a E
DES
ze RES

E
e ar a TIZI

rd
3 ETTARO — x Ea p E TR rien i vp Va ad re.

^ €» x Ma t AS z i x Ti XY : ^. nt «1 HB np ^M E
Aere radere ine

wv
=

>
^ A
T
ne
EE
Y
z
m
» Pa ì
p A

^
t
— "Y

WE Lo XX

BOLLETTINO

DELLA REGIA DEPUTAZIONE

STORIA PATRIA

PER L'UMBRIA

VOLUME XIX
MISCELLANEA STORICA TUDERTE

a ricordo delle adunanze della R. Deputazione in Todi

(21-22 settembre 1912)

PARTE II?

'Ouforxol.... tò £Ovog....mXvo uéYe Te

xol dpyotoy
DION. D'ALICARN. Ant. Rom. I, 19

PERUGIA
19:15

Fascicolo II-III (nn. 48-49).

I

+ e [i PN i - sa - -

Ww ooi

n vd
dao een

dM s ] *
4 i
"m |
"UU

i | SG
î
i
v7
P
[I 3
; Ln

A.
ANNO XIX Fascicolo II-III (nn. 48-49)

BOLLETTINO

DELLA REGIA DEPUTAZIONE

STORIA PATRIA

PER L'UMBRIA

VoLUME XIX
MISCELLANEA STORICA TUDERTE

a ricordo delle adunanze della R. Deputazione in Todi

(21-22 settembre 1912)

PaRTE II°

‘OuBpixol.... Tò É9voc....r&vo pera Te
xol Xpyoiov
DION. D'ALICARN. Ant. Rom. I, 19

PERUGIA
1915

Pai

3
i I pra ia

Lo

SP. ; ave. SESSI Ii GENES
MR. Me & 2997 Á 7 dieat È 7

atm n

I
———_—_—_______—_—————-

- (
i NI *

———AÓ MU è 1 Lo BE

MV ASSUME LCS TEES DOM apt

ARTI GRAFICHE CITTÀ DI CASTELLO
Città di Castello (Perugia) - 1970

I
"LA
AVVERTENZA

A integrazione del vol. XIX viene
pubblicato questo fascicolo
nell’anno 1970.

y

1

1

" H
ce
"|
cl
A
i

4

1

"
i
iau]
[S
i 1
il
Es
i.
‘A
LE

zi: VA

ALT mne i ii
A da
Leda è

mo,

Heil
case:
cast
M
4

Un’antologia secentesca di poesia
religiosa

(Ms. 195 della Comunale di Todi)

Si può dare per certo che la grossa silloge di laude, messa in-
sieme da Luc’ Alberto Petti negli ultimi decenni della sua vita 9,
abbia avuto per incentivo e modello la pur coraggiosa impresa del
frate minore Francesco Tresatti da Lugnano in Teverina : il quale

1) Nacque nel 1563 a Todi, dove mori nel 1640. Raccoglitore scrupoloso
di memorie patrie, si deve a lui la prima indagine sistematica dei documenti
d’archivio. Curò la stampa in Roma della genealogia dei Cesi e dei nobili
di Alviano. Dottore in legge e sacerdote, fu parroco di Vasciano e priore
di Cordigliano, ambedue parrocchie della diocesi tudertina. Dal Consiglio
Generale del Comune venne nominato « Antiquario della Patria ». Il vescovo
Angelo Cesi lo insignì del titolo di Protonotario Apostolico. A f. 49 della
premessa (che si conserva manoscritta) al suo volume Vite dei Santi e Beati
di Todi (Perugia 1597), il prete mantovano G. B. Possevino intesseva questo
elogio: «Il reverendo messer Luc'Alberto Petti, sebbene giovine d’anni,
è però molto studioso indagatore dell’antichità ; so io che giorno e notte,
con molta diligenza, va annotando ciò che da ogni parte può avere, per il-
lustrare e nobilitare la patria sua. Grato Figliolo, invero, e degno di essere
da essa perpetuamente riconosciuto : ché, se ogni città avesse avuto un tal
cittadino, quante sono che, oscure o neglette, sarebbero oggi molto pre-
giate e celebri e il tempo voracissimo non avrebbe corroso le grandezze loro ».
Fra le sue opere principali si ricordano : Istoria, origine ed edificazione del
Tempio del S.mo Crocifisso, Perugia 1599; Orazione nell’ingresso di mons.
Ludovico Cenci, Todi, Aloisi, 1602; Orazione congratulatoria nella venuta del
signor cardinal Lante, Todi, Naccarini, 1608 ; Orazione nell'ingresso del si-
gnor cardinal Carpegna, Todi, Cerquetani, 1639; Armi, origine e congnomi
di tutte le famiglie di Todi (ms.) ; Genealogie delle famiglie todine (ms.) ; Com-
mentari della città di Todi (sei voll. mss.). La raccolta delle Opere del beato
Iacopone, avendo utilizzato l’ediz. Tresatti, deve necessariamente porsi
dopo il 1617.

20,

A.

XM wn
- 30

m.

X

:

È

]
5;
È
|

i

PE

H ot si

"EP. 7 ; EX
d Ca: i E

ES

x r È
du Sri Pan Cin iter, È Ain o SUITE

rm
rS ums "unn

{7A

A
4 FRANCO MANCINI

come umbro, ma soprattutto come amico di G. B. Guazzaroni 2),
era ben noto negli ambienti della curia todina, tutt'altro che insensi-
bile, a quei tempi, alle istanze innovatrici provenienti dal nord-
Italia, grazie all'opera infaticabile d’uno dei più magnanimi e am-
mirati interpreti della Controriforma, il cardinale Federico Borro-

meo, arcivescovo di Milano (dal 1595 al 1631). L'iniziativa del Tre-

satti va pertanto da noi situata in quel fervido clima di ricogni-
zione e sistemazione erudita, che il mondo della cultura cattolica
opponeva alla vivace, e talvolta sconcertante, acribia storico-filo-
logica dei riformatori tedeschi, di cui — sotto la direzione di Mattia
Vlatié — già avevano dato una prova monumentale i così detti
Centuriatori di Magdeburgo 3). Certamente la ricerca post-tridentina,
anche se animata da entusiasmo sincero e da schietta convinzione
religiosa, soprattutto si distacca dai caratteri rinascimentali per una
mistione spesso farraginosa di storia e archeologia, di interessi cul-
turali e pratiche devote, di filologia e agiografia : ed è questo l’inevi-
tabile scotto che l’erudito del Seicento paga alla sua multiforme
sete della novità e della scoperta, alla sua maniera integrale, per non
dire esistenziale, d’inserirsi nella realtà del proprio tempo, sul quale

commisura con orgogliosa sicurezza — quando non addirittura.

con enfatica sufficienza — le varie epoche del passato. Alla luce di
questo riporto si verificano le irriverenze patite dal dato della tra-
dizione, gli interventi ingiustificati e perfino sprezzanti dello scrit-

2) «Nel quale accrescimento e restituzione [del testo iacoponico] molto
ne ha giovato l’opera e diligenza del gentilissimo e cortesissimo messer Giovan
Battista Guazzaronio da Todi, huomo per belle lettere e professione di varie
scienze singularissimo ». G. B. Guazzaroni, pure sacerdote e dottore in legge
(morto a Cordigliano di Todi nel 1624), fu in corrispondenza con lo stesso
Galileo Galilei, che aveva conosciuto di persona nel palazzo Cesi di Acqua-
sparta. Più ancora dei suoi trattati di matematica, è per noi importante la
vasta raccolta manoscritta di notizie storiche todine (Collectanea rerum
tuderdinarum), di cui resta purtroppo il solo libro quarto. Fra le sue nu-
merose scoperte di documenti la più famosa è quella d’una pergamena del
1275, dove ricorreva il nome di Vanna di Bernardino di Guidone dei conti
di Coldimezzo, quale moglie di Iacopo Benedetti.

?) In questo background rientra altresi l'opera del francescano irlan-
dese LukAs WappING (1588-1657): Annales Minorum, in quibus res omnes
trium ordinum a S. Francisco institutorum ex fide ponderosius asseruntur,
calumniae refelluntur, praeclara quaeque monumenta ab oblivione. vendicantur
(voll. r-vit, Lugduni 1625-1648 ; vol. virt, Romae 1654). |

LJ LJ

EJ

UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 5

tore, anzi del ‘virtuoso’, la parzialità dei suoi criteri filologici,
aperti del resto a ogni approssimazione di comodo. Nel caso parti-
colare del Tresatti, se lodevoli — ancorché avvolte nelle ambagi
d'una immaginosa eloquenza — risultano da un lato, le puntualizza-
zioni sull'usus scribendi iacoponico in riferimento all'epoca e al-
l'ambiente del poeta e anche ai suoi prestiti « dalle lingue forastiere
e specialmente da i Latini e da i Romanzi » 9, trasparente appare,
dall'altro, il movente contenutistico o meglio utilitaristico del rac-
coglitore, che (per avvalerci, nella fattispecie, d'una immagine ba-
rocca) partecipa la sua soddisfazione con l'atteggiamento del con-
quistador, imbattutosi negli indifesi tesori d'una tribù di selvaggi..

Nell’ambito della visione antropomorfica, che dell’arte dimostra
di possedere il Tresatti, la Musa « rozza et inculta » di Iacopone viene
a trovarsi nella fase fanciullesca di quella « Italiana Poesia, ridotta
addesso a tanta perfettione et eccellenza, che dir si può che o giunta
sia all'ultimo termine ove naturalmente può giungere e non gli resti
altro che fermarsi in questo stato (se però ella doverà essere più fe-
lice che la latina col non dar volta) o almeno le manchi sì poco che
star non possa molto ad arrivare a quell’estremo confine, che gli ha
la Natura costituito ; oltre al quale passare, come a cosa mondana
che è necessario ch'habbia i suoi limiti, non le sia conceduto » 9.
Da tal presunta posizione di privilegio formale (di chi è adusato
alla lettura delle «rime terse di un Bembo o di un Giovanni della
Casa» 9, che vàluta la poesia iacoponica alla stregua d'un primi-
tivo canovaccio, intessuto di «voci insolite», di «frasi non mai
udite», di «imitationi de' Poeti latini» eseguite a sproposito, di
«modi bassi di dire», deriva al Tresatti il dovere di giustificare il
proprio assunto col rilevare la rarità del reperto ? e il suo incondito

4) Le poesie spirituali del B. Iacopone da Todi, frate minore, Venezia
1617. La citazione di cui sopra è tratta dal Discorso dell'espositore sopra
l’opera sua et del Poeta, [f. 6r).

5) Discorso cit. [f. 5v). Amplificazione palese del famoso giudizio del
Gelli sulla lingua volgare del suo tempo, « molto vicina a quel sommo grado
della perfezione oltre il quale non si può salire ».

9) Discorso cit. [f. 6r]. -

7) Il Tresatti si affanna a dimostrare che — nonostante la forma — il
contenuto risulterà utile e anche gradevole: «Quelli che il beato Iacopone
molto graziosamente al suo convito è per accettare sono coloro che anco
sanno pigliarsi gusto de' nucciuoli duri e de i mandorli, che mangiar non
si possono se non si rompono avanti con la pietra o col martello...». E a

À

imt
x

Jom A

XN a
Y- 2
=

^

a — Dai Dun ecu II o o m a |

ì
4
(3
Pa
a

6 FRANCO MANCINI

valore di documento spirituale. In effetti, al di fuori delle stesse
finalità edificanti (inclusive ovviamente della riabilitazione — che
è quanto dire della beatificazione — d'una discussa figura dell'Or-
dine) é da ascrivere alla scelta del Tresatti la sottaciuta compia-
cenza di un'affinità elettiva, a sua volta determinata da una se-
greta ammirazione per i concetti nobili e peregrini, l'arditezza delle
metafore, l'efficacia delle sentenze. Si instaurano cosi i paralleli
fra Ennio e Virgilio: «Et nondimeno quel gran lume della lingua
latina e della poesia eroica (Virgilio dico) famoso tra tutti i poeti,
e per aventura il maggiore tra latini, non dispregiò le poesie di En-
nio e se ne rise; ma diceva che da quelle raccoglieva l'oro e lo inse-
riva (per quel che dovemo intendere) ne i ricami del bellissimo suo
poema » 9. E fra lo stesso Iacopone e il Tasso : « Bene imitó, si come
lo stile, così la virtù e questo degno costume di Virgilio il Tasso
in veder il nostro Poeta ; poiché pur mostra di haverlo veduto, ma
letto come un altro Ennio e haverne raccolto dell'oro . . . » 9. L'in-
chiesta sull'attualità di Iacopone esibisce però altre pezze d'appoggio
con la citazione dell’«onorata Accademia della Crusca » (che dal-
l’opera di lui « ha cavate di molte voci e halle sparse per lo suo bel-
lissimo Vocabolario» 1%) e del teologo, pur francescano, Marcellino
[da Pisa ?], nelle cui prediche sarebbero con assai efficacia ricorsi
i detti notabili del Poeta. Ci avvediamo però subito in quale alone

certuni che a « Prugia » (Perugia : forse durante una sua dimora al convento
di Monteripido) commiserarono le « vigilie » da lui spese sull’opera di questo
frate anziché sugli «inni di Orfeo » o sopra « alcun altro autore più culto »,
risponde dapprima solennemente « che il Mondo sta pur forte nelle sue pre-
tendenze e giurisdizioni e che... non vuole se non vanità e sé stesso », ma
poi ricorre a una specie di motio affectuum, bruciando incenso a quella vanità :
«Ma in quanto ad altri autori, chi potea io pigliare ? Tutti gli antichi o son
presi o quei che non son presi non meritano lode appresso i Moderni...
Non vi è materia ancora che non sia già usurpata e di cui non habbiano
fino addesso molti trattato e non vi è autore, ch’io sappia, degno di com-
mento, sopra il quale altri non habbia scritto. Questo uno erasi rimasto
sopra il quale nessuno haveva lavorato, terra non mai rotta che sempre fu
riputata sterile overo impossibile ad esser culta e arata. Che doveva io fare ? ».
Discorso cit., [rispettivamente, f. 7r, 7v, 8r].

*) Discorso cit. [f. 6r].

?) Discorso cit. [ff. 6r-6v]. Anche il De Sanctis riconosce in Iacopone
una fonte tassesca e perfino dantesca.

10) Si allude alla prima ediz. veneziana del 1612.

fi __

, UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 7

di gusto si avvolga il recupero secentesco di Iacopone e come la sua
autentica produzione si disperda nel vasto e compatto territorio,
spurio ad essa solidamente incorporatosi nei secoli. Ed è purtroppo su
questi domini apocrifi che si fondano le ragioni più valide della sud-
detta attualità : e comunque hanno di solito la meglio le frange stili-
sticamente oltranziste. Non a caso il Tresatti apre la sua silloge con
Udite nova pazzia, un abile falso non privo di dottrina — sorretto
da numerosi avvii iacoponici di sostanza e di forma — che esaspera
la tematica francescana della stultitia propter Christum!!. Sotto

l'etichetta di «satire» — più tardi con maggiore o minor fortuna

ripresa !2 —:'il curatore secentesco cataloga in prima istanza la
materia, che a suo avviso (e cioè in una prospettiva non immemore
di quel ' genere ’ poetico inarcantesi da Orazio all’ Ariosto) tramanda
gli atteggiamenti piccanti del ripudio iacoponico del mondo ; e ciò
in ossequio non tanto alla polemica quanto agli appariscenti colori
retorici e alle ardite movenze di essa: l’elogio va dunque di pre-
ferenza alla battuta di spirito, che può in qualche modo far colpo
sulla pruderie di lettori altrimenti distratti, senza però scandalo di
sorta nei confronti della loro moralistica suscettibilità. La severa
ironia e la profonda eticità d’un poeta — il cui travaglio formale
s'identifica con l’ineffabilità dell'esperienza mistica sinceramente
sofferta — viene così intesa e tradotta in arte istrionica (il suddetto

Marcellino — riferisce il Tresatti — soleva affermare di Iacopone.

«che era come l’orso, goffo ma destro » !3), confusa con le testimo-
nianze d'un vacuo titanismo verbale e mescolata ai deliqui di estasi
fittizie. La responsabilità d’una simile sottolineatura — su cui grava
l’antefatto leggendario (tramandato dalla Vita) — non si può tut-
tavia far risalire al solo Seicento: ché già le varianti quattrocente-
sche della tarda tradizione assisiate palesano un sottofondo rigo-
ristico fanaticamente orchestrato sui presupposti d’un’inventata

11) La lauda, particolarmente diffusasi in ambiente veneto, piacque
anche a B. Sonro (Opuscoli religiosi letterari e morali, 111, 7). L'ultima ediz.
di essa si può leggere in G. Ceci, Alla ricerca di fra’ Iacopone, Todi 1932,

pp. 203-266. E si veda, infine, F. MANCINI, Il codice Oliveriano 4 e l’antica :

tradizione manoscritta delle laude iacoponiche = [Antica tradizione], in « Studi
Oliveriani » xv-xvi (1967-1968), p. 70, nota 239.

12) Fra gli altri esempi, Le satire di J. da T., a c. di B. BRUGNOLI,
Firenze 1914,

1) Discorso cit. [f. 6v).
8 FRANCO MANCINI

biografia !4; è vero, d'altra parte, che l'addebito d'un giudizio este-
tico, più o meno ispirato a quei presupposti, va esteso anche alla
critica maggiore: dell'Ottocento italiano !9. Superficiale e fretto-
losa, invece, l’attenzione prestata alla testimonianza secentesca
del Tresatti, le cui « scolie » pochissimi fra i cultori di laude hanno
letto sino in fondo. È sfuggita, pertanto, la parte più interessante
della documentazione testuale, alla quale genericamente si accenna
negli « Avvertimenti ai lettori»: « Parimenti confesso che nella
reduttione del testo del Poeta, essendomi venuti alle mano diversi
manuscritti, chi più e chi meno mendosi, e per essi potendo io su-
spicare che i più scorretti e di lingua più rozza dovessino da qual-
cheduno essere giudicati per li testi più simiglianti e vicini alla lin-
gua antica di quella Patria, tuttavia, posciaché ve n’erano due
antichissimi vie più de gli altri corretti, uno di San Giobbe di Vene-
tia e un altro dell’Accademia della Crusca, mi sono lasciato indurre
dal giuditio e parere di alcuni miei amici letterati a conformarmi
più. volentieri. con questi due più corretti che con gli altri»!9.
La recensio — che in tal caso è quanto dire contaminatio !? — ri-
mane peró aperta a un non definito numero di testi. Tre di essi tro-
vano tuttavia esplicita menzione nell’« argomento » della lauda
XXIX del libro quarto, come rispettivamente provenienti da Beva-
gna, Amelia, Todi (convento di San Giacomo)!8); inoltre, in una
postilla al componimento xii del libro quinto, si fa riferimento a
un codice di Spoleto e a un altro — con molta probabilità diverso
da quello precedentemente citato — di Todi!?. A parte Amelie

14) Cfr. Antica tradizione, pp. 70-71.

15) Compresa quella del De Sanctis, che però ha intuizioni di gran
vaglia.

16) Si veda [f. 4v].

17) Infatti nell'avvertenza del Commentatore a’ lettori d’intorno alle cose
da lui fatte sopra questo Poeta si legge [f. 2v]: «...noi a nessuno essem-
plare in particolar ci siamo ligati ».

18) « In questo inno habbiamo seguito il manuscritto di Bevagna per
esserne più piaciuto. Ma in quel di Amelia e di S. Giaco di Todi, il co-
minciamento dell’inno e il quinto verso delle canzonette leggevansi nell’in-

frascritto modo ...» (p. 466). Si precisa che il convento di San Giacomo

sorgeva in un colle fra Todi e Pontecuti: appartenne per alcun tempo ai
francescani osservanti.

19) «Non voglio tacere d’intorno all’ordine de’ predetti gradi, qual-
mente il manuscritto di Spoleto, il quale noi habbiamo seguito, pe ’1 quarto
UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 9

(da considerare pur sempre in area todina) i luoghi indicati si defini-
scono dunque come pertinenti alla diaspora quattrocentesca delle
antiche sillogi assisiati 29. Le quali implicano fra l’altro, macro-
scopicamente, l’officiatura sempre più larga di laude pseudoiaco-
poniche, che sono di norma opera di frati, qualche rara volta di laici.
La presenza in Tresatti di numerose, e talora grossolane, imitazioni,
l'adozione costante di forme modernizzanti, gli interventi cruda-
mente ortopedici sul testo scandalizzano quelli che per primi, d'in-
dirizzo storico-positivista, si posero il problema dell'autenticità.
Ma i giudizi severi di filologi come il D'Ancona 21) sono tanto giusti
quanto unilaterali, proprio perché non tengono conto del carattere
di riscoperta di Iacopone, implicito nella raccolta del padre Tre-
satti; e soprattutto sembrano dimenticare il suo poderoso lavoro
esegetico, che si richiama a testi sacri e profani, dall'antichità clas-
sica ai contemporanei. Certo, particolarmente qui, propositi d'im-
mediato e pratico moralismo favoriscono orpélli e citazioni mera-
mente d'effetto, in ossequio al fondamentale tono encomiastico,

grado... Ma un testo todino, in tutto contrario, nel quarto pone...»
(p. 570).

?) Da porre più o meno al livello del Tudertino 194, per cui vedansi,
in Antica tradizione, le note 214 e 264. Che il Tresatti possedesse esemplari
todini di ritorno é provato in maniera categoria dall'aver egli inserito nella
sua raccolta una lauda tipicamente locale qual é quella Laudiamo di buon
core, Todini, dedicata a San Fortunato.

21) Cfr. Studi sulla letteratura italiana dei primi secoli, dródne 1884,
p. 87. Perentorio, altresi, A. TENNERONI, Jnizii di antiche poesie italiane
religiose e morali, Firenze 1909, p. 43 « Edizione.la piü arbitraria, copiosa
e infarcita d'errori sebbene citata dalla Crusca » Né maggior comprensione
dimostra il BruGNOLI (op. cit., pp. XxxI-xxxvIn) nella sua disamina, pe-
raltro in taluni punti ben centrata : « Ed anche gli ripugna di dare a un cosi
alto contenuto una forma mal rispondente o troppo inferiore all'altezza
del soggetto. Quindi non si perita non solo di seguire la lezione di testi pre-
feriti non per altro motivo che pel fatto di essere meno discosti dalla forma
letteraria, ma di cambiare, egli stesso, qua e là, la parola ed anche la frase,
per chiarire meglio il senso ed anche per ragioni metriche e di pura conve-
nienza formale » (p. xxxii). Ma poi il Brugnoli si abbandona a ipotesi fan-
tastiche circa i testi che il Tresatti avrebbe collazionato (escludendone assai
rischiosamente le stampe venete) e mentre lo accusa di aver fatto scrivere
Iacopone in un «volgare letterario che non esisteva » dimostra di credere
da parte sua in una fantomatica coin? regionale umbra.
10 ^. — FRANCO. MANCINI

anzi panegiristico, del commento : il quale finisce col diventare in
piü luoghi indigesto e, quel ch'é peggio, elusivo. Come, tuttavia,
pretendere (senza rischiare di cadere in anacronismi) riscontri pun-
tuali ed esaurienti delucidazioni formali da chi precipuamente in-
tende rilevare il senso allegorico, anagogico, e, insomma, traslitterale
del suo autore ? Né, invero, si puó asserire che del tutto manchino,
in quel commento, allegati calzanti e illuminanti, traduzioni di parole
e di locuzioni idiomatiche (specie se appartenenti a un milieu semidot-
to prerinascimentale) poi rapidamente cadute in disuso. Quel medesi-
mo ideale d'una lingua decorosa — anche se varia — e lontana dai modi
popolari (« Et ho stimato . . . che essendo egli huomo letterato, molto
diversamente dalla plebaglia parlasse » 22)), se da un lato conduce
a obliterare voci e modi comici, soccorre dall’altro al realizzarsi
d’un’architettura non priva, nelle sue solenni volute, di prestigiosa
efficacia didattica. Nella stessa deprecabile partizione della ma-
teria secondo le tappe d'un ifinerarium mentis in Deum ?® è infatti
da scorgere la volontà d’una sistemazione completa e al tempo stesso
chiarificatrice e coerente (anche se troppo memore della precetti-
stica aristotelica), che giunge a rifiutare componimenti, per concorde
testimonianza attribuiti ad autore diverso da Iacopone 24. I criteri
ortografici e fonetici, adottati — in conformità ai dettami della Cru-
sca — al dichiarato fine di unificare le diseguali testimonianze della
tradizione ?9, si definiscono altresì nel quadro d'una norma livella-
trice, diventata più severa e esigente dopo il Concilio di Trento.

Ma è tempo ormai di ritornare agli esordii e cioè alla grossa
silloge del Petti, cui del resto siamo senza sforzo alcuno ricondotti

22) Avvertimenti a lettori [f. 4v].

2) «Et con tutto che questi primi tre libri mirino alla perfettione, i
tre ultimi nondimeno il fanno tanto più di proposito quanto che il quarto
appartiene alla via purgativa, il quinto alla illuminativa e il sesto all’uni-
tiva con Dio» [f. 2v].

24) A parte talune incertezze nei riguardi del Panziera — che, come
vedremo, entrò prestissimo nei laudari iacoponici — assai indicativi sono
i rifiuti ex silentio delle laude del Bianco, del Giustiniani, del Belcari (di cui
il Tresatti adduce, in una nota a p. 143, l’inizio del componimento : Facciam
festa e giulleria, Che gli è nato il bel Messia) e del Pandolfini.

25) «... Ma ordinariamente, qualora nell’Autore vedute habbiamo al-
cune voci usarsi variamente, noi ci siamo fermati in quel modo usato alle
volte da lui che più conforme ci parve a i più degli scrittori e all’uso moderno »
Avvertimenti cit. [f. 4v].
ea

dei A

UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 11

pr

9. X A
Meli Qo SOIA DI SENTO

dalla natura stessa delle nostre riflessioni. Il discorso procederà,
tuttavia, non tanto per ribadire analogie quanto per individuare
peculiarità e differenze. Stabilito, infatti, che la raccolta Tresatti
si pone come antefatto autorevole e come fonte del Petti (il quale
non soltanto ammira di quella la disinvolta e moderna restituzione
linguistica e stilistica, ma anche ne riproduce gli « argomenti » pre-
posti alle laude, ne accoglie varianti e infine ne copia integralmente
un largo settore) vanno subito rilevate le caratteristiche di sostanza,
che distinguono l'uno dall'altro curatore. Anzitutto si tratta di due
temperamenti diversi e di diversa formazione mentale : ché il Petti
ci si rivela piuttosto freddo e realistico, un erudito bene esperto
della lezione galileiana e delle idee innovatrici milanesi, le une e
l'altra inculeategli dal grande vescovo todino della sua giovinezza,
Angelo Cesi da Acquasparta (1530-1606), consanguineo del duca
Federico, fondatore dell'Accademia dei Lincei (25 settembre 1603),
nonché amico e discepolo del primo Borromeo ?9, Durante il lungo
episcopato di Angelo Cesi la curia todina risente del pari positiva-
mente sia degli influssi culturali degli ambienti italiani settentrio-
nali come di quelli romani: i documenti dell'epoca fanno i nomi
di numerosi scrittori e artisti che, attraverso il vescovo Cesi, ebbero
rapporti più o meno diretti con Todi: fra di essi ricordiamo da un
lato il mantovano G. B. Possevino, il Vignola, il Faenzone (Ferraü |
da Faenza, pittore) e, dall'altro, il Baronio, il Bernini e Giovanni Ii;
Pier Luigi da Palestrina. Il Petti sembra tuttavia inclinare maggior- l.
mente verso il polo romano e peró mal volentieri soggiace, in fatto
di lingua, alla dittatura della Crusca. Nei riguardi delle laude di Ia- |
copone non è esagerato affermare che il suo giudizio precorre di quat- | d
tro secoli le meglio avvedute conclusioni della critica. Nella prosa "n
disadorna e asciutta dei suoi ‘ appunti’ il Petti storicizza « parlando, |

senza passione » l'opera iacoponica, che riconosce legata a un se- |
colo necessariamente estraneo al gusto del suo tempo e tuttavia

p y
x TH Li

E

**) Per notizie circostanziate su Angelo Cesi mi sia permesso riman-
dare al mio libro Todi e i suoi castelli, Città di Castello 1960, pp. 102-113.
Quanto al realismo del Petti sarà sufficiente far riferimento alle sue — pur-
troppo scarse e scarne — annotazioni esegetiche, tutte però solidamente
basate su dati concreti: additiamo, per un es. tipico, quella su Rigoverci o,
«come dicono li contadini, Rioverci » (n. 82, v. 52), scritta, depennata e ri-

scritta, proprio al fine di rettificare una prima indicazione topografica ge-
nerica e imprecisa. 12 FRANCO MANCINI

di per sé validissima come testimonianza poetica, culturale e reli-
giosa ; cadono pertanto le gravi riserve del Tresatti su lingua e stile
né a'giustificarli si fa ricorso all’allora fortunatissima formula del
miscere utile dulci ?? o, peggio, ad allotrie ragioni edificanti 28), ma
all'«üso di parlare e scrivere» dell’antica Todi, consapevolmente
desunto a livello illustre e non municipale (a parte le screziature
borghesi). Fra le cose più sorprendenti acquista rilievo il problema
dell’anisosillabismo, che il Petti giustifica e di cui tenta un chiari-
mento, commisurandolo sui tempi della metrica latina 2°).

« Non si meraviglino i troppo severi regolatori di lingua, di orto-
grafia e di versi, se di quando in quando troveranno ne' cantici del
nostro Beato parole non toscane, voci scritte all'antica et versi tal-
volta con qualche sillaba di più o di meno di quelle che essi vorrebbero:
perché, se bene par che si possa dire da qualch'uno, a prima faccia
[cioé : * apparentemente '] in escusa del B., che egli non affettasse il

?7) Il Tresatti si richiama a Lucrezio, per poi concludere: «...ne resta
a dire a quelle altre persone... come, in proposito di giovamento e diletto,
....preparino e dispongano sé stessi non a prender il giovamento dopo il
diletto — come quello fusse effetto di questa causa — ma il diletto dopo
il giovamento. Sì che dall’utile habbia ad esser cagionato il diletto e non dal
diletto l’utile » Discorso [cit. f. 8v].

28) Sintomatica l'esclusione dalla raccolta Tresatti dell'epistola O papa
Bonifazio molto ài iocato al mondo, che poteva nuocere a un eventuale pro-
cesso di beatificazione. Ciò non toglie che anche il Petti non si sia prodigato,
in altra sede, per la canonizzazione di Iacopone (a questo fine era stato in-
teressato anche il Baronio e il cardinale Carlo Borromeo). Nel 1596, allorché
i resti del poeta francescano vennero, per ordine del vescovo Cesi, trasla-
tati definitivamente nella cripta di San Fortunato, lo stesso Petti provve-
deva a far porre sulla nuova tomba l’effigie di Iacopone copiata dalla bara
lignea che, per la sua mole, si rendeva ormai inutile e veniva distrutta :
«...un cassone di legno, fatto in forma d’arca, nella cui parte anteriore
appar dipinta la sua imagine molto antica, con la barba rasa e con alcuni
splendori in testa nel modo che si sogliono dipingere i beati ». (L. A. PETTI,
Commentarî, vol. 1, c. 52 e vol. rr, c. 399).

29) Sulla: metrica ritornerà spésso con note marginali alla trascrizione
delle laude. In una di queste (c. 98r) segnala « versi di otto sillabe, ma tal-
volta di nove » (octosillabe francese), esplicitamente suggerisce di correggere
l’anisometria mediante un'eccezionale lettura prosodica: « Nei versi di 8
sillabe si deve proferir qualche parola piü velocemente » (c. 108v). Frequenti
e interessanti anche le osservazioni sulla struttura strofica.
m
Si

UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 13

À

=

X 7
it. è diet sce

dir polito e lo facesse a bello studio — come hanno tenuto alcuni —
oppur veramente non ne facesse professione di tal polito e non ne.
sapesse, io però, parlando senza passione, giudico quasi tutto il con-
trario e tengo che il nostro Poeta si possa senza controversia. dir .. |
primo e prencipe de’ lirici volgari e spirituali di quei tempi e per . |
aventura de' nostri ancora. Et circa la lingua et ortografia tengo
scrivesse nel modo che portava l'uso di parlare e scrivere citta- .
dinesco di quei tempi: et come che allora non fosse distintione al-
cuna di qual si fosse la miglior lingua volgare, usó alcune voci pae-
sane, tenendole per buone et usitate, non altrimenti di quello che
si facessero Dante e gli altri contemporanei di alcune voci del loro .
paese; nel che questo nostro Poeta viene come essi anzi scusato
che no. Quanto poi alle sillabe di più o di meno ne’ versi, tengo .
che havesse l’occhio alli antichi latini, che hora hanno accorciato
hor allongato le parole, come si vede fatto da Horatio, principal-
mente nelle sue odi e nelli giambici assai » 3%.

Lodevole, peraltro, il parallelo con Dante, mediante il quale
— senza nulla togliere ai meriti del sommo poeta — si attribuisce a
Iacopone il ruolo d'iniziatore, anzi di caposcuola, della poesia reli-
giosa in volgare, e al tempo stesso lo si sprigiona dagli angusti mar-
gini della provincia, in cui la predicazione francescana l'aveva pe-
santemente relegato per i presunti modi d'un eloquio volutamente
idiomatico e rozzo (e peró, anche da quest'angolo di visuale, resta
significativo il fatto che il Petti abbia lasciata interrotta la Vita
leggendaria premessa alla sua raccolta). A questa impostazione .
critica non conseguono purtroppo altrettanto originali presupposti
linguistici: in questo campo le convinzioni personali del trascrit-
tore si limitano a fatti grafici che, a ben badare, poco dissentono dai |
paradigmi dei cruscanti ; il Petti sta per la A etimologica 3), per la: |

m "
HR

m.

BC (A IRA EINE Qo, ‘

b.
li

Do

T ca —= Du
E; VE

i

-

*

Mrd n

Lo

{7

8°) Cfr. c. 48r. Le carte che precedono questa preziosa introduzione
vennero lasciate in bianco, forse perché destinate a ospitare le notizie in-
torno ai testi usufruiti. L’introduzione è stata comunque «a noi trascritta
parte nel testo e parte nelle note. Soltanto della c. 49r si dà una riprodu-
zione frammentaria a causa della scrittura in alcuni punti irrecuperabile.
* In deroga, tuttavia, ai buoni propositi incontriamo, ad es.; le coppie
hor | or, humano | umano. D'altra parte, chela trascrizione delle laude (al-
meno di quelle contenute nel primo libro) sia anteriore alla premessa, risulta
da modifiche successivamente eseguite, sul testo. Nella prima lauda, dove
— ed egli stesso lo confessa — aveva sciolto ca = c'ha, interviene, dopo la

I

bi
* (Va
virgin
14 FRANCO MANCINI

scrizione -ti- invece di -zi- (-iti-, se dal latino -ct-, -pl-), per ess- (da

ex-). Piuttosto per non sfigurare. di fronte ai toscani che per distac-.

carsi dalla norma, nega a Iacopone il meridionalismo ca (congiunzione
causale), da riconoscere solo se passibile d’esser sciolto in che ha.
« cha). Alcuni delli antichi correttori del B. et anco li moderni 52)

stesura della premessa, a correggere in ch’ha (avendo dovuto rinunciare,
per mancanza di spazio, all’integrazione completa che ha). Ma sentiamo
quel che in proposito scrive lo stesso Petti: « cha offesa la diletta, infra ca-
(pi)t(olo) 1. car(ta) 1): in vece di che ha quivi ho posto c'ha, conforme
alle regole della lingua; ma con sopportatione delli professori et maestri
di essa io ripongo, quivi et sempre dove si ritrovi il che con la vocale seguente,
disteso detto che, cosi: che ha et non c'ha, perché detto c'ha mi suona
che ha et ci ha indifferentemente. Lascio che, contra pur gli insegnamenti
di detti regolatori della lingua, potrei anco riporre ch’ha, tuttoché concor-
rano le due aspirationi: e ció per far il parlar piü chiaro e per evitar detta
anfibolia et implicamento di voci e sensi ; né mi sodisfacio di porre, in vece,
di che ha et che havea, ch'a et ch'avea, come ripongono et usano gli ecc.mi
signori academici della Crusca, non perché io habbia ardire di oppormi o
contrariare a loro, che honoro et honoreró sempre, benché poco possa ri-
sultar loro lode né biasmo o contradittione della mia penna, ma perché
ciascuno abonda nel suo senso ; et se essi usano, per modo di dire, il verbo
havere hor con l'aspiratione hor senza — come in hanno, che dicono a dif-
ferenza di anno sostantivo — come diranno in che ha, se non pongano ch’ha ?
Poiché ch'à non si distingue se à sia verbo o prepositione et c'ha suona ci
ha» (c. 48v).

Non così rigido il Tresatti, il quale, constatato aver il Poeta, « posta
la nota dellaspiratione (h) solamente dove poteva esser sentita e ove, se
non fosse stata, non harebbe la sillaba sonato se non come scema », dichiara :
« Noi in ciò, per esser fedeli al suo testo ... habbiamo per tutto (se la stampa
non ci farà mentire) tal haspiratione medesimamente dismessa, eccetto che

dove, tralasciata, havrebbe potuto far nascere equivocatione, come per:

essempio in queste: ho, hai, haggio, haggi, ha, hanno, have, haró, harai,
hora...». Avvertimenti cit. [f. 4v].

3?) Trasparente allusione al Tresatti, il quale rettamente ravvisa nel-
l’alternanza ca / che una identica preposizione : « Inoltre habbiam trovate
parecchie voci nel testo della stampa romana [quella a c. del Modio del 1558]
in due modi dal Poeta essersi usate, come queste : omne e ogni, ià e già, èi
e sei, que e che, ca e che». Avvertimenti cit. [f. 4v]. Ma la riluttanza a ri-
conoscere nell’opera di Iacopone influssi meridionali (e di conseguenza qual-
siasi rapporto di essa con la produzione dei siciliani) induce il Petti ad af-
fermazioni gravemente erronee, come quella che si legge (c. 628v) di fianco
a loco (avverbio) : « non è todino » e a boitava (c. 629r) : « parola non todina »,
o

UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 15

hanno stimato che il B. ponesse cha in vece di che, come si usurpa
volgarmente in Napoli: Cha buoi? ' Che vuoi?', Cha bedi ' Che,
vedi?” etc. Ma io tengo per chiaro che il B. lo ponesse in vece di che
ha, non usando talvolta o esso o li trascrittori l'aspiratione, come :
Ad omnia cha luce in vece di Ad omnia che ha luce ; o piü tosto, c'ha
luce senza levar l'aspiratione ; ché cosi credo che egli volesse inten-
dere e come alcuni moderni che vogliono lassar nella lingua meno
degli antichi. goffi et che vogliono levar affatto la d(etta) aspiratione
con questo e altri simili essempi, sì come si ha da intender ha in
vece di ta : peccator chi ta fidato, cioè t'ha etc. Non si dica però che
in alcuni luoghi il B. Jacopone non usi stile disprezzato, come :
Per gratia te peto che mi dichi absolveto et simili » (c. 49v).

Cauta ammissione, posta alla fine di tutto il discorso, con la
quale non s'intende censurare idiotismi ma piuttosto arcaismi e pe-
santi latinismi, pur ritenuti fastidiosi da un equilibrato canone del

gusto. Ed è a nome di questo buon gusto l’inclinazione anche del

Petti a preferire testimonianze seriori a quelle antiche. Sembra,
insomma, animare la sua non imparziale difesa d’una lingua todina,
le cui vicende vengono orgogliosamente paragonate a quelle del to-
scano, l’ideale trissiniano dell’uso «cortigiano e comune ». Spia di
ciò è anche lo sdegnoso giudizio, in sede fonetica, su fiorentinismi
come /alda, «voce non todina, ma toscana e plebeia » (c. 617v) 33).
All'atto pratico, tuttavia, la trascrizione del Petti é pericolosamente
aperta a innovazioni — antiche e recenti — intese a sostituire la
lezione rara o caduta in disuso (che é quanto dire la lectio diffici-
lior) con altra consacrata da stadi posteriori della tradizione, in
particolare da quelli ispirati al linguaggio della melica quattro-
cinquecentesca.

Bisogna peró subito precisare, per quanto riguarda le varianti
di sostanza ?9, che il Petti — una volta effettuata la scelta fra le

?) E ancora (c. 618v) : vaio: « parola di Toscana e non intesa a Todi ».
Del resto il gerundio laldando era già stato a sua volta vivacemente discusso
dall’umanista bellunese Giovanni Pietro Valeriano (Dialogo della volgar
lingua, Venezia 1620), per cui cfr. B. MiGLroniwr, Storia della lingua ita-
liana, Firenze 1961?, p. 349.

34) È superfluo forse avvertire che in pratica esistono per il Petti sol-
tanto varianti di sostanza : quanto alle formali — e in esse si comprendono
particolarità non semplicemente grafiche, ma anche fonetiche e morfologiche
— egli si sente, più che in diritto, in dovere di livellare al massimo la lezione
secondo il modulo linguistico preferito (e giunge a preferire due a dui —

| Ra
i "e
N^.
il 'd.
a.
Il 4
il T
(RM
|

MP -
.R
i

ze X

Toa Pa
m dS a un
IO EI C puer a
16 FRANCO MANCINI
varie offerte della tradizione — nulla osa aggiungere di suo. Con

un comportamento opposto a quello fiducioso e disinvolto .del Tre-
satti, che attivamente collabora con i suoi testimoni, il copista to-
dino non sembra affatto presumere delle proprie forze; la situa-
zione testuale, anche la più sconcertante, non che tentarlo al re-
stauro, aumenta la sua diffidenza: dalla quale se è lecito talora
attendere la registrazione, in margine, d’una lezione da altro testo,
o, al massimo, d’una variante congetturale (pure in margine e quasi
sempre introdotta da « forse »), sarebbe vano augurarsi una parte-
cipazione meno laconica e conservatrice, che sollevi il moderno
editore dalle sue responsabilità. Riserbo scrupoloso e comunque ap-
prezzabile, almeno per quel tanto di trasparente che consente d'in-
dagare sui termini d’un problema e anche di ricostruirne le succes-
sive componenti. Davvero preziosa, a tal proposito, la presenza in
Petti d’una fra le più belle laude dell’Urbinate35), di cui ritroviamo
altra attestazione soltanto in Tresatti : il v. 49 di questa lauda era
di difficile lettura per il ricorrere del nome proprio ‘Lazzaro *. La
fonte quattrocentesca del Petti interpretò mostruosamente : fom-
me recato lo zereldino, dove l’originale poneva fommeretato lacareldivo
(cioè: fo mmeretato lacar el divo); la t scambiata per c indusse alla
prima divisione, per cui fummi recato ; da qui la vox nihili : lo zereldino
(dove peraltro si fa notare lo scambio, pure consueto, di n per v). Or
bene, mentre il Petti riproduce oscuramente lo zereldino, limitandosi
— come sempre in casi del genere — a esprimere la sua perplessità
mediante breve sottolineatura del termine, il Tresatti si orienta subito
verso l’interpolazione : fummi recato il cetolo divino : e così, al v. seguen-
te, sostituisce cattivo con meschino. (Utile avvertire, inoltre, come di
questa lauda esista in Petti una doppia redazione, il che quasi sem-
pre si verifica allorché insorgano divergenze insanabili fra due te-
stimoni 39). Questa probità che senz'ombra di eloquenza disvela

rimasto anche in Tresatti! — e mani al plurale mano). Questo non c'impe-
disce di riconoscere (e di indicare a parte) qualche rara variante formale
in quelle che il trascrittore considerava di sostanza.

35) Si cita dalla ediz. di R. BETTARINI, Laudi sconosciute di Iacopone da
Todi, dal laudario della fraternita di Santa Croce d’Urbino, in « Paragone »,
164, pp. 44-46. La lauda porta nell’Urbinate il n. 46, in Petti i nn. 174 e
186 (la seconda copia è tratta da un codice di Bevagna), in Tresatti il n. xv
(del quarto libro). E

36) Il Petti è perfino in grado di suggerire qualche emendamento alla
lettura dell'Urbinate: al v. 12, dene (prima redazione Petti) non solo è più UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA t7.

le linee fondamentali della tradizione (riproducendo lacune, errori,
oscurità, anisometrie) si arricchisce, inoltre, di due meriti enormi:
quello di aver dato la precedenza di collazione ai codici umbri an-
tichi (come lo Chantilly) e soprattutto — fatto unico nella storia
delle raccolte iacoponiche, dal quattrocento ai giorni nostri - di
averne mantenuto inalterata la successione dei componimenti. Al
consueto, spesso autorevole, impegno di ristrutturazione allegorica
o ‘ per soggetto ' del laudario iacoponico il Petti sostituisce un pro-
cedimento di metodo pressoché aritmetico. Segue, cioè, un testo
sino in fondo, dal più antico e meno copioso (Chantilly) al più re-
cente e copioso : di ogni lauda in trascrizione cerca negli altri testi
la corrispondente, onde trarne le varianti eventuali e poi espun-
gerla dal novero delle rimanenti. Tuttavia, siccome il testo progres-
sivamente assunto viene ad esser collazionato a cominciare dalla lauda
corrispondente a quella per ultima usufruita nell’esemplare che
immediatamente precede, risulta ovvio come in ogni testo rimanga
un certo numero di componimenti non messi a confronto ; avviene
così che il copista, pervenuto all’ultimo dei suoi testimoni, possa
ancora trarre varianti da componimenti corrispondenti, contenuti
nelle fonti già sottoposte a una prima recensio ; ma non basta : ché,
copiata l’ultima lauda dell’ultimo manoscritto, resteranno pur sem-
pre in ogni testimonio (ad eccezione che in quello primieramente tra-
scritto) componimenti residui mai passati in collazione : sono appunto
questi che, rastrellati gruppo per gruppo, vengono a costituire i
"pezzi unici’ della raccolta (non presentano infatti varianti): e

convincente di deve, ma depone per un mene, pure epitetico, al v. 23, dov'è
invece meve, non iacoponico né todino ; infine, al v. 56, per me n’è gita (così
anche in Tresatti) è la forma giusta contro per me è gita di Urbinate.

Per un altro es. di trascrizione, non meno atto a illuminare il divario
intercorrente fra i due antologisti, ritagliamo i seguenti vv. da un’assai bella
imitazione iacoponica, qual è il componimento n. 152 in Petti e xtv (libro 11)
in Tresatti: «La tua mamma tappinella Lassila si sconsolata De la tua
persona bella, da cui eri tanto amata. O trista, come ria novella Ne girà
per la contrata! Hoggi per te fui salutata Et dame fidanza». [Petti,
vv. 116-123]. «La tua madre tapinella Così lassi sconsolata De la tua per-
sona bella, Da cui eri tanto amata ? Oimè, come ria novella Ne girà per la
contrata! Giunta m'é la coltellata Di sì grande separanza!». [Tresatti,
vv. 113-120]. A parte i rammodernamenti (anche in omaggio all’isometria),
il Tresatti vistosamente interpola là ove era sufficiente un modesto sup-
plemento : hoggi per te fui salutata Et da[va]me fidanza.

2

te
^

cron A

i.

deli
=,
ent a t

^

—À

—o E
18 FRANCO MANCINI

l'estremo di tali gruppi è proprio quello desunto dalla stampa Tre-
satti 37). Superfluo forse specificare che i suddetti pezzi unici — ta-
luni, invero, assai interessanti — non rientrano nel dominio au-
tentico di Iacopone, abbastanza chiaramente circoscritto entro i
due primi ‘ volumi’ della silloge 38. Vorrà dire che il vastissimo
materiale ulteriormente aggregato è stato recepito con beneficio
d’inventario: il Petti, peraltro, pur restio a pronunciarsi anche in
fatto di attribuzioni, non tralascia di riportar quelle autorizzate
dai suoi testimoni (a parte le prudenti espressioni a titolo personale :
«Non mi pare stil del Beato », « Forse non è del beato Iacopone »
e una volta anche «... dell'incerto Todino... fatta o ampliata in-
torno al 1400», dove «ampliata » sottintende l'intuizione della
possibile esistenza, per talune laude, di due redazioni). Qualora peró
volessimo anche sommare le perplessità (poggianti pur sempre su
d’un retroterra di non dichiarate informazioni) alle esplicite e spe-
cifiche attribuzioni, ci si avvedrebbe come il numero degli apocrifi
non passati in giudicato rimanga notevolmente poderoso.

Una volta lasciate fuori dalla raccolta le laude drammatiche
(cioè quelle, grosso modo, il cui dialogo e la cui azione non compor-
tavano la famigerata unità di luogo aristotelica 39), si scorporano
dieci componenti come sicuramente non iacoponici: e però sotto

37) I passaggi da una fase all’altra della trascrizione sono in genere
segnalati con l'avvertenza: «fin qui il testo... (oppure: «qui finisce il
testo ...»); seguono le di più nel testo (o «nei testi »)...».

38) L'ultima laude iacoponica (ovviamente dalla critica riconosciuta
come tale) ricorre al n. 107; ma, prima di questa — sempre nel secondo
settore della raccolta, che inizia col n. 71 — figurano taluni apocrifi pro-
venienti dall’« appendice » di Chantilly.

39) Donna de Paradiso esorbita comunque da questo basilare punto
fermo del Petti; né rientra certo nelle liriche il n. 273 (Ave gratia plena,
stella serena), che può considerarsi una delle più belle composizioni del lau-
dario di Perugia (cfr. Laude drammatiche e Rappresentazioni sacre a c. di
V. DE BARTHOLOMAEIS, Firenze 1943, vol. 1, pp. 302-308). Ma la lauda pro-
veniva al Petti (manca in Tresatti) attraverso la tradizione assisiate, rap-
presentata anche dal ms. Oliveriano 12, che pur la contiene in forma più
antica e senza il monologo di apertura (vv. 1-8). Gli Inizii del Tenneroni
non ben distinguono questo componimento da altri due di identica ripresa
(ma si tratta di Annunciazioni), pubblicate altresì in entrambi le redazioni,
dal DE BARTHOLOMAEIS, Il teatro abruzzese del medioevo, Bologna 1924,
pp. 279-284. f
ba;
+

UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 19

il nome di frate Ugo Panziera «dell'ordine minore, suo [cioè, di
Iacopone] discepolo », figurano i nn. 62 (Anima che desideri), 109
(Ben morrò d'amore), 130 (Si fortemente son tratto d'amore), 131
(Lo consumato amore), 135 (Lo Giesù sguardo infiammato mi tiene),
148 e 204 (0 Christo. amor diletto) ; di « don» Clemente Pandolfini :
203 (O Maria, Diana stella), 208 (Anima benedetta); di « messer »
Leonardo Giustiniani: 211 (Spirito santo, amore) ; di Francesco D'AI-
bizzo: 279 (Destati, peccatore).

Ed ecco le laude su cui si esprimono dubbi (tralasciamo analo-
ghi dissensi su singoli passi e strofe): 103 (O me dolente di Christo
amoroso) : « Questa laude non par del beato Iacopone »; 137 (Onde
vieni tu, pellegrino Amore): « D'Incerto»; 151 (0 pensier dogliosi
e forti) : «Questa laude non par del beato lacopone»; 152 (Inchi-
nate et salutate) : « Questa laude non par del Beato » ; 153 (Cantiam
tutti allegramente) : « Questa laude non par del Beato come le pre-
cedenti »; 154 (0 peccatore duro e disperato) : « Laude bassa come le
sopradette »; 157 (Laudiamo Giesù Christo) : «Laude di stil basso
e non par del beato Iacopone »; 158 (Ave Maria, gratia plena, Teco
lo Signore) : « Laude di stil basso come le sopradette »; 160 (Ogni
fino amatore) : « Mediocre » ; 161 (* Nanti che venga la morte) : « Stil
mediocre »; 162 (O superbo et orgoglioso): «Non mi pare stil del
Beato»; 163 (Ogn'huomo haggia allegro il core): « Stil mezzano »;
164 (Al nome di Dio Padre onnipotente) : « Stil mezzano e non par
del Beato»; 165 (Non si tenga amatore) : « Mediocre »; 167 (Cia-
scun novellamente) : « Questa non pare dello stile del beato Iacopone » ;
169 (O glorioso e degno) : « Mediocre » ; 170 (Ogni amatore, che sente
d'amore) : « Stil mezzano »; 171 (Ogni huom di cor s'allegri) : « Stil
mezzano come la precedente e forse non del beato Iacopone »; 172
(Christo pietoso, Signor pien d'amore): « Stile come il precedente » ;
173 (Oimé, oimè, oimè, Dolente me): «Stile come la precedente » ;
174 (Odi una voce che pure mi chiama) : « Stil mezzano » ; 175 (De-
scendi, santo Spirito) : « Stil mediocre»; 184 (Ciascun divotamente
saluti): «Le seguenti laudi [e cioé fino al n. 188] sono scorrette e
forse non sono del beato Iacopone »; 190 (Ogn'huomo s'allegri di
fuore) : « Scorretta e forse non è del Beato » ; 205 (0 povertà gioiosa) :
«Questa laude io non credo sia del Beato, ma imitata da lui»;
212 (Amar non te vo, mondo) : « Stile simile alla precedente attri-
buita al Giustiniani » ; 213 (Tutti noi dovem laudare) : «Lo stile e i
concetti bassi non paiono del Beato » ; 238 (0 anima fedele) : « Scor-
retta e forse non è del Beato»; 275 (Laudiamo (Giesù Christo, ch'é
X "a BE X A Sr e i zn E
20 FRANCO MANCINI
figliuol di Maria) : «...né credo sia del Beato, ma dell'incerto

Todino, fatta doppo per farsi menzione di san Bernardino ; e anco
è di stil basso : fatta o ampliata intorno al 1400 » ; 282 (Comincia Dio
chi vol bene imparare) : « Questi proverbij non mi paiono dello stil
del Beato, ma dell'autor di quelli altri [i più noti proverbia pseudo-
iacoponici] posti a carta 594»; 286 (Vergine Madre Pia): «Non
par del beato Iacopone » ; 291 (Chi vuol venire a vera libertà) : « Non
lo credo stil del Beato » ; 292 (O Christo onnipotente, che per dar vita
a noi): «Stil simile alla sopradetta laude » ; 294 (0 gloriosa sopra li
beati) : « Non mi pare stil del beato Iacopone»; 295 (L'amor m'ha
preso e non so che mi faccia) : « Stile simile al sopradetto » ; 296 (L’a-
nima si trasforma) : « Stil simile al sopradetto, parmi ».

Una sola volta sembra arrischiare un'attribuzione a titolo perso-
nale : 298 (Come dinanzi a Christo fuggirai) : « Pare stile di Feo Bel-
cari » *9,

Di tre componimenti riferisce l'incerto giudizio delle fonti: 239
(O dolce amor Giesù) : « Nelli testi... questa laude è posta fra quel-
le d'incerti autori»; 241 (Laudiam l’ Amor divino) : « Questa laude,
secondo li testi... è d'incerto. Io la credo del Beato » ^» ; 243 (Canti
gioiosi e dolce melodia): «Posta nel testo... sotto nome d'incerto
autore ».

La constatazione subito possibile è che il Petti appunta le sue
perplessità su componimenti che, de visu, sa provenire da laudari ap-
partenuti — e, forse ancora al suo tempo, appartenenti — a con-
fraternite. Fra gli incriminati vediamo: 137 Onde vieni tu, pere-
grino amore, che, per la struttura piuttosto lirico-drammatica e
le frequenti derivazioni dal testo evangelico, fa pensare a una
provenienza toscana; 151 O pensier dogliosi e forti, testimoniata
dal Perugino 955 e dal Vallicelliano (A. 26), costituisce qui un

40) A] Giustiniani l'assegna invece il Marciano Cl. It. rx. 182, per cui
cfr. F. AGENO, Il Bianco da Siena, Notizie e testi inediti, Genova-Roma-
Napoli 1939, p. 7.

41) Questa sortita del Petti — l’unica del genere — diventa plausibile,
allorché si legga il giudizio ampiamente positivo che di questa lauda aggra-
ziata e d’intonazione piacevole (prossima a un gusto rococò ante litteram
e pur non priva di modi arcaici e iacoponici) dà il Tresatti, il quale vi trova,
fra l’altro, « molta varietà non solamente di concetti, ma ancora di affetti
e di sentimenti e di modi ». La Ageno (Il Bianco cit., p. 8) pensa, con qual-
‘che dubbio, al Giustiniani. UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 21

vero cibreo per esservi intruse : a) la prima strofa di Levate gli
occhi e resguardate (Frondini di Assisi — ora Vitt. Em. 478—, Eu-
gubino — ora codice Landau 39 della Nazionale di Firenze —, Oli-
veriano 12, Vallicelliano) ; b) la prima strofa di Venite a piangere
con Maria (Illuminati — ora codice 705 della Comunale di Assisi —
Oliveriano, Frondini, Eugubino); c) la parte finale di O superbo
et regoglioso (Illuminati, Frondini, Eugubino) ; 157 Laudiamo. Giesù
Christo (Illuminati, Perugino, Vallicelliano) ; 162 O superbo et rego-
glioso (di cui sopra); 169 O glorioso e degno (Illuminati); 175 De-
scendi Santo Spirito (Perugino, Vallicelliano 42). Altro manipolo

di laude, che vanno più o meno ininterrottamente dal 170 al 190

e di cui il raccoglitore sospetta, rientra, invece, nell’ambito del ma-
noscritto di Bevagna, una fra le più importanti fonti della silloge :
tale manoscritto proveniva, infatti, quasi sicuramente, da una con-
fraternita *9 e presentava molte affinità con il laudario di Urbino,
al quale non soltanto rimanda per due componenti comuni (nn. 186
e 187, ovviamente incriminati dal Petti), ma anche per l’ispirazione
penitenziale cristocentrica, come dimostrato da 189 O Christo pie-
loso, Signor pien d'amore, 191 Oimé, oimé, oimé, dolente me, 192 Adoro
te Signore, che pendi in su la croce, 193 Ave, Croce beata, 194 Res-
guarda, anima mia, alla croce.

Diffidenze coinvolgono altresì componimenti tràditi — Tre-
satti a parte ^? — da un solo (o altri pochi) esemplari a disposizione.

4) Quest'ultima lauda è la sola in Petti di tradizione schiettamente
perugina (migrata però anche nel laudario di San Sepolcro, c. 14r) come
osserva I. BaLDELLI, La lauda e i disciplinati, in « RLI», 3, 1960, p. 403,
nota 31, dove anche si segnala il n. 195 Sceso dall'alto regno (Frondini, Pe-
rugino, Vallicelliano), che peró il Petti non giunge a incriminare proprio perché
dedicato — come alcune delle autentiche iacoponiche — a San Francesco.

533) A una confraternita della Croce sembrano alludere anche i vv. 19-22
della 189 : « Anco t’inchini, o Bontà divina, Ch'avria meritato l'eterna ruina :
Tu m'hai chiamato a la tua disciplina, La qual adduce pianto e dolore ». Dal
codice bevanate derivano altresi al Petti tre laude in onore di San Fran-
cesco, fra cui Sceso dall’alto regno: e cfr. la precedente nota 42.

44) Poniamo qui di seguito i componimenti che si trovano in Petti e
non in Tresatti (distinguendoli peró in tre gruppi: a) componimenti senza
alcuna attribuzione ; b) interessati da una qualche attribuzione ; c) in lingua
latina). I gruppo: nn. 125, 141, 145, 147 [ripetuto al n. 299], 154, 160,
167 [ripetuto al n. 188], 169 [di fraternita assisiate], 181, 184, 185, 192, 193,
194, 195 [di fraternita assisiate], 196, 197, 198, 199, 200, 201, 205, 210, 213,

OE [p 9 x PVI n i ARA
22 FRANCO MANCINI

Dall'elenco delle dubbie possiamo, infatti, segnalare i seguenti nu-
meri, a cui anche i moderni repertori 45) assegnano una tradizione

214 [è la Pistola d’amore dell’Oliveriano 4, passata al Petti attraverso Tu-
dertino 194], 221 [ingegnosa imitazione della lauda iacoponica xrvi], 223
[frammista con altre del Panziera nel Magliabechiano 1, 1, 255], 225, 226,
232, 233, 234, 264, 265 [excerptum del n. 231], 269, 270, 271, 273 [di frater-
nita assisiate], 277, 280, 282, 284, 285, 286 [pubblicata da V. DE BARTHO-
LOMAEIS in « Boll. Istit. stor. it. », 1889, 8], 292, 294, 297. In Tresatti manca
poi la famosa iacoponica O papa Bonifazio, molt'ài iocato (n. 85 del Petti),
eliminata per motivi prudenziali.

II gruppo (Si avverte che le attribuzioni provengono da tutta l'area
della presente ricerca ; né ci si pronuncia sulla loro validità): nn. 113 [Pan-
ziera], 121 [Panziera], 126 [Panziera], 130 [Panziera], 149 [Panziera], 180
[Bianco], 203 [Pandolfini], 206 [Bianco ; Giustiniani], 208 [Pandolfini],
209 [Paolino da Pistoia; Gesuato], 211 [Giustiniani], 212 [Giustiniani], 220
[Panziera], 239 [Bianco], 255 [Cavalca], 266 [Bianco], 272 [Bianco ; Giusti-
niani], 276 [Bianco ; pré Beltrame], 279 [Bianco], 281 [Giustiniani ; Bianco],
288 [Bianco], 291 [Bianco], 298 [Giustiniani; Belcari]. Per il nr gruppo,
costituito dai componimenti in latino, si rinvia alla Tavola.

Al contrario sono presenti in Tresatti e non in Petti: Parità Dio ti
mantegna (1, 8); Iesù laudiamo, figliuol di Maria (11, 29), di cui si ha in
Petti redazione diversa ; la iacoponica O Christo onnipotente, ove siete inviato ?
Perchè poveramente ... (rv, 6), avendo il Petti per errore ripetuto (nn. 28
e 79) la xL che ha identico inizio: Dammiti, Amor, dolcemente a gustare (vi,
36); Che farai, morte mia (vii, 7) probabilmente iacoponica (il Tresatti cor-
reda d’un ampio e dotto commento questa difficilissima lauda, che sem-
bra aver però copiata da un diretto discendente dell’antigrafo bonaccor-
siano — il codice di Perugia del 1336 — data la presenza nella sua trascri-
zione, come in quella del Bonaccorsi, di identiche lacune).

45) Sono stati particolarmente tenuti presenti A. Feist, Mitteilungen
aus dilteren Sammlungen italienischer geistlicher Lieder, in « ZRPh», x,
1889, pp. 115-185 e A. TENNERONI, Inizii cit. (con le relative Giunte di
L. FRATI), nonché testi con attribuzioni, fra i quali il Chigiano rLvir. 266
(e dunque G. M. MontI, Un laudario quattrocentista dei Bianchi, Todi 1920),
il Vaticano Rossiano 651. (x. 32) (su cui T. Bini, Laudi Spirituali del Bianco
da Siena, povero gesuato del sec. XIV, Codice inedito, Lucca 1851); il Va-
ticano Rossiano 424 (rx. 114) e il Marciano italiano rx 182 (di questi due
codici si vedano gli elenchi delle laude che, con lodevole chiarezza, produce
F. AaENO, Il Bianco cit., pp. 3; 7-14; per le relazioni fra le due raccolte,
ancora la AcENO, Saggio di edizione critica di una laude trecentesca, in « SFI »,
xx (1962), pp. 31-74); il Palatino 168 della Nazionale di Firenze (cfr. C.
Guasti, I Cantici spirituali del Beato Ugo Panziera da Prato de’ Frati Mi-
A E»
doe. T

UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 23

A ;
— deet

estremamente esigua (quando non risultano addirittura sconosciuti) :
152 (Spith. — Spithóver), 153 (Spith.), 154 (Colonnese e Spith.),
158 (Spith.), 160 (Spith. ; non è in Tresatti), 164 (Spith.), 167 (Spith. ;
non é in Tresatti), 170 (solo in Tresatti), 171 (Spith.), 172 (Spith. ;
ms. 1787 dell'Università di Bologna), 173 (solo in Petti e Tresatti),
174 (Urb. = Laudario di S. Croce d'Urbino), 184 (Spith.; non è
in Tresatti), 190 (Spith) 213 (non se ne conoscono altre attestazioni),
282 (non se ne conoscono altre attestazioni), 286 (ms. XIX del Con-
vento di Capestrano) ; 292 (Chigiano LvIr-266), 294 (non se ne cono-
scono altre attestazioni).

L'etichetta bembesca («stil mezzano », « mediocre », « basso ») svuo-
tata del suo intrinseco valore, diventa dunque di per sé irrilevante,
servendo essa da copertura a un «pertinet» dichiaratamente to-
pografico o a una constatazione, che si basa sul responso, diciamo,
economico della tradizione ; e forse, in taluni casi, sul preciso giu-
dizio attributivo di qualche fonte, che la prudenza comparativa
del raccoglitore preferisce riproporre in termini attenuati; in ogni
caso importa rilevare che, in fatto di attribuzioni, l'atteggiamento
del Petti non puó commisurarsi su ragioni di natura retorica e lin-
guistica si invece su dati pratici e anzi empirici : anche se le giusti-

nA A
xe rx

^
stan

du

-*

- - ci
Siria — COE

uti

nori, in Miscellanea pratese di cose inedite o rare, antiche e moderne, Prato
1861 ; L. GENTILE, I codici palatini della Nazionale di Firenze, x, Roma 1889 ;
G. BrUGNOLI, Le satire cit., p. uix ; V. Di BENEDETTO, Per un'edizione delle
laudi del B. Ugo Panziera, in « MF», 1956, 1-11, pp. 262-281); il Maglia- |
bechiano rr. rrr. 255 (nella cui miscellanea si ritrovano laude del Panziera : |
cfr. A. BARTOLI, I Manoscritti italiani della Biblioteca Nazionale di Firenze,
vol. rrr, Firenze 1883 ; ma per il Panziera, oltre ai mss. addotti da G. GALLI
in « GSLI» (1915), p. 211, si sono consultate le adespote di Barberiniano
XLIV 11 e l’appendice di Laurenziano Ashburnham 423); Hamilton 348
della Biblioteca di Stato di Berlino (per i componimenti ascritti a « miser
Iustiniano da Venezia » ; fu studiato da L. BIADENE, Un ms. di rime spirituali,
in « GSLI» rx, 1887, pp. 186-207); il Laurenziano-Rediano 121 (ma, pure
per il Belcari, i due Palatini 99 e 172 della Biblioteca Nazionale di Firenze);
preziose anche le stampe, delle quali citiamo : Laude facte et composte da più
persone spirituali ..., [a cura di] Luigi de Morsi cittadino fiorentino ...,
Firenze, Per ser Francesco Bonaccorsi, 1485; Laude devote composte da di-
verse persone spirituali..., Venezia, Nella contrada di Santa Maria For- "
mosa, Al segno della Speranza, 1556; Scelta di laudi spirituali di diversi i
eccell.mi e devoti autori antichi e moderni, in Firenze, Nella stamperia de’
Giunti, 1578.
24 ; FRANCO MANCINI

ficazioni ottemperano, nella lettera, a quelle di moda. Non certo
gratuitamente, ad es., la 212 viene definita di « stil simile alla pre-
cedente » che è del Giustiniani), quando si sa che anche la 212 è da
taluni (Hamilton, Ageno) pure attribuita al Giustiniani; e la me-
desima definizione accomuna ancora tre laude, di cui due (nn. 291
e 295) appartengono al Bianco sicuramente e una (n. 292) con molta
probabilità (ritrovandosi questa, come sopra s'é detto, nel codice
Chigiano). Tale modesto considerarsi « massaro delle lettere », per
cui le testimonianze si vagliano piü spesso al lume di dati oggettivi
che di criteri soggettivi, di rapporti quantitativi piuttosto che qua-
litativi, se libera il Petti da molte delle pastoie del canone stilistico
di turno, non peró lo tutela da approssimazioni e da rinunce, so-
spette di conformismo : un grave errore (forse il piü grave che il
Petti abbia commesso) é quello di aver creduto e ceduto alla conte-
stazione esercitata da due testimoni nei confronti della iacopo-
nica Anima che desideri: « Questa laude secondo il testo [...] è
d'incerto autore e secondo il [...] é di frate Ugo Panzera dell'or-
dine minore, suo discepolo : et veramente non pare stile del Beato ».
Il docile allineamento sulle posizioni delle due fonti citate (ma su
quanto afferma della seconda sono lecite, come vedremo, fortissime
riserve) resta forse plausibile, qualora si pensi che il Petti ha do-
vuto prendere atto dell’incredibile intrusione di laude del Pan-
Ziera in manoscritti iacoponici, particolarmente antichi e autore-
voli. Nell'appendice dello Chantilly s'incontrano, infatti, ben cin-
que componimenti, che alcuni codici — fra cui il Palatino — fanno
risalire, più o meno velatamente, al Panziera ; essi sono nell'ordine :
In foco l'amor mi mise Lxxxxi (n. 90 del Petti), Dolce vergine Maria
c (n. 99 del Petti), Morrò d’amore per te Redentore cv (n. 104 del
Petti), Vita di Iesù Christo, specchio immaculato cix (n. 108 del
Petti), Ben morró d'amore cx (109 del Petti). Alle quali è assai pro-
babile debba aggiungersi Fiorito è Christo nella carne pura cvi (105
del Petti), in elenco presso Palatino e Magliabechiano 49). Una così
insistita presenza, rinvenuta ben addentro alla tradizione iacopo-
nica, non poté forse non accrescere la perplessità e istintiva diffi-
denza del Petti circa l’efficacia di personali valutazioni e a indurlo,

46) È anche coinvolta, in Palatino, dallo spostamento di carte, osser-
vato da V. Di BENEDETTO (op. cit., p. 266). Circa la paternità del Panziera
delle laude rxxxxi, c, cv dello Chantilly è anche d'accordo F. AGENO, Que-
stioni di autenticità nel laudario iacoponico, in « Convivium », 1952, 4, p. 561.
UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 25

in sede di bilancio attributivo, a tenersi ben stretto ai rigidi totali
del « dare » e dell’« avere ».

La mancanza, comunque, nel succinto e rudimentale apparato
Petti, d’una indicazione delle fonti accessibile alla nostra intelli-
genza permane fra i principali motivi di apprensione e di disorienta-
mento (non tuttavia di scandalo, se neppure il Baronio era solito
indicare i codici su cui fermava la lezione dei suoi testi !). Il racco-
glitore, infatti, si avvale di « cifre » — come egli stesso le chiama —
per designare i singoli manoscritti della collazione, senza però dar-
ne la relativa chiave : esplicato è soltanto il segno allusivo al codice
di Bevagna. Questo mistero, tuttavia non enorme, che ai primi
del nostro secolo sembrava impenetrabile ^», ha oggi — soprat-
tutto in grazia delle benemerite ricerche di G. Ceci 48) — diradato
alquanto i suoi veli. Passiamo subito, dunque, a parlare delle fonti
identificate. La prima, che è anche la più importante e la più ve-
tusta, viene indicata col segno: essa corrisponde allo Chantilly
(= Ch). Questo codice fu messo, a quanto pare, a piena disposi-
zione del Petti ^?, il quale non soltanto ebbe agio di numerarne

4?) Il BruGNOLI (op. cit., pp. L-LI), trattando con buona competenza
del codice Petti, scrive fra l’altro : « Il compilatore pare essersi proposto lo

‘scopo di raccogliere tutte le laude che, a ragione o a torto, erano attribuite

a Iacopone, ricavandole da numerosi codici, che egli contrassegna con sigle
delle quali, sventuratamente ... non figurano i riscontri ». Addentrandosi
poi a ipotizzare sulle fonti, fa il nome (non conoscendo lo Chantilly, scoperto
un po’ più tardi dal Tenneroni) dell'Angelicano 2306 ; ottimamente include
il Tresatti, ma non giunge a identificare il Tudertino 194.

48) Al quale pertengono appunti manoscritti, particolarmente intelli-
genti circa il rapporto Petti-Tudertino 194.

4°) Per la utilizzazione di Ch da parte del Petti si veda anche F. A.
UcoriNri, Laude di Iacopone da Todi tratte da due manoscritti umbri, To-
rino 1947, p. xvi, nota 1; inoltre, F. MANCINI, Testimonianze e documenti
per un laudario iacoponico del '300, in «LI», 1963, 2, p. 158, nota 88;
Antica tradizione, p. 49, nota 156. L’esame ulteriormente da noi effettuato
su Ch ci consente ormai di sciogliere ogni riserva circa la sua identificazione
con il « libro todino », usufruito dal Bonaccorsi (cfr., del resto, le osservazioni
dell’UGoLINI, op. cit., p. xvii): le cinque laude, infatti, che l'editore della
Principe afferma di aver desunto fra le ultime («in fine ») (del « libro todino »,
sono esattamente quelle di Ch e cioè O peccator dolente (Lxxxxvir di Bon.
= cl di Ch), Perchè m’hai tu creata (Lxxxxvi di Bon. = cui di Ch), L’ Amor
ch'è consumato (uxxxxix di Bon. = cvir di Ch), Fiorito è Christo (c di

de
do

INE NP
X" ox ;
——— ir a P

4
^|

NEAN
Vit 4

. 2

x: PE

A

Ag
M n

x, È

{5A

me

A I
————

^w. H
Mn x
Pda 4f ag
Jo.

26 FRANCO MANCINI

le carte, ma anche di apportarvi talune annotazioni, intervenendo
dapprima, a proposito di Lxxx (doppione di Signor damme la morte),
con l’avvertenza: « Questa lauda è posta un’altra volta di sopra,
sotto il num. 12» e, in seguito, con l'apporre a due componimenti,
peraltro mancanti di numerazione originale ([cvui] L'amor ch'è con-
sumato e [cvi] Sopr'ogni lingua, amore), i rispettivi titoli : Con-
ditio perfecti amoris; Quando anima pervenit ad statum incognitum
propter sanclam humilitatem et caritatem ». La trascrizione di Ch
interessa 109 laude (fino a Ben morrò d’amore inclusa), delle quali
fedelmente si riproduce la successione (ma non si ripete O Signor dam-
me la morte, così che, dopo 79, il numero complessivo dei compo-
nimenti diminuisce in Petti di un’unità); non vengono però co-
piate la « profitia vulgarmente facta per frate Tomassuccio da No-
cea » né quella « dell’abate Iohacchino », con cui il codice si chiude.
Dopo l’explicit di L'amor ch'é consumato (n. 107 in Ch, 106 in Petti)
si legge l’annotazione : « Qui finiscono le laudi del carattere antico
nel testo [Ch] ». E così è infatti: ché in Ch la seguente Sopr'ogni
lingua, amore appartiene a mano tarda 59. Si deve purtroppo ag-
giungere che il Petti largamente contamina Ch con altri esemplari,
come dimostrano numerose varianti 50 e perfino un grosso equivoco

Bon. = cvi di Ch), Troppo perde il tempo (ci di Bon. = ci di Ch). Prima
di queste cinque laude il Bonaccorsi ne pone due (uxxxxim Udite una enten-
zione ch'è fra onore e vergogna e Lxxxxv Que farai, morte mia), che esulano
dall’appendice di Ch: la qual cosa esplicitamente conferma il Bonaccorsi,
annotando: «Le due proxime erano in uno libro antiquo scripto de l'anno
Mcccxxxvi in la cità de Perugia [vedile ora nel suo discendente, il Pari-
gino 1037]: e non in altri libri maxime todini...». Per altri legami, piü
strettamente ecdotici, fra Ch e Bonaccorsi, cfr. Antica tradizione, partico-
larmente la nota 156.

50) Dopo di questa, che è dell'ultimo trecento, si susseguono almeno
altre due mani, la seconda delle quali — cui si deve la profezia di Gioacchino
— pienamente quattrocentesca.

51) Cfr., ad es., n. 40 (O amor di povertade), v. 113: l'un nell'altro, le-
zione giusta di Ch, contro quella, incorporata nel testo, l’un e l’altro. Fra
i codici della collazione se ne indica uno, rimasto sconosciuto, che il Petti
dice aver termine unitamente a Ch (cfr. n. 109 e relativa nota del racco-
glitore) : la qual cosa fa supporre che i due codici contassero un numero
pressocché uguale di componimenti. Pure sconosciuta resta la fonte (da
noi tradotta in ts 1, perché é la prima a comparire in Petti; e però cfr. le
mie Due postille iacoponiche in « Convivium », 1952, 3, pp. 456-460), dalla UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 27

a causa del quale al n. 79 — evidentemente sulla scorta d'una fonte
diversa da Ch — viene scambiata la lauda O Cristo onnipotente,
dove siele inviato ? | Perché poveramente . . . con l'altra (già trascrittà |
al n. 28) di ripresa pressoché uguale: O Cristo onnipotente dove siete If
inviato? | Perché pelegrinato ... sì da dar luogo a un doppione,
che un maggior scrupolo di fedeltà verso Ch avrebbe fatto evitare.
Esclusivamente a mezzo del vettore Ch migrano peraltro in Petti
— oltre alle sopraddette composizioni attribuite al Panziera 5» —
le due notissime, comuni al laudario di Cortona (ms. 90) e di Arezzo
(ms. 180), Amor dolce senza pare e Troppo perde il tempo (questa
seconda è pure in Arsenale 8521), San Francesco sia lodato, Lau-
diamo de bon core 53), Troppo m'è gran fatica 54, O peccator dolente 5%,
Perché m'ài tu creata 59.

quale veniva desunta, a proposito di 55, v. 151, la variante en Tode, alter-
nante con di’ com’; tale fonte divideva in due tronconi — a partire dal
v. 145 — la lauda L’omo fu creato virtuoso, accentuando fino alla rottura
una caratteristica di Ch e seguaci, che scrivono la parola Ave, con cui inizia
il suddetto verso, trattando la A cone se ci si trovasse di fronte all’incipit
d’una nuova lauda (ma l’assenza del numero progressivo avverte del con-
trario); e però il Petti annota: « Questa è un'altra lauda secondo la ts 1»
(c. 62v).

5) Di queste sono altresì in Arsenale 8521: In foco d'amor mi mise,
Dolce Vergine Maria, Morró d'amore per te Redentore, Ben morró d'amore. N-
Notevolissima la presenza in Urbinate della lauda Morró d'amore per le ll |
Redentore, la quale, se veramente del Panziera, farebbe scendere la data della Il
raccolta di Santa Croce piuttosto alle soglie della seconda che entro la prima |
metà del sec. xiv (il Panziera essendo morto all’incirca nel 1330) ; lo slit- ||
tamento cronologico interessa direttamente, però, la data di nascita di Ch Il
(ma il Tenneroni esagera quando giunge a sospettarla « alla fine del ’300
se non anche ai principi del sec. xv ». Cfr. Testimonianze cit., pp. 141-42.

5) Ambedue quest’ultime si leggono anche in Tresatti, per cui cfr. la
precedente nota 20.

54) La inserisce, come LXxxxvI della sua edizione, il Bonaccorsi con
tale premessa : « Questa lauda sequente era pur nel dicto libro antiquo [quello
di Perugia del 1336 ; ma cfr. ora il Parigino 1037, sotto il n. LXI] et ancora
in alcuni todini...». Da Ch, infatti, la desumeva il Petti, che ignorava il
«libro antiquo » di Perugia e il suo discendente Parigino 1037: sarebbe però
vano cercare in Petti la lauda Que farai morte mia, tràdita soltanto dal co-
dice perugino del 1336 e seguaci. Si veda, a questo proposito, la precedente
nota 44 (in fine).

55) Benché appartenga al gruppo delle cinque che il Bonaccorsi desumeva

xi tA È Tac
n T & o. IY
LONRLi c t XD

zl

Mamm

r
oium RM À— BÉ

Tum

Fat (AA
- -t

ese c

x SNA
A eun
28 FRANCO MANCINI

Portata a termine la copia di Ch, il Petti metteva a profitto
la seconda fonte, cifrandola nelle due spranghette, che significano
Tudertino 194 (= Tud). Pure su questo codice il Petti intervenne
— a volte anche pesantemente, ma senza mai intaccarne la lezione —
con una serie di provvidenze, che vanno dall’imposizione del titolo :
« Libro del B. Iacopone da Todi » e dall’indicazione di appartenenza :
« Pertinet ad locum Montis Santi » 5”. alla numerazione delle carte
e dei componimenti (affiancando o sostituendo, non sempre util-
mente ed esattamente, le cifre arabe alle più antiche lettere romane)
e alla riproduzione a fianco, in matita, dei versi sbiaditi per l'umi-
dità 59 e perfino, una volta, all’annotazione attributiva (lauda
158 Spiritu Santo amore): «Cantico di messer Leonardo Giusti-
niano Veneziano » 5°. Necessario tuttavia rilevare, prima d’ogni
altra cosa, come Tud si attenga assai parzialmente, in quanto a
successione di componimenti, all'ordine tradizionale dei codici del
gruppo umbro $9, La svolta decisiva si verifica dopo il n. 47 (0 fe-

da Ch (cioè dal «libro todino, in fine ») la troviamo, con poche varianti,
nel laudario urbinate e nel ms C. 129 (A-X-13) della Comunale di Foligno.

56) Anche questa fra le cinque « del libro todino in fine » : cfr. la nota 49.

57 Su alcune vicende esterne del Tudertino 194 della Comunale di
Todi si veda G. PensI, Documenti e ricordi iacoponici a Todi, Todi 1930
(pp. 8, 36), dove si prova che il ms. fu ereditato dai frati di Montesanto dopo
il 1511.

58) Si vedano, ad es., le cc. 15r (numerazione Petti), 30r, 33v. Pure a
cura del Petti risultano più d’una volta inseriti singoli versi, omessi per
distrazione dal primitivo amanuense : ciò accade anche nella lauda 97 Non
tardate peccatori, la quale viene integrata dal verso che verrà senza chiamare.

59) E l’ultima della raccolta, la quale in verità veniva già chiusa, dopo
il n. 151 (Magma [sic] tanto sei piatosa), mediante la formula — che ritorna
anche qui — Deo gratias ac Virgini Marie. Amen, per esser poi, senza
discontinuità alcuna, riaperta — sembra dalla medesima mano, ma l’inchio-
stro è diverso — con la iacoponica (L)o pastor per mio peccato. L’explicit
definitivo si ha comunque a c. 146v (numerazione Petti) dopo alcune prose
scritte con il medesimo inchiostro usato nella prima parte del codice.

6°) La prima anomalia — in questo caso involontaria — si verifica
dopo il n. 44 Amor divino amore, cui fa seguito O menso vertuoso e non, come
di regola, Figli, neputi e frati (che ritroveremo invece al n. 69): il salto fu
però avvertito dallo stesso amanuense, che — con l’intento di segnalarlo —
correggeva il n. 46 in 47. Tra i vari accidenti che rendono problematica in
Tud la già tormentata numerazione delle laude è da includere anche la sal-
datura di due componimenti in uno (Destrughasici '1 core + Maria nutrice »"

—À

UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 29

:
À

- x
io beer

mene guardate): a questa lauda, infatti, avrebbe dovuto seguire,
stando al canone degli umbri, O amore contraffatto : eccoci, invece,
di fronte a un componimento d’ambiente paesano $0 — traman-
datoci per la prima volta dall’appendice di Ch — qual è appunto
O frate Ranaldo. Consapevole di sovvertire — e non più soltanto
di contaminare — Tud desiste adesso anche dal numerare i compo-
nimenti (al che, ma solo per quattro laude, sopperisce, postumo, il
Petti). Tud intendeva, con questo gesto di rottura, più ancora che
approfondire i motivi eterodossi ben presenti in Ch — il quale indi-
scriminatamente mescolava, nella sua appendice, prodotti autentici
agli apocrifi — associarsi alla formula aperta e spregiudicata dei
laudari laici di Urbino, Pisa, Firenze (oltre che di Cortona e Arezzo).
Il Petti, pur condividendo il principio di far ruotare intorno a un
gruppo di sicura autenticità componimenti dubbi e anche spuri,
dissente dalla linea di Tud, avventurosa e troppo immaturamente
conseziente a infiltrazioni di apocrifi (il primo dei quali riesce a
entrare subito dopo il n. 79). La giuntura Petti-Tud si effettua,
peraltro, al n. 96 Non tardate peccatori e cioè a un livello tale da in-
cludere una fascia, la più larga possibile, di autentici, riservando
a ulteriori recuperi i componimenti apocrifi, pur compresi nella sud-
detta fascia e non tramandati da Ch. Fra i secondi, ecdoticamente
assume importanza Pistola d'amor con gran dottrina (n. 72 di Tud,
n. 214 di Petti), che — a quanto ci é dato di sapere — non ha oggi
altri rappresentanti che Oliveriano 4, Tud e Petti; Tud non tra-
scrisse peró il componimento direttamente da Ol, ma da un suo
discendente che lo aveva senza scrupoli rimaneggiato. Cosi, per
gravi mutilazioni che danneggiano irrimediabilmente le ultime carte
di Oliveriano 4 62), non ci è più dato di leggere nella redazione an-
tica questo severo manifesto di ascesi e di protesta, dovuto forse alla
penna d'un seguace del Clareno 59. Dimostrare adesso come la copia

NEC

" m
Sd X
Bo PRA DE

"
le aa nt

di lesu mio amore, per cui cfr. c. 122v di Tud), saldatura denunciata rc-
golarmente dal Petti a c. 530.

1) Ma giustificato dal poeta solo in quanto applicabile a un exemplum :
cfr. Antica tradizione, p. 103, 109.

6°). Precisamente le cc. 77 e 78 contenenti l'Epistola d'amore, che è l’ul-

timo componimento — e il solo apocrifo — di Oliveriano. Cfr., per altri
particolari, Antica tradizione, p. 32, n. 97.
$35) L'epistola — in sestine di endecasillabi a rime alterne — è indiriz-

zata a una simbolica «Rosa»: O Rosa, questa pistola té data | ké tu la
epe ENS —Ó TE No; - I ARA ld NA RU ect za oC, RIA II 1 DM

30 FRANCO MANCINI

Petti dipenda, per questa lauda, esclusivamente da Tud è impresa
fin troppo agevole : infatti, subito al v. 2 favellami, Diletto, con dol-
cezza, Tud — per un accidente a noi ignoto del suo antigrafo — non
riesce a decifrare la parola diletto e però riproduce soltanto dil, ac-
cusando successiva lacuna : questo episodio si ripete meccanicamente
identico in Petti: il quale — non disponendo, come s'é detto, di
altri esemplari all'infuori di Tud (e da tal particolare si puó con si-
curezza dedurre che il secentesco curatore non conosceva Olive-
riano né alcuno dei suoi discendenti) — si vede costretto nei casi
più ovvi a proporre qualche timida variante congetturale : così,
al v. 6, a recevecte di Tud si alterna in margine ricevete, che è la for-
ma voluta dal contesto (infatti Oliveriano : e faite come l'auro che
s'affina ; | per Christo ricepete onne amarezza). Altrove il Petti deve
rassegnarsi a prender semplicemente atto dell'assenza di due versi $9.
L'Epistola fu, nell'àmbito degli apocrifi recuperati da Tud, l'ultimo
a essere rastrellato (né poteva avvenire altrimenti, trattandosi di
unicum) : infatti lo stesso Petti annota : « Qui [cioè con il n. 213]
finiscono le di più [s'intenda : le laude in più rispetto a quelle co-
piate dall'ultima fonte] nella [...]. Segue un'altra lauda [che è
appunto l’Epistola] in Tud » (c. 630v). Il codice Tud, peraltro, interes-
sa la silloge Petti — pur con una larghissima interruzione, durante
la quale subentrano altre fonti — dal n. 110 al 214: ricalcando le
orme del trascrittore, si può ricostruire il seguente itinerario (ac-

legi ben e stesamente; | ki non la lege è cieca e sventurata, | partesi co la
gente del Serpente. | Non sia seducta, ['nanti] immaculata, | sia perfecta,
sancta e obediente. La redazione Tud — inficiata da errori e da lacune —
sorvola sulle strofe polemiche, come doveva esser quella (purtroppo in OI
non ne rimangono che pochi frammenti), nella quale si fa menzione di gran
parlati, di arcivescovi e di abati e della loro anima dolente. Nella terza strofa
si legge comunque un motivo che verrà ripreso alla fine con maggior vi-
vacità parenetica : Rosa, ridi e canta, gaudi molto, | ca sempre 'l bono amor
va pur crescenno, | e non ti piaccia l’omo cieco e stolto, | quello che abbaia e
va buffe dicenno... [Le citazioni sono tratte da Oliveriano].

64) « Mancano due versi sopra li due precedenti» (c. 631v). In effetti
la lacuna riguarda non il terzo e quarto verso, ma il quinto e il sesto, conclusivi
della strofa, che, come si legge in Tud, é la seguente: [O] Rosa, per Iesu
questo te dico, | che tu la veretà ià may non (acci ; | retiente Christo, al-
tissimo Dio, teco | et non guardare a chi piacci o despiacci. In Oliveriano lo
| strappo del foglio altro non consente che questa minima integrazione :
| ... iudicare dell’opera ....
UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 31

canto al n. d'ordine del Petti diamo, fra parentesi, quello corrispon-
dente in Tud): 110 (96), 111 (99), 112 (102), 113 (103), 114 (104),
115 (105), 99 bis [già copiata, sotto il n. 99 dalla fonte Ch ; ripetuta
qui dalla fonte Tud, veniva contrassegnata dal Petti — che si accor-
geva dell’errore — col medesimo n. della precedente] (106), 116
(107), 117 (110), 118 (111), 119 (112), 120 (113), 121 (114), 122 (115),
123 (116), 124 (117), 125 (119), 126 (124), 127 (126), 128 (127), 129
(128), 214 (72). In tutto ventidue laude : non molte, in verità ; ma
bisogna anche considerare che l'esemplare Tud consentiva alla co-
pia Petti ampia possibilità di alternative e di scelte; data la sua cor-
rispondenza con altri laudari, avvicinabili ad alcuni toscani, oggi
assai noti, in particolare Arsenale 8521 e i due ex Magliabechiani
(attualmente Banco rari 18 e 19) ; anche arguendo — e a ragione —
che uno (o più) ascendenti di Spithóver (tutti comunque rientranti
in area assisiate) abbiano mediato e Tud e i suddetti toscani, resta
valido sottintendere come il flusso migratorio fra confraternite um-
bre e toscane sia sempre da scandire in direzioni reciproche 65.
Eleggendo adesso a nostro osservatorio la sponda umbra, ci apparirà
un nutrito settore di laude condiviso tra Tud e Arsenale ; eccone l'e-
lenco (con il n. d'ordine di Tud): 95 In foco l'amor mi mise; 104 |
Sovr'ogni amore e il buon savere, 106 Dolce vergene Maria, 108 Moro |
d'amore per te, Redentore, 109 Ben morrò d'amore, 111 No ’l me pen- |
sai giamai, 112 O buon Ihesù, Ihesù l'amor cortese, 113 Per li vo- |
stri gran valori, 114 Signor mio, io vo languerido, 115 Lamentome I L
e sospiro, 117 Ogn'om si sforzi d'ordinare, 121 Troppo perde il tempo, IE
124 Davanti una colonna, 126 Donami la morte Ihesù, 197 D'amor
languisco, Ihesù, te amando, 129 Unde ne vien tu, peregrino amore,
136 Pregatel per amore, 139 O Christo, amor diletto, 142 Povertà ter-
rena, 145 Christo per lo tuo amore, 147 Voit'avere e non ti vo lasciare.
Sono, inoltre, comuni a Tud e Banco rari 19 : 109 Ben morró d'amore,
110 Della fede diró prima, 113 Per li vostri gran valori, 114 Signor
mio, io vo languendo, 115 Lamentomi e sospiro, 117 Ogn'om si sforzi
d'ordinare, 129 Unde ne vien tu, pelegrino amore, 131 Dio, chi verrà
a quell'allezza, 149 Vita de Ihesù Christo, | specchio immaculato.
E a Tud e Banco rari 18 : 105 Or se tu il mio amore, 106 Dolce ver-
gene Maria, 115 Lamentomi e sospiro, 116 Tuttor dicendo, 124 Da-

-T P. i x - F t x DA | ume M
- i ZA LE d xeu , E 1
e e it ^a 2€ * dr e^. d Y l

A

FI

am
{7 atm La

I

?5) A tale conclusione si era già pervenuti in Antica tradizione, di cui
si veda, pertanto, la nota 300, a p. 92.
32 FRANCO MANCINI

vanti una colonna 69. Risulta dunque palese come l'acquisizione di
Tud da parte del Petti abbia significato per quest’ultimo nuove
dimensioni e frontiere, che lo portano, ben oltre i confini dell'Um-
bria, in piena area toscana $?.

Il manoscritto di Bevagna (Bv) — il cui segno o» viene eccezio-
nalmente tradotto dal Petti stesso — è anche l'unico a esserci pre-
sentato con una caratteristica fondamentale : sappiamo infatti che
esso era mutilo, precisamente mancante del primo settore, asportato,
forse, e fatto circolare come codice autonomo ; le laude restanti,
in numero di ventitré, furono tutte copiate, anche a costo di taluni
doppioni 68) ben avvertiti — e quindi ben graditi — dal Petti; e

66) Tutte le laude, di cui ai sopraesposti elenchi (salvo i nn. 95, 105,
108, 126, 136, 139), risultano altresi registrate dalla tavola di Spithóver.
A titolo informativo si indicano qui anche i quattro componimenti comuni
a Tud e Urb: 90 O peccator dolente, 108 Moro d’amore per te, Redentore, 115
Lamentomi e sospiro (ma la redazione di Urb è diversa), 151 Mamma tanto ei
pietosa. Si fa infine notare che quasi tutte le laude dell’appendice di Ch (84
Amor dolce senza pare, 90 O peccator dolente, 95 In foco l’amor mi mise, 97
Santo Francesco sia lodato 98 Laudiamo di bon core, 106 Dolce Vergene Maria,
108 Moro d’amore per te, Redentore, 109 Ben morrò d’amore, 121 Troppo perde
il tempo, 123 Perchè m'hai tu creata, 125 L'amor ch’è consumato, 149 Vita de
Ihesù Christo, specchio immaculato) si ritrovano in Tud, il quale però — ad ec-
cezione, forse, di 90, 97, 98 — le ha esemplate, contaminandole, su antigrafi
diversi da Ch: si veda, a tal proposito, Antica tradizione, p. 41, nota 123 e
p. 74, nota 264 (ove però il rinvio a xxxix 70 va corretto in xxxiv 70).

6?) Una puntata in area mediana rappresenta invece Or si comincia lo
santo pianto, che però il Petti (n. 111) non ereditava da Tud (dove pur fi-
gura al n. 92 quale copia d’un antigrafo, probabilmente assisiate, che mutila
il planctus, addizionandovi — nientemeno! — l’ultima strofa della iacopo-
nica La superbia de l’altura), bensì da due esemplari sconosciuti, di cui uno
offriva la lauda in redazione maggiore.

68) Diamo l’elenco (la numerazione è del Petti) delle 23 laude prove-
nienti da Bv, ponendo in parentesi quelle di esse che — consapevole il tra-
scrittore — ripetono numeri già ricorrenti nella silloge : 176 Anima che sei
levata, 177 Gli angeli santi, 178 Iesù nostra speranza, 179 Iesù Cristo, Dio
mio, quando, 180 Iesù Christo amoroso, | illuminami il core, 181 Poichè Dio
per sua pietade, 182 (Maria nutrice di Iesù, mio amore), 183 Poichè sei deli-
berata, 184 (Ciascun divotamente | saluti l’alta Vergine Maria), 185 Figlio
poichè sei nato, 186 (Qual è la voce che fa risonare), 187 O peccator del mondo,
188 (Ciascun divotamente / novella laude canti di buon core), 189 (O Christo
pietoso, Signor pien d'amore), 190 (Ogn'huom s'allegri di fuore), 191 (Oimè,
UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 33

ciò sta a significare come al secentesco trascrittore non sia sfuggita

l'originalità del reperto, che è per lui quello più dovizioso di unicum,
Annota pertanto il Petti a c. 549r, in margine al n. 176 Anima che
sei levata : « Laudi di più nel testo di Bevagna, manchevole in prin-
cipio di carte 81, cioè laudi 73 ; i seguenti sono quinternetti 5, cioè
laudi 23 di più ». Prima d’esser diviso in due tronconi il codice be-
vanate conteneva, pertanto, 96 componimenti, pressoché pari in
numero a quelli ospitati dai più autorevoli laudari di Iacopone :
ai quali, se vogliamo attenerci alla definizione di « quinternetti »,
doveva anche somigliare in quanto a formato. Ma in fatto di crono-
logia — giudicando almeno dalle ventitré laude giunte fino a noi —
sarà opportuno scendere alla fine del Trecento se non ai primi decenni
del Quattrocento. Molto indicativo a tal proposito può essere altresì
l'inserimento di Bv dopo Tud: sappiamo infatti che i momenti
della collazione non prescindevano da un certo ordinamento dia-
cronico dei testimoni: tant'é vero che il testo Tresatti risulta co-
piato per ultimo 69. Sono comunque le stesse strutture linguisti-
che (e anche stilistiche) di Bv, quali s'intravedono al di là del ram-
modernamento Petti, a far affiorare la costante d'un gusto osse-
quiente al decoro e all'esteriore levigatezza 7%. Il repertorio di Bv
(o, forse meglio, di quella che era l'appendice di Bv) appare peraltro

oimé, | dolente me), 192 Adoro te, Signore, 193 Ave, Croce beata, 194 Risguarda,
anima mia, 195 Sceso dall'alto regno, 196 O glorioso et almo confessore, 197
Prega per noi Iesù 198 Alma desiderosa (di quest'ultima non si hanno altre
attestazioni).

**) Si potrà obiettare che la copia Petti muove — come già abbiamo
affermato — dalla fonte meno copiosa per passare alla piü copiosa: e Bv
è di sole 96 laude. Si risponde che Bv, contenendo (in rapporto, s'intende,
ai codici a disposizione del Petti) un'alta percentuale di unicum, si poneva,
nell'economia generale della collazione, al di sopra di altra fonte anche più
ricca, i cui contributi, tuttavia, condivisi da altri testimonî, non facevano,
di per sé stessi, segnare alcun progresso al formarsi della silloge.

°°) L'accusa di scorrettezza, mossa dal Petti a taluni componimenti
di Bv, non implica, superfluo dirlo, una realistica valutazione del testo :
essa, sottintendendo anacronistiche quanto pretestuose esigenze di stile,
serve invece a presupposto e a giustificazione del giudizio di non autenticità
(che in effetti si basa sulla eterodossa — cioè non conventuale — prove-
nienza di Bv). Così a c. 575 leggiamo : « Le sequenti laudi sino al segno +
sono scorrette e forse non sono del B. Iacopone ». Il segno +, riapparendo
al n. 188, discrimina peraltro laude come la 186 e 187, che sono anche del
laudario di Urbino.

3

t
SO

ati el

-

z
-

a X
OPEM Qo EP A, VET. SENT

Se To, A
j
34 FRANCO MANCINI

assai vario : ché, insieme a pezzi arcaici, attestati dal solo Urb 71),
esso tramanda rappresentazioni drammatiche di tipo assisiate e pe-
rugino nonché manufatti di estrazione popolarissima e, a volte, ol-
tremodo rozzi 72) : e tutto ciò induce decisamente a credere che Bv
sia stato laudario da confraternita, aggiornato magari, com'era
consuetudine, fino al sec. xv. Il rilievo che l’antichissima Bevagna
assume nella prima tradizione manoscritta di Iacopone 73), la sua
vicinanza ad Assisi 7? concorrono al prestigio già di per sé note-

. volissimo di questo perduto esemplare: che è tra i pochissimi di

origine umbra a tramandare la lauda Jesù nostra speranza, secondo
elemento d'un dittico da noi altrove riconosciuto al poeta di Todi 75).

^) Per le vistose affinità di Bv con Urb, cfr. anche la precedente nota 43.
A dimostrare ulteriormente quanto ricca di voci e di echi sia stata l’antica
area assisiate, citiamo da un planctus, peraltro assai tardivo, di Bettona
(cfr., per il testo come per tutte le notizie ad esso inerenti, A. FORTINI, La
lauda in Assisi e le origini del teatro italiano, Assisi 1961, pp. 391-395) le
seguenti due strofe, così prossime alle prime tre del n. 10 di Urb: «O celi
o sole, o stelle relucente, | o luna, o luce, o pianete splendente, | o aiero, o acqua,
o lerra, o foco ardente, | de. oscuro faite presto vestimento. || O bestie brutali,
o vui serpenti | o tucti celli per l'aiero volanti, | insemi colli pisci in acqua
stanti, / mostrate signi de pianti et de lamenti.

?2) Ci si riferisce alla sconosciuta e inedita 198 Alma desiderosa | e
affettuosa d'in alto salire, una interminabile Scala virtutum — ove pur ricor-
rono stilemi iacoponici — che unisce all'imperizia tecnica un frasario talora
oscuro, da iniziati. Per dare un'idea della rozza — eppur robusta — fan-
tasia di questo anonimo umbro, si trascrive la seguente similitudine (vv. 95-

.106): « Come animal ligato / per venderse, | non saper contradire : | col

capo inchinato, | al mercato menato, | non sa far motto ; | sta come morto |
a chi °l vuol comparare. | Quel che dà più danari, | quello se lo mena, | some(t)te,
affatiga | in sua servitura ».

?) Se non proprio in Bevagna, certo nei paraggi, sarà stato messo in-
sieme il famoso codice iacoponico Additional 16567 del British Museum di
Londra (=L): cfr. Antica tradizione, pp. 45-46.

4) Della quale Bv dà atto, fra l'altro, con ben tre laude in onore di
san Francesco e cioè : 195 Sceso dall'alto regno (per cui cfr. le precedenti
note 42, 43), 196 O glorioso et almo confessore, 197 Prega per noi Iesù, Fran-
cesco glorioso ; le ultime due — sconosciute al Tresatti — sono piuttosto
mediocri e tarde, forse d’uno stesso autore, che però mostra di fortemente
risentire della lezione dantesca.

*5) Cfr. Saggio per un’aggiunta di due laude extravaganti alla vulgata
iacoponica, in « RLI», 2, 1965, particolarmente p. 295.

+6
why, UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 35

Oltre che di manoscritti, il Petti si servì di raccolte a stampa
(dell'edizione Tresatti abbiamo già detto e diremo ancora), fra le
quali si ravvisa la Giuntina del 1578 (= Giunt.). Questa — rappre-

sentata con il segno h — soprattutto utile, unitamente ad altro
testo rimasto sconosciuto 79, a determinare le attribuzioni. Per
taluni componimenti — come 131 Lo consumato amore (del Pan-

ziera), 211 Spirito Santo amore (del Giustiniani), 279 Destati, pec-
catore (dell'Albizzo) — fornisce altresì buon numero di varianti 77).
Ma in genere Giunt. non tanto costituisce di per sé un termine di
raffronto quanto una conferma sussidiaria e indiretta. Tale fun-
zione ci conforta a chiarire un punto oscuro, che altrimenti com-
prometterebbe la nostra identificazione di Giunt. : il Petti, infatti,
riferisce la testimonianza di questa stampa, che si pronuncerebbe
contro l’autenticità di 62 Anima che desideri e di 109 Ben morrò
d'amore in favore del Panziera ; ma in Giunt. di queste due laude,
neppure l'ombra. Che il Petti abbia distorto la verità (ma, specie
per 109, non si troverebbero moventi) é — dato il carattere del-
l'uomo — impensabile. A questo punto non resterebbe che respin-
gere l'identificazione di Giunt. — puntando magari su qualche pre-
sunto esemplare ad essa vicino 79 —, se non ci dissuadesse dal farlo
la constatazione di analogo e piü clamoroso episodio, verificatosi
a spese d'un testimonio indiscutibilmente presente nella collazione
Petti, e cioè di Tud; il trascrittore annovera, infatti, come conte-
nute da esso, due componimenti che vi si cercherebbero invano :

151 O pensier dogliosi e forti, 222 Se per diletto tu cercando vai. Grosse.

sviste, favorite dai momenti di punta, quando la collazione, per una
eccezionale pletora di testimonianze, si presentava particolarmente
congestionata. Cosi, a proposito della iacoponica Anima che desi-
deri, sarà accaduto che il Petti, frastornato dalla molteplicità delle
voci (si tratta del resto, d'una lauda molto diffusa), ha forse creduto

?6) Corrisponde alla cifra dt, che sarà stata una stampa di carattere
affine a Giunt., cioè un'antologia di laude raggruppate per autore.

??) Un accurato controllo ci ha consentito di rilevare come — a diffe-
renza di quanto avviene nei riguardi di altre fonti — le varianti da Giunt.
siano riprodotte in maniera ineccepibile, che é quanto dire con perfetta os-
servanza anche formale.

78) È del resto ben nota la stretta derivazione d'una stampa dall'altra :
cfr. a tal proposito anche le osservazioni della AGENO, op. cit., p. 5.

aint

dia

À-

P

i
4
td
IS]
|
^
i
4

Y d rt & ALL SP
Te SEU MOM eros

x

Mt n

la I na
A re I ii SE It. "att e y

Lu

Li *

V-

us
TNSOINTESST resti AEECT VINE LIRYIW

36 FRANCO MANCINI

di leggere in Giunt. il responso dato invece da qualche altro testo 79).

Quarta e ultima fonte riconosciuta è l'edizione del Tresatti :
la sua sigla é k (— Tres.). Il Tres. fu — come sopra s'é detto — ele-
vato ad auctoritas : la sua sicurezza e disinvoltura era in segreto
invidiata dal Petti, che, al confronto, si scopriva timido e malde-
stro: e, soprattutto, «omo sanza lettere ». Non che il Petti avesse
per abitudine di posporre la lezione d'un testimonio piü antico a
quella del Tres.: ché, anzi, la stampa Tres. é quasi sempre consi-
derata opera di consultazione : ad essa si fa ricorso per chiarimenti,
riguardanti non tanto la lezione singola quanto l'interpretazione
d'un contesto ; la variante Tres. assume dunque un valore glosse-
matico, anche se é vero che, in caso di lacuna o di disordine nella
tradizione, essa è salutata come la benvenuta. Sotto questa luce,
e non altrimenti, vanno considerati i rinvii al Tres. come a fonte
«più corretta» 39: ché l'alternativa Tres. diventa proposta inte-
grale e indispensabile soltanto ai fini della restituzione d’un testo
irrimediabilmente corrotto : e il Petti è, in tali circostanze, ben con-
sapevole dei vantaggi e degli svantaggi che l’operazione comporta.
Senza riserve, invece, l’accettazione delle didascalie e dei succosi
transunti (« argomenti » di Tres., che il Petti puntualmente ricopia
anche quando dispone di altri titoli): l'esegesi tresattiana in ge-
nere esercita il maggior fascino e forse non é esagerato scorgere in
quella la manifestazione che piü rende schivo il Petti dal prendere
un'analoga iniziativa 81); le pochissime postille di quest'ultimo si
riducono infatti a rapidi — ma per il lettore validi e pregnanti —
pro memoria di private inchieste, pur rigorosamente pertinenti

79) A complicare le cose interviene il fatto che la stampa affine a Giunt.
attribuisce la suddetta lauda ad «incerto autore» (situazione che si ripete
esattamente per il n. 109) ; una certa confusione può, inoltre, aver ingenerato
linizio stesso del componimento, che mal si distingue da altri consimili,
come Anima benedetta, O anima fedele e così via.

89) Citiamo a paradigma il n. 178 Jesù nostra speranza (di cui anche
alla precedente nota 75), che, per essere testimoniato dal solo Bv, viene
presentato con Favvertimento: «Questa laude tutta è posta più corretta
nel testo K ». E dell'edizione Tresatti (constatata nell’antigrafo la man-
canza d’un verso) dà in margine un’intera strofa (vv. 141-47).

81) A proposito di parole-fantasma ricorrenti in 175 Discendi santo Spi-
rito (vv. 37-40) non soltanto riferisce alla lettera il vivace commento del
Tres., ma anche cita — e sarà l’unica volta — in tutte lettere il nome del
curatore. .
siii

UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 37

o contenute in ambito locale ; significativi a tal riguardo — oltre
quello già detto di « Rigoverci» — il rilevamento topografico del
convento di Pantanelli « Cantico fatto nei luoghi comuni del con-
vento di Pantanelli della corata guasta, come nella Vita » (c. 83r) 82),
il prezioso suggerimento (c. 351v) che fa scorgere «l’Indie » in Ren-
derenie 83) e l'appunto a proposito di 235 O Vergin clara luce, vv.
157-58 (Assisi da l'assedio | con tua prece aiutasti) : « essercito di Fe-
derico 2° imperatore ». Ma ogni annotazione è assente nelle ultime
15 laude della silloge (nn. 300-314), che son quelle appunto derivate
da Tres. .

Delle fonti rimaste ignote possiamo dare qualche notizia, ba-
sandoci sulle varianti da esse derivate e anche sull'indicazione del
Petti circa le «di piü » (le laude in piü d'un singolo testo rispetto
a quelle degli altri testi) 84. Cospicuo doveva essere ts 1 85), che si
rivela per un bell'esemplare toscano di ritorno sul tipo di Ve (ms.
941 della Nazionale di Roma) e del suo affine, proveniente da Di-
comano 86); data la caratteristica eleganza — ma anche la forte
aspirazione al recupero dell'autentico e dell'originale — inerente
a questa famiglia di laudari 87), non fa meraviglia che il Petti ab-
bia largamente contaminato di ts 1 le prime due fonti di turno, e
cioè Ch e Tud: ts 1 è comunque assunta, come fonte diretta, in
terza posizione 88). Pure oriundo di Toscana e di fisionomia non dis-
simile da quella della raccolta, di cui tratta il Bini 89), si dichiara

8) La Vita è quella del Convento todino di Montecristo : per cui cír.
F. MANCINI, Testimonianze cit., p. 147, nota 27.

83) Cfr. F. MANCINI, Per talune interpretazioni delle laude di Iacopone,
in «ASNSP » xxiv (1955), pp. 126-129.

84) Cfr. nota 37.

85) Cfr. nota 51.

86) Antica tradizione, p. 92, nota 299.

8?) Antica tradizione, pp. 81-92.

88) Pregevole e abbastanza antico — e tuttavia considerato dal Petti
scarsamente confacente ai propri fini editoriali — doveva essere ts 3, che
collimava, per numero di laude, con Ch. Ma cfr. nota 51.

89) Rime e prose del buon secolo della lingua, Lucca 1852. Il codice quat-
trocentesco — informa il Bini a p. xxi della sua notizia introduttiva —
era intitolato «Laudi spirituali » e ne era proprietario mons. Luigi della
Fanteria; «sembra che avesse servito a una congregazione di laudesi, sì
per le laudi, massimamente in principio, disposte secondo le feste dell’anno
ecclesiastico, e sì per non poche gocciolature di cera, come ancora perché

pa sar

- P. n NATL. Me ph MN
Xo AGI T MA

:
: )
IA IBS Sec RENO AL all, CRI ina adit

2d

( FI

Em

tm vm


38 FRANCO MANCINI

ts 2, che, fra le pseudo-iacoponiche, esibisce laude del Panziera e
di Paolino da Pistoia. Con ts 2 si accorda spesso ts 8, che però — in-
sieme a ts 5 ts 6 ts 7 — dimostra di esser appartenuto alla cate-
goria degli umbro-veneti (giusta la definizione da noi data recente-
mente d'un gruppo di testimoni ?9, i cui più autorevoli rappresen-
tanti sono Spithóver e Ascolano 6). L’accostamento ts 2-ts 8 è
normale, qualora si pensi che la produzione laudistica, anche quella
(diciamo) ‘ firmata ’, godeva da tempo — soprattutto per la conni-
venza e il lancio pubblicitario dei frati migranti da una ‘ provincia '
all'altra — del pieno diritto d’asilo presso i laudari iacoponici di
area assisiate 99, Un umbro-veneto — vicino del resto, a quelli
usufruiti dal Tres. — sarà stato anche ts 9, che tuttavia é tenuto
ai margini della collazione. Sicuramente una stampa è ts 4 (quasi
sempre in coppia con Giunt.): e fra le stampe — se non altro per
l'esiguità dei loro contributi — andranno forse annoverati ts 10 ts 11
ts 12 °2). Da una statistica delle varianti distribuite in tutta la sil-
loge sembra pertanto che la collazione abbia proceduto secondo
le fasi e i modi seguenti 93): nn. 1-109 Ch (ts 1 ts 7 ts 6 ts 5 ts 8 ts 4

la pergamena su cui é scritto, é assai logora là dove si pone la mano al vol-
tare de' fogli, come é uso nei cori». L'efficace descrizione si conclude con
l'avvertenza che il codice era di piü mani («onde io penso che fosse scritto
in diversi tempi») e che alquante delle sue laude risentivano dello stile di
Feo Belcari.

909) Antica tradizione, pp. 71-81.

91) Luminosa conferma di ciò — a parte quella di Ch — proviene a noi
anche da Foligno, dove, già alla fine del sec. xiv, circolavano, insieme alle
iacoponiche, laude del Panziera e del Bianco : cfr. mss. C. 123 (A. X. II. 7),
C 129 (A. X. 13) della Comunale e 65 (A. III. 10) della Iacobilli (tutti se-
gnalatimi dall'amico Antonino Caleca); inoltre, nel codice di Bettona, uni-
tamente al planctus — di cui alla precedente nota 71 — era stato trascritto
il componimento Anima benedetta dall'alto creatore, che è comunemente
attribuita al Pandolfini (cfr. FORTINI, op. cit., pp. 388-390).

??) Non sarà invece da sospettare come stampa l'esemplare che il Petti
chiama il «mio libro» (c. 568r), dal quale deriveranno le rubriche latine
trascritte a cc. 539v, 540v, 543v, 544r, 546v.

9) La fonte volta per volta usufruita segue immediatamente il settore
di laude cui si riferisce: fra parentesi poniamo invece i mss. che hanno in-
tegrato la fonte o che da essa sono stati tenuti presenti ; tali mss. sono per-
tanto ordinati entro la parentesi secondo il maggior o minor contributo dato
alla fonte.
UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 39

Giunt. Tres. ts 3); nn. 110-129 Tud (ts 1 ts 8 Tres.); nn. 130-175
ts 1 (ts 7 ts 4 Giunt. ts 5 ts 6 ts 3 ts 9 ts 2); nn. 176-198 Bv (ts 7
Tres. e quello che il Petti chiama il «mio libro»); nn. 199-213 ts
8 (ts 2 ts 4 Giunt. Tud ts 9) ; n. 214 Tud (unicum) ; nn. 215-261 ts 6
(ts 7 ts 1 ts 2 ts 4 ts 5 ts 8 ts 9) ; nn. 262-276 ts 2 (ts 4 ts 7 ts 5
ts 6 ts 8 ts 10) ; nn. 277-287 ts 10 (ts 2 ts 4 Giunt. ts 7 ts 9 ts 11
ts 12) ; nn. 288-298 ts 4 (ts 12) ; n. 299 ripetuto da Tud e ts 1 ; nn. 300-
314 Tres. (da solo).

Giunti a questo punto sarà lecito chiederci qual mai vantaggio
si possa trarre da un testo come quello del Petti, visto che gli esem-
plari su cui costui fa affidamento poco hanno di iacoponico e di an-
tico e quel poco il curatore non ha messo in evidenza e solo saltua-
riamente ha relegato in qualche sparuta variante. Obbiezioni e per-
plessità del genere, anche se in un primo tempo sembrino senz'al-
tro da accettare e condividere, risultano in effetti delle pure astra-
zioni per chi commisuri la filologia del secentesco poligrafo todino
(e non di lui soltanto) non sul proprio metro, ma su quello della men-
talità e della cultura di quel tempo : per chi, in altri termini, voglia
muovere non da pretesi chimerici risultati, si invece dagli errori,
dalle deviazioni, dalle carenze e insomma dalle ragioni vere al fine
di stabilire le costanti d'una semeiotica indubbiamente utile per il
futuro. Sotto questo aspetto l'operazione Petti si espone come cam-
pionario, anzi una summa, che vistosamente esemplifica, quasi loci
communes, gli errori cristallizzati da secoli di tradizione manoscrit-
ta ?9. Ma soprattutto la silloge Petti va intesa come documento
valido circa lo sviluppo e la diffusione della lauda in Umbria, dal
xiv a tutto il sec. xv. Il panorama risulta infatti più ricco e vario
che in Tresatti in quanto il raccoglitore todino, se condivide con
quest'ultimo il rifiuto delle ‘ rappresentazioni drammatiche ' — con-
siderate un grave diversivo dalle laude propriamente dette —, non
discrimina però componimenti ‘firmati’ o comunque pacifica-
mente riconosciuti come esorbitanti dalla giurisdizione del poeta
di Todi ?*9. Questa circostanza dà adito al configurarsi di correnti,

94) Studiando la raccolta Petti, quasi di continuo siamo stati solle-
citati a idealmente trasferirci presso personali esperienze di critica testuale,
sulle quali, onde evitare lungaggini, di rado abbiamo però richiamato l’at-
tenzione del lettore.

95) Sarà facile comprendere — per chi scorra il nutrito elenco di laude
(ar gruppo), riportato a nota 44 — che l'assenza delle medesime dalla rac-
40 FRANCO MANCINI

le cui direttrici ricalcano antichissime orme. E però, una volta con-
statata la severa chiusura del Petti nei confronti di arrivi estranei
non diciamo a confini regionali, ma addirittura diocesani 99), po-
trebbe anche stupire la presenza nella sua silloge di tanta produ-
zione toscana, se non si riflettesse che essa si presentava al racco-
glitore come già solidamente acquisita dai manoscritti umbri. Il
che conferma il definitivo consolidarsi di quella tendenza, origi-
natasi in Umbria nei primissimi anni del Trecento, tendenza di
progressiva apertura verso la toscana con simultanea, intransi-
gente esclusione di scambi e contatti con le zone della così detta
area mediana (Lazio-Marche-Abruzzi). Questo intoscanirsi del-
l'Umbria implica altresì l'accettazione di molti manufatti, in To-
scana confluiti dalle regioni dell’Italia settentrionale, interessate —
— come l'Umbria — al medesimo fenomeno di polarizzazione ;
da qui l'immettersi nel flusso migratorio, dalla Toscana all'Um-
bria, di prodotti anche veneti, quali quelli di Leonardo Giustiniani.
Così una raccolta come quella del Petti, sorta entro angusti con-
fini diocesani, si trovava quasi inconsapevolmente a riflettere un
orizzonte dilatato, i cui punti estremi ed opposti erano rappresen-
tati da Assisi e da Firenze : con questo, tuttavia, di ragguardevole,
che mentre Assisi si erigeva ormai a barriera verso un sud, da cui
s'era completamente estraniata, Firenze si sforzava al contrario di
favorire quell'integrazione culturale del nord-Italia, capace, se non
altro a livello letterario, di dar vita a una vasta coiné linguistica e
di gusto.

I frutti poetici del frate minore Ugo Panziera da Pomarance
(1260c.-1330c.), seguace dichiarato di Iacopone (e come tale lo de-
finisce perfino il Petti), ebbero in sorte — anche per la relativamente
alta cronologia — di esser prestissimo riuniti alla laude del Tuder-
tino. La scelta è, al solito, più severa nei primordi e si limita a com-
ponimenti (relegati di norma in appendice) ritenuti consoni, per
tematica e forme, a quelli di Iacopone : questo è il caso di Ch ; ma
accrescendosi via via, in margine ai laudari iacoponici, la consi-

colta Tresatti altro non vuol significare se non la loro notoria appartenenza
ad autore diverso da Iacopone. Illuminante, del resto, anche la nota a pro-
posito del termine giullare, per la quale il Tresatti (p. 143) con molta di-
sinvoltura — se non addirittura a memoria — adduce due versetti d'un
componimento a noi sconosciuto, che dice di « Feo Belchari ».

°°) Cfr. Saggio cit., p. 288.
UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 41

stenza antologica del Panziera, non si poté ulteriormente evitare
il disporsi di essa in uno o più settori, tacitamente o esplicitamente
riconosciuti come autonomi dallo stesso raccoglitore. Se è verò;
infatti, che nel Palatino si giunge a rubricare un gruppo di laude
sotto l’etichetta « di frate Ugo Panziera », non si può prescindere
dal fatto che gran parte delle medesime espone — adespote sì, ma
in vetrina a ciò riservata — anche il codice Tud ??) : il quale però
elenca, dal n. 103 al n. 118, ben tredici laude comuni al Palatino
(in aggiunta vi sono : Luce d'elerna vita, Per li vostri gran valori).
Rimane incerto se questa eredità di Tud sia da considerare con-
sapevole oppure accettata a scatola chiusa : è indubbio comunque
che in Tud nettamente prevale sul criterio dell’autenticità quello
della varietà (già visibile in nuce nei codici anche trecenteschi di
Jacopone). Constatandosi inoltre in Tud come essa eredità, ben
lungi dal restringersi al settore suddetto, venga anzi locupletata da
altre frange successive — di cui la più vistosa interessa i nn. 124,
126, 127 — non sarà inopportuno sollecitare, a mo’ di corollario,
un'inchiesta su quei componimenti, che, inclusi nelle serie di Tud,
non figurano in quella del Palatino : interpretare peraltro tali com-
ponimenti alla stregua di mere soluzioni di continuità ?9, signifi-
cherebbe attribuire al dissenso del Palatino un valore categorico. e
non latamente paradigmatico quale in effetti gli si conviene : ché
l’importanza di quel codice non tanto risiede nella veridicità delle
attribuzioni quanto nelle attribuzioni in sé : le quali, genericamente
intese, altro non sono se non una presa di posizione contro l’impe-
rante agnosticismo dell’anonimia ; per quel che poi riguarda la pa-
ternità del Panziera, il gruppo di laude del Palatino è da vagliare
e soppesare alla luce di rapporti bilaterali e multilaterali e in asso-
luta reciprocità con analoghi gruppi adespoti esibiti da altri codici
come Tud; diversamente, fuori cioè d’una tradizione che non sia
anche iacoponica, ogni apprezzamento, positivo e negativo, diventa

9?) Ciò fa notare anche V. Dr BENEDETTO (art. cit., p. 271), sulla cui
decisione di fondere la lauda Tuttore dicendo (autonoma anche in Tud al
n. 116) con Lamentome et suspiro non si può tuttavia non dissentire, se non
altro a causa del vallo che separa la metrica dell’uno da quella dell’altro
componimento.

98) In Tud troviamo, ad es., il secondo gruppetto di laude attribuibili
al Panziera interrotto — sempre che dogmaticamente si assuma il Palatino
a unico e inappellabile termine di riferimento — dal n. 125 L’amor che è
consumato (assente, appunto, in Palatino): dovremo con questo dedurre

i
^.

Pis di

eas

A

*.

—— n a

m "
t--
^

UNE Qo MTA

"

;
i iy Í
Ad!
»
;
«
4

> di A

a

am
4 atm n

I

rj

a:
(Va

ix

desint a

ca

x i

NE a6
"an
42 FRANCO MANCINI

sterile e gratuito ?9. Se pertanto le designazioni di Palatino vanno
diminuite di talune unità, esse sono altresì passibili di aggiunte :
così che, tenendo conto di quest'ultime, sembra davvero lecito
prefiggere un corpus di laude del Panziera ben più notevole dell’at-
tuale 199). E proprio il primo tentativo del genere — che a noi sem-
bra felicemente esperito — ravvisiamo in Petti, il quale, una volta
disimpegnatosi da Ch, riserva una larga sezione della sua silloge
ai componimenti del frate toscano ; in essa — oltre a includere le
ultime laude (panzierane) di Ch — raccoglie tutte quelle che, a sua
cognizione, ritrova sparse in Tud, ts 1 e Giunt., dal n. 108 al 150
(per complessivi nn. 43). Questa operazione — che anche compor-
terà inevitabili duplicati (si ritrovano infatti ripetuti in ulteriori
zone dell’antologia i nn. 127, 147, 148) — costituisce un addentel-
lato indispensabile non solo all’esplorazione dei domini del Pan-
ziera, ma anche a una conoscenza più approfondita di molti laudari
trecenteschi. Al momento, tuttavia, intendiamo col sottoposto elenco
ragguagliare il lettore non dell’entità numerica di tutti i presunti
componimenti panzierani entrati in Petti, ma solo di quelli finora
almeno discussi come del Panziera ; e però si fa distinzione fra quelli
attestati da più testimoni e. quelli esistenti nel solo Palatino 10) :

109 Ben morrò d’amore

113 Diletto Giesù Christo, | Amor, per te languisco (manca in
Tres.)

130 Si fortemente son tratto d'amore (manca in Tres.)

131 Lo consumato amore

135 Lo Giesù sguardo infiammato

138 Chi ci vedesse il mio diletto

che detto componimento (vedilo anche in Poeti minori del Trecento, a c.
di N. SAPEGNO, Milano-Napoli 1952, pp. 1020-1021) non sia del Panziera ?

9°) Anche i più prudenti come quelli di L. GENTILE, I codici palatini
della Nazionale di Firenze, Roma 1889, vol. 1) e — un po’ meno — del
BRruGNOLI (Le satire cit., p. LIX).

1?) Di questo è giustamente convinto anche V. Dr BENEDETTO, che però
nella sua edizione (Roma 1963) aggiunge a quelli del Palatino il componi-
mento Lo core umiliato, la cui funzione, già da noi definita in Saggio, pp. 265-
266, designa invece una cronologia anteriore al Panziera.

101) Segnaliamo fra parentesi l’assenza in Tresatti dei singoli componi-
menti, assenza che ex silentio è — come si. sa — indice d'una paternità
diversa dalla iacoponica.

OI a BE : 59/8 r9 09 ef ANI C SS TR A E
UI Tee TENA A NEP MD ati La r^ Mo MP FPES AND) 148
149
220
90
99

UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 43

O Christo, Amor diletto

Diletto Giesù Christo che ben l'ama (manca in Tres.)
Lo mio core e la mente fa languire

In foco Amor mi mise

Dolce Vergine Maria

104 Moro d’amore

105
108
114
115
117
118
T9
121

Fiorito è Christo

Vita di Giesù Christo, specchio immaculato 19?
Sopr' ogni amore

Hor sei tu ’l mio amore

De la fè° dirò prima

Non me 'l pensai giamai

O buon Giesù, Giesù amor cortese

Signor mio, io vo languendo (manca in Tres.)

122 Lamentomi e sospiro
124 Ogni huom si sforzi

126
127
128
132
134
137
237

Avanti una colonna

Donami la morte, Giesù

D’amor languisco, Giesù, te amando
Povertà terrena

Anima mia, prendi l’ammanto
Onde vieni tu, pellegrino amore 193)
Giesù, faccio lamento

Ma, insieme a quella del Panziera, tanto ricca quanto inso-
spettata è, nell’antologia del Petti, la rappresentanza di autori

devoti
180
207
222
239
226
272

toscani. Sono infatti del Bianco:

Ihesù Christo amoroso (manca in Tres.)

L’anima mia dal divino amore (manca in Tres.)

Se per diletto tu cercando vai

O dolce amor Giesù, quando sarà (manca in Tres.) 199
Vergine benedetta (manca in Tres.)

Sempre ti sia in diletto (manca in Tres.) 1095).

1?) In coppia presso Tud con Sì fortemente son tracto d'amore, quasi
sicuramente del Panziera.

108) Messa in dubbio anche da ts 4.

104) Da Giunt. data al Pandolfini.

105) Il TENNERONI (Inizi, p. 238) riferisce che, stando all’ediz. veneta

del 1474,

è del Giustiniani. La lauda si trova anche nel ms. I.C.5 della Co-

ee

Pe”
x x
E ,
io eet EB o o i a iio ST). Pana,

^

X,

1
1

[Ca

r se; A br
re erri - x

m

*
VO CA WARREN Gi
44

ritto EE Vll Pu EM IARLC*U-

FRANCO MANCINI

276 Con desiderio io vo cercando (manca in Tres) 199

278 L'anima mia da Christo s'é smarrita (manca in Tres.)
279 Deslati, o peccatore (manca in Tres.) 19?

281 Questa sposa diletta (manca in Tres.) 108)

288 Per carità ti vo' pregare (manca in Tres.)

290 L'alma mia desiderosa (manca in Tres.)

291 Chi vuol venire a vera libertà (manca in Tres.)

293 In vita elerna (manca in Tres.)

295 L'amore m'ha preso (manca in Tres.)

Con qualche incertezza :

267 Per l'humiltà ch'in te, Maria, trovai (manca in Tres.)
289 Giesù dolce, fammiti amare

Di Feo Belcari :

228 Mosso da santa pazzia

258 Audite una pazzia

298 Come dinanzi a Christo (manca in Tres.) 199)

Di Paolino da Pistoia :
209 Nella bellezza del sommo splendore (manca in Tres.)
296 L’anima si trasforma (manca in Tres.)

Di Clemente Pandolfini :
203 O Maria, Diana stella (manca in Tres.)
208 Anima benedetta (manca in Tres.)

Di Domenico Cavalca :
255 Poi che sei fatto frate, caro amico

Di Leonardo Giustiniani (attraverso le raccolte toscane) :
206 Benedetto ne sia il giorno (manca in Tres.) 119

211 Spirito santo amore (manca in Tres.)

212 Amar non te [vo], mondo (manca in Tres.)

munale di Pescia. Cfr. F. AGENO, Laudi in onore di S. Francesco e di S. Ber-
nardino da Siena, in « MF» xxxvi (1936), fasce. 1-11, pp. 250-264.

106) Il Marc. rx. 182 a «pre’ Beltrame».

10?) Giunt. a Francesco d'Albizzo.

108) Hamilton 348 al Giustiniani.

109) Il Marc. 1x. 182 al Giustiniani. La lauda è pure nel ms. di Pescia.
110) L’attribuzione è del Marc. 1x. 182. Ma in TENNERONI (Inizi, p. 70)

il ms. 307 della Comunale di Ferrara la dà al Bianco. UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 45

Chi al numero delle laude supposte come firmate voglia som-
mare l'ampia rosa dei ‘ dubito ' !!5, ben si avvedrà che a sostenere
l'Umbria nell'antologia del Petti si riducono — dopo lo spoglio —
Iacopone con qualche immediato suo epigono !!2 e poche semidram-
matiche assisiati e perugine. La qual cosa, se interpretata in termini
valutativi, significa che — salvo la grande opera del Tudertino —
la parte massiccia delle preferenze si dirige verso la produzione
dei toscani; a costo di ignorare (magari per le ragioni di prestigio
che adducono il * Romanzo ' di Corciano e i versi dei notai perugini)
quel trecentesco affresco di civiltà meglio contadina che borghese,
configurata da mani esperte nella rappresentazione di tutte le so-
lennità del calendario cristiano : rappresentazione che è fusione,
talvolta perfetta !5,. del testo liturgico con le stesse risonanze di
esso nel costume religioso, nella fatica quotidiana, nel sentimento

111) Interessa i nn. seguenti: 191, 152, 153, 154, 157, 158, 162, 163,
204-165, 170; 171 172: 173. 174, 184, 185, 188, 205, 213, 238, 243, 275,
282, 286, 292, 294. Di questi il n. 292 (forse da dare al Bianco) e il n. 205
sono presenti nel ms. di Pescia, dove ritroviamo anche i nn. 274 Il nome
del buon Gesù e 284 Preghiam Gesù lo nostro Salvatore, i quali, benché non
messi in dubbio dal Petti, mancano in Tres..

11?) Definire botteghe locali è, del resto, estremamente difficile, dati i
vicendevoli scambi fra convento e convento, fraternita e fraternita, che a
lor volta esigevano adattamenti all'ambiente (e fors’anche stagionali). Gli
stessi inizi di laude di argomento affine — specie delle santoriali — sono
a formula fissa: [...] sia lodato; Sempre sia lodato [...], Allegramente
e de bon core; Ciascun allegramente lodi ; Ogn'uom divotamente ; Laudiam
tutti di buon cuore ; Venite a laudare. Così nelle laude passionali, l’inizio è
quasi sempre un invito: Gente pietosa [...]; Piangiam [...] e simili.
Per alcuni ess. di cospicui epigoni in Petti ci si limita pertanto a richiamare
l’attenzione su 92 San Francesco sia lodato, 96 Christo, la speranza mia, 101
O peccator dolente (cfr. Urbinate, n. 61), 102 Perchè m’hai tu creata, 112 Udite
in cortesia, 224 Perchè gli uomin dimandano. Saranno invece da restituire
a Iacopone i nn. 91 Troppo m'é gran fatica, 262 Audite una intenzone ch'è
enfra honore e vergogna e — non contenuta in Petti — Que farai morte
mia. -

118) Nella 273 Ave Maria gratia plena, Stella serena (cfr. la precedente
nota 39) l’atteggiamento degli apostoli è impacciato e taciturno, di figli
numerosi, ritrovatisi dopo lunga assenza, intorno al letto della madre mo-
rente, nella loro casa (adesso un po’ estranea) di contadini.

MSAC ANI ii

E
St

——À

Aa

A LA ^
pia doti

Le
e

"

x
— A > v——ÀÓM—

46 FRANCO MANCINI

assaporato della festa, nelle intime vicende familiari (di vita e di
morte) del popolo perugino.

Intorno alla metà del decimoquarto secolo si rivela con chiara
evidenza, in Umbria come in altre regioni della Penisola, un senso
di stanchezza e di rinuncia, soprattutto diffuse fra il popolo, non
soltanto nei riguardi della vita politica, dalla quale quest'ultimo
si sente praticamente escluso, ma anche nei confronti delle mani-
festazioni religiose, sempre piü disincantate ed esteriori. L'accre-
sciuta classe della borghesia si distingue invece per il suo atteggia-
mento, che é di ammirazione (quando non addirittura servile) per
i potenti e astioso verso gli umili : la satira contro il villano assume i
toni piü svariati, da quelli polemici e violenti per la sua rapacità
a quelli caricaturali, che irridono alla sua rozzezza e insensibilità :
i secondi tanto piü efficaci in quanto contrapposti a continue pro-
fessioni di discrezione e di buon gusto. D'altro canto il diffondersi
della cultura fra i laici costituiva un forte incentivo alla propaganda
religiosa, che si realizza in termini di predicazione e di spettacolo :
le cosi dette sacre rappresentazioni sono infatti quelle che meglio
raccolgono il consenso dei vari ceti. In effetti i legami spirituali fra
classi popolari e contadine da una parte e la stragrande maggioranza
del clero dall'altra possono dirsi interrotti: il dialogo — se così
vogliamo chiamarlo — si svolgeva ancora con gli appartenenti
agli ordini religiosi (specie francescani): ma era un dialogo spora-
dico, reso difficile da reciproche diffidenze e soprattutto dal discre-
dito che la stessa borghesia laica aveva gettato su monache e frati.
La frattura aggrava la crisi in ciascuna delle classi sociali; presso
la borghesia per la mancanza di quel tanto di nativo, di immaginoso,
di drammaticamente vero e incondito che esprimeva da secoli l’ani-
ma popolare; presso il popolo per la turbata fede nelle consolanti
tradizioni con conseguente irrequietezza od opaca rassegnazione
all’invincibile destino. Crisi soprattutto interiore, corrosiva di auto-
nomie spirituali e dunque di ogni capacità creatrice. La tendenza
comune consiste nel dimenticare la propria come l’altrui realtà in
cambio di formule preesistenti a qualsiasi esperienza personale,
fuori di qualsivoglia situazione storicamente definita. Quello che si
gabella per realismo non è che oltranzismo (0, se si vuole, edonismo)
verbale, un linguaggio che goffamente — e spesso triavialmente —
simula un facile empirismo. Alla propria carenza culturale e morale
il rimatore devoto si sforza di sopperire mediante ripetizione di
collaudate tecniche di poesia sacra e profana : ma la scarsa adesione i

t
Lor

4

UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 47

sentimentale ai modelli (quella che, unitamente alla dottrina, fa-
ceva dell'umanista un poeta) approda in genere al lenocinio reto-
rico. Ché alla base dell'opzione letteraria non stanno ragioni di edu-
cazione e di gusto, ma il desiderio intenso — questo si condiviso anche
dagli umanisti! — di sfuggire a una realtà affannosa e mortificante :
non per aspirazione — come l'osservatore superficiale può credere —
alla quiete contemplativa, preludio dell'estasi mistica, si invece a
un'invidiata serenità terrena, scevra di sensazioni immediate e
dolorose, del pari lontana dalle durezze dell'esistenza quotidiana
come dall'ascesi eroica del vangelo. In questo desiderio di evasione
sta la segreta, mai placata inquietudine, la frustrazione d'ogni im-
pegno etico, come sentenziosamente sembra riconoscere un ignoto
frate minore di quel tempo: ‘E sempre il cor dell'huom ha tale
usata, Quella cosa che ama quella vuole ; Maggiormente poi che l'ha
assaggiata, Di quella indugia ['indugio '] molto più si duole’ 114),
Alla violenza e alla crudeltà non si oppone un impegnato e concreto
programma di lotta, si invece il vagheggiamento d'un mondo astratto,
sazievolmente patetico, echeggiante di sonorità, solcato dai fuochi
d'artificio delle frasi fatte, dei titanismi verbali, delle battute pla-
teali. Dello straripante vaniloquio avvertono il disagio spiriti pen-
sosi come il Cavalca, che cosi si lamenta nel suo sirventese : * Di buoni
esempi piene habbiam le carte, L'udire e il dire il bene è oggi un'arte ;
Ma quant'all'opere ciascun se ne parte E va errando ' !!5, Purtroppo

114) Sono i vv. 419-424 del n. 229 Voi ch’havete fame dell’ Amore (per il
quale vedasi la bibliografia di A. FoRrTINI, La lauda in Assisi cit., p. 192,
che lo crede di Iacopone ; cfr. inoltre Antica tradizione, p. 63, nota 212),
arida predica d'un frate minore, com'egli stesso si definisce nella chiusa :
Voi che leggete et ascoltate Per lui orare non vi sia disdegno, Ch'egli è frate
minor per vestimento E con frati minor usa in Convento ; Christo gli dia di
sè conoscimento E regnar con lui perpetualmente.

115) Omesso dal Tres., figura in Petti al n. 255 (Poi che se’ fatto frate,
caro amico). Un’edizione a stampa — forse l’unica — si ha presso il BINI
(Rime e prose cit., pp. 77-79), che lo traeva da un codice Venturi. Non sus-
sistono ragioni contro l'attribuzione al Cavalca (cfr. TENNERONI, Inizi;
AGENO, Il Bianco cit., p. 10). Il componimento si caratterizza per l'austerità
e la sobrietà dell’eloquio, che tende al concreto, di continuo avvalendosi
d’una implicita esperienza personale: da questa derivano, infatti, gli am-
monimenti — rivolti a un immaginario, giovane confratello — alieni da
acredine e da toni polemici, tuttavia fermi nella denuncia del vizio ; in parti-

pm

eM
—MÀÀ

*
"UE Go SEPA VETT HEP US P

rag
A

- "


^

Dt
N

m.

—— ein tn

à
$
48 FRANCO MANCINI

questa denuncia si dissolve spesso in una parlantina sciolta e pro-
verbiosa, un po’ becera ; tale è il componimento Facciam fatti ora
facciamo 119, il cui autore — a scanso d’ogni addebito — scaltra-
mente conclude : ' Oimé, ch'io dico e non faccio! Altri sciolgo e me
allaccio. Per l'uno e per l'altro impaccio Passa il tempo senza fatti ! '.
In qualcuno è altresì lecito scorgere una punta di spavalderia : ‘ il
silenzio sto a laudare E poi parlo più che pria ' 117).

Stupisce infine come l’imitazione d’un poeta così integralmente
schietto severo ed energico qual è Iacopone abbia, per ironica sorte,
promosso infiniti languori, atteggiamenti ambigui e leziosi. Il motivo
della Vergine che allatta — da lui con tanta forza e verecondia ac-
cennato nella lauda O Vergen più che femena con i vv. 52-53 : ‘ Quan-
n’esso te sugìa, l'amor co’ te facia, La smezuranza sia esser da te
lattata ?' ; e al v. 58: ‘ Quanno (1 pensier me struge), co’ fa’ quanno

te suge ? ’ 118) — si stempera in una serie di scene sdolcinate : ‘ Sa-
per vo ’, però domando, Quando tu el givi emboccando Et tu dicivi
losengando : — Pappa, dolce vita mia ! Mia delizia, amor, che vuo-

li? — Dicon le madri a lor figliuoli, — Tu no ’mbocchi come suoli ;
Ià non so perché se sia ' 119), Nella redazione allargata — che il Petti
attinge da Tud e ts 1 — al quadro di cui sopra si aggiungono inzuc-
cheramenti irriguardosi : « Dimmi se tu l'abbracciavi, Madre quan-
no tu il bagnavi, A tuo senno il ti baciavi ». « Di lui chi se ne terria ?

colare, trattando della ipocrisia, il rimatore sa trovare accenti di alta e com-
mossa eticità. La tradizione popolare, nella quale il sirventese s'inalvea,
è rappresentata dall'anisosillabismo, particolarmente dell'adonio.

19) E il n. 257 del Petti. Basti per saggio riportare queste strofe (con
cui pur si riprende il topos iacoponico dei parenti) : Feste giochi et istrumenti,
Risi motti o presenti, Strofinarsi fra parenti, Non lassano far de’ fatti. Chi
si specchia in ben parere, Sputa tondo e va leggiere, Sempre vive con pensieri :
Perde il tempo e non fa fatti (vv. 41-48).

117) È il n. 258 Audite una pazzia della pazza vita mia dato a Feo Bel-
cari da numerosi mss. ; gli spunti del componimento sono da ricercare nelle
iacoponiche O megio virtuoso e Troppo me so’ delongato.

118) Si cita dall’edizione Ageno (Firenze 1953), tenendo però conto di
taluni emendamenti da noi apportati in Antica tradizione.

119) La trascrizione (vv. 64-71) è da Ch, dove questa lauda (Dolce Ver-
gene Maria) attribuita al Panziera porta il n. 100. In Petti è ripetuta due
volte con il n. 99. Si noti come ‘le madri’, cui fa riferimento il rimatore,
si atteggino secondo il rugiadoso, più che prezioso, cliché di moda. UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 49

Tener non me ne potea, Et se potesse, non valea, Ch’io l’abbrac-
ciava e stringea Et tutto baciando il gia. Giamelo in collo portando,
El mio figlio lusingando, Per letizia imboccando : Amor te ’ la poppa
[pappa Tud] mia »' (vv. 88-99). Peggio ancora, al n. 120 (che pur
ha un inizio moderato), la strofa additizia di Tud, vv. 19-22 : ‘ Chiap-
pava il Bambino la dolciata poccia, Stringea la bocca con le sue
labruccia : «Cioppa, Cioppa, cioppa! Non vuole menestruccia !
Non havea dentuccia la dolce bocchina »' 129. Questi rimatori de-
voti, anche se chierici, non tanto intendono imitare quanto pesan-
temente strumentalizzare Iacopone Dante e Petrarca (dal flauto
stupendamente intonato di quest'ultimo deriveranno motivi rie-
cheggiati con esasperante monotonia, come quello dell'Amato che
fugge, dell'' amore amaro ', del cupio dissolvi). * Vo disperarmi come
fa l'atrice ' (145, 97) é epifonema programmatico che definisce senza
mezzi termini la teatralità intenzionale — ben altra cosa la ‘santa
follia’ — d’un linguaggio dietro al quale non sta che la ricerca im-
paziente di schemi approssimativi purché d’effetto, atti a frastor-
nare l’ascoltatore sprovveduto. Tale produzione religiosa in versi
ha goduto, e per lungo tempo, dell’etichetta di ‘ popolare’ (lo af-
fermò anche il Settembrini), mentre sarà più esatto dire che al po-
polo cercò d’imporsi e di piacere, ricorrendo ai lustrini della poesia
dotta, secondo una regìa affidata — si può ben credere — a una
conoscenza tutt'altro che trascurabile della psicologia popolare. A
differenza, però, di quel che avverrà con l’avvento del barocco manca
qui la fede in una tecnica vittoriosa della stessa tradizione, in una
arguzia che mai desista dall’interpretare la vita, consentendo alla
realtà di vaporare nel fiabesco o, se si vuole, nel grottesco. E manca,
in misura troppo sensibile, di quella pensosa, proverbiosa saggezza,
sempre gradita e apprezzata dal popolo, che la sa (o almeno così
la considera) lentissimamente filtrata dall’esperienza delle genera-
zioni. Solo una pratica ascetica assidua e paziente sarebbe stata,
infatti, in grado di assorbire i grani di questa sapienza, a rischia-
rarne l’eloquio futuro. Ascesi purtroppo ignota ai nostri rimatori.
E però, assenti i gradi dell’itinerario mistico, di esso non interessa

120) Il Tres. cerca di ovviare almeno alle scompostezze più gravi: Ciop-
pava lo bambino Con le sue labruccia ; Sol la dolciata cioppa Volea, non mi-
nestruccia. Stringeala con la bocca, Che non avea dentuccia Il figliolino bello
Ne la dolce bocchina (rr 2). Il motivo della Vergine che allatta ritorna in
Petti anche ai nn. 185, 241, 289,

4

m
M^ e aZ. \

i x

EST,

m
VV MT

À,

+ i
X 1% S
nie at -— t -

m.
^

HE

S

*

ri NIS M DG AE N d 4
lare pn où Tin QUU E Qo IPS ——— —

es

in|

se;

$i EA
NDS m, Cas I2

x r
Sti PY ESPECIE, DHL Ls, AS a pee CH

n rj
Na si

"
o dat
50 FRANCO MANCINI

che il momento terminale, cioè l’estasi (all'opposto di quanto so-
leva accadere in àmbito iacoponico, dove il ratto è sempre auspi-
cato o celebrato in prospettiva): priva così del suo indispensabile
retroterra, l'estasi assume i contorni artificiosi d'una simulata paz-
zia, conseguente ex machina al mistero doloroso della morte di Cri-
sto. Tale abbandono estatico ‘ da pazzia’ autorizza a sua volta sor-
tite sensuali (pretesto remoto, il ' Cantico dei Cantici '). Nel com-
ponimento 129 D'amar te, Gesù amore si afferma che l'anima sale
al suo sposo ' per matrimonio consumare ' (v. 29) : e però ' si spoglia
tutta nuda; Come lo sparvier che muda Rinovella suo desire ' 121),
In 140 Del tuo bascio amore : © Poi che ’1 bascio sento, Ben vo a le
mammille, C'hanno odor d'unguento' (vv. 11-13) !'?». Lo stesso
rimatore confessa: 'Sensualitade Turbami il vedere, La carnalitade
Nol mi lascia havere ' (140, 135-138).

Il vuoto, dunque, o è causa di ineffabilità '?? o di grossolane

alehimie. Ecco, ad es., quel che diventa il diffuso motivo iacopo-
nico dell' Pesmesuranza ' in 129, 20-24: ‘Dir che è cotale Stato ?
Già non é corpo formato, lungo grosso per natura. Passa sopra ogni
misura Tant'é alto lo salire’. Il sintagma * mortal ferute ', banaliz-
zato in « mortal cadute »' ricorre in contesti come: '... se m'am-
mazza l’amore, come toro Faccio in terra si mortal cadute ' 124)
Lo iacoponico plazer di Povertate innamorata trova questo inpiego
in 144, 24-26 : ' Le bestie, gli uccelli e li pesci del mare Di sotto a
l'abisso e di sopra dell'aere, Tutti fan versi dinanti al mio amore '.
Appesantita e stanca ripetizione di LxxxI 62-63 ‘Se è lengua ange-
loro, Che sta en quel gran coro, Parlanno de tal scioro, Parlara sce-
lenguato ' ci si dimostra il passo di 179, 160-163 : ‘ Se tutti i suoi
cari amici, Che uniti sono in isso, Parlasser di quello abisso Ne di-
rebbon scialinguando '. L'audace ipotiposi dell'Affetto che ‘trita

121) Ma nel Tres. (vi 28): e si spoglia e tutta muta. i

122) S. Agostino, Meditationes 1v 17 : « Trahe me, quatenus post te curram,
in odorem unguentorum tuorum dulciter». Iacopone (Estrav. nu 33-36):
O dolce demoranza En la superna vita! Più tra che calamita Chi va po’ quillo
odore.

123) Innumeri volte ricorrono le espressioni: la lingua nol po’ dire ; non

.si può dire, contare e simili.

14) Sul grave prolasso stilistico di questa povera produzione in versi
concresciuta intorno al laudario iacoponico abbiamo già manifestato talune
nostre impressioni in Saggio cit., pp. 245-247.
UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 51

coi denti Ed inghiotte con fervore’ (Lxx1v 63) incoraggia a scri-
vere che il cuore ‘quello ch'ha veduto Incomincia a masticare '
(230, 69-70; analogamente in 229, 213-214: ‘La meditazione to-
sto smossa Rompe et comincia a. masticare ’) e che l'anima ‘ ram-
peca con fervore E corre a la distesa’ (232, 121-122).

Emerge da questi esempi come le forzature, cui vien sottoposto
il modello col farlo entrare in metafore sempre più anguste, intac-
chino altresì i valori semantici, degradati a zeppe, onde colmare i
vuoti del sentimento e dell’ispirazione (all’opposto, il vocabolo iaco-
ponico risulta sempre inadeguato per sovraccarico); e però ci sem-
bra talvolta di trovarci a che fare con una specie di delirio : ‘ Per lo
mio amore cantando mi moro, D'amor partorisco e trambascio e
doloro ' (144, 7-8), dove partorisco, che ha tutta l’aria di sostituire
un /languisco!?9, vorrebbe sintetizzare (ma l’inopportuno intento
di originalità lo rende incomprensibile e ridicolo, isolato com'é nel
nuovo contesto) il passo di LXxI 33-36: 'E qui nasce un amore,
cha emprennato el core, Pieno de desiderio, de 'nfocato misterio.
Prénno liquidisce, languendo parturisce : Parturisce un ratto ...'.
Nel suddetto 144 si leggono altri due versi (19-20) : ‘Per lo mio
amore gir vo desolato Col viso sfacciato ' ; Tres. : * franco e col cor molto
acuto’, nei quali è facile scorgere quella che forse è la principale
componente psicologica di questi poveri giullari, esplicantesi nel
cercare ad ogni costo — anche con improntitudine (sfacciato, attri-
buto frequente in questa rimeria, è anche quello che, sotto certi
aspetti, meglio la definisce) — una presa di contatto con il pubblico :
e l’espediente migliore resta quello d’un recitativo molto mosso
— anche se formalmente sguaiato e anarcoide — di cui la parola,
svuotata di significato, assecondi pedissequamente il ritmo. All’im-
mediatezza del mimo può, pertanto, essere data priorità assoluta
non soltanto su contenuti e forme, ma anche su preordinati schemi
prosodici e sugli stessi motivi musicali 126),

125) Anche Tres., che efficacemente intitola Amore smanioso questo
componimento (vi 34): Per lo mio amore cantando mi moro, Ne parturisco,
trambascio e doloro. AS

126) Significativa la chiusa di 311 O alta nichilitade, in cui l’autore sem-
bra giustificarsi di aver trattato troppo alla brava questioni sottili, quasi
approfittando della dabbenaggine dei suoi ascoltatori: Havem detto gros-
samente, Non però è da ogni gente. Nè mica ha grossa mente Chi comprende
il mio parlare. * Grossa diceria ’ (v. 198) chiama altresì il suo componimento

i.

-—

-
ce

;

1
3
i
E

|
4
^
52 FRANCO MANCINI

Tale comporre, che potremmo anche definire ‘ all'improvviso ',
presuppone comunque una memoria sonora e al tempo stesso rapi-
damente analogica : quanto più la trasposizione andrà immune da
tirannìe contingenti, tanto più agevolmente la monotonia del tema
riuscirà a passare inosservata. Se poniamo, ad es., i due seguenti pezzi
a confronto, avremo agio di notare come l’esecuzione a orecchio
risulti questa volta soddisfacente: ‘Testo a l'amo s'arsemiglia,
Che de fore ha lo dolzore, E lo pesce, poi che '1 piglia, Sentene poco
sapore; Dentro trova un amarore, Che gli è molto entossecato '
(ix 20-22). ‘ Fatto sei come la canna, Che di fuor mostra colore ;
Cerca dentro e senza humore Già da te sarà trovata (176, 65-68).
Imitazione più di timbro che di parole è anche nel motivo natalizio
di 170, parallelo a quello iacoponico di LXIv: ‘Sopre el «fa » acuto
— me pare en paruto Che ’1 canto se pona ; E nel «fa » grave — di-
scende suave, Ché ’1 verbo resona. Cotal desciso — non fo ancor
viso Sì ben concordaro ' (vv. 3-8). ‘ In vita mia — sì gran cortesia
non vidi ad huom nato ; Ché Dio onnipotente — per salvar la gente
Il figlio ha mandato ...’ (vv. 5-8) 127”. Il ritmo diventa invece rug-
ginoso fino a smarrirsi del tutto nelle seguenti imitazioni, che rie-
scono appena a riprodurre taluni dati esterni: ‘Or éi tu, l'alma mia,
Cortese e conoscente ? Poi che t'andasti via, Ritornai a niente. Fam-
me tal compagnia Ch'eo non sia sì dolente: Veio terribel gente Con
volto esvaliato' (xv 7-10). ‘0 alma mia cortese e piacente, Poi
che ten’ gisti tornai a niente, Però de Christo è signor più potente,
Che dà sentenza terribile e dura’ (161, 27-30). Contamina xvi
(Omo, tu se’ ’ngannato) e x1x (Figli, nepuli e frati) questo passo
di 101, 21-28 : ‘Se tu hai dell'altrui, Rendilo interamente Quanto
tu puoi più cetto : non l'indugiar niente ; Et non ti confidare in figli ne
in parente, Perch'hanno costumanza del troppo ritardare’ 128),
Al contrario il travestimento ritmico assume a volte un'anacroni-
stica foggia canterina, come nel già citato n. 144, in cui s'intravede
la iacoponica xLII (specie i vv. 6-8): ‘ Per lo mio amor gir voglio
a ventura, Cercar vo’ montagne, valli et pianura, Se per la mia
gran buona ventura Io mi scontrassi col dolce mio amore ' (vv. 11-

il piacevole rimatore di Udite nova pazzia (n. 227), che d'altronde si dimo-
stra colto e buon conoscitore non solo del testo iacoponico ma anche di altre
laude antiche, come le cortonesi.
127) Questo aggraziato componimento si legge soltanto in Petti e Tres..
128) Cfr. Urbinate, n. 61.

—— —— M» ———————————— 4 — UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 53

14) ; ed è magari capace — con il troncare l'ultimo verso d'un anti-
chissimo schema strofico — di preludiare addirittura a un'' arietta ' :
* Madre, tu sei la scala, Che tutto il mondo appiana ; Gentil Donna
sovrana, Facci venire a te ' (150, 27-30).

Sarebbe ingiusto, tuttavia, non riconoscere a questi rimatori
il merito di aver divulgato e anzi adattato al linguaggio della bor-
ghesia numerosi tratti della tradizione poetica. Se infatti visibilis-
simi sono i detriti iacoponici !?? rimasti allo stato grezzo (albergare,
affrattare, allidere, assaggiare, consumare, inarrare ‘ fidanzarsi, spo-
sare’, finare, scelenguare ' balbettare ', smagliare ' venir meno”,
transire, trasformare ; amarore, cordoglio, derrata, desideranza, scorte,
lenebria) o insistiti fino a ingenerare sazietà (abissare, gustare, ine-
briare, languire, rapire, stridere) !?? o enfaticamente esasperati
(concupire, innardire, rimbaldire, trambasciare, tramortire), se è vero
che a queste voci altre se ne aggiungono più propriamente di ascen-
denza siculo-toscana (amoranza, balia, certanza, consolanza, diletto,
diporto, dolzore, gelosia, gioco, pietanza, sollazzo, villania, rosato), è del
pari innegabile la volontà, se non sempre di tradurre, di almeno mo-
dificare la semantica del vocabalo dotto, onde adeguarlo a una men-
talità corrente: così a parole come incendere, sofferire, consumare,
mozzare, saranno preferiti infiammare, comportare, morire (o strug-
gere), tagliare (quest’ultimo anche nell’accezione odierna di ‘ farla
finita ’). Ma quello, cui più frequentemente si assiste, è un reciproco
processo d’integrazione: da un lato vediamo il termine culto
adeguarsi ai livelli del parlato, dall’altro, la locuzione popolare
assurgere — ovviamente con alquanto di cerone — alle nobili sfere
della letterarietà. Senza, peraltro, indugiare in minute esemplifi-
cazioni (per le quali sarà abbastanza l’accluso glossario) stralce-
remo dal n. 301 Non ci è miglior novella i seguenti termini passati
da un ambito idiomatico a un significato assai più largo : abadare

129) Della Commedia si riecheggia qualche passo di Paradiso, con par-
ticolare predilezione per la preghiera di san Bernardo alla Vergine. Rarissime
e goffe le reminiscenze petrarchesche.

19) Pedissequa imitazione di Lx Amor de povertate, con frequenti versi
ripresi di peso, è il n. 219 Dolce amor di povertade ; del resto, che Iacopone
abbia costituito per i rimatori devoti del Tre-Quattrocento un’auctoritas
imprescindibile è accertato anche dalla lauda a Santa Chiara (n. 235 O Ver-
gen, clara luce, di cui si mettono in evidenza gli stilemi: fuggivi honore e
fama di santitade 28-29 (cfr. Lx 22-23) e maestra ti pianta 88 (cfr. xLvI 21),
cuoio di scrofe pungenti 132 (cfr. xvi 18).

m - ES. A n ; 777152 x È -
EE "zs m MCI e Sáu ut dee m M Y XX \ Co

PE (
v ra È
A ra
citi et 29

^

Ep EE Qo PENA, TTI

"e. 1

i
NI
Mi
2!
5
«
"

e iE 4 f

SELE
sm, Cali boa;

I -(7

\e

Y 1 d
"
UG m RM
54 FRANCO MANCINI

LI

14, ferrato 259 ‘ città’, amorta 195 ‘ spegne’ (cfr. dial. : ' il fuoco è
morto ’) ; al contrario da una semantica arcaica vengono aggiornati ad
un uso peculiare e quo tidiano : distretto 148 ‘ sede riservata ', secreta
248 ‘carcere’, tramaglio 307 ‘lacciuoli per uccelli’ (ereditario 271
‘erede’ da un generico valore aggettivale si restringe a quello speci-
fico d’una rara forma sostantivale). Analogamente apparterranno
alla prima categoria questi due modi proverbiali, che traducono
detti consimili, ma più vulgati: dar vesciche per lanterne 116, né
quei che ti lava il volto Tignerai con la padella 131-132, mentre ab-
bandonano ogni solennità per locuzioni piü spicciole andar girone
15, andare in ordo 66, star dentro la riga 240. Ne deriva un linguaggio
da buona società, a cui tutto è permesso purché sul piano della fin-
zione retorica. Nell’intento di far poesia popolare, si è spesso ricorso
ad esso, scambiando l’astrattezza per immaginazione, la veemenza
verbale per realismo, l'agnosticismo per serenità !?0, l’inculto per
semplicità, il rozzo artificio per candore. Rischieremo tuttavia di
apparire a nostra volta ingenui, se non sapessimo indicare — al di
là d’ogni interpretazione romantica — la cagione utilitaristica che
ha fatto di questa rimeria un genere di così largo consumo ; tale
cagione c’è e risiede in talune tecniche, che meglio si direbbero espe-
dienti : queste, prendono le mosse dalla poesia dotta, trovano in essa
giustificazioni, all'apparenza, più che legittime, nobilitanti. Eppure
la loro funzione — che tenteremo di meglio spiegare col seguente
ragguaglio normativo — equivale in sostanza a uno stimolo, deri-
vante dalla stessa struttura, il quale mette in grado il rimatore di pro-
seguire, nonostante il vuoto dell’ispirazione. Tale spinta in avanti
si effettua, ripetiamo, mediante sollecitazioni indirette e dirette.
Collocheremo fra le prime le coblas capfinidas — ‘l’artifizio di ca-
tena', come lo definiva il Tresatti 132) — le figure dell'anafora,
dell’anadiplosi, della sinonimia, dell’ossimoro (e dell’antitesi in ge-

131) Per l’agnosticismo, soprattutto dovuto a eventi politici, cfr. F. MAN-
ciNI, Due quartine della « dissimulazione onesta» in una pergamena todina
del 300, in «CN» xvin (1958), fasc. 1, pp. 71-73 ; notevole, almeno nel con-
tenuto, la somiglianza fra l'ultimo v. delle quartine suddette : e fa d’ogni
tua guerra in vista pace e questi (157-158) del componimento n. 140 : et d’ogni
mia guerra Vol mo pace dare.

13) In Petti si contano, fuori del settore iacoponico, non meno di 37
componimenti, in cui è stato adottato — a volte anche con molte irrego-
larità — tale artificio (prediletto, come sembra, dal Bianco). UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA ‘DO

nere). Questi elementi determinano, la loro intrinseca natura strut-
turale, un preciso sistema propulsivo : le coblas capfinidas, consen-
tendo la ripetizione di tutta o di una parte del verso, con cui la strofa
precedente si chiude, dà luogo a un'altalena con relativo rilancio
semantico, necessariamente proliferante ; effetto minore, ma affine
produrranno l’anafora e l’anadiplosi ; la sinonimia agirà a sua volta
come facile procedere analogico, mentre nell'ossimoro un'immanca-
bile reazione mnemonica ricaverà dal primo il secondo termine del bi-
nomio. A tale dinamica stilistica, che chiameremo scherzosamente dro-
gata, soccorrono inoltre — specie per quanto riguarda l’antitesi e la
sinonimia — gli inesauribili apporti della tradizione, così come i ban-
chi di sedimentazione tecnico-retorica saranno più che sufficienti ad
alimentare la seconda categoria degli espedienti, che è quella riguar-
dante il verso e, soprattutto, la rima. A conseguire infatti una sia
pure approssimativa isometria, si osserva l’esagerato impiego delle
inversioni — iperbato, anastrofe —, le quali verranno in questi
casi imputate a imperizia tecnica piuttosto che a versificazione
culta. Quanto alle rime saranno i suffissi a farne le spese ; non tut-
tavia ingenuamente 133). Sulla scorta di precedenti arcaici, anche
famosi (si pensi al ‘Ritmo Laurenziano ’), si adotteranno per i
verbi uscite incoative in -isco !?9 o quelle dei gerundi in -ando 1?» ;
per i sostantivi saranno preferite le desinenze in -anza, in -os0 1?9
e anche in -óro, ricavate quest'ultime, con ingannevole sussiego,
da residui genitivali latini !??. Sono infine largamente usufruite

13) Ad eccezione, forse, di quelli alterati al diminuitivo, come in 215
Mutata han veste i lupicini, il cui autore, pur addottrinato, livella fino al
ridicolo la rima costante in -ini (cosi che lo iacoponico con terrebel fantasia
di xLvii 33 diventa di terribil fantasini).

184) Paradigmatici, a tal proposito, i nn. Diletto Iesù Cristo, Amor e 138
Chi ci vedesse il mio diletto, ambedue attribuiti al Panziera.

135) Nel componimento n. 128 D’amor languisco te, Iesù, amando —
pure attribuito al Panziera — si contano venti gerundi in rima (uno solo
fuori rima), quasi tutti, peraltro, in perifrasi con andare.

186) Nel solo n. 110 Non tardate, peccatori si segnalano : superbiosa :
caritosa : tribulosa : meritosa : splendidosa : benignosa ; molto frequente som-
moso (anche in 127, 68) ; inoltre : incendioso 154, 32; abondosa 167, 8 ; bel-
lose 168, 29 ; giocondoso 293, 177 e 297, 30 ; lucidosa (che la Ageno dice ca-
ratteristica del Bianco) 294, 3 e perfino appressoso 233, 106.

37) Cfr. Antica tradizione, p. 212, la nota introduttiva (in fine) di LIX,



A.

e CBS PNG a i
uM PESE UNS Ue Y ERES AURA SORT? D. CMFFETEL ASDOVISHOUR NUM DINIS Qo; IMA UST US AL

E

X

"
E

-*
(N

Pa

ati

À
5
^r
+

& ^,

Em

*

» T
Mamm

I SE

me. GS
je RN ^ ELT LEE PASO (S

x

P? an.

"
n

nt

MEL
er
Eie Áo
M à Li

oy,

56 FRANCO MANCINI

le parole-rima (canonizzate da modelli autorevoli e, nella fattispe-
cie, da Iacopone), che noi denomineremo rime di consuetudine. Per
qualche provvisorio esempio — ma una ricerca sistematica sarebbe la
benvenuta — segnaliamo : porte: forte: morte; meraviglia : assot-
tiglia ; figlio : giglio : consiglio ; amanti : canti ; conforma : trasforma ;
riso : diviso : viso ; carte: parte: arte; conforto : orto ; uscita : smar-
rita. Queste rime (mescolate talvolta ad assonanze : croce : voce :
luce: conduce; corrotto : deporto : morto) sono veramente notevoli
in quanto possono tirare con sé intere situazioni (ovviando peraltro
alla debole inventività del rimatore).

Ci sia consentito di metter fine a queste note con un riferimento
specifico alla produzione in versi di frate Ugo Panziera, che per es-
ser l'interprete più significativo di quanto siamo finora venuti os-
servando, abbisognerà forse di talune distinzioni. La prima delle
quali riguarderà l’accentuarsi d’un’ambizione letteraria 138), che tende
anche melicamente a scandire la memoria di Iacopone, memoria
che sarà a un certo punto decisamente mediata dalla imitazione
degli stilnovisti, assunti a render meglio captabile l’irruenza espres-
siva del mistico di Todi. Raramente però la fusione si rivela esau-
stiva e lo squilibrio che ne deriva può anche risolversi a svantag-
gio dell’auspicata stilizzazione con il risultato di vedere il repertorio
cortese esasperarsi all’incontro col misticismo iacoponico. L’au-
stera e piuttosto arida natura del rimatore di Pomarance 139) sono,
del resto, di ostacolo a un’effettiva adesione sentimentale e tanto
incapaci di sincera commozione quanto inclini al raziocinio pratico,
causa non infrequente di strumentalizzazioni stilistiche sia in di-

Dal Petti trascegliamo : adoro: angeloro : coro: seculoro 288, 135-141 ; san-
ctoro : coro 294, 61-63.

138) Il componimento, attribuito al Panziera, Chi ci vedesse il mio di-
letto presenta in Petti (n. 138) questa chiusa — che non leggiamo presso
l'edizione del Di Benedetto — nella quale il buon frate si autodefinisce
‘ scrittore’ e ‘ dittatore’ : Quello che è stato scrittore, De lo Sposo dittatore,
Prego, Sposa, ch'al suo core L'Amor dica: * Io mi largisco '.

139) Questa natura lasciano trasparire in maniera particolare i trattati
ascetici in prosa, su cui A. LEvasTI, Mistici del Duecento e del Trecento, Mi-
lano 1960? e anche G. PerTRoccHI, Un laudario patetico, in « Rassegna di
cultura e vita scolastica », viti (1964), 12. Per il luogo di nascita — Poma-
rance anziché Prato — si veda D. PAcETTI, Studi e ricerche intorno a frate
U. P., in «Studi francescani » LII (1960), nn. 3-4. ^

UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 07

rezione dotta che popolare. Divisa pertanto fra istanza mistica e
tecnica letteraria, fra espressività giullaresca e ossequio alla tra-
dizione, la lauda del Panziera palesa la fatica un po' affannosa del
compositore. I momenti felici sono peró rappresentati da alcuni brevi
componenti, nei quali l'ipostasi stilnovistica — in particolare quella
del Cavalcanti (preferito per la sua forza e severità 149 — riesce a
stagliare le immagini e a sobriamente distribuire i colori, mentre
l'elaborato sistema metrico e prosodico, la varia rispondenza delle rime
stemperano nella grazia ogni residuo di durezza intellettualistica:

Lo Ihesü sguardo infiammato mi tiene ;
ben si conviene, — poich’è 'n suo piacimento
senza tormento — trarmi d'esta vita.

Lo Ihesü sguardo non é senza foco,

ch'a poco a poco — mi consuma tutto.
Mia mente volge senza trovar loco;

non mi par gioco — a tal sono condutto !
Diróvvi un motto: — L’ardore mi tolle !
Divento folle — per troppo parlare.

Amor me lo fa fare — ch'el me n' invita.

Amor, celato ne la mente pura,

non prende cura — d’uscire a riviera,
ma alcuna volta ben si trasfigura,

tant'é l'ardura — che si mostra in cera !

In tal maniera — risplende di fore,
non che '| calore — dentro non rimanga,
ch'el diria: « Pianga » — a la mente smarrita.

O sottiglianza de la mente tratta !
Non è cosa atta — che si possa dire.
In un splendore si diventa ratta,
non trova cosa fatta — al suo sentire.
De lo gran Sire — intorno é radiata

149) Ricorda, nel congedo, il Cavalcanti anche il n. 160, che è una lauda
pressoché sconosciuta (manca in Tres. ed é, a quanto pare, tramandata dal
solo Spithòver), ma assai difettosa nella lezione: Ballatetta d'amore, To-
stamente anderai All’amorosa vergine Maria Et, come a Lei sarai, Faratte
inchina, Ch'ella n’aiuti per sua cortesia : O dilettosa e pia, Rimembrati
di noi; Nostre speranze in voi Volem lassare.

; 2 x E D «^ E EE
WEE AD e dites oi Dieta ^os s de RT n Y ^X \ STORE

iii

*

wo ut

LOSS

me

» P.

i.

CEN
x rx

Se C

mA det

X

-*
»

OA es

L3



et

a
ì
|
j
|
d

lai

Mtm n
inzio ice

te

I m í

AJ

GE.
Ratiti

Z^

Y Va
M Dog

AERE
Vaso nu

4
du


tot ANNATE cSzt EEC:
58 FRANCO MANCINI
e circondata — non trova donn’èsca :

quivi pasc'ésca — che si chiama Vita.

Quando il rigore dell’imitazione persuade il rimatore a commi-
surare al tema le sue risorse — e a dosare, di conseguenza la lun-
ghezza del componimento, allora è che notiamo l’enfasi dell’iper-
bole tramutarsi nella levità dell'adunaton, la metafora da sguaiata
assumere compostezza, la rappresentazione acquistare di concre-
tezza e la stessa semantica rinvigorirsi, specie in sede di rima. Per-
tanto, fra le cose migliori additeremmo — oltre alla sopra trascritta
lauda — In foco d'amor mi mise (energica ipotiposi, già attribuita
a San Francesco !), Davanti una colonna, Lamentomi e sospiro (pro-
babile rifacimento della omonima tramandata dal laudario d'Ur-
bino), O Cristo, amor diletto, in te sguardando, Lo consumato amore
(ricalcata sulle canzoni dottrinali dell’amor profano). A queste una
approfondita indagine filologica — indispensabile altresì a una va-
lutazione estetica da sottrarre alla biacca di molte manomissioni —
renderà sicura l'aggiunta di almeno altri due bei titoli: Fiorito è
Cristo e L'amor che è consumato.

Planimetria del codice Petti (ms. 195 della Comunale di Todi).

Grosso cd. cartaceo mm. 130 x 210 (spessore: mm. 140), legato in pelle,
messo insieme fra il secondo e il quarto decennio del sec. xvi, dal poligrafo
todino Luc’Alberto Petti. La numerazione autografa conta cc. 894: quella
moderna — che altresi annovera i fogli non utilizzati — assomma a cc. 950.
Carte bianche (precedono o interrompono i testi): 1r-45v; 46v-47v ; 50r-
50v ; 254v ; 255v-256v ; 363r [sbarrata] ; 382r [sbarrata] ; 460r-460v ; 461v-
462v ; 518v-519r; 608v; 662v ; 936r-937v [strappate]; 938r-950r. Contras-
segnati in numerazione progressiva autografa i componimenti dal n. 1 al
n. 164 (ripetuto due volte il n. 99, a indicare che si tratta d'una medesima
lauda): i nn. dal 165 al 314 sono stati apposti a matita in epoca recente.
In tutto 314 componimenti divisi in quattro volumi, dei quali il primo com-
prende i nn. 1-70 ; il secondo, i nn. 71-137 ; il terzo, i nn. 138-2206 ; il quarto,
i nn. 227-314. A c. 46r (ci si riferisce sempre alla numerazione moderna), il
titolo : « Dell'opera del B. Iacopone ». Né qui né altrove la firma del racco-
glitore. A c. 48r, una nota introduttiva lasciata in sospeso. A c. 51r comincia
la Vita di Iacopone, che pure s'interrompe a c. 52v. Altra prosa da c. 663
a c. 665 — non peraltro portata a termine — è costituita da un volgarizza-
mento del trattato « Qualunque vuole per breve e diritta via pervenire...»
attribuito al poeta di Todi. wp

E cad

A.

Gi Cra
vite

UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 59

CIFRARIO PETTI

ror A
^
mA

[Delle cifre rimaste inesplicate si dà, per ovvie ragioni tipografiche,
una chiave convenzionale mediante sigla (ts) seguita da numero arabo].
— ms. 598 del Museo Condé di Chantilly (— Ch).
= ms. 194 della Comunale di Todi (= Tud.).
= ms. di Bevagna deperditus (= Bv).
= Scelta di laudi spirituali di diversi eccell.mi e devoti autori antichi e

moderni, In Firenze, Nella Stamperia de' Giunti, 1578 (— Giunt.).
K = Le poesie spirituali del B. Iacopone da Todi ... con le scolie et anno-
lalioni di fra FRANcEsco TnEsaATTI da Lugnano, In Venetia, Ap-

presso Nicolò Misserini, Mpcxvrir (= Tres.).

Sor d» VETT

-*
^

m.

u UIS | ^x 2
mmitte tt Linn n dpr pipi

eie

SA C

@ = ts 1 + = ts 7
Y = 182 2 = ts8 [
# = ts 4 ES 10 i.
32 — t$5 (UE IS nn : |
3* — ts 6 U = ts12 I.
&
TAVOLA

Per la consultazione si tenga conto che le parentesi tonde indicano la
numerazione recente delle carte. I numeri progressivi in corsivo stanno
invece a significare che il componimento ricorre — con o senza varianti —
in altra parte della raccolta : sono infatti ripetuti i nn. 28 (cfr. 79), 99 (cfr.
il medesimo n. a c. 418r), 127 (cfr. 313), 147 (cfr. 299), 148 (cfr. 204), 167
(cfr. 188), 168 (cfr. 182), 171 (cfr. 190), 172 (cfr. 189), 173 (ctr. 191), 174
(cfr. 186), 202 (cfr. 263), 225 (cfr. 268), 259 (cfr. 265). Gli effettivi costituenti
la silloge sono dunque 300.

4
41
^
F

« i
4

uel ARI

re, i

[vol. 1] |

pra I

1. La Bontade si lamenta COSI (53r) |

2. Fuggo la Croce, che mi devura c. ór (57r) 3l
3. L'huomo si fu creato virtuoso CIT (59r)
4. Hor chi haverà cordoglio c. 18v (70v)
5. Vorrei trovar chi ama c. 20v (72v)
6. Hor se parrà chi haverà fidanza c. 21v (73v)
7. Udite una tenzone, Ch'é fra l'anima e ’1 corpo c. 23r (75r)
8. La Veritate piange c. 27v (79v)
——————r_*esc-e «esci, — _fe3

FRANCO MANCINI

. O giubilo del core

. Alte quattro virtute

. O alta Penitenza

. O Signonr dammi la morte

. O Ragina cortese

. O Amore muto

. Insegnatemi Iesùchristo

. L’Amor lo cor sì vuol regnare
. Solo a Dio ne possa piacere

. Amor diletto Amore

. Cinque sensi miss’ho ’1 pegno
. Guarda che non caggi, Amico
. La Bontate infinita

. Senno mi pare che sia

. In sette modi m’appare

. In cinque modi apparemi
. O frate mio briga tornare

. Sapete voi novelle de l’ Amore

. Sì come la Morte face
. O Christo onnipotente, Dove sete inviato ? Perché

[peregrinato
* (Con) gli occhi c’haggio nel capo

. Iesùchristo si lamenta

. La superbia d’altura
. O corpo infracidato
. O Vergin più che femina

. Amor diletto, Christo beato
. Povertate innamorata

. O derrata guarda al prezzo
. Peccator chi t'ha fidato

. O frate, guarda ’1 viso

. Piange la Chiesa
. O amor di Povertate

. Che fai, Anima predata ?

. A Anima fedele

. (O) Amor divino amore, Amor
. O san Francesco povero

. O Amor divino amore, Perché
. Figli, nipoti et frati, rendete

. O mezzo virtuoso

. O Anima mia, creata gentile

. O femine, guardate

. O Amor contrafatto

e I OO ala a So o OU Do

IDEE DI aio Maio D 9.090 009g o0 9.9 09

31r
32
dór
àór
39v
41r
43r
46r
46r
50r
dOr
56v
ó8v
60v
61v
64r
65v
69r
72r

74v
77v
81r
83r
86r
881
93r
96r
98r
100v

. 102v

106r
107v
111r

. 114r
SAREL

119r
124r
125v
126v»
130r
132r
137r

(83r)
(84r)
(87r)
(901)
(91v)
(93r)
(95r)
(98r)
(100r)
(102r)
(107r)
(108v)
(110v)
(112v)
(113v)
(116r)
(117v)
(121r)
(124r)

(126v)
(129v)
(133r)
(135r)
(138r)
(140v)
(145r)
(148r)
(150r)
(152v)
(154v)
(158r)
(159v)
(163r)
(166r)
(167v)
(171r)
(176r)
(177v)
(178v)
(182r)
(184r)
(189r) 51.
52.
53.
54.
55.
56.
57.
98.
59.
60.
61.
62.
63.
64.
65.
66.
67.
68.
69.
70.

TA
72.
73.
74.
75.
76.
77.
78.
79.

80.
81.
82.
83.
84.
85.
86.
87.
88.
89.

UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA

A fra Gianni de la Verna

Che farai Pier dal Murrone ?

L’huomo che può la sua lingua domare
Un arbor è da Dio piantato

Che farai fra Iacopone?

O huomo tu sei ’ngannato

O papa Bonifatio, Io porto

Or udite la battaglia

Audite una (en)tenzone, Ch'era infra due persone
O vita penosa

L'Anima ch'é vitiosa

Anima, che desideri

Quando t'allegri, o huomo d'altura

O me lascio dolente

O Christo pietoso

O novo canto

L'huomo che vuol parlare

O libertà soggetta

Lo Pastor per mio peccato

O dolce Amore

[vol. 11]

Donna del Paradiso

O Francesco da Dio amato

O Castitate, fiore

Huomo, di te mi lamento

Molto mi son dilungato

Assai mi sforzo a guadagnare

Huomo, mettiti a pensare

O Amore, che m'ami

O Christo onnipotente, Dove sete inviato ? Perché
[peregrinato

Vita di Iesüchristo, Specchio di veritate

Piangi, dolente Alma predata

O Signor per cortesia

Amor dolce senza pare

O Amor che m'ami tanto

O papa Bonifatio, Molt’hai giocato

Fede, spene e caritate

O coscientia mia, Grande mi dài mo riposo

A l’Amor ch’è venuto

Fra’ Ranaldo, ove sei andato

NES pa AT tO» ATIS NEM A

o can I I FP LILFILFNLNNANNHNNAO

M LS M MALE a C Me

SEP COS COE Cont Copa Comico US Cogito e 6

139v
141r
142v

. 148v

152v

. 156v

157v

. 159v
. 165r
2 170r
a 174r

176r
179v»
182v
184r
188r
191r
193v
197r
199v

208r

. 209p

214r
216r
219r
220v
221v

228r.

226r
228v
2320
284v
237r
238v
240v
244v
252r
258r
265v

61

(191v)
(193r)
(194v)
(200v)
(204v)
(208v)
(209v)
(211v)
(217r)
(222r)
(226r)
(228r)
(231v)
(234v)
(236r)
(140r)
(243r)
(245v)
(249r)
(251v)

(257r)
(263v)
(268r)
(270r)
(273r)
(274v)
(275v)
(277r)

(280r)
(282v)
(286v)
(288v)
(291r)
(292v)
(294v)
(298v)
(306r)
(307r)
(319v)

S EET

Pa ALI (27 de
> SE Jam FRE

E

PR

PELA

rr. È

atm m

I

D
ye
ecole ip e e
62

90.

oy

92.

93.

94.

95.

96.

97.

98.

99.
100.
101.
102.
103.
104.
105.
106.
107.
108.
109.
110.
Duis
112.
113.
114.
115.
116.
117.
118.
119.
120.
121.
122.
123.
124.
125.
126.
127.
128.
129.
130.
131.
132.

FRANCO MANCINI

(Dn foco Amor mi mise

Troppo m'é grande fatica

Amor di caritate

La Fede e la Speranza M'han fatta sbandigione
San Francesco sia lodato, Che con Christo

.Laudamo di bon core, Todin(i)

Christo, la speranza mia

Lo core humiliato

Tal é, qual e, tal é

Doce Vergine Maria, C'hai ’1 tuo figliuolo
Troppo perde lo tempo chi non t'ama

O Peccator dolente, Ch'a Dio vuoi ritornare
Perché m'hai tu creata

O me dolente di Christo amoroso

Morró d'amore, Per te Redentore

Fiorito è Christo ne la carne pura

L’amor ch’è consumato

Sopr'ogni lingua, Amore

Vita di Giesùchristo, Specchio immaculato
Ben morrò d’amore Per li gran sospiri

Non tardate peccatori Di tornare a penitenza
Hor si comincia lo santo pianto

Udite in cortesia, Dicerovvi via via

Diletto Iesùchristo, Amor, per te languisco
Sopr'ogni amore il ben sapere Amar Christo
Hor sei tu ’1 mio amore per cui moro amando
Luce d'eterna vita, Christo onnipotente

De la fé’ dirò prima

Non me ‘1 pensai giamai Di danzar

O buon Giesü, Gicsü amor cortese

Per li nostri gran valori, O Vergine Maria
Signor mio, io vo languendo Per te ritrovare
Lamentomi et sospiro Per più potere amare
Tutt'hor dicendo, Di lui non tacendo
Ogn’huom si sforzi di ordinare

Ecco la Primavera, Buoni fraticelli

Avanti una colonna Vidi stare una Donna
Donami la morte Giesù O di te fammi assaggiare
D’amor languisco, Giesù te amando

D’amar te Giesù Amore Non mi posso ritenere
Sì fortemente son tratto d’amore

Lo consumato Amore Prende forma novella
Povertà terrena, Virtute divina

eppoopoppsoppoopoposoosopoppooppopoopopooppoopopaooopaonos

2661
268v
272r
281r
285r
292v
294v
296r
297r
298r
300r
305r
310v
3121
316v
319v
321r
323r
3391
3381
341r
347r
352v
3óór
3ó9r
361v
367v
373v
372r
374r
375v
376v
376r
382v
364r
365v
387r
388F
390v
391v
393v
3951
398r

(320v)
(322v)
(326r)
(335r)
(339r)
(346v)
(348v)
(350r)
(351r)
(352r)
(354r)
(359v)
(364v)
(366v)
(370v)
(373v)
(375r)
(377r)
(389v)
(392v)
(395r)
(401r)
(406v)
(409r)
(413r)
(415v)
(421v)
(424v)
(426r)
(428r)
(429v)
(430v)
(432r)
(436v)
(438r)
(439v)
(441r)
(442r)
(444v)
(445v)
(447v)
(449v)
(452r) Kette APREA ©;
n ci Lid:

E
RT

pe

hs

UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 63

A "
mi

133. Desiar Giesù Amore Lo cor fa ringiovenire
134. Anima mia prendi l'ammanto

135. Lo Giesü sguardo infiammato mi tiene

136. Christo, per lo tuo amore Prendi lo mio core
137. Onde vieni tu, pellegrino Amore

499r (453r)
400r (454r)
401r (455r)
401v | (455v)
403v (457w)

- y
Xx "ta

PEPITALEO

-*
^

[vol. 111]

rS xs

138. Chi vedesse il mio diletto, Dicale

139. Col core disprezzato voglio gire

140. Del tuo bascio Amore (Degimi) basciare

141. Vo te havere e non ti vo lassare

142. Oimé, lasso e freddo lo mio core

143. Dio, chi verrà a quella altezza

144. Ne la mia mente et ne lo mio core Sempre sia Giesü
145. Distruggasici il cor per lo Dio amore

146. Pregatel per amore, Madonna, Giesù che venga
147. O Giesü, dolce Amor, mercé vi chieggio

148. O Christo amor diletto, in te sguardando

149. Diletto Giesüchristo, chi ten t'ama

150. Vergine polzella, Per merzé, merzé ti cher

151. O pensier dogliosi e forti

152. Inchinate et salutate Lo dolcissimo Signore

153. Cantiam tutti allegramente

154. O peccatore duro e disperato, Che t'hai Christo
155. O buon Giesü, poiché m'hai innamorato

156. Dolce Amor, Christo bello, Ch'in Bettelem

157. Laudiamo Giesüchristo, Quel che per noi fu morto
158. Ave Maria, gratia plena, Teco lo Signore

159. Novo tempo d'ardore

160. Ogni fino amatore Rinnovi la sua mente

161. 'Nanti che venga la morte si scura, A Dio tornate
162. O superbo et orgoglioso, Guarda a Stefan

163. Ogn'huomo haggia allegro il core Con allegranza
164. Al nome di Dio Padre onnipotente

165. Non si tenga amatore D’esser mai ben amato
166. Mamma, tanto sei pietosa

167. Ciascun novellamente Divota laude canti

168. Maria, nutrice di Iesù mio amore

169. O glorioso e degno Ch'in segno di salute

170. Ogni amatore, Che sente d’amore

171. Ogni huom di cor s’allegri Qualunque

172. Christo pietoso, Signor pien d’amore

407r (463r)
412r (468r)
413r (469r) : |
418r (474r) |
423v (479v) |
424v (480v)

426v (482v) i
428r (484r) il
431v (487v)
432v (488v)
433v (489v)
435r (491r)
435v (491v)
436v (492w)
440v (496v)
444v (500v)
446v (502v)
449r (505r)
450v (506v)
452v (508v)
459r (b15r)
460v (516v)
466v (522v)
468v (524v)
469v (525v)
471r (527r)
473r (529r)
476v (532v)
477v (533v) a.
479r (535r) GE
480r (536r) |.
483r (539r) IN. c^
484v (540v) E
486r (542r)
487r (543r)

-
#0 a a i
—M À— —Á——H————————M.

opppoppoppoopopopoopopapoopsopsppoosoopaosopsoppano
64

173.
174.
175.
176.
177.
178.
179.
180.
181.
182.
183.
184.
185.
186.
187.
188.
189.
190.
191.
| B 192.
| 194.
195.
196.
197.
i 198.
B 199.
|| | 200.
LB 201.
| 202.
203.
204.
205.
206.
207.
208.
209.
210.
211:
212.
213.
214.
215.

FRANCO MANCINI

Oimé, oimé, oimè, Dolente me

Odi una voce, che pure mi chiama
Descendi, santo Spirito, Et infiammaci
Anima, che sei levata Ne la deità

Gli Angeli santi Si stan(no) davanti

Iesù, nostra speranza Iesù, nostro amatore
Iesüchristo, Dio mio, quando Me t'accosteró
Iesüchristo amoroso, Iilluminami il core
Poiché Dio per sua pietade

Maria, nutrice di Iesù mio amore

Poiché sei deliberata, Alma, di tornare
Ciascun divotamente Saluti l’ala Vergine Maria
Figlio, poiché sei nato

Qual è la voce, che fa risonare

O peccator del mondo, Non istate in duranza
Ciascun divotamente novella lauda canti

O Christo pietoso, Signor pien d’amore
Ogn'huom s’allegri di fuore, Li quali

Oimè, oimè, Dolente me

Adoro te Signore, Che pendi in su la croce
Ave Croce beata, La qual sei stata degna
Risguarda anima mia Alla croce

Sceso dall’alto regno

O glorioso et almo Confessore

Prega per noi Iesù

Alma desiderosa E affettuosa

Ave gratia plena Dio sia teco

O splendente amor del paradiso

Vergine gloriosa, Diletta madre

Laudiamo il buon Giesù, Che è nostro Redentore

O Maria Diana stella

O Christo amor diletto, in te sguardando
O Povertà gioiosa Di pace

Benedetto ne sia ’1 giorno

L’anima mia, dal divino Amore Novamente
Anima benedetta Dall’alto Creatore
Nella bellezza del sommo splendore
Gòdite, godi nelle pene, godi

Spirito santo amore, Consolatore interno
Amare non te [vo'], mondo, pien di guai
Tutti noi dovem laudare E l’alto Dio
Pistola d’amore con gran dottrina
Mutata han veste i lupicini

OFOFOgo nono Oeo eroro sp Sro ro ce 0 Loro ro a Lerro: 0. Sofso olo SL. ox" ce. 09 9099

488r
489r
490v
493r
495v
496v
503v
508v
510r
512r
ólór
519r
520v
522r
523p
527r
528r
529r
430v
31v
536r
537v
5381
540r
542r
543r
953
5530
554v
5561
d57v
559r
560v
563r
564v
566r
567r
568v

. 670r

572r
572v

. 074v

577r

(544r)
(545r)
(546v)
(549r)
(551v)
(552v)
(559v)
(564v)
(566r)
(568r)
(571r)
(575r)
(576v)
(578r)
(579v)
(583r)
(584r)
(585r)
(586v)
(587v)
(592r)
(593v)
(594v)
(596r)
(598r)
(599r)
(609r)
(609v)
(610v)
(612v)
(613v)
(615r)
(616v)
(619r)
(620v)
(622r)
(623r)
(624v)
(626r)
(628r)
(628v)
(630v)
(633r) 216.
217.
218.
219.
220.
221.
222.
223.
224.
225.
226.

227.
228.
229.
230.
231.
232.
233.
234.
235.
236.
237.
238.
239.
240.
241.
242.
243.
244.
245.
246.
247.
248.
249.
250.
251.
252.
253.
254.
255.

po]

UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA

Null'huomo si sa mai ben confessare
Vorrei in alto gridare Con grande canto
A te (Christo) mi son data

Dolce amor di Povertade Quanto ti dobbiamo amare

Lo mio core e la mente fa languire

Venite a veder maraviglia Che haggio

Se per diletto tu cercando vai, Ama

Chi ne saria credente, udendol dire

Perché gli huomin dimandano

O Vergine Maria nostra avvocata

Giesü, amore e desiderio et nostra redentione

[vol. rv]

Udite nova pazzia, Che mi venne in fantasia
Mosso da santa pazzia, Vo' narrar

Voi ch'avete fame dell'Amore

O Giesü fornace ardente

Volendo incominciare A laude

O Christo mio diletto, Amor infiammatore
Il dolce amatore Giesù per amore

O Giesù nostro amatore, Tu ne prendi

O Vergin clara luce

Frigescente caritatis

Giesü, faccio lamento A te

O anima fedele, Che vuoi di Dio sentire
O dolce amor Giesü, quando saró

O dolce amor Giesü, ch'amato m'hai
Laudiam l'Amor divino, Giesü, quel bel fantino
Nella degna stalla del dolce Bambino
Canti gioiosi e dolce melodia

Ciascuno amante ch'ama lo Signore

Amor Giesù, perché ’1 sangue spandesti
Stabat Mater dolorosa

Verbum caro factum est

Crux, de te volo conqueri

Cur mundus militat

Ave Regis angelorum

Stabat Mater speciosa :
Dulcis Iesu memoria

Ubi caritas et amor

Plange, fidelis anima

Poiché sei fatto frate, o caro amico

6 0765595 (0$ 9$ 655,09 69

QU QS MOL Ca aM UD up DPI D D MIO o0. 0 09

. 681r
. 688p

564v
5881

. 591r
. 591v

592r
593r

. 694r
. 610r
. 611p

. 613r
. 618r
. 621r

6331
635v

. 645r
. 650v

656r
660r
665r
666r
677r
684r

. 685v

687r
689r
690r
691v
692v
693r
695r
697r
699r
700v
702v
704r
708r
709r

. 710v

65

(637r)
. (639v)
(640v)
(644v)
(647r)
(647v)
(648r)
(649r)
(650r)
(666r)
(667v)

(671r)
(676r)
(679r)
(691r)
(693v)
(703r)
(708v)
(714r)
(718r)
(723r)
(724r)
(735r)
(742r)
(743v)
(745r)
(7477)
(748r)
(749v)
(750v)
(751r)
(753r)
(755r)
(757r)
(758v)
(760v)
(762r)
(766r)
(767r)
(768v)

— T

=
se ba” @
Ly. 1

MS

n iri

LIS HER SA, SEES ns EEE,

9k

FI

Ag

> ata n

[Val

x
Lo cR
66

256.
257.
258.
259.
260.
261.
262.
263.
264.
265.
266.
267.
268.
269.
270.
271.
272.
:273.
274.
275.
2776.
271.
278.
279.
280.
281.
282.
283.
284.
:285.
286.
287.
288.
289.
290.
291.
292.
293.
294.
295.
296.
297.
298.

FRANCO MANCINI

Aprimi, Giesù, vita mia

Facciam fatto hora, facciamo

Audite una pazzia De la pazza vita mia

Chi vuol trovare Amore Tenga sinceritate
Anima peccatrice, Ch'a Dio eri sposata

Alto. Padre, noi ti pregamo

Audite una intenzone Ch’è infra honore e vergogna
Laudiamo il buon Giesù, Che è nostro redentore
Ave gratia plena, Dominus tecum, haggiatel per certo
La vera humilitade Tanto si tiene vile
Vergine benedetta Madre del Salvatore

Per l’humiltà, ch’in te, Maria, trovai

La Vergine Maria nostra avvocata

Ave ver corpo di Christo

Giesü, Giesù, Giesü, Trà la mia mente in su
O poverel gioioso Di Christo

Sempre ti sia in diletto Ch’il mondo

Ave gratia plena, Stella serena, che da Dio

Il nome del buon Giesù Sempre sia laudato
Laudiamo Giesù ch’è figliuol di Maria

Con desiderio io vo cercando Di trovar
Venite ad adorare, O peccator, Maria
L’anima mia da Christo s’è smarrita

Destati, o peccatore,

Sia laudato il buon Giesù, Che figliuol di Maria fu
Questa sposa diletta

Cominci a Dio chi vuol bene imparare

Ave Virgo virginum, Thalamus amoris

Pregam Giesù lo nostro Salvatore

O sposa de l’Agnello

Vergine Madre pia, Ognun s'inchini

Christus lux indeficiens

Per carità ti vo' pregare

Giesü dolce, fammiti amare

L'alma mia desiderosa D'amar

Chi vuol venire a vera libertà

O Christo onnipotente, Che per dar vita a noi
In vita eterna Gli angeli e i santi

O gloriosa sopra li beati

L'amor m'ha preso e non so che mi faccia
L'anima si trasforma In Dio per amore

Per voler me salvare

Come dinanzi a Christo fuggirai :

OEO OI IQUIQUE m DI PO DOE OOO OLOmI EODD OU OQ o OL OU OCIO m pco Qo

715v
716v
718v
723v
726r
727v
728v
730r
731r
732v
733r
73ór
735v
737r
789r
740r
741v
742v
745v
748r
751v
753v
754v
757T
759r
760r
762r
766v
768r
770v
772v
773v
774r
777U
781r
788r
785r
788r
793v
795r
797r
799r
801v

(773v)
(774v)
(776v)
(781v)
(784r)
(785v)
(786v)
(788r)
(789r)
(790v)
(791r)
(793r)
(793v)
(795r)
(797r)
(798r)
(799v)
(800v)
(803v)
(806r)
(809v)
(811v)
(812v)
(815r)
(817r)
(818r)
(820r)
(824v)
(826r)
(828v)
(830v)
(831v)
(832r)
(835v)
(839r)
(841r)
(843r)
(846r)
(851v)
(853r)
(855r)
(857r)
(859v)
299
300

301.
302.
303.
304.
305.
306.
307.
308.
309.
310.
311.
312.
313.

314

UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA

. O Giesù, dolce amor, mercè vi chieggio

. O amor di Povertade La tua gran nobilitade
Non ci è miglior novella

Chi ha intelletto, dee pensare Quel ch’ha fatto
Christo n’invita a séne E dice

Andiamo a veder bene Quel Verbo

O novella passione, Ch’oggi imprende

Ohimè, ohimè, quanto haggio offeso

Già si vedran gli amanti

Di lucente splendore Iesùchristo amoroso
Povertade poverella Poco di te si favella

Il bel regno eternale, Di cui ci parla Christo
O alta nihilitade, Deh mi di’ dove stai

Chi vuol vita e riposo Da Christo

Iesù donami la morte, O di te fammi assaggiare
. O santa Luce, Ch’a l’anima se’ luce

INDICE DEI CAPOVERSI

Adoro te Signore
A fra Gianni de la Verna

A 1

'Amor ch'é venuto

Alma desiderosa

Al nome di Dio Padre onnipotente
Alte quattro virtute

Alto Padre, noi ti pregamo

Amare non te[vo], mondo, pien di guai
Amor di caritate

Amor diletto Amore

Amor diletto, Christo beato

Amor dolce senza pare

Amor Giesü, perché ’1 sangue spandesti
Andiamo a veder bene

Anima benedetta

Anima, che desideri

Anima, che sei levata

Anima mia prendi l'ammanto

Anima peccatrice

Aprimi, Giesü, vita mia

ASS

ai mi sforzo a guadagnare

A te (Christo) mi son data
Audite una (en)tenzone, Ch'era infra due persone

1 iN "T.

O $QO0O.65040 0 9 GO 0 9 Q 9 O' O'N

opoppoppoopopopopopopopopnoens

. 803r
. 805r

812r

. 618r

825v
8320
838v
844p
845r

. 649r

650p

. 655v

861r
466r

. 67àr
. 875v

531v
139v
258
543r
473r
32r

727v

C 072T

272r
50r

93r

287r
692v
832v
566r
176r
498r
400r
726r
715v
220»
5840
165r

67

(861r)
(8637)
(870r)
(876v)
(883v)
(890v)
(896v)
(902v)
(903r)
(907r)
(908v)
(913v)
(919r)
(924r)
(931r)
(933v)

(587v)
(191v)
(307r)
(599r)
(529r)

(84r)
(785v)
(628r)
(326r)
(102r)
(145r)
(291r)
(750v)
(890v)
(622r)
(228r)
(549r)
(454r)
(784r)
(773v)
(274v)
(640v)
(217r)

ANI A Sì ms x
n. ad o 2. - ^ "mn
LIT ede. -

NPT, =: #.



I

*
ile iR MÀ —À MÀ

(X

A

ix
68 FRANCO MANCINI

Audite una intenzone Ch'é infra honore e vergogna
Audite una pazzia

Avanti una colonna

Ave Croce beata

Ave gratia plena Dio sia teco

Ave gratia plena Dominus tecum, haggiatel per certo
Ave gratia plena Stella serena, che da Dio
Ave Maria, gratia plena Teco lo Signore
Ave Regis angelorum

Ave ver corpo di Christo

Ave Virgo virginum, Thalamus amoris
Benedetto ne sia'l giorno

Ben morró d'amore

Cantiam tutti allegramente

Canti gioiosi e dolce melodia

Che fai, Anima predata ?

Che farai fra Iacopone ?

Che farai Pier dal Murrone ?

Chi ha intelletto, dee pensare

Chi ne saria credente,udendol dire

Chi vedesse il mio diletto .

Chi vuol trovare Amore

Chi vuol venire a vera libertà

Chi vuol vita e riposo

Christo, la speranza mia

Christo n'invita a séne

Christo, per lo tuo amore

Christo pietoso, Signor pien d'amore

c. 487r (543r) [vedi anche

Christus lux indeficiens
Ciascun divotamente Novella lauda

c. ó27r (583r) [vedi anche c.
Ci

Ciascun divotamente Saluti l'alta Vergine Maria

f?

p*»omWosDuomeo won m"WwoowPpSoSso]oSssoese^tUursros»bosto

. 728v

718v
387r
536r
553
5531
742v

459r:

700v
737
766v
563r
336v
444v
690r
111r
152v
141r
818v
593r
407r
723v
783r
866r

. 294v

82501
401v

528

c. 773v

479r
519r

(786v)
(776v)
(441r)
(592r)
(609r)
(609r)
(800v)
(515r)
(758v)
(795r)
(824v)
(619r)
(392v)
(500v)
(748r)
(163r)
(204v)
(193r)
(876v)
(649r)
(463r)
(781v)
(841r)
(924r)
(348v)
(883v)
(455v)

(584r)]
(831v)

(535r)]
(5751)

Ciascun novellamente Divota laude [vedi sopra : Ciascun divotamente Novella

lauda]
Ciascuno amante ch’ama lo Signore
Cinque sensi miss’ho ’1 pegno
Col core disprezzato voglio gire
Come dinanzi a Christo fuggirai
Cominci a Dio chi vuol bene imparare
Con desiderio io vo cercando
(Con) gli occhi c'haggio nel capo
Crux, de te volo conqueri

pppopspo

. 691v

55r

412r
801v
762r
751v

770

697r

(749v)
(107r)
(468r)
(859v)
(820r)
(809v)
(129v)
(755r) Dit#

UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA

Cur mundus militat

D’amar te Giesù Amore

D’amor languisco Giesù te amando

De la fe’ dirò prima

Del tuo bascio Amore

Descendi, santo Spirito

Desiar Giesù Amore

Destati, o peccatore

Diletto Giesùchristo, chi ben t'ama
Diletto Iesüchristo, Amor , per te languisco
Di lucente splendore Iesüchristo amoroso
Dio, chi verrà a quella altezza
Distruggasici il cor per lo Dio amore
Dolce Amor, Christo bello
Dolce amor di Povertade
Dolce Vergine Maria
Donami la morte Giesü
Donna del Paradiso
Dulcis Iesu memoria

Ecco la Primavera
Facciam fatti hora, facciamo
Fede, spene e caritate
Figli, nipoti et frati rendete
Figlio, poiché sei nato
Fiorito é Christo ne la carne pura

Fra' Ranaldo, ove sei andato

Frigescente caritatis

Fuggo la Croce, che mi devura

Già si vedran gli amanti

Giesü, amore e desiderio et nostra redentione
Giesü dolce, fammiti amare

Giesü, faccio lamento

Giesü, Giesü, Giesü

Gli Angeli santi

Gódite, godi nelle pene, godi

Guarda che non caggi, Amico

Hor che averà cordoglio

Hor sei tu ’1 mio amore per cui moro amando
Hor se parrà chi haverà fidanza

Hor si comincia lo santo pianto

Huomo, di te mi lamento

Huomo, mettiti a pensare

Iesüchristo amoroso

, UN "T.

c. 298r (352r) [vedi anche
c. 488r (442r) [vedi anche

^ o o Pp LL. LL

699r

. 891v
. 890v

3700

. 418r

4901

. 399r

757r
4351
355T
849r
424v
428r

. 450v
. 5881

364r
873
203r
704r
385v
716v
244v
125v
520v
319v
265v
665r
ST
845r
611v
777U
666r
739r
495v
568v
56v
18v
361v
21v
347r
216r
221v
5081

69

(757r)
(445v)
(444v)
(424v)
(469r)
(546v)
(453r)
(815r)
(491r)
(409r)
(907r)
(480v)
(484r)
(506v)
(644v)
(418r)]
(931r)]
(257r)
(762r)
(439v)
(774v)
(298v)
(177v)
(576v)
(373v)
(319v)
(723r)
(57r)
(903r)
(667v)
(835v)
(724r)
(797r)
(551v)
(624v)
(108v)
(70v)
(415v)
(73v)
(401r)
(270r)
(275v)
(564v)
spess Lp rn ES E PET mE C

70 FRANCO MANCINI

Iesüchristo, Dio mio, quando c. 603» (559v)
Iesüchristo si lamenta c. 8ir (138r)
Tesù donami la morte [vedi sopra: Donami la morte, Iesù]

Iesü, nostra speranza c. 496» (552v)
Il bel regno eternale . 8850 (913v)
Il dolce amatore . 650» (708v)
Il nome del buon Giesü . 746v (803v)
Inchinate et salutate . 440» (496v)
In cinque modi apparemi 64r . (116r)

(Dn foco Amor mi mise

Insegnatemi Iesùchristo

In sette modi m'appare

In vita eterna

La Bontade si lamenta

La Bontate infinita

La Fede e la Speranza

L'alma mia desiderosa

Lamentomi et sospiro

L'amor ch'é consumato

L'Amor lo cor si vuol regnare

L'amor m'ha preso e non so che mi faccia
L'Anima ch'é vitiosa

L'anima mia da Christo s'é smarrita
L'anima mia, dal divino Amore
L'anima si trasforma

La superbia d'altura

| Laudamo di bon core

MI Laudiam l'Amor divino

UE Laudiamo Giesù ch'é figliuol di Maria
Laudiamo Giesüchristo

Laudiamo il buon Giesü c. 5561 (612v) [vedi anche
La vera humilitade

La Vergine Maria nostra avvocata

La Veritate piange

L'huomo che puó la sua lingua domare
L'huomo che vuol parlare

L'huomo si fu creato virtuoso

Lo consumato Amore

Lo core humiliato

Lo Giesü sguardo infiammato mi tiene
Lo mio core e la mente fa languire
Lo Pastor per mio peccato

Luce d'eterna vita

266v (320v)
43r (95r)
61v, (113v)
788r (846r)
ir (53r)
581 . (110v)
281r (335r)
781r (839r)
378r (432r)
321r (375r)
46r (98r)
795r (853r)
174r (226r)
. 764v (812v)
564v (620v)
. 797r (855r)
8a8r | (135r)
292v (346v)
687r (745r)
748r (806r)
452v (508v)
730r (788r))
732v (790v)
7350 (793v]
27v (79v)
142v (194v)
191r (243r)
7r (59r)
3951 (449v)
296r (350r)
401r (A55r)
ó91r (647r)
. 197r (249r)
. 967» (421v)

PPLPLLLAPLL LL LELLA
UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 71

Mamma, tanto sei pietosa

Maria, nutrice di Iesù mio amore
. €. 480r (536r) [vedi anche c. 512r (568r)]
219r (273r)
. 416» (370v)
. 618r (676r)
. 877r (633r)
. 468v (524v)
426v (482v)
567r (623r)
689r (747r)
812r (870r)
372r (426r)
476v (532v)
341r (395r)
. 460v (516v)
. 681r (637r)

e

. 477v (533v)

Molto mi. son dilungato

Morró d'Amore

Mosso da santa pazzia

Mutata han veste i lupicini

Nanti che venga la morte si scura
Ne la mia mente et ne lo mio core
Nella bellezza del sommo splendore
Nella degna stalla del dolce Bambino
Non ci é miglior novella

Non me 7l pensai giamai

Non si tenga amatore

Non tardate peccatori

Novo tempo d'ardore

Null'huomo si sa mai ben confessare

on poooonoo?»?90270959795792579277725^7227^727225957^79527^595

O alta nihilitade 861r (919r)
O alta Penitenza jór (87r)
O Amor che m'ami tanto 238v (292v)
O Amor contraffatto 137r (189v)
O amor di Povertade, La tua gran nobilitade 805r (863r)
O amor di Povertate 107v (159v)
(O) Amor divino amore, Amor 115v (167v)
O Amor divino amore, Perché 124r (176r)
O Amore, che m'ami 223r (2777)
O Amore muto 41r (93r)
O Anima fedele 114r (166r)
O Anima fedele, Che vuoi di Dio sentire 677r | (735r)
O Anima mia, creata gentile 130r (182r)
O buon Giesü, Giesü amor cortese 374r .(428r)
O buon Giesü, poiché m'hai innamorato 449r . (505r)
O Castitate, fiore 214r (268r)
O Christo amor diletto, in te c. 433v (489v) [vedi anche 459r (615r)]
O Christo mio diletto 645r (703r)
O Christo onnipotente Che per dar vita a noi 785r (843r)
O Christo onnipotente, Dove sete inviato ? Perché

peregrinato c. 74v (126v) [vedi anche c. 226r (280r)]
O Christo pietoso, Perdona ( c. 184r (236r)
O Christo pietoso, Signor pien d'amore [vedi sopra: Christo pietoso, Signor]
O Corpo infracidato c. 86r |J (138r)
O coscientia mia c. 252r (306r)
O derrata guarda al prezzo c. 98r | (150r)

; UN ^
72 : FRANCO MANCINI

Odi una voce, che pure mi chiama c. 489r (548r)
O dolce Amore c;::199p. (251v)
O dolce amor Gesü, ch'amato m'hai c. 680v (743v)
O dolce amor Giesü quando saró c. 684r (742r)
O femine, guardate c. 132r (184r)
O Francesco da Dio amato c. 209v (263v)
O frate, guarda ’1 viso c. 102v (154v)
O frate mio, briga tornare c. 660v (117v)
O Giesü, dolce Amor, mercé c. 432v (488v) [vedi anche c. 803r (961r)]
O Giesü fornace ardente c. 633r (691r)
O Giesù nostro amatore c. 656r (714r)
O giubilo del core enodr (83r)
O gloriosa sopra li beati c. 793v (851v)
O glorioso e degno c. 488r (539r)
O glorioso et almo Confessore c. ó40r (596r)
Ogn'huomo haggia allegro il core ce. 471r. (527r)
Ogn'huom s'allegri di fuore c. 529r (585r) [vedi anche c. 486r (542r)]
Ogn'huom si sforzi c. 384r (438r)
Ogni amatore c. 484v (540v)
Ogni fino amatore c. 466v (522v)
Ogni huomo di cor s'allegri [vedi sopra: Ogn'huom s'allegri di fuore]
Ohimé, ohimè, quanto haggio offeso c. 844v (902v)
O huomo tu sei ’ngannato c. 156v (208v) :
Oimè, lasso e freddo lo mio core c. 428v (479v)
Oimé, oimé, Dolente me c. 530v (586v) [vedi anche c. 488r (544r)]
Oimé, oimé, oimè, Dolente me [vedi sopra: Oimè, oimé, Dolente me]

O libertà soggetta c. 193v (245v)
O Maria Diana stella 557v (613v)
O me dolente di Christo amoroso

412v (366v)
182v (234v)
126v (178v)
408v (457v)
838v (896v)
188r (240r)
157v (209v)
240v (294v)
423v (579v)
305v (359v)
446v (502v)
436v (492v)
740r (798r)
460v (616v)
39v (91v)

O me lascio dolente

O mezzo virtuoso

Onde vieni tu pellegrino Amore
O novella passione

O novo canto

O papa Bonifatio, Io porto

O papa Bonifatio, Molt'hai giocato
O peccator del mondo

O peccator dolente

O peccatore duro e disperato
O pensier dogliosi e forti

O Poverel gioioso

O Povertà gioiosa

O Regina cortese

pppopooppaopopanson
UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 73

Or udite la battaglia

san Francesco povero

santa Luce

Signor dammi la morte

Signor per cortesia

splendente amor del paradiso
sposa de l’Agnello

superbo et orgoglioso

Vergin clara luce

Vergine Maria nostra avvocata
Vergin più che femina

vita penosa

Peccator, chi t'ha fidato

Per carità ti vo’ pregare

Perché gli huomin dimandano
Perché m'hai tu creata

Per l'humiltà, ch'in te, Maria, trovai
Per li nostri gran valori, O Vergine Maria
Per volere me salvare

Piange la Chiesa

Piangi, dolente Alma predata
Pistola d'amore con gran dottrina
Plange, fidelis anima

Poiché Dio per sua pietade
Poiché sei deliberata

Poiché sei fatto frate, o caro amico
Povertade poverella

Povertate innamorata

Povertà terrena

Pregam Giesü lo nostro Salvatore
Prega per noi Iesü

Pregatel per amore

Qual é la voce, che fa risonare
Quando t’allegri, o huomo d'altura
Questa sposa diletta

Risguarda, anima mia

San Francesco sia lodato

Sapete voi novelle de l'Amore
Sceso dall'alto regno

Sempre ti sia in diletto

Senno mi pare che sia

Se per diletto tu cercando vai
Sia laudato il buon Giesü

159v. (211v)
119r (171r)
875v (933v)
38r (90r)
244v (288v)
5530 (609v)
770v (828v)
469» (525v)
660r (718r)
610r (660r)
88v (140v)
170r (222r)
100v (152v)
774r (832r)
594r (650r)
310v (364v)
. 73r (793r) il
. 875v (429v) |
799r (857r) |
106r (158r) |
232» (286v) |
574v (630v) |
709r (767r)
510r (566r)
. 6lór (571r)
710v (768v) *
850v (908v) E
96r (148r) N -
398r (452r)
768r (826r)
542r (598r)
431v (487v)
422r (578r)
179» (231v)
760r (818r)
537v (593v)
285r (330r)
. 69r — (121r)
438v -(594v)
741v (799v) ME ^
60v — (112v) ul
492r (648r)
759r (817r)

oO ooococOoQoO0Qo9

PEOR MU OXoO Du Di Dip po Pelo Ro eo paio Dopop s DM DS. amio xDD DIMUS

ver
mm.

A
4 y
!
*
,
*
f
»
T N = AXES: e E da ati

| 74 .. FRANCO MANCINI

|

| Si come la Morte face 72r . (124r)
Si fortemente son tratto d'amore 393v . (447v)

Signor mio, io vo languendo

Solo a Dio ne possa piacere

Sopr'ogni amore il ben sapere

Sopr'ogni lingua, Amore

Spirito santo amore

Stabat Mater dolorosa

Stabat Mater speciosa

Tal è, qual è, tal è

Troppo m'é grande fatica

Troppo perde, lo tempo chi non t'ama

Tutt'hor dicendo

Tutti noi dovem laudare

Ubi caritas el amor

Udite in cortesia

Udite nova pazzia

Udite una tenzone, Ch'é fra l’anima e ’1 corpo

Un arbor é da Dio piantato

Venite ad adorare

Venite a vedere maraviglia

Verbum caro factum est

Vergine benedetta

Vergine gloriosa

Vergine Madre pia

Vergine polzella

Vita di Giesüchristo, Specchio immaculato

Vita di Iesüchristo, Specchio di veritate
| Voi ch'havete fame dell'Amore

| Volendo incominciare

Vorrei in alto gridare

Vorrei trovar chi ama

Vo te havere e non ti vo lassare

. 3761. (430v)
48r | (100r)
3ó9r (413r)
328r (377r)
570r (626r)
698r (751r)
702v (760v)
297r (351r)
268» (322v)
300r (354r)
382p (436v)
472v (028v)
708r (766r)
352v — (406v)
618r (671r)
23r (75r)
148v (200v)
753v (811v)
491v (647v)
695r (753r)
738ár (791r)
554v (610v)
772v (830v)
435v (491v)
33510 (389v)
228v (282v)
621r — (679r)
635v (693v)
483v (639v)
20v (72v)
418r (474r)

GO p uc p sac QD S QU Qm n a CaL Caes M oa CO C

TAVOLE SINOTTICHE

Nella seguente sinossi, comprendente tutte le laude del codice, intro-
duciamo con la lettera a) : titoli e didascalie del Petti (non si tiene però conto
| di quelli da lui derivati dalla raccolta Tresatti); b): varianti con indicazione
È dei testi collazionati ; c) varianti formali; d): varianti congetturali e, co-
munque, senza indicazione dei testi collazionati; e): postille.
E

—Á

x

"7
Ad X 2
ind ung necu B bet

UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 75

Si avverte inoltre che con Antica tradizione si rinvia al nostro scritto
Il codice Oliveriano 4 e l’antica tradizione manoscritta delle laude iacoponiche,
in «Studia Oliveriana » xv-xvi (1967-68), pp. 7-292.

- ”
x “by

2.

m.
^

(a) «Il beato Iacopone si duole con un altro frate di non poter capire
né sopportare il gran fervore dell’Amor divino» (c. 57r).
(e) 62. fortuna: intende di venti, pioggie etc. (c. 58v).

m.

era — -
ri ner” a »^ L3 E
rt nunc M RR RP rerin imc tm

sp

3.

A E

(e) 145. Questa è un’altra lauda secondo la ts 1 (c. 62v).

4.

PUTAT

(a) « Vedendosi raffreddato l'Amor divino, piange la sua ingratitudine
con gran contritione » (c. 70v).

(b) 70. mi sei [depennato] / messe [depennato] me s’è [soluzione di scrit-
tura continua] ts 1 (c. 72r).

(e) 60. Questa stanza non è del testo della ts 1 [ma poi depenna, av-
vedendosi che si trattava d'un semplice spostamento : cfr., infatti, Antica
tradizione, p. 283] (c. 72r).

5.
(a) «L’Amicitie degli huomini esser fallaci : solo in amar Dio esser
vero amore » (c. 72v).
6.

(a) « Segni del futuro strazio[ ?] nella Chiesa romana per la superbia,
falza dottrina et falza santità ne’ fedeli » (c. 73v).

da

(a) «Dialogo fra l'Anima e ’1 corpo. Il Poeta, introducendo l’Anima a
contrastar con il Corpo, l'induce a ben vivere nella religione. Poeta, Anima,
Corpo » (c. 75r).

8.

(a) « Piange per la Bontà mancata et malitia cresciuta nella Curia ro-
mana » (c. 79v).

(c) 11. Relione | Religioni (c. 82r).

(d) 27. vendicanza | forse sceleranza (c. 80r). 66. semone / sonone (c. 81r).
118. fassi / fansi (c. 82v).
76 FRANCO MANCINI
(e) 28. in te, idest «contro te» (c. 80r).

9.

(a) «Del giubilo spirituale. Il contento che viene dall'amor divino
fa dir cose non intese, anzi riputate pazzie da gli huomini » (c. 83r).

(e) 1. Cantico fatto nei luoghi comuni del convento di Pantanelli della
corata guasta, come nalla Vita (c. 83r).

10.

(a) « Delle virtù cardinali. Delle quattro Virtù cardinali et lor effetti
nell'Anima » (c. 84r).

(c) 8. In sto | N'esto (c. 84r). 28. hane | have [antica tradizione, p. 144,
nota 41] (c. 84v).

JE

(a) «Della Penitenza. De’ beni della Penitenza» (c. 87r).
(c) 64. dagli / dalli (c. 88v).

12.

(a) « Pianto dell'Anima. L'Anima contrita desidera prima ogni male e
la morte istessa che più offender Dio » (c. 90r).

13.

(a) «Prego alla Madonna. Il peccatore desideroso di salute dimanda
aiuto alla Vergine Maria et Ella gli risponde » (c. 91v).

14.

(a) « Dell’Amor divino. L'Amor divino deve tenersi celato, acció non ci
sia impedito per hipocrisia o vanagloria » (c. 93r).

(c) 22. vence | vienci (c. 93v). 23. et valli / et vali (c. 93v).

(d) 9. per quel / perché (c. 93v). 14. sempre | forse legne o foco (c. 39v).
45. sentuto [depennato] / riceputo (c. 94r).

(e) 52. ts 5, ts 6 di più [fino al v. 59, cioè la strofa Hora ti guarda,
o huomo] (c. 94v).

15.

(a) « Dell’Amor divino. L'Amor divino si trova per via d'humiltà et
abnegation delle cose care e per via di croce» (c. 95r).
(c) 79. veggio | veo[?] (c. 97r). UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 77

(d) 102. in croce / forse [da premettere] feco [depennato] (c. 97v). 103.
abbracciato | abbraccecato (c. 97v). 105. gaio / forse gioia (c. 97v).

à

16.

(a) « Contrastando l'Amor divino e la Discrezione nel beato Iacopone,
si mostra che lo Spirito non cura i lamenti della Carne» (c. 98r).

(b) 9. mora | dimora ts7 (c. 98r).

(e) 1. Versi di otto sillabe, ma talvolta di nove (c. 98r).

17;

(a) « A' predicatori. Riprende la superbia et finta santità de' predi-
catori della sua religione» (c. 100r).
(d) 41. so’ dilongato / s'é sdilongato (c. 101r). 55. povertate [depennato] /

libertate (c. 101v).
18.

(d) 42. me ne morró | morrommene (c. 103r). 169. vituperare | forse de-
turpare (c. 106r).

(e) 35. Di piü questa stanza ts 5 ts 6 ts 7 [cioé la strofa Caría di
ripresaglia] (c. 103r). 108. Di più questa stanza nelli ts 5 ts 6 ts 7 [cioè
la strofa Amor s'io ne trovassi] (c. 104v).

19.

(a) «De cinque sentimenti del corpo. Considera la brevità del diletto

che si prende da' cinque sensi et si risolve salire a' beni eterni» (c. 107r).

20.

(a) «Della custodia de' sensi, Della guardia ne' cinque sensi et in al-
cune altre occasioni» (c. 108v).

(e) 1. Ne' versi da 8 sillabe si de[ve] proferir qualche pa[ro]la piü ve-
locemente (c. 108v).

21.

(a) «Dell'Amor divino. Mostra che l'Anima, che con humiltà et sim-
plicità s'é data a Dio, per via della gratia passi a cose celesti et indicibili »
(c. 110v).

22.

(a) «Dice che farsi tener pazzo per Dio é somma sapienza » (c. 112v).

m pi^. n PE Perte A
iA 2 > ACE edes de T

—Á

^

i
4
P
S
d

è y
l4 “by

x 3 SEE

pie, Sad

-
x Y e
jn DP DEP am p e P

A

e

( *

Ve

ix
78 S FRANCO MANCINI |

(e) 23. Quartetto di piü nella ts 7 [cioé Chi entrar vuole in questa tresca]
(c. 113r).

23. x

(a) «Delle sette petitioni che sono nell'oration dominicale » (c. 113v).

24.

(a) «Dice che Iddio apparisce all'Anima in cinque modi» (c. 116r).

25.

(a) «Per indotta d'un frate che l'invita alla religione, si risolve voler
attendere all'anima sua et si va a confessare » (c. 117r).
(d) 56. con que ’l loto ci ho | con quel loto ch'ho (c. 119r).
27.

(a) «Il peccato uccide l'anima come la morte il corpo » (c. 124r). 3

28.
(a) « Christo rivela all'Anima che descende ad habitar ne' cuori humili
per lassiarvi il suo amore » (c. 126v).
29.
(a) « Per via de la fede si crede nel SS. Sacramento dell'altare e si viene
all'acquisto dell'altre virtù » (129v).
30.
(a) « Ricorda le difficoltà con che si è fondata la chiesa romana et si
duole di vederla mancare al suo tempo » (c. 133r).
(d) 43. sede | fede (c. 134r).
31.
(d) 10. può / forse puon (c. 135r). 20. che / forse chi; menovato | forse
mentovato (c. 135v). 48. tuo / forse suo (c. 136r).
32.

(e) 77. Stanze di più nelli ts 5 ts 6 ts 7 [cioè un'appendice di 3 strofe,
la prima delle quali inizia Et perché consentivi] (c. 140r). UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 79

33.

(e) 103. Queste 2 stanze seguenti sono di piü nel ts 6 [esse iniziano :
Quando tu lo lattavi e In lo mar magno stevi (c. 143r).

34.

(b) 18. grande / grandissima ts 7 (c. 145r).

(d) 46. tienla / la tien (c. 146r).

(e) 1. Versi di 5 o di 6 sillabe indifferentemente. A questa rima possono
ridursi le laudi : Amor diletto 93, Fuggo la croce 5, O alma mia 130, O vita
penosa 170 e questa può ridursi al modo di quelle. O novo canto 188. Sono
pentasillabi con alcune volt» di sei (c. 145r).

35.

(b) 2. cortesia [depennato] / signoria ts 1 (c. 148r). 54. di terra in cielo
de cielo a terra ts 1 (c. 149r). 55. voler | velle ts 1 (c. 149r).

(d) 25. là dal [depennato] / oltra (c. 148v). 33. Cirman [depennato] / forse
German (c. 148v).

(e) 31. Quartetto di più nelle ts 5 ts 6 ts 7 [cioè Ungari, Greci e Ar-
menini] (c. 148v). 59. Quartetti 3 di più nella ts 6 [è un'appendice che
inizia: Se a Dio tutto mi darò] (c. 149v).

36.

(c) 76. pasquare | pascuare (c. 151v).

(e) 70. Qui finisce la lauda nella ts 5 [si arresta al v. di morir in tormen-
lare] (c. 151v).

37.

(c) 4. annavissare | inabissare (c. 152v).

38.

(c) 102. peggio | peio (c. 157r). 10,. rimedio | rimeio (c. 157r). 105. as-
-sedio | asseio (c. 157r).

40.

(b) 113. l'un e l'altro / l'un nell'altro Ch (162v). [È la prova di una spre-
giudicata contaminazione].

(e) 15. Quartetto di più nelli testi ts 5 ts 6 ts 7 [cioè Povertà alta re-
gina, per cui cfr. Antica tradizione, p. 285] (c. 160r). 114. Nella stelletta
[cioè ts 6] entra questo quartetto, che è di più nel ts 6: Per la cruna entra
il cammello [segue fino a nativitate] (c. 162v).

vai ef

"m.

por

Nd

i
4
Ì
sq

dpi Lnd, ed
Y- ^

- K RAND zM
Y: Ar te ^na Z9: a
tei isernia

^ 4
DU Pm s Pea MA,

15

Eam
3 La Casi

^p

Vi

x

4%
9n,

vent i


80 FRANCO MANCINI

41.

(b) 33. e piune / compiude Ch (c. 164r) [cfr. Antica tradizione, p. 198,
nota 17].
(d) 61. ben / begl (c. 164v).

43.

(b) 115. scottiante / scoteggiante ts 1 (c. 170r).

(d) 2. sij / sei (c. 167v). 108. ama / forse chiama (c. 170r).

(e) 51. Quartetto di piü nelle Ch ts 5 ts 6 [evidentemente la strofa, au-
tentica, mancava nel testo tenuto particolarmente sott'occhio, forse ts 1]
(c. 168v).

44.

(b) 24. orando / entanno Ch etc. (c. 171v) [cfr. Antica tradizione, p. 89].

(c)453. nos T | non. "b. (c, 175r).

(d) 1. povero / forse poverello [depennato] (c. 171r). 3. vessello / segello
[depennato] (c. 171r).

47.

(e) 109. Stanza di più nelle ts 5 ts 6 ts 7 [cioè Quando vedo lo prossimo,
per cui cfr. Antica íradizione, pp. 84, 286]. (c. 181v).

49.

(d) 100. brigate / bugate (c. 186r). 115. dolorare / alias : colorare (c. 186v).
(e) 133. Le stanze seguenti sono di piü nelle ts 5 ts 6 ts 7 sino alla fine,
aggiunte credo da qualchun altro [l'appendice, di ben 10 strofe additizie,
inizia : Or ecco quanto male, per cui cfr. ms. Bergomense A. vir. 15] (c. 187r).

51.

(b) 5. [Con Ch s'indica il testo latino dell'epistola. Segue poi la tradi-
zione italiana come in Bon.] (c. 191v). 17. Malum / Lo penare ts 7 (c. 192v).

53. |

(b) 107. enfiasi | enfiammasi ts 6 (197r).

(d) 52. vilitate | humilitate (c. 195v). 148. mosta / mostra (e. 198r). 199.
convento | commento (c. 199v).

(e) 20. Incomincia il Trattato [dicitura della solita tradizione veneta].
UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 81

54.

(e) 7. Quartetto di più nella ts 7 [cioè Dico pria del salimento] (c. 200v).
75. Quartetto di più nella ts 7 e nella ts 6 [cioè ’N questo ramo mi gettai per
cui cfr. Antica tradizione, p. 288] (c. 202r). 135. Quartetto più nella ts 6
[cioè Non è dato a creatura, per cui cfr. Antica tradizione, p. 289] (c. 203v).

55.
(b) 151. Di’ com | In Todi ts 1 (c. 208r). 153. lucrato | guadagnato
ts 1 (c. 208r). 154. così / sì ts 1 (c. 208r).

58.
(b) 96. castitate /| povertate [depennato] ts 6 ts 7 (c. 213v).

7 09:

(b) 180. ad ogn'huom | null'huom ts 1 (c. 221r). 182. ben costi a | begli
costa il ts 1 (c. 221r).

(e) 64. Versetti 8 seguenti di più nelle ts 5 ts 6 ts 7 [cioè In Inferno par

nata | Dal dimon generata] (c. 218r). 81. Versetti 2 più nella Ch [cfr. sopra
43, 51]. 135. Versi 2 di più nella Ch [cfr. sopra 43, 51].

i 60.

(b) 48. battitura [depennato] / pagatura Ch (c. 223r). 61. era / fui Ch
c. 223r). 160. falta / assalta ts 7 (c. 225v).

(d) 20. copersemi / copersemi in (c. 222v). 59. Lucca | lunga (c. 223r).
68. sprezzare | sprecar (c. 223v). 113. non è / nn’ è (c. 224v). 128. [signifi-
cativa la correzione di vonno « vogliono » in vo (ce vo a la fiata) : vonno sen-
tito come non todino] (c. 224v).

(e) 1. Quest'ode è di versi di 5 et di sei sillabe indifferentemente et le
strofe sono di 12 versi, fatti cosi forse ad imitatione et similitudine delli ana-
pestici come si vedono in Seneca et in altri antichi (c. 222r).

61.
(d) 33. anima | alma (c. 227r).

62.

(b) 9. se tu non sei ornata | or se qui non acconciti ts 4 (c. 228r). 34. che
è vita compita | ch'è ordinato a vita [depennato] ts 4 (c. 228v). 56. ardita / vita
[depennato] ts 4 (c. 229r). 58. vita finita / pena infinita [depennato] ts 4
(c. 229r). 126. sue / vesti ts 7 [e anche Tres. ; cfr. Antica tradizione, p. 241]
(c. 230v).

6

Cyr M

——. 7

A

i am al
X ^ Y
(ih. eo in. rb ita).

^

MATT,

-
di

t ^na Z8: N

A 4

>

IA

i
a "
ali sini mit

I

A
82 FRANCO MANCINI

(e) 1. Questa laude secondo il testo ts 4 è d’incerto autore e secondo
il Giunt. è di frate Ugo Panzera dell’ordine minore, suo discepolo : et vera-
mente non pare stile del Beato (c. 228r).

63.

(b) 23. che so divorati | tanto innamorati ts (c. 232r).

(d) 43. perduta [depennato] / persa (c. 232v).

(e) 63. Li seguenti 6 quartetti sono di più nella ts 7 [cioè Dove hai le
mani così delicate fino al v. 86 finit'é la vita, provat'ho morte scura] (c. 232v).
103. Questi 2 quartetti so di più nella ts 7 [cioè Li miei parenti sonsene an-
dati fino al v. 110 trista quell'alma che non sia ben pura] (c. 233v). 111. Con
questo quartetto finale, la laude nelli altri testi [si tratta della strofa au-
tentica di chiusa] (c. 233v). 115. Li seguenti 5 quartetti sono di piü nella
ts 7 né sono, credo, del beato Iacopone [l'appendice inizia : Pregoti, huomo,
che giaci in sta terra ; termina : preghianne Dio e la Vergine pura. C'é tutta-
via da osservare che in ts 7 dopo la seconda strofa additizia si trova amen.
Vorrà dire che l'ulteriore aggiunta A voi cavalieri, signori, marchesi (per cui
cfr. Antica tradizione, p. 67) sarà stata apposta successivamente anche in
quel testo] (c. 234r).

64.
(c) 1. lascio / lasso (c. 234v. 25. rendea | redea (c. 235r).

65.

(b) 57. cortese so’ a casa mia | ma gran corte si facea ts 7 (c. 237v). 58.
di farlo ben servire | con molto bel servire ts 5 (c. 237v).
(d) 32. a distretto | a diritto [depennato] (c. 237r).

66.

(6103. Stanza di più nelli ts 5 ts 6, manchevole di tre versetti, che nel
testo Tres. non è posta [cioè Al regno superno / onde in eterno | seri con-
solati ; | Venite a cantare, Christo laudare | e non siate ingrati] (c. 242v).

67.

(b) 73. liquidisce [depennato] / languidisce ts 6 (c. 192v).

(d) 14. ha / forse hai [e peró pelago del verso precedente viene inteso
come vocativo con l'aggiunta di o] (c. 243r). 71. pieno [depennato] / preno
(c. 244v). HOT

(e) 13. Quartetto di più nelli testi ts 5 ts 6 [cioè Pelago profondo | oscu-
rato ha lo mondo, per cui cfr. Antica tradizione, pp. 251-252] (c. 243r). í Pia d : y- KT * X 2 | Í Y
UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 83
69.

(a) « Dimanda d’essere assoluto della scomunica et d’essere scarcerato »
(c. 249r).

(b) 4. lo stile | l’hostile [depennato] Ch (c. 249r). 15. dittato [depennato]
libello Ch (c. 249v). 42. prestolo / aspetto ts 6 ts 7 [cfr. Antica tradizione,
p. 256] (c. 250r).

(d) 37. trappo | alias: troppo (c. 250r).

70.

(b) 10. parcire / partire ts 6 ts 7 [cfr. Antica tradizione, p. 258] (c. 252r).

(d) 35. per | a (c. 252v). 37. farò | fo (c. 252v) [così al v. 74, c. 253r].
52. essa | esta (c. 252v).

(e) 31. Stanza di più nelli ts 5 ts 6 [cioè O morte dolce, | che l'huomo ti
colse, per cui cfr. Antica tradizione, pp. 279-280] (c. 252v). 58. Stanze 4 se-
guenti di più nelli ts 6 ts 7 [cioè Se moglie e marito, si come haggio udito, per
cui cfr. Antica tradizione, p. 280: ma qui rientra, riportata con varianti da
ts 7, la strofa già precedentemente inserita sopra, al v. 31] (c. 253r).

Ma

(a) «Della Vergine. Lamento della beata Vergine nella morte del suo
figliuolo Giesuchristo nostro Signore. Dialogo: Discepolo, Maria Vergine,
Un della turba, Christo» (c. 257r).

(b) 15. l'han mal trattato | l'ho flagellato ts 1 (c. 257r). 48. s’è / sia [de-
pennato] ts 1 (c. 258r). 66. pr(o) occider nostro Duce | che la gente l'adduce
[depennato] ts 1 (c. 258v). 67. Christo / ove [depennato] ts 1 (c. 258v). 68.
di te, Vergine, nato | de essere levato [depennato] ts 1 (c. 258v). 74. mi / mio
[depennato] ts 1 (c. 258v). 76. fé mai / ha in sé [depennato] ts 1 (c. 258v).
80. crucificato / martirizzato [depennato] ts 1 (c. 258v). 84. l’ha / l'ó [in in-
terlineo, depennato] ts 1 (c. 258v). 111. aprendo | prendo ts 1 (c. 259v). 112.
han | ó [depennato] ts 1 (c. 259v). 168. ch'ha 'l cor si amaricato | che lo
cor si a forato [depennato] ts 1 (c. 261r). 203. sentito ho / sento ts 1 (c. 261v).
204. mi fu profetato | fu profetizato [depennato] ts 1 (c. 261v). 205. mora / morra
[depennato] ts 1 (c. 262r).

(c) 165. madre | matre (c. 261r). 167. pietade | pietate (c. 261r).

(d) 25. piena /| pena (c. 257v). 205. mora | moran (c. 262r). 206. dura
d'una (c. 262r).

(e) 4. Di piü stanze due ts 6 ts 7, né sono, credo, del beato Iacopone,
come tutti li quartetti seguenti segnati ts 6 ts 7: peró li cancellarei tutti
[infatti le strofe in questione risultano depennate]. Non sono nella Tres.
[In questa medesima c. 257r si legge, lungo il margine esterno-superiore :
« Comincia il 2° volume »] (c. 257r). 36. [Si avverte che i vv. 36-37 sono in-
vertiti nella ts 1 etc.] (c. 257v). 49. Stanza una di più nella ts 6 etc. Posta

T
Ù

]
è

x)

PUTANT
8; I M nt cn
(7 AB SG BEES ERES LO RESBISESES RI TOI gie s

m. $

A
84 FRANCO MANCINI

anco dalla Tres. [cioè Vediam se sarà forte] (c. 258r). 57. Di più [una strofa
nei soliti testi]. Manca nella Tres. [cioè Figlio mio, giunto amore, figlio con-
sigliatore] (c. 258r). 69. Di più [una strofa nei soliti testi]. Non è posta dalla
Tres. [cioè Oimè, Christo mio amore / oimè, lo mio dolore] (c. 258v). 93. Stanze
4 di più ts 6 ts 7. Non poste dalla Tres. [cioè Oimè, man virtuose fino al v. 108
che par tutto snodato] (c. 259r). 112. Stanze di più ts 6 ts 7. Mancano nella
Tres. [cioè Con un chiodo han ficcati | quei pié santificati] (c. 259v). 121. Di
più [una strofa nei soliti testi: E io comincio il lamento, | figlio dilettamento]
(c. 259v). 126. Stanze 3 di più nelli ts 6 ts 7 [cioè Figlio, lo mio diporto, | fi-
glio, lo mio conforto fino al v. 136 ché tanto aggladiato]. Stanze 4 [compresa
quella indicata sopra al v. 121] non poste dalla Tres. (c. 260r). 169. Stanze
di più nella ts 6. Non posta dalla Tres. [cioè Oimè, che cambio è questo / ch'è
dato al mio cor tristo] (c. 261r). 177. Stanze 2 di più ts 6. [cioè Oimè Cristo
mia vita fino al v. 184 Com ti veggo oscurato]. Stanza 1 [è la prima ; la se-
conda vi figura molto rimaneggiata] non posta dalla Tres. (c. 261r). 197.
Di più stanza ts 6. Non posta dalla Tres. [cioè Volto bello et piacente / ch'al-
legravi mia mente] (c. 261v). 209. Il resto è di più nelli ts 6 ts 7, aggiunto
da altri come io credo. Stanze non poste manco dal testo Tres. [l'appendice.
inizia : Or la luce è sparita ; e finisce: figlio con madre a un tratto] (c. 262r).

72.

(a) «Di San Francesco. Iddio, vedendo la sua Chiesa quasi ruinare,
manda al mondo San Francesco, per ripararla : il che vedendo il demonio,
teme, vi contrasta e resta vinto. Dialogo : Poeta, Demonio, San Francesco »
(c. 263r).

(b) 2. s'é dimostrato [depennato] ne s'é mostrato ts 1 [cfr. Antica tradi-
zione], p. 259] (c. 263v). 47. de la fico hebbe | a la fico sits 5 ts 6 ts 7 (c.
264v).48. grassa | grosso ts 5 ts 6 (c. 264v). 53. che / com Ch (c. 264v). 55. si

. tremio [depennato] / 'l vedio ts 5 (c. 264v). 56. veduto lui s' [depennato] / molto

se n’ ts 5 (c. 264v). 77. mostrati | mostrami Ch (c. 265r).
(d) 27. vedendo l’alta | vide l’alta (c. 264r). 82. tenendo | tengo (c. 265v).
(e) 115. scottiante « maldicente » «quasi bramoso »; pure quasi scoteg-
giante. Supra carta [118 (170r)] [cfr. Antica tradizione, p. 261, nota 58] (c. 266r).
74.

(d) 45. degi | dea (c. 271r).

79.

(b) 49. m'aggrondo | m'ingrugno ts 7 (c. 274r).
(e) 1. Versi di X sillabe, ma forse devono esser di undici (c. 273r). UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 85

76.

(a) « Della impatienza. L’esser troppo sensitivo fa perdere tutti gli altri
beni » (c. 274v).

78.

(b) 29. fur | sirò Ch (c. 277v). 54. farmi / farsi Ch (c. 278r).

(d) 8. nobile / forse amabile [depennato] (c. 277r). 17. non ti / mai non
(c. 277r) 111. sempre in eodem | sempre in idem (c. 279v).

(e) 48. Di più nelle ts 6 ts 7 [è la strofa Io so infinito Dio, per cui cfr.
Antica tradizione, pp. 289-290.] (c. 278r). 76. Infra, c. 335 [c. 389r) questo
quartetto [é la strofa Non m'ami per amore che migra infatti nella 107, la
famosa Sopra ogni lengua, a costituirne la chiusa] (c. 278v). 84. Quartetto
di più nelle ts 6 et ts 7 [è la strofa Non havessi che dare, per cui cfr. Antica
tradizione], p. 290](c. 279r). 96. Li 3 quartetti seguenti sono di piü nelli testi
ts 6 ts 7 [l'appendice inizia: L'amor prende la forma e finisce : sempre in
eodem síato, per cui cfr. Antica tradizione, pp. 290-291.] (c. 279r).

49.

(a) « Delle cause della venuta di Christo al mondo. Un angelo dimanda
Christo perché si voglia far huom. Christo risponde : « Per insegnar l'humiltà
et l'arte del'amare. Dialogo: Angelo, Christo » (c. 280r).

(b) 84. cinque /| tre [depennato] ts 7 (c. 282r).

(d) 10. penare / pensare (c. 280r).

(e) 94. profare : cioè « profittare » (c. 282r). 99. l'elefante : cioè «il grosso »
(c. 282v). 100. l’asin: cioè «lhumile» (c. 282v).

80.
(b) 5. chivelli | covelle Tres. (c. 283r). 33. furato | furare Ch (c. 283v).

81.

(b) 74. sciliata / tribulata ts 6 vedovetta ts 7 (c. 288r).

(d) 27. haio | ho (c. 287r). 30. amara / ria (c. 287r). 63. setta / alias:
festa (cfr. Antica tradizione, p. 223, nota 32] (c. 287v). 74. sciliata | raddola-
rata (c. 288r).

(e) 1. Versi da ridursi a XI sillabe, come la 75 (c. 286v). 44. Questa stanza
[cioè O cor tappino / che t'ha ’mprenato] non è nella Ch (c. 287v).

82.
(b) 25. granchi | cancri ts 6 ts 7 (c. 289r). 11. mal d'occhi | mal di pietra
86 FRANCO MANCINI

ts 7 (c. 288v). 44. piagato | appigliato ts 7 (c. 289v). 50. infermaria | ipo-
crisia Ch (c. 289v). 61. ragni / rane ts 6 (c. 290r). 63 fiere / i vermi ts 6 (c. 290r).
67. glielo / vento ts 6 (c. 290r). 74. guadagnati / lucrati ts 7 (c. 290r). 85. ves-
sation | illusioni Ch (c. 290v).

(e) 19. Quartetto di più nelli testi ts 6 ts 7 [cioè : Rogna secca e flemma
salza] (c. 289r). 43. Quartetto di più nelli testi ts 6 ts 7 [cioè Paralitico, pe-
nato, | ogni membro sia piagato, / che volgermi in nullo lato | già mai non
habbia balia] (c. 289v). 52. Rigoverci : Il fossato di Rigoverci — 0, come di-
cono li contadini, Rioverci — è vicino al passo detto del Forello, praticato
da gufi, volpi e simili animali, et terribilissimo e spaventevole a vedersi.
[Una prima indicazione, poi dal P. ripudiata (e però dipennata), era invece
del seguente tenore : « Rigoverci è un fossato terribile vicino a Colazzone,
castello del contado di Todi, dove stette molto tempo e finalmente morse il
beato Iacopone »] (c. 289v). 55. Questi tre quartetti sono di più nelli testi
ts 6 ts 7 [Iniziano rispettivamente : Serpenti, botte e dragoni; Mosche vespe
e calabroni: Tutte fiere venenati] (c. 289v).

83.

(b) 11. fanne / famme Ch (c. 291r). 28. da le / da la Ch (c. 291v). 29. heb-
ber | havem Ch (c. 291v). 30. creder | credem Ch ; satiare / satollare Ch (c. 291v).

84.

(b) 29. furore / fetore ts 6 ts 7 (c. 293r). 66. par già / parla ts 7 (c. 294r).
(d) 11. sia / alias: saria (c. 292v). 19. l’ha confinato / alias : l’hatte raf-
finato (c. 293r). 32. per ragione | alias: ch'é assessore (c. 293r).

85.

(b) 2. giocato / goduto ts 7 (c. 294v). 33. rena / terreno ts 1 (c. 295r). 35.
è | è 'n depennato Ch (c. 295r). 94. da / in ts 7 (c. 296v).

86.

(b) 37. al / il Ch ts f(c. 299v). 44. casto stare | castitade ts 1 (c. 299v).
53. nel | dal ts 1 (c. 300r). 57. tentone | tirone ts 1 (c. 300r). 62. al nono / a
novo ts 1 (c. 300r). 63. fai / sei ts 1 (c. 300r). 64. cominciai a meditare
comenzomi a medicare Ch (c. 300r). 75. che / que Ch (c. 300v). 97. lo / nel ts 1
(c. 301r). 100. ogni male /| lamare ts 1 (c. 301r). 105. dal quarto fu poi
velato | nel quarto fui volato ts 1 (c. 301r). 107. nemico | demonio ts 1
(c. 301r) 146. m'apparette entro | m'apparve in una ts 1 (c. 302r). 151.
’n ciò | a ciò ts 1 (c. 302v). 171. suo / le suo ts 1 (c. 303r). 172. è che
non | non se ts 1 (c. 303r). 175. se haggi il buon anno | che vuo’ entrare
in ballo ts 1 (c. 303r). 183. ciò / or ts 1 (c. 303r). 185. facea la targa | feci UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 87

targia ts 1 (c. 303r). 189. al / el ts 1 (c. 303v). 197. ’ntando | allor ts 1
(c. 303v). 222. et la | la ts 1 (c. 304r). 225. venne | assai ts 1 (c. 304r). 227.
voluttate si si disse | e voluntate si se disse ts 1 (c. 304r). 236. accordate | con-
cordate ts 1 (c. 304v). 238. e 'n / in ts 1; m'informai | mi trovai ts 1
(c. 304v). 252. ne la | la mia ts 1 (c. 305r). 253. l’huom | poi ts 1 (c. 305r).
256. che | chi ts 1 (c. 305r). 263. meditai | e predicai ts 1 (c. 305r). 282
per | ha? ts 1; tua | sua ts 1 (c. 305v).

(c) 214. Ju. | targia ts 1 (c. 304r).

(d) 80. null'huomo | alcun huomo (c. 300v).

(e) 247. l'alta potenza: «il mio maestro» (c. 304v).

88.

(b) 106. splendimento | intendimento ts 7 (c. 309v). 286. et / e! n ts 7 [cfr.
Antica tradizione, p. 16, nota 44.] (c. 314r). 287. chiedo /| peto [depennato]
Ch (?); chero [depennato] Ch (c. 314r). 298. cui / lui Ch (c. 314r). 320.
riempire | rapire Ch (c. 315r). 335 ciambra | camera ts 6 (c. 315r). 352. ab-
bracci | abbatti [depennato] Ch (c. 315v). 432. accorata / accordata Ch (c. 318r).
453. egli è | esser Ch (?) (c. 318v). 468. col / et col Ch (c. 319r).

(d) 407; st-] ti (c. 317r).

(e) 46. e' cioé «sei» (c. 308r).

89.

(b) 8. patienza | piacenza ts 1 (c. 319v).

90.

(b) 22. scosse | spesse Ch ; spese Tres. (c. 321r). 26. paese / pavese Tres.
(c. 321r). 51. di diletto ornato | per diretto stato ts 8 (c. 321v).

(d) 51. diretto [di ts 8] forse deietto (c. 321v). 68. onnipotente | forse
glorificato, humanato (c. 322r).

(e) 22. scosse : forse meglio spese [lezione del Tres.], metafora dai drami
(c. 321r).

91.
(d) 19. perdi la / perderai (c. 322v). 73. t'apro | t'apriro (c. 324r). 125.
messere | signore (c. 325v).
92.

(b) 16. chiedendo | credendo Tud ts 7 ts 8 (c. 326r). 72. insegnare | adoc-
chiare Ch (c. 327v). 122. voglia | vorria Ch (c. 328v). 123. valura / malura
Ch (c. 328v). 136. spogliato / purgato ts 8 ; fatto / nato Ch ts 1 (c. 329r). 137.

- TN arg en.
Em UG. quc n E

EAR A !

A

rr,

ye

jg MAI EET, ESTE PIU CHE Sn EEE
88 FRANCO MANCINI

ma tanto [depennato e corretto in margine mantanto] / mantato ts 1 (c. 329r).
172. lo parlare | lo ’mparare Ch [depennato] (c. 330r). 195. ordinate [depen-
nato] / create ts 6 ts 7 (c. 330v). 281. uso / viso ts 7 (c. 332v). 304. amore /
d'amore ts 6 ts 7 (c. 333r). 320. amor / Giesu Ch (c. 333v).

(c) 54. tollera | togliera (c. 327r).

(d) 20. ’! cor mi si fendesse | lo cor mi si fende (c. 326v). 113. annegaci
annegarci (c. 328v). 215. et / ma (c. 331r). 349. mi / m'è "n (c. 334v).

93.

(b) 9. ne cacciare [depennato] ts 1 ts 7 (c. 335r). 10. folto / vinto ts 9
(c. 335r). 14. veggio e | veggia [depennato] Ch (c. 335r). 35. svegliato | sviato
ts 7 ts 8 (c. 336r). 36. più ragione | maggior ragione Ch (c. 336r). 43. mi-
gliore | maggiore Ch ts 7 (c. 336r). 90. voltare | volare Ch ts 8 (c. 337r). 106.
so’ | sotto ts 8 (c. 337v). 110. l'apostolo | l'apostol sire Ch (c. 337v). 119. arca
/ rocca Ch (c. 338r). 127. regna | regnano Ch ts 7 (c. 338r). 136. terzo / mezzo
Ch (c. 338v).

(e) 63. Questo verso é nella ts 7 (c. 336v).

94.

(a) «Lodi di San Francesco. Dialogo: Iacopone, San Francesco, Po-

vertà » (c. 339r).

(c) 1. lodato / alias: laudato Ch Tud ts 8 (c. 339r). 82. goliato / idest :
goleggiato (c. 341r). 226. giudicato | iudicato Tud (c 344v).

(d) 5. adorato | alias: odorato (c. 339r). 20. se li/ alias: li fu (c. 339v).
126. non l'harei | alias: da me non sarai [depennato] (c. 342r). 127. alcuna
| alias: nulla [depennato] (c. 342r). 132. de la Vergine... [lacuna] / de la
Vergine feci [al supplemento è premesso un « forse »] (c. 342r). 137. non / ne
(c. 342r). 159. chi son costoro | chi sono [depennato] (c. 343r). 173. alquanto
/ forse [depennato] ha quanto (c. 343r). 190. .. . [lacuna] e sommo / sofferenza
e sommo [al supplemento é premesso un « forse »] (c. 343v). 195. sarà [depen-
nato] / sia (c. 343v). 208. honore | laude [depennato] (c 344r). 221. barba
| forse pianta (c. 344v). 257. di | in (c. 345r). 258. muda | forse onda (c. 345r).
283. all'amore | nell'amore (c. 346r). 295. glie [depennato] / forse gioie overo
glorie [depennato] (c. 346r).

(e) 15. Quartetto forse aggiunto da altri [cioè San Francesco fu cortese]
(c. 339r). 255. Tutti li seguenti quartetti paiono d’un altro stile [depennato]
(c. 345r).

95.

(b) 39. la sera trapassato | po tre di sotterrato Ch Tud ts 8 (c. 347v). 56.
l'huom pien di | gisti con ts 8 (c. 348r).
(d) 52. il / lo (c. 347v). 64. padre nostro e | alias : te nostro bu[on] (c. 348r). UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 89

96.

(b) 46. unqua /| un che ts 8 (c. 349v).
(d) 49. admetto | rimetto (c. 349v).

97:

(d) 21. vaneggio | alias: languisco [depennato] (c. 350v).

98.

(e) 1. Questa laude puó essere scritta anco come la precedente o quella
come questa (c. 351r). 26. a’ Renderenie : *morirai ne [lettura incerta] l'India
(c. 351v). Cfr. F. MANCINI, Per talune interpretazioni cit., p. 127.

99;

(b) 10. riede / diede Ch ts 8 (c. 352r). 15. probaria | drudaria Ch ts 8
(c. 352r).

(d) 15. drudaria | alias: probaria (c. 352r).

(e) 1. Questa laude é piü corretta qui sotto a c. 364 [c. 418r] (c. 352r).

100.

(b) 100. sentore / vigore ts 8 (c 356v).

(c) 85. abbrasciato | abbracciato Ch (c. 356r).

(d) 56. nelle / con le (c. 355v). 63. sta / sia (c. 355v). 115. terrena | al-
cuna (c. 357r).

101.

(b) 90. il peggiore | in prigione ts 7 (c. 361v).
102.

(b) 60. Iesu / Amor Ch (c 366r).

103.

(b) 34. fervente | servente ts 8 (c. 367r). 82. lena / lieva Tud (c. 368v).
147. nichillitade | necessitade ts 8 (c. 370r).
(e) 1. Questa laude non par del beato Iacopone (c. 366v).

104.

(b) 15. pon / pur ts 8 (c. 370v).
(d) 12. geloso / forse meglio: geloso [depennato] (c. 370v).

È
A
PESUPUNESESRUNES! a sui E. X AE ES RUUSN Xe T. I x
90 FRANCO MANCINI
105.

(b) 23. recepire | concepire ts 1 (c. 374r). 58. agnelli / angeli ts 1 [depen-
nato] (c. 374v). 74. i / et Ch (c. 375r).

(c) 22. honore / onor Ch (c. 373v).

(d) 19. immenso | smisurato (c. 373v). 21. prese humanità / fu humanato
(c. 373v).

106.

(e) 52. Qui finiscono le laudi del carattere antico nel testo Ch. Le se-
guenti stanze sono di più nel testo della ts 6 [l'appendice inizia: L'amore
sì l'ha unita | con la divinitade ; e finisce: Che par foco divino | da Christo
fabricato] (c. 376r). 89. Questi ultimi versi paiono aggiunti, però li ho cassi
e ho finito sopra [si tratta dei seguenti sette versicoli di forte sapore secen-
tesco: Lo terzo stato / si è a vivere | ebrio d'amore | di Ihesù Christo | e
sempre crescere | in amor fino] (c. 376v).

107.

(b) 4. risplende | risplendi ts 5 ts 6 (c. 377r). 40. sé non / senno ts 3
(c. 378r).

108

(e) 481. Questi 4 ultimi versi sono di piü nella ts 6 né mi paiono del
beato Iacopone, però li ho cassi, essendo posti qui sopra a carta 224b [cfr.,
infatti, 78, 76] (c. 389r).

109.

(b) 10. vita / anima Tres. (c. 393r). 11. cria / gria Tres. (c. 393r). 12. la-
menti | la mente Tres. (c. 393r). 54. tosto | tutto ts 4 (c. 394r).

(d) 1. morró | moro (c. 392v). 47. gran | gravi (c. 394r).

(e) 1. Versi di 6 sillabe. Questa laude secondo il testo ts 4 è d’Incerto
e secondo il Giunt. é di frate Ugo, di cui a carta 176 [cfr. 62, 1]. (c. 392v).
5. Questa laude nel testo Tres. si comincia cosi: Ben morró d'amore | Ben
morró d'amore. Io morró d'amore | per lo forte sospiro [ecc.] (c. 393r). 80.

[Lungo il margine inferiore :] Qui finiscono li testi Ch [si escludono La pro-

fitia di Tomassuccio da Nocea e quella dell'abate Iohacchino con cui effetti-
vamente termina la raccolta] ts 3. Seguono li di piü nelli testi ts e Tud
(c. 394v).

110.

(b) 20. in / ver Tud ts 7 ts 8 (c. 395v). 144. gioiaria | gorgiaria ts 8
(c.. 398v).

-1 -

UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 91

(c) 96. per gir | pro ir (c. 397v).

Til.

(b) 181. [vox nihili per cattiva lettura, ma si tratterà di habbi : in mar-
gine duo ts 8, che starà pure advio o simili] (c. 405r).

(c) 12. per se | pro se ts 8 (c. 401r).

(d) 11. al / lo (c. 401r). 18. trasse / trahesse (c. 401r). 44. mi / mo (c. 402r).
120. lassóne / negóne (c. 403v). 153. la gente | l'angelo (c. 404v).

(e) 184. Qui si divide in un'altra laude secondo la ts 8 e qui termina
[cioè conclude prima di « dividersi »] con questo quartetto : Figlio, in la croce
te non vedesse | la tua morte non mi dolesse | e chi con meca pianger volesse /
li noi peccati fosser rimesse (c. 405r).

112.

(b) 1. Udite | Hor m'udite Tres. (c. 406v). 3. medicare | tagliare Tres.
(c. 406v). 4. tagliare | curare Tres. (c. 406v).

(e) 4. Questa laude secondo la Tres., doppo li primi 4 versi, co(n)sta
di stanze 13, si 8 versi l'una. (c. 406v). 14. Secondo la ts 1 questa laude,
con tutte l’altre di simile testura, sono scritte a stanze di 8 in 8 versi. E tal-
volta cosi devono stare; ma cosi non starebbe il canzoncino in principio
della ballata. (c. 406v).

113.

(b) 7. ardemi | ardone Tud (c. 409r). 21. di mia / d'una Tud (c. 409v).

114.

(b) 5. vo | no’ ts 1 (c. 413r). 17. lo /’l ts 8; mi prende / prende ts 1
(c. 413r). 18. in | 'n ts 8 (c. 413r). 19. di / del ts 1 (c. 413v). 25. tengon
[la n finale depennata] / tengommi ts 1 (c. 413v). 63. buono / biondo ts 1
(c. 414v). 76. li biche / le piche ts 1 (c. 414v). 84. io vo | voi ts 1 (c. 415r).
85. il / lo ts 1 (c. 415r). 86. non / nol ts 1 (c. 415r).

(c) 15. veduto | visto (c. 413r). 28. godeansi | idest : godeggiansi (c. 413v).
31. direbbeno | diriano (c. 413v). 33. veggion | veon (c. 413v). 54. saresti |
serij (c. 414r). 1

(d) 1. il / *l (c. 413r). 18. risbandire | rimbaldire (c. 413r). 24. con / e a
(c. 418v). 29. il | 'l (c. 413v). 49. lungo la | ne la (c. 414r). 52. per / in
(c. 414r). 69. comprendessi (c. 414v). 76. de | se’ (c. 414v) ; biche | forse ru-
briche (c. 414v). 84. de la pace | de pace (c. 415r).

(e) 5. ratio idest rate [...] (c. 413r). 76. li biche, cioè « pigre » (c. 414v).

w -. 0
n 29 n

wi. t^

i

^

i
4
j
i
i,
la !

PERPE
X x

*
92 FRANCO MANCINI

115.

(b) 9. smera [| smira ts 1 (c. 415v). [in rima con spera «speranza » ?].
10. in cui ho / dove è ts 1 (c. 415v). 12. veggon | venga ts 1 (c. 415v). 15.
et hammi / hammi Tud (c. 415v). 19. segni di / si grande Tud (c. 415v). 32.
bellissimo | beatissimo ts 1 (c. 416r). 34. l'amor /| la morte ts 1 (c. 416r).
41. rembandisco | ambaldisco ts 1 (c. 416r). 43. senso | senno ts 1 [cfr.
Saggio cit., p. 306, nota al v. 112] (c. 416v). 52. storiando | sospirando ts 1
[depennato] (c. 416v). 65. ne direte / direte ts 1 (c. 417r). 67. prego vi | preghi
ne ts 1 (c. 417r). 73. smemorare | te memorare ts 1 (c. 417r). 74. ne / ma Tud
(c. 417r). 90. franca | fresca ts 1 (c. 417v). 92. mi vo | vo ts 1 (c. 417v).
95. chinte [cioè chint'é| / chelte [cioè chelt'é] ts 1 (c. 417v). 96. vago / gaio
ts 1 (c. 417v).

(c) 80. giubilando / iubilando Tud ts 8 (c. 417r).

(d) 41. rembandisco | rimbaldisco cfr. 114, 18 (c. 416r). 95. chinte / forse
chente è (c. 417v).

115 bis

(b) [Ripetizione del n. 99] 23. l'amore / d'amore ts 1 (c. 418v). 32. otiosi
| vitiosi ts 1 (c. 418v). 63. ch’altrimente / che ad altri ts 1 (c. 419r). 74. se / et
ts 1 (c. 419v). 80. Siati Donna | Se a te Donna è ts 1 (c. 419v). 86. si dol-
ciato | tradolciato ts 1 (c. 420r).

(c) 69. dege | dia (c. 419v). 132. finiria | finaria (c. 421r).

(d) 16. in / 'n [depennato] (c. 418r). 134. sapemo / sapremo (c. 421r).
141. impiglio | mi piglio (c. 421r).

(e) 1. Supra 298 [c. 352r] (c. 418r).

116.

(b) 6. imbrichi | adombri Tud; ombreggi Tres. (c. 421v). 7. entrato |
ingrato ts 1 (c. 421v). 10. et / nel Tres. (c. 421v). 12. dolce Gesù d'ogni virtù
| d'ogni virtù Tres. (c. 421v). 74. ombrata | inviata ts 1 (c. 423r). 75. l'hai
in gloria / in gloria ts 1 (c. 423r). 94. [alla fine del verso il segno di Tud]
(c. 423v). 96. con dolore | con l'odore ts 1 (c. 423v).

(d) [È intramezzata con versi scritti con inchiostro piü chiaro : si trat-
terà forse di strofe integrate da altro ms.] 2. soave / soavemente (c. 421v).
3. et molto / forse il mondo [altri segni residui da inchiostro evanido] (c. 421v).
13. lo riposo / forse Dolce Giesù la sposa (c. 421v). 21. creatura / creato (c. 422r).
24. Deh [lacuna] / Deh, mio Signor [al supplemento è premesso un « forse »]
(c. 422r). 50. per me / parmi (c. 422v). 53. pongoli | pongo la (c. 422v).
59. Ala / ha la (c. 423r). 66. nel mondo | di fuore (c. 423r).

(e) 1. Questa laude secondo la Tres. è di versi intieri di xr sillabe e,
doppo li primi 4 versi, co(n)sta di 12 stanze di 9 versi l'una. [Sotto il titolo
e l'argomento del Tres. — depennati — si legge: «scorretta »] (c. 421v). UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 93

117.

(b) 27. lievemente / le cui mente Tud (c. 425r). 32. donata / dotata Tud
(c. 425r).

(d) 37. mundi /| muti (c. 425v).

118.

(b) 47. possanza / pesanza Tud (c. 427r).
(c) 35. contare | contar (c. 426v).
(d) 32. vilanza | vilezza (c. 426v).

119.

(b) 18. se verun non | se vieni ne ts 1 (c. 428r). 24. me / ne Tud (c. 428v).
46. suole [| sole Tud (c. 429r). 51. manufatta | maggior fatta ts 1.
(e) 35. ch'ho temenza: werbo rimesso per la Tres. (c. 428v).

120.

(b) 1. nostri / tuoi Tres. (c. 429v). 23. cullava / colcava 'Tud (c. 430r).
24. ninna | nanna ts 1 (c. 430r). i

(d) 13. chi no ’l1 | forse chi lo (c. 429v). 30. eterna / forse pace in terra
sia (c. 430r).

(e) 1. Versi da 6 sillabe. Questa oda secondo la Tres., doppo li primi
4 versetti, co(n)sta di x ottonari ; di versi da 7 sillabe (c. 429v). 19. Quar-
tetto di più nel Tud [cioè Chiappava lo bambino | la dolciata poccia] (c. 429v).
21. cioppa: scorretto: ciappa; forse ciuppa idest: zuppa (c. 429r).

121.

(b) 18. morto [depennato] / morró ts 1 (c. 430v). 49. tristo | tristo et ts 1 ;
addolorato | adiriato ts 8 (c. 431v).

(d) 3. hor | deh (c. 430v). 10. mai / io (c. 430v).

(e) 29. Questa stanza manca nella ts 1 [cioè Oimè, lasso, ch'io solea]

(c. 431r). 61. Stanza ultima che manca nella ts 1 [cioè Madre di Dio gratiosa]
(c. 432r).

122.

(b) 8. ogni santo / ognun mi Tres. (c. 432v). 22. mel / mi Tres. (c. 432v).
28. che | chi Tres. (c. 433r). 42. si che | sè ché Tres. ; di si che | fui che
ts 1 (c. 433r). 57. rimettati | remittete [depennato] Tud (c. 433v). 66. con
tanto / a cotanto Tres. (c. 433v). 99. vita / gionta Tres. (c. 434v). 100. amor

M = Li
vb GT FRE - ;
AO O Diete RAS su de T

|
| de.
IP
Iud
Ai
| 1
»
n
«
4

^? og 7
Wiz * UE

uA
I -

m D Den, SUPRA, RR. MIA P2

[Va

] s
*
ir
94 FRANCO MANCINI

/ cor ts 1 (c. 434v). 101. benedico et lodo | benedico Tres. (c. 434v). 105. ch’ella
| prego Tres. (c. 434v). 106. gli altri | quanti Tres. (c. 434v). 121. de / di
Tres. (c. 435r). 149. Almeno l'alto / La clemenza di Tres. (c. 435v). 155. sa-
pere | dolce amare Tres. (c. 436r). 156. dega gustare | faccia affinare Tres.
(c. 436r). 157. fece et creone | ha creato 'Tres. (c. 436r).

(d) 21. respondimi | respondami (c. 432v). 57. remettati | rammentici
[depennato] (c. 433v). 121. de / deh (c. 635r). 124. per / deh (c. 635r).

(e) 125. Questa stanza manca nella Tres. [cioè Per quell'amor che venne]
(c. 635r). 163. [Si avverte che un verso] manca [Si aggiunge inoltre :] Questa
ultima stanza nel testo Tres. sta cosi: Il Dio che mi ha creato [ecc.] (c. 436r).

123.

(b) 4. Giesù [ripetuto per la quarta volta da ts 1] (c. 436v). 6. accendo
| attendo Tres. (c. 436v). 15-16. Vo che mi dica La pria dolce vita | Deh dimmi
o mia vita O dolce calamiía Tres. (c. 436v). 17. che / chi Tres. (c. 436v). 21-23.
Io son dolente Con molta fatica Farami rallegrare | L'Anima mia mendica
Doppo molta fatica Faraimi rallegrare, Iesù Iesù etc.. Tres. (c. 437r). 28.
Giesù mio diletto | e di si gran lamento [ma in Tres. tormento] Tres. (c. 437r).
30. Ch'io non ti perda | di perderti pavento Tres. (c. 437r). 32. cantare | cer-
care ts 1 Tres. (c. 437r). 46. diletto | admirando Tres. 47. pagare | appagare
Tres. (c. 437v). 49. né difetto | né difetto di pietade Tres. (c. 437v). 51. Gesù,
Gesù | [s'indica che manca nel Tres.] (c. 437v). 52. Gesù [ripetuto due volte
in ts 1] (c. 437v). 53. ad amare [si indica che è presente anche in ts 1] (c. 437v).

(d) 6. accendo | rimiro (c. 436v). 26. tuo are | trovare (c. 437r).

(e) 1. Questa laude nel testo Tud é scritta cosi a terzetti, ma dee tal-
volta de’ 2 primi versi d’ogni strofa farsi un verso poi ripigliare come ho
steso nella prima e ultima strofa, non essendo in alcun testo l'etc.; e per-
ché pare che devon farsi d’ogni tre stanze una sola forse come la sequente
laude (c. 436v).

124.

(b) 8. gratioso | glorioso Tud (c. 438r). 14. agnelluccio /| angeluccio Tud
Tres. e cos) sempre (c. 438r). 18. in Bettelem | vilmente Tud (c. 438r). 22.
angel | agnello ts 1 (c. 438v). 24. ch’ello | quello ts 1 (c. 438v). 30. trovi / trova
ts 1 (c. 438v). 31. angeluccio | agneluzzo ts 1 e cosi sempre (c. 438v). 57. la
caritade | la ardente caritade Tres. (c. 439r). 58. humiltade | umitade ts 1
Tres. (c. 439r). 59. sommo / sommo eterno Tres. (c. 439r). 60. angeluccio /
agnello Tres. (c. 439r). 62. brighi / obrighi Tud (c. 439v).

(d) 5. Agnello / forse Agnelluccio (c. 438r). 11. gratioso / gioioso (c. 438r).

(e) 26. Le precedenti e seguenti stanze di questa laude potranno forse
meglio ridursi tutte alla testura di questa stanza (c. 438v). UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 95

125.

(b) 10. oltra *'l mare | oltra mare ts 1; moremo Tud etc. / movendo ts 1
(c. 439v). 24. voltiamo | vestiamo Tud (In effetti Tud legge vostiamo] (c. 440r).
27. affratamo | sfracciamo ts 1 [cfr. Antica tradizione, p. 273, nota 49.] (c. 440r).
28. humore [contrassegnato da] ts 1 (c. 440r). 29. sciampiati / sciampanti

Tud (c. 440r). 36. l'amore | la morte ts 1 (c. 440v). 42. salmeria | salmena
ts 1 (c. 440v).

(d) 46. vostro | tuo (c. 440v).

126.

(b) 16. sorte / scorte ts 1 [è scambio consueto] (c. 441r). 39. tornato / tro-
vate ts 1 (c. 441v).

127.

(b) 45. Vivere in si gran dannaggio | ch'in tal vita, in tal dannaggio Tres,
(c. 443r). 53. dome / toglime Tud (c. 443r). 68. somosa / sommosa Tud gau-
diosa Tres. (c. 443v). 87. sozzando | sozzando carne Tres. (c. 444r). 89. l’aita
| la gita ts 1 (c. 444r).

(c) 88. fedita | ferita Tres. (c. 444r).

128.

(b) 21. amarore | amore ts 1 (c. 444v). 44. moriamo | notiamo ts 1 (c. 445r).
(d) 22. gabando | burlando (c. 444v).

129.

(b) 3. temperi | d'empire ts 1 ; ampio sto Tres. (c. 445v). 34. e rinovllae
| rinovella Tud (c. 446v).

130.

(b) 5. trasformando / traslatando ts 2 (c. 447v). 6. molto / ch'é tanto ts 2 (c.
447v). 7. serafino | cherubino ts 2 (c. 447v). 9. cherubino | serafino ts 2 (c. 447v).

(e) 1. Questa laude secondo il testo Giunt. é di frate Ugo Panziera de'
frati minori (c. 447v).

131.

(b) 10. di grado / degrada Tud ts 7 Giunt. Tres. (c. 449v). 14. pura / in
pura ts 7 Giunt. (c. 450r). 21. ne di te / di te Giunt. ; vedete Tud ; vidite ts 1 ;
e veder Tres. (c. 450r). 26. ci / ti Giunt. (c. 450r). 27. e "1 tuo | e ’l1 non
ts 7 Giunt. e '! noi Tud (c. 450r). 29. amar / amor ts 7 Giunt. (c. 450r). 46.

^d
Ad
/

TA

AJ DI

v. a he



À

ps y
x rx
NEA VE. NM

"
ANS SOM d > 1

SIRIA i
pi a as a

ry, È

I

i
mm at
96 FRANCO MANCINI

ch'al sì fa dar | che se fa far Tud ts 1 (c. 450v). 52. sta / e sta Giunt. ; legato
/ negato Tud Giunt. annegato ts 1 (c. 450v). 53. dell / dall Giunt. (c. 451r).
55. nihil / cielo [depennato] ts 1 ucello [depennato] Tud un cielo Tres. (c. 451r).
57. in concetto | in concreto 'Tud Tres. (c. 451r). 60. astratto / nostr'atto Giunt.
(c. 451r). 73. prende | perde Giunt. (c. 451v). 75. In atto di verità | Per atto
di verità Giunt. (c. 451v). 84. ti fu t'? Giunt. (c. 451v).

(d) 76. radiato / sradicato (c. 451v).

(e) 1. Laude di frate Ugo Panzera dell'ordine minore, secondo la Giunt.

(c. 449v).

132.

(b) 28. affetto | effetto 'Tud [erroneo riporto di variante] ts 1 (c. 452v).

133.

(b) 2. ringiovenire | ringioire ts 7 (c. 453r). 7. darlo / farlo ts 1 (c. 453r).
20. providenza | sapienza ts 1 (c. 453v). 21. suo esser | assuescer ts 1 (c. 453v).
22. sempre si cessa | sempre si à accesa ts 1 (c. 453v). 24. peró sta | po sta la
[di difficile lettura] ts 1 (c. 453v). 38. rimbaldire | risbandire ts 1 (cfr. 114,
18 ; 115, 41] (c. 454r).

(e) 32. Questa stanza [Nostra fede è confermata] nel testo ts 1 è posta
prima; poi segue la 3* O disio [ingesuato] etc. (c. 453v).

134.

(b) 23. tanta | ti vorrà ts 1 (c. 454v). 32. potenza / potestà ts 1 (c. 454v).
(c) 24. fortezza | foríanza Tud (c. 454v).

135.

(b) 3. trami | trarmi ts 4 (c. 455r). 10. fa / lo fa ts 4; perché | che ts 1
ts 4 (c. 455r). 11. [a sinistra del verso] ts 4 (c. 455r). 14. in cera | intera ts 4
(c. 455r). 15. risplende ts 6 / co si par ts 4 ts 5 ts 7 / splanderà ts 1 (c. 455r).
17. diria pianga / daria plaga ts 3 ts 4 ts 7 dece pianger ts 1 mente | morte
ts 4 (c. 455r). 21. Non trova cosa fatta al suo sentire | Non è cosa manufatta
| a lo ver dire ts 1 (c. 455v). 24. qui / nui ts 1 qui pasce d'esca che si chiama
| vita | quivi pasc'esca, ond’essa cava vita ts 4 (c. 455v).
(e) 1. Questa laude, secondo il testo Giunt. è di frate Ugo, di cui sopra
[Nel margine superiore destro è ripetuta, più sommariamente, la medesima
attribuzione] (c. 455r).

136.

| (b) 30. oia | in ogio ts 1 [glossa ?] (c. 456r). 31. mutare / imitare Tud
(c. 456r). 43. dilettare ! dilatare 'Tud (c. 456v). 44. diletti / dilati [ripetuto
sit

hc

UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 97

con la medesima attribuzione] Tud (c. 456v). 49. infetta | in affetta ts 1 (c. 456v).
91. fai la dia | farla dir ts 1 (c. 456v). 53. la sua mente | à la sua mente
ts 1 (c. 457r). 62. il cor / al cor Tud (c. 457r). 65. fai / mi fai ts 1 (c. 457r).

E ”
ta

A

i
1

E
i
}

i
5
i

137.

(b) 15. et noi pieni /| et noi siam pieni ts 4 (c. 457v). 17. sapean |
sanno ts 4 (c. 457v). 18. ha / han ts 4 (c. 457v). 23. sapea | et sapete ts 4 |
che gli | chello ts 1 (c. 458r). 24. mentire | errare ts 4 (c. 458r). 27. vostre / no- |
stre Tud [riporto erroneo di variante] Tres. il vogliono / in lo voler Tud. (c. 458r). |
40. siano | furo Tud (c. 458r). 45. fia | è ts 1 (c. 458v). li discepol lo
pigliar per mano Dinanzi ad una mensa l’assettaro | li due per mano allora
lo pigliaro, ad una bella mensa lo menaro Tres. (c. 458v). [Dopo il v. 80, la-
cuna colmata in margine con prelievo da Tres.:] Pon qua (disse) la man |
Pon qua le dita : palpa e tocca i forami e la ferita ; Et sia ormai in te fede gra-
dita, Qual chi non ha non farà mai beato Tres. (c. 459r). 83. fino / fu Tud
(c. 459v).

(c) 5. fai | face Ts 4 (c. 457v). 80. abo / aggio (c. 459r).

(e) 1. D’Incerto, secondo la ts 4, ma [detta ts 4] è solo di stanze 5 (c. 457v).

138.

(b) 6. stupidesco | stupisco [depennato] ts 1 (c. 463r). 12. penosa | pen-
sosa [depennato] Tud (c. 463r). 57. vi / ne ts 1 (c. 464r). 63. odi sposa /
o sposa ts 1 [scritto a pié di pagina a mo’ di richiamo] (c. 464r). 64. noi | me
Tud (c. 464v). 67. ti smasciare | ti smagrare Tud (c. 464v). 70. m'allini-
sco | m'allenisco 'Tud (c. 464v). 96. a / a le ts 1 (c. 465r). 98. guerisco /
verrisco 'Tud (c. 465r). 99. che andando / andando ts 1 (c. 465r). 126. lo ’nter-
pretisco | lotte re... ts 1 (c. 467r). 178. munisco | unisco ts 1 (c. 467r). 190.
avvertisco | avverisco ts 1 (c. 467v). 197. tu / tuo ts 1 (c. 467v). 198. non me
le 'nlelesco | non me te tentisco ts 1 (c. 467v). |

(c) 8. stesse | staesse (c. 463r). 19. narrata | inarrata (c. 463r). 47. poi- |
ché | perché Tud (c. 464r). |

uw 1 TM M
ala, Ca OR Can Alle
= E AI

p
Ia E ___-——l
x

am
MTS ims, ^n

139.

2, |

I

(b) 14. distrugge | destegne Tud (c. 468r). 23. può | pò’ ts 1 poi Tud
(c. 468v).

TA

Me

140.

m

(b) 47. demino | divino Tud (c. 470r). 57. in eterno | un regno Tres. 58.
[inserisce un verso da Tres. : si che in sempiterno] (c. 470r). 59. fai rivocare | |
faccia allegrare Tres. (c. 470r). 87. difetto | effetto ts 1 (c. 471r). 92. la [con-
trassegnato da] ts 7 sposa [contrassegnato da] ts 1 la vota [contrassegnato

7

——- — - j n EI ASTRA E [o WV Yay
"Ec Aux 4 ps; MI ec TRAI ; X \ COSME E BERE n. i
98 FRANCO MANCINI

da] Tud / la voca [depennato] ts 1 (c. 471r). 98. mi noia / me nova ts 1
(c. 471r). 104. fiumi | fiamme Tud (c. 471v). 117. fornite / fervite [ma è
lettura errata del P.] Tud (c. 471v). 118. lutti / notti ts 1 (c. 471v). 127.
avvia | ravia Tud (c. 472r). 132. nascoso | in ascoso ts 1 [cfr. Antica tradi-
zione, p. 133, nota 141] (c. 472r). 169. frondosa / grandosa ts 1 (c. 473r).

(d) 2. degimi | alias: degnami (c. 469r). 98. mi noia | forse m'inonda
(c. 471r). 117. fornite | forse fulcite (c. 471v).

141.

(b) 6. si innamoraria | se nne morria 'Tud (c. 474r). 18. fervente | feremi
ts 1 (c. 474r). 29. me / te [il resto illeggibile perché depennato] Tud (c. 474v).
60. altezza | bellezza ts 1 (c. 475r). 62. gabbia / caccia Tud (c. 475v). 69. [as-
sente] (c. 475v). 84. dolzor [depennato] / dolce ts 1 (c. 476r). 120. rimem-
brandomi | ribellandomi Tud (c. 476v). 151. ambascia / ambastia Tud (c. 477v).
155. gestimisce | grastimisce ts 1 (c. 477v). 160. somo / sommo Tud (c. 477v).
163. Ome | omo ts 1; vede | vende Tud (c. 477v). 180. in fin che | co' ts 1
(c. 478r). 210. anco / aùta ts 1 (c. 478v). 211. viene | vienia ts 1 (c. 479r).
220. daratti | daraci ts 1 (c. 479r). 230. et viverai / et verrai ts 1 ; in gran ric-
chezza | in gratia et ricchezza ts 1 (c. 479r).

(d) 176. de’ miei dolori / del mio dolere (c. 478r). 199. fu io [ma va letto
fuio] | svio (c. 478v). —

142.

(b) 16. ti / non ti ts 1 (c. 479v). 17. movo | novo Tud (c. 479v). 18.
lesu | questo ts 1; et si / esci Tud (c. 479v). 19. ['n] d'uscissi / usassi
ts 1 (c. 479v). 24. intendi bel / intendimi bene Tres (c. 480r). 27. non mai fi-
nissi [contrassegnato da] Tres. (c. 480r). 36. partiti / ad partirti Tud [depen-
nato] (c. 480r).

(c) 18. et si / e ssi Tud (c. 479v).

7 (d) 11. seguischi | seguissi (c. 479v). 27. non mai finissi Tres. / forse
mai non finissi [depennato] (c. 480r).

143.

(b) 3. tanta | tutta Tud (c. 480v). 5. dara / dia Tud (c. 480v). 7. ove
[contrassegnato da] ts 1 (c. 480v). 8. l’altore / l’altare ts 1 (c. 481r). 24. can-
teranno | soneranno Tres. (c. 481r) / vincaturanno [depennato] Tud (c. 481r).
32. vi | m ts 1 (c. 481v). 36. quivi | quilli ts 1 ( c. 481v). 49. l’ha | li
ha Tud (c. 481v). 61. si e / fie Tud (c. 482r). 62. li peccatori | peccatori ts 1
(c. 482r).

(d) 25. saviamente | soavemente (c. 481r).

(e) 1. Simile a quella In foco l'amor mi mise (c. 480v). 1 i - ano MT a px UR. {
[4 vow fr d Y $ ty 2^, Y
UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 99
144.

(b) 22. [si avverte che « manca un verso » : la lacuna è colmata mediante
prelievo dal Tres.: Et io dirò: Nulla; cerco il mio amore] Tres. (c. 483r).
37. ad amare | a nar[rar]e ts 1 (c. 483v).

(e) 19. Quartetto di più nella Tud [cioè Per lo mio amore gir vo desoluto]
(c. 483r). 31. Quartetto che manca nella ts 1 [cioe : Dell'amor mio sì faccio
dislaccio (c. 483r). 60. Verso di piü [cioé adornare con letto pien d’ogni fiore]
(c. 484r).

145.

(b) 12. molti / molto ts 1 (c. 484v). 14. de [depennato] / da ts 1 (c. 484v).
25. diporto mio [depennato] / deh portime ts 1 (c. 484v). 26. per / per te ts 1
(c. 484v). 86. appalesato | appellato [depennato] ts 1 (c. 486r). 95. esperasi
| espirasi Tud (c. 486v).

(c) 16. dimando | domando Tud (c. 484v). 50. che [depennato] sei / ch'ei
(c. 485r).

(d) 30. a la mia /| forse a la mia vita (c. 484v). 95. esperasi | forse
disperasi (c. 486v).

(e) 118. Qui finisce la lauda nella ts 1 et nella Tud segue. Vedi il resto
della laude qui sotto a carta 480 etc. 512 [La lauda Maria nutrice di Giesù
mio amore — di cui il Petti si limita qui a trascrivere la prima strofa —
è infatti riportata per intero (vedasi c. 536r) con l'avvertenza che essa in
Tud costituisce (com'é vero) un solo componimento con la 144 Distruggasici
il cor per lo Dio amore ; cfr. anche c. 568r dove viene offerta altra copia della
medesima lauda] (c. 487r).

146.

(b) 23. lusta / lesca ts 1 (c. 488r). 32. redentore | aiuto [depennato] Tud
(c. 488r).

(c) 18. tello tello | tiello etc. (c. 487v). 42. trinitade | ternitade ts 1 Tud
(c. 488v).

(d) 6. diletta | diletto (c. 487v). 34. pago | forse paio (c. 488r).
147.
(b) 12. consenti a la | consenti Tud (c. 489r).

148.

(b) 2-3. consumare / consolare ts 7 Tud (c. 489v). 8. passare | passarmi
ts 1 (c. 489v). 9. cioè / hace [cattiva lettura per a fe] ts 1 (c. 489v). 10.
a | per ts 1 Tud (c. 489v). 13. con gran | ch'ho già ts 1 (c. 489v). 22.
exlucente | lucente ts 1 Tud (c. 490r). 24. è sopra / sappi ts 1 empie Tud :

Se
E vail

a

è» "
"ta
a »
imf a T

^

MAT

—— Xe:

—*
n

Vanta

x

IA, CISA FRS € (€

FI

—À

[
«|

Ag

i, Cali

I 4

(Va

A SARO È
100 FRANCO MANCINI

tal | oltr'al ts 2 [anche il Tres. è in difficoltà] (c. 490r). 28. tristo / stretto
ts 1 Tud (c. 490r). 29. lo core affisso | l'odore [ma sta per dolore] assisto ts 1
Tud (c. 490r). 34. l'anima e 'l corpo | al crucifisso ts 1 Tud (c. 490r). 36.
si | sil ts 2 (c. 490r). 39. assorto per neve | assunto per pena ts 2 di rore
(sic) / d'ardore ts 2 d'errore 'Tud (c. 490r). 41. onde / ma el ts 2 (c. 490r).
42. esser venuto | pervenuto ts 2; sì mi /| mi ts 2 (c. 490r). 43. et in / del
ts 1 Tud (c. 490v). 45. isposo / riposo [depennato] ts 1 Tud (c. 490v). 52.
smisurato | inebriato ts 1 Tud (c. 490v). 53. sono in / son nel ts 2 (c. 490v).
55. alterato | allecerato ts 1 (c. 490v).

149.

(b) 2. tenendoti | havendoti ts 4 ; brama | chiama ts 4 (c. 491r). 4. cantar
e giubilar | cantar cantar cantar ts 1 Tud [idem ai vv. 8, 12, 16, 20]; tuo /
suo ts 1 Tud (c. 491r). 10. sempre / tutto ts 4 (c. 491r). 23. Giesuchristo in
cor chiavato | ne la mente Giesù nato ts 4 (c. 431v).

150.

(b) 2. ti cher ch'haggi di me [contrassegnato da] Tres (c. 431v). 14. va /
v'ama [depennato] Tud (c. 481v).
(d) 2. per merzè | per dio merzè (c. 481v). 30. la su da | a (c. 432r).

151.

(b) 28. curavate | curate Tud (c. 493r). 36. chiavellato | flagellato ts 8
(c. 493r). 42. farà | faria ts 8 (c. 493v). 57. gloria | gratia ts 8 (c. 493v).
59. dice | il dice Tud (c. 493v).

(c) 53. flagellando | fragellando ts 1 ts 8 (c. 493v).

(d) 53. e / ci (c. 493v).

(e) 1. Questa laude non par del beato Iacopone (c. 492v). 54. Qui si
termina anco dalla Tres. [cioè e piangendo e sospirando] (c. 493v). 55. Qui
sotto a c. 470 [si rimanda alla lauda 262 O superbo et orgoglioso in cui ricom-
pare (c. 526r, al v. 37) la strofa Non creder frate per tua frusta di questo com-
ponimento] (c. 493v). 60. Qui finisce la lauda nella Tud [cioé col verso Che
perdonano agli inimici] (c. 493v). 61. Stanze 15 seguenti di più nella ts 8;
né paion del Beato [lappendice inizia: La prima ingiuria che sostenne;
finisce : tutto il cor mi si spartiva] (c. 494r). 65. Versi 2 che abondano [molto
importante : la strofa anziché essere di 6 è di 8 versi] (c. 494r). 101. Abon-
dano 2 versi [cfr. sopra] (c. 495r).

152.

(b) 22. d'ordinare | l'ordinare ts 1 (c. 497r). 46. battuto fu | battuto ts 1;
ad esconna | adestonda ts 8 [cfr. a destonna Tres.] (c. 497v). 70. gridare | et 1 f£ ano Ec a ter li
& xrs> frd Y ; LY ceri ROIG L
UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 101

gridaro ts 1 (c. 498r). 74. che | se ts 1 (c. 498r). 86. ricordósi | ricordó
ts 8 (c. 498v). 101. patendo / passando ts 8 (c. 499r). 123. dame / damme [ma
l'abbreviazione avrà indicato davame] ts 8 (c. 499v). 125. di patire | dipar-
tire ts 1 (c. 499v). 138. il figliuolo di / figlio a la ts 1 (c. 499v). 153. per
la sua soggettione | e della sua surretione ts 8 (c. 500r). 154. stagione | mascione
ts 8 (c. 500r). 155. senza nulla / della ts 1 (c. 500r).

(c) 25. assentimento | assentamento ts 8 (c. 497r). 36. dolce | dolze ts 8
[cfr. Antica tradizione, p. 15, nota 40.] (c. 497r).

(d) 43. tristanza | lor tristanza (c. 497v).
[cfr. Antica tradizione, p. 15, nota 40.] (c. 497r).

(d) 43. tristanza | lor tristanza (c. 497v).

(e) 1. Questa laude non par del Beato (c. 496v).

153.

(b) 23. s'allegri | s'allegra ts 1 (c. 501r). 24. ricomperato | risuscitato
ts 8 (c. 501r). 26. ’ Christo / Christo ts 8 (c. 501r). 34. lo suo / suo ts 1
(c. 501r). 64. securi et affrancati | aggiunti et affrattati ts 8 (c. 501v). 76. ad
estonna | a destonna ts 8 [cfr. sopra 152, 46] (c. 502r).

(c) 53. debba [corretto in] / deggia (c. 501v).

(d) 45. ogni | lo (c. 501v). 81. dal / fra (c. 502r).

(e) 1. Questa laude non par del Beato, come le precedenti (c. 500v).

154.

(b) 18. vidi / noi [depennato] ts 1 (c. 503r).

(c) 61. collo / com lo (c. 503v).

(d) 65. ritade | viltade (c. 504r).

(e) 1. Laude bassa come le sopradette (c. 502v). 35. Le stanze tre se-
guenti sono di piü nel ts 8 [esse iniziano : O peccatore da lussuria vinto ; O
peccatore la tua mala gola ; O peccatore tenace et avaro] (c. 503r).

155.

(b) 6. fa / fai ts 1 (c. 505r). 35. può / puoi [depennato] ts 1 (c. 506r).
36. porta | porti [depennato] ts 1 (c. 506r). :

(e) 1. Di 12 sillabe per il più (c. 505r). 28. Questa stanza non è nella
ts 1 [cioè Ad un passamento che l'anima sente] (c. 505v).

156.

(a) « Contemplatione del Natale di nostro Signore» (c. 506v).

(b) 15. nato / et nato [depennato] ts 8 (c. 507r). 34. fai / fa’ ts 8 (c. 507r).
41. distese / discese ts 1 (c. 507v). 44. preso ha | preso ets 1 [depennato] (c. 507v).
57. lo lucente | lalucente ts 8 (c. 508r).

(d) 34. anima | alma (c. 507r). 67. in | ?n (c. 508r).

leo

22

P "
Lo)
"mc d

^

Edo SIAT

-—*

a de
x > o I
PA ERE ptr n ara nr

]
la

"T
LY.

& X, e,

re * e »-t

E:

gm
Ad en, s a MA,

Em

T: -(7

(Va

T me
X*
jo STI E
102 sé FRANCO MANCINI

: 157

(a) « Contemplatione nella resurretione di nostro Signore» (c. 508v).

(b) 14. a sua | alla ts 8 (c. 509r). 16. amar / havean ts 8 (c. 509r).
17. n’ha | gli ha ts 8 (c. 509r). 22. sapean | credean ts 8 (c. 509r). 24. o
tristi noi | tappini ts 8 (c. 509r). 25. che | noi ts 8 (c. 509r). 32. voltó | colze
ts.8 (c. 509r). 45. piangendo | piangeano By (c. 509v). 65. ancor / non ts 8
(c. 510r). 69. quel / l'angel Bv ts 1 (c. 510r). 75. che egli | che ts 8 (c. 510r).
76. dilettanza | speranza ts 8 (c. 510r). 99. potrò / posso Bv ts 1 ts 8 (c. 510v).
110. n'havea | ella avea Bv ts 1 (c. 511r). 113. s'affrettiva | s'assettiva ts 8
(c. 511r). 154. cercando | pensando ts 8 (c. 512r). 161. dicea di surressire |
dovea resurressire ts 8 (c. 512r). 181. nostro / alto ts 8 (c. 512v). 195-196.
Christo si fu partito E essi rimaser senza dubitanza | Quel ch'era nostro amico
Hor l’haven, non stagem più in dubitanza Bv ts 8 (c. 513r). 202. o Tomasso |
a Tomasso Bv ts 1 (c. 513r). 204. Hor sij fedele e non star più in erranza |
Credi, Tomasso, non ti dar tristanza ts 8 (c. 513r). 212. non fece | che non
fece Bv ts 1 (c. 513r). 221. s'affiattio [cattiva lettura per s'affrattio, cfr. sopra]
[ s'abbassó ts 1 s'abassio Tres. (c. 513v). 222. toccato / cercato ts 1 (c. 513v).
234. li / lo ts 1 (c. 513v). 277. stolto | matto ts 8 (c. 514v). 279. pronto | ratto
ts 8 (c. 514v). 3

(c) 100. desideranza | desianza Bv [desideranza è certo la forma antica]
(c. 510v). 113. s’affrettiva | s'affrettia Bw (c. 511r).

(d) 242. e non / né (c. 514r).

(e) 1. Laude di stil basso e non par del beato Iacopone (c. 508v). 77.
Stanza di più nelli Bv ts 1 (c.510r). 132. Stanza di più nella ts 8 [cioè Gli
apostoli s'allegravano] (c. 511v). 173. Stanza di più nel ts 8 [cioè Gli apo-
stoli vedendo] (c. 512v). 221. Stanze di più nelli testi Bv ts 1. [Iniziano : Al-
lora s’affrattio ; Christo disse a Tomasso] (c. 513v). 237. Le 5 stanze seguenti
sono di piü nel ts 8. [Iniziano : Santo Pietro et Andrea ; Quei furo obedienti ;
San Giovanni dicia ; Giesù Crhisto cortese; Ma non l'addimandava] (c. 513v).

158.

(a). « Meditatione sopra la salutatione angelica » (c. 515r).

(b) 69. risorto | risciolto ts 1 (c. 516v). 70. nello / de lo ts 1 (c. 516v).

(d) 24. allore [depennato] / allora (c. 515v). 42. stando | restando (c. 515v).
15. che mangione. | che ha mangiato (c. 522v). 25. vede | vide (c. 523r).

(e) 1. Laude di stil basso come le sopraddette (c. 515r).

159.

(b) 2. desiato | profetato ts 2 (c. 516v). 24 non tenendo colore | che non tengon
ts 2 (c. 5171). 45-46. Aperto il monumento De la croce profonda | Calore svaliato
In atto e sentimento... Segue la ts 1 (c. 517v). 55. d’honestate | d'onne stato
ts 1 ts 8 (c. 518r). 57. la ve è | che c'é ts 2 ts 7 ts 8 (c. 518r). 58. a veder

PUTSTUPETETTUTEES, A
SOTTO VESTE NIRAT A

UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 103

vostro | a seguir nostro ts 1 ts 7 ts 8 (c. 518r). 61. o veneranda |/ o rilevata
[per revelata ?] ts 7 ts 8 o avvelenata ts 1 (c. 518r). 63. vostri / nostri ts 1
ts 7 ts 8 (c. 518r). 67. sarà data | ch'é donata ts 7 ts 8 (c. 518r). 69. sì /
se ts 2 [cfr. Antica tradizione, p. 17, nota 50] (c. 518r). 72. falzata / fallata
ts 2 (c. 518r). 79. crede | pensa ts 1 (c. 519v). 82. stare / entrare ts 1 ts7 ts 8
(c. 519v). 89. possederete | possedete ts 7 ts 8 (c. 519v). 92. rugiada / rosata
[depennato] ts 2 (c. 519v). 94. che novo dà splendore | novo rende splendore
ts 7 ts 8 (c. 519v). 102. in Dio | Dio ts 2 (c. 520r). 114. vago | novo
ts 2 (c. 520r). 120. allora | a loro ts 2 (c. 520v). 124. "n mirabile | mirabile
ts 2 (c. 520v). 126. nella / alla ts 2 ts 8 (c. 520v). 134. che gli ha mossi
d'amore | dunque non li discaccion ts 1 ts 8 (c. 520v). 139. si ordinato | disor-
dinato ts 2 (c. 521r). 146. all'amor consumato | allo stato perfetto ts 2 (c. 521r).
155. legitimata e | legitima ts 2 (c. 521r). 156. nelli / delli ts 2 (c. 521r).
159. com piagati | cani piegati ts 2 com pagati ts 7 (c. 521r). 160. presa /
pigliata ts 2 / oppressa ts 7 ts.8 (c. 521r). 161. di / a ts 7 ts 8 (c. 521v).
191. pregando | pigliando ts 7 (c. 522r). 193. hanno | haggio ts 7 (c. 522r).
194. senton /| sento ts 7 (c. 522r).

(e) 1. La seguente laude nelli testi ts 1 ts 8 é solo di sei stanze (c. 516v).
25. Stanza di piü nel ts [8]: scorretta ; vedi la sequente qui sotto (c. 517r).
35. La stanza precedente scorretta, nella ts 2 sta, cosi come qui, piü cor-
retta (c. 517v).

160.

(a) « Della natività et fuga in Egitto di nostro Signore » (c. 522v).

(b) 9. del | che il ts 8 (c. 522v). 11. non / che ts 1 (c. 522v). 45. l’an-
gelo da Dio ts 1 ts 8 (c. 523v). 48. fantin | fanciul ts 8 (c. 523v). 63. come
| co' ne ts 1 (c. 524r). 67. sarai | girai ts 1 (c. 524r).

(e) 1. Mediocre (c. 522v).

161.

(a) « Contemplatione di morte. Dialogo» (c. 624v).

(5)-36, tt^] ct tS 1 (c. 925r).

(c) 3. ho / haggio ts 1 ts 8 (c. 524v). 15. stato / estato [cfr. Antica tradi-
zione, p. 13, nota 30.] ts 8 (c. 524v).

(e) 1. Stil mediocre (c. 524v).

162.

(b) 3. anvitoso [sta per avetoso] / ammitoso ts 1 avvitoso [depennato]
ts 8 (c. 525v).

(e) 1. Non mi pare stile del Beato (c. 525v). 37. Sopra, carta 437b [al-
lude alla strofa migrata qui dalla lauda O pensier dogliosi e forti, cfr. n. 151,
55] (c. 526r).

S o
104 FRANCO MANCINI

163.

(a) «Del Natale di nostro Signore» (c. 527r).
(b) 24. onde è | ove è ts 1 (c. 527v).
(e) 1. Stil mezzano (c. 527r).

164.

(a) « Dell’avvenimento di nostro Signore» (c. 529r).

(b) 9. tra la gente | certamente ts 8 (c. 529r). 11. ne / vi ts 8 (c. 529r).
31-35. Allora piangerà tutte le genti; Li peccator saran tristi e dolenti,
Ch'in questo mondo non fur penitenti ; Saranno giudicati giustamente Et
con ragione / Da parte del levante e del ponente Si caderanno molto dura-
mente : Allor si piangeran tutte le gente E i peccator saran tristi e dolenti Con
ragione [la strofa, riportata al margine, è stata poi depennata] ts 1 (c. 529v).
48. il / al ts 8 (c. 530r). 65. di / del ts 8 (c. 530r). 68. le fiere tremeranno
per timore | et lo mare non havrà valore ts 1 (c. 530v). 73. s'acconci | s'ac-
curi [cfr. Antica tradizione, p. 147, nota 78.] ts 1 fuggire / guarire ts 8 -
(c. 530v). 104. che / co ts 1 (c. 531r). 109. tutte / le meschine ts 8 (c. 531r).
110. le scurate / excorate ts 8 (c. 531r). 131. compita / fornita ts 1 (c. 531v).

(d) 8. Christo | Dio (c. 529r). 77. verso | al (c. 530v). 100. trattato | la-
pidalo (c. 531r). 143. ‘e? |a? (c. 532r).

(e) 1. Stil mezzano e non par del Beato (c. 529r). 5. Qui non manca
niente secondo il testo del Tres. Il P. indica giustamente lacuna (c. 529r).

165.

(a) «Come dobbiamo amar Christo come egli amó noi» (c. 532v).

(b) 9. amato | nato ts 1 (c. 532v). 18. li / ci ts 1 (c. 532v).

(e) 1. Mediocre (c. 532v). 29. Questa stanza [cioé Non ? nullo amatore |
che aggia il suo volere] è di più nelli testi ts 1 ts 6 et abonda di due versi
(c. 533r). 36-37. Par che questi 2 versi [e vergin polzellette / sonci grandi al-
legrezze] siali stati aggiunti (c. 533r). 41. Questa stanza [cioè : Chi ben questo
pensasse | terriasi bene amato) è di più nelli testi ts 6 ts 7 (c. 533r). 47.
Questa stanza [cioè Però il dovemo amare | più che cosa che sia] nella ts 1
è posta per 2? (c. 533v).

166.

(a) «Dialogo: Christo, Maria, Povertà» (c. 533v).

(b) 12. mamma / madre ts 6 [scritto a mo' di richiamo a pié della pa-
gina precedente (c. 534r). 13. né / et Tud e non ts 1 ts 6 [depennato] (c. 534r).
15. osservare | mantenere [depennato] ts 1 ts 2 ts 6 (c. 534r). 23. chi / che
ts 6 (c. 534r). 34. a quel che | a chi de ts 1 Tud (c. 534v).

(e) 2. Terzo verso overo abonda il secondo [il verso in questione et sei << e]

UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 105

tanto gratiosa risulta, comunque, depennato] (c. 533v). 4. Nella Tres. [la
lauda] comincia cosi: Madre tanto se’ amorosa, | e se’ tanto pietosa / non mi
lassi gratiosa la giustizia exercitare (c. 533v). 61. Questo quartetto [finale,
secondo la Tres. : Ritorniamo a penitenza, | rivocata è la sentenza, | servo a
chi con riverenza | si saprà di Maria fare. (c. 535r).

167.

(e) 1. Questa non par dello stil del beato Iacopone e è posta anco qui
sotto 527 [c. 583r, n. 188] (c. 535r). 29. Qui mancano 4 versi overo questo
è il canzoncino o licenza della ballata (c. 535v).

168.

(a) [Lungo il margine esterno :] « De exercitio divini amoris » (c. 536r).

(b) 81. gimo | andiamo ts 1 Tud (c. 537v).

(e) 1. Supra, carta 431 [cfr. n. 145, 118]. [Inoltre, lungo il mergine esterno :]
Questa laude si riunisce con quella Distruggasici il core, secondo la Tud
(c. 536).

169.

(a) « Nell'istitutione e sollenità del SS. Sacramento ». [Lungo il mar-
gine esterno: « De excellentia dominici corporis et sanguinis Ihesu Christi
c. 164»] (c. 539r).

(d) 21. questa novella sentito come incompleto e integrato con è detta
(c. 539r). 33. or guardiam [integrato, come sopra, con] riverenti [al supple-
mento è premesso un «forse »] (c. 539v).

(e) 1. Mediocre (c. 539r). 37. [Si ricorda che la solenniíate nova, quella
del miracolo di Bolsena risale] circa anno Domini 1264. (c. 539v).

170.

(a) «Nella natività di nostro Signore» [Lungo il margine esterno:
« Exortatio ut omnis qui diligit Christum gaudeat in nativitate eius. (c. 165 »]
(c. 540v).

(d) 30. ...da mangiare [integra la lacuna, sulla scorta del Tres. ben
da bere etc., con] da bere e [premette un «forse »] (c. 541r).

(e) 1. Stil mezzano (c. 540v).

111.

(a) « Dell'istessa natività di nostro Signore » [Lungo il margine esterno :
« De Magis qui venerunt ab oriente et adoraverunt Christum. c. 167 »] (c. 542r).

(b) 51. santo flagello ts 8 / sangue vermiglio Tres. (c. 543r); 52. ... sof-
ferì per nui / che sparse in croce con dolor per noi Tres. (c. 543r).

p

À-

P
ta
nu :
mp) eom. b

>
SI
"
H

2:

x Oa
VI Lg T ERR

EZ! SEE.

Ig
106 FRANCO MANCINI

(e) 1. Stil mezzano come la precedente e forse non del beato Iacopone.
Qui sotto, carta 529 [c. 585r, n. 190] (c. 542r).

172.

(a) [Lungo il margine esterno: « Exortatio ut Christus non respiciat
peccatis nostris (nisi misericordia) sua». c. 166] (c. 543v).

(e) 1..Stile come il precedente. Qui sotto, a carta 528 [c. 584r, n. 189]
(c. 543r).

173.

(a) [Lungo il margine esterno : « De ingratitudine humani generis adversus
Christum », c. 168] (c. 544r).

(e) 1. Stile come la precedente. Infra: migliore, carta 530 [c. 586v,
n. 189] (c. 543r).

174.
(e) Stil mezzano. Infra 522 [c. 578r, n. 186] (c. 545r).

175.

(a) [Lungo il margine esterno: Exortatio ad Deum ut mittat spont. (?)
Spiritum Sanctum ut informat nos et incendat corda nostra sicut in apostolis.
c 17... et ultima] (c. 546v).

. (b) 36. mandato | sommerso Tres. (c. 547r). 37-40. [per la parola in lin-
gua immaginaria riporta varianti dal Tres.] (c. 547r). 87. Siria / Sirecha
ts 1 (c. 548r).

(d) 29. la gente [depennato] / linguette (c. 547r). 36. mandato / converso
(c. 547r). 83. dite patre [errore di lettura continua per di te p.] / forse diru-
pate (c. 548r). 98 Bettania | Bitinia (c. 548v).

(e) 1. Vedi di sopra, carta... [in effetti questa lauda risulta trascritta
per la prima volta]. Stil mediocre (c. 546v). 41. Questa lingua — dice il P.
Tresatti [a p. 329, nota 6] — non esser franzese, né spagnola, né todesca,
né greca, né hebrea, né caldea, né arabica, né turchesca (c. 547r).

176.

(d) 33. vidi | vedi (c. 549v). 39. ha / hai (c. 550r). 41. del buon Jesù |
di Giesù (c. 550r). 43. sua / tua (c. 550r). 80. parrà | parria (c. 551r). 83. i / il
(c. 551r).

(e) 1. [Lungo il margine esterno :] Laudi di più nel testo di Bevagna
[segue per la prima ed unica volta l'indicazione del contrassegno del cod.
in questione], manchevole in principio di carte 81, cioè laudi 73. Questi sono
quinternetti 5 cioé laudi 23 di piü. (c. 549v). UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 107

177.
:(b) 30. Chi mi farà salvato /| se non tu amor beato ts 7 [Il P. avverte:
«di più »; si tratta cioè d'un'aggiunta a carico della ts 7] (c. 552r).
178.

(b) 10. elle | ell’è Tres. (c. 553r). 139-140. che non trovasti luogo Finente
su l'amore | Non posasti niente Finente non trovasti l'amore Tres. (c. 556r).

(d) 10. elle | e’ fia (c. 553r). 75. tempo | hore (c. 554v). 78. vaccio | e
abbraccio (c. 554v). 236. e chiama pure amore | amore amore amore (c. 559r).

(e) 1. Questa laude tutta è posta più corretta nel testo Tres. (c. 552v).
141. Questa stanza [cioè Tu giaci entro a l'amore] nel testo Tres. sta cosi:
Passasti tutti [ecc.] (c. 556v). 144. Manca un verso (c. 556v).

182.

(e) 1. Questa laude apparisce anco nel mio libro a c. 228b et qui sotto
a c. 480. Infra 480 [cfr. n. 168, 1 e n. 145, 118] (c. 568r). 45-46. Versi di-
fettosi (c. 569r).

183.

(d) 6. nostra | tua (c. 571r). 7. siate | esser (c. 571r).

184.

(e) 1. Le sequenti laudi sino al segno ts 7 sono scorrette e forse non
sono del beato Iacopone. Posta anche qui sotto [in effetti questa lauda ri-
sulta trascritta per la prima volta] (c. 575r).

186.

(d) 50. bastanza | baldanza (c. 579r).
(e) 1. Supra, 489 [cfr. n. 174, 1] [Ricompare sul margine superiore il
segno ts 7::cfr;- infatti, n. .187,: 1]. (c;. 578r).

187.

(b) 116. E non sarà più udienza | el replicar si sprezza Tres. (c. 582v).
(d) 8. lo nostro tempo | lo tempo presente (c. 579v). 70, 72, 83. pur / più
(c. 581v). 115. bolla | bocca (c. 582v).

188.

(e) 1. Posta anche qui sopra 479 [cfr. n. 167, 1]. [Sul margine superiore
il segno ts 7] (c. 583r).

P us 1 "VESP» E LT )
S" zn AX EN. ha ras inte ae

r]
T
vi
pa
wt
fe?
4
Pe


Tura: wv

x

"X

TELA

ES

7
^
41
p
ta, |
,

I m 1 tmm d

[Wai

A
Yao distri

|
SPIACE de
108 FRANCO MANCINI
189.

(e) 1. Supra, carta 487 [cfr. n. 172, 1]. [Sul margine superiore il segno
ts 7] (c. 584r).

190.

(e) 1. Scorretta, e forse non è del Beato. Vedi qui sopra a carta 486
più corretta [cfr. n. 171, 1]. [Sul margine superiore il segno ts 7] (c. 585r).

191.

(e) 1. Scorretta. Vedila più corretta sopra a carta 488. Supra, carta
488 [cfr. n. 173, 1] (c. 586v).

196.
(e) 46. Qui manca [un verso] (c. 597r).

197.

(e) 3. Qui manca un verso e forse diceva : Il mondo abandonasti (c. 598r).

198.

(e) 459. [Il P. segnala dapprima la grossa lacuna mediante puntini in
luogo dei versi, ma poi sbarra con riga trasversale e annota :] Qui non credo
che manchi niente, ma che questi versi [quelli finora trascritti] si congiun-
gano con la seguente stanza (c. 607v). 480. [Lungo il margine esterno, in
alto :] Sin qui il testo di Bevagna, in tutto di più laudi 23. [Lungo il mar-
gine inferiore:] Fin qui il testo [segno distintivo del codice] di Bevagna,
segue il testo ts 8. (c. 608r).

202.

(b) 20. figlia | tu se ts 2 (c. 613r). 27. e nostra nave | di noi mon-
dani ts 8 (c. 613r). 28. o timore | o sostegno ts 8 (c. 613r).
(c) 24. se’ / ei (c. 613r).

203.

(b) 19. con / tua ts 4 (c. 614r). 26. humili / honesti ts 4 (c. 614r).

(d) 40. alla / nostra (c. 614v).

(e) 1. Nel testo ts 4 questa laude é di stanze 6 e versi 24 in tutto e anco
nel testo Giunt ; e secondo il detto testo Giunt è di don Clemente Pandol-
fini (c. 613v). UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 109

204.

(b) 4. pensar | pigliar Bv ts 2 (c. 615r). 12 danzare / Nazaré Tres.
(c. 615r). 15. consumare | trasformare Bw ts 2 (c. 615r). 19. posso / temo
ts 8 (c. 615r). 20. posso / temo Bv ts 2 (c. 615r). 24. tutto quanto mi sento
già in altura | e son nate nel mondo di bruttura Bv ts 2 (c. 615r). 26. già |
in giogia [o gioria ? Parola corretta e perció di difficile lettura] Bv ts 2 (c. 615v).
29. fare | stare ts 2 (c. 615v). 30. assisto | affisso ts 2 (c. 615v). 34. mon-
lato | levato ts 2 (c. 615v). 35. giocondare | contemplare ts 2 (c. 615v). 44.
del | et in ts 2 (c. 616r). 45. con | per ts 2 (c. 616r). 47. da questo mondo
infetto mi partisco | senz'altro affetto lui concupisco [quest'ultima parola,
cominciata già a scrivere, è stata poi depennata] ts 2 ts 8 (c. 616r). 53. ine-
briato | smisurato ts 2 (c. 616r). 54. dentro e di fuor mi sento infiammato |
ch'io son nel foco tutto trasformato Bv ts 2 (c. 616r) 59. mi /| ma ts 2
(c. 616r).

(e) 1. Questa laude, secondo il testo Giunt. è di frate Ugo Panziera dei
frati minori [È ripetizione, non avvertita, del n. 148] (c. 615r).

205.

(b) 7. niente / poco si ts 8 (c. 616v). 60. In
rosa | fra le spine chi l’ha coglie la rosa ts 2
benigna ts 8 (c. 617v). 88. scosso / nascoso ts 8 (c.
ts 2 ts 8 (c. 618v).

(e) 1. Questa laude io non credo sia del Beato, ma imitata da lui (c. 616v).
57. lalda: voce non todina, ma toscana e plebeia (c. 617v). 97. paio [fodera
di-]: parola di Toscana e non intesa a Todi (c. 618v).

fra le spine chi tal coglie
(c. 617v). 62. ben aggia |
618r). 101. cosi / co’ suoi

206.

(b) 5. io | hor ts 4 (c. 619r). 8. strugge | stringe ts 4 (c. 619r). 9. lo
dono | l'amor ts 2 ts 4 (c. 619r). 18. so / ci ho ts 8 ctr. [Antica tradi-
zione, p. 23, nota 83.] (c. 619r). 29. vorrei / voglio ts 2 (c. 619v). 37. et /
di ts 2 ts 8 viltà | vita ts 4 (c. 619v). 38. dato | donato ts 2 ts 8 por-
fato ts 4 (c. 619v). 44. mo si renda | sia raccomandato ts 4 (c. 619v). 48.
abissato | abbracciato ts 4 innamorato ts 2 (c. 620r). quietando | quietato ts 8

(c. 620r). 59. dilettoso | Christo sposo ts 4 (c. 620r). 65. Giesù / Oimé Giesü
ts 2 (c. 620r).

207.

(b) 24. mossa | mosso ts 2 (c. 621r).
(d) 38. sia | siati (c. 621r). 57. in eterno | in sempiterno (c. 621v).

M lr MC dm ABT xi
"TW zr AX AM x M- UH v »

-
più

X

y--

via Md

"
e
^ s

«2

-—
A.
}} È
iv
^
X
*
^
4

ti
x
m Meum al

ERE

SEL ira IEEE,

E

pap
ee ei

I

(Va
_mrrr; — - dA i, IC
110 FRANCO MANCINI:
208.

(b) 6. [contrassegnato da] ts 4 ts 9 (c. 622r). 8. di così gran flagello
| per colpi di martello ts 4 (c. 622r). 13. risguarda | poi guarda ts 2 (c. 622r).
15. vedi | vedrai ts 8 (c. 622r). 16. lo tuo / il nostro ts 8 (c. 622r). 23. ve-
drai | vedi ts 9 (c. 622v). 29. risguarda | deh guarda ts 2 (c. 622v). 37.
vedil | vedrail ts 2 (c. 622v). 44. di | in ts 9 (c. 623r).

(e) 1. Questa laude secondo il testo Giunt. é di don Clemente Pandol-

fini (c. 622r).

209.

(b) 13. possederà | possederai ts 2 (c. 623r). 15. 'mprimi | priemi ts 2
(c. 623r). 17. scerna | cerna ts 2 (c. 623v). 20. padre e | padre ts 2 (c. 623v).
23. donotti | ti dona ts 2 | et | d ts 2 (c. 623v). 30. tanto | l'alta ts 8 (c. 623v).
33. lassa | lassi ts 2 (c. 623v). 34. t'unisci a | conosci ts 8 (c. 623v). 38.
del suo | del ts 2 (c. 623v). 55. prende | pieno è ts 2 (c. 624r).

210.

(b) 3. difetto | dispetto ts 2 ts 8 (c. 624v). 16. presto | spesso ts 2 ts 8
(c. 624v). 34. d'aver tutti | veder a tutti ts 2 (c. 625r). 40. molto /| bene ts 8
(c. 625r). 43. cha / can ts 2 (c. 625v). 51. a Dio | tutto ts 2 (c. 625v). 59.
per difetto | diventar corretto ts 2 [depennato il segno ts 2] (c. 625v).

(d) 43. cha | ch'ei (c. 625v).

(e) 52. Qui finisce nella ts 2 [con il verso : e poi ti doni d'esser suo eletto]
et la sequente [Ritorna a chi ti fece poverello] è [sempre in ts 2] quarta in
ordine (c. 625v).

Ill 211.

(b) 9. tue | tre ts 4 Giunt. (c. 626r). 35. sola / somma ts 4 Giunt. (c. 626v).
43. degno | pregno ts 8 (c. 627r). 47. dilettoso | gratioso ts 8 (c. 627r). 65. vo-
ler | piacer ts 8 (c. 627v). 72. senza | d'ogni ts 4 Giunt. (c. 627v).

(e) 1. Questa laude secondo la ts 4 è di messer Leonardo Giustiniano
et anco secondo la Giunt.; e credo sia vero tuttoché li 2 testi ts 8 Tud
la facciano del beato Iacopone (c. 626r).

212.
(b) 25. porraggio | porrai Tud (c. 628v).
(e) 1. Stile simile alla precedente (c. 628r).
213.

(e) 1. Lo stile e i concetti bassi non paiono del Beato (c. 628v). 10. loco :
non è todino (c. 628v). 28. boitava : parola non todina (c. 629r). 82. [Lungo
i
ì
»
S:
oO
&
+

UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 111

il margine esterno :] Qui finiscono le di più nella ts 8. Segue un’altra lauda

nella Tud. [Identica avvertenza si legge lungo il margine inferiore della carta]
(c. 630v).

214.

(d) 6. ricevette | riavete (c. 630v). 82. suo / tuo (c. 632r). 105. patricida
e [....ia] / putrida e marcia (c. 632v).

(e) 58. Mancano due versi sopra li 2 precedenti (c. 631v).

215.

(b) 8. divenuta | diventa ts 7 (c. 633r). 24. suole l si vuole [depennato] ts 7
(c. 633v). 103. irato / adirato Tres. (c. 635r). 114. ben / buon Tres. (c. 635v).
162. et la volontà sua infernini | et non suoi voler ferini 'Tres. (c. 636v).

(d) 1-3. mutata han veste/ forse mutan veste (c. 633r). 106. li malatini

/ li mal latini (c. 635r). 114. quand'offerrà | ch'offerrà (c. 635v). 162. infer-
nini | infermini (c. 636v).

216.

(b) 18. han / ha ts 5 ts 7 (c. 637r). 22. dar [da 1l ts. 8-(c- 037r). 28:
volla / vaila ts 5 ts 7 (c. 637v). 53. al mal diletto / alma diletta ts 8 (c. 638r).
60. opinione | intentione ts 5 ts 7 (c. 638r). 61. po / di ts 8 (c. 638r). 64.
tolga | prenda ts 8 (c. 638r). 65. medesmo il | tutti li ts 5 ts 7 (c. 638r).
71. amarichezza | amarezza ts 7 (c. 638v). 77. tradito | negato ts 5 ts7 (c. 638v).
86. vitiato | vietato ts 8 (c. 638v).

(d) 69. ammaestróne | insegnóne (c. 638v).

(e) 87. Questo quartetto [Le man chiavate nella croce stende] nella ts 8
é l'ultimo.

217.
(b) 26. saria | staria ts 7 (c. 640r).

218.

(b 1. A te Christo | A te ts 7 (c. 640v). 2. deh ricevimi | ricevimi
ts 7 (c. 640v). 29. non amato | sviato ts 1 ts 7 (c. 640r). 50. tutta / fatta
ts 1 ts 7 (c. 640v). 59. fossi / fosse Giunt. (c. 641v). 63. ? lo / dal Giunt.
(c. 641v). 84. amore | amare Giunt. (c. 642r). 85. il / è il Giunt. (c. 642r).
107. vogliola / vogliosa Giunt. (c. 642v). 108. per la | perche ha Giunt.
(c. 642r). 107. vogliola | vogiosa Giunt. (c. 642v). 108. per la perche ha Giunt.
(c. 643r). 114. mi / me Giunt. (c. 643r). 117. degetta | degletta o pur ne-
gletta ts 1 ts 7 (c. 643r). 133. tutto | tanto ts 1 ts 7 (c. 643v). 139. ha |
va ts 1 ts 7 (c. 643v). 150. natura / motura Giunt. (c. 643v).

IN M
[o cU RENS

T. A
S

EA

dg
3 y^ m

(RASA
ES VOLESSE CSS len CU ia MERA

NM"

x
Leite i

T REUS Oy,
Leer ie

dumm »

'
L]
—— —9Ó —

ait {RX — ex
112 FRANCO MANCINI
219.

(b) 76. affama | affanna ts 7 (c. 646r).

220.

(b) 6 sfoglio | spoglio ts 6 (c. 647r). 9. ch'é si soave la spica di tal
frutto | o fruttuosa spica di tal gusto ts 6 (c. 647r). 12. annullar | annichi-
lare ts 6 (c. 647r). 19. tutta la mia | mia ts 6 s'affrena | s'asserena ts 6
(c. 647r). 20. venire | di venire ts 6 (c. 647r).

(e) 1. Scorretta (c. 647r). 6. Par che manchino 2 versi (c. 647r). 7. Riposti
qui li 2 versi per la ts 7 [cioè : ché è soave lo frutto e lo foglio | onde l’hu-
mana mente si nutrica] (c. 647r).

222.

(b) 17. perché l'hai giurata | che tu gli hai già data ts 4 (c. 648v). 31.
spezzaronsi | spezzaransi ts 1 ts 6 ts 7 ts 8 Tud (c. 648v).

223.

(b) 13. con’ardentissimo | com ardente ts 5 (c. 649r).

224.

(b) 42. sa | sape ts 6 (c. 650v). 60. con una / con conun ts 6 (c. 651r).
105. partito | partire ts 6 (c. 652r). 116. l'uosa | la sola ts 6 (c. 652v). 117.
se | quando ts 6 ts 7 (c. 652v). 130. ria presa | ripresa ts 6 (c. 652v).
156. ovo | huom ts 7 (c. 653r). 175. istudio / fastidio ts 6 (c. 653v). 183. su-
perchia | supera ts 6 (c. 654r). 191. intra / in cro [se non è in ció, sarà
cattiva lettura per intro] ts 7 (c. 654r). 201. l’acqua / se l'acqua ts 6 (c. 654v).
202. da lo | dalli ts 6 (c. 654v). 238. anda | andar ts 6 (c. 655r). 295.
in pietra | pietra ts 6 (c. 656v). 296. che '| | che ts 6 (c. 656v).

(e) 170. toi [/togli']: voce non todina (c. 653v). [Fa seguito a questo
componimento n. 224 un volgarizzamento del così detto Trattato, in prosa
latina, attribuito a Iacopone, che s'interrompe peró a c. 665v. Sul margine
inferiore della medesima carta si legge: « Finisce la ts 7». Detto volgariz-
zamento doveva, infatti, esser presente anche in ts 7, se da questo ms il P.
deduce l'unica variante registrata a c. 665r].

226.

(d) 34. goderai / goder vorrai (c. 668r). 49, mostra | forse mostra gli altri
[depennato]; mostra ognun (c. 668v). UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 113

227.

(b) 97. quando | quanto [depennato] ts 6 (c. 673r). 98. smuccia / squizza
[depennato] ts 6 (c. 673r). 112. al somier [depennato] / all’asin ts 6 ts 8
(c. 673v). 159. dammi / dammi di [depennato] ts 6 ts 8 (c. 674v). 167.
mettomi a la | mettimi la [depennato] ts 6(c. 674v). 169. infiammata [de-
pennato] / infuriata ts 8 (c. 674v). 174. glorioso sia [depennato] / ho gelosia
IS:8. Tres... (C.1.6751r);

(c) 23. scrimito | schermito (c. 671v). 202. agonia / angonia ts 8 (c. 675v).

(d) 177. ramo | auro (c. 675r).

228.

(b) 123. santi | e santi ts 6 ts 9 (c. 678v). 131. te / tu [depennato]
ts 6 (c. 679r).

(c) 48. captivo | cattivo (c. 677r).
(d) 49. fo / fui (c. 677r). 121. a / sta (c. 678v).

229.

(b) 15. quanti / innanti ts 6 (c. 679v). 229. gran gaudio ne averissi cer-
tamente | gran gaudio e grande pace ne averessi Et grandissimo frutto certa-
menle [si colma cosi la lacuna d'un verso] Tres. (c. 684r). 367. i pone / che
pongon Tres. (c. 687r). 401. o sposa... eleggi l'hora | o sposa allegra resta
a tutte l'hore Tres. (c. 688r). 403. et egli | esso ben Tres. (c. 688r).

(c) 137. ello | egli [cfr. Antica tradizione, p. 55, nota 179.] (c. 682r).

(d) 101. cum / com (c. 681v).

(e) 361. Stanza tutta scorretta (c. 687r) 364. Qui mancano 2 versi
(c. 687r).

230.

(b) 2. che il cor fai | che lo cor faine Tres. (c. 691r). [Più che a varianti
il componimento è stato sottoposto a un rifacimento secondo la stampa
Tres. (pp. 568-569), per cui, anziché registrarne qui i rinvii, appare piü utile
rimandare direttamente a quel testo.]

(e) 1. Questa laude è posta molto diversa dal testo Tres. e forse più
corretta ; secondo la quale l'habbiamo corretta, mutando qualcosa in me-
glio (c. 691r).

231.

(c) 381. bilanza / bilancia (c. 702r).
(d) 343. insita / uscita (c. 701r).
(e) 9. Manca un verso (c. 693v). 54. Qui mancano 2 versi (c. 695r). 300.

"2
P.
X
t
È
f

v

x

«

d

pra

K ANE
A IT
Sa AI .

22 V. ze»

GALA Em "
BAIRO, PS CHEER NIS TE, CM cs EI

tx
114 FRANCO MANCINI

Supra carta 637b. [Il richiamo è dovuto a stretta analogia di questa strofa
(cfr. Saggio cit., p. 348) con altra della medesima lauda situata a c. 695v]
(c. 700r).

232.
(e) 19. Manca un verso (c. 703v). 97-98. Abondano 2 versi (c. 705r).

233.

(d) 52. fu | fa (c. 709v). 84. scirta / forse passare (c. 710r). 184. io / io
non (c. 712r). 222. tanto | io tanto overo [segue altra parola (forse eo) can-
cellata] (c. 713r).

(e) 91. Abonda un verso (c. 710r).

234.

(d) 35. zogolaro [forse giocolare] / regale (c. 714v). 59. convento / conserto
(c. 715r). 78. acerbo | immenso. [Il P. ricerca la rima] (c. 715v). 94. [Cfr. so-
pra, v. 59] (c. 715v). 137. per / in (c. 716v).

(e) 63. Abonda un verso (c. 715r).

235.

(b) 157. le tue inferme | le tue Tres. (c. 721r).

(d) 80. in | "n (c. 719v). 147. passione | compassione (c. 720v). 179.
vitade [cfr. Antica tradizione, p. 191, nota 54.] / veritade (c. 721v). 190. che
| cui (c. 721v) [il P. corregge che . .. gli ; cfr. Antica tradizione, p. 12, nota 27].
193: la lassi | lassasti (c. 721v). 204. haile /| l’hai (c. 722r).

(e) 158. Assisi da l'assedio [...]: essercito di Federico 2° imperatore
(c. 721r). 232. Questi 6 versi [altri] abondano [si tratta d'una strofa in la-
tino: Aver mater humilis | ancilla Crucifixi, / Clara, virgo nobilis, / disci-
pula Francisci | ad celestem gloriam | hac nos proficisci]. Questa laude può
talvolta ridursi più comodamente ad stanze di x versi. (c. 722v).

236.

[in latino.]

237.

(b) 4. troppo mi sei tardato | quanto ti haggio aspettato Tres. (c. 724r).
8. tho aspettato | sei tardato Tres. (c. 724r). 169. viene / venne [depennato]
ts 6 (c. 727v). 222. quando | quanto ts 6 (c. 728v). 389. po te / poi tu [de-
pennato] ts 6 (c. 732r). 390. l'apostol / gli apostol [depennato] ts 6 (c. 732r).
.468. sia afformato | ne sia affamato Tres. (c. 733v).
UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 115

(c) 340. quel / quello (c. 731r). 495. armasa / rimasa [depennato] ts 6
(c. 734v).

(d) 13. che | co (c. 724r). 17. Giesù io t’ho sentito | Giesù dolce audito
(c. 724r). 58. riforma | forse si deforma (c. 725r). 59. ha / a (c. 725r). 104.
saria | sariane (c. 726r). 254. mio delitioso | dilettoso (c. 729v). 312. da l'anima
desiderato | da l'alma desiato [cfr. Antica tradizione, p. 98] (c. 730v). 315.
sape | seppe (c. 730v). 316. vede / vide (c. 730v). 324. la qual | cui (c.
730v). 340. stava | era (c. 731r). 355. si / ci (c. 731v). 468. sia / si ha (c.
733v). 486. li frati | lo frate [depennato] (c. 734r).

(e) 17. Questo quartetto [cioè Giesù io tho sentito] nella ts 6 è replicato
(c. 724r). 501. Quest'ultima diceria abonda, né è dello stil sopradetto e son
posti anco dalla Tres. [L'appendice di dieci versi, depennati, inizia : Giesù
tu ei amore ; finisce: del cor che t'ha bene amato] (c. 734v).

238.

(b) 5. lo loco / ivi si Tres. (c. 735r). 12. fai / fane Tres. (c. 735r). 302.
tra | trahe [cfr. Antica tradizione, p. 170, nota 9.] Tres. (c. 741r). 306. II
pregar che Dio vuole Che ?l tuo voler gli doni, Sarai essaudito poi Di ciò che
li [depennato che li] chiederai / Nel pregar piacerai, Se ?1 tuo voler gli dai,
Essaudito sarai Ne la tua oratione Tres. [trascrizione non fedele ; infatti:
gli piacerà; se già; essaudito poi] (c. 741r).

(e) 1. Scorretta e forse non é del Beato (c. 735r).

239.

(b) 12. venga a | regga ts 2 (c. 742r). 13. per / da ts 7 ts 8 (c. 742r).
26. smarrita | sbandita ts 2 (c. 742v). 33. andar su | gir la su ts 6 ts 8
(c. 742v). 49. il tuo amore ha si /| la luce tua ha già ts 2 (c... 743r)... 52.
dal quale al cor ferita | di cui innamorata ts 2 del cui amor ferita ts 8 (c. 743r)
55. fenda | strugga ts 6 ts 8 (c. 743r). 60. al cor / hora ts 2 (c. 743r). 62.
piacere | volere ts 8 (c. 743r). 68. uno / solo ts 2 ts 6 (c. 743r).

(e) 1. Nelli testi ts 4 ts 8 questa laude è posta fra quelle d'incerti Au-
tori (c. 742r). 37. Questa stanza [cioè A te mi dò con tutto il core e mente] non
é nella ts 2 (c. 742v).

240.

(b) 25. veramente /| ne la mente ts 2 (c. 744r). 33. eura / con teco ts 6
(c. 744r). 36. mi / ci ts 2. (c. 744r).

241.

(b) 6. nol / non ts 8 (c. 745r). 8. d'amor / l'amor [depennato] ts 8
(c. 745r). 10. vinto / virtù [depennato] ts 8 (c. 745r). 20. non / io non [de-

yix

La,
"-
duc
Li

j
id!

ovas

ERE

D

x

a ISTE
7 nta

rx. È
116 FRANCO MANCINI

pennato] ts 6 (c. 745r). 60. laudiam / cantiam ts 6 (c. 746r). 71. canti /
canterà [depennato] ts 2 ts 6 ts 8 (c. 746r). 84 .0 /e ts 2 (c. 746v). 85. ab-
bracciavi / basciavi [depennato] ts 2 pascavi [depennato] ts 6 (c. 746v). 87.
salamandrino | diamantino ts 8 (c. 746v). 94. vada ad imparare / vadasi a
confessare [depennato] ts 6 vadi ad annegare [depennato] ts 8 vadasi ad an-
negare Tres. (c. 746v).

(c) 10. vinto | vénto [depennato] ts 2 ts 6 (c. 745r).

(e) 1. Questa laude secondo li testi ts 4 et ts 8 é d'Incerto. Io la credo
del Beato (c. 745r). 44. Questo quartetto [Pensando, amor verace] non é nella
ts 6 (c. 745v). 45. è idest ‘sei’ [cfr. sopra 88, 46] 48. Questo quartetto
[Quando veggio fasciata] non è nella ts 8 (c. 746r).

(b) 10. declinato | inclinato ts 6 (c. 747r). 13. piacente / piangente ts 6
(c. 747r). 29. su ’l / sopra ts 2 (c. 747v). 30. unico col | genito del ts 6
(c. 747v). 31. il genito | l'unico ts 2 (c. 747v). 33. cerca / corra ts 6 (c. 747v).
34. canto | angeli ts 2 (c. 747v). 36. che sopra | sopra ts 2 (c. 747v). 37.
ma digridar e laudar non cessate | di laudarlo e d'altro non curate ts. 6 (c.
747v). 39. crede il | crede al [cîr. Antica tradizione, p. 190, nota 14.] ts 6 (c.
747v). 42. di canto | del stuolo ts 6 (c. 747v). 55. garzoncello | garzonetto ts 6
(c. 748r).57. et non partirlo | non partecipando ts 2 (c. 748r).

(e) 1. Questa laude nel testo ts 6 é scritta a ottonarij (c. 747r).

243.

(b) 23. facce | face ts 2 (c. 748v). 33. quant'erano | com’erano ts 8 (c. 748v).
36. la cherubina | a li serafini ts 8 (c. 748v). 55. tutti i cori | tutto ’1 stuolo
ts 6 (c. 749r).

(e) 1. Posta nel testo ts 4 sotto nome d'Incerto autore. Questa sorte di
versi può essere di x1 e xr sillabe (c. 748r). 39. Questo quartetto [O voi
serafini, in un amor sommersi] non è nella ts 8 (c. 749r).

244.

(b 3. a la danza | danzando ts 6 (c. 749v). 15. d'amor | ancor ts 2
16. (c. 749v). cantate | cantando ts 2 (c. 749v). 17. benedicete | benedicono ts 2
37. (c. 749v). dov'io so'andato | dove sei entrato ts 2 (c. 750r).

245.

. (b) 2. ingrata | pigra ts 10 (c. 750v). 3. splendor /.amor ts 9 (c. 750v).
4. per me sostenesti / per amor patisti ts 6 per mio amor patisti ts 10 (c. 750v).
13. amor amor | amor Giesù ts 10 (c. 750v). 16. ti coce / in croce ts 9 (c. 750v).
20. l’amor di spine il capo ha incoronato | in croce sei per amor trasformato
ts 9 (c. 750v).

(e) 24. Nel testo ts 9 abonda un quartetto, quale par d'altro stile, peró
si lassa (c. 750v).
77 X E k^ & M H {
[3 pr pod Y j D d STO L
UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 117
246.

(b) [in latino. Varianti da ts 6, Tud]. :

247.
(b) [in latino. Varianti da ts 2 ts 6].

248.

(b) [in latino. Le varianti sono precedute da m. — ms ?].

250.
(b) [in latino].

251.
(b) [in latino].

252.
(b) [in latino].

253.
(b) [in latino].

254.
(b) [in latino].

255.

(b) 16. seguire | servire ts 6 (c. 768v). 39. verità / virtù ts 9 (c. 769r).
60. sta / sia ts 6 (c. 769v). 179. ricchezze | mercede ts 9 (c. 772r). 180.
e a sé lo | e santo il ts 6 (c. 772r). 195. come prelation peggiorar soglia |
di Dio priva la mente e si la spoglia ts 6 (c. 772v). 196. ben | or ben
ts 6 (c. 772v). 202. bene / vero ts 6 (c. 772v). 210. riso / rischio ts 9 (c. 772v).
225. in sacramento | lo sacramento ts 6 è | ha ts 6 (c. 773r). 232. et infi-
nito | d'amor unito ts 6 (c. 773r).

256.

(b) 32. ferventemente | si ferventemente ts 8 fervente Tud (c. 774r). 46,
patij | hebbi ts 6 (c. 774r).

Nm eee ra T D PL DI > em ELT tu
"CASU OS. MC Oe rn È PERITI dg M

e
| VAS
i H

;

At

*

|

E ux a 5 MA Ld

è v-
Aiino

me (VA

^ D
opcs

RS mis, ca

fee Si
ND SER — ee +e ASIA MOSSE
118 FRANCO MANCINI
207.

(b) 43. strofinarsi fra | strascinarsi con ts 6 (c. 775r). 45. si specchia
in | disprezza il ts 8 (c. 775r). 47. sempre vive con pensieri / a laude attende
volontieri ts 6 (c. 775r). 51. da vicini / con inchini ts 6 (c. 775r). 60. per far
de’ fatti | perfetto ts 8 ts 9 (c. 775v). 62. rimproverare et | improperij con
ts 6 ts 8 (c. 775v). 64. misfatti | difetti ts 6 ts 8 ts 9 (c. 775v). 74. non

. difender | se difendi il ts 6 ts 9 (c. 775v). 75. ma fa dell'altrui volere |
poca pace potrai havere ts 6 ts 9 (c. 775v). 76. se è honesto quel seguire |
però è meglio lassar dire (gire ts 6) ts 6 ts 9 (c. 775v). 103. dire / udire
ts 6 ts 9 (c. 776r). 104. e fare | e faremo ts 8 (c. 776r). 107. per l'uno /
per un huomo ts 9 e per l’altro impaccio | per ogni picciolo ts 8 (c. 776r).
109. deh / hora ts 8 (c. 776v).

(e) 17. Quartetto di più [Non vuol Christo berlenghieri| nelli ts 6 ts 8
(c. 774v). 33. Questo quartetto [Homo cupido et avaro] manca nella cifra
ts 8 (c. 775r). 41. Questo quartetto [Feste, giochi et istrumenti] manca nel
testo ts 8. Li 3 quartetti seguenti cioè [Feste giochi et istrumenti ; Chi si
specchia in ben parere ; Chi attende a stare ornato] mancano nella ts 9 (c. 775r).
77. Quartetto Veglia assai et ora spesso quale non è nella ts 9 (c. 775v). 85.
Quartetto [Li sensi habbi regolati] che manca nella ts 9 (c. 776r). 93. Quar-
tetto [Pensa spesso de i dannati] di più nel testo ts 8 (c. 776r).

258.

(b) 8. e tra! buon mi / di malfar si ts 6 (c. 776v). 16. inganni | af-
| fanni ts 8 (c. 776v). 108. apparenza | paresentia [?] ts 6 (c. 778v). 124.
sto in | desto ts 6 (c. 779r).
(d) 149. assanna /| appanna (c. 779v). 197. per uno picol /| forse per un
picciolo (c. 780v). 198. dannaria / donaria (c. 780v).
(e) 59. Li sequenti quartetti sono al fine; sono di piü nel testo ts 6
(6:9777N)

259.

(by 10. annegato / agugliato [cattiva lettura per aguagliato] ts 7 (c. 781v).
19. che si veda | vedesi ts 7 (c. 781v). 20. di / gir ts 7 (c. 781v). 28. si
| in giù ts 7 (c. 782r). 41. se difetto | se despetto ts 9 (c. 782r). 51. mazze
/| matte ts 6 (c. 782v). 62. bastone | bastoni ts 6 ts 8 (c. 782v). 82. allora
| | e bene ts 6 (c. 783r). 106. così / come ts 9 (c. 783v).
È (e) 5. Infra, carta 732 [infatti a c. 790v la lauda n. 265 altro non è
se non un excerptum di questa, a cominciare dal v. 5 La vera humilitade
fino al v. 28 quant’ella si discende] (c. 781v).
mc
È
x
a
i
4
e
i
t
1
UD
vc
*C
È
Y
a
ES

UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 119

260.

(b) 56. remunerata | renovata ts 8 (c. 785r).

261.

(b) 3. e te Christo figliuol di Dio | e a te Christo alto gridamo Tres.
(c. 785v). [A fianco di questa lauda non ci sono varianti, ma un rifacimento
secondo il testo Tres. (pp. 767-770), cui rimandiamo. Una sola lezione si re-
gistra, oltre che da Tres., da ts 7, al v. 46 terminare | finare (c. 786r).]

(e) 1. Scorretta (c. 785v). 47. [Lungo il margine inferiore:] Qui fini-
«scono le laudi di più nella ts 6 (c. 786r).

262.

(b) 11. caccianaglia | zanzavaglia ts 5 ts 6 (c. 786v). 24. valore / vigore
ts 6 ts 7 (c. 787r). 35. aresce | accresce ts 7 (c. 787r). 37. conculcato | oc-
cultato ts 7 (c. 787r). 45. de esser [contrassegnato da] ts 7 (c. 787r). 46.
riputato: | reprobato ts 6 ts 7 (c. 787r). 50. ciambra | cambra ts 7 zambra ts 8
(c. 787v). 54. soffrir mia | soffrir ts 6 ts 7 (c. 787v). 55. fortezza. | forte ts 7
(c. 787v).

(d) 42. sei | ei (c. 787r).

263.

I

(e) 4. Verso di più [infatti il verso è stato anche depennato] (c. 788r)

264.

(b) 11. in te incarnare aspetta [contrassegnato da] ts 2 ts 7 (c. 789r).
(d) 57. tua | sua (c. 790r). 62. tuo / suo (c. 790r).

265.

(e) 1. Vedi sopra, carta 723b [cfr. n. 259, 5] (c. 790v). 24. Vedi il resto
di questa laude sopra, carta 724 [c. 782r) (c. 790v).

266.

(d) 3. gloria /| sia gloria (c. 791r). 21. s'allegra / gaude (c. 791v).

269.

(a) Loda il SS. Sacramento dell'altare.
(b) 71. vivo /| vino [depennato] ts 2 (c. 796v).
(d) 57. de | di te (c. 796r).

ILN.U 1 Y e 6 9 RE, (Y n perda x EE n
NE "£50 A AC eu Ss su de AI i Tk \ ED LT

T IM oM
Mv LZ. 4

"Y

CES

Ie 73
iti, Calì ?

PES

I

D E a PT SEC uda as Cate utate

Er

[Va

ix

basa —

Mmi ee eue

x

el
duo Eel
—_=c. =_=
120 FRANCO MANCINI
270.

(b) 16. gisti / andasti [depennato] ts 2 (c. 797r).

(d) 19. impacci / forse i crepacci (c. 797r). 22. in inferno e timore |
forse inferno e muore (c. 797v). 40. nella quale [depennato] / in cui (c. 797v).
48. ch'é infiammato | ch'infammi tu! (c. 798r).

273.
(d) 25. da cesso | lungi (c. 801r). 35. ammattare | ammantare (c. 801r).

275.

(b) 22. la notte e dia | tuttavia ts 2 (c. 806r). 44. patriarchi e profeti amati
da Signore | e te Evangelista, amato dal Signore ts 2 (c. 806v). 46. siate
notte e dia | a Dio sempre sia ts 2 (c. 806v). 50. Marco sacrato con San
Luca e Andrea | numero sacrato con Santo Matthia ts 2 ts 4 [segue altro
segno : forse etc] (c. 806v). 70. di pene tante | di sangue trionfanti ts 2 (c. 807r).

(e) 1. Questa laude nelli testi ts 4 e ts 2 è solo di 9 stanze et nel
testo ts 11 é piü copiosa né credo sia del Beato, ma dell'incerto todino,
fatta doppo per farsi menzione di S. Bernardino e anco é di stil basso : fatta
o ampliata intorno al 1400 (c. 806r).

276.

(b) 20. chiamando | cercando ts 4 (c. 809v). 23. sospirando | sospirandol
ts 10 (c. 810r). 24. penosa / pensosa ts 4 ts 10 (c. 810r). 28. di darmi |
d'haver ts 2 ts 4 dimando | addimando ts 2 ts 4 (c. 810r). 41. l'amor |
Giesù ts 10 (c. 810r). 43. gioia / doglia ts 4 ts 10 (c. 810r). 46. a più ar-
dente | all'amore ts 4 (c. 810v). 48. all'amante | all'amore ts 4 (c. 810v).
49. mi strugge | mi stringe ts 4 (c. 810v). 50. saccio / so già ts 4 (c. 810v).
73. giunto | giunta ts 4 (c. 811r).

(c) 47. anima | animo ts 4 (c. 840v).

(d) 1. desiderio | desire o desio (c. 809v). 22. la qual | cui (c. 809v).

(e) 44. Qui finisce la ts 10 (c. 810r). 56. Qui lassa la ts 4 (c. 810v).
67. Qui rientra la ts 4 (c. 811v).

277.

(b) 12. co / ció ts 10 (c. 811v). 16. era / et ? ts 10 (c. 811v). 29. pen-
sate | deh pensa ts 10 (c. 812r). 35. "n / in [depennato] ts 10 (c. 812r).
36. egli / lui [depennato] ts 10 (c. 812r).

(d) 9. un /| alias: huom (c. 811v).

(e) 29. deh pensa etc. ts 10. In singolare é meglio (c. 812r). UN;ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 121

278.

(b) 1. l'anima / anima ts 4 ts 10 (c. 812v). 7. per ritrovarlo d'ogni amor |
per lui trovar d'ogni altro ts 4 (c. 812v). 10. ha / ho ts 2 (c. 812v). 22.
penoso | desideroso ts 4 pen[s]oso ts 2 (c. 812v). 23. d'essere con lui stretto
infra le braccia | come mi possa scioglier da le laccia ts 2 ts 10 (c. 812v).
29. anima | misera ts 4 (c. 813r). 31. et / hor ts 10 stata / tanto ts 10
(c. 813r). 50. amo / ama ts 10 (c. 813v). 51. ad esso / è esso ts 4 mio |
e buon ts 2 (c. 813v). 67. a me | o buon ts 4 (c. 813v). 69. clemenza | po-
tenza ts 4 (c. 813v). 72. monda la coscienza | mondana è la scienza ts 4
(c. 814r). 76. stia te sentendo | sia a te venendo ts 4 (c. 814r). 85. il cor
mi si distilla | l'anima se ne brilla ts 2 (c. 814r). 90. giunta è | oimé ts 4
(c. 814r). 94. arso | acceso ts 4 (c. 814r). 95. amor amor | amor Giesü ts 4
(c. 814v). 103. consolatore / consolatione ts 2 (c. 814v). 106. Signor superno |
vivo elerno ts 4 (c. 814v).

(e) 67. Qui finisce la ts 10 questa laude (c. 813v). 107. Qui manca nella
ts 2 (c. 814v).

279.

(b) 6. hora | tempo ts 10 (c. 815r). 10. eternal sentenza | ultima sentenza et
ts 2 ts 9 (c. 815r). 13. che tanto / perché pur ts 4 Giunt. (c. 815r). 14. [Pon-
gono l'interrogativo] ts 4 Giunt. (c. 815r). 19. addormentate / appigriate ts 2
ts 9 [?] (c. 815r). 26. non vedi | risguarda ts 2 (c. 815v). 31. poi ch'a lui
sei andato | perch'a te s'é dato ts 4 Giunt (c. 815v). 36. ti / te [depennato]
ts 2 (c. 815v). 39. ingrato | in terra ts 2 (c. 815v). 44. sol per mio | per
lo nostro ts 2 (c. 815v). 45. risponderatti | risponderebbe a te ts 2 (c. 815v).
48. vo’ | fa’ Giunt. (c. 815v). 56. infernal | ultima ts 2 (c. 816r). 82. se
voi non v’emendate | se a me non crederete ts 2 (c. 816v).

(e) 1. Lauda di Francesco d'Albizo secondo il testo Giunt. et secondo
la ts 4 d'incerto autore (c. 815r). 84. Qui finisce la laude nel ts 2 (c. 816v).
93. Questa stanza [E se tu, peccator, con grande affetto] nel ts 2 è posta
avanti quella O freddi peccatori [v. 61] (c. 816v).

280.

(b) 24. contentezza | bellezza ts 11 (c. 817r). 37. di / habbi ts 7 ts 11
(c. 817v). 42. ci lascia | non preghi ts 11 (c. 817v).
(d) 49. per campar [ alias: che ne scampi (c. 818r).
281.

(d) 35. pregan / forse però (c. 518v).

" x mana
IONS Dp AT EA

atm n ?

Em

e, È

( Fi e
i I
————

$i

P
rmm ae
RICE: DURS E rt TIE:
122 ; FRANCO MANCINI
282.

(d) 134. vitio / essercitio (c. 822v).
(e) 1. Questi proverbij non mi paiono dello stil del Beato, ma dell’autor
di quell’altri, posti a carta 594 [c. 650r] (c. 820r).

283.
(b) [in latino].

284.

(b) 16. gente | honore ts 11 (c. 826r). 17. molto / forse ts 2 (c. 826r).
36. dolore e | dogliose ts 11 (c. 826v). 37. mamma / madre ts 11 (c. 826v).
46. spezza | spianta ts 2 (c. 826v). 52. con grande voce la gente ha gri-
data | la vera luce Giesù l’ha abbracciata ts 2 (c. 827r). 55. o caro | caro
ts 2 (c. 827r). 56. dell'horto / nell’horto ts 2 (c. 827r). 58. schianta | fende
ts 11 (c. 827r). 60. o quanto male ha figlio | o dolor quanto pate ts 2 (c. 827r).
62. mi si schianta il core | dolce lo mio amore ts 11 (c. 827r). 67. O figlio
figlio | o figliol mio ts 11 (c. 827r). 80. o lo mio bene con lo grande an-
vito | o mio desio con grande invito ts 2 (c. 827v). 81. han dato | ti fu
dato ts 2 (c. 827v). 119. e / o ts 11 (c. 828r). 122. lo mio amore | mio sal-
vatore ts 11 (c. 828r). :

(e) 71. Nel testo ts 2 qui va il quartetto Figlio tu sei di spine [cfr.
vv. 103-106] (c. 827r). 103. Questo quartetto è posto di sopra nel testo
ts 2 [cfr. vv. 71-74] (c. 828r). 107. Questo quartetto [Tu hai voltato, figlio,
lo tuo viso] non é nel testo ts 11 (c. 828r).

285.
(d) 1. agnello | forse angelello (c. 828v). 25. lui | ei (c. 829r). 76.
agello | forse agnello (c. 830r).
286.

(e) 1. Non pare del beato Iacopone (c. 830v).

287.
(b) [in latino].
(e) 20. [Lungo il margine inferiore, piuttosto logoro, si legge appena :]
Finisce il testo [...]. Segue il testo ts 12, cioé le di piü (c. 831v).

288.

(d) 10. ne sia | mi si dia (c. 832r). 35. privato | privo (c. 832v). 66.
crescerà | haverai (c. 833r). 73. tardar | t'andar (c. 833v). m ne M sb rd y ET ty NA. Xii L
UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 123
289.

(b) 3. figlio di Dio vero | caro mio ristoro Tres. (c. 835v). 6. io l'ami
o amatore | sempre io t'haggia a amare Tres. (c. 835v). 63. o chi trescar
[ms. tressar] non /| chi abitar hor non Tres. (c. 836v). 66. esso amate con
tutto il core | lui di cor deggiate amare Tres. (c. 836v). 146. e sempre mai
non restare | senza mai laude finare Tres. (c. 838v).
(d) 110. sentirai | sentivi (c. 837v).
290. :

(d) 3. il | del (c. 839r). 81. sempiternal allegrezza | eternal altezza (c. 840v).

291.

(e) 1. Non lo credo stil del Beato (c. 841r).

292.

(d) 78. tanto tormento | tanli tormenti (c. 844v). 101. consente | cono-
scente (c. 845r). 109. trista rimanere | forse meglio rimaner dolente (c. 845r).

(e) 1. Stile simile alla sopradetta laude (c. 843r). 25. Manca un verso
(c. 843v).

293.

(d) 115. divino | vivo (c. 848r). 153. lucente / lucete (c. 848v).
(e) 218. Manca un verso (c. 850r).

294.

(e) 1. Non mi pare stil del beato Jacopone (c. 851v).

295.

(e) 1. Stile simile al sopraddetto (c. 853r).

296.

(d) 23. l'amata | l'amanza (c. 855v). 45. sequita | segue (c. 856r). 69.
con le labra ridenti | forse con le labra rendete (c. 856v).
(e) 1. Stil simile al sopraddetto, parmi (c. 855r).

297.

(d) 78. udire | forse vedere (c. 858v).

rio

rod Fe

' um
L5 si ic, Capita EE

t
124 FRANCO MANCINI

298.

(b) 8. compatir / con partir ts 4 (c. 859v). 14. tue / tu ts 4 (c. 859v).
23. risguarda | ma guarda ts 12 (c. 859v). 34. amore | l’amore ts 4 (c. 860r).
60. dal / del ts 4 (c. 860v). 62. co’ maledetti | che giudicato ts 4 (c. 860v).

(e) 1. Pare stile di Feo Belcari (c. 859v). 39. Le stanze 3 sequenti [ini-
ziano : Finirai tosto nel vano appetito ; Che farai, pigro, varratti niente ; Vuoi
fu morir con quell'altri ostinati] sono di più nel testo ts 12 (c. 860r). 62.

[Lungo il margine inferiore :] Qui finiscono li testi ts 2; ts:9, ts. 10; t9. 12
(c. 860v).

299.

(b) 21. o sconoscenza nostra | o sconoscenza ts 4 (c. 861r). 22. da te /
data ts 4 (c. 861r).

(c) 1. chieggio | chero Tud (c. 861r).
(e) 23. [Lungo il margine inferiore :] Dalli testi ts 1 Tud (c. 861r).

300.

(d) 95. può / potrà (c. 865r).201. le vasa / la casa (c. 867v).

301.

(e) 316. polve: ‘terra’ (c. 876v).

307.

(e) 164. Qui manca una stanza (c. 906r).

ANTOLOGIA

I sette saggi, tutti presumibilmente inediti, che vogliam dare della
silloge Petti costituiscono l'esigua rappresentanza di molti altri degni di
essere almeno conosciuti : senonché, se ogni edizione richiede tempo e fatica,
quella d'una vasta antologia di poesia religiosa umbra dei secc. xiv e xv
sarebbe, allo stato attuale, prematura per non dire intempestiva. Ad essa
contribuirebbe comunque non poco il recupero dello Spithóver, assai ricco
di imitazioni iacoponiche anche antiche. Spesso, purtroppo, fra Petti e

Tresatti, non si ha altra alternativa che di vere c proprie rovine o di restauri
deformanti. —MÀ

DE

m CE

| UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 125

PP wn
ES

^



213 (c. 628v)

| Tutti noi dovem laudare
e l'alto Dio ringraziare.


da

Come voi havete inteso,
poi che Adam Dio hebbe offeso,

fuor ne gia del paradiso 5
per lo suo primo peccare.

Et tutti eravam dannati
e da Dio sentenziati

che all’inferno fossimo portati
et loco dovessimo penare. 10

Ma, com'era stabilito
\ che tanto mal fosse finito,

l’alto Padre Dio infinito
una Vergin fé’ creare.

La qual Vergin pura e netta 15
sopra tutte benedetta,

da molti profetata e scritta,
nacque per noi risanare.

N Mr
> qa

Concetta fu senza peccato
e senza macula d’ogni lato, 20

I

vaso mondo purificato,
ove Dio dovea habitare.

x

Yea iz

'
L =
Ro EREDI CIEL COM rr SELL

=”

Quando nacque tal regina
tutta la corte divina,

+

| sentendo tal medicina, 25
cominciossi a rallegrare.

*

-

tx
s uo INED

Lo demonio se n' turbava,
duramente si boitava,

ch'egli ben considerava
ch'il popol dovea salvare. 30
Littorio =

126

FRANCO MANCINI

Santa Maria del mondo amica
senza difetto e senza pieca,

che la nostra piaia antica
tu venisti a medicare !

Benedetto sia quel giorno
ch’il tuo corpo tanto adorno

fu prodotto in questo mondo,
per doverne liberare.

Ringraziato sia a tutt’hore
l’alto Dio nostro Signore,

che produsse cotal fiore,
per la Vergin consolare.

Benedetta sia sant'Anna
che portó si dolce manna,

quella che sempre s'affanna
'nanti a Dio per noi avvocare.

Tu nascesti Vergin pura,
perfetta senza misura,

per haver cotanta cura
e dall'inferno noi scampare.

Madre di Dio figlia e sposa,
Maria Vergin gloriosa,

ben ti fece preziosa
l'alto Dio di grand'affare.

Chi ti potria, Madre santa,
pur lodar di grazia tanta ?

Graziosa è’ tutta quanta :
laude a chi ti fé’ creare.

Santa Madre, ben sapemo
che a te noi non rendemo

degne laudi com’ dovemo;
ma a te piaccia perdonare ;

35

40

45

50

55

60

a

5 UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 127

ché sei fonte di pietade
e madre sei di caritade,

perfetta sei d’ogni bontade 65
e sei nave del gran mare.

Più che ’1 sol sei risplendente,
chiara stella rilucente ;

chi ’n te crede certamente,
’n nulla pena può durare.

70
Peccatori, hor conosciate
tante grazie Dio ci ha date;

del mal far voi vi cessate,
se con Dio volete stare.

Hor preghiam santa Maria, 75
nostro rimedio e nostra via

che n° defenda da morte ria,
come ch'ella il può ben fare.

Sì che possiam gir davanti
a quel Santo de li santi; 80

in paradiso tutti quanti
ne possiamo ritrovare.

213 (c. 628v). Il motivo della Vergine che strategicamente vien con-
trapposta a Eva, proprio perché risanatrice dei mali causati. dal peccato
originale, è molto antico e frequente (cfr., del resto, lo stesso Iacopone di
XLIMI 129-144). Con questo unicum della silloge Petti siamo però in grado
di conoscere un esempio dei più arcaici e suggestivi, anche se duramente
provato da travestimenti (non escluso quello del curatore secentesco). Alla
serie degli ammodernamenti formali hanno comunque resistito non poche
spie morfologiche e lessicali (loco e boitava scandalizzarono il Petti), che
potrebbero ragionevolmente ricondurci entro il duecento. Il paragone che
spontaneamente si instaura è quello con le laude mariane del Cortonese,
benché la componente popolare sia qui più visibile.

È questo il primo caso in cui la disposizione tipografica tien conto del
sottinteso musicale, che articola la strofa di struttura zagialesca (aaax) sì
da distinguere i primi due versi in ‘ mutazione ’ e i secondi due in ' volta ’
(cfr. C. TERNI, Per una edizione critica del Laudario di Cortona, « Chigiana »,
21, 1964, pp. 111-129). 1

*

A

è ”
ta

-*

> SE SS 9. i
d TER REANO CISCO SONDE Oa SLA SITR

ati

m.

M

go o Nae A ù NE, a N
Due AR UE TIE Y eL E Url UAM T Te e Le EI EAT Ies PRDe Uo

I

(Va

|
|
|

"
x
drm ih
128 FRANCO MANCINI

3. Come... inteso ‘ Com’è noto a tutti voi’. Apostrofe giullaresca.
5. [testo : givan]. 6. [testo: peccato]. 8. sentenziati ‘ condannati’. 10.
loco ‘ colà”. 11. com'era stabilito ‘ poiché era stato decretato da Dio '.
12-13. finito : infinito : rima derivativa ; [di dio ; di depennato]. 15. pura e
netta : antica coppia sinonimica. 17. scritta ‘ predetta nelle sacre scritture *.
19. Concetta...peccato: sine labe originali concepta. 20. d'ogni lato:
zeppa: ‘ senza nessuna macchia’. 21. purificato : rafforza mondo ‘ puris-
simo ’. Ricorda da vicino il vas electionis. 25. medciina : così è considerata la
Vergine : cfr. anche Iac. 1. Si noti la costruzione diretta di sentire : ‘ avendo sa-
puto di tal m.’. 28. si boitava ‘ giurava a sé stesso di afre ogni sforzo (per
impedire la salvazione umana)’. 29. considerava ‘ prevedeva’. — 30. dovea :
sogg. sottinteso è Maria Vergine. 31-33. amica : pieca : antica : rima umbra.
pieca : con velare desonorizzata (dal lat.: plica) ha il medesimo significato di
difetto. piaia : [grafia Petti: piaya] ‘ piaga’ cioè ‘il peccato originale’. 37.
fu... mondo ‘ fu dato alla luce di ’. Si noti l'assonanza. 38. ne ‘-ci’. 39. tut-
t'hore ‘ sempre’. 41. produsse: vedi precedente v. 37. 44. portò ‘ con-
cepl'. manna ‘ conforto’. 45. quella... s'affanna: cioè, Maria Vergine.
46. per noi avvocare ‘ per difenderci’. 48. senza misura : (for misura avrebbe
scritto Guittone) promuove al grado superlativo l’aggettivo che precede.
54. di grand’affare ‘di nobilissima condizione’: sottolinea alto, Cfr. Iac.

Lxv 150. 57. Graziosa... quanta : traduce gratia plena; e’ ‘ sei’. 66. del
gran mare : come il mare magno di 289, 121 (e cfr. Iac. LxxxHI 33) alluderà
all'oceano. 67-68. Più... rilucente: eco biblica. Cfr. anche Sap. 7, 29.

70. [testo : nulla p.]; durare ‘ permanere a lungo’. 72. Dio ci ha date:
relativa giustapposta. ‘73. del ‘ dal’; vi cessate: antico congiuntivo con
valore di imperativo: ‘ desistete’. — 74. con ‘dalla parte di’. 77. n° ‘ci’;
ria ‘ senza assoluzione dei peccati’. ‘78. come ch'ella ‘poi ché’; il (ne-

,

Uro); ciò 92. ne. cl

184 (c. 575r)
«Ciascun divotamente
saluti l'alta Vergine Maria,
ché oggi ambasceria
per me gli manda Iddio onnipotente.

Ave gratia plena, 5
humib polella ..:is «sib sé .ie0.n [etta],

alta stella serena,

sopr'ogni donna sei tu benedetta.

Di te, Vergin diletta,

s'inchinó Dio a voler prender carne ; 10 UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA

e volse a te mandarne
con tal novella, Vergine timente ».

«Qual è questa salute ?

Hor mi consiglia, padre, in tal novella,
ch’io sono amaricata

nel tuo sermone, dentro da la cella ».
«Non dubitar, donzella,

tu hai trovata grazia appo Dio;

da sua parte vengh'io :

sua genetrice eletta sei ’n presente.

Conciperai '1 suo figlio

e lo partorirai con gran dolciore ;
chiamerai '1 fresco giglio

Iesü, figliuol de l'alto Creatore ;

lo qual sarà signore

de l'universo e viverà in eterno ;
non havrà fin suo regno:

di tal novella puoi esser gaudente ».

«Come può esser questo,

che ’1 mio ventre concepese portato,
ché ti fo manifesto

che non conobbi mai altr'huomo nato ?
Ma se tu hai recato

da Dio quest'ambasciata, o messaggiero,
or mi dichiara il vero ;

di ció mi meraviglio fortemente ».

«Non ti maravigliare,

ché sopra te verrà lo spirto santo

e faratti ombratura

per la virtü del Padre, per cui canto.
Peró ti puoi dar vanto,

ché de lo cielo tu sarai regina

e somma medicina

del primo padre e de' suoi descendenti.

Tu sai che tua cognata
Elisabetta piacque a l'alto Dio ;
concepette invecchiata,

129

15

20

25

30

35

40

45

TA,

"Y
n A

ic nr a

A. ^
e

* y
ta -
m. uUa

a

— d

Eo uS

m.
(N

3

E

i UNE 1 E -
» vo > i LN - Y^ Y S
DEI IBID. SI) APPOSITA DAME Tut VSS OA NA X "UT MIRI VCI OR» IRE RAR IA

V -

MN

"

i"

m d

T P.
A

rr, f
ow E — — — Mn

>

FE

A
Matan

I

P

Tar”
x AJ

OV
paiono ug
———tsttr—q.— — ga»

130 FRANCO MANCINI

e niun verbo è impossibile a Dio ».

«Laudato il grande Dio!

Or ecco la sua ancella humiliata : 50
come tu m'hai contato

COSÌ sia 45 6d Aut. i eui ee [ente].

184 (c. 575r). Annunciazione (vicinissima al testo evangelico di Luca)
di tipo assisiate o perugino, proveniente dal codice di Bevagna ; non se ne
conoscono altre attestazioni. Il genere é ovviamente quello delle cosi dette
rappresentazioni sacre in ottave costituite di settenari e endecasillabi, alter-
nantisi secondo lo schema aBaBbCcX, con ripresa-prologo aBbX (in cui
X —a). Si registra peró qui una grossa eccezione — che ci sembra da attribuire

.all'originale e non a difetto di copia — ricorrente nella seconda e quinta

strofa, dove il terzo verso si presenta irrelato anziché rimare normalmente
con a. La copia Petti presenta due lacune, delle quali ia prima più facil-
mente ricostruibile. La lauda, attestata dal codice di Bevagna e dal perduto
Spithóver, non é in Tresatti.

1. Ciascun divotamente : specie di prologo rivolto dall'angelo agli astanti.
6. In merito alla lacuna si dovrà forse congetturare: che da Dio sei eletta
(cfr. n. 173, 1). 9. Di té “in te’ o, meglio, * da te’ : dipende da prender car-
ne ' incarnarsi '. 12. timente ‘ timorosa'. 13. Qual è ‘ che significa ' ; questa :
[testo : questo] ; salute : per salute (femminile) cfr. Iac. xii 147. — 14. padre:
l'epiteto é rivolto all'angelo annunciante. 15. sono : [testo : so tutta] ; amaricata
“rimasta perplessa a causa delle tue parole’; Luc. 1 29: «Quae cum au-
disset, turbata est in sermone eius et cogitabat qualis esset ista salutatio ».
17-18. Non dubitar... Dio: Luc. 1 30: «Et ait angelus ei: Ne timeas,
Maria, invenisti enim gratiam apud Deum ». 19. vengh'io: [testo : vengo
i0]. —20. eletta “sei stata. .scelta «come; s. "n;:presente: *-or;ora '. . 21-23.
Figlio : giglio : rime di consuetudine ; Luc. 1 31: «ecce concipies in utero et
paries filium et vocabis nomen eius Iesum ». 25-27. lo qual... regno:
Luc. 1 32-33: « Hic erit magnus et Filius Altissimi vocabitur et dabit illi
Dominus Deus sedem David, patris eius ; et regnabit in domo Iacob in ae-
ternum et regnum eius non erit finis». 29. Come... questo: Luc. 1 34:
«Quomodo fiat istud, quoniam virum non cognosco ?». 30. concepese
portato ‘desse frutto’. 32. altr'huomo nato ‘nessun uomo’: nato è in
funzione rafforzativa 38-39. ché... ombratura: Luc. 1 35: «Spiri-
tus sanctus superveniet in te et virtus Altissimi obumbravit tibi». 40.
canto ‘ parlo '. 43. medicina ‘rimedio’. 45-48. Tu sai... a Dio:
Luc. 1 36-37: « Et ecce Elisabeth, cognata tua, et ipsa concepit filium
in senectute sua... quia non erit impossibile apud Deum omne verbum ».
49. Si noti la rima identica. 50-51. Or ecco... contato: Luc. 1 38: « Ecce
ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum ».
UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA

3.

185 (c. 576v).

« Figlio, poi che sei nato

et hai degnato — di me prender carne,
dovemo presentarne

al loco santo pio e grazioso.

Ecco lo primogenito

che ti presento, o Padre onnipotente,
tuo figliuolo unigenito,

che l’hai mandato per salvar la gente.
O figlio mio piacente,

te haggio offerto et so’ purificata,
vergin so’ immaculata,

ch'i' ho parturito il frutto dilettoso ».

Oblazione novella
fatta è sì bella — de Iesü incarnato.
La vergine [... ella]

che voi dicete ne l’altar l’ha posto.
Il mondo è rinovato

del novo Re ch'é nato piccolino.
Christo, quel giovanino,

che sopra onne esso è specioso ».

«Che gaudio sente il core,

o Vergin di valore, — del ciel reina,
quando lo tuo Signore
ale tue poppe... . v. s'inchina ? ».

«Di gloria sono piena ;

vedendo lui mi dà si gran diletto,
con lo mio intelletto

saglio nel cielo al patre glorioso ».

«Dono di povertade
ti rappresenta il picciolin garzone ».
O alta Maestate,

9 * 0 0 9 c9? 0 * 9 0 e 9 0 9 0 è 0 * * 9 0 * * è è è

® 0 0 c9 0 0 0 $9 c9 £9 9 0 9$ 9$ 19 t9

contenta te abbraciar, Figliuol di Dio.
Vienne, diletto mio,
a riposarti al petto desioso ».

131

10

15

20

25

30

35

hà Tubo dt

Ny
MERI 2
wh S *

Pom
S. MN e

^

"AT

,
5

EP LX

l Ms REN A
Ax CL mm
"M nni

Z:

de

(Ah

pe;
n rg Ro ORI E et

132 i FRANCO MANCINI

« Signore, or si riposa

lo servo tuo in pace Simeone.

La benedetta sposa

ha parturito chi ’1 mondo creone ; 40
risguarda a tal garzone,

che del popol di Giudea è chiamato

nostra guida. ....... ac ato]

questo fantin cosi maraviglioso.

« Ricevil fra le braccia ». 45
«Hor t'avaccia, — Donna di valore.

Dicoti in chiara faccia

che d'un cortello ti passerà ’1 core.

Morirà in amarore,

su ne la croce sarà gavigliato 90
Allor sarà mutato

il gaudio in pianto doloroso ».

185 (c. 576v). Questa presentazione di Gesù al tempio, pur essendo
in forma drammatica (dialogo fra la Vergine e Simeone) consente un di-
screto spazio a nuclei lirici (fra i quali quello — interrotto da lacuna —
della Vergine che allatta). Anche qui infedeltà allo schema metrico : a(a)BbX
per la ripresa; aBaBbCcX per le ottave. Nel secondo verso della seconda
strofa é assente la rima interna ; omissione che si riscontra altresi nella quarta
(peraltro molto lacunosa) e quinta strofa; irrelato inoltre il quinto verso
della seconda strofa. Provenienza del componimento : attestato anche dal
codice di Bevagna, non è in Tresatti.

13. Oblazione ‘offerta’. 14. Iesù: [testo: Jesù dolce: ma dolce è
depennato]. 17. rinovato ‘ redento dal’. Cfr. Dante, Purg. xxu 70. 21. il
core: [testo : il tuo c.; ma tuo è depennato]. 22. valore: [testo : valor]
+29. Dono di povertade: sarà la tortorella portata da Maria quale offerta.
32-33. [Il testo è oscuro e lo stesso Petti ne è consapevole : donoi sì picciola
offerta molto so io]. 37-38. Signore... in pace: Luc. 11 29: « Nunc dimittis
servum tuum, Domine, secundum verbum tuum in pace». 46. f'avaccia
‘affrettati’. 47. in: [testo: con]; chiara faccia ‘apertamente’. 48.
che... 'l core: Luc. i1 35: «Et tuam ipsius animam pertransibit gladius ».
50. gavigliato ‘inchiodato’. . 51. mutato ‘trasformato '.

225 e 268 (cc. 666r e 793v) .
La Vergine Maria, nostra avvocata
dinanzi al suo figliuol verace Dio, UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA

dice : « O figliuol mio,
non guardare alla gente tanto ingrata.

Non guardare alla gente, o figliuol mio,
avvenga che sia ingrata del tuo amore,
ma vogli inver di lor essere pio

per qual portasti tal pena e dolore ;
adunque per mio amore

ti piaccia, o figliuol mio, di perdonare
a ogni persona che vuol ritornare

e del peccato sarà confessata.

Ben veggio, figliuolo mio, che la gente
non t'ama tanto et come doveria,

ma tu che fosti sempremai piacente
non risguardare alla lor villania,

onde per cortesia i
ti prego, o dolce figlio e car signore,
che tu per lo mio amore

perdoni a’ peccator le lor peccata ».

«Come vuoi che perdoni, o madre mia,
a quella gente che sta nel peccato ?
ché tu vedesti quanta pena havìa,
quando nel mondo fui passionato

et per lor conficcato

su nella croce con tanto dolore

e poi con disonore

la spogna con l’aceto mi fu data.

Dato mi fu con la lancia nel core,

da poi che era tutto trangosciato ;

et quisto portai per ciascun peccatore,
acciò fosse da colpa lavato ;

ma mo io so’ adirato

contro di loro e vogliolo mostrare,
ché a ciascun che fa male

la penitenza li sta apparecchiata.

Farò tremare lo cielo e la terra

e le demonia voglio scatenare,

acciò che al mondo facciano gran guerra ;
e ciascun peccator deggia pagare

133

10

15

20

25

30

35

40

LX

mL

t

"EXEC".
ai e

JACO REESE PS gr NE PNE VOS X 9.
PLAIN ANI SP SELMI IN SO LL PO Vb Y UPS ARRIERE di SETTANTA SA O E72

usi

E

iE

m n


n——————Ó

Ag
I

i

M

pale
jo DUE

Tai

Sedan as, 134 FRANCO MANCINI

de lo loro malfare,

sì che conosca ciascun ch’ha fallito
come sarà punito

de la sua mala vita trapassata ».

« Grand'hai ragione, o dolce figliuol mio, 45
di dare a i peccator la penitenza,

ma io ti prego con grande desìo

che tu rivochi questa aspra sentenza

e per la tua clemenza

esaudi la tua madre e non tardare 50
che vogli rivocare

la penitenza ch’hai apparecchiata ».

«O madre mia, poiché a te piace

et preghimi cotanto strettamente

con ciascun peccator voglio far pace 55
e in ciò sarò a te conseziente ;

ben dico che la gente

molto forte ti doveria amare,

sapendo pena che dovea mandare

e per tuo amore l’haggio rivocata ». 60

225 e 268 (cc. 666r e 793v). Con l'iconografia della Vergine intercedente
si tocca uno dei motivi piü graditi alla pietà popolare: la quale ingenua-
mente esige che l'esito dell'intervento sia — come in questo caso — piena-
mente positivo ; non sempre a lieto fine è invece presso Iacopone il dialogo
fra peccatore e Dio-giudice, svolgentesi in una suspense che la posta in giuoco
(la salvezza eterna dell'anima) rende estremamente drammatica. Ballata
maggiore: ABABbCceX (macroscopica anisometria si segnala nella prima
e settima strofa, dove il penultimo verso si allinea con i decasillabi-ende-
casillabi) ; ripresa: ABbX (in cui X=A). Attestata dalla Franceschina di
fra Iacopo Oddi perugino. Non é in Tresatti. Dal Petti é stata ricopiata due
volte con lievi varianti: qui si é seguita la seconda copia.

12. peccato sarà confessata: [testo : suo p. sarà confessato]; sarà con-
fessata ‘si sarà confessata’. 15. piacente ‘cortese’. 16. villania ‘in-
gratitudine ’. 20. peccata : residuo di plurale neutro. 21-22. perdoni...a:
costruito alla latina col dativo. 24. passionato ‘torturato e ucciso’. 25.
conficcato ‘inchiodato’. 28. data: [testo: dato]. 29. dato mi fu ‘ venni
colpito’. 30. da poi che era tutto trangosciato ‘ già angosciato com'ero ?.
31. portai ‘ soffersi’. 44. trapassata ‘trascorsa in terra’. 48. sentenza:
come altrove, ‘condanna’. 50. esaudi la ‘presta orecchio alla’. 59.
pena : [testo : la pena]. i

UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 135

Ai

m——

9.

è
ta
eo ito

/

167 e 188 (cc. 535r e 583r).

Ciascun divotamente
novella lauda canti di buon core

e dica con amore :

— Ave Maria, del cielo imperatrice.

d
D

Ave stella del mare, 5
madre di Dio, alma gloriosa,

Vergine singolare,

de la superna grazia abondosa.

Ave Donna famosa,

in te si posa — la divinitade ; 10
tu con soavitade

del paradiso sei porta felice.

Ave, Vergine pura,

madre e figliuola del tuo santo figlio,

che l'humana natura 15
ponesti in tanta altura — o fresco giglio |

Per eterno consiglio

nel ventre tuo discese quello dono,

che era Dio et huomo ;

e di tal fior fosti germinatrice. 20

Ave, Donna soprana,

luce meridiana e dolce fiore.

Tu vivace fontana

sei di speranza a noi peccatori ;

tanto é lo tuo valore 25
che chi vuole impetrare alcuna grazia,

senza te non si sazia,

peró che di quest'arbor sei radice.

xS d €
— à .

——— —— PI Pa

P uU UC.
MS omes, Cas

t

I

Per la dolce salute,

che tu havesti da santo Gabriello, 30
prega il tuo figlio bello,

che ne riceva, o santa genetrice.

AA
(Vai

Po

VO I ER

X4

^T

167 e 188 (cc. 535r e 583r). Salutatio angelica. L'intonazione lirica non
ha consentito il dialogo. Notevoli i calchi su Dante (Par. xxxirm, 1-15), che
servono anche, come termine post quem, a un'approssimativa datazione

"TER HAE M E M ren N Y i "T AVI,
MT SIAT n PIL int e ^ XX \ E SPA ga be DS Y M An

136 FRANCO MANCINI

(siamo almeno alla fine del Trecento). Per la metrica, cfr. nn. 184 e 185.
La lauda, già trascritta dal Petti — ma in redazione leggermente diversa —
al n. 167, proviene dal codice di Bevagna (altra attestazione soltanto in
Spithover). Non é in Tresatti. La seguente trascrizione si avvale di ambedue
le copie del Petti.

8. de la ...abundosa: traduce: gratia plena. 12. del ... felice: tra-
duce: ianua coeli. — 14-17. figlio: giglio: consiglio: rime di consuetudine ;
madre e figliuola: cfr. Dante, Par. xxx 1; humana... altura: cfr. Dante,

Par. xxxi 4-5. 18. quello : [testo : quel]. — 23. vivace fontana : cfr. Dante,
Par. xxxur 123. 25..palore virtù.» 20-27. ;che .....sazia; ctr. Dante;
Par. xxxm 13-15. 28. quest’arbor ‘dell’albero della misericordia della
speranza e della grazia’. 29. salute ‘ saluto’: di genere femminile, come

3

anche presso Iacopone. 32. ne 'ci'.

284 (826r).

Pregam Giesü, lo nostro Salvatore,
che perdonanza doni al peccatore.

O Dio Signor, per noi tu descendesti,

per nostro grand'amor dal ciel venesti,

nel fien giacesti — come un poverello 5
con l'asinello — per lo nostro amore.

Fosti per noi, Signore, circunciso ;

o dolce Amor, bagnasti il tuo bel viso ;

com’io m'avviso — tu forte piangevi,

gran pena havevi — et amaro dolore. 10

La dolce Madre — allora ti guardava

con gran pietade — forte lacrimava,

poi t'abbracciava — per gran tenerezza :

*O mia bellezza, — non piangere, Amore '.

Dall’Oriente venner tre signori 15
con molto honore — e con grandi tesori

et li lor cuori — forte s'allegraro,

quando trovaro — te, o dolce Amore.

Nel tempio fosti, Signor, presentato,
da Simeon nelle braccia portato, 20
e dimostrato — poi foste alla gente
‘allegramente — e con pietoso core. li UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 137 ps
Nell’horto andasti — per oratione M
sangue sudasti — per compassione ; »«
afflizione — o Signor, quanta havesti ! $::2D di

Pena patesti — per lo nostro amore. íc—N

3
Fosti pigliato — con gran tradimento, E
stretto e ligato — con duro tormento ; ti
quanto lamento — tua madre facìa :
‘O figliuol mia, — chi t'ha legato, Amore ? ’ 30

A casa d’Anna fosti poi menato,
la dolce Madre ti ci ha accompagnato ;

nudo spogliato — dinanzi a la gente
e crudelmente — frustato, Signore.
Incoronato — fosti poi di spine, 35

I insanguinato — con dolore e pene.
*O lo mio bene’ — la mamma dicia,
*o figliuol mia, — che mi si strugge il core '.
Ecco la croce — che fu presentata, }
la vera luce, — Gesù, l’ha abbracciata, 40
halla portata — nel monte Calvaro

| con pianto amaro — e con doglioso core.
La dolce Madre — di drieto gli andava: ii
‘O figlio, o padre!’ con voce chiamava, Di:
forte gridava: — ‘O figlio, figlio, figlio, 45 s
o bello giglio, — mi si spianta il core. :
Nudo spogliato — fosti in croce steso, i
‘insanguinato, — battuto et alliso ; 4 |
li chiodi han miso — ne le mani e piedi: 4
o Dio, non vedi — questo gran dolore ? 50 «T
Ecco la croce — ch' in aere é levata,

| con grande voce — la gente ha gridata.

i L'addolorata — sua Madre Maria

T UE DENS. D:

forte piangìa : ‘ O dolce lo mio Amore!

O dolce figlio, — o caro mio conforto, 95
o bello giglio — fiorito dell'orto,

ucciso a torto — senza tuo peccato.

O Dio beato, — mi si fende il core.
138

FRANCO MANCINI

O figlio santo, o figlio mio piacente,

o quanto male ha, figlio, la mia mente!
Perché la gente — t'ha sì mal trattato ?
Figlio beato — mi si schianta il core '.

« O madre mia, — perché cotanto piagni ?
Vergine pia, — perché cosi ti lagni ?

Li miei compagni — io voglio che conforti,
che steggan forti — nello mio amore ».

«O figliuol mio, tal cosa non dire,
figlio, ch'io voglio con teco morire ;
non vo’ partire, — figlio, da la croce,
ad alta voce — stride lo mio core.

A chi mi lassi, caro mio conforto,

o bello giglio, fiorito dell'horto ?

Poi che sei morto, — dolce padre e figlio,
chi dà consiglio — al mio doglioso core ? »

«O madre mia co lo core ansiato,
ecco Giovanni, tuo figlio appellato.

O figlio amato, — piglia madre mia,
pietà ti sia — de lo suo gran dolore ».

«O figlio mio, tu sei assetito ;

o lo mio bene, ch’ho lo grande anvito,
fele et aceto, — figlio mio, t'han dato ;
così penato, — t'é mancato il core.

Figlio, gridando — tuo padre chiamasti

e sospirando — forte lacrimasti,

poi inchinasti, — figlio, il santo capo,
tutto bagnato — di sangue e livore.

Tu hai gridato, — figlio, ad alta voce:
‘Consumato è!’ nel legno della croce ;
quanto ti cuoce, — figlio, il gran peccato,

che tu hai pagato — per lo peccatore.

* Nelle tue mani, Padre, raccomando

lo spirito mio ', dicesti gridando ;

poi abbassando — gli occhi e ’1 santo viso,
morto e conquiso — con pena e dolore.

60

65

70

75

80

85

90 i

UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 139
O figlio morto, — che l'alma t'é uscita, 95
dolce conforto, — ch'eri la mia vita,

o la smarrita — tua madre Maria,

lanima mia — del corpo esce fuore.

La terra trema — e lo tempio è spezzato,

per la tua pena — lo sol s’è oscurato, 100
ottenebrato — s’è già tutto ’1 mondo

per te giocondo, amoroso Signore.

O figlio mio, di spine incoronato,

figlio, di lancia t’è il tuo cor passato ;

chi t'ha frustato, — figlio, amaramente, 105
viso lucente, — del cielo splendore ?

Tu hai voltatoy — figlio, lo tuo viso

et hai donato — al ladro il paradiso ;
haili promiso — la gloria beata,
io abandonata — rimango in dolore. 110

O cruda morte, e perché m'hai rubbata ?
Fatt'hai gran torto a me desolata,

haimi spogliata — di tutto il mio bene;

lassimi in pene — e con amar dolore.

O Maddalena, o sorelle mie care, 115
così gran pena — io non posso portare,

io voglio entrare — dentro al monumento,

con piacimento — abbracciar lo mio amore.

E tu, crudele — e tanto amara croce,

più che lo fele, — hor t'inchina a mia voce: 120
la vera luce — lassami toccare,

voglio abbracciare — Giesü lo mio amore ».

284 (c. 826r). Introduce questa Passio Domini, ampiamente corrottata
dalla Vergine Madre, una sequenza di episodi minori rievocanti — quasi
tutti però in chiave di mistero doloroso — la nascita e fanciullezza di Gesù.
L'affresco manca della più elementare organicità, affidato com’è all'im-
mediatezza estrosa del devoto compositore, la cui baldanza e, si direbbe,
giovanile anarchia coinvolge altresì il sistema delle rime, accettate e benvenute
a commodo e a incommodo dello schema, piuttosto abbozzato che definito.
Da un primo disegno, infatti, AA(a)B(b)X (con ripresa AA) si passa — sia



A

rs. NE US 3|

A
d

pA

-*
^

RE

x | t " — - x
? : es v v e^ a x A E De 7
————— Ia 80. GEIE IBRIDI) VIE O ERE DIU ESAGERA VE | RISO MP VERI? b PERTH AO _ E Gir PI

& ND ey
Ue eL.

Td m
SEI $E s ccs Capt?

me" AS
I —£

1
x -
Li-ion eR

ia:

monti af
140 FRANCO MANCINI

pure saltuariamente — alla più ampliata figura (a)A(a)A(a)B(b)X (ma nella
quarta strofa, addirittura: A(a)A(a)B(b)X) che mette a repentaglio la va-
lidità stessa della struttura strofica adottata. L’orgia di assonanze, con-
sonanze, corrispondenze timbriche e le conseguenti cesure impensate e su-
perflue non tanto sono causa di piacevole varietà quanto di sazietà e mo-
notonia. L’imitazione iacoponica, specie di parole in rima è del tutto priva
di apporti personali. Del componimento non si conosce altra attestazione,
all’infuori di quella del perduto Spithover. Non è in Tresatti.

4. nostro grand'amor ' per il (tuo) grande amore verso di noi '. 8. ba-
gnasti : (di lacrime). 16. honore ‘seguito di cortigiani’. 21. dimostrato
‘mostrato’. 24. compassione ‘angoscia’. 29. facia: [testo: facea].
30. mia: forma indeclinata per mio; viva ancora in alcuni dialetti centro-
meridionali (come, ad es., a Terni e a Rieti). 37. dicia: [testo : dicea].
38. mia: [testo : mio]. 45-46. figlio : giglio : rime di consuetudine ; spianta
‘stacca’, ‘strappa’. 52. gridata: concordato con gente ‘ha levato una
gran voce’. 55-56. figlio: giglio: rime di consuetudine ; orto ‘ giardino ’.
58. fende ‘ divide’. 63-65. piagni : lagni : compagni : cfr. Iac. xcii 92-95.
66. steggan forti ‘si dimostrino incrollabili’. 67-68. dire: morire: cfr.
Iac. xcin 96-97; con: pleonastico davanti a feco, meco ecc., come spesso in
antico. 74. chi... core: scoperta eco iacoponica. 75. ansiato ‘pieno
d'angoscia'. 76. tuo figlio appellato : eco iacoponica come sopra: ‘ sia da
te ritenuto qual figlio’. 77. O figlio amato: cioè, Giovanni; piglia madre
mia ' prendi per tua la mia madre’. 79. assetito ‘ assetato’. 80. ch'ho:
[testo : con] ; anvito ‘ poiché ho ben motivo (di chiamarti così)’. Pedissequa
imitazione iacoponica. 82. t'è mancato il core ‘sei morto’. 86. livore:
dipende genericamente e impropriamente da bagnato: ‘pieno di lividi’.
88. Consumato è traduce fedelmente Consummatum est. 89. ti cuoce ‘ ti costa
di sofferenze *. 90. pagato: è congettura per mangiato del testo. 93. abbas-
sando : dipende da dicesti. 94. conquiso ‘ vinto ?. 95-97. morto : conforto ; uscita :
smarrila : rime iacoponiche. 99-101. La terra... mondo : Luc. xxxui 44-45 :
«et tenebrae factae sunt in universam terram ... Et obscuratus est sol et ve-
Ium templi scissum est medium ». 103-106. Questa strofa — avverte il Petti —
nel ts 2 si trova dopo il v. 70. 104. di lancia ‘con una lancia’; passato
‘ trafitto’. 111. e: ripresa di e dopo vocativo ; rubbata * derubata (dell'unico
figlio)’. 116. portare ‘ sopportare’. 119-121. croce: voce: luce: rime di
consuetudine.

282 (c. 820r).

Cominci a Dio chi vuol bene imparare
saper con riverenza addimandare.
Non é maggior dolore, a chi piü vide, UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA

che perder tempo, quando se n’avvede.
Tempo perduto ma’ non si ritrova,

ma per più studio alquanto si ricovra.
Virtù fa l'huom gentil più ch’altra cosa,
quando la mente in quella si riposa.
Civil costume fan l’huom generoso,
quando d’usarli è pronto e copioso.
Non fa il sangue gentil cotanto nobile
com’ fa il molto saper fisso et immobile.
Al suo maestro faccia riverenza

chi vuol gustare frutto di sapienza.
Non vale a cominciar chi non continova,
ché senza quello ogni dottrina smenova.
Non ti sia tedio, se tu vuoi studiare,
di quel che cerchi spesso addimandare.
Memoria che bisogna e sapienza
s’acquista in insegnar la tua scienza.
Perder si può la robba e no '1 sapere,
però più vale scienza che havere.
Veng'a noi chi soffrisce ’1 bene e ’1 male
puoch’ ad honor si va per queste scale.
Entra la scola nostra chi usare

vuol con li buoni, e gli altri lassa stare.
Chi ode volontieri è buon scolaro,
purché si trovi di parlare avaro.

Fugge scienza l’huomo vagabondo,
fugge il superbo e fugge il furibondo.
Parlar corretto con guardare honesto
son segni certi de l'huomo modesto.
Chi segue il vino e il vizio de la gola,
non venga ad imparare a nostra scola.
Non ha maggior nemico la scienza

che la lussuria senza continenza.

Perde la robba l'huomo giocatore,
perde il sapere e perde ’1 grand’honore.
Poiché l’avar non si riposa mai,

non può acquistare scienza né bontade.
Non per dormir né per giacere in letto
s’acquista honor né ben dell’intelletto.
Se l’huom non si corregge per altrui,
molt’altri si correggono per lui.
Considra quanto honor si fa a la gente
che sanno studiare leggiermente.

141

10

15

20

25

30

35

40

45

,
ME a an 4

x

AA SISI ——————

Tam
, atm m

x.

»

FI

w

Foy

"
rime ae

Tai

tA 4

es Mme e Ti 142

FRANCO. MANCINI

Chi a troppe cose volge l’intelletto,

non può pigliar lo studio il suo profetto.
Chi vince quel ch’è aspro al cominciare,
poi dolcemente poterà studiare.

Non ti curar si ’1 dottor ti corregge,

ché questo è quel che nostra vita regge.
Chi vive senza honore e senza fama

è come schiuma in acqua e fumo in fiama.
Combatter col maggiore è matto studio,
vergogna è col minor et col par, dubio.
Di far sapere a ogn’huom si mostra vago
'—] secreto suo chi ’1 dice a l'imbriaco.

Se vuoi tener secreto alcun tuo fatto,

se tu ’1 di! a nessun, ben ti dimostri matto.

Chi si diletta a mormorar d'altrui,

altri convien che mormori di lui.

A chi t’offende tu déi perdonare,

ma non però te n’ déi troppo fidare.
L’huom minaccia s’ingegna di guardare :
poi, se tu vuoi ferir, non minacciare.
Prova l’amico novo e poi te n’ fida,
s’egli è leal, quel tieni per tua guida.
L’amico vecchio non si dee lasciare

né, per nol perder, troppo affatigare.
Ciascun si fidi tanto de l’amico

che non si penta, s'ei si fa nemico.

Nel tempo buono è dolce la memoria
nel male havuto, havendo la vittoria.
Nessun si fidi del tempo sereno,

ché muta aspetto e spesso volge il freno.
Non ti turbar se ’1 tempo va [a] traverso,
ché non sta fermo e spesso muta verso.
Se tu hai nemici, non gli vilipendere,
pensa e ripensa sempremai te offendere.
Se ’1 tuo servizio vuoi fare aggradire,
col volto allegro mostra il tuo servire.
Vuoi tu saper che fa il ben servir tosto ?
Molti perduti ristora un sol ben posto.
Sai tu perché trabocca l’huomo grande ?

Perché a piacerli ogn'huom sua voce spande.

Non ti diletti l'huomo lusinghiero,
ma quel che ti corregge e dice il vero.
Chi conoscesse i suoi difetti a pieno,

50

55

60

65

70

75

80

85 i ade

À-

UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 143

degli altrui forse pensarebbe meno. 90
Men distinto alcun parlar t’accorgi ?

Non t’appressare a lor, ma ’1 volto volgi.
Non è senza gran colpa ad impacciarte
di quel che non ti tocca né è tua arte.
Se tu vuoi fare alcuna cosa grande, 95

misura il tuo poter quanto si spande.

Chi giovanetto s'usa ad alcun vizio,

come s’invecchia, attende a quell’offizio.

Chi vuol d’ogni mal vizio trionfare,

dispongasi al Principio accostare. 100

Si'l compagno ti serve d’impromesse,

impara e servi a lui di quelle istesse.

Fa quel che tu comandi nel tuo dire,

ché questo è ’1 modo di fare obedire.

Ai tuoi solazzi non sia gente strania, 105

che poi ti biasma con molta smania.

Quanto maggior, più si de’ guardar l'huomo,

perch’ei fa, quando cade, maggior tomo.

Dov'è la molta robba è ’1 molto assedio

e, per invidia, spesso, molto tedio. 110

Più sta sicuro e non teme veleno

l'huom poverel, si 'l maggior non vien meno.

Non è signor terreno che non sia ©

sotto il voler di maggior signoria.

S'io son signor, piü tosto riposarmi 115

voglio in l'amor de' servi che nell'armi.

S'io son signore e non senza difetto,

sopportar mi conviene il mio soggetto.

Chi vuol che l'horto suo diventi fino,

ogni mal herba spianti dal giardino. 120

Giustizia ferma la tua signoria,

se con clemenza temperata sia.

D'haver buon orto l'huomo non si vante,

se non l'adorna di solenni piante.

Non di moglier né de l'amico esperto 125

non creder mal, se tu nol sai per certo.

Non esser vago d'udir questione

di femine odi matto o di garzone.

Fra litiganti giudice non sedere, |
se a nulla parte intendi dispiacere. 130 |
Chi '1 giudice vuole a la sua parte volgere, |
robba o danari a lui si metta a porgere.

m

'
Li

2 FH
i
i
È.
Hh
i

^

pd

4 UTET XE, N n, H IB; DEI E NZ NOR
i bere at b MP Se ou dem S YA N s p: * X, S ee ve
e ecc

— —— ———— Ó —

144

paraste NIU c

FRANCO MANCINI

L'amor disordinato é tanto vizio

che quello e l'odio guasta ogni essercizio.
Pregar ti converrà volentier parecchi,

se vuoi che il gran signor ti dà orecchi.
Parole fa fruttar parole sole,

peró con fatti va chi fatti vuole.

Se hai moglier suspetta, dormi e taci ;
non ricercar, se vuoi vivere in pace.

Va furioso chi vuol dare udienza ;

finché si puó, osserva la scienza.

Il piacer non ti mova de la femina,

che, a la sua voglia, il riso e '1 pianto semina.
Non giudicar per voce né per carte,

se tu non odi l'una e l'altra parte.

Chi crede tutto ció ch'egli ode dire,
danno e vergogna convien sostenere.

Chi vuol esser cortese sia largo tanto
che sua allegrezza non si torni in pianto.
Se tu entri per altrui, guarda che fai,
ché forse mo d'assai te n' pentirai.

Non é meno sapere a conservare

che con fatica la robba acquistare.
Novella etade acquista per l'antica

quel che bisogna, com fa la formica.
Peró ch'ogni servir servizio vuole,

servi con fede a chi servir ti suole.

Se tu éi spesso 'nvidiato en cortesia,
tener tutt’ in l'invidia è villania.
Nessuno è certo di viver domane,
dunque nostre speranze sono vane.

Il primiero anno fu ti tolse un anno,
poi, quanto più sè’ visso, più è tuo danno.
Vassene il tempo e corre come vento,
dunque è niente a vivere anni cento.

Se povertate la tua vita sprona,

gli amici di fortuna t'abandona.

Forza e bellezza e gli atti corporali
tosto vien meno e sempre sta ... ali.
Se tu sei ricco e largo del tuo havere,
amici assai haverai al tuo piacere.
Verace amico e degno di corona

135

140

145

150

155

160

165

170

175 UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 145

è quel che l’huomo afflitto no abandona.

Dietro al grand'huomo.......

come a la preda fa uccelli e sparviere.

Chi serve all’huomo ingrato e sconoscente

del suo servire acquisterà niente. 180
Amico mio, che Dio ti dia ’1 buon anno,

non mi servir di quel che a me sia danno.

Se tu prometti a me cosa nociva,

tu non mel de’ servare, anche mi priva.

Se il voto ed impromessa è di malfare, 185
romper si de’ la fede e non servare.

Il ben promesso debito diviene,

però con fede servar ti conviene.

Però ch’ogn’huom può servir d’impromettere,

non si de’ l'huom per questo sottomettere. 190
Non déi prometter cosa che attendere

non possi, se non vuoi l’amico offendere.

Poiché più tosto al mal che al ben si crede,

al comune parlar dà poca fede.

Del mal del tuo vicin non t’allegrare 195
ché mal più appresso peggio ti può fare.

Perché la mala fama cresce andando,

non credere, il maledico ricettando.

Fatto, per forza fatto, poco vale:

chi non tiene tal fatto, non fa male. 200

282 (c. 820r). Questi proverbi — finora sconosciuti — che il Petti forse
troppo frettolosamente avvicina ai così detti « pseudoiacoponici » (« Questi
proverbij non mi paiono dello stil del Beato, ma dell’autor di quelli altri »)
appartengono, e a buon diritto, al vasto assortimento della letteratura gno-
mica trecentesca a indirizzo laico. La materia, seppur approssimativamente
divisa per argomenti, allude in complesso a un clima di affermato umane-
simo (il primo gruppo di massime, riguardanti lo studio, potrebbe non sfi-
gurare in un ‘regolamento’ scolastico), a sua volta contraddistinto dalla
gestione oligarchica e aristocratica del potere, qual è appunto quella delle
signorie. E però sono da rilevare i consigli rivolti, con equamine franchezza
e cordialità, a servi e padroni, per una condotta interiormente equilibrata
e ben consapevole dei propri limiti e possibilità : una condotta che non può
né deve prescindere dal giuoco capriccioso e imponderabile della sorte e
dunque fondata in una visione etica della vita, in cui prudenza e riserbo
si uniscano al culto sereno e confidente dell’amicizia. Bisogna, d’altro canto,
osservare che, come sempre in repertori del genere, anche in questa serie
di proverbi non è lecito ricercare una linea morale, necessariamente coerente
e unitaria ; ché, anzi, il vecchio e il nuovo coesistono in una mentalità non

10

^t^

A

x Pa
PS SUNT TEST

E Go S

»*
'

A
^
2!

*

iii x Sa. a cef nh

—ÀÀ

^

— d

>

is

T A

P
jo CR

Em

po, Sd

I

M e —

Y
146 È FRANCO MANCINI

aliena da punte misogine (I! piacer non ti mova de la femina, | che, a la sua
voglia, il riso e 'l pianto semina) e da suggerimenti di spregiudicato realismo
(L’huom minaccia s’ingegna di guardare ; | poi, se tu vuoi ferir, non minac-
ciare). La forma metrica (distici a rima baciata) è quella più consueta a questo
genere paremiografico. L’attestazione del Petti è unica.

3. a chi più vide ‘ per chi più sa’. 4. che... n’avvede ‘ che esser con-
sapevole di perder tempo ’ ; cfr. Dante, Purg. mi 78. 6. si ricovra ‘si re-
cupera'. 8. quando... riposa ‘allorché si agisce secondo i dettami di
quella (cioè, della virtù)’. 9. Civil costume: (plurale): ‘abitudini gen-
tili’. 11. sangue gentil ‘ aristocrazia di sangue’. 12. fisso et immobile
‘ definitivamente acquisito ’. Si tratta della nota teoria anche guinizzelliana
della nobiltà. 13. faccia riverenza ‘ abbia stima e rispetto del’. 15. Non...
| | continova : si allude alla terna retorica : principio mezzo fine. 16. smenova
| ‘vien meno ’. 17-18. Non... addimandare : è il dialogo — si direbbe oggi —
i| fra docente e discepolo. 19-20. Memoria... scienza: con l'esercizio del-
| | l’insegnamento si acquista padronanza della propria disciplina. 21. la robba

‘ricchezza’ in genere. 24. puoch: [testo : vuol]. 25. Entra: usato in
sintassi antica come transitivo. 31. corretto ‘ prudente’; honesto ‘ parsi-
monioso ’. 39. non si riposa mai ‘intento com’è a escogitare nuovi mezzi
di guadagno ’. 41. per ‘con’. 41-42. Cfr. Dante, Inf. XXIV 47-48. 43.
per altrui ‘ regolandosi su quanto capita agli altri’. 46. sanno: concordato
al plurale, perché dipendente da un collettivo ; leggiermente * con facilità ' ;
[testo: e leggiermente]. 47. a: [testo: ha]. 48. profetto ‘vantaggio ’,
‘profitto’; cfr. Iac. XCI 219. 50. dolcemente: cfr. v. 46. 51. dottor
* maestro '. 52. ché... regge 'Vesser corretti e guidati ci sostiene
I nel bene’. 53-54. Chi... fiama: cfr. Sap. II 4: «Et sunt quorum
non est memoria: perierunt quasi non fuerint et nati quasi non
nati ». 55. Combatter ‘mettersi in contrasto’; mattostudio ‘folle
impresa’. 56. dubio ‘di esito dubbio’. 57. vago ' desideroso '. 58.
dice : [testo : depie ()]. 61-62. Rimanda al proverbio umbro: Chi sta
alla porta, una ne dice e cento n’arporta. 65. minaccia : oggetto di guardare
‘render vana’. 66. ferir ‘ colpire’, ‘ punire ’. 67-68. Cfr. Proverbia mora-
lia, v. 161: «Sguarda l’amico e vedilo per piccola apertura». 70 troppo
affatigare ‘richiederlo di troppi servizi’, ‘ metterlo a troppo dura prova '.
71-72. Ciascun... nemico ‘ confidi i suoi segreti all'amico in misura tale da
non pentirsi (d'averglieli confidati)'. 73-74. la memoria... vittoria ‘il
ricordo dei rischi e delle sofferenze patite, qualora se ne sia usciti vincitori '.
Si noti la reggenza nel dopo memoria. 76. volge ‘ sterza ' ; il freno ‘le bri-
glie’ in genere. ‘77-78. Eco di Eccles. 18-26. va [a] traverso ‘ ti è contrario '.
Si noti la rima derivativa. verso ‘direzione’. 79. gli ‘li’. 81-82. Cfr.
Ad Corinth., II 7: « Hilarem datorem enim diligit Deus ». 83. tosto ‘ tempe-
stivo ’. 84. ‘Può rimediare a molti inconvenienti così come un ottimo
servizio ripaga la perdita di molti altri’. 85. trabocca ‘ va in rovina’. 86.
UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 147

a piacerli ‘ per renderglisi gradito '. 88. corregge ‘critica’. 90. degli al-
trui “a quelli degli altri’. 91. Men... f'accorgi ‘ quando t'accorgi che ta-
luni parlano a bassa voce’. 93. impacciarte ‘interessarti’. 94. non ti
tocca * non ti riguarda o è cosa di cui non t’intendi’. 96. misura... spande
‘ considera qual è il tuo effettivo potere’. 97. s'usa ‘si abitua’. 100. al
Principio accostare * ad attenersi alla volontà di chi è origine di tutte le cose ;
o forse « principiis obsta ? » 101. ti serve ‘ti pasce'. 102. impara: sott. :
‘da lui’. 103. nel tuo dire ‘a parole’. 104. di fare ‘ d'indurre gli altri
ad’. 105. solazzi ‘piaceri privati’; non sia gente strania ‘non assistano
estranei’. 106. con molta smania ‘senz’alcun ritegno’. 108. tomo ‘ca-
duta’: anche iacoponico. 109. robba ‘ricchezza’; è: [testo : e]. 110. e:
[testo : è]; molto tedio * molti affanni’. 112. ‘I maggior’ Vindispensabile ' .
115. s'io: [testo : se]. 117. s'io: [testo : se]. 118. il mio soggetto ‘ anche

i difetti dei miei dipendenti’. 119. fino ‘signorile’, ‘splendido’.
Ma qui si tratta certamente di orto allegorico. 121. ferma ‘raf-
forza '*. 124. solenni ‘grandiose’. Anche questo proverbio è comunque

allegorico. 125. esperto ‘provato’. 126. non creder mal ‘non creder a
chi ti dice che abbia commesso cattive azioni’. 128. garzone ‘ fanciullo '.
134. essercizio : [ variante congetturale del Petti]. 136. dà orecchi ‘ dia ascolto '
138. fatti : si noti l'abbondante alliterazione. 140. non ricercar * non voler
approfondire come stanno le cose '. 141. Va... udienza ‘finisce pazzo
chi presta a tutti orecchio’. 143-144. Il piacer... semina: proverbio mi-
sogino come tanti altri dell'epoca. 145. per carte ‘ per iscritto ’. 150. alle-
grezza ' generosità. 151. entri per altrui ‘ottieni qualcosa per mezzo d’al-
tri. 152. mo ‘presto’; d’assai ‘molto’. 153. a conservare: a + infi-
nito. 155. Novella... antica * La giovinezza deve procacciare per la vec-
chiaia'. 159-160. Se... villania ‘Se tu sei benevolmente invidiato, sa-
rebbe villania costringere tutti gli altri ad avere invidia di te’. en: [testo :
per]. 'n l'invidia: [testo : l'invidia]. 162. sono: [testo : sono tutte]. 163-
164. Il primiero .. . danno : * Dopo il primo anno di vita hai avuto subito un
anno di meno da vivere, poi il tempo, passando, ha via via assottigliato il go-
mitolo della tua esistenza' 167-168. Il testo di questo proverbio si omette
perché gravemente interpolato. 179. gli amici di fortuna ‘ quelli che ti erano
amici per interesse’. 171. gli atti corporali ‘ prestanza fisica’. 172. vien
meno ... sta: singolare per il plurale. 176. no: [testo : non]. 177. Lacuna
nel testo. 182. a me: supplemento congetturale. 184. non mel de’ servare
* non devi mantenere la tua promessa ' ; anche * anzi’. 185. [testo : Sol voto e
di promesse]. 189. ogn'huom puo servir d'impromettere * ognuno puó pascere
di promesse ’. 190. sottomettere * appagarsi'. 191. attendere * mettere in esecu-
zione’. 194. comune ‘del volgo'. 196. ' | mal più appresso peggio ti può
fare * che un male futuro ti può ridurre in condizioni peggiori ’. 197. cresce
andando : è il virgiliano crescit eundo. 198. ricettando ‘ accogliendo con buone
maniere ’ 200. tiene ‘ mantiene '.

UM
Á ti
di;
41
pi
ri
=!
4

* “i A.

car

P

f

am
A iiber, PESI a MESI

(SA
EC Coe di

mevi

v
eerte ape
n cd cpr tm nie
xc . - L

148 FRANCO MANCINI

GLOSSARIO

[Lo spoglio non riguarda settori e voci notoriamente iacoponiche].

abaccinare ' essere abbagliato ' 372 78.

abadare ‘adoperarsi’, ‘ dedicarsi’ 370 194; abbada ‘si trastulla" 301 14;
«in tal luogo denota ' attendere con perdimento di tempo a qualche cosa
inutile ' » [Tres.]. Ma nel dial. abbadare (un bambino) ‘trastullarlo con
vezzi e giuochi ’.

abagliare * bendare gli occhi’ 303 48 ; nel giuoco che si dice «a mosca cieca »
[Tres.].

abbassa (s'-)' inchina' 298 42.

accascionato 115 57.

accerto 312 363.

affolto [da fulcio] 262 32.

aggladiata ' ferita’ 290 25.

agrestezza * asprezza’ 163 59.

allinisco (mi-) 138 70.

allividisco 115 A3; 138 150.

alluma ‘ illumina’ 278 86:

ammannisco (mi-) 138 30.

amorta ‘spegne’ 301 195.

anche ‘anzi’ 282 224.

andatura (fo U-) * cammino con studiata gravità 258 65.

annerecati * diventati neri’ [cfr. F. MAncINI Vovabolario del dialetto todino ;
« SFI» xvin (1960) = ‘ Voc. tod. ’] 192 56.

ansiato ‘ansioso’ 284 75; 307 90.

appalesato ‘rivelato’ 145 86.

appetisco 244 42.

appiana ‘sormonta ' [cfr. * Voc. tod. ’] 150 28.

arlevare ‘cicatrizzare’ 112 86.

arrota 302 259.

assanna ‘ azzanna? 258 149.

assetito ‘ assetato 284 79 ; assetita 288 81 ; 302 104 ; 312 290.

assetta (s'-) ‘ si mette a punto ', ‘ si prepara, dispone’ 273 9; 312 174; as-
settaro (l’) ‘lo fecero sedere 137 56.

atrice 145 97.

attapinato 115 59.

attendere (trans.) ‘portare a compimento’ 282 231.

attracciare 138 108.

aulimento 100 86.

avvaccia ‘ affrettati’ 273 31.


UN'ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 149

avverisco ‘ dico il vero’ 1713 42-43.
avvocare ‘ difendere’ 213 46.

ballata 95 58.

bardella ‘soma’ 301 140.

bargagnato (tanto Amor, m'hai-) 91 108.

bastascio ‘facchino ’ [Tres.] 258 229.

berlinghieri [cfr. * Voc. tod ’] 257 17.

biche ‘ cataste’ [Tres.] 114 76.

boitava (si-) 213 28.

braccia (giocare alle-) ‘ cimentarsi in lotta libera’ 295 2.

buffa ‘ si gonfia’ 303 183. Forse da accostare al perugino buffatèa.
buffe ‘ sciocchezze’, ‘ vanterie ’ 214 16.

calcitrato (ha-) 215 128; calcitrare ‘ recalcitrare’ 218 41.
calcularia (la sottil-) ‘ sottili speculazioni’ 227 62.
calidanza 230 6.

cannata ‘ gola ’ (?) 311 133.

carlini ‘ moneta coniata per la prima volta da Carlo I d’Angiò ' 227 91.
cavigliato ‘inchiodato’ 312 186.

cesso (da-) ‘ lontano ’ [da cessare ‘ allontanare ’] 273 25.
chaos 227 156.

chiericato ‘ clero’ 95 60.

ciambra 262 50.

cima ‘ testa’ 94 221.

citolello ‘ infante’ 305 226.

ciuffa ‘acciuffa’ 114 41.

concupisco 113 10-11; 122 78 ; 138 18.

conditore ‘ creatore’ 296 22.

contremisco 138 106.

crai * domani’ [grido della cornacchia] 301 187.

decede (lat.) ‘si allontana’ 303 175.

delavisco 138 162.

deliquisco 138 14.

demane (etimologico) ‘mattina’ 269 41.

destonda (a-) 152 46 ; batterlo a destonna 153 76 ; la locuzione, che forse signi-
ficherà ‘a più non posso’, ‘ fino allo stordimento ', non sembra avere
altre attestazioni.

dibattendo (le sante mano sue-) 111 186.

diceria ‘ componimento poetico’ 227 198.

dificio ‘ edificio’, ma qui ‘ corpo umano’ 90 30.

disdascio ‘disagio’ 258' 228.

7t MAC bee mi ATI Qo za d ^ Uy ^X N SS p; * dl CERRI

"1

X4

. —

Ife
Jo

A.

x

E

x á ;

4]
Pl !

EJ r
VE
tg: — SO a + ARL -

FERIE
Tier a ar

-—-

Patep CAS «4
M I
Euri I essc tdi s E

sient

Kk P

"Zu
+. Mee ue Daf

ME
è leer

a)
ci

mmm

4
S
150 i FRANCO MANCINI

disdisco ‘disdico’ 113 146-147.

disnodare ‘ sciogliere’ 303 76.

dispeso ‘sprecato’ 94 109.

distesa (corre a la-) 232 122.

distilla (il cor mi si-) 278 85. Si vorrà alludere al ‘ crepacuore ’, così come con
la distillazione di cervello si indicava l'emorrogia cerebrale.

dittati ‘ detti’, ‘parole’ 273 129.

dittatore ‘ispiratore’ 138 200.

drudaria (in-) * come amante" 99 15.

erra * errore’, * peccato’ 274 47.
erudizione 261 23.

esperto ‘sperimentato’ 282 125.
exhilarato 105 64.

extra (ad-) * fuori? 310 16.

feda (mia mente-) 116 59.

ferrato *inchiodato 91 110.

ficca (mi-) 115 62.

finare * metter fuori combattimento ' 262 36.

fleto 91 21.

forte (se stai-) ‘ ben fermo e resistente " 288 5.
fracassando (mi va-) 115 68.

fragne * distrugge’ 312 46 ; franto ‘ pesto’ 292, 61.
frontiera (prima-) 262 9.

Fustino ‘Faustino’ 274 78.

gaviso ‘ gioioso ? 273 17.

genu (lat.) ‘ginocchio’ 305 121.

genuini ‘ moneta d'oro genovese, cominciata a coniare nel 1252" 227 93.

girona * girovaga 301 15.

goliato (di quel ch'aggio-) ‘ desiderato 94 82; goleggiol 114 34. Cfr. ‘ Ritmo

cassinese * 46 colejusu e Guido delle Colonne III 24: ch’eo l’ho sì fortemente
goliato.

gorgeria ‘ superbia’ 154 88.

gorgiero ‘superbo’ 154 87.

grana (spica e-) 145 12.

Grorio * Gregorio ' 274 75.

grossone: altro francesismo alterato dalla rima per grossiero ' cafone ' [Tres.
varia con semplicione] 229 19.

grótte * grótta' 277 12.

igno ‘fuoco’ 288 151.
imaginata: forse * improntata’ 299 13.
de —_ ___

UNÎANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA

imbardare ‘ caricare ’ ; furbesco : ‘lucrare ’ 303 29.
imboccando 99 98.

immediate (lat.) ‘ direttamente’ 294 8.

impeso (ch'io dovrei essere-) ‘ impiccato ’ 94 108.
indivisa “in anima e corpo" 94 64.

indolito ‘ dolorante’ 112 49.

influenza ‘ ardore amoroso’ 285 72.

inguerrato (teco son stato-) 120 53.

innardisco ‘ardo’ 119 13.

insaniente ‘ folle" 289 88.

intagli (novi-) ‘ nuove fogge di vestimenti" 234 44.
intesisco (me t-) ‘ irrigidisco ’ [cfr. * Voc. tod. ’] 138 198.
inteso ‘ desideroso ’ 303 7.

intrementisco 138 54.

invistisco * metto in possesso ' 738 194.

lagne * lamentele' 312 47.

lagnoso 101 112.

lattuaro 100 21.

lograva ‘ consumava ’, ‘ scialacquava ' 112 90.
loquacitade ‘ eloquenza’ 294 71.

losco 312 278.

magnadora ‘ mangiatoia’ 111 165; magnadoio 156 18.

150

mal agoroso : « quasi malaguroso, * di malo augurio ' o quasi malagroso ‘ pieno
di mali’, come podagroso, gottoso etc. dicono abondanza di tal male »
[Tres.] 229 81. Ma si tratterà d'un francesismo graficamente mal reso per

* infelice '.
mammoletti 95 27; 275 63.
mammolina ‘infantile’ 305 89.
mammolino ‘ infante’ 277 6 ; 304 150.
mangani (li - gettaro) 90 23.
mantile 219 21.
massaretta * giovane suora inserviente’ 300 185.
massaria (di lavoro) * masserizia ’, ‘ arnesi di lavoro ' 302 206.
modulare (sost.) ‘variazioni di tono’ 294 34.
morselli (- saporosi) 100 96. [Cfr. morsetti ‘Voc. tod. ?.].

moscato ‘ profumo di muschio ' ; ma qui ‘ profumo ' in genere 236 156.

muda 94 258. >
mudi (verbo): detto dello sparviero 117 37.

nato : qui rafforzativo di nudo 277 13 ; 292 79.
nessun ‘ alcuno ’ in contesto positivo 282 60.
notomia * incisione’ 305 32.

de |
"i
^ 1
4

PES un LES
dice, Sila AE

2, f

EZE Sf;
I
SR di

w

pal

Pn i

€ as DERE: Pi

AL
T

Ki

i / y
Quem net.
TRECATE IE Ei re mA

152 FRANCO MANCINI

oia [in ogio variante di ts 1] 236 30 ; ogia 142 10.

ole ‘ profuma’ 111 46.

ordo (andare in-) ‘ riuscire sgradito’ 301 66. Cfr. è ordo ‘ è spiacevole ’, ‘ rin-
cresce ' ; anche del dial. perugino.

orrifera ‘ orribile’ 192 81.

paese ‘pavese’ 90 24.

palio * mantello’ 235 184.

palma (terrati Christo in-) 273 9; antica attestazione di 'tenere in palma
(di mano)”.

partito * allontanato ’, ‘ rimosso ' 285 8 ; partire 298 6.

patronia ' dominio" 303 125.

pedata (mettomi alla tua -) * orma' 227 167.

penato * punito secondo la legge’ 311 82.

pennello ‘ insegna ’, ‘ vessillo’ 307 26.

perna (etimologico) ‘perla’ 269 65.

persa: detto della carne ' livida e sanguinolenta' 292 57.

piacentieri ‘ adulatore ' 255 133 ; 257 18.

pósta ‘ appuntamento ’ 273 97.

pruno (carnal-) ‘ desiderio carnale" 228 64.

pullulare ‘nascere’, ‘scaturire’ 105 16.

putto 289 28.

quamanto ‘ altrettanto grande’ 233 207 ; correlativo di famanto.
quietare ‘riposare’ 312 325.

ragazzo : nel senso odierno di ‘ garzone (di bottega)’ [anche il Tres. : ‘ servi-
dore ’, ‘ valletto ’] 228 21.

ramorta ‘ spegne per sempre’ 303 336.

rampeca ‘s’arrampica’ 232 121.

ratio (vo -) * vado errando '.

recessare * allontanare ', ‘ desistere da ’ 101 29 ; recessando 101 65.

reflnate 115 46 ; refinare 122 44, 46.

regimenti ‘ governo" 138 57 ; * modo di comportarsi ‘ 151 ; 141 73; 229 366.

respice (lat.) ‘indaga’ 303 167.

retroso (diventa -): «idest: cammina retroso, all'indietro » [Tres.]
308 52.

revivisce ‘risuscita’ 100 175; revivisco 113 74-75; 138 50; con l'accompa-
gnatura in 138 170.

ricovra ‘recupera’ 282 6.

rifiatava ‘ fiatava’ 242 29.

rimanti ‘rimatori’, ‘poeti’ 229 11.

risenti (ti -) ‘ scuoti', ‘ravvedi’ 298 19. UN’ANTOLOGIA SECENTESCA DI POESIA RELIGIOSA 153

rompe (in mar) ' fa naufragio 301 112.
rubbata (m'hai -) * depredata 284 111.
rubbatore ‘ladrone’ 111 91.

rubente (rosa-) 105 61.

rubriche (tulliane -) 227 77.

ruffa ‘ battaglia’ [Tres.] 114 39.
rumisco (mi-) [?] 138 58.

salegno ‘ salmastro ’ 273 130.

s'allenta ‘rallenta’ 302 321.

santoro (santo) 294 61 ; residuo genitivale latino.

sceverare ‘ separare’ 136 15.

sciampati 125 29.

scosse (poi fur le lance-) 90 22.

sdegna ‘ ritrosa’, * restia" 264 13.

seculoro 284 141 ; residuo genitivale latino.

sentore ‘© capacità sensoriale’ 288 124.

serviziale * serva’ 235 103.

silendo ‘stando silenzioso’ 289 105.

sitisco 138 110.

smasciare (non ti -) 138 67.

smemorare (mi fa-) 115 73.

sménova ' diminuisce ’ 282 15.

smenti (si-) 125 40.

smera (lo mio cor si -) 115 9. Cfr. Galletto pisano, 11 24 pur de tanto mi smiro.
smeraldini * detti anche smeratini, designano una moneta veneta ' 227 93.
smuccia ' scivola ’ ; ‘ fuoriesce’ 227 98 ; variante perugina di ts 6 squizza.
soda ‘salda’ 255 66. i
sodata (l’ha -) * consolidata " 163 15.

sofisticaria * arte (delle donne) di affascinare’ 227 90.

soldata (stretti i panni a la -) 300 206.

sostegno (mi -) * m’intrattengo ’ 273 76.

sparagna 219 45.

sparato (s'é -) * aperto ' 115 58 ; spara (il core) 141 123.

spargente ‘ che va spargendosi’ 292 125; con valore mediale.
speculare (sost.) ‘meditazione’ 289 46.

spera ‘speranza’ 115 10.

spessaro *'infittirono' 90 25.

spianato (in terra era -) ‘ disteso ’, * atterrato 90 45.

spianti ‘ estirpi" 282 120.

spicciato ‘spedito’, ‘libero’ 312 32.

stommacare 300 210.

storiando (mi fa venire così -) ‘ smaniando ’ 115 52; 128 26.

"
a:
Al
»
d
4

mam

x

‘ E " ‘ E Y
- Me n
154 FRANCO MANCINI

studiato * studio" 310 40.
stupidisco 138 6.

tagliare ‘rompere per sempre con qualcuno o con qualcosa’, come nella
lingua d'oggi 229 281.

tamanto 111 191.

tasta (sost.) 94 164.

terrato 301 259.

tia * te* 91 15.

tira (far -) ‘ provocare’ 255 118. Oggi dar tira.

torno ‘caduta’ 282 108.

traboccava 110 187.

tradito ‘ alienato” 216 77.

tramortisco 115 42 ; 119 15 ; 141 72.

trapensando 115 2, 36.

trita ‘ situazione penosa’ 311 153.

trovat a (questa lauda ha -) 99 149.

vapore (segni di -) ‘ sospiri 115 19.
vasaa' suppellettile in genere’ 300 201.
verb (crudel -) ‘ parole ingiuriose' 292 39.
vigilare ‘ vegliare’ 258 12.

vivisco (in rima) 293 103.

vivitade ‘ vita’ 235 179, 198.

vocabol ‘ parola’ 312 341.

zitello ‘ bambino’ 101 111.
zitoletto ‘infante’ 304 176.
zizavaglia ‘ soldataglia' 262 11.

Franco MANCINI

c

-—— E° siede ta VA gie *9 e: DEA N ERI LA VAL A DRIVE : — - —— - na — e: ar ae Peut nd rmi LUE P

) rit d Ne x S Mono XM : 3 CATA Da LAS TE) GR T? Y 6s Cox. Y e cub pk br i S. A ».

L]
LI

Lv A T
N e i.
PR Ll
es NV.
: S
3
» -
m
P
te,
È

: T

XY
* ex
dI ;
cd bd
È î
*2
>j' Lo:
L4 -—
1 E Y
}
Y
t i E^
^u

Pnor. GIOVANNI CECCHINI - Direttore responsabile

pe ea fiis imc EUE- meet me i y i - - n= : c — ; x ET nine ge SENE

*xi - A x
j A - x X! 4 EIN) ;
4 TR x 7* S. LET AO 20D! Blur a SU,

Y^ Ne
x p"
KM
D- =
Jill
a "è A.
prosa

M X

*2
>| ST
» f
p Ps ;

1

i

f

E D
E VA xt e
t t

"—P

POE ONE


—-

"ET

*
Pi I
È DA
A nk
À
dat n

FE

Tk

j x 3a ®
CENA PEE
AS UNE

PENES. A
Re
AIA

—---
ose