi, al nome del quale non andó unito, almeno
per i documenti che su quella abbiamo, il nome di Morico o di
Moricone. Quindi i recenti libri del Paladini e del p. Marcellino
da Civezza, dove si cerca di rinverdire una opinione di Libertà
Moriconi di Lucca sull'esempio già dato dai Bini d'Assisi (2),
non sono altro che parti di fantasia e di sentimentalismo, e non
hanno che vedere con la storia; anzi con lo studio che mettono
a volere innestare la genealogia di s. Francesco in una famiglia
nobile e feudale in pieno fiore di signoria ai tempi di lui, si viene
a svisare il carattere del figliuolo del mercante assisano, e si
torna a prevaricare negli stessi pregiudizi di una volta a danno
della verità, senza profitto alcuno.

(1) È l’attuale Poggio Morico, detto anche Poggio di Sopra, castello in quel
d'Assisi. Cf. FRONDINI, Ms. citato.

(2) L'albero genealogico dei signori Bini comincia con Bina de Binis: poi ha
Moricus de Raino de Bina: quindi Bernadonus Morici, etc. Cf. FRONDINI, Ms. citato»

Assisi, giugno.

R. CASALI.
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AVVERTENZA

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La H. Deputazione Umbra di storia patria, aderendo al.
l invito del Comitato provvisorio per un Congresso internazionale

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;

di scienze storiche da tenersi in Roma nella primavera del 1902
?

accettò la proposta di compilare l Indice generale dei lavori
compiuti a tutto l’anno 1900; L/ Assemblea dei soci, riunita in
Rieti nel settembre 1901, ne deliberò la stampa e la inserzione
nel numero II del BOLLETTINO per il 1902, la cui pubblicazione
doveva coincidere con la suddetta ricorrenza. E sebbene un IN-
DICE GENERALE quale fu tosto compilato, si vedesse utilissimo come
guida alle ricerche delle materie contenute nelle prime sette an-
nate del BOLLETTINO, pur tuttavia non ci sembrava intieramente
soddisfacente, considerata la natura speciale di alcuni scritti in
esso compresi, scritti d' indole più generale degli altri, somma-
mente utili a consultare, ma difficili ad abbracciarsi a colpo

d'occhio, anche per essere distribuiti in più numeri non solo, ma
anche in più volumi della nostra raccolta. Quindi si vide la ne-
cessità di fare indici analitici parziali dei lavori di tale natura,
per avere più spedite le ricerche nei medesimi. Cotesti lavori
sono i seguenti : 1.° Registri del Ducato di Spoleto (Ed. FUMI);
2.° Sommissioni al Comune di Perugia (Edd. ANSIDEI e GIAN-
NANTONI) e 3.° Regesto di documenti del secolo XIV relativi
a Città di Castello esistenti nell’ Archivio decemvirale del
Comune di Perugia (Edd. ANSIDEI e DEGLI AZZI). Del primo
solamente ora possiamo dare l'indice analitico, perchè è l’unico
5 - ade ch * gs

290 T

studio di questo genere condotto a fime, riserbandoci di dare gli
altri per quelli che sono tuttora in corso, come prima sieno compiuti,
in quel modo stesso che si è fatto per le due Appendici al Bor-
LETTINO, contenenti pubblicazioni congeneri ; cioè : 1.° I Registri
della Camera Apostolica in Città di Castello e 2.° I Registri
della Camera Apostolica in Perugia (Ed. FUMI). — Apriamo
dunque una doppia serie di Indici, luna generale e ? altra
speciale, ciascuna delle quali viene indicata alla sua volta con
numeri progressivi e con doppia paginazione, per comodità di
rilegarli, în seguito, separatamente dai volumi del BOLLETTINO e,
volendo, in modo distinto, l' indice dell' una dall’ indice dell’ altra
delle due serie.

L. Fumi — G. MAZZATINTI.
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CATO DI SPOLETO

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INDICI SPECIALI
; 1. — REGISTRI DI

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293

INDICE
DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO

Registri n. Lin vol. III, pag. 500-548: — n. Il in vol. IV,
pag. 137-143: — n. III in vol. IV, pag. 143-156 e in vol. V,
pag. 127-163: — n. IV in vol. VI, pag. 37-44: — n. V in
vol. VI, pag. 44-54: — n. VI in vol. VI, pag. 54-68: — n. VII
in vol. VI, pag. 231-232: — n. VIII in vol. VI, pag. 232-240:
— n. IX in vol. VI, pag. 240-244: — n. X in vol. VI pa-
gina 244-248: — n. XI in vol. VI, pag. 248: — n. XII in
vol. VI, pag. 249: — n. XIII in vol. VI, pag. 249-959: —
n. XIV in vol. VI, pag. 252-253: — n. XV in vol. VI, pag. 253:
— n. XVI in vol. VI, pag. 254-255: — n. XVII in vol. VI,
pag. 255-277: — n. XVIII in vol. VII, pag. 51-61: — n. XIX
in vol. VII pag. 61-64: — n. XX in vol. VII, pag. 64-75:
— append. I in vol. VII pag. 16-123: — append. II in vol. VII,
pag. 285-514.

L. Fuwr.

—2
cca."

'9 INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 295

N.B. — Il primo numero, romano, indica il numero d'ordine dei Regi-

stri. — Il numero successivo, arabo, il paragrafo di ciascun Re-

gistro. — La lettera A indica le appendici, distinte in A, I, e A,

II, ; la lettera d. che segue alla appendice I, col numero romano

indica il documento che fa parte dell’ appendice stessa; unita al

numero arabico indica il paragrafo.

Abate di s. Eutizio, presso Nor-
cia, simoniaco, II, 17, condan-
nato dalla s. Inquisione per
male parole, A, I, d. II, 27.

— di Landolina, III, 260.

— di s. Pietro in Montemarano,
III, 238.

— di s. Pietro in Perugia, I, 202,
306, 307, 314.

— di s. Stefano da Parrano, I,
231.

Abbazia di s. Eutizio, presa dalla
Camera del Ducato, VI, 12;
VIII, 6.

Abolizioni, provento delle, XX, 1,
21.

Abramo, giudeo, sparlatore del
Papa, punito, II, 22; puniti i
gualdesi di Gualdo Cattaneo
per lui, 23, 24, 25, 26; adul-
tero, 28; abitante a G. C., III,
266, 321.

Abrunamonte da Spoleto, I, 170;
Ruggero di (vedi).

Acaia, di, Giovanni, principe si

trova col Rettore del Ducato in
Aquila, I, 279; IV, 84.

Accaniano di Santuccio, V, 13.

Accanno, rocca di, I, 265.

Accarano, rocca di, I, 245.

Accettello da Monticolo, II, 15.

Accoverone da Spoleto, spedito a
Piscina e a Petroio per ricon-
ciliarli, XVII, 16.

Accurro, prete, III, 95.

Accurso di Gualdo di Nocera, III,
232.

Acqua alta, abbazia di, presso Or-
vieto, decaduta, già unita al
monastero di s. Severo, A, II,
125.

Acquapendente, A, II, 271.

Ademaro Targe, arcidiacono di
s. Africano, A, II, 85, 86.

Affitti, proventi di, XX, 1, 3.

Agguatolo di Zoli da Todi, III, 411.

Agirone da Foligno, III, 175.

Agnoluccio di Jacopo, III, 402.

Agostino da Prato, XVII, 7, 17, 55,
65, 10, 16, 109, 112.
. 296 L. FUMI i 10

— da Spoleto, I, 316.

Aioletto di Cruciano, A., IT, 80.

Aiuti di feste, proventi di, I, 45;
XX, 1, 4, 5, 8, 9.

Alberto, canonico di s. Mariano
di Gubbio, III, 173.

Albertinello di Archerio, monaco
del monastero di Camporiano,
III, 252.

Albertino, pievano di s. Andrea
della Pergola, III, 227.

Alberico fermano di Capodiferro da
Spoleto, condannato dall’ Inqui-
sizione per la moglie, dopo
morta, A, d. II. 17.

Alessandro di Gilio, III, 384.

Allegretto, chierico di Visso, III,
206. i

Allenuccio di Massarone e altri,
loro case acquistate per i frati
di Montefalco, VI, 92; VIII, 37.

Altopascio, ospedale di, A, II, 83.

Alviano, signori di; Ugolinuccio, I,
233, 234.

Amadoro da Perugia, armaiuolo,
VI, 37.

Ambasciate, spese di, VI, 31; giu-
ramento di ambasciatori diretti
al Papa, 34; 77.

Ambrogio da Perugia, III, 411.

Amelio, abate di s. Saturnino di
Tolosa, Rettore della Marca
d'Ancona, A, d. IV, 21; A.
11.76.

Amerigo di Molinerio notaro della
Curia, VI, 41, 48, 78, 84, 86,
87; VIII, 2, 35; X, 14; trasfe-

risce i privilegi della s. Sede

da Assisi a s. Miniato di Fi-
renze, 18.

— di Ruggeri, I, 62, 75, 76, 83, 98,
103, 104, 163, 184; III, 419.

— da Savignaco, I, 308, 319; te-
nuto prigione dai Norcini, 322.

— tesoriere della Marca d' Ancona,
AS TSSDVSE2I:

Amorrone da Duravalle, III, 55.

Andrea d' Ancona, cursore, I, 223.

— d'Angerillo dalla Fratta sotto
Trevi aggredisce con altri An-
drea di Pucciarello vicario di
Castel Litaldo, V, 11.

— d'Assisi, giudice de' malefizi del
C. di Spoleto, A, I, d. I, 17.

— da Bevagna, V, 57.

— di Bianco, IX, 6.

— chierico del monastero di s. M.
di Alfiolo di Gubbio, III, 264.

— converso dell’ ospedale di s. M.
presso Gubbio, III, 77.

— di Francesco, rettore di s. An-
gelo di Galliano da Spello, IX,
16, 20.

— di Gozzolino da Osimo, A, II,
80, 82, 291, 298.

— da Gualdo di Nocera, II, 33.

— da Gubbio, III, 192.

— da Gubbio, inquisitore, A, I,
d. II, 53.

— di Iacomo d'Assisi, ambascia-
tore a Napoli al Legato per no-
tifieare la venuta dei cavalieri
del Re di Ungheria e le novità
della provincia, XVII, 71.

— di Iacomo da Gubbio, III, 216. .

— di Leonardello da Gubbio, giu-
INDICE DEI REGISTRI DEL

dice, A, I, d. VI, 38; avvocato
della Curia ducale, mandato a
Spoleto per la riconciliazione,
XVII, 47; ambasciatore a Spo-
leto per il Rettore a trattare il
ritorno degli usciti, XVII, 134.
di Mancino da Spello, agitatore
ivi; cerca scalare il palazzo del
Comune, V. 47.

da Manzo, capitano di Spoleto,
mandato al Legato in Bologna
per il conflitto di Ferrara, X, 4.
di Mariano da Gubbio, inquisi-
tore, À, I, d. II, 5.

medico di Gubbio, III, 226.

di Mente da Giano, V, 13.
monaco di Gubbio nel mona-
stero di s. Donato in Polpiano,
III; 270, 828; IX, 22;

notaro, III, 415.

di Odduccio da Perugia, A, I,
d. II, 64.

della Rocca da Orvieto, predato
nel territorio di Montefalco,
II, 40.

da Camerino, canonico, III, 208.
da Carlevare, V, 13.

da Casarecchia, III, 306.

di Filippo da Montefalco, III,
293.

di Foligno, inquisitore, A, d.
IT, 53.

da Gualdo C., prete, III, 130,
212.

di Iuccio, da Gualdo C. fa ru-
more e impeto contro la terra,
II, 12.

di Manso, VI, 33; VIII, 2; ca-

DUCATO DI SPOLETO 291

pitano di Spoleto, 14; è mandato
al Legato in Bologna, 14. E
notaro, I, 207.

di Passaro da Bevagna, alla
guardia di Monteleone, VI, 69.
Petroni da Gualdo C., capitano
di fanti, I, 80; consegna Castel
di Monte ai ribelli, III, 21, 22, 23.
pievano di s. Martino da Trevi,
IIT, 151.

di Pietro, monaco di s. Barto-
lomeo da Camporeggio, diocesi
di Gubbio, IIT, 304.

di Pucciarello da Gualdo C. vi-
cario di Castel Litaldo, V, 11.
di Ranuccio da Montefalco, pre-
te, TIT, 101.

rettore di S. Salvatore della
villa di Gobbiano, distretto di
Camereno, III, 194.

di Romano, monaco scomuni-
cato, III, 307.

da Sassoferrato, III, 217.

di Scagnolo, rettore della chiesa
del Colle, diocesi di Gubbio,
III 311:

da Spello, not., III, 335, 411.
da Spoleto, condannato per pa-
role ereticali, A, I, d. II, 19.
di Vanne, accusato del tradi-
mento di Bettona, XVIII, 11.
di Vellarone, not. di Spoleto,
ART Vasa

di Venzolo, rettore dis. Antonio
di Gubbio, III, 279.

Zani di Appennino, III, 201.

Andriola di Nello da Gualdo C.,

adultera, II, 28.

: cdi quii 7m Lan M MÀ
298 Tj:

Andriolo d'Anatrino da Foligno,
I, 222.

— di Migliarino d'Assisi, assalito
in Bettona, V, 28; punito per
briga, 29.

Andrione di Salimbene da Chiu-
sure, chierico, III, 175.

Andruccio da Cannara, I, 148.

— di Rinalduccio da Staffolo, III,
340.

Andruzzarello di Vanne, I, 106.

Angelello, canonico di s. Mariano
di Gubbio, IX, 15.

Angelello da Perugia, agitatore in
Spoleto, I, 305.

Angeletto di Pellicione, III, 414.

— di Pietro, sbandito, III, 417, 418.

Angelo d'Andrea da Montefalco,
V, 14.

Angelo d'Assisi, podestà di Colle-
mancio, V, 53.

— di Bartolo, cursore del camar-
lingo del Papa, I, 214.

— Beralli, prete, III, 81.

— di Morico da Castel di Giomo,
diocesi di Gubbio, III, 292.

— priore dell'ospedale di s. Spi-
rito di Gubbio, A. I, d. III, 2.

— rettore di s. Croce di Gubbio,
III, 267.

— rettore di s. Pietro Venturini
di Gubbio, IX, 4.

— da Spoleto, morto impenitente,
e condannato nei suoi eredi, A
di SIT; 15;

— da Trevi, prete, III, 164.

— di Veruccio da Trevi, III, 146.

Angelone di Angelo, III, 408.

,

FUMI 12

— da Norcia, condannato per pa-
role eretiche, A, d. II, 18.
Angeluecio di m. Paolo da Spoleto,
I, 303.

— canonico di s. Antonio da Gual-
do: C: ; Il,:5;

— frate di s. Giovanni Gerosoli-
mitano in Foligno, IX, 7.

— di Giovanni da Foligno, III, 290.

— di Musitto da Cannara, giudeo,
M5: 01.

— da Norcia, III, 319.

— di Nuccio del piano di Bettona,
VGT:

— di Pazzolo da Gualdo C., II
30, 303.

— di Puccio da Gualdo C., prete,

,

accusato di furto d'un libro e
d'un guanto di ferro, XIX, 2.

— da Ponte Loro di Castello, con-
dannato dalla s. Inquisizione,
A, d. II, 40.

— rettore di s. Angelo di Corneto,
III, 75.

— rettore di s. Facondino, del di-
stretto di Gualdo di Nocera, III,
177, 405.

— di Simone, da Nocera, prete,
collettore delle decime, A, d.
IV;

Angeluccio di Iacobitto di Rocca
Alberici, mandato a Visso per
la causa di mero impero, XVII,
35.

— di Vagnolo da Foligno spedito

ad Orsario da Cortona, agli sti-

pendiari contro Pietro Saccone,

XVII, 10.
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13 INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 299

Angeluzzo di Giunta da Gubbio,
III, 304. ;

Annibaldo card. Legato, XIX, 14.

Antelminelli (degli) Castruccio, pro-
cessato, I, 215, 217, 219.

Antignano, gente di, contro que’ di
Bevagna, I, 263; rocca distrut-
ta, 277.

Antonio, canonico di s. Maria fuori
Fuligno, III, 183.

— Corni da Balzano, punito, IV, 9.

— (Ser) da Sellano, V, 63.

— di Torbida da Bassano, giudice
a Fermo, durante la ribellione,
punito, III, 20.

— Vanne di Federico, canonico
della pieve di Torino (Visso),
III, 86.

Appellagioni, cause delle, I, 67.

Appennino di Nocera, abbadessa
e monastero di s. Maria di, III.
340.

Appollonio di Giano, I, 163, 171,
186, 189, 201, 228, 233, 260, 263.

Aquila, I, 218; parlamento ivi av-
venuto, I, 279; IV, 34.

Arcano, castello, A, II, 176, 177,
181.

Archivio della s. Sede e suoi re-
gistri in Assisi copiati e recati
alla pieve di Montefalco, VIII,
47; privilegi trasferiti da As-
sisi alla abbazia di s. Miniato
presso Firenze, VI, 84, 85.

Arezzo, ducato di Spoleto e peru-
gini in lega contro, VI, 36, 46,
VIII, 19, 23; vi si manda per
sequestrare i beni di Muzio di

Assisi, VI, 80. X, 15; sua
guerra contro Perugia, X, 1. ^

— vescovo di, I, 167, 168; III, 48;
A. II, 31.

Argento di Campello, ribelle, oc-
cupa Campello, I, 259, 264 ; or-
dina novità in Spoleto, 305,
308 ; III, 56.

Arlotto, priore di s. Silvestro di
Bevagna, HI, 350.

armature, spese di, VI, 36.

Arnaldo della Rocca, conestabile
dei cavalieri stipendiari, VI, 43.

— da Monferrato, I, 300.

Arnolfi, terre degli, A. II, 134, 137,
150, 180, 300.

Arrona, rocche di, I, 231, 233, 234,
245, 247, 267, 280; battifolle
contro, 319; VI, 22.

— signori di, Bernardo, eretico e
ribelle I, 234, 267, 280; Arron-
cello, 233, 234.

Ascoli, I, 191; vescovo di, A, d.
NECITE

Assisi, rottura ivi, I, 34; furto
della decima papale, ivi, 206 ;
oste mossagli, 36 ; processo spe-
dito al Papa, 59, 61, 62; pace
rotta nuovamente, 67; tesoro ivi
inventariato, 69; registri di Cle-
mente IV e di Urbano IV ivi
consultati, I, 156; rendite dei
suoi chierici sospese per viola-
zione d' interdetto, 164, 113, 205,
254; fa giustizia di uno consa-
pevole del tradimento della cit-

tà, 225 ; tesoro da trasferirsi in

Perugia, 306, 314 ; composizione
fatta da gente di, 324; sta per
essere occupata da ribelli, 325;
la città nell’esercito contro 1322,
II, 15; non manda contro Ca-
stel Litaldo, 35; beni ivi con-

fiscati, III, 55, 61; ammessa a

comporre. fuori che per i pro-
cessi di ribellione, IV, 19, 43;
V, 8; entra nella lega contro
il rettore del Ducato, V, 34, 53;
in lega contro il rettore, VI, 9,
10, 24, 31; vi si manda a se-
questrare i beni di Muzio, 81;
VIII, 3, 4, 85; tesoro ivi della
Chiesa, 39, 44, 54 ; registri della
Chiesa trasferiti a Montefalco,
41 ; consultati, 57 ; IX, 12; lega
di Assisi e Gubbio da discio-
gliersi, X, 3; libri, scritture e
fascicoli della Chiesa, X, 12;
beni di Muzio, sequestrati, 15,
16; tesoro ivi rapito e ricerca
dei detentori, XVII, 37; pub-
blicazione della scomunica con-
tro di essi, 39; inquisitori ivi
citati a rendere i conti, 38; ri-
paro del tetto della sacrestia di
s. Francesco, 41, 42; sospetti
di novità ivi, 68; rivolta ivi,
XIX, 10, 15; sacrestia del con-
vento di s. F. e decima papale
IND AS T, 7d; 1,4, D; 15; 16;
monasteri di s. Chiara, III, 332,
AS I^vd. I, 10; di.s. Angelo,
10; di s. Sebastiano, III, 333;
A, d. I, 1; convento di s. F. e

camera ivi per il Vescovo, A, I,

d. IV, 3, 8, 95 cofano della de-

L. FUMI

cima sospeso dalla volta, 10,
12; derubato,. 16, A, I, d. VI,
14,7155: A, .11I,:18,..21;.. 20, 26,
28, 53, 54, 56, 75, 76, 18; mo-
nastero di s. Angelo di Panzo,
AS TS do Ds I

— vescovo di, invitato a far os-
servare l'interdetto a Bettona,
I, 37, 38, 54; compone per gli
Inquisitori, III, 14; suoi fami-
liari, 174; chiamato dal Capi-
tano (Muzio) e dai decemviri e
minaeciato, A, I, IV, 15.

Atto di Giunta, prete, III, 86.

avvocato della Camera e del fisco
nella Curia Generale del Ret-
tore, XX, 38.

— della Curia del Legato, XX, 39.

— del Rettore, XX, T, 99.

babalucco, X, 8.

Baglioni Nino, I, 186; Cecco, 190;
Bieello, 193, 198, podestà di
Spoleto |. 298; Gualfreducecio
figlio di Bicello, 193, 222, 223;
Filippuccio va contro Bettona,
XVI, 6; XVII, 74, 75, 80, XVIII,
10, 20, 23; Uguccione, tiranno
di. s.;Quirico, XVII, .98; 48,
49; Baglione, IX, 17, XVIII,
20, 23.

Bagnorea, A, II, 259; Rustico suo
vescovo, ivi.

Baldello da Cagnolo, del distretto
di Gubbio, IX, 8.
Baldo, monaco di s. Maria di AI-
fiolo, diocesi di Gubbio, IX, 18.

Balduccio di Nuccio, del pian di
Bettona, V, 17.

Balzano, villa di, nella lega contro
il Rettore, V, 6, 27.

Bardone di Gaudenzio da Spoleto,
III, 411.

sarnabitto d' Angelone, soprastan-
te delle carceri del Comune di
Spoleto, A, I, d. V, 3, 4.

Bartolo d' Aldobrandino da Foli-
gno, II, 1.

— di Pietro da Montefalco, III, 96.

— abate di Landolina, II, 186.

— di Aldobrandino di Foligno,
Ir.

— canonico della chiesa di Vite-
grossa, diocesi di Gubbio, III,
315.

— canonico anconitano, giudice
della Curia generale, VI, 58.

— da Collemancio, prete, III, 114.

— di Iacopuccio, rettore della
chiesa di s. Felicissimo di
Gubbio, III, 268.

— di Jacomo, giudice dell’ Inqui-
sizione, A, T, II, 7.

— di Pietro da Foligno, notaro,
A, I, II, 66.

— monaco di s. Pietro di Ra-
sina di Nocera, III, 263, 406.

— pievano di Mevrale, IIT, 195.

— pievano di Montefalco, IIT, 120.

— da Rocca Alberici, distretto di
Spoleto, III, 245.

— vescovo di Spoleto, III, 366,

910, A, I, VI; 22, 25, 26.

INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO

Bartolilla d' Andriolo da Gualdo,
III, 398. T

Bartolino di Pietruccio da Beva-

gna, XVII, 60.

Bartolomino, vescovo di Foligno,
III, 362, 378.

Bartoluccio di Saverio, procuratore
del vescovo di Nocera, A, I.
IV; 2l

Bartuccio da-Foligno, donzello del
vescovo di Spoleto, III, 178.

Baschi, signori di, Ugolinuccio
capitano di trecento cavalli
col podestà di Todi vicario del
Bavaro, a parlamento a Mez-
zanello, I, 299; podestà di Spo-
leto, A, IV, I; Montanuccio ?
7, 12. 13; Jacomo, A, II, 300,
301; sono ghibellini, IV, 35.

Basco, (ser) ambasciatore a Chiusi,
A, 1, VI.i32:

battifolle degli spoletini contro i
ribelli di Arrone, I, 319.

Bavaro (il) Ludovico, III 48; pro-
cesso contro di lui, I, 105, 160,
pubblicato nel Ducato, 115, 167,
168; provvedimenti per la sua
venuta, 276, 286, 294; fatto po-
destà di Todi il suo vicario,
299; lascia Roma, 301; la sua
gente cavalca nel contado di
Todi, 302; parlamento del Ret-
tore contro di lui, VI, 32, 36;
è nominato podestà di Todi, 42:
V1,:22;

Becco, prete, III, 97.

— di Arnoldo, pievano di s. Eva-
risto, III, 221.
302 Li

Beccuto da Cannara, I, 177; VIII,
DD.
Belforte, tenuto dalla Chiesa con-
tro Cerreto ribelle, XVII, 50.
Belviso, Jacomo da, lettore dello
Studio di Perugia, I, 12, 33.
Bencivenne da Gualdo C., prete,
ERE. Tide

Benedetto, priore della chiesa di
s. Lorenzo di Antignano, si
compone per misfatti, XIX, 12.

— de Poiolis, già rettore del Du-
cato, X, 17.

— monaco dis. Eutizio di Norcia,
IX, 3.

Bene di Gentile, cameriere del ve-
scovo di Foligno, III, 346.

— rettore di s. Maria della Fratta,
III, 406.

Benevento, vescovo di, A, II, 265.

beni di sbanditi, XX, 1, 27.

Benintende, chierico di Turricola,
III, 113.

Bentivegna, pievano di Visso, III,
127.

Benvenuto di Tommaso da Gualdo
C., eccitatore di rumori, II, 7.

— da Gualdo di Nocera, prete, III,
82, 84, 222.

Berardo da Castagnola, ucciso,
II, 41.

— da Castelbono, II, 19 ; III, 936.

— da Colle del Marchese, prete,
III, 122.

— di Simuccio, uxoricida, IX, 93.

Berengario Blasini, tesoriere del
Ducato, A, I, d. VI, 5, 9, 11,

12, 13; vescovo. di Lucca, 19;

FUMI 16

XVI, 1; XVII, 1; tesoriere del
Ducato e del Patrimonio, XVIII,
25d XIX

Bernardo di s. Artemia, arciprete
de Veltrinis, fratello del Rettore
del Ducato, A, I, d. II, 64, 66.

Bernardo da Bettona, inquisitore,
XVII, 48.

— da Bervito, prete, III, 79.

— di Blacone, V, 30.

— de Lacu, vescovo di Viterbo,
rettore del Patrimonio, capitano
del popolo in Orvieto; mobili
tolti e restituti al detto, A, I,
d. VI, 1-4.

— di Molinerio chierico di Limo-
ges, A, II, 66.

— di Tolosa, IV, 32.

— ultramontano, I, 220.

— d’ Ugo, nobile, conestabile di
stipendiari, IV, 93.

Bernardone, VI, 66.

Berno di Giovanni da Montefalco
accusato d'incendio nel campo
contro Castel Litaldo, II, 32.

berrovieri alla guardia del Rettore
pagati per accompagnarlo a
Spoleto, VIII, 26.

Bertoldo da Spoleto condannato
dall’ Inquisizione, A, II, 51.
Bertrando de Glanderio, VIII, 54,
91; Geraldo (o Girone?) suo
nepote, tesoriere della Marca,

734181

— Mirle, familiare del tesoriere
del Patrimonio, A, II, 157.

— da Mantova, fornitore di armi,

XVII, 59.

—————


AVATAR mn trm yn mam TR

omn AT RTT RT Tnt

17. ‘| INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 305

— card. di s. Marco, legato, XVII,
08; XVIII, 3; sua lettera al
rettore, XVII, 88 ; avvisato
della venuta del re d'Ungheria,
93.

— da Piemonte. mandato dalla
Curia romana al rettore e al
tesoriere per i rendiconti degli
Inquisitori, XVII, 86.

— da s. Antonino, cursore del
Papa, I, 248.

Bettona, interdetta, I, 37, 38, 39,
40, 207; III, 182; punita, IV,
9; V, 4, 7; priore delle Fonti
con altri associato ad occuparla,
19; suo podestà assalito, 16;
persone che vi posero rumore,
28; trattati di occupazione,
40: XVI, .5; sua rottura,
20V1T,:9,:16,- 605. si manda a
riferirne al Papa, 29; suoi no-
bili ardono il monastero di San
Quirico, 48; XVIII, 6, 10; im-
pedito il passo a Filippuccio
Saglioni mossovi contro, XVII
14; provvisioni per la guardia,
16; occupata dal Baglioni, 80;
processi contro quelli che la
occuparono, XVII, 103 ; Andrea
Pellegrini occultatore del trat-
tato contro Bettona, XVIII, 9;
Berarduccio di Nello da, de-
nunziato per uno della lega
contro Bettona e per aver rotto
la pace e insieme con Filip-
puccio presa e arsa la terra, 20;
Pietro Brachi da, Bartolo Va-

gni da, e Rustichello suo figlio

denunziati id., 23, 24; si com-
pone per non aver mandato a
fare resistenza contro la gran
Compagnia, 22; gente trovatasi
all’ occupazione di Bettona,
XIX, 17.

Bevagna interdetta, I, 64; caval-
cata da perugini, 258, 263; av-
versata da Antignano, 263, 266,
277; novità ivi domata, 296;
conflitti di ribelli della Chiesa
nel suo territorio, 320; impe-
disce al Maresciallo della Curia
del Ducato di entrarvi, II, 34;
III, 6, 45; condannata per il
rumore fatto contro il vescovo
di Spoleto, IV, 2; suoi nomini
multati per questo, 2; V, 41;
suo Podestà aggredito, 10; au-
tori del rumore e tumulto fatto
nel suo esercito, puniti, 19; oc-
cupata, VI, 45, 47; parlamento
ivi, VIII, 32, 33, 34, XVII, 8;
danneggiata da sbanditi, 57;
sua eausa contro la Camera per
la temporalità, 81, 82; processo
contro i suoi occupatori, 103;
occupata; . VIII, .22,.-25,. 21,
XVIII, 11; beni di chierici so-
spesi, XIII, 1; ribelle, IX, 10,
11.

— priore di s. Maria di Lorenzo
da, III, 100.

Biagio di Bonaventura da Foligno,
M gt

— da Cannara, rettore di s. Bene-
detto di Montesubasio, V, 59;
III, 14, 163, 289.
vb ts. -—

MM =

304 - L. FUMI 18

— detto Cappella, da Castel Li-
taldo, II, 13.

— (da Siena?), cursore del Papa,
I, 200, 226, 250.

— di Solo da Cannara, V, 33.

— di Vanne, arciprete di Bettona,
ENSIS:

Biante di Giovagnolo, soprastante
alla fabbrica della roeca di Mon-
tefaleo, I, 154.

Bisenzo, signori di, Vanne di Ga-
lasso, A, II, 174, 115.

bizzochi condannati, A, I, d. II.
33, 34.

Bocca d’ Arno (Borsa Arni) presso
Pisa, XVII, 1.

Boccaccio, canonico di Sellano, III,
245.

Bolciano, villa di, XX, I, 28.

Bologna, X, 4, VI, 33.

Bolsena, A, II, 164, 183, 184, 227.
Bonafonzio di Bizon, capitano di
Montagna (Spoleto), I, 311.
Bonanno, canonico di s. Angelo

di Prefolio III, 115, 150.

— monaco di Sassovivo, collettore
della decima per la Montagna
di Spoleto, col rettore di s.
Fortunato di Primocaso e con
prete Palmiero, A, I, d. III, 8.

— rettore e canonico di San Cri-
stoforo di Selvapiana, III, 241.

Bonaventura da Sassoferrato, V,
18.

Bonfigliolo, cursore del Papa, I, 298.

Bonifacio papa VIII, A, 1, 1-14.

— priore della chiesa di Nocera,
LH2,2285 A. 17-0. IV;:8:

— da Serravalle, nobile, capitano '
di stipendiari, I, 203, 238, 239,
cavalca contro Narni, 261, 262,
306. i

Boncagno (?) di Foligno, III, 234,
318, 319.

Bono, monaco del monastero di s.
Maria di Alfiolo di Gubbio, III,
264; 309.

Bonoro prete di Foligno mandato
a Cascia per farlo tornare al-
l’ obbedienza, VI, 89; VIII, 53;
X, 11, 22.

Bordone di Pietro da Montefalco.
III, 96.

Braccio d' Arezzo, condannato dal-
Vl Inquisizione, A, I, d. II, 50.

Brigante da Gualdo C., vi suscita
rumore, III, 5.

3rizio, prete del Colle del Mar-
chese, III, 72.

Broccardo, conestabile del C. di
Gubbio in sussidio della Curia
con una bandiera di cavalli
contro Gualdo, XVII, 27.

Brunello di Bartolello da Gualdo
Ci IT; :90.

Brusco da Montefaleo, mandato a
Norcia per difendersi dalla
gran Compagnia, XVII, 118.

Buechino di Jacobuccio da Visso,
condannato dall’ Inquisizione,
A, I, d. II, 46.

Buccio da Pratalunga, avvocato,
giudice spirituale della Curia
del Ducato pone l’ interdetto a
Gubbio, XVIII, 107; cita ve-

scovo e prelati violatori del-
19

l’interdetto, 111; mandato al
Legato a querelarsi, 114; man-
dato ai priori di Spoleto per
trattare la concordia fra interni
e Pietro da Spoleto e suoi, sban-
diti, XVII, 25, 56.

Buccîo di mes. Settepani, III, 176.

Bucherio,
I5 20i.

Burgaro, monaco di s. Pietro di
Rasina da Nocera, III, 406.

Burges (de) Guiglionetto, stipen-
diario, I, 124.

Buzzarello di Pietro, converso del-

della

cursore spedito al Papa,

I Ospedale di Maria

Carità di Gubbio, III, 80.

S.

Cagli, vi si manda a ricercare il
tesoro d' Assisi, XVII, 31 e a
pubblicare la scomunica, 39.

Cagno da Trevi, condannato dalla

Inquisizione, A, I, d. II, 47.

di Petriolo di Pasqua di Be-

vagna, III, 385.

rettore della chiesa di s. Maria

di Monterosso da Nocera, III,

235.

Calabria (duca *di) sua andata a
Spoleto, I, 51; sollecitato dal
Papa, 52; suoi ambasciatori a
Cante Gabrielli, 65, 286; A, II,
31; Carlo di, primogenito di re
Roberto, A, II, 502.

Calato di Vanne da Bevagna, III,
270.

INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO

Calcagno di Benvenuto, I, 91.

Cambaiolis (de) Martino, müre-
sciallo, XVII, 2.

Cambio di Morico, oblato del mo-
nastero di s. Eutizio di Valle
Castoriana, III, 114.

camera ducale, fondo di cassa, VII,
9

te)

‘assa ivi per il denaro, VIII,
5.
Camerino, T, 1; XVII, 4; vi si
manda a ricercare il tesoro di
Assisi, XVII, 37 e a pubbli-
carvi la scomunica, 39; A, I,
d. II5.20;
signori di, Gentile da, XVII,
4; e Rodolfo, A, I, d. VI, 38.
— vescovo di, A, I, d. VI, 38.
Camoso (?), castello, V, 44, 81.
Campania, conte di, I, 284.
Campello, castello ; vi muove I' e-
sercito contro, I, 259 ; ritenuto
da Argento, ribelle della Chiesa,
259; massari si sottomettono,
259, 322 (?); V, 46; sua chiesa
di Cipriano, 46; occupato
dagli sbanditi di Spoleto, XVII,
45.

Oannara, I, 99: non manda a sut-

S.

ficienza nell'oste di Nocera, III.
7,34; nella lega contro il Ret-
tore, V, 30, 33, 35, 36; non va
in campo, V, 64; rumore ivi,
65; contro Bettona, XVI, 5.
capitano
VESTI:

— del Patrimonio, VI, 11.

di Montagna (Spoleto),

Jappello da Montefalco, mandato
a Roma dal Legato, XVII, 98,
306 NG SENT)

a Monteleone, 117; a Narni al
Capitano degli Armigeri della
Chiesa, contro la gran Compa-
enia, 130.

Caprano (e Caprario) da Pomonte,
I, 296, 311.

Capuccio da Spello, cursore, I, 918.

carcere, provento del, XX, 1, 20;
custode del, XX, 46.

Carlevare da Spoleto, condannato
dall'Inquisizione, A, I, d. IT, 95.

— da Bevagna, II, 34.

Carlo, principe, primogenito di re
roberto, A, II, 302.

Carnepote ; suoi figlioli citati come
possessori de' beni del mona-

stero di s. Firmiano, XVII,

6.

Caro da, Castel Litaldo, notaro, VI,

-. 59; VIII, 50.

Casapiattola, TIL, 1.

Cascia, offesa da Norcia, I, 992
disobbedisce al Rettore e non
osserva l' interdetto, III, 26; 63,
64; punita, IV, 7, 43; non
manda contro Sillano e Mevale,
V, 15; fanti condotti per l'oste
di, VI, 10; tenuta in ribellione
dal conte di Trivento, 83, X
17; spese fatte per l’ esercito,
VI, 86, 87, 88, 89; esercito con-
tro, X, 19, 19, 20, 21, 22.

cassa per il denaro della Chiesa,
MIA LI

Castagnola in Normandia (Umbria)
II, 10; tradita, 10, 31, 38; pu-

nita per aver maneato nell'eser-

"

cito contro Spoleto e nella de-

FUMI . 20

nunzia degli uecisori di detto
luogo, 41; gente da, punita, 38;
III, 7, 45; occupata nottetempo
da Maccarello da Spello, V, 13,
67; congiurati di, IX, 1.

castellano della. rocca della pieve
di Montefalco, XX, 42.

— del palazzo di Montefalco, XX,
d.

— del cassero di Spello, XX, 44.

— di Rocca .Pece, XX, 45.

Castelbono, I, 81, 87, 88; non manda
all’ oste contro Assisi, II, 14;
LI. V61

Casteldimonte, I, 80; III, 17, 19

21, 92, 23, 30; 37.

bU

Castellitaldo, venuto a mano del
Rettore, I, 157 ; messo al bando,
II, 13; III, 3, 7, 320; vicario
di, aggredito, V, 11; 48, 50;
beni di, ribelli e chierici sospesi,
XIII, 1.

Castelpreccio, III, 1.

Castrolanzo, vittoria di, riportata

dal maresciallo della Marca,

Ceccarello di Francesco, chierico di
s. Vito della valle di s. An-
gelo, III, 196.

Cecco di Cavallotto (e di Cavalluc-
cio) da Montefalco, spedito a
Force dal notaro della Curia,
XVII, 672; a Gubbio e altrove
perla venuta del re di Unghe-
ria, 87, 95; a pacificare Mon-
teleone, 110, 113; ad avvisare
i perugini della venuta. della

gran Compagnia, 116.
— di Corrado da Castellitaldo, per-
turbatore del castello, V, 50.
— di Filippo da Bevagna mandato
‘al papa per la rottura di Cer-

reto, XVII, 31.

— (e Cicco) di Petruccio da Mon-
tefaleo mandato a Roma al Vi-
cario del Papa ad esplorare
intorno al duca Guarneri e alla
Gran Compagnia, XVII, 108,
110, 113, 116, 125. 128, 132.

— di Pietro da Norcia, III, 196,
246.

— di Rinaldo da Visso, III, 97.

Ceccolo da Camerino, I, 237.

— di Morbida da Gualdo C., III,
170541977217

— di Puzzolo Palmeroni da Mon-
tefaleo, III, 32, 33, e Vannillo
suo figlio, 33.

— di Terco, mercante di Assisi,
MAE.

— di Vitale da Gualdo C., I, 198,
202, 234, 235.

Cello, rettore della chiesa di s. An-

"drea Dani, diocesi di Gubbio,
III, 289.

censi ecclesiastici, XX, 1, 2.

Cerretano da Castelbono, I, 85,
183, 309.

Cerreto, rottura della terra, I, 3,
5, 6, 30; cerretani sbanditi, 30,
231 ; tornano all' obbedienza,
304 ;. sbandita, III, 9; V, 55;
cavalcata d'ordine del Rettore,
X, 5; esercito contro, XVI, 3,
4; rottura ivi e stipendiari a

‘avallo contro, XVII, 7; mes-

21 INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO E307

sovi contro il castello di Bel-
forte 30; si manda a darne no-
tizia al Papa, 31, e a Perugia
per aiuti, 32 e al Rettore della
Marca, 33, 34 e a Gubbio, 34 ;
processi contro, 40; appello di
Cerreto, 71; avvisato dell’arrivo
della gran Compagnia, XVII,
119.

Cerro da Montefalco, mandato ad
impedire il passo alla compa-
gnia di Filippuccio Baglioni
diretta contro Bettona, XVII.
14.

Cervio, beni di ribelli e di chierici
sospesi, XIII, 1.

Cesi, rettori di varie chiese di, pu-
niti per aver lasciato di annun-
ziare certi scomunicati, V, 21;
sua rocca, A, II, 300, 307.

Checco di mes. Amedeo, consan-
guineo di Guittone vescovo di
Orvieto, A, II, 260, 289.

Chiarignano, chiesa di, suo rettore
punito, XIX, 6.

Chiarito, monaco dell Avellana,
III, 355.

Chiavano, signori di, Erriguccio
di Abrunamonte, Confaloniere
di Spoleto, A, V, 1.

Chius Ay; VI 327 (33134958
Massuecio Salvoli suo Podestà,
35.

Cicco di Pace, IX, 13.

Ciccola di Tembalduecio da Gualdo,
III, 396.

Ciecolo di Andrea, conscio della

congiura di Montefalco, V, 51.

I C anum -— —


308

di Berardillo, accusato del tra-
dimento di Bevagna, XVIII, 11,
12.

di Mattiolo da Bevagna, V, 10.
di Moriunda da Gualdo C., V, 69.
di Pinardo riceve per la Chiesa
la promessa dal Comune di As-
sisi per la restituzione della
decima rubata, AI, d. IV, 18.

Cinello di mes. Stefano da Trevi,

III, 179.

Cino da Pistoia, sua lettura man-

data al Papa, VI, 47.

— di Vagnolo da Bevagna, V, 80.
Ciolo (ser) spedito a Bologna al

Legato, VIII, 23.

— detto 'Toccaterra, nunzio del-

l'abate di s. Pietro in Baviera,
VI, 22..

— «de Costa» da Montemartano,

notaro della Curia generale, VI,
45.

Cione, rettore della chiesa di s. Lu-

cia da Compersito, III, 406.

Ciriano, castello costruito dal Co-

mune di Todi, XVII, 21.

Clemente papa V, AI, d. I, 2; d.

TV2:6; A, IL, 118.

papa VI, sua bolla a Berenga-
rio Blasini tesoriere del Du-
6210, : A571. VT, 6,11, 12, 15,
17, 21, 23, 41; sua lettera al
Rettore del Patrimonio per le
cose di Cola di Rienzo, XVII, 58.
di Vagnolo da Castebono, II, 14.

Cola della Rocca, I, 270.

— di Andrea da Perugia, cambi-

sta, IV, 23.

L. FUMI | 22

— d'Angeluecio da Montefalco,
cursore, mandato a Monteleone
per la venuta della gente del
re di Ungheria, XVII, 83.

— d'Arriguecio da Montefalco, im-
piccato, malgrado le offerte dei
ricchi e nobili parenti, I, 259.

— di Futturillo da Gualdo, III,
391.

— di Gentiletto, III, 415.

— di Leonardo, familiare del mo-
nastero di s. Sebastiano di Can-
nara, III, 244.

— (ser) di Nardo da Foligno man-
dato a citare il vescovo di Gub-
bio, XVII, 131.

— di Nutolo di Nepo da Cannara,
TIT; 291.

— Palmueci da Collemancio, co-
nestabile di venticinque fanti
alla guardia del Legato e di
Montefiascone, XVII, 88.

— di Pittignano, V, 46.

— di Ranuccio da Trevi, V, 20.

— di Rienzo (Nicola di Lorenzo,
tribuno romano), sua lettera,
XVII, 58; richiede a’ Comuni
del Ducato ambasciatori, 79;
sue novità nelle terre della
Chiesa annunziate al Papa, 86 ;
difesa di roeche contro di lui,
90, 91, 62.

— di Ugolino da Bettona, V, 16.
— di Zucca de’ Tiberti cavalca
Monteleone, VIII, 41; X, 9.

Colfiorito, III, 276.

Colle del Marchese, III, 7; paga

la metà de’ diritti del capita-
23 INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 309

nato di Normandia, 12; non
manda all’ oste contro Sellano,
V, 66.

— della Torre, distretto di Beva-
gna, suo sindaco ricettatore di
sbanditi, XVIII, 1.

Collemancio, I, 157; assalito da
quei di Limisano, II, 20; III,
15 V, 14,17; nella lega contro
il Rettore, 25; ser Angelo di
Assisi suo Podestà, V, 53 ; non
manda gente ben munita nel-
l’oste di Sellano, 67; VIII, 9;
XVI, 6.

Collcsirio (Collescirio e Collesidio),
torre di, della guaita di s.
Eutizio, I, 817; VI, 12; VIII, 6.

Collicillo, castello cavalcato dal
Rettore; ingiurie fattevi agli
stipendiarii della Chiesa, IV, 21.

compagnia (gran) di Guarnieri,
XVII, 88, 90, 91, 100, 102, 104,
106, 108, 115, 116, 117, 120, 121,
199, 124, 129, 130, 133; XVIII,
22: 1A,I; d: VI; 42.

Compagno di Jacobuccio, rettore
di s. Martino da Passignano,
diocesi di Nocera, III, 180.

composizioni, XX, 1.

condanne, proventi delle, XX, I,
11-16, 22, 23, 27.

Conforto da Foligno, vicario del
vescovo di Gubbio, A, I, d.
III, 1-6.

conestabile di cavalli, XX, 40; di
fanti 41.

Consiglio, giudeo di Bevagna, II,
16; III, 419.

Consolo di Benadatto da Monte
s. Paolo, canonico di s., Be-
nedetto, IIT, 129.

Conte da Norcia, I, 292.

— monaco del monastero di s.
Pietro di Rasina, III, 316, 406.

— di Puecio da Montefalco, III,
371.

Contuccio notaro in Assisi, ad
estrarre i privilegi della s. Sede
e a portarli a s. Miniato di
Firenze, X, 18.

Corradillo di Bartoletto, canonico
di s. Salvatore di Foligno,
IH, 169.

Corrado d' Ascoli, giudice della Cu-
ria generale, VI, 56, 59, 78;
VIII, 51; X, 14; spedito al
Legato in Perugia, XVII, 20.

— di Baldolo ed altri ritengono il
Castello di Castagnola, V, 13.

— di ser Giovanni da Foligno, I,
209, 239.

— monaco di s. Verecondo di
Gubbio, III, 209.

— da Montefalco, medico, V, 51.

— (ser), priore di Santa Trinita
di Spoleto, collettore della de-
cima, A, I, d. III, 8.

— da Rocca Alberici, III, 245.

Corticelli (s. Maria di), monastero,
XVII, 18.

Corvato da Narni, giudice gene-
rale, I, 83, 98, 106, 107, 108,
181, 194, 222, 281; III, 42, 44,
52,108; VI, 5$ VIII; 10:

Crispolto | d' Assisi, inquisitore,
XVII, 38.
310 : L. FUMI 24

Cristianello da Spello, V, 51.

s. Cristina, castello predato dal
Rettore, IV, 20, 21, 94.

— Priore di, LII, 1831.

Cristofano, rettore della chiesa di
S. Maria di Carrara, III, 137.

Croce, villa della, III, 67.

curia ducale, balio della, derubato
delle lettere della, V, 17; difesa,
VIII, 25; banca della, e suoi
emolumenti, XX, I, 17.

— romana, denari rimessi alla, I,
94, 58, 66, 163.

decima dei benefici ecclesiastici in
Spoleto e Perugia, VI, 50.
-Deodato di Lorenzo, vicetesoriere
del Dueato spedito al Papa a
richiedere lettere contro Spoléto
peri beni della confisca rioccu-
pati, XVII, 22; 90; XVIII, 1,
DS XIX;
Deotefece, priore della canonica di
Gubbio, A, I, d. III, 2.
Dignano, villa del distretto di Can-
nara, I, 258.
Dino da s. Gemignano, avvocato
e procuratore fiscale, mandato
in Curia romana, XVII, 52.
Diotallevi da Bagnara, III, 336.
-Domenico, prete di Montefalco, re-
stituisce denaro per altri, IX,
25.

Donato di Polto, V, 14.

Donnino da Firenze, dell'ospedale
di Altopascio, A, II, 83.

ducato di Spoleto, I, 215; sospetti
ivi per la venuta del Bavaro,
I, 284, 303; lega del, promossa
nel parlamento di Spello dai
perugini contro Arezzo e i si-
gnori di Pietramala, VI, 36, 45,
46; stipendiari del, contro la
gente di Luchino, XVII, 11,12;
camera del, sue entrate e uscite,
XX, 107-109.

Ebredunense arcivescovo (Pastore
de Sarrats), nunzio in Italia ;
sue costituzioni, VI, 83, 92, 94
VIE, 89: IX: 18; X417

Ebrei, composizioni con, XIX, 11.

Egidia, moglie di Jacopo di Rego-
glione da Spoleto, III, 415.

Egidio, arciprete di Cannara, III,
99r

— d'Assisi, frate, fatto venire col
Maitani a Montefalco per la

costruzione del battifolle, I, 71.

— di Bartolo di Tommaso, notaro

di Spoleto, A, I, d. V, 16, 17.

— da Perugia, frate bizzoco, con-
fo: 2 1

daunato per mancata penitenza,
j 00
A, I; d. Ts 99;

UR Len nig
25 INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 311

Elimosina, priore della chiesa di
Sant'Angelo, diocesi di Peru-
gia, III, 38.

Enrico di Manente, giudice della

. 8. Inquisizione, A, I, d. II, 7.

— de Metreburg, capitano di sti-
pendiari a cavallo, IV, 23, 24,
29.

Ercolano, pievano di Glozzano,
diocesi di Gubbio, III, 311.
Eremita, monastero dell’, III, 135,

166.

Ermanno di mes. Giovanni not.
di Foligno, I, 169; A, I, d. IV,
I; III, 212, 215, 230, 245, 317,
319. |

Erriguccio di Monaldo da Spoleto,
condannato per parole eretiche,
A-?T. :d; II, 22;

Esigni,

‘astello del distretto di

Norcia, I, 296.

Fabriano, I, 167, 168, 169, 206,
270; ribelle, è sbandito II, 42;
nemico della chiesa e del Papa,
MESETTO 25 48 HIV 95:'0ste
contro, 28; vi si manda a pub-
blicare la seomunica conto i de-
tentori del tesoro d'Assisi,

XVII, 39; in contesa con Gual-

do per confini, 68; sussidio ri-

chiesto al Capitano del Patri-

mio e ad altri nobili contro, 69.

— di s.

Faidico (e ‘ Faidito) tesoriere del
Patrimonio, A, II, 112, 124,
125, 126, 133, 159, 160, 162, 163,
164, 168, 169, 174, 176, 189, 191,
195, 211.

Falcone da Sistarico, frate de’ Pre-
die., commissario pontificio, I,
14, 189; II, 2,3; III, 47; inca-
ricato insieme con l'abate di
s. Pietro. di Spoleto dell’inven-
tario del tesoro in Assisi, A, II,

1, 85, 86.

Fardo di Ugolino da. Viterbo, A,
II, 247.

Farnese, signori di, A, IT, 176, 177,
181.

Federico, conte di Montefeltro, A,
II, 37, 43, 49, 52, 55, 297, è a
Norcia, II, 21.

Fematra, vila di (Visso), III, 67.
Fermo, I, 167, 168; ribelle, III,
20, 48; oste contro, IV, 28.
Ferrara, conflitto di, VI, 33 ; VIII,

18; X, 4.

Filippina, moglie di Nardo Secca-

-1

popoli da Spoleto, condannata
dalla s.
II, 39.
Filippo d'Assisi, frate, custode del
s. Oonvento,: A; I, d. IV, 10,
12, 14, 15.
Benedetto di Gualdo di
Nocera; abate, III, 308; IX,
T93

— bituricense arcivescovo, I, 156.

Inquisizione, A, I, d.

— di Castelveechio mandato a Gub-

bio per chiedere una bandiera
912 L.
di cavalli contro Cerreto, XVII,
34, e al Rettore della Marca,
94.

— copista, da Gualdo, XVII, 9.

— monaco di s. Eutizio, III, 213.

— monaco del monastero di s.
Pietro di Rasina di Nocera,
III, 406.

— monaco di San Pietro in Mon-
temartano, IIT, 254.

— di Montenegro, inquisitore, con-
dannato, A, I, d. II, 1-65.

— da Montesanto, prete, III, 69.

— (ser) da Orzano, spedito al Co-
mune di Todi, XVII, 21.

— di Paoletto da Trevi, III, 148,
165.

— pievano della pieve dei Campi,
in Norcia, III, 239.

— di Sassovivo, abate A, I, d.
III, 8.

Fino da Bevagna, ambasciatore al
Rettore della Marca e a Gen-
tile da Camerino, XVII, 4, al
Lezato in Romagna per que-
stioni di giurisdizione di tem-
poralità, 19, a Napoli al Legato
per impedire il rilascio dell’ in-
terdetto a Spoleto, 24, a Peru-
gia per aiuti contro Cerreto, 32,
a Foligno ad Oberto ambascia-
tore del re di Ungheria, 84, e
a prender notizia del re, 84, a
Perugia per consigliarsi delle
cose del re, 85, a Perugia con
gli ambasciatori delle terre della
provincia di Spoleto a richie-

der gente armigera per andare

FUMI 26

à Narni contro la gran Com-
pagnia, 122.

fiorino, suo valore, IV, 13; suo
cambio, 14.

Fiorino di mes. Pietro da Monte-
faleo, V, 41; contro Bevagna,
TX; 11;

Fioruccia, fattucchiera, XVIII, 17.

Firenze, vi si manda a sequestrare
i beni di Muzio d’Assisi, VI,
80; X, 15; si trasferisce alla
badia di s. Miniato l’ archivio
della s. Sede da Assisi, 84, 85 ;
conflitto contro Castruccio, I,
217, 219; IV, 13; richiesta dal

apa per il fatto di Muzio, 220-
231, 243, suo eletto consultato
dal tesoriere, I, 70; suo ve-
scovo, 260, 270, 271, 282, 283,
289, 310, 895; IV, 27,: 29;
Leone di Cono mercante in
Roma, lascia alla Chiesa, A, II,
131.

focolari, provento dei, XX, 1, 10.

Folle da Perugia, cursore del Papa,
I, 226, 252, 801; IV; 28.

Fonte Avellana, monastero, priore
e monaci di s. Croce di, III,
312, 330.

Fonti, monastero, priore di, as-
sociato con altri all'oceupazione
di Bettona, V, 15.

Forte di Bonaccorso da Colle di
Val d' Elsa in Toscana, III, 317.

Franceschino, cursore di Perugia,
VI, 82.

Francesco Alemanni, già Inquisi-
tore, XVII, 50.

MA.
de

27 INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 313

— di Angelo da Montefalco, no-
taro, III, 293.

— di Angelo, monaco del mona-
stero di Camporiano, III, 219.

— d'Assisi, V, 52; IX, 22.

— di Bataccio da Fano, giudice
d'appello in Spoleto, I, 228.

— di Bencivenne, rettore della
chiesa di s. Cristoforo di Col-
lalto, contado di Gubbio, III,
301.

— da Bettona, notaro, V, 17, 29.

— di Bonaventura, d'Assisi, III,

26.

— da Colfiorito, III, 276.

— di Corrado da Fuligno, II, 21.

— di Curzio d’Assisi, procuratore
della Camera fiscale, mandato
a Perugia, XVII, 18.

— Deotallevi (frate) da Gubbio,
A. I, d. IV, 20; chiuso nella
torre del Comune di Assisi
e costretto ad inghiottire le
lettere del vescovo di Nocera,
ivi.

— da Gubbio, Podestà di Foligno,
abbandona l’ufficio, I, 273.

— vescovo di Gubbio, III, 1-
916.

— di Guccio d'Assisi, procuratore
della Camera ducale e del fisco,
VI, 60.

— di Guido da Orvieto, procura-
tore del Rettore, A, II, 112.

— inquisitore, I, 261.

— vescovo di Jesi, A, I, d. VI, 11.

— di Laurino, mandato in Curia

romana, alla Camera, per co-

S9

municare le nuove di Cola di
Rienzo e la venuta della gente
del re di Ungheria, XVII, 86.

— di Massiolo da Giano, II, 39.

— mercante di Firenze, revisore
de’ conti della Tesoreria, VI,
91.

— monaco di s. Angelo di Limi-
sano, III, 300.

— monaco di s. M. di Alfiolo di
Gubbio, III, 264.

— da Montefalco, frate minore,
mandato a Perugia, I, 162,
253.

— di Moricone di Torcella da
Spoleto, III, 242.

— nepote di Guittone (da Bisenzo)
vescovo di Orvieto, A, II, 225.

— di Odduccio da Perugia, III,
406: : A, I;.d. 11:61,

— da Perugia, dottore, I, 29.

— vescovo di Perugia, III, 372,
377.

— di Piergiovanni da Montefalco,
NI.12.

— di ser Pietro di Giovanni da
Montefalco, VIII, 6.

— da Pocanestro, III, 237.

— priore di s. Quirico di Bet-
tona, III, 281.

— di Salamutro, da Montefalco,
VIII, 52.

— di mes. Savino da Bettona, V,
28.

— da Siena, inquisitore, XVII, 38.

— di Simone d'Angelo, mercante
di Foligno, IV, 3.

— da Todi, ministro della provin-

we c

cià nm 2A
cia di s. Francesco, A, I, d.
EVASE

‘— di Tommaso da Gualdo, III,

392.

Francia di Barattone, canonico di

s. Pietro di Spoleto, III, 325.
Franciscolo di Filippolo, V, 18.
Franzolo di Giovannone da Mon-

tefaleo, III, 191, 381.

— di Pucciolo da Montefalco, detto

Legale, VI, 65, 66, 85, 96, 98,
100; fattore degli edifizi nel
forte di Montefalco, VIII, 45,
40; X, 235 XIV, I.

Fratta, I, 193, 198.

— del vescovo, chiesa di s. Bar-
tolomeo, III, 418.

— Fredo (ser) da Macerata, XVII,
103.

Fuligno, I, 6; offende la Chiesa
e si ribella, 7, scomunicata 9,
esploratori mandativi, 10, 13,
balio della Curia, ivi maltrat-
tato, 16, resta preso il suo ca-
pitano, 18; vescovo di Foligno
cita quello di Spoleto, 23; par-
lamento generale ivi, 97 ; scelto
a stanza della curia ducale,
184, 193; 207, 238, 273, 278;
parlamento del Bavaro ivi, 302 ;
alcuni di, con Narnesi contro
s. Gemini, 312; si compone.
per molti sbandimenti partico-
lari e per il rumore fattovi, III,
2; suo vescovo si compone col
Rettore delle inosservanze, 28;
parlamento ivi, I, 302; III, 39:

44, 46; 62; 66; è in lega con-

314 L. FUMI 28

tro il Rettore, V, 37; VIII, 48;
A, II, 6, 7, 18, 48 ; Bartolomeo
suo vescovo citato a render
conto della decima esatta, A.
I, d. III, 10, 11; vescovo di,
III, 133, XXVII, 88; canonici
di, 155; abbadessa e convento
di s. Claudio, III, 334; frati
minori, predicatori, agostiniani
e serviti ivi, I, 43, 65, 207, 233,
273, 278.

Gabrielli Cante, capitano di guerra
I, 65; Jacomo capitano - della
Chiesa contro il duca Guarneri,
XVII, 115; si manda a lui per
la difesa, 124; serive al C. di
Chiusi, A, TI, d. VI, 32; frate
Petruccio canonico uccisore del
priore della chiesa, 51, 52;
Pietro vescovo di Gubbio, 53;
Rosciolo suo nepote, 53; A; I,
d: VT; 78,56;

Gagliolo, castello, XIX, T.

Galardo de Tribusbonis, capitano
di Montagna (Spoleto), III, 62,
63, 64, 65, 66, 67, 68, 88, 228;
IV, 20.

Gatti Silvestro da Viterbo, A, II
244, 250, 256, 257, 279, 980.

E

—— n

dti nar IT E FEST s Lu
“>

20 INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 315

Gello da Bevagna, prete, III, 106.

s. Gemini, castello, I, 311.

Generio, tesoriere della Marca, VII,
54.

Gennaro, abbate del monastero di
San Crispolto del pian di Bet-
tona, III, 300.

Genova, lettere papali ivi rapite e
ricercate, I, 115.

Gentile (ser) di Francescone, V, 68.

— di Giovannolo da Montefalco,
camerlengo del Comune, V, 83.

— da Macerata, I, 34, 46, 48, 52,
59, 62, 67, 105, 115; A, II, 33, 74.

— di Petriolo da Bevagna, III, 121.

Geppa, comune di, V, 55.

Geraldo Malbere da Cahors, nunzio
alla Curia romana, VIII, 44.

Gerardo di Boninsegna della so-
cietà de’ Bardi, VI, 40.

— di Maria del pian di Bettona, V,
15.

— monaco del monastero di s. M.
di Alfiolo, TII, 259, 292.

— da Portali, maresciallo della
2uria ducale, V, 18.

Geri, procuratore del Rettore del
Patrimonio, A, II, 125.

Gerolo di Corrado, A, II, 80.

s. Gervasio nella Marca, castello
venduto dal vescovo di Gubbio,
AST; id. VI,.6.

Gezzio di Tuccio da Siena, spedito
a Gubbio per l'interdetto, XVII,
107. à

Ghiglione da Martilaco, spedito al

Capitano del Patrimonio, VI,

Giano, I, 195; non manda nell'o-
ste contro Assisi, II, 16, né
contro Castel Litaldo, 39; III,
(3 suoi uomini accusati di aver
tradito Rocca Arrone, III, :24,
45; suore di S. M. Maddalena,
ivi, 159; è cavalcato dal Co-
mune di Montefalco, XIX, 15.

Giannotto, familiare del duca di
Calabria, I, 54, 56.

Gilio, arciprete di Cannara; III,
174.

— di Giovanni da Fuligno, cano-
nico, III, 149.

— de Mechis da Perugia e suoi,
complici della rottura di Bet-
tona, XVII, 9; processati, si
appellano, 67.

— da Rasilia, rettore delle chiese
di s. Pietro e di s. Angelo del
distretto di Foligno, III, 168.

Giliuecio di Accorillo da Bevagna,
conestabile alla guardia di Mon-
teleone, VI, 68.

Giolo di mes. Masseo, frate, I,
81, 112.

Giordano di mes. Migliorello da
Spoleto procuratore del Comune
avanti a Giovanni pp. XXII,
Ad IV 115.42, 47:

Giovannetto, ultramontano I, 314.

Giovanni di Adduttale, rettore di
s. Lorenzo di Framignano, dio-
cesi di Foligno, II, 216.

— d’ Amelio, tesoriere e viceret-
tore del Ducato, I, 1, 34, 116,
117, 198, 129, 130; rettore. 149,

166, 207, 250, 257, 269, 285; II,
316

1,92, 3, 4; III, 16, 18, 39, 57,

.08, 59, 60, 61, 62; tesoriere

322, 323, 343, 344; vicerettore
e tesoriere, 359, 360, 361, 381;
rettore, 403, 404, 406, 408, 409;
commissario 411, 412, 415 ; lega

delle Comunità contro di lui,

* V, 98, 95, 27,30, 34, 37; VI, 8, 9;

rettore, IT, 2, VIIT, 44, 49, 50,
94, 53, 57; nunzio della s. Sede,
VII, 53, 57, VI, 60, 72, 77, 80, 81,
82, 84, 85; riformatore, 90, 91;
dispensa dalla costituzione ar-
civescovile sul Ducato, IX, 24;
lega contro di lui disciolta, X,
2,. 11, 12, 14, 15, 16, 18; sua
costituzione per il maresciallo,
XVII, 3; tesoriere, A, I, d. 1,
1; À, IT, 1-4, 57, 62, 79, 11, 84.
d'Andrea di Pellegrino del pian
di Bettona, conscio del trattato
di Bettona, XVI, 7.

d'Andrea da Spello; A, II, 31.
d'Angelerio da Montefalco, co-
nestabile di berrovieri, VI,
43.

di mes. Angelo da Gualdo di
Nocera, Podestà di Montefalco,
XIX, 13.

d'Antico, prete, rettore della
chiesa di s. Patrignano, III,
134.

d'Appollonio da Giano, IIT, 94.
d’Ascoli cursore del Papa, I,
212.

di Bencivenne, prete, IJI, 211.
di Benvenuto, monaco di santo

Stefano da Parrano, diocesi di

L. FUMI

30

Nocera, collettore della decima,

A, Ld. IV, v:

— da Bettona, IV, 7.
— da Bevagna, prete, IIT, 182.

— di Buseagnone, rettore di s.
Silvestro de Pasano, IIl, 201.
— di Buscuro da Visso, prete,

III, 138.

— di Braffo da Monte s. Polo di

Spoleto, III, 258.

— di mes. Brodario, III, 18.

— da Castelrinaldo, notaro, I, 153,

155, 159.

— della Cecca, d’ Assisi, notaro,

XVII, 51.

— di Chelle da Nocera, sbandito

e ribelle, I, 255; è preso dai

Tano di Jesi, 256 ; richiesto da”

perugini, 265.

— di Ciuccio, uno de

Assisi, V, 34.

,

Priori di

— di Cola di Boniscagno da Pe-

rugia, IIT, 406.

— di Cola di Galasso, cambista,

IV, 93.

— di Corradillo da Fuligno, prete, .

III, 141.

— di Dialtolo, monaco di s. Pie-
tro di Bovaria, III, 171.
— di Egidione da Torrita, IIT, 306.

— di Filippo da Castel di Monte

s. Martino, distretto di Narni,

III, 265.

— da Flamignano, III, 215.
— da Fuligno, III, 299.
— Gaetano da Montepesulano, I,

176.

— di Galardo, IV, 30.
INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLELO 2317

di Galasso, I, 236.

da s. Gemini, architetto, a con-
sultare sull' opera di s. Fortu-
nato (fortezza di Montefalco),
TII, 43.

di Giraldo (e di Gherardo) cor-
riere del re di Sicilia, VI, 23;

VIII, 7.
da Macerata, cursore del Papa,
I, 268..

Magnalossi da Montefalco, man-
dato a Siena per aiuti contro
la gran Compagnia, XVII, 124.
Massaroni, rettore della chiesa
di Pelano, distretto di ‘Trevi,
III, 88.

Massiolo da Balzano, notaro,
ArIidSLV3 5, 6.

di Monaldo da Monte s. Polo,
prete, III, 224.

da Montefalco, IV, 6.

da Narni, XVII, 105.

di Natale, stipendiario a ca-
vallo, VI, 4.

di Nicola, prete, IX, 9.

di Nicola da Pale, prete di s.
Feliciano di Fuligno, III, 218.
da Oratorio, familiare del vice-
rettore, VI, 24.

Papa XXII, I, 1, richiesto di
provvedere alle novità del Du-
cato, 47; sollecita il duca di
Calabria d’andare a Spoleto, 51,
52; gli si mandano i processi
contro Assisi e Spoleto, 59, 61,
62, 174; sue lettere, 117, 129,
180, 166; II, 2, 3: III, 57, 59,
61, 322, 323, 343, 344, 359, 360,

361, 381, 407, 408; A, I, d. I,
IT,:308;-I1V552; Ag TD Tocsue
esequie nella chiesa de' Minori
a Spello, VIII, 29.

da Perugia, priore di s. Mas-
seo di Assisi, collettore della
decima di Spoleto, A, T, d. III, 8.
di Pignolo da Spoleto, mandato
a Fabriano per sospetti di of-
fese con Gualdo, XVII, 68.
priore di s. Angelo di Beva-
gna, III, 91.

di Puecio da Spello, luogote-
nente del tesoriere, XIX, 1.

di Puzzolo dell'Abate, uno dei
mastri della rocca di Monte-
faleo, I, 134.

di Ranuccione da Chiavignano,
III, 353.

rettore di s. Martino da Otta-
gio di Sellano, III, 76.
Rigaldi di Cahors, vicetesoriere,
V. 1$ 25 VI; d,-005- VISUS? 2:

X, LXI dd SRI dI
tesoriere, IX, 1; vicerettore,
VIII, 1.

da Rimini, domicello del Card.
di s. Teodoro, I, 201.

di Riscio da Fuligno, notaro,
XIS$1,/91

. di Sante, monaco del mona-

stero di s. Maria d'Alfiolo, III,
309.

da Santomonte, cursore del
Papa, A, II, 163.

Scaffredi, rettore del Ducato,
A 1770.5: VI, 90; 9€

di Sellazio, V, 9.
318 MR L.

— da Sibilia, cursore del mar-
chese della Marca, I, 180.

— socio del conte di Campania,
I, 284.

— da Spello, vicetesoriere e luo-
gotenente del Ducato, A, I, d.
VI,:30, 34.

— da Todi (o da Viterbo?) cano-
nico e altarario di s. Pietro di
Roma, A, II, 131, 132.

— da Todi, notaro e ufficiale del
Rettore; prende possesso di
Rocca Pesa, I, 170, e di Rocca

Battiferia, 178, 187; va nell’ e-

sercito contro Somaregio, e al.

conte Bernardino da Marsciano,
4997203:

— da Toscanella, ambasciatore,
A, IT, 194.

— di Ventura da Gualdo, III, 117.

— da Verchiano, pievano, III, 73.

— vescovo di Nocera, A, ERRE
1-21.

— vicario, III, 245.

— da Visso, condannato per man-

cata penitenza, A, I, d. II, 23.

— da Viterbo, già maresciallo della
Curia, VI, 77; VIII, 56.

Giovannuccio, I, 253.

— d’Albericuccio, canonico di s.
Salvatore di | Acquapagana,
TI, 199,

— d'Angerello da Montefalco, II,
40; IX, 24.

Giraldino da Montefalco, V, 74.

Girone (o Giraldo?), nepote del
tesoriere della Marca d’Ancona,
X, 18.

FUMI 32

giudei, V, 61.

giudici delia curia ducale, VI, 14,
56-59; dello spirituale, XX, 35;
de’ malefizi, 36; del civile, 37.

Giunta d'Accatturo della pieve di
Torino (Visso), prete, III, 86,
319.

— di Mercato della villa di Croce
(Visso), III, 249.

— rettore di Sant’ Angelo di Gai-
sana, III, 104.

— Ferri da Gualdo C., II, 26.

Giuntarello di Petruecio da Gualdo
CI: 30;

Golardo da Monte, conestabile di
cavalli del Ducato, contro la
gran Compagnia, XVII, 128,
130.

Gonessa, pace di, VI, 23; VIII, 7;
occupata e arsa dalla gente del
re di Ungheria, XVII, 83.

Gradoli, della valle del Lago di
Bolsena, .À, I,;d. VI,/49: A
II, 164, 184.

grande Compagnia (la), difesa di
(7) pu ,

1

Montefiascone e. del Legato
Cara. Bertrando contro la detta,
XVII, 88,89; difesa delle rocche,
90, 92, 100, 102; passata per
Roma, 104, 106; in Campagna,
105; si manda a Roma al vi-
cario del Papa, per spiarne i
passi, 108 (v. anche Compagnia).

Grazia da Perugia, avvocato, I, 79.

Gregorio di Rinaldo da Monteleone,
'amerlengo di Trevi, V, 70.

Griscio da Monte s. Martino, pre-
te, IIT, 144.

——n

17 per,

STONE LI
rU Ree

ep Remp

33

INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 319

Grotte, A, II, 164, 184.

Guuldo Cattaneo, non manda nol-

l'oste contro Assisi, II, 11; III,
6, 19, 21, 30, 37, 45, 266, 421;
chiesa di s. Andrea di, 421;
V, 26; non manda nell’oste di
Sellano, V, 69; IX, 12; rumore
nella terra, XVIII, 15.

di Nocera, disobbedisce, I, 2,
29, 32, 36, 206, 238; non manda
nell’oste su Castel Litaldo, II,
33. IIT, 16, 125, 160, 184, 273;
punita, IV, 5, 80; suo litigio
con la Curia, VIII, 35; IX, 12;

esercito contro, XVI, 2; ru-

more nell'esereito di Cerreto,
4:

4

XVII, 19; fa uccidere un balio

questioni di temporalità,

della Curia; esercito banditogli
contro; Broccardo conestabile
del Comune di Gubbio spedito
con una bandiera di cavalli
in sussidio della curia, 27;
aiuti e consigli richiesti contro
di, ai prelati della provincia,
28; in contesa con Fabriano per
confini, 68; compone per delitti
eccettuato per l’ impiccagione
del familiare del Podestà e di
atti di mero e misto impero,
XIX, 35 A. II, 6.

Gualfreduccio da Perugia (v. Ba-

glioni).

Gualterio, rettore della chiesa di

s. Cristoforo in Casale di No-
‘cera, III, 234.

Guarduccio da Foligno, agosti-

niano, I, 280.

Guarneri, duca, resistenza contro

di lui nel Ducato, XVII, 90, 92,
102, 104, 106 ; si manda a Roma
per averne nuove, 108; arriva
in Sabina, 115, A, I, d. VI, 42.

Gubbio, interdetta, I, 16, 19, 20,

217, 221, 231, 242, 243, 278;
non va in oste contro Nocera
e Spello, III, 8, nè contro Visso,
11, nè contro gli invasori del
monastero di San Quirico, 36 ;
chierici di, 259; vescovo di,
364-369 ; si sottomette, IV, 15;
in lega contro il Rettore, VI,
9, 10, 24, 31; VII(,- 8, 45-8:
IX, 12; sua lega disciolta, X,
3; suo conestabile contro Gual-
do, XVII, 27 e contro Cerreto,
34; inquisitori citati in Gubbio,
38; processi in appello, 51, 52;
dissenzioni ivi, 87; nuovamen-
te interdetta, 107; 109, 111,
112, 113, 114, 131; entrate e
uscite ordinarie, XX, 16-106;
vescovo citato per la decima,
A, I, d. III, 1-6; beni del ve-
scovo Pietro riservati al Papa,
A5, T,:.d; VI,:4-6,.27 5, A5 TE: 19:

Guglielmo agostiniano, mandato

alla Curia romana, I, 152.
d'Aramanto, capitano di stipen-
diari, I, 118, 119-122.
d'Arnaldo, cursore del Papa,
I, 946; VI, 44; A, II, 51, 88.
di Bulacto, A, II, 302.
di Cansaco, maresciallo della
Marca, nell’ esercito fiorentino
contro Castruccio, I, 217.

22
320

— Carnotense vescovo, visitatore

apostolico, XVII, 41.

da Castelnuovo, VIII, 34.
Catalano, nepote del Papa,
VIII, 34.

Coste capitano generale del
Patrimonio, II... rettore, conte
e capitano generale del Patri-
monio, II, A, II, 89-111; surro-
gato da Guittone vescovo d' Or-
vieto, 112, 308, 136; facoltà con-
cessegli, 105, 106, 107, 111;
165, 167.

de’ Garofali da Trevi, inquisito-
r6; A, L-d. II; 43.

da Grepello, stipendiario a ca-
vallo, VI, 3.

da Gualdo di Nocera, monaco,
IIT, 108.

di Martilaco, nunzio alla Curia
Romana, X, 17.

^ di Martino, famigliare del teso-

riere del Patrimonio, A, I,
164, 195.

d'Orliaco, notaro del viceret-
uore: VI. 12. VIII, 6:

di Poggiocervio, I, 25 ; pubblica
i processi contro Milano, i Vi-
sconti, gli ambasciatori del Ba-
varo, il vescovo d’Arezzo, i fer-
mani e i fabrianesi, 167; III,
98, 408; famigliare del teso-
riere; A, II, 61.

da Primaco conestabile, VIII,
40.

di Rinaldo, già conestabile della
Curia, VI, 65.

«de Vayraco, IV, 29.

L. FUMI

24-

Guido di Filippo da Pasano, III,

260; vicario generale del Ve-
scovo di Nocera, A, I, d. IV, 25.
di s. Germano, legato di Lom-
bardia a Roma, IV, 37.

di s. Gerulzio, rettore della
detta chiesa, IIT, 277.

di s. Lorenzo di Carbonara,
TII,:'160; 162.

Guillino di Dalano frate, nunzio

apostolico, I, 325.

Guittone di Bisenzo (de’ signori

di), vescovo d’ Orvieto, rettore
del Patrimonio, A, IT, 112, 308,
136, 160, 164, 169, 174, 176, 181,
185, 191, 192, 196, 197, 2527253

4$ SUO,
954, 966, 267, 295.

Gumarella da Gualdo C., derubato
»)

di lettere apostoliche, IV, 12.

Gurella di Viterbo, A, IT, 169, 182.

Gas

di Perugia, cursore del Papa,
I, 259.

Iacobello da Montecosulo, della

Marca, cursore del papa, I,
221, 261, 324 (anche Jacomo)
VE, 25.91.

)

Iacobillo di Jacovone da Cerreto,

condannato per parole ereticali,
A; TI, 82;
—ÀMÀHÓÓÀ—eM—

35 INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 321

lacobuccio di Bartolo, da Spoleto,
I, 260, 289, 307, 310.

— da Castelbuono, XVII, 5

— da Castellitaldo, I, 320.

— di .m. Francesco da Spello,

-

preso in Aquila; stato causa
della uecisione dei prigioni di
Spoleto, I, 218.

— della Rocca, I, 323.

— da Spoleto, notaro, I, 21; VI,
52 VITI, 50.

lacomello da Cingoli, cursore del
papa, I,.279.

Iacomo d’Amelio, domicello di Ca-
hors, maresciallo della Curia
del: Ducato, A, II, 1, 32, 45;
IIT, 68; IV, 20, 22.

— d'Andrea, cavaliere di Spello,
AV IT, 1, 12, 66, 262.

— di Angelo da Salore, III, 347.

— da Baico, A, II, 297, 298, 299.

— di Bartolo da Spoleto, vicario
di Normandia, I, 50, 51, 53;
destinato alla Curia Romana,
58, 59, 60, 62, 65, 66, 69, 10, 13.

— da Belviso, lettore famoso dello
Studio di Perugia, I, 12, 33.

— di Benvenuto da Gubbio, mo-
naco di s. Martino del Colle,
TIT; 172.

— di Berarduccio monaco di s. M.
d'Appennino, III, 247.

— di Bonore, rettore di s. Cristo-
foro da Vignano di Gubbio, IIT,
276.

— di Caldarario, procuratore del
monastero di Val della Gloria
in Spello, III, 326.

de’ Campis, de’ minori, I, 310.
capitano di stipendiari, I, 193,
124.

di Cino di Menegallia, condan-
nato eretico, I, 204.

de’ Choquis, VI, 82, 91.

di Costanzo, canonico di Fuli-
gno, III, 149.

da Cremona, III, 28.

di S. Eutizio di Nocera, mo-
naco, III, 181.

famigliare del Rettore, I, 24, 26.
da Fiastra, precettore della casa
di s. Giovanni Gerosolimitano,
di Fuligno, IX, T.

di m. Jacomo da Foligno, I, 14.
di Gaetano, A, II, 31, 73.

di Gerardo da Montefalco, prio-
re di Massa, VI, 95.

di Giovanni da Limisiano, o-
blato di S. Pietro di Colleman-
cio, accusato di fare violenza
verso le monache di s. Pietro,
Nu d

di Giunta da Gualdo C., no-
taro, XVII, 108.

da Montefalco, frate, I, 193,
194, 198.

di Nicola da Gualdo C., V, 76.
di Palumbitro da Castellitaldo,
VERSI

di Pitto da Montefalco, VIII,
53; va a Perugia col tesoriere
per le cose di Spello, X, 11.
rettore di s. Lorenzo di Poser-
ra, III, 294.

priore dell’ ospedale di S. M.
presso Gubbio, IIT, 11.
22 L

monaco di s.
Gubbio, III, 264.

di Nicola da Gualdo C., VIT, 3;
suo figlio Tebaldo, prete, 3.

di Colbas-

sano, diocesi di Nocera, III, 240.

rettore di s. Pietro
rettore della chiesa di s. Pietro
della Fratta Condecesca e di s.
Jacomo di Piazzano, diocesi di
Gubbio, scomunicato, A, III,
3, 4.
abate del monastero di S. Pie-
tro di Rasina e suoi monaci di
Nocera, III, 184, 406.
da Prato con Offreduccio di
Spello, procuratore della Ca-
mera ducale e della Curia ro-
mana, XVII, 40.
rettore di s: Nicola da Quesio,
III, 216.
da Rieti, giudice della Curia
generale, IIT, 58; IV, 14.
da Siena, già Ministro generale
de’ Minori, A, IT, 2.
di s. Silvestro di Bevagna,
cappellano, IIT, 102.

193, 222, 228;
III, 9; sua casa, dimora del
Rettore del Ducato, A, IV, 11.
di Taddeo da Montefalco, prete,
EEE 598:
di Ugolino da Montefaleo, III,
170.

di Vanne da Assisi, notaro di

da Spello, I

,

Giovanni d' Amelio, riformatore,
M90:

di Vanne da Gualdo C., prete,
M I:9.

- —=——————————————_—e

M. d'Alfiolo di

. FUMI s 36

— del viscontado della valle del
Topino, III, 962.

lesi, vescovo di,
papa, XVII, 46.

Inquisitori dell’ eretica pravità, I,
21,.204, 231, 233, 234, 243, 265,

261; scomunicati, I, 33; di As-

sue lettere. al

sisi, rendono conto e si com-
pongono per 400 fiorini, III,
14; loro rendiconti, XVII, 36,
38, 40, 50; A, I, d. II, 1-65;
ufficiali, degli, A, I, d. IT, 7, 8;
condannati, A, I, d. II, 14-40;
A, II, 49, 54, 55, 56, 103.
Iolo d'Atto da Castellitaldo, II, 31.
— di Ceecola d'Assisi, III, 401.
— di Masseo da
IIT, 339, 420.
Isola degli Alberici, I, 148; III,

7; suo Podestà eletto in chiesa

Fuligno, frate,

irregolarmente, V, 45, 82.

Iuccio di Botti da Cascia, V, 15.

Lamberto da Castelbono, mandato
a Perugia per chiedere sussidi
contro Baglioni,

XVII, 74.

Lana (della) Mignotto, conestabile,

Filippuecio

contro gli Spoletini interni, I,
125, 127, 150.

lance con pennoncello a precedere .
le bandiere, VIII, 21.

Lando di Bino da Gubbio, già
bargello di Firenze, I, 243.

Landolina, università di, I, 12.

va
———

"Ya

931 INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 323

Lanfroncello da Reggio, A, IT, 83,
294.

Latera, A, II, 164, 184.

Legato, card. di s. Marcello, I,
207; IV, 30.

Lello di Ceccolo di Fagieno da
Bettona, V, 14.

— di Fuccio, rettore di s. Barto-
lomeo da s. Giustino, diocesi
di Gubbio, IX, 13.

— di Guglielmo cavaliere d'Assisi,
capitano di guerra contro Ca-
scia, X, 20.

Lello di Musiolo da Spello, I, 315.

— priore della chiesa di Nocera,

SERIE, 214.

— di Puccio da Spello : sua moglie
Mita, 19.

Leonardo, frate, sindaco del mona-
stero di s. Paolo inter vineas
di Spoleto, IIT, 324.

— da Trevi, parroco, IIT, 420.

Leto da Forcella, III, 202.

— da Ilico, IIT, 78.

— prete, III, 107.

lettere coperte di panno incerato
per mandarsi al papa, IV, 13.

Leva, monaco di s. Croce di Fon-
tavellana, III, 352.

Lillo di Appresuecio da Gualdo
(STI, 97.

di Bartoluccio, III, 47.

Lillo da Flamignano, familiare del
Tesoriere, IV, 26.

— di Giovanni, V, 69.

— di Giunta, Nucillo suo fratello
di villa Baroni, V, 22.

— di Nuccio da Montefalco cone-

stabile, VI. (0; X, 13.
—-:da Nocera, IV, 38.

Limisano (e Limisiano), contro
Collemancio, II 20; III. €;

condannato. per la lega delle
comunità del Ducato contro il
Rettore precedente, V, 23; VI,
5, 16.

Lippaccio e Andrea di Gozzolino
da Osimo, A, II, 80, 82, 291,
293.

Lippo di Cavatorto da Foligno,
III, 310:

— da Firenze. corriere del papa,
VE25.:21:

— della Montagna, alla guardia del
palazzo di Montefalco, VIII, 42.

— Raspoli da Montefalco, man-
dato al papa nella venuta della
cavalleria del re di Ungheria,
XVII, 13.

— da Spello, XVII, 49.

Lippolo d' Angelello contro Bettona
e Fuligno, XVI, 6.

— di Pristignano, distretto di No-
cera, entra armato in Spello e
prende parte alla guerra civile,
V, 12.

Lolo di Corraduccio da Castelbono,
agitatore di quel castello. II, 6.

— di Francesco da Montefalco, ma-
resciallo di cavalli, I, 245.

— da Montefalco, III. 287.

— di Pascuccio da Bettona, III, 15.

— di Tommaso, chierico di Trevi,
T11;:89:-

Lombardia, Legato di, I. 295 ; (V,
37: VI. 30, 33, 46.
324 L. FUMI 38

Lorenzo da Forosinfronio, mandato
all'Aquila per esploratore della
cavalleria del re di Ungheria,
XVII, 78.

— da Siena (Maitani) architetto
singolare, chiamato a consulto
per la fabbrica della rocca di
Montefalco, I, 71, 111.

Lorenzo da Trevi, III, 161.

s. Lorenzo, castello in Val del La-
go, A, II, 164, 184.

Lotto da Spoleto, condannato dal-
l'Inquisitore per il padre suo,

AS T;5d-3H;- 91:

— priore di s. Silvestro collettore
della decima in Val di Spoleto, A,
I. d. III, 8.

Luca, canonico della chiesa di Vi-
tegrossa, diocesi di Gubbio, III,
315.

— Casagnoni da Trevi, andato in
Fuligno durante la ribellione,
III, 6.

— Monaco di s. Donato di Gub-
bio, III, 296

— prete da Trevi, III, 157.

— priore della ss. Trinità di Spo-
leto, collettore della decima, A,
Ld;SIIE:8.

Lucca, Folco di Rustico da, lascia
beni ai poveri di Cristo, A, I,
d. II. 128; Geri di Fondora (?),

suoi beni lasciati alla Chiesa,
129 ;
130.

Lucchino, gente di, ai confini del
Ducato, XVII, 51, 11.

Luchillo da Spoleto, T, 915.

Labro di Ulpello, id.

8. Lucia, villa di, rumore ivi, XVIII,

Luciarello di Muzio da Bettona,
V; 49;

Lucio da Camerino mandato alla
Curia romana per le novità
della gente del re di Ungheria
e per l'oeeupazione di Bettona
fatta da Filippuccio Baglioni,
XVII, 80.

Lucio di Lucerio da Castelbono,
IVEZIOS

— di Pietro da Cannara, V, 65 ;
Mattiolo suo figlio, 65.

Luto di Neri da Perugia, mandato
al vescovo e all’ abate di s. Pie-
tro di Gubbio con lettere d'in-
terdetto, XVII, 107.

Luzio, abate di s. Fiorenzo, XVII,

6.

Macagnino da Castello, spedito a s.
Severino, XVII, 66; esploratore
alla venuta del re di Ungheria
e della gran Compagnia, 100.

Macerata, T, 264.

Macora da jatasa, di Gualdo C.,
III, 23.

Macoretto da Trevi, IV, 6.
Maglioliis (de)
V:[TI,*35:
Magnavacca da Castelbono, I, 87.

Magnavatta di Paolone, V, 19.

Vitale, avvocato,

Malizia da Bevagna, I, 92, 98, 96;

e. t

domicello del Duca, III, 937.
TT O te Sseteni

ms mme m poH ten eoa

Manchino di Buso da Cannara,
IX, 10.

Mancia da Gualdo di Nocera, II,
39.

Manciano, abbazia di, A, IT, 5, 13,
41.

Mancino di Vannino da Giano,
complice del tradimento di Ca-
stagnola, II, 10.

Manente, giudice generale e ma-
resciallo del Ducato, I. 6, 10.

— di Francolo da Montefalco, VI,
1. 415.

— di Giovanni di Spoleto, giudice
generale del Ducato, AST, Ts Ts
giudice dell’ Inquisizione, A, I,
II, 61, 64.

Manfredi di Vico, prefetto di Roma,
tA, II, 176,177, 181,:229, 210.

Manno da Todi, I, 291.

Manuele, ebreo in Visso, III, 284.

Marca d’ Ancona, gente raccolta
contro quei ribelli, I, 217, 270,
282, 289, 310, 315; riforma della
provincia, 260; [55:99 501.128

maresciallo del Marchese ri-
porta vittoria a Castrolauro,
83-38: vicario generale della,
VI, 42; suo Rettore, A, I, d. IV,
3, 91; A, II, 127; Maresciallo,
I, 217; Tesoriere, 310.
marchese della Marca d' Ancona (v.
Marca), I, 7, 102, 180, 206, 208,
209, 956, 264, 271, 310, 313, 315;
IIT}:53:
Marchisiano di Stefano da Spoleto,
not. dell’ Inquisizione, A, I, d.
IL

INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO

Marco di Castelfidardo, III, 417.

— frate di s. Verecondo di Giüb-
bio, IX, 8.

Marcuccio da Ascoli, cursore del
papa, I, 279.

maresciallo del Ducato, 65, 245,
256; II, 34; III, 42, 44; V, 44;
XVII, 2, 3; XX, 34.

— della Curia di Spoleto, A, II, 61.

Margarito, prete, III, 167, 213.

Marinetto di Francia da Spoleto,
mercante, A, I, d. II, 51.

Marino da Castellitaldo, III, 4.

Marinuccio d’ Alma, detto Mancino,
consenziente del tradimento di
Castagnola, II, 10.

Marsciano, Bernardino conte di, I,
193; 199; 222; 9923.

Martino di Cottone, VI, 28, 45;
spedito al papa, X, 2.

— di Rodiuccio da Bevagna, già
vicetesoriere, XVI, I s XVIII, 4;
mandato al Capitano del Pa-
trimonio e ad altri per avere
sussidi contro Fabriano, XVII,
69.

Martinozzo da Siena, XVII, 92.

Mascio di Piergiovanni da Monte-
falco, IX, 25.

Masino di Petruccio da Gualdo
C II,5:9:

Massarello di Acerbo, mercante di
Assisi; ASI; :d:-LV,:9:

Massarone di Scagno, III, 334.

Masseo, abate di s. Pietro di Mon-
temartano, III, 254.

Masseo da Casale, grida morte ai
forastieri, in Montefalco, IX, 26.



FRA

08d) ac an
— di Jacopone, prete, ed altri, si-
moniaci, III, 187.

— di Michele da Foligno, frate,
soprastante alla rocca di Mon-
tefaleo, I, 81, 112, 128, 148. 137,
T9:

— monaco di s. Bartolomeo di

Camporiano, III, 269.

— da Montefalco, I, 65.

Masseolo di Girallo, III, 382.

Massto, balio della Curia del Du-
cato, III, 49.

— di Carlevale da Bevagna, III,
399.

— da Fuligno, I, 188, 266.

— di Marco da Carrara, V, 30.

— di Pelalue e suo figlio Lello,
II, 289.

— di Petruccio da Gualdo C., V, 96.

Massio di Puccioro da Bevagna,
III, 388.

Massiolo, fratello di Adavanzolo
condannato per parole eretiche,
As Id. II; 31.

— di Giliuecio, camarlingo di Li-
misano, V, 23.

— di Giuntola da Montefalco, III,
16. i

— da Montefalco, I, 188.

— di messer Rinaldo procuratore
del C. di Spoleto, A, I, d. V
9, 4, D.

Masso, famigliare, del monastero
di s. Chiara, III, 191.

— di Lolo da Collemancio, chie-
rico, III, 210.

— oblato del monastero di s. Se-

bastiano di Cannara, III, 244.

L. FUMI

Massuccio di Salvolo da Perugia»

Podestà di Chiusi, A, I, II, 35.
Matteo di Andrea da Visso. III,
306.
— canonico di s.
Bevagna, III, 93.
— frate degli Eremitani di Mon-
tefalco, IV, 13, 14.
— da Gualdo, prete, III, 116, 308.
— di Jacopo da Monte s. Martino,
III, 197, 249,

— di Martino da Gualdo C., rumo-

Vineenzo da

reggia contro i Mazzocchi, II,
30; III, 303.

— monaco di s. Pietro di Rasina.
diocesi di Nocera, III, 406.

— monaco di s. M. d’ Alfiolo di
Gubbio, III, 264.

— di .Nueciolo, prete, di Ponte
Centesimo, XIX, 16.

— di Pace, prete di Cannara, III,
194.

— da Perugia, detto Folle, cursore
del papa, I, 252, 273.

— rettore della ss. Trinità di Spo-
leto, collettore della
Agile SLI. 8;

— di Stranio, canonico di Gubbio,
III, 282.

— di Taddiolo, canonico di Nocera,
adultero, XVIII, 18.

— di Ungaro da Perugia, frate

decima,

minore, Inquisitore, A, I, d. EI
5,:13.
— di Vanne di Palmeto da Esco-
pio, contado di Fuligno, IX, 6.
Matteuccio, abate, chierico di Spo-
leto, III, 491.

40


RADEON vem

— d’Angerella da Montefalco,
conestabile, VIII, 38

Mattiolo d'Andreuccio da Spello,
III, 200.

— d'Angelo, V, 74.

— d'Antonio, mandato dal Vica-
rio del Papa in Roma a pren-
dere notizie della gran Com-
pagnia, XVII, 102, 106.

— di Bartuccio da Perugia, V, 56.

— di Jacomo, III, 170.

Mattiolo di Petrillo da Collemancio,
V,:25.

— di Simone, notaro e famigliare
del vescovo di Gubbio, III, 345.

Mazzocchio di Gualdo, II, 30 ; III,
303.

Mazzone di Monalduccio, priore di
SM? di Spello; 1; 128, 137,
145, 146, 147, 161; III, 230.

Mercatante di Boccuria, IX, 16.

Merlo, eredi di, III, 262.

Merulo da Nocera, XVII, 97.

Meuccio di. m. Filippo d' Assisi,
fornitore di baliste, X, 25.

Mevale, esercito contro di, V, 70,

11, (9, 15, (1; gente: di, uccide
un servo del capitano di Mon-
tagna, XVIII, 19.

Mezzanello, luogo di convegno di
Ugolino di Baschi eol Podestà
di Todi, vicario del Bavaro, I,
299.

Michele da Cesena, frate, processi
pubblicati contro-di lui, I, 304.

— di Tomassuccio, mercante di
ANISSISISSA, T, di 1V,59.

Milano, I, 167, 168 ; III, 48.

INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO

Miliano o Leto d'Allenetta, V. 24.

Milianuccio di Francesco da Nor-
cia, III, 414.

— da Trevi ed altri contro il Po-
destà di Trevi, V, 24.

Mino di Binduecio da Siena, ca-
pitano della gente d’arme man-
data a Narni a difesa contro
la gran Compagnia, XVII, 91,
125, 128. 130; ai Priori di Pe-
rugia per riparare al pericolo
dell' oecupazione di Spoleto,
XVII, 99; a Todi contro la
gran Compagnia, 121.

Miranda, castello da distruggersi,
A, II, 94, 95; da restituirsi dai
narnesi, 96, 97, 144, 152, 165,
161.

Mirapiscense vescovo [Pietro de
Piret] vicario generale della
Marca, VI, 42, 48; VIII, 20.

Mitta di Forte, fattucchiera, V, 49.

Monaldesehi Monaldo arcivescovo
Beneventano, A. I, d. VI, 21.

— Monaldo di Berardo, domicello
di Orvieto, A, I, d. VI, 20.

— Tramo, vescovo d'Orvieto, A, I,
dis VISd9;

Monaldo di Bartolomeo da Beva-
gna, A; JI; d. IH, dl

— da Castello mandato a Tarano
di Sabina al capitano di guerra
Iacomo Gabrielli contro il duca
Guarnieri, XVII, 115, 194, 129;
a Roma al Vicario del papa ad
esplorare le intenzioni di Cola
di Rienzo, XVII, 79; a Monte-

fiascone al Legato, 96; al detto

ALn

— tM

atei

à pri

— PAR 328

e al Tesoriere del Patrimonio,
101, a Rieti e all’ abbazia di
Farfa per le cose della grande
Compagnia, 104.

di Puzzolo da Montefalco, V,
22.

(e Monando), frate minore, II,
31$ 19.

notaro, III, 261.

prete, fattore de' canonici di s.
Mariano in Agello, diocesi di
Gubbio, III, 226.

Monalduccio d' Offreduecio da s.

Cristina, favoreggiatore di As-

sisinati ribelli, II, 18.

— di Vagnolo da Spello, V, 40.

monastero di s. Agnese di Gub-

bio;sua abbadessa scomunicata,
V,:52 5 IX,.22.

di Camporeggio, V. (8; monaci
in briga fra loro, 78; Francesco
abate eletto e benedetto, 18.

di s. Eutizio; suo abate Mar-
garito destituito, T. 210, e pro-
cessato, 250, 318.

di s. Giuliano al Monte presso
Spoleto, occupato da Nino Ba-
glioni, I, 186, 189, 190 ; III, 45;
suoi luoghi ritenuti da ghibel-
lini baschiensi, IV, 35; XI, 2;
XIII, 1.

di s. Pietro d'Assisi, I, 257;
Ugolino suo abate, 257 ; beni
di, XIIT, 1.

di s. Pietro in Monte, occupato
da spoletini e derubato, scac-
ciatone l'abate, XVIII, 43.

— di s. Quirico di Bettona, I. 207 ;

L. FUMI 49

oste contro, 207, 234, 235; III,
36, 50.

— di Ravebona della Marca IV, 27.

Montagna di Spoleto, I, 10, 31, 309;
capitano di, 311; terre di, VI,
12;:80 * WEIL. 6.

Monte, chiesa di s. M. di, V, 32.

Montefalco, III, 6, 43, 47, 191, 266 ;
VIII, 3; IX, 23, 24; pieve di
s. Fortunato. sua rocca, I, 11;
costruita nel convento che fu
de' frati minori, VI. 7: com-
penso dato ai frati, 92; case
acquistate per essi, 37; acqui-
sto di materiali, VIII. 16, 24,
33; e di un orto presso la porta
del castello, VI, 95, e di un ter-
reno. 97; conto di dieci mesi
delle spese della fortezza, 98;
spese di munizione e difesa, 99,
100, è difesa, I, 76, 84, 109, 110 ;
soprastanti alla sua fabbrica,
81, 128; voci corse di un as-
salto datole dai terrazzani, 109 ;
costruzione della medesima,
199, 131, 147; Lorenzo Maitani
architetto consultato, 71, 411 :
lettera di p. Giovanni XXII
per la costruzione della rocca,
129 ; altra del detto per rimpro-
verare degli indugi, 130 ; mae-
stri muratori, 134, 136 ; maestri
pietraioli, 135, 139 ; maestri fa-
legnami, 138; muratori del pa-
lazzo. grande, 140; II, 2, 8; IV,
44; suoi fossi e case acquistate
e distrutte per i medesimi, I,
141, 142, 143; vari artisti chia-
mati a consultare sulla solidità
della rocca, 154, 187, 202; Mon-
tefaleo cavaleato da' perugini,
258, 263, 266; II, 40; III, 6,
messo a rumore, 32, 43, 47, 191,
266; curia del Ducato trasfe-
rita da Montefalco a Spello, V,
9: VI, 41; congiura di Monte-
faleo, V, 51, 54, 58, 16, rumore
in piazza, e grida di morte ai
forestieri, 83; spese per la
guardia, VI, 43, 71, 76, e per
l’opera della pieve di s. For-
tunato, 19, 49; si annunzia al
papa un trattato per perdere
la terra, VIIL, 11; vi entrano
gli usciti, 31; è corso, 30; X,
6; suo Podestà fugge, VI, 42;
vi si rumoreggia, 55; babaluc-
co fattivi contro, X, 1; libri
della Chiesa romana da Assisi
trásferitivi, 12: processi ivi con-
servati, VI, 84; X, 18; sua
roeca fornita, X. 25, 26 ; pitture
del portale di essa. VI, 101 ; 27 ;
possessi della Pieve, XII. 1;
NV. d.:

del Tesoriere, XIV, 2; guar-

pitture nella camer:

daroba, 4; torre, capanna della
torre e sua cateratta, 4, 5; for-
tezza alla torre nuova con cam-
panella, XVII, 44; torre, XV,
1: antemonii, XIV, 6; XV, 3;
baliste, XIV, 12; sacrestia, chie-
sa e fonte battesimale, XV, 2;
sala, 9; tetto, seggi, XVII, 43;
campanella sulla sala grande

per chiamare i castaldi, XVII,

INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 329

44 ; cucina, XVII, 43; merli,
XV, 2; pieve guardata per So-
spetto di quel Comune, XVII,
183, 14, 15 ; spese per la fortezza
e per il palazzo, 58; spese di
fornimento d'arme, 59, 60, 615
e di provvigioni, 62, 65; difesa
per resistere a Cola di Rienzo
e alla gran. Compagnia, 90-92 ;
A, II, 32, 42, 46, 70; undici cu-
stodi deferiti per avere rila-
sciati aleuni frati ivi rinchiusi
in carcere, XIX, 4; rumore su-
seitato contro il Podestà, XIX,
13; Comune di Montefaleo ai
danni di Giano e Manciano, 15;
furto de' frati Eremitani di s.
Agostino ivi, A, I, d. VI, 30,
31. 35, 40; preti condannati ivi
dall Inquisizione per parole
dette e per mancata penitenza,
A, I, d. II, 37, 38; preti puniti
per monacazione forzata, XIX,

5.

Montefiascone, VI. (1; difesa con-

tro la gran Compagnia, XVII,
88, 89, 132; A, II, 104, 190.

Montemartano, abbazia di s. Pie-

tro di, III, 11, 327, 337.

Montemartino, guardia per le bri-

ghe dei Norcini, VIII, 17.

Montemelone, castello della Marca

d’Ancona, occupato da Gorge-
rio ghibellino, VI. 30, 42; sua
guardia, 43, VIII, 20.

Monteleone, I, 252; V, 60; VI, 5;

pace di, 28, VIII, 7, 68, 69; è
‘avalcato, VIII, 40, 41; X, 9
miei

330 L. FUMI 4

torre di, VI, 16; VIII, 9; non
manda all'oste contro Gualdo
di Nocera, XVI, 1; XVII, 97;
sue discordie, 110; avvisato di
guardarsi dalla gran Compa-
gnia, 117.

Monteregale, abate di, condannato
dall’ Inquisizione, A, I, d. II, 26.

Monte s. Maria, castello, I, 284.

— 8. Martino, VI, 16, 43; chiesa-
stici scacciati, I, 268, 318.

— s. Paolo, diocesi di Spoleto;
preti di. III, 140.

Montesanto, I, 252 ; cinquanta ribel-
li della Chiesa ivi presi, IV, 38.

Monticolo; non manda gente a
sufficienza contro Assisi ; II, 15;
nè a Castellitaldo, 36; sua rata
nella vendita della giurisdi-
zione di Normandia, III, 295
V, 66.

Montiliis (de) Manfredo, chieri-
co rutenense, vicetesoriere del
Patrimonio, A, II, 205, 906,
207, 266, 267, 285, 287, 294.

Montono da Camerino, mandato al
papa a dar la nuova del con-
fitto del Maresciallo del Mar-
chese contro quelli di Castel-
lauro, IV, 33.

Morico di Agello, I, 184.

— da Verchiano, pievano ivi, V, 91.

Moricone di Bencinvenne, III, 244.

— di Enrico chierico spoletino, III,
421.

— prior maggiore del monastero
di s. Croce di Fontavellana, III,
355. i

Moscantesca di Paolo da Bevagna,
III, 100.

Motis (de) Raimondo, nobile, ca-
stellano della pieve di s. For-
tunato in Montefalco, VI, 72.

Mursica, comune di, non interve-
nuto nell’ esercito contro i ri-
belli, III, 35.

Muzio di Francesco d' Assisi, I,
220; processi eontro di lui dal-
l'Inquisizione rimessi al papa,
260;:V I 80,817 A S I9:d5-D195947
93, 04, 56, 64, 73, 78, 19, 81;
Asa 7L Vs9id45515,40,:410- 18;
20; A. II, 290, 992.

Muzio di Massiolo da Gubbio,
monaco del monastero di s.
Donato ivi, III, 298.

Naccio, detto Bonno, rettore di s.
Illuminata, diocesi di Gubbio,
III, 214.

Nallo di Riso in Val Topino, V, 27.

Napoleuccio d’ Insegnarello da Bet-
tona, conestabile, X, 7.

Napoli, VI, t9.

Nardo da Bettona, VIII, 51.

— di donna (Gilia, camarlingo di
Spello, V, 34.

— di Cola, V, 16.

— di Pietro, V, 27.

Narduccio da Bevagna, I, 249, 299.

Narni; sussidio militare chiesto al
45 INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 391

Rettore del. Patrimonio contro
di, IX, I, 211, 212;
contro s. Gemini, 312;
sitori ivi citati, XVII, 38; la
gran Compagnia evita il passo
per. XVII, 88; genti del Ducato
a. per impedire il passo, 91;

novità di,

Inqui-

resistenza ivi alla gran Compa-
enia, 191, 192, 125, 126, 121,
198; costretta a restituire la
Miranda, A, II, 96, 97, 146, 155,
172, 294, 295.

Nelto di Bencinvenne contro Bet-
tona XVIII, 10.

— di Margarito da Gualdo C., agi-

tatore della terra, II, 8.

Nello di Paganello da Gualdo C.,
II. 22, 26.

Neri da Baico, A, II, 299.

— di m. Iacomo da Bevagna not.,
ofticiale di Val Topino, XIX, 9.

— di Palitto da Montefalco, V, 41,
EX 41.

Nero di Taldone da Gualdo C.,
II, 24.

Nicola, abate del monastero di s.
Pietro di Gubbio, IIT, 286.

'— d'Assisi, IIT, 929, 49. 45, 290.

— di Bonaventura. canonico di
Fuligno, IIT, 346.

— Brancafelio da Viterbo, not.,
. ambasciatore del C. di Viterbo,
A. II, 242.

— di Cellolo da Bevagna, I, 250.

— eonrettore del Rettore del Pa-
trimonio, A, II, 266.

— di Foree, not. della Curia du-
cale, XVII, 66.

— di Gianolo, monaco di s. Ve-
nanzo di Gubbio, IX, 8.

Nicola di Giovannello, rettore di
s. Pietro di Cesi, distretto di
Gubbio, III, 223.

— da Gualdo C., figlio del cano-
nico Angelo, II, 5.

— da Gualdo di Nocera, IIT, 139,
956.

— di Sisto, V, 24:

— di Lorenzo (v. Cola di Rienzo).

— monaco del monastero di Cla-
serna, IIT, 255.

— da Monte s. Martino, frate, I,
290.

— da Montesanto, IIT, 243.

— da Pescia dell’ Ospedale di AI-
topascio, A, IT. 83.

— di Pietro monaco di s. Pietro
di Rasina, diocesi di Nocera,
IIT. 406.

— da Siena, cursore del papa, I,
911, 298.

— di Vanne di Tommaso, mer-
‘ante di Fuligno, IV, 3.

— vicario del vescovo di Assisi,
TII 39409:

Nigro di Margazzone da Gubbio
condannato dall’ Inquisizione,
Asca 117599;

Nino di Juccio, canonico della
pieve di Torino (Visso) III,
86.

— di Matteo da Nocera, conesta-
bile della guardia della Curia,
VI, 62.

Noccio da Fuligno mandato contro
i detentori del tesoro rapito
alla Chiesa romana in Assisi,
XEVII:-37.

— di Vanne da Foligno mandato
per la pubblicazione della sco-
munica contro.i detentori del
tesoro di Assisi, XVII, 39;
mandato a Siena a citare Fran-
cesco Alemanni, già inquisitore,

XVII, 50.

Nocera; esercito contro di, 59,
180; II, 7,8; viene all obbe-
dienza, I, 183, 208; suo vescovo
IL, 11; IIT, 998, 351, 365. 374;
Et Ask -di- FE 45) 16; A
Id LV, 1-21; rendite del ve-
scovo sequestrate, I, 206; III,

,

16, 52; monastero di s. M. ivi,
III, 200, 336 ; non manda gente
ben munita all'oste di Mevale
e Sellano, V, 71; questioni di
A VIT 249;

guerra e. divisioni

temporalità ivi,
cittadine

ricordate, A, I, d. I, 15; pro-

cesso per il furto di Assisi della

decima sessennale della diocesi,

di, A, I, d. IV, 1-921; A, IT, 6.
-Norcia, interdetta, I, 21, 22; nuo-
vamente ribelle, 272, 913, 274,
281, 290; viene all’ obbedienza,
288, 289, 191; si ribella ancora
e offende Cascia, 292, 293, 295;
IV, 43; devasta Esigni e fa
stragi e prigioni, I, 296; torna
all’obbedienza, 304; IV, 39, 41;
terremoto ivi, 309, 310, 316;
processi fatti contro di, 329;
imprigiona Americo da Savi-
gnaco, 322, 394; persiste ribelle,

L. FUMI 46

325: IV, 16; punita, 17 ; IV, 43;
punita per ricetto dato a Fede-
rigo conte di Montefeltro e per
mancato concorso all'oste di
Spoleto, IT, 21 e di Castellitaldo,
36; IIT, 7, 56, 62, 63, 64, 61;
abate di s. Eutizio simoniaco,
229; sua podesteria dovuta al
papa e data invece dai norcini
ad altri, VI, 19; VIII, 6; sua
briga ricordata, VIII, 17.

Normandia, vicario di, I, 50; sua
giurisdizione nei luoghi di Gia-
no, Marzano, Montieolo, Casta-
gnola, Colle del Marchese e
Castel Litaldo, IIT, 1; diritti
di sua giurisdizione corrisposti
al Tesoriere del Ducato, 1-12,
29;

Nucio di donna Rica da Monte-
faleo, V, 84.

Nuccio da Terni, I, 87.

Nucciolo da Perugia, XVII, 120.

nunci, spese di, VI, 8, 22, 44, 77.

Nuto d’ Andriolo da Montefalco,
DV 25;

— d'Angelone da Visso, conesta-
bile e procuratore della Curia
dueale, VI, 63, 64.

— di Gregorio da Norcia, III, 414.

— da Montefalco, III, 317.

Oberto, oratore del re di Ungheria
in Fuligno, XVII, 84.
— ene

47 INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 333

Oddone da Cortona, giudice della
Curia generale, VI, 43.

— podestà di Spoleto, I, 201.

Offreduccio da Castellitaldo, sban-

. » dito, IT, 13.

— chierico di s. Gilio sotto Trevi,
III, 154.

— di Monalduccio da Spello, not.
e scriba del Rettore, A, I, d I;
A, II, 1; I, 6; redattore dei
processi della Inquisizione, I,
21, 94, 26, 35; III, 125, 147, 159,
110, 1'(4, 181, 184, 220, 230, 254,
261, 262, 264, 266, 290, 361, 406 ;
procuratore della Camera du-
cale e della Curia romana,
XVII, 40; carcerato per delitti
commessi in Montefalco, VI, 26,
lettera di p. Giovanni XXII a
lui relativa, 27; Perugini man-
dano per lui, 27, 29; VIII, 15.

— priore di s. Benedetto della
Valle, diocesi di Spoleto, III,
313.

Olivario da Padova, dell’ Ospedale
di Altopascio, A, II, 83.

Onano, torre della sua rocca da
riparare, A, I, d. VI, 41.

Opio, monaco di s. Benedetto di
Montesubasio, bandito dal du-
eato, III, 291.

Ornano, villa, IIT, 61.

Orsaria da Cortona, XVII, 10.

[Orsini] Poncello,
Perugini, occupa Spoleto, I,

‘apitano de’

151; richiesto di consiglio, 155.
Orvietano da Geppa, V, 55.

Orvieto, I, (; rumore ivi contro

il capitano del Popolo e del
Patrimonio, Bernardo del Lago,
A, I, d. VI, 1-9: A, II, 26, 164,
181, 183, 185, 203, 216, 264
Otricoli, A. II, 142, 447.
Ottaviano da Castelbono, XVII, 72.

Pace, frate bizzoco, condannato
per parole eretiche, A, I, d. II.
94.

— di Peruginello da Spello, pro-
curatore di berrovieri, VIII, 26.

Pagio da Siena, nunzio spedito al
papa, XVII, 5, 23, 40, 46, 48, 77.

Pagnotto, di Silvestro da Gualdo,

cursore, I, 74, 18.

Palitto da Campello, V, 46.

Paolino da Baico, A, II, 299.

Paolitto di Masseo, case dei suoi
figli in Spoleto, abitazione del
Podestà, A, I, d. V, 2.

Paolo di m. Bonapresso, V, 26.

— da Cammerono, I, 313.

— da Fuligno, frate minore, I, 218.

— di Gentiluecio, monaco, III, 215.

-- di Giovannello da Gualdo, III,
393.

— di Mastro da Gualdo, III, 389-
398.

— di Mereatuecio, da Gualdo C.,
tradisce Castel di Monte, III, 17.

—- da Montemartano, III, 65.

— di Nuccio da Fuligno, balio

della Curia ducale, mandato à
citare vescovo e prelati a Gub-
bio, preso e carcerato per 25
giorni, XVII, 111.
— rettore di s. Mariano di Gubbio,
III, 278. i
— di Simone. V, 66.
del
Miliano di Congiuntale di Gub-
bio, IIT, 331.

— vescovo di Fuligno, commissa-

— sindaco monastero di. s.

rio nella causa per il furto del
tesoro in Assisi, XVII. 31. 39.
s. Paolo di
IT, 181.

Paoluccio di Carlevare, V. 13.

roma. abbazia di, A,

Parieta, priore dell’ ospedale di,
III, 335 (Pereta?)

parlamento per il nuovo Rettore e

(2:

convito, I, generale in

97 in col

Foligno, :

Aquila
principe di Acacia, IV, 34; in
Spello, VI, 35, 36; VIII, 9, 19;
a Mezzanello, I, 299; spese per
Ib: VI: 35:

Pasquale da Gualdo C., I, 87.

Pastinello da Deruta, IV, 93, 26.

Paterno, occupato da traditori,
presi e morti, I, 229, 232.

Patrimonio di S. Pietro, A, II, 89-
308; Capitano del, I, 7 ; IV, 30;

della
dato in suo sussidio, 216, 261,
262, 300; 211,
212 ; Vicerettore, XVII, 58 ; con-
rettore, A, Il,
XVII, 88.

Paucino (o Pacino ?),
Gualdo, A, I; d.

maresciallo Curia. man-
settore del, I,

266; Legato,

frate, da
IV; 4197.48;

L. FUMI 48

chiuso nella torre del C. di As-

sisi e obbligato inghiottire le

lettere del vescovo di Nocera
al Podestà, pereosso e minac-
ciato di essere gettato dalla fi-
nestra, 20.

Pecoro di Recuvero, mercante di
Spoleto, A. I, d. II, 57.

pedaggi o laude, entrate dei, VII,
Tot EXEK S d2-90;

pedaggio sotto Trevi, tolto per ca-

gione della briga di Spoleto,
V,.20.

Pellolo di Guidarello da Perugia,
[3:230:

Percivalli Berardo, A, II, 80, 291 ;
Jacomo, ivi; Percivalle di Ga-
briele da Recanati, ivi.

Pereta, castello fra il Patrimonio.
la Sabina e le terre Arnolfe.
A, II, 274 (Pariete ?).

Perotto di Cecco da Sassoferrato,
AS Tdi LI 18:

— della Sala, cursore, I, 342,

— da Sobaldia, mandato al Le-
gato in Napoli per questioni di
spiritualità fra la Camera e il
Vescovo di Spoleto, XVII, 64.

Persecone di Tembalduccio da
Gualdo, III, 395.

Perugia, I. 6, 15, 24, 33, 35, 44, 48,
19, 75. 16, 77, 18, 83, 90, 92, 93,
98, 102, 106, 107, 108, 114, 116,
117, 118, 194, 195 ; Poncello Or-
sini suo capitano occupa Spo-
leto, 151; Podestà di Spoleto
eletto da Perugia senza l’ in-
tesa del Rettore, 152, 153, 155,
158, 162, 168, 171, 186, 189, 194,
195, 246 ; richiede il Rettore di
provvedere alla nomina del Po-
destà di Spoleto, 201, 202, 236 ;
va contro Montefalco, Trevi e
Bevagna, 258, 263, 265 ; sdegno
del papa per questo, 266; ri-
tiene carcerati il sindaco e il
notaro di Spoleto venuti à pre-
sentarle il palio, 275, 282, 295 ;
tesoro di Assisi da trasferirsi
in Perugia, 306, 314 ; va contro
s. Gemini, 312; III, 49, 52;
IV, 43, 31, 32, 97, lettera 'bol-
lata al C. per rompere la lega
di Assisi e di Gubbio, VI, 10;
ordini fatti per Spoleto, 26;
manda per Offreduccio not. im-
prigionato a Montefalco, 27, 28,
29, 31, 32, 36, 45, 46, 78; si
manda a Perugia per seque-
strare i beni di Muzio d' Assisi,
81; VIII, 3, 4, 8, 13, 15, 19, 22,
23; C. di Perugia già da tempo
eletto Podestà di Spello, 53;
trattative per isciogliere la lega
di Assisi e di Gubbio, X, 3;
sua guerra con Arezzo, 7 ; trat-
tative per Spello, 11, 14; vi si
manda a sequestrare i beni di
Muzio d'Assisi, 16; suoi stipen-
diari a cavallo contro Pietro
Saecone, XVII, 10; interposi-
zione richiestagli per i CC. di
Piscina e Petroio, 16; aiuti ri-
chiestigli contro Cerreto, 32;
informata dell’ occupazione di

Campello, 45 ; richiesta di sus-

INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO

sidio contro Filippuccio Baglio-
ni, 74; e di rimediare alla mi-

nacciata occupazione di Spo-

leto, 99; oratore mandatovi per
la venuta del re di Ungheria,

85; aiuta con Todi ad intercet-.

tare il passo a Narni alla gran
Compagnia, 88; ambasciatori
mandativi per ridurre ad obbe-
dienza Assisi, XIX, 18 ; richie-

sta di mediazione con Chiusi,

A, I, d. IV, 33; lettere al C.-

A, II, 17, 84, 87, 88; vescovo
di. III, 263; abate di s. Pietro
di, I, 236, 239.

Peruzzi, società dei, IV, 26.
Petramala, signori di, VI, 36 ; VIII,

19.

Petruccio d' Ancarano, condannato

per mancata penitenza, A, I, d.
II, 24.

di Bencivenne, oblato del mo-
nastero di s. Sebastiano di Can-
nara, III, 244.

di Celli, III, 415.

da Firenze, armaiolo in Peru-
gia, VI, 38.

di Franco da Bevagna, III, 386.
da Gualdo C. mandato agli
Inquisitori per i rendiconti,
XVII; 38.

di Nicola, III, 384.

di Villo, priore del popolo di
Spoleto, V, 60.

Petruzzolo di Angerillo da Monte-

falco, conestabile di 25 fanti,
alla guardia di Spello, VI,
20.

23
336 L.

Pietro, abate di s. Donato di Gualdo
di Nocera, III, 312.

— di Amato da Limisiano, IIT, 383.

— di Andriolo, III, 383; V 40.

— di Bartolo da Foligno, VI, 39.

— di Bartoluecio da Cannara, III,
401.

— di Benvenuto da Gualdo C.
prete, VII, 3.

— di Berardo da Castel Leone,
III, 307.

— di Berardo da Monte s. Polo
di Spoleto, III, 258.

— di Berardo detto Rosso da Mon-
falco, III, 32.

— Bessona, nunzio del Rettore,
VI, 99.

— da Borgo s. Sepolcro, de' mi-
nori, Inquisitore, A, I, d. II, 6.

— di Brunaccio da Montefalco,
prete, III, 103.

— ida Camaiore, XX, 107.

— da Cannara, sindaco del mona-
stero di s. Quirico, I, 207, 287,
302, 311, 322; III, 354; sotto-
collettore per Assisi, IIT, 412,
413.

— eappellano di s. Lorenzo di

Spello, IX, 17.

— da Castagneto, vicerettore, V, I,

8, 23; VII, I, relazione della sua
venuta da Avignone VIII, 4 ; IX,
1, 23; VI, 25 rettore, 15.

— da Castelbono, detto Ceratone, .

nunzio alla Curia, VI, 30; 47.

— di m. Celle da Spoleto, espulso.

VI, 32; rientra in Spoleto, 44;
VIII, 12. Roccabattiseria già

DO

de’ figli di Pietro da Spoleto.
incamerata, I, 178, 187, 192.
Costa, minore, A, II, 158.

di Criscio da Collemancio, V, 53.

no

della Crocetta, cursore, I. 274.
di Falso, cursore, I, 211.
di Ferrando, già giudice della

Curia generale, VI, 57.

di Fignore, cursore del papa, A,.

II, 163, 303.

di m. Gaddo-da Gubbio, amba-
basciatore del Rettore a Spoleto
per trattare il ritorno degli
usciti, XVII, 134.

di Gianni di Castelbuono, man-
dato a Rustico de' Gabrielli con
lettere monitorie, XVII, 53.
Gludi de Cansada, eretico uc-
ciso, T, 311.

di Giovannello da Pomonte, uc-
ciso, II, 29.

della Grana, III, 403.

da Gualdo C. notaro, inviato a
ricevere i libri delle spese della
comunità del Ducato, VI, 52;
VIII, 50.

di Gualtiero da Norcia, nunzio,
XVII, 133.

Pietro guascone, famigliare del-
l| arciv. Ebredunense, VIII, 39.
di Jacobuccio, da Gualdo di
Nocera, IX, 13:

di Jacopo di Scagno, III, 418.
d' Imola, giudice del Patrimo-
nio, A, II, 158.

di Mainada, tesoriere del Du-
cato, I, 113, 149, 166; II, 2, 83;
III, 59, 68, 403, 404, 408, 409;

AMT IRA EPOR

-

a

UNANVYECUCWwoOWw

DE RETTORI
TRENTENNIO

— ——

VeCWBEPRUE PAPPE NVEEROTHVILT RR

CITY LITE E PROMIS
n

MUTNIEETEUTE Aveva

IV 4-114, 13: V ED:25:5VITITE,- 23

XE: Fa XILH, T.

mercatante, autore della con-
giura di Montefalco, V, 51,
76.

monaco di s. Bartolomeo in
Camporeggio di Gubbio, IIT, 326.
da Montefalco prete, III, 45 ; IT
98.

da Montefaleo notaro della Ca-
mera ducale, IV, 31.

da Norcia, cursore, XVII, 29, 95.
notaro del Legato, I, 76.
priore di s. Angelo di Prefolio,
III, 145.

monaco del Montesubasio, III,
2D.

di Puecio da Gualdo C.. IV, 22.
di Pietro da Gualdo di Nocera,
V, 62.

di Puecioro da Montefalco, III,
408.

Puccitto, cancelliere della Curia
del Ducato, XIX, 18.

de Pratis, stipendiario a cavallo,
VIII, 30.

di Rigaldo, familiare del Ret-
tore, nunzio al papa, VI, 34;
VIII, 2.

di Rinalduccio da Sassoferrato,
III, 320.

di Romanone, prete, III, 98.
di Rosciolo da Gualdo C., man-
dato ai prelati della provin-
cia per aiuti contro Gualdo di
Nocera, XVII, 28.

Saccone (de' Tarlati), XVII. 5,
10. 12.

‘INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 391

sacrista di s. Francesco d' As-
SIS; A; D do1Vs 40; -
di Salvaccio, mercante di Gual-
do, A; L -d-- IV, 95:V5-50:

da Sassoferrato, priore di s.
Giovanni di detto luogo, III,
109, 152.

da Sellano, pievano, III, 245.
Senoni, prete di Foligno, IX, 5.
di Simone da Montefalco, IIT,
262.

vescovo di Spoleto, A, T, d. TIT,
1-95 A5 IL; 15.

di Tendilia, VI, 26.

da Terni, giudice della Curia
dueale, I, 75, 16. 114, 206.

di Tommaso da Spoleto, V, 42.
da Trevi, III, 90.

Pietro d'Ugolino da Bettona,
III, 34.

di Venuturo da Gualdo, IIT, 390.
di Venzolo da Perugia, I, 269,
9 i4

Pietruccio di Benedetto, T, 291.

di Bencivenne da Gualdo, II.
394.

di m. Berto da Bevagna, V, 32.
da Bologna, cursore, I, 240.

di Cupilia, chierico di s. M.
di Pasano, III, 190.

di m. Celle, I, 246.

di Filippo da Collemancio, V.

di Luzio da Spello, V, 2.
della Marca, eursore, I, 320.
della Massaia di Assisi, V. 29.
di Massuto d'Assisi, V, 58.

Sevini di Castagnola, IX, I.
Pilone (o Pulone) di Biagio da Spo-
leto, III, 417.
Pino da Spello, I, 941.

Pirocchio, castello di, guardato, I

,
91, 93, 99: occupato da ghibel-

lini, 224; oste contro, 225, 996 ;
è preso e data la morte ai tradi-
tori, 240, 241 ; III, 41, 45, 66; ber-
tesche e rinforzi fattivi, IV, 25.

Pisa, I, 59; porto pisano, 60, 213 :
EV5520%1; 2813: 328.

Pisano di Bartolo, uno de’ priori
di Assisi, V, 34.

Pittignano, V, 46.

Placido, prete, condannato dall’ In-
quisizione, A, I, d. II, 48.

Poggioli (de) reverendo Rettore del
Ducato; VI, 57, 83.

Poggiovalle, I, 316.

Polillo di m. Andrea da Gualdo
Gs T1593.

— di Massolo da Gualdo, 397.

Poma (B. A. tesoriere nel Pa-
trimonio, nel contado di Sabina
e: nelle terre Arnolfe, A, II, 134.

Pomonte, contro gli ordini del Vi-
cario, II, 29. TII, 81.

« de Legio », I, 294.

Ponte Centesimo, contado di Fu-
ligno, XIX, 16.

Ponzio «de Pereto», vescovo d'Or-

Ponzone

vieto, vicario del papa in Roma,
AS CEU SVI;9:

Porcaria, III 6.

Portolari, castello, predato dal Ret-
tore, IV, 20, 24.

Prefolio, canonici di S. Angelo da,
III, 208.

338 5 L. FUMI | : 59

procuratore del fisco e della ca-
mera, VI, 60.

Provenzano di Venturello, III, 444.

Puccetto di Filippo da Gualdo C.,
III, 321.

— di Mattiolo di Gerardone da
Fuligno, III, 288.

Pucciarello Beccuto da Cannara,
VIIL 45, X, 15.

— da Fuligno, canonico di s. An-
gelo da Bevagna, III, 141.

— da Fuligno, balio della Curia,
III, 205.

— di Monticolo, familiare del Ret-
tore della Marca, 1, 255.

— di Simone da Bevagna, I, 148.

Puccillo da Gualdo C., I, 187, 160.

Puccio d' Andriolo di Gualtiero,
chierico III, 931.

Puccio d'Angelo procura di ucci-
dere con arma avvelenata, V, 74.

— di Bartolo di Castellitaldo, IX,91.

— di Luzzolo, V, 19.

— di Mancino da Spello, III, 233,
234; V, 72.

— di Puzzoro da Bevagna, III, 384.

Pucitto (e Puchetto) di Jacobetto (e
di Jacobillo) da Spoleto, VI,
92-94.

Puglia, regno di, I, 990, 995.

Puzzarello di Collolo da Bevagna,
II, 34.

Puzzatto di Mattiolo da Fuligno,
corriere, t. 196, 239.

Puzzolo di Petruecio da Pomonte,
LII, 81:

— di Pietro da Bevagna, prete,
III, 105.

vU Pag omm e
53 INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO

quintana, barile posto per la,
XIX, 8.

s. Quirico monastero presso Bet-
tona, XVII, 23, arso, 48; di-
strutto, VIII, 6.

Raimbaldo de Montbrion, precettore
gerosolimitano, Rettore del Du-
cato, XVI, I; XVII, I, 58, 88;
A, I, d. VI, 41, 30 (Robaldo ?
XIX, 11).

Raimondetto ultramontano, I, 208.

Raimondo d'Astorgio, VIII, 41.

— de Carnis, I, 241.

— cursore, I, 216, 243.

— di Falotto, da Montefalco, prete,
III, 81.

— de Garrigia, fratello del mare-
sciallo, I, 68, 72, 77, 19, 82, 97,
103, 104, 106, 163, 168, 186, 192,
285, 995, 304 ; III, 403.

— de Motis, mobile, castellano
della pieve di S. Fortunato,
VI, 72.

— de Paiolis (o de Priolis) Rettore
del Ducato, V, 42; IX, 12.

— vescovo d' Orvieto, Rettore del
Dueato, vieario del papa in
Roma, A, I, d. VI, 18, 28.

Ranaldino (Ranalduccio ?) d'Ader-
gone da Comozzo, condannato
per parole eretieali, A, I, d. IT, 16.

Rinalduccio di Angelo (di Nocera ?),

Va A

Ranuccio di Bernarduccio di Trevi»
NECAD: i
— di Costa da Montemartano, mo-
naco di s. Pietro del Monte,

III, 305.

— di Gualtiero da Trevi, I, 991.
II 225: IV52.

Reca, rettore di s. Verecondo di
Gubbio, III, 204.

registri de' papi, II, 54, 550 (v.
archivio).

Regoglione di Jacopo di Regoglio-
ne, III, 415.

resti di somme, XVIII, 4; XIX, 1.

rettore del Ducato, suoi salari, VI,
49, 53; XX, 32.

Ricciardo di Brunello da Fabriano,
III;:25:

Rieti, suoi fuorusciti, VI, 68, VIII,
8; vi si manda per notizie della
gran Compagnia, XVII, 129:

A, II, 138, 154, 172.
Rigozzo, priore claustrale di s.
Croce in Fontavellana, IIL 355.
Rimini, vescovo di, I, 68.

Rinaldo di sant' Artemio, Rettore

del Ducato, I, 4, 6, 129, 130 ; II,
4; III, 323; 406 commissario
della decima di Terra. Santa,
A, I, 4, 16; d. II, 64, 65, d. IV,
15: ASCIDb 0601, 895 tesoriere
A -T1T;-47:35::01.

— di Bartoletto da Trevi, prete,
III, 148. i

— di S. Nicolò di Bevagna, A, I,
diSIDD8:

— priore di s. Lorenzo di Spello,
IX; 1.
340

— rettore dell'ospedale di s. Lucia
di Sassoferrato, III, 233.

Risio di Brunello da Gualdo Ci;
castellano e capitano difanti in
Pirocchio, I, 93.

: Ruffino di Simone da Castelbuono,
capitano di fanti, I, 81, $595;
110, 244, 252; VIII, 95, 38, 36.

Jiobaldo (v. Raimbaldo).

Hoberto d' Albarupe. vicario gene-
rale del Ducato. III, 8.

— re di Puglia, I, 279, 290; IV,
34; lettere del vicerettore a lui,
VIS:93; 95.

Rocca Arrona, tradita, IIT, 94.
Roccabattiferia incamerata, I. 178,
187, venuta alla Chiesa. 199.
Jioccapesa de’ figli d'Abrunamonte

da Spoleto, incamerata, I, 170.

Rocco d’Arnolfo di Appennino, pre-
te; KIE=20£.

ltodolfo di Mattiolo di Girardone
da Fuligno, III, 169.

Roma, I, 294, 297, 301; IV, 37;
XVII, 104, 106; A, II, 99, 190,
193, 202, 255; Campagna di

Roma, XVII, 58, 105. (v. Cola
di Rienzo).

Romagna, Rettore di, I, 160.

Jiosello da Trevi, XVII, 20.

Rosso da Collemancia, III. 407.

— da Preci, I, 281.

= da Tolosa, XVII, 6.

— da Ussita, condannato, A To d:
II, 46.

Iufino di Simeone da Cstelbono,
conestabile di ferrovieri, V, (9;

VL:6T1, 74.

Li FUMI

Ruggero d' Abrunamonte, priore di
s. Pietro. fuori Spoleto, collet-
tore della decima, A, I, d. III, 8.

Russiolano (e Russiolino) da Be-
vagna, mandato al marchese
della Marca, 1, 264; va, col
vescovo di Firenze, dalla Marca
in Toscana e in Lombardia, 283.

Huzzolo di Miglioruccio, III, 33.

Sabatino, rettore di s. Lorenzo da
Vissano, diocesi di Gubbio, III,
201. i

Sabina, contado di, A, II, 124, 140,
151, 180.

Sabino da Bettona, V, T.

Saccente de Montefalco, III; 99;

Salvaro di Gigliuzzo da Gualdo,
III, 389.

5. Salvatore di Fuligno, priore di,
condannato, A, I. d. II, 36.
Salvi, frate, condannato per parole

ereticali, A; I, d. II, 84.

Salvolo (e Salvuro) d'Andriolo di
Gualdo, I, 281, 294: X,'94.

Sancto di Abbazzia, A, II, 162.

Sandro da Montefalco, conestabile,
VI, 6.

Sanseverino, conflitto de’ ribelli ivi,
IV, 40.

Sansi (de’) Merlino, da Spoleto,
condannato dall’ Inquisizione,
A, I, d. II, 28.

Santese di Nuecio da Montefalco,

V. 99

s dd.

54

comes m mp Em marge ce
Santoro da Ascoli, canonico, I, 245;
III, 58; giudice della Curia ge-
nerale, I, 191; IV, 44.

Saraceno di Poggio Morando, I, 238.

Sassoferrato, sottoposto ad inter-
detto, I, 4, 8, 10, 206, 294; si
compone per non aver mandato
nell'esercito contro Assisi, II,
44 e contro Spoleto, 23. IIE 13;
320, nè contro Campello, IV,
18.

Sassovivo, Jacomo abate di-A, L
d. VI, 16; abate di, incaricato,
assente il vescovo, di esigere la
decima, A, I. d. III, 7, e isti-
tuisce collettori in Spoleto, 8;
A, II, 13, 48.

Savente, prete, III, 142.

s. Savino, castello della diocesi di
Viterbo. A, II, 169, 182, 199.
Scafredo Giovanni, cavaliere, Ret-
tore del Ducato, XVII, 134.
Scali (degli) mercanti in Perugia,

7,.94, 26.

Sellano, I, 252 ; tradito, 256 ; ribelle;
esercito generale contro, V, 63,
66, 67, 68, 69, 70, 71, (9: 4D*
VI, 92; suo appello per giuri-
sdizione di temporalità, XVII,
TOO

Seo di Cono, mercante fiorentino
in Roma, A, II, 131.

Sestri, villa del distretto di Can-
nara, I, 258.

Setri, villa del distretio di Monte-
santo, XVIII, 19.

Siena, A, I, d. II, 27; inquisitori

ivi citati, XVII, 38, 50; è ri-

INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLELO

341

chiesta di aiuti contro la gran
Compagnia, XVII, 123.

sigilli della Curia del Rettore, CX
4-49

Silvestro da Gualdo C., I, 90 e suo
figlio Bartolo, prete, III, 112.

— da Roma, frate, inquisitore,
XVII, 38. j

Simone di Danese da Ilico, prete,
III, 203.

— monaco di s. Eutizio di Norcia,
III, 188, 248.

— prete, III, 94.

— rettore di s. Cristoforo delle
Grotte, III, 318.

— rettore di s. Rufino di Spello,
III, 348.

— da Spoleto, de' minori, I, 264.

Sitria, monastero della diocesi di
Nocera, III, 220.

Somaregia, castello, I. 111, 195;
venuto alla Chiesa, 196, 199,
203.

Sordo da Fuligno, I, 325.

Spello, Y. 30, 35; frati minori di,
49, 190, 218, 323 ; esercito con-
tro, III, 8, 45 ; suo Podestà, 230 ;
V, 2,3; vi si trasferisce la Cu-
ria da Montefalco, 9, 31, 47 ; VI,
41; rumore suscitatovi, V, 59;
guerra civile ivi, 72, 17; spese
di fanti per la guardia di, VI,
20; sospetti di perder la terra,

20, 91; VIII, 9, 19; vi risiede
la Curia, 90; VIII, 11, 25 ; par-
lamento fattovi nella chiesa di
s. Lorenzo e convito nel mo-
nastero, VI, 35, 86; X, 7; rot-
L.

tura della terra, 9, VIII, 38, 49;
trattativa di ridurla in libertà
sotto Perugia, VI, 11; non

manda gente contro Cerreto,
ESE XVI, 3; VIII esequie fattevi a
ee Giovanni XXII, VIII, 29, 43;
1 XVII.

Spina, castello con grande fortezza,

ribelle per molto tempo, é preso,
I, 256.
s. Spirito in Sassia, A, II, 268, 969.
spirituale, giurisdizione, o spiritua-
lità, I, 22, 25; richiesta la ri-
conferma, 67.
Spoleto, suo vescovo, I, 22; è ci-
= tato, 23; rottura della città, 41 ;
E se ne dà avviso al papa, 46;
- tesoro del vescovo, 48, 49, 51;
95, 56; vescovo scomunicato,
E d 91, 58; processi contro la città
= 3 spediti al papa, 59, 61, 62; ve-
Her: scovo intimato di far osservare
l'interdetto posto a Bevagna,
64; articoli del trattato di pace
con la città mandati al papa,
16 5 ostaggi della città, 75; am-
basciata mandata a’ perugini,
i 16, 77, 18, 79, 82-86, 89-90, 99,
idc 98, 103, 106, 407, 108, 113-117,
: | 122, 124, 195; viene nelle mani

de’, 151, 152, 153, 155; Venciolo
di Perugia Podestà messóvi dai
perugini, 119, 162, 163; rendite
di chierici ivi sospesi, 164, 173;
si manda al papa per liberare
la città dai perugini, 168, 179;

beni di ribelli spoletini interni,

176 e loro occupazione, 182;

FUMI

beni de’ figliuoli di Pietro (di
Celle) da Spoleto, 185, 187, 188,
191, 192, 195, 200, 201, 202, 214;
ribelli e scomunicati rifiutano
di ricevere l' assoluzione dalla È
Chiesa, 216; suo vescovo simo-
niaco processato, 220; Comune

di, sollecitato ad accettare il

nuovo Podestà, 228, 229, 230, i
e rifiuta di ricever Podestà e t
x
DO

giudice d’ appello, 239; nuova
ribellione, 246; esercito contro, E
247; il Comune manda amba- |
sciatori per rimettersi, 248, 249, E
251; due castelli del contado
scelti per avere la nomina dei
podestà dal papa, 251; Monte-

leone, Montesanto e Sellano,

castelli da. riservarsi per !a
Chiesa, 252; fr. Francesco da
Montefalco e fr. Giovannuccio
suo socio in Curia romana per
i negozi di Spoleto e della Cu-
ria ducale, 253 ; chierici sospesi
per aver violato l’ interdetto
ivi, 254, Rocca d'Accanno as-
segnata al C. di Spoleto, 265;
debitori di ribelli spoletini, 265;
sdegno del papa contro i peru-
gini per aver mandato la ca-
valleria a Spoleto contro Mon-
tefaleo, Bevagna e Trevi, 266;
fideiussori di spoletini carcerati
dal Rettore, 268; sindaco e
notaro del C. andati a Pe-
rugia a presentare il palio per
s. Ercolano, carcerati, 275; spo-

letini promettono condurre 50
OR AME

INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 343

stipendiari per la Chiesa, 278;
fatti di Spoleto a disdoro della

Chiesa, 285; invitato a co-
stringere Argento di Cam-
pello ribelle, a sottomettersi

alla Chiesa, 308 ; esercito contro
nel maggio 1322, II, 21; parla-
mento indetto dal Rettore per
trattare della riconciliazione di,
III, 39; lettere spedite contro
quei di dentro, 40; beni dei
ribelli, 42; bolla di papa Gio-
vanni XXII al Rettore perchè si
impossessi dei beni dei ribelli,
57; bolla dello stesso papa al
medesimo per raccogliere le
rendite dei benefizi ecclesiastici
ivi sospesi, 61; guaite di, 66;
composizione riscossa dal ve-
123;

contro il vesvovo dal C. di Be-

SCOVO rumore suscitato
vagna, IV, 2; lettere pontificie
della città di Spoleto al C. di
Perugia, 13; torna all’ obbe-
dienza, assegna tre castelli,
dove si pongono rettori per la
Chiesa, 23; gente del Ducato
nell’ esercito contro Fabriano e
Fermo, 28; lettere di ribelli, 43 ;
chierici sospesi, 43; lega contro
il Rettore, V, 39; paga la tassa
di avvento del Rettore. 42, IX,
12; e 150 fior. di composizione
per aver mandato gente a Mon-
teleone eontro il volere di lui.
60; il Rettore vi si reca da
Spello, VI, 21; cose del Ducato

notificate a re Roberto, 25 ; pace

con Perugia notificata al papa
per le eose di Spoleto, 26, 28
VIII, 13; spese di cinque am-
basciate a Perugia per la espul-
sione da Spoleto di Pietro di
Celle, VI, 32, VIII 12; Andrea
de Manso capitano di, mandato
a Bologna al Legato di Lom-
bardia per offrire nel conflitto
di Ferrara l'opera del Rettore.
VI, 33; X. 4; entra in Spoleto
Pietro di Celle e lettere man-

date al papa per la riforma

della città, VI, 44; e al Legato,

VIII, 23; rumore suscitatovi,
VII, 46; VIII, 23; lega da farsi
fra perugini e ducatani contro
aretini, VI, 46; VIII, 23; rien-
48 e VIII,
28; pace da farsi coi reatini,
VIII, 8; il Rettore con 15 ter-

rovieri si reca a Spoleto per

trano i ghibellini,

riformare la città, 28; impedi-
menti dei perugini rimossi dal
Rettore per la riforma di Spo-
leto, X, 14; beni confiscati a
ribelli e a chierici sospesi, XI.
4, 2; XIII, 4; causa d'appello
del C. con la Camera ducale
per il rivolgimento civile, XVII,
11; beni confiscati e rioccupati
dai ribelli, 22; interdetto posto
alla città, 24; concordia trattata
col C. fra intrinseci e Pietro
(di Celle) cavaliere e suoi, 25,
56; sbanditi occupano Cam-
pello; vi si manda per la ri-

conciliazione, 45-47, 60; vescovo
muove questione alla Camera
ducale per la spiritualità, 54,
64, 70, 87; vescovo impedisce
l'ufficio delle spiritualità ; 101 ;
C. di, avvisato di aver buona
guardia in occasione della ve-
nuta del re di Ungheria, 97;
la eittà sta per essere occupata
dagli sbanditi, 98; si manda
a' Perugini per rimediarvi, 99;
è avvisato dell’arrivo della gran
Compagnia, 119; e di opporvisi
a Narni, 127; composizioni fatte
con varî che mossero armati
ad invaderla, XVIII, 21; en-
trate e uscite ordinarie del C.,
XX, 41-(5; processo per la esa-
zione della decima e valore di
essa, A, I, d. III, 7-9; suo Po-
destà; Ugolinuccio di Baschi,
A, I, d. V, I; suo gonfaloniere,
Erriguccio di Clarano, ivi; piazza
di s. M. arenga generale, con-
cione e parlamento del C. di ivi,
2; prigioni guelfi di, sostenuti
nelle carceri del C., richiesti in li-
bertà dal papa e liberazione loro,
ivi, 3, 5; via Pretenga, avanti
le carceri del C. e presso le sca-
lelle, ivi, 4; il C. nomina un
procuratore a giurare la sotto-
scrizione alla volontà del papa
per la libertà dei prigionieri ;
giuramento e ribandimento, ivi,
11-16; usciti accampati nei pos-
sedimenti di s. Gregorio, ivi,
16; composizione avvenuta sui

beni confiscati ai ribelli, A, I,

L. FUMI

58

d. VI, 8-13; Bartolomeo vescovo
di, ivi, 26, 29; Capitolo della
chiesa di, ivi, 30; vescovo di,
ha ordine di citare il vescovo
di Fuligno di recarsi in termine
perentorio dal papa, A, II, 7;
lettere alla comunità, ivi, 16, 18;
C. di Foligno ha ordine di as-
sistere il Rettore del Ducato,
ivi, 18; Rettore ha precetto di
pubblicare lettere e processo
agli spoletini, ivi, 23; questi
hanno ordine di riammettere gli
estrinseci, pena 2000 marche,
24; C. di Perugia ha ordine
di assistere il Rettore contro
assisiani per ricupero del
tesoro rubato, 25; lettere al
vescovo. di, per consegnare
la fortezza della pieve di s.
Fortunato di Montefalco 32 ;
Inquisitori procedano contro il
C. di Spoleto per avere ricet-
tato Federico conte di Monte-
feltro, ivi, 37, 38, 39 ; indulgenza
concessa a chi vada contro Fe-
derico di Montefeltro e altri
eretici; denaro da raccogliersi
nelle cassette delle chiese per
la crociata, ivi, 43; processi
fatti contro Federico, e ordine

di istituire gli atti contro Spo-

leto, ivi, 49; processo contro”

Spoleto per i concittadini tenuti
parte in prigione, parte in esi-
glio, 50; processo contro abi-
tanti della provincia avversanti-

si fra loro, ivi, 51; ordine al Ret-
TENERENT

tore di congregare i fedeli della
provincia e procedere contro Fe-
derico e gli Spoletini, ivi, 52.
55, 74, 297 ; vicerettore di Spo-
leto, durante l'assenza del Ret-
tore, ivi, 59; beni del vescovo
da prendersi dal Rettore, ivi,
65, 67; monastero di s. Pietro
di, (7; Ponte s. Gregorio fuori
Spoleto, A. I, d. V, 16, 17; via
nuova. ivi, ivi; Tissino, ivi, ivi.

sportule, salarî della banca del
giudice del civile, XX, 1, 18.

Stefano, arcivescovo arelatense,

Camarlingo del papa, A, I, d.

N61:

frate cistercense in Montefalco,

ACTES.

— di Giorgiolo da Gualdo di No-
cera, XVIII, 16.

— di Manciano, abbazia di, I, 28,
63.

— notaro ultramontano, I, 217.

Stefanuccio da Gualdo C. XVIII, 5.

stipendiari, VI, 5, 15, 16. 49564
VIII, 27; XX, 4, 24, 25; A, II,
1839; 459.

Taddeo, pievano d'Orzano, TII;88;
Taduccio di Bartolo da Castelli-
taldo, agitatore, ivi, IX, 21.
Tancredo da Collemancio, prete,

TII. 118.
lappeto per i conteggi della Ca-
mera VII, 40.

INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO

345

Tarabotti (de’) Tarabotto di Rinal-
duccio, d' Ancona, A, II, 80, 291.

Tarano in Sabina ; sua rocea da.
ripararsi A, L d. VI, 41; ar-
riva il duca Guarnieri con la
gran Compagnia, XVII, 115.

Tebaldo, prete, da Gualdo C., con-
sapevole della congiura di Mon-
tefalco, V, 76.

— vescovo d'Assisi, sua decima,
A, I, d. I, 1-14; ha ordine di
procedere contro Muzio di Fran-
cesco, A, II, 18.

Tebalduccio da Spoleto, fornitore
d'armi, XVII, 61.

Terni, requisita della demolizione
del eastello di Miranda, A. II,
94, 95, 145, 148, 165. 188.

Terra. Santa, decima di, A. I, d. I,
1-16.

tesoriere del Ducato, XX, 33.

Tignosi (de’) Jacomo, III, 118.

Tissino, A, I. d. V, 16, 1T.

Tocco da s. Severino, capitano di
Montagna, XVII, 66.

Todi, I. 38 ; suo vescovo ha ordine
di scomunicare mercanti todini
che avevano somme confiscate
ai figli di Pietro (di Celle) da
Spoleto, 185, 188; Comune di,
nomina podestà il Bavaro. IV,
42; podestà di, vicario del Ba-
raro a parlamento con Ugolino
di Baschi a Mezzanello, 299;
gente del Bavaro cavalca da
Todi alla volta del Ducato, 302 ;

sospetti sorti ivi e sedati, 921:

ghibellini del contado di, per-

v 1, cuotono mortalmente mes. Gio-
vanni da. s. Gemini, architetto,
in via per Montefalco a con-
sultare sull’ opera di s. Fortu-
nato, III, 43; C. invitato a de-
sistere dalla costruzione del ca-
stello di Ciriano, XVII, 21; ri-
chiesto di difender Narni con-
tro la gran Compagnia, 88,
1291, 126; C. invitato a pren-
dere Muzio di Francesco d'As-
sisi e mandarlo ben guardato
al Rettore, A, IT, 64, e a non
comunicare con lui né mini-
strargli vitto e altre necessità,
3; lettere di surrogazione della
rettoria di Todi, 143; lettere al
clero e popolo di, 153 ; compo-
sizione ‘da trattarsi con Todi,
112;

Todino, monaco di s. Verecondo,
diocesi di Gubbio, III, 285.

— rettore di s. Lorenzo di Gub-
bio monaco di Camporiano, III,
20915

— pievano di Castelbono, III. 100.

Tolfa Vecchia occupata dal figlio
del Prefetto di Vico, A, II, 229,
230, 231.

Tomassitto da Azzano, condannato
per parole ereticali, A, II, 30.
Tommaso di Bernardo da Gualdo.

di Nocera, IV, 5.

— di Bevagna, III, 270.

— di Bonello da Mevali, V. 77.

— canonico di Nocera e di Assisi,
TIT 274:

— di Clementone, V, 13.

L. FUMI

— da Collemancio, III, 182.

— da Evensena, III, 97.

— di Gillo canonico di s. Rufino,
d'Assisi, IIT, 401.

— di Giovagnolo rettore della
chiesa di s. Giovanni di Po-
serra, diocesi di Gubbio, III,
297.

— Giovanni d’Andrea, monaco di
s. M. di Alfiolo, III, 309.

— giudice di Visso, III, 167.

— da Gualdo, I, 99.

— di Jacopo da Gualdo C., III, 278,
IV, 13; presentatore dilettere.
al papa, 27.

— monaco di s. Benedetto da
Gualdo di Nocera, III, 136.

— da Montefalco, III, 110.

— di Nicola, rettore di s. M. di
Sigliano, III, 353.

— di Peccio da Gualdo, mandato
a Montefiascone a significare al
Legato la venuta prossima del
Re di Ungheria, XVII, 93.

— di Pelagatto da Gualdo di No-
cera, prete, III, 205.

— di Petriolo da Collemancio, III,
407.

— di Rufino del contado di Betto-
na, V, 40.

— di Someo, III, 184.

— da Spello, III, 333.

— vescovo di Ancona, vicerettore
del Ducato, VI, 51,53, 76, 19,
83, 86; va nell’oste contro Ca-
scia, 88; VIII, 51; X;:17;
XVII, 6.

Tommasuccio, prete, III, 174.
61

Torre di Colle, distretto di Bevagna,
V, 32.

Torricella, castello nel Patrimonio,
A, II, 268, 269.

Toscanella, A, II, 173, 187, 193,
198, 204; Giovanni da, amba-
sciatore, 194.

Tosco da Camerino, cursore del
papa, A, II, 57, 88.

Tramo (v. Monaldeschi).

Tremuto da Spoleto, 312.

Trevi, I, 17; cavaleato da' peru-
gini, 258, 263, 266; ammesso @
composizione, IV, 4; aggredito,
V, 142; insurrezione contro il
suo podestà, 24 ; non manda per
l'oste di Visso, III, 13; di Sel-
lano, V, 70; chiesa di s. M.
sotto Trevi, III, 420; processo
contro il suo C. per l'offesa
fatta al Maresciallo, XVII, 102;
XVII, 97, perturbazione della
terra, VIIL, 14; ricetto di sban-
dito, 8;

Trinci (de Ugolino da Foligno
XVII, 19:

Tristano da Fermo, cursore, I,
229.

Trivento, conte di, VI, 83, tiene
Cascia in ribellione, XI. 17.

trombe con pennoncelli, VIII, 245

Ubaldo di Giacomello, rettore della
chiesa di s. Vitale in Gubbio,
III. 253.

INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO

da Gubbio, III, 344.

monaco di s. M. d’ Alfiolo in

Gubbio III, 264.

monaco di s. M. di Monte Ap-

pennino e diocesi di Nocera,

III, 156.

prete, III, 115.

rettore di s. Manneo di Spello,

IX, 9.

Udetto de Pugiolo, I, 254, 282, 286,
319.

Ughetto di Paolino, cavalcante del
Conestabile, VIII, 40.

Ugo da Biola, capitano di Monta-
gna, VI, 80; X, 14.

— pievano di s. Gervasio di Monte
s. Ubaldo, diocesi di Gubbio,
III, 295.

Ugolino, abate di s. Pietro da Pe-

rugia, XVII, 18.

da Bevagna, I. 92, 108, 204.

da Foligno, I, 193, 222, 223, 230;:

IV, 40; frate, camarlingo di

Montefaleo, V, 43.

di Massolo da Valle s. Angelo,

chierico di s. Vito, III, 225.

monaco di s. Pietro di Rasina

in Nocera, III, 406.

da Montecatino, giudice e avvo-

cato fiseale, VI, 14, 32.

da Visso, I, 250.

Uguccione da Perugia, cursore del

papa, I, 301.
Umile, canonico di Gubbio, III, 189.
Ungheria, re di; sua venuta in
Puglia, e difesa delle terre del
Ducato, XVII, 57, 74, 72, 13, 18,
80, 83, 84, 86, 93-95, 97, 100.
Vagni di Puccio (Puzzaru) detto
'Tambone da Cavallere, III, 400.

— di Spinello da Bevagna, 230, 387;

Vagnolo da Fuligno, I, 219.

— di Macearello da Spello, V, 13.

Vagnuccio di Venturino di Ciomino
da Cannara, XVI, 6.

Vagnuzzo: da Castelbono, I, 193.

Valentino di Nicola da Mevale,
III, 272.

Valtopino, viscontado, in lega con-
tro il Rettore, V, 27; suo notaro
punito, XIX, 9.

Val di ponte, monastero di s. M.
di, XVII, 53.

Vanillo di Servadio da Montefalco,
XVIII, 5.

Vanne di Bernardo da Galliano,
III, 126.

— di Cagno da Bettona, conesta-
bile, VIII, 43.

— da Cannara, V, 59.

— di Ceccolo, da Gualdo C., I, 91.

— di Corrado, da Castellitaldo, V,
48, 50.

— di Federico di Villa s. Angelo,
III, 250.

— di Fortino, chierico, III, 201.

— di Guido da Collevalle, dell’ O-
spedale di Altopascio, A, IT, 88.

— di Mancia, castellano di Fa-
briano, III, 25.

— di Marco da Cannara, V, 64.

— da Perugia, I, 224.

Vanne (ser) di ser Pietro da Gub-
bio, V, 78.

— di Passarillo, da Spello, IX, 16

62

di Simone da Montefaleo, ac-

cusa la moglie di adulterio, IX,
24.

— di Vanne, canonico della pieve
di Cannara, III, 85.

— di Vannuccio d'Assisi, procu-

ratore di Lello di Guglielmo,
cavaliere, già capitano di guer-
ra contro Cascia, VI, 87.

Vannillo di Bello d'Assisi man-
dato a Gualdo all'abate di s.
Benedetto perchè si osservi l'in-
terdetto, XVII, 26.

— di Naldo da Gualdo C., IIT. 30.

Vannitto di m. Giovanni di Venu-
tone da Porcaria, coopera a se-
dare la rivolta di Assisi, poi
omicida, XIX, 10.

Vannuccio d' Andrea, V, 15.

— di Gilietto da Castellitaldo, IX

— di Lieto, V, 24.

Vardo da Spoleto, mercante, A, I
dI DI:

Vegnato da Perugia, cursore del

papa, I, 214.

s

Venanzo di Pieveturina, corriere,
T--197=280:

Ventura di Benvenuto, rettore di
s. Lorenzo di Stazzano, diocesi
di Gubbio, III, 280.

— canonico di s. Rufino d'Assisi,
III, 402.

— da Cannara, I, 148.

— di Massuro da Pomonte. II, 29.

— da Montemartino, prete, III,
110, 143.

— da Montesanto, III, 153.

vr e
vespa e RQUSPPRUSITSE NS
gum

ILES
COE tie sb ti

pievano della Pieveturina, III,

86, 250.

— di Polo, procuratore del vicario
del vescovo di Gubbio, A, I, d.
T1575; :

— di Ranieri, rettore di S. Silve-
stro da Vallecappi, III, 198.

— rettore di st Angelo, III 70.

— di Schiatto da Montefalco, III, 32.

Venutolo di Giovanni, punito per
mancanza di astinenza in ve^
nerdi, III, 9.

Verro di mes. Pirro da Orsano, V,
81.

Vesiano, vescovo di Gubbio, XVII,
131.

vicetesoriere, suoi stipendi, VI, 13.

Vigio (ser) da Castello, procura-
ratore fiscale avanti all'abate
di Sassovivo, giudice delegato
nella causa fra Bevagna e la
Camera per le temporalità,
XVII, 81.

Vignozzuro di Masseo con altri da
Fuligno, mastri della rocca di
Montefalco. I, 134.

Villano chierico di Gubbio, III,
185. 302.

Vincenzo da s. Vincenzo, cursore
del papa, A, II, 83, 294.

Visconti Matteo, I, 167, 168.

Vissano da Cerreto, III, 319.

Visso, sottoposto ad interdetto, I,

4, 5,; oste mossagli contro, 27;

di nuovo disobbediente, 200, 204;

esercito spedito contro, III, 11,

13; non manda contro gli in-

INDICE DEI REGISTRI DEL DUCATO DI SPOLETO 349

—— tb) *—————— —

trinseci di Spoleto. e non os-
serva i mandati della Curia
generale, 27; condannato. IV,
CHÉ

; citato per la causa di mero
e misto impero, XVII, 35; av-
visato dell’ arrivo della gran
Compagnia, 119.

Vitale di Ranieri, canonico di s.
Angelo di Prefolio, IIT, 128.
Viterbo, I, 299; vescovo di, e To-
scanella, A, II, 134, 156, 457,
168. 169; Angelo vescovo di,
174, 176, 179, 181, 185, 191, 196,
197, 246, 248, 259; Comune di,
181, 172, 186, 199, 217, 224, 231.
243, 245, 248, 249, 250, 251, 252,
254, 255, 261, 262 ; s. M. della
salute di, 247 ; chiesa di, 258 ;

Otto di, 303-307.

Viviano da Bevagna, I, 213.

Zaccarolo di Grello, dell’ Isola de-
gli Alberici, V, 82.

Zaccio di Andrea da Perugia, Po-
destà di Gualdo di Nocera, III.
213.

Zoli, monaco di s. Pietro di Lan-
dolira, III, 310.

Zolo di m. Pietro da Castellitaldo,
accusato di tradimento della
terra di Castagnola in Nor-
mandia, II, 31.

Zanweccari Bernardino di Bologna,
procuratore fiscale in Curia del
Legato, nella causa contro il
vescovo di Spoleto, XVII, 81.
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Man.
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Mor.
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| | 2 Sab.

Sal.
Sant.
Sav.

ABBREVIAZIONE DEI NOMI DEGLI AUTORI
REGISTRATI NEL SEGUENTE INDICE

‘Mazzatinti Giuseppe

Saec. Sass.

Amsidei Vineenzo
Bellucci Ada

Bellucci Alessandro i
Benucci Domenico |
Campello Paolo i

Cuturi Torquato

Degli Azzi Giustiniano
Fumi Luigi
Giannantoni Luigi
Magherini Graziani |

Manzoni Luigi

Morici Medardo

Pardi Giuseppe

Palmesi Vincenzo
Sabatier Paolo

Sacchetti Sassetti Angelo
Salza Abdel Kader
Santoni Milziade !
Savio Fedele |
Scalvanti Oscar
Tonetti Felice
Tordi Domenico

Verga Ettore
N.

n2

92

6
7
: 8

4.

INDICI GENERALI

INDICE CRONOLOGICO

B. — L'asterisco (*) posto dopo le date indica la correzione alle me-

desime dove non resultarono esatte nell’edizione.

. — [878?]. — (Arch. Cap. Lucch.).

Occupazione fatta dai lucchesi della città di Narni
e traslazione dei corpi santi in Lucca — S. Giovenale,
S. Cassio e Santa Fausta. — (Ed. Simonetti, VII, 14).

. — 1060, IV, 19. — (Arch. Roccant.).

16802Vi;
Indice di documenti dell'Archivio di Roccantica (Ed.
Tonetti, VII, 568).

3. — 1099, I. — (Arch. Aspr.).

1594, III, 5.
Indice di documenti dell'Archivio di Aspra (Ed. T..
VII, 571).
— 1139, V. — (Arch. Perug.).
Sottomissione dell’ Isola Polvese (Edd. Ansidei e

Giannantoni, V, 427).

5. — 1174, III. -- (Arch. Perug.).

Sottomissione dell’Isola Minore (Edd. A. e G., V, 429).

. — 1180, VII. — (Arch. Perug.).

x

Sottomissione di Città di Castello a Perugia (Edd.
A. e G4 I, 139).

. — 1183, II, 28. — (Arch. Perug.).

Sottomissione di Gubbio a Perugia (Edd. A. e G.,
I, 141).

. — 1184, I. — (Arch. Perug.).

Sottomissione di Castiglion Chiusino (Edd. A. e G.,
V, 429).

. — 1186, VIII, 7. — (Arch. Perug.).

Diploma di Enrico VI ai Perugini per la libera ele-

zione dei Consoli (Ed. Scalvanti, 261, 1).

E "t be NU EUR CU T
L. FUMI 4

10. — 1186, VIII, 7. — (Arch. Perug.).
Regesto dei privilegi concessi a Perugia da Enrico VI
re de' Romani (Edd. A. e G., V., 431).
11. — 1188, XII, 3. — (Arch. Perug.).: Pd
Sottomissione di Castel della Pieve (Edd. A. e G., 1

INIT RAI TAI DI TRES

I, 4142). t
19. — 1189, I, 24. — (Arch. Perug.). E
: Sottomissione dei Joncitani (Edd. A. e G., V, 435). ]

13. — 1189, II, 12. — (Arch. Perug.).
? ERE Sottomissione del castello de’ figli di Uberto - Fratta -
i z| (Edd. A. e G., I, 144).
14. — 1193, I. 31. — (Arch. Perug.).
s Quietanza di Panzo e di Cacciaguerra al C. di Pe-
È [ rugia (Edd. A. e G., V, 436).
zd 15. — 1193, III, 26. (Arch. Perug.).

Vendita di casa e casalino al C. di Perugia (Edd.
Aces Gai VL, 917);
+ 16..— 1195, VII, 3. — (Arch. Perug.).
È Conferma per parte di Filippo Duca di Toscana del
privilegio concesso a Perugia dall’ imperatore Enrico
: (Edd. A. e G., VI, 318):
M 17. — 1196, XII, 2. — (Arch. Perug.).

E Accordi fra l’imperatore Enrico e il C. di Perugia
s I in ordine a Castel Chiusino (Edd. A. e G., VI, 320).
| 18. — 1198, V. — (Arch. Perug.).
; Atto di pace fra Perugia e Arezzo (Edd. A. e G.,
VI, 320).
Ped 19. — 1198, VIII, 14. — (Arch. Reat.).

Il card. Giovanni di S. Clemente vescovo di Viterbo

e Toscanella rinnova l’ enfiteusi della selva Reatina nel
viscontado di Petroniano (Ed. Fumi, VII, 505).
20. — 1198, X, 2. — (Arch. Perue.).
j 1 o*'/

Bolla di p. Innocenzo III, da Todi al C. di Perugia 4

qo m e

per prenderlo sotto la sua protezione e per confermare
il consolato e le antiche consuetudini, salva la libertà
ecclesiastica (Ed. Sc., I. 266, 3).
24.

26.

28.

29.

30.

32.

nantie » e private persone — de' Montemelini — (Edd.

INDICI GENERALI

. — 1198, X, 2. — (Arch. Perug.).
Regesto della. suddetta lettera di Innocenzo III. al
‘ €..di Perugia (Edd. A. e G., VI, 322).
. — 1200, I, 18. — (Arch. Perug.).
Cittadinanza concessa dal C. di ‘Perugia a Gilardo
Gislerii Alberici (Edd. A. e G., VI, 323).
. — 1200, IV, 28. — (Arch. Perug.).
Sentenza in una lite vertente fra il sindaco « Comu-

A. e G., VI, 324).
— 1201, IV, 10. (Arch. Perug.).

Sindacazione del Podestà Giovanni di Bonconte (Edd.

A. e G., VI, 326).

VI, 327).

. — 1201, X. — (Arch. Perug.).

Convenzioni fra Perugia e Fuligno (Edd. A. e G.,

— 1202, V. 29. — (Arch. Perug.).

Sottomissione di Monte Gualandro, di Castel nuovo,

di S. M. di Perella, di Liscara, di Tisciano e di Resco

(Edd. A. e G., I, 144).

I, 145).

. — 1202, XII, 12. — (Arch. Perug.).
Sottomissione di Nocera a Perugia (Edd. A. e G.,

— 1208, XII, 25. — (Arch. Perug.).

Sottomissione di Gualdo al Contado e sottomissione
di Rocca Flea (Edd. A. e G., I, 147).

— 1208, IX, 5. — (Arch. Perug.).

Sottomissione delle isole e del Lago (Trasimeno) —

(Edd. A. G., I, 148).
— 1210, II, 28. — (Arch. Perug.).

Giuramento dei Perugini al Papa e promessa di

questi (Edd. A. e G., I, 149).

per Stroncone (Ed. Lanzi, I, 131-193).

..— 1215, VI, 7. — (Arch. Perug.).
Capitoli di lodo dato da Innocenzo III ai Narnesi

— 1216, III, 8. — Arch. Perug.).

Sottomissione di Montone (Edd. A. e G,, I, 150).
33.

34.

36.

38.

39.

41.

42.

43.

L. FUMI

— 1216... — (Bibl. di Gand).
Lettera di Jacomo de Vitry vescovo Acconense sul
suo viaggio in Italia a prendere la consacrazione in Pe-
rugia (Ed. Sabatier, I, 109).
— 1217, VIII, 8. — (Arch. Perug.).

Compromesso fra i CC. di Perugia e di Gubbio

(Edd. A. e G., I, 152).

. — 1217, IX, 6. — (Arch. Perug.).

Lodo fra i CC. di Perugia e di Gubbio (Edd. A. e
(115.153):
— 1217, XII, 31. — (Arch. Perug.).
Conferma del lodo fra Perugia e Gubbio (Edd. A.
Gs. IL-130.

. — 1218, VI. — (Arch. Perug.).

Divisione per porte e per parrocchie di un. terreno
lavorativo spettante al C. di Perugia (Edd. A. e G.,
II, 132).
— 1218, VIII, 20. — (Arch. Perug.).
Sindaeato di Cagli per la sottomissione a Perugia
(Edd. A. e G., II, 132).
— 1219, V, 30. — (Arch. Perug.).
Sottomissione di Cagli (Edd. A. e G., IT, 133).

. — 1234, III, 7. — (Arch. Perug.).

Donazione al C. di Perugia dell'ospedale di Colle
(Ed. A., II, 134).

— 1236, XII, 5. — (Arch. Perug.).

Obbligazione di Marcovaldo Lucchese, podestà di Pe-
rugia, di mantenere il Patrimonio di S. Pietro e il Du-
cato di Spoleto per la Chiesa, salvi i diritti di Perugia
(Edd. A. e G., I, 594).

— 1238, XI, 24. — (Arch. Perug.).
1239, II, 4.

Vendita della terza parte di Valiano fatta dai loro
Marchesi ad Andrea di Jacomo (Edd. A. e G., II, 136,
137).

— 1239-1379. — (Arch. Caetani in Roma).

Carte relative agli Orsini; n. 35 titoli di docc. (Ed.

Savio, II, 110). |
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ri : INDICI GENERALI 351

44. — 1244, V, 7. -- (Arch. Sorian.).
Lettera di Innocenzo IV che prende sotto la prote-
zione apostolica il monastero di S. Lorenzo in Campo
Verano e le sue possessioni (Ed. Sav. I, 549).
45. — 1244, XII, 2. — (Arch. Perug.).
Dichiarazione di Manno di Ugolino di tenere in feudo -
per il Marchese di Valiano la metà di un podere ivi
(Edd. A. e G., II, 138).
46. — 1244, XII, 30. — (Arch. Perug.).
Vendita fatta dai Marchesi di Valiano di un podere
a Manno di Ugolino (Edd. A. e G., II, 137).
47. — 1251, I, 28. — (Arch. Perug.).
Sindacato di Gualdo per sottomettersi al C. di Peru-
gia (Edd. A. e G., II, 139).
48. — 1251, II, 1. — (Arch. Perug.).
Sottomissione di Gualdo a Perugia con consegna
delle chiavi (Edd. A. e G., II, 140).
49. — 1251, II, 13. — (Arch. Perug.).
Giuramento al C. di Perugia di Perone di Poggio
di Nocera (Edd. A. e G., II, 141).
50. — 1251, III, 17. — (Arch. Com. Perug.).
Vendita fatta dai Bolgarelli conti di Marsciano, del
castello di Fossato al C. di Gubbio (Edd. A. e G., II,
141).
54. — 1251, VI, 11. — (Arch. Perug.).
Sindacato della sottomissione a Perugia della città
di Nocera (Edd. A. e G., II, 143).
52. — 1251, VII, 11. — (Arch. Perug.).
Sottomissione di Nocera (Edd. A. e G., II, 143).
903. — 1254(?) — (Arch. vatic.).
Lettera di Innocenzo IV (?) relativa al saccheggio
della città di Rieti (Ed. F., VII, 508).
04. — 1254-1261... — (Bibl. d'Assisi).
Leggenda latina versifieata del secolo XIII intorno
a S. Chiara d'Assisi (Ed. Sensi, I, 120-125).
55. — 1257, V, 23. — (Arch. Perug.).

Sottomissione dei castelli di Somaregio, Glogiana,
358 L. FUMI 8

Rocca Santa Lucia, Poggio Surripa, Castiglione, Brescia
e Laurino (Edd. A. e G., II, 145).
56. — 1257, VIII, 29. — (Arch. Perug.).
Sottomissione dei castelli di Compressetto e Frecci
(Edd. A. e G., IT, 146).
97. 1257, X, — 10. — (Arch. Perug.).
i Acquisto fatto dal Comune di Perugia della torre
di Casa Castalda e di case e appezzamenti (Edd. A.
6C, TEE; 491):
98. — 1258, IV, 1, 18. — (Arch. di Amel.).
weh 5
Atti di compromesso dei CC. di Narni e Terni nella
persona di Brancaleone Andalò senatore di Roma per
le questioni relative a Perticara, Rocca Carlea, Isola e
Collescipoli del distretto di Narni, e alle fosse costrutte
da ternani e distrutte da narnesi e lodo pronunciato
dal suddetto (Ed. Pardi, I, 569).
99. — 1258, V, 2. — (Arch. Perug.).
È Sottomissione del Castello delle Portule (Edd. A. e G.*
III, 193).
60. — 1258, V, 2. — (Arch. Perug.).
Permuta di un terreno presso le Portule (Edd. A. e
G5 IIT; 494).
01. -— 1258, V, 27. — (Arch. Perug.).
Sottomissione fatta da, Ranaldo di Gilio Gualterii
della Rocca d'Appennino (Edd. A. e G., III, 195).
62. — 1258. VII, 6. — (Arch. Perug.).
Sottomissione di Poggio Manente (Edd. A. e G., 196).
63. — 1258, IX, 28. — (Arch. Perug.).
Consenso prestato dai fratelli di Ranaldo per la sot-
tomissione della detta Rocca (Edd. A. e G., III, 194).
64. — 1258, XII, 1. — (Arch. di Amel.).
Filippo vescovo di Terni e i sindaci di 'Terni e di
Narni aecettano il lodo (Ed. Pa., I, 573, 574).
65. — 1259, V, 28. — (Arch. Perug.).
Sindacato del C. di Perugia per ricevere il C. di Cagli
(Edd. A. e G., 197).
9

INDICI GENERALI 359

66. — 1259, V, 28. -- (Arch. Perug.).

Capitoli e patti col C. di Cagli (Edd. A. e G.,
198).

3 07. — 1259, VI. 7. — (Arch. Perug.).
i i Consegna del Castello di Fossato presso il C. di
[1 Città di Castello fra il C. di Perugia e il C. di Gub-
bio per l'osservanza del lodo da darsi (Edd. A. e
G., 202).
68. — 1259, IV, 19. — (Arch. Perug.).
Sindacato del C. di Perugia a -compromettere col C.
di Gubbio (Edd. A. e G., 199).
69. — 1259, VI, 19. — (Arch. Perug.).
; Sindacato del C. di Gubbio a compromettere col C.
di Perugia (Edd. A. e G., 200).
70. — 1259, VI, 24. — (Arch. Perug.).
1 Compromesso fra Perugia e Gubbio (Edd. A. e G.
3 201).
74. — 1259, VI, 21. -- (Arch. Perug.).
Sindacato del C. di Città di Castello ad accettare
il compromesso col C. di Perugia (Edd. A. e G.,
200).
72. — 1259, VII, 14. — (Arch. Perug.).
È Lodo profferito fra il C. di Perugia e il C. di Gubbio
(Edd. A. e G., 202).
73. — 1262, III, 27. — (Arch. Perug.).
Consiglio del C. di Perugia relativo alla scomunica
che colpiva il C. di P. (Edd. A. e G., IV 157):
74. — 1262, III, 27. -— (Arch. Perug.).
Sindacato del C. di Perugia per ricever quietanza da
Andreuccio e Jacobello di Jacomo (de' Vibi?) — (Edd.
A. 0 (s IV$ 108)
75. — 1262, IV, 6. — (Arch. Perug.).
Precetto del C. di Perugia ai lavoratori delle terre
già di Andrea di Jacomo (Edd. A. e G., IV, 161).
76. — 1262, IV, 13. — (Arch. Perug.).

Immissione in possesso della 3* parte di Valiana aij
figli di Andrea di Jacomo (Edd. A. e G., IV, 161).

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78.

79.

80.

81.

82. — 1275, V, 4. — (Arch. Orsini).

83. — 1276, IV, 27. — (Arch. Perug.).

84. — 1276, IV, 29. — (Arch. Perug.).

85. — 1276, V, 11. — (Arch. Rom.).

86. — 1276, VI, 8. (Arch. Perug.).

87.

— [ant. 1279]. — (Arch. Perug.).

L. FUMI

— 1262, V, 11. — (Arch. Perug.).
Consenso alla vendita del castello di Casacastalda
fatta al C. di Perugia, dato da Guido di Monaldo JS-
polini (Edd. A. e G., IV, 162).
— 1262, XII, 30. — (Arch. Perug.).
Sottomissione del Castello delle Portule (Edd. A. e
Gr. IV;-163):
— 1264, XI, 11. — (Arch. Perug.).
Procura di donna Jacoma di mes. Manno a vendere
il terreno posseduto in Valiano (Edd. A. e G., IV, 104).
— 1205, X, 2. — (Arch. Perug.).
Compera di beni in distretto di Valiana (Edd. A. e
G., IV, 165). |
— 1269, XI, 6. — (Arch. Perug.). È
Quietanza fatta in Pisa al C. di Perugia da Vanni-
fugo cambista di Pisa di 2200 lire pisane per piombo
venduto (Edd. A. e G., IV, 166).

Matteo Orsini cede, anche a nome dei suoi tre figli
minori, Napoleoncello, Tebalduccio e Giannuecio, al i
fratello Jacomo e ai figli di lui Napoleone, Fortebraccio 1
e Francesco il castello di Porcile (Ed. Sav, LI, 91; n;.4);

Vendita della rendita dell'acqua del lago (Edd. A. e
G. IV, 167).

Locazione del terreno del Chiugi con metà della pe-
sca delle chiane (Edd. A. e G., IV, 170).

Investitura fatta dai monaci di S. Saba della 4^ parte
di Galeria agli Orsini (Ed. Sav., I, 546, n. 4).

Acquisto del C. di Perugia d’una casa in parrocchia
S. Giovanni del Mercato (Edd. A. e G., IV, 172).

Rubriche 215, 424 dello Statuto di Perugia per l'ae-

quisto di ease per il nuovo | palazzo del C. e per rive-
11 INDICI GENERALI 361

dere i conti dell’ affitto del palazzo del Capitano con
donna Dialdana (Ed. Bellucci Al., V, 794, 795). »"
88. — [ant. 1279?] — (Arch. Perug.).
Rubriea dello Statuto Perugino per il conferimento
della cittadinanza (Edd. A. e G., VI, 323 n. 1).
89. — 1288, IV, 20. — (Arch. Perug.).
Sottomissione di Castel della Pieve (Edd. A. e G.,
IV 5.172).
90. — 1288, IV, 30. — (Arch. Perug.).
Sindacato di Castel della Pieve per ratificare la de-
liberazione a favore del C. di Perugia (Edd. A. e G.,
IV, 174).
91. — 1288, V, 4. — (Arch. Perug.).
Sottomissione di Castel della Pieve (Edd. A. e G.
IV, 175).
92. — 1292. — (Arch. Orviet.).
i Intestazioni dei Catasti del C. di Orvieto (Ed. Pa.
II, 227, 228: 230).

, 93. — 1298, VI, 30. — (Arch. Perug.).

Deliberazione del Comune di Perugia a favore di
Maestro Bonifacio da Verona per la compilazione del
.suo liber antiquitatuum et negotiorum | Comunis. Perusii
(Ed. Mazzatinti, II, 559).
94. —. 1298, * II, 1. * — (Arch. Perug.).
1319, III, 13.
Copia di una bolla di Bonifacio VIII al Guardiano
de' Minori in Perugia per autorizzarlo a cedere a quel
C. la chiesa e le case di S. Severo con altra casa del
vescovado aderenti al palazzo pubblico, e licenza ac-
cordata dal vescovo Francesco per una permuta (1319,
mar. 13). — (Ed. B. AL, VII, 233).

95. — Secolo XIII. — (Bibl. Vatie.).
Attestazione di Michele di Bernardo da Spello sulla
concessione del Perdono di Assisi (Ed. Sab., II, 542).
96. — 1306, IV, 21. — (Arch. Perug.).
1381, VIII, 1.
Regesto di documenti del secolo XIV relativi a Città
98.

99.
100.
III
e 101.
Ji.

Seo | 402.
Rit 103.

gE- 104.

TE ! 105.

12

di Castello esistenti nell’ Archivio Decemvirale del C. di
Perugia (Edd. Ansidei e Degli Azzi, VI, 421- VII, 315).

[1307, VIIL 1?]. — (Arch. Amel.).

Capitoli tra il C. d'Amelia e quello di Roma (Ed. I, 585).

[1312]. — (Arch. Orviet.).

Statuto della Colletta alle porte del Comune d' Or-
vieto (Pa., IV, 20).

1314, II, 22. — (Arch. Perug.).

Capitoli della pace fra i Ghibellini e i Guelfi di Spo-
leto proposti e approvati dai Priori di Perugia (Ed.
Ansidei, III, 560).

— 1314, VII, 29. — (Arch. Tern.).

Tregua di cinque anni combinata da' sindaci di
Terni, Stroncone e Narni per le loro Comunità (Ed. Pa.,
I, 575).

1314, X, 23. — (Arch. Amelin.).

Protesta di Mannello di Simone e fratelli contro la
pretesa cessione del castel di Minoia, fatta da Cecco e
Lello Falconelli a Bertoldo Orsini (Ed. Pa.. I. 590).

1317, IV, 22 e V, 7. — (Arch. Vatie.).
1318, II, 27.

Lettera di Giovanni p. XXII a Galardo vescovo Re-
gense che istituisce i processi contro gli avvelenatori e

contro i negromanti (Ed. F., III, 277).

— 1817, V, 29. — (Art. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII ai vescovi di Assisi,
Fuligno e Terni contro quello di Spoleto citato per sot-
trazione di documenti antichi dalla Curia Romana (Ed.
F., IV, 238, n. 5).

1317. VII, 1. — (Arch. Vatic.).

Parte di una lettera di Giovanni XXII, da Avignone,
ai Perugini, per compiacersi della accoglienza fatta al
suo decreto sullo Studio generale (Ed. F., IIT, 264, n. 1).

— 1317, VII, 25. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni XXII al.C. di Perugia per rin-
graziarlo della parte presa in occasione delle novità
tentate contro di lui e dei cardinali (Ed. F., III, 282).
107.

109.

110.

111.

112.

113.

A.

115.

. — 1318, III, 29. — (Arch. Vatic.).

INDICI GENERALI

Lettera di Giovanni p. XXII alla Contessa Margherita
di Fox per un corno serpentino prestatogli, con quie-
tanza e obbligazione di beni (Ed. F., III, 283).
— 1318, VI, 22. — (Arch. Vatic.).
Brano della bolla di Giovanni p. XXII che designa

eli errori principali degli Spirituali (Ed. F., V, 211, n. 2).

. — 1318, VIII, 4. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII a Rinaldo di Sant'Ar-
temia Rettore del Ducato per procedere contro ecelesia-
stici e laici morosi di censi (Ed. F., V, 148).
— 1318, * VIII, 25. (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII ai fratelli Bordone e
Galeotto Anselmueci da Sinirillo, diocesi di Fermo, tra-
ditori di Rocca Miranda (Ed. F., IV, 465).
— 1818-1324. — (Arch. Vatie.).
Registro di lettere di Giovanni p XXII per affari del
Ducato di Spoleto e del Patrimonio di S. Pietro (Ed. F.,
VII, 285). :
— 1318, III. 1 — (Arch. Vatic.).
1364.
I Registri del Dueato di Spoleto (Ed. F., III, 500 —
VII, 57).
— 1319, I, 20. — (Arch. Vatie.).
— II, 17.
1324, V, 19.
Atti relativi alla cacciata del Vescovo di Rieti (Ed.
F., IV, 461).
— 1319, II, 8, 13. — (Arch. Vatic.).
Atti relativi all'esazione della decima di Terra Santa
dai Vescovi di Assisi e di Nocera (Ed. F.. VII, 76).
-- 1819, II, 17 e V, 19. — (Arch. Vatic.).
Atti relativi ai rendiconti degli Inquisitori contro gli
eretici (Ed. F., VII, 81).
— 1319, III, 3. -— (Arch. Perug.).
Ordini di pagamento al soprastante per spese nel
palazzo e all'aceenditore del lume alla Maestà della
Volta (Ed. B. Al., VIII, 242).
364

117.

118.

119.

120.

121.

124.

. — 1319, III, 14 -- V, 4. — (Arch. Vatic.).

L. FUMI

14

Atti relativi all'esazione della decima dai vescovi di

Gubbio, Spoleto e Foligno (Ed.
— 1319, III, 16, 23. — (Arch. Perug.).

F., VII; 93).

Approvazioni fatte dal Consiglio di Perugia per la
permuta (v. doc. 1298*, II, 1*, 1319, IIT, 13 e atti di
possesso) (palazzo pubblico) (Ed. B. Al., VII. 235).

— 1319, IV, 2. — (Arch. Perug.).



Elezione di un soprastante, di un notaro e di buoni

uomini per demolire scale. case e camere della vecchia

chiesa (S. Severo) e per costruirvi la continuazione del
palazzo del Popolo (Ed. B. Al., VII, 241).

1320, I, 4. — (Arch. Perug.).

Narrativa del conflitto avuto fra assisani e perugini

di
— 1320, III, 23. — (Arch. Perug.).

[em

ritorno da Spoleto (Ed. F., III. 273. n. 1).

Lettera di Giovanni p. XXII agli Spoletini per rim-

proverarli della loro animosità contro i propri concitta-

dini (Ed. F., III, 456, n. 1).
— 1320, IV, 5. — (Arch. Perug.).

Lettera di Giovanni p. XXII, da Avignone, a Guido

Tarlati di Pietramala vescovo di Arezzo per ammonirlo,

sapendolo di avere aiutato la ribellione di Assisi e di

Spoleto (Ed. F., III, 469).
— 1320, IV, 5. — (Arch. Perug.).

Lettera di Giovanni p. XXII, da Avignone, a Carlo

duca di Calabria vicario generale del regno di Sicilia

per invitarlo a reprimere la ribellione di Spoleto (Ed.

F.. III, 468).
— 1320, X, 26. — (Arch. Tod.).

Il C. di Todi appella al vescovo d'Assisi contro le
pretese del Rettore del Patrimonio (Ed. F., V, 24).

— 1321, I, 25. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p; XXII a Giovanni d'Amelio,

Tesoriere del Ducato, per la riscossione delle rendite dei

benefici vacanti riservati di tre anni (Ed. F., V, 152).

— 1321, III, 1. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII

a Guittone vescovo di
Ca EET mE

INDICI GENERALI

Orvieto, Rettore del Patrimonio per trattare la compo-
sizione con Todi, Rieti e Narni (Ed. F., IV, 448, n. 2).

196. — 1321, VII, 4. — (Arch. di Amel.).
1387, V, 30.

Atti del C. di Roma per graziare i ribelli condan-

nati dalla Curia Capitolina (Ed. Pa., I, 587-588).
127. — 1321, VII, 27. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII, da Avignone, a Ri-
naldo Rettore e a Giovanni Tesoriere del Ducato per
la loro negligenza a por mano alla’ fabbrica nella pieve
di Montefalco (Ed. F., III, 518).

198. — 1321, X, 25. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII a vari CC. del Ducato
per armarli contro Federico eretico e contro gli Spole-
tini (Ed. F., III, 457, n. 1).

1290. — 1321, XII, 8. — (Arch. Perug.).

Lettera di Giovanni p. XXII, da Avignone, a Ri-
naldo di Sant’ Artemia, rettore del Ducato di Spoleto,
per ordinare la crociata contro Federico di Montefeltro
e suoi, nonchè contro le città di Spoleto, Urbino, Osimo
e Recanati (Ed. F., III, 471).

130. — 1321, XII, 23. — (Arch. Vatic.).

131

133

Lettera di Giovanni p. XXII, da Avignone, a Ri-
naldo di Sant’ Artemia Rettore e a Giovanni d'Amelio
Tesoriere del Ducato di Spoleto per autorizzarli a co-
struire abitazioni per la Curia e un fortilizio a difesa,
nella terra di Montefalco, nella pieve di S. Fortunato
(Ed. F., IIL, 518).
. — 1321. — (Arch. Perug.).
Cessione al C. di Perugia del castello di Torre Ranca
da parte del C. di Assisi (Ed. B. Al., II, 127, n. 2).

2. — 1822, VII, 21. — (Arch. Vatie.).

Lettera di Giovanni p. XXII al C. di Todi per in-
durlo a prendere Muzio d'Assisi e consegnarlo al Ret-
tore del Ducato (Ed. F., V, 4, n. 1).
. — 1822, VII, 22-24. — (Arch. Vatic.).
Atti del Consiglio di Spoleto relativi alla liberazione

dei prigionieri guelfi (Ed. F., VII, 103).

- kei DE LUN

S JL. FUMI
434, — 1322, VIII, 4. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII, da Avignone, al Ret-
tore della Marea e a quello del Ducato per arrestare e
. imprigionare eretici e idolatri (Ed. F., III, 436, n. 5).
195. — 1322, VIII, 13. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII a Giovanni d'Amelio

2 per ordinargli l'erogazione delle rendite de' benefici

4h £e a ecclesiastici sequestrati nei luoghi interdetti (Ed. F., IV,
154, 61).

136. — 1322, X, 1. — (Arch. Vatic.).

SM ES - Lettere di Giovanni p. XXII al vescovo di Rimini per

rallegrarsi della vittoria riportata contro Federico da
Montefeltro (Ed. F., III, 453, n. 1).
137. — 1322, X, €. — (Arch. Vatic.).
Lettera di p. Giovanni XXII, da Avignone, a Cante

de' Gabrielli di Gubbio per la restituzione di Guido

Tigna, figlio del conte di Montefeltro e di Malatesta suo
complice, eretiei (Ed. F., III, 485).
438: — 1322, X, 18. — (Arch. Perug.).

Lettera di Giovanni p. XXII, da Avignone, al rettore

del Ducato di Spoleto per la pubblicazione di divieto di

commercio con detta città (Ed. F., III, 481).
139. — 1322, X, 19. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII a Pandolfo e a Ferran-
tino Malatesta e al Comune di Rimini per congratularsi
della vittoria riportata contro Federico da Montefeltro
(Ed. F., III, 453, n. 1).

140. — 1322, X, 30. — (Arch. Vatie.).

Lettera di Giovanni p. XXII, da Avignone, a Gio-
vauni d'Amelio, tesoriere del Ducato di Spoleto, per
autorizzarlo a spendere per la forza militare contro Spo-
leto (Ed. F., III, 515).

141. — 1322, XI, 1. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII al Comune di Perugia

. per assistere i suoi nunzi nell'affare della resa degli
Spoletini (Ed. F., III, 461, n. 1).

142. — 1322, XI, 1. — (Arch. Vatic.).
: ‘Lettera di Giovanni XXII agli Spoletini per indurli
17

143.

144.

INDICI GENERALI 367

“ad ubbidienza e sottomettersi ai suoi nunzi (Ed. F.,
III, 461, n, 2).
— 1322, XI, 1. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII ai suoi nunzi per le
trattative della resa di Spoleto (Ed. F., III, 460, n. I).

— 1322, XII, 1. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII, da Avignone, a Guit-
tone vescovo di Orvieto. rettore. del Patrimonio, per
procedere contro i signori di Baschi, fautori di eretici
(Ed. F., III, 485).

. — 1322, XII, 1. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII a Guittone vescovo
d'Orvieto, Rettore del Patrimonio, per obbligare il C. di
Narni a pagare 20,000 marche in pena della invasione
di Stroncone (Ed. F., IV, 447, n. 2).

146. — 1322, ..... — (Arch. Perug.).
È Descrizione dei beni confiscati a Muzio d’Assisi (Ed.
1 PID):
1 147. — 1823, II, 12, e V, 1. — (Arch. Vatic.).

Lettere di Giovanni p. XXII da Avignone al Rettore
e al tesoriere del Ducato di Spoleto, per ordinare la
buona eustodia di aleuni eretiei spoletini; e per rim-
proverare, di poi, di averli lasciati fuggire dal carcere
(Ed. F. III, 488).

148. — 1323, VI, 30. — (Arch. Perug.).
Deliberazione del C. di Perugia per ritenersi uno
dei volumi ricorretti dello Statuto di Assisi (Ed. F., IV,
230; m9" 2): Y
149.. — 18323, IX, 23. — (Arch. Perug.).
Capitoli per la pace e riconciliazione di Spoleto pro-
posti dal legato di Giovanni XXII e dal vice-rettore del
Ducato d'intesa coi Priori di Perugia (Ed. A., 564).
È 150. — 18283, X, 1. — (Arch. Perug.).
È Lettera di Giovanni p. XXII al C. di Todi contro
E Muzio. d'Assisi, scomunicato, sacrilego e processato, per
3 vietarne il ricetto (Ed. F., III, 284).
151: — 1829, XI, 28. — (Arch. Perug.):

Lettera di Giovanni p. XXII al C. di Perugia per

20
368

152.

154.

156.

157.

158.

159.

— 1324, X, 13. — (Arch. Vatic.)

L. FUMI 18

ringraziarlo dell'assistenza prestata alla Chiesa nelle
cose di Spoleto e per rammaricarsi degli eccessi rim-
proverati ad un prelato (vescovo di Arezzo?) — (Ed.
1E 5 IV,:227,n:- 1).

— 1324, XII, 5. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore: del Patri-
monio per la recupera di Miranda contro Narni (Ed.
F., IV, 448, n. 3).

. — 1324, I, 28. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII a Giovanni d'Amelio
Rettore e a Pietro di Mainada Tesoriere del Ducato
per l'annuale resoconto dell' amministrazione delle ren-
dite (Ed. F., IV, 154, 59).
— 1324, II, 10. — (Arch. Vatic.).
Accusa contro Offreduecio di Spello: e Giovanni da
Gualdo (Ed. F., IV, 467).

. — 1324, II, 14. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni d’Amelio, Rettore del Ducato,
per ordinare il rendiconto della sua gestione (Ed. F.,
IV, 138, 2).
— 1324, II, 14. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII a Falcone da Sistarico
nunzio apostolico e a: Pietro di Mainada tesoriere del
Ducato revisori dei conti del Rettore (Ed. F., IV, 138, 3).
— 1324, VII, 1. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII a Giovanni d'Amelio,
Rettore del Ducato, per ordinargli di prendere sopra
di sè i beni confiscati ai ribelli di Spoleto (Ed. F., IV,
151, 57).

— 1324, VIII, 7. — (Arch. Vatic.).

Estratto di una particola della bolla citatoria di Gio-
vanni p XXII contro il vescovo d’ Arezzo, fautore e ri-
cettatore di eretici (Ed. F., IV, 274, n. 1).

Informazione del Rettore del Ducato contro Guido
vescovo d’Arezzo (Ed. F., IV, 266).

1607: -- 1924, X, 15. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Ducato
19

161.

162.

163.

164.

165.

166.

167.

168.

INDICI GENERALI 369

per commettergli la istruzione del processo contro Nino
priore di S. Quirico, imputato di molti debiti (Ed. F.,
IV, 237, n. 2.) :
— 1324, XII, 13. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII all’ abate di S. Pietro
di Perugia e al Rettore del Ducato per l’assoluzione di
Guido marchese del Monte di S. M. omicida (Ed. F.,
IV, 440, n. 2).
— 1324, XII, 18. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII ad Ugolino abate di
S. Pietro di Perugia e a Giovanni d’Amelio, Rettore
del Ducato, contro intrusi nei benefizi ecclesiastici (Ed.
ESSIV.:202,: n.
— 1825, XII, 22. — (Arch. Vatic.).
Bolla di Giovanni p. XXII ad per. rei mem. per in-

corporare il monastero di S. Giuliano presso Spoleto
alla Camera del Dueato (Ed. F., IV, 236 n. 2).
— 1325, I, 11. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII al Vescovo e al Rettore
di Spoleto per sospendere l'interdetto per un anno e
per promettere l'assoluzione (Ed. F., IV, 231, n. 1).
— 1325, II, 5. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII ai Vicari del Senatore
di Roma, ai Perugini, Todini e Reatini per aiutare il
Rettore del Patrimonio alla recupera di Miranda contro
Narni (Ed. F., IV, 449, n. 1).
— 1325, III, 7. — (Arch. Perug.).
Brano di una deliberazione del C. di Perugia rela-
tiva alla preda fatta da Ferratino Malatesta capitano
della lega per la rieupera di Città di Castello (Ed. F.,
IV, 441, n. 2).
— 1825, V, 9. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII da Avignone contro Fa-
briano e Fermo che ricorda la dannata memoria di Fe-
derico da Montefeltro (Ed. F., IIT, 438 n. 1).
— 1325, VI, I. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Ducato

j)er dargli pieni poteri di agire contro Podestà e uffi-
I gu] I 8
= E rc sbirro dizioni

—— POM

SICA DIE Pe

TATUR

|

910 L. FUMI 20

-

ciali forestieri che prima di scadere delinquevano, met-
tendosi poi in salvo fuor di confine (Ed. F., IV, 239, n. 2).
169. — 1325, VII, 25. — (Arch. Vatie.). ^
Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Ducato
contro Jacomo di Cino Malagalie fautore d'eretici (Ed.
kV 274).
170. — 1325, VIII, 13. -- (Arch. Vatie.).
Atto di accusa e condanna contro gli autori della
prima e seconda rivolta di Spello (Ed. F., IV, 272).
, IX(?) — (Arch. Perug.). i
Deliberazione del C. di Perugia di mandare a Castel

della Pieve il Capitano del popolo pei rimettervi il

f
si
|
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Qt

Podestà Tillo de’ Vincioli che ne era stato scacciato
(Ed. F., IV, 442, n. 1).
172. — 1325, IX, 12. — (Arch. Vatic.).
Istrumento delle spese fatte da Apollonio da Fano
nella Marca nell'esercito per il Capitano del Patrimonio
contro Narni (Ed. F., IV, 449, n. 2).
173. — 1325, XI, 13. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Ducato
relativa ai mancati aiuti di Fuligno nell’ esercito di
Firenze e al tentativo di Alberico di Simone di Spoleto
contro il monastero di S. Pietro da Montemarano (Ed.
E;j2EV, 257524).
174. — 1325, XI, 17. — (Arch. Perug.).
Deliberazione del C. di Perugia per accordare un
sussidio di 400 fior. al cav. Ranieri e a mes. Uguccione
di Guglielmino da Cortona signori di detta città, per
difendersi contro Rigo marchese e gli altri intrinseci
di Città di Castello, nonché contro il vescovo d’Arezzo
(Ed. F., IV, 441, n. 2).
175. — 1325, XII, 28. — (Arch. Perug.).

Deliberazione del C. di Perugia per regalare il card.
Giovan Gaetano del titolo di S. Teodoro, difensore di
Perugia, nuovamente da invocarsi nei bisogni del C.
dipendenti dalla lega di Città di Castello (Ed. F., IV,
442, n. 2).

z
Li

INDICI GENERALI

176. — 1326, II, 6. — (Arch. Vatic.).

177.

Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Ducàto

per la revoca delle leggi emanate dal C. di Gubbio le-

sive la libertà ecclesiastica; per dargli facoltà di tenere
25 uomini a cavallo; per avvisarlo di prevenire le astu-
zie dei ribelli e per procurare la pace coi nobili (Ed.
BV; 209, m.-4).
1326, II, 7. — (Arch. Perug.).
Deliberazione del C. di Perugia per ordinare di
nuovo la distruzione delle mura di Assisi (Ed. F., IV.
290. m. 1.
1326, IT, 21. — (Arch. Perug.).
Deliberazione del C. di Perugia che approva la spesa
necessaria per ridurre nella forza del.C. i nobili ghi-
bellini di Città di Castello fatti prigioni (Ed. F., IV,
444, n. 1).

179. — 1326, III, 1. — (Arch. Vatic.).

180.

182.

183,

184.

Lettera di Giovanni p. XXII all’ inquisitore Francesco
da Montefaleo per assolvere il Rettore del Ducato dalla
scomunica incorsa per aver messo alla tortura Frate
Manente da Spoleto de' Predicatori (Ed. F., IV, 277).

1326, III, 1. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Ducato

contro coloro che predicavano errori (Ed. F. IV, 277).
1326, III, 4. — (Arch. Perug.).

Deliberazione del C. di Perugia di mandare un’ am-
basciata al C. di Spoleto per indurlo a nominare un
Podestà »erugino, in obbedienza alle lettere papali

(Ed. F., IV, 248, n. 2).
1326, IIT, 6. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII ai Perugini relativa al
vescovo Francesco ritenuto in curia per molti delitti
commessi (Ed. F., IV, 225).

1326, IIT, 28 e VIII, 28. — (Arch. Perug.).

Ordini di pagamenti per opere del palazzo pubblico

di Perugia (Ed. B. Al, VII, 243).
1326, IV, 4. — (Arch. Perug.).
Deliberazione del C. di Perugia per frenare dalle

!

À È i d
97 =. =
372

185.

186.

187.

189.

190.

191.

192.

193.

194.

L. FUMI 22

offese vicendevoli i Guelfi che stavano fuori di Città di
Castello (Ed. F., IV, 441 n. 1).
— 1326, V, 23. — (Arch. Perug.).
Affitto di 4 camere del palazzo pubblico di Perugia
(Ed. B. AL, VII, 244).
— 1326, V, 25. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII al Card. Giovanni di
S. Teodoro che enumera le colpe del vescovo Guido
d'Arezzo (Ed. F., IV, 445, n. 2).
— 1326, VII, 21. — (Arch. Perug.).
Deliberazione del C. di Perugia che accorda ai mar-
chesi del Monte S. M. uno stipendio nella guerra con
Città di Castello (Al. F., IV, 445, n. 1).

. — 1326, VIII, 26. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII all'abate di S. Pietro
e al lettore de' Minori in Perugia, contro frate Pietro
Mini da Siena e interrogatorio sopra articoli di fede
(Ed. F., V, 249).
—— 1326, IX, 4. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Ducato
contro le comunità e le persone ricettatriei di ribelli ed
eretici spoletini (Ed. L., IV, 278).
— 1326, X, 22. — (Arch. Perug.).
Commissione di un armario per i libri e della ca-
mera per il Massaro nel palazzo pubblico di Perugia
(Ed. B. Al, VII, 244).
— 1326, XI, 4. — (Arch. Perug.).
Ordine a M. Ambrogio Maitani per fare l'entrata e
la scala del palazzo pubblico di Perugia (Ed. B. Al;
VII, 244).
— 1326, XI, 9. — (Arch. Perug.).
Ordine di fare i sedili di legno nell'udienza del pa-
lazzo pubblieo di Perugia (Ed. B. AL, VII, 245).
— 1326, XI, 13. — (Arch. Perug.).
Ordine di pagamento per la nuova entrata di piazza
al palazzo pubblico perugino (Ed. B. Al., VII, 245).
— 1326, XI, 18 -- e XI, 8. — (Arch. Perug.).
. Pagamento della copertura del palazzo pubblico pe-
A

23 INDICI GENERALI 313

rugino e di altre spese (soprastante m. Ambrogio Mai-
: tani) — (Ed. B. AL, VII, 245). n
195. — 1326, XII, 11. —- (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII a Roberto d’Albarupe
Rettore del Patrimonio per la restituzione dei castelli e
possedimenti all’abate di S. Salvatore tolti dal C. di
Rieti (Ed. F. IV, 471).
196. — 1326, XII, 13. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII al C. di Todi per rim-
proverarlo di avere aiutato Muzio canestraro eretico
(Ed. F., V, 32).
197. 1327, I, 1. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII al C. di Narni per
esortarlo a tornare all'obbedienza (Ed, F., IV, 450, n. 4).
198. — 1327, I, 1, 5. — (Arch. Vatie.).
Lettere di Giovanni p. XXII a Stefano Colonna, che
aveva rinunziato agli uffici di Capitano e di Podestà di
Narni, per esortarlo ad aiutare il Rettore del Patrimo-
nio al ritorno di quella città all'obbedienza (Ed. F. IV,
490, n. 1).
199. — 1327, I, 10. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Patrimo-
nio perchè usi con discrezione della facoltà già conces-
sagli di assolvere quei di Narni (Ed. F. IV, 454, n. 2).
200. — 1327, I, 10. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Patri-
monio per intendersi con Conato da Narni per pacifi-
care gli interni di Narni (Ed. F. IV, 454, n. 1).
201. — 1327, I, 13. — (Arch. Vatic.).
Informazione sopra il fatto de’ beni de’ ribelli di
Spoleto (Ed. F. IV, 280).
202. — 1327, I, 17. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII ai Narnesi di fuori per
unirsi al Rettore del Patrimonio nella riconciliazione
con quei di dentro (Ed. Ri. IV; 453; n. 2).
203. — 1327, II, 22. — (Arch. Vatie.).
Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Patrimo-
L. FUMI

nio per i Narnesi di dentro che osteggiavano gli usciti
della stessa loro città (Ed. F., IV, 454, n. 3).
204. — 1327, V, 18. — (Arch. Perug.).
(1326, IX, 20).
Lettere del Card. Giovanni di S. Teodoro, Legato,
per la rivolta di Città di Castello (Ed. F., IV, 473).
205. — 1327, V, 18. — (Arch. Perug.).
Monitorio del Card. di S. Teodoro circa la pacifica-
zione di Città di Castello (Ed. F., VI, 005).
200. — 1327, VI, 13. — (Arch. Vatic.)
Lettera al Rettore del Patrimonio per procedere con-
tro il elero di Narni, violatore dell'interdetto (Ed., IV,
451, n. 2).
207. — 1327. XI1, 21. — (Arch. Tod.).
1328, I, 16.
Lettera dell'Inquisitore della Marca al Vescovo di

Todi contro il Podestà, e riforma del Consiglio contro
gli ordini dell'Inquisitore (Ed. F., V, 34).
208. — 1328, I, 4. — (Arch. Tod.).
Lettera di Ludovico il Bavaro al C. di Todi per
tornare a chiedere sussidi (Ed. F., V, 38).
209. — 1328, I, 10. — (Arch. Vatic.).
Lettere di Giovanni p. XXII al card. Legato, Gio-
vanni di S. Teodoro, ai Narnesi e ai Ternani per allearli
insieme (Ed. F., IV, 453, n. 1).
210. — 1328. III, 1. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII a Giovanni d'Amelio
Rettore del Ducato per essere accertato del debito di
Petruccio di Benedetto su i beni confiscati a Cola di
Petruccio ribelle di Spoleto (Ed. F., IV, 235, n. 2).

211. — 1328, VI, 10. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Patri-
monio per la riscossione del censo arretrato (Ed. F.,
IV,452,- na)
212. — 1328, VI, 13, 23. — (Arch. Vatic.).
Atti relativi alla rivolta di Narni (Ed. F., IV, 481).
213. — 1328, VII, 4. — (Arch. Vatic.)

Lettera di Giovanni p. XXII al eard. Legato Gio-

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925 INDICI GENERALI 315

ranni di S. Teodoro per Lando Bichi di Gubbio, già
Bargello di Firenze, processato per fautoria eretica” e
poi assolto (Ed. F., V, 251).
214. — 1328, IX, 20-24. (Arch. Vatie.).
Lettere di Giovanni p. XXII al Rettore del Ducato
Giovanni d’Amelio e al vescovo di Spoleto contro Pietro
de Calciata carcerato e da giustiziarsi per predicazione
contro le constituzioni pontificie (Ed. F., V, 252).
215. — 1328, XI, 29. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Dueato
per essere informato degli eccessi commessi da Pietro
abate di S. Pietro di Montemartano, ribelle (Ed. F., IV,
230, n. 1).
216. — 1328, XII, 2. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII al Vescovo e all’ abate
di S. Pietro di Perugia contro frate Umile, custode della
provincia di S. Francesco, sottoposto a processo (Ed.
F., V, 254).
217. — 1329, I, 4. — (Arch. Vatic.).
Sospensione della scomunica alle monache di S. Croce
di Montefaleo, durante l'appello interposto (Ed. F., V,
229; I1).
218. — 1329, IV, 16. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Ducato
perchè provveda al Governo di Spello, dopo l’uccisione
del Podestà (Ed. F., IV, 256, n. 1).
219. — 1329, IV, 22. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII a Oddone di Spello
Podestà di quella terra per la morte proditoria del pa-
dre (Ed. F., IV, 255, n. 1).
220. — 1329, IV, 30. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Patrimo-
nio per approvare l'annullamento dell'atto di sottomis-
sione di S. Gemini di Todi (Ed. F., V, 17, n. 4).
221. — 1329, VIII, T. — (Arch. Vatic.).
1830, VII, 31.
Processo originale dell'Inquisizione contro Todi (Ed.
p, V, 209).
222. — 1329, VIII, 7. — (Arch. Vatie.).

L. FUMI

26

Lettera dell'Inquisitore Bartolino da Perugia per no-

minare fr. Francesco Latina vicario di Montagna (Ed.

F., V, 273).

223. — 1329, IX, 9. — (Arch. Vatic.).

Lettera citatoria a fr. Angelo Biagioni di Norcia (Ed.

225.

F., V, 281).

. — 1329, IX, 21. — (Arch. Vatic.).

Lettera dell' Inquisitore per commutare il termine e

luogo fissato nella citazione contro i frati Matteo Luzi,

Francesco Bionda da Todi e Matteo da Collazzone (Ed.

F., V, 283).

— 1329, IX, 23. — (Arch. Vatic.).

Sentenza dell’ Inquisitore per dichiarare la contu-

macia dei frati di Todi (Ed. F., V, 283).
. — 1329, IX, 27, 28. — (Arch. Vatic.).

Lettera del nunzio del Card. Legato all’ Inquisitore

per richiedere la sospensione degli atti a nome de' To-

dini e risposta (Ed. F., V, 305-306).

227. — 1329, IX, 28. — (Arch. Vatic.).

Commutazione di luogo a comparire, da Perugia a
P] I]

228. — 1329, X, 2.

Deruta, nel processo contro i Todini (Ed. F., V, 307).
— (Arch. Vatic.).
Atto di citazione contro fr. Nicola d'Alviano (Ed.

F., V, 285).

220. — 1829, X, 1. — (Arch. Vatic.).

Revoca dall'uffieio di Vieario fatta a fr. Jacomo Lei

(Ed. F., V, 286).

280. — 1829, X, 26. — (Arch. Vatic.).

XI., 29,

Processo originale dell'Inquisizione contro Amelia

(Ed. F., V, 340).

291. — 1829, X, 28. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII a Filippo re di Francia
sulle voci di morte di Sciarra Colonna e sul ritorno di

Todi all'obbedienza-(Ed. F., V, 16, n. 3).

232. — 1329, X, 30. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII al Tesoriere del Ducato

— (€ Ó
Eyes

27

233.

224.

‘295.

236

239

240

241

242

. — 1329, XII, 13. — (Arch. Vatic.).

INDICI GENERALI 377

per ordinargli la costruzione della fortezza in cima al
castello di S. Martino (Ed. F., IV, 248, n. 1). »

— 1329, XI, 10. — (Arch. Vatic.).

Sentenza di scomunica contro i Conti di Marsciano
e altri contumaci e di interdetto contro Todi (Ed. F.,
V, 316).

— 4329, XI, 18. — (Arch. Vatic.).

Nuova citazione ai frati contumaci di Todi (Ed. F.,
V, 294).

— 1329, XI, 23.

Lettera dell’ Inquisitore Bartolino e risposta del ve-
scovo di Todi Ranuccio come i frati respinsero la cita-
zione (Ed. F., V, 295, 296).

Lettere di Giovanni p. XXII a Filippo re di Francia
dove si ricorda la cacciata di Sciarra Colonna da Todi
(Ed -E,,«V4.45, ni-2).

. — 1329, XII, 19, 20. — (Arch. Vatic.).

Decreto di contumacia e ordine trasmesso dall’ In-
quisitore di pubblicazione della scomunica ai frati di
Todi (Ed. F., V, 298 e risposta avutane, 300).

. — 1330, I, 5. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Ducato
per vietargli di esigere le spoglie dei ribelli da coloro
che li arrestavano (Ed. F., IV, 239, n. 1).

. — 1330, I, 9. -- (Arch. Vatic.).

Even

Lettere di Giovanni p. XXII al vescovo Ambianense,
all’ Inquisitore di Francia e al re Filippo contro Fran-
cesco da Todi eretico (Ed. F., V, 39).

.— 1380, I, 24. — (Arch. Vatic.).

Bolla di Giovanni p. XXII all’ Inquisitore per la pub-
blicità delle citazioni (Ed. F., V, 327).

. — 1380, I, 24. — (Arch. Vatic.).

Lettere di Giovanni p. XXII a fra Bartolino Inqui-
sitore per la pubblicazione degli editti (Ed. F., V, 256).

. — 18380, II, 6. — (Arch. Vatie.). :

Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Ducato
ee me ot Umm e

e nmm ment

378 à L. FUMI : 28

per la roeca di Spello a sede della Curia generale del
Ducato (Ed. F., IV, 256, n. 1).
243. — 13830, II, 12. — (Arch. Vatie.).

Lettera di Giovanni p. XXII ad Andrea da Todi per
lodarlo della espulsione di Sciarra Colonna e per in-
durlo a procurare il ritorno di Todi alla soggezione
(Ed. F., V, 46, n. 3).

244. — 1330, INIL 12. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Ducato
per prescrivergli di ammonire il C. di Norcia che sotto
pena di privarlo della libertà rilasci Americo da Savi-
gnaco familiare dello stesso Rettore e i cavalieri pri-
gioni (Ed. F., IV, 250, n. 1).

245. -- 1330, III, 15. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII al vescovo di Firenze,
Francesco, e al vescovo di Lucca, Guglielmo, contro
frate Francesco d'Assisi (Ed. F., V, 261).

246. — 1380, IV, 21. — (Arch. Vatic.),

Lettera di Giovanni p. XXII al C. di Norcia che aveva
debellato il forte di Collesirio e ritenuto quasi tutti i
vassalli del monastero di S. Eutizio (Ed. F., IV, 250,
n. 2).

247. — 1830, IV, 30. — (Arch. Vatie.).

Lettera di Giovanni p. XXII al card. Giovanni di
S. Teodoro, Legato, perché riassuma il giudizio per la
questione di Perticara e Rocca Carlea reclamate da
Narni (Ed. F., IV, 452, n. 3).

248. — 1330, VI, 11. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII all’ Inquisitore per or-
dinargli d'inviare al Legato i processi contro Todini
(Ed. F., V, 258).
249. — 1330, VITI, 10. — (Arch. Vatie.).
Lettera dî Giovanni p. XXII al cav. Francesco di
Chiaravalle e agli altri Chiaravallesi di Todi per richia-
marli a devozione (Ed. F., V, 16, n. 1).
990. — 1330, VII, 14. — (Arch. Vatie.).

Lettera di Giovanni p. XXII al Card. Legato per

re
INDICI GENERALI

rimettergli il processo contro Todi e le lettere (Ed. F.,
VELICO NE È
251. — 1330, VII, 19. — (Arch. Vatie.).

Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Ducato
perchè ammonisca il C. di Norcia che non aveva resti-
tuito il forte della Rocca di Collesirio e il castello di
Campli (Ed. F., IV, 250, n. 2).

252. — 1330, VII, 24. — (Arch. Vatic.).
i Lettera di Giovanni p. XXII al Card. Legato per
ordinargli di sentenziare sui processi inquisitoriali con-
tro la città e le persone di Todi (Ed. F., V, 257).
253. — 1380, VIII, 5. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII al Vescovo di Perugia
per ordinargli di revocare la scomunica da esso ve-
scovo inflitta al Tesoriere del Ducato, non dovendo egli
ingerirsi dell'ufficio del papa (Ed. F., IV, 240, n. 4).

254. — 1330, VIII, 10. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII al C. di Rieti per pro-
curare la restituzione al Rettore del Ducato delle roeche
di Arrone occupate già da Berardo d'Arrone (Ed. F.,
IV, 459, n. 1).
5. — 1830, VIII, 30. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Patri-
monio perchè faccia un forte in San Gemini per difen-
derlo dai Todini (Ed. F., V, 19, n. 1).
256. — 1330, IX, 11. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Ducato

[asi
e

perchè agisca contro il C. di Norcia per aver preso un

balio di Bonifacio del Buono capitano di Montagna,

costrettolo ad inghiottire le lettere che recava dalla

Curia del Rettore e battutolo a morte, e per aver mosso

contro le terre della Chiesa (Ed. F., IV, 251, n. 1).
207. — 18830, X, 23. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Ducato
relativa alle lettere dei Capitani di parte guelfa in Pe-
rugia che chiedevano di ridurre Spello sotto il loro re-
gime popolare (Ad. F., IV, 260 n, 1).
|

980 : L. FUMI 30

208. — 1330, XI. 2. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII al vescovo di Perugia
che permette al Comune l’abbuono della tassa imposta
al clero (Ed. F. IV, 226. n. 1).

259. — 1381, II, 3. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Ducato
per vietargli di diroccare la torre di Collelupino e gli
altri fortilizi che furono di Jacopo da Spello e per far
desistere gli ufficiali della Curia di Spoleto da estorsioni
e gravami ai fedeli, cercando di sceglierli ammodo (Ed.
ES-IV, 2060; n2)

260. — 1331, II, 7. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII al Priore de' Predica-
tori in provincia Romana per assolvere fra Matteo da
Perugia (Ed. F., IV, 184).

261. — 1331, II, 19. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII all'Inquisitore per ri-

chiedere nuovamente il processo contro Todini (Ed. F.,
i V, 958). |
262. — 1381, II, 24. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII al Card. Legato perché
non impedisca l'Inquisizione contro Todi e Amelia (Ed.
E Vi. 209):

263. — 1331, III, 7. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Ducato
perchè agisca contro quelli di Cascia per violenze a
Norcini (Ed. F.; VI, 254, n. 2).

264. — 1331, III, 7. — (Arch. Vatic ).

Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Ducato
per imporgli di non procedere contro il C. di Norcia per
la incorporazione del monastero di Sant’ Eutizio, essendo
pendente l'appello (Ed. F. IV, 249, n. 1).

200. — 1881, III, 15. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII ai Rettori del Ducato,
del Patrimonio e di Campagna per bandire da tutte le
terre della Chiesa Argento di Campello e suoi complici
(Ed, F., IV, 285).

il Mea cirie preti

— ee
31 : INDICI GENERALI 381

266. — 1331, IIT, 18. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII al cav. Stefano Colonna
per confortarlo a proseguire le pratiche per ridurre
Todi alla Chiesa (Ed. F., V, 17, n. 1).
267. — 1331, IV, 13. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII ad et. rei mem. per ne-

gare ai Todini il palio che pretendevano da San Gemini
(Ed. F., V, 18, n. 3).
268. — 1331, V, 29. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII all'Inquisitore ordinan-

b vue arr

dogii di pronunziar la sentenza contro Todi (Ed F.,
V, 260).
269. — 1331, VI, 10. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII a Gerardo d'Ottone,
Generale dei frati Minori, per avvertirlo dell'ordine dato
all'Inquisitore (Ed. F., V, 261).

270. — 1331, VII, 27. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII all'Inquisitore per or-
dinargli di riassumere il processo contro il C. di Todi
che per inganno riusci a farsi assolvere dal Legato
(Ed. F., V, 259).

271. — 1331, VIII, 16. — (Arch. Vatic ).

Lettera di Giovanni p. XXII a Nicola di Giovanni
di Monte S. Martino per elargirgli in premio della ricu-
pera di esso un'enfiteusi in Visso (Ed. F., IV, 252, n. 2).

272. — 1331, VIII? — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore dcl Ducato
per costringere il C. di Norcia a restituire i beni con-
fiscati ai ribelli (Ed. F., IV, 252, n. 1).

273. — 1331, IX, 12. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII all’ Inquisitore Barto-
lino Joannelli di continuare i processi contro il fu Arri-
guccio Cariannis da Spoleto (Ed. F., IV, 286).

274. — 1331, X, 18. — (Arch. Tod.).

Lettera di Giovanni p. XXII a Re Roberto contro

Rieti (Ed, F., IV, 485).
O. — 1391,

. —. 1391,

X. 18. — (Arch. Tod.). i

Condizione posta dal Consiglio di Todi per le trat-
tative di pace con la Chiesa (Ed. F., V, 17, n. 3).

XI, 2. — (Arch. Vatic).

Lettera di Giovanni p. XXII al vescovo di Firenze,
Francesco, e all’ Inquisitore di Toscana, Pietro da Prato
per frate Francesco d'Assisi (Ed., V, 262).

XIT, 9. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore e al Teso-
riere. del Ducato di Spoleto per la vendita dei beni dei
ribelli, preferendo di rilasciarli a coloro cui spettarono
(dk: Dv. 2234 n 1.

XI, 16, 22. (Arch. Vatic.).
AXT,:29:
XII, 2, 16.

Costituzione di Giovanni p. XXII per i ribelli del Du-
cato applicata contro i Trinci che dettero l’ assalto alla
Curia del Rettore, contro Offreduecio da Spello, scrittore
papale e il Tesoriere, e contro Foligno, Assisi e Gubbio,
collegatisi a danno della Chiesa (Ed. F., IV, 288).

XI, 24. — (Arch. Tod.).

Tenore dell’ ambasciata di Stefano Colonna ai To-
dini per riconciliarsi con la Chiesa e dimettere la giu-
risdizione di S. Gemini a quel C. (Ed. F., V, 18, n. 2).

XI, ?2. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII al vescovo di Melfi e
agli Inquisitori di Sicilia contro Angelo Claréno (Ed.
EV. 204);

276

211. — 18331,

278. -—— 1331,
1331, I, I.

279. — 1331.

280. — 1331.

281. — 1331,

282. — 1332,

XII, 9. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore e al Teso-
riere del Ducato per un’ ammonizione generale da farsi
a tutti i creditori dei ribelli (Ed. F., IV, 235, n. 1).
III, 8. — (Arch. Vatic.\.

Lettera di Giovanni p. XXII al C. di Narni per
esortarlo, dopo che lo aveva trattato benignamente, a
non persistere nel diniego della riverenza dovuta agli
‘uftieiali e dell’ aiuto alla Chiesa (Ed. F.. IV, 454, n. 3).
33 INDICI GENERALI 383

DUE:

283. — 1332, V, 17. — (Arch. Vatie.).
Lettere di Giovanni p. XXII al cav. Pietro Celli,
Gonfaloniere di Spoleto, perché aiuti con altri il Rettore

eros

; del Patrimonio contro Todi che aveva occupato Tes-
1 11 sennano (Ed. F., V, 19. n. 2).
| 984. — 1332, VIT, 16. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore e al Teso-
riere del Patrimonio per l'aequisto di Laguscello. a
freno dei Todini (Ed. F., V, 19, n. 3).
[5 285. — 1332, VII, 27. — (Arch. Vatic.).
i Lettera di Giovanni p. XXII al Tesoriere del Ducato

PA

per riparare agli abusi e alle ingiustizie del Maresciallo
della Curia (Ed. F., IV, 265).
986. — 1332, VIII, 13. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Ducato,
Pietro da Castagneto. e all’ Inquisitore Francesco da
Perugia per riassumere i processi contro il fu Arrigo
Cariannis da Spoleto (Ed. F., IV, 287).

287. — 193832, IX, 24 -- nov. 1. — (Arch. Vatic.).

Lettere di Giovanni p. XXII al Rettore e al Teso-
riere del Patrimonio, a Vanne di Galasso e Cataluccio
signori di Bisenzo e al Legato per la rivolta di Amelia

(Ed. F., V, 40).
988. — 1882, XI, 13. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII al Vicerettore del Du-
cato perchè impedisca ad Argento di Campello e a
Massotto di Simone da Spoleto di rientrare in città
(Ed. F., IV, 258, n. 2).

289. — 1332, XI, 15. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII al C. di Spoleto per
revocare gli Statuti di quel C. che impedivano lavorar
terre su cui non fosse pagata la dativa (Ed. F., IV,
289, n. 1):

200. — 18832, XI, 21. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII a Ugo Vescovo di Car-

pentras contro Feliciano d'Assisi fisico (Ed. Fi, V, 265).
201. — 1382, XII, 27. — (Arch. Vatic.). “|

Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore Pietro di Ca-
26
L. FUMI

stagneto per rimproverarlo di non essersi recato in
Curia a render conto e per minacciarlo di scomunica
(Ed..F., IV, 241, n. 1).
292. — 1333, IV, 20. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore Pietro per
censurarne la condotta nel governo del Ducato (Ed. F.,
IV, 299).
293. — 1333, V, 6. — (Arch. Orviet.).
I Signori Sette eleggono due ambasciatori a Narni
presso il Card. Giovanni del titolo di S. Teodoro per
la disgrazia occorsa ai nepoti, Bertoldo Orsini e conte
Francesco dell'Anguillara (Ed. Sa., II, 89).
204. — 1333, V, 15. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Ducato
per procedere contro Offreduccio da Spello chierico di
Spoleto, spergiuro e traditore (Ed. F., IV, 256, n. 2).
295. — 1333, VIII, 13. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII a Pietro da Castagneto
Rettore del Ducato e a Giovanni Regaldi Tesoriere
contro il proposto di S. Stefano de Arcellis di Gubbio
(Ed. F., V, 267).
296. — 13383, XI, 10. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII al Rettore del Ducato
per agire contro prelati delle chiese del Ducato stesso,
autori di eccessi (Ed. F., IV, 262, n. 1).
297. — 1333, XI, 10. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII al Re di Sicilia per
rinnovare la domanda di restituzione del castello di
Guarnello e delle rocche di Arrone (Ed. F., IV, 252, n. 3).
298. — 1333, XI, 10. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Giovanni p. XXII a Pietro da Castagneto,
Rettore del Ducato, per ordinargli di procedere contro
i fautori d'eresia insieme con l’ Inquisitore, accordan-
dosi insieme per le composizioni con essi (Ed. F., IV,
240, n. 2).
299. — 1334, II, 13 -- mar. 19. — (Bibl. Vatie.).

Processo contro Paolo Zoppo di Rieti (Ed. F., 349).

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301.

303.

304.

306.

307.

308.

. — 1334, III, 14. — (Arch. Vatic.).

. — 1334, IV, 23. — (Arch. Vatic.).

INDICI GENERALI

Lettera di Giovanni p. XXII al C. di Perugia.per
esortarlo ad assistere il Rettore del Ducato contro Cor-
rado Trinci che aveva oecupato Bevagna (Ed. F., IV, 301).

— 1334, III, 31. — (Arch. Vatic).

Esordio della bolla di Giovanni p. XXII al Rettore
del Ducato Pietro da Castagneto per assolvere i CC.
di Spello, Gualdo, Bevagna, Collemancio, Cannara, Li-
misano e Valle del Topino stati in lega contro il Ret-
tore (Ed. F., IV, 259, n, 1).

Lettera di Giovanni p. XXII al Vicerettore del Pa-
trimonio perchè occupi Rocca Beroalda e Rocca Guinic-
cesca (Ed. F., IV, 446, n. 3).
— 1334, IV, 23. — (Arch. Vatic.). i
Lettera di Giovanni p. XXII a Guido Orsini e a Ra-

nuccio Farnese perchè rilascino Città di Castello a Fi-

lippo de Cambarlaco, Vicerettore del Patrimonio (Ed.

F., VI, 446, n. 3).

— 1334, VI, 5. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Giovanni p. XXII al Legato di Toscana
perchè i suoi familiari non usurpino le rendite dei fondi
confiscati agli Spoletini (Ed. F., IV, 232, n. 1).

1334, VIII, 8. — (Bibl. Vatic.).

Processo originale dell’ Inquisizione contro il C. di

Rieti (Ed. F., V, 382).
— 1834, VIII, 12. — (Bibl. Vatic.).
Lettera di fr. Simone di Filippo da Spoleto Inquisi-

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tore al C. di Rieti per avere in mano Paolo Zoppo (Ed.
F., V, 386).
— 1336, X, 28. — (Arch. Vatic.).
Atto procuratorio di Ludovico il Bavaro dove sono

riassunte le dottrine di Giovanni Ganduno e di Marsilio
da Padova (Ed. F.. III, 269, n. 3).
— 1338, JI, 19: — (Dal Theiner, Cod. Dipl. Dom. temp. S. Sedis).
Breve di Benedetto p. XII per la conservazione del-
l’eredità di Gentile Orsini alla sua prole nascitura, se-

condo il suo testamento (Ed. Sav., II, 102, n. 1).
340.

314.

216.

317.

L. FUMI

1338, IV, 2. — (Arch. Orviet.).
Proposta d'indennità fatta nel Consiglio del C. di
Orvieto in favore di Andrea da Trevi, giudice della Col-
letta, a furore di popolo spogliato dei suoi effetti (Ed.
Pa: 574212):
1338, VI, 8. — (Arch. Orviet.).
Deliberazione del C. di Orvieto per ristabilire la Col-
letta quindici giorni innanzi abolita (Ed. Pa., I, 74, n. 4).
1342, IX, 15. — (Arch. Perug.).
Rubrica n. 152 dello Statuto latino e volgare del C.
di Perugia (Ed. D. Az., IV, 178).
1347, IX, 19. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Clemente p. VI a Raimbaldo da Montbrion
Rettore del Ducato, dove, riportata parte di una lettera
di Cola di Rienzo del 1° settembre 1347, prescrive prov-
vedimenti verso di questi (Ed. F., VI, 264).
1348, V, 23. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Bertrando card. Legato a Raimbaldo da
Montbrion, Rettore del Ducato, per chiedere balestieri
e fanti a difesa di sua persona e del castello di Mon-
tefiascone al passaggio della Gran Compagnia (Ed. F.,
VI, 265).
1349-1350. — (Arch. Vatic.).
Inventario dei beni di Bernardo de Lacu vescovo di
Viterbo riservati alla S. Sede e atto della riserva (Ed.
F. VII, 116).
1350, VIII, 15. — (Arch. Orviet.).
Lettera di Cola di Rienzo che parla della morte dei
suoi nemici, Francesco e Nicola Orsini, zio e nepote, e
di Rinaldo per opera di Giovanni Gaetani (Ed. Sa., I,
539).
1350. — (Arch. Orviet.).
Tariffa dei salari degli artisti e dei prezzi dei generi
stabilita in Orvieto dopo la peste del 1348 (Ed. Pa.,
II, 171).
1352, XII, 11. — (Arch. Aspr.).
Circolare di Cola di Rienzo a diversi CC. della Sa-

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37 INDICI GENERALI 387

bina per ritirare il Podestà nel momento nel quale vo-
leva far la pace col Papa (Ed. T., VII, 574). 5;
348. — [1353-1355 ?] — (Arch. Congr. di car. di Gubbio.).
Esordio della epistola dei « Poverelli di Cristo » al
C. di Narni (Ed. F., VII, 355).
319. — 1354, XI, 7. — (Arch. Reat.).
Le cattive condizioni dell’ ordine pubblico e dei pe-
ricoli esterni inducono Rieti a concedere per un settennio
il dominio della città al card. Egidio Albornoz e al
pontefice, considerati però come private persone (Ed. B.
Al., VII, 423).
320. — 1358, II, 22, 23. — (Arch. Fiorent.).
Provvisione del C. di Firenze a favore dei dottori e
scolari dello Studio (Ed. C., VI, 156, n. 2).
321. — 1358, VI, 25. — (Arch. Fiorent.).
Lettera della Signoria di Firenze a Baldo di Perugia
per invitarlo a leggere nel suo Studio (Ed. C. VI, 154,
n.: 2).
322. — 1359, X, 9. — (Arch. Fiorent.).
Provvisione del C. di Firenze per creare Baldo di
Perugia cittadino fiorentino (Ed. C., VI, 151).
323. — 1363, IX, 23. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Urbano p. Va Giacomo de’ Muti relativa
alla disposizione testamentaria di Napoleone Orsini, per
; la quale, mancando i suoi figli ed eredi legittimi, Ca-
stel S. Angelo ed altri beni passerebbero alla Chiesa
(Ed. Sa., I, 542, n. 1).
324. — 1364, II, 1. — (Arch. Amelin.).
Vendita di metà della rocca e del castello di Atti-
gliano (Ed. Pa., I, 589).
325. — 1864, VIII, 7. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Urbano p. V al Card. Albornoz su i diritti
di Paola Orsini e di suo marito Pandolfo Malatesta su
Castel S. Angelo e Soriano (Ed. Sa., I, 542, n. 2).
326. — 1867, XII, 27. — (Dal Galletti, Cod. Vatic. 1931).
Giovanni Cinzi, Cancelliere di Roma, procuratore di
Rinaldo e Giordano Orsini, cavalieri, consegna all’Ospe-

dale di S. Spirito in Sassia i castelli di Fabrica e Ca-
I
388 L. FUMI 38

stiglione in permuta del castello dell’ Astura (Ed. Sa.,
II, 94 n. 1).
327. — [1369 ?], VIII, 7. — (Arch. Orviet.).
Lettera di Simeotto Orsini agli Orvietani in risposta
alle loro pretese, in occasione della guerra con esso
(Ed. Sa., I, 535).
328. — 1369, IX, 22? — (Arch. Vatic.).
Lettera di Urbano p. VI e istrumento per cedere a Si-
meotto Orsini i castelli di Mugnano, Rocca S. Pietro,
Corchiano e Chia (Ed. Sa., I, 553).
329. — 1371. — (Arch. Gubb.).
Legge suntuaria del C. di Gubbio (Ed. M., III, 293).
330. — 1378... -- (Arch. Perug.).
Bolla di Urbano p. VI, da Roma, al C. di Perugia
per commettere provvedimenti per la ness con la Chiesa
(Ed. Se., I, 296).
331. — 1379, III, 15. — (Arch. Perug.).
I Priori di Perugia eleggono un ambasciatore oltre
il primo ad Alberico da Barbiano (Ed: G., V, 789,
ni).
332. — 1379, III, 25. — (Arch. Perug.).
Deereto dei Priori di Perugia per sborzare fior. 2000
- alla Compagnia di S. Giorgio (Ed. G., V, 791. n. 1).
333. — 1379, V, 7. — (Arch. Perug.).
Ordine de' Priori di Perugia per onorare il nunzio
della vittoria di Alberico da Barbiano contro i Bretoni
(Ed. G., V, 788).
334. — 1881, IIT, 12. — (Arch. Perug.).
Lettera di nomina di Ser Lodovico di Jacopuccio da
Rieti a Cancelliere del C. di Perugia (Ed. A., VII, 578).
335. — 1381, VI. ... — (Arch. Orviet.).
Formula del giuramento dei Vicari pontifiei di Or-
vieto pronunziata da Gualterotto di Cione da Campo-
fellone (Ed. Pa., I, 397, n. 1).
336. — 1381, VII, 3, 12. — (Arch. Fiorent.).
Lettére dei Priori di Firenze a quei di Città di Ca-
stello per esortarli alla pace con Perugia (Ed. C., VII,
- 194, 494),
397.

338.

339.

340.

241.

342.

343.

344.

345.

INDICI GENERALI

— 1381, X, 11. — (Arch. Fiorent.).

Lettera dei Priori di Firenze a quelli di Città di.Ca-
stello per dar conto delle agitazioni fiorentine, causa
del ritardo del loro sussidio e per esortare a lasciar
liberi gli oratori (Ed. C., VII, 197).

— 1381, X. 29. — (Arch. Fiorent.).

Lettera de' Priori Fiorentini al vescovo di Gubbio,
Gabriele Gabrielli, pregandolo a non differire il com-
promesso della pace fra Perugini e Castellani (Ed. C.,
VII, 198).

— 1381, XI. 18. — (Arch. Fiorent.).
Lettera dei Priori di Firenze ai Castellani, perché

vogliano tornare a scrivere agli oratori loro di accettare
il compromesso, senza includere nella pace gli usciti di
Gubbio (Ed. C., VII, 200).

— 1881, XI, 30. — (Arch. Fiorent.).

Lettera dei Priori Fiorentini ai Castellani per an-

nunziare la pace conclusa (Ed. C., VII, 201).
— 1382, VIII, 26. — (Arch. Perug.).
Ambasciata di Angelo degli Ubaldi e di Giacomo di
Picciolo spedita da’ Perugini a Firenze e severamente
imposta (Ed. C., VII, 205).
— 1382, IX, 13, 15, 18, 23. — (Arch. Fiorent.).
Estratti dalle Consulte e Pratiche della Repubblica
Fiorentina per le cose di Perugia e Città di Castello
(Ed. C., VII, 206, 207).
— 1384, X, 10. -- (Arch. Fiorent.).
Lettera dei Priori di Firenze ai Castellani per l'os-
servanza della pace (Ed. C.. VII, 203).
— 1885, VII, 16. — (Arch. Perug.).
Promessa fatta da Baldo di non andarsene da Pe-
rugia (Ed. C., VI, 172, n. 3).
— 1387, III, 15. — (Arch. Reat.).
Domanda di M. Giovanni d'Angelo di Tommaso di

Tello da Rieti per un sussidio alla laurea (Ed. Saec.-
Sass., VII, 497).
390 L. FUMI 40
346. — 1390, VIII, 17. — (Arch. Perug.). !
Testamento di ser Ludovico di Jacopuccio da Rieti
(Ed. A., VII, 581, n. 4).
347. — [1390] IX, 13. — (Arch. Orviet.).
Lettera di Lelio Orsini ai Signori Sette di Orvieto
per la recupera di Spoleto (Ed. Sa. III, 161).
348. — 1391, II, 28. — (Arch. Roceant.).
Lettera di Giovanni Tomacelli Gonfaloniere per esor-
tare il C. di Roccantica a conservarsi fedele (Ed. T.,
VII, 569).
349. — 1391, VIII, 24. — (Arch. Perug.).
Deliberazione del Consiglio Generale di Perugia per
l’onorario ad Angelo degli Ubaldi (Ed. C., VII, 215).
350. — 1394, V, 3. — (Arch. Reat.).
Provvedimenti per la riforma della città di Rieti
(Ed. B. Al, VII, 589)..
351. — 1394, VI, 6, — (Arch. Reat.).
Deliberazione del C. di Rieti di inviare oratori al
Papa (Ed. B. Al., VII, 590).
302. — 1395... — (Arch. Orviet.).
Capitoli approvati da Biordo Michelotti, signore di
Orvieto, per l’ufficio del Capitano (Ed. Pa., I, 400, n. 3).
303. — 1396, VII, 6, 10, 19. — (Arch. Reat.).
Condotta di Francesco da Bassano conestabile in
Rieti (Ed. B. AL, VII, 591).
354. — 1396, VII, 18, 19, 21. — (Arch, Reat.).

397.

Condotta di Riccardo da Pavia conestabile agli sti-
pendi di Rieti (Ed. B. AL, VII, 594).

. — 1396, IX, 10. — (Arch. Orviet.).

Lettera di Biordo Michelotti alla città di Orvieto per
chiederle aiuti (Ed. Pa., I, 404, n. 2).

. — 1396, X, 34. — (Arch. Orviet.).

Lettera di Matteo di Pietro Graziani, da Perugia,
per accettare l'uffieio di Capitano di Orvieto (Ed. Pa.,
I, 402, n. 1).
— 1397, I, 24, 28, — (Arch. Reat.).
Salvocondotto reatino a Riccardo di Pavia (Ed. B.
Ali; VII, 596).

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41 INDICI GENERALI 391
358. — 1397, VI, 12. — (Arch. Reat.).

Deliberazione del Consiglio dei Ventiquattro e Ge-
nerale e di molti Reatini per affidare ad una giunta
speciale la tutela della minacciata libertà (Ed. B. AI.,
VII, 431).

359. — 1398, I, 27. — (Arch. Reat.).

Molestie procurate da Riccardo di Pavia al territorio

di Rieti (Ed. B. AL, VII, 597).
360. — 1398, IV, 22, 24, 25, V, 5. (Arch. Reat.).

Deliberazione di condurre nuovamente Riccardo da

Pavia ai servizi del C. di Rieti (Ed. B. Al. VII, 597).
361. — 1398,. V, 6. — (Arch. Reat.).

Capitolato del C. di Rieti con Riccardo da Pavia
(Ed. B. Al. VII, 599).

362. — 1398, VII, 15, 15. — (Arch. Reat.).

Il C. di Rieti assolda Giacomo degli Aniballi (Ed.
B.. AL, VII, 602).
. — Secolo XIV. — (Arch. S. M. della Vita, Bologna).
Leggenda di fra Ranieri Fasano (Ed. M. II. 561).

364. — 1400, IX, 22. — (Arch. Fiorent.).
Consiglio del Collegio de' giudici, avvocati e notari
di Firenze nella questione per l'onorario ad Angelo degli
Ubaldi, defunto (Ed. C., VII, 219).
305. — 1404, II, 26. — (Arch. Reat.).
Lettera di accettazione di Venanzio di Francesco da
Camerino a maestro in Rieti (Ed. Sacc.-Sass., VII, 498).
366. — 1408, VIII, 25. — (Arca. Orviet.).
Lettera di Marco Corrario, nepote di Innocenzo VII,
da Acquasparta, agli orvietani per il sussidio nella
guerra contro i Colonnesi (Ed. Pa., I, 404, n. 1).
367. — 1409, II, 11. — (Arch. Orviet.).
Giuramento di Tommaso Frescobaldi Podestà di Or-
vieto (Ed. Pa., 404, n. 3).
368. — 1414, VIII, 28. — (Arch. Magherini-Graziani in Città di Cast.)..

Lettera di Giovanni p. XXIII da Bologna per la in-
vestitura della contea di Montone a Braccio e a Gio-
vanni del fu Oddone e a Oddone di Braccio (Ed. Ma-
gh.-G., III, 383).
4

42

369. — 1419, VIII, 6. — (Arch. Vatic.).
Breve di Martino p. V al conte Guidantonio di Monte-
feltro per spingerlo contro Braccio Fortebraccio (Ed. F.,
VI, 377).
370. — 1419, I, 44. — (Arch. Vatic.),

]
Breve di Martino p. V per nominare duca di Spoleto il
conte Guidantonio da Montefeltro (Ed. F., VI, 379, n. 1).
374. — 1419, XIII, 24. — (Arch. Vatic.).
Breve di Martino p. V al conte di Montefeltro per È
annullare la tregua a propria insaputa da lui conclusa |
con Braccio (Ed. F., VI. 380, n. 1).
372. — 1419, XI, 2. — (Arch. Vatic.).
Breve di Martino p. V al conte Guidantonio di Mon- .
tefeltro per subornare i capitani di Braccio (Ed. F., VI,
380, n. 2).
373. — 1421, IV, 10. — (Arch. Reat.). |
Lettera di accettazione di Antonio di Lorenzo da È
Norcia a maestro in Rieti (Ed. Sace.-Sass., VII, 498). \
374. — 1421, IV, 21. — (Arch. Orviet.). lj
Breve di Pio p. II agli orvietani per sostituire a )

Giovanni Conigher napoletano, governatore uscente,
Stefano da Gubbio, giudice del Patrimonio e come Po-
destà (Ed. Pa., 408, n. 6).
375. — 1421, IV, 28. — (Arch. Vatic.).
Breve di Martino p. V al conte Guidantonio di Monte-
feltro per concedergli Sangemini e Porcaria alle stesse
condizioni con le quali gli aveva dato Assisi (Ed. F.,
M1,.383, Di» 1):
376. — 1423, VII, 25. — (Arch. Amelin.).
Resoconto delle spese fatte con le rendite dei beni
di Pietropaolo degli Andrei, pupillo di Francesco e Carlo
Orsini (Ed. Pa., I, 588). i
377. — 1424, XI, 6. — (Arch. Vatic.)
Breve di Martino p. V al conte Guidantonio di Monte-
feltro per eccitarlo a ristabilire il governo pontificio
sulle terre già occupate da Braccio (Ed, F., VI, 883, n. 1).
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48

378. — 1424-1705.

INDICI GENERALI

Titoli di documenti vaticani relativi a Rieti (n. 88)
(Ed. F., VII, 513).

379. — 1426, II, 20. — (Arch. Perug.).

380.

381.

382.

Lettera di Pier Donato, legato a latere di Martino V
e Governatore in Perugia ai Priori e ai Camarlinghi
della città per abolire la litomachia nelle feste cittadine
(Ed. Deprez. VI. 112).
— 1427, I, 31. — (Arch. Milan.).
Francesco Sforza, Duca di Milano, nomina Francesco
Mansueti
V, 726).
— 427, XII, 28. — (Arch. Vatic.).

Breve di Martino p. V a Pietro Perdonato vescovo Ca-

perugino Vicario di provvisione (Ed. V.,

stellano (Venezia) Governatore di Perugia, contro Nie-
colina Varano, vedova di Braccio (Ed. F.. VI, 385, n. 1).
— 1428, V, 25. — (Arch. della Basil. Vat., Necrologio).

Donna Orsina di Jacomo Orsini, già signore di Nepi,
dona al Capitolo Vaticano 2000 fiorini per acquisti da
farsi in aumento del culto, a condizione che si facciano
ogni anno gli anniversarii di suo padre e di sua ma-
dre, Vannozza Savelli, e altri 24 anniversarii (Ed. Sa.,
Tlx:99: 0...

383. — 1430, III, 9. — (Arch. Calv.).

Libello supplice degli abitanti di Castelnuovo all’ Ab-
bazia di Farfa (Ed. Ben., II, 121, n. 1).

384. — 1431, IV, 24, 26. -- (Arch. Orviet.).

Avviso di Francesco Condolmario, vicecamerlengo
del Papa e di Bartolomeo d' Altopascio, Rettore del Pa-
trimonio di S. Pietro, del tentativo de’ Colonna di oc-
eupare Roma (Ed. F., I, 612, 613).

385. — 1481, V, 2, X, 40. — (Arch. Orviet.).

Spese del C. di Orvieto relative al movimento mili-
tare contro i Colonnesi fino alla conclusione della pace
con Eugenio p. IV (Ed. F., I, 616).

386. — 1431, VIT, 11. — (Arch. Orviet.).

Avviso di Bartolomeo d'Altopascio, Rettore del Patri-
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394 L. FUMI 44.

monio, circa le nuove, venute dalla Curia, di Antonio

Colonna e della regina di Napoli (Ed. F., I, 625).
387. — 1432, I, 29. — (Arch. Vatic.).. |
Capitoli fra il Card. Camarlingo di Eugenio p. IV
Francesco di Venezia e il. conte Guidantonio di Mon-
tefeltro (Ed. F., VI, 390). |
388. — 1432, II, 18. — (Arch. Vatic.).
Bolla ‘Concistoriale di Eugenio p. IV che assolve il

conte Guidantonio di Montefeltro per le cose di Città |
di Castello (Ed. F., VI, 402).
389. — 1432, II, 19. — (Arch. Vatic.).
Breve di Eugenio p. IV per dichiarare non potersi
cedere Città di Castello in vicariato (Ed. F., VI, 404).
390. — 1433, I, 28. — (Arch. Vatic.).

Capitoli fra il Card. Camarlingo di Eugenio p. IV,

Francesco di S. Clemente, e i procuratori di Guidanto-
nio conte di Montefeltro (Ed. F., VI, 396).
391. — 1433, IT, 23. — (Arch. Vatic.).

Lodo degli oratori .di Venezia e di Firenze per le

somme dovute dal conte Guidantonio per Città di Ca-
stello (Ed. F., VI. 405).
392. — 1434... (Arch. Vatic.).
Breve di Eugenio p. IV per scomunicare Battista dei
Savelli che aveva occupato Rieti (Ed. F. VII, 510).
393. — 1435, V, 23. — (Arch. Vatic.).
Breve di Eugenio p. IV per assolvere Battista Savelli |
(Ed. F., VII, 541). |
394. — 1438, X, 16. — (Arch. Reat.).
Capitoli inviati al Legato per Nofrio di Petracchia
e Angelo di Venturella, oratori del C. (Ed. B. AI,
VII, 433).
395. — 1438, XI, 18. — (Arch. Reat.).

Provvedimenti per risarcire i cittadini dei danni loro

arrecati dalle prevaricazioni del Governatore rev. Gio-
vanni dei Morroni (Ed. B. Al., VII, 486).
996. — 1438, XI, 21. — (Arch. Reat.).

Per devozione alla Chiesa si ventila di distruggere
| 403.

| -. 404.

406.

397.

398.

399.

400.

401.

INDICI GENERALI 395

il castello di Rivodutri, vicino a Rieti, qual centro di
ribelli, e provvedimenti di polizia (Ed. B. Al., VII, 435).

— 1438, XII, 20. — (Arch. Reat.).

Bando a favore dei creditori di Giovanni Morroni
(Ed. B. Al, VII, 436).

— 1439, II, 11. — (Arch. Reat.).

Deliberazione per dare alle Corporazioni delle arti .

di Rieti i consoli, a somiglianza di quelle di Norcia (Ed.
B. AL, VII, 437).

— 1439, III, 4. — (Arch. Reat.).

Ricordo di memoriale del Card. Legato peri Reatini
(Ed. B. Al., 437).

— 1439, IV, 1. — (Arch. Reat.).

Il Legato ordina la ricostruzione del.Cassero (Ed. B..
' AL, VII, 438).

— 1439, IV, 16. — (Arch. Reat.).

Il Legato annunzia provvedimenti per l'erario della
DI I

città e loda il drappello reatino mandato alla guerra

di Zagarolo (Ed. B. Al. VII, 439).

. — 1439, IV, 25. — (Arch. Reat.).

Patto per la costruzione della torre del Cassero rea-
tino (Ed. B. Al., VII, 440).

— 1439, V. — (Arch. Reat.).

Ambasciatori reatini al Papa e al Legato (Ed. B.
Al., VII, 440).

— 1440, II, 24. — (Arch. Reat.).

Giuramento di Reatini alla Chiesa dato nelle mani
del eard. Giovanni Vitelleschi (Ed. B. Al., VII, 442).

. — 1440, II, 25. — (Arch. Reat.).

Riforme del card. Vitelleschi di Rieti (Ed. Al., VII,
443).

— 1445, III, 7. — (Arch. Not. di Perugia).

Compromesso di Benedetto Bonfigli, pittore di Pe-
rugia; e di Paolo di Angelo di Ceecolo nel camarlingo
dell’ arte de’ pittori, Grazioso di Paolo di Cecco, per la
pittura della Madonna nella chiesa di S. Pietro (Ed. Man.
III, 374).

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LL dnx Ec LE 396

411.

413.

414.

415.

416,

407.

. 408.

409.

410.

Li FUMI i | 46

— 1449, IX, 2. — (Arch. Perug.).
1453, XI, 2.
Lettere del doge di Venezia Francesco Foscari ai
Priori di Perugia per non poter mandare Mattiolo Mat-
tioli di Perugia, lettore quale era nello Studio di Pa-
dova (Ed. Sal., V, 776).
— [1450-1466], VII, 11. — (Arch. Milan.).
Lettera di G. degli Oddi a Sforza duca di Milano
per ringraziarlo della benevolenza verso di lui e dei
suoi figliuoli (Ed. V., V. 730).
— 1452, XII, 15. — (Arch. Reat.); |^.
Dichiarazione del salario per M. Teri in Rieti (Ed.
Sacc.-Sass., VII, 499).
— 1454, XI, 30. — (Arch. Perug.).
Cedola ‘o contratto con Benedetto Bonfigli per di-
pingere la cappella de' Priori (Ed. Man., VI, 307).
— 1455, III, 25. — (Arch. Univ. Perug.).
Conferma degli ordinamenti teotonici per lo Studio
Perugino (Ed. Sc. V, 619).

.— 1455, VI, 23. — (Arch. Perug.).

Breve di Calisto p. III ai Priori di Perugia che ammo-
nisce di non soccorrere il conte Jacomo Piccinino (Ed.
Se: LV, 122, m. 1).

— 1450, IV, 15. — (Arch. Reat.).

Lettera di accettazione di Lorenzo da Santo Polo a

maestro in Rieti (Ed. Sace. -Sass., VII, 500).
— 1456, VI, 26. — (Arch, Milan.).

Lettera di Francesco Sforza duca di Milano a Brac-
cio Baglioni per congratularsi della conclusione del suo
parentado (Ed. V., V, 729).

— 1457, V, 3. — (Arch. Perug.).

I Priori di Perugia deliberano la riparazione della

loro cappella vecchia (Ed. Man., VI, 316).
— 1457, VI, 2, 21, — (Arch. Milan.).

Lettera di Filippo Bonaccorsi, agente del Duca di
Milano in Perugia; intorno al matrimonio di Braccio
Baglioni con Anastasia Sforza e risposta del Duca (Ed.
45V. 197,199).
418.

419.

421.

423,

424,

425.

426.

427.

. — 1457, VII, 4. (Arch. Perug.).

INDICI GENERALI

Primo bollettino di pagamento emesso dai Priori.a
B. Bonfigli per la pittura della cappella (Ed. Man.,
VI, 309).

— 1457, VIII, 28. — (Arch. Reat.).

Lettera di accettazione di Terio Navellino dall' Aquila
a maestro in Rieti (Ed. Sacc.-Sass., VII, 501).

— 1457, XII, 4. — (Arch. Angelini-Paroli).

Lettera di Calisto p. III a Braccio Baglioni per so-
stituirlo al Borgia infermo nel comando delle genti pon-
tificie (Ed. Sc., IV, 330).

. — 1458, X, 4. — (Bibl. Vatic.).

Orazione di Tommaso Morroni da Rieti per il Duca
di Milano a Pio p. II (Ed. F., VII, 922).

— 1458, X, 15. — (Bibl. Vatic.).

Orazione di Tommaso da Rieti per il Duca di Milano
a Ferdinando di Napoli (Ed. F., VII, 523).

1460, VIL, 17. — (Arch. Milan.).

I priori di Perugia pregano Francesco Sforza duca
di Milano per ottener la riferma di Baldassarre Baglioni

nella podesteria di Firenze (Ed. V., X, 791).

1461, IX, 11. — (Arch. Perug.).

Lodo della prima pittura della cappella de' Priori e

istrumento della seconda (Ed. Man., VI, 309).

1462, II, 18. — (Arch. Com. di Orvieto).

Breve di Pio p. II agli Orvietani che sospende I' ele-
zione del Podestà, a suo beneplacito, per risparmio di
spese (Ed. Pa., 413, n. 1).

1462, III, 29. — (Arch. Milan.).

Lettera della duchessa Sforza di Milano a Braccio
Baglioni che sta per mandare a prendere la consorte
a Milano (Ed. V., V, 732).

— 1464, VI, 1. — (Bibl. Vatic.).-

Frammento dell’orazione di Tommaso da Rieti per
il Duca di Milano ai Genovesi (Ed. F., VII, 540).

— 1465, V, 3. — (Arch. Milan.).

Lettera di Francesco Sforza Duca di Milano a Brac-

cio Baglioni perchè mandi Anastasia a Firenze ad in-

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398 ; L. FUMI 48°

contrarvi Ippolita Sforza che va sposa nel Reame (Ed.
V.,.V, 733).
498. — 1466. — (Bibl. Vatic.).
Brano di un processo contro i fraticelli dell'opinione
in Maiolata (Ed. F., V, 246, n. 1).
429. — 1466, VI, 25. — (Arch. Milan.).
Lettera di Baldassarre degli Armanni a Galeazzo M.
- Duca di Milano per pregare il Duca a rimandargli un
suo figlio affinché possa coprire una carica in patria
(Ed. V., V, 734).
430. — 1466, VII, 27. — (Arch. Milan.).
Lettera di Braecio Baglioni a Bianca M. viscontessa
e duchessa di Milano per proteste di amicizia (Ed. V.,
V, 734).
491. — 1468, V, 24-1470, I, 22. —— (Arch. Rom.).
Estratti da un codice di segnature del Governatore
di Perugia (Ed. F., VI, 102).
432. — 1468. — (Arch. Perug.).
Privilegio di cittadinanza originaria accordato dal
Consiglio Comunale di Perugia ai Rettori dello Studio
(Ed.-G., III, 211).
433. — 1469, IV, 12. — (Arch. Gub.).
Legge suntuaria del C. di Gubbio (Ed. M., III, 293).
494. — 1469, XII, 5. — (Arch. Not. di Perugia).
Assegnazione fatta a Denedetto Bonfigli dai Priori
di Perugia per la pittura della loro cappella di un pa-
gamento di fiorini 370 dovuto da Bartolomeo di Grego-
rio di ser Onofrio da Perugia dell'arte della seta sopra
un residuo di fior. 500 (Ed. Man., III, 375).
435. — 1471, XII, 21, 26. — (Arch, Perug.).
Concorso del C. di Perugia per riparare la chiesa
di S. Fiorenzo (Ed. Sc., V, 644, 645).
430. — 1472, X, 2. — (Arch. Milan.).
Lettera del duca di Milano al capitano e commissario
di Spezia per far annunziare la rinunzia della cappel-
lania di G. B. d'Areula, conferita a Jacomo Antiquari
" (Edi V, V,-739)i


di dalai

49

INDICI GENERALI 399

437. — 1472, XII, 9. — (Arch. Not. Perug.).

Allogazione fatta dal procuratore del convento di
S. M. Nova, de’ Silvestrini di Perugia, a Fiorenzo di
Lorenzo, di una tavola per l altare grande (Ed. Man.,
III, 379).

438. — 1474, VIII, 12. — (Arch. Milan.).

439.

440.

441.

443.

444.

Istruzione del duca Galeazzo M. Sforza a Giuliano
«da Varese, mandato a Perugia per trattare con Braccio
Baglioni signore di Perugia, affinchè accetti truppe
ducali per sua difesa contro le genti del Papa (Ed. V.,
V, 730).
1476, VI, 16. — (Arch. Perug.).
Breve di Sisto p. IV per la surrogazione dei con-
sanguinei agli offici pubblici di Perugia (Ed. Se. IV,
367, n. 3).
1477, VII, 1. — (Arch. Not. Perug.).
Quietanza rilasciata da Benedetto Bonfigli a Bartolo-
meo di Gregorio di 180 fior., ricevuti in più volte (Ed.
Man, III, 376).
1478, VII, 20. — (Arch. Milan.).
Minuta ducale che conforta i perugini a persistere
nelle loro buone intenzioni verso i fiorentini (Ed. V., V,

738).
1479. VI, 24. — (Arch. Milan.).

Lettera di Cicco Simonetta al Vicario di provvisione
di Milano della vittoria del signor di Rimini a Magione
(Ed. V., V, 738).
1480, V, 7. — (Arch. Perug.).
Elezione di maestro Gregorio Crispolti ad esercitare
la medicina in Perugia (Ed. Sc., V, 440).
1480, IX, 19. — (Arch. Milan.).
Lettera del duca di Milano a Guido di Malatesta Ba-
glioni per pregarlo ad aiutare il latore a farsi pagare
alcuni debiti lasciati a Milano da Ludovico del Guasco

che s'è recato in Perugia (Ed. V., V, 739).

445. — 1481, VII, 8. — (Arch. Milan.).

Guido e Rodolfo Baglioni descrivono al duca di

21
400

446.

447.

448.

449.

450.

452,

453.

454,

455.

L. FUMI 50

Milano G. Galeazzo l'ingresso in Perugia del conte
Girolamo Riario (Ed. V., VI, 41).
— 1481, VIII, 2. — (Arch. Milan.).

Lettera del duca di Milano G. Galeazzo ai Priori di
Perugia a favore di Baldassarre Soldano, raccomanda-
togli (Ed. V., VI, 13).

— 1482, III, 1. — (Arch. Milan.).

Cittadinanza Milanese accordata da. G. Galeazzo a
Nicola Antiquario perugino, lettore di filosofia nello
Studio di Pavia (Ed. V., VI, 14).

— 1482, III, 1. — (Arch. Milan.).

Lettera di Bernardino de' Ranieri e di Averardo da
Montesperello perugini a Carlo degli Arcipreti, residente
alla Corte di Milano, per narrargli di un nuovo tumulto
suscitato dai Baglioni (Ed. V., VI, 16).

— 1482, X, 1. — (Arch. Milan.).

Cittadinanza milanese conferita da G. Galeazzo al
suo segretario e commendatore del priorato di S. Mar-
cello, Giacomo Antiquario di Perugia (Ed. V., VI, 15).

— 1483, XII, 10 e 24. — (Arch. del Trib. di Perugia).

Ricordo del processo fra Benedetto Bonfigli e sua
moglie Giuliva, con la condanna di questa (Ed. Man.
III, 376).

. — 1484, IX, 28. — (Arch. Milan.).

Lettera di Giacomo Antiquari a Bartolomeo Calchi,
primo segretario ducale, per informarlo in ordine al
suo ufficio di cancelliere (Ed. V., VI, 17).
— 1486, VIII, 25. — (Arch. Not. di Calvi).
Giudicato di Lorenzo de’ Cerroni fra la comunità
di Catino e Troilo Orsini (Ed. Ben., II, 119, nn. 2, 3).
— 1486-1487. — (Arch. Com. di Calvi).
Atti del not. Gio. Cesidio da Gavignano ; n. 7 titoli
di istrumenti (Ed. Ben., II, 123).
— 1487, IV, 1..— (Arch. Comp. di S. Gius. in Perug.).
Memoria della erezione della cappella di S. Giuseppe
e dei suoi ornamenti (Ed. Man., IV, 530).
— 1487, VIII, 26. — (Arch. Not. di Calvi).
‘Sentenza emanata da Lorenzo de’ Cerroni fra Nicola

ni
456.

457.

458.

460.

461.

462.

463.

464.

. — 1491. VI, 7. — (Arch. Milan.).

INDICI GENERALI

Sante e Pietro Saraceno da una parte e la Comunità
di Poggioperugino dall’ altra per diritti di pascolo (Ed.
Bens*IE5 4175 1:14);
— 1487, IX, 13. — (Arch. Com. di Calvi).
Protesta de' monaci farfensi contro l' abate Card.
Battista Orsini (Ed. Ben., IT, 121, n. 2).
— 1489, IX, 26. — (Arch. Not. Perug.).
Memoria di Bernardino di Betto (Pinturiechio) e di
Bartolomeo Caporali procuratore di lui presso i sopra-
stanti della cappella di S. Giuseppe (Ed. Man., IV, 530).
— 1490, XII, 12. — (Arch. Not. Perug.).
Testamento di Filippo di Simone Ansidei, dove dota
la cappella di S. Nicola in S. Fiorenzo (Ed. Man., V, 645).

Lettera di Bartolomeo di Gregorio a Bartolomeo Cal-

chi segretario del Duca di Milano per descrivere il colpo

di mano fatto dai partigiani degli Oddi a Perugia il
6 giugno 1491 (Ed. V., VI, 18).
— 1491. VI, 8. — (Arch. Milan.).
Lettera de' Decemviri di Perugia al loro agente in
Firenze per incaricarlo di partecipare a Lorenzo il Ma-
gnifico l’accaduto il 6 giugno (Ed. V., VI, 21).
— 1491, VI, 10. — (Arch. Milan.). d
Lettera di Giov. Angelo de' Talenti da Firenze al
Duca di Milano con nuovi particolari e giudizi sul fatto
del 6 giugno (Ed. V., VI, 22).
— 1492, VIII, 10. — (Arch. Milan.).
Giacomo Antiquario ringrazia il Duca di Milano

Lodovico Sforza delle condoglianze fattegli per la morte
del fratello (Ed. V., VI, 23).

— 1492, XII, 64. — (Arch. Not. di Perugia).
Obbligazione di Barnabeo di Puccio Teti (?) della
villa di S. Feliziano per venti mezzolini d'olio a favore
di Benedetto Bonfigli (Ed. Man., III, 377).
— 1494, VII, 34. — (Arch. Milan.).
Giacomo Antiquari si lagna col Duca di Milano Lu-

dovico Sforza dei soprusi fatti da Ambrogio da Arco-
CENSIS repeat
x

VEE

402

465. — 1494,
466. — 1495,
467. — 1495,
468. — 1495,
469. — 1496,
470. — 1496,
471. — 1496,
472. — 1496,
473. — 1497,
474. — 1497,

Il

L. FUMI 9

nate al nipote di lui, genero del medesimo Ambrogio
(Ed. V.,. VI, 24).
X, 6. — (Arch. Milan.).

Giacomo Antiquari si lagna con G. Giacomo Gilino
della trascuranza del Duca nel pagargli i suoi onorari,
e gli espone le sue condizioni finanziarie poco liete
(Ed. V.,- VI 25).

II, 22. — (Arch. Perug.).

Concessione fatta dal C. di Perugia di 15 fior. per

la tavola di S. Giuseppe (Ed. Man., IV, 551).
IIL 11. — (Arch. Not. Perug.).

Quietanza rilasciata da Benedetto Bonfigli ad An-
tonio di Pippo di Castell'Abbate, di venti mezzolini e
venti libbre di olio (Ed. Man., III, 377).

III, 29. — (Arch. Milan.).

Guido e Rodolfo Baglioni dànno ragguaglio a P.P.
Venanzi da Spello segretario perug. oratore a Milano,
sulla seonfitta degli Oddi a Passignano (Ed. V., VI, 26).

III, 3

Deliberazione dei Priori di Perugia per nominare

. — (Arch. Perug.).

sei cittadini incaricati di una riforma per la osservanza
della giustizia (Ed. A., V, 749, n. 1).
XII. 6? — (Arch. Perug.).

Brano del testamento di Benedetto Bonfigli col legato
di fior. 180 per compire la cappella de' Priori (Ed. Man.,
III, 378).

VII, 24. — (Arch. Milan.).

Ludovico di Rodolfo Baglioni scrive da Milano al
Duca Ludovico Sforza, manifestandogli il dispiacere di
non averlo trovato in città (Ed. V, VI, 27).

.. — (Arch. Not. Perug.).
Testamento di Benedetto Bonfigli (Ed. Man. VI, 313).
III, 14. — (Arch. Milan.).

I Decemviri di Perugia avvertono il Duca di Milano
Ludovico Sforza di avere incaricato Giacomo Antiquari
di esporgli aleune loro occorrenze (Ed. V., VI, 28).

III, 17. — (Arch. Milan.).

I Decemviri di Perugia a Giacomo Antiquari per
——

481.

483.

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INDICI GENERALI 403

chiedere protezione contro la prepotenza del Papa (Ed.
V.4- VI, 28). Es

. — 1497, IX, 12. — (Arch. Milan.).

Lettera di Guido e Rodolfo Baglioni a Ludovico
Sforza perché sia riconfermato Podestà di Perugia Carlo
da Rimini (Ed. V., VI, 30).

476. — 1498, III, 13. — (Arch. Milan.).
Lettera di Giacomo Antiquari per pregare il Duca
di Milano Sforza ad intervenire nei torbidi di Perugia
(Ed. V., VI, 30).
477. — 1498, V, 23. — (Arch. Perug.).
Deliberazione dei Priori di Perugia per tutelare la
città contro le mire del Duca di Urbino (Ed. A.. V,
VOTE)?
478. — 1498, VII, 6. — (Arch. Perug.).
i Capitoli fra Guidobaldo I Duca. di Urbino e il Co-
mune di Perugia (Ed. A., V, 754).
479. — 1498, VII, 17. — (Arch. Milan.).
Lettera di Simonetto Baglioni, capitano, al Duca di
Milano, Ludovico Sforza, che lo ha invitato a prestargli
i suoi servigi (Ed. V., VI, 31).
480. — 1499, IV, 11. — (Arch. Not. Perug.).

Allogazione della tavola di S. Giuseppe a Pietro Pe-

rugino (Ed. Man., IV, 531).
— 1499, VI, 3. — (Arch. Milan.).

Lettera di Giacomo Antiquari a Bartolomeo Calchi
in cui si rallegra della vita tranquilla che il segretario
del Duca di Milano trae alla campagna e fa voti che
ne ritorni più sano (Ed. V., VI, 33).

. — 1499, IX, 14. — (Arch. Not. Perug.).

Quietanza di Bernardino di Benedetto (Pinturicchio)
al Tesoriere della Camera Apostolica per 80 fior., cot-
timo dovuto delle terre del Chiugi concessegli da Ales-
sandro p. VI (Ed. Man., IV, 532).

— 1501, V, 10. — (Arch. Not. Perug.).

Vendita fatta da Pietro e Filippo q. Paulini Petri di
.Perugia a Fiorenzo di Lorenzo di un terreno nelle per-
tinenze del Castello di S. Biagio Ed. (Man., IIT, 381).

TUE RS NUNT TN,
L. FUMI 54.

1502, VIII, 24. — (Arch. Not. Perug.).
Partieella del testamento di donna Gioliva vedova
di Benedetto Bonfigli (Ed. Man., III, 378).
485. — 1507, IX, 1. — (Arch. Not. Perug.).
Quietanza di Pietro Perugino al C. di Panicale di 14
fior. per la pittura di S. Sebastiano (Ed. Man., IV, 533).
486. — 1509, IV, 5. — (Arch. Perug.).
Elenco degli studenti nello Studio di Perugia appar-
tenenti alla provincia delle Marche (Ed. Pa., IV, 502).
487. — 1511... — (Arch. Perug.).

Petizione fatta dagli scolari dello Studio perugino

al luogotenente del Legato pontificio intorno alla lezione
straordinaria (Ed. Pa., IV, 504).
488. — 1511, I, 26. — (Arch. Perug.).

Gli scolari della Sapienza nuova di Perugia nomi-
nano consiglieri per istipulare un atto di concordia con
l'Università e la Sapienza vecchia. Capitoli dell'aecordo
(Ed. Pa., IV, 505).

489. — 1511, IT, 24. — (Arch. Perug.).

Il notaro perugino, Matteo di Corradino, attesta di
avere investito della carica di Rettore Rinaldo degli
Angelini di Aquila e di aver da lui ricevuto il giura-
mento di fare quanto gli incombeva per l’ ufficio di
Rettore (Ed. Pa., IV, 507).

490. — 1511, III, 20. — (Arch. Perug.).

Petizione contro lo studente Severino da: Todi pre-
sentata al Rettore dello Studio perugino, Rinaldo degli
Angelini di Aquila, mentre sedeva a render giustizia
(Ed. Pa., IV, 504).

491. — 1512, III, 22. — (Arch. Perug.).

Quietanza fatta dal Rettore Fabrizio da Macerata a
Matteo di Corradino di 12 fiorini e 13 soldi, da lui riscossi
per.le matrieole degli scolari dell'anno precedente e di
9 fior. e 4 soldi riscossi per le matricole del presente
anno (Ed. Pa., IV, 508).

492. — 1512, X, 24. — (Arch. Perug.). .

Sentenza pronunziata dai sindacatori del Rettore

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ZI



55 INDICI GENERALI 505

Rinaldo degli Angelini di Aquila, contro questi ed il
fideiussore di lui, Francesco di Mariotto de’ Rocchi (Ed.
Pa., IV, 509).
493. — 1514, I, 27. — (Arch. Perug.).
Il Luogotenente del Vicelegato apostolico ordina al
Rettore dello Studio di Perugia, Giovanni da Vetralla,
di espellere dal Collegio della Sapienza nuova lo stu-
dente Annibale Perotto di Fermo, da lui posto al bando
(Ed. Pa., IV, 509).
494.. — 1514, VI, 5. — (Arch. Perug.).
Condotta di Gian Lorenzo Chirurghi a medico in
Perugia (Ed. Sc., VI, 335).
495. — 1515, VI, 16. — (Arch. Fiorent.).
Lettera di Favorino Camerte a Lorenzo de’ Medici
(Ed. Morici, VII, 150).
496. — 1515. X, 6. — (Arch. Gub.).
Lettera da Urbino del Duca Francesco Maria al C.
di Gubbio per richiamare la sua gente d'arme in Ur-
bino (Ed. M., I, 87).
497. — 1515, X. 7. — (Arch. Gub.).
Bando del Gonfaloniere di Gubbio agli armigeri del
Duca d'Urbino (Ed. M., I, 87).
498. — 1515, X, 11. — (Arch. Gub.).
Lettera da Fossombrone del Duca d'Urbino al Gon-
faloniere di Gubbio per raecomandare Nieoló di Ventu-
rello (Ed. M., I, 88).
499. — 1515, X, 13. — (Arch. Gub.).
Lettera da Fossombrone del Duca d'Urbino al Gon-
faloniere di Gubbio per ordinare provvista di vettova-
glie (Ed. M., I, 89).
500, — 1515, XI, 11. — (Arch. Gub.).
Lettera da Urbino del Duca a Carlo de' Gabrielli di
Gubbio per sollecitare i lavori di fortificazione ivi (Ed.
M., I, 89).
501, — 1516, V, 27. — (Arch. Gub.).

Lettera da Pesaro del Duca d'Urbino al Gonfalo-

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502.

503.

504.

505.

506.

507.

508.

509.

510.

— 1517.

— 1519,

— 1519,

— 1519,

L. FUMI 56

niere di Gubbio per dire della sua intenzione di limi-
tarsi a difendere Urbino e Pesaro (Ed. M., I, 89).
X, 6. — (Arch. Gub.). i

Breve di Leone p. X da Bolsena al Gonfaloniere di
Gubbio per inviarvi Lorenzo de’ Medici suo nepote a loro
Duca (Ed. M., I, 95).

V, 5. — (Arch. Gub.).

Breve di Leone p. X alla Signoria di Gubbio per la
successione di Roberto Boschetto a Lorenzo de’ Medici
nel Ducato (Ed. M., I, 96).

V, 6. — (Arch. Gub.).

Bando del Luogotenente di Gubbio per la sogge-

zione della città alla Chiesa (Ed. M., I, 95).
V. 7. — (Arch. Gub.).

Lettera da Firenze del Card. Giovanni de' Medici
alla Signoria di Gubbio per la successione di Roberto
Buschetto Viceduca al fu Lorenzo de’ Medici nel go-
verno del ducato (Ed. M., I, 96).

sa v(CATch, Gud.)

Capitoli approvati da Leone p. X alla città di Gubbio
(Ed. M., I, 98-103).

— 1521, XII, 29. — (Arch. Perug.).

— 1522,

Lettera de' Priori di Perugia, a Malatesta e Orazio
Baglioni per esortarli alla quiete e alla buona sogge-
zione alla Chiesa (Ed. F., VI, 96).

I, 5. — (Arch. Venez.).

Lettere di Francesco M. duca di Urbino a Domenico
Giorgio e a frate Anastasio Turriano in Venezia per
dare relazione della presa di Perugia (Ed. F., VI, 93).

— 1522, II, 19. — (Arch. Gub.).

Deliberazione del Consiglio pubblico di Gubbio per
ritornare alla devozione di Francesco Maria duca di
Urbino (Ed. M., I, 104).

— 1522, XII, 27. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Cinzio Filonardi di Bauco, da Perugia, al
fratello Marco, dove dà notizia di Assisi, restituita alla
legazione di Perugia (Ed. F., V, 695, n. 27

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INDICI GENERALI 407

. — 1523, III, 10. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Cinzio Filonardi a Bartolomeo da Bibiena
sulle cose di Assisi (Ed. F., V, 696, n. 2).

542. — 1523, X, 21. — (Arch. Vatic.).
Brano di lettera di Bartolomeo da Bibiena a Filippo
Filonardi, da Roma, con le notizie del conclave di
Clemente p. VII (Ed. F., V, 487).
513. — 1524, V, 31. — (Arch. Perug.).
Deliberazione del C. di Perugia che richiama G. L.
Chirurghi a lettore di medicina a vita (Ed. Sc., 338).
514. — 1524, XI, 11. — (Arch. Vatic.).
Brano di lettera da Roma di Bartolomeo da Bibiena
a Filippo Filonardi con le notizie del conclave (Ed. F.,
V, 487).
515. — 1528, VII, 26. — (Arch. Vatic.).

Lettera di Marco Filonardi a Gaspare Marchese da
Perugia sulla recuperazione della rocca di Assisi alla
Chiesa e sulle cose della legazione di Perugia (Ed. F.,
28700, 15:4 $207; m». 1).

516. — 1528, XII, 22. — (Arch. Milan.).
Donna Monaldesca vedova di Malatesta Baglioni
serive a Tommaso Rusca auditore del Principe di Mi-
lano per chiedere la liberazione di un giovane dell e-
sercito imperiale iatorno a Firenze fatto prigione dai
fiorentini (Ed. V., VI, 34).
5017. — 1532, IIT, 18. — (Arch. Orviet.).
Domanda di Ovidio, detto il Milano, libraio, rivolta al.
C. di Orvieto e deliberazione (Ed. Tor., VI, 189, 190).
018. — 1533... — (Arch. Vatic.).
Informatione di quello che si doveria fare per ridurre
la città di Perugia in quiete et sotto la totale obbedienza
dell Ill. Card. Legato e suoi Ministri (Ed. F., V, 575).
519. — 1533, IV, 21. — (Arch. Milan.).

520.

Donna Monaldesca vedova di Malatesta Baglioni rac-
comanda al duea di Milano il figlio Ridolfo (Ed. V.,
VI, 34).
— 1533, IV, 29. — (Arch. Vatic.).
Lettera di Cinzio Filonardi Vicelegato di Perugia al

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524.

522.

024.

520.

526.

521.

528.

529.

530.

L. FUMI

Legato Ippolito de' Medici per dar conto del suo arrivo

in Perugia (Ed. F., V, 492).

— 1584. (fra fin di maggio e primi di giugno). --- (Arch. Vatie.).
Lettera intercettata del capitano Bino Signorelli a Ga-

leazzo Baglioni (Ed. F., V, 580).

2. — 1584, III, 18. — (Arch. Vatic.).

Lettera del Card. Spinola vescovo di Perugia e card.
Camerlengo, da Roma, al predicatore della quaresima
per rimproverarlo di varie cose predicate anche relative
a Lutero (Ed. F., V, 511).
— 1534, IV, 12. — (Arch. Vatic.).
Lettera del Filonardi al Legato per raecontare l'uxo-
ricidio e l'omieidio di Annibale Baldeschi commessi da
Braccio Baglioni (Ed. F., V, 520).
— 1534, VI, 2. — (Arch. Vatic.).
Dispaccio in cifra del Card. de’ Medici al Filonardi
per sollecitare la venuta di Armanno della Staffa (Ed.
F., V, 535).
— 1533, VI, 11. -- (Arch. Vatie.).
Lettera del Filonardi sulla presa di Bettona (Ed. F.,
V, 497).
— 1533, VL 14. —- (Arch. Vatic.).
Lettera del Filonardi sulla presa di Torgiano (Ed.
F., V, 497).
— 1534, VI, 14. — (Arch. Vatic.).
Lettera del Filonardi ad Ascanio Veterano relativa
alla venuta a Perugia del Commissario Agamennone
(Ed. V., 534).
— 1534, VI, 14. — (Arch. Vatic.).
.Lettera di Ascanio Veterano da Roma al Filonardi
delle dicerie in corte a carico di questi (Ed. F., V, 527).
— 1534, VII, 9; X, 14. — (Arch. Vatic.).
Dispacci da Roma delle scorrerie turchesche nella
Campagna (Ed. F., V, 538).
— 1534, VII, 18-26.

Bollettini dell'ultima malattia di Clemente p. VII (Ed,
F.,' V, 539-542).
FUNVCUU RAITRE]

59

INDICI GENERALI ! 409

531. — 1534, VII, 24; X, 14. — (Arch. Vatic.).

Lettera del Filonardi al Card. de’ Medici per thie-
dere che Bettona sia tolta ai Baglioni (Ed. F.. V, 535-536).

532. — 1534, VII, 29. — (Arch. Vatie.).

533.

524.

535.

536.

537.

538.

539.

040.

Brano di lettera da Roma che spiega i maneggi
de’ Medici in previsione della morte di Clemente p. VII
(Ed. F., V, 537).

— 1584,IX, 5. — (Arch. Vatic.).

Lettera da Perugia al Card. de' Medici de' maneggi
che si preparavano alla morte di Clemente p. VII (Ed.
F., V, 544).
— 1534, IX, 13. — (Arch. Vatic.).
Lettera del Filonardi alla Duchessa di Camerino re-
lativa a Mattia Varano e ai fuorusciti di Perugia (Ed.
P. Vi, 545).
— 1534, IX, 25. — (Arch. Vatic.).
Lettera da Roma del protonotario Carnesecca dei
Medici che annunzia la morte di Clemente p. VII (Ed.
F., V, 542).
— 1534, IX, 26. — (Arch. Vatic.).
Dispaccio del card. de' Medici al Vicelegato Filo-
nardi per dargli piena autorità su i parentadi da com-
binarsi (Ed. F., V, 547).
— 1534, IX, 26. — (Arch. Vatic.).
Lettera del card. de’ Medici al duca d’ Urbino per
chiedere la Giulia Varano in sposa a Guidobaldo (Ed.
F., V. 548).
— 1534, IX, 26, X, 8. — (Arch. Vatic.).
Bollettini del conclave di Paolo p. III (Ed., F., V, 551,
552).
— 1534, X, 5. — (Arch. Vatic.).
Nota consegnata dal Vicelegato Filonardi al suo
oratore presso il card. De' Medici in Roma (Ed. F., V,
581).
— 1534, X, 9. — (Arch. Vatic.).
Bolla cardinalizia, in sede vacante, per i pieni po-
teri al Vicelegato Filonardi, durante il Conclave (Ed.
F., V, 584).

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L. FUMI

541. — 1584, X, 10. — (Arch. Vatie ).
Lettera del Filonardi al card. de' Medici sulle condi-
zioni dei fuorusciti entrati nel perugino (Ed. F., V, 552).
542. — 1534, X. 18. — (Arch. Vatic.).
Rapporto del Filonardi a Paolo p. III sulle condizioni
della legazione (Ed. F., V. 559).
543. — 1534, X, 20, 21. — (Arch. Vatic ).
Dispacci del card. de' Medici per mandare commis-
sario Sisto d'Ancona e per sospendere la conclusione
de' parentadi (Ed. F., V, 560).
544. — 1534, X, 21. * — (Arch. Vatic.).
Lettera del Filonardi al Duca d'Urbino per comuni-
cargli la sospensione de' parentadi e il ritiro della sua
soldatesca (Ed. F., V. 560).
545. — 1534, X, 23. — (Arch. Vatic.).
Lettera del Duca d' Urbino al Filonardi per il ritiro
ordinatogli delle soldatesche (Ed. F., V, 563).
546. — 1534, X, 30. — (Arch. Vatic ).
: Lettera del Filonardi al Duca d' Urbino per giustifica-
re la venuta del Commissario pontificio (Ed. F.. V, 562).
547. — 1534, X, 31. — (Arch. Vatic.).
Lettere a Braccio Baglioni e a Pier Luigi Farnese
scritte dal Filonardi alla vigilia del suo eccidio e della
caduta di Perugia (Ed. F., V, 566, 567).
548. — 1535, VII, 19. — (Presso il sig. Viviano Guastalla).

049

1537, IV, 13.

Lettere di Vittoria Colonna all' università del Monte
S. Giovanni (Campano) e a Simone suo auditore per
mandare nuovo capitano e per sospendere la pena alla
d. università (Ed. Tor., I, 520).

. — 1538, IV, 17. — (Arch: Fiorent ).

Lettera di Angelo Colocci al Duca di Camerino (Gui-

dobaldo della. Rovere) (Ed. Mor., VII, 152).

550, — 1540, IIT, 3. — (Arch. Tordi).

Lettera di Paolo Giovio a Cosimo de' Medici che dà
notizia di Vittoria Colonna disposta a recarsi ad incon-
trare Margherita d'Angouléme, regina di Navarra, in
Lombardia (Ed. Tor., I, 519). 7
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61

551.

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503.

04.

557.

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009.

INDICI GENERALI 411

— 1540, III, 12; IV, 3. — (Arch. Orviet.).

Lettere de' Priori di Perugia agli Orvietani per a-
verli favorevoli ed eccitarli a fare resistenza alle firam-
niche voglie, a proposito della tassa del sale (Ed. Tor.,
I, 514, 515).

2. — 1540, VI, 27. — (Arch. Fiorent.).

Lettera del Card. Farnese al Card. di Nicastro, Mar-
cello Cervini, legato in Germania sul collocamento di
Vittoria Farnese eec. (Ed. Tor., I, 513).

-— 1540, IX, 1. — (Arch. Perug ).

Editto del vescovo di Casale, luogotenente in Peru-
gia peril pontefice Paolo p. III che proibisce di spendere
le monete coniate in tempo della guerra del sale (Ed.
B- Ad., IV, 037, n. 1).

odi TIT, 2: (Arch. Fiorent.).

Lettera di Ascanio Colonna al duca di Firenze per

richiederlo di aiuti contro il Papa (Ed. Tor., I, 481, n. 2).
— 1541, III, 19, IV, 1. — (Arch. Orviet.).

Deliberazione del C. di Orvieto di visitare e regalare

Vittoria Colonna (Ed. Tor., I, 524).
— 1541, IV. 1. — (Arch. Parmen.).

Lettera di Brunanionte de' Rossi governatore d'Or-
vieto al Card. Farnese intorno a Vittoria Colonna da
lui visitata e che visiterà e intorno al comportarsi sulle
'ause giudiziarie in Orvieto (Ed. Tor., [:4522);

— 1541, IV, 9. — (Arch. Parmen ). :

Lettera di Brunamonte de’ Rossi Governatore d'Or-
vieto, al Card. Farnese, per riferire intorno a Vittoria
Colonna (Ed. Tor., I, 523).

— 1541, IV, 20. — (Arch. Parmen.).

Lettera di Brunamonte de’ Rossi, governatore d' Or-
vieto al Card. Farnese dove riferisce la sostanza di due
lettere ricevute da Vittoria Colonna per parte dell’ Im-
peratore e del marchese del Vasto (Ed. Tor., I, 924).

— 1541, IV, 24. — (Arch. Fiorent.).

Lettera di Antonio Seiro, da Sora, alla duchessa di

Urbino per dar notizia di Ascanio Colonna e del campo
di Paliano (Ed. Tor., I, 526).
562.

560.

561.

419 -

— 1541, IV, 29. — (Arch. Parmen.).

Lettera di Brunamonte de' Rossi, governatore d'Or-
vieto, al Card. Farnese per ragguagliarlo delle lettere
mandate dal Card. Fregoso e dal Card. d' Inghilterra a
Vittoria Colonna (Ed. Tor., I, 527).

— 1541, III, 10. — (Arch. Orviet.).

Ordine di Giovanni Ricci da Montepulciano Com-
missario generale dell’ esercito pontificio per l’ acquisto
e trasporto di vettovaglie e munizioni (Ed. Tor., I, 530).

— 1541, V, 14. — (Arch. Parmen.).

Lettera di Brunamonte de’ Rossi, Governatore d’Or-
vieto, al Card. Farnese che ragguaglia di V. Colonna
per la visita di D. Diego Mandrigal e per la nuova ri-
cevuta della presa di Pagliano (Ed. Tor., I, 528).

563. — 1541, VIII, 4. — (Arch. Fiorent.).
Lettera di V. Colonna alla duchessa d’ Urbino di

condoglianza per la morte del card. Fregoso (Ed. Tor.

I, 533).

564. — 1545, III, 7, 28. — (Arch. Fiorent.)

Lettere di Girolamo Tiranno alla duchessa d’ Urbino
che danno ragguaglio di Vittoria Colonna per le pra-
tiche del matrimonio di Fabrizio con V. Farnese (Ed.
Tor; l5
960. — 1546, X, 25. — (Arch Viterb.).

Patente
m. Antonio Blado di Asola per introdurre l' arte della
stamperia in Viterbo. (Ed. Tor. VI, 198).

966. — 1547, VI, 1. — (Arch. Fiorent.).

Lettera di Bernardino Maffei al Card. di S. Croce,
Marcello Cervini, Legato al Concilio, per annunziare la
conclusione del matrimonio di Vittoria Farnese con Gui-
dc dobaldo II Duca d'Urbino (Ed. Tor., I, 476, n. 2).
da 567. — 1550, IV, 14. — (Arch. Perug.).
| Breve di Giulio p. III per assolvere Annibale Si-

gnorelli, uno de' 25 capi nella guerra del sale (Ed. D-Az.,

V, 679).

568. — 1565, VIII, 21. — (Arch. Perug.).

Lettera da Roma del Tesoriere della Camera Apo-

al Tesori e a
63

569.

570.

071.

973.

074.

076.

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-
-

INDICI GENERALI 418

stolica ad Aldieri della Casa Vicetesoriere in. Perugia
per il governo di Cascia a Pompeo Pellini (Ed. B. Al,
II, 126).
— 1566. — (Arch. Gub.).
Bando suntuario emanato dal duca di Urbino Ed.
M., IIT, 296).
— 1570, I, 3. — (Arch. Parmen.).
Lettera di Brunamonte Rossi di Assisi al Card. Far-
nese per dolersi dell'abbandono a cui era stato lasciato
(Ed. Tor., I, 518).
— 1571, VII, 24, 25. — (Arch. Fiorent.).
Lettere di Cosimo de’ Medici da Firenze al Gene-
rale de’ Domenicani (Serafino Cavalli) e a Pio p. V per
Ignazio Danti (Ed. Pal., V, 88).

. — 1573, VIII, 27. — (Arch. S. Mart. Perug.).

Lettera di Francesco di Carlo Orsciani a Fabio Bal-
disoppi intorno al riscatto di due perugini fatti prigio-
nieri dai Turchi (Ed. D-A., V, 674).
— 1574. — (Arch. S. Mart. Perug.).
Origine della v. Compagnia di S. Martino (Ed. D-A.,
V, 647).
— 1575, II, 28. — (Arch. Perug.).
Istruzioni date dal Comune di Perugia a Pompeo
Pellini ambasciatore a Gregorio p. XIII (Ed. B.- Al.,
II, 533).

. — 1575, IX, 23. — (Bibl. naz. di Firenze).

Precetto del Generale de’ Domenicani (Serafino Ca-
valli) da Bologna diretto a Francesco I, e lettera al Card.
Ferdinando de’ Medici per chiamare a sè il Danti (Ed.
Pal. V,.91):

— 1576, XI, 28. — (Arch. Bolog.).
Condotta di Ignazio Danti all’ insegnamento di ma-

tematica nell’università di Bologna (Ed. Pal., V, 96).
o ;

. — 1581, VI, 18. — (Arch. Orviet.).

Istanza di Rosato Tintinnassi stampatore al Magi-

strato Orvietano per ottenere il provento della cenceria
per dieci anni (Ed. Tor., VII, 253).
PANE 1 y.

9079

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582.

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984

885.

9806.

988.

978. — 1581, X, 2. — (Arch. Orviet.).

L. FUMI

Il C. d'Orvieto accorda allo stampatore Tintinnassi
il prestito di 250 scudi a censo (Ed. Tor., VII, 253).

. — 1583, XI, 14.

Lettera di Ignazio Danti vescovo di Alatri, da Roma:
a Francesco I per partecipargli la sua elezione (Ed.
Pal., V. 106).

. — 1583. — (Arch. Gub.).

Legge suntuaria deliberata dal C. di Gubbio e ap-
provata dal Duca Francesco Maria d'Urbino (Ed. M.,
III, 298).

— 1585, I, 15. — (Arch. Orviet.).

Decreto del Magistrato di Orvieto a favore di Baldo
Salviani stampatore (Ed. Tor., VII, 256).

— 1585, II, 4, X, 21. (Bibl. Marucell.).

Lettere di Orazio Cardaneti a Pictro Angeli da Barga
per ringraziare del poema la Syrias e per lodarnelo
(Ed. Sal., V, 783, 784).

: — 15865, VII, 5.

Istrumento di rinnovazione di protezione claustrale

ordinata dal vescovo Danti in Alatri (Ed. Pal., V, 107).

. — 1586, XI, 14.

Istrumento fra il vescovo d'Alatri, Ignazio Danti, e
i muratori per finire la fabrica del Monastero di S. Ste-
fano (Ed. Pal., V, 108).

— 1580, VII, 8.

Domanda seguita da rescritto del vescovo Alatrino
Ignazio Danti per commutazione di pena (Ed. Pal. V,

110).

— 1586 [?] — (Arch. Benedett. Alatrin.).

Cronaca del monastero dell’ Annunziata in Alatri
seritta da Ignazio Danti (Ed. Pal., V. 121).

. — 1587, X, 20. — (Arch. Perug.).

Decreto del Magistrato d’ Orvieto a favore di Antonio
Colaldi stampatore (Ed. Tor. VII, 258).

— 1600. — (Arch. Piccolomini Orvieto).

Missione di Erminio Valenti in Francia in Savoia
(Ed. F., II, 328).

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65

089. — 1614,

590. — 1619,

5091. — 1620,

5

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2. — 1627,

093. — 1628,

504. — 1638,

095. — 1638,

096. — 1654.

997. — 1720.

5008. — 1720,

INDICI GENERALI

VIL, 7. — (Arch. Univ. Perug.).
Gli studenti tedeschi domandano gli stessi privilegi
che godono negli studi di Bologna e Padova (Ed. Se.,
V. 596, n. 1).
II, 25. — (Arch. S. Mart. Perug.).

Lettera di mons. Guaffier ad Orazio Perinelli che dà

notizia dei moti della Valtellina (Ed. D.-Az., V, 675).
IL, 25. — (Arch. S. Mart. Perug.).

Lettera di Puysier al Perineli per accompagnargli
una commendatizia del re di Francia per il Gran Mae-
stro di Malta (Ed. D.-Az., V, 676).

XI, 30. — (Arch. Univ. Perug.).

La Nazione tedesca domanda varii privilegi che sono
rimessi a studiare ad una Commissione (Ed. Sc., V,
596, n. 2).

XII, 25. — (Arch. S. Mart. Perug.).

Lettera di Luigi XIII al Gran Maestro di Malta per

il comm. Perinelli (Ed. D.-Az., V, 676).
IV, 4. — (Arch. Univ. Perug.).

Esonero dalle tasse scolastiche accordato allo scolaro

tedesco Wolfango S. Klods (Ed. Se., V, 594, n. 1).
X, 29. — (Arch. Univ. Perug.).

I dottori perugini riconoscono nella Nazione germa-
nica il privilegio di designare uno degli scolari per i
gradi accademici senza tassa (Ed. Se., V, 595, n. 1).

XI, 16. — (Arch. S. Mart. Perug.).

Manifesto pubblicato dai francesi nel regno di Napoli
contro gli spagnoli nella spedizione dell’ armata sotto
il Duca di Guisa (Ed. D.-Az., V, 671).

— (Arch. Campello).

Ricorso dei Priori di Spoleto contro il vescovo La-
scaris nella vertenza per la serie dei vescovi (Ed. Cam-
pello, III, 569).

IV, 5. — (Arch. Camp.).

Lettera di Solone Campello a mons. Battelli, arcive-

seovo di Amasia, segretario dei Brevi, nella vertenza
sulla serie dei vescovi di Spoleto (Ed. Ca., III, 571).

28
| Tren, eb niet

mme comm ima ee rien re me nnn enn

600.

601.

602.

603.

604.

605.

606.

1721,

— 1730,

— 1798,

— 1798,

— 1823,
1846,

L.

FUMI

IX, 10. — (Arch. Camp.).

Lettera dell'Arciv. Battelli, segretario de' Brevi, da
Roma, a S. Campello (Ed. Ca., III, 582).

IX, 13, 20,... — (Arch. Camp.).

Lettera di Domenico Giorgi a Francesco Maria Cam-

pello sulla città Martana (Ed. Ca., III, 577).
X. — (Arch. Camp.).

Lettera di L. A. Muratori, da Modena, a Vincenzo

Leonio di Spoleto sul luogo Martula (Ed. Ca., III, 9/0)
Vs — (Arch. Perug.).

L'amministrazione dipartimentale del Trasimeno de-
creta la fusione della statua in bronzo di Paolo p. II
(Ed. B. Ad., VI, n. 7).

V, 23. — (Arch. Perug.).

L'amministrazione dipartimentale del Trasimeno de-
creta la fusione della statua di Sisto p. V e della. cam-
pana di S. Domenico (Ed. B. Ad., VI, 7).

IX, 25.

Ordine dell' amministrazione dipartimentale del Tra-

— (Arch. Perug.).

simeno s abolire le monete dette madonnine (Ed. B.
Ad., VI, 3).

, XI, 25. — (Salvioni, Coll. di carte pubbl.).

Decreto dei Commissari del Direttorio esecutivo della
Repubblica francese inviati alla romana

VII, 154).

vepubblica
sulla cussione della moneta (Ed. Sant.,

I, 18. — (Bibl. Perug.).

X, 6.

Lettere (n. 10) di Angelo M. Ricci da Rieti e da
camerino a G. B. Vermiglioli in materie di archeologia
etrusca, romana e sacra, di arte in Rieti (Pinturiechio,
Mino da Fiesole) e in Loreto (Ingegno) e di letteratura
contemporanea (Ed. D.-Az., VII, 549).

607. — 1890, VI, 26. — (Presso il prof. Gori).

' Lettera di F.
sons, al prof. Fabio Gori sul vescovo Gerardo I di
Montcornet [1296] (Ed. Gori, VI, 282).

Laigle, segretario del vescovo di Sois-

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INDICE GROGRAFICO

AMELIA — Memorie e documenti.
GERALDINI B., La vita di Angelo Geraldini scritta da Antonio Ge-
raldini, II, 41-58, 473-532.
ParpI G., Relazioni di Amelia con il Comune di Roma e i nobili
romani, I, 579-590.
TENNERONI A., Il testo volgare dell’ Itinerarium di Alessandro Ge-
raldini d'Amelia, I, 154-158.
— Recensioni e notizie.
GERALDINI B., Antonii Geraldiai Amerini specimen carminum (not.),
I, 171 e sg.
Luzi L., Le mura di Amelia (not.), I, 159 e sg. — E v. I, 177, 119,
445; III, 229; IV, 206, 419.
AMERICA — Memorie e documenti.
MANZONI L., Perugia e Todi nella scoperta dell’ America, I, 42
ANCARANO, I, 177. gw
ARCEVIA, VI, 534.
ARGENTELLA, III, 218.
ASSISI — Memorie e documenti.
SABATIER P., Un nuovo documento sulla concessione del Perdono
d'Assisi, IT, 539-546.
Sensi F., Leggenda latina versificata del sec. XIII intorno a s. Chiara
d'Assisi, I, 114-195.
— Recensioni e notizie.
Atti dell’Accademia Properziana (not.), I, 626; V, 457.
BrIzI A., Della rocca d'Assisi (rec. di L. F.) IV, 557 e sg.
— Loggia dei maestri Comacini in Assisi (not.), I, 440.
Cozza Luzi G., Chiara d'Assisi secondo alcune nuove scoperte e
documenti (rec. di L. F.), I, 185 e sg.
ELIsrI G., Sotterraneo della chiesa Ugoniana del 1028 (not.), III, 596.
— Un sarcofago gentilesco e il coro di s. Rufino (not.), II, 192.
FaArnocr PuLIGNANI M., Le relazioni tra s. Francesco d'Assisi e la
città di Foligno (not.), I, 160.
MAZZATINTI G.- ALESSANDRI L., Inventario dei mss. del conv, di s.
Francesco d'Assisi (not.), I, 163, sg.
G. MAZZATINTI 70

PaARDI G., Archivio comunale di Assisi (rec. di G. M/azzatinti]),
I, 629 e sg.

Speculum perfectionis seu s. Francisci legenda (ree. di PF. Pometti),
IV, 229 424. — E v. I, 199, 484, 446; II, 198, 200; III, 215, 399,
400 e sg. ; IV, 204, 206, 419; V, 170; VI, 118, 351.

BAGNOREA — Recensioni e notizie.
Fumi L., Balneoregensia ab a. 1250 ad a. 1377 ex tabulario urbe-
vetano deprompta (not.), I, 624 e sg.
BARDANO, I, 441.
BASTIA, IV, 424.
BELFIORE, I, 447.
BETTONA — Recensioni e notizie.
BIANCONI G., Bettona umbro-etrusca e romana (not.), II, 579. — E
v. I, 445; IV, 192.
BEVAGNA — Recensioni e notizie.
SFORZA G., Alfonso Ceccarelli di Bevagna (not.), I, 620.
TRABALZA C., Della vita e delle opere di F. Torti (rec. di V. An-
sidei), III, 409-412.
| — Una lettera ined. di F. Torti (not.), VI, 123.
— Il mosaico di Bevagna (not.), VI, 540.
— Una medaglia ined. di F. Torti (not.), VI, 123. — E v. III,
999; V, 110, 804; VI,. 193, 537.
BOLOGNA — Recensioni e notizie.
Manzoni L., Frate Francesco Pipini da Bologna storico, geografo,
viaggiatore del sec. XIV (not.), IT, 578.
BOLSENA, II, 197.

CALVI, I, 172.
CAMPELLO, I, 174, 444, 446; II, 197.
CANCELLI, I, 447. — V. Foligno.
CANTALICE, I, 175.
CASCIA — Recensioni e notizie.
MorinI A., I mss. della biblioteca comunale (not.), V, 452.
SPINACI F., Un tempio attribuito, a Bramante (not.), V, 799.
CASTELLO DI S. ELENA — Recensioni e notizie.
ANSIDEI A., Il castello di s. Elena (not.), II, 190.
CASTELLO DI S. ERACLIO — Recensioni e notizie.
FaLOCI PuriGNANI M., Vita di s. Eraclio e descrizione della sua
chiesa nel castello di questo nome (not.), IT, 189,


71 INDICE GEOGRAFICO 3 421

CASTIGLIONE DEL LAGO, II, 197, 201.
CASTIGLIONE IN TEVERINA, I, 449. ,
CASTRO, II, 19T.
CERQUETO, II, 566 e sg.
E CERRETO — Memorie e documenti.
E x GuARDABASSI F., Giovanni Pontano, IV, XVII e sgg
EC — Recensioni e notizie.
E Muscogiuri F., Giovanni Pontano, i primi anni e i primi studi
: (not.), VI, 353 e sg.
E: CHIESA (STATI DELLA) — Recensioni e notizie.
i PigRRUGUES A. D., Elenco dei capitani e uomini d'arme apparte-
nenti agli Stati della Chiesa (rec. di A. T [enneroni]), I, 181 e sg.
GHIUSI, E, 902; V, 167; VII, 346. ;
CITTÀ DI CASTELLO — Memorie e documenti.
'AwsipEr V. — Dgarnr Azzi G., Regesto di documenti del sec. XIV 3
relativi a Città di Castello, VI, 417-509.
BeLLucci G., Leggende tifernati, VI, 519-530. "il
Bionpi U., Le antiche accademie letterarie di Città di Castello, VI, HI
511-517.
Fumi L., Il conte Guidantonio di Montefeltro e Città di Castello,
VI, 311-401.
GAMURRINI G. F., Le statue della villa di Plinio in Tuscis, VI, 409-416.
Tommasini MarmIvociI P., Nerio Moscoli di Città di Castello, III, 1-159.

m—

: — Recensioni e notizie.
Amicizia G., Città di Castello nella fine del sec. XVIII o il Viva
Maria (not.), VI, 129 e sg. il
— Guida di Città di Castello (not.), VI, 125. |
CeccHini E., L'Archivio notarile e il notariato in Città di Castello
(not.), VI, 127 e sg.
Fanti G., Giovanni Muzi (not.), III, 596.
MAGHERINI Graziani G., L'Arte a Città di Castello (rec. di E. Cal-
gini) V, 190-197.
Tommasini MaATTIUCOI P., Sull' istruzione a Città di Castello (not.)
IV, 546. — E v. I, 172, 174, 177, 488, 448; II, 185 e sg., 5066,
589, 584; III, 223, 998, 402, 596; IV, 419, 553. e sg.,; V, 110,
448, 455, 802, 803; VI, 131, 391, 536.
CITTÀ DUCALE, I, 175.
CITTÀ DELLA PIEVE, I, 441 e sg.; V, 448.
[3 CIVITAVECCHIA — Recensioni e notizie.
Carisse C., Storia di Civitavecchia (rec. di P. Pometti), V, 459-466,

COLFIORITO, I, 447.
492 3 G. MAZZATIN'TI 12

COLLESTATTE — Recensioni e notizie.
MANASSEI P., Nota sullo statuto di Collestatte e Torreorsina (not.)
II, 187.
CORCIANO, VI, 538 e sg.
CURSULA — Recensioni e notizie.
MorINI A., Cursula (not.), II, 579 e sg.

DERUTA, V, 176.

EGIDIO (S.), I, 447.
ERACLIO ($.), I, 447.

FABRIANO, IV, 534.
FAMAGOSTA — Recensioni e notizie.
Narrazione del terribile assedio di Famagosta nel 1571 da un ms.
del capitano Angelo Gatto da Orvieto (rec. di L. F.), I, 631 e sg.
FARFA — Recensioni o notizie.
GuIRAUD, La Badia di Farfa alla fine del sec. XIII (not.), I,.171. —
E v. I, 448; II, 198 e sg.
FICULLE, V, 448.
FIRENZE — Memorie e documenti.
CuTURI T., Baldo degli Ubaldi in Firenze, VI, 153-182.
— hecensioni e notizie.
Marzi D., Notizie storiche intorno ai documenti e agli archivi piü
antichi della Rep. Fior. (rec. di 7. Pometti), VI, 362-366.
MAzZzatINTI G., [Sulle relazioni tra Gubbio e Firenze] (not.), I, 162.
PrgRRUGUES A. D., Elenco dei capitani e uomini d' arme apparte-
nenti agli Stati della Chiesa che militarono con Malatesta Baglioni
al servizio della Rep. Fior. nella guerra del 1529-30 (rec. di A.
T[enneroni]), I, 171 e.sg.
Rosgo Mawnnio, L'assedio di Firenze con note di A. D. Pierru-
gues (rec. di A. T[enneroni]), I, 186 e sg.
SANTINI P., Documenti dell'antica costituzione del Comune di Firenze
(not.), I, 437 e sg..
FOLIGNO — Memorie e documenti.
FaLocI PULIGNANI M., Silvestro Baldoli d
Roma, I, 607-610.
— Recensioni e notizie.

a Foligno senatore di

FaLocI PULIGNANI M., Le relazioni tra s. Francesco d’ Assisi e Fo-
ligno (not.), I, 160.

— L'arte tipografica in Foligno nel XV sec. (not.), VI, 535 e sg.

aucun
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INDICE GEOGRAFICO

— Le memorie dei ss. ap. Pietro e Paolo nel villaggio di Cancelli
presso Foligno e le origini del cristianesimo nel territorio di Fo-
ligno (rec. di G. Pardi), I, 180-183. — E v. I, 174, 447; II, 196,
201, 572; III, 399, 602; IV, 196 e sg., 206; V, 170; 448; VI, 125,
132, 359, 534.

FONTE AVELLANA — Recensioni e notizie.
GiBELLI A., L'antico monastero di s. Croce in Fonte Avellana (not.),
III, 598. — E v. II, 582, 587.
FOSSATO DI VICO — Recensioni e notizie.

AMONI A., Memorie storiche di Fossato di Vico (not.), VI, 537 e sg.

— E v. VI, 360, 534. :

GAVIGNANO — Memorie e documenti.
Benucci D., Di alcuni atti del notaio Gio. Cesidio da Gavignano,
II, 113-124.
GENOVA, II, 197.
GIOVANNI PROFIAMMA (S.), I, 447.
GUALDO TADINO — Recensioni e notizie.
FELICIANGELI B., Un’ opinione poco nota sul luogo della battaglia
di Tagina (not.), II, 573.
Morici M., Il « greve giogo » di Nocera e Gualdo (not.), VI, 119.
PratEsI P., Sul vero luogo della battaglia di Gubbio o di Tagina
(not.), III, 397 e sg. — E v. II, 572 e sg. ; III, 386, 589 e sg.;
IV, 494; VI, 129.
GUBBIO — Memorie e documenti.
CaLzini E., Per mastro Giorgio, IV, 401-417.
MAzzaTtINTI G., Gubbio dal 1515 al 1522, I, 81-105.
— Di alcune leggi suntuarie eugubine, III, 287-301.
— Recensioni e notizie.
BeLLUCCI Apa, Notizia sulla zecca di Gubbio (not.), II, 184 e sg.
Canzini E., Il palazzo ducale di Gubbio (not.), II, 574 e sg.
FABRETTI A., Iscrizioni romane di Gubbio e Terni nel Museo di To-
rino (not.), I, 441.
GaBRIELLI C., I Gabrielli di Gubbio (not.), II, 511.
Gesta gloriose del b. Ubaldo trad. dalla leggenda del b. Teobaldo
(not.), I, 160. i |
MAZZATINTI G., [Gubbio] (not.), III, 219-221.
— Gubbio sotto i Duchi d' Urbino (not.), III, 597.
— [Sulle relazioni tra Gubbio e Firenze] (not.), I, 162.
— [Discorso storico sul palazzo dei Consoli di Gubbio] (not.) I,
169 e sg.
2 i G. MAZZATINTI T4.

NovatI F., Dante maestro di Ubaldo da Gubbio? (not.), 1V, 121.

SCALVANTI O., Il Mons Pietatis di Gubbio (recens. di C. Calisse), III,
609 e sg.

TESORONE G., La città di Gubbio e i soffitti del palazzo Panfili
(not.), II, 581.

ZINGARELLI N., La data del Teleutelogio [di Ubaldo da Gubbio

(not.), VI, 120 e sg. — E v. I, 169 e sg., 173 e sg., 176-178,

448, 621 e sg. ; II, 196, 198 e sg., 583; III, 385 e sg., 387, 598,

602 e sg.; IV, 202, 204, 420 e sg., 545; V, 173, 455 e sg., 803;

VI, 125, 350, 533.

ITALIA — Memorie e documenti.
PARDI G., A proposito di un articolo di Massimo Kovalevski sulle
conseguenze economiche della peste in Italia, II, 167-182.
SABATIER P., Note di viaggio d’un prelato francese in Italia ae-
ques de Vitry, 1216), I, 106-113.
— Recensioni e notizie.
MoreLLI G., Della pittura italiana (rec. di G. Mazzatinti), III,
418-420. — E v. I, 174 e sg.

LIGURIA — Recensioni e notizie.
Rosi M., La riforma religiosa in Liguria e l' eretico umbro Bartoc-
cio (not.), I, 436 e sg.
LUGNANO, V, 448.

MAGIONE, VI, 123.
MANOPPELLO — Memorie e documenti.
SAvIO F., Le tre famiglie Orsini di Monterotondo, Marino e Manop-
pello, II, 89-112.
MARCA — Recensioni e notizie.
xosI M., La signoria di Francesco Sforza nella Marca (not.), II,
184, — E v. I, 173; II, 201.
MARINO — Memorie e documenti.
Savio F., Le tre famiglie Orsini di Monterotondo, Marino e Manop-
pello, II, 89-112.
MASSA TRABARIA, VI, 131.
MONGIOVINO, V, 799.
MONTECATINI — Recensioni e notizie.
Novam: F., Maestro Ugolino da Montecatini medico del sec. XIV
(not.), II, 579.
MONTEFALCO; I,.175, 445.

liti Dig , NOTIS PPS
NIE EUR TIR SPORCO BARN
Xie di T scs
'5 INDICE GEOGRAFICO

MONTERONE, VI, 125.
MONTEROTONDO — Memorie e documenti. ;
Savio F., Le tre famiglie Orsini di Monterotondo, Marino e Ma-
noppello, II, 89-112.
MONTONE — Memorie e documenti.
MAGHERINI GRAZIANI G., Investitura di Montone a favore dei Forte-
bracci, III, 383 e sg.
— Recensioni e notizie.
LuPATTELLI A. Sull'importanza artistica di Montone (not.), I, 168.
zm v.L. 18b.
MUGNANO, VI, 123.

NAPOLI, I, 177.

NAPOLI (REAME), VI, 283 sg.

S NARNI — Memorie e documenti.

E Lanzi L., Di un lodo d'Innocenzo III ai Narnesi specialmente per
la terra di Stroncone,'I, 126-135.

È ParpI G., Due paci fra Terni e Narni, I, 551-518.

; — Recensioni e notizie.

d ^ ' J ERonr G., Descrizione delle chiese di Narni (not.), IV, 426.

: TzRRENZI G., Un periodo di storia narnese all'epoca dei Comuni
: (rec. di G. Pardi), I, 449 e sg.

5 — Appunti e note storiche sul Comune di Narni durante il see. XIII
È ES E È

| (not.), II, 188 e sg. — E v. I, 178; II, 903; III, 399; V, 171, 448;
È VI, 123.

NOCERA — Recensioni e notizie.
“Morici M., Il « greve giogo » di Nocera e Gualdo Tadino (not.),
VI, 119. — E v. I, 175; II, 572; VI, 123, 584.
NORCIA, V, 800.

OCOSCE, V, 452.
ORVIETO — Memorie e documenti.
Parpi G., Gli statuti della Colletta del Comune di Orvieto (see. XIV),
I, 25-86; IV, 1-46.
— Serie dei supremi magistrati e rettori di Orvieto, I, 337-415.
— Il catasto di Orvieto del 1292, II, 225-320.
Tonpr D., Vittoria Colonna in Orvieto durante la guerra del. sale,
I, 413-533.
— La stampa in Orvieto nei secoli XVI e sg., VI, 183-230.

I mM UNUM

| — Recensioni e notizie.
Atti dell'Accad. la Nuova Fenice (not.), II, 196 e sg., 581.
G. MAZZATINTI T6

Fuwr L., Balneoregensia ab a. 1950 ad a 1877 ex tabulario urbeve-
tano deprompta (not.), I, 694 e sg.

— Ricordi d'un oratorio del sec. XV nel Duomo di Orvieto (not.),
II, 193.

— Diario di ser Tommaso di ser Silvestro (not.), I, 160 e sg.,
439; IV, 191.
— Giacomo III d' Inghilterra sposo novello in Orvieto (not.), I, 439.
— Il palazzo Soliano in Orvieto (not.), III, 223.
— Inventario dei beni di Giovanni di Magnavia vescovo d' Orvieto
(not.), I, 164. ;
KóngrE G., Ueber eine altgriechische Statuette der Aphrodite aus
der Necropole von Orvieto (rec. di G. Pardi), I, 184 e sg.
Knavus F. X. Luca Signorelli's Illustrationen zu Dantes Div. Comm.
(not.), I, 166.

— Narrazione del terribile assedio e della resa di Famagosta nel 1571
da un ms. del cap. Angelo Gatto da Orvieto (rec. di L. Ffumi]),
I, 631 e sg.

PARDI G., Il governo dei signori cinque in Orvieto (not.), I, 167.

VALENTINI V., Il patrimonio di Fisimbo e Filidio Marabottini nobili or-
vietani (not.), I, 626. — Ev. I, 173 e sg., 177, 179, 488, 445-48 ; III

' 194.97, 199, 200 e sg., 582, 583 e Sg., 986; III, 215-17, 228, 390,
395, 399 e sg., 602; IV, 199, 199, 209, 419 e sg., 494, 544; V,

et)

178, 448, 804 e sg., 809; VI, 117, 351, 356, 366 e sg.

PASSIGNANO — Recensioni e notizie.
BuaTTINI A., Cronaca recente di Passignano (not.), VI, 128.
PERGOLA, V, 806.
PERUGIA — Memorie e documenti.
ALFIERI V., L'amministrazione economica dell’
Perugia, II, 379-472.
ANSIDEI V., Su alcuni rapporti fra Perugia e Spoleto nel XIV se-
colo, III, 549-566.
— La pace del 6 luglio 1498 tra Guidubaldo I e Perugia, V, 741-761.

— Alcune notizie sui rapporti fra Roma e Perugia nel XIII secolo,
I, 591-599.

— e GIANNANTONI L,,

antico Comune di

I codici delle Sommissioni al Comune di
Perugia, I, 136-153; II, 131-146; III, 191-209; IV, 157-176; V,
427-487; VI, 317-328.

— — [Relazione sul regesto dei documenti perugini], II, 16-19.
BELLUCCI! Apa, Monete perugine del 1540, IV, 535.49

— Ultimo periodo della zecca perugina, VI, 1-10.
INDICE GEOGRAFICO

BeLLucci ALESSANDRO, Pompeo Pellini ambasciatore di Perugia a
Gregorio XIII, II, 125-130; 533 538. Sa
— I palazzi della Comunità di Perugia nel XIII secolo, V, 193-196.
CASTELLANI G., [Nota sull'ultimo periodo della zecca perugina], VI,
343-345.
Cururi T., Baldo degli Ubaldi in Firenze, VI, 153-182.
DeeLI Azzi G., L'Archivio del Sodalizio di s. Martino di Perugia,
V, 647-680.
— Un documento inedito sulla questione della data dello Statuto
volgare di Perugia, IV, 177-182.
Déprez E., L'azione di s. Bernardino da Siena in Perugia, VI,
109-115.
Fumi L., Relazione della presa di Perugia, 1522; VI, 69-97.
— Un codice di segnature del Governatore di Perugia (1468-10),
VI, 99-108.
— Una nuova cronaca di Perugia, V, 681-715.
GIANNANTONI E., Alberico da Barbiano e suoi rapporti con Perugia,
V, 187-791.
— Lex perpetua quod Rectores Universitatis Studii perusini sint
cives huius civitatis, III, 211-214.
Manzoni L., La madonna degli Ansidei, V, 621-645.
— Spogli dell'Archivio notarile di Perugia, III, 373-382.
— Ricerche sulla storia della pittura perugina nel sec. XV : com-
mentario di Benedetto Bonfigli, VI, 289-316.
— Perugia e Todi nella scoperta dell' America, I, 427-430.
MazzATINTI G., Di Bonifacio da Verona autore dell’ Eulistea, II,
557-561.
— La legenda di Fra Raniero Faxano, II, 561-563.
Morici M. - ScaLvantI O., Due note su Gianlorenzo Chirurghi prof.
di medicina in Perugia, VI, 329-341.
PaLmest V., Ignazio Danti, V, 81-125.
Parpi G., Atti degli scolari dello Studio di Perugia dal 1497 al 1515,
IV, 481-509.
SALZA A., Mattiolo Mattioli da Perugia lettore di medicina a Pa-
dova nel XV secolo, V, 775-780.
— Due lettere di Orazio Cardaneti perugino a Pier Angeli da Barga,
V, (81-185.
SCALVANTI O., Cronaca inedita di Pietro Angelo di Giovanni, IV,
51-196, 303-400. :
— Considerazioni sul libro I degli Statuti perugini, I, 211-335.
— Un'opinione di Bartolo sulla libertà perugina, II, 59-88.
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G. MAZZATINTI 18 4

— Statuto della Societas Germanorum et Gallorum in Perugia nel
XV secolo, V, 589-626.

— Notizie inedite di due insegnanti di medicina in Perugia nel
XV secolo, V, 434-443. d M

— [Relazione sugli antichi Statuti perugini], II, 5-15.

— Sul ritrovamento d'un codice di cronaca perugina, II, 155-166.
TENNERONI A., Di un Codex diplomatieus perusinus, V, 763-774.
VerGA E., Documenti di storia perugina, V, 717-740; VI, 11-35.

— Recensioni e notizie.

er

ANSIDE: V., Deliberazione sui Savi dello Studio perugino (not.), VI,
356 e sg.

BRANDILEONE F., Sull’ opera inedita di Raniero da Perugia (not.),
V, 453 e sg.

CAETANI LovATELLI E., Di una larva convivale rinvenuta a Peru-
gia (not.), I, 441.

Caporari C., Gli orti di Mecenate con prefazione di A. M. Sodini
(not.), VI, 127.

DpaLi Azzi G., I Capitani del contado del Comune di Perugia (rec.

di L. G.), III, 607 e sgg. i
— Le rappresaglie negli Statuti perugini (rec. di E. Casanova), II, ]
589-591. |

Durr.GonpoN L. SvwoNps M., The story of Perugia (rec. di An-
sidei V.), IV, 555 e sgg.

LuPATTELLI A., Storia della pittura in Perugia (not.), II, 187.
— Sull importanza degli edifici spettanti all'ordine dei Gerosoli-
mitani in Perugia e circondario (not.), VI, 193.

MazzariNTI G., Statuto e matricola dell'arte dei pittori in Perugia
(not.), VI, 345 e sg.

— Costituzioni dei Disciplinati di s. Andrea di Perugia (not.), I, 161.

Merini F., Die theorischen Abhandlungen von Bartolus und Baldus
etc. (not.), II, 191.

MONTESPERELLI Z., Brevi cenni storici dell’Accademia di belle Arti
in Perugia (not.), VI, 131 e sg.

— Narrazione storica dei fatti accaduti in Perugia dal 14 al 20 giugno

1859 (not.), VI, 130.

PrgrROPAOLI C., Il conclave di Perugia e l'elezione di Celestino
(not.), I, 110.

PINETTI A., Vita e opere di C. Caporali (not.), III, 595. i

RavaGLI F., Due sonetti di Lorenzo Spirito (not.), I, 162. |

REYMOND M., La fontana di Perugia (not.), I, 435 e sg.
— ám

19 INDICE GEOGRAFIOO - 499

SCALVANTI O., Inventario-regesto dell’ Archivio universitario di Pe-
rugia (not.), V, 447 e sg.

— Appunti inediti d’ un cronista perugino (not.), V, 449.

TENNERONI A., Due sonetti di ser Marino Ceccoli da Perugia (not.),
15:199.

TORELL: R., Poesie (not.), I, 626. — E v. I, 112, 174, 177, 178, 437
e Sg., 440, 443 e sg.; 447 e sg.; II, 183, 196, 198 e sg., 202, 511
e Sg., 916 e sg.; III, 225, 367 e sg., 393, 400,.403 e sg., 406; IV,
196, 200, 202, 208, 419, 427 e sg., 547, 553; V, 170 e sg., 176,
180, 452 e sg., 448, 450, 459 e sg., 199, 810 e sg; VI, 118, 125-21,
191, 346, 348 e sg., 358, 360, 534, 537, 540-e sg.

REGILLO — Memorie e documenti.

BARBIELLINI AMmipEI A., Ricerche sull’antica città di Regillo, II,
365-378.

RIETI — Memorie e documenti.

GoRrI F., Artisti romani in Rieti negli anni 1455, 1464, 1511; I,
601-606.

— Due monumenti relativi a un vescovo e ad un papa francese e
un antipapa svizzero scoperti in Rieti, VI, 279-287.
Fuw: L., La canapata, V, 445 e sg.
— Aecensioni e notizie.

CAMPANELLI B., Fonetica del dialetto di Rieti (not.), III, 602.

GorI F., Una lapide commemorante il matrimonio celebrato in Rieti
nel 1185 tra Costanza d’ Altavilla ed Enrico VI, spiegata con do-
cumenti inediti (not.), IV, 427 e sg.

— Tre erme e una iscrizione greca (not.), IV, 426.

MicHaBLI M., Storia di Rieti (not.) V, 811 e Sg. — E v. I, 175, 445;

IT, 202; III, 391; IV, 188 e sg., 490; V, 801.
ROMA — Memorie e documenti.

ANSIDEI V., Alcune notizie sui rapporti fra Roma e Perugia nel
secolo XIII, I, 591-599.

Fuwr L., I Colonna contro Roma e papa Eugenio IV nel 1431, I,
611-618.

Gori F., Artisti romani in Rieti negli a. 1455, 1464, 1511; I, 601-606.

Panpi G., Relazioni di Amelia col Comune di Roma e i nobili ro-
mani, I, 519-590.

Savio F., Simeotto Orsini e gli Orsini di Castel s. Angelo, I, 535-548.

XOSCIANO, III, 387.

SABINA, III, 217 e sg.; V, 171, 799.

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oos

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P
430 'G. MAZZATINTI

SANGEMINI — Recensioni e notizie.
Lanzi L., Sangemini; ricordi d'arte e di storia (not.), I, 164 e sg. —
E v1, 1(2; IH, 399:
SASSOFERRATO, VI, 534.
SASSOVIVO — Memorie e documenti.
FaLoci PuLiGNANI M., [Relazione sul regesto di Sassovivo], II, 20
e sg. — E v. I, 441.

SAVOIA (DUCATO) — Recensioni e notizie.
FRANCESCHINI L., Documenti inediti sulla storia della reggenza di
Maria Cristina duchessa di Savoia (rec. di L. Y/umi/), I, 633 635.
SEBASTIANO (S.), I, 447.
SIENA — Recensioni e notizie.
Conferenze della Commissione Senese di Storia patria (rec. di £.
Giannantoni), II, 591 e sg. — E v. I, 164.
SPELLO — Memorie e documenti.
UrBIni G., Gli annali degli Olorini e i mss. di cronaca Spellana,
II, 553-556.
— Recensioni e notizie.
UnniNI G., Le opere d'arte di Spello (rec. di £. Calzini), II, 412-417.
: — E v. I, 168, 178; II, 582-84 ; III, 228; V, 170, 448.
SPOLETO — Memorie e documenti.
ANSIDEI V., Su alcuni rapporti fra Perugia e Spoleto nel XIV se-
colo, III, 549-566.
CAMPELLO DELLA SPINA P., Vertenza intorno alla serie dei vescovi
di Spoleto, III, 567-584.
Gori F., Sulla distruzione di Spoleto (11:5), IV, 47-56.
SORDINI G., Di alcune pitture antiche di Spoleto, III, 585-588.
— Recensioni e notizie.
SORDINI G., Scoperte d’antichità a Spoleto (not.), IV, 426. — E v. I,
173, 447 ; II, 196, 199, 201; III, 219; IV, 199, 420, 544 e sg. ; V,
448, 804, 809; VI, 359.
— (DUCATO) — Memorie e documenti.
Fumi L., I registri, del Ducato di Spoleto, III, 491-548 ; IV, 137-156;
V, 121-168 ; VI, 37 68, 231-277.
— Recensioni e notizie.
Lupovisi I., Memorie stor. critiche del Ducato di Spoleto (not.) I,
619. — E v. I, 171; II, 183 e sg.
STATO PONTIFICIO, VI, 283 e sgg.
STRONCONE — Memorie e documenti.
LANZI L., Di un lodo d'Innocenzo III ai Narnesi specialmente per
la terra di Stroncone, I, 126-185, — E v. I, 172; V, 457, 199.
81 INDICE GEOGRAFICO 431

SUBIACO — Recensioni e notizie.
MERKEL C., Un mazzetto di leggende Sublacensi (not.), II, 192. ,
SUGANO, I, 447.

E È TARANO — Memorie e documenti.
Amori G., Tarano e i suoi podestà, III, 319-324.
TERNI — Memorie e documenti.

Parpi G., Due paci fra Terni e Narni, I, 551-518.
25 — Recensioni e notizie.
E Cosmo U., Della cosi detta Cappella dantesca in Terni (not.), II,

B 584 e sg.

3 : FABRETTI A., Iscrizioni romane di Gubbio e Terni nel Museo di
3 Torino (not.), I, 441.

E- Lanzi L., Sull'antieo nome di Terni (not.), IV, 207 e sg. — E v. I,

447 ; II, 583; IV, 204.
TODI — Memorie e documenti.
Cgor G., Goti, Greci e Langobardi a Todi, V, 47-80.

— Podestà, Capitani e Giudici di Todi nel XIII secolo, IIT, 303-317.
MANZONI L., Perugia e Todi nella scoperta dell'America, I , 421-430.
ScALvantI O., Lo Statuto di Todi del 1275, III, 325-312.

— kecensioni e notizie.
Ceci G., Malatesta di Pandolfo Malatesta e il Comune di Todi (not.),
II, 566.
— Documenti sui diritti del Comune nel Brefotrofio di Todi (not.),
III, 599.
; ZENATTI A., Un rimatore del dolce stil nuovo: Simone Ciatti [da
i Todi] (not.), VI, 122. — E v. I, 174, 176, 445; II, 199, 201, 566 ;
III, 395; IV; 206, 419; V, 802.
TORRE D'ANDREA, IV, 548.
TORGIANO, III, 387.
TORREORSINA — Recensioni e notizie.
Manassni P., Nota sullo Statuto inedito di Collestatte e Torreorsina
(not.), II, 187.
IPREVE IV; 195; VI, 118:

5 J. UMBERTIDE — Recensioni e notizie.
HE LuPATTELLI A., Un quadro di Luca Signorelli in Umbertide (not.),
I, 623 e sg.
MavARELLI F., Notizie e laude dei Disciplinati (not.) VI, 126. —
E v. II, 510.
UMBRIA — Memorie e documenti.
Atti della Società di Storia patria, I, 9 e sgg.; II, 3 e sgg.; III,

VISSO, VI, 195.

G. MAZZATINTI

239-249; IV, V e sgg.; V, V e sgg.; VI, III e sgg.

F[um1] L., Aneddoti curiosi, IV, 183-190.

Fumi L., Bibliografia storica, II, 33-39.

— La legazione del card. Ippolito de’ Medici nell’ Umbria, V, 477-
085.

— La Società Umbra di Storia patria, I, 3-8.

— Eretici e ribelli nell’ Umbria, III, 257-285, 429-489 ; IV, 221-301,
437-486; V, 1-46, 205-425.

SENSI F., [Proposta di raccolta d'antiche laude umbre], II, 21 e sg.

TENNERONI A., Per la paleografia Umbrica, II, 147-153.

— Recensioni e notizie.

)ELLUCCI G., Usi nuziali nell’ Umbria (not.), I, 440.

— Contributo alla bibliografia Umbra (not.) IV, 207.

BroussoLLE I. C., Pélerinages Ombriens (rec. di V. A.), II, 593-
595.

Corsucci V., Diario storico dell'Umbria dal 1001 al 1886 (not.), VI,
124.

FrouLKES C. I., Le esposizioni d'arte italiana a Londra (not.), I,
167 e sg.

FiurPPINI F., La riconquista dello stato della Chiesa per opera del-

l'Albornoz (not.), V, 165 e sg.

GERSPACH, L'Ombrie (not.), VI, 352.

GRIFONI O., La letteratura umbra nel XIII secolo (not.), VI, 128
e seg.

GurrauD G., Registres de Gregorio X (not.), I, 162 e sg.

— Registres d' Urbain IV (not.), I, 162.

— L’État pontifieal aprés le grand Schisme (not.), III, 295.

M. G., Appunti per l'arte umbra nel XV secolo (not.), VI, 533.

MAZZATINTI G., Analecta Umbra, V, 165-183, 441-458, 797-812; VI,
117 e sgg., 343 e sgg., 531 e sgg.

— e Fumi L., Analecta Umbra, V, 441-458.

Umbria (L') descritta e illustrata (not.) I, 172. — E v. I, 173,
175-77, 432, 434, 481 e sg., 440; II, 183, 200 e sg., 584; III, 219,
229, 391 e sg. ; 394, 399, 592, 593 e sg. ; IV, 191 e sg., 201 e sg.,
208, 207, 425, 550; V, 171, 450; VI, 125, 349 e sg., 358, 534,

.' 5936 e sg.
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INDICE ONOMASTICO

ACCADEMIA di belle Arti in Perugia, VI, 195, 131 e sg.

— degli Eecentriei, V, 170 e sg.
ACHILLEO vesc. di Spoleto, IV, 544 e sg.
ADIMARI BINDELLO, IV, 419.
ADRIANI PLACIDO, comico, IV, 423.
AGOSTINI C., Autobiografia e scritti minori di L. Bonazzi (not.), II, 561.
AGOSTINO DON, miniatore, V, 177.
— DI DUCCIO, V, 808...
— DA STRONCONE, frate, I, 477.
ALBERICO da Barbiano, v. Giannantoni L.
ALBERTI FABIO, V, 167.
— FILIPPO, en III;.294;
ALBORNOZ E., card., I, 175.
io. conti, v. Lisini.
ALDOBRANDINI, card., v. Fumi L.
ALESSANDRI L., v. Mazzatinti G.
ALESSI GALEAZZO, I, 621; II, 193.
ALFANI DOMENICO, pitt., I, 435; III, 393, 419.
— ORAZIO, III, 230, 393.
— PARIS, V, 799.
ALFIERI A., Memorie stor. di Fossato di Vico (not.), VI, 537 e sg.
— V.,L'amministrazione economica dell’antico Comune di Perugia,
II, 379-472.
ALIGHIERI opera II, 199, 567-70; IV, x V, 806; VI, 190 e sg.,
537. — E v. Novati F.
ALLEGRINI si. pittore, I, 434.
ALTEROCCA, v. Lanzi L.
ALTOVITI PALMIERO, IV, 419.
AMICIZIA G., Guida di Città di Castello (not.), VI, 125.
— Città di Castello nella fine del sec. XVIII, o il Viva Maria (not.),
VI, 129 e sg.
AMONE p., musico, III, 604.
AMORI G., Tarano in Sabina e i suoi podestà, III, 319-324.
AMULETI umbri, V, 177.
G. MAZZATINTI

ANDREA d'Assisi, pitt., I, 435.
— da Lecce, pitt., V, 179 e sg., 807.

— di Luigi, pitt., III, 393.

— da Perugia, poeta, II, 198, 586; IV, 423; VI, 537. V. Stramazzo.

— Pisano, IV, 544.

ANDREOLI M.» GIORGIO, I, 175; II, 185 ; III, 230, 406, 603; IV, 548
e sg. ; V, 172, 175, 186 e sgg., 451; VI, 124. V. Calzini E., Maz-
zatinti G.

— VINCENZO di Giorgio, V, 175.

ANDREUCCIO da Montefalco, frate, IV, 186 e sgg.

ANGELA da Foligno, I, 176 ; III, 402.

. ANGELELLI V. Narui, giur., I, 433.

ANGELI F. M., musico, III, 604.

— PIERO da Barga, v. Salza A.
ANGELICO beato, IV, 421, 424; V, 809.
ANGELO da Camerino, frate, VI, 128.
— da Orvieto, fonditore, V, 810.

— — I, 169 e sg.

ANGELUCCI A. Necrologio, II, 199.

ANNUARIO dell’Accad. Spoletina degli Ottusi (not.), II, 188.

ANSELMO, vesc. di Foligno, V, 170.

ANSIDEI, fam., v. Manzoni L.

ANSIDEI A. Il castello di s. Elena (not.), IT, 190. — V. Degli Azzi.

— R. II, 190; III, 225.

— V. Danzetta Nicola, necrol., I, 467.

— Alcune notizie sui rapporti fra Roma e Perugia nel sec. XIII, I,
591-599.

— Su alcuni rapporti fra Perugia e Spoleto nel XIV sec., IIT, 549-66.

-- Deliberazione sui savi dello Studio perugino (not.), VI, 356 e sg.

— La pace del 6 luglio 1498 tra Guidobaldo I e Perugia, V, 741-761.
— V. Broussolle I. C. ; Duff Gordon L.; Giannantoni L.; Tra-
balza C.

ANSIDEI V.- DEGLI. AZZI G., Regesto di documenti del sec. XIV re-
lativi a Città di Castello, VI, 411-509.

ANSIDEI V.- GIANNANTONI L., I codici delle Sommissioni al Comune
di Perugia, I, 136-153 ; IT, 131-146; III, 191-209; IV, 157-176; V,
421-491 ; VI, 817-328.

ANTINORI ORAZIO, IV, 425.

ANTIQUARIO JACOMO, VI, 15, 93-25, 98, 30, 33, 118.

— NICOLA, VI, 14.
ANTONIETTI COLOMBA, VI, 130 e sg.
87 INDICE. ONOMASTICO 431

ANTONIO S., eonvento di Perugia, I, 168.
— Feliciano, archit., V, 448. »
— di Luca da Spoleto, I, 433.

— da Perugia, capitano, III, 405.

— di Pietro di Giovanni, archit., I, 602 e sg.

— da Rieti, frate, III, 224; V, 450.

— da Roma, pittore, I, 603; IV, 195.

— da San Gallo, archit., IT, 196; V, 452.

— Tifernate, VI, 346.

— da Todi, III, 221; VI, 346.

AQUILINI VENTURA, tipogr., VI, 218 e sg.

ARCHIVI: Assisi, Comunale, III, 402; v. Pardi G.; Musicale di s. Fran-

cesco, IIT, 603 e sg.

— Bettona, III, 593.

— Bevagna, IV, 207.

— Città di Castello, Capitolare, V, 170; Notarile, VI, 127 e sg.

— Corciano, Comunale, VI, 538 e sg.

— Deruta, IV, 207.

— Gubbio, I, 173; Comunale, I, 432; II, 578; V, 176; della Chiesa
Cattedrale, I, 482; Notarile, V, 456.

— Montone, IV, 207.

— Orvieto, I, 178, 611 e sg. ; V, 180; Piccolomini, I, 619.

— Passignano, VI, 128.

— Perugia, IV, 207; Comunale, I, 174; VI, 141 e sgg.; Notarile, III,
373 e sgg.; di s. Agostino, VI, 539; di s. Domenico, ivi; di s.
Francesco, ivi; I, 177; di s. Martino, V, 641-80; di s. Pietro, I,
178; dell’ Università, V, 447 e sg.

— Spello, III, 593.

— Umbertide, I, 444; IV, 207.

— Umbria, V, 174.

ARCIPRETI C., VI, 16.

ARMANNI B., V, 7534.

ARNOLFO DI CAMBIO, I, 436.

ECDI-LAPO, V, 118; VI, 117.

AROMATARI G., III, 390.

ARTEGIANI A. G., VI, 534.

A'TTI, fam., V, 346 e sg.

— di Sassoferrato, VI, 347.

— dell’Accad. La Nuova Fenice (not.), II, 196 e sg.

ERE ER EET ERAR
&. MAZZATINTI

BAGLIONI, famiglia, II, 572; III, 387; IV, 548, 553; VI, 118.
— AGNESE, V, 449.
— BRACCIO, V, 449, 729, 732 e sg., 133 e sg., 736.
— CIONE, IV, 419.
— GALEAZZO, III, 405.
— GIAMPAOLO, IV, 553, 541.
— GUIDO, VI, 11, 26.
— GUIDO MALATESTA, V, 739.
— LUDOVICO RODOLFO, VI, 27.
— MONALDESCA, VI, 34.
— ORAZIO, V, 167.
- RODOLFO, VI, 11, 26.
— SIMONETTO, VI, 31.
BALDESCHI, famiglia, IV, 208.
— AGNESINA, suora, III, 405.
— LAUDA, IV, 208.
JALDI BERNARDINO, III, 401.
BALDOLI SILVESTRO da Foligno, v. Faloci Pulignani A.
BALLOTTOLA, cap. da Perugia, III, 405.
BANDI FEDERICO di Petroia, I, 431.
BANDINO da Foligno, II, 196.
BARBIELLINI AMIDEI A., Ricerche sull’antica città di Regillo, T
365-318.
BAROCCI FEDERICO, I, 168; V, 176.
BARTOCCIATE, VI, 125.
BARTOCCIO B., II, 588, 588; IV, 547. — V. Rosi M.
BARTOLI I., VI, 190.
BARTOLO v. Ubaldi Baldo; Scalvanti O.
BARTOLO da Spoleto, IV, 490.
BARTOLOMEO di Biagio, V, 453.
— da Castel della Pieve, poeta, I, 165, 176, 441; II, 198; V, 450.
— di Iacopo da Gualdo, I, 433.
— di Norcia, I, 431.
— di Pietro, V, 799.
BARZI BENEDETTO, lettore nello Studio di Siena e Ferrara, I, 433.
BATTISTA, pittore, VI, 533.
— frate da Montefalco, I, 431. i
BAUGIANIS DIONISIO (DE), giur. perugino, I, 164.
BAYLE PIETRO, V, 123.
BECI ANTONIO, VI, 540.
BECCHI LANDO, III, 229,

1

— di TIT

89 INDICE ONOMASTICO 439

BELLUCCI ADA, Notizie sulla zecca di Gubbio (not.), II, 184 e sg.
— — Monete perugine del 1540, IV, 535-542. a
— — Ultimo periodo della zecca perugina, VI, 1-10.

— ALESSANDRO, Pompeo Pellini ambasciatore di Perugia a Gregorio

XIII, II, 125-130.
— — I palazzi della Comunità di Perugia nel sec. XIII, V, 793-796.
— GIUSEPPE, Leggende tifernati, VI, 519-530.
— — Contributo alla bibliografia dell'Umbria (not.), IV, 207.
— — Usi nuziali dell'Umbria (not.), I, 440.
BENAMATI FLAMINIO, V, 176.
— IPPOLITO, vasaio, V, 175.
— ROBERTO, V, 176.

BENCI ALDOBRANDINI, vesc. di Gubbio, II, 195.

BENCIVENNE DA NORCIA, IV, 424.

BENEDETTI F. M., musieo, III, 604,

BENEDETTO di Viviano, archit., V, 448.

BENI GIULIO, VI, 117.

BENUCCI D. Di aleuni atti del notaio Gio. Cesidio da Gavignano, II,

113-124.
— Ancora gli Orsini, II, 541-551.

BENUCCIO da Orvieto, poeta, I, 165; II, 198.

BENVEDUTI, famiglia, V, 805.

BERARDINO da Gubbio, staffiere, I, 432.

BERNARDINI A. da Perugia, giur., I, 433.

BERNARDINO da Feltre, I, 176.

— di Mariotto, pitt., I, 168; II, 185, 199; IV, 194.

— di Nanni dell’ Eugenia, pitt., I, 169.

— da Perugia, bombardiere, III, 405.

— da Siena (S.), I, 177; II, 201; III, 402. — V. Déprez E.
— di Viviano, V, 448.
BERNARDO da Bessa, III, 402.

— da Perugia, I, 165.

BESTIARIO umbro moralizzato, I, 175, 448; III, 392.

BIANCONI G., Bettona umbro-etrusca e romana (not.), II, 579.
BIBLIOTECA: Assisi, I, 163, 431.
— Boccolini, VI, 122.

— Cascia, V, 452.
— Fabriano, I, 440.
— Gubbio, I, 481; III, 226.
— Narni, I, 178.
— Orvieto (famiglia Giberti), I, 164.

T
4 di
G. MAZZATINTI 90

— Perugia, Capitolare, IT, 189; Comunale, I, 431, 433; II, 576 e Sg.,
978, 584; III, 224, 602; IV, 205; Fabretti nella Comunale, I, 170 ;
di s. Pietro, I, 431.
— ‘Rieti, I, 177, 4831.
— Spoleto, I, 431.
— Terni, I, 431.
BIONDI U., Le antiche accademie letterarie di Città di Castello, VI,
511-517.
BOCCACCINO, pitt., I, 443 e sg.
BOCCARDINI, miniatori, V, 176.
BOCCOLINI G. B., V, 167; VI, 122.
BONACCORSI F., V, 727.
BONAZZI L., v. Agostini C.
BONCIARI A., VI, 540.
BONFIGLI BENEDETTO, I, 168, 176, 444; II, 185; III, 374-379; IV
428; V, 199, 809; VI, 125, 350. — V. Manzoni L.
BONGHI R., necrol., II, 215.
BONIFAZIO d' Orvieto, I, 431.
—- da Verona, v. Mazzatinti G.
BONSIGNORE, giudice di Città di Castello, T, 438.
BONSIGNORI GIOVANNI, III, 601; VI, 352.
BONTEMPI NICOLÓ, V, 681 e sgg.
BORGIA ALESS., V, 171.
— CESARE, ivi; III, 597.
BORRONI ALESS., III, 390.
BRACCESCHI G. B., II, 183.
BRACCESI ALESS., I, 435.
BRACCIO da Montone, v. Fortebracci B.
BRAMANTE, V, 799.
BRANCALEONE di Andalò, v. Pardi G.
BRANDELLI GIACOMO, V, 166.
BRANDILEONE F., Sull’ opera ined. di Raniero da Perugia (not.),
V, 453 e sg.
BRIZI A., Loggia dei maestri comacini in Assisi (not.), I, 440. — Della
rocca di Assisi (rec. di L. F.), IV, 557 e sgg.
BRIZI E., IV, 425.
BRIZIO (S.), III, 400; VI, 359.
BROUSSOLLE I. C., Pélerinages Ombriens (rec. di V. A.), II, 593-595.
BRUNAMONTI ALINDA, V, 178.
BRUNELLI C., Cantù C., neerol., I, 451.
BRUSCHI CARLO, V, 167.

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91 INDICE ONOMASTICO 441

BUATTINI, cronaca dei, VI, 128.
— A., Cronaca recente di Passignano (not.), VI, 128. Poll.
BUFALINI G. O., V, 167.

CACCINI UGOLINO, v. Novati F.
CAETANI LOVATELLI E., Di una larva convivale rinvenuta a Perugia
(not.), I, 441.
CALDAROLA G. F. (DA), pittore, I, 178.
— SIMONE (DA), pittore, ivi.
CALDEROTTI TADDEO, IV, 420.
CALI C., Pacifico Massimi e l'Hecatelegium (not.) IT, 192.
CALISSE C., Storia di Civitavecchia (rec. di Pometti F.), V, 459 466. —
E v. Scalvanti O.
CALVART, I, 168.
CALVIS ANTONIO (DE), pittore, II, 185.
CALZINI E., Il palazzo ducale di Gubbio, lI, 574 e sg.
— Per mastro Giorgio, IV, 401-417.
— Per un pittore umbro (not.), V, 450 e sg. — E v. Magherini Gra-
ziani G.; Urbini G.
CAMPANELLI B., Fonetica del dialetto di Rieti (not.), III, 602.
CAMPANO ANDREA, intarsiatore, Il, 583. i
— G. A., II, 184.
CAMPELLO CECCHINO (DA), III, 394.
— DELLA SPINA P., Vertenza intorno alla serie dei vescovi di Spo-
leto, III, 567-584.
CAMPI GALEAZZO, pittore, VI, 536.
CANESTRELLI A., L'abbazia di s. Galgano (rec. di P. L.), 11, 203-213.
CANTÙ C., v. Brumelli G.
CAPELLO BERNARDO, IV, 205.
CAPODIFERRO CHERUBINO, frate, I, 17.
CAPORALI BARTOLOMEO, I, 168; VI, 533.
— CESARE, Gli Orti di Mecenate con prefazione di A. M. Sodini (not.),
VI, 127. — E v. III, 595; IV, 552; VI, 531 e sg. — V. Pinetti A.
— G. B., pittore, I, 444.
CAPPELLARI TOMMASO, v. Tommaso da Rieti.
CAPPELLI A., Dizionario di abbreviature (rec. di Pometti F.), VI,
362-364.
CARDANETI O., v. Salza A.
CARINI ISIDORO, (necrol. di L. Fumi), I, 206-212.
CARLI RAFFAELE, pittore, IV, 206.
449 G. MAZZATINTI
CASANOVA E., v. Degli Azzi G.
CASATI C., Fortis Etruria (rec. di Lupattelli A.), M, 213 e sg.
CASSAROTTI G., VI, 532.
CASTELLANI G., [Nota sull'ultimo periodo della zecca perugina], VI
343-345.
CASTELLAR G., V, 171.
CATTA, v. Gattamelata Caterina.
CAVACEPPI A., IV, 208.
CAVALCANTI R., Inquisitore nell'Umbria, I, 438.
CAVALCASELLE G. B., IV, 197.
CAVALLINI, pittore, V, 809.
CECCARELLI ALFONSO, II, 581, 587. — V. Sforza G.
— VINCENZO, VI, 128.
CECCHINI E., L’archivio notarile a Città di Castello ‘(not.), VI, 197
e sg.
CECCOLI SER MARINO; v. Tenneroni A.
CECI G., Podestà, Capitani e Giudici di Todi nel XIII secolo, III
303-317.
— Goti, Greci e Langobardi a Todi, V, 47-80.
— Malatesta di Pandolfo Malatesta e il Comune di Todi (not.), II, 566.
— Documenti sui diritti del Comune nel Brefotrofio di Todi ( not.),
III, 599.
CERI, festa dei, IV, 204 e sg.; V, 179; VI, 359.
CERTINI ALESSANDRO, III, 598.
CESARINO DEL ROSCETTO, orafo, IV, 550.
CHERUBINO da Siena, frate, I, 177.
— da Spoleto, frate, 1I, 194; III, 224, 591 e sg.
CHIALLI VINC., pittore, I, 168.
CHIARA (S.), I, 171; II, 202, 583. — V. Cozza Luzi G., Sensi F.
CHIRURGHI G. L., v. Morici M.-Scalvanti O.
CIATTI SIMONE, poeta, v. Zenatti A.
CIMABUE, II, 200; V, 809 e sg.
CIOLO di Rinaldo da Orvieto, IV, 419.
CIRELLI VITTORE, I, 168.
CITTADINI FERD., V, 167.
CLARETTA G., v. Degli Azzi G.
CLEMENTE XI, V, 448 e sg.
CLITUNNO, III, 389, 399.
COLA di Caprarola, archit., II, 196.
COLALDI ANT., tipogr., VI, 218 e sgg

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93 INDICE ONOMASTICO 443

COLONNA, famiglia, v. Fumi L.
— VITTORIA, v. Tordi D. 2
COMACINI maestri, in Assisi, I, 440. 3
COMITOLI N., III, 387.
CONCORDIO (S.), II, 183.
— basilica, VI, 359.
CONESTABILE G. C., IV, 202.
CONFERENZE della Commissione senese di storia patrta (rec. di Gian-
nantoni L.), II, 591 e sg:
CONTI GIROLAMO, poeta, VI, 122.
— SIGISMONDO, I, 447; IV, 553
CONTOLI CLAUDIO, IV, 196.
COPPETTA F., IV, 552; VI, 307.
COPPOLI, famiglia, III, 218 e sg.
CORBARA AGNESE (DI), IV, 192.
CORBUCCI L., frate, III, 602.
— V. Diario stor. dell’ Umbria (not.), VI, 124.
CORNIA (DELLA), famiglia, Il, 571.
— ASCANIO, III, 282, 387 ; IV, 196; VI, 127.
CORRADO, duca di Spoleto, V, 170.
COSMO U., Della così detta cappella dantesca in Terni (not.), II, 584 e sg.
COSTANTINO di Rosato, V, 799.
COTTONEUS GIROLAMO, VI, 120.
COZZA LUZI C., Il codice magliab. della storia di s. Chiara, I, 417-426.
— Chiara d'Assisi secondo nuove scoperte e documenti (rec. di F[umi]
L.), 1, 185 e sg.
CRETONI B., V, 167.
CRISCI PIETRO, III, 232.
CRISPOLTI, famiglia, ll, 512.
— GREGORIO, V, 439 e sgg.
CRISTIANI A. G., V, 161.
CRISTOFORO di Nicola da Città di Castello, I, 435.
CROCIONI G., Dialettalismi del Quadriregio (not.), Vl, 533 e sg.
CRONICON Siculum, I, 164.
CUPOTINO da Norcia, III, 395.
CUTURI T., Ubaldo degli Ubaldi in Firenze, VI, 153-182.

DAMIANI FELICE, I, 168.
DANTI IGNAZIO, v. Palmesi V.
— VINCENZO, I, 179; III, 393; IV, 208; VI, 125.
G. MAZZATINTI

DANZETTA NICOLA, v. Ansidei V.

| — POMPEO, V, 802.

DE BONI SESTI S., da Norcia, VI, 352.

DEGLI AZZI G. Ansidei A., necrol., VI, 370 e sg.

— Gaudenzio Claretta, necrol., VI, 369 e sg.

— L'Archivio del Sodalizio di s. Martino di Perugia, V, 647-680.

— Un documento inedito sulla questione della data. dello Statuto vol-
gare di Perugia, IV, 177-182.

— I capitani del contado nel Comune di Perugia (rec. di ZL. G.), III,
607 e sgg.

— Le rappresaglie negli Statuti perugini (rec. di J£. Casanova), ll,
589-591. — V. Ansidei V.

DELLA TORRE, famiglia, V, 168 e sg.

DE MAURI, L'amatore di maioliche e porcellane (ree. di G. Mazza-
tinti), V, 185-190.

DEPREZ E., L'azione di s. Bernardino da Siena in Perugia, VI, 109 115.

— Recueil des documents pontificaux (rec. di L. lumi), VI, 140 e sgg.

DE ROSSI G. B., neerol. (di G. F. Gamurrini), I, 195-205.

DIANI TITO, tipogr., VI, 217 e segg.

DIOTISALVI da Foligno, lettore nello Studio di Ferrara, I, 433.

DISCIPLINATI di Gubbio, I, 176; di Cortona, I, 177. — V. Mazza.
tinti G.

DOLCE di Spoleto, IV, 553.

DONATI D. F., V, 167.

DORIO DURANTE, II, 511.

DUFF GORDON L., SYMONDS M., The story of Perugia (rec. di V.
Ansidei), IV, 550 e sgg.

EGIDIO (S.), V, 170.

— frate da Perugia, I, 177.

ELISEI G., Illustrazione storico-critica della chiesa dei pellegrini in
Assisi (not.), III, 215.

— Un sarcofago gentilesco e il coro di s. Rufino in Assisi (not.), II, 192.

— Sotterraneo della chiesa Ugoniana del 1028 (not.), III, 596.

— R., Della città natale di Sesto Properzio (rec.), V, 181-183.

EMANUELE GIUDEO, V, 173, 806.

ENEIDE (LA) travestita, III, 595.

ENRICO, b., da Perugia, I, 177, 447.

ENRIQUEZ E., V, 167.

ERCOLANI VINCENZO, IV, 205.

ERCOLE da Fermo, pittore, I, 178,
95 INDICE ONOMASTICO 445

ERESIE, III, 395.
ERETICI, I, 438. :
EROLI G., Deserizione delle chiese di Narni (not.), IV, 426.
EUGENIO IV, v. Fumi L.
EUSEBI LIVIO, incisore, V, 459.
EUSEBIO da s. Giorgio, pittore, I, 434.
FABRETTI A., Iscrizioni romane di Gubbio e Terni nel Museo di Torino
(not.), I, 441.
— Neerologia (di Tiberi L.) I, 189-194. — E v. II, 588; III, 390; IV,
202. — V. Ferrero E.; Rinaudo C.
FABRIZIO, poeta, v. Lambertazzi Fabruzzo.
FABRUZZO, poeta, v. Lambertazzi Fabruzzo.
FAETI G., Giovanni Muzi (not.), IT, 596.
FALOCI PULIGNANI M., Silvestro Baldoli senatore di Roma, I, 601-610.
— [Relazione sul Regesto di Sassovivo], II, 20 e sg.
— Vita di S. Eraclio (not.), If, 189.
— Le relazioni tra s. Francesco e Foligno (not.),I, 160.
— Le memorie dei ss. ap. Pietro e Paolo nel villaggio di Cancelli
(rec. di Pardi G.), I, 180-188.
— L'arte tipografica in Foligno nel XV secolo (not.), VI, 535 e sg.
FANI A., La deportazione (rec. di V. A.), III, 421 e sg.
FARNESE GUITTONE, vesc., III, 394.
FARNETTI CAMILLO, V, 166.
FEDERICO III, imp., V, 449.
FEDERICO d' Antonio di Carlo, paggio, I, 432.
— da Gubbio, ambasciatore, I, 432.
— -— detto Margante, paggio, ivi.
— di Montefeltro, V, 800.
FEDERIGHI ANTONIO, scultore, II, 200.
FELICE da Montone, capitano, III, 405.
FELICIANGELI B., Un'opinione poco nota sul luogo della battaglia di
Tagina (not.), II, 513.
FELICIANO (S.), leggenda di, III, 595.
FELICITA (S.), III, 218.
FELIZIANI MATTEO da Perugia, giurec., I, 164.
FERRERO ERMANNO, Fabretti A. (not.), IT, 187.
FERRI CARLO, VI, 541.
FERRONI, VI, 125. .
FFOULKES C. I., Le esposizioni d'arte italiana a Londra (not.), 1,
167 e sg.
FIDATI SIMONE, frate, III, 404,

ce,
G. MAZZATINTI

FILIPPESCHI, famiglia, II, 196.

FILIPPINI F., La riconquista dello Stato della Chiesa per opera di E.
Albornoz, III, 593; VI, 193; V, 165 e sg.

FILIPPO, frate, miniatore, V, 176.

FIORAVANTI F., III, 193.

FIORENZO DI LORENZO, pittore, I, 494, 444; II, 194, 584; II, 250,
379-382, 393, 420; IV, 194, 204; VI, 350.

FIORINO da Perugia, I, 432.

FLORI, pittore, I, 624.

FOLKLORE umbro, IV, 554; VI, 123.

FORESI MARIANO da Foligno, VI, 395.

FORTEBRACCI, famiglia, v. Magherini Graziani G.

— BRAECIO; II; 111,622; 11,:601; IV, 192:

- FORTUNATO da Perugia, frate, III, 601.

FRAIKIN J., Bulles inédites (rec. di Fwmi L.), VI, 366-368.
FRANCEIDE (LA), III, 595.
FRANCESCHINA (LA), I, 177.
FRANCESCHINI L., Documenti inediti sulla storia della reggenza di
Maria Cristina di Savoia (rec. di L. F[umi]), I, 633-635.
FRANCESCIADE (LA), V, 177.
FRANCHI FILIPPO, lettore nello studio di Ferrara e Padova, I, 439.
FRANCIARINI M., V, 167.
FRANCESCHINO da s. Colomba, musico, IIl, 604.
FRANCESCO (S.), I, 164, 176, 177, 434, 444, 446 e sg., 448; II, 194,
201, 572 e sg., 585 e sg., 587 e sg.; III, 221, 224, 291, 400 e sg.,
403, 598 e sg., 601; IV, 199, 421; V, 456 e sg., 808, 810; VI,
118, 197 e sg., 951. — V. Faloci Pulignani M.; Staderini G.
— chiesa d'Assisi, V, 808 e sg. ; VI, 350, 360.
— chiesa di Gubbio, VI, 533.
— d’Antonio, pittore, VI, 533.
— da Castello, pittore, IL, 185.
— da Castello della Pieve, pittore, IV, 208.
— di Giovanni di Barone, V, 199.
— di Girolamo d'Assisi, IV, 419.
— Maria II, duca d’Urbino, I, 174.
— da Montone, frate, III, 403.
— dalle Opere, V, 179.
— da Orvieto, I, 165.
— da Rieti, milite, IV, 420.
— di Rinaldo da Perugia, archit., I, 171.
da Spoleto, IV, 420.
* i e N
VESTI a dice Bare nivtm

9

INDICE ONOMASTICO

FREZZI FEDERICO, VI, 533.
FRONDINI ANTONIO, I, 626.

FUMI L., Eretici e ribelli nell’ Umbria, III,

957-285, 429-489; IV,
991-301, 437-486 ; V, 1-46, 205-425.

— I registri del Ducato di Spoleto, III, 441-548; IV, 137-156; V,

127-163 ; VI, 31-68, 231-277.
Società umbra di Storia patria, I, 3-8.
Isidoro Carini, necrol., I, 206-212.
I Colonna contro Roma ed Eugenio IV, I, 611-618.

— Gaetano Milanesi, necrol., I, 464-466.

Bibliografia storica umbra, II, 33-39.

La canapata, V, 445 e sg.

La legazione del card. Ippolito de’ Medici nell'Umbria, V, 477-585.

Relazione della presa di Perugia (1522), VI, 69-97.

Un codice di segnature del Governatore di Perugia (1468-70), VI;
99-108.

Il conte Guidantonio di Montefeltro e Città di Castello, VI, 377-407.

Una nuova cronaca di Perugia, V, 681-715.

Il card. Aldobrandini e il trattato di Lione, II, 321-339.

Tabarrini Marco, necrol., IV, 211-214.

Per la morte d' Umberto I, VI, 543 e sg. —

L'Inventario dei beni di Giovanni di Magnavia vesc. d'Orvieto
(not.), I, 164, 439.

Diario di ser Tommaso notaio (not.), I, 160 e sg., 439; IV, 191.

Giacomo III d'Inghilterra in Orvieto (not.), I, 439.

Il palazzo Soliano in Orvieto (not.), III, 223.

Balneoregensia ab. a. 1950 ad. a. 1377 (not.), ], 624 e sg.

Ricordi d'un Oratorio del sec. XV nel duomo d'Orvieto (not.), ll,
193. — E v. Cozza Luzi G.; Dèprez E.; Fraikin I.; France-
schini L.; Gatto A.; Mandonnet P.

G. M., v. M/azzatinti] G.
GABRIELLI, famiglia, v. Gabrielli C.

BERARDINO, I, 431.
€. I Gabrielli di Gubbio (not.), II, 571.
CANTE, IV, 420.

CECCIOLO, I, 623.

ENEA, capitano, IV, 200.
GABRIELE, I, 625.
GIROLAMO, capitano, IV, 200,
G. MAZZATINTI

GIULIO, III, 591.
— JACOPO, I, 162.
— LODOVICO, III, 591.

— PAOLO, lettore nello Studio di Siena, I, 433.

— PIERPAOLO, I, 431.
— PIETRO, vescovo, VI, 126.
— ROSSO, IV, 420.

GADDI TADDEO, V, 809.

GALASSI F. M., V, 168.

GALENO di Brunetto da Gubbio, notaio, IV, 420,
GALEOTTI ANTONIO, zecchiere, 11, 184.

— GIOV. FRANC., zecchiere, ivi.

— GIUSEPPE, zecchiere, ivi.

— P. EMILIO, zeechiere, ivi.

GALEOTTO d'Assisi, capitano, IV, 200.

— MARZIO, da Narni, V, 169.
GALLERIA, Benamati di Gubbio, V, 176.

— Bufalini di Città di Castello, VI, 195.

— Comunale di Città di Castello, ivi.

— Mancini di Città di Castello, I, 168; IV, 125.
— Ranghiasci di Gubbio, I, 435, 441; II, 582.

GAMURRINI G. F., G. B. De Rossi, necrol., I, 195-205.
— Le statue della villa di Plinio in Tuscis, VI, 409-416.
GARIBALDI G., III, 402; V, 804.

GASPARE da Todi, VI, 346.

— da Todi, commissario pontif., IV, 192.

GASPARINO da Perugia, arch:, II, 194: V, 448.
GATTAMELATA CATERINA, VI, 354 e sg.
— ERASMO, VI, 354.

GATTAPONE, v. Matteo di Gioannello.

GATTESCA, v. Gattamelata Caterina.

GATTI SATURNINO, pittore, V, 180.
GATTO A., Narrazione del terribile assedio di Famagosta (rec. di 7,.

F[umi]), I, 631 e sg. — E v. V, 451.

GAUFRIDO, III, 224 e sg.

GAUGELLI G., poeta, I, 159; IIT, 401.

GENNARI N., V, 167.

GENTILE ALBERICO, VI, 544.

— da Fabriano, II, 196 e sg.

— da Foligno, III, 221, 224; V, 448.

— da Rieti, IV, 420.

VOI TR BI P TS PISANO T
INDICE ONOMASTICO

GERALDINI ANGELO, I, 621; VI, 192. — E v. Geraldini B.
— ANTONIO, Specimen carminum (not.) I, 171 e sg. — E v. Geral-
# dini B.
T3 — ALESSANDRO, v. Tenneroni A.

[T — B., Specimen carminum Antonii Geraldini (not.), I e.ss
— La vita di Angelo Geraldini scritta da Antonio Geraldini, II, 41 58,
* 418-532.
B GERINO da Pistoia, pittore, III, 396 e sg.
È GERSPACH, L'Ombrie (not.), VI, 352.

GESTA SICILIAE, I, 164.

GHIRLANDAIO, I, 435 ; III, 391 e sg.
GIACCANI GIACCANO, IV, 419.
GIACOMO III d' Inghilterra, v. Fumi L.
GIACOMO da Gubbio, cant., I, 432.

— di Menicuccio da Orvieto, IV, 554.

— di Neri-di Monte, V, 799.

— Palladino, vescovo, III, 395.

— da Settisolio, III, 402.

GIAMBATTISTA di Luca da Spoleto, IV, 554.
GIANFRANCESCO da Spoleto, I, 433.
GIANGIACOMO d'Amelia, capitano, III, 405.
GIANNANTONI L., Alberico da Barbiano e suoi rapporti con Perugia,

V, 187-791.
— Lex perpetua quod Rectores Universitatis Studii perusini sint cives

orm qno

i huius civitatis, III, 211-214. — V. Ansidei V.; Conferenze.

1 — ANSIDEI V. [Relazione sul regesto dei documenti perugini], II,
È 16-19.

: GIBELLI A., L'antico monastero di s. Croce in Fonte Avellana (not.),
E III, 598.

GIORGIO mastro, da Gubbio, v. Andreoli Giorgio.

E GIOTTO; V, 809 e sg. ; VI, 127.

L GIOVANNANTONIO da Città di Castello, capitano, IIT, 405.
^ GIOVANNI XXIII, III, 395.

GIOVANNI di Angelo da Orvieto, fonditore, V, 810.

— Antonio da Spoleto, I, 433.

ix — .— da Todi; vasaio, V, 170.
&: — Battista da Speleto, I, 533.

— di ser Buecio da Spoleto, V, 168.
— Qesidio da Gavignano, notaio, v. Benucci D.
— da Foligno, frate, IIT, 601.

— Francesco, frate miniatore, V, 176.
G. MAZZATINTI
.— da Gubbio, archit., III, 596.
— da Imola, frate miniatore, V, 171.
— da Montefalco, frate, IV, 186 e sgg.
— da Montepulciano, frate miniatore, V, 177.
— da Orvieto, pittore, V, 178.
— da Parma, Commercium b. Francisci cum Paupertate (not.), I, 170.
— da Pisa, scultore, I, 435 e sg. ; VI, 351.
— da Rieti, VI, 346.
da Sanseverino, scultore, II, 192, 194.
-- di Scello da Spoleto, VI, 420.
— da Serravalle, frate, III, 406.
-- da Spoleto, I, 431; VI, 355.
— da Todi, I, 433.
— da Urbino, luogoten., III, 405.
GIROLAMO di Iacopo da Città di Castello, I, 433.
— Tifernate, I, 446.
GIULIANO, frate musico, III, 604.
— da Maiano, V, 179.
— da San Gallo, V, 179.
GIULIO II, II, 195 ; III, 395.
—, III, VI, 125.
GIUSTINIANO d'Amelia, IV, 553.
GORI F., Due monumenti relativi a un vescovo e ad un papa francese
e a un antipapa svizzero, scoperti a Rieti, VI, 919-987.
— Artisti romani in Rieti (negli a. 1455, 1464, 1511), I, 601-606.
— Sulla distruzione di Spoleto (1555), IV, 47-56.
— Una lapide commemorante il matrimonio celebrato in Rieti nel 1185
tra Costanza d'Altavilla ed Enrico VI (not.), IV, 421 e sg.
— Tre erme e una iscrizione greca (not.), IV, 426.
GOZZOLI BENOZZO, IV, 421 e sg., 494.
GRASSI mons., II, 566.
GRAZIANI famiglia, II, 519.
GREGORI famiglia, I, 168.
GREGORIO da Città di Castello, III, 222; IV, 196 ; V, 169, 454 e sg,;
VI, 581.
GREGORIO Tifernate, v. Gregorio da Città di Castello.
GRIFONI O., La letteratura umbra nel sec, XIII (not.), VI, 128 e sg.
GRISALDI NARDO, V, 799.
GUALTERIO F. A., card., V, 449.
GUALTEROTTI, famiglia, VI, 118.
GUARDABASSI F., Giovanni Pontano, IV, XVII e sg.

1————————
cime

101 INDICE ONOMASTICO 451

GUERRIERO SER, cronista di Gubbio, VI, 359.

GUCCI, stampatori, IT, 584; IV, 554; V, 455. *
— NICOLO, stampatore, II, 566.

GUIDALOTTI ALBERTO, V, 452 e sg.

GUIDANTONIO di Montefeltro, v. Fumi L.
GUIDARELLI G. A., V, 167.

GUIDINI CRISTOFORO, I, 177.

GUIDO di Giovanni di Mucarone d’Orvieto, III, 601.
GUIDONE del Dolce, da Gubbio, I, 432.

GUIDONI ANDREA, I, 433.

GUIDOBALDO, seultore, II, 582.

— I, duca d’ Urbino, v. Ansidei V. .

GUIRAUD G., Registres d'Urbain IV (not.), I, 162.

— Registres de Gregorio X (not.), I, 162 e sg.

— La badia di Farfa alla fine del sec. XIII (not.), I, 171.

KORTE G., Ueber eine altgriechische Statuette der Aphrodite aus der
Necropole von Volsinii (rec. di G. Pardi), I, 184 e sg.

KOVALEVSCKI M., v. Pardi G.

KRAUS F. X., Luca Signorellis (not.), I, 166 e sg.

IACOBINO da Spoleto, IV, 420.
IACOPONE da Todi, T, 163, 165, 176, 431; II, 572 e sg., 585 ; III, 224
389, 601 e sg. ; IV, 548; V, 175; VI, 128.
IACQUES de Vitry, v. Sabatier P.
IAGO (S), VI, 123.
IBI SINIBALDO, I, 434 ; IV, 201.
INDIVINI DOM., incisore, II, 582.
INGEGNO, v. Andrea di Luigi.
INNOCENZO III, I, 441. — v. Lanzi L.
INNOCENZO da Norcia, capitano, IV, 200.
INVENTARIO di codici I, 163.
-— della biblioteca di s. Franc. d'Assisi, ivi.

,

L. F., Aneddoti curiosi, IV, 183-190. — E v. Brizi A.

L. G., v. Degli Azzi G.

LALLI G. B., III, 595.

LAMBERTAZZI FABRUZZO, poeta, VI, 128 e sg.

LANZI L., Di un iodo d'Innocenzo III ai Narnesi specialmente per
la terra di Stroncone, I, 126-135.

— Sangemini; ricordi d’arte e di storia (not.), I, 164 e sg.

"T "i
—— *
459. È G. MAZZATINTI 102

— Sull’antico nome di Terni (not.), IV, 207 e sg.

— ALTEROCCA, Guida di Terni (rec. di V. A.), VI, 361 e sg.

LAPO da Castiglionchio, VI, 346. 1

LAUDE, II, 200; III, 387, 392; V, 174 e sg.

LAUTIZIO da Perugia, orefice e zecchiere, IIT, 600 e sg.

LAZZARELLI G. F., V, 166.

LEONI PIERLEONE, III, 408.

| LEOPARDI BAUDINO, lettore a Ferrara, I, 433. EO

Mc LIBER Conformitatum, 1, 441. E
: LIPPI ANNIBALE, archit., I, 443. : [E

— LIPPO, V, 809.

LISINI, Una nuova zecca dei conti Aldobrandeschi (not.), I, 438 e sg.

IR VG LITTI, miniatore, V, 176.

j l a LORENZO (S.) in Vincis, chiesa presso Orvieto, I, 177.

I LORENZO DI CREDI, I, 169.

LOTTIS L. (DE) da Spoleto, I, 431.

LUCA da Perugia, lettore a Siena, I, 433.

— da Perugia, pittore, III, 388 e sg.

LUCIANO di Laurana, I, 178; 1I, 199, 575.

LUDOVICO da Foligno, scultore, II, 195.

RIE LUDOVISI I., Memorie stor. del ducato di Spoleto (not.), I, 619. :
adi LUPO da Todi, IV, 419. :
n LUPATTELLI A., Un quadro di Luca Signorelli in Umbertide (not.), )

I, 623 e sg.

va — Sull'importanza artistica di Montone (not.), I, 168. Le
ipe — Storia della pittura in Perugia (not.), II, 137. p
Hi | : — Sull'importanza degli edifici spettanti all'ordine dei cavalieri Gero- È
14 — : solimitani in Perugia e circondario (not.), VI, 123. — E v. Ca- E
di | sati C. |

| LUZI L., Le mura d’Amelia (not.) I, 159 e sg.
ES LUZII F., VI, 190.

Hu M. G., Appunti per l'arte Umbra nel XV sec. (not.), VI, 533.

È i ]* MAGHERINI GRAZIAN( G., Investitura di Montone a favore dei For-
B tebracci, IIT, 383 e sg.

THA | — L'arte a Città di Castello (rec. di E. Calzini), V, 190-197.
fi MAGI F., Pittore, I, 624; VI, 533.

MAGNAVIA GIOVANNI (DI) v. Fumi L.

MAIOLICHE umbre, III, 406 e sg., 605; V, 185-190; VI, 124 e sg.
MAITANI LORENZO, I, 173; II, 194 e sg. ; VI, 351.

MANASSEI P., Nota sullo statuto inedito di Collestatte (not.), II, 187.
103 IND!CE ONOMASTICO i459

MANCINI GIULIO, V, 457.
MANDONNET P., Siger de Brabant (rec. di L. Fumi), VI, 133 e sg.
MANFREDI PIERMATTEO, v. Serdenti Piermatteo.
MANENTE CIPRIANO, III, 591.
MANENTOLI, famiglia, I, 435.
MANNI GIANNICOLA, IIT, 393.
MANNO (S.), torre di, V, 806.
MANSUETI FRANC., V, 126.
MANTEGNA A., II, 185.
MANZONI L., La madonna degli Ansidei, V, 621-645.
— Perugia e Todi nella scoperta dell'Ameriea, I, 421-450.
— Frane. Pipini da Bologna (not.), IT, 978.
— Spogli dell'archivio notarile di Perugia, III, 373-382.
— I quadri dello Sposalizio dipinti da Pietro Perugino e da Raffaello,
IV, 511-534.
— Commentario di Benedettto Bonfigli, IV, 289-316.
MARABOTTINI famiglia, v. Valentini V.
MARCANTONIO d'Antoniazzo da Roma, pittore, I, 605.
MARGANTE v. Federico da Gubbio.
MARINANGELO da Terni, capitano, III, 405.
MARINO da Spoleto, I, 433.
MARTELLI PIETRO, III, 387.
MARZI DEMETRIO, Notizie intorno ai documenti e agli archivi più
antichi della Rep. fiorentina (rec. di F. Pometti), VI, 364-866.
MARZOCCHI ANT., stampatore, IV, 554.
MASARELLO da Todi, poeta, VI, 128.
MASSIMI PACIFICO, v. Calì C.
MATTEO di Angelo da Orvieto, lettore nello Studio di Siena, I, 483.
— di GIOANNELLO, detto Gattapone, archit., I, 169 e sg.
— da Gualdo, II, 200.
— di Iacopo d’Angelo da Rieti, IV, 420.
— da Perugia, frate, IV, 183-185.
— da Rieti, IV, 420.
— di Vannolo, amanuense, IV, 541.
MATTIOLI A., pittore, V, 199.
— M., v. Salza A.
MATTIOLO da Perugia, medico, V, 450.
MATURANZIO, II, 583.
MAURI FRANC., V, 177.
MAVARELLI F., Notizie e laudi dei disciplinati d' Umbertide (not.),
VI, 120:
454 hi G. MAZZATINTI 104

MAZZANCOLLI L., vesc. di Terni, VI, 349.
MAZZATINTI G., Di alcune leggi suntuarie eugubine, IIT, 287-301.
— La lezenda di fra Raniero Faxano, II, 561-563.
— Di Bonifazio da Verona autore dell'Eulistea, II, 557-561.
— Gubbio dal 1515 al 1522, I, 81-105.
— Analecta Umbra, V, 165-183, 447-458, 797-812; VI, 117 e sg., 343 i
e sgg., 531 e sgg. E i
— Mastro Giorgio Andreoli (not.), IV, 549. i
— Statuto e matricola dell’ arte dei pittori in Perugia (not.), VI, 345
e sg. |
— Gubbio sotto i Duchi d'Urbino (not.), III, 597.
— [Discorso storico sul palazzo dei Consoli di Gubbio] (not.), I, 169 e sg.
— [Sulle relazioni tra Gubbio e Firenze] (not.), I, 162.
— Costruzioni dei disciplinati di s. Andrea di Perugia (not.), I, 161.
M[AZZATINTI] G., [Gubbio], III, 219-221. — E v. De Mauri; Morelli
G.; Pardi G.
— ALESSANDRI L., I Mss. del conv. di s. Francesco d' Assisi (not.),
I, 163 e sg.
MAZZOCCHI ANT., stampatore, II, 566. E
MEDICI IPPOLITO (DE), v. Fumi L.
MEDICIS RINALDO (DE), IV, '419.
MEILI F., Die theoretischen Abhandlungen von Bartolus und Baldus
etc. (not.) IT, 191.
MENICONI GIROLAMO, III, 405.
— FILIPPO, V, 167.
— MARCANTONIO, ivi; IV, 193.
MERLINI ORLANDO, pittore, II, 200.
MERKEL C., Un mazzetto di leggende Sublacensi (not.), II, 192. —
E v. Tommasini Mattiucci P.
METASTASIO P., I, 626.
MEZZASTRI P., pittore, IT, 196; III, 215.
MICHAELI M., Storia di Rieti (not.), V, 811 e sg.
MICHELANGELO da Gubbio, staffiere, I, 439.
MICHELOTTI CECCOLINO, poeta, VI, 199.
MILANESI G., v. Fumi G.
MILANO (IL) v. Ovidio.

-MINERVIO S., II, 183.

MINO da Fiesole, I, 443. |
MINUCCIO di Rinaldo da Perugia, archit., I, 171. i3
MONALDESCHI BART., poeta, II, 586. — T
— BERARDO, senatore, III, 394.
gr) -% cmm

105 INDICE ONOMASTICO —

— CORRADO, IV, 419.

— ERMANNO, v. Pardi G. z

MONALDI, famiglia, II, 196.

MONALDO da Orvieto, poeta, I, 165; II, 586; VI, 122.

— da Spoleto, 1V, 420.

MONTE di Pietà di Gubbio, II, 196.

— di Perugia, ivi.

— di ser Cola, V, 199.

MONTEMELLINI N., V, 167.

MONTESPERELLI AVERARDO, V, 171; VI, 16.

— Z., Brevi cenni storici dellAccad. di belle Arti in Perugia (not.),
VI, 131° e sg.

MONTICASTRI B., frate, I, 447.

MORELLI G., Della pittura italiana (rec. di G. Mazzatinti), III, 418-490.

MORICI M., Il « greve giogo » di Nocera e Gualdo Tadino (not.), VI,
119.

— SCALVANTI O., Due note su Gianlorenzo Chirurghi prof. di medi-
cina in Perugia, VI, 329-341.

MORINI A. I mss. della biblioteca Comunale di Cascia (not.), V, 452.

— Carsula (not.), II, 579 e sg.

MORONI TOMMASO, II, 199; V, 169, 458. — V. Tommaso da Rieti.

MOSCATO di Benedetto da Spoleto, I, 433.

MOSCHEIDE (LA), III, 395.

MOSCOLI NERIO, II, 190; VI, 198. — E v. Tommasini Mattiucci P.

MOSSI CARLO, pittore, T, 168.

— Vincenzo, pittore, ivi.

MUCIO da Perugia, frate, I, 447 ; II, 198.

MUGNONI FRANC., VI, 118.

MURATORI L. A., V, 161.

MUSCOGIURI F., Pontano Giovanni, i primi anni e i primi studi (not.),
VI, 353 e sg.

MUSEFILO GIOV., da Gubbio, I, 620.

MUSEO etrusco di Perugia, I, 439 e sg. ; II, 583; IV, 425.

MUZI GIOV., vescovo, v. Faeti G.

MUZIO SER, v. Stramazzo.

MUZIOLO da Perugia, lettore in Ferrara, I, 433.

NALDO da Perugia, IV, 419.
NARDI IACOPO, IV, 205.

NATALUCCI DURASTANTE, V, 167 ; VI, 118.
NELLO di Nicoluccio, miniatore, IIT, 230.
mercio ELI La CA ay ao FESURUS
VA UR ADR T amt NS

TUUM

arr ear D EDAD TIT.

'- d. MAZZATINTI

NERI FILIPPO (S.), oratorio in Perugia, IIT, 403 e sg.
NERI di Monte, V, 199.

NICOLA d'Angelo d' Orvieto, fonditore, V, 810.

— da Pisa, scultore, I, 435 e sg.

— da- Spoleto, IV, 490.

NICOLÒ da Calvi, IV, 543.

— di Liberatore, I, 444 e sg. ; IT, 186, 200; III, 393 ; IV, 194 ; VI, 350.
— del Proposto, poeta, I, 165, 176.

NINO di Masulo da Spello, sigillo di, I, 435.
NOVATI FR., Maestro Ugolino da Montecatini medico del sec. XIV

(not.), II, 579.

— Fu Dante maestro di Ubaldo da Gabbio? (not.), VI, 121.

ODERISI, miniatore, III, 230, 386; V, 168.
ODDI, fazione degli, IV, 553.

— CARLO, VI, 118.

— FILIPPO, IV, 553.

=:G., V, 130.

— LUDOVICO, III, 381.

-- POMPEO, I, 431.

OJETTI U., D'un affresco ignoto di Tiberio d'Assisi (not.), IIT, 227 e sg.
OLIVA A., VI, 348 e sg.

OLORINI, v. Urbini G.

ONDEDEI PAOLO, I, 433.

ONOFRIO da Perugia, lettore a Siena, I, 433.

ORCAGNA ANDREA, II, 194.

ORFINI EMILIANO, orafo, V, 448.

— LUCA, orafo, ivi.
ORLANDO, grotta di, VI, 193.
ORMANNI BALDASSARRE, V, 449.
ORSINI, famiglia, v. Savio F.: Benucci D.

— di Campodifiore, v. Savio. F.

— di Licenza, v. Savio F.

— di Tagliacozzo, v. Savio F.

— RINALDO, v. Savio F.

— SIMEOTTO, v. Savio F.
OTTAVIANO di Martino di Nello, pittore, II, 185, 572; III, 401 ; IV;

203, 422 e sg.; V, 450 e seg., 797-799, 809; VI, 850; 360.

OVIDIO, SEHE il Milano, libraio, V, 189 e sg.
ciprioti
DOPO ANS I

107 i INDICE ONOMASTICO. 457

P. Z., v. Canestrelli A.
PACCHIAROTTO, pittore, I, 443. '
PAGGI LEOPOLDO, pittore, VI, 533. -
PAGLIARINI G., V, 167. i
PAGNOTTI FRANC., necrol., II, 205-17.
PALMESI V., Ignazio Danti, V, 81-125.
PALMI LUCANGELO, poeta, II, 584.
PALTRONI P. A, III, 401.
PANDOLFI GIANNANT., I, 447 e sg.
PANDOLFINI ALFONSO, VI, 123.
PANFILI, palazzo dei, v. Tesorone G.
PAOLO III, II, 197.
— d'Antonio da Gubbio, I, 433.
— da Gubbio, I, 432.
— da Perugia, II, 565; V, 169.
PAOLUCCI padre, musico, III, 604.
PARDI G., Atti degli scolari dello Studio di Perugia dal 1497 al 1515,
IV, 487-509.
— Gli Statuti della Colletta d’Orvieto, I, 25-86; IV, 1-46.
— Il Catasto d’Orvieto del 1292, II, 225-320.
— A proposito d’un articolo di Massimo Kovalevski sulle conseguenze
economiche della peste in Italia, II, 167-132.
— Il governo dei signori Cinque in Orvieto (not.), I, 167.
— La signoria di Ermanno Monaldeschi in Orvieto (not.), I, 619.
— Due paci fra Terni e Narni, I, 551-518.
— Relazioni di Amelia col Comune di Roma e i nobili romani, I, 579-590.
— Serie dei supremi magistrati e reggitori d'Orvieto, I, 337-415.
— L'Archivio comunale di Assisi (rec. M/azzatinti] G.), I, 629 e sg. —
E v. Faloci Pulignani M.; Kòrte G.; Terrenzi G.
PARADISI, cappella dei, in Terni, I, 447.
PATARENI, III, 219.
PATETTA F., Appunti da un ms. della Capitolare di Perugia (not.),
T15-189.
PAZZI, RAFFAELE, VI, 123.
PELLINI POMPEO, VI, 118. — E v. Bellucci A.
PENNA ORSOLINA (DELLA), IV, 202.
— TADDEA, ivi.
PENNINA, la bella; v. Penna Orsolina.
PERETTI FLAMINIO, tipografo, VI, 218 e sg.
PERIGLI ANGELO da Perugia, IIT, 601.
PEPETUA (S.), III, 218.

EU SE
G. MAZZATINTI

PERUGINO PIETRO, v. Vannucci P.
PERUZZI BALDASSARRE, IIT, 227.
PETRUCCI, musico, III, 604.
PETRUCCIANI LODOVICO da Terni, IV, 546.
PIAZZA P., frate, I, 447.
PIERO della Francesca, I, 444; V, 809; VI, 360.
PIERRUGUES A. D., L’assedio di Firenze, poema di Mambrino Roseo
(rec. di T'[enneroni]| A), I, 186 e sg.
— Elenco dei capitani e uomini d'arme appartenenti agli Stati della
Chiesa ecc. (rec. del med.), I, 187, e sg.
PIETRO (S.), chiesa di Perugia, IV, 548.
— Angelo di Giovanni, eronista, v. Scalvanti O.
— da Gubbio, lettore dello Studio di Siena, I, 433.
— da Perugia, miniatore, II, 579.
— Perugino, v. Vannucci P.
— da Rieti, maestro, IV, 490.
PIETROPAOLI CARLO, Il Conclave di Perugia e l'elezione di Cele-
stino (not.), I, 170.
PIEVE di s. Maria di Teverina, 173.
— di s. Pietro di Teverina, ivi.
PINACOTECA di Spoleto, I, 169, 178.
PINDEMONTE IPPOLITO, II, 190.
PINETTI A., Vita e opere di C. Caporali (not.), III, 595.
PINTURICCHIO, I, 169, 176, 435, 443 e se 446, 624; II, 187; 194,

et
196, 586; III, 227, 229 e sg., 393, 395-97, 605 e Sg.; IV, 194 e
Sg., 205 e sg., 424, 427, 548; V, 178, 808; VI, 350, 300, 535.
PIPINI FRANC., v. Manzoni L.
PLINIO, villa di, VI, 409-416.
POLICRETO di Cola, pittore, VI, 533.
POMARANCIO N., pittore, I, 624.
POMETTI F., v. Calisse C.; Cappelli A.; Marzi D. ; Speculum.
PONTANI V., IV, 425.
PONTANO FRANC., II, 565.
-— GIOV., v. Guardabassi F.; Muscogiuri F.
— TOMMASO, II, 198; IV, 554; V, 800 e sg.
PONZIANO (S.), II, 183.
PORZIUNCOLA, III, 202, 230 e sg., 409.
POZZETTI A. F., V, 167.
PRATESI P., Sul vero luogo della battaglia di Gubbio o Tagina (not.),
III, 397 e sg.

TE
ve IERI ii Annan ET

| ROSI M., La signoria di Francesco Sforza nella Marca (not.), II, 184.
ES | — La riforma religiosa in Liguria e l' eretico umbro Bart. Bartoccio
(not.), I, 436 e.sg.

ROSSI A., Necrol. e bibliografia (not.), IT, 194, 199.

— DOMENICO, cronista, I, 174.

— GIOVANNI, cronista, ivi,

109.

PROPERZIO, I, 164, 174, 178; II, 189 e sg.; VI, 119 e sg., 357. — E

v. Elisei R.

PROSPERI ANT., V, 167.

RACANELLI LAZZARO, I, 431. ne
RAFFAELLI BOSONE, I, 163, 165; II, 198, 561-10, 518, 583, 587; III,
d 339, 394; IV, 551 e sg.; V, 173, 450, 806.
RAGNOTTI C., III, 591.
RAMUSIO GIR., VI, 354 e sg.
RANIERI, famiglia, VI, 126.
E — BERNARDINO, VI, 126.
3 — RUGGERO, VI, 126.
5 RANIERO FASANO, v. Mazzatinti G.
— Goezii da Gubbio, IV, 420.
— da Perugia, IV, 424. — E v. Brandileone F. Rai
N — di Stefano da Orvieto, V, 804. i
RAPPRESENTAZIONI sacre, I, 176; IV, 193, 547. i
RASIGLIA MARCO, VI, 118.
RAVAGLI F., Due sonetti di Lorenzo Spirito (not.), I, 162.
RELIQUIE, inventario di, VI, 533.
REYMOND M., La fontana di Perugia (not.), I, 435 e sg.
RIARIO GIR., VI, 11.
RICCI A. M., V, 805 e sg. ii
RIGO di Domenico da Perugia, III, 232. E
RINALDO di Manente da Spoleto, IV, 420. ul
— da Todi, IV, 419.
RINAUDO C., Commemorazione di A. Fabretti (not.), I, 442.
ROBBIA (DELLA), III, 596.
— ANDREA, V, 808.
ROCCO da Vicenza, V, 799.
ROMITELLI MARZIO, v. V. A.
ROSCETTO, orafo, II, 200.
ROSELLI ROSELLO, poeta, VI, 117.
E ROSEO MAMBRINO, L'assedio di Firenze (rec. di T/enneroni] A). I,

186 e sg.

INDICE ONOMASTICO


ì A Or] a È

460 : G. MAZZATINTI 110

— ERCOLE, luogoten. in Todi, II, 566.
ROSSO da Perugia, scultore, I, 436.

ROTELLI LAUTIZIO, v. Lautizio da Perugia.
RUBEIS GIACOMO (DE), IV, 419.

SABATIER P., Note di viaggio d'un Prelato francese in Italia (Iaeques
de Vitry, 1216), I, 106, 113.

— Un nuovo documento sulla concessione del Perdono d'Assisi, II,
039-546.

SACRIPANTE G., card., V, 449.

SALLUSTIO di Guglielmo, lettore a Siena, I, 433.

SALVIANI BALDO, tipografo, VI, 218 e sgg.

— GASPARE, VI, 532.

SALZA A., Due letiere di Orazio Cardaneti perugino a Pier Angeli da
Barga, V, 181 185.

— Mattiolo Mattioli da Perugia, lettore di medicina a Padova nel. XV
secolo, V, 775-780.

SANCASSANI D. A., V, 167.

SANSI A., necrol., II, 195.

SANTE di Tito, pittore, II, 185.

SANTICCHI BERNARDINO, cant , I, 432.

SANTINI P., Documenti dell'autica costituzione del Comune di Firenze
(not.), I, 437 e sg.

SANTI GIOVANNI, Federico di Montefeltro, cronaca (not.), II, 573 e sg.

— E v. II, 185; III, 401.

SANZIO RAFFAELLO, I, 168, 435, 447 ; III, 400, 402, 597; IV, 200
e sg., 205 e sg., 207, 548; V, 176; VI, 356, 536. — E v. Man-
zoni L.

SARTI-FATTORINI, De claris archigymnasii Bonon. prof. (not.), II,
010 e sg.

SAULI VINC., V, 167.

SAVIO F., Simonetto Orsini e gli Orsini di Castel s. Angelo, I, 535.548.

— Le tre famiglie Orsini di Monterotondo, Marino e Manoppello, II,
89-112.

— Rinaldo Orsini di Tagliaeozzo, signore di Orvieto, e gli Orsini di
Tagliaeozzo, di Licenza e di Campodifiore, IIT, 161-189.

SCALA MANETTO (DELLA), IV, 419.

SCALVANTI O., Statuto della Societas Germanorum et Gallorum in Pe-
rugia nel XV, sec., V, 589-626.

— Lo Statuto di Todi del 1275, III, 325-372.
INDICE ONOMASTICO 461

Cronaca inedita Perugina di Pietro Angelo di Giovanni, IV, 51-136,
303-400. ; ,
- — Il Mons Pietatis di Gubbio (rec. di C. Calisse), III, 609 e sg.
— L'Inventario regesto dell'Archivio universitario di Perugia (not).,
V, 4 e sg.
— Notizie inedite di due insegnanti di medicina a Perugia nel XV
sec., V, 439-443.
— Appunti inediti d'un cronista perugino (not.), V, 449.
— Un'opinione di Bartolo sulla libertà perugina, II, 59-88.

29R

— Considerazioni sul primo libro degli statuti perugini, I, 217-335.
— [Relazione sugli antichi Statuti perugini), II; 5-15.

— Sul ritrovamento di un codice di cronaca perugina, II, 155.166. —
E v. Morici M.

SCELLO di Bartoletto da Spoleto, IV, 490.

SCEVOLA NICOLO, II, 183.

: SCIARRA COLONNA, v. Pardi G.

E. SEBASTIANO di Rodolfo, pittore, I, 118.

b SEMASSANI A., V, 161.

SENECA TOMMASO, V, 801.

SENSI F., [Proposta d'una raccolta delle antiche laude umbre], II, 21
e seg.

-. Leggenda latina versificata del sec. XIII intorno a s. Chiara d'As-
sisi, I, 114-125.

SENTINO, battaglia del, III, 589 e sg.

SENZIA (S.), II, 183.

SERDENTI P. M., V, 448.

5 SERGII PACTUM, I, 164.

È SEVERO da Gubbio, poeta, VI, 117.

È SFORZA G., Alfonso Ceccarelli di Bevagna (not.), I, 620.

: SIEPI SERAFINO, I, 177.

SIGERI di Brabante, v. Mandonnet P. — E v. VI, 351.

È SIGNORELLI LUCA, I, 166, 168; II, 570; III, 387; IV, 204; VI, 356.

* — E v. Kraus F. X.; Lupattelli A.

SIMONE da Cascia, V, 803. — E v. Fidati Simone.

SINIBALDO da Gubbio, miniatore, V, 177.

— da Perugia, poeta, I, 165; II, 586.

SODINI A. M., v. Caporali C.

SOISSONS, vescovo di, VI, 280 e sgg.

SORDINI G., Di alcune antiche pitture di Spoleto, III, 585 588.

— Scoperte di antichità a Spoleto (not.), IV, 426.

SPADALUNGA F., I, 447,
462 È G. MAZZATINTI 112

SPAGNA. GIOV., I, 169, 484, 445 ; VI, 125.

SPARAPANI ANT., pittore, I, 175.

— PAOLO, pittore, ivi.

SPECULUM perfectionis, seu s. Francisci legenda (rec. di P. Pometti),
IV, 429 434.

SPINACI F., Un tempio attribuito a Bramante: (not.), V, 799,

SPINOLA mons. GIULIO, I, 620. i

SPIRITO LORENZO, I, 159; II, 184, 190; III, 594 e sg. — E v. Ravagli F.

STADERINI G., Sulle fonti dei Fioretti di s. Francesco, II, 339 364.

STAFFA BALDASSARRE (DELLA), III, 405.

— G. C., I, 431.

STEFANO, cancelliere del vesc. d’ Orvieto, V, 458.

STRAMAZZO da Perugia, poeta, I, 165; II, 578, 586; IV, 433.

TABARRINI MARCO, v. Fumi L.
TASSI AGOSTINO, pittore, I, 434.
TASTI GASPARE, VI, 352 e sg.
TAVOLE eugubine, III, 224, 599 e sg.; IV, 202 e sg., 543 e se., 553; E.
V, 180, 452, 807. E.
TELEUTELOGIO, v. Zingarelli N. n
TENNERONI A., Per la paleografia umbrica, II, 147-153.
— Di un codex diplomaticus perusinus, V, 763-774.
— Il testo volgare dell'Itinerarium di Aless. Geraldini d' Amelia, I,
154 158.
— Due sonetti di ser Marino Ceccoli (not.), I, 159. — E v. Pierrugues
A. D.; Roseo Mambrino.
TEOBALDO, vescovo di Gubbio, v. Ubaldo (S.).
TERRENZI G., Un periodo di storia Narnese all'epoca dei Comuni (rec.
di G. Pardi), I, 449 e sg. 1
— Appunti e note storiche del Comune di Narni durante il secolo XIII JE
(not.), II, 188 e sg. — E v. Valli G. 53
TESORI P. M., tipogr., IV, 191 e sg. | 3
TESORONE G., Gubbio e i soffitti del palazzo Panfili (not.), II, 587. È
TIFERNATE GIROLAMO, v. Girolamo Tifernate.
TIBERI L., Necrologia di A. Fabretti, I, 189-194.
TIBERIO d'Assisi, III, 393. -— E v. Ojetti U.
TIBERTI, famiglia, III, 598.
TINTINNASSI ROSATO, tipografo, VI, 209 e sg.
TODINO da Rieti, ser, IV, 420.
TOMMASINI MATTIUCCI P., Nerio Moscoli da Città di Castello, III,
1-159.
113 INDICE ONOMASTICO

— Merkel Carlo, necrol., V, 467-471.
— L'Istruzione a Città di Castello dalla seconda metà del sec. XVI
(not.), IV, 546.

TOMMASO, frate miniatore, V, 177.

— da Camerino, V, 801.

— da Celano, frate, II, 586.

— da Cortona, pittore, I, 168.

— Martano, II, 183.

— da Perugia, figulo, V, 175.

— di Pianciano, senatore, III, 394.

— da Rieti, I, 174, 445.

— di ser Rigo, poeta, III, 232; V, 169.

— di Silvestro, eronista, v. Fumi L.
TOMMASUCCIO da Foligno, frate, I, 165; II, 572, 586; VI, 534.
TORDI D., La stampa in Orvieto nei secoli XVI e sg., VI, 183-230.

— Vittoria Colonna in Orvieto durante la guerra del sale, I, 413-533.
TORELLI R., I, 626; III, 233.

TORNAQUINCI GHERARDO, IV, 419.

— card., IV, 420.

TORTI F., III, 225. — E v. Trabalza C.

TRABALZA C., Una lettera inded. di F. Torti (not.), VI, 123.

— Una medaglia ined. di F. Torti (not.), ivi.

— Della vita e delle opere di F. Torti (rec. di V. Ansidei), IIT, 409-412,
— Il Mosaico di Bevagna (not.), VI, 540.

'TRANSARRIGO da Spoleto, IV, 420.

TRAVERSO da Gubbio, paggio, I, 432.

TRINCI, corte dei, I, 113.

— PAOLUCCIO, I, 177; III, 231.

UBALDI ANGELO, lettore in Ferrara, I, 433 ; III, 590.

— BALDO, Lettera (not.), II, 190 e sg. — E v. I, 163; III, 221, 590;

V, 169 ; VI, 349. — Cuturi T.; Meili F.
UBALDO (S.), Gesta gloriose, trad. dalla leggenda del b. Teobaldo (not.),
I, 160.

— da Gubbio, v. Novati F.; Zingarelli N.

UGOLINO maestro, v. Caccini Ugolino.

— di Montemarte, II, 197.

— di Vieri, orafo, I, 171; V, 178.

UMBERTO I, v. Zum L.

URBINI G., Le opere d'arte di Spello (not.), I, 168: III, 228; (rec. di

E. Calzini), III, 412-417.

— Gli Annali degli Olorini e i mss. di Storia Spellana, II, 553-556.

31
464’

G. MAZZATINTI ' 114

V. A., Marzio Romitelli, necrol. IV, 561 e sgg. -- E. v. A[nsidei] V.;
Fani Angelo; Lanzi-Alterocca. i

VALENTINI V., Il patrimonio di Fisimbo e Filidio Marabottini nobili
Orvietani (not.), I, 626.

.. VALERI PACIFICO, vasaio, V, 175.

VALLI G., Terrenzi G., necrol., III, 235 e sgg.

VANNONI ANTONIO, V, 167.

VANNUCCI PIETRO, I, 168 e sg., 494 e sg., 442 e sg., 444, 621; II,
185 e sg., 193, 200, 581 e sg.; III, 226, 229 e sg., 393, 396, 418
e sg.; IV, 194 e sg., 199, 203 e.sg., 547; V, 179, 802, 807, 809;
VI, 350,7360.

VARANO BATTISTA, III, 405.

VEGGI CARLO, V, 161.

VERGA E., Documenti di Storia perugina, V, 717-740; VI, 11-35.

VERMIGLIOLI G. B., II, 571, 583.

— PIETRO, V, 439 e sgg.

VINCENZO, frate da Narni, I, 431.

— da Città di Castello, capitano, III, 405.

VINCIOLI G., V, 171.

25V.:V. 161.

VITELLESCHI ANTONIO, medico, II, 196.

— P., V, 167.

VITELLI ALESS., III, 405.

— ANTONIO, ivi.

— FERRANTE, ivi; V, 449.

VITI TIMOTEO, I, 435 ; II, 576.

VITOZZI ASCANIO, archit., II, 197.

VITRY JACQUES (DE), v. Sabatier Paolo.

VITTORIO da Terni, capitano, III, 405.

VIVA. da Siena, orafo, V, 178.

VIVIANO d'Amelia, IV, 419.

VOLUNNI, sepolcro dei, III, 406, 599 e sg.; V, 45

DO

ZECCA umbra, VI, 125.

ZENATTI A., Un rimatore del dolce stil nuovo: Simon Ciatti (not.),
VI, 129.

ZINGARELLI N., La data del Teleutelogio (not.), VI, 120 e sg.

ZUCCARI padre, musico, III, 604.
TRES

siendo
BARNABA DA TERNI

EI MONTI DI PIETÀ:

Fu frate Barnaba da Terni il primo inventore ed istitu-
tore dei Monti di Pietà, come gli storici di quattro secoli
hanno affermato; o non lo fu, come alcuni scrittori odierni,
studiosi delle storiche discipline, dietro esame di nuovi do-

cumenti, o più minuziosa e ristrettiva interpretazione di do-

cumenti già noti, vollero dedurre? È un problema di critica
storica di qualche rilievo, considerando la grande importanza
che ebbe ed ha tuttavia nei suoi rapporti morali, economici
e sociali la benefica istituzione dei Monti, che non vi ha
dubbio, ebbe i suoi primordî nell’ Umbria nostra.

I Monti di Pietà sono un antico, grande, ingegnoso isti-
tuto di credito popolare, che con l'istrumento del pegno, da
oltre quattro secoli soccorre ai bisogni più urgenti delle
classi meno agiate, lavoratrici, posseditrici di poche masse-
rizie, a cui fa difetto il credito personale. Meglio della carità
legale che genera il pauperismo, valgono le istituzioni di
piccolo credito che aiutano le forze individuali ancor pronte
a resistere ed a vincere la sventura, e i Monti di Pietà
furono una prima e rudimentale istituzione di piccolo credito.

La civiltà nel suo svolgersi e nel suo affaticarsi crea
nuove ricchezze e nuove istituzioni, che con il credito e la
previdenza curino la formazione e la distribuzione del ca-
pitale, e sorgono le Casse di risparmio, le Società di Mutuo

32
P. MANASSHI

Soccorso, le Banche popolari, le Casse rurali, le Casse po-
stali, le Unioni cooperative, le Casse di pensioni per la
vecchiaia.

A nuovi bisogni e nuovi orientamenti, istituti nuovi: ma
a strettezze urgenti di povere famiglie sgominate da tristi
eventi ancor giovano i Monti di Pietà.

Di essi, non ha molto, uno dei nostri più autorevoli
scienziati di economia politica scriveva così: « L'antica forma
che l'antica economia sociale, dopo le sodalitates del pagane-
simo, avesse saputo dare sotto il fervido impulso della ca-
rità cristiana al nascente credito popolare era stata quella
del Monte di Pietà, col quale due frati, Bernardino da Feltre
e Barnaba da Terni, instaurarono una salutare concorrenza
agli usurai ».

« Sarebbe ingiustizia il. negare che, saviamente ammi-
nistrate, siffatte istituzioni possano riuscire quanto mai utili
e benefiche. Se anche gli abbienti ed i ricchi stessi hanno
talora bisogno del credito reale e vi ricorrono sotto le mol-
teplici forme dell'anticresi, delle vendite con patto di ri-
scatto, dei warrants, del cambio marittimo, dei riporti ecc.,
assai più di frequente è costretto a servirsene il povero a cui
fa difetto il credito personale ».

« L'abolizione, da certi esaltati puristi di economia po-
litica troppo affrettatamente invocata, dei Monti di Pietà, non
sopprimerebbe già davvero il prestito su pegno, ma le gua-
rentigie che oggi lo tutelano a beneficio delle classi più bi-
sognose » (1).

In Italia, come rilevasi da una recente statistica compi-
lata dal Ministero di agricoltura, al di d’oggi esistono e
funzionano 533 Monti di Pietà, e l'avvertenza che precede
quell' importante documento, si chiude con queste saggie os-
servazioni: « Vi è luogo a ritenere che i Monti, pur non ab-

bandonando quella geniale varietà di attitudini che una storia

(1) BoccARDO, Bibl. del? Econ. V. IX, par. XXXVIII,

Aene
rr

BARNABA DA TERNI E I MONTI DI PIETÀ

secolare ha loro impressa nelle diverse regioni italiane, sa-
pranno intendere i nuovi bisogni e le nuove funzioni a:cui
sono chiamati dalla trasformata vita sociale. Essi così riven-
dicheranno ancora una volta quel nome, che, ingiustamente
fatto segno alle critiche ed agli attacchi interessati, ricorda
una tradizione che è vanto nobilissimo d'Italia: avere ini-
ziata la lotta contro l'usura, insidiosa e sottile nemica della
prosperità nazionale » (1).

Ma non è nostro proponimento indagare le ragioni eco-
nomiche e morali onde trasse origine la benefica istituzione,
e onde ancora si raccomanda alle menti equanimi e serene
degli economisti che hanno senso retto e pratico delle cose;
nè dobbiamo trattare e discutere oggi di quello che potrebbe
chiamarsi il tecnicismo economico ed amministrativo dei
Monti di Pietà.

Saremmo tentati di entrare in questo campo fecondo di
argomenti che si collegano a questioni palpitanti, riflettenti -

le condizioni delle classi più numerose: ma non porremo il

piede in questo terreno, limitando il nostro cómpito a poche
e brevi ricerche storiche intorno a quel frate Umbro, che
fino al nostro tempo venne dalla tradizione storica e popo-
lare additato come il primo inventore e ideatore della isti-
tuzione.

I Monti di Pietà dall’ Umbria si diffusero in Italia e
dall Italia nel mondo. Dall'Italia si propagarono in Fiandra,
a Bruges, a Ypres, ad Amsterdam, quindi, nel secolo XVI,
in Francia, a Berques, a Lille, a Cambrai, a Donai, a Va-
lenciennes e a Parigi, e contemporaneamente in Spagna,
in Inghilterra, in Russia, modificando e adattando il proprio
tipo alle diverse condizioni dei diversi paesi.

Nell Umbria fu per la prima volta pensata questa isti-
tuzione, che ben può dirsi umanitaria, senza sforzo di retto-

(1) MINISTERO DI AGR., BOLLETTINO DELLE SITUAZIONI DEI CONTI DEI MONTI DI
PiEgTÀ. Situas. al 31 decembre 1899, Roma, 1901.
470 Se P. MANASSRI

rica, sia per lo scopo, sia per la sua amplissima diffusione,
e l'Umbria non può e non deve lasciarsi impunemente Spo-
gliare di questa sua domestica gloria.

A ciascuno il suo: non si tolga, per ismania di segna-
larsi nella critica o in scoperte non bene accertate, ad un
uomo, ad una gente, ad una provincia il merito di atti e
di fatti che loro vennero attribuiti; la critica che dubita e
demolisce, trovi di fronte la critica che afferma e ricostrui-
sce: si analizzino le testimonianze dei fatti, se ne indaghi
la successione e la colleganza, e quando i fatti sembrano
contraddirsi, ma sono abbastanza provati, si discuta serena-
mente la loro concatenazione, o almeno si attendano dal
tempo nuovi documenti che risolvano ogni dubbiezza.

Le pietre, i ruderi che il tempo ha disseppelliti hanno
in varie questioni reso giustizia a Tito Livio accusato da
qualche critico straniero di poca veridicità.

Gli archivi francescani ora dispersi, o accatastati in
altre biblioteche, e qualche volta nei magazzini comunali,
potranno un giorno, meglio investigati, far maggior luce
sulla origine dei Monti di Pietà e confermare validamente
le sicure e imparziali attestazioni del Waddingo rispetto al
primo institutore di essi.

Quando i primi Monti son sorti, quali ne furono i prin-
cipali promotori, chi fu tra essi che ne ebbe il primo con-
cetto?

Certo é che, nelle evoluzioni storiche del XV secolo,
quando le plebi italiche, spezzati i vincoli feudali, avevano
già acquistato nei liberi Comuni la coscienza di sé stesse,
lavoravano nelle maestranze e sotto i gonfaloni delle arti
con raddoppiato ardore e con tenaci presentimenti di sorti
migliori. Ma i Comuni andavano decadendo e trasformandosi
in principati larvati di libertà; i Signorotti, lasciati i temuti
castelli e mescolati alle fazioni cittadine, aspiravano al domi-
nio delle repubbliche vacillanti; gli Aragonesi, gli Angioini,
gli Alemanni mercanteggiavano ad essi il loro appogeio ;
BARNABA DA TERNI E I MONTI DI PIETÀ

i Capitani di ventura ponevano a prezzo la loro spada e la
loro lancia alle irrequiete ambizioni degli stranieri o indigeni
dominatori: onde guerre e depredazioni continue, sollevazioni
e sbandeggiamenti; e pubbliche calamità che risultavano al
maggior danno del popolo minuto.

Le guerre grosse e piccine, che a scopo non dissimulato
di conquista, d' ingrandimento o di bottino, Re e Papi, Prin-
cipi e Repubbliche combattevano con assidua vece, depau-
peravano il paese.

Gli amici e i nemici devastavano le campagne, requi-
sivano uomini e danaro, imponendo tributi gravissimi; le
industrie meglio avviate e i commerci piü floridi all improv-
viso s'interrompevano, e ne soffrivano piü delle altre le
classi che vivevano del lavoro. Nessuno puó immaginare
oggi quanta miseria spargessero intorno a sè e nelle terre
d'Italia le imprese di Ladislao, di Alfonso II, degli Sforza,
dei Piccinini e delle Compagnie di ventura. Ne l Umbria
era immune in quel tempo da guerre, rapine e perturbazioni,
che ne impoverivano gli abitanti. Le imprese di Braccio da
Montone si erano svolte principalmente nell' Umbria; la
suerra di Assisi, che gli Sforza ed Eugenio IV si disputarono,
durò varii anni, e fini nel 1442 con lo scempio di quella
industre città.

Però nelle stirpi italiche la stessa eterogeneità era fer-
mento di vita, le forti credenze religiose e le tradizioni
classiche erano sorgenti di energie rinascenti; le Repubbliche
marittime con i lontani commerci sfruttavano i prodotti
dell’ Oriente, i banchieri Fiorentini, i Lombardi e i Caorsini
negoziavano in Inghilterra ed in Francia il capitale italiano.
Genova e Venezia iniziavano il credito con le lettere. di
cambio. Il banco di S. Giorgio si aggrandiva, esempio di
pubbliche istituzioni di credito che gli stranieri avrebbero
più tardi imitate, e quasi istintivamente le menti italiane
auspicavano nuove forme di credito e di beneficenza più
efficace.
P.

MANASSHI

La Chiesa vietava il commercio del danaro, riprovando

assolutamente l'interesse usurario, ma Spesso di danaro
abbisognavano i grandi per soddisfare le loro voglie ambi-
Ziose; di danaro abbisognavano i più umili cittadini, che le
vicende fortunose dei tempi riducevano spesso nelle piü gravi
strettezze: ond'é che alla metà del secolo XV, nonostante
i divieti, l'usura imperversava in Italia e particolarmente
nell Umbria, stremata da recenti e straordinarie jatture.

Nell'Umbria non mancavano gli ebrei, anzi ve n'era
dovizia. Gli ebrei sparsi nel mondo, cui era proibito di pos-
sedere stabili, facevano "mestiere di accumulare danaro ed
imprestarlo al maggior saggio che potessero conseguire,
discendenti di coloro che Mosé sorprese nell'adorazione del-
l'aureo vitello. |

Quasi in ogni città d' Italia eranvi ebrei, eranvi ricchi
cristiani più ebrei dei circoncisi, eravi usura spietata; e
poiché appunto nell’ Umbria verso quel tempo doveva scar-
seggiare il danaro, e i morsi dell'usura dovevano rodere
«crudelmente la gente povera, come il conte Ugolino rodeva
il cranio dell' arcivescovo Ruggeri; nell' Umbria, nella patria
del grande e santo Poverello, i suoi seguaci mandarono un
grido di cristiana riscossa e meditarono e predicarono i
Monti di Pietà.

Il De Blaize narra -che a Salins, nella. Franca Contea,
nel 1350 fu fondato una specie di Monte di Pietà, ma ag-
giunge che forse non prospero, perché non si conosce che
la sua fondazione, e che ordinariamente va a cercarsi in
Italia l'origine dei Monti di Pietà.

?gli dice che «.... Barnaba sopranominato interamnense,
perché probabilmente era di Terni, andó a predicare a Pe-
rugia verso la metà del XV secolo, fulminó gli usurai e in
particolare gli ebrei, e propose di fare una questua il cui
capitale dovesse servire a fare una banca di carità » (1).

(1) DE-BLAIZE, Des Monts de Pieté, p. 85.

kon der APERIRE
— M
CLIMI

BARNABA DA TERNI E I MONTI DI PIETÀ

Non vi ha dubbio, che un raggio fulgido di quel sole
che due secoli innanzi era nato al mondo in Assisi, riapparve
e scintillò vivido e schietto nella nuova e popolare istitu-
zione dei Monti.

S. Francesco

« ai frati suoi, sì come a giusto erede,

raccomandò la sua donna più cara
e comandò che l’amassero a fede »;

raccomandò la povertà e i poveri.

I precetti, i ricordi della sua dottrina evangelicamente
serena, spirano dagli stessi monti, dai laghi, dai boschi
dell Umbria tutti pieni della sua vita: e quivi i suoi frati
non avevano dimenticato il fatto del confratello che non
orava, nè lavorava e bene mangiava, a cui S. Francesco disse:
« Vade viam tuam, frater musca, quoniam vis comedere labo-
rem fratrum tuorum » (1). Francesco aveva raccomandato
ai suoi frati il lavoro manuale e il curare i lebbrosi, e l'u-
sura era lebbra economica.

I Monti furono dunque una estrinsecazione della idea
cristiana che si svolgeva nel mondo economico, senza odio
ai ricchi e nell'amore ai poveri; della fede semplice ed
invitta che, lasciata la solitudine e i deserti e le disquisizioni
teologiche, muoveva verso le città, per cercarvi le moltitu-
dini degli oppressori e degli oppressi e salutare quelli e
questi con una parola di pace: « Dominus mihi revelavit ut
deberem dicere pro salutatione: Dominus det tibi pacem » (2).

Estrinsecazione nei suoi aspetti morali ed economici
notevolissima, in quanto che la istituzione propugnata dai
frati Minori, trovò negli Ordini dei Domenicani e degli Ago-
stiniani fieri oppositori; la questione della usura e del limite
dell’ interesse lecito si riaccese e si discusse ampiamente, e

(1) SABATIER, Speculum Perfectionis, p. 49.
(2) SABATIER, Testamento di S. Francesco. p. 52.
mm—————

414 P. MANASSEI

il formalismo e il rigorismo degli intransigenti del secolo XV,
che schiacciando i Monti avrebbe soffocato il primo germe
del credito popolare onesto, fu nel 1515 colpito dal decreto.
del V. Concilio Lateranense, sessione X.

Il decreto accolse l'opinione di quei teologi e dottori
che sostenevano essere permesso ai Monti, per il pagamento
degli uffiziali e le spese necessarie, di prendere oltre il ca-
pitale un modico interesse dai debitori, poiché, seguendo una
regola di diritto, quegli che ritrae un vantaggio deve sop-
portare le spese necessarie a procurarglielo, e concluse ri-
conoscendo che i Monti contribuivano alla pace e alla tran-
quilità del mondo cristiano; che non davano occasione a
peccato e non erano usurai, al contrario erano meritorii, lo
devoli e degni di elogi e i predicatori potevano segnalarli
come monumenti della pietà e della carità dei fedeli Gs

Volendo dunque essere giusti anche verso la Chiesa,
deve dirsi che vietando l'usura procuró sempre di tutelare
i peveri dalla tirannia del capitale e degli esorbitanti gua-
dagni, ma non avversó l interesse modico e quindi l' onesto
risparmio, come qualcuno asseri.

Nei pontificati di Pio II, di Sisto IV, di Giulio II e di
Leone X, la istituzione sorse, pose salde radici e si diffuse.
Il Concilio Lateranense non solo decise che i Monti erano
meritorii, ma proibì di predicare e d' insegnare il contrario:
e i frati Minori che predicavano e propagavano la istitu-
zione, nonché essere osteggiati dall' Autorità pontificia, furono
incoraggiati a persistere attraverso alle contraddizioni di ogni
maniera che dovevano superare.

Lo zelo che l'ordine dei Minori, numeroso, ringiovanito
dalla riforma di Bernardino da Siena, sempre povero e men-
dicante a fronte degli altri arricchiti, vivente in mezzo al po-
polo, spiegava per i Monti di Pietà, prova luminosamente

(1) Bulla, SS. D. N. D. Leonis div. Prov. PP. X. « Inter multiplices nostrae
sollicitudinis curas... » An. MDXX, quarto nonas maij.
BARNABA DA TERNI E I MONTI DI PIETÀ

Che il concetto della istituzione era nato in seno alla grande
famiglia francescana ; l essere un loro concetto e quasi: un
programma di carità nuova, moderna per quel tempo, rende
ragione del perchè essi ne facessero un esteso ed attivis-
simo apostolato.

Gli storici dell’ Ordine, le storie municipali, le memorie
dei singoli Istituti ci narrano che quasi in ogni città qual-
che frate Minore predicò, raccomandò la istituzione e ne fu
per così dire il padrino.

La città più importante, ricca e dotta che si trovasse
vicina a S. Maria degli Angeli, ove ebbe culla la idea dei
Monti, era Perugia, ed era logico e naturale che là si facessero
le prime prove e si manifestasse il primo disegno dell’opera,
che al bel principio doveva sembrare, manco a dirlo, una
pericolosa novità o una utopia.

Il Waddingo narra che a Perugia Barnaba da Terni,
qui insigne illud opus primus omnium excogitavit, sotto il pon-
tificato di Pio II (1458-1464), predicò il primo Monte di Pietà;
« Adinventionis consilium iniit cum Fortunato de Copulis
Perusino, viro doctissimo.., sed, uti assolet, res haec nova visa
est, statimque suos habuit contradictores non paucos, prae-
sertim ex Ordine Praedicatorum... Re ad pubblicam concer-
tationem coram magistris et scholasticis Universitatis...., co-
ram clero et religiosis ordinibus deducta, acriter disputatum
est » (1).

Ma perché quel Monte fosse ordinato fu d'uopo che an-
che altri frati Minori ne perorassero la causa, e ciò avvenne
nel 1462 per le prediche di fra Michele da Milano, secon-
doché riferisce il Pellini nella sua Storia di Perugia (2); per
le prediche di fr. Michele da Milano e di fr. Giacomo di
Monte Prandone, come dicono altri.

(1) WADDINGO, Tom. XIV, an. 1474.
(2) PELLINI, Storia di Perugia, II, 665.

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P. MANASSHI

Intanto per impulso di fr. Bartolomeo da Colle istitui-
vasi il Monte di Orvieto nel 1463 (1).

A Foligno nel 1465 si erigeva il Monte a cura del Ve-
scovo Antonio Bettini senese per mezzo di Barnaba da Terni
come riferisce lo Iacobilli (2) e conferma V Ughelli (3).

A Terni s'istituiva nel 1467 a cura di Barnaba da Terni
e Fortunato Coppoli che ne elessero i deputati a testimo-
nianza dell’Angeloni (4).

Ad Assisi nel 1468 a persuasione di Barnaba da Terni,
e Fortunato Coppoli, come diffusamente espone il Cristo-
fani (5).

E il B. Marco provvedeva alla istituzione del Monte in
Ascoli, Fabriano, Fano, Ripatransone, Rocca Contrada (ora
Arcevia) e piü tardi à quello di Vicenza: Marco da Urbino
nel 1410 a quello di Iesi, Giovanni da Fermo a quello di
Caldarola, Francesco da Viterbo a quello di Viterbo sua pa-

tria, approvato da Sisto IV nel 1472; ed altri frati Minori.

della Osservanza promuovevano negli anni seguenti la pia
opera in Savona, Mantova, Cesena, Padova ed in altre città,
tra cui figurano Marco da Bologna, Graziano da Brescia, Mi-
chele da Carcano, Angelo da Chivasso, Antonio da Vercelli

e molti altri, e primeggia come gigante della parola, Ber-

nardino da Feltre, intorno al cui ritratto fu scritto: — « igni-
tum eloquium tuum, Bernardine beate » —.

Esso corse da un capo all'altro d'Italia, da Aquila a
Genova, da Rieti a Ravenna, da Gubbio a Pavia, da Lucca

a Venezia, da Padova a Firenze (da cui fu bandito), ferman-

dosi cosi nei grandi come nei piccoli centri, inculcando per
ogni dove la fondazione dei Monti, riordinando quelli che

(1) Luzrz, Il primo Monte di Pietà, Orvieto 1868; FuMI, Cod. dipl. della città
d' Orvieto, Firenze, 1884, pagg. 723, 724.

(2) Lopnovico JACOBILLI, Vite dei Santi e Beati dell’ Umbria, V. III, p. 200-201.

(3) UGHELLI, Epis. de Fulgineo, N. 41.

(4) ANGELONI, Istoria di Terni, 1646, p. 148.
(5) CRISTOFANI, Delle Storie di Assisi, p. 327.

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BARNABA DA TERNI E I MONTI DI PIETÀ

funzionavano male, combattendo l' usura corpo a corpo, sic-
ché lavorò e predicò. per i Monti dal 1470 al 1494, quando
cessò di vivere a 57 anni.

Bernardino da Feltre fu indubbiamente il S. Paolo dei
Monti di Pietà, ma chi ne fu il profeta, il Giovanni Battista?

Abbiamo registrati i nomi di 16 Religiosi della Osser-
vanza che promossero i primi Monti di Pietà, ed avremmo
potuto notarne varii altri. Orbene, è ovvio il considerare:
che nella mente di uno tra questi e non di tutti ad un
tempo, il pensiero della istituzione sia balenato, perché il
pensiero è individuo, ed ogni intelletto umano ha le sue in-
tuizioni che costituiscono il germe creativo delle opere, e
questo germe è inerente alla personalità del primo inven-
tore quando pure venga ad altri partecipato; che trattan-
dosi di una istituzione la quale non solo all’ Ordine France-
scano parve commendevolissima e salutare, ma all intero se-
colo XV°, si tenesse il dovuto conto dell’ individuo che primo
ne ebbe il concetto; che essendo un fatto intimo dell’ Or-
dine, i frati Minori conoscessero meglio di altri la genesi
intellettuale dell’ istituto, e potessero sapere e dichiarare con
piena cognizione di causa, con autorità incontestata, disin-
teressata ed imparziale, chi fra di loro fosse dei Monti. di
Pietà il primo inventore.

L'insigne annalista dell’ Ordine dei Minori, il Waddingo,
che raccolse nei suoi volumi tutto quanto concerne gli atti
e i fatti memorabili dell’ Ordine e dei suoi aggregati, e in-
faticabile ricercatore, con perseveranza anglo-sassone, pose
a contributo tutti gli archivi, tutte le cronache, tutti i docu-
menti che potevano compulsarsi, secondato con monastica
pazienza dai suoi confratelli, non solo per stabilire i fatti,
ma per correggere gli errori in cui i Cronisti potevano es-
sere incorsi, senza alcuna esitazione o riserva affermò, che
Barnaba da Terni insigne illud opus primus omnium excogita-
vit; e cum enim Perusij sub Più II pontificatu praedicaret
478 Cha s P. MANASSEI

seu montem erigerent.

Fu dunque l intero Ordine dei Minori che per bocca
del suo storico più eminente ed autorevole, rappresentante
tutti i cronologi dell’ Ordine stesso, dichiarò che i Monti di
Pietà sono un’ opera dell’ Ordine, ma tra i frati zelatori di
questa opera il merito della invenzione doveva attribuirsi a
Barnaba da Terni, che ne promosse la fondazione in Pe-
rugia.

Il Waddingo sapeva da buona fonte che l' inventore dei
Monti era Barnaba e che ne aveva predicato in Perugia
prima di fr. Michele; sapeva che la creazione dei Monti fu
un momento importantissimo dell’ attività francescana, e de-
lineandone il quadro a larghi tratti, lo legò alla vita del
loro inventore; consideró il Barnaba autore del Monte di
Perugia, perché n'era stato l' iniziatore e il difensore, e non
si occupó della parte che vi ebbe fra Michele, menzionando
piuttosto quei religiosi che ebbero una parte maggiore e
più spiccata nella propaganda della istituzione.

Infatti, è di primario interesse storico generale lo stabilire
chi fu il primo inventore dei Monti, come sorse l'istituzione
e quali ne furono i principali promotori, ma è d'interesse
secondario e risguardante le storie particolari, il constatare
che il primo Monte eretto sia stato quello di Ascoli o di
Perugia, di Perugia o di Orvieto e quali dei singoli religiosi
Osservanti abbiano avuto parte nelle lunghe pratiche che la
fondazione di ciascun Monte richiese.

Il Waddingo sulle testimonianze di Mariano da Firenze
e di Marco da Lisbona, due cronisti diligentissimi le cui no-
tizie egli vagliò e rettificò quando vi trovò inesattezze anche
minime, dichiarò che Barnaba fu il primo promotore dell’ o-
pera: questo è il fatto storico importante, saliente, che resta
inconcusso, finchè non sia dimostrato che un altro religioso
Osservante e non lui fu il primo ad escogitarla.

Quando e come scrisse Mariano da Firenze le sue cro-

locupletes cives exhortatus est, ut, collatis elemosynis, cumulum.
nache? Ce lo dice Marco da Lisbona: « Peregrinò per tutta

3a

BARNABA DA TERNI E I MONTI DI PIETÀ

l'Italia cercando le memorie notabili della vita e opere.dei
santi religiosi e religiose dell’ Ordine particolarmente della
Osservanza e compose cronache generali dal principio del-
l Ordine fino al 1518 » (1), scrivendo cioè quando la istitu-
zione dei Monti era nel rigoglio della sua espansione.

Chi fu e qual fede merita Marco da Lisbona? Ce lo narra
Francesco Haroldo nella vita del Waddingo (2), dicendo che
i suoi scritti « Franciscanorum miraculis fideliter et candide
recensendis, magis quam in enarrandis rebus praeclare ge-
stis versantur ».

E lo stesso Marco ce lo dimostra citando un elenco di
15 autori da cui attinse notizie.

Con qual metodo procedette il Waddingo per la compi-
lazione dei suoi annali? Lo sappiamo dallo stesso Haroldo:
« Pervigili, perpetua et prospera inquisitione detegens si quod
ipsius proposito conveniret. In qua re plurimum illi contu-
lerunt per Umbriam, Tusciam, Picenum et Lombardiam Bar-
tholomeus Cimarellus provinciae Picenae; et per utramque
Germaniam Jacobus Polius provinciae Coloniensis, exactis-
simi monumentorum veterum indagatores, ab Ordinis Supe-
rioribus ad id missi ut bibliothecas perlustrarent ».

Fu con questo metodo che il Waddingo corresse alcuni
errori di Mariano intorno agli atti del B. Bonviso. Altri in-
torno a Giacomo della Marca, confrontando quanto ne aveva
scritto Venanzio da Fabriano. Corresse Mariano e Marco che
asserirono essere stato il capitolo dell'Aquila presieduto da
Pietro di Napoli, mentre fu presieduto da Lodovico da Vi-
cenza. Corresse il Mariano che aveva scritto esser morto
Domenico Campense nel 1480, attenendosi all'autorità del
Gonzaga che ne indicava la. morte assai prima, e corresse

o

(1) FR. MARCO DA LISBONA, Delle Croniche de Frati Minori. p. III divisa in X
libri, Venezia, Viotti, 1598.

(2) FR. FRANCESCO HanoLDO, Vita Lucae Waddingi, in Ann. Minor., XXXVII,
Romae, 1731.

——
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A ei eI IL

480 P. MANASSEI

Marco il quale riportava la morte di Barnaba al 1472, avendo
constatato essere avvenuta nel 1474.

Allo stesso modo avrebbe corretto Mariano e Marco se
dai suoi studi e dalle sue indagini fosse risultato che Bar-
naba fu uomo di mente eletta e di molte virtù, ma non l'in-
ventore e l'iniziatore dei Monti di Pietà, come essi asseriscono.

Del resto, il Mariano, il Marco da Lisbona e il Waddingo
potevano avere interesse a sostenere che un frate minore,
un frate dell'Ordine avesse avuto il primo pensiero di creare
i Monti, ma nessun interesse a dire che l’avesse avuto Bar-
naba da Terni piuttostoché Michele da Milano, Giacomo della
Marca, Bernardino da Feltre o qualunque altro. E se affer-
marono recisamente, concordemente, che fu Barnaba, il
quale forse per sublimità di modestia cristiana, dopo aver
predicato una prima volta a Perugia la istituzione, fu ben
lieto che altri concorresse all'opera da lui incominciata in
quella città, bisogna dire che un sentimento profondo di giu-
stizia storica li spingesse a far noto un fatto psicologico di
persona, che probabilmente desiderava rimanesse ignorato o
a conoscenza di pochi, e non gli procacciasse alcun vanto
ed alcuna rinomanza nei secoli futuri.

È singolarissima la figura di Barnaba, di un frate minore
che nella seconda metà del secolo decimoquinto, nel cozzo
degli elementi medievali che si trasformano e delle vanità
scolastiche che ripullulano; tra le austerità claustrali che lo
attraggono e i bagliori mondani del rinascimento che qua e
là già vanno guizzando, vive appartato dal mondo e medita
una istituzione che a molte miserie del mondo deve riparare,
e nelle lunghe veglie e nelle mattutine salmodie ha popolato
lo spirito dalle immagini di arcigni usurai e di poveri artieri
insidiati dal bisogno e dalla corruzione; contempla la pas-
sione di Cristo e le passioni di migliaia di uomini taglieg-
giati dalla usura; è insomma nello stesso momento con-
templativo e pratico, asceta ed economista.

È difficile rendersi una idea del suo carattere fatto di
BARNABA DA TERNI E I MONTI DI PIETÀ

filosofia e di scienze fisiche studiate nella giovinezza, e di
scienze divine nelle quali ha trovato rifugio; fatto di umiltà
e di pertinacia, dote inseparabile di uno spirito che propone
in nome di Dio sociali riforme, e per umiltà sdegna ogni pub-
blicità, ma per il trionfo di una santa idea deve ricorrere
appunto alla pubblicità ed a mostrare il proprio valore.

Certo, che egli nel contrasto di una perfetta umiltà con
gli impulsi di una coscienza individuale energica ed operosa,
che somigliano ad una superna missione, confidò ai suoi su-
periori gerarchici il suo pensiero, affidò all Ordine dei Minori
la iniziativa dei Monti, e questo, fattala propria, pensò ad
incarnarla, a mezzo dei suoi migliori oratori, assegnando a
ciascuno le parti e in specie nella ricorrenza della predica-
zione quadragesimale.

Ma ci è d’uopo ripeterlo: ammesso che Barnaba fosse
il primo ideatore dei Monti, il che non può rifiutarsi, nulla
di più verosimile che dotto e valente oratore, ne lanciasse
nella vicina Perugia la prima idea, e da Barnaba fosse posta
la prima pietra intellettuale del primo Monte di Pietà italiano
in Perugia.

Chi pone la prima pietra di un edificio non è sempre
quello che pone l' ultima, e giustizia vuole che non tutto il
merito si ascriva a colui che ne fu l'architetto, ma nep-
pure si dimentichi l’ architetto per colui che ne fu il co-
struttore.

Il Waddingo dice che Barnaba predicò a pro' del Monte
in Perugia nel pontificato di Pio II, cioè dal 1458 al 1464;
e la cronologia francescana riferisce la prima predicazione del
Barnaba al 1460. Il Pellini in base agli atti decemvirali di
Perugia stabilisce la erezione del Monte per le esortazioni
del P. Michele da Milano nell’ aprile del 1462.

Storici antichi e moderni, scrittori di ogni ragione, trat-
tando della origine dei Monti, furono unanimi nel ritenere,
.fino agli ultimi anni, essere Barnaba da Terni il primo in-
ventore dei medesimi ed aver promossa la erezione del primo
IRE Jur aa nea

P. MANASSEI

Monte in Perugia, quantunque il Pellini avesse notato nella
sua pregevole storia (1664) che nel 1462 Michele da Milano
con le sue prediche avesse indotto gli amministratori della
città ad abolire i privilegi degli ebrei e dare all'istituto una
forma legale.

Troppo lungo sarebbe enumerare gli autori che segna-
larono il Barnaba come inventore dei Monti e riprodurne le
attestazioni: ci limiteremo a dare i nomi di quelli che ci
vengono ora in memoria: Mariano da Firenze, Marco da
Lisbona, Waddingo, Jacobilli, Ughelli, Angeloni, Ceretti, frate
Agostino da Stroncone, Sassi, Ferrari, padre Antonio da Or-
vieto, padre Gaetano da Norcia, Vermiglioli, Devoti, Mazzara,
De Blaize, Cantù, De Gerando, Troplong, Cavalli, Boccardo,
Spada, Gradassi-Luzi, Flornoy.

A questi valentuomini, tra cui notiamo il Cantù, il De
Blaize, il De Gerando, il Troplong, il Boccardo, che non sono
persone da bever grosso, parve abbastanza assodato che
il Barnaba fosse l'inventore dei Monti ed avesse avuto parte
notevole nella istituzione del Monte perugino: ma di eguale
parere non furono alcuni recenti ed egregi scrittori, i quali
tornarono a discutere sulla origine dei Monti di Pietà e se-
gnatamente sull’epoca e sulle circostanze che accompagna-
rono la fondazione del Monte di Perugia.

Il dotto prof. Ariodante Fabretti nella sua nota storica
intorno all’origine dei Monti, pubblicata negli « Atti dell'Ac-
cademia delle Scienze di Torino » (1), scrisse: « L’errore più
divulgato ed accettato intorno all'età e ai promotori della
pia istituzione fu del Waddingo, il quale negli annali fran-
cescani ne fa autore frate Barnaba da Terni, che nel 1474
sotto Pio II predicando a Perugia contro le usure degli ebrei
suggerì di portarvi rimedio salutare ex cumulo pecuniarum. pie
collecto: aggiunse che in quest’ epoca gli si associasse a com-

(1) FABRETTI, Estrat. dagli Atti della R. Acc. delle Scienze di Torino, Vol. VI.
Ad. del 21 maggio 1871.
RIE VÉ

BARNABA DA TERNI E I MONTI DI PIETÀ

pagno un frate Fortunato Coppoli »; e ció premesso il Fa-

bretti riproduce quanto scrisse il Pellini, cioè che il Monte
venne eretto nel 1462 ad esortazione di frate Michele da
Milano con fiorini 1200 presi in prestito dagli ebrei, ripor-
tato il permesso di Pio II, e dà alcuni cenni sulle contro-
versie che quindi si agitarono intorno all usura.

Non sembraci mancare di rispetto alla memoria dell’ ii-
lustre Fabretti, facendo una sola osservazione. Il Waddingo
non dice che Barnaba predicò a Perugia. nel 1474, come egli
rileva, ma pone a quell’anno la sua morte ed avverte che
predicò negli anni del pontificato di Pio II, cioè dal 1458 al
1464. Non è dunque esatto che il Waddingo dia alla predi-
cazione del Barnaba una data posteriore al 1462 e posteriore
di varî anni.

L'erudito prof. Adamo Rossi, anch'esso fece m ordine
sparso qualche colpo contro il Waddingo nel suo opuscolo
« La Piazza del Sopramuro in Perugia » (1). IHllustrando il
palazzo ove i Monti erano allocati, in una nota riprodusse
il ms. di Lorenzo Spirito che abbreviò gli atti ufficiali
risguardanti la istituzione. Lo Spirito lasciò scritto che a
combattere l'usura venne in Perugia il ferventissimo predi-
catore e istruttore della cristiana. religione frate Michele da
Milano, agli ammaestramenti ed esclamazioni del quale fu
determinato di togliere agli ebrei ogni privilegio, ed oltre
a questo, provvedere e ordinare che per la magnifica Co-
munità si faccia un Monte, ovvero presto per sovvenzione.
E così fu gloriosamente principiato al tempo degli infra-
scritti magnifici signori priori delle arti della città di Pe-
rugia (seguono i nomi dei priori del secondo bimestre del-
l’anno 1462).

Dopo di che il prof. Rossi mette di suo la seguente
apostrofe: « Addio Giacomo della Marca, Bernardino da Fel-
tre, Barnaba da Terni, Fortunato da Perugia, cui la tradi-

(1) Rossi, La piazza del Sopramuro in Perugia, Perugia 1887.
P. MANASSBI

zione e la storia dei nonni attribuiva il provvido ritrovato!
Veramente chi ben considera non può darne il vanto neanche
al milanese frate Michele. Egli non fece altro che notare il
‘ fatto peccaminoso, e dichiarare scomunicati i rettori della.
città: ma il modo di provvedere ai bisogni dei poveri fu
ideato in seno al Consiglio, da uno di quei popolani che
v’ intervennero il 13 aprile 1462 ».

Dall’ insieme si comprende che il prof. Rossi ammette
che un individuo inventore della istituzione deve esserci
stato ed inclinerebbe forse a riconoscerlo nel popolano che
elogia. Certo, doveva essere d’ ingegno superiore e di affa-
scinante eloquenza, se in un tratto ideò il meccanismo del-
| istituto e persuase tutti a fondarlo: ma disgraziatamente
il Rossi non ne indica il nome!

L'egregio Anselmo Anselmi, direttore delà Nuova hi-
vista Misena, nel suo opuscolo « Il Monte di Pietà in Ar-
cevia » (1), annunció una importante scoperta, che portava
una luce nuova ed affatto insperata nella intrigata que-
stione, e fu salutata con plauso da molti studiosi e giornali
ed anche dal Giornale degli Economisti (2).

L'Anselmi avvisó di aver trovato nel libro delle Rifor-
manze di Arcevia sotto il giorno 29 giugno del 1428 una
proposizione accolta dal Consiglio dei Centum virorum bonorum
che sulla istanza di fr. Lodovico di Camerino decreverunt
facere fundamentum. circha perfectionem Montis Pietatis. Se ciò
era vero, questo Religioso finora ignoto era colui che aveva
pensato ai Monti di Pietà prima di ogni altro e il Monte di
Arcevia era stato iniziato, se non creato, 34 anni prima di

(1) ANSELMI, Il Monte di Pietà di Arcevia, Foligno, Tip. Pierdicchi, 1891.

(2) Il chiarissimo Angelo Bartolini nel Giornale degli Economisti (fasc. dec. 1891).
si compiacque della scoperta fatta dall'Anselmi, dicendo che non é più lecito ripe-
tere oggi il noto cenno relativo a Perugia e a frate Barnaba da Terni, e dicendo
ancora, che nell’Audin e nel Waddingo risulta come il Monte di Perugia sia sorto
per interposizione di un fr. Michele da Milano. Per il Waddingo ciò non era esatto;
ma la sua nota servi a divulgare nel mondo scientifico la scoperta dell'Anselmi e
a darle molto risalto.

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BARNABA DA TERNI E I MONTI DI PIETÀ 485

tutti gli altri. Quindi Lodovico da Camerino poteva presu-
mersi inventore dei Monti di Pietà, in luogo di Barnaba'da
Terni, come aveva affermato il Waddingo. -

Restava tuttavia inesplicabile come nei 34 anni trascorsi
dal 1428 al 1462 Lodovico da.Camerino non avesse fatto
alcun tentativo d'istituire altri Monti, e qualcuno dubitò
che il documento rinvenuto dallAnselmi non fosse atten-
dibile, ed egli abbenchè diligente e coscienzioso fosse stato
tratto in errore. ;

Lo stesso Anselmi nella sua perfetta lealtà di onesto
pubblicista chiari tali dubbiezze, con la rettifica posta in
fine di un nuovo opuscolo stampato nel 1894 (1). In questa
rettifica si legge: « Con mia grande sorpresa ho dovuto
« constatare che il primo libro delle riformanze e dei Con-
« sigli non apparteneva tutto al 1428 e 1429 come di fuori
«.era indicato, ma vi era stata aggiunta una metà di un
« altro libro che apparteneva ai Consigli del 1473. Certo
« che un tiro più birbone di questo non si poteva incon-
scientemente preparare ad un frugatore di archivi. Cade
dunque la priorità dell’ idea, che era stata appunto la
« molla principale che mi aveva spinto a queste ricerche.... ».

La ipotetica scoperta dell'Anselmi che contestava al
Monte di Perugia la sua priorità, canonizzata dalla storia e

A

^

dalla tradizione e scritta nel suo ingresso con la leggenda
« Hic Mons Pietatis primus in Orbe fuit », determinó forse
il chiarissimo avv. Scalvanti, professore della Università di
Perugia ed affezionato alla città che lo alberga, a rivendi-
carne la priorità, con lopuscolo « Il Mons Pietatis di Pe-
rugia » (2).

È uno studio monografico sul Pio Istituto, accurato, ricco
di cognizioni e documenti e profondo nell' esame dei rapporti

(1) ANSELMI, IZ Monte di Pietà di Arcevia con gli Statuti del 1470, del 1483 €
del 1546, Foligno, Tip. Artigianelli, 1894, p. 40,

(2) AVV. OSCAR SCALVANTI, IT Mons Pietatis di Perugia con qualche notizia sul
Monte di Gubbio, Perugia, Tip. Boncompagni, 1892.
486 P. MANASSET

giuridici dell'autorità pontificia con le autorità locali. Pec-
cato, che lo scrittore fosse sotto la impressione della erronea
notizia sparsa dall Anselmi e scrivesse prima della rettifica
che sopra abbiamo riferita !

es Impossibile sarebbe riassumere in brevi parole questo
2 studio, poiché ogni parte di esso contiene dati: importanti

cm ed argomenti coordinati a provare che il Monte Perugino

ebbe il suo inizio nel 1462 e quindi é il primo che sorse,
e i Brevi pontificii posteriori non lo costituirono ma lo con-
fermarono.

Non siamo noi che intendiamo contestare al Monte di
Perugia la sua assoluta priorità, anzi la proclamiamo, e per
meglio spiegarla aggiustiamo fede al Waddingo, il quale so-
stiene che il primo inventore dei Monti abbia partecipato
con la sua predicazione alla formazione del primo Monte.
Ma l’egregio Scalvanti questo non ammette, perché negli
atti decemvirali non é nominato il Barnaba e perché i cro-
nisti perugini non lo ricordano.

Espungiamo dall’ accurato e dotto studio dello Scalvanti
IS E | quei tratti che riguardano il Barnaba.
| 7s Lo Scalvanti a proposito del Monte di Fabriano eretto
| nel 1470 cita il Waddingo, il quale parlando di fr. Marco di
Montegallo dice: « Prima haec mihi oceurrit Montis Pietatis
erectio, etsi alios prius erexit Barnabas Interamnensis, pri-
: mus horum Montium piorumque depositorum Fundator ». Poi
LS soggiunge: « Io non voglio investigare che il merito di aver
promosso la istituzione dei Monti di Pietà debba attribuirsi
dec a fra Barnaba, o a fra Ludovico da Camerino o a Marco
da Montegallo; certo 6 che in Perugia non fu nel 1462 a
predicare fra Barnaba, sibbene fra Michele da Milano. Invero
la narrazione del Waddingo sembrerebbe troncare ogni dubbio,
imperocché dica: « Coepit itaque Barnabas ea in urbe (Pe-
rugia) Hebreorum detestari insatiabilem cupiditatem ».

« La voce che Barnaba da Terni cooperasse direttamente
alla fondazione di questa opera pia fu accolta da molti

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BARNABA DA 'TERNI E I MONTI DI PIETÀ 487

scrittori, fra i quali il Vermiglioli e il Troplong. Ora tutto
ciò che si narra del fatto di fra Barnaba fu compiuto’ da
fra Michele da Milano. Se non che, il Waddingo parlando
di coloro che seguirono l’ esempio di fra Barnaba e attesero
alla costituzione dei Monti ricorda i nomi di Marco da Bo-
logna, di Cherubino da Spoleto, di Jacopo della Marca, di
Antonio da Vercelli e di Michele da Carcano. Ma questo
Michele da Carcano non può confondersi con fra Michele da
Milano che predicò in Perugia nel 1462. Dunque è certo
che almeno il celebre annalista de’ Francescani non potè
‘accogliere dai copiosi documenti, cui attinse, veruna notizia
che fra Michele da Milano fosse da collocare fra i monaci
degni di essere segnalati come fondatori dei Monti di Pietà.
E allora che dobbiamo pensare di ciò? Forse che nel-
l'aprile del 1462 si recasse in Perugia fra Barnaba, che per

. errore i cronisti del tempo chiamarono fra Nicola o fra Mi-

chele da Milano? No certo. Nessun equivoco poteva nascere
in proposito, dappoichè tanto fra Barnaba che fra Michele
furono illustri personaggi dell’ Ordine..... ».

« Del resto a noi pare che ogni dubbiezza sia tolta se-
guendo questo ragionamento. Il Waddingo forse si appone
al vero dando a fra Barnaba l' onore di avere, pel primo,
pensato alla costituzione dei Monti di Pietà; ma non era
mestieri per questo che egli si recasse dovunque a diffon-
dere le sue idee, giacché a tale assunto potevano bastare

gli altri valenti uomini dell' Ordine. E probabile quindi che

fra Michele portasse ir Perugia le idee del suo dotto con-
fratello ».
Questo ragionamento dell'egregio Autore contiene, a no-
stro debole avviso, molta parte di verità, ma non tutta.
C'interessa intanto di notare, che lo stesso Autore si
trovó di fronte ad un documento il quale farebbe risalire la
creazione del Monte di Perugia ad alcuni anni prima del

.1462. Gli atti del sinodo Diocesano di Benedetto XIV, in cui

à proposito delle dispute sulle usure e sui Monti di Pietà si
488 i P. MANASSEI

dice Perusiae anno 1450 erecti. Egli dice » che, fatte le piü
accurate indagini sui preziosi documenti che esistono nella
biblioteca comunale di Perugia, si persuase che la data del
1450 di cui fa menzione- Benedetto XIV è effetto di un er-
rore materiale (1).

E vogliamo notare altresi che in una nota importante (2)
esprime opinione che il Consiliwm sul Monte di Perugia sia
opera del Coppoli e che debbano averlo composto il Coppoli
e fra Barnaba da Terni.

Il prof. Scalvanti può essere oltremodo soddisfatto di
vedere in questi giorni un uomo di alto ingegno, di vasta
coltura, e di grandi e geniali iniziative qual’ è il p. De Besse,
cosi celebre nella storia contemporanea del credito popolare
in Francia, fare gran conto dei suoi studi sul Monte di Pe-
rugia.

La vita del beato Bernardino da Feltre testé pubblicata
dal De Besse (3) a cui egli ha lavorato 15 anni, è un libro
che non morrà. Il Rostand ne ha ben definito il pregio scri-
vendo all'autore, che ammira il vigore sempre giovane della
sua intelligenza, l'alto insegnamento di un'anima egualmente
devota al progresso materiale e al progresso morale, che
l'epoca nostra ha il torto di troppo spesso separare.

Il libro é un omaggio reso à un grande Italiano e al-
| Italia, di cui l'autore, ha studiato le istituzioni con grande
amore e rovistati gli archivi con grande diligenza: e non

potremmo ascrivergli a colpa lo aver sorvolato sopra qual-
che particolare in questioni speciali.

Dell'opera e della vita di Barnaba da Terni non si dice
in questo libro tutto quello che avremmo potuto desiderare,
e che si sarebbe forse dovuto dire, pensando che Bernardino
da Feltre non sarebbe stato, se Barnaba da Terni non lo pre-

(1) Opera cit., p. 17.
(2) Opera cit., p. 25.
(3) LUDOVIC DE BESSE, Capucin, Le Bienheureux Bernardin de Feltre et son
oeuvre, Tours, A. Mame et fils, 1902.

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BARNABA DA TERNI E I MONTI DI PIETÀ 489

cedeva; ma si dice molto e piü di quello che forse lo stesso
Barnaba avrebbe desiderato di lui si dicesse. :

Il De Besse é tra quelli che l'Anselmi involontariamente
trasse in inganno con la sua supposta scoperta e non lessero
la sua rettifica. Osserva quindi con la maggior convinzione
che se il padre Lodovico da Camerino non riusci nel 1428
a fondare il Monte di Pietà in Arcevia, non per questo é
men vero che egli abbia per il primo parlato dei Monti di
Pietà. « Il remplissait donc forcement le róle de pionnier » (1).
In quanto poi al Monte di Perugia, invoca la perentoria te-
stimonianza del prof. Scalvanti e dei registri comunali da
cui emerge che padre Michele da Milano con le sue ardenti
predicazioni contro l| usura eccitò negli abitanti di Perugia
un vivo desiderio di fondare un Monte di Pietà; e i magi-
strati, sans perdre un moment, deliberarono sull'oggetto e il 18

aprile 1462 ne approvarono il primitivo statuto.

Si propone peró il quesito: Ma come il Waddingo ha
attribuito al padre Barnaba da Terni la fondazione del
Monte di Perugia (2)? Al quesito risponde con le parole che
riproduciamo letteralmente: « Molto probabilmente la gra-
cile istituzione sarebbe tosto scomparsa se non avesse tro-
vato dei coraggiosi difensori, che le salvassero la vita. Que-
sti difensori furono il padre Barnaba da Terni e il padre
Fortunato Coppoli. Se dunque il padre Barnaba non ha in-
ventato i Monti di Pietà, se egli non ha fondato il primo
di tutti, quello di Perugia, il fatto di averlo fatto. camminare
basta per farlo riguardare come il suo vero fondatore. In-
fatti il padre Michele da Milano si era contentato di racco-
mandare l’opera dal pulpito e se n'era partito: i Magistrati
di Perugia avevano creata quest'opera rata-morta volendola
fare col danaro degli ebrei. Fu il Barnaba che rimise tutto
al posto e che il primo ha tracciato la buona via, seguita

(1) Op. cit., V. II, liv. III, p. 259.
(2) Op. cit., V. II, liv. III, p. 262 e seg.
P. MANASSHI

in appresso da tutti i fondatori dei Monti di Pietà. Egli ha.
potuto farlo facilmente, perché era del paese e risiedeva a.

Perugia ».

« En outre (tous les auteurs Franciscains l’affirment) il
à eu à l'origine une revelation de Dieu faite a un religieux
de Saint Francois pour les encourager a fonder l' oeuvre des
Monts-de pieté. A qui Dieu a-t-il fait cette revelation? Nous
repondons: « Au Pére Barnabé de Terni » en nous appuyant
sur sa sainteté ».

« D'aprés Wadding, cet extatique, loin d'étre un esprit
enthousiaste, possedait une rare sagesse et une vaste science
qui en faisaient un homme accompli ». |

« Nel caso presente egli mostró una grande prudenza
circondandosi di consigli. Egli fece ricorso al padre Fortunato
Coppoli. Questi era il più celebre giureconsulto dell’ epoca ».

« Il padre Barnaba gli domandó un voto giuridico sul-
l'interesse richiesto dal Monte di Pietà di Perugia. Dopo un
maturo esame il padre Fortunato, in un rapporto motivato,
dichiaró questo interesse legittimo... Egli fece di piü: sot-
topose il suo rapporto ad un Consiglio di doftori, che rati-
ficarono pienamente la sua sentenza ».

« Forte di queste autorità, il padre Barnaba da Terni
rassicuró facilmente gli spiriti; la giovane istituzione poté
prendere radici, svilupparsi e fortificarsi. Si scriveva a Peru-
gia per avere gli statuti dell'opera e il voto del padre For-
tunato. I Perugini rispondevano parlando dei servigi resi
alla. istituzione nascente dal padre Barnaba. Essi nulla dice-
vano del padre Michele da Milano, perché vi era stato il
tempo di dimenticare il suo passaggio dalla città ».

« Cosi si é accreditata l'opinione, resa universale dal Wad-
dingo, che fa del padre Barnaba da Terni linventore dei

Monti di Pietà. Falsa in un punto, essa é vera su molti altri.
Quindi è permesso di lasciare a questo padre la gloria di
cui egli ha goduto fino ad oggi. Nulla meno è giusto di ren-
dere ai padri Ludovico da Camerino e Michele da Milano

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BARNABA DA TERNI E I MONTI DI PIETÀ

quella parte di onore che loro spetta in questa grande opera

di misericordia ». Cosi il De Besse. :
Lasciamo da parte il padre Ludovico da Camerino che

non ha mai aspirato allonore di essere creduto l inventore

‘dei Monti: non è ben chiaro il punto in cui il brillante bio-

grafo di Bernardino da Feltre trovi falsa l'opinione del Wad-
dingo, che del resto trova vera sugli altri punti.

Il Waddingo afferma che Barnaba primus omnium exco-
gitavit la istituzione dei Monti: il De Besse ammette qual-
che cosa di più: che 2» origine fuvvi per l’opera dei Monti
una divina rivelazione e fu a Barnaba che Dio la fece. Il
Waddingo dice che Barnaba predicando a Perugia con
l’aiuto del Coppoli ezAhortatus est cumulum seu Montem | erige-
rent; il De Besse che Barnaba e Coppoli furono difensori del
Monte di Perugia e se Barnaba non lo ha fondato, il fatto
di averlo fatto camminare basta per farlo riguardare come
il suo vero fondatore: dunque ammette che il Barnaba ab-
bia preso parte alla costituzione del Monte di Perugia, anzi
vi abbia preso una parte attivissima e tale che ha deciso
dell'avvenire della istituzione.

. Quale è dunque il punto controverso, il punto in cui
resta ancora discrepanza? Il come e il quando Barnaba
prese parte alla fondazione del Monte di Perugia.

Il Waddingo (dice il Besse) ha ragione quando afferma
che il Barnaba ebbe la prima intuizione dell’opera, ma ha
torto quando dice che il Barnaba la fondò per primo in Pe-
rugia: poichè non il Barnaba, ma fra Michele da Milano
predicò in Perugia per la erezione del Monte nel 1462, come
attestano i registri del Comune e il cronista Veghi.

Ed a noi sarà permesso domandare a nostra volta:
avere frate Michele predicato in Perugia nel 1462, esclude

forse che il Barnaba vi abbia predicato qualche tempo prima

a tale scopo, e per esempio, nel 1460, riferendo frate Ago-
stino da Stroncone nella sua cronaca che circa in quest'anno

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MANASSEI

il beato Barnaba inventò l'opera santissima del Monte di Pietà (1),
e dichiarando la Cronologia Francescana che à» quest? anno
(1460) insieme con padre Fortunato Coppoli nobilissimo Peru-
gino diede mano alla grande opera del sacro Monte di Pietà (2)?

Esclude forse che siavi tornato a predicare in appresso e a’

disputare e a lavorare allo scopo stesso ?

se nella data indicata negli atti del sinodo diocesano di
Benedetto XIV é incorso un errore materiale, cioó un er-
rore di copiatura o di stampa nello scrivere che l'inizio dei
Monti avvenne nel 1450, perché non potrà supporsi che
l'anno ivi segnato dovesse essere il 1460, anno in cui !a idea
embrionale fu gettata alle disputazioni degli uomini?

La storia del Monte di Perugia non si racchiude tutta
nell'atto decemvirale del 13 aprile 1462 e nella magra cro-
naca di ser Antonio dei Veghi che parla di un frate Nicolò.

Non fu in un giorno che la gestazione della nuova e
contrastata istituzione poté compiersi, e la idea di essa en-
trare nel mondo ufficiale e prendere una forma concreta.

Il Barnaba, come il Waddingo raccolse dai cronisti del-
l Ordine e da esatte memorie, predicando in Perugia (forse
nella quaresima del 1460) avvalorato dai consigli del Coppoli,
suo inseparabile compagno, per la prima volta contro le
usure degli ebrei lanciò l' idea della istituzione: Coepit itaque
Barnabas in urbe Hebreorum detestari insatiabilem cupiditatem.
La buona sementa, nonostante gli sforzi che gli ebrei ed
altri avranno fatti per empire di rovi il terreno, maturò e
frate Michele mandato a predicare nella quaresima, cioè nel-
l'aprile del 1462, la fecondò con la sua dotta e calda parola.

L'atto decemvirale del 13 aprile non poteva contenere
l’antefatto; è un capitolo o meglio una pagina della storia
del Monte di Perugia che non deve leggersi staccata. Se la

(1) FR. AGOSTINO DA STRONCONE, Umbria Serafica.
(2) Cron. dei' Min. prov. della Ser. prov.

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BARNABA DA TERNI E I MONTI DI PIETÀ 493

cronaca del Veghi non parla della iniziale predicazione del
Barnaba, alle omissioni di un cronista di Perugia possono
ben supplire, ci sembra, le indicazioni non di un solo, ma
di varii cronisti dell' Ordine: un cronista vale V altro.

Che il Barnaba nel primo impulso della sua creazione
e il Coppoli, suo fedele compagno e certo infiammato dell’ a-
more del natio loco, non pensassero prima che ad ogni altro
Monte a quello della vicina ed augusta Perugia e lavorassero

prima per i Monti di Foligno, di Terni e di Assisi, è tanto

inconcepibile, quanto lo é il supporre che frate Michele senza
alcuna preparazione dell’ opinione pubblica e senza alcuna
popolare manifestazione precedente potesse in pochi giorni
persuadere i Camerlenghi a deliberare ció che deliberarono.

L'insigne annalista francescano condensó la narrazione
dei fatti, senza scendere a particolari di date e di nomi, per-
ché avesse piü rilievo la figura dell'inventore dei Monti e il
concetto morale della istituzione.

Ma é certo, che né il Barnaba, né frate Michele consi-
gliarono di prendere il danaro a prestito dagli ebrei per far
funzionare il Monte di Perugia: l'idea del Monte non era
stata dunque suggerita allora allora, se aveva già avuto il
tempo di corrompersi!

Nè il Pellini, né il Veghi, né altri cronisti perugini fanno
cenno delle opposizioni che incontró in Perugia la proposta
del nuovo istituto, quantunque sia certo che ve ne furono, e
il Waddingo narra che « uti assolet res haec nova visa est,
statimque suos habuit contradictores non paucos, praesertim
ex ordine praedicatorum, qui contractum judicantes usura-
rium vehementer obstiterunt. Re ad pubblicam concertatio-
nem coram magistris et scolasticis universitatis, coram prio-
ribus civitatis, coram clero et religiosis ordinibus deducta,
acriter disputatum est, sed tandem lata pro minoribus (quo-
rum defensores erant Barnabas et Fortunatus) sententia... ».
E il padre Agostino da Stroncone nell’ Umvria serafica al-
l'anno 1462 riferisce: « Il B. Barnaba da Terni ha grandis-
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494 P. MANASSEI

sime contradizioni circa al Monte di Pietà, per il che si tien
pubblica disputa in Perugia alla presenza del cardinale Eruli
da Narni vescovo di Spoleto legato di Perugia e dell’ Umbria
e di tutti i dottori dell’ Università, dai quali è approvato re-
‘stando vittoriosi Barnaba e Fortunato Coppoli ».

Notisi che il cardinale Eroli, secondo il Belforti, venne in
Perugia nel 24 luglio 1462 (1), tre mesi dopo l'atto decem-
virale, ed è conforme al vero che nuove e maggiori ostilità
ed opposizioni contro l'istituto sorgessero, quando prese una
forma determinata e si conobbe con quali norme dovesse
funzionare.

Questa concertatio, come la chiama il Waddingo, o di-
sputa, come la chiama fra Agostino, ebbe luogo probabil-
mente negli ultimi mesi del 1462, dopo che il Monte per
l'intervento di frate Michele era stato decretato; e dimostra
che il Barnaba, allora Vicario della provincia, seguiva e tu-
telava l'opera del confratello mandato a diffondere ed av-
valorare le sue idee in Perugia.

Che frate Michele da Milano fosse ragguardevole perso-
naggio e facondo oratore è provato dal fatto di essere stato
inviato a Perugia a continuare la predicazione del Barnaba,
il quale forse aveva destato in precedenza qualche animosità
a suo riguardo; ma il fatto di essere stato nel 1468, appunto.
quando più ferveva la lotta per la divulgazione dell’opera in
Italia, destinato a Commissario della Osservanza nelle pro-
vincie di Austria, Polonia e Boemia (2), fa vedere che ai
Monti di Pietà abitualmente non attendeva, e alla diffusione
dell’opera non nuoceva il suo allontanamento. I tre commis-
sari mandati allora in lontane provincie, Michele da Milano,
Giacomo da Fiume Freddo e Francesco da Filocastro, furono
scelti tra i religiosi che non avevano incarico di promuovere:
i Monti in Italia.

(1) BELFORTI, Serie dei Legati, Vice Legati e Governatori di Perugia, Tom. 1.
(2) WADDINGO, Tom. XIII, p. 423.
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BARNABA DA TERNI E I MONTI DI PIETÀ

E non vi ha dubbio che fin dal bel principio le proposte

del Barnaba e del Fortunato incontrassero vive contraddi-
zioni, se si considera che le discussioni insorte si protrassero

per varî anni, si allargarono, presero aspetto teologico e giu-
ridico, e provocarono il celebre Consilium o voto che lo
Scalvanti dice che il Coppoli e fra Barnaba da Terni deb-
bano aver composto per Perugia.

Il Bonazzi dice che il Monte perugino fu nel suo sor-
gere osteggiato da tutto il clero, e tale affermazione lata e
generica non crediamo esatta (1); ma che in Perugia e nel
| Umbria vi fossero vive opposizioni e contrasti, massime
per parte dei Domenicani, e il Barnaba e il Fortunato do-
vessero con la parola e con gli scritti difendere l’opera loro
nella città ove il primo Monte ebbe vita, sembra assai ve-
rosimile e logico.

Le opposizioni durarono per molti anni e nel libro edito
dal Quarengi in Venezia si parla anche di una pubblica di-
sputa tenuta nella cattedrale di Narni varî anni dopo, alla
presenza del vescovo « D. Carolus de Boccardinis et D. Bartho-
lomeus de Ruere gubernator » sopra i capitoli dei Monti di
Perugia e di Mantova tra domenicani e minori, disputa a cui
tenne dietro l'approvazione dei capitoli del Monte narnese
fatta da quel vescovo. Il fatto è autenticato da due istru-
menti pubblicati dal notaio De-Marginata « sub anno 1487
« et die 10 junii (2) ».

A Venezia un decreto del Consiglio dei Dieci del 24 de-
cembre 1534 « per importantissime cause e ben considerate
ragioni imponeva ai gentiluomini promotori di un Monte di
Pietà di non più proponer nè parlar di detta materia sotto
pena della vita ed indignazione del Consiglio ed è preso che

(1) BoNAZZI, Storia di Perugia, V. I, 659.
(2) Defensorium Montis Pietatis contra figmenta omnia emulae falsitatis.
Venetiis per Petrum de Guarengis Bergamensem die ultimo Julii, 1498 (Bibl. Am-

brosiana).

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496 P. MANASSEI

non si possa per alcun altro proporre né parlar di Monte di
Pietà senza previa licenza e deliberazione del Consiglio » (1).

Però tornando all’ inventore dei Monti due induzioni
possono farsi ed aversi per ben fondate: la prima, che I in-
ventore dei Monti, obbligato a risiedere in S. Maria degli
Angeli (non in Perugia) per gli uffici di Guardiano o di
Vicario provinciale, portasse la sua operosità a preferenza
nella istituzione e nell'ordinamento dei Monti della provincia;
la seconda, che per ragioni di malferma salute il Barnaba,
avendo rinunciato alla predicazione, dovesse talvolta, specie
nella vecchiezza, valersi in questa bisogna dell'opera altrui.
« Sed cum vehementer cruciaretur capitis dolore conciones
intermittere oportuit totumque se orationi et contemplationi
coelestium addixit (2) ».

Ma della operosità sua e della sua vita le cronache
francescane serbano altri e non pochi ricordi.

Nel 1450, di religione 223. — La cronaca di fr. Agostino
da Stroncone nota che Barnaba, nobile di Terni, si fa reli-
gioso essendo dottore di filosofia e medicina e nella Religione
Studierà teologia e riuscirà famosissimo predicatore (3).

(1) Monte di Pietà di Venezia, Notizie storico-mmministrative, Tip. Antonelli,
1884.
(2) WADDINGO, loc. cit.
(3) La famiglia dei Conti Manassei da cui nacque Barnaba é originaria di Sabina
e in Bocchignano evvi ancora un gruppo di terre o vocabolo che chiamasi manassei.
Si tramutò in Terni nel XII secolo dopo aver fatte alcune don
Farfa, come rilevasi dai Regesti Farfensi e comprò in Te

azioni all'Abazia di
rni le case in Rione dei
Fabri ove ancora risiede, e fece costruire una Cappella intitolata a S. Giovanni Evan-
gelista in S. Salvatore già tempio del Sole, che ancora sussiste. Nella genealogia della
famiglia autenticata dal Notaio di Roma Carlo Brezio in data 16 gennaio 1773 si
legge: « Ex publicis antiquis et authenticis documentis existentibus !in Tomo unico
collectanea Instrumentorum etc. resultat de simili descendentia B. Barnaba, Ordinis
S. Francisci Min. Observantiae Primi Institutoris Sac. Montis Pietatis a Cipriano
Manassei, humati in ecclesia Carcerum Assisis in Cappella eidem dicata». Cipriano
padre del Barnaba fu podestà di Recanati nel 1402, di Ancona nel 1403; capo-Priore
di Terni nel 1406 e nel 1422. Ebbe in moglie Francesca di cui s'ignora il cognome,
Una remissione del 1411 del Card. Otto Colonna datata da Todi, confermata con breve

45 luglio di Giovanni XXIII per ribellioni, nomina Cipriano ed altri della sua gente da

cui può arguirsi che la famiglia era potente e tra le principali della città. Per alcuni
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TORRIONE

BARNABA DA TERNI E I MONTI DI PIETÀ

1438-231. — S. Bernardino da Siena tiene capitolo degli

Osservanti in Porziuncola, fa Guardiano di detto Convento
fr. Barnaba da Terni, che seguita 7 anni e fabbrica il coro
dei Laici e la Chiesa detta delle Rose che finora era un
semplice tugurio.

1449-242. — È eletto di nuovo guardiano dopo breve
vacanza fra Barnaba che fa dipingere nella Cappella delle
Rose l’ istoria della Indulgenza.

1451-244. — Nel capitolo di quest'anno venne eletto
Vicario provinciale il B. Barnaba. Questo è il primo che
ordina che li guardiani non durino nell’ ufficio più di 3 anni.

1460-253. — Tenendo capitolo, venne eletto per la se-
conda volta Vicario provinciale il B. Barnaba.
1412-265. — Alli 14 settembre festa di S. Croce si

cominciano à cavare le fondamenta del nuovo convento di
S. Maria delle Grazie in Terni e alli 16 il B. Barnaba vi
pone la prima pietra.

1414-261. — Nel convento delle carceri di Assisi a’

.17 febbraio muore il B. Barnaba, eruditissimo nelle lettere

umane, dottore di filosofia e medicina nel secolo e nella
religione teologo e predicatore famosissimo. Uomo di gran
santità, di gran prudenza e maneggi, e perciò sempre occu-
pato in uffici di guardiano, definitore, vicario provinciale,
primo istitutore del Sacro Monte di Pietà, dilatato per tutto

anni Cipriano ed i suoi furono fuorusciti, forse per aver parteggiato per gli Orsini.
Cipriano fu podestà di Aquila nel 1420, di Firenze nel 1424, di Siena nel 1425, di Norcia
nel 1426, di Perugia nel 1483 ed ivi il suo stemma si vede ancora nella Sala dei No-
tari. Aveva un catasto di libre 870. Ebbe cinque figli maschi. Nell’ istrumento di
divisione dei suoi figli si leggono i nomi di Antonio, Pace e Liverotto (an. 1445),
ma non quelli di Giovanni e Barnaba il quale ultimo essendo religioso aveva ri-
nunziato ad ogni ragione ereditaria. Il fratello maggiore di Barnaba, Antonio, nel
1455 era « Magnificus et Praestantissimus Miles Comesque Palatinus Capitaneus Civi-
tatis Tuderti ». Altri suoi congiunti si distinguevano nelle magistrature e nelle armi.
La nascita di Barnaba risale sicuramente all'anno 1398. Si ricorda nelle Cronache
che prestava assistenza agli infermi quando gli era possibile, forse valendosi delle
sue cognizioni mediche; ed era uso ripetere spesso il versetto del salmo 118 « Mi
sericordia Domini plena est terra ».

perizia
498 P. MANASSEI .

il mondo, per il quale ha sostenuto indicibili contraddizioni.

Perfettissimo in tutte le virtù, devotissimo della Passione
del Signore. Essendo assai vecchio, solea chiedere al Signore
tre grazie, cioè di non morire superiore, di non aver lunga
infermità e di morire nel Convento delle Carceri. Resta
consolato, mentre essendo senza superiorità, la mattina men-
tre dice prima in coro s'inferma e a ora sesta muore in
detto convento delle Carceri; sepolto, è venerato in una
cappella fattagli poscia da un cittadino di Perugia suo amico ».

Non è una ricca suppellettile biografica, ma quando si
rifletta che Egli viveva appartato dal mondo il più possibile,
felice nella sua umiltà francescana che non era inerzia
pusillanime, ma intensità di affetti altissimi e profondi, pre-
ghiera continua a Dio di poter giovare al mondo che amava
e voleva rendere migliore pur restandone sconosciuto, le
notizie che dopo quattro secoli abbiamo ancora di lui bastano
a dimostrare che i suoi compagni di religione lo stimavano
uomo degno di commemorazione e di storia.

Abbiamo visitato la chiesolina semplice e nuda, detta di
S. Maria Maddalena, ove è sepolto il Barnaba, dopo aver
letto le memorie storiche del Santuario delle Carceri raccolte
dal P. Gaetano da Norcia (1) e visto sul pavimento la .S
simbolica che indica il luogo dove giace il corpo. Tutto
quanto si vede in quell'angusto e rozzo cenobio, dimenticato
tra le pieghe del Subasio da cui lo sguardo spazia nella sot-
toposta valle bellissima, quieta, inondata dal sole, corrisponde
esattamente alla descrizione, ed abbiamo detto a noi stessi:
i cronisti dell’ Ordine furono in ogni cosa che riguarda il
Barnaba testimoni e relatori fedeli (2).

(1) GAETANO DA NORCIA, Memorie storiche del Santuario di S. Maria delle Car-
ceri, Assisi, Tip. Sgariglia, 1844.

(2) Nella cornice intagliata di un quadro contenente un rozzo dipinto in tela
posto in quella Cappella, eravi lo stemma della famiglia Manassei: lo stemma si
staccò, cadde per l’azione del tempo e si custodisce ora nel Museo dello spettabile
Municipio di Assisi.

TEES Rm —
BARNABA DA TERNI E I MONTI DI PIETÀ

Abbiamo veduto nella cattedrale di Terni una lapide
nell'interno a destra dell’ ingresso, che porta i nomi dei santi
e beati nati nella città, tra cui è inciso il nome di Barnaba.

Abbiamo veduto nei dipinti non fini e pregevoli, ma
antichi e decorativi del soffitto a legno della chiesa di Santa
Maria dell' Oro presso Terni, annessa a quel vetusto convento
dei Riformati, nell'angolo estremo verso l’altare maggiore,
quasi in posto di onore, l’ effigie del Barnaba. Le altre figure
rappresentano i personaggi principalissimi dell’ Ordine mino-
ritico: S. Giacomo della Marca, S. Giovanni di Capistrano,
S. Bonaventura cardinale, S. Antonio di Stroncone, S. Rosa,
S. Chiara ed altri. Al disotto dell'effigie in mezza figura,
evvi questa scritta: B. Barnaba Interamnensis, negli svolazzi
del fregio inferiore poco al disopra del nome; a sinistra
Foenoris adversator; a destra Montis Pietatis Inventor.

Ci avvenne di leggere il sunto di un antico testamento
rogato da P. Paretti (1487), in cui « Juliana quondam Mattei
Ruscioli reliquit ducatos decem Monti Pietatis pro Deo et
anima sua et ob reverentiam fratris Barnabei de Manasseis ».

Non sono molti anni, nel 1879, quando venne aperta la
nuova strada Cornelio Tacito ed a varie strade di Terni fu
rinnovata la denominazione col nome di antichi cittadini
illustri e benemeriti, per deliberazione del Consiglio Muni-
cipale, la via prossima alla Piazza, adiacente alla vecchia
sede del Monte di Pietà tramutata nell’ antico palazzo dei
Mazzancolli, veniva intitolata al nome di Barnaba Manassei.

Il popolo Umbro esaltò Barnaba da Terni associandosi
alla venerazione che professava per lui l Ordine minoritico
— popolo anch'esso — e in modo spiccio lo canonizzò beato.

Barnaba era stato uomo di santa vita, di mente forte
e coltissima, ma niun prodigio aveva operato, tranne quello
d'infrenare la ingorda, crudele, minuta usura con la inven-
zione dei Monti di Pietà, e di lottare perchè il suo pensiero
trionfasse, pensiero di carità e di redenzione economica.

Il popolo sa quel che sente e sente quel che sa. Può

34
500 ; P. MANASSEI S

essere traviato nei suoi entusiasmi, nei suoi amori e nei
suoi odii, ma non fallisce nei suoi calmi giudizi, che si pu-
E rificano nel decorso degli anni, come le acque sorgive nelle
TEE - viscere della montagna.

| Il popolo Umbro sente e sa che Barnaba da Terni fu \
uno dei grandi benefattori dell'umanità e ha diritto di es-
sere onorato in cielo e in terra. -
| L'Umbria è gloriosa di aver dato i natali a Barnaba,
EE che ha dato i Monti di Pietà al mondo.

Terni, 29 agosto 1902.

P. MANASSBI.
L'ANTICA CRIPTA

DELLA

GATTE D:RALE Db TERNI

La esistenza di un sotterraneo, consacrato nella nostra
Cattedrale per sepoltura dei Vescovi, era cosa già nota, e,
nelle funebri cerimonie, allorchè il Capitolo celebra le ese-
quie dei Pastori Interamnati, per immemorabile consuetu-
dine recasi a compiere la funzione di rito sopra la pietra
che chiude la sepoltura per la quale si accede al sotterraneo
predetto.

Era quindi mio vivo desiderio di penetrare in quella
tomba, di cui negli ultimi tempi era stato anche murato
l’accesso, ed i sigg. Canonici non esitarono a compiacere la
mia richiesta. n

Ma prima di riferire intorno alla forma, allo stato e alla
importanza del monumento, credo necessario di riassumere
brevemente le poche notizie che abbiamo circa i Vescovi
più antichi e circa la cattedrale della nostra città; e giacchè
all’ assunto non mi soccorre l’ autorità di documenti sincroni
o almeno di remota autenticità, dovrò necessariamente far
tesoro delle cronache posteriori e delle tradizioni, che forse

saranno anzi confortate dall’ esame critico di questo antico

oratorio, che confido di poter rimettere in luce, per l'inte-
resse degli studi storici e per il decoro della nostra città.

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L. LANZI

La cattedrale di Terni sorge sopra la cripta di cui è
argomento il presente scritto, e gli ampliamenti che col
volger dei secoli vi si compierono, dilatarono l'edifizio cosi
armonicamente e simmetricamente che la primitiva sacra
eostruzione venne a trovarsi quasi nel centro del tempio,
cioè fra la metà del transet e la mensa dell’ altare maggiore,
occupando l’intera sezione della nave centrale.

Il suolo sul quale fu eretta dagli antichi cristiani que-
sta loro chiesa trovavasi nella parte del pomerio attigua al
vasto anfiteatro di cui riconosconsi ancora non ignobili ve-
stigia, e, secondo narra l Angeloni (1), quivi presso furono
rinvenute le tre lapidi che accerterebbero come in queste
vicinanze o in questo medesimo luogo preesistesse il tempio
dedicato a Giove fulminatore.

Se ci riportiamo per poco col pensiero al momento sto-
rico nel quale il Cristianesimo eresse i suoi trofei sopra le
rovine del mondo pagano, non potrà invero sembrarci fuori
di probabilità che anche a Terni, come in altri moltissimi
luoghi, ove era sorto il delubro sacro al massimo degli Dei
falsi e bugiardi, colla nuova éra si erigesse il tempio mag-
giore a quella Divinità che veniva ad irradiare di un nuovo
sole la terra, e che confortava le turbe degli oppressi di
speranze ineffabili.

Ma prima di accogliere questa tradizione è necessario
di soffermarsi sopra alcune considerazioni che, sfrondandola
in parte, ricondurranno, e forse con vantaggio, le cose nei
termini più veri.

Gli agiografi nostri (2) registrano S. Pellegrino come
primo vescovo e fondatore della chiesa Interamnate ed attri-
buiscono a lui la erezione di un oratorio cristiano entro le
mura della città, verso la metà del I secolo.

(1) ANGELONI, Storia di Terni. Rist. 1878, pag. 15 e 16.
(2) ANGELONI, Op. cit. — SILVESTRI, Collez. di memorie storiche tratte dalle
Riform. di Terni. — IACOBILLI, Vite dei Ss. dell’ Umbria. — UGHELLI, Italia Sacra ecc.
L - €
L'ANTICA CRIPTA DELLA CATTEDRALE D! TERNI 503

Un vescovo ed un oratorio cristiano, in una città ro-
mana, nel secolo I, è un fatto che storicamente sembra poco
verosimile, e molto meno é da credere che questo sorgesse
allora accanto al tempio di Giove, o sulle rovine di esso,
poiché l'impero era ancora pagano e Giove aveva ancora i
suoi sacerdoti ed il suo culto.

Come opportunamente osservava il ch. comm. Gamur-
rini, il cristianesimo penetró nelle città nostre topografica-
mente dalla parte di Roma, e la prima tappa della sua pre-
dicazione deve ricercarsi sempre di là, nella prima antica
chiesa che trovasi sulla via consolare, fuori della cinta ur-
bana.

Tale sistema tattico è, del resto, ampliamente giustifi-
cato dal fatto che gli evangelizzatori, partendosi dal loro
centro, non azzardavano di penetrar nelle città, se prima
non si erano fatto un concetto delle condizioni morali e po-
litiche del paese e se non vi avevano assicurato un gruppo
di fidati seguaci.

Inoltre, mentre in tal modo conservavano piü sicure e piü
facili le comunicazioni colla vera sede della loro scuola attra-
verso le ville e le campagne già felicemente percorse, si
mantenevano piü sicura la ritirata in caso di una sorpresa
o di un pericolo.

E Terni offre uno dei più evidenti fra i numerosi esempi
che confortano queste osservazioni, poiché circa ad un miglio
dalla Porta Romana, in prossimità della Via Salaria, trovasi
lantieo cimitero di S. Valentino, al quale deve far capo
chiunque voglia riandare la storia del Cristianesimo Inte-
ramnate. :

Le memorie degli scavi eseguiti sull' area cimiteriale al
principio del XVII secolo e le iscrizioni che vi furono rac-
colte non vanno, fino ad ora, oltre il IV secolo, quindi non
crediamo sia lecito il ritenere che la sede urbana possa esser
più antica.

Comunque, al principiar del secolo VII, e già come vi.
504 L. LANZI

gesimoterzo nella serie Ughelliana dei Ternani pastori, è re-
gistrato il vescovo S. Anastasio e concordemente si narra
che egli, sopra l' oratorio di S. Pellegrino, eresse la chiesa

" cattedrale, dedicandola a Maria assunta in cielo.

Le fonti dalle quali ci provengono siffatte notizie sono
sempre le medesime da me accennate in principio; quindi,
per quanto sarà possibile, mi esimerò dal ricitarle, preferendo
di ricercare diversamente la verità, che, mi piace di affer-
marlo fin d’ ora, scaturirà dalle osservazioni di fatto, per
confortare in gran parte la non dispregevole tradizione.

Il 16 ottobre del 1901, disceso nella sepoltura dei Vescovi,
penetrai nella cripta.

Innanzi tutto fermò la mia attenzione la bella cortina
che, ‘incominciando dall esterno dell'attuale piccolo ingresso,
riveste tutto l'oratorio, costituita da quadrelli di calcare lo-
cale, ben tagliati e connessi, da molti frammenti di marmo
e da non pochi laterizi provenienti da monumenti romani.

La cripta é scompartita a tre navi. Le mezze colonne
addossate ai pilastri in giro allambiente, sono sormontate
da capitelli che sembrano una caratteristica degenerazione
del composito; alla sinistra sono tutti di marmo, alla destra
di travertino, e forse questi posteriori a quelli. È a notarsi
che il capitello a sinistra di chi guarda l' arco centrale del-
l'abside è condotto con accuratezza maggiore degli altri e
può quindi ritenersi che esso sia il prototipo al quale S'i-
spirò il marmorario; inoltre il collocamento di esso, che non
risponde nè alle condizioni del pilastro, nè della colonna, fa
dubitare che provenga da altro più antico edificio cristiano,
e di questa circostanza dovremo tener conto più appresso.

Gli archi del sotterraneo che sostengono la volta a cro-
ciera sono costrutti a pietre regolari e nell'archivolto vedesi

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L'ANTICA CRIPTA DELLA CATTEDRALE DI TERNI 505

l’ incastro nel quale furono posate le tavolette per la costru-
‘zione delle vele, lasciate poi grezze e irregolari. ;

In fondo aprivansi tre finestrine, assai strette e allun-
gate all'esterno e largamente strombate nella parte interna.
L'andamento della strombatura dimostra che l ambiente si
trovava sommerso nel terreno, e che perciò i brevi pertugi
predetti andavano a ricercare in alto l’aria e la luce.

Un'altra finestra rettangolare, formata con materiali
romani, ed avente strombatura e battente di chiusura all’ e-
sterno dell’ ambiente, si apre alla sinistra di chi penetra
nell’oratorio.

La cortina della seconda arcata, a sinistra, è in parte
demolita e lascia scorgere un secondo paramento più interno,
ma che non prosegue lateralmente e non mostra alcuna
legatura col pilastro prossimo, il quale sicuramente preesi-
stette alla cripta attuale, come l’altro simmetrico.

Questa crociera era stata in un tempo utilizzata ad uso
di sepoltura, come è dimostrato dall’ apertura che si scorge
rabberciata sulla volta e dai resti della muratura colla quale
erano stati chiusi i tre archi che la sostengono.

Un'altra sepoltura occupava una parte dell’ultima cro-
ciera all'estremo angolo a destra di chi entra nel sotterraneo.

Nell’arcata centrale, sulla parete di destra, vedesi in
basso un fregio che fece parte del basamento di un grande
monumento romano, e del quale esistevano altri resti sulla
fronte della confraternita di S. Nicandro, trasportati poi nel
cortile del Monte di Pietà e nel Convitto Comunale. Nel-
l'arco di fondo fronteggiante l'abside, subito a destra del-
| ingresso, scorgesi un grande rincasso, ricoperto da due
lastroni di travertino e foderato a cortina. Ha tutto l'aspetto
di un loculo sepolcrale, giacchè, come si vede dalle traccie
della subita demolizione, anche nella parte interna della
cripta fu chiuso da eguale paramento in cortina.

I quattro peducci delle crociere centrali recano l'im-
pronta di un rineasso praticatovi in tempi non remoti,
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506 L. LANZI

quando cioè furono sostruiti da puntelli in legno per sot-
trarne le colonne, che vennero sostituite da grossi pilastri
in mattoni. Un vecchio chierico della cattedrale afferma di
ricordare quando dal sotterraneo fu tratto l'ultimo rocchio
di colonna, che, essendo di antico africano, doveva esser
segato per restaurare il piancito del presbiterio.

Dei cadaveri dei vescovi non ve ne giace che uno,
quello cioó di mons. Mazzoni, depostovi nel 1842 (1).

L'oratorio sopra descritto, diviso in tre navate, ha la.
lunghezza massima di m. 10,40; la massima larghezza in
m. 8,85; in altezza misura fino al sottarco m. 3, fino alla.
volta m. 3,27.

Prima di dare opera allo studio di un progetto pel
restauro del sotterraneo e per la comoda apertura dell’ac-
cesso, volli demolire la sepoltura che trovavasi all'estremo
angolo destro di esso, e che era stata da molti anni riempita
di sfabricina e richiusa, nè se n’era lasciata alcuna impronta.
nel piancito della chiesa superiore, e, fra il materiale di
riempimento, oltre non pochi resti umani, rinvenimmo un
rocchio di colonna di marmo bigio, il che darebbe un certo
valore alla notizia vagamente ripetuta che tali fossero le
colonne del prossimo anfiteatro, le quali sarebbero state
segate per eseguire alcune fascie di scomparto nel piancito
della moderna cattedrale.

Sulla parete verso la fronte della chiesa apparve poi
bentosto la piccola porta arcuata, simmetrica all'altra ed
ostrutta da un paramento a muratura mista, alla cui base
riconoscevasi nettamente il primo gradino in pietra. Fidu-
cioso di rinvenire la scaletta, anche più conservata dell’altra,
perchè da antico tempo richiusa, feci demolire il muro, ma
trovai il luogo completamente riempito come la sepoltura, e
la scala conservata fino alla seconda pedata.

(1) Appena iniziati i lavori di sterramento, il feretro di mons. Mazzoni per
cura dei signori canonici fu altrove trasportato.

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L'ANTICA CRIPTA DELLA CATTEDRALE DI TERNI 501

Alla profondità del gradino predetto che corrisponde
quasi allo spessore della parete, mi avvidi che il riempi-
mento si estendeva anche alla sinistra e poco di poi rilevai
che il vuoto, invece di proseguire in direzione dell asse
della chiesa, come nell'altro ingresso, era chiuso di fronte, e
volgeva con angolo retto a sinistra (V. pice. pianta Tav. II).

Su questa linea continuai quindi la esplorazione e rico-
nobbi innanzi tutto che il piano del secondo gradino della
soppressa scaletta corrisponde al piano della sabbia gialla,
sulla quale posano le fondazioni degli edifici della città.

Il cunicolo che andavo esplorando si arrestò intanto ad
una costruzione nettamente stratificata: nella prima zona.
inferiore vedesi un masso di calcestruzzo appartenente
forse ai fondamenti dell’ antica chiesa; a questo masso
parallelamente sovrasta un travertino romano, che occupa
la intera sezione del vano; su questo si eleva, quasi con
eguale spessore, una zona di muratura incerta antica e for-
tissima; finalmente incontrai un loculo sepolcrale, riempito
di terra e ossami, intonacato, coperto in parte da volta
laterizia, in parte da una lastra di travertino, e già chiuso
da muro, come ne accertano i resti, anche dalla parte donde
noi l’osserviamo. Da un foro praticato sulla parete maggiore
ti di questo sepolcro, ci si presenta un murello a mattoni che
credo appartenente ad altra tomba costrutta parallelamente
a questa. Ciò non interessando le mie ricerche, abbandonai
questo lato, e procedetti a rintracciare la via dell'uscita, che
doveva trovarsi di fronte alla porticina da noi riaperta, nor-
malmente alla superiore nave centrale del tempio. Però,
dopo circa 70 centim. l'antica cortina apparisce rotta e de-
molita, e tutto il vuoto torna ad essere riempito da mate-
riali di scarico e di rifiuto.

Sulla parete originaria, alla nostra destra, a breve di-
stanza dalla porta, si presentó una finestrella richiusa; de-
molito il breve e irregolare paramento, rinvenni che il fondo
del vano è chiuso dall’opposta parte con una lastra di marmo

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508 DI DANZI

bianco, e sull’architrave trovai infisso un piccolo arpione in
ferro (Tav. I, n. 1) L'uso di tali nicchie per collocare le
lampade accanto ai corpi dei martiri è comunissimo nelle ca-
tacombe e negli oratori dei primi secoli, e della speciale im-
portanza di questa terremo conto in appresso.

Dall'assieme della costruzione e specialmente dalla dispo-
sizione delle volte, può concludersi che questo edificio, deve
essere stato compiuto fra il X e l’ XI secolo; però si deve
tener conto che nel zoccolo che ancora gira in una parte
dell’oratorio, si riconoscono pietre che recano resti di pitture
cristiane e che furono evidentemente rimesse in opera dopo
la demolizione di un’altra cripta; parimenti va qui ricordata
l'osservazione fatta in questo senso circa il prototipo dei ca-
pitelli marmorei che è posto a sinistra dell'arcata centrale
dell'abside, e quindi io credo si possa concludere che un’al-
tra più antica cripta preesisteva alla presente, e che di-
strutta la prima, fu dalle sue rovine eretta questa, quale ai
di nostri si vede.

Ove tale mia congettura trovi accoglienza, resta così
sancita la tradizione che assegna al secolo VII la fondazione
della chiesa di Terni per opera del santo vescovo Anastasio,
il quale, come procurerò di dimostrare qui appresso, nella
cripta medesima deve avere avuta tomba ed altare.

BA:

Fra i due ingressi, compreso dai pilastri che sostengono
l'arco, vedesi il grande rincasso, di cui già fu fatto cenno,
largo m. 2.45, profondo m. 1.03, alto circa m. 1,50 (V. Tav. I).

Verso la metà della parete di fondo, la bella cortina che
lo riveste è divisa in due, ed una parte sporge più innanzi
dell’ altra per circa cent. 4. I lastroni che ricoprono questo
loculo furono imposti dal di sopra, e verso l'interno della

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rta

L'ANTICA CRIPTA DELLA CATTEDRALE DI TERNI 509

cripta restano traccie della sottile cortina che chiudeva que-
sta specie di avello.

Io credo che qui fosse precisamente tumulato S. Ana-
stasio, patrono della città, le cui spoglie mortali, secondo
ciò che narrano gli agiografi, furono a caso rinvenute assai
dopo la morte di lui; e ad avvalorare l'asserto, valgano
le considerazioni seguenti.

Sopra questa tomba, nella chiesa primitiva, doveva cor-
rispondere l’altare del presbiterio, che si elevava al di sopra
della cripta, fra i due accessi di essa, e che nei tempi po-
steriori fu spostato indietro, col sorgere della tribuna.

È in codesto avello il posto d’ onore dei corpi santi ed
una somigliante disposizione abbiamo infatti, per tacer di
altri numerosi esempi fuori della nostra città, nella stessa
basilica Valentiniana, dove la tomba del martire, sottostante

ai pavimento della chiesa, mentre sovrasta la mensa dell’al-

tare verso il coro, è sovrastata dall’altare maggiore verso il
presbiterio.

Che qui siano stati racchiusi i resti mortali di un per-
sonaggio sul quale si raccoglieva la venerazione dei fedeli,
è cosa che resta dimostrata anche dal rinvenimento della
piccola nicchia destinata a contenere le lampade, la quale
fu costrutta e trovasi, come vedemmo, fuori della porta della
cripta, affinchè i devoti potessero accendervi i lumi a loro
agio, senza penetrare nell’ oratorio che, a quanto sembra,
doveva esser chiuso con cancelli di ferro.

E il sacro personaggio per la cattedrale di Terni non
poteva essere che S. Anastasio, vescovo e fondatore della,
chiesa, difensore e patrono della città, che si sa essere stato
entro l'ambito della cattedrale stessa devotamente sepolto.

Ma perchè da questo loculo il suo corpo sarebbe stato
rimosso? Perchè -la frattura del muro, a quanto si vede, sa-
sebbe stata fatta furiosamente ?

E qui soffermandoci per poco dinanzi all’ avello deserto,
si riaffaccia alla nostra mente una di quelle scene che pre-
DEAR LE

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SE E ARI e

510 L. LANZI

cedevano il passaggio di un’ orda di stranieri o la invasione
delle milizie di una emula vicina città.

Tali soldatesche alla febbre della rapina o della vendetta,
accoppiavano il sentimento superstizioso della religione, e,
come potevano rinvenire il corpo di un santo, ne raccatta-
vano le ossa e le involavano come principal trofeo di vittoria.
per decorarne gli altari dei loro paesi.

Forse era pervenuto un giorno ai Ternani l annunzio del
limminente sopraggiungere di una di coteste sorprese, ed
allora pochi animosi, penetrati nel sotterraneo, avevan de-
molita frettolosamente la sottile cortina che chiudeva la
tomba del patrono, e ne avevano altrove trafugate le spoglie.

Forse a taluno potrà sembrare che io divaghi dall’ ar-
gomento, se a questo punto consacro qualche pagina sulla
storia delle traslazioni subite dal corpo di S. Anastasio, ma
le traccie e le tradizioni sono così varie e disparate che fino
ad oggi neppure i custodi delle sacre spoglie seppero darci
conto di alcuni fatti che, mentre per noi non sono privi
d’interesse per la storia della cripta e del tempio, per essi do-
vrebbero contribuire a dar maggiore autenticità al venerato
ricordo dell’antico pastore; e siccome io credo di aver rac-
colto su questo argomento quanto può esser necessario a
dissipar le incertezze, così brevemente esporrò per ordine il
risultato delle mie ricerche, e con questo chiuderò la mia
breve monografia.

Il Jacobilti (1) narra che il sepolcro di cui parliamo si
rinvenne a mano sinistra di essa Cattedrale, per opera di un
« Rustico » da Sangemini, e siccome egli scrive ripetutamente
tale parola colla iniziale maiuscola, così io sarei per rite-
nere che cotesto fosse un nome proprio, cui potrebbe rife-
rirsi probabilmente la formella, di buona arte cosmatesca,
che trovasi (e a suo tempo ne vedrem la ragione) sulla
crociera di sinistra, accanto alla nuova cappella del Sacra-

(1) IACOBILLI, Op. Cit., vol. I, pag. 685.

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L'ANTICA CRIPTA DELLA CATTEDRALE DI TERNI

mento, e che reca un rosone a mosaico compreso dalla se-
guente leggenda circolare: |

CELESTIREGNOPOTIATURRVSTICVSHVI
PRECIBVSACMERITISANASTASIPSVLALMI.

che leggesi « Celesti regno potiatur Rusticus huius — praecibus
ac meritis Anastasii praesulis almi » (V. Tav. II, n. 5). Il ci-
tato autore afferma che il rinvenimento da lui descritto è
avvenuto o nell'839 o nell’ 841, ma queste date non possono
essere accolte, perchè non solo discorderebbero colla epigrafe
votiva sopra riferita, che deve appartenere almeno al XII
secolo, ma neppure si accorderebbero colla ricostruzione della
cripta che deve essere assegnata fra il secolo X e l'XI. E
superfluo il dire che il processo del vescovo spoletino Li-
targo, l'antico lezionario di Terni e gli altri documenti
che su questo punto egli cita, furono invano da me ricercati.
Aggiungo anzi che la serie dei vescovi di Spoleto non ne
registra alcuno con tal nome, a meno che non voglia con
questo confondersi un ZLwictardo del secolo IX.

Quale era dunque il loculo, a mano sinistra, ove la salma
del santo era stata occultata e dimenticata?

A sinistra, sul primo altare dopo il fonte, essa giace attual-
mente; a sinistra, sulla parete della crociera, tre lapidi par-
lano di lui, e qui occorre di soffermarsi ancora per poco.

La prima delle tre lapidi é quella di Rustico, che ho già
trascritta; la seconda, condotta colla medesima arte, colle
stesse proporzioni e nello stesso tempo della prima, é di Gui-
done e dice:

TUASCEANASTASIINTVENTIOADBARATVBINLLA
EREDETIOSVCCRTNEGVIDOVADAT.

che leggo cosi: « Tua sancte Anastasi interventio ad baratrum.
ubi nulla est redemptio succurrat ne Guido vadat ».

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519 L. LANZI

La terza finalmente reca la data 1607 e narra come
G. B. Castelli, per gli atti dei notari Marzio Diamanti ed
Ettore di Enrico (anni 1591, 92 e 93) legasse alla cappella
di S. Anastasio una certa somma perché accanto al sacro
corpo di lui, HAC IN CRIPTA QVIESCENS, di giorno e di notte
ardesse costantemente una lampada.

A me parve che la cripta nominata nella iscrizione non
potesse esser quella che forma l'argomento della presente
ilustrazione, sia per la ubicazione della epigrafe, sia per la
sua data; anzi specialmente per questa, dappoiché se nel 1607
il corpo di S. Anastasio fosse stato ancora nel sotterraneo,
questo sarebbe stato praticato, avrebbe ancora le traccie
del culto dell'epoca non troppo remota, e il Jacobilli e l'An-
geloni ne avrebbero sicuramente parlato.

Un'altra cripta doveva dunque esistere sotto il piano
della cattedrale, e per rintracciarla mi parve anzitutto ne-
cessaria la ricerca dei rogiti richiamati in quel marmo, i
quali peró mi confermarono soltanto vagamente che l'altare
nel quale veneravasi il corpo di S. Anastasio esisteva sini-
stro latere introitus portae maioris.

Intanto le Riformanze del Comune sotto le date 7 e 21
novembre 1573 ci narrano come il vescovo diocesano Bar-
tolomeo Ferri, animato dal desiderio di accrescer lustro e
decoro alla cappella del patrono, avesse chiesto al Comune
un concorso per tale impresa e come il Consiglio avesse ac-
cordata la somma di scudi 50.

Persistendo nella ricerca, finalmente rintracciai nel 3°
protocollo del notaio Rutilio Bussone (f. 76 v.) il rogito cui
accennano di volo anche i due autori sopra ricordati, in data
15 giugno 1575, e da questo fui fatto certo che la cappella
da me ricercata esisteva precisamente accanto alla porta
maggiore, a sinistra, e che sottostante ad essa trovavasi una
cripta nella quale ii vescovo Bartolomeo Ferri ed alcuni
canonici eran discesi in quel giorno per raccogliere le spo-
glie del santo e sistemarle diversamente.
L'ANTICA CRIPTA DELLA CATTEDRALE DI TERNI 513.

Praticato infatti uno scavo a ridosso del muro, trovai
ben presto il piccolo sotterraneo, a volta, riempito di calci-
naccio, che vuotai fino a raggiungere la mensa dell altare,
nella fiducia d’incontrarvi almeno qualche frammento di
antica decorazione, ma quando vidi che l' opera per questo
era vana, non vi persistetti.

Il luogo per altro era finalmente accertato. E perchè
mai le ossa di colui che la città invocava patrono e difen-
sore, erano state tumulate e dimenticate in sì umile luogo ?

Come e perché all'insigne cittadino e pastore, era stato
destinato un posto che l'antico rito cristiano avrebbe appena
assegnato ad un catecumeno?

Ecco a mio credere la prova evidente del trafugamento
à scopo di frustrare ogni profana ricerca; ecco perché l'atto
notarile sopra citato, parlando dei sacri resti, dice: « maai-
me cum diligentia ibi RECONDITIS ». Ecco infine spiegato lo
scopo della finestrella o piccola nicchia marmorea, quadrata,
che trovasi all’ esterno della cattedrale, alla sinistra della
porta maggiore, e sulla quale si fecero fino ad ora le più
stravaganti congetture (V. Tav. II, n. 4).

Dopo che il corpo di S. Anastasio fu rinvenuto, sopra
la piecola cripta fu eretta una cappella, come scrive l'Ange-
loni (1), non meno ornata di colonne e di coloriti marmi che
di mosaici, e perché i fedeli, quando non fossero potuti pe-
netrare nella chiesa, come ad esempio nelle ore della notte,
pure avessero potuto compiere i devoti atti della loro vene-
razione, si volle segnare all'esterno il posto corrispondente
all'altare, collocandovi la nicchia o finestrella predetta, sca-
vata in un blocco di marmo bianco di un solo pezzo. In-
fatti, ancora ai dì nostri traggono a quel luogo coloro che
sono tormentati da dolore di capo, e nel cavo marmoreo ap-
poggiano fiduciosi la parte dolente, invocando la guarigione !

Niuno ha mai spiegata la ragione di questo atto, ma ora

(1) ANGELONI, Op. cit., pag. 412.


514 L. LANZI

è ben chiaro che in esso vive un'antica tradizione religiosa,

che invero avrebbe dovuto cessare quando, nel 1575, le sa-

cre spoglie furono allontanate da quel luogo.

Cotesta finestrella, essendo sormontata dalla testa di un
bufalo, potrebbe essere stata collocata ove si vede al cadere
del secolo XV, sotto l'episcopato di mons. Ventura Bufalini.

Quali opere il Ferri fecesse compiere nell' antica cap-
pella del patrono noi non sappiamo, ma da quanto se ne in-
travede nel rogito citato e da quanto ne scrive 1’ Angeloni
medesimo, pare facesse demolire l’ altare per dar luogo ad
altri lavori, coi quali si andava trasformando l’antica Chiesa,
e lo spostasse verso la prima. sepoltura, ricostruendolo con
buona parte dei primi ornamenti (1), circostanza cotesta che
qui mi preme di segnalare.

Nel 1181, rinnovandosi il piancito della cattedrale, tornó
in pensiero di rimuovere questa cappella, e trasportarla verso
la tribuna, in luogo veramente piü onorevole e degno ; il 24
marzo di quell'anno fu quindi fatta la traslazione del corpo
nella sacrestia della cattedrale, in attesa del compimento dei
lavori, e il 10 marzo del 1785 fu di qui trasportato nella
cappella privata del Vescovo, donde nove giorni appresso
fu riportato nella chiesa e solennemente collocato nel nuovo
altare che gli era stato eretto sulla crociera di sinistra, e
precisamente fra i due pilastri a sinistra della nuova cap-
pella del Sacramento.

Ed ecco perchè nella parte inferiore dei suddetti pila-
stri si trovano ancora infisse le due epigrafi cosmatesche di
Rustico e di Guidone e quella moderna di G. B. Castelli, che
dall'antico loro posto furono qui insieme alle altre parti del-
l’altare trasferite nell'anno sopra ricordato.

Verso il 1822, finalmente, per la nuova sistemazione
data agli altari della chiesa, quello di S. Anastasio fu di
nuovo demolito e le ossa raechiuse in un'umile urna, furono

(1) ANGELONI, ivi.
L'ANTICA CRIPTA DELLA CATTEDRALE DI TERNI

collocate dove si trovano al presente, cioè nel primo di essi
dopo il battisterio, che è decorato dagli stemmi dei Benaducci
e degli Alberici.

Notevole il fatto che, mentre di tutte le traslazioni av-
venute dal secolo XVI in poi sono serbati negli archivi quasi
tutti i documenti, di questa ultima manca ogni ricordo; né
questo è il minor male che ne sia derivato, poichè in tale
occasione, l’altare fu distrutto e disperso, e soltanto ai di no-
stri ne riapparvero a caso i pochi frammenti che qui ap-
presso sono enumerati e descritti.

L'Angeloni afferma che la cappella era ornata di colonne
e di coloriti marmi e di mosaici, e che eravi riposta Y arca
marmorea che il Iacobilli (1) dice di meravigliosa bellezza scol-
pita. Il primo ci fa certi inoltre che nelle varie riedificazioni
del monumento, come abbiamo sopra notato, le antiche parti
sì conservarono costantemente, coll’ aggiunta delle nuove,
e ciò premesso veniamo all’ esame dei miseri resti che ce
ne son pervenuti.

A cominciare dai mosaici, essi non sono rappresentati
che dalle due epigrafi già in questo scritto illustrate, le quali
dovettero appartenere all’altare primitivo, come è attestato
dall’ antichità loro; nella stessa cattedrale inoltre, quasi al
centro della nave sinistra, nel monumento sepolcrale di Fa-
bio Nucula, vedesi un piccolo fregio, costituito da due fram-
menti, che, mentre non accordano affatto coll’ assieme del
sepolcro, ricordano alquanto lo stile degli altri resti che io
sono per descrivere, e potrebbero quindi essere attribuiti
all'altare di S. Anastasio.

Allo stesso altare potrebbe attribuirsi, come vogliono
alcuni, il paliotto del paratorio nella sacrestia della Basilica
di S. Valentino, che io illustrai nelle nozze Manassei-Tra-
cagni (1897) e nel quale mi parve di riconoscere uno dei
più importanti episodi della nostra storia municipale.

(1) IACOBILLI, Op. Cit., pag. 686.
516 L. LANZI

Delle colonne non possediamo che cinque frammenti
nella raccolta del Comune, risparmiati a caso dalla sega di
un marmorario, che, per utilizzare il blocco del marmo a
ben più umile destinazione, scortecciò (mi si passi la parola)
le colonne predette della parte scolpita, e ridusse questa in
ischeggie che andarono quasi tutte disperse.

I due scheggioni maggiori provengono dalla stessa co-
lonna e appartengono alle sculture del XV secolo, dovute
allo scalpello di un artista assai valente; gli altri frammenti,
che hanno stile e sentimento assai diverso, devono collocarsi
fra le opere compiute verso il 1575.

E il sepolcro di meravigliosa bellezza scolpito? Tengo per
fermo di avere rinvenuto finalmente anche questo bellissimo
e interessante frammento!

Quando verso il 1882, si raccolsero tutte le antichità
che erano sparse per Terni, fu asportata dai pubblici giar-
dini, ove era stata abbandonata ad uso di sedile, una bellis-
sima urna, scavata in un fregio romano di trabeazione, pro-
veniente dall'altare di S. Anastasio (V. Tav. I, n. 3).

Per la ignoranza dei precedenti e per la natura del
frammento, si ritenne che codesto fosse precisamente il fre-
gio dell’altare, senza ricercare perché fosse stato scavato
internamente e senza pensare che, cosi raccorciato come
era stato rinvenuto, non poteva essere sufficiente ad occu-
pare l’intera fronte dell'ordine, col quale, per di piü, non
era in istile, come apparisce dai resti decorativi delle colonne.

Niente di più facile e di più comune che, rinvenute le
ossa del santo patrono e difensore di Terni, in epoca nella
quale l'arte aveva perduti i suoi splendori, si pensasse di
raccoglierle nell’arca che il genio degli antichi aveva cosi
degnamente apparecchiata; come niente di più naturale che
quando si abbandonò l’altare alla mazzuola e alla sega del
marmorario, l'insigne scoltura si destinasse a decorare le
aiuole dei pubblici giardini, ove i piccoli vandali del secolo
nostro andavano di giorno in giorno compiendo l’opera loro.

Sedes
L'ANTICA CRIPTA DELLA CATTEDRALE DI TERNI. 517

L'urna è frammentata, e forse così deve essere stata
trovata ab initio, e forse per questo la si volle sostituita da
un’arca più semplice e che desse la soddisfazione ai cre-
denti di poter vedere le reliquie del santo attraverso le pic-
cole inferriate di cui l’attuale è munita.

Forse dopo il trafugamento delle ossa di S. Anastasio,
avvenuto in epoca e per ragioni non facilmente precisabili,
l’antica cripta era stata abbandonata e chiusa: ed io colla
rapida rassegna dei fatti che da allora seguirono fino ai di
nostri, pongo termine a questa breve illustrazione, confortato
dalla speranza che questo interessante monumento vene:
presto rivendicato al culto della religione e dell'arte; spe-
ranza allietata dall' accoglienza lusinghiera fatta dal Ministero
della Pubblica Istruzione ai miei studi, dalla sanzione del
nostro Ufficio Regionale data al progetto che l'ing. Alfredo
Campili all’ uopo ha elaborato, e dall’ unanime consenso cosi
dei reverendi sigg. Canonici, come degli studiosi che già af-
fluirono à visitare questo antico oratorio (1).

Terni, 10 luglio 1902.
L. LANZI.

(1) Ricordo fra gli altri i ch. amici comm. Gamurrini, mons. Faloci, arch. Vi-
viani e cav. Sordini, il quale ultimo mi fu anche largo di consiglio e di aiuto ;
l'arch. Benvenuti, alla cui valente matita debbo le illustrazioni che accompagnano
queste pagine e gli egregi concittadini Ettore Sconocchia, dott. Giovanni Andreoli
e can. Salvatore Catolfi che secondarono ,cortesemente le mie ricerche negli ar-
chivi, cui sono meritamente preposti.

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Bollettino della R. Deputazione di Storia Patria per |’ Umbria, Vol. VII — L. L’ ANTICO ARCHIVIO

DEELE OPERE: PIE: DI LE RENT

Così ogni Città d’Italia conoscesse la

storia e raccogliesse in un volume le:

Memorie degli Istituti di beneficenza!
Se ne trarrebbe facilmente materia ad
una grande opera sugli Istituti di Carità
in Italia e sulle loro vicende ed utilità,
per meglio curarne i vantaggi e la mol-
tiplicazione.

G. BATTISTA DE-ROSSI.

La storia del Comune di Terni è opera da farsi. Quella che
ci lasciò l’ Angeloni, erudita e, in qualche lato, importante, non
risponde però al concetto che oggi si ha degli studi storici. Le
Memorie del Silvestri tratte dalle Riformanze, oltrechè non ci
danno la storia della Città a partir dalle origini, si presentano
slegate, saltuarie ed informi, benchè, in molti. tratti, possano of-
frire un materiale soddisfacente per una esposizione di fatti sulla
scorta dei documenti.

Assai geniale lavoro, come arduissima impresa, sarebbe lo
scriver la storia del nostro Comune. Geniale lavoro, perchè poche
città hanno una così autentica e sicura fede di nascita, pochissime
son così ricche di pietose e tragiche vicende, di alti sensi di in-
dipendenza e fierezza, di rivendicazioni ardite e gloriose, ove par
che la storia si confonda colla leggenda. Arduissima impresa,
perchè la massima parte degli archivi locali (sola fonte attendi-
bile dopo le iscrizioni e le opere architettoniche) si lasciò mi-
seramente disperdere.

Gli archivi capitolare e cancelleresco non han più che poche
e non rilevanti memorie, posteriori tutte al XV secolo. L'archivio
BIO ^R. GRADASSI-LUZI

vescovile, comunque importantissimo, giace nel disordine e nell’ ab-
bandono; quello delle Confraternite è quasi interamente distrutto; | È
e lo stesso archivio. notarile, benchè riordinato con senno e i
conservato con molta cura, non ha de’ remotissimi secoli che un
materiale ristretto per la ricostruzione degli avvenimenti politici E
e religiosi, per efficaci studi letterari e per la storia dell'arte. |

I due Archivi ch'ebbero veramente un coscienzioso e minuto
riordinamento son quelli del Comune (1) e della Congregazione di
Carità. :

Questa, ferinato recentemente il pensiero sui numerosi diplomi
membranacei (scampali alle vicende e all'incuria) e sui notevoli
protocolli amministrativi delle varie lstituzioni Pie che nel 1861
le furono affidate, vide qual contributo que' documenti potessero
dare alla storia del Comune; onde, con provvido consiglio, ordi-
nava che, di essi, esaminati, distribuiti con ordine e collocati in
decorosi scaffali, fosse redatto /'indice cronologico per materie
e per Istituti. :

Da quei documenti, comunque non privi di significanti lacune,
già trassi un Sommario di memorie storiche, una monografia
sulla Hera del Campitello, ed una breve memoria sulla Compa-
gnia dei Flagellanti (2). Ma il già pubblicato potrebbe oggi ar-
riechirsi di altre interessanti e copiose notizie, poichè dall’ Archi-
vio, com'ora fu ristorato, riprendono vita, colorito e fisonomia
avvenimenti e persone, costumanze, instituti ed uffici che hanno
titolo all'esame del critico e al culto della posterità.

A non parlare del Monte di Pietà, che ha pagine memorande,
ove già lo Spada attinse le sue Notizie storiche (3), la sola Nobil
Confraternita ospitaliera di S. Nicandro possiede una mésse lar-

ghissima di ricordi singolari e gloriosi. |

. (1) L'archivio antico del Comune venne egregiamente riordinato dal nostro
concittadino signor Ettore Sconocchia, il quale, nel 1883, pubblicò un interessante
opuscolo contenente un saggio del Libro-Indice da esso ideato per la facile ricerca
degli atti: paziente e prezioso lavoro per chi ama e coltiva gli studi storici. Perché

| non pubblicarlo intero?

| ; (2) Degli Istituti di Carità di Terni, Tipi Borri, 1883. — I Capitoli della Fiera
(FE del Campitello, Arch. storico per le Marche e per l' Umbria, anno 1885. — I disci-
i / plinati di G. Cristo, Album-Ricordo di Terni, anno 1886.

(3) Notizie intorno al Monte di Pietà, Tipi Saluzzi, 1846.
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L'ANTICO ARCHIVIO DELLE OPERE PIE DI TERNI D21:

Essa, ricca di danaro, di nobiltà gentilizia, di attinenze co-
spicue nel clero, nelle armi, nella magistratura, avvolgeva nelle

sue spire amministrative tutte le manifestazioni dell'attività citta-
dina e della vita pubblica del suo tempo. Appartata e distinta
dalla turba dei sodalizi che vestivano sacco, attendeva, a viso

aperto, alle molteplici opere di pietà con signorile decoro e con
ischietta e larga munificenza (1). Privilegiata in tutte le cerimonie

‘cittadine, mandava i suoi ascritli in abito di spada ai cortei re-

ligiosi, ai ricevimenti illustri, alle pompe ecclesiastiche, alle so-
lennità letterarie, ai festeggiamenti civili e- politici, e dappertutto

‘era esempio di decoro, di filantropia, di splendore (2). Come as-

siste gl’ infermi e dota fanciulle e conferisce limosine ad indigenti,
così soccorre il Comune nelle calamità delle pestilenze, nelle
strettezze della carestia e della fame, nell'infausto passaggio di
tanti eserciti stranieri e nel tragico infierire d’improvvise rivo-
luzioni; e da tutte le sventure pubbliche, da tutte le procelle che
affliggono la privata fortuna e scompigl'ano quella destinata al
sollievo dei poveri, risorge prospera, coraggiosa, serena.
Contribuisce alla istituzione del Monte di Pietà, ideato e pro-
posto nel 1467 da frate Barnaba Manassei, e, coi magistrati della
Città, sospinge il pontefice Pio VI alla fondazione del nuovo Con-
servatorio delle zitelle. Sussidia il nascente Seminario e vi nomina
alunni, quando nel 1653 il cardinal Rapaccioli imprende l'am-
pliamento della cattedrale sull'elegante disegno del Bernini. Ha
voto nella cappella musicale, parlecipa alla direzione del patrio
Liceo, noto per insegnanti illustri, poi sorto all'eccellenza di un
primo corso universitario nelle discipline giuridiche; accorre pronta
e volonlerosa ovunque sia una buona iniziativa da prendere, una

(1) Quaranta Confratri, tutti del ceto patrizio, componevano la Ven. Fraternita
di S. Nicandro. Questa sorse in Terni molto anteriormente all’anno 1275. Sullo scorcio
del 1739 vennero in suo dominio i beni dei soppressi sodalizi del Suffragio e dei
Flagellanti. i

(2) Fra le 19 processioni che annualmente si tenevano in Terni e che potreb-
bero esser téma a un profondo e genialissimo studio, i Confratri di S. Nicandro
partecipavan solo alle più solenni, a quelle cioè del Corpus Domini e della Domenica
delle Palme, obbligatorie, come trovasi disposto negli Statuti del Nobile Sodalizio.

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R. GRADASSI-LUZI

inlellettualità o una gloria da tutelare, un dolor da lenire, una
laerima da tergere (1).

Soltanto l'analisi delle sue 318 pergamene basterebbe a nu-
drire uno studio storico della più grande attrattiva. I vescovi, }
podestà, i capitani del popolo, i monasteri e i conventi, gli ospe-
dali ed i cimiteri, gli eremi e le chiese coi lor penitenti, il fiero
aspetto della piccola città medievale cinta delle sue mura e dei
suoi propugnacoli, la latinità decadente e i primi periodi della
lingua volgare in una prosa rozza, impacciata e infantile; tutto
in quelle carte rivive con una freschezza di vita, con una viva-
cità di colore, con una limpidezza di verità, con un profumo di
poesia, da farci dimenticare la cosi magnificata epoca nostra,
piena de’ suoi propositi aridi e utilitari, delle. sue leggi sfibrate,
de' suoi progressi demolitori, de' suoi torbidi vaneggiamenti.

L'indice è scritto su finta pergamena in bei caratteri golici
e longobardi (2) ed & contenuto in una grande cornice in legno
di stile quattrocentesco, coperta in felpa cremisi e sormontata da
una lamiera di ferro a capricciosi trafori,

Appiè del bello ed elegante lavoro la Congregazione di Carità
fé redigere questa breve memoria:

« Prima del 1860 gli Istituti Pii della città di Terni aveano
« rappresentanza e amministrazione autonoma, e, nelle proprie
« sedi, il respettivo archivio. Seguita nel 1861 la riunione di gran
« parle delle Opere Pie cittadine, e affidatane la cura alla Con-
« gregazione di Carità, questa fece trasportare nella sua sede i
« documenti delle amministrazioni concentrale, ma non ne curò
« né l’ ordinamento né i cataloghi. Così avvenne che molte me-
« morie andaron perdute. Nel 1879 fu riunito agli altri anche l'ar-
« chivio del Monte di Pietà; ma questo pure disordinato e pieno:
« di lacune.

« L'ordinamento di tutti i predetti archivii omai s’imponeva.
« Il lavoro, arduo, intrapreso dalla Segreteria nel 1876 fu più

(1) Dopo circa sei secoli di vita nobilmente feconda, la Confraternita di S. Ni-
candro cessò d'esistere nel 1860, quando la Congregazione di Carità entrò, per legge,
al possesso dello Spedale.

(2) Il lavoro calligrafico fu egregiamente condotto dal valentissimo prof, Edoardo
Bertolotti, egregio latinista. Egli coadiuvò notabilmente la Segreteria nell'esame e
distribuzione delle carte sciolte che eran confuse ed in grandissimo numero.

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— m L’ ANTICO ARCHIVIO DELLE OPERE PIE DI TERNI

« volte sospeso, ora per mancanza di tempo e di personale adatto,
« ora per angustia di locali, più spesso per ostacoli finanziari.

« Ma non mancarono virtù pazienti e tenacia di propositi; e,
« dopo un decisivo lavoro svoltosi, senza interruzione, dal Dicem-
« bre 1899 all’aprile 1901, tutti i documenti dell’ archivio antico
« furon completamente classificati e posti in solidi armadi, con-
« giungendo alla utilità del lavoro una sobria eleganza. Il pre-
« sente inventario completa l'ordinamento; e della sua efficacia
« giudicheranno gl'imparziali ed i posteri ».

L'indice è cosi concepito:

ARCHIVIO ANTICO
DELLE OPERE PIE DI TERNI

QUAE SUPERSUNT MONUMENTA

——— -—

Protocolli 885 : dall’ anno 1275 al 1861

Confraternita di S. Micandro. dro E
ProTOCOLLI N. 166. 1730-1743. — Camerlen-
Anno Protocollo gati IRR A 37
1275-1737. — Pergamene(1) 1-6 | 1744-1754. — Camerlen-
1466 e seg. — Camerlen- i Ioab d CU OR 38
SAUL 7 | 1742 e seg. — Scadenza-
1517-1582.— Serutini. Doti. rio e Camerlengati. . 39
Locazioni NN US, 8 | 1792-1804 ; 1808-22. — Ca-
1549-1550. — Serutini. Or- merlengati. . . . . 40-44
(1322101 05:2. 2 s: 9 | 1531-40 ; 1739-1846. — En-
1550-1730. — Congrega- trata ed uscita . . . | 42-45
zioni e Camerlengati . . 10-36 | 1739-1861. — Bollettari . 46-54

(1) Le pergamene furon decifrate e classificate nel 1822 dal concittadino signor
Pietro Antonio Magalotti, il quale ne lasciò un indice accuratissimo. È tra le per-
gamene l'atto di fondazione dello Spedale che segui nel 1366.
Anno Protocollo

1721-1858. — Bollette .

1716-1855. — Stato attivo

1648 e seg. — Ospedale.
Infermi (1).

1748-1856. — Ospedale. In-
fermi. REIUATE
1841-1855. — Ospedale.

Spese giornaliere
1540 e seg. — Registri dei
morti. RR
1823-1855. — Stati degli
infermi e contabilità
1846-1854. — Militari rico-
verati. SR n
1661-1691. — Eredità Ga-
leani (2).
1643-1799. — Vertenza Go-

così e Balestrieri.

1800-1860. — Vertenza
Laurenti

1722-1758. — Congrega-
ZIONI NE

1759-1800. — Reformatio-
nes

1801-1809. — Congrega-

zioni .

1813-1814. — Commissione
provvisoria. a

1814-1860. — Congrega-
zioni . DEAS ERAS

1500-1600. — Istrumenti e
memorie.

20-95
96

97

98-101

103
104-110

111

. 112-115

116

117

118-119

120-122

125

126

R. GRADASSI-LUZI

Anno Protocollo

1625-1754. — Istrumenti .

1739. — Decreto di SOp-
pressione delle Frater-
nite dei F/agellanti e
del Swffragio .

1465-1620. — Memorie re-
lative ai beni e ai mo-
lini delle Confrater-
nite WU fus dice

1732-1741. — Cessione del
fondo la Selva

(Senza data). — Stato de-
serittivo de’ beni dello
Spedale di S. Antonio

1815-1852. — Stato gene-

rale delle passività .

1751-1835. — Vertenze.
Rapporti. Perizie
1591-1833. — Fiera del

Campitello |... 5...
1529-1788. — Fiere di S.
Valentino e S. Lucia .
1460-1851. — Obbligazioni.
Donazioni, ecc. .
1591-1800. — S.
Fatti informativi, ecc.
1576-1850. — Memorie. In-
ventari delle Chiese
1728-1809. — Apoche an-
tiche . CAINE
1725-1856. — Apoche an-

tiche .

visita.

127-130

131

134

135

136

137

138

139

140

141

(1) I registri segnati coi numeri 97 e 111 contengono (triste e pietosa memoria)
i nomi di soldati stranieri ricoverati dalla Fraternita ne’ suoi Spedali.
(2) L’opera Pia Galeani, istituita nel 1650 per dotazioni a giovani patrizie mona-

cande, fu aggregata poi al civico Spedale degli infermi per R. Decreto 5 ottobre 1864.
uit den

Anno

L'ANTICO ARCHIVIO DELLE OPERE PIE DI TERNI

Protocollo

Anno

1814. — Deputazione prov-

visoria
1606-1869. — Carteggio
protocollato

1606-1869. — Protocollo di

corrispondenza . .

1607-1849. — Corrispon-
denze.

1822-1827. — Protocollo. .

1814-1858. — Capitoli e
Sacra eVisita oto oro,

1810-1844. — Assento di
viveri.

DISCIPLINATI (1).

1527-76 ; 1589-1696. — En-
trata ed uscita . .

1696-1739. — Entrata

1696-1739. — Uscita

1607 e seg. — Spedale.
Ricovero d'infermi.

1587-1602. — Registri di

farmacia

144

145-146

147

148-150
151

154-156
157
158
159

160

1548 e seg. — Casa Porzi.
Eredità. Inventari . .

1551-1739. — Serutini .

1353-1730. —

serutini. Documenti re-

Minute di

lativi a testamenti, ver-
tenze etc.
SUFFRAGIO (2).
1436-1687. — Scrutini. Ca-
merlengati. Processioni
1516 e seg. — Istrumenti.
Serutini . dd
1511-1652. — Offerte per

lanima .

Sacro Monte di Pietà.

ProTOCOLLI N. 105.

1551-1582 (con brevi la-
cune). — Amministra-
zione e Pegni (3)

1802-1852. — Pegni.

1835-1844. — Pegni e so-

pravanzios c pu

Protocollo

è

161
162

163

164

165

166

167-174
175-185

186

(1) Le poche pergamene della Compagnia dei Flagellanti trovansi amalgamate
con quelle del nobil Sodalizio di S. Nicandro. La più antica é dell'anno 1322. Ma le
origini della Compagnia son certamente anteriori a detta epoca. Fra i documenti
dei Flagellanti sono da annoverare gli antichi Statuti di cui fu pubblicato un tran-
sunto nell’ Album-Ricordo di Terni (an. 1886) come si è accennato in principio.

(2) Il più antico documento della Compagnia di S. Lucia 0 del Suffragio è
dell'anno 1436. Contiene periodi di prosa in volgare, degni di studio. 4 quel Soda-
lizio appartenne la celebre Fiera di Campitello, i cui Statuti son conservati in una
bellissima pergamena dell’anno 1539. Tali Statuti furon pubbiicati nell’Archivio
storico per le Marche e l’ Umbria, nell'anno 1885 come di sopra è acccennato.

(3) Il più antico registro dei pegni é dell'anno 1551; ma che le operazioni del
Monte avessero principio nell’anno stesso della sua erezione (an. 1467) è ‘omai do
cumentato dal Praeconium annesso ai primi Statuti, da cui rilevasi che dal pergamo
di S. Francesco furon date norme e istruzioni ai cittadini che avean posto pegni
nel Monte. — La copertina del protocollo n. 174 e quella del n. 167 son fregiate di

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526 R. GRADASSI-LUZI
Anno Protocollo Anno Protocollo
1835-1855. -- Vendite di 1609-1857. — Depositi . . 223-246
pegni 4 nes reos ds 187 | 1563-1622. — Libro-mae-
1834-1861. — Spegni . . 188-199 SEPO Pa SOIT SIR 247
1841-1868. — Sopravanzi . 200 | 1560-1563. — Amministra-
1781-1811. — Estratto dei ZIOne ne HN a 248
Pegmissi uti. 201 | 1593-1605. — Amministra-
1640-1809. — Congrega- ZIODG e PARURE IIR 249
zione della Reggenza . 202-206 | 1645-1758. — Entrata ed
1801-1870. — Carteggio e- Uscita 203008... 4250-250.
pistolare. . . . . . 207-210 | 1759-1789. — Amminstra-
1725-1861. — Apoche. Ri- ZiOneo. 05 9s 07. 120022601
tiro di depositi . . . 211 | 1811-1834. — Copie di Bul-
1319-1861. — Memorie sto- l6U00: 5579.7 n EODD RADO.
riche e documenti di- 1827-1854. — Bullette . . 266
VOISIOA (oae Mr AI 219 | 1814-1835. — Libro-mae-
1724-1845. — Certificati di SCORE AE T DIN TIRE 267
depositi. . . . . . 243-214 | 1806-1811. — Entrate or-
1942-1718. — Pergamene dinames v ou E 268
diversek(Dwse i4 eu 215 | 1801-1866. — Protocollo di
1597-1656. — Istrumenti. corrispondenza . . . 269
Decreti. Rendiconti. . 216 | 1845. — Indice d’archivio
1656-1826. — Istrumenti e CReggengza)t 159r a. 210
Decreti . ... . . . 217-240 | 1845-1877. — Certificati di
1834. — Visita apostolica 220 dGGDOSiU. s COEUR, 271
1814-1865. — Verbali della tom
m D ODD e Conservatorio Pio delle Orfane.
1700-1856. — Notifiche. Pe- PROTOCOLLI N. 80.
riZie.;Vertenze -. 104. 292 | 1771 e seg. — Censi (2) . 272.

pregevoli lettere miniate a vari colori tuttor benissimo conservati. Quanti tesori
d'arte andarono in copertine durante quel secolo XVI ripudiante le sovrane bellezze
dell'epoca di Giotto e di Dante!

(1) Il S. Monte non possiede che dieci pergamene. La più antica (an. 1342) non
concerne la fondazione dell'Istituto, che segui nel 1467, ma documenta alcuni pos-
sessi di terre, laghi e castelli devoluti poscia a profitto della benefica istituzione.
Quella pergamena, ottimamente conservata, descrive con semplicità efficace i ca-
stelli di Papigno e di Sant'Angelo, i vecchi e saldi propugnacoli della nostra deli-
ziosa Cascata.

(2) Il Conservatorio fu fondato per Breve di Pio VI nell’anno 1787. Quindi i,
L'ANTICO ARCHIVIO DELLE OPÉRE PIE DI TERNI

Anno Protocollo

1787-1824. — Atti pubblici
17901-1861. —
zioni dei Presidenti
1838-1839. — Risoluzioni.

Deput. Vescovile .
1791-1800. Stati dei Censi
1829. —. Censi s 5 2$.
1791-1803. — Dare ed A-

Congrega-

vere
1823-1827. — Passività
1823-1858. — Rendiconti
di Esattori.
1838-1860. — Rendiconti
annuali ART
1822-1861. — Bollettari
1815-1856. — Bollette .
1813-1853. — Bollette di
Doti

1827-1859. — Ricevute

1824-1859. — Ricevute. La-

VOLI UMEN ri
1823-1862. — Riassunti di

lavori A
1858-1860. — Scadenze. E-

SAZIONI= sta Serra

1830-1834. — Esigenze dei
beni in Caprarola

1810-1811. — Amministra-
ZIONE Dues

273
274
275
276-277

278

279
280

281-283
284
285-289

290-306

307
308-315

316-334

335-336

337

338

339

RO, E Er. Pr"
5021
Anno Protocollo
1822-1827. — Esigenze :340
1781-1858. — Corrispon-
denza protocollata . 341-342
1781-1858. — Protocollo di
corrispondenza 343
1822-1844. — Protocollo di
corrispondenza i 244
1839-1861. — Minutario di
lettere «5:4 tiene sic 345
1785-1854. — Rapporti di-
sciplinari etc. 346
1824-1862. —. Ammissioni 347
1824-1850. —. Certificati
ipotecari, 325 d EG 348
1821-1856. — Suppliche di
debitori etc. 349
1824-1854. — Vertenze.
Atti. — Memorie 350
1823-1856. — Esigenze.
Bullette. Censi i 351
Legato Teofoli.
ProTOCOLLO N. 1.
1824-1860. — Amministra-
zione (1) . 352
Orfanotrofio Guglielmi.
PnorocoLrr N. 20.
1837-1842. — Entrata ed
uscita (2) 353

registro dei Censi segnato coll'anno 1771 (e che é il più antico che l'amministrazione
possegga) riguarda evidentemente i due soppressi Ricoveri di S. Elisabetta e delle

Pinsochere.

(1) Quest'opera Pia dotalizia e limosiniera fu fondata per testamento di Giu-
seppe Teofoli nell'anno.1824. Di antico non sussiste che un solo ed informe registro
che contiene vari ricordi storici ed amministrativi.

(2) Il registro che parte dall'anno 1837 contiene memorie di amministrazione
privata, poiché l'Orfanotrofio maschile fu istituito da Carlo Guglielmi con testa-
mento del 13 marzo dell'anno 1841.

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REUS Sr qa rt

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Anno Protocollo
1837-1801. — Attivo e
passivo-.:-. ^... .:9904:955

1858-1861. — Rendiconti . 396
1842-1861. — Libro -mae-

STILOR oos a dea 397
1842-1861. — Congrega-

ZIONE: ^. S i CA eT. 358
1842-1861. — Bollettarii . 359-363
1842-1854. — Ricevute. 364-366
1856-1861. — Lavori 367
1842-1861. — Protocollo

della corrispondenza 368
1842-1861. — Corrispon-

denza protocollata . 369-370
1831-1862. — Amministra-

zione privata. . . 374
1842-1861. — Protocollo 372

-' Bibliografia e Mss. €).

PROTOCOLLI N. 13.

ADI ET — Confraternite.

Protocollo | Commissa-
riale 373

1300-1752. — Lanzi. Con-

R.* GRADASSI-LUZI

fraternite del Manda-
mento DAS NANI
1791-1860. — Indice delle
antiche Deliberazioni .
1200-1847. — Storia e In-
ventari delle Frater-
nite QU dE MW
1848. — Giornali (Eredità
Pennacchi). è
1848. — Giornali (Idem) .
«e. — "Albums degli
Orfanotrofi .
2. Albums degli
Uffici e Ricoveri.
. . — Araldica. Me-
morie storiche
es Dh deeds — Opuscoli a
stampa. Ms. rari
TERRANI -- Memorie di di-
verse Istituzioni .
exi — Privilegi del
S. Monte 0%:
dc uu — ‘Quadri stati
stici

Protocollo

374

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381

385

In codesto atto di ultima volontà, che attesta i sentimenti di filantropia del
generoso concittadino, sono compendiate le norme statutarie del pio Ricovero.

(1) All’indice dell'Archivio si credé necessario aggiungere una nota degli opu-
scoli, carte sciolte a stampa, libri, giornali, e manoscritti importanti che potessero
più d'appresso interessare la storia della Beneficenza e indirettamente la Storia del
Comune. Le brevi notizie inedite intorno alle origini e allo scopo delle Confrater.
nite di Terni e del Mandamento possono riguardarsi come un materiale utilissimo
per chi volesse di quegli antichi Sodalizi intessere e pubblicare la Storia. I soli
Statuti della Confraternita della Morte vennero da me pubblicati nel 1885, pei Tipi

Borri.
L'ANTICO ARCHIVIO DELLE OPERE PIE DI TERNI

A complemento di questo inventario che indica, per sommi

capi, il prezioso patrimonio delle memorie riguardanti la benefi-

cenza cittadina, la Congregazione di Carità fece redigere un indice
alfabetico delle materie più notabili menzionate nelle pergamene
e nei voluminosi protocolli. Codesto lavoro analitico, oltre a faci-
litar le ricerche e a tutelare gl’ interessi economici delle pie fon-
dazioni, appaga pienamente la curiosità dell’ erudito e porge un
efficace aiuto al cultore delle storiche discipline.
Terni, 16 maggio 1902.
R. GRADASSI-LuzI.

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L'ALBORNOZ E I TERNANI

Lo storico Angeloni (Storia di Terni,-Pisa, 1878) ci parla
della dedizione di Terni alla Chiesa per opera dell Albornoz,
Legato della S. Sede in Italia. Ma come si deve intendere que-
sta dedizione? Fu limitata, condizionata come per alcune
altre città? O fu una soggezione piena, immediata?

A mio parere non fu nè l’una nè l’altra. Anzi dedizione
non vi fu. La condizione giuridica della città di fronte alla
Chiesa, fin dal tempo precedente, non poteva essere diversa
da quella di tutte le altre città della Tuscia. Non parliamo
del privilegio di papa Benedetto III che la dona al suo stesso
popolo! Pubblicato dall'Ughelli, citato dall’ Angeloni, ha avuto
l'onore di essere inserito nella ristampa della storia di que-
sto secentista, con molte e accurate note del colto e pre-
giato mio amico, il conte Paolano Manassei.

Ma, mi dispiace il dirlo, quell’ atto attribuito all'anno
856, è un atto non vero, e facilmente appartiene alla of-
ficina di Alfonso Ceccarelli, sebbene, nel dubbio, io non lo
abbia accennato nel fascicolo precedente, parlando di lui e
delle sue falsificazioni. A prescindere da tutto il resto, basta,
a ritenerlo falso, sapere, come ci dice l'egregio editore, che
reca la rota papale, non introdotta, secondo i dettami della
diplomatica pontificia, se non molto più tardi (1049). Ma po-
niamo che non sia un’ invenzione almeno la notizia del fatto,
come è inventata la forma del documento, e supponiamo,
per esempio, di potercelo spiegare come un fatto stabilito a
paralizzare l'azione del duca di Spoleto sopra la città di
Terni: avremmo in ogni modo una donazione senza effetto ;

36

ARS
T
Chiesa. Statui del resto che a nessuno, tranne a lui, al suo

L.

FUMI

perché non ne avrebbero tenuto conto alcuno i papi suc-
cessivi. Di fatti abbiamo nel Liber Censuum: « Civitas Inte-
rapnensis, quam nunc detinet dominus Camerarius ad man-
siones suas, solvit pro fodero .cxx. libras et duas partes
bannorum et folliarum et omnia passagia ».

Non è diversa dagli altri soggetti la forma del giuramento
prestato dai consoli Ternani. Essi, rinnovandolo ancora, si uni-
formarono a quello dato dal podestà di Perugia, come fecero
Todi, Narni, Orte, Amelia, Corneto, Bevagna, Vetralla, Mon-
tefiascone, Radicofani, Acquapendente, Toscanella, Montalto,
Spoleto, Fuligno, Assisi, Gubbio, Nocera, Bettona, Spello,
Bevagna, Trevi, Coccorano.

Gregorio IX (1232) accogliendo la città sotto la prote-
zione di Pietro, la dichiarava di dipendenza immediata dalla

ufficiale o nunzio specialmente all’ uopo incaricato, fosse te-
nuta a rispondere, salvi in ogni caso i diritti della Chiesa e
le giustizie che questa fu solita avervi e applicare alla Ca-
mera.

Né fu diverso dagli altri popoli il contegno che bene
spesso assunse il popolo ternano. Parteggiò contro la Chies:
per Federico II, mentre Narni, la sua antica rivale, si man-
tenne fedele. Allora Innocenzo IV (1243) per domare la ri-
bellione di Terni, le armò contro la stessa rivale. In una
lettera al Podestà di Narni così si esprime: « Cum Cives
Interamnenses, Ecclesie Romane fidelitate relicta, tamquam
filii degeneres, vobis, quos ab ipsius devotione prava sugge-
stio vel adversitas aliqua non subtraxit, dampna in castris
et aliis bonis vestris gravia irrogarint, nos ne de illatis vobis
offensis relinquamur impunes, de fratrum nostrorum consilio,

per auctoritatem apostolicam statuimus, ut omnia huiusmodi
dampna vobis ab eisdem Interamnensibus vel occasione
ipsorum illata, et que, deinceps, quamdiu in infidelitate per-
sisterint, inferri contigerit, nec non et ablata omnia vobis
a Commune Interamnensi integre restaurentur, predictis In-
L'ALBORNOZ E I TERNANI

teramnensibus, ante quam plenarie vobis satisfecerint de
premissis, ad gratiam Ecclesie nullatenus admittendis. Et
quia eisdem Interamnensibus vos et alios Ecclesie prefate
fideles impugnare ac offendere non desistunt, eadem vobis
auctoritate concedimus, ut de offensibus illatis rebellibus
ipsis et etiam de cetero inferendis, huiusmodi occasione, a
vobis conveniri ab aliquo non possitis, de quibus vos duxi-
mus absolvendos. Ut autem fidei vestre puritas semper cla-
rius elucescat, eisdem et aliis Ecclesie rebellibus ac fortitu-
dine spiritus premuniti, viriliter resistatis in ipsius Ecclesie
devotione, que vos inter ceteros eius filios favore ac gratia
proponit speciali, stabiles, more solito, permanentes. — Dat.
Lateran., .X. Kal. maii, anno primo » (Arch. Vatic., Reg. di
Innocenzo IV, n. 21, t. I, ep. 611; p. 91 r.).

Innocenzo poi (1252) riammettendo la città in grazia,
dopo aver fatto ritorno alla antica fedeltà, condonò i proventi
e i diritti soliti a pagare, e quantunque per la remissione delle
offese ricevute le avesse chieste 10,000 lire senesi d' in-
dennità, poichè ne aveva sborsate 2,000 al card. di S. Gior-
gio al Vello d’oro, e ne offriva altri 3,000, se ne dichiarò
soddisfatto, confermando l'atto di Gregorio IX.

Alessandro IV (1258) quando volle favorire il proprio
nepote Rinaldo di Genova, gli cedette per 2 anni tutti i
proventi di Terni. Lo scriniario della Chiesa, Riccardo Sergio,
li dichiarava in 26 denari di spiccioli per i soliti fuocatici,
per i 2 terzi di danni dati, in 15 soldi, e per.i salari e pe-
daggi dei ponti, calcolandoli anticipatamente 50 lire di denari
spiccioli di fiorino di 12 denari. Urbano IV e Clemente IV
rinnovarono gli atti di Gregorio e di Innocenzo, confermando
la immediata soggezione della città. Tutto ciò non impedi che
entrasse a far parte di speciali commissioni e ora all’ una,
ora all'altra delle vicine provincie venisse aggregata, finché,
per avvicinarci al tempo a cui accenniamo, nel 1340 il Co-
mune si obbligò a riconoscere il conte della Sabina Vigo da S.
Germano o Guigone (o Vigone) e a pagargli, d’allora .in poi,
5534 .L. FUMI

le 120 lire di denari cortonesi in una sola rata, come aveva
sempre pagato alla Chiesa, a titolo di diritti d’ appello alla
sua curia. Codesto atto fu conseguenza di una precedente
situazione di cose che dovette essere grave, se solamente
dopo la stipulazione del contratto, il Sindaco del Comune,
che chiese grazia e misericordia, e riconobbe il conte come
solo rettore del Comune e giudice immediato delle appella-
gioni e solo vicario de’ Ternani per le cause d’ appello, a
nessuno altro potendo essi ricorrere, se non al papa, fu a
grazia e misericordia riammesso.

I ghibellini del Patrimonio condotti da Vitozzo de’ Ba:
schi avevano fatto massa con Amelia e con Terni per com-
battere il capitano di quella provincia, Guido Orsini. Il ret-
tore della Sabina aveva tirato questi sul territorio di Terni,
e i Ternani gli avevano dato una sconfitta a Colleluna, forte
rocea a due miglia dalla città. Ne era pol seguito accordo
e a questo si riferisce l'atto ora ricordato.

Egli fu dunque in queste condizioni che l'Albornoz,
quando venne in Italia a riordinare lo stato ecclesiastico,
trovò la città di Terni: essa era soggetta alla. S. Sede in
quanto pagava le giustizie di S. Pietro e dipendeva per le
cause d'appello dal rettore del contado Sabino. Nessuna par-
ticolare signoria vi si era annidata, e quindi la Chiesa ne
era l'uniea dominatrice ; dominatrice punto incomoda se rico-
nosceva la libertà comunale e la lasciava esercitare larga-
mente in tutto, fuori che in un atto di riconoscimento me-
diante un tributo ben tenue, ein un atto che mirava a dare
la tutela necessaria e la guarentigia sicura alla giustizia per
le cause di seconda istanza.

Stando così le cose, qual bisogno aveva Terni di sotto-
mettersi all'Albornoz con un atto speciale, come facevano
le città in cui si erano insediati i signorotti che avevano
assunto le prerogative della sovranità, sopraffacendo il Co-
mune ?

E, dunque, assolutamente inesatto il detto dell'Angeloni
L'ALBORNOZ E I TERNANI

che Terni si sottomettesse, ed è improprio giuridicamente lo
stesso concetto espresso dal biografo dell’ Albornoz, doven-
dosi ritenere invece che la città accolse come legittimo le-
gato della S. Sede il cardinale riformatore e ne accettò i
buoni ufficî per riamicare i cittadini discordi.

Egli la trovò nel suo stato normale e ne rispettò, come
faceva sempre, le comunali giurisdizioni. Ma trovò anche la
parte ghibellina al potere. I guelfi erano stati cacciati. I ghi-
bellini dominavano fortemente. Un gran numero di famiglie
sbandate. Dal primo gennaio 1349, erano rimaste fuori a
tutto il 14 giugno, sebbene non potessero tutti ritornare fino
al.24 settembre. Ma il 15 agosto dell anno successivo, la
gente di Giovanni di Vico, Prefetto di Roma, padrone di
molte terre dell’ Umbria e del Patrimonio, venendo da Narni,
sollevò i ghibellini ternani, e di nuovo i guelfi furono di-
scacciati; le case e le torri caddero a terra. Giannotto d’Al-
viano tenne sotto l'obbedienza del Prefetto Rieti e Spoleto :
« et civitas Interampna (dice il Merlino) regebatur ad velle
Ghibellinorum et servitium Prefecti ». Domato questi dove
più si faceva forte, cioè a Orvieto e a Viterbo, il Cardinale
non ravvisava nei ghibellini di Terni più che una fazione citta-
dina, più che un partito d'opposizione alla Chiesa. Offertosi
come paciere, il Comune lo accolse volentieri e gli dette
pieno arbitrio, ma come privata persona solamente, di trat-
tare l'accordo e il rimpatrio dei Guelfi; pieno arbitro in tutto,
purché, e questo è notevolissimo, non si toccassero le libertà
pubbliche.

Si vede che l'Albornoz trovò il terreno assai difficile
per una dedizione. Parvegli già molto se riuscì (come privato)
ad ottenere che, riammessi i guelfi e la città reggendosi, per
opera di lui, dai suoi cittadini stessi, di quegli Statuti munici-
pali che, dopo l'ultima divisione, i ghibellini avevano fatto,
contro i guelfi, rimanesse libero di correggerli o abolirli. Tanto
difficile dovette l'Albornoz trovare il terreno, che non riuscì
ad ottenere nulla di più che una tregua ; tregua di un anno,

3

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i 5^ —
L. FUMI

imponendola il da Sessa per i poteri conferitigli e ordinando
alle parti di accettarla in termine di 30 giorni dalla pubbli-
cazione della sentenza.

L’ Albornoz preparò la via per l avvenire. Una volta
rientrati i guelfi, questi avrebbero preso il sopravvento s0-
pra gli altri e consolidata la forza della Chiesa. Intanto egli
si riservava di disporre, per il mantenimento dell ordine
pubblico, in ordine a quegli ufficiali, che rappresentavano il
governo esecutivo dei Priori comunali.

La dispositio è parola assai lata che poteva mettere in
pensiero il Comune; ma, ad ogni modo, se fu destro il Le-
gato, fu anche esplicito il Comune.

La riserva espressa oltre alla dichiarazione che il Le-
gato si considerava privata persona, chiarisce la situazione
di diritto della città; esclude affatto qualunque forma di
sottomissione incondizionata o condizionata che fosse, alla
Chiesa, oltre alla consuetudine vigente fino allora, e stabili
sce l'azione che ebbe ad esercitare l’ Albornoz (rappresentato
dal suo vicario Enrico da Sessa); quella cioè di paciere fra
i ghibellini di dentro e i guelfi di fuori, designando tutti
i casi della sua ingerenza nei rapporti dei partiti col Comune.

Di tutti gli atti relativi a questo interessante trattato il
Theiner (Cod. Dipl. dom. S. Sedis., II, pag. 267) ha pubbli-
cato solamente e non integralmente quello del lodo. Noi ri-
pubblicandolo nel suo testo originale ed integrale, insieme
con tutti gli altri atti che gli si riferiscono, colmiamo un
piccolo vuoto. La città di Terni riacquista così la sua na-
turale e vera fisonomia di città libera, fra le città della
Chiesa, conservatasi, anche verso l'Albornoz, nelle forme
dell'antica autonomia. La notizia valga anche ad accrescere
eli studi sull'Albornoz nell’Umbria che il Mazzatinti accennò
nell’ Archivio Storico per le Marche e U Umbria e il Filippini
trattò largamente negli Studi Storici,

Lucca, 16 agosto 1902.
L. Fumi.
Atti relativi al rimpatrio dei Guelfi di Terni (1954).

L'ALBORNOZ E I TERNANI

Dal Registrum Curie Patrimonii B. Petri in Tuscia 1334
Sub. Io: .xxii. et aliis Pont. pag. 125 [35, T. 14].

1354, nov. 4.

Instrumenta Civitatis Interampnensis.

Procura degli usciti guelfi di Terni per il compromesso nella
persona del legato Albornoz.

Nomi degli u-
sciti in rappre-
sentanza di tutti,

OD

In xpi nomine Amen Anno nativitatis eiusdem Mil

lesimo Trecentesimo quinquagesimo quarto, Indictione

-septima, pontifieatus sanctissimi in xpo patris et domini

nostri domini Innocentii pape VI. Anno secundo, die
Martis, quarta mensis Novembris, apud Rivulum seu
flumen Tissini de Perticaria et apud Rivulum seu for-
mam Rivuli Eeclesie Saneti Valentini in therritorio vide-
licet Perticarie, Narniensis diocesis, presentibus providis
viris domino Ursino Matheutii de Narnia canonico Nar-
niensi, presbiteris Matteo Iohannis Magistri Iacobi, Lau-
rentio Andree, Iuvenali Cambii Philippi et Ciano Vietoris
de Colliscipulis, Narniensis diocesis, Galietto Golardi de
Latiliaco, Suessionensis diocesis ac Martino Conradi de
Troncano, Mediolanensis diocesis, et multis aliis testibus
ad hec vocatis specialiter et rogatis.

Disereti viri Iohannes Petri Iohannetti, Iutius do-
mini Angeli pro se ipso et nomine et vice Valnoli Sal-
vatoli, Antonii Petrii, Andree Laurentii, Mathei Iohan-
nis, Mathei domini Bartholi, Manni eius filii et Andree
Boniohannis, Iohannes domini Angeli, frater dicti Iutii,
Salvolus Salvatoni, Antonius Galassis et Crectius Petri,
Branca Cicoli, Iacobutius et Thomassus Stephani, An-
gelus Castellioni, Valentus Matthioni pro se ipso et no-
mine et vice Biondoli Datilli Francisci eius nepotis, Ste-
phani Massei Allecte et Nuccioli Iacobi, Cola Matthioni

iE me. 3
RESI
| 538 L. FUMI

frater dicti Valenti, Vannutius Clericutii, Matheus et
TRES Vannolus Iohannis, Vannolus Philipieti, pro se ipso et
Bt nomine et vice domini Merlini fratis sui, ac ut procurator
et procuratorio nomine ipsius domini Merlini, ae nomine
et vice Vannis Iohannutii, Marchi Petri, Ruberti domini
(RGS Merlini, Vacarelli Petri Luchuti, Cobutii Boccafesse,
Bom Iohannes Iohannuntii Guanschi et Anthonii Andree Mat-
theitti, Nicolaus domini Iohannis pro se ipso et nomine
et vice Raynerii Iohannitti Pacconcelli et Geteloni Pac-

conii, Massi Leonardi et Vannoli Marini et Andree So-

maritti Augusti, Senesus Matheitti, Cole Vannoli et An-
thonii fratis Leonardi, Morichus et Rapigeus Caccoli,
Vannolus Thomassoni Faustini, Thebaldi, Leonardus
Marchi Martinutii Andree, et Cecchi Macthei, Petrus
domini Francisci, Cecchus Angelus et Gilionus Mathei
Rubei, Matheolus Francischetti, Iohannes Simonetti pro
se ipso et Cola Rogeritti, et pro Vannolo Lifreduccioli,
Iohannes Ciccholi Baldi, Mathiolus Iutii, Ciecholus Mar-

| chesii pro se ipso et pro Salvolecto Bartholomicti, Io-
| hanne Marchesii, Paulo Vannis Maltollenii et pro Stolfo,
Colaus Iacobitti, Nucciolus eius frater pro se ipso et
pro Andreutio Nucioli, Matheo Nucioli Philipetti, Petrono
Iohannieti, Vannetto Martini, Iohanne Iohannicti et An-
gelo Cintii, Petrus Iacobitti frater dictorum Colai et
Nuccioli, Iohannes filius dicti Colai, Rossittus Nicolai
pro seipso et pro Tofano Nichole, Tassio Iohannis Gua-
gnoli et Andreutio Martini, Lotius Iacobitti, Petrus

Grassi, Iactius Girardi, Petrus Philippitti Guillielmi pro
se ipso et pro Guillelmo Petri Philippitti, Matteo Nico-

| lette, Vanulo Fendepetti, et Iohanne Simonutii Gemme,
| Angelus filius dicti Petri, Paulus Andreutii Benvenuti
pro se ipso et pro Mathiolo Pauli Pucciarelli et Paulo

Laurentitti, Andreolus frater dieti Pauli Andreutii, Maius

| et Vannochus Petrutii Tohannis Stephani, Paulus Blasii.
| | Vicarellus Garganutii, Andreas Iannicotii, Cola Rapotii,
Tassittus Tramaccioli et Matheus eius frater pro se ipso |
et pro Iohanne Mathei et Nicola Gasitti, Angelus Iohan-

nutii Iohannis, Paulus Iohannis Grani, Angelus Andree,
Nomina da loro
fatta del proprio
procuratore nel-
la persona di
Stefano Matteo
Rossi,

per sottoporre le
vertenze con gli
interni alla defi-
nizione del Card.
Legato Egidio
Albornoz,

L'ALBORNOZ E I TERNANI 539

Allecta Petri Allecte, Matheolus Phyntii, Angelus Paletti,
Petrus Vannis, Iacobus Colai, Angelus Cechi, Guidutius
Galorgne, Cola et Petrus Iohannis, Angelus Iohannutii,
Paulus Nicoletti, Angelus Manniti, Angelus Andreutii,
Massus Iohannitti, Petrus Iohannitti Cavaloturi pro se
ipso et pro Paulo et Angelo Iohannitti Cavaloturi et
Matheo Iohannitti, Petrus Iohannuttii Travacioli, Nico-
laus Andreutii Benvenuti, Petrus Anastasoni et Iaco-
bus Molapanis, omnes et singuli eorum exititii de Ci-
vitate Interampnensi costituti in-presentiam venerabilis
viri domini Henrici de Sessa, ordinarii Ecclesie Medio-
lanensis, utriusque iuris professoris Reverendissimi in
xpo patris et domini domini Egidii tituli sancti Cle-
mentis presbiteri Cardinalis apostoliee Sedis Legati ac
terrarum Ecclesie in Italiam citra Regnum Sicilie con-
sistentium in temporalibus Vicarii generalis et causarum
Curie ipsius generalis Auditoris et Commissarii ad in-
frascripta a prefato domino Legato specialiter deputati,
prout de ipsius commissione patet licteris autenticis pre-
fati domini Legati, quarum tenor inferius describetur.
Ipsi omnes simul universaliter et coniunter et quilibet
ipsorum suis propris nominibus, ac nomine et vice om-
nium predictorum pro quibus, ut premittitur, promictunt
et pro eis omni modo, via et forma, quibus melius et
effieacius potuerunt, fecerunt, costituerunt et ordinave-
runt et creaverunt eorum cuiuslibet ipsorum, ac omnium
et singulorum absentium predictorum, verum certum et
indubitatum syndieum et procuratorem, actorem, facto-
rem, negotiorum gestorem et nuntium specialem, et
quiequid melius esse vel dici potest, diseretum virum
Stephanum Mathei Rubei de Interampne ibidem pre-
sentem et mandatum huiusmodi in se sponte suscipien-
tem specialiter ad comparandum in Reverendissimum
in xpo patrem et dominum, dominum Egidium misera-
tione divina tituli Saneti Clementis presbiterum cardi-
nalem apostolice sedis Legatum ae therrarum Eeclesie in
Italia citra Regnum Sicilie consistentium Vicarium ge-

neralem, et quemlibet eiusdem domini Legati Viearium

ib pri Im S

die di.

C o 540

purché non si
tratti della li-
bertà del Comu-
ne.

L. FUMI

deputatum vel deputandum et potestatem dandum, tran-
sferendum et concedendum omnes litem, seretium et
questionem, que vel quod esset vel esse posset univer-
saliter, tam oceasione partialitatis, quam rebellionis, ex-
bannimentorum et condempnatorum cuiuscumque inter
dictos constituentes et alios absentes, pro quibus, ut pre-
mictitur et infra sequitur, promiserunt, exititios, videlicet
Civitatis Interampnensis predicte ex una parte et Co-
mune, populum, Universitatem et singulares personas
Intrinsicorum Interampnensium ex parte altera, deci-
dendi, terminandi, sopiendi et diffiniendi. Et ad dandum
potestatem et liberum arbitrium supra predictis, pacem et
veram concordiam inter ipsos faciendi et perficiendi et
manutenendi, ac Civitatem predictam reformandi. Et
predicta litigia, scretia et questiones terminandi de jure
et de facto, alte et basse, prout et sicut eidem domino
Legato vel eius Vicario deputato vel deputando vide-
bitur expedire pro statu pacifico Civitatis predicte. Ita
tamen, quod dietus syndicus et procurator super Iu-
risdictionem libertatis dieti Comunis alii concedenda. vel
diminuenda intromietere se non possit, directe vel in-
directe, tacite vel expresse, in preiudicium libertatis dicti
Comunis et quod per presens mandatum et contenta in
ipso non intelligatur in aliquo derogatum iurisdictioni
et libertati dieti Comunis et in aliquo aliquid preiudicium
fieri non possit, circa iurisdictionem et libertatem pre-
dietam. Et ad promictendum et iurandum approbationem,
emologationem et ratificationem arbitrii, laudi seu de-
clarationis sive sententie per ipsum dominum Legatum
vel eius Vicarium supradietum deputatum vel deputan-
dum, ferendi vel ferende, faciendi vel faciende. Et ad
confirmandum pacta et conventiones fiendas inter Co-
mune predietum et intrinsecos et extrinsecos memoratos.
Et ad obligandum bona omnia dictorum constituentium
superius expressorum et aliorum absentium, pro quibus,
ut predicitur et infra sequitur, promiserunt pro obser-
vantia predietorum. Et ad promictendum penam pro
observatione predictorum, eum omnibus obligationibus,
Giuramento pre:
stato dai detti
costituenti.

Formula del
giuramento.

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L'ALBORNOZ E I TERNANI 541

stipulationibus, iuramentis, adiectionibus penarum et
clausulis oportunis, de quibus videbitur expedire prefato
domino Legato vel ipsius Vicario supradicto. Et ad
omnia et singula faciendum, gerendum et exercendum,
que in predictis et circa predicta erunt necessaria, utilia
et oportuna, etiam si mandatum exigerent specialem ;
dantes et concedentes dicto eorum syndico et procuratori
in predietis et cirea predicta plenum liberum et gene-
rale mandatum, cum plena, libera et generali admini-
stratione. Promictentes ipsi omnés et singuli supradieti
tam suo, quam omnium et singulorum absentium pre-
dictorum nomine, et pro eis, quiequid per ipsum eorum-
dem syndicum et procuratorem actum; gestum, factum
seu procuratum fuerit in predictis et circa predicta,
ratum firmum et gratum habere et tenere perpetuo et
in nullo contrafacere vel venire, aliqua ratione vel causa,
sub obligatione et ypotheca omnium et singulorum bo-
norum dictorum constituentium et absentium predicto-
rum.

Quibus quidem sie, ut premietitur, actis et gestis,
predieti constituentes, tam proprio, quam predictorum
absentium, cohexititiorum suorum, pro quibus, sicut
premietitur, promiserunt nomine et vice et quilibet
ipsorum nomine seu nominibus antedictis, exacti et re-
quisiti primo a prefato domino Henrico, auditore et com-
missario memorato, ac eorum et eorum cuiuslibet spon-
tanea voluntate, ut de ipsorum exititiorum intentione et
indubitate fidei et devotionis constantia, quam ad sa-
crosanetam Romanam Ecclesiam, dominum nostrum Pa-
pam et dominum Legatum prefatum gerunt ex corde,
nulli vertatur in dubium, iuramentum et iuramenta
infrascripta, tactis sacris scripturis in manibus prefati
domini Henrici auditoris et commissarii antedicti, reci-
pientis nomine et vice Romane Ecclesie, domini nostri
pape: et domini Legati ad saneta dei evangelia, secun-
dum formam, que sequitur, sollempniter et corporaliter
prestiterunt.

a) Ego..... civis Interampnensis, subiectus et pe-

GENES d LU
RETTA UTE mcr 2

T

L. FUMI

culiaris sancte Romane Ecclesie, iuro ad hec sancta
dei evangelia corporaliter manibus per me tacta, quod
ab hac hora in antea, sum et ero fidelis beato Petro
Sancteque Romane Ecclesie, sanctissimo in xpo patri
et domino domino. Innocentio pape sexto, eiusque suc-
cessoribus canonice intrantibus.

b) Item quod non ero in consilio vel facto aut
auxilio, quod dominus Romanus Pontifex, vel succes-
sores eius seu eiusdem Sedis Legati de latere, vel alii
officiales Ecclesie vitam perdant aut membrum, vel
capiantur mala captione. Item quod consilium quod
michi per se vel eorum nuntios manifestaverint, sine
eorum licentia nulli pandam.

c) Item quod nunquam ero verbo vel facto, opere
vel consilio contra dietam Romanam Ecclesiam et con-
tra dictum Dominum summum pontificem, qui nunc
est, seu qui pro tempore fuerit contra eius dominium
spirituale vel temporale, sed semper ero adiutor ad
defendendum et retinendum in suo dominio et honore
dietam Romanam Eeclesiam summumque pontificem et
officiales suos, qui nune sunt et qui pro tempore fue-
rint, et contra omnes homines mundi iuxta posse meum.

d) Item numquam ero verbo vel facto, opere vel
consilio, quod aliquis Imperator, Rex vel princeps,
dux, Marchio, Baro seu quivis alius Nobilis, notabilis,
potestas, Universitas, Communitas sive collegium cuiu-
scumque terrarum eligatur, nominetur, assumatur in
dominum, rectorem, potestatem, capitaneum, defenso-
rem seu gubernatorem, seu quovis alio quesito colore
vel nomine ad regimen seu officium quodeumque in
dieta Civitate Interampnis. Et constitutiones papales et
maxime felicis recordationis Iohannis .Xxii., Benedi-
cti .xii., loquentes de hac materia pro posse totaliter
observabo.

e) Item quod huiusmodi nominatis, electis seu
assumptis ad regimen Civitatis predicte sine licentia
sedis apostolice speciali, auxilium, consilium vel favo-

rem, pubblice vel occulte, cuiuscumque dignitatis pre-

OTI TM
UTIMS 7

1354, ott. 7.

Delegazione

L'ALBORNOZ E I TERNANI 543

heminentie, condictionis aut status existant, numquam
prestabo; sed pro viribus, in quantum potero, repu-
gnabo, et omni modo, forma et via, quibus melius
potero, obviabo. Tenor vero litterarum ' commissionis

predietarum de qua supra fit mentio, talis est:

pag. 126.

fatta dall’ Albornoz al suo Vicario per togliere le

parzialità.

Tristi effetti
delle discordie di
‘Terni anche nel-
le parti circon-
vicine.

Egidius miseratione divina tituli Saneti Clementis
presbiter Cardinalis apostolice sedis legatus ac terrarum
et provinciarum Romane Eeclesie in partibus Italie
citra Regnum Sicilie. consistentiuam Vicarius generalis
dileeto in xpo Henrico de Sessa, ordinario Ecclesie Me-
diolanensis utriusque iuris professori, auditori et cap-
pellano nostro salutem in domino. Inter ceteras solleci-
tudinis nostre curas, quibus, iuxta officii nostri debitum,
vigilamus, ad hoe nostra desudat intentio, ad id urget
nos admodum efficax et pulsat instantia, ut discordes
infra commisse nobis. ab apostolica sede legationis ter-
minos constitutos, et specialiter Ecclesie Romane sub-
ditos et fideles, et presertim illos, quos scandalorum
molem conturbat, impetus guerrarum discrimina lace-
‘ant et iurgiorum angustie seandalicant, ad pacem et
concordiam possimus salubriter revocare, ut cessantibus
scandalis, quies illis optata proveniat et in pacis pul-
chritudine gratulentur. Sane mundi faciente malitia,
spiritus ille malignus, qui continue nititur guerras et
discordias seminare, sic ipsas inter vos Interampnenses
fideles Ecclesie supradicte seminavit, quod non solum
ipsis, verum etiam cireumvicinis partibus, dampna,
gravia et diversa, animarum rerum et corporum sunt
exorta, propter quod nos, qui domini nostri pape in
istis partibus vices gerimus, volentes prout ad nostrum
speetat offieium, contra tot et tanta dispendia providere,

te de euius cireumspectionis industria plenam ab experto
L. FUMI

fiduciam obtinemus, et in cuius affectibus geritur paci-
; LAS fieare discordes et errantes ad viam reducere veritatis,

reformatorem et paciarium Civitatis Interampnensis ad

Ecclesiam predietam spectantis, apostolica auctoritate,
[s ls ^ ME AS qua in hac parte fungimur, tenore presentium consti-
ciere, tuimus et etiam ordinamus, dantes tibi plenariam po-
| testatem Civitatem ipsam et incolas et personas in
di eadem degentes visitandi corrigendi et reformandi, quos-
| cumque discordes ad pacem et concordiam revocandi 4
È et reducendi, ipsosque ad hoc spiritualiter et tempora-
| liter compellendi exititios Civitatis prefate, ad propria
| i si et prout tibi expedire videbitur, reducendi, confinandi 3
ipsosque cum eorum concivibus pacificandi, penas quas- a

cumque pro observatione huiusmodi pacis et concordie

necessarias imponendi, possessionem et tenutam offi-
tiorum potestarie et eapitaneatus Civitatis prefate, san-

ctissimo patri et domino nostro, domino Innocentio

pape sexto, ac nobis et cuilibet nostrum, ut privatis
personis, per Comune, populum, Universitatem Civitatis
predicte concessorum recipiendi et apprehendendi, et
presentes Capitaneum et Potestatem, si et prout tibi d

videbitur, deputandi, et ab eisdem debitum et consue-

WO e

tum iuramentum eodem nomine recipiendi, nec non È
ab eisdem Comuni, populo et Universitate et personis

dd singularibus Civitatis predicte, nomine domini nostri

pape et Romane Ecclesie atque nostro, recognitionem
[dise omnium et singulorum, in quibus ipsis eidem Ecclesie
Hes quomodolibet tenentur ex privilegio, pactis, consuetu-
dine vel de iure petendi ac ipsum et debitum fidelitatis
ricevendo prima

Í

|

I: PEN
MES il giuramento
| dalle parti,

iuramentum ab eisdem Comuni, Populo, Universitate
et singularibus personis recipiendi, omniaque et singula
faciendi et exercendi, que ad huiusmodi reformationis

et visitationis offieium pertineat, de consuetudine vel E

de iure, et que pro honore domini nostri pape et Ec-

clesie Romane predictorum atque nostro ac Civitatis

predicte, nec non incolarum et personarum degentium
in eadem, stato pacifico, prospero et tranquillo videris

et cognoveris expedire. Preterea, quia supradicti Co-
SET XCRP

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A
E.
E

assolvendoli dal-

corse, sotto con-

45

L'ALBORNOZ E I TERNANI

mune, populum et Universitas ac singulares persone
prefate Civitatis Interampnensis eiusque Comitatus et di-
strictus varios et diversos excessus ac crimina et delicta
contra prefatam Romanam Ecclesiam eiusque subditos
et fideles commiserunt, propter que ipse singulares
persone Civitatis, Comitatus ct districtus predictorum per
diversos processus et constitutiones apostolice Sedis con-
tra tales factos et habitos, fuerunt excomunicationis
sententia inodate, Nos ipsorum animarum saluti provi-
dere, quanto salubrius possimus; cupientes; tibi ipsas
singulares personas et quamlibet earundem, clericis
dum taxat exceptis, que petierint humiliter se absolvi,
recepto ab ipsis et qualibet earundem iuramento, iuxta
formam inferius annotata|m] de stando mandatis Ecclesie
atque nostris, ab excomunicationis sententia supradieta,
quam occasione premissorum incurrerint, absolvendi,
iuxta formam Ecclesie consuetam, easque restituendi
ecclesiasticis sacramentis, iniuncta ipsis pro modo culpe
penitentia salutari, sub hae tamen conditione, quod si
ullo unquam tempore talia aut similia commiserint in

eandem excomunicationis sententiam, qua prius erant

ligati, eo ipso reincidant, auctoritate predicta, tenore

presentium, potestatem concedimus et liberam faculta-
tem. Volumus, insuper, quod de recognitione et rece-
ptione iuramenti huiusmodi confici facias unum et plura
publica instrumenta. Nos enim, sententias sive penas,
quas, propter predieta statueris in rebelles, ratas et
gratas habebimus easque faciemus, auctore domino,
usque ad satisfactionem condignam inviolabiliter obser-
vari. Tenor vero iuramenti, quod per singulares per-
sonas predictas prestari volumus talis est (ef supra).

Datum apud Urbem Veterem, die VII mensis octo-
bris pontificatus domini Innocentii pape sexti Anno

Seeundo.
L. FUMI

1354, nov. 6 (sett. 13). pag. 126 t.

Compromesso fatto nella persona del Card. Egidio dagli interni
ghibellini e dai procuratori del Comune.

Nomi degli in-
terni Ghibellini
e dei procura-
tori del Comune.

Die veneris, sexto mensis novembris, anno, indi-
ctione et pontifieatus predictis, in litore fluminis Tessini
Perticarie, Narniensis diocesis, iuxta possessionem he-
redum Iohannutii Leonardi de Perticaria et possessio-
nem Iacobitti Paulini de Perticaria, presentibus honestis
viris Petro Francisci, domino Francisco Pischachi, do-
mino Angelo domini Iohannis Paradisi de Interampna,

legum doctoribus, domino Vito Beltuldi, et Matheo

Arancelli, et Ursino Matheutii de Narnia, canonicis

Narniensibus, Iacobo Aroncelli de Arono, Iutio domini
Angeli, Senso Matheitti, Vanne Cicoli de Interampna,
Octino Martini Dogiventia et Martino Corradi de Tron-
cano, mediolanensis diocesis, et aliis multis testibus ad
hec vocatis specialiter et rogatis.

Constituti in presentia venerabilis viri domini Hen-
rici de Sessa, ordinarii Ecclesie Mediolanensis, utriusque
iuris professoris, Reverendissimi in xpo patris et domini,
domini Egidii miseratione divina tituli sancti Clementis '
presbiteri Cardinalis apostolice Sedis Legati ac terrarum
Ecclesie in Italia citra Regnum Sicilie consistentium
in temporalibus -Vicarii generalis et causarum Curie
ipsius generalis auditoris ac commissarii ad infrascripta
ab eodem domino’ legato specialiter constituti, discreti
viri Mathiolus Nicolai Simeonis de Interampna, syn-
dicus et procurator syndacario et procuratorio nomine
nobilis viri Burgarutii Raynaldi de Fulgineo, Potestatis,
et discretorum virorum Balelli Angelieti, Palieti ser
Cetri Frontii Angeli, Andreutii Vasarii, Angelicti Casii,
Capotii Gamondi, Vannis Iacoboni Septem Rubei Octa-
viani, et Vannoli Mathei, priorum Comunis et populi
et intrinsecorum Civitatis Interampnensis, prout patet
publico instrumento seripto manu magistri Petri de

Cesis, publiei imperiali auctoritate notarii sub anno,
TT

Si compromet-
tono nel Legato
come a privata
persona, e nel
suo vicario u-
gualmente come
privato.

L'ALBORNOZ E I TERNANI BAT

indietione, Pontificatus predietis, die .xiiii. mensis Se-
ptembris, cuius tenor inferius describetur, et Stephanus
Mathei Rubei de Interampne syndicus et procurator ac
syndieario et procuratorio nomine predictorum exiti-
tiorum seu extrinsecorum Civitatis Interampnensis pre-
diete, ut etiam patet publico instrumento manu mei
Girardini notarii infrascripti superius scripto, habentes
ad hoc ipsi et quilibet ipsorum a suis dominis consti-
tuentibus memoratis speciale, liberum et plenum ‘man-
datum, ut ex tenoribus mandatorum suorum predictorum
plenius et seriosius continetur, pro bono pacis, tran-
quillitatis, unitatis et concordie tractande, procurande
et, deo propitio, adimplende inter Intrinsecos et Extrin-
secos, seu exititios antedictos, omni modo, via et forma
quibus et efficacius ac validius potuerunt, compromi-
serunt sollempniter libere, de iure et de facto, in Re-
verendissimum in .xpo patrem et dominum dominum
Egidium, titulo sancti Clementis presbiterum Cardinalem
apostoliee Sedis Legatum et vicarium supradictum,
lieet absentem, tamquam privatam personam, eius do-
mini Egidii, ae in venerabilem virum, dominum Hen-
ricum de Sessa, auditorem et commissarium memoratum,
presentem ibidem, ut premittitur, et compromissum huiu-
smodi in se sponte subscipientem et in ipsorum utrum-
que in solidum, tamquam in arbitros, arbitratores et
amicabiles compositores et bonos viros de omni lite,
scretio et questione, que vel quod esset, vel esse posset,
ae de omnibus iniuriis, inimicitiis, rancoribus, offen-
sionibus et dampnis realibus et personalibus illatis,
faetis et perpetratis inter dietum Comune ex una parte
et Exititios, rebelles, exbannitos et condempnatos dicte
Civitatis ex altera, dantes et concedentes dicti Syndici
et procuratores, syndicario et procuratorio nomine quo
supra, et quilibet eorum nomine antedicto eisdem do-
mino Egidio Cardinali Legato, et Vicario memorato, ut
private tamen personé, ut predicitur, et domino Henrico,
auditori et commissario predicto, compromissariis, ar-
bitris et arbitratoribus antedictis, et cuilibet eorum in

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L. FUMI

solidum plenam et liberam potestatem et speciale man-
datum decidendi, terminandi, sopiendi ac diffiniendi,
de iure et de facto, alte et basse, litem omnem, que-
stionem et scretium quod et que esset, vel esse posset,
occasione predictorum, inter Intrinsecos et Exititios
supradictos, reformandi, reconciliandi ad pacem et con-
cordiam revocandi et reducendi, ac alia et singula
faciendi, gerendi, exercendi, que pro statu pacifico Ci-
vitatis incolarum degentium, ac intrinsecorum et extrin-
secorum Civitatis eiusdem viderint expedire. Ita quod
ipsi domini compromissarii et arbitri et arbitratores et
amicabiles compositores et quilibet eorum in solidum
de omni lite, controversia, questione seu seretio, quod
seu que inter Intrinsecos seu Exititios supradictos esset
vel esse posset, ae de omnibus et singulis iniuriis, ini-
micitiis, rancoribus, offensionibus et dampnis predictis
possint et possit dicere, laudare, arbitrari, declarare,
decidere, terminare et deffinire, statuere et ordinare de
iure et de facto cum penarum adiectionibus et cautelis
quibuseumque, secundum quod eis et utrique eorum
videbitur expedire. Promictentes ipsi Mathiolus et Ste-
phanus Syndici et procuratores predicti et uterque
ipsorum, sindicario et procuratorio nomine partis sue,
parere et obedire omni laudo, dicto, arbitramento, de-
clarationi, decisioni, terminationi, diffinitioni, statuto
et ordinationi ac sententie per ipsos dominos compro-
missarios seu arbitros et arbitratores vel eorumque
aliquem late et facte in et supra omnibus litibus, con-
troversiis et scretiis, iniuriis, inimicitiis, rancoribus,
offensionibus et dampnis memoratis et ipsas et ipsa
plene et efficaciter observare in omnibus et singulis
capitulis et clausulis eorumdem, et in nullo contrafacere
vel venire, de iure vel de faeto per se vel alium seu
alios, publice vel oeculte, directe vel indirecte sub obli-
gatione omnium bonorum dictorum Comunis Intrinse-
corum et Extrinsecorum, mobilium et immobilium, et
sub pena decem milia florenorum auri applicandorum

Camere Romane Ecclesie, quoties commissa foret per
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AL gi eem itte 3-

1354, nov. 9.

L'ALBOTNOZ E I TERNANI

aliquam partium predietarum seu per singulares perso-
nas ipsarum et toties commictatur et exigi possit et
debeat quoties per partes ipsas vel ipsarum aliquam
seu :singulares personas earum fuerit contrafactum.
Promietentes insuper dicti syndici et procuratores et
quilibet ipsorum in solidum, syndicario et procuratorio
nomine quo supra, dietas penas tam decem milium flo-
renorum auri predictam, quam omnes alias et singulas
per ipsos dominos compromissarios vel ipsorum alterum
pro firmitate predictorum ad eorum arbitrium impo-
nendas, prestare, solvere et subire sponte et volontarie,
nee ad ipsarum solutionem et prestationem differenda
vel omnino non facienda difficultate, vel impedimentum
aliquid prebere vel prestare, seu etiam difficultatem
seu impedimentum ad hoc prebentibus vel prebere vo-
lentibus, dare consilium, auxilium vel favorem per se
vel alios publice vel occulte, directe vel indirecte. Que
omnia et singula supradieta servare, tenere, adimplere,
defendere et substenere pro posse et in nullo contrafacere
vel venire de iure vel de facto dicti Mathiolus et Ste-
phanus syndici et procuratores predicti et quilibet eorum
in solidum, sindicario et procuratorio nomine quo supra,
propriis iuramentis, que tam in eorum proprias, quam
in dominorum suorum predictorum consistentium ani-
mas, tactis sanetis scripturis ad sancta dei evangelia,

prestiterunt corporaliter et sollempniter firmaverunt.

pag. 121 t.

Sentenza dài lodo data da Enrico da Sessa.

In exordio nascentis mundi, postquam Deus ad
ymaginem et similitudinem suam hominem de limo terre
formavit, minuens ipsum paulo minus ab angelis, ser-
vituti eius omnem inferiorem subdidit, creaturam, eum-
que in paradiso terrestri locavit, ut ipsum custodiret et
operaretur in eo; masculum et feminam creavit ipsos,

ut crescerent, multiplicarentur, terramque replerent, ac

"

"o adi

Lodi qe li mne
Sublime desti-
no del primo uo-
mo :

sua. prevarica-
zione, per sug-
gestione diabo-
lica :

opera dello spi-
rito maligno es-
sere la discor-
dia nei cittadini
di Terni :

tristi effetti di
essa:

necessità di ri-
pararvi:

scopo de!la le-
gazione dell'Al-
bornoz in Italia :

L.

FUMI

discretione previa, qua eos mirabili dispositione dotavit,
de virtute in virtutem, per fructum bonorum operum
suecrescentes, ad restaurationem angelice ruine, in bea-
titudine pacis et lucis eternaliter firmarentur. Sed iniqui
serpentis astutia, ne dum parentes primos morsu fructus
vetiti dampnabiliter prevaricare seduxit, verum etiam in
ipsorum primam sobolem in alterius fructum primitive
sue venenositatis aculeos invidie sevientis abscinthio
seminavit. O utinam casu defeetionis eiusmodi, et insta-
bilitas inqueta vagi illius et profugi posteris medelain
relinqueret, nee in eandem inciderent recidive, et futuris
dissidiis finem imponere suffecisse! Cum illos felices
describat antiquitas, quibus ex alieno prestatur cautela
periculo et status sequens exempla salutis accipiat ab
'Xperentia precedentis. Sed nec est provide sanande
nature perversitas curiosa devicta; quia quanto aliter
in alium sevius escandescit, vehementius malitie pollu-
lantis imperio radicatur.

Sane faciente, ut premictitur, mundi nequitia, spi-
ritus ille malignus pacis et unitatis emulus et cicanie
ae pestis cuiuslibet seminator, sic nobiles Cives et po-
pulares Interampnenses, quorum cor unum et anima
una fuisse commendabiliter consuevit antiquitus, ab
unitatis et caritatis nexibus disgregavit, quod aliis in
alios furentibus, tam verbo, quam factis inimicitie dam-
pna rerum, pericula et dispendia personarum ac mortes
multipliees sunt, exinde, proh dolor, subsecuta, ut de
animarum dampnabili excidio taceamus. Necessarium
quippe fuerat, quod animorum superba disparitas et mi-
serabilis divisio caritatis suis procul propinavit, benigna
fraternitatis convicio et unio amoris indivisibiliter abo-
leret. Missus namque de superis Reverendissimus in
xpo pater et dominus dominus Egidius miseratione di-
vina tituli saneti Clementis presbiter cardinalis, aposto-
lice sedis Legatus, ac terrarum Ecclesie in Italia citra
Regnum Sicilie consistentium in temporalibus vicarius
generalis, prefatus, ad partes Italie, velut pacis angelus,

ut ibidem evellat et destruat, edificet et plantet, dissipet
suo desiderio di
pacificare i cit-
tadini ternani:

nomina del suo .

auditore gene-
rale a paciaro:

compromesso ot-
tenuto dalle par-
ti:

L'ALBORNOZ E I TERNANI 551

et disperdat, prout in nomine domini viderit expedire,
speciali nimium affectione, qua populum ipsum Inte-
rampnensem, utpote peculiarem Ecclesie Romane, pro-
sequitur ac geritur in visceribus caritatis, tantis ipsius
calamitatibus, diseriminibus et pressuris cupiens finem
imponere, ac ne deinceps, quod absit, contigere valeat
viam precludere, dictamque civitatem ac populum eun-
dem reformare, quoscumque discordes ad pacem et con-
cordiam revocare, venerabilem virum dominum Henri-
cum de Sessa, ordinarium Ecclesie Mediolanensis, utriu-

sque, iuris professorem, suum et causarum Curie ipsius

auditorem generalem, reformatorem et paciarium Civita-

tis eiusdem ad Ecclesiam Romanam spectantis constituit,
ac per suas speciales lieteras ordinavit, ipsumque ad
civitatem destinavit eandem, dans et concedens eidem
Civitatem ipsam, ac incolas et personas in eadem de-
gentes visitandi, corrigendi et reformandi, quoscumque
discordes ad pacem et concordiam revocandi et reducendi
ipsosque ad hoc spiritualiter et temporaliter compellendi
Exititios Civitatis prefate ad propria si et prout videretur
eidem reducendi et confirmandi, ipsosque cum eorum
concivibus pacificandi, penas quoque pro observatione
huiusmodi pacis et concordie necessarias imponendi,
plenariam potestatem. Qui quidem Dominus Henricus,
auditor, commissarius, patiarius et reformator predictus,
velut pacis et veritatis amator, ex talento huiusmodi
sibi credito operari et supraluerari desiderans sollecite
quod fuerat pacis, tam secum, quam cum intrinsecis et
Extrinsecis Civitatis ipsius, simul ac seorsum pluries ac
separatim excogitans et pertractans, tandem, faciente
altissimo, in prefatum dominum Egidium cardinalem le-
gatum et vicarium antedictum, ut in privatam personam
et in se ipsum, sicut supra continetur seriosius, ut in
arbitros et arbitratores et compositores amicabiles per
Intrinsecos et Extrinsecos seu Exititios Civitatis ipsius
predietos, de et supra omnibus et singulis iniuriis, of-
fensionibus, inimicitiis, rancoribus atque dampnis rea-
libus et personalibus, inter partes ipsas et a partibus
552 L. FUMI

intervento dei ipsis datis, illatis, perpetratis, commissis et factis obti-
sindaci del Po-

Ri destà e del Co- nuit compromicti. Et convenientibus providis viris Ma-
| mune:

thiolo Nicolai Simeonis, potestatis priorum Comunis et
populi ac Intrinsecorum, et Stephano Mathei Rubei
Extrinsecorum seu Exititiorum Civitatis Interampnensis
predicte syndicis et procuratoribus, et quolibet ipsorum,
m syndicario et procuratorio nomine partis sue, in presentia
gi prefati domini Henhei auditoris, commissarii, patiarii,
I reformatoris, arbitri et arbitratoris et compositoris ami-
cabilis antedieti specialiter constitutis ad infrascripta,

i Deo ispirante, et perficienda, complenda, ad pacem et

concordiam, ac veram unitatem et amicitiam insepara-

bilem faciendam, tenendam et pro posse, deo propitio,
ad honorem et reverentiam sacrosancte romane Eeclesie,
sanctissimi patris et domini nostri, domini Innocentii,
8 divina providentia pape sexti, sacri collegii dominorum
[i cardinalium prefati domini legati, ad tutelam, defen-
| sionem, consolationem et statum pacificum et tranquil-
lum predictorum intrinsecorum et extrinsecorum totius
populi Civitatis Comitatus et districtus Interampnensis
predietorum inviolabiliter duraturam, instantibus, sup-
plicantibus et petentibus predictis Mathiolo et Stephano
syndicis et procuratoribus antedictis et quolibet ipsorum
syndacario et procuratorio nomine partis sue pro infra-
hi scriptis laudo, arbitramento, declaratione, decisione, ter-
| minatione, diffinitione, statuto, sententia et ordinatione
d per prefatum dominum Henricum, auditorem, commis-
| sarium, reformatorem, paciarium, compromissarium, ar-
bitrum, arbitratorem et amicabilem compositorem supra-
dietum ferendis; predictus dominus Henricus auditor
| et commissarius, reformator, patiarius, arbiter et arbi-
| trator et compositor amicabilis, tam ex commissione
d sibi per prefatum dominum legatum, ut premictitur,
facta, quam ex eompromisso in ipsum per syndicos et
| procuratores predietos syndicariis et procuratoriis no-

minibus, quibus supra, faeto et habito, pro bono pacis
et concordie unitatis et caritatis inter partes predictas,
sublatis quibuslibet odiorum, rancorum, invidiarum et
ICD m.

dichiarazione del
lodo, per i se-
guenti capitoli.

]. Riammissio-
ne de? Guelfi.

9. Riammessi
che siano, la
città sì regga
dai suoi citta-
dini; salvo al
Legato di rifor-
mare gli statuti
fatti dopo l’ ulti-
ma rottura,

3, Remissione
generale di dan-
ni e ingiurie.

4. Ribandimen-
to degli esuli.

L'ALBORNOZ E I TERNANI

inimicitiarum serupulis, ex quacumque provenientibus
occasione vel causa, irrefragabiliter observanda? xpi
nomine invocato, dixit, laudavit, arbitravit, finivit, de-
claravit, decidit, terminavit, diffinivit, sententiavit, sta-
tuit et ordinavit ac voluit:

1. In primis quod Exititii guelphi Civitatis Inte-
rampnensis introducantur in Civitatem predictam, ut
possint in eorum laribus commorari, et ipsorum bona
pacifice possidere, ac uti illis honoribus ac utilibus qui-
bus uti consuerunt ante rupturam Civitatis predicte, se-
cundum infrascripta conventiones et pacta.

2. Item quod ipsis reintroductis in Civitatem pre-
dietam, dieta Civitas regatur secundum quod domi-
nus.. Legatus disposuerit et ordinaverit regi per cives
diete Civitatis, et quod omnia statuta et iura munici-
palia dicte Civitatis facta ab ultima ruptura dicte
Civitatis citra sint in dispositione dicti domini legati;
ita quod possit ipsa corrigere et abolere, prout sibi
placuerit.

3. Item quod fiat remissio generalis omnium dam-
pnorum et iniuriarum et inimicitiarum ae iurgiorum hine
inde datorum per utramque partem, seu vertentium seu
existentium inter ipsas partes.

4. Item quod omnes exules sive exbanniti dicte Ci-
vitatis seu Comitatus Interampnensis debeant rebanniri
libere et impune, et omnes processus, exbannimenta et
condempnationes, qui et que reperirentur facti, facte, vel
facta et esse debeant ipso iure cassi, casse, et cassa, ac
nullius efficacie vel momenti et quod Cancellarius sive
Notarius Comunis dicte Civitatis teneatur et debeat ipsos
processus et bannimenta sive condempnationes ad peti-
tum cuiuseumque cancellare pena quinque librarum, de
quibus processibus, exbannimentis et condempnationibus
non possit per aliquem officialem fieri executio, pena mille
eannarum muri contrafacienti, et dieti banniti debeant
singuli nominari, ut non possit revocari in dubium et
intelligantur exbanniti de Civitate et Comitatu Interam-
nense et Narniense, eiusque districtu et castri Pollini,
5. Annullamento
delle confische.

6. Riattamento
de’ pubblici edi-
fici.

7. Ripristino
delle catene ne’
luoghi consueti.

.

| 8. La nomina
Il dei futuri uffi-
| ciali a disposi-
| N zione del Legato.

L. FUMI

nec non de castro Stroncone, Mirande, Collistacte, Sancti
Gemini, Porcarie vel cuiuscumque alterius loci reperi-
rentur exbanniti ab ipsa Civitate et districtu in spetie,
vel comuni, modo et forma, qui secuntur, silicet quod ex-
banniti propter partialitatem sint rebanniti ipso facto,:
alii propter specialia homicidia relinquantur puniendi,
vel absolvendi arbitrio domini legati, et idem de exban-
nitis propter alia specialia delicta quecumque, et isto-
rum omnium declaratio, arbitrio domini legati et vicarii
sui. Ita quod idem dominus .legatus et eius vicarius
possint ipsa bona suspendere, declarare ac tollere, prout
eis videbitur pro bono statu civitatis, et hoc intelli-
gatur de exbannitis utriusque partis.

9. Item quod omnis tenuta vel datio in solutum facta
contra predietos guelfos exititios sint et esse debeant
nullius efficacie vel momenti, ita quod sint in eodem
statu, in quo erant contra dictos rebelles et exititios
tempore sue rupture.

6. Item quod omnes porte, pontes et turres porta-
rum dicte Civitatis reaptentur et aperiantur ac ponantur
in eo statu, quo erant tempore ultime >xpulsionis ipso-
rum guelforum ; etiam porte diete Civitatis aperiantur.

Et supradicta omnia fiant post annum et ante et
post arbitrio domini ligati, vel eius vicarii, et hoc sub
pena mille librarum Prioribus et Camerario Comunis
pro quolibet ipsorum. Et quod omnes strate, vie dicte
Civitatis vel extra sint libere, sicut erant ante dictam
expulsionem guelforum et prout dominus legatus et
eius vicarius ordinaverit.

1. Item quod omnes cathene, que sunt in Civitate,
reponantur ad loca in quibus stare consueverunt ante
dictam espulsionem guelforum sub pena predieta, vel
quod omnes eathene sive sbarre, que sunt in quibu-
scumque locis dicte Civitatis, eleventur sub dicta pena,
secundum quod idem dominus legatus vel eius vicarius
ordinaverit.

8. Item quod dispositio omnium futurorum pote-
statum, offieialium, ambasciatorum, castellanorum et
i 9. Spese di
; ; :
guardia di ca-
4 stelli e rocche
3 della città a cu-
ra dei reggenti.

10. Questioni
' pendenti rimesse
all'arbitrato di
E consanguinei, o
à due amici co-
muni.

"NE

L'ALBORNOZ E I TERNANI

guardianorum Roccarum sive Castrorum et portarum
et omnium aliorum officialium sint et esse debeant
secundum quod dominus legatus vel eius vicarius or-
dinaverit.

9. Item quod custodia Castrorum et Roecharum Ci-
vitatis Interampnensis fiat expensis Comunis Interam-
pnensis per Regentes dictam Civitatem.

10. Item quod omnis questio, lix, scretium, sive
controversia, que et quod essent intra aliquem Gebelli-
num et Guelfum civem vel comitatensem dicte Civitatis,
hominem vel feminam, ratione aliquorum edificiorum
seu iurisdietionis seu alia occasione alicuius mulieris
nupte, a prima ruptura dicte Civitatis alicui ex civibus
gebellinis vel guelfis, vel alieni alteri forensi, et talis
questio, scretium, lix seu controversia esset de posses-
sionibus positis Interampne vel eius districtu, quod
debeat compromicti in duobus consanguineis, vel in
eorum defectum in duobus amicis comunibus, quorum
unus eligatur per unam partem, et alius per aliam
partem. Qui consanguinei seu amici sie electi, possint
et debeant dietas questionem, litem et controversiam et
seretium decidere et terminare et sententiare, et de
plano sine strepitu et figura iudicii, secundum quod
eis videbitur, expedire; et si dieti duo consanguinei seu
amici non concordarent, quod teneantur eligere tertium,
a quorum decisione, terminatione sive sententia non
possit per aliquam ipsarum partium quomodolibet ap-
pellari, nec peti, reduci ad arbitrium boni viri. Et quod
Potestas sive Capitaneus teneantur partes ad electionem
dietorum arbitrorum et dietos arbitros, si non erunt in
concordiam, compellere infra decem dies postquam re-
quisiti fuerint per aliquam partium predietarum, sub
pena ducentarum librarum applicandarum Comuni diete
Civitatis. Et quod omnibus et singulis Exititiis vel
exbannitis de dieta Civitate et eius distrietu debeant
restitui omnia eorum bona, non obstante aliqua alie-
natione facta de ipsis modo et fórma infrascriptis. Et
quod ipsis et quibus ipsorum possint dieta bona rein-

die s

di qu M in
556

L. FUMI

trare, apprehendere, tenere, possidere, sfructare, vendere
et alienare et de eis facere quidquid eis videbitur vel
placuerit. Et quod quicumque aliqua ex dietis bonis
haberet vel possideret aliqua causa, quod statim ad
requisitionem petentis et de cetero non possit nec de-
beat in dietis bonis molestare vel inquietare illum nec
ilos, cui vel quibus dicta bona essent restituta, sive
relapsata, sub pena mille librarum, salvis tamen pri-
vatis iuribus unicuique competentibus adversus eos
vel eorum bona, quibus non preiudicent predicta. Et
quod omnes promissiones et obligationes sive pacta
vel puncta facta vel facte de pace, temporibus retroa-
etis, intra Gelfos et Gebellinos sint et permaneant in
dispositione et ordinatione domini Legati vel eius vi-
carii. Ita quod ipsa possint tollere, limitare et cassare,
prout viderint expedire, et quod predicti exititii tenean-
tur vel non teneantur, per eorum rata, ad solutionem
duorum milium florenorum auri, in quibus tenetur ad
presens Comune dicte Civitatis Thesaurario Patrimonii,
et ad alia presentia debita dicti Comunis, si et prout
dominus Legatus duxerit ordinandum. et disponendum,
et non aliter, nec ultra. Et insuper, similiter teneantur
Exititii ad gabellas, datia, prestantias, collectas, guar-
dias et factiones alias pro preteritis temporibus non
solutis et non factis, si et prout dominus Legatus or-
dinaverit, et non aliter. Et quod cavalcata, que nunc
est in dieta Civitate, remaneat in dispositione domini
Legati, vel domini vicarii. Ita quod ipsam possit cassare
vel reformare, seu de ea disponere, prout sibi placuerit,
et quod idem dominus Legatus et eius vicarius supra-
dietus possint supradieta pacta interpetrari et declarare,
prout pro bono statu dicte Civitatis sibi visum fuerit
expedire. Et quod idem dominus Legatus vel eius vi-
carius teneatur, possit et debeat facere observari et
inviolabiliter custodiri pacta predieta, sub pena mille
florenorum auri applicanda Romane Ecelesie, et toties
commietenda quoties contraventum fuerit per aliquam
ex partibus memoratis.
11. Alcuni fuo-
rusciti messi a
A confine.

ISCR

REV ARE C I micron gene n

D ET
Ya

L'ALBORNOZ E I TERNANI

11. Item, quod dominus Merlinus Philippitti, Sene-
sius Matheicti, Vannes Iohannutii fratris Rainery, Iutius
domini Angeli, Anthonius Petri Iohannutii, Salvolus
Pochitti, Colaus Iacobitti Nicole Piscis, et Iohannes
Ciccoli Baldi de Interampne Exititii, seu de Exititiis
antedictis, sint et esse debeant confinati a dicta Civitate
Interampnensi, nec Civitatem predictam intrare audeant,
confinibus eorum durantibus supradictis, quos durare
voluit et decrevit usque ad beneplacitum domini legati
predieti, e& suum videlicet ipsius domini Henrici, man-
dans eisdem confinatis et cuilibet eorum in solidum,
quatenus, sub pena duorum milium florenorum auri
applicandorum pro medietate Comuni Civitatis predicte
et pro alia medietate Camere Romane Eeclesie antediete,
confines predietos inviolabiles et illesos servare studeant
et observent, ac neminem Civem aut distrietualem in-
digenum seu incolam Civitatis districtus Interampnensis
in Civitate predieta vel extra in personis aut rebus
eorum offendere quomodocumque presumant, reservata
prefato.domino Legato ac sibi potestate interpetrandi
et declarandi in et supra predietis omnibus et singulis
superius annotatis.

Ad que ommia et singula supra, prout per prefatum
dominum Henrieum auditorem,commissarium, patiarium,
reformatorem, compromissarium, arbitrum, arbitratorem
et amicabilem compositorem dicta, laudata, arbitrata,
declarata, decisa, terminata, diffinita, statuta et ordinata
seu disposita firmiter et efficaciter obediendum, pa-
rendum et ipsa inviolabiliter faciendum, tenendum et
observandum, predieti Mathiolus et Stephanus syndici
et procuratores et quilibet ipsorum, syndicario et pro-
curatorio nomine quo supra, in signum et demonstratio-
nem vere pacis, unitatis et concordie inter predictos
Intrinsecos et Extrinsecos seu Exititios Civitatis Inte-
rampne predicte, habende et tenende perpetuo et invio-
labiter observande, obsculo pacis inter ipsos interve-
niente, omni modo via et forma, quibus melius validius

et efficacius potuerunt, fecerunt sibi mutuo, silicet unus

x5 ue
WES

ell
558 L. FUMI

alteri et alter alteri facientibus et recipientibus, nomi-
nibus, quibus supra, plenam veram et non fictam sed
indubitatam et firmam pacem et concordiam et: remis-
sionem generalem de omnibus et singulis dampnis,
iniuriis, inimicitiis et offensionibus, realibus et perso-
nalibus, datis, illatis et factis per dictum Comune et In-
trinsecos in personas et res seu bona Extrinsecorum
sive Exititiorum dicte Civitatis Interampne, sive per pre-
dictos Extrinsecos seu Exititios in personas et bona seu
res.ipsorum Comunis et Intrinsecorum cuiuscumque ge-
neris, seu quascumque offensas intulerint una pars alteri,
vel reliqua alteri, seu passa sint ab altera alterutra
pars ipsarum in dieta Civitate vel extra, etiam si homi-
cidium seu homicidia, unum, vel duo, vel plura secuta
fuerint, nec non de omnibus et singulis discordiis, scre-
tiis et iurgiis inter partes predietas, quacumque de causa
vertentibus, laudantes, ratificantes, approbantes et emo-
logantes dieti syndici et procuratores et quilibet ipso-
rum, sindacario et procuratorio nomine partis sue, om-
nia et singula dicta, laudata, arbitrata, declarata, decisa,
terminata, diffinita, statuta, ordinata et disposita et re-
servata, per predietum dominum Henricum auditorem,
commissarium, reformatorem, patiarium, arbitrum et
arbitratorem ac amicabilem compositorem prefatum, pro
pace, concordia, unione et amicitia habenda et tenenda
et perpetuo et inviolabiliter observanda inter partes
ipsas, Comune, Intrinsecos seu Exititios memoratos,
cum penis, cautionibus, reservationibus, obligationibus
et capitulis singulis in dictis laudo, dicto arbit "amento,
declaratione, decisione, terminatione, diffinitione, statuto,
ordinamento, dispositione et reservatione contentis et
insertis, dans et concedens dictus Mathiolus, sindicus et
procurator predictus, syndicario et procuratorio nomine
antedieto, eidem Stephano, syndico et procuratori pre-
dictis omnibus et singulis Extrinsicis seu Exititiis su-
perius nominatis reintroducendis, deo propitio, plenam
et liberam potestatem et tutelam ac securitatem intrandi
dictam Civitatem Interampnensem, et ipsam et eiusque
ORAN QEON ETIN PERE IE

Ja

L'ALBORNOZ E I TERNANI 559

districtum pro libito voluntatis standi et morandi, ac
bona ipsorum mobilia et immobilia, que in Civitate vel
distrietu. Interampnensi predictis habent, quecumque

sint, illa, et in quibuseumque consistant rebus, ingre-

diendi, apprehendendi, tenendi et possidendi et de ipsis
disponendi, prout eis et cuilibet ipsorum placuerit, cum
modificationibus, conditionibus et ordinationibus in pre-
dietis laudo, dieto, arbitramento, declaratione, decisione,
terminatione, diffinitione, statuto, ordinatione, disposi-
tione et reservatione contentis. Promietentes predieti
syndiei et procuratores et quilibet eorum in solidum,
sindicario et procuratorio nomine supradicto, predictam
pacem et concordiam et remissionem per ipsos syndicos
mutuo sibi, ut premictitur, nominibus, quibus supra,
factam, ac predicta omnia et singula per prefatum do-
minum Henricum auditorem, commissarium, patiarium,
reformatorem, arbitrum, et arbitratorem et amicabilem
compositorem laudata, dicta, arbitrata, declarata, decisa,
terminata, diffinita, statuta, ordinata, disposita, reservata
inter partes predictas firma rata et grata habere, tenere
et observare ae haberi et teneri ae observari facere per
partes predictas et in nullo contrafacere vel venire de iure
vel de facto, per se vel alium seu alios, publice vel oc-
culte, directe vel indirecte, nec contravenientibus aut
facientibus, seu venire seu facere volentibus, dare vel
prestare consilium auxilium vel favorem, quacumque
‘atione vel eausa, quominus predicta omnia et singula
supradicta cum singulis suis capitulis et clausulis, plene
et inviolabiliter observentur, sub ypotheca et obbligatione
omnium et singulorum bonorum dictis Comunis et In-
trinsecorum ae Extrinsecorum et Exititiorum Civitatis
Interampne prediete, ac sub pena decem milium flore-
norum auri, quorum medietas parti servanti seu servare
volenti predieta omnia et singula; alia vero medietas
Camere Romane Ecclesie applicetur, quoties commissa
fuerit per aliquam partium predictarum, seu singulares
personas ipsarum vel alicuius earum quomodolibet con-

traventum. Que omnia et singula supradicta cum suis
TIFA SSS

1354, sett. 14.

L, FUMI

capitulis et clausulis plene et infallibiliter ac inviolabi-
liter perpetuo tenere, adimplere et observare, ac per
partes predictas teneri adimpleri et inviolabiliter obser-
vari dicti Mathiolus et Stephanus sindici et procuratores,
et quilibet ipsorum, sindieario et procuratorio nomine
supradicto, propriis iuramentis, que in manibus predicti
domini Henrici auditoris, commissarii, patiarii, reforma-
toris, arbitri et arbitratoris ac amicabilis compositoris,
taetis corporaliter sanctis seripturis ad santa Dei evan-
gelia, sollempniter firmaverunt.

Datum et actum in supra proximo loco predicto,
videlicet in litore fluminis Tessini Pertiearie, Narnienis
et diocesis, iuxta possessionem heredum Iohannutii Leo-
nardi de Perticaria et possessionem Iacobitti Paulini de
dicto loco, presentibus nobilibus viris Petro Francisci
de Camporeli Interampnensi, domino Francisco Pischa-
chi, domino Angelo domini Iohannis Paradisi de Inte-
rampne legum doctoribus, dominis Vito et Ursino de
Narnia, Matheo Aroncellis canonicis Narniensibus, Ia-
cobo Aroncelli de Arrono, Iutio domini Angeli, Senesio
Matheitti, Vanne Ciecoli de Interampna et aliis multis
testibus ad premissa vocatis specialiter et rogatis. Anno
Nativitatis domini Millesimo Trecentesimo Quimquage-
simo quarto, indictione septima, die dominico, nono
mensis novembris, pontificatus sanctissimi in xpo patris
et domini nostri, domini Innocentii, divina providentia

pape .vi. Ànno secundo.

128 t.

Tenor vero syndicatus de quo supra fit mentio talis est :

In nomine domini. Amen. Anno domini millesimo,
trieintesimo quinquagesimo quarto. Indietione septima,
tempore domini Innocentii pape .vi. die .xiij. mensis
septembris.

. Congregato et coadunato generali consilio speciali

T mo

MISMA

TIA IRSA
Sastri

ee

11 Consiglio Co-

munale di Terni
nomina il suo
procuratore a fa-
re il compro-
messo col Vica-
rio dell’ Albor-
noz, per tutte
le questioni con
gli usciti.

L'ALBORNOZ E I TERNANI

et eonsulum artium Comunis et populi Civitatis Inte-
rampne in palatio Comunis de capitulo inferiori, * de
mandato, auctoritate et licentia nobilis et potentis viri
Burgarutii Raynaldi de Fulgineo honorabilis potesta-
tis Comunis et populi antedicti e£ dominorum priorum
populi prelibati, videlicet Balelli Angelicti Palicti, mis-
ser Petri Frontii, Angeli Andreutii Vasarii, Angelicti
Cassie, Capotii Gimundi, Vannis Iacoboni Septem Rubei
Actaviani et Vannoli Mathei, ad sonum campane vo-
cemque preconis, sono tube premisso, ut moris est, di-
etum consilium cum decreto, et auctoritate dieti domini
potestatis et dominorum priorum populi predictorum,
et dieti domini potestas et priores una cum dicto con-
silio, sponte misso sollempniter partito inter eos ad
fabas albas et nigras unanimiter, concorditer optinue-
runt, secundum formam Statuti Civitatis predicte, fe-
cerunt, constituerunt et ordinaverunt ipsorum dicti
Comunis Mathiolum Nicolai de Interampna verum et
legitimum syndieum et procuratorem, actorem, facto-
rem et nuntium specialem et si quo nomine melius
de iure et censeri potest, ad compromictendum in reve-
rendissimum patrem et dominum dominum E[gidium]
tituli saneti Clementis presbiterum Cardinalem aposto-
liee sedis legatum in partibus Italie in terris Ecclesie
citra Regnum Sicilie consistentium vicarium generalem
et in quemlibet eius legati vicarium deputatum vel depu-
tandum et potestatem dandum, transferendum et con-
cedendum omnem litem et scretium et questionem, que
vel quod esset vel esse posset intra dictum Comune ex
una parte et Exititios, rebelles, exbannitos et condem-
pnatos diete Civitatis ex altera, decidendum, terminan-
dum et sopiendum ac diffiniendum et ad dandum pote-
statem et liberum arbitrium supra predictis pacem et
veram concordiam inter ipsos faciendi et perficiendi et
manutenen et Civitatem predietam reformandi. Et predicta
litigia, seretia et questiones terminandi et decidendi de
iure et de facto, alte et basse, prout et sicut eidem do-

mino legato, vel eius Vicario deputato vel deputando
tra

Si esclude di
ttare della li-

bertà del Comu-

ne.

L. FUMI

videbitur expedire, pro statu pacifico Civitatis predicte.
Ita tamen quod dietus Syndicus supra Iurisdictione li-
bertatis dieti Comunis alii concedenda vel diminuenda
se intromietere non possit, directe vel indireete, tacite
vel expresse in preiudicium libertatis dieti Comunis, et
in' aliquo aliquid preiudicium fieri non possit circa iuri-
sdietionem et libertatem predictas. Et ad promietendum
et iurandum approbationem, omologationem et ratifica-
tionem arbitrii, laudi, seu declarationis, seu sive per
ipsum dominum legatum vel eius viearium deputatum
vel deputandum ferendi, vel ferende, faciendi vel fa-
ciende. Et ad firmandum pacta et conventiones fiendas
inter Comune predictum et Intrinsecos et Extrinsecos
dieti Comunis. Et ad obligandum bona dicti Comunis pro
observantia predictorum, ad promictendum penam pro
observantia predictorum cum omnibus obligationibus,
stipulationibus, iuramentis, adiectionibus penarum et
clausulis oportunis de quibus videbitur expedire domino
legato vel eius vicario deputato, vel deputando ; et ad
omnia et singula facienda, gerenda, et exercenda, que
in predictis et circa predieta erunt necessaria, utilia et
oportuna, etiam si mandatum exigerent speciale, dantes
et concedentes dieto. eorum syndico, in predictis et circa
predieta plenum et liberum et generale mandatum cum
plena, libera et generali administratione. Promictentes
quod quiequid per ipsum syndieum actum, gestum seu
procuratum fuerit in predictis et circa predicta et fir-
mum habere et tenere, et in nullo contrafacere vel ve-
nire, aliqua ratione vel causa sub obligatione et ypo-
techa bonorum dicti Comunis.

Actum in Civitate Interampna in palatio Comunis
de platea Columpna, in consilio supradicto, presentibus
Nicolao Marconi, Guillelmo Dragoni, Petro Angelitti,
Angelieto Tottuli, Petro Francisci, domino Francisco
Piscacii, domino Iohanne Nicolecte testibus ad predicta.

Et ego Petrus Petri dieti Chietane de Cesare im-
periali auctoritate notarius et nunc officialis et notarius

reformationis Comunis et populi Civitatis Interampne
L'ALBORNOZ E I TERNANI

ad dietum officium per dictum Comune specialiter depu-

. . Li Li ® Li . 3 .
tatum, predictis omnibus interfui, rogatus scribere scri-
psi et publicavi.....

v

Signum mei Petri notarii consuetum.

m———m

1354, nov. 9 (nov. 1). pag. 130.

Lettera del paciere per ordinare la tregua di un anno fra le parti.

Pubblicazione Item, die dominico, nono mensis novembris predicto.
È delle lettere di

Enrico da Sessa. In Civitate Interampna, ante portas Ecclesie et domum

fratrum minorum, presentibus Petro Francisci de Cam-
poregio, Paulo eius filio, domino Angelo domini Iohan-
nis, domino Francesco Piscachi, legum doctoribus, do-
mino Ursino de Narnia ac domino Matheo de Arrono
canonicis Narniensibus et aliis multis testibus ad hec
voeatis specialiter et rogatis, prefatus dominus Henri-
cus, auditor, commissarius, patiarius, reformator, arbi-
ter et arbitrator predietus mandavit et fecit legi litteras

suas, suo sigillo impresso munitas, publice et alta voce

ipsasque foribus ipsius Ecclesie affigi, ne de contentis
in ipsis aliquis possit vel valeat ignorantiam pretendere
È vel etiam allegare. Quarum licterarum tenor sequitur
in hee verba:

Tenore de'le Henrieus de Sexa, ordinarius Eeclesie mediolanen-
lettere di Enrico
de Raus UEnMto sis, utriusque iuris professor reverendissimi in xpo pa-
ra a vomune, agli
interni e agli u- tris et domini domini Egidi miseratione divina tituli
sciti Ternani, e x
È qai NS LUE Saneti Clementis presbiteri Cardinalis apostolice Sedis
vembre 19004.
È Legati, ae terrarum Ecclesie in Italia citra Regnum Si-
È: cilie consistentium in temporalibus vicarii generalis et
‘ausarum curie ipsius generalis auditor et patiarius Ci-
1 vitatis Interampne, a prefato domino Legato specia-
liter deputatus, universis et singulis prioribus officiali-

bus Communitati ac populo et Intrinsecis et Extrinsecis

Vea TI

seu exititiis Civitatis Interampne predicte salutem in do-
mino. — Cum sieut ad notitiam vestram non latet, ymmo
etiam latere non potest, prefatus dominus Legatus nos

38
ad prefatam Civitatem Interampnensem ipsiusque re-
formatorem et patiarium duxerit transmictendum, dans
et concedens nobis plenam et liberam, per suas specia-
les lieteras, facultatem Civitatem ipsam et incolas et
personas in eadem degentes visitandi, corrigendi et re-
formandi, quoscumque discordes ad pacem et concor-
diam revocandi et reducendi, ipsosque ad hoc spiritua-
liter et corporaliter compellendi, Exititios Civitatis pre-
fate, si et prout nobis expedire videbitur, ad propria
reducendi, ipsosque cum eorum concivibus pacificandi,
penas quascumque pro observatione huiusmodi pacis et
concordie necessarias imponendi, et alia faciendi ge-
rendi et exercendi que ad visitationem, reformationem
et executionem predictorum videremus via et modo qui-
buslibet congruis, expedire, nos cirea huiusmodi illam
dantes operam, quam pro celeriori et salubriori expedi-
tione ipsorum convenire credidimus diligentem habui-
mus, tam cum Intrinsecis, quam cum Exititiis Civitatis
eiusdem de reformatione pacis et concordie inter ipsos
habende et inviolabiter observande, tractatumque ad id
in tantum, Deo faciente, perduximus, quod per syndi-
cos et procuratores partium predictarum, ad hoc per
ipsas specialiter constitutos, in prefatum dominum Le-
gatum, ut privatam tamen personam, et nos de hiis
omnibus, prout patet publicis Instrumentis, sollempniter
exstitit compromissum. Querentes enim cum propheta que
pacis sunt, eo quod eum pacis dulcedine prospere euncta
succedant, populusque, in pulchritudine pacis sedens,
in fiducie tabernaculum habitat, et requie opulenta
quiescit; ac considerantes quod inter Intrinsecos et Ex-
trinsecos Civitatis predicte, propter speciales offensas et
personales a partibus ipsis seu singularibus personis
ipsarum vicissim illatas, inimicitie, odia, rancores et
scandala multipliciter, sicut adhue vigent, hactenus vi-
guerunt; que ne tractatus huiusmodi finem, quem tota
cordis affectione desideramus, accipere inde similiter
impediret, cum potissima privata odia rempublicam per-

turbare soleant et diserimina exhoriri, tenore presen-


L'ALBORNOZ E I TERNANI

tium lieterarum, quas ne quis de ipsis ignorantiam
pretendere valeat quomodocumque, foribus Interam-
pnensis Ecclesie palatii Comunis predicti ac Ecclesie
fratrum minorum Interampnensium iussimus affigendas,
inter omnes et singulas personas Intrinsecorum et Ex-
trinsecorum predictorum cuiuscumque preheminentie seu
status existant quascumque seu cuiuscumque generis seu
speciei offensas. intulerint, sive reales fuerint seu etiam
personales, etiam si ex eis homicidium vel homicidia una
vel plura sint vel fuerint subsecuta, tam ex commissione
nobis per prefatum dominum legatum facta, quam ex
potestate in eos vigore compromissione predicti tradita,
ut premietitur, et concessa, omni modo, via et forma
quibus melius, validius, firmius et efficaciter possumus,
generales treugas, que pacis future imaginem optinent,
usque ad annum unum integrum et continuum a die
date presentium incohandi duraturas inducimus, statui-
mus, facimus, firmamus et etiam ordinamus, mandantes,
statuentes et ordinantes, auctoritate predicta, omnibus
et singulis Intrinsecis et Extrinsecis supradictis, sub
pena inhabilitationis ad quoscumque actus legitimos ac
confiscationis bonorum suorum nec non relegationis et
exilii perpetui a Civitate predicta, quas quidem penas
dictarum vestrarum treugarum transgressores volumus,
statuimus et ordinamus incurrere ipso facto ac appli-
cari et applicatas esse quoad confiscationem bonorum
romane Ecclesie. Ita quod ipsa pena et bonorum pre-
dietorum confiscatio ad cameram Romane Ecclesie ce-
dat et cedere intelligatur quoties commissa fuerit ac to-
ties commictatur, quoties conventum fuerit per aliquem
predietorum, quatenus treuguas ipsas absque alicuius
predietorum reali seu personali lexione, iniuria sive
dampno integre, pure et inviolabiliter, usque ad tempus
predictum et ulterius si et prout per prefatum domi-
num legatum vel nos de ipsis ulterius tenendis fuerit
ordinatum, studeant observare. Ita quod nullus alium
realiter nee personaliter per se vel alium seu alios pu-

blice vel occulte offendat seu offendi faciat quoquo modo.
|
EDI

566 RA L. FUMI

In euius rei testimonium presentes litteras fieri et
registrari mandamus et sigilli nostri impressione mu-
Ms niri. Datum Interampne, die .vii. novembris, pontifica-

tus domini Innocentii pape .vi. anno secundo.

1354, nov. 10.
Imposizione della tregua. di un anno.

Preterea, die decima mensis novembris, anno, indi-

ctione et pontificatus predictis, in refectorio domus fra-

trum minorum de Interampne, presenti nobili viro Bur-

«s garutio Raynaldi de Fulgineo potestate, ac discretis vi-
i ris Balello Angelicti, Palicto magistri Petri Fontii, An-
| : ; gelo Andreutii Vasarii, Angelieto Cassie, Capatio Gi-

mondi, Vanne Iacoboni, Septem Rubeo Octaviani, et
| essi Vannolo Mathei prioribus Civitatis Interampne predicte,

ibidem ad infrascripta et alia negotia Civitatis et po-

ARE ouli predietorum specialiter congregatis, prefatus domi- E
FE - OY D
| Mandato fatto — nus Henricus, auditor, commissarius, reformator, arbi- i
il a Comune Y Y ? 3 f

ter, arbitrator predietus mandavit eisdem potestati et

prioribus, quatenus, sub pena excomunicationis et con- |
fiscationis omnium bonorum ipsorum et cuiuslibet ipso-

rum ac decem milium florenorum auri applicandorum

Camere Romane Ecclesie, infra dies triginta, prout as- :
sumptis cum ipsis aliquibus bonis, probis et honestis |
viris de Civitate Interampne predieta, de quibus eis vi- |
debitur expedire, deberent: tractasse et ordinasse ac ef- |
fectualiter firmavisse et fecisse, nc firmari et fieri pro-

curasse, treugas inter homines ct singulares personas |
Civitatis Interampne predicte, inter quas sunt inimicitie
speciales, quaeumque occasione vel causa provenerint
inter personas. predictas, quantum in eis fuerint. Ita
quod contradictores et rebelles ac impedientes quoslibet
per relegationes, deportationes, exilia a dicta Civitate, )
publieationes bonorum et alias quascumque penas tem-

‘porales, tam auctoritate prefati domini Legati quam
Termine di 30
giorni per ria-
prire la porta di
Sesto.

Riserva al Le-
gato per l'aper-
tura della porta
di ponte Dodo.

| 1354, nov. 11.

L'ALBORNOZ E T TERNANI

ipsius domini Henrici auditoris, commissarii, patiarii et
reformatoris, arbitri et arbitratoris predicti compellere
raleant et possint, si et prout ac quoties oportunum
fuerit et eis videbitur expedire. Mandavit insuper et ci-
sdem potestati et prioribus quatenus infra predictum
XXX dierum terminum, sub pena supra, prout scriptum,
videlicet confiscationis bonorum ad decem milium flore-
norum, debeant aperisse et aperiri fecisse portam Sexti
dicte Civitatis Interampne, ita quod dicta porta stet
aperta et per eam pateat aecessus, ingressus et egressus
ad eam et per eam accedentibus ingredientibus et egre-
dientibus, et accedere et ingredi et egredi volentibus,
sicut alie porte aperte et per alias portas Civitatis pre-
diete apertas haberetur, que nune aperte sunt, et ita
custodiatur, sieut alie porte predicte, declarans et ordi-
nans, quod porta pontis Dodi non debeat aperiri nec
aperiatur, nisi per prefatum dominum Legatum aliud
vel aliter fuerit ordinatum. Presentibus domino Iohanne
Nicolecte, domino Francisco Bistagi, domino Angelo do-
mini Iohannis Paradisi legum doctoribus, Petrutio Fran-
cisei de Camporegio, magistro Philippo Rubeo Iohan-
nutii Vidi Raynerii et Massio Bonigne de Interampne
et aliis multis testibus ad premissa vocatis specialiter
rogatis.

Giuramento delle parti.

Die undecimo mensis novembris. Anno, indictione,
pontificatu predictis, in refectorio conventus fratrum
minorum de Interampna, presentibus sapientibus viris
domino Angelo domini Iohannis Paradisi, domino Fran-
cisco Pistaghi, domino Ioanne Nicolecte legum docto-
ribus, Petrutio Francisci de Camporeali, Arcangelo et
multis testibus ad hee vocatis specialiter et rogatis.

Constituti in presentia prefati domini Henrici auditoris, r—————_—_—t1Î41nnk@-<@ ci zz

Ere rem

Promessa di os-

servare
gua.

la. tre-

L. FUMI

commissarii, reformatoris, patiarii, arbitri et arbitra-
toris predicti providi viri.. priores ae Mathiolus et
Stephanus sindici, nec non omnes et singuli exititii
supradicti et quilibet eorum, nominibus quibus supra,
mandante, volente et iubente domino Henrico, auditore,
commissario, reformatore, patiario, arbitro et arbitratore
predieto, iuraverunt ad saneta Dei evangelia, corpora-
liter tactis scripturis, in manibus predieti domini Hen-
rici, servare et pro posse suo servari facere et teneri
inviolabiliter treugam supradietam per prefatum domi-
num Henricum Auditorem, commissarium et paciarium,
reformatorem, arbitrum et arbitratorem predietum po-
sitam et statutam inter homines Interampne predictos,
sub pena in litteris treuge predictis contenta, ac duo-
rum milium florenorum auri, quorum duorum millium
flonerorum medietas Comuni Interampne et alia me-
dietas parti observanti et observare volentibus appli-
cetur. Que pena toties per eosdem seu singulares per-
sonas ipsorum commictatur et exigi possit, quoties
commissa fuerit, et toties commictatur et intelligatur
fuisse et esse commissa, quoties per eosdem seu aliquem
vel aliquos ex ipsis fuerit contraventum. Ad que omnia
et singula firmiter et inviolabiliter observanda, obbli-
gaverunt eidem domino Henrico, recipienti et stipulanti,
tam nomine et vice dicti domini Legati et suo, quam
eorundem iurantium omnia bona mobilia et immobilia,
presentia et futura.

Et ego Girardinus Robini de Burgomanerio clericus
Novariensis diocesis, publicus imperiali auctoritate no-
tarius, predictis omnibus et singulis dum per prefatum
dominum Henricum commissarium et in eius presentia
agerentur, una cum prenominatis testibus presens fui,
eaque de ipsius mandato scripsi et in hanc publicam
formam quatuor petias continentem, in quarum iuncturis
solitum signum meum apposui, per alium aliis occupatus
negotiis scribi feci, et me subscripsi, meoque consueto

signo signavi in testimonium omnium premissorum.

PESTE SEEN

n
L'Araldica, questa storia di battaglie, d' amor, di cortesie,
col risveglio degli studi storici non poteva nè doveva rima-
nere sterile ricordo di generose imprese o melanconico testi-
monio di tramontate ambizioni.

Lo studio del Blasone tornò, infatti, in questi ultimi
anni in onore: la.Germania, l'Italia, 1 Inghilterra, la Francia
riordinarono i loro armoriali, ed oggi la nostra R. Accade-
mia Araldica pubblica forse la più importante rivista del
genere che si conosca in Europa.

Il secondare particolarmente e per ogni singolo centro
di coltura e di vita questa ricerca e, direi quasi, questo re-
stauro di uno dei più caratteristici monumenti della nostra
storia nazionale, anche a me sembrò buona impresa, tanto-
più che, nei modesti miei studi, frequentemente mi occorse
di dover richiedere all’ Araldica spiegazioni di fatti e di date
che non avrei diversamente ottenute.

A queste brevi considerazioni generali inoltre si ag-
giunge per Terni il fatto che, non solo fino ad oggi non si
era riusciti a conoscere una sola raccolta degli stemmi della
Nobiltà cittadina, ma le cronache e gli archivi non ci reca-
rono che qualche rara e non sempre accettabil notizia circa
gli stemmi del Comune, senza fare alcuna menzione del
blasone privato; ond'é che io volli raccogliere il materiale
variamente sparso, se non per ricostituire un codice che
all’ occorrenza potesse esser consultato con profitto dagli

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570 L. LANZI

studiosi, almeno per impedire che le ultime e rare traccie
di questa non dispregiabil parte del nostro corredo storico
andassero miseramente disperse (1).

L'Araldica di Terni non era stata fino ad oggi argo-
mento di studio, e quando io pensai di occuparmene, ebbi a
temere in sulle prime che ogni mio tentativo sarebbe riu-
scito infruttuoso.

Mons. Monte dei Valenti, nel XVI secolo, per sedare
la rivolta popolare, aveva sconvolto l'ordinamento civile ed
aveva fatto scomparire coll antico Consiglio di credenza, il
magistrato e le insegne dei Nobili e dei Banderari.

Queste due classi avevan ripreso, è vero, gradatamente
i loro posti, sia pure con qualche infiltrazione portata dalle
modificate condizioni di governo e di vita, ed io, nello inte-
resse del mio studio, confidava di trovare riorganizzata la
distinzione nei secoli successivi, sebbene non se ne vedes-
sero invero abbondanti traccie; ma quando credetti di esser
prossimo al conseguimento dello scopo, alle mie ricerche
rispose invece la comparsa di un documento negativo, e cioè
di un Proclama al Popolo Ternano, datato l'anno I della Re-
pubblica Romana, e precisamente il 19 marzo del 1798, nel
quale la Municipalità, in nome della Democrazia e della
Eguaglianza eccitava i Cittadini (conservo le maiuscole come
all'originale) ad abolire gli stemmi, le livree e tutti quei Ca-
vallereschi distintivi, di cui pompa faceva un giorno l’ estinta
Arislocrazia. Queste marche imbecilli, dice il proclama, figlie
malaugurate dell'orgoglio, della Tirannia e dell’ ignoranza più
non si veggano sulle vostre mura, le nostre orecchie più non le
ascoltino, più non ricoprano le libere membra dei vostri simili.
Sta oggi quel giorno felice che chiuda l’ultimo a tali Mostri —

(1) Ho raccolti in un volume gli stemmi del Comune, delle famiglie e dei ve-
scovi di Terni, disegnati e coloriti colla fedeltà che per me si poteva maggiore,
corredando ciascun’ arma delle notizie relative al documento 0 al luogo donde fu
tratta, dei confronti coi diversi disegni che se ne rinvennero ecc, Questa mia rac-
colta ascende attualmente a 450 stemmi,
me ca M ——

ARALDICA DI TERNI 511

Repubblicani... Noi siamo certi che vi farete una gloria di get-
tare lontano da Voi i Gotici avanzi della passata barbarie. Noi
ve ne invitiamo !

E lenfatico invito non fu invano rivolto perchè quasi
tutti gli stemmi furono deposti e distrutti, fu abrasa dal co-
dice degli Statuti l'arma della città e sulla piazza principale
fu dato alle fiamme il Libro d'oro (1).

Pochi stemmi, protetti dalla inviolabilità delle tombe,
dall'ombra degli altari e dei chiostri, sfuggirono alle ricerche
dei novissimi iconoclasti; qualche privato, forse più a caso
che per uno scopo determinato, serbò qualche documento
araldico più o meno completo, e in queste condizioni io im-
presi il modesto lavoro che forma l'argomento del presente
opuscolo.

Le armi del Comune.

Incomincierò dal riassumere brevemente quanto mi fu
dato di rinvenire circa gli stemmi del Comune, e parlerò in-
nanzi tutto di quella che potrebbe esser chiamata la sua
principale impresa.

L’Angeloni, scrivendo dei suggelli della città, dice che
in uno di essi è scolpito il Tiro, animale simile al drago, con
due piedi, senz’ale e con lunga coda e ritorta, portandolo ezian-
dio nella insegna e arme di colore verde im campo rosso, nè se
ne sa la ragione (2). E, tanto per trovarne una, egli va fan-
tasticando sulla natura di siffatto mostro, sulle virtù che ac-
quisi quando fu trascinato sul Calvario fin sotto la croce del
Redentore, e, dopo avere assicurato che dal nome di esso
deriva la parola :eriaca, conclude che questo tiro che ha
forma di drago, animale che sempre vegghiar si crede, dimostra

(1) Arch, Comun., Docum. n. 1108 del 25 maggio 1850.
(2) FR. ANGELONI. — Storia di Terni. — Rist, 1878, pag. 187.
|
14

L. LANZI

come la città di Terni, sempre con eguale accuratezza a pro
de suoi o rimedia il male o invigila il bene.

Con buona pace dell’ illustre protonotario, io credo invece
che la storia di questa nostra arme si ricolleghi, come già
scrissi altrove (1), al bonificamento di un terreno paludoso,
onde si elevavano esalazioni miasmatiche che, infestando
l’aria, uccidevano i cittadini.

Infatti una leggenda popolare (2) narra come nei terreni
suburbani, oggi detti Za chiusa, si estendesse una vasta pa-
lude, e come vivesse qui un orribile rettile, che, ora guaz-
zante nella melma, ora appiattato fra la rigogliosa vegeta-
zione, spandesse per l'aria il suo alito ferale, avvelenando
così gl'incauti che si fossero avvicinati a quel luogo.

Un giorno un generoso garzone dei Cittadini volle libe-
rare il paese da cotesto flagello ; ricoprì la sua armatura di
lucentissime piastre di acciaio e scese ad affrontarlo ; e men-
tre il mostro guatava, quasi abbacinato, il corruscar del
metallo, egli l'uccise.

La città volle eternare il ricordo di questo avvenimento
che ridonava la salute ai suoi figli, effieiando la chimera
verde ed adusta sul suo stemma, e fece dono al valoroso
guerriero del terreno dove il mostro era vissuto e dove egli
aveva cimentata la propria per salvare la vita de' suoi con-
cittadini.

Ora il fatto storico che si asconde sotto il velame della
leggenda a noi sembra questo: le acque scorrenti da Nord
ad Ovest di Terni, impaludando sotto le mura urbane prima
di scaricarsi nel Nera, cagionavano la malaria; un Citta-
dini bonificó la zona onde emanavano i letali miasmi e cosi
ridonó alla sua patria, coll'aere sano, la vita, vigorosa e forte.
Il tiro verde in campo rosso fu, ab antiquo, l'arme. del

(1) ZL Gonfalone della città di Terni. — Alterocca, 1885. — Guida di Terni. —
Alterocca, 1899,

(2) E. SCONOCCHIA. — Il Navale dei Ternani del Nera. — Terni, Possenti, 1878,
pag. 16.
mt __

ARALDICA DI TERNI

Popolo e restò forse per questo il vero stemma della città ;
esso però, a seconda dei tempi, pur conservando inalterati i
suoi colori, fu variamente effigiato, ed ora si trova ritto sui
piedi, ora accosciato, ora natante nell’ acqua, ora alato e
rampante.

A quest’ultimo atteggiamento, che in vero ne rende più
artistica la figura, si dette la preferenza nei tempi mo-
derni (1), poichè prima lo si trova soltanto di rado munito
di due piccole ali membranacee, somiglianti a quelle del pi-
pistrello.

Talora ai due angoli del capo dello scudo sono collocate
due stelle a sei punte, come si riconosce in un sigillo del
XV secolo, impresso in vari atti dell'Archivio segreto.

Altre due imprese comparvero accanto a questa nei
tempi di mezzo, colle fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini: V An-
gelo che colla sinistra mano stringe la Croce (2), e di questo
furono decorate le insegne dei primi, mentre i secondi vi
dipinsero l'Aquila spiegata, non coronata ed accompagnata în
alto da due palle (3); e quando si calmarono le ire delle due
parti, i Banderari; o rappresentanti del Popolo, continuarono
ad usar l insegna del Tiro, i Nobili del Consiglio si tennero
l'Aquila ed i Priori l'Angelo crocifero.

Ne gli antichi sigilli né i disegni danno i colori di que-
ste due ultime imprese, ed allorché io ebbi incarico di stu-

diare la ricomposizione del Gonfalone della città, le collocai

ambedue in campo d'oro per le considerazioni seguenti.
Si narra in un codice della Vallicelliana (4), che Il inse-
ena dell'Aquila fu data ai Ternani da Federico II, il quale,

(1) Questa recente trasformazione del Tiro Interamnate é dovuta al compianto
arch. Benedetto Faustini. In lui la fantasia dell' artista superó talora la mente del-
l'archeologo, il senso estetico prevalse sulla tradizione, e cosi al mostro tardo e
goffo, egli gradatamente giunse a sostituire la chimera adusta e rampante !

(2) L'Angeloni (loc. cit.) scrive che l' angelo stringe la croce colla destra, ma
gli antichi sigillt lo recano invece quale io l' ho disegnato e descritto.

(3) Cfr. i sigilli predetti.

(4) Raccolta del p. Gallorio, G. 63,
DIA L. LANZI

stretta d'assedio la città, volle compensare colla sovrana
concessione del suo stemma l atto della resa; e siccome
laquila degli Svevi fu nera in campo d'oro, così, in man-
canza di ogni più certa notizia, a questa massima preferii
di attenermi.

Lo stesso campo detti all’ angelo, che, allo stile dei
Guelfi, vestii di tunica azzurra, non solo perchè anche il
giallo fu colore prediletto della parte guelfa, ma anche per-
chè la divisione delle due fazioni, nella città di Terni, av-
venne essenzialmente nel medesimo ordine di cittadini e,
direi quindi, sul medesimo campo.

L'Angeloni inoltre riferisce (1) come, verso il 1398, fos-
sero chiamati all'Amministrazione della cosa pubblica 24 po-
polani, che insieme a 24 nobili formavano il Consiglio di cre-
denza ; i primi furono scelti, egli dice, tanti per rione .... cia-
scuno ebbe una bandiera, sotto le quali si raunassero nei bisogni
le persone del popolo sottoposte ai rioni loro, e di Banderari
portarono il nome. Ma di queste bandiere si è completamente
perduto ogni altro ricordo e ogni traccia (2).

bappiamo soltanto dal citato scrittore (3) che il. Magi-

(1) Op. cit. pag. 186.

(2) Nella ricostruzione del Gonfalone del Comune parvemi sarebbe stato op-
portuno di ricordare gli stemmi dei sei Rioni della città; ogni ricerca peraltro fu
vana, e, confidando che altri possa avere in seguito maggior fortuna, mi permisi
intanto di colmare il vuoto delle sei targhe come appresso: I. Rione Adultrini:
d'argento alla maiuscola A di nero. II. Rione Castello: di rosso al castello di ar-
gento. È la stessa impresa della famiglia Castelli che aveva le sue case in quel
quartiere, ma i colori sono invertiti. — III. Rione Amingoni: Di rosso alle due co-
lonne di argento. A ricordo delle colonne che i Ternani eressero ad adulazione del
Barbarossa, sulla piazza maggiore della città, compresa nel rione. — IV. Rione
Fabri: di argento alla incudine sormontata dal martello spianato al naturale. Erano
specialmente in questo rione raccolte le officine dei magnani. — V. Rione Rigoni :
di argento a quattro pali di nero. — VI. Rione di sotto: d'azzurro al ponte d'una
sola arcata al naturale, con riviera. Il ponte sul Nera é il monumento di maggiore
importanza che vanti il rione, sia come opera d’arte, sia come ricordo di storia,

(3) Op. cit. pag. 332. — Negli affreschi di Girolamo Troppe (Sec. XVIII) che
decorano la prima sala del palazzo Carrara, ove ebbe sede il Comune e poscia la
Pretura e che ora si lasciano miseramente deperire e manomettere, vedesi un val-
letto del magistrato, in atto di sollevare la portiera verde di'una porta simulata per

——À "ii
ARALDICA DI TERNI 575

strato teneva ancora a' suoi tempi onorata famiglia di trom-
betti e ministri per suo servizio, che alla divisa della città ve-
stivano di rosso fasciato di verde.

Il Silvestri, da ultimo (1), parlando di un’ordinanza che
statuiva come le lettere, i memoriali e qualsiasi altro scritto
diretto al Pontefice od alla sua corte, dovessero esser chiusi
coi suggelli del Comune, afferma che l'impresa del Tiro
aveva all’ intorno il motto: « Tiris et ammis demostrat signa
Teramnis ».

Questa leggenda a me sembró assolutamente inesatta,
e preferii di accettare l'altra tradizionale che dice: « Thyrus
et amnis dederunt signa. Teramnis ». Nè l'una né l'altra, però,
risultano, che io mi sappia, da certi ed autentici documenti.

Raccogliendo pertando tutti i frammenti che il tempo
aveva variamente sparpagliati (2), a risolvere il tema che
mi era stato proposto, di ricostituire, cioe, la Bandiera del
Comune, recante tutti i simboli e i ricordi consacrati nelle
pagine della sua storia, io proposi la ricomposizione seguente:

Gonfalone di oro alla banda di rosso, caricata di un grifo (tiro)
di verde linguato di rosso, coronato di oro all’ antica, accompagnato
in alto da due stelle di argento a sei punte, poste in banda.

La banda accompagnata in capo da un’ aquila spiegata di nero,
linguata di rosso ; accantonata a sinistra in punta da un angelo nim-

ragioni di simmetria. È precisamente vestito tutto di rosso ; il giustacore è all'omero
riccamente rigonfio e dalle aperture longitudinali s' intravede il raso bianco della
fodera interna; alla cintola è stretto da una fascia paonazza svolazzante.

(1) 5. SILVESTRI. — Colles. di memor. storiche. — 1856 — Lib. II; 8 105. La data
dell'atto é errata, poiché non è 7 gennaio 1448, ma 7 gennaio 1450.

(2) Oltre queste che già riassunsi per la prima volta nel mio citato opuscolo
del 1886 non esistono altre notizie sull'Araldica del Comune di Terni. Cito soltanto
a titolo di curiosità biliografica una predica di fr. Baldo da Stroncone sopra PU Ec-
cellense di Terni, fatta, dal medesimo in rendimento di gratie ; che havendo predi-
cato due quaresime e'due Avventi nel Duomo di quella città, elessero Gentilhuomo
lui e i discendenti in perpetuo della casa Novelli. Questo francescano fu uno dei
più deliranti seicentisti e nella predica citata spiega a suo talento, ma in senso
assolutamente religioso, le allegorie araldiche dell'arma di Terni. (BALDO NOVELLI. —
Glorioso avvento di Christo vero Dio ecc., Venezia, 1626).
576 L. LANZI

bato, vestito di azzurro, posto in profilo, genuflesso sulle nuvole, so-
stenente colla destra una croce di rosso.

Sul capo e sul lato sinistro corre una bordura di verde, caricata
in capo dalla leggenda « INTERAMNA NAHARS », in caratteri ro-
mani; sul lato sinistro caricata dall'altra leggenda; « Ya THYRVS ET
AMNIS DEDERUNT SIGNA TERAMNIS » in lettere gotiche maiu-
scole, poste l'una sotto l'altra.

I sei scaglioni terminali, decrescenti in banda, saranno caricati
degli stemmi dei Rioni della città (1).

Le armi gentilizie.

Come ho sopra ricordato, al cadere del secolo XIV e
precisamente nel 1397, al reggimento del Comune veniva
chiamata anche la parte democratica della città, ed il Con-
siglio di credenza restava perciò costituito di 24 nobili e di
24 popolani o Banderari.

La divisione di questi due ordini sociali era dunque in
quel tempo nettamente e ufficialmente delineata, e tale co-
stituzione perdurò fino al 1564, ossia fino a che, nella notte
del 22 agosto di quell’anno, scoppiata la rivolta della parte
popolare, il pontefice Pio IV inviò mons. Monte dei Valenti
quale commissario apostolico, che, deponendo nobili e bande-
‘ari, spense nel sangue il fuoco della ribellione, e restaurò
l'ordine nell'amministrazione cittadina, creando il Consiglio
dei pacifici. (2).

La repressione fu cosi profonda e feroce che tutti i ri-
cordi del tempo andarono dispersi, non restó traccia delle
bandiere del popolo, non restó il novero dei nobili che ave-
van diritto di governare la città, non rimasero che pochi
e rari documenti privati, oltre la memoria paurosa ed ese-
crata delle stragi e degli eccessi compiuti.

(1) Cfr. pag. 574, nota n. 2.

(2) Il Valenti volle dare impronta calma e serena a tutti i fleri provvedimenti
presi in tale frangente. Anche sopra la bocca di una troniera, che da un bastione
del palazzo apostolico batteva la piazza, appose l' arme del pontefice e la epigrafe:
PIO, III. MEDICES. MEDIOLANEN, D, O, M, FVNDATORI. QVIETIS,
RAR I A OT

ARALDICA DI TERNI

Quali erano le famiglie che costituivano la vera e au-
tentica Nobiltà Interamnate? :

Una paziente spigolatura negli atti del Comune sarebbe
stata forse sufficiente a ricostruirne il novero, ed io l'avrei
probabilmente tentata, se due documenti, quasi contempora-
neamente non mi fossero capitati per dispensarmene.

Il primo è un quadro disegnato a penna ed acquerel-
lato in nero, che ora si conserva nell Archivio antico del
Comune; l'altro è un quadernetto manoscritto serbato presso
l'Archivio di Stato di Roma; e siccome la importanza loro è
grandissima per il nostro argomento, così credo opportuno di
esporne qui appresso un breve e separato cenno descrittivo.

La raccolta Municipale
(già Montani - Leoni)

QUADRO I.

Due furono invero le tavole, rozzamente incorniciate,
corrose dalla polvere, ingiallite dal fumo, bucherellate dai
tarli, che, rinvenute a caso dal nostro solerte archivista
sig. Ettore Sconccchia in una cucina del palazzo Montani -
Leoni, furono, per cortese dono del ch. march. Nicolò Per-
sichetti, cedute al. Comune di Terni.

Io però, per ora, non debbo occuparmi che di quella
che ritengo la più importante ed antica, la quale misura
cent. DI X 38 e contiene 56 targhe sannitiche, quattro delle
quali non hanno impresa di sorta; delle altre 52 la prima
mostra laquila spiegata e sotto ad essa è scritto: stemma
nobilum cernae ; le altre recano le imprese dei Nobili e sotto
ognuna di esse il nome della famiglia è indicato da un motto
latino che il più delle volte ha forma di bisticcio ; e due date,
ai due angoli inferiori del piccolo riquadro, danno, dirò cosi,
in cifra tonda l'origine e la fine della famiglia stessa.

Per esempio: nella targa è disegnato lo stemma dei
Chiaravalle e sotto ad esso l'epigrafe e le date sono cosi
disposte :

D

em ite se LA.

è è
L. LANZI

Radiis exposita vallis
1449 1520

Sotto gli stemmi delle famiglie ancora esistenti, il se-
condo termine è segnato coll'anno 1700; cito ad esempio la

famiglia Manassei, il cui stemma è accompagnato dal motto
e dalle date come appresso:

Gesta senis manibus
non omnia possumus omnes
1250 1700

L'apposizione della seconda data, 1700, come estremo
termine cronologico presso lo stemma di casate che ancora
esistono, farebbe ritenere che l'armoriale fosse stato conipi-
lato verso il predetto anno; ma, osservandolo attentamente,
è facile di riconoscere dal SZ come le armi siano an-
teriori alle leggende, e come abbiano costituito un altro
quadro che nel 1700 fu restaurato e modificato, ritagliando
il disegno degli stemmi in tante fascette che poi furono in-
collate nel nuovo quadretto, lasciando tra le file gl’ interstizi

sufficienti per apporvi le leggende e le date (1).

La serie è preceduta e chiusa dai distici seguenti,
sotto ad essi, dalle lacerazioni del foglio, altri più antichi se
ne intravedono, che forse recavano però la stessa lezione;
all'angolo superiore sinistro di chi guarda il quadro si legge

Signa Teramnatwm sunt haec gentilia quorum
Patritii in stirpes flaminis ordo fuit.

Dum cum patre et avo steterint in honore IVO,
Successor [alter] non bene firmus erat.

(1) Dalle indicazioni che il can.co d. Angelo Biancifiori ha
raccolta di armi da lui fatta nel 1848, e della quale parlerò in seguito, puo infatti

ritenersi quasi per fermo che questo quadro sia stato compilato dal capitano Fran- È
cesco Simonetti nel 1640.

lasciate in una
ARALDICA DI TERNI

Et procedebant veterum sub voce domorum
| Nam nova dicta fuit qu[**] popularis erat.
1 In pede cuiusvis numerum per utrumque quaternum
Cuiusvis finem principiumque nota.

All’ angolo opposto:

Dum ruit in patres tandem plebs saeva Teramnas,
Quamvis flagitiis digna, quod optat habet.

Cum Pius excelsa quartus resideret in aula
Quilibet obtinuit posse equitare pedes.

Cuncta, vocat tempus nat[us subvertere] rerum,
Cessat et ut fructus det sua plancta suos.

Immemor excedat maiorum gloria in civium,
Semine semper erunt germina digna suo.

Le armi comprese in questa tavola non sono accompa-
gnate, come già dissi, dai nomi delle famiglie, ma soltanto
dalle brevi epigrafi che parmi conveniente di riportare qui
appresso, assegnando a ciascuna il nome al quale, secondo
il mio parere, essa si riferisce, e ciò affinchè non vadano
inutilmente dispersi i risultati dei lunghi e pazienti confronti
da me all'uopo compiuti (1).


.

Aeterna cacumina Terrae — 1217-1700. (Monti-Duranti).
2. Haud forsan Marte minores — 1200-1400. (Martineschi). .
3. Regia Tetis ager — 1270-1700. (Camporeali).

‘ 4. Non eonvenitur omnes — 1357-1700. (Mazzancolle).
5. Mentis vastissimus axis — 1270-1700. (Capitoni).
6. Quirim non omnia colla — 1390-1440. (Astancolle).

(. De semine Ferri — 1470-1562. (Cerretani).

8. Patria vana parens — 1045-1700. (2).

9. Nec Arrius nee Aaron — 1000-15... (Arroni).

10. Gregoriana fides — 1300-1700. (Gregori).

11. Radiis exposita vallis — 1449-1520. (Chiaravalle).

(1) Le epigrafi riferite ai n. 33, 51 e 52 accompagnano targhe prive di stemma ;
la prima e la seconda ho pensato potessero alludere ai ‘Frisoni ed agli Accorsetti
per una certa analogia che ho trovata tra il distico dell'Archivio di Stato e le date
che l' accompagnano, colla epigrafe e colle date qui riferite.
580 L. LANZI

12. Gesta senis manibus non omnia possumus omnes — 1250-1700.
(Manassei).

3. In fronte Arnulphia sedes — 1270-1700. (Fadulfi).

14. Non rura non urbes, perquirimus aspera morum — 1217-1700.
(Rustici).

15. Sedes quae prima recessit — 1300-1700. (Paradisi).

16. Castra vacant; titulus sit re pulchrior ipsa — 1270-1700. ( Castelli).
17. Durant moderata iucundis — 1300-1700. (Giocosi) — (1).

18. Obiecta parentum — 1350-1700. (Carrara).

19. Lemnata Gottifredum nomen et arma cadunt — ..... -1430. (Got-
tifredi).

20. Argantis Idolum — 1270-1700. ( Frisoni 2).

21. Informis conditor vit(ae) — 1420-..... (Grummoli .

22. [NeJe plus mihi [sit in|voluerum — ..... -1700. (Ranieri).

23. Bis quater in numero repetis, quid quaeris habetur — 1250-1700.
(Perotti).

24. Refert speciosa tutelam — 1300-1420. (Anastasi).

25. Ad nubila cervix -- 1400-1700. (Monti).

26. Muta loquax — 1300-1600. (Simonetta).
27. De dragone virens Narcisus nascitur alter — 1820-1700. (Gigli).
28. Pagani paucos Nutij vixere per annos — 1300-1400 (Paganuzi).
29. Nil sine lite quietis — 1400-1660. (Pacifici Frisoni?).

30. Nutrix galeana marini — 1270-1680. ( Galeani ).

31. Nocens gratumque pupillis — 1270-1700. (2).

32. Petruccianorum nil reliquum — 1300-1520. (Petrucciani).

33. Frygiae relevantis maior — 1400-1500. (Targa vuota — Frisoni 2).
54. Cliens et parva..... ensis — ..... -1700. (?).

35. Bartolus in lecto — 1370-1570. (Bartoletti)

36. Data munera cessant — ..... -1650. (Donati ?).

91. Uniformis ab hospite rector — 1400-1700. (Gubernari).
38. De foedere Enricus adepto — 1400-1650. (Federici).
39 Nova purpurea Tetis — 1887-1517. (Rosanova).

40. De purpura condita soli — 1350-1650. (Rosati).

41 Dives cum sincope cardus — 1400-1700. (Riccardi).
42. Sancta nee obvia cura — 1430-1650 (Santorelli).

48. Edit Cinaldus [in ensem] — 1400-..... (Raspaldini o Cinaldeschi).
44. Scissa mei — 1450-1600. (Scarmiglia).
45. Nec religione nec foro — 1430-1650 (Sersanti ).

| | (1) Infatti sul fregio di uno dei due portoni del palazzo Giocosi é scolpita la
| leggenda: MODERATA DVRANT,
ARALDICA DI TERNI

47. Timent nec fulmine [de]oru[m]. (Targa vuota — ?). :
48. Quasi parva lucensis — 1470-1650. (Liccusini).

49. Fronsus in Alphonsum — 1400-1600; (Alfonsi).

50. Clari eonchilia cultus — 1400-1520. ( Rubeis).

DI. Accursi et miccia — 1440-1530. (Targa vuota — Accorsetti 2).
52. Catuli super ora leonis — 1473-1537. (Idem).

53. Lucis rediens nubila — 1460-...00. (Elia).

54. Fortis subiecta tonanti — 1497-16... ( Lutij ).

50. Et te Zaffiria nutrix — 1400-1600. ( Zaffiri ).

La raccolta Ternana nel Archivio di Stato di Roma.

È un ms. costituito da due soli fogli di carta Fabria-
nese, in 4°, che rimonta al principio del secolo XVIII, nel
quale, un po' rozzamente ma con sufficiente chiarezza, sono
delineati gli stemmi dei Nobili di Terni, sotto la seguente
intestazione :

Armi de’ Nobili di Terni dell'antica distinzione abolita l'anno. 1564,
con li loro cognomi spiegati ognuno col suo distico. — Col primo numero
s’indica l’anno che si trovano incominciare, col secondo l’ anno col quale
sí sono estinti, e con questo si toglie l’ equivoco di alcuni cognomi che
ancora fioriscono, creduti forsi essere stati di quest’ ordine.

segue poscia la pagina avente sul margine il solito
stemma coll’ aquila spiegata, sotto il quale è scritto: Arme
del Conseglio de" Nobili della cernita ; e più in basso, sempre
lungo il margine, con una parola sotto l'altra, leggonsi i
versi seguenti :

Cuncta sub Umbraculis veniunt haec stemmata nostris
Ad. genus occurrunt omnia membra suum.

Nel pieno della pagina, con distici pressochè eguali a
quelli già riferiti nella descrizione del Quadro I della Rac-
582 1 L. LANZI

colta Municipale (1), l'autore Spiega il sistema ‘col quale ha
proceduto nel compiere il suo lavoro, e poscia riassume la
storia della plebs saeva Teramnas, che, sebbene flagitiis digna,
sotto il pontificato di Pio IV, riusci a sopraffare i Nobili.

Questa quasi identicità di forma. farebbe credere subito
che il documento dell’ Archivio di Stato fosse una riprodu-
zione fedele di quello serbato nell'Archivio di Terni, se non
che alcune differenze che poscia emergono dal confronto
accertano che se fra i due v'ha patente relazione, pure essi
non sono la medesima cosa.

I cognomi delle famiglie nobili compresi nel ms. del-
l'Archivio di Stato non sono affidati alla interpretazione del

, breve motto usato nella raccolta del Comune di Terni, ma

addirittura ad un distico, forse, talora, alquanto in contrav-
venzione colle regole della prosodia, e spesso dettato colla
stessa ispirazione della leggenda usata nell’altro documento.
Il quadernetto di Roma, inoltre, è completato opportuna-
mente dalla Tavola de’ cognomi per alfabeto, disposti per or-
dine de' numeri segnati sotto i scudi.

La differenza più saliente fra le due raccolte sta in que-

Sto, che mentre le famiglie delle quali si fa menzione nel

(1) I distici sono i seguenti :
Signa Teramnatwum sunt hec gentilia, quoruni
Patritis in stirpes flaminis ordo fuit.
Tune vel erant veterum. dicte sub voce domorum
Num nova quaeque fuit, si popularis erat.
Singula sub clipeis si nomina cuncta reposcis
Bina sub ambiguis carmina lector habes.
In pede signatum numerum per utrumque quat
Cuiusis finem Principiumque nota.

ernum

Dum ruit in Patres tandem plebs saeva Teramnas,
Totum, flagitiis digna, quod optat, habet.

Cum Pius excelsa quartus resideret in aula
Obtinuit quisquis posse equitare pedes.

Cvncta, novat tempus, speciem subvertere
Parcit et ut fructus det sua planeta suos.

Immemor excedat maiorum gloria terris,
Semina, semper-erunt

reruni

germina diyna suo.
ARALDICA DI TERNI

I quadretto della Raccolta del Comune sono 55, in quella
dell'Archivio di Stato sono invece 78.

Nella prima è compresa la casa dei Carrara non indi-
cata nell’ altra, e restano inoltre 4 targhe da interpretare,
(1 dubbie ed 1 priva affatto d'impresa e di motto.

Ora non sarà dunque un fuor d'opera che io qui ap-
presso riporti i nomi che formano la differenza fra la Rac-
colta del. Comune e quella dell Archivio di Stato, poiché
in tal modo la lista nobiliare di cui ci occupiamo si avvici-
nerà sempre più a riuscire completa; e cotesti nomi sono
i seguenti :

Bianchi Leonetti Roveglioni
Cioli Nerii Spada
Cittadini Nicoletti Stoppioni

De Filiis Pacetti Tomassoni x
Fundati Palazzi Ianni
Lauri Pangrazi Vannorilli.
Laurini Princivalli

I dieci nomi che dall elenco dell Archivio di Stato ri-
sultano cancellati, nè saprei argomentarne la cagione, sono

i seguenti :
| Accorsetti Lutij
| Bosii Pacioni
i Caleagni Pellari
| Ciancarotti Rosmarini
Dammi Saraceni.

La raccolta Municipale

| (già Montani - Leoni)
QUADRO II.

L'altro quadretto pervenuto al Comune di Terni per
233]

dono del Persichetti, misura cent. 33 X 44, e questo pure
è montato su tela, ingiallito dal fumo, macchiato dall'aequa,
584 L. LANZI

e corroso dall inchiostro stesso che fu adoperato per dise-
gnarlo.

Vi sono delineate 164 targhe sannitiche delle quali sol-
tanto 128 furono riempite, ma non tutte con sufficiente chia-
rezza, anzi parecchie sono ormai ridotte a tale stato che
non lasciano piü interpretare il disegno che contenevano.

Nel mezzo delle ultime file degli stemmi, leggesi in un
riquadro la seguente iscrizione: Insegne e cognomi di alcune
famiglie di diverse fortune tanto avventitie che originarie rima-
ste în diversi tempi estinte in Terni.

Il lavoro sembra condotto nei primi anni del XVIII se-
colo dalla mano medesima che restaurò e ridusse l’altro qua-
dretto che abbiamo esaminato di sopra, ed è chiaro che que-
sto armoriale è più moderno dell’ altro e si riferisce già a
quella, diremo così, Nobiltà borghese che succedette al ceto
antico e che andette lentamente costituendosi dopo l'episodio
dei Banderari (1).

Fonti minori.

Dopo i tre documenti che abbiamo sopra brevemente
esaminati, si offersero alle mie ricerche gli altri che qui
appresso in succinto modo descrivo.

Raccolta Biancifiori. — È questa un disegno a penna di
cent. DD9X49, che contiene 220 targhe, 7 delle quali senza
stemma. Le prime 128 sono la copia della odierna Raccolta
del Comune, quadro II, che il Biancifiori vide già ai tempi
suoi assai deperita e volle perciò riprodurre nel timore che
avesse a scomparire, e questa serie è preceduta dalla se-
guente leggenda: L'originale di questi accenni di stemmi gen-

(1) L'unico regesto nobiliare che oggi sia conservato con effetti legali nel»
l'archivio del Comune é il Libro del patriziato, aperto secondo il breve e le costi-
tuzioni emanate dal pontefice Leone XII, in data 21 dicembre 1827,
ARALDICA DI TERNI

tilizi, conservato în casa dei signori Montani- Leoni di Terni,
per l’antichità prossimo al deperimento, è stato fedelmente co-
piato nel 1848, da me Angelo canc. Biancifiori, e copiata in-
sieme la seguente iscrizione che esiste in fine di detto originale:
« Insegne e cognomi di alcune famiglie di diverse fortune tanto
« avventizie che originarie rimaste in diversi tempi estinte in
« Terni ». — I primi 128 stemmi sono desunti in gran parte
da un abbozzo lasciato dal Capitano Francesco Simonetti, da lui
fatto nel 1640, mentre le dette famiglie: esistevano.

Il Biancifiori non era un disegnatore nè un dilettante
di araldica; era un volenteroso raccoglitore di memorie e
nulla più, quindi molte imprese da lui delineate o furono
male interpretate, o furono riprodotte con poca esattezza; in
ogni modo la sua tavola ha un pregio, quello cioè di essere
una copia condotta sull’ originale mezzo secolo fa, ossia
quando il tempo e la negligenza degli uomini non lo ave-
vano ancora danneggiato così gravemente; e, comunque fatta,
giova a colmar qualche lacuna ed a facilitare la soluzione
di qualche dubbio.

Le armi comprese dalla targa n.° 130 alla fine, e per
l'ordine che hanno, e per qualche motto che le accompagna,
fanno ritenere che l'abbozzo del Simonetti, dal quale ii Bian-
cifiori avrebbe tolta gran parte di esse, sia precisamente il
Quadro I dell'aituale Raccolta del Comune (1).

Raccolta Cittadini. — È un quadernetto di pochi fogli
con questo titolo: Accenno degli stemmi relativi alle famiglie
cittadine di Terni, raccolti nel 1851 ed esistenti în detta epoca.

Le armi che vi sono comprese, sono già quasi tutte co-
nosciute e non sempre disegnate con sufficiente chiarezza.
Anche i.motti che le accompagnano sono inconipleti od errati.

(1) V, pag. 578 nota n. 1. — Questa raccolta del Biancifiori, oggi è posseduta
dal decoratore sig. Antonio Paoloni.

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586 P L. LANZI

Raccolta Castelli- Graziani. — La casa dei Castelli fu un
tempo la più ricca e potente della nostra città, e gli stemmi
di essa, sparsi anche nei paesi circonvicini e ricchi di svaria-
tissimi inquarti, possono offrire da soli materiale sufficiente
ad un importante studio di araldica. :

Di questo blasone la famiglia Graziani- Castelli possiede,
che io mi sappia, un quaderno, in istato di grave deperimento,
che sembra disegnato nella seconda metà del secondo XVII
e contiene 34 scudi partiti à seconda dei diversi maritaggi.

Varie altre armi dei Castelli furono pubblicate nel 1611
da Francesco Zazzera nella monografia intitolata « La fa-
miglia Castelli nell’ Umbria ».

Stemmi dei Vescovi di Terni. — Questa tavola fu pub-
blicata nella storia dell'Angeloni, (Rist. Pisa, Nistri, 1878) ma
è da avvertire che taluno degli scudi ivi delineati, o per di-
fetto d' interpretazione o per altre ragioni, non risponde colla
necessaria fedeltà all' originale.

Chiuderó finalmente la enumerazione delle fonti minori,
ricordando come, per completare nel miglior modo possibile
la mia raccolta, mi sia giovato dell'esame degli affreschi
ancora esistenti nei chiostri di s. Francesco e delle Grazie;
degli stucchi e dei monumenti che decorano la cattedrale,
la basilica di s. Valentino e le varié chiese di Terni, nonchè
dei mobili, delle sculture in pietra, delle miniature e di
quant altro ho potuto variamente incontrare.

Io so di non avere con questo risoluta la questione
dell'Araldiea Interamnate; so, peraltro, di averla sollevata
per il primo, raccogliendo quanto il caso aveva fatto per-
venire fino a noi.

L'Araldica il più delle volte è raccomandata agli orna-
menti di una sala, di un’alcova, di un altare; al recamo di
una pianeta, come di una sciarpa; al postergale di un banco,

e A
we

ARALDICA DI TERNI

al sigillo di un vescovo, alla copertura di un libro, alla niel-
latura di un morione; perciò le riduzioni e i restauri degli
edifici, la caccia avida che i negozianti di oggetti antichi
dànno ai mobili, alle stoffe, ai diplomi, a tutto; la indiffe-
renza dei più verso gli antichi ricordi in genere e verso
questi in ispecie, furono e permangono cagione di una con-
tinua dispersione di armi, anzi della graduale inevitabile
scomparsa degli antichi blasoni.

L'aver quindi rintracciato, classificato e riprodotto in
un unico codice, del quale questa nota potrebbe pur essere
la prefazione, tutto quello che per favore del caso ci è stato
ancora serbato e che ho qui brevemente descritto, mi sia
consentito lo affermarlo, mi è sembrata opera non vana.

Con essa, se non avrò ad altro approdato, avrò almeno
offerto il primo contributo ad uno studio più esatto e più
vasto su questo geniale argomento, che vive solamente, è
vero, nel rimpianto di pochi, ma che ad essi è pur così caro
pel ricordo di audaci imprese e di generose cortesie, per
poesia di passionali leggende, per simpatiche e gloriose tra-
dizioni d’arte e di lettere.

Terni, maggio 1902.

Luigi LANZI.
DW o—————

LA ZEGGA DI TERNI

In occasione del Congresso che la R. Deputazione di Storia
Patria per l' Umbria terrà nella città di Terni, mi è sembrato op-
portuno di raccogliere notizie e documenti relativi alla Zecca di
questa città, illustrando contemporaneamente le poche monete che
vi si coniarono.

Il signor Ettore Sconocchia, bibliotecario ed archivista del
Municipio di Terni, s’ interessò già di questo argomento e corte-
semenle mi comunicò, nella loro trascrizione originale, i documenti
esistenti nell’ archivio, riguardanti la zecca ternana.

Terni, battuta dai barbari, distrutta dal Barbarossa, tormen-
tala di continuo e sopraffatta dalle vicine e più polenli città,
condusse stentalamente la sua esistenza fino al secolo XVI: da
quest’ epoca cominciò peraltro per Terni un'éra migliore, e pro-
gredendo poi con ascendente continuo e meraviglioso, singo-
larmente nella via delle industrie, essa può oggi vantarsi una
delle più fiorenti città non solo dell’ Umbria, ma dell’Italia. Per
le disagiate condizioni politiche ed economiche in cui si trovò,
invano cerchiamo nella storia medievale di Terni aleun segno di
floridezza sociale e di splendore nelle scienze, nelle lettere e nelle
arti, e mentre in tutte le altre città dell'Umbria, quali Perugia, Spo-
leto, Gubbio, Foligno e Orvieto esisteva fino dai secoli XIII e XIV
una zecca, la quale è pure una manifestazione del benessere e del-
l’importanza di un paese, nella storia di Terni bisogna risalire
fino al termine del secolo XVIII per trovare quelle poche notizie
numismatiche, che essa può ricordare.

. Dopo la pace di Tolentino (19 febbraio 1797) il pontefice Pio VI,
nelle imperiose esigenze finanziarie e politiche in cui si trovava,
ARR rin

TA

590 ADA BELLUCCI

causate dal debito di guerra da pagarsi alla Francia, e dal dise-
quilibrio prodotto nel sistema monetario dall’ enorme cumulo di
cedole, esaurita ogni risorsa, requisiti e fusi gli argenti delle
chiese ed il bronzo dei cannoni per convertirne il metallo in mo-
nela, vide la convenienza e l'opportunità di concedere a molti pri-
vali, che gliene rivolsero dimanda, il diritto di zecca. E fu ap-
punto in questo periodo che sorsero nell'antico Stato pontificio le
zecche di Civitavecchia, Matelica, Pergola, San Severino, Tivoli
e Terni.

In quest’ ultima città dimandarono ed ottennero il diritto di
batter. moneta il Marchese Marcello Sciamanna e il cav. Paolo
Gazzoli : quesla concessione fu prima limitata alla sola moneta di
rame, ms poi si estese anche a quella di mistura o di bassa lega.

L'impianto della zecca fu principalmente determinato dal pen-
siero di arrecare considerevoli vantaggi alla città di Terni, in cui
oltre alla lavorazione delle lastre di rame esistevano vari stabi-
limenti industriali; una più attiva circolazione di moneta avrebbe
così meglio disimpegnato il giornaliero pagamento delle mercedi
al numeroso personale adibito ai bisogni dell’ agricoltura e del-
l' industrie.

In appendice al presente articolo pubblico i pochi documenti,
sino ad ora inediti, che sono rimasti salvi dalla distruzione com-
pleta che si verificò di tutto il materiale (pile, bolsi, tasselli, ecc.)
e di tutte le carte inerenti alla zecca ternana. Questi documenti
addimostrano l origine, l'incremento della zecca e le norme se-
guìte nella coniazione e nella estrazione della moneta.

Il primo di essi in data 1° luglio 1797, è il chirografo con il
quale il pontefice Pio VI accorda ai patrizi ternani Marcello Scia-
manna e Paolo Gazzoli di aprire una zecca nella città di Terri
per battervi moneta di rame.

Questo chirografo comprende venti articoli costituenti il con-
tratto, e la conoscenza di questi interessa non solo la zecca di
Terni, ma ancora le altre già ricordate, che sorsero nelle stesse
condizioni, avendo il pontefice imposto a tutte uguali doveri, ed ac-
cordato uguali diritti.

Il secondo documento rappresenta la dimanda del Marchese
Marcello Sciamanna e del cav. Paolo Gazzoli al Papa Pio VI per
poter coniare oltre le monete di rame, anche quelle di bassa lega,
LA ZECCA DI TERNI 591

ossia le così dette murajole. A questa dimanda è unito il rescritto
favorevole del Tesoriere generale, G. Della Porta. ;

L'ultimo documento, in data 22 agosto 1797, contiene la con-
cessione del pontefice, per cui si accorda ai richiedenti la facoltà
di continuare la battitura delle monete di rame, e d' intraprendere
quella delle monete di bassa lega.

La zecca di Terni era situata fuori della soppressa porta di
S. Giovanni, in un locale attualmente: di proprietà della famiglia
Rossi. In essa si coniarono in monete di rame le sole Madon-
nine, del. valore’ di bajocchi cinque, sebbene il chirografo ponti-
ficio in data 1° luglio 1797 non parlasse di questa ‘sorta di moneta,
ma aulorizzasse invece la coniazione delle monete da bajocchi
due e mezzo, bajoechi due, bajocchi semplici, mezzi bajocchi e
quallrini; monete che non si coniarono altrimenti. Dopo la con-
cessione del 22 agosto 1797 la zecca di Terni conió pure monete
di bassa lega, delle murajole, da otto, sei e quattro bajocchi.

Nella tavola annessa a questo articolo sono rappresentate le

, quattro sorta di monete uscite dalla zecca di Terni, la di cui se-

rie completa è conservata. nella Biblioteca ed Archivio di codesta
città. Nella collezione Bellucci in Perugia si conservano esem-

—__—_—€mrrr® wet

Y plari dei numeri due e tre, rappresentati per il primo numero da
| due coni, diversi principalmente per la dicitura del diritto.

Le murajole da bajocchi otto furono difatti coniate con due
| conì differenti, indicati anche nell’opera del Cinagli (1) ai numeri
| 331 e 332 delle monete coniate dorante il pontificato di Pio VI,
Delle murajole da sei e quattro bajocchi-si conosce invece un
solo conio per ciascheduna, e mentre la murajola da bajocchi sei
è descritta nel Cinagli al numero 342, quella da bajocchi quattro,
non fu conosciuta da quest’autore, pure così diligente nel redigere
l'inventario completo delle monete coniate sotto il dominio dei SA
Papi. : |

Il peso medio delle murajole di Terni risulta di gr. 4.5 per
quelle da otto bajocehi, di gr. 3 per quelle da sei bajocchi, di
gr. 2.5 per quelle da quattro bajocchi. La lega di rame e di ar-
genlo, che costituiva 'siffatte monete, dovè subire forti oscillazioni

v» E TE FA AA

(1) CINAGLI. — Le monete

dei Papi descritte in, tavole sinottiche. — Fermo,
Paccasassi, 1848, inte (35
592 ADA BELLUCCI

nelle proporzioni dei due metalli, a cagione principalmente della
penuria dell’ argento. Un’ analisi chimica eseguita da mio Padre,
sul metallo di una. murajola da bajocchi sei di Terni, di aspetto

bruttissimo, forse argentata semplicemente all’esterno rilevò la co-
stituzione seguente :

Rame oo
ATgOBQ uu. 3 pg d
Piombo; Ferro, e Carbone . . . tracce.

Per cui la proporzione dell'argento giungeva appena ad un
wentesimo di fronte a quella del rame, mentre doveva rappresen-
tare due terzi, secondo le prescrizioni stabilite per la coniazione di
tal sorta di monete.

Questi tre tipi di monete di mistura si coniarono contempo-
raneamente anche in Perugia, e si può dire che tal sorta di mo-
nele uscisse in quel tempo nella maggior parle dalle zecche um-
bre. La zecca di Spoleto coniò soltanto murajole da sei bajoce i.

Verso la fine dell'anno 1797, per il notevole aumento che subi
il prezzo del rame e dall'argento, la zecca di Terni dopo brevis-
sima esistenza, dovelte sospendere la coniazione delle monete, e
per questa ragione non troviamo monele ternane durante il go-
verno della repubblica, successo al dominio pontificio, mentre
tutte le altre zecche dell’ Umbria seguitarono a coniare anche
sotto il nuovo regime. L' editto poi del Cardinale Camerlengo ‘in
data 81 dicembre 1801, e quello del Tesoriere generale (15 ottobre
1503) abolirono completamente l’uso delle monete coniale avanti
il pontificato di Pio VII, ritirandole dalla circolazione. Con ciò le
monete coniate nella zecca di Terni, che non dovettero essere in
numero straordinario, furono quasi completamente distr
tanto poche pervennero sino a noi.

ulle e sol.

Le Madonnine e più ancora le murajole da bajocchi

quattro,
sono oggi rarissime :

di quest’ultima specie ne conosco solamente
due esemplari, l’uno conservate nell’archivio di Terni, e l’altro dal
museo Bottacin di Padova. Le murajole da otto e sei

bajocchi,
forse per essere stale messe

in circolazione in più larga copia,
Si conservarono in maggior numero e figurano o
Musei pubbliei ed in parecchie raccolte private.

Fu più volte messa in dubbio l'esistenza della zecca di Terni,
asserendosi che le monete portanti impresso il nome di questa ciltà

ggi in molti
LA ZECCA DI TERNI

fossero state coniate in altre zecche dell’antico Stato pontificio : i

documenti aggiunti a questa mia nota e le notizie riferite esclu-

dono affatto questa supposizione, e con la loro autenticità portano

un nuovo e sicuro contributo alla numismatica dell’ Umbria.
Perugia, Settembre 1902.

1 ADA BELLUCCI.

P RR HCM IS

D OG tU M BUNT

Arch. Com. di Terni. 1797, luglio 1.
1. Concessione Sovrana per la Zecca di Terni.

Monsignor Girolamo della Porta, Nostro e della Nostra Camera Apo-

stolica Tesoriere Generale.

Sono ricorsi al Pontificio Nostro Trono il Marchese
Marcello Sciamanna, e il Cavaliere Paolo Gazzoli am-
bedue Patrizi della Nostra Città di Terni, umilmente
rappresentandoci come nella Città stessa per abbon-
danze moltissimo di acque, e per ritrovarsi in essa da
molto tempo stabilita la lavorazione delle Lastre di
Rame sarebbe molto opportuna 1’ Erezione di una Zecca
per la Battitura dello stesso metallo, la quale poi si
| renderebbe di un sommo vantaggio non solo alla po-
polazione della Città stessa, ma alle altre ancora cir-
convicine principalmente in vista del giornaliero paga-
mento delle Mercedi occorrenti per gli uomini impiegati

nell’esercizio dell’agricoltura e delle arti; Ed animato

dal lodevole desiderio di promuovere li vantaggi della
( prefata Lor Patria, si sono esibiti di aprire la Zecca
È della suddetta a tutte loro spese, qualora vi concorra

la Sovrana Nostra approvazione,
ADA BELLUCCI

Quest'oggetto del favore dell' Industria e dell'Arte,
che in ogni tempo ci siamo fatti uno studio di secon-
dare, anche nella presente Circostanza ha interessato
li Sovrani nostri riguardi, onde in vista di esso, dopo
di aver servito il Vostro Savio Parere, siamo venuti
nella determinazione di permettere che nella riferita
Nostra Città di Terni possono li prefati Marchese Scia-
manna, e Cavaliere Paolo Gazzoli di intraprendere a
tutte loro spese la Battitura delle monete di Rame colle
stesse condizioni però, e coi medesimi Patti da Noi
ingiunti alle altre consimili Zecche dello Stato e segna-
tamente con quelle che sono state onninamente da Noi
prescritte nell'udienza a. Voi data li due Decembre 1795,
in
seguito della Sovrana Nostra approvazione sono stati

come più diffusamente si contiene negli articoli, che

da Voi formati e Ci avete esibito del tenore seguente,
cioè:

1.° La qualità della Moneta, che dai surriferiti
Marchese Marcello Sciamanna, e Cavaliere Paolo Gaz-
zoli verrà coniata nella nuova Zecca di Terni e il di
cui preciso quantitativo. dovrà determinarsi da Monsi-
gnore Tesoriere Generale, consisterà in due Baiocchi e
mezzo, Due Bajocchi, Baiocchi semplici, mezzi Baiocchi
e quattrini, colla proporzione peraltro rapporto a dette
cinque specie di monete, che di volta in volta pure
stabilita da Monsignore Tesoriere Generale suddetto il
quale potrà ancora determinare che per un tempo de-
terminato si batta una, o due soltanto delle anzidette
specie di monete, e potrà anche aggiungere delle nuove,
quando lo creda necessario. 3

2," Che detti intraprendenti siano tenuti battere
le monete in tutto corrispondenti al peso di quelle che
si coniano nella Zeeca di questa Dominante, e il quale
verrà indicato dallo stesso Monsignore Tesoriere Gene-
rale.

3." Che tanto le Pile, quanto li Bolsi, o Tasselli,
che vorranno li detti Intraprendenti fare incidere per

le cinque descritte specie di monete debbano farsi in-
RIE METREEEREE

LA ZECCA DI TERNI 595
cidere dall’ Ineisore della Reverenda Camera Apostolica
e della Zecca Pontificia, o altro che indicherà lo stesso
Monsignore Tesoriere Generale, e il quale incisore dovrà
essere soddisfatto del prezzo dei suoi lavori dai suddetti
Marchese Marcello Sciamanna e Cavaliere Paolo Gaz-
zoli Intraprendenti.

4.° Che nei suddetti Bolsi o Tasselli debba da
una parte porvisi quell’ Impressione, che si troverà nelle
suddette cinque specie di Monete coniata e da coniarsi
nella Zecca di questa Dominante, e dall'altra parte
debba esservi quella impronta la quale esprima Bajocchi
due e mezzo, due Bajocchi, Bajocco, Mezzo Bajocco, e
Quattrino di Terni.

5." Che sia in libertà, ed arbitrio dei suddetti
Nobili Intraprendenti fare improntare le dette monete
colle. Pile o Tasselli a mano, ovvero col mezzo del
Cavallo oppure con Edifizi e Macchine ad Acqua, con-
forme si pratica nella Zecca di questa Dominante.

6.° Che nella predetta nuova Zecca di Terni debba
esservi un gran Cassone, il quale abbia cinque chiavi,
e cinque diverse serrature, una delle quali chiavi debba
ritenersi dai riferiti Marchese Marcello Sciamanna, e
Cavaliere Paolo Gazzoli, e le altre quattro poi da quat-
tro Cavalieri della stessa Città di Terni, i quali saranno
deputati a presiedere dallo stesso Monsignore Tesoriere
in suo Nome e vece alla Zecca, affinche detto Cassone
non debba mai aprirsi, se non vi saranno le prefate
cinque Chiavi, e di più, che nel Cassone medesimo
debbano esservi cinque divisioni per collocarvi in ognuna
di esse una delle cinque specie di moneta da gettarvisi
da cinque buchi che dovranno farsi nel Cassone suddetto
nelle parti corrispondenti alle predette cinque interne
divisioni coll’ indicazione al di fuori di essi Buchi della
specie precisa di moneta, che in ciascheduna sera, ter-
minato il lavoro, colla presenza di uno dei surriferiti
quattro deputati dovrà gettarvisi dal Mastro di Zecca
coll'avvertenza però, che le monete come sopra coniate

nel corso del giorno non si debbano gittare nel suddetto

10
ADA BELLUCCI

Cassone se non saranno state prima scandagliate nel
peso dallo stesso Mastro di Zecca per vedere se corri-
spondono a quello, come sopra stabilito.

7.° Che ogni qualvolta si voglia mettere in com-
mercio una qualche quantità delle monete coniate si
debbano, oltre li quattro Cavalieri, che ritengono le
chiavi dell’ indicato Cassone intimare eziandio Monsi-
gnore Governatore come rappresentante di Monsignore
Tesoriere Generale, ed il Capo del Magistrato, ed il
pubblico Segretario della Città di Terni, od altro Notaro
in qualità di Cancelliere specialmente deputato da Mon-
signore Tesoriere Generale per la legalità dell’atto sud-
detto dell’ Estrazione affinchè con Rogito di questo venga
autenticamente dichiarata la quantità delle Libre, pre-
cisa somma, e specie delle Monete che verranno estratte,
e di più che alla presenza dei surriferiti sei Interve-
nienti, e Cancelliere come sopra deputato debbasi rico-
noscere, se il rame sia di buona qualità, dopo di che
dovranno gl’ Intervenienti stessi all’ Estrazione far nu-
merare alcuni Scudi per verificare, se dette Monete
corrispondano al peso come sopra prescritto per ogni
Scudo, e in seguito riscontrare le Monete in particolare
se siano del peso circa le medesime assegnato colle
matrici che si rimetteranno da Monsignore Tesoriere
Generale.

8.° Che nell'atto suddetto dell’ Estrazione trovan-
dosi dai soggetti come sopra Intervenienti alla mede-
sima che le Monete non corrispondono al peso come
sopra prescritto o che siano malconiati, sia in loro
libertà, ed anzi debbano in ognuno dei detti due casi
onninamente farle distruggere, e la Pasta di Rame
consegnarla ai predetti Marchese Marcello Seiamanna,
e Cavaliere Paolo Gazzoli per servire ad una nuova
Coniazione.

9.° Che in caso che alcuno dei quattro Deputati
avesse qualche legittimo impedimento di Malattia, o di
altro simile, in tal caso si possa effettuare l'estrazione

colla sola presenza degli altri, e del Cancelliere, come
LA ZECCA DI TERNI 597

sopra deputato, acciò non si ritardi per tale causa
l’atto dell’estrazione della Moneta.

10.» Che per questo interessante oggetto, che la
coniazione della Moneta non soffra alcun ritardo per
qualunqne causa, tanto li predetti Marchese Marcello
Sciamanna e Cavaliere Paolo Gazzoli Intraprendenti,
quanto li ripetuti quattro Deputati per tutto il tempo,
che gli uni, e gli altri resteranno addetti all’ enunciata
intrapresa della Zecca possano e debbano godere l’esen-
zione dai pubblici Uffici Comunitativi, ad accettare li
quali per conseguenza durante il tempo suddetto non
possano giammai essere da veruno astretti.

11.° Che il rogito riguardante la validità dell’atto
stesso dell’ Estrazione e nel quale dovranno esprimersi
tutte le surriferite particolarità, ed avvertenze, debba
restare unitamente a tutte le altre carte riguardanti la
Zecca medesima, presso il primo dei riferiti quattro de-
putati, il quale sarà incaricato di tenere regolarmente
ragguagliato Monsignore Tesoriere Generale di quanto
concerne la coniazione delle monete suddette.

12.° Che ad oggetto d'impedire le frodi, che si
potessero commettere dai Lavoranti in Zecca ed assicu-
rarsi che le Monete, che si coniano vadano tutte nel
Cassone come si è stabilito, e non escano dalla Zecca,
se non usate tutte le formalità e cautele di sopra pre-
scritte, l'ingresso o gl'ingressi della Zecca stessa do-
vranno essere muniti di due diverse chiavi da ritenersi,
una dai prefati Marchese Marcello Sciamanna e Cava-
liere Paolo Gazzoli Intraprendenti, e l’altra dal primo
dei surriferiti quattro Deputati, al quale come sopra è
stata addossata la giornaliera Ispezione della Zecca, e
il quale primo Deputato per altro dovrà prestarsi con
tutta assiduità cosicchè non debba il lavoro soffrire
veruno ritardo.

- 13. Che a titolo di risposta per la presente Con-
cessione di Zecca siano tenuti li detti Nobili Intrapren-
denti buonifieare e pagare al Saero Monte di Pietà di

Roma quella somma stessa che per somigliante titolo
ADA BELLUCCI

corrisponderanno tutti gli altri intraprendenti delle con-
simili Zecche dello Stato.
14.° Che volendo alcuna Comunità porzione di

peso i detta moneta di Rame non possano li prefati Marchese E

Marcello Sciamanna, e Cavaliere Paolo Gazzoli di pro-

v

UP MEME pria autorità coniarle in aleuna maniera, ma debbano

ottenerne il permesso da Monsignore Tesoriere Generale
prs e così coniarne quella quantità, che dal medesimo gli
verrà prescritta, consegnandola alla Comunità, e ripor-
tandone la valuta.

Mo 15.° Che facendo alcuna istanza la Reverenda
di ‘Camera Apostolica di volere porzione di dette Monete
d di Rame, ed anche tutte quelle che si conieranno, sia
obbligata a mandarle a levare da Terni a tutte sue
spese, con mandarne l'equivalente come di sopra nel-
l'antecedente articolo.

16.° Che tanto nei casi sopra espressi, quanto in
qualunque altro genericamente non possano li predetti
Nobili intraprendenti prendere alcun aggio per la mo-
neta di rame, che verrà coniata, ma debbano contentarsi

21415 di ricevere la valuta in Cedole, e non facendolo s'in-

tendono decaduti della presente concessione.

17.» Che similmente sotto pena di caducità della
presente Concessione non possano li rispettivi Marchese
es Marcello Seiamanna e Cavaliere Paolo Gazzoli cedere

PAZ. per qualunque causa, o pretesto le ragioni, o il Diritto

{ della Concessione a qualunque persona, come altresì
o sotto la pena medesima non possano li predetti Intra-
E i ; prendenti assumere nessun socio nella Intrapresa, senza
id averne preventivamente riportato il Consenso da Mon-
Ee signore Tesoriere Generale.

18.» Che sia poi permesso ai ridetti Intraprendenti

d'invigilare sulla esatta osservanza dei Bandi altre

volte pubblicati sopra le monete di Rame estere pre-

scritte, che anzi possano Eglino domandare un Com-
missario, il quale si dovrà loro prontamente concedere
zl affinché vada in giro, e trovando alcuno disobediente,

pessa contro il medesimo procedersi alla esecuzione
LA ZECCA Dl TERNI

delle pene comminate nei Bandi suddetti, e delle quali
un terzo vada all'aeeusatore od accusatori, un terzo
alla Comunità, e un terzo alli Intraprendenti.

19.» Che li suddetti Marchese Marcello Sciamanna,
e Cavaliere Paolo Gazzoli sotto pena di caducità come
sopra dalla presente Concessione, al più tardi entro il
termine di mesi sei dalla stipulazione del presente Con-
tratto, debbano onninamente avere incominciato la Co-
niazione delle surriferite Monete di Rame.

20.° E finalmente che nell’ istessa caducità s'in-
tenda esso incorso ogni qual volta dai medesimi non
si osservino tutti, o alcuno degli obblighi espressi nei
precedenti Capitoli e particolarmente poi quello di sopra
prescritto all'art. XV di non esigere alcuno aggio giam-
mai da chiunque a loro ricorrerà per avere le monete
coniate. Col mezzo pertanto del presente Nostro Chi-
rografo in cui abbiamo per espresso e di parola in
parola inserto il tenore della risoluzione presa nel-
l’anno 1760 con l'approvazione di Clemente XIII di
Felice Memoria dalla Congregazione ‘particolarmente
deputata sugli affari Monetari, in seguito della quale
rimasero chiuse tutte le Zecche dello Stato ad esclusione
di quella di questa Dominante, alla quale ampiamente
deroghiamo, come altresì di ogni altra cosa quanto si
voglia necessaria ad esprimersi, e che abbisognasse di
speciale ed individua menzione, di certa Scienza, Moto
Proprio, e pienezza della Nostra Suprema Podestà ac-
cordiamo e concediamo ai surriferiti Marchese Marcello
Sciamanna e Cavaliere Paolo Gazzoli il permesso, ed
opportuna facoltà d’ intraprendere a tutte loro spese
per altro e continuare fino a nuovo Nostro ordine in
contrario nell'enunciata Nostra Città di Terni la batti-
tura di Rame nel modo, e forma, e colli patti e condi-
zioni, che diffusamente si trovano espressi negli articoli
di sopra esposti, li quali, pienamente approviamo.

L'eseeuzione poi di tutte le anzidette disposizioni

commettiamo a Voi, a cui, oltre le ordinarie della Vostra

Carica, accordiamo per ciò tutte le più. ampie ed estese
600 ADA BELLUCCI

facoltà, sopra tutto poi in ordine al ritrovare sempre
nuove cautele per assicurare sempre più l'interesse,
che ha la Nostra Camera nella Coniazione delle monete
suddette, poiché tale è mente e volontà Nostra espressa.
— Volendo e Decretando. ecc. ecc... Dato dal Nostro Pa-
lazzo Apostolico Vaticano questo di primo Luglio 1797. —
PIUS PP.VI.

Si

2. Dimanda del March. M. Sciamanna e Comp. per battere
Murajole.

Beatissimo Padre.

Il Marchese Marcello Sciamanna oratore e suddito
umilissimo della Santità Vostra ossequiosamente espone,
che in virtù di benigno suo rescritto, fu, con altro di
lui Compagno abilitato di aprire in Terni la Zecca per

il conio delle basse Monete denominate Murajole, e

specialmente in riflesso di essersi ivi, mediante le prov-
vide cure .del Signor Cardinale Carandini, Prefetto del
Buon Governo, introdotto con felice successo, e singolar
vantaggio dello Stato la Fabbrica della Ferriera, per
cui necessita un numerario di moneta non indifferente
per li molti Manuali, che vi si trovano impiegati. Do-
vette l'Oratore, e Compagno soffrire il rammarico di
non potere eseguire queste Clementissime disposizioni,
non meno per la penuria, che per l'incarimento della
Pasta di Argento necessaria per tale lavoro, e per ri-
parare in qualche modo all’urgenza della suddetta Fer-
riera, ad insinuazione del prelodato Signor Carandini
fu implorata ed ottenuta la provvisionale commutazione
di far battere la moneta di Rame, con esserne già stato
segnato il Chirografo, e rimesso per l'esecuzione a Mon-
signore Tesoriere. :

In questo stato di cose hanno gli oratori avute si-
cure notizie, che sono variate le circostanze per la mi- |
nor dose di argento, che entrar deve nel conio delle

Murajole, e riflettendo che colle stesse macchine ed or-
————

LA ZECCA DI TERNI 601

degni si puó battere tanto la moneta di Rame, che le
dette Murajole, e che è stata questa stessa grazia con-
cessa a Carlo Lenti di Ascoli nel prossimo passato mese
di Giugno ; perciò umilmente supplicano Vostra Santità
che a compimento dei tratti della Sua Clemenza voglia
degnarsi di accordare l’ estensione del suddetto Chiro-
grafo anche all’ effetto, che nella stessa zecca oltre la
moneta di Rame possano coniarsi le Murajole.

Alla Santità di Nostro Signore
Papa Pro SESTO

Per il Marchese Marcello Sciamanna
e Compagno di Terni.

1797, luglio 29.

3. Rescritto sulla domanda precedente del Tesoriere generale.

A Monsignore Tesoriere generale.

Reseritto.

Dall’ Udienza di Nostro Signore delli 29 luglio 1797.

La Santità Sua in riflesso delle Circostanze esposte
nella presente supplica si è degnata benignamente
di concedere al Ricorrente Marchese Marcello Scia-
manna, e Compagno di Terni la facoltà di battere nella
zecca già accordatagli per le Monete di Rame, anche
le Monete di bassa Lega denominate Murajole nel modo
e colle condizioni medesime che è stata accordata ad
altri, ed a tenore in tutto del contemporaneo Reseritto
della Udienza stessa di questo, al quale ecc. ecc. ecc.

Dalla Nostra Residenza questo dì suddetto.
G. della Porta Tesoriere Generale,
602 ADA BELLUCCI

1797, agosto 22.

4. Concessione Sovrana per battere Murajole nella Zecca di Terni.

Concessio facultatis cuniandi Monetas Raminis, ac vulgo dietas le
Muraiole in Civitate Interamnae facos jur R. C. A.

Illmorum DD. March. Marcelli Sciamanna ; et Pauli

Eq. Gazzoli.
Die 22 Augusti 1797.

Avanti di me Segretario e Cancelliere della Reve-
renda Camera Apostolica e Testimoni infrascritti pre-
sente e personalmente esistente Sua Eccenza Revma
Monsig. Girolamo della Porta della Santità di Nro Si-
gnore e Sua Reverenda Camera Apostolica Tesoriere
Generale; quale in esecuzione tanto di special Chiro-
grafo della prelodata Santità Sua segnato sotto il di
primo del prossimo passato Luglio, quanto di Rescritto
SSmo in data dei 29 detto Mese, che originalmente mi

si consegna per inserirli nel presente Istrumento del te-

nore ecc. in nome della stessa Santità Sua e Reverenda
Camera Apostolica ha accordato e conceduto conforme

accorda e concede all’ Illmo Sig. Marchese Marcello Scia-

manna e Paolo Cavalier Gazzoli, Patrizi della Città di
Terni, benchè i medesimi assenti per essi presente, ed
accettante l'Illmo Sig. Abb. Francesco Giannini fig.
della bo: me: di Bernardino da Rieti a me cognito, come
Procuratore al presente Atto dai medesimi costituiti,
come ca Procura, che in publica forma riconosciuta mi

si consegna per inserirlo nel presente Istrumento del

tenore, accorda dico e concede il permesso ed opportuna

facoltà di poter intraprendere e continuare fino a nuovo
ordine della prelodata Eccenza: Sua Revma Monsig.
Tesoriere Generale nella detta Città di Terni a tutte e
singole loro spese la Battitura delle monete tanto di
Rame; quanto dell'altre di bassa Lega, o sia delle cosi
LA ZECCA DI TERNI 603

dette Murajole nel modo, e forma espresso nel detto
preinserto Chirografo SSmo ed a tenore del Reseritto
SSmo de’ i 2 del mese di Decembre 1795, e non altri-
menti.

Che ai medesimi Illmi Sig. Marchese Marcello Scia-
manna, e Paolo Cavalier Gazzoli sin tanto che riter-
ranno la suddetta Zecca di loro Case e Famiglie e tutti
l’ Inservienti, e qualunque altro, che verranno da detti
Sig. Marchese Sciamanna, e Cavaliere Gazzoli assunti
per servizio di detta Zecca in detta Città di Terni deb-
bono godere il privilegio, e facoltà conforme il solito
di poter portare qualsivoglia sorte d' Armi offensive e
difensive cariche dentro, e fuori, anche ne' Luoghi mu-
rati, non peró proibite, tanto di giorno quanto di notte,
conforme agli altri simili Ministri Camerali servata la
Costituzione sopra tal materia publieata dalla San:
Mem: di Alessandro VIII, e non altrimenti.

E di un tal simile Privilegio e facoltà debbano es-
sere rivestiti, e goderla parimenti li quattro Cavalieri,
che saranno deputati da Sua Eccenza Revma Monsig.
Tesoriere Generale per l'effetto espresso in detti articoli
inserti in detto Chirografo SSmo, conforme pure non
meno li detti Illmi Sig. Marchese Marcello Sciamanna,
e Cavaliere Paolo Gazzoli, e Loro sudetti, quanto an-
che li detti Illmi Sig. Cavalieri da deputarsi, come so-
pra debbano, e possano godere l'esenzione da' publici
uffiei Comutativi, a quali non possino essere astretti da
Pubbliei rappresentanti, da i Sig. Governatori di detta
Città, e né tampoco dalla Congregazione del Buon Go-
verno, acciò quelli non siano divertiti da altre incom-
benze, ma possino con tutta l'attenzione assistere al
servizio e condotta di essa Zecca, e di Lei ministero
pehé così. |

E finalmente si conviene che li medesimi Illmi Sig.
Marchese Marcello Sciamanna e Cavaliere Paolo Gaz-
zoli, ed altri sudetti Cavalieri in tutte e singole loro
'àuse attive e passive, mere, miste, civili, Criminali,

mosse e da muoversi non possino essere astratti, nó
ADA BELLUCCI

convenuti avanti alcun altro Giudice, o Tribunale, altro
che quello di Monsignor Tesoriere Generale privativa-
mente ad ogn’ altro Tribunale, e Foro e possino quelle
riassumere per gl’ atti de’ Segretarii di Camera avanti
lo stesso Tribunale del Tesorierato perchè così, e colli
patti obblighi, condizioni e riserve, che diffusamente si
trovano espressi negli articoli nel prelodato Chirografo
SSmo inserti, quali anche le Parti promettono attendere
ed inviolabilmente osservare, nè contro mai fare, dire,
opporre, o venire, sotto qualsivoglia pretesto, caso,
causa, o ricercato colore altrimenti oltre a tutti e sin-
goli danni, debbano intendersi li detti Illmi Sig. Mar-
chese Marcello Sciamanna e Cavaliere Paolo Gazzoli
decaduti illico et immediate dalla presente facoltà a
tenore del detto Chirografo SSmo, al quale si abbia e
debbasi avere la piena e condegna relazione perchè cosi
e non altrimenti.

Quae omnia.
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Bolleitino della R. Deputazione di storia Patria per l'Umbria

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BELLUCCI] ApA - LA ZECCA DI TERNI.

Mini: africa teri iii
Calvi. — Rinaldo, figlio di Panerazio Jacobeiti pittore, è noto a
noi per quel poco che il Guardabassi nell’ Indice-Guida dei monumenti
umbri ne scrisse; che, cioè, è un de’ migliori allievi dello Spagna, e
che gli si possono attribuire una tavola ad olio (1’ Incoronazione) in
Magliano Sabina, due affreschi a Montasola (nella chiesa di s. Pietro)
ed a Narni (nella cappella del Comune), e due cibori ad Acquasparta
(ora in s. Nicolò di Todi) ed a Calvi (nella chiesa di s. Maria); e sua,
forse, è la pittura del bussolo de’ priori del comune di Stroncone.
Nel 1521 lavorò nella cappella di s. Antonio di Padova nel convento
di s. Berardo di Caivi: nel 23 dipinse immagini di terracotta per la
chiesa di S. Biagio in Vasciano, e dal comune di Calvi ebbe incarico
di soprastare alla costruzione della chiesa di s. Maria delle Grazie:
nel 25 eseguì pel comune di Foglia un gonfalone. Di tali opere s’ha
ricordo negli atti dell’ archivio notarile di Calvi: ma nessuna oggi
n’esiste più. Ben però esiste, ed è testimonianza preziosa della squisita
arte sua e documento di sommo valore per la storia della scuola dello
Spagna, una grande ancona in tavola, che ammirasi nella chiesa di
s. Nicolò di Stroncone. Vi è rappresentata la incoronazione della Ver-
gine, con le figure, in basso, di vari santi, o di serafini e d’ angeli
nel giro dell’ arco : tre piccole scene, d’ accuratissima esecuzione, sono
nella predella; cioè l’ annunciazione, il presepe e l’ epifania: il nome
del pittore (Opus Rainaldi de Carbio) leggesi in un cartello ai piedi
dell’ angelo ch'è nel mezzo del gruppo dei santi che pregano genu-
flessi. Di quest’ opera bellissima e dell’ artista ha scritto il cav. Luigi
Lanzi nella Rassegna d’arte (a. II, num. 2), offrendo una nitida ripro-
duzione della tavola (Estr. in 32, pp. 10; Milano, Martinelli, 1902).
Per la storia della quale giovi aggiungere che certamente dev’ essere
anteriore al 1528, all'anno, cioè, in cui a Calvi infierì la pestilenza,
di cui probabilmente fu vittima anche il nostro pittore.

Città di Castello. — Per la storia d'un vastissimo disegno d'o-
pera, concepito da Manuzio il Giovane, ha pubblicato un documento
n

606 ANALECTA UMBRA

di molte valore il nostro socio G. Magherini-Graziani (in Bibliofilia,
III, 285 e sgg.): le linee di quel disegno sono ben determinate dal
Manuzio stesso in una lette ‘a, di Venezia 20 luglio 1580, indirizzata
al Consiglio di Città di Castello. Trattavasi di « una nuova descrittione
perfetta ed intera di tutta Italia », ricchissima di « particolari più
minuti che si possano haver », narrativi « l'origine et acer 'seimento,
le cose-notabili, degne di esser vedute, gli huomini illustri in qual
si voglia professione » di ogni città italiana. Ve 'amente « grandissima
impresa, che ricerca infiniti disegni » e che « sarebbe più tosto da
prencipe che da privata persona »: che Se, però, ciascuna città avesse
potuto offrire all'autore contributi e notizie, si ch'egli non dovesse
adoperarvi « se non la penna et la fatiga », la grande opera « uscirà
con gloria de chi vi haverà impiegato et sarà fatiga illustre et memoria
eterna ». Codesti aiuti e una risposta « per sapere come governarmi
nell'opera » chiedeva il Manuzio al Magistrato Castellano (simil do-
manda dovette rivolgere ai maggiori Comuni d' Italia), e che deliberava
d'aiutarlo all’ impresa « modo meliori, pro decore et memoria perpetua
civitatis ». Ma, come il Magherini avverte, non r 'sía, al di là della
rara vita di Castruccio Castracane, edita da lui a Roma nel 1590,
« altro brano dell'opera vagheggiata dal celebre tipografo ; nè si cono-
sceva finora alcun’ altra memoria dell’opera stessa ». Il prezioso docu-
mento conservasi negli atti del Consiglio di Reggenza del Comune
Castellano, vol. IX, pag. 228 e See.

Corciano. — Castello perugino nell’ alto medioevo; soggetto,
forse, al vescovo di Perugia; costituitosi a Comune nella prima metà
del secolo XIII, deducesi quale fu la sua condizione politica dagli
Statuti antichi della città dominante; cessato nel 1596 l'ufficio del
capitano del contado, fu probabilmente sottoposto a un di quei vicari
perugini che reggevano da uno a dieci castelli; ebbe vicende varie
e guerre combattè nell’ età delle signorie; accolse Giulio II nel 1506 ;
i suoi cittadini approvarono nel settembre del 1560 il proprio Statuto
(ma ne dovette esistere un altro più antico, come rilevasi dalla prefa-
zione), alla compilazione del quale attese (o fu tutta sua?) Filippo
Baldeschi; la sua storia del secolo XVII in poi non è dissimile da
quella di tante altre minori terre della nostra regione. — La vita di
questo castello è narrata da Roberto Collesi (Memorie storiche e ammi-
nistrative del Comune di Corciano: Città di Castello, Lapi, 1902; in 8,
pp. 214), ricollegata a quella degli otto castelli che ne costituiscono il
territorio (S. Mariano, Mantignana, Solomeo, Castelvieto, Chiugiana,
Migiana, Pieve del Vescovo e Capocavallo), e de’ quali avea raccolte
ate

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ANALECTA UMBRA 607

notizie Annibale Mariotti. Diligentissima e critica la esposizione storica :
ma non solo per ciò è importante la monografia; si bene per altre
parti del libro, eioó per l'ampia notizia dello Statuto del 1560, per la
leggenda sull'origine di Coreiano (dal noto codice Vaticano 4834), per
l'Inventario dell' Archivio Comunale, e per le copiose notizie di tutte
le chiese e degli uomini illustri corcianesi. — La seconda parte della
monografia tratta del Comune moderno ed è corredata di note stati-
stiche comparative.

Fossato di Vico. — Nella Rassegna d’Arte del maggio scorso è
data da A. Piceller la riproduzione del ritratto di Urbano V che « am-
mirasi, sebbene mal protetto, nel modesto tempio Benedettino di quel
borgo ». Di stabilirne l’autore non è agevole; però il P., « osservando
lo stile della stoffa parietale, la foggia di contornare il volto, le &rinze
e la tinta rosea accesa del medesimo, nonchè la disposizione della co-
rona davidiea sopra il triregno a forma di alta calotta, sembrami. di
non errare attribuendolo ad uno degli ultimi campioni della schiera
giottesea che fondò la base della gloriosa scuola umbra. Siccome poi
Puccio Capanna, uno degl’iniziatori della medesima, da Assisi (ove
tolse moglie e formò famiglia) si trasferì per qualche tempo a Gubbio
per dipingervi, è possibile che, incaricato da quel Vescovo per com-
missione delle Benedettine di Fossato, abbia dipinto questo ritratto di
Urbano V ». E il P. in nota avverte che, il miniatore S. Novelli « tro-
vandosi a Gubbio col conte Ehrbach, noto cultore di belle arti, questi
lo assicurò constargli che Puccio Capanna avea dipinto nella cappella
del palazzo dei Consoli ». Ecco : il Capanna lavorò con Giotto in As-
sisi del 1336, nel quale anno Giotto mori: la costruzione del Palazzo
fu cominciata nel 1332; nell’ ottobre del 36 fu collocato I architrave
della porta d'ingresso, come dichiara la inscrizione scolpitavi. Non,
dunque, avanti il 36 potè dipingervi il Capanna, chè la cappella non
esisteva ancora: se dopo quest’ anno, nessun sa, con buona pace del
conte Ehrbach. — Di un altro affresco, rappresentante il Redentore
crocifisso all'albero della salute, è qui data la riproduzione : sembra al
Piceller che « il pittore si sia ispirato a quel simulacro scolpito in le-
gno, di fattura romanica, esistente nella chiesa di s. Domenico di Or-
vieto, dinanzi al quale la leggenda narra che pregasse s. Tommaso
d'Aquino ». Vera o non vera l'ipotesi, è certo che codest’ opera pitto-
rica non dev'essere attribuita, come credette il Guardabassi, ad Otta-
viano di Martino di Nello, al quale egli dà tutti gli affreschi della Piag-
giola di Fossato; ma non so con qual fondamento o criterio d' arte
possa, invece, esserne reputato autore Matteo da Gualdo,


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608 ^A ANALECTA UMBRA

Gubbio. — La storia eugubina è ancor tutta da rifare; e a chi
vorrà criticamente narrare le vicende del suo bel periodo comunale,
l'avv. Nazzareno Trovanelli, cultore dottissimo di storia Cesenate, ri-
corda che un passo di codesta storia dovrà essere con singolar pre-
mura studiato a illustrazione di quei versi del canto 27 dell'Inferno,
ne’ quali è detto di Cesena che « Tra tirannia si vive e stato franco ».
Non signoria, dunque, sotto Galasso da Montefeltro, che ne fu capi-
tano nel 1296 e podestà nel 98 (mori il 1° luglio del 1300), ma « stato
franco », quasi a dire ch'egli ebbe apparenza di principe e che il suo
dominio non fu « così assoluto e riconosciuto da pareggiarsi a quello
dei tiranni vicini » : in Cesena, malgrado la sua forte autorità, vigeva
sempre il libero Comune ». Se n° ha prova nelle guerre da lui, signo-
ril forma di principe, condotte contro terre e castella di Romagna e
delle Marche e, nel maggio del 1399, contro Gubbio. Cfr. la nota dan-
tesca Cesena nella Div. Comedia nel Cittadino di Cesena del 19 giugno
1902.

Montefalco. — Tra le scene meravigliose della vita di s. Fran-
cesco, che il Gozzoli dipinse nel 1452 a Montefalco, è notevolissima
quella ehe rappresenta l’incontro del santo con s. Domenico dinnanzi
a una basilica, che nessuno finora ha potuto determinare. Mons. Faloci
Pulignani, illustrando l'affreseo nella Miscell. Franc. (vol. IX, pag. 13-
15), nota che il pittore risolvette il quesito sul luogo di quell’ incontro
« senza preoccuparsi molto della indeterminatezza dei documenti » e

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collocò la scena affettuosa in Roma sulla piazza di s. Pietro, dipingen-
dovi, in fondo, la facciata della basilica, e, alla sinistra, « 1’ obelisco
di Nerone, non ancora trasferito dove è ‘oggi, rendendo importante
l'ope ra sua anche pei rapporti topografici, artistici ed archeologici, ai
quali reca contributo il suo dipinto. Il p. Grisar, che deplora la grande
mancanza di disegni del portico di s. Pietro dal secolo XI in poi fino
al 1500 e i difettosi schizzi che ci restano su questa perduta facciata,
puó trovare nel dipinto di Montefaleo un lieve compenso alla grave
iattura ». Il Gozzoli commise, è vero, l'errore di rappresentar quell’ in-

Uni Gao psa E CR Rc

contro sul Vaticano anzichè presso il Laterano; ma conservò « il ri-

cordo d'un monumento di capitale importanza per la storia e l'archeo-
logia religiosa di Roma ».

Orvieto. — ll conte Wenceslao Valentini, avvocato di Orvieto,
in una memoria Intorno al diritto di patronato sulla chiesa di S. Biagio
parrocchiale di Porano (Orvieto, Maglioni, 1902) ci offre una pagina di
storia che è fondamento alla questione di diritto, e rifà la narrativa
ANALECTA UMBRA

delle vicissitudini subite dal Comune di Porano, cominciando dall’ in-
dagine sulle origini del diritto municipale. È una analisi ricca di
osservazioni generali che possono applicarsi a tutti i nostri Comuni
umbri fino al periodo della fine del secolo XIV. Ma nulla si sa di po-
sitivo del Comune di Porano, Noi vogliamo notare all’ egregio autore
È che Porano era un feudo nobile, e un esempio abbastanza chiaro del
come un feudo nobile potesse anche pacificamente e per convenzioni
trasformarsi in municipio, lo abbiamo, per l| Umbria, nel feudo di
È Visso, dopo le ricerche fatte dal Fumi (L'Archivio della città di Visso,
Roma 1901). La questione poi del patronato, molto complessa giuridi-
‘amente, è notevole anche come storia e appunto per questo si ricon-

1 nette alle vicende del Comune. Poteva interessare all'egregio autore
È la notizia che, in antico, la chiesa parrocchiale era S. Cristina, cioè

fuori del castello murato, sulla via di Pian di Castello, e che, facil-
mente, la chiesa di S. Biagio, di proprietà del signore del castello,
passò col castello intiero al Comune che poi la rifece negli ultimi anni
del secolo XV sotto il vescovo Giorgio della Rovere, già trasformata,
naturalmente, in chiesa madre.

Perugia. — De La chiesa di s. Angelo a Perugia, di cui, per
esserne oscura e remotissima l'origine, fu detto con errori strani e
fantastiche ipotesi, ha ritessuta la storia vera il prof. Oscar Scalvanti
nella Rassegna d'arte dell’ aprile scorso. È certamente del secolo Vis
fu un battistero ed appartenne al Capitolo della Cattedrale perugina;
ha forma poligonale, e fu costruito con materiali di più antica età
(alcuni capitelli sono da riportarsi al secolo II o al seguente, e, con-
frontandoli, se ne avverte la sproporzione): che se codesti « materiali
hanno impronta schiettamente romana », non è da concludere che
fosse tempio di gentili, « ma chiesa cristiana fin dai suoi inizi foggiata
sullo stile delle sale termali ». L' esame dei dettagli della costruzione
e delle singolarità ornamentali è fatto dal prof. Scalvanti con vera
diligenza e competenza; ed è anche logicamente spiegata la ragione
di una lastra, creduta finora un altare di sacrifizi pagani, che tuttavia EH
1 esiste in un lato della chiesa. Pensa il prof. Scalvanti che quel i
« piano marmoreo, sostenuto da un tronco di colonna, appartenesse a
un coperchio di antica sepoltura »; nè mal si appone congetturando
che coprisse appunto l’ urna di Caio Vibio, a cui il nipote innalzò un
monumento. « La parte posteriore della lastra è modellata ad angolo
ottuso o a doppio piovente, talehè per fissarla sulla colonna è stato ne-
cessario darle l’ineavo atto a coincidere colla forma del piano. Fatta ser-
vire la pietra ad uso di altare, venne naturalmente dirozzata, pulimen-
610 ANALECTA UMBRA

tata e sagomata con una gola: ai quattro angoli si praticarono fori per
colonnette di sostegno al tabernacolo, che in seguito vennero riempiti,
e altri se ne aprirono nel centro forse per custodirvi reliquie ».

Il Ciampi, mercè notizie e documenti comunicatigli da G. DB.
Vermiglioli, dichiarò nella Vita e Memorie di Cino da Pistoia che
questi nel 1332 insegnò nello Studio di Perugia con lo stipendio di
315 fiorini d’ oro. Adamo Rossi, pur dichiarando irreperibili i documenti
originali delle condotte di Cino in Perugia negli anni 1329-30 e 32,
non dubitò dell’ asserzione del Ciampi; ma ne dubitò il prof. Tommaso
Casini, pubblicando aleuni documenti d'un notaio di Volterra dai
quali, a parer suo, resulta che Cino non potè essere nel 32 lettore in
Perugia (nel Propugnatore del 1884, pag. 167 e sgg.). Ora Mario Sterzi
nel Bullettino storico pistoiese (a. IV, pag. 61 e sgg.) confuta il valore
che il Casini dà a quei documenti e conelude che nessun d’ essi offre
ragione ad escludere attendibilità all’ asserzione del Ciampi: l'articolo
del Casini — scrive — non infirma l'opinione del Vermiglioli, fondata
secondo ogni probabilità su documenti storici, che Cino insegnasse
per tutto il 32 in Perugia, perchè nessuna prova di fatto ci fa seguire
| illustre critico nell’ assegnare i documenti, da lui pubblicati, a que-
st'anno, e perchè, dato anche vi fosser ragioni storiche tali da render
certa quest’ ipotesi, il contenuto dei documenti esaminati non sarebbe
sufficiente per negare ogni valore agli stanziamenti d’ onorario, che
pur compariscono in nome di Cino per l'insegnamento suo in Perugia
durante l’anno 1332 ». Ben vogliamo ricordare che i Registri del Du-
cato pubblicati dal Fumi ci notano all’ anno 1834 la spesa per l'invio
fatto al Papa, in Avignone, di un nuncio per portagli la lettura di
Cino (Cfr. Boll. VI, pag. 60, n. 47).

Su La gioventù del Perugino e le origini della scuola umbra, a
proposito del bel volume dell’ abate Broussolle (Paris, Oudin. 1901) è
da vedere un articolo di O.H. Giglioli nella vista d? Itala del giugno
scorso, in cui alle giuste lodi s' uniscono acute e non meno giuste
osservazioni. Le congetturè sulle date « inceppano spesso la limpidezza
della narrazione e non servono che a complicare la quistione insoluta ;
come nel caso delle storie di s. Bernardino, che si trovavano nella
Pinacoteca di Perugia e che furono attribuite a Fiorenzo di Lorenzo.
L’autore non dà spiegazioni sufficienti e ancora restiamo nel dubbio,
benchè le pitture si avvicinino più alla maniera di quell’ artista, il
quale, del resto, meritava dal Broussolle uno studio più completo ».
Nè pare al Giglioli che a lui debbasi attribuire lo Sposalizio in s. Gi-


ANALECTA UMBRA 611

rolamo di Spello, ch'é piuttosto opera, a parer del Frizzoni e del Mo-
reli, del Pinturicchio; ed anche gli pare che « nell’ accurato studio
comparativo tra le opere della gioventù [del Vannucci] ingenua e
franca e quelle della piena maturità » l'a. avesse ricordato il Cenacolo
dell’ ex-convento di Foligno in Firenze, « che lascia così dubbiosi i
critici, ma che apertamente svela. la grazia ineffabile dell’arte peru-
ginesca ». Nè assolutamente convincenti son le ragioni per attribuire
al Perugino l'Adorazione de’ Magi, ch’ è in Perugia: « l' attuale attri-
buzione a Fiorenzo di Lorenzo resta sempre la più accreditata, anche
se la rigidità dei movimenti e la erudezza del colore siano dal Brous-
solle considerati segni palesi della maniera giovanile del maestro ».
Del resto, il libro ha pregi incontrastabili e « sarà sempre una ricca
miniera di osservazioni e notizie per lo studioso e un godimeuto in-
tellettuale per chiunque ha visitato quella regione benedetta e favorita
dalla natura e dall’ arte ».

L'abate d. Silvano De Stefano 0. S. B. ha pubblicato il Regesto
in transunto dell’ Archivio di S. Pietro in Perugia da lui compilato
(Perugia, Unione tip. coop., 1902) sul Catalogo-Inventario redatto già
per ordine del Ministero della P. I. dal dott. Adriano Cappelli. Lo
divide in otto parti, S. Pietro, Congregazione Cassinese, S. M. di
Monteluee, Varia, Genealogie, Piante e Mappe, Manoscritti, Perugia.
La bolla pontificia più antica è quella di Benedetto VII del 918; il
diploma più antico è quello di Corrado IJ del 1027. Con poco di più,
sol che per le bolle e per i diplomî si fosse data una indicazione
di altre poche parole, si avrebbe avuta la data intiera, di indizione,
mese, giorno e luogo e la identificazione coll’ incipit dell’ escatocollo.
Quantunque sommaria, affrettata e non priva d'inesattezze, è una pub-
blieazione di eui si deve essere grati all’ egregio compilatore.

Rieti. — Un capitolo su I maestri di grammatica in Rieti nel cader
del medioevo pubblicò in questo Bollettino il prof. Angelo Sacchetti-
Sassetti (vol. VII, fase. 3): ora, ampliato e corredato di maggiori
documenti, riappare in un volume che l' ampia materia comprende su
Le scuole pubbliche in Rieti dal XIV al XIX secolo (Rieti, Trinchi, 1902;
in 8, pp. 202). Il libro ha pregio di assoluta novità, per ciò che il
Michaeli; « tutto assorto nella indagine del fatto politico » trascurò,
narrando la storia civile reatina, quanto si riferisce al pubblico inse-
gnamento cittadino. La piü remota notizia della elezione di un « ma-
gistri gramatice qui legat in civitate Reate scolaribus et invenibus
Reatinis » è del 1381; e forse Nicola da Castello fu il primo della

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612 ANALECTA UMBRA

serie de’ pubblici insegnanti. Gli fanno seguito Giovanni di Janni da
Orte nel 1389, Paolo Salvati d’ Amelia nel 1395; l' abate di s. Maria di
Pozzaglia nel 1397, Venanzio di Francesco da Camerino nel 1404, Paolo
da Spoleto nel 1408, Giacomo di Cola da Rivodutri nel 1409, Giovanni
di Domenico da Roma nel 1420, Antonio di Lorenzo da Norcia nel 1421,
Zaffino di ser Angelisco da Cerreto nel 1425, Pietro Francesco dell'ordine
de’ predicatori dal 1432 al 34, di nuovo Antonio di Lorenzo da Norcia
nel 36, Pier Francesco di Matteo da Cingoli (forse lo stesso frate Pietro
Francesco) nel 39, Vittorio da Otricoli, arciprete, dal 43 al 44, e nel-
l’anno successivo Matteo di Gaspare da Pavia. Giovi segnalare i nomi
de’ maestri fino a tutto il secolo XV: un tal Angelo, di cui s' ignorava
paternità e patria, Nicola da Todi, Terio Novellino dall’ Aquila, Lorenzo
da San Paolo, Giovanni Alleori da Foligno, Giovanni da Cantalupo,
Nicola Migliocci da Rieti, Domenico Nello da Orte, Berardo Moretto. da
Bologna, Angelo da Fontecchio, Pietro da Milano, Battista da Cantalicio,
il noto umanista e narratore in eleganti distici della impresa di Volterra
(alla biografia del Cantalicio il Sacchetti aggiunge interessanti parti-
colari), Antonio Fabro dell’ Aquila che insegnò dall’86. al 94. Da que-
stanno al 1617, cioè alla istituzione del Collegio, la storia del Collegio
stesso e quella del pubblico insegnamento sotto gli Scolopi fino al 1860,
sono gli argomenti dei cap. II-V, ai quali dà illustrazione una copiosa
raccolta di documenti dal 1387 al 1815. La monografia diligentissima
del Sacchetti reca un contributo ottimo alla storia della cultura italiana
dal secolo XIV, e per pregi e ricchezza di notizie sta a paro con
quella di Agostino Zanelli (per citarne una tra le migliori) sul pubblico
insegnamento in Pistoia fino al secolo XVI.

Spoleto. L'ammirabile chiesa di s. Gregorio maggiore può,
secondo recenti studi del nostro socio cav. Sordini, essere restituita
agevolmente alla sua forma originaria: deturpata da stuechi nel se-
colo XVIII, ne resta illesa l'antica travatura e le colonne (alcune
sono di granito) furono, per fortuna, intonacate di calce; anche intatta
ne è la facciata, a cui nel secolo XVI venne addossato un portico di
pietra, « e nella parte superiore si veggono chiaramente le linee di
una grande trifora, motivo architettonico, forse, unico nelle facciate
delle chiese Umbre ». I dipinti della cripta oggi sono perduti; non
così quelli dell’ abside, in cui sono raffigurati il Redentore (?) in « una
colossale mezza figura » e santi che recano, ai piedi, il proprio nome.
« Dalla forma dei caratteri e dalla tecnica, per quel poco che si è
potuto vedere, sembra certo che tali dipinti vadano collocati entro il pe-
riodo breve interceduto tra la costruzione e la consacrazione (1079-1146)
ANALECTA UMBRA

della chiesa ». Il merito di tale preziosa scoperta (ne è fatto cenno
nella Rassegna d’arte del maggio passato) spetta al cav. Sordini, dal
quale, liberate quelle pitture da tanto ingombro d’ intonaco, attendiamo
i « raffronti con le antiche pitture di Spoleto, come quelle di S. Ansano,
del Duomo, di s. Paolo e dei santi Giovanni e Paolo; con queste
ultime in specie, mirabilmente conservate, che 1’ abate Broussolle vor-
rebbe invecchiare di troppo e che il cav. Sordini sostiene essere non
più antiche della fine del XII secolo ».

Per la storia dell’opera del Lippi a Spoleto dal 1467 al 68, veg-
gasi la recente monografia, adorna d'illustrazioni, di I. B. Supino,
Fra Filippo Lippi (Firenze, Alinari, 1902; in 8, pp. 120). Il pittore
dovè recarsi a Spoleto sullo scorcio del 1467, in compagnia di fra
Diamante, suo fido scolare; non prima, ché il suo quadro per la chiesa
dello Spirito Santo di Prato non era compiuto nel marzo dello stesso
anno. Il Comune Spoletano avea chiamato l'artista per mezzo di Co-
simo de' Medici ed affidatagli la cura di rappresentare nella cappella
maggiore della chiesa di Nostra Donna quattro grandi scene della vita
della Vergine. In quella dell’ Incoronazione il Supino nettamente di-
stingue l'opera di fra Diamante da quella del maestro: « nel viso
della Vergine, diverso da quelli che Filippo creò nelle pitture fiorentine
e pratesi, in aleune teste di angioli, cui manca la grazia infantile e
la gioconda spensieratezza ch'é propria del maestro; nella maniera di
trattare le vesti in modo superficiale e duro »: notevole, inoltre, la
differenza tra i vari gruppi degli angeli »; mossi, vivaci, eleganti i
primi; gli altri o senza grazia e manierati, o rigidi e insignificanti ».
Nel gruppo centrale di questa composizione riechissima « se pur è di
Filippo il disegno, l'esecuzione si deve in gran parte allo scolare ».
Di lui è l'Annunciazione, di cui « il tipo della Vergine ricorda la
santa Margherita del quadro pratese e riproduce i lineamenti della
donna amata dal Lippi »; l'opera di Diamante, invece, prevale nella
scena della morte di Maria, nella quale non dobbiamo assolutamente
ravvisare il ritratto del maestro in quella figura dal berretto nero, a
canto ai tre angeli a destra di chi guarda. E troppo giovane figura
per dirla ritratto del Lippi; nè, del resto, « ricorda affatto quell'uniea
sicura effigie che di sè ci lasciò nel quadro per le monache di s. Am-
brogio ». E il Supino domanda se, piuttosto, non sia in essa da rico-
noscere fra Diamante eh’ era allora sui quarant’ anni. Di questi è opera
la Natività di Cristo, in cui evidentissime sono le sue caratteristiche,
la minuziosità e l'accuratezza negli accessori. — Su codesti affreseni
« discordi sono i giudizi ; ma non bisogna dimenticare che ai difetti
614 ANALECTA UMBRA

originali delle pitture, dovuti all'età del pittore e all' inesperienza del
suo aiuto, molti danni aggiunsero l'umidità, l' incuria degli uomini
e i restauri ». In quella chiesa, dove per l’ultima volta aveva operata
la « cosa molto bella » (come il Vasari seriveva a Vincenzo Borghini),
il pittore, morto il 9 ottobre 1469, fu onorevolmente sepolto; e dorme
ancora entro la tomba marmorea che Lorenzo de’ Medici gli fece in- j
nalzare e in cui è seulta in sette distici la inscrizione di Angelo Poli-
ziano. — Notevole quel che afferma il Supino a proposito d'influenza
umbra in talune pitture del Lippi, alla quale egli, naturalmente, non
crede (efr. a pag. 114 e sg.): l'Ulmann crede che fra Filippo abbia
potuto nel 61, quando andò a Perugia a stimarvi gli affreschi di Be-
nedetto Bonfigli, vedere e studiare le opere di Piero della Francesca;
ma « l’arte di Piero, tanto diversa per carattere e per sentimento da
quella di Filippo, non poteva davvero esercitare efficacia sull’ animo
mondano del frate, già allora provetto maestro ». — E cfr. anche
Strutt E. C., Fra Filippo Lippi (Londra, Bell; in 8, pp. XXIII-202),
‘ap. V, sul Lippi a Spoleto.

Terni. — Della chiesa di S. Francesco, che gli storici locali as-
seriscono fondata nel 1265 (il vescovo Filippo aveva ottenuto fin dal

15 ottobre del 1259 da Alessandro IV l'oratorio di s. Cassiano con gli

orti e le case circostanti per ampliare il monastero e costruirvi la chiesa), 4
ed oggi, dopo lungo abbandono, torna, restaurata, ad essere « gloria li
cittadina, gemma che brilla sul diadema turrito » di "Terni, ha raccolti |
Note e ricordi il cav. L. Lanzi, a cui spetta il merito de’ restauri e di |
« aver salvato il sacro edificio dalla rovina ». Codeste note (in Mescel- |
lanea. Francescana, LX; estr. in 16, di pp. 39, con le riproduzioni della
facciata della chiesa, prima e dopo il restauro del 1900, e dell’ abside
e del campanile) riferisconsi a monumenti e testimonianze di storia fran-
cescana che alla stessa chiesa appartennero ; al masso di s. Francesco
(piantatavi la croce, il santo, salitovi, predicò « la dolce parola, fatta
potente per solennità di prodigi »), al pergamo ch’ era forse dell’ antico
oratorio di s. Cassiano, all’ esumazione de’ resti di frate Nunziangelo
Faselli, sepolto nel 15836, alla tomba di frate Francesco Angelo Caval-
lari, morto nel 1615, al rinvenimento e all’ esumazione del corpo di
frate Nicolò Papini, e al ritratto di frate Simone da Terni, che fu uno
de’ primi e fidi compagni di s. Francesco. Questa pittura è giottesca «e |
rimonta alla primitiva fabbrica del tempio, quando cioè era costituito
di una sola nave centrale »: veteri muro clausa, riapparve nel 1668, |
«quando si fece la nuova porta (recenti porta patuit) », come. dice Ia |
ANALECTA UMBRA 615

iscrizione collocata in quell’anno da Giov. Maria e Vincenzo Campo-
reali; discendenti dalla famiglia di Simone. a

Di maggiore e singolare importanza è per noi la nota su la cap-
pella Paradisi, che il Guardabassi e il Lupattelli insufficientemente de-
scrissero : giovi riferirla colle parole dell’ a.: « Le due pareti laterali
sono interrotte in alto da una finestra archiacuta e quindi scompartite
in tre quadri. Nel primo quadro superiore, a sinistra di chi entra nella
cappella, è effigiata la liberazione delle anime dal purgatorio ; nell’altro
la discesa di Cristo al limbo: e questo forse è il dipinto meglio con-
dotto degli altri. Nel rettangolo inferiore sono rappresentate le pene
del purgatorio, che, seguendo il concetto dell' Alighieri, è diviso in sette
gironi, in ciascuno dei quali, sotto la guardia d’ un angelo, si purga
uno dei sette peccati mortali ». La caduta degli angeli ribelli è ripro-
dotta nell’ altra parete, gravemente danneggiata, sì che appena è rico-
noscibile « la figura di Lucifero, seduto nel centro della composizione
e quasi perfettamente rispondente nelle proporzioni e nelle forme a
quella dipinta da Andrea Orcagna nel famoso affresco di s. Maria No-
vella a Firenze ». Sopra l’altare è rappresentato il paradiso: Cristo,
seduto entro una ogiva policroma, è circondato da cherubini e da se-
rafini: « nella parte inferiore è effigiata l' allegoria dantesca delle tre
gerarchie. A destra di chi guarda, infatti, l’ arcangelo coperto di
armatura ferrea e circondato da un gruppo di armigeri minori, deve
'appresentare la gerarchia delle podestà: a sinistra, l'altro inerme,
coperto di bianca veste, come gli altri che gli si stringon d’ attorno,
simboleggia la gerarchia delle virtù; e finalmente in quello che vestito
di aurea armatura, colla spada imbrandita, si erge sul davanti in mezzo
al gruppo che lo circonda, può riconoscersi la gerarchia delle domina-
zioni ». Figure di patriarchi e profeti dovevano essere verso gli angoli
(è ancor visibile la testa coronata del Salmista); « nel coro superiore
campeggiano in mezza figura gli apostoli maggiori e nell’ inferiore sono
aggruppati a sinistra i santi e a destra le vergini »; nel centro, s. Pietro
ed un vescovo che gli raccomanda un magistrato in atto di pregare,
« nel quale riconosciamo il ritratto di Giovanni Paradisi »; a canto,
veggonsi un frate e una monaca, « gli eredi di Giovanni committenti
del lavoro ». Per la storia della ragione onde in questa cappella fu
'appresentata la visione dantesca, giovi ricordare che « vari furono i
Paradisi di Terni chiamati a reggere alte cariche nella città di Firenze,
ove, poco dopo la; morte di Dante, noi troviamo capitani del popolo
Paolo di Pietro di Giovanni (1333) e Angelo di Pietro (1335) ». La data
della pittura è certa; 1350: l’affresco che appare sotto l'attuale e deve
attribuirsi ad autore di scuola senese, può verosimilmente essere più

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616 ANALROTA UEBRA

antico di cirea un mezzo secolo: così coll’ esame della decorazione pit-
torica si risale agevolmente alla fine del 300 od ai primordi del secolo
XIII; e può determinarsi con giusto criterio 1’ epoca della costruzione
del tempio, che può fissarsi nell’ ultimo trentennio del secolo XIII, ossia,
come il Lanzi reputa, circa il 1265.

In ricordo del XXII centenario de La cascata delle Marmore, a
cura del Comitato dei festeggiamenti, fu pubblicato in Terni il 29 maggio
scorso un numero unico, quasi interamente compilato dal cav. Luigi
Lanzi e illustrato con vedute della città, della cascata, di Piediluco, di
Papigno e dell incantevole Colle d’oro, già chiostro silenzioso, ora
amenissimo soggiorno estivo del Convitto Umberto I. La Storia natu-
rale del Velino è narrata da A. Verri: — Una lettera inedita di Antonio
da Sangallo (datata da Piediluco il 6 gennaio 1546, d' onde 1’ architetto
dirigeva i lavori delle Marmore, e indirizzata a Pierantonio da Cesena,
vescovo di Nepi e commissario papale, che da Rieti sorvegliava l'im-
presa); — notizie di Nuove tracce dell’ uomo preistorico ne? dintorni della
cascata; e di un antico ponte umbro nelle vicinanze della cascata stessa,
vi son pubblicate dal Lanzi; a cui pur son dovuti due saggi utilissimi
di bibliografia e d’ iconografia su 1’ argomento. Meno rieco il secondo,
in eui sono da segnalare 1’ affresco dello Spagna di s. Giovanni nel
castello d' Eggi presso Spoleto ; due medaglie del pontificato di Paolo III
e Clemente VIII, e una tela a olio, forse del 1625, esistente nel salone
della Villa Graziani Colonnese in Valle.

Umbria. — Gentilissimo pensiero ebbe il conte L. Manzoni pub-
blicando l’ aprile scorso alcuni Fioretti Umbri per le nozze Benadduci-
Ferretti (Perugia, tip. coop.): li « raccolsi, egli scrive, dalla viva voce
delle giovanette di campagna nelle mie passeggiate pedestri per i vaghi
monti di questa Umbria bella ». Ma è il caso di chiedere se trattasi
invece di Fiori trovati e cantati da giovinette cittadine che vanno
a villeggiare pe’ nostri monti verdi e ridenti, anzichè dalle argute
contadinelle nostre. Perchè, se non erro, nelle campagne nostre non si
cantan versi danteschi come questo « Amore nella mente ti ragiona »; 0
stornelli schiettamente letterari come questo : « Fiorin di mirto, Cantò sì
delizioso e dolcemente. Più che terren sembrò divino spirto ». Del resto,
a forma letteraria sono stati tutti ridotti questi Fiori; chè il contadino non

‘dice « augelletto », né « adorar» e «baciar »; e molto meno «una » per

«’na» (efr. il Fiore 5). Ma, allora, non valeva la pena di rabberciare quel
povero secondo verso del Fiore 2? Noto che la lezione del Fiore 6 ha
rispondenza — e potevansi fare questo ed altri facili raffronti — col
=

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AAT
CEN

ee

ANALECTA UMBRA 611.

Fiore 367 dei Canti popolari umbri raccolti a Gubbio (Bologna, Zani-
chelli, 1883; pag. 255). 2

Mai finora, con maggiore affetto e con sintesi piü felice della sua
storia, era stato detto dell' Umbria, come di recente ne ha detto l'on.
Guido Pompilj, nostro socio, nel discorso pronunziato al Collegio Ro-
mano. Le bellissime pagine, che leggonsi nella Nuova Antologia del
16 giugno, non si riassumono : sarebbe lo stesso che rendere avvizziti
e sgualeiti, mantrugiandoli, fiori freschissimi e di squisita fragranza.
Affermando che in quelle e per quelle l’ Umbria appare una rivelazione,
si è dichiarato tutto il valore del discorso, che non soltanto, come
modestamente dice l’A., « lumeggia una pallida, ma non troppo infe-
dele, proiezione dell’ anima umbra », ma le virtù e l'energie e le
produzioni vaste e varie e geniali ne abbraccia ed espone con tratti
sicuri e con quella tenerezza d'amore, che procede dall' ammirazione
e dalla reverenza per la propria terra natale.

Riechissima di particolari storici, finora ignoti, e severamente
critica è la storia di Giuseppe Garibaldi e la sua legione nello Stato
Romano, 1848-49, di cui il dottor Ermanno Loevinson dell Archivio di
Stato di Roma ha pubblicata la prima parte nella Biblioteca storica
del Risorgimento italiano (Serie III, num. 4-5). Codesta storia, o meglio,
la storia della legione avanti la gloriosa opera sua in difesa di Roma,
dal 30 aprile al 2 luglio del 49, è, possiamo dire, quasi tutta nostra;
ed eccone i sommari dei capitoli V-XI: « Da Rimini a Nocera per il

Furlo — Seconda venuta di Garibaldi a Roma. — Foligno — Timori
infondati nelle Marche e nell’ Umbria per la venuta dei Garibaldini.
Il Generale a Perugia — Macerata. Viaggio del Generale e marcia
della legione a Rieti. — Rieti — Terza venuta di Garibaldi a Roma e
partenza della legione da Rieti — Da Rieti a Roma ». Le fonti, alle

quali attinse l'a. per la narrazione, ch'è un vero modello di sottili e
razionali indagini, sono le cronache inedite, le carte degli archivi e le
testimonianze di contemporanei. Torneremo su l'argomento, apparsi
gli altri due promessi volumi.
RECENSIONE BIBLIOGRAFICA

Riccr ErToRE. --- Storia della B. Colomba da Rieti, Perugia, San-
tucci, 1901.

Segnaliamo all’ attenzione dei nostri lettori la « Storia della B. Co-
lomba da Rieti » scritta dal nostro socio prof. D. Ettore Ricci, e la
segnaliamo perchè l’ egregio autore nel dettare questa vita della Beata,
pure additando ai devoti le virtù per le quali Colomba meritò gli onori
degli altari e discorrendo dei casi che più strettamente si connettono
alla pietà religiosa e alla fervida fede di lei, ci ha dato un quadro
storico importantissimo della vita perugina nel tempo in cui Ja Beata
Colomba fu fra noi. Delle lotte fra i Baglioni e i Degli Oddi, che fu-
nestarono Perugia alla fine del secolo XV, dell’agitato periodo, durante
il quale i primi tennero nelle loro mani le sorti della città, delle dome-
stiche contese che segnarono il fine della baglionesca prepotenza, e della
parte che i Pontefici ebbero in tutte queste fortunose vicende tratta il
Ricci nel suo libro con la competenza di chi ben conosce la storia pe-
rugina. Ci piace inoltre notare che l'autore, a porre in luce le virtù di
Colomba non ha creduto necessario intrattenersi su « molti particolari
spesso piü facili a destar la nausea e il riso che la fede e la devozione »,
e che nel trattare della parte notevole che la Beata ebbe anche nei po-
litici avvenimenti svoltisi a Perugia in quell'epoca turbinosa, e della
influenza che su quegli eventi esercitarono i papi, non ha cercato di
« scusare i delitti che commisero gli stessi seguaci delle dottrine catto-
liche, nè ricoprire gli scandali e le simonie onde fu lacerato il seno
della Chiesa »: queste parole del prof. Ricci dimostrano che una serena
imparzialità ha ispirato le pagine da lui dettate. Delle quali con parti-
colare interesse e vivo piacere si leggono quelle che l’autore ha consa-
crato all’ arte umbra, e più specialmente alla perugina; della sublime
altezza che i nostri pittori raggiunsero sullo scorcio del secolo XV agi-
tato per fierissime lotte e contristato da tanti delitti, trova l’egregio
scrittore la ragion- principale nel sentimento religioso, al quale il popolo,
di quelle lotte non partecipe ma vittima, faceva ricorso come a supremo
conforto.

V. Aa
Con la morte testè avvenuta della Signora Anna Fumi
Angeletti Marcocci, gentildonna a tutti carissima per le
sue virtù soavi ed elette, i nostri egregi colleghi Comm. Luigi
Fumi e Cav. Francesco Marcocci hanno perduto, il primo la
sorella diletta e il secondo la consorte adorata.

Dalle pagine di questo Bollettino, al quale il Comm. Fumi
consacrava le sue dotte ed amorevoli cure quando la sven-
tura venne a colpirlo, i soci della R. Deputazione mandano
a lui, al Cav. Marcocci, ai figli desolati e agli altri con-

giunti della Estinta le più sentite e profonde condoglianze.
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621

PERIODICI IN CAMBIO 0 IN DONO — OMAGGIO DI PUBBLICAZIONI

Archivio Storico Italiano (Disp. I del 1902). — L. ScHiaPARELLI, Note sulle

antiche Bolle pontificie per S. Maria di Pinerolo. — L. Testi, Os-
servazioni critiche sulla storia dell’ arte a proposito di un'opera re.
cente. — G. Srorza, Alberico I Cibo Malaspina e Tommaso Costo.”
— P. Vico, La battaglia di Abukir narrata in una lettera contem-
poranea. — L. PELIssiER, Pubblicazioni concernenti la Storia d' Ita-

lia (1898-1902) — (Disp. ID). — C. Lupi, La casa pisana e i suoi
annessi nel Medio Evo (continua). — A. LaTrES, Liber Potheris del
com. di Brescia. — C. De Fanniczv, Nicolò di Pietro Lamberti di

Arezzo ; Nuovi appunti sulla vita e sulle opere del maestro. — AMY
A. BEnNAnDY, Frammenti Sanmarinesi e Feltreschi. — T. CuTURI,
Dei manoscritti di Angelo degli Ubaldi in Firenze e dell'ultimo eon:

cilio di Lucca.

Archivio Storico Lombardo (fasc. XXXIII e XXXIV) — Sommario del

fasc. XXXIV. — F. Savio, Una lista di Vescovi italiani presso S. Ata-
nasio. — R. Maiocour, Milanesi prigionieri di guerra in Pavia nel
12947. — G. Riva, Un codice sconosciuto di privilegi bergamaschi.
— F. Tarpucci, G. Francesco Gonzaga Duca di Mantova (1407 1420).
— 0. SaLvioNr, Nomi locali Lombardi. — A. ZANBLLI, I porci di
S. Antonio in Brescia. — E. VERGA, Una condanna a morte contro
C. Visconti figlio di Renato. — F. E. Comani, Mastino Visconti.
F. Fosrart, Per l' ingresso di Cristierna Sforza in Vigevano.

Archivio Storico Messinese (Auno II, fase. 39-49). — Troppa G., Numi-

smatica messano mamertina. — La Corte CarLLr®e G., Andrea Ca-
lamech scultore ed architetto del see. XVI. — Rossi S., Catalogo
dei Codici greci dell’antico monastero del SS. Salvatore, che si con-
servano nella Biblioteca Universitaria di Messina. — Rizzo G.,
Elenco parziale di documenti esistenti nell’ Archivio comunale di
Taodmina, — Saccà V., Saro Cucinotta poeta.
622

Archivio Storico per le Provincie Napoletane (Anno XXVII, fase. 10 20)

Archivio della R. Società Romana di Storia Patria (Vol. XXV, f

Atti della R. Accademia dei Lincei (an: 299)

Atti della R. Accademia di Scienze di Torino. — (Vol. 37,

Bollettino della Società di Storia Patria Anton Ludovico Antinori

PERIODICI IN CAMBIO O IN DONO -- OMAGGIO DI PUBBLICAZIONI

— Sommario del fasc. 2», — B, Croce, Relazioni dei patrioti Napoletani
col Direttorio e col Consolato e l'idea dell’ unità italiana, 1799-1801
(contin. e fine). — M. ScH:paA, Il regno di Napoli al tempo di Carlo
di Borbone (continua). — F. Corone, La politica orientale di AI-
fonso d’Aragona (continua). Diario Napoletano dal 1799 al 1825 (con-
tinua). —- Indice generale compilato dal socio BENEDETTO MARESCA.
asc. 19 20),
— L. ScuiaPARELLI, Alcuni documenti dei « Magistri aedificiorum
urbis.» (Sec. XII-XIV). — G. ToxassETTI, Della Campagna romana
(continuazione). — A. BUCHELLIUS, Iter italicum (contin. e fine). —
G. S. RAMUNDO, Quando visse Commodiano (continuazione e fine).
— P. FEDELE, Tabularium S. Mariae Novae ab an. 982 ad an. 1200
(continua). — P. ]
Ferentino. — L.

2GIDI, Notizia sommaria dell' Archivio comunale di
SCHIAPARELLI, Note su un documento del Sec. X
presso l'Arch. Capitolare di S. Pietro in Vaticano. — F.- ToNETTI,
Alcuni documenti del territorio Verolano.

Rendiconto dell’Adu-
nanza solenne del 1° giugno 1902. Vol. II.

disp. 6-10).

Atti.e memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le Provincie

di Romagna. — G. B. SOLDIANI, Sul valore della lira bolognese.
A. PELLEGRINI, La dominazione degli Estensi a Pieve di Cento.

T. ZANARDELLI, A proposito d’ Imola e di Meldole, nomi di origine

longobardica ed etimologia di Mirandola. — A. SORBELLI, Un feudo
frignanese dei conti Orsi di Bologna. — E. Riccr-Brrrr, La pianura

romagnola divisa ed assegnata ai coloni romani (con una tav.). —
L. FRATI, Una pasquinata contro i Rettori dello studio bolognese nel
1563. — Atti della Deputazione, sunti delle letture.

Atti e memorie della Società Siciliana per la Storia Patria (Anno 1902,

fase. 1° e 2°). — S. Romano, I siciliani nel ‘blocco e nell’ impresa di

Malta dell’anno 1800. — G. PARDI, Un comune della Sicilia e le sue
relazioni con i dominatori dell'isola sino al Sec. XVIII (continua.

zione e fine).

Atti e rendiconti della R. Accademia di Acireale (Nuova Serie, Vol. X,

1898-1900, Vol. VIII, 1901)

negli
Abruzzi (Anno XIV, Serie II, punt. 22). — C. De CuPis, Regesto
degli Orsini. — G. CELIDONIO, Delle antiche decime Valvensi.
G. RivERA, Catalogo delle scritture appartenenti alla confraternita
di S. M. della Pietà dell'Aquila. — G. PANZA, Un'ignota edizione
PERIODICI IN CAMBIO 0 IN DONO — OMAGGIO DI PUBBLICAZIONI 623

quattrocentina degli Statuti suntuari di Aquila e brevi aggiunte al

saggio critico sulle stamperie abruzzesi. "
Bollettino della Società Pavese di Storia Patria. — (Anno II, fase. 19.2»).

A. DAMIANI, La giurisdizione dei consoli del Collegio dei Mercanti in

Pavia. — M. MARIANI, Per la storia dalla Zecca Pavese. — R. Ma-
10CCHI, L'introduzione alla stampa a Pavia. — P. Basr, Dell’ arte
metrica di Magro Felice Ennodio vesc. di Pavia. — B. PERONI,

L’ assedio di Pavia nel 1665. — C. SALVIONI, dell’antico dialetto
Pavese. — F. QUINTAVALLE, l'ingresso del Duca Alessandro dei Me-
dici nella lega di Bologna secondo i documenti dell’ Archivio Nota-
rile di Pavia etc.

Bullettino della Società Africana Italiana (Anno XXI, fase. 1-6», 1909).

Bullettino della Società Dantesca Italiana (Vol. IX, fasc. 5° 80).

Dullettin Historique du Diocése de Lyon (Anno III, n. 16-17).

Bullettino Storico Pistoiese (Anno IV, fasc. 399. — L. ZDEKAUER, Delle
ricordanze familiari dei Lazzari e dei Cancellieri, 1322-1328). —
G. BrANI, Pompeo Rospigliosi. — G. Vorrr, Giunte all’ inventario
dei manoscritti della Biblioteca del R. Liceo Forteguerri. — A. BEn-
NARDY, Il Cardinale teanense e la Repubblica di S. Marino.

Bullettino Senese di Storia Patria (Anno IX, fase. 2°). — F. DONATI,
Francesco di Giorgio Martini di Siena. — E. RoccHI, Francesco di
Giorgio Martini nelle tradizioni dell’ ingegneria militare italiana. —
P. Rossi e A. FRANCHI, Le pitture di Francesco di Giorgio Martini.
— F. BarGaGLI-PETRUCCI, Francesco di Giorgio Martini operaio dei
bottini di Siena. — P. LuGano, Il Sodoma ed i suoi atfreschi in
S. Anna in Capreno presso Pienza.

Civiltà Cattolica (la) (Serie XVIII, Vol. V, quad. 1237-1252).

Giornale Araldico Genealogico Diplomatico (Anno XXVIII, n. 8 e 9).

Giornale Dantesco, diretto da G. L. PassERINI (An. X, quad. III-IX).

Giornale storico e letterario della Liguria diretto da Acmiuug NERI e da
UBALDO MazziNI (Anno III, fase. 39-19).

Mélanges d' Archéologie et d' histoire (Anno XXII, fase. I-III).

Memorie della R. Accademia delle Scienze di Torino (Par. II, f. 51).

Minerva, rivista delle riviste (Anno XI, n. 10-46).

Miscellanea storica della Valdelsa (Anno X, fasc. 1") — R. TORCHIANI,
Un idillio rusticale e altre rime di Baccio del Bene (contin. e fine).
— A. MuNiACCHI, Alcune lettere inedite relative alla difesa di Colle
contro gli Aragonesi nel 1439. — F. Dini, La B. Giulia da Cer-
taldo e i Della Rena di Colle.

Miscellanea di Storia italiana (S. III, t.» VII, XXXVIII della raccolta)

pubblicata a cura della R. Deputazione sovra gli studi di Storia pa-
621. PERIODICI IN CAMBIO 0 IN DONO -- OMAGGIO DI PUBBLICAZIONI

tria per le antiche provincie e la Lombardia). — G. Rossi, La valle
«di Diano (Liguria) e i suoi statuti antichi. — OC. CipoLLa, Inno-
cenzo VI e Casa Savoia, documenti dell’ Archivio Vatienuo. — M.
SrAGLIENO, Due documenti di Teodosio vescovo di Torino. — G.
SEREGNI, Del luogo di Arosio e dei suoi Statuti nei secoli XII-
XIII con appendice di documenti inediti. — A. LATTES, Alcuni
capitoli inediti degli Statuti di Alessandro. — R. Past®, Storia dc-
cumentata dell’ Abbazia di S. Audrea di Vercelli nel periodo me-
dievale (1219-1466).

Napoli nobilissima, rivista di topografia e d' arte napoletana (Vol. XI,
fasc. IV-VIII).

Nuovo Archivio Veneto, pubblicazione periodica della R. Deputazione
veneta di Storia patria, N. S. nn. 4 e 5.

Nuovo Risorgimento (il), Vol. XI, fase. VII.

Piecolo Archivio Storico dell’ Antico Marchesato di Saluzzo (Auno I
nn. III-VI).

Quellen und Forschungen aus Italienischen Archiven und | Dibliotheken
herausgegeben vom Koenigl. Preussischen Historischen Institut in
Rom (Vol. I-V).

Rassegna d'arte, diretta da C. Riccr (Anno I, n. 1-12; anno II, n. 1-7).
Rassegna bibliografica della Letteratura italiana, direttori A. D'ANcCONA
e F. FLAMINI (Anno X, fasc. 40-70).

Reale Istituto Lombardo di Scienze e Lettere — Rendiconti (Serie II,
XXXV, fasc. 70.150).

Rendiconti della R. Accademia dei Lincei (Serie V, Vol. XI, fasc. 10-60).
Itivistu di Artiglieria e Genio (Anno XIX, Vol. 2-30).

ltivista di Storia, Arte, Archeologia della provincia di Alessandria, di-
rettore prof. F. GasparoLo (Anno XI, fase. 90-60).

Rivista Storica Calabrese (Anno X, fase. 40-80).

Società Storica per la provincia e antica diocesi di Como, periodico,
fasc. 54°,

Studi e documenti di Storia e diritto, pubblicazione periodica dell’ Acca-
demia di conferenze storico-giuridiche (Auno XXIII, fasc. 1° 2»),
Studi Sassaresi pubblicati per cura di alcuni professori della Università
di Sassari (Anno II, Sez. I, fase. 1).

Studi Storici, periodico trimestrale, diretto da A. CriveLLUccI (Vol. X,
fasc. 39.4»; Vol. XI, fasc. 1).

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CopicE DipLomaTICO BARESE. — Vol. V.
R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LE PROVINCIE MODENESI. —

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L3
PERIODICI IN CAMBIO 0 IN DONO -- OMAGGIO DI PUBBLICAZIONI 625

Contro la esclusione del nome di Reggio dell’ Emilia nella iscrizione
posta sul monumento della Lega Lombarda eretto in Legnano. —
Modena, 1902.

COMMISSIONE SENESE DI STORIA PATRIA. — Relazione e indici pubblicati
per il Congresso internazionale di Scienze Storiche da tenersi in

E Roma. — Siena, 1909.
La Corte G. — I Barbaricini di Procopio. — Torino, 1901.
LumBRroso A. — Una nuova biografia di Napoleone I. — Roma, 1899.
IpEM. — Gioacchino Murat e le aspirazioni unitarie italiche nel 1815. —
È Roma, 1899.
È IpnEMw. — Nuovi documenti sul Murat nel 1815. — Pinerolo, 1901.
IpaM. — Due recenti volumi di E. Gebhart e I. Lombard. — Pinerolo,
i 1901.
i IpbeM. — Attraverso il mondo antico, della Contessa Ersilia Caetani Lo-
: vatelli. — Pinerolo, 1901.
IpeM. — L'epistolario di Ludovico Antonio Muratori. — Roma, 1901.
InEM. — Giuseppe Fouché duca d'Otranto (1759-1820). — Pinerolo, 1901.
Ipem. — Voltairiana inedita. — Roma, 1901.
IpeM. — Dei principali repertori biliografici per la Storia del Direttorio,
del Consolato e dell’ Impero. — Firenze, 1901.
IpEM. — Intorno a due recenti studi sul 1848. — Pinerolo, 1901.
E IpnEM. — Napoleone I in S. Elena. — Roma, 1902.
È IbeM. — La société bibliographique italienne et son cinquiéme congrés
i (1901). — Besangon, 1902.
IpeMm. — Alessandro Berthier principe di Neuchatel e di Wagram. —

IpeMm. — Vingt Iugements inédits sur Henry Beyle (Stendhal) — Fi-
renze 1902. i

HARTMANN L. — Corporis Chartarum Italiae specimen. -- Roma, 1902.

LarroumET G. e LumBroso A. — Per il centenario della battaglia di
Marengo, 1800-1900.

NirrI DI Vito F. — La leggenda della traslazione di S. Nicola di Bari.
« I Marinai ». — Trani, 1902. — Van OrtRovY F. — Vie de S. Ber-
nardin de Sienne par Léonard Benvoglienti (Excerptum ex t. XXI,
fasc. 1° Analecta. Bollandiana).
ii ST glio
AGNOLETTI BICE, 169.

AGOSTINUCCI A., 166.

AMELIA, 173.

ANDREOLI mastro G., 165.

ANGELI F,. 164.

ANGELO da Orvieto, 165.

ANSIDEI V. e GIANNAN-
TONI L., I Codici delle som-
missioni di Perugia, 135 e sgg.

A[NSIDEI] V., recensione della
Storia della b. Colomba di FK.
Ricci, 619.

ANTONIO da Foligno, pittore,
163.

ASSISI, 171, 118.

BELLUCCI ADA, 175, La zecca
di Terni, 589 e sgg.
BELLUCCI AL., 164.
BELLUGOI G., 167.
BERNARDINO DI MARIOT-
TO, pittore, 172.
BETTONA, 163, 164.
BgvAGNA, 163.
BIANCONI B. GIACOMO, 164.
BLASHFIELD E. H., ed E., 173.
Boscni V., Di un antico cimi-
tero in Rieti presso i corpi de'

TAVOLA: DEE NOME DI PERSONE E DI LUOGHI

SS. Martiri Eleuterio ed Anzia,
le sgg.
BRACCESI A., 169.
BROUSSOLLE ab., 610.
BurALINIFRANCESCA Tu-

RINA, 664.

CALVI, 605.

CALZINI E., 169.

CAPANNA Puccio, 607.

CAPPELLI A., 611.

CAROTTI G., 172.

CASINI T., 610.

CASTELLANI G., 164.

CasTRIOTTI F., architetto,
168.

CECCARELLI À.; 213.

CIANCIO DI PINTURICCHIO
pittore, 163.

Cino DA PISTOIA, 610.

CITTÀ DI CASTELLO: 164,
605.

OLAUSSH G5 1/3.

CoLARIETI-Tosti G., 170.

CoLLa V., 164.

COLLESI R., 606.

CopPETTA DE BecCUTI F,
poeta, 168.
628 TAVOLA DI NOMI DI PERSONE E D! LUOGHI

CorBucci V., 164.
CoRCIANO, 606.
DeE-FABRIS G. scultore, 170.

DEGLI AZZzi G., Per la Storia
dell’antico archivio del Comune
di Perugia: 1. Notizie e docu-
menti fino al Secolo XV, 29 e
sgg.

DELLA GiovANNa, 175.

DE STEFANO ab. S., 611.

DONI, pittore, 163.

FABRETTI A., 168.

FaALOCI-PULIGNANI M,, 608.

BEASUSSZSLNICP.; 110.

FERRERO E., 168.

FiORRNZO DI LORENZO,
pittore, 163, 168, 169.

PCYORILLL.O. 172.

FOLIGNO, 173.

Fossato pi Vico, 607.

FnRnANCESCO d'Assisi (San); Della
sua Genealogia, 219, 284.

FRANCESCO (don) canonico di
Gubbio, cronista, 166.

Fumi L., Cesare Paoli, necrol.,
177; L’opera di falsificazione di
Alfonso Ceccarelli, 218, e sgg. ;
Registri del Ducato di Spoleto,

indice, 291 e sgg.; Indici gene-
rali, indice cronologico, 351 e
sgg.

GADDI TADDEO pittore, 163.

GAMURRINI F. 175.

GATTAPONE, 165.

GENTILE DA FABRIANO,
pittore, 172.

GHERGHI R., 164.

GIANNANTONI L. (v. ANSI-
D E I).

GiGLIOLI O. H., 610.

GIROLAMO MARIA da Vene-
zia (frate), cronista, 166.

Gozzornrr BENOZZO, 608.

GRADASSI Luzi R., L’antico
archivio delle opere pie di Terni,
D19 e sgg.

GREFFOLINO DI VALERIA-
NO, 166.

GRILLI L., 164.

GRISAR H., 608

GuALDO:; 1l.

GuBBIO, 164-167, 608.

GUERRIERO (ser) da Gubbio,
cronista, 166.

GUIDO DI PALMERUCCIO,

| pittore, 166.

JACOPONE (frate), 174.
j

LANZI L., L'antica cripta della
cattedrale di Terni, 501 e seg.;
Araldica di Terni, 569 e sgg. ;
605, 614.

LAZZARELLI F., 166.

LiPPI FRA FILIPPO, 613.e
sgg.

LOEVINSON E.. 617.

MAFFANI GIOVANNI, 171.
MANASSEI P., Barnaba da
Terni e i Monti di pietà, 467

e sgg.

x ———OÁ'É A AAÓ A D ÓÓ——————
TAVOLA DEI NOME DI

MANUZIO IL GIOVANE, 606.

MANZONI L., 616.

MARCELLINO p. da Civezza,
174.

MARMORE (le), 616.

MATTEO FRANCESCO da Pe-
rugia, governatore di Rieti, 172.

MATTOLI À., 164.

MAZZATINJTI-G.;,-105, 166;
Analecta Umbra, 168 e sgg.,
606 e sgg.; Indice Geografico,
417 e sgg. ; Indice Onomastico,
433 e sgg.

MAZZONI Guino, 664.

MEZZETTI A., 170.

MONTEFALCO, 608.

Morici o MoRrICONI d' As-
sisi, 984.

MürnrER.C., 165.

NicoLò DI NICOLÒ DI LIBERATORE,
pittore, 172.
NORCIA, 171.

Nucci N., zecchiere, 164.

OLIMPO DA SASSOFERRATO,
171.
ORVIETO, 173, 608.

PALADINI C., 174.

PAOLI C ;-111

PELAEZ M., 173.

PENNACCHI À., da Perugia, 171.

Pip:Riom.ri-L., 110.

PrROTTO N., Legato di Peru-
gia, 111.

PERUGIA, Per la storia dell'an-

tico Archivio, 99; i Codici delle

PERSONE E DI LUOGHI 629

sommissioni al Comune, 135;
Il crocifisso della porta ‘di S.
Lorenzo, 185; 167-170, 171, 173,
609.

PETRINI G., 170.

PICCOLOMINI P., Niccolò Vi-
telli esule in Castiglion Fioren-
tino, secondo la testimonianza
di un contemporaneo, 159 e sgg.

PICELLER AÀ., 607.

PiETRO PERUGINO, 163, 167,
610.

PiNTOR F., 168.

POMPILJ GUIDO, 617.

PORANO, 608.

Provasi P., 168.

Rici Ar M0;

Ricci p. ETTORE, 167; Sto-
ria della b. Colomba da Rieti
(recens. di V. A), 619.

RimgTr, Di un antico cimitero
presso i corpi de' SS. MM. Eleu-
terio ed Anzia, 1; 170, 173, 611.

RINALDO JACOBETTII, pit-
tore, 605.

RoBBIA (della) Luca, scultore,
163.

RoTA ANGELINI, 175.

SABATIER P., 175.
SACCHETTI
170, 611.

SALSA A., 168.
SANGALLO ANTONIO, 193,

SARSET'C'I- À.,

616; Bartolomeo, 173; Giuliano,
113.
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CRAT

630 TAVOLA DI NOMI DI PERSONE E DI LUOGHI

SCALVANTI O., Il Crocifisso
della.porta di S. Lorenzo a Pe-
rugia, 185 e sgg.; 609.

SECONDARI G., 164.

SORDINI G., 612 e sgg.

SPAGNA (lo) pittore, 163; sua
seuola, 605, 616.

SPOLETO, 173, 612 e sgg. ; Du-
dato di, e suoi Registri, indici,
289.

STERZI M., 610.

STRUTT E. C., 614.

SuPINO .J. B., 613.

TENNERONI ANNIBALE, 114.
TERNI, 170, Barnaba da Terni e
i Monti di Pietà, 467 e sgg.;
L'antica cripta della cattedrale,
501 e sgg.; L'antico archivio
delle opere pie, 519 e sgg.;

L'Albornoz e i Ternani, 531 e

sgg.; Araldica, 569 e sgg. ; La
zecca di Terni, 589 e sgg.; 614.
TIBERI L., 164.
To DI dc
TOMMASINI MATTIUCCI P.,
174. È
TORTIFRANCESCO, 163 e 164.
TRABALZA C., 164, 174.
TROVANELLI N., 608.

UMBRIA, 170-174.
URBINI G., 164.

VALENTINI W., 608.

VAN'ORTOY, 176

VENTURI A., 168.

VERRI A., 616.

VESPUCCI CIPRIANO, ve-
scovo di Foligno, 171.

VITELLI N., esule in Castiglion
Fiorentino, 159.

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INDICE DELL'OTTAVO VOLUME

Atti della Regia Deputazione.
Adundnze:91:99-sett.mbre 19005; = — - 9. uS
AMeinoric.

Di un autico cimitero in Rieti presso i corpi de' SS. Martiri
Eleuterio ed Anzia (V. BoscHI) SERE

Il Crocifisso delia porta di S. Lorenzo in Perugia (0. ScAL VARI

L'opera di falsificazione di Alfonso Ceccarelli (L. Fuw1) . .

Barnaba da Terni e i Monti di Pietà (P. MANASSEI)

L'antica cripta della cattedrale di Terni (L. LANZI)

Documenti,

Per la storia dell’antico Archivio del Comune di Perugia,
notizie e documenti fino al secolo XV (G. DeGLI Azzi)

I codici delle sommissioni al Comune di Perugia (V. ANSIDEI
e Li GIANNANTOND) So epi V rS

L'Albornoz e i Ternani. . . .

. .

Comunicati.

Della genealogia di S. Francesco. — Morici o Moriconi d'As
siai (BG GASNDI) e e PR e ei

L'antieo archivio delle opere pie di Terni (m. GRADASSI LUZI)
Varietà.

Nicolò Vitelli esule in Castiglion Fiorentino secondo la testi-
inonianza di un contemporaneo (P. PICCOLOMINI) . . .

. Pagine 219, 284

Pag. 919
Q4 V c INDICE DELL'OTTAVO

Araldica di Terni: bANZD)=S nt . Jug.
La Zecca di Terni (ApA BELLUCCI) act Vie ILE)

Analecta Umbra (G. MAZZATINTI) . . . . . Pagine 136,
. Recensione bibliografica (V. A.) . . ur LOREM ORDER

Necrologio.
Cesare Paoli (L. Fumi)
Indici.
Indici speciali. — N. 1. Registri del Ducato di Spoleto (L.
PUMP) EE ar RARI TI rale LR TE
Indici generali. — N. I. Auni I- VII del Bollettino .
Indicé-cronologieo:-(L=FbMI):< RR
Id. «geografico (G. MAZZATINTI) . ./. .

Id. onomastico (G. MAZZATINTI). . . .

Periodici in cambio e iu dono. — Omaggio di pubblica-

AOT AS OS uar co o Eg EPI ATROCI
Tavola dei nomi di persone e di luoghi . Du. vs pug.

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