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Fascicoro I. in» pO)

BOLLETTINO

DELLA REGIA DEPUTAZIONE

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UNIONE

VOLUME

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XX.

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DION.'D'ALICARN. Ant. Rom. I, 19.

PERUGIA

TIPOGRAFICA
(PALAZZO PROVINCIALE)

1914

COOPERATIVA ' RA
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ATI

aggiungendo che il presidente Scalvanti. e.i soci Tiberi,

Blasi, Ansidei, Cuturi, Fumi hanno dichiarato formalmente
di volere essere considerati come presenti e di ritenere come

-- rate e ferme le deliberazioni ‘che sputum prese dai. colle- -
Da ze intervenuti all adunanza:

‘Il Vice - ‘Presidente; preso atto. di tali dichiarazioni, pro- :

‘pone che essendo 19 soltanto i s soci ordinari della R. Depu-
| tazione. e quindi; bastando. 10- voti ad ottenere la mag ;:gio-
25 THDZB, debba ritenersi come: valida la presente riunione, po-
| tendo per le accennate . dichiarazioni riternersi presenti e

votanti 10 soci ordinari : la proposta viene concordemente
approvata. n i
Nomina | del. Socio ordinario. — Dovendosi procedere

«alla nomina d'un socio ordinario in sostituzione: del com-
pianto prof. Filippo: Sensi, di cui. il Presidente ricorda i i pregi
È ‘scientifici e: de ‘benemerenze Verso il nostro istituto, il. Se-
> gretario dichiara essere. pervenuta in busta chiusa le schede
3 “dei soci signori: Cuturi, Ansidei, G. Bellucci, Tenneroni,
| Faloci, Di Campello; Fumi, Filippini, Scalvanti; e quindi
| essere sufficente il numero dei votanti per la. nomina del.
. nuovo. Socio. ordinario. Nella. speranza: però - ‘che altri ‘soci.

i possano sopravvenire prima della chiusura del Congresso, Si

- delibera di prorogare questo secondo. oggetto dell’ ordine. del
| giorno ad: ulteriore adunanza da tenersi il dì seguente alle
<* ore 9 antim. : 1 i

— Si prendono quindi ir in esame dai convenuti-i i corii: con-

— suntivi degli esercizi 1911 e 1912 presentati dal Segretario-
| :Economo dott. Briganti, ‘esi; approvano le analoghe risul-

tanze, “previa. lettera di un accurato rappor to dei Sindacatori

m Angelo Blasi e pror Leopoldo Tiberi.

SU Sti passa poi ‘all'approvazione del. preventivo per l'anno
1914- in base ‘alla relazione. del Segretario- -Economo. Il Pro

sidente nel tempo istesso propone che nel. venturo esercizio
“8 addiveng ga al depennamento delle parue di. credito: ine- ;

RA A Vil

sigibili per. prolungata morosità dei soci e alla radiazione del

nome di essi dai ruoli sociali. La deputazione approva.

— Il comm. Magherini, considerate le floride condizioni
del bilancio della deputazione, «fa premure perchè venga pub-
blicata la Cranaca dd ifer nate da. lui ritrovata, esponendone

‘succintamente la storica import anza: il consiglio aderisce al.
‘desiderio. dell’ egregio consocio e, ‘attese le proporzioni assai

limitate del documento, delibera che venga pubblicata nel

‘Bollettino, mandando. al direttore di. questo, ‘prof. Tommasini -
Mattiucci, di prendere le opportune intese col DIoponenie
per la pubblicazione. :

s BE Lo: stesso comm.. Magherini propone che di alcuni
ira i piu importanti articoli- da pubblicarsi nel Bollettino la.

deputazione curi l’edizione di estratti da porsi in commercio
nella quantità da determinarsi di volta in volta dal direttore
del. Bollettino, ‘esponendo come dalla vendita di tali estratti
possa derivare un notevole beneficio finanzie jario al bilancio

| sociale. La Proposta è EE

— 1 prendono da comunicazione di un lusinghiero ar-.

ticolo pubblicato nel giornale locale di Narni « // Risveglio »
a proposito dell’ attuale congresso e in onore della R. De-
putazione. Il Consiglio delibera di esprimere ufficialmente
vivi sensi di grazia alla direzione del periodico e all'autore
dell'articolo, che si sa essere il socio avv. Giannetto Valli.

— A eso: il.numero ancora tilevanito di soci morosi si
fanno vive premure al Segretario-E Economo perchè voglia
nelle più stringenti forme ottenere l'adempimento degli ob-

x blighi finanziari che i soci si assumono-con la loro adesione.

Il segretario dà i ‘più ampi affidamenti in proposito. rilevando,

con unanime compiacimento € degli adunati, come. durante la
—ÓM MEI E m

VIII

sua gestione egli sia riuscito a ridurre di molto l'entità delle
quote rimaste arretrate nei precedenti esercizi.

Osservate poi che alcuni soci ordinari abitualmente di-
sertino le adunanze della Deputazicne, senza neppur curarsi
d'inviare la debita giustificazione e senza cooperare affatto
ai lavori scientifici dell'Istituto, si delibera di richiamare in
vigore l'art. 11 dello Statuto, e si dà formale mandato alla
presidenza di invitare i soci che si trovino in tali condizioni
se intendono o meno di proseguire a far parte della Depu-
tazione adempiendo ai doveri che sono inerenti alla carica.

Nomina dei revisori per il consuntivo 1913. — Data letture
dell'art. 15 dello statuto in cui si parla della nomina di 2
revisori del consuntivo senza che siavi indicato da quale
categoria di soci debbano tassativamente scegliersi i revi-
sori, gli adunati constatando la difficoltà di trovare nella
ristretta categoria di soci ordinari 2 persone residenti co-
stantemente in Perugia sede della Deputazione e facilmente
reperibile cui affidare il delicato incarico, opinano che a tale
ufficio possono venire eletti anche soci delle categorie col-
laboratori e aggregati; e innanzi perció di procedere alla
nomina dei revisori si da dal Segretario lettura degli elen-
chi dei soci Ordinari, Collaboratori e Aggregati.

Si procede quindi alla votazione da cui risultano eletti
i soci V. Ansidei e Alberto Tei.

Proposta di nuovi soci per le varie categorie.
Soci Aggregati :

ASSETATI avv. cav. STEFANO, Amelia — BaniLATTI GIUSEPPE, Narni
— Bozzoni dott. FRANCESCO, Assisi — CONESTABILE conte dott. GiAN-

CARLO, Perugia — FARINA EnRrICO, Castiglion del Lago — FERRINI
ing. RopoLro, Perugia — FepsLI ZENO, Bettona — GiuBINI prof. Aw-
TONIO, Perugia — IracI dott. Giacomo, Foligno — LALLI conte Lopo-

vico, Todi — MaRrcHETTI sac. Lurei, Chieli — Marozzi MARIANO, Bet-
IX

tona — MARTELLI Gino, Perugia — MIGNINI avv. GiovaNNI, Perugia +
Misicidott. Vincenzo, Trevi — MORETTI prof. ALCESTE, Orvieto — MORI
dott. ALBERTO, Siena — Nicasi dott. EmiLIo, Città di Castello — Narri
dott. AuGusto, Narni — PERGOLANI AuGUsTO, Perugia — PIZZONI sac.
CARLO, Piscille — PonTINI prof. LucA-SPARTACO, Perugia — Ricci prof.
ARMANDO, Civitavecchia — SANTINI dott. ALIBRANDO, Acquasparta —
TENNERONI rag. ALBERTO, Todi.

Soci corrispondenti :

WüscnuER-BECCHI EnrICO, Narni — PEzzi comm. Giuseppe, Peru-
gia — PiERGILI prof. GIUSEPFE, Perugia, SiwEONI prof. LuiG1, Perugia
— RizzaTTI prof. FERRUCCIO, Perugia.

Soci collaboratori :

GwoLr conte UMBERTO, Perugia — Pirri sac. PiETRO, Cerreto di
Spoleto — MaRTINORI ing. OpoaRDo, Narni.

ADUNANZA DEL CONSIGLIO
del 22 settembre

nel gabinetto del Sindaco di Narni

Presenti i soci ordinari:

DeGLI Azzi — BRIGANTI — TOMASSINI-MATTIUCCI — SACCHETTI-
SASSETTI — MAGHERINI-GRAZIANI.

Letto il verbale della precedente adunanza in quanto
riguarda la nomina di un Socio Ordinario in sostituzione del
compianto prof. Filippo Sensi, il Presidente — constatato che
contrariamente all'aspettativa nessun socio ordinario è per-
venuto alle adunanze della Deputazione — propone di addi-
venire senz'altro alla nomina del nuovo socio ordinario. De-
poste le schede dei presenti nell' urna e aperte le buste in-
viate per l'oggetto dai soci (nominati nel precedente verbale),
assenti ma che possono votare in base all'art. 15 dello
statuto sociale, si addiviene allo spoglio, fungendo da scru-
X

aloni i sigg. Tommasini Mattiucci e Magherini Graziani, e
la maggioranza assoluta di voti l’ ottiene il socio collabora-
tore dott. Giuseppe Nicasi; a seguito di che il Presidente lo
> proclama eletto a. Socio: Ordinario in sostituzione del defunto
socio prof. Filippo. Sensi. desi
| 208 di che la seduta è sciolta. | 1. :

Ii 3 Vi ICE PRESIDENTE

.G.-DEGLI AZZI . RE
RE SES i Il Segretario
TER ed Soo cae etse REGE AONUT-T

| ASSEMBLEA GENERALE .
: tonuta in. Narni il giorno 22 settembre 16183
nella Sala Consiliare: gentilmente concessa

“Presiede il cav. uff Degli “Azzi; assiste il Segretario
dott. Briganti.. Pea iE
Sono prono: i soci:

ARGINI Duos M ONUS MercuRIO -— BONELLI RENZO — BRr-
GANTI: ANTONIO — CORBUCOI. VITTORIO — CERONI GELINDO — FALOCI-
PULIGNANI -MicHELE — FAUSTI Luigi. — MAGHERINI-GRAZIANI GIOVANNI
— -MoniNI ADOLFO — MARTINORI EboarDO — :NICASI Giuseppe — Pa-

SCUCCI G1uswPPE — PENSI - Giunio - te : PERALI PERIOLE — PossENTI PIER
: | GABTANO. — Rosa. EDILBERTO _ SACCHETTI- SASSETII ÁANGELO — Son-
DINI GIUSEPPE — Tommasini MaTTIÜCOI PrETRO . — Tui LI GIROBANO —
VALLI Graver - se Viviani DANTE. ;

Hanno aderito seusando. la loro assenza 1° Soci :

i “Puc CCI RopoLFo — BALDI ‘Canto — "CAMPELLI PAOLO — CAMPELLO |
- SOLONE — PALETTE. Lusi CALVI Ciro — COMEZ ARMANDO: — CA-
^ -STELLUOCI ANTONIO - — Prini E Premio — RANIERI. DHONUILA, — BELLUCCI sui
ALESSADRO — NAM MELOHIADE — Cavanna NicoLa — GHERGHI (per
la Biblioteca. di "Spoleto). — PAGLIARI Vrrronro - —. CENCI BENIAMINO —
LeoNETTI — LUPARINI BENBDETTO. : XI

veu Interviene il Sindaco di Narni Barilatti Giuseppe, il quale
saluta i congressisti beneaugurando dei loro lavori scienti-
fici. Ad esso risponde il. vice-presidente Degli Azzi parlando
‘dei ricordi storici di Narni, delle glorie dei suoi illustri cit-
[n — tadini, con -uno speciale..ricordo alla memoria del com-
«pianto Giovanni. Eroli; esimio cultore degli studi storici in
Narni. Il segretario legge le ‘adesioni del Ministero della P. I.
{sn=del R. Prefetto e dei soci sopramenzionati. Indi il prof. Tom-
: masini - Mattiueci | legge la Relazione dell opera della R. D.
nel 1913. | cm

Egregi' consoci,

Un lieve passeggero mmalore dell'amato prof. Oscar

ne Scalvanti, al quale mandiamo i più vivi e sinceri au-

: SOT guri di- pronta guarigione, interrompe, oggi, una grata
nostra consuetudine di molti anni. Egli, con. quella dot-

CIS È E sa ut - "trina multiforme- che lo fa rassomigliare a ün umanista
E Cu COE EE «del 500, con quella vita che emana dal suo entusiasmo
i ‘ per ogni.cosa buona e bella, soleva rendervi conto dei
nostri Tavori annuali, e di quelli : fatti per conto della

Deputazione, o eseguiti dai Consoci. Questo incarico è

stato. affidato a. me; e se io ho volentieri accettat^, Voi

"troppo. perdete: nel.eambio. Ma, per compenso, sarò

ES c5 n5 ‘breve.

fascicoli del mostro Bollettino, il 20-3° del: vol. 17°, eil vo-
lume 18°; siamo così in ritardo con :ün annata, e ciò
‘è stato: causato dal nostro desiderio di dedicarne una
‘alla storia della marzia Todi, come ricordo del nostro
scorso convegno: abbiamo atteso aleuni studi che ci. pre-
A Pigi! E. E È m = meva non ne restassero fuori, e di qui il ritardo.

ge : Ma abbiamo molto ‘materiale. pronto, ‘di .cui una
S parte, pià composta, come uno scritto del socio dott. An-
^ fonelli ‘sul « Conflitto giurisdizionale fra la Chiesa e 'l'odi

‘per Sangemini »; e il fascicolo conterrà scritti dei soci:

t Tenneroni, «Su di un nuovo antico Codice. tudertino

E o iens In quest’ ultima annata sono stati pubblicati cinque
XII

delle Poesie di Jacopone »; del Pensi, che pubblicherà
Lettere di legati e commissari del Papa ai Perugini; del
Degli Azzî con uno scritto su « Gaspare da Todi »; il
dott. Briganti, infine, stamperà copiosi documenti del
secolo 13° sul castello di Collazzone, che fu sotto la giu-
risdizione di Todi.

Pertanto abbiamo fiducia che il volume, oltre rie-
scire un omaggio non indegno alla bella città che lo
scorso anno cortesemente ci ospitò, riuscirà anche inte-
ressante per i nostri studi.

Nel fascicolo 2° e 3° del volume 1° del nostro Bol-
lettino abbiamo la continuazione delle importantissime
ricerche del dott. G. Nicasi su « La famiglia Vitelli di
Città di Castello e la Repubblica fiorentina fino al 1504 ».
Dotta memoria, tutta basata sui documenti dell'Archi-
vio fiorentino, dei quali. moltissimi pubblica integral-
mente.

È la storia di uno dei più fortunosi periodi della
Repubblica fiorentina in lotta secolare con la rivale Pisa:
ed è noto che Niccolò Machiavelli, il quale fu al campo
di questa come legato, ce ne ha lasciato memoria nei
suoi Decennali. Nello stesso fascicolo il dott. Filippini
compie la pubblicazione delle. Lettere e delle memorie
che si riferiscono all'Aecademia dei Rinvigoriti di Fo-
ligno e alla edizione del Quadriregio, alla quale egli da
molti anni attende.

La signora Boralevi, fatte alcune ricerche e sco-
perti aleuni documenti su Tommaso Moroni da Rieti,
che visse alla Corte dei Visconti, ne compose uno stu-
dio, che illumina di nuova luce l'opera di quel non
oscuro umanista; e in appendice ne pubblicò alcune
orazioni, da codici ambrosiani e fiorentini.

Nel fascicolo 1° del volume 18°, mons. Faloci Puli-
gnani ha ritessuto la storia della potente famiglia Trinci,
dando particolareggiate e preziose notizie sul Vicariato
di essi in Foligno. Il Falocî Pulignani, per il quale la
storia della patria sua non ha segreti, aveva già, or

sono molti anni, composto una memoria sulle Lettere e
XIII

le arti alla Corte dei Trinci, la quale vide la luce nel
1° anno del « Giorn. St. della lett. it. » ; più volte poi è
tornato, con altri scritti, a occuparsi della potente e fe-
roce famiglia umbra; e si può dire che quell’ ultimo
scritto coroni l'opera di lui, dotta, paziente e feconda di
resultati nuovi.

Nello stesso fascicolo si legge un lungo scritto di
Giustino Cristofani su Le Vetrate di S. Francesco in
Assisi, a proposito di un volume su di esse pubblicato
dal P. Egidio Maria Giusto. Egli combatte molte after-
mazioni di questo autore; e la loro diversità nel giudi-
care i fatti darà certamente luogo a-un dibattito di non
scarso interesse per la nostra Storia dell'Arte.

Il Melchiorri ritesse a grandi linee la storia della
conquista romana nell'Umbria; ed Enrico Farina pub-
blicò integralmente gli Statuti di Castiglione del Lago,
appartenenti al sec. 140,

Ecco l'opera da noi compiuta in un anno di lavoro ;
né l'attività dei nostri soci si è limitata alle pubblica-
zioni del Bollettino. Basti citare, a titolo di onore, gli
Statuti di Perugia del 1342, pubblicati dal nostro vice-
presidente dott. Degli Azzi nel grande Corpus Statuto-
rum editi dal Sella. Il Degli Azzi, con quella sicurezza
che dà la più soda dottrina, ha compiuto opera di cui
tutti i cultori della storia civile nazionale devono es-
sergli sommamente grati.

Amo infine ricordare due liete circostanze, le nozze
cioè Scalvanti e Ansidei, che hanno dato occasione a due
dotte Miscellanee di studi storici, alle quali hanno, fra
altri, contribuito i prof. Bellucci, Briganti Antonio e
Francesco, Corbucci, Degli Azzi, Faloci-Pulignani, Fi-
lippini, Magherini Graziani, Ricci, Sacchetti-Sassetti,
Sordini.

Il Segretario comunica al Congresso i resultati della ge-
stione finanziaria 1911-1912, approvati nell’ ultima adunanza
del Consiglio, nonché l'elenco dei nuovi soci proposti dal Son

siglio medesimo come al precedente verbale.
Si ‘passa quindi alle comunicazioni di indole storica che
SIOE AR e discusse dai signori soci e cioè:

CORBUCCI Vi n processo e da an di Angela
Rossi Vitelli (1570) illustrati con. nuovi documenti vaticani
e tifernati.

PAGLIARI V. — Epigrafe nel castello di ‘Colmallario ove
la famiglia Raffaelli ospitò Dante Alighieri.

PERALI P. -— Trovamenti ADCHSOLogie: degli anni 1892. 19:
in Orvieto e dintorni. s | up mbi E
; — Notizie inedite di. storia Uc arte orvietanà raccolte
used anni 1912-13. Wr e LAM NOE
— Di una “descrizione del Diomo e ‘della città e Or-
vieto redatta da D. Gaetano Majoli nel. 1828 e nel 1835, ri-
masta inedita e sconosciuta. di i

== Notizie inedite dei moti repubblicani contro Orvieto
‘1799 1800. | | :

- SACCHETTI SASSETTI A. — I Torresani : a Narni.

: e Il Presepio di Calvi ed altre opere in figulina nel:

iB Umbra i

— Notizie inedite su Rinaldo da Calvi.

«CERONI G. — Le fortificazioni di Collescipoli (castello
narnese sec. XIII-XIV) - le mura - le porte - le torri.
DEGLI Azzi G. — Contributo alla biografia di Bernar-

dino da Todi, condottiero di ventura al servizio di Firenze.

— Un diplomatico tuderte (Gaspare da Todi)-a agente se-
greto: di Cosimo dei Medici in Bologna.

— Istruzioni segrete della Curia Pontificia pel governo
di Narni e delle altre città dell’ Umbria nel sec. XVI.

ALVI C. e CoMEZ A. — Annunzio di una Biblioteca Um-
bra, serie di volumi destinati a illustrare I Umbria sotto i
vari suoi aspetti: l'arte e la letteratura, la storia e la leg-
genda, la vita economica e sociale, gli usi e i costumi, le
tradizioni del popolo, le bellezze naturali.
XV

IPENSI GIULIO. — Famiglie e personaggi narnesi che si
trovano ricordati nei documenti degli Archivi di Todi.

PrRBRI P. — Nuove carte Alvianesi.

FALOCI PULIGNANI M. — I medici. di SITSETO in rela-
zione con Y Università di Perugia.

BRIGANTI F. — Lo. statuto di Narni del sec. XIV.

Si comunica infine che il Congresso annuale del venturo
anno si terrà in Perugia.

Dopo di che l’Assemblea-è sciolta:

IL VicE PRESIDENTE di.
G. DEGLI AZZI -

si Il Segretario

F. BRIGANTI.
MEMORIE E DOCUMENTI
LE ISCRIZIONI MEDIOEVALI E DELLA RINASCENZA

DI

GUBBIO E SUO TERRITORIO

Questa modesta raccolta di iscrizioni medioevali e della.
rinascenza, di Gubbio e del suo territorio, fu da me già pre-
sentata nell' ultima adunanza della R. Deputazione che fu te-
nuta in Perugia. Tale raccolta per quanto a me sembra è
riuscita completa, avendo fatte ricerche in tutti i luoghi, an-
che i più lontani del territorio eugubino, non trascurando né
l'umile chiesina di campagna né i ruderi dei vecchi castelli.
Son venuto così raccogliendo importantissime iscrizioni, le più
inedite, e di vivo interesse per la storia artistica, civile e
religiosa di Gubbio. Non presumo certo di aver anche riu-
nito tutte le iscrizioni eugubine che trovansi altrove. Certo
è che l'esodo di oggetti artistici in questi ultimi decenni ha
raggiunto fra noi proporzioni lacrimevoli, direi quasi ci siamo
visti spogliati dei più bei cimelii che fino ad un mezzo se-
colo addietro formavano l'orgoglio del nostro patrimonio ar-
tistico. E con questi son pure sparite tante iscrizioni che ci
davano nomi pregiati di artisti, e date interessanti- per la
storia. Basti ricordare la vendita del museo Ranghiasci che
privó Gubbio di un vero tesoro di arte e dove importanti Og-
setti avevano iscrizioni; cosi la vendita di oggetti sacri,
di mobili pregevoli, di finissimi intarsi hanno disperso un altro
gran numero di iscrizioni e di memorie.

. Pure per quanto mi è stato possibile ho cercato sup-
plirle con l'aiuto di qualche lavoro a stampa e molto più
4 P. CENCI

con le memorie raccolte negli archivi eugubini. In questa
guisa ad esempio son riuscito a constatare che una pregevole
statua in legno della fine del secolo XIII, esistente ora in
Parigi nel museo Napoleone III, opera di due artisti spole-
tini, che firmarono il loro lavoro, apparteneva alla nostra
chiesa di S. Agostino. Cosi ho potuto avere memorie di una
pregevole iscrizione del secolo XII scolpita in un altare della
parrocchia rurale di Coccorano. Così pure ho avuto l'iscri-
zioni di due pregevoli calici cesellati ed a smalti, con il
nome pure di uno dei due orafi; cosi ho potuto riprodurre
liserizione che il duca Federico II faceva scolpire nel suo
studio ad intarsio, oggetti ed opere di arte tutti ora spariti.
Ancor meglio ho io potuto colmare le lacune delle iscrizioni
perite per l'ignavia o per l'ignoranza. Di queste, sono inte-
ressantissime quattro iscrizioni riguardanti la costruzione della
fortezza e delle mura eugubine, delle quali, due sono total-
mente sparite e di due ne restano solo piccoli frammenti, da
me identificati. Altra molto interessante è la firma e la data.
che Ottaviano Nelli poneva appiedi al suo capolavoro in S. Ma-
ria Nuova, ed ora perite per l' umidità infiltratavi. Pregevoli
pure le iscrizioni che un di leggevansi sotto i dipinti del Pal-
merucci nel palazzo dei Consoli e di Pietro di Pintale nella
chiesa dell Ospedale Giunta.

Nel colmare queste lacune mi è stata di grande aiuto
una larga raccolta di codici che trovansi negli archivi Ar-
manni, Ranghiasci, Vescovile e della: Congregazione di Ca-
rità, e nella comunale di Siena.

Queste iscrizioni poi mi hanno subito rivelato quale pre-
gevole aiuto sieno esse alla storia della nostra città. In molte
di esse noi troviamo nomi di potestà e di capitani del po-
polo dei quali non si aveva memoria alcuna dai documenti ;
ricordi di guerre e di paci che ci mostrano quale danno
avessero recato alle nostre terre le discordie nei turbolenti
anni del secolo XIV.

Più interessante anche è l'iscrizione (n. 53) che ri-
-

LE ISCRIZIONI, ECC. o

corda la pace fatta fra gli eugubini ed il vescovo Francesco,
Gabrieli, e l’altra (n. 13) che rammenta il passaggio per
Gubbio dell'imperatore Sigismondo di Lussemburg. Mi dilun-
gherei troppo e preverrei il mio stesso lavoro se volessi
tutte indicare le iscrizioni più importanti, quindi rimetto il
lettore alla raccolta stessa. Quanto al metodo io ho diviso le
iscrizioni in due classi: l'una di quelle in bronzo o in pie-
tra; l’altra di quelle dipinte.

La prima è riuscita molto più ricca che la seconda seb-
bene entrambe non vadano più addietro del secolo XI. Non
mi è stato possibile riprodurre molte delle iscrizioni nei pro-
pri caratteri onciali o gotici; ho indicato però la qualità
della grafia descrivendo l'iscrizione. Che se ho esteso la mia
raccolta sino al 1550 è stato perchè realmente il primo cin-
quantennio del secolo XVI è stato per Gubbio il più fiorente
per l'arte. Nella raccolta ho compreso pure il monastero del-
l'Avellana. Tale monastero attualmente non appartiene più
né al comune né alla diocesi di Gubbio; pure, attesa la grande
parte che quel monastero ha avuto nella storia religiosa della
nostra città, e l'avere appartenuto alla diocesi di Gubbio sino
ad un secolo addietro, mi ha determinato ad estendere le
mie ricerche anche a quel famoso cenobio. Ancora. una pa-
rola intorno ad alcune iscrizioni o non spettanti al territorio
di Gubbio, o posteriori alla data da me prefissa per termine.
Le prime io le ho riportate solo perché mentre esse si rife-
riscono alla storia di Gubbio, sono già andate perdute: sono
solo quelle dei n. 3, 95, 114, 159. Alcune poche, posteriori
al 1550, le ho riferite perché a mio parere sono copia di
altre più antiche e sono state riprodotte nelle nuove iscri-
zioni apposte ai fabbricati, dopo i moderni restauri. Esse sono
le tre iscrizioni dedicatorie della Chiesa di S. Francesco, di
5. Domenico e di Fonte Avellana.

Esistono pure alcune iscrizioni apocrife medioevali. Tale
ad es. l'iscrizione che pose il Falcucci nel suo palazzo per
ricordare la dimora che vi fece I Alighieri, l’altra in S. Fran-
6 P. CENCI

cesco della Pace posta a ricordo dell'ammansimento della
lupa; io le aggiungo in appendice. Ho voluto unire pure le
firme che M. Giorgio appose ai piatti da lui riverberati,
avendo a mia disposizione una ricca raccolta di facsimili,
. certo la più completa, che il Mazzatinti procurò a Gubbio
nel 1898. Credo che il lettore troverà interessante anche
questa parte della pubblicazione.

In ultimo mi si vorrà perdonare se non sempre ho dato
la misura delle lapidi e degli oggetti sui quali trovansi le
iscrizioni. Non sempre mi é stato possibile, del resto avendo
questa pubblicazione più lo scopo storico che epigrafico credo
mi si vorrà gentilmente condonare una tale omissione. Anche
nella parte bibliografica delle singole iscrizioni ho posto la
massima cura, e spero sia riuscita abbastanza completa.

P. CENCI.
SEZIONE I.

Iscrizioni scolpite in pietra, in legno o in bronzo.

A. 1100 (?) — Iscrizione della mensa di altare dell'antica
chiesa di S. Angelo di Sioli.

IN NOMINE SANTI ANGNELI.

L'iserizione originale andò perduta: fu trascritta nel codice III
E. 13 pag. 364 dell’archiv. Armanni, di mano del sec. XVI, e
così registrata: In ara S. Angeli in castro Siolis longobardicis
caracteribus (segue 1’ I.). Il facsimile a penna che ne abbiamo in
detto codice ci fa attribuire tale iscrizione al secolo XI.

II.

A. 1100 (?) — Iscrizione incisa su di un'antica teca ove con-
servavansi le reliquie di S. Felicissimo eremita, e chiusa
nell'altare maggiore dell'omonima chiesa.

SANCTI FELICISSIMI MERITA.

t

n/ n/

LE ISCRIZIONI, ECC. | Ni

La parola merita in luogo di reliquiae fu usitatissima nell’alto
medioevo. Edit. M. Sarti, de Episcopis Eugubinis, pag. XCIII.
Pesaro, 1755; R. REPOSATI, Vita di S. Ubaldo, pag. 176, Loreto,
1159; P. CENCI, S. Filicissimo di Nocera-Umbra, pag. 32, Roma,
Deselée, 1906.

III.

A. 1105. — Iscrizione che ricorda la consacrazione della
chiesa di S. Salvatore di Monte Acuto, presso Umbertide.

ANNO DOMINI AB EIUS NATIVITATE MCV. NON. AUG.
IOH. EP. EUGUB. HANC . ECCLESIAM CONSECRAVIT . IN
HONOREM S. SOPHIE ET FILIORUM EIUS ET S. AGATE ET
OMNIUM SANCTORUM.

L' Iohannes episcopus eugubinus è S. Giovanni di Lodi, che
tenne la sede eugubina nel 1105; l'iserizione è ora perita.

Ed. M. Sarti, op. cit., p. 63; lo stesso, Vita di S. Giov. di
Lodi, lesi 1748, p. 70; Mabillion, Annales Benedictini, ad. an. 1105;
Mittarelli, Annales Camaldulenses, ad. an. 1105; Ughelli, Italia
Sacra, vol. I, colon. 636; Bollandisti, în v. S. Io. Laudensis, ad
diem 7 sept.; Iacobilli, Vite dei Santi dell’ Umbria: S. Giov. di

. Lodi, Cenci, S. Giov. di Lodi, p. 107.

IV.

A. 1134. — Iscrizione in onciale e in minuscolo della mensa
di altare già dell’abazia di S. Erasmo, ed ora trasportata
nella cappella del cimitero di S. Secondo.

A
Lato destro:

I- COLNNA ISTA ST. VOCABULA SCORU IOHIS EVAN-
GELISTA ET STEPHANI MRIS.
8 P. CENCI

b

Lato posteriore:

I CO. LU. M .... STA . ST VOCABULA, SCORU. BE. AT

.I. PE. TRI. FI. LIP. PI. ET IA. CO. BI. — ET. IC. ST VOCA ....

VIRG ET; B-MIHL:. B.IOHS:#....-. ATRAT.BE ; ATI;-AN.
DREE-BET-B.. = R. TL. NI ER LEO. NAR. DI: IC. ST.
VOCA. :

C

Lato sinistro:

ANNI AB INCARNATIONE DNI MILO. CXXXIIII ET HEC
ST VOCABULA SCORU B. MTHEI — INDITIONE XII . VIII ID
MAD .

DEDICAT(O . B DONATI ET BATI PATNIANI. IN TEM-
PORE DONNO BONACTI ABB.

d

Lato posteriore sopra la mensa:
IOHS PRB FECIT HOC OPUS.

L’I. corre in doppia linea nello spessore della mensa, ai due
lati e nel dietro: il lato di fronte è scolpito a fogliami solo per
metà ornati di traforo a trapano. Il nome del lapicida è nel piano
della mensa.

Le II. vanno lette: a) In columna ista sunt vocabula sancto-
rum Iohannis Evangelista et Stephani martiris; b) In columna
ista, sunt vocabula sanctorum beati Petri Filippi et Iacobi et hic
sunt vocabula (Beate Marie) Virginis et b. Michelis, b. Iohannis
Baptistae.... b. Andree et b. Martini et Leonardi hic sunt vocabula ;
c) Anni ab Incarnatione domini 1124 - Et hec sunt vocabula san-
ctorum - b. Mathei - inditione - 12. VIII. Idus Madias Dedica-
tio B. Donati et B. Paterniani. in tempore Domini Bonacti abbatis.
*- LE ISCRIZIONI, ECC. 9

Edita dall'Armellini, Cronachette, ma erroneamente, recente-
mente da D. Gnoli, Augusta Perusia, an. I, fasc. IX, Perugia,
Unione tipogr.

M

&

IN: A. 1134 (?) — Iscrizione in onciale frammentaria ed inedita,
| NY scolpita nello spessore della mensa di altare di S. Bar-
| SN tolo di Petrorio.

HEZST: VOLUCUOA .SBUI DLA-SGCORU:BE- NE DIO; TI.
BE: — 9 cGGbEM--TIS-BEATB AGATILE ..-

La grafia e la forma letteraria è identica a quella dell’ iscri-
zione suriferita, siccome la chiesa di S. Erasmo era filiale del-
l'altra di S. Donato di Pulpiano, o S. Bartolo di Petrorio, riesce

| ° più facile riconoscere anche in quest’ I. il lapicida « Iohannes pre-
sbiter ». L'Iser. leggesi: Mic sunt vocabula sanctorum Benedicti
* et ... sancti Clementis, beatae Agatae.
VI.
| A. 1150 (?) — Leggenda in capitale, del tipario in pietra,
i mm. 100 Xx 60, del sigillo del Vescovo S. Ubaldo (?)
| . . UBALDUS

Edit. V. Pagliari. Egli opina che il sigillo fosse di S. Ubaldo
stesso, non leggendovisi la sigla S. (sanctus). La cosa non è si-
cura essendo il tipario frammentario a sinistra.

Nel mezzo vi si vede un vescovo vestito con pianeta chiusa,

S - ed avente a sinistra un giglio. ì
VII.
A. 1157: — Iscrizione della mensa di altare della parrocchia

di Coccorano, feudo un di spettante ai conti Bigazzini.
10 P. CENCI

SK ANNI DOMINI NOSTRI SUNT MCL SEPTIMI . HOC
ALTARE EST. CONSECRATUM MENSE MAI TRINITATI IN
honorem. S. MARIE S. ANTIMI MARTYRIS . S. THOME APO-
STOLI S. HERCULANI EPISCOPI . S. CATALDI . ARCHIEPI-
SCOPI . S. ITROPPI [eutropi] MARTYRIS S. NICOLAI ARCHIE-
PISCOPI . S. LUCIE . VIRGINIS.

: e AD ARAM . TEMPLI . ADERAT OF FERENDO . CA-
| TALDUS . INTRAVERAT.

xa CUR... NON . EX ; PROPRIO . QUAMVIS OFFEREBAT .
PROPRIUM OBLULIT . IPSE. .

L'I. non esiste più nel luogo, quindi mi è impossibile riscon-
trare gli ultimi due stichi che sono un poco oscuri.

Edit. A. Cristofani, Storia del Castello di Coccorano, Perugia,
Tip. Guerra, 1895; egli dice che l'antiehità dell'iserizione dedu-
| eesi dal dettato, dai caratteri e dall’ ortografia.

SA BOE

A. 1171. — Iscrizione dell’antica chiesa di S. Croce di Fonte
Avellana.

AN (?) H8 M.I.LXXI, APR. DO . DO . TO. D. EUG. F.
FUIT. | :

Tale.I. è perita recentemente, in occasione della costruzione
del coro. A. Gibelli, Monografia dell’ antico eremo di S. Croce di
Fonte Avellana, Faenza 1896, l'interpetra: Anno millesimo cente-
simo septuagesimo primo, tempore domini domini Teobaldi de Eu-
gubio factum fuit » ibid. p. 25.

Mittarelli, Annales benedictini, t. III, pag. 354.

IX.

A. 1194. — Iscrizione onciale della mensa di altare di S. Cri-
stoforo del Sasso, parrocchia di Caresto. LE ISCRIZIONI, ECC. 11

AD Me Ni
BPS^ B

va letta: Anno millesimo centesimo nonaginta (?) quarto,
episcopus Bentivolius (consecravit). Parrà arbitraria l' interpetra-
zione della N. e T. per nonaginta; realmente però non sembrerà
tale, se si tien conto dalla rozzezza della mensa. Il nome B.
del vescovo, altri non può essere se non Bentivolius che tenne la
sede eugubina dal 1188 al 1195.

X
Av T9 — Iscrizione della chiesa di S. Croce di Fonte A-
vellana.
Dici M.

TEMPLVM HOC RITV SOLEMNIORE
CONSECRATVM DICATVMQVE EST
S. CRVCI DOMINI N. IESV CHRISTI
ET S. ANDREAE APOST.
A GENTILE S. R. E. LEGATO
ADFVERE EPISCOPI
RAYNERIUS TIPHERNAS . VIVIANVS PERUSINVS
VGO VRBINAS . ALLODORVS CALLIENSIS
MONALDVS FANENSIS . NICOLAVS FORO SEM. PRONIEN.
IORDANVS HVMANATEN . ATTO CAMERINEN
GVARNALDESCVS AESIN . VIDO ASSISINVS
HENRICUS ECCLESIAE SENEGALLIEN . EP. EL.
CELESTINO III. P. M. ANN. VII.
ALBERICO H. MONASTERII PRIORE
MONUMENTVM HOC
VETERI-DELETO
AD HISTORIE VERITATEM REVOCARVNT
ABBAS n

Come apparisce dallo stile dell'I. questa non è che una eopia
recente, riproducente l' antica iscrizione che era stata posta nella
a NI

cs siii
ATTE-DEEEA. Rn. DEPUTAZIONE

———— e——*

ADUNANZA DEL CONSIGLIO
tenuta in Narni il 21-22 seilembse 1913

nella sala del Consiglio Comunale gentilmente concessa

Alle ore 15.30 del 21 settembre sono presenti i soci
ordinari :

Cav. uff. dott. GIUSTINIANO DEGLI Azzi, Vice- Presidente — MA-
GHERINI-GRAZIANI comm. GIOVANNI — SACCHETTI-SASSETTI prof. ANGELO
— Tommassini- MaTTIUCCI prof. cav. PieTtRO, Consiglieri — BRIGANTI
dott. FRANCESCO, Segretario.

Presiede l'adunanza il Vice-presidente Degli Azzi in
sustituzione del Presidente cav. prof. Oscar Scalvanti as-
sente per malattia.

Si da lettura del verbale della precedente adunanza te-
nuta in Todi il 21 settembre 1912, che risulta unanimemente
approvato.

Il Vice-Presidente da notizia delle condizioni di salute
del prof.. Scalvanti, esprimendo con affettuose parole i più
fervidi auguri per la completa e pronta sua guarigione, a
che si associano tutti i convenuti.

Il Segretario da lettura delle giustificazioni di assenza
prodotte dai soci ordinari :

Prof. cav. OscAR SCALVANTI -- Conte dott. cav. VINCENZO ANSIDEI
— Comm.Lurcir Fumi — Prof. LropoLDpo TiBERI — Prof. ANGELO Blasi
— Comm. prof. GiusgPPE BeLLUCCI — Cav. prof. TORQUATO CUTURI
— Prof. ANNIBALE TENNERONI — Conte PaoLO Dr CAMPELLO DELLA
Spina — Prof. ALESSANDRO BELLUCCI,

€——————— MÀ III
14 P. CENCI

Leggesi: Anni Domini 1236 mense octubris.
E inedita, i caratteri sono elaborati e il £. di « octubris » è
di incerta lezione.

XIV.

A. 1240. — Iscrizione in gotico che leggesi in un capitello
dell’antico monastero di S. Bartolo di Petrorio.

A LD-M CO XL
MGR . GRIMALDUS

L'I. va letta: Anno domini 1240, magister Grimaldus (fecit).

XV.

A. 1250 (?) — Iscrizione della campana inferiore della chiesa
parrocchiale di Salia.

RAESSMCSSSESSSISE SS POLTANHTA= 0 DUE: ES LIB; TN.

L'I. va letta: « Mentem sanctam spontaneam honorem Deo
patrie liberationem ». La data non vi si trova; però i caratteri
sono di un genere del tutto singolare, del quale ho trovato un
esempio in un’ altra campana della chiesa di S. Orfito, nel terri-
torio perugino,-la cui iscrizione riproduco qui perchè la campana
è stata fusa.

AENMIE POS MD DB Vo
T^. A CM.OCD S ER EN.

ossia: ave maria gratia plena dominus tecum benedicta tu (in) mu-
lieribus et benedictus fructus ventris tui, anno MCCL. È incerto se
le due eroei rappresentino due X: in tal easo avremmo il 1270
e non più il 1250. Ad ogni modo da questa data può dedursi anche
la data approssimativa della campana di Salìa. LE ISCRIZIONI, ACC. 15

XVI.

A. 1262. — L'iserizione seguente vedesi in Gubbio nella
chiesa di S. Croce, nella parete esterna della sacre-
stia, al nord.

ANG; | BED
Ms, 0755107
Dx ETC:
IE. APL

dd

L'I. va letta: a(mno) ed(ificationis)? millesimo ducentesimo
sexagesimo secundo, quinto Id. (?) aprilis.

Forse qui si parla di una riedificazione, poiché si hanno me-
morie di questa chiesa, detta « De muro fracto » fin dal sec. XII.

Riferita dal Lucarelli, Memorie e guida storica di Gubbio,
Città di Castello 1888, p. 607.

XVII.

A. 1285. — Iscrizione frammentaria che si legge dietro l'ab-
side della chiesa diruta di S. Emiliano presso il Sentino.

M. CCLXXXV.

L/iserizione ha due altre righe, ma la difficoltà di accostare
il fabbricato, a causa del fiume Sentino che ne lambisce le fon-
damenta, e lo stato fatiscente in cui esso si trova mi hanno im-
pedito di leggere le lettere corrose.

XVIII.

A. 1289. — Iscrizione della campana piccola del palazzo dei
Consoli.

ANI DOMINI MCCLXXXVIII(I?) TEPORE DONI NICA = T
UBE ABO r4 METE SATA SPOTANE HONORE DEO E PATRIE
9"* LIBERATIONE. i
16 P. CENCI

L’I. va letta: « anni domini 1289, tempore domini Nicolai (IV)
et Uberti abbatis: mentem sanctam spontaneam honorem deo et patrie
liberationem ».

La campaua essendo anteriore all’ edificazione del palazzo
(a. 1331), deve essere stata tolta a qualehe monastero.

XIX.

A. 1290. — Iscrizione che leggevasi nell’antica torre della
Badia d’Alfiolo, nel lato di mezzogiorno.

ANNO DOMINI MCCLXXXX
TEMPORE DOMINI GERARDI
ABBATIS

Edit. M. Sarti, op. eit. p. 208. Probabilmente l'I. restó in-
ternata nel muro addossato alla torre; essa doveva rieordare la
erezione della torre stessa.

XX.

A. 1293. — Iscrizione scolpita sopra al pubblico lavatoio al
Corso (Semonte). :
Sg A.D. MCCLXXXXIII . IDICTI .
MIGUISPOtSNOBEs VI. DI,
ACTON . D. EC. AITO.
PORAT . DI . IOSEPPI . D. MAR
TINELLI . D . ARETIO .

L'I. leggesi: « Anno domini 1293 indictione sexta, tempore
potestarie nobilis viri domini Actonis de ec ... aito (?) (et) prioratus
artium domini iosephi de Martinelli de Aretio ».

Non mi è riuscito di completare il cognome del potestà At-

tone. Una pergamena dell’ arch. Catted. dello stesso anno ed una

seconda dell’ arch. Arm. (fase. XXIII, n. 25) ci danno solo il
nome.
Inoltre questa I. ci dà il nome di un priore delle arti di quel-

tata PORT IR Sv A DRM QE.

LE ISCRIZIONI, ECC. 17

l' anno che non è da confondersi con Giordano di Spoleto priore
per il 2° semestre 1293, cui il Lucarelli dà il cognome « de Mar-
tinelli »; cognome che invece spetta al Giuseppe ricordato dalla
presente I.

Cf. Lucarelli, op. cit. elenco dei potestà di Gubbio pis 167.

,

XXI.
a
A. 1218-1294 — Leggenda in onciale del sigillo di Benve-

nuto, vescovo di Gubbio.

S. FRATRIS BENVENUTI
EPI . EUGUBINI..

Nel mezzo si vede l'immagine d'un vescovo vestito pontifi-
calmente. Cf. Bartolomasi, Arch. Arm. III D. 17.
b
A. 1298. — Leggenda in onciale del sigillo di Ventura, ve-

scovo di Gubbio (1295-1302).

S. VENTURE DEI GRA . EPI .
EUGUBINI.

Da una bolla vescovile dell’Arch. della Cong. di Car.. Il si-
gillo ogivale presenta nel mezzo un vescovo (Ubaldo ?), elo stemma
di Ventura, uno scudo diviso da una banda dentellata).

XXII.
A. 1300 (?) — Iscrizione in gotico della campana di Capri-

gnone (parr. di -Petroia).

° MENICUS ME FECIT . ET . LUCAS . ET MATEUS .
#8 XPS VINCIT XPS REGNAT XPS IMPERAT .

2

rr—_—_—_—mrr--rr—T—T—_—_—mtrrrr1rr—
18 : P. CENCI

XXIII.

A. 1300. — Iscrizione della pietra consacrata dell’ altare di
S. Albertino, nella chiesa di Fonte Avellana.

EEN xr

E IO : S UN . QUE

LAESI . NON O.P

IETA . VE

R UNA

AL. FLIOLO

DE MARIA

SE BLA

SI US

Io credo che l'I. debba così esser letta: « Iesus Nazarenus

Rex Iudeorum. E io s'unque laesi non (h)o pietà veruna al filiolo
de Maria: S. Blasius ». L'iscrizione trovasi ai lati dell’ asta oriz-

zontale di una lunga croce. Dalle memorie pubblicate dal Gibelli,
op. cit., sappiamo che a destra della confessione eravi un altare
dedicato, fra gli altri Santi, a S. Biagio, « in quo reliquie conti-
nentur de ligno Crucis Domini, ecc. » la nostra pietra dovette ap-
partenere a detto altare.

Dall'Adeporico dell’ abb. Costanzo, publieato da Faloci-Puli-
gnani, risulta che egli lesse questa I., ma erroneamente. Cf. Ar-
chivio Storico per le Marche e per l'Umbria, vol. II, pag. 552.

XXIV.

A. 1300 (?) — Iscrizione gotica di una piccola campana
della parroechia di Salia.

#4 AVE MARIA GR(a)TIA PLENA DOMNVS TECU.

XXV.

A. 1300 (?) — Iscrizione rinvenuta recentemente nell'orto
della Canonica di S. Secondo.
LE ISCRIZIONI, ECC. 19

ODUGEQUE. T: (?)
URT:. IN.U....B. TER. ALT
ARE . SCTSE...... NDINI ET.
AGAPII

A- D. MCGS S da ALIORUM . 8.

Come vedesi l'I. è frammentaria, manca di qualche linea in
principio, di cui restano poche traccie, e di un importante fram-
mento nel mezzo.

i Doveva trovarsi presso l' altare dei Santi Secondino ed Agapio,
martiri numidi, sepolti nella chiesa della detta canonica. La parte
che a noi resta dell’I. può venir letta così... In (unum sunt cor-
pora su)bter altare Sancti Se(cundi Sec)undini et Agapii.... anno
domini MCO(C ... et) aliorum Sanctorum.

Il senso delle prime parole non son riuscito a trovarlo.

XXVI.

A. 1300 (?) — Leggenda in onciale del sigillo antico di
Gubbio. i

EUGUBIO . SIGNU(m) . FORTIS MONS EST MIHI DIGNU(s).

Tipario rotondo in bronzo di mm. 60, del periodo della do-
minazione guelfa. Nel eentro, in alto, un monte a cinque sca-
glioni, in basso una porta sormontata da tre torri; su le due
torri laterali S. Pietro e S. Paolo a mezzo busto. Detto tipario fu
ricavato nel sec. XVI da un antico esemplare. Cf. arch. Arm. III,
E12. i

XXVII.

A. 1501. — Iscrizione che leggevasi nella rocca maggiore di
Gubbio, che erigevasi al disopra del palazzo ducale, e
conosciuta nel medioevo col nome di Cassero grande.

HOSTES: ABESSE: PROCUL:
V.ULT, HEC: CONSTRVTIO: MVRI:
ET: NUMQUAM: REDEAT: HINC:
M(iles?) QVI: VENERAT HOSTIS:
CUI: FINEM : PONI:
20 P. CENCI

MANDAVIT :: CURA: RICARDI :
QUI: DE:-MAZEPTIS:: NATUS:
TUNC: IPSE: REGEBAT:

MILLE: TRICENTENIS : ANNIS :
SI: IUNXERIS : UNUM:
TEMPORA QUISQUE SCIES:

(quo) VIS: HEC CONDITA. FUERE :

L'I. é attualmente perduta, fu rinvenuta l'anno 1750 « in
excavatione terre, in puteo in dieta vinea (ossia la vigna sovra-
stante il palazzo ducale) a parte meridies in lapide quadrato duos
cireiter pedum litteris vel. caracteribus goticis cubitalibus, hac
fere forma »; arch. Arm. III, E. 13, p. 373. Oltre questa copia se
ne ha una seconda nello stesso codice (la pag..non ha segnatura)
ed una terza nel eod. I, c. 10 dello stesso arch.

In questi due ultimi codici è detto che la lapide trovavasi
nella vigna di Fabio Roscetti, usata per bocca di una conserva
d’acqua, presso-la porta che va a S. Ubaldo.

Nel cod. III, E. 13, l’unico che ci ridà il facsimile dell I.,
le ultime sillabe di destra sono tagliate, quanto è lunga l'I., da
una linea punteggiata. Indiea essa che in quel punto la lapide era
mutila, e che quindi erano state supplite le poche lettere dal copista?
Nol so determinare. Il cod. I, c. 10 ha alcune varianti: linea 4*;
ille invece di Miles: linea 6*; Minardi anzichè Ricardi: linea 9*;
annum invece che annis: l' ultima linea è intieramente falsata.

Il Ricardus de Mazeptis dovette essere il potestà. Il Primoli
lo chiama Rizzardus de Burgo S. Sepuleri, cf. Lucarelli, pag. 168.

XXVIII.
A. 1501. — Altra iscrizione gotica su pietra calcarea rossa

di cm. 85 per 57, esistente già frammentaria a fianco
della porta urbana di S. Ubaldo, ed ora trasportata nel
museo civico, n. 89. La completo con una copia del-
l'arch. Arm. segn. III. E. 13, p. 362. Il carattere corsivo
indica la parte supplita.

Factum fuit hoc

opus MmMurorum

TETTI e RRRRRRR——
LE ISCRIZIONI, ECC. 21

et turris tpre > . i Ve
PO testarie . nobi
LIS et -pote(n)tis vi

. RI tiberutii de
«MONTE milino . ho
NORabilis potes
TATIs civitatis .
UGUBZ .sub.an.
NO D(omi)ni a . nati
VItate . moccci
indictione quarta
DECima tempore d(omi)ni
bonifacii pape octavi

Di questa I. esiste altra copia nello stesso arch., seg. I, c. 10,
f. 144 b. Quest’ I. pure ci dà il nome di uno dei Potestà per
l’anno 1301, ed è Tiberuzio di Monte Milino, di cui non si aveva
memoria da altro documento.

XXIX,
A. 1300 (?) — Iscrizione della campana piccola di: Carbo-
nesca.
Y%R AVE MARIA : XPO
XXX.
A. 1300 (?) — Iscrizione della campana della diruta chiesa

di S. Liberata di Galgata, ed attualmente di S. Biagio
di Carpiano.

SANCTA ‘ LIBERATA
XXXI.

A. 1300 (?) — Leggenda del sigillo della nobile famiglia dei
Petrucchelli, oggi estinta. .
: 99 P. CENCI

BEN CHE IO SEA MIGNO UN
GRANDE HAGGIO FERUTO .
PINCI DE PETRUCCHELLIS

Fu trovato nel 1537, nel costruire il convento delle Cappuc-
eine. Nel mezzo vedevasi una fionda con un sasso, ed attorno la
Legg. indieata, che allude all’ uccisione che David fece, con la
fionda del gigante Golia.

Non ho visto il tipario ma ho desunto tale memoria dall’arch.
Arm. (UI, E. 13, p. 364).

XXXII.

A. 1300 (?) — Leggenda in onciale, circondata da doppia
coroncina globulare, del sigillo di parte ecclesiastica.

> S. PARTIS ECLIE
DE EUGUBIO

Il tipario in bronzo, nella collezione Corvisieri, esistente in
Roma al palazzo Corsini, n. 20. Nel centro vedonsi due chiavi
intrecciate, l' una d’oro l’altra d’argento, con i congegni all' insü,
sormontata dal fioraliso.

Edita da E. D. Petrella, Inventario dei sigilli Corvisieri, Roma,
Tip. dell'unione 1911. Faloci-Pulignani, in Rivista per la Storia
Ecclesiastica dell’ Umbria, n..1, pag. 93.

XXXIII.

A. 1314. — Iscrizione trovata recentemente nell’ abbazia di
S. Maria d’Alfiolo.

AGES MOSS 03r OXSESSIITVL-
I SRI DISTA VE] DIRLO DIO

L’I. va letta: Anno domini 1314, tempore domini Venturae
abbatis.
v

LE ISCRIZIONI, ECC.

XXXIV.

A. 1514. — Iscrizione già esistente in una piccola chiesuc-
cia, detta S. Marcuccio, ora diruta, e che trovavasi su

la via di Fossato, poco lungi da S. Marco. L’originale

esisteva sino a 5 anni addietro, nel qual tempo fu adi-

bito per materiale costruttivo !

ANNO . DNI . MIL
COOXITI
INDICTIONE

XII . TPE. DNI.
GRANGI . SIIII OL
POD: BUG T.

SOBZ GAST I6

ANI EI . SOM

L'I. l'ho desunta dal:eod. cit. dell'areh. Arm. Le prime 6
linee son faeili a leggersi, non peró cosi le due ultime, che certo
dovettero essere male trascritte. Non essendo più possibile colla-
zionarle con l’originale resta che io dia la trascrizione solo del
restante. Anno domini 1314, indictione XII, tempore domini Grangi
Spoletani (?) potestatis Eugubini... Anche di questo primo potestà
dell’anno 1314, non si aveva memoria alcuna in altri documenti.

XXXV.

A. 1314. — Iscrizione che trovavasi su la torre della porta
di S. Pietro. L'iscrizione venne rimossa quando fu ab-
bassata detta torre e da allora non se ne ebbe piü me-
moria. Recentemente il municipio ha comperato alcune
sculture medieovali per il museo, e fra queste un fram-
mento di detta Iscrizione. L' ho completata col codice III.
E. 13 dell'areh. Arm. pag. cit. e cod. I. C. 10, f. 144 b.

dello stesso arch.

IN : NOMINE : D(omi)NI N(ost)RI IESU :

XPI; AMEN : ANNO ; DNI : MCCC
24 P. CENCI

XIV : INDl(iction)E : XI : HOC : OPUS FACTU(m) :

FUIT : TEMPORE : NOBIL : MILITIS :

D(omi)NI PETRI : D(omi)NI : HERRIGUNTII ! A

DE GALLUTTIIS : DE : BONONIA

HONORABILIS ; POTESTATIS :

CIVITATIS : EUGUBII : N

Attorno all’I., secondo è scritto nel citato codice, eravi.« scol-
pita l’arma della comunità, in mezzo a due arme dove è un Palo
e sopra il rastello con i gigli ». L' I. completa l’ elenco dei potestà |
dei quali ci manca il nome per l'anno 1314. Egli è Pietro di Er-
riguzio dei Galluzzi di Bologna, che lo. era stato pure nel primo
semestre 1312.

XXXVI.

A. 1811. — Iscrizione che leggesi in ‘un architrave della
abazia di S. Benedetto di Monte Peglio detto attualmente |
S. Benedetto Vecchio. Trovasi a sinistra della porta di ,
ingresso del palazzo padronale.

MAD. MOCCX VIL |
[PR D HABDLI .' ADBBIS:

DE . GELFONIBUS

DE COSTACCIARIO

Tale I. ricorda la costruzione del detto palazzo e non già del

monastero che era di gran lunga anteriore. Il nome dell’ abbate
è Ubaldo.

XXXVII.

A. 1320 (?) — Iscrizioni in capitale, scolpite su-la fonte
nella sala superiore del palazzo dei Consoli.

CURATUS FONS . AN. A. DEO NATO XXX
SUPRA CCC OLYMP. POSTR. ID. APRILIS LE ISCRIZIONI, ECC. 25

BIBE . ABLUE , SPECTA ME
IN LOCO : PROBES LICET.

Lo stile di datare è quello delle Olimpiadi, però è errato,
poichè la 330* Olimpiade ei dà il 1320, cioè 11 anni prima che
| si incominciasse a costruire il palazzo.

Edit. Marcolini, Notizie Storiche della prov. di Pesaro e Ur-
bino, Pesaro 1883, A. Nobili, p. 137; Laspayres, tav. V; Lucarelli,
op. eit. p. 495; Faloci-Pulignani, Adeporico : dell’ abb. Costanzo,
pag. 595; L. Cracken, Gubbio.

XXXVIII.

A. 1325-1340. — Cattedrale. Iscrizione in gotico della pietra
consacrata della cappella gentilizia dei Gabrieli.

ISTUD ALTARE EST CAPELLE

DE xk GABRIELIBUS . HIC SUNT RELIQUIE
SACTORUM PETRI PAULI THOME ET- .
ANDREE : AP(osto)LORUM . XR(st)OFORI
FRANCISCI LUDOVICI : AC S(an)C(t)ARUM :
AG(n)ETIS ET CLARE VIRGINIS

L'anno di questa I. non è noto. Siccome ivi presso eravi la
tomba del Vescovo Pietro Gabrieli, e fra i santi di cui qui son
menzionate le reliquie troviamo per primo di S. Pietro, e non
S. Tommaso che era il titolare della. cappella, ho creduto che
tale I. debbasi al Vescovo Pietro Gabrieli. La bellissima grafia
gotica risponde pienamente a quel tempo.

XXXIX.

A. 1326. — Iscrizione della mensa d’altare di S. Maria Nuova.
É andata perduta: la desumo dall' areh. Arm. I. C. 9:
p. 61.

ANNO - DOMINI - MILLENO CCCXXVI -
HOC :.OPVS FECIT - FIERI - D(o)PNVS
Y

20 P. CENCI

IOHS - ANDREE - MONACVS
TEMPORE - DOMINI - THOME -

ABBATIS . S - MARIE - DE - ALFIOLO

PRO - ECCLESIA . SANCTE - MARIE -

NOVE . EVGVBII - AM(en) -

PAVLVS. S. PETRVS rd
VBALDVS . S. LAVRENTIVS -

BARBARA - S. BENEDICTVS .

ANTUS . S.TA CECILIA -

STEFANVS S. AVGVSTUS

. IHOANES - EVA(n)GT - S. CATHERINA -
AGNES - S. IACOBVS - MAIOR -

Qm mut

La chiesa di S. Maria Nuova era un di filiale dell’ abbazia di
Alfiolo, e forse furono quei monaci che 1’ edificarono.

XL.

A. 1328. — Iscrizione ora perduta, già esistente nelle mura »
dell'orto del monastero di S. Lucia. La desumo dal co-
dice III. E. 13 dell'arch. Arm., p. 612.

MCCC XXVIII
DIE I UINI

Forse si riferisce alla costruzione del detto muro di cinta.

XLI.
A. 1325. — Leggenda in gotico, circondato da doppio cor-
doncino globulare, del sigillo di Francesco vescovo di

Gubbio.

xa.S. FRANCISCI DEI — GRATIA EPI EUGUBINI

Sigillo ogivale. Nel centro in alto la Vergine in semibusto
col bambino in braccio; in basso i SS. Mariano e Giacomo divisi
da una colonna, in fondo un vescovo in ginocchio in atto di pre-
'IIFIX-II'IX o'u QUOIZLIOSI e[ uoo i[08uo;) rop ozze[eq [9p vjiod vj[op v3joun'

ZLSB

CLA

'H-OQUE
LE ISCRIZIONI, ECC. 27

ghiera. Io l’ho desunto da un diploma di detto Ves. esistente nelia
| cancelleria vescovile.

XLII.

A. 1336. — Iscrizione in gotico scolpita ai lati dell’ archi-
trave del palazzo dei Consoli. Ne dò una riproduzione
perchè si possa giudicare intorno alla celebre questione
di cui si fa parola nell’ iscrizione della lunetta.

ANO DNI - M.C.C.C.XXX.II. FU COME(n)ZATA QUESTA OPERA
E QUANDO FU POSTA QUESTA PIETRA CHORREVA
M.C.C.C.XXX.VI DEL MESE D' OTTOBRE.

I capitelli delle mezze colonne nascondono alcune sillabe.

Edit. Laspeyres P., Die Bawwerke der Renaissance in Umbrien.
IX. Gubbio. Berlin, Verlag von Ernst und Korn 1883, pag. 13.

Reposati: « Della Zecca di Gubbio », Bologna presso Lelio -
della Volpe; vol. I, p. 45. Guardabassi: « Guida dell’ Umbria ».

XLIII.
A. 1336. — Iscrizione in versi leonini della lunetta del pa-

lazzo dei Consoli.

AN(N)O - MILLENO - T(ER) - CE(N) TUM - TER - QUO-
Q(U)E - DENO - AC. - BINO - CEPTUM - FUIT - HOC - OP.
(US)IN - DEQ(V)E - VECTU(M) : EST - UBI- CO(M)PLETUS -
HIC - ARCVS - LIMINE LETUS

POST CEPTU(M) CUI(US) ANN(US) QUINVS FUIT HUI(US).

POST - (ORTUM) - CR(ZST)I - NUMERO C(RE)DA T(UR) -
EDOSISTE-: |
STRUX(IT). ET . I(M) MEN(sJS - H(0C) A(N)GELUS - URBS
VETERE-SIS .

In questa guisa lesse e pubblicò: Lucarelli, op. cit., p. 488;
Mazzatinti, « in Archivio Storico per le Marche e per l'Umbria »,
p. Guardabassi, op. cit., p. 10.
28 ics P. CENCI

Colasanti, « Gubbio », Istituto Ital. di arti grafiche, p. 80.

Al eontrario, quelli, cui la lezione surriferita, faceva ostacolo
nel difendere Matteo di Giannello di Maffeo, detto il Gattapone,
come architetto del palazzo, lessero altrimenti l'ultimo verso.

F. Ranghiasci-Brancaleoni, « De? palazzi municipale e Pretorio
di Gubbio », Firenze, tip. Cellini, 1887, p. 17, lesse:
STRUXIT ET UNUS MENSIS ANGELUS URBS VETERENSIS

Con lui il. Maffei, « Memorie su la condizione attuale dei pa-
lazzi municipale ecc. di G'ubbio-», Firenze, Civelli, p. 19.

La sig.na Laura Craeken, op. eit. London. David Nutt. pub-
blicò l'iserizione secondo l'interpetrazione che ne dava V. Pa-
gliari nel giornale il Paese, Perugia 1908.

Egli leggeva:

STRUXIT ET IN MENSIS. K(ALENDIS
ANGELUS URBS VETERENSIS -

Delle tre versioni di quest’ultimo stico, la seconda, paleogra-
ficamente non può. sostenersi, sebbene nel senso convenga con
questa dataci dal Pagliari, il quale, leggendo le abbreviazioni în
mensis Kalendis (dalle calende di un mese a quelle di un altro)
viene a sostenere che Angelo di Orvieto ha qui lavorato soltanto
un mese.

Io per mio conto, giudico preferibile la lezione del Mazzatinti :

1." per ragione logica, L'I. non ci dà un ricordo partico-
lare d’ uno scalpellino, ma in riassunto, l’intiera storia del fab-
bricato, indicandoci l'anno in cui furon gettate le fondamenta del
palazzo, l'anno ed. il mese in cui fu posto l’ architrave. La stessa
cosa ci viene ripetuta in maniera più minuta nei versi leonini
dell'areo, che chiüdonsi con la celebre frase « struxit ... Angelus
Urbsveterensis ». La più elementare regola esegetica ci suggerisce
che lo struxit deve esser preso nello stesso senso generico che ha
il restante dell'iserizione, e che quindi la parola strurit va intesa
non della porta solo, come vorrebbero il Pagliari, il Ranghiasci
ed altri, ma dell'intiero fabbrieato. Strano inoltre sarebbe, il ve-
dere in quest'iserizione che riassume tutte le vicende del nuovo
palazzo, preferito il nome di chi vi lavorò un solo mese a quello

del. vero architetto.
LE ISCRIZIONI, ECC. 29

Confesso che l' « mmensis » preso avverbialmente per indieare
il giganteseo lavoro sostenuto nell'innalzare quell’ edificio, non è
di buon gusto ; ma non occorre poi andar tanto per il sottile in una
iscrizione in: cui. è chiamato « letus » un arco, in. cui non sap-
piamo qual ‘valore abbia un credatur od un concordat, comunque si
voglia leggere. l’ abbreviazione; in eui finalmente, son tanti i bar-
barismi, da render piuttosto inesplicabile una buona frase latina
quale è appunto l’ « în mensis Kalendis ».

2.° per ragioni storiche.: giacchè non è supponibile che An-
gelo di Orvieto, nel momento più glorioso della sua vita, venisse
da noi ad aiütare-un giovane architetto; di nome allora ‘oscuro, e
prestasse al suo servizio per un mese e poi... à ehe fare? non
a scolpire, poichè nulla di scoltura troviamo nel nostro palazzo ;
non ad architettare, poichè chi aveva concepita l'immensa mole
dei due palazzi Pretorio e dei Consoli, e con tanta maestria ne
aveva innalzata più della metà, non aveva bisogno di una guida
che gl’ insegnasse .come. proseguire il lavoro;
3.° in ultimo. per ragioni cronologithe; ‘poichè se si cerca
spogliare Angelo di Orvieto della gloria di avere innalzato questo
fabbricato, è solo. per rivestirne l'architetto eugubino, Matteo di
Giannello, detto il Gattapone.

Ma di questo architetto noi non troviamo memoria alcuna
prima del 1349, nel qual anno è chiamato a misurare le pareti di
una camera del palazzo Pretorio, .col titolo di « «ensor comuni-
tatis Eugubii » misuratore e non architetto; mentre poi la sua
attività di costruttore di casseri, egli la spiega solo circa il 1360,
e sino al 1380. In una parola, non è affatto provato che egli prima
del 1360 esercitasse con fama l’ architettura.

Resta quindi che lo struxé dell'I. riguardi non l opera di un
mese, ma quella della costruzione dell’ intiero ‘palazzo dovuta ad
Angelo di Orvieto.

^

XLIV.

A. 13537. — Iscrizione che esisteva nella parete esterna della

sacrestia di S. Pietro: attualmente è nel museo muni-
cipale.
poe
Ep

E. 30 P. CENCI

E : A.D. MCCCXXXVII
TPR.D. THOME. ABBIS .

Nella lapide vedonsi due stemmi, in quello del monastero
. Sono le due chiavi; nell'altro, forse dell'abbate, una tigre ram-
| pante. Probabilmente questa memoria ricorda qualche rinovazione
B fatta al monastero.

CRE. XI V.

A. 1340. — Due iscrizioni della tomba del vescovo Pietro
Gabrieli che tenne la sede eugubina dal 1325 al 1340.

a

M HOC EST SEPULCRUM D. PETRI

il i D. RUBEI DE GABRIELLIBUS. EPI. EUGUB.
UM : HOC EST SL (?) MCCCXXXX.
T. | |

| [32 : Questa I. è perita, e la desumo dal cod. I, c. 12. dell’Arch.
il Arm.

i

ill E: G.

Queste due lettere in forma di monagramma leggonsi sul sar-
i cofago dello stesso vescovo posto nella Cattedrale a destra della

P fa porta. Sul detto sareofago vedonsi gli stemmi pontificio, eugubino,
t | e dei Gabrieli. :

d XLVI:
1 " i m È e : ;
BU A. 1342. — Iscrizione in gotico scolpita su lapide di marmo
dll i rosso esistente nella chiesa parrocchiale di S. Giovanni

di Biscina.

MAGNIFICUS MILES DNS IOHAS . Q(uon)DA (m) DNI
PHILIPPI =. COMES DE . COCORANO . HANC . FUNDAVIT
LE ISCRIZIONI, ECC. 31

HEDIFICAVIT ET — EDOTAVIT . ECLESIAM . IN . CASTRO
SUO PISCINE. ANNO. = DNI M.CCC.XLII. TEMPORE DNI.
CLENTIS PP. VI. IN QUA: — IPE ET. SU] HEREDES H(abe)RE
DEBENT PERPETUO. O(mn)IA IURA PATRON = ATUS . ET
ELECTIONEM PLEBANI . QUAM . ECLESIAM . DNS = PE-
TRUS EPUS . EUGUBINUS . CUM . CONSENSU . CAPITULI
— SUE. KATREDALIS . ECCLESIE = AB OI(mn)IBUS PER-
PETUO = PLENE EXEMIT RESERVATO . SUO EP(iscop)A-
| 'TUI. PER O(mn] = EO QUOD. PETERE . POSSET . UNAM
UNCIAM . — CROCI, IN FESTO . SANT. STEFANI P(ro)T(o)
— MARTIRIS . T(e)M(pore) QUOD EST SEQVENTI DI = E . A
NATIVITATE DNI . DE MENSE DECEMBRIS.

XLVII.

A. 1342. — L'iscrizione seguente parimente in gotico e su
marmo rosso trovasi nella dettà chiesa presso all'altra
ora riferita. Essa ricorda la consacrazione degli altari.

*4 CONSECRATA . SUNT TRIA ALTARIA IN ECOL(esia)A .
ISTA . ALTARE MAIUS AD HON = OREM . BEATI . IOHAN-
NIS . BAPT(iste)E . ET. EVANGELISTE . ET ALIUD. A . DEX-
TRIS. AD HONORE(m) . BEATI . NICOLAI . EPI. BEATE KA-
TARINE. VIRGINIS. ET BEATO RUM M. VII . DORMI(en)TIUM .
S. MAXIMIA(n)I . MALCHI . MARIA(n)I DIONISII . JOH(ann)IS .
SERAPIO(n)IS. ET . CONSTANTI . ET ALIU = D. A SINIXTRIS
AD HONORE . V. MARIE . BTEM(ari)E . MAGD = ALENE. ET .
BTE = LUCIE VIRGINIS ET MART . ANNO . D. MCCC=XLII .
T(em)P(0)RE D. CLEMENTIS PP. VI. PER DO(mi)NUM . BO-
NUM.. EPUM CALLIE(n)SEM — (die X) XII. MENSIS AUGUSTI.

XLVIII.

A. 1343. — Iscrizione in gotico della mensa dell’altare mag-
giore di S. Secondo. i

FCM FUIT HOC OPUS, SUB
ANNO . DNI . MCCCXLIII . HIC
39 P. CENCI

SUT RELIQUIE . BEATORUM
MRN . SECUNDINI ET AGAPII
POTIFICU ATQUE SECUNDI.
TERE DOMINI GUIDI DE
BAROCELLIS PORIS HUIUS
CANONICE.

L'I. gira nello spessore della mensa. Essa va letta:

F'actwm. fuit hoc opus, sub anno domini 1343. Hic sunt reli-
quiae beatorum Martyrum Secundini et Agapii pontificum atque
Secundi, Tempore domini Guidi de Baroncellis Prioris huius ca-
nonáice.

Edit. R. Reposati, Vita di S. Ubaldo, p. 28; Giampaoli L.,
S. Ubaldo ... Vescovo Patrono ... di Gubbio, Rocca S. Casciano, 1885,
vol. I, p. 458. | |

IL.

À..1350 (?) — Leggenda in onciale del sigillo della frater-
nita. di S. Maria dei:Laici, detta dei Bianchi.

:& S. FRATERNITATIS BEATE MARIE
VIRGINIS DE . EUGUBIO

Il tipario circolare è di ottone di mm. 44, trovavasi nella
eollezione del museo Ranghiasei. Attualmente trovasi sotto il
n. 77 nella collezione -Corvisieri.

Nel centro, su la parte superiore di una foglia a cinque lobi
vedesi la vergine a mezzo busto col figlio in braccio. Cosi edita
da E. Petrella, op. cit. e da Faloci, loc. cit., p. 93. Io credo che
i cinque lobi sian piuttosto il monte a cinque scaglioni, distintivo
della città di Gubbio.

Nell’ arch. Ranghiasci, ho trovato la stessa legg. con questa
aggiunta: Nel lato posteriore:

FECIT FIERI CORRADUS GIGLI
LE ISCRIZIONI, ECC. 33
L.

A. 1350 (?) — Iscrizione in gotico, su pietra calcarea, pro-
veniente dalla villa di Valmarcola, castello esistente nel
medioevo poco lungi dal territorio di Perugia.

VILLA VA*:
LLIS . MAR
CULE

L'I. trovasi attualmente nel museo di Gubbio, n. 126.

LL .

A. 1369. — Iscrizione della teca ove credesi sia un dito
del Battista. La teca indicata ora non esiste più, men-
tre la teca ove attualmente conservasi detta reliquia é
priva di iscrizione. Io la desumo dal cit. cod. I. C. 10
dell'arch. Arm., f. 145.

A. DNI . MCCCLXVIIII
HOC OPUS FECIT ANDREAS STAFILO
DE NURTIA

Fu edit. dal Giampaoli, op. cit., vol. I, pag. 233, con alcune
varianti, perciò la riproduco. >

« Ano D.ni MCCCLXVIIII oc opus fecit Andreas Stari de
Nursia ».

LII.

A. 1383. — Iscrizione che doveva leggersi un dì, presso la
chiesa di S. Giuliano; io la desumo dall arch. Arm. co-
dice I. C. 10, f. 168, dove è così ricordata.

In sinistro latere porte ecclesie S. Iuliani ubi olim erat porta
civitatis sub imagine cuiusdam. sancti cum habitu peregrini cum
baculo et pera et cum veste lanea villicosa cum pugione confixo
in armo dextro et a pedes illius imaginis, infrascripta verba :

3
934 È P. CENCI

Sus GERARDUS DE CREMONA GHIROLDUS
IN DIE PACIS MCCCLXXIII
IUNII

La cifra dell’anno parrebbe incerta, forse è 1373, ma potrebbe

essere pure 1383.

Io propendo per questa: seconda data, che ricorda la pace che
mercè l’aiuto di Perugia, Gubbio fece nel 1383 con il suo Ve-
scovo Francesco Gabrieli.

Cf. P. Cenci, Relazioni fra Gubbio e Perugia nel medio evo,
nel Bollettino di Storia Patria per l'Umbria, 1908.

LIII.

A. 1383. — Iscrizione in gotico della campana inferiore del-
l'abazia di S. Benedetto Vecchio.

a
CHAMBIO DE PRITANO
ET NICOLAUS DE . VITERBIO ME FECERUT
ANO . M.CCC.XXX.III. TPR. DONI SALIMBENIS.

Nel mezzo della campana vedesi un piccolo stemma quadran-
golare con un grifo nel centro ed attorno la seguente Legg.:

CAMBIO DE PRITANO.
Dall’ altra parte è lo stemma abbaziale.
b

In una campana della parrocchia di Nerbici si legge in ca-
ratteri gotici:

MAGRE E ES eS S ME FECERUT

L'I. è frammentaria, però è certo della fine del sec. XIV. LE ISCRIZIONI, ECC. 35

LIV.

A. 1394. — Leggenda in gotico delle monete battute in Gub-
bio da Guid' Antonio di Montefeltro duea di Urbino.

a) GUIDANTONIUS
5) EUGUBIUM

Nel centro, dal primo lato, vedesi lo stemma ducale, nel lato

quello di Gubbio.

posteriore
LV.
A. 1994. — Leggenda in gotico di altra moneta simile.
a) GUIDANTONIUS
D: RU GU BI UM

Dal primo lato lo stemma ducale, nell'altro lato S. Ubaldo in
semibusto con ai lati le iniziali:

S. U.

Edit. Reposati Rinaldo, Della zecca di Gubbio, Bologna 1772,
Ita. delle zecche d’Italia del Za-

vol. I, p. 145. Lo stesso in: Racco

netti, vol. I.

LVI.
in gotico, del sigillo dei monaci be-

A. 1400 (?) — Leggenda
B. Sperandeo di Gubbio.

nedettini istituiti dal
ys S. SERVORU(m) RECOPARATORU(m) DE UGUBIO

o ogivale è andato perduto.
co por
de Episcopis Eug.,

tante in mano una croce.

Il tipari
p. 263.

Nel centro vedevasi un mona
Edit. in fac-simile da M. Sarti,
36 P. CENCI
LVII.
A. 1400 (?) — Leggenda del sigillo di S. Abbondio, paese
già di spettanza di Gubbio. i
a

x4 SIGNUM SERRE S. ABBUNDI

Il tipario faceva parte del museo Ranghiasci.

LVIII.

A. 1400 (?) — Leggenda in onciale del sigillo del convento
di S. Francesco in Gubbio.

a

SIGILLU(m) CUSTODIE EUGUBINE

Nel mezzo vedesi S. Francesco avente ai piedi la lupa am-
manzita. Il tipario ogivale trovasi presso il custode di S. Fran-
cesco in Gubbio.

Edit. da L. Cracken, op. cit., pag. 298.

Leggenda in capitale di altro sigillo dello stesso convento.

b

SIGILLUM S. FRANC. EUGUBII

Il Bartolomasi (ms. cit., p. 34), che ce lo ricorda, lo dice
poco più recente del primo: ivi pure era raffigurato il Santo con
la lupa, ma poggiata su due piedi in atto di porgere al Santo la
zampa destra. Il tipario è andato perduto.

LIX.

A. 1400 (?) — Chiesa Cattedrale; iscrizione in gotico, della
teca di un reliquiario di ottone dorato, fatto in forma
di croce.
1” >.

LE ISCRIZIONI, ECC.

ECCE. LIGNUM : VIVI :
ARUNDÓ DEI — SPONGIA DE

37
FICE : CRUCIS
I — SUDARIUM DEI.

LX.

Iscrizione assai consumata. di una pietra esistente nel muro
comunale,

KM ponde mi rende

m. ..ecl.. stare

Credo possa leggersi ch non pode mi rende mi ci lasci?
Stare. Peró le prime lettere son molto incert

e. Vi si vede Sopra
scolpito un animale con altro piccolo, ‘un lup

o con un lupicino?
LXI.

A. 1400 (?) — Iscrizione in onci

rotondo. di argento dorato
Seo comunale.

ale scolpita in un reliquiario
ed a smalti serbato nel mu-

a

IHS NAZAREN . REX . IUDEORUM

ACM.GCBDODEUB NOT TW (m) E T-B.-R. v. T. psp

c
TETRAGMATON ;

La prima e la Seconda sono nelle due faecie del reliquiario stesso.
La seconda va letta: A(ve)

M(aria) G(ratia) P(lena) D(ominus)
T(ecum) B(enedicta ) T(w)IN (mulieribus) ET B(enedictus Fructus
Ventris) T(ui) I(esus). La terza è scolpita a rilievo nello Spessore
della teca.
38 P. CENCI

LXII.

A. 1400 (?) — Iscrizione che vedevasi attorno al nodo di un
ealice cesellato ed a smalti donato da Francesco di Fi-
lippo Bigazzini, conte di Coccorano, alla chiesa genti-
lizia di S. Pietro, nel distretto dell'omonima parrocchia.

FRANCISCUS BIGAZZINI COMES DE COCCORANO
HOC OPUS FIERI FECIT.

Il calice è stato anni or sono venduto.
Edit. dal Cristofani, op. cit., p. 21.

LXIII.

A. 1400 (?) — Leggenda in capitale, circondata da coron-
cina globulare, del conte G. Bigazzini.

GIULIO . BIGAZZINI . CONTE DI . COCCORANO.

Il tipario di bronzo mm. 47 per 37 trovasi nella collezione
Corvisieri, n. 1243.

Colonna fra due Leoni, al lambello in testa, con cinque fio-
ralisi. Corona e. sostegni. Edit. da E. Petrella, e da Faloci-Pu-
lignani, op. cit.

LXIV.

A. 1400 (?) — Leggenda in onciale del sigillo del monastero
di S. Donato.

$$ S. MONACI . ABBATIS S. D. EUGUBINI

Il tipario ogivale di bronzo di questo sigillo trovasi sotto il
n. 271 nella collezione Corvisieri. La Legg. è circondata da doppia
coroncina globulare. Superiormente la Vergine col Bambino sul
braccio sinistro, entrambi a mezzo busto e con nimbo semplice :
inferiormente un monaco con berretta a nimbo semplice, sul capo,

3 LE ISCRIZIONI, ECC. 39

e separato da un virgulto altro monaeo genuflesso ed in atto di.
ammirazione davanti ad una stella ehe gli sorge sul capo.
Edit. E. D. Petrella, op. cit., Faloci, op. cit., p. 96.

LXV.

LJ

A. 1411. — Iscrizione in gotico, su pietra calcarea, cm. 56
X 0 già spettante al sepolcro di Antonio (?) de Cre-
sciolis. Tale lapide trovavasi prima nella facciata della
Cattedrale, attualmente è nel corridoio che conduce alle
sale Capitolari. È frammentaria, ed io supplisco le la-
cune valendomi delle trascrizioni fatte da R. Reposati
in un Ms. Stemmi dalle famiglie nobili, arch. Arm. II D.
28, f. 41 e nel cod. I. C. 10, f. 182, dello stesso arch.
Sotto all’ iscrizione vedesi un angelo che sorregge uno
stemma su cui vedesi un monte a cinque scaglioni.

HOC EST SEPULCRUM (1) STRENUI D. ANTONII (2) DE
CRESCIOLIS . DE EUGUBIO SOTII . ILLUSTRIS ET EXCELSI
DNI GUIDANTONII COMITIS MONTISFERETRI . ET URBINI
ATQUE REGNORUM SICILIE MAGNI COMSTABILIS (3) ANNO
MCCCXI.

V. Armanni, Lettere, vol. IIT, p. 395, Macerata, 1674, ricorda
tale I.

LXVI.

A. 1416. — Iscrizione che leggesi in un camino di Colmol-
laro, antico feudo della famiglia Raffaeli.

1L (? A . IHS . o (?) ID

Non è facile a spiegarsi: probabilmente deve leggersi Jesus
A. v. 1416 o 1516?

(1) II R@posati legge signum invece di sepulcrum.
(2) Le parole strenui d. Antonti trovansi solo nel cod. I. c. 10; dovevano essere
abbreviate che altrimenti non vi è posto nell’epigrafe.
(3) Il Reposati ha comstabilis; il cod. I, c. 10, comis.
40 P. CENCI
LXVII.

A. 1417. — Iscrizione d'un calice cesellato ed a smalto già
esistente nella Cattedrale. i

PETRUS PAULUS . PETRI
1417 . GUBIO

L'orafo indicato è conosciuto nei documenti col nome di
Pietro da Agobbio. Cf. arch. Arm., II, E. 20, p. 28 v.

LXVIII.

A51418;.— Leggenda del sigillo ogivale della Curia Vesco-
vile di Gubbio, sotto l'episcopato di Francesco Billi.

S. CURIE EPISCOPATUS EUG.

La Leggenda va letta:

Signum curiae episcopatus eugubini. Il sigillo trovasi appeso
ad una pergamena dell’Arch. di S. Pietro di Gubbio, fase. LX,
n. 2. Nel mezzo si vede un Vescovo vestito pontificalmente e se-
duto in trono.

LXIX.

A. 1423. — Iscrizione in capitale, della campana della par-
rocchia di Branca.

LODOVICUS *& IOHANNIS DE UGUBIO . . . ...
A . DNI MCCCCXXIII . . .


Perieolando il campanile mi è stato impossibile leggere per
intiero l' I. ; però ne ho avuta la parte più interessante.

LXX.

A. 1426. — Antica Badia di S. Verecondo de Spis8is (su la
via fra Perugia e Gubbio). Iscrizione in gotico, su pie-
tra arenaria esistente nella sala dell'attuale canonica. LE ISCRIZIONI, ECC. 41

A.D. MIIII° XX° VI. TPRE D. GEROMIMI DE GALVANEL-
LIS ABATIS

Girolamo dei Galvanelli, qui menzionato, fu il primo degli
abbati commendatari di questa abazia.

LXXI.

A. 1430 (?) — Presso la porta di varie chiese, quali S. Fran-
cesco, S. Pietro, Duomo vedesi graffito il monogramma

IHS.
A destra alcune lettere che sembrano potersi leggere
VERG MAR(RIA)

Io opino che siano i nomi di Gesù e Maria graffiti ai tempi
in cui S. Bernardino da Siena, predicò in Gubbio, rispondendo la
grafia di dette iscrizioni a quel tempo.

LXXII.
A. 1434. — Iscrizione della campana delle Carceri.

A(n)NO . D(omi)NI . MCCOCXXXIV . HOC . OPUS . FE-
CERUNT . FRATRES . AVGVSTINVS . ET. SECVNDUS . DE .
PERVSIA . TEMPORE . QVO . DOMINVS . COMES GVIDO
ANTONIVS . VRBINI . ERAT . DOMINVS . EVGVBII . QVO .
TEMPORE . DOMINUS . IMPERATOR . REX ROMANORVM .
FVIT . CORONATVS . ET . TRANSIVIT . PER . EVGVBIVM.

Questa campana fu donata ai Minori riformati del convento
di S. Girolàmo; indi loro ritolta nell'epoca della soppressione
religiosa; attualmente è perduta.

Io trovai copia dell'I. nell'arch. Arm., IIT, E. 12, p. 82 v:

L'imperatore, di cui qui si fa parola, fu Sigismondo di Lus-
semburg, il quale nell'agosto 1433 di ritorno da Roma, dove era
49 P. CENCI
stato incoronato. da Eugenio IV, passò per Gubbio e venne con

magnificenza accolto dagli Eugubini.

LXXIII.

A. 1438. — Iscrizione in capitale della campana di S. Mi-
chele Arcangelo di Petroia.

MENTEM SANCTAM ESPONTANIAM ONOREM DEI PATRIE
DELIBERATIONEM MCCCCXXXVIII . MARIOTTVS FECIT.

LXXIV.

A. 1442. — Leggenda in gotico, delle monete coniate in
Gubbio dal duca Odd'Antonio di Montefeltro.

a) OD ANTONIUS . DUX
b) EU . GU . BI. UM

Dal primo lato nel centro lo stemma ducale, dall’ altro lato
S. Ubaldo in semibusto con sotto le iniziali
SU.
Edit. Reposati R., op. cit., vol. I, p. 156, Zanetti, op. cit.,

vol. I.

LXXV.

A. 1442. — S. Maria di Alfiolo. Iscrizione in capitale esi-
| stente nella torre.

TEMPORE DNI ANTONII DE MEDIOL(a)NO ABB(a)TIS
HVIVS MONASTERII REPARATORISQUE HOSTILITER COM-
BVSTI ATQUE DIRVTI

MCCCCXXXXII

L’I. trovasi nel lato settentrionale; ora è chiusa nella cantina
addossata alla torre stessa. La lapide è molto danneggiata in alto, LE ISCRIZIONI, ECC. 43

dove si scorge lo stemma abbaziale corroso dalle acque, come ,
pure è corrosa la data.
Edit. Sarti « de episcopis Eug. »p. 208.
La guerra qui mentovata può esser solo l'invasione che nel 5
territorio eugubino fece Braccio Fortebracci negli anni 1419 e
1420, per riammettervi alla signoria Cecciolo dei Gabrieli, mentre
nelle storie locali non si ha memoria di altra guerra sino al 1445.

LXXVI.
A. 1445. — Iscrizione frammentaria che leggevasi nella
porta di S. Ubaldo. Non esiste più; io la desumo dal
citato cod. I. C. 10 dell’arch. Arm. f. 145%, dove è cosi

descritta : Nel revelino della porta della città ... in una pie-
tra scritta e non intagliata :

MCCCCXXXXV HOC | OPUS FECERUNT FIERI INFRA-
SORIBPBEI:L

« Né si può leggere altro per haverlo lavato la pioggia. Et vi

è l'arme di F'ederico conte di. Urbino, con le sbarre di Montefeltro
et con mezza aquila per cimiero, onde si crede che fu detto reve-
lino fatto l’anno proprio che detto conte divenne signore d’Ugubbio » .
Federico di Montefeltro fu acclamato signore di Gubbio nel
1444; essendo egli figlio illegittimo di Guidantonio. I Malatesta
pretendevano per loro il ducato di Urbino. Si ebbe una guerra
fra i due contendenti, che fu combattuta pure nel territorio eu-
gubino, prendendovi parte i più insigni capitani, quali Francesco
Sforza e Carlo Fortebracci. L'I. riferita ricorda sicuro un restauro
fatto delle mura o per resistere, o per riparare i danni recati nel
1445 dal Fortebracci che si era spinto fin sotto le mura di Gubbio.

LXXVII.

A. 1450. — Leggenda in capitale di una moneta coniata in
Gubbio da Federico II duea di Urbino.

a) | COMES FEDERICUS
DC DE BU. GU BA

Nessuno stemma. Edit. Reposati, op. e vol. cit., p. 268.
44 P. CENCI

LXXVIII.

A. 1450. — Leggenda in capitale di altra moneta dello
stesso duca coniata in Gubbio.

a) |FEDERICUS ©
0 EU. GU, BIA

Edit. Reposati, op. e vol. cit., p. 269.

LX XIX.

A. 1450 (?) — Iscrizione in capitale a rilievo su di una
mattonella del museo municipale su cui è scolpita la
testa di un soldato con elmo. Essa ricorda il duca Fe-
derico.

F. DUX

LXXX.

A. 1456. — S. Ambrogio. Iscrizione in minuscolo gotico della
campana maggiore. |

MCCCCLVI . AVE MARIA GRATIA.

LXXXI.

A. 1458. — Leggenda in gotico di una moneta di argento
coniata in Gubbio dal duca Federico II.

a) FEDERICUS CO(mes)
B) BU GU BI UM

Dal primo lato lo stemma dei Montefeltro, dall’ altro quello di
Gubbio. Altre hanno la stessa leggenda però in luogo dello stemma
di Gubbio vi è rappresentato S. Ubaldo in semibusto con sotto le
iniziali. LE ISCRIZIONI, ECC. 45

SIVE

Edit. Reposati, op. e Vol., cit., p. 274.
LXXXII.

A. 1459. — Iscrizione in capitale ed a rilievo esistente sul
camino del palazzo del Bargello.

1459 y& DE GNAIO

Leggasi De gennaio. A quest’I. fa seguito un monogramma
inciso sulla pietra, che non riesco a decifrare.

LXXXIII.

A. 1463. — Iscrizione in capitale scolpita su l’ architrave
della porta esterna dalla sacristia in S. Domenico.

HEC EST . DOMUS DEI . ET . PORTA
CELI — 1463

LXXXIV.

A. dara. — .S. Benedetto di monte Podio, ovvero, S. Bene-
detto Vecchio. Iscrizione in capitale esistente nel pa-
lazzo padronale.

VPI ABU 471

Le due prime iniziali ci ricordano per certe il nome dell’ ab-
bate commendatario: nel mezzo vedesi uno stemma formato di
una fortezza a tre torri e sopra la torre centrale un leone ram-
pante! Non appartiene: al palazzo, che è più antico, ma fù quivi
portata recentemente, togliendola dalle rovine del castello sopra-
stante.
46 5 P. CENCI
LXXXV.

A. 1413. — Chiostro di S. Maria di Alfiolo. Iscrizione in ca-
pitale incisa in una colonnina di ferro che sorregge la
girella del pozzo.

BENEDICTUS SALOMONIS .
EVGVBINUS FECIT DE MENSE
SIVNIDAS. 1473:.

LXXXVI.

A. 1414. — Leggenda in capitale, di un ferro da cialde pos-
seduto dalla famiglia Bebi.

STEFANO »& DE x SER NE:
ME xk FE FARE x 1474

LXXXVII.

A. 1418. — Porta interna del parlatorio nel monastero di
S. Benedetto. Iscrizione in capitale scolpita nell' archi-
trave.

MIL: CO0€ * LXXVIIL |. Sì
LXXXVIII.

A. 1480 (?) — Palazzo ducale. Iscrizione in capitale che leg-
gesi nell’architrave di varie porte.

FE. DUX .

Essa ricorda il duca Federico I di Urbino che fece costruire
lo stesso palazzo nel 1480.

Le stesse iniziali leggonsi a forma di monogramma nelle mat-
tonelle del soffitto. LE ISCRIZIONI, ECC. 47

Edit. B. Laspeyres, Die Bauwerke der Renaissance in Umbrien,
IX Abschnit; Gubbio, Berlin, 1883.
La stessa I. in sole iniziali nelle mattonelle della tettoia

EscD:

LXXXIX.

A. 1480 (?) — Palazzo ducale. Leggenda in gotico, del col-
lare dell'ordine equestre della Gertiera.

uony soit qui mal y pense.

Tale collare vedesi scolpito a rilievo in quasi tutti gli archi-
travi dello stesso palazzo. Trovasi pure ad intarsio nelle porte del
palazzo ora conservate nel museo municipale. Federico I fu de-
corato di quest’ ordine da Odoardo IV, nel 1476.

XC.

A. 1482. — Iscrizione in capitale della torre campanaria
nel monastero di S. Croce di Fonte Avellana.

ANNO. D.NI . MCCCCLXXXII
TPRE. R. D. IVL . CARD . S. PETRI AD VINC . COM .
HOC: OB; R^. D- EOD IO-. DB. EVG.:
CVM ALIIS MONACIS.

L'I. valetta: « Anno domini 1482, Tempore reverendi domini
Iuliani (de Rwvere) Cardinalis commendatari S. Petri ad Vincula.
Hoc opus fieri curavit dominus Lodovicus Iohannes (Accoromboni)
de Eugubio cwm aliis monacis. ».

L'Aecoromboni fu pro-abbate durante il governo dei due
commendatari Card. Bessarione, e Card. Giulio della Rovere.

Edit. Faloci, nell’ « Odeporico dell’Abb. Costanzo », Arch. cit.,
vol: II; p- 552; Mittarelli, Annales Camaldulenses ; Farulli, Cro-
naca dell'Abb. di S. Croce di Fonte Avellana, Siena, Quinza, 1603;
Gibelli, op. cit., p. 33.
48. : | P. CENCI :
XCL

A. 1483. — Ex convento di S. Domenico. Porta della bi-
blioteca.

D. LAUER. FIERI FECIT 1. 4. 8. 8.

XCII.

A. 1480-1490. — Monogramma che vedesi nella scala antica
del palazzo Beni ai lati degli stemmi di Martino V e
dei Beni, monogramma che sembra debba leggersi.

G. B.

Martino V fu ospite della famiglia Beni in questo pa-
lazzo nel 1420 e Giulio II nel 1506.

XCIII.

A. 1490. — Iscrizione in capitale della cappellina di S. An-
tonio abbate nella Chiesa di S. Secondo.

GVIDONE . PRIN . REGNANTE .

SACELLVM . CVM . ARA . SVB . VEXILLO .

SALVATORIS . NOSTRI . DIVO ..ANTONIO .

BARBATO . ANGELVS . ODDVSCI . EVGV

BINVS . SVA . IMPENSA AEDIFICAVIT .
ANNO . SALVTIS . MCCCCLXXXX

Edit. Laspeyres, op. cit., pag. 12.
XCIV.

A. 1491. — Iscrizione in capitale ad intarzio del coro della
chiesa di S. Francesco, in Castelfidardo.

OPVS PIERANGELI AGVBIENSIS
FACTUM ELEMOSINIS R. P. CONVENTVS LE ISCRIZIONI, ECC. 49

PER INDVSTRIAM FRATRIS IACOBI DE
MERCATELLO GVARDIANI . MCCCCLXXXXVII .

Ho riprodotto quest'iserizione spettante ad un artista eugu-
bino, perché attualmente 6 perita.

XCV.

A. 1498. — Architrave della porta del monastero in S. Be-
nedetto.

SANTA MARIA DEL PELLAGIO. 1498.

Il monastero di S. Maria del Pellagio, trovavasi presso il

teatro romano. Leone X quando si impossessò del ducato di Ur-
bino, fece demolire questo convento volendo quivi edificare una
fortezza. Le monache che furono trasferite in S. Benedetto porta-
rono seco l’architrave così scolpito e gli stipiti.

XCVI.

A. 1500 (?) — Iscrizione posta sopra la porta del monte fru-
mentario.
CHI VOLE ESSERE BE(n) SERVITO
VENGA QUI OGI NON FO
CREDENZA DOMANI SI

Sopra quest'I. vedonsi scolpite varie forme di pani: museo
comunale n. 96. :

XCVII.

A. 1500 (?) — Iscrizione in capitale, a mosaico, esistente in
una casa in via della Dogana.

OPTI. BENE AGER.

Leggasi: optavi bene agere.
50 P. CENC
XCVIII.
A. 1500 (?) — Iscrizione in capitale di un camino conservato

nel museo comunale (n. 114) avente nel mezzo lo
stemma dei Gabrieli.

AN(n)A ELISAB. GABRIELI

XCIX.

A. 1500 (2?) — Iscrizione in capitale di altro camino dello
stesso museo.

SE MAI FO CUPERTO FOCO NO(n) SE SPENSE

C.

A. 1500 (2. — Iscrizione dell’arco che immette al cortile
nel palazzo Accoromboni, ora Bebi David.

HIERO . ACO . UNICUS . TEMPESTATE
SUA PHS ET
MEDICUS SIBI AC SUIS POSUIT.

L'I. va letta: Hieronimus Accoromboni wnicus tempestate sua
Phisicus et medicus, sibi ac suis posuit. Girolamo Accoromboni fu
professore di medicina nelle università di Perugia e di Padova fra
gli anni 1479-1537. L'areo su cui leggesi l' I. è tutto elegantemente
scolpito, ed è uno dei migliori lavori della rinascenza in Gubbio.
Edit. Laspeyres, op. cit., tav. VI; Lucarelli, op. cit., p. 213.

CI.

A. 1500 (?) — Chiesa dei Battilani: Iscrizione in capitale,

già esistente nella porta della sacrestia ora nel museo
COM;, Hh. 506:

(Ecclesia) VENER. SANOTAE MARIAE
LE ISCRIZIONI, ECC. DI

‘SOCIETATIS BATTILANORUM
Nel mezzo vi è scolpita un’ immagine della Vergine.

CII.

A. 1500 (?) — Iscrizione di una piccola scoltura del museo
com. rappresentante il Nazareno.

SEPULCRUM CHRISTI

CIII.

A. 1500 (?) — Leggenda in capitale di un ferró da cialde
della famiglia Stirati.

M° SEBASTIANO . DE . M° GABRIELLO . E PAZAGLIA SUO
FRATELLO.

CIV.
A. 1500 (?) — Architrave esistente nel castello di Coccorano,
ora diruto.
G S ISSBe

Leggasi: Giulio Bigazzini. Segue il monogramma di Gesü.
CV.

A. 1500 (?) — Iscrizione in capitale della porta esterna del-
l’ex-convento di S. Stefano d' Arcella.

CASS, Pi DEB.

Leggasi: Abbas Sancti Petri de Eugubio. Il monastero era di-
pendente da quello di S. Pietro.
52 P. CENCI

CVI.

A. 1500 (?) — Iscrizione di due camini della stessa abbazia.
LACTANTIUS MARIONUS ABBAS

Nel mezzo vedesi lo stemma dei Marioni: detti camini tro-
vansi ora nel castello del marchese Del Gallo di Roccagiovane.

CVIL
A. 1500 (?) — Leggenda in capitale, del sigillo comunale di
Gubbio.
CONFALONERIUS . ET . CONSULES . CIVITATIS EUGUB.
Il tipario è conservato nel museo comunale. Dopo lI. segue
il fioraliso. Nel centro lo stemma della città, cinque monti con
sopra il rastello e cinque gigli.
CVIII. :
A. 1500 (?) — Leggenda in capitale, del sigillo della chiesa
Cattedrale.
S. MARIANUS . ET . IACOBUS . MART .
Il tipario in ottone è conservato nella cattedrale. Nel centro
vedonsi raffigurati i due martiri in piedi e vestiti di dalmatica.
S. PAULI CANONICI E(ugub)INI

da un tipario esistente nel museo di Firenze n. 79.

CIX.

A 1500? — Iscrizione che vedevasi nello studio del palazzo
ducale in Gubbio. Lo studio era ad intarsio del celebre
Terzuolo: fu venduto qualche decennio addietro. L'I-
scrizione la desumo dal cod. I, c. 10 dell’ arch. Arm.
f. 145 D.

IUSTITIA PIETAS VINCIT REVERENDA NEC ULLUM
POENITET ALTRICI SUCCUBUISSE SUAE
LE ISCRIZIONI, ECC. ; 53

ASPICIS AETERNOS VENERANDAE MATRIS ALUMNOS
DOCTRINA EXCELSOS INGENIOQUE VIROS

UT NUDA CERVICE CADANT . ......

ITER FLEXO PROCUBUISSE GENU

L'ultimo distico nel cod. citato è incompleto; l'intarsio in
quel punto doveva essere fatiscente. Edit. dal Laspeyres op. cit.,
| però ivi abbiamo alcune varianti.

CX.

A. 1501. — Iscrizione in capitale della seconda porta di de-
stra del palazzo dei Consoli, in piazza della Signoria.

AN(n)O . MDI .
CXI.

A. 1510. — Iscrizione già esistente in S. Francesco sotto
una pittura raffigurante S. Bernardino e S. Antonio.

UT FOLIUM MEA VITA TRANSIT, FERIENTE PROCELLA
TU REGERES NISI CECA TUO VESTIGIA FILO
CARCERE COMPLICERER CERTO CEU MUSCA LIQUORE.
MDX.
HIERONIMUS NARDINUS

È riferita dal Bartolomasi nelle sue Memorie di S. Francesco.
Arch. Arm., IIT, D. 7, p. 104.

CXII.

A-- 15025 — Leggenda in capitale, delle monete di rame co-
niate in Gubbio sotto il duca Guid' Ubaldo della Rovere.

a) G . BALDUS . DUX .
b) HUC GU. Bb. UM.

Nel lato anteriore vedesi una piccola aquila e nel centro lo
stemma ducale: dall'altro lato S. Ubaldo in semibusto con le note
iniziali S. V. |
54 P. CENCI

CXIII.

A. 1508. — Leggenda di altra moneta simile.

a) G . UBALDUS D(ua) URBl(ni)
5) EU. GU. BI . UM

Nel eentro d'ambo i lati come nella moneta suindieata.

Altra iscrizione che vedesi appiedi una piccola scultura
raffigurante S. Ubaldo, nel museo com. n. 73.

S USA VIDE Ve1595:.

L'I. leggesi: S. Ubaldo Vescovo di Gubbio, 1505.

CXIV.
A; 1506. — Iscrizione che leggevasi in una porta dell'abbazia
di Monte. Corona della Fratta, dentro il convento nella

foresteria.

IULIUM 2 PONT. MAXIM. HOSPITEM HIC GABRIEL CARD.
. URBINUS SUSCEPIT DIE 21 SEPT. 1506 HORA 23.

Quest'I. l'ho desunta dall’arch. Arm., cod. I, e. 10, f. 160,
. dove è riportata. Ivi si legge: « Nota che egli fu il Card. Gabriello
della famiglia de Gabrielli da Fano il quale era Vescovo di Urbino.

CXV.

A. 1507. — Iscrizione in capitale, dell’altare Bentivogli, scol-
pita nello spessore della mensa; misura in lungo cm. 173.

QUOD . IAM . P()ERPAVLUS .
SACELLUM . CO(n)DERE IUSSIT

L'I. ha una laeuna nel centro per essere stata tagliata la pietra
| onde ineassarvi l'altra piccola pietra consacrata, indicata al n. 38.
Cf. quest' I. con l'altra n. CLXXXII.
LE ISCRIZIONI, ECC. 55

CXVI.

A. 1508. — Iscrizione in capitale dell'edicoletta che trovasi
nell’ atrio dell’ Ospedale.

VERGINE . I(m)MACOLATA . PURA . E. VERA

MATRE . DE . DIO . ETERNO . ALTA . MADON(n)A .

DE . MISARI . PECCATORI . FERMA . COLON(n)A .

SEC(c)UR(r)I . AL TUO . DEVOTO . CHE. IN TE. SPERA.
ANNO SALUTIS . MCCCCCVIII

Edit. dal Laspeyres, in un diseguo, op. eit., p. 23.

CXVII.

A. 1509. — Iscrizione in gotico, della campana di S. Maria
di Burano, ora conservata nel museo com.

3 MENTEM SANCTAM SPONTANEAM HONOREM DEO. $&
PATI(») IE LIBERATIONEM +& M *& IA x8 DE SASSO FERRATO
ME FECIT . MDVIIII .

Il nome del fonditore credo possa leggersi: « m(agister) Ia-
cobus de Saxo Ferrato », poichè nell’altra I. del n. CXXII noi tro-
vianio lo stesso fonditore che si sottoserive Zacobus.

CXVIII.

A. 1510. — Iscrizione in capitale della campana maggiore
della parrocchia di Pascelupo.

DIVIN . VIRTUTE AVARUM MALIGNITATEM LUA ANO
DE I GUO . DOMENICO LUPINI DONO’ A QUESTA CHIESA .
ANNO 1510

L'I. eredo debba leggersi « divina virtute (purgo) avarum ma-
lignitatem. — Luca antonio de iguvio (fonditore).
56 P. CENCI

CXIX.
A. 1510. — Iscrizione in capitale che corre attorno all’ at-
tico, nell' edicola della Madonna del Belvedere in S. Ma-

ria Nuova.

AVE . REGINA . CELOR .
AETERNUM . PATENS . MISERIS ASILUM
MCCCCCX.

Edit. Laspeyres, solo in parte, nella tav. V dell’op. cit.
CXX.

A. 1510. -— Leggenda del ferro da cialde posseduto dalla
famiglia Vagni. i

»4 QESTI . FERRI . SONNO . DE NIBA (2) Di AGOPIO:
MGCCCCIO . MATEIO . DE . MAESTRO . FIERAVANTI . DA
LA FRATA LA FATI. :

In mezzo vedesi uno stemma con le iniziali A. V. e nel cen-
tro un gallo.
CXXI.

A. 1510 (?) — S. Croce di Fonte Avellana. Iscrizione che
vedesi su l’architrave del dormitorio.

FR. CAR. SURR.
HISP. COMMENDATARIUS INSTAURAVIT.

L'I. va letta: Franciscus Cardinalis Surrentanus Hispanensis
commendatarius instauravit. Il card. Francesco Remolino spagnolo
e vescovo di Sorrento tenne la commenda del monastero negli
anni 1503-1518. Edit. Gibelli, op. cit., p. 49.

- OXXII.
A. 1518. — Iscrizione in gotico, della campana inferiore
della chiesa di S. Ambrogio. i
LE ISCRIZIONI, ECC. 51

AVE MARIA GRATIA PLENA .MDXIII.
IACOBUS DE SAXO FERRATO ME FECIT

OXXIII.

A. 1516. — Leggenda di un « picciolo » moneta coniata in
Gubbio da Lorenzo dei Medici.

a) LAURENTIUS DUX
b) S. U. UGUBIO

Dal primo lato vedesi lo stemma di Gubbio, un monte a cinque
seaglioni: dall'altro, l'immagine di S. Ubaldo in semibusto. Lo-
renzo dei Medici tenne il ducato di Urbino, quando Leone X tentò
toglierlo ai Della Rovere, fra il 1516 e il 1521.

Edit. Reposati, op. cit., vol. II, p. 147.

CXXIV.
A. 1518-1533. — Monastero di S. Croce di Fonte Avellana.
Iscrizione dell’architrave del dormitorio.

NICECARELIS-=DE=R-*Ve E

L'I. va letta: Nicolaus cardinalis de Ridolfis... instauravit.

Il Cardinale qui ricordato sueccesse nella commenda del mo-
nastero al Remolino.

Edit. Gibelli, op. cit., p. 49.

CXXV.
A. 1521. — Leggenda in gotico, di una moneta coniata in
Gubbio sotto Francesco Maria della Rovere.

a) FRAN. MR. DUX.
b) EU. GU. BI. UM.

Nel primo lato vedesi le stemma ducale, dall’altro l’immagine
di S. Ubaldo in semibusto.
Edit. Reposati, op. cit., vol. II, p. 142.
58 P. CENCI

CXXVI.
A. 1521. — Leggenda in capitale di altra moneta dello stesso

duca.
a) F. MARIA . DUX .
b) S. UBALDUS . UGUBIO

Stemma ed immagine c. s. Trovansi monete che portano questa
variante :

S. U. D. UGUBIO

od anche
. S. U.. UGUBIO.
Edit. come sopra.
CXXVII.

A. 1520. — Chiesa di S. Pietro. Iscrizione dell altare della
Visitazione. i

ORATORIVM . AD . LAUDEM . DEI
DIVO . HIERONIMO . DEDICHATVM .
A.D.CCCCCXX.

L'I. si vede scolpita sul cornicione: è in scrittura capitale
monumentale, ma nascosta sotto gli arabeschi che nascondono il
vecchio cornicione in pietra.

CXXVIII.

A. 1520. — Iscrizione in capitale di un mortaio apparte-
nente alla famiglia Stirati.

xs BONAVENTURA :4 DE BARONE "n FRANCISCO DE
MASTRO GUIDUCCIO DE FABBRIANO ME FECIT $&
° i MDXX . G.

L’iniziale G. credo debba leggersi « Gubbio »).
LE ISCRIZIONI, ECC. 59
CXXIX.

A. 1524. — Iscrizione di una lapide conservata nella sacre-
stia di S. Giovanni. ;

I. H. $. HIC RENASCITUR EX AQUA ET SP(ritu)U. S(an)C(£)O.
ym 1594.

CXXX.
A. 1526. — Iscrizione in capitale della campana di S. Mar-
tino di Villamagna, al presente della parrocchia di Co-

lonnata.

X4 DOMNUS 9&4 PETRUS xa MONACUS SANCTI $ PETRI x4
RECTORIS SATS x ST 95

MENTE(m) SA(nc)TAM 9&4 SPONTANEAM $4 HONOREM +4 DEO
+4 ET PATRIE LIBERATIONEM :& MDXXVI.

Non mi riesce poter determinare la chiesa di cui il monaco
Pietro era rettore.

+ CXXXI.

A. 1526. — Iscrizione in capitale scolpita sull’architrave della
porta d’ingresso nel convento di S. Ubaldo.

CANO(nici) REG(ulares). HOC. RESTA(uraveru)NT. SACEL. 1526.

Questa data ricorda la eostruzione dell'attuale convento. Ed.
0o

Laspayres, op. cit., p. 20. Giampaoli, op. cit., vol. II, p. 297.
In una colonna del chiostro sul capitello leggesi invece :

1527.
CXXXII.
A. 1527. — Iscrizione’ della porta interna del convento.

CANONICI REGULARES LATERANENSES
60 P. CENCI
CXXXIII.

A. 1527. — Iscrizione in capitale su lapide marmorea esi-
stente nell’ abside della chiesa di S. Pietro.

PAULUS DE ALEXANDRIS
URBINAS
EP(iscop)US FERETRANUS
HANC ECCLESIAM
IN HONOREM DEI
ET BEATI PETRI APOSTOLI
CONSECRAVIT
ANNO D.NI
MDXXVII . DIE XI MAI

Questa dedica avvenne dopo i restauri che vennero eseguiti
in detta chiesa nella rinascenza.

CXXXIV.
A. 1530. — Iscrizione che leggesi nel piancito della chiesa
alla Badia di Alfiolo.
A. D. MDXXX

La data surriferita ricorda i restauri che in quell'abbazia fece
eseguire il card. Federico Fregoso.

CXXXV.
A. 1531. — Iscrizione della facciata di S. Maria dei Servi.

LUCERNA PEDIBUS MEIS VERBU(m) TUU(m) ANNO SALUT.
MD.XXXI

Edit. in parte Lucarelli, op. cit., p. 571.

CXXXVI.
A. 1531. — Iscrizione del Coro di S. Girolamo.

MD.XXXI
LE ISCRIZIONI, ECC. 61

CXXXVII.
A. 1332. — Iscrizione in capitale del coro della Cattedrale :

è ad intarsio e gira intorno a tutto il cornicione.

AD ANNUNTIANDU(m). MANE. MISERICORDIAM . TUAM.
ET VERITATEM . TUAM . PER . NOCTEM . IN DOMO . TUA .
D(omi)NE . IN. PSALMIS . ET. HY(m)NIS . CANENTES .
CONFITEBIMUR . TIBI . A(n)NO . D(om?î)NI MCCCCCXXXII .

Edit. Laura Cracken, op. cit., p. 142. Ivi le parole. « ano dni »

sono state interpretate nomen domini, anzichè anno domini.

CXXXVIII.
A. 1540. — Iscrizione in capitale di una campana della

chiesa parrocchiale di Colpalombo.

FRANCISCO :s& DE MASTRO st GUIDUCIO . F. E. A .
MVXXXX . ME(n)TE(m) SANTAM SPO(n)TANEAM ONORE(m)
DEO ET PATRIE LIBERATIONE(m).

Noto la maniera di scrivere il 500 con il V. anzichè col D.
Ne ho trovato però un: esempio in un’altra campanella di Casa
Castaldo in cui si legge: « ave Maria MVXXXXIII ». Francesco
di Mastro Guidueeio è ricordato già nell'I. n. OXXVIII.

GXXXIX.
A. 1541. — Iscrizione in capitale su la tomba del cardinale

Fregoso, nel centro della chiesa Cattedrale.

EPI(scopî)S SUCCEDENTIBUS.
A(n)NO . D. MDXLI . DIE XII . MEN(sis) . IULII

CXL.

A. 1546. — Iscrizione in capitale della campana inferiore di
S. Martino di Villamagna.
62 i P. CENCI

ì IHS »& MENTEM SANCTAM
SPONTANEAM . HONOREM . DEOM. (?)
ET PATRUM (?) . LIBERATIONE(m) .
A. D. MDXXXXVI.

CXLI.

A. 1548. — Chiesa di S. Pietro: Iscrizione già scolpita su
l’altare del B. Sperandeo.

. EGO SPERANS IN DEO
COGNOVI QUOD IPSE SIT SPIRITVS . S.
QVI CVRAM DE OMNIBUS IN SE CONFIDENTI
BUS . SEMPER HABET NAM VOLVNTATEM
TIMENTIVM SE FACIENS NOSTRASQUE
DEPRECATIONES EXAVDIENS SALVOS
NOS FACIT . ANNO MDXXXXVIII DIE
VIII MARTII .

L'I. l’ho desunta da un cod. dell'areh. Arm.

CXLII.

A. 1549. — Villa di Colcelli. Iscrizione di un architrave di
una porta secondaria.

1549. *
CXLIII.

A. 1549. — Molino ad olio eretto presso la chiesa di S. Ago-
stino dove un di era l' ospedale dei disciplinati di S. Ago-
stino.

1549.
CXLIV.

A. 1549. — Iscrizione dell'ex convento di S. Francesco in

Costacciaro. j
LE ISCRIZIONI, ECC. 63

FR. BONAV.'* COSTACCIAR. EPISCOPUS AQUENSIS CAME-
RAM HANC . INFIRMORUM FRATRUM ET CONCIONATORUM
HOSPITIO A FUNDAMENTIS EREXIT ET DEPUTAVIT MDXLIX.

I. desunta da un ms. del Bartolomasi. Arch. Arm. III, D. 36.

CXLV.

A. 1550. — Iscrizione in capitale ricordante i restauri della
chiesa Cattedrale.

HAS SACRAS MARI

ANAS AEDES ANN. XPI

M. D. L. MARCELLO CER.
PRAESULE . A . CAN. E. IN
NOVA ET PULCRIOREM
FORMAM . RESTITU

TAS . ITER . ORGANIS
SPLENDIDISS. ORNATAS
SERVET AUGEA(n)TQUE
ROGAMUS POSTERI.

Quest'I. su pietra arenaria, di cm. 40 per 31, trovavasi prima
sulla facciata della chiesa, ora è nel corridoio che conduce alle
sale capitolari.Le parole marianas eades significano la cattedrale
che sebbene intitolata ai SS. MM. Mariano e Giacomo pure nel
medio -evo fu detta di S.. Mariano. I restauri vennero eseguiti
sotto il vescovato di Marcello Cervino amministratore di questa
chiesa e poi eletto pontefice col nome di Marcello II.

Edit. Giampaoli, op. cit., vol. I, p. 199.

CXLVI.

A. 154,.. — Iscrizione scolpita nella mostra dell'organo della
Cattedrale.

MARCELLI CER. CAR.
LIBERALITATE
64 P. CENCI

L'I. va letta: « marcelli cervini cardinalis liberalitate ». Edit.
Giampaoli, op. cit., vol. I, 197.

CXLVII.

A. 1550. — Iscrizione recamata in una mitria preziosa do-
nata alla Cattedrale da Marcello Cervino.

MARCELLI . CERVINI . CARDI
NALIS . S. CRUCIS BENEFICIO .

Tale oggetto non esiste più. Il Sarti che lo vide, così lo de-
scrive: « est mitra (a Mareello donata) auro gravis, cuius extremae
vittae in lamellis argenteis inseriptum habent » ... segue l'iser.

Edit. Sarti, op. e loc. cit. Giampaoli, op. cit., p. 224.

CXLVIII.
A. 1550 (?) — Palazzo dei Consoli. Iscrizione in capitale
sopra la porta della cappella.

QVISQVIS . ES; CIVIS . VEL . ADVENA . ABORIGINES PRI-
MOS = VRBEM . HIS . IN . LOCIS. EX . SEPTEM . ZENEIS .
JETRVSCIS = TABVLIS . CONDIDISSE . VERE . CONIEC.
TARE . PRISCVM = EIVSDEM . NOMEN . INCERTVM . IN.
MVLTISQUE . SILICIBVS = ICVVINVM . TINIVM . A. TINIA .
FLUVIO . NVNC . ASIO . FORVM = IVLI . CONCVBIVM . AC
NOMINATVM . PRZECLARVM . OLIM . MVNICIPIV(m) . ZEDIFI-
CIIS . LITHOS TROTIS . MVSIVOQ = OPERE . SVBTERANPIS .
SVB(s?) DIALIBVSQ . VIIS THEATRO — ET MAVSOLEO . EXO
R(n)JATVM . A. TOTILA . ZEQVATVM . SOLO . A. CIVIBVS IN
MONTEM TRANSLATVM — A . DIVO QVOQ. VBALDO IN
HANC AMPLITVDINEM . AVCTVM — ANTIQVAM . IGITVR .
ORIGINEM . VENERARE BENEQ = EI. PRECARE

CXLVIII.

A. 1877. — Iscrizione in gotico della campana inferiore della
parrocchia rurale di S. Cristina.

4 A. D. MCCCLXXVII LE ISCRIZIONI, ECC. 65

Altra iscrizione in gotico di una seconda campana della
stessa parrocchia.

X4 CRESCENBIENE DE PERUSI ME FE

SEZIONE II.
Iscrizioni dipinte.
401

A. 1294. — Iscrizione che trovavasi sotto a un dipinto in
S. Agostino; la desumo dal cod. I, c. 10, f. 145. « In
S. Agostino de Gubbio a piedi la figura d’una madonna
antica ». È

JACOBITTUS . PAULI DE SPOLETO ET JULIANUS FR.
EIUS DEPISERUNT HOC OPUS A. D. MCCLXXXXIV.

Quest'immagine non esiste più in detta chiesa. Dal ch.mo
prof. G. Sordini apprendo che in Parigi nel museo Napoleone III
di Iacopello di Paolo da Spoleto, esiste un gruppo dipinto e do-
rato, scolpito in legno, di grandezza naturale, rappresentante la
Madonna ed il Bambino: questo gruppo fece parte della collezione
Campana. Reca in basso la scritta Iacobitus Paulo de Spoleto (et)
Iulian Francisci depinxerunt A. D. MCCLXXXXIIII. Egli stesso
opina che l’et fra parentesi indica che l'iscrizione è avariata e che
l’ Iulian Francisci sia un rattoppamento di Iulianus Frater eius.
Il ms. citato parlando non di un affresco ma di una Madonna
antica, e coincidendo l’iscrizione da me riferita pienamente con
quella del gruppo esistente in Parigi, fan supporre che questo
gruppo sia appunto quello che esisteva in Gubbio, e da cui l’ano-
nimo scrittore del ms. copiò l'iserizione. Cf. Crow-Cavalcaselle,
opa: eit., vol. IF

CL.

A. 1292. — Iscrizione in capitale dipinta rell’ interno della
chiesa di S. Francesco sovra la porta principale.

5
66 P. CENCI

TEMPLUM . HOC. DIVO . FRANCISCO . DICATUM . PRO .
FRATRIBUS . CONVENTUALIBUS . NUNCUPATIS . PIORUM .
ELEMOSINIS . NICOLAO . IV . SUMMO . PONTIFICE . EX
EODEM ORDINE ASSUMPTO INDULGENTIAM LARGIENTE

- ANNO . REP. SALUTIS . MCCXCII . A. FUNDAMENTIS . E-

RECTUM .

L’I. è del 1754, nel quale anno detta chiesa subì ampie mo-
dificazioni. Io ho riprodotto solo la parte riguardante il medioevo.
Dai documenti risulta che la detta chiesa fu iniziata prima del
1256, ma solo nel 1292 condotta a termine.

CLI.

A. 1323 (?) — Iscrizione che si leggeva in Cagli appiedi
ad alcuni affreschi della chiesa di S. Francesco.

GUIDUS PALMERUTII DE AGUB PINXIT ... MCCC(xx)III

L’I. andò perduta nel tagliare il muro onde trasportare gli
affreschi. Riferita dal Bonfatti nei « Documenti per la storia delle
arti in Gubbio ». Arch. Arm., II, E. 21.

CLII.
A. 1339. — Iscrizione in capitale, dipinta sopra la porta
principale nell'interno della chiesa di S. Domenico.

D: 07M;

TEMPLUM HOC IN D. MARTINI HONOREM AN. MCCLXXVII
AB EPISCOPIS QUINQUE . BENVENUTO IGUVINO
IACOBO TIFERNATE, BERNARDO FULGINENSI
FIDESMUNDO NUCERINO, SIMONE ASSISINATE -

- SOLEMNI RITU DEDICATUM : AN. MCCOXXXIX
IN AMPLIAREM FORMAM REDACTUM (est)

L'I. é dell'anno 1765: nel seguito da me omesso rieorda i

. restauri fatti in quell’anno. Io riporto qui la prima parte perchè è

assai probabile che sia stata desunta da una iscrizione precedente.
LE ISCRIZIONI, ECC. 61

CLIII.

A. 1550 (?) — Iscrizione in gotico minuscolo che leggevasi
negli affreschi che ornavano il chiostro di S. Francesco.

EUGUBII ...
GIACOMELLUS SPADE

L'affresco, come ricavasi da un ms. del Bartolomasi che ce
ne ha conservata una copia a penna, rappresentava l'atto in cui
S. Francesco venne rivestito di tunica dal suo amico Giacomo
Spadalonga. La parola eugubii trovasi sopra alla citta ivi dipinta.
Cf. Bartolomasi, ms. in mano dei francescani conventuali. Ed. Fa-
loci-Pulignani Un affresco Lauretano.

CLIV.

A. 1350. (?) — Iscrizione che trovasi sotto un altro affresco
del detto chiostro.

EUGUBIU ...
LUPA MALEFICA NE LEDAS.

Piü sotto:

PIESO (pietoso ?) E DELLA LUPA FA PACE PER QUESTO
AMICO PRESE E FECE PACE

L'affresco, come ricavasi da detto ms. rappresentava S. Fran-
cesco nell'atto in cui ammansiva la lupa. Edit. come Sopra.

CLV.

A. 1350 (?) — Iserizione che leggesi apiedi al polittico esi-
stente nella pinacoteca com. ed attribuito al Lorenzetti.
Nella tavola è rappresentata la vergine con putto, circon-
data da quattro santi, sotto ciascuno vi é il proprio nome.
68 P. CENCI

SANTUS IOANNES (batptista); SANTUS IACOBUS M(arti)R;
SANTUS UBALDUS; SANTUS MARIANUM.

Al polittico aderiscono riportati due stemmi: uno di questi è dei
Gabrielli.

CLVI.

A. 1400 — Iscrizione che leggesi nella tavola della stessa
pinacoteca, e rappresentante S. Vincenzo.

SCS. VINCENTIUS . DEDI TE IN LUCEM GENTIUM UT
SIS SALUS.. i

Sul libro ehe tiene il Santo è sceritto :
TIMETE DEUM QUIA VENIT HORA.

CLVII.

A. 1400 (?) — Le iscrizioni seguenti in gotico minuscolo ap-
partengono agli affreschi che Ottaviano Nelli dipinse
nel coro di S. Agostino.

Attorno al timpano girano i simboli degli evangelisti con que-
ste Iscrizioni:

dA

(S. Matteo) EST HO(mo) MATRE D(eu)S — GENUS INDICAT
ESSE MATHEUS

(S. Marco) MUNERE CLAMORIS — FIT ROCHUS IN MODO
LEONIS
c

(S. Giovanni) ... 'TRA(n)SVOLAT ALAS (alis?) AVES — (per-
venit) AD ASTRA IOHANNES

- NOS RR

RELIER RS LE ISCRIZIONI, ECC. 69

d

(S. Luea) GEMI(2)U(m) LUCAS CURAT — QUANDUM PIN-
GEBAT FIGURAS

Le iscrizioni seguenti trovansi sotto altrettanti quadri
raffiguranti la vita di S. Agostino, e corrono da sinistra a
destra.

Iscr. degli affreschi delle vele:

e
HIC MATER AUGUSTINI MITTEBAT EUM AD SCOLAS.
f
HI(c) AUGUSTINUS AUDIEBAT DOCTORE(m) SUUM LE-

GE(n)TEM ET DISCE(n)TEM SUB EO ARTES LIBERALES

g

HI(c) AUGUSTINUS UT DOCTOR DOCET QUALIB. (?)
SCENTIAM UT IPSI VOLUNT ADISCERE
h

HIC MAT(er) SUPER LINEA DORMIEBAT APARUIT EI
A(n)GELUS DICE(n)8 ESTO SECU(r)A QUIA UBI TU IBI ILLE.

i
HIC MAT(er) CU(m) LACR(im)IS ROGABAT SCM EP(iscop)-
UM UT PRE(c)ES PRO FILIO SUO PORRIGE(re) ET . DIXIT

VADE SECURA QUIA I(m)POSSIBILE EST UT FILIUS TA(n)-
TARUM LAC(rIMARUM PEREAT.

Iscrizioni delle lunette.
| l
HIC AUGUSTINUS RECESSIT DE (cartagine et venit romam)
70 P. CENCI

m
HIC AUGUSTINUS RECEPTUS EST HONORIFICE (romae)

n
HIC AUGUSTINVS LEGEBAT PHILOSOPHIAM ROMANIS
0

HIC A(m)BASIATORES DE E MEDIOLANO VENIU(n)T RO-
MAM

I sei quadri sovrastanti al cornicione mancano di iscri-
zioni. Essi rappresentano la partenza di S. A. da Roma, il
suo arrivo a Milano; S. A. che ascolta S. Ambrogio, l'angelo
che gli apparisce, ed il Battesimo. Iscrizioni degli affreschi
sottostanti il cornicione.

p
HIC SCS (augustinus perdidit matrem) APUD OSTIA (m)
q

HIC SCS AUGUSTINUS RECEDE(n)S DE ROMA AP(p)U()IT
CARTAGINEM :

T

HIO SCS AUGUSTINUS ORDINATUR IN PRESBITER A SCO
VALERIO EP(iscop)O.

8
HIC (ses augustinus ordinatur episcopus a) SCO VALERIO
EP(Zscop)O
Iscrizioni degli affreschi della base. .
i

HIC (dominus) OSTE(n)DIT SCO AUGUSTINO (misterium) T(r)ES
PERSONARUM DIVINARUM
| LE ISCRIZIONI, ECC. E rs

U

HIC SCS. AUG. SUP(er)AVIT SEPTA(m) MANICHEORUM
v

MIRACULUM SCI AUGUSTINI IN CIVITATE PAPIE

Nello spessore dell'arco a destra:

S NICOLAUS DE TOLENTINO
B. PETRUS

A sinistra, di fronte.
y

S. ANTONIUS . B. FRANCISCUS (?)

In chiesa, sotto la figura del Battista:

PA
S. IOHANNES BAPTISTA
CLVIII.
A. 1400 (?) — Iscrizione in gotico minuscolo, dipinta sotto

un affresco del Battista in S. Maria Nuova.

XVI. MENS IULII S. IOHANES BAPTI.

Ivi sotto la figura di un altro dipinto presso la porta
d'ingresso leggesi :

(S) NICOLA DE TOLENTINO.
19 P. CENCI

CLIX.

A. 1400 (?) — Iscrizione già esistente in S. Maria della Piag-
giola, ora monte di Pietà in Fossato, sotto alcuni affre-
schi ora periti.

HOC OPVS FECIT FIERI DOMINA
FRANCISCA QVONDAM BARTOLOMEI
i RTINVO: © VSGRPINXIT

Gli affreschi vennero attribuiti a Martino Nelli.
Cf. Bonfatti, Documenti per la storia delle arti in. Gubbio,
Arch. Arm. II, E. 21.

CLX.

A. 1403. — Iscrizione che Ottaviano Nelli appose al suo ca-
polavoro in S. Maria Nuova.

OCTAVIANUS MARTIS PINXIT ANNO DOMINI MCCCCIII.

Tale I. andò perita a causa di infiltrazioni di acque di un
. prossimo versatoio.

Edit. da L. Bonfatti, Elogi e documenti riguardanti Ottaviano
Nelli, Foligno 1873, p. 21. — Colucci, nelle Antichità Picene
vol. IX, Fermo 1791. — Layard, A. H. account of Nelli s. fresco
of the Madonna and Seints. London, Aruntel Society, 1857. Bon-
fatti, Traduzione della stessa. Perugia, 1860.

Crowe-Cavalcaselle, A new History of Painting in Italy...
London 1866, vol. II, cap. VII, p. 182. Lucarelli, op. cit., p. 618.
L. Crakchen op. cit., vag. 173. P. Cenci, Di un affresco del Nelli,
in Miscellanea di Storia ecclesiastica, an. I.

CLXI.

A. 1417. — Iscrizione in capitale, che vedesi appiedi ad un
dipinto raffigurante la vergine con il bambino in brac-
cio, nella chiesa di Caprignone.

INCEPIT ORDO MINORUM ... 1417

4—— LE ISCRIZIONI, ECC. 13

L'I. ricorda una vecchia tradizione locale, che S. Francesco
abbia qui tenuto un capitolo dei suoi minori. Più tardi dimorò
qui una famiglia francescana. La data probabilmente si riferisce
al dipinto, che è certo del sec. XV.

CLXII.

A. 1421 (?) Iscrizione in minuscolo, graffista ai piedi del di-
pinto giudicato lauretano, del chiostro di S. Francesco.

1421 (o 71) A DI 16 DE NOV (?)
Edit. dal Faloci-Pulignani op. cit., p. 27.

CLXIII.

A. 1458. — Iscrizione che leggevasi appiedi ad alcuni di-
pinti nella chiesa. dell'ospedale Giunta, detta poi lo
Spedalicchio, (ora albergo S. Marco).

ECCE EST ASSUMPTIO ET INCORONATIO
GLORIOSE VIRGINIS MARIE
FECIT FIERI FRANCIS UMIL ...
IOHA(nn)E PINTALIS 1438 IV IUNII

Quest'I. fu letta da L. Bonfatti e riportata nel ms. cit. (Arch.
Arm. II, E. 20, p. 28). Affreschi ed iserizione sono ora perduti.
Essi erano gli unici che si conoscessero del discepolo di Martino
Nelli, Giovanni di Pintale.

CLXIV.

|

|

3 A. 1444. — Leggenda che tiene in mano la Vergine della
. Pietà nella chiesa della Piaggiola.

IO . SONO. QUELLA . GLORIOSA . ETTERNA . M(ad)RE .
DI. CHRISTO . GLORIOSO . IL . QUALE . VEDETE . CHE .
L'ASPERE . PENE . PER . NOI . HA . PORTATE.
P. CENCI

Il dipinto è di Domenico di Cecco, che lavorò in Gubbio nel
1444.

Ed. Lucarelli, op. eit., p. 627. L. Crakchen, op. eit., p. 192.
CLXV.

A. 1450. — Cripta di S. Maria dei Laici. Presso al Cristo
nel sepolcro, vedesi il monogramma di S. Bernardino.

IHS

Serve a determinare approssimativamente il tempo a cui da-
tano questi affreschi.

CLXVI.

A. 1450 (?) — Iscrizione in capitale dipinta sotto un affresco
del chiostro del diruto monastero di S. Emiliano sul
Sentino.

DE SAXO ...

Forse un qualehe pittore di Sasso Ferrato.

CLXVII.
A. 1458. — Iscrizione in gotico minuscolo, esistente presso

la finestra nella cappella del cimitero in S. Secondo, ap-
piedi agli affreschi. .

IN NOMINE DNI AM. ANNO . D(omi)NI MILLESIMO QUA-
TRACENTESIMO QUINQUAGESIMO OCTAVO TE(m)PORE DNI
PII PAPE SECU(n)DI AN(n)O PRIMO SUI PONTIFICATUS. DIE
SEPTIMA MENSIS SEPTEMBRIS. OM(ni)POTE(n)8 SEMPITERNE
DEUS QUI P(r)EOCIB(us ET ME(r)ÎTIS BEATI SCI SEBA-
STIANI QUA(n)DA(m) GENERALEM PESTE(») HOM(n)UM RE.
VOCASTI PRESTA UT Q(uw) P(ro SIMILI PESTE SUB TUA
CONFIDENTIA C(on)FIDUNT "TUIS P(re)CIB(us) ET MERITIS AR
IPSA ET AB O(m)NI TRIBULATIONE LIBE(re)MUR P(er) XPM. A.
LE ISCRIZIONI, ECC.

IACOBUS PINXIT

Il pittore qui mentovato fu Giacomo, un altro discepolo del
Nelli. Esistevano pure altre I. nella stessa cappella, ma sono il-
leggibili a causa delle aeque, che l'hanno dilavate. Questa eap-
pella apparteneva alla famiglia Panfili.

CLXVIII.

A. 1458. — Iscrizione frammentaria della stessa cappella,
dipinta sotto all'affresco rappresentante S. Sebastiano.

O SCO SEBAST(2ANO MA(r)TIRO DE XPO ...

CLXIX.
A. 1458. — Iscrizione della stessa cappella in una lunetta

dove é rappresentato S. Giovanni Evang.

SOS I(o)H(an)ES EVANGE(JI(s)TA

CLXX.
A. 1461. — Iscrizione della cappella del palazzo dei Consoli,

dove soleva raecogliersi il consiglio.

ORDINIBUS VESTRIS FIDEM NE RU(m)PITE CIVES
VIVITE CONCORDES SI LETUM CUPITIS EVUM
QUIDQUID CONSULITIS PATRIE DECERNITE RECTUM
DA(m)NORUM MEMORES QUE IAM FECERE PARENTES

1461
r xs Edit. M. Cellini, op. cit., p. 33, (vi ha aggiunto i dittonghi) ;
Laspayres, op. cit., p. 15.
CLXXI.
A. 1485. — Chiesa di S. Agostino. Iscrizione recentemente

scoperta a piedi al dipinto della Madonna del soccorso.
P. CENCI

D ... (dedieavit?) ELEMOSINIS FRATER SILVESTER ... ANT
GEL ... PREDICATOR .... (tempore prioris ?) FRAT(»)IS ANGELI
DE VGU(bio?) A. D. MCCCCXXXXXXXV

L'I. è stata ricoperta su la fine del sec. XVI da una nuova
pittura rappresentante la famiglia Biscaccianti in atto di preghiera.

Le parole indicate, in nero su fondo rosso, vedonsi ora fra gli spazi
delle figure.

CLXXII.

A. 1413. — Iscrizione che vedesi nel porticato di S. Maria
dei Laici, o, dei Bianchi, sotto ad un affresco rappre-
sentante la Vergine e Santi.

. . SACRIS . IHIS C(or)DIB(us) . VIRGINIS . G(lorIOSE PRO
CATOLICE . DECEDE(n)TIBUS . E(st) VERA = PLENAQUE
REMISSIO O(mn)IUM PECCA (torum) P(er) DIVUM SIXTUM . III .
P(ontific)E(m). MAX . (data) 1473.

CLXXIII.

A. 1488. — Iscrizione che leggesi nel cimitero di S. Se-
condo appiedi ad un affresco del braccio sinistro.

È HOC OPUS FECERUT FIERI MARIOZZUS ET CECHU(ccius)
PRO ANIMABUS EORUM-DEFUNCTORU(m) . MOCCCLXXXVIII.

CLXXIV.

A. 1489. — Iscrizione in capitale, dipinta avanti all’ altare
della cripta di S. Maria dei Laici, detta, dei Bianchi.

HOC ALTARE . CONSACRATUM . FUIT . PER. RE(veren-
du)M . D. D. OCTAVIANUM . DE = BENTEVOGLIO . DE EU-
GUBIO . DIGNISSIMUM . ARCHIEPUM . SALERNITANUM .
AN(n)O . D(omi)NI . MCCCLXXXVIIII . DIE XXVIII OCTUBRIS .
LE ISCRIZIONI, ECC. Tt

Sotto all’ epigrafe vedesi lo stemma «dei Bentivogli; a destra
un cigno ed a sinistra un angelo con fiaccola ai eui lati sta scritta
la parola

CHA-RITAS

Edit. erroneamente da Crowe-Cavaleaselle op. cit. vol. IV,
p. 20, L. Crakchen, op. cit., p. 196.

CLXXV.

A. 1495. — Iscrizione di alcuni affreschi esistenti nell ab-
bazia di S. Benedetto Vecchio.

S. SANUS (Sebastianus) ISTA FIGURA FECIT IACOMO DE
CANTIANO DE MAI ... 1495

CLXXVI.
A. 1495. — Iscrizione di un altro affresco contiguo al pre-

cedente, raffieurante la Vergine con il bambino.

ISTA FIGURA FIERI FECIT BALDINA DE ... 1495.

CLXXVII.
A. 1496. — Iscrizione graffita in un affresco del braccio de-

stro del eimitero di S. Secondo.

HIC FUIT F. PAULUS FLORENTINUS HIC FUIT ... FRA-
TER.... 1496

CLXXVIII.
A. 1500 (?) — Leggenda in capitale, che tiene in mano la

Vergine in un dipinto della chiesa di Caprignone (se-
colo XV). P. CENCI

FIGLIO DILECTO REFRIGERIO ET PACE
PIACCIATI DE CIASCHUN L ALMA SALVARE
CHE IL CORPO QUI DE SOCTO IN TERRA IACE
Sotto allo stesso affresco leggesi:
BARTOLOMEA UXOR GABRIELIS FIERI FECIT
PRO ANIMA PATRIS ET MATRIS
SEPULCRUM GABRIELIS ALIAS CARPIA .
IACOMINI ET SUE FAMILIE

CLXXIX.

Iscrizione di una tavola dipinta da Francesco di Signorelli.
FRANCISCUS DE SIGNORELLIS DE CORTONA PINGEBAT.

La tavola apparteneva prima alla chiesa di 5. Francesco, at
tualmente trovasi nella sala III della pinacoteea' comunale.

CLXXX.
A. 1500. — Iscrizione frammentaria che leggesi sotto uno
degli affreschi che giravano il chiostro di S. Domenico.
BE. IACOPUS DE BEVANIA
Gli affreschi sono sicuramente della prima metà del sec. XVI.

I più sono deperiti, degli altri restano solo poche traccie.

CLXXXI.

A. 1508. — Iscrizione del confalone della città dipinto da

Sinibaldo Ibi. Sul lato dove é dipinto il patrono S. U-
baldo leggesi:

ORA PRO NOBIS BEATE PATER UBALDE.
SINIBALDUS PERUSINUS PINXIT MCCCCCIII.: È

Dal lato dove è dipinta la Vergine:

. AVE REGINA COELORUM
AVE DOMINA ANGELORUM

Y
LE ISCRIZIONI, ECC.
CLXXXII.

A. 1507 (?) — Iscrizione che leggesi nella cattedrale nella
tavola dipinta da Sinibaldo Ibi, e rappresentante la Ver- .
gine: con ai lati i Santi (primo altare di destra):

HIERONI — | |PRO.PO POLO.ET
MUS. BE | ^ MADALENE
NTIVOLUS |-.. SORI. SUE

SINIB | . PINSI

ALDU T HOC

S. PE |:
RU SEXTO

SIN KALENDAS

US |. OCTOBRI

L’ Iscrizione va letta « Hieronimus Bentivolus pro Pe-
- tro Paulo et Madalena sorori (?) sua — Sinibaldus Perusinus
pinxit hoc opus VI. Kalen. octobris ». L'anno è incerto: nel
eod; Lc. 10 dove è riportata l'iscrizione è notato l'anno
1507; non so peró su che si sia basato lo scrittore.

CLXXXIII.

A. 1518. — Iscrizione che leggevasi nell'altare in maiolica
rappresentante la Vergine del Rosario con attorno i quin-
dici misteri in piccoli quadri nella chiesa di S. Do-
menico.

A. S. MCCCCCXIII

Le maioliche indicate sono state vendute nel secolo scorso e
trovansi nel museo di Frankfurt.
QDIX XXIV.

Altra iscrizione dipinta già nell'altare in maiolica della chiesa
di Coreggie ed ora presso Monsignor Calai in Gualdo. 80 P. CENCI

MDXV.

A. 1514. — Iscrizione di un altro affresco della chiesa di.
Caprignone.

BELLA UXOR ANTONII FIERI FECIT EX VOTO 1514.
Il dipinto raffigura Giobbe che tiene in mano la seguente
leggenda.
| SIT NOMEN D. BENEDICTUM
CLXXXV.

A. 1514-1522. — Iscrizione della cornice in cui é conservata
la tavola attribuita ad Eusebio di S. Giorgio nella Cat-
tedrale.

LEONE X SEDENTE.
CLXXXVI.

A. 1535. — Epigrafe funebre di Leonardo Porcelli generale
di S. Pietro, esistente in questa chiesa.

R. D. LEONARDUS PORCELLI HUIUS MONASTERII ABBAS
CUM UNIVERSE OLIVETANAE CONGREGATIONI PRUDENTIA
ET DOCTRINA UT ERAT PREDITUS PREFUISSET MORTEM
OPPETIIT AN. 1535.

CLXXXVII.

A. 1540. — Iscrizione che leggevasi in un quadro già esi-
stente nella sacrestia di S. Francesco, dipinto da Bene-
detto Nucci.

FRANCISCA VXOR PETRI PAVLINI DE COLOMBONIS A. D. 1540
BENEDICTVS NVCCIVS DE EVGVBIO PINGEBAT

Bonfatti, ms. cit.,"areh. Arm. II, E. 20.

p
LE ISCRIZIONI, ECC. 81

CLXXXVIII.

A. 1540. — Iscrizione che vedesi in S. Pietro, nella cap-
pella di S. Benedetto, dipinta da un discepolo di Raf
faellino dal Colle.

PARENS ADYTUM BENEDICTE EX NOMINE DIVI
CONDECORAT FUNDA ?(n)8 THUREA DONA PRECES
A. D. M.CCCCC.XXXX.

CLXXXIX.
A. 1546. — Iscrizione della cappella di S. Maria delle Grazie
in S. Domenico.
M. D. XXXXVI

Tale eappella apparteneva alla soeietà dei Lombardi come ri-
cavasi da un'iserizione ivi posta presso all'altare nel 1557.

CXC.

A. 1549. — Iscrizione posta sotto il semibusto dell’ organista
Reginaldo Leich in Cattedrale.

REGINALDUS LESICHIUS DE GRANDIS
P(res)B(ite}R . FLANDREN . ORGANISTA . HUYUS . ECCL(esi)AE
EPO . MARCELLO . CERVINO .
MDXXXXVIIII .

CXCI.

A. 1550 (?) — Iscrizione di alcuni affreschi esistenti nella
chiesa della Vittorina.

NEL 1200 QUI S. FRANCESCO PLACO LA PERNICIOSA LUPA

CXCII.

Le seguenti tre iscrizioni di data incerta, leggevansi nella
Cattedrale, sopra le rispettive tombe di S. Giovanni di
Lodi, del B. Forte Gabrielli e del Vescovo B. Villano.
Io le riproduco valendomi del cod. cit. I, c. 10 dell'arch.
Arm. mentre gli originali sono da circa due secoli pe-

6
89 P. CENCI

riti. Tali iscrizioni probabilmente non erano anteriori
al secolo XVI. :
a .
Sopra l’altare di S. Giovanni di Lodi:
DM:
DIVO IOHANNI LAUDENSI ECCLESIAE PONT.
QUI OB VERA(m) INVICTA(m)QUE PIETATE(m) ET
SPLENDIDISSIMAS
ANIMI SUI DOTES AN. PXI NATI MCV.
MORTALITATE DONATUR
AETATIS SUAE ANNO LXXX
Edit. Ughelli, Italia Sacra. Vita S. Iohannis Laudensis. M.
Sarti op. cit., p. 62. Lo stesso, Vita di S. Giov. da Lodi.

b

Sopra la tomba del B. Forte.
D. OQ. M.
DIVO FORTE HEREMITE VERO CA(n)DORE ANIMI
SUMMA COSTANTIA ET CHRISTIANA PIETATE

INSIGNI
ANNO A DEO NATO MXLVI AD CELESTEM PATRIAM
MIGRAVIT

Una copia di questa iscrizione trovasi pure nell' archivio
della Cancelleria Vescovile.

Questa I. trovavasi appiedi alla chiesa sopra alla tomba dello
stesso B. Forte, che allora era presso al sarcofago del vescovo
Pietro Gabrieli. Cf. istrumento 14 luglio 1814. Arch. Vescovile.

- C

; Di OQ. M:

D. VILLANO ECCLESIAE EUGUBINAE PRAESULI
EGREGIA. BONITATE MIRA TEMPERANTIA
SINGULARIQUE INTEGRITATE PREDITO

ANNO AB ORBE REDEMPTO MCCXXX
VERA FUIT VITA NATUS AN. LXX |
LJ
LE ISCRIZIONI, ECC. 9

Questa fu edita da Lucarelli, Sinodo eugubino di Alessandro
Sperelli, errando la data peró, eioó MCCXL invece di MCCXXX.

M. Sarti; op. cit., p. 134. Sassi D. P. Vita del B. Villano.
Gubbio, Tip. Magni.

CXOIII.

Firme che M. Giorgio Andreoli, il suo fratello Salimbene, ed
il suo figlio Vincenzo apposero alle principali maioliche
uscite dalla loro fabbrica. Le riproduco in base ad una
ricca raccolta di facsimili posseduta dal municipio di
Gubbio. Premetto quelle con data sicura, lasciando in
fine quelle non datate.

Cito il numero corrispondente dell’opera del FORTNUM, Ma-
iolica a historical treatise on the glazed and enamelled car-
thenwares of Italy ecc. Oxford.

1 EG. KO 1518
Fortnum n. 85.
2) 1518
In un piatto del museo di Arezzo.
3) MAS. GIORGIO DA UGUBIO 1519.

M. G.*1519

La prima marca in un piatto del South Kensington museum
n. 401. L'altra in un piatto della collezione del Barone
di Monaville. Questa stessa marca in un piatto della
collezione Davidson con la data 1520. La stessa in un.
piatto del museo imperiale di Berlino.

4) G. 1518
84 P. CENCI

Fortnum n. 117. Questo piatto in cui é rappresentato Ercole
e Cerbero trovasi nel South Kensington museum n. 8815.

. 5) M. GIORGIO 1520 AI DI 2 D'OTOBRE
B. D. S. R. IN GUBIO

In un piatto di Duit di Rouen. La pittura è di Baldassarre
Manara di Faenza. Le quattro iniziali vanno lette: Ba/-
dassarre.

6) 1520 M. G. DE UGUBIO
Firma del piatto già posseduto dagli Andreoli di Gubbio.
7) MAS. GIORGIO DA UGUBIO 1520

In un piatto della collezione Castellani n. 59. Lo stesso in
un piatto del principe Bandini Giustiniani di Roma rap-
presentante Diana con ninfe. Fortnum n. 101.

8) B. A. M. G. DA UGUBIO 1520

Fortnum n. 106. In un piatto della collezione Barker pittu-
rato dal citato Baldassarre Manara, e rappresentante l'au-
rora su la biga con le ore.

9) 1521. M. G.

In un piatto del museo civico di Torino. La stessa marca
in tre piatti del. South Kensington museum l'uno con la
data 1522, l'altro, rappresentante Diana ed Etteone, con
la data 1524, il terzo con la data 1525. Fortnum 92, 96, 97.
10) MAST. GI. 1522

Marea di un piatto del museo di Pesaro.
- 11) 1525 M. G.

Segue il monogramma di C. con sotto un S. Collezione Hen-
derson ora del Britisch museum. Fortnum n. 94,

12) M. G. DA UGUBIO 1526

i i v

LE ISCRIZIONI, ECC. 85

In un piatto del museo Ashmolean di Oxford rappresentante
la decollazione di S. Giovanni. Fortnum n. 102. La stessa
in un piatto del South Kensington museum n. 7685.
Fortuum n. 104.

13) M. GIORGIO DA UGUBIO 1527.

Fortnum n. 108. La stessa marca in un piatto della colle-
zione Castellani con la data 1528. Sotto vi è scritto;
De Pico et Cannete. Fortnum n. 100.

Lia stessa marca in un piatto dell’ Hofmuseum di Vienna, con
la data 1528.

14) 1529 M. GIORGIO DA UGUBIO
DE GIOVE ET SEMILE F .L.REk.

piatto della collezione Spintzer.
La parte scritta in caratteri differenti è del pittore Xanto
che pitturó questo piatto.

15) 1530. G.

In un piatto ricordato dal Fortnum n. 108.

16) 1531 M.° G.°

In un piatto del South museum n. 8908. La stessa firma con
la data 1534, in un piatto dello stesso museo.

17) 1531 M.» Giorg.
In un piatto della collezione Backer n. 120.

18) 1531 De Pico de Canete M. GIORGIO DA UGUBIO.

Fortnum n. 110. La pittura è di Nicolò Pellipazio e Xanto
di Rovigo.

19) 1587 M.* G.°
V (Vincenzo)
86 . P. CENCI
In un piatto della collezione Caiani, Fortnum n. 124.
20) 1540 M.

In un piatto della collezione Bacfier, ove è raffigurato uno
stemma gentilizio. Fortnum n. 145.

21) 1541 M.° GIORGIO.
In un piatto della collezione Basilewstey, Fortnum n. 144;
come pure in due piatti del Louvre n. 359 e 475.
22) 1541 NASIMENTE D’ADONIS
In un piatto della collezione Soulages n. 30, ora nel South
museum n. 9899.
23) 1543 G. F.
In un piatto del museo Ashmolean di Oxford n. 454, Fort- .
num n. 146.
24) 1549 ANGELICA LIGATA AL DURO SCOGLIO.
In un piatto della collezione Soulages ed ora del South mu-
seum. Firme di mastro Giorgio mancanti di data.
25) M. GIORGIO.
Piatto della collezione Basilewstey, Fortnum n. 147.
26) AI DI 25 D'OTTOBRE. M. G.°
In una tazza già posseduta dalla famiglia Tondi di Gubbio.
Fortnum n. 30.
27) M.* Go | á

In un piatto della collezione Soulages ed ora nel South mu-
seum n. 8892. Fortnum n. 88.

28) P(er) M.° G.»
LE ISCRIZIONI, ECC. 81

In un piatto del museo Caner di Venezia.

29) G. MO. ADOROLI.

In una coppa della collezione Castellani. Fortnum n. 90.

30) G. od anche, G. AND., intrecciato a. forma di mono-
gramma.

Il primo in un piatto già della collezione Soulages ora nel
South museum (Fortnum n. 81); il secondo in un piatto
del Britisch museum. Firma delle maioliche di Prestino

di Gubbio.

31) PRESTINO 1530.

In una mattonella conservata nel Louvre rappresentante la
Vergine col bambino. Dello stesso un piatto. descritto
dal Fortnum n. 116 e posseduto da M. Falche.

1551 A DÌ 28 DE MAGIO IN GUBIO PER MANO DE MA-
STRO PRESTINO.

Firme apposte alle sue maioliche da Vincenzo Andreoli.

32) N. 1584.

Questa sigla che risulta dall'unione delle due iniziali A. V.
(Andreoli Vincenzo) trovasi nel piatto n. 8910 del South
museum. E questa è la sigla con cui quasi sempre il
detto Vincenzo” marcava le sue maioliche. Se ne ha pari
esempio, privo peró di data, nel piatto n. 1690 dello
stesso museo, in una fruttiera parimenti dello stesso
museo n. 8875; in un piatto del Britisch museum ; in
uno della collezione Spitzer (Fortnum n. 91); in un
piatto del museo del Louvre (Fortnum. n. 125), dove
però vi è avanti l iniziale M.° (mastro). i

33) S. A. 1538.
88 P. CENCI

Questa é la sigla con cui firmava in un piatto Salimbene
Andreoli, maiolica che ora trovasi nel museo Carrer di
Venezia (Fortnum n. 126). Le altre maioliche dello stesso
artista hanno quasi sempre la stessa sigla, solo é da
notare che l’A manca della sbarretta trasversale. Tale un
piatto della collezione Castellani (Fortnum n. 123); un
altro del Louvre (Fortnum n. 95); un altro della colle-
zione Spitzer (Fortnum n. 121).

CXCIV.

Le seguenti due iscrizioni sono falsificazioni della fine del
sec. XVI. La prima vedesi nel palazzo Falcucci.

a

HIC MANSIT DAN'TES
ALIGHERIUS POETA

ET CARMINA SCRIPSIT
FEDERICUS FALCUTIUS

VIRTUTI ET POSTERIBUS P(osuit)

Edit. Lucarelli, op. cit., p. 562.

Questa seconda I. vedesi sopra la porta della chiesina di
S. Francesco della Pace.

HAVENDO S. FRANCESCO CON LA 8. CROCE HOMILIATA
FUER DI GUBBIO QUELLA LUPA CHE HOMINI ET BESTIE
DIVORAVA CON STUPOR DEL POPOLO LA MENO QUA ET
SU LA PRESENTE PIETRA PREDICANDO SI FECE DAR LA
FEDE CON PATTO DI.NON FAR PIU' DANNO ALCUNO, CON
PATTO DI ESSERE DALLA CITTA’ NUTRITA SICCHE' A
TUTTO POI OBEDIENTE NELLA VICINA GROTTA ABITAVA

3
LE ISCRIZIONI, ECC. . 89
CXCV.

Iscrizioni in gotico minuscolo esistenti sotto alcuni stemmi.
Le desumo dall’arch. Armanni: non mi consta però dove
sì sia trovata tale pittura ora perduta.

y

1) ARMA ET INSEGNA DEL QUARTIERO DE S(an)TO GIULIANO

(lo stemma raffigurava un falcone con sotto un ramo di rosma-
rino).

2) ARMA ET INSEGNA DEL QUARTIERO DE S(an)TO ANDREA

(ivi vedevansi : tre penne d'argento intrecciate con due ba-
stoni nodosi. La croce su cui fu crocifisso detto Santo?)

3) ARMA ET INSEGNA DEL QUARTIERO DE S(an)TO PETRO
» (ivi vedevasi raffigurato).

4) ARMA ET INSEGNA DEL QUARTIERO DI S(an)TO MARTINO

(lo stemma portava una Rosa ed un ramo di lauro su campo
rosso. Di quest’ultima è scritto che fu fatta rifare dal conte Pie-
tro Gabrieli (sec. XIV ?). Cf. V. Armanni, Lettere, vol. I, p. 685). i

CXCVI.

Iscrizione che leggesi in una casa colonica a Carestello. È
scolpita in gotico minuscolo su di una lapide ed ai lati
di una croce che ne occupa il centro: forse è un’ epi-
grafe funebre, di non «facile intelligenza.

MCCCCXXVI
MANZO . FRATER
AGNELÜCCIO IO(a)H(nn)ES
FOSATO(r)? E.

— ——-- AG
LTT=.==xxrc:rr=--

90 P. CENCI

INDICE DEI LUOGHI O FAMIGLIE CUI SI RIFERISCONO

O PRESSO CUI TROVANSI LE ISCRIZIOMI QUI RACCOLTE

Abbondanza, n. 96.

Aeccoromboni, n. 100.

Bebi, n. 86, 100.

Beni, n. 92.

Bentivogli, n. 115, 182.

Bigazzini, n. 62, 63, 104.

Castel Fidardo, n. 94.

Carceri antiche, n. 72.

Carestello, n. 196.

Colcelli, n. 142.

Colmollare, n. 66.

Chiesa di S. Agostino, n. 22, 149, 157, 171 bis. ?
» dei Battilani, n. 102.
» » Bianchi, n. 49, 165, 172, 174.
» della Biscina, n. 46, 47.
» della Branca, n. 69.
» di Caprignone, n. 22, 161, 178, 184.
» » Carbonesca, n. 29.

» » Carpiano, n. 30.
» . della Cattedrale, n. 11, 12, 38, 45,.51, 59, 65, 67, 108, 137, 139
145, 146, 147, 181, 185, 190, 192.

)

» di Coccorano, n. 7, 63, 64.

» » Colonnata, n. 130.

» » Colpalombo, n. 188.

» » Cristoforo del Sasso, n. 9. .

» » (S.) Croce, n. 16.

» » (S.) Cristina, n. 148 bis. 7
. > » (S.) Felicissimo, n. 2. |

» » (S.) Francesco di Costacciaro, n. 144.

» » (S.) Francesco della Pace, n. 194.
» » (S.) Giovanni, n. 129.
» » (S.) Giuliano, n. 52.

LAGE QURE KIDS, : Ti SAPERNE AB e re e II III (———
———— HER RÀ — A ERE NEN

zs s i ime
LE ISCRIZIONI, ECC. 91

Chiesa di (S.) Liberata, n. 31.

» » (S.) Marco, n. 34.

» » (S.) Maria di Burano, n. 117.

» » (S.) Maria Nuova, n. 39, 119, 158, 160.
» » (S.) Maria della Piaggiola, n. 164.

» » (S.) Maria dei Servi, n. 50, 135.

» » Nogna, n. 13.

» » (S.) Orfito, n. 15.

» » Pascelupo, n. 118.

» » (S.) Michele Arc. di Petroia, n. 73.

» » Salia, n. 15, 24.

» » (S.) Secondo, n. 4, 25, 48, 93, 167, 168, 169, 173, 177.
» . » (S.) Michele Arc. di Sioli, n. 1.

» » Vallingegno, n. 70.
» » Villamagna, n. 130, 140.
» della Vittorina, n. 191.

Conte Federico di Montefeltro, n. 77, 18, 19, 81, 88.
» Guidantonio di Montefeltro, n. 54, 55.
Convento di (S.) Domenico, n. 83, 91, 152, 179, 183, 189.
» » (S.) Francesco, n. 111, 150, 153, 154, 162, 187.
» » (S.) Girolamo, n. 73, 136.
» » (S.) Ubaldo, n. 181, 132.
Corso (Semonte), n. 20.
Crescioli, n. 66.
Duca Fr. Maria della Rovere, n. 125, 126.
» . Guidubaldo della Rovere, n. 112, 113.
» Lorenzo dei Medici, n. 123.
» — Oddantonio, n. 74.
Falcucci, n. 194.
Fortezza della città, n. 2T.
Fossato, n. 159.
Gabrieli, n. 39, 46, 99, 155, 193 b.
Giulio II, n. 114.
Mastro Giorgio Andreoli, n. 193.
Monastero di (S.) Ambrogio, n. 80, 122.

» dell’ Avellana, n. 8, 10, 23, 90, 121, 124.

> di (S.) Bartolo di Petrorio, n. 5, 14.

» » (S.) Benedetto di Gubbio, n. 87, 95.

» » (S.) Benedetto Vecchio, n. 36, 53, 84, 175, 176.
» » (S.) Emiliano, n. 17, 166.

» » (S.) Erasmo, n. 4.
99 P. CENCI

Monastero di (S.) Lucia, n. 40.

» » (S.) Maria d' Alfiolo o Badia del Vescovo, n. 19, 33, 15,
85, 154.

» » (S.) Pietro, n. 44, 127, 133, 141, 186, 188.

» » (S.) Salvatore di Monte Acuto, n. 3, 114.

» » (S.) Stefano di Arcella (parr. di Carbonesca), n. 105, 106.

Mura della città, n. 28, 16.
Museo civico, n. 35, 60, 62, 98, 99, 102, 155, 156, 179, 181.
Nelli Ottaviano, n. 158, 149, 159.
Ospedale civico, n. 116.
Ospedale Giunta (Albergo S. Marco), n. 163.
Palazzo dei Consoli, n. 18, 37, 42, 43, 110, 148, 151, 170.
Palazzo del Bargello, n. 82.
Palazzo Ducale, n. 88, 89, 109.
Raffaelli, n. 68.
- Sigillo della Cattedrale, n. 108.
» del Comune di Gubbio, n. 26, 107.
» della Curia Ecclesiastica, n. 32, 68.
» S. Donato, n. 64.
» . di (S.) Maria dei Laici, n. 49.
» dei Petruechelli, n. 32.
» di Serra S. Abbondio, n. 57.
» . dell'ordine del B. Sperandeo, n. 56.

‘» del Vescovo eugubino Pietro Gabrieli.

» » » » Francesco, n. 41, 58.
» » »^ » (S.) Ubaldo (2) n. 6.
» » » » Ventura, n. 21.

» » » »*—: 'Villano, n. 12.

Stirati, n. 103, 128.

Torre della porta di S. Pietro, n. 36.
» » » » S. Ubaldo, 1n:

Vagni, n. 120.

Valmareola, n. 50.

Via della Dogana, n. 98.

mere e E EE €— ——g MÀ
RATIO GAZA BONUM I DE

1A c Si
93

I NOBILI D' ALVIANO
FEUDATARI NELLA MONTAGNA

DI-SPOLETO

SOMMARIO: 1. Quale fu il territorio degli Alviano — 2. Il castaldato
Pontano. Furono gli antenati degli Alviano signori di Ponte? —
3. Offreduccio di Bonconte assoda il dominio presso Mevale. I si-
gnori di Jugo — 4. Il feudalismo insidiato dai Comuni. Spoleto com-
pera metà di Mevale, e Giove e Belvedere — 5. La Madonna del
monte e l’origine del castello di Mevale — 6. Decadimento dell’au-
torità feudale per l’ invadenza dei Comuni. Spoleto fa sorgere Roc-
cafranca e il comune di Montesanto e guerreggia per Belvedere —
7. Affrancamento di vassalli, vendita di Fematre a Norcia, libera-
zione dei sudditi abitanti nelle pertinenze già acquistate da Spo-
leto — 8. Con la vendita della seconda metà di Mevale, e di Rio-
freddo, Rasenna, Ovegliano e Costa ai Norcini cessa il dominio
Alvianese — 9. I signori di Jugo odiati, gli Alviano benevisi ai sud-
diti — 10. Forma del regime feudale in Montagna. I Comuni. La
giustizia. Il sistema economico e tributario. L'organizzazione re-
ligiosa.

1. — Quella estensione di terra montuosa che dalla su-
perba costa di Montecavallo e di Montemurlo in giù fino a Cer-
reto di Spoleto vien digradando in poggi e colline tra le due
pittoresche valli del Nera e del Vigi, presenta, più che non
figuri, parti amene e varie di altipiani coltivati, boschi, valli,
praterie. Numerose le borgate che vi si trovano disseminate.
Le piùimportanti di esse, disposte secondo un certo criterio stra-
tegico, furono già fiorenti castelli. Montesanto dalla vetta inac-
cessibile d’un eolle imminente alla valle del Vigi guarda i ca-
stelli eretti nell’ altra riva, Sellano, Roccafranca ed Elce. Nel
versante opposto Mevale, a sommo d'un vallone selvaggio,
stretto, roccioso e profondo che affluisce nel Nera, ha di fronte
un colle dove fu Monte S. Martino. Più su verso i monti,
94 : P. PIRRI

Riofreddo dalla groppa d'una collinetta domina i due va-
lichi che per le falde di Montecavallo e per quelle di monte
Cetrognola conducono nel territorio Camerinese.

La viabilità moderna mentre ha rese più facili le comu-
nicazioni con nuove strade tra la valle del Nera e le città
della Marca, tra Foligno e Camerino, ha molto contribuito a
relegare quasi in un cerchio di segregazione quella plaga
montana, che un tempo era attraversata da una strada. im-
portante, battuta normalmente da chi doveva recarsi dal-
l' Umbria centrale verso Norcia e verso la conca Aquilana.
Ma chiunque prendesse interesse a visitarla, tarderebbe
poco ad accorgersi, non foss’ altro dalla frequenza di chiese
d’ antica struttura, spesso in bella cortina levigata e sorrise
di eleganti decorazioni, che il luogo fu fiorente un tempo, ha
un passato non trascurabile. Ed infatti esso offre un parti-
colare interesse per chi si occupa del periodo del feudalismo
umbro, avendovi conservato il dominio fino agli inizi del
XV secolo una nobile e gloriosa famiglia umbra, anzi italiana,
dalla quale discese. il famoso condottiero Bartolomeo Alviano.

2. — Il territorio era stato in antico compreso sotto la
circoscrizione di quel vasto ed importante Gastaldato che i
Longobardi fin dai primordi della loro dominazione istitui-
rono a Ponte presso il Nera, comprendendovi Norcia cogli altri
piü notevoli centri montani fino ai confini del Gastaldato Rea-
tino (1). E cotesta lingua di terra incuneata tra il Nera e il
Vigi, rimase, con altri luoghi della periferia Pontana, sog-
getta a questo Gastaldato anche dopo la cessazione del Du-
cato spoletino (2), quando le vecchie città romane della

(1) SORDINI G., Di un grossolano errore topografico nella storia umbra dell? alto
Medio evo, Perugia, 1908, p. 5, estratto da questo Bollettino, Vol. XIII, fasc. II, N. 36.

(2) Secondo un diploma del vescovo spoletino Enrico Gualfredo, 2 giugno 1115,
le chiese di S. Nicolò d'Acquapremula presso Montesanto, alcune chiese di Cerreto
e quella di S. Pietro in Tutorio presso Civitella erano i Castaldato Pontano. Cfr.
PIRRI P. L'Abbazía di S. Eutizio in Valcastoriana presso Norcia ecc. Castelplanio,
1913 p. 19,

VIENI "e a@àz[{M{ZÌdilÉÉ_!ÉìîÒÉjmtÉtatàtmththththt)N)Yìt}Q@&&AQSCÒb AX/._ bili
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Ty, s Mi. inae

LI I NOBILI D' ALVIANO 95

Montagna umiliate dai barbari se ne distaecarono per risor-
gere a libera vita e a nuova potenza.

Sull' alba del XIII secolo Ponte era ancora sede d'una
signoria. In quella promessa che il Comune di Spoleto giurò
ai Cerretani nell'atto stesso che questi gli facevan formale
promessa di sudditanza, il giorno 11 luglio 1221, di aiutarli
cioè « contra Pontanos et contra alios cum quibus habent
verram vel habebunt » (1) forse v ha una velata allusione
ai Signori di Ponte alla cui soggezione si ribellavano; a quei
Signori che fino a pochi anni innanzi avevan riconosciuto
come loro sovrano Corrado Svevo, conte d'Assisi e Duca di
Spoleto sino al 1198 (2).

Chi fossero questi nobili signori di Ponte non risulta da
documenti espliciti sincroni, ma credo che si possa ammet-
tere come ben fondata l’asserzione di Giacinto Rosa, che in.
una sua monografia manoscritta sui conti Liviani, scriveva es-
sere stati gli Alviano (3). Cosi che quel messer Ufreduccio
de Ponte che nel 1251 figura tra i nobili spoletini (4), an-
drebbe identificato con Ufreduccio di Farolfo, che Inno-
cenzo IV nel 1248 aveva confermato signore d'Alviano e
d’ altre terre dell Umbria, ed anche nella nostra Montagna
godette una proprietà ricca ed estesa (5). |

Certo é, ad ogni modo, che gli Alviano vantarono sopra
Cerreto certi loro antichi diritti, perchè allorquando Ofre-
duccio stesso il 9 dicembre 1258 vendette a Spoleto la parte
spettante a lui ed al fratello Andrea del castello di Mevale
e d'altri possessi vicini, volle farne nell'atto di vendita una.
espressa riserva. Exceptis juribus et possessionibus meis que et

(1) SANSI A., Documenti storici inediti in sussidio allo studio delle memorie
umbre, Foligno, Sgariglia 1879, -p. 236.

(2) Ivi p. 255. Domini de Ponte obediebant duci Corrado tamquam domino.

(3) Ms. di proprietà Fusconi (Norcia). :

(4) SANSI, Documenti ecc., p. 293.

(5) Nel 1261 fu Capitano del popolo d'Orvieto, LirrA P., Le famiglie celebri ita-
liane, Vol. VIII (Gli Alviano).
96 P. PIRRI

quas habeo in castro Cerreti et eius curia et contra cerretanos
et alios constitutos iu eius curia (1). |

Questo ho voluto ricordare, perché tali dati quantunque
frammentarii lumeggiano, a mio avviso, il periodo più oscuro
e più remoto della feudalità sui monti Spoletini, designando
Ponte, il vecchio baluardo Longobardo, come centro d'una
vasta rete di signorie, che, col decorrer del tempo fram-
mentatesi, fu in pugno primieramente e per buona parte a
coloro da cui derivó la famiglia Alviano.

Sarebbe compito d'un interesse storico tutt'affatto speciale
il ritesser la complicata trama genealogica di questa grande
famiglia straordinariamente estesa e potente in tutta l'Umbria,
poiché si ritiene che sul suo ceppo sorgessero i Baschi, i
Bonconti, i Liviani, i Castelli. Ma allo stato presente delle

. ricerche tentarne l impresa sarebbe per avventura impossi-
bile. E pertanto si dovrà vieppiù lodare il criterio seguito
da quegli egregi studiosi, i quali, come l'Aleandri (2), il
Feliciangeli (3) e il Ricci (4), fra i moderni, hanno impreso
alumeggiare sulla scorta dei documenti, dati e fatti ristretti
all'ambito d'una determinata ramificazione, offrendo così per
la ricostruzione generale del quadro genealogico contributi
preziosi.

Ed io non mi prefiggo altro intento se non quello di
rievocare ricordi degli Alvianesi in relazione con quella zona,
variata di monti, colli ed altipiani ridenti, incuneata tra il
Nera e il Vigi, ove conservarono per lungo tempo la loro do-
‘ minazione.

(1) SANSI, op. cit., 302.

(2) ALEANDRI V. E., / conti di Baschi e la nob. famiglia Bussi di Viterbo, in
« Rivista Araldica » Roma XI, luglio 1913.

(3) FELICIANGELI B., Di alcune memorie dei castelli di Rocchetta d’Aquapagana
e di Percanestro nel Circondario di Camerino, Ancona, presso la R. Deputazione
di Storia Patria, 1913.

(4) RICCI A., Storia di-un Comune rurale dew Umbria (Baschi), Pisa, Nistri, 1913
(negli « Annali della R. Scuola Normale Superiore »). I NOBILI D' ALVIANO , 91

3. — Il documento più antico (1) da me rintracciato è
un atto di permuta avvenuta l'8 agosto 1191 fra Offreduccio
di Bonconte e Berardo di Pietro di Iugo, che dominava un ca-
stello delle pertinenze di Sellano sopra un'acuminata vetta
denominata negli atti antichi castel di Juvo od anche di
Giove, e adesso detto comunemente « monte Jugo » (2).

Offreduccio offriva a Berardo di Pietro metà d'una rocca
esistente, giusta l' esatto rilievo che può ricavarsene dai vo-
caboli di confine, sopra una vetta acuminata, che sorge sulla
riva sinistra del Vigi tra Setri e Peneggi; e n'aveva in
cambio parecchi « mansia » da Berardo posseduti presso
le ville di Penegge e Setri, di Civitella e Mugnano, nel vo-
cabolo Mevale, e, se più bisognava per raggiungere il prezzo
convenuto, nel campo alle « piagge di Rasenna >».

Chi fossero questi signori di Jugo, se avessero relazione
di parentela cogli Alviano, non so dire. Non è però un indi-
zio insignificante il ritrovarsi una parte del loro castello po-
chi anni dopo (1258) proprietà Alvianese (3).

Un Zafato o Zafarino de Jugo trovasi nominato in un
documento del 1265 con cui Angelo di Berardo come pro-
curatore di Percanestro ed Elci prometteva obbedienza e
fedeltà al comune di Camerino « Et promictis tu, dictus Pe.
triolus — così si esprime il detto Angelo verso il procu-
ratore Camerinese, — mihi dicto Angelo etc. taliter facere
et curare quod Zapharinus et alii domini de Jugo defendent
homines, res et bona diétorum Ylicis et Precanestri in per-
sonis et rebus » (4). E tal menzione d'uu Zafato di Jugo

(1) Append. n. 1.

(2) Il poggio di Acquafranca (ora Roccafranca) é posto, secondo un atto del 26
agosto 1284, 42 montanis prope castrum Ilicis sive castrum Juvi. SANSI, op. cit.,
p. 249. Cfr. FELICIANGELI, Op. Cit., p. 97.

(3) SANSI, op. cit., 301.

(4) FELICIANGELI, Op. Cit., p. 97 98. Nel 1241 Munianum e Castrum Juvi figurano
tra le altre proprietà confermate da Federico II, al Comune di Spoleto. Il castel di
Juvo nell'omologazione fatta dal card. Capoeci alla conferma Federiciana del 1247
vien denominato Jove, SANSI, Op. cit., pp. 277, 288. Ma in altri documenti del XIII
sec. si trova a far porte dei possedimenti Alvianesi.

apro
98 P. PIRRI

tra i protetti del comune con vago aecenno a un cessato do-
minio di quella famiglia sul castello di Percanestro, mentre
decadeva la potenza degli Alviano a Mevale e nei castelli
contermini della Valnerina, e dei Baschi nel distretto Ca-
merte, consente la congettura - ben dice il Feliciangeli - che
i signori di Jugo avessero già goduto nei secoli anteriori di
vasti possessi e di diritti feudali colà dov’ era poi cresciuta
la forza degli Alviano e dei Baschi. La distanza dei luoghi
relativamente breve rende verosimile il dominio dei signori
di Jugo sul territorio di Percanestro-Elci (1). Comunque sulla.
fine del XII secolo Pietro di Jugo aveva interesse (l’atto del
1191 n’è evidente indizio) di unire e restringere quanto più
fosse possibile i propri possedimenti sparsi nell’ altipiano Me-
valese e nei borghi vicini, verso il castello da cui i suoi
traevano la denominazione. L’ addove Offreduccio dimostra
come i suoi maggiori interessi fossero piuttosto verso il ba-
cino del Nera, ove sorse il castel di Mevale ed ove gli AI-
viano affermarono poi la loro maggiore potenza.

Offreduccio di Bonconte, infatti, secondo antichi genealo-
gisti, altri non è se non il padre di quel Farolfo che Pompeo
Litta pone a capostipite della famiglia d'Alviano (2). Il che
mi sembra avvalorato dal fatto, che gli eredi di Bonconte si
trovano in seguito, come si vedrà, ad esercitare contem-
poraneamente agli Alviano atti di signoria sul castello di
Mevale e sopra i vassalli di quel territorio, ed a Mevale
possedettero un proprio palagio (3):

4. — I grandi comuni circonvicini, Norcia, Camerino,
Foligno e Spoleto, che cingevano all’ intorno, come in una

(1) FELICIANGELI, Op. cit., p. 98. à

(2) Cfr. Arbore Liviano Castello conforme a Francesco Zazzera, Lucalberto
Petti et altri genealogisti, conservato con altri documenti e memorie Alvianesi rac-
colti da Giacinto Rosa nella citata miscellanea ms. di Memorie Norcive (doc. del
XVIII sec.) presso il comm. Fusconi di questa città.

(3) Appendice di Doc. n. 4.

- TY _t.....-=ecscweos —
perire = - — I NOBILI D' ALVIANO |. .99

catena di ferro, la zona feudale, per non parlare d'altri co-
muni rurali che già s'erano affermati e tendevano a conso-
lidarsi, come Cerreto, Sellano e Monte S. Martino, di buon'ora
presero ad insidiare i residui della feudalità. Se una speranza
rimaneva ancora a quei signorotti, essa era riposta nelle
gelosie comunali, che suscitavano sempre pericoli di gravi
conflagrazioni qualora questa o quella città avesse tentato
un colpo di mano. Poco monta che i Pontefici, che non di-
sdegnavano i servigi dei feudatari, li coprissero della loro
protezione, anzi ne allargassero altresi i possessi, come fece
Innocenzo IV. nel 1249 con Ranieri ed Ugolino signori di
Alviano e di Mevale, e col loro cugino Ugolino, concedendo
ad essi il castello di Giove nella diocesi di Amelia (1).

Il programma d'’ espansione andava esplicandosi per
mezzo di compromessi diplomatici e di legami pecuniarii, coi
quali si cercava irretire gli eredi e condómini, ormai diven-
tati numerosi, dei feudi della Montagna. E quei signorotti
non mancavano di regalar promesse e buone parole ad ogni
richiesta, pur di salvare i proprii interessi: anzi compromessi
ne facevano e disfacevano con una certa prodigalità.

Eccone un’ eloquente esempio. Nel 1258 Offreduccio, in
.suo nome e come rappresentante del fratello Andrea di Fa-
rolfo vendeva agli Spoletini la parte dei loro possessi della
Montagna, vale a dire metà del castello e del territorio Me-
valese e dei castelli di Juvo e Belvedere con tutti gli altri
beni e diritti che avevano da Camerino alla Spina e da
Norcia a Trevi e Rasiglia. Su queste terre erano già stati
presi precedenti impegni con Foligno da un canto e con
Norcia dall’ altro:-ma ciò non bastò ad impedirne la ven-
dita, ‘preoccupandosi solo i venditori di salvarsi da ogni
legale responsabilità, di cui, con buone clausole, facevan rica-
dere il peso sopra il Comune acquirente. « Item excepto et

(1) FELICIANGELI, Op. cit., p. 41 nota.
100 P. PIRRI

reservo in hoc contractu quod non tenear nec teneri volo tibi nec
ipsi comuni Spoleti ex promissione sew occasione promissionis
quam ego feci una cum Andrea fratre meo carnali et cum Ugo:
lino consobrino meo comuni Fulginei seu syndico dicti comunis

recipienti nomine dicti comunis Fulginei, et comuni Nurscie seu

syndico ipsius comunis recipienti pro ipso comuni, videlicet quod
nos promisimus Comuni Fulginei non vendere predictas res et
possessiones nominatas comuni Spoleti...; et vid. quod nos pro-
misimus comuni Nurscie... servire dicto comuni Nurscie per terras
nostras superius nominatas et vassallos nostros: et salvo et exce-
ptato mihi quod non tenear per ypothecas factas predictis omni
bus... » (1). .

5. — Lo strumento del 1258 al quale ho accennato ri-
chiama la nostra attenzione sopra la chiesa pievana e sul-
l origine del castello di Mevale, divenuto centro civile e re-
ligioso della dominazione Alvianese. :

La chiesa specialmente merita un particolare riguardo
per un'aureola di poetici racconti ond' è circondata. Si narr:
come un'immagine della Vergine anticamente conservata
in una chiesetta tuttora esistente sul vertice del monte
che divide i territori di Montesanto e Cerreto, denomi-
nata quindi la Madonna del Monte, fu trovata un giorno
in una chiesa di Mevale trasportatavi per mano di Angeli.
3 Narra la leggenda che avendo la detia immagine
« incominciato ad operare prodigi in detto luogo del Monte,
per l'elemosine che in abbondanza vi erano portate dai fe-
deli nacquero delle liti e controversie ed inimicizie fra le
comunità di Cerreto e di Montesanto trovandosi la prefata
chiesa intra limites territorii d'ambe le comunità, pretendendo
caduna fosse dentro il suo, di modo tale che vennero alle
armi per deciderlo. Però all’ improvviso disparve da detta

= if pipe cai e a

(1) SANS!, op. cit., p. 304.

2:33 — == CITIZEN TTT
I (NOBILI D' ALVIANO 101

chiesa del monte la prodigiosa immagine sul bollor dello
strepito marziale » (1).

Il documento più antico e più autorevole, che informa
di cotesto avvenimento — una bolla diretta dal vescovo spo-
letino Lorenzo Corvini al Comune di Norcia nel 1396 per
dichiararlo legittimo successore al diritto di iuspatronato
goduto dagli Alviano sulla pieve di Mevale (2) — dice
assolutamente che la chiesa stessa era stata trasferita dagli
Angeli, nè più ne meno di ciò che si racconta della santa
casa di Nazaret, e soggiunge che l'immagine sacra divenne
ben tosto operatrice di grazie e richiamo di numerosi fedeli
a Mevale ove andó a posarsi. ;

Questa storica effigie che si conserva tuttora gelosamente
in un'artistica cappella ornata di scolture e di dipinti a capo alla
.navata sinistra della magnifica chiesa pievana, del castello,
presenta alto interesse anche come documento d'arte: rappre-
senta la Madonna a mezza figura avente eretto davanti al
petto il bambino Gesù, e va reputata come ‘un efficace ed
elegante lavoro d'età bizantina assai ben conservato, eseguito

a tempera su pergamena o tela applicata in tavola. f
In una fede sottoscritta dal Defensore, dal Camerlengo e
da otto massari del castello nel 1604 viene certificato che la
« su nomata Vergine SS. fu veduta esser portàta nella chie-
solina sita nel borgo del castello detta della fonte Y anno
1205 ».

In memoria di questo avvenimento sulla parete attigua
‘alla cappella della Madonna si vede rappresentato un torneo
di cavalieri offerto dai Signori del luogo ai loro vassalli, so-
lennizzanti l' apparizione dell’ immagine prodigiosa, illustrato
da una lunga leggenda in lettere gotiche resa in gran parte
illeggibile, nel cui margine inferiore v’ è la. seguente memo-
ria scritta in caratteri romani nel XV secolo :

(1) Memorie della ‘chiesa di Mevale, raccolte dal pievano Carlini (XVIII sec.),.
di cui esiste una copia nell'Archivio parrocchiale.
(2) Append. N. 15.
109 - P. PIRRI

QVESTA MADONNA E PITTURA È S. M. DEL MONTE CHE SI
LEVÒ MIRACOLOSAMENTE DA DETTO LVOGO E SI POSE QVI NEL
PRESENTE LVOGO COME APPARE PINTA LA DETTA ISTORIA NEL
MCCLXXXII DAPPRIMA E POI RINOVATA NEL MCCCCLXXXXII.

« I feudatari del luogo ove la Madonna si posò — dice
ancora il Corvini — in seguito alla prodigiosa apparizione
costruirono presso la chiesa un castello, che fu Mevale, che
pertanto dal riferito miracolo della gloriosa Vergine trasse
la sua origine, la quale cniesa pievana conservando il suo
titolo originario viene denominata S. Maria di Mevale. I feu-
datari arricchitala d’ ogni cosa necessaria e dotatala di suf-
ficienti sostanze per mantenervi il sacerdote, ne diventarono
i patroni ed acquistarono il diritto di presentarne di tempo |
in tempo il rettore ».

Lungi dal volere accettare senza riserva quest' eredità
di racconti tradizionali, nei quali restano molteplici indizi di
una varia e lunga e non sempre armonica elaborazione, privi
ad ogni modo d'originalità, e riproducenti l'eco di racconti che
avevano già profondamente impressionata la fantasia popo-
lare, non mi sento d'altra parte disposto ad ammettere che qui
tutto sia fantasia ed invenzione. Da nulla nasce nulla. Ed é
per ció che ritengo doversi collocare alle radici di cotesta
fioritura d'immaginosi racconti, cioè sull'alba del XIII secolo,
qualche importante fatto religioso, oggi in tanta scarsezza di
documenti e alla distanza di tanti secoli assolutamente im-
precisabile.

La tradizione adunque addita con tutta chiarezza l'esi-
stenza di una relazione di dipendenza in ordine al tempo
tra quel fulgore di notorietà della chiesa e il sorgere del
castello di Mevale. Non dice di quanti anni questo fatto se.
guisse al verificarsi del primo. Ma ció é determinabile, almeno
con una certa approssimazione.

Ed anzitutto, nel 1191 nell'atto di permuta avvenuta
tra Offreduccio di Bonconte e Berardo di Pietro di Jugo,
Mevale si trova considerato alla medesima stregua di altri

MANT TUO a SENE EORUM BIST ANS MEFLNE e Uam MAI MA Tt MP RTT I HT
I NOBILI D' ALVIANO 103

borghi vicini. Nel 1237, dallo strumento d'una cessione fatta
da Vasta, Semilia e Bonuccia in favore di Volterrano d'un ter-
ritorio a Petroniano intro, a Clusita intro, a Casale intro, a
Cervaria intro, esso non figura ancora come luogo fortificato,
giacché lo si nomina come semplice vocabolo per designare
il podere venduto (?m vocabolo Mevalis et im eius districtu) (1).
Ma pochi anni dopo, quando Offreduccio nel 1258 vendé la
sua parte al Comune di Spoleto, Mevale era non solo dive-
nuto luogo munito di fortificazioni, ma anche sede della
Curia, capoluogo di tutta la giurisdizione Alvianese in Mon-
tagna, e residenza degli stessi feudatari.

Un' altra osservazione, anch'essa rilevante, suggerisce lo
strumento stipulato nel 1258. Mentre fino alla presente
data la proprietà alvianese, eccettuati pochi mansia. goduti
dagli eredi di Bonconte e da altri, era rimasta indivisa,
ora ne venivau fatte almeno tre parti, l'una (Fematre) con-
servata da Ugolino di Rainaldo e dal figlio Ufreducciolo,
l’altra appartenuta ai cugini d'Ugolino, Uffreducciolo e An-
drea di Farolfo, che la cedettero al comune di Spoleto, la
terza parte, comprendente metà di Mevale, Riofreddo, Ra-
senna e Costa, rimasta di proprietà comune.

6. — Un breve di Clemente IV ai nobili Ugolino, Cor-
rado, Francesco e Andreuccio Alviano nel 1268 ci fa assi-
stere alla lotta che allora si andava accentuando tra signori
e sudditi, questi istigati e aiutati dai vicini Comuni. I vas-
salli dei castelli di Riofreddo e di Mevale avevano osato
rendere omaggio di sudditanza alla città di Camerino, ed al-
cuni fra essi s' erano perfino obbligati alla prestazione di certe
annuali servitù che non avrebbero potuto osservare senza
pregiudizio delle prerogative feudali. Quindi è che il pontefice
benignamente inclinato in favor dei Signori, dichiarava
nulli e come non avvenuti quegli atti di sommissione (2).

(1) Append. N. 2.
(2) Append. N. 3.
104 .. - P. PIRRI

Ben altre insidie andava intanto tramando il Comune di
Spoleto. Assicuratosi nel 1233 della sudditanza, benché poco
fida, degli uomini di Cerreto, avuto in obbedienza il castello
di Camero nel 1239, padrone da tempo imprecisabile di Sel-
lano, esso mirava ora ad ampliare vieppiù il suo dominio
verso i monti, dove con la compra della metà di Mevale, non
‘pagata ancora, aveva creato una legaccia ai proprietari. Nel
1282 con ripetuti assalti, con devastazioni, cavalcate, rube-
rie, catture di vassalli alvianesi, suscitò vive proteste da parte
dei Nobili, ai quali s' unirono i comuni di Cerreto e Norcia,
tanto che intervenne il Pontefice minacciando a quei mole-
sti vicini severi gastighi (1). Ma non si dettero per vinti.

Nel 1284 Spoleto comperò un poggio orrido e brullo in
un punto intermedio tra il castello d' Elce e quello di Juvo
sulla destra del Vigi, « pro castro et habitatione facienda
in ipso loco ad honorem, servitium et mandatum comunis
Spoleti-» (2). Cessionari, ed acquirenti al tempo stesso, erano
certuni villani, che si direbbero disertori al vassallaggio,
giacchè più d'uno fra essi (ad esempio quei Bonagure,
Scagno, Paganello ecc.) figurano nei registri delle possessioni
alvianesi come vecchi tenutari di « mansia » (3). L' intento
che Spoleto si prefiggeva era ben chiaro: quello cioé di
stabilire verso il cuore della zona feudale un. ricetto franco
e sicuro di vassalli fuggiaschi o altrimenti sottrattisi alla
servitù; intento reso più manifesto dall’ obbligo che faceva
agli acquirenti di costruire in quel poggio un castello, « et fa-
cere et curare quod omnes qui ibunt ad habitandum in per-
petuum in ipso castro vel loco erunt sub iurisdictione et
dominio comunis Spoleti ». Il nome stesso del luogo, Acqua-
franca, ora Roccafranca, non pare scelto a caso.

Quasi contemporaneamente un’ altro centro d'attrazione
si andava costituendo, senza dubbio col consenso e concorso di

(1) THEINER, Codex diplomaticus dominii temporalis, I, 756.
(2) SANSI, Op. cit., 348 e Storia del Comune di Spoleto I, 120.
(3) Append. N. 16.

pus neri
I NOBILI D' ALVIANO 105

Spoleto, sull’ altra parte del fiume, più vicino alle terre.al-.
vianesi, su di una costa alta e scoscesa posta proprio di
fronte a Sellano. Sorgeva ivi il castello di Montesanto, di
cui non apparisce mai menzione prima della fine del XIII se-
colo. Spoleto nel 1283 vi aveva mandato Ubertino di Raniero
coll’ ufficio di podestà in comune con Sellano, ed Ubertino
ricettò un tal Andrione di Pietro Necci coi suoi eredi e suc-
cessori come « castellano e comunale » con gli obblighi di
far con Montesanto guerra e pace, pagar collette, bandi e
follias, fare eserciti e cavalcate, pagar il salario del podestà,
10 soldi cortonesi al comune di Spoleto ogni anno, fare le
scolte e prestare gli altri servizi comuni. Un'altro individuo
detto Andreuccio di Petrone da Piaggia fece la medesima
accessione il 10 febbraio 1304, e dichiarò che intendeva as-
soggettarsi al comune di Montesanto con tutti i suoi posse-
.dimenti, compresa la parte « aveniente ipsi Andriuccio de
eptione bonorum dominorum de Mevale » (1).

Con questi mezzi forse s'illudeva la città non solo di
conquistare a poco a poco quel bel tratto di montagna, ma
altresì di liquidare senza verun aggravio della Camera del
Comune l'impegno preso verso Offreduccio, al quale non
aveva mei pagato il prezzo delle terre e dei luoghi com-
perati, tanto che i beni acquistati dovette rimetterle in
mano ad Oddone II d'Oddone conte di Luco in accoman-
digia (2). Tentato invano di crearsi il diritto colle armi re-
cando molestie, nel 1287 ritornó alla prova ed ottenne di as-
soggettare Belvedere ;* ma Onorio IV ingiunse di consegnar
subito il castello in mano a Rolando da Ferentino rettore
del Ducato (3). Nel 1289 i vecchi -padroni riebbero, secondo
il Dorio, le rispettive metà dei loro castelli e le possede-
rono insieme (4).

(1) Documenti nell'Arch. Com. di Sellano (fondo Montesanto).

(2) SANSI, Documenti ecc., 300 nota. Dorio 114.

(3) THEINER, Codex diplomat., I 750; SANSI, Storia del Com. I 125.
(4) Istoria della famiglia Trinci, 113.
106 P. PIRRI

1. — Ma ad onta di tutto la servitù feudale si andava
sgretolando sempre piü rapidamente. Mentre si svolgevano i
fatti che sono stato fin qui ricordando, e precisamente nel
1269 e nel 1270 Giovanna vedova di Bonconte e i figli af-
francavano alcuni vassalli delle ville di Civitella e Petrignano.
« Concedimus quod deinceps possis et valeas tuo nomine agere
facere petere contrahere vendere comparare vel hemere permu-

tare alienare, aliis te obligare, in iudicio existere, matrimonium
contraere, testamentum et codicillos facere vel quamlibet. aliam
ultimam voluntatem, et omnia et singula facere operare ac li-
bere exercere que et quas homo qui est sui iuris ingenuus et
civis romanus facere operare et ecercere potest, et dicimus tibi
pro te et dictis tuis heredibus et subcessoribus : Esto liber » (1).

Mediante uno strumento del 1293 stipolato a Foligno nel
palazzo di Tommasone di Luca in presenza di Messer Trinza,
di Nallo suo figlio e d'altri nobili della città e del contado,‘
Ugolino di Rinaldo Alviano in un col figlio Uffreduzzolo ce-
devano poi ai comuni di Norcia e Monte S. Martino gli uo-
mini e la villa di Fematre con facoltà quod possit liberare
homines dicte ville (2).

Mentre d'altra parte, dopo lunghe contese corse tra
gli eredi d' Offreduccio e d'Andrea Alviano e gli Spoletini
a causa dei castelli venduti nel 1258, perchè non essendo
stati pagati interamente per le molte difficoltà in che il
Comune si era trovato stretto, erano rimasti più che nelle
sue mani in quelle degli eredi dei venditori, i quali per
molti anni tenendoli come esclusivi padroni v' avevano fatte
molte migliorie 2m twrri, castro, muris, dowis, munitionibus
et carbonariis massime di Belvedere, finalmente — narra
il Sansi — aperte amichevoli trattative tra contendenti, fu
nell’anno 1296 composta ogni controversia nel modo se-
guente. Gli Spoletini condonarono agli Alviano le rendite

(1) Append. N. 4, 5.
(2) Ibi, N. 6.
I NOBILI D' ALVIANO 101

dei castelli che avevano godute. Gli Alviano fecero sicuro
il comune che i castelli non erano stati venduti o alie-
nati in alcun modo ad altri e ne dettero fideiussori; e oltre
un resto di duemila e cinquecento libbre di ravennati che
gli spoletini dovevano per la compera fatta da Offreduccio,
chiedevano fossero pagate le migliorie. Ne fu rimessa la que-
stione all'arbitraggio di Odone signore di Luco e di Rinaldo
dei Manenti di Spoleto, che valutarono il pregio di quelle in
dugento novantasei libbre di ravennati. Il Comune di Orvieto
per mezzo di Fortebraccia mercadante e suo cittadino, si
obbligó per Spoleto presso altri mercadanti di quella città,
che pagarono il residuo del prezzo di vendita e ne furono
soddisfatti dal sindaco spoletino il 25 di marzo dell’ anno se-
guente. Gli spoletini ripresero possessione dei castelli per la
parte che loro spettava, ed avendo poi essi fornito denaro
agli uomini di Mevale, perché si riscattassero dagli altri con-
domini, il 7 dicembre 1304 l’intera (?) università affrancata si
sottomise al Comune di Spoleto (1).

Vari strumenti di affrancazione, conservati con altre
pergamene dell'ora soppresso comune di Montesanto Vigi
nell'archivio municipale di Sellano, sono testimoni deil effi-
cace influenza esercitata dall'oro spoletino. Due dei proprie-
tari, Guarone di Simonetto e Giovannino di Bonconte ritiratosi
coisuoi a vivere a Norcia, dove questa famiglia fiori in ap-
presso, nel decembre 1303 dichiaravano libero un tal Ma-
scetto di Gilio da Mevale ed esenti da qualunque peso de-
bitale i beni da lui coltivati (2). E alla lor volta il 2 dicem-
bre 1304 gli Alviano, Ofreducciolo di messer Ofreduccio,
Francesco e Andreuccio d'Andrea (col consenso della madre
Balvina, di Giacoma, di Beatrice e degli eredi d' Agnese loro
sorelle), e Andreuccio e Contuccio di Corrado affrancarono i
moltissimi loro vassalli abitanti a Mevale, a Oppleta, a Cer-

(1) SANSI, Storia del Comune di Spoleto, I 125. ‘
(2) Append. N. 7.
7108 P. PIRRI

vara, a Petrognano, a Chiusita dal giogo della servitü (ab omni

iugo mantie colonerie censite et cuiuslibet alterius conditionis),

e vendettero a cotesti loro servi la loro metà del castello di

Mevale, il poggio e il castellare di detto luogo con tutta la

sua curia e giurisdizione, compresa quella del mero e
: misto impero, con le tenute, senaite e possessioni; il castello
di Juvo, le ville di Chiusita, Monte S. Giorgio, Vallana, Setri
e Petrognano, Fondile e Rocca Cancelli; tutti i dominii con-
sistenti in boschi, foreste, prati, pascoli, monti, fossi, ripe,
valli, fiumi, molini, alvei, fonti, ponti, sorgenti, pedaggi, pas-
saggi e corsi d’acqua; tutti gli altri vassalli rimasti loro fe-
deli e i mansia da questi tenuti; gli altri poderi compresi da
Verchiano, Spina, Cerreto, Preci, Orvano, Forca di S. Nicola
e Villa del lago in dentro verso Mevale; ed infine il iuspa-
tronato che quei signori godevano sulla pieve di S. M. di.
Mevale e su tutte le altre chiese del territorio mevalese. Si ri-
servarono la giurisdizione di Belvedere dalla metà del fiume
Nera in là, ed altre senaite verso Monte S. Martino e Preci,
esclusa peró la villa di S. Angelo e i suoi poderi. Prezzo
della vendita furono quattromila libre di ravennati e anconi-
tani piccoli, di cui ebbe mille Ofreducciolo, duemila France-
sco e Andreuccio d' Andrea, mille Andreuccio e Contuccio di
Corrado (1).

Il Comune di Spoleto entrato quindi in possesso di
cotesti luoghi e godutine per alcuni anni i diritti, deliberò
nel consiglio generale e speciale dei 200 cittadini tenuto il
( marzo 1311 di cederli in appalto per dieci anni a Pao-
luccio di Januccino di Giacomo da Spoleto, essendo podestà
Guido di Baldo da Borgo S. Sepolcro e capitano Merullo di
messer Andrea d'Assisi. L'atto di cessione stipulato il 1 giu
gno per 180 libre di denaro cortonese pagabili ad ogni ri-
chiesta del comune, comprende la residenza, la custodia e
l'uso della torre di Mevale con tutte le terre e possessioni

(1) Append. N. 8, 9.
I NOBILI D' ALVIANO 109

della contrada mevalese pervenute in mano al comune, la
quarta parte dei pedaggi e passaggi e tutti gli altri diritti
-dal comune acquisiti (1). Nello strumento con cui il 5 dello
stesso mese Paoluccio li subappaltó a Lallo Mainardi da Mon-
tesanto per 200 libre cortonesi, peró vi figura come oggetto di
quel contratto anche il territorio di Belvedere (sedium habitatio-
nis, custodiam, usum et commodum, Turris Mevalis et omnes terras
et pasqua atque prata culta et inculta in territorio Mevalis et
Belvederis et quolibet alio loco ad ipsam turrim et ad dictum
comune Spoleti occatione dicte turris et ad ipsum | Pauluccium
ex venditione spectantes).

8. — Ma la dominazione feudale degli Alvianesi non
era ancora stata sradicata completamente, poichè la parte in-
divisa del territorio trovavasi adesso in mano ad Ugolinuccio
d’Ufreducciolo il quale in una carta del 1337 si denominava
dominus castri Rigofredi et medietatis castri Mevalis, e non
ostante la vendita dei diritti fatta dai suoi parenti, seguitava
come fece dopo di lui Tommaso Alviano, ad esercitare il
iuspatronato sulla chiesa pievana di questo castello (2).

. Da Ugolinuccio passò ai figli Tommaso ed Ufreduccio,
i quali nel 1348 col consenso della lor madre donna Petruccia

(1) Ugolinus Juppe de Spoleto publicus Comunis Spoleti sindicus et procurator...
Sponte titulo venditionis vendidit cessit etc. Paulutio Jannuccini de Vayta S. Bene-
dicti ementi etc. pro se et suis heredibus hinc ad decem annos... sedium habitationis
et custodiam et usum turris Mevalis cum omnibus et singulis terris et possessio-
nibus et silvis cultis et incultis spectantibus ipsi turri et contrade Mevalis et expec-
tantibus ipsi Comuni Spoleti : et vendidit etiam dictus Sindicus dicto Paulutio quartam
partem pedagii et passagii quod dictum comune habet in dicto loco Mevalis et ge-
neraliter omnes alios introitus obventiones et fructus ad dictum. comune Spoleti.
spectantes; et predicta omnia dictus Sindicus etc. vendidit etc. eidem Paulutio pretio
Centum et octuaginta libra». bonor. denarior. corton., quod pretium dictus Paulutius
promisit dicto Sindico dare et solvere ad petitionem d.cti Sindici. Et quas res omnes
emptas dietus Paulutius promisit dicto Sindico finito tempore decem annorum red-
dere et reassignare quoad proprietatem et possessionem, reservatis dicto Paulutio
fructibus et proventibus ipsarum rerum. (Archivio munic. di Sellano, fondo Monte-
santo).

(2) Append. N. 10.
110 P. PIRRI

di messer Pietro conte di Monmarta ratificarono la vendita
d'un terreno posto in Ovigliano ai nobili fratelli Francesco
e Bartoluecio d'Agabito da Sellano (1).

Nella seconda metà del Trecento proprietari erano tut-
tora Uffreduecio, Tommaso e il fratello Ugolino. In poco
tempo la loro parte rimase iu mano di numerosi eredi, es-
sendo succeduti ad Ugolino i figli Carlo e Francesco e ad
Uffreduccio il figlio Uffreducciolo, i quali mantennero per
eran tempo indivisa la proprietà, che comprendeva non solo
il castello di Riofreddo, le ville di Rasenna, Ovegliano (detto
anche Ovelia o Vagliano) e Costa frazione presso Vagliano,
come essa ora scomparsa, ma ben anche della metà del ca-
stello di Mevale, il che infirma l' affermazione del Sansi, es-
sersi cioè questa università interamente affrancata nel 1304.

Intanto Ufreduccio d’ Ugolino cedeva tutti i suoi diritti
del feudo montano a messer Cello da Spoleto, dal quale pas-
sarono dapprima nel figlio Pietro e da questo in mano di
alcuni nobili spoletini a nome Polo di messer Bartoletto,
Guiccione di Ceccarello, Bartoletto di Rainaldo e Gentile del
Preposito, i quali mossero ai comproprietari una lite, che venne
appianata nel 1374 da Alvaro d’ Albornoz rettore del Ducato
di Spoleto con un lodo arbitrale, ove mentre manteneva
integra la proprietà del feudo agli Alviano, tacitava le altrui
pretese mediante una rilevante indennità in danaro (2).

— Poco di poi, nel 1378, in seguito ad un compromesso in-
tervenuto tra i Signori e il comune di Norcia, tutti i luoghi
predetti passarono virtualmente a questa città, la quale sti-
pulò l'atto di compra nel 1402 con Tommaso e Francesco
Alviano, che n'avevano ereditata dagli altri condomini l'in-
tera proprietà (2), quando già fin dal 23 ottobre 1390 gli
abitanti di Mevale avevan fatto solenne atto di sottomis-
sione in presenza dei consoli norcini Angelo di Vanne An-

(1) Append. N, 12.
(2) Ibi, N. 13. I NOBILI D' ALVIANO 111

dreoli e Cola di Benedetto Santori, promettendo perpetua
obbedienza (1).

9. — Il 1402 segna il traguardo del feudalismo Alvia-
nese, che, secondo ogni esterna apparenza, non fu tiran-
nico né odiato dai sudditi. I sentimenti delle popolazioni si
trovano lucidamente riflessi nei racconti tradizionali, e la
tradizione che pur si mostra spietatamente severa verso i
signori di Jugo, circonda invece gli Alviano d'un aura be:
nigna. Eccone l'eco che ne raccoglie don Niccolò Bartoli,
erudito pievano di Sellano fiorito nella prima metà del Sei-
cento, in una sua vita del B. Jolo della quale si conserva il
manoscritto in quell'archivio comunale. Ne trascrivo testual-
mente i due capitoli che fanno al caso.

« [Il B. Jolo] fa la correctione al Conte Corrado Jugo della

vita scandalosa e gastigo di esso. Cap. 6.

« Era nelle vicinanze del luogo ove abitava il Santo il
Conte Corrado Jugo che patrone di una rocca e molti luoghi
vicini, era non meno ricco e potente che per la vita scan-
dalosa famoso. Questi trahendo origine da’ Conti di Tirolo,
erano i suoi maggiori con gl'imperadori ne' tempi passati
venuti dalla Germania nell'Italia et, da quelli di molti beni
et luoghi arricchiti, havevano quivi piantata la loro famiglia.
Anche restano le vestigia della Rocca nel monte detto Jugo
et nelle rovine sue mostra la magnificenza della famiglia.
Questi oltre al vivere con libertà grande et aggravio de'
sudditi, havea pratica in una vicina villa detta Catena con
una donna di famiglia ricca, et perché nel andare in quel
luogo per lo piü passava vicino la grotta di Giolo, egli illu-
minato da Dio dello stato miserabile del giovine scapistrato,
piü volte avverti a ritenere la briglia a' suoi sfrenati desi-
deri, a rimettersi nella via della salute, a volgere gli occhi
alla spada del divino sdegno, che stava per fulminare rigo-

(1) PaTRIZI-FORTI, 190. Append. N. 14.

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PC ETT

ED arene ssmsot Ea din nen

TR DENS E
119 P. PIRRI

roso gastigo. Gli metteva accanto che i gemiti delle vedove
oppresse, i pianti dei pupilli conculcati chiedevano vendetta
al tribunale dell'altissimo, ma che principalmente la laidezza
delle sue libidini non potevano piü tolerarsi dalla divina giu-
stizia. Questa tra poco haverebbe tolta a lui la vita, estinta
la sua casata, diroccato affatto i suoi castelli: e che si riti-
rasse dal sollecitare la castità della vergine nella vicina villa,
la eui bontà a lui era ben noto che era difesa dal cielo in

modo particolare.

.« Mostró qualche segno d' emendatione il conte, ma vinto
dalla violenza della passione fatale, seguito l'incominciata
| tentatione della casta zitella; la quale [rimase] costante in
ributtare il giovane, finché accortisene i suoi, non riguar-
dando la nobiltà della famiglia, una sera lo tagliarono a pezzi,
et poco doppo insorta tra i suoi heredi et il Signore della
Rocca Alberici dissentione di confini, raccolta d'ambo le parti
gente, vennero alle mani in un luogo che ancora si chiama
per l'occisione grande fattavi la « via degl’ homicidi ». Doppo
lungo combattimento, sempre piü nello sdegno infuriati, pas-
sarono ambo le parti a diroccare i castelli inimici, verifi-
candosi la profizia fatta da Giolo ».

« Consiglia i Signori Alviani patroni di Mevale circa Ü'imma-
| gine miracolosa della Vergine. Cap. 7.
È Es c « La Vergine Santissima che sempre ha con modo par-
ticolare protetta questa provincia di Umbria, nel tempo che
visse il B. Giolo in una sua imagine a' mortali si mostró
dispensatrice liberale di gratie. Questa, collocata in una chiesa
È 3 fatta in un monte hora del territorio di Montesanto, per
mano degli Angeli fu portata nel castello di Mevale, et posta
vicino la strada che guida a Norcia. Alla novità del mira
colo concorsero tutti popoli vicini per impetrare alcune ne-
cessità et bramati rimedii. Ma poichè angusta era la stanza
ove si era fermata l'imagine, et il Signor del castello, devo-
| tissimo della Vergine, per altro desiderava nella Chiesa della
| d Pieve suo iuspatronato collocarla, la fece in essa in altare
I NOBILI D' ALVIANO 113

decentemente modernato trasferire. Ma per più volte essendo
ritornata nel suddetto luoco, ricorse quel Signore al B. Giolo
la fama della cui santità era ben nota a lui et più volte ha-
veva seco parlato nel trasferirsi a’ suoi beni che nel terri-
torio di Sellano possedeva : si come anche sino a’ nostri
giorni ritengono il nome d’ Alviano nelle pertinenze della
villa di Vio, dove, come diciamo più sotto, era la chiesa par-
rocchiale del luogo ove era il B. Giolo. |

« — Fate voi — disse il Santo — quel che solete fare
con le vostre figlie con la gran Madre di Dio et ella resterà
nella chiesa ove desiderate. Voi con bona dote accompagnate
le vostre figlie acció restino contente nelle case degli sposi:
et se buona dote assegnarete alla Regina del cielo acciò con
dovuti offitii sia honorata nella Chiesa, la sua imagine re-
sterà, et ella con perenni gratie ricolmerà la vostra casa et
il popolo felice che viverà sotto la sua protetione ».

« Cosi disse Giolo, [e così] eseguì quel Signore asse-
enando la decima di tutti li suoi beni alla chiesa erigendovi
il iuspatronato, che nella vendita del castello alla Comunità
di Norcia passó a quella Terra nobilissima, che in hora ne
gode il dominio et ne presenta il Pievano ».

In realtà non mancano documenti che commendano atti
di pietà e di umanità compiuti dagli Alviano, per cui la
loro grata memoria doveva sopravvivere nelle tradizioni po-
polari.

Lorenzo Egidio Corvini vescovo di Spoleto nella ricor-
data bolla del 24 agosto 1396, che conferma sostanzialmente
il racconto leggendario riferito dal Bartoli circa la pieve di
Mevale, rileva non solo che si deve agli antenati di Tom-
maso Alviano la costruzione di questo castello sul luogo ove
apparve la Madonna del monte, ma che ai medesimi risale
il merito d'averne munificamente provveduta e dotata la
chiesa pievana, si da diventarne patroni e rettori (1). Ugolino

(1) Append. N. 15.
114 P. PIRRI

d’ Alviano nella cessione del 1258, sui beni venduti al co-
mune di Spoleto volle riservare un terreno ch'egli aveva
già destinato in pro degli infermi della curia mevalese. E
in tutto il documento dedicato nel 1304 alla liberazione dei
vassalli spira un alito di carità, un vivo sentimento di quella
cristiana fratellanza in cui S. Francesco d'Assisi ravvisò il
mezzo piü acconcio onde ravvicinar i grandi e gli umili del
suo tempo. Son degne di rilievo le parole con cui quei Si-
enori motivano la determinazione presa: Cwm Redemptor no-
ster totius conditor creature ad hoc propitiatus umanam —vo-
luerit carnem assumere, ut divinitatis sue gratia diructo. quo
tenebatur captiva vinculo servitutis pristine nos restitueret liber-
tati, salubriter agitur si homines quos ab initio natura liberos
protulit, gentium servitutis iugo subiecit în qua nati fuerant...
beneficio libertatis redantur. A dissipare poi il pregiudizio co-
mune che ha legato indissolubilmente il concetto di signoria
feudale con quello d' una feroce ed inumana tirannide, val la
pena di trascrivere quest' altro tratto del medesimo strumento,
ove i padroni di ieri dichiarano di donare dei possedimenti
venduti il valore eccedente il prezzo stabilito propter a-
morem et dilectionem quem et quam predicti Hofreduzolus et
predicti Franciscus, Andreutius, Contutius, Andreutius... habent
in predictos emptores et propter multa grataset stabilia servitia
que predicti domini receperunt a predictis hominibus et empto-
ribus... et în futurum recipere sperant.

10. — Ed ecco ora aleune delle norme disciplinanti i
rapporti dei Signori Alvianesi coi loro vassalli.

Tra gli atti che, in corredo delle cessioni fatte dagli
Alviano al comune di Norcia, passarono nell'archivio di
‘questa città, esiste anche un registro già appartenente ai
fratelli Tommaso e Francesco, il cui titolo ne spiega il con-
tenuto: Ista sunt servitia que debent facere homines et persone (1).

(1) Append. N. 16,
I NOBILI D' ALVIANO [115-

Il documento prezioso per la sua singolarità, possiede inoltre
una particolare virtù suggestiva, perchè offre un esatto e speci-
ficato ragguaglio degli .oneri debitali dei vassalli, del numero
e dell'importanza dei poderi da quei Nobili posseduti, ed una
specie di stato civile dei loro sudditi del XIV secolo, in
Riofreddo, Rasenna, Costa, Ovegliano e metà di Mevale, di-
stinti per famiglie e per comuni.

Per comuni, precisamente! poichè parallelo al regime
feudale, visse e si sviluppò (il nostro documento n'é una
prova ineccepibile) anche tra le plebi montane un organismo
comunale, un nodo d’unione, che cementando gli interessi so-
ciali, poco a poco doveva ispirar nei sudditi la coscienza
della loro potenza, il desiderio della libertà. Non è questa una
cosa nuova, È risaputo infatti che tali aggregazioni, non come
organi di pubblica amministrazione, ma sì come collettività
godenti beni in comune, rimontano ai tempi dell'impero, so-
pravissero alla dissoluzione delle istituzioni romane e si
mantennero sotto i successivi regimi, sia per virtù di con-
suetudine, sia per il vincolo che da quei comuni interessi
emanava, sia infine per difetto delle istituzioni susseguitesi,
le quali in linea generale poco o punto si preoccuparono
degli enti e delle collettività rurali. Or « poichè anche la
sopravvenuta feudalità, scrive il Carnevali (1), come istitu- .
‘zione organizzatrice dei pubblici poteri, mancava essa me-
desima di una forte ed organica compagine amministrativa,
era altresì un effetto naturale dello stato delle cose, che
sotto di esso il Comune si ingagliardisse e finisse col pren-
dere posto nelle istituzioni pubbliche del tempo ».

Coteste piccole cellule di vita sociale erano anzi d’una
grande frequenza nelle zone rurali della nostra Montagna:
ogni castello, quasi ogni villa aveva il suo Comune. Rio-
freddo, Rasenna, Ovigliano con Costa, Mevale (per non par-
lare che dei soli menzionati nel documento predetto) van-

(1) IL Comune, Torino 1908, p. 10.
116 P. PIRRI

tava ciascuno il proprio, che come ente a se pagava al feu-
datario il giorno di mezz’ agosto un annuale contributo (diritti
regi) detto dazio o dativa, ma rimaneva estraneo affatto ai
poteri pubblici. L' ordinamento del servizio militare era in
mano al feudatario, come quello della giustizia civile e pe-
nale che pure s'incentrava in lui, e ch'esso demandava per
l'esecuzione ad un magistrato (Curia) avente facoltà di mero
e misto impero e residente a Mevale (1).

Peró esclusi questi, nessun altro servizio pubblico era in
vigore nel. regime feudale; perciò agli interessi collettivi
locali, vie, ponti, fonti, ecc. di regola doveva. provvedere la
popolazione da se medesima mediante contribuzioni od opere,
ovvero colle rendite dei beni di proprietà comune.

Le altre sostanze, costituenti senza dubbio il grosso pa-
trimonio della proprietà terriera, erano.in mano dei feuda-
tari e tal proprietà e i relativi poteri, secondo una distin-
zione che si rileva dai documenti del tempo, andava. classi-
ficata in due categorie. La prima, più grande e più impor-
tante, comprendeva castrum, castellare cum sua curia cortina
tenutis iurisdictione et possessionibus et etiam iurisdictione meri
et misti imperii et omnibus iuribus, includendo in tali generi-
che designazioni castelli e ville sparse nel territorio della
curia Mevalese, et generaliter omnes alias possessiones campos
terras. dominia dominicalia silvas forestas prata pascua culta
vel inculta montes fossos ripas buschos valles flumina vallata
molendina aivea fontes pontes rivos pedagia passaggia et omnes
cursus aquarum: inoltre servitia personalia et realia: e infine i
ius patronatus sulla chiesa pievana e sulle altre del territorio
soggetto. La seconda categoria comprende i mansia, feuda,
proderes, terre, possessiones. La prima contiene in se il com-
plesso delle sostanze, dei diritti e del potere (civile, ammini-

(1) Append. N. 15. La Curia e il diritto di mero e misto impero furon oggetto
nel 1304 di cessione da parte dei Feudatari (Append. N. 8)... tradiderunt... omnem
aliam jurisdictionem... habent.. in d. castro castellaris ipsius sive podij... cum sua
curia cortina tenutis... et etiam imrisdictionem meri et misti imperti.

IRA — E
I NOBILI D' ALVIANO 10 Bí

strativo e giudiziario) che andranno a dar vita ed essere :
alle Università del popolo. La seconda comprende possedimenti

di proprietà mista tra feudatario (dominus)e vassallo, e rap-
presenta la gran parte delle proprietà allodiali.

Cotesti rapporti economici intercedenti tra rustici e si-
gnori costituivano come una grande famiglia di enfiteuti.

Il patrimonio allodiate compartito in vaste tenute od arre,
venivà suddiviso in distinte colonie, dette mansia, date in uso-
frutto a ciascuno dei sudditi, determinando la specie e quantità
delle opere e delle prestazioni alle quali ciascuno di essi e
i suoi successori erano tenuti. Questa prassi trovavasi in vi-
gore fin da antico nelle terre Alvianesi della Montagna. Rai-.
nuccio Act da Civitella, per citare un caso, allorquando nel
1269 ottenne l'affrancazione dalla vedova e dai figliuoli di
Bonconte, doveva come onere di servitù, pagare per la parte
che godeva del mansium paterno, due terzi d'un. prosciutto
e due pani per S. Stefano, un pollastro, otto uova, e tre pani
a Mezz' agosto, e prestare un'opera di falce ed una di buoi.
Ebbene queste servitù, dice l'atto di affrancazione, rimonta-
vano ai suoi antenati (Que servitia tu et tui antecessores nobis
et nostris antecessoribus facere et prestare tenebaris et. solitus
fueras). i

Se non che l’ usufrutto dei mansia importava un’ asso-
luta incapacità da parte dei vassalli di potere in qualsiasi
modo disporne sia inter vivos, sia causa mortis, unico e vero
padrone restando sempre il feudatario, sprovvisti com’erano
i servi della gleba di qualunque forma di personalità giu-
ridica. Questi in forza della servitù inerente alle terre, ri-
manevano affetti alla proprietà, in un cogli altri mobili e se-
moventi aventi rapporto ad esse, sì che libertà ed affranca-
zione vera non conseguivano se non quando fosse dichiarata
franca e libera la proprietà stessa (1).

I mansia ultimi restati agli Alviano verso ‘la metà del

(1) Cfr. il documento in Appenl. N, 8 passim.
118 P. PIRRI

Trecento ammontavano a 53, dei quali 12 esistevano nel Co-
mune di Riofreddo, 15 in quello di Rasenna, 16 in quello
di Ovigliano e Costa, 10 a Mevale. Ed ecco, per concludere,
uno speechio dei proventi che da essi ne ricavavano:

Riofreddo : Grano bacili 28; Vettovaglie (annona) bac. 28; prosciutti 21;
pani 88 4/,; tortelle 4 ?/,; farrate 5 !/,; pollastri 9; uova 20; ca-

eio 1 1/9 . é
Rasenna: Grano coppe 73 !/,; vettovaglie (annona) cop. 73 4/, ; prosciut-

ti 16?/,;: pani 92; pollastri 16 4/,; uova 77; cacio 1.

Ovegliano e Costa: Prosciutti 18 !/, ; pani (grandi) 131 '/5;; pollastri 18 4/.,

uova 105; denari 112.

Mevale: Grano bac. 4; vettovaglie bac. 4; prosciutti 16; pani (gran.

e piec.) 64; pollastri 13 ; uova 50. ;

Totali: Grano bac. 32, cop. 13?/,; vettovaglie bac. 32, cop. 73 !/, ;
| prosciutti 172 !/,; pani 376; tortelle 4!/, ; farrate 5!/, ; pollastri 56 ?/, ;
uova 252; cacio 2 !/;; denari 112.

Inoltre in vigore dei diritti regi venivan pagati per S. M. d'Ago-
sto ai Feudatari i seguenti canoni:

dal Comune di Riofreddo libre 50 di denari
» Rasenna duc »
» Ovegliano e Costa » 35 »

Totale libre 122

Mevale capoluogo di giurisdizione civile economica: giu-
diziaria, era assurto in pari tempo a centro religioso. della
intera zona feudale già da prima che i possedimenti fossero
stati smembrati. E poichè il castello possedeva l' unica
chiesa pievana esistente in tutto cotesto vasto territorio,
così fino al 1332, cioè fino all'anno in cui la ribellione di
Mevale alla Chiesa non indusse il card. Legato a concedere
l'erezione del fonte alla chiesa di S. M. di Montesanto (i),
possedette anche l'unica chiesa battesimale ove dovevansi
recare i neonati degli altri paesi soggetti e compresi dentro la
propria giurisdizione plebale: Riofreddo, Rasenna, Vagliano,

(1) Append, N. 11.
I NOBILI D' ALVIANO 119

._=xr=—r=m=

Costa (luoghi venduti nel 1374), Rocca cancelli, Chiusita,
Petrognano, Setri ed altre frazioni vendute nel 1304, Peneggi,
Civitella e Mugnano mansia acquistati da Offreduccio nel 1191,
Brezzano, paese che va identificato con Renaro e Piaggia,
Belforte e Maigi (aggregati al Comune di Cerreto), lo stesso
Montesanto fino al 1332, e Ceseggi con Tutorio ; in una pa-
rola tutta quella estensione di territorio (eccettuato Cerreto)
che dalla costa di Montecavallo e di Monte Murlo in giù,
si trova incuneata tra i corsi del Vigi e del Nera (1).

|
È
!
|
j
M

N. 1. — Offreduccio di Bonconte permuta con Berardo di Pie-
tro signore di Iugo metà della rocca di Berardo di Gual-
tiero con alcuni suoi « mansi ». 8 agosto 1191.

In nomine domini Amen. Hec est copia cuiusdam publici instru-
menti cum die et consule, cuius tenor talis: ;

In nomine dni nostri Iehu X.si uteri Virginis incarnati Anno
eius M.C.LXXXXI mense agusto, indic. VIII, ottava die intrante pre-
dieto mense regnante d. H. romanorum Imperatore primo anno eius
imperii. Manifestus sum ego Ofreductius bonicomitis filius in hac car-
. tula permutationis dedisse et tradisse tibi Berardo de petri de Jugo
medietatem arcis Berardi guateri (sic) iure proprietatis ea conditione si
potuero habein cambium totam debeo facere pum (proprium ?), sin autem
in alio podio debeo facere ita preparare ut predicta Ars est modo, cum
medietate omnium rerum que olim fuerunt Berardi gualterii infra sen-
naitas predicte arcis et quicquid ego ibi habebam ana(antea?) cum XXIIII
mansos in vocabulo Penege et Setre et unum mansum in Civitella et unum
in Mugnano et tres in Mevale et terram tanta pro tanta si non potuerit
adequare adequabit in campo daleplage de Rasenna. sennaite predicte
arcis sunt ex aqua que venit de Setre et vadit in infra iuga et per iuga
usque in valle czcorfa et per vallem sitrinam usque ad Setrem. ea vero
ratione dedi et tradidi ut habeas iure proprietario ad faciendum om-

(1) FAUSTI L., Le chiese della Diocesi Spoletina nel XIV secolo, in « Archiv. per
la stor. eccles. dell' Umbria » 1913, p. 201, 202.
190 P. PIRRI

nia que tibi placuerit, sub pena duplici. faeta pro me et meis heredi-
bus tibi tuisque heredibus, et post penam solutam contractus firmus per-
maneat, quia inter nos sic convenit. Unde sunt testes Munallus et Larius
et Taddeus galgani et Carbonus de lemurece et Ofreductius da rosago.
Et ego Lodoicus Iudes rogatus seripsi.

. (Perg. dell’ Arch. Com. di Sellano, fondo Montesanto. L' atto è alle-
gato în calce allo strumento riferito sotto al n. 7).

N. 2. — Vasta e Semilia figlie di Atto e Bonuccia cedono a
Volterrano di Rainuccio ogni lor diritto sul « mansio »
di Mevale: 11 maggio 1237.

In X. nomine Amen. Anni sunt M.CC.XXXVII, tempore domini g.
(Gregorii) pp. VIIIJ et secundi domini Frederici imperatoris, indictione
X die XI intrante madio. Nos Vasta et Semilia filie quondam Adti rustici
nostra plana voluntate, iure propr. damus vendimus atque tradimus
tibi Volterrano filio rainucii videlicet omne iux et actionem et ex-
ceptionem et defensionem quod et quas habemus vel habere speramus
in manso olim patris nostri Adti et matris nostre Bonucie posito in
vocabolo Mevalis et in eius districtu et infra hee latera, a Petroniano
intro, a Clusita intro, a Casale intro, a Cervaria intro vel si alia latera ibi
sunt, e£ damus cedimus atque mandanus tibi Volterrano omnia iura, om-
nes actiones et exceptiones et defensiones reales et personales, utiles et
directas que et quas habemus in predicto manso J. (iure) patrimonio
et matrimonio, ut possis exagere excipere intueri et omnia facere que
nosmet. facere possetnus et te procuratorem in rem tuam facimus : pro
qua enim dactione et iuris cessione confitemur nos a te nomine presen-
tium recepisse XX lib. luc., renunciamus exceptioni non numerate pecu-
nie et de cept. ultra dimidium iusti pretii et omni alii legum auxilio,
et damus tibi licentiam et potestatem intrandi possessionem tua acto-
ritate, et promittimus tibi de fraude colludio molestia evictione. fal-
sificatione et legitima defenssione nostris pingnoribus et expensis omnia
dapna et expensas que et quas feceris vel subiturus eris in curia et
extra curiam promittimus tibi resarcire: obligamus nos nostrosque he-
redes tibi tuisque heredibus predicta omnia actendere et observare et
non contravenire aliqua occasione vel except. et sub pena dupli no-
strorum bonorum, et insuper corporaliter iuramus ad saneta dei evan-
gelia predicta omnia adetendere et observare et non contravenire sub
dieta pena, qua soluta sive non hec carta firma permaneat. Adtum fuit
ante domum predictarum mulierum. 'lestes fuerunt Ros. raineri gri-
I NOBILI D' ALVIANO 191

maldi, Ihoannes canalli, Iohannes bonfilii, Valterius Simeonis. Et ego -
Boccacius not. rogatus scripsi et publicavi.
(Perg. dell’ Arch. e fondo predetto).

N. 3. — Conferma dei feudi di Riofreddo e Mevale ad Ugolino,
Corrado, Francesco e Andreuccio d’ Alviano fatta da Cle-
mente IV; 9 agosto 1268.

Clemens Episcopus servus servorum dei. Dilectis filiis Nobilibus
viris Ugolino, Conrado, Francisco et Andreutio de Alviano dominis de
Mevale salutem et apostolicam benedictionem. Ex parte vestra fuit pro-
positum coram nobis quod homines vestri tam de Rivofrido quam de
"districtu Mevalis Spoletan. diocesis se potestati, consilio et. communi
Camerinensi, qui alias nullam habere dicuntur iurisdictionem in ipsos,
submietere non verentur et eorundem hominum aliqui de exibendo
annuatim eis certa servitia se obligare presumunt. Quare nobis humi-
liter supplicastis ut, cum ex hoc posset vobis grave preiudicium et pe-
riculum imminere, apostolica in hac parte providere solicitudine cura-
remus. Nos itaque vestris supplicationibus inclinati auctoritate vobis
presentium. indulgemus, ut si prefatos homines vel eorum aliquos se
predietis potestati, consilio et communi submictere vel ab eis recipi
forte contigerit, nullum per hoc vobis aut iuri vestro possit in posterum
preiudieium generari. Nulli ergo hominum liceat hanc paginam nostre
concessionis infringere vel ei ausu temerario contraire. Si quis autem
hoc attemptare presumpserit, indignationem omnipotentis dei, beator.
Petri et Pauli apostolor, etc. se noverit incursurum. Datum Viterbii
V id. augusti, Pontificatus nostri anno IIII.

Iacobus romanus.

( Perg. dell’ Arch. Comun. di Norcia, Cassetto Mevale, m. 3).

N. 4. — Giovanna del q. Giovanni vedova di Bonconte, e i
figli Simonetto, Giovannino e Rainalduccio, concedono l' af-
francazione a Rainuccio Acti di Civitella loro vassallo. Me-
vale, 16 sett. 1269.

In dei nomine Amen: Anno eiusdem a nativitate MCCLXVIIII,
indiet. XII, apostolica sede vacante pastore et die [X]VI sepctembre
exeunte. Nos quidem domina Iohanna filia quondam domini Iohannis
et Scimonictus, Iohaninus, Rainalducius et Berardus filii quondam bo-
DO

122 P. PIRRI

nicomitis et ipsius domine Iohanne non vi neque dolo per nos nostrosque
heredes et subcessores nostra bona spontanea voluntate manumittimus
liberamus absolvimus et affrancamus te Rainucium Acti tuosque li-
beros et heredes subcessores et omnes ex te descendentes in infinitum
eum omni eo quod habes tenes et possides et cum parte tua de manso
tenimento et bona que quondam fuere dicti patris tui Acti et cum
omnibus tuis bonis mobilibus et imobilibus presentibus et futuris et
cum aliis que acquirere poteris in futurum personaliter et realiter in
Civetella et alibi. Et facimus per nos nostrosque heredes et subcessores
tibi et tuis heredibus subcessoribus et omnibus ex te descendentibus
quietationem sive relatationem perpetuam, generalem transactionem et
pactum de ulterius non petendo, liberando et absolvendo te et dictos tuos
heredes et subcessores ab omni iugo et honere servitutis, specialiter de
duabus partibus unius spalle porei cum duobus panibus et quantum in
festo santi Stephani de nativitate, et de uno pollastro dando cum VIII
ovis et cum tribus panibus in festo sanete Marie Agusti, et de una opera
eum falce et de una eum bobas annuatim, que servitia tu et tui ante-
cessores nobis ef nostris antecessoribus facere et prestare tenebaris et
solitus feceras, et generaliter ab omuibus aliis et de omnibus aliis
servitiis, reditis et obsequis debitalibus et usualibus cocunque modo,
iure vel iniuste, usu vel abusu, angaria et per angaria vel quolibet
alio modo, iure vel causa, occasione manentie, hominitie, armanie, co-
lonarie, absqititie, magmarie seu censite conditionis vel qualibet alia
occasione, et damus, cedimus et concedimus per nos nostrosque heredes
et subcessores tibi tuisque heredibus subcessoribus et omnibus ex te
descendentibus liberam et plenam licentiam et potestatem quod deinceps
possis et valeas tuo nomine agere facere petere contrahere vendere
comparare vel hemere permutare alienare aliis te obligare, in iudicio
existere, matrimonium contraere, testamentum et codicillos facere vel
quamlibet aliam ultimatum voluntatem, et omnia et singula facere operare
hac (sie) libere exercere que et quas homo qui est sui iuris ingenuus et
civis romanus facere operare et exercere potest, et dicimus tibi pro te
et dictis tuis heredibus et subcessoribus: esto liber. Item damus tradi-
mus cedimus et mandamus tibi omnia iura omnesque actiones per
subcessiones reales et personales, utiles et directas, tacitas et expressas,
que et quas habemus vel habere possemus et nobis pertinent vel pos-
sent aliqualiter pertinere in persona et rebus tuis sine aliqua reserva-
tione. Pro qua enim manumissione liberatione affrancatione quietatione
et iuris cessione confitemur nos a te nomine iusti pretii recepisse et
habuisse apud nos XVI libras Ravennat. vet. bene numeratas traditas
et solutas. Renuntiamus exceptioni non habiti, non soluti, non nume-

— wá) wd

I NOBILI D' ALVIANO . 123

rati, et non traditi nobis den. et non soluti pretii et decept. conditioni
sine causa beneficio quante minoris legis iulie senatusconsulti velle-
iano et omni alio beneficio legum et iuris auxilio nobis in hoc fa-
cto competenti vel compet. Et promittimus per nos nostrosque here-
deres et subcessores tibi tuisque heredibus et subeessoribus et omni-
bus ex te descendentibus de fraude colludio non commisso. et de mo-
lestia non facienda cruce falsificat. et de legitima defensione in curia
et extra curiam ab omni persona nostris omnibus pignoribus et expensis;
et omnia dapna et excessus que et quos tu vel tui heredes et subces-
sores — promittimus per nos nostrosque heredes et subcessores integre
tibi reficere et quos — feceris vel iustum pro predietis et in frascriptis
observandis. Pro quibus omnibus observandis et actendendis obligamus
tibi duplum de nostris bonis presentibus et futuris, possessionis no-
mine tibi tradimus et dieta precarie retinere confitemur, et damus tibi
licentiam si opus fuerit intrandi in possessionem et promittimus om-
nia supradicta observare et contra non facere nec venire per nos nec
per alios occasione aliqua vel exept.,.sub pena XXV libr. raven. a
nobis tibi sollepni stipulatione promissa, qua soluta vel non predicta
omnia semper rata sint et firma perdurent. Et insuper nos d.na Iohanna
et Berardus ad saneta dei Evangelia tacto libro corporaliter iuramus
omnia et singula supradicta perpetuo: observare. Actum in castro Me-
vali in domo ipsorum filiorum Bonicomitis, presentibus Leonardo rai-
nerij, Ofredone rainucij, Beraducio scangij, Iacobo accursinbone et
Gregorio rainucij testibus rogatis. Et ego Laurentius auctoritate im-
periali notarius predictis presens fui rogatus scripsi et publicavi.
( Pergam. dell’ Arch. com. di Sellano, fondo Montesanto).

N. D. — Giovanna vedova di Bonconte e i figli Simonetto, Gio-
vannino, Berardo e Lucietto concedono l'affrancazione ‘ad
un loro vassallo della villa di Petrognano

« ... specialiter de VI panibus, duobus pollastris et X ovis in festo
S. M. Agusti, et de una spalla et dimidia porci et de V panibus in
festo Nativit. domini vel in festo S. Stephani, et de una opera cum
falce et generaliter ab omni coqunque servitio... Actum in motoriculi
Civetelle, presentibus Arculano et Benedicto famulis, Macio Ade, Fran-
cisco... et Iacobo Venatii testibus... Anno a nativ. D.ni MCCLXX,
ind. XIII, apostolica sede vacante, XVI lulii ».

(Pergam. dell' Arch. e fondo pred.)

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194 P. PIRRI

N. 6. — Vendita di Fematre fatta da Ugolino e dal figlio
Ufreducciolo al Comune di Norcia e di Monte S. Martino,
10 novembre 1293.

In nomine Domini Amen. Anno domini Millesimo ceLxxxxiij indic-
tione sexta tempore vacationis sedis apostolice per mortem felicis recorda-
tionis domini Nicolai pape iiij Mensis Novembris die X intrantis. Hugolinus
et Hufreduecolus eius filius de Alviano eorum bona et plana voluntate
jure proprio et in perpetuum per se et suosque (sic) heredes succes-
sores vendiderunt tradiderunt Thomassono... luce scindico et procura-
tori communis: Nursie recipienti nomine et vice dicti Communis et
Communis saneti Martini, homines et villam fematri et ipsam villam
cum pertinentiis et iurisdictionibus dicte ville et omnia iura et expec-
tantia et pertinentia ipsi Ugolino in ominibus et versus homines dicte
ville et in bonis et rebus ipsorum et ipsi ville et eius pertinentiis quocun-
que modo vel causa infrascript. et loca des gnata per ipsum Hugolinum
vel Huffreduccolum secundum quod apparet scriptum manu magistri Be-
rardi de saneto Martino notarii. Hane autem venditionem eam fecerunt
pro pretio et nomine pretij decem et octo cent. Ravenn. et pisan. de
quibus denariis et quantitate dietus Hugolinus et Hufreducgolus se
bene quieti et contenti vocarunt. Renunptiantes exceptioni non numerat.
et non recept. den. et omni alii legum et iuris auxilio. Et promisit
dietus Hugolinus et Hufreduegolüs dieto Thomassono scindico dieti
Comunis Nursie defendere et manutenere suis sumptibus et expensis
contra omnem personam in curia et extra curiam homines et villam
fematris et eius iurisdict... pertinentiis et aiacentis diete ville. Dans
dietus Hugolinus dieto Thomassono licentiam et potestatem intrandi et
fruetandi dietam Villam recipiente ipso Thomassono nomine et vice dicti
Comunis. Et dedit sibi licentiam quod commune Nursie possit liberare

homines dicte ville. Et remisit dictus Hugolinus et Hufreduccolus
omnem sententiam et laudum quem habent contra homines montis
Saneti Martini occasione laudi facti per homines vel per commune de
Cerrito inter ipsos. Et remisit dicto Thomassono scindico Communis
Nursie recipienti nomine hominum et huniversitatum dicti castri Sancti
Martini quod haberet vel habere posset in curia d.ni Ducis vel in qua-
cunque alia curia. Et promisit dietus Hugolinus quod non... nec do-
navit aliquod ius de dicta villa Fematris. Et promisit dietus Hugolinus
omni tempore dietam venditionem habere ratam...am et contra non ve-
nire aliqua oecasione vel exceptione per se vel per alium... Et promisit
dietus Hugolinus dicto scindico recipienti vice et nomine... dicti comunis
reficere omnia damna et expensas que et quas fecerit vel substinuerit S I NOBILI D' ALVIANO 125

in euria vel extra curiam in quacunque causa... semper promisit ha-
bere ratam ae firmam et contra non venire per se vel aliam personam
sub pena dupli... bonorum eorum, et hic contractus semper maneat
ratus et firmus. Actum hoc in Civitate Fulginei in palatio dieti Th[o-
massoni, present. Tri]uza domini Trinze, Domino Bone iudice, et Be-
nentiso Domini Benentendi, Raynalduccio petri, Magistro Gentili...,
Magistro Antonio petri, Domino Corrado domini philippi, Baldo domini
Margantis, Magistro Iuliano pauli, Nallo domini Trinze,... domini phi-
lippi et. Domino Munaldo de Serrone et Domino Maynardo judice et
aliis pluribus testibus ad hec vocatis et rogatis, et. Leonar[dus Tadei]
Notarius rogatus de predictis.

Da una copia in pergamena. fatta. it 28 marzo 1315 (presentibus
mag. loanne Ufreducij de Ficulle notario nobilis et potentis viri Hu-
golini de Alviano potestatis dicte Terre Nursie, ecc.) esistente, în cattivo
stato, nell’ Archiv. parroc. di Fematre di Visso.

N. 7. — Affrancazione concessa da Giovannino di Bonconte e da
Guarone di Simonetto in favore di

è

« ... Massittum Gilii de Mevale tanquam possessorem bonorum olim
Venutilli Atti de dieto loco, a prestatione etc. servitii debitalis, vid.
unius spalle porci et trium panum, quas res dietus Venutillus annuatim
dare et facere debebat dicto Iohanino et Guarono et eorum antecesso-

I
Il

ribus, pro manso et tenimento quod ipsorum antecessores perceperant
et habebant, ut ipsi asserebant, posito in territorio et pertinentiis de
Mevale, cuius confinia sunt hec, in primis una petia posita in valle
iuxta Mannuctium foleke et Angelictum Iacchi et viam a duobus late-
ribus, item alia petia terre posita in costa plagis, item alia petia terre

I TIE RT ARI TA

ibidem, item alia ad pedem cese, item alia ad capud Toce, item duo
petie 2» costa, item alia in valle castange, item una ad caput ordei, item
una in capilla, item alid ad capud voce... Actum Nursie ante domum
dicti Iohanini » 20 decembris 1308.

Segue una copia per mano di Giovanni Benadocti di Norcia del-
l’atto trascritto sopra al n. 1. Pergam. dell’Arch. Com. di Sellano, fondo
Montesanto.

N. 8. — Offreducciolo d' Offreduccio d' Alviano e à fratelli Fran-
cesco ed Andreuccio del fu Andrea d’ Alviano, e Andreuccio
e Contuccio figli del fu Corrado concedono l’ affrancazione
a molti vassalli di Mevale, Opleta, Cervara, Petrognano, e
Chiusita, e cedono loro la parte propria della rocca e terri-
126 P. PIRRI

torio di Mevale, nonchà il castello di Giove, le ville di Chiu
sita, monte S. Giorgio, Vallana, Setri, Pelrognano, Fondile
e Rocca cancelli ; 27 decembre 1304.

In nomine Domini Amen. Anno Domini Millesimo tricentesimo
quarto, tempore domini Benedicti pape xj, indictione ij et die XXVIJ
mensis Decembris. Cum Redemptor noster totius conditor creature ad
hoc propitiatus humanam voluerit carnem assumere ut divinitatis sue
gratia diructo quo tenebatur captiva vinculo servitutis pristine nos re-
stitueret libertati, salubriter agitur si homines quos ab initio natura libe-
ros protulit gentium servitutis jugo subiecit in qua nati fuerant manu-
mictentis, affrancantis etliberantis beneficio libertati redantur. Idcirco
Nobilis vir Hofredugolus domini Hofredutij de Alviano suo proprio
nomine et Cutitus dialte olim de Mevale familiaris et procurator No-
bilium virorum Francisci et Andriutij filiorum olim domini Andree de
Alviano ad infrascripta a predictis Francisco et Andriutio specialiter
constitutus et ordinatus, ut de ipsis procurationibus costat manu Gi-
rardi Joanuis de Alviano alias dictus Capotius procuratorio nomine
ipsorum (1) et pro eis et magister Girardus johan®is alias dietus Ca-
potius procurator nobilium virorum Andriutij et Contutij filiorum olim
domini Corradi de Alviano ad infrascripta a predictis Andriutio et Con-
tutio specialiter constitutus. et ordinatus, ut de predietis procurationi-
bus costat publicis instrumentis scriptis manu Riccardi petri et Ray-
nerij nicolai notariorum procuratorio nomine ipsorum et pro eis, in pre-
sentia mej notarij et testium infrascriptorum, eorum bona libera et plana
voluntate non per errorem set ex certa scientia liberaverunt affranca-
verunt absolverunt et relassaverunt pure libere et adsolute omnes
et singulos infrascriptos eorum vassallos homines manentes et fideles
et singulariter ipsorum quemlibet et eorum filios seu liberos presentes
et futuros in perpetuum, Bartholum andree massei, Cichum jacometti,
Nerum jacoponis, Dopnum Valentinum et Bonellam nicole jacoponi,
Jnerium compagnoni de Castro Mevalis, Sotium Junte de Oppleta
recipienti pro se et vice et nomine Antonij acti de Oppleta, Massa-
rucium Johannis de Cerbaria, Gilitium, Vitalem et Andream petroni
jacobi cum medietate mansi olim Petronj eorum patris, Phiputium
ogolini recipienti et stipulanti pro se et vice et nomine. Ogolini sui
patris, Pacittum joannis rainutij recipienti et stipulanti pro se et
vice et nomine Johannis sui patris et fratrum suorum, Denaium joan-

(1) Errore nel ms. Procuratore di Francesco e Andreuccio è Qutiws.
I NOBILI D' ALVIANO 191

nis, Dopnum Petrum valientis recipienti pro se et stipulanti vice et
nomine nepotum . ..-.... de Petrugnano, Joannem monace, Janu-
tium Accorinbone, Gilium clusitani, Ranaldutium girardi, Stavelo-
num scangni de villa Clusite, Fortiam venturelle, Lorentium ranu-
tij; Castellum deotesalvj, Nicolam Bonafidej, Bartolonum teodini, Salo-
num massaroni, Bartolonum et Thomassum Jacobi, et Janum andrju-
tij, Andrionum berardutij, Angelutium Mantie, vengnatem suum ne-
potem, Vitalem odi recipientem pro se et vice et nomine Putij et Morici
fratrum. suorum, Andrionum Joannis, Rubeum gratie, Lutium rainaldi,
Jordanum joaunis et Vitalem letutij recipienti pro se et vice et no-
mine Philipucii rodulfi presentes recipientib. et stipulantib. pro seipsis
et eorum beredibus et subcessoribus in perpetuum ab omni iugo mantie
colonarie censite et cuiuslibet alterius conditionis et ab omni servitiorum
usuum, angariarum prestatione, ab omni personalium munerum presta-
tione et ab omnibus dativis datiis collectis, ab omnibus servitiis realibus
et personalibus, angariis et perangariis et ab omnibus servitiis debi-
talibus cuiuscunque conditionis essistant, et ab omnibus generibus ope-
rarum et nexibus servitutis ab omni genere prestationis et dationis
sive consistant in pecunia sive in rebus et ab omnibus fationibus et
servitiis debitalibus et usualibus que consisterent in prestatione spal-
larum annone albergariarum et servitiorum quorunqumque tam mo-
nialium quam aliorum cuiuscunque conditionis existerent, adque ipsi
silicet presentes et absentes, quorum nomine stipulantur vassalli et
ipsi homines dictis Dominis et nobilibus et ipsorum cuilibet, silicet
Francisco et Andriutio domini Andree, Hofredugolo domini hofredutij
et Andriutio et Contutio domini conradi tenerentur ex quacunque
causa modo vel ratione usque in odiernum diem cum omnibus bonis
ipsorum presentibus et futuris ; liberantes ipsos et ipsorum quemlibet
eo nomine quo supra, tam ipsos presentes quam absentes predictos
et ipsorum quemlibet, quorum nomine stipulatnur et vice predicti
preseutes ab omnibus penis bannis contumacijs inobedientijs a san-
vinis et folliis que incurrissent usque in hodiernum diem quacunque
ratione vel causa; liberantes ipsos tam presentes quam absentes pre-
dictos ab omni iurisdietione tam ordinaria quam extraordinaria quam
haberent in ipsos predicti domini et quorum predicti sunt procuratores,
et habere possent quaecunque ratione vel causa; liberantes et affran-
cantes ipsos vassallos homines et fideles tam presentes quam absentes
predietos in perpetuum et ipsorum quemlibet ab ipsorum dominorum
et nobilium potestate manu dominio et ab omni conditione gravamine
et signoria secundum usum et consuetudinem Civitatis Romane, ita quod
remaneant et sint et remanere possint liberi et in plenissimam libertatem
:198 P. PIRRI

ipsi et eorum heredes et subcessores ut boni cives romani cum eorum
bonis mansjs feudis poderibus terris et possessionibus et bonis omnibus
cuiuscunque conditionis et modi dieta bona mansa feuda et possessiones
existant: dantes et concedentes eo nomine quo supra predicti Hofredu-
colus et dicti procuratores procuratorio nomine predietorum predictis pre-
sentibus et absentibus quorum nomine istipulantur de dictis eorum mansis
feudis et alijs eorum bonis plenam et liberam potestatem tenendi pos-
sidendi alienandi fructandi permutandi vendendi donandi concedendi
testandi relinquendi contragendi et disponendi et in judicio exsistendi
et omnia faciendi que aliquis liber homo et civis Romanus facere possunt
pro eorum arbitrio voluntates (sic); dantes et concedentes predicti Hofre-
dugolus et predicti procuratores procuratorio nomine predictorum su-
pradietis ominibus et personis recipientibus et stipulantibus pro se ipsis
et vice et nomine predictorum absentium et ipsorum cuilibet, omnia jura
actiones reales et personales tacitas et expressas utiles et directas que et
quas habent et habere possent predicti domini in predictis mansis feudis
et bonis; liberantes dieta feuda et manssi prout infra sua latera conclu-
duntur totaliter ab omni genere servitutis et prestationis cum omnibus
eorum aecessibus et egressibus ut infra se in integrum continentur usque
in vias publicas ; constituentes ipsos et ipsorum quemlibet procuratores
ut in rem suam, ita quod deinceps possint predicti et quilibet predietorum
eorum nomine agere exsercere consequi et se tueri excipere et replicare
et omnia et singula facere que verus dominus de re sua facere et
exercere potest; et insuper predicti Hofreducolus pro se ipso et suis
heredibus et subcessoribus in futurum et predicti Cutius procurator pre-
dietorum Francisci et Andriutij procuratorio nomine et pro eis et dietus
Magister.G rardus procurator predictorum Andriutij et Contutij procu-
ratorio nomine ipsorum et pro eis coram me notario et testibus in-
fraseriptis ad infrascripta specialiter constituti a predictis nobilibus
et dominis jure proprio et in perpetuum vendiderunt tradiderunt dede-
runt et concesserunt predictis hominibus et personis pro se ipsis et
heredibus eorum et subcessoribus recipientibus et stipulantibus et vice
et nomine supradictorum absentium castrum Mevalis, silicet predi-
ctus Cutius procurator Francisci et Andriutij domini andree procu-
ratorio nomine ipsorum et pro eis et pro quolibet ipsorum in solidum
pro octava parte et pro indiviso, et predictus Hofreducolus pro seipso
et predietus Magister Girardus procurator predictorum Andriutij et
Contutij domini Conradi procuratorio nomine ipsorum et pro eis et
pro quolibet ipsorum in solidum -pro octava parte et pro indiviso, et
Podium et castellare dicti castri cum sua curia cortina tenuta jurisdic-
tione et possessionibus et etiam iurisditionibus meri et misti imperij et
I NOBILI D' ALVIANO 129

omnem aliam iurisdictionem quam predicti Hofreducolus. et . predicti
Franciscus et Andriutius domini andree, Andriutius et Contutius do-
mini conradi quorum predieti sunt procuratores habent et habere
debent in dieto castro castellare ipsius sive podio et in tenuta curia et
iurisdictione dieti castri castellaris sive podij predictis partibus cum
omnibus iuribus possessionibus et actionibus ipsis spectantibus et com-
petentibus in dicto castro podio et castellare curia tenuta cortina et iuris-
dictione ipsius et totius terre Mevalis et cum omnibus suis senagitis
tenutis et possessionibus ; item dederunt vendiderunt et tradiderunt eo
nomine quo supra predictis hominibus recipientibus pro se ipsis et vice
et nomine predictorum absentium castrum Juvj, villam Clusite, montem
Sancti Jeorgii, villam Vallane, villam Setris et villam Petrugnani, villam
Fondilis, roceham Cancellis et generaliter omnes alias possessiones campos
terras dominia dominicalia silvas forestas plata passcua cultas et incultas
montes fossos ripas buschos valles flumina vallata molendina alvea fontes
pontes rivas pedagia passaggia et omnes cursus aquarum que qua et quos
habent in dieto castro castellare et podio et tota terra Mevalis et in
omnibus aliis supradictis castris villis et locis et cum omnibus earum et
eorum iurisdictionibus sefaitis tenutis et possessionibus Curiis et cortinis
ipsorum et earum et cum omnibus usibus et actionibus spectantibus ad
dieta castra podia sive castellaria et ad dietas villas et loca (1); et ge-
neraliter dederunt vendiderunt tradiderunt et concesserunt predicti Ho-
freducolus et predicti procuratores procuratorio nomine predictorum et
pro eis quorum sunt procuratores omnia castra podia castellaria villas et
terras et loca ipsorum dominorum, silicet Francisci et Andriutij domini
andree, Hofreducoli domini hofredutij, Andriutij et Contutij domini conr-
radi domania dominicalia silvas et forestas laboratas et non laboratas
plata pascua montes colles valles ripas sassos flumina vallata molen-
dina alvea fontes pontes rivos et omnes cursus aquarum et pedagia et
passagia que et quas et quos habent et etiam omnes alios eorum homines
vassallos manentes et fideles, mansa et feuda ipsorum prout intra eorum
latera et confines jacent et concluduntur, et etiam servitia tam personalia

(1) Il castel di Jzvo, come già ho detto, era tra Roccafranca e Forfi sul monte
ancora denominato Jugo. Chiusita, Setri e Petrognano sono ville tuttora esistenti,
già soggette al comune di Montesanto ed ora a quello di Sellano. Monte S. Giorgio
sorge presso-la villa di Chiusita. La Vallana è vocabolo tra Renaro e Mevale,
ove sono miseri avanzi di vecchie costruzioni. Si dice Fondi un vallone a piedi
della selva di Castiglioni tra la villa di Renaro e il castello di Riofreddo. Non m' é
riuscito di identificare il vocabolo Rocca Cancelli. Il castello di Belvedere, nominato
in seguito, sorgeva nel poggio presso Castel vecchio, a sud di monte S. Martino: il
vocabolo si conserva.
130 P. PIRRI

quam realia debitalia et usualia cuiuscunque conditionis existerent, et
omnia alia mansa feuda et sinasiata que habent infraseriptos confines et
senaitas, silicet a castro Verchlano citra et intus, a Spina citra et intus,
a castro Cerreti citra et intus, a castro Precis citra et intus, a villa
Orvani citra et intus, a furca Saneti Nicolai citra et intus, a villa Lacus
citra et intus versus dietum castrum podium et castellare Mevalis in
quolibet predietorum confinia, et omnia alia jura et actiones que et
‘ quas habent et habere possent predicti Franciscus et Andriutius do-
mini andree, Hofredugolus domini hofredutij, Andriutius et Contutius
domini conradi con infrascriptos confines et sennaitas in vassallis feudis
mansis terris possessionibus passadijs aquis fluviis et cursibus aqua-
rum, et omnia iura patronatus que habent in Ecclesia Sancte Marie
plebis Mevalis et in omnibus aliis Ecclesiis terre Mevalis et aliis
existentibus infra predictos confines sine aliqua reservatione; excepto et
reservato castro Belvederis cum suis sennaitis tenutis molendinis, si-
licet a medietate fluminis Nigre ultra versus dictum castrum Belvederis
tantum et. aliis suis sennaitis versus castrum Montis saneti martini et
castrum Precis, quod castrum Belvederis cum dictis suis domaniis et sen-
naitis non veniat sive non veniant in dieta venditione datione et con-
cessione set remaneat et remaneant predictis domini, silicet Francisco,
Andriutio, Hofreducolo, Contutio et Andriutio liberum et adsolutum
ut superius est expositum, salvis et detractis vassallis et hominibus ville
Saneti Angeli et eorum mansjs et bonis qui veniant in dieta vendi-
tione et affrancatione et iuriscessione non obstante predicta reservatione
et exceptuatione de dieto castro Belvederis et eius tenuta. Quam affran-
cationem liberationem relassationem venditionem dationem traditionem
juris cessionem et concessionem et omnia et singula supradieta et in-
fraseripta fecerunt predicti Hofreducolus et dieti procuratores procu-
ratorio nomine predictorum et pro eis predietis homiuibus vassallis
et emptoribus recipientibus et stipulantibus pro se ipsis et eorum he-
redibus et successoribus in futurum et recipiéntibus nomine et vice pre-
dietorum absentium et pro eis pro pretio et nomine pretij quatuor mil-
lium librarum ravennatum et anchonitanorum parvorum quod pretium
fuerunt predicti Hofredugolus suo nomine et predicti procuratores pro-
curatorio nomine predictorum Francisci, Andriutii, Contutii et Andriutii
confessi et contenti se habuisse et recepisse a predictis hominibus dan-
tibus et solventibus pro se ipsis et vice et nomine predíetorum absen-
tium quorum nomine et vice istipulati sunt, silicet dietus Hofreducolus
in mille libras. rav. et dictus Cutius procurator Francisci et Andriutii
domini andree procuratorio nomine ipsorum duo milia librarum rav. et
anconitanorum, et dietus magister Girardus procurator predietorum

npe EAE € I NOBILI D' ALVIANO 131

Andriutii et Contutii procuratorio nomine ipsorum et pro eis mille
librar. rav.; renuntiantes exceptioni predicti Hofredugolus et predieti pro-
curatores procuratorio nomine predictorum exceptioni eis non numerati et
non soluti pretii, exceptioni doli et omni aliii legum et iuris auxilio eis
competentibus et competituros, certiorantes primo per me notarium de
dietis benefitiis et iuribus que essent et quid dicerent, et etiam renun-
tiaverunt predicti Hofredugolus et predieti procuratores et procuratorio
nomine predictorum beneficio et exceptioni et deceptioni quod et que
dant. deceptis ultra dimidium iusti pretii certioratis de dictis beneficiis, et
si dicta castra ville bona mansea domania jura et possessiones vassalli et
homines eorum et mansia iura et bona plus valerent, eis donaverut propter
amorem et dilectionem quem et quam predicti Hofreducolus et predieti
Franeiseus, Andriutius, Contutius et Andriutius quorum predicti sunt
procuratores habent in predietos eptores et propter multa grata ser-
vitia stabilia que predicti domini receperunt a predictis hominibus
et eptoribus et ab eis quorum nomine stipulati sunt et in futurum
recipere sperant. Et insuper predieti procuratores procuratorio nomine
predietorum promiserunt predietis hominibus eptoribus recipientibus
pro se ipsis et vice et nomine predictorum absentium quod predicti
Franeiscus, Andriutius domini andree et predicti Andriutius et Con-
tutius domini eonradi dictam affrancationem liberationem | venditionem
concessionem et iuriscessionem et omuia et singula supradicta ratifi-
cabuut et approbabunt et offirmabunt ad ipsorum hominum eptorum
petitionem. requisitionem et cuiuslibet ipsorum sub infrascripta pena.
Item dietus Cutius procuratorio nomine dictorum Francisci et Andriutii
promisit se facturum et curaturum quod domina Iacoba, domina Blatricis
sorores ipsius Francisci et filii et heredes domine Angese sororis ipso-
rum et domina Balvina eorum mater dictam venditionem affrancationem
liberationem concessionem et juris cessionem et omnia et singula etiam
in hoc instrumento contenta ad petitionem et requisitionem dictorum emp-
torum rata et firma habebunt et ratificabunt et offirmabunt. Insuper pro-
miserunt predieti Hofredugolus et dieti procuratores procuratorio nomine
predictorum quod predieti quorum sunt procuratores de predictis rebus
castris possessionibus iurisdictionibus iuribus vassalis villis et bonis con-
tentis infra predietos confines et sanaitas nemini alteri collegio universi-
tati Civitati Comunantie sive expetialibus personis ius dederunt neque
concesserunt; jtem predieti Hofredugolus et dicti procuratores procurato-
rio nomine predictorum quorum sunt procuratores predicta castra podia
castellaria villas predictas et loca, iura possessiones et bona vassallos
et homines plata montes fossos flumina molendina fontes pontes et
cursus aquarum legitime. defendere ab omni persona collegio et uni-

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Ia 132 P. PIRRI

versitati eorum sumptibus et expensis et litem vel controversiam dietis
emptoribus et hominibus non movere nec moventi consentire de dictis
rebus vel aliqua earum sub infrascripta pena. Constituentes predicti
Hofreducolus et dieti procuratores procuratorio nomine predictorum se
ipsorum emptorum ethominum nomine dicta bona castra podia castel-
laria et villas predietas possidere donec predicti possessionem de predictis
acceperint corporalem, quam aecipiendi eis et ipsorum cuilibet dederunt
auctoritatem eorum et etiam tenendi et possidendi. Que omnia et singula
supradicta promiserunt predicti Hofreducolus pro se ipso et suo nomine,
et dicti procuratores procuratorio nomine predictorum et pro eis predietis
hominibus et emptoribus recipientibus et stipulantibus pro se ipsis et vice
et nomine predictorum absentium integraliter attendere et observare et
contra non facere vel venire ratione aliqua vel causa de iure vel de
facto sub pena et ad penam mille marcarum argenti et obligatione om
nium bonorum ipsius Hofredugoli, Francisci et Andriutii, Contutii et
Andriutii, qua pena soluta vel non predicta omnia et singula in hoc
contractu contenta firma perdurent et permaneant et totiens conmietant
et exsij possit quotiens contraventum fuerit in singulis capitulis huius con-
tractus. Actum in villa Cerbarie in claustro domorum Larii Rainaldi, pre-
sentibus Domno Philippo vuardarutii, Petriolo Joanni de Nursia, Ma-
gistro Berardo benamati, Anselmo Albricij, Appresso paganutii Be-
nentendi venture, Beneamato Sanctamore de Monte Sancto Martino,
Francisco miralij de Renario, Matheo domini Actuntij de Monte San-
cto Martino et etiam rogat. una cum de predictis testibus ad hec ro-
gatus et vocatus.

Et ego Lallus Mainardi publicus imperiali auctoritate notarius
hijs omnibus interfui, ecc.

Pergamena mell’ Archivio com. di Sellano, fondo Montesanto.

N. 9. — 1304, 27 dec. Affrancazione di Denaio del q. Gio-
vanni della villa di Petrugnano concessa da Offreduzolo,
Francesco ecc. ecc. predetti signori d' Alviano.

id. id. dopni Valentini et Bonelle filior. olim Nicole de Mevali vas-
salli manentes et fideles, concessa dai predetti.

id. id. di Bartolomeo e Tommaso di Iacomo del distretto di Mevale.

(Tre atti in pergamena fatti « in villa Cerbarie in claustro domo-
rum Larii raynaldi » da Lallo Maynardi notaro di Montesanto, esistenti
nell’ Archivio Com. di Sellano, fondo Montesanto).

4

CÓ: 1 NOBILI D' ALVIANO 133

N..10. — Ugolinuccio Alviano come patrono della chiesa di S.
M. di Mevale ne nomina il pievano. Guardea 4 luglio
1337.

Nos Ugolinutius de Alviano dominus castri Rigofridi et medietatis
castri Mevalis patronus rector et gubernator plebis S. Marie de Mevali,
ut olim antecessores nostri fuerunt,... ad presens vacantis post obitum
dopni Bartoli... de Maygis olim plebani diete plebis, iure patronatus
eligimus in plebanum sancte prefate plebis dilectum nobis dopnum Io-
hannem jutii de Mevale provincia ducatus... Datum Vardegii nostri
castri anno domini M.CCC.XXXVIJ, Ind. V et die IIII mensis Iulii. —
Ego Iacobinus tutii Cancellarius prefati d.ni Ugolinutii de Alviano
scripsi.

(Copia legale in carta bambacina fatta mel 1395 a richiesta di
D. Matteo Luce pievano di Mevale, esistente nell" Arch. Com. di Norcia,
Cassetto Mevale N. 38).

N. 11. — Brevi del card. Legato Giovanni di S. Teodoro, 20
settembre 1332, e di papa Benedetto XII, 29 maggio 1338,
relativi alla concessione del fonte battesimale alla chiesa di
S. M. di Montesanto (1).

Iohannes mis. div. Scti theodori diaconus Cardinalis Apostolice Sedis
legatus dilecto in xpo Venture Jupparelli rectori parrochiali Eeclesie
S. Marie de montesaneto spoletan. dioc. salutem in domino. Jniunte
nobis offieium legationis espossit ut saluti animarum et corporum quan-

(1) Nell'Archiv. com. di Sellano, fondo Montesanto, si conserva in pergamena
una deliberazione: presa dal pievano di S. M. di Mevale d. Giovanni Jutij e da due
terzi del capitolo (can. d. Giacomo venture, Speranza angelonj, Gentile m. benedicti
e Massio /«lchi) il 30 nov. 1338 non nella chiesa pievana, ma in S. Lucia de mun-
gnano « cum apud dictam plebem Capitulum pred. congregari non possit propter
guerras que sunt in contrata et maxime inter communia montissancti et Castri me-
valis et inimicitias quas habent ipsi Canonaci ut dixerunt in locis predictis »; colla
quale deliberazione, ove trovansi allegati i brevi del card. Giovanni di S. Teodoro
e di Benedetto, da me trascritti, vien nominato d. Allievo di Francesco da Monte-
santo procuratore a transigere sulla questione del fonte battesimale col Rettore
d. Angelo boni e gli altri chierici di S. M. di Montesanto, onde risparmiar altre
spese in lit'gi, e considerando che verisimilmente il clero della pieve di Mevale
«in ipsa causa vel lite deberet sucumbere de jure et secundum canonicas sanc-
tiones ». La transazione fu stipulata il giorno stesso per mano di Puccio andriutij
notaro.
—=—=r=t===r— : Pr:

134 P. PIRRI

tum rationabiliter possumus providentes eorum disspendiis occurramus.
Sane petitio dilector. in domino universitatis et hominum eiusdem loci
de montesaneto nobis exhibita continebat quod Ecclesia ipsa sancte
marie parrocchialis existit et abet Cimiterium et Campanam ac in ea
divina celebrantur officia et ministrantur Eeclesiastica sacramenta, fon-
tibus baptissmalibus tamen caret et propter quod homines et personas
universitatis eiusdem oportet eorum puerulos et puerulas ad plebem
sancte marie de mevali eiusdem diocesis ad bapticandum deferre, ad
quam propter longitudinem et difficultatem itineris que per tria milia-
ria vel circa ab ipsa ecclesia sanete marie distare dingnosscitur, ac
guerras et discordias inter homines predicte Universitatis et gentes Ca
stri mevalis prefati exortas, tum quia homines eiudem castri mevalis
sunt rebelles sancte matris Ecclesie, ob. quod plebes et castrum preli-
batum ecclesiastico subiacent interdicto, nequeunt ut asserunt. comode
et absque puerulorum ipsorum periculo se conferre, quare nobis humi-
liter supplicarunt ut eis super hoe misericorditer providentes erigendi
in Eeclesia ipsa fontes bapsismales ac bapticandi puerulos in eisdem
tibi et eis licentiam concedere dingnaremur. Cumque de premissis per
venerabilem in xpo Patrem dominum Petrum Episcopum marsicanum
Cancellarium nostrum inquiri fecerimus diligenter, per cuius inquisi-
tionem et relationem factas nobis oraculo vive vocis predicta inveni:
mus veritate fuleiri, Nos volentes eis in ac parte benigniter providere,
erigendi fontes huiusmodi in Ecclesia memorata et'bapticandi per te
vel alium ydoneum sacerdotem. puerulos utriusque sexus in illis quo-
tiens fuerit opportunum tibi et successoribus tuis Rectoribus eiusdem
Ecclesie qui pro tempore fuerint nec non personis universitatis prefate,
reservato tamen eidem plebi jure census si quod in ipsa haberet Eecle-
sia plebana, et libberam authoritate qua fungnimus tenore presentium
facultatem ed licentiam inpartimur. Nulli ergo omnino hominum liceat
hane paginam nostre concessionis infringnere vel ei ausu temerario
contraire. Si quis autem hoc actemptare presunserit indingnationem
omnipotentis dei et beatorum petri et pauli apostolorum eius se noverit
ineursurum. Patum Fulginei xiij kl. septembris, pontificatus Santissimi
Patris et domini nostri domini Johannis pp. xxij Anno septimo decimo.

Benedictus Episcopus servus servorum dei dilecto filio preposito
Ecclesie sanete marie de cerreto Spoletan. dioc. salutem et apostolicam
benedietionem. Sua nobis dilecti Johannes plebanus et Capitulum plebis
Sanete marie de castro mevalj spoletan. dioc. conquestione mostrarunt
quod licet de. antiqua et adprobata ac actenus pacifice osservata con-
suetudine parroechianorum et Ecclesiarum in plebatu dicte plebis con- I NOBILI D' ALVIANO 135

sistentium in eadem plebe in qua fontes baptismales existunt dumtaxat
debeant bapticare, jd quod pacifice fuerit osservatum a tempore cuius
contrarii memoria non existit, tamen Angelus rector Ecclesie sancte
marie de montesancto in dicto plebatu dicte dioces. consistentis, falso
asserens in eadem Eeclesia de montesaneto fontes baptismales existere,
parvulos parroechianorum ipsius Ecclesie de montesancto in eadem ec-
clesia baptizare temere presuns't actenus et presumit in ipsorum ple-
bani et Capituli ac plebis preiudicium et gravamen, quo circa disscre-
tioni tue per apostoliea scripta mandamus quatinus vocatis qui fuerint
evocandi ed auditis hine inde prepositis quod iustum fuerit app.ne re-
mota decernas, faciens quod decreveris per censuram ecclesiasticam fir-
miter osservare. Testes autem qui fuerint nominati si se gratia odio vel
timore subtraxerint censura simili app.ne cessante conpellas veritati
testimonium perhibere. Dat. Avinion. iiij kl. junii Pontif. nostri anno V.

N. 12. — Ratifica da donna Petruccia del fu Pietro de conti
di Montemarta vedova d' Ugolinuccio Alviano e da | Ufre-
ducciolo del fu Ugolinuccio falta all'atto di vendita d' un
terreno în Ovigliano stipulata tra Tommaso d' Ugolinuccio
Alviano e messer Francesco e Bartoluccio d'Agabito di Sel-
lano. Guardea 18 febr. 1348.

In nomine Domini Amen. Anno domini Millesimo ccexlviij tem-
pore Domini Clementis pp. vj Ind. prima mense freb.i die xviij. Cum
Thomassus ugolinutij ufreducioli de Alviano per se et suos heredes
obligando se et omnia sua bona jure proprio et in perpetuum et per
verum et directum allodium et dominium dederit et vendiderit domino
Francischo et Bartholutio fratribus et filijs agabeti de Sellano commi-
tatus civitatis Spoleti stipulantibus et recipientibus pro se, eorum he-
redibus vel cuj jus ipsorum concesserint, quandam petiam terre positam
in partem Ovuglani districtus castri melani (sic) eum suis confinibus
et vocabulis pro pretio at solutione Trecentorum florenor. auri et in
ipso instrumento venditionis dietus Thomassius promisit et convenit
eisdem domino Francischo et Bartholutio stipulantibus et recipientibus
ut supra dietum est se facturum ita et taliter cum effectu quod do-
mina Petrucia filia quondam petri de comitibus de monte marta et uxor
olim. Ugolinutij de alviano predicti et Ufroduciolus filius dieti Ugoli-
nutij et frater dieti Thomassi de dicto loco expresse ipsi instrumento
venditionis consentiebant ipsumque ratificabant et similem venditionem
faciebant et interea (?) non veniebant contra ut de predictis dixerunt pa- -
136 P. PIRRI

tere publico instrumento scripto manu Ciocti Sellanj de Sellano notarij
vel alterius : id cireho predicti domina Petrucia et Ufreduciolus volentes
observare et adimplere sibi domino Francischo et Bartholutio promis-
sionem factam per dietum Thomassum filium diete domine Petrucie et
fratem dicti Ufreducioli asserens se esse magiorem xiiij annorum et ju-
rans nichilominus dietus Ufreduciolus non venire contra et dicta do-
mina Petrucia rationem primo beneficio Velerini legat. consult. certio-
rata per me notarium infrascriptum quod sit et quod dicat, et nichilho-
minus jurans ad sancta dej evangelia corporaliter taetis scripturis non.
venire contra eorum propria et spontanea voluntate ex certa scientia
et non per herrorem expresse dieto instrumento venditionis consentie-
runt ipsumque ratificaverunt et approbaverunt. Seguono le consuete
clausole. Actum in eassero castri guardegie presente Ciolo petrucioli
de tudercto, laccèro gactucij de guardegia et Rubeo nasi de capitono
testibus ad hee specialiter vocat. et rogat. Et Ego Marchus ‘palli de
amelia jmperiali autorit. et jud. ord. hijs omnibus et singulis interfui
scripsi et publicavi rogat.

Fuori Justrumenta pertinentia ad Cancpum crixtinelli de ovel-
gliano.

( Pergamena dell’ Arch. dt Sellano, fondo Montesanto)

N. 13. — I nobili Polo di Bartoletto, Guiccione di Ceccarello,
Bartoletto di Ranaldo e Gentile del Preposito da Spoleto
concordano con Tommaso, Uffreducciolo, Carlo e Franceseo
d’ Alviano pel castello di Riofreddo, per le ville di Rasenna
e Vagliano, e per metà del castello di Mevale, con un lodo
del governatore Gomez Albornoz, 24 decembre 1374.

In nomine domini Amen. Anno domini Milleximo Trecenteximo Sep-
tuageximo quarto, Indictione duodecima, tempore sanctissimi in Xpto pa-
tris et domini Gregorij divina providentia pape undecimi mensis decem-
bris, die XXIIIJ?. Appareat evidenter omnibus presens jnstrumentum pu-
blicum inspecturis, q. presente me Notario et Testibus infrascriptis ad hoe ‘
vocatis specialiter et rogatis, qualiter existentes infrascripto loco Nobiles
viri Polus d.nj bartholicti, Guiccionus ceccharellj, Bartholictus rainaldj
et Gentile prepositi de Spoleto, presente Magnifico viro Thomaxio de AI-
viano stipulante et recipiente pro se et vice et nomine Ufreducciolj filij
fratris carnalis et Carulj et Francisci filiorum quondam et heredes Ugo-
lini de Alviano fratris carnalis dietorum Thomaxij et Ufreducciolj et
ipsorum et cuiusque eorum heredum et successorum et quilibet ipsorum I NOBILI D' ALVIANO 137

vid. d.ns Gentile cum consensu presentia et voluntate supradicti Guic-
cioni suj tutoris fuerunt confessi quod cum discordia questio et letigium
esset inter prefatos Polum, Guiccionem, Bartholictum et Gentilem ex
parte una, et prefatos Thomassium et Uffreducciolum, Carolum et Fran-
ciscum ex parte altera nomine et occasione castrorum Rigofredi, vil-
larum Rasende et Ovegliani et medietatis castri Mevalis cum ipsorum
juribus et pertinentijs positorum in provintia Ducatus Spoleti inferius
eonfinatorum ; et volentes dicte partes a dictis lite et questione recedere
et sumptibus parcere, q. diete partes unanimiter et concorditer pro-
miserunt et compromiserunt dictam litem in Magnificum militem d.um
Gometium d.nj Alvarj de Albornotio de hyspania nune Rectorem pro-
vineie Spoletan. ducatus pro Sancta Romana Ecclesia presentem et ac-
ceptantem tamquam in ipsorum arbitrum et arbitratorem et amicabilem
compositorem... Sollepni deliberation^ et consilio habitis in predictis
dietus d.us Gometius inter dietas partes sententiavit et arbitratus fuit
et inter alia declaravit quod prefati Polus, Guiccionus et Bartholictus
et Gentile tenerentur et deberent vendere dictis Thomaxio, Ufreduc-
ciolo, Carulo et Francisco omne jus et actionem tacitam seu expressam
mistam seu contrariam quod et quam haberent in predictis Castris et
villis et juribus et pertinentijs suis, eisdem spectantibus et pertinentibus
quoquo modo; et quod prefati Thomas, Ufreducciolus, Carolus et Fran-
cischus tenerentur solvere predictis Pollo, Guicciono, Bartholicto et
Gentili duomilia florenorum aurj infra certa tempora in predicto laudo
declarato... Jpsi et quibet ipsorum non vi nee dolo ducti sed ipsorum bona
propria et spontanea voluntate ratificantes et approbantes dictum com-
promissum, sententiam et laudu'n supradictum et ipsam sententiam
servare volentes sponte per se suosque heredes et successores jure
proprio et in perpetuum dederunt vendiderunt tradiderunt et conces-
serunt dieto Thomaxio stipulanti et recipienti pro se et vice et
nomine Ufreduccioli, Carulj et Francisci et suis heredibus et suc-
cessoribus omne jus et actionem realem e personalem, tacitam et
>xpressam, mistam seu contrariam quam et quas prefati Polus, Guic-
cionus, Bartholietus et Genti.e venditores predicti vel alter ipsorum
habent et habere possent in Castro Rigofredi, villa Rasenne et villa
Ovegliani et medietate castri Mevalis, vassallis, tenimentis, juribus et
pertinentijs suis positis in provintia ducatus Spoleti, iuxta Territorium
Cerreti Scorticati Comitatus Camerini, iuxta villam Fematris comitatus
Nursie, juxta Castrum montis sancti Martini, iuxta Castrum Monte-
santi, juxta Roccham francam comitatus Fulginey et yuxta sindicatum
picalestri comitatus Camerini et iuxta ipsorum vel alicuius ipsorum si
qua habent latera veriora, liberas et absolutas sine aliqua servitute et
138 P. PIRRI

onere servitutis ad habendum tenendum possidendum fructandum ven-
dendum alienandum et pignorandum et quiequid dictis Thomaxio, Ufre-
ducciolo, Carulo et Francisco et suis heredibus et successoribus dein-
ceps placuerit perpetuo faciendum, cum omnique jure et actione, usu
seu requisitione pertinentibus seu spectantibus prefatis Polo, Guicciono,
Bartholicto et Gentili heredibus d.nj Petri d nj Cellj de Spoleto vigore
cuiusdam venditionis, ut dicebatur, facete dicto d.no Petro de dictis
terris castris et villis juribus et pertinentijs supradictis, sive dicto
d.no Cello, per Uffredueciolum Ugolini de Alviano, vel alio quoquo
modo dietis venditoribus spectantibus et pertinentibus...

Actum fuit hoc in terra Trivij in loco Sancti Francisci, vid. in
sacristia dieti loci, presentibus d.no Verio m.i Angeli, d.no Johanne
Melucij, d.no Braccio Monaldeschy, d.no Francischo petronj, Simo...
anentillj, Nicolao petrutij de Trevio, d.no Dominicho d.nj Iohannis de
Parma tunc Judice potestatis Fulginey, ser Grationo Andreutij de Cesis,

Anthoniolo Nicolaj de Por...ano.

Et ego damianus condam blatij de Amelia publicus Imperiali auc-
toritate Notarius et Judex ordinarius vredictus omnibus et singulis in-

terfui scripsi et publicavi rogatus et signum meum apposui consuetum.

(Originale in pergamena nell? Archivio Segreto del Comune di Norcia,
Cassetto Riofreddo).

N. 14. — Da una procura fatta da Tommaso e Francesco d’ Al-
viano a favore di: Nicolò d’Ugolimo Trinci per confermare
al comune di Norcia la vendita d'una metà del castello di
Mevale, i castelli di Ovelliano e di Riofreddo e le ville di
Rasenna e Costa, secondo un compromesso fatto mel 1378.
Guardea, 3 novembre 1402.

In dei nomine Amen. Anno Domini a nativitate eiusdem Millesimo
quadrigentesimo secundo, Jndietione decima, tempore SS.i in X.pto
patris et d.ny Bonifatij pape noni, die tertio novembris. Costituti per-

| sonaliter coram me notario et testibus infrascriptis... Magnifici et po-

tentes viri Tomassius Ugolinutij et Francisscus Ugolini de Alviano, vid.
d.us Tomassius tam suo proprio nomine quam ut heres universalis ex
testamento Freducioli Ugolinutij de Alviano fratris carnalis ipsius Tho-
massij prout de dieto testamento patere dixerunt pubblicum instru-

mentum manu ser Angeli petri publici notarij de Amelia, et prefatus

Franciscus tam suo proprio nomine quam ut heres universalis ab jn-
testato Karoli Ugolini de Alviano fratris carnalis ipsius Francisci, et
GU MP ng m trennen mee

1 NOBILI D' ALVIANO

quilibet ipsorum sponte et ex certa scientia et non per herrorem
exposuerunt pariter et dixerunt quod cum hactenus currentibus annis
d.ny. M.CCC.LXXVIII, tempore d.ny Urbanj pp. VI et .die decimo
mensis Julij prefatus Magnificus et potens vir Thomassius Ugolinutij
spontanea sua propria voluntate per se suosque filios et heredes et
subcessores, et pro Froducciolo. suo fratre carnale supradicto et pro
Karulo et Francissco filijs olim Ugolinj de Alviano supradictis asseruit
promisisse de rato et se facturum et curaturum quod dieti Froduciolus,
Karolus ef Francisscus frater et nepotes eius venditionem de qua in-
ferius fit mentio et omnia et singula in jpsa venditione contenta rati-
fitarent acceptarent et confirmarent et emologarent usque ad unum
annum tunc proxime venturum et infra dictum annum cum decreto et
auctoritate judicis et abinde in antea ad terminum et petitionem co-
munis hominum et consilij terre Nursie et Sindici dicti comunis et
hominum et consilij dicte terre et novam simili forma venditionem de
jure validam facient ad sensum sapientis hominum diete Terre Nurxie
et Sindiei diete Terre tunc costituti vel costituendi, venditionis titulo
libere et mere vendiderit dederit cesserit et concesserit trastulerit et
mandaverit Matheo Salvestri de Terra Nurscie supradicta sindico tune
et procuratori legitimo per homines et comune terre Nurscie ad omnia
et singula infrascripta... legitime constituto..., medietatem castri Mevalis
junetam eum altera medietate dicti castri pro divisa vel jndivisa et
castrum Ovelliani et totum et integrum castrum Rivifrigidi et villam
Rasenne et villam de Costa et omnes alias villas et loca et habitationes
positos in cireumjacentijs et tenimentis dictorum castrorum et villarum
ubi tune dietüs Thomassius et Froduciolus et Karolus et Francisscus
tenebant et possidebant, que quidem castra et ville posite tunc erant
et sunt in provincia ducatus Spoletani et diocesis Spoletj, et ipsorum
castrorum et villarum tenimenta et territoria. posita erant et sunt et
confrontata laterata et confinata cum territoriis infrascriptis: ab uno
latere erat tempore dicte facte venditionis territorium et tenimenta ci-

vitatis Spoleti et nunc territorium et tenimenta castri Montis Saneti, ab

alio erat ét est tenimentum Civitatis Fulgin., ab alio erat et est teni-

mentum Civitatis Camereni et ab alio erat et est tenimentum castri

Montis Saneti Martini comunitatis Nursie et alij fines si qui, forent
veriores, ad habendum tenendum et possidendum... :

Ipse Tomassius ut heres in solidum et universalis dieti condam
Froducioli sui fratris, quem asserit esse defunctum post prefatam ven-

ditionem et promissionem per. ipsum Thomassum et ipsius hereditatem

adivisse satis consulte, et ipsi Thomassius et Franciscus eorum proprijs
nominibus et ut heredes predicti, et uterque ipsorum in solidum et in
140 P. PIRRI

totum et de per se non vi non metu nec dolo ducti set proprie volun-
tatis arbitrio..., creaverunt, ordinaverunt et deputaverunt et constitue-
runt eorum et cuiusque eorum procuratorem factorem et certum nunp-
tium specialem vel si quo alio nomine melius de jure dici censeri seu
nuneupari potest, Magnificum et potentem dominum Nicolaum Trin-
ciam natum Maguifici et excelsi et potentis d.ni Ugolini de Trincijs de
civitate Fulgin. absentem tanquam presentem ad ratifieandura et ac-
ceptandum et adprobandum et omologandum et confirmandum in om-
nibus et per omnia Sindico comunis hominum et personarum et consilij
terre Nursie presenti stipulanti et recipienti nomine et vice dictorum
comunis hominum et personarum et consilij diete terre Nursie prefatam
venditionem factam per dietum Thomassium eius proprio nomiue et
nominibus quibus supra supradicto Matheo Silvestri sindico supradicto
et omnia in dieta vendit one facta et gesta...

Actum in eastro Guardegie quod castrum est dictorum dominorum
de Alviano et est positum in provintia patrimouij, vid. in rocha dicti
castri in sala inferiorj diete roche, que rocha posita est in dicto castro
iuxta res dictorum dominorum undique, presentibus fratre Francisco
milane de Fulgineo, dopno Petro Johannis de rosario comit. Tuderti,
Rubello morilleeti de actis de Tuderto, Arcangelo guidi de Amelia, An-
tonio soldati de lognano testibus ad omnia supradicta habitis vocatis
et rogatis. Et ego Andreas condam luce Vagnoli varini de Fulgin. pu-
blieus imper. auctor. notarius etc.

Pergamena nell" Arch. Com. di Norcia, Cass. Riofreddo.

N. 15. — Bolla di Lorenzo Egidio Corvini Vescovo di Spoleto
in cui riconosce alla Comunità di Norcia il iuspatronato
sulla chiesa pievana di Mevale, appartenente ai signori
d' Alviano. Norcia 24 agosto 1396.

Laurentius Dei et Apostolice Sedis gratia Episcopus spoletinus, di-
lectis filiis nostris nobilibus et prudentibus viris Consulibus ed Univer-
sitati Terre Nursie nostre Spoletan. diocesis salutem in Domino sempi-
ternam... Dudum, ut fertur, Unigenitus Dei filius illis diebus volens
suam matrem infinitis miraculis decorare, quedam ecclesia sub dicte
sue Matris vocabulo in certis confinibus constituta, quadam disposi-
tione mirabili ad certum alium locum sive territorium, qui a quibus-
dam possidebatur nobilibus, quodam ineffabili modo fuit per angelos
depositata; quibus ita miraculis peractis, iidem nobiles et predictorum
territorii et loci domini quoddam castrum prope dictam ecclesiam or-
dinarunt, quod ex predicto miraculo Virginis Gloriose, videlicet: Mevale, I NOBILI D' ALVIANO 141

traxit originem; ex quo predicta ecclesia sive plebs, usque modo, ut
primum, beate Virginis retinendo vocabulum, Sancte Marie de- Mevali
fuit et est vulgariter nuncupata; quam ecclesiam sive plebem prelibati
nobiles in omnibus eidem necessariis mirabiliter ornaverunt, dotes eidem
pro sustentatione rectoris uti decuit largiendo; quibus omnibus ipsos
eiusdem ecclesie contigit effiei et esse patronos et rectores et eandem
ecclesiam rectore vacante congruis et debitis temporibus presentare,
et, uti iuris erat, per dominum Episcopum confirmandos ; in cuius pre-
sentationis possessione perstiterunt per tempus cuius contrarii memoria
hominum non existit, quos locum, territorium, sive castrum Mevalis
Magnificus vir Thomas de Alviano, ut supradictorum nobilium ac pre-
dictorum territorii et castri ac omnium aliorum iurium et pertinentia-
rum in eisdem successor legitimus et possessor, Vobis, viris nobilibus
et universitati Terre Nursie, cum omnibus iuribus et pertinentiis suis
ac iurisdictionibus, donationis titulo libere et expedite tradidit et
concessit, seeundum quod per publica documenta coram nobis vos
Consules monstravistis; quam venditionem fecistis apostolico munimine
roborari, uti per publica instrumenta nobis luculenter apparuit; post
quam venditionem factam a supradicto magnifico viro Thoma, Vos et
supradicta vestra Comunitas predictorum castri Mevalis aliorumque
iurium et pertinentiarum ac iurisdictionum per predicte vestre Comu-
nitatis sindicum et procuratorem possessionem sive dominium, a facte
vobis venditionis et comunitati predieto tempore, inconcusse et pacifice
tenuistis et tenetis ad presens; ex quo insurgit quod sicut dominus
Thomas et domini prelibati predecessores ipsius in dicta ecclesia sive
plebe, dum rectore vacabat, rectorem domino Episcopo presentabant,
eodem modo et tempore supradicto; vos similiter ut veri propter su-
pradictam venditionem dieti iuris patronatus legitimi suecessores, facere
volebatis; et advertentes potissime quod iura patronatus et presentandi
transeunt atque veniunt eum universitate et sub venditionis vocabulo
generali, supradicte ecclesie vacante rectore prelibato iure uti volentes,
quendam infra tempus patroni a iure collatum presentastis ; et nos cum
de predicto vestro iure non essemus plenarie informati, imo credentes
a certo totalem dispositionem ipsius ecclesie ad nos omnimode perti-
nere ut Episcopo Spoletano et ordinario dieti loci, dietam presentatio-
nem a vobis factam non duximus admictendam, imo, ea non obstante,
eidem eeclesie providimus de rectore; interea cum apud dietam terram
Nursie visitationis offieium exercedo essemus personaliter constituti,
vos consules et predicta Nursina comunitas coram nobis humiliter sup-
plicastis ut de predicto iure patronatus diete ecclesie sive plebis de
Mevali integrare sollicite dignaremur, efc. e/c.; Nos tenore presentium
142 P. PIRRI

. declaramus dietum magnifieum virum Thomam et predecessores eius-
dem ecclesie S. M. plebis de Mevale veros et legitimos fuisse patronos,
tam ratione soli in euius territorio dieta ecclesia noscitur esse fundata,
quam ratione dotis et aliorum emolumentorum ab eisdem dominis sive
nobilibus collatorum et per consequens Vos Consules et Universitatem
Nursinam vigore dicte emptionis per vos et nomine vestro facte a dicto
magn. viro Thoma... patronos legitimos diete ecclesie fuisse et esse, efc.
Actum Nursie in domibus ecclesie S. Benedicti de Nursia, in camera
magna superiori cubicularia ipsius D.ni Episcopi, sub annis D.ni
M.CCC.LXXXXVI, indic. IV, die XXIV mensis Augusti, presentibus
ven. viro fr. Iohanne hieronimi priore Monasterii S. Benedicti, fratribus

Benedicto Vannis, et Iohanne Tuctii monacis etc. Et ego Bartolus quon-
dam Nutii de Trento publ. ete. notarius et scriba supradicti D. Epi-
scopi seripsi etc.

(Copia in carta bambac. del 7 marzo 1461, esistente nell’ Arch. Co-
mun. di Norcia, Cassetto Mevale).

16. — Registro dei « mansia » e loro tenutarii colle prestazioni
e servizi dai vassalli dovuti agli Alviano nel XIV secolo a
Riofreddo, Rasenna, Ovigliano, Costa e Mevale (1).

In dei nomine Am. ista sunt servitia que debent facere homines
et p.e Castri Rigufridi in primis.

Mascium filior. fuleerij debet facere sex baciles grani
et sex annone unum par spallarum et sex panibus et
unum tortellum cun una farrata et sex panib. et unum
par pullastror.

MAUS Ma- Heredes Cicchi chiacte debet facere medietatem supradictor.

garoni et An- "viti

gelillus blaxij servitior. j

' debent facere Heredes Magaroni et ; debet facere aliam medietatem su-
dicta servitia. Iola uxor puccipti \ pradictor. servitior.

Mascium Magaroni debet facere unum bacilem grani
et unum annone cum una spalla et cum tribus panibus

et cum uno pollastro et cum decem ovis.
Heredes Magaroni debent facere predictum servitium.

(1) Le parole trascritte tra parentesi quadre trovansi cancellate nel ms.;
quelle in corsivo sono correzioni o aggiunte posteriori alla redazione primeva del
registro: che si conserva su carta bambac. di 16 cc., di mano del XIV sec., nell'Ar-
chiv. Comun. di Norcia, Cass. Riofreddo, segn. « N primo 1 M'», I NOBILI D' ALVIANO

Mascium Costantini debet facere sex baciles grani
et sex annone unum par spallarum et sex panibus cum
una tortella et una farrata cum sex panibus et unum

par pollastror.
: Et Gualterius Andrioli tenetur facere medietatem predictor.
servitior.

Heredes m. Raynaldi tenetur facere unum bacilem grani et
unum Annone.

Heredes Stavolis debet facere unum bacilem grani et unum
Annone.

Rubertus et )

Massiolus )

Heredes predicte faciunt medietatem dictor. servitiorum.

unum bacilem grani et unum Annone.

Masium Bonaducti facit unam spatulam, proennam

cum tribus panibus. "

Masium Gemme unum par spatularum cum sex pa-

nibus, unum forratorium.

Heredes Jacovutij faciunt medietatem predictor. servitiorum.
Heredes puccioni et i faciunt aliam medietatem predictor.
Marianus : bonaionte servitior.

Masium filiorum Raynaldi spetie debet facere duos
baciles grani et duos annone, mediet. unius tortelle,
medietatem unius casciate cum sex panibus, unum par

spallar. cum sex panibus.

Heredes Albertini faciunt medietat. predictor. servitior. cum
media spalla et unum pollastrum cum dimidio.

faciunt aliam medietatem et de-

bent solvere quartam partem
servitiorum.

Heredes predicte et
Heredes Francischeili )

Masium Raynaldi Ranutij et heredes Bartholi de-
bent facere unum bacilem grani et unum annone, unam
spallam cum tribus panibus, quartam partem unius
tortelle, quartam partem unius farrate cum uno pane
et dimidium.

It. pro Maseo Vannis bartholi quartam spallam.

Sempre uxor olim dieti Ray.di facit dictum servitium cum
media spalla. j

Angelonus scagni debet facere quantum faciunt Raynaldus
et heredes Bartholi.

[v
Ha
I

Cicharellus et
Vannes stabilis
debent facere

ec servitia pro
parte] Heredes
M. Ray.di do-
minicus marinj
Heredes letoni
heredes cicchi
M.i Ray.di Val-
terius Andriolj
et Lippus Jutij.

Paulus Jac.tij.
lippus Jutij.
Marianus Bo-
naiunte.

Marchus gen-
telutii. ser
Laur. ser Van-
nis de monte
s.ti Martini.

[peberpaelare
orenccij. ser
Vannis monte
sancti Martini]
sol. per duos
annos.

Marchus gente-
lutij. Bartholus
de serrone.
144

Marchus gen-
telutij.

P. PIRRI

Masium Spenedey acti debet facere unum par spal-

larum cum sex panibus.

Gentilutius albertini (1 cuppam grani et 1 advene].

Masium filior. Alexij debet facere unum par spalla-

rum sine pane.

Giliuctius benedicti facit medietatem predictor. servitior.
Heredes Andriolj petrucciani faciunt aliam medi$tatem.

Masium Jncalgi debet facere uuum par spallarum

sex panibus.
Heredes Petri vitalis faciunt dictum servitium med. spallam
Heredes Massioli et
heredes Lutij Veng.e
Heredes bracie
heres ture
Heredes Coccie
heredes Andreoli petrucciani

aliam mediam spallam.
aliam mediam spallam.

aliam mediam spallam.

Masium Raynaldi Aust. debet facere sex baciles
grani, sex Annone, unum par spallarum eum sex pa-
nibus, unam tortellam et unam farratam cum sex pa-

nibus e£ unum par pollastrorum.

Ciechus nuti facit ‘med. dictor. servitior.

Heredes Ugolini f ciunt quartam partem.

Accurrimbona facit aliam quartam partem.

Macteus Francisci facit servitium dieti Accurrimbone pro
avam (?) est reduct. ad. denarios pars Accorrimbone de omni ser-
vitio q debet facere per istud masium quia habuit licentiam a
d.no quos denarios debet solvere mactheus nerij predicto «d.no
annuatim in festo S.ce Marie Augusti.

Masium Bonagure Andree debet facere sex baciles
grani, sex baciles annone, unum par spallar. cum sex
panibns, unum tortellam, unam farratam, unam cascia-

tam cum sex panibus et umum par pollastror.

Alegrucius Marcutij et
Leucius

faciunt totum. dictnm servitium.

Commune Rigufridi debet annuatim solbere d.no in
festo S.ce Marie de Agusto pro dativa in summa
L libr. d. I NOBILI D' ALVIANO

Ista sunt mascia ville Rasenne debentia facere ser-

vitia d.no. VE RETE

Mascium filior. tadey debet facere unum par spal-
lar. eum sex panibus et duos pollastros cum decem
ovis, duodecim euppas grani et totidem annone, unam
omnibus culmam aliam rasam ad mensuram anticam.
Fuit reduetum ad denarios per Thomassum et debet
solvere omnibus computat. in festo S.ce Marie de aust.

unum flor. auri annuatim.

Mascium Vinture duramontis debet facere novem

cuppas grani, novem annone, unam culmam aliam ra-

sam, ad. mensuram anticam, tertiam partem unius par .

spallarum cum sex panibus, unum pollastrum, quinque
oves et unum panem.

"Heredes puccipti facit sextam partem dicto" servitior

Heredes Cicchi et l i
{ .. « aliam sextam partem.
Coluccia Jacobuctij

Alleutia Rasennonj debet facere tres cuppas grani, tres an-
none.

Andreuctius benencase tres cuppas grani et tres annone.

[Presscia puccipti facit dictum servitium].

Masium gulgelmi debet facere tres cuppas grani,
tres annone, unam culmam aliam rasam, tertiam par-
tem unius par spallar. cum sex panibus, tertium polla-
strum, tertiam partem quinque ovarum cum uno pane.

Andreuctius benencase facit dictum servitium.

Masium butij assari debet facere octo cuppas grani,
octo annone, unam culmam aliam rasam, unam spal-
lam cum tribus panibus, unnm pollastrum, quinque
ovis, tres panes.

Heredes Cangi Jo.is facit dexxrmj?' partibus unam dicter.
sevvitior.

Masium petri Ugolini brucinis debet facere tantum
quantum facit Masium supradicti butij.

faciunt tres partes dimi
(Heredes) Vannes Andreutij et die spalle, tres cuppas
Macteus Andructij \ grani, totidem 'annone
et alia servitia ut supra.

Brucinus aliam mediam.

145

Petrutius A n-
dree. Marinus
Vitalis. Rictu-
cius bicti. Pres-
sia puccipti.
Themas van-
nis. Nutius si-
monis. Angelus
Valterij.. Bla-
tius cicehi. An-
gelutius an-
dreutij:

Laurus andreu-
tij. Vannes Bar-
tholi. Gelata
muccioli. Mac-
teus andreutij.
Epantus pauli
et .. hered. can-
gni,

Venantius gi-
rardi. Angelu-
tius andreutij.
Marinus vitalis.
Blatius- ciechi.
Stephanus van-
nis. Angelella
lutij. Petrutius
Andree. Corra-
dus vannis.

10

er n Ó——ÀMÀÀ

conan

TI RIE

ner e rai OP — Pn

s 146 P. PIRRI

Masium Venture schiaffate debet facere quatuor cup-
pas grani, quatuor annone, unum par spallar. cum sex

panibus, duos pollastres cum decem ovis, sex panibus.

Infra sub ‘hoc Petrus ugutij solvit pro tertia parte servitij.
SSN e ,Heredes butij solvit pro tertia parte.
(Heredes puccipti pro alia tertia parte (est reducta, ad
| pecuniam per decem s. pro quolibet anno).
[Heredes Cicchi aliam tertiam partem [est re-

Colutia Jacobutij | ducta ad pecuniam per decem

s.] pro quolibet anno.

Masium Venture Salvi debet facere sex cuppas
grani sex annone, unam culmam aliam rasam, unam
spallam eum tribus panibus, unum pollastrum, quinque
ovis, tribus panibus.

Girardus pauli,

Iacobus vannis rU ; a.

mhaolusruberti/et faciunt dictum servitium.

Andreutius jonte

Masium Bocchi debet facere quatuor cuppas grani,
quatuor cuppas annone, unam culmam aliam rasam,,
unam spallam cum tribus panibus, unum pollastrum,

quinque ovis eum tribus panibus.

Jacobus cicchi bocche facit dietum servitium.

Paolutius gerardi emit unam petiam terre de dictis bonis
debet solvere servitutem.

Melglore ciralgli habet tres petias terrar. Facit ipse et he-
redes dominici ciralglj.

Masium thebalductij debet facere quatuor cuppas
grani, quatuor annone, unam culmam aliam rasam,
: unam spallam cum tribus panibus, unum. pollastrum,
quinque ovis, tres panes.
Heredes Scangnj

Heredes butij et >» faciunt totum dictum servitium.
Gentilis Vanis ]

Masium Aceriscij bonaccursi et petri berte debet
Andreas anido
li..Simon dopni
bartoli. An-
dreutius be-

nencase. Ste- H A È si ; 3550111
- eredes boni debet solvere totum dictum servitium.
phanus vannis. : i pe

facere duas cuppas grani, duas annone, unum polla-

strum cum decem. ovis. I NOBILI D' ALVIANO

Masium Conpangni carabene debet facere unum par
spallar. cum tribus panibus, duos pollastros cum decem
ovis, tribus panibus.

Mascium berardi ade debet facere quatuor cuppas
grani, quatuor euppas annone, unam spallam cum tri-
bus panibus.

Macteus thodini berardi
Andructius Jo.his

Thurella puctij j
X un 6 faciunt quartam partem
Luctius cuctij 4

' Heredes thomassij faciunt aliam quartam partem.

! med. dictor. servitior.

Masium Io.is Venture Salvi, Jonta eius frater, Be-
rardus adde debet facere octo cuppas medietatem gra-
num et annonam quilibet facit tantum.

[Macteus thodini, Andructius Jo.is, Heredes thomassij, He-
redes puccij tertiam partem: Vannes Cicchi pro parte Andructij
Io.is

Girardus pauli facit tertiam partem dictor. servitior.

Theolus Ruberti, Andreuetius Jonte, Heredes Vannis Jonte,

Girardus pauli faciunt aliam tertiam partem].

Masium bonagure acti nichole debet facere unum
par spallar. cum sex panibus, unam cuppam grani,
unam annone, unum par pollastror. cum decem ovis,
sex panibus.

Lutius Quctij }

x .. ( faciunt mediet. dictor. servitior.
Turella puetij

Heredes Thomassij faciunt aliam medietatem.

Masium Rasennoni munaldi debet facere unum par
spallar. eum sex panibus, unum pollastrum cum quin-
que ovis et tribus panibus, quatuor cuppis grani, qua-
tuor annone unam culmam aliam rasam.

Gentilis Vannis )

Heredes Butij ( faciunt dictum servitium.
2 ill,

Commune Rasenne debet solvere annuatim datium

d.no in festo S.ce Marie de Augusto XXXVIj libr.

Infrascripta sunt masia ville ovilglanj Coste ac Me-

vali debentia faeere d.nis infrascripta servitia. Impris.

147

Cocchone tho-
maxij. Lutius
Cutij. Vannu-
tius nutij. Mas-
sius turelle. fi-
lij Girardi pau-
li, filij theoli
Ruberti. petrus
vannis Jonte.

|
|
|

te TÁLMÁ e

———
148 P. PIRRI

Masium Angeloni de costa debet facere in festo
s.ce Marie de augusto deeem et octo panes mangnos.
Item unum par spallarüim cum dodecim denarios.

Item unum par pollastror. cum decem ovis.

Vangnarellus Cicchi de costa facit omnia servitia supradicta.

Masium dopni Angeli et paganelli sui fratris et an-
sutie debet facere decem et octo panes mangnos.

Item unum par spallar. et duodecim den.

Item unum par spallastror. cum decem ovis.

Masscionus
Corradonus » pangnarelli faciunt omnia predicta servitia.

Vangnarellus

Mansium pauli Raynerij debet facere tres panes,
tertiam spallam, tertium pollastrum, duos d. et tertiam

partem quinque ovorum.
Heredes paganelli debet facere.

Masium filior. leti bernardi per mediet. quam. te-
nent debent facere quinque panes mangnos.
Item unam spallam cum quinque denarijs.

Item unum pollastrum cum quinque ovis.

Nallus Jaco- Consolonus Andreuctij pro medietate predictor. servitior.
boni et Massio- ni
E Heredes fortini
Ius Vanutij. | aliam medietatem.
Heredes paganelli

| Filijj Actutij de Rigufrido debent facere pro alia med.
| supradicti masij leti bernardi quinque panes magnos.
It. unam spallam cum quinque denariis.
| It. unum pollastrum cum quinque ovis.

| Heredes Albertini et )

; f È faiunt dictum servitium.
heredi francischelil $

Masium filior. bonaventure bone sex panes mangnos.
It. unam spallam cum quinque denarijs.

‘It. unum pollastrum cum quinque ovis.
Consolonus debet solvere annuatim pro dictis servitijs omni-
bus computatis de parte sibi tangenti VIJ S. VJ d. ' I NOBILI D' ALVIANO 149
[ Heredes fortini pro tertia parte | nallus Jacobonj
dictor servitior Massiolus Vannutij
Heredes lucarelli faiunt tres partes dictor. servitior.
Jacobonus massioli
Heredes bartholini facit quartam \ nallus massioli
partem dictor servitior. ) heredes Vangnarelli
. Marinus massionj

Vangnarellus cicchi de costa debet solvere pro heredibus Door Ser,
\ lucarelli 1j s. vj d.

/

Masium moricoctij debet solvere tridecim panes
mangnos.
It. unum par spallar. cum duodecim denarijs.

It. unum. par pollastror. cum decem ovis.
Ciccolus bennuti facit mediet. dictor. servit.
Falcinellus bonanni facit quartam partem dictor. servitior.

Angelutius et , bonanni faciunt aliam quartam partem
Jucciarellus — 4 servitior.

Mansium filior. petri pro med. dicti mansei debent
facere medietatem omnium servitior.

[duodecim] sex panes mangnos.
It. unam spallam cum [decem] quinque denarijs.
It. unum pollastrum cum quinque ovis.

: S : faciunt quar-
Cisscolus massarutij pro bona Archulani et

si ) tam — partem

[Brunus Analutij pro Amatutia] DE
servitior.

Heredes Angelutij à

Filij Petri predicti (1)

Masium filior. Corradi debet facere tertiam spallam,
ij d., tertiam partem v ovar. et tres panes.
Heredes Coradoni debent facere.

Masium Io.his gilij deb. facere octo panes magnos.
It. unam spallam cum octo denarijs.

It. unum pollastrum cum quinque ovis.

Marchus Angeli et ; DRE vi
: T 1 ( mediet dictor. servitior.
Luccius Cicchi

Heredes paganelli aliam: medietat.

(1) In margine in una cartula attaccata con colla si legge di mano XIV-XV sec.

« Script. per me marinum ciancony de monte santo quia erat cancellaty de masio.
filij petry.
heredes Ray-
nerij. heredes
paganelli Jon-
te. hered, bone
Arculanj.

P. PIRRI

Masium m. benvenuti debet facere octo panes man-
gnos.
It. unam spallam cum octo denarijs.

It. unum pollastrum cum quinque ovis.

Heredes Marchj Angeli et ) OUR diet (iti
heredes Luecij Cicchi IRI UD UO SORA

(Mansium) Cinnoli benvenuti (fil; Corradi) debent
facere [simul virj pan. un. pollastro, una spalla, v de-
narij et v ova] (sex tres panes, tertium pollastrum, ter-
tiam spallam cum 1j d. et tertiam partem v ovar.).

Heredes paganelli debent facere pro amob. (omnibus ?) istis
manseis).

Mansium moricoctjj pro med. heredes paganelli
[duodecim] sex panes mangnos et dimid.
It. unam spallam et sex denarios.

It. unum pollastrum et quinque ova.

Mansium hered. Girardi aiuti [pro mediet. deb. fa-
cere] heredes paganelli [pro alia medietate] (debent fa-
cere) quatuor panes mangnos.

It. unam spallam et sex denarios.
It. unum pollastrum et quinque ova.
Dicti heredes faciunt.

Commune ovilglani Cost. debent solvere annuatim
pro datio eor. in festo S.te Marie de Augusto xxxv libr.
Mansium heredum Iohannis bianche debent facere
simul [quilibet per tantam partem] octo panes magnos,
unam spalla et vi d. unum pollastrum et quinque ova.

Heredes Raynerij

: ( debent facere octo panes mangnos.
Bona Archulanj

It. unam spallam cum sex denarijs.
1t. unum pollastrum et quinque ova.

Heredes paganelli faciunt partem p:o hered. Io.his bianche
Heredes Cucciorellj Iohanutij. I NOBILI D' ALVIANO

[Ciucciarellus Tohanuctij | habent partem supradictor.-
(heredes) [Brunus] Angelutij ' hered. Raynerij.
Cisscolus Massarutij [facit partem dicte bone] (1)

(Mansium Vaccanagi) [filij Raynerij pro mascio Vac-
canagie] debent facere quinque panes mangnos.

(Heredes) [Brunus] Angelutij

(heredes) Ciuciarellj Iohanuctij

(Heredes Cuccarellj et dictus Cuccarellus pro mascio unam
cuppam grani et unam spelte.

t faciunt dictum servitium.

Masium de fussconis debet facere duodecim panes
mangnos.

It. unum par spallar. et duodecim den.
It. unum par pollastror. et decem ova.

Girardus letini facit de dictis servitijs tertiam partem spal-
lam cum duob. denarijs. 1t. tertium pollastrum cum duob. panib.

Cisscolus massarutij facit tantum quantum facit predictus
girardus.

Cola bertoldi tantundem.

Marchus Angeli et )

Luccius Cicchi )

Franchus paganelli pro se et masscio pauli.

(Cicchus Becchaluche debet tertiam unius spalle).

(debent heredes Ciccarelli dictum. servitium et 13 d. (2)).

aliam reliquam partem.

De Mevali.

Masium [Amici bernardi sive mancini] Amicutij pe-
troni et Cole deb. facere in festo S.te Marie de austo
unum bacile granj.

It. unum annone et quatuor panes mangnos.

It. unum par pollastror. et decem ova.

It. unum par spallor. cum quatuor panib.

[Cola petroni.

Amicuccius Angeli pro modilecche | t i
1 3 ; faciunt aliam medie- .
Marinus Cocti < tat
: ; : m].
Heredes petri galline ( m

(1) Questo Mansium è cancellato.
(2) Da Girardus latini in giù è tutto cancellato.

151

(Heredes Go-
rardi). Cescolus.
Massarutij. Ma-
rinus Massionj.
Heredes Ciechi
Angeli. H er e-
des Cicchi Bec-
chalucha.
152

Cola vannis
Carloni. Cic-
chus Marinutij.
her. Angelutij
Raynerij.
tonius nalli. Io-
hannes petrutij
hered. Marchj.
Gregorius Vi-
scardi. Manfre-
dus Vitalis.
Vardutius Cuc-
checte.

hered. Marchj

Angeli. hered.
Angelini. Car-
boni. Cola Van-
nis carboni.

An-.'

P. PIRRI

Lippus Massioli |.

Laccarus petri * debent facere.

Masium macthey berthe minutuli deb. facere unum
bacilem grani. i

It. unum annone. cum quatuor panibus mangnis.

It. unum par spallar. cum quatuor panib.

It. unum par pollastror. cum decem ovis.

[Girardus latine facit mediet. dictor. servitior. pro mascio
macthey berte.
Amicuccius petroni facit aliam mediet. pro dicto minutulo].

Masium Adam pauli debet facere unum bacilem
grani.

It. unum annone.

It. unum par spallar. cum quatuor panib.

It. unum par pollastror. cum decem ovis.

Queciarellus Iohannuctij facit mediet. dictor. servitior. pro
Iucarono.

Angelinus carboni et

Vannes carboni j

faciunt duas partes alterius. me-
diet. - aliam tertiam partem.

Masium Ciechi beccaloche....

Masium Raynaldi magij debet facere unam spallam
cum duobus panib.

Antonius nalli et

hered. Vannis thomassij

[Massictus Bernardoni facit mediet. dictor. servitior.

Vannes Thomassi de pitrungnano pro petruccio floris de
dicto loco et pro Andrijcto Ray. magij aliam mediet.].

!
( debent facere.

Petronus bernardine deb. facere bacilem

unum
grani, unum annone.
It. quatuor panes mangnos.
It. unum par spallar. cum quatuor panib.
It. duos pollastros cum decem ovis.

Margarita balde
Bonfilglolus
Gualterius addaniutij

j "Mascium petri Albertoni [Barardi] debet facere unum
par spallar. cum sex panibus. « I NOBILI D'ALVIANO

Vardutius Cucchecte deb. fac. :
[Ciueciarellus petri] berthoni facit dict. servitium.

Mascium Raynerij grimaldi folchi deb. fac. tres
spallas et novem panes.

lt. tres pollastros cum quinque ovis.

It. novem panes mangnos.

Fulchus )
Cicchus et ( [Moncij] Manutij faciunt dict. servitium.
Angelus }

Ciafronus Jannini.

Masium Berardi thaddey debet facere unam spallam
cum tribus panibus.

It. unum pollastrum cum quinque ovis.

It. quatuor panes mangnos.

. Manfredus vitalis deb. facere.

[Petroechus puctij facit dict. servitium pro se et Andriolo
muctij giliuctij].

Confortus Marini deb. facere mansio fabror. et pro ipso

'Mactheo.

Macteus Cavalli Jnt. Amnos unam spallam et unum polla-
strum, [duos] panes et quinque ova, et [duos panes] duos panes
mangnos.

Mansium Scocchonegie qui fuit Mordereche debet

facere unam spallam, unum pollastrum et iij panes.

Filij Marchi Angeli.

P. PIRRI.

=:

|
|
|

SII n

——_—————ae

=
155

I PRIMORDII DEL CRISTIANESIMO

NIIIUNLBEIA

Testé il chiarissimo mons. Faloci Pulignani, nel nuovo
Archivio per la Storia ecclesiastica dell' Umbria, ha trattato la
questione delle Origini del Cristianesimo nell’ Umbria. Le con-
clusioni, a cui l'esimio scrittore è giunto, sono, che il cri-
stianesimo si dilató moltissimo nell' Umbria fin dal primo
secolo cristiano, di guisa che al tempo di Costantino i cri-
stiani formavano la maggioranza della popolazione del-
l' Umbria. i

Sarei lietissimo se potessi io pure accettare queste con-
clusioni, senz’ ombra alcuna di dubbio, sì per procedere di
pieno accordo con persona tanto insigne e benemerita, come
mons. Faloci, si per la gloria che ne verrebbe ad una re-
gione così cospicua d'Italia come è l Umbria, e quindi per
essa, all’ Italia tutta.

Ma pur troppo in fatto di scienza, le persuasioni non
dipendono dalla volontà, ma dagli argomenti solidi, che si
possono arrecare in favore di una tesi. Sotto questo aspetto,
mi sia lecito di esprimere il mio rincrescimento, che mon-
signor Faloci, forse perchè occupato in altri studi e in altre
faccende, non abbia avuto il tempo di esaminare a fondo il
valore storico delle leggende o passioni dei martiri umbri,
cioè delle fonti principali, per non dire le uniche, dalle
quali egli ha ricavato, che il numero dei martiri suddetti
fu grandissimo non solo-nelle città, ma persino nei villaggi,
donde poi è passato alla conseguenza finale, che grande fu
il numero dei cristiani nell’ Umbria, nei primi tre secoli del-
lera nostra.
e m E E e

X

156 i F. SAVIO

Né solo egli non ha compiuto questo esame, il quale
del resto esigeva uno studio lungo e particolareggiato, che
lavrebbe forse assorbito per parecchi mesi e forse per
anni, ma ha preso per guida, se non unica, principale, un
autore, già antico di quasi trecento anni, e tra gli scrittori
di cose agiografiche dei più screditati. Questi è Ludovico
Iacobilli, il quale in tre grossi volumi, editi da lui dal 1647
al 1661, raccolse le vite dei SS. e dei BB. dell’ Umbria.
Mons. Faloci considera i tre volumi del Iacobilli come tre
« miniere preziose », e promette di occuparsi altra volta di
uno scrittore tanto benemerito, lamentandosi, che non tutti
i successori del p. Bollando siano stati equanimi col Iaco-
billi, mentre costui fu sempre amico dei primi bollandisti,
li ospitava in casa sua quando passavano per Foligno, e
loro mandava signorilmente preziose trascrizioni di antichi
testi.

Il rimprovero qui fatto da mons. Faloci ai successori
del Bollando, è diretto contro il bollandista Ianningo, di cui
nell’articolo della Civiltà Cattolica del 1903, Le passioni dei
Martiri umbri, si narra, che rimase malcontento del Iaco-
billi, perchè lungi dal corrispondere al voto, del Bollando,
che qualcuno (e alludeva a lui) sgomberasse le tenebre ad-
densatesi sui Martiri umbri, le avesse aumentate, e perciò

gli diede il titolo di fumosa fax.

Questo titolo non parrà certo esagerato, specialmente
ai nostri tempi, qualora si consideri, che il Iacobilli ebbe
bensì il merito di raccogliere e spogliare tutte le leggende

. e notizie che trovò nei passionarii manoscritti e nei libri a

stampa, oppure nelle memorie e nei monumenti locali, sulla
vita, la morte, le reliquie e il culto dei martiri umbri, ed
è questo certamente un gran merito appresso gli studiosi,

ma non disse mai una parola di critica intesa a sceverare

il vero dal falso, anche là dove la critica, gli poteva essere
molto facile, e il buon senso stesso naturale gliel' avrebbe
dovuta suggerire. Per tal modo egli rese l'opera sua tanto
I PRIMORDII DEL CRISTIANESIMO NELL'UMBRIA ^ . 151

pericolosa pel gran pubblico, quanto essa era utile per gli
specialisti a cagione del numeroso materiale raccolto.

Tra i molti esempi, che potrei recare, dell'assoluta man-
canza di senso critico nel Iacobilli, citeró questo solo, del
resto molto caratteristico, della vita del b. Giovanni da Fo-
ligno, il giorno 11 gennaio.

Bisognerebbe che io la riportassi tutta per far vedere
la somma ingenuità, con cui il Iacobilli racconta di questo
santo, che nato circa l’anno 120 in Foligno di parenti cri-
stiani, e battezzato dai SS. Brizio e Crispoldo discepoli di
S. Pietro, si recò a suo tempo nella regione dei Marsi e
nella terra di Celano presso il lago Fücino, ove edificò
un’abitazione eremitica ed una chiesa in onore di S. Gio-
vanni Evangelista, e vi condusse vita solitaria al tempo di
Antonino Pio.

Succeduto poi l’imperatore Marco Aurelio, e venuto
personalmente nella regione dei Marsi, quivi dié morte a
molti cristiani, che si erano rifugiati nelle spelonche, e tra
essi ai SS. Vittore, Giovanni e Stefano, i cui corpi il
b. Giovanni raccolse e seppelli nella sua chiesa di Celano.
Indi il b. Giovanni abitò per un anno sul monte Planta-
rio con non altra compagnia che di orsi, lupi e simili cru-
deli animali, poi, continuando la persecuzione, si recó nelle
isole di Tremiti, dove, con denaro miracolosamente invia-
togli dal Cielo, fece edificare una chiesa in onore di Maria
SS. Assunta.

In ultimo, per fuggire il plauso del mondo, si recó in
un eremo presso hieti, dove fabbricó una chiesa e dove i
ministri di Marco Aurelio circa l'anno 114, agli 11 di gen-
naio, lo fecero crudelmente morire.

se anche il Iacobilli trovó scritto da altri ció che egli
narra, non era lecito a lui di raccontarlo tal quale, senza
almeno dubitare sull’età attribuita al b. Giovanni, poichè
sebbene nel secolo XVII la critica non fosse giunta al grado

KI

cui è giunta ora, nè ancora si avessero i sussidii scientifici
158 F. SAVIO

moderni, tuttavia non si poteva credere se non da creden-
zoni ignoranti, che nel secondo secolo vi fosse un Santo

fondatore di eremi, costruttore di chiese pubbliche, una delle.

quali dedicata alla Vergine Assunta.

Lo doveva pure rendere più cauto il silenzio che sulla
patria di Giovanni eremita, seppellitore dei tre martiri Gio-
vanni, Vittore e Stefano, aveva serbato nel 1613 il P. Fer-
rari nel suo catalogo dei Santi d'Italia (1), ed il silenzio
non meno significativo si sopra il b. Giovanni preteso mar-
tire di Foligno, che sopra i martiri sepolti da lui, tenuto
dal P. Bollando agli 11 gennaio nel 1? volume della sua
grand’opera, edito nel 1643, quattro anni prima che il Iaco-
billi stampasse il suo 1° volume.

Non è mio intento, né io potrei ora, fare delle ricerche
sopra questo Santo eremita, che si dice nativo di Foligno e
fondatore di un eremo a Celano presso il lago Fucino. Os-
servo peró, che secondo le notizie piü recenti, raccolte
dal Moroni, egli sarebbe vissuto non già nel secondo secolo
dell'era cristiana, ma nel XIII, non nel 114 ma nel 1214,
ossia a mille e cent'anni di differenza (2).

Questo solo esempio basti per far vedere che non fu
punto esagerato il biasimo dato al Iacobilli dal Ianningo (3),

(1) Parlando di questi tre martiri, Giovanni, Vittore e Stefano, il Ferrari, C«-
tal. SS. Italiae, Milano 1613, pag. 598, riferisce che essi furono uccisi a Formula nei
Marsi, al tempo di Antonino imperatore, e che furono sepolti da Giovanni eremita,
il quale (ai XV kal. septembris) coi suoi discepoli li trasportò « tz» ecclesiam quam
S. Johanni Evangelistae extrurerat ». (Ex monum. mss. Ecclesiae Marsicanae). Poi
nota: In horum martyrum passione, vita admirabilis Jo. eremitae, qui 4llos se-
pelivit, continetur, sed finis dus desideratur, et dies obitus, sicuti et ipsorum mar-
tyram patria ».^

(2) Dizionario di erudiz. storica ecclesiastica, vol. 43, art. Marsi, pag. 138.

(3) Se si volessero raccogliere tutti i giudizii pronunziati sul Iacobilli dagli
eruditi, il biasimo datogli dal Ianningo apparirebbe più che giustificato. L'abate Di
Costanzo nella sua dotta Disamina degli scrittori a dei momenti riguardanti S. Ru-
fino vescovo e martire di Assisi, pubblicata anonima nel 1797. si esprime così a suo
rizuardo: « Se non fosse bastantemente noto con quanto poco dt criterio Ludovico
Jacovilli abbia scritte le vite det Santi dell? Umbria, busterebbe a convincercene il solo
confronto delle vite dei due santi Rufini di Assisi, dove sembra, che perduto avesse
sino il senso comune »; pag. 36.

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Hos

I PRIMORDII DEL CRISTIANESIMO NELL'UMBRIA 159

e quindi cade da sé ogni accusa ai successori del Bollando
di avere mancato di gratitudine verso il Iacobilli, poichè
questa virtù non può mai giungere al punto di far tradire.
ad uno scrittore coscienzioso il suo dovere professionale,
specialmente quando si tratta di dare un giudizio non già
sopra un vivente, ma intorno ad un. defunto.

La troppa fiducia, immeritatamente posta dal Faloci nel
Iacobilli, pregiudica gravemente, a mio credere, tutta la sua
dissertazione, la quale per la materia presa a trattare,
avrebbe potuto essere assai attraente pel pubblico erudito.
Forse a questa medesima fiducia (se non anche alla fretta)
si devono i difetti occorsigli nel comporre le due liste di
martiri umbri, ch'egli presenta ai suoi lettori per convin-
cerli del gran numero di martiri, che nell’ Umbria versa-
rono il sangue per la fede. Questi difetti, come quelli che
possono facilmente indurre in errore qualche studioso, meno
pratico dl agiografia, meritano di essere rilevati.

La prima lista comprende quei martiri umbri, le cui
leggende furono rese pubbliche con la stampa, e furono in-
dicate dal bollandisti nei tre volumi della loro Biblioteca ha-
giograph. latina (1898-1901) o nel Supplementum, edit. altera
(LODE):

La seconda lista comprende quei martiri, « in numero
molto maggiore dei precedenti », secondo mons. Faloci, che
non hanno a stampa le loro leggende, ma sui quali il Iaco-
billi raccolse notizie, o dalle suddette leggende ancora ma-
noscritte, o da altri documenti. i

Nella prima lista si leggono 30 martiri o gruppi di mar-
tiri, nella seconda 61. In tutto sarebbero 91 martiri o gruppi
di martiri, uccisi in Umbria nei primi tre secoli.

I. — Molti però sono i nomi che devono esserne tolti;
Anzi tutto nella prima lista in luogo di 30 martiri o gruppi
di martiri, o per meglio dire in luogo di 30 leggende, se
ne devono distinguere solo 28, perché S. Benigno: diacono
si deve unire al suo vescovo S. Vincenzo, e Carpoforo al
nm _—zm

160. RIA i P.. SAVIO

suo compagno di martirio: S. Abondio. Un numero maggiore
si deve togliere dalla seconda lista, e in primo luogo i 24 Santi
o gruppi di Santi che, per evidente svista del compilatore,

furono ripetuti dalla prima lista (1).

Detratti costoro, il numero totale dei martiri | o gruppi
di martiri rimarrebbe 65. Ma altre riduzioni ancora si de-

. vono fare.

IL. — Si devono togliere dalla seconda lista quei Sant
le cui gesta sono inchiuse in qualcuna delle leggende pubblicate o
indicate dai bollandisti (e quindi catalogate nella prima lista).
Tali sono i SS. Procolo, Efebo, Apollonio di Terni, le cui gesta

- stanno nella leggenda di S. Valentino (al n. 28 della 1* lista);
‘S. Flacco, la cui passio non è diversa dalla passio di S. Te-

renziano (n. 27); i SS. Griciniano e compagni ai 10 settembre,
martiri di Città di Castello, di cui si parla nella leggenda
di S. Crescenziano (o. Crescentino) (11); Santo Olimpiade,
la cui storia sta nella leggenda di S. Firmina (16).

III. — ZI martiri, che non furono umbri. — Sotto questo

riguardo dalla seconda lista si devono togliere

a) S. Fausta di Narni (ai 25 settembre), identica, se-

‘condo che afferma lo stesso Iacobilli, con S. Fausta di Ci-
Zico, compagna nel martirio di S. Evilasio, la quale ha questa

sola relazione con Narni, che, per opera del vescovo di
Narni S. Cassio, fu ivi portato il suo corpo (o delle sue reli-
quie). !

b) I SS. Felice e Costanza di Nocera, che, come ha
provato il Lanzoni, pag. 25, appartengono a Nocera dei
Pagani.

(1) Abondio e Carpoforo di Spoleto — Emiliano armeno —- Vincenzo e Benigno
di Bevagna — Cassiano di Todi — Crispolto di Bettona — Concordio di Spoleto —
Costanzo di Perugia — Crescenziano di Città di Castello — Felicissimo di Foligno —
Felice di Spello — Fidenzio e Terenzio di Todi — Firmina di Amelia — Fiorenzo e
comp. di Perugia — Gregorio di Spoleto — Illuminata di Todi — Medico di Otricoli

.— Ponziano di Spoleto — Ruffino di Assisi — Sabino di Spoleto — Secondo di Ame-

lia — Terenziano di Todi — Valentino di Terni — Vittorino di Assisi — Gratiniano
e Felino.
I PRIMORDI DEL CRISTIANESIMO NELL'UMBRIA 161

c) L SS. Vittore e Corona di Otricoli del 14 maggio, i
quali sono identici, anche secondo la loro leggenda conser-
vata ad Otricoli, ai celebri martiri o. di Egitto o di Siri ia,
‘venerati in questo giorno. In una copia della loro leggenda,
scritta ad Otricoli l'anno 1350, questa città fu inepte, «come

. dice ILE: Poncelet, rappresentata come loro patria.

d) Estraneo pure alla lista dei martiri umbri è S. Pel-

legrino di Auxerre, di cui si dice, che: venne a Terni, e poi

morì martire a Roma, ai 16 maggio. i

e) S. Abondio di Terni, venerato il 26 agosto, se si
accetta il racconto che ne fa il Iacobilli, II, 167-9, è. iden-
tico ad un Abondio compagno di S. Ireneo, martiri sì l’uno
che l’altro di Roma, dei quali si parla nella leggenda di
. S. Lorenzo protomartire, con questa sola differenza, che nel
| racconto del Iacobilli S. Abondio é detto discepolo di S. Va-

Jentino, ed. è rappresentato come dimorante a Terni per '

ux tempo della sua vita.
.IV. — Si devono togliere quei martiri. o Santi, che per
‘ovideate sbag glio (volontario o involontario, ora non importa

ricercare) furono. attribuiti al tempo delle prime persecuzioni, .—
cioè prima, di Costantino Magno, mentre vissero assai più tardi. -

a) Tal è il caso di S. Ercolano vescovo di Perugia,
dr quale, come sappiamo da. S. Gregorio M. suo quasi con-
temporaneo, mori sotto Totila nel secolo VI. Tolta la leg-
senda di /S. Ercolano (di cui i bollandisti al 1 marzo e al
1 novembre), bisogna anche togliere

.. 5) quella del gruppo di martiri del 90 luglio, riferita
dal Tacobilli, nella quale, oltre Ercolano, entrano Lorenzo,

Teudilla ed Isaac, l’ età dei quali è anche essa molto poste-
‘riore all’ era delle persecuzioni, come ha provato il Lanzoni.

|. €) Lo stesso dicasi di S. Severo di Martana-Spoleto, il
quale secondo riferisce il Iacobilli, I, 184, mori nel 445.
i i V. — Quei martiri o santi di cui nulla. si conosce, poi-
chè la. leggenda che ne abbiamo. non è che la leggenda pura e

x
162 F. SAVIO

semplice di qualche . altro santo, alla quale fu tolto il nome di

questo santo antico per sostituirvi il nuovo. i
: Cosi si fece. per la leggenda dei SS. Fiorenzo e CC. di
Perugia, la cui leggenda è identica (eccetto i nomi) alla
leggenda dei SS. Secondiano, Marcelliano e Viriano (1). Non
sappiamo quindi se Fiorenzo e CC. fossero martiri o con-

fessori. -

VI. — Talora si interpretarono come nomi di martiri
i nomi dei vescovi antichi locali, di cui era scomparsa ogni
» altra memoria all infuori dei loro nomi, conservati forse nei
dittici. Questo caso io supposi avvenuto per quel gruppo di
santi di Città di Castello, che sono venerati il 10 settembre,
e che sebbene siano dati come martiri dal Iacobilli e dal
Faloci, non sono denominati martiri nell' Oremus antico, che
si recita in loro onore dal clero della chiesa suddetta, ed é
pure riferito dal Iacobilli, IIT, 236 (2). Essi nella leggenda di
S. Crescenziano sono rappresentati come discepoli di questo

Santo.
L'ipotesi che feci già per costoro sono tentato di farla
per certi personaggi, indicati nelle notizie datene dal Iaco-
billi come martiri, senza che però il loro nome si trovi in
alcun martirologio o in altra memoria antica, mentre d'al-
B E : tra parte non.si possono dire inventati, perché da tempo
JA immemorabile si conservano con venerazione i loro corpi.
Tale forse è il caso dei SS. Saturnino, Castolo, Magno,
Lucio (17 febbraio), Claudio, Carboniano, Tibundiano e Planio
(8 gennaio) di Terni, i quali tutti si dicono sepolti vicino al
torrente Passaro, due miglia distante da Terni, dove fu poi
edificata la chiesa di S. Zenone.
* Semplici vescovi soltanto e non martiri si possono cre-
dere alcuni, che, nelle memorie assai dubbie registrate dal
Iacobilli sul loro conto, si dicono nello stesso tempo vescovi e

(1) Bibl. Hagiogr. Latina, vol. II, n. 7550.
(2) In un articolo intitolato Una lista di vescovi italiani presso S. Atanasio nel-
l'Archivio Storico Lombardo del 1902, fascic. XXXIV, pag. 16.

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2€

I PRIMORDII DEL CRISTIANESIMO NELL'UMBRIA 163

martiri. Tali sono: S. Ponziano (9 luglio), di cui è ignoto il se-
polero, e S. Cassiano, 13 agosto; entrambi di Todi. Il corpo
di quest’ ultimo, secondo il Iacobilli, II, 117, nel 1596 ai 5
maggio, fu trasferito, insieme con altri quattro, nella. chiesa
di S. Fortunato al confine della rocca di Todi, detto il
Colle.

Siccome i martiri autentici di Todi furono registrati dal
martirologio geronimiano, e sono S. Felicissima e il vescovo
Terenziano, si può credere che Ponziano e Cassiano fossero
soltanto vescovi e' non martiri. Il fatto che la festa di
S. Cassiano venne posta ai 13 agosto, lo stesso giorno in
cui è festeggiato il celebre S. Cassiano d’ Imola, cantato da
Prudenzio, indica forse l'introduzione relativamente tardiva
del suo culto.

Tale forse anche è il caso di S. Antimo vescovo di
Terni, del di 11 maggio, che bisognerebbe aggiungere a
quegli 8, che qui sopra supposi vescovi di Terni. Egli fu
sepolto nella chiesa di S. Pietro di Spoleto. |

Lo stesso si dica di un S. Proculo, venerato il 14 aprile.
« Il suo corpo, (Iacobilli I, 404) stava in una chiesa a lui
dedicata (dove fu trasferito il 1 gennaio) sopra un colle
incontro a Terni sopra il rivo Valenza. Il colle é detto di
5. Proculo. La chiesa cadente fu distrutta ai tempi del Iaco-
billi. S. Proculo si trova nel martirologio geronimiano, a que-
sto giorno 14 aprile.

VII. — Altre sottrazioni dal numero dei martiri si de-
vono fare con togliere certi nomi, che provennero da errori
di lettura di documenti antichi, e specialmente del marti-
rologio geronimiano, il quale essendo divenuto, per colpa
dt aleuni copisti, confusissimo, ha dato origine a molti di
tali errori.

Cosi secondo il Lanzoni, Eraclio e Paolino, che dalle
notizie presso il Iacobilli sono dati come compagni di mar-
tirio in Todi a S. Felicissima, ai 26 maggio, non sarebbero

LI
164 F. SAVIO

altrimenti martiri di Todi, ma martiri di Africa, che furono
attribuiti a Todi per un errore.

Di certi sbagli accaduti in seguito ad una lettura erro-
nea.del martirologio geronimiano, o pure di una lettura esatta
di passi erronei del suddetto martirologio, discorse il de
Rossi nel Bullettino di archeologia cristiana del 1871, proprio
in riguardo ai martiri dell’ Umbria. Egli cita due esempi del
martirologio, dove l'indicazione della distanza da Roma di
qualche città con la cifra delle miglia e l'abbrevazione mil.,
fu letta milites o militum, in luogo di miliario. I due esempi
riguardano S. Vitale di Spoleto e S. Valentino di Terni. La
loro indicazione nel martirologio geronimiano si presenta cosi:
XVI Kal. Mar. In Tuscia Spoleti civitate natale sanctorum Cy-
rion et Marciani Valentini Interamne via Flaminia ab urbe Roma
miliario LXIIII natalis sancti. Vincenti; e ancora nello stesso
giorno: /n civitate Spolitio Vitalis et mil. LXXXXIV. In Africa
natale Valentini. Interamne mil. quinquaginta quatuor via Fla-
. minia Atheni Marciani etc.

Qui secondo il de Rossi non sono indicati due gruppi
di martiri, festeggiati lo stesso giorno l'uno a Spoleto e
laltro a Terni: « Ció, dice egli, poteva credersi per lo pas-
sato, quando l'origine e la notizia dei codici martirologici
geronimiani erano più oscure che oggi non sono ». E segue
dimostrando, che si tratta di due soli santi, S. Vitale di
Spoleto e S5. Valentino di Terni, e che la seconda indica-
Zione é una pura ripetizione dell' indicazione precedente, la
cui vera lezione primitiva era cosi: Im civitate Spolitio, via
Flaminia, miliario LXXXIIII, Vitalis; natale Valentini Inte-
ramne miliario LXIIII via Flaminia ; in Africa Atheni Mar-
ciani, etc. Infine aggiunge, che nella prima indicazione i
nomi Cyrion, Marciani, Valentini, presentati come socii di
Vitalis, sono estranei a Spoleto; né v'é ombra che a Spo-
leto, o con Vitale, o separatamente da lui, siano stati mai

venerati un Cyrion o un Marcianus, il quale ultimo torna a I PRIMORDII DEL CRINTIANESIMO NELL'UMBRIA 165

comparire nel gruppo attribuito dal de Rossi all' Africa,
«confermando così che egli è un martire d’ Africa.

Nulla certo vi è tanto contrario ai progressi dell’ a-
giografia, come di ogni altra scienza, quanto il non tener
conto, o non tenere nel debito conto, gli studi e le scoperte
fatte dagli scrittori precedenti. Anche in questo difetto è
caduto mons. Faloci, per la troppa stima, come sembra, del
lacobilli, quasi che dalla metà del secolo XVII a noi nulla
siasi scritto, che meritasse di essere rilevato. Eppure il Fa-
loci.stesso mostra di apprezzare come maestro sommo il
de Rossi, di cui conosce lo studio sui Martiri e Santi del-
l'Umbria, e di cui, quando esse sono favorevoli alle sue
opinioni, cita le parole

Ma oltre il de Rossi, uno studio molto analitico ed ac-.
‘curato sulle Origini del Cristianesimo e dell’ Episcopato nel-

l Umbria romana (1) fu composto dal Lanzoni, che ricevette .

meritati elogi dai bollandisti; e il Dufourcq, nella sua gran-
d'opera Les Gesta des Martyrs romains, raccolse pure non
poche assennate osservazioni sui martiri umbri. Di tutte le
loro opinioni conveniva tener conto, esaminandole, discuten-
dole ed anche, se vuolsi, rigettandole, ma con buone prove
scientifiche.

Quindi ognun vede quante ragioni di incertezza vi siano
per ammettere tanti martiri e gruppi di martiri, che il Iacobilli,
.,con una fiducia così cieca, accettò, e che il Falóci vorrebbe
che anche noi, alla distanza di due secoli e mezzo dal Ia-
cobilli, accettassimo, senza tener conto degli studi e delle
osservazioni, che sovr'essi fecero non meno gli antichi che
i moderni bollandisti, e poi il de Rossi, il Dufourcg, il Lan-
zoni ed altri.

Solo quando sarà fatto un esame accurato di tutte le.
leggende e le memorie relative alla persona ed al culto di

(1) Nella Rivista Storico- Critica delle Scienze Teologiche del 1907 (anno III,
fasc. X-XI). NÈ
166 F. SAVIO

tanti veri o pretesi martiri, sarà lecito trarne conclusioni ve-
ramente scientifiche, riguardo alla maggiore o minore diffu-
sione del cristianesimo nell’ Umbria. E per ora pongo ter-
mine alle mie osservazioni, riservandomi a presentarne forse
ancora delle altre in tempo, se a Dio piacerà, non molto

lontano.

FEDELE SAVIO.
LE VETRATE DI S. FRANGESCO IN ASSISI ©’

(IN RISPOSTA A GIUSTINO CRISTOFANI)

I dotti francescanofili, e quanti amano le bellezze della
storia e delle arti, vanno seguendo con sempre crescente
interesse tutte le pubblicazioni sulla grandiosa Basilica che
racchiude la tomba del Grande Poverello, culla d’ogni bella
rinascenza italiana. Così, con vero plauso, fu salutata la com-
parsa della grandiosa opera, tutta originale, del ch. P. Giusto
sulle vetrate di essa basilica, e presto saluteranno, senza
dubbio, la monumentale storia artistica che della stessa ba-
silica prepara un altro figlio di S. Francesco, il ch. P. Beda
Kleinschmidt: ambo umili francescani, ma ormai molto ben
noti; e assai stimati nel mondo de’ veri dotti.

Se non che, spesso, l'amor proprio, mal celato sotto le
vesti della critica, suole arditamente, e in maniera poco de-
cente ai dotti, intaccare non soltanto il valore intrinseco di
qualche opera monumentale, ma ben anche l’onorabilità stessa
della persona dell’autore, degno per molti titoli del più alto
rispetto. Così, puta caso, quando uno si arroga l'alto officio
di critico onesto e imparziale, e fa invece a fidanza coi dotti,
che possono non accorgersi di lui o trascurarlo col silenzio,
e coi non dotti che possono leggerlo senza comprenderlo;
quando travolge, tronca o falsa, e fa dire all'avversario cose
da lui mai sognate: quando lo stesso critico, in tono ardito,
con ingiuste invettive, con accuse gratuite, e senza la minima
prova, intacca anche l’ onorabilità e la scienza dell'autore,
chiamandolo plagiario, scrittore senza metodo, autore di anacro-

(*) Essendo stato pubblicato l’articolo ciel prof. Cristofani (Bollettino di Storia
Patria, Vol. XVIII, fasc. I, n. 45, pag. 45) sull’opera del p. Giusto, non abbiamo cre-
duto poter rifiutare quest'articolo di risposta. Senza entrare nel merito della pole-
mica dichiariamo che, dopo questa pubblicazione, non ne accetteremo altre sul di-
battuto argomento, per le quali abbia a continuarsi la vertenza. | LA REDAZIONE.
168 G. GOLUBOVICH

|. nismi imperdonabili, digiuno di nozioni elementari, non rispettoso

verso gli altri, che ricopia senza citare, che. non sa leggere i do-
cumenti, che ha delle conclusioni. strane, che è superficiale, che
gnora la tecnica dell’arte, che usa frasi solite dei manuali, in-
capace d'intendere à documenti, che si. fa trascinare dalla mania
delle frasi ricercate, che è deficiente di senso critico, che commette
errori madornali, che il suo lavoro dev'essere rifatto e corretto
ad ogni pagina, e cosi di seguito; quando, diciamo, un critico

procede in cotal maniera, chiunque ha il diritto di giustifi-

carsi in faccia al pubblico onesto ed imparziale, sebbene chi
scrisse così sia un modesto professore, la cui fama non ha
ancora varcato i colli dell'Umbria e ci è appena noto. Questi
sono i giudizi del sig. Giustino Cristofani, espressi in due
articoli apparsi, l'uno nell’ Unione Liberale di Perugia (1), e
l’altro nel rispettabile Bollettino della R. Deputazione di Storia

Patria per VUmbria (2), ambo scritti contro la ricordata opera
‘del Giusto. Al primo articolo rispose direttamente l'autore

Giusto nel medesimo giornale (3), confutando con argomenti
perentorj le gravi accuse. del Cristofani. Al secondo abbiamo
voluto rispondere noi, disgustati da un procedere cosi me-
schino; e perciò abbiamo pregato il ch. autore. Giusto di
cedere a noi questo facile onore di mettere le cose al posto,
e di far vedere agli imparziali con quanto disdoro della. 've-

rità e della giustizia si bistrattino fatti e persone. Pr otestiamo

francamente, che non ci muove a rispondere né il nome, né

‘.la fama letteraria del Cristofani giuniore, ma si ci muove l'alto

merito in cui è tenuta dai dotti la ricordata Rivista umbra,

la.quale accoglie anche la presente recensione in omaggio

alla verità, all'imparzialità e all'importanza dell'argomento.

E veniamo al Cristofani giuniore.
Nel secondo conato, il Cristofani, ha egli portato una

prova seria per dimostrare l’ incompetenza del Giusto in ma-
(1) N. Î78, 3-4 agosto 1912.

(2) Vol. XVIII, fasc. 1, pp. 45-70. Perugia, 1912.
(3) Untone Liberale, n. 187, 16-17 agosto 1912.
LE VETRATE, ECC... 169

teri ia d'arte vetraria e di iconografia? 1 Noi leggemmo, e più
d'una volta, con la più scrupolosa attenzione r articolo del
Oristofani, 5 vagliammo ad una ad una le molteplici accuse
contro il Giusto, "affrontammo i due scritti, prendemmo ap-
punti dall'uno e dall'altro; e dove eravamo incerti sul giu-

dizio da pronunziare, non mancammo di scrivere all’accusato |

per avere schiarimenti; e, in fine, desiderando di "vederci
perfettamente chiaro in questa difficile materia, ci recammo
in Assisi (10-11 giugno), onde controllare da vicino le vetrate
di S. Francesco, e verificare i rispettivi documenti.
'*. Quale fu la nostra conclusione dopo questo esame di
raffronto? Chi dei due contendenti ha ragione? È vero che.
il Giusto è caduto in errori madornali, imperdonabili ecc. ?
A queste domande risponderanno quanti avranno la bontà.
di leg ggerci con pazienza e senza pregiudizi di sorta. Per es-
sere meglio. compresi, sarebbe sommamente desiderabile che-
si avessero sotto gli occhi entrambi gli scritti. Comunque, i

essendo questo assai difficile, noi ci studieremo di essere "piu 3

chiari che sia possibile nella nostra brevità.

« Il Giusto — così comincia il Cristofani — crede, in
base ad: una carta del 1590, che un libretto in quarto * delle
spese fatte per linvetriate ", poi andato smarrito, contenesse
“le preziose notizie [sui nomi dei primi vetrieri], le quali sarà.
vano sperare da altre fonti. Noi lo dubitiamo, perchè i lavori
di decorazione della basilica non furono commessi dai frati,
ma da cardinali ...,'€ forse il libretto ricordato dal documento. :
del 1590 fa ora parte del Miscellaneo @ dell'Archivio Comü- -
nale, dove appunto si tien nota dei “ Denari del: papa [SES
sto IV] da spenderse per le finestre de vitrio della chiesa de so-.—
pra” (1). Se prima di distruggere con un forse l'asserzione
del Giusto, il Cristofani avesse esaminato il Miscellaneo Q,
avrebbe evitato di dire-uno sproposito. Giacchè il libretto in

quarto delle spese fatte per l invetriate, scoperto nel 1590 entro

: (1) Bollettino cit., pp. 45-46.
110 G. GOLUBOVICH

la Cassa del S. Velo, — e del quale è memoria nel Miscel-
laneo di Corrispondenze ecc., segnato con lettera E nell'Ar-
chivio di Assisi — (1) nulla ha che vedere col Miscellaneo Q,
da dove il Giusto tolse la nota « dei denari del papa ... ».
Infatti, in questo Miscellaneo, ad eccezione della nota pub-
blieata dal Giusto (2), invano si cercherebbero altre notizie
concernenti le vetrate di Assisi; senza dire che il libretto in
quarto non solo non esiste nel Miscellaneo Q, come erronea-
mente vorrebbe far credere il critico, ma non v'é neppure
traccia che vi sia stato comunque per l'addietro.

Nulla diciamo della peregrina osservazione fatta dal
Cristofani intorno: ai lavori di decorazione, commessi da car-
dinali, da vescovi e da potenti famiglie agli artisti che la-
vorarono nella basilica di S. Francesco. Quella ch’egli chiama
con tanta disinvoltura /a sua opinione (3), non è altrimenti
che l'opinione del P. Nicolò Papini, del quale il Giusto ri-
portó le parole a p. 25 del suo volume, e che fece sue

l’egregio critico senza prendersi nemmeno la briga di citarle.

Lo stesso si dica della scoperta fatta da Francesco Filippini,
del quale parimenti si occupa il Giusto, quando tratta delle
vetrate nella Cappella di S. Caterina (4).

Le tavole a colori che adornano il libro del Giusto sono

ritenute dal Cristofani per caricature, e quelle in nero, non

particolareggiate (5). Qui il bravo critico commette un errore
dovuto in parte ad amnesia, e in parte all'influenza eserci-
tata su di lui da Mons. Faloci, recensore del libro del Giusto
nella Miscellanea Francescana (6). Ed in vero, prima che il
Faloci avesse chiamate le tavole a colori « lavori da ragazzi »,

(1) Giusto, op. cit., documento inedito I, p. 815.

(2) Op. cit., p. 335, e non 332 come erroneamente scrive il CRISTOFANI à p. 46,
nota del Bollettino.

(3) Bollettino cit., p. 46.

(4) GIUSTO, Op. cit., p. 300.

(5) Bollettino cit., p. 46.
(6) Vol. XIV, fasc. 1, p. 28. Foligno 1912.
LE VETRATE, ECC. 171

e.quelle in nero « minute e piccine », il Cristofani aveva lo-
dato nell'Unione Liberale: « la bellezza delle illustrazioni colle
quali gli editori hanno adornato il suo volume ... » (1). Quando
poi il Cristofani scrisse il suo articolo nella Rassegna d'Arte (2),
illustrandolo con le stesse fotoincisioni concessegli gentil
mente dagli editori dell’ opera del Giusto, allora esse non
potevano essere così brutte, nè così poco particolareggiate.
Coerenza che fa poco onore ad un critico!

Il Giusto fa vivere il Ducange nella seconda metà del
secolo VI (3)!!! Già prima di lui, lo stesso rilievo fu fatto da
Mons. Faloci nella Miscellanea citata (4). Manifestamente non
si deve attribuire all'ignoranza dell'autore la confusione del
secolo in cui fiorì il Ducange, ma ad una svista del proto;
tanto più che il Giusto solo una volta accenna nel suo libro
all'autore del Glossarium. Del resto, simili errori non sono
infrequenti anche nei libri più accuratamente stampati. Di
ciò lo stesso Cristofani ci può far testimonianza, rileggendo
il suo articoletto di 25 pagine, dove sono almeno ventidue gli
errori tipografici da noi contati, non computate le false ci-
tazioni di pagine e le trasposizioni delle note. Simili errori
troviamo in tante opere, anche in quelle da noi pubblicate
con tanta diligenza, e ... anche in quelle dell'illustre amico
Faloci.

È un errore chiamare il '200 secolo duodecimo, e il "300.
secolo decimoterzo, ecc. (5); ma è puerile biasimare il Giusto,
quando chiaro traluce il suo pensiero che il ‘200 debba in-
tendersi per il XIII secolo, il ’300 per il XIV, e via dicendo.

Se il pontefice Sisto IV morì nel 1484, come mai potè
regalare alla basilica di Assisi il paliotto nel 1503? (6). —

(1) N. 178 cit.

(2) Milano, 1911, nn. 9-10.
(3) Bollettino cit, p. 47.

{4) P. 28.

(5) Bollettino cit., p. 47.

(6) Ibid. p. 47, nota 1.
173 — : G. GOLUBOVICH

Il Cristofani non ha voluto accorgersi ‘che la data 1503 non

si riferisce all’epoca in cui fu donato il paliotto, ma al tempo

. notato dal Giornale « Fabbrica della Chiesa e Convento A. 1498-
Sì 1547 », ove precisamente si ricorda per la prima volta nel
luglio 1503 « /o pallio de papa Sixto ». Di ciò potrebbe, se gli
preme l’ onestà letteraria, convincersi il Cristofani, consul-
tando il suddetto Giornale a p. 112 r.

vs impossibile, continua il critico, che il tagliapietre Mel-
chiorre da Città di Castello, il quale lavorava in Assisi dal
1445 al 1441 , sia l’autore del triforio nel braccio destro della
basilica superiore, e del portale della chiesa inferiore, schietta

opera del secolo XIV (1). Rispondiamo, che il Giusto a p. 89
esprime solo una sua opinione probabile, suffragata dal do-
cumento 80°, che crediamo bene di riprodurre interamente
per l'intelligenza dei lettori. « 2 gennaio 1446 - 13 novembre
1447. — Item [2 gennaio 1446] magistro Melchiore de Ca-
stello et pro tegumento porte ecclesie inferioris, lib. XI. —
Item in bumbo pro magistro Melchior pro columna in foribus
ecclesie lib. III, sol. II, den. VI. — Item di 27 [ottobre] pro
lignis. pro parte magistri Melchioris pro armatura volte supra
portam ecclesie, lib. III, sol. III. — Item habuit magister
Melchior de castello [25 novembre] pro ferro pro volta supra
portam ecclesie flor. II, sol. XXXXIIII. — Item habuit [50

. novembre] magister Melchior de Castello ... pro columna ec-

"clesie flor. III — [13 novembre 1447] ... magister Melchior
de castello pro parte solutionis zamue ecclesie inferioris de As-
sisio, flor. IIII » (2).

Se il Cristofani avesse meglio ponderato il documento e
la nota dal Giusto apposta al documento (3), non avrebbe,
‘certo, con tanta disinvoltura chiamata assurda l'ipotesi del-
| l’autore del libro sulle vetrate di S. Francesco. E poi certo
il Oristofani che il triforio sia del '200, e il portale schietta

(1) Bollettino cit., pp. 47-48, e nota la p. 48.
(2) Giusto, Op. cit., pp. 372-373, doc. 80.
(3) Ibid., p. 373. PEUT
LE VETRATE,.ECC. 113

opera del secolo XIV? Perché non dimostrarlo? Che se Mae-
stro Melchiorre non è l'autore né del triforio, né del portale,
perché allora l'egregio critico non ci dice che cosa facesse
il tagliapietre in Assisi dal:1445 al 1447? |

Inoltre, si lagna il Cristofani che il Giusto sia poco ri-

guardoso verso Adolfo Venturi, « maestro sommo della. storia.

dell'arte italiana » (1) Dove sono nel libro del Giusto quelle
frasi poco riguardose? Se dissente qualche volta dal Venturi,
ciò non vuol dire ch'egli manchi di rispetto verso il valente
scrittore. A questa insinuazione, cosi il Giusto rispondeva
nell’ Unione Liberale: « Quanto al Venturi, mi. piace di far
notare al Cristofani, ch'io non appartengo, come lui, allo
sciame infinito di ammiratori del maestro sino al feticismo;
e che se ho fatto (e continuerò forse a fare per l'avvenire)

là voce grossa con lui, ciò non significa. ch'io non stimi o

non ammiri il valente scrittore d'arte; essendo pur lungi da
coloro, i quali, intenti come son sempre a magnificare il sole,
han finito per non conoscerne più le macchie » (2). E noi
soggiungiamo, che se dovesse prevalere il criterio del Cri-

stofani, allora nel numero dei pochi riguardosi dovremmo col- .

locare tutti quelli che ebbero il coraggio d'insorgere contro
qualche teoria del Venturi, come, exempli gratia, per non
restringerci che all'ultimo fatto, il ch.mo Umberto. Gnoli.
Questi nella Z/assegna d'Arte (3), con documenti alla mano,
ha distrutto la gratuita teoria venturiana su gli affreschi del
Cambio di Perugia !...

Perché il Giusto ba scritto, che in una vetrata si possono

distinguere cinque o sette mani differenti, il Cristofani lo ri-

(1) Bollettino cit., p. 48.

(2) N. 187 cit.

(3) N. 5, pp. 75-83. Milano, 1913. Anche mons. FaLoci nella Miscellanea cit. fa
questo addebito al Giusto; e fu; crediamo, l'unica ragione che lo mosse. ad inveire
contro di lui. Scrive infatti a p. 23: « se siamo stati così minuziosi, ciò non può
dispiacere all’ autore, ricordandogli ch! egli alla sua volta fü così severo e. poco.ri-
guardoso col Venturi, col Cristofani, col Fratini e con altri [cioè, con lo stesso
mons. Faloci] ».
174 G. GOLUBOVICH S

prende, osservando che l'espressione è equivoca; non sapen-
dosi se in essa vi si debbano comprendere i primi vetrieri
solamente, ovvero insieme con essi anche i restauratori (1).

Ma é naturale dal contesto stesso e dalle esplicite parole
del Giusto: « otto vetrieri, per lo meno vi lavorarono in epoche
differenti » (2), che la frase, cinque o sette mani differenti,
è stata usata per denotare il numero dei vetrieri primitivi
e dei restauratori che in processo di tempo lavorarono nella
vetrata. E sappia il Cristofani che lo stesso modo di dire e
comunissimo a tutti gli scrittori dell'arte. :

E poi vero quanto scrive il Cristofani, che cioè il Giusto
attribuisca a maestri vetrieri del '600 e del "(00 lavori del
'200 e del '300? (3).

Anche qui bisogna ricorrere ai documenti per ispiegare
lasserzione del Giusto. Infatti, che cosa ci dicono i documenti
41-48? (4). Che i vetrieri dell'epoca fecero assai più di quello
che ‘suppone il Cristofani; i quali, non solo posero mano in
qualche finestra, ma rinnovarono in parte quelle deperite.

Se, non ostante l' agonia dell'arte vetraria verso la fine del.

'5b00, come scrive il Cristofani, i restauratori erano capacis-
simi di rifare è pezzi mancanti, fossero figure od ornati ... e
copiavano così fedelmente le parti antiche da rendere difficile il
discernere il nuovo dal vecchio (5); perchè non dovevano esser
capaci anche quelli che fiorirono qualche lustro dopo? Ri-
guardo poi ai vetrieri settecenteschi, mai s'è sognato il Giu-
sto, come proveremo in seguito, di attribuir loro i presunti
restauri.

Si lagna il Oristofani di non esser stato citato dal Giusto

(1) Bollettino cit., p. 48.

(2) Giusto, op. cit., p. 120. — Il Cristofani non cita la pagina del libro che con-
tiene l'espressione equivoca (sic), ma é probabile ch' egli alluda alla vetrata nel
braccio sinistro della crociera.

(3) Bollettino, cit., p. 48.

(4) Giusto, Op. cit.; p. 351-355.

(0) Bollettino cit., p. 49.
LE VETRATE, ECC. 115

a proposito di Valentino Pazzo da Udine (1). Osserviamo che
il documento XVII riportato dal Cristofani (2), nel quale
Maestro Valentino vien ehiamato Pazzo, era noto al Giusto
molto tempo prima che al Cristofani, e peró non era neces-
sario di segnalare la peregrina scoperta. Piuttosto si potrebbe
domandare al Cristofani, come mai egli, avendo chiamato
sempre Fra Ludovico da Castello l’autore del Manoscritto 148
di Assisi (3), ora in questo suo articolo lo nomina da Pietra-
lunga (4), senza accennare al Documento II riferito dal Giu-
sto (a p. 315), il quale fu il primo a scoprire la patria del-
l’autore del manoscritto suddetto ?

se si eccettua il quadrilobo della vetrata centrale del-
l'abside nella basilica superiore che è di frate Francesco da
Terranuova, nessun’altra vetrata, a giudizio del Cristofani,
può essere assegnata nè al Terranuova, nè a Valentino Pazzo,
né a Leonardo Francese, come crede il Giusto (5). Questa
accusa fu sfatata dal Giusto nell'Unione Liberale (6). Egli di-
mostrò chiaramente che Francesco da Terranuova restaurò
anche la vetrata nel braccio destro della crociera, riferendosi
alle testimonianze del Papini, del Documento XVIII (7) e del
Fratini (8). Sorvolando sulle due ultime, riferiamo la sola
testimonianza del Papini. « Nel 147^, egli scrive, Sisto IV
incombenzó fr. Francesco da Terranuova in Toscana ... e il
sodisfece in maniera, massime col bellissimo finestrone nella
Crociata a tramontana, che gli regalò dugento scudi d’oro di
camera, e ne è rimasto ricordo tra i pochi ritagli delle gran-

(1) Ibid., p. 49, nota.

(2) Ibid., p. 70.

(3) Vedi Rassegna d'Arte umbra, ann. 1, fasc. 1, p. 3, nota 2. Perugia, 1909 ;
Rassegna d’Arte, ann. XI, n. 9, p. 159. Milano, 1911.

(4) Bollettino cit., p. 50, nota 2.

(5) Ibid., pp. 49-50.

(6) N. 187 cit. 1

(7) GIUSTO, op. cit., pp. 335-386.

(8) Storia della Basilica e del Convento di S. Francesco in Assisi, cap. LII, p. 211.
Prato, 1882.
t

DIO ET 02:177 6. GOLUBOVIOH |

diose s spese fatte da quell’i insigne Pouistice in questo augusto

. Sacro recinto » (1). Valentino Pazzo da Udine poi, è certo
che ha lavorato anche nella vetrata del braccio sinistro, nel

01487, come. risulta dal documento XXII (2) e dalla data che

ub maestro vetriere lasció incisa nella strombatura inferiore
. della finestra. Del resto, lo stesso Cristofani ammette che
| Valentino Pazzo abbia eseguito il quadrilobo con. quatro: teste

di serafini e restaurato « anche le vetrate delle cappelle di

:S. Martino e di S. Giovan Battista ... L'8 maggio 1486 stipulò
‘coi. frati il cottimo per il restauro delle finestre della basilica
‘AS superiore, durato fino al 29 settembre del 1496 » (3). A: noi
- pare che il Cristofani si contradica. Il non trovare caratteri
della Rinascenza (4) nella vetrata del braccio sinistro della
‘crociera, può spiegarsi benissimo col fatto, che tanto Maestro
M Valentino, quanto Maestro Leonardo — i quali, come vetrieri
È cinquecentisti erano capacissimi, a detta del Cristofani, di
| rifare à pezzi mancanti in modo da render difficile il discernere il

nuovo dal vecchio — poterono imitare l antica maniera. dei

primitivi vetrieri; onde evitare la dissonanza delle tinte, e .
i l'alterazione dell’originaria fisonomia della bella vetrata.

E poi falso che il Giusto abbia attribuito a Leonardo Ì

| Francese quasi l’intera metà destra della vetrata stessa. Il
- Giusto affacció solo il dubbio, che aleune affinità stilistiche
.« farebbero pensare a Maestro Leonardo Francese, che re.

staurò le vetrate della basilica superiore .nel:1562 »; e con- 3)

| cludeva. dicendo che « con tutti i restauri e conseguenti de-
"s turpazioni la vetrata dugentesca di Assisi resta sempre un
5 capolavoro di bellezza » (5).

Non meno insussistente è l’accusa che fa al Giusto; d.

non aver saputo leggere in un manoscritto di Assisi la nota

(1) Notizie sicure ecc. È appendice, p. 291. Foligno, 1824,

(2) Giusto, op. cit.; p. 338 e sgg.

(3) Rassegna d'Arte, ann. XI, n. 10, p. 167 e nota. Milano, 1911.
(4) Bollettino cit., pp. 49-50. - Pun
(5). GIUSTO, Op. cit. Ha pssl22;
LE VETRATE, ECC.

177

del dicembre 1479 relativamente al Terranuova che restaurò
la vetrata nel braccio destro della crociera. Egli, secondo
il Cristofani, avrebbe letto « de la secunda fenestra de la
chiesia de sopra », invece di leggere « de la granda fenestra
ecc. » (1). L’accusa è chiara, esplicita, ardita! Per constatare
se il Cristofani avesse ragione o torto, volemmo esaminare
attentamente il documento XVIII, e dovemmo persuaderci
dell'abbaglio preso dal Cristofani. Le parole: de la secunda
fenestra, son cosi chiare e lampanti, da non lasciare alcun:
dubbio! Che se il Cristofani non lo crede, noi non sappiamo
che farci; e il documento sta ancora là per essere control-
labile. Quanto poi valga l' egregio critico in fatto di paleo-
grafia, lo vedranno i nostri lettori nel seguito di questo ar-
ticolo (2).

Il Giusto, segue il Cristofani, battezza fra Lorenzo To-
ringola per maestro vetriere, il quale avrebbe eseguito un Qua-
dro d'un finestrone della chiesa superiore, mentre è noto ch'egli
era un campanaro, un fraticello ad omnia aptus; e il docu-
mento 71° dice soltanto che riattò il quadro (3). Poteva fare
a meno il Cristofani di filosofare così a lungo sui verbi ese-
guire e riattare; quando dal contesto si capisce benissimo che
il Giusto ha voluto asserire che il Toringola fu il restaura-
tore e non l’esecutore del quadro. Nè egli ha confuso i vetri
colorati con i vetri propriamente smaltati; ma parla di vetri
vecchi che in quell'epoca, e anche prima, sì vendevano, come
risulta da quelli acquistati dal Camerinese per il restauro
delle antiche vetrate (4). Anche qui bisogna appellarsi al
contesto, per non far dire all’autore più di quello che non
ha mai sognato di affermare. E poi, lo stesso Cristofani si

(1) Bollettino cit., p. 50.
(2) Si deve effettivamente a questo errore se il Cristofani tolse al da Terranova
la gloria di aver eseguito il finestrale della vetrata nel braccio destro della crociera,
come risulta chiaro dai documenti.
(3) Bollettino cit., p. 52.
(4) Giusto, op. cit., doc. 48, p. 355.
. 178 : G. GOLUBOVICH

dà. proprio ti zappa ai piedi, ‘quando scrive precisamente in
questi termini: « Spesso i tardi restauratori adoperavano vetri
vecchi, cioè frammenti smaltati di antiche finestre, nei loro
lavori, e di tale uso fanno menzione anche i documenti (1) ».
Perché dunque il Toringola non avrebbe potuto eseguire o
riattare con vetri smaltati il quadro? È falso, infine, che questi
sia stato un campanaro soltanto: era anche architetto e diret-
tore; mentre il documento 67° che lo riguarda, non parla solo
di piombo e di ferro, ma anche di vetri ecc. ecc.

i A proposito dell’articolo pubblicato dal Cristofani prima
che l’opera del Giusto vedesse la luce (2), è addirittura falsa
l'accusa che il Giusto non ne abbia fatto alcun conto (3):
questi soltanto dissente dal critico, ecco tutto! Se il Cristofani
si ostina ancora a ritenere la propria opinione, che Giovanni
Bonino sia l’autore della vetrata di S. Antonio da Padova
nella chiesa inferiore, padronissimo; il Giusto faceva pero
notare a questo riguardo: « Noi, siccome non osiamo riget-
tare tutte le minute osservazioni dell'articolista [Cristofani],
tanto meno incliniamo ad abbracciarne tutte le conclusioni,
finché la luce si sarà fatta completamente per via di docu-
menti » (4). Vorrebbe forse il Cristofani costringere il suo
avversario a pensarla come lui?

L'altro articolo del Cristofani nella Zassegna d' Arte di
Milano (5) non fu pubblicato prima del libro del Giusto, ma
-. contemporaneamente, e di ciò ne possono far fede i tipografi
e gli editori Alfieri e Lacroix; i quali avrebbe dovuto inter-
rogare il Cristofani prima di lanciare una cosi grave insi-
nuazione, quasi che il Giusto avesse commesso un furto a

(1) Bollettino cit., p. 53, nota 1.

(2) Le vetrate di Giov. Bonino nella Basilica di Assisi, in Rassegna d'Arte um-
bra, ann. 1l, fasc. 1, pp. 3-13. Perugia, 1909.

(3) Bollettino cit., p. 53.

(4) GIUSTO, Op. cit., p.. 276. ,

(5) Numeri 9 e:10, ann. XI, settembre- ottohres 1911. È bene far osserv: are: che la
‘ seconda puntata dell'articolo del Cristofani vide la luce alla fine di ottobre 1911.
-

LE VETRATE, ECC. - 179

“suo riguardo, per lo vetrate della chiesa inferiore, destimendo
dall'articolo: del Cr istofani nella « Rassegna d'Arte >. No, caro
signor Cristofani: ella qui sa di celare il vero, e con molta
disinvoltura! Guardi meglio ‘alla data 1911 (e non 1912 ; come
‘ ella scrive) del libro del Giusto, nel tergo della coperti

alla fine della prefazione, e all'annunzio degli Editori nei
medesimi due numeri della Rassegna d'Arte, contenenti l'ar-

ticolo sulle vetrate del '300, e si convincerà del contrario.
Piuttosto ella, se vogliamo esser giusti, non ha tenuto alcun
conto dell’ opera del Giusto, nell'articolo apparso nella Revue
de l'Art. chrétien. Per un critico oggettivo e coscienzioso, come ni
vuol passare lei, non basta accennare ad « une. publication

parue sur les vitraua d'Assise » (1), ma bisognava anche dire
il nome dell'autore di essa. Pensi che l'articolo « déposé »
alla Revue en janvier 1911, fu pubblicato, dopo il libro del

"Giusto, nei n.° de mars-avril ; juillet-aodt ; septembre-octobre 1912’

della Rivista suddetta. Poteva dunque farne qualche conto!
Il Giusto, dopo aver esaminato in compagnia del sig. Gu-.
stavo Frizzoni la vetrata di S. Antonio, opinò che la testa
del Cardinale Gentile Partini, nella Cappella di S. Ludovico,
poteva essere di Arrigo van den Broeck, ma non è creduto dal
Cristofani: in altri termini, gli dà del mentitore! (2) Ci vuole
tutta la pazienza francescana per sopportare una simile con-
tumelia! Ma e perchè il Cristofani non si è informato dal
Frizzoni stesso, prima di offendere l'onorabilità dello scrittore?
Cosi pure il Cristofani trova una stridente contradizione
nel Giusto, quando questi parla di Simone Martini (3). Esa-
minando però attentamente l’intero periodo scritto dal Giusto,
cade subito l'accusa. Difatti, il Giusto loda, é vero, i lavori.
di Simone Martini come bellissimi; fa però le sue riserve,
dicendo, che. « a/ pittore che fornì i cartoni mancò certo l'ispira--

(1) Extrait ecc., p. 1. nota 1. Paris, 1912.
(2) Bollettino cit., p. 54.
(3) Ibid., pp. 54-55. ,
180 G. GOLUBOVICH

zione creatrice (1) ». I1 Cristofani chiude cosi il periodo; mentre
deve essere invece completato in questo modo: « ché le
mezze figure degli Angioli nel sesto degli archi, dalle vesti
rosse, verdi e gialle, che con una mano impugnano la spada,
e con l’altra lo scudo con lo stemma del Cardinale Gentile,
son copia degli altri, sparsi qua e là in alcune delle vetrate
della Chiesa » (2). Come ognun vede, il pensiero del Giusto
é proprio questo: Simone Martini è un pittore d’indiscutibile
fama, tuttavia ad esso mancò l’ ispirazione creatrice solo per
le figure degli angioli, nel sesto degli archi della Cappella
di S. Martino. Perchè mai il Cristofani ha voluto troncare
arbitrariamente, per proprio comodo, una frase così chiara ..?!

Alcune frasi del Giusto urtano i nervi al critico, e lo
fanno uscire dalle staffe, come questa: « Fino a tutto l'un-
decimo secolo l’architettura italiana non aveva ancora sim-
boleggiato l’ idea estetica del bello, consistente nella sovrana
ispirazione della natura, disposata ai liberi sentimenti del-
l’anima popolare » (3); e l'altra, che il Bertini in un suo
restauro giunse « fino al parossismo, sino all’enorme » (4). Noi
ancora una volta invitiamo il Cristofani a voler leggere tutto
il capitolo I del Giusto su « La Basilica di Assisi e l'influenza
di S. Francesco su l’arte del primo Rinascimento (5); e si ac-
corgerà allora che il Giusto non ha la mama della frase ri-
cercata, e che neppure é guidato dal confuso criterio estetico,
ma sì dalla storia, la quale ci ammaestra quanto il Poverello
d'Assisi abbia influito sull'anéma popolare in rapporto alle arti,
e massime sull’ architettura nell’ epoca del primo Rinasci-
mento.

Per quanto riguarda il Bertini, rimandiamo i lettori a
ciò che scrisse il Cristofani nello stesso Bollettino: « Il Bertini

1) Giusro, Op. cit., p. 297.
2) Ibid., pp. 297-298.

3) Ibid., p. 77.

4) Bollettino cit., p. 55, nota 2 (che deve essere la prima).
5)

(
(
(
(
(5) GIUSTO, op. cit., pp. 75-92.
LE VETRATE, ECC. ‘ 181

sostituiva senza riguardi vetri suoi; ... difatti, per non uscire
dalla Cappella dell’Albornoz, alla figura di S. Cecilia (vetrata
sinistra) cui mancava la testa, ne ha appiccicata una, alta
un buon terzo della figura stessa, e con tanto di barba per
giunta » (1). Qual meraviglia quindi se al Giusto, dinanzi
ad una Santa con tanto di barba, sia uscita quell'espressione
criticata dal Cristofani?

Continua il critico: Il Giusto ha attribuito ad uno dei
pittori folignati della metà del ’400, che subi l’ influenza
di Fiorenzo di Lorenzo, le vetrate del duomo di Foligno;
quando si sa che il pittore morì più di settant'anni dopo! (2).
Nell'opera del Giusto sono in realtà ricordati i pittori foli-
gnati (3); ma è vero pure che alcuni di essi fiorivano nella
seconda metà del '400, quando, cioè, i sullodati pittori pote-
vano benissimo subire l'influenza di Fiorenzo di Lorenzo.

Saremmo poi grati al Cristofani se ci sapesse precisare
meglio il luogo, dove il Giusto ha assegnato confusamente i vetri
perugini (4). Basta leggere le pagine citate dal critico per
convincersi subito del contrario.

Non sembra probabile al Cristofani che Fiorenzo di Lo-
renzo possa essere l’autore degli smalti perugini nella Basi-
lica di Assisi (5). Non è solo il Giusto che la pensa in questo
modo: dello stesso parere fu anche il ch.mo Henry Thode (6),
al quale il Cristofani crediamo vorrà fare tanto di cappello;
e il Thode fu il primo a scorgervi i caratteri propri del
maestro. Non c'indugiamo sul valore intrinseco delle opere
di Fiorenzo, per le quali eminenti critici, compreso il Ven-

(1) Bollettino cit., p. 52, nota 1.
(2) Ibid., p. 56.
(3) GIUSTO, op. cit., p. 246, nota 1.
(4) Bollettino cit., p. 56 con la nota 1.
(5) Ibid.

(60) « Ces deux vitraux, évidemment de la méme main, ont dü étre exécutés
d'aprés des dessins de Fiorenzo di Lorenzo, dont on y reconnait absolument les types.
et toutes les particularités ». Saint Francois d’Assise, tom. II, p. 312. Paris, 1909.
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G. GOLUBOVI e

turi, hanno parole di lode, sebbene vi abbiano pure scorto
dei "difetti. Non per niente il maestro era ascritto alla matri-
. cola della società dei pittori di Perugia; e certo doveva valere
qualcosa, sei Priori di quella città gli commettevano, come
- risulta da documenti, importanti lavori da eseguire (1).
Quanto alla Madonna di Foligno (2), possiamo rispondere,
che essa poté benissimo andar distrutta come tanti altri bel-
lissimi capolavori, restando tuttavia certo, essere l'attuale di
un pittore fiammingo; come la ritenne il ch.mo Gustavo Friz-
zoni che l'esaminó insieme col Giusto.

Un'altra accusa del Cristofani è quella, che cioè il Giusto
non seppe classificare le sette giornate della creazione. nella
. vetrata sinistra della crociera della chiesa superiore; e questo
perchè il Giusto ha letto male le iscrizioni nelle formelle (3).
- «Ciò non risponde tutto a verità. Rileviamo in. primo luogo,

. che non mancano esempi di antichi alluminatori che segui-
. pono in parte, nell' illustrare le sette giornate, la. descrizione
| fatta dal Giusto (4). Troppo dovremmo scrivere per dimo-
strare scientificamente l uso dei miniaturisti del tempo, dai
quali, come si sa, attinsero i vetrieri di Assisi, se ce lo con-
| sentisse ‘lo:spazio. Il Cristofani legge nella prima formella :
i celum et terram, senza riflettere che l'accusativo ferram non
EN poteva stare senza uno sproposito. Chi dei due ha sba-
gliato : il vetriere nello scrivere, o il Cristofani nel leggere?
Il ch.mo P. Beda Kleinschmidt (5) ed altri han. letto. molto
bene celum. et terra. Ecco un esempio di più della perizia

(1) Vedi Giornale di Artistica Erudizione, vol. V, p. 1605.0ve, il 22 giugno 1490,
é una nota di pagamento in favore del pittore Fiorenzo per alcuni disegni da ese-
guire in una Chiesa. Dallo stesso Giornale si rileva ch'egli ammaestrò. il Fenugino e
il Pinturiechio.

(2) Bollettino cit., p. 56, nota 1.

(3): Ibid., pp. 57-58.

(4) GIUSTO; Op. cit., p.

(5) Il. notissimo: S. E studia attualmente in Assisi per la storia. che
va preparando sulla Basilica di S. Francesco. Anche a lui devo la lettura dell iscri-
zione nella terza formella.

NOUCUETIGENUM 6o roi o ee maria. merce
wp - N

LE VETRATE, ECC. 183

paleografica e grammaticale dell'acuto critico! E nemmeno

. avrebbe errato nel battezzare per Creazione delle piante e delle

erbe la terza formella, se non avesse trascurato l'iscrizione

mare et ... Per la settima formella il Cristofani nulla trova da

ridire sull’interpretazione data dal Giusto, ma solo lo accusa
di non aver saputo leggere l'iscrizione. Con la stessa lealtà
con la quale abbiamo difeso il Giusto dalle accuse insussi-
stenti, dobbiamo ora riconoscere questa sua grave svista;
benchè una scusa potrebbe egli averla nel fatto, che non la
potè esaminare così da vicino, come più tardi potè fare il
Cristofani, al tempo, forse, in cui vennero fotografate le ve-
trate per ordine del Ministero della P. I.

Il Cristofani nega che la formella, che è di fronte al-
l'ultimo quadro della Creazione, rappresenti il Pianto di Adamo
sul cadavere di Abele, e vuole invece che rappresenti lo Scherno
di Cam (1). Il primo ad interpretare per Scherno di Cam la
formella suddetta, fu il ch.mo H. Thode (2), interpretazione

«Che il Giusto credette rigettare come falsa. « Non sappiamo

(egli scrive) per quali ragioni il Thode abbia battezzato per
Noé raillé par ses fils, l'episodio che il pittore svolge nel pre-
sente medaglione. Il salto, che in questo caso avrebbe fatto
l'artista, sarebbe stato un salto impensato ed illogico nello
stesso tempo » (3). Infatti, esaminando per ordine le singole
storie del finestrale: Adamo ed Eva presso l'albero della scienza
del bene e del male — la Cacciata dell’uomo dal paradiso di
delizie — Adamo ed Eva intenti al lavoro — il Sacrificio di
Abele e Caino — Y Uccisione di Abele — la Maledizione di Caino,
vuole la logica, e l'ordine storico ci obbliga d’interpretare

‘l’ultima formella assolutamente per il Pianto di Adamo sul

cadavere di Abele. E tutto il quadro non rappresenta, nè può
rappresentare, che fatti riguardanti Adamo.

(1) Bollettino cit., p. 58.
(2).Op. cit., tom. II, p. 308.
(3) Giusto, Op. cit., p. 111.
G. GOLUBOVICH

Le formelle nella metà destra della quadrifora stessa rap-
presentano, secondo il Cristofani, Sante cristiane, e non pro-
feti, né profetesse ; e ció in forza di alcune iscrizioni che
corrono intorno alle figure (1). Ma si può credere che, di
fronte alle storie della Creazione e della caduta di Adamo,
l'antico vetriere ponesse semplici figure di Sante cristiane ?

Solo chi ha conoscenza dell'arte degli antichi allumina-
tori, dei miniaturisti e degli arazzieri, potrà giudicare del
valore dell'opinione del Giusto. Al quale tanto più crebbe il
dubbio sulla identificazione di quelle figure, in quanto che
si avvide, che gran parte delle iscrizioni erano state eseguite
da vetrieri restauratori (2). I quali, ignorando il bel sincre-
tismo biblico degli antichi, e non comprendendo il soggetto
da essi rappresentato, snaturarono, nel rifare i pezzi man-
canti, le originarie figure e le rispettive iscrizioni. Questo
avrebbe dovuto avvertire il Cristofani per la sincerità storica,
prima di avventurarsi alla critica; ciò che non fece.

Del resto, non senza ragione il Giusto appose sempre
nell’indicazione dei soggetti il segno dubitativo. Ma di questa
particolarità, che modifica grandemente il pensiero del Giusto,
non tenne alcun conto il Cristofani; forse per avere più libero
il campo alla critica fantasiosa. Infine il Cristofani pare abbia
dimenticato che il buon senso in arte è anche un non tra-
scurabile argomento, mentre rende talvolta interamente ac-
cettabile ciò che a prima vista potrebbe sembrare una stra-
vaganza.

È impossibile, per ragioni di spazio, seguire il bravo
censore in tutte le sue arbitrarie interpretazioni iconografi-
che, relativamente ad alcuni fatti delle vetrate della chiesa
superiore. Chi volesse avere un’idea esatta della cosa, e ve-
dere da qual parte stia la ragione od il torto, non avrebbe
che a prendere il libro del Giusto coll'articolo del Cristofani,

(1) Bollettino cit.,.p. 58. i ;
(2) Anche questa notizia la devo al ch.mo P. Beda Kleinschmidt O. F. M.

IDEM ITUR NP os ^im aT LE VETRATE, ECC. 185

recarsi in Assisi, e controllare de visu; e così solo potrebbe
accorgersi del fondamento su cui poggiano le opinioni del-
l’egregio contradittore.

Citeremo pochi esempi, ove più appare lo sforzo del
Cristofani per mettere in contradizione il Giusto. Il critico,
nel riferire un’indicazione del Giusto, scrive: « Z/saia che
distrugge le abominazioni nella casa di Dio » (1), quando
invece nel libro del Giusto si legge 7/osia, ecc. (2).

Similmente egli addebita al Giusto di avere interpretato
« Eliseo alle porte di Damasco » per « Giuditta a Betulia » (3).
Ora è chiaro che, nelle opere dei miniaturisti e degli araz-
zieri del tempo, mai troviamo di fronte all’ Entrata di Gesù
in Gerusalemme, Y Entrata di Giuditta a Betulia; mentre è
noto, come osserva il Giusto, che la sua interpretazione trova
il fondamento in un Arazzo dell'Abazia Chaise-Dieu (4).

Ancora un altro errore sarebbe, secondo il Cristofani,
quello relativamente all’ indicazione dei fatti della vetrata
sopra il pulpito della chiesa superiore (5). Si accorse benis-
simo il Giusto che la vetrata in parola conteneva fatti del-
l'Antico Testamento, come appare dalla sua opera (6); ma
Se vi scorse anche storie del Nuovo Testamento, ciò non
deve far meraviglia, quando si sa come il Bertini rifacesse
e confondesse maledettamente i frammenti dell’antica vetrata
dell’ Infanzia di Gesù.

Quali ragioni abbiano indotto il Cristofani a rigettare
l'interpretazione del Giusto data all’ ultima formella in alto
della vetrata destra della crociera: L'angelo apparso a Sara,
non sappiamo. Come spiega allora il Cristofani la presenza
del drago sotto è piedi del presunto Isaia? Ma se la prima ha

(1) Bollettino cit., p. 59.
(2) GIusTO, Op. cit., p. 140.
(3) Bollettino cit., p. 59.
(4) GIusTO, op. cit., p. 148.
(5) Bollettino cit., p. 61.

(6) GIUSTO, op. cit., pp. 124-125.
m eu DM D AIO MAT NE CS GOLUBOVICH - ue

"SUI - foriduniento, la seconda e assolutamente gratuita, non.
‘avendo alcun riscontro nella vita del Profeta. Questo modo

id interpretare ci fa fortemente dubitare che il Cristofani,
ie od altri, anziché studiare. sul luogo i soggetti biblici, «abbia
avuto dibandi agli occhi le sole riproduzioni fotografiche.

ai Insussistente è anche: la taccia d’ignoranza che il critico
‘dà al Giusto, a proposito dei segni caratteristici degli Apo-
^ stoli nell'arte italiana (1). Quanto ciò sia assurdo risulta evi-

s .dentemente da quello che scrisse il Giusto sull'argomento a

> vagina 190 del suo volume, alla quale rimandiamo i lettori.
. Intorno. agli apprezzamenti del Cristofani sulle figure

da dugentesche Do vetrata sinistra della Cappella del Batti-
3*8ta: (2), non è necessario che ci fermiamo, giacchè la risposta
‘si trova e Unione Liberale (3). | i
.. . Segue il Cristofani: « la grande figura di S. Simeone
(vi si legge tuttora S. Simon... in basso) nella vetrata. fram-
cn; mentaria della Cappella di S. Pietro d'Alcantara nella Basi-
vs lica inferiore -[6] erroneamente creduto dal Giusto un S. An-
= drea » (4. H Giusto scrisse solo: « Nel grande riquadro del
se finestrale sinistro è il ritratto di un apostolo, che potrebbe
essere S. Andrea » (5). Disse: potrebb'essere, per il fatto che

la cappella anticamente era dedicata all'apostolo S. Andrea;

e nessuna meraviglia che il Bertini, già molto vecchio quando
restaurò, o meglio deturpò le antiche vetrate mandategli a

E Milano (6), abbia. potuto apporre inavvertentemente, scam-
-- biandole, l'iscrizione propria di un apostolo con quella di
un altro: così quella di Simeone sarebbe passata nel riquadro
o co dt Sant Andrea, e quella di questo santo nel riquadro di- S. Si-

(1) Bollettino cit., p. 61, nota 1.

(2) Ibid:, p. 03.

| (8). N. 187 cit.

"4j Bollettino cit., . pp. 02-03.

(5) GIUSTO, Op. cit., p. 298...

i EG Ibid., p: 397, documento inedito 73. È probabile ché Santandrea, il. giovane
. del Bertini, incaricato di AGO locare le vetr ate restaurate, abbia commesso MI imper-
i ‘donabile c errore. bei ;

P HM ÁÉáAÁÀ ÜáÓÓ—

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PAM DD yen peus

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LE VETRATE, ECC. 187

meéeone. Se a tutto questo avesse badato il Cristofani, forse
non avrebbe: notate. nel Giusto tante ‘contradizioni (sic); nè
avrebbe spiegati per fatti di S. Bartolomeo le cinque storie di
lui nella metà sinistra della ‘terza vetrata, nella ‘chiesa supe-
riore (1). Il fatto della testa barbuta ‘appiccicata al busto di
S. Cecilia insegni!

« Domandiamo all'autore (così il Cristofani) se è possi-
bile trattare in un ciclo cosi ristretto di cinque storie due

fatti che hanno l'istesso significato, quali questo e il primo

della-série dataci da lui » (2).

La risposta è più facile di quello che non potrebbe sem-
brare all'egregio contradittore. Il Giusto a pagina 202 fece
notare come il vetriere, nell’ illustrare la Vita di S. Giacomo,
non ebbe altro davanti agli occhi che la Vita del Santo scritta
da Simeone Teofraste; e questi precisamente narra i due
identici fatti, come li rappresentò l’antico vetriere!

Non discutiamo sull’opportunità dell’ appunto mosso al
Giusto sopra la parola naufragi (3). Creda o. non creda il
Cristofani ad un errore tipografico, per noi è indifferente. Ciò

che ci piace di osservare è che il Cristofani va ‘a cercare

proprio il pelo nell'uovo, come suol dirsi, pur. di demolire
comunque il suo avversario. Ripetiamo ancora una volta che
nel suo articolo si riscontrano almeno 22 errori tipografici.
Aliorum. medicus, ipse ulceribus scates !

Non possiamo perdonare al Cristofani di aver affermato
che nessun nuovo contributo abbia portato il Giusto nella
descrizione iconografica della vetrata dedicata. ai santi Fran-
cesco e Antonio da Padova (4) Tutti gli onesti invece si
convinceranno che nessun altro, prima del Giusto, ha. illu-
strato con vedute nuove la figura di Ezzelino Romano; e

(1): Bollettino cit., pp. 63-04.
(2) Ibid:, p. 64, nota 1.

(3) Ibid., p. 65.

(4) Ibid.
188 G. GOLUBOVICH

passiamo oltre, senza notare gli altri pregi che i lettori invano
cercherebbero nelle opere del Thode e del De Mandach. Del
resto, ci dica il Cristofani da chi abbia copiato il Giusto.

Dove il Giusto lascia un po’ a desiderare è nella inter-
pretazione di qualche figura nella vetrata prima della parete
destra della nave. Però, non possiamo sottoscrivere al giu-
dizio del Cristofani, che ci dà per i santi Stefano e Lorenzo
le due mezze figure, in basso, della suddetta vetrata (1). È
troppo ovvio che i due Diaconi nulla hanno che fare in una
vetrata di Profeti e di Dottori della Chiesa, in forza del sin-
cretismo biblico, cui s’ ispirarono i maestri vetrieri.

Del tutto arbitrario è l'appunto fatto dal Cristofani al
Giusto intorno all’ interpretazione iconografica della vetrata
con angeli, nella. chiesa superiore. Quella « data dal Giusto,
egli dice, è così meschina da non meritare parole di confu-
tazione »; giacchè « sono concetti che non trovano conforto
nelle fonti francescane, alle quali debbono essersi ispirati i
maestri del '200 » (2). Evidentemente il Cristofani o non ha
letto, o non ha capito ció che il Giusto scrive a pagina 234,
ove è chiaro come la sua interpretazione iconografica ha il
fondamento precisamente in documenti del ‘200. Quanto al
Poverello che porta i segni del Dio vivo nel corpo, il Giusto
ne comprese così bene l'importanza da chiamarlo, secondo
la scultoria espressione dell’autore delle Conformità, un alter
Christus.

E passiamo ai documenti. Il critico accusa: « Inediti li
dice tutti l’Autore, mentre il 7° ed il 17° furono già pubbli-
cati da G. Cristofani » (3). Ha fatto bene il Giusto di chiamare
inedito il documento 7,° poichè, oltre la brevissima nota di
pagamento, conosciuta dal Cristofani, esso ne contiene tre
altre, da questi perfettamente ignorate.

(1) Ibid., p. 66.
(2) Ibid. .
(3) Ibid., p. 67.

PIRO SELES LE VETRATE, ECC. 189

Per il 17° documento, diciamo che il Cristofani avrà
avuto i peli negli occhi per non accorgersi che il Giusto, a
differenza degli altri, non disse inedito il documento suddetto,
come appare a pagina 335.

La stessa accusa è rivolta al Giusto per il documento 9° (1).

Sapeva molto bene questi, che il 7Yattatello di Maestro An- -

tonio da Pisa era stato già pubblicato dal Fratini e dal Truffi.
Infatti egli così scriveva a pagina 37 del suo volume: « Il
Trattatello di Maestro Antonio fu pubblicato per la prima
volta in dicitura rammodernata dal P. G. Fratini nel 1882.
Ma son tante le mutilazioni e le sostituzioni, a un tempo, di
‘parole, e così negligentata la panteggiatura, da rendere qual:
che volta addirittura inintelligibile il senso. Lo ripubblicò,
nel 1897, Riccardo Truffi, sciogliendone però le abbreviazioni,
scrivendo in corsivo le lettere aggiunte... L' Autore lascia
però molto a desiderare nella prefazione ...; senza poi con-
. tare gli anacronismi che corrono qua e là, quasi ad ogni
pagina. A far conoscerlo ancor meglio, ho pensato di ripro-
.durre anch'io il prezioso manoscritto, ma fedelmente, senza
nulla togliere al suo nativo candore, così come uscì dalla
penna del Maestro ». Dopo ciò è chiaro che il Giusto non

poteva avere in animo — come vorrebbe insinuare il Cri-
stofani — d’ingannare i lettori; mentre intese dire nediía
o )

la pubblicazione del prezioso documento nella sua forma pa-
leografica e nella sua perfetta interezza. Diciamo: nella sua
perfetta interezza; poichè riuscì il Giusto a leggere anche
quelle parole soppresse dal Fratini, o sostituite con punti
interrogativi dal Truffi.

Ma lingiuria più grande che fa il Cristofani al Giusto,
è quella che si riferisce alla ignoranza paleografica (2). Sfi-
diamo con tutta serietà il Cristofani a portarci soltanto un
esempio, dal quale risulti che il Giusto non abbia saputo

(1) Ibid.
(2) Ibid., pp. 67-08.

IONE En Te
MOOSE G. GOLUBOVICH

. leggere, o abbia malamente trascritti i documenti! Qui. ci tro-
viamo innanzi ad un. fatto ‘veramente sintomatico. Mentre

nelle precedenti accuse; già da noi esaminate e confutate,
‘il critico cita sempre, sempre le parole del: Giusto, magari
. travisandole, ora invece scaglia con grande disinvoltura una
“così grave accusa! Quali le ragioni di questo procedere? Le
diremo, noi al Cristofani. La prima, si deve al fatto ch’ egli
non controllo, come positivamente ci consta, cogli . originali
‘i documenti pubblicati dal Giusto; e la seconda, per non aver
trovato in ‘proposito collaboratori, come, forse, li trovò. per la
parte iconografica.

Chiude il Cristofani la sua infelice requisitoria, DIDDL
| cando 17 documenti per completare (sic!) la serie degli 82
pubblicati dal Giusto (1). Ma, che relazione abbiano i 17 do-
cumenti del Cristotani con le vetrate di San Francesco, lo

ir giudicheranno ilettori. Soltanto ci domandiamo, che interesse

possano avere colle vetrate suddette le note di pagamento
che si riferiscono al filo de ricalco, ai ferramenti e allo stagno
‘pro fenestra refectorij ; ai chiodi per la famosa finestra della
Carneria (12); al raganello pro fenestris forestarie ; alle ramate

per la camera del P. Custodo, e finalmente i quattro documenti

che riguardano i télai e, le ramate delle finestre. Tutta roba
da chiodi, e il buon nipote Cristofani li ha pubblicati per
completare i documenti del Giusto! Ma di simili documenti il
Giusto: potrebbe fornirne almeno 800 al Cristofani, e ch’ egli

non riprodusse per la poca importanza che potevano avere

nella ‘storia delle finestre dipinte. E perchè il Cristofani, che
aveva in animo di completare, riproduce solo 4 delle /57 note
di pagamento relativamente alle ramate delle vetrate della
chiesa superiore? Il buon senso gli doveva suggerire l’intera
pubblicazione delle note contenute nel Miscellaneo N. 285,
per raggiungere lo scopo. E poi, il Cristofani crede far dello

spirito canzonando le spese per il noleggio di un asino e per
54 »

(1) Ibid.

——— Moll n a I LE VETRATE, ECC. 191

le scarpe regalate.a Cicalino (1); quando l'asino e le scarpe
del Cicalino valgon più che non tutti i chiodi della Barberia
(il Cristofani lesse Carneria!) della Foresteria, del Refettorio,
locali che non han nulla che fare con la chiesa!

E son poi tutti znediti i 17 documenti pubblicati dal Cri-
stofani? Già il Ch.ro P. Bughetti fece avvertire come il do-
cumento n. 12 (2), che è il più interessante, si trovi nel libro
del Giusto a pagina 341 lin. 25-29. E dire che il Cristofani
accusava il Giusto per aver detto una volta, e con ragione,
inedito il documento 9°?

Abbiamo detto che la più grave accusa fatta dal Cristo-
fani al Giusto era quella della sua ignoranza paleografica. Su
questo punto non vogliamo troppo fermarci; notiamo solo,
che il Cristofani avrebbe dovuto essere più guardingo nel
parlare di paleografia al Giusto. Non sappiamo come mai il
Cristofani abbia potuto osare di prendersela col Giusto, di
cui c’è nota la perizia paleografica, quando lui invece, senza

volerlo, ci esibisce un saggio classico della sua inettitudine
precisamente in paleografia, e della sua temerarietà più unica
che rara, per aver cangiato e alterato in modo imperdonabile
la nota di spese degli antichi documenti, falsando il valore

del denaro e mutilando là ove gli faceva comodo di mutilare.
E perchè i lettori vedano che noi non esageriamo, ri-

produciamo qui in una colonna i documenti 1-7 come li ha
letti il Cristofani (3), e nell’ altra come li abbiamo letti noi.
Indicheremo in corsivo tutte le trasposizioni e tutti gli spro-
positi del dotto censore che perfino ignora il valore del fio-

(1) Il ch.mo Mons. Faloci, nella Miscellanea Francescana cit., p. 28, fa l' adde-
bito al Giusto di aver riportate delle spese che possono sembrare inezie, ma che
non sono, — come osservò giustamente il ch.ro P. Bughetti in Arch. Franc. Hist.,
V, 1912, fasc. IV, p. 768 - perché completano un fatto, prolungano una data. Il Cri-
stofani, copiando il Faloci, ha voluto ripetere le stesse cose, senza pensare che i
suoi, diciamoli documenti, sono o di niuno o di molto minore interesse di quelli da
lui messi in ridicolo.

(2) Vedi Arch. Franc. Hist., VI, 1913, fasc. II, p. 405.

(3) Bollettino cit., pp. 68-69.
2 G. GOLUBOVICH

rino! Per poco filo per

una finestra, per pochi chiodi ed al-

tro vil ferro, il Cristofani spenderebbe fiorini 2, 10, 11 e

perfino 15, invece di pochi soldi!

Cristofani

. — 1357 giugno 20 (pag. 44 v.)
Item in filo de ricalco pro fe-
nestra refectorij flor. XV, sol.

fenestris refectorij sol. XVIII,
den. 4.

«Nostra lezione

— 1351 giugno (pag. 44 r.).
Item in filo de ricalco pro fe-
nestra refectorij XV sol.

. — Item in acutis pro fenestra .2. — Item in Acutis pro fenestra

Carnarie flor. II, sol. 4. barvarie [barbarie] XV. sol. VI
den.

— Item in ferramentis pro fe- 3. — Item in ferramentis pro fe-

nestrissuperioris ecclesie flor. X. nestra superioris ecclesie X. sol.

. — Item Vanutio Bellagote pro 4. — Item psa [die] Vanutio della
ferramentis factis pro fenestra gote pro ferramentis factis pro
refectorij flor. 1. fenestra refectorij 7 flor.

. — Item in uno raganello pro 5. — Item in raganello pro fene-
fenestris forestarie flor. 11, stris forestarie II sol. III den.
den. 3.

. — Item Vanutio Bellagate pro 6. — Item Vanutio della gote pro
ferris pro fenestra refectorij fenestra refectorij V. ld. X sol.
flor. X, libb. 5.

.— Iteminduabus libris stagnipro 7. — Item in duabus libris stagni

pro fenestris refectorij XVIII
sol. IIII den.

Così andrebbe corretto il prezzo del documento 9° per
flor. 6, bol. 4, den. 5 (1); l'anno 1488 del documento 10? per
il /486 (2); dovrebbe escludersi il documento 11° perchè
cancellato nell'originale (3); e completato il documento 15°

(1) Ibid., p. 69.
(3) Ibid.

(3) È bene osservare che nella stessa pagina, da dove il Cristofani tolse il

documento lle, si vedono altre tre note di pagamento, parimenti cancellate dallo
scrittore, e delle quali-non sappiamo perché non tenne conto. Con ragione il Giusto
omise di pubblicarle. Spf Bol pe Se db fpe usdita
Je) Fade Degana nafta. Se nain pof

qM om

non
9 x3 Cene pj, dar ird abs. p.
PRETI m.
Cou «af feno i no Cede

«uri pue e. Asachae.
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ie? Done — ee dis ward JJ.»

Archivio della Comunale di Assisi - Giornale di spese 1352-1564, pag. 53 v. - LE VETRATE, peo. s uU ETE -"' 198

con. le parole: « « della camera del padre custodo xD parole
‘omesse. dal: bravo paleografo (1). %

| Um altro saggio di paleografia ce. Io dà il Cristofani nel
documento 17° (2), là ove legge: « In presentia. de Luccario
‘et de ‘maestro Valentino pazzo 5 quando i invece doveva leg-

PA gere: « In presentia del viccario » (8).

: EX far. risaltar meglio la. v anta ‘perizia paleografica- del
i "rifioo, ‘presentiamo ai lettori la fotoincisione della pagina 53

- — del Giornale. di spese del 1352 al 1364; ov'é a linea 26 il

-. documento 2: (4) con i e chiodi della famosa finestra
della Carneria!
; ‘Ogni perito spiegherà così la ragione dei gravi equivoci.
i È A Cristofani; mentre avrà dinanzi agli occhi un sag-
zl: del come lo scrittore del giornale notava prima il prezzo-
‘e poi la specificazione di esso (5). : ;
e Da quanto abbiamo detto, risulta come le accuse prin-
i cipali mosse dal Cristofani al Giusto non hanno alcun fon-

- damento. Noi torniamo a domandarci: quali ragioni spinsero

il Cristofani a prendere un atteggiamento tanto ostile e ag-
gressivo contro l'opera del Giusto, mentre critici di vaglia
“la giudicarono opera originale e di indiscutibile merito, e
nessuno notò i supposti madornali spropositi scoperti dalla
acuta mente del Cristofani (6). Però, chi è a dentro delle se-

. (1) Invano poi si cercherebbero nel documento le altre parole alcune ramate,
' inventate di sana pianta dal Cristofani. :

“(2) Bollettino cit., p. 70

: 18) Anche il chiaro P. Bughetti in Arch. Franc. Hist. loc. cit., osservò che. era
- impossibile. che nel manoscritto di Assisi potesse leggersi la par ola Luccarto,. quando
. era RBOITe leggervi Vicario, ecc. AO

(4) Bollettino cit., p. 68.
(5) È chiaro che il Cristofani n.n so'o. non sa leggere, ma qualche volta. non:

... sa neppure trovare i documenti. I lettori, forse; si ricorderanno ancora del famoso .

s articolo del nostro critico, apparso, alcuni anni or sono, nel Giornale. d? Italia, ac
proposito di uh documento della Comunale di Assisi, già citato da Paolo Sabatier,
e poi subito giudicato come ... scomparso ; e ricorderanno inoltre la celebre. ritrat-
tazione del Cristofani.

(6). Lusinghiere recensioni del libro del Giusto apparvero nel Marzocco. di Fi- .

‘renze (Nello. Tarchiani) 18 agosto 1912; ‘nell’ Harchivum Franciscanum Historicum

127
194 G. GOLUBOVICH

grete cose ha compreso il vero scopo, come lo comprese
benissimo l'illustre Guido Romizi; colle parole del quale
chiudiamo volentieri la nostra risposta: « Il risultato a cui

*

e giunto P. Egidio Maria Giusto, non é andato immune da

critiche, alcune delle quali furono ingiustamente aspre ed

aggressive, ma il tono delle quali potrebbe spiegarsi col fatto
che il libro del Padre Giusto é venuto, come suol dirsi, à
rompere le uova nel paniere a qualcuno che pure aveva
raecolto materiale di notizie. sullo stesso argomento e che
perciò si è visto precedere inopinatamente » (1).

Firenze, Ognissanti, 21 VI 1913.
G. GOLUBOVICH.

- (P. Benvenuto Bughetti O. F. M.), V, 1912, fasc. IV, pp. 766-769, Quaracchi; nella Li-

terarischer Handweiser (P. Beda Kleinschmidt O F. M.) n. 10, pp. 339-400, Münster
1912: nella Rassegna d'Arte (Guido Romizi) n. 11, pp. v-VI, novembre, Milano 1912 ;
nell’ Oriente Serafico (P. Leonardo Boccardini O. F. M.), ann. 25, n. 1, pp 39-42, S. Ma-
ria degli Angeli.1913: nella Revista Ecclesiastica, ann. 17, vol. 32, n. 4, p. 192, Valla-
dolid 1913; e nella Miscellanea Francescana (Mons. M. Faloci Pulignani), vol, XIV,
fasc. I, pp. 27 28, Foligno 1912: il quale, benché poco benevolo all’ opera del Giusto,
tuttavia scriveva: « non lesiniamo le lodi, trattandosi veramente di un' opera utile,
che gli fa onore ».
(1) Rassegna d’Arte, n. 11, p. V, novembre. Milano, 1912.
€——— NI

RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE

EnRICO BorTINI Massa. — I musaici di Galla Placidia a Ravenna. —
Casa Ed. Bordandini, Forli.

Il prof. Enrico Bottini Massa ha presentato in questo opuscolo un
saggio di una nuova interpretazione dei celebri musaici (cupola e due
lunette) che ornano il sacello dell'augusta figlia di Teodosio. L'egregio
professore erede seorgervi un'illnstrazione dell'Apocalissi, ma a noi
non sembra giustificata una tale interpretazione. Ecco qualche osser-
vazione.

Nel cielo azzurro stellato puó vedersi rappresentata, come afferma
l'Autore, la Gloria di Cristo, ma la concezione non ci pare ispirata
dall’Apocalissi. Infatti la figura centrale che « lampeggia » nel cielo
è una croce. Ora i testi di prova allegati non fanno menzione di que-
Sto simbolo, su cui converge principalmente l’ interpretazione, ma par-
lano di « uno che sta assiso sul trono e dell'Agnello » (Ap. IV,:27 3)
intorno ai quali cantono gli spiriti allegorici il trisagio di adorazione.
Né piü fondata ci appare una raffigurazione apocalittica del Giudizio
finale nella lunetta di fronte all' ingresso. Id proprio vero che il pre-
supposto angelo, che annunzierebbe questo giudizio, si presenti nel mu-
saieo come l'Angelo apocalittico. E vidi un angelo volante per mezzo
il cielo, avendo l’ Evangelo eterno ecc. (XIV, 6, 7)? Dove è nella com-
posizione l'angelo volante, dove il cielo, in cui vola? E i versetti 1-5
del cap. XV, che l’A. aggiunge a sostegno della sua tesi, quale riscon-
tro possono avere con il soggetto del musaico? Noi non vediamo dove
l'antico artefice abbia posto coloro che cantono il cantico di Mosè e
dell'Agnello e i sette Angeli coi sette flagelli, tralasciati questi ultimi
nella citazione. La maggior parte dei critici non vede in questa opera
che il martirio di S. Lorenzo, e il Venturi, pure non rigettando questa
II E E EE

== =

reno erre =

196... — . . RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE |

‘opinione, dichiara che è una rappresentazione storica non. definita sin.

qui. Nella lunetta sopra l'ingresso poi trattasi semplicemente della

x rappresentazione del Buon Pastore, motivo artistico assai prediletto nei
|. primi secoli. del Cristianesimo. Il prof. Bottini Massa invece vi vede.
odombrata la Città di Dio. Ma assolutamente il soggetto manca di una

adequata analogia per potervi vedere raffigurata la città di Dio, come

e immaginata dalla’ fervida mente dell'autore dell’ Apocalissi. Baste-

| rebbe a vulnerare questa interpretazione il gravio arbitrio. commesso
nel riferire un testo (App. XXI, 15, pag. 18 dell’ opus). Egli pone l'e-:
— ‘spressione Figliol di Dio, dove invece trattasi di un angelo, 1 a qual cosà :
se-puó giovare ai fini della voluta interpretazione, non è certamente -
o un buon metodo esegetico. Notiamo che nel fare questa nota critica

'sul lavoro del prof. Bottini Massa, abbiamo tenuto conto di un süo

‘secondo ' ‘opuscolo (Ancora dei Musaici di Galla Placidia a Ravenna),
inen quale l’ Autore difende la sua interpretazione. À

FELICIANGELI BERNARDINO. — Di alcune memorie dei castelli di Hoc-
| chetta d’Acquapagana e di Percanestro nel circondario di Camerino:
.— Estratto dagli « Atti e Memorie della R. Deputazione di Storia

E per le Marche », 1913, Vol. IX, Ancona, pp. 9 CAQ9:

qp ‘autore. di questa monografia ben noto agli studiosi per le molte

: ed importanti: ricerche dedicate alla storia e alle arti in Camerino oe
. nel territorio camerte, aveva altresì coi suoi studi offerti contributi,
preziosi per la conoscenza di quel vasto territorio ch’ è tra. Camerino
e Spoleto, illustrando, ora l'uno ora l'altro, buona parte dei castelli e ^
dei. villaggi cho lo popolano. Nel 1907 in un eruditissimo opuscolo.
— « Sul passaggio di Luigi I d' Angió e di Amedeo VI di Savoia attra-
- verso la Marca e 1’ Umbria (1382) » edito dalla Deputazione. predetta,
‘egli seguendo passo per passo la marcia delle truppe francesi attra-
- ‘verso Serravalle del Chienti, Popola, Acquapagana, valle di S..Mar-
‘. tino, Forcella, Mevale, Cervara, Monte S. Martino, Preci, abbazia di
CR Eutizio, venne dovunque esumando da polverosi archivi un vero
| tesoro di documenti che ai singoli luoghi si riferiscono, e rievocò me-
"morie interessanti in forma dilettosissima. Poco appresso (nel 1911, e-
d ditore C. Bellabarba di Sanseverino Marche) «un viaggio da Cafiero
‘a Roma 5 fatto nel 1485 da un « ser Arcagelo de Nocenti da’ Fiastra

notariu in Camerino de mandato dellu Illustre Signor. -Julio Cesare de

‘Varano :.. per condurre et examinare testimoni contra Amandolisi de
.la causa de Castellu S[is]smundo » gli porgeva occasione di occuparsi
-di due altri. vecchi castelli, Spina in quel di Campello, e Cammaro in

ea

A IRL aver TTT sian — ^

*
- itiner rario. es de Rs x pr

LEES Ora. il F. riprende “un: capitolo, sommamente d dr

nella prima di queste due monografie gli era stato d'uopo accorciare

sero con lo sviare l'attenzione dall'argomento da cui il suo scritto
‘ prendeva. le mosse. Così può offrirci una nuova. monografia condotta

emm

COE con diligenza e competenza somma e non meno delle altre di. piace-
—. . vole ed istruttiva lettura per la chiarezza onde la materia è divisa ed

‘ esposta, per solidità e varietà di dottrina, per l'abbondanza di nuovo
E " ? P) n

materiale storico che vi ha saputo utilizzare. Ne formano il soggetto
due comunità rurali dominanti col loro territorio amene spiaggie sul

dorso di displuvio dell'appennino umbro-camerte verso Foligno e già-

confinanti coi feudi dei nobili d' Alviano presso le pertinenze di Me-

vale :-J'una è Percanestro colle ville di Col di lepri, Col Pasquale, Val-

. £ellina, Collecurti, S. Croce, Attiloni, Forcella ed Elci, l'altra è Ac-

quapagana o Copana colle ville di Cese, Costa, Corgneto, Copana,
S. Martino e Civitella. AE

Ambedue queste comunità appartennero alla potente famiglia tu-

derte de’ Baschi, che largo dominio godette inoltre nelle alte valli del-

mente celebre della storia di Camerino. Ranieri ed Ugolino, signori

non disamati dai sudditi, cedettero nel 1265 a questa città le loro terre,
che le possedette in seguito come « raccomandate con norme giuridi-
che e amministrative speciali disciplinate da uno particolare Statuto.
L’ interessante disamina a cui il F, sottopone cotesto documento serve
di base allo studio delle relazioni di tutte le terre circonvicine rispetto

alle proprie dominanti: relazioni che hanno sempre tra loro molti.
x punti di contatto e di somigllanza. Tratteggiati i rapporti che quindi :
"pa corsero tra Camerino e i due ultimi possessi in alterne vicende. di.
guerre e di paci, l'A. va in traccia dei varii fortilizi, ora smozzicati
o rasi.al suolo, che la potenza dei Baschi aveva fatti sorgere, ne pz

cisa il luogo, e ne descrive gli av anzi

lungi da Copana tra il XV e il XVI secolo, richiama poi l'attenzione
- dell A. il quale dedica ad essa il II cap. del suo lavoro, ne indaga

pera d'un pittore locale d' influenza peruginesca, Paolo -Bontulli di
Per ;anestro, al quale. rivendica una bella e complessa tavola del 1516;

lara od RIBLIOGRAFIORE sio o S

quel di Sellano, che AE notaro yüfanesio dove: toccare. seguendo il SUO .—

affinchè la soverchia mole di tali notizie di corografia storica non finis-

hE- l'Appennino Marchigiano e col conte Ranieri scrisse una pagina trista-

S. Maria del Piano o di Vallezside. chiesa lateranense sorta non -

l'origine, ne ricerca e narra le memorie, ne determina i restauri subiti. -
in varie epoche, ne descrive i varii dipinti, prendendo da questi op--
portuna occasione, per illustrare compiutamente la personalità e l0--

— Pn e o Pe
198 RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE

esistente nella parroechia di Tarza (Camerino), che « tanto per l'unità
di composizione, quanto per il suo realismo e per l'armonia dei colori,
sebbene il disegno delle figure manchi di varietà, si raccomanda al-
l'attenzione dei visitatori ».

I eap. III e IV sono dedicati ad un'altra chiesa importante, S. Sal-
vatore d'Aequapagana, bell’ edificio di forme gotiche, ricco anch’ esso
di dipinti notevoli (ricorderò una tela dovuta al caraccesco Carlo Lam-
parelli di Spello) e di considerevoli altari, uno dei quali è dedicato al
B. Angelo, santo romito che in tal luogo visse in penitenza, morì ed
ebbe pubblico culto. Lungo sarebbe se mi dovessi trattenere intorno
alla fedele e dotta esposizione delle memorie della chiesa e del mona-
stero di S. Salvatore, fondato, secondo vecchi autori coi quali non è
concorde il F. nel 1007 da S. Romualdo, che la tradizione ha « fatto
quasi onnipossente ». Era membro della camaldolese Abbazia di Valdi-
castro alla quale lo contesero nel XIII secolo i vescovi di Spoleto e
di Foligno; resse sotto la. propria giurisdizione spirituale le popola-
zioni limitrofe : fu ricca di beni, di chiese e di cappelle dipendenti :
poi venne dato in commenda e sull’alba del XVI secolo era goduto da
due noti umanisti marchigiani, Francesco Sperulo de Turaciis e Lo-
renzo Parmenio.

L'ultimo cap. prende ad illustrare un romito ed oscuro sacello
eretto presso una rupe nelle vicinanze del villaggio di S. Martino. La
Madonna del Sasso, così la chiesina è denominata, conserva tra gli
altri parecchi, un affresco importantissimo che rappresenta il Giudizio

universale ; e il F. con quella profonda e sicura conoscenza che pos-
siede dell'antica arte umbra, studia ed analizza i notevoli pregi dell'o-
‘pera, vasta non solo di proporzioni (misura quasi sette metri di lun-

ghezza per cinque d'altezza) ma altresì di concetto e di significazione,
ch’egli attribuisce ad un ignoto pittore umbro della seconda metà del
XV secolo, meglio perito « in manifestare i sentimenti che in ritrarre
con verità le forme ,dei personaggi ». Un gruppo di documenti inediti,
in gran parte riguardanti il periodo feudale della plaga illustrata,
chiude la dotta monografia, che specialmente si raccomanda a chi, in
cerca di elette emozioni spirituali, vorrà salire alla scoperta di un an-
golo pittoresco per natura, abbellito da sorrisi d’arte, di questa regione
montana, la quale, se geograficamente oggi appartiene alle Marche,
conserva troppe attinenze storiche ed etnografiche colla nostra provincia
per non doversi dire terra umbra.
iem tien

RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE 199

P. Livario OLIGER. — Documenta inedita ad historiam fraticellorum
spectantia. — (Typ. Collegii S. Bonaventurae, ad Claras Aquas prope
Florentiam).

Il P. Livario Oliger O. F. M. ha pubblicato nell’ « Archivum Fran-
cisecanum historicum » (III-VI. 1910-1913) non pochi documenti relativi
alla setta dei Fraticelli, ed ora li ha raccolti in un volume col titolo
suindicato. Dopo gli studi dell'Ehrle, del Zocco, dell’Eubel, del Fumi,
questi documenti portano anch'essi nuova luce sulle controversie, cui
quella setta diede origine.

Dal P.:Oliger sono dati alle stampe due testi inediti, cioè la « Epi-
stola fraticellorum ad universos Christi fideles » dal cod. XXI del con-
vento di Capistrano (sec. XV) e il « Tractatus Fr. Andreae Richi de
Florentia O. F. M. contra fraticellos » da altro codice del secolo XV
pervenuto nelle mani dell'editore.

La « Epistola » che, secondo l’Oliger, fu scritta fra gli anni 1315-
1389, é sul genere di quella pubblicata dal Vanzolini nel Vol. 55 della
« Scelta di curiosità letterarie inedite o rare » (Bologna, Romagnoli,
1865) e dell'altra edita dal Wesselofsky nel vol. 86! della stessa Scelta
(Bologna, 1861).

Sull'autore del trattato contro i Fraticelli, attribuito fino ad oggi
erroneamente ad un Maestro Bonaventura O. F. M., l' editore da accu-
rate e copiose notizie. Nel volume si leggono anche il « Tractatus fra-
ticellorum perusinorum » (1379-1382) e il « Tractatus fraticellorum ad
rectores Urbis Romae » (sec. XIV), tratti l'uno e l'altro dal Cod. Vat.
Barberin. lat. 4119; la sentenza di assoluzione del Comune di Matelica
dalla scomunica « ob fraticellorum protectionem contracta » (16 Dec.
1336); le « litterae fraticellorum ad Municipium Narniense » (1353-1354);
alcuni estratti « ex tractatu cuiusdam Jacobi contra fraticellos » (1368-
1378); due Bolle, l'una di Eugenio IV del 1° maggio 1482 e l’altra di
Nicolò V del 13 febbraio 1451; tre brevi di Eugenio IV (1434); e da
ultimo alcuni estratti del trattato di S. Giovanni da Capistrano contro
Fr. Filippo Berbegall e i seguaci della sua setta in Aragona e Casti-
glia (1431).

I documenti sono presi in dotto esame, oltre che nella prefazione
e nelle numerose note, in un'appendice ai primi due documenti, in cui
si tratta del dialogo di S: Gievanni della Marca contro i fraticelli, dei
codici che lo contengono e dei fonti dello stesso dialogo tanto « ca-

tholiei » quanto « haeretici », ed in altre cinque appendici, nelle quali

il chiaro editore si occupa delle sette dei Fraticelli, degli Apostoli e
dei Clareni sino alla loro completa estinzione e, a maggiore illustra-
(900. - | . . . | RECENSIONI BIBLIOGRAFICHE

zione delle notizie biografiche di Fr. Andrea Richi autore del trattato
contro i fraticelli, pubblica su di lui due documenti, tratti dall’ Archivio
di Stato di Firenze, il primo dal Fondo dello Spedale di Prato, 9 feb-
braio 1373, il secondo dal Fondo S. Croce, 14 marzo 1313. :
' Nella prima appendice « De Fraticellis III Ordinis et de Apostolis »
sono riportati due documenti, il 9° e il 10°, relativi ai frati della peni-.
‘tenza chiamati Apostoli; i due documenti del 1391 sono negli copia
Decemvirali dell’antico Archivio del Comune di Perugia.
"Purtroppo nel corr. anno la morte ha tolto alla nostra stima e
. al nostro affetto due colleghi il Socio collaboratore

On. CESARE FANI

b 2 i deputato del II Collegio di Perugia, defunto in Palermo il 5 feb-
< braio 1914, nonchè il Socio ordinario prof. cav. uff.

GIUSEPPE SORDINI

-R. Ispettore dei Monumenti e Scavi, avvenuta in Spoleto il 7 giu-

d mo 1914.

Dei nostri due illustri Soci e delle loro benemerenze verso la

-—R. Deputazione Umbra di Storia Patria verrà fatta particolare men-

‘zione nel prossimo numero del nostro Bollettino.
ái YRcen

Soswnnd emt

a

PERIODICI D CAMBIO E IN DON) - PUBBLICAZIONI IN OMAGGIO

Analecta Bollandiana (Anno 1914, Tomo XXXIII, Fasc. 1).
Archiginnasio (L'). Bollettino della Biblioteca Comunale di Bologna (An-

no IX u. 3). A. SorBELLI — Un’episodio della storia di Bologna
nell'opera di frate Cherubino Ghirardacci — FiLippini F. Il reli-

quario di S. Floriano.

Apulia — Rivista di filosofia, storia, arte ecc. (Anno IV, Fasc. 3 e 4).
SvLos ing. Lurer — La genisi e le prime fabbriche del duomo di
Cervesano (continua) [luglio 1912].

Archivio della R. Società Romana di Storta Patria (Anno 1914) Volu-
me XXXVII, Fasc. 1-2. B. Cessi. Roma ed il patrimonio di S Pie-
tro in Tuscia dopo la prima spedizione del Bavaro. EMILIO RE:
La compagnia dei Riccardi in Inghilterra ed il suo fallimento alla
fine del secolo XIII.

Archivio Storico Italiano (Anno 1914, Vol. II): FRANCESCO GARDIONE

I mille: PeLLEGRINI CarLo — Luigi Pulci — L'uomo e l’ artista :
ANTONIO CANESTRELLI — L'abbazia di S Antimo.

Archivio Storico Lombardo (Anno XLI, Fase. XXXVIII).
Archivio Storico per le Provincie Parmensi (Anno 1913, Vol. XIII).

' Archivio Storico per le Provincie Napoletane (Anno XXXIX): Torraca.

Giovanni Boccaccio a Napoli (1826-1339) [continua]. Simioni A. La
congiura Giacobina del 1794 a Napoli (nuovi documenti) [continua].

Caso G. La Carboniera di Capitanata dal 1816 al 1820 ne la Sto-.

ria del Risorgimento Italiano, con appendice.

Archivio Storico per la Sicilia Orientale (Anno XI, fascicolo 2): CaporNxA

P. La Sicilia durante la prima e seconda coalizione contro la Fran-
cia. RAIMONDI A. Relazione fra la Sicilia e la Catalogna — Un an-
tologia di rime catalane in un ms. ventimiliano.

Archivio storico Sardo (Anno 1913, Vol. IX, Fase. 1.3): Fiuzi G, Gli

statuti della repubblica di Sassari. LamriLippo I. Le abitazioni
preistoriche in agro di Gonnera.

Archivium Franciscanum Historicum (Anno VI, Fasc. 3). P. ManiE Pa-

PascaL ANGLEDE — Notes sur la Custodie de Savoie (XVII et
204 PERIODICI IN CAMBIO O IN DONO: - OMAGGIO 1 DI PUBBLICAZIONI

XXIID.. A. G. Line — Statutu- Provinciali Franciae et Marchiae

Tervisinao (Sec. XIID.. CE :

“Arte [2 Storia (Anno 1914 n. 7) : ILario: Bmg PINI. Gli assassini di Lo-

-renzino de’ Medici, Capitano Francesco Cilloni e Gabriéllo Ricci.

B Lawzr A. La Villa natale di Cicerone. |

Atti della R. Accademia degli Agiati di Rovereti ee 1913 serie IV,

Vol. II): BenvenuTI A. Giovanni Lami ed i letterati trentini. Mo-

RIZZO Marco. Regesto Urbario del Castello dei Buon Consiglio in

‘Trento.

gi Atti della R. Accademia dei Lincei (Anno 1914, Vol. III).

Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino (Anno 1913-19, Vol. XIX,

Fasc. 7): Burazzi G. C. I giureconsulti dell’ Università di Torino
«nel ‘quattrocento. Giacomino di S. Giorgio. |

“Atti della società di Archeologica e Belle arti per la provincia di Torino.

| (Anno 1913, Vol. Fasc. 2). Mancnuisio A. F. Studi sulla numisma-

‘tica di Casa Savoia. Elenco bibliografico per la numismatica .sa-

zz bauda. VaLERANI F. Croce di antico ordine cavalleresco. ritrovato

Breve di Lomellina.

Atti e memorie della R. Accademia Verg giliana di Mantova (Anno MCMXIII,
| Vol: WD: Luzro A. Contributo alla storia delle RRppeHetulis, del
palazzo ducale di Mantova.

‘Atti e memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le provincie

‘> modenesi (Anno MCMXIV, Vol. VIII): SimoxerTI G. Lettere inedite

di Girolamo Tiraboschi e Ireneo Assò a eruditi Carreggesi.

Atti e memorie della R. Deputazione di Storia Patria per la provincia

delle Romagne (Anno 1913, Serie IV, Vol. fasc. 4-6), RUBBIANI A.

Castello di Giovanni II, Bentivoglio a Ponte Poledrano.

Atti e memorie della Società ligure di Storia Patria. Atti e memorie

E della Deputazione Ferrarese di Storia Patria (Anno 1914, Vol. XXI,
‘Fasc. 3). Lazzari A. Un Umanista romagnolo alla Corte di Ercole II
ida Este, Bartolomeo Ricci da Lugo.

Bollettino della Civica Biblioteca di Bergamo (Anno IV n. 4).

Bullettino dell’ Islituto starico Italiano (Anno 1913, n. 33). i

Bollettino del museo civico di Bassano (Anno 1914, n. 1). CAPOSTELLA B.
Le armi della famiglia nobile di Bassano estinti nel secolo XIX.

Bollettino del Museo civico di Padova (Anno XIII, Fasc. 6).

Bollettino della società Dantesca Italiana (Anno XX, Fasc. 4).

- Bollettino della Società Pavese di Storia Patria (Anno XIV, Fasc. DO

'—— -SCARAMELLA G. Nuove ricerche nella dominazione ‘viscontea in

Pisa. Rossi L. Gli Eustachi di Pavia e la flotta viscontea e sfor-
po IN CAMBIO O | IR DONO. — OMAGGIO DI PUBBLICAZIONI 205

| zesca ob secolo. Xy. "INVANTZ2I C. Riforme amministrative ed eco-
D nomiche nello stato.di Milano al tempo di Maria Teresa
Bullettino della R. Deputazione Abruzzese di Storia. Patria (Anto III,

. gento in Aquila nel secolo XV.
- Bollettino della Società africana d' Italia (Anno XXIII, Fasc. 3-4.
EUER Bollettino storico-b.bliografico Subalpino (Anno XVIII, n. IV).
|. Bullettin Historique du diocese de Lyon (Anno XV, n. 85).
3 | Bullettin de la Societé d’ Hisloire Vandoise.
— Bullettino Senese di Storia Patria (Anno XXI, Fasc. I): Casanova E.
: Il Cartulario della Berardenza (eontin.). LEicuT P. S. Bicerthe sul
diritto privato nei documenti preirneriani. :
- -Bullettino Storico Pistoiese (Anno XVI, Fasc. 2) Chiti A. Ostaggi pi-
| — stoiesi in Francia (1799-1800). CniappELLI. Pistoia sul declinare del
«medioevo.
Ex | Civiltà -Ca ttolica (Anno LXV, Vol. 3).
Rc 4 È Commentari: Ateneo di Brescia (Anno 1913): GrissENTI I. Prov visioni e
ra ‘Governo dei comuni della bassa Valle Canonica nel 1765.
Cjotiiale Dantesco (Vol. XXII, quaderno 1): FoGLia G. Guglielmo e
Rimordo della Croce di Morte. DE MicHELI A. Dante in Croazia.

di Azzolino Malaspina. BaTrisrii N. Il Capitano Giuseppe Grafi-
“gna detto il Cardinalino. FERRARI P. Due cronachette Molgratesi
i del secolo XVIII. i i
. .(R.) Istituto Lombardo di scienze e lettere (Anno 1914, Vol, XLVII.
‘Marche (Le) illustrate nella storia, nelle lettere, nelle arti (Anno II,
"Vol. HI. Fase. 5-6): Savierti A. Scandali e Rapine di un rlbaldo
i .prete nel secolo XV.
— Nèlanges: d' Archéologie et d’ Histoire (Anno XXXIII, Fase. 4-5).
Memorie storiche forgiul esi (Anno IX, Fasc. 4): Pascuiwi P. Vicende
del Friuli durante il dominio della casa Imperiale di Franconia

Zuciola, del loro Pincernato e dominio Occidentale Dc
Miscellanea storica italiana (Anno 1918, Tomo XVI): Poder V. Cro-

E a EN - comune di Savona dalle origini alla perdita della sua autonomia.
E - Miscellanea storica delli Valdelsa (Anno XXII, Fase. 1-2): Nano: L.
E [3 “Cenni storici e notizie d'arte nel conservatorio in S. Gimignano.
: : * CIONI N. Una ricognizione di beni feudali a Castelfiorentino.

cato di Venezia durante il regno Napoleonico (1806-1814).

[Es (6. D puntata III). CniNI M. Documenti relativi all’ arte nobile dell'ar- -

Td $ formale storico della Lunigiana (Anno V, Fasc. III); NERI A. Lettere:

(seguito). Cannmimnr F. Dell'origine dei signori di Spilimbergo e di-

^notassi dei principali magistrati che ressero ed amministrarono il:

È si E | Archivio Veneto (Anno 1914, n. 94): Rizzarpo G. Il Pairiar-

perc t ÀÀÀ
206 PERIODICI IN CAMBIO O IN DONO -- OMAGGIO DI PUBBLICAZIONI

Quellen und Forschungen aus Italienischen archiven und bibliotheken
herausgegeben von Hoenigl Preusichen historichen institut in Hom
(Anno 1914, Fasc. 2).

Rendiconti della R. Accademia dei Lincei, classe di scienze morali e filo-
sofiche (Anno 1914, Vol XXIII, Fase. 1-2). MarIanI. Musaici di Sli-
ten. E

Rivista d'Artiglieria e Genio (Anno XXXI, Vol. 2).

Hivista delle biblioteche e deglà Archivi (Anno XXV, Vol. 95, n. 14): E

BENvENUTI E. Per la biografia di Antonio Magliabecchi. Laccini
GiusEPPE. La Toscana nel 1848 49.

Rivista di Storia, Arte, Archeologia della provincia di Alessandria (An-
no XXIII, Fase. 53): GagianI N. L'invasione del Borgo di S. Ma-
ria Nuova in Asti da parte degli Spagnoli nell’ anno 16:0. To-
LONE A. Un diploma di Giovanni D'Angió in favore di un medico
di Casal Monferrato (22 marzo 1460).

Rivista starica Benedettina (Anno IX, Fasc. 37-38): SaLvi G. La Badia
di S. Benigno di Capofaro in Genova nel trecento.

Rivista storica calabrese (Anno XVI, Fasc. 1-4).

Rivista storica italiana (Anno XXXI, Vol. VI, Fasc. 2); MoranpI G. B.
Il castello di Novara dalle origini al 1500.

Studi sassaresi (Anno III, Fasc. 3).

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fasc. 16 aprile e 16 maggio 1912. — Firenze, 1912, Ufficio « Ras-
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Barduzzi D. — Discorso inaugurale del I Congresso Nazionale della
Società Italiana di Storia, critica ecc. — Grottaferrata, 1913, Tip. pi

Italo-Orientale « S. Nilo ».
Battistini U. — Minucci Pier Francesco, Capitano e Cav. delle Galee
di S. Stefano.

— Angelini Cosimo di Perugia Capitano delle Galee di S. Stefano.
— Il Cav. Sozzifanti Alfonso e le Galee di S. Stefano.
CMM —à —
a SIAT TIA LR ;

yv eon actam

NS

PERIODICI IN CAMBIO O IN DONO -- OMAGGIO DI PUBBLICAZIONI 207

— La condanna di Corbinelli I.

— L'ammiraglio I. Inghirami e le sue imprese contro i Turchi.

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Bertarelli L. V. — Relazione finale al Consiglio del Touring Club Ita-
liano sulla Carta d’Italia al 250,000. i

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nel 14.665. Edité avee introduction et notes par Eugéne Tisserant.
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L. Bordandini, 1912.

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nezia, 1914, Off. Grafiche C. Ferrari.
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- Castellani Er La dichiarazione. di Londra relativa; al diritto della ©
. guerra marittima. — "Venezia, 1912, Off. Graf. C. Ferrari. 3s
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x Venezia, 1912, Off. Graf. di C. Ferrari. a

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dice diplomatico Barese. — Le pergamene di Barletta (archivio ca-

4

208 PERIODICI IN CAMBIO o IN DONO -- OMAGGIO DI PUBBLICAZIONI

lt A Venezia un secolo fa (discorso) Venezia. 1913, of. Graf. di €- Fer-.

pitolare 897-1985) per F. Nitti de Vito. — Trani 1914, Tip. Edit.
. Vecchi e. C.

- Cipolla .F. — Ultimi echi della parlata dei XIII Comuni Veronesi. —

Venezia, 1913, Off. Graf. C. Ferrari.

Cordova FE. — I siciliani in Piemonte nel sec. XVIII (Commemorazione -
‘bicentenaria della incoronazione di Vittorio Amedeo II a Re di Si- -

— ilia. — Palermo, 1913, Tip. Virzi.

.Crescini V. — Musica francese nel Medioevo. — Venezia, 1919, Off.

. Graf. di C. Ferrari.

; Cristofani I. — L'iconographie des: Vitraux du XIII sieclé de. la Ba-

silique d' sotto. — Paris, 1912, Honoré Campion.

" Cristoforo Colombo, — Lettere di Cristoforo Colombo. - ANGES con

-servati nel Palazzo Municipale di Genova. — Genova, 1912, Stab.
Fratelli Pagano.

- Croce. Rossa Italiana nel terremoto Calabro Siculo dic. 1908. — Roma,

1910, Tip. delle Mantellate.

‘ De Cupis C. — Le vicende dell'agricoltura e della pastorizia nell'agro
5 Dp g

«romano, l'annona di Roma giusta memorie, consuetudini, leggi ecc.
— Roma, 1911, Tip. Naz. G. Bertero.

Dotti B. — Una Miscellanea poetica del sec. XVIII contenente parec-

‘chie satire. — Dalla « Rassegna Biografica della Letteratura Ita: -

‘ liana » anno XIV (1906).

Eva Tea. — Saggio sulla storia religiosa di Candia dal 1590. al 1630.

Venezia, 1913.

Pararo' AL OA 2 della nazione germanica artistica nello Studio di ba

| dova; vol. — Venezia, 1911, Tip. Emiliana.

Filippini E. — E s Piermarini a Mantova. — MUSTO) 1908, Tip:

Editrice L. I. Cogliosi.

- — Da un poeta folignate ad un altro. — Foligno d 1907, Tip. Artigia-

nelli.

— - Giuseppe Piermarini a June — Milano, 1908, Tip. Ed. L: I. Co-

gliosi. DUNS È UN i i

: i: ——— ii us
eee II dinh

PERIODICI IN CAMBIO O IN DOPO - OMAGGIO DI PUBBLICAZIONI 209

— Alcune leggende popolari di Pavia e dei suoi dintorni. - Estratto
dall’ « Archivio per Tradizioni popolari », vol. XXIII. — Torino,
1906, Carlo Causen Editore.

— La nostra letteratura popolare (conferenza). — Sondrio, 1907, Tip.
Corriere della Valtellina.

— Spigolature Folkoriche. — Fabriano, 1899, Stab. Tip. Gentile.

— Un poeta estemporaneo dell'estremo Settecento (Sante Ferroni. —

Milano, 1912, Tip. Ed. L. F. Cogliosi.

— Giuseppe Piermarini a Brescia. — Milano, 1912, Tip. Ed. L. Cogliosi.

— A proposito d'una sedicente Cosmografia medioevale in versi ita-
liani. — Menaggio, 1906, Tip. Baragiola.

— Per una « Visione » Francescana del Francescana del Trecento, —
Firenze, 1907, Ed. Le S. Olschki.

— Un ignoto Codice Miscellaneo contenente poesie di Bartolomeo Dotti,
D. Giuseppe Pagani ed altri. — Firenze, 1910, Ed. Le S. Olschki.

Franchi de! Cavalieri P. — Hagiographica. 1. Osservazioni sulle leg-
gende dei SS. Martiri Meno e Trifone. 2. Della leggenda di S. Pan-
erazio Romano. 3. Intorno ad alcune reminiscenze classiche nelle
leggende agiografiche del IV sec. — Roma, 1908, Tip. Vaticana.

—— Note agiografiche. — Roma, 1912, Tip. Poliglotta Vaticana.

Fregni G. -- Sul grido di Nembrod e cioè sul verso di Dante che dice:
« Raphel mai amech Zabi almi ». — Modena, 1913, Soc. Tip. Mo-
denese.

Gatti A. — L'ultima parola sul concetto architettonico di S. Petronio
(408 documenti connessi cronologicamente con note e tavole rias-
suntive). :

— La Basilica Petroniana. — Bologna, 1914, Tip. Paolo Neri.

Gerola Giuseppe. — La sepoltura di Teodorico. — Venezia, 1914, Prem.
Off. Graf. C. Ferrari.

Geromini F. — Cronique illustré du Concours international de Tele-
graphie pratique, Turin 1911. — Monza, Cooperativa Tipo-Lito-
grafica. ;

Gonella E. — Il museo nazionale d'artiglieria di Torino (Pubblicazione
della Rivista d'Artiglieria e Genio). — Roma, 1914, Stab. foto-lito-
grafieo d'artiglieria.

Guerrieri R. — Gli antichi istituti ospitalieri di Gualdo Tadino. Docu-
‘menti e memorie storiche. — Perugia, 1909, Stab. G. Donnini.

Lazzarini V. — Una iscrizione Torcellana del VII sec. — Venezia, 1914.

Liguori P. — Il Veltro Imperiale. — Genova, Tip. Moderna,
Locatelli P. — I dipinti di Lorenzo Lotto nell'oratorio Suardi in Tre-
score Balneario. — Bergamo, 1901, Stab. Tipo-Lit. Frat. Bolis.

ne ro EC

ssa I iere

LEE ee d E ae an
210 PERIODICI IN CAMBIO O IN DONO -- OMAGGIO DI PUBBLICAZIONI

Lugano P. — Le chiese dipendenti dall'Abbazia di Sassovivo presso
Foligno ed un Elenco del card. G. Rusticucci (1586) (Estratto dalla
« Rivista Storica Benedettina », VII-1912). — 2 SOMA) 1912, Off. Po-
ligrafica Laziale, Frat. Tempera

— Del Tipografo bresciano Bartolomeo Zanettis al servizio di COLE
doli e della « Regula Vitae Eremitae » stampata a Fontelbuono uel
1590. — Firenze. 1912, Ed. Leo Olschki.

Lungo I. — Discorso nel secentenario del Boccaccio a Certaldo (6 set--
tem. 1913.
Lnpattelli A. — Il Padiglione umbro-sabino all'Esposizione Etnografica

nel 1911. — Perugia, 1911, Tip. G. Guerra.
— Ottaviano di Martino Nelli pittore eugubino (Estratto dall’ KT adhoso

delle Famiglie Cattoliche per l'anno 1919). — Roma, 1911, Desclée .

e C. ed. pontifici.

Macalik I. — Attacco e difesa di uno sbarramento montano (trad. del
Ten. E. Cauda) (Pubbl. della Riv. d'Art. e Genio). — Roma, 1918,
Tip. Voghera.

Magnani R. — Svolgimento geneologico delle dinastie d’ Europa dal
trattato di Vienna al 1911. — Roma, 1912, Casa editrice italiana.

Manfroni C. — Documenti veneziani sulla campagna dei Russi nel Me-
diterraneo. — Venezia, 1913.

Manzoni: Ansidei (Nozze). — Perugia, 1913, Unione Tip. Coop.

Micheli G. — Gli Statuti delle Corporazioni Parmensi. — Parma, 1918,
presso la R. Dep. di St. Patria.

Marinelli A. — Del bisogno d’una Scuola Professionale per il Prato.
Estratto da « L'Arte della Stampa » diretto da Salvatore Landi.
Serie VII, anno 38, n. 23. — Firenze, Tip. Salvatore Landi.

— Ancora quattro chiacchiere sul « Libro Moderno » (Divagazioni di
un solitario). — Firenze, 1909, Tip. di Salvatore Landi.

— Un Editore Artista. - A. F. Formiggini. — Firenze, 1910, IRE Sal-
vatore Landi.

— La stampa della « Divina Commedia » nel XX secolo. — Firenze,
1901, Tip. Salvatore Landi.

Maturo A. — Casigliano e Rosaro feudi del Principe Corsini, Appunti
storici. — Perugia, 1912, Tip. Coop.

-Morcono (Dé) B. — De differentiis inter jus Longobardorum et jus Ro-
manorum tractatus. — Napoli, 1912, Stab. Tip. Luigi Pierro e f.

Morini A. — La Chiesa e il Monastero di S. Antonio in. Romagnano

a Cascia (Estratto dalla « Rivista Storica Benedettina », VII, 1912).
— Roma, 1912, Off. Poligrafica Laziale Fratelli Tempesta.

ue PERIODICI IN. CAMBIO O IN DONO -- OMAGGÍO DI PUBBLICAZIONI 211.

— Cascia nella natura, nella. storia, nell'arte. — Perugia, 1918, Un.

Tip. Coop.

Napoli (Comune di) — Annuario storico. De Petra G. Le origini di.

Papoli. — Capasso B. Napoli greco- -romano. — Napoli, 1912.
Nuti-Scalvanti (Per nozze) Hu Giugno 1919. — Perugia, 1912, Unione
Tip. Cooperativa. :

sd Oberziner G. — I popoli del mare delle iscrizioni geroglifiche e ]' Ita- |
lia. — Milano, 1923, T. Hoepli. :
- Otruy. — Vie inedita de S. Bernardin de Sienne; par un frére mineur,
E son contemporain. — Bruxelles, 1706.

Palmarocchi R. — Il R. Archivio di Stato di Firenze. |
Papa P. — Giosuè Carducci. — Arezzo, Stab. Tip. E. Sinatti, 1913.
Pasolini Pier Desiderio. — Ravenna ele sue grandi memorie. — Roma,
1919, E. Loescher e C. i i
Piancastelli C. — Pronostici ed almanacchi. — Studio di bibliografia
Romagnola. — Tip. Reale, D. Ripamonti. — Roma, 1913.
Pirri P. — L'Abbazia di S. Futizio in Valcastoriana presso Norcia e
le Chiese dipendenti. — Caslelplanio, 1913, Tip. L. Romagnoli.
— La Chiesa Colleggiata di S. Maria in Visso. I monumenti. La sto-
— ‘ria. L'archivio con illustrazioni.

— L'Umanista Luzio di Leonardo da Visso cancelliere dell’ abbate

Pirro Tomacelli (Estratto dagl' « Atti della R. Deputazione Seu:
patria per le Marche).

Pizzagalli A. M. — La Cosmogonia di Bhrgn [Mlh. XII, 182-180 (B)
6165-6950 (C)]. Saggio sulle relazioni del mito Cosmogonico coll'e-
pica nell' India. — Milano, 1910. Pubb. « R. Istituto Lombardo di
scenze e lettere.

Ragnicco P. — Per Teodoro Comperz (Nota) — Venezia, 1413. Off.

Graf. di C. Ferrari.

Rasi P. — Gl studi recenti sull'epitaffio di Allia Potestas e la a

del Carme (Nota). — Venezia, 1914. Prem. Off. Graf. C. Ferrari.

Ricceri A. — Appunti storici intorno alle parrocchie della Fraternità:

di Ponte Valleceppi. — Perugia, 1913, V. Bartelli.

Roberti M. — Le magistrature giudiziarie veneziane ed i loro. capito-

lari fino al 1300. Vot. 2-3. — Venezia, 1911, Tip. Emiliana.

Sacchetli-Sassetti A. — Rieti nel risorgimento italiano, — Rieti, 1911,

Tip. Trinchi.
Scalvanti O. — Cenni storici della Università di Perugia. — Perugia,
1910, Tip. Perugina.

Sicilia. — Conferenza sulla Storia del Risorgimento in Sicilia nel 1860
919 PERIODICI IN CAMBIO O IN DONO -- OMAGGIO DI PUBBLICAZIONI

(a eura « Società siciliana per Storia patria »). — Palermo, 1910,
Scuola Tip. « Boccone del Povero ».

Tamassia N. — L’ « exceptiones legum Romanorum » e il diritto Lon-
gobardo (Nota). — Venezia, 1911, Off. Graf. C. Ferrari.

— La conversione dell’ innominato. — Venezia, 1913, Off. Graf. C. Fer-
rari.

Tordi D. — Orvieto (Estratto dalla Guida Sanitaria Umbra del dott. L.
Guerra-Coppioli) — Firenze, 1912, Soc. Tip. Fiorentina.

— La chiesa dei SS. Michele e Iacopo di Certaldo e le sue filiali. —
Orvieto, -1913, Tip. A. Maglioni.

Vittani G. — Matrimoni principeschi (Per nozze Fumi-Ramoni 11 Mag.
- 1919). — Milano, 1912, Tip. S. Giuseppe.
Vattasso M. — I codici petrarcheschi della Biblioteca Vaticana. —

Roma, 1908, Tip. Vaticana.
Volpicella L, — Repertorio Gentilizio per la Città e lo stato di Lueca
compilato in fonti archivistiche. — Lucca, 1910, Tip. A. Marelvi.
"Zampa R. — Il Monastero di Monte l'Abbate in Perugia. — S. Maria

degli Angeli (Assisi), 1908.
Wüschér Becchi E. — Delle ribellione di Narni e dell'assoluzione dalla
scomunica (Bolla di Papa Giovanni) Cenno della battaglia vitto-
riosa combattuta da Perugini e Narnesi contro l'esercito di Lodo-
vico il Bavaro imperatore il 14 Giugno 1328. — Narni, 1914, Tip.
Economica.
I PRIORI
DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO

Credo che questo lavoro sia uno dei primi di questo ge-
nere, poiché molti istorici locali hanno scritto:la Storia delle

. Chiese Cattedrali, la Cronologia dei Vescovi, le memorie di

qualche sacra Immagine, di qualche pia istituzione, di qualche
monumento artistico, ma la cronologia di quelli che furono
e sono i capi dei Capitoli, e costituiscono, dopo quella epi-

Scopale, la prima dignità della Diocesi, che io sappia non é

stata scritta mai. Il Iacobilli ne fece la cronologia fino al
1649 nel Cod. C. V. 1 del Seminario di Foligno; G. B. Torelli
la continuó fino al 1735 nel Cod. 50 della Biblioteca Amiani di
Fano: il Can. Bartolini Bocci la prolungò fino al 1861, e ne
possiedo l’autografo, ma questi elenchi non dicono alito; spe-
cialmente gli ultimi, oltre i nomi.

Io, nell'accingermi a questo lavoro, e più nella prose
cuzione di esso, ho dovuto lottare con una difficoltà, cioè col
non sapere dove cessava la storia dei Priori, e dove comin-
ciava quella della Chiesa o del corpo capitolare. La quale
difficoltà spesso appariva insolubile, perchè certi avvenimenti
e certi fatti appartenevano nello stesso tempo alla storia
della Chiesa, del Capitolo, e dei Priori di esso. Sicchè non
mancherà chi, nel leggere in questo studio certe pagine della
storia della Cattedrale, che ho dovuta raccontare, non man-

cherà, dico, chi mi chiederà se questo studio è la storia di

questa Chiesa, ovvero è l’ elenco dei Priori di essa. Ed io ri-
sponderò che questa non è la storia né della Chiesa, né del
Capitolo. Storia della Chiesa io la intendo quando si terrà

conto di tutte le istituzioni di essa, di tutte le Cappelle, dis

tutte le festività, di tutte le devozioni, di tutti i riti, di tutte le
consuetudini, di tutti i monumenti di essa. La storia del Ca-

13

pn e teni

———R
720 REI

214 M. FALOCI PULIGNANI

pitolo invece si avrà quando di tutti e singoli i Canonicati
si potrà avere e conoscere l’ istituzione, la dotazione, la serie
degli investiti, quando del loro collegio si potranno conoscere
epoca per epoca le consuetudini, le costituzioni, lo sviluppo,
l'influenza. Ora, tutto questo qui non si trova, e se qualche
volta ho trattato di materia che rigorosamente non riguarda
direttamente i Priori, non é, io credo, questa una colpa per
la quale si possa fare un'accusa. i

Più logica sarebbe l' accusa di non aver detto dei Priori
tutto quello che si sarebbe potuto dire. Ma quando mai si può
affermare di aver fatta una storia completa? Io ho messo alla
luce quanto ho avuto modo di raccogliere, ma sono certo
che chi cercherà più e meglio, potrà fare a questo elenco
aggiunte notevoli e molte. Ben vengano! Io ho esaminato
appena una parte dell'Archivio Comunale: l'Archivio della
Curia Vescovile posso dire di non averlo adoperato affatto;
l'Archivio Notarile lo conosco appena per lo spoglio di pochi
volumi di rogiti. È naturale che chi, tornando sui miei passi,
esaminerà quanto non ho esaminato io, farà cosa più esatta
e completa di me.

Una parola voglio dire a quei critici intolleranti, che da
qualche tempo hanno preso l’uso di convergere tutta la loro
attenzione sulla stampa diplomatica dei vecchi documenti, e
che, scambiando un libro di storia per un saggio di paleo-
grafia, vanno trastullandosi nel collazionare le stampe con i
codici, per vedere quanti v sono scambiati per », quante
volte è stato scritto deo invece di domino, quante volte ca-
lendas per calendis, et per ac, ecc. ecc. Io ho trascritto tutto
fedelmente, ma se, per non aver potuto sempre confrontare
le copie con gli originali, fossi caduto in qualche lieve errore
di lettura, valga a scusarmi quello che dicevano di se stessi
i vecchi notari, i quali ritenevano saggiamente di aver fatto
il loro dovere, quando potevano attestare di non aver frau-
dolentemente aggiunto o tolto nulla quod sensum mutet, vel
vitiet intellectum. —
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO

I.

PIETRO DEGLI ATTI.
Fu Priore prima del 1078.

SOMMARIO. — I. È nominato nel diploma del Vescovo S. Bonfiglio. —
II. La Chiesa di S. Antimo. — III. La Chiesa di S. Abbondio.

I.

Nell' indice dei Priori scritto dal Iacobilli il Priore più an-
tico è Pietro, e la sua famiglia è indicata cosi: « Pietro figlio
« postumo di Pietro degli Atti da Foligno, Conte di Morano nella
« Diocesi di Nocera, e fratello di Atto o Attone Vescovo di
« Foligno, fu circa l’anno mille e cinquanta creato Priore di
« detta Canonica e Catedrale. Acquistò dalli figli d' Adamo Atti
« la Chiesa di S. Abondio fuori di Foligno, e la Chiesa e Campo
« di S. Antimo di Custino da Nero. Come si legge nell’ istru-
« mento di donazione e conformatione fatta a d. Cattedrale da
« Bonfiglio Vescovo di Foligno l' an. 1078, nel quale due volte si
« fa mentione di questo Pietro Priore » (1). Lasciando di veri-
ficare le notizie genealogiche del Iacobilli, è però esatto,
come vedremo, che nella donazione del Vescovo S. Bonfiglio,

(1) L' indice del Iacobillt é contenuto in uno dei suoi manoscritti da lui la-
sciati al Seminario di Foligno, nella cui Biblioteca si trova. L'indice sta nelle
carte 301-304 del codice C. V. 1. intitolato : Uomini illustri discesi da Foligno, e Fa-
miglie nobili di detta Città, antiche, molte estinte, et altre in piedi, et quelle (che)
hanno piantato famiglie altrove. Raccolte da me Lodovico Iacobilli con ogni fedeltà
e diligenza, dall’ anno 1617, sino al 1664, per anni 47; L'elenco comprende 44
. Priori, ed arriva fino al Priore Frenfanelli, che visse dal 1649 al 1691. Quindi, tutte
le volte che cito il Iacobilli senz'altra annotazione, mi riporto a questo indice.
216 M. FALOCI PULIGNANI:
- dell'anno 1078, questo Priore é nominato due volte. Una
volta si legge che il detto Vescovo donó al Priore Teuzio ed
ai suoi Canonici « fenimentum .... quod Nero reddidit Petro
Priori in campo S. Antimi ». Un'altra volta si legge che il
. medesimo Vescovo donò anche agli stessi Canonici la metà
E ecclesiae sancti Abundii, quia integram iam illam. Petrus
.« Prior acquisierat a. filiis Adam et a suis Consortibus per. con-
« venientie cartulam cum terris et omnibus redditibus suis ».

Da questo prezioso documento, che pubblicheremo qui
appresso, due cose si rilevano.

EI:

Un tal Nerone aveva in possesso una tenuta « fenimen-
tum » nel campo di S. Antimo « în campo S. Antimi », te-
nuta che egli restituì, in anno incerto, ma anteriore di alcuni
anni al 1078 « Petro Priori ». Il campo di S. Antimo ricorda
una chiesa dedicata a questo santo Martire Vescovo di Terni,
il quale, secondo una tradizione raccolta dall’ Ughelli (1), sa-
rebbe stato uno dei più antichi evangelizzatori dei nostri
Padri. Questa chiesa di S. Antimo, secondo una statistica del
1239 (2), è registrata vicino a quella di Sterpete, di Corvia,
di Maceratola, di Scafali, di Budino, e dovea quindi sorgere
‘nella pianura vicino alle Parrocchie nominate. Era. detta
« S. Antimo di Custino », ed appartenne sempre alla Catte-

drale, e il 6 maggio 1404, il Vescovo la uni a questa Par- .

rocchia di Scafali (3).
Essa è già nominata in un documento dell’ anno 1103, nel
quale si ricorda un terreno « ad S. Antimum » (4): nel 1229

(1) Italia Sacra, vol. I, p. 684, 742.

(2) LUGANO, Delle Chiese della Città e Diocesi di Foligno nel secolo XIII secondo

una sentenza del 1239, e la « libra » del 1295. Roma, 1907, p. 81.
(3) Archivio notarile, Rogiti di Francesco di Antonio, ad an. fol. 48.
(4) Archivio di Sassovivo, fasc. 87, perg. 1374. L' Archivio di Sassovivo si con,
Serva presso la Curia Arcivescovile di Spoleto, ed é diviso in grandi fascicoli, nei
quali sono racchiuse e numerate le pergamene. Ma molte pergamene sono senza nu-
merazione, o racchiuse in questi fascicoli, o accumulate in alcune cassette aventi
in gran parte una numerazione antica. In questi casi la ricerca non sarà facile.
— ometto

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO E 217

è nominato un « D. Johannes Prior S. Antimi » (1). Nel 1295
apparisce ancora appartenente alla Chiesa Cattedrale (2),
e questa notizia si collega col ricordo che si legge nel di-
ploma dell'anno 1078, il quale rammenta l'opera del Priore Pie-
tro, che rivendicó alla Cattedrale il tenimentum in campo
S. Antimi.

IT

Il secondo fatto del quale si rese benemerito questo
Petrus Prior, fu l'acquisto che egli fece « a filiis Adam et a

suis consor tibus » della Chiesa « S. Abundi » con tutta la sua
dotazione stabile di terreni, ecc. Questa Chiesa sorgeva nelle

vicinanze di S. Eraclio, dove una strada, a destra di chi va
a Roma, chiamasi tuttora Via. di S. Abondio. Secondo. il Ia-

. cobilli, fu eretta in onore di S. Abondio martire, che fu uc-
‘ciso con S. Carpoforo sotto Sassovivo nell’ anno 303 (3). Anche
questa Chiesa, nel XIII secolo, apparteneva al Capitolo, e
‘nell’anno 1400 ancora si conferiva il Beneficio S. Abundii (4).

Non ho notizie posteriori.
TH:

GUIDO DEGLI ATTT.
Dopo il Priorato di Pietro.

SOMMARIO. — I. Epoca in cui visse il Priore Guido. — II. Cosa era la
"Cattedrale di Foligno nel secolo XI.

i

Secondo Priore, come scrisse lo Iacobilli, fu « Guido

.* figlio di Attone degli Atti, Conte di varii Castelli ne Terri:

(1) Ibidem, fasc. 76, perg. 1063-1641.
(2) Lugano, loc. cit. p. 31.

(3) Vite dei SS. e BB. dell’ Umbr ia, - 111, 161.

(4) Archivio Notarile, Rogiti di Francesco di Antonio, ad an. fol. 146,
218 M. FALOCI PULIGNANI

« lori di Foligno, di Nocera e di Todi, fu creato Priore circa
« l’anno 1070, essendo prima Prete e Primicerio ». Il nostro
scrittore convalida la sua asserzione citando in margine la
ricordata donazione vescovile dell’anno 1078, dove veramente,
tra le firme dei sacerdoti che consentirono a quell’atto, si
legge primo degli altri « Guido presbiter et primicerius ».

Ma questo Guido non potea esser Priore nel 1078, perchè
in quell’anno il Priore, come vedremo, si chiamava Teuccio :
non potea esserlo prima, perchè, se nel medesimo anno 1078
egli era Primicerio, non può supporsi che da un officio più
onorifico sia disceso ad una carica minore. Se non vogliamo
dire che il Iacobilli abbia errato, dobbiamo conchiudere col
supporre che Guido sia stato successore e non antecessore
di Teuccio.

Piuttosto, proponiamoci qui una domanda. Che cosa era
la Cattedrale di Foligno verso il mille? Cosa ci è rimasto di
quell’ edificio? Come era composto il Capitolo dei Canonici
in quel tempo?

Come ho detto altrove (1), il terreno dove sorge la Catte-
drale è l'antico cemeterio dei Cristiani del tempo di S. Feli-
ciano, dove egli volle esser sepolto, cemeterio chiamato « agello
suo iuxta Fulgineam | Civitatem supra pontem Cesaris. ». La
città romana « Fulginea » sorgeva dove é oggi S. Maria in
Campis, nel diverticolo della via Flaminia, che invece di pas-
sare da Narni, a Carsula, a Bevagna, a Foro Flaminio, an-

(1) Vedi il mio studio, IZ Duomo di Foligno e l'architetto G. Piermarini, Foli-
gno, 1908, p. 10, :
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 219

dava direttamente da Narni a Terni, a Spoleto, a Trevi, a
Foligno, a Foro Flaminio (1).

La strada che da Trevi, rasentando la collina e passando per
5. Eraclio, va a S. M. in Campis, e di là va a S. Gio: Proflamma,
è chiamata da secoli via Flaminia, ed esiste tuttora fra S. Era-
clio e Trevi un luogo sulla strada chiamato Flamignano.

Orbene, documenti sicuri dell XI e del XII secolo ci
dànno queste notizie. Nell'anno 1110 si dona all'Abate di
Sassovivo un terreno «n contrada dicta Civitas S. Feliciani » (2):
nel 1115 si permuta una terra in « civitate S. Feliciani » (3): nel
1122 si vende un terreno «in loco qui dicitur civitas S. Feliciani,
aut si aliud. nomen ibi dicitur » (4): nel 1128 si fa cessione di
un fondo posto « infra comitatu fulgineatu, in loco qui dicitur
civitas sancti Feliciani » (5): nel 1147 si parla di vendere degli
stabili (si notino le espressioni) « intus im civitate sancti Fe-
liciani, in loco qui dicitur agello » (6): nel 1162 si dà in enfi-
teusi una casa « quae manet in comitatu fulgineato in loco qui
dicitur civitas sancti Feliciani » (7). Adunque, dal 1110 al 1162
è nominata una civitas Sancti Feliciani,la quale era edificata
nel contado di Foligno, in comitatu, la quale, nel suo interno,
intus, aveva un terreno chiamato agello. A determinarne
meglio la ubicazione, ci soccorre un atto del 1082, nel quale
Gualtieri ed Oderisio donano all'abate di Sassovivo un ter-
reno « in locum qui dicitur Agellum, ubi prope est edificata ec-
clesia et civitas sancti Feliciani » (8). Dunque, l'Agellum, la Ci-
vitas S. Feliciani, e la Ecclesia S. Feliciani, stavano vicini.
Vedremo nominato, in un diploma di Innocenzo II del 1138,

(1) BORMANN E., C. I. L. XI, 2, p. 1, p. 996.

(2) Arch. Sassovivo, fasc. 108, n. 1412, fol. 86.

(3) Ibidem, fasc. 84, n. 974.

(4) Ibidem, pergamena non numerata.

(5) Ibidem, fasc. 41, n. 544.

(6) Ibidem, fasc. 91, pergamena non numerata.

(7) Ibidem, fasc. 61, n. 895-1909.

(8 IACOBiLLI, Cronaca di Sassovivo, Foligno, 1653, p. 6-7.
290 M. FALOCI PULIGNANI

il « castrum episcopatus, videlicet sancti Feliciani », ed il Canonico
Bartoloni possedeva una pergamena dell'anno 1200, nella quale
era espressamente nominato il Castello della Canonica (1l).

. Dunque la chiesa di S. Feliciano, a tempo di questi primitivi

Priori; era chiusa in un castrum, che si chiamava o del

Vescovo, o della Canonica, o di S. Feliciano, e intorno al
Castello sorgeva la Civitas S. Feliciani, che era una cosa ben

distinta dall’ antica Fulginia, la quale sorgeva a S. Maria in
Campis; poichè, contemporaneamente a questi ricordi della
civitas S. Feliciani, viene rammentato nel 1103 un terreno, 2n
loco ubi dicitur în civitate Fulineata (2), e la stessa formola
si adoprò nel 1105 (3). Del Castrum S. Feliciani il Rutili indicò
tracce numerose intorno alla Chiesa (4), e noi segnaliamo

agli amici delle nostre antichità cittadine la vecchia e vene-
‘randa parete di quella parte dell’ episcopio dove è la Cancel
eria, tanto dinanzi alle Case dell’ Oratorio, quanto dinanzi al
- Palazzo degli Elisei. Essa è la fabbrica più antica della Città di

Foligno, e merita tutta la conservazione, e, potendosi, la ridu-
zione. Ivi nessuna traccia di arco gotico, ivi nessuna porta,

come appunto richiedeva la destinazione di edificio di difesa. :

In quanto alla Chiesa del tempo di S. Bonfiglio, ci re-
stano appena i residui della cripta, della quale, se può dubi-

tarsi sull'antichità dei muri perimetrali, non può dubitarsi dei

capitelli delle colonne, che al X secolo esistevano certamente.
-. Riguardo alle condizioni del Capitolo, poco possiamo co-

noscere. Dai documenti che. pubblicheremo, parlando del
. Priore Teuccio, vedremo che in questo secolo il Priore avea
"eon se dei Canonici, e questi vivevano vita comune, ed ave-.
vano già un patrimonio.

(1) RUTILI ‘GENTILI ÀA., Saggio storico artistico della Cattedrale di Foligno,
Foligno 1839, p. 39. :

— « ^*; (8) Arch. Sassovivo, fasc. 87, n. 1374.

. 8) Ibidem pergamena n. 72.
. (4) RomILI, Op. cit., loc. cit.
m

è

n

<

cent. 40 x 92.

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO
III.

TEUCCIO.
Dal 1078 al 1086 circa.

SOMMARIO. — I. La donazione di S. Bonfiglio. — II. Il privilegio di En-
rico IV Imperatore. — III. Possedimenti del Capitolo e generosità di

esso verso i Monaci di Sassovivo. — IV. I Folignati alla prima Crociata.

A lui ed ai Canonici che convivevano con lui, il Vescovo
5. Bonfiglio donó metà dei suoi diritti, alcuni terreni pros-
simi alla Chiesa Cattedrale, la metà delle Chiese di Por-
caria, di S. Abondio, le Chiese di Roviglieto, di S. Antimo, e

molti altri diritti che vengono enumerati nel suo atto. di dona-
.Zione, pubblicato prima dall'Ughelli (1), poi dal Cappelletti (2),

poi dal P. Lugano (3). L'originale sta nell' Archivio del Ca-

—"pitolo (4), e dice Così:

IN NOMINE SANCTE ET INDIVIDUE TRINITATIS NOTUM ESSE OMNIBUS

DESIDERO CHRISTIFIDELIBUS PRESENTIBUS SILICET AC FUTURIS. ANNO

DOMNICE INCARNATIONIS MILLESIMO SEP'"UAGESIMO OCTAVO in die mensis

nouembris per indictione prima, regnante dono Enrico rege, divina
tamen patrante clementia . ego Bonus filius Fulginensis ecclesie pre-

Sul pro remedio anime mee successorumque meorum concedo atque in

perpetuum confirmo medietatem claustre iam dicte ecclesie cum orto,
et extra fossa ipsius orti, pertica una in giro, et medietatem der
mationum, primitiarum . offoronum . deuotionum. aut quicquit ibi-

- dem dederit pro vivis et mortuis tibi teu[tio] ...... priori successo-
^ribusque tuis et canonicis ibi in domo eanonicorum. simul conversanti-

bus et domino ibidem seruientibus, qui ibi constituti sunt, vel forte
ante. antea erunt, omnia enim, ut dd est, et que ad sl utili-

(1) UGRELLI, (Italia Sacra, I, 740-741.

(2) CAPPELLETTI, Le Chiese à Italia, IV, 403-405. -

(3) LUGANO, Op. cit., p. 38-45.

(4) La pergamena, in buono stato, ha solo un foro verso la metà, e misura

oserei
222

omnibus suis necessariis .
clesie cum omnibus utilitatibus suis
lendina, ex omni parte pedes duodecim
ipsam civitatem in duobus edis

bus redditibus suis

bus suis .

priori in campo saneti Antimi .

de Azo pro prestaria
campo sancti ualentini modiola tres .
et in pertiga longo modiola tres
alio coniolo modiola duo
sbiter in Dodisco

longa .

fidelis .

- FALOCI PULIGNANI

tatem pertinent, excepto ipsos denarios, qui pro incenso ponuntur . de
omnibus uero, sicut iam dictum est, medietatem uobis concedo in perpe-
tuum, et omnia que in predicta domo canonicorum Deus dederit pro
uiuis ac mortuis tibi predicto priori successoribusque tuis, uel etiam
canonicis ibidem deseruientibus in perpetuum concedo aeque confirmo.
Concedo insuper uobis uiginti modiorum terre in designatis locis . uide
licet et in Agello . et in Campo sancte Marie . et in Coniolo . in Campo
Oldodisco et iusta pontem cesaris, molendinum unum edificandum cum
et aliud molendinum in castro eiusdem ec-
. et unum casalinum ibi iusta mo-
et VIIII modiola terre infra
. et ipsum casamentum quod tenet Jo-
hannes de Maroza et frater eius in Carpello . et ipsum oliuetum de Car-
pello, et de ipsa plebe de Felecto duas partes uobis concedo cum omni-
. et medietatem de plebe de Porcaria cum omni-
bus redditibus suis et ipsam plebem de Rovelita cum omnibus redditi-
et ecclesiam saneti Antimi de Custino eum omnibus redditibus
suis . et tenimentum quod tenuit Johannes gramaticus et Saxo presbiter
tenuerunt in Folinia et in aliis vocabulis, et quod Nero reddidit Petro
quod est modiolum unum et dimidium

et quod tenuit Teuzo filius Johannis de Garpo . et quod tenuit Berardo
. et in cam po sancti Martini modiola XI . et in
et in coniolo modiola quinque .
. et ad spinaraia modiola sex
. et septem modiola que tenuit Iohannes pre-
. in Recentario
. et omnia que superflua sunt in precariis que re-
tinentur apud dietam ecclesiam, et que Reciutus tenuit . et Achar dedit
per quemcumque modum de pratariis nostre ecclesie homines uobis
pro anima dederint uel quiequit modo de nostro episcopio retinetis .
concedo atque in perpetuum confirmo tibi predicto priori successori-
busque tuis, nisi tamen tenere uoluero
tiante, cum coepiscopis meis merear conscendere patriam .
rabilem vocem Domini merear audire dicentis : Euge serue bone et
intra in gaudium Domini tui. Igitur omnia que superius le-
guntur , sine omni contradictione semper tibi supradicto priori tuisque
successoribus vel in eadem domo canonicorum esse co[ncedo?]. Si autem
ego aut successores mei, hoc quod superius legitur, non defenderimus .
infringere uel disrumpere, quod absit, temptauerimus. Obligo me et
successores meos componere auri obtimi libras uiginti
dicto priori uel successoribus tuis aut in ipsa domo Canonicorum. Et
decretum hoc in sua maneat firmitate
priori successoribusque tuis [medietatem?] eeclesie sancti Abundii,
quia integram iam illam Petrus prior acquisierat a filiis Adam et a
suis consortibus per convenientie cartulam cum terris et omnibus red-

. sed ut celestem, Deo propi-

. Concedo namque tibi predicto
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 223

ditibus suis. Nam quicumque, hec, que superius legitur, molestauerit,
et de magnis aut paruis rebus subtraere uoluerit . socium illorum esse
non dubitet . de quibus tota ecclesia cottidie deprecatur dicens: Deus
meus, pone illos ut rotam et sicut stipulam ante faciem uenti . et
Sicut ignis qui comburit siluam, uelut si flamma incendat montes, ita
persequeris eos in tempestate tua, et in ira tua conturbabis eos.
Domine, nisi resipiscant et satisfaciant ecclesie sancte cui leserunt.

Ego Bonus filius Fulginensis ecclesie presul hoc decretum a me
factum seribere iussi.

Ego Guido presbiter et primicerius . et ego Gislerus presbiter .
et Johannes presbiter . et Marro presbiter . et Ugo presbiter . ei Mar-
tinus et Tuzo presbiter in hunc decretum consensimus.

Ego Rapezo Bonihominis filius in hunc decretum rogatus testis
sum. Ego Guido Lampri filius in hoc decretum rogatus testis sum.

Ego Marro Marronis filius in hoc decretum rogatus testis sum.

Ego Rodulfus notarius scripsi et finini.

Con questo atto il Vescovo S. Bonfiglio, oltre i terreni, i mo-
lini, gli incerti ecc. donó al Priore di S. Feliciano la Pieve di Ro-
viglieto, la Chiesa di S. Antimo, metà dellà Chiesa di S. Abondio,
due parti della Chiesa di Fileto, oggi Fiaminga, e metà della
Chiesa di Porcaria, oggi Porcarella. Parlare qui di tutte queste
Chiese, parte esistenti, parte dirute, ci porterebbe troppo alla
lunga.

II.

Nel 1082, l Imperatore Enrico IV prese sotto la sua prote-
zione la Chiesa di S. Feliciano, la Canonica, il Priore Teuccio cum
congregatione, con il seguente diploma, edito piü volte anche
esso, e conservato nell'Archivio del Capitolo. Lo publicó 1 U-
ghelli (1) e il P. Lugano (2). E questo il luogo per ripubblicarlo :

T IN NOMINE SANCTE ET INDIVIDUE "TRINITATIS EIUSDEM... .... VAT-
TUS DEI GRATIA (ROMANORUM IMPERATOR, SEMPER AUGUSTUS].

Jesu Christi Domini nostri diuino orrore perculsus, quatenus anime
nostre remedium profuturum speret. Nos quidem iuste petitioni acquie-
scientes. interventu BurcHarDI uenerabilis LAvSANENSIS episcopi. Ca-

(1) Italia, Sacra, I, 728.
(2) Op. cit., p. 24.
:994- Ar M. FALOCI PULIGNANI :

nonica sancti Felieiani cum congregatione cui nune prior TEvTIVS adesse
uidetur, uel qui pro tempore successor adfuerit, cum rebus omnibus
mobilibus et immobilibus. que uidentur modo habere uel que a fideli-
bus, quocumque modoindicantes vel legaliter donate eidem. eeclesie in
comitatu Fuliginensi, sive extra. posite fuerint in nostre defensionis

potestate suscepimus atque gratuita pietate sub nostre tuitionis mund-

burdo correl.... sancimus. Quocirca notum sit omnibus nostris sancte-
que ecclesie fidelibus, non minus futuris quam presentibus, quod nul-
lus archiepiscopus. episcopus. marchio. dux. comes. uicecomes neque

. aliqua magna paruaue persona aliqua, prediete ecclesie: scilicet sancti

Felitiani canonice, cui Teucius prior nune adest. uel ei qui pro tem-
pore successor fuerit, eiusdemque canonicis Deo seruientibus, cum
omnibus supradietis rebus integris, audeat imponere contrarietatem.
Nemo uero eorum per placita ventilare uel inquietare presumat. sed
liceat predicta ecclesia canonica cum omnibus suis mobilibus et im-
mobilibus rebus, sibi iuste et legaliter pertinentibus. cum TevrIo priore
uel cum illis qui pro tempore fuerint karissimi arbitrio omnia legitime

‘ peragere. nemine aduersariorum ob[si]stente. Largimur etiam atque
-eonfirmamus. eiusdem eeclesie priori, ael ei qui successor fuerit. ut

habeat potestatem. suos liberos homines suoque commissos diudicare
secundum legem et iustum arbitrium corripere absque alicuius con-

.tradietione. Et quia quiequid pars publica sperare potuit de publicis

‘ rebus, omnino predictae Canonicae eiusque priori, suisque largimur
‘ successoribus atque donamus, omnium hominum contradictione remota.

- ©

Si quis autem huius nostri precepti tenorem frangere temptaverit.

sciat. se auri optimi libras centum componere. medietatenr camere
nostre et mediatatem sancti Felitiani canonicae et TEvTIO priori, qui nunc

ibi est suisque successoribus, tamen nichilominus descriptio ista firma
et stabilis in perpetuum habeat. Quod ut verius credatur et per omnia

Seruetur cautius nostri sigilli impressione infra corroborari iussimus.

- "SIGNUM DOMNI HEINRICI QUARTI [monogramma] INVICTI REGIS:
- ^: Ego BURCHARDUS LAUSANENSIS EPISCOPUS VICEARCHICANCELARII
SIGNUM- COLONIENSIS ARCHIEPISCOPI NOSTRI COGNOUI.

- ANNO DOMINICE INCARNATIONE MILLESIMO LXXXII. INDICO. V. ANNO

" ORDINATIONIS. DOMNI HEINRICI INVICTISSIMI REGIS XXVIII REGNI VERO

XXVI. AcTUM ROMAE feliciter (1).

III.

'

Risulta da questi documenti che il Priore e la sua Congre-

gazione, Cioè il Capitolo, avevano dei possessi in comune, ciò

(IJ Là pergamena in buono stato, é rosa in principio, ed ha. perduto il grosso
sigillo di ceralacca, che dovea misurare 9 cent. di diametro. Essa misura cent. 59x54.
wm >

-

"I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO - 225

i NS idt anche da altri documenti, poiché nell’anno 1095 è
| ricordata presso Copernaco una, « ferram Canonicae S. Feli-
- ciani >» (1), e nove anni prima il Conte Monaldo avea lasciato

al Vescovo di Foligno un campo « per la Canonica di S. Fe-
liciano » (2), e nel 1111, fra il Patrimonio della Chiesa figura

«una silva de Canonica sancti Feliciani ad viam de casali » (3).

E sembra che allora il Priore e i Canonici fossero cosi ricchi,

- che nel 1086 poteano aver donato un podere a Mainardo

fondatore ed Abate del Monastero di Sassovivo (4). Ecco il
testo di questo documento, il quale secondo noi ha molto
valore, poiché dimostra come il Clero di S. Feliciano vedesse
con simpatia, e favorisse il sorgere di quella Badia, il cui
fondatore poté annoverare i Canonici del Duomo fra i primi

benefattori della sua istituzione.

In Dei nomine ab incarnatione domini anni sunt mille lxxxvi
et dies mensis dicember per indictionem V Ide Cartüla convenientie
atque obligazionis qualiter ego Bernardus comes filius munaldi comitis
convemio me tecum Mainardo abbas tuisque successoribus, et cum
ipsa ecclesia sancte Maria de vecchi quod de ipsi mansu quod dederunt

^ filii Ugonis et ipsi canonici sancti Feliciani in ipsa tua ecclesia cum
.' totum eorum tenimentu quod sub iura Gozonis et Ugonis ipsi illorum

omines tenuerunt quod ego uel meis eredis ab ora in àntea non mo-
lestamus nec tollimus, nec subtraimus, nec inpedimentum ad ipsi tui

‘omines qui abitant in ipsi tui mansu de pesenti non facimus et de ipsa

selua concedimus eis quantum ad illorum case utilitas erit et nullum

impedimentum eis facimus quod contra ipsa tua ecclesia fiat, et si ec

omnia. que superius legitur non adinpleuerimus. vel Aor dnt

infringere uel disrumpere quod apsit tentauerimus Obligo me et meis

eredis tibi Mainardo abbas tuisque successoribus conponere argento
obtimo libras decem et convenientia ista firma permaneat.

1 Ego Bernardus comes qui convenientia ista scriueré rogaui.

ES) DonRio, Storia della famiglia Trinci, Foligno, 1638, p. 90. È
(2) IACOBILLI, Cron. del Monastero di S. Croce di Sassovivo; Foligno, 1653, p. 19.
(8) Arch. Sassovivo, fasc. 55, n. 796.

(4) 1ACOBILLI; Op. Cit. p. 18.

ln ss

ante IT ER a M.

FALOCI PULIGNANI

T Signum manum Bernardus et Ascaries rogati testes sumus.
1 Ego qui supra Rainerius notarius seripsi (1).

STE

Questo priore visse a tempo della prima Crociata, alla
quale, come è noto, intervenne personalmente il sopradetto
Vescovo S. Bonfiglio (2). Intervenne con lui nessuno dei suoi
Canonici? Documenti sicuri ci dicono che egli parti « assum
ptis secum de familia sua Clericis et laicis, qui ad hoc opus idonei
et utiles videbantur » (3): un atto'del 1111 ricorda un Offredo
figlio di Gualterio, che disponeva delle cose sue « s reversus
fuerit de Hierusalem » (4, e puó dirsi che questo era uno dei
nobili Crociati che il Vescovo Bonfiglio condusse con sé:
ma nulla puó dirsi di concreto circa il Priore Teuccio ed i
suoi Canonici.

IV.

GISLENO DEI CONTI DI NOCERA.

Dal 1112 al 1114.

SOMMARIO. — I. Permuta di un terreno con i Monaci di Sassovivo. —
II. I Conti di Nocera cedono al Priore Gisleno il Monastero di Lan-

dolina. — III. Conferma del Vescovo di Nocera.
E

Secondo il Iacobilli, che si riporta al Dorio (5) questo
Gisleno fu « figlio del Conte Bucco, del Conte Rodolfo e di
Manfredo dei Conti di Nocera ». Egli dice che prima di esser
Priore era stato Canonico, e forse lo dedusse ragionevolmente

(1) Arch. Sassovivo, fasc. 44, n. 548. A tergo della pergamena, forse lo stesso
notaio scrisse: hane cartulam fecit bernardus comes filius munaldi. E di carattere
poco posteriore si legge: « Carta refutationis mansorum que dederuvt filii ugonis
et canonici sancti feliciani, quam fecit bernardus comes Monasterio ».

(2) IACOBILLI, Vite dei SS. e BB. del'Umoria, Foligno, 1656, tomo II, p. 288-295.
Acta SS. Septembris, VIII, 519.827. CHEVALIER, Bio- Bibliographie, etc., 1, 643.

(3) MERCATI, Vita S. Bonfilit Episcop., Camerino, 1613, p. 19.

(4) A1ch. Sassovivo, fasc. 88, n. 1412, fol. 88.

(5) DORIO, Op. cit. p. 71.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 291

dal riferito diploma del 1078 del Vescovo S. Bonfiglio, ove
uno dei Sacerdoti intervenuti a quell'atto è chiamato « Gi-
slenus presbiter ». Continua il Iacobilli affermando che Gi-
sleno fu fatto priore « circa l’anno 1110 >», e forse non si
appose male, poiché se nel 1078 era Canonico, poteva be-
nissimo esser promosso Priore sul principio del XII secolo.

Ma una data precisa di questo Priore é del Giugno 1112,
in cui permutó alcuni terreni della canonica di S. Feliciano
con Alberto Abbate di Sassovivo, che gli dette altri fondi di
quel Monastero. Erano con Gisleno Priore i suoi Canonici,
cioè Atto Arcidiacono, Adamo Prete, Barone Prete, Guido
Prete, Atto Prete, Stefano Prete, e Guglielmo, che non si
chiama Prete, ma che, avendo prestato con gli altri il suo
consenso, mostra di aver anche egli appartenuto al Clero
della Chiesa. Il documento per ragioni storiche e topogra-
fiche merita di esser riferito testualmente.

In nomine domini nostri ihesu christi ab incarnatione domini
anni sunt mille CXII. dies mense iunio per indictione quarta. Manifestus
sum ego gislerio priore kanonica sancto feliciano dedi atque tradidi in
monasterio sancte crucis saxiuiui et tibi alberto abbate res que ego
habeo infra comitatu folineatu et in loco qui dieitur canauiola XVII
staria et medium . a primo latere sancte crucis . a secundo filii de
bernardo a tercio filio de adamo . a quarto orbene et etiam terra sancti
feliciani . et in pratale modiuli duo . a primo latere iuva . a secundo
acto a tereio et quarto filii de putizo . et a la preta XVIIII staria . a
primo latere briptu . et sancte marie . et presbyter adam . a II pas-
sarellu . a III filii de iohannes et iohannes de mula . a IIII briptu et
miezolu et menzo . in logoiati sexstaria quactuor et pugilli septem
iuxta terra sancti iohannis . et in le curti sextaria IIII a primo latere
filii de bripto . a secundo sancte erucis . a III de bripto . a IIII sancte
crucis . et alia petiola in logoiatí modioli sex et sextaria duo . a
primo latere uia . a II adamo de menzo . et a murieo . et binellus .
et filii de leo idem terra sancte Marie . a III filii de passassaru . et
filii de geezeo . a IIII filii de Iohannes et terra sancte marie de Spo-
liti . et filii de Ingimicane . et alia petia in nebiano sextaria XVI
a primo latere via a II caiunellu . a III caiunellu . et bernardo . a IIII
kapsarello et geczo . et alia petiola a la fossa . sextaria VII . a I et
a II et a III filius de acto . a IIII sancte marie de spoliti . infra istis
> Suprascriptis lateribus: ad bonam et iuxtam mensuram ad pedem gu-
pore epe NAM M. FALOCI PULIGNANI

bitalem qui dicitur liutprandi regis sunt modiuola XV et anplius si ibi
suprascripte pectiole inventum fecerint et éum omnia intro se aut intra .

"ge habent . aut in antea esse uidentur . unde manifestus sum ego su-

prascriptus priore recept-a te suprascripto abbate in loco permutationis
XIIII modiola et medium a la uaccaria . et aput. me habeo. In eo uero
tenore si ego suprascriptus priore uel meus suecessores ad te supra-

Scripto abbate. uelle ad tuos successores aliquod letidium aut causa-
. tionem mittere presumpserimes aut ab omni homine non defenderimus .

aut non uoluerimus . tibi promitto me et meos successores-ac te et ad
tuos suecessores componere in duplum in supradicto monasterio et in
consimili loco. Que cartula uera est.

ego gislerio priore hanc cartulam commutationis scribere fieri
rogauvi . et acto archidiacono . et presbyter adamo . et presbyter barone
. et presbyter guido et presbyter aczo . et presbiter Stefanus . et Wi-
lielmus interfuimus et consensimus.

uigulino de ardouino . et franco de petri . et briptu de acto . et
bengna de rustikellu . et guido de lanbertu . et guido de lu briptu et
berardo de leo . testes sumus.

ego binellus judex hane cartulam permutationis feci et complevi (1).

TE:

A partire da quest’ epoca, la storia dei Priori del Duomo e
dei Canonici della Cattedrale di Foligno é collegata colla storia

- del Monastero Benedettino di S. Pietro di Landolina, situato

nella Diocesi di Nocera, presso il Castello di Annifo, il quale
fa parte del territorio comunale di Foligno. Esso fu eretto nel
secolo XI,ed il Iacobilli, che ne raccolse abbondanti notizie,

."' narra che nel. 1323 fu unito al Monastero di Sassovivo, e che

nel XV, dopo molte peripezie, fu rovinato, tantoché oggi
appena se ne vedono tracce (2). Per trovare come ebbero
origine le reiazioni fra la nostra Cattedrale e quel Mona-

(1) Arch. di Sassovivo, fasc. 56, n. 1104, n. 27. Ho trascritto dall'Archivio di Sas-

sovivo questo ed altri documenti, ma non ho avuto modo di collazionare poi le copie

con gli originali. i

(2) IACOBILLI, Cronaca di Sassovivo, p. 243-250. Vite dei SS. e BB. dell'Umbria,
III, 311, n.40. Nell'Archivio di Sassovivo si conservano tanti documenti sopra il Mo-
nastero di Landolina, che. potrebbe ricostituirsi su di essi una storia, completa. Ve-
dremo dopo a che cosa é oggi ridotto Landolina. :

^7.

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yen

Tamen uera



PEST. PRIORI DELLA CATTEDRALE DI “FOLIGNO 229

“stéro, conviene ricorrere ad alcune E che però sono
fondatissime.

In quei tempi Lardolica; era un Cdstello feudale, e nel
1138 Innocenzo: II ne confermava il possesso al Vescovo di
Foligno con queste parole: « Porro Castellum Landuline cum:
sua possessione, et Monasterium Sancti Petri cum suis possessio-

mbus in ... fuorum successorum domnicatiu semper ‘per nianere

consemus » (1). Noi vedremo poi che a. Landolina la’ Cano-

nica di S. Feliciano nel 1149 aveva un terreno, e che il feu-

datario era un Conte Gentile figlio del Conte Alberico, il
quale, insieme con altri, donò ai Priori della Cattedrale ed.
alla Canonica di S. Feliciano il giuspatronato che aveva nel
Monastero suddetto. E questo patronato era così esteso, che
nel 1252, come vedremo, il Capitolo di Foligno aveva giurisdi-
zione completa sul Monastero, il quale era chiamato « episcopale
membrum canonicae nominatae ». E siccome i nostri genealogisti
del XVII secolo, Iacobilli, Dorio, etc., asseriscono: che questo.
"Gisleno . Priore era figlio del Conte Bucco, e fratello dels
Conte Monaldo, e di altri Patroni del Monastero, cosi puó rite- -

nersi che tra il Priore della Cattedrale e questi Signori in-

tercedesse questa permuta. Essi, fondatori e patroni del Mo-

nastero, avranno ceduto il Patronato al Priore e ‘alla Cano-

nica del Duomo: questo poi, che era padrone del Castello o

. avea in esso dei feudi, avrà ceduto ai Patroni suddetti il’

feudo medesimo, scambiandosi così i diritti relativi.
Ancorché non si volessero accettare queste spiegazioni,
resta sempre fuori di controversia, che nell’anno 1114 il.

. Conte Monaldo figlio del Conte Bucco, e il Conte Rodolfo

figlio del Conte Lamberto, donarono alla Canonica di S. Fe-

liciano ed a Gisleno « Presbitero et Priori ipsius Canonicae » la

Chiesa. di S. Pietro edificata nella valle di Landolina, « inter -
montes Appenninos, » con tutti i dritti di patronato come n Co-

ue TLV

üj UGHRLEL, Italia Sacra, 1, 693. a Le Chiese d? Itatia,. IV, 407. Lu-

' GANO, Op. cit. p. ll. KEHR, Italia Pontificia, IV, 44.

MAS
230 M. FALOCI PULIGNANI

stituì il suddetto Conte Bucco, e con le Chiese di S. Nicola,
di S. Silvestro, e di S. Apollinare, con tutte le prestazioni
che la Chiesa di S. Pietro dovea ai Patroni, e con tutti i
possedimenti di essa. Fra le condizioni poste dai donatori,
una era che il Vescovo non avesse « neque de ipso Mona-
«.sterio, et de suis Ecclesis potestatem aliquam, nec sub suo iure
maneat » il che spiega perchè nel 1252 la Chiesa e il Mo-
nastero si chiamavano, come si é visto, « episcopale membrum
Canonicae ». Trattavasi dunque di una giurisdizione completa,
più che di semplice patronato. Il documento di questa ces-
sione enumera con grande diligenza i diritti concessi, i ter-
reni, i confini, le circostanze tutte di un atto, che quasi
metteva in essere una piccola Diocesi fra quella di Foligno
e di Nocera; piccola Diocesi, nella quale di fatto esercitava
tutta l'autorità di Ordinario il Priore di S. Feliciano a nome

della Canonica. E vedremo in quale forma amplissima i suc-

cessori di Gisleno esercitarono questa giurisdizione.
Pubblichiamo intero questo documento, e qui premet-
tiamo quali erano i canoni che la Chiesa di Landolina dovea
corrispondere al Priore. Questi canoni prima venivano pagati
al Conte Bucco ed ai suoi parenti, che della Chiesa erano
Patroni. Ceduto il Patronato ai Priori della Canonica, furono
questi che avevano diritto ad esigerli, in compenso (come
ho presupposto) della cessione che la Canonica dovè aver fatto
a quei Signori dei diritti feudali sul Castello di Landolina.
Dunque la Chiesa e il Monasteró di S. Pietro dovea dare
ogni anno al Priore e alla Canonica di S. Feliciano, per Na.
tale « unum porcum et 24 parassides », cicé, un suino, e 24
piatti o scodelle. Questo è un canone curioso, ma allora non
era raro il caso di simili prestazioni. Nel 1259 i monaci di Sas-
sovivo, dando in enfiteusi alcuni terreni, chiesero la corrisposta
annua di « centum scutellarum, et quatuor sicchiorum sive broc-
carum de ligno » (1). Per Pasqua doveano dare « quatuor cappos,

(1) Arch. di Sassovivo, fasc. 108, n. 1412, fol. 80.

IIT
"cera

ibi alzate

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 231



et due casate », cioé quattro capponi e due torte di formaggio.
Per la Madonna di mezz’ Agosto doveano dare « 4 ferratas,
et duo panes amiscerales et unum catinum de panicia »; più tardi
sì dirà: « de bona panicia ». Cioè quattro pizze di farro; due
di grano mescolato con altra derrata, e un catino di grano
da far pane. Nel XIV secolo questo canone sarà ridotto ad
un suino, a 24 scodelle di legno, ed a 12 coltelli « incisoria ».
Ecco intanto il testo del documento.

In Dei nomine factum est in Anno ab Incarnatione Domini Mille

CXIIII. Indietione VII. Manifesti sumus Nos Munaldus Comes filius

Bucco Comitis et Rodulfus Comes filius Lamberti Comitis odie propria
nostra bona et spontanea voluntate dedimus atque tradedimus, con-
cedimus et donauimus in perpetuum per nos nostros heredes Canonice
S. Felieiani Fulginei, et tibi Gislerio Presbitero et Priori ipsius Cano-
nice, et tuis in ipsa canonice successoribus universis: id est Ecclesiam
nostram $8. Petri constructam in loco qui dieitur Valle de Landolina
inter Montes Appenninos, cum omni iure patronato, et cum omni alio
iure quod in ipsa Ecclesia habemus sieut Buceo Comes ibi constituit .
cum Ecclesiis suis, scilicet S. Nicolai, S. Silvestri, S. Apolinaris, et
cum Casis, Terris, Vineis et siluis suis cultis et incultis, cum universis
seruitiis quae recipere consueuimus ab ipsa Ecclesia S. Petri: scilicet
in Natali Domini unum porcum et 94 paressides. In Pasca Resuretionis
4 Cappos et due casate, et in festa S. Marie Augusti 4 ferratas et duo
panes commiscerales, et unum catinum de paniecia, et cum omnia quic-
quid ipsa Ecclesia modo habet, et in antea acquirere . debet . cum
masio de Aldo Presbitero, et masio de Acto Buscurellum, et masio quod
tenet Ansio, et masium quod tenet Berardo; et masium quod tenet
Adam filius Bonzonis, et masio qui tenet Atto filius Rangonis, et masium
-.. de Bonella .... ipsa masia infra suis lateribus, sicut hodie sunt, vel
etiam et omnia quantum ipsa Ecclesia S. Petri predieti modo sunt vel
in antea acquirere debent, et cum paramentis libris offertionibus et
devotionis virorum et mortuorum, et omnia sicut Bucco Comes in ipsà
Ecclesia constituit, tradidit, et donavit. Inter fines de Capu de limite de
Villa alua fini rigu de Musanu, fini Appinino vecchie et proveniente a
Cornu Valleranu et perveniente à lu galluluet mergit in campu de
limiti qui est prima finis, et circum ipsa Ecclesia S. Petri inter fines
designata finis gronaia, trà la serra, et vadit ad Appeninum vecclu, et
fini valle de Ofra in Monte Acutu et venit per senaita inter nos et
cono infra isti suprascriptis lateribus . omnia concedimus ut dictum est
in predieta Ecclesia sine ulla nostra reseruatione, omnia quae superius
legitur eum ipsa Ecclesia S. Petri cum dictis Masis et servitiis conce-

iria ee RS

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LLLA
232 M. FALOCI PULIGNANI

dimus et éonfirmamus in perpetuum per nos et nostros heredes in ipsa

-Canonica S. Feliciani, et tibi Gislerio Priori et tuis successoribus,

dunmodo Episcopus non habeat de supradictis rebus neque de ipso
Monasterio et de suis Ecclesis potestatem aliquam, nec sub suo iure
maneat, sed semper permaneat in potestate dicte Canonice omnia que
supra diximus, et que in ante ipsa Ecclesia S. Petri acquirere debet
quocumque modo, tamen non fecimus terreno lucro, sed ut mereamur
comparentibus nostris audire vocem Domini, quando dieturus erit Ve-
nite benedicti, percipite regnum Patris mei. Pro ac vera ratione, sine
omni molestatione semper in ea domo Canonicorum esse confirmamus.
Si autem omne que superius legitur non impleverimus, vel non observa-
verimus, infringere vel disrumpere temptauerimus, aut non defenderimus
ab omnibus hominibus, obligamus nos et nostros heredes tibi Gislerio
Priori, et successoribus tuis in eadem domo canonicorum componere
auri optimi libras XXX nomine poene, medietate dicte poene sit Regis
vel Papae, et alia medietate sit predictae Canonicae, et carta ista firma
permaneat. Nos Munaldus et Rodulfus Comites supradicti donamus ut
supra.
Ego Raynerius Iudex Notarius scripsi (1).

Con questo atto di donazione, i Priori della Cattedrale
di Foligno divennero Patroni del Monastero di S. Pietro di
Landolina, e delle Chiese di S. Nicola, di S. Silvestro, e di
S. Apollinare che dipendevano da esso. Il vantaggio dei
Priori e dei Canonici, era poco: i litigi che ne dipesero fu-
rono molti.

III.

Poco prima o poco dopo, questa concessione fu confer-
mata dal Vescovo di Nocera con questo documento.

Anno ab Incarnatione D. N. Iesu Christi MCXIIII Indietione VII.

Ego Augustinus Episcopus Nucerinus confirmo Ecelesie Landoline omnia

sua bona e D. Boccarone et Munaldo eius filio Comite, et a Rodulfo
ei concessa, et demu renuntio, Preterea decimationis de Andifo il de
Marte, et de S. Cristoforo de Corrobestit per 60 annorum spatio con-
cedo (2).

(1) Arch. di Sassovivo, fasc. 97, n. 1321. Biblioteca del Seminario di Foligno,
Cod. B. VI, 8, p. 56 della cui trascrizione mi servo.
(2) Bibl. Seminario, Cod. cit., p. 6.

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I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 233

Tale concessione del Vescovo di Nocera era forse ne-'

cessaria per gli effetti legali del patronato, e bisognerebbe
conoscere tutte le particolarità del diritto canonico e delle
consuetudini locali di quel tempo per poter apprezzare il

valore giuridico dell'atto compiuto dal Vescovo di Nocera.

V.

GUIDONE DEI CONTI DI NOCERA.
Dal 1140 al 1153.

LE
'SOMMARIO. — I. Bolla di Innocenzo II. — II. Altra donazione di Lan-
dolina. — III. Inventario del Monastero. — IV. I Monaci accettano al
donazione. — V. Rinnovazione del Duomo nel 1120. — VI. Descrizione
di essa. — VII. Sua consecrazione nel 1149.

Questo Priore appartenne alla stessa famiglia alla quale

‘appartenne Gisleno suo antecessore. Il Dorio e il Iaco-

bili, nelle opere indicate, lo dicono figlio di Berardo del
Conte Rodolfo, dei Conti di Nocera, etc. Secondo essi Gui-
done o Guittone fu fatto Priore l'anno 1125, ma non ho po-
tuto verificare questa data.

Un bellissimo documento relativo a questo Priore ci fu

conservato dal Iacobilli, ed è una bolla di Innocenzo II,
con la quale questo Papa, e con lui nove Cardinali che sot-
toscrissero la Bolla, prese sotto la sua protezione esso Priore
e tutti i Canonici. Allora i Canonici facevano vita comune
presso la Cattedrale, e nel 1140 (ignoriamo per. qual ra-

gione) si erano rivolti al Papa, per esserne protetti. Il Pon- .

tefice aderì, confermò le donazioni fatte alla Chiesa dal Ve-
scovo Enrico, dai suoi antecessori, dai devoti, minacciando

le censure a chi li avesse molestati. Il documento originale

oggi perduto, una volta stava nell'Archivio della Curia Ve-
scovile, dove ne estrasse copia il Iacobilli (1), che servi poi

(1) Biblioteca del Seminario, Cod. A. V, 7, fol. 89.

= IPIE Trac
234 M. FALOCI PULIGNANI

al Kehr, per la stampa che ne fece e che qui riproduco
I colle varianti del primo editore (1). E questo il posto nel E
| : |J quale dobbiamo inserirlo.

da ci

| Innocentius episcopus seruus seruorum dei. Dilectis filiis Gui-
a doni priori ecclesie sancti Feliciani Fulginensis eiusque fratribus tam È
GS presentibus quam futuris canonice substituendis in perpetuum. Ad

pool

| hoc in eminenti apostolice sedis specula disponente domino constituti
È Jl esse conspicimur, a) ut b) ecclesiarum quieti salubriter prouidere cu- i
Î remus c) et filiorum nostrorum iustis desideriis gratum debeamus im- D:
pertiri assensum. — Proinde d), dilecte e) in domino fili Guido preposite E
f), tuis rationabilibus postulationibus ac fratrum tuorum deuotioni g)
clementer annuimus et A) ecclesiam, in qua i) domino inspirante ca-
nonicam uitam professi estis k), apostolice sedis priuilegio /) commu-
| nimus. Statuimus enim m), ut quascunque possessiones quecunque
| bona a recolende memorie n) Enrico Fulginensi episcopo seu ab ante-
| cessoribus o) suis aut ab aliis dei fidelibus ei rum legitime possidetis q),
WA nobis uestrisque successoribus integra et illibata permaneant. Que-
cunque preterea in futurum concessione potificum, largitione regum nel
principum, [oblatione fidel]ium seu aliis rationabilibus modis prestante

2 domino poteritis r) adipisci, firma et ... conseruentur, salua nimirum |
| Fulginensis episcopi iustitia et reuerentia. Nulli ergo omnino ho-

DS VII minum liceat uestram ecclesiam temere perturbare aut eius possessiones

iege. auferre uel ablatas retinere [minuere s) aut aliquibus uexationibus fati- 3
gare, sed omnia integra conseruentur uestris ac pauperum usibus omni- i
modis profutura. Si qua igitur in posterum ecclesiastica secularisue

“Il persona hane nostro constitutionis paginam sciens contra eam temere È
uenire temtauerit, secundo tertioue commonita, si non congrue sati- È
TEN NO sfecerit, potestatis honorisque sui dignitate careat reamque se diuino È
|

|

|

| iudicio existere de perpetrata inquitate cognoscat et a sacratissimo È,

| «Jl: corpore ac sanguine domini et dei nostri Iesu Christi aliena fiat atque |
in extremo examine districte ultioni subiaceat. Cunctis autem eidem È

| NIE loco sua iura seruantibus sit pax domini nostri Iesu Christi, quatenus

ARCA ‘ et hie fructum bone actionis percipiant #) et apud districtum iudicem

i S Fase premia eterne pacis inueniant. Amen. Amen. Amen.

| Ego Innocentius catholice ecclesie episcopus ss.
i Ego Petrus presbiter cardinalis tituli sanete Susanne ss. 2).

(1) KEHR P., Papsturkunden in Umbrien, Gottinge, 1898, p. 381-382. Idem, Ita-
lia Pontificia, vol. IV, Berlino, 1909, p. 45.

a) conspicimus. b) et. c) iuremus. d) perinde. e) dilecto. f) filio E:

HH i Guitoni preponente. 9) deuotione. h) annuimus ... 1) qua et. A) professus. "
i | 1) privilegium. 7n) statt statuentes? n) recolenda memoria. 0) intercessori- È
i | bus. 2) canonice ... aliquamque. q). possidet. r) preteritis. s) retinere

3 uel ... t) precipiat . 4) card. s. Susanne presbiter lit. tt. ss. v) Marinus
xe

———

—— dá

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 235

1 Ego Lueas presbiter cardinalis [tituli] sanetorum Iohannis et
Pauli ss.

1 Ego Martinus v) presbiter cardinalis tituli sancti Stephani [in
Celio monte] ss.

1 Ego Anselmus presbiter cardinalis tituli sancti [Laurentii in]
Lucina w) ss.

1 Ego Oddo diaconus cardinalis sancti Georgii ad Velum auream ss.

1 Ego Grisogonus diaconus cardinalis sancte Marie in Porticu ss.

1 Ego Octauianus x) diaconus cardinalis sancti Nicolai in car-
cere ss.

Datum Lateran. y) per manum Aimerici z) diaconi cardinalis a)
sancte Marie Noue, S. R. E. cancellarii 5)

Bisogna indagare la ragione e di questa domanda del
Priore e del Capitolo, e di questa concessione pontificia.

Conviene sapere che due anni innanzi, nel 1138, lo
stesso Pontefice aveva concesso e confermato dei privilegi
a Benedetto Vescovo di Foligno, nella quale concessione si di-
chiara di confermare al Vescovo pro tempore ed alla Chiesa,
cioé alla Chiesa di Foligno, il « castellum Landoline cum sua pos-
sessione et monasterium sancti Petri cum suis possessionibus » (1).
E poco appresso, fra le cose concesse al Vescovo, si conti-
nua così: « Canonicam vero sancti Feliciani cum omnibus per-
tinentiis vel ecclesis suis, ita et sub vestro statuimus iure persi-
stere, ut nullus ibi prepositus, nullus que canonicus abque con-
sensu Episcopi ordinetur. Plebenda etiam de canonica, episcopo
attribuetur, quotiens in refectorio cum fratribus reficere volue-
rit ». Probabilmente tanta larghezza di concessione dové
sembrare al Priore ed ai suoi Canonici che intaccasse i di-
ritti del Capitolo, onde il ricorso di questi al Papa, e la
susseguente dichiarazione di questo, che rilasciava integra

Cibo. w) s. Lucine. x) Octauianus Nariallis y) Lateranen. 3) Alayme-

' rici. a) card. tt. b) Nella copia del Jacobilli « Innocentii II pape anno primum

dominice anno 1140 ».

(1) UGHELLI, Italia Sacra, 1, 744. CAPPELLETTI, Le Chiese d? Italia, IV, 407. Lu-
GANO D. P., Delle Chiese nella Città e Diocesi di Foligno, p. 13-14. KEnR, Italia Pon-
tificia, IV, 44.

ITE,

ML
===> ===

düdieiabé 12 mense

) «

PRI e "M. FALOCI PULIGNANI |

et illibata totti. i diritti edi ‘possessi del ‘Priora e ‘del Cano-
nici. Non si potrebbe spiegare diversamente la concessione

‘di due privilegi, uno al Vescovo nel 1138, un altro al Priore -
. ed.ai Canonici nel 1140, E quale. in qualche modo è una
.-. limitazione del primo. | |

II.

“A questo Priore Guidone un altro dei Patroni di Lan-

‘..dolina, il Conte Gentile figlio del Conte Alberico, nell’anno.

1149, fece la stessa cessione di Patronato che avevano fatto

nel 1114 gli altri due Conti Monaldo e Rodolfo al Priore Gi:
sleno. Le conclusioni sono quasi le stesse, ma vi è questo
di notevole, che mentre nella donazione dell’anno 1114 non.

si parla di corrispettivo, e tutto apparisce fatto a titolo gra- |
tuito, e con la speranza di beni spirituali, nella DEA

del Conte Gentile, questa apparisce fatta « pro feudo quod ha-

«beo ab ipsa ecclesia canonica S. Feliciani » del quale feudo di-
cesi che « iacet in territorio vocabulo et curte Landoline », e-che

il Conte sunnominato lo avea avuto per 25 anni. Meglio si
conosceranno i rapporti

Anno ab incarnatione Domini nostri Iesu Christi MCXLVIIII ;
Manifestus sum ego Gentilis Comes filius D. AI-
brici Comitis, pro ipsa et spontanea mea bona voluntate, pro remedio.
.animae meae et patris et matris meae, et pro salute animarum omnium
br ‘consanguineorum meorum, et ut Deus nobis retributionem faciat. in .
, vitam. aeternam, tibi Domino Guittoni Priori Canonice S. Feliciani de
‘Fulgineo recipienti pro ipsa Canonica in perpetuum dono, concedo,
trasféro et confirmo per me meosque heredes omne ius vel omnia jura.
patronatus que ego habeo, vel habere visus sum quoquomodo in Ee-..
do clesia. vel Monasterio S. Petri: de Landolina, et in ipsius - -ecelesiis vel :
^. . Cappellis, cum. terris cultis et incultis, silvis, pratis, campanis, libris, --
‘ paramentis, bestiis. et cum omnibus rebus orbus et, IMMobiLipusi

decimis .et primitiis, quae ds Hess nunc habet et poseiden habebit,

giuridici, che sorsero con questo '
documento. tra il Priore Guittone e i suoi successori ed il .
Conte Gentile e i suoi eredi dal tenore del documento che -.
qui De testualmente.

TERRE

TP AT ELS
7 "uUPNM
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNC 331
et dU et eum omnibus Serviliis quae consuevi recipere ab ipsa no
Ecclesia S. Petri, scilicet cum consortibus meis. In: Natali D. Nostri.
unum.porcum, cum 24 parassedibus. In Festo Resurectionis 4 Zappos
et duas casatas, et in festo S. Mariae de Augusto, 4 farratas, duos :
panes ommiscerales, et unum catinum de panicia. Et ita praedicta vobis

«concedo, quia un ius patronatus vel aliud in dieta Ecclesia: mihi
—reservo. Item promitto pro me et meos heredes tibi Priori Guittoni et

successoribus quod quicumque et quandocumque aliquis heredum meo-
rum:pervenerit ad aetatem 18 annorum, quod dicta iurabit, et obser-
vabit bona fide ad requisitionem Prioris ipsius Ecclesiae Canonice, et
pro feudo quod habeo ab ipsa Ecclesia Canonica S. Feliciani in vo-
cabulo Landoline tenentur iurare omnes heredes mei et successores, et
reassignare ipsum feudum semper cum a Priore diete Canonice fuerint

è requisiti in eapite 25 annorum. Et Prior qui pro tempore fuerit in ipsa
"Canonica teneatur eis confirmare quod feudum iacet in territorio, vo-

cabulo et curte Landoline. Quod si dicti heredes cum dictum fondu
denegarent assignare Prioribus dictae Canonicae, tunc liceat Priori
ipsius Ecclesie Canonice sua auctoritate intrare in XXV modiolos meae

ferrae ubicumque recipere voluerint, sine alicuius Curiae interpellatione

et dapno, et ipsam terram exinde habeant, et teneant pro voluntate sua
pro: ipsa Canonica, quam terram pro ipsa Canonica sue retinere con-

'- stituo' et promitto. TN omnia et singula suprascripta. per me et meos
heredes tibi Priori predicto Vittoni stipulanti pro ipsa Canonica, et
. tuis successoribus in eadem Canoniea , defendere, manutenere, ab Sun

persona, et non molestare, sed Jimpor sendero observare, et firma.

et illibata tenere, sicut concessa fuerunt a meis antecessoribus Gisleno:

Priori olim d. Canonici, pro ipsa Canonica, et omnia damma litis refi-,
?

» Cere; sub obligatione meorum bonorum et pena li. XX auri puri.a me
5 tibi: promissa. Cuius poene medietas sit curie, et alia medietas sit Prioris |

et. Canonice S. Feliciani, et interim hae certa firma permaneat.
«Ego Gentilis GO supradictus donavi ut supra.
"Ego Cappellus notarius rogatus scribere, scripsi (1).

III.

Pan le donazioni surriferite dei Conti Monti e Rodolfo E

ab Prior Gisleno nel 1114, e del Conte Gentile nel 1149 al: .
NI Priore Guittone, i Priori della Canonica di S. Feliciano erano |
uut patroni assoluti del Monastero di Landolina, il cui -

s

qj Copia dal: 1256, nell Archivio di Sassovivo, fasc. 97, n. 1322, "COD del' tico
il Bele Biblioteca del Seminario, Cod. B. VI, 8, Pi ‘9-10 che ho AS OPETAI0A,
di M. FALOCI PULIGNANI

Abate Raniero al 1150, con atto stipulato da Cappello No-
taio, compiló l' inventario dei mobili, degli oggetti preziosi,
degli arredi sacri, del patrimonio del Monastero di Lando-
lina, dal quale atto rileviamo come era costituita la famiglia
monastica di quel monastero, quali erano le sue rendite, il
suo patrimonio, il suo mobilio. Per i costumi di quel tempo è
bene conoscere l’ intero documento.

In Dei Nomine Amen. Anno ab Incarnatione D. N. Iesu Christi
M.C.L. Indictione B. Manifestus sum ego Domnus Raynerius Abbas
S. Petri de Landolina, cum consensu et voluntate meorum Fratrum
Conversorum et Oblatorum ipsius Ecclesie S. Petri, scilicet Domni Ma-
thei, D. Ioannis de Nucerio, D. Amici de Gualdo, Marini et Andrioli
Iacobi Lori, et Andree Bonanni, et ipsi Fratres servare volentes verbum
Evangelii ubi dieitur: Vidimus Dominum rationem a villicis suis que-
rere, et laudare prudentem, et negligentem damnare. Ut hoc sit me-
moriale in perpetuum per nos, nomine dicte Ecclesie nostre S. Petri
de Landolina, tibi Dopno Victoni Priori Canonice S. Feliciani, reci-
pienti pro te, tuis successoribus, et Fratribus successive nomine ipsius
Canonice, assignamus nos habere in Cellario nostro dicte Ecclesie

'S. Petri CXXX rasengas grani, XL rasengas ordei, XXV rasengas

fabarum, II coppas cicerum et V coppas lent. et in nostro tpr habemus
duo iumenta cum uno pullo, tria paria bonum, duos uitellos, duas asinas
cum pullis, X ancas, et alios asellos, et unam cataram. XX gallinas,
XII eapones, XVIII capras et VI pecudes. Unum pilum et unam arcam
pro pane faciendo et alias massaritias subtiles, et assignamus vobis unam
bibliotecam de bona littera in duobus voluminibus, et unum passiona-
rium, et unum Missale, et duo antifonaria, unum de die et unum de
nocte. Item assignamus vobis unum testamentum, evangelium de ar-
gento, et alias cruces de lignis cum pieturis, et duos camisos et tres
amictos, et unam cinturam, et duas planetas, unam de palio et aliam
de guarnello, et duas domos, et alias uice nobis dimisistis, et unum
campanam cum ferro, et alias massarias quas habemus, ità quod nobis
uno ut nobis convenit ad honorem et servitum vestrum. Item assignamus
vobis omnes campos et omnia mansa nostra, quot fuerunt concessa pre-
diete canonice S. Feliciani a D. Gentile Patrono dicte Ecclesie nostre
S. Petri, sicut plenius continetur et apparet per instrumentum publicum
Cappelli Notarii. Item assignamus vobis tam specialiter quam generaliter
omnia que concessa fuerunt et donata vobis a D. Munaldo Comite filio
de Bucco Comite, et D. Rodulfo Comite filio de Lamberto Comite, olim
Dominis et Patronis Ecclesiae S. Petri predicte in Valle de Landolina
inter Montes Appinninos, scilicet Ecclesiam et Cappellam S. Nicolai,
S. Silvestri, et S. Apollinaris cum Campanis, pertinentiis, cum doibusm,

DÁM
eer rn ptr pet I BARES GI DALLO TRU UR

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 939

terris, vineis, et omnibus aliis rebus suis mobilibus et immobilibus,
sicut in vestris instrumentis publicis continetur. Item assignamus vobis
mansum de Aldo Presbitero, mansum de Atto Buscarello, et mansum
quod tenuit Aino, et mansum quod tenuit Berardus, et mansum quod
tenuit Adam filius Boniconis, et mansum quod teuuit Atto filius Ren-
gonis, et mansum Iohannes de Bonella, sicut ipsa mansa infra sua la-
tera hodie sunt, vel erant, et omnia et singula alia bona que ipsa Ec-
clesia habet usque quoquomodo. Qui abbas predictus S. Petri de
Landolina, et sui Fratres et Conversi prenominati, per se: suisque
successoribus. in ipsa Ecclesia S. Petri existentibus in perpetuum pro-
miserunt, et tacto libro corporaliter ad Sancta Dei Evangelia iuraverunt,
et promittimus, et iuramus tibi D. Vittoni Priori Canonice S; Feliciani
stipulanti pro te et tuis fratribus et successoribus universis in ipsa Ee-
clesia existentibus in perpetuum et pro ipsa Canonica obedientiam et
reverentiam tamquam pro Domino et Prelato in spiritualibus et tem-
poralibus, et omnia a predieta pro ipsa Canonica precario retinere, et
omnia et singula predicta semper firma et illibata tenere, ad honorem
et servitium ipsius Canonice S. Feliciani, et ad ipsius Prioris benepla-
citum et mandatum. Qui Dopnus Victo Prior laudavit ipsum Abatem
S. Pétri, et fratres suos, et benedixit vis dicens: Benedicti vos a Do-
mino, qui fecit Coelum et terram, quia mihi dedistis plenam rationem.
Nunc precipio vobis ut bene vos geratis in spiritualibus et temporalibus,
ita quod Deo placere possitis.
Ego Cappellus notarius rogatus scribere scripsi (1).

IV.

Di poco posteriore al 1153 é un secondo documento,
quasi identico a questo qui pubblicato, nel quale un altro
Raniero, non Abate, ma Priore del Chiostro di Landolina,
rinnova e conferma allo stesso Priore di S. Feliciano le
promesse fatte dall’Abate Raniero, in base alle donazioni
dei Conti Monaldo, Rodolfo e Gentile. Non si comprende
oggi la ragione di tale atto, ma dovettero comprenderlo
quelli che lo fecero, avendolo redatto in forma legale per
mano del notaio Cappello nella forma seguente.

(1) Biblioteca del Semi ario, Cod. B, IV, 8; p. 7-8. Il Iacobilli lesse l'originale

‘he io non ho veduto. Ho bensì collazionata la copia del Iacobilli con una copia del

1256 nell’Archivio di Sassovivo, fasc. 97, n. 1322, la quale però manca d lla data, e
della firma del Notaio. ^

V See

TUE
940 -— M. FALOCI PULIGNANI

Anno ab Incarnatione D. N. Iesu Christi MCLIII Indictione mense

manifestus sum ego Raynerius Prior Claustri Monasterii siue Ecclesie
S. Petri de Landolina, qualiter propria mea bona voluntate confirmo

. tibi. Guietoni Priori Canonice S. Feliciani de Fulgineo stipulanti pro
ipsa Canonica omnes promissiones factas tibi et tuis successoribus a

D. Raynerio sive abbati ipsius Monasteriis in omnibus et singulis ser-
vitiis, et rebus aliis omnibus que in ipsa Ecclesia S. Petri facere tene-

. bantur Patronis d. Ecclesiae, scilicet Munaldo comiti filio de Bueco

Comite, et Rodolfo Comiti filio Lamberto Comitis, et a Gentile Comite
filio D. Albriei Comitis, sicut evidenter demonstrasti in publicis instru-
mentis per Raynerium iudicem et per Cappellum de verbo ad verbum
in singulis capitulis, sicut in eisdem plenius continetur, et ipsa verba in
eis contenta confiteor esse Canonicae predictae, et ipse me constituo

- pro ipsa canonica retinere ad tuum et tuorum successorum beneplacitum

et mandatum, et tibi pro ipsa Canonica promitto, nomine dictae Ec-
clesiae sive Monasterii S. Petri obedientiam et reverentiam in spiri-

. tualibus ét temporalibus, tamquamsuo Domino et Praelato. Quae omnia

et singula ut dietum est, nomine dieti Monasterii promitto tibi pro ipsa
Canonica et tacto libro corporaliter iuro ad sancta Dei Evangelia semper
attentere, et firma et illibata tenere, et contra non venire, sub obli-
gatione ipsi Monasterii S. Petri singulorum bonorum. Actum apud
dictum Monasterium S. Petri de Landolina etc.

Ego Cappellus notarius scribere scripsi rogatus (1).

V.

Ma ciò che dové formare la pagina più bella della vita

del nostro Guidone Priore, fu certamente il compimento del
Duomo, avvenuto dopo il 1120, e la consacrazione di esso,

solennissima veramente, che ebbe luogo nel 1149. Il merito
di questi due fatti fu principalmente dei Vescovi che gover-
narono la Diocesi in quel tempo. ma i Priori del Duomo, che
furono sempre il braccio destro del Vescovo, non poterono non

avere in essi la parte più attiva: e siccome l' erezione del
nuovo tempio e la consacrazione di esso ebbero luogo sotto

questo. medesimo Priore Guido, cosi è da fare dell’ una e

. -dell' altra un breve cenno.

‘Non ci interessa qui esaminare come era la Cattedrale

(1) Bibl. detta; Cod. B. VI, 8, p. 10-11.

eremum event
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 241

di Foligno sui primi del XII secolo. Dovea essere fatiscente,
se verso il 1120 fu stabilito di rinnovarla, e di fatti fu rin-

novata. La storia di questa innovazione è contenuta tutta

in una iscrizione, lunga 18 metri, incisa in bellissime lettere
romane, che ricorre per tutta la larghezza della facciata,
ripartita in due righe sovrapposte, e che, secondo la formola
ritmica dei quei tempi, dice così :

. ANNO MILLENO
CENTENO TER MONO DENO
HAEC DOMVS ALMA PATRIS
CV SANCTO FLAMINE NATI
TEMPESTATE FAMIS
NIMIE CEPIT RENOVARI
A DOMINO FACTO
CALIXTO PRESVLE MARCO
EXTITIT VIR MAGNVS
LOTHOMVS ACTO COMARCHVS
QVOS XPISTVS SALVET
BENEDICAT ADIVVET AMEN

L'iscrizione pubblicata e ripubblicata più volte (1) è
stata sempre interpretata male, ed io stesso nel 1908 ne
detti una spiegazione, che debbo ritrattare. Anzitutto è da

stabilire che l'anno 1133 (fer mono deno = tre volte uno e

dieci) ricorda la data nella quale fu posta quell' iscrizione, e
non già l'anno in cui il tempio cominció a rinnovarsi. I
_ L'inizio di questa rinnovazione « coepit renovari », fu
fatto dal vescovo Marco « a domino praesule Marco >, poco.
tempo dopo che era stato innalzato alla Cattedra di S. Pie-
tro « facto Calixto » Calisto II, il quale, avendo pontificato
dal 1119 al 1124, indica fra quali anni deve porsi l’inizio del

novello edificio. Se potesse sapersi quale fu quell’anno in cui

(1) UGHELLI F., Italia Sacra, Roma, 1717, vol. I, fol. 692. CAPPELLETTI G., Le

Chiese d'Italia, Venezia, 1846, vol. IV, p. 407. Rossi, Op. cit. p. 328. FALOCI PULI-

GNANI M., Del Chiostro di Sassovivo presso Foligno, Foligno, 1879, p. 34. FALOCI

" PULIGNANI M., Le iscrizioni medioevali di Foligno, nell'Archivio Storico per le Mar-

che e per P Umbria, Foligno, 1884, vol. I, p. 25. FALOCI PULIGNANI M., JL. Duomo: di
Foligno, ecc., Foligno, 1908, p. 25. LUGANO, Op. cit. GNoLI U. Su due iscrizioni um-'
bre del secolo XII. Nell' Augusta Perusia., 1907. Anno II, p. 20. :
===: - ==“ No epue-cone Le ore em

CESANO RAI SRI tara

249 M. FALOCI PULIGNANI

il paese soffri una forte carestia. « tempestate nimie famis », si
troverebbe la data precisa di questa fondazione. Volendo in-
sistere sulle parole « facto Calixto » potrebbe ritenersi che l'e-
dificio sorse appena eletto il Pontefice, cioè « facto Caléato, »
quindi nel 1119, o nel 1120, ma questa é una congettura. Dopo
la data, quello che interessa, e lo stabilire chi era quel VIR
MAGNVS LOTHOMVS ACTO COMARCHVS, e se quelle pa-
role si riferiscano ad una sola, o a più persone. Il Rossi
spiegò tali parole cosi: « Era magnate Lotomo, Comarco (bor-
gomastro o capo del Contado) Azzone, cui Cristo salvi, benedica
ecc. » (1). Io, ricordando che nella riferita bolla pontificia del
1138 era nominato un Acto Comes Luponis filius, il quale
avea donata una « lerram ecclesiae S. Feliciani », ritenni che
l'acto Comarcus dell'iscrizione del 1133 e l'Acto Comes Luponis
filius del diploma del 1138, fossero una sola persona. Inoltre,
esclusi che questo Acto fosse potuto identificarsi con quel-
l' Acto, che circa i medesimi tempi aveva eretta, come ve:
dremo, la Chiesa di Bovara presso Trevi, ed aveva scolpita la
finestra di quella facciata (2). Oggi debbo ricredermi, poiché
l' Acto del Duomo di Foligno e quello della Chiesa di Bovara
sono proprio la stessa persona, e lerrore in cui tutti siamo
caduti ha avuto origine da uno sbaglio del lapicida, il quale
ha inciso un’O invece di un’ A, scrivendo LOTOMVS invece
di LATOMVS. Questa parola Latomus è greca, e deriva dalle
Latumiae o Latomie, che erano cave di pietra, parola che
poi, come nota il Ducange, prese nel medio evo il significato
di Lapicida o coesor lapidum (3). Quello che il Ducange non
dice, è che. Latomus significò anche architetto, come recente-
mente dimostrò il Sig. H. Stein, il quale fece rilevare che
« Latomus, cementarius, magister operum, magister lapidum » ave-
vano lo stesso significato, ed addusse per esempio e per prova
un documento del 1247, nel quale l'architetto di S. Dionigi

(1) Op. cit., p. 330.
(2) IL Duomo di Foligno, ece., p. 26.
(3) Glossarium : alla parola Latomus.

pier coreani

M
TM eame em Lom

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 243

di Parigi è chiamato solamente cementarius, mentre nell’ iscri-
zione postagli da suoi contemporanei sul sepolcro, esso è
chiamato princeps Latomorum (1). Quindi I Acto del Duomo di
Foligno, che è chiamato Latomus, è un Atto lapicida, ed è
chiamato Comarcus perché fu un capo di artisti; come l'ar-
chitetto parigino del 1241 fu chiamato princeps Latomorum.
Nel caso nostro, Acto è detto vir magnus, il che denota la
reputazione grande che egli godeva: ed é detto di lui EXTI-
TIT, il che vuol dire che rifulse in modo eminente, manife-
stando con quest' opera il suo valore.

Accertato che questo ATTO LATHOMUS era un artista
di importanza, é facile mettere a confronto questo testo epi-
grafico con quello di Bovara, il quale é inciso anche esso
in belle lettere rotonde, e si estende come l’ epigrafe di Fo-
ligno da un lato all'altro della parte superiore della facciata
di quella chiesa. Ivi si legge:

ATTO SVA DEXTRA TEMPLVM FECITQVE FENESTRAM
CVI DEVS ETERNAM VITAM TRIBVATQ SVPERNAM (2).

Deve quindi ritenersi che qui trattisi della stessa per-
sona, cioè del medesimo ATTO, il quale nel nostro testo è più

esplicitamente chiamato architetto e scultore. Nell’iscrizione di

Bovara non si legge alcuna data, ma considerando che quella
Chiesa dicesi fosse edificata verso il 1158 (3), e che nel
1177 Ranerius abbas sancti Petri de Bovario (4) già figurava
come personaggio importante, niun dubbio che essa appar-
tenga alla metà del secolo XII.

(1) STEIN H., Un architecte de la Cattedrale du Mans aw XIII siècle, nelle Me-
moires de la Societe Nationale des antiquares de France, VII ser., tom. X, Paris,
1911, p. 118-119,

(2) GUARDABASSI F., Indice guida dei monumenti pagani e cristiani delll Um-
bria. Perugia; 1872, p. 351. CAMPELLO P., Il Castello di Campello. Roma, 1889, vol. 1,

; ar ari
- p. 281. FALOCI PULIGNANI M., Memorie epigrafiche del Chiostro di Sassovivo, Foligno,

1879, p. 28. FALOCI PULIGNANI M., Una pagina di arte Umbra, Foligno, 1903, p. 10.

(3) IACOBILLI L., Cronaca del monastero di S. Croce di Sassovivo, Foligno, 1653,
p. 229. IAGOBILLI L., Vite dei SS. e BB. dell’ Umbria, Foligno, 1661, vol. IIT, p. 315.
(4) DeLLA VEDOVA D. D., Diploma imperiale del secolo XII. Foligno, 1913, p. 14-15.
FALOCI PULIGNANI

M.

| Per compire le notizie sopra il nostro ATTO atclitetió È
e scultore umbro di questo tempo, credo debba ritenersi come
sua anche. l' antica Chiesa di S. Lorenzo di Spello, demolita
| nel XVII secolo per far luogo alla Chiesa attuale. Della
: Chiesa. antica restano solo dei brani della facciata, la quale

ha tanti punti di contatto col Duomo di Foligno, da far con- -
NOS chiudere essere essa opera del medesimo artista. ‘Anzitutto
B aleüni particolari architettonici, specialmente la decorazione
| caratteristica di quella parte di cortina che sovrasta la porta,

e che è condotta in ambedue i luoghi a scacchiera di pietre

b bianche e rosse: (1) poi il sistema di collocare l' iscrizione isto-

rica in una lunga linea di pietre che abbracciano l'intera

"facciata, come a Foligno, come a Bovara: poi la forma ele-
- gante delle lettere rotonde, come nei due edifici accennati :

poi la vicinanza dei luoghi e dei tempi, poichè il duomo di

.". Foligno fu compiuto nel 1133: S. Lorenzo di Spello, che nel
j 1167 era chiamata « la nuova Chiesa di S. Lorenzo » (2), secondo

il Passerini, fu edificata l'anno 1120, dopo che la città fu libe-

.rata dall assedio di Enrico VI. Questo scrittore basa la sua
. asserzione: « prout ex lapide in pariete eiusdem Si de
Mpsoguce questa iscrizione cosi:

Christi madio sub. mense magistri
Milleno centeno coepta viceno (3).

(1) Col eriterio ornamentale della porzione di parete sopra la porta di ingresso
decorato a cortina bianca e rossa, a forma di scacchi, potremmo attribuire a Mae-

stro Atto anche la piccola rurale di S. Zenone, fra Camerino e S. Severino, anche

essa appartenente al XII secolo. Vedere le notizie e il disegno pubblicati dal chr.

FELLICIANGELI B, Di alcune Chiese rurali nella Diocesi di Camerino. Negli Atti e Me-

morie della R. Deputazione di Storia Patria per le Marche. Ancona 1907, vol, IV

spa 201.

5 (2) DEAE G., Una prova del sentimento religioso dell'antica Spello, Assisl,
1875, p. 47.

.(8) PASSARINI F., De Hispello eiusque episcopis, ac de insignis ecclesiae Collegiatae

S. Laurentii origine Ampnitate et prerogativis. Foligno, 1724, p. 4. Prima del Passarini

l'aveva letta il Iacobilli (Biblioteca del Seminario di Foligno, Cod. C. III, 8, p. 33), il

du però lesse Anno milleno centeno septo Ud cioè 1127. È vu

CFA = HN

DEN.
TIPI = ANE

TIME onere

YEN

SCRIPTS

Oggi però non restano visibili di questa iscrizione se

non le parole: :

-XPI MADIO SVB MENSE MAGISTRI (1).

99) Chiaro che r Mv conteneva il nome del maestro,

.e se esso, come suppongo, fu il nostro ATTO, avremmo una.

nuova prova per attribuire a lui il merito di aver edificato
non tre piccole chiese, ma tre vaste basiliche. Comunque,
resta fisso che architetto del Duomo di Foligno, eretto nei
«primi lustri del XII secolo, fu un architetto assai riputato,
che in una iscrizione del 1133 è chiamato Latomus Acto.

VI.

Dai ricordi scritti, dalle indagini archeologiche, dal con-
fronto con la Chiesa di Bovara non è difficile ricostruire col
pensiero la Basilica del 1133.

Essa era a tre navate, e può misurarsene la larghezza,
desumendola dalla parte supers‘ite dell’antico muro perime-
trale, che esiste presso la base dell'odierno campanile. L’in-
gresso per le tre porte laterali è ancora quello antico, ma

allora, appena entrati, si discendeva per una scala di circa.

dieci gradini nel piano della Chiesa, che era diviso a tre
navi, da due file di colonne. Dove oggi sorgono le colonne
che reggono l'arco della cupola, presso il pulpito o poco di-

Stante da questo limite, dalla navata centrale si saliva al
| presbiterio per mezzo di una scalinata, e dalle navate laterali.
‘si scendeva per mezzo di due porte nell’attuale cripta o con- i
| fessione.

Tuttociò risulta da prove sicure. Che l' antico pavimento
fosse più basso, il Iacobilli lo desunse da un memoriale di

Gian Bartolomeo De Rubeis, sotto l’ anno 1512, dalle cui pa-

(1) URBINI G., Le opere d’arte di Spello. Nell’Archivio storico dell'arte. Serie II,
Roma, vol. III, p. 26. L'Urbini non vede molto i rapporti artistici fra le due Chiese

«di Foligno e di Spello. Alla conclusione che Acto Latomus voglia significare Atto
a onttetto, era giunto per Buy via il ch. GNOLI, nell' op. cit. p. 21.

! PRIORI DELLÀ CATTEDRALE DI FOLIGNO. | 245
246 M. FALOCI PULIGNANI

role ricavò la seguente importantissima notizia. Ecco cosa
ricorda. « In questa fabbrica fu rinnovata la Chiesa, et alzatala
assai, essendo per avanti molto cupa, e sì scendeva all’ ingiù per
più gradini, e così fu fatta sopra l’altra » (1). La Chiesa fu
quindi interrata, e ne fu elevato il piano; ma quando, nel
1825, fu sterrata di nuovo per costruire sotto al pavimento
attuale tutti i colombari ad uso di sepolcro, allora si trova.
rono i residui, le fondazioni dell’ antica Chiesa anteriore al
1513, e l'ingegnere Rutili, che alla grande perizia tecnica
univa molte cognizioni archeologiche, esaminando quei ru-
deri, affermò che la Chiesa era divisa in tre navi da due file
di colonne, che erano quattro per ciascuna fila, di un metro
di diametro, come egli argui dalle basi che trovò sul posto,
dove esistono tuttora. E la descrisse cosi: « La lunghezza
della nave era propriamente eguale a quella dell’ asta lunga, o
piede della croce presente; il suo piano o stazione inferiore di
circa un metro e mezzo al piano attuale della Chiesa medesi-
ma » (2). Il Rutili proseguendo le sue indagini, dice che dalla
nave, inferiore di un metro e mezzo al livello attuale, si
ascendeva per una scalinata al presbiterio, alto più dell’ at-

“tuale per un metro circa, e per mezzo di due porte si di-

scendeva nella cripta che esiste tuttora, e che potea forse
occupare anche la parte sottostante all’abside, la quale giun-
geva probabilmente « a piè della scala attuale dell’altare mas-
simo, dalla parte del coro » (3).

Le notizie congetturali del Rutili, sull’ esistenza di una
scala, per la quale si saliva al presbiterio, trovano riscontro
‘nei documenti. Il 7 febbraio 1347 Lillo di Giovanni di Marta
facendo testamento, ricordò di aver fatto in S. Feliciano una
Cappella in onore di S. Marco, di averla fornita di mobili e

(1) IACOBILLI L., Croniche di Foligno. Manoscritto della Biblioteca del Semina-
rio, Cod. A. V, 6, all'anno 1512.

(2) Saggio storico artistico sulla Chiesa Cattedrale di Foligno, p. 29.
(3) Ibidem, p. 3l.

Cram PTT Ie pop rss I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 247

di redditi, e perchè ne avea ottenuto dal Capitolo il patro-
nato, in forza di esso nominò Rettore della Cappella il chie-
rico Mattiolo di Giovanni. Il testatore poi avea descritta an-
che la Cappella cosi: « Recolens, quod in Ecclesia beati Feli-
ciani, super maiestatem, iuxta chorum, et iuxta. scalas chori, con-
struisse et construi fecisse cappellam sub nomine et vocabulo
beati Marchi Evangelistae etc. » (1). È quindi chiaro che presso
al coro, o al presbiterio, esisteva quella scala intuita ‘dal
Rutili, per la quale il tempio era diviso in due parti di dif-
ferente altezza, come S. Felice di Giano, S. Michele di Be-
vagna, 9. Gregorio di Spoleto, ed altri sacri edifici dell’epoca
medesima. La Chiesa terminava con un’abside circolare, o tri-
buna, e questa non è una congettura, ma risulta da dati si-
Guri, poichè, quando verso la metà del sec. XV si innalzò,
come vedremo, la nuova abside, si parlò, nel luglio ed agosto
del 1459, della spesa occorsa per demolire « l'arco eil muro
ad canto alla tribuna vecchia », nonchè per demolire il tetto
« in cima della nostra tribuna vecchia > (2).

Aggiungiamo, perchè questo è il suo luogo, il ricordo di
tre disegni ricavati nel 1824 dal Marchese Baldovino Bar-
nabò (3) allorchè corse voce che negli scavi fatti per co-
struire l'odierno sotterraneo, fosse trovato il corpo di S. Fe-
liciano, che, secondo alcuni, non fu mai portato via da Fo-
ligno (4). Allora, essendosi ritrovate le basi delle antiche co-
lonne, il Marchese Barnabò, aiutato dall’ ing. Rutili, che di
quelle escavazioni avea fatta una analisi diligentissima (5), fece
un disegno grafico della pianta dell’ antica Chiesa, coordinata

(1) Arch. di Sassovivo, fasc. 130, n. 1629.

(3) Archivio Capitolare. Libro della fabbrica dela tribuna, 1451-1466, fol. 10-11.

(3) « Pro memoria sopra tl rinvenimento di tre scheletri sotto il pavimento
del loculo che si è discoperto entro la settimana santa prossima decorsa, dappresso
alla Confessione della Chiesa Cattedrale di S. Feliciano, 1824 ». Manoscritto presso
di me.

(4) IACOBILLI, Vite dei SS. e BB. dell Umbria, 1, 132.

(5) Saggio storico artistico ecc., Foligno, 1839, p. 29-35.
NAMEN =—-

248 V ELT M. FALOCI PULIGNANI

con l'attuale, della elevazione di essa, e della. Chiesa sotterra
‘ nea. Ho riprodotto altrove questi preziosi ricordi (1), e rimando
- & quella stampa quegli che volesse più minute spiegazioni.

VII.
Questa chiesa adunque, cominciata verso il 1120, fu
compiuta nei 1133, essendo Papa Calisto, essendo Marco Ve-

scovo di Foligno, ed essendo Guido Priore di essa. Poi si pensó
di consacrarla con grande solennità. Nel 1149 era legato in

Italia il cardinale Giulio, del titolo di S. Marcello, ed il Papa.

Eugenio III era in discordia con i Romani, varie essendo
le sorti delle parti contendenti. Non sappiamo quali incari-
chi avesse egli avuto dalla S. Sede, ma dichiarando egli che
si aggirava per l'Italia in qualità di Legato « cum nos in par-
tibus Italiae legationis officio fungeremur », è da ritenere che
avesse convocato in Foligno ventitré vescovi, novantadue

abati, e priori e altri dignitari ecclesiastici in numero assai
. grande, per prendere con essi misure disciplinari, e prov-
| vedimenti politici. I tempi erano burrascosi, e non è a cre-

dere che tanti Prelati abbiano voluto fare in una stagione
non molto propizia un così lungo viaggio, solo per consa-
crare una Chiesa. Comunque, il solo fatto di questa consa-

crazione solenne fu un avvenimento, e l'aver veduto tutti

quei vescovi, tutti quelli abati, settantasette priori (col nostro
Guido erano settantotto), arcipreti, preposti, arcidiaconi, ecc.
in gran numero, costituiva un avvenimento assolutamente
straordinario. Il Cardinale ricorda aver fatto con quei ve-
scovi un Concilio « generale concilium in Ecclesia Fulginatensi

celebravimus », e dopo questo Concilio, i cui atti purtroppo

non giunsero a noi, volendo lasciare alla Chiesa che li aveva
ospitati un ricordo, la consacrò solennemente, includendo
negli altari le reliquie (il testo del documento dice corpora,

(1) Vedi questi disegni nel mio libro: IZ XVII Centenario di S. Feliciano, Fo-
ligno, 1904, 145-148,

PACISIC ITINERARI
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 249

il che è una inesattezza, o una amplificazione di chi scrisse
l'atto) di S. Feliciano, di S. Florenzio Confessore, e di S. Gio-
vanni Battista. Il documento magniloquente dice così:

Iulius Miseratione diuina Sancti Marcelli tituli Venerabilis Pre-
sbiter Cardinalis, Uniuersis presentes licteras inspecturis salutem in eo
qui est vera salus et virtus. Etsi sacre hujus delicationis precipue mi-
sterium sui preconio magnifico extollatur, et memoriale suum permanens
in seculum seculi, resonet excelso. Enim uero natura humana fluxibilis
‘ sicut: liquor et liquibilis uelud umbra rerum turbe deficiens quod im-
maginatiua et memorabilis cellula continet transmittere necquid ad po-
‘ steros in futurum et sic perit deuotio. Tollitur premium laus et ynnus,
‘cum cantico non concinnitur in sacrato. Itaque ne ministri tanti operis
ex imperitia denotentur, et loci prepositus de negligentia arguatur,
excogitatum remedium et salubre adhibeatur inquantum. humana fra-
gilitas nosse scinit. Ut et mortis preueniatur euentus et scindant quod
memoriam nubilat et offuscat, uidelicet calamus seribe designet quod
scriptura autentica lucida et aperta in posterum representet. Sane cum
nos in partibus ytalie legationis officio fungeremur, que dei sunt cogi-
tantes et quod recta sunt inquirentes, ut fidelis sui officii indagator
adque ut moris est auctoritate nobis ab apostolica sede commissa diuiria
fauente gratia in honorem ibidem quiescientium meritorum generale

-'eoncilium in Fulginatensi ecclesia celebrauimus. Quo fine laudabiliter
. terminato ne domus Dei congregatorum in unum in ea expers muneris
uideretur quam eorum presentia honorauit. Prouida una cum infra-
scriptis coepiscopis atque prelatis et personis deliberatione pensauimus
altaria corporum beatorum Feliciani martiris atque pontificis, ei Florentii
confessoris, et Beati Iohannis Battiste. Sexto idus martii consecrationis
munere decorari, et ut tam magnifici operis sollempnitas pateat in
aperto, Numerus opificum prelatorum nominaque inferius declarantur.
Narniensis. uidelicet episcopus eum V abbatibus, et duobus prioribus.
Ameliensis cum duobus abbatibus, et duobus prioribus. Spoletanus cum
VIII abbatibus cum archidiacono, et X prioribus. Tudertinus cum V
abbatibus, et archidiacono, et VIII prioribus. Asisinensis cum. tribus
abbatibus, et V prioribus. Perusinus cum archidiacono, et archipresbi-
tero, V abbatibus, VII que prioribus. Callensis cum uno preposito, cum
duobus abbatibus et tribus prioribus. Egubinus cum I preposito, et I
archipresbitero et tribus abbatibus, et V prioribus. Urbinas cum I pre-
posito, duobus archipresbiteris, et tribus abbatibus. Mons feretranus
eum uno preposito, II abbatibus. Ariminensis cum archidiacono, pre-
posito, et tribus abbatibus. Pensauriensis cum uno preposito et duobus
abbatibus. Forosimfronensis cum uno preposito, archipresbitero, et uno
abbate. Senegaliensis cum preposito, duobus abbatibus, tribus archipre-
Sbiteris. Anconitanus eum archidiacono, duobus prepositos, tribus abba-

ACRI RE OR T Leg D MEE ME ri
250 i M. FALOCI PULIGNANI

tibus. Humanensis cum archidiacono, archipresbitero, duobus abbatibus.
Firmanus cum archidiacono, archipresbitero. decano, primicerio, man-
sionario, X abbatibus, VII prioribus. Esculanus cum archidiacono,
archipresbitero, V prioribus, IIII abbatibus. Esinus cum archidiacono,
archipresbitero, tribus prioribus, V abbatibus. Ausimanus cum archi-
diacono, archipresbitero, V prepositis, VII abbatibus. Camerinensis cum

archidiacono, V prioribus, VIII abbatibus. Nucerinus cum V prioribus,

VII abbatibus. Fulginensis vero Episcopus Benedietus cum clero et
populo uniuerso ad cuius dici festum populorum turbe undique concur-
rentes ne recederent sine letitia corporali et iuuamine animarum, cumque
eliguntur ad onus repelli non debeant:a mercede, dignum nobiscum
unanimiter statuerunt et in concilio firmauimus cum eisdem ut omnibus
penitentibus ad ipsius dedicationis anniuersarium annuatim uenientibus
fideliter et deuote, et huie loco manum porrigentibus adiutricem de
injueta eis penitentia unius anni et XL dierum tam a nobis, quam ab
episeoporum quolibet predictorum, et XL dierum a predictorum aliorum
omnium prelatorum, auctoritate qua fungimur Dei omnipotentis Petri
et Pauli et sedis apostolice ac eorum remissionem inpedimus omnium
peccatorum. Ad cuius rei memoriam, et ut presens scriptum auctoritate
nostra et omnium predietorum Robur accipiat firmitatis sigilli matricis
eeclesie et capituli fulginensis iussimus et fecimus munimine roborari.

Datum Fulginie anno ab incarnatione domini Jesu Christi MCXLVI
Eugenio papa tertio presidente ejus pontificatus anno QUINTO.

EGO QVI SCRIPSI VT INVENI IN AVTENTICO PRIVILEGIO
SCRIPTO MANV RANERII. ITA NIL ADDENS VEL .MINVENS
EXEMPLAVI FIDELITER ET DEVOTE.

Questo pregevole documento fu stampato per la prima
volta dall Ughelli (1), poi dal Coleti (2) dal Labbé (3), e in
ultimo dal Cappelletti (4), i quali lo pubblicarono colla data del
1145. Secondo il Tartini nel 1748 esisteva l'originale (5), ma
pochi anni dopo, nel 1758, il Mittarelli segnalò l' errore cro-
nologico, pel quale l’anno 1146 si faceva coincidere coll’anno

(1) Italia Sacra, Roma, 1644, 1, 746 748.

(2) Italia Sacra, Venezia, 1717, 1, 694 695.

(3) Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio. Edizione M;nsi, Vene-
zia, 1706, vol. I, 695-698.

(4) Le Chiese d? Italia, Venezia, 1846, IV, 410-412.

(5) TARTINI. Rerum Italicarum Scriptores, Firenze, 1748, 1, 854. Egli asserisce che
quest'originale stava nell'Archivio del Capitolo del Duomo, e corregge l' Ughelli che
aveva attribuito il documento al 1146, insistendo nel 1145, ma si vede che egli chiamò
originale le copie antiche, poiché ritengo che l'originale a tempo dell' Ughelli era
già perduto.

iki auod _—
' Ex

ma ati
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 251

quinto del Pontificato di Eugenio III (1): e poiché l'anno
quinto di quel Papa corrisponde all’ anno 1149, a quest’ anno
deve riportarsi questo Concilio. Ma senza occuparsi qui della
data, non é da credersi che il Cardinale, e tutti quei Pre-
lati, siansi radunati a Foligno solo per consacrare la Catte-
drale: anzi, la Cattedrale fu consacrata terminato il Concilio,
e lo dice espressamente questo documento, nel quale si di-
chiara che la funzione liturgica ebbe luogo « concilio lauda-
biliter terminato ». È quindi sicuro che quei Vescovi e quei
prelati altre cose avranno stabilite, altri atti saranno stati
compilati, i quali furono perduti, mentre é una fortuna che
ci sia pervenuto questo documento di natura religiosa. Esso
fu scritto dal notaio Ranerio, ed in seguito fu fatto trascrivere
per cura del Capitolo da un anonimo calligrafo, che lo ri-
copiò fedelmente e devotamente: « Ego qui scripsi ut inveni in
autentico privilegio scripto manu Ranerii. Ita nil addens vel
mainuens exemplavi fideliter et devote ». E vi appose un grande
sigillo ogivale, nel quale intorno all’ agnello pasquale si legge
M4 S. CAPITVLI FVLGINATI (2). Ma o il pio scrivano non fu fe-
dele, ovvero il notaio Ranerio scrisse un errore, poiché nel
diploma é scritta chiaramente la data MXLVI, cioé 1046, il
che corrisponde tutt'altro che all' anno quinto del Pontificato
di Eugenio III, eletto nel 1145. Ció é inesplicabile, come é
inesplicabile che lo stesso anonimo amanuense ne abbia
trascritto un secondo esemplare, con lo stesso errore cronolo-
gico del 1046, nel quale secondo esemplare era appeso il si-
gillo di « X4 S. domini Berardi Dei Gratia episcopi Fulginatis, »
il che vuol dire che fu scritto fra il 1981 e il 1296 in cui
visse questo Vescovo (3). Ció si rileva da una copia di esso,
fatta nel 1322, ed autenticata dal notaio Dominicus Ioannis

(1) Annales Camaldulenses, Venezia, 1758, III, 291-292.
(2) Vedi nel B»llettino di Numismatica e sfragistica di Camerino An. I, fasc. XI,
1883, il mio articolo: « La zecca dei Trinci e gli antichi sigilli della Cattedrale di
Foligno ». Ivi il sigillo è riprodotto al naturale.
(3) EUBEL. Hierarchia Catholica Medii Aevi. Vol. I, Ediz. 2, pag. 256.
B

M

7M: PALO! PULIGNANI

con questa forma; '« Et ego - Donini Iohannis o Fulgineo
i publicus imperiali. auctoritate notarius et iudex ordinarius, prout
= inveni in dicta copia non -witiata, non cancellata, non abolita,
È nec in aliqua sui parti suspecta, sigillata uero sigillo cereo bone
"memorie domini Berardi quondam episcopi Fulgin. in quo qui-

Og dem sigillo pendenti ad quamdam bandellam de filis albis ap-

| parebat quedam jmago cuiusdam episcopi, et in eius circuitu
liclere sic dicentes y
"hic fideliter exemplando transcripsi, et in publicam formam re-

degi, nil addens vel minuens fraudolenter quod sensum mutet
vel vitiet intellectum, et diligenter abscultavi cum | infrascripto,

scilicet Bartholo Benvenuti iudice ordinario de licentia et aucto-
| ritate ipsius, qui suam in predictis interposuit iudiciariam aucto-
- ritatem atque decretum. Sub annis domini millesimo CCCXXII.
Indictione V. tempore sanctissimi Patris domini lohannis. pa-
. pa XXII, die XX mensis Januarii. Actum in sacristia sancti
| Feliciani maioris ecclesie Fulgin. presentibus Dompno Bartholo
x Aldrevannutii, Rolfo Mathioli et Iacobo Vannis testibus ad hec
vocatis et rogatis. Summa Indulgentie est XLVIII annorum et
- CCXL dierum » (1). :

. Riassumendo, abbiamo intorno a questo problema. cro-.

.nologieo le seguenti conclusioni :

1.° — Se nell'istrumento originale, rogato dal notaio

‘Raniero, si leggeva che la consecrazione ebbe luogo l'anno
quinto di Papa Eugenio III, cioè avvenne l'anno 1149: ma
questo originale non esiste più.

2. — Un amanuense anonimo fece di esso due copie,
fideliter. et devote, una a tempo del vescovo Berardo, fra il 1285
e il 1296, e vi appose il sigillo del Vescovo nominato; un'al-
‘tra in epoca poco diversa, e vi appose il sigillo del Capitolo.

3. — La prima copia è perduta, ma ne esiste la tra-
scrizione del 1322, ed anche questa ha la data dell'anno V di
Eugenio III, e l'anno 1046, il cne é un errore. La seconda copia

(1) Ambedue queste copie si conservano nell'Archivio del Capitolo.

S. dni Berardi dei gra epi Fulginatis, ita
I PRIORI. DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 253

esiste, ed ha lo stesso errore. In ambedue le copie una mano
molto antica, dove dice MXLVI, dopo la cifra M, con altro inchio-
X stro aggiunse una Cc, e fece MCXLVI, cioè 1146. Ma neppure
questa è la data che corrisponde al V anno di Eugenio HI.
È da concludere che il primitivo amanuense non fu esatto,
che scrisse MXLVI, dove doveva scrivere MCXLIX, poiché solo
nell’anno 1149 correva l’anno V di Eugenio III, eletto il 15
Febbraio 1145. La Chiesa fu consecrata pertanto nel 1149.

Dopo di quest'anno non sappiamo più nulla di questo
Priore.

VI.
BERARDO DEGLI ATTI.
Verso il 1170.

SOMMARIO. — I. Il Vescovo di Nocera gli conferma i diritti su Lando-

lina. — II. Altre concessioni ottenute.

iE

Di lui il Iacobilli dà queste notizie genealogiche: « Be-

rardo figlio di Foligno di Lodigerio degli Atti da. Foligno dei

Conti della Rocca di Flebeo e di Pignoli nella Diocesi di No-
cera, e fratello di Anselmo Vescovo di Foligno e di Nocera ».
Esso é ricordato in due documenti di molto interesse.

- Il primo è del 1170, nel quale anno a nome suo e del
- Capitolo di S. Feliciano, pregó Anselmo Vescovo di Nocera
à confermare la concessione che ebbero i suoi antecessori
dai Conti Monaldo di Bucco, Rodolfo di Lamberto, e Gentile
di Alberico sul Monastero di Landolina. Aderì il Vescovo No-
cerino, e non solo confermó i canoni già noti da corrispon-
dersi per Natale, per Pasqua, e per l'Assunta, ma concesse
‘al Priore la facoltà che l' Abate di Landolina non potesse ac-
cettare nel Monastero nessun Monaco o Converso, senza il suo
consenso, poi, che a lui i Monaci dovessero render conto del
loro operato, ecc. Il Vescovo Anselmo dichiaró fare.al Priore
9

54 M. FALOCI PULIGNANI

tali concessioni, o conferme « actendentes ipsius grata seruitia,
nec non et plenam iustitiam », il che significa che la conces:
sione fu fatta, e perchè i titoli giuridici del Patronato erano
legali, e perchè il Priore Berardo avea fatto al Vescovo
— secondo il Iacobilli, di lui fratello — dei grati servigi.
All'atto episcopale dette consenso col Vescovo Anselmo, Ra-
niero Priore della Cattedrale di Nocera, e Tebaldo Notaio lo
estese per ordine stesso nella forma seguente:

Anno ab Incarnatione D. N. Iesu Christi M.C.LXX, Indictione III
mense.. Anselmus Dei Gratia Nucerinus Episcopus, licet immeritus,
Universis Christi fidelibus praesentes literas inspecturis salutem in
Domino Iesu Christo... Berardus Prior canonica S. Feliciani de Fulgin.
pro se et Capitulo ipsius Canonica a nobis humiliter postulavit, ut Ec-
clesiam S. Petri de Landulina cum possessionibus et rebus suis ad ipsam
Ecclesiam spectantibus concedere dignaremur. Videlicet cum universis
serviitis. Scilicet, in nativitate Domini unum porcum, et 24 parasides.
In festo Resurectionis D. N. 4 Zappos et duas Casatas, et in festo
S. Mariae de Augusto 4 farratas et duos panes amiscerales, e£ unum
catinum de panicia, et quod tractent et percipiant Priorem et Canonicos
Fulgin. Abbas et monachi Ecclesiae antedicta nomine ipsius Ecclesiae,
ad ipsam Ecclesiam siue monasterium tamquam suos Dominos in spi-
ritualibus et temporalibus, ut quod idem vel Abbates successive nemi-
nem recipiant in Monacum vel Conversum in dicto Monasterio sine con-
sensu, voluntate et requisitione Prioris Canonicae supradictae. Item
quod debeant. Abbas et familiares qui pro tempore fuerint in dicta Ec-
clesia S. Petri recipere bailivos a Priore Canonicae Fulgin. et de ipsis
offieiis eis concessis dicti officiales ipsi Priori teneantur reddere ratio-
nem tamquam suo Domino Praelato. Nos autem attendentes ipsius
grata servitia, nec non et plenam iustitiam quae habere videbitur in
ipsa Ecclesia S. Petri, ipsam Ecclesiam sive Monasterium cum omni-
bus possessionibus mobilibus et immobilibus, libris et paramentis, et
alis rebus suis cum omnibus superius memoratis, salvis institutis Ec-
clesiae Nucerinae, Iura praedicto et ipsius successoribus in perpetuum
universis, et sicut a D. Munaldo de Bucco, et D. Rodolfo Lamberti,
Comitibus et Patronis dictae Ecclesiae S. Petri concessa sunt ut patet
per manum Rayneri Indicis, et sicut evidenter vobis esse concessa a
D. Gentile Albriei Comitis per manum Cappelli, per nos nostrosque in
perpetuum successores confirmamus. In cuius rei memoriam presentem
paginam per manum Tebaldi notarii seribi fecimus, et nostri sigilli et
predieti Capituli Nucerini munimine roborari. Nulli ergo hóminum li-
ceat hanc paginam nostrae concessiouis et confirmationis infringere, et
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 255
ausu temerario pertentari. Si quis in futuris ecclesiastica secularisque
persona sciens contra hane paginam nostrae concessionis et confirmatio-
nis venire temptaverit, si non satisfatione congrua emendaverit, pote-
statis honorisque sui careat dignitate, reumque se de perpetrata ini-
quitate cognoscat, et sacratissimo corpore et sanguine Dei et Domiri
nostri Redemptoris Iesu Christo aliena fiat. Cunctis autem praedicta
servantibus, sit pax D. N. Iesu Christi hic et in futurum premia bonae
actionis percipiat. Amen.

Ego Tebbaldus notarius seripsi et complevi.

Ego Anselmus Nucerin. Episcopus omnia ut supra legitur con-
firmo.

Ego Raynerius Prior Nucerinae Ecclesiae confirmo ut supra (1).

II.

Ma il Vescovo Anselmo fece di più. Nel 1174 egli si tro-
vava ad esser Vescovo anche di Foligno, volendo il Papa
Alessandro III premiarlo con la concessione di una seconda
Diocesi, per la fedeltà mostratagli à tempo dall antipapa
Vittore IV (2). Ebbene, secondo il Iacobilli, Anselmo, essendo
Vescovo delle due Diocesi, il 5 Gennaio 1114 « confermò a que-
sta Canonica, e a questo Berardo suo fratello tutte le donazioni
fatteli dalle Chiese, Monasteri, e beni che sono nella sua Diocesi,
e di più nel 1189 gli cedè l’ attioni che haveva melle Chiese di
S. Lorenzo di Massiano nella Diocesi di Nocera ». In conferma
di queste notizie il Iacobilli indica in margine « Dorus Ll. 1,
folio 68, et 73. Instrumento in Arch. ab S. 94 Saxiu », ed è da
credergli, poiché le sue indicazioni corrispondono sempre
alla verità. Peró questo documento non l'abbiamo trovato.

(1) Arch. di Sassovivo, fasc. 97, n. 1328, ove é una copia legale del 1956: Io ho
adoprato la copia del Tacobilli nella Biblioteca del Seminario, Cod. B. VI, 8, p. 12-13.
(2) Le condizioni del Vescovo Anselmo, ed i rapporti che ebbe con Landolina
sono indicatl in un bel documento del 1174 edito dal Canonico CENCI. S. Felicissimo
di Nocera-Umbra, Roma, Desclée, 1906, pag. 63-65. Vedi pure AMELLI D. A. La Chiesa
di Roma e la Chiesa di Milano nella elezione di Papa Alessandro III. Firenze, 1910,

Re eo » n? — MAM 30°
M. FALOCI PULIGNANI

tem EVIL

| RIDOLFO DEGLI ATTI.

Dal 1195 al 1991.

SOMMARIO. — I. H Capitolo a tempo suo. — II. Costruzione del braccio
sinistro del Duomo. — III. Ricordi del Priore Ridolfo. — IV. È pre-
sente alla riconciliazione di D. Compagno col Vescovo Anselmo. —
ci V. Suoi rapporti con Landolina. — VI. La Canonica e i tribunali del

-. Comune.

D

Di questo priore il Iacobilli scrive cosi: « Eidolfo figlio
di Raniero d'Atto degli Atti dei sopradetti Conti di Nocera e
‘di dette Rocche, fu circa l'anno 1195 creato Priore della Cat-
tedrale di Foligno ». Questo egli afferma riportandosi al Do-
rius lib: 1, fol. 68 et 73. Poscia, indicando un Instrumentum
apud me, dice che questo Priore, nell’ Ottobre del 1212

diede in enfiteusi due stari di terra, con il consenso . dei

suoi Canonici « cioè M. Adamo M. Marco, e.... Anselmo.....».
"Non; è stato. possibile leggere i nomi degli altri canonici.
Allora formava parte del Capitolo, oltre Ridolfo Priore, anche
Filippo Arcidiacono, del quale troviamo memoria nell’ anno

1163, e nell’anno 1168 (1): Pietro, che nel 1211 era yconomus.

IR sancti Feliciani (2). Nicola, che nel 1218 dovea giu-

dicare col Vescovo di Foligno le ragioni dei Patroni della ©
Badia di S. Apollinare del Sambro, in quel di Assisi (3): Ve- ^

rano ed Anselmo, delegati pontifici nel 1221 in una. causa
fra questa Badia, e quella di Sassovivo (4. Di questi due
Canonici, Anselmus dovea esser persona di valore, perché
2 solo: ebbe tale incarico, ma ne ebbe uno simile il 4

(1) Arch. di Sassovivo, fasc. 128, pergamena non numerata.
(2) Ibidem, perg. segnata N

(3) Arch. di Sassovivo, fasc. 19 al 163. - e

(4) Arch. di Sassovivo, fasc. 19, n. 149; fasc. 44, n. 531.

REPERITI messia

— Y

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO - 257

Agosto con gli abati di Limigiano e di S. Benedetto al Monte
Subasio, in una causa contro il Rettore della Chiesa di S. Anso-
«vino (1): il 1° Luglio aveva avuto un altro simile incarico (2).

II.

Tornando al nostro Priore, a suo tempo il Vescovo. An-
-selmo nel 1201 fece ampliare la Cattedrale, erigendo dalle
fondamenta il braccio verso la Piazza Maggiore, al quale fa
bellissimo prospetto la facciata ricca di sculture e di marmi,
descritta altrove. La data precisa, e il nome del Vescovo
sono indicate dalle due note iscrizioni, una sulla sommità
della porta, ove si legge: ANNO DNI M.CC.I.M.IVNII. SIDA
SOL. LVNA MOSTRAT SVA TPA PVRA. Cioè: Sidera sol
Luna monstrant sua tempora pura. L'altra sta in alto sullo
stipite destro, e dice: ANSELMVS FVLGINENSIS ET NV-
CER. ECCLESIE EPS HOC OPVS FIERI FECIT. (3).

Questa parte della Chiesa fu chiamata la Chiesa nuova,
ed in un documento del 1232, rogato dal notaio Benintendi,
è ricordata cosi: « in Ecclesia nova maiori Fulg. » (4): in un
altro documento del 1239, si legge: « actum Fulginei, in
novo » (D): in un terzo documento del 1241 si legge: « In
nova ecclesia S. Feliciani prolata est haec sententia » (6).

LIE

Nellanno 1217, ai 4 di luglio, questo Priore ebbe dal
Papa Onorio III un notevole incarico. In Assisi si discuteva
ancora la controversia a proposito del Monastero di S. A pol-
linare del Sambro, che i monaci di Sassovivo reclamavano

(1) Ibidem, fase. 19, n. 133

(2) Ibidem, fasc. 44, n. 531.

(3) Vedi l'ultima stampa nel mio studio: IZ Duomo di Foligno e U Arch tetto
G. Piermarini. Foligno, 1908,-p. 33 e seg. ove sono i diversi disegni di questo pro-
spetto,

(4) Ho letta la pergamena in uno dei numerosi documenti dell' Arch. di Sasso-
vivo, che non hanno alcuna numerazione.

(5) Archivio detto, pergamena non numerata nel fasc. 134

(6) Archivio detto, pergamena non numerata nel fasc. 122,
258 M. FALOCI PULIGNANI

come cosa loro. Colla data suidetta il Papa scrisse al Ve-
scovo di Foligno, a Ridolfo Priore, ed a Bonascentre Cano-
nico di S. Feliciano, perché ordinassero la restituzione di quel
Monastero ai Monaci di Sassovivo, facendo eseguire l'ordine
al Podestà di Assisi (1).

« D. Rodulfus Prior Canonice Fulg. » è ancora tra i vivi
al 25 Maggio di quest'anno 1221 nel quale figura come te-
stimonio ad un atto rogato « in Claustro Canonice » (2).

IN

Qui é da ricordare un curioso atto del 1221, nel quale
questo Priore Ridolfo intervenne ad una denuncia, essendo
primo di una numerosa serie di testimoni, Un prete, di nome
Compagno, lusingato da un turpe desiderio di guadagno, avea
insidiato alla vita del vescovo Egidio. Conoscendo il mal
fatto, ne chiese perdono al Vescovo, promise fedeltà, e si im-
pegnó a pagare 50 libre di denaro se avesse mancato, pre-
sentando come fideiussori i fratelli suoi Omodeo e Leonardo.
Dové trattarsi di cosa e di persona importante, poichè que-
sta dichiarazione del prete colpevole fu fatta dinanzi a venti
persone, e perché primo di tutti figura il nostro Priore Ri-
dolfo. E utile conoscere il testo di questo singolare documento,
che sta nell'Archivio Capitolare.

Ego dominus compangnus confiteor me periurum et proditorem
domini mei egidii fulgin. episcopi eo quia machinatus sum cum capi-
talibus inimicis suis detrimentum et diminutionem persone et honoris
pretio et promissionibus inductus, et in veritate et ideo veniam et mi-
sericordiam petens iuro ad sancta dei evangelia omnia precepta et man-
data que ipse dominus egidius episcopus michi fecerit per se et suos
nuntios toto tempore vite sue et mee, et non ero in facto nec in dicto
neque in conscilio neque in tractatu quod ipse perdat vitam, membrum

(1) FRESsUTI, egesti di Onorio III, Roma, 1888. Vol. I, p. 246, num. 1480. L'o-
riginale nell' Areh. di.Sassovivo, fasc. 63, num. 926.
(2) Arch. di Sassovivo, fasc. 19, num. 149.

D
»
E

—— Áo ———À M

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 09
honorem et dignitatem seu possessiones et sibi serutio aliquo talia con-
tentare pro posse meo tribuebo, si potero, sin autem citius quam po-
tere sibi mauifestabo et adiutorium et concilium, contrarios homines
pro posse meo sibi dabo, et quocumque tempore de eodem meo dicto
domino egidio dixi in ueritate seu falsitate et mendatio et patione
duetus hoc feci, et personas que me ad hoc induxerunt eidem domino
egidio vel cui ipse uoluerit manifestabo, et hec omnia promisi semper
obseruare sub pena periurii et mei officii et beneficii, et insuper l.
librum et insuper omodeus et leonardus fratres mei iuraverunt et promi-
serunt fidelitatem eidem domino episcopo, et hec omnia promiserunt
supradieta pena soluere ipsi domino episcopo nono kalendas nouembris
M.CC.XXI. Indictione VIIII tempore honorii pape III et Frederici Im-
peratoris in presentia testium ad hoc rogatorum, scilicet domini 7o-
dolfi prioris canonice, domini mathei, et domini ade, domini petri
cappellani et carsidonii, acti et egidii, gualterii et errici, manentis, guidi
et nicolai, lorentii, christiani, bonaiuncte et petri bernardi ministralis
et iacobutii, buzii et mazoli. Ego berardus auctoritate imperiali nota-
rius hane cartam rogaui (1).

V.

Mentre Ridolfo, dal 1195 circa al 1221, era priore di
9. Feliciano, erano Abati di Landolina Meliore nel 1195, e
dopo di lui un Matteo, che forse erroneamente il Iacobilli pone
nel 1231 (2). Risulta peró, da un processo del 1257, che esisteva
un atto di sommessione fatto dall Abate Meliore al Priore
Ridolfo, indicato cosi: « Instrumentum factum a Dom. Meliore
Abate S. Petri et suis Monacis, etc. d. Rodulfo Priori S. Feli-
ciano per Bifulcum nota. (3) ». L' autenticità di questo atto é in-
negabile. Ma, fosse esso rogato nel 1195, o in epoca diversa,
risulta da altra parte, che in quest'anno 1195 Ugone Ve-
scovo di Nocera confermó a Ridolfo Priore gli antichi dritti
che aveva sopra Landolina (4).

(1) Ricordo una volta per sempre, che i documenti dell'Archivio del Capitolo
oggi sono ordinati cronologicamente, e basta cercare la. data per ritrovarli. E ciò
per non esser costretti a moltiplicare le citazioni in tutti i casi.

(2) Cronaca di Sassovivo, Foligno, 1653, p. 256.

(3) Arch. di Sassovivo, fasc. 97, n. 1326.

* (4) IACOBILLI, Di Nocera nell’Umbria e sua Diocesi, Foligno, 1653, p. 77.

MM I Resp: Hacc RII MCA

pu

m 2 Wee RE
260 - bend ^M. FALOCI PULIGNANI

- La sommissione poi dell'Abate Matteo, di qualunque anno
essa sia, nel nominato processo del. 1257 è indicata cosi:

« Instrumentum factum a D. Matheo Abate D. Rodulfo dit iori

Canonice per Bifulcum Not. :

«Il nome di questo Priore Ridolfo, e dei suoi canonici,
figura in un atto del 3 Maggio 1212, col quale Egidio Ve-
scovo di Foligno concesse ai Padri Crociferi di Bologna la.

Chiesa di S. Claudio, con tutti i suoi arredi, nonché il « Pon-
tem et Hospitale », la quale chiesa « sita est ?ucta flumen Topini
et Civitatem Fulg. ». Fu necessario per questa cessione il con-
^ senso del Priore e dei Canonici, il quale consenso nel-
l| atto indicato fu espresso cosi: « Consensi et voluntate Ro-
dolfi Prioris canonice sancti Feliciani, et eius fratres, scilicet
Presbiteri Ade, domini Mathei Monaldi, Petri de Suppo, Gui-
donis Prioris Fenonice, Anselmi, Verani, et Rodolfi Prioris
.S. Maria, et Guidonis Rodolfi, et Domini Rodolfi Leonardi Prio-
ris S. Salvatoris » (1). Era cosi composto nel 1212 il Capi-
tolo della Cattedrale.

VI.

Non ha rapporti con questo Priore, ma é opportuno qui

pubblicare un atto legale in materia civile dell’anno 1213,
sì per conoscere le condizioni giuridiche locali di quel tempo,
sì per mostrare che allora la sede dei tribunali civili sì tro-
vava nel palazzo dei Canonici. Ne vedremo un altra prova
. nell annó 1220.

In X nomine amen. Venientes ante presentiam meam niccolaus
dominici yconomus monasterii saxivivi petebat ut sententiam latam
a domino bonguadagno olim iudice Fulg. inter dominum taucredum
yconomum predicti monasterii ex una parte et paulum girardini ex
altera executioni mandarem quia cognitioni tenore ipsius sententia an-
num et dimidium preterisse, a tempore quo lata fuit, et per dictum
paulum stetisse ut ab eo audivi, quominus fuerit processum in causa

(1) IACOBILLI, RARI di Brevi ecc. B. VI, 8, pag. 123.

CREME

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CIA TIPP o HESSE tme vomer ni Adami
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SPAZI MPA TZ

MIENEZEZNT IRENE RARO ROD ta T /
MAS ao $i i :
$ ; »

appellationis ab eo interposite. Ideoque Ego ioliannes constitutus iudex

appellationis fulg. et voluntate domini Ra. Fulg. potestatis ad senten-
tias executioni mandandas pronuntio prefatam sententiam executioni
mandavi, et eam. executioni mando. "EAE

Datum in capitulo Fulgin ecclesie M.CC.XIII. nono Kalendas iu-
.nii indictione prima in presentia domini Rodulfi Leonardi, et domini

Oderisii eius fratris, et morici rodulfi, et thomas Florentii et aliorum
plurium.

Ego bifuleus imperialis aule notarius de mandato predicti domini
Iohannis Iudicis hane sententiam publicaui (1).

Probabilmente alcuni di questi testimoni erano canonici
di S. Feliciano. ;

VIII.

TIBERTO.

Dopo il 1221.

Senza indicare alcuna fonte, il Iacobili, dopo il Priore
Ridolfo, pone un Priore di nome Tiberto, e ne fà questo ri-
cordo « Tiberto l'An. 1215 Priore. Anselmo di Monaldo Arci-
diacono e Canonico ». Ma nel 1215 era Priore Rodolfo, quindi il

Priore Tiberto dovrebbe escludersi, massime che il Iacobilli

non indica alcuna fonte. Nondimeno, o prima o dopo Rodolfo,
un Priore Tiberto esistette di certo. Nell'anno 1256 sorse

come vedremo, grande lite tra i Monaci di Landolina e il.

Capitolo di Foligno, il quale presentò molti testimoni per
provare come quei Monaci avevano sempre riconosciuto
come loro Superiori i Priori e il Capitolo della Cattedrale.

A. E chi fra i testimoni ricordò il Priore Gislerio, chi Guittone,
Chi Rodolfo ecc. Un testimonio, che non potè ingannarsi,

Giovanni di Bernardo priore di Budino, nominando — pur-

‘troppo senza far date — i Priori di 5. Feliciano, ricordò
— fra questi anche un Tüberto (2); sicché, se la data assegnata

ve (1) Arch, di Sassovivo, pergamena segnata anticamente n. 1546.
(2) Arch. di Sassovivo, fasc. 97, n. 1820,

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO i 261 ..
262 M. FALOCI PULIGNANI

a lui dal Iacobilli è inesatta, la esistenza di lui è fuori di

dubbio.
Cosa notevole! Circa questi anni, cioè il 21 Aprile 1220,

‘emanava una sentenza « Tübertus Iudex Com. Fulg. de voluntate

d. Albrici potest. eius. civitatis », e la emanava proprio in palatio
canonice ubi ius redditur » (1), sicchè sarebbe da supporre un
equivoco nel Iacobilli, che avrebbe potuto confondere con T-
berto Giudice un Tiberto Priore, se il documento del 1256 non

‘mettesse la cosa fuori di controversia.

IX.

CORRADO TRINCI.

Dal 1224 al 1225.

Il caso del Priore Tiberto si ripete nel Priore Corrado.
Il Iacobilli lo ricorda, ma sebbene indichi le fonti, esse sono
irreperibili per noi. Viceversa la di lui esistenza è per altre
testimonianze sicura. Ecco cosa scrive di lui l’istorico: « Cor-
rado, figlio di Trincio Trinci, Capo della fattione Ecclessiastica di
Foligno, fu del 1224 creato Priore di questa Catedrale, essendo
Canonici Adamo, Anselmo, Bonascentre, e Filippo di Foligno ».
Le sue indicazioni sono « Dorius l. 4, fol. 133, Instr. an. 1224
apud me ». L'esattezza di queste parole ci risulta dal fatto,
che di questi Canonici abbiamo numerose testimonianze, che
qui é superfluo di riprodurre, e che in un contratto enfi-
teutico fatto nell’ episcopio il 30 Gennaio 1225 dal Priore e
dai Canonici di S. Lucia di Pale, figura come testimone Cor.
radus Prior Can. Fulg., nonchè D. Adam eiusd. Eccl. Can. (2).
Altro di lui non conosco.

(1) Arch. di Sassovivo, fasc. 31, n. 459.
(2) Ibidem, fasc. 59, n. 868.

CEPRERA PEPE SFR
TE:

PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO

X.

GUIDO DEGLI ATTI.
Dal 1280 al 1231.

« Guido figlio d’Atto degli Atti da Foligno, fu del 1230
creato Priore. Fu detto anco Guidone ^. Così il Iacobilli, il
quale giustifica queste parole indicando Dorius lib. 1, fol. 68,
ed aggiungendo altre indicazioni ilegibili. L'asserzione del
Iacobilli trova conferma in ciò, che il 17 Maggio 1931 « Do-
minus Guidus Atti Prior Canonice S. Feliciani, et D. Vinatus,
Anselmus, et Gilius Guerzonis Canonici dicte Canonice » crea.
rono un censo a favore della Chiesa (15:

XI.

FILIPPO.
Nel 1288 e 1239.

SOMMARIO. — I. Le tasse .delle Diocesi e ]

a ripartizione di esse. —
II. Disposizioni transitorie e

definitive del Cardinale Capocci. —
III. Filippo accetta un oblato nel Monastero di Landolina. — IV. Fe-

derieo II Imperatore tiene una dieta in S. Feliciano.

Questo Priore non é registrato dal Iacobilli, ma la sua
esistenza negli anni 1938 e 1939 è accertata da documenti
sicuri.

Nell'anno 1238 il Vescovo e il Clero di Foligno doveano
stabilire le quote di spese ad essi spettanti in occasione delle
visite di Nunzi e Le

gati Pontifici, le quali visite importando
molti oneri,

doveano imporre una ripartizione fra tutti. Il Ve-

(1) Arch. di Sassovivo, fasc. 97, n. 1394.
264 M. FALOCI PULIGNANI

scovo ne era il più gravato, e pagava quattro volte di più
di quel che avrebbe dovuto pagare, e se ne doleva tanto,
che, come egli diceva, se si fosse dovuto continuare cosi, si
sarebbe ridotto in miseria. Reggeva allora la Diocesi Egidio
Atti, il quale si rivolse al Papa, pregandolo a provvedere
per un equa ripartizione di quella tassa. E il Papa incaricò
della cosa il Cardinale Raniero Capocci, grande amico del
Vescovo, dandogli istruzioni affinché, di tutte quelle tasse, il
Vescovo stesso non dovesse pagare che la sesta parte. Le
altre cinque parti dovessero ripartirsi fra le altre Chiese. Il
Cardinale scrisse una lettera in data 18 Decembre 1238 a
tutti gli Abati, i Priori i Parroci delle Diocesi, invitandoli
tutti a recarsi dinanzi a lui il Lunedi dopo la prima Dome-

‘nica di Quaresima del futuro anno, per fare tale riparto,

diffidandoli che egli avrebbe fatto il riparto da se, ove non
si fossero presentati. Il Vescovo chiamò in Episcopio il 21
di quel mese un grande numero di Sacerdoti, lesse ad essi
la lettera del Cardinale, e da essi ebbe l'impegno. che nel
termine stabilito. si sarebbero recati alla discussione. Qui
appresso pubblico la lettera del Cardinal Capocci, l'intima-
zione o la lettura fattane dal Vescovo, nonché il verbale di
quell' adunanza. Si vedrà da esso che, dopo lAbate di Sasso-
vivo, il primo che figura fra gli intervenuti è « domino Phy-.
lippo Priori canonice sancti feliciani >.

Ecco il documento originale, il quale, per le notizie che
contiene è di molto interesse. Esso si conserva nell’ Archivio
del Capitolo.

Hoc est exemplum quarumdam litterarum domini Rainerij Car-
dinalis sic incipientium.

Rainerius miseratione sancte Marie in Cosmedin diaconus cardinalis,
dilectis in Christi Abbatibus etc. Prioribus ete. Plebanis Civitatis Ful-
ginaten. et Diocesis. salutem in Domino. Venerabilis pater et amicus
karissimus episcopus Fulginas pro negotio procurationum ad dominum
papam accedens, proposuit coram eo quod ipse in prefato negotio graua-
batur in quadruplum quam deberet, et quod ipsius expeterent ecclesie
facultates, adserens quod in breui deueniret ad paupertatem, nisi ei
)
S
V

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 265

super hoc benignitas apostolica prouideret. Cuius petitioni. dominus papa

annuens benigno affectu nobis per specialem: nuntium. mandauit ut

ipsum in huiusmodi procurationibus persoluendis, nequaquam plus uno

ex aliis grauaremus. Addens quod non uult ut uisi sextam partem pro- '
curationnm persoluat. Quare cum non uelimus, sicuti nec debemus do-

mini pape non obedire mandatis, uobis ex parte sua firmiter precipiendo

mandamus, quatenus cum ipso super hoc amicabiliter concordetis, alioquin

secunda feria post prinam dominicam quadragesime proxime future per-

sonaliter uel.per responsales ydoneos coram nobis comparatis audituri :
domino. propitio que super hoc uobis ex parte domini pape duxerimus

iniungendum. Terminum autem tam longum inquam temporis uobis pe-

remptorium assignamus. Quod si coram uobis personaliter uel. per re-

sponsales ydoneos comparere neglexeritis, in termino assignato in ne-

gotio, prout dominus papa mandauerit, nihilominus procedemus. Datum

.ete. Rome XVIIII kal. Ianuari, pontificatus domini Gregorii pape VIIII

anno duodecimo.

XII kal. Ianuarii predicte lictere lecte et representate fuerunt a
dicto domino episcopo ex parte dieti domini Cardinalis Domino Iohanni
Camerario et Monacho saxiuiui pro ipso Monasterio, et domino phylippo
priori canonice saneti feliciani et domino anselmo canonico pro canonica
de Grizano, plebano plebis de cassignano, domino Nicolao priori sancte
Marie in Campis, donno Iohanni priore sancti felieiani de butino, paulo
Canonico et procuratore saneti salvatoris fulginei, donno Bernardo pre-
Sbitero sancti valentini de Cevetaveecla, donno Vegnati procuratori
sancti Martini de eguale, et h. procuratori saneti stephani de Gallano
.. plebano de porcarella, donno Ginnamo canonico et procuratori sancte
lucie .. plebano de orcie, et donno consulo Priori sancti angeli de Ro-
sario, et Oddoni canonico et procuratori sancti Iohannis foris flamme.
Et omnibus supradictis uolentibus recipere terminum per se et dictis
eorum eeclesis precepit et iniunxit ex parte dieti domini cardinalis.
iuxta tenorem dictarum literarum, deberent se representare pro dictis
ecclesiis uel. per ydoneas responsales coram dicto domino Cardinali
secunda feria post primam dominicam quadragesima, scilicet die lune
et peremptorie audituri quidquid super facto proeurationum dixerit et
preceperit inter ipsos dietus dominus cardinalis.

Actum in palatio dicti Episcopatus, anno domini M.CCXXXVIII.
Indietione XI, tempore dominorum Gregorii pape VIIII et frederici
imperatoris, Coram Magistro hugolino medico, donno durante dicti
domini episcopi cappellano, et donno thoma presbitero sancte Marie de
caresta, et donno fantolino, et donno Andrea testibus de hiis rogatis.

Ego Phylippus Sancte Romane Ecclesie auctoritate notarius su-
pradietas litteras fideliter exemplaui sicut uidi et legi. in dictis. litteris
dicti domini Cardinalis eius sigillo munitis, et suprascripte represen-
tationi interfui et citationem ut supra legi dicti domini episcopi man-
dato hec scripsi et publicaui.
M. FALOCI PULIGNANI

TI

Intanto che si discuteva la causa,il Card. Raniero volle
che si pagasse come pel passato, e all'Abate di Sassovivo ne
scrisse in proposito, ordinandogli di partecipare la cosa ai
Canonici di S. Feliciano, ed agli altri interessati. Ecco la sua
lettera, che si conserva, come l'altra, nell’ Archivio del Capi-
tolo.

Rainerius miseratione diuina Sancte Marie in Cosmedin Diaconus
Cardinalis Viro religioso et amico in xto sibi dilecto .... Abbati Saxiuiui
salutem in Domino. Cum causam quam inter uenerabilem Patrem . do-
minum episcopum Fulginatensem ex parte una, et procuratores Canonice
Maioris Ecclesie Fuligaten, Monasteri Saxiuiui, Ecclesie S. Salvatoris,
Ecclesie S. Iohannes Foris Flamme, et Ecclesie sancti Angeli de Rosario
diocesis Fulginat. super facto procurationum ex altera uertitur, nobis
dominus Papa duxerit committendum, cum ipsa lis adhue pendeat coram
nobis, uobis qua fungimur auctoritate mandamus, quatenus quousque
causa predicta fine debito, dante Domino terminetur, dietos procuratores
ed prestandas dictas procurationes more solito sicut hactenus presti-
terunt, auctoritate nostra interim compellatis.

Si sa come andó a finire la questione. hadunato il
clero dinanzi al Cardinale, fu aliquandiu litigatum, ma poi
si combinò così: una sesta parte di quelle spese dovea pa-
garle il Vescovo e le chiese da lui dipendenti, un’altra sesta
parte il Priore e il Capitolo del Duomo con le loro Chiese,
una terza sesta parte il Monastero di Sassovivo: le altre
seste parti doveano pagarle le altre Chiese della Diocesi. Il
documento ha la data del Maggio 1239, e il P. Lugano lo
pubblicò da una copia del 1269 dell'Archivio di Sassovivo (1)
ove si trova anche l'originale (2).

Ecco la nota delle Chiese del sestiere della Cattedrale:

(1) Lugano D. P., Delle Chiese della Città e Diocesi di Foligno nel secolo XIII,
Roma, 1907, p. 17:20. In copia sta nel d. Archivio, n. 1048. .
(2) Arch. di Sassovivo, fasc. 79, n. 1103. . )

LEON nre Sis is er

sei
Canonica S.
Ecelesia S.
S.

Un N

1 PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO

Feliciani
Mariae Magdalenae
Apollinaris

S. Andreae

8.

S. Petri de Pusterula

. Apollinaris de Valle
. Abundii

Iohannis ab aqua.

Angeli de Sterpeto
Petro de Corvia

. Antimi de Custino

S aca cdpi SITE

Tora

> S. Angeli de Macerature
» S. Stefani de Butino

E S. Iohannis de Filecto

» S. Constantii

» S. Mariae in Campis

» S. Petri de Filictis (1).

III.

Nel medesimo anno 1239 il Priore Filippo ci si presenta
come Rettore del Monastero di Landolina, nell'atto di eser-
citare questo diritto. Era Abate di quel Monastero D. Pietro,
e questi, per ordine del Priore, ricevette come Chierico ed
Oblato del Monastero un tal Maium, che da allora entrò a
far parte di quella famiglia monastica. Esiste un rogito le-
gale di questo atto, e lo pubblico come un documento sin-
golarissimo dei rapporti canonici che esistevano fra il Capi-
tolo di Foligno e il Monastero di Landolina.

1 In nomine Dei eterni. Anno Domini millesimo CC.XXXVIIII.
Indictione XII, tempore dominorum Gregorii pape noni et Frederici
Imperatoris, Idus Octobris. Dominus Petrus Abbas Monasterii Lando-
lina, ad mandatum et voluntatem domini phylippi Prioris canonice sancti
felieiani, pro ipsa canonica, recepit Maium in Clericum et oblatum in
dicto Monasterio Landoline, ut deinceps tamquam uni ex aliis conuersis
ipsius prebenda in ipsa ecclesia integraliter tribuatur.

Actum in dormitorio dicte canonice, coram domino Fratre Ianni

Ufredutzi, Bonaventura Domini Ade, domno Petro de Capralica, et
Corrado Grife et aliis testibus de hiis rogatis.

(1) Vedi Lugano, op. cit., p. 31-32.
268 EM -M. FALOCI PULIGNANI

1 Ego Phylippus sancte Romane Ecclesie auctoritate Notarius hiis
omnibus interfui et ut supra agitur dicti abatis mandato hec scripsi et
publieaui (1).

IV.

Se questo Filippo, che era Priore nel 1239, lo era anche
nel 1240, fu sotto il suo governo che la Chiesa di S. Feli-
ciano fu testimonio e teatro di un fatto politico della più
alta importanza. Il cronista di Foligno Bonaventura di Benve-
nuto, sotto quest' anno 1240 registra un grande ricordo storico
con queste laconiche parole: « Venit Fulginiae imperator Fe-
dericus secundus in octava beati Feliciani » (2). Il fatto, che

sembra semplice, rivela invece una grande rivoluzione. Fo-

ligno era allora città Guelfa. Il 27 Luglio 1237 era stato
scelto un notaio per fare un'alleanza con Perugia; il 15
Novembre era stata fatta una lega Guelfa fra Todi, Foligno,
Spoleto; Gubbio, nella quale lega, nello stesso giorno, era
entrata a far parte Perugia (3). Or si pensi quale impres-
. sione dové destare il passaggio di Foligno alla parte ghibel-
lina. Come ció accadesse, se per forza di armi, o per muta-
zione di pensiero non si conosce. La notizia più particolareg-
giata ce l'offre un documento di Città di Castello, segnalato
dal Garampi al Mengozzi (4) e pubblicato integralmente dal

Magherini (5). Esso dice cosi: « In Christi nomine amen. Anno
Domini MCCXL die VIIII intrantis mensis Februarii, indictione -

XIII tempore Domini Gregorii pape noni, et Domini Federici
imperatoris.. Dominus Perus de vinea iudex domini Federici se-
renissimà imperatoris et semper Augusti, presente et consentiente

.: dicto domino Federico imperatore, et dicto domno Petro stante
urta ipsum dictum imperatorem in generali parlamento seu

(1) Arch. di Sassovivo, fàsc. 60, n. 894.

(2) Archivio storico per le Marche e per V Umbria, Foligno 1885, vol. II, p. 837.
(3) Ibidem, vol. I, Foligno, 1884, p. 402.

(4) Della zecca di Foligno, Bologna, 1775, p..V.

(5) Storia di Città, di Castello, Città di Castello, 1910, vol. II, p. 138

BOAT
. I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 269

colloquio ambasciatorum mullarum civitatum et ‘aliorum homi-
num congregato in maiori seu Cattedralis ecclesia. Civitatis Fu-
ligno, iussit et precepit ex parle dicti domini imperatoris firmum
et veram. pacem inter omnes fideles imperii civitates, castra, villas,

comites, barones et singulares homines, et nullus sua auctoritate

ubiquem offendat vel aliquam vindictam recipiat salva iurisdic-
tone potestatum, civitatum, et specialiter precepit pacem firmam
et veram inter civitatem. Castelli et omnes homines sue partis,
el eius coadiutores ex parte una, et civitatem Eugubii et ho-
mines sue partis seu coadiutores ac altera de lite et questione
que uertebatur inter eos, et dictam pacem custodiri et servari ab
eis precepit sub pena et banno prefatorum et rerum ad volun.
tatem ipsius domini imperatoris. Actum apud Fuligne in dicta
ecclesia, presentibus testibus domino Enrico Rege et totius Italie
legato, Domino Tomasso comite de Acerris, comite Simone, do-
mino lacobo de Marco, domino Enrico, de Parignano comite de
Lomello, domino Bonconte potestate civitatis Castelli, et dominis
Guidone Barateri, et Guidone Balderini ambasciatoribus comunis
dicte civitatis et aliis multis in dicto parlamento congregatis. Ego
Benagius imperiali auctoritate notarius predictis interfui, et ut
supra legi scripsi et complevi » (1).

L'Imperatore venne a Foligno l'ottava di S. Feliciano
31 Gennaio, e il 9 Febbraio fece stringere alleanza fra Città di
Castello e Gubbio. Che avrei fatto in Foligno negli altri giorni?
Stando ad un altro cronista, Riccardo da S. Germano, Fo-
ligno, una volta disposata la causa Ghibellina, si dette al-
«l'Imperatore con segni di festa, e l'Imperatore vi accolse
l'omaggio di Spello, Montefalco, Viterbo, Orte, Civita Castel-
lana, Cerreto, Sutri, Montefiascone, Toscanella « Mense Fe
bruario Imperator venit Fulignum ubi magnifice a civibus re-
ceptus est. Appelluni et Coccoion venerunt ad suum mandatum.
Recepit tunc etiam Viterbium, eodem mense Februarii Ortam

(1) Vedi nel luogo citato del Magherini le indicazioni relative a questo atto.
910 M. FALOCI PULIGNANI

Civitatem Castellan:sm, Cornetum, Sutrum, Montemflasconem et
Tuscanellam » (1).

Questo fatto irritó altamente il Pontefice Gregorio IX,
il quale nello stesso mese di Gennaio 1240 scrisse una fiera
lettera contro l'Imperatore (2). Il suo successore poi, Inno-
cenzo IV, con bolla 15 Decembre 1243 (3) volendo punire i
cittadini di Foligno per la fatta rivoluzione, tolse ad essi il
Vescovo, e della vacante Diocesi nominó amministratore Be-
rardo Arcidiacono della Cattedrale.

Che parte rappresentó in questo avvenimento il Priore
di S. Feliciano? Non è a supporre che tutti i cittadini, laici
e chierici, fossero ghibellini. Una parte di essi rimase certo fe-
dele alla S. Sede, e fra questi fu il Vescovo Egidio, il quale, non
essendo più Vescovo di Foligno, il 18 Decembre 1243 fu fatto
Amministratore della vaeante Diocesi di Nocera (4), il che
non sarebbe accaduto, se fosse passato a parte imperiale.

Il Priore peró, che nel 1240 dové ospitare in Duomo
lImperatore Federico, il Re Enzo, Pier delle Vigne, e tutti
i capi Ghibellini dell' Umbria e del Patrimonio, il Priore,
che, come si é veduto, avea sopra di sé il Vescovo Guelfo,
dovè trovarsi in forti imbarazzi, né possiamo conoscere a quale
partito si sarà appigliato, massime che non sappiamo se in
quei momenti turbolenti era ancora Priore egli, o il suo suc-
cessore. Alla domanda propostaci non sappiamo dare risposta.

XII.
BONASCENTRE.

Verso il 1242.

Questo Priore, che ha un nome cosi poco comune, dal

Iacobilli é ricordato solo con la data 1242, senza giustificare

(1) RINALDI, Annales Ecclesiastici. Tom. XIII, p. 542.

(2) PorraAST, Reg. RR. PP. In Greg. IX, n. 10849.

(3) IAcoBILLI, Vite dei Vescovi di Foligno. Cod. A. III. 16.

(4) PorTAST., n 11201. La bolla è diretta « Egidio quondam episcopo Fulgina-
tensi ».

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I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 271

in nessun modo la sua asserzione. Dove avrà egli desunta
la notizia? Nel 1217 era Canonico di Foligno un Bonascentre,
e non dovea esser persona volgare, se, come abbiamo veduto
parlando del Priore Rodolfo, a lui, a questo Priore e al Ve-
scovo di Foligno Onorio III aveva dato l’incarico di obbligare
il Podestà di Assisi a far restituire ai Monaci di Sassovivo
il Monastero di S. Apollinare del Sambro (1). Forse è questo
il Bonascentre che divenne poscia Priore, poichè nel processo
più volte nominato del Monastero di Landolina, fatto nel 1256,
enumerandosi i Priori che esercitarono giurisdizione in quel
Monastero, questi Priori vengono enumerati con quest’ ordine:
Rodolfo, Corrado, Guido, Bonascentre, Stelluto. È quindi ma-
nifesto che egli in questa serie occupa il posto fra Guido e
Stelluto, e se noi ignoriamo il documento dal quale il Iaco-
billi desunse la data del 1242, è chiaro che egli deve col-
lecarsi dopo il Priore Guido, o Guidone (1230-1231), e prima
del suo successore Stelluto, che era Priore nel-1245. La data
del 1242 è quindi approssimativa.

XIII.
STELLUTO STELLUTI.
Nel 1245.

SOMMARIO. — I. Stelluto Canonico, poi Arcidiacono, poi Priore. —

II. Riceve il giuramento di fedeltà dai Monaci di Landolina.

I

« Stelluto, figlio di M. Egidio Stelluti, o Egidio, nobile fo-

lignate, essendo Canonico della Cattedrale. fu del 1245 creato

Priore ». Così il Iacobilli, il quale, benchè non indichi nes-
suna fonte delle sue asserzioni, è, secondo il solito, esatto.
Egli era Canonico nel 1235, e dovea esser persona di

(1) Arch. di Sassovivo, fasc. 63, n. 926.

a
Didi ia ..- .M. PALOCI PULIGNANI

valore, poiché in quell’anno per incarico di Giovanni da

S. Germano Cappellano del Papa, scomunicó i Consoli, il

Giudice e i Consiglieri di Bevagna, perché avevano negato
all'Abate e al Convento di Sassovivo alcuni libri, una certa
quantità di grano, ed altre cose. Ecco il documento :

« In nomine domini Amen.

« Anno eiusdem, M.CO.XXXV, et IIII non. Febr. tempore
domini Gregorii pape VIIII et Frederici Romanorum Impe-
ratoris. Ego Stellutus Canonicus Fulg. auctoritate michi com-
missa et concessa a domino lohanne de sancto Germano, domini
. Pape Cappellano, et de mandato ipsius domini Iohannis, denuntio
consules, iudicem et consiliarios Mevanie excomunicationis vinculo
innodatos, .... dovec presentarint se coram. dicto domino lohanne
pro causa quam Comune Mevanec habet cum. Abate et Conventu
Sacivivi, super quibusdam libris, quantitate. frumenti et rebus
‘aliis. Pronuntiatum fuit hoc laudum a dicto domino Stelluto in
claustro canonice Fulginei, coram Benvenuto domine kere » etc. (1).

Probabilmente «la Canonico, prima di esser Priore, fu
promosso Arcidiacono, poichè il 4 Ottobre 1237 D. Stellutus
Archidiaconus Fulg. apparisce come Giudice in una causa tra
— D. Matteo Chierico di S. Biagio del Cifo, e la Chiesa di S. An-
| sovino (2). Pochi anni dopo, nel 1245 egli era Priore.

II.

Nella causa fra i Priori di S. Feliciano e gli Abati di
Landolina, che si discusse nel 1256, come vedremo fra breve,
l'Abate di Landolina, Dominus Petrus, con dichiarazione 6
Ottobre 1259 riconobbe la validità di molti atti favorevoli

(1) Arch. di Sassovivo, fasc. 93, n. 1234
(2) Ibidem, fasc. 9, n. 42.
y —

"E nme PONIAMO

i ( Biblioteca del Om Bari Cod. B., 3:85. pc Ll.

.alla Canonica di Foligno e fra questi, al num. 8, un « Instr u-

| mentum factum a d. Martino et aliis Clericis Monasterii domino
- Stelluto. Priori S. Feliciani, per Fredericum. notarium. ». Qui.
.- non si legge I' anno in cui fu rogato questo. istrumento, ma -
È I ‘esso è del 1245, come si rileva da SES copia, che ci con-
servó il Iacobilli.

Anno Domini MCCXLV Indictione 3. Dopnus Martinus. Monacus.
._S.-Petri de Landolina, Seagnus, D. Ioannes, Rainaldus, Albertus Cle-
rici. Monasterii d. S. Petri iuraverunt ad saneta Dei Evangelia in ma- -

nibus D. Stelluti Prioris Canonice Fulg. recipienti pro ipsa. Canonica
et Capitulo Fulgini solvere, custodire, defendere et manutenere bona
‘et possessiones temporaliter et spiritualiter ipsius Ecclesie S. Petri, ad

.. borum et utilitatem. dictae Ecclesie S. Petri, et ad honorem et reve-
3 rentiam Canonice et Capituli Fulgin. et ad mandatum ipsius Prioris,

euiüs mandatum iuraverunt omnes praedicti pro Ecclesia Fulgini. Item

"Sequenti die hec omnia supradicta iuraverunt et sub eadem forma, et
“in eodem modo Someus Greci, Petrus Cocus et Raynerius familiares et

oblati supradictae Ecclesiae S. Petri.
Ego Fredericus notarius rogatus scribere seripsi (1).

«La dichiarazione 6 Ottobre 1259 continua nel num. 9 ad

: indicare un secondo « Znstrumentum factum a domino, Bene .

Abati. Stelluto Priori S. Feliciani per Philippum | Notarium »
«Non conosco questo documento, né può giudicarsi a. quale -
- anno appartenga, poiché mentre la (Cronaca di Sassovivo (2)

- nell elenco degli Abati di Landolina attribuisce . all'Abate-
Ls Bene l'anno 1229, conviene dire. che due fossero gli Abati di -
| questo nome, uno del 1229, quello indicato da Iacobilli, forse.
4 tempo del Priore Guido, ed un secondo a tempo di questo. È
Si | Priore, che deve collocarsi dopo il 1242, e non prima.

Archivio Sassovivo; n. 1321.
10) Pag. 850. x

ET RET DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO - .218-

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914 M. FALOCI PULIGNANI

XIV.

FILIPPO DEGLI ATTI.
Dal 1249 al 1960.

SOMMARIO. — I. Imnocenzo IV stabilisce il numero dei Canonici. —
II. Grande controversia con Landolina. — III. Il Priore visita quel
Monastero. — IV. Atto di sommissione dei Monaci. — V. Sentenza fa-
vorevole al Priore, e appello delle parti. — VI. Sentenza di appello
favorevole al Priore, e sommissione dei Monaci. — VII. Generosità
del Priore Filippo e dei Canonici con i Frati Minori. — VIII. Il

Priore é incaricato di scomunicare il Comune di Foligno.

Secondo L. Jacobilli, questo Filippo (che fra i Priori co-
nosciuti fu il secondo di tal nome) era figlio di Atto di Gual-
tiero degli Atti, ed anche qui è da credere alle sue indi-
cazioni araldiche e genealogiche. Egli era persona dotta,
abile, e stimata, e ci apparisce Priore fin dall'anno 1249,
poiché un atto relativo a certi interessi del Monastero di Sas-
sovivo, rogato in quest'anno, si dice fatto « in claustro Ca-
nonice sancti Feliciani, coram domino Philippo priore ipsius
canonice » (1) Non saprei dire in quale anno egli fu fatto
Priore. Nell'anno 1257, l'8 dicembre esso è chiamato « Prior
maioris Ecclesie fulginatensis, Sedis Apostolice Delegatus » in
una causa relativa ai Monaci di Sassovivo, il che indica, come
ho detto, che non era persona di comune valore (2). Forse
per questa ragione egli teneva una specie di ufficio, una Cu-
ria, tantoché un altro documento del medesimo anno 1251,
che non si riferisce à cose che ci riguardano, si dice rogato
il 14 novembre di quell’anno « Zn curia domini Philippi prio-
ris maioris Eccl. Fulginate » (3). Un' altra prova della stima

(1) Arch. di Sassovivo, per. stravagante col. n. 37.

(2) Ibidem, fasc. 92, n. 781.
(3) Ibidem, perg. stravagante non numerata.
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"reemmae seems

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 275

che godeva questo Filippo, si ha da un breve di Papa Ales-
sandro IV, dato da Anagni il 21 marzo 1260, col quale detto
Pontefice incaricò il Priore a far processo, ed a scomunicare
quei cittadini, che in tempi calamitosi avevano sottratti do-
cumenti ai Monaci di Sassovivo (1). Lo pubblicheremo in fine,
ma qui lo accenno per dimostrare di quale merito egli fosse.
Allora il Capitolo si componeva del Priore e di undici

. Canonici, ma siccome non sembra che questi avessero

una prebenda distinta, perchè facevano tutti vita comune,
era naturale che vi fosse chi voleva entrare a far parte
di quella comunità, con danno degli altri. Il Priore: e
il Capitolo ricorsero al Papa, chiedendo che confermasse
quanto aveva stabilito in passato la S. Sede ed i suoi Le-
gati, cioè che il numero dei Canonici fosse di dodici, e non

. più. Il Papa Innocenzo IV aderì, ed incaricò della cosa Ni-

coló Vescovo di Assisi, al quale il 16 marzo 1253scrisse come
appresso :

Innocentius, ete.

Venerabili Fratri Episcopo Assisinati, Salutem et Apostolicam Be-
nedictionem.

Meritis devotionis dilectorum Filiorura Prioris et Capituli Fulgi-
natis inducimur, ut eos speciali gratia prosequamur.' Hine est quod
nos eorum supplicationibus annuentes, ipsis auctoritate praesentium in-
dulgemus, ut ad receptionem alicuius in pensionibus, aut beneficiis
ecclesiasticis, seu quotidianis distributionibus, vel aliquibus proventibus
Ecclesiae eorum receptis et recipiendis, in ipsa ultra duodenarium, per

- literas Apostolica Sedis aut legatorum eius, cuiuscumque tenoris exi-

stant, etiamsi contineatur in eis, quod ipsarum impetraturis, aliqua
dieta Sedis indulgentia non obsistat, minime teneantur; nec ad prae-
missa compelli possint, nisi dictae Litterae Apostolicae de toto tenore
praesentis indulgentiae, ac dicte Ecclesie, plenam et expressam fa-
ciant mentionem. Nos enim nihilominus sententiam et processum, si
quis contra tenorem eiusdem Indulgentiae super praemissis per huius-
modi litteras impetrandas haberi contigerit, ex nunc decernimus irritas
et inanes. Quocica mandamus quatenus dictos Priorem et Capitulum non

|. permittas super hiis contra Indulgentiae nostrae tenorem ab aliquibus

molestare. Molestatores per censuram ecclesiasticam, appellatione post-

(1) Ibidem, fasc. 1, n. 17. Cfr. Cronaca di Sassovivo, p.91-92.
DI A RP TET M. FALOCI PULIGNANI

posita, compescendo. Non obstante, si aliquibus sit Indultum per lit-
teras Sedis eiusdem, quod excomunicari, suspendi, vel interdici non
possint per litteras Apostolicas non facientes plenam et expressam, .ac
. de verbo ad verbum de Indulto huiusmodi mentionem.
Datum Perusii VI Idus Martii, Pontificatus nostri anno decimo (1).

II.

Essendo Priore questo Filippo, sorse tra la sua Catte-
drale ed il monastero di Landolina una controversia giuridica,
‘che alle parti dovè costare una spesa enorme, visto il grande
numero di prolissi documenti legali che sono arrivati fino a
- noi. Il Priore Filippo volle esercitare gli antichi suoi diritti
nel Monastero di Landolina, se non con severità, certo a ra-
'. gion veduta. Dai documenti che abbiamo testualmente ri-
‘prodotti, si è visto che nulla dovea esser più chiaro che il
. dritto del Priore, e dei Canonici di Foligno; ma, forse l’ocu-
- latezza che adoperò il Priore nell'esercizio di quei diritti, gli
M procurò una lunga serie di opposizioni che è necessario ri-
cordare. Nell'anno 1252 si era recato in Foligno don Pietro
Abate di Landolina, il quale in casa del Priore nominato
avea: emesso, secondo il solito, un completo atto di sogge-
zione « fam in temporalibus quam in spiritualibus », manife-
stando il suo pensiero in una forma amplissima, quale . non
si può desiderare maggiore. Manca al testo di questa dichia-
. razione la data precisa del giorno e del mese, ma non ci
|. sembra dubbio che essa, in ordine di tempo, sia il primo do-
cumento dell’anno 1252. Eccolo integralmente:

Anno ab Incarnatione D. N. Jesu Christi Millesimo celii Indi-
etione X. I A:

Ego Dopnus Petrus Abbas Monasterii Landulinae iuro ad sancta
: Dei Evangelia et promitto tibi D. Philippo Priori Canonicae S. Feli-
eiani, pro ipsa Canonica recipienti, et per te et tuo Capitulo Fulginat.
| Obedientiam et reverentiam tam in temporalibus quam in spiritualibus,

et parere ei, intelligere. praecepta, et mandata, quae quanta et qualia

d * n P È - B

(1)-SBARAGLIA, Bullárium Franciscanum, 1, 652-653.

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I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 277

tu Prior et successores tui mihi fecer'nt in rebus et personis ecclesiae
Landulinae, et non contravenire aliquo tempore, aliqua occasione,
.vel exceptione, et ipsam Ecclesiam Landulinae ad mandatum et volun-
tatem et reverentiam Prioris et Capituli Fulginat. cui Abbati per die-
tum Priorem iniunctum est in ipsa Ecclesia Landulinae non faciat
aliquam ordinationem, nec aliquem sine suo mandato recipiat in eo-
dem etc. Actum in domo Prioris S. Feliciani, ete.
Ego Philippus notarius rogatus seripsi (1).

III.

Il documento non ammette eccezione. Il Priore di S. Fe-
liciano è il Rettore « in femporalibus e in spiritualibus » della
Chiesa e del Convento di Landolina, e quell’ Abate, quei mo-
naci, quei familiari, oblati, o conversi, non sono che indivi-
dui addetti ad officiare quella Chiesa ad nutum del Priore. Il
quale nell'anno stesso 1252 si recó a Landolina, ove, oltre
l'Abate Pietro, trovò due Monaci, D. Fantolino e D. Aldo-
vrando, e cinque Conversi, D. Giovanni, D. Alberto, D. Maggio,
D. Offredo e Giovanni di D. Ranuccio. Dietro ordine del
Priore, tanto l'Abate Pietro quanto il castaldo D. Maggio, re-
sero conto della loro amministrazione. Il Priore poscia nominò
D. Aldrovando Menestrale, cioè Ministro del Monastero, D. AI-
berto Camerario, cioè Camerlengo, D. Giovanni santese, cioè
Sagrestano del Monastero, confermando D. Maggio come Ca-
staldo. Assegnó a ciascuno dei Monaci quanto dovessero ero
gare per vestire e per mangiare, ed ordinò che si mandas-

sero otto misure di grano ai Canonici in Foligno. Eseguito

che fu tutto questo, secondo l'ordine del Priore Filippo, il
Notaio Palmerius Jacobi rogó il seguente istrumento:

In Dei nomine Amen. Anno ab Incarnatione eiusdem D. N. Jesu
Christi M.CC.LII. Indictione X. D. Philippus Prior Canonicae S. Feli-
ciani de Fulgineo, nomine ipsius Canonicae, et ad eius reverentiam,
volentes ordinare et statuere et reformare negotia Monasterii S. Petri
de Landolina, tam in personam Abbatis eiusdem loci, quam aliorum

(1) Biblioteca del Seminario, Cod. B. MDOSSDUCITS

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918 M. FALOCI PULIGNANI

offieialium, cum ipsum Monasterium sit Episcopale membrum. Canonicae
nominatae, de plena voluntate et libero arbitrio Domini Petri nunc Abbatis
Monasterii antedicti, et D. Fantolini, et D. Aldovrandi Monacorum d.
Monasterii, et de voluntate liberoque arbitrio D. Ioannis, D. Alberti,
D. Madii,.D. Olfredi, et Ioannis D. Ranutii eonversorum et oblatorum
predieti Monasterii, et praedictis personis dicti Monasterii Capitulo con-
gregatis praedicti Prioris mandato, idem Prior iniunxit praedicto Ab-
bati ut de receptis et expensis praedicti Monasterii nomine Canonicae
memoratae reddat rationem. Qui Abbas de intratis dicti Monasterii in
festo S. Pietro proxime preterito dicto Priori assignavit se habuisse
undecim libras et quatuor soldos et sic de receptis et expensis dicto
Priori reddita ratione assignavit remansisse apud (sic) de. quibus se
expendisse pro servitio dicti Monasterii. Assignavit eidem undecim li-
bras et duos soldos, et sic de receptis et expensis dicto Priori reddita
ratione assignavit remansisse apud eius duos soldos. Item in editum
(sic) Capitulo praecepit Madio Castaldo dieti Monasterii, ut de castal-
dana sua sibi redderet rationem. Qui Madio assignavit eidem se ex-
pendisse quatuor libras et sex soldos, et quatuor denarios. Qui-dóminus
Philippus predictus, in negotiis praedieti monasterii, in praesentia prae-
dieti Abbatis, et Monacorum et Oblatorum, et Conversorum praedic-
torum, et de eorum: voluntate in eodem Capitulo constituit D. Salde-
vrannum Monacum dicti Monasterii Menestrale dicti Monasterii usque
ad festum .S. Petri proximi, cui dedit claves Cellarii in praesentiam
praedictorum, et fecit D. Albertum Camerarium dicti Monasterii, et
Sindaeum, procuratorem et Actorem dicti Monasterii usque ad terminum
antedictum, et in praesentiam praedietorum. Item constituit et fecit
D. Ioannem Santesem seu sacristanum Monasterii supradicti usque ad
dietum terminum. Item fecit et reconfirmavit D. Madium praedictum
in Castaldum dicti Monasterii usque ad d. terminum S. Petri. Item prae-
cepit d. Abati et Camerario de voluntate et consensu dictorum Mona-
eorum et Conversorum ut det (?) cuilibet ipsorum Monacorum . Obla-
torum et Conversorum in d. Monasterio commorantium XX f. pro eorum
indumentis huius anni, vel blandorum (?) quod valeat XX f. Item
praecepit praedietis Monachis et Conversis et Oblatis ut d. Abbati in
omnibus quae eis dixerit et praeceperit pro utilitate d. Monasterii, et
quae ad bonnm et utilitatem dieti Monasterii expectarent, debeant in-
telligere et obedire. Item praecepit et dixit dietis Abbati et singulis de
praedicto Capitulo ibidem stantibus ut darent Canonicis Ecclesiae
S. Feliciani octo raserias grani pro muntorio festi Natali D. N. Ad quod
dietus Abbas et dicti Monaci sui Confratres responderunt et dixerunt
quod libenter facerent, et incontinenti miserunt illud. Insuper et dietus
Prior praecepit dicto Abbati in virtute obedientiae qua tenetur ut omnes
praedictos ab eo factos in suis tum (sc)laboribus et officii conservaret
usque ad festum S. Petri superius (?) memorati. Ad quod dietus Abbas
respondit et dixit quod libenter faceret.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO | uero 39 9

Actum est Loc apud d. Monasterium in palatio ipsius Mona-
sterii etc. ai

Ego Palmerius Iacobi notarius rogatus os

IV.

. Ciò accadeva nel 1252: ma l’anno appresso le cose erano -

completamente cambiate. I monaci si ribellarono, non vollero

più sottostare alla Signoria del Priore, e si rifiutarono di con-
2 tinuare il pagamento di quei canoni che conosciamo. Il docu-
n: mento. che segue non ha data, ma è anteriore all anno. 1256,
poichè è una copia legale fatta in quest'anno. Inoltre, nel
‘ documento si legge che i Monaci aveano smesso di pagare il -
‘consueto canone da tre anni, sicchè parrebbe che l'atto. debba |
‘assegnarsi tre anni dopo l'anno 1252, cioè probabilmente al

l'anno 1255. L' Abbate e il Priore, i Monaci e i Canonici erano
in rotta, purtroppo, ma pare riuscisse al Priore di convin-

cere del torto l' Abate e Monaci, poiché recatosi di nuovo a

Landolina, ottenne di farsi riconoscere per superiore; rice-
vendo atti di on iaggio che sembrerebbero eccessivi. Egli, ed

il suo seguito, si recò al Monastero, e i Monaci con l'Abate.

gli andarono incontro, lo riverirono, presero il suo cappello,
i suoi guanti, i suoi sandali, e l'Abate gli pose nei piedi i

cipellos, specie di sandali o calzari, che noi chiameremmo
ciampelle o ciabatte. Il Priore, seguito dai Monaci, andette im
Chiesa a pregare, ed uscito di là ordinò all'Abate di convo- -

car capitolo, poiché voleva dire ai Monaci salutifera verba
pacis. Nel Capitolo egli si dolse che Il Abate e i Monaci, «
tribus annis circa avessero rifiutato di obbedire, ed avessero
cessato di pagare i noti canoni, che egli reclamava venis-
sero sodisfatti nel termine di tre giorni, cosa questa che.
l'Abate promise di fare. In seguito l'Abate, dietro ordine del
Priore Filippo, a lui e ai suoi compagni preparò la cena, il
letto, ed ai cavalli che li condussero lassù, forni biada e. pa-

(1) Biblioteca del Seminario, Cod. B. VI, 8, p. 17

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980 M. FALOCI PULIGNANI

elia. Il notaio ricordó che per la cena fu preparato lauta-
mente pane e vino, polli, carne salata, frutti, e per dormire
ebbero letti di bucato, coperte, ecc. La mattina seguente, che
era Venerdi, il Priore fece di nuovo convocare il Capitolo
dei Monaci, e si fece dare l'inventario di tutti gli oggetti
della Chiesa; una biblioteca, un libro di omelie, un passio-
nario, un messale, un libro degli Evangeli, una croce, un ca-
lice, un incensiere tutti di argento, cose che il Priore rico-
nobbe come sue, prendendo, per segno, tra le mani il calice
di argento, che l' Abate Pietro gli presentó. Di tutti questi
atti il Priore fece fare un rogito regolare, fissando con un
atto legale i diritti indiscutibili che egli avea sulla Chiesa e
sul Convento, sull'Abate e sui Monaci, sugli oggetti mobili
ed immobili di Landolina. Ecco il testo dell'atto compiuto:

1 In dei nomine amen. Hoc est exemplum cuiusdam instrumenti
euius tenor talis est.

Dominus Phylippus prior Canonice et Ecclesie S. Feliciani de Ful-
gineo nomine ipsius canonice Capituli et conventus ipsius, tamquam
rector et dominus ecclesie sancti petri de landulina et abbatis et fami-
lie ipsius eeclesie et monasterii sancti petri de landulina prefati, acce-
dens idem prior ad ipsam ecclesiam obuiauerunt ei dicti Abbas et fa-
miliares ipsius ecclesie. dompnus petrus abbas nune dieti monasterii.
domnus Iohannes. dompnus albertus. dompnus egidius. Iohangnelus
dompni Rainueci. Bonafide menestralis dicte ecclesie et alii familiares
ipsius ecclesie universi, preundo sibi priori et faciendo sibi servitia et
obsequia pro ecclesia saneti feliciani et capitulo ipsius. Videlicet extra-
hendo ad ipsius reverentiam birreta et capucia ac infulas que et quas
in. capitibus habebant, et inclinando sibi capita universi ad ipsius reve-
rentiam facendo. Accipiendo tanquam ab eorum domino galerum ipsius
prioris et calcaria de pedibus eius, et de manibus reverentissime ciro-
tecas, sequenti eum cum reverentia ad ipsam ecclesiam. Qui prior,
oratione per eum facta in ecclesia predicta de landulina, ipse prior
exivit de ecclesia, et idem abbas et eius familiares superius nominati
Sibi eum reverentia capita inclinando, dixit idem prior eis tanquam
eorum dominus et dicte eeclesie Rector, Benedicite, et ipsi cum reve-
rentia unanimiter responderunt: Dominus, mandando eis illico idem
prior ut deferrent sibi cipellos, et sic idem dominus Iohannes adduxit
ei cipellos suos mandato dieti Abbatis, et in presentia predictorum
et testium infrascriptorum, et missit ipsos cipellos in pedibus dicti

——
——

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 281

prioris propriis suis manibus, et in continenti idem prior mandavit ipsi
Abbati ut congregaret Capitulum et familiares suos, quia volebat eis
proponere salutifera verba pacis. et sic incoutinente idem abbas man-
davit consotiis et familiaribus suis et dicte ecclesie ut compareant et
coadunarent se ad capitulum eo quod placet priori Canonice santi
feliciani prenominati. et sic ad mandatum dicti prioris, capitulo dicte
ecclesie congregato, secuti sunt ipsum priorem cum reverentia in domum
ubi mense ipsius ecclesie sancti petri, et idem prior incontinenti pro-

- possuit eis in dicto Capitulo salutifera verba pacis, et inter cetera que

dixit eis. mandavit ipsi Abbati fratribus eius et familiaribus universis
in virtute obedientie qua sibi tenebantur, et sub debito iuramenti ut
subtracta servitia scilicet a tribus annuis circa cum aliis debitalibus
servitiis vel eorum extimationem qua ipsi priori et Canonice fulginati
dieti abbas et eius fratres et familiares facere tenebantur et tenent, sci-
licet annuatim in nativitate domini predicto priori et Capitulo memo-
rato deberent exsolvere infra triduum cum aliis servitiis debitalibus
universis. Ad que omnia dietus Abbas inter cetera verba sua que dixit
pro se et eius fratribus universis respondit et promisit ipsi priori pro
se et suo capitulo quod libenter et ista et alia faciebat ad ipsius prio-
ris beneplacitum et mandatum. Expleto vero dicto Capitulo et consilio
mandavit ipsi abbati et fratribus suis et eius familiaribus ut deberent
optime preparare pro eo et suis sociis commestionem, et pro equis pa-
leam et annonam. qui abbas per officiales ipsius ecclesie iussit bene et
plene predicta preparari presertim dompo Egydio suo clerico et bona-
fide menestrali. qui ad mandatum ipsius prioris hora cene per pre-
dictos parare facerunt mense habundanter de pane vino pullis carnibus
siccis et tortodeis malis et aliis utilibus et necessariis et luminariis ed
ipsam cenam agenda et peragenda. Item mandavit ipse prior dicto ab-
bati et eius offitialibus memoratis ut ipso priore et sociis lecta para-
rent. Qui abbas mandavit ipsa parari. fisconibus, palea nova, lintea-
minibus et coopertoriis. Item mandavit dietus prior ipsi abbati fratribus
et familiaribus suis prefatis ut suis equis darent et pararent paleam et
annonam. que omnia sicut ipse prior mandavit facta fuerunt. Item die
veneris sequenti idem prior mandavit ipsi abbati ut deberat congregare
fratres et familiares suos quia volebat eos monere et eis precipere ut
deberent se bene gerere. et habere ad spiritualia et temporalia, et vo-
lebat eis precipere ut de eorum administrationibus de preteritis tempo-
ribus debirent cum eo ponere et sibi reddere rationem. mox more so-
lito ad mandatum ipsius prioris per abbatem fratres et familiares suos
capitulo congregato mandavit eis ut deberent sibi mobilia ipsius ecclesie
sancti petri reassignare. Qui abbas per se et fratres et familiaribus suis
Respondit et assignavit eidem priori seriatim bibliotecam unam omilia-
rem passionarium missalem, planetam et paramenta ad sacra misteria
celebranda. Item assignavit eidem priori idem abbas crucem argentam
testamentum evangelium, turibulum et calicem de argento ponendo ca-
—Á

282. M. FALOCI PULIGNANI

licem in manibus ipsius prioris per predictis omnibus et singulis supe-
rius nominatis. Item mandavit dompno Iohanni in. virtute ‘obedientie
et sub debito iuramenti ut deberet reassignare ipsi priore nomine Capi-
tuli et- ecclesie fulglinatis libros paramenta crucem calicem texta evan-
gelistarum et turibulum de argento. que dieta omnia servanda et. con-
servanda deposuerat apud qum. qui dompnus Iohannes sic Respondit
priori, quod predieta omnia que sibi dederat in depositum et ipse prior
repetebat ab eo dederat Abbati prefato dicendo etiam quod id circa ea
predicta restituere nón poterat.

Et Ego Iohannes quondam carli auctoritate comunis Spelli notarius
ut vidi et inueni in originali scripto manu petri benedicti notarii, ita hic
nichil addito vel diminuto per quod sensus aut forma mutetur, de man-
dato domini Pauli de Spoleto iudicis generalis domini Iohannis Compa-
tris domini pape cappellani ducatus Spoletani Rectoris preter annos do-
mini consulem indictionem diem et locum et testes et signa motarii,
exemplavi. sub anno domini M.CC.LVI. indictione XIIII die XXVIII

: aprilis (1).

Ciò accadde, come pare sicuro, tre anni dopo il 1252, è
prima del 1256, cioè nel 1255; ma l Abate mancò alla pa-
rola data, non pagò i canoni, le salutifera verba pacis del
Priore Filippo. non giovarono a nulla, e nell’ anno 1256,
due enti morali cosi rispettabili, quali erano il Capitolo di
5. Feliciano e il. Monastero di Landolina si trovarono in
piena lotta giudiziaria. I monaci obliarono quella sogge-
zione al Priore e al Capitolo di Foligno, e si, rifiutarono ‘as-
solutamente, tanto alla dipendenza consacrata da tanti docu-
menti, quanto al pagamento dei consueti canoni di Natale,
di Pasqua e dell'Assunta. Il Priore e i Canonici di Foligno, non
sì sa se per dovere, o per cortesia, o per consuetudine, erano
soliti ospitare nel loro Palazzo di Foligno i Monaci di Lan-
dolina, allorché venivano in città, e davano ogni anno al
Monastero una brocca di olio per Quaresima, ed una soma
di rami di olivi per la Domenica delle Palme. Un bel giorno,

né i Monaci pagarono piü i canoni dovuti, né il Capitolo con-

tinuó a.dare le consuete prestazioni. Di qui la lite -che-fu
agitata. « coram Ven. Patre d. Iohanni. Compatre Domini Pape

(1) Arch. di Sassovivo. Pergamena con antica segnatura 92, n. 45.
V

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 283

Cappellano, Rectore: Ducatus Spoletani ». La lunga lite, della

quale abbiamo quasi tutti gli atti, si ventilò l’anno 1256, ed
in.essa i Procuratori delle parti, per mezzo di documenti e
di testimoni, dimostrarono quanto segue. Il Priore dimostrò che
il. Monastero di Landolina da 30 o 40 anni pagava dei canoni,
ed era a lui soggetto per subiectionem, obedientiam, et reveren-
tiam, che avea sempre riconosciuto il Capitolo tamquam. do-

minus in spiritualibus et temporalibus, che le nomine, le bolle

le faceva il Capitolo; il Capitolo rivedeva i conti, permet-
teva che si facessero nuovi monaci, sceglieva l' amministra-
tore, il sagrestano, ecc. Quando i Canonici andavano a Lan-

dolina, erano ospitati gratuitamente dai Monaci, ed egli, Fi-

lippo, vi era stato ben dodici volte. Osservó che tutti gli
Abati mantennero fede, che tutti i Priori esercitarono tale
diritto, ed infine fece produrre in copia autentica tutti i di-
plomi dei Conti che concessero il Patronato, tutte le sogge-
zioni fatte dagli Abati ai Priori, chiedendo che venissero ri-
conosciuti i diritti della Chiesa di S. Feliciano, che da tre
anni, cioé dal 1253, furono misconosciuti. Cosa inverosimile!
I Monaci e i loro testimoni negarono tutto, concessioni, di-
plomi, atti di soggezione ecc. ma insistettero perché il Ca-

pitolo mantenesse il solito contributo di olio e di rami di-

oliva, che si faceva da 30 o 40 anni, ma che da tre anni non
si faceva più. Chi era quel pazzo che li dirigeva ?

V.

Compiuta la discussione, si venne alla sentenza. Il Ret- -

tore del Ducato di Spoleto aveva delegato la causa a D. Egi-
dio Priore di S. Masseo, sotto Assisi, il quale nel giorno 6
marzo 1256, dette la sentenza in una forma un po’ curiosa, Il
Priore e i Canonici del Duomo chiedevano due cose: una,

che si conoscesse il loro diritto canonico in spiritualibus: et
- temporalibus; seconda, che si pagassero i noti canoni. I Monaci
al contrario, chiedevano di esser lasciati autonomi, ma: che

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284 M. FALOCI PULIGNANI

di Foligno. Il giudice non fece che una cosa sola: riconobbe

nel Priore di Foligno il diritto a quelle prestazioni annue, ma

del patronato non fece parola, e dette la sentenza che segue:

A. D. 1256. Indietione XV 11 non. Martii D. Egidius Prior S. Mas-
see de Asisio Iudex electus a d. D. Ioanne Compatre D. Papae Ca-
pellano et Ducatus Spolet. Rectore, sententiavit in d. causa quod dieti
Abbas et Monaci d. Ecclesie S. Petri teneantur annuatim dare Ca-
nonice S. Feliciani in Nativitate D. N. unum porcum et 24 parassides,
in festo Resuretionis D. N. 4 edos, et duas Casatas, et in festo S. Ma-
rie de Augusto tres farratas, et duos panes admiscerales, et unum ca-
tinum de panicia, et per rogitum Benvenuti Carpelle not. Fulg. et d.
D. Rectoris, etc. tempore D. Alexandri pp. 4 (1).

Letta la sentenza, « utraque pars statim viva voce appel-
lavit », e difatti l'anno stesso si discusse di nuovo la causa
in appello, che terminó con la condanna dei Monaci a man-
tenere gli oneri antichi (2). È superfluo riportare quei lun-
ghi verbali, bastando sapere che finalmente i Monaci, con
atto legale 6 ottobre 1259, riconobbero tutti i documenti im-

pugnati, indicandoli e trascrivendoli tutti in forma antentica,
dalle più antiche donazioni dei Conti Monaldo, Rodolfo, Gen-
tile, ecc. alle conferme dei Vescovi di Nocera, alle sottomis-
sioni degli Abati ecc. Il Priore Filippo non potea desiderar
più e meglio.

VI.

Lungo sarebbe pubblicare l'intero documento, che è
unà storia completa dei rapporti passati tra i Priori e gli
Abati, e basterà all'uopo conoscere il principio e la fine del-
l'atto, il quale, sebbene scritto nella forma meno controver-
tibile, non fu tale nondimeno da impedire in seguito nuovi
litigi.

(1) Arch. di Sassovivo, fasc. 97, n. 1320. Biblioteca del Seminario, Cod. B, VI,

8537725; i
(2) Ibidem, n. 1327 ecc.

non dovessero perdere il diritto alla ospitalità nella canonica
MAIr iso DI LAI Pee LS DC ma
‘siii enza dico

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 285

In Nomine eterne et individue Trinitatis Amen. Anno eiusdem
MCCLVIIII Indictione II, tempore D. Alexandri pp. IV, 6 die mensis
Octobris exeunte. Nos Domnus Petrus Abbas Monasterii S. Petri de
Landolina Nucerine Diocesis, Conventus, Monaci, Conversi et familia-
res ipsius Monasterii ed Ecclesie S. Petri de Landolina, ad his in eo-
rum Conventu more solito congregati, videlicet Domus Egidius Mathei,
Moricus Petrorus, D. Albertus Ranaschi, Ioannes D. Ranuttii, Domnus
Mancia Egidii Spinelli, et Massaronus Scagni, de comuni consensu,
concordia, et voluntate, liberoque comuni arbitrio, non vi compulsi,
nec dolo inducti, non metu coacti, sed nostra Spontanea et libera
voluntate, pro bono pacis, et concordie et amicabilis compositionis, et
ne inter nos de cetero materia litis et discordia, et controversie oria-
fur, et orte iamdudum sepiantur (sic), ut finis inter nos de cetero liti-
bus imponatur, et omnis auferatur scrupulus questionis. Approbamus,
consentimus, firmamus, et perpetuo servare promittimus per nos no-
strosque succesores in omnibus et singulis capitibus, et in nullo capi-
tulo contravenire, vel facere, sed perpetuo omnia et singula capitula
observare, que in instrumentis infrascriptis plene continentur, ut infra
plenius exprimuntur, omnia ipsa instrumenta et scripturas, vetera seu
"veteres, nova vel novas, et promissiones et confirmationes, et privi-
legia, et rescripta, et concessiones, acta et sententias habita seu habi-
tas, inter Sindicos Canonice S. Feliciani et Monasterium et Ecclesiam
S. Petri de Landolina omnia et singula seriatim apparentes et appa-
rentia et tempore quo dieta Ecclesia S. Petri di Landolina subiecta
donata seu concessa extitit Canonice S. Feliciani de Fulgineo memo-
rate. Que istrumenta promissiones et concessiones et confirmationes,
privilegia rescripta et acta seu sententie sunt ista seu iste.

E qui enuncia, o trascrive, tutti i documenti che cono.
Sciamo, e che si riferiscono alla causa, cioè le concessioni
fatte dai Conti di Nocera ai Priori di S. Feliciano, gli atti
di soggezione che fecero a questi gli Abati di Landolina,
non che tutti gli atti della causa, che in prima istanza fu-
rono compiuti dal Priore di S. Masseo di Assisi per. ordine

| del Rettore del Ducato, ed in appello furono affidati dal

Papa al Vescovo di Assisi, all’ Abate di S. Donato di Gualdo,
ed al Priore di S. Andrea di Maiano. I Monaci riconobbero
tutto questo, fecero un mondo di promesse, di riconoscimenti,
di giuramenti, ecc. dichiararono che il Priore era « Prelatum
et Rectorem ipsius Monasterii et Ecclesie, | et ipsam Ecclesiam,
S. Petri cum suis omnibus pertinentiis subesse dicte Canonice in
986 . M. FALOCI PULIGNANI

‘spiritualibus et temporalibus pleno iure ». Dichiararono che non

si sarebbero mai permessi di « recipere in Monachum vel Con-
versum, prebendatum. vel stipendiatum vel familiarem, vel ibidem
in officio aliquo baiulum, amministratorem vel officialem aliquem
ordinare sine vestra licentia et mandato ». Promisero anche che
di tutto avrebbero sempre reso conto, e dopo aver detto « et
hoc sit memoriale in perpetuum » terminarono cosi: « Ef haec
omnia et singula supradicta promittimus et iuramus corporaliter
per D. Egidium, qui in anima sua et omnium nostrum mandato
iuravit corporaliter, tacto libro, attendere et observare. sine peti-
tione alicuius libelli et huius carte exemplo. Renuntiantes beneficio
illius auth. que sic incipit. Offeratur libellus etc. et a sententia
vel precepto inde lata vel facto non appellare, vel si appellave-
rimus, nostra appellatio non valeat, vel admittatur, sed ipsi ap-
pellationi renuntiamus omnino, et damna et expensas in Curia
et extra tuo simplici verbo tuorumque successorum tibi veficere
et emendare promittimus, et hoc attendere et observare semper. et
non contravvenire aliqua occasione vel exceptione, sub obligatione,
et hipoteca bonorum dicti Monasterii S. Petri de Landolina.

Actum fuit hoc in Palatio ipsius Monasterii S. Petri de
Landolina et apud ipsum Monasterium, coram D. Berardo Archi-
diacono Fulg. D. Thomassio, D. Rodolfo, Corradutio D. Fi-
lipputii, Nuccioro, D. Corrado, Florentio Moriconis et Bonaiuncta
Berardo, et aliis pluribus de hiis rogatis testibus.

Et ego lacobus Lombardi auctoritate imperiali notarius hiis
omnibus presens fui, et ut supra legitur dictorum | Abbatis | et
cofratrum mandato hec sub scripsi et pubblicati et signavi man-
dato (1).

L'atto è invero solenne, e il Notaio Jacobus Lombardi
non dovè lavorarci poco per compilarlo. Il fatto poi dei nu-

: (I) Mi servo della copia del Iacobilli, nel solito codice B. VI, 8, p. 19-24. Splen-
dida è nell'Archivio:di.Sassovivo una copia del 1325, fasc. 97, n. 1326, nel quale fasci-

. colo trovansi documenti interessantissimi sopra questo Monastero di Landolina. Vedi

pure il fascicolo 70, n. 1014; il fasc. 48, n. 605 ed il fasc. 65 n. 937, ecc.

rmn riy Tr LHP PETIT
SI PRIORI DELLA. CA l'TEDRALE DI FOLIGNO VASE HS 287

merosi personaggi che Len ad. esso ‘dai téStiront, e la cir-
| costanza che il primo di essi fu quel Berardus Archidiaconus
che era allora l'àmministratore della | Diocesi privata ancora
del Vescovo, dovè essere di piena soddisfazione al Priore O
i . Filippo, che tanto saggiamente avea tutelati i diritti della |.
— sua Canonica. s

VII.

Questo Filippo con i suoi Canonici, l' 8 agosto 1256,
Here un atto di generosità, regalando ai Frati Minori di ata
S. Francesco alcuni terreni vicino alloro Convento, in modo

,

! che: questi potessero dar migliore forma al loro orto, e al

loro fabbricato. I Canonici erano Berardo Arcidiacono, D.
Tommaso, D. Leonardo, D. Compagno, D. Anselmo e Stefano.

Piace riprodurre questo bel tratto di benevolenza del Priore

. : e del Capitolo verso l'ordine di S. Francesco.

“In nomine Domini Amen. Anno eiusdem MCCLVI Indictione XIV.
- Nona Augusti tempore Domini Alexandri Papae IV. Fulginii. Hoc

- ^.&etum est in Castro Canon. eoram Domino Gabriele Judice, Donno

Angelo Clerico Sancti Petri, Joanne Massatoni, Juntura de Canonica.

Domo Domini Ottinelli, Bartholuccio Seneballi, et Dote Salvi Petti te-

‘ Stibus de his rogatis et vocatis. Dominus Philippus Prior Canonicorum.

Sancti Feliciani de Fuligno una cum Canonicis suis Domino Berardo
Archidiaeono, Domino Thomasio, Donno Leonardo, Donno Compagnono,
. Donno Ahi: et Stephano Canonieis dictae Foclosias: ad honorem
ét reverentiam Otantbotentis Dei, et Gloriosae, et Beatae Vir ginis Mariae,
et honorem Sacrosantae Romanae Ecclesiae, et Beati Francisci, et ai

honorem et reverentiam totius Ordinis Frati) Minorum, et specialiton

Conv entus et Loci Fulginat. novi, et fratrum ibidem commorantium, us

et pro honore, et devotione süpradiciórum Prioris Canonicorum prae-
-- sentium et futurorum, et pro remissione peccatorum, si qua in officio,
vel aliter commiserunt; titulo donationis pure, libere, et tisi
inter vivos, et irrev géabtHter dederunt, cesserunt, tradiderunt, et man-
daverunt in eleemosynam, et contemplationem fratrum, preprietatem
et jus proprietatis, et jus dominii, vel quasi, quod habet, vel habere

- possit dieta Canonica, vel ipsi Oinstief vel alii pro ea, et jus. pos-

Sessionis, vel quasi; gica in novo Civitatis Fulginatis habent, et pos:.

sident pro. ipsa Canonica, vel alii pro ea in n Casalinis casatis, et excasatis
988 M. FALOCI PULIGNANI

infra haee latera, scilicet juxta murum Claustri, strada, qua itur ad
Portam Abbatis per Trivium Franciscorum, et protenditur sex pedibus
extra murum dicti Claustri usque ad Burgum, vel viam, quae est inter
Domum Crusii Kaligantis, et domum Juntae Michaelis, et deinde ante,
sicut protenditur usque ad aliam viam, sive Burgum, quae est inter
Domum Jontae dicti, et Domum olim Domini Gerardi Judicis, et istis
lat. infra usque in Palatium, sive locum praedictorum fratrum, et viam
quae vadit ante domum olim Teballi Rocce, et Ecclesiam S. Matthaei,
quae vadit versus Palatium, et claustrum Palatii, dando et cedendo Ae-
gidio Angulari Procuratori constituto a Sanctissimo Patre Domino Ale-
xandro Dei gratia Saerosantae Romanae Ecclesiae Papa IV, recipienti
nomine, et vice Saerosantae Romanae Ecclesiae, et loci praedieti, con-
templatione fratrum Minorum in Conventu Fulginat. existentium, sive
commorantium omne jus, omnemque actionem realem, et personalem,
utilem, et directam, tacitam et expressam, civilem et mixtam, quod,
et quam habet ipsa Canonica, vel ipsi pro ea, vel alii generaliter contra
omnem personam detinentem, seu possidentem infra praedicta latera
Casalenum encasatum, vel excasatum ; et specialiter contra haeredes

- olim Teballi Ricce, vel etiam Pane videlicet, Philippum Prime, Jonctam

Michaelis, Matthaeum Placidi Crispini Baliganiis, filios Jacobi Tobbiae,
vel uxores, et uxorem, seu haeredes olim Domini Gerardi Judicis;
ponendo cum nomine, et vice supradictae Sacrosantae Romanae Ec-
clesiae et Loci praefati in locum suum, et constituendo eumdem, ut in
rem suam, Procuratorem, ita quod omnino possit agere, experiri, exci-
pere, replicare, seseque tueri et omnia et singula facere, et libere
exercere, quae ipsa Canonica, vel ipsi Canonici nomine ipsius facere,
et exercere possent pro se. Promittendo per se, suosque successores
dicto Egidio procuratori pro praefato loco, et ordine stipulandi nomine
Saerosantae Romanae Ecclesiae, et Domini Alexandri Papae IV dictam
donationem, et omnia, et singula supradicta semper rata, et firma per-
petuo babere, atque tenere; et ea non revocare aliqua ingratitudine,
vel ingenio, atque fraude, et colludio; et dando ei licentiam posses-
sionem intrandi auctoritate sua; et omnia damna et expensas, ac inte-
resse litis inde provenientia in Curia, et extra integra reficere, et libellum
non petere, nec exemplum hujus chartae renunciavit. Illi autem offs. libl.
(sic) et omnibus; nec contra praedicta, vel aliquod de praedictis per
se, vel alium aliquando facere, vel venire aliqua occasione, vel excep-
tione sub poena dupliei in consimili loco, constituendo se interim prae-
cario possidere, vel quasi res praedictas; donec ex eis possessionem,
vel quasi reciperet corporalem; qua poena soluta, vel non, rata sint,
et firma omnia, et singula supradicta. Item sequenti die postea in dicto
loco coram Domino Gabriele Judice, Magistro Siffredo Medico, et Me-
liorato Durastantis testibus de his rogatis, et vocatis Dominus Ber-
nardus Canonicus dictae Ecclesiae consensit omnibus supradictis et
singulis, promittendo: ipsa firma tenere, ut alii praefati Canonici, se-

.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNOG 289

cundum quod suprascriptum est, et contra non venire. Et Ego Joannes

Pedonis Imperialis Aulae Notarius his omnibus interfui; et ut supra
legitur, haec omnia de mandato praedictorum Domini Philippi Prioris,
et Canonicorum scrispi, et publicavi (1).

Mancava allora il Vescovo in Foligno, durando ancora
la privazione fattane da Innocenzo IV nel 1240. I Minori,
vedendo che la donazione mancava di conferma, chiesero
questa al Pontefice Alessandro IV, che la concesse con bolla
data da Viterbo il 13 Decembre 1951 (2).

VIII.

Parlando di questo Priore, abbiamo accennato ad un
atto di fiducia che ebbe dal Papa Alessandro IV. Eeco di
che si trattava. j

Foligno era in balia del partito tedesco, e il Papa non
avea ancora restituito alla Città la dignità episcopale. Erano
lotte aspre fra Guelfi e Ghibellini, i quali trovarono nei Mo-
naci di Sassovivo oppositori potenti. Lasciando da parte il
rispetto alle cose e alle persone sacre, parecchi ghibellini
assalirono il Monastero e lo derubarono di privilegi, di do-
cumenti, di oggetti di valore che poi tennero celati in Foli-
gno .per non restituirli. Il Papa scrisse al Priore di denun-
ciare pubblicamente il furto nella Chiesa di S. Feliciano, invi-
tando i colpevoli, dentro un breve tempo, a restituire il mal
tolto; che se ciò non avessero fatto, egli dovea promulgare
una generalem exrcomunicationem. Ecco la lettera pontificia
che ha la data di Anagni 21 Marzo 1260:

Alexander episcopus seruus seruorum dei Dilecto filio .... Priori
sancti Feliciani Fuliginaten salutem et apostolicam benedictionem.

Significarunt nobis dilecti filij .... Abbas et Conuentus Monasterii
Saxiuiui ordinis sancti Benedicti quondam fuliginatis Diocesis, quod
quamplures homines quondam fuliginatis ciuitatis et diocesis, dudum

(1) Rossi, S. Francesco di Foligno, Roma, 1850, p. 232-242. SBARAGLIA; II, 267.
(2) ROSSI e SBARAGLIA, loc. cit.

or: ARIS -
290 M.-FALOCI PULIGNANI

guerrarum tempore ad dictum monasterium hostiliter accedentes, non-
nulla instrumenta privilegia ei alia bona ipsius Monasterii ibidem iu-
venta, secum exinde nequiter asportarunt, eaque occulte detinent in
proprie salutis dispendium et eiusdem Monasterii non modicum: detri-
mentum. Quare pro. parte dictorum Abbatis ei Conventus humiliter pe-
tebatur a nobis, ut, cum dietorum hominum notitiam obtinere non pos-
sent, prouidere super hoc paterna sollicitudine coraremus. Quocirca di-
scretioni tue per apostolica scripta mandamus quatenus illos publice
in eeclesia fuliginati coram populo per te vel alium moneas, ut infra
competentem terminum a te prefigendum eisdem premissa restituant
abbati et conventui memoratis. Alio quin in predictos homines, post
alium terminum peremptorium, quem ad hoc eis prefixeris, nisi monitis
huiusmodi parere curauerint, generalem excomunicationem proferas,
eamque facias ubi et quando expedire uideris usque ad satisfactionem
condiguam, sollempniter publicare.

Datum Anagnie XII Kalendas Aprilis, Pontificatus nostri anno
sexto (1).

Perché il Pontefice siasi rivolto per un incarico di tale
importenza al Priore di S. Feliciano, è chiaro. Foligno allora
mancava di Vescovo, come si é detto, e la diocesi, in se-
guito all'avvento dei Ghibellini si diceva « quondam. Diocesis
Fulginat ». In mancanza del Vescovo, il Papa si rivolse al
Priore, il quale sebbene non sia nominato, può ritenersi sia
l’istesso Filippo che era priore nel 1259.

AQ
BERARDO DEI CONTI DI COCCORONE.

Dal 1263 al 1288 circa.

SOMMARIO. — I. Notizie del Priore Berardo. — II. Entra in possesso

del Monastero di Landolina. — III. Crea un debito per pagare le
spese di un Legato del Papa. — IV. Liberazione della Città per

l’aiuto di S. Feliciano.

I.

Al Priore Filippo successe il Priore Berardo, che lo Ia-
cobilli dice figlio di Monaldo di Ugolino del Conte Rinaldo

(1) Arch. di Sassovivo, fasc. 1l, n. 17. Cfr. IAcOBILLI, Cronaca di Sassovivo,
p. 91-92.
I.PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLÍGNO - 991

dei Conti di Coccorone, ecc. Egli. scrive che fu Priore di

S. Giovanni Profiamma, e che di là nel 1263 fu promosso Priore
di S. Feliciano, ma. delle sue. asserzioni. non indica le prove.
È certo. peró che Berardo era «già Priore nel 1266, poiché

nel decembre di quell’anno D. Berardus Priore Eccl. S. Fe-

liciani, è uno dei due amministratori della Mensa Vescovile (1).

Il.9 aprile dell'anno successivo «n claustro canonice ecclesie -
| sancti. Feliciani » fu rogato un istrumento, col quale « D. Tho-. :

Gg Amas et. D. Petrus canonici ecclesiae S. F'eliciani, Rectores et ad-
| ministratores S. Feliciani, et Vicarii D. Berardi Prioris dictae
Ecclesiae, una cum canonicis dicte Ecclesiae scilicet D. Stefano,

magistro Berardo, D. Raynerio, D. Oddorisio et D. Scagno cano- .
| micis dictae Ecclesiae » affittano un terreno della Chiesa (2).

Berardo intervenne a molte creazioni di enfiteusi della Chiesa,

insieme ai suoi Canonici. Creò un canone enfiteutico, il 18 feb: a
braio 1269, insieme con i Canonici Stefano, Berardo; Ranue- ‘è
cio, Tommaso Arcidiacono, Pietro, Odorisio, Scagno (3): molti SES
ne creò nel 1271 e 1272, come risulta da una collezione di - È

simili atti, che dovrebbero esistere nell’ Archivio del Duomo,

mentre di fatto si conservano nell’ Archivio di Sassovivo (4).

Allora il Capitolo era costituito dal Priore Berardo, dall Ar-
cidiacono Tommaso, e dai Canonici Stefano, Berardo, Raniero,

‘Matteo, Angelo, Egidio, Bonaventura, Pietro da Trevi, Ben

venuto, Odorisio.
LI.
Dobbiamo segnalare sotto questo Priore un nuovo atto
o

di ribellione dei Monaci di Landolina.
Dal documento che qui soggiungiamo, è lecito dedurre

che essi perdessero il senno. Trattasi di una sentenza data

(1) Arch. di Sassovivo, fasc. 61, n. 895.
(2) Ibidem, fasc. 97, n. 1323.
(3) Ibidem, fasc. 49, n. 641.
(4) Ibidem, fasc. 82, n. 1131.
292 M. FALOCI PULIGNANI

|| ill AM dal Cardinale Simone, dal titolo di S. Martino, il quale fu
Cardinale dal 1261 al 1277 (1), e per esso dal suo Vicario
Fidanza Vescovo di Aversa, il quale fu Vescovo dal 1260 al
1216 (2). Dunque il documento deve attribuirsi ad un anno
fra il 1261 e il 1276. Una data più precisa non può aversi,
perché il documento ci é pervenuto da una copia del XIII
secolo, la quale comincia così: In Dei nomine amen. Hoc est
exemplum cuiusdam instrumenti sine die, et consule, et subscri-

ptione. notari cuius tenor talis est.

Risulta quindi da questo documento, che in anno in-
certo, verso la metà del XIII secolo, Oradino Vicario di
Manfredo Rettore del Ducato di Spoleto, condannó i Monaci
di Landolina, non si sa a che, ma certo a pagare qualche
cosa dt notevole al Priore e ai Canonici della Cattedrale, mi-
nacciandoli della scomunica, se non avessero obbedito. Ma
non obbedirono affatto, onde Giacomo del Lombardo procu-
ratore del Priore e dei Canonici pregó il Fidanza, come Vi-
cario del Cardinale Simone che era Legato della S. Sede, a |
[| | concedere tre cose: a rendere esecutive le passate sentenze,
INA a metterlo in possesso del Monastero per conto del Priore
di Foligno, e a scomunicare i Monaci, i Conversi, e chiunque
il | altro avesse fatto opposizione. Quando il Fidanza dette la
| sentenza (fra il 1261 e il 1276) era presente anche il Procu-
ratore di Landolina, il quale, malgrado il divieto del Giudice,
non volle assistere a quella lettera. La sentenza conchiuse
col porre a disposizione del Priore e dei Canonici di Foligno,
e per essi, à disposizione di Giacomo del Lombardo loro pro-
curatore quattro baiuli i quali lo immettessero nel vero pos- |
M ; sesso del monastero, scomunicando chiunque li molestasse. |
tb Ignoriamo come la incresciosa faccenda andasse a finire, ma
n ecco intanto il documento, che mette in cosi brutta vista
quei poveri Monaci:

era

| | | (1) EUBEL, Op. cit.; pag. 46.
(2) EUBEI., Op. cit., pag. 122
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO ! 293

Constitutus coram nobis Fidantia Dei gratia licet indigno episcopo
Auersano Ven. Patris domini Symonis tituli sancti Martini presbiteri
Cardinalis Apostolice sedis legati Vicario Generali, Iacobus Lombardi
Syndieus seu procurator prioris et capituli ecclesie. fulginatis petitionem
suam obtulit in hanc formam. i

Coram uobis uenerabili patre Domino Fidantia Episcopo Auersano
Vicario Venerabilis patris domini Symonis tituli sancti Martini presbi-

teri cardinalis apostolice sedis legati, Iacobus Lombardi syndieus seu

procurator prioris et capituli ecclesie fulginatis et circa hoc uestrum
implorat officium, quod cum olim quedam sententie [late] fuissent per
dominum Oradinum tune vicarium domini Manfredi ducatus spoletani
rectoris executioni mandare per priorem et capitulum eeclesie fulginat.
contra Abbatem seu conuentum monasterii saneti Petri de Landolina
Nucerine diocesis, ac etiam dictis priori et capitulo duxerit baiulos con-
cedendos et contradictores et rebelles duxerit excomunicationis vinculo
innodandos, ipsi tamen executioni huiusmodi parere pertinaciter con-
tempserunt. Quare cum contra dietam executionis sententiam nihil co-
ram nobis rationabile propositum fuerit, uel hostensum, petit per nos
dietam executionis sententiam confirmare, et predictas sententias exe-
cutioni mandari, et super hiis etiam baiulos sibi concedi, nomine dicto-
rum prioris et capituli, qui in possessionem inducant, prout in dieta
executionis sententia continetur, et quod ipsos in scriptis dignemini
excomunicationis uinculo innodari.

Unde nos uisis et inspectis sententiis latis pro parte ipsius eccle-
sie fulginatis, et executione et processu domini Oradini predicti, et in-
strumentis et iuribus a dicto Syndaco coram nobis ostensis, et allega-
tionibus et aduocationibus partium intellectis, habito insuper consilio
sapientum, et nobiscum habita deliberatione plenaria, Christi nomine
inuocato, presente dicto Syndico ecclesie Fulginat. et Deotesalvi Syn-
dico et procuratori monasterii sancti Petri de Landolina contra nostrum
preceptum se contumaciter absentante, processum et sententiam exe-
cutioni ........ super predietis per predictum dominum Oradinum pro
ipsa ecclesia fulginat. Priore et Syndaco ipsius ecclesie fulginat. se-
cundum petitionem predietam confirmamus in seriptis, concedendo di-
cto Syndaco Guadangnum qui dicitur Guardacinus, Iouaiolum Guedei,
Thomasonum de ualle Tupini, et Rainaldonum olim de Campello baiulos
Curie, ut ipsum Syndicum, nomine diete Eeclesie Fulginaten. in pos-
sessionem Monasterii antedicti, et nomine ipsius corporaliter introdu-
cant, seeundum formam iuris, et defendant introduetum, et contradic-
tores et rebelles excomunicationis sententia innodamus, reseruata
uobis potestate super excessibus factis a predictis monacis et conuersis
uel familiaribus Monasterii saneti Petri predieti contra baiulos Curie
puniendi predictos (1).

(1) Archivio di Sassovivo, fasc. 97, n. 1327.
€—— €

C

M. FALOCI.PULIGNANI :

III.

Verso.il 1280, in tempo delle grandi lotte fra Foligno e
Perugia, questo Priore dové fare un debito di oltre quaran-
tasei libre di denaro, che, a nome della chiesa, prese a mu-
tuo da D. Finato di Bartolomeo, il quale aveva spesa quella
somma. per averla data « cuidam legato domini pape transeunti,
seu transitum. facienti et moram contraenti in civitate Fulginie
pro quibusdam romane ecclesie negotiis faciendis » (1). Pubblico
qui l'atto del. mutuo, dal quale si rileva che questo era in-
fruttifero, cosa assai decorosa e lodevole per D. Finato, il.
quale somministrò quella somma.

Il 12 marzo 1281 il Prior Berardo, a nome, suo, e dei
canonici promise restituire quella somma col seguente istru-
mento, che si consegna nell’ Archivio del Capitolo,

.T. In nomine domini amen. Anno domini M.ccLxxxl, Indictione 9,

. tempore domini Martini pape Quarti die XII intrantis mense "Martij

Dominus Berardus Prior Canonice sancti Feliciani de fulgineo tam
nomine suo quam etiam nomine diete Canonice, presentibus volen-
tibus et consentientibus Canonicis suis et dicti Canonice, scilicet do-

"mino Sthephano, Magistro Berardo, domino Rainerio, domino Thoma

Archidiacono, domino Petro de Trevio, domino Bonaventura .., domino
Angelo domini Johannis et domino Johanne Accizoli et una cum eis
per se suosque subcessores promisit et convenit dare solvere et pacare
omni occasione et exceptione remota, domino Phynato Bartholomei
canonico dicte Ecclesie stipulante per se suisque heredibus vel cui con-
cesserit xlvr libras et v florenos denariorum monete usualis nunc cur-
rentis hinc. ad festum proximum sancti Angeli de Settembre, quos
denarios omnes fuit confessus se dietus dominus Prior coram me No-
tario ae testibus infrascriptis recepisse et habuisse nomine dicte ec-
clesie, et pro ipsa ecclesia sub mutuo a dicto domino Phynato pro
utilitate et opportunitate dicte Ecclesie, et conversos et datos in utili-
tatem et profectum dicte ecclesie, renuntians exceptioni non habitorum
non receptorum et non sibi numeratorum dictorum denariorum, atque
non solutorum et non conversorum et datorum in utilitate et profectu
predicte Eeclesie, et omnibus aliis exceptionibus et auxiliis legum sibi
in hoc facto competentibus, vel competituris, et omnia damna et expen-
sas que et quas fecerit vel subbstinuerit dietus dominus Phynatus
creditor vel alius pro eo in Curia vel extra vel alio modo propter
dietis denariis exicendis vel recuperandis ab ipso domino priore in to-

(1)-Arch. di Sassovivo, fasc. 49, n. 641.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 295

tum sibi restituire et ... dare promisit verbo suo simplici sine aliquo
iuramento vel voto et sine libelli petitione, testium probatione et exem-
plo huius istrumenti. Renuntians illi authentice que incipit offeratur
libellus et promittens quod solutionem et restitutionem "huius pecunie
constabit, vel alider non probabit nisi tantum per hoe instrumentum
cancellatum aut per publicam cartam quietationis nisi. ab ipso credi-
tore esse factam et finaliter probauerit non ualeat: a sententia vel pre-
cepto ... lato vel lata non appellabit, sed si appellauerit eius appellatio
non ualeat, et ipsi appellatori penitus restituatur. Et hec omnia et sin-
gula supradicta promisit et conuenit predictus domnus Prior tam nomine
suo quam etiam nomine dicte Ecclesie dicto domino Phynato creditori
pro se suisque heredibus stipulanti vel cui concesserit obseruare ed
adtendere ut dictum est, et non contra predicta vel aliquod predicto-
rem facere uel uetare per se uel alium aliquo modo, aliquo tempore,
aliqua causa vel exceptione, vel ratione sub pena dupli diete quan-
titatis pecunie stipulate dari promissa et obligatione bonorum diete
canonice pena, que soluta vel non hec omnia et singula in sua ma-
neant firmitate.

Hoc actum est in claustro dicte canonice, coram domine Jangni
presbitero diete Ecclesie, Florentio Menconis et Zabanello Fulingnuri
presentibus testibus ad hoc rogatis et vocatis.

Ego Jacobus Egidii Sacri Imperii notarius hiis omnibus interfui
ut supra legitur, dieti domini Prioris et dictorum Canonicorum man-
dato et voluntate hec omnia et singula scripsi et publicavi.

IV.

A suo tempo accadde nella Chiesa Cattedrale un avve-
nimento religioso, che vuolsi ricordare, e che costituisce una
eloriosa pagina di storia cittadina.

La Città era circondata dai nemici, raccolti si può dire da
tutta l Umbria, poichè la potente Perugia avea deliberato
di rader la nostra patria al suolo. I nostri cittadini, in un
supremo sforzo di audacia e di fede, vedendosi assediati,
circondati da una catena di ferro, pensarono di spezzare
quella catena, irrompendo contro gli assalitori in una forma
nuova. se la intesero con i Preti di S. Feliciano, certamente
con Berardo che era Priore della Chiesa, e invece di fare
una sortita guerresca, fecero una processione sacra. Presero
nella Cattedrale, un gonfalone, il più bello che esisteva, e sul
quale era dipinto S. Feliciano, e con quel gonfalone, circon-
996 M. FALOCI PULIGNANI

dato dal Clero, e seguito dai cittadini in armi, furono sopra
al forte nerbo di nemici perugini, di gente pagata da essi, ed
aiutata dagli spellani. Ne sorpresero settecento alla Paciana,
i quali, alla vista di quel vessillo, fuggirono spaventati, e fu-
rono debellati. Alcuni, che furono presi prigioni, riferirono
che vedendo quel gonfalone, sembrò ad essi che il fiume
Topino dilagasse, onde altri per lo spavento ne morirono, al-
tri rimasero prigionieri, altri fuggirono. Ciò accadde nell’ ot-
tobre del 1283 ed ecco le parole di un cronista contemporaneo:
« 1283. venit secundus exercitus perusinorum de mense mati in
fine, et de mense octobris fuerunt debellat DCC milites stipendiarii
cum spellanis in contrada Pasiane, et perierunt ibàà LXXX sti.
pendiarti, et aliqui capti dixerunt, quod statim cum viderint ve-
sillum in quo erat ymago beati Feliciani, apportatum ibi per pre-
sbiteros, apparuit eis maxima carbonaria inter eos et Fulginium,
et sic terga verterunt, credentes în carbonariam precipitari » (1).

Il Priore Berardo, ricordata la liberazione della Patria,
l’anno appresso, secondo il Iacobilli, mori.

XVI.
ANGELO PRIORE.

1285.

SOMMARIO. — I. Sue relazioni e suoi offici nella Corte Pontificia. —

LI
II. E incaricato di fare un processo in Roma.

I.

E sconosciuto al Iacobilli, e di lui si ha solo ricordo in
un documento del 12 novembre 1285.

(1) Archivio storico per le Marche e per V Umbria, II, 341. Questa lotta fra le due
città, aspetta ancora una storia, poiché i documenti che la riguardano, trovansi quasi
intutti gli archivi comunali dell' Umbria. Ultimamente fece un cenno di questa lotta
il ch. dott. Briganti, nel suo dotto studio intitolato « Città dominanti e Comuni mi-
nori nel medio evo » Perugia, 1906, dove a pag. 179, scrisse che Foligno si sottomise
a Perugia « spontaneamente per desiderio di avere nella nostra città un appoggio
«euna valida protezione ». Non è esatto. Vedi un episodio di questa lotta raccon-
tato da SALIMBENE, Chronica parmense, Parma, 1857, p. 282. E vedi il mio vecchio
opuscolo: Frammenti di cronaca folignate al XIII secolo. Foligno, Campitelli, 1876.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 297

Al nominato canonico Don Finato, erano stati sot-
tratti un calice di argento, che potea valere 40 libre di de-
nari cortonesi, un messale dello stesso valore, e un salterio
che costava 30 fiorini cortonesi. Il ladro, sapendo che D. Fi-
nato era denaroso (era quello che aveva prestato denaro al
precedente Priore) chiese, per derubarlo, la cooperazione
di Nello di Deodato, il quale, non solo rifiutò, ma dichiarò
che chi gli fece tale proposta fu Francesco di Scuzuro di
Giovanni. Si iniziò il processo contro di lui, e Rollando Ret-
tore del Ducato di Spoleto incaricò dell’ istruttoria Don An-
gelo Priore di S. Feliciano, il quale era, forse, uno dei Cap-
pellani del Papa, poichè è singolare che questo Angelo inter-
rogasse il Nello anzidetto nella propria camera, in Roma, apud
sanctam Sabinam. Di Foligno era anche il notaio Bonaventura
Pietro, che rogó l'atto, e se il Notaio e il testimonio, am-
bedue di Foligno, erano in Roma, ed in Roma era il Priore
Angelo che compì questa inchiesta, può ritenersi che questo
sconosciuto Priore sia stata una persona di merito, e risie-
desse in Roma, ricoprendo qualche pubblico ufficio nella
Curia.

HI:

Ecco l’unico documento che ci conserva il nome di que-
sto Priore, e che si conserva nell’ Archivio capitolare.

[In nomine] domini Amen. Anno eiusdem M.CC.LXXXV,
indictione XIV, tempore domini Ho[nori] pape IIII, die XII Novembris.
Nellus filius quondam Deodati Uttinelli de Fulgineo, iuratus dicere ve-
ritatem in presentia discreti viri domini Angeli Camere domini pape
[cappellani?] et prioris Maioris Ecclesie fulg. super inquisitionem fa-
ctam? per eumdem dominum Angelum, ex commissione et mandato
Venerabilis et discreti viri domini Rollandi domini pape cappellani,
ac ducatus spoletani Rectoris, super quibusdam rebus furtive subtractis
in claustro eiusdem Eeclesie sancti feliciani di Fulgineo de Camera
Domini Finati eiusdem ecclesie canonici, videlicet, uno Calice de ar-
gento super deaurato, valente xl libras cortonens. uno Missale valente
tantumdem, et uno salterio valente XXX florenos cortonenses, prout
998 : M. FALOCI PULIGNANI

dictus dominus Finatus hore suo proprio asserebat, que res eiusdem
domini Finati esse dicebantur. Et iuratus dixit, quod franciscus scuzuri
Johannis aczectantis de Fulgineo requisierat eumdem Nellum, si vellet
lucrari XXV libras, qui Nellus respondit sibi: quomodo et de quibus:
possem lucrari ipsam pecuniam. Cui dietus Franciscurus respondit. Nos
possumus auferre calicem et Missale domini Finati. Qui nellus respondit
sibi quod nullo modo faceret. Item interrogatus si predicte res fuerunt
subtracte post hec verba, respondit dietus Nellus et dixit quod non
recordatur. Interrogatus si predicta dixit hodio, pretio, precibus vel
amore, et si aliud scit de predictis, dixit et respondit quod non.

Actum Rome apud sanctum Sabinum, iu camera dicti domini An-
geli prioris.

Et Ego Bonaventura domini Petri de Fulgineo Imperiali aucto-
ritate Notarius, hiis omnibus interfui, et ut supra legitur de mandato
dieti domini Angeli prioris rogatus, scripsi, subscripsi et publicavi.

XVII.

GIOVANNI DEGLI ATTI.

Dal 1292 al 1297.

SOMMARIO. — I. Determinazione del numero dei Canonici, ed assegna-
zione del patrimonio delle singole prebende. — II. Creazione del
patrimonio della Massa. — III. Approvazione delle Costituzioni capi-.

tolari. — IV. Morte del B. Giovanni da Casalina.
I.

Il Iacobilli scrive « Giovanni figlio di Atto degli Atti da
Foligno fu del 1285 creato (?) Priore di questa Catedrale ».
Egli cita in margine « Dorius lib. 1 fol. 68 », e di fatto il
Dorio nella pagina indicata, ricordando che Guido Atti
nel 1230, e Filippo Atti nel 1252 furono eletti Priori ‘della
Cattedrale, soggiunse « e nel 1292 Giovanni Atti ottenne la
stessa dignità ». Leggo poi nella Genealogia di questa fami-
glia Atti, scritta nel XVIII secolo dal Dott. Curzio. degli
Honofri nel « Libro delle famiglie tanto nobili quanto civili di
Foligno » che io possiedo che « ‘Giovanni 6 figlio di Atto 13
fu nel 1292 creato Priore della Cattedrale di Foligno, e mor
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO | 999

del ‘1300 », L/ Onofri ' giustifica la sua asserzione rinviando
‘alla Chron. Saxivivi fol. 121 » ma o la citazione è errata, ov:
vero. non ssi tratta della cronaca Iacobilliana. di. Sassovivo:
che é a stampa. |

Come si vede, qui tutti affermano, ma nessuno produce
alcun documento che giustifichi l' esistenza di questo «Priore,
al quale si assegnano le due date estreme. 1292-1300. La-
Sciando la questione delle date, risulta certa .l esistenza di
questo Priore Giovanni nell' anno 1293 da documenti sicuri.

Nel XIII secolo, come si è veduto da una ‘bolla di In-
nocenzo IV del 1253 a Nicola Vescovo di Assisi, i Canonici
della Cattedrale erano 12 col Priore, ma nonostante quella.
bolla, sembra che anche altri desiderassero ottenere queste i
prebende, ripartendo in un numero maggiore, e però in pro-.
porzione minore, le scarse rendite della Chiesa. Quindi la ne-
cessità di separare in due parti il patrimonio della Canonica,
destinandone una metà alla massa comune, e creando con.
l’altra dodici prebende, con che il numero dei Canonici sa-
rebbe ‘stato necessariamente limitato al numero di dodici. Il
Priore ed i Canonici, in data 17 decembre 1293, présero in.
proposito le seguenti deliberazioni :

1. Considerando che la Chiesa avea scarse rendite: e
che appena con esse poteano sostentarsi dodici canonici, vo-
lendo arrestare la importunitatem petentium, e volendo man-
tenere lo status debitus et antiquus Ecclesiae, limitarono a do-.
dici ib numero dei Canonici, compreso il Priore.

2. Assegnarono un patrimonio distinto a ciascun ca-
nonico, dandone una maggiore parte al Priore, « cum sit mator.
et dignior et maiori debeat prerogativa gaudere ».

9. Assegnarono il restante patrimonio comuni mense, ob-
bligando i canonici a risiedere in Città non meno di sei mesi;
sotto la pena. di perdere la propria distinta, che. sarebbe
andata.a vantaggio della massa comune.

4. In caso di vaneanza — e questa dovea sempre
300 M. FALOCI PULIGNANI

durare un anno — il reddito del Beneficio vacante doveva
andare a vantaggio della Canonica.
9. I Canonici doveano essere ordinati tutti in sacris.
Ecco i nomi dei Canonici che costituivano il Capitolo in
quell’anno 1293. D. Giovanni Priore, D. Tommaso Arcidia-
cono, D: Matteo, D. Andrea, D. Corrado, D. Gerardo, D. Bar-
tolo, D. Nicola, D. Allievo, D. Ranno, D. Naldo, D. Foligno
Canonici. Ed ecco il testo di queste Costituzioni capitolari,
alle quali fa seguito l’ approvazione del Vescovo Berardo.
Il documento fu già pubblicato dal ch. D. Placido Lu-
gano (1), ma non puó non esser inserito in questo luogo.
Sarebbe stato bene conoscere il reddito di quei benefici,
Ih ma siccome a ciascuno di essi si assegnano dei terreni, senza
indicarne il valore, non é stato possibile fare tale computo.

In nomine domini . amen. Bone rei dare consilium et presentis
vite habetur subsidium et eterne remunerationis premium merito expec-
tatur. Ae ecclesiarum utilitatibus tunc rite consulitur, eum numerus per-
sonarum Domino famulantium in eisdem juxta ipsarum instituuntur fa-
cultates. Nos .... lohannes prior, Thomas archidiaconus, Mattheus,
Andreas, Corradus, Gerardus, Bartholus, Nicolaus, Allevus, Rannus,
Naldus et Fulignus canonici eeclesie fulginatis, more solito ad capitu-
Ad lum congregati, ad ea per que status eiusdem fulginatis ecclesie refor-
| | metur, nostros prout decet oculos erigentes, deliberatione insimul pre-
BH habita diligenti, et attendentes quod facultates dicte nostre ecclesie ful-
| | ginatis sunt adeo tenues et exiles, quod vix duodenarius canonicorum
numerus, computato priore, potest ex eis secundum honorificentiam et
decorem eiusdem eeclesie commode substentari, ac volentes eidem ec-
clesie, ne ipsam ultra suarum exigentiam facultatum institutione seu
receptione canonicorum ac prebendariorum seu stipendiariorum propter
importunitatem petentium gravari contingat, et ne ipsius ecclesie status
debitus et antiquus per alicuius astutiam vel insolentiam subvertatur,
EU de oportune provisionis remedio providere duodenarium canonicorum
numerum, me computato priore, et qui pro tempore fuerit actenus et
| antiquitus in eadem ecclesia statutum et observatum ae duorum pre-
BIER bendariorum seu stipendiarorum numerum tantum, qui prebendarii sint

|] ii et esse debeant sacerdotes, presenti scripto, deliberatione provida, una-
11 | nimiter et concorditer duximus renovandum, statuendum et faciendum,
| | et statuimus inibi perpetuis temporibus inviolabiliter observandum, ita

I | (1) Op. cit. pag. 73 e seg.
] PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 301

quod ipsa eeclesia huiusmodi numero de cetero sit contenta, nisi post :
statutum huiusmodi adeo eius excreverint facultates, quod merito illum
exigant augmentari. Promittentes ac decernentes expresse nos inviola-
biliter observare, nullum deinceps in dicta ecclesia, quousque nostrum
collegium redactum fuerit ad numerum pretaxatum, et post ultra ipsum
numerum iu canonicum seu prebendarium recipere, ammittere, seu quo-
modolibet acceptare. Loca vero canonicorum vacantium ultra numerum
supradictum, si qua sunt et proventus et iura dictorum locorum in com-
munem usum prioris et capituli ex nunc plenarie reducentes et etiam
devolventes. Ceterum providere volentes ut predicto numero iam statuto
perpetuo gaudeat ecclesia memorata, ne ca quoquam infringi valeat vel
mutari infrascriptam prebendarum distinctionem facultatum ipsius ec-
clesie juxta predictorum prioris et canonicorum numerum pretaxatum,
provisione plenaria ae debita equalitate servata, presenti pagina fa-
ciendam duximus ac etiam ordinandam, videlicet quod dietus dominus
Johannes prior, et qui pro tempore fuerint, cum sit maior et dignior, et
maiori debeat prerogativa gaudere pro sua prebenda distincta habeat,
teneat, possideat atque fructet terras et possessiones infrascriptas:

Qui i Canonici indicano e descrivono la consistenza pa-
trimoniale delle singole prebende, che puó vedersi riassunta
dal ch. P. Lugano, e poscia proseguono cosi:

Ceteras quoque possessiones, molendina, fructus et redditus et pro-
ventus ipsorum, ac singulos alios redditus, proventus et obventiones
quascumque dicte eeclesie, deputamus comuni mense, vel alias depu-
tandos, distribuendos seu dividendos prout priori et capitulo videbitur
expedire.

Volumus autem quod que superius dicta sunt de fructibus, pro-
ventibus et redditibus deputatis vel deputandis predicte mense comuni,
vel alias distribuendis, prout priori et capitulo videretur, prout superius
est expressum, ad prebendarios ipsius eeclesie presentes vel futuros,
vel qui nunc sunt et in posterum fuerint, nullatenus extendantur, nec
eis vel alieui ipsorum proficiant vel possint proficere in futurum, sed
sua tantum sint portione contenti prout fieri consuevit, quam consue-
tudinem interpretari et declarari volumus per priorem et capitulum me-
moratos.

Providere etiam quoque volentes ut eiusdém ecclesie status de
bono semper in melius reformetur, nostro nostrorumque successorum
nomine statuimus et firmamus, quod in domibus dicte ecclesie, vel sal-
tem in civitate Fulginei, ad minus per sex menses in anno, continue
vel divisim, teneamur residentiam facere personalem. Et si aliquis ex
nobis, unus vel plures, residentiam eandem non fecerit, quod fructus
Sue prebende illius anni, que illi vel illis possent competere, deputen-

et

i

Piatti alare. dá SEDI UT 1118 AP dd
'.smodi non residentium, unius vel plurium, apprehendere, capere, ap-

‘et fructus ipsius ab eo per ipsum capitulum protinus repetantur et acci-

propria tenutam et possessionem prebende sue, ac locandi eam, . frue-

- vetur et defendatur.

- dentiam faceré in domibus predicte ecclesie vel in civitate Fulginei,

etus prebende sue acceperit vel accipi fecerit, penam et penas fructuum
‘et periurii tantum incurrat, prout superius est expressum,

constitutus in sacris.

.Saéramento.ad observanda omnia. et singula supradicta, et aliter non
recipiatur vel etiam ammittatur. Et etiam. predicta omnia et, singula
.amplioris roboris vineülo roborentur. Nos prefati Joannes. prior, Tho-

302 | M. FALOCI PULIGNANI-

tur comuni mense, vel aliter, prout toti capitulo vél maiori parti ipsius
visum fuerit expedire. Et quod licitum sit ipsi capitulo fructus huiu-

prehendi et capi aio auctoritate . propria; qua hora sibi :vidébitur
expedire, contradictione cuiusquam nequaquam obstante, deputandos,
distribuendos vel dividendos prout superius ést expressum. Et quod
quicumque nostrum non residentium, vel alias contra constitutionem
hane quomodolibet veniendo, fructus ipsos acceperit seu accipi fecerit
vel:mandaverit, per se vel alium, periurii reatum ipso facto incurrat,

piantur, et tota portione fructuum. prebende sue proximi sequentis anri
quo serviverit, vel predictam residentiam fecerit, nichilonimus sit pri-
vatus.

Predietas autem prebendarum distinctiones et portiones terrarum
unieuique predietorum nostrorum prioris et canonicorum superius . de-
putatas et assignatas, acceptamus, ratificamus et approbamus, et sub
pena subscripti iuramenti prestiti a nobis unanimiter promittimus et fir-
mamus, alter alterum, in portione sive prebenda sua non turbare, vel
quomodolibet iglostare: set portione sua sibi superius assignata qui-
libet sit contentus. lites et concedentes unicuique nostrum plenariam
potestatem et licentiam intrandi, capiendi, et apprehendendi auctoritate

tandi et de fructibus quietandi prout sibi videbitur expedire. t revo-.
cantes expresse omnes et singulas locationes actenus comuniter factas
per priores et capitulum memoratos de supradictis terris. Et quod .si-
aliquis nostrum prebendam sive portionem suam de predictis terris ha-
bere non posset absque litigio, quod comunibus expensis Capituli. iu-

Nolumus autem quod aliquis nostrum et successorum nostrorum,
pretextu. Juramenti subscripti, compellatur vel teneatur. predictam. resi-

si residere noluerit; set si non residendo, ut superius dictum est, fru-

Item statuimus, ordinamus et presenti scripto firmamus. quod. fru-
étus prebende sive beneficii canonici cedentis vel decedentis sequentis
anni converti debeant in utilitatem et commodum canonice Fulginatis.

Item quod nullus recipiatur in canonicum et in fratrem nisi. sit

.; Itém quod supervenientes tam priores quam canonici astringantur

mas, Matheus, Andreas, Corradus, Gerardus, Bartholus, Nicolaus, A]-
[evasi Rannus, Naldus et Fulingnus Vationici süpr:t igeripii statuta, Ord

r
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 303
namenta prefata et omnia et singula supraseripta in singulis capitulis '
comprehensa, nostro nostrorumque. successorum nomine, iuramus cor-
poraliter tactis sacrosanctis evangeliis, nos perpetuo servaturos.

In quorum omnium testimonium et evidentiam pleniorem predicta
omnia et singula redigi fecimus per Fulingnum predictum nostrum
concanonicum et eiusdem ecclesie notarium in publicum documentum
et sigilli nostri capituli appensione muniri. Qui domini Johannes prior,
et omnes et singuli canonici suprascripti pro predietis omnibus et sin-
gulis attendendis et perpetuo observandis, sacramentum, tactis sacro-
sanctis evangeliis, coram me Notarium et testibus infrascriptis,: corpo-
raliter prestiterunt, prout superius est expressum.

Aetum in cammera dieti domni Thome Archidiaconi sita iuxta dic-
tam ecclesiam Fulginatem. Sub. annis Domini. millesimo CCo. LX XXXIII».
Jndietione VI®% apostolica sede pastore vacante, post obitum felicis
recordationis domini Nicolai pape quarti, die iovis XVII? mensis de-
cembris. Presentibus dompno Salvo Melioris operario dicte ecclesie,
Puecitto Nicole officiali, Vangio Massuri clerico ministrali eiusdem ec-
clesie, magistro Anibaldo Petri notario, magistro Andrea Massey cle-
rico ecclesie sancti Petri de Pusterula, Bernarduro Frederici et Paga-
nello. Symaronis testibus inde rogatis.

Confirmatio omnium predictorum venerabilis patris domini Berardi
Dei gratia episcopi Fulginatis.

Postea vero eisdem anno, Indictione, dicta apostolica sede pastore
vacante, et die et mense: prefati domini prior et canonici et capitulum
dicte ecclesie Fulginatis, coram venerabili patre domino Berardo Dei
gratia episcopo Fulginati, personaliter constituti, sibi humiliter suppli-
carunt ut prescripta statuta, ordinationem et reductionem predictorum
locorum, prebendarum distinctiones, et omnia et singula in singulis su-
prascriptis capitulis comprehensa faeta et ordinata ac etiam iuramento
firmata per ipsos, dignaretur auctoritate ordinaria ratificare ac etiam
confirmare, et eisdem omnibus et singulis suam auctoritatem interpo-
nere atque decretum. Qui dominus Episcopus super predictis omnibus
consideratione prehabita diligenti, attendens premissa omnia et singula
per ipsos priorem et canonicos seu capitulum provide esse facta, ipsa
omnia et singula, prout sunt expressa et ordinata, ex certa scientia
'atificavit, approbavit et confirmavit. Et predictis omnibus et singulis
suam auctoritatem interposuit et decretum. In cuius rei testimonium
per me Fulignum Canonicum et notarium predictum hane confirmatio-
nem et ratificationem redegi fecit idem dominus episcopus in publicum
documentum, et sui sigilli appensione muniri. Actum ‘in palatio dieti
episcopatus, presentibus magistro Ugone Simonis Notario dieti domini
episcopi, Criseio Carbonelli, presbitero Johanne Raynaldi, Pucuro Jo-

—— —ÓMMMÓMÁM—ÓÓMÓ MR

— ood
— Ó

304 M. FALOCI PULIGNANI

hannis acceptantis familiaribus dicti domini episcopi, et pluribus aliis
testibus inde rogatis.

Xx Et ego Fulingnus Miliani canonicus eiusdem Fulginatis eccle-
sie suprascriptus imperiali auctoritate notarius, omnibus et singulis
suprascriptis una cum prescriptis priore et canonicis, presens interfui
et consensi et de mandato ipsorum prioris et canonicorum et dicti do-
mini episcopi, ea omnia et singula scripsi et publicavi.

EE

Stabilito il patrimonio delle singole prebende, si passó
a descrivere quello della Mensa o Massa capitolare, alla quale
descrizione precedono queste parole:

In nomine domiui amen. Hec sunt terre vinee et possessiones alie
deputate et assignate communi mense Ecclesia fulginatis per priorem
et canonicos seu Capitulum eiusdem ecclesie suprascriptos, scripte per
me Fulingnum predietum anno domini, et indictione et die prescriptis.

E qui segue la descrizione del patrimonio comune, che
puó vedersi riassunto nel detto studio del P. Lugano.

III.

Come si è veduto, i Canonici col loro Priore, non solo
divisero il patrimonio, nia fecero delle Costituzioni. Non sap-
piamo perchè, ma venuto in Foligno il nuovo Vescovo Bar-
tolomeo, questi annullò le costituzioni di tutti i Capitoli della
Diocesi, ma approvò solo questi della Cattedrale. Il 14 gen-
naio 1297 esse furono approvate da lui coll’atto seguente:

In nomine domini amen. Anno Domini M.»?CCLXXXXVII»*. In-
dictione X. tempore domni Bonifatii pape VIII die XIIII mensis Ja-
nuarii. Venerabilis pater domnus Bartholomeus Dei gratia episcopus
Fulginas licet in eonstitutionibus suis nuper editis cassaverit et revo-
caverit omnes constitutiones facetas, editas per priores et capitula ec-
clesiarum civitatis et diocesis fulginatis, tamen attendens et conside-
rans Constitutiones et prebendarum distinctiones factas et editas per
priorem et capituli ecclesie fulginatis esse laudabiles et honestas, con-
stitutionem cassationis et revocationis huiusmodi per ipsum, ut premit-
titur, editam quantum ad eandem ecclesiam fulginatem revocavit, cas-
savit et irritavit, constitutiones et prebendarum distinctiones huiusmodi
que sunt in eadem, ecclesia fulginate nichilominus confirmando. Actum
in loia, sita juxta capellam sancti Angeli in dicto episcopatu, presen-
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 305

tibus domno Thoma archidiacono, domno Mattheo et domno Jocobo
canonicis fulginatibus.

Et ego Fulignus Miliani, Canonicus et notarius dicti ecclesie
Fulginat. predictis interfui et de mandato predieti domini Bartholomei
episcopi subseripsi et publicavi. :

IV.

É qui da ricordare un fatto accaduto a tempo di questo
Priore. |

Fra i devoti pellegrini che nel 1292 si recarono ad acqui-
stare in S. Feliciano l' Indulgenza nell’ anniversario della
Consacrazione della Chiesa, 10 marzo, fuvvi un pio abi-
tante di Casalina, in quel di Perugia, che venuto il giorno
9 Marzo, vi mori il 13, e fu sepolto nel vicino Cimitero.
. Egli conduceva cosi religiosa vita, che il popolo lo chiamò
Santo, e Benvenuto di Bonaventura cronista del sec. XIV ne re-
gistrò la morte negli annali di Foligno, come di un fatto
memorando, e scrisse cosi: « Die VIIII Martii sanctus Ioan-
nes de Casalina venit Fulginum, ad veniam beati Feliciani ed in
XIII martii in pace requievit, et sepultus etc.... (1). Non si può
leggere altro nell' autografo del cronista, ma il Iacobilli che
poté leggere il manoscritto, quando era in migliori condizioni,
vi lesse che fu sepolto nel veechio Cimitero di S. Feliciano (2).
Ivi col tempo fu. eretta in suo onore una piccola Chiesa, ed
un contratto dell'8 agosto 1306 dicesi rogato « ante ecclesiam

-

S. lohannis de Casalina, apud sanctum Felicianum » (3), e il.

10 decembre 15319 si ha un contratto « actum in Cappella
S. loannis sita in Coemeterio maioris Ecclesiae Fulg. » (4), e
ottant' anni dopo il notaio Andrea de Pesantia, lasciò per
testamento 40 fiorini « pro opere beati Feliciani et B. Ioannis » (5).
Le successive trasformazioni della Chiesa travolsero colla
Chiesina del B. Giovanni, il suo culto e la sua memoria.

1) Archivio storico per le Marche e per U Umbria, Foligno 1835, vol. II, p. 343.

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306 M. FALOCI PULIGNANI

XVIII.

BIAGIO.
Nel 1996.

Serive il Bartoloni nel suo elenco dei Priori di S. Feli-
ciano indicato in principio: « Blasio o Biagio: priore dal 1: 96
al 1298, a tempo di Bonifacio Papa VIII. Questo Priore non à
notato dal Iacobilli, ma trovo fatta di lui menzione in un co-
dice im perg. intitolato la Libra, conservato mella biblioteca del
Seminario. Era anche Priore di S. Nicolò e di S. Giovanni ».
Ciò è esatto, ma non sono sicuro che il Biagio nominato
nella Libra sia stato Priore di S. Feliciano. Ecco di che si
tratta. Nel 1291, per ordine del Vescovo Berardo fu fatto
l'inventario di tutti i beni e di tutte le rendite delle Chiese
della Diocesi, inventario chiamato Libra, esistente nella Bi-
blioteca del Seminario, e pubblicato quasi integralmente dal
ch. D. Lugano (1). Il notaio Ugo di Simone da Foligno, che
sì rogò di quel grande lavoro, il 22 ottobre dell’anno 1296
scrisse in fine le solite formole notarili, dichiarando di pubbli-
care quel catasto: « ad instantiam et petitionem dompni Bruni
Corradi prioris fraternitatis sancte Marie foris portam, et sancti
Manni et ipsius . fraternitatis, et dompni Blasii prioris frater-
nitatis sanctorum Feliciani, Iohannis et Nicolai et ipsius frater:

‘nîtatis... ». Ma qui tratta veramente di due Priori? La pa-

rola Fraternitas vuol dire Capitolo di Canonici? Non ci risulta
che in quest'anno 1296 un Bruno di Corrado fosse. priore
di S. Maria Infraportas e di S. Magno, ma non escludiamo
che ciò possa essere stato. Per la stessa ragione non esclu-
diamo, che nell anno anzidetto 1296, Priore di S. Giovanni
Profiamma possa essere stato un sacerdote di nome Biagio.
Quale era la Fraternita di S. Nicolò, della quale sarebbe

(1) Nello studio piü volte indicato « Delle Chiese della Città e Diocesi di Foligno
nel secolo XIII, secondo una sentenza del 1239, e la « Libra » del 1295 ».
4

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO . _-307

stato Priore il nostro Biagio? Questa non poteva essere la
Chiesa di Belfiore, perchè in essa nel 1292 e nel 1306 troviamo .
. Priore.un Dominus Andreas (1) :non quella di 5. Nicolò di Foli-.
gno, che se nel 1296 aveva un Biagio per Priore, non ebbe mai...
un collegio di Canonici. Resta quindi molto incerta l'esistenza .
di questo Biagio Priore di S. Feliciano nel 1296, e il docu---
mento indicato dal Bartoloni riguarda probabilmente un Bia-
gio Priore delle tre Confraternite o meglio della Confrater-.

‘. nita di S. Feliciano, di S. Giovanni e di S. Nicolò.
XIX.

ERMANNO ANASTASI.
Dal 1296 al 1307.

SOMMARIO. — I. Ermanno collettore delle Decime. — II. Restaura il Nt

palazzo delle canoniche. — III. Stabilisce con il Capitolo l'obbligo
.per i nuovi Canonici di pagare il pallio alla Chiesa. — IV. Suoi rap-
porti con i monaci di Sassovivo. — V. I Canonici lo. eleggono Ve-
'seovo, ma non accetta. — VI. Clemente V lo nomina Vescovo di

"Pistoia.

3 « Ermanno figlio di Anastasio di Filippo Anastasii, capo
della fatione Ghibellina di Foligno, fu del 1296 creato Priore re
col favore di Corrado suo fratello, capo di Ghibellini di Foli-

‘gno, e resse fino al 1307, che fu creato Vescovo di Pistoia ».
| | Queste parole di L. Iacobilli trovano conferma nei docu-
menti. Che Ermanno sia stato eletto Priore nel 1296, come
egli scrive, non ci risulta; ma che due anni dopo già lo
fosse, risulta da prova sicura. Egli, nella prima metà del
lanno 1298 ci apparisce, insieme a D. Giacomo Canonico di.

S. Feliciano, collettore delle decime, e in questa veste fece.

(1) Arch. di Sassovivo, fasc..59, n. 863; fasc. 39, n. 508.
308 M. FALOCI PULIGNANI

ricevuta di 55 libre di denaro all'Abate di Sassovivo (1). Una
seconda volta figura il suo nome nel medesimo anno, dal
ricordo di aleune spese fatte dai suoi antecessori, e dai Ca-
nonici del Duomo, per ricostruire il palazzo delle canoniche.
Ma poiché siamo a ricordare questo palazzo, ci sembra op-
portuno radunare qualche memoria su di esso, e sul metodo
di vita che vi conducevano il Priore e gli altri Canonici.

II.

Abbiamo già detto, parlando del Priore Guido, cosa era
il Castellum S. Feliciani, o il Castrum Canonice. In esso il
Priore e i Canonici conducevano vita comune, sotto la di-
rezione del Pricre, quasi fosse una Comunità di Monaci, e
sebbene, come vedemmo di sopra, ognuno avesse una pre-
benda personale, avevano nondimeno comune l'alloggio, il
vitto, ogni cosa. Già fin dall'anno 1078 il Vescovo S. Bon-
figlio, donando stabili e redditi al Priore ed ai Canonici di
S. Feliciano, dirigeva ad essi il discorso, e li chiamava « n
domo canonicorum simul conversantibus, et Domino ibidem ser-
vientibus ». Ciò apparisce più chiaro da una bolla di Inno-
cenzo II, data sessant'anni dopo, cioè nel 1138, nella quale
conferma al Vescovo di Foligno il diritto di sedere a tavola
nel refettorio con i suoi Canonici, tutte le volte che avesse
voluto: « Prebenda etiam de Canonica Episcopo attribuatur,
quotiens in refectorio cum fratribus reficere voluerit ». Una
sala del palazzo, la maggiore, era destinata alle adunanze
capitolari, e nel 1211 si trova un atto rogato così: « Datum
in Capitulo Canonice » (2). Un documento del 4 luglio 1248
si dice rogato « én dormitorio canonicorum ecclesie S. Feli-
ciani » (3). Fra la Chiesa e la Canonica dovea esservi un'a-

(1) Archivio detto. Fascicolo 132, pergamena non numerata. Era tuttora collet-
tore nel 1302, nel quale anno il 12 gennaio fece una simile quietanza allo stesso Abate
di Sassovivo (Arch. detto, pergamena non num.).

(2) Arch. di Sassovivo, perg. segnata N.
(3) Ibidem, fasc. 132, perg. non numerata.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO i 309

rea libera, sicuramente maggiore dell’attuale, poichè essa
‘era chiamata fin dal 1272 « claustrum canonice S. Feli-
ciani > (1), e nel 1283 il Priore di S. Lucia di Pale, sotto
la data del 5 aprile, rilasciava una dichiarazione con que-
sta formola « Actum est hoc sub porticu canonice S. Feli-
ciani » (2). Oggi non è più il caso di parlare né di chiostro,
né di portico, ma allora si aveva un vasto locale, dove non
. solo potevano abitar i Canonici, ma dove anche potevano
trovar luogo i tribunali civili ed ecclesiastici del Comune.
Esiste una sentenza 21 aprile 1220, colla quale « Tibertus
Iudex Com. Pulginei de voluntate domini Alberici potestatis eius-
dem civitatis » emette una sentenza in materia civile « data
in palatio canonice ubi ius redditur » (3) e due anni dopo il
.10 aprile 1222, un altro Giudice del Comune, Bartolo di nome,
anche egli a nome del Podestà, emette una sentenza « data
in palatio canonice » (4). L'Arcidiacono, che aliora esercitava
le mansioni del Vicario della Diocesi, anche egli teneva
udienza nella Canonica, ed una sentenza 22 marzo 1292
di Tommaso Arcidiacono, si legge che fu data « sub porticu
ecclesie S. Feliciani » (5). Quindi nessuna meraviglia se nel 1299
questo edificio era chiamato semplicemente col nome di « Pa-
latium canonicorum de Fulgineo » (6).

Ma questo palazzo era costato assai, e i Canonici, pro-
prio in quest'anno 1299, erano pieni di debiti per le spese
sostenute nel riformarlo e restaurarlo, ed erano senza de-
nari per completarlo. Ciò preoccupò il Priore Ermanno, il
quale il 28 novembre di quell'anno, convocó i suoi Canonici
in Capitolo, ed espose loro che la chiesa era « mole debito-
rum gravata » perle spese fatte « pro refectione et reparatione »

(1) Ibidem, perg. segnata N.

(2) Ibidem, fasc. 116, perg. non numerata.
(3) Ibidem, fasc. 59, n. 808.

(4) Ibidem, fasc. 59, n. 877.

.(5) Arch. di Sassovivo, fasc. 95, n. 1280.
(6) Archivio detto. Perg. 26 num. 1299 non numerata.
310 M. FALOCI PULIGNANI

della loro casa: che in cassa non vi erano denari, che non
vi erano vasa superflua da vendere, onde era da prendersi una
risoluzione, se si voleva evitare una voragine di usure. Erano
presenti, oltre il notaio e i testimoni, l’Arcidiacono Tom-
maso, e i Canonici Andrea, Giacomo Constantis, Nicola Bo-
naventure, Alleoro, D. Loterio, e D. Foligno. L’Arcidiacono
fece una proposta: cioé di alienare un terreno enfiteutico
della Chiesa, che non fruttava a questa se non un denaro
all'anno, e col prezzo ricavato pagare i debiti. I Canonici
aderirono tutti alla savia proposta, ed il giorno stesso il Priore

ottenuto il consenso del Vescovo, ed autorizzato come sopra, :

vendette ai Monaci di Sassovivo, per il prezzo di cinquanta
libbre di denari, il terreno anzidetto, che era situato in contrata
gricciani. Erano quelli tempi ben felici per la povera gente,
quando potevansi dar in enfiteusi, per il canone irrisorio di
un denaro, e per tre generazioni, dei terreni che avevano
il valore di cinquanta libbre di denari.

Sul quale proposito, é a ricordare che in Foligno, tra
la Mensa del Vescovo, il Capitolo del Duomo, i Monaci di
Sassovivo, e tante altre istituzioni monacali o parrocchiali,
queste enfiteusi sommavano a migliaia, come vedesi dai su-
perstiti libri censuari. Onde puó giudicare il lettore come, dal
frazionamento delle terre, e dal possesso di queste in mano
della Chiesa, possesso non soggetto all'alea dello sperpero e
della confisca, gran vantaggio ne ritraessero i cittadini non
facoltosi, che con un canone tenuissimo potevano assicurare
a sé, ai figli, ai nepoti, il godimento tranquillo di una casa,
o di un terreno. Piacemi pubblicare qui i due atti del 1299:
cioé l' adunanza fatta fare ai Canonici dal nostro Ermanno,
e la vendita che egli fece del terreno enfiteutico. Li tolgo
da una copia del 1305.

X In nomine domini amen. Hoc est instrumentum factum et ex-
tractum per me Bonauenturam domini Petri notarium de rogationibus
seu protocollis seriptis olim manu predieti domini Petri, in quaterno
seu libro in quo dicta rogatio seripta erat. Annos Domini sie inueni.

SE, EET FIERI a RELY, E Y rem
EI CLER i: i 25

À.
1 PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 311

In nomine domini amen. Anno eiusdem .MCCLXXXXVIIII, indie-
tione XII tempore domini Bonifacii pape ottaui, die XXVIII nouem-
bris. In palatio Ecclesie sancti Feliciani coram Matheolo Gerardonis,
dompno Iohanne Somei, Angelo, dompno Iohanne Cappellano Ecclesie
sancti Feliciani, Matheo Guadangnoli, et Gilutio Letonis testibus.

Congregato Capitulo et Canonicis ecclesie sancti Feliciani in pa-
latio diete ecclesie de mandato reuerendi uiri domini Hermanni prioris
diete Ecclesie, scilicet, domino Thoma Archydiacono, domino Andrea,

domino Iacobo Costantii, domino Nicolao Bonauenture, Alleuuro, do-.

mino Loterio, et domino Folingno. Prefatus dominus Hermannus prior
proposuit, quod cum dicta ecclesia sit. mole debitorum grauata occa-
sione expensarum factarum et faciendarum pro refectione et repara-
tione ipsarum domorum, et non sit pecunia in comuni siue camera
dicte Ecclesie, nee non et vasa superflua, ut de ipsis debitis possit de-
bitoribus satisfieri, placeat eis providere unde pecunia habeatur pro
satisfatione ipsorum debitorum, ut minus dampnum esse posset dicte
Ecclesie, ut usurarum voraginem valeat dicta Ecclesia evitare.

Dominus Thomasius archydiaconus consulendo dixit, quod pro
minori dampno Ecclesie Capituli, vendatur una petia terre posita in
contrata Gricciani, quam Guadangnus Andree habet ad scriptum a
dieta Ecclesia in tertiam generationem, a I latere via et Ioccius Pe-
trus, a II et III terra Monasterii Saxiuiui, a IIII Ionta Petri, et Mas-
seolus Panicalis et Thomas Blancii, ut in carta scripta inde facta
manu Rogerii notarii continetur, cum Ecclesia S. Feliciani et capitu-
lum ex ipsa terra nihil percipiat nisi unum denarium pro censu an-
nuatim, et unum starium terre quam Matheolus Gerardonis similiter
habet ad scriptum, et ipsarum terrarum pretium conuertatur in ipso-
rum debitorum solutione.

Facto diligenti scrutinio inter eos placuit; omnibus canonicis et
capitulo uniuerso dictum et consilium dicti domini Thome Archydia-
coni, et quod ita fiat, quemadmodum ipse consuluit et dixit et ut me-
lius fieri potest.

In Christi nomine amen. Anno eiusdem M.CC.LXXXXVIIII, Indict.
XII tempore domini Bonifacii pape ottaui, die XXVIII novembris, in pa-
latio ecclesie saneti Feliciani, coram dompno Iohanne Somei, dompno
Ianne de Castellabbono cappellano diete Eeclesie, Matheo Guadangnoli,
dompno Iohanne Criscii de valle Scopli, dicte ecelesie cappellano et
Matheolo Gerardonis testibus infra rogatis. Dominus Hermannus do-
mini Anestasii prior Ecclesie sancti Feliciani cum consensu et volun-
tate canonicorum dicte Ecclesie scilicet domini Thome Archydiaconi,
dompni Andree Barbarutii, dompni Iacobi Constantii, dompni Nicole
Venturelli, Nicole, Alleuri, dompni Loterii, et dompni Folingni Miliani,
et ipsi idem Canonici cum voluntate auctoritate dicti domini Hermanni
Prio is, iure proprio et pro bono alodio nomine dicte Ecclesie vendi-
derunt et tradiderunt iuxta reformationem capituli dicte Ecclesie et de
312 M. FALOCI ‘PULIGNANI

licentia venerabilis patris domini Bartholomei episcopi fülginaten. ut
dicebat se a dieto domino episcopo habere licentiam vendendi de bo-
nis dicte Ecclesie pro soluendis debitis dicte Ecclesie factis pro refec-
tione. domorum Ecclesie memorate Gilicto Letoni oblato monasterii
Saxiuiui dictam petiam terre positam in dieta contrata Gricciani infra

. dietis lateribus, cum introitibus et exitibus suis usque in viam publi-

cam etc pro pretio et nomine pretii L. librarum denariorum cortonen-

sium; quod. pretium dicti prior et canonici confessi fuerunt se. a dicto ‘

hemptore recepisse et ipsos conuersos esse in utilitatem dicte Ecclesie,
silicet in domibus constructis in dicta Ecclesia, renuntiantes excep-

tioni ete. ad habendum. tenendum et possidendum, ete. constituentes :

se nomine diete ecclesie dietam terram venditam nomine dicti hemp-
toris possidere, donec idem hemptor de dicta terra tenutam receperit
corporalem, quàm accipiendi et tenendi plenam licentiam eidem con-
cesserunt qua hora sibi placuerit sua auctoritate, et promiserunt eidem
hemptori dictam terram defendere ab omni persona espensis dicte
ecclesie, etc. et damnum et expensas reficere ete. Que omnia et sin-
gula'supradicta dicti prior et canonici nomine dicte Ecclesie per se et
ipsorum successores eidem hemptori nomine dicti Monasterii stipulantes
attendere et observare promixerunt sub pena dupli extimationis dicte
terre et obligatione bonorum dicte eeclesie, ete. qua pena soluta vel
non, predicta omnia rata sint et firma, etc.

Et ego Bonaventura domini Petri imperiali auctoritate notarius,
prout vidi, legi et inueni in quaterno dictorum protocollorum scripto-
rum manu predicti domini Petri notarii, ita fideliter extrassi et scripsi,
et publicaui, vel addens, vel minuens fraudolenter quo tenor predicto-
rum possint aliquatenus vitiari. sub annis domini M.CCCV. Indic-

tione III, tempore domini Clementis pape V die XI' mensis Ottu-

bris » (1).

L'odierno palazzo delle Canoniche fu tutto restaurato dal

Piermarini, sulla fine del secolo XVIII (2). Esso è descritto

in un « Inventario dello stato della Chiesa e Capitolo » del

1728, dove si legge che nel piano superiore vi ‘era « un

stanzione commune con 6 finestre antiche, con in mezzo colonne
di pietra, corrispondenti nella suddetta piazza », cioè nell’ o-
dierna piazza grande. Questo era l’ edificio compiuto dal

Priore Ermanno nel 1399.

(i) Arch. di Sassovivo, pergamena anticamente segnata col n. 1590-64.
(2) FALOCI PULIGNANI, Il Duomo di Foligno e 1’ Architetto Piermarini, ecc. p. 69.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO | ^ ^. 913
III.

^ Oontemporaneamente al. restauro delle Canoniche, il
Priore Ermanno, ed i suoi Colleghi. del Capitolo, stabilirono

che ogni nuovo Canonico dovesse, dentro un mese dal suo.

ingresso in capitolo, donare alla» Chiesa un pluviale del va-
lore di 20 libbre di danaro, poichè la Chiesa era sfornita di
sacri arredi. La deliberazione fu presa il 18 Luglio 1298, e
‘sebbene essa obbligasse i futuri Canonici, e non quelli che
fecero tale costituzione, questa è sempre una prova dell’ in-

‘. teressamento che prendevano per la Chiesa Ermanno, ed i

‘Canonici. Ecco il testo di questa deliberazione.

In nomine domini amen. Nos Ermannus prior, Thomas Archidia-
conus, Andreas, Corradus, Nicolaus, Alleuus, Raynaldus, Fulignus .....
canonici ecclesie fulginatis more solito in capitulum congregati, atten-
dentes quod [nostra ecclesia] indiget ornamentis, presente constitutione
statuimus et firmamus quod superuenientes omnes canonici infra unum

mensem computandum a die sue receptionis et admissionis, debeant :

priori et capitulo diete nostre ecclesie dare et assignare unum pluviale
ualoris XX librarum denariorum deputandum ad diuini nominis cultum
in ecelesia memorata, et si dare denegaret infra terminum supradictum,

sua portione priuetur tamdiu donec duxerit assignandum. Et iuramus

cad sancta dei euangelia constitutiorem ipsam nos perpetuo seruaturam,

et ipsam facere a superuenientibus canonicis observare. Actum in pa-

latio diete. ecclesie fulginatis anno domini M.CC.LXXXXVIII, indic-

tione XI, tempore domini Bonifatii pape VIII, die XVIII mensis Iulij,

presentibus.petuo Benencase, Egydio francisci, et Puccitto Narduri te- .

stibus testibus. |

X Et ego Fulignus Miliani canonicus et notarius dicte ecclesie
fulginatis, predictis iuterfui, et de mandato predictorum prioris et ca-
monicorum seripsi et publicaui (1).

| Nel 1308 questa deliberazione fu modificata, poiché iE
. prezzo del pluviale fu elevato da 20 a 25 libbre di denari, .

.eil.Vescovo lo approvó: ma il verbale che contiene questa

‘modificazione è tanto poco leggibile, che è stato impossibile :

paz (1) Arch. Capitolare. Catasto del Capitolo del 1293. Cfr. LUGANO, op. cit.,
p. 81-82. INA RESTI ; Nato” des
314 M. FALOCI PULIGNANI

trascriverlo. Il canone dei novelli Canonici di un pluviale
fu poi, in epoca ,incerta, trasformata in un pallio, ed esso
dura tuttora, poiché anche oggi ogni canonico che prende
possesso, paga alla chiesa, col titolo di pa//io, la somma di
lire 60, le quali rappresentano il valore del pluviale .de-
cretato nelladunanza capitolare 18 Luglio 1298.

LV;

Il Priore Ermanno, che vendette il terreno anzidetto ai
monaci di Sassovivo, doveva stare con essi in ottimi rap-
porti, e lo deduco trovandolo spesso in quel Monastero, ove
assisteva ai loro contratti, e frequentava le loro conversazioni.
Il 18 settembre del 1301 quei Padri fecero un contratto, ed
assistettero ad esso « domino Ermanno domini Anastasii domini
Phylippî priore maioris Ecclesie Fulginei, et Corrado eius fra-
tre » (1). Si sa che Corrado Anastasi era allora il signore.
di Foligno, ed il capo del partito Ghibellino, onde si com-
prende quale dovesse essere la di lui influenza. Ermanno però,
in mezzo alle turbolenze del suo tempo, sebbene di fami-
glia e forse di pensiero ghibellino, mantenne come vedremo
un contegno altamente commendevole.

V.

Era morto nel 1303 Bartolomeo Vescovo di Foligno, ed
i Canonici. della Chiesa Cattedrale che doveano scegliere il
successore, erano scissiin due partiti: i Guelfi voleano Rug-
gero Trinci; i Ghibellini voleano il nostro Priore Ermanno
Anastasi. Essendo a capo della città Corrado suo fratello,
prevalse naturalmente il partito suo, ed Ermanno fu eletto
Vescovo. Ma egli non volle acuire la discordia, e nobilmente
rifiutò di accettare un onore partigiano. Avvenne poi che

(1) Arch. di Sassovivo, fasc. 85, n. 1210.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 915

nel 1305 cacciati i Ghibellini e trionfando i Guelfi, la fa-
miglia Anastasi dovette fuggire a Todi; ma tanta era la stima
che godeva Ermanno, che i Canonici non vollero scegliere
altro Vescovo, e preferirono aver vacante la sede per quattro
anni, anzichè abbandonare il loro Priore. Questo ci racconta
lo Iacobilli (1), e questo ci risulta in parte dai cronisti di
quel tempo (2).

VI.

Intanto vacò la Sede Romana, e nel 1305 essendo stato

creato Papa Clemente V, questi apprezzò tanto la condotta .

del Priore Ermanno, che non volendo privare la Chiesa
dell’ opera sua, con decisione del 4 decembre di quell’anno
trasferi Vescovo a Foligno il Vescovo di Pistoia, Bartolo-
meo Sinibaldi, e l Anastasi, che apparisce già consacrato,
nel giorno stesso mandò Vescovo a Pistoia (3). Ecco il di-
ploma pontificio : i

Venerabili fratri Ermanno episcopo Pistorien. Dum attente con-
siderationis indagine perscrutamur comoda plurima que vacantibus
ecclesiis de salubri proveniunt provisione pastorum, multa nimirum
reddimus attentione solliciti, ut circa provisionem huiusmodi facien-
dam solertius vigilantie nostre studium impendamus. Dudum siquidem
venerabile fratre nostro Bartholomino episcopo Fulginat. tunc electo
Pistoriens. de quo dudum fuerat Pistorien. ecclesie tune vacanti aposto-

lica auctoritate provisum per nos ad ecclesiam Fulginat. translato et.

per huiusmodi suam translationem prefata Pistorien. ecclesia solatio
destituta pastoris, Nos ad provisionem ipsius ne dispendiose vacationis
incommodis exposita remaneret propensius intendentes, post delibera-
tionem quam super hoc habuimus cum nostris fratribus diligentem,
consideratis demum virtutum donis, quibus personam tuam Dominus

(1) Cronaca di Foligno, Cod. ^, V, 6 ad ann. 1304. Cronache dei Vescovi di Fo-
ligno, Cod. A. III. 16.

(2) Cronaca, di Bonaventura di Benvenuto, Ad. an. 1305. Archivio storico per
le Marche e per V Umbria, II, 316. .

(3| EUBEL C., Hierarchia Catholica M. A4., Ediz. II, vol. I, Munster., 1118, p. 14.
BEANI, La Chiesa Pistoiese, Pistoia, 1912, p. 249.

ICI IUE
316 M. FALOCI PULIGNANI

illustravit, ad te tunc priorem diete eeclesie Fulginat., qui liceat fuis-
ses in episcopum Fulginat. electus electioni tamen huiusmodi de te
facte renuntiaras libere et expresse, convertimus oculos nostre mentis.
Ae horum consideratione de persona tua nobis et eisdem fratribus ob
tuorum exigentiam meritorum accepta predicte Pistorien. ecclesie de
fratrum consilio predietorum et apostolice plenitudine potestatis duxi-
mus providendum. Preficientes te illi in episcopum et pastorem, curam
et administrationem ipsius Pistorien. ecclesie tibi in spiritualibus et
temporalibus committendo tibique postmodum fecimus per venerabilem
fratrem nostrum L episcopum Albanen. munus consecrationis impendi.
In illo qui dat gratias et largitur premia confitentes quod eadem Pi-
Storien. ecelesia per tue providentie studium a noxiis preservabitur
et adversis et optate prosperitatis spiritualiter et temporaliter proficiet
incrementis. Quocirca fraternitate tue per apostolica scripta manda-
mus quatenus impositum a Domino tibi onus debita devotione sup-
portans curam et administrationem eiusdem Pistorien. eeclesie sic
diligenter geras et salubriter ac sollicite exquaris, qued eadem eccle-
sia gubernatori circumspecto ac fructuoso administratori gaudeat se
commissam. Et bene fame tue odor ex laudabilibus actibus tuis latius
diffundatur, ac preter benedictionis eterne premium benivolentie nostre
et prefate sedis gratiam exinde uberius merearis. Dat. Pictavis VIIII
kal. Ianuar. anno tertio » (1).

Questo é un documento che al priore Ermanno fa molto
onore, e rivela essere egli stato ecclesiastico distinto, pru-
dente, meritevole di reggere una diocesi importante come
quella di Pistoia.

Non dimenticó Ermanno in quella illustre città la sua
patria lontana, e se in Pistoia dal XIV secolo in poi si prestó
culto al nostro S. Feliciano, ciò deve attribuirsi alle premure
ed alla religiosità dell'Anastasi, che volle con quel culto man -
tenere verso di lui la venerazione avita (2).

Egli mori a Pisa il 15 agosto 1321.

(1) Arch. Vaticano, Regesti di Clemente V, anno III, vol. 55, ep. 67. A questa
lettera, altre ne seguono dirette dal Papa al Capitolo, al Clero ed al Popolo di Pistoia.
BEANI, Op. cit., p. 249.

(2) IL XVII centenario di S. Feliciano, Foligno, 1904, p. 123.
AU TR i PN TAI

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO
XX.

PAOLO TRINCI.
Dal 1307 al 1826.

SOMMARIO. — I. Età giovanile in cui fu eletto Priore. — II. Fine: del
Monastero di Landolina. — III. Morte del B. Pietro Crisci. —

IV. Giovanni XXII lo elegge Vescovo di Foligno.

Le date estreme 1307-1326 sono assegnate al priorato di
Paolo Trinci secondo il computo del Iacobilli, il quale si riporta
al Dorio, il quale alla sua volta si riporta all’ Ughelli, poichè
egli, che secondo il Dorio (che ne avrà certo avute le prove)
era « canonico della Basilica di S. Giovanni Profiamma, e poi

canonico e Priore della Cattedrale di Foligno, fu dal Clero eletto.
Vescovo di essa città, adi 12 Luglio 1326, e poi confirmato da

Papa Giovanni XXII adi 16 Agosto dell’ istess'anno ». -
Ma qui deve esser nata una grande confusione. Il Dorio
attinse a fonti genuine. Infatti il 10. Decembre 1319 Domz-

nus Paulus olim Nalli domini Trinciae diventò. Canonico di

S. Giovanni Profiamma, rinunziando al beneficio di S. Donato
di Testaccio che possedeva (1) e qui é confermata una
sua prima asserzione. E disse anche il vero affermando che
il 16 Agosto dell'anno 1326 Paolo Trinci fu fatto Vescovo
da Papa Giovanni XXII. Questo infatti ha ricavato l' Eubel
dall'Archivio Vaticano (2). Ma ivi pure si dice di lui, che era
solo « Canonicus Fulginei in minoribus constitutus », e vi si
dice pure che quando fu eletto, cioè il 22 e non il 12 luglio,

non aveva che ventisette anni di età: « 27 annum agens », Che:
quindi possa essere stato eletto Vescovo a 27 anni, data 'illu-

stre famiglia guelfa alla quale apparteneva, é fuor di dubbio.

(1) Arch. di Sassovivo, perg. 293, n. 29. în
(2) Hierarchia Catholica, M. ZE., Ediz. II, vol. I, p. 256...

ci Te

TEILEN Ert

ci SS eri
tn. m pain m y m nn me au n B B DN NEI

318 M. FALOCI PULIGNANI

Ma che possa essere stato eletto Priore nell'età di otto anni,
ciò è arduo assai. Che se a questo si aggiunga, come in ‘un
lungo priorato di venti anni, dal 1307 al 1326, il suo nome
come Priore non figuri mai, e come negli atti della sua
nomina egli figuri come Canonico e non come Priore, ve ne
é di troppo per dubitare dell'esattezza di questi dati. E poi
notevole che si conoscano quattro documenti, del. 1313, del
1314, del 1316, e del 1321, tutti relativi al canone annuo
che pagavano i Monaci di Landolina al Priore e al Capitolo
di Foligno, senza che in essi si nomini mai il Priore. È vero
che questi documenti si conoscono solo per il riassunto cbe
ne fece il Iacobilli (1); comunque, ancorché in essi il nome
del Priore vi fosse espresso, noi non possiamo conoscerlo.

II.

Qui poi è necessario dire un’ ultima parola sul mona-
stero di Landolina, la cui storia per circa un secolo e
mezzo fu unita a quella della nostra Cattedrale. Il Castello
di Landolina fu distrutto per le lotte intestine di quei luoghi
verso il 1312, e di quelle lotte e di quei danni senti tanto
nocumento il Monastero, che quei Monaci chiesero, e il 3 No-
vembre 1323 ottennerc con Breve di Giovanni XXII, di es-
sere uniti al Monastero di Sassovivo. Seguirono nuove rovine,
nuovi danni, e lo Iacobilli nel 1653 non vedeva piü del Ca-
stello e del Monastero che le vestigie appena (2). Che fine
fecero i diritti del Capitolo di Foligno? Lo ignoro, né, forse,

(1) Biblioteca del Seminario, Cod. B. VI, 8, p. 24-25.

(2) Cronaca di Sassovivo, pag. 243-250. LUGANO D. P., Le Chiese dipendenti dal-
l’Abbazia di Sassovivo presso Foligno, Roma, 1912, p. 12-13. FELIGIANGELI D., Di al-
cune Rocche nell'antico Stato di Camerino (Atti e Memorie della R. Deputazione di
Storia Patria per le Marche, Ancona, 1904, nuova serie, vol. I, p. 32, in nota). Ivi
dicesi che del Castello e del Monastero di Landolina « scorgesi oggi qualche avanzo,
« appena visibile sul fianco meridionale di C.1 Falcone, ultima propagine del Monte
« Pennino, verso Sud, ehe finisce sulla strada detta di Valle Vaccagna tra Colfiorito
« e Annifo ».
—M—

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 319

anche cercandolo, lo potremmo conoscere. L/ Archivio del
Capitolo non ne conserva traccia, ma solo nel 1831, allorché
nella Cattedrale eseguì la visita Pastorale il Vescovo Cadolini,
questi trovò che i Canonici usavano nelle Messe solenni il
Canone, la Bugia, e il Sacerdote Assistente, i quali sono pri-
vilegi dei Vescovi e dei Prelati: ed avendo chiesto ai Cano-
nici con quale facoltà si servivano di quei privilegi, senti ri-
spondersi da essi che quello era un privilegio che godevano
ab immemorabili, ma che, senza poterne presentare il titolo,
lo godevano, perché il Capitolo aveva esercitato nel Mona-
stero di S. Pietro da Landolina « una reale e positiva giuri-
sdizioné di Abbati, ‘accettando Monaci ed Oblati ecc. ecc. » (1).
Mons. Cadolini si acquietò alle ragioni accennate, e con atto
regolare 22 Novembre 1831 le ritenne valide, il che non im-
pedi che tre anni dopo i Canonici, per esser piü sicuri, chie-
dessero ed ottenessero dal Pontefice un regolare permesso
per usare quelle onorificenze, che furono concesse con breve
22 agosto 1834 (2). Sieché l'unico ricordo di Landolina noi non
potremmo trovarlo che in quelle odierne onorificenze pre-
latizie, riconosciute come lecite nel 1831, ottenute legalmente
nei 1834, e possedute fin dal XII secolo, cioé fin da quando
il Priore esercitava, a nome del Capitolo, autorità episcopale
in quella antica badia.

IH.

Tornando al nostro Paolo Trinci, sia o no.egli stato Priore
dal 1307 al 1326, fu in questo tempo che visse con grande
fama di santità il B. Pietro Crisci, nobile cittadino di Fo-
ligno, il quale abitò in un angusto cubicolo sotto il Campanile
del Duomo, ed ivi morì il 19 luglio 1323. Di lui scrissero il

(1) Archivio Capitolare. Ad unnum.
(2) Archivio Capitolare. Ad annum.

-
320 "M. FALOCI PLIGNANI

Bernabò (1) il Iacobilli (2) il Lucenti (3), Ll Abati - Oli-
vieri .(4); il Bragazzi (5), e la sua vita, scritta da un contem-
poraneo, parte pubblicarono i bollandisti (6), parte pubblicai io
stesso (1); ma la sua vita, per l’importanza che egli ebbe nei moti
religiosi della prima metà del XIV secolo, resta ancora a farsi.
La sua storia ha qualche cosa che ricorda il romano S. Ales-
sio, il francese S. Giuseppe Labre, sicchè non fu immune da .
accuse, che lo resero sospetto agli Inquisitori. Ma mori con
fama di Sànto, e la sua festa anniversaria richiamo tanta.
gente a venerarlo, e il patrio magistrato, e l' autorità ponti-
ficia, circondarono di tanti privilegi e richiami e indulgenze
quella ricorrenza, che ad essa fu unita una fiera la quale
dura tuttora (8). Il di lui corpo è chiuso in una bella cassa
dorata, e il 19 luglio di ogni anno si mostra al pubblico, e
il Clero ne fa un officio liturgico, che non ha però nulla di
speciale, come lo aveva in passato (9).

IV.

Diciamo. in ultimo che anche questo Paolo, special-
mente per la nobile famiglia alla quale appartenne, seb- .
bene fosse solamente Chierico, e sebbene non avesse che ‘27.
anni, fu eletto Vescovo della sua patria. È bene pubblicare

‘ (1) Vita del -B. Pietro Crisci, Foligno, 1626.

(2) -Vite dei SS. e BB. di Foligno, Foligno, 1628, p. 225-244. Compendio della vità
del B. Crisi da ‘Foligno, Foligno, 1628, in un foglio. Vite dei SS. e BB. dell’ Umbria,
Foligno 1656-71, 46-48.

(3) Fulgor Fulginei 4n splendoribus Sanctorum, Roma, 1703, p. 135 139.

(4) Memorie-della Chiesa di S. Maria di Monte Granaro presso Pesaro, Pe-
saro, 1777, pag. 8.e seg.

(5) Guida storica artistica della Chiesa Cattedrale di Foligno, Foligno, 1864,
pag. 50-52.

(6) Acta SS. Iulti, IV, 663-668..Cfr. la mia Miscellanea Francescana, VI, 187

(7) Analecta, Bollandiana, Bruxelles; 1889, tomo VIII, ed in estratto, pag. 28.

(8) Vedi FALOCI PULIGNANI M., B. Petri Crisci legenda, auctore F. Io. Gorini
integre edita, etc. Bruxelles, 1889, p. 8-11.

(9) In un inventario.dei libri liturgici della Cattedrale del 1342, é indicato un
Míssale coopertum corto albo In nomine Domini incipit ordo Missalis. In fine, offi-
cium beati Petri de Fulgineo. Archivio Capitolare, Libro della croce, fol. 394.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 321

qui l'atto pontificio. col quale, il. 16 agosto 1326, quella: ele-
zione. ebbe luogo:

Dilecto filio Paulo electo Fulginat..salutem. Pastoralis offieii no-
bis quamquam iusufficientibus: meritis superna dispositione commissi
cura sedula sollicitat mentem nostram, ut de statu prospero eeclesia-
rum omnium solicite cogitemus, sed de illis ecclesiis propensius cogi-
tare debemus, que propriis carere pastoribus et ecclesie Romane imme-
diate subesse noscuntur, ut illis per nostre providentie studium viri
perficiantur ydonei (s/c), qui sciant et possint eisdem ecclesiis: eorum
gubernationi commissis preesse salubriter et prodisse. Dudum siquidem
ex certis causis legitimis que ad id nostrum animum induerunt, pro-
visiones omnium ecclesiarum cathedralium in terris ad dictam- Roma-
nam ecclesiam spectantibus consistentium tune vacantium et vacatu-
rarum imposterum, quociens (sic) eas quomodocunque et ubicunque
vacare contingeret, dispositioni et ordinationi nostre ac sedis apostolice
usque ad nostrum et ipsius sedis beneplacitum duximus reservandas;
decernentes ex tunc irritum et inane si secus super hiis per quosqun-
que quavis auctoritate scienter vel ignoranter contingeret. attemptari.
Postmodum vero ecclesia Fulginat. eidem Romane ecclesie immediate
subiecta, que in terra ad dictam Romanam ecclesiam spectante consi-
stit, per. obitum bo. me. Bartholomei episcopi Fulginat., qui in parti-
bus illis diem clausit extremum pastoris solacio destituta. Nos cupien-
tes eidem ecclesie Fulginat. ne dispendia prolixe vacationis incurreret,
paterna solicitudine providere, cum nullus preter nos de ipsius eccle-
sie Fulginat. ordinatione se intromittere possit, reservatione et decreto
huiusmodi obsistentibus, post deliberationem quam de preficiendo regi-
mini dicte ecclesie personam utilem cum fratribus nostris habuimus di-

ligentem. Demum in te canonicum Fulginat. literarum scientia predi-

tum, morum honestate decorum et aliis multiplicibus virtutum donis,
prout ex testimonio fidedignorum accepimus insignitum, licet patiaris
in ordinibus et etate defectum, cum in minoribus tantum ordinibus et
in vicesimoseptimo etatis tue anno vel circa illum constitutus esse di-
caris, convertimus oculos nostre mentis, quibus omnibus debita medi-
tatione pensatis, de persona tua, defectu non obstante predicto, super
quo tecum auctoritate apostolica dispensamus, eidem Fulginat. ecclesie
eadem auctoritate de dictorum fratrum consilio providemus, teque illi
inf épiscopum preficimus et pastorem, curam et administrationem ipsius
tibi tam in spiritualibus quam in temporalibus plenarie committendo,
firma. concepta fiducia quod eadem ecclesia Fulginas sub tuo felici re-
gimine, dextera Domini tibi assistente propicia, salubriter et. prospere
dirigetur, et grata suscipiet in spiritualibus et temporalibus incrementa.
Quocirea diseretioni vestre.per apostolica seripta mandamus quatenus
impositum tibi onus a Domino suscipiens reverenter in ipsius Fulginat.

-
————— áo E

322 M. FALOCI PULIGNANI

eeclesie ampliandis honoribus et profectibus promovendis, sic te geras
sine intermissione solicitum, gregem dominicum in illa vigilantie tue
commissum doctrina verbi et operis informando, uexinde apud remo-
tos et proximos fama tua clareat per effectum, et in delectationem no-
bis veniat oportuno tempore graciose te prosequi, et tuis desideriis fa-
vorem benivolum impartiri. Dat. Avinione xvij kal. Septembris anno
decimo (1).

Non tutti i dubbi vengono sciolti da questo documento.
Il Iaeobilli scrive che Paolo Trinci fu Priore dal 1307 al 1326,
mentre qui il Papa Giovanni XXII lo chiama solo Canonico.
Ma d'altra parte é un fatto che durante questi quattro lu-
stri non si conosce il nome di nessun Priore.

XXI.

TEODUCCIO TRINCI.
Dal 1326 al 1834.

SOMMARIO. — I. Epoca in cui fu eletto. — II. La Compagnia della
Carità dei Preti. — III. Quali decime pagavano i Canonici.
E

— « Teoduccio Trinci fu del 1326 creato Priore della Catte-
drale di Foligno, e morì del 1342 ». Questo scrisse il Dorio (2),

‘e ne avrà avute le prove, ma il Iacobilli non accettò che

la prima data, limitandosi a dire che esso fu eletto Priore
nel 1326. Difatti, nel 1335 noi troveremo un altro Priore,
onde il governo di Teoduccio non dovette prolungarsi oltre
quest’ anno.

IE,

Fu eretta a suo tempo nella Chiesa Cattedrale la Com-
pagnia della Carità, detta dei Preti, nella Cappella del Beato
Pietro Crisci, e ne fu fondatore Corradino di Rinalduccio

(1) Arch. Vaticano, Registri Vaticani Giovanni XXII, an. X, tom. 81, epist. 2433.
Seguono altre lettere del Papa al Capitolo, al Clero, al Popolo di Foligno, ecc.
i (2) Storia della Famiglia Trinci, pag. 150.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 3298

2
Trinci, Canonico della Cattedrale, e Priore di S. Salvatore.
La fondazione della Cappella fu approvata da Paolo Trinci
Vescovo di Foligno (1), ma non esistono più né le tavole di
fondazione, né l'approvazione vescovile. Il pio istituto, con
oneri di carità e di religione, sali a tale .prestigio, che du-
rante il XIV, il XV e parte del XVI secolo, nella maggior
parte dei testamenti si faceva sempre un legato a questa
Società. Ad essa diede forma legale, come vedremo, il Ve-
scovo Bettini, nella seconda metà del XV secolo.

TE

»
Dall’ elenco delle decime raccolte a Foligno nel 1334 dal
Tesoriere pontificio Giovanni Rigaldi, possiamo ricostituire

dei Capitolari con la somma delle decime che pagavano:

Il Priore pagava 10 libre di denari cortonesi;

Matteo Offredutii da Trevi Arcidiacono, pagava 4 libre
e tre soldi;

Trincone Canonico, libre 10;

Pietro da Trevi Canonico, 4 libre;

Paolo Canonico, 4 libre;

Egidio dalla Croce Canonico, 6 libre;

Bartolo da Trevi Canonico, 5 libre;

Todino da Norcia Canonico, 4 libre;

Nicola Canonico, 9 libre;

Egidio di Giovanni Canonico, 5 libre e 13 soldi;

ser Roberto Canonico, 40 soldi;

Ruggero del Sig. Berardo Canonico;

Pro comunitate mense Maioris Ecclesie Fulg. si pagavano
22 libre (2).

(1) TacoBILLI, Annali di Foligno ad an. 1330. i

(2) Vedi il documento da me pubblicato col titolo Le Chiese di Foligno mel
XIV secolo nell'Archivio per la storia ecclesiastica dell'Umbria, Foligno 1913, vol. T,
p. 410 e seg.

-

come era costituito il Capitolo in quell’anno. Ecco i nomi.
M.

FALOCI PULIGNANI

Era quindi il numero dei Capitolari al completo, cioé
erano dodici, a norma delle costituzioni già note.

: XXII.
ACCURSIO.

Dal 13385 al 1337.

Il Iacobili scrive « Accursio Priore del 1335 ». Ed in
margine aggiunge : « Instrument. apud me 1335-1331 ». Ritengo
che tale notizia sia assolutamente certa. Sulla base di sicuri
documenti, il Iacobilli scrive che a suo tempo era Arcidia-

.€ono Angelino di Rolfo, e nel 1337 erano canonici M. Mat-
teo .., M. Angelo Priore di S. Salvatore, M. Trincia, M. Gia-
.como di Costanzo, M. Nicolo, M. Pietro, M. Egidio di Gia-
‘como, Teodino di Egidio di .., e Roberto. Queste particola-
rità non si congetturano, invece ci assicurano che egli lesse
à veramente documenti originali.

XXIII.

RUGGERO TRINCI.
Dal 1347 al 1358.

.SSOMMARIO: — I. Suoi uffici ecclesiastici. — II. Il Papa lo incarica a

' giudicare quei di Limigiano. — III. Induce gli spoletini a conciliarsi
tra loro.

Di RM Priore scrive il Dorio cosi: « Ruggiere primo-

genito del sopranominato Berardo 15 (Trinci) detto settimo, f"

del 1316 eletto Canonico della Collegiata Chiesa di S. Salvatore ;
del 1319 canonico della Collegiata Chiesa di S. Giovanni Pro-
fiamma, e del 1347 Priore della Cattedrale di Foligno; e morì

in tal dignità l'an. 1358 »(1). Egli adduce come testimonianza

- (1) Op. cit. pag. 149.

rr ———M HÀ ÀÀ— 0
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 325

| « Instrum. în Arch. Ab. S. | Saxivivi: », poscia « Ex lib.
Emphy. in Arch. Capi. Cath. Fulg. ». Esiste questo grosso
E. volume membranaceo, e comincia cosi: « In nomine Domini
Amen. Anno eiusdem a Nativitate millesimo CCCLII Indic-
tione VIIII, tempore domini Innocentii pape VI. Hec est copia |
i libri censualis Ecclesie Sancti Feliciani de Fulgineo factum et ond
; ordinatum tempore Ven. Viri Domini Rogerii domini Berardi
de T'rinciis de Fulgineo prioris dicte Ecclesie ... » (1).

-

Me p "

—— d€À—

II.

Come vedemmo di sopra, nel 1334 Dominus Rogerius domini
Berardi, era Canonico di S. Feliciano, e sotto l'anno 1356 esiste,
come vedremo, un documento nell' Archivio di Sassovivo, nel
quale il Priore Aogerius è chiamato Decretorum Doctor, ed ha la
carica di sub-conservator di quell'insigne monastero. Era sorta
una sommossa popolare degli abitanti di Limigiano contro
il Monastero di.S. Angelo eretto in quel Castello, ed appar-
tenente ai Monaci di Sassovivo. Quegli abitanti avevano in- AN
vaso armata mano il Monastero, avevano ucciso 1’ Abate |
Francesco ed alcuni Monaci, ed avevano messo tutto a sacco
e a fuoco. Fu incaricato dalla S. Sede a far processo a quei
facinorosi il Priore Ruggero, e poiché dagli atti risultarono
"a vere quelle ribalderie, egli li condannò, li scomunicò, e li i
i sottopose nella sua veste di delegato della S. Sede ad altre pen]
gravi pene. La sua sentenza ha la data 21 Febbraio 1356 (2),
ed esistono gli atti con i quali gli uomini di Limigiano ricor-
n sero contro questa sentenza, che ad essi parve ingiusta (3). E

LIE

Nell'anno 1355 questo Priore aveva ricevuto un altro incà- p.
rico politico-religioso di molto valore. Gli spoletini erano in di- E

1) Archivio Capitolare, Enfiteusi del XIV secolo.
) Arch. di Sassovivo, fasc. 4, num. 37.
) Ibidem, fasc. 46, num. 583.

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326 M. FALOCI PULIGNANI

scordia tra loro, e il Cardinale Egidio Albornoz non trovó altro
modo di conciliarli, che col chiamarli dinanzi a sè. Ne fece
Citare. oltre seicento, e la citazione ‘ordinò che fosse: affissa
alla Cattedrale di Foligno, dirigendola: « Venerabile et cir-
cumspecto viro domino Rogerio Domini Berardi de Trincis Decre-
torum: Doctori Priori Ecclesiae Fulginat ». Furono presenti al-

laffissione « Venerabilibus ac discretis viris. Domino Angelo

Holfi, Archidiacono dicte Ecclesie Fulginat, Thomae Berardelli,
Andreae. Francisci Can. dicle Ecclesie » (1). Il Priore Ruggero -
non dovè limitarsi all'affissione dell’ atto, ma. certamente di
persona, o con lettera, dovette indurre i cittadini di Spoleto
ad accettare l'invito, che di fatto fu accettato, poichè il 4

Febbraio di quell'anno 1355, il Cardinale Albornoz era in

Foligno, ed erano dinanzi a lui i rappresentanti di Spoleto,
i quali. aderirono alle idee pacificatrici dell'illustre porpo-
rato (2).

XXIV.

RINALDO TRINCI.
Dal 1358 al 1363.

SOMMARIO. — I. Epoca in cui visse. — II. I Canonici lo eleggono Ve-

scovo di Foligno.

I.

Rinaldo di Ugolino Trinci fu Figlio, Fratello, Nepote e.
Zio di ‘quattro Signori di Foligno. Il Dorio e il Iacobilli scri-
vono concordemente che fu Priore di S. Feliciano dal 1358
al 1363, e le loro affermazioni sono esatte. Nell Archivio
della Cattedrale, nel libro della enfiteusi sopra ricordato, leg-
gesi così: « In nomine Domini Amen. Anno Domini millesimo
CCCLVIII Indictione XI, tempore Domini Innocentii pape. VI,

(1) Archivio Capitolare. Ad anum.
(2) SANSI A., Storia:del Comune di Spoleto, dal. secolo: XII al XVII, parte I.
Foligno, 1879, p. 232.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 327

diebus et mensibus infrascriptis. Hec est copia libri censualis Ec-

- clesie Fulginaten. factum et ordinatum tempore Ven. viri do-
mini Raynaldi domini Ugolini de Trintiis de Fulgineo, Prioris.
| dicte Ecclesie Fulginaten ; ac etiam per capitulum supradicte Ec-
clesie, et scriptum. per me Dominicum quondam Thome notarium

et officialem, supradictorum. dominorum | Prioris et Gan, per.

ipsos ad dictum officium deputatum ».
II.

Allora i Trinci stavano nel maggior splendore della loro

potenza, e come nel campo civile godevano la supremazia

incontestata quali Vicarii della Chiesa 'Romana, cosi nel
campo ecclesiastico, erano in possesso dei primi posti. Erano
loro i migliori benefici, ed abbiamo veduto: succedersi tre
Priori nel Duomo, Paolo, Teoduccio e Ruggero. Essendo Priore

Rinaldo, era Vescovo Paolo Trinci, il quale mori nel 1363.

Non indugiarono i Canonici ad eleggere il successore, e il 20

‘marzo di quest'anno scelsero il nepote del Vescovo Paolo, il.
nostro Rinaldo, che tosto fu confermato il 25 marzo dal Papa

Urbano V (1). Era ancora Diacono, ma mori poco tempo
dopo, poiché il 25 Gennaio dell' anno seguente, lo stesso Papa
aveva confermato come suo successore il Vescovo Giovanni
Angeletti. Ecco la nomina pontificia:

Dilecto filio Raynaldo electo Fulginat. salutem ete. Inter solicitu-

' dines varias quibus assidue premimur, illa potissime pulsat et excitat

mentem nostram, ut status ecclesiarum omnium cure nostre divina pro-
videntia commissarum spiritualiter augeatur, quodque illis praesertim
que ad Romanam ecclesiam pertinent nullo medio, et que suis destitute

pastoribus vacationis incommoda deplorare noscuntur, tales ministros
preficere studeamus per quorum regimina ecclesie ipse utiliter et salu-

briter valeant gubernari. Nuper siquidem bone me. Paulo episcopo Ful-

ginat. regimini ecclesie Fulginat. ad dictam Romanam ecclesiam nullo

medio pertinentis presidentes nos cupientes eidem ecclesie cum illam

(1) EUBEL, 1, 256.

2532094
398 M. FALOCI PULIGNANI

vacare contingeret utilem et ydoneam per apostolice sedis providentiam
preesse personam, provisionem ipsius ecclesie ordinationi et dispositioni
nostre duximus ea vice specialiter reservandam, decernendo ex tune ir-
ritum et inane si secus super hiis per quoscunque quavis auctoritate
scienter vel ignoranter contingeret attemptari. Postmodum vero dicta

eeclesia per obitum dicti Pauli episcopi qui extra Romanam curiam

diem elausit extremum, pastoris solatio destituta, nos vacatione huiu-
smodi fidedignis relatibus intellecta, ad ipsius ecclesie provisionem ce-
lerem et felicem, de qua nullus preter nos hac vice se intromittere po-
tuit neque potest, reservatione et decreto obsistentibus supradictis; ne
ipsa ecclesia longe vacationis exponeretur incommodis, paternis et so-
licitis studiis intendentes, post deliberationem quam de preficiendo ei-
dem eeclesie personam utilem et etiam fructuosam cum nostris fratri-
bus habuimus diligentem. Demum ad te priorem eiusdem ecclesie, in
diaconatus ordine constitutum, cui de literarum scientia vite ac morum
honestate et aliis multiplicum virtutum meritis apud nos fidedigna te-
stimonia perhibentur, pro quo etiam dilecti filii Capitulum ipsius eccle-
Sie per eorum patentes literas nobis super hoc humiliter supplicarunt,
direximus oculos nostre mentis. Quibus omnibus debita meditatione
pensatis, de persona tua prefate ecclesie de predictorum fratrum consi-
lio auctoritate apostolica providemus, teque illi preficimus in episcopum

‘et pastorem curam et administrationem ipsius tibi in spiritualibus et

temporalibus plenarie committendo, firma spe fiducia que conceptis
quod prefata ecclesia, gratia tibi assistente divina per tue circumspec-
tionis industriam et providentiam circumspectam salubria suscipiet in-
crementa. Quocirca discretioni tue per apostolica scripta mandamus
quatenus impositum tibi onus a Domino devote suscipiens, curam et
administrationem predietas sic exercere studeas solicite fideliter et pru-
denter quod ipsa ecclesia gubernatori provido et fructuoso administra-
tori gaudeat se commissam, tuque preter eterne retributionis premium
nostram et dicte sedis benedictionem et gratiam exinde uberius conse-
qui merearis. Datum Avinione vuj kal. Aprilis anno primo (1).

Queste nomine non possono non far impressione. Rinaldo
Trinci, lo ripetiamo, figlio, fratello, nepote, zio di quattro
Trinci, che dominarono successivamente la città, benché solo
Diacono, i Canonici lo presentano al Pontefice, perché lo fac-
cia loro Vescovo! Il suo antecessore Paolo Trinci fu fatto
Vescovo, avendo soli 27 anni, e non era che Chierico!

(1) Archivio Vaticano, Regest. Aven. Urbani V, tom. VI, fol. 45. Seguono, se-
condo il solito, altre lettere al Capitolo, al Clero, al Popolo di Foligno.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO
è
XXV.

FRANCESCO TRINCI.
1363.

SOMMARIO. — I. Incertezza delle sue notizie. — II. È fatto Vescovo.

IL

Questo Priore viveva nel 1363, e quando il Iacobilli ne
registró il ricordo, non ne conosceva il nome. Scrisse solo
« .. Priore del 1363 ». Poscia aggiunse: « Si crede del 1363
ne fosse Priore. Francesco di Rodolfo Trinci; sino al 1399 che
Mori ». Ma sotto questa parola, sembra che prima avesse
scritto « ne fu Vescovo ». Poscia si corresse, ed aggiunse:
« fu Vicario, essendone Arcidiacono Andrea di Lippo da S. Se-
verino ». Si vede che il Iacobilli non ebbe elementi bastanti
per dare una notizia precisa su questo Priore. Vediamo di
appurare le cose.

II.

Riferisce 1' Eubel che il P. Gregorio XI, il 21 Nov. 1373
fece Vescovo di Amelia Franciscus Prior Eccl. Fulginat (1),
il quale il 4 Febbraio 1389 fu trasferito alla Diocesi di Terni,
e mori nel 1406. Ma il singolare è questo, che lo stesso
Pontefice, il 21 Febbraio del medesimo anno 1373, aveva fatto
Vescovo di Aqui in Piemonte un altro Franciscus Prior Eccl.
Fulginat, il quale nell’anno 1386 era morto certamente (2).
Abbiamo quindi il Iacobilli, il quale asserisce (sebbene non
esplicitamente) che nel 1363 era Priore della Cattedrale di
Foligno, Francesco Trinci, ed abbiamo ad un altro lato i do-
cumenti Vaticani che ci parlano di due Franceschi, ambedue.

(1) EUBEL, loc. cit.
(2) EUBEL, loc. cit.
330 r ^. .M. FALOCI PULIGNANI

Amelia, uno di Aequi, morti peró in epoche diverse.

Il dubbio forse viene risoluto esaminando le diverse for-

mole con le quali il Papa promosse questi.due Priori alla ca-
rica Vescovile. Il Francesco fatto Vescovo di Acqui è chiamato
« priorem ecclesie Fulginaten. in presbiteratus ordine constitutum »,
ecc. Il Francesco Vescovo di Acqui è chiamato « priorem ec-
clesie FPulginaten, in presbiteratus ordine constitutum, Decretorum
doctorem ». Ecco già una differenza. Ma vi ha di più. Per que-
sto secondo Priore, si legge « pro quo etiam dilecti filàà Capi-
tulum. eiusdem. ecclesie super hoc per sua literas humiliter. sup-
plicarunt », cosa questa che per l'altro Priore non si legge.
Il dubbio peró non é rimosso, perché i due diplomi. papali

chiamano ambedue i Vescovi priorem ecclesiae Fulginaten, senza |

indicare quale. A tempo di Gregorio XI avevano il Priore le
Chiese di S. Feliciano, di S. M. Infraportas, di S. Salvatore,
di S. Giovanni dell’ Acqua, di S. Giovanni Profiamma, di

5. Martino di Morro, di S. Lucia di Pale ecc. (nsciando
stare i Priorati dei Monaci) onde fra questi dovrebbero tro-

varsi i due Priori Franceschi. Comunque, poiché il Iacobilli
trovò che un Francesco Trinci Priore fu fatto Vescovo, noi,
senza poter conoscere se fu fatto Vescovo di Acqui, o di
Amelia, preferiamo lasciare insoluta la questione, bastandoci
di aver accertato i di lui meriti, coll'esser promosso alle in-
fule episcopali fuori della sua patria.

XXVI.
FELICE DA NAPOLI.
Dal 1389 al 1400.
2 SOMMARIO. — I. Scarsità delle sue notizie. — II. Sue onorificenze.
È I.

Per la promozione al Vescovato del Priore Francesco,
sembra che il Priorato vacasse parecchio tempo, poichè nel
1873 il Priore non figura fra i Capitolari che. concessero

Priori di Foligno, ambedue eletti nel 1313 Vescovi, uno di
40080

| : PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO

a Chiesa, di S. Maia in Cain ai Monaci del Corpo di 2 se i: i:
| Cristo di Gualdo Tadino. Agli atti che riguardano tale con: |
cessione, intervengono « Venerabiles Viri Domini Conradinus

?aynaldutii,: Thomas Berardilli, Bartolomeus Ciccari, Angelus |
Magistri Ioannis et Salvutius Sancti de Fulgineo Canonici dictae.
Ecclesiae S. Feliciani ... cum plures Canonici residentes in dicta
Ecclesia. non sint ad praesens, sed potius alii sint absentes a
.dicta: Ci vitate et Diocesi Fulginat, et Ecclesia supradicta .. 2X: (1).

Può essere che nel 1373 il Priore fosse assente dalla Dio-
cesi: comunque, dal 1373 al 1389 non abbiamo nessun cenno
di chi era investito di questo beneficio. In quanto al Priore
; ii Tem Felice da Be polt ecco cosa sappiamo.

‘Scrive il Iacobilli « Felice da Napoli, Cameriere di Papa. DIS I
Bonifacio IX, fu del 1389 da Sua Santità (?) er eato Priore di EL lr

questa Catedrale ». E a sua giustificazione scrive in margine

« Instr umenta in Archiv. Fulg. > . Troppo poco per conoscere je E
‘chi era questo Priore, ma sufficiente per sapere donde at: i SE 3 È
-tinse le sue notizie il nostro storico. E in parte noi abbiamo ^ ^ . | ||
potuto conoscere le sue fonti. Vedremo che nell anno 1400 ;
a ‘questo Felice fu eletto il successore, e questo successore . dde n
ver ‘ fu'eletto perché era morto D. Felice da Napoli Priore e. Ca- ics d d
| e . -meriere Segreto del Papa (2). Se è vera, come: riteniamo, la 2 is 1
(m ‘ data del 1389 in cui, secondo il nostro storico, fu egli eletto |
: ‘ Priore, «la sua reggenza dovè cominciare quell’anno, e ter-
|. minare nell'anno 1400.

.. Chi era egli? qu

j f documento 29 Settembre 1400, col quale . gli viene
‘eletto il'suecessore, lo chiama « cubicularius sanctissimi nostri.

Bonifacii papae. noni ». Basti il ricordo di questa onorificenza,

(1) Biblioteca del Seminario, Cod. C. V, 18, fol. 126 e seg. :
‘(2) Archivio notarile, Rogiti di Francesco d^Antonio, Ad. an. fol. 196... -
332 M. FALOCI PULIGNANI x

vp. saevae:

allora molto più importante che oggi non sia, per giudicare
il merito di lui. Ma non possiamo dir altro di lui, né, du-
: rante il suo priorato, troviamo nulla di interessante per la
Hi. storia della Chiesa o del Capitolo.

XXVII. *

RINALDO TRINCI. A :
Dal 1400 al 1401.

SOMMARIO. — I. Come fu eletto. — II. La campana grande del Duomo
da lui fatta fare. — III. Possesso del Vescovo Frezzi. — IV. Fine
sventurata di Rinaldo.

E

La morte di Felice da Napoli Priore ci fa conoscere
una cosa che interessa la natura di questo Beneficio. La no-
mina del successore di lui ci rivela che il Priore era eletto
dai Canonici, essendo riservata l'investitura (e questo si in-
tende bene) all’ autorità ecclesiastica. Difatti, morto egli, i
Canonici si radunarono in Capitolo, e non essendosi proba-
bilmente trovati d'accordo nella scelta, delegarono la scelta
al Vicario del Vescovo D. Paolo Colutii, il quale scelse [
« D. Raynaldum Corradi de Trinciis ». L'atto legale del- /
l'anno 1400, secondo il Iacobilli, fu rogato il 1? Ottobre di |
quell'anno, ed in esso si legge che questa nomina ebbe
luogo nel Coro della Cattedrale, alla presenza del Vescovo
Onofrio Trinci, il quale sedeva nella sua Cattedra Episco-
pale. I Trinci erano allora nell’ apice della loro potenza, ed
erano segni visibili di questa potenza che il Vescovado, e
il Priorato del Duomo, come abbiamo gia osservato, quasi
sempre venissero affidati alla loro famiglia. I suoi elettori fu-
rono i Canonici Luca Matheoli, Giacomo Berti, Angelo Massi,
Francesco Iacobi, Matteo Crisciazi, e Costanzo Massi.

Ecco testualmente riprodotto il verbale di questa no-
mina, che ebbe luogo il 29 Settembre del 1400.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 333

In nomine domini amen. Noverint universi quod vacante prioratu
maioris ecclesie fulgin. per obitum bone memorie domini Felicis de
Neapoli olim prioris dictae maioris ecclesiae, ac etiam cubicularii sanc-
tissimi domini nostri Bonifacii divina providentia papae noni, lapsoque
a die mortis eius tempore ad providendum de dignitatibus personatibus
et aliis beneficiis ecclesiasticis in curia romana vacantibus, iuxta ge-
neralis statuta concilii interdicto locorum Ordinariis et hiis ad quos
electio seu quavis alia dispositio dignitatum, personatum et aliorum
beneficiorum eeclesiasticorum pertinet de consuetudine vel de iure, ca-
nonici dietae maioris Ecclesiae Fulgin, videlicet venerabiles viri d. Lucas
Matheoli, d. Iacobus Berti, d. Angelus Massi, d. Franciscus Iacobi,
d. Matheus Crisciutii, et d. Constantius Massi, qui faciunt totum Ca-
pitulum dietae maioris Ecclesiae, cum plures nec sint in dieta ecclesia
canonici residentes qui possint et debeant ad Capitulum dictae maioris
Ecclesiae convenire, et ad quos de iure et antiqua consuetudine per-

tinet electio prioris in dicta maiori ecclesia, convenerunt ad dictam ec-

clesiam, et ibidem ad sonum campanellae in choro ipsius ecclesiae
more solito capitulariter congregati, ne propter diuturnam vacationem
ecclesia antedicta in spiritualibus et temporalibus patiatur aliquod de-
trimentum, ceperunt tractare de futura electione prioris, et personalem
et legitimum tractatum omnes dicti Canonici in praesentia. mei notarii,
testium infraseriptorum in plena concordia existentes, eorum nemine
discordante futuri electionem prioris commiserunt venerabili et iuris
perito viro domino Paulo Colutii de Fulgineo domini episcopi fulgi-
naten. vieario generali, ibidem praesente et acceptante, singuli ipsorum
canonicorum universaliter et universi singulariter statuentes ut his
quam dietus dominus Paulus vice et nomine ipsorum, jet dicti Capituli
eligeret ab eis si persona esset ydonea pro Priore sine condictione qua-
libet haberetur. Qui dominus Paulus super negotio electionis praefatae
aliquandiu meditans in concorde (sic) suo antequam de dicto choro
recederet aut deveniret ad alium actum, coram reuerendo in Christo
patre et Domino domino Honofrio Dei et apostolicae sedis gratia epi-
scopo fulg. in suo captedrali sede in dicto choro existenti, e£ coram
canonicis supradictis Spiritus Saneti gratia invocata, nobilem et egre-
gium virum dominum Raynaldum Conradi de Trinciis de Fulgineo in
priorem elegit eeclesiae prelibatae, per verbum eligo, iuxta canonicas
sanctiones, omni modo, via, iure, forma et causa quibus melius po-
tuit (1).

E superfluo riprodurre la seconda parte del verbale.
Fatta la scelta, i Canonici costituirono loro procuratore il

(1) Archivio Notarile, Rogiti dî Francesco d’ Antonio, 1398-1401, fol. 156.

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god x M. ;FALOCI PULIGNANI

Palmarone.: suddetto, perché partecipasse tale nomina ‘al

nuovo eletto, e ne ottenesse l'accettazione.
SEE

Rinaldo Trinci è una figura notevole di quei tempi, per

la parte presa nelle vicende politiche di quella famiglia, -

con là quale divise la. gloria e la catastrofe. Nel 1398. fu

creato Canonico e Priore della Chiesa Collegiata di S. Ma-

gno (1) e nel 1400 fu fatto Priore del Duomo. Egli uni il suo

nome alla campana maggiore del Duomo, la quale. ebbe una .
storia singolare. Non trovo di lui altre cose notevoli, e debbo .
limitarmi a ‘questo fatto secondario. Il-7 Marzo 1402, d'ac-

cordo.con i suoi Canonici, deliberó di stornare un fondo
della Chiesa per provvederla di questa Campana maggiore (2),
ma il lavoro non si compi-che nel 1438, quando egli non era
più Priore, ma quando i Canonici, alla vigilia della rovina
della famiglia, lo avevano eletto Vescovo di Foligno. La Cam-
pana dovea essere un monumento religioso, patriottico, arti-

‘stico. Vi erano le immagini della Madonna, di S. Feliciano.
o 2 »]

di S. Michele, di S. Pietro Crisci, vi era il blasone dei Trinci,
e vi si leggeva questa iscrizione: « Christus vincit, Christus ve-

| gnat, Christus imperat. Hoc opus factum fuit tempore Dni Raynaldi
| de Trincis Electi Fulgin. MCCCCXXXVILI, Mentem sanctam Spon-

taneam'. Honorem . Deo et Patriae Liberatione. Christus Fa.
loanes (?) Simonis .... » (3). La Campana pesava 8,500 libbre,
e siccome in quell’anno 1438 erano in guerra Spoletini è
Folignati, questi, che ebbero il sopravvento, fra i trofei che
portarono in Foligno dall’ espugnata città, portarono anche

il marfello della campana maggiore del Comune di Spoleto,

(1) IACOBILLI, Vite dei Vescovi di Foligno. Cod. .A. III, 16:della Biblioteca. del
Seminario. i i

(2) Arch. Notarile, Rogiti di Francesco d'Antonio, ad an. fol..92.

(8) FALOCI PULIGNANI, Le iscrizioni medioevali di Foligno n»ll' Archivio Storico
per le Marche e per l'Umbria, Foligno, 1884, vol. I, p. 43.
x

I PRIORI DELLA ‘CATTEDRALE DI FOLIGNO - 335

martello, che, come scrisse il cronista Pietruccio degli Unti

« fu ‘posto nella campana maggiore di S. Feliciano nostro » (D. -
Fatta la.pace nel 1444, gli Spoletini riebbero in quell' anno

il loro batocco.
III.

Tornando al Priore Rinaldo, voglio ricordare in ‘quale
modo, in quei tempi, i Vescovi di Foligno entravano nel
possesso della loro Cattedrale, e in quale modo il Priore e
i Canonici prendevano parte a quel rito. Si sa che fino al

sec. XIV il Priore e il Capitolo sceglievano il soggetto, e lo.
presentavano al Papa, il quale lo. eleggeva, e lo investiva.
del Beneficio Episcopale. Era stato eletto Vescovo Federico

Frezzi di Foligno, Domenicano, il 16 Febbraio del 1404. Uno

dei famigli di Ugolino Trinci, Signore di Folieno. dinanzi.
o c H o o ? ?

all'altar maggiore della Chiesa di S. Domenico, presentó. la

. Bolla pontificia di nomina al neo-eletto, « quas bullas praefatus

dominus Fredericus debita reverentia et devotione recepit, ipsasque
acceptavit, omni modo, via, iwrta. formam et causam, quibus
melius et validius potuit ». Il giorno 13 prese possesso, e il giorno
17 fu consacrato nella Cattedrale, nella quale « praefatus do-

minus episcopus, im sua consecratione iuravit per animam suam,
ponendo manum suam supra pectus suum, iuxta formam. iura-

menti literarum | apostolicarum | praesentibus domino. Venerabili
viro Domino Raynaldo Corradi priore maioris Ecclesiae Fulgin.
D. Luca Matheoli, D. lacobo Berti, Canonicis etc. » (9).

(1) TARTINI, Rerum italicarum Scriptores, Firenze, 1748, tomo I, pag. 866.
SANSI, Documenti storici inediti, Foligno, 1879} pag..178.. Idem; Storia del Comune di

Spoleto, parte II, Foligno, 1884, pag. 22. FALOCI BULIGNANE M., Storia di in batocco

(Il Topino, Foligno, 1885, an. 11,n;22):

(2) Archivio Notarile, Rogiti di Francesco d’Antonio; 1398-1401, fol. 156. Il giorno -

stesso si parla del possesso di un nuovo canonico, il quale promise solvere pro
palio dicte ecclesie ad quem tenetur... duodecim florenos cum dimidio. Ibi em fol. 156.

Questa offerta, quasi identica nella somma, si paga anche oggi dai novelli canonici, .

e deriva, come si é detto, dalle deliberazioni precedenti.
336 M. FALOCI PULIGNANI

IV.

Il Iacobilli dice che Rinaldo rinunziò 1’ 8 Settembre 1409,
e che erano allora canonici Angelo di Mascio, Astorre di
Onofrio Trinci, Luca di Pietruccio, Caterino di Palmetto,
Giacomo di Lorenzo Tili, e Marinangelo di Pietro Cirocchi:
ma egli incorse in errore, poichè 1’ 8 Settembre 1409, come
vedremo, non è la data della rinunzia del Priore Rinaldo,
ma segna la data di un atto compiuto dal suo successore.
Anzi Rinaldo dovè rinunziare prima del 15 Marzo 1407, per-
ché allora non era più Priore. Perché poi nel 1430 fu eletto
Priore di S. Salvatore, e perchè i Canonici nel 1438 lo eles-
sero Vescovo non è cosa che ci riguarda. Vedesi il suo ri-
tratto nella tavola dipinta nel 1430 da Bartolomeo di Tom-
maso nella Chiesa di S. Salvatore (1), e si ignora di lui, nella
generale catastrofe della sua famiglia, quale fine abbia fatto.

XXVIII.

"PAOLO PALMARONI.
Dal 1407 al 1415.

SOMMARIO. — I. Sua nomina e suoi doni alla Chiesa. — II. Autonomia
accordata a S. Maria in Campis.

In

Paolo di Coluzio Palmarone era Vicario del Vescovo, e
nel 1400 per delegazione avuta dal Capitolo, aveva scelto per
Priore, come si é veduto, Rinaldo Trinci. Questi poi avendo
rinunciato, la nomina cadde sul medesimo Palmarone che fu
Priore secondo il Iacobilli dal 18 Settembre 1409, sino al
1415, in cui rinunziò al seguente, colla riserva del subin-
gresso in caso di vacanza. Ecco le parole del Iacobilli:

(1) Rossi, I pittori di Foligno, Perugia, 1872, p. Il.
-
——————MáÜ ERE "er

gene pp spe E A

*

Sat cel C deir RR

civ. wis ARIAS serate »
SI *

RINALDO TRINCI Priore di S. Feliciano
Dal 1400 al 1409
(Da una tavola dipinta per la Chiesa di S. Salvatore da M. Bartolomeo nel 1430).

V eae SL
: nt xa

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 931

« Paolo di Coluzio Palmarone da Foligno fu per la rinunzia
del detto (Rinaldo) creato Priore a 18 Settembre 1409. Rinunziò
al seguente del 1415, et egli morì di Marzo 1433, riserbandosi
il regresso în caso di vacanza ».

Egli però ‘era Priore anche prima, e la data che ci in-

dicò il Iacobilli, è, come accennammo, frutto di un equivoco.

Difatti Paolo Priore il 15 Marzo 1407 promise al Capitolo
di fare a sue spese un organo nuovo, e di provvedere ai
Canonici un nuovo antifonario (1), e il 30 di quel mese,
d’ accordo con il suo Capitolo, stabili di alienare tanti sta-
bili della Chiesa fino alla concorrenza di ottanta fiorini, per
restaurare le canoniche che minacciavano rovina (2).

II.

La data 18 Settembre 1409, che il Iacobilli indica come
quella del suo possesso, si riferisce invece ad un'altra cosa.
Essa ricorda un atto di liberalità del Priore e dei Canonici,
i quali in quel giorno accordarono autonomia completa alla
Chiesa di S. Maria in Campis. Era questa, secondo i più an-
tichi ricordi, la primitiva Cattedrale della Città, e quando
i diritti della chiesa matrice della Diocesi, ed il Clero ad
essa unito, si trasferirono nella Chiesa di S. Feliciano, il
Clero che vi si era trasferito non perdette la proprietà di
quella Chiesa. Sono fatti che si maturarono nel buio del
medio evo, e si intuiscono più che non si dimostrino, ma che
bisogna ammettere come necessari, onde spiegare una quan-
tità di altri fatti, altrimenti non spiegabili. Lentamente, tran-

quillamente, quella Chiesa, che si chiamava allora /a Madonna .

magghiore (maggiore) andava decadendo. Nondimeno, abban-
donata la vecchia Foligno, e tutta la vita cittadina traspor-
tata nella nuova città, gli usi antichi, cosi difficili ad obliarsi,
durarono lungamente. E sappiamo che il Podestà, appena

(1) Rogiti. Francesco d’Antonio, ad. an. fol. 31.
(2) Ibidem, fol. 33. I1 3 luglio di quell'anno si stabili di fare anche altre alie-
nazioni, per lo stesso scopo. Cfr. p. 49.
338 rs M. FALOCI PULIGNANI

eletto, dovea recarsi a visitar quella: Chiesa, e a fare ad essa
un' offerta, e con lui visi recava la Magistratura cittadina (1),
né quegli poteva esercitar l'ufficio se prima non aveva adem-
piuto a quel rito, residuo certo di remotissimi usi. Onde, per

la ragione stessa, il Vescovo, il Priore, i Canonici, esercita-
vano dei diritti su quella Chiesa, che una volta fu residenza.

dei predecessori loro. Abitavano allora a 5. Maria in Campis
i Monaci Cistercensi, ma la Chiesa dipendeva direttamente
dal. Vescovo. Onde, questi, il Priore Paolo Coluzi, e i'Cano-
nici D. Luca Mattioli, D. Giacomo Berti, D. Angelo Masci,
D. Antonio Pepi, e D. Antonio Cristianuzi, imitando |’ e-
sempio del Vescovo Paolo, che avea data completa autonomia
ai Monaci Olivetani di S. Nicolò di Foligno, accordarono ad
essa autonomia completa, riservandosi solo un tenue canone
per la festa di S. Feliciano in ogni anno. E questo uno dei
moltissimi atti con i quali i Priori e i Canonici di Foligno,
più che guardare al proprio interesse, hanno guardato al
‘bene spirituale ed alla libertà altrui, essendo lieti di osser-
vare « quam sit laudabile. religionem plantare, et. plantatam
modis omnibus confovere » (9).

XXIX.
GIACOMO ELMI.

Dal 1415 al 1499.

SOMMARIO. — I. Sua elezione. — II. Concordato col Vescovo sopra le
elezioni dei Canonici e le spese nella Cattedrale. — III. Martino V
lo nomina Vescovo di Foligno.

I

« Berto figlio del D. Francesco di M. Ferrata Elmi Nobile
« Folignato, e Contessa figlia di Trincia Trinci Signore di Fo-

(1) Vedi BARTOLONI Bocci B., Frammenti di cronaca Religiosa, Foligno, 1808.
Per la storia ecclesiastica di Foligno, è questo un prezioso opuscolo.
(2) Cod. B. VI, 8, fol. 459-460.
« ligno furono è Genitori di questo Giacomo; il. quale del 1412 ,

« fu creato Priore della Chiesa. Collegiata di S. Maria Infra-
« portas, e del 1415 Priore. della Cattedrale della sua Patria.
« Et a dì 7 di Marzo 1423 eletto dal Clero Vescovo di Foli-
« gno, e confermato da Papa Martino V alli: 11 di detto Mese
« di Marzo ». Così scrive il Iacobili, e noi aggiungiamo
che Giacomo, . quando fu eletto Priore, era già. Canonico in
S. Feliciano ove. lo troviamo il 1° Ottobre 1400 fra. gli elet-
tori. di Rinaldo Trinci suo antecessore, e lo trovammo pure
presente il 18 Settembre 1409, quando il Vescovo e il Priore
e i Canonici resero autonoma la Chiesa di S. Maria in Campis.

Di lui e dei successori poco si conosce, nè certo dovè
essere la prima parte del XV secolo molto propizia per la
vita regolare del Clero della Cattedrale, visto che era quello
il periodo più agitato dei Trinci, la cui fortuna assorbiva
tutta l’attività del paese. Onde poco o punto si fece nel
Duomo, e solo può dirsi, che, nella parte materiale di esso,
fu trasformata la parte superiore della facciata laterale nella
quale furono aperte tre bifore, che a tempo nostro, nel 1904,
furono riaperte e rinnovate (1). Nella quale facciata fu dovuto

praticare un ballatoio unito al limitrofo palazzo Trinci, dove

i Trinci, e sopratutto le gentildonne di quella famiglia, po-
teano comodamente assistere agli uffici divini.

Il.

Durante. il priorato di Giacomo Elmi furono risolute al-
cune controversie di natura economica specialmente, che

esistevano fra il Capitolo e la Mensa Vescovile. Si trattava:

di questo: Il Priore e il Capitolo sostenevano che le nomine
del Priorato, dei Canonicati e delle Cappellanie della Chiesa
spettavano di pieno ‘dritto ad essi: il Vescovo sosteneva tutto
il ‘contrario. Il Capitolo sosteneva. che il Vescovo, avendo

(1) Vedi IZ XVII Centenar'o di S. Feliciano, pag. 24 ecc. ecc.

NL

I PRIORI DELLA CATTEDRALE, DI FOLIGNO 339
340 M. FALOCI PULIGNANI

diritto alla metà degli introiti della Chiesa, dovea sostenere
la metà delle spese occorrenti per la Chiesa stessa: il Ve-
scovo sosteneva che non avea nessun obbligo di provvedere
a quelle spese. Si venne ad una transazione, e per amore di
pace e di concordia, pel bene della Chiesa, per aumento del
culto divino, considerando che se il Vescovo è lo sposo e
il capo della Chiesa, il Priore e i Canonici sono le membra
del medesimo corpo, rimisero la questione all'arbitrato di
un tale Arcangelo Massi, il quale deliberò così:

1. — Gli introiti della Chiesa e le offerte dei devoti,
fatta eccezione di alcuni redditi fissi, di beni immobili, ecc.
dovranno tutti erogarsi. per le spese necessarie della Chiesa.

2.,— Ove gli introiti accennati non dovessero bastare,
avrebbe dovuto provvedere: per metà il Vescovo, per metà
il Priore, i Canonici e il Capitolo.

5. — Le nomine dei benefici ‘anzidetti si dovessero
fare collettivamente dal Vescovo e dal Capitolo, e dovessero
avere i sigilli di ambedue, e le tasse da pagare dagli inve-
stiti dovessero andare a beneficio della Chiesa.

4. — Vescovo e Capitolo dovessero visitare la Chiesa
una volta l’anno, e le spese per le procurazioni da pagarsi
dai Cappellani, dovessero andare a beneficio della Chiesa.

5. — Il reddito delle puntature che doveano pagare
i Canonici assenti, dovessero andare a beneficio della Chiesa,
e per celebrare alcune Messe nell'Altar maggiore nelle so-
lennità.

6 e 7. — Il reddito di un terreno lasciato alla Chiesa
da Gabriele di Mascio di Bartolo, e quello di un altro ter-
reno lasciato all'altar maggiore di essa da Angelina di Lole,
Si dovesse devolvere secondo le intenzioni dei donatori, vie-
tandosi assolutamente l' alienazione del capitale.

Si comminó la pena di cento fiorini a quella parte che
non avesse accettato il lodo, e di tutto si scrisse un rogito
il 2 Marzo 1421, del qual rogito ecco il testo :
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 341

In nomine domini, amen. Anno Domini a nativitate eiusdem mil- '

lesimo quatringentesimo vigesimo primo. Indictione XIIII. Tempore
domini Martini pape quinti, die tertia mensis februarii. Actum Fulginei
in sala generalis audientie episcopatus Fulginei positi in civitate Ful-
ginei iuxta maiorem Ecclesiam Fulginat., cappellam sancti Angeli et
res dieti episcopatus ab aliis lateribus: presentibus Petro Aldrovannini,
dopno Laurentio Tilli, et dopno Nicholao Saluorilli de Civitate Fulginei,
et patre Philippo Bazutii de Asisio Ordinis sancti Francisci testibus ad
hec vocatis habitis et rogatis.

Cum verteretur lix et questio, et discordia fuerit inter Reverendum
in Christo patrem et dominum dominum Nicholaum Dei et apostolice
sedis gratia Episcopum Fulginatensem ex una parte, et dominos Prio-
rem, canonicos et capitulum captedralis ecclesie sancti Feliciani de
Fulgineo ex parte altera de et super introytibus et chotidianis obven-
tionibus et exitibus ac expensis in dicta ecclesia oecurrentibus, et col-
lationibus cappellarum sytarum in corpore et cimitero .... dicte eeclesie,
nec non et canonicatuum dicte ecclesie capthredalis, dicens dictus do-
minus Episcopus ad se pertinere et spectare collationem prioratus, ca-
novicatum et cappellanorum dicte ecclesie pleno iure, et medietatem
introytus prelibate eeclesie, et non debere teneri ad solvendum aliquid
pro expensis occurrentibus in dicta ecclesia, et nec aliquid excomputari
ipsum dominum episcopum tangentem de medietate introytuum antefate
ecclesie. Et ex adverso dicebant dieti domini prior et canonici et capi-
tulum non spectare et non pertinere ad dictum dominum episcopum
collationem dietorum prioratus, canonicatus et cappellanorum, dicte
ecclesie, sed ad dictum capitulum pleno iure, et ad dictum dominum
episcopum pertinere solvere pro expensis occurrentibus in dicta ecclesia
medietatem post quam ipsum dominum episcopum tangit medietatem in-
troytum ut ipse asserit, quia qui sentit mercedem debet sentire et onus.
Et quia dieti domini episcopus, prior canoniei et capitulum dicte ec-
clesie pro bono pacis et concordie, et pro utilitate dicte ecclesie, et
augmento perpetui divini eultus recedere volentes a dictis litibus que-
stionibus et discordis, et dependentibus ab eadem et se ipsum et capi-
tulum eeclesie in pacem ponere de predictis, ideo unanimiter et con-
corditer dicte partes dictis nominibus promiserunt ad invicem et vicissim
per sollepnem stipulationem, perpetuo stare declarationibus et capitulis
fiendis super predietis per dominum Arcangelum Massii de Fulgineo
sub pena centum florenorum auri etc. et obligatione omnium bonorum
dicti episcopatus et diete ecclesie presentium et futurorum qua pena
soluta vel non hec omnia et singula rata sint et firma.

Dietis anno et loco et die secunda mensis Martii, presentibus ma-
gistro Petro Bartoli, domini Iohanne Christofani et domino Nicholao
Salvorilli de Fulgineo testibus ad hec vocatis, habitis et rogatis etc. Nos
Arcangelus Massi predictus, auctoritate nobis a dictis partibus adtri-
buta, facimus inter dietas partes infrascripta capitula et declarationes,

21

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MED.
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342 M. FALOCI PULIGNANI

quas mandamus a dietis partibus iuviolabiliter observari ad penam
superius adnotatum in hae forma videlicet.

In primis quod omnes introytus et obventiones quicumque de-
bentur dicte Captedrali ecclesie sancti Felitiani, proventus licet non
exacti, presentes et futuri, preter apothecarum pensiones, fructus pos-
sessionum et scripta emphiteotica ad capitulum pertinentia, que scripta
sunt separata ab infrascriptis emphiteut. episcopatus Fulgin. converti
debeant pro expensis quibuscumque occurrentibus necessario in dicta
ecclesia captedrali Fulgin.

Item quod deficientibus predictis introytibus et abventionibus co-
munibus introitus, in totum vel in parte, pro expensis necessario occur-
rentibus in dieta ecclesia, dietus Episcopus Fulg. debeat ponere ef
solvere pro sua parte medietatem . pro dictis expensis occurrentibus in
dieta ecclesia, et aliam medietatem ponere et solvere debeat Prior, Ca-
nonici, et Capitulum dicte ecclesie.

Item quod sicut dieta ecclesia captedralis est comunis domino
Episcopo Fulgin. et capitulo eius ecclesie, dominus episcopus Fulginas
est sponsus et caput, et prior, canonici et capitulum eiusdem ecclesie
sunt membra, insimul formant unum corpus, et ad testandum iuribus non
debent a capite membra discedere. Et ideo unanimiter simul et dominus
Episcopus et capitulum collationem faciant prioratus, canonicatuum et
cappellarum dicte ecclesie vacationis tempore, et in privilegiis dictarum
cappellarum collationum ponantur duo sigilla pendentia: primo sigillum
domini Episcopi Fulgin. secundario sigillum capituli dicte ecclesie, et
quod deputabitur solvendum fore per dominum Episcopum et capitulum
solvendum pro sigillis privilegiorum collationum predictarum, came
rarius dicte ecclesie recipiat et ponat ad rationem comunis introytus
diete ecclesie pro expensis in dicta ecclesia fiendis, et quod beneficiati
seu illi quibus fient collationes non ponantur in possessione nisi primo
habeant privilegia ut dictuni est sigillata.

Item quod dominus episcopus Fulginas et capitulum dicte ecclesie
visitare teneantur et debeant cappellas in dieta ecclesia sytas Semel in
anno, et procurationes pro {dieta visitatione debendas similiter recipian-
tur per dietum camerarium pro expensis fiendis comuniter per dietum
dominum episcopum, et capitulum in dicta ecclesia.

Item quod pecunia debenda dicte ecelesie solvi pro punctaturis a
non intervenientibus divinis horis canonicis in prefata ecclesia, reci-
piantur per dictum camerarium pro futuris expensis in dicta ecclesia
fiendis, detracta certa pecunia primo de dictis punctaturis solvenda ce-
lebrantibus in maiori altari dicte ecelesie certas missas in festivitatibus
infrascriptis, videlicet in festo omnium sanctorum, item in festo nativita-
tis Domini, item in festo circumcissionis, item in epifania domini, ‘item
infesto purificationis, item in pascate resurectionis, item in festo Adscen-
sionis Domini, item in pascate Spiritus Sancti, item in festo Iohannis
baptiste, item in festo sancte Marie de mense Augusti.

JR ima.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 343

Item, quod territorium relictum dicte ecclesie -captredali per Ga;
brielem Massii Bartoli de Fulgin. loco centum. florenorum auri relicto-
rüm per patrem dicti Gabrielis diete ecclesie, non vendatur, nec dimi-
ctatur aliquo tempore per episcopum et capitulum. ecclesie prelibate,
ymmo pro dicta ecclesia perpetuo conservetur et manuteneatur, et
fruetus dieti territorii annuatim disspensetur per camerarium dicte ec-
clesie pro augmento perpetuo divinii cultus pro cera, luminaribus et

. aliis necessariis expensis antedicte captredalis ecclesie in. ea necessario

fiendis.

Item quod territorium relictum maiori altari ecclesie Fulgin. ab
Angelutia Loli de Fulgiu. de societatis crucis, et quecumque possessio
seu domus que reliqueretur ab aliqua seu ab aliquo dicte Ecclesie,
perpetuo sit eius, seu earum fructus perpetuo divino cultui dicté ec-
clesie pro expensis necessariis fiendis in dicta ecclesia ad modum in
proximo superiori capitulo declaratum.

Et predicta pacta et capitula pro bono pacis et concordie, per-
petuo manutenenda inter dietum dominum Episcopum et Capitulum
dicte captredalis ecclesie, nos Arcangelus supradictus auctoritate nobis
attributa et commissa per dietos dominum episcopum de Fulg. et ca-
pitulum diete eeclesie Fulgin. prout patet manu ser Francisci Antonii
publici notarii de Fulgin. declaramus et dicimus omni modo, via, iuris
forma et causa quibus melius et de iure fieri potest. Et hoc presen-
tibus et audientibus dictis domini Episcopo et priore et canonicis in
dieto loco capitulariter existentibus et acceptantibus omnia supradicta,
presentibus dietis testibus.

Et ego Franciscus Antonius di Fulgineo publicus imperiali aucto-
ritate notarius et iudex ordinarius, et nunc notarius et officialis dicti
domini Episcopi Fulgin. predictis omnibus et singulis interfui, et ut
supra leguntur rogatus seribere scripsi et publicavi, in testimonium
premissorum signum meum apposui consuetum ete. (1).

III.

In quanto a Giacomo Priore, si sa che era un eccellente
ecclesiastico, onde nel 1423 fu fatto Vescovo di Foligno, e
nella sua Bolla il Pontefice Martino V lo chiamó: « priorem
eiusdem, ecclesiae, in Sacerdotio constitutum, de nobili genere pro-
creatum, vitae ac morum. honestate praeclarum, litterarum. scien-
tia praeditum, in spiritualibus provvidum, et in temporalibus
circumspectum » etc. ;

(1) L'originale è nell'Archivio del Capitolo, e copia, sebbene non completa, ivi
stesso, Libro della Croce, foglio 410.

V lr agemus catt DR La c S SAEC: Y O— 0€ SPERM,
344 M. FALOCI PULIGNANI

La sua nomina accadde così.

Morto il Vescovo Nicolò di Nardo da Bettona, il Papa
creó suo successore l'abate del Monastero Benedettino di
san Giovanni di Monte Erile della Diocesi di Perugia,
chiamato Gaspare di Perugia, e perchè questo aveva rinun-
ciato, lo sostitui con il nostro Priore, a lui dirigendo la Bolla
seguente, dove si tace affatto quanto scrive il Iacobilli, che
cioè la scelta sia stata fatta dai Canonici, e il Papa abbia
solo approvata quella scelta. Ciò può anche essere avvenuto:
ma non apparisce dal documento:

Martinus etc. Dilecto filio Iacobo Electo Fulginat. salutem etc.
Apostolatus offieium quanquam insufficientibus meritis nobis ex alto
commissum, quo ecclesiarum omnium regimini presidemus utiliter
exequi, coadiuvante Domino, cupientes felici corde reddimur et solertes,
ut eum de ipsarum presertim Romane ecclesie immediate subiectarum
regiminibus agitur committendis tales eis in pastores preficere studea-
mus, qui commissum sibi gregem domini eum sciant non solum doc-
trina verbi, sed exemplo boni operis informare, commissasque sibi ec-
clesias in statu pacifico et tranquillo velint et valeant, duce Domino,
salubriter regere et feliciter gubernare. Dudum siquidem provisiones
ecclesiarum cathedralium omnium tunc apud sedem apostolicam vacan-
tium et imposterum vacaturarum ordinatione et dispositioni nostre
duximus reservandas; decernentes ex tunc irritum et inane si secus su-
per hiis per quoseumque quavis auctoritate scienter vel ignoranter con-
tingeret attemptari. Postmodum vero ecclesia Fulginat. eidem Romane
eeclesie immediate subiecta per liberam resignationem dilecti filii Ga-
sparis abbatis monasterii Sancti Iohannis heremi Montis herilis Ordinis
sancti Benedieti Perusin. dioc., tunc electi Fulginat., de cuius persona
dudum eidem ecelesie, tune vacanti duxeramus auctoritate apostolica
providendum, possessione administrationis bonorum in spiritualibus et
temporalibus eiusdem eeclesie per eum nondum habita, in manibus no-
stris sponte factam et per nos admissam vacante. Nos ad provisionem
ipsius ecclesie celerem et felicem, de qua nullus, preter nos hac vice
se intromittere potuit neque potest, reservatione et decreto obsistenti-
bus supradictis, ne ecclesia ipsa longe vacationis exponeretur incom-
modis, paternis et solicitis studiis intendentes, post deliberationem quam
de preficiendo eidem ecclesie personam utilem et etiam fructuosam,
cum fratribus nostris habuimus diligentem. Demum ad te priorem eius-
dem ecclesie in sacerdotio constitutum, de nobili genere procreatum,
vite ac morum honestate preclarum, litterarum scientia preditum, in
spiritualibus providum, et in temporalibus cireumspectum, aliisque mul-
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO — 845

tiplieium virtutum donis prout fidedignorum testimoniis accepimus in?
signitum, direximus oculos nostre mentis. Quibus omnibus attenta me-
ditatione pensatis, de persona tua nobis et eisdem fratribus ob dicto-
rum tuorum exigentiam meritorum accepta, eidem ecclesie de dietorum
fratrum consilio auctoritate apostolica providemus, teque illi preficimus
in episcopum et pastorem, curam et administrationem eiusdem ecclesie
tibi in spiritualibus et temporalibus plenarie committendo. In illo qui
dat gratias et largitur premia confidentes, quod dextera Domini tibi
assisteute propitia, prefata ecclesia sub tuo felici regimine prospere et
salubriter dirigetur, ac grata in eisdem spiritualibus et temporalibus
suscipiet incrementa. Iugum igitur Domini tuis impositum humeris
prompta devotioue suscipiens, curam et administrationem predictas sic
exercere studeas solicite fideliter et prudenter, quod ipsa ecclesia gu-
bernatori provido et fructuoso administratori gaudeat se commissam,
tuque preter eterne retributionis premium nostram et dicte sedis bene-
dictionem et gratiam exinde uberius consequi merearis. Dat. Rome
apud Sanctum Petrum sextodecimo kal. aprilis, anno sexto (1).

PAOLO PALMARONI.
Dal 1423 al 1438.

Questi, cosa singolare, fu Priore due volte. Nell'anno 1406
lo vedemmo come Vicario del Vescovo Onofrio Trinci, es-
sere incaricato dal Capitolo a scegliere il nuovo Priore, ed
eleggere Rinaldo Trinci. Avendo questi rinunciato, non dopo
il 1401, fu eletto Priore in sua vece, priorato che tenne fino
al 1415 in cui rinunziò, riservandosi il sub-ingresso ove il suo
successore Giacomo Elmi non avesse più goduto quella dignità.
Ed accadde in vero così, poichè l' Elmi essendo stato eletto
Vescovo di Foligno, egli fu chiamato a succedergli nel prio-
rato, che ritenne fino al 1433. Queste date ci vengono for-
nite dal Iacobilli.

Mentre era Priore, i Trinci che erano i Signori della
Città, ed i Priori del Popolo, rinnovarono gli statuti del Po-
destà, e gli imposero tra i pesi, che ogni semestre dovesse

(1) Archivio Vaticano. Reg. Lateran. Mart. V, Vol. 233, fol. 296-298.

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Mr dpi gione

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=. citrico
SN

316-70 eroe EA an PALOCI PULIGNANI e

«offrire all’ sare di Se Feliclazio un pallio. del valore di dieci
‘ducati, e dovesse. lasciare sull’ altare stesso 1 elemosina di

un ducato (1). Cosa questa che spiega il grande numero dei

pallii. che. possedeva la Chiesa, Secondo i ricchi inventari

del zw e XVI SEDE
XXXI.

ANTONIO BOLOGNINI.
Dal 1433 al 1438.

Morto il Palmaroni, il 22 Marzo 1433 fu nominato Priore

- Antonio di Nicoló Bolognini, dottore in legge, che resse fino

al 19 Marzo 1438, in cui dalla S. Sede fu nominato Vescovo

-di Nocera. ders
. Poco si sa di lui. Il Iacobilli asserisce che, oltrechè si
‘.. Priore del Duomo, era anche Vicario del Vescovo (2). Certo
dové essere di molto merito, poichè il 19 Marzo del 1438 fu
eletto. Vescovo di Nocera come si legge nel seguente docu-

mento officiale dell' Archivio Vaticano.

Die Mercurii xiiij? kl Aprilis [1438] anno octavo. Ad relationem

domini episcopi Portuen. provisum fuit eeclesie Nucerin. vacanti per

obitum. d. Thome ultimi episcopi extra Romanam curiam defuncti. de

| persona domini Antonii Nicolai prioris ecclesie Fulginaten. decretorum
'. doctoris in sacerdotio constituti ad dictam ecclesiam electi (8).

Pochi anni dopo, nel.1444, egli fu trasferito alla Diocesi .

cdi ELE e

: # 1) TACOBILLI, OTOAROTO di Foligno, ‘ad an. . 1120.

(2) Vita di. S. Feliciano; p. 139. : REA ; uum
- (3) Archivio: Vaticano, Obligationes, rasa 63, , fol. 1^, v."EUBEL, vol: II, p.132. ;*
d EUBEL, Op. eit. vol. T1520. 990. : :

“i D TA , Á , Le 3
11MM Qiii LAI v
I-PRIORI Ta DI FOLIGNO
XXXIR
FRANCESCO DEGLI ATTI.
o Nel-1437. |

‘Questo Priore nell'elenco del Iacobilli è il 29, ed ecco come

egli lo indica: « Francesco di Angelo degli Atti di Todi fu nel -

Novembre 14357 creato Priore, essendone arcidiacono e più antico

-— Canonico Luca di Pietro Albertini da Foligno ». Questo egli scrive
‘(se la data è esatta) nell’ elenco dei Priori, ma nelle Cronache

scrive in modo da far supporre che nel 1438 tornasse ad

esser Priore di S. Feliciano quel Rinaldo di Corrado. Trinci
. ehe lo era nel 1400. Si legga come egli scrive. « Essendo morto
Giacomo Elmi Vescovo di Foligno, Corrado con subornazioni,

minacce ed inganni adi 18 settembre fa dalli Canonici della

Cattedrale eleggere Vescovo Rinaldo suo figlio Priore della Cat-

tedrale e di S. Salvatore, ma il Papa non volse confirmarlo, anzi

creò Vescovo Cristoforo di Berto Corsino Boscari da. Fuligno- —
monaco di Sassovivo, Abbate di S. Pietro di Rasino. Ma per la.
potenza di detto Corrado, Christoforo non potè pigliarvi il pos-

sesso, e Rinaldo come eletto resse due anni il Vescovado: fece fare

una nuova Campana nel Campanile della Cattedrale » (1). Di.
questa Campana si è parlato quando si disse di lui come.

Priore. Ma in quanto a questo suo secondo Priorato; non sa-
prei cosa dire. s

È poi molto deplorevole che neppure di questo Priore
Francesco non siamo riusciti a trovare alcun ricordo, e che

debbano passare ancora quasi due lustri prima di trovare

il nome di un altro Priore.

(1) La storia dei Trinci resta ancora da fare, non essendo sufficiente quella -

che ne scrisse vel 1638 il Dorio, e che abhiamo citata più volte. Il lavoro: del LITTA,
Famiglie celebri italiane, Milano, 1821, dispensa 6, non è che un albero genealogico.

Vedi i miei studi: Le arti e-le lettere alla corte dei Trinci, Foligno, 1888; Le ‘cCOn- <

cessioni del Cardinale Vitelleschi al Comune di Foligno. Foligno, 1887; Del Palazzo

Trinci-in Foligno, Perugia, 1906; I1 Vicariato dei Trinci, Perugia; 1911. Vedi pure ad
DEGLI AZzI, 1 Gabrielli di Gubbio e à Trinci di Foligno nella Storia della Repubblica

Fiorentina. Nel « Boll. della R. Dep. di Storia Patria », Perugia, Vol. XIV. -

i TESE FETTE LIT TI a I ON IRA 4 n7 s exu

D
ALPINI AT IZZO
M. FALOCI. PULIGNANI

XXXIH.
NICCOLÒ GREGORI.

Dal 1445 al 1470.

SOMMARIO. — I. Paga il pallio alla Chiesa. — II. La « Santissima
Unione ». — III. Incarichi che ebbe. — IV. Rinnovamento edilizio
della Città. — V. S. Domenico, S. Agostino, S. Giacomo, S. Francesco.
— VI. Inizio della nuova Cattedrale. — VII. Mezzi per costruirla.

E

« Niccolò figlio del Medico Giovanni di Cecco Gregori da
« Scopoli fu del 1445 creato Priore, essendone Arcidiacono
< Giacomo Albertini da Foligno, e visse fino al 1477 che morì ».
Questo è il laconico ricordo del Iacobilli, intorno al quale,
pur facendo delle riserve sui dati cronologici che egli ci dà,
possiamo radunare parecchi fatti, ai quali il Gregori prese
parte, o che si verificarono a suo tempo.

E cominciamo col ricordare un dono o un debito che
egli soddisfece verso la Chiesa.

In un inventario della sagrestia, fatto nel 1448, si legge
indicato un pallio di velluto celeste cosi: « Jtem unum pallium
velluti vermigli seu crimusini novem brachium (sic) ad mensu-

- ram Florentie, quod largitus fuit ecclesie fulginat. dominus Ni-

colais magistri. Iohannis decretorum doctor, et Prior Ecclesie
Fulginatis occasione sue obbligationis viginti quinque florenorum,
et si plus valuit, donavit Ecclesie amore Dei et suorum mor-
tuorum » (1).

Fu questa la soddisfazione dell'onere che avevano al-
lora i Priori nel prender possesso del Beneficio Priorale.

II

Venendo a parlare di lui, cominciamo con un fatto no-
tevolissimo di storia locale.

Poichè nell’anno 1439 il Card. Giovanni Vitelleschi ebbe

(1) Archivio Capitolare, Libro della Croce, fol. 397.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 349

tolto lo stato ai Trinci, che se ne erano fatti tiranni, vario
era il pensiero dei cittadini sulla novella forma politica che
sì voleva dare al Comune. Questo, di fatto e di diritto era
ricaduto alla Chiesa, ma i Trinci vi avevano ancora dei
seguaci, taluni poi volevano che l’ autorità del Papa fosse
così lieve, da ridurre quasi la costituzione a forma di re-
pubblica. L'idea di porre fine alle discordie, e di vivere in
pace, suggeri nel 1445 ai rettori del Comune di ricorrere a
S. Giacomo della Marca, che avea predicato in Foligno, e
che allora stava malato a S. Maria degli Angeli. Lo prega-
rono di tornare, e di formare i capitoli di una Santissima
unione, la quale dovesse far sopire tutte le discordie passate,
e dovesse far vivere in tranquillità tutti i cittadini per l'av-
venire. Così accadde, e il 6 Giugno 1445 tutta la città, ra-
dunata nella piazza maggiore, stava ad ascoltare le parole
di S. Giacomo, che sulle scale della Cattedrale, raccoman-
dando la pace, e facendone vedere i vantaggi, facea leggere
il patto solenne della pace da giurare, patto che fu chiamato
la Santissima unione. Questa fu accettata da circa 360 capi
di famiglia, tutti nominati, i. quali toccarono |’ Evangelo di-
nanzi all’ autorità ecclesiastica, rappresentata dal Vescovo
Antonio Bolognini, dinanzi all’ autorità politica, rappresentata
da Troilo Verdilotti di Ascoli, governatore Pontificio, essendo
testimoni all’atto degli spettabili Sacerdoti e Cittadini, e, primo
di essi, « domino Nicolai magistri Ioannis de Scopio decretorum
Doctore Priore dictae Ecclesiae ». La funzione, che interessava
tanto la pubblica pace, ebbe fine colla benedizione data alla
moltitudine da S. Giacomo, del quale avvenimento esistono
verbali e documenti amplissimi, che ho pubblicato altrove (1).

LEG

L’anno appresso questo Priore fu incaricato dal Vescovo
di dirimere una controversia relativa all’ Ospedale di San

(1) Tutti gli atti di questa convenzione furono da me editi nel 1889 nella AMi-
scellanea Francescana, vol. IV, p. 65-78. 950 M. FALOCI PULIGNANI
Pietro di Colfiorito, sul quale non era uno.solo quegli che
volea avere. giurisdizione. Egli, con sentenza 3 Novembre
1446, dichiarò che l’ Ospedale dipendeva dai Frati del ter-
Z' Ordine di S. Francesco di Foligno (1).

. Questo Priore fu'anche Vicario del Vescovo Bolognini,
ed in una postilla manoscritta del Iacobilli alla p.140 della
sua. Vita di S. Feliciano, nell’ esemplare che sta in possesso
di Mons. Primicerio Caterini, si legge di lui: « Dominus Nico-

laus magistri loannis Simioli di Scoppio. Prior Cattedralis |

F'ulginei Vicarius dicti Domini Episcopi 1447 Martii ».

Non so se per suo ordine, ma certo a tempo suo, fu
completato l inventario dei sacri arredi della Cattedrale, ac-
cennato di sopra, il quale inventario, iniziato nel 1442 e
continuato nel 1453, numera e descrive una grande quantità
di ricche supellettili, calici, croci, tabernacoli, reliquiari, pia-
nete, dalmatiche, pluviali, pallii ricamati e istoriati, messali,

‘ passionarii, epistolarii miniati, ecc. nei quali figurano nomi

di benefattori insigni, di artisti valorosi. La pubblicazione
del documento . interessantissimo produrrebbe vera compia-
cenza per il ricordo di tanta dovizia, ma nel tempo stesso
non potrebbe non arrecare vivo dolore, per il fatto che di

essa ci è. rimasta appena qualche reliquia (2). Nel ‘quale
inventario è da notare una cosa, che cioè, pari al valore

di quelle rare e ricche supellettili, non era il numero di esse:
sicchè, come vedremo fra poco, a tempo di Sisto IV, i Canonici
e i Cappellani non potevano cantare con frequenza le messe
quotidiane, per la mancanza di dalmatiche, mentre aveano
tanta abbondanza di calici, di pluviali e di rieche pianete.

IV.

Ed ora è da parlare della grande impresa, che ebbe
luogo durante il Priorato di Nicola Gregori,.e certamente

(1) Biblioteca del Seminario, Cod. C, V, 18, p. 143.
(2) Archivio Capitolare; Libro della Croce, fol. 389 e segg.


.dal.1452 al 1475; Battista nel 1469; Salvoro «di Emiliano,

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 951

Col suo aiuto. e col suo consiglio, cioè della rinnovazione
del Duomo, il quale, da due livelli e da tre navate come
era allora, fu trasformato in un piano solo, à forma di croce
latina, con.una: bella cupola nel centro. Chi fu l’autore del-
l’ ardito. progetto ? :

La seconda parte del secolo XV fu per Foligno un pe-
riodo di vita letteraria ed artistica, che non fece rimpian-

gere certamente il fiorire che fecero le arti-e le lettere a

tempo dei Trinci. Chi si occuperà di questo studio geniale,
troverà. belle pagine di coltura, poeti, letterati valenti, pit-
tori insigni, orefici, zecchieri, medaglisti di molto grado;
troverà dei cittadini che richiamarono in paese, prima del
1410, tipografi tedeschi; che, prima che altrove, fecero im-
primere in Foligno nel 1472 la Divina Commedia; troverà
collettori di antichità, di scolture, di epigrafi ecc.

Una di queste manifestazioni di cultura la troviamo nel
rinnovamento edilizio della città, nella quale sorsero allora
le case dei Deli in via della Salara, del Podestà nella piazza
maggiore, del Cibo in via della Mora, dei Flavi in via della
Campana, dei Bacerotti presso il Duomo, ecc.

La fabbrica della Cattedrale era allora circondata per. ogni
lato da una corona di artisti, e tutte le sottostanti botteghe delle
canoniche, le quali formavano uno dei più notevoli redditi
della Chiesa, del Priore e dei Canonici, erano affittate. agli
orefici, ed ai pittori,i quali pare che si fossero dati ritrovo al-
l'ombra della Cattedrale. Porto per esempio alcuni nomi.
Pietro di Giovanni Mazzaforte pittore abitò in quelle botte-

ghe dal 1440 al 1475; Cristoforo di Iacopo pittore ‘dal 1453 :
al 1460; Polidoro di M. Bartolomeo pittore dal 1477 al:1483,

Nicolò Alunno dal 1470 al 1483; il Mesastris. dal 1464 al
1482. Poi venivano gli orefici, cittadini e forestieri. Giovanni

da Milano dal 1420 al 1422; Nardo Doddi da Roma dal 1422
al 1440; Tommaso e Marinangelo orefici di Foligno dal 1440

al-1448; Marinangelo di Iacopo del 1442 al 1488; Gasperino

=—=TWAOATTTTZZZOn
359 M. FALOCI PULIGNANI

Piermatteo di Salvoro, Emiliano di Piermatteo, tutti tre di
casa Orfini, dal 1420 al 1465..... (1). Tutti questi maestri del
colore, del disegno, dello smalto, del bulino, non potevano
non influire sul Clero, per indurlo ad alte imprese di edilizia
e di arte. Le belle monete degli Orfini, le medaglie, i si-
gilli, i calici, le croci che escivano da quelle botteghe, il
veder sempre sotto gli occhii disegni e le tavole dell' Alunno
e del Mesastris, tutto ciò costituiva quasi un'accademia
artistica, che non poteva non sviluppare il senso e il
gusto del bello in quei Canonici, che erano costretti a vivere
in quell’ ambiente.

V.

Pari poi allo sviluppo dell'edilizia civile, era quella ec-
clesiastica.

I Domenicani nel 1457 avevano iniziata la costruzione
della loro tribuna altissima, e per aver denaro pregarono,
e il 6 Giugno ottennero, che il Comune volesse nominare Cap-
pellano del Pubblico uno dei loro Frati, onde devolverne lo
stipendio a beneficio della fabbrica: « usquequo edificium seu
« opus fuerit completum, quod Deo operante, cum auxrilio vestro
« et aliorum civium, speramus quod hinc ad duos annos erit
« completum » (2)

Gli Agostiniani avevano eretto un bel campanile, che
però nel 1472 minacciava rovina, onde erasi ottenuto dal
Papa l'aumento della tassa di unum baioccum pro quolibet
floreno monetae papalis per cinque anni (3). Sistemato il cam-
panile, pensarono alla chiesa, e nel 1479 il Comune accordò
ad essi un sussidio, perchè costruivano la porta magna im-
pensa, e perchè, come si legge nel verbale 7 Aprile di

(1) Sono questi i nomi e le date che ho desunto da un solo libro dell'Archivio
Capitolare, dal citato Libro della Croce.
(2) Archivio Comunale. Riformanze, 1455-1458, fol. 19.
(3) Ibidem, Registro 1446-1494, fol. 54. -
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 353

quell’anno « dictus conventus et Fratres, et precipue Magister
Gratianus digni sunt omni gratia 3 (1). Questo M. Gratianus
era fra Graziano da Liè, dotto Agostiniano, che fu Generale
dell’ Ordine, e morì nel 1504 in Foligno, sepolto con una
iscrizione in S. Agostino (2).

Maggiori furono le premure per la Chiesa di S. Giacomo,
dove non sembra che ai Padri Serviti di quel tempo riuscisse
facile di esigere i legati fatti dai devoti per compire la
Chiesa. Se si volle venirne a capo, fu necessario che il Co-
mune ottenesse dal Papa un breve, in data 21 aprile 1476,
col quale si incaricava il Vescovo di Foligno a terminare
il lavoro (3). E si spiega perchè i Consiglieri del Comune
avessero tanto a cuore la Chiesa di S. Giacomo, e come è
che ad essa il Comune, pochi anni dopo, cedesse un’area
pubblica dietro l’ abside : « cum ipsa ecclesia sit venerabilis pre-
cipue ob devotissimam figuram gloriosae Virginis Mariae, quae
stupendis miraculis celebrata est, et ipsi fratres bene Conventus
ecclesiam et bona gubernant » (4).

Anche nella vasta Chiesa di S. Francesco si lavorava.
Sisto IV avea dato ai Frati il denaro per rinnovare il pavi-
mento della Chiesa, ricco certamente di iscrizioni, di stemmi,
di scolture, dei Trinci, dei Barnabò, degli Elmi, ecc. Il Co-
mune, a nome del Papa, fece pubblico editto, ordinando a
tutti di chiudere i vecchi sepolcri, poichè per il 4 Ottobre
dell’anno 1476 quel pavimento dovea esser rinnovato (5).
Quanti tesori di arte ci creò il rinascimento! Ma quanti
tesori di storia inesorabilmente distrusse !

(1) Archivio Comunale, Riformansze, 1478-1481, fol. 162.

(2) Archivio storico per le Marche e per U Umbria, Foligno, 1884, vol. I, p. 57.

(3) Archivio Comunale, Registro 1468-1488, fol. 16.

(4) Ibidem, Riformanse, 1478-1485, fol. 262. Il 25 Agosto 1436 Donna Elisabettta
di ser Giacomo vi costrusse una cappella a man sinistra della nuova tribuna, nella
quale volle si dipingessero le « figure domini nostri Ihesu Christi, gloriose virginis
Marie, sancti Iohannis Evangeliste et sancte Elisabecte cum armis de domo sua,
vieliacet stella, etc. Archivio Comunale. Pergamene, n. 132. Forse questa è l' imma-
gine alla quale allude il Consiglio Comunale nel 1470.
(5) Archivio Comunale, Riformanze 1476-1486 fol. 111.
354 cé M. FALOCI PULIGNANI
VI.

Fu in mezzo.a questa gara che. sorse la novella Catte-
drale di Foligno.

Poichè si volle che la Chiesa dovesse essere ad un li-
vello solo ed a forma di croce, dovette demolirsi la vecchia
Sagrestia, e dovè sorgere, più ampia, dietro all’ antica, la
novella tribuna. È inutile cercare il nome dell’ architetto,
ardito, valentissimo, che a noi non è riuscito di trovare.

Si rammenti che siamo all'anno 1457. Si parla del Bramante,

e la tradizione orale raccolta dai nepoti di quelli che pote-
rono parlare con qualche contemporaneo ha il suo valore.
Probabilmente quel sommo in un modo o in un altro, col
consiglio, coll’opera, passando fra noi nei suoi viag ggi. per
Roma, mentre sorgeva quell'edificio, poté cooperare ad esso ;
certamente, come vedremo, ad esso più tardi si rivolse il
Comune: ma i documenti ci dicono che il Vescovo Bolognini
nel 1457 affidò l'opera, ossia, per usare un termine tecnico,
due lotti di essa, la tribuna e la sagrestia, a Maestro Barto-
lomeo di Mattiolo di Torgiano, che dal 1437 al 1451 aveva
lavorato le porte e la tribuna del Duomo di Perugia (1), e
che l’anno dopo, nel 1452 avea edificato sul Tevere il Ponte
Felcino (2). Per questi lavori M. Bartolomeo dava affidamento
di ottima riuscita. Ignoriamo peró se fu egli l'architetto.

Nell'Archivio del Capitolo esiste un libro intitolato:
Spese per la Tribuna e Sagrestia 1457-1462, ed .in principio
di esso si legge così:

1457. A di primo de Iugnj.

Qui farimo mentione di et anno sopradicto di tucte. opere
manuale et spese che faremo per la tribuna et per la sacristia
di Chiesia di Messer sancto Felitiano.

(1) ROTELLI L., JL Duomo di Perugia, monografia pubblicata nel periodico
« L’Apologetico », vol. I, Perugia, 1864, p. 425.

(2) GuARDABASSI M., Indice:Guida dei Monumenti pagani e cristiani dell? Um-

bria, Perugia, 1872, p. 187. ROSSI ADAMO, Documenti inediti sopra alcune fabbriche
PETUONE, del sec. XY, Perugia, 1870.
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I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 355.

Colla seorta di questo volume potremo seguire le: fasi

della bella costruzione, non. senza ricordare che la vecchia ‘

Basilica era a tre navi, con due livelli, che era larga come la
presente, ma che, partendo dalla porta principale, non arri-
vava più in su del grande arco del coro, vicino alle due
cantorie. Intorno intorno erano case, orti, torri, ecc.

Primo lavoro fu naturalmente la escavazione delle fon-
damenta, durante la quale vennero a luce dei cadaveri (1).
Tale notizia topografica ha valore archeologico, poichè ci
dice- che l’agellum 0 Cemeterio di S. Feliciano, del quale ci
occupammo indietro, si estendeva anche dalla parte del
Nord (2). Per le fondazioni si adoprò la pietra delle cave dei
Montaroni sopra Carpello (3), e in parte servi quella rica-
vata demolendo la sagrestia vecchia, e la torre dell anzi-
detta Cappella, denominata S. Angelo, vicina al Duomo,
della quale Cappella S. Angeli sita în Episcopatu Fulginei, si
ha memoria in un atto del 1327 (4). Le fondamenta nel 1458
erano compiute, poichè nel Maggio di quell’anno si pagò un
operaio, il quale « espianò el terreno dentro alla tribuna » (5).
Durante l'elevazione delle mura, alcuni lavori si fecero gra-
tis da operai devoti « per l'amore di Dio, e di Messer sancto
Felitiano » (6); il materiale poi si prendeva anche da altri vec-
chi edifici. Dalla Chiesa, oggi demolita, di S. Nicolò di Mu-
giati, unita nel 1404 alla Chiesa di Scafali (7), si portò via un
curioso oggetto, che è detto una girlanda di marmo (8); una
tivirtina (travertino) si tolse dalla Chiesa, distrutta anche essa,

(1) Archivio Capitolare, Spese per la tribuna ecc., fol. 5.

(2) Vedi sopra p. 7-8.

(3) Libro detto, fol. 4.

(4) Ibidem, fol. 6. Nell’indicato anno 1327 l' 11 aprile, col consenso di Paolo
Trinci Vescovo eletto, ma non ancora consacrato di Foligno, Filippo Vescovo di
Aquila, conferì in questa Cappella la tonsura e gli Ordini Minori, Matheolo Vagni
Palmetti scolari di Fulgineo (Archivio di Sassovivo, fasc. 46). La Cappella dunque
non dovea essere né piccola, né di poco conto.

(5) Ibidem, fol. 6.

(6) Ibidem, fol. 5, 6.

(7) Archivio Notarile, Rogiti di Francesco d? Antonio, ad an. 1404, fol. 45.

(8) Libro detto, fol. 12.

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356 M. FALOCI PULIGNANI

di S. Vito (1); una preta grande dalla Chiesa di S. Margherita (2);
una colonna de marmo, dal Castello di Ser Abertino (3). Come si
vede, pur di trovar materiale, non si badò a nulla, e si tolsero
marmi, travertini e colonne dovunque si potevano trovare.
Il vero lavoro murario cominciò nel 1459, poichè allora si
demolirono, con i fabbricati vicini, anche quelli che stavano
sopra la vecchia tribuna. Si costruirono i piloni, e nel Settem-
bre si cominciarono le spalle dell’ arco maestro, quello che
regge oggi la cupola, o quello posteriore dove comincia l’absi-
de. Poi ci mancano altri dettagli, ovvero non abbiamo saputo
ricavarli da quei conti non sempre chiarissimi. Le spese di ac-
quisti e di mano d’opera sono registrati sino al Febbraio del
1462, e i pagamenti a M. Bartolomeo da Torgiano, che ebbe
il lavoro « da Messer lo Vescovo di Foligno » (4) sono segnati
fino al 1466, alla qual'epoca egli per sua provvigione aveva
avuto soli fiorini 267, e bolognini 63, somma esigua, ma che
forse rappresenta i diritti di lui come architetto e non altro.
Il lavoro esiste, però circondato come è da fabbriche po-
steriori, che quasi lo affogano, non ci permette di vedere
che la parte posteriore dell’abside, dove sono mura altissime
e regolari, e dove si vedono i residui di frastagli di pietra
di una trifora assai ricca, che, come vedremo, fu ornata da
cristalli istoriati, tuttora esistenti, sebbene emigrati altrove.
Ma per allora la costruzione si arrestò li. Vedremo che per
parecchi anni si parlerà ancora di Tribuna e di Chiesa e
di Sagrestia: intanto la costruzione si era limitata al cappel-
lone del Coro, ed alla Sagrestia, che, secondo il Iacobilli, fu
compiuta il 10 Decembre 1462 (5), ed ornata con una porta
di marmo, della quale esiste qualche frammento elegantis-
simo, che sembra uscito dalla bottega di Mino da Fiesole (6).

(1) Ibidem, fol. 12. Di questa Chiesa parleremo appresso.

(2) Ibidem, fol 10.

: (3) Ibidem, fol. 44.

(4) Libro detto, fol. 189.

(5) Cronache di Foligno. Ad an. 1451.

(6) FALOCI PULIGNANI, JL Duomo di Foligno e VArchitetto Piermarini, p. 58.

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I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO
VII. ;

Ed ora cerchiamo di conoscere da quali cespiti attinges-

i ' sero i denari il Vescovo, il Priore e i Canonici, per soppe-
d rire alla grande spesa.

A tre fonti principalmente essi ricorsero: alla pubblica
. devozione, al Governo, al Comune.
È Già vedemmo che non mancarono devoti che lavoravano
gratis, e dal libro di amministrazione della Chiesa risulta
che per questa costruzione si lasciarono legati, ed eredità.

E Ma non bastava. Il Vescovo, il Priore Gregori, i Canonici,
dovevano aver saputo che il Papa Calisto III in quel me-
i desimo anno 1457 aveva concesso, per un triennio, ai Ca-
| nonici del Duomo di Perugia la facoltà di esigere un bolo-
| gnino per fiorino su tutti gli stipendi che si pagavano agli

impiegati dalla Camera Apostolica (1). Mandarono quindi a
Roma il Canonico D. Giovanni di Lazaro, per ottenere la
medesima grazia. Don Giovanni fu cosi fortunato, che non
solo ottenne la concessione, ma, quel che più monta, questa
anziché limitata a tre anni, fu estesa ad otto (2) Ecco il
breve pontificio, che ha la data 20 Gennaio 1458, ed 6 di- |
retto al Tesoriere di Perugia: e |

| Dilecte fili salutem et apostolicam benedictionem. Informati sumus
in civitate nostra Fulginei in ecclesia maiori edificari ceptam esse quam-
dam tribunam, que plurimum dicte ecclesie necessaria erat, et si ad
perfectionem ducatur ad maximum ecclesie predicte et totius civitatis
decus et ornamentum cedet: sed cum maximas oporteat pro tanto he-
dificio subire impensas, supplicarunt nobis Ven. fr. noster Episcopus et
dilecti filii Capitulum diete civitatis, ut eis subventionem aliquam et
auxilium prebere dignaremur. Quare volumus, et tenore presentium
tibi mandamus, ut de salariis que per cameram nostram officialibus
id tam presentibus quam futuris in dicta civitate ac civitatis comitatu for-
È tia et distrietu solvunfur, retineri facias unum bolonenum monete illic
currentis pro quolibet floreno, prout currunt dicta salaria, et ipsum bo-
lonenum procuratori fabrice huiusmodi tribune in fabricam ipsum con-
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(1) ROTELLI, Op. cit., p. 425.
(2) Archivio Capitolare, Libro detto, fol. 10.

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| 358 M. FALOCI PULIGNANI

vertendum assignari facere, duratura haec nostra gratia usque ad octo
annos a data presentium. compuctandorum (sic), infra quos tribuna ipsa,
ut creditur, perfecta absolutaque erit. Volumus tamen ut de salario
siue provisione Gubernatoris diete civitatis nihil retineatur. Dat. Rome
apudzSanctum Petrum sub anulo piscatoris XX Ianuarii, 1458, pont.
nostri Anno Tertio (1).

Ma il denaro che potea ricavarsi da questo cespite non
bastava all'uopo, onde il Vescovo e il Capitolo si rivolsero al
Comune per ottenere il concorso pecuniario di esso. Tre mesi
dopo ottenuto il breve, nell’ adunanza 27 Aprile 1458, il Con-
siglio Comunale fu chiamato a deliberare sopra questo punto
« Quod Dominus Episcopus et Capitulum petunt adiutorium
pro tribuna » (2). Ampia, ma favorevole fu la discussione.
Uno dei Consiglieri, Dominus lacobus Nicolai, ritenne, . per
molte considerazioni, che dovesse concorrersi alla spesa con
mille fiorini, Magister Honophrius artium et medicinae doctor,
fece un lungo discorso: riferi che a Todi, in Orvieto, per
tutte le vicine città si innalzavano tempi in onore di Dio,
sicchè era giusto che anche a Foligno si facesse qualche cosa.
Egli, professore di Medicina in Perugia (3), riferì che quel
Comune avea deliberato di dare duemila fiorini per la tri-
buna di S. Lorenzo (4) e portando l'esempio di quella città,
raccontò che colà si lavorava in Duomo, in 5$. Agostino, in
S. Domenico, sicchè anche egli opinò che dovessero darsi
per la tribuna mille fiorini, in tre anni. E cosi da 44 Consi-
glieri sopra 58 votanti fu deliberato di dare i mille fiorini,
che dovevano servire « pro fenestris vitreis et choro » (5).

(1) Archivio Comunale, Registro 1446-1449, fol. 13. Edito dal Rossr, Giornale
di Erudizione Artistica, VI, 8341.

(2) Archivio Comunale, Riformanze 1455-1458, fol. 102 e seg.

(3) BINI V., Memorte storiche dell’ Università di Perugia, vol. I, Perugia, 1816,
pag. 484. Vedi FALOCI-PULIGNANI M, I Medici di Foligno e l° Università di Perugia,
Perugia, 1914, p. 22.

(4) ROTELLI, Op. cit. p. 425.

(5) Queste vetrate rappresentavano, secondo il Iacobilli, S. Giovanni Battista e
S. Feliciano (Vita di S. Feliciano, p. 85). Furono vendute nel 1781 ai Padri Conven-
tuali di Assisi (Vedi IL XVII Centenario di S. F., p. 176-182), nelle cui finestre fu-
rono collocate (Vedi P. EciDiO GIUSTO, Le vetrate di S. Francesco, Milano, 1913,
in una vetrata del Coro della Cattedrale di Foligno.

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I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 359

Per conoscere la bellezza di questo abside, presentiamo
qui una delle figure colorite nella vetrata della finestra cen-
trale, come si ammirò fino alla fine del XVIII secolo. Essa
rappresenta S. Feliciano, e fu probabilmente eseguita in Pe-
rugia poco dopo quell’anno 1458 (1).

Non sembra però i Consiglieri conoscessero il breve
di Calisto III, il quale, imponendo la tassa di un bolognino
per fiorino sulle paghe degli impiegati, riesciva gravoso
anche agli impiegati del Comune, che allora venivano pa-
gati dalla Camera Apostolica. Sicchè, nell'adunanza' del 5
Maggio, il Consigliere Vivianus Lucae dichiarò di esser molto
meravigliato della cosa, poiché a lui risultava che il Vescovo
e i Canonici avevano dichiarato che gli stipendi degli im-
piegati del Comune non sarebbero stati colpiti, onde propose
di mandare una deputazione, perchè ricordasse al Vescovo
la. promessa fatta. Ser Nicolaus Petri, un altro Consigliere,
andette più oltre, e propose di rivedere i conti al Capitolo, per
conoscere se veramente quella tassa era necessaria o no.
Averardus Petri fu più conciliante, e facendo conoscere che il
Vescovo era molto buono, indusse il Consiglio a non prender
alcuna deliberazione (2). D'altronde la cosa si liquidó da se,
poiché Calisto III mori il 6 Agosto, e il Breve perdé ogni
valore. Ma allora Vescovo e Capitolo si rivolsero al successore,
a Pio II, e il 15 Febbraio 1459 ottennero un simile breve
per otto anni « infra quos tribuna ipsa, fauente Deo ut. credi-
tur absoluta erit » (3). Pio II alla sua volta morì il 15 Ago-
sto 1464, prima che scadessero gli otto anni del suo Breve,
ed allora Vescovo e Canonici chiesero per la terza volta la
medesima concessione al successore Paolo II, e perché al-
lora la tribuna o era compiuta, o era prossima al compi-

p. 238-240). La figura di S. Feliciano, col pallio, sta nella Chiesa superiore, nella terza
finestra, a sinistra, nell'angolo sinistro inferiore.

(1) Vedi l'opera del P. Giusto, citato di sopra.

(2) Archivio Comunale, Riformanze 1455-1458, fol. 121-122.

(3 Archivio detto, Registro 1446-1449, fol. 18.

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360 M. FALOCI PULIGNANI

mento, la grazia fu chiesta con una motivazione più ampia
« ut fabrica ecclesie sancti Feliciani comodius et melius perfici
et absolvi valeat ». Il Pontefice aderì, nè dette alla nuova con-
cessione alcun limite di tempo, estendendola « ad beneplaci-
tum nostrum » dal giorno 20 Settembre 1464 in poi (1).

Intanto che si compiva il grande lavoro della nuova
abside, questo Priore o mori o si ritirò. È vero che il Ia-
cobilli in più luoghi protrae fino al 1477 il di lui priorato,
ma, come vedremo, egli cadde in errore, poichè nel 1470
al suo luogo troviamo un altro Sacerdote.

XXXIV.

NICOLO BALDOLI.
Dal 1470 al 1495.

SOMMARIO. — I. Vera data del suo Priorato. — II. Si reca al Consiglio
Comunale per patrocinare la fabbrica della Chiesa. — ITI. Si riordina
la Società dei Preti. — IV. Il Papa Sisto IV e la Cattedrale. —
V. Erezione del Decanato. — VI. Riforma delle Costituzioni del Ca-
pitolo. — VII. Modificazioni del Cardinale Barbo.

E

Il successore di Nicolò di Gregorio, fu (secondo il Iaco-
billi) un altro Nicolò, figlio anche esso di un altro Giovanni,
medico come il primo, ed egualmente nepote di un Fran-
cesco, come lo era l'altro. Avendo ambedue comune il nome,
comune la professione paterna, comune il nome del padre
e quello dell’avo, verrebbe il sospetto che qui si tratti di
una stessa persona (2), se per ammettere l'esistenza succes-
siva di due Priori chiamati Nicolò, non esistessero due atti:
uno del 1445, dove il Priore è detto « Nicolao Magistri Iohan-
nis de Scoplo », ed un altro del 1470, dove il Priore è chia-

(1) Archivio detto, Ibidem, fol. 30.
(2) Di fatti verso la metà del XV secolo viveva « Messer Giovanni di Ser Cecco
Baldoli medico celebre, che morì nel 1443, » e viveva pure « Maestro Giovanni di
Cecco di Gregorio da Scopoli medico celebre, che mori del 1448 ». IACOBILLI L., Uo-
mini illustri di Foligno, Cod. C. VI, I della Bibl. del Seminario, fol. 71, 203.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 961

mato « Nicolao Baldoli ». Questo, secondo il Iacobilli, fu eletto
Priore nel 1477, « e resse fino al 1495 in cui mori» ma,
come si è accennato di sopra, egli era già Priore nel 1470.

IL

In quest'anno, mentre tutti si occupavano per il lavoro
della Tribuna, non bastando i redditi che si conoscono, il
Comune nominò una commissione, della quale faceva parte
con Emiliano Orfini, Gaspare Di Giacomo « alias mastro Igne-
gnere de Fulgineo ». Questa commissione fu interrogata dai
Consiglieri del Comune il 17 Luglio 1470, ed all' adunanza
intervennero « domino Bartolomeo Tonti Vicario Episcopi Pul-
gin, e domino Nicolao de Baldolis Priore maioris Ecclesiae Ful-
gin ». Questi, perorando la causa della Chiesa, ottennero dal
Comune, che si imponesse la tassa di un bolognino per ogni
soma di grano che venisse raccolta, onde devolverne il ri-
sultato, metà per il lavoro del Duomo, metà per mattonare
la piazza e le strade della Città (1).

Naturalmente il Baldoli ebbe ad occuparsi assai del la-
voro edilizio, e certamente tornó ad insistere al Comune, ot-
tenendo per la Chiesa un altro credito, quello delle pigioni di
alcune botteghe del Municipio, che esistevano sulla piazza (2).

Intanto era morto Paolo II, e il Capitolo per la quarta
volta si rivolse al papa, che era allora Sisto IV, pregandolo
à continuare alla Chiesa le concessioni fatte alla medesima
dagli antecessori. La concessione si ebbe ad decennium, in
data 22 Febbraio 1412, ma a patto che il reddito fosse de-
voluto « în fabricam et reparationem ecclesie et non in alium
usum » (3). Ma decorso questo decennio, e permanendo sem-
pre i medesimi bisogni, i Canonici, attese le scarse rendite
della Chiesa, si rivolsero al papa con la supplica che segue:

(1) Archivio Comunale, Riformanze 1468-1471, fol. 81-87.

(2) Ibidem, fol. 47.

(3) Ibidem, Registro 1446-1449, fol. 48. Il breve é pubblicato dal MuNTZ E.,
Les arts a la cour de Papes, Parigi, 1882, vol. III, p. 222.

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M. FALOCI PULIGNANI

Beatissime .Pater

Dudum Sanetitas vestra, ad supplicationem Capituli ecelesie ful- -

ginatis concessit pro sua innata clementia ad certum tempus iam pro-
pemodum elapsum, ut de salario officialium civitatis vestre Fulginei,
qui a Camera Apostolica salarium accipiunt, unus bononenus pro quo-
libet floreno retineatur, qui ipsi Capitulo in fabricam et reparationem
dietu ecclesie convertendum (sic) Quod cum integritate et diligentia
hactenus factum. fuit, et fabrica ista huiusmodi Sanctitatis vestrae auxi-

.lio est magna ex parte facta. Sed quia exiles sunt dicti Capituli facul-

tates, et fabrica ipsa magnos sumptus requirit, simili benignitate sancti-
tatis vestrae est opus. Quare pro parte eiusdem capituli humiliter sup-
plicatur, dignemini tempus predictum saltem ad decennium prorogare
et extendere, quo durante unus bononenus pro quolibet floreno ex sa-
lario dictorum officialium prout vigore concessionis predictae hactenus
factum fuit retineatur, commissarioque eiusdem Capituli consignetur

. pro fabrica antedicta. Et Deus omnipontens, in cuius honore id fit,

eamdem. santitatem vestram longo tempore felicem conservet. Et per
Breve Sanctitatis vestre id fiat (1).

Non si erra, supponendo che la supplica del Capitolo di Fo-
ligno sia stata consegnata al Papa dal concittadino Sigismondo
de Comitibus, che era uno dei Segretari del Papa, e che pro-
babilmente fu egli che ottenne dal Pontefice che a pié della
supplica scrivesse così: « Fiat et petitur. F. datum Romae apud
S. Petrum decimo octavo Kalendas Decembris anno duodecimo » (2).
Un mese dopo fu scritto il Breve, in data 10 Decembre 1482,
col quale si concesse la grazia implorata in « fabricam et
reparationem. dicte Ecclesie » (3).

Ma non eravamo ancora arrivati con tale concessione al
1492, fine del decennio, e Sisto IV era morto, succedutogli nel
1484 Innocenzo VIII. Sembra che gli impiegati, i quali dal
1458 sentivano il peso di quella ritenuta (che non era la
sola) facessero dei lamenti affinché quel balzello, che durava
da oltre 25 anni, venisse abrogato. Difatti, il Pontefice In-
nocenzo VIII, al quale si chiedeva la proroga, se dichiarò

(1) Archivio Comunale, Registro 1446-1449, fol. 68.
(2) Ibidem, loc. cit. ‘
(3) Ibidem, loc. cit.
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"I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 363

. da un lato senza fondamento i lamenti dei colpiti, dall'altra -
parte, volendo in qualche modo: contentarli, anziché conce-
. dere una: proroga di dieci anni, come Ssuoleva farsi, limitò

questa al solo anno 1492, cioè fino all’epoca fissata dal de-

funto pontefice Sisto IV (1). Ma questo Breve 1° Maggio 1490 È |
non passò liscio, e quando il Capitolo lo presentò. al Muni- :
cipio, i Consiglieri protestarono contro di esso (2), sia perché

quella ritenuta durava da troppo tempo, sia perche non tro-
vavano che il Capitolo si regolasse bene. Risultava infatti

al Comune che i Canonici in qualche caso. erano trascurati, .

e risultava che Brigida di Michele Picca avendo lasciato
alla Chiesa un legato di 700 fiorini, i Canonici non si. cu-

.ravano di esigerlo, onde nell adunanza ' Marzo 1485, il |
Comune dovette nominare una commissione di cittadini che |
invitasse il Capitolo ad esigere quella somma, per erogarla:.
« în ornatum. sive instaurationem et bonificationem "ipsius eccle--

side » (3). Malgrado ciò i Canonici ottennero una nuova e

lunga proroga, e allo scadere del decennio, « tempus nondum

elapsum » rinnovarono l'istanza che avevano fatta a Sisto IV,

.e con un breve del giorno 8 Luglio. 1491, ottennero la.
implorata proroga decennale, che dovea terminare al De-

cembre del 1502 (4) Non sappiamo se il Priore, se il Ca:
merlengo, se il Capitolo, il prodotto di questa tassa, che
durava dal 1458, erogassero nella costruzione della Basilica,

ovvero la accantonassero per i futuri lavori, o l’adoperassero
| per i bisogni quotidiani del tempio. Credo che infine il de-. >
naro andasse per questo ultimo scopo; ma la cittadinanza ©
UM che voleva la Chiesa nuova, e che non vedeva costruito che

l' abside, naturalmente, per mezzo dei proprii rappresen-
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tanti, manifestava il suo malcontento. Alla fine del XV secolo,

quando tutti erano pervasi dal sentimento religioso ed arti-

(1) Archivio Comunale, loc. cit., fol. 72. d
2) Archivio detto, Riformanze 1488-1494, fol. 67-68.
Archivio detto, Riformanze 1482-1487, fol. 224.

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(4) Archivio Capitolare. Breve 8 Luglio 1491.

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364 M. FALOCI PULIGNANI

stico, il duomo di Foligno, malgrado tanti sforzi si presentava
male assai. La vecchia basilica, a tre navi, e a due piani,
fino all'arco che immette nel coro era intatta, ma cadente,
goffa, disadorna, umida. A sinistra, il braccio eretto dal Ve-
scovo Anselmo nel 1201 verso la piazza, era disadorno, vasto
e senza la volta: nel fondo sorgeva la nuova abside o tri-
buna, alla quale facea ornamento la bella finestra a vetri
colorati del centro. Ma il disordine di questo cumulo di fab-
bricati era evidente, e né al Priore Niccolò Baldoli, né ai
suoi Canonici faceva certo onore il prolungarsi di questo
stato. Noi ignoriamo molti fatti e molte cose, sicchè non ci
sembra onesto accusare di trascuranza il Clero di quel tempo,
né conosciamo quali ragioni avrebbero potuto addurre per
giustificare il proprio operato. Ma allora le cose erano così.

III.

A tempo di questo Priore, se non per iniziativa sua,
si dette forma legale alla Confraternita della Società dei Preti
eretta nel 1330 da Corradino Trinci Canonico della Catte-
drale, e Priore di S. Salvatore. La Società funzionava senza
Statuto e senza canonica approvazione, pur adempiendo
i doveri imposti dal fondatore, accettando legati, ecc. Il
Vescovo Antonio Bettini volle regolare la cosa, e dopo
aver annullato tutto quanto erasi fatto, perchè illegale, ri-
costituì la Confraternita e la approvò col seguente decreto
11 Aprile 1485. Il documento fa conoscere anche il nome
degli antichi Confratri, che erano tutti Canonici.

In nomine domini Amen. Anno Domini Nostri Iesu Christi ab eius
salutifera Nativitate MCCCCLXXXV. Indictione 3, tempore Pontificatus
Sanctissimi in Christo Patris et Domini nostri D. Innocentii divina
providentia Papa octavi, et die Lunae undecima mensis Aprilis. Actum
Fulginei in quadam salecta superiori, contigua camerae cubicularis in-
fraseripti D. Episcopi sita in domibus Episcopatus Fulginei, quae sitae
sunt in societate Ioctorum, iuxta Ecclesiam S. Feliciani, vias publicas
a pluribus lateribus et alia latera. Praesentibus egregio viro D. Petro
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 365

Provinciale decretorum doctore, et ven. viro D. Ruberti Pauli presbi;
tero de Civitate Castelli cappellani infrascripti D. Episcopi testibus ad
haee vocatis, habitis et rogatis.

Reverendus in Christi Pater et Dominus D. Antonius de Senis
Dei et Apostolicae sedis gratia Episcopus Fulginas. Quoniam ad boni
Pastoris offieium pertinet cuncta rimari, potissime quae in Ecclesia
sua, quae est sponsa sua, geruntur, bene et laudabiliter ne invidiae
procedant, animadvertentes et considerantes quod Universitas et Con-
fratria Fraternitatis Presbiterorum Ecclesiae S. Feliciani de Fulgineo
hueusque non apparet approbata, nec confirmata, neque auctoritate
summi Pontificis, nec Legati, nec Domini Episcopi, Ordinarii, nec etiam
alieuius superioris, ideo praesens D. Episcopus praedictam Universi-
tatem et Confratriam Fraternitatis praedictae tamquam non approbatam
nec confirmatam, ut supra annullavit, irritavit et invalidavit, et simi-
liter omnia acta per dictos Confratres praeter actus spirituales. Et denuo
instituit et ordinavit dietam Confratriam et Universitatem Fraternitatis
Presbiterorum dictae Ecclesie S. Feliciani. In qua voluit et decrevit quod
sint et esse debeant, tam dicti Confratres qui hactenus fuerunt, quam
etiam omnes et singuli Canonici, presbiteri dictae Ecclesiae S. Feli-
ciani. Et ex nunc omnia relicta et legata concessa, sive donata, quo-
cumque titulo pro praeterito dietae Universitati et Confratriae dedit
tradidit et concessit Confratriae et Universitati Fraternitatis Presbite-
rorum praedictae. Et quod Confratres praedicti possint et valeant licite
et libere uti ut frui dictis relictis, legatis donatis vel concessis prout
pro praeterito usi fuerunt./Item quod dicti Confratres teneantur servare
consuetudines dictae Confratriae huiusque observatas per dietos Con-
fratres pro praeterito existentes, et secundum dictas consuetudines in
dicta Universitate et Confratria persistere. Non obstantibus quibu-
secumque in contrarium facientibus, etc. Praesentibus venerabilibus
viris, videlicet, eximio Decretorum Doctore D. Nicolao Baldolis de Ful-
gineo Priore dietae Ecclesiae S. Feliciani, D. Raphaele de Baldolis de
Fulg. D. Bartolomeo Tonti de Fulg. D. Emiliano Sebastiani de Fulg.
D. Nicolao Cicori de Fulg. D. Nicolao Petri de Fulg. omnibus Cano-
nicis dietae Ecclesiae Fulginat. S. Feliciani, et praedicta intelligentibus, |
consentientibus et acceptantibus.

Et Ego Christoforus q. Marini Carutii de Fulg. publicus Imperiali
Auctoritate Notarius, et Iudex Ordinarius, et nune Notarius et Seriba
d. D. Episcopi, et Episcopatus, supradictis omnibus et singulis, dum
sic peragerentur et facerent, ut supra plene apparet, et descriptum est,
praesens fui et iuterfui, et ea rogatus seribere, scripsi, et publicavi, et
ad fidem et robur omnium et singulorum praemissorum me subscripsi,
signumque meum apposui consuetum (1).

(1) Dalla co,ia del Iacobilli (Bibl. Semin., Cod. B. V, 8, fol 225-2:6), che lo tolse
dall'originale, esistente a suo tempo nell'Archivio della Confraternita.
M.-FALOCI PULIGNANI

Questo atto fu confermato, con lettera data da Assisi,
28 Settembre di detto anno, dal Card. Arcimboldo Legato
del? Umbria (1). |

IV.

Essendo Priore questo Nicolò, le condizioni del Capitolo,
i diritti e i doveri del Priore pro tempore furono notevol-
mente modificati. Volgendo l’anno 1475 in Foligno dimorò
lungamente il Pontefice Sisto IV, con la Corte Romana, e con
undici Cardinali, trattenendosi quivi, per timore di peste,
dal 21 Agosto fino ai primi del successivo Ottobre. Egli
abitò nel vecchio Palazzo Trinci, che avea fatto restaurare,
e siccome questo Palazzo per mezzo dell’arco che tuttora. esi-
ste, comunicava coll’interno del Duomo, così egli, non veduto,
avea modo di osservare in quale modo, con quale frequenza
e. diligenza si celebrassero i divini uffici. Non ne rimase
molto edificato, e nella bolla 6 Ottobre di quell’anno, che
pubblicheremo, afferma « Nuper siquidem non sine animi nostri
displicentia ad nostrum pervenit auditum, quod in Ecclesia Ful-
ginatem, quae satis insignis existit, horae divinae temporibus
nocturnis pariter et diurnis quotidie. minime decantantur; et in
ea Ecclesia disciplina plurimum. lentescit, in divini cultus. dimi-
nutionem, et Ecclesiae praedictae et Ecclesiasticarum Personarum
in ea eristentium non modicum vilipendium ». La Cattedrale

non era distante dal Pontefice che pochi passi, onde senza

disturbarsi potea vedere dall'alto del balcone interno di essa
in quale modo si adempisse l’ officiatura corale. E chiaro

che le mancanze che egli deplora le conobbe da sé. E in

due modi volle provvedere. Aumentando il numero. delle
prebende canonicali colla erezione del nuovo: beneficio del
Decanato; e riformando il Clero della Cattedrale con un
regolamento particolareggiato e abbastanza severo.
|» —Accenniamo alle due innovazioni.
' PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO ei 361 -

v.

. Esiste in Foligno, poco sotto le mura occidentali della

© città, dove si riuniscono i due fiumi il Topino e il Menotre,

la grande e bella Chiesa di S. Magno, della quale la . più
antica notizia è quella che riporta il Iacobilli, il quale trovò

un Marco Priore di S. Magno fin dall'anno 1222 (1).

Lasciando ad altri di trovare la fonte che somministrò

‘al Iacobilli quel nome e quella data, io ho trovato ricordo
‘che il 23 Aprile 1235 si vendeva un terreno situato « in villa
Baronescha a Santo Manno » (2). In un istrumento di donazione

a favore dei Servi di Maria, fatta dal Vescovo Paparone il

‘22 Agosto 1273, si. nomina Guadagno di Angelo Priore di
- S. Magno (3). Il 10 Aprile 1279 fu rogato a Sassovivo un

atto o sentenza data a nome del Papa da un Aanerius ca-
nonico: di S. Feliciano, essendo testimonio, fra gli altri, dopno
Guadagno priore Sancti Manni (4) Pochi anni appresso si
trova che a S. Magno, oltre il Priore, vi erano dei Canonici,
ma non doveano aver prebenda separata, perchè il numero
era variabile, e perchè Celestino V avendo nominato canonico
un Clericus Paulus Philippi Fuliginas, il Capitolo di S. Magno

-non volle riceverlo, onde « Magister Iohannes de Fulgineo Prior
et Capitulum secularis ecclesie sancti Manni prope Fulginum »

fecero opposizione, e a dirimere la questione furono chia-

mati il Priore di S. Maria di Pieve Fanonica, e il Priore di

S. Maria Infraportas (5). Pochi anni dopo, cioè dopo il 1308
si ripeté la stessa cosa. Il Papa avea permesso che Barto-
lomino da Pistoia Vescovo di Foligno potesse nominare Ca-

(1) Biblioteca del Seminario, Cod. C V, I, p. 305.

(2) Archivio. di Sassovivo, fasc. 119, perg. non num.
: (8) Archivio Comunale, Pergamene, n. 2.

(4) Ibidem, fasc. 40, n. 521. d EN

(5) Ibidem, fasc. 128, perg. non num..
* 368 M. FALOCI PULIGNANI

nonico di S. Magno, non ostante il difetto di età, un chie-
rico Matteo Nati Lippi Masseoli, di soli nove anni, ma quei
Canonici si opposero egualmente (1). Nel 1295 aveva un co-
spicuo patrimonio (2), e nel 1334 è ricordato, un dominus
Bernardus Rettore della Chiesa Sancti Manni (3). Nell'anno
1400 é Priore Andreas Lippi da S. Severino, e, morto costui,
il 13 Marzo il Vescovo gli nomina successore il Ven Vir. Ni-
cholaus Rainaldutii Corradi de Trinci (4), e promosso questo
ad altro ufficio, gli succede D. Johannus Valisiani di Lucca (5),
che alla sua volta ebbe successore un D. Francesco di Feli-
ciano (6), dietro proposta dell'Abate di Sassovivo, che sembra
avesse il patronato (7). Tanta frequenza di successori, tanta
mutazione di Parroci stancó i Parrocchiani, i quali col con-
senso del Capitolo del Duomo ottennero che il 6 Ottobre del
1400, il Vescovo sopprimesse la Parrocchia, e la unisse a
quella di S. M. Infraportas (8). Nel 1425 tutti i canonicati

(1) Archivio Comunale.

(2) LucaANO, Delle Chiese di Foligno ecc., p. 15.

(3) FALOCI PULIGNANI, Le Chiese di Foligno nel secolo XIV ecc., p. 416.

(4) Archivio Notarile, Rogiti di Francesco di Antonio. Ad. an. fol. 146.

(5) Ibidem, fol. 8, 174,

(6) Ibidem, fol. 158.

(7) Ibidem.

(8) Ibidem, fol. 158. La Chiesa di S. Magno fu poi riedificata l'anno 1587 con le
elemosine raccolte da un buon eremita Carlo Maria Sauri di Castelbuono presso
Bevagna, che morì di ottantasei anni nel 1642, avendo passati fra i Barnabiti, come
Converso, gli ultimi trent'anni. Vedi F. L. BARELLI, Memorie dei Chierici Regolari
di S. Paolo, chiamati volgarmente Barnabiti, Bologna, 1707, vol. II, pag. 385-399. In essa
si venera una devota immagine della Madonna, dinanzi alla quale convocava spesso
i fedeli a pregare il Ven. Gio. Battista Vitelli. Cirocco F., Vita del servo de Dio
Gio Battista Vitelli, Foligno, 1625, p. 108-110. IAcoBILLI L., Vita di S. Feliciano, Fo-
ligno, 1626, p. 176. Trovo nelle mie memorie che questa Chiesa, nel 1742, in occasione
del passaggio delle truppe fu ridotta ad ospedale. L'anno 1790 Mons Domenico De
Rossi Cappellano segreto del Papa Pio VI, vi fece erigere una Confraternita per gli
agricoltori, sotto l' invocazio»e di S. Isidoro, del quale ottenne a tutta la città l'of-
ficio proprio il 3 settembre 1791. Il De Rossi istituì anche nella Chiesa di S. M. In-
fraportas un Canonicato, intitolato a S. Isidoro, coll’obbligo di celebrare in S. Ma-
gno la Messa Festiva, La Confraternita esiste tuttora, e la Chiesa appartiene sempre
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 369

furono uniti in uno solo (1), e cosi si giunge all'anno 1476, in
cui il Papa soppresse quella Collegiata, e colla dotazione di
essa eresse il Decanato, seconda dignità del Capitolo del
Duomo, nominando primo Decano Giovanni di Lazzaro Puc-
cioli da Foligno suo abbreviatore di Lettere Apostoliche, al
quale rilasciò nel 1478 le bolle relative. In essa si determi-
nano i diritti e i doveri della nuova dignità.

VI.

Ma più notevole è la seconda parte del pontificio do-
cumento, nel quale, dalle minuziose particolarità liturgiche
che determina ed impone con multe e con punizioni non
lievi, si vede chiaro in quale modo si compivano allora i
. sacri Riti nella nostra Chiesa. Esistono simili documenti,
sotto forma di costituzioni sinodali, capitolari, ecc. ma nel

caso nostro trattasi di un documento pontificio, che ha, per
| la materia liturgica, un' importanza notevole, e che merita

sopra la porta della Sagrestia.
LA CONFRATERNITA DEGLI AGRICOLTORI "
| SOTTO L'INVOCAZIONE DI S. ISIDORO

t | al Decano della Cattedrale, come si rileva anche dalla seguente iscrizione che sta |

PER CURA DI DOMENICO DE ROSSI
DELLA FAMIGL:A PONTIFICIA
CANONICAMENTE ERETTA NEL MDCCXCIV

QUESTA CHIESA
DEVOLUTA AD USI PROFANI PER 15 ANNI
RIAPRE AL CULTO DIVINO
COLLE OBLAZIONI PROPRIE E DEI FEDELI
SEDENDO NELLA CATTEDRA VESCOVILE

MONS. VINCENZO SERARCANGELI
NELL’ AN. MDCCCLXXXIIJ
Nella parete opposta, leggesi quest'altra iscrizione:
QUESTA CHIESA
DI PROPRIETÀ DEL DECANATO DELLA CATTEDRALE
FU DEDICATA SULENNEMENTE
ALLA BEATISSIMA VERGINE MARIA
\ _ SOTTO IL TITOLO DI S. MAGNO
OCCUPANDO LA' SEDE VESCOVILE DI FOLIGNO
MONS. MARCO ANTONIO BIZZONI
NELL'ANNO DI CRISTO
MDLXXXVII x
) Archivio notarile. Rogiti di Francesco d? Antonio. Rubricella del vol. 1397-1405.
310 - M. FALOCI PULIGNANI

KI

la luce. Il documento è piuttosto severo, ma sono pochi i
casi nei quali il Pontefice potea parlare con tanta compe-
tenza personale di motu proprio, e. di certa scientia, come
parlava questa volta. Nel 1472, come vedemmo, egli avea
concesso alla Cattedrale un notevole sussidio per decennio,
provvedendo alla fabbrica materiale del tempio. Era giusto,
che, vedendo con gli occhi suoi i bisogni spirituali di esso,
abbia provveduto anche a questi bisogni con un atto che
gli fa onore. Chi sa quante volte i vecchi Canonici avranno
alzati gli occhi a quel balcone, dove fino al 1439 risplen-
devano con la profanità dei Trinci, le corazze dei guerrieri,
ed il lusso delle gentildonne. Nel 1476 la scena era cam-
biata. Malgrado lo splendore della Corte Pontificia nel ful-

gore della rinascenza, da quel balcone spiava la condotta :

del Clero Papa Sisto, che fu già. Frate, e di lassù notava
la trascuraggine del canto sacro, la non assiduità dei Chie-
rici, la fretta del salmeggiare, le trasgressioni alle leggi
della liturgia sacra, la quale, ove non si osservi integral
mente e dignitosamente, fa dei Sacri Ministri dei mestie-
rantB da autorizzare dei dubbi sulla loro fede. Ecco il do-
cumento. i



Situs Epus Servus Servorum Dei. Ad perpetuam. rei memoriam.
Ex supernae providentia Maiestatis in Apostolicae dignitatis speculo
constitutos illa nos quotidiana pulsat instantia, et Ecclesiarum omnium

è praesertim insignium Cathedralium impellit sollicitudo, ut pro votivo

dietarum Ecclasioram successu et Eccle.iae ipsae utilitate, sub quarum
feliei regimine salubriter gubernari valeant, personarum praesidis ful-
ciantur, ac uberioris honoris titulis attollantur, et iustis Constitutio-
nibus, et Ordinationibus reformentur, nostros effundimus iugiter co-
gitatus, prout ex temporum qualitate pensata id conspicimus in Domino
salubriter expediri. Nuper siquidem non sine animi nostri displicentia
ad nostrum pervenit auditum quod in Ecclesia Fulginaten. quae satis
insignis existit, horae divinae temporibus nocturnis pariter et diurnis
quotidie minime decantantur, et in ea Ecclesia disciplina plurimum lente-
scit in divini cultus diminutionem, et Ecclesiae praedictae et Ecclesia-
sticarum personarum in ea existentium non modicum vilipendium. Nos
igitur qui in praesentiarum in Civitate nostra Fulginaten. cum Curia


I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 371

nostra moram trahimus, volentes, prout ex officii pastoralis debito Nobis
incumbit, super his opportune provideri, Motu proprio non ad alicuius
Nobis super hoc oblatae petitionis instantiàm, sed de certa sola et mera
voluntate Unam Dignitatem, quae Decanatus nuncupatur, cum -omni-
bus, et singulis praeminentiis, honoribus et. honorariis consuetis, ac
stallo in Choro, et loco in Capitulo, nec non distributionibus quotidia-
nis de novo erigimus, et creamus, statuentes, ac motu et sola praedicta
auetoritate Apostolica decernentes, quod Decanus ipse sit Dignitas se-
cunda post Pontificalem, et priorem iocum tam in Choro, quam in Ca-
pitulo, et extra, et in Processionibus immediate habeat, et habere debeat
post Priorem ipsius Ecclesiae qui primam post Pontificalem in ipsa Ec-
elesia obtinet dignitatem. Nec non omnes et singulos Canonicos et alias
personas dictae Ecclesiae ad cantandum divina Officia cum nota in ea-
dem per subtraetionem fructuum, reddituum, et proventum eorumdem,
et ad interessendum processionibus compellere, eosque posse vel'alium
ad dictas horas, et divina pulsandum et cantandum eis mandare sub
poenis in praesentibus nostris litteris descriptis, dictas poenas exigere,
easque in distributiones Cappellanorum eiusdem Ecclesiae convertere,
et distribuere libere ac licite possit et valeat. Et nihilominus pro dote
dieti Decanatus, cuius fructus nulli sunt Prioratus Saecularis et Collegia-
tae Ecclesiae S. Magni extra muros Fulginat. qui inibi Dignitas principalis
existit, et cuius fruetus, redditus et proventus viginti quatuor flor.
aurei de Camera secundum communem existimationem valorem annuum,
ut aecepimus non excedit, eidem Decanatui per Nos erecto perpetuo
unimus, annectimus, et incorporamus, ac appropriamus. Et nihilominus
dilecto Filio Io. Lazzari Can. d. Ecclae Fulginat. qui litterarum Apli-
earum Abbrevlator existit, apud Nos de vitae et morum honestate, aliis
probitatis et virtutum meritis multipliciter commendato, specialem gra-
tiam facere, ipsumque Ioannem a quavis excomunicationis, suspensio-
nis et interdicti, aliisque ecclesiasticis sententiis, censuris et poenis a
jure, vel ab homine quavis occasione vel causa latis si quibus quomo-

‘ dolibet innodatus existit, ad effectum praesentium dumtaxat consequen-
-dum, harum serie absolventes, et absolutum fore censentes, Decanatum

denuo erectum huiusmodi ab eius primaeva erectione vacantem cum
Prioratu adnexo, ac omnibus juribus, ac pertinentis suis, praefato Ioanni
aucthoritate et motu similibus conferimus et de illo etiam providemus :
ita. quod liceat sibi dieti Prioratus S. Magni quam obtinet possessionem
continuare, illiusque fructus, redditus et proventus in suos et dictorum
Decanatus et Prioratus unit. usus et utilitatem convertere, et perpetue
retinere, Diocesani loci, et cuiusvis alterius licentia super hoc minime
requisita. Nec non praefato Ioanni, ut Decanatum, ac Canonicatum et
Praebendam dictae Ecclesiae Fulginat. et perpetuam Cappellaniam S. An-
tonii, quam in d. Ecclesia Fulginat. una cum Canonicatu et Praebenda
eiusdem ex concessione et dispensatione Apostolica obtinet, prout in
Litteris Apostolieis desuper confectis, quarum ac omnium, et singu-
PRI
"ER: Tgr — —
: e kd

M.

FALOCI PULIGNANI

lorum in eis contentorum, et dispensationum huiusmodi, ac si prae-
sentibus de verbo ad verbum insertae forent haberi volumus hie, de
dietis Motu, et scientia pro sufficienter expressis plenius contineri, ac
Prioratum dietae Ecclae S. Magni, ad quem quatenus per electionem
non assumatur, quoad vixerit retinere libere, ac licite possit, et valeat.
Motu autem et scientia praedictis dispensamus, et de speciali dono
gratiae sibi indulgemus proviso, quod Prioratus S. Magni, et Cappel-
lania ipsa debitis propria non fraudetur obsequiis, et animarum cura,
si quae illis immineat nullatenus negligatur, sed eorum congrua sup-
portent onera consueta.

Praeterea cupientes ut d. Ecclesia ad debitam reformationem re-
ducatur, et in ea divina officia, ut est aequum, celebrentur, Motu, li-
centia et auctoritate similibus, ac irrefragabili perpetuo duratura con-
stitutione decernimus, statuimus, et declaramus, quod infrascriptae
ordinationes, et Decreta perpetuis temporibus inviolabiliter debent
observari.

Primo quod modernus Prior, et qui pro tempore fuerit Prior di-
ctae Ecclesiae omnibus horis Canonicis, et Missis decantandis continue
debeat interesse, medietas vero Canonicorum, et Cappellanorum eiu-
sdem una hebdomada, altera vero mediatas alia hebdomada. Prior vero
praefatus et omnes Canonici et Cappellani huiusmodi diebus Dominicis,
et Festivis duplicibus horis, et Missis cantandis, ac etiam omnibus
processionibus interesse debeant; ita quod cessantes, et non venientes
ad Matutinum, Missas, Vesperas, et Completorium ac Processiones pro
qualibet hora, et processionum praedictarum poenam habeant unius bo-
lendini Papalis m. c., pro quolibet Canonico cessantibus, et pro qualibet
aliarum horarum dimidiam partem unius bolendini. Prior vero prae-
fatus cessans poena huiusmodi dupliciter singulis horis, et Missis can-
tandis, ac processionibus, quibus cessaverit, plectetur. Qui vero ces-
saverit in celebrando Missas, unius Carleni puniatur poena in duplicibus
Festis; in aliis vero diebus dimidio Carleno pro vice qualibet. Pari-
formiter et Diaconus, et Subdiaconus Cappellanus in suo ordine cessans
etiam puniatur, omnesque Canonici, et Prior interessentes divinis ha-
bere debeant superpellicea, seu cottas lineas, et Almutias; Cappellani
vero Cottas dumtaxat seu superpellicea pro qualitate eorum convenientia,
nec possint a Choro cum aliis conveniri eum ipsorum Canonicorum
quilibet in loco suo, et non in Cappellanorum loco stare, ac ire debeat
ac teneatur sub poena unius Carleni, et similiter intravisse Chorum
antequam primitus dicatur Gloria Patri, nec possint inde discedere nisi
totaliter completo Officio, ac contrafacientes haheantur proinde ac si
non venissent legitime, super his semper cessante legitima causa, de
qua ipsi Decano constare debeat. Volumus insuper quod pro Canonico
non possit deservire nisi alius Canonicus, nec pro Cappellano nisi Cap-
pellanus vel Sacerdos, et pro Priore nullus nisi duo Canonici dictae
Ecclesiae coniunctim, et quod pro omnibus horis Canonicis ac Missa,
Porc E pee... -

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO

et Prrcessionibus per Sacristas Campanae pulsentur, et Altaria suis
convenientibus coloribus et ornamentis decorentur, aut per alios loco
ipsorum temporibus debitis seeundum qualitatem occurrentis Festivita-
tis seu Feriae sub dietis poenis; et horae ipsae tam diurnae quam no-
eturnae pro debitis temporibus decantentur, et cum nota dicantur, se-
cundum consuetudinem et Ordinationem Romanae Curiae, proemissa
semper ante quamlibet horam oratione Dominica videlicet Pater Noster,
et in fine euiuslibet horae, Fidelium animae per misericordiam Dei re-
quiescant in pace pronuntietur, et Officium B. V. semper dicatur in
diebus quibus competit secundum ordinationem Romanae Curiae, et in
fine Officii dicatur Salve Regina vel alia laus eum oratione competenti
secundum tempora. Sed ad Completorium Salve Regina, vel alia laus
decantetur cum Oratione ut supra, et quod cantetur Missa de Festo
seu celebritate occurrenti cum Diacono et Subdiacono paratis suis pa-
ramentis coloribus convenientibus, et quod semper ante Missam diei,
vel Festi seu Feriae occurrentis, cantetur Missa pro Defunctis cum pro-
cessione per Ecclesiam cum Cruce, et aqua benedicta cantando libera
me Domine cum reliquis, nisi ea die occurrat Festum duplex, et quod
Canonicus ad quem spectat cantare Missam die dominico, teneatur et
debeat etiam cantare Missas festorum duplicium ipsae dictae Ebdomadae ;
Et similiter Prior in sua Ebdomada, nisi essent Festa solemnia, quae
ad Episcopum et ad Dignitates spectare videntur; Cappellanus vero
Ebdomadarius loco cantandae Missae ad quae infra Ebdomadam in
Festo duplici, si illam Canonicus non cantaret, Missam huiusmodi le-
gere teneatur, et ideo Canonicus Ebdomadarius et Prior debeant etiam
funeralia Officia quaecumque occurrentia in sua Ebdomada. Praeterea
quod semper dum celebrantur divina, super Altare sint duo luminaria
praesertim in Matutinis, Missa, Vesperis et Completoris; aliis autem
horis ad minus unum lumen canentes habeant. In festis autem dupli-
cibus et dominieis diebus luminaria huiusmodi duplicentur, et Prior,
et deputati Custodes ipsius Ecclesiae infra octo dies a die pubblicationis
praesentium computandorum, teneantur fecisse inventarium omnium Io-
calium, et bonorum Ecclesiae praedictae in presentia totius Capituli,
et aliorum Civium laicorum Santesiorum vulgariter nuneupatorum, ad
utilia dictae Ecclesiae deputatorum, et singulis quatuor mensibus illud
continuo renovasse sub poena excomunicationis latae sententiae, et
privationis Beneficiorum suorum, et quod sub eadem poena bona et
iocalia praedicta non possint, seu debeant pignorari, aut quomodolibet
alienari quovismodo, vel in Domus proprias transportari, vel de loco
ad locum contra praedictam Ecclesiam mutuari absque Sedis Aposto-
licae licentia speciali,-et si quae ex bonis et iocalibus praedictis nunc
aut pignori obligata, aut aliter asportata sunt, infra octo dies ab eadem
publicatione praesentium sub eisdem poenis omnino restituantur, ac ad
Ecclesiam reportentur, omni penitus excusatione remota, et Sacristae
qui curae bonorum huiusmodi deputabuntur, sive deputati sunt, te-

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314 M. FALOCI PULIGNANI

neantur satisfacere, et per viam depositi obligare illa diligenter custo-
dire, et in eventu perditionis, aut deguastationis restituere, alias non
admittantur. Camerarius autem singulis annis canonice electus sive
per Capitulum eligendus, teneatur sub eisdem poenis bis in anno red-
dere rationem de bonis administratis, nec possit ad officium huiusmodi
eligi, aut illud exercere, nisi prius dederit sufficientem fideiussionem de
omnibus rebus per eum fideliter administrandis, et insuper quod poenae
pro tempore exactae distribuantur inter Cappellanos ipsius Ecclesiae
divinis interessentes, et quod quilibet Cappellanus non veniens ad di-
vina, quando deputatus fuerit, solvat medietatem poenae quam. solvit
unus Canonicus. Postremo quod de omnibus redditibus possessionum
et Apothecarum mensae Capituli fiat una Massa, et illi colligantur per
Camerarinm Capituli solum, et dumtaxat, et per eumdem Camera-
rium, et Decanum ipsius Ecclesiae mense quolibet aequis portionibus
distribuantur inter servientes, et interessentes dictis divinis horis, et
alis ut supra, retentis. tamen prius poenis, quibus cessantes, et negli-
gentes mulcetati fuerint. Volumus iusuper quod praefatus Decanus ultra
praemissa in absentia ipsius Prioris primum locum teneat immediate
post Episcopum tam in Ecclesia, et in Choro, quam etiam in Capitulo
et extra, et omnino iurisdietionem, et authoritatem ipsius Prioris habeat
in divinis, et aliis in ipsa Ecclesia et extra, ac Processionibus prae-
dietis prout haberet ipse Prior, si personaliter interesset, cum authori-
tate compellendi Canonicos, et alias personas Ecclesiasticas per subtrac-
tionem fructuum praedictorum. Et nihilominus venerabilibus fratribus
nostris Vassionen. Viterbien. et Civitatis Castelli Episcopis, motu et au-
thoritate similibus, per haec Apostolica scripta mandamus, quatenus
ipsi vel duo, vel unus eorum, per se vel alium seu alios, praefatum
loannem vel Procuratorem suum eius nomine in corporalem posses-
sionem Decanatus, praedictorum jurium, et pertinentiarum huiusmodi
inducant, et authoritate nostra defendant, inductum amoto exinde quo-
libet de tempore, facientes Ioannem vel suum Procuratorem pro eo ad
Decanatum huiusmodi ut est moris admitti, sibique de illius fructibus,
redditibus, proventibus, iuribus, et obventionibus universis, integre
responderi. Contradictores anthoritate nostra appellatione postposita
compescendo, non obstantibus Constitutionibus et Ordinationibus Apo-
stolicis, et aliis statutis et consuetudinibus d.ae Ecclesiae, et iuramento,
confirmatione Apostolica, vel quavis firmitate alia roboratis, caeterisque
contrariis quibuseumque, aut si venerabili Fratri nostro Episcopo Ful-
ginaten. et Capitulo praedicto vel quibusvis aliis communiter, vel di-
visim ab eadem sint Sede indulta, quod interdici, suspendi, vel exco-
municari non possint per Litheras Apostolicas, non facientes plenam
et expressam ac de verbo ad verbum de Indulto huiusmodi mentionem.
Et insuper ex nunc irritum decernimus, et inane si secus super his à
quocumque quavis authoritate scienter aut ignoranter contigerit atten-
tari. Nulli ergo huius nostrae erectionis, creationis, statuti, Constitu-
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 375

tionis, unionis, annexionis, incorporationis, absolutionis, collationis,
provisionis, dispensationis, Indulti, facti, statuti, decreti, declarationis
Mandati et voluntatis infringere.

Datum Fulginei Anno Incarnationis Dominicae MCCCC septua-
gesimo sexto Octobris Pontificatus Nostri Anno Sexto. Gratis de Mto
S; D: N.- PP.

S. Aracenus de Senas. (1)
VII.

Il Priore e i Canonici, ricevuta questa forte lezione,
chinarono il capo; ma pochi anni dopo, nel 1481, fecero
rispettosamente osservare al Papa, che, data la tenuità delle
rendite dei loro benefici, le multe inflitte ai negligenti erano
così gravi, che li costringevano a chieder un qualche
temperamento benigno. E il Papa, mostrandosene persuaso,
pregó il Cardinale di S. Marco, Patriarca di Aquileia, a mo-
dificare la sua costituzione, autorizzandolo a mitigarla, come
fece di fatti con una lunga e nuova costituzione, datata da
Roma il 19 luglio 1481, la quale fu quella che per circa
due secoli e mezzo servi di norma al Capitolo, sia pure
che il tempo e la natura delle cose la facessero in più di
un punto obliterare. Dove è da notare la molta abilità con
la quale il Cardinale nascose la grande severità dell'atto pon-
tificio. Egli disse che le censure e le pene inflitte in quel
documento, sono apparse nimis graves al Clero, osservò che
forse non tutto in esso era chiaro, che da esso potea na-
scere qualche scandalo, sicchè, tenendo conto un pò del co-
modo delle persone, e un po’ degli scarsi provvedimenti del
Clero, egli si serviva dell’autorità del Papa per riformare,
modificare, moderare quell’atto, canonizzando tutto nel se-
guente documento.

(1) Dalla copia esistente nell'Archivîo Capitolare. La data della Bolla è qui in-
certa, e converrebbe assicurarsene, o coll’originale, che non so ove sia, o facendo
ricerche nell'Archivio Vaticano. Manca infatti il giorno in cui fu datata, e la parola
sexto si riferisce all'anno 1476, e non al mese di Ottobre, come ha creduto taluno.
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316 M. FALOCI PULIGNANI

Marcus. miseratione Divina episcopus Prenestinus . Cardinalis
S. Marci Patriarcha Aquilegie. Venerabilibus Viris Priori, Decano, Ca-
nonicis, Capitulo, Cappellanis, coeterisq. Beneficiatis, Clericis, ac Offi-
cialibus Ecclesie Fulginatensis, Salutem in Domino Sempiternam.

Solet Romani Pontifieis Clementia, ut in Ecclesiis, presertim Cat-
tedralibus, congruis laudibus Divinum nomen assidue magnificetur,
Seandalorum, dissidiorumque fomenta propter Censuras, et alias gra-
ves penas ab eis propellantur, et Personae in eis. Altissimo famulantes
in paeis, ae quietis amenitate letentur; operosa diligentiae studium im-
partiri, dubia, que ex litteris suis super hoe concessis, emergere pos-
sint tollendo de medio, aliaque statuendo, disponendo, et etiam ordi-
nando, uti per ecclesiarum, et personarum earundem salubri directione
conspicit in Domino salubriter expedire.

Nuper siquidem cum ad audientiam Sanetissimi Domini Nostri
Domini Sixti Divina providentia Pape Quarti, dum in Civitate sua Ful-
ginaten eum Romana Curia moram traheret, pervenisset, quod in Ec-
clesia Fulginaten predicta, que satis insignis existit, hore Divine tem-
poribus nocturnis pariter, et diurnis quotidie minime decantabantur,
et in ea Ecclesiastica disciplina plurimum lentescebat, in Divini cultus
diminutionem, et Ecclesie predicte, ac Ecclesiasticarum personarum in
ea existentium non modicum vilipendium, prefatus Dominus Noster
Papa volens super ijs opportune providere, suo proprio motu, et ex
certa sua scientia unam Dignitatem, que Decanatus nuncuparetur, cum
omnibus, et singulis preheminentijs, honoribus, et honorantijs consue-
tis, ac Stallo in Choro, et Loco in Capitulo, nec non distributionibus
quotidianis, de novo erexit, et creavit, statuens, et decernens, quod
Decanatus ipse esset Dignitas secunda post Pontificalem, et primum
locum, tam in Choro, quam in Capitulo, et extra, et in Processionibus
immediate haberet et habere deberet post Priorem ipsius Ecclesie, qui
primam post: Pontificalem in dieta Ecclesia obtinet Dignitatem, nee non
omnes, et.singulos Canonicos, et alias personas dicte Ecclesie ad can-
tandum divina offieia cum nota in eadem per subtractionem fructum,
reddituum, et proventum eorundem, et ad interessendum processioni-
bus compellere, eosque per se, vel alium ordinare, ad dictasque horas,
et divina pulsandum, et cantandum eis, sub certis tune expressis penis
mandare, ac penas ipsas exigere, easque sub certis modo, et forma
distribuene possit. Et nihilominus pro Dote dieti Decanatus, cujus frue-
tus nulli erant, Prioratum secularis, et Collegiate Ecclesie S. Magni
extra muros Fulginaten, qui inibi Dignitas principalis existit, eidem
Decanatui perpetuo univit, annexuit et incorporavit, ac appropriavit,
ac Decanatum hujusmodi ab ejus primeva erectione tune vacantem,
Dileeto nobis in Christo Ioanni Lazzari Canonico dicte Ecclesia Ful-
ginaten. ac litterarum Apostolicarum Abbreviatori similibus motu, et
Scientia contulit, et de illo etiam providit, nonnullaque alia decrevit,
Qm

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO

statuit, declaravit, et mandavit, prout in suis Litteris inde confegtis
plenius continetur.

Cum aurem sicut, prefato Domino Nostro Pape nuper innotuit, per
supplieationem dictorum Prioris, Canonicorum, et Capituli, et Cappella-
norum, et tam cirea Censuras, quam poenas, que dictis Priori, Cano-
nieis, Capitulo, et alijs suprannominatis nimis graves vise sunt, alique
forsan dubietates, et scandala oriri possent, ac pro pace, et quiete, ac
majori Commodo personarum in illa existentium, attenta ipsarum Per-
sonarum, et diete Ecclesie paupertate, ultra statuta, decreta, et ordinata
in dietis litteris, nonnulle reformationes, modificationes, et moderationes
necessarie videantur, prefatus SSmus. Dominus Noster, ne occasione
paupertatis huiusmodi, dissentiones, et scandala inter personas dicte
Ecclesie eveniant, ac etiam circa alia pro premissis necessaria, et utilia
providere volens, Nobis vive vocis oraculo dedit in Commissis, et man-
davit ad supplicationem dictorum Prioris, Canonicorum, .et .Capituli,
quatenus aliquas reformationes, modificationes, et moderationes, que

nobis utilia, et necessaria viderentur de premissis, et circa premissa

faceremus, ordinaremus, approbaremus, et confirmaremus cum potestate
litteras Apostolicas super presenti negotio emanatas per mandatum vive
vocis Oraculo, nobis faetum modificandi, in quantum. dictis modifica-
tionibus, moderationibus, ordinationibus, statutis, et Capitulis per nos
faciendis obviaretur.

Nos igitur Marcus Episcopus Cardinalis, et Patriarcha Commissa-
rius prefatus, volentes commissionem, et mandatum prefati Sanctissimi
Domini Nostri exequi, ut tenemur, infrascriptas reformationes, modifi-
cationes, et moderationes, ac Capitula, perpetuo, que sequuntur, acce-
dente, et interveniente consensu, et voluntate dicti Decani, facimus, ap-
probamus, et confirmamus, ac perpetuis futuris temporibus infrascripta
observari presentium tenore dicta auctoritate mandamus, prout inferius
deseribuntur.

In Primis, quod Prior, Decanus, et Canonici cessantes a Missis,

et Horis Canonicis quolibet die sine ordine pena duorum bolonenorum

cum dimidio pro quolibet puniantur monete currentis in Civitate Ful-

ginei, Priore excepto, cui hujusmodi pena duplicetur.

Item, quod Camerarius pro tempore existens non debeat, neque
possit aliquid, nec dare, nec solvere alicui de Capitulo de pecunijs, et
alijs rebus consuetis distribui inter ipsos de Capitulo per ipsum Came-
rarium, et alias quomodocumque, nisi prius retentis peenis, quibus ces-
santes a Divinis, et alijs de causis inclinati fuerint, et quod pene pre-
diete distribuantur per Decanum, et Camerarium: singulis. mensibus
inter ipsos Priorem, Decanum, et Canonicos interessentes Divinis et
solutionibus penarum subjacentes, rebus comestilibus dumtaxat excep-
tis, que illis solum dentur, qui in offieio offerte interfuerint, et non

alijs, et si Camerarius contrafecerit ipso facto sit excomunicatus, a qua

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M. FALOCI PULIGNANI

possit absolvi per episcopum, vel ejus Vicarium, de consensu tamen
Prioris, Decani, Canonicorum, et Capituli.

Item, atteneta paupertate Cappellanorum, cum Singularum Cappel-
larum ipsorum pro majori parte duorum florenorum auri fructus annuum
valorem non excidant, quod, q. Cappellani ipsi quolibet die in ipsa Ec-
eclesia sex Missas celebrare teneantur, solemnibus, et Dominicis diebus
dumtaxar exceptis, suasq. Hebdomadas faciant in Missis Cantandis, et
legendis, ac Epistolas, et Evangelia continue cantent, ultra sex Missas,
quas omni die celebrant, ut supra, non teneantur interesse in Choro
Missis, et Horis Canonicis, nisi solum, et dumtaxat quolibet die illi,
qui Missas ultra Hebdomadas ea die celebrare tenenentur Diebus non
Dominicis, in quibus venirent alique solemnitates, ae Cappellani non
tenerentur propter solemnitatem Missas celebrare, teneantur interesse
in Choro omnibus Horis, et Missis illi Cappellani, qui tenerentur ea
die cantare Epistolam, et Evangeliun, et in ijs eas celebrare, si solem-
nitas non esset, In solemnitatibus vero, que infra Hebdomodam eve-
niunt, teneantur interesse in Choro. omnibus Horis, et Missis illi
Cappellani, qui Missas celebrare tenerentur si Solemnitas ea die non
esset.

Itemque attento, quod in literis Apostolicis continetur, quod Cap-
pelani non puniantur nisi media pena, qua puniuntur Canonici, que
de cetero sic servetur de media pena, prout supra expressum est.

Item, quod pene, que solvuntur per illos de Capitulo, inter illos
de Capitulo, qui dictis penis subjacent, distribuantur ut supra per De-
canum, et Camerarium Capituli, quod que pene Cappellanorum pari-
formiter inter ipsos Cappellanos per Decanum, et eorum Camerarium
distribuantur.

Item, quod Capitulum una eum Decano debeant eligere, et depu-
tare singulis mensibus unum signatorem, Punctatorem, qui habeat si-
gnare negligentes, et non venientes ad divina, et in alijs deficientes
illos de Capitulo medio juramento, quod juramentum sibi punetatori,
sive signatori deferatur per Decanum predictum in presentia totius Ca-
pituli.

Item, quod similiter Cappellani eligere, et deputare teneantur unum
alium Punctatorem, sive Signatorem una cum Decano, qui ipsos Cap-
pellanos negligentes, et non venientes ad Divina, et in alijs deficientes
signet, et punctet, quodque idem Decanus deferat sibi punctatori,
sive signatori juramentum de fideliter punctando în presentia ipsorum
Cappellanorum singulis Mensibus, prout Supra.

Item, quod Prima, Sexta, Nona, et Completorium diebus ferialis,
et Festivis non duplicibus lieatur in voce alta, et intelligibili, et cum
mora. Alie vero Hore dicantur Cantu, sive nota, prout hactenus obser-
vatum est. Nec diebus predictis simplicibus, et minoribus festis non
duplicibus, et Ferialibus teneantur cantare Missam cum Diacono, et
Subdiaeono paratis, cum Ecclesia non possit supportare hoc onus prop-
———MMr

I.PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 319

ter carentiam Paramentorum, et nihilominus diebus duplicibus Festi-
vis, ac solennibus, et Dominicis omnes Hore dicantur cum Cantu, prout
supra observatum est.

Item, quod nullus signetur, nec reputetur negligens ad Divina, si
intraverit Clorum in Missa ante ultimum Kirie eleison, et in Horis Ca-
nonicis ante Gloria Patri primi Psalmi cujuscumque Hore Canonice
Divine, nec discedat, nisi completo totaliter officio, sed in Matutiuis
tenentur. venisse ad invitatorium.

Item, quod si quis in Dignitate constitutus, aut Canonicus, intra-
verit Chorum tempore Divinorum, sine super pelliceo, et Almutia pena
trium Bolendinorum similium, etsi Cappellanus, aut sacrista, vel Pre-

‘ bendatus, aut Clerieus habens stipendium in Ecclesia, vel sit Benefi-

ciatus, aut ordinatus etiam ad Ordines Minores unius Bolendini pu-
niantur pena, et exigantur, et distribuantur ut supra per Decanum, et
Camerarium, sed si fiat inadvertenter, et non sedeat, neque perseveret
stare in Choro, non teneatur ad penam.

Item, quod Inventarium rerum pretiosarum, et bonorum mobilium
ipsius ecclesie renovetur, et fiat de semestri in semestri: et similiter
Custodes dictorum bonorum pro tempore, et Camerarius teneantur red-
dere rationem de custoditis, et adiministratis per eos in presentia totius
Capituli, et Sanctesium, sub pena duorum Florenorum Auri pro quolibet
distribuendorum, ut supra, inter illos de Capitulo per Decanum, et Ca-
merarium.

Item, quod Decanus unam portionem Canonicalem percipiat, et
habeat ut Decanus ratione Decanatus, omnium et singularum rerum,
et pecuniarum, que dividuntur, et dividi consueverunt inter illos de
Capitulo, et alium portionem habeat, et habere debeat, ut Canonieus,
et Decanus ipse teneatur servire in Choro una Hebdomada, ut Decanus,
et alia, ut canonicus, et quod ut Decanus teneatur celebrare illas Mis-

sas, quas tenetur celebrare unus Canonicus ratione Canonie suo ordine .

immediate post Priorem, ultra Missas, quas tenetur cantare in Solemni-
tatibus, ut Decanus, et etiam ultra illas, quas tenetur celebrare, ut
Canonicus suo ordine, quodq. Cappellanus non teneatur alias deservire,
neque stare in choro, dummodo Cappellania ipsa, quam obtinet in ea-
dem non fraudetur suis particularibus, et consuetis Missis, et epistolis,
et evangelis, et quod de omnibus, et singulis participare possit et debeat,
de quibus ceteri Cappellani participant, et partieipare consueverunt
etiam de penis, que distribuuntur inter ipsos Cappellanos : et ita intelli-
gatur de Canonicis, qui etiam sunt Cappellani, et etiam de ipso De-
cano, ut Decanus, et ut Canonicus, quando occurrunt una, et eadem
die destando in Choro, quod admittatur presentia pro utroque.

Item, quod si quis fecerit sermones in Choro, vel dixerit officium
ad partem tempore Divinorum, mulctetur, et puniatur pena pro vice
qualibet unius Bolendiui Similis, et exigatur, et distribuatur ut supra
per Decanum, et Camerarium, sed prius annuatur sibi per Punctato-

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380 M.-FALOCI PULIGNANI

rem, ut taceat, ne fiant rixe in. Choro, et postea punctetur per ipsum
si perseveraverit, et hoc ne fiant multa verba, tunc in Choro, et toties
fecerit sermones toties punctetur.

Item, quod Decanus, non teneatur solvere penam nisi ad instar
unius Canonici, et partem Canonicalem percipiat, et de omnibus distri-
butionibus etiam penarum ut Decanus ultra partem, quam percipere
debeat, ut Canonicus, et. Cappellanus.

Item, quo terre, et possessiones, que fructant per Organistam,
Prebendatos, sive Choristas, et Sacristas, et alios Officiales Ecclesie pred.
etiam Prebendatorum minorum in Missis deservientium, de cetero fruc-
tantur, et illarum fructus exigantur, et colligantur per Camerarium
Capituli pred. et distribuantur ut supra, etiam Organiste, Prebendatis,
sive choristis, sacristis, et Prebendatis minoribus predictis modernis, et
pro tempore existentibus provideatur de competenti salario per Capi-
tulum ipsius ecclesie, et quod quandocumque predictorum aliquis offi-
cialium cessaverit, V. G. Organista pulsare Organa in Matutinis so-
lemnibus, missis, ac Vesperis, et Dominicis, duplicibus festis, in primis,
ac secundis Vesperis, et Missis, et in Ostensione Reliquiarum in ipsa
Ecclesia, ac Prebendati majores, et minores pred.' quilibet in suo Of-
fieio, puniatur illa pena, que ordinabitur per Priorem, Decanum, et Ca-
nonicos d:cte eeclesie.

Item, quod Cappellani Hebdomadarij ad epistolas, et evangelia
cantauda teneantur cantare epistolas, et evangelia in omnibus Festis
duplicibus infra Hebdomadam, etiansi essent festa: solemnia majora
exceptis, quod in tribus diebus Pasche, Resurrectionis Domini, et in
tribus diebus Pasche Pentecostes, in quibus Canonici teneantur, et de-
beant cantare evangelia, videlicet illi, qui sunt Hebdomadarij in Missa
cantanda in Dominica precedenti ipsas tres solemnitates: Alijs vero
temporibus Can. non teneantur, neque possint evangelia cantare, neque
epistolas in ipsa ecclesia, nisi celebraret episcopus, Gubernator Civi-
tatis, vel Legatus Apostolice sedis, vel etiam esset opus cantare evan-
gelium Passionis in Majori Hebdomada sub pena pro quolibet Cappel-
lano contrafaciente contenta in Bulla, sive litteris Apostolicis predictis,
et quolibet Canonico si contrafecerit duorum Carlenorum exigendorum,
et distribuendorum, ut supra per Decanum, et Camerarium, et hoc ob
reverentiam solemnitatum predictarum, et Pontificalis Dignitatis, et si
contingat esse Hebdomadarios Priorem, vel Decanum in aliqua Domi-
niea precedenti dictas solemnitates, in quibus Can. tenentur cantare
evangelia, tunc Camerarius teneatur cantare evangelium loco Prioris,
vel Decani, si fuerit Canonicus ipse Camerarius, sin autem debeat ipse
Camerarius, sin autem debat ipse Camerarius providere de uno Cano-
nico, qui evangelium cantet, et sibi eroget similem elemosinam, quam
dat cantanti Missam in dictis solemnitatibus sub predictis penis.

Item, quod pro Decano possit Servire unus Canonicus dicte ec-
clesie, quemadmodum Canonicus pro Canonico.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO : 381

Item, quod signatores, sive Puuctatores, tam Capituli, quam Cap-
pellanorum teneantur sub: vincolo prestiti juramenti signare omnes, et
singulos facientes contra statuta, et reformationes presentes Apostolicas,
et in alijs deficientes, et ipsos signatos teneantur dare in scriptis qui-
libet Cameraric suo, et Decano singulis mensibus, ut possit fieri exactio,
et distributio ut supra, et hoc quantum. ad punctandum intelligatur
semper unus quisque exemptatus, si fuerit aliquo legitimo impedimento
impeditus, et ipsi Punetatori fuerit intimatum, et sibi constaret, et hoc
intelligatur per unam diem tantum, sed si per plures dies aliquis alli-
gaverit legitimam .causam, debeat de ipsa legitima. causa constare
Decano.

Item, quod Prior, Decanus, Canonici, et officiales omnes dicte ec-
clesie, qui de cetero recipientur, et admittentur in d. ecclesia, tenean-
tur, et debeant prestare juramentum de observandis statutis, et refor-
mationibus Apostolicis ipsius ecelesie, videlicet in manibus Decani Prior,
et Decanus in: manibus Prioris, Canonici vero Cappellani, et officiales
alij jurent in manibus Decani, nec quisque predictorum recipiatur, nec
admittatur in ipsa ecclesia imposterum alias, nec alio modo.

— . Item, quod de quatuor Clavibus archivij, sive capse, in qua. re-
conditum est sigillum Capituli, sive pro tempore recondetur, unam ha-
beat, habere debeat, et teneat Prior, aliam Decanus, reliquas duas Cla-
ves duo primi Canonici ipsius ecclesie, quodq. quandoq. fuerit delibe-
ratum aliquid per Priorem, Decanum, et Capitulum, vel eorum majo-
rem, et saniorem partem, et opus fuerit sigillo, retinentes ipsas claves
teneantur, et obbligati sint aperire ipsam Capsam, sive Archivium, quod
si contrafecerint, sive alter ipsorum contrafecerit, privetur ipsa Clavi,
et alteri Canonico in ordine assignetur, et de hoc juramento Camerarij,
et Notarij Capituli in manibus Episcopi, sive sui Vicarij prestando ste-
tur, quodq. littere, que fuerint pro parte Capituli, et alia quecumq. Ca-
pitularia non possint neq. debeant Sigillari cum alio Sigillo, quam.cum
Sigillo. Capituli.

Item, quod omnes Clerici minores ordinati, et Beneficiati in Civi-

tate, zet Diocesi Fulginatem in ipsa Civitate existentes. teneantur, et'

obbligati sint quolibet die solemni interesse omnibus Missis cantandis,
vesperis, et Matutinis, et deservire ipsi eeclesie ad differendum, et te-
nendum Luminaria toties quoties opus fuerit, et alia servitia clericis
minoribus convenientia impendendum ; et hoc ut a teneris annis assue-
scant militie Clericali, et magis imprimantur, et imbuantur moribus,
et disciplinis ecclesiasticis, et vitia, et lasciva fugiant, atq. ijs diebus
magis sint proclives ob vacationem a negocijs, quod si recusaverint,
sive alter ipsorum recusaverit, non possit, neq. debeat recipi ad aliquod
Beneficium ecclesiastieum, neq. ad aliquod Benefieium in ipsa ecclesia,

‘etiam per presentationem quorumcumq.. Patronorum per Priorem, De-

canum, et Capitulum ipsius ecclesie, et ità Dominus episcopus pro tem-
ce

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382 M. FALOCI PULIGNANI

pore teneatur servare sub penis contentis in Bulla prefati SS.mi D.
N CPP.

Item, quod nullus recipiatur in Canonieum, neq. in Cappellanum
in ipsa ecclesia per DD. Priorem, Decanum, et Capitulum sub pena
perjurij, nisi fuerit in sacris ordinibus constitutus, vel quod faciat se
infra annum ad sacros ordines promoveri, et de hoc debeat prestare
idoneam cautionem cum iuramento in manibus Decani, alias non in-
telligatür receptus, neq. admissus.

Item, quod bona mobilia ipsius ecclesie possint portari extram
dietam ecelesiam pro ornamentis dictarum ecclesiarum dicte civitatis,
et Dioecesis pro honore divini cultus solum, et dumtaxat in Festis illa-
rum ecclesiarum, et non alias, et hoc intelligatur de ecclesijs secula-
ribus tantum, et quod die immediate sequenti post Festum teneatur
Presbiter ipsius ecclesie reportare dicta bona sibi accomodata ad dic-
tam ecclesiam majorem, alias ammittat tale Beneficium pro futuro, quod
amplius sibi non prestentur dicta, bona et nihilominus si perdiderit,
aut deguastaverit, teneatur ad emendam.

Item, quod de omnibus, et singulis, que dividi consueverunt inter
illos de capitulo per dietum Camerarium, sive alias quovis modo de
voluntate Capituli fiat divisio inter Priorem, Decanum, et canonicos
interessentes Divinis solum, et dumtaxat, et non inter alios.

‘Item, quod quandocumq. contingit evocari aliquos de Capitulo ad
aliqua Funeralia Defunctorum, vel Anniversaria extra dictam ecclesiam
per aliquem Civem dicte Civitatis, tales vocati, et euntes non possint
punctari, neq. signari, neq. teneantur solvere penam exceptis diebus
solemnibus, in quibus ire non liceat, nisi completo officio in dieta ec-
clesia.

Item, quod si vigeret Pestis, quod Deus avertat, et aliquis de Ca-
pitulo, aut de Cappellanis, vel Officialibus dicte ecclesie metu Pestis
se voluerit absentare, tales se absentantes teneantur, et debeant facere,
et observare omnia, et singula, que tunc ordinabuntur per prefatos
Priorem, Decanum, Can. et Capitulum.

Item, quod si oriatur controversia, lis, aut questio inter puncta-
torem, et punctatos, tam Canonicos, quam Cappellanos, aut officiales,
vel alios Clericos dicte ecclesie de punctaturis, aut pecunijs punctatis,
quomodocumq. qualitereunq. et ex quacumq. causa, quod tam Puncta-
tores, quam Punetati teneantur, et obl gati sint stare, et parere judi-
cio, et determinationi, ac decisioni Prioris, et Decani predictorum.

Item, quod premissa omnia, et singula Capitula, et reformationes
prediete, et in eis vontenta quecunq. de cetero inviolabiliter perpetuo
observentur, dietis primis litteris. Aplicis. erectionis dicti Decanatus,
de quibus in presentibus nostris litteris fit mentio, in omnibus alijs, et
singulis in eis contentis, et descriptis, ac omnibus alijs, et singulis,
que d, Decano de jure comuni sunt concessa, et debentur in suo pleno
robore perpetuo, permansuris alijs vero omnibus, et singulis contentis,
383

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO

et descriptis in certa Bulla sub datum 1476, decimo calendas Martii,
Pontificatus Smi. D. N. Sixti Divina Providentia Pape Quarti auno
Sexto, et alijs quibuscumque litteris per premissa moderatis, sublatis,
amotis.

Et ut omnia, et singula, tam in presentibus nostris litteris, quam
alijs primis litteris Aplicis pred. erectionis dieti Decanatus contenta, et
descripta suum plenarium consequantur effectum, moderno, et pro tem-
pore existenti Decano pred. observari faciendo, necnon contradictores
quoslibet et rebelles per penas pecuniarias in presentibus nostris Litteris
descriptas appellatione postposita compescendi plenam, et liberam auc-
toritate. Aplica. ut premittitur nobis commissa tenore presentium, pote-
statem concedimus, et etiam facultatem, non obstantibus quibuscumque
statutis, ordinationibus, et consuetudinibus d. Ecclesie Fulginaten. Iura-
mento, val quavis alia firmitate roboratis, ceterisq. contrarijs quibuscumq.

In quorum omnium, et singulorum fidem et testimonium premis-
sorum pntes. nras. lras. manu nostra propria subscriptas fieri, et per
secretarium nostrum subscribi, sigilli nostri jussimus appensione com-
muniri. Datum Rome apud S. Marcum in Domibus nostris anno a
Nativitate Dni . 1481, 19 Mensis Iulij Pontus prefati Smi. D. N. P.
Sixti divina providentia PP. Quarti Anno Decimo (1).

XXXV.
PAOLO BALDOLI.

Dal 1495 al 1527.

SOMMARIO. — I. La Confraternita del SS.mo Sacramento. — II. La
Confraternita del Giuramento. — III. Erezione dell’ Arcipretura. —
IV. Un canonicato di S. Gio. Profiamma. — V. Giulio II passa per
Foligno ed esonera il clero dalle tasse. — VI. Favori del Papa per
la Cattedrale. — VII. Solenne deliberazione del Comune per com-
pirla. — VIII. Chi ne sia stato architetto. — IX. Contratto ed ese-
cuzione del lavoro. — X. Caduta di una volta e preoccupazione che ne
segui. — XI. Il Comune cerca il parere del Bramante o di qualche
altro illustre architetto. — XII. L'Opera di S. Maria del Fiore gli
manda Baccio d'Agnolo. — XIII. Continuazione e compimento della
Fabbrica. — XIV. Generosità di Clemente VII. — XV. La Cappella
del Sacramento. — XVI. Cosa abbia fatto il Priore Baldoli.

I:

Scrive il Iacobilli che successore del Priore Nicolò Bal-
doli fu il suo nepote Paolo, figlio del medico Felice Baldoli

(1) Da una copia esistente nell'Archivio del Capitolo.
IECIT ec

—=

384 ' M. FALOCI PULIGNANI

di Foligno, e che resse il priorato dal 1495 fino al 1527. in
cui rinunzió. Noi intorno a queste due date possiamo radu-

nare poche notizie sul conto suo, ma molte notizie religiose

ed artistiche relative alla Chiesa Cattedrale.

Prima notizia, per ordine di tempo, è l'erezione della
Confraternita del SS.mo Sacramento, in una .Cappella dedi-
cata a questo mistero fin dal 1390 circa da Mariano di Puc-
citto di Mattiolo di Gerardone degli Atti (1). Alla erezione
suddetta nel 1497 pose tutto l'impegno un pio frate, Fran-
cesco da Capranica dei Minori Osservanti, ed é notevole che
negli statuti di essa si consideri come un progresso nella
vita spirituale, che gli ascritti, oltre la comunione pasquale,
debbano accostarsi ai Sacramenti anche una o due volte
l’anno. Al. contrario in quei statuti sono molto numerosi gli
atti di culto esterno, e numerose sono pure le indulgenze
concesse agli ascritti, i quali da queste indulgenze erano
stimolati a far parte del pio Sodalizio (2). L' importanza di esso
risulta da piü lati. La ristampa delle costituzioni, fatta piü
volte nel XVI secolo (e niuno ci dice che non sia avvenuta
anche prima) (3), la bellissima cappella del Corpo di Cristo,
edificata in Duomo, come vedremo: i numerosi legati pii
fatti ad esso in molti testamenti di quei tempi, sono tutte pro-
ve che dimostrano la vitalità di quella istituzione. La quale,

come. si legge nella accennata stampa delle costituzioni; fu

approvata dal Capitolo dei Canonici e dal Vescovo Luca
Cibo, da Paolo III fu arricchita di indulgenze, ed. il 24
Aprile 1543 fu aggregata all’ Arciconfraternita del SS.mo Sa-

(1) Cronache di Foligno, ad an. 1496.

(2) Favori spirituali accordò agli ascritti il Vicario Generale dei Min. Oss., con
diploma 18 Giugno 1502, del quale l'originale sta nell'Archivio del. Capitolo. ;

(8) Capitoli et obligationi da observarsi da quelli che sono della santissima com-
pagnia del'santissimo corpo di Cristo fatti et ordinati dal Reverendo padre Predi-
catore fra Francesco da Capranica, ecc. Foligno, Cantagalli, 1563. Opuscolo di 16
piccole carte, figurate. Furono ristampati nel 1566. in Foligno, in.un opuscolo in 8
di otto carte, nell’officina Colaldi-Cantagalli, e nel 1572 ne fu fatta da Vincenzo Can-
tagalli una terza edizione in 8 di otto carte;
r PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO A 77905.

-cramento fiella ghisa della. Minerva in Boma, Ma, come -
- tutte le cose umane, il fervore. ‘cessò, e nel XVIII secolo essa

era ridotta a poca cosa. Chi allora la fece risorgere fu l'Abate

Alessandro Barnabò, il quale: ad una grande cultura unendo

molta. pietà, disponeva largamente del ricco censo per tutto:

ciò. che fosse. stato utile alla. Religione e alla. Patria. . Eeli
scrisse in proposito un devoto libretto ‘intitolato: « Giesu

Cristo nel SS.mo Sagramento dell’ Eucaristia, proposto alla ve-

merazione delli Fratelli e delle Sorelle della Venerabile Confra-

ternita del Sagratissimo Corpo di Cristo eretta nella Chiesa Cat-

tedrale della Città: di Foligno » (1), e prese cura speciale per
le. processioni mensili, per la divisa dei Confratri, per lo splen-
dore delle sacre funzioni. Per opera sua la Confraternita si
compose di dodici Sacerdoti e di settantadue confratelli, ed in
una memoria manoscritta di quel tempo leggo che il nominato
| Marchese | Barnabò si distinse in occasione dell’anno Santo
. del 1750, quando il 21 Maggio la Confraternita si recò in

corpo: a Roma, per il Giubileo di quell’anno, « Tutti i Fra-
telli di questa Compagnia con loro sacco e divisa con torcia in

mano entrarono a Porta del Popolo e si presentarano alla Chiesa

di S. «Pietro alla visita del SS.mo Sacramento. Applaudì tutta

Roma, e fu di compunzione speciale. Il Pontefice Benedetto XIV.
dalla: publica finestra del Vaticano ammirò e la devozione, e.

proprietà di essi. Diede alli Fratelli di essa diverse indulgenze,

et alli fratelli Sacerdoti l’altare privilegiato una volta al mese >».
i Questi sacri favori il Pontefice li concesse il giorno seguente,

e il Barnabò ne pubblicò i rescritti in un opuscolo dove rac-

colse tutti i vantaggi spirituali della Confraternita (2). De:
-. funto il Barnabó, successe a lui nello zelare il culto del

SS.mo il Sac. Don Giuseppe Colombi Canonico. del Duomo,

il quale. fece costruire quell' apparecchio temporaneo in legno

: ^) ‘Foligno, Tip. Campana, 1748, in 16, p. 130.
(3) Indulgenze concedute dali Sommi Pontefici alli Fratelli della Vener abile

Compagnia del Santissimo Cor "po di Cristo eretta nella Chiesa CO TERT ale della Citt

di Foligno, Foligno, Fofi, 1751, n. 8 di p. 26.
386 M. FALOCI PULIGNANI

che il giorno del Corpus Domini si collocava in fondo alla
piazza Maggiore, che i nostri vecchi ricordano tuttora, e
che consisteva in un ampio semicerchio ornato di stalli,
dove si disponeva il Clero, ed in un altare portatile nel
ceutro, dove tra lumi e fiori si collocava il Santissimo.
Noi che in gioventù ammirammo quell'adornamento, ri-
cordiamo i ricchi arazzi che faceano corona allaltare, i fe-
stoni che sorgeano intorno, e la grande tela sull'altare, che
rappresentava il Sacrificio di Melchisedech, e che esiste
tuttora nelle stanze dei Canonici (1) Il numeroso Clero,
le molteplici Confraternite, le loro splendide croci di argento,
i loro grandiosi gonfaloni, un popolo innumerevole che si af-
folava dovunque, il canto dei sacri inni, il suono dei sa-
cri e dei profani bronzi delle due torri del Duomo e del Co-
mune, l odore dei fiori e degli incensi, i balconi tutti messi
a festa, il momento solenne in cui il Sacerdote benediceva
col Santissimo quelle moltitudini di uomini chini col capo
scoperto, il sorriso di una cittadinanza intera che era lieta
di aver reso quellatto di omaggio al Creatore, mentre lo
riconducea nell' interno del sacro tempio, tuttoció costituiva un
dolee e caro ricordo, perché dava alla scena grandiosa e
devota una impotenza indimenticabile. Esposto nella Chiesa
il Santissimo, in un magnifico ostensorio di argento e di rame
dorato, che fu disegnato dal celebre Pietro Berrettini da Cor-
tona, e che la Confraternita acquistò dalla famiglia Canta-
galli che l'avea commesso, terminava la Processione esterna,
ricca, decorosa, seria, solenne. Ma nel mondo, lo ripetiamo,
tutto ha fine, e dopo il 1860, per le facilitazioni accordate
ai nemici del passato, per le fiscalità e per le gravezze im-
poste dalle nuove leggi ai patrimoni sacri, tanta vitalità fu
scossa, tanta lautezza di culto esterno fu diminuita, ed alle
venerande istituzioni dei Padri nostri, sostituendosi continua-
mente forme nuove di associazioni religiose e civili, l'opera

(1) In fondo si legge IOSEPH MARIA LEANDRI P.


I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 387

istituita nel 1497 dal buon Frate di Capranica insensibil.
mente si è trasformata in un semplice Patrimonio chiamato

sempre « Confraternita del SS. Sacramento » amministrata dal
Priore della Cattedrale, il quale ha cura di mantenere fin che

può gli antichi oneri, specialmente la solenne processione del
Corpus Domini, che, interrotta per intolleranza di pochi dal
1874 al 1899, continua a farsi per le vie della città messe a
festa, con la maggiore solennità consentita dalle circostanze.

TE:

Contemporaneamente a quella del Sacramento fu isti-
tuita nella Cattedrale un altra Compagnia, detta del Giura-
mento, e ne fu istitutore nel 1498 fra Bernardino di Lionardo
da Foligno, gli statuti della quale sono stampati insieme a
quelli della Confraternita del Santissimo Sacramento. Vera-
mente in queste stampe, più che di una confraternita si
leggono aggiunti dei « capitoli sopra la biastemma de Dio,
della Madonna et de Santi, per il Reuerendo Padre Predicatore
frate Bernardino di Leonardo da Foligno », nei quali capitoli
si raccomanda di non bestemmiare, e si infliggono pene mo.
rali e pecuniari a chi bestemmia. Ma L. Iacobilli chiama
questa Confraternita « del Santissimo nome di Dio, o del giu-
ramento » (1) e il P. Agostino da Stroncone aggiunge che
« [' Ufizio dei Confratri è di non giurare, e d' impedir nelli
altri che non giurino ne bestemmino » (2). Dice poi che questa
Confraternita si dilatò per la Spagna e per l’Italia, e Pio IV

larriechi d'Indulgenze il 25 Aprile 1564 (3). Ma oggi essa .

non esiste più, e solo fino a pochi anni fa il Canonico che
aveva preso possesso per ultimo, ogni seconda Domenica del
mese celebrava per devozione una Messa, detta del Giura-

mento, in principio della quale recitava alcune preci dirette

(1) Vita di S. Feliciano, p. 94-146.
(2) L' Umbria Serafica, ad an. 1498. Vedi Miscellanea Francescana, VI, 75.
(3) WADDING, Annales Minorum. Addit. ad tom. VII in tom. VIII, p. 701,
388 i M. FALOCI PULIGNANI

all’ onore del nome di Dio. Poichè la nominata bolla di
Pio IV, 23 Aprile 1564 (1) approva le Confraternite « sub
invocatione sanctissimi nominis Dei », e raccomanda lo zelo
cristiano « contra temere iurantes, blasfemantes » etc., accor-
dando favori spirituali alle pie pratiche che si fanno all'uopo
il giorno primo dell’ anno, e in certe determinate Domeniche
di ciascun mese, è chiaro che la Messa del Giuramento del
nostro Capitolo è il ricordo della Confraternita del Giuramento,

‘o, per esser più esatti, è il ricordo delle unioni mensili che
‘tenevano gli ascritti ad essa, unioni che man mano diventa-

rono tanto meno frequenti, fino à che non è rimasto che il
solo Canonico a recitare quelle pie preci (2). Faccio voti che
questo rito venga riassunto, oggi specialmente che il dovere
di far argine al mal vezzo della bestemmia, è così urgente.

II.

Nel 1508 il Capitolo di Foligno tornó a modificarsi, avendo
ripetuto Giulio II quello che avea fatto Sisto IV nel 1476.
Questi aveva soppressa la Collegiata di S. Magno, creando con
le rendite di questa la dignità del Decanato, accollando ad
esso l’onere di mantenere quella Chiesa: Giulio II, ad istanza
del Vescovo Cibo e del Capitolo soppresse la Parrocchia di
S. Maria di Roviglieto, creando con le rendite di quella la
dignità della Arcipretura, ed obbligando l' investito ad eserci-
tare lassü l'ufficio di Parroco per mezzo di un Vice-Parroco,
come si é fatto finora (3). La Bolla Pontificia ha la data 3 Giu-

(1) Bullarium. Romanum, (Ediz. Coquelines). Roma, 1745, tom. II, p. 2, 175-176.

2) TURCHI Vi, Constitutiones Ecclesiae Cathedralis Fulginatis. Fulginiae, 1730,
p. 26.

(3) ‘FALOCI PULIGNANI M., L'Arcipretura nella Cattedrale di Foligno. Foligno,
1875. La Chiesa, come ivi si legge, già ‘esisteva nel secolo XI. Vedasi in questo opu-
scolo l'elenco degli Arcipreti della Cattedrale e quello dei Vice-Parroci di Rovi-
glieto, Per altre notizie di questa Chiesa vedi FALOCI PULIGNANI M. Le memorie det
SS. Apostoli Pietro e Paolo nel villaggio di Cancelli. Foligno, 1894, p. 101-105. Nell'anno
1404 la Chiesa di Roviglieto era così povera, che il Vescovo, con atto del 16 maggio,
riuni àd essa un Canonicato e la vicina Chiesa di S. Martino. Archivio notarile Ao-
giti di Francesco d’Antonio, ad an. fol. 4.
1 PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 389

gno 1508, e fu primo Arciprete Gio. Battista Bongiovanni di
Recanati, scrittore Apostolico. Non conosco il testo della Bolla
Pontificia, né conosco le ragioni di questo fatto, ma non so
comprendere quale vantaggio abbia potuto arrecare al Culto
della Chiesa Cattedrale, l' erezione di un beneficio nuovo,
quanto esso fu conferito subito ad un Sacerdote che se lo
godeva senza risiedere.

IV.

L'anno appresso un altro beneficio fu trasferito da un'al-
tra Chiesa alla Cattedrale. Era Canonico della Cattedrale, e
insieme Canonico di S. Giovanni Profiamma D. Antonio Vin-
cenzo, il quale espose al Vescovo Cibo che il Canonicato di
S. Giovanni era cosi: esile, da non bastare a mantenere un
Prete, « propter quod divinum officium in ipsa Ecclesia negli-
gitur ». Egli quindi lo rinunzió, ma, nel rinunziarlo osservò
che se le rendite di questo beneficio le avesse unite alla
Massa del Capitolo, questo ne avrebbe ricevuto un qualche
vantaggio. Piacque: la proposta al Vescovo, accettó la ri-
nunzia di D. Antonio Vincenzo, e uni il Canonicato alla
Massa del Capitolo di Foligno: e poiché avea veduto che ció
era consono a ragione, minacciò di scomunica il Priore e i
Canonici di S. Giovanni, se avessero fatta opposizione. Im-
pose peró al Capitolo di Foligno di mandare ogni anno, per
la festa del 24 Giugno, un Sacerdote a celebrare la Messa e
ad assistere alla Festa in S. Giovanni Profiamma, come al-
lora era solito che si faceva « per Canonicos prelibatae Ec-
clesiae S. Iohannis ». Di ciò fece rilasciar bolla solenne, il
giorno 2 Marzo 1509, che poi il 30 di quel mese fu confer-
mata con un’altra bolla dal Papa Giulio II (1).

Il Priore e il Capitolo di S. Giovanni Profiamma erano
una derivazione ed un residuo dell’ antica Diocesi di « Fo-

(1) Le due bolle sono nell'Archivio Capitolare di Foligno.
390 | M. FALOCI PULIGNANI

rum. Flamini », il Clero della quale soleva in alcune circo-

stanze recarsi a compire atti solenni nella Cattedrale. di Fo- .
ligno, la quale era successa alla chiesa episcopale di « Forum :
Flaminii », e ne avea ereditati i diritti. Il 10 Decembre 1319.
si radunarono in Foligno il Priore di S. Giovanni D. Valfredo

e quattro suoi Canonici, e presero alcune deliberazioni, e

nominarono un altro Canonico, essendosi raccolti insieme |
more solito, nella « Cappella S. Iohannis sita in Cimiterio maioris
Ecclesiae. Fulg. » (1).-I1 29 Settembre del 1400 morto il Priore
di S. Giovanni, D. Giacomo Ceccarelli, i quattro Canonici
di quella Chiesa, volendo eleggere per nuovo Priore D. Fran-
cesco di Giacomo, si radunarono nel coro della Cattedrale
di Foligno « wbi solitum est ut plurimum congregari » (2). Queste
particolarità, remotissime reminiscenze di fatti antichissimi,
fanno conoscere che la Chiesa di S. Feliciano, distrutta Foro
Flaminia, era divenuta quasi la Cattedrale. di due Diocesi.
Quoi quattro Canonicati si spensero poi anche essi, e il Ca-
pitolo di « Forum Flaminii » cessò di esistere. Ma quando
il Capitolo di Foligno manda tuttora nella festa di S. Gio-
vanni Battista un Sacerdote a celebrar la Messa in quella
Basilica, che una volta fu Cattedrale, deve vedersi in questo

fatto l'ultimo lembo della storia di una Diocesi, oggi per-

duta, che ebbe S. Feliciano per cittadino, per Vescovo, per
Martire, e che forse nelle viscere della terra conserva fram-
menti preziosi di storia ignorata.

Passiamo a notizie più notevoli.

VE

Correva l anno 1510, e stava per scadere il breve 1 Feb:
braio 1502, col quale il Pontefice Giulio II avea. concesso
per un decennio la proroga della tassa di un bolognino per

(1) Arch. di Sassovivó, Pergamena 293, n. 29.
(2) Archivio Notarile,'Rogiti Francesco di Antonio. Ad an. fol. 151-252.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO

‘391

fiorino a favore della fabbrica della Cattedrale; ma la Cat-
| tedrale era sempre un ammasso di fabbriche, parte cadenti,
parte incompiute. Il 4 Settembre del 1510 il Papa passò per
Foligno, diretto a Bologna, e tra le festose accoglienze che
ricevette dai cittadini, si legge che quaranta giovani si erano
diviso l'onore di portarlo in sedia, dai confini del territorio
di Trevi, a quelli del territorio di Camerino (1). In quell’ oc-
casione il Vescovo di Foligno Luca Cibo pregò il Papa ad
esonerare il Clero della Diocesi dalle tasse camerali, ed es-
Sendo col Pontefice come Segretario il nostro concittadino
Sigismondo de Comitibus, fu facile ottenere la grazia, che fu
concessa due giorni dopo col seguente breve, scritto durante
il viaggio, e datato da Tolentino.

Iulus PP; II.

Dilecti filii salutem et apostolicam benedietionem. Cupientes vos,
utpote Nobis et S. Apostolice sedi obsequentissinos filios specialibus
gratiis et favoribus prosequi, ac providere paterne volentes, ne dete-
rioris sitis condictionis quam Clerus aliquarum civitatum vobis finiti-
marum, in solutione subsidii Camerae Apostolicae debiti, vestris in hac
parte supplicationibus inclinati, vos a solutione et onere subsidii ante-
dicti, presentium tenore apostolica auctoritate in perpetuum eximimus,
ac penitus liberamus, pariterque decernimus, ut ad solutionem subsidii
antedicti nullo umquam tempore cogi aut compelli possitis, Ven. Fratri
R. Episcopo Portuensi Camerario nostro, eiusque in cameraratius offieio
suecessoribus, nec non clericis et presidentibus Camerae Apostolicae
presentibus et pro tempore existentibus et omnibus ad quos spectat seu
speetare poterit in futurum, expresse precipiendo mandantes, ut vos
occasione subsidii antedicti nullo modo molestent, et quantum in eis
erit molestari permittant, sed hane nostram exemptionem; atque con-
cessionem, inviolabiliter observent et faciant ab aliis quorum interest
inviolabiliter observari. In contrarium facientibus non obstantibus qui-
buscunque. Datum Tolentini Camerinen. dioc. sub annulo piscatoris
Die VI septembris M.D.X. Pont. nostri anno septimo.

Sigismundus (2).

Questo breve fece naturalmente nel Clero la piü grata
impressione, e fece nascer desiderio di ottenere dal Pontefice

(1) Cronache di Foligno, ad an.
(2) Archivio Capitolare. Ad an.
392 M. FALOCI PULIGNANI

anche maggiori concessioni. L' Arciprete Federico Flavio com-
pose per l'occasione questi distici:

AD DIVVM IVLIVM II PONT. MAX

Iura Palestinis reddendo libera Moses
Promeruit tamquam numen in orbe coli.

Graecia Flaminio diis mistas condidit aras
Eius ut imperio libera facta fuit.

Subsidio clerum hunc quia soluis perpeti lulio
Hos ultra titulos, corda animosque damus.

E propose di perpetuare la memoria con questo titolo:
MDX Pridie Idus septembris (1).

Divo Iulio II Pont. Max. ecelestiasticae libertatis assertori,
ob subsidii fiscalis onus annuwm hac transeundo Clero fulginati
perpetuo remissum. Lucas Cibo Episcopus Fulginas exorans et
canonici posuere. ;

Invece di questa epigrafe, due anni dopo fu posta (forse
dipinta) la seguente, che più tardi, nel 1527 il Flavio fece
scolpire in pietra, e collocare a sinistra del coro, ed oggi sta
nella cripta della Chiesa (2).

IVLIO II

PONT.

OPT. MAX

QVOD LUCA CIBO EPO FULGIN
EXORANTE ANNUO SVBSIDIO
CLERVM PERPETVO LIBERAVIT
CANONICI LIBERALISS. PRINCIPI
POSVERE M.D.XII

(1) Per una svista, il Flavio scrisse Idus, invece di Nonas.

(2) Archivio detto, Memoriale di Federico Flavio, p. 30. Ivi si legge: Cum alias,
priae memoriae Lucas Cibo de gente Borsana Episcopus Fulginaten, Avunculus meus
a sanctae memoriae Iulio II pont. max. subsidii fiscalis remissionem impetrasset,
hoc anno MDXX VII in perpetuam rei memoriam, in altero chori pariete titulus
inscriptus est. Utrumque monumentum sumptu florenorum triginta sex a nobis fac-
tum est. Diploma siue Breve in ecclesie Archivio continetur ». L? iscrizione avea in
alto lo stemma del pontefice, ed ai lati quelli del Vescovo Cibo e del Comune.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO
VI. i

L’anno appresso, di Giugno, il Papa ripassò per Foligno,
ed era con lui il Card. Riario, Camerlengo, che fu. ospitato
in casa del nominato Federico Flavio, che era suo Segretario.
Naturalmente si tornò a chiedere al papa altri favori, e il
buon risultato fu, che nella sua permanenza in Foligno il
17 e 18 Giugno concesse a Foligno « per otto anni tutte le
gabelle della Città, per la fabbrica della nuova Cattedrale » (1).

Non ho potuto trovare la fonte autentica di questa no-
tizia, che il Iacobilli desunse dai ricordi di due contempo-
ranei, il Flavio sunnominato e un Gio. Battista De Rossi, ma
se non fu la concessione pontificia che indusse i cittadini a
quell’impresa, è certo che questa ebbe origine dopo la venuta
di Giulio II.

VII.

Il 17 Ottobre 1512 l'antica Cattedrale di Foligno aveva
un aspetto straordinario. Il vecchio Vescovo Luca Cibo
vi avea convocato a solenne adunanza non solo il Consi-
glio Centumvirale della città, ma i suoi Canonici, il suo Vi-
cario, i pricipali cittadini, e il suono della grande campana
comunale, che chiamava i Padri Coscritti — cosa nuova —
non nella sede rinnovellata del Comune, ma nell' interno del
maggior tempio, faceva prevedere che qualche deliberazione
importante stava per prendersi. Il Venerando Prelato parlò dal
suo Trono con parola commossa. Disse che quella Chiesa era la
sua sposa, ma non era degna di Dio, non era proporzionata
all’onore che si dovea al grande Patrono della Città, S. Feli-
ciano, non era degna di una città bella come Foligno. Era
necessario rinnovarla. Ne avea parlato assai con un peritis-
simo architetto, con Maestro Cola Matteucci, e questo era

(1) IACOBILLI, Cronache di Foligno, ad an. 1511, ove vi ha in margine Idem Fe-
dericus, e Io. Baptiste de Rubeis Fulg. an. 1519, fol. 82.
394 : M. FALOCI PULIGNANI

pronto ad assumere il lavoro per quattromila fiorini. Onde,
come poteva, pregava il Consiglio a non ritrarsi da tale im-
presa, che egli avrebbe aiutata in tutti i modi. E promise
vendere a pro della Chiesa le case del Vescovato che avea
dietro il braccio destro, e dare del suo trecento fiorini in tre
anni, e promise aiuto da parte dei Canonici, uno dei quali
s'impegnó li per li per un centinaio di fiorini. I1 Cancelliere
della Comunità, Michelangelo Grilli, che era un bravo lette-
rato, incominciò a registrare nei suoi splendidi volumi mem-
branacei il verbale di quell'assemblea, ma, per volerla com-
pilare con bella latinità, cominciato appena quel verbale, lo
sospese, lasciando in bianco lo spazio per scriverlo, nè noi
sapremmo oggi di che allora si trattò, se non ci fosse per-
venuta la minuta di quelladunanza. Fu in quell’ adunanza
che si decretò il compimento del nuovo tempio, cioè della
massima parte di esso, e mi par doveroso pubblicare questa
fede di nascita, che è una bella pagina di storia cittadina.
Ricordi chi legge, che essa è quasi un appunto preso dal
Cancelliere seduta stante, e non deve quindi cercar molto in
esso l eleganza della parola.

Nel grande libro delle Riformanze, egli cominció il ver-
bale così: « Octobr. XVII, (1512). Consilio magno centum vi-
rorum populi Civitatis magnificae Fulginiae ad mandatum Re-
verendissimi D. Episcopi Fulginatis... et M. Dominorum Prio-
rum populi Civitatis dictae, et campanae magnae Comunis | s0-
num, indicto, congregato et celebrato im Ecclesia Diui Feliciani,
servatis... servandis, haec acta sunt. Videlicet. Prefatus în Chri-
sto Pater et Dominus Dominus Lucas Cibo Civis, Pater, et Epi-
scopus civitatis dictae sic orsus est ab sua pastorali sede » (1).
Si noti: Luca Cibo è qui chiamato CITTADINO PADRE E
VESCOVO della Città. Ma, come ho detto, il Cancelliere non
scrisse altro, e lasciò la pagina bianca, per scriverla a mi-
glior agio. Invece nelle Vacchette delle Riformanze 1509-1514,

(1 Archivio Comunale. Réformanse 1510 1541, fol. 121.
sotto Ti giorno 17 Ottobre 1512. egli registrò ai ap

x

T PRIORI DELLA E FOLIGNO | 395

P che SEI ;

17: Ottobris 1512
‘’Consilio magno generali de more congregato in ^ Fxelosia S. Feli-

‘ciani coram Reuerendissimo in Christo Patere et Domino Luca Cibo
episcopo Fulginaten dignissimo. Qui exposuit quod cum Ecclesia dieta
. S. Feliciani sponsa sua

huius inclite civitatis non sit ornata sicut
convenit, et indigeat aliqua pulera instauratione et renovatione, 'adeo

quod ipsius civitatis pulcritudini correspondeat, .et propterea se pluries
è habuisse colloquium cum peritissimo architectore, magistro Cola, et.post
» multa eumdem magistrum Colam obtulisse in dicta ecclesia facere satis
egregium opus pro quantitate quatuor millium florenorum vel circiter

quocirca prefatus Revmus D. Episcopus quantum potuit hortatus fuit
presens magnifieum Consilium et cives qui pro tanto salutifero et optimo

opere, per honore summi Dei et sancti Feliciani Protectoris nostri sem-
^. per inuictissimi, ac etiam ipsius civitatis decore ilari animo suscipere
velint hoc leve et sanctum opus inveniendi et .... ac inpendendi sum-

mam predietam quatuor millia florenorum, asserens et ipse in pluribus :
assistere et contribuere, ac primo in exhibendo tamtum de domibus,
episcopalibus, quantum sufficiat pro complendo latere seu brachio ipsius.
templi deficiente versus dictas domos episcopales. Item usque in tres
annos contribuere in tali fabrica florenos trecentum 'de suo, videli-
cet quolibet anno florenos centum. Item facere quod Capitulum suo-
rum venerabilium fratrum canonicorum dicte Ecclesie ibique presen-
tium ‘et ita acceptantium et offerentium iuxta. corum facultates, etiam

. aliquam honestam summam denariorum de introitibus ipsorum propriis

contribuere in ipsa fabrica et in specie dominus Antonius Baciarottus
canonicus etiam ibidem presens si ipsam sanctam fabricam hoc. anno
aggrediatur et incipiat, de suo pro illa solvere usque in tres annos
florenos viginti ad triginta quolibet anno dictorum trium annorum (1).

Il discorso fece ottima impressione, tutti i convenuti si

‘mostrarono gratissimi al vescovo, e la discussione che segui
si svolse quasi con entusiasmo. (Conincià « Magnificus Ca-

put Prior Ser Lucas » il quale propose senz'altro: di porre
a partito la proposta del Vescovo. « Clarissimus JS VD
D. Io. Baptista Scafalius » dichiarò che non si dovea in nes-

- sun modo far ostacolo « tam pio foucione operi » onde pro:

(1) il verbale sta nella Vacchetta ‘delle Riformanze 1509- 1514, ad diem, ove sono
gli appunti registrati dal Cancelliere durante le sedute. I
396

pose di delegare al magistrato cittadino la scelta di una com-
missione per trovare la somma; aggiunse che del lavoro do-
vesse esser capo il Vescovo,
potuit egit ». Erano presenti, fra Consiglieri ed altri citta-
dini, 156 persone, delle quali uno solo dette voto contrario.
« Dominus Laurentius Serronus post multas gratiarum actiones
redditas praefato Reverendissimo DD. Episcopo » propose di no-
minare una commissione composta di quattro cittadini per
porta. « Dominus Ubaldinus Varinus post gratiarum actiones
similiter ut supra praefato Reverendissimo D. Episcopo reddi-
fas, » propose che della Commissione dovesse essere « caput
et gubernator > il Vescovo, e la sua proposta passò a pieni
voti. « Nobilis vir Carolus Helmus » propose che i cittadini
da scegliere fossero dieci. « lohannes Nicolas D. Viviani »
aderi, ma « Evangelista Iohannis » propose che della com-
missione avessero a far parte « omnes Venerabiles domini Ca-
nonici dicte Ecclesie ». I Canonici si sentirono onorati da que-
sta prova di fiducia, e allora « venerandus domnus Paulus Leo- |
nardi dicte Ecclesie Decanus, ac prefati Reverendissimi D. Epi-
scopi Vicarius », a nome suo ed a nome di tutti i suoi col-
leghi canonici « obtulit ferventer et sponte » tutto il concorso
del Capitolo. Sono belle le parole con le quali i Canonici si
obbligarono, e debbono pubblicarsi ad onore loro, e ad esem-
pio altrui. Il Decano dichiarò « 2psos omnes submissuros omni
oneri et imposttioni eis imponendis pro dicta fabrica per prae-
fatum. Reverendissimum D. Episcopum et Cives ita deputandos
sine aliqua exceptione, et ex nunc, ut tam sanctum opus aggre-
diatur ». E così ebbe fine la memoranda adunanza, se pure
non voglia dirsi che ebbe seguito nel giorno successivo, per

la nomina della

cosi:

M.
M.
M.

Barnabò di Michelangelo Barnabó

M. FALOCI PULIGNANI

« cui immortales gratias quas

commissione esecutiva, che risultó composta

Cesare Massurilli Dottore
Gio. Battista Elmi Dottore
Gio. Francesco De Comitibus
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO

Pier Giovanni delli Conti
Filippo Brancaleoni.

Il Vescovo alla sua volta nominò tre incaricati che fu-
rono:

M. Costantino Cibo Medico

Gio. Salvato Degli Atti
Adrielle di Antonio Merganti (1).

Capo della Commissione era il Vescovo, il quale volle
che la cosa procedesse così rapidamente, ed ebbe tanta fede
nella riuscita, che, prima di trovare i denari, pose mano a
demolire la Chiesa. Onde il Iacobilli, attingendo ai ricordi
oggi perduti.di Lodovico di Paolo degli Onofri, scrisse cosi:

« Il 29 di Ottobre del (1512), furono cominciate a buttare a.

terra le mura vecchie della Chiesa di S. Feliciano, per fabricare
una nuova Chiesa più ampia et alla moderna, sopra la sotter-
ranea » (2).

Ma non bastava deliberare i lavori, ed obbligarsi ad ese:
guirli: bisognava fare un piano finanziario pratico, cosa che
si affrettò a fare il Vescovo, nella forma seguente.

Il 27 Decembre invitó di nuovo i Consiglieri ad una

adunanza, non più nell'interno del Duomo, che forse era
Stato già scoperchiato, ma nella sagrestia della Chiesa, dove,
ricordando la deliberazione del 17 Ottobre, espose quale era
il modo che egli aveva escogitato per adunare i quattromila
fiorini, e lesse la seguente proposta:

Magnifici S. Priori et Consiglieri ornatissimi per parte de Monsig.
nostro R. vescovo de fuligno et delli sei proposti et deputati alla fa-

brica et Restauratione della chiesa dello nostro protectore et martyro .

invicto s. Felitiano sè fa intendere ad V. S. che advenga che alloro
fosse data et concessa potesta per lo magnifico consiglio generale de
posser ponere prestanza delli fiorini quactromilia concessi per la dicta
| fabrica al prefato monsignore alla Citta et contado secondo alli prefati

(1) Archivio Comunale. Vacchette delle Riformanse dal 1509 al 1514, ad diem,
Cronache di Foligno. Ad annum.
(2) Cronache di Foligno ibidem.
398 M. FALOCI PULIGNANI

Cittadini parra; Nientedemeno uoglimo supra cio il parere et Consiglio

de uuj altri consiglieri Tamen li prefati Monsig. et sei cittadini met-
tono nanti ad V. S. prefati questó modo: qual sara celere et facile se-

condo. il bisogno de detta fabrica, qual se intende. expedirla fra duj

anni secondo la intentione de mastro cola Architectore al quale è col-
locata dicta Fabrica. Il qual eusi ha promesso cusi non mancando per
la comunita, Benche lo contracto dica de tre anni. Lo modo e questo
cio e

Che per uno anno proximo da venire incomenzando ad jenaro pro-
ximo se duplichi la gabella dellagricoltura: delle Bocche e dello Maci-
nato: delle quale non ne sia exempto alcuno. Et la signoria del Ve-
scovo quanto se extende la sua jurisdictione habbia da consentire alla
decta imposta. Et cusi da mo sua S. consente et confirma. Et. perche
Sua S. non ha jurisdietione supra frati Monachi, et Monache, Bizoche,
et altri lochi de altre, et qual se sia Regule o professione Che. allam-
baxiadore qual ua proxime ad Roma se dia commissione che per ca-
gione de dieta fabrica veda expedire un breve da N. S. Come quillo
de papa Alexandro, supral prestanzone de Dudici Milia Ducati, nel
quale se contenga

Che per dicta ragione ognuno debbia pagare le predicte gabelle
duplicate

‘Cioe una per dicta fabrica: laltra che e ordinaria per la Camera

Apostolica. Dalle quali non ne sieno exempti ne preti : ne frati: ne Mo-
nachi ne Monache ne Bizoche: ne Terzaroli: ne Medici ne Doctori:
Ne alcuno per qual se sia priuilegio o concessione exempto : Alli quali
per quisto caso non se intenda rocta loro exemtione et priuilegio: ma
remanga nello loro pristino stato

Purche in tale instauratione et opera ogniuno contribuisca secondo
che recoglie: Et cusi facendo il pagamento seria presto et la fabrica
sexpedira secondo che ogniuno desidera et ogniuno contribuira secondo
le facolta sue, et nissuno se porra lamentare perche piu ad uno che ad
quillo altro le cose passeronno bene et cum celerita secondo che la. ma-
teria et la casa de Dio et de San felitiano merita et recerca

Il:qual partito aduenga come dieto fosse in presentia delli pre-
dicti metterlo ad executione pure se recerca il parere et uolunta del
presente Consiglio parendo ad V. S. pure bono il partito metterse ad
buxula et pallocte et mandise ad esecutione per ordine deila prefata
S. del Vescovo et de prefati Cittadini prefecti.

Questa proposta era pratica: trattavasi di raddoppiare per
un anno, e devolvere a pro della fabbrica del Duomo, tutte
le tasse comunali e governative: quella sui terreni, il testa-
tico, il macinato: poi, che le tasse dovessero esser pagate
anche da chi avea il privilegio — cosa frequente allora —
vi Sis

Foligno sembra essere stato quel « Magister Cola », che ora

sine SE

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO © © 999:

di non pagarle: che si dovesse fare un prestito di dodici mila
ducati, da estinguersi con quella rata della tassa che dovea: Hs
pagarsi al Governo, e che, come pare dal riferito documento,
dovea andare a favore della fabbrica. Grande era lo spirito.
di intraprendenza di quei cittadini, e per essi era. tanto lo-

devole impresa avere una bella Cattedrale, che volentieri si

esponevano all'alea di quel grosso prestito. La proposta passò.
con grande maggioranza: quarantatre voti favorevoli, sopra
sessantuno dei Consiglieri presenti (1).

VIII.

Da quanto qui si è narrato, l'architetto del Duomo di
è chiamato « peritissimo architectore », ora « clarum magi-
strum », ora « architectum prestantem probatumque virum, et
honoris cupidum ». Chi era egli? Egli era Cola di Matteuccio
da Caprarola, il quale nel 1508 avea cominciata la costru-
zione del magnifico tempio della Consolazione di Todi, (2) e

fu poi autore di altre opere insigni (3), e basta il tempio me-

raviglioso di Todi da lui eseguito per conoscerne il va-

lore. A Todi però si dice che quel tempio ebbe per autore il

Bramante, e a Bramante come vedremo, si attribuisce anche il
Duomo di Foligno. Come va ciò? Idocumenti di Foligno e di
Todi tacciono del sommo architetto, mentre dalle prove di
archivio i due monumenti di questa città. vengono non equi-
vocamente attribuiti a M. Cola, che è chiamato architetto di
essi. SER

Veramente, come ho altrove accennato, in nessun luogo
sì legge che M. Cola abbia forniti i disegni e il piano della -

| Chiesa, massime che il disegno di questa, nelle sue. grandi

(1) Archivio Comunale. Riformanze 1523-1528, fol. 125.

(2) PENSI G., Todi: guida per i forestieri, Todi, 1912, p. 20.

(3) ROSSI A., Cenni storici sulla chiesa della Consolazione di Todi. Nel. Gior-
nale di erudizione artistica di Perugia, vol. 1, p. 3 e seg., vol. III, p. 343 nota.
ER E EE EE

400 M. FALOCI PULIGNANI

linee, esisteva fin da mezzo secolo indietro, allorchè, nel 1457,
fu iunalzata la tribuna, e furono costruite le alte pareti del-
l'attuale presbiterio. Quindi, il progetto, /a pianta della Chiesa
era antica, e non si trattava che di eseguirla. Non è quindi
merito di M. Cola aver dato il disegno. Onde un secolo dopo,
nel 1622, L. Iacobilli scriveva: « la città di Foligno, sempre
nella pietà et devotione eminentissima, chiamato a se nel 1456
Bramante da Castel Duranti (1) Architettore di fama immor-
tale, et ‘fattone da lui formar la pianta et il modello, quello
poscia si pose in opra, con laude straordinaria dell inventore,
et con sodisfatione universale » (2). E dopo aver descritta la
chiesa, di stile ionico, come era al suo tempo, continua così:
« Et qui debbo aggiungere cosa da esser considerata, et ammi
rata: imperciocchè, essendo dagli Architetti, antecessori di Bra-
mante, riputato temerità ; il credere, che una Cupula potesse
esser sostenuta, da quattro archi, non essendovi essempio, nè me-
moria degli antichi; i quali principiavano i fondamenti, il. giro,
e l'incurvamento da terra, quindi derivò che il Serlio così gran
professore d’ architettura, esaminando la pianta fatta dal nostro
Bramante del tempio di San Pietro di Roma; biasimò che
avesse osato disegnare la Cupola sugli archi, essendo stimata
dallo stesso Serlio di riuscita impossibile; e però la riprende
come cosa temeraria nel libro terzo della sua antichità, con
queste parole: « Bramante in far la pianta della Tribuna e si-
tuarla sopra quattro archi, fu in tal caso più animoso che con-
siderato ». Donde si cava, che la Cupola di S. Feliciano, essendo
eretta assai avanti a quella di S. Pietro di Roma forse fu la
prima sostenuta dagli archi. E perchè la buona riuscita di un
tal modello, era in quei tempi riputato ardire soverchio e teme-

(1) Nell' esemplare di questo libro postillato dall'Autore, oggi presso mons. Ca-
terini, leggesi questa correzione « Bramante da Monte Asdurvalda, villaggio di
Fermignano, Castello della Diocesi di Urbino, coetaneo e parente di Raffael d^ Ur-
bino, Istrumenti, manoscritti, medaglia-tradizione, publica voce e fama, e la casa
propria in Casuellà, contrada della Villa di Monte Asdruvalde.

(2) Vita di S. Feliciano, p. 87-88.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 401

rario dai più lodati nell’ architettura ; questa forse fu la cagione,
che Bramante non fece il zoccolo ai pilastri che sostengono la
volta di questa Cattedrale di Foligno; e si tenne basso un ordine,
per assicurarsi in un impresa di così ardua riuscita; commen-
dandosi in simili casi più l'estremo della timidità, che V altro
dell’ audacia. Sicché non a difetto d'arte, ma ad eminenza di
giudizio e di provvida cautela, deve attribuirsi a Bramante la
bassezza di che viene ripreso questo, modello per altro in tutte
le sue parti compitissimo e proporzionato. Del quale egli. compia-
cendosi, a gran ragione lo connumerò tra i suoi più famosi di-
segni; lineandolo in un libro, che ho inteso doversi esporre alle
stampe dai successori dà Bramante, siccome testimonia di veduta
un gentil uomo degno di fede ».

I ricordi personali del Iacobilli sono così precisi, da far
conchiudere che la Chiesa fu fabbricata da M. Cola, sul di-
segno però del Bramante. Ma il Iacobilli, accogliendo a chiusi
occhi quella tradizione, non riflettette che il Bramante nacque
verso il 1444, onde nel 1456 non potea fare il disegno della
Cattedrale di Foligno.

Eliminato il Bramante, un altro nome illustre si presenta,
come autore del disegno: Antonio di S. Gallo, fra i cui di-
segni uno ve ne ha, che rappresenta la pianta del nostro
tempio, a croce latina, con abside circolare, con la cupola
nel mezzo, con cinque grandi crociere, e con l’ altare sotto
il grande arco di fondo che sorregge la cupola. Nessun dubbio
che quel disegno sia la pianta di S. Feliciano, ed io l'ho ri-
prodotta più volte (1), perchè tutti ne siano persuasi. E ne
. toglie ogni dubbiezza una linea di destra, lunga mill. 183,
| sotto alla quale si legge: « questo è lo mezo piede dè fulignio
col quale si misura le mura a mezinge, una mezinga e dieci
piedi per ogni verso cioè piedi 100 quadri, grosso piede uno di

M

(1) IL XVII Centenario di S. Feliciano, p. 87. IL Duomo di Foligno e l Archi-
tetto G. Piermarini, Foligno, 1908, p. 52.
jore

dirt a rie m er eR RI

409 M. FALOCI PULIGNANI

questi intero e "|, di pie » (1). Osservando però bene quel
disegno, si vede che esso non é un disegno del Sangallo, ma
é un disegno mandato a lui per esame, disegno nel quale
egli introdusse una variante, accorciando e facendo poligo-
nale con grandi speroni e contrafforti l'abside, il quale in-
vece è circolare nell'interno, ed è più lungo. Ritengo che
al Sangallo sia stata mandata la pianta della Chiesa quando
era già compiuta, sebbene ancora priva della cupola, pianta
spedita a lui con tutte le misure, probabilmente perchè fa-
cesse il disegno della cupola, poichè in quei disegni sono
frequenti schizzi di una cupola in progetto, che quasi certa-
mente si riferiscono alla cupola nostra. Adunque, eliminato
il Bramante per ragioni di cronologia, eliminato il Sangallo,
perchè la Chiesa. quando fece il disegno era compiuta, eli-
minato M. Cola, perchè il progetto generale della rinnova-
zione mezzo secolo prima. di lui era fatta, e in parte eseguito,
noi restiamo coll’ ignorare il nome di quell’architetto valente
ed ardito, che nel 1456 ideò la Chiesa a croce latina, con
una cupola sopra quattro archi, cosa questa che fino allora
non era stata eseguita mai in nessun luogo, e in così grandi
proporzioni. Ciò fa ritenere che lo sconosciuto architetto sia
stato un artista di valore altissimo.

IX.

Ed ora, dall'Architetto della Chiesa, torniamo alla co-
struzione di essa.

Si è veduto quale fu la proposta fatta dal Vescovo Cibo
nell’ adunanza consigliare tenuta dalla Sagrestia del Duomo
il 29 Dicembre. Si doveano duplicare le tasse, cosa che oggi
nessuno ardirebbe pensare, ma che allora, sia per il maggior

(1) Indice geografico analitico dei disegni di architettura civile e militare esi-
stenti nella Galleria degli Uffizi in Firenze. Roma, 1885, p. 80. FERRI P. N. Catalogo
riassuntivo della raccolta.dei disegni della R. Galleria degli Uffizi in Firenze. Roma,
1880, p. 128. Y
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 403

sentimento di fede nelle masse, sia per il maggior prestigio
che riscuoteva presso di esse ‘l’ autorità, non trovò opposi-
zione. Trattavasi di fare il contratto con M. Cola, e di co-
municare..ai contribuenti il novello peso. Il contratto fu fatto
in Vescovado il 30 Dicembre, presente il Vescovo, i prefetti
alla fabbrica, M. Cola, e il Cancelliere del Comune, che prima
di scrivere i patti, premise questo esordio solenne.

Reuerendissimus in x. pater et dominus dominus Lucas Cibo Ciuis
et ipsius ecclesie Antistes inter rarissimos philosophos, Divineque scien-
tie (quam .Theologiam appellamus) professor clarissimus, nec minus
alijs animi ingeniique virtutibus Innocentio Cibo Pontifici insinuatus,
facile sic ab illo inornatus est et benefitijs maximis affectus, qui boni-
tate animi innataque liberalitate impulsus venerabiles edes sibi com-
missas dapsile instauravit et conspicuas reddidit: de quibus plurima li-
cet laudare cum in alma urbe tum in patria suis insignibus et titulis
hec testantibus. In hoc sanctum dei templum formosius reddendum co-
.nuersus sepe cum patribus eeclesie ac civibus plurimis edem ipsam pri-
seis temporibus huius lautitie et magnificentie edificandi ignaris con-
structam comunicavit expolitam commodam et membris competentibus
conipositam reddere. Impresentiarum nactus Architectum clarum magi-
strum Nicolaum nicolai totus in hanc laudem et sanctum opus incum-
bens imprimis eum Consilio generali operam dedit ut omnis ciuitas et
populus ad tanta conanda admoueretur Quod mirabili consensu et om-
nibus suffragijs promptissimisque studijs exceptum et approbatum exti-
tit: summis meritisque laudibus prefatum pium patrem (ut par fuit)
Senatoribus ipsis prosequentibus: Maxime quod florenos Tricentos de
suis ultro in tam sanctam impensam et collationem fabricantibus dona-
turum professus est: Daturumque operam ut Dilecti sui in X. filij Cle-
rus presbyteri omnes ad eamdem Basilicam et ipsi conferant iuuentque
tam laudandum. opus quantum D. S. R.ma illis imponat.

Ea propter prefati Dominus Episcopus et magnifici prefecti vide-
licet magnifieus dominus Io: franciscus ex comitibus Segretarius scrip-
torque Apostolicus et alijs honoribus vir magnus: et nobilissimi prima-
rijque cives Dominus Io: baptista helmus Dominus Cesar Cristophori
massarilh Barnaba Michaelis Angeli ex linis Perjoannes ex comitibus
de Turri Philippus luce ex Brancaleonibus ju. v. consulti clarissimi su-
pra a magnifico generali consilio electi prefecti et deputati ad infra-
scripta daturi quam primum operam tam sancte elareque ac optate in-
staurationi et ornamento cum ecelesie ipsius tum urbis Cum relatu mul-
torum prestantium virorum compertum haberent ipsum magistrum Colam
architectum prestantem esse probatumque virum et honoris cupidum
equisque condictionibus innixum infrascriptis Iterum ad laudem dei Di-

mL
TTD Tene -
404 M. FALOCI PULIGNANI

vique Felitiani et consolationem huius inclite Ciuitatis famam et lau-
dem ipsorum Dominorum locantium sponte et ex certa scientia videlicet
prefatus Rev. Dominus Episcopus... (st ripetono i nomi dei prefetti) lo-
cauerunt dederunt et concesserunt prefato Magistro Cole... Architectori
prestanti et elaro presenti stipulanti et recipienti pro se etc. fabricam
et instaurationem diete venerabilis eeclesie S. Felitiani et domus do-
mini Dei Cum infraseriptis Capitulis condictionibus et pactis que de
verbo ad verbum secuntur et hee sunt (1).

Non è necessario inserire qui tutti i patti di questa lo-
eazione, pubblicati integralmente dal Rossi, (2) bastando notare
come in essi, ad una grande precisione si unisca una grande
moderazione, in modo che né il Committente potea usar in-
discrezioni a danno del locatario, né viceversa. M. Cola si
impegnó di demolire le mura e le volte vecchie, di erigere
le nuove « di fare ad tutte sue spese cinque volte ad cruciere
per fiorini trecento septanta l'una », di fare pilastri, intona-
care pareti, ecc. e tutto ciò « per tempo di tre anni ». Nel.
contratto non si parla di cupola, che era certo riservata ad
altro tempo.

Il giorno stesso il Vescovo partecipò quale concorso
avrebbe dato il Capitolo, scrivendo al Comune la lettera che
segue:

Heri il capitulo de santo felitiano co e (cioè) li canonici per con-
tracto facto per mano di ser pier Iouanni presente Lodouico de paulo
et philippo de batasarre se sonno obligati per tre anni proxime de ve-
nire pagare el macenato et la gabella de tucti li fructi delli quali prima
erano exenti per la fabrica de sancto felitiano Nella qual fabrica centra
non solamente la chiesa de sancto felitiano ma sacristia et tucte altre
parte annodasse (sic) alla prefata chiesia et ad questo medesmo sonno
obligati tucti li preti della citta et del contado: Et vlterius li prefati
canonici delle intrate proprie loro infra triennium pagare fiorini cento
tanto per la prefata chiesia quanto per le parte ad quelle adnexe (3).

In quanto alla pubblicazione della nuova tassa, essa fu
fatta a suon di tromba dai banditori del Comune, che erano

(I) Archivio Comunale. Riformanze, cit. fol. 127.
(2) Giornale di erudizione artistica, VI, 346-349.
(3) Archivio Comunale, Registro, 1510-1541, fol. 38.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 405

quattro, i quali il 2 Gennaio del 1513, ripetutamente lessero
nei crocicchi delle vie, come era allora il costume, il pro-
clama o editto seguente:

Al nome. dellonnipotente Dio: Allaude Reuerentia, et honore del
glorioso et inclito martyre et pontefice messere Samfelitiano protectore

et Conseruatore della Mag. Citta de foligno: Del quale glorioso Samfe-

litiano se... et procurase lornamento della sua sedia et chiesia: Mons.
R. il vescouo: li S. Priorj: Consiglio grande, et sei Prefecti et depu-
tati: Per adultimare lordine dato alla fabrica et ornamento dessa Chie-
sia tanto dal prefato Mons. il vescouo: quanto dal Consiglio: fanno
noto, Manifesto bando et comandamento come incomenzando ad jenaro
presente sentenda duplicata la Gabella della Agricoltura: cioe essere
redopiata la gabella et pagamento dogni Biado Vua Vino Caneua et
similia:

Item essere redoppiata Intrata et pagamento delle Bocche: et Ma-
cenato: et questo che se adionge ad diete Gabelle et Damo e applicato
et concesso ad essa fabrica et ornamento del glorioso nostro Sam feli-
tiano

' Dechiarando et statuendo loro signorie: che tal reddoppiare de
gabelle et intrate: la Citta: Piano et Costa sciano obligate pagarle in-
tegre per vno anne proxime da vinire:

Item dechiarano uogliono et statuisco (sic) pure per auctoritate del
consiglio: Come da dicte graueze et pagamento: Sendo che e ad laude
de dio et Sam felitiano: et ornamento de essa Citta: che Nisciuna per-
sona: Ne Preti: Ne frati: Ne Monachi, ne Monache, Ne Bizoche: Ne
Terzaroli: Ne Medici: Ne Doctori: Ne alcuno per qualunque se sia
Priuilegio e Concessione: exempte: Alli quali per questo Caso non se
intenda rocta loro exemptione et priuilegio: ma remagna in loro pri-
stino stato: purche in tale Instauratione et opera ogniuno contribuisca
come de sopre

Statuendo etiam et dechiarando che la montagna paghi fra duj
anni dicto radoppiamento per adionta per darli comodita al pagamento
per non esser così ben forniti de Denari (1).

Tosto si dié mano al lavoro, e il 26 Gennaio di quel-
l'anno si cominció la demolizione. Era il giorno dopo la fiera
di S. Feliciano, di Mercoldi, e terminati i Vespri, il Vescovo,
i Canonici, Erasmo Frascoli da Orvieto Vice Governatore,
Gio. Francesco Bonanni da Sassoferrato Podestà, i Priori della
Città — oggi si direbbero gli Assessori — i Consiglieri, i

(1) Loc. cit., fol. 37.

T a s
406 Par tà M. FALOCI PULIGNANI

Prefetti della Fabbrica, ed un. grande numero di cittadini,
escirono processionalmente dalla Chiesa cantando l'inno « Coe-
lestis urbs Hierusalem », e girando intorno alle vecchie mura,
che erano già parzialmente demolite dal 29 Ottobre in poi,
si fermarono dinanzi alle fondamenta del braccio destro, dove
sorge l'altare del SS. Crocifisso, ed ivi il Vescovo gittó la
prima pietra, nella quale era intagliato il suo stemma (1) ed
il suo nome: poscia vi gittó un altra pietra il suo Vicario
M. Giovan Paolo di Leonardo degli Onofri, poscia il Vice
Governatore, il Podestà, i Priori, Canonici, Sacerdoti, Consi-
glieri, Cittadini, Artigiani, Scolari, e sino le donne. « Il tutto,
scrisse il Iacobilli, a lode di Dio, e del glorioso Pastore S. Fe-
liciano » (2).

Alacre fu il lavoro, e in meno di nove mesi il braccio
verso il Vescovado fu terminato. Un cronista di quei giorni
registrò nel suo memoriale il seguente ricordo: « Ad) 25 di
ottobre 1513 fu chiusa la volta del braccio della chiesa di S. Fe-

lictano verso la piazza grande » (altrove si corregge l'equivoco,

e dicesi più esattamente, verso il Vescovado), « con la presenza
sopra essa volta di Monsig. Luca Cibo Vescovo di Foligno, con il
Governatore e Podestà e Magistrato, con cittadini e Clero, e con
li Prefetti di essa fabrica, con suoni di campane, trombe, -pifari,
e artiglieria, con gran contentezza del popolo: et il detto Mon-
signore fece un pranzo di gran spesa in Vescovado, et un altro
ne fece alli Maestri e loro famiglia in detta Chiesa » (3).

X.

Duró poco la letizia. Due giorni dopo la volta era ca-
duta! Il eronista indicato continua cosi: « A d? 27 detto cascó

(1) Lo stemma del Vescovo Cibo si vede anche nel centro della Camera che
unisce la Cattedrale alla Sala dei Vescovi dell'Episcopio, il che indica che questa
é una. delle camere delle quali si fa cenno nel contratto con M. Cola.

(2) Cronache di Foligno, ad an. 1512, dove si citano come fonti i Memordtali di
Lodovico di Paolo degli Onofri, o di Gian Bartolomeo de Rossi. Vedi il mio studio
Il Duomo di Foligno, e VArchitetto Piermarini, p. 48 e seg.

(3) Biblioteca del Seminario, Cod. A., VI, 2 fol. 172.
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; : Fs ES » Pier 223 ,
z v . 4: REAL ARN
4 NY 4 or Ke, +
, $ os : Pps 5

1 PRIORI DELLA. CATTEDRALE DI POLIGNO : murs ora T:

“a volta del d.. ds accio di mM per: ‘difetto delli maestri, , per
SAI troppo presto. Ringraziamo Tddio che non ci.
colse nissuno, se bene ci era gente de sopra, et di sotto di d.

volta » (1).

Si. può immaginare la desolazione di tutti! M. Cola se la
prese con i Cittadini, che per la soverchia voglia di vedere

la grande aula sgombra dai palchi, fecero precipitare la

volta. E attribuì il fatto alla pioggia sopravvenuta, ma, al.
postutto, si impegnó a rifare il lavoro perduto tutto a sue

spese, purché non gli venisse proibito di condurre a termine
il contratto già fatto. Fu sempre il Vescovo Cibo, che, come

suol dirsi, salvó la posizione, e la sua energia è tanto più
mirabile, ove si rifletta che allora aveva la bella età di ottan-

tatre anni (2). Il 30 Novembre di quell’anno 1513 si radunò il

Consiglio, ed egli vi intervenne, e parlando del disastro, fece .

a tutti coraggio, e che nessuno avesse timore : « nec quisquam
terreri debeat casu illius ». Esortò tutti alla tranquillità, « hor-
tatus est omnes esse bono animo », e raccomandò che le tasse
raddoppiate nel 1513 lo fossero pure nel 1514, onde poter
continuare l' opera. Egli intanto aggiungeva come suo secondo
concorso l'offerta di 150,000 mattoni. Era allora Capo Priore,

carica equivalente a quella del Sindaco odierno, M. Gio: Bat-
tista Taddei « phisicus eximius », il quale fatta. sua. la pro- :
|’ posta del Vescovo, « exortatus est vehementer » i Consiglieri -
a votare la proposta stessa. Nallo, uno dei Consiglieri i, prese se

la parola per dire che la proposta del Vescovo era giusta,

onesta, recava onore a Dio, a S. Feliciano, era di decoro
alla città: si raddoppiassero quindi le tasse anche pel 1514,
si autorizzasse M. Cola a continuare il lavoro, ma intanto il
Vescovo e i Prefetti alla fabbrica scegliessero uno o due
. peritissimi architetti per sentirne il parere, e il Comune po-
is minasse una commissione che rivedesse i conti, onde assicu- ©

(1) Biblioteca del Seminario, Cod. A., IV, 2, p. 171.
(2) Egli morì nel 1522 di ben 92 anni.
408 M. FALOCI PULIGNANI

rare il pubblico che non vi erano state né malversazioni né
frodi. Cosi restó stabilito con 54 voti favorevoli ed 8 con-
trari (1).

Il giorno 5 Dicembre si radunò il Consiglio di nuovo,
e fu chiamato ad esporre le cose personalmente lo stesso
M. Cola. Ecco l'interessante verbale di quell’ adunanza:

Dominus Caesar Christofori unus ex praefectis super fabrica S. Fe-
liciani ex parte Reverendissimi D. Episcopi et aliorum collegarum
exposuit Viterbi esse quendm (spazio per il nome che non fu mai
scritto).

peritissimum architectum quem vocari esset bonum ut fabricam
hane inspiceret et consuleret et comunitas propter loci propinquitatem
parum expenderet

Item magistrum Colam offerentem sponte suis omnibus sumptibus
voltam eollapsam reficere pulcriorem et meliorem, et propterea opus
non esse ab eo aliam securitatem seu depositum petere cum in primo
instromento rogato manu domini michelangeli cancellarii nostre comu-
nitatis pro illo R. D. episcopus solenniter fideiusserit

‘Item quod presens magnificum consilium velit permietere donec
veniat alius architector ad consulendum ipse magister Cola possit pro-
sequi fabricam saltem in brachio versus episcopatum Cum ipse susti-
neat magnam impensam muratorum quos retinet et tempus perderent
si aliquid non facerent, maxime cum offerat hedificata diruere si archi-
tector venturus iudicet non esse constructa ad propositum, stantibus
tamen firmis veteribus parietibus templi, et quod super predictis omni-
bus ipse magister Cola habet petitionem et oblationem in scriptis et ro-
gat presens magnificum consilium velit ipsum audire si placet

Magister Cola predictus de licentia magnifici consilii introductus
post multa que oretenus dixit dedit etiam oblationem suam in scriptis
super qua ipsum consilium velit deliberare cuius scripte tenor talis est
videlicet

Monsig. Rev. et voi altri hon. prefecti et fabricatori della fabrica
de santo Felitiano ve se fa intendere per me m. cola, che essendo oc-
curso il caso della volta quale, e stato per la fortuna dellaequa et como
sapete la volta fo despontellata per satisfare ad molti: et anco per ca-
ristia della pietra, ad cio non se intrasse in nova spesa, del qual caso
io non intendo che la fabrica ne pata danno alcuno perche io offerischo
refare la detta volta ad tutte mie spese, bona, bella, et recipiente piu
che prima. Et non intendo che la decta fabrica paghi piu duna volta

(1) Archivio Comunale, Riformanze 1503-1528, fol. 147. Il verbale fu quasi in-
teralmente pubblicato dal Rossi, op. cit., p. 350.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 409

quel prezzo che fo conuenuto la prima volta come appare per mano del
Cancellero della Comunita. Et se per fortificatione della parete vecchia
denanti verso la piazza bisognasse alcuna fortificatione o vero in altro
loco, della spesa et factura ne remette nella S. Vostra alla magnifica
Comunita et alli prefecti et fabricatori della decta fabrica: Et oltra al
deposito dato Prometto dare novo deposito qui in Foligno homo hydo-
neo et sufficiente per fiorini cinque cento cioe fl. 500. ad observatione
delle sopradicte cose come meglio ad voi parera et piacera

Item se domanda ve sia de piacere lassarme fornire de mettere il
fundamenti et adguagliare tueti pilastri del braccio verso il vescovato
Et quando verranno li magistri et dicano quilli non esser al proposito
son contento che guastandose vadano ad mei spese (1).

Aperta la discussione, parecchi vi presero parte, e la
cosa era tale che meritava larga disamina. Parlarono D. Va-
lerius, Ser Legazarius, D. Thomas, Ser Lucas, Nallus, Evan-
gelista Silvani, e le raccomandazioni di tutti si concretarono
nell approvare tanto la proposta del Vescovo circa la tassa
del 1514, quanto l'offerta di M. Cola che si esibì a rifar
tutto a spese sue, sotto la sorveglianza di un nuovo archi-
tetto, devolvendo la nomina di questi al Vescovo. Ecco il
tenore del nuovo contratto.

Cum hoc fuerit et sit et ab infrascriptis partibus asseratur quod prop-
ter casum volte nuper edificari curate per spectabilem virum Magistrum
Colam matheutii de caprarola dioces. civit. castellane architectorem in
eeclesia s. felitiani de dicta civitate fulginie et in brachio iuxta plateam
veterem diete civitatis et jam dirute et collapse ut idem magister Cola
asseruit ex quadam superveniente nimia pluvia Et ne propter casum
predictum fabrica dicte ecclesie incepta retardetur sed cum maiori fer-
vore prosequatur, ipse magister Cola pridie per quamdam apodissam in
seriptis et demum viva voce in magnifico consilio Centum virorum diete
Civitatis prompte obtulerit se velle voltam predictam sie ruine datam
suis omnibus sumptibus et expensis reficere restaurare et reponere me-
liorem et pulchriorem quam fuerat dicta jam faeta et constructa et de-
mum diruta ut supra, sicut diffusius in dicta apodissa supra in fine dieti
consilij de verbo ad verbum registrata apparet ad quam relatio habea-
tur Et apodissa predicta bene intellecta et pensata in ipso magnifico
consilio per magnificos dominos priores et consiliarios fuerit acceptata
volens modo ipse magister Cola contracta in dieta apodissa etiam so-

(1) Archivio Comunale. Vacchette 1509-1517 ad diem.
RD.
Bonnet
Na

f

410 M. FALOCI PULIGNANI

lenniter per publicum instrumentum et. contractum firmari et se solen-
niter obligaré Et propterea constitutus personaliter idem magister. Cola
coram Rev. in Christo patre et domino dominc L. Cibo fulginatensi Epi-
scopo dignissimo et in ipsa fabrica eapite et préfectorum primario, pre-
fatisque magnificis dominis prioribus nec non Clarissimo j. v. doctore
domino Cesare Christofori massarilli Bernabouo michalangeli Perihoanne
Orlandi et philippo luce aldrovannini etiam dicte. fabrice prefectis te-
stibus predictis et me notario infrascripto. In dieto loco sponte per se
et suos heredes non vi non dolo ductus sed eius mera libera et. spon-
tanea voluntate et minime per errorem, non animo tamen recedendi ab
alijs promissionibus et obligationibus et fideiussionibus pro se. alias
datis et prestitis ac factis in primo Instrumento conductionis eiusdem
fabrice rogato manu domini michelangeli grilli cancellarij prefate ma-
gnifice Comunitatis ad quod habeatur relatio in omnibus sed potius in
illis insistendi et. permanendi Promisit et sollenniter Conuenit . Prefato
R. domino episcopo, Mag. dominis Prioribus et alijs prefectis supra no-
minatis presentibus acceptantibus et recipientibus nomine et uice pre-
fate mag. Comunitatis fulginei et pro ecclesia predicta et fabrica illius
mihique notario et vicecancellario infrascripto tanquam publice per-
Sone — reficere rehedificare reponere et instaurare voltam predietam ut
supra jam dirutam meliorem, pulchriorem et fortiorem omnibus suis
sumptibus et expensis. Ita quod in futurum bene subsistat duret et per-
maneat Cum his tamen pactis capitulis et conventionibus inter dictos
contrahentes habitis initis et firmatis solemni stipulatione, et juramento
interuenientibus in primis, quod si pro maiori securitate et fortitudine
dicte volte sic reficiende opus erit vltra jam facta, fieri et immicti etiam
alias claues, seu sperones, seu murum intus uel extra, seu a latere in-
grossari seu de nouo fieri debeant sumptibus dicte fabrice, et de mer-
cede seu salario horum sic addendorum satisfiat eidem m. Cole iuxta
declarationem fiendam per prefatum R. D. episcopum et prefectos dicte
fabrice Quorum declarationi et conscientie idem magister Cola sponte
ut supra libere se remisit et tacitum et contentum stare debeat et te-
neatur sine aliqua reclamatione seu appellatione etc.

Item.quod interim donec veniat alius architector vocatus a pre-
fata comunitate et prefectibus predictis, vt ipse magister Cola releuetur
ab aliquibus expensis multorum muratorum quos retinet. ne multum
temporis perdant, sed aliquid faciant: possit et valeat idem magister
Cola per illos muratores facere continuari et fabricari ac erigi jam cepta
in-altero braechio dicte ecclesie versus episcopatum

Item quod eum venerit dictus architector, si ille architector, rema-
nentibus tamen firmis veteribus vlterioribus- parietibus diete eeclesie,
judiearet declararet. uel consuleret predicta hactenus constructa non
esse.ad propositum diete ecclesie seu fabrice et aliam determinaret, et
consulerét formam. seu designationem in. dicta fabrica ‘et. ecclesia pre-
dicta, quod tunc etiam teneatitr et.debeat idem magister Cola diruere
sia o I PASE Tide u Ne. i, &* mt tu Up * " ; dI

‘omnia. : prédieta, di. jam: constructa et iterum rehedificare eadem secpn--

rus omnibus eiusdem magistri Cole Sumptibus. et expensis Et postmo-

-ommia in jam: fabricatis et fabrieandis seu construendis in dicta ecclé--
; edis constructa et construenda in dieta éeclesia. cum. omni sua con-

decenti puleritudine duret et permaneant et firma “sint.
Pro quibus omnibus et singulis etc. (1).

AE

"M. Costantino Cibo, e il Canonico Vincenzo Cibo suo Nepote.

Ma sembra poi che il Vescovo, per non far torto a. "M. Cola; di
“non abbia voluto cercare altro architetto. Questo, fu ricerc ae =
«con lodevole solerzia dal Comune, il quale mandò a Roma Ser - si
- Eleaz zzaro (classicamente è chiamato Legazarius) per indurre |

‘Bramante a venire a Foligno, consegnandogli una lettera per
TA ciprete F. Flavio, che allora stava a Roma. Il Bramante

‘avea promesso di venire, ed a Foligno lo aspettavano, GdQSO. o
." fuladilui invocata venuta, e la promessa che avea fatto dris
-:-esaminare il progetto e il piano di esecuzione di M. Cola, che. |.

voe DELLA ce Lo DI FOLIGNO. E AS A i dgr

«dum designationem. et formám quas traderet: dictus. architector ventu- .

dum . prosequi . dictum opus et fabricam juxta predietam architeetoris . $i
7 predicti formam. et. designationem atque consilium in omnibus et per - .

-Bia in- ambolus brachijs et toto corpore eiusdem ecelesie, ita quod in

i Si vede che M. Cola godeva tanto a. fiducia. del Ve- >
"SCOVO. Cibo, che a lui fecero fideiussione gli stessi parenti suoi, 3i)

i avranno dato origine alla tradizione che egli sia stato l' ar- M

‘ chitetto della Chiesa. Ma egli morì prima di poter mantenere
la promessa, onde il Flavio e Ser Legazario andettero a. pic- ;

- chiare presso tatti i migliori artefici di Roma, per indurne

I

‘qualcuno a venire a Foligno. Andettero a pregare. Giuliano .
Ice eda San Gallo, mà questi si scusò perché. era: vecchio: ré vue
23 " garono suo nepote Antonio da San Gallo, e neppur questi ^

potè muoversi perchè malato. Andrea Sansovino promise,

che, dovendo andare a Loreto, si sarebbe potuto: fous È

nel viaggio a Foligno. E questo riferì Federico Flavio.
«Priori. di AODELO colla HMM seguente:

(1)- Archivio Comunale. Loc. cit.
419 M. FALOCI PULIGNANI

F. Flav. M. D.-Prioribus et Consilio Fulgin.

Magnifiei Domini et Patres colendissimi, commend. Per Legazarium
oratorem municipem nostrum, et literas et desiderium uestrum accepi:
uos scilicet ad nostr. tutelaris Numinis Feliciani martiris aedem instau-
randum istie. Bramantem Architectum singularem (1) exoptare: quem
hiis exactis solemnis istuc uenturum sperabam: ita enim mecum conue-
nerat. Cum ergo nobis id integrum non sit, nam nudius tertius uita |
funetus est, alio me uerti. Duos haec urbs precellentes celebrat archi-
tectos, Iulianum quemdam patruum et Antonium nepotem de Sangallo
florentinos. Ambos conueni; uterque male se habent: senior senio:
iunior egritudine impediti. Verum, ut quod tantopere a me expostula-
stis effectum darem, tandem Andream da sancto Sauino ingenio et ex-
perientia elarum ad uos me destinaturum spero, ni fallor. Ipse enim
ad Loreti eadem instaurandam profecturus, istac iter agens, uestro de-
siderio se satisfaeturum pollicitus est. Legazarius autem orator uester
manibus pedibusque obnixe opportune et importune expostulando in-
stitit. Tandem exoravimus, nec prius licuit. Verum non est sero repu-
tandum quod bene factum est. Vobis me commendo. Romae Idibus
[Martii MDXIIII] (2).

XII.
A Foligno intanto si era preoccupati, e si insisteva. Nella
minuta del verbale dell'adunanza del Consiglio 24 Marzo |

1914 (mi servo della minuta perchè il verbale non fu scritto
mai) il Cancelliere prese questi appunti: « Architectus qui non
venit ad fabricam S. Feliciani ». I pareri furono molti, imperoc-
ché il Bramante, il desiderato Bramante (una volta é chiamato
Brabantes, una volta Blabantes) non veniva mai. Il Consigliere
Evangelista disse di aspettarlo altri otto o dieci giorni, e poi,
se non venisse, rivolgersi altrove. La sua proposta era di at-
tendere: « magister Brabantes dies VIII aut decem ad veniendum:
quando ille interim non veniat, praefecti mittent alio, vel fa-
ciant hanc accersiri aliquem. praestantem. architectum, qui videat
eb ordinet nccessaria ». Mentre si scrivevano queste parole, l'11

(1) Nell'epistolario autografo del Flavio, questa lettera è trascritta due volte,
alla c. 73, e alla c. 79. Nella prima copia si legge architectum pntem, che io lessi
presentem, mentre legzendosi nella seconda copia architectum singularem, vuol
dire che nella prima copia dovea leggersi prestantem.

(2) Il Flavio ricopiò questa lettera due volte, quindici anni dopo che scritta,
ed a memoria vi pose la data erronea Idibus Ianuari MDXIII, cioè 13 gennaio 1518,

ma Bramante essendo morto l'lI marzo 1514, é manifesto che la data deve esser
corretta come ho fatto.
Ve
AMETS N

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 413

marzo, Bramante moriva! Il Consigliere Na/lus disse di non
aspettar di .più, e propose di cercare subito a Firenze un
altro maestro di valore. Egli propose « quod praefecti non
expectent plus, sed statim. mittant Florentiam ad ducendum huc

aliquem | praestantem architectum, et si veniat magister Bla-

bantes, et tunc fiant quae sunt necessaria, que fabrica exigit ».
Questa proposta fu approvata con 24 voti favorevoli, e fu messa
in esecuzione (1). E il Comune scrisse a Firenze pregando
gli Operai di S. Maria del Fiore a permettere a Bartolomeo
d'Angelo (detto Baccio d’ Agnolo) di venire a Foligno, per esa-
minare i lavori del Duomo. E difatti, nell'Archivio dell'Opera
di S. Maria del Fiore, si legge: « 1514, 19 Aprile. Si dà li-
cenza a Bartolomeo d' Angelo, capomastro, di recarsi a Fuligno
per la necessità di quel Comune » (2). Venne a Foligno Baccio,
e non dové venir solo, poichè sei giorni dopo il Cancelliere
della Comunità registrava nei suoi appunti che nell'adunanza
di quel giorno si dovea parlare della; « fabrica gloriosissimi
martiris S. Feliciani, quoniam venerunt movi architectores ».
Sventuratamente il Cancelliere nei suoi ricordi accennó quel
che fu fatto, ma non scrisse mai il nome di questi nuovi
Architetti. Il Consigliere Adriele d'Antonio disse che la deci-
sione finale di tutto dovesse rimettersi al Vescovo ed ai
prefetti della fabbrica, « cum sint optime informati de veteribus
et novis disignis ». Evangelista Silvani era di altro parere, e
volea che dei nuovi progetti si discutesse in Consiglio. Nallo
di Panunzio quasi ci convenne, desiderando che gli architetti

«prima presentassero le misure « circa quatratudinem, latitu-

dinem, et alia in huiusmodi », e questi ricordi si leggono spesso

in quelli informi registri nei quali il Cancelliere registrava

gli appunti delle adunanze, da scrivere poi in bella forma nei
grandi volumi membranacei, nei quali troppo spesso dimen-
ticava di registrarli.

(1) Archivio Comunale. Vacchetta delle Riformanze, 24 Marzo 1514.
(2) Archivio dell’Opera di S. Maria del Fiore. Deliberazioni del 1514, fol. 162.
Cfr. VASARI, Vite ecc. Edizione Le Monnier 1853, vol. IX, pag. 235.
414 M. FALOCI PULIGNANI

Ma in sostanza non si trattava che di avere un voto consul-
tivo dai maestri fiorentini che li rassicurasse, dopo quel disa-

| stro, sulla opportunità o no di continuare il lavoro secondo il

progetto di M. Cola. Saviamente osserva il Rossi (1), che dal
seguito delle notizie, si può argomentare che Baccio non
trovasse nulla da censurare, né sulla. bontà del lavoro, nè sulla.

‘abilità del maestro. Noi, senza ingolfarci in ulteriori indagini;
di certo sappiamo questo, che in quest'anno 1514 fu rico:

struita la. volta: dal lato del Vescovado (2), e che nel. 1519,

«- la parte muraria, (meno la Cupola), cioè le. cinque grandi

crociere, erano compiute (3). Ma, compiuta la parte muraria
non voleva dire che la Chiesa fosse compiuta, e dopo il 1519

«durò a lungo il lavoro di completamento, di decorazione; delle
nicchie, degli altari, ecc. Il 26 Novembre 1526 si approvò il

disegno del cornicione (4), per il quale il Comune, il 5 Feb-

braio 1527-dette un ulteriore sussidio (5). Il Flavio suddetto

all'amico concittadino Michele Venturi, che insegnava: belle
lettere nell’ Università di Roma (6), e che gli chiedeva no-
tizie della patria, il 3 Gennaio del 26 scriveva: « Non ho no-
tizie da darti. Le nuove di Foligno son tutte qui: in S. Fe-

. liciano si lavora alacramente, e tutti ci occupiamo della

cosa »..« Nova hic non expectes. Fervet dumtarat opus nostri

| divi Feliciani Martiris, cui omnes vacamus, aucto etiam divino

cultu. Coetera omnia hic resident » (i).
XIII.

E ormai superfluo ripetere dove si prendessero i de-
nari per una fabbrica così grande. Vedemmo l’ oblazione del :

‘ Vescovo, dei Canonici, del Comune, dei privati: vedemmo

(1) Op. cit, p. 256.‘

(2) Cronache, di Foligno, ad an. 1518.

(3).Ibidem., ad an. 1519.

(4) Riformanze, 1503-1528, fol. 53-56.

(5) Riformanze, 1526-1528 ad diem.

(6) RENAZZI, Storia dell’Università: di Roma. Roma, 1804, vol. II, pag. 73-74.
(7) Dall'autografo, spesso da noi citato; presso di me.
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1 PRIORI. DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 415 -

la. ritenuta. concessa dai Papi di un bolognino per ogni fiorino.

sugli stipendi che stavano a carico della Camera Apostolica
ecc. I documenti dell'Archivio Comunale, solo in parte adope-

rati dal Rossi (D, ci parlano di molte industrie escogitate per.
trovar denaro, di debiti, di mutui creati, ecc. Come si fab-

bricaà una Chiesa di tanta mole, senza questi espedienti? |." ©
“Non ho potuto trovare il documento originale col quale
si affermò che il Pontefice per otto anni avea devoluto. a
questo Scopo tutte le tasse governative: ma nell'Archivio del
Capitolo è un breve di Clemente VII al Vicario Generale -
.. della Diocesi, con il quale, dal 27 Febbraio 1524, concede la
solita ritenuta del Bolognino, essendo scaduta la precedente
. eoncessione 26 Ottobre 1513 di Leone X. Il breve-descrive
; “le condizioni economiche della Chiesa, e lo stato. della. co- sr

str uzione del tempio, onde é bene pubblicarlo.

: Dilecto filio Vicario Episcopi Fulginaten. in spiritualibus Generali...
Clemens PP. VII.

Dilecti fili salutem et apostolicam benedictionem.

Nobis nuper per dilectos filios Capitulum Ecclesiae Fulginaten -
- fuit expositum, quod alias per felieis recordationis Sixtum IIII, Inno-
centium VIII, Alexandrum. VI ae Leonem Decimum predecessores .no- .

stros fuerat prouisum, quod pro Fabrica Ecclesiae istius Fulginaten..

ex Salariis omnium. officialium a Camera nostra Fulginaten. Salaria ipsa

^^ aeeípientium retineretur unus bononenus pro quolibet floreno dieti Ca-'
^ pituli Camerario consignandus; quodque dicta Fabrica nunc alicuius
‘subuentionis auxilio maxime iudiget, cum pro reparatione et istaura-

tione ecclesiae praedictae ut in augustiorem formam ad. diuini cultus

et Religionis incrementum redigatur, maximas impensas, ultra. illas.
-.quas haetenus una cum tota civitate supportarunt, facere cogantur, et
| propterea quod nos eorum necessitati consulere dignaremur humiliter
| petebant.. Nos igitur qui civitatem prefatam paterna pietate .complecti- .

mur, quique Religionis et Divini Cultus augmentum pie intuemur, prae-
rim quia structura eiusdem Ecclesiae multi operis et labores adhuc

^^ imperfecta pendet, et quotidie fabricare eam.cum omni studio et. dili-
gentia, et maximo dispendio non cessant praefati operi ciues, eorum sup- . -
| plieationibus inclinati, concessiones predecessorum nostrorum antedictas

ad futurum- decennium et deinceps ad nostrum. beneplacitum confirma-

mus, innovamus, et de novo concedimus, eis modo et forma quibus

() Op. cit., pag. 355 ee.
416 M. FALOCI PULIGNANI

haetenus concessionibus huiusmodi uti consueverunt. Et ut haec nostra
confirmatio innovatio et concessio debitum in favorem dictae fabricae
sortiatur effectum, presentium tenore tibi committimus et mandamus
quatenus Thesaurarium executorem nostrum et omnes alios ad quos pro
dieta Camera nostra solutio salariorum spectat, iuxta premissa, de de-
tentione unius bononeni pro quolibet floreno, moneas et informes, con-
tradietores uero si qui fuerint, per censuras Ecclesiasticas et pecunia-
rias penas, arbitrio tuo imponendas, et alia iuris remedia ad observan-
tiam premissorum adhuc consuetorum compellas et inducas, priuilegiis,
concessionibus, gratiis, et indultis eisdem aut eorum alicui sub qua-
cumque uerborum forma factis, quae omnia hic pro sufficienter expressis
haberi volumus, ceterisque in contrarium facientibus non obstantibus
quibuseumque. Volumus insuper has nostras litteras, copia penes te re-
serbata, dilectis filiis Capituli praedietis restitui. Datum Romae apud
sanctum Petrum sub anulo piscatoris, die XXVII Februarii MDXXIIII
Pontificatus nostri anno primo.
3e. El. Cremonen.

XIV.

Siamo dunque al 1526, ed ai primi del 1527, ed abbiamo
la Chiesa completa, ma con una immensa apertura nel centro
della volta, dove dovea sorgere quella cupola, che facea
parte del primo progetto, ma alla quale per mancanza di
mezzi non potea subito pensarsi.

Intanto un'altra cosa richiamava seriamente tutta l' at-
tenzione del Capitolo: cioè l'arredamento del tempio. Quale
corredo avrà potuto sopravvivere dopo tanto lavoro? A
questo provvide l'Arciprete Federico Flavio, il quale si era
dedicato interamente, col cuore, colla mente, e col censo,
al decoro della casa di Dio. Ne troveremo prove luminose.
Egli era Arciprete (lo vedremo parlando di lui quando fu
Priore), egli era Arciprete fin dal 1509, ma solo nel 1525 co-
minció ad occuparsi del suo beneficio, e dei suoi doveri ec-
clesiastici. In quell’anno volle adempire verso la Chiesa l'ob-
bligo che avea di donare alla medesima un pallio del valore
di dodici fiorini e mezzo. Invece donò alla Chiesa sei arazzi,
del valore di 54 fiorini, dichiarando aver fatto quel dono per
redimere i suoi peccati, e per fuggire l'inferno. Ecco il ri-
cordo testuale, nella sua bella latinità, come egli lo scrisse
essendo già Priore.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO - 417

Aulea sex D. Federici i

Cum ego Federicus Flauius S.mi D. N. Aecolitus, ac Archiuii Ro-
manae Curiae Scriptor, nec non Ecclesiae Fulginaten, Prior Anno a Na-
tiuitate Dni MDXXV Kalendis Ianuarii in diuinis Ecclesiae eidem in
Archipresbiteratus dignitate tune constitutus deseruire incepissem, pal-
liumque florenorum duodecim cum dimidio ex consuetudine soluere de-
berem, iecirco, ut debitum huiusmodi exsoluerem, et ne delictorum
meorum globos igneos istiusmodi elemosinae irriguo refrigerarem, strata
seu pannos auleos sex, qui canapina tela interius firmati Florenis quin-
quaginta quattuor constituerunt. Ad Dei Optimi Maximi, ae Beatissi-
mae Virginis Mariae, et diui Feliciani numinis nostri (audem quod mihi
id nius ad utramque conferat salutem) pie condonaui (1).

Ma il Flavio comprendeva che alla Chiesa occorreva un
reddito sicuro per provvederla di sacri arredi per lavve-
nire, poiché la supellettile sacra si consuma, ed abbisogna
sempre di essere rinnovata. Nel 1526 andette a Roma, e colla
protezione del Cardinale Armellini Medici, che per la città di
Foligno fu sempre benevolo, ottenne di poter parlare col Pon-
tefice Clemente VII, dal quale ottenne !a concessione perpe:
tua di 25 fiorini d'oro ogni anno, per i suoi arredi della
Chiesa. Tornato a Foligno, ne informó i Canonici, i quali de-
liberarono di eternare con una epigrafe di marmo quella
concessione, e di raccomandare a Dio nelle loro pubbliche
preghiere l'anima del munifico Pontefice. Non abbiamo i ver-
bali delle adunanze capitolari di quel tempo, ma abbiamo i
documenti autentici della cosa. Il giorno 7 Aprile di quel-
l’anno, il Capitolo ringraziò il Papa con questa lettera:

Clementissimo Domine Nostro D. Clemente VII Pont.

Beatissime ac Clementissimo Pater et Domine noster, post pedum
oseula beatorum. i

Dominus Federicus Flavius huius Ecclesiae Archipresbiter Beni-
gnitatem ac Munificentiam V. Beatitudinis in hane ipsam Ecclesiam
rettulit. Quae ad eius preces, in huius commodum perpetuum annnos
viginti quinque aureos per Dominum Cardinalem Armellinum suum et
Sanctae Romanae Ecclesiae Camerarium liberaliter elargita est. Munus

(1) Archivio Capitolare. Memoriale di F. Flavlo, fol. 16.
418 M. FALOCI PULIGNANI:

. hoe non condigni, sed. congrui ratione áccepimüs. Et. cum nostrae opis
non sit gratias referre nisi memori gratitudinis officio, Ea propter mar-
moreis: aureisque titulis beneficentiam. tam opportunam. celebrabimus,
et pro terrenis huiusmodi diuinam opem perpetuis hébdomadariis ad

NEI Deum precibus per nos institutis ad Sanctitatis Vestrae utramque salu-

| —^.tem implorare iugiter enitemur. Quae foelicissima sit, et nos, tamquam

‘Iesu Christi Dei veri verus Vicarius benedicere dignetur.

Fulginiae, VII Aprilis MDXXVI.

toner
Iper

Serui
| Archipresbiter et Canonici
W BED > Ecclesiae Fulginatis (1).

Li i | I Canonici mantennero quello che promisero. Nella ta-
| il I bella ONERVM CAPITVLARIUM VEL ECCLESIAE, che è
doi Eo | tuttora in vigore, fra i suffragi che si fanno dai Canonici in

uno dei giorni di Quaresima, dopo l'officiatura corale, uno
dei suffragi si fa « pro felicissima anima Clementis Pa-
-.pae VII »; e questo è certo un ricordo della promessa che
fecero i Canonici nel 1526.

HR] | |! Posero poi nel coro, a destra, sormontata dallo stemma
i dB del Pontefice, avente ai lati due piccoli stemmi del Cardi-
hi nale. Armellini, la seguente grande iscrizione, incisa in tra-
n | ‘ vertino, e che forse in origine ebbe le lettere dorate.

EN CLE:: VH

Dl PONT.

(EE | OPT. MAX.

IM QVOD. AVTHORE FRANCISCO
I ARMELLINO MED. PRESB: CARD.
B S. D. N. ET. S. R. E. CAMER.

(N RE | & FEDERICO . FLAVIO ARCHIPRESB.
HI SVPPLICE . XXV . AVR. NVM. ANNVOS
AD OMNEM RERVM SACRARVM

APPARATVM ADDIXERIT . DIVI
i FOELICIANI SACERDOTES
di em BENEM . POS. M. D. XXVI (2).

(1) Dall'autografo. nell'epistolario. del Flavio.
(2) Col restauro dell'Abside, fatto nel XVIII secolo, questa epigrafe fu rimossa,
e collocata nella parete della Chiesa verso la piazza maggiore. Restaurata questa
^E PRIORI DELLA CATTEDRALP DI FOLIGNO Sons 7419:

Ma il Papa. avea fi promessa a voce, eise: BI poteva

‘esser sicuri di. quel sussidio finchè egli vivea, per l'av- :

venire questa: parola non bastava per esigere i 25 ducati,
se il tesoriere. della Camera si fosse rifiutato.- Onde i Cano-
nici pregarono il Pontefice a fissare con un altro scritto la
‘concessione sovrana: e si ebbe il breve seguente.

s "ER. filio Oonstantino Orpliino Camerae Apostolieàe Ciuitatis d
-— Fulginiae Executori Clemens PP. VII.
E Dilecti fili, salutem et apostolicam Wenedicdon om, Alias nobis: :
| exposito per dilectos fllios Capitulum et Canonicos Cathedralis Ecclesiae
Fulginat. Ecclesiam ipsam tam pro fabrica, quam pro paramentis et

nonnullis aliis necessitatibus aliqua pecuniarum subuentione indigere.

intercedente dilecto filio F. Armellinio Medices tt. S. Marie Gal

stiberim et Calixti Presbitero Cardinali. Nostro et S. R. E. Camerario,
—Viginti quinque ducatos auri de Iulis decem pro ducato, in fabricam,
et paramenta, ae aliis dictae Ecclesiae necessitates conuertendos, sin-
gulis annis eidem perpetuo donauimus. Cupientibus autem dictis. Capi-

tulo et Canonicis gratiam ipsam literis nostris Apostolicis apparere,

nos eorumdem super id nuper porrectis supplicationibus inclinati, dic-
tam gratiam, quae ut accepimus iam in usu est, approbantes, eosdem
pacifice ipsa frui, ac gaudere posse et debere uolumus, et deceruimus,
ac denuo concedimus ac elargimur. Mandantes tibi ut de quibuscumque
pecuniis eiusdem Camerae ad manus tuas peruenturis Camerario dictae
Ecclesiae pro tempore existenti soluere, et numerare debeas, dummodo
‘effectualiter in fabricam, paramenta, et alias dictae Ecclesiae necessi-
tates conuertantur, et Missas, ac alia diuina nuper ordinata facere,.di-
.cere, et celebrare non desistant. Admissuri nos illas in computis. tuis,
pout de praesenti illis ad quos spectat admitti mandamus, contrariis
non obstantibus quibuscumque. Datum Romae apud Sanctum Petrum
sub anulo piscatoris die IX Martii M.D.XXVII. Pontificatus Dos anno
quarto.

Evangelista (1).

parete nel secolo seguente, l' epigrafe fu tolta, e collocata a frantumi nella volta i

della Chiesa. A mia proposta il Capitolo la fece affiggere con altre, nel 1882, nel por-

i ‘tico delle Canoniche, d' onde nel 1903 fu trasferita ed affissa con altre nel sotterraneo, .

dove si trova. Vedi MENGOZZI G., Sulla zecca e sulle monete di Foligno. Bologna, 1773,

p. 26, n. 28. FALOCI PULIGNANI, Iscrizioni medioevali di Foligno. Nell'Archivio Storico
| per le Marche e per V Umbria, Foligno 1884, vol. I, p. 61. 2

(1) Archivio Capitolare. Ad an.
490 M. FALOCI PULIGNANI

La storia di questa concessione, e dei documenti che la
riguardano, l' Arciprete Federico Flavio riassunse con questo
ricordo.

Aurei XXV Clementis VII.

Anno Domini MDXXVI. Cum ego Federicus Flauius Romam pro-
fectus essem, cupiens Diui Feliciani ecclesiam aliquo subuentionis au-
xilio prosequi, Clementemque VII Pont. Max. uenerabundus alloquerer,
ab eo, ad huiusmodi Ecclesiae perpetuum commodum uiginti quinque
annuos auri nummos perpetuos ex fisci apostolici uectigalibus soluendos
impetraui. Quod in chori pariete et marmore et inscriptione celebratum
est. Diploma seu Breue Apostolicum in Ecclesiae Archiuio sub duplici
claui repositum est (1).

À questo stesso anno 1526 si riferiscono altre gene-
rosità dell' Arciprete Flavio. Dal Cardinale Armellini, dopo
molte preghiere, ottenne per l'altar maggiore un pallio di
broccato d'oro, con larme del Cardinale. Il Papa poi, in oc-
casione del Giubileo, lo fece collettore del ricavo che poteva
aversi in Foligno per le indulgenze concesse à chi faceva
un'offerta per la grande fabbrica che allora sorgeva della
Basilica Vaticana. E con gli addetti a quell'opera egli con-
venne cosi: una metà del reddito sarebbe andato a Roma a
beneficio della Chiesa di S. Pietro, una quarta parte a van-
taggio della Chiesa di S. Feliciano, una quarta parte a be-
neficio suo. Egli raccolse più di settecento fiorini, ed una
metà di essi mandò a Roma. Dell altra metà egli non volle
nulla, e rilasciò tutto in dono alla Cattedrale, ricordando la
cosa con parole che mostrano la devozione grandissima che
avea per S. Feliciano. Ascoltiamo la sua parola.

PALLIVM ARMELLINI.

Cumque etiam piae memoriae Cardinalem Armellinium multa fa-
miliaritatis obseruantia prosequerer, ab eo Aureum Pallium cum eius
insigniis, siue paratum pro Maiori Altari blandiendo, obseerando que
accepi. :

(1) Archivio Capitolare. Memoriale del Flavio, fol. 16.
I PRIORI DELLA

CATTEDRALE DI FOLIGNO

IVBILEI NVMMI. ,

Eisdem ferme diebus, cum in nostrum aduocatum Diuum Felicia- .

num miro animi affectu ac deuotione ffagrarem, alia illius Ecclesiae
perquirere subsidia non destiti. Praesidentes ergo Fabricae Principis
Apostolorum almae urbis conueni, a quibus impetraui pro Ecclesia
diui Feliciani Indulgentiam siue Iubilaeum per annum, conditione ap-
posita, ut elemosinarum et oblationum illiusmodi pars dimidia Fabricae
Basilicae, una quarta ecclesiae Beati Feliciani, alia vero quarta mihi
Federico commissario proficeret. Et cum ex huiusmodi Iubileo sepius
me deprecante concesso, ultra septingentos florenos parauerimus, pro
mea rata pecunias omnes quae pro quarta portione me Federicum tan-
gebat, ecclesiae beati Feliciani liberaliter condonaui, ut mihi ad salu-
tem prosit (1). :

XV.

Una parola sulla Cappella del Sacramento.

Se, come accennammo, nel XIV secolo esisteva in S. Fe-
liciano una Cappella del Corpo di Cristo, questa, in occa-
sione dell’ erezione della Confra*ernita omonima nel 1497,
dovette essere ingrandita ed ornata, e dovea sorgere, o nella
vecchia Chiesa, o neila Confessione, o nell’ abside. Il Notaio
Ser Pierbenedetto in quell’anno 1497 rogò almeno sei testa-
menti nei quali sono dei legati « Cappellae Confratrum Cor-
poris Christi » (1). Nel 1505 poi Ser Evangelista da Visso
dimorante in Foligno lasciò per testamento un legato « Fra-
ternitati et Cappellae Sanctissimi Corporis Christi noviter erectae
in Ecclesia S. Feliciani » (2). Ma dovea trattarsi di poca e
povera cosa, poichè una degna cappella fu eretta solo nel 1527,
sotto il quale anno Federico Flavio allora Arciprete, scrisse
così: « Cum etiam Eucharistiae Sacramentum non congruo ado-
raretur loco, ut maiori et celebriori honore cultuque veneraretur,
Capitulum nostrum Cappellam seu Sacellum iuxta episcopalis
domus hostium elegit, illudque structura ac pictura exornavit.

(1) Archivio detto. Memoriale ecc., ibidem.
(2) Archivio Notarile, Rogiti di Ser Pierbenedetto. 1497, passim.
(3) Ibidem,, Rogito di Ser Giubileo di Nicola, ad an.
492 M. FALOCI PULIGNANI

constitit flor. sexaginta » (1). Il Rossi ritiene che essa fosse
disegnata da Antonio da Sangallo, perché uno dei suoi disegni
eontiene lo schizzo della pianta della nostra Chiesa, a capo
della quale si legge: « Capella del corpus Domine di Fuligno »,
ed a tergo di essa vi è scritto « Fulginio, per la capella de
le corpus Domine in sancto Filitiano, se à a mandare li mo-
dini » (2). Ciò vuol dire che il Sangallo fu incaricato a fare
il disegno, e forse lo fece, ma oggi la cappella non esiste
più. Essa sorgeva dove è oggi l’altare del Crocifisso, dalla
parte dell Episcopio, e fu distrutta allorchè il Piermarini
dette al tempio la forma moderna. Nell'anno 1626 Lodovico
Iacobilli la descriveva cosi: « Fra le Cappelle quivi più vaga-
mente abbellite, ottiene degnamente il primo luogo quella, ove si
custodisce il Santissimo Sacramento ; il cui sito è nella faccia
del braccio destro, che per linea retta riguarda la porta di essa
Catedrale rispondente sulla piazza grande... La disposizione. è
d' ordine corintio, ha l' ornamento di marmore, et d'altre pietre
molto peregrine: si come pregiate sono le colonne tutte di pietra
nera, con alcune quasi vene d’oro capitulate di marmo bianco,
che sopra quel nero egregiamente campeggia » (3). Essa fu de-
molita, come è noto, verso il 1780 (4), ed i residui di scol-
ture, di cornici, di mensole, é di rosoni che ho potuto rac-
cogliere in diversi angoli della Chiesa, e disporre in un vano
sotto la sagrestia, mostrano che essa veramente era opera
d'arte, compiuta sicuramente. sui modini del Sangallo.

XVI.

Giunti con queste notizie al 1527, il lettore potrà chie-
derci, se per caso ci siamo dimenticati del Priore Paolo Bal-
doli, il cui nome non apparisce quasi mai in tanti fatti
della Chiesa che si verificarono a tempo suo. Certo, se que-

(1) Archivio Capitolare, Memor'ale del Flavio, fol. 16.

(3) Rossi, Op. cit., p.. 365.

(3) IACOBILLI, Vita di S. Feliciano, p. 91-92.

(4) FALOCI PULIGNANI, J0 Duomo di Foligno e Architetto Piermarini, p. 84 e
seguenti.

TIITETZ

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO : 423

sto nostro lavoro si fosse solo limitato a parlare dei Prioti, i
_ ben poco avremmo potuto dire del Baldoli. Ma come pote-
- vamo tacere così belle pagine della Chiesa nostra, i cui fasti

più notevoli sono necessariamente raggruppati intorno a quelli
ecclesiastici che del Clero di essa furono gli autorevoli Pre-
lati? Ma del Baldoli, purtroppo, sappiamo poco o nulla. Eletto
nel 1495, ebbe, non so in che anno, un coadiutore nel suc-

cessore, cui nel 1527 rinunziò il Priorato, che avea goduto

per 32 anni. Fu un inetto? Fu un non curante? Non sap-

piamo rispondere. Egli vide cadere la vecchia basilica, e sor- ‘

gere la nuova: vide passare Pontefici, e ne lesse i ripetuti
brevi; fu presente quando insigni architetti, forse Bramante
con essi, venivano ad esaminare la costruzione: ascoltò la

‘. voce animatrice del novantenne Vescovo Luca Cibo, che era
di stimolo a tutti, vide l' operosità munifica dell’ Arciprete.
Flavio, ma l'opera che esplicò egli ci è sconosciuta.

XXXVI,
GIO. BATTISTA: GERAEDE:
Dal 1527 al 1529. i

SOMMARIO. — I. Decorazione della Chiesa a tempo del Prior Gerardi. —

. II. Suoi studi letterari.

I

Fu breve il Priorato di Giovanni Battista di Gio. Antonio

Gerardi di Foligno, che il Iacobilli scrisse essere stato Segre- -
tario del Card. Della Valle, e coadiutore del precedente :

Priore Paolo Baldoli. Avendo questi rinunziato nel 1527, il

- nostro Gerardi fu da Clemente VII nominato successore.
— . Tl Gerardi, come si è visto, trovò la Chiesa compiuta nella -
parte muraria, ma bisognosa di tutto. Per fortuna egli era

nepote dell'Arciprete Flavio, sicchè trovò in lui quel coope-
ratore generoso, attivo, intelligente, che gli occorreva. Il
Flavio aiutó suo Nepote ed il Capitolo a rinnovare il Sacro

optaret act a D
er

424 M. FALOCI PULIGNANI

Fonte: ad acquistare da negozianti francesi sei arazzi preziosi:
che oggi sarebbero anche più preziosi: a provvedere la Chiesa,
con fatiche erculee, di un organo che costò duemila fiorini:
di un parato in quarto di ricche stoffe, che costò 400 fio-
rini, nonchè di altre sacre vesti, e di altri palli, neri, vio-
letti, di stalli corali, ecc. Il Flavio ebbe cura di registrare
tutti i lavori compiuti per sua diligenza, e non possiamo non
trascrivere qui i suoi ricordi, ai quali accresce pregio, secondo
il solito, laurea latinità con la quale sono scritti.

BAPTISMATIS FONS.

Eodem tempore (1527) Baptismatis fons lapideus per nos, florenis
duodecim, factus est.

AVLEA SEX PRETIOSA.

Anno Domini MDXXVII ad Diuini honoris celebritatem, maio-
remque populi excitandam deuotionem Prior et Canonici a Mercatoribus
Gallis Fulginiae emerunt aulea alia sex pretiosora, ad chori ornatum,
florenis ducentis. 4

ORGANA.

Laudare Deum in cordis et organo ut nobis liceret, animos adie-
cimus. Hine nobis herculei labores iniecti sunt, Pontificem Clementem
orando, huius nostrae reipublicae Senatores ambiendo, populumque pre-
hensando. Tandem erogatis florenorum duobus millibus, organa ad fru-
gem perduximus.

AVREAE VESTES.

Verum cum sacrae vestes ad rem diuinam peragendam deessent,
nam quae habebamus viles et lacerae sordebant, nostrum ergo Capi-
tulum sumpsit animos, tantumque aureae telae coemit, ut inde casulam,
seu planetam, tunicam et dalmaticam ac pluuiale et fimbrias necessa-
rias, coeteraque huiusmodi ad haec omnia peragenda comparauerit.
Mira res unde huic sumptui pecunias inuenerimus! Deo fauente ac
beato Feliciano nos dirigente, omnia probe perfecta sunt. Constiterunt
florenis quatringentis.

PARAMENTA FVNEBRIA.

Deerant etiam sacrae vestas nigrae pro defunctorum funeribus.
Capitulum nostrum, nescio quo modo, casulam, dalmaticam tunicam et
pluuiale ex tela siricea villosa, cum fimbriis et rebus aliis necessariis
mira elegantia perfecit. Constiterunt florenis centum quatraginta septem.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO

PALLIA EX CIAMMELOTTO. ; ,

Peractis indumentis funeralibus, deerant altaris tegmina. Illico
annixi sumus, ac ex nigro ciambellotto duo pallia ad altare maius te-
gendum cum suis fimbris fieri mandauimus. Constiterunt florenis viginti

tribus.
PALLIA VIOLACEA.

Fieri etiam curavimus alia duo pallia e serico violaceo ad tegen-
dum altare. Constiterunt florenis viginti quinque.

PALLIA SCORTACEA.

Pro usu continuo fieri iussimus alia dua altaris tegmina scortacea.
Constiterunt florenis decem.

SEDILIA CAPITVLI.

Cum locus Capituli Canonicorum mancus esset, ea propter sedilia,
quae uisuntur, fecimus florenis centum viginti (1).

Il Flavio continua l’ elenco dei drappi, degli oggetti, delle
opere che furono fatte più tardi, e ne parleremo appresso. Qui
constatiamo con dispiacere che di tante cose da lui descritte
non resta più nulla. Il tempo, gli uomini, il bisogno (necessi-
tas non habet legem) hanno tutto perduto.

TE.

In quanto al Priore Gerardi, non abbiamo altro che lo
ricordi all'infuori di questa bella serie di sacre vesti e di
utensili per la rinnovellata Chiesa. Di lui peró abbiamo un
altro e nobile ricordo. Egli era nepote, come si è detto, del
l Arciprete Flavio, e dovea essere di non molta età se suo
Zio continuó a vivere, come vedremo, fino al 1540. Egli,
fatto Priore, volle dedicare parte del suo tempo allo studio
delle lettere, e pregò suo Zio a fornirgli copia delle poesie e
delle lettere sue. Il Flavio lo contentó come poteva, racco-
eliendo lettere e poesie, dicendo che, per aver trattato con
molti Papi, e Re, e Principi per aver assistito a molti fatti

(1) Archivio Capitolare. Memoriale del Flavio, fol. 16, 17.
ET

Me

ren SE
pecu um

426 M. FALOCI PULIGNANI

in Italia e fuori, in tempo di pace e di guerra; molte e molte
cose avea scritto, ma di esse assai poco gli restava, e que:
sto poco gli mandava senza aver la pretesa di potergli man-
dar cose grandi. E alla collezione delle sue cose in prosa- e
in versi, fece precedere questa lettera.

Federicus Flauius Io. Baptistae Gerardo Ecc. Fulginatensis Priori.
Care Nepos Salve.

Nuper tuas habui. Petis a me ut epistolarum mearum et càrminum,
quae fecerim, ad te exempla perscribam, ut ex illis aliquid elicias quod
ad tuam faciat eruditionem. Amantissime nepos, cum meas lucubrationes
longe humillimas iudicarem, illas ne dum collegi, verum tamquam vul-
gares floccifeci: et quamvis cum summis Pontificibus, Regibus, et Prin-
cipibus multis, multa et pace et bello obierim negocia, seripserimque
plurimum, quae in eiusmodi obueniebant, diuersis uagatus regionibus,
tum in Italia; quam extra, non tamen ea collegi quae scripseram.
Verum ut tuo desiderio faciam satis, cum id a me sollicitus efflagites,
hie Fulginiae mea scrinia reuolui, archetypa rarissima iuueni, quae; ne
imitatione quidem ulla digna sunt. Illa nam post meum ab urbe re-
cessu, cum iam receptui cecinissem, ludendo exaraui. Qualiacumque
sunt accipe, ne tibi inuidere uidear. Verum aliis ne ostendas, ne meas
ineptias et insulsitatem arguant. Vale. 1

Fulginiae, X Maij MDXXIX (1).

Che uso fece il Gerardi delle poesie sacre e profane,
delle lettere e dei discorsi di suo Zio Federico? Non lo sap-
piamo, e sappiamo solo che questa lettera del 1529 è l'ul-
tima notizia che si conosca di lui. Il suo successore non ebbe
il Priorato che nel Maggio del 1531, ma ignoriamo se l’ ebbe
per morte o per rinuncia dell’attuale Priore.

XXXVII.
ANTONIO PARISANI.

Dal 1531 al 1532.

Il Parisani era di Tolentino nè forse, essendo Priore, fu |
mai a Foligno, nè sapremmo spiegarci come mai egli sia

(1) Possiedo questa raccolta, che contiene; lettere del Flavio, di Cardinali per
conto dei quali scriveva, lettere che egli riceveva, versi, epitaffi, ricordi, ecc. Questa
lettera sta al foglio 52.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO NAZ:

potuto ‘esser Priore per due anni cioè nel 1531 e 1532, se
non ricordando che allora non era infrequente il caso che
benefici ecclesiastici di qualche importanza venissero confe-
riti, col solo scopo di conferire un reddito, ai chierici di altre
Diocesi, che non aveano nessun rapporto con la città e con le
chiese .dove quei benefici erano eretti. In quella parte dei
Regesti di Leone X, pubblicata dal Card. Hergenroether, si
legge, che il Papa, il 17 settembre 1514, ordinò al Priore ed
ai Canonici di Foligno di consegnare al Card. Vescovo di Al-
bano le rendite di un canonicato, reso vacante per morto
di Serafino Cantagalli (1): il 31 ottobre di quell'anno conferi
alcuni benefici della Diocesi al Cardinale di S. Susanna (2):
il 3 novembre del medesimo anno conferi una pensione da
cavarsi dalla Diocesi di Foligno al Chierico Bernardino de
Miranda spagnuolo (3): l'8 settembre 1515 conferì al Car-
dinale Vescovo di Sabina, le rendite di un altro canoni-
cato della Cattedrale (4). Questo nei soli primi anni di
Leone X. Un altro esempio ce lo dà il Cardinale Bembo. A

questi, nella sola Diocesi di Foligno furono conferiti, il 27

agosto 1515 il Priorato di S. Antonio che rendeva 24 du-

cati (5): il 16 novembre 1517, un Canonicato nella Cattedrale

‘ (1) Leonis V. P. M. Regesta etc., Friburg, Herder, 1884; e seg. n. 11473.

: (2) Ibidem, n. 12462.

(3) Ibidem, n. 12515.
(4) Ibidem, n. 17505. E
(5) La Chiesa di S. Antonio sorgeva nell'angolo fra la via delle Poelle, e quella
di Porta S. Gi» como, vicino alla Chiesa di S. Giacomo, e si vedono residui della sua anti-
chità lungo la prima strada. Questa chiesa esisteva già nel 1325, ed un atto dell'Ar-
chivio di Sassovivo (perg. n. 53) del 10 Agosto ricorda un Iacobo presbitero de sancto
Antonio de Fulgineo Sec ndo il Iacobilli (Vite dei SS. e BB. di Foligno, Foligno,
1628, p. 280) in esso furono. introdotti i Padri Antoniani di Vienna verso l’anno 1350.
‘Prima dell'anno 1439 era decorata di belle pitture (FALOCI PULIGNANI M., Le arti e
le lettere alla Corte déi-Trinci, Foligno, 1888, p. 54-55), e nel 1481 avendo il Rettore

‘di essa erogati maximos sumptus per restaurarla, il Comune lo sussidiò con 10 fio- .

rini (Archivio Comunale Riformanze 1478, 1481, .fol. 285). Trovo nelle mie memorie
che Pio VI, trovando che essa apparteneva ai Monaci Antoniani di Roma i quali la
facevano ufficiare da un Sacerdote di: Foligno, la 'cedette ed incorporó con tutti i

SON my

suoi. beni all'Accademia del Nobili Ecclesiastici di Roma. Venduta la Chiesa nel 1803,.
— scs UNT j TT c ED WIEN DE. irai. b

498 M. FALOCI PULIGNANI

che fruttava 25 ducati, e vari benefici, di incerto valore,
furono a lui conferiti in un giorno solo, il 28 maggio 1518 (1).

HITI Nellelenco del Iacobilli, il suo nome è indicato cosi:
Hl « Ascanio Parisani da Tolentino, Vescovo di Recanati, fu di
| Maggio 1531 da P. Clemente VII creato Priore: fu poi Car.
I! dinale e Legato di Perugia et Umbria, e del 1532 rinunziò al

seguente ». Erró lo Iacobilli, dicendo che il Parisani fu Ve-
scovo di Recanati, (2) mentre lo fu di Rimini, sede che ebbe
nel 1529, fino al 1549 in cui mori (3). Dunque egli fu eletto
Priore, quando era già Vescovo! e il Priorato fu conferito a
lui più come un reddito, che come un onere. Figurarsi come
dové esser male accolta quella nomina in Foligno! Massime
che il Parisani godeva una quantità di altri benefici. Chi piü
si doleva della cosa era Federico Flavio, Arciprete del Duomo,
e di questa Chiesa, come vedremo fra poco, non solo affez-
Zionato, ma devotissimo al sommo. Egli avea più volte ospi-
tato:in casa sua il Cardinale di Mantova Ercole Gonzaga, e
siccome allora era Vescovo di Foligno lo Spagnuolo Rode-
rico Carvaial, eletto nel 1523, e pochi giorni dopo promosso
Patriarca di Gerusalemme con facoltà di conservare la sede
di Foligno (4), sembra che si parlasse di trovare in sua vece
un altro Prelato che reggesse la Diocesi. Il Cardinale Gon-
zaga avea detto al Flavio che volentieri avrebbe accttato
vescovato di Foligno, e il Flavio ce lo stimolava, e gli mo-
strava i vantaggi, non certo economici, ma più dignitosi e
dui tranquilli di questa piccola Diocesi. Vieni, gli scriveva, « ut
universam. hanc urbem tibi addictam tranquillissime possideas ».

la Statua del Santo fu trasportata solennemente il 30 Maggio, terza festa di Pente-
coste, nella Chiesa dei Padri Serviti in S. Giacomo, dove fu collocata, ed esiste, seb- 2
Il bene alterata, in fondo alla navata destra.
(1) Archivio della R. Società Romana di Storia Patria, Roma, 1914, vol. XXXVII,
p. 316-317, nello studio del FERRAIOLI. Ij Ruolo della corte di Leone X ecc.
(2) Ma nelle Cronache di Foligno, ad an, 1532, dice esattamente che era Vescovo
di Rimini.
(3) EUBEL., III, 131.
(4) EUBEL., III, 215. IACOBILLI, Vita di S. Feliciuno, p. 150.

Fra dme
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 499

Ma poi aggiungeva la preghiera di mantener la promessa
fatta, di togliere cioè al Vescovo di Rimini il Priorato di
S. Feliciano, « Vale, et a praesule Ariminense, ut obtulisti, huius
ecclesiae Prioratum tandem avelle ». La lettera è bella, è de-
gna di esser conosciuta.

Illustrissimo ac Reuerendissimo D. Herculi Cardinali Mantuano.

Magna est auctoritas tua: maior uirtus, Illustrissime. Maxima est
heroica illa Maiestas, quibus mortales omnes, ut te colant et admiren-
tur protinus allicis. Me inter ceteros deuinxisti. Stare loco nescio: te
noctes que diesque contemplor attonitus. Doleo mihi non licere te nisi
festinato excolere. Cum ad me diuertis actutum evolas. Cuperem ut
inexaustum desiderium meum longiori mora compleres. Licebit etiam
comodissime si voles: si nostratem huiusmodi sacerdotium seu Episco-
patum -amplecti curaueris, ut pollicitus es. Ego homuncio nuper hie
agellum (quem meorum comodorum cumulos expleturum coniiciebam)
maiori pretio, (quam par erat) licitatus sum, duplumque ob id pretio
addidi. Eia, Antistes amplissime, minorem redditum ne tanti facias, ut
tot commoditatum et amenitatum articulos lucrifacias, ac tot lectissimo-
rum virorum, qui tibi hic famulaturi sint, amantissima obsequia redi-
mas. Iunictissime Hercules, vinci ne patiaris, immo tuae solita, pruden-
tiae elaua istiusmodi hidrae tot capita resecato, ut universam hanc
urbem tibi addictam tranquillissime possideas. Vale, et a Praesule Ari-
minense, ut obtulisti, huius Ecclesiae Prioratum tandem auelle, ut Fla-
vio tibi deuineto ad pedes, dum hic iucundissime aestivabis, sedere li-
ceat proximius.

Fulginiae, X Ianuarii MDXXXII.
Seruus Fredericus Flauius (1).

Il Cardinal Gonzaga di diventar Vescovo di Foligno non
pare si curasse molto, ma al Vescovo di Rimini, il Priorato
in uno o in un altro modo fu tolto. Il 15 Giugno di quel-
l’anno stesso, con riserva di 20 ducati allanno, il Parisani
rinunzió al Flavio il Priorato stesso (2).

(1) Epistolario del Flavio, fol. 102-103. Ivi, fol. 101-102, sono due altre lettere del
Flavio al Cardinale Gonzaga, 10 Aprile e 26 Settembre 1530, le quali. mostrano i
grandi rapporti che esistevano tra essi.
(2) Cronache di Foligno, ad an. 1532.
M. FALOCI PULIGNANI
XXXVIII.

FEDERICO FLAVIO.
Dal 1532 al 1540.

SOMMARIO. — I. Suoi studi letterari. — II. Sua vita politica. — III. È
nominato Priore di Belfiore. — IV. Promosso Arciprete della Catte-
drale. — V. Si dedica al bene pubblico, ed alle cose ecclesiastiche. —
VI. Il Flavio letterato. — VII. Il Flavio Filosofo. — VIII. Il Flavio
- cultore delle scienze Agrarie. — IX. Il Flavio Priore del Duomo. —

X. Concessioni che ottenne da Paolo III. — XI. La sua casa.

E

« Federico di Pietro Bacerotti Flavii, essendo Arciprete
della Cattedrale, fu a 5 di Giugno 1532, per la detta rinunzia,
creato Priore di questa Cattedrale, che molto beneficò. Morì a...
di Giugno 1540 ». Questo è il ricordo che fa il Iacobilli di
Federico Flavio. Ma esso fu personaggio così distinto, che
merita ben più lunga memoria (1).

Tre sono le fonti principali alle quali ho attinto per aver
sue notizie. Una vita di lui, scritta nel XVIII secolo da Clau-
dio Bolognini, e riassunta dal Conte S. Frenfanelli Cibo, che
la possiede (2): le sue lettere e le sue poesie, delle quali
ho presso di me l'autografo: i ricordi lasciatici di suo pu-
gno in uno dei volumi dell’ Archivio Capitolare (3).

Per conoscere quando nascesse, occorre fare un piccolo

calcolo. Possiedo un esemplare della rara edizione delle sa-

tire di Giovenale e di Persio, che il Brunet e il Copinger
attribuiscono al secolo XV (4), e che è tutto postillato, am-

(1) « Federico Flavio » fu il tema che trattò per la laurea in lettere il Rev.mo
D. Della Vedova Canonico nella Cattedrale di Foligno.

(2). Vedi la strenna folignate del 1900, intitolata Fulginia, Foligno. Cimpitelli,
1900. Ivi, p. 9-13 é un articolo del Conte Frenfanelli suddetto, intitolato « Le Acca-
demie di Foligno », ove si parla a Inngo del Flavio. Ì

(3) È un magnifico volume in foglio, rilegato con lusso, il quale però contiene
solo poche pagine scritte. È intitolato Memoriale di P. Flavio.

(4) BRUNET, Manuel du Libraire. Supplement, I, 712. CoPINGER, Supplement, II,
l, n. 3411.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO . y 431

piamente, quasi in ogni pagina dal Flavio. Ció risulta. non
solo dalla sua calligrafia, notissima, ma dalla dichiarazione che
sta dietro la prima carta, dove si legge « Sum Federici Fla-
uii Archipresbiteri Fulginatis et amicorum ». Ora, dalle. po-

3 - "stille; dalle annotazioni, dalle date, da .molti indizi, è evi-

‘dente che questo fu il libro che il Flavio studiò sotto la dire-
zione del Cantalicio: anzi, in una pagina vi è la traduzione la-

"tina della poesia popolare edita e tradotta dal Cantalicio (1).

" « [o seminai il campo et altri el mete »: insomma il libro che

ho innanzi, è senza dubbio uno di quelli che studiava il Fla-.

vio. quando andava a scuola. Ivi è questo ricordo, un pò
oscuro veramente: « Infelicissima adolescentiae meae in aeuum
dies. Incipit. MCCCCLXXXVI quinto kalendas decembris, die
jovis, hora XX et die post Diuam suam ». Qualunque sia l'al-
lusione adombrata in questo ricordo, esso ci dice il Flavio

nel Decembre 1486 andava a scuola, e commentava Giove- .

nale e Persio. A che età possono oggi commentare questi
classici gli alunni delle nostre scuole? L'anno 1470, come
probabile data di nascita del Flavio, ci si offre spontanea.
Alla stessa conclusione possiamo giungere per altra via.
Nel 1496 il Flavio scriveva da Roma a Lionardo Cian-
coro in Foligno, e allora diceva di essere « i» adolescentia » (2).
Tre anni prima, nel 1493, stava a Cesena, dove avea saputo
da suo padre che il Consiglio Comunale di Foligno lo avea
scelto a maestro: « a fulginatibus municipibus nostris umbra-



ticas literas publice profiteri » (3). Dové quindi nascere verso .

il 1470, e vivere settanta anni se è vero che mori nel 1540.
: Scrive il Frenfanelli che egli, a 18 anni, nel 1489, fu a
Roma, e conobbe Pomponio Leto, ed ebbe maestri il Matu-
ranzio di Perugia, il Cantalicio, il quale insegnò a Foligno

(1) Epigrammata Cantalycii et aliquot discipulorum eius. Venezia, 1493, fol. 108. -
(2) Epistolario, fol. 76. Adducendo lettere e versi.o ‘brani di essi, mi riporto :

sempre al mio mauoseritto, onde stimo superfluo citàrlo caso per caso.
(3) Epistnlario, fol. 56. LOR

—— M AMARE.
x ra : E
432 M. FALOCI PULIGNANI

dal 1447 al 1483, (1) e morì Vescovo di Atri, e Pier Marino
da Foligno, che insegnò lettere a Siena. Non so dir nulla del
Maturanzio: ma del Cantalicio posso dire che il Flavio si
dichiarò discepolo suo, e a lui si mostrò memore e grato, e,
fatto Vescovo, gli diresse e ne ricevette lettere e versi. Il
retore abruzzese, facendo scuola a Foligno, fu vittima di una
birichinata dei suoi scolari, e non oso dire che il giovanetto
Flavio non fosse fra essi. I tipografi di Firenze aveano gran
desiderio di stampare le di lui lezioni grammaticali, e sic-
come non potettero averle da lui, a lui le fecero sottrarre
da uno dei suoi scolari di Foligno, della quale cosa levò grida
altissime. « Ex empressoribus quidam, Fulginiae a puero, nescio
quo, ecemplar illius clanculum mercatus est, curavitque sine mora
Florentiae absque aliqua libelli recognitione imprimendum. Quod
ego non potui non molestissime ferri » (2). Maggiori dovettero
essere i suoi rapporti col concittadino Pier Marino, al quale
scrisse molte belle lettere. Questi fu insegnante, come si é
detto, a Siena (3), ove dimoró almeno dal 1500 al 1528 (4) ed
ove si dedicó anche a tradurre in italiano quei libri classici
di agricoltura, che doveano poi formare una delle predilette
occupazioni del Flavio, anche nei suoi anni più maturi (5).

(1) Sul Cantalicio vedi principalmente Monici M. Giambattista Valentini detto
il Cantalicio a S. Gimignano. Castelfiorentino, 1905. Gli Epigrammata del Cantalicio,
stampati a Venezia nel 1493, sono una pagina splendida per la letteratura folignate
del XV secolo.

(2) Cantalycii Canones brevissimi grammatices et metrices. Roma, 1404. Vedi
la descrizione di questo raro libro nell’OscHKi LEo's. La Bibliofilia, Firenze, 1910,
vol. XI, p. 476-478.

(3) PECCI G. A., Memorie storico critiche della Città di Siena, Siena, 1755, parte
I, pag. 269.

(4) PECCI G. A., Zibaldone di notizie sulla storia della senese Università. MS.
della Bibl. Com. di Siena, B. IV, 28, p. 101.
i (5) Alludo-alla traduzione di PALLADIO, che il Piermarini dedicò al sig. Giulio
Colonna, e che fu stampato a Siena nel 1526, a Venezia nel 1528 e nel 1538. Il Flavio
certamente conobbe questi libri, oggi rari e ricercati assai. Vedi GAMBA, Serie
dei testi di lingua italiana ecc. Venezia, 1828, p. 148, n. 587: Catalogo Olschki, n. 4.
Firenze, 1900, p. 196; n. 315, p. 556, n. 1211, Libreria Marchese De Candia, Roma,
1ossi, 1903, p. 158-159, n. 1222. Catalogo Morganti, Roma, 1906, pag. 286-288, n. 488.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO

II. :

Ma qualunque sia stata la sua educazione letteraria, il
Flavio, in sua gioventü, si cacció, secondo il Frenfanelli, « in
imprese guerresche di terra e di mare, e, fatto preda dei Cor-
sari, si ridusse a salvamento sulle coste di Napoli. Poi, ado-
prandosi nei maneggi diplomatici, fu oratore di Principi alle
varie corti d' Italia. Accompagnò in Francia il Cardinale Riario,
che là riparava dalle insidiose vendette dei Borgia, e infine,
morto Alessandro VI, lo ritroviamo in Roma nel 1503, insignito
del titolo di Conte Palatino, con facoltà di nominare notai, le-
gittimare bastardi, e ordinare Cavalieri di speron d’oro » (1). Noi
vogliamo seguirlo un pò più da vicino.

Nel 1491 scrisse una splendida lettera, che publiche-
remo dopo, a suo fratello Giustiniano: nel 1493 era a Cesena,
al servizio di un ricco Mecenate che non nomina, e dove no-
mina un tal Sebastiano Bruno, con cui ebbe molta confidenza.
Avea cinque lustri appena, ed era già così stimato in patria,
che, come abbiamo accennato, i concittadini ve lo richia-
marono, volendo affidare a lui le publiche scuole. Risulta
dal suo epistolario che tre anni dopo, nel 1496, egli era a
Roma, accolito del Papa, e scrittore della Curia Apostolica,
ma dello stato suo era così poco sodisfatto, che ad un amico
il quale gli invidiava la posizione, scriveva: « Mi Leonarde!
Curiali servituti nihil ultra incommodarem et miseriarum addi
posse » (2). Fu poi fin dal 1497, e forse prima, al servizio del
celebre Cardinale Raffaele Riario, e con lui si condusse affez-
zionatissimo anche nella cattiva fortuna (3), e si valse della
sua posizione per giovare alla patria, che assai amò, e dalla

Il libro è per noi interessante, perché il traduttore lo scrisse nella « lingua invete-
rata » e fu « costretto ad usare quello idioma, che da miei teneri anni mi so av-
vezzo ». :

(1) Fulginia, loc. cit. .

(2) Una lettera del Flavio, durante la prigiouia del Cardinale Riario, fu pub-
blicata dal PAsTOR, Storia dei Papi. Roma, Desclée, 1908, vol. 1V, p. 123.
(3) FLAVIO, Epistolario fol. 76.
= cc“ à —— semenza ESSE ; }
- - x e LR AS

RE 434 M. FALOCI-PULIGNANI

quale fu assai riamato. Nel 1506 fu a Bologna col papa Giu-

lio II, e tornato a Roma, ve lo troviamo fino al 1508, alter-
| nando con i doveri del suo officio, le lettere e i versi agli
| amici, ai parenti, ai personaggi più illustri di quella. metro-
| poli. Secondo il Bolognini, egli si rese sacerdote nel 1505,

onde alcune poesie di lui, per verità un po' equivoche, do-

vranno attribuirsi al tempo che precedette il suo ingresso nel

santuario. Risulta poi, che, appena fatto Sacerdote, il suo

Cardinale. Riario, che era abate commendatario di Sassovivo,
Iti lo provvide di parecchi benefici. Il 1 Giugno di quell’anno
| lo nominó Rettore di S. Martino di Petrorio in quel di Todi,
e del Priorato di S. Apollinare del Sambro in quel di As-
sisi (1). In un diario che egli scrisse, che fu noto al Iaco-
billi, ma che oggi è sconosciuto, si legge che il 14 Giugno
di quel medesimo anno 1505 il fratello del Cardinale, chia-
mato Cesare, il quale era Arcivescovo di Pisa, creò il nostro
Flavio, come abbiamo letto nel Frenfanelli, Conte Palatino,
con facoltà di nominar Notari, ecc. (2).

III.

Più notevole beneficio fu quello che il Cardinale, come
Abate di Sassovivo, gli conferi il 4 Luglio 1508, nominan-
dolo Priore di S. Nicoló della Vescia, o di Belfiore (3). Poi-

(1) IACOBILLI, Cronaca di Sassovivo, p. 197.
(2) IAcoBILLI, Croniche di Foligno, ad an. 1505.
(3) IACOBILLI, Cronaca cit., p. 197. Questa Chiesa, oggi ridotta secondo lo stile
del XVIII secolo, una volta era un tempio antico, a tre navate. Essa fu consacrata
| dal Vescovo di Perugia, sulla fine del XIII o sui primi del XIV secolo, come risulta
| dalla seguente lettera di Filippo Vescovo di Trento, il quale incaricava il collega
|

di Perugia ad accordarein suo nome alcune indulgenze. « Venerabili in Christo patri
: et amico harissimo domino dei gratia episcopo perugino, P. eiusdem miseratione
| tridentinus episcopus salutem in domino. Cum, sicut accepimus, in consecratione
ecclesie sancti Nicolay de Guescia fulginaten diocesis, vestra. debeat dante domino
adesse presentia, que ecclesia ad monasterium sariuivi dignoscitur pertinere, nos
volentes Abbati et conventui eiusdem monasterii, quantum cum. domino possumus
gratiam facere specialem, super indulgentia in consecratione ipsa facienda vicem
nostram, prout cum domino, et de ture fleri potest totaliter cum reverentia totam

Ta me.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 435

ché allora i Parroci alla residenza loro tenevano poco, .il
Flavio tenne lassù come suo rappresentante un Fra Leonardo
da Foligno, agostiniano, del quale, perché colpito da grave

accusa, .nel 1512, fece un bell attestato, scrivendone in

| proposito a M. Egidio da Viterbo Generale di quell’ ordine.

Piü tardi vi era suo rappresentante e cappellano Alessandro
di Francesco di Giacomo Merganti. Ma non si contentò di.

regger la Parrocchia col ministero altrui: ne ebbe anche cura
diretta. Restauró la Chiesa Parrocchiale di S. Nicolò, aggiun-

gendovi il cimitero, che il 18 Ottobre 1515 fece benedire dal

Vescovo Luca Cibo. Ed è notevole la forma religiosa che egli
volle si dasse al sacro rito, riflettendo che allora il vero sen-
‘timento pio era molto raro. Chiamò col Vescovo alcuni ca-
nonici del Duomo, fece cantar solennemente la Messa, e fece
fare una processione per le vie del paese con il Santissimo,

il quale era recato dal Vescovo Luca Cibo. Questo ci ricorda ,

il Iacobilli dai diarii di quel tempo (1), e questo in parte ci
lasció scritto egli stesso, con questi versi:

In aede Diui Nicolai restituta et pro Cemeterio addito

Restituit sacram. Federicus Flauius aedem
Addidit et bustis hanc Nicolae piis

Ed a sue spese restauró anche la vicina Chiesa di S. Mar-
tino della. Vescia, per la quale compose quest’ altro epi-
gramma:

In templo beati Martini restituto

Texisti nudum, Martine. Hic contegit orans
Atque tuam instaurat Federicus Flavius aedem (1).

uobis committimus tamquam Patri et domino speciali ». Vedi la pergamena nell'Ar-

ehivio di Sassovivo, fasc.-43, n. 531. La. pergamena é del secolo XIII o XIV, e un ,

- vescovo di Trento, il eui nome in quei secoli cominci con la lettera P., non é che
Philippus Bonacolst,. 0. .M., che governò dal 1289 al 1303. Confer.EUBEL, Hierarchia
. Catholica, etc. vol. I; ediz. 2, p. 498. :

(1) IACOBILLI, Croniche di Foligno, ad an.

(2) FLavIO Epistolario, fol 165.

tet
486 M. FALOCI PULIGNANI

Alla Vescia egli dimorava spesso, e ne lodava la solitu-
dine, la pace, la bella campagna, i frutti saporosi, e vi con-
vitava gli amici, e dal « Vesianum rus » invitava a venire
sul Menotre anche i Cardinali. Ed era tanto lieto di quel sa-
lubre e poetico riposo, che il 30 Agosto del 1524 scrivendo
al Legato di Perugia, diceva « Vescianum rus me totum pos-
sidet » (1).

IV.

Essendo Priore di Belfiore, il 1° Giugno 1509 fu promosso
Arciprete della Cattedrale, e volle iniziare la nuova Dignità
con un bel discorso latino, che egli recitó in casa sua alla
fine del pranzo, offerto al Vescovo Cibo ed ai suoi Canonici.
Nel quale discorso, che io possiedo, disse di non volere inau-
gurare l'ufficio al modo pagano, ma volerlo fare cristiana-
mente, col pregare Iddio. Onde terminó con queste parole:
« Ita et ego pro nova Archipresbiteratus mei institutione, te Chri-
ste optime maxime, humani generis seruatorem, et te Maria
Virgo, Deiparam, ac te Feliciane Martyr Sanctissime, huius in-
cliti capituli et. Ciuitatis Patronum precari praesens instabo, ut
in proemium collati beneficii, et inceptae dignitatis auspicium,
digna te praesule Reverende, digna vobis patribus Canonicis am-
plissimis, digna me, et dignitate mea me agere contingat. Dixi,
Fulginiae, Domi meae, Dato Epulo » (2).

Fatto Arciprete, cominció ad affezionarsi alla Cattedrale,
alternando la vita tra Foligno, dove il dovere lo tratteneva,
e Roma, dove il servizio del Cardinale Riàrio lo richiamava
cosi spesso. Egli lasció scritto nei suoi ricordi che il 14 Giu-
gno del 1511 ospitando nella sua bella casa in Foligno il
Cardinale suddetto, questi si esibl a farlo far Vescovo di Fo-
ligno in luogo del vecchio Luca Cibo, offrendogli anche una

(1) Epistolario, fol. 86.
(2) Ibidem, fol. 06, 67.
pensione annua di 360 scudi, cose che egli rifiutò del tutto (1).
Poscia sembra dimorasse stabilmente in Roma presso il suo

Cardinale, al cui servigio, come egli scrisse il 15 Luglio 1521 al

Giberto Segretario del Papa, era stato ben 23 anni (2). Allor-
ché il Riario fu fatto carcerare in Castel S. Angelo da Leone X,
egli lasció Roma, e tornó desolato in Foligno, protestando di
quà con lettera 22 Agosto 1517 di volergli mantenere in-
tera la fede. Sicchè, quando il Pontefice impose al Cardinale la
pena di 150,000 ducati se voleva riacquistare la libertà, e
tutti gli amici a lui si offrirono fideiussori, l'11 Luglio 1517,

nella nota dei fideiussori si legge: « D. Federicus Flavius Ful-

ginas, scriptor Archivii Romanae Curiae, promisit, et se ut supra
obligavit pro summa 500 Ducatorum » (3).

V.

Dimorando a Roma, era il protettore dei concittadini
suoi, ed alla patria cercò di rendere tanti servigi, che il 25
Maggio del 1517, avendo chiesto al Comune di poter occu-
pare una piccola area, fu tosto contentato, CVM SIT VIR
MAGNVS ET DE RE PVBLICA OPTIME MERITVS (4).

Per la sventura del Riario si ritirò definitivamente a Foli-
gno, nauseato della vita pubblica, e deluso forse nella speranza
di veder sorgere un migliore avvenire, se la stella del Riario
fosse stata per fortuna meno sventurata, poiché non pare che i
frutti e i fiori della Vescia lo allettassero fino al punto da
escludere la speranza di ritornare alla vita pubblica. E nel
1521 scriveva al Segretario del Papa, al Giberto nominato
«di sopra, pregandolo ad ottenergli da Leone X. un provvedi-
: mento, Egli era tempra troppo energica, per poter vivere per-

(1) IACOBILLI, Cronache di Foligno, ad an. 1511.

(2) Epistolario, fol. 82.

(3) PASTOR, Op. cit., vol. IV, p. 664.

(4) Archivio Comunale, Riformanze, ad annum., fol. 226,

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO "#91

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438 M. FALOCI PULIGNANI

manentemente Arcade (1). Ma il Papa mori, e il successore
suo Adriano VI, visse così poco che non potè occuparsi di
lui. Nondimeno, fatto Vescovo di Foligno il Cardinale Car-

‘vaial, anche ad esso offrì la non inutile servitù (2). E riuscito

vano anche questo tentativo, rinnovò le pratiche col novello
Papa Clemente VII, raccomandandosi al Giberto, che era di-
ventato Datario, scrivendogli il 12 Decembre 1523 « cum in
patria ociosus agam » (3). Ma non fu più felice neppure que-
sta volta; onde persuaso che, se voleva occuparsi in cose
degne della sua condizione di Ecclesiastico, era meglio che
convergesse la. sua attività a profitto della Chiesa sua, a
questa si volse, cooperando a far sorgere e decorare le mura
robuste, e gli archi grandiosi.

Mutò sistema di vita, ed alle agitazioni della politica, e
alla leggerezza dei versi, sostitui la vita religiosa, il culto
divino. Il primo Gennaio del 1525 fu l’inizio o il compimento
della sua evoluzione. Abbiamo veduto come egli abbia co-
minciato, con questa data, il prezioso volume dei suoi sacri
ricordi dell'Archivio del Duomo. Era Arciprete, ma non credo
che ancora pensasse troppo ai doveri dell'ufficio. Non fu cosi
dopo il 1525, e lo confessa egli stesso: « Cum ego Federicus
Flavius SS. D. N. Accolitus ac Archivii Romane Curie scrip-
tor .. anno a Nativitate Domini MDXXV Kalendis lanuarii in
divinis Ecclesiae eidem in Archipresbiteratus Dignitate tune con-
stitutus, deservire incepissem ... » (4). E pare che dicesse sul
serio. Il 3 Settembre di quell’anno all'amico Michele Ven-
turi in Roma scriveva, che spesso doveva tornare dalla villa
in città « ut nostris hebdomadariis sacris intersim ut teneor ».
E il 26 Novembre scusava la diminuita frequenza delle sue
lettere, per la vista indebolita, per la quale, e per le occu-

(1) Epistolario, fol. 82, 83.
(2) FALOCI PULIGNANI M., Uno stemma del Papa Adriano VI. Nell'Avrchivio per
la storia ecclesiastica dell? Umbria. Foligno, 1913, vol. I, p. 448 e seg.
(3) Epistolario, fol. 84.
(4) Archivio Capitolare. Memoriale del Flavio, fol. 16.
T —— T a—

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 439

pazioni ecclesiastiche, avea poco modo anche di scrivere
i suoi ricordi personali. « Quoniam oculorum caligat obtutus,
uic ui ad meas conscribendas ephemeridas inducor. Ingruunt et
domestica negotia, praepediunt etiam Ecclesiasticae ad ministra-
"dones (1) >».

VI.

Sarebbe questa l' ora di parlare di lui come Priore della -

Cattedrale, se prima non convenisse dire di lui qualche parola
come letterato, come filosofo, come cültore di studi agrarii.

Come letterato lo abbiamo potuto conoscere in qualche
modo dal valore dei suoi maestri; il Maturanzio, il Cantali-
cio, il Piermarino da Foligno. Possiamo meglio giudicarlo dalle
sue relazioni letterarie. Già, allora, la corte di Giulio II e
di Leone X era una corte di letterati, ed ogni Prelato, ogni
Dottore, ogni funzionario sapea scrivere con eleganza, e poe-
tare con lode. Ma gli amici del Flavio erano letterati valenti.
Lasciamo stare gli illustri suoi concittadini, il De Comiti-
bus (2), il Venturi già nominato, che fin da allora fu anno-
verato tra gli illustri poeti di Roma (3), dove nel 1514 inse-

(1) FLAVIO, Epistolario, foul. 93.

(2) FALOCI PULIGNANI M., Vita di Sigismondo de Comitibus etc. Perugia, 1907.

(3) Questo Michele Venturi è nominato dall'Arsilli, nell’ ospuscolo inserito nella
Coriciana, (Roma, 1524, fol. 138) intitolato De poetis urbanis. In quel raro libretto,
noto ai letterati, alla carta 57 sono alcuni versi dello stesso Venturi. Egli li mandò
manoscritti a Foligno al suo amico M. Onofrio Onofri medico, con questa lettera:

Dno Nofrio di Paolo di maest. nofrio da fuligno s. uti fri hon.

Amicorum op. salutem. Un altra vi scriverò più a pieno del nostro studio, et
de innumerabili literati. Crediate che undique confluunt, perche so ve ne delectate.
Al presente vi mando ana operetta de uno doctissimo inuene mio amicissimo, dove
vedrete uno mio epigramma. Fansi ogni giorno cose nove, et belle fantasie. Max.
alle statue di m. Coritio in S. Agustino. Anche io, non senza vergogna ce ho facto
alquanti versi, li quali li sottoscrivo. :

Qui il Venturi trascrive il carme che sta nella Coriciaza, con qualche variante,
e poi scrive la data e il nome suo cosi: Ex urbe X XIII Aprilis. MDXIIII V» Michele.

Trovasi questa lettera nell'Archivio della famiglia Morotti, in un codicetto di
lettere di M. Feliciano degli Onofri.
440 M. FALOCI PULIGNANI

gnava. letteratura nell’ Università (1) Petronio Barbati, del
quale diremo dopo. Non ci tratterremo neppure su Fabio
Vigili letterato spoletino, che fu Vescovo di Foligno, nè su
Blosio Palladio, altro Vescovo di Foligno, più conosciuti nel
mondo letterario che in quello ecclesiastico (2). Del Bembo
non è a dubitare che fossero amici. Erano alla stessa Corte,
e, per di più, come vedemmo parlando del Priore Parisani,
che fu suo predecessore, erano ambedue Canonici nella me-
desima Cattedrale di Foligno. Del Sadoleto il Flavio lasciò
scritto che era il suo Nume, e il 5 Maggio 1524, scrivendo
al Venturi che glie lo salutasse, usa queste parole « Vale,
et meo numini Saduleto me quam humillime commendabis » (3). E
perché l amico gli dette buone notizie di lui, e gli riferi che
lo aveva ancora in memoria, il 26 Giugno tornò a scriver-
gli « Quod utriusque nostrum numen Saduletus salvus sit, et
me commendatum. habeat, laetor. Verum, iterum humilius com-
menda » (4). Erano gli ultimi tentativi che faceva anche col Sa-
doleto, in cerca di miglior fortuna.

Ma piü che le sue relazioni con i letterati e con i poeti
del tempo suo, depongono a suo favore gli scritti che ci sono
pervenuti. Il suo epistolario, del quale demmo e daremo altri
saggi, è un monumento di letteratura latina purissima, e per
la forma elegante, e per la ricca conoscenza della lingua, e
per la varietà della materia trattata. Se il suo nepote Ge-
rardo, come si è detto, glie ne chiese copia, è segno che fin
da allora se ne conosceva l’alto pregio, e il molto valore.
Per sfortuna egli dichiarò che della maggior parte delle let-
tere non conservò copia, né la raccolta che ne possiedo io
è integra (5): ma quelle che restano sono così belle, che è
rai: Storia dell’Università degli studi di Roma. Roma, 1804, vol. 1I,
p. 73-74, 238.

(2) Vedi sopra questi due Vescovi di Foligno. PasTOR, Storia dei Papi, vol. V.
Roma, 1914, p. 332, 694, 696 ecc.

(3) Epistolario fol. 84.

(4) Ibidem, fol. 88.

(5) Un codicetto con altre sue lettere autografe, sta nella biblioteca privata
della nobile famiglia dei Conti Morotti in Foligno.
AGITUR

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO ; 441

da augurarsi il modo di riordinarle, supplirle possibilmente:

con altre, e darle alla luce.

Oltre le lettere, sarebbe bella cosa conoscere i suoi di-
scorsi, le sue orazioni, delle quali ci é restato solo un sag-
gio, che ricordammo quando si parlò della sua nomina al-
l'Arcipretura del Duomo. Non può supporsi che egli abbia
scritto quel solo discorso sulla fine del lauto simposio. Forse
uno piü bello avrà recitato quando fu fatto Priore: forse ...
Ma lasciamo le congetture.

Egli fu anche bravo poeta, ed esercitó la lingua in di-

versi metri latini, mostrando conoscer bene Virgilio ed Ora-

zio. Della poesia teneva tanto conto, che, pregato ad occu-
pare presso qualche ricca famiglia di Roma un giovane con-
cittadino, volle sapere se « scribat etiam ipse carmina (si frua-
tur musis), vel saltem epistolam ». Così scriveva il 13 Novem-
bre del 1513 (1)..

Le poesie che conosciamo di lui sono in molta parte di sog-
getto erotico, non però scandaloso. In gioventù scrisse: « Ad
amicam derelictam ob eius inconstantiam, Federicus iratus », e
lodando le virtù di « Pacinae iuvenculae formosissimae », chiamò
se stesso adolescens ardentissimus. E scrisse versi ad Gallam,
ad Dionoram (2), ad Iovettam Clavarinam, etc. Poi, maturo di
anni e di senno, scrisse distici più gravi. Per esempio: « Quam
sit. frivola origo hominis et vita fragilis ». Ad Aldo Averaldo Ve-
scovo di Pola, che poi fu Nunzio del Papa a Venezia, mandó
nel 1508 un poemetto latino, intitolato « De moribus non vul-
garibus ». Lo lodó il Vescovo letterato, il quale gli scrisse
che parlava spesso di lui con gli amici « de summo ingenio
tuo, suavissimis moribus, singularique probitate » (3). Ma. questi
versi non sono pervenuti a noi. Più tardi ancora scriveva
versi ed epigrammi sacri, alcuni dei quali già conosciamo.

(1) Epistolario, fol. 71. .

(2) Sopra costei, vedi il mio articolo Lu della Diana nella pubblicazione Per le .
- nozze Nuti-Scalvanti, Perugia, 1912, p. 51-53, ove pubblicai alcuni versi del Flavio.

(3) FLAVIO, Epistolario, fol. 57.
449 M. FALOCI PULIGNANI

« Pro tabernaculo Corporis Christi » compose dieci epigrammi :
e come restaurava una Chiesa, vi faceva dipingere o scol-
pire dei versi. Vicino alla sua casa esisteva una chiesina di
S. Vito (1) (esiste tuttora la strada di S. Vito), ed egli tosto
verseggia:

De templo Beati Viti restituto :

Collapsum Federicus hoc sacellum
Vito Flavius erigit Beato
Tutelam subit eius et favorem (2).

Ecco un saggio di epigrammi, che non. hanno un inte-
resse locale. Mori nel 1520 Raffaello di Urbino, ed egli com-
pose questo epitaffio:

Epitaphium Raphaelis Urbinatis pictoris excellentis supra
omnes alios nostri temporis :

Pingit Apelleus dum signa animata, Raphael
Argutam rerum terruit arte deam.

Sic natura timens generandi perdere laudes,
Luctantem secum perdidit artificem. (3).

x

Talvolta la sua musa è mordace. Quando uscì da Castel
S. Angelo il Cardinale Riario, cosi gravemente punito dal
Papa, un fulmine colpì il palazzo famoso del Porporato, il
palazzo della Cancelleria. Povero mio padrone, esclamò! Egli
è colpito dai fulmini della terra e del cielo!

(1) La Chiesa di S. Vito è ricordata in atti del 1421 e 1426, ma non so quanto
sia antica (Archivio Notarile: Rogitt di Francesco di Antonio, Rubricella al volume
1397-1401). Nel 1573 era retta da Vincenzo Flavi, nepote di Federico, come si legge
nella relazione della Visita Camaiani, nell'Archivio della Curia Vescovile. Era affi-
data alla Società dei Barbieri, i quali, non potendo mantenerla, ottennero dal Ve-
scovo Mattei di dissacrarla (-; 1777), portando il quadro dell’ unico altare in: S. Fe-
liciano.

(2) Epistolario, fol. 165.
(3) Ibidem, fol. 167.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO

Explevit livorem hominum, inuidiamque deorum.
Fulminibus domus est tacta utriusque Iovis.
E quando seppe che il catafalco apparecchiatosi dal
Cardinale per il proprio funere era servito per il funerale
di Leone X, egli con fine satira esclamò: Costui sottrae ai
Cardinali anche la coltre funebre!

Dempsit opes patribus, lucem, ac Leo uiuus: et illis
Functis defunctus funera. surripuit (1).

VII.

La sua filosofia è complessa. Quando verseggia è quasi
scettico, fatalista, apparisce in tutto un vero umanista, e
mezzo pagano. Rallegrandosi con fra Agostino da Vercelli Ago-
stiniano, che era stato dichiarato maestro di teologia, accenna
appena a questa altissima delle scienze, e sul resto non è
che un retore. Ed é piü che retore quando scrive versi ero-
tici. Peró, nelle sue lettere, specie in quelle ai suoi parenti,
‘l’anima cristiana si sprigiona spesso fra il fulgore della frase
elegante, e specialmente dopo il 1525, esso non è più il di-
scepolo di Pomponio Leto, ma è il Sacerdote zelante. IL 17

Gennaio del 1526 scriveva al suo Venturi di raccomandare :

a Marebesio Orfini‘l’amore ai parenti suoi, imitando Gesù
Cristo che amò i suoi fino alla fine: « Hortor tamen ei aman-
ter suggeras, ut exemplo lesu Christi Dei Nostri, posthac suos
diligat usque in finem » (2). Prima del 1525 forse non fu
sempre sincero nella sua condotta politica, e il 22 Agosto del
1517 scrivendo da Foligno al Cardinale Riario, che era stato
imprigionato, prevedendo che la lettera sarebbe capitata in
mano e letta dai carcerieri, scrive con arte sottile, adulando
Leone X in modo meraviglioso, ma non molto leale. Era an-
‘cora un diplomatico (3).

(1) Epistotario, fol. 167.
(2) Ibidem, fol. 95.
(3) Ibidem, fol. 74.
144 M. FALOCI PULIGNANI

Ma la sua valentia nel maneggiar la penna, la sua abi-
lità nello scrivere in bella prosa, e nel fare il pedagogo
a chi ne aveva bisogno, non si mostrò tanto evidente come in
una lunga lettera scritta sulla fine del 1491 al suo fratello
uterino Giustiniano. Essa merita di esser letta, perché chi la
scrisse aveva forse venti anni appena:

Federicus Flauius Fulginas de Bacerottis

Iustiniano uterino suo dulcissimo S. p. D.

Literas tuas ante Kalen. Decembris MCCCCLXXXXI a te scriptas,
eiusdem mensis Nonjs aecepi: quibus eo prius responsum non dedi quia
non uacauit. In praesentia autem cum aliquantisper ocii nanciscar,
tuis respondere (ut par est) animum induxi meum, qua propter et has
non seras reputes (cum prius non licuerit) et quae scripsero non tam-
quam levia et inutilia ludibrio habeas, verum ea tibi ante oculos lo-
cata usque quaque intueare; sed ad nos redeamus. Scribis te aegerrime
tulisse quod tuam taciturnitatem, et in scribendo segnitiem epistola mea
nuper taxauerim. Nunc comici sententiam, quod obsequium amicos,
ueritas odium pariat, ueram esse experior, quae cum seruanda mi-
nime sit, iccireo ab omni adulatione alienus eo pacto te tui silentii
redargueram ut a somno te ad scribendi exercitationem excitarem. Nam
quid magis confert discipulo quam crebra epistolarum ad amicos uel
propinquos exaratio? Dices fortasse tibi non uacare. Cum epistolis
praeceptoris imitandis operam naues, uerum eas omittere potius deberes,
nam illa ex magistri ingenio, haec uero ex tuo emanant. Ideo bone
frater non contumelie nec obrobrii inferendi gratia, sed ut tibi,
quemadmodum teneor, amanter consulerem, sic scripsi. Tu autem per-
peram interpretatus respondes, et ut apud me doctior videreris, alienam
quamdam et diuersam materiam inseribendo nactas: Tibi assumpisti
visam satis idoneam et oportunam: uerum eam tibi non fuisse tempe-
stiuam cognoui, nam cum prohemiari et me miris afficere laudibus
studes, in calce epistolae tuae (non tamen lacessitus iniuria) ita in
me inueheris et acriter excandescis ut phalaridis tauro supplicium ma-
ius imitari videaris.

Post hae aduertito diligentius cum ad alios scribes (ad me enim
non refert) et curato ne ebriorum more epistola tua titubet, sed recte
psallentium modo ad certos numeros pari libra et composita uarietate
tripudiet; nam si secus feceris, irrideberis, exhibilaberis, et digito in
contemptum monstraberis; seribis etiam inertiam et sequitiem te ex
mea supsisse mamilla.

Mi frater, huius vitii notam semper aborrui, quod scrinia mea epi-
stolarum ad amicos archetipis referta demonstrant; nam et si in scri-
bendo fuerim rudis, fui tamen creber et assiduus. Verum pone me in scri-
bendo et in rerum omnium actione desidiosum et inertem. Tu tamen

dun o AMA
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 445

non uitium meum sed monita fidissima attendere debebas. Dices forsitan i
sie agitur censura et sic exempla parantur. j|

Cum alios, quod monet, ipse facit, uera canis frater optime, quod
iudex ea quae praecipit prius exequi deberet: uerum nonne uides
multos Christi uerbi praecones, qui castitatem, munificentiam, par-
simoniam, fortitudinem, paupertatem, caritatem, fidem, iustitiam sancti-
moniam et continentiam praedicant, ipsi uero quandoquidem tam
incestuosi, auari, prodigi, indebiles, diuitiarum cupidi, ingrati, perfidi,
iniusti, nephandi, incontinentesque sint, et si non in omnibus in . : AMT
horum aliquo peccent, quod etiam Phalaris agragentinorum tyrannus
ostendit, qui cum esset in perditissima tyrannide constitutus Pau-

ES rolam eius filium ab illa epistolis suis pro uirili (etiam tyrannorum t
LESS incommoda recensendo quam plurima) eonatur auertere? Non ne etiam I
i tibi exemplo est p. Attius phaliscus? qui turpissimum quaestum corpore di

facere assueverat et meritorius ac impudentissimus fuerat; uerum enim
ubi primum filiam suam struprum admisisse cognovit, eam seuerus pater ul
oecidit. Non enim satis hoc tibi est exemplum quod qui turpitudini fue- TH:
rit semper assuetus turpitudinem in filia non passus sit? Si ergo et se- nu
quitiem et secordiam (quas tamquam scopulos semper exhorrui) in me
deprehenderas, non illius uitii, sed monitionis meae quam utillime exem-
plum tibi preferre debueras: quocirca non desidioso ocio, sed studio et
exercitationi te insudare uellem, siquidem harum uirtutum uiribus tam li i
militia quam ludi disciplina confirmatur, cuneta studia fouentur et quae
per se clara sunt, illustriora redduntur.. Denique omnis uirtus,ex hiis
partibus comprobatur. Studio ergo inuigilandum est ex quo quantum hl
prisci illi semidei uiri et laudis et gloriae perceperint uideamus. Uti- EHE
censis ille Cato uir summa sapientia et uirtute praeditus qui ne mo- |
mentum quidem temporis sibi elaberetur ocioso, Zenophontis aliorumque Ji
graecorum libros continue gestans laectitare uel in Curia (si quando
dabatur ocium, dum scelicet senatus cogeretur) semper consueuerat
ut ostenderet aliis tempora deesse, aliis superesse temporibus; turpis-

È Ss simam etenim esse iacturam quae fiat per negligentiam. Terentius au- =
ì . Li L a : i1
i RT tem Varro rerum doctor a diuo Augustino appellatus, qui multa uolu- 11

mina composuit et imprimis de lingua latina, ad quem Cicero sic Imi
seribens: Nos, inquit, in nostra urbe peregrinantes, errantesque tam- IR
E quam hospites tui libri, quasi domum reduxerunt, ut possimus aliquando |
dec qui et ubi essemus, cognoscere. Tu aetatem patriae, tu descriptiones ER
di temporum, tu sacrorum iura, tu sacerdotum, tu domesticam, tu publi- 1
cam disciplinam, tu rerum, locorum, regionum, tu hominum humano- i
rum, diuinarumque rerum genera, nomina, offieia et causas aperuisti. Î 4:
Hie ergo ad centesimum peruenerat annum et tamen eius opera uiua- . lii

|

|

|

ciorem illum reddiderunt, quam tot peraeti anni. Cum itaque ex studio
tot bona proueniant, ab exercitatione etiam non minora naseuntur, de
cuius commoditatis exemplis haec in presentia occurrunt: Demostenes
quanta fuerit industria et exercitatione, si eius uitam legeris ubi ora-
446 M. FALOCI PULIGNANI

tiones eius continentur, facile cognosces. Fuit enim oratorum omnium
graecorum princeps, hie multa sibi a natura denegata studio et exerci-
tatione comparauit. Primam enim rhetoris literam pronuntiare non ua-
lebat, hane in ore refertis lapillis facillimam de pressione reddidit, exi-
litate etiam uocis laborabat, breui effecit ut auditores auribus gratis-
sima et suauissima insonaret. Multaque alia naturae uitia corepsit tanto
studio et exercitatione ut cum ipsa natura quodammodo pugnasse ui-
deri possit. M. Cieero, Fabius Quintilianus, Aulus Gellius referunt hunc
habuisse domi ingens speculum ad quod seipsum uidens gestum for-
maret, quidque locum sibi subterraneum construisse ferunt, in quem
per singulos dies ille descendens gestum ac motum corporis fingebat,
noctuque exercitabat, saepe etiam (ut asserit Plutarchus) per duos tre-
sue menses continuo domi inclusus non cessabat abrasa parte capitis
(ut exeundi facultatem sibi ipsi preriperet) sermones et negocia foris
agitata ad studium referre, multaque alia faciebat, ex quo facile co-
gnoscebat se non multum natura et ingenio sed studio et exercitatione
ualere. Itaque alterum Demostenem natura, alterum exercitatio et in-
dustria etc. euixa est. Multa alia subdere possem exempla et Catonis
Censoris, Liuii Drusi, Publii senatoris, Roscii, Lutii Pontii equitis ro-
mani et externorumque plurimorum ut Pitagorae, Platonis, Democriti,
Carneadis, Crisippi, Anaxagorae, Archimedis, Socratis, Isocratis, Clean-
tis, Solonis, Sophloclis et Simonidis, veruratamen Cyri et Mitridatis
regum et Themistoclis philosophi, ae Publii Crassi Romani industriam
non praetermittendam censeo, de quibus sic Fabius Quintilianus, quan-
tum natura ingenioque valeat uel Temistocles testis quem unum inter
annum persice optime loquentem constat: uel Mitridates, cui duas et vi-
ginti linguas, (quot nationibus imperauit) traditur notas fuisse, vel
Cressus ille diues, qui cum Asiae praesset quinque greci sermonis dif-
ferentias sic tenuit, ut qua quisque eum lingua postulasset, eadem sibi
ius redditum ferret; uel Cyrus quem omnium militum tenuisse creditum
est nomina. Qua propter si ex studio et exercitatione id consequi potes
cur illi te totum non tradis? Non suadeo tamen ut semper in iugi debeas
uersari labore, oportet enim laxamenti aliquid indulgeri et quae cum-
que sunt interponenda gaudia curis, exemplo arcus quem si nunquam
cesses tendere mollis erit: quod caret alterna requie durabile non est.
Haec reparat uires, fessaque membra leuat. Huic tamen generi modum
perscribas, et primum itaque praeceptum est ne quem turpem ludum,
noxiumue exerceas, nec nisi quantum aut acuat industriam, aut cor-
poris uires firmet, ut Scipio et Laelius et interdum augur Sceuola soliti
sunt facere, qui dum animi remissioni post magnos labores uacare uo-
lebant, in littoribus maris, aut alueis fluminum calculos, conculas lati-
tare solebant, sed tamen Sceuola interpretandi eiuilis iuris labore defa-
tigatus ad..pilae exercitium (qua optime lusisse dicitur) potissimum
recreandarum uirium, confirmandorumque laterum gratia sese confere-
bat. Plura autem sunt ludorum genera laudabilium ad quae ab ipso

TD ime.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 447

studio et labore relaxandi animi causa declinare quandoque permittitur,
quae nune silentio inuoluo. In quibus lueri gratia exerceri non debe-
mus, nam non ad relaxationem et fomentum aliquod, sed ad mercaturam
potius et animi curas quam maximas descenderemus. Iccirco mi frater
et studio et exercitationi invigila, quibus defatigatus honestae uoluptati
et laudato ludo (remissius tamen) te dederis, uerum in hiis quibus lite-
rarum studia uoluptati sunt non corporis laxamentum sed uarietas lec-
tionis solatium affert quam maximum, nouaque lectio ueteris fastidium
tollit, Te autem plus ocíi et euagationis ac intermissionis, ludique quam
literarum et studii amplecti scio, quocum sit tota aberras uia; si qui-
dem ut in uirum (optime literis peram nauando) euaderes supra uires
niti deberes, ut et parentibus, sororibus, paruulis germanis nostris et
omni nostrae familiae posses necessaria subministrare. Dices fortasse:
Cur tu te ipsum id etiam non curas? Utinam frater amantissime mihi
ita liceret, sum equidem eo in abiecto seruitio constitutus, ut nedum
studii commodum ae nummorum lucrum, sed ne respirandi quidem spa-
tium habeam, spero tamen tot incommodis Deum daturum finem ac fe-
lieiorem euentum prestiturum ut hiis quibus debeo, commodo futurus
sim maximo. Tu autem cognosce nune meo exemplo auram libertatis
pro qua prisei illi Romani tantopere insudarunt et tam diu bellauerunt
et merito; nam quid iucundius quid optabilius, quid carius, quid splen-
didius, quid denique pretiosius pretiosissima libertate? quae non bene
pro toto uenditur auro. In qua ex arbitrio suo secundum naturae legem
et Dei institutum licet uiuere. In seruitute autem repugnatur naturae,

more gigantum cum diis bellantium. Fuit enim contra diuinum et hu-
manum ius instituta. In qua (ut inquit Plautus) expetiuit multa iniqua
et hoe magis miser est cum diuitiis seruus noctesque diesque assiduo
satis superque (quo facto aut dicto adest opus) quietus ne sies. Ipse
dominus operis diues et laboris expers, quodcumque huiusmodi accidit,
libere fieri posse retur, et quum esse putat, non reputat laboris quid
siet nec aequum an ne iniquum imperet cogitabit. Ferendum est ergo
hoc onus cum labore. Si autem curialium incommodorum baratrum
vellem describere deesset profecto papirus: uerum haec mittamus. Cum
igitur mihi non liberum sit: Tu cui licet omnia haec pro uiribus obire
conare: et non solum studio et industria ac exercitatione te dederis
uerum optimis et aureis moribus pudicisque actionibus te honestabis;
decet enim adolescentem esse continentissimum, est enim continentia
furoris, libidinisque ac auaritiae frenum; sanctissime etiam pudicitiae
legibus te astringes ea quae est uirorum pariter et foeminarum prae-
-cipuum fundamentum; hiis profecto duobus aureis adminiculis fulti
prisci illi indigetes nomen famamque posteritati reliquerunt. Luxuria
autem frater optime sordes nefandissimas exhorresces hii nam pe-
nates, ut Valerius asserit, ea ciuitas, id regnum aeterno in gradu facile
steterit, ubi minimum uirium ueneris cupido sibi uendicauerit. Monita

PAESI rh ui Pris rp ils rum Ore M TE a s OR T ETE ES

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448 M. FALOCI PULIGNANI

igitur mea cape frater optime et si te inreprehensum abire nolui, quia
frater sum, et te ardentius amo, patere ergo et uale (1).

| | Non sappiamo oggi quanti professori di belle lettere po-
WM trebbero scriverne una eguale a questa. Fu sincero? Credo

in che sì, poichè egli non potea sospettare che il suo Giustiniano
| I avrebbe mostrata a nessuno una parenesi cosi prolissa, e
molto meno avrebbe potuto prevedere che, essendogliene stata

ht P been? — FEES

!
1 chiesta una copia dal suo Nepote nel 1529, cioé quasi quat- |
TI tro secoli fa, questa copia da una mano indiscreta sarebbe

| stata esumata per esser messa a stampa.

n Più tardi poi, forse perché i rumori della Germania in

it] subbuglio, forse perchè il tremendo sacco di Roma lo aveano

|l persuaso che era necessario di darsi un pó piü seriamente
a Dio, più tardi sarà un Sacerdote fervoroso e pio. In capo
M a tutte le pagine dei suoi ricordi, delle sue lettere, metterà
| la sigla venerata del nome di Gesü « IC XC », e nel far memo:
ria dei suoi regali alla Chiesa, dirà, con frase ciceroniana,
che li avrà donati per fuggire l'inferno, per diminuire le pene

del purgatorio: « ut delictorum meorum. globos ignes istiusmodi
elemosinae irriguo refrigerarem »: dirà che faceva delle ge-

nerosità per la salute del corpo e del! anima sua e dei suoi:
| « Quod mihi ut meis ad utramque conferat salutem », e regi-
H strando un dono pio di oltre settecento fiorini, seriverà di
Hn farlo: « ut mihi ad salutem prosit ». Ne vedremo le prove.

Ih | VIII.

Ancora un'altro lato del pensiero di questo illustre Priore.
| | Fra le cure della politica, tra i doveri dell'ufficio, fra le oc-
| Gupazioni sacre del suo ministero, il Flavio ci si presenta
I sotto un aspetto singolarissimo, sotto l'aspetto di frutticultore.
Lo abbiamo accennato, che alla Vescia, come Priore di S. Ni-
colò in Belfiore, si ritirava spesso a passar vita tranquilla,

(1) Epistolario, fol. 53, 55.

ua
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 449

facendo versi, radunando amici, innestando frutti, scrivendo -

lettere, regalando ai personaggi più distinti le primizie dei
suoi giardini. È quindi da dire una parola ancora sopra que-
sto Sacerdote georgofilo.

Ad un suo collega nella Segreteria del Cardinale Riario,
il 4 Settembre del 1517 scriveva: « Rus me totum possidet. Non
parvae tibà esset admirationi si me integrum rusticum contem-
plareris. Nam interdum pampinando, aut inoculando, arbustum
. quaque die tondendo, arbores collucando, stolones et roceses pu-
liendo, quandoque insitiva legendo poma, semitas ad amussim
instituendo, fontes frigidissimos, sed salubres ambiendo, piscando,
ficedulas noctua et laqueo, auiculas illicibus, turtures araneis, le-
pusculos retibus vivos intercipiendo, sub populorum umbra ad hos
rivulos limpidissimos sedendo, iocando, ridendo, sermones. iucun-
dissimos cum meis coequalibus interserendo, commessando, ludendo
interdum, semper prae manibus M. Catonis, Varronis, Colu-

mellae, Palladii, p. Crescentii, Antonini, Notensis, et principis Plin .

codices habendo, inter dies geniales, vitam ducimus innocen-
lissimam et coelo dignam » (1). Al Vescovo di Cariati Vice-Le-
gato dell' Umbria confessa di trovarsi così contento alla Ve-
scia, che se non fosse la malattia di un nepote « prae volup-
tate fere insanirem ». E gli manda in regalo « meorum pomorum
insitiuorum fiscellam » (2). Alcuni anni dopo ancora si godeva
quella vita patriarcale, e il 5 Agosto 1524 scriveva al Ven-
turi che tutto intorno alla Vescia si era sviluppato il conta-

gio, e tutti erano tornati a Foligno, ma egli non volle la--

sciare la campagna, e ricevette colà la di lui lettera « cum
cydionorum meorum arbores collucarem » (3). Ricevuta nuova dal
Cardinale Ercole Gonzaga, che sarebbe passato per Foligno,
e sarebbe sceso a casa sua, non credè mostrarglisi più grato
della promessa visita che mandandogli un canestrino dei suoi
frutti. E il 10 Aprile del 1530 gli scriveva « Candida et suavia

(1) Epistolario, fol. 80.
(2) Ibidem, fol. 85.
(3) Ibidem, fol. 88.
hi F tv 2 5 —

rtm KART PT KE TI PORTI ALI TODA.

450 M. FALOCI PULIGNANI

tragematum munuscula tuae virtuti, utraque comparatione non
quantitate congruentia mitto » (1). Le sue belle piantagioni, e piü
le sue festose accoglienze erano tali, che egli avea sempre
numerosi amici in casa, i quali gli consumavano tutto il
tempo. Il 3 settembre 1525 al Venturi scriveva: « /nspectzs
hodie geminis tuis, erubui quod prius non scripsissem. Verum coe-
qualium frequens conventus, et cum eis et affinibus meis creber
cenarum apparatus, me distraunt totum, et quidquid oci supe-
resse posset, praeripiunt. Certatim. siquidem omnes meum appe-
tunt. suburbanum. Quod cum amenissimi secessus opinionem, fal-
sam tamen, adeptum sit, omnes huiusmodi errore praeventi (est
etenim utpote mortalium iudicium fallax) sequuntur omnes cur-
rentium cursum: nec ratione ducuntur, sed ad praesuntium sal-
tum ut pecudes saltant omnes: quorundam enim, pomorum no-
vitate allecti accurrunt, et si rus me detinet, ex insperato adve-
niunt; si quando Fulginiam redeo, ut nostris sacris hebdomada-
ris sacris intersim, ut teneor, statim me prehensant, coguntque
rus repetere ...» (2). Vi saranno qui delle esagerazioni, ma il
fatto é questo, che egli era tanto contento della sua vita
campestre, che al Cardinal Cesi, il quale gli chiedeva notizie
sulla sua condizione, il 12 Luglio 1530 rispose di star tanto
bene nella sua villetta, e che le cene con gli amici, e le
oneste ricreazioni lo tenevano cosi lieto, che se avesse po-
tuto invitare Papa Clemente a cena alla Vescia, questi avrebbe
detto di non aver mai cenato tanto allegramente: « $$ ..
Clementem. VII pontificem maaimum ad coenam nobiscum invi-
tare audebimus, numquam enim alias, per sancta, hilarius du-
cundius, et loetius se coenasse profiteretur » (3).

Ma oltre che alla Vescia, il Flavio aveva i suoi orti in
Foligno, lungo il canale del Topino, a destra di esso, dopo
S. Giuseppe. Chi entra in quell'orto (oggi appartiene al si-
enor Romualdo Salvi), trova, appena arrivato, residui artistici

(1) Epistotario, fol. 101.
(2) Ibidem, fol. 93.
(3) Ibidem, fol. 102.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 451

di una vita splendida ivi vissuta nella buon epoca. Due vec-
chie cariatidi in legno fanno da guardia, e le pareti, e gli
archi serbano tracce di pitture simboliche. Nel sommo della
volta è scolpito lo stemma del Flavio, e sotto si legge:
DEXTERA DOMINI EXALTAVIT ME. L’architrave della
porta a destra reca inciso: VITA HOMINIS VTI BVLLA EST.
Quello a sinistra dice: VITA HOMINIS VTI FERRVM EST.
Nel vólto era una lunga iscrizione, oggi illeggibile, e pare
che cominciasse: SANCTA PRIVS SVPERIS DOMVS ... Tutti
lavori della prima metà del XVI secolo.

. Quei giardini e quei pergolati, or sono quattro secoli,
furono palestra simpatica di discorsi platonici, di discussioni
letterarie, di conferenze filosofiche, filologiche; ed ivi Fede-
rico Flavio adunava un'eletta brigata di poeti, di dottori,
che ascoltavano i ragionamenti di Petronio Barbati, il quale
spiegava loro le canzoni del Petrarca e la dottrina del divino
Platone. E il Barbato amico del Tasso, del Varchi, e di altri
valorosi, avrà certo con essi e col Flavio, parlato a lungo
delle novità letterarie del giorno, della Gerusalemme liberata,
dell Orlando Furioso, e forse all' ombra di quei pioppi si sarà
ricordato il nome illustre di un antico maestro del Flavio,
di quel Pier Marino da Foligno, al quale il Barbati scriveva
dei sonetti (1).

L'ombra di Federico par che si aggiri errabonda fra
quella verdura, a chi ricostituisca col pensiero quelle scene
arcadiche. Ma egli vi è presente anche col suo ritratto. In un
piccolo corridoio che dà sul fiume, vedesi colorito il Flavio,
in veste ecclesiastica, seduto sopra un seggio sulla forma
della rinascenza, e ad un uomo che gli si presenta rispettoso

(1) Sul Barbati vedi specialmente FILIPPINI F. Un’Accademia Umbra del primo
settecento. Perugia, 1911, vol. I, passim. E vedi Rime di Petronio Barbati gentiluomo
di Foligno. Foligno senza data, ma 1711. Il sonetto al Pier Marino, sta a p. 177. Sui
discorsi del Barbati negli orti del Flavio vedi l'articolo citato del Conte Frenfanelli
nella Fulginia, p. 12, 17, 18.

TAN
452 : M. FALOCI PULIGNANI

dinanzi, par che indichi in qual modo debba farsi un innesto.
Pende una targa da un albero vicino, ed ivi si legge:

FLAVIVS CVLTOR
MEDIOCRITATIS

Ed in un'altra targa dietro la sedia si legge:

ANNORVM
LXVIII.

È quindi lavoro del 1538 circa, il quale ci presenta il
Flavio, nell'atto di insegnare agronomia, contento del suo
stato mediocre. In basso si legge un altro motto della sua fi-
losofia molto pratica:

. NE QVID EXPECTES [AB ALIIS?] QVOD PER TE
FACERE POSSIS.
IX.

Ma ormai è ora di occuparsi dell’ ultimo periodo della
vita sua, del Flavio cioè, durante i due lustri del suo prio-
rato, dal 1532 al 1540. Della sua nomina alla prima dignità
del Capitolo il Iacobilli scrisse così: « A di quindici di Giu-
gno (1532) il d. Flavio ottenne con facoltà del Papa, da Ascanio
Parisano da Tolentino Vescovo di Rimini il Priorato di Fo-
ligno, che egli godeva, con riserva di ducati 20 l’anno di pen-
stone, et in detto giorno egli rassegnò il suo Arcipretato del
Domo a M. Federico Agatonio di Montefalco » (1). È da cre-
dere che il nuovo e maggior vincolo che uni il Flavio alla
Chiesa, abbia arrecato ad essa vantaggio grande, come di-
fatto ci assicurano i documenti che ci restano. -

All’ epoca della sua nomina a Priore la Chiesa era com-
piuta. Intendiamoci: erano compiute le pareti, gli archi, le vele,

(1) Croniche di Foligno, ad an:.1532.
eg ora rr CON "EMT Lr Tue ——— Hm

FEDERICO FLAVIO Priore di S. Feliciano
Dal 1552 al 1540.
(Da un affresco in un fabbricato del sig. R. Salvi).

FR" mm sco cmi I OWN EUNT -
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO

453

e la bella pianta a croce latina aveva sopra di essa le cirque
grande volte, coronate dall’ abside, Ma nel centro mancava
la cupola, che il Flavio chi sa quante volte avrà deside-
rato vedere, ma che non potè ricordare. Le pareti aveano le
belle cornici, le colonne ioniche, ma erano nude le mura, e
non era a parlare né di decorazioni, né di pitture, nè di
sculture, né di Cappelle, né di altro. Della vecchia Chiesa
non era rimasto nulla, sia in fatto di armadi, di panche, sia
di tanti e tanti arredi dei quali abbisogna una Cattedrale.
Si é visto che il Flavio, essendo Arciprete, aveva provveduto
a molti paramenti e mobili per la Chiesa e la Sagrestia. Di-
venuto Priore, continuó nel suo fervore, e possiamo presen-
tare una bella enumerazione di quanto egli fece dal 1532
in poi.

Nel 1534 conobbe la necessità di un grande armario
per custodire i parati, osservando che non è minore la
virtù di conservare che quella di far la roba: e però fece
fare nella Sagrestia un grande ARMARIVM SACRARII che
costó alla Chiesa trecento fiorini, coadiuvata in questo dalla
Confraternita del Sacramento. E nel 1536 vi fece altre mi-
gliorie, facendovi dipingere da M. Bernardino di Assisi le
figure di S. Feliciano e degli Evangelisti. Importo la spesa
408 fiorini. Un' altra spesa notevole fu quella degli stalli co-
rali, i quali sembra che fossero intarsiati, poiché recavano i
nomi dei Canonici e costarono 320 fiorini. Le tre navate della
Chiesa prendevano luce da tre finestre rotonde, una sopra
il Vescovado (se ne vede la traccia anche oggi), una sulla
piazza maggiore, una sulla piazza minore. Nel 1536 e 1537
egli fece chiuderle a sue spese con tre vetrate, e vi fece colo-
rire il suo stemma dipinto da M. Tommaso Porro da Cortona.
I telari, i cristalli, il ferro, il rame, il piombo, l opera mu-
raria. portó in complesso la spesa di oltre 392 fiorini.

L'ultima sua premura a favore della Chiesa precedette
di poco la di lui morte, e la registrò in forma speciale. Egli
raccontò che nel Novembre 1538 fu ricevuto dal Pontefice

28
454 M. FALOCI PULIGNANI

Paolo III, dal quale ottenne molti favori, e fra questi di poter
erogare per la chiesa una certa somma che egli teneva presso
di se perché era Commissario delle Indulgenze pel Giubileo.
Con quel denaro fece fare un pluviale di raso bianco, che
costò 45 fiorini, ricevendo il quale i Canonici in data 10 Feb-
braio 1539 fecero a lui quietanza generale, dichiarando
«solennemente che, per le cose della Chiesa da lui ammini-
strata, né egli né i suoi eredi dovevano ad essa piü nulla.

Tutte queste, ed altre spese, egli registró. minutamente,
e con esse nel 1533 registró prima i numerosi pallii della
Chiesa, continuando questo elenco fino al 1537: poi i calici
di argento, di rame, ecc., poi nel 1537 le vesti sacre, gli
arazzi, ecc. Non è possibile pubblicare questi ultimi elenchi,
sebbene molto interessanti: ma degli oggetti fatti a sue spese,
o per cura sua, è bene far conoscere le note, anche in gra-
zia della bella forma con la quale furono scritte.

ARMARIVM SACRARII

Et quia non minor est virtus, quam querere, parta tueri, ideo ad
conservanda quae fecimus, in Sacrario Armarium una cum Eucharistiae
sodalibus fieri locavimus, pro rata Ecclesiam tangente, opere non ex-
pleto, usque in hunc diem kalendarum Iunii MDXXXIIII constitit no-
bis florenis trecentis.

Die ultima Augusti 1536, cum Caterus et ... fabri lignarii, et Ber-
nardinus de Asisio pictor quinque imagines videlicet sanctorum Evan-
gelistarum et divi Feliciani Armario nostrae portionis ex commisso ad-
didissent, fabris solvimus florenos 39, Bernardino vero 15: in summa 54.

PALLIVM EX DAMASCO

Ad altare Beatae Mariae de Flore fieri fecimus pallium album ex
Damasco, cum aureis floribus, constit florenis viginti

VEXILLVM S. P. Q. R.

Vexillum S. P. Q. R. pro pallio Domini Pauli Baldoli olim Prio-
ris constitit florenis vinginti quimque (1)

(1) Questo pallio, colle insegne del Popolo Romano, acquistato dalla Chiesa, e
già appartenuto al Priore Paolo Baldoli, fu donato dal Comune di Roma, nel 1496, al
di lui parente, Silvestro Baldoli di Foligno, che nel 1495 dal Papa Alessandro VI era
stato creato Senatore di Roma. Esso si conservava nella Cattedrale anche nel XVII
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO
SEDILIA SACRARII :

Cum vero Capsulae, Tectoriaque sordida, mutila, rancida que Sa-
crarium omne huius Ecclesiae dehonestarent, cum coetera ornamenta
apprime delectarent populum omnem, oportune ergo providere volentes
sedilia in circuitu cum sacerdotum nominibus fieri curavimus. Consti-
terunt florenis trecentis viginti

CAPSA MAGNA IN SACRARIO

Capsa vero magna in Sacrarii medio posita ad conservanda vasa
sacra et indumenta et cetera huiusmodi, empta prius, constitit florenis

triginta. Deinde in aliam formam redacta constitit florenis quinque, in
summa fl. 35

MDXXXV
PARAMENTA DE TAFETANO

Cum indumenta alba ad rem divinam peragendam lacera essent,
emimus sericum tafettanum duplex sie nuncucupatum: videlicet

Brachia 17 ‘/, ponderis unciarum 41 constitit fl. 25, bon. 40

Fimbria sive frisium planetae, fl. 3, bon. 20

Brachia 40 fimbriorum aurereorum, fl, 20

Pro serico albo rubeo, et filo ad insuendum, bol. 47 1/,

Pro octo flosculis sericeis et aureis pro tunicis, fl. 4, bol. 50

Pro faetura harum vestium, fl. 3, bol. 60

Pro sumptu benedictionis illarum misimus nos ad Episcopum spo-
letinum, pro viatico et vectura, bol. 60

Planeta, amoto friscio, reformata fuit cum fimbriis aureis et novo

taffetano, constitit fl. 4, ultra summam fl. 51: In totum sunt fl.
bol. 40.

VITREATA DVJE ECCLESLE

ltem ego Fridericus Flavius Prior licet indignus, cum me pecca-
torem cognoscerem, aliquod pietatis opus excogitabam, ut meorum cri-
minum indulgentiam promererer. Cum ergo Ecclesiae Sancti Feliciani
fenestrae sive oculi cuilibet coeli iniuriae paterent, vitrea claustra cum
meis insignijs fieri feci. Altera florenis centum triginta, altera vero cen-
tum quadraginte constiterunt. Quod mihi Deus ad utramque constituat
salutem.

secolo: poi ignoro quale fine abbia fatto. Vedi PoMPILI OLIV:ERI, Jl Senato Romano.
Roma, 1840, p. 300; FORCELLA V., Iscrizioni delle Chiese di Roma, vol. I, p. 30; Fa-
LOCI PULIGNANI M., Silvestro Baldoli da Foligno Senatore di Roma, Perugia, 1895, nel
Bollettino della Società Umbra di Storia Patria, vol. I, 1895, p, 607-610. (Bibl. Semi-
nario di Foligno, Cod. A, II, 5, fol. 211)
———
XX "UE ——

Pu caliente. soi |

456 M. FALOCI PULIGNANI
PLVVIALE EX DAMASCO ALBO

Pro pluviale ex albo damasco de mense Maij 1536 a Caesare Mer-

gante emimus brachia undecim pro carlinis XII pro quolibet brachio.

A Sigismundo fiorentino pro frisio aureo scapucino, et flosculis

aureis et sericeis florenos sexdecim et bottonis tribus, flor. 16, den. 41 tf,
A Pietro Cantagallo pro brachis 12 guarnelli albi pro fodera

flor. 1, den. 80

Pro seta et filo et faetura Francisco Gregorii sartori flor. 1, den. 34.

MDXXXVII
VITREATA ALIA

Die X Decembris MDXXXVII eum Eeclesia divi Felieiani Fulgi-
nat. per oculum sioe rotundam fenestram (quae veterem respicit pla-
team) multa pateretur incommoda, ad avertendam ventorum rabiem, im-
brium effluentiam, nebularum in salubritatem, ac omnem alium aeris
et coeli iniuriam, ego Federicus Flavius prior, vitreis ocularibus illam
munivi ad Dei, Beatae Mariae Virginis, et Divi Feliciani laudem et
gloriam. Constitit florenis 122, bol. 25. Verum Dominus Bernardinus
Sabinus Presbiter Fulginaten. ad sumptum huiusmodi contulit per eius
legatum florenos viginti, quos Guidantonius Seggius eius heres solvit
pro impensa ferreorum repagulorum.

Ad M. Thomaso Porro da Cortona, pro fabrica et spesa della ve-

trata ho pagati fl. 75, bol. 75 de march.
Per spese de M. Thomaso per 15 die carlini 15 fl. 2, bol. 25
Le opere de muratori et ponti furono pagati per

conto della Fabrica di decta chiesia fl. 122, bol. 25.

PLVVIALE EX SERICO CREMISINO

Dei X Mari 1535 Octavianus Orphinus, sine ex voto, sine ex eius
devotione dedit in elemosinam brachia duodecim Rasi sive telae seri-
ceae cremisini Ecclesiae divi Feliciani: quolibet brachium constitit car-
lenis sexdecim. In summa sunt fl. 21 bol. 60

De qua tela cum Capitulum nostrum decrevisset facere unum plu-
viale, ideo impensis ecclesiae emimus a Sigismundo Florentino frisium
aureum, cucullum cum fimbriis sericeis et aureis, cum floscido depen-
dente aureo et sericeo, cum bottonis et passamano....

Pro dimidia parte fustagni albi pro fodera, carl. 9 item pro alios

duobus brachiis carl. 2 fl. 1 bol. 65
Pro factura Francisco Gregorii Sartori et filo et serico
fl. 1 bol. 34

Verum Sigismundus predictus pro dictis florenis... fuit contentus
nos expectare usque ad nundinas futuri anni 1539
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 451

Ecco poi il raeconto che egli fece dell' udienza ottenuta
da Paolo III, della concessione sovrana, ed il modo col
quale la erogó:

MDXXXVIII
PLVVIALE ALBVM SERICEVM RASVM

Cum ego Federicus Flauius Prior de mense Novembris MDXXXVIII
me Romam contulissem, ac SS.mi D. N. Pauli III venerabundus pedes
ex more expostularer, et eius Beatitude me blande excepisset, ac ut ali-
quid ab ea peterem me liberaliter inuitasset, huiusmodi oblationibus al-
lectus quae meam privatam rem tangebant ovari et exovari. Hijs im-
petratis animos sumpsis, ut aliquid pro Ecclesia sancti Feliciani expo-
scerem. Cum ergo alias, sedente Clemente VII Pontifice Maximo exactio
eleemosinarum Indulgentiarum seu Iubilei Fabricae Basilicae sancti Pe-
tri de Alma Urbe a presidentibus illius mihi commissa fuissent, ut di-
midium Fabricae prodesset, quarta pars Ecclesiae Sancti Feliciani, re-
liquum mihi Federico exactori prodesset, partem quae. me tangebat, et
alteram quae Ecclesiam, ilius Camerario de exactis persolui, et cum
portio et summa pecuniarum videlicet aureorum viginti trium fabricae
Saneti Petri apud me esset, huiusmodi 23 aureos nummos, pro pluuiali
parando in utilitatem nostrae Ecclesiae poposci. Quos eius sanctitas
ylariter condonauit. In cuius muneris robur breues literas sub Anulo
Piscatoris concessit. Quod in Archivi Capsula servatur (1). Hiis obtentis
in huiusmodi pagina expensae expeditionis et ipsius pluuialis conscri-
bentur. Videlicet.

Pro registro supplicationis

Pro capsulis quinque tragematum donatis Datario bol. 30
Pro scriptura Brevis Iulios sex. pro capsula ferrea

bol. 4 pro portatu fl. 39 » 9D
Cursores iulium unum, in summa, deducta taxa Iu-

liorum 12 quia gratis concessa est » 1 » 50

Pro bracchiis undecim Rasi sericei albi florentini a
Mattheo De Gentilibus ad rationem duorum fiorenorum pro
brachio quolibet » 22

Pro duodecim bracchis fustagni albi pro fodera ». 1.80

Gismundo Florentino pro fisio aureo et sericeo, pro
cucullo seu caputio, Flosculo sericeo et aureo cum franciis
promissis si non eschibitis, promisi scutos septem si erit
contentus i » 15

Ciccho sartori pro factura pluuialis »

Pro serico et filo ad insuendum et reliquis forni-
mentis

» 34

(n

(1) Non esiste più. '
458 M. FALOCI PULIGNANI

Pro. auro pro quinque boctonis bol. 41 pro serico
rubro pro eisdem bol. 15 pro factura eorumdem et cap-
piarum et ligulis, bol. 25 in totum bol. 81
Pro huiusmodi summa seutorum XXIII erogatorum pro pluuiali,
quod ego Federicus Flavius Prior consignaui absolutum et factum Do-
minis Vicario et Canonicis in pleno capitulo, videlicet, domnis Leo-
nello Cibo vicario et canonico, Io: Paulo Cantagallo Iohanne et Ale-
xandro Borsianis, Tonto di Tontis et Petro Dominici Canonicis qui
me absolverunt de huiusmodi pluuiali et de omnibus a me administratis
pro Ecclesia sancti Feliciani usque in hunc diem decimum mensis Fe-
bruarii 1539 et quietationem fecerunt obligantes omnia bona mobilia et
stabilia dictae Ecclesiae, revelantes me si forte occasione predictorum
molestia aliqua oriretur contra me, seu heredes meos. Rogatur ser Io.
Baptista Scarmilio notarius Capituli Fulginas. Testes Domnus Marinan-
gelus Birutellus. Domnus Iulius Blondus, etc. presbiteri Fulginates (1).

X

Peró, se non erriamo, massima sua benemerenza verso
la Chiesa fu l'averle assicurato il reddito sicuro di 50 scudi
di oro, che ottenne in perpetuo dal Papa Paolo III. Il che
accadde così.

Era morto il 25 Settembre del 1534 il Pontefice Cle-
mente VII, e il 13 Ottobre fu eletto a succedergli il Cardinale
Farnese, il quale, essendo Cardinale, era stato Protettore della
città di Foligno. Questi, salito alla cattedra pontificia col nome
di Paolo III, giovò assai e favorì la Città in più modi, delle
quali cose non è questo il luogo di parlare (2). Deve dirsi però,
che, appena eletto, la Città mandò ad ossequiarlo una no-
bile deputazione, e facea parte di essa il nostro Priore Fede-
rico, il quale, come fu a Roma con i concittadini suoi, adem-
piuto l'ufficio di ambasciatore della sua patria, si ricordò anche
di essere Priore della sua Cattedrale, e per questa chiese due
cose. Prima, che il Papa approvasse la concessione fatta dal-
l’antecessore di 25 ducati annui a favore della Chiesa, e li ele-

(1) Archivio Capitolare, Memoriale del Flavio, fol. 18-19.
(2) Anche il Pastor, Storia dei Papi, V, 729 nota qualche dono del Papa alla
città di Foligno. -
ME. MEC
;

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 459

vasse al numero di 50. Seconda, che prorogasse ancora ad
un altro decennio la ritenuta di un bolognino per fiorino
sugli stipendi dei salariati. Tutto ottenne il Flavio, ed ecco
come registró la cosa.

« Nostra fulginatensis respublica, inter oratores ad Smum D, N.
Paulum III nuper in pontificem assumptum, me etiam Federicum
elegit ;- et cum publico munere functus essem, suppliciter eius Bea-
titudinem rogavi ut annuos viginti quinque auri nummos Ecclesiae
F'ulginatensi a sanctae memoriae Clemente VII Pont. Max. con-
cessos, illa confirmare totidemque concedere dignaretur. Illa,

utrumque per benigne concessit. Petiüi etiam prorogationem re-

tentionis bononini unius pro floreno quolibet salariorum. Annuit
libentissime iuxta consuetudinem. Concessit per decennium more
aliorum. pontificum. Addidit et ultra, ad Nostrum et apostolicae
Sedis beneplacitum. Quae clausula idem fere quod perpetuum si-
gnificat. Haec omnia diplomata sive Brevia in Archivio duarum
Clauium Ecclesiae continentur » (1).

Dei due Brevi, non ci resta che quello dei 50 ducati,
che qui pubblichiamo.

Dileeto filio Constantino Orphino Camerae Apostolicae Ciuitatis

nostrae Fulginaten executori.
Paulus PP. III.

Dilecti fili salutem et apostolicam benedictionem. Dudum, sieut
nobis nuper per dilectos filios Capitulum et Canonicos Ecclesia Ful-
ginaten expositum fuit, felicis recordationis Clemens VII immediatus
praedecessor noster, accepto quod Ecclesia Cathedralis Fulginaten pro
eius fabrica, et paramentis, et nonnullis aliis necessitatibus, aliqua pe-
cuniarum subuentione indigebat, uiginti quinque ducatos auri in fa-
bricam, paramenta et necessitates praedictas conuertendos singulis
annis eidem Ecclesiae perpetuo donauit, ac tibi mandavit, ut de quibus-
cumque pecuniis Camerae nostrae Apostolicae, Camerario dictae Ec-
clesiae pro tempore existenti, summam viginti quinque ducatos huiu-
smodi effectualiter ut praemittictur solvere, et numerare deberes, prout
in eiusdem clementis in forma brevis desuper confectis literis plenius
dieitur contineri. Nos autem piis operibus, quantum possimus, fauentes,
uolentesque dictam Ecclesiam, ut facilius et citius necessitatibus suis

(1) Archivio Capitolare. Memoriale del Flavio, fol. 7.

ira So abi oaa

cadi :
x 5; ” f
SEI E TT aT e Le B ete rte PNIS Wa Tra rta n as B Rae td e ea e S BI MERE D E BOE a Li o e UE GOTT c a Ld, a i dd 4: D E cri
S = " — : — —— N

460 M. FALOCI PULIGNANI

praedictis subvenire possit, uberiori apostolicae liberalitatis gratia com-
plecti, ac insuper Capituli et Canonicorum huiusmodi, nobis super hoc
porrectis supplicationibus inclinati, donationem uiginti quinque aureo-
rum dictae Ecclesiae per eumdem Clementem praedecessorem, ut prae-
fertur, factam, quatenus iam in usu sit, usque ad quinquaginta duca-
tos auri similes, auctoritate apostolica tenore praesentium extendimus
pariter et ampliamus. Mandantes tibi, et pro tempore existenti camerae
praefatae in civitate praedicta executori, ut de quibuscumque pecuniis
eiusdem Camerae ad manus tuas peruenturis, quinquaginta ducatos auri
de Iuliis decem pro quolibet ducatu in totum, Camerario dictae .Ec-
clesiae etiam pro tempore existenti, in fabricam, paramenta, et neces-
sitates praedictas, et non in alios usus conuertendos, annis singulis
perpetuo soluere et numerari debeas, dummodo Missas, et alia diuino
cultui in eadem Eeclesia ordinata facere, et celebrare iidem Capitulum
et Canonici non desistant. Admissuri nos dietas pecunias in computis
tuis, prout per praesentes admittimus, et per illos, ad quos spectat,
admitti mandamus. Contrariis non obstantibus quibuseumque. Datum
Romae apud sanetum Petrum, sub annulo Piseatoris, die VIII Nouem-
bris MDXXXIIII Pontificatus nostri anno primo.
Fabius Vigil.

Ma al Flavio non bastò quel ricordo, e l'accenno al
Breve. Egli che avea fatto eternare con. una bella iscrizione
la concessione dei 25 ducati fatta da Clemente VII, fece lo
stesso con Paolo III, e nel Coro della Cattedrale, sotto lo
stemma pontificio, e fra aleune armi di casa Farnese, fece
porre questa iscrizione.

PAVLO III
PONT.
OPT- MAX.
QVOD . XXV * ANNVOS © AVRI : NVMMOS ©

ECCLESIAE * DIVI FELITIANI : A : CLEMENTE

VII * PONT *: MAX * ADDICTOS * APPROBAVIT

TOTIDEMQ : FEDERICO : FLAVIO * DEPRECANTI

IN PERPETV VM CONDONAVIT : SACERDOTES

POSVERE : IDIB. NOVEMBRIS *: MDXXXIV © (1).

(1) L'iscrizione, dopo parecchie peregrinazioni, (vedi Archivio Storico per le
Marche e per 1° Umbria, I, 62, n. 93) sta oggi affissa nella Confessione della Catte-
drale. Il Flavio ci conservò nel suo Memoriale la nota della spesa occorsa per questa
iscrizione, spesa che ammontò a più di 28 fiorini, dei quali ne ebbe 20 M. Iohunne
scarpellino per U.arme de petra, 5 ne ebbero i pittori, 1 il doratore, ecc.
- — — ——

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO ^ 461

E questa loccasione per dar ragione di una frase che
assai onora la città nostra, frase che si attribuisce al Pontefice

}
; 3 EU
‘Paolo III, ma della quale non ha dato nessuno la ragione e . |i
|
|
|
il

la prova. E. vero che questo Pontefice chiamò la città. di Fo-
I ligno: « Christianae Religionis Seminarium, Romanaeque Ec-
j clesiae Sacrarium? ». Questo raccontano parecchi dei nostri E |
storici, e, valga uno per tutti, questo si legge nella bolla so- i ib
lenne 3 Luglio 1726, con la quale il Pontefice Benedetto XIII | Il
accordò ai Canonici del Duomo l’uso della Cappa Magna (1): Vy e iù
e vi si legge, perché tale notizia fu mandata da Foligno agli il
estensori del pontificio diploma. l |
Quale è la fonte genuina di questo fatto ? E
Recavasi nell'Ottobre del 1535 da Roma a Perugia il | E TI
novello Pontefice Paolo III, ed i Folignati si apparecchiavano |
ad accogliere il Sovrano con tutta la magnificenza possibile.

ELETTO

NE

1 è e ir di Aci
ei iii

LIS

Il nostro Flavio scrisse di quel passaggio una relazione, che
oggi è perduta, ma che fu nota all'infaticabile Iacobilli, il d.
quale la riassunse cosi: « Il Comune di Foligno e suoi Consi- IH
glieri, adi 23 d'Agosto (1535) eleggono otto Consiglieri a far
quest alloggio nel passar per Foligno Sua Santità, come a 8
Settembre vi giunge con 5 Cardinali, molti Vescovi, Prelati,
Ambasciatori, la Vanguardia de Cavalleggeri, e d' Alabardieri cel
Tedeschi, e à Cardinali furono Andrea Masseo Palmerio Napo- |
litano, Gerolamo Ghinuccio Sanese, Gio: Sellaio da Parigi Ve-
scovo di Parigi, Alessandro Farnese Nepote del Papa e Vice
Cancellieri, e Ludovico Sforza Cardinale di S. Fiore. Il Papa . Zi | dk
albergò nel Palazzo di Mons. Giacomo Antonio da Sutri Gover- i
natore che molto fé ornare, e detto Cardinale Sforza alloggio
in casa del detto Flavio, et il giorno seguente di Giovedì giunse
il Conte di Cifuond Ambasciatore di Carlo V Imperatore a
detto Papa, albergando in detta casa del Flavio, e partitosi verso
Perugia il Papa, e l'Ambasciatore, e tutti. Avanti li fulignati

(1) Vedi il testo della Bolla nella Constitutiones Ecclesiae Cathedralis, ecc. Fo-
ligno, 1780, p. 94.
462 M. FALOCI PULIGNANI

fecero grand apparati, e molti archi trionfali, e fra gli altri
una Nave degli Apostoli sopra un Carro, che andò ad incon-
trare il Papa alla Porta Romana, con l’Immagine della Chiesa
Romana, e Cantori dentro che dicevano ECCE SACERDOS
MAGNUS, e recitarono un esastico. Nella porta della Chiesa di
S. Feliciano era un arco trionfale, et in esso un Giovanetto di-
notante il Genio della Città di Fuligno che recitava un deca-
sillabo ad PAULUM III PONT. MAX. Nell' arco era un iscri-
zione, che diceva: IUSTITIAE PACISQUE ASSERTORI.
Nella porta del Palazzo Pontificio era un arco trionfale con un
Giovane figurante l' Umbria vestito con preziose vesti, che can-
tava venti versi in lode del Papa. Nell arco era scritto: IU-
STITIAE LIBERTATIQUE (sic) VINDICI. Il Papa si fermò
in Foligno alcuni giorni, (1) facendo molte accoglienze a Folignati,
dicendo QUESTA CITTÀ ESSERE UNA SACRISTIA DI
S. CHIESA, E MOLTO DIVOTA. Teneva alli suoi servitii
Gio: Battista Elmi Dottore, e Pier Luigi Gherardi da Cannara
Cittadino di Fuligno, e Marito di Assentia di Gio: Giacomo
lacobilli » (2).

Ma se ci manca il racconto del Flavio, abbiamo quello
più importante di Biagio Martinelli, ceremoniere del Papa,
il quale lo accompagnava, e giorno per giorno scriveva il
diario di quello che vedeva. Egli racconta che avea preav-
visato il Clero e il Comune e tutta la cittadinanza della ve-
nuta del Pontefice, e che tutti aveano predisposta una grande
accoglienza. Una delle cose che colpì il Papa fu una mac-
china girante sulla quale erano dei bambini vestiti da An-
geli, che cantavano lodi, inni, e recitavano epigrammi. E in
mezzo a questa macchina o ruota ve ne era una seconda,
più piccola della prima, la quale « girava anche essa » ma
in senso opposto, « ita ut, scrive il Martinelli, ita «wt Ponti-
fec et omnes alii satis mirarentur de tali ordine suggestus ». Sulla

(1) Quì allude certamente agli altri passaggi di Paolo III per Foligno.
(2) Croniche di Foligno, ad an. 1535.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 463

porta della Città i Priori di essa offrirono al Sovrano le
chiavi della stessa, e dopo che il Papa si era vestito di rocchetto,

stola e mozzetta con cappuccio cremisi, uscì incontro ad esso

tutto il Clero, che stava preparato nella Chiesa, oggi dissa-
crata, dal vecchio Ospedale, la quale forma l’atrio delle
scuole. L'ingresso solenne ebbe luogo così. Baciata che ebbe
il Papa la Croce, si procedette alla Cattedrale, prima la
Croce, poi il Santissimo recato da un Prelato sopra la Chinea,
poscia il Papa, poscia i Cardinali. Vicino alla piazza era un
arco trionfale ove un primo coro cantò dei versi « quae Pon-
tifex libenter audivit ». Sulla porta del Duomo un secondo
coro di cantanti.

In Chiesa tutto procedette coll’ ordine stabilito, ed ivi
scrive il Martinelli « Decanus Capituli fecit officium. super
Papam », il che non so che voglia dire. Poscia il Papa bene-
dixit solenniter, ed il Cardinale Farnese pubblicò le Indul-
genze. Uscito il Papa dalla Chiesa, ivi trovò altre macchine,
« Rotae constructae, continuo volventes, et pueri sedentes et ca-
nentes in contrarium giro et revolutione ». Dalla Chiesa sali al
Palazzo governativo dei Trinci, ed ivi un altro arco trion-
fale, ed altri canti e la recita di altri epigrammi, finchè il
Pontefice si ritirò negli appartamenti stabiliti « ubi quievit ».
Questo ingenuo racconto del Martinelli (1), unito a quanto
ricordò il Flavio nel suo memoriale, fa conoscere quanto
dovè essere soddisfatto Paolo III di quel ricevimento, e
spiega l'origine del suo lusinghiero giudizio sopra la reli-
giosità della città di Foligno. Quel giudizio pertanto fu pro-
nunciato dal Papa Paolo III allorché passó per Foligno
diretto a Perugia nel Settembre del 1535. Più volte quel Papa
nei suoi viaggi a Perugia dové passare per Foligno e qui

(1) Archivio segreto Pontificio, XII, 57, fol. 58. Cfr. PASTOR, Storia dei Papi, V,
784, ove cita anche il cod. latino 12, 547 della biblioteca Nazionale di Parigi. Il Mar-
tinelli serive che abitó presso S. Agostino in casa di una Donna della quale non
seppe il nome « Ego autem mansi in domo cuiusdam Uzxoris .... prope S. Augusti-
stinum ».
464 M. FALOCI PULIGNANI

vedendo così frequentemente i lavori e le migliorie del
Duomo, e la premura che mettevano i cittadini nel com-
pletarlo e decorarlo, dovè certo confermarsi nella sua opi
nione sulla religiosità della città nostra, che avrebbe chia-
mata: « Sagrestia di S. Chiesa, e molto devota ».

Il clero del Duomo fu molto grato e memore per la ge-
nerosità pontificia, e dura anche oggi il pio uso di suffragare
l'anima del Pontefice, poiché il Capitolo, in un giorno della
Quaresima, terminata l' ufficiatura corale, canta delle preci
funebri « pro felicissima anima Pauli Papae III ».

XI.

Tornando al nostro Flavio, dal sin qui detto non co-
nosciamo ancora il pensiero veramente spirituale di lui. Come
cioè esercitasse l'ufficio di Parroco, quanto curasse l' e-
dueazione religiosa della gioventü, come procurasse frequente
l'uso dei Sacramenti, ecc. A ciò non saprei rispondere : ma se
qualche cosa é lecito dedurrre dalle sue premure per la rego
larità del culto, questo almeno deve dirsi di lui, che cioè
a tale regolarità egli teneva. Difatti, finchè egli fu Priore,
non consentì mai ai Cappellani, come accadde dopo la sua
morte, di assentarsi dalla Chiesa nei giorni solenni, perchè in
quei giorni cantavano la Messa i Canonici, e con ciò grave
nocumento si arrecava alla celebrazione dei sacri riti. Fino
a che egli fu Priore, volle che tutti i Sacerdoti, anche nei di
festivi, ufficiassero la Chiesa, ed il Vescovo Camaiani Visita-
tore Apostolico, che nel 1513 riprovó l'uso contrario, rico-
nobbe che esso ebbe origine dopo la morte del Flavio (1),
e che però questi ebbe il merito della regolare osservanza
delle costituzioni di Sisto IV, e del Card. Barbo.

Altra buona indicazione della sua pietà fu l' aver egli
dotata con 200 fiorini la Cappella dell’ Annunziata, che Luca

(1) Archivio Vescovile, Visita di Mons. Camaiani, p. 44-45.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 465

Cibo e i Canonici avevano eretta nel 1516 nel nuovo braccio
della Chiesa, allora allora compiuto, nel punto dove é oggi
la porta dell' organo, dinanzi allaltare di S. Francesco. Il
Flavio il 22 Ottobre di quell anno ne accettò il Patronato,
nel 1533 la. dotó, la decoró (1), e forse alcuni dei versi che
egli serisse in onore della Madonna, dicendo che ne ornava
la Chiesa per soddisfare un voto fatto, si riferiscono a questa
Cappella. i

Per concludere. Il Flavio fu un personaggio complesso,
come la maggior parte degli umanisti romani di quel tempo,
come, se è lecito il paragone il Sadoleto, il Bembo, e, per ve-
nire a nomi più a noi vicini, Blosio Palladio, Fabio Vigili.
Ebbe grande amore alla patria, grande culto per il bello,
grande fede religiosa. Ma questa non era abbastanza illumi-
nata, e però non potea guidare nè moderare nei giusti con-
fini gli altri amori. Quindi vediamo i Comuni coprirsi di
debiti per fabbricare le Chiese, e nel tempo stesso disertare
dai Sacramenti quei cittadini stessi che aveano deliberato
quei templi. Vediamo Ecclesiastici decorare gli altari di
arazzi e di carmi, e vivere poi vita mondana. Il Flavio fu
di questi, fino a che si ridusse a vita più composta e spi-
rituale: e tra il Federico che cantava le bellezze delle donne
genovesi, e il Flavio che nel 1530 pregava Iddio a non farlo
cadere tra gli 2gneos globos, ci corre un abisso.

XII.

Nella prima metà del secolo XVIII scrisse di Federico
Flavio il Bolognini suo biografo, che egli, dilettandosi molto
dell’ eleganza, « fece accomodare la casa della sua solita abita-

zione in Foligno, che in quelli tempi forse non ve ne era un’altra

più comoda e migliore » (2). E la casa dovea essere veramente
signorile, se in essa il nostro Priore potè ospitare tanti
Cardinali, e tanti insigni personaggi. Nel 1529 e nel 1533 vi

(1 IACOBILLI, Croniche di Foligno, ad an. 1516.
(2) Vedi la Fulginia, p. 12.
4 6 M. FALOCI PULIGNANI

ospitó il Cardinale di Cesi, nel 1532 i Cardinali Gonzaga e
S. Croce, nel 1535 il Cardinale Sforza, nel 1536 e 1537 il
Cardinale Grimani, nel 1538 Pier Luigi Farnese, ecc. (1).
Esiste tuttora questa casa, ed ha il prospetto sull antica via
della Campana, fra le vie del Mercato e di S. Vito. Parecchi
anni fa fu rimossa una delle sue finestre elegantemente scol-
pite in pietra, e trasformata in porta di una casa presso la
Porta Abbadia, nel cui fregio si legge FEDERICVS FLAVIVS.
Chi ricordi che il Flavio fu al servizio del Cardinale Riario,
e che questi, edificando il palazzo della Cancelleria, innalzò
il più bel palazzo di Roma; osservando nella casa di Fede-
rico le due maggiori finestre decorate e scolpite in pietra,
trova in esse delle reminiscenze artistiche colle ricche fi-
nestre romane del Palazzo Riario. Imperocchè gli archi di
esse, inscritti in un quadrato, ed ornati di due rosoni nei
triangoli mistilinei, mostrano tale comunanza di pensiero, da
far ritenere che il Flavio, conoscendo l’ architetto del palazzo
cardinalizio, si sia rivolto ad esso per avere il disegno della
casa sua. Frugando, esaminando le pareti ed i soffitti di que-
sta forse non sarebbe improbabile ritrovare dei ricordi del
pensiero del suo antico padrone.

XXXIX.

TOMMASO ORFINI.
Dal 1540 al 1566.
SOMMARIO. — I. Nobiltà della famiglia Orfini. — II. Elezione di, Tom-

maso e sue doti. — III. Stima che ne faceva S. Pio V. — IV. Ere-
zione della Cupola del Duomo. — V. Concessioni di Pio IV. —
VI. L’ Orfini fa stampare la vita di S. Feliciano. — VII. L' Orfini

Vescovo di Strongoli, e poi di Foligno.

Colla morte di Federico Flavio si spense la tradizione
classica che aveva pervasa la vita religiosa anche del Clero

(1) IACOBILLI, Cronache di Foligno. Agli anni suddetti.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 461

della Cattedrale. Non che dopo di lui esulasse dal tempio la
cultura, o che contro di essa si suscitasse una reazione; ma
mentre prima l'eleganza della parola e lo splendore della
forma si alternava con lo zelo religioso, fino a paralizzarlo
talvolta, oggi era il sentimento religioso che prevaleva su
tutto, e si avviava a manifestarsi nella vita e nel comune
pensiero come il valore più grande. La riforma che rumo-
reggiava al di là delle Alpi suscitò dovunque, non una rina-
scita spirituale, (la quale però a Roma, in Italia, nei paesi latini
si destò prima ancora che ne parlasse Lutero), ma un inte-
ressamento vigoroso, perchè questa rinascita si imponesse a
tutti, nel Santuario e fuori, alle classi colte e alle plebi.

Il Priore Tommaso Orfini fu uno di questi rappresen-
tanti del risorgimento cristiano, e se è vero che il Flavio,
rinunciando al Priorato, abbia fatto egli la cessione di questo
all’ Orfini, non avrebbe potuto fare una scelta migliore, e
sarebbe questa un altra, e non la minore, benemerenza, per
la quale dovrebbe esser ricordato.

La famiglia degli Orfini si era creata la posizione, può
dirsi sugli scalini del trono pontificio. Lasciando stare gli il-
lustri zecchieri papali del XV secolo, specialmente Emiliano,
noi nel secolo seguente troviamo intorno alla corte papale né

pochi né volgari personaggi di questa nobile famiglia. Mar- -

chesio Orfini fu accolito di Clemente VII, e mori nel 1566;
Tiberio Orfini, Governatore di Loreto, mori nel 1600;. Giu.
stiniano Orfini, Cameriere segreto di S. Pio V, e Gio. Battista
Orfini che non volle accettare il Vescovato di Camerino,
morirono ambedue nel 1605, Ottaviano Orfini Governatore di
Cesena, morì nel 1615, Antonio Orfini Governatore di Loreto,
morì nel 1622 (1): e tutti questi prelati della illustre fami-
glia Orfini videro, conobbero, ed ammirarono i virtuosi
esempi del Priore Tommaso.

(1) IACOBILLI, Vita di S. Feliciano, p. 164 e seg.

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468 M. FALOCI PULIGNANI

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Nato nel 1511, prima Canonico del Duomo, e poscia, a 29
anni, Priore del medesimo, ebbe la fortuna di vivere a fianco
di quel pio e dotto Vescovo che fu Isidoro Clario (1541-1555)
il quale, nella piccola Foligno, fece tutto quello che nella
vasta Diocesi di Milano fece S. Carlo Borromeo. Isidoro Clario
è personaggio così distinto nello zelo, nella pietà, nella dot-
trina, ha lasciato in Foligno cosi luminose, e tuttora vive
prove della sua carità illuminata, che aspetta un biografo
degno di lui: e siccome l’amico D. Placido Lugano ha
raccolto in proposito notevole materiale, vada a lui da que-
sti fogli l'invito di por mano ad un lavoro, che ai suoi con-
fratelli, ed ai numerosi amici che conta fra noi, dove il
Clario esercitó il suo santo ministero, non potrà non riu-
scire gratissimo (1). Il Clario dunque, e colla sua. vita,
e colle sue prediche, e con la sua operosità, e con i suoi
quattro Sinodi, che tenne nel 1547, nel 1548, nel 1549 e nel
1550 (2) influi sull'Orfini in modo tale, da renderlo un Sa-
cerdote degno, e, bisogna dirlo, una eccezione in mezzo a
quel mondo corrotto nei costumi e così superficiale nella
fede. Noi dobbiamo ricavare questo giudizio da quello che
ce ne lasciarono scritto i contemporanei, e da quei pochi
ricordi anedottici che ci restano della vita sua.

(1) ARMELLINI, Bibliotheca benedictino-casinensts, II, 40. — ZIEGELBAVER, Historia
rei literariae Ordinis S. Benedicti, I1I, 344-347 : IV, 11, 15, 48. — Guzza4ao, Biblioteca
Clarense, II, 5-05. — VIGOUROUX, Dictionnaire de la Bible, II, 703-704. — LAUCHERT,
Der Italianische Benediktiner I. Clarius (in Studien wnd Mitteilungen aus dem Be-
nediktiner, 1908, XXIX, 611-620). — HEFNER F., Voten vom Trienter Konzil (del
Clario) Würzburg, 1912. — Sull' opera del Clario a tempo della Riforma ha scritto il
LAUCHERT, (del quale vedi la recensione nella Civiltà Cattolica, 1913, p. 330), che
nella sua storia degli italiani che combattettero Lutero parla a lungo nelle p. 443-
451. Temo siano perduti i suoi manoscritti, che un secolo fa stavano in Foligno
presso la. famiglia Gigli. Cfr. MARCELLI A., Compendio di Storia Ecclesiastica. Fo-
ligno, 1840, vol. II, 255.

(2) Sono a stampa nel volume Orationes in Sermonem Domini in Monte ha-
bitum, Venetiis, 1556, fogli 104, 109, 116, 119.


I. PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO aa: 469

: Bacconta 4n Cirocchi, nella vita. 2 di G. B. Vitelli, che a
quel tempo nessuno 0 quasi andava a Messa nei giorni fe-.

riali, che. l unica comunione che si faceva ‘era quella di
Pasqua, e chi la faceva « la faceva per uso, e come suol dirsi
a stampa », che i più morivano senza sacramenti (1).In mezzo
‘a quella Scadenie vita religiosa al pio Vitelli e.al nostro

Priore- Orfini riuscì di indurre. ben duecento cittadini ad acco- -
-Starsi ai Sacramenti e comunicarsi in Duomo il Giovedi .
i Santo del 1561. Il Priore cantò la Messa, e poscia distribui:

la Comunione, iniziando una vera mutazione nei costumi re-

ligiosi di quel tempo (2). L’avvenimento apparve tanto straor

dinario, che un. secolo dopo se ne parlava ancora, e il Iaco-
billi, che faceva merito all’ Orfini di aver coltivato la prima
vocazione del giovane Vitelli, scriveva che « essendo VOrfini
Priore, fu il primo ministro ecclesiastico, che con. le proprie

mani comunicasse il popolo nella primiera solennità del Giovedì
Grasso » (3). E fu l'Orfini la prima guida di quella società -
spirituale iniziata dal Vitelli. Egli la coltivava, da lui quei

devoti ricevevano i Sacramenti, onde il buon Priore, con-
fessando quel sant'uomo che era il Vitelli, ripeteva « Quando
confesso costui, imparo il modo di sapermi ben confessare » (4).

È logico attribuire alla cooperazione dell’ Orfini anche
quel: lato della rinascita cattolica, che si manifestò colla fon-
dazione di tante Confraternite. Quella di S. Girolamo nel 1544,
quella di S. Martino nel 1550, quella della Misericordia nel
1565, quella della Morte nel 1566, non possono non aver tro-
vato nel Priore Orfini tutto lo stimolo e l’ appoggio, special

mente dal 1555 in poi, quando egli fu anche Vicario della

Diocesi.

(1) Vita del Servo di Dio G. B. Vitelli. Foligno, 1627, p. 44. SE
(2) FALOCI PULIGNANI M., Notizie del Ven. G. B. Vitelli. Foligno, 1894, p. 13.
(3) Vita: di S. Feliciano, ecc., p. 104.

(4) CIROCCHI, Op. cit., p. 4l.
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ru verra: e a carta: E
4 Von aio

470 M. FALOCI PULIGNANI

Chi racconterà come cominciasse a risorgere in Foligno
lo spirito cristiano prima del Concilio di Trento, e ricor-
derà l’opera dei primi ‘Cappuccini, dei primi compagni di
S. Ignazio, il P. Landrini, il P. Bobadilla, e l'influenza che
essi esercitarono in queste novelle istituzioni, troverà certo
in mezzo a quella vita il Priore Orfini.

III. :

Se mancassero altre prove della serietà e della intelli-
genza del nostro Priore, basterebbe conoscere i grandi rap-
porti che egli ebbe con S. Pio V, e la stima che questi ne
aveva. Imperocchè è da sapere che quel Santo Pontefice, il
giorno stesso che fu eletto Papa lo mandò a chiamare, e
gli dette l’incarico di visitare le Chiese e il Clero di Roma.
E Girolamo Catena, biografo di quel Pontefice, che conobbe
ambedue, chiamò il Priore di Foligno « uomo integro ed in-
trepido per la fede », e ci racconta che fu tosto incaricato di
visitare le Chiese e le Diocesi di Napoli, di Bari, di Calabria, e
di terra d'Otranto (1). In quanto alla visita di Roma, Mon-
signore Caligari il 27 Luglio scrivendo al Card. Commendone,
diceva che nelle adunanze preliminari per la riforma del
Clero, il Papa se la intendeva con tre o quattro persone,
« tutti huomini spirituali, e grati a S. Santità » (2), e che uno di
questi era « il Priore di Foligno ». Riferisce poi nella sua au-
tobiografia il Cardinale di S. Severina, che avendo parlato
lungamente col Papa della scelta dei Visitatori per le Dio-
cesi, e quanto fosse necessario che questi fossero « persone
molto esemplari, prudenti e zelanti », una di queste persone
esemplari che propose fu 1’ Orfini priore di S. Feliciano (3).

(1) Vita del gloriosissimo Papa Pio V. Roma, 1586, p. 86-87.

(2) Analecta Bollandiana. Bruxelles, 1914, vol. XXIX, p. 191. S. Pio V ascoltava
molto anche il-suo Coppiere, che poi fu suo quarto Cappellano, il quale era « Messer
Matteo da Foligno uomo influentissimo ». Vedi MORONI, Dizionario, ecc. XXIII, p. 76.

(3) Archivio della R. Società Romana dt Storia Patria, XII, 341, 360.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO

IV.

A tempo del Priore Orfini ebbe luogo la fabbrica della
Cupola della Cattedrale, la quale faceva parte del grandioso
progetto ideato dall'ignoto ma valoroso architetto del 1457:
e siccome abbiamo raccontate le fasi della costruzione della
Chiesa, così anche della Cupola dobbiamo fare il racconto.

Come fosse ricoperto quel grande cerchio vuoto che co-
ronava i quattro archi sui quali doveva sorgere la cupola,
se con un tetto, o in altro modo, noi non sappiamo; ma è
certo che l'erezione della cupola era antico desiderio di tutti.
Nel 1527 un Gian Nicola Cirocchi lasciava cinquanta fiorini
« ecclesie sancti Felicimnà pro fabrica cuppule » (1), ma non fu

che nell’anno 1543 che si pensó seriamente alla cosa, ed

anche questa volta fu il Comune che ne prese l'iniziativa.
Ma non volle porre mano al lavoro, se prima non avesse
assicurata la maggior parte della spesa occorrente.
Anzitutto si chiese al Papa che le disposizioni testamen-
tarie di beneficenza, nelle quali non vi erano indicate per-
sone o istituti determinati, fossero devolute per una quinta
parte a vantaggio della Cupola. Questa domanda fu propo-
sta ed approvata all’ unanimità nell'adunanza del Consiglio
16 Maggio 1543, dove fu anche stabilito di interessare « pro
huiusmodi impetrationem | Reverendissimum Episcopum » (2).
L'idea era buona e pratica, poiché nessuno piü del Vescovo
di quel tempo potea efficacemente patrocinarla, essendo al-
lora Vescovo quel Blosio Palladio Segretario del Papa (3),
che scriveva i Brevi Pontifici, e che era al caso di portare
à termine la cosa, come fece. Non è stato potuto trovar il
breve relativo, sebbene assai ricercato (4), ma sappiamo come
andette la cosa. Pare che nel Breve si indicasse il modo per

(1) Archivio Notarile, Rogiti di Giubileo di Nicola, ad an.
(2) Archivio Comunale, Riformanse 1542-1544, fol. 125.
(3) EUBEL, Hierarchia Catholica, Medii Aevi, III, 315.

(4) Rossi, Op. cit., p. 360, in nota.
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472 M. FALOCI PULIGNANI

esigere queste somme, e si nominasse anche il Commissario
per esigerle. Questi ordinò a tutti i Notai di Foligno. di fare
un estratto dei testamenti che avevano rogato, dal 1490 circa
al 1548, trascrivendo: caso per caso, nome per nome tutti i le-
gati fatti ad pias causas, a Chiese, ad Ospedali, a Confrater-
nite, a Monasteri, a. Cappelle, ecc. ecc. Gli eredi doveano di-
mostrare di aver soddisfatti tutti quei tali legati, ed in tal
caso ritiravano dal Commissario una dichiarazione di saldo.
Che se questi eredi non avessero fatto il loro dovere, dove-
vano affrettarsi a farlo, rilasciando la quinta parte al Com-
missario stesso, Che faceva del pari la quietanza. Possiedo
io questo grosso volume di estratti, risultante dalle colle-
zioni dei fascicoli che aveano consegnato al Commissario
tutti i notari, colle annotazioni interlineari del Commissario

.Stesso, ed è un volume prezioso, perchè presenta in una se-

rie interminabile di nomi di persone e di chiese, quale e
quanta fosse allora la generosità sacra e filantropica dei cit-
tadini dalla fine del XV secolo alla metà del secolo se-
guente (1).

Un mese dopo si presentò al Comune un altra ottima
occasione per aver denaro. Era morto senza prole il 3 Giu-
gno 1543 Lodovico De Comitibus, e siccome il padre suo Gian-
francesco, lasciandolo erede, avea messo per condizione che
il patrimonio sarebbe dovuto andare ai poveri se egli non
avesse avuto figli, il Comune deliberó il 31 Luglio di chie-
dere al Papa tremila scudi da prelevarsi da quella eredità (2),
cosa che il pontefice accordò volentieri, con breve dato da
Tivoli il 25 Agosto 1543 (3).

In terzo luogo il Comune vi concorse per circa sette-
mila e cinquecento fiorini, imponendo nuove tasse, erogan-

(1) Il volume contiene gli estratti di circa mille e cinquecento testamenti, rac-
colti da venti Notai, né é detto che sia completo: onde vede ciascuno quale miniera
di dati contenga.

(2) Archivio Comunale, Riformanze dette, fol. 154 e seg.

(3) Il breve si conserva. nell'Archivio Comunale Cassa delle sei Chiavi, nella
credenzina 9, e in parte fu stampato dal Rossi, op. cit., p. 359-360.
1 PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FFOLIGNO 473

1)

dovi delle economie, e impeg 'nandovi una. parte del bilancio
ordinario. Dal Monte di Pietà ebbe 43 0 fiorini: la tassa sulla

canapa rese 533 fiorini; l'introduzione del. vino. forestiero

fruttò 615 fiorini: dall’ officio della Vice-Potesteria economizzó -

1281-fiorini: la tassa sul macinato fruttó oltre. 2206 fiorini.

Nel 1543 le Gabelle avevano un sopravanzo di 227 fiorini
..che furono applicati alla Cupola: la tassa sull agricoltura
dette 528 fiorini: fu posta una tassa sul vino che pas:
sava per Foligno, da una porta all'altra, e si raggranella-

rono 31 fiorini: vi erano 126 fiorini di residui in mano del
Camerlengo, ed anche questi andettero per la Cupola; si
tenne vacante per qualche tempo il tribunale di appello, e
si risparmiarono 586. fiorini: 150 fiorini si ebbero dalla tassa
del macello; si vendettero alcune travi, si fecero altre econo-
mie, e così ebbe la bella somma di oltre 7465 fiorini (1). L'enu-
merazione di tutti questi cespiti dimostra quanta tenacia. po-
nessero quei Consiglieri nel trovar denaro, e nel voler riu-.
Scire a qualunque costo.

Ció é tanto piü notevole, in quanto allora il Comune
fabbricava il suo nuovo palazzo pubblico, e la disseccazione
dei paduli gli portava spesa non lieve, e la costruzione della
rocca paolina in Perugia costava denaro anche al bilancio.
del comune di Foligno, e l' inasprimento della tassa sul sale,

. non ralleg grava nessuno. Ma era tanto lo zelo di quei citta-

dini, tanto il desiderio di poter elevare al cielo quella bella

mole, che non esitavano dinanzi a nessuna difficoltà, e do-
i vettero Broprig mettere a prova il.cervello, per cercare ri-

- (1) Nell Archivio del Comune è un volume intitolato Fabbrica detta Chiesa,
composto di tre fascicoli, il primo dei quali è il conteggio intitolato « Introito delle

. gavelle per la Fabbrica di S. Feliciano 1521 », e va. dal 1521 al 1528: il secondo è in-.
'. titolato « Fabbrica della Chiesa Cattedrale 1543 », ed ha in fine un rendiconto,.in
i data 17 Maggio 1554, relativo a « Jovanni Stefani Barnabo, depositario della quinta
Si parte. dei relitti ad pias causas concessi alla Coppula »; ecc. Con un pò di pazienza -

si potrebbe conoscere à quanto ascese questo concorso dal 1543 al 1554. Il terzo fa-.
soicolo é intitolato: Liber fabbrica Coppule Ecclesiae Divi Feliciani, 1543. È questo:
un icis delle spese occorse, e degli introiti, fatto. con esattezza esemplare.

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414 M. FALOCI PULIGNANI

sorse dovunque. Ne é a credere che non si avessero delle op-
posizioni. Una delle tasse era il pagamento di un baiocco
per ogni soma di grano che si introduceva in città, tassa che
oggi chiameremmo irrisoria. Eppure taluno, laico ed ecclesia-
stico, adducendo dei privilegi, non voleva pagarla; sicchè ci

volle una lettera del Cardinale Legato Tiberio Crispo, che

da Bettona il 21 Giugno 1545 scrisse al Governatore di Fo-
ligno, obbligando tutti a pagare, dovendo concorrere ciascuno
ad « un opera cosi pia, e resultante a publico ornamento di detta
città » (1).

Ed ora era da trovare un architetto capace di eseguire
così arduo lavoro. Oggi, attorno a noi, non vi è città che
non abbia Chiese con cupola: ma allora non vi erano cupole.
In Roma si aveva appena il modesto esempio della piccola
cupola di S. Agostino: la Cupola Vaticana non era sorta
ancora, né era sorta la vicina Cupola sopra la Porziuncola,
presso Assisi, né altre città, all'infuori di Todi, potevano glo-
riarsi di una cupola, molto più che quella di Todi non sorge,
come la nostra, sopra quattro navate, quasi pensile. Si ricorse
a Firenze, i cui ingegneri, i cui architetti avevano sotto gli
occhi quella cupola di S. Maria del Fiore, che faceva invidia a
Michelangelo. E nel Settembre di quell’anno 1543 mandarono
a Firenze un Maestro Giacomo Lombardo, perchè cercasse e
scegliesse un architetto capace. Ed egli parti il 25 Settem.
bre, ed il 29 Ottobre era tornato a Foligno con « mastro Iu-
liano fiorentino architetto venuto a dicta fabrica » (2). Ecco tro-
vato l'architetto della Cupola: Giuliano di Baccio. Questi, visto
il da fare, e presi gli appunti, tornò in Firenze, d’onde si
recò di nuovo a Foligno nella primavera dell’anno succes-
sivo, col progetto, con i disegni, col modello, ecc. Venne il
6 Aprile 1544, e il 13 Maggio il Consigliere Cesare Merganti
lo presentò al Consiglio « adducit designatorem monstrantem

(1) Archivio Comunale, Cassa delle sei chiavi. Credenzino 9.
(2) Archivio detto, Liber fabricae, fol. 75.

i
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 475

modellum coppulae, cum cornicibus, scalis, linternaio, et' aliis
qualitatibus, et dicentem impensam superare tria millia scuto-
rum » (1). Ben inteso, tre mila scudi di mano d' opera, senza
contare la spesa viva di pietra, calce, legno, mattoni, ecc.
Il disegno fu approvato, e si dette l'incarico ai Commissarii
di eseguirlo, dando ai fapricatores la facoltà « «t locent dic-
tam fabricam pro quanto minori pretio poterunt, ad effectum ut
comunitas sit certa de impensa ». Il 26 Maggio M. Iuliano de
Baccio fiorentino architetto (2) ebbe pel disegno sessanta scudi,
e si restitui a Firenze, ne di lui poscia si parla più. Figura
invece come architetto nei conti del Comune « M. Filippo delli
Salvi da Como architetto » (3) al quale si fanno pagamenti per la
sua venuta, per sua provisione (4), per sua mercede ed viateco di
giorni sei (D), per li modini e portatura di essi per la fabbrica,
per tre forme di capitelli di colonde (6), ecc. Il 15 Ottobre 1545
si pagano 7 fiorini a Pietro nepcte di M. Filippo abitante in
Todi, per intagliar e far li capitelli delle colonne di nicchie de
detta Coppula (17).

Da quei conti può dedursi che la Cupola fu costruita
dall’ Architetto Filippo delli Salvi da Como, il quale, accet-
tasse, o modificasse, o abbandonasse il modello di M. Giu-
liano di Baccio, non si sa. Egli si era domiciliato a Todi,
ove, come architetto e scultore, lavorava nella Chiesa della
Consolazione (8), e di là veniva spesso a Foligno ha reveder
la fabrica (9) come si legge sotto la data 10 Ottobre 1546.
Pare che la Cupola sia stata data a cottimo ad una società
di Scalpellini e Maestri Lombardi, i quali, oltre il nominato M.

(1) Archivio Comunale, Riformanze 1542-1544, fol. 288.
(2) Archivio detto, Fabbrica della Chiesa. Bolletta 39.
(3) Ibidem, Bolletta 109.

(4) Ibidem, Bolletta 115.

(5) Ibidem, Bolletta, 134.

(6) Ibidem, Bolletta 153.

(7) Ibidem, Bolletta 176.

(8) PENSI, Todi, guida per i forastieri. Todi, 1912, p. 21.
(9) Archivio Comunale, Libro detto. Bolletta 248.
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416 M. FALOCI PULIGNANI

Filippo Architetto, si. chiamarono M. Bernardino, M. Serafino,
M. Pietro, M. Donato, e forse. anche altri con essi, i quali
si erano impegnati a lavorare tutto ciò che era affare di
scarpello, colonne, capitelli, cornici, ecc. Il 12 Decembre
1548 si parla del ferro adoperato per l'occhio (1); sicchè pare
che il lavoro fosse a buon termine, massime che, subito dopo
quella. spesa, si segna un pagamento di 226 fiorini pagati alla
nominata società di scalpellini « per resto et ultimo pagamento
delli due milia fiorini importati tutto il cottimo di detta fabrica,
come appare per contratto Rogato per Io. Battista Scarmiglio:
ne » (2). Il 25 Gennaio 1549, si pagano due fiorini ‘per ca-
riggio de ingonmorime (3), e il 2 Maggio si pagano « 75 scudi,
pari a 150 fiorini al depositario della Coppula per sua pro
vigione » (4). Il lavoro sembrò tanto terminato, che.il giorno
seguente 3 Maggio 1546 si deliberò dal Comune di devolvere
ad uso diverso: « omnes introitus quos habebat coppula S. Feli-
ciani » (5). Ma la cupola avea bisogno di altre spese, e, fra
le altre cose, mancava la indispensabile copertura di piombo,
che il Comune quasi volea porre a carico del Clero (6).
Sembra che allora corresse un po’ di tensione fra il Ve-
scovo (si ricordi che nel 1549 era Vescovo. Isidoro Clario) e il
Comune. Questo si occupava di interessi e di arti: quegli non
faceva che insistere col Comune per la riforma dei costumi,
e non faceva che scrivere e predicare. Oggi volea che il Co-
mune confinasse in un luogo solo le male donne, domani che
facesse rispettare il giorno festivo: una volta raccomandava
che non si facessero morir di fame i trovatelli, poi: che si ri-
nunziasse al lusso, e si pensasse alla povera gente, e così via
via, tanto che non mancava chi lo molestasse, ora violando le

(1) Ibidem, Bolletta 517.

(2) Ibidem, Bolletta. 518.

(8) Ibidem, Bolletta 519.

(4) Ibidem, Bolletta 526.

(5) Archivio Comunale, Riformanze 1548-1549; fol. 77.
(6) Ibidem, fol. 84.

"iie wo,
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO .. 477

sue franchigie, ora ponendogli il macello presso la porta del È

Duomo, ecc. Egli che. avea a sua disposizione la quinta parte
dei relitti ad pias causas, volea SQ quella ornare il coro e il

‘presbiterio, mentre il Comune, come si è detto, volea erogarla .

- diversamente. L architetto- poi, a cui urgeva "di coprire la
cupola col piombo, e che vedea i pericoli di un. ‘ulteriore di-

lazione, ricorse al Vescovo, dicendo che se il lavoro non si

fosse compito presto, si correva rischio di veder rovinare la
Cupola. ‘Il Vescovo, per amor di pace, pur -Jamentandosene,
rilasció'al Comune anche quel denaro che riteneva dover
| spendere a suo modo; anzi, ai Canonici raccomandò di non
lamentarsene neppure, ma quando vide che, essendo- termi-
‘nata la massima parte dell’opera, si poteva temere ‘un di-

sastro se non si pensava tosto a compirla, allora, imitando ©

l'esempio del suo antecessore il Vescovo Cibo, il Clario, ac-

compagnato dai Canonici, si recó al Consiglio Comunale, ed a: em
.quei Padri Coscritti fece un rabbuffo cosi serio, ma nel mede--
simo tempo cosi conciliante e remissivo, che non potè non otte-.

nere quello che desiderava. « Che dirà di Voi, (disse egli nella
Sua oratio vigesima tertia habita in senatu. Fulginensi), che dirà
di voi Paolo III che vi ha concesso tanto denaro, se non pen-

sate a compire: il lavoro? Che dirà il. passato Vescovo Blosio -

Palladio, che si occupò tanto per favorir vi? Avete fatto il più;
ed. ora, vi rifiutate a far il meno, e tollerate che il presbiterio
sia disadorno, mentre ogni parrocchietta fa del suo meglio per
decorarlo. Non dite che tocca al Clero e non ai Laici l’edificare le
‘Chiese, imperocchè le Chiese sono fatte per uso del popolo, e quando
manca il popolo non vi è ragione che vi siano le Chiese. E poi,
: quali mezzi ha il Clero per provvedere? Voi divorate tutto il pa
trimonio della Chiesa: al Prete date appena il vitto e la veste,
‘e del patr imonio ecclesiastico vi servite per governar la famiglia,
per dotar. le figliuole, per fabbricar palazzi. Avete spogliato Cri
sto, ed’ ora volete che egli. si vesta da 88:5: Du

o ) OL ARI ISIDORI, Episcopi Fulginatis, Orationum. quas appellavit ectraordt-
narias, Xo s Venetiis 1567, ok 100-103,

pistacn
ae

478 M. FALOCI PULIGNANI

Questo discorso severo, fatto da un Vescovo dotto, ze-
lante, caritatevole al sommo, pel quale non vi era umana mi-
seria alla quale non soccorresse, dovette fare impressione
profonda. Forse esso fu recitato nell’ adunanza del Consiglio
del 13 Giugno 1549, nella quale il Cancelliere registrò laco-
nicamente una « expositionem Reverendissimi Episcopi, quae
fuit in effectu ut Coppula sancti Feliciani perficiatur » (1). Ma
l'adunanza dovette essere solenne e impressionante. Con 65
voti favorevoli e 10 contrarii fu stabilito di continuare il
lavoro, destinando per esso il reddito del Macello, e siccome
poco dopo il 3 Settembre, da Roma, lo stesso Segretario del
Papa, il Blosio avea stimolato i negligenti raccomandando
« ut perficiatur. coppula », si osservó che nella fiera di Recanati
si era già contrattato il piombo per ricoprirla (2): e per tirar
via piü presto, il 22 Ottobre si destinarono all' uopo altri ce-
spiti di rendita (3) Ma il lavoro, così faustamente iniziato,
si compiva tanto a rilento, che nel 1562 dovette concor-
rervi Pio IV con 400 scudi (4), e solo il 5 Settembre 1561 fu
posta sul cuppolino la croce dorata con la palla sottostante,
la quale, come notó un cronista, « tiene 66 boccali » (5) cioe
poco meno di un quintale € mezzo.

Non mi pare poter lasciare questo cenno sulla costru-
zione della Cupola di S. Feliciano, se non vi aggiungo una
parte della grave concione del Vescovo Clario, fatta ai Con-
siglieri nel palazzo Comunale il 13 Giugno 1549.

Cernebam aliquot iam menfes oportere me in hoc fenatu, uene-
randoque confeffu uerba facere multas ob caufas, fed quando eiufmodi
negocium effe frequens non debet, expectaban, dum grauior aliqua ur-
geret necefsitas, qua exiftente omnia uno tempore possem commemo-

rare, que cum mihi nunc uifa fit accidiffe, iudieaui hodiernum diem
huie concioni effe opportunum . in qua omnia, quae mihi dictu uiden-

(1) Archivio Comunale, Riformanze dette, fol. 86.
(2) Archivio detto, Ríformanse cit., fol. 109.

(3) Ibidem, fol. 119.

(4) IAcoBILLI, Annali di Foligno, ad an.

(5) Ibidem, ad an.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO
,
tur neceffaria, uestrae utilitatis ac totius ciuitatis gratia, quàm potero
breuifsime, explicabo. Vt autem primum illud aggrediar, cuius gratia
accelerandum iudieaui meum in fenatum aduentum, meminiftis, me pu-
blieis in templo concionibus adhortatum uos fuiffe, un fedulo daretis
operam, quò ftructura illa templi, quam cupulam appellatis, maturè
abfolueretur, quando aliquot iam nummorum aureorum millia infumpta
in eius fabricam funt, & quod reftat impendendum exiguum eft prae
eo, quod iam eft impenfum . at uerò cum cernerem negocium frigidè
tractari, admonui .aliquoties praefectos operis, admonui magiftratum,
ne ceffarent, fed nihil uidebam profici . quin audiebam praeterea quo-
tidie aliquid imminui de ea pecuniae fumma, quae de publicis uecti-
galibus ipfi fabricae fuerat afsignata . haec ego cernens & admonitus
etiam ab architecto, fore, ut, si plus aequo prorogetur res, tota fabrica
corruat, curaui tanto. periculo atque imminenti damno occurrere pro
uirili mea . uideo enim, fi res tanta, (quod prohibeat benignifsimus
Deus,) tantusque labor perdatur, non folum damnum ingens futurum,
fed maximam praeterea ignominiam uobis totique ciuitati effe inurenda.
quid enim Paulus tertius pont. max. qui tantam pecuniae fummam in
hoc opus infumendam largitus eft, quid Blafius Palladius, qui inter-
ceffor eius habendae fuit, sunt dicturi? quem pofthae iuuandi ueftri
animum illís relinquetis? metus etiam est, nequa & mihi negligentiae
culpa impingatur, quae res acriores etiam alloquendi ueftri adhibuit fti-
mulos, quanquam nullam ego mihi uideor partem, cum hanc impleuero,
quae prae manibus est, officij mei praetermitiffe, quod adeo fic cogno-
feite . Cum uidiffem huius fabricae opus eó fuiffe perductum, ut quod
reliquum eft, explere ciuitas poffet, hortatus fui ciues in publica con-
cione, ut ftrenuè, quod deeffet, abfoluere curarent, nos interea daturos
operam, ut ex ea pecunia, quam coactam ex ijs, quae ad pias caufas
relieta effent, haberemus, fedes epifeopi & canonicorum, caeterorumque
facerdotum fierent, pudendum enim nimis effe, locum, ubi res, Diuina
quotidie agitur, ità omni ornamento nudum cernere in tam illustri ci-
uitate, cum oppidulum uix ullum reperiatur, quod eam templi partem
nou habeat ornatiorem. hoc plenum & pietatis & rationis confilium in-
tellexi uobis difplicuiffe propterea, quod expectaretis, ut cam pecuniae
fummam uobis afsignarem in hanc fabricam impendendam . ego, qui
cupio cum Paulo omnibus omnia fieri, ut omnes lucrifaciam, nequa fie-
ret turbatio, fedare hune ueftrum appetitum uolui, & mutato confilio
omnem obtuli pecuniam, & nihilo tamen minus uidebam uos negligere
prouinciam, quod cum mirarer, deprehendi hoc ex multa quorundam
uestrum ignorantia proficisci . audio enim dietum superioribus diebus
in hoc fenatu fuiffe, negocium hoe non ad ciues fed ad clerum perti-

nere, perinde quafi totum hoc non ueftra fed illorum interfit; qui error:

opinionis nifi à uestris mentibus auellatur, mala, quae dudum com-
memoraui. fecutura omnino funt. quare dum hac de re loquor, quaefo,
ut, quemadmodum facitis, me attentè audiatis . nam intelligetis rem

e

SERE
Tra
por

Ime.

480 M. FALOCI PULIGNANI

longé diuerfo modo fe habere atque à uobis creditur. Clerus.& facerdo-
talis omnis ordo non fui fed populi gratia eft inftitutus . fublato enim
populo, nullus facerdotum ufus eft neceffarius, qui fuis in minifterijs
omnibus populo inferuiunt in ijs, quae ad Deum pertinent . templum
uerò locus eft, in quo facerdotes Diuina uobis facramenta adminiftrant.
quód. fi facerdotes ipfi, ueftri caufa miniftri Dei funt, nimirum locus
etiam ipfe, in quo feruiunt, propter uos conftructus eft . nònne cernitis
àtque experimini, quantum ad componendum interiorem hominem iuuet
ftructura ipfa atque ornatus templi, cum in illud uos recipitis, ut ali-
quantum à mundi tumultibus: uos uindicetis ? fi ergo templum uobis
ueftrisque ufibus factüm eft, quaenam: eft uecordia iudicare. ftrueturam
templi ad clerum pertinere? fed efto, concedatur (feimus enim quid le-
ges canonice hac de re difputent) hoc cleri effe munus, oftendam tamen
uos effe impedimento, quo minus clerus hoc praeftet . Refpondete enim
mihi, quibus ex pecunijs vultis clerum templum edificare? nimirum ex
fruetibus ecclefiafticis . at hos fructus. quis pofsidet? an non praeter
uictum & cultum facerdotum, uos ecclefiafticas omnes facultates alendis
filijs, locandis filiabus, pafcenda familia, amplificandis domibus deuo-
ratis? exfpoliatis Chriftum, & vultis praeterea ut ipfe fe ueftiat? quibus
rebus? aere & hoc fpirabili elemento? cernitis in quot fe laqueos ceca
mens-& à Deo. aliena induat? & quàm multa in hunc modum peccatis,
quae ne peceata quidem effe intelligitis?

V:

Non sappiamo quale parte abbia presa il Priore. Orfini
in tutto questo movimento edilizio e finanziario. Ma una con-
cessione pontificia ulteriore di altri cinquanta ducati anni à
favore della Chiesa, aecordati da Pio IV con Breve 23 Ago-
sto 1560, prova quale interessamento egli abbia preso in pro-
posito. Il Breve, segnalato dal Rossi (1) non mi è riuscito di
trovarlo, nè so a chi sia stato diretto. Si rifletta però che
nel 1534 il rappresentante della finanza del Governo in Fo-
ligno era Costantino Orfini suo parente, onde se questi nel
1560 copriva ancora quell'ufficio, apparisce chiara. la parte
che egli ebbe nella nuova concessione sovrana (2).

(1) Op. cit. p. 360, in nota.
(2) Questi redditi furono pagati ala Chiesa regolamente fino a tempi nostri; se
non che le vigeuti leggi non vollero riconoscere questo peso a carico dello Stato, e
la Chiesa, dopo una lite dispendiosa, ne fu privata.
|I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO
VI.

Forse ultima delle sue opere, come Priore, fu il divul-
gare la vita di S. Feliciano, che nel 1550 avea composto Isi-

doro Clario. Questi, nel giorno 24 Gennaio di quell’anno, re- -
citò un omelia, che non era se non la vita del Santo boe

ne offri il manoscritto al Consiglio Comunale, che nell’ adu-
nanza del 27 di quel mese, con 65 favorevoli sopra 69 pre-
senti, ordinò che si stampasse (2). Il che però, forse per

mancanza di stampatori sul posto, non fu fatto mai. Quin-.

dici anni dopo si occupò della cosa il nostro Priore, il quale,
per volgarizzare anche meglio quel lavoro, lo fece tradurre
dal Domenicano Fra Tommaso Neri dei Predicatori, e poscia
lo fece stampare in Foligno nel 1566 nell’ officina Colaldi Can:

tagalli (3). Il libretto, raro e prezioso, è un argomento dello -
PIER » 1 è . Ji =

zelo che aveva l' Orfini, il quale è chiamato in esso « Dottore

eccellente dell'una et dell’altra ragione, Priore di san Feliciano .—

et commessario della Santissima Inquisitione s.

VIII.

Ma la costruzione materiale della casa di Dio che te:
neva occupate tante attività, non dovè tener molto occupato
il nostro Priore. Esso, come Visitatore Apostolico, pellegri-
nando nel Napoletano e nelle Calabrie, probabilmente a tutto

(1) CLARII F., Orationum quas extraordinarius appellarit Vol. secundum, Ve-
netiis 1567, fol. 149-155.

(2) Archivio Comünale. Riformanze 1556-1557, fol. 13. iA

(8) FALOCI PULIGNANI M., Notizie sull’ arte tipografica in Foligno, durante il
sec. XVI. Firenze 1903, p. 25-26. Libretto in 8, di ©. 24. In fine si legge: Stampata in
Foligno per Agostino Colaldi, appresso.a Vincentio Cantagallo, l’anno 1566. Feci
poi ristampare questa versione nel volume: XY XVII Centenario di S. Feliciano. Fo-
ligno 1904, p. 198 e seg. i
== —— E gn) Mum

452 M. FALOCI PULIGNANI

quel lavorio non assistette. Ma, presente o no che egli fosse,
il suo merito dovea esser conosciuto, se il 14 Agosto del
1566 gli fu conferito il Vescovado di Strongoli, essendo stato
riconosciuto che egli avea « omnia requisita a S. C. Triden-
tino, cum retentione omnium compatibilium, et ad sex menses
tantum etiam Prioratus Ecclesiae Fulginaten » (1).

Non possiamo seguirlo dopo che fu Vescovo a Strongoli,
e poscia a Foligno, ove morì nel 1576, ed ove fu sepolto
nella Cattedrale con un bel deposito che oggi trovasi nella
Confessione. Fra le sue opere più commendevoli è da ricor -
dare il suo Sinodo Diocesano, fatto nel 1571, e pubblicato
per le stampe (2), il che non valse a risparmiargli i di-
spiaceri della visita apostolica di Mons. Camaiani, il quale,
venuto nel 1573 a visitar la Diocesi, fra i non eccessivi elogi
che fece alla sua pietà, trovò modo di fargli molti addebiti,
non per quello che fece di male, ma per quello che non riu-
scì a fare di bene, forse perchè talvolta vi sono dei Visita-
tori Apostolici, i quali, per poter dire di aver fatto qualche
cosa, censurano chi fa un po’ di bene, con il pretesto che non
trovano sia stato fatto l’ ottimo. E così l amico, il consigliere
di S. Pio V, quegli che a preghiera del Santo Pontefice avea
suggerito il modo di visitar Roma e l'Italia, quegli che fu
campione di coraggio nel resistere ai regalisti di Napoli che
non volevano visitasse nei rapporti religiosi la Real Corte,
costui fu tacciato di negligenza e di debolezza, e dovè san-
tamente chinare il capo dinanzi al severo ma forse non
giusto censore.

Nella cripta del Duomo si vede il suo sepolcro, il suo
ritratto, il suo elogio, del quale presentiamo la riproduzione,
dove può chiaramente leggersi l’elogio stesso.

(1) Archivio Vaticano, Archivio Concistoriale, Acta Camerae, vol. IX, fol. 192.
(2) Ho descritto il rarissimo libretto nelle Notizie sull’ arte tipografica in Fo-
ligno durante il secolo XVI. Firenze, 1908, p. 28.
—— v mur DER MED DNEE
nnt

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"
»

Sepolero di TOMMASO ORFINI, Vescovo di Foligno, che fu Priore

dal 1540 al 1566.

A tad

ella Cripta della Cattedrale).

(N
Min

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO

XI

VINCENZO FLAVIO.
Dal 1566 al 1599.

SOMMARIO. — I. Sue qualità. — II. La Cappella di Michelangelo. —
IIT. La Confraternita della Carità dei Preti. — IV. La trasforma-
zione della Cripta. — V. Passaggio di Clemente VIII. — VI. Di-
visione delle Parroechie. — VII. Sua morte.

TI:

Nel 1566, per la promozione dell' Orfini al Vescovado di
Strongoli, fu fatto Priore della Cattedrale Vincenzo Flayio, che
era forse Nepote, certo parente, del Federico Flavio che ab-
biamo conosciuto. Questa data del 1566 ci viene fornita dal-
l'elenco del Iacobilli, ma nella visita fatta da Mons. Cama-
iani nel 1513, si legge che egli ebbe la bolla di nomina il
21 Settembre del 1571 (1). In quello Bolla il Priore è an-
che nominato Parroco, « animarum cura eidem prioratui im-
minere », onde Mons. Camaiani disapprovó che questa ve-
nisse esercitata dai vice-parroci, ed ordinó al Flavio, che se
non voleva che la Parrocchia della Cattedrale fosse la peg-
giore della Diocesi, facesse egli da Parroco, e si servisse dei
vice-parroci solo là dove non poteva egli arrivare. Vedremo

poi che, insensibilmente, il Capitolo cercò in seguito di dimi-

nuire le facoltà parrocchiali del Priore, fino a far constatare
che la Parrocchialità non risiedeva nel Priore, ma nel Capi-
tolo, con quanto danno della buona amministrazione della
Parrocchia lo dicono le recenti disposizioni canoniche in
materia (2).

Egli peró, malgrado i tempi, era un degno ecclesiastico,
né il Camaiani gli fece serie rampogne, delegandolo anzi ad

(1) Archivio della Curia Vescovile, Visita di Mons. Camaiani, p. 44, 72.
(2) Acta Apostolicae Sedis. Roma, 1912, vol. IV, p. 32-44.
484 M. FALOCI PULIGNANI

esaminare quei Sacerdoti che avesse creduti incapaci a ce-
lebrare la Messa secondo il nuovo Messale di S. Pio V, ed a
sospenderli anche, col consenso del Vescovo, ove lo credesse.

Fu certamente per sua. cura che si introdusse l'uso di
scrivere in un volume i verbali delle adunanze del Capitolo.
Prima si scrivevano anche col mezzo del notaio, ma in fogli
separati, e se ne abbiamo pubblicati taluni dei secoli prece-
denti, essi ci sono pervenuti per caso. Nell'adunanza 3 Feb-
braio 1584 il Flavio e i suoi Colleghi determinarono di scri-
ver tutto quello che avveniva, in un volume, che intitolarono
« Librum Actorum et Decretorum | Capituli maioris Ecclesiae
Fulginaten » (1) Questo libro fu poi seguito da altri, i quali,
se non completa, se non sempre lieta, contengono la storia
più del Capitolo che della Chiesa e del culto di essa.

IL

Il Priore Vincenzo Flavio vide sorgere nella Cattedrale
la Cappella Iacobilli, che è quella la quale oggi chiamiamo
del Sacramento, ed ha la forma di una piccola Chiesa, alta,
regolare, con una bella cupola che la ricopre. Essa fu eretta
da Francesco Iacobilli, illustre scienziato e benemerito citta-
dino di Foligno, ove mori il 6 Febbraio del 1575, avendo
dotato nella Cattedrale due Canonicati e due Cappelle. Lodo-
vico Iacobilli, che scriveva mezzo secolo dopo, e il cui Padre
potea aver veduto sorgere quella cappella, la descrive così.
« Questa è disposta in forma di piccola Chiesa, con la sua Cu-
pula, et vagamente compartita per disegno di quella fenice degli
Architetti, Michelangelo Buonarota » (2). Ora, non è possibile
che egli abbia errato, trattandosi di una notizia, relativamente

(1) Gli Atti Capitolari sono compresi in parecchi volumi, e tutte le volte che
ricorreremo ad essi, col numero romano indicheremo il volume, col numero ara-
bico la pagina.

(2) Vita di S. Feliciano, p. 93. Vedi il mio studio 701 Duomo di Foligno e l° Ar-
chitetto Piermarini, p. 58-59.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 485

recente, e che la tradizione domestica gli rendeva sicura.
Ed ove mancasse questo criterio, la linea severa e gran-
diosa del piccolo tempio, conferma con considerazioni arti-
stiche quanto ci conservò l'istorico cittadino. Il Laspeyres,
esaminando in Foligno le opere della rinascenza, credette
dar luogo a questa cappella tra le più belle cose del-
l'architettura classica (1) Sicchè questa Chiesa, agli illustri
nomi degli architetti che vi posero mano, può aggiungere
anche il nome del massimo di essi, il Buonaroti.

III.

Questo Priore Flavio, essendo Priore della Confraternita
della Carità dei Preti, fece riformare nel 1581 gli statuti di
detta Confraternita, della quale si è parlato a tempo del
Priore Nicolò Baldoli (2). Questa Confraternita, eretta da
Corradino Trinci nel 1330, avendo avuto il suo statuto nel
1485 dal Vescovo Bettini, in quest'anno 1581 rinnovò le sue
costituzioni, con un regolamento amplissimo, nel quale vanno
a paro le formalità regolamentari con le prescrizioni liturgi-
che e le raccomandazioni fraterne. Imperocchè il capo più
interessante di queste saggie Constitutiones è quello de titulo
societatis, dove si legge che essa non ha il titolo Società dei
Preti, ma Societatus charitatis, e ne dà, e poi ne svolge, la
ragione « ut eo nomine quid Confratribus agendum, quidve in
omni vitae tempore fugendum esset significaretur ». Il quale Ca-
pitolo, che, come tutto il resto, non puó non essere che del
Flavio, é una vera lezione di carità fraterna, di condotta
integra, di fede profonda, quale i nuovi costumi del laicato
e del clero, dopo lo riforma tridentina, dovevano far preve-
dere (3).

(1) Die Bauwerke der Renaissance in Umbrien, Berlino 1873, p. 47-48, n. 52-53.
Die Kirchen der Renaissance in Mittel-Italien, Berlino 1882, p. 40, tav. LXIII, n. 225.

(2) Vedi sopr., p. 152 e seg. é

(3) Copia antica di queste Constitutiones Ordinationes, et Reformationes So-
cietatis Charitatis, vel Confraternitatis Praesbiterorum Fulginaten, trovasi sotto
l'anno 1581 nell'archivio Capitolare.

30
- : — ni Sc OC a

486 M. FALOCI PULIGNANI

IV.

Debbo registrare con dolore la parte che prese il Flavio
nella trasformazione, o, meglio, nella profanazione del luogo
più insigne della Cattedrale, cioè della veneranda cripta, o
Confessione, che a suo tempo fu manomessa, dissacrata. Pro-
babilmente essa dovè subire danni enormi quando M. Cola
da Caprarola, livellando la chiesa, abbassando il presbiterio,
innalzando il piano della Chiesa, dovette demolire la scala
di accesso al presbiterio, dove erano le due porte che im-
mettevano al sotterraneo. Ma come la cripta oggi può es-
sere visitata, sia pure con molte modificazioni, così potea
essere rispettata allora.

Fu nella infausta adunanza che tenne il Capitolo il 6 Lu-
glio 1587 che si iniziò l'opera rovinosa.

La Confraternita del Santissimo Sacramento stava re-
staurando la propria cappella, ed avendo bisogno di alcune
cose — non si dice quali — chiese ai Canonici il permesso
di toglierle dalla Confessione. Dovea essere svaligiata! I Ca-
nonici, tutti concordi, anche il nostro Priore Vincenzo Fla-
vio, risposero a quei fratelloni, « cercate pure, frugate, pren-
dete quel che credete. Noi vi aiuteremo ». Strano modo di fa-
vorire il culto, seminando la distruzione fra le più sacre e
venerande memorie del culto stesso! Non basta. Rimosso dalla
Confessione tutto quello che volle la Confraternita, quel de-
voto recesso fu tanto spogliato di tutto, che i Canonici se ne
servirono per seppellire i morti, e una parte di essa fu data
alla Confraternita per farci delle tombe, ed un altra fu ri-
servata al Clero per le sepolture dei Canonici e dei Chie-
rici. Si capisce subito come andette la cosa. Si innalzarono
muri tra colonna e colonna, si aprirono delle buche nel pa-
vimento soprastante, e così furono approntate molte tombe.
Mi fa pena, ma, in omaggio alla verità, debbo riprodurre
quel verbale.
se

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 487

Die 6 Iulii 1587. ;
Congregato Capitulo more solito etc. in quo interfuerunt infra-

seripti. Videlicet. R. D. Vincentius Flavius Prior, et Canonici .... Fuit

propositum in eo quod homines Societatis Sanctissimi Sacramenti in-
tendunt cum Dei auxilio aedificare quanto citius locum siue Cappellam
in loco destinato pro collocando tabernaculo eiusdem sanctissimi Sacra-
menti: et quia pro fabrica erunt nonnulla necessaria, quae asserunt re-

periri in loeo qui dicitur la confessione, subtus Cuppulam siue Tribu- .

nam, ideo vellent ut eis detur commoditas perquirendi an aliquid adsit
in dieto loco aptum pro huiusmodi fabrica. Fuit resolutum, nemine di-
screpante, ut non solum detur eisdem huiusmodi facultas, sed inuentur
in omnibus quae erunt opportuna. Et ita notificetur prioribus eiusdem
Societatis.

Item fuit resolutum ut eisdem hominibus detur facultas con-
struendi seu construi faciendi sepulturas pro fidelium corporibus tumu-
landis in eodem loco detto la. Confessione, ex ea parte, quae est ver-
sus altare maius; alia uero pars dimidia eiusdem loci reservetur pro
aliis occasionibus. Et ultra hoc expensis Ecclesiae fiat alia seppultura
pro tumulandis Sacerdotum et aliorum Clericorum corporibus, quae in
eadem Ecclesia erunt seppellienda, et huiusmodi cura mandata censeatur
Domino Camerario eiusdem Ecclesiae et Capituli (1).

E pensare che proprio in quegli anni Antonio Bosio, e
Cesare Baronio andavano radunando le piü pregevoli anti-
chità cristiane! Quante memorie saranno state allora di-
strutte! Ivi, nella Confessione, teneva le sue adunanze il col-
legio più importante di Foligno, quello dei Mercanti (2): ivi
sì venerava una antica Immagine della Madonna chiamata
« la Madonna del Fiore » alla quale, nel 1523 un tal Niccola
di Tommaso avea lasciato 20 Bolognini, « Altari Imaginis
sancte Marie de flore în confessione: », e circa lo stesso tempo
Bartolomeo di Liberatore avea donato una « imaginem ce-
ream », e un Tommaso di Nicola avea legato 4 fiorini (3).
Alcuni anni fa io segnalai che il Iacobilli ricordava un
ulteriore danno del Vescovo Bizzoni, il quale nel 1592 fece

(1) Atti Capitolari, I, 10.
(2) MENGOZZI G., Dei Plestini Umbri, ecc. Foligno 1781, p. XCVI. Ivi é il verbale
di un'adunanza della Società dei Mercanti, scritto nel 1459 « in ecclesia S. Felitiani,
et in confessione eiusdem ecclesiae ».
(3) Dal mio codice: Legati dei secoli XV e XVI, fol. 92, 235, 243.
488 M. FALOCI PULIGNANI

« far le seppolture nella Chiesa sotterranea, facendovi chiudere
l'ingresso in essa » (1). Ed aggiungevo che quel Vescovo avrà
avuto le sue buoni ragioni per far questo, ma è un fatto
che le proteste non furono nè poche, nè brevi. Il Cirocchi
nel 1620 si doleva che si fosse osato « dimolire gli antichi et
sacri altari » ivi eretti, affermando che nella Confessione vi
erano « molte notabili et devote antichità (2). Il Iacobilli, otto
anni dopo, affermava che l' aver convertito in sepolcri quella
« Chiesa antichissima et devota » procurò la « dispiacenza ama-
rissima di tutti à giudiziosi », (3) onde il Consiglio Comunale,
nell'adunanza 11 Gennaio 1638, alla supplica di un cittadino,
« che nella Chiesa sotterranea di San Feliciano non si possano
più far sepolcri » rispose in due modi; incaricando i Fab-
bricieri a procurare « che non si perda la memoria di essa
chiesa sotterranea », vietando di farvi altri sepolcri, e rimo-
vendo quelli già fatti, e dando ai medesimi Fabbricieri l'in-
carico di fare « una ferrata sotto la tribuna della Chiesa di
San Feliciano, che risponda nel mezzo di detta Chiesa sotterra-
nea » (4). Vedremo in seguito i provvedimenti che poi fu-
rono presi per salvar « /e colonne e le pareti », poichè tutto
il resto fu tolto.
V.

Nel 1598 il Priore Flavio assiste alla grande festa per
il passaggio di Papa Clemente VIII, che andava a prender
possesso del Ducato di Ferrara. Nel pomeriggio del 18 Aprile,
venendo da Spoleto, fu incontrato dalle milizie della Città,
cioè 500 fra Fanti e Cavalieri. Erano con loro 24 Cardinali,
40 Vescovi, e un migliaio di persone di seguito, che la sera
albergarono tutti in Foligno, dove eransi recate dicesi cento
mila persone. Si racconta che la città era così ben messa,

(1) Cronache di Foligno. Ad. an.

(2) Annotazioni alla vita di S. Feliciano, Perugia 1620, p. 48.
(3) Vita dei SS. e BB. di Foligno, Foligno 1628, p. 162.

(4) Archivio Comunale. Riformanze 1628-1641 fol. 150-159.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 489

che, salito il Papa nel Palazzo Trinci, dove dormi, nel la-
varsi le mani per recarsi a cena, al Cardinale Sforza che
gli porgeva lo sciugatoglio, disse tutto contento: « Oh/ quanto
è bella questa nostra città! ». Al che il Cardinale rispose
« Sono più belle le Donne, Padre Santo! ». Il Papa sorrise (1).

La mattina del 19 egli celebró Messa nella Cattedrale,
e dopo la Messa il Priore Vincenzo Flavio pubblicó che il
Pontefice dava la benedizione a tutti i presenti. Fu in quel-
l'oecasione rinnovato il trono episcopale, ed innalzato di tanti
gradini quanti ne occorrevano per elevarlo alla dignità di
trono pontificio. E cosi, elevato di sette scalini, fu inaugu-
rato dal Pontefice, Il Capitolo continuó a conservare il trono
come fu trasformato per Clemente VIII, ed esso servi per
tutti i Vescovi fino al 1719, in cui il Vescovo Battistelli vo-
leva che tornasse alle modeste proporzioni antiche. Al che
si opposero rispettosamente i Canonici, osservando che l’ es-
sere esso più elevato di quanto consenta il cerimoniale ai
Vescovi, ricordava il passaggio di Clemente VIII che sedé
su quel Trono, e che perció non era il caso di rimuo-
verlo (2).

VI.

Visitando nel 1573 Mons. Camaiani la Diocesi, ordinò al .
Vescovo di determinare bene i limiti delle singole parroc-
chie, (3) cosa che se non fu potuta fare allora, fu però com-
piuta nel 1592 da Mons. Bizzoni, essendo Parroco della Cat-
tedrale il nostro Priore Flavio. Conosciuto il proposito del
Vescovo, il Capitolo, a di lui richiesta, il 17 Decembre 1591,
nominò una commissione per tutelare i diritti della Chiesa,
e nell’adunanza del 12 del successivo Gennaio, unanimemente
dichiarò alla commissione di voler considerare come Parroc-
chiani tutti i Forestieri. Assai tutelò questi diritti il Priore

(1) Croniche di Foligno. Ad. an.
(2) Archivio della Curia Vescovile, Vol. Miscellanea, fol. 54.
(83) Archivio detto. Visita di Mons. Camaiani, p. 47-48.
a ——'
cara

EE NIRE enna

490 M. FALOCI PULIGNANI

Flavio, il quale fu il primo della Commissione. Il Vescovo,
tenuto conto dei diritti antichi della Cattedrale, tenuto conto
che essa non puó appareggiarsi con tutte le altre Parrocchie,
ma che piü di tutte deve essere prevalente, divise in modo
le cose da attribuire alla Cattedrale circa la metà della po-
polazione, dividendo l'altra parte con le altre Parrocchie. E
furono posti sugli angoli delle piazze e delle vie i segni delle
singole Parrocchie, che si vedono tuttora, e che sono i ri-
cordi di una divisione fatta con maturità e con giudizio. Ai
quali non sempre hanno guardato quelli che, dimentichi
della continua generosità del Capitolo, vorrebbero sempre
invadere il campo altrui, come vedremo che è stato fatto più
volte nel corso dei secoli (1).

VII.

Vincenzo Flavio Priore dal 1566, Vicario delle Diocesi
nel 1599, il 25 Giugno 1599 fece testamento per rogito di
ser Ludovico Agostini, e lasció ai Vice Parroci un legato,
perché celebrassero dopo la prima, la seconda Messa quoti-
diana. Erano trentatre anni da che era Priore, e il giorno 28
di.quel mese rese l'anima a Dio (2).

XLI.

GIO. FRANCESCO BONAVOGLIA.
Dal 1599 al 1611.

SOMMARIO. — I. Suoi pregi come giureconsulto. — II. La Cappella Mu-
sicale nella Chiesa di S. Feliciano. — III. Durata incerta del prio-

rato del Bonavoglia.

I.

uesto Priore è annoverato dal Iacobilli fra gli scrittori
o
dell Umbria per un grosso volume in foglio, che ai giuristi

(1) Il lungo rogito della divisione delle Par: occhie, stà nell’ Archivio della Curia
Vescovile. Vedi IACOBILLI, Vite dei Vescovi di Foligno. Cod. A. III, 16 della Bibl. del
Seminario.

(2) Archivio Capitolare. Memoria, del testamento del Flavio, 1599.
491

I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO

di quel tempo (poiché egli-un valente giureconsulto) dove
riuscire utilissimo. Da ció che l'istorico ricorda di lui e nel
noto elenco dei Priori del Duomo, e nelle notizie genealo-
giche sulle famiglie illustri di Foligno (1) e nella Bibliotheca
Umbriae (2), si ricava che egli fu uditore della Rota di Ma-
cerata e di Perugia, Vicario Generale di più Vescovi di Fo-
ligno, e che qui mori il 31 Agosto del 1611. Per quanto possa
ritenersi che negli elogi molte volte si esageri, è sempre no-
tevole che lo Iacobilli chiama il Bonavoglia « Juris consultus
celeber », e che nel titolo del suo libro di diritto venga chia-
mato « doctoris celeberrimi, et in utroque iure versatissimi et
erercitatissimi ». Diciamo quindi una parola di questo libro.

Esso è un volume in foglio, di oltre 300 pagine a due
colonne, stampato dai Giunti in Venezia nel 1599, ed è intito-
lato così: « Additiones novissimae doctissimae pariter et ulilissi-
mae D. Iohannis Francisci Bonavoglia, Patritii Fulginatis doctoris
celeberrimi et im utroque iure versatissimi et ecercitatissimi ad
T omnes lasonis Mayni Mediolan. lecturas etc. Chi conosca il
valore del grande giurista milanese Giasone del Maino, puó
valutare il merito di chi si credé capace di fare aggiunte e
dichiarazioni a quelle opere voluminose. Il Bonavoglia de-
dicò il libro a Clemente VIII, con una lettera da Foligno
31 Gennaio 1599, e da essa, e da altre lettere dedicatorie à
lui dirette dal Nepote Gentile « 2urisconsultus et eques auratus » ,
e dal suo parente Tiberio Orfini protonatorio aspostolico, si
rileva che il nostro Priore « iurisconsulti filius, nepos, frater
et patruus » era da 47 anni che studiava legge, che ammi-
nistró la giustizia nel 1551 a Macerata, nel 1551 a Rieti, nel
1563 a Spoleto, nel 1567 in Orvieto, nonché in molti altri
luoghi della Toscana, ecc. che aveva scritto molte opere
1 giuridiche, che altre aveva in animo di pubblicarne, poichè

(1) Biblioteca del Seminario, Cod. C. V, 1, fol. 77.
(2) Bibliotheca Umbriae, Foligno, 1658, p. 164.
_——t_—======"

i

499 M. FALOCI PULIGNANI

in un carme a lui diretto dal nepote Gentile, e che precede
le sue additiones, leggesi:

Afferet in medium varios Bonavoglia labores
Ni citius rumpat Parca inimica filium.

L'autore poi dichiara che il libro fu stampato, perché |
gli editori Veneti « non destiterunt me et litteris et amicorum
interventu rogare ut meos hosce labores... concederem ». Questa
circostanza dimostra che egli aveva acquistata fama certa,

e che i tipografi erano sicuri di far buoni affari stampando
opere sue.

I.

Poche tracce egli lasció come Priore nella storia della
Cattedrale. Ad esso, ed ai suoi Colleghi del Capitolo, nel 1602
fu dedicato un raro libro di musica religiosa, del quale, per
la storia delle nostre Cappelle musicali, é da far parola. Il Clero E
di S. Feliciano da molto tempo avea l'uso di avere un Mae
stro di Musica, e il 29 aprile del 1483 i Chierici dimandarono
un sussidio al Comune, per concorrere a mantenere un valoro-
so insegnante, chiamato M. Rinaldo, che il Vicario del Vescovo
e il Capitolo aveano chiamato ad insegnare Musica. Ecco le
parole che si leggono negli atti ufficiali del Comune di quel.
l’anno. « Clerici fulginates et qui cupiunt musicam discere
exposuerunt Vicarium Domini Episcopi et Capitulum Sancti Fe-
litiani condurisse magistrum quemdam Raynaldum, ad ipsam
musicam tradendam pro pretio florenorum XX in anno, Tamen
parvum salarium esse TAM DOCTO VIRO in ea arte. Sup-
plicaverunt, cum ipsi sint pauperes etc. etc. ». II Comune de-
liberó di accordare a M. Rinaldo due some di grano all' anno, 1
finché egli faceva scuola (1). Abbiamo veduto prima che il
Flavio, con molti stenti, procuró alla Cattedrale un organo

(1) Archivio Comunale, Riformanze 1482-1487, fol. 62.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 493

che costò 2000 fiorini. Nel 1597, a tempo del Bonavoglia, fu
da quest’ organo che fece gustare l arte dei suoni il nuovo
Maestro Curzio Valcampo, il quale, in data di Foligno 1 Gen-
naio 1602, dedico a lui « Joanni Francisco Bonavolia Priori »,
ed ai suoi Canonici, un suo primo libro di musica sacra, inti-
tolato così: i

SACRA R VAI
(C AUN TELEO NVM

QVAE VVLGO MOTECTA
appellantur
Senis uocibus concinnatus,

CACUCOCVOR TIO. VA L-C N-M-E
Chori Mufici Magiftro in Templo Diui

Feliciani in Vrbe Fulginia.
LIHER-BRIMJVS.

I rari opuscoli di questo libro devono essere sette, fu-
rono stampati a Venezia « Apud Ricciardum Amadium,
MDCII », e sono cosi pregevoli, che formano una rarità (seb-
bene la collezione sia incompleta) della Biblioteca Reale di
Berlino, e della Biblioteca Ridolfina di Liegnitz (1).

In Italia sono sconosciuti, ma io ne possiedo due preziosi
esemplari. Il Valcampo non è ricordato negli atti capitolari,
nei quali, durante il lustro accennato 1591-1602, si parla di
M.» di Cappella confermato, ma non se ne fa il nome. Egli
raccomandò al Bonavoglia il suo libro di Musica, dimostrandosi
molto riconoscente per i favori che aveva ricevuto dal Ca-
pitolo, dal quale chiedeva di venir difeso dai nemici. I mot-
tetti sono 24, per le feste principali dell'anno, e... in onore
del Vescovo Bizzoni. Mi piace riferire le parole di questo sin-
golare mottetto:

(1) EITNER R., Biographisch- Bibliograghisches, Quellen-Lexicon der Musiker und
Musikgelehrton. etc., Lipsia, 1900, vol. 10, p. 21.
494 M. FALOCI PULIGNANI

Exultet nostra Civitas
Clerusque cantet laudes
Episcopi Bizoni
Virtutes tendunt sidera.

Quem Vaticana forsan
Altaque in Petri Sede
Locatus erit

Marcum et Antonium
Natum Romanae Gentis
Conserves multos annos
Te Christe chorus supplicat.

Del Valeampi si hanno altre stampe del 1606, 1611, 1621,
ma in Foligno non poté rimanere oltre il 1607, poiché da
un altra preziosa stampa musicale del 1612, che io possiedo,
un altro Maestro di Cappella del Duomo di Foligno, « Gio:
Francesco Possidoni », dedicando im quell'anno al Capitolo
di Foligno i suoi « Concerti Ecclesiastici a Due, Tre e Quattro
voci, con il suo Basso continuo per Sonar nell Organo » (1) etc.
scriveva che egli era al servizio del Capitolo « sono già sei
anni », e peró prometteva, con animo riconoscente, di far
meglio: e scrivendo la lettera da Venezia il 1 Ottobre 1612
si mostrava ai Canonici molto deferente. Il Possidonio er:
di Foligno, nel 1650 insegnava in Orte, ma in quell’anno fu
confermato Maestro in Foligno ove avea insegnato tanti anni,
e dove, come prova della sua serietà, avea ottenuto nel 1616
che il Capitolo facesse un Archivio Musicale (2). In Italia il
suo nome é sconosciuto, i suoi opuscoli si conservano solo
nel Museo Britannico, e l’ Eitner (3), l'unico che lo ricordi,

(1) « In Venetia, appresso Giacomo Vincenti, 1612 ».

(2) Atti Capitolari, I, 58-71.

(3) EITNER, Op. cit., vol. 8, p. 36. È opportuno qui ilricordo di alcuni musicisti
sacri di Foligno, Matteo Albi fu come Cantore al Concilio di Trento, e il suo nome
si legge in tutte le edizioni di quel Concilio. Vedi nell’ EITNER, I, 97, le indicazioni
di tutti gli autori che parlano di lui. Dai libri dei Morti della Cattedrale risulta che
il 25 Febbraio 1602 morì Girolamo Boschetti di Roma, eletto Maestro di Cappella il
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 495

ne sa solo quello che si legge in questi singolari opuscoli
musicali, il cui contenuto a tempo del nostro Priore fu ese-
guito nella Cattedrale di Foligno sull'Organo fatto fare da
Federico Flavio.

III.

Egli dovè esser fatto Priore dopo la morte del Flavio, la
quale, come si è visto, accadde il 18 Giugno 1599, e dovè ces-
sare con la morte, avvenuta il giorno 31 Agosto 1611: ma
egli, o rinunziò prima, ovvero ebbe prima di morire un coa-
diutore nel suo nepote Gentile, che fu poi suo successore.
Negli atti capitolari dal 1599 in poi è una grande confusione.
Nell’ adunanza 5 Febbraio di quell’ anno il Priore Vincenzo
Flavio è assente « propter infirmitatem »: il 7 Gennaio 1602
figura come Priore « /o Franc. Bonavoglia »: il 22 Marzo
1605 « il Sig. Vincenzo Flavio Priore », il 3 Febbraio 1606
« D. Franciscus Bonavoglia », il © Aprile 1608 « è Stig. Gen-
tile Bonavoglia Priore »! O il Segretario che scriveva gli atti
fu molto trascurato, ovvero a noi mancano elementi precisi
per stabilire la data di questo Priorato. Forse la verità sarà
questa, che il nostro Gio. Francesco sarà vissuto fino al 1611,
ma che prima avrà rinunziato al suo Nepote. Se nel 1599 il
Bonavoglia dichiarava di aver studiato legge da 47 anni, può
ben dirsi che allora ne aveva 67, e se morì nel 1611, cioè
di 78 anni, può ben supporsi che verso il 1608 conoscendosi
inabile a sostenere il peso della Parrocchia e della Chiesa,
abbia rinunciato al nepote.

‘ 18 Maggio 1595 Att Capitolari, 1, 34. L. Iacobilli, ricorda che nel medesimo anno
morì il Padre Gio: Maria Benassai Vic. Generale degli Agostiniani « 4nsignis Mu-
sicus ». Bibliotheca Umbriae, p. 160. Dall'indicato registro dei Morti risulta che il
26 Giugno del 1678 morì D. Lodovico Palletto di Corvia « Musicus Celeberrimus ». Più
celebre é Antonio Liberati, organista in S. Maria dell'Anima, ivi e alla Trinità dei
Pellegrini M. di Cappella, Cantante della Sistina, autore di un Ragguaglio sullo

stato antico e moderno della Cappella Sistina, manoscritto N. 1797 nella Chigiana, e

di una Lettera a stampa, Roma 1685, sul valore di cinque concorrenti al posto di
rcm a sm und

———

496 M. FALOCI PULIGNANI
XLII.

GENTILE BONAVOGLIA.
Dal 1611 al 1617.

SOMMARIO. — I. Epoca di questo Priore, e sua cultura. — II. Il culto

di S. Messalina.

Anche di questo Priore conviene dire quel che fu ac-
cennato delsuo predecessore. Scrive il Iacobilli che egli fu
Priore dal 1611, e mori il 24 gennaio del 1617 ; ma queste date
conviene rettificarle. Abbiamo veduto che egli nel 1608 figu-
rava già Priore, probabilmente come coadiutore di suo zio
Gio: Francesco: egli poi non poteva piü esserlo nel 1615,
perché un'adunanza Capitolare del 6 aprile di quell'anno
fisura presieduta dal « Signor Christiano Rossi Priore ». Ri-
tengo che anche qui debba ricorrersi all’ ipotesi che ho
fatta, cioè che due fossero contemporaneamente i Priori,
uno il coadiuto, l'altro il coadiutore.

Qualunque siano i limiti del Priorato di questo secondo
Bonavoglia, nepote del precedente, anche questo, prima di
esser Priore, si dedicò alle leggi, e il nominato storico ri-
corda che egli « fu Podestà e due volte Auditor di Rota di
Macerata, Capitano di Todi nel 1594, Podestà di Fabriano nel
1597, e Priore della Catedrale dal 1611 al 1617, che morì » (1).

Fu anche poeta. Nell'indicato libro a stampa di suo zio
Gio: Francesco, Additiones ad Iasonem etc. oltre una di lui
lettera all'autore, si legge un. epigramma latino di 11 distici

M. di Cappella nel Duomo di Milano. Vedi sul suo conto: ADAMI A., Osservazioni
per regolare la Cappella Sistina. Roma, 1711, p. 189. Rossi ScoTTI G. B., Memorie
del Morlacchi, Perugia, 1801 ecc., p. XXXI e XXXVIII, Più tardi fu M. di Cappella
in Foligno il celebre Basili. Per il cantante P. Ceccarelli, morto a Dresda il 21 Set-
tembre 1814, vedi il Rossi ScoTTI, cit. p. 16. FETIS, Enciclopedia Musicale, IIT, 88.
EITNER, Op. cit. II, 385.

(1) Biblioteca del Seminario. Cod. cit., loc. cit.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 497

del quale abbiamo dato un saggio di sopra, e di cui pub-
blico qui il titolo: « Gentilis Bonavoglie iurisconsulti fulginatis
in laudem consummatissimi iureconsulti D. Ioannis Francisci
Bonavoglia etc. ».

iBE

Come notevole avvenimento del tempo suo, al quale egli
prese molta parte, è da registrare la scoperta fortuita che
ebbe luogo nel 1598 del sepolcro di S. Messalina, e più
il processo regolare che ebbe luogo in proposito nell'anno
1613. Il nome pagano, anzi profano, di questa martire e
tanto singolare negli annali ecclesiastici, che vale la pena
dirne una parola. La sua vita, o passione, è presto raccon-
tata. Essa, fanciulla di poca età, si recò a visitare nella
carcere il Vescovo Feliciano, a tempo di Decio Imperatore.
Sorpresa dalle guardie, fu uccisa.

Questo si legge in tutti i passionari del IX secolo e dei

secoli seguenti, che in parte ho indicato in altro luogo (1),
questo cantò in poesia italiana nel 1414 Arcangelo Bocco-
lini (2), questo deposero miolti vecchi testimoni interrogati
nel 1612 nel processo accennato (3) questo raccontò nel
1620 Francesco Cirocchi (4), e dopo di lui tutti gli scrittori
folignati di cose sacre (5), questo fu poi effigiato fino a tempo
nostro da scultori e da pittori. Nel 1598 si restaurava il
Duomo, dove, come vedemmo, dovea celebrare ia messa nel

(1) ZL Duomo di Foligno e V architetto Piermarini, p. 9-10.

(2) MANCINELLI V., Leggenda di S. Feliciano scritta da P. Bucciolini. Bologna,
1882, p. 37-39.

(3) Cancelleria Vescovile « Translatio Ossium S. Messalinae Virginis et Mar-
tiris ». Passim.

(4) Vita di S. Messalina V. e Martire di Foligno. Perugia, 1620.

(5) IACOBILLI L., Vita dei SS. e BB. di Foligno. Foligno, 1628, pp. 36-42. Idem.
Vita dei SS. e BB. dell? Umbria. Foligno 1647, vol. I, p. 121. LUCENTI A., Fulgor Ful-
ginet in splendoribus Sanctorum. Roma 1702, pp. 57-59. BRAGAZZI G., Appendice alla
Rosa dell’ Umbria. Foligno 1864, pp. XXVIII-XXIX. BonDowI D. C., Glorie cittadine.
Foligno, 1904, pp. 9-15. Cfr. Acta Sanctorum Ianvari, Tom. II, ad diem XXIII.
498 M. FALOCI PULIGNANI

suo passaggio Clemente VIII, ed allora si trovó che nella
base del campanile era chiuso un cubicolo, in un lato del
quale era murato un sarcofago di arte classica romana, so-
pra il quale un pittore del. XV secolo aveva dipinto S. Ber-
nardino da Siena, e sotto, fra il dipinto e il sarcofago, avea
scritto: HIC SVBTVS IACET IACET CORPVS S MESSALI-
NAE. Papa Paolo V permise che si facesse la ricognizione
del corpo che si supponeva deposto in quell'urna, ed in
proposito si interrogarono molti testimoni: ma se fu permesso
l’accesso e la pubblica venerazione in quel sepolcro, la ri-
cognizione del corpo fu rinviata ad altro tempo. Però la re-
stituzione al culto di S. Messalina fu così gradita al pub.
blico devoto, che nel 1613, a tempo di questo Priore, ne fu
fatta commemorazione solennissima, che qui ricordo con le
parole registrate in quell’anno nei libri ufficiali del Co-
mune (1).

Illustre Magistrato di Gennaro e Febbraro M.DC.XIII. Il Magn.
Signor Antonio Poggi C. P. Il Sig. Caval. Piero Gregorii. Il Sig. Gio.
Bernardino Finucci. Il Sig. Dionisio Cangi. Il Sig. Francesco Rubini
"PSN:

In tempo di questo Magistrato fu trattato ed ottenuto in Roma da
Monsig. Ill.mo et Rev.mo Vescovo di questa Città col mezo di Mons.
Rev.mo Ottaviano Orfini et del Padre Giacomo Volponi della Città di
Andri in Puglia la restituzione per la venerazione del corpo della glo-
riosa Martire Santa Messalina di Fuligno, già obliata per l’ antichità ;
et dal medesimo Padre Giacomo rinvenuta et ristorata per le scritture
ritrovate della Biblioteca Vallicelliana.

Cittadini Deputati del Magnifico Consiglio nel negotio di Santa
Messalina furono, come di contro. L/ Ill.mo et molto Eccellente Sig. Ho-
nofrio Barnabó, et l' Illustre Sig. Francesco Ciroechi da Foligno.

Per la medesima occasione della suddetta Santa fu fatta dalla
Città grandissima festa, et una solennissima processione la sera della
Vigilia del glorioso martire S. Feliciano nostro ... et Protettore, rappre-
sentandosi dalle cinque Compagnie principali della Città bellissimi Mi-
sterij dell'istesso Santo Feliciano, et di Sancta Messalina, et a tale ef-
fetto furono somministrati i denari publici, et cera alli Padri Zocco-
lanti, et Capuccini, i quali vennero alla medesima processione, permessi

(1) Archivio Comunale, Magistrati del 1606 al 1629. Ad. an.
1 PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO 499

dall’ Ill.mo Sig. Card. Borghese Protettore col mezo del molto Illustre
et Eccellentissimo Sig. Piermarino Cirocchi di questa Città, et di N. Si-
gnore Fiscale Generale.

Da quell’anno si iniziò uno sviluppo maggiore nel culto
di questa Santa, ed in città e fuori si moltiplicarono pitture
e statue che la raffigurarono. Nel 1677 si inaugurò in Foli-
gno un « nuovo Teatro » e le scene vi rappresentarono un
Dramma musicale di Ovidio Unti intitolato « La Messa-
lina » (1), ed una Tragedia spirituale di Gio. Antonio Gigli,
intitolata « Feliciano e Messalina » (2). Nel 1750 furono ri-
conosciute le di lei ossa, e trasferite nel 1752 dall’antico sar-
cofago di marmo nella nuova urna di legno dorato (tanto
inferiore alla veneranda cassa di marmo!) che si conserva
nell'altar del sotterraneo (3). Non è il caso di ricordare più

recenti manifestazioni di culto, che possono leggersi al-

trove (4). Resti intanto la memoria che la ricognizione di
queste ossa fu fatta anzitutto colla assistenza del nostro Prior
Gentile Bonavoglia (5).

(1) Foligno, Mariotti, 1677, in 16 di p. 128.

(2) Foligno, Mariotti, 1677, in 24 di p. 192.

(3) Cancelleria Vescovile. Transtatio ossium S. Messalina, etc. fol. 82 e seg. Se
non oggi, certo col tempo le cresciute esigenze della critica andranno anche ad in-
dagare le origini e fare la storia di tutte le sacre Reliquie, che si venerano dai de- .
voti, e da tali indagini la verità non potrà non avvantaggiarsene. Allora si vedrà,
che nel 1613 nell' urna romana di marmo, sopra la quale nel XV secolo si era scritto
che ivi si conservava il corpo di S. Messalina, si trovarono le ossa, non di un solo
cadavere (fol. 6-8): che i Medici di quel tempo non poterono giudicare se il eranio
era di uomo o di donna (fol. 60 e seg.): che nel 1750 quelle ossa giacevano ancora
in quell' urna, distinte in tre muechi, e che i Medici giudicarono esser appartenute
a tre cadaveri (fol. 104 e seg.): clie i Medici separarono da quei tre mucchi le ossa
che ritennero appartenere ad un cadavere, di sesso femminile, di giovane età (fol. 107
e seg.) : che queste furóno collocate nell’ urna di legno dove si trovano oggi (fol. 115),
e che in tutte queste ricognizioni non si parla affatto dei capelli della Santa. Di essi
si parla nell’indicato codice, nel 1750, come esistenti in un antico reliquiario, che
purtroppo allora fu distrutto e sostituito da uno moderno.

(4) Vedi IZ decimo settimo Centenario di S. Feliciano ecc., p. 65-77, 167-168, 286.
(5) Cancelleria Vescovile. Codice detto, fol. 8.
500 M. FALOCI PULIGNANI

CRISTIANO ROSSI.

Dal 1617 al 1625.

SOMMARIO. — I. Il Priore Rossi Commissario pel processo del Ven. Vi-
telli. — II. Il Comune lo incarica di porre la prima pietra del nuovo

palazzo pubblico.

I

« Cristiano Rossi da Foligno, fu di febbraio 1617 creato
Priore, al 1625 rinunziò al seguente ». Così nel suo elenco il
Iacobilli, il quale nella storia degli uomini illustri di Foligno
aggiunge che fu Protonotario Apostolico, e che morì nel
1632 (1). A questo Priore si fa merito (2) di essere stato
uno dei tre Giudici nominati dal Pontefice Urbano VIII per
fare il processo auctoritate apostolica sulle virtù del pio citta-
dino Gio. Battista Vitelli, la cui vita, scritta principalmente
dal Cirocchi (3), dal Iacobilli (4), dal Prosperi (5), e da al-
tri (6), è una bellissima pagina di storia cittadina, la quale
fa conoscere quanta fosse stata l’ influenza morale di un
uomo, di un operaio, che senza aver fatto grandi cose, eser-
citò nel suo paese un’azione educatrice altamente commen-
devole. Il voluminoso processo, esistente nell'Archivio della
Curia Vescovile, devesi in parte anche all’ opera del nostro
Priore, il quale merita una parola di ricordo.

(1) Biblioteca del Seminario. Cod. C. V. T., p. 138.

(2) IACOBILLI, Vita di S. Feliciano, p. 188.

(3) Vita del servo di Dio Gio. Battista Vitelli. Foligno, Alterii., 1625, in 8, di
pp. 398. La seconda edizione comparve in Foligno pel medesimo tipografo nel 1686,
in 8, di pp. 360. Un estratto di questa seconda edizione comparve pel Catani in Ve-
nezia, nel 1676, in un volumetto in 16, di pp. 168.

(4) Specialmente nella Vita dei SS. e BB. di Foligno, Foligno, 1628, pp. 311-325,
e nelle Vite dei SS. e BB. dell’ Umbria, II, 275-281.

(5) Vita del Venerabile Servo di Dio Giambattista Vitelli, ecc. Foligno, Campi-
telli 1782, in 8, di pp. XII-252. L' Archivio della Confraternita dell'Oratorio in Foligno
conserva manoscritta una bellissima traduzione latina di questa Vita. Sono a stampa
i Processi per la canonizzazione del Vitelli, compilati nel 1743, pei risultati dei quali
vedi il PROSPERI, Vita, ecc. p. 246.

(6) FALOCI-PULIGNANI M., Notizie del Ven.Gio. Batt. Vitelli. Foligno, 1804. D'ALEN-
con P. EpoARDO, Ven Servus Dei I. B. Vitelli ete. (Miscellanea Francescana, VI,
133-136).
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO

II.

Abbiamo veduto nei secoli passati come il Palazzo delle
Canoniche fosse per molto tempo la sede del Municipio, dei
Tribunali cittadini, ecc. Collo sviluppo della Città il Munici-
pio eresse un palazzo da se, un'altro pel Podestà, ecc. e nel
principio del secolo XVI si parla di notevoli restauri al
primo di essi palazzi. Ma un concetto armonico per una
sede adeguata ai bisogni del paese non si ebbe che sui primi
del XVII secolo, allorchè si costruì l odierno ingresso,
le quattro grandi rampe di scale, il piano nobile, ed una delle
quattro parti del grandioso cortile. Quei vecchi, che noi
stimiamo gretti e poveri, concepirono una sede, che dovea
assorbire il vicino palazzo degli Onofri, oggi Morotti, e do-
veva avere nel centro una corte veramente decorosa. Nel
1619 si cominció a demolire il veechio palazzo, e il Papa
permise che per quattro anni, si adoprassero all' uopo, 500
scudi annui dei soprarvanzi del bilancio comunale, che si
creasse un censo di 2000 scudi col Monte di Pietà, e che si
imponesse una tassa speciale. Il 3 maggio dell'anno seguente
1620 il Priore Cristiano Rossi, assistito dai Canonici e da
altri con essi, pose solennemente la prima pietra nei fonda-
menti del nuovo palazzo, il quale però, come si è detto,
non fu mai compiuto (1).

Null’altro si sa di notevole di questo Priore, massime
che gli Atti Capitolari del tempo suo mancano in gran parte.

XLIV.
FRANCESCO NUTI.

Dal 1625 al 1645.

I eataloghi dei Priori di S. Feliciano registrano il Priore
Francesco Nuti dal 1625 al 1643, ma conviene prolungare

(1) IAcoBILLI, Cronache di Foligno. Ad. an. 1619-1620.
i
Lane en

TIZI Siate

502 M. FALOCI PULIGNANI

questa data fino al 1645, poichè egli è presente ad un’ adu-
nanza Capitolare del 24 Ottobre 1644 (1), nella quale il Ca-
pitolo unanimemente protestò contro alcune Costituzioni si-
nodali promulgate dal Vescovo Montecatini il 17 di quel mese,
perchè quelle Costituzioni, secondo quei Canonici, non erano
«de ture ». Queste Costituzioni furono stampate due anni dopo,
nè certo sono lievi gli oneri imposti ai Canonici (2), ma non
sappiamo per quali ragioni il Priore Nuti e i Canonici ab-
biano protestato contro di esse. Il Nuti dovè morire nel 1645,
poichè nell'adunanza capitolare del 31 Ottobre di quell’anno,
si presero alcuni provvedimenti resi necessari: « per obitum
D. Francisci De Nutis Prioris Cathedralis Eccl. Fulg. nuper
sequutum » (3).

Non si hanno memorie speciali relative a questo Priore.

XLV.

GIROLAMO POGGI.
Dal 1646 al 1649.

SOMMARIO. — I. Incarichi che ebbe. — II. Morte dei Roscioli benefat-

tori insigni della Chiesa.

Il Poggi figura per Priore, dopo la morte del Nuti, la
prima volta il 4 Febbraio 1646 (4) e pare che fosse in buoni
rapporti con i suoi Canonici, poiché nell'adunanza del 1? No:
vémbre precedente, avendo questi stabilito di tener chiuse
nell'Archivio le chiavi delle S. Reliquie, del sepolcro di S. Mes-

(1) Atti Capitolari, I, 84.

(2) Constitutiones Ill. et Revmi D. Antonii Montecatini etc. Episcopi Fulginatis,
in Synodo Diocesana habita, anno MDCXXXXIIII die 13 Octobris. Fulginiae, Alterii.
1646, p. 184-188.

(3) Atti Capitolari, p. 85.

(4) Atti Capttolari, I, 87.
I PRIORI DELLA CATTEDRALE DI FOLIGNO : 503

salina, del corpo del B. Pietro Crisci, ecc., nell'adunanza' del
successivo 5 Marzo, eoncessero « ex gratia » che le chiavi
stesse potessero ritenersi dal Priore, come egli desiderava (1).

Egli appartenne, come tutti i suoi predecessori, a nobile
famiglia, ed essendo Dottore in legge, il Cardinal Barberini
Abate Commendatario di Sassovivo, nel 1647 lo nominó Vi-
cario Generale di quell' illustre Abbazia (2).

Breve fu il suo priorato. Egli mori il 18 Aprile 1649.

II.

A tempo di questo Priore, il 26 Settembre 1644, mori di
soli 35 anni, Gio. Maria Roscioli Canonico di S. Pietro, il
quale era Maestro di Camera del Pontefice Urbano VIII. Egli
era figlio di Bartolomeo Roscioli Cameriere segreto dello
stesso Pontefice, morto di 82 anni il 6 Ottobre 1635 (3), e di
questi due nobili cittadini é doveroso fare il nome, per le
benemerenze insigni, e per i doni molteplici che fecero alla
Chiesa. Imperocchè il Roscioli padre donò alla Chiesa sup-
pellettili numerose e ricche, la di lui moglie Diana forni la
Chiesa stessa di molti arredi, e il di loro figlio Gio. Maria,
ospitando spesso in Foligno il Cardinale Maffeo Barberini,
da questi, divenuto Papa, oltre gli offici e i benefici anzi-.
detti, ebbe tante dimostrazioni di benevolenza, che certo
sarebbe stato creato Cardinale, se la morte di ambedue
non lo avesse impedito. Del suo fratello Dionisio parleremo
in seguito: qui ricordiamo che ai coniugi Bartolomeo e
Diana il Capitolo pose nella Sagrestia due memori iscri-
zioni (4),e che sopra ad esse fece porre due bellissimi busti

(1) Atti Capitolari, I, fol. 85, 87.

(2) IACOBILLI, Cronaca di Sassovivo, p. 218.

(3) DoRIO, Storia della Famiglia Trinci, p. 277, IACOBILLI, Vita di, S. Freliorano;
p. 182.

(4) Vedine la riproduzione nel volume Il XVII Centenario di S. Feliciano,

p. 245-246.
504 M. FALOCI PULIGNANI

dovuti allo scalpello del Bernini, i quali, pervenuti come
vedremo in eredità al Capitolo, furono collocati nell anzi-
detta sagrestia con disposizione del Capitolo stesso il 7 Otto-
bre 1709 (1). Ma di ciò a suo tempo (*).

(1) Atti Capitolari, II, 82. L'Archivio del Capitolo contiene alcuni documenti
di importanza politica, che rimasero in mano dei Roscioli, quando questi lasciarono
il Vaticano. Per esempio, una lettera 80 Giugno 1633 del Re di Polonia ad Urbano
VIII; la reiazione della preghiera fatta a questo Pontefice dall’Ambasciatore di
Francia, 24 Febbraio 1644, per rimettere in grazia Odoardo Farnese; la narrazione
della morte del Pontefice, e del suo fratello Antonio Cardinale, ecc. ecc.

—9-—9—4——————

(*) Mons. Michele Faloci Pulignani ha condotto queste sue memorie
sino al corrente annó 1914. Le esigenze di una pubblicazione periodica non
ci hanno consentito di stampar qui l'intero lavoro, ma siamo lieti di an-
nunciare che di esso il chiaro autore ne ha curata una speciale, completa
edizione.

(N. DELLA DIREZIONE).
DUE RICCHI INVENTARI
DI EREDITÀ DEI BAGLIONI E DEGLI ORSINI

L'importanza grandissima che per la storia del costume
hanno gli antichi inventarî di arredi e di mobili ed i pre-
.ziosi sussidi che ne traggono i moderni studi di critica d’arte
mi fanno credere che sarà per riuscire gradita ai cultori
della storia umbra del Rinascimento la pubblicazione dei
due inventarî che seguono, relativi a due famiglie famose,
ch'ebbero parte notevolissima nelle vicende della nostra re-
gione (1).

Il primo di questi fu redatto in Firenze, a' sei di mag-
gio 1554, quando donna Costanza Vitelli vedova di Ridolfo
Baglioni, assistita dal magnifico dottor Cristoforo Gallo da
Citerna, chiarissimo giureconsulto e suo mundualdo, dichiarò
di accettare col beneficio della legge 1’ eredità del marito
pel figliuoletto Giovan Paolo (2).

(1) Un saggio di questi inventari, col titolo « Oggetti d? arte e oggetti. preziosi
dei Baglioni in due inventari del secolo XVI », diedi già nella Miscellanea pubbli-
cata per le faustissime nozze del conte Andrea Manzoni colla gentile ‘contessina
Alessandrina Ansidei, figlia del chiarissimo conte dottor Vincenzo, al quale gli stu-
diosi di cose umbre van debitori di una ricca mésse di notizie storiche e genealo-
giche sui Baglioni, in gran parte già liberalmente messe a loro profitto in numerose
e diligentissime monografie. Ma dal valoroso Bibliotecario della Comunale Perugina,
ed oggi meritissimo Presidente della R. Deputazione di Storia Patria per Tl Umbria,
i cultori delle gloriose memorie della nostra regione attendono con desiderio un
più compiuto ed esauriente lavoro sulla potentissima stirpe alle cui drammatiche
vicende si ricollega quasi tutta la storia di Perugia e dell’ Umbria.

(2) Si legge a carte 230 e sgg. del protocollo G. 300 (anni 1553-1554) del notaio
fiorentino Gio: Battista di Lorenzo Giordani, che si conserva nell'Archivio Notarile
Antecosimiano di Firenze. L' «illustris et veneranda domina Constantia, vidua, filia.
e
none

506 G. DEGLI AZZI

V'era compresa una quantità enorme di possessi feudali,
di tenimenti sparsi per tutta l' Umbria: le terre di Spello,
di Cannara (1), della Bastia e di Bettona; i castelli di Col-
lazzone, di Coldimancio, di Castelbuono e di Lunigiano (2);
una rocca a Spello e un'altra a Graffignano; palazzi e case
a Roma, a Perugia, a Orvieto, nelle isole e nei dintorni del
Trasimeno; selve, vigne e molini in molti altri luoghi.

In confronto di questa ingente proprietà immobiliare,
che dà un’ adeguata idea della potenza della famiglia, assai
modesta apparisce quella mobiliare costituita da suppellet-
tii d'uso domestico generalmente dimesse e di scarso va-
lore, tra eui formano rare eccezioni pochi vestiti lussuosi
da uomo e da donna, pochissimi oggetti d'arte e alcune
cose preziose, la maggior parte delle quali figura come im-
pegnata ai creditori (3). Il che sta appunto a testimoniare
delle traversíe crudeli e continue toccate, nella breve ed
avventurosa sua vita, al turbolento figlio di Malatesta, in
guerra prima coi suoi rissosi congiunti, poi colla patria e
finalmente col Papa, lo scaltro e prepotente Farnese, che

sulle dirute case dei prostrati: Baglioni eresse — secolare
e splendido monumento di teocratica tirannia — la famosa

q. illustris d. Vitellotii Vitelli et relicta q. illustris d. Rodulphi Balioni », al tempo
in cui accettò quest’ eredità, abitava in Firenze un palazzo nel popolo di S. Maria
Novella: furono testimoni all'atto Francesco di Bernardo di Giuliano da Sangallo e
un Tommaso d'Antonio da Firenze.

(1) Ai possessi feudali e allodiali dei Baglioni nella terra di Cannara si riferisce
il documento III pubblicato qui appresso, che mi par utile dare in luce arche per
dimostrare i rapporti, eziandio d' indole finanziaria e commerciale, che i Baglioni
ebbero coi Medici di Firenze. Rinvenni questo documento in un piecolo rotolo car-
taceo tra gli scarti di pergamene del Diplomatico nell'Archivio fiorentino.

(2) Circa la signoria di Spello, concessa ai Baglioni da Martino V; e degli altri
feudi qui ricordati, vedansi i Nuovi appunti per la storia delle famiglie perugine
Baglioni e Degli Oddi (Perugia, Un. Tip. Coop. 1902) del conte V. ANSIDEI; pp. 41-42.

(3) Abbastanza ragguardevole, in corrispondenza appunto colle abitudini guer-
resche del defunto Rodolfo e della sua stirpe, é la collezione di arnesi di guerra
che figura nell' inventario: oltre a 70 cavalli da battaglia, vi si incontrano armi da
difesa e da offesa d' ogni genere, dalle alabarde alle varie specie d'archibugi (« a
ruota, a corda, da. posta ») e persino — testimonianza e avanzo di più barbari tempi —
« catene e collane da schiavi ».
Alten Vati punt

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ire

oae apr nie debate M oa iat

DUE RICCHI INVENTARI, ECC. 501.

rócca Paolina. Com'è altresì da credere che nell'inventa-
rio, compilato più che altro per adempire una formalità vo-
luta dalla legge a garanzia del pupillo, non siasi deliberata-
mente tenuto conto delle suppellettili di minor pregio sparse
nei beni stabili lontani dal luogo in cui si apriva l'eredità:
di che è conferma l'assenza della correspettiva e precisa
valutazione de' singoli obbietti ereditari in danaro, che non.
si sarebbe al certo omessa se il beneficium legis avesse avuto
per principale intento di salvaguardar l'erede da un' ecce-
denza del passivo e dalle temibili pretese de' creditori ere-
ditari (1). : :

se

Pol
LE

Più ricco e fastoso è l'altro inventario, redatto pure in
Firenze li 17 ottobre di quello stesso anno 1554, ad istanza
di Monaldesca Baglioni vedova di Malatesta IV e legale tu-
trice del nipotino Fausto, unico fiore germogliato dalle poco
fauste nozze della di lei figlia Faustina con Carlotto Or-
sini (2).

Qui la potenza economica delle due grandi casate, Baglio-
nesca ed Orsina, si afferma in tutto il suo sfoggio e splen-
dore:.ed é specialmente il guardaroba della figlia di Mala-
testa che, per qualità e quantità d'arredi, testimonia di que-

(1) Di ciò é conferma anche il testamento del de cuius, che riporto qui in
sunto (Doeum, II), e che si legge nel protocollo B. 503 del notaio fiorentino Bastiano
Bandini (c. 209 e sgg.), conservato nell'Archivio suddetto.

(2) È nel protocollo G. 300 sopra citato, a cc. 401 e sgg. Alle operazioni eredi-
tarie, svoltesi nello stesso palazzo dei Baglioni in Santa Maria Novella di Firenze,
Y «illustris et veneranda domina Monaldesca, relicta olim domini Malateste Balioni
de Rerusio et filia quondam illustris domini Petri Francisci Monaldeschi ex Urbe-
veteri », è assistita da Filippo di Sebastiano « de Camporsevoli » da Montepelciano,

suo fiduciario e mundualdo. Nello stesso contesto dell'atto essa dichiara di accet-

tare, dinanzi alla Rota fiorentina, l'eredità di cui trattasi nella sua qualifica di
« avia materna illustris infantis pupilli d. Caroli Fausti Ursini, filii lezitimi et natu-
ralis bo: me: illustris d. Carlotti Ursini et illustris domine Faustine Balione q. il-
lustris d. Malateste filie ».

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508 G. DEGLI AZZI

Sto ‘sfarzo addirittura regale con un così svariato assorti-
mento di pizzi, di veli, di gale, di vesti e tessuti preziosi,
da disgradarne qualsiasi altro corredo di principessa italiana
del Rinascimento (1). E qui veramente la rude soldatesca
semplicità della guerriera stirpe perugina ci appare diroz-
zata e ingentilita dal soffio della cultura, dal sorriso dell’arte
nella fusione « col sangue Ursino », che una secolare tradi-
zione di potenza e splendore aveva reso più aristocratico e
signorile.
Dott. GIUSTINIANO DEGLI Azzi.

DOCUMENTO I.
Inventario dell' Eredità di Rodolfo Baglioni.

« Inventario di terre, castelli et altri beni immobili degl’ heredi del Sig. Ri-
dolfo Baglione ».

« Una terra detta Spello, confine con Assisi, Foligno et Cannaia.

Un’ altra terra o castello detta Cannaia, confine con Bevagna, Spello
et Bettona.

Un castello detto ‘* la Bastia " dentro ai confini d'Assisi.

Una terra detta Bettona, confine con Perugia, Assisi, Cannaia et
altri.

Un castello detto Colazzone dentro ai confini di Thodi.

Un castello detto Coldimancio, confine con Bettona, Cannaia et altri.

Un castello detto Castelbuono, confine con Bevagna, Pomonte et
Cannaia.

Un castello detto Limigiano, confine con Cannaia, Castelbuono et
Coldimancio - posti tutti nel Territorio dell’ Umbria.

Una roccha in Spello su la piazza.

Un tenimento di terra nel territorio di Spello detto il Padule con
la metà di un palazzo grande non finito, confine con Assisi et altre
parti.

Una casa detta la Corte nuova posta nella terra di Cannaia, con-
fine da una la strada publica et dietro il vallato del mulino da grano.

(1) In confronto del ricchissimo corredo di Faustina ben povero appare, ad
esempio, quello di Anastasia Sforza venuta sposa nel 14560 a Braccio Baglioni, che
A. GIuLIVI pubblicò in Bollettino della R. Deputazione di Storia Patria per U Umbria,
vol. XVII, pagg. 243 e sgg. :
H

DUÉ RICCHI INVENTARI, ECC. 509

La metà della. Corte veechia posta nella terra di Cannaia per indi-

| visa col sig. Astorre et sig. Adriano Baglioni, fine da tre la strada.

Un quarto d'un mulino da grano posto nel territorio della Bastia
nel fiume detto Chiascio per indiviso col sig. Astorre et sig. Adriano
Baglioni et messer Salvestro Baldeschi. :

Piü pezzi de terra nel territorio della Bastia, parte vignate et il
resto lavorative comuni con messer Salvestro Baldeschi.

Piü pezzi di terra posti nella campagna d'Assisi posti sotto i loro
confini.

Una selva, detta la selva de Fargneto, posts nel contado di Bet-
tona eonfini con Deruta.

Un podere con altri pezzi di terra posti nel territorio di Qolazaono,
parte vignati, lavorativi et sodivi comuni con gl'heredi del sig. Gen-
tile.

Una casa posta in Perugia, detta l'Orto di Porta San Pietro con
tre case attaccate, confini da uno la strada et dall'altro le mura della
città: l'orto paga uu mezzolino d'olio de livello alla chiesa di S. Croce
di detta Porta.

Un pezzo di terra detto i Renai posta fra il Ponte San Gianni et
il Ponte Val de Ceppi, confine da doi il Tevere.

Doi pezzi di terra detti il Giardino di Malatesta, parte vignata oli-
vata et lavorativa, confini da doi la strada, da uno la Fonte di Veggio.

Un mulino da grano detto il Molino della Cava nel territorio di

San Savino su l’acqua ch'esce del Lago di Perugia.

Un mulino da olio posto a San Savino a canto al Lago.

Una casa posta in Isola Polvese, confini da doi la strada.

Una casa detta la Casa del Piano dove si fa l'hosteria, Territorio
di Tuoro, contado di Perugia.

Una vigna posta in detto territorio, confine da tre la strada.

Una casa posta in Castiglion del Lago, confine con la Rocca di
detto Castiglione et la piazza. :

Una vigna posta canto alle mura di detto Castiglione, confine col
Lago.

Un palazzo detto San Fatucchio con suoi terreni attaccati con esso,
et due vigne dette le vigne di San Fatuechio, confine da doi la strada.

Doi case dentro in eastel di Gaiche con un podere etaltri pezzi di
terra in detto territorio.

Una casa nella città di Orvieto nel terziere de Rancio, detta la casa .

de' Baglioni, confine da doi la strada.

Piü pezzi di terra nella tenuta di Civitella de Agliano contado d'Or-
vieto comuni con gl'heredi del sig. Pirro Colonna.

Più et divers] pezzi di terra in Castel di Piero con un mulino da
grano.

Una rocca nel castel di Graffignano con più et diverse case libere
et case livellarie comuni con gl’ heredi del sig. Pirro Colonna.
1g "uv

510 G. DEGLI AZZI

Più et diversi pezzi di terra lavorativi, vignati, selvati et sodivi
posti nel territorio di Graffignano, comuni con gl’heredi del sig. Pirro.
Una casa dentro in Roma posta in Monte Citorio con suoi confini,
nella quale havemo 200 seudi d'oro in cirea a cento secondo lo stil di
Roma.
Un podere detto il Roncino alias Malalbergo posto nel territorio di
Cortona nei confini di Perugia, etc.

Robbe mobili cioè bestiame.

Una razza di cavalle grosse di capi 58 tra maschi et femine.
Fra pecore et capre n.° 990 in circa.

Dieci cavalle con dette pecore con loro masseritie.

Un cavallo turco baio chiamato lo Stradiotto.

Un cavallo giannetto di Spagna leardo chiamato il Tappatta.
Un cavallo leardo pomato della razza di Tremito così detto.
Un cavallo leardo melato della razza del sig. Braccio chiamato il

Periteo. È

Un cavallo morello grande del Regno che serviva per stallone.
Una chinea brinata della razza del Duca di Ferrara.

Una chinea baia corvatta.
- Un ronzino sauro da basto.

Cinque muli da basto et soma.

Un mulo guasto malato.

Quaranta pecore in circa nel podere di Ronzano a Cortona.
Un paio di buoi in detto podere.

Robe che sono in uno cassone di noce intarsiato.

Doi spade vecchie, una larga a uso di stocco et l’altra da cavallo.
Cinque stocchi tra belli et brutti.

Una spada larga alla Tedesca.

Un corsescone nuovo.

Un pugnale antico.

Doi centure scamosciate, una con i fornimenti dorati et l’ altra neri.
Una centura di velluto nero con ferri argentati.

Tre cupertine di panno nero da chinea: doi bandate di velluto et

l'altra senza, con suoi finimenti.

Doi cupertine di velluto da chinea con suoi finimenti, una cremisi

et l’altra bianca.

Una fetta di velluto da far collari da can Corsi.
Doi pezzuoli di feltro bianco.
Tre paia di stivaletti da cane.
Doi speroni da mula.

Una scaletta di velluto cremisi.

——À— tro

DUE RICCHI INVENTARI, ECC.

Una scaletta di velluto bianco.
Un saio vecchio da livrea.
Doi valigie di tela nera.

Un paio di speroncini sforniti. i :
Tre paia de stivaletti scamosciati.

Tre paia di pianelle, doi usate e un paio nuove.

Un colletto di cordovano foderato di rovescio.

Una vesticciuola di corame da cavalcare.

Uno orinale di rame con la coperta di verde.

Tre paia di forme da scarpe e stivali.

Una ferriera da inchiodar l' armature, con suoi fornimenti.

Un pezzo di corame onto da assettare l' armature.

Una celata anticha.

Doi giubboni bianchi imbuttiti, uno usato et l'altro nuovo.

Un tabarro di peluzzo alla Spagnuola.

Un tabarro di peluzzo nero alla Spagnuola bandato di velluto den-
et fuora.

Una eappa di peluzzo bandato dentro di velluto nero.

Una vesticciuola di mocaiarro foderata d'ermusino.

Un saio di panno bigio foderato di rovescio con bottoni smaltati

et argentati.

mer

Un saio di peluzo bandato dentro di velluto nero.

Un saio di panno nero semplice.

Una casaccha di panno nero d' armare.

Doi paia di calze bianche, uno nuove et l'altro usate.

Tr» para di calze nere, doi di velluto usate et un paro col taffettà

nuove.

Un paro di maniche di saio.

Dui maniche alla livrea, una di velluto et l'altra di panno.

Doi casacche di velluto nero d' armare, una nuova et l’ altra usata.
Una casacchetta da paggio di velluto nero.

Un berrettino di raso foderato.

Un ventaglio di piume rosse con un manico d’oro con perle et

smalto.

Un ventaglio di piume bertine senza manico.

Doi paia di calzivi fatte ad ago.

Sette berrette de velluto de più colori.

Una vesta di damasco bertino con frange d’argento et seta.
Una vesta di raso cremusi con frange d'oro.

Una vesta d'ermusin bianco guarnita di vernice.

Una vesta di velluto nero guarnita d'oro.

Una vesta di velluto turchino guarnita d’oro et d’argento.
Una sottana di velluto cremisi senza manicho guarnita d'oro.
Una zimarra d’ ermisino pavonazzo guarnita d' oro.

Una vesticciuola di damasco cremisi da cavalcare guarnita d’oro.
519 G. DEGLI AZZI

Un tabarro di mocaiarro da cavalcare foderato di taffettà.

Un tabarro di panno lucchesino da cavalcare guarnito di passamano
d' oro.

Doi busti da parto, uno di raso cremisi foderato di pelle, et l'altro
d' ermisino bianco.

Un eappello di velluto nero.

Una scopetta rossa col manico di seta verde et argento.

Un boccale et baccino d'argento donato dalla Comunità di Spello
alla nascita del sig. Gio. Paulo.

Quattro tazze d'argento donate dalle Comunità del Stato nella na-
scita di detto sig. Gio. Paulo.

(Tutte le soprascritte robbe sono in un cassone di noce intarsiato).

Un mantelluceio del putto, di velluto eremisi con la guarnitione.

Doi coperte di lana, una di taffettà imbuttita et l’altra di dama-
sco rosso foderata di rovescio.

Una pelliccetta del putto, di bassettine bianche coperta di taffettà
cremisi.

Robbe che sono in un forziere nero.

Un quadro da letto lavorato di seta nera non finito.

Quattro paia di vesticciuole da guanciali.

‘Un padiglione di fiori.

Doi torcoli de panno sottile, un grande et un piccolo.

Diciannove camisce del Sig.re Ridolfo.

Un paro di lenzuoli di rensa lavorati di seta nera.

Tre sciugatoi lavorati di seta nera.

Tre sciugatoi lavorati di seta cremisi.

Tredeci paia di scarpini usati.

Dodici fazzoletti da naso.

Sette scuffie.

Certe et diverse strenghe napolitane.

Una scatola con certo olio.

Doi banderuole da lancie.

Cique pezze dalla testa.

Un lenzoletto, un quadro da coprire l’ areuecio, una fascia et doi
pezzuole con una vesticciuola di guanciale con trine d’oro da metter
nella zana del putto.

Un guanciale foderato di taffettà rosso per la zana.

Tre altri finimenti da zana, un bianco, un rosso et un nero.

Robbe che sono in un altro forzier nero.
Doi tovaglie di rensa sottile grande.

Quarantotto salviette di rensa.
Sette sciugamani di rensa.
DUE RICCHI INVENTARI, ECC.
Panni che ha la balia. »

Undeci para di lenzuoli.

Tre para di lenzuoli di rensa usati.

Tre para di lenzuoli piccoli de panno sottile.
Tre paia di lenzuoli grandi di panno sottile.
Tre tovaglie di rensa piccole.

Sette tovaglie piccole dozzinali.

Quaranta salviette alla domaschina.
Trentasei salviette grosse.

Diciasette salviette vecchie.

Otto sciugamani.

Un cassettino piccolo di ferro, dove sono:

Un rubino.

Dodici bottoni d'oro.

Un paro di vasetti d'oro smaltati con doi perle di conto.

Un paro di vasetti d'oro con quattro rubini et doi perle di conto.
Un paro di vasetti da profume.

Un vezzo di 47 perle grosse di conto.

Una ghirlanda d'oro con cinque diamanti, 4 rubini et 8 coppie di

perle.

Una catenuzza d'oro che donò la Comunità di Spoleti al putto.
Robbe che sono in un cassone grande bianco.

Un tondo alla Turchescha di corame rosso da tavola.

Doi pezzi di spalliere vecchie listate, un grande et un piccolo.
Doi coperte di lana, una bianca et l’altra rossa.

Una coperta di taffettà verde imbuttita.

Un paro di guanciali da sedie di velluto cremisi.

Un paio di velluto verde.

Uno guanciale solo di velluto pavonazzo.

Un paro di velluto tané j
Un paro di damasco verde |
Una pelliccia di bassette nera coperta di mocaiardo nero.

Una pelliccia di martire (sîc; coperta d'ermusino bertino. -
Una pelliecietta di volpe da cavalcare coperta di tela forestiera et

vecchi

bandata di velluto bertino.

Un liuto.

Robbe che sono per casa.

Quattordici pezze de perpignano nero da parar camere.
Un tondo da tavola di perpignano nero.
: 514

- Doi saliere di stagno per il tinello.

G. DEGLI AZZI

Sei pezzi di panni neri da coprir.tavole, cassoni et forzieri.
Un padiglione di saia nero sopre il letto della Signora.

Una coperta di perpignano nero per il letto della Signora.
Una coperta di taffettà verde imbuttita in detto letto.

Un padiglione verde di perpignano fornito di velluto.

Un padiglione verde de perpignano senza fornimento.

Un giacco del Signore di maglia vecchia tonda.

Una lunetta di maglia vecchia a tutta botta.

Ventotto materazzi di lana tra buone et cattive.

Ventidua sacchoni tra buoni et cattivi.

Dieci coperte da letto bianche tra vecchie et nuove.

Cinque coltroni azzurri pieni di capecchio.

Otto coperte da mulo con l’ arme et livrea, tra buone et cattive.
Quindici banchette bianche da sedere vecchie.

Quattro banchette bianche usate di braccia 2 incirca.

Doi banche longhe usate a uso di sgabelli.

Diciannove pezzi di corame con fregi dorati, da parar camere.
Otto morsi da cavallo usati.

Dodici banchetti da campo di corame rosso nuovi.

Tre fiasche di stagno.

Una stadiera grande da pesare.

Una bilancia vecchia.

Dodici botte da vino usate.

Dodici barili da vino usati.

Tre mezzi barili da vino usati.

Tre carratelli d' aceto.

Quattro barili da olio.

Tre tavole nuove da campo.

Dodici piumaeci de lana.

Doi paia di fiamme da campo usate.
Quattro paia di molle usate.

Sei paia d'alari con palle d'ottone.

Un panno d'arazzo in camera delle balie.
Quattro zangole da camera coperte di panno verde.
Quattro sedie d'apoggio di corame.

Doi sedie d'apoggio di legno.

Doi tamburi da sonare usati.

Quattro selle da donne usate.

Quattro selle da huomo usate.

Otto tavolini usati.

Tre tondi d' albero usati.

Dua tamburi da portar robbe.

Doi tavole grande co' loro trespoli.
Cinque cuccie di noce usate.
DUE RICCHI INVENTARI, ECC.

3 Cinque carriuole da letto usate. : ,
È Quattro lettiere con panche usate. ;

Tre lucernette d'ottone col piede.

i Otto candelieri d'ottone usati.

| 24 picche usate.

| 4 alabarde usate.

Uno spiedo.

Una zagaglia.

Otto corsaletti con loro finimenti.

Sei banchetti da campo nuovi di corame rosso.

Doi paia di casse da campo: un paio nuove et l'altro usate.
Doi paia di forzieri coperti di corame.

|| Cinque cassoni grandi.

| Un paio di casse grande bianche con le scritture.

M Un altro paio di casse bianche.

Doi paia di secchie da pozzo.

| 64 piatti di stagno di più grandezze.

Tre archibusi da corda co' loro finimenti.

Un bariglione di polvere.

Robbe che sono in pegno.

Doi padiglioni di damasco con frange d'oro et seta, uno verde et
l’altro cremisi, in pegno a Luigi Pieri.

Un diamante in tavola legato in oro in anello, in pegno a detto.

Un baccino et boccal d’argento, in pegno al detto.

Un vaso d’argento da tener di oli aceto, in pegno al detto.

Sei tazze d’argento, in pegno al detto.

Doi paia di girelli con doi casache racamate d’oro et argento, in
pegno al detto.

" Una catena grossa da cignere in un cassettino d'argento, in pegno
o D ‘2° , A

Lb. a Salvi Panzizzi sensale.
T. Una catena d'oro da collo, in pegno a Gio: Battista de’ Servi.

Robbe che sono in Bettona.
In Guardarobba.

23 morsi da cavallo.

" © 11 imboccature de morsi.
8 paia di borchie staccate.
9 paia di catenelle da cavalli,
Un paio di staffe dorate con suoi staffili.
9 testiere di velluto.
7 groppiere di velluto.

' 9 pettorali di velluto.

Doi para di staffili di velluto.
516 G. DEGLI AZZI

Un paio di staffe con suoi staffili di velluto.

4 paia di retine di velluto.

Sei morsi a la Turchesca.

4 cuscinetti da correre le poste.

Cinque celate dorate.

Cinque finimenti d'archibuso di velluto.

Un petto di corsaletto.

Tre archibusetti a ruota con le lor veste.

14 archibusi !'onghi fra ruota et corda.

( archibusi da posta.

16 arme fra corseschoni et partigianoni.

4 spiedi da porci.

Tre alabarde.

Doi mazzapicchi dorati.

4 spadoni da dua mani, doi buoni et doi da schirma.

Una zagaglia.

11 paia di forme d' archibuso.

Un bariglione di polvere pieno.

Doi lanternoni.

10 saccoccie da cavallo.

4 coperte di pelo da cavallo.

Finimenti di cavallo da far maschere.

8 mazzuole di legno d’andare a caccia.

Una mazzuola di ferro.

Sei zucche di stagno da metter in fresco il vino.

Una fiasca di rame da tenere olio.

Tre coperte di velluto da sella.

Doi tappeti da tavola, uno grande et l'altro mezzano.

Cinque pezzi di panno d'arazzo vecchi.

Un panno longo da tavola.

14 pezzi di corame da parar camere.

Doi tamburi da portare a viaggio.

Tre catene da schiavi.

Una lanterna di ferro.

Un collare da schiavo. :

Doi para di speroni.

Un carniere piccolo.

Una catena da cavalli.

Un quadro da letto di damasco cremisi con frange d’oro et seta.

Un quadro da letto di damasco verde con frange d'oro et seta.

Tre coperte di taffettà imbuttite, doi rosse et una verde.

Un lettuccio da campo con un quadro di raso nero et coperta,
tutte con fiamme d’oro et con le sue casse.

15 matarazzi fra quali ne è dua di capecchio.
Un paro di stivali grossi.
DUE RICCHI INVENTARI, ECC.

Un marchio da cavalle. : 2
Tre coperte bianche da letto.
Quattro piumacci.

Nella stanza del pane.

Una madia da fare il pane.

Una spianatoia.

Doi pagliaricci con tavole bianchi, et coperta da pane.
Tre buratti.

Nella prima camera a canto la sala.

Una lettiera di noce col suo quadro di perpignano verde finito di
velluto et con frange di filugello.

Doi matarazzi.

Un pagliariccio et piumaccio in detto letto.

Una cariola sotto detto letto con matarazzo et piumaecio.

Un paro di capofuochi con palle d’ ottone.

Un tavolino con un tappeto vecchio.

Un quadro di Madonna con la sua coperta di taffetà cremisino.

Nella seconda camera.

Una lettiera di noce con un pagliariecio, doi matarazzi, una piuma
et un piumaccio.

Una carriuola con un saceone, matarazzo, piumaccio et coperta.

Un quadro piccolo con la sua Madonna et cortina di taffettà verde.

Nella terza camera.

Un letto di banchi et tavole con doi matarazzi, piumaccio et coperta
rossa.

Doi quadri con ritratto di doi Turchi con loro. cortina di taffettà
verde.

Una carriola con un saccone, doi matarazzi et un piumaccio.

Nel quarto camerino piccolo.

Un quadro col ritratto d'un Christo con la cortina di taffetà verde.
Un tavolino piccolo.
Una zangola.

Nella sala di sopre.

Una tavola da mangiare con suoi trespoli.

Un letto di banchi con suoi tavole, un pagliariccio, doi matarazzi,
un piumaccio et una coperta rossa. À
E Uno orditoio con tutti suoi finimenti.
: Una zangola.

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G. DEGLI AZZI

Nella camera di sopra.

Un letto di banchi con suoi tavole, un pagliariecio, un matarazzo,
un capezzale et una coperta bianca.

Una carriola con saccone, matarazzo et piumaccio.
Un paro di casse da campo bianche.

Un paro di casse bianche.

Una zangola con la pignatta di rame.

Nella cucina delle donne.

Una caldaia grande da far bocata.

Un paro d' alari. -

Un par di casse da campo coperte di nero.
Un fochone di ferro.

Un paro di alari con palle d’ ottone.

Un caldaio piccolo.

Un baccino d’ ottone da lavar la testa.

6 candelieri d' ottone.

6 lucernette d’ ottone.

. Un arcibanco con doi coperte rosse.

/ Nella camera delle balie.

Doi easse bianche.

Un letto di banchi con suoi tavole, un taccone, matarazzo, coperta
azurra et piumaccio.

Una carriola con doi matarazzi et un piumaccio.
Un forziere.

Doi scaldaletti.

4 tavole da campo.

9 sedie fra grandi et piccole finite di velluto verde.
Doi tavole grande con trespoli.

Tre sedie di noce finite di cuoio.

Una paletta et un paio di molle.

In cucina.

Un paio di casse da cucina.

Un paio di capifuochi.

Un paio di spidoniere.

Un caldaio grande.

Un caldaio mezzano.

Un caldaio piccolo.

Doi caldaretti piccoli con loro coperchi.
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7 coperchi di rame fra grandi et piccoli.

DUE RICCHI INVENTARI, ECC.

6 tegglie da torte fra grandi et piccoli.
Un vaso da biancomagnare.
Una stamegna di rame forata.

4 brocche di rame, doi col coperchio et

Tre padelle.

Una graticola grande,

Tre ramaioli da menestrare.

Doi ramaioli da acqua.
Doi para di trepiedi.
Cinque spiedi grossi.
Un spiedo sottile.

Doi spiedi da rifare.
Sei catene da fuoco.
Tre coltelli da cocina.

Un catino grande di rame.

Un paro di coppelle.
Tre scaldavivande.
Tre cocchiari forati.
Una grattacascia.

27 piatti di stagno.
Un mortaio grande.

Una lucerna.

Un pagliariccio et una coperta pelosa.

Nella credenza.

Una forchetta et cocchiare d'argento.

Una ramata grande da bottiglieria.

4 candelieri d’ ottone.
5 coltelli di ferro.

4 barili.
Una torciera.

Un letto di banchi con suoi tavole, saccone et coperta pelosa.
4 candelieri di ferro da ficcare nel muro.

4 mosse di stagno et doi tazze.

24 tovagliolini alla rensa usati.

In dispensa.

Panni lini.

36 tovagliolini alla domaschina usati.

11 tovagliolini alla perugina usati.
G. DEGLI AZZI

8 sciugamani usati.

4.tovaglie a occhietti usate.

Doi tovaglie a occhietti per il tinello usate.
Doi tovaglie grande fatte alla rensa usate.
6 tovaglie mezzane per la credenza usate.
Doi tovaglie grosse.

14 paia di foderette fra buone et cattive.

Robbe del signore che sono in una cassa.

Doi earnieri di velluto.
Doi carnieri di tela.

Una coperta di pelliccia di fustagno della Magna.

Doi paia di calze di velluto bertine.

6 paia di calze nere fra quali n'é un paio di velluto,

Un paio di calze bianche spezzate.

Doi giubboni di raso bertino.

Doi colletti di raso nero con le maniche.

Doi colletti di velluto senza maniche: un nero et l'altro bertino.
Un saio di velluto bertino.

.Una zimarretta di damasco nera da cavalcare, guarnita di velluto.

Una zimarra guarnita di velluto nero.

Una zimarretta da calvacare di velluto nero.

Una caffa bandata di velluto.

Una caffa con doi imponture.

Doi sai semplici di panno.

Doi sai di rascia.

Una casaccha d'armare di luechesino ponteggiata d'oro.
Tre centure di velluto.

Una centura di rascia.

Doi berrettini foderati di pelle.

Robe del signore che sono in un'altra eassa.

Una scatola con 4 latte, 3 collari da cane et 3 cappelletti da uc-

celli.

Doi braccia et un quarto di taffettà bianco.
4 paia di stivaletti.

Doi paia di scarpe di velluto nero.

Un paio di scarpe di velluto bianco.

Un paio di scarpe di velluto bertino.

5 spade.

Un pistolese.

8 pezzi di libri.

Doi centure di staffieri.
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DUE RICCHI INVENTARI, ECC.

Una insegna turchina. ,

4 sai de staffieri alla livrea. i

4 paia di calze de staffieri fra le quali n’ è un paio senza calzini.
Tre cappe di staffieri alla livrea.

Una gabbanella alla liverea.

Un giubbone di tela foderato di rovescio.

Una camisciuola fatta ad ago.

Doi colletti di camoscio foderati d’ermisino.

Tre colletti di cordovano. .

Un paro di calzini di pelle di lupo.

Nel magazzino sopre la camera delle balie.

Un boccale et un baccino d’ ottone.
Una brocchetta di rame.
31 canestra fra grandi et piccole intrecciate.

Grani, vini et olii.

In Cortona grano da 500 staia in circa.

In Cannaia a quella mesura some 40.

In Bettona some 10.

In Perugia some 45.

In Graffignano some 40.

In fra Perugia et San Savino mezzolini trenta d'olio in circa.

T

DOCUMENTO II.

Regesto del testamento di Rodolfo « d. Malateste de Ballionibus, nobilis
patritii perusini », fatto in Firenze il 4 gennaio 1554 (stile fior. 2553).

Premesse le solite formule di raccomandazione alla divina clemenza,
comincia col fare alcuni legati « ad piam causam », tra i quali quello
di due doti di 15 ducati l’anno per ciascuna a favore di due donzelle
nubili perugine da designarsi dal Vicario del Vescovo di Perugia e dal-
l' Abate del Monastero di S. Pietro di detta città.

« Item pro sue conscientie exgravatione legavit sorori Marani de
castro Passignani comitatus Perusii. L. flor ...

« Item ... unice filie Turce de Alpheriis de Cortona ... secutos. LX ...

« Item ... pro incertis et forsan male ablatis » lascia ai poverelli
di Cristo scudi cento.

« Item propter fidei ac bone spei firmitatem quam habuit, habet et
in futurum constanter habebit ad sanctam apostolicam Sedem ac eccel-
lentissimum Ducem Cosmum Medicem, Reipubliee Florentine Ducem,

ae;
adr
i CONS t coo

522 G. DEGLI AZZI

eiusque filios, predictorum confisus benignitate nec acceptorum benefi-
ciorum immemor, omnes suos filios sub eorum clipeo protectione et
auxilio commisit atque reliquit et vehementissime ut magis valuit ac
potuit commendavit, predietis suis mandando et expresse imperando,
sub paterna ac perennis indignationis pena per eos incurrenda, si quo-
quo tempore modo et casu a predictorum obbedientia et protectione di-
scedere tentaverint.

« Item paternum morem dilectionem atque fiduciam imitatus qui-
bus Malatesta eius genitor Comune ac homines perusine civitatis eius
patrie neenon Spoletane prosequebatur, eisdem 'supradietos eius fllios
cordialiter commendando reliquit ac eos sub eorum protectione perpe-
tuo voluit et disposuit permansuros.

« Item mature perpensis antiquis servitiis per d. Prosperum de
Pierleonibus de Urbe felici recordationi d. Malateste eius genitori pre-
stitis ac eidem testatori, fideque et dilectione quam eius pater ergha
predictum habebat, eumdem prefato eccellentissimo Duci Florentie eiu-
sque filiis pariter et enixe cominendavit, magni beneficii loco acceptu-
rus quicquid gratitudinis et favoris in illum fuerit liberaliter impensum,
et specialiter circa omnia et singula que filiorum dieti testatoris ac bo-
norum commodum et utilitatem concernerent ».

Ordina poi che, in caso « quod Deus advertat » (sic) di restitu-
zione di dote a sua moglie Costanza Vitelli, si debba prelevare dai suoi
beni, qualunque e dovunque si sieno, l'ammontare di detta dote.

Lega a Monaldesca de’ Monaldeschi sua madre mille scudi d’ oro,
da pagarsi ad essa dopo la di lui morte « pro omni eo et toto quod
sibi de iure ».

Lega a Doralice « alias Imperie », sua figlia legittima, « pro ea
maritanda alicui nobili et primario perusino, si reperiatur » (sic/, 4000
scudi di dote e anche più, se così piacerà a chi dovrà costituir detta
dote.

Lascia a « Troylo legiptimato et Cesari naturali, eius filiis », cento
scudi l'anno a testa pei loro alimenti.

Lascia usufruttuaria « et massariam » di tutti i suoi beni la sua
cara moglie Costanza, finché si manterrà vedova e onesta e resterà a
conviver coi figli.

Istituisce erede universale in tutti gli altri suoi beni Giampaolo
Malatesta, suo figlio legittimo e naturale: e morendo lui senza figli,
gli sostituisce Troilo e Cesare suoi figli; e mancando anche questi senza
prole maschile, sostituisce loro i figli maschi legittimi e naturali di
Braccio Baglioni.

Costituisce poi tutrici e curatrici dei detti suoi figli Giampaolo,
Troilo e Cesare, donna Monaldesca e donna Costanza suddette, colle
più ampie facoltà, « cum scientia tamen et consultatione ac delibera-
tione reverendissimi domini Pierdonati de Cesis dignissimi Episcopi
ML

PETE TECA
RE

IRA

2

DUE RICCHI INVENTARI, ECC. 523

Narniensis, et tamquam bene informati domini Prosperi de Pierleoni-
bus », di cui tesse un grande elogio. e

— Fatto nella Badia di Firenze, « in camera d. Jacopi de Deis,
Abbatis dieti Monasterii », alla presenza di sette frati della detta
Badia. —

DOCUMENTO III. '

Mandato di procura fatto da Agnesina di Malatesta Baglioni per ritirar i
frutti dei suoi denari depositati presso il Banco de’ Medici in Firenze.
[1465, giugno 17].

In nomine Domiui Amen. Anno Domini millesimo quadringente-
ximo quinto, indictione decimatertia : tempore -sancetissimi in Christo
patris et domini nostri domini Pauli divina providentia pape secundi
et die decimaseptima mensis Junii: Actum in terra Cannarii ante do-
mum magnificorum dominorum Braccii, Karuli, Guidi et Rodulfi filio-
rum magnifici viri Malateste de Balionibus de Perusio sitam in dicta
terra Cannarii iuxta stratas publicas a tribus lateribus et alia latera.
Presentibus Petropaulo Zoppi, Marco Francissci, Sancte Tartalie de
Cannario et Angelo Christofori de Perusio testibus ad predicta habitis
vocatis et rogatis.

Magnifica et generosa domina domina Agnesina condam recolende
memorie Malateste de Balionibus de Perusio, sponte ex certa sua scien-
tia omni meliori modo via jure et forma quibus melius ac validius de
jure fieri potest, fecit creavit constituit et ordinavit eius verum .ac le-
gitinum procuratorem actorem factorem et certum nuntium spetialem
nobilem virum Gorgonem Gasparis de Perusio porte Santi Petri et par-
rocchie sancte Crucis, presentem et acceptante[m] ad comparendum et
se presentandum in magnificentissima civitate Florentie coram magni-
ficis et nobbilissimis (sic) viris Pero filio condam Cosmi et Perofran-
cissco de Medicis de dieta civitate Florentie et ad eorum banchum cete-
risque eorum sotiis et factoribus et ab eis et quolibet eorum petendum
recipiendum et exigendum fructum et meritum Mille ducatorum auri
venetorum apud ipsos Cosmum et Perumfrancisscum et ad eorum ban-
chum immissorum et positorum pluribus temporibus elapsis ab issa
(sic) magnifica domina et eius parte pro duobus annis proximis ela-
psis prout patet in appodissa manu prefatorum Cosmi et Pierfrancissci
eius nepotis: necnon ad petendum recipiendum et exigendum a pre-
dietis fructum et meritum presentis anni licet non sit finiti (sic) in to-
tum vel in partem prout videbitur et placebit dicto eius procuratori ; et
de quantitate fructus et meriti dietorum mille ducatorum auri veneto-
rum recepta et recipienda quietationem refutationem liberationem et
absolutionem faciendum quietandum libberandum et absolvendum de
receptis in forma et instrumentum quietationis libberationis et refuta-
524 G. DEGLI AZZI

tionis ac apodissam sive cedulam. faciendum prout et sicut predictis
Pero et Perofrancissco videbitur et placebit, cum omnibus et singulis sol-
lempnitatibus substantialitatibus clausilis et renumptiationibus promis-
sionibus obligationibus iuramentis et penarum adiectionibus necessariis
in similibus instrumentis apodissis solitis et consuetis apponi et secun-
dum consuetudinem notariorum ac mercatorum prefate civitatis in forma
de jure valida; et generaliter ad omnia alia et singula faciendum ge-
rendum et procurandum que in predictis circa predicta et quolibet pre-
dietorum fuerint utilia necessaria et oppotuna: et que ipsamet consti-
tuens facere posset ac si presens esset: dans cedens et concedens dicto
eius procuratori in predictis circa predicta et quolibet predictorum ple-
num libberum et generale mandatum cum plena libbera ac generali ad-
ministratione etiam si talia essent que mandatum magis spetiale requi-
rerent: promictens quod omne id et totum quod per dietum eius pro-
curatorem fuerit factum gestum procuratum semper et perpetuo habere
et tenere firmum ratum et gratum et contra non facere vel venire sub
ypoteca et obligatione omnium suorum bonorum presentium et futuro-
rum: volens insuper prefata constituens dietum eius procuratorem ab
omni onere satisdationis penitus relevare ex nunc pro eo fideiubendo
promixit de juditio sissti et judicatum solvendo in omnem casum et
eventum judicii: rogans me notarium infrascriptum ut de predictis pu-
blieum conficerem instrumentum.

Et ego Jacobus condam ser Tome ser Ray[nerii] de Fulgineo pub-
blieus imperiali auctoritate notarius et judex ordinarius et nunc vica-
rius et offitialis terre Cannarii predictis omnibus et singulis dum sic
agerentur et fierent presens interfui et ea rogatus scribere scripsi et
publicavi, signumque meum consuetum appossui.

Signum mei Ja pee cobi notarii predicti.

DOCUMENTO IV.
Inventario dell' eredità di Carlotto Orsini e di Faustina Baglioni.

« In decta casa già di detto sig. Carlotto in una stanza sù di so-
pra, detta la Guardarobba, vi sono le appresso robe et cose, et prima:

Accanto all’uscio in decta guardarobba in un forziere a scrigno
soppannato di corame nero vi si ritrova dentro:

Una vestetta da homo di dommasco nero finita di velluto nero.
VITE err eats cn i e RIT

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cie di vaio.

DUE RICCHI INVENTARI, ECC. 525:
Una cappa overo mantelletto sanza maniche di velluto bertino con
finimento d' argento intorno intorno.

Dua quarti dinanzi di zimarra da donna di velluto bertino con le
maniche lunghe a l’Ungheresca con finimento di passamano e bottoni
d'argento et seta bertina.

Una casaccha da homo di velluto di bertino riccio sanza alcun fi-
nimento.

Un saio di velluto nero senza finimento alcuno et soppannato di

tela nera.

Una vestetta di velluto verde da paggio con schapperuccio et sanza
maniche et finita intorno intorno di velluto bianco et pagonazzo. —

Un giubbone di raso verde soppannato di tela biancha et sanza al-
cun taglio né finimento.

Un giubbone di raso bertino sanza fodera et suoi listre di velluto
pur bertino.

Un paio di maniche d'ermisino bianco tagliate.

Una casaccha di panno pagonazzo nuova finita intorno intorno con
bande di velluto bianco e verde, qual fu fatta per farla portare al mu-
lattiere quando havea da ire con la lettigha colla buona memoria del-
l'ill.ma signora Faustina moglie dello ill.mo signor Carlo.

Un paio di cosciali con i calzini stacchati di» panno pagonazzo,
soppannati detti cosciali di taffettà verde con profili pur di taffettà verdi
et bianchi: furno fatti per il medesimo sopradetto vetturale.

Una cappa di panno pagonazzo usata finita di velluto verde et
bianco qual’ era fatta per li staffieri.

Un paio di calze nere con fodera di taffettà pur nero qual erono
del sig. Carlo.

Una cappa di rascia nera finita di drento con una banda d'ermi-
sino tagliato.

Un saietto di velluto nero cattivo da paggi sopannato di tela nera.

Un altro saietto pur da paggi di velluto bertino buono e chiuso
dinanzi et finito intorno intorno di cordoncino d’oro et di seta con un
lavoro grande.

Una copertina da cavalli per donne di velluto di trippa nero usato,
finita intorno intorno con frange di seta nera.

Un paro di guancialetti da donne da lavorare cioè uno di ‘brocchato
e domasco nero.

Un pappaficho di steta rossa usato.

Un paio di cosciali di panno giallo da cavalcare.

Due paia di calzini cioè un paio di rovescio rosso et l'altro paio
di lana fatti a agho.

Una copertina da culla da bambini di brocchato soppannata di pan-

Dua schalette da donne da cavalchare, cioè una di. velluto rosso
con bullette dorate intorno intorno et l’ altra schaletta è di panno giallo.
526 G. DEGLI AZZI

In una cassa grande quadra d'albero bianco in Guardarobba èvvi
dentro le appresso cose:

Un guanciale assai ben grande di brocchato.

Un guancialetto da sedere d'ermisino turchino.

Tre paia di guanciali grandi da sedere di velluto cioè un paio di
velluto rosso chremisi et un paio di vellato turchino et l’altro paio di
velluto giallo.

Un bel tavogliere grande sanza tavole, in sul quale v'è anche lo
scacchiere, et tutto è di nocie intarsiato d’avorio et osso bianco e dove
verde.

Un padiglione grande da letto di rensa sottile lavorato intorno alle
porte di esso di seta nera con bellissimi lavori larghi un palmo incirca
et altrove con alla cacciatura con bottoni: qual padiglione è nuovo
nuovo che dicono era della buona memoria della sig.ra Faustina.

Quattro padiglioni usati grandi da letto pur di rensa sottile, dua con
nastri di seta nera et gl’altri dua con nastri di seta rossa.

Un padiglionetto piccolo da culla da bambini di taffettà rosso con
bande di teletta.

Un paio di lenzuola di bambagino con nastri di seta pagonazza.

Un paio di lenzuola di rensa lavorate di seta rossa chermisi.

Cinque paia di lenzuola con reticelle bianche, cioè tre paia di rensa
et dua paia di panno lino sottile.

Tre paia di lenzuola usati e cattivi, cioè tre lenzuola sottile et tre
grosse.

Quattro teli da lenzuola novi di rensa.

Dua striscie di rensa nuove.

Dua fascie da bambini di bisso fine.

Dua fascie pur da bambini di bisso grossetto.

Quattro teli da zana da bambini di bisso fini et due pezzuolette di
bissi da mettere al collo ai bambini.

Una bella casacha da armare con le maniche lunghe a l’ Unghere-
sca di velluto verde tutta ricamata di teletta d’argento et velluto pa-
gonazzo a tronconi et fogliami et foderata di tela nera: qual casacha
è nuova et il signor l'adoperava quando si faceva la mostra de suoi
cavalli.

Sei roste di paglia et trucioli di più sorte.

Un guancialetto di taffettà verde cangiante che vi si tien drento
le roste.

Quattro paia di federe da guanciali di taffettà cioè tre rosse et una
verde cangiante et dua nappe da guanciali di seta pagonazza con oro.

In un forziere di legname dipinto in detta Guardarobba sono le
appresso cose:
Quattro paia di fodere di guanciali di bambagia.

]
DUE RICOHI INVENTARI, ECC. 521

Cinque paia di fodere da guanciali di tela rossa. :
In una borsa di tela bianca con nastri d'oro vi è dentro dua co-

rone cioó una di pelo di seta et l'altra d'osso bianco.

In una scatola dipinta drentovi:

Un telo di bisso da bambino con un ricamo d'oro e trina d'oro.

Tre fascie da bambini, cioè una di bisso lavorata d'oro et dua di
rensa, una lavorata di seta rossa et l'altra nera.

Dua federe di rensa da guanciali da zana per bambini lavorate
d’oro et seta rossa con trine d'oro.

Una pezza di nastro d’oro et seta rossa con fogliami largho tre
dita incircha et largho braccia quattro et mezzo.

Una pezza di nastro d’oro: è pur seta rossa sanza fogliami largho
dua dita incirca et lungo braccia sei et un quarto incirca.

Una fodera da cuscinetto di tela di rensa lavorato di seta rossa di
chermisi.

In una scatola dipinta:

Un colletto da donne di rensa tutto lavorato di seta rossa.

Un altro colletto di bisso lavorato di seta tanè.

Un altro colletto di rensa lavorato di seta biancha.

Tre colletti, cioè dua di rensa et uno di bambagino, lavorati tutti
e tre di seta biancha.

Quattro colletti di rensa usati lavorati di seta nera.

Cinque colletti di rensa usati et cattivi lavorati di refe bianco.

Un capezzale da camicia da donne di rensa lavorato intorno in-
torno con un lavoro nero di seta nuovo.

In una scatola di legno bianca:
Dua paia di federe da guanciali di rensa lavorati di bianco con
trine et tutte sono nuove.

In una altra scatola bianca:
. Sei paia di maniche da donna di rensa nove cioè tre paia lavorate
di seta nera, et paia dua lavorate di seta rossa et un paio lavorate di
refe bianco i

Dua paia di gale da mettere alle maniche da donna, di rensa lavo-
rate d’oro con perle.

Quattro paia di gale da donne tutte ricamate con oro et seta rossa
e verde et nera et d'altre sorte, cioè di dette gale ve n'è un paio di
velo di seta et un paio di bisso et 2 paia di rensa.

Un paio di maniche di rensa da donne cominciate a lavorare di
seta nera.

Dua collaretti di velo vecchi da donna, uno con un po’ di trina
d’oro et l’altro sanza niente.
598 G. DEGLI AZZI

In un’ altra scatola pur di legname bianca:

Dua fascie di rensa da bambini, cioè una lavorata di seta rossa et
l’altra di nero.

Sei pezzi di bisso trasforati da bambino cominciati a lavorare.

Un paio di federe di rensa lavorate di bianco con bottoni.

Dua pezze di nastro di braccia dieci incirca per pezza: l’una la-
vorata di seta nera et l’altra tanè o roggia che si chiami.

In un’altra scatola bianca:

Sei fazzoletti da naso di rensa ricamati et lavorati d'oro et seta
rossa di chermisi et verde et d’altri colori et con 4 bottoni a pere d’oro
per uno.

Dua altri fazzoletti pur di rensa non finiti: l'uno lavorato d'oro
et.seta rossa; et l'altro d' oro et seta nera.

Dieci altri fazzoletti pur di rensa lavorati solo a merluzzi dí seta
chermisi d'oro.

Un fazzoletto di rensa lavorato et ricamato d'oro ét di seta rossa.

Dieci altri fazzoletti di rensa lavorati di refe bianco.

Uno capezzale da camicia da donna, di bambagino lavorato d'oro
et seta nera et rossa.

Una federa di bambagino usata con lavoro di seta rossa et altri
colori.

Iu un'altra scatola dipinta:

Un paio di federe di rensa con trine d'oro.

Un paio di federe di bisso lavorate di seta nera.

Tre paia di federe di rensa, cioè dua paia tutte piene di lavori di
seta nera et un paio non finite.

- Un paio di federe di rensa usate lavorate di bianco.

Dua braccia di nastro da guanciali lavorato di seta rossa et nera.

Dua listre di rensa: una è di braccia cinque lavorata di nero et
l’altra braccia 8 lavorata di bianco.

Cinque collarini da camicie da homo di rensa cioè uno di trieve
bianco et dua lavorati di seta nera et uno di rosso et uno di refe bianco.

Sei pezzi di trine da guanciali, di refe bianco et rosso.

Un pezzo di rete da guanciali.

In una scatola, drentovi : tre fiaschetti in coperti di seta di vari colori.
Una colomba di seta bianca.

Una zucchetta lavorata di seta.

Un galletto et altro lavorati di seta.

Due mazzi lavorati d’oro et di seta.

Quattro mazzi lavorati di seta di più colori.

Dua viuole lavorate di seta di chermisi.

In uno cartoccio certe perle non forate da medicina.
DUE RICCHI INVENTARI, ECC. © 5298

In un cassettino drentovi dua paia di forbice lavorate d'oro, et
quattro brevi lavorati di seta di più colori et una ampollina lavorata
pur di seta ed una zanna da zannare finita d' argento.

Una legatura da capo o per coda da donne di seta bianca con un
pendente cioè un grisopatio di Spagna legato in oro con nove perle
piccole, stimato tutto seudi 4 d’oro per Pietropagolo Galeotti (1) et per
Francesco di ... romano, orefici, cioè hanno stimato che detta di gri-
sopatio vaglia lire 9 et lire 6 vi sia d'oro et scudi dua vaglino le perle,
che vale il tutto scudi 4 d'oro in oro, come di sopra è detto.

12 sciugatoi grossi di panno lino.

4 altri sciugatoi più piccoli.

9 camicie nove di rensa da donne lavorate da capo et alle mani-
che di lavoro di refe bianco.

Un'altra camicia nuova da donna increspata di rensa.

Uua camicia di rensa nuova da donna lavorata al capezzale et alle
maniche con argento et perle. 1 ;

9 camicie di rensa nove da donne lavorate di seta nera et due al-
tre camicie nuove di rensa, di donne, cioè una lavorata di seta rossa
et l'altra lavorata di refe bianco intorno al capezzale et alle maniche.

Dieci camicie di rensa da donne usate.

Dua camicie di rensa da huomo lavorate d'oro et di seta rossa di
chermisi. j

Quattro sciugatoi di rensa lavorati di seta rossa di chermisi.

7 sciugatoi di rensa cioè 6 lavorati di seta nera et uno lavorato
di refe bianco.

25 paia di scapini (sic) nuovi.

In un altro forziere coperto di corame nero in guardarobba vi è
drento le appresso cose:

In una scatola biancha vi è dentro:

Un colletto di rensa cominciato a lavorare con perle et oro.

Un colletto di velo fatto con oro et seta bianca.

Un altro colletto da donne fatto con vernicie et seta. bianca et oro.

Un colletto di rete d’oro. i

Un altro colletto di rete pur d'argento, ma un po’ più rado.

Un altro colletto di trine d’oro et argento.

Un colletto di seta nera con una stella d'oro.

Un altro colletto di seta rossa chermisi con oro.

Un colletto di rensa da portare sotto alle zimarre da donna, layo-
rato solo il collare con oro et perle.

[]

(1) Pietro Paolo Galeotti, romano, incisore di coni e per lunghi anni intaglia -
tore di ferri della zecca al servizio del Duca Cosimo, che nel 1560 lo decorò della
cittadinanza fiorentina, é dal Vasari ricordato come « orefice eccellente » e « eccel-
lentissimo maestro » (VASARI-MILANESI, III, 27,.390; V, 390; VI, 251; VII, 542).

VE ATO CANINI
——
us E er —

530 G. DEGLI AZZI

Un altro colletto di rensa ricamato d'oro argento et seta.

. Una collaiuola bassa colle sue maniche da donne, di rensa, lavorate
dette maniche et collaiuola d'oro et perle.

Un'altra eollaiuuola bassa colle sue maniche di rensa ricamate
d'oro et seta di più colori.

Un’ altra eollaiuola pur bassa et increspata di rensa et colle sue
maniche ricamate con più listre d’oro et perle.

Un paio di maniche di rensa da donne lavorate da mano con oro
et perle.

Un colletto d’intaglio bianco da donne di rensa.

Dua altri colletti di rensa usati sfilati da donne.

Una listra di rensa larga dua dita incirca et lunga braccia 2 et */,
riccamata d’oro con un po’ d’argento.

Una altra listra pur di rensa cominciata a ricamare pur d'oro et
argento, e n'è ricamata circa un braccio.

Collarino sparato et per le maniche per una camicia di rensa ric-
camata d’oro et argento et seta.

Una collaiuola bassa con manichini di bisso usati ricamati d'oro
et seta.

Un panno di bisso con trine larghe d’ oro da coprire gl’ arcucci da
bambini.

Un pezzo di ricamo d’oro et seta lungo un quarto di braccio et
largo duo dita.

Un paio di guanciali di bisso ricamati intorno intorno con fogliami
e uccelli et animali di più sorte d’oro et argento.

Le guiggie d'un paio di pianelle di velluto rosso chermisi rica-
mato d’ oxo.

Trina di refe bianco per dua para di guanciali.

Nove nappe di seta bertina con rete d’ argento.

14 braccia di passamano d’argento et seta bertina.

Dua ferri da fondelli da ricami.

Braccia 25 di raso pagonazzo.

In un rinvolto di carta più strisciette di velluto bertino, cioè per
un finimento di vesta incirca.

Più ritagli di telette d’oro et velluti di più colori et rasi et taffettà
di più colori; ma di tutto pezzi piccoli.

Un braccio di velluto rosso volto.

Un mezzo braccio incirca di velluto giallo.

Più cordelline et frangie d’oro et di seta et argento di peso in
tutto oncie dua incirca.

Un paio di guanciali di velluto verde cominciati a ricamare con un
lavoretto stretto d’ argento.

Un paio di guanciali di teletta d’oro et velluto verde a quarti non
cuciti. i
"rs Lap cera Srt to
.

Lei RAT

DUE RICCHI INVENTARI, ECC. 581

Un inbusto dinanzi da donne et un pezzo del busto di rieto di»vel-
luto bertino profilato d' oro. m

Un paio di guanciali di panno verde ei giallo a quarti non cuciti.

Un altro paio di chuscini di panno di più colori et a schacchi non
euciti.

Frange di seta tané per una vesta incirca.

Una libra di seta rossa chermisi di fioscia (?) in un sacchetto di
tela lavorato di nero, cattivo.

Dua braccia et mezzo di toccha d'argento falsa.

Una parte d'un guanciale di rensa cominciata a lavorare alla tur-
chesca.

Un finimento d’uno astuccio alla domaschina dorato cioè nettao-
rechi et altre simili cose.

Collarino et finimento per le maniche di bambagino lavorati di seta
bianca et nera.

Una rete da donna d’oro a mandorle.

In sur un rocchetto denaro uno d’oro incirca, cioè oro tirato,

In su dua rocchetti mezza oncia d’oro filato.

In su un altro un poco d'oro vecchio.

In su dua rocchetti mezza oncia incirca d'argento filato tra grosso
e sottile.

In su uno rocchetto danari dieci d’oro tirato falso. i

Otto rocchetti et sei cannoni suvvi sete di più colori: in tutto on-
cie una incirca.

In una scatola tonda di legname bianco :

14 seuffie da donne, cioè 8 di rensa et 6 di bambagino, lavorate di .
bianco di vari lavori.

Dua altre cuffie di rensa lavorate tutte di seta nera.

Dua altre scuffie di bambagino co’ bendoni da huomo lavorate con
listre di seta nera.

Dua trincianti da donne quando si lavano la testa, di bambagino,
cioè uno lavorato a listre di seta rosa di chermisi et l’ altro lavorato di
seta nera.

Dua altri trincianti di veli cioè uno con le trine d'oro et I UI
d' argento.

Dua altri trincianti vecchi uno di banbagino et uno di xir cioè
uno con frange d’oro et l’ altro lavorato di seta nera.

Un veletto di fiore usato da donne.

Dieci scuffie da donne usate.

Un cappello di velluto chermisi con passamani d'oro et seta rossa
et con penne di gazza, quale è nuovo, che era dell'ill.ma Sig.ra Fau-
stina. i

Dua berrette da donna l’ una di velluto rosso chermisi con 91 com-
———————

539 G. DEGLI AZZI

passetti d'oro, et l'altra è di velluto pagonazzo suvi 86 compassetti di
oro ma piccolini.

7 berrette di velluto da donne, cioè una di velluto rosso volto et.

una bianca et una nera et una di turchino et una di velluto riccio ber-
tino et una tanè.

Cinque paia di pianelle da donne di velluto cioè un: paro di vel-
luto bertino ricamate d’argento et un paio di velluto nero con nastri
di seta nera et argento et un paio di velluto tanè con passamani d’oro
et un paio di velluto giuggiolino con passamani d'oro et di seta rossa
et un paio di velluto rosso semplice.

Una bugnola di paglia con dua paneretti drentovi pur di paglia
lavorati.

Un cappello d’ ermisino pagonazzo con passamano di seta bianca
et verde nuovo.

Un cappello d'ermisino bertino vecchio con passamano bianco.

Una scopetta con maniche di velluto rosso.

Una arme Orsina di panno.

In un altro forziere soppannato di corame in decta guardarobba:

Sei paia di pianelle di velluto di più colori et di più sorte usate
da donne.

^ Un paio di pianelle et scarpe de corame bianco pur da donne.

Quattro paia di scarpe da homo di velluto, cioè tre nere et un paio
bianche.

Un paio di scarpettine da bambini di velluto rosso di chermisi.

Un paio di pianelline medesimamente da bambino di velluto pavo-
nazzo.

Un paio di scarpe di panno bianco da donne.

Sette rose di ferro et sette. pezzi di ferro da mettere in dette rose
per mettere alle testiere de’ cavalli armati.

Tre fornimenti da chinee di panno nero soppannate di corame et
con tre schalette foderate di panno nero per montare le donne a ca-
vallo; et tali fornimenti sono sanza briglie, cioè ci sono tre selle con
le loro testiere et groppiere et con i loro fiocchi neri, et tutto sanza i
morsi, come è detto.

Una sella da chinea che era della bona memoria della sig.a Fau-
stina Bagliona et una della buona memoria del sig. Carlo.

Tre paia di stivaletti da homo di cordovano, duo bianchi et'un par
neri.

Un fodero di velluto da spada.

Sette testiere di ferro da cavalli overo cavalli leggieri colli orec-
chi e tutte di ferro.

Dua armature da cavalli leggieri con i cosciali, ma sanza brac-
ciali et senza celate nè elmetti.

Dua bracciali di ferro.
RETTO

> aea

ESTA

DUE RICCHI INVENTARI, ECC. - 533

Dua celate overo elmetti da caval leggieri.

Dua guanti di ferro da cavalleggiere.

Dua stocchi, uno col fodero et l’ altro sanza.

12 seggiole da donne, alli appoggiatoi delle quale vi è dentro
l’arme Orsina et Bagliona.

Dua selte da muli da lettighe con i loro fornimenti et briglie e
tutto da poter portare la lettiga.

Una spada con fornimenti di ferro semplici et fodera di rame.

Dua fornimenti di corame usati per cavalli et una staffa.

4 morsi da cavallo, cioè dua novi et dua usati.

Un chuscinetto da correre, le poste sanza staffe.

Un paio di stivali di vacchetta et tre sproni.

Un finimento di ferro da fuoco, cioè paletta, forcina et molle et
dua ferri di varie sorte da stuzzichare il fuoco.

Tre candellieri d' ottone.

Uno orciuolo con polvere finito d'argento et vi è anche d'argento
l'arme Orsina. E

Dua burattelli overo esemplari da far lavori da camicie et altro.

In uno seatolino di nocie :

Una testa d'un Christo dorato.

Una eassetta d'avorio intarsiata et disopra vié
chiere.

Tre cassette cioè una bella di noce et una intarsiata a fogliami et

dipinto uno schac-

l'altra semplice.

Dua portiere di panno rosso con fogliami et nel mezzo con l'arme
Orsina et Bagliona.

Un'altra portiera maggiore di panno verde schuro et con piü fo-
gliami et opere di più colori et con l'arme Orsina nel mezzo.

Un pezzo di tappeto usato.

Un panno catelano bianco da letto usato.

Dua saeconi da letto voti.

Un eapezzale da letto ripieno di lana.

Quattro saccha di tela grossa.

Dodici banchetti overo sgabelli da. sedere d'albero dipinti a listre
verde bianche azzurre, e£ da una banda vi 6 dipinto drento l'arme:
Orsine e Baglione, et dall'altra vi ó l'impresa del sig. Carlo buona
memoria del pallone che dice: « Percussus elevor » et l' impresa della
sig.ra Faustina buona memoria dell'amo che dice « Captus capio ».

Cinque banchetti da campo in terzo con corame e tre mazze per
ciascheduno da sedere.

20 pezzi di corame tra grandi, mezzani et piccoli cioè pezzi 20 di
corami tutti dorati a più foggie et opere et tutti belli, et infra tutti a
detti 20 pezzi sono braccia 96 cioè canne 24.

Et più 12 altri pezzi di corami tra grandi mezzani et piccoli dorati

33

* Pigi don nct A PME EV. una A 3e
534 G. DEGLI AZZI

e rossi a più foggie et opere, et infra tutti a detti 12 pezzi sono braccia
54 cioè canne 13 et mezzo.

27 celate di più sorte da caval leggieri.

Un paio di guanti di piastre da caval leggieri.

Un buonaccordo da sonare.

Tre copertine da chinee che servivano per le damigelle della buona
memoria della sig.ra Faustina Bagliona, qual sono di panno nero con
una banda longha di velluto nero et foderato di tela nera.

In guardarobba ancho sono le appresso cose:

In un forziere in detta guardarobba et in su uno descho et tavole
sono le appresso cose:

87 libri in tra grandi et mezzani et piccoli, alcuni legati in carta
buona et alcuni in corame di varii colori et tutti 37 sono di musica.

41 libri di più sorte in tra grandi et mezzani et. piccoli legati in
cartone et in carta buona, i quali libri sono di varie materie in tra
grandi mezzani et piccoli et tutti sono legati in bellissimi corami di
varii colori et messi d' ora et con lettere et imprese di varie sorti.

Dua libri grandi delle sorte legati in corame et messi d’oro et con
lettere dorate disopra in su la coperta.

7 libri di varie sorte legati in corame di vari colori senza oro et
sanza imprese nè lettere.

Uno astuccio grande d’ ebano con sua pettini et altro fornimento.

In una scatola tonda drentovi un finimento di riticella bianca da
camicie, et un collarino di rete bianca lavorato di seta nera.

Una spera grande alta un ‘braccio con adornamento di nocie.

Un’ altra sferetta minore di christallo con certi bottoni che mostra
un monte di visi et con adornamento d’ ebano.

Un'altra speretta più piccola qual da tutta dua le bande mostra
visi contrafatti.

Un ritratto in pittura in un quadretto dell’ ill.ma sig.ra Faustina
Savella con adornamento di noce.

Tre ritratti in 3 quadretti di pitture di donne dalla cintura in sù,
con adornamenti di noce et d’altro legname, cioè l’uno è ritratto della
sig.ra Lucia Colonna et l’ altro della ... et l'altro della ...

Una tavoletta quadra di noce intarsiata di bianco et profilato di
giallo. ;

Un pallone grande di penne, la quale era l'impresa della buona
memoria del sig. Carlo, et in sul qual pallone di. sotto v'é più pen-
nacchi bianchi verdi e azzurri, che l'adoperava quando si faceva le
mostre et rassegna di suo' cavalli.

Dua paniere grandi et duo piccole di vetrice.
DUE RICCHI INVENTARI, ECC. |. 990

In quella stanza sü alta rincontro alla Guardarobba v'é le appresso
cose:

Dua selle di corame da lettigha coi loro fornimenti pur di corame.

Una lettiga di corame federata di velluto chermisi.

Uno materasso di tela rossa della sudetta lettiga.

Dua guanciali di tela rossa pur di detta lettiga.

In quell’ altra camera su di sopra et nell’ anticamera che sono in
sulla sala dove è la guardarobba, vi sono le appresso cose:

93 pezzi in fra rinfrescatoi, baccini, tazze, piatti grandi mezani et
piccoli, saliere, scodelle et Seodollimi et iu DUE tutte di terra bianca
di Faenza: sono detti 98 pezzi di stovigli.

In più mazzi libre 20 di lino Alessandrino.

In camera dove sta el bambino, cioè l'ill.mo sig. Carlo Fausto Or:
sino, vi sono le appresso cose, et nell’ anticamera et scrittoio et altre
stanze che abita detto signorino ef la sua balia et altre donne, vi sono
le appresso cose:

Una portiera di perpignano nero.

Un letto di noce dove sta la detta balia del signorino con i sac-
coni et con tre materassi et un panno rosso et una coltre overo coperta
di mucaiarro cangiante bottito et lenzuola et piumaccio et un panno
giallo.

Et nella di là detta camera e anticamera et altre stanze dove sta
et abita il sig. Carlo Fausto et la sua balia et altre donne vi sono
anche le appresso cose:

Una coltre di taffettà giallo e rosso in su letto overo chiede dove
dorme madonna Lucretia et vi è anche dua lenzuola et piumaosio:

In una cassa vi è tre lenzuola.

Per il bambino in dette stanze vi è anche una zana: con dui ma-
terassini di raso rosso et con i sua sacchoni et. coltrice et materasse.

Una coltre d' ermisino cangiante della zana.

38 pezze di panno lino per detto bambino.

8 pezze di pannolano rosse.

Un mantellino di sventone (o mentone?) rosso per la zana.

Et un altro mantellino rosato luchesino.

16 fascie per detto signorino, cioè una lavorata di seta rossa et
l’altre semplice sanza lavorare.

6 teli da zana cioè tre lavorati di bianco et dua di nero et I' altro
semplice sanza lavoro.

* Fate dae S03
536 G. DEGLI AZZI

Cinque guanciali d'ermisino cioè 3 turchini et dua rossi, de' quali
ve n'é un paio ricamati di seta rossa con allaeciature con bottoni.

Due portiere di corami dorati et rossi et di vari colori, che l’ una
è alla porta. dell' anticamera dove sta detto signorino et la sua balia;
l’altra è alla porta che va su quel terrazzetto verso l' orto.

Una portiera di panno rosso et intorno et ai canti ai fogliami di
vari colori.et nel mezzo l’ arme Orsina.

El ritratto del naturale in pittura della buona memoria del sig. Carlo
Orsino, qual diceva in Roma haverli fatto Iacopino del Conte scultore (1).

Una tavola con cassettine sotto di legname.

Paletta molle forcina alari et altro finimento al fuoco in detta ca-
mera del bambino.

Nell'anticamera acanto a detta camera un letto di legname bianco,
suvi pagliariecio et dua materassi et un piumaccio, et la portiera col-
I| arme Orsine che è scritta più di sopre.

Una coltre di bombagia bianca usata.

Cinque seggiole usate.

Nella camera dove prima stava el signorino :

Un bello scrittoio di noce intarsiato con fiori et fogliami et altro
quale la buona memoria del sig. Carlo havea fatto venire da Mugnano.

Una bella culla da bambini over cuccietta con 4 colonne di noce
et intagliata et lavorata et con dua cortine et altri adornamenta di taf-
fettà rosso di chermisi con frangie, qualtutto donó la ill.ma sig.ra Mo-
naldescha alle buone memorie delli ill.mi sig. Carlo Orsino et sig.ra Fau-
stina Bagliona quando nacque il loro figluolo cioè l'ill.mo sig. Carlo
Fausto.

Una. cuccia di legname bianco co’ suoi sacconi e dua materassi et
un piumaccio.

Dua coperte da letto bianche di bambagino.

Un tavolino bianco di legname.

Dua materassi in su detto tavolino.

Una portiera di perpignano nero all’ uscio di detta camera.

Segue l'inventario di cose che sono nella camera et in cucina et
in quelle stanze presso alla cucina:

(1) Iacopo Calvi, detto Iacopo e Iacopino del Conte, discepolo di Andrea del
Sarto, fu ritrattista famoso, ed ebbe l' onore dl ritrarre le sembianze del divino Mi-
chelangelo (VASARI-MILANESI, V, 8; VII, 253 e 576 e sgg.).
DUE RICCHI INVENTARI, ECC.

Dua tovaglie. j A

Dieci tovagliolini.

Dua sciugamani:

Tre lucerne d'ottone, cioè due piccole et una grande; alare, scal-
daletto, catena di ferro da fuoco, padelle, conche, stidioni, spiedi, pi-
gnatte, tegami, catini, paiuoli, et altre simili appartenenze et cose
della cucina. : i

Una tavoletta di legname bianco in detta cucina.

4 candeliere d’ottone cioè dua nella camera dove sta il bambino
et dua in cucina.

In un cassettino di legno bianco in camera dove sta il bambino vi
è drento una medaglia legata in oro smaltata di reggio et di vari co-
lori cioè una Dianira in cammeo di colore come è detto, legata in oro
et smaltata benissimo di reggio et di vari colori, che la legò et smaltó
Piero di Martino orefice, della fattura della quale ne chiedeva scudi 14
d’oro; et pesa detta medaglia V?:; 9 d'oro, in oro et grani 12, la qual
medaglia gnen’ havea data allegare et smaltare la b. m. dello ill.mo
sig. Carlo Orsino. | i

Et più nel sopradetto cassettino vi è dentro 108 compassi d'oro
smaltati di vari colori i quali fra tutti pesono scudi 7 et mezzo d' oro:
in oro, che medesimamente li fecie et smaltò il sudetto Piero di Mar-
tino orefice, li quali haveano a servire per addornamento d'una vesta
per l'ill.ma sig ra Faustina Bagliona b. m.

Et pur in detta camera un ritratto di gesso dalla cintura in sù et
colle braccia della buo: mem: della ill.ma sig.ra Faustina Bagliona, la
quale fece fare l'ill.mo sig. Carlo Orsino suo marito a maestro Ali- .
xandro scultore, et datoli poi il colore da maestro Carlo Portelli pit-
tore (1).

Nella camera terrena verso l'orto vi sono le appresso cose:
Un letto in su le banche con un pagliariecio et dua. materassi et
un piumaccio et una coperta di lana bianca, cioè un panno catelano.

In un'altra camera terrena in detta casa della buo: mem: del si-
gnor Carlo, cioè dove già dormiva messer Leone Sillano da Spoleto, vi
sono le appresso cose:

Un letto dl’ albero bianco et sotto una carriuola pur d' albero; in
su detto letto vi è un pagliariccio et un materasso et un primaceio et
una cassa di legname bianco,

(1) Carlo Portelli o Portegli, da Loro nel Valdarno di sopra, fu scolare di Ri-
dolfo del Ghirlandaio (VASARI-MILANESI, VI, 547; VIII, 618-619).

* Witt gem soin dan
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538 G. DEGLI AZZI

Et nella camera terrena dove dormiva la buo: mem: dell’ ill.mo
sig. Carlo Orsino vi è drento le appresso cose, cioè:

Una cuccia di noce in sulla quale è un pagliariecio grande et dua
materassi et un primaccio et una coperta di mucaiarro pagonazzo fo-
derata di tela azzurra.

Et dua tavolini quadri d’ albero.

Et nella anticamera di detta camera vi è:
Un materasso
Un par d’alari.

In sala terrena vi è:

Uns tavola di pino con suoi trespoli di braccia 7 incirca.
Et le stanghe di legname con ferri et quoi della lettiga.
In cucina terrena vi è:

Una padella, una forchetta, un par di molle da fuoco.
Una lucerna d’ ottone et un candeliere.

" Nelle volte et stalle della casa dello ill.mo sig. Carlo Orsino vi
sono le appresso cose, cioè:

Un paro di bare overo ceste di legname.

Una rastrelliera overo da mettere briglie, di legname, nella stalla
del mezzo.

Et più mangiatoie di legname di varie sorte in tre stalle che sono
in detta casa qual mangiatoie vi havea fatte fare la buo: me: dello
illmo. sig. Carlo Ursino.

Et a dua pozzi che sono in detta casa, che a ciascheduno di detti
dua pozzi vi sono e’ canapi et le secchie con catene di ferro.

Et più nella sala su di sopra vi è li appresso ritratti su le porte
delle camere cioè:

Un ritratto dal naturale la figura intera a sedere dipinta in tela
della buo: me: della ill.ma sig.ra Faustina Bagliona fatta quando era
in vita più tempo fa qui in Firenze ritrarre da Francesco di Lionardo
Boninsegni cittadino fiorentino a maestro Carlo Portelli Dalloro pittore
fiorentino, qual ritratto a detto Francesco Boninsegni gli costò scudi 15
d'oro in oro; qual ritratto detto Francesco Boninsegni lo donò alla
bo: me: dello illmo sig. Carlo Orsino quando e' venne qui in Firenze
à sposare la prefata illma sig.ra Faustina Bagliona suo consorte.

Et più un altro ritratto della sopradetta illma sig.ra Faustina buo:
mem. cioè un ritratto piccolo solo la testa e el busto di stucco in un
DUE RICCHI INVENTARI, ECC. 539

cassettino tondo d' ebano che medesimamente fece ritrarre il sudetto
Francesco Boninsegni da maestro Pietro Paulo Galeotti romano orefice
qui in Firenze: qual ritratto il detto Francesco Boninsegni lo mandó
alla Mirandola a donare allo ill.mo sig. Carlo Orsino buo: me:, il quale
quando poi venne in Firenze lo riportó qui in casa.

Braccia 37 di tovaglie sottile alla rensa molto belle et sono larghe
braccia 4, quale ancor l’ ha qui in Firenze in casa madonna Heuropa
moglie di messer Vechio Alesi perugino, che li furono date più setti-
mane fa perchè detta madonna Europa le facessi dal suo curatore da
rimaggio churare: qual tovaglie vagliono meglio che scudi uno il
braccio : le quale tovaglie le doverrà consegnare detta madonna Europa
come torna di villa alla sopradetta ill.ma signora Monaldescha tutrice
del sopranominato sig. Carlo Fausto Orsino pupillo ».
BALDO DI MASTRO GIORGIO DA GUBBIO

ED ALTRI MERCANTI ALLE FIERE DI TERNI

Nei nostri Comuni medioevali le fiere, oltrechè l'importanza
di solenni convegni commerciali, ebbero anche l'utilità di dimo-
strare la devozione speciale della città verso i santi patroni, e
quella di confermare annualmente i vincoli delle alleanze e delle
simpatie fra Comune e Comune, concedendo agli uomini dei paesi
amici speciali privilegi di soggiorno, esenzione di gabelle ecc.

A Terni le fiere più importanti erano quella di Campitello
e l'altra di S. Lucia; la prima s'apriva il 15 settembre e durava
dieci giorni, svolgendosi all’aperta campagna, governata da spe-
ciali capitoli (1), per l'osservanza dei quali sedevano in perma-
nenza i notari, assistiti dal bargello e dalle milizie, che risiede-
vano nella ròcca di Colleluna, appositamente congiunta al campo
della fiera da comoda e diretta via (2).

La seconda si apriva il 13 decembre, durava per quindici
giorni, si celebrava nell’ interno della città e, come ancora si dice,
veniva chiamata la fiera dei cocci, perchè specialmente vi concor-
revano e vi concorrono i figuli di ogni genere, dai produttori
delle stoviglie migliori a quelli che fabbricano i più umili orciuoli,
i cavallucci e i re magi, i pastori e le pecorelle per l' imminente
presepio.

Nelle riformanze del Comune spesso si parla di queste fiere,
e fra i documenti che le riguardano mi piace estrarne quello che
ora qui pubblico, e che a me sembra notevole, se non altro per
uno dei nomi di persona che in esso leggiamo. i

(1) R. GRADASSI, Gli antichi capit. della fiera di C. in Terni, Foligno.
(2) Riform. vol. 524, 24 nov. 1556.
549 L. LANZI

Il 3 gennaio 1555 il Consiglio di credenza veniva invitato a
deliberare sopra una dimanda di alcuni mercanti che erano inter-
venuti alla fiera di S. Lucia e che, nell'atto di ripartirsene, de-
sideravano prepararsi il campo per l'anno futuro, chiedendo che
la Comunità concedesse loro l'uso delle botteghe che fossero li-
bere e disponibili lungo l'antiea via dei fondachi (oggi corso Vit-
torio Emanuele), dall'angolo presso la chiesa di S. Pietro fino al
palazzo del Magistrato (oggi residenza del Comune).

In quest’ ultima fiera avevano dovuto trovarsi tutti a disagio,
e quindi richiedevano questa concessione per l'avvenire, non sol-
tanto per il loro vantaggio, ma anche per non recare danno e fa-
stidio ai mercanti della città, collocandosi confusamente negli an-
gusti spazi fra bottega e bottega; e avrebbero voluto. essere ar-
bitri di scegliersi, volendo, nello stesso fondaco un compagno
amico o compaesano, senza che i soprastanti avessero. potuto im-
pedirlo, restando fermo che i mercanti sopravenienti avessero do-
vuto seguire successivamente l'ordine verso il palazzo del Magi-
strato, rispettando il diritto dei primi occupanti e non procedendo
innanzi, oltre la bottega dei Mansueti, sul trivio di S. Pietro; e
la concessione di queste botteghe poter durare anche due o tre
anni consecutivi, come meglio piacesse ai magnifici Priori ed ai
prudenti Banderari della città.

L’ istanza è firmata da otto gruppi di mercanti, provenienti
da Gubbio, Camerino, Norcia, S. Severino, Matelica, Visso, Sar-
nano e Fiastra; e il Consiglio di credenza, ad onta di due fave in
contrario, ) accolse benignamente.

Da questo atto abbbastanza semplice derivano due osserva-
zioni: l'una d’indole etimologica, l’altra biografica. La prima si
riferisce alla parola bottega. Il cancelliere, un discreto umanista,
scrive al margine dell'atto: Supplicatio mercatorum pro apothecis
in nundinis; ma nella dimanda dei mercanti si parla invece di
pontiche. Il volgare umbro del XVI secolo dunque tradusse apo-
theca con pontica, che più tardi divenne bottiga e poi bottega. La
seconda osservazione è che tra i mercanti eugubini che firmano
la supplica, troviamo:

« Io Baldo de m.0 Giorgio da Gubio affermo quanto di sopra ».
TIRI

BALDO DI MASTRO GIORGIO DA GUBBIO 543

Ora si sa che un Baldo od Ubaldo fu il secondogenito dell’ in-

signe maestro e che il 20 aprile del 1554 sposava Maddalena Chiocei
della istessa città. E dunque fuor d'ogni dubbio l'identità del
soggetto.

Non si sa, peró, se egli esereitasse l'arte paterna, poiche,
sebbene si conosca l' istromento di società rogato il 21 febbraio 1547
eol fratello Vincenzo, e si abbia memoria di maioliehe lavorate
da quest'ultimo, tuttavia non si ha notizia di alcuna opera com-
piuta da lui.

Il trovarlo in Terni alla fiera dei cocci a prima vista farebbe
supporre che Baldo vi avesse recato i prodotti dell’industria che
aveva resa famosa la sua casa; ma invece, dall’ atto che abbiamo
in esame apparisce che, dopo il tentativo fatto di lavorare maio-
liche in società col fratello Vincenzo, si era dato alla mercatura,
ossia al commercio delle stoffe. Nella istanza è detto infatti che,
sopravenendo per l’ avvenire nuovi mercanti di panni, questi non
possono avere concessione di botteghe sulla stessa via, al di sopra
di quelle occupate dai richiedenti.

Ed ora ecco l'atto nella sua integrità :

Supplicatio mercatorum pro apothecis in nundinis.

Ianuarii III, 1555.

Congregata credentiaria concione in palatio solite residentie M.
D.P., campane comunis sonitu previo, in quo valido et suffitienti nu-
mero, servatis omnibus de more hactenus solitis, ad senatum relata sunt
infrascripta :

Magnifici signori Priori, Prudenti et honesti Banderari, et util
Magistrato della magnifica ciptà di Terni.

| Li mercanti forestieri in la fiera delle S. V. M. come affectionati
figlioli et ciptadini di questa magnifica ciptà, et amici et bon fratelli
de tutti homini di Terni, desiderosi conservarsi in decta bona ami-
citia et ad honore et utile di essa ciptà magnifica et de Sancta Lucia
benedetta et dicta fiera crescere et multiplicare et acciò il mercante
Teramnano in la propria patria non resti per li forestieri incomodato
et l'uno non sia ineomodo et dannoso al’ altro come al presente sono
per trovarsi in cusì poco luoco troppo alle strette, et per multi altri
IZ

044 L. LANZI

honorevoli utili et degni respecti, supplicano quelle ch' in tempo de fiera
seli conceda la strada maestra con tutte pontiche et comodi ut si tro-
vano libere et vacue d'ogni altro mercante o artesiano della ciptà
principiando dal cantone della pontica delli Mansueti nel trivio de
S.to Pietro et come seguita verso il Palazzo de V. S. M., cum facultà
che ciascun mercante possa retenere volendo una pontica solo, et vo-
lendo compagno, se ne possa pigliar uno o dui al più patriotti o fore-
stieri li piacerà, quali havendo presi o electi, non posa esser da’ sopra-
stanti astretto a pigliar altri o più de quello o quelli s'harrà electi.
Similmente che non possan esser gravati de pesioni (sic) più che sono
al presente, et che sopravenendo per l'avvenir novi mercanti de pani,
né tampoco essi descripti o alcuno possa haver luoco o pontica alcuna
de sopre al decto cantone in essa fiera, ma sia astretto seguitare in la
strada predicta, et sia anche licito ad ciascun d'essi mercanti fermare
per dui o tre anni per il tempo de la fiera quella o quelle pontiche
che se trovase tenere, offerendosi sempre all'observanza di quanto de
sopra per utile et honore di questa magnifica ciptà, quale Idio faccia
ad voto contenta e felice.

Mercanti d' Augubio.

Quanto alla supplica che si fa alla Magnifiea comunità di Terni
de pigliar le pontiche dal cantone de S. Pietro in gió verso il palazo
delli Magnifiei signori Priori, secondo se narra in dieta supplica, nui
mercanti iuncti da Gubio, ch'al presente ci troviamo in dieta fiera, ne
contentamo de quanto in essa se narra et ad fede della verità ciascun
de dieti mercanti se sottoseriverà de sua propria mano.

Io Filippo Marconi da Gubio confermo quanto di sopra.

Io Credo Marconi da Gubio fui presente e confermo quanto di
sopra.

Io Andriano Marconi da Gubio affermo quanto di sopra.

Io Bernardino Marconi da Gubio affermo quanto di' sopra.

Io Paolo Pinoli da Gubio affermo quanto di sopra.

Io Federico de Iacomo Antonio da Gubio affermo quanto di sopra.

Io Marco Pinoli da Gubio affermo quanto di sopra.

Io Andrea de Tondi da Gubio affermo quanto di sopra.

Io Baldo de m.o Giorgio da Gubio affermo quanto di sopra.

Io Jo: Francesco de Berardino Andreocci da Gubio affermo quanto
di sopra.

Io Cuccha Bonarelli da Ugubio affermo quanto di sopra.

Io Bastiano de Nato da Gubio affermo quanto di sopra.
— X
Jur

BALDO DI MASTRO GIORGIO DA GUBBIO

Camerino. E

Quanto alla supplica che si fa alla mag.ca comunità di Terni de
pigliar le pontiche dal canton de san Pietro in gió verso il palaso delli
S.ri priori secondo che narra la supplica per nui de Camerino, quilli
ch'al presente si trova qui, et si contenta, se sottoscriverà de sua mano,
et quelli che non sapranno scrivere, farrà:il suo nome seriver ad un
altro.

Io Pariscella Marucci da Cam.o confermo quanto di sopra.

Io Gio. Allegritti da Camerino confermo quanto di sopra.

Io Mariano Pichelli da Camerino confermo quanto di sopra.

Io Frane. de Geronimo da Camerino confermo quanto di sopra.

Io Durante de Franc. da Camerino confermo quanto di sopra.

Io Ant. de Camillo de Nanzarollo confermo quanto di sopra.

Io Jo. Bapta Pichelli da Cam. confermo quanto di sopra.

Io Frane. di Stripiccione confermo.

Io Octaviano Savini fui presente quanto di sopra.

Io Luca Cardone da Cam. fui presente quanto di sopra.

Io Iacomo de Lucio fui presente a quanto di sopra.

Io Bernabeo de Gironimo da Cam.o confermo quanto sopra.

Io Ant.o de Lochi da Camerino confermo quanto sopra.

Io Luciano de Masimo confermo quanto sopra.

Norsini.

Catarino de Paulo da Norscia.
Terentio Verrucci.

Io-Andrea de Serarze da Norscia.
Michelangelo de Pedecoli.
Iacomantonio de Paul d' Antoniaecio.
Marcantonio d' Antollo.

Io Antonio de...

Ioseph de Bastiano.

Ioseph de Mancino de Ginallo.

Io: Mareino de Gabriele.

Io: Maria de...

Permarino de Colise.

Giuliano de Gitto.
. Gratiano de Catarin de Ceresiolo.
Io: Marino de Marcant.o de Paulo.
Iannino d? Anjovino. 546 L. LANZI

Io: Francesco de Cat.o

Plaudo de Franc.o

Catarino de Lactantio.

Pompilio de Io: Ant.o Desiderio.

Perant.o de Sentusio.

Traversino de Jacomo. Pietre.
Io: Paulo de Cetisi. |
Bartholomeo de Paul de Faresse. |

San Severino.

Io Aristeo Pamphilo de San Severino confesso contentarmi della
supplica data dalli mercanti suddecti et infraseritti.

Io Ant.o Amatueci da s.to Severino confermo quanto di sopra.

Io Alex.o de Pirro d' Achille confermo quanto di sopra.

Io Jo: Nicola de Jo: Ant. confermo quanto di sopra.

Io Jo: Pietro de Semperbene da s.to Severino.

Mathelica.

. Quanto alla supplica che si fa alla magnifica Comunità di Terni
de pigliar pontiche dal cantone di Santo Pietro in giò verso il palazzo delli
magnifici sig. Priori secondo che narra la supplica per nui da Mathe-
lica, quelli ch’ al presente se trova qua, e si contenta, se sottoscriverà
de sua, mano, e quelli che non sapran scriver, farrà in suo nome scri-

vere. ad un altro.
Io Jo: Maria de Fabritio da Mathelica.
Io Nicolo de Grifone.
Io Ant. de Domenico de Marcello.
Io Terigi de Baglione. . |
Io Fabritio de Razanti.
Ant. Gelfo; in suo nome Angel d’Amelia.

| Ant. de Francischino; in suo nome dicto Angelo.

Matheo de ...

Io Lorenzo de Maccario.

Io Alexandro d' Altobello.

Io Jo: Batta de Carsitto da Mathelica. |

Visse.

Io Ascanio d’ Austino da Visse.
Io Julio Cesare de Rosati.

Io Bastiano de Nicola.

Io Julio de Bastiano.
BALDO DI MASTRO GIORGIO DA GUBBIO

Io Camillo de Matheo. ni
Io Jo: Batta Alias Faraone.

Io Cicho de Luca confermo quanto di sopra.

Io Meo de Bartolomeo.

Io Jo: Batta ..... confermo quanto di sopra.

Io Andriano de Piero fo fede come de sopra.

Io Simone de Petruccio.
Franc. Angel Rappo da Visse.
Io Meo de Matheo da Visse.
Raffaelle de Jacci da Visse.

Sarnano.

Io Durastante confermo quanto habiamo concluso fra mercanti co
li compagni.
Io Silentio de Bap.ta confermo quanto de sopra.

Io Octaviano Alias Tancio da Sernano.

Io Severio de Salverio da Sern.o confermo quanto de sopra.

Io Alexandro de Son... confermo quanto de sopra.

Io non so ch'altro dir et confermo.

Fiastra.

Nui mercanti de Fiastra comunità de Camerino ne contentamo di

conto delle pontiche, e per fede della verità ne sottoscriveremo de no-

FIRE ISSN

stra propria mano.

E: Io Io: de Benedetto da Fiastra affermo quanto de sopra.

Io Angelo de Barthol.o confermo quanto sopra,

Io Perandrea de Polidoro confermo quanto de sopra.

Io Jo: de Juliano confermo quanto de sopra.

rf Io Bartullo da Fiastra confermo quanto de sopra.

i Io Amico de Rosato da Fior de Monte confermo quanto sopra.
È Io Jo: de Benedicto scrissi per commissione.

i Concilium credentie, attentis narratis super supplicatione (sic) mer-
? catorum, censuit ad beneplacitum magnifice comunitatis concedere
D prout in eadem continetur, et si opus fuerit firmetur, duabus fabis in

|

È contrarium non obstantibus.

| [Riform. vol. 523. c. 281 r. — 285 v.].
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Luigi LANZI.

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quello che fanno l'altri mercanti, come é narrato nella supplica per

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Nel 1° fascicolo dell’ Archivio per la Storia Ecclesiastica
dell Umbria (1) pubblicai alcune Osservazioni, a proposito delle
Origini del Cristianesimo nell’ Umbria (2), e ‘conchiusi che « 7e
origini apostoliche della Religione Cristiana nell’ Umbria, e il loro
glorioso sviluppo nei primi secoli della Chiesa, sono un fatto sto-
rico accertato » (3). Con sei argomenti diversi giunsi a questa
conclusione : 1° dalle tradizioni locali di una primitiva pre-
dicazione apostolica. 2° dal numero dei Martiri dell’ Umbria.
3° dal fatto che anche i piccoli centri ebbero dei martiri.
4° dalla esistenza di ventidue antichissime Diocesi Umbre. Se
9" dalla maggioranza dei Cristiani dell'Umbria a. tempo o
della pace, dedotta dal celebre Editto o Rescritto Costanti- S 2
niano di Spello. 6" dal fatto che gli edifici cristiani piü an-
tichi dell'Italia si trovano nell' Umbria. Avvertii poi esplici-

tamente (4) che questi sei argomenti io intendevo che non si
considerassero isolatamente, ma nel loro complesso, perchè io
non insistevo sull'aneddoto, sul fatto di qualche leggenda .

1 agiografica di poco valore; bensi mi fondavo sulla linea gene-
; rale, che fonde tutte queste tradizioni « nel concetto unico, do-

è Dì minante, della propagazione evangelica primitiva » (D).

TETTE TIA ni

4) Pag. 65 dell’ estratto.
Pag. 66.

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Q

M. FALOCI. PULIGNANI

La mia conclusione non è piaciuta al ch. P. Savio, il
quale, in un articolo intitolato / primordi del Cristianesimo
nell’ Umbria (1), pubblicato nel Bollettino della R. Deputazione
di Storia Patria per V Umbria (2), dimenticando la mia av-
vertenza, che cioè il valore dei miei argomenti devesi pren-
dere nel loro. complesso, e che essi non si devono esa-
minare isolatamente, preferisce trattenersi sul solo secondo
argomento, cioè sul numero dei martiri dell’ Umbria, e così,
trascurando affatto gli altri cinque argomenti, strappa quello
dal suo contesto, e riesce a diperdere, non a presentare
genuinamente il mio pensiero. Quindi conchiude che, es-
sendo incerte le leggende e le memorie relative alla per-
sona e al culto di tanti veri o pretesi martiri, non è lecito
trarre « conclusioni veramente scientifiche riguardo alla mag:
giore o minore diffusione del Cristianesimo nell’ Umbria ».

Forse potrebbe anche sottoscriversi a questa conclusione;
ma il fatto è che io non ho ragionato così. Padronissimo il P.
Savio di ritenere che dal numero dei Martiri non possa de.
dursi quanto sia stato diffuso il cristianesimo; questa è una
sua idea, dalla quale è lecito dissentire. Ma io, l’antichità e
la diffusione del Cristianesimo umbro, non le ho dedotte solo
da questo fatto, ma ho presentato invece altri cinque argo-
menti; ed ho insistito che essi si valutassero £n sensu composito,
e non in sensu diviso. Onde, vedere oggi che dalla censura di
un solo di questi argomenti (senza neppur. fare un cenno
degli altri) si vuole infirmare il valore della mia conclu-
sione, mi sembra che si voglia farmi dire quello che non ho
detto, presentandomi agli studiosi sotto un aspetto che non
è mio.

Pertanto, resti fissa una cosa. Io ho ragionato con sei ar-
gomenti diversi: si impugnino tutti, e la mia tesi sarà errata,
ed io la abbandonerò. Ma non si può abbandonare una tesi,

(1) Perugia, 1914. Unione Tipografica Editrice.
(2) Perugia, 1914, Vol. XX, p. 155-166.
I PRIMORDI DEL CRISTIANESIMO NELL'UMBRIA 551

se uno degli argomenti che la suffragano non ha valore. Re-
stano gli altri, ed ancorchè ne restasse üno solo, basterebbe
esso perchè restasse integra la tesi stessa.

TIE

Ma poi, è proprio vero che l'argomento da me addotto -

sul numero di Martiri umbri è così deficiente, da non ba-
star esso solo a sostenere le mie conclusioni? |

Il P. Savio avrebbe desiderato da me che io avessi esa:
minato « a fondo il valore storico delle leggende o passioni dei
martiri umbri », e mi accorda l’attenuante di non averlo fatto
« forse perchè occupato in altri studi o in altre faccende » (1):
cose queste che veramente interessano me solo. Ma sé tale
esame io non l'ho fatto, ciò è dipeso perché al mio scopo ba-

stava delibare l' argomento, presentando solo il nome e il nu--
mero dei martiri. E questo numero io trassi da tre elementi: -

1° dal Martirologio Geronimiano; 2° dall'elenco delle leg-
gende:a stampa dei nostri martiri, pubblicato dai Padri Bol-
landisti; 3° dal numero dei Martiri dei quali ha raccolte le
notizie il Iacobilli nei suoi tre volumi delle Vite dei Santi e
Beati dell’ Umbria (2). Ma neppure qui sono sceso a dettagli,
e non ho insistito sul valore dei singoli fatti, delle singole
tradizioni, anzi ho ammesso che in queste ci siano errori,
anacronismi, ed ho esplicitamente dichiarato che « non SONO
molto numerosi à martiri che oggi ci sono noti nell’ Umbria, nè

tutte le loro notizie sono sicure » (3). Dopo ciò, non comprendo

perchè il P. Savio deplori che io non tenga conto dei pro»
gressi dell’ agiografia, degli studi e delle scoperte fatte da

precedenti scrittori.

(1) Pag. 14 dell’ estratto.
(2) Pag. 3.
(3) Pag. 33.

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552 M. FALOCI PULIGNANI

Il mio cortese contradittore, per demolire il mio argo-
mento, segue una via diversa: fa quello che io non feci, cioè
fa una statistica di Martiri umbri in base ai miei elenchi,
e li fa arrivare al numero di 91, per avere la facile vittoria
di falcidiare e di rosicchiare questo numero con un metodo
semplicissimo. Egli trova che molti Martiri sono comuni alle
due serie, o elenchi, e da 91 li riduce a 65. Precisamente.
Ma ho forse io asserito il contrario? Toglie poi i Martiri non
umbri, quelli che vissero dopo Costantino, quelli che non
furono Martiri ma Vescovi ecc. e così, togli qua, togli là, si
va a finire pian piano che nell’ Umbria non vi furono che
pochissimi Martiri. Ma chi ha mai sostenuta l'integrità di
quelle due liste, e l'zntangibilità di quelle leggende? Io ho
espressamente dichiarato di non voler giudicare il valore delle
notizie raccolte dal Iacobilli: ho dichiarato che il dimostrare
la composizione tardiva e il poco valore (1) delle leggende dei
Martiri non è cosa che ci tocchi, imperocchè « non è l’ aned-
doto che ci sta a cuore, ma è la linea grandiosa, generale che
unisce, che fonde tutte queste tradizioni nel concetto unico; domi-
nante, della propagazione evangelica primitiva » (2). È chiaro?

Ma il P. Savio preferisce l'aneddoto, e mi fa colpa di se-
guire troppo ciecamente il nostro Iacobilli, e mi invita ad
esaminare un po’ da vicino qualcuna delle leggende umbre;
cioè vuole scendere all’aneddoto, che io volevo evitare. Lo
seguirò, pur imponendomi la massima brevità.

E cominciamo coll’ intenderci sui canoni da seguire.

Gli studiosi delle antichità cristiane sono oggi divisi in
due campi diversi. Uno accetta tutte le tradizioni che trova,
ben inteso che contro di esse non militino ragioni di storia,
di geografia, di cronologia, le quali ne esigano l’ abbandono.
Ma questa scuola, pur accettando il valore delle tradizioni
suddette, ha il compito eziandio di cercare scientificamente

(1) Pag. 29.
(2) Pag. 66.
I PRIMORDI DEL CRISTIANESIMO NELL'UMBRIA : 553

tutti i mezzi che offre la buona critica, per confortare con
altre prove il valore storico delle tradizioni stesse. Questa
scuola fa opera conservatrice, e potremmo chiamarla scuola
tradizionalista. Un’ altra scuola cammina a ritroso. Per essa
la tradizione sola non vale nulla; ma per accettarla, esige
che la medesima venga accompagnata pel corso dei secoli
da testimonianze sincrone, fino alle origini, sotto la pena

di abbandonarla affatto. O documenti, o nulla. Se questa

scuola si limitasse ad avere per obiettivo la censura delle
tradizioni, per depennare quelle che incappano in anacroni-
smi, in falsità, in errori, ecc., essa si proporrebbe un proposito
ingrato anzichè no, ma, infine, renderebbe sempre un servigio
alla verità. Essa però va più innanzi: taglia le gambe a tutto;
però essa il diritto del possesso, la prescrizione, per. così dire,
non valgono nulla. E poichè il De Rossi, il Maestro, a propo-
sito delle nostre leggende umbre, dice che rifiutar tutto sa-
rebbe pensiero indiscreto, temerario, irragionevole (1), così la
scuola che si proponesse questo compito, potrebbe chiamarsi
rivoluzionaria addirittura. Per essa converrebbe abbandonare
nove decimi almeno di tradizioni martirologiche; per essa
converrebbe rinunziare almeno a nove decimi di storia cri-
stiana, onde rimarrebbe a spiegare come mai il Cristianesimo,
falcidiato nella sua storia di tanta supellettile gloriosa, abbia
potuto imporsi, penetrare, trasformare la Società.

È vero che ambedue le scuole hanno per obietto la ve-
rità: con questa differenza però, che mentre la prima, la scuola
tradizionalista, cerca scientificamente di dimostrar vero quello
che da secoli si è creduto per tale; l’altra, la rivoluzionaria
(e la chiamo così, perchè metterebbe una vera rivoluzione
nei canoni scientifici, e nelle dimostrazioni teologiche), con-
sidera come scientificamente inaccettabile e senza valore
tutto quello che fu creduto vero sino a ieri, salvo che non
esistano prove sincrone, apodittiche.

(1) Vedi la citazione a pag. 32 del mio studio.

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554 M. FALOCI PULIGNANI

Io appartengo alla prima scuola; e fatta questa dichia-
razione, vengo a rispondere all'illustre P. Savio.

III.

Questi viene ultimo a screditare il grande scrittore’ um-
bro Lodovico Iacobilli, che io non esito a considerare come
il Padre dell agiografia e della storia ecclesiastica dell’ Um-
bria. Cominció il P. Ianningo, poi l'abate Di Costanzo, poi
il Bormann, poi uno scrittore della Civiltà Cattolica, poi il
Savio (1). Meno il Bormann, che senza fondamento lo accusò
quasi di falso, gli altri lo accusano di non conoscere affatto
la critica « intesa a sceverare il vero dal falso », come dice il
P, Savio. Il quale dimostra questa tesi col fatto caratteristico
della vita del B Giovanni da Foligno, il giorno 11 di Gen-
naio. E ragiona cosi.

Il Iacobilli pone la vita di questo Beato nel secondo se-
colo, lo fa battezzare nel 120 dai santi Brizio e Crispoldo
discepoli degli Apostoli, lo fa vivere nel paese dei Marsi sul
lago di Fucino, ove a tempo di Antonino Pio edificó un ere
mitaggio ed una Chiesa in onore di S. Giovanni (176-198),
poi nell'isola di Tremiti, ove si nascose in tempo di persecu-
zione, ed ove edificó una Chiesa alla Madonna, e tornato poi
in Italia, mori presso Rieti circa l'anno 174 a tempo di M.
Aurelio (2). Il P. Savio si scandalizza di questo racconto, e
pone il Iacobilli a paro dei « credenzoni ignoranti » (3), poi-
ché é impossibile, egli dice, ammettere nel secondo secolo
la esistenza di eremi e di chiese pubbliche dedicate all' As-
sunta. Queste le accuse.

Certo, insistere sulle singole parole di questo racconto,
ed immaginare a tempo di M. Aurelio degli eremi come
quelli di Monte Corona e di Camaldoli, immaginare chiese

(1) Vedi le citazioni a pag. 27 del mio opuscolo, Le intemperanze dell’ Abate
Di Costanzo vedile citate nell'opuscolo del P. Savio, p. 6, nota 3.

(2) Vita dei SS. e BB. dell’ Umbria, I, 63 07.

(3) La frase così poco elegante sta a p. 6.
1 PRIMORDI DEL CRISTIANESIMO NELL'UMBRIA 555

pubbliche come quelle di Roma, di Milano, e di altre città
del tempo nostro, non sono cose che possano sostenersi. Ma
per tacere che il P. Savio non puó escludere in nessun modo
che nel secondo secolo vi fossero eremi, dove si imitasse la
vita del Battista, o dove un secolo prima si precorresse la
vita di S. Paolo eremita, a prescindere che egli non puó
escludere in nessun modo che nel secondo secolo vi fossero
Chiese pubbliche, ove in uno o in un altro modo si profes-
sasse venerazione alla Madonna, io non vedo dove il Iaco-
bili abbia mancato di critica. Racconta Eusebio (1) che
prima di Diocleziano, cioè prima del 286, i Cristiani accor-
revano in numero enorme nelle Chiese, in pubblici luoghi
destinati al culto nelle singole città. E racconta che queste
Chiese pre-Dioclezianee, pubbliche, vaste, « im singulis urbi-
bus », erano state erette dalle fondamenta in luogo di altre

Chiese piü antiche, che già esistevano. Che se le Chiese che
esistevano nel 286 erano cosi vecchie, tanto da doversi rin-
nuovare, perche taluna di queste non poteva esistere un
secolo prima, cioé a tempo del B. Giovanni? Dove il Iaco-
billi abbia mancato di critica io qui non vedo.

Ma il P. Savio è stato poco fortunato nella scelta di
questo preteso errore anticritico del Iacobilli. Vediamoci un
po' meglio dentro.

Il Iacobilli in tre epoche diverse si occupò dei Santi di
Foligno. Una prima volta nel 1626, scrivendo la Vita di
S. Feliciano (2), nella quale trovò modo di accennare a tutti

i Santi che vissero prima o dopo di lui: ma in questo libro
non fa parola alcuna di questo B. Giovanni; egli non lo cono-
sceva ancora. Due anni dopo serisse un bel volume intitolato
Vita dei Santi e Beati di Foligno (3), e neppure questa volta fece
cenno di questo Beato. Si vede che nel 1628 non lo conosceva .

(1) Hist. Eccl. VIII, 1.

(2) Stampata a Foligno nel 1626. Vedi l' indice alfabetico.

(3) Stampata a Foligno nel 1628. Vedi il prezioso indice alfabetico, e quello
cronologico.
556 M. FALOCI PULIGNANI

ancora. Passarono venti anni, e nel 1647, scrivendo il primo
tomo delle Vite dei Santi e Beati dell’ Umbria, dedicò cinque
lunghe pagine alla vita di questo Beato, indicando coscien-
ziosamente le fonti del suo racconto. Una volta cita « Codex
ant. MS.in Colleg. Eccles. S. Io. Evangelistae Celani »: un' altra
volta indica: « Monumenta ant. MS. in. Eccl. Marsorum » : poi:
« Instrumenta ant. in Eccl. S. Mariae Tremiti »; finalmente, dopo
aver notati altri scrittori, ci offre un brano dell’antico codice,
che dice così: « Quorum corpora (di alcuni Santi Martiri) nos
Benignus et Celestinus, tempore Antonini Imperatoris, condiscipuli
Beati Viri Ioannis a civitate Fulginea, quae est in Spoletanis
partibus, qui maxima sanctitate, benignitate et doctrina fulgebat,
ingenioque tamquam Sydus splendebat, simulque collegimus, et
ad B. Ioannis Apostoli Celani Ecclesiam a dicto nostro Beato
loanne aedificatam cum maximo honore et reverentii transpor-
tavimus, et divina lux contulit nobis alacritatem, ubi per sanctos
martyres et per brevissimas preces Patris Eremitae Ioannis per-
multa et varia operabantur miracula. Postea Martyr. Christi et
Eremita loannes habitavit in Monte Marsorum, deinde in Insula
quae dicitur Tremitis et Reatinas partes, ubi edificavit Ecclesiam,
sancte vixit, multa patravit miracula, et glorioso martyrio cur-
sum eius complevit » (1).

Io chieggo quale sia lo scrittore contemporaneo o ante-
cessore al Iacobilli, che non avrebbe accettato questo rac-
conto, e perchè il Iacobilli meriti per questo la frase offen-
siva di credenzone ignorante. Ma, soggiunge il P. Savio, il
Iacobilli dovea esser più cauto, riflettendo che nè il P. Fer-
rari nomina il B. Giovanni, né lo ricorda il P. Bollando (2).
Rispondo: il Ferrari non nomina è B. Giovanni da Foligno,
ma ricorda il Giovanni Eremita che seppelli quei martiri (3).
È merito del Iacobilli aver indicato e parzialmente pubbli-

(1) IACOBILLI, Op. cit. I, 63-67.

(2) Pag. 6.

(3) Vedi nel IAcOBILLI, p. 67, riprodotte le parole del Ferrari, riportate anche
dal Savio, a p. 6. I PRIMORDI DEL CRISTIANESIMO NELL'U'MBRIA DDT

cato il Codice di Celano, il quale completa le notizie del P.
Ferrari, indicando la patria del B. Giovanni. Dunque l’ap-
punto non ha valore. In quanto al P. Bollando è meglio non
parlarne. Egli aveva tanta stima e fiducia nel Iacobilli, che
quando non trovava leggende o passioni o vite sufficienti
dei Santi, traduceva letteralmente i libri del Iacobilli. Cosi
fece il 23 gennaio, per S. Messalina (1): eosi fece il 24 per
5. Feliciano (2). Io sono lieto di questo onore, che il cele-
berrimo fondatore delle Acta Sanctorum fece al nostro scrit-
tore. Il primo volume delle Acta Sanctorum comparve nel
1645; invece il primo volume delle Vite dei SS. e BB. del-
l' Umbria comparve nel 1647. È naturale che il Bollando nel
1645 ignorasse quello che il Iacobilli non divulgò prima del
1647. Può star certo il P. Savio, che se il Iacobilli avesse
stampato il primo volume dei Santi e Beati dell’ Umbria un
po’ di anni prima, da esso il P. Bollando, e sotto il giorno
11 Gennaio, avrebbe tradotta la vita del B. Giovanni del
Iacobilli, come avea fatto per S. Messalina e per S. Feli-
ciano. I criteri scientifici del venerando fondatore delle Acta
Sanctorum erano identici a quelli del nostro agiografo um-
bro, onde neppure il silenzio del Bollando può nuocere al
nostro agiografo.

Ma in proposito della vita di questo . Beato, il Iacobilli
esercitò tutta la critica che poteva allora usarsi. Egli dopo il
1647 si recò a Celano, vide quei luoghi, visitò quelle Chiese,
raccolse quelle tradizioni, e perchè trovò cose nuove, così
tornò a scrivere una seconda volta la di lui vita, traspor-
tandola al 29 dicembre, « perchè abbiamo trovato assai più
attioni et con più fondamento, et autorità » (3). Può chiamarsi
credenzone ignorante, chi, scritta la vita di un Santo, in se-
guito di ulteriori indagini personali, la modifica, la rifonde,

(1) Acta SS. Ianuarii, III, 66-68, Mi servo della ristampa parigina del 1863.
(2) Vol. cit. p. 198-202.
(3) Vita dei SS. e BB. dell Umbria, tom. III, p..239-247.
ostia.

5598 M. FALOCI PULIGNANI

e preferisce testimonianze di maggior fondamento ed auto-
rità? Questa a me sembra critica buona, oculata. Che se
allora il Iacobilli avesse avuti i sussidi che abbiamo noi
oggi, sarebbe riuscito un critico esemplare. A me basta la
stima che in lui ripose il P. Bollando, il quale ebbe per lui
tanta fiducia, da stimar degne le sue vite dei Santi di esser
tradotte e inserite nelle Acta Sanctorum.

Tornerò a parlare dello Iacobilli,-e del suo metodo nello
scrivere di agiografia: ma per dimostrare con un esempio
l’importanza che hanno le tradizioni che egli raccolse, e il
dovere che abbiamo di attenerci ad esse, tutte le volte che
altre ragioni non esigano di abbandonarle, presento qui un
esempio tipico.

IV.

Il Iacobilli al 4 di Maggio trovò che nel calendario della
Chiesa di Foligno si commemoravano, ab immemorabili tempore,
tre santi Martiri, Eraclio, Giusto e Mauro (1). Chi erano essi ?
Quando vissero? Quali erano le loro memorie? Buio pesto su
tutto. Egli diee di aver usata non ordinaria diligenza per
trovar notizie, di aver letti. manoscritti assai, martirologi,
istorie sacre, senza però aver « potuto trovare memoria sicura ».
E si riporta al Ferrari, il quale prima di lui, nel 1613, avea
fatte le stesse indagini, ma inutilmente anche esso. Un cri-
tico non tradizionalista avrebbe sorriso alla dabbenaggine di

chi ancora avesse venerati quei Santi, e li avrebbe depen-

nati inesorabilmente. Il Iacobilli invece, non da « credenzone
ignorante », ma da critico circospetto, in mancanza di prove,
raccolse le tradizioni orali, le poche memorie contempora-
nee, e da uomo intelligente ragionò così.

Si sapeva che da oltre seicento anni, cioè, prima del mille,

(1) Vite dei SS. e BB. di Foligno, pag. 131-131. Vite dei SS. e BB. dell’ Umbria,
I. 461-405.
I PRIM()RDI DEL CRISTIANESIMO NELL'UMBRIA 59

sorgeva un Castello: dunque questi Santi dovevano essere

molto antichi. E scrive cosi: « 57 tiene che siano Folignati ... Cre-

desi che fossero martivizzati nell’anno 254 ... È cosa facile che i
| loro corpi fossero collocati con quelli di S. Feliciano ... si tiene per
sicuro che i loro corpi riposino nel Duomo di Foligno... » Io chiedo
se si possa essere più circospetti e cauti di cosi. I continua-
tori del Bollando, quando furono al 4 di Maggio, non imita-
rono il loro fondatore, e non solo non tradussero le memo-
rie del Iacobilli, ma non lo nominarono neppure (1). Ebbene,
le tante voci raccolte dal nostro scrittore hanno un fondamento
ben più sicuro che non si creda, sicchè se si eliminassero dal

b
|
- era ricordata una Chiesa di S. Eraclio, e che intorno ad essa

novero dei santi Martiri umbri quei tre Martiri, perché a loro
favore non si ha che il ricordo del Iacobilli, si correrebbe ri-
schio di commettere un grosso errore. Qui posso indicare monu-
menti indiscussi, indiscutibili, al Iacobilli assolutamente ignoti,
i quali ci fanno conoscere che il culto di questi Martiri, a
D Foligno, ed anche fuori di Foligno, rimonta ad un'epoca ben
anteriore al mille, e queste prove rendono rispettabile il va-

lore delle memorie tradizionali raccolte da lui, e ne aumen-
tano il merito.

È noto agli Agiografi il prezioso martirologio pubblicato
in Firenze nel 1486 da Francesco di Bonaccorso. Esso fu
stampato un secolo e mezzo prima del nostro scrittore, e chi
lo compilò non era di Foligno. Ebbene, il 27 di Aprile re-
gistrò i martiri seguenti: « Apud civitatem Fulginatem sanctorum
Martyrum Eraclii, Iusti, Mauri et Vitalis, qui sub Datiano

preside Martyrio passi sunt » (2). Avverto, anzi tutto, che il 4
Maggio, odierna festa di questi Martiri, è l'ottava del 27
Aprile, sicchè potrebbe anche - essere che la data vera del
loro Martirio non sia il 4 Maggio, ma il 27 Aprile. Con

(1) Acta SS. Mati. Ad diem IV, tom. I, p. 452, n. 4. ;

(2) Vedi la riproduzion= di questo testo nell’opuscolo che pubblicai: Vita d£
S. Eraclio, ecc. Foligno, 1895, p. 7, ove, ristampando la memoria del Iacobilli, ag-
giunsi delle note. :
560 M. FALOCI PULIGNANI

i nostri martiri Eraclio, Giusto e Mauro, è ricordato un
altro Martire locale, chiamato Vitale, sul quale non possiamo
trattenerci (1). Ma é notevole che mentre il Iacobilli raccolse
la voce che essi siano state vittime sotto la persecuzione di
Decio, nel nostro martirologio si parli di Daciano Preside,
parole che i Bollandisti suppongono abbiano dato occasione
a parlare della persecuzione deciana. Ma . lasciando tutto
questo, è certo che mentre nel 1628 il Iacobilli parlò di que-
sti tre Santi Martiri, senza poter addurre alcuna prova, un
secolo e mezzo innanzi essi erano noti in Firenze al compi-
latore del martirologio edito nel 1480.

Ma molto tempo innanzi al 1480 si celebrava in Foligno
la festa liturgica di essi con Messa propria, e forse con offi-
cio ‘e lezioni proprie. L'officio ci è ignoto, ma non ci è ignota
la Messa, che è portata al 3 di Maggio.

Parecchi anni fa ebbi la fortuna di trovare che nella
Biblioteca dei Frati Minori Osservanti di S. Bartolomeo un
libro di poco conto era coperto con un foglio di pergamena,
che era il residuo di un prezioso Messale con iniziali mi-
niate dell’ XI secolo, se non è più antico, dove sono le Messe,
sebbene non intere, dell’ Invenzione della Croce del 3 di Mag-
gio, e dell’ Apparizione di S. Michele il 10 di questo stesso
mese. Ebbene, nella Messa del 3 Maggio, dove anche nella
odierna liturgia trovasi la commemorazione dei Santi Mar-
tiri Alessandro, Evenzio, Teodulo, tutti tre nei Martirologi
registrati come martiri Romani, ad essi sono aggiunti i no-
stri tre Santi martiri Eraclio, Giusto e Mauro. L’ orazione
distingue benissimo i Santi, che in essa si commemorano, in
tre gruppi diversi: uno comprende i tre martiri Romani, un
altro i tre martiri di Foligno, poscia S. Giovenale Vescovo
di Narni, come oggi ancora si usa. Ecco questo importante
documento, del quale presento anche il fac-simile, onde tutti
possano veder quanto esso sia antico: « Presta quesumus omni-

(1) Loc. cit. +, i ali DT vm Brus A Lic lie ages e due —— È spe RA SIETE Aia tar oi i OO, o moa
Em : * yere. cheodoli i uenali. ericlir uit
) 1a gs omips Sh sCmaure

aleandn.- aima Gcthep
om. Í iuh Gc mauri -

An» d nahr. naralina. -
- colimuf. cau male
iminennb Vigili

|porcibr uidiaum quay > 1
I DUAE ES (gp. 2d

Da un frammento di Messale di Foligno dell XI secolo,

N UC VAT Si Tear eem 7 nu

i 1 " mà ahi

«o | mibadiuueni.
E Scex alevidii.zali
cio” ort. laminate rufher
tma- dns gaudiumeof revcibu -

* - at Abulancu» 603 libaurt est 2
| i Benda dams of |

per a quefum
note | ds. cedri
ff. /alevandri. cutter

. tbeodol cac. iu-
Ep Tü.ecmauriatg:

rio iuucnaut. nata La
Obi south: 'aciicaf mali

Da un Messale di Assisi della pr ietà del XIII secolo.
-—.
A diia.
siasi

I PRIMORDI DEL CRISTIANESIMO NELL'UMBRIA 561

potens deus ut qui sanctorum tuorum alexandri, euenti et theodori,
eraclii, iusti. et mauri, atque iuuenalis natalitia colimus, a. cunctis
malis imminentibus eorum intercessionibus liberemur » (1). Quindi
i nostri martiri non solo aveano una Chiesa dedicata al
primo di essi, ma i loro nomi venivano rammentati con
altri martiri romani insigni, e di essi si faceva solenne e
pubblica commemorazione. -

Ma non basta. Potrebbe dirsi che quel brano del Mes-
sale, provenendo da Foligno, dimostri solo che quei Martiri
ebbero culto locale, e solo in Foligno. Invece ebbero culto
anche altrove. Un prezioso Messale della prima metà del
XIII secolo, proveniente da Assisi, e scritto per il Clero di
Assisi, contiene la stessa messa, nel medesimo giorno 3 di
Maggio, e distingue del pari quei santi in tre gruppi, « Ale-
candri, euenti et theodoli »; poscia « eraclii, iusti et mauri » , final-
mente « atque iuuenalis », precisamente come nel Messale di
Foligno sopra indicato. Presento il fac-simile anche di questo
Messale, da me descritto altrove (2). Chi non comprende l'impor-
tanza della cosa? I nostri martiri ebbero culto liturgico, pub-
blico, solenne, a pari dei martiri romani : l'ebbero in Foligno
e fuori, e probabilmente potremmo dimostrare che oltre che
a Foligno e in Assisi furono venerati anche altrove, se po-
tessimo avere altri codici di quei tempi. La figura di essi
apparisce più grande, e si vede che oggi la loro memoria ed
il loro culto è diminuito, anzichè accresciuto, poichè mentre
oggi non se ne fa memoria che nel luogo dove morirono,
allora, nei secoli XI e XII, anche fuori di patria erano com-
memorati. Il Iacobilli ne fissò il ricordo: e noi abbiamo po-.
tuto documentare la tradizione fino al secolo XI-XIII.

Andiamo più indietro. Delle Chiese della Diocesi di Fo-
ligno abbiamo molti elenchi dal XII secolo in poi, e siccome.

(1) La preziosa pergamena fu da me posta nell'Archivio Parroechiale di S. Era-
clio. Vedi la citata ristampa della Vita di S. Eraclio ecc.
(2) Vedi Miscellanea francescuna, XV, 33-43.
562 M.'FALOCI PULIGNANI

in essi non si nomina mai che un'unica Chiesa dedicata a
5. Eraclio, deve ritenersi che tutte le volte che nei documenti
si ricorda una Chiesa di questo nome, si parli sempre della
medesima, e che questa, come ogni ragion vuole, sia quella
che oggi ancora esiste nell'interno del Castello di S. Eraclio,
sia pure che nel corso dei secoli sia stata modificata e tra-
sformata. Altrove io ho indicati i documenti del 1315, del
1148, del 1138, e del 1084, nei quali non solo questa Chiesa
e nominata, ma se ne determina anche la posizione topo-
grafica, trà Foligno e Trevi (1). Dunque possiamo documen-
tare sino all' XI secolo le notizie e il culto di S. Eraclio, e
quindi dei suoi Compagni. In una carta farfense anteriore
al 990, che contiene l'inventario dei beni della Chiesa di
S. Marco di Spoleto, fra i beni che quella Chiesa possedeva
in Fulginio si nomina « Et S. Heracleum » (2), parole queste
che non so se si riferiscano alla località, o al castello, o
alla Chiesa. Comunque, il nome di questo Martire lo tro-
viamo venerato con una Chiesa, dove si venera tuttora, fin
dal X secolo. E il Iacobilli ignorava tutto questo! Ma pos-
siamo risalire ancora più indietro.

Alcuni anni fa si demolirono nella Chiesa di S. Marco
di S. Eraclio alcuni altari secondarii, i quali non potettero
esser costruiti prima del 1591, epoca in cui fu eretta quella
Chiesa. Ebbene, dal materiale col quale quegli altari fürono
edificati, si estrassero due pietre scolpite, delle quali pre-
sento la riproduzione. Aleuni punti sono fuori di questione
a chi le guarda. Esse appartennero ad uno stesso monumento,
e per l'identità dell epoca e dello stile, e per la qualità della
pietra. Esse fecero parte o di un céborium, 0 di un plutéo,
o di un altare. La forma delle lettere e lo stile della scul-
tura non ci permette di farle più recenti del mille, mentre

(1) Vedi il. nominato opuscolo Vita di S. Eractio écc., pag. 15-16.
(2) FATTESCHI G. C., Memorie istorie diplomatiche dei Ditchi di Spoleto. Came-
rino, 1801, p. 305-306.
Frammenti di un altare antichissimo in S. Eraclio.
LL — TEELIUUTUUuNESS. ALIA "I Y Y7 T aT T L r2 ut. ES (S zm > wor STARCI ht TA) on TESERO

————————————————————————— REPRE
RR

I PRIMORDI DEL CRISTIANESIMO NELL'UMBRIA 568

potremmo attribuirle anche al IX ed all’ VIII secolo. In uno
di quei frammenti vedesi la parte inferiore di un. pavone,
che si sorregge sopra una piccola palla sferica, secondo il
gusto simbolico che vigeva anche in epoche ben molto più an-
tiche. Sfortunatamente le poche lettere superstiti .... ODVM ....
non dànno senso, ma, comunque, noi ci troviamo dinanzi ai
residui di un monumento insigne; senza dubbio anteriore al
mille; residui adoperati sulla fine del XVI secolo come ma-
teriale di Costruzione proveniente da una Chiesa che dovea
sorgere non molto lontana. Provengano essi dalla Chiesa di
Sì Eraclio, preesistente all'attuale, che è del XV secolo, pro:
vengano dalla demolizione di due Chiese vicine di S. Pietro
di Flamignano, e di S. Lorenzo di Rio, che circa quel tempo
venivano abbandonate, ed unite a questa di S. Eraclio (1),

essi dimostrano quanto sia remoto il culto di questo Santo,

e come siano antiche e notevoli anche le Chiese minori che
circondavano quella dedicata al Martire, o ai Martiri, intorno
alla quale sorgeva l'abitato. E chi non vede che la forma
paleografica delle lettere ci permetterebbe di riportare questi
frammenti anche ad una più remota antichità? Aveva ben ra-
gione il Iacobilli accettando quella tradizione, sebbene igno-
rasse le memorie dell’ XI, del X, del IX secolo. Se potessimo
parlare con i contemporanei di Re Berengario, di Giovanni X,
XI, XII (poiché ad essi rimonta certo la Chiesa di S. Eraclio),
noi vorremmo chiedere loro: Dite su: vi siete inventata voi
la memoria dei tre Martiri Eraclio Giusto e Mauro, o l'avete
raccolta dai Padri vostri? Essi forse, per non dire certamente,
ci presenterebbéro codici vetustissimi, monumenti preziosi,
memorie epigrafiche di antichità insigne. Tutto cadde però,
e di tutto. si perdè la memoria. Solo ne giunge: a noi l'eco
remota, annebbiata, incerta, raccolta dal Iacobilli, che la ri:
spettó, e ritenne vera. E che egli non si ingannasse, ee lo
hanno dimostrato i nostri ricordi, per i quali i nomi di questi

(1) Cancelleria Vescovile di Foligno, Visita di Monsignor Camaiani del 1573,
pag. 252-255. :
-

a

ale;

ni

564 M. FALOCI PULIGNANI

martiri debbono considerarsi istorici, almeno come quelli
che furono ricordati da Adone, da Rabano Mauro, come quelli
che si trovano negli altri martirologi del Medio Evo. Con-
clusione: le tradizioni e le asserzioni del Iacobilli meritano il
massimo rispetto, e la critica agiografica non deve rigettarne
nessuna, ancorchè oggi sia sfornita di prove. Queste prove che
mancano oggi possono trovarsi domani. Dei Santi Eraclio, Giu-
sto e Mauro le abbiamo trovate fin oltre al IX secolo: esclu-
dere che possano trovarsene delle più antiche, sarebbe un’ere-
sia critica: prevedere che ciò possa accadere, è dar saggio di
mente serena. Quali sono i Martiri Umbri che potrebbero e-
spungersi dall'elenco del Iacobilli ? Forse nessuno, secondo noi.

V.

Ma il Iacobilli ha avuto una vera e grande sfortuna:
quella di esser conosciuto a metà, cioè solo per i suoi
libri a stampa, i quali, se. sono una parte notevole delle
sue molteplici fatiche, non sono né la maggiore né la piü
insigne delle sue benemerenze. Si ha un bel dire che
egli recò nell'agiografia una « fumosa fax », e che egli fu
un « credenzone ignorante ». Tutt'altro. Egli invece nell’ agio-
grafia umbra recò tutta la luce che recò il Bollando nel-
l’agiografia universale. Se fece qualche confronto poco felice,
se-accettó qualche racconto. poco sicuro, perchè si esige da
lui che dovesse divinare, quando non divinavano i suoi contem-
poranei, il Bollando, l’ Ughelli, il Campello e tanti altri illustri?
Allora non bibliografie, non archivi storici, non Deputazioni di
Storia Patria, non erano sorti nè il Muratori, nè il Mabillon,
né il Pertz, nè il De-Rossi. Biblioteche pubbliche nell’Umbria
quasi nessuna, mezzi di trasmissione scarsissimi, e nondi-
meno egli, primo nella sua regione, oso scrivere una Ji-
bliotheca Umbriae: egli, primo nell’ Umbria, osa raccogliere le
Inscriptiones Umbriae: egli, primo nell'Umbria, osò racco-
gliere in tre volumi in foglio le Vite dei Santi e dei Beati
dell’ Umbria. Ma, lo ripetiamo, questo è il meno.

a
I PRIMORDI DEL CRISTIANESIMO NELL'UMBRIA z"569

Si entri nella Biblioteca del Seminario, da lui fondata (1),
dove sono poco meno di ottocento i codici da lui raccolti e
donati: si percorra quell'indice, si esaminino i manoscritti
suoi, e due saranno le impressioni che dovranno riceversi,
le quali faranno chinare il capo riverente alla sua memoria. Il
Iacobilli fu pel suo tempo un modello di critica, e dette agli
studi storici il vero indirizzo scientifico. « Radunare documenti,
servirsi scrupolosamente di essi, esaminarli, citarli assidua-
mente in margine ai suoi lavori, e rimandare ad essi il let-

(1) Questa.preziosa Biblioteca ha passato dolorosi periodi dl abbandono, ed ha
sofferte gravi iatture, Nel principio del XVIII secolo fu derubata di libri a casse.
(Vedi il testamento Turchi pubblicato nel mio studio sui Priori di Foligno, Perugia,
‘1914, pag. 359): poi dové soffrire assai, allorché il Seminario, dalla primitiva residenza
ai Canapé, dove é oggi lo stabilimento tipografico Salvati, fu trasferito nel Convento
di S. Agostino, dove si trova. Allora essa fu collocata in una grande camera quasi
sulla fine del corridoio a sinistra. Occupato provvisoriamente il Seminario nel 1868
dalle truppe, la parte migliore della biblioteca fu trasportata a S. Nicolò, presso le
scuole comunali, e la parte maggiore confinata nei soffitti del Seminario stesso. Reso
libero il Seminario, Mons. Vescovo Serarcangeli si fece restituire dal Comune la

' parte che era custodita nelle Scuole, e dette a me l'incarico di riordinar tutto, si-

stemandola in un ambiente, dove é oggi il refettorio degli alunni. Nel 1892, essendo
io Vicario Capitolare della Dioce-i, feci restaurare tutti gli ambienti terreni a destra

dell' ingresso del Seminario, e in due di essi feci costruire a mie spese grandi e .

comodi scaffali, ove ordinai tutti i libri, e tutti i manoscritti, rilegando diligente-
mente ciascuno di essi in altrettante cartelle. Dei libri esiste il catalogo a schede:
dei manoscritti, che sono poco meno di 800, ho compilato un lungo catalogo de-
scrittivo, dal quale può conoscersi la ricchezza di questa raccolta. Nel 1904 il Capi-
tolo uni a questa Biblioteca i residui della Biblioteca Turchi, ed io vi unii la biblio-
teca ereditata dall'Arciprete Mancini, ed altri numerosi libri moder! i. Main quanti
luoghi ho veduti libri e codici preziosi, che erano appartenuti alla nostra Biblioteca,
ed alla quale erano stati sottratti! È un dolore confrontare l'elenco dei libri lasciati
alla Biblioteca dal Iacobilli, elenco datlui compilato con grande cura, con quello at-
tuale! Il Iacobilli dettò l'iscrizione che doveva scolpirsi sulla porta della Biblioteca,
iscrizione che fu scolpita di fatto, e che ha seguito sempre la Biblioteca stessa in
tutte le sue peregrinazioni. Essa esiste tuttora sulla porta d'ingresso, é sormontata
dallo stemma del donatore, e dice cosi:
ACCEDE HOSPES
EN LVDOVICI IACOBILLI MVNIFICENTIA LIBERALI,
SEMINARI, TIBI, PVBLICZEQ. VTILITA TI,
INSTRVCTAM, PARATAM, BIBLIOTHECAM,
INGREDERE, LEGE, VTERE

La biblioteca oggi si trova in discrete condizioni, ma non offre nessuna ga-
ranzia per l'avvenire, se coloro, ai quali spetta, non la provvederanno di un modesto
reddito fisso, senza il quale non sarà possibile, non dico aumentarla, ma neppure
mantenerla.

35

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|

m.
566 M. FALOCI PULIGNANI

tore, per sua garanzia, per sieurezza, per chiarezza ». Che
altro fanno i critici più circospetti? Può dirsi che a
Foligno, nell Umbria, nella Sabina, nel Piceno, a Roma,
non vi fu un Archivio, una Biblioteca che non consultas-
se. E. come consultava! Egli trascriveva cronache, docu-
menti, diplomi, brevi, bolle, iscrizioni, a mille a mille. E
dovunque andava, dalla piccola biblioteca di Gualdo alle
grandi biblioteche Vaticana, Vallicelliana, di Subiaco, di
Monte Cassino, di Assisi, non faceva che prendere appunti,
trascrivere brani, registrare indicazioni. Vi sono sei grossi
volumi (segnati A. V, 11 - A. VI, 6 - A. VIII, 22 - P. II, 6
- B. II, 16 - C. V, 14) che sono sei miniere di primissimo
ordine. Le copie di Brevi e di Bolle, faticosamente trascritte
in quattro o cinque codici (A. VI, 7 - B. II, 23 - C. III, 9-
C. VL 1) contengono tesori di diplomi imperiali e papali
oggi perduti. Ogni città che visitava era da lui percorsa in
ogni lato, e non vi era angolo dove non trovasse uno stemma,
un'epigrafe, un ricordo da segnalare, e da trascrivere. Ed
ogni Città Umbra ha un volume autografo di lui, che con-
tiene sempre memorie di cose oggi distrutte. Dó alcune in-
dicazioni: Amelia (A. V, 1) Assisi (B. III, 12), Bevagna
(C..III, 11), Camerino (B. IV, 16), Gubbio (A.-IT, 11:.C. VI,
8) Gualdo Cattaneo (A. II, 16), Gualdo Tadino (A. II, 16),
Montefalco (C. III, 11), Narni (A. VI, 9), Nocera (C. III, 12:
A. IL, 16), Norcia (B. IV, 13), Perugia (C. IV, 18), Roma
(B. III, 10), Rieti (C. V, 2), Sigillo (C. IV, 6), Spello (C. III,
8), Spoleto- (B. III, 11), Todi (A. III, 12: B. IV, 17), Terni
(A. III, 17), Trevi (C. III, 11): tutte queste, ed altre minori
Città, e Castelli, e borghi senza fine (A. III, 20: B. III, 14:
B. III, 15) hanno uno o piü volumi di notizie desunte sul
luogo. E visitate le città esistenti, si occupò a lungo. delle
Città Umbre che furono distrutte (B. IIl 20: B. VIII, 34). Dei
suoi viaggi a Roma ed altrove scrisse itinerarii minuti, pre-
ziosi, e nulla. gli sfuggì. I ricordi di Roma del 1630, 1645,
1658 (A. I, 6: A. I, 19) sono di alto valore, e di non minor I PRIMORDI DEL CRISTIANESIMO NELL'UMBRIA SEE DOT:

pregio sono dieci volumi, che intitolò « Diverse cose notabili »
(Cod. A. IV, da 1 a 10), utili non solo & noi Umbri, ma a
tutti i cultori delle scienze istoriche, per il numero ingente
di codici, di leggendarii, di passionarii, di martirologi, di
cronache, di stampe quasi introvabili, che egli lesse, e dalle
quali estrasse brani preziosi. Ivi è la supellettile istorica di
mezza Italia. | |

Non parlo di Foligno sua patria adottiva (essendo egli
nato a Roma, il 1598, ove ebbe Padrino il Cardinale Ba-
ronio) della quale si occupò in numerosi libri editi ed ine-

diti; radunando notizie sugli uomini illustri (C. VIS usui

Vescovi (A. III, 16), sugli stemmi (C. III, 18), sui Santi e
Beati (A. VII, 13), sulle Chiese (A. VI, 12), sui Corpi Santi
(A. I, 15) sulle Reliquie (A. VI, 12), radunando’ memorie
molteplici (A. I, 25: B. II, 6), trascrivendo centinaia di atti
da tutte le biblioteche od Archivi, pubblici, privati, di Chiese,
di Monache, ecc. Se ardessero tutti gli Archivi di Foligno, e
restassero intatte le carte del Iacobilli, poco o niun danno
avrebbe la storia locale. Egli scrisse ben cinque volumi di
statistiche, materiale preziosissimo, estendendo le sue inda-
gini per fino a registrare il grano che si raccoglieva in cia-
scun anno (A. I, I6:3B. IV, 4: B..IV, 14:10 IV;:9:" 0. V, 5.
Egli raccolse ben dieci volumi di poesie Umbre (nei Co-
dici^-Av 1/2: A-T, 21: A. IV,/12: A: VE 12: A, VE 5: AVE
11: B. I, 4: B. IV, 8: B. VI, 9: C. II, 3), e se queste cose
interessano poco gli agiografi, ricordo le sue raccolte o tra-
scrizioni in sei volumi di antichi Statuti Comunali dell' Um-
bria (A.-VI, LI: A VD.4: A. VI, 14: AVO 2 AR WHT,
24: B. VI, 16). Che dire delle Iscrizioni antiche e moderne?
Ne abbiamo codici parecchi (A. I, 25: B. III, 12: B. V, 9),
taluno dei quali dette occasione all'illustre Bormann di ac-
cusarlo di falso, non riflettendo che i falsari non lasciano
mai,e molto meno ostentano tracce delle loro imposture: e
che se il Iacobilli tentó di congetturare come potevano es-
sere testi.epigrafici perduti, e ne fece incidere dei fac-simili,

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E
568 M. FALOCI PULIGNANI

lo fece in modo che a tutti apparisse trattarsi di testi con-
getturati, e non. di.lapidi genuine.

E qui io non ho ricordate le sue opere a stampa, che
egli indicò da sè fino al 1658, e che, dal Mandosio, inserì nella
Bibliografia Romana Girolamo Amati (1)..E neppure ricordo
il suo numeroso epistolario, disseminato qua e là per le Bi-
blioteche e per gli Archivi, dove il diligente scrittore è
tutto premuroso per dilucidare dei dubbi, per chiedere schia-
rimenti, per accertare notizie. Accenno solo agli esemplari
delle. sue opere a stampa; postillati, corretti, interlineati
con una costanza ammirevole. Ben vorrei qui inserire i la-
menti che faceva, quando i suoi corrispondenti non erano
fedeli come egli desiderava, quando era costretto a dar no-
tizie monche, e non sicure. Nel terzo volume della sua opera
monumentale sulle Vite dei Santi e Beati dell’ Umbria, dedica
quasi un centinaio di pagine per rettificare, correggere i suoi
libri. Dove egli candidamente confessa che. se avrà presi
equivoci, e detti errori, « di nuovo ritorno a dire che non si
può far di meno di non dar fede a relazioni di persone erudite
e dabbene, ... e per dar troppa fede, si cade spesso în errore ...
perchè l'età, lo studio, la fatica fatte da me dopo, mi hanno fatto
più scoprir la verità ... ». Questo sia ricordato a chi eguaglia
il nostro Lodovico ai « credenzoni ignoranti ». Il quale Lodovico,
facendo le sue correzioni ai volumi dati a stampa, dichiarò che
il suo metodo agiografico consisteva nello studio dei documenti,
e nella adesione alle tradizioni antiche e continuate. « Con la
quale opinione sta în tutte le sue opere il mio Padrino Spirituale,
Cardinale Cesare Baronio, Protettore di casa mia, etc. etc. ».

Tale è il lavoro, oserei dire immane, del Iacobilli, uomo
conosciuto. solo per i suoi volumi a stampa, contro i quali
aguzzano gli occhi quelli che dimenticano le sue grandi be-
nemerenze, senza occuparsi dei lavori preparatori che egli
faceva, degnissimi di qualunque erudito. Imperocchè non

(1) Bibliografia Romana, Vol. 1, Roma, 1880, p. 142-145.
I PRIMORDI DEL CRISTIANESIMO NELL'UMBRIA 569

vorrei che taluno da questa parziale enumerazione dei* suoi
scritti ci concedesse che egli fosse uno sgobbone, un grafo-
mane, e nulla più. Esaminiamo un po’ più da vicino il me-
rito delle cose sue, il sistema dei suoi lavori.

Quel centinaio dei suoi libri, editi o manoscritti, può di-
vidersi in due parti. Una è costituita dai documenti -che
raccolse: un’altra dai lavori che compilò su di essi. In am-
bedue si rileva la critica severa, il metodo scientifico, la
base documentaria. Non raccoglie favole, ma documenti, e
li raduna, e li ordina, e li trascrive in pagine fittissime, in-.

" dicando il luogo dove li trovò. Raccolti i documenti, li ado-

pera, e in margine dei suoi libri li indica man mano, con
citazioni marginali, costanti, diligenti, numerosissime. Nulla
afferma che non documenti: nulla racconta, che non indichi
dove lo trovò: non un fatto senza citazioni, non un aned-
doto senza indicare la fonte. Ed uno scrittore che va innanzi
con un sistema così rigido, può accusarsi di avere in mano
una fumosa fax? Ma egli, onestissimo, dice quello che sa,.e
rimanda il lettore alle fonti. Può aver equivocato sopra una
copia infedele, sopra un testo che credeva più antico, ma
egli non intorbida nulla, e se chi lo legge cade in errore, la
colpa, si intenda bene, non è del Iacobilli che racconta
quello che trova nei documenti, ma è del lettore, il quale.
sapendo dove sono i documenti, non si prende la cura di
ricercarli, e non ricorre alle fonti che il nostro critico indica
sempre nel margine. Prendo per esempio cinque delle sue
opere: gli Annali di Foligno (Cod. C, V, 12: A, V, 6), gli Annali
dell'Umbria (Cod. C. V, 4: C. V, 5), le Vite dei Vescovi di
Foligno (Cod. A. III, 16), le Vite dei Santi e Beati dell'Umbria

.(1647-1656-1661), la Cronaca di Sassovivo (1658), ed ivi trovo

che i richiami, le note, le citazioni sono a migliaia : intende .
il lettore? a migliaia! E quest! uomo manca di critica?
Si, se avesse Scritto, raccontato, narrato, ed avesse voluto
esigere che si fosse creduto alla parola sua. Ma egli non
dice mai una parola se non indica subito dove l'ha letta, e
510 M. FALOCI PULIGNANI

questo non si chiama recare in mano una face fumosa: e
questo non si chiama essere credenzone ignorante.

Ma certe cose che egli dice — per quanto le abbia lette
in codici ed in epigrafi — oggi non possono accettarsi più.
D'accordo. Ma non si poteva mica pretendere da lui che
avesse l’acume del Mommsen, del Pertz, del De-Rossi, del
Garrucci. Benchè...! Riconosciamoci. Siamo oggi sicuri, che
tutte le ultime conclusioni della nostra critica agiografica,
quando' i posteri nostri saranno distanti da noi quanto noi
lo siamo dal Iacobilli, che tutte queste conclusioni resiste-
ranno, e saranno accettate? Quante scoperte avverranno fra
duecento cinquanta anni! E può anche accadere che allora
sia accusato di recare in mano una fumosa fax, quegli che
oggi ritiene di rischiarare tutte le nubi del passato. Gli uo
mini vivono del tempo loro, e meritano censura solo allorchè
non sannò profittare dei mezzi che sono a loro dispoizione,
e non quando ignorano quello ... che non esiste.

Facendo un confronto fra i mezzi che abbiamo noi, e
quelli che ebbero i nostri buoni vecchi, troveremo che col
Iacobili si è ingiusti, e un pochino ... sgarbati.

Riassumo il mio discorso, un pò scucito.

1. — Io ho dedotto l antichità e la molta diffusione
del cristianesimo umbro da una serie di argomentazioni, e

non da un argomento solo. Essendone impugnato uno solo,

quello del numero dei martiri, la mia conclusione resta intatta

2. — Però, anche da questo numero dei Martiri Umbri,
credo sia lecito accettare la mia conclusione, libero il P. Savio
di non trovare tra le due cose quelrapporto che vi veggo io.

9. — Le accuse fatte al Iacobilli a proposito della
vita del B. Giovanni da Foligno non hanno fondamento.

4. — Invece hanno molto valore le tradizioni raccolte
da questo scrittore, e prendendo per esempio i Santi Mar-
tiri: Eraclio, Giusto e Mauro, si vede chiaro quale fonda-
mento storico abbiano anche i soli nomi di martiri umbri,
DIL

I PRIMORDI DEL CRISTIANESIMO NELL'UMBRIA

senza che sia necessario conoscere le loro leggende, oyvero

.le memorie relative alla persona ed al culto di quei martiri.

5. — Finalmente credo aver accertato che il Iaco-
billi, sia come collettore di supellettile istorica, sia come
agiografo che di essa si serve, e ad essa sempre si appella,
con una frequenza insolita agli scrittori del tempo suo, me-
rita tutta la fede, e non è inferiore a nessun istorico del
suo tempo: onde è irriverenza chiamarlo irradiatore con

una face fumosa, ed è irriverenza annoverarlo tra i creden-

zoni ignoranti. Se egli potè errare in qualche dettaglio, ot-
timo fu il suo metodo critico, nel quale io credo che fino
allora non fu superato da nessuno.

Il P. Savio, per ammettere la mia conclusione, esige in.
precedenza « un esame accurato » di « tutte le leggende », di
tutte « le memorie », sia che riguardino la « persona », Sia.
il « culto » di tanti martiri « ver o pretesi ». La richiesta è
soverchia. Intanto, questi martiri, sino a prova contraria, si
accettino per tali, che non importa se non si conoscono le me-
morie, le leggende, le particolarità personali, il loro- culto,
ecc. Furono martiri: basta. Il gruppo dei tre Martiri Eraclio
Giusto e Mauro, insegni. Poi, ci si dimostri, con prove pre-
cise, che quei martiri Umbri furono soli, e non piü. Se Spes
Vescovo di Spoleto cantó. del martire S.. Vitale che esso
fu, nel suo paese, il martire «nico, è segno che gli altri
luoghi e terre dell' Umbria dettero non uno, ma piü martiri.
Perché non ci si ammette questa deduzione? Più numerosi,
adunque, dei Martiri conosciuti furono i Martiri Umbri che
non conosciamo. Onde è lecito da essi dedurre l’antichità e la
diffusione del Cristianesimo Umbro, massime che queste
cose (e il lettore non lo dimentichi) le abbiamo dedotte anche
da altre considerazioni, anche più importanti, che il P. Savio
non ha creduto di toccare. i
D. M. FALOCI PULIGNANI.

—— X ———————— ——Á—Ó———— ———————
ANALECTA UMBRA

| i

[2 Del grandioso « Allgemeines Lexikon der bildenden Künstler » edito
| dal Seemann di Lipsia, sotto la direzione dell’ illustre ULRICH THIEME,
| demmo già notizia in queste pagine (an. XIV, fasc. II-III, 619-624),

È segnalando le biografie di artisti umbri compresi nei due primi volumi
sin allora usciti e rilevando l’importanza grandissima che quest'opera
L i colossale aveva anche per la storia artistica della nostra regione. A que-
| gli elenchi moltissimi altri nomi sarebber da aggiungere per gli altri
L^ otto volumi venuti in luce a tutt'oggi, ma ci riserbiamo di farlo a mi-
glior agio, limitandoci per ora ad indicare agli studiosi di cose nostre
r la bella ed esauriente biografia di Benedetto Bonfigli, compilata con
| un ricco corredo bibliografico dal prof. Walter Bombe (vol. IV, pp. 284
e sgg.), e rilevando con vivo compiacimento come nell’ ulteriore svi-
luppo di questa completa enciclopedia storico artistica, finora senza

O

precedenti in alcuna letteratura, i pregi già segnalati siensi andati ac-
crescendo e.perfezionando con una più sobria distribuzione dell’ enor-
me materia e con una ben intesa economia nel vastissimo ‘apparato
critico.

x Il volume IX degli Archivi della Storia d' Italia, diretti già dal
compianto nostro MazzatIintI e tuttora editi dal Cappelli di Rocca
S. Casciano, contiene un inventario sommario, compilato; dal dott.
G. DEGLI Azzi, degli Archivi di Sansepolcro, città geograficamente e
storicamente (e sino alla metà del secolo XV anche politicamente) um-
bra. Numerosi sono i documenti ivi segnalati che. interessano la re-

> gione nostra, come l'atto di sottomissione del Borgo S. S. a Città di
| Ze Castello del 1359, il ricordo della signoria di Nicolò de’ Fortebracci
»: su Sansepolcro nel 1433, e di quella di Francesco Piccinino dal 1438

al 1442, le memorie frequentissime della famiglia tifernate. dei Vitelli,
i consulti legali resi per Opere pie biturgensi da Baldo degli Ubaldi e
da Pierfilippo della Cornia, gl’ inventari dei beni posseduti dai Baglioni
"o. beni —— am Ra pra

RR e ESS

514 ANALECTA UMBRA

nel territorio del Borgo, e gli accenni alle molte opere d'arte compiute
da artisti umbri in Sansepolero, come pure di quelle eseguite nelle
città nostre da insigni maestri di quel luogo, e specialmente dai vari
artefiei della famiglia Alberti, di cui il Degli Azzi ebbe la fortuna di
trovare i preziosi diari inediti che qui ha dati parzialmente in luce, e
una considerevole quantità di disegni mirabili, oggi assicurati alle RR.
Gallerie degli Uffizi in Firenze.

xx Nell’ottima rivista « IZ Risorgimento Italiano », diretta dal prof.
G. Gallavresi (an. VI, fasc. V), GeEonaE F. H. BERKELEY pubblica un’ in-
teressante memoria per riabilitare la fama de Gl’Irlandesi al servizio
del Papa nel 1860, sul conto de’ quali i cronisti contemporanei e gli
storici posteriori avevano date notizie tutt’ altro che edificanti e lusin-
ghiere. E poichè il battaglione di S. Patrizio ebbe parte notevolissima
nell'azione guerresca svoltasi in quell’anno nell'Umbria, merita d'esser
qui segnalato il dotto e sereno articolo del B., oggi che il decorso .del
tempo ha dissipati i concetti aprioristici e gl'irosi giudizi del primo
momento su fatti e figure della nostra rivendicazione politica.

E’ indubitabile che tra le orde raccoglitieccie del La Moricière
fossero fior di canaglie estere e nazionali, sitibonde soltanto di sangue
e di preda, e basterebbe per tutte la pagina fosca scritta dai merce-
nari svizzeri nella tragica giornata del.20 giugno in Perugia ad eter-
nare l'infamia di quei paladini della teocrazia.

Ma tra i torbidi e fanatici elementi che costituivano l’ esercito
pontificio, il B. dimostra con pacati e convincenti ragionamenti, con-
fortati da autorevole documentazione, come i volontari irlandesi rap-
presentassero una vera eccezione, sia per lo spirito da cui furono gui-
dati a quell’avventurosa campagna, e sia anche pei metodi con cui la
condussero.

Sospinti da una poetica tradizione d'idealità religiosa e da un
'avallereseo entusiasmo contro tutte le oppressioni, essi che per secoli
erano stati oppressi e feriti nei loro ‘affetti più sacri dall’ intolleranza
e dalla prepotenza: britannica, ingannati dai loro preti e dagli emissari
papali, credettero di muovere per una guerra di liberazione e s'aspet-
tavano d'essere accolti con fraterno entusiasmo dagl’Italiani. Al loro
arrivo accortisi del contrario, invano gridarono al tradimento, poichè
alcuni di essi soltanto poterono fuggire da quella bandiera che ora
vedevano essere di tirannide. Costretti a marciare in paese ostilissimo,
tra popolazioni di cui non conoscevano affatto la lingua e i costumi,
e che li accomunava nell’odio con tutti gli altri difensori della teocra-
zia, seppero ciò non ostante serbar quasi sempre una rassegnata mo-

E ANALECTA UMBRA 515

derazione e furono forse i soli che riuscirono con prove non dubbie di
ostinato valore (la difesa di Spoleto è una pagina bella per le truppe
del maggiore O’ Reilly) a lavar l'onta della causa ingiusta per cui com-
battevano. :

Delle colpe attribuite a quel reggimento, nelle cui file militavano
dei valorosi autentici, che prima e poi si distinsero con grande onore.
sotto altri vessilli, il B. alcune ne dimostra luminosamente assurde e
infondate, altre invece equanimemente ne riconosce, ma attenuandole
coll'esame diligente delle circostanze e dimostrandone le esagerazioni

abilmente sfruttate dai giornali liberali del tempo, desiderosi — e non
a torto — di schiacciar col disprezzo, prima ancora che colle armi, le

torme mercenarie del Papa: molte poi di quelle colpe non furono in
. realtà che l'effetto di falsa interpetrazione, data in buona fede dai no-
stri, di atti innocentissimi ma incomprensibili fra noi per l’ enorme
differenza delle abitudini e dei costumi.

E pur senz’ ammettere completamente tutte le giustificazioni ten-
tate dal brillante e colto scrittore irlandese, possiamo ora anche. noi
rettificare in gran parte il giudizio su quei volontari che, pur combat-
tendo per una causa antipatica e ingiusta, non si macchiarono mai di
crudeltà e di barbarie vandalica, come i brutali masnadieri dello
Schmid, nè dell’insigne vigliaccheria di cui molte di quelle bande di
venturieri diedero saggio. E possiamo quindi, nella serena imparzia-
lità della storia, concluder col B. che oggi « l'Italia può ben conce-
dere le sue simpatie ad una piccola nazione che per secoli e secoli ha.
lottato. per la sua esistenza stessa; che cento volte disfatta, si è ricu-
sata di riconoscersi vinta; e che, avendo tutto a lei contrario, si è ag-
grappata con indomabile pertinacia al suo ideale di libertà ».

4*4, Nella raccolta intitolata « Corpus Statutorum Italicorum », di-
retta dal prof. Pietro Sella, è uscito fin dall’ anno decorso (Roma, E.
Loescher, 1913; in 4°, pp. XVI-403) il primo volume dello. Statuto vol-
gare di Perugia del 1342. L'edizione, fatta sotto gli auspicî della no-
stra Deputazione e amorosamente curata dal nostro socio dott. G. De-
GLI Azzi, è riuscita splendida anche per la signorilità della veste tipo-
grafica e degna veramente della importanza storica e giuridica di que-
sta compilazione legislativa ch’ è tra le più ampie e complete del se-
colo XIV. Il pregio linguistico del testo, redatto in schietto volgare
perugino dell’epoca, è garantito e accresciuto dalla revisione che per
la parte filologica ne fu fatta dall’ illustre prof. ERNESTO PARODI del.
R. Istituto di Studi Superiori in Firenze.
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ANALECTA UMBRA

Questo primo volume, oltre una breve introduzione del Sella e
una prefazione storico-descrittiva del Degli Azzi, contiene il libro primo
(Diritto Pubblico, Amministrativo e Costituzionale) e il libro secondo
(Diritto e Procedura Civile); il II° volume, che conterrà i due ultimi
libri e gl' indici analitici, sarà pubblicato entro l'anno corrente.

- Intanto il socio dott. F. Briganti sta preparando per la stessa rac-
colta l'edizione critica dello Statuto latino. di Perugia del 1279, col
quale si completerà la serie cospicua degli Statuti della Dominante
dell’ Umbria.

z^. Tra Gli Ufficiali del l'eriodo Napoleonico (1196-1815) mati nello
Stato Pontificio, che il ch. prof. ERMANNO LOEVINSON ricorda di su un
Elenco compilato a cura dell’ Archivio di Stato di Roma (Biblioteca Stor.
del Risorg.; Roma, Albrighi-Segati, 19.4), molti sono gli Umbri che la-
sciarono chiara fama di sè nei fasti degli eserciti imperiali. Giova, in
questo centenario di rinnovati incendi guerreschi, rinfrescar la memo-
ria di tanti valorosi che sotto stranieri vessilli, non potendo allora pel
proprio paese; tennero alto l'onore delle armi italiane: figurano tra
essi i nomi più belli delle famiglie dell’ Umbria. B-n 16 ne conta Pe-
rugia, fra i quali Francesco Guardabassi, Tiberio Ansidei, Benedetto
Monaldi, due Cecchetti, un Sensi, un Tassi ed altri; 7 Rieti; 3 Terni
e Foligno; altri in diverso numero Spoleto, Norcia, Gubbio ed Orvieto.
E’ da notare che la maggior parte di questi eroici avanzi delle falangi
napoleoniche torna poi, come il Guardabassi, a figurar con onore nei
fasti del Risorgimento italiano, dimostrando d’ aver. sotto le insegne
francesi imparata non solo la disciplina e l’arte della guerra, ma ezian-
dio i sentimenti liberali e novatori di cui que’. vecchi soldati si fecer
poi banditori e apostoli tra le nuove generazioni che prepararono il
riscatto politico della Patria. Assai curiose e interessanti sono a questo
proposito le brevi, ma espressive, annotazioni che i funzionari ponti-
ficî del Dicastero delle Armi fecero alla menzione di ciascuno di quei
prodi superstiti. A integrarne poi le notizie e l’elenco possono giovare
i ragguagli che su Gli Umbri nelle Campagne francesi e. napoleoniche
diede G. DeGLI Azzi in Archivio Storico del Risorgimento Umbro (an-
no VIII-1912, pp. 243 e sgg.).

£,*, Segnaliamo soltanto, per ora, ma col proposito di tornar poi
a parlarne più ampiamente, l'interessante pubblicazione dei più an-
tichi inventarî della Sacristiu del Sacro Convento di Assisi (1388-1473)
fatta nell’ ottimo « Archivum Franciscanum Historicum » (Anno VII,
fase. I e sgg.) dal prof. FRANcESCO PENNACCHI, che ebbe a compagno

—_- incise i AR EORR pti fma
ANALECTA UMBRA c DIA

di lavoro nel prepararla l'altro nostro dotto Consocio, prof. LETO: ALES-
SANDRI, uno dei più benemeriti e operosi cultori di studi francescani.
Di questo nostro compianto Collaboratore il Pennacchi, in una oppor-
tuna introduzione storica agli inventarî, ricorda con affettuose parole
le erudite fatiche, di cui una delle ultime ma non delle meno notevoli
fu la trascrizione diplomatica dei due preziosi documenti che ora ven-
‘gono in luce. Nell’inventario del 1338 notiamo specialmente la rubr. XX
« De libris », che torna col numero XI in quello del 1473 e col nu-
mero XIX in quello intermedio del 1430. È inutile aggiungere che tali
‘inventari offrono un ricco e bel materiale anche agli studi linguistici,
a quelli del costume e della storia dell'arte.

x, Nello stesso periodico merita d'esser posto in rilievo (Archi-
vum Franciscanum Histor , VII, I, 3-19) uno studio storico-topografico
su Assisi medioevale, del P. LgoNE BRACALONI, del quale studio non
possiamo senza qualche riserva accettare tutte le conclusioni, ma che
dimostra assai bene l'erudizione e la genialità del suo autore e l'amo-
rosa diligenza delle sue ricerche. Il lavoro é corredato di una nitida
pianta di Assisi nelle varie epoche della sua storia e da una deliziosa
riproduzione di quella che il Bracaloni crede la più antica veduta
della città, e che egli giudica dipinta fra il 1305 e il 1315.

4", Il Prof. Giuseppe BELLUCCI ha pubblicato nel Bullettino di
paletnologia italiana (Anno XL, numeri 1-6, 1914) una nota interessan-
tissima sulle cuspidi di freccia in bronzo e sul loro impiego votivo. Di
dette cuspidi, che sono rarissime, il Prof. Bellucci ne possiede nella
sua collezione 106, delle quali 41 sono state ritrovate nella provincia

di Perugia.
NECROLOGI

CESARE FANI

Ultimo nell'ordine del tempo è il tributo d’onore e. di ES
rimpianto, che su queste pagine oggi si rende alla memoria
di Cesare Fani, ma non è certo ultimo per il sentimento che
lo ispira, sentimento di venerazione per l'uomo veramente
grande e, nella sua grandezza, veramente buono che abbiamo
perduto, di ammirazione per lopera di Lui, tutta consacrata
ai più nobili ideali.

E in questo riguardo del vivo affetto che li ha prodotti,
della gratitudine sincera che li ha suggeriti, non vi son
certo, fra gl’ innumerevoli attestati di cordoglio, cui la morte .
di Cesare Fani ha dato occasione, i primi e i secondi, i mag-
giori e i minori. Dal telegramma del Re e dalla solenne
commemorazione del Parlamento nazionale al fiore posato 5
sul feretro di Lui dal modesto lavoratore, alle lagrime ver- : oae
sate dalla donna del popolo allannuncio della morte depio-
rata, tutti quegli attestati hanno per la loro schiettezza e
la loro forza uno stesso valore morale, una identica, altissima r4
significazione.

Non é qui il luogo di ricordare in Cesare Fani il giurista
sapiente, che alla vastità della dottrina congiunse il fascino
della parola nutrita di convinzioni profonde, vibrante di af- A
fetti gentili; il pubblico amministratore, che il bene proprio
non solo pospose, ma sacrificò al bene comune; l’uomo po-

: litico, che non per ambiziosi intrighi, ma solo per virtù sua
seppe assurgere al governo della Patria e, pur mantenendo j an —

580 NECROLOGI1

fede incrollabile ai suoi ideali e pur difendendoli a viso
aperto, si meritò la stima illimitata e l’attaccamento, nonchè
degli amici, anche degli avversari.

A noi piuttosto conviene e piace riaffermare che Cesare
Fani, nella bella armonia del suo forte intelletto e del suo
cuor generoso, comprese appieno come la ricchezza d'un
popolo non possa esser sorgente di prosperità vera, se non
va unita al progresso intellettuale e morale, senti che gli
affetti della.famiglia, della città nativa, della regione, della
"patria, dell'umanità non si escludono fra di loro, ma anzi a
vicenda si rafforzano e si completano, seppe congiungére il
ragionevole culto del passato con la fervida fede nell'avve-
nire.

Ond'é ch' Egli in tutti i pubblici uffici, ai quali fu as-
sunto, dai più modesti ai più alti, se curò gl’ interessi mate-
riali affidatigli, sempre e soprattutto protesse e incoraggiò
quanto a suo giudizio (e il suo fu ognora giudizio illuminato)
tornasse a beneficio della morale elevazione e della cultura.

Non è chi ignori quale e quanta parte della mirabile ope-
rosità sua Cesare Fani abbia prodigato ad assicurare le sorti
del glorioso Ateneo perugino, di quale e quanto premurosa
sollecitudine abbia incessantemente proseguito l'Accademia,
cui è affidato il compito di conservare al nostro paese la
sua fama invidiata nelle arti belle, quali e quante cure abbia
speso perchè fosse destinato all’ incremento dell’ agricoltura,
prima fonte di benessere all’ Umbria nostra, il patrimonio
dell’ Abbazia di S. Pietro e ne fossero assicurati a Perugia
i tesori artistici, con quale paterno amore abbia presieduto
all’ Educatorio. femminile di S. Anna, del quale a Lui spe-
cialmente si dovette la conservazione.

E con riconoscenza profonda, con particolare compiaci-
mento rammentiamo gli efficaci aiuti da Cesare Fani concessi
costantemente alla R. Deputazione Umbra di Storia patria,
che lo ebbe fra i suoi soci fondatori.

Nel nostro Istituto Egli volle favorire il mezzo piu effi-

m
ASSI
NECROLOGI 581

cace a rievocare le fulgide glorie della sua Perugia, della
sua Umbria, a spronare le nuove generazioni ad alte. imprese,
che le rendano degne dei loro padri e le guidino verso la
grandezza d'Italia.

Fu la unione di questo amore ardentissimo della Patria
italiana, per la quale Cesare Fani nei suoi giovani anni corse
a combattere sulle mura del nostro Frontone e sulle balze
del Trentino, con l'amore egualmente vivo, ma non conta-
minato da basse e meschine preferenze di campanile, per
la sua Perugia e per l]' Umbria, fu questa unione la carat-
teristica della figura indimenticabile di Cesare Fani; e noi
4 ricordiamo che mai la parola proruppe dal suo labbro più
potente di quando Egli si entusiasmava ed entusiasmava gli
ascoltatori con la esaltazione delle nostre glorie nazionali
antiche e recenti, o richiamava alla mente nostra le belle tra-
dizioni della gente umbra, o con severità talvolta rude e
contrastante con la sua dolcezza abituale rampognava chi
T gli si dimostrasse incurante di quelle. glorie, immemore di

quelle tradizioni.

Abbiamo detto che il nostro tributo d’onore a Cesare
Fani veniva ultimo fra i moltissimi, che a Lui furon resi,
ma non è così.

Non è così, perchè di Cesare Fani noi tramanderemo il
culto ai nostri figli e nepoti, e questo culto durerà finchè
saranno in onore le virtù umane; non è così, perchè, se an-
che s'abbia riguardo alle manifestazioni esteriori, ne avremo,
ed è da augurarsi fra breve, una nuova e solenne nella com-
memorazione, che di Lui terrà Luigi Luzzatti.

L'uomo illustre, che comprese ed amò « l' anima fran.
cescana » di Cesare Fani, lo farà rivivere innanzi a noi, e

quando le austere volte della sala dei Notari echeggeranno
[P della affascinante parola rievocatrice, tutti ci sentiremo in
È più stretta comunione spirituale col Grande scomparso, che
| esulterà del memore affetto dei suoi concittadini.
j V. ANSIDEI.
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582 '" NECROLOGI

GIUSEPPE SORDINI

Di Lui, che la nostra Deputazione ebbe tra i primi e tra i mi-
gliori dei suoi, che con la partecipazione indefessa ai lavori sociali e
colla assidua, preziosa collaborazione alle pubblicazioni scientifiche ne
promosse fervidamente e ne favori lo sviluppo, pronunzió al Consiglio
Comunale di Spoleto un' affettuosissima commemorazione l'altro illu-
stre Consocio, il comm. SALVATORE FRATELLINI.

Da questa, che ci sembra il piü compiuto e sincero tributo di re-
verente ammirazione e di sentito rimpianto reso alla memoria del chiaro
e benamato Collega, togliamo - col cortese assenso dell' Autore - i prin-
cipali dati biografici del Sordini, completandoli (e questo è il più glo-
rioso e duraturo monumento innalzato, per opera sua, a decoro del suo
alto intelletto e della sua mirabile attività) colla bibliografia, degli scritti
di Lui. |

LA DIREZIONE.

« Giuseppe Sordini nacque il 6 Settembre 1853 da po:
vera gente. Mostrò, fin da fanciullo, ingegno fervido e vo-
lontà impermutabile. Il Comune, saggiamente presago, gli
prodigò benefizio e, alunno del Convitto Spada, gli rese ac-
cessibili le prime vie del sapere. Compl il corso del liceo,
ad ogni varietà d' insegnamento rispondendo con intelletto
agile e pronto, pur con trasporto di passione vera predili-
gendo la letteratura e la storia.

« Ma la povertà della casa gli apparve d' improv viso,
spettro pauroso, come ostacolo insuperabile al compimento
della sua cultura scientifica. E fu allora che un grande be-
nefattore - che, per questa e per altre numerose opere di
pietà e di soccorso, non sarà mai benedetto abbastanza, - il
Marchese Filippo Marignoli, lo rincuorò, lo aecolse, lo elesse
precettore dei suoi figliuoli, gli aprì i battenti del palazzo
della Sapienza in Roma ove, con somma lode, sostenne in
giurisprudenza tutti gli esami speciali.
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NECROLOGI 583

« Egli però non si sentiva chiamato alla tribuna forense ;
erano troppo aridi quegli studii per la sua anima ardente e
creatrice, inebriata dai mistici rapimenti dell’ arte, dalle ispi-
razioni rivelatrici di glorie avite, dagli eloquenti ‘silenzi di
reliquie d’ antiche età. | | j

iie Egli aveva vissuto e palpitato a Roma, cantando inni
di fervore a un'arte pura e sublime, infiammandosi agli
splendori immortali della civiltà latina.

« Egli era nato a Spoleto, ove l’ istinto profetico lo am- -
moniva che tesori sepolti attendevano un genio per rivelare
al. mondo le bellezze ignorate di questa umbra, romana, lon-
gobarda Città.

« E segui la sua stella, - confortato da un ausilio solo -
protetto da una sola guida, - invigorito da una sola forza, -
la fede!

« Egli fu l’unico maestro di se stesso, attingendo il do-
vizioso corredo della sua scienza, più che al libro, al sasso,
al rudero, al cimelio ; e, ricomponendo, con prodigioso sforzo
mnemonico,. in armonia indissolubile nel suo cervello, le
scintille sparse di luce, sfuggite a quelle testimonianze ina-
nimate, vi accentrò un sole di dottrina diffondente d' attorno,
con gioconda fecondità, raggi caldi, benefici, generosi e po-
tenti. .

« E furono quegli anni, in cui con tanta eroica costanza
il Sordini accresceva la somma delle sue cognizioni scienti-
fiche, i più angosciosi per lui, pavido talvolta perfino del-
l’incerto domani. Ma alle necessità della vita Sopperi con
lo spirito di sacrificio, all' oltraggio della povertà contrappose
la virtù dell’ abnegazione, forte della sua fede, senza lasciar
mai sul battuto sentiero, irto di triboli, un atomo solo della
sua dignità, della sua nobiltà ! i

« E fu soltanto assai tardi, per chi avesse aspirato al
premio remuneratore e tangibile di un lavoro indefesso, che,
piuttosto per compiacenza alle sollecitazioni d’ amici affettuosi
che per consiglio del suo temperamento, si decise di con-
584 NECROLOGI

correre al posto di R. Ispettore di Antichità e Belle Arti,
conquistandolo senza indugio, e con altissimo onore, senza
la ingloriosa sospinta di mendicate tutele.

« Visse due anni a Palermo, cinque a Firenze presso
quel Museo Archeologico. Ivi, affinando il senso dell’ arte e
moltiplicando i poteri delle sue energie, incominciò vera-
mente l' éra felice delle sue produzioni; ivi lo si conobbe e
lo si apprezzò nel suo giusto valore ; ivi egli identificò l’ antica
e scomparsa Vetulonia degli Etruschi, pubblicando una cele-
brata monografia che anche oggi è tenuta in onore.

« E a quella seguirono prodotti di alto interesse e pre-
gio, geniali e nuovi, numerosi e originali, e furono esuma-
zioni d'idee grandi e di grandi opere strappate all’ oblio,
illustrazioni di vetusti ricordi, annunzi di scoperte archeolo-
giche, recensioni sui progressi e sui metodi della scienza
contemporanea, interpetrazioni di monumenti antichi e di
| antiche scritture, e luce sempre, luce di verità pronta, fol-
o gorante, coraggiosa e sincera così contro ogni piccolo af-
fronto di cospiratori meschini, come contro la grande cospi-
razione della notte dei tempi.

« Ritornò finalmente a Spoleto, e l' anima buona che da
un eventuale contrasto fra i suoi due grandi amori, per la
| patria e per la scienza, ne sarebbe rimasta disfatta, sorrise
Ì di alma tenerezza ineffabile quando potè al fine fondere in
| una soave concordia di pensiero quei due grandi amori, e
| lavorare per la fortuna d'entrambi.

l « E nella sua e per la sua Spoleto, lavorando indefes-
| samente lunghi anni con alto intelletto d'amore, Giuseppe
| Sordini riusci a donare la favella a vasi cinerarii d' età prei-
storica, ricomponendoli da minuti frammenti, a fondare, sulle
B larghe e robuste volte di una. potente struttura medioevale
addormentata, il museo civico, sorgente di ammirazione e
d’ invidia, a illustrare le pitture divine dello Spagna, a rior-
dinare la pinacoteca del Comune (ed ora apprestavasi a ri-
ordinarne l| archivio), a concepire la nobilissima idea di sot.
NECROLOGI . 585

trarre al vituperio la civica Rócca, sollevandola a degni nori

.e restituendole l’ anima.

« In Giuseppe Sordini !' uomo pubblico, sebbene assai
preminente, scomparisce quasi d’innanzi alla maestà dello

Scenziato e dell'artista. Ma nell'uomo pubblico, consacrato

interamente al bene della sua Spoleto, risplende e trionfa il
suo grande cuore di cittadino innamorato. E per l' amore
alla Città, lungamente del suo senno confortò il patrio Con-
siglio, fu più volte Assessore, fu Sindaco. Amministratore
esperto, provvido, assiduo, operoso, guidò le sorti del Co-
mune con rara competenza e con accorgimento, prediligendo
i lavori pubblici e la scuola.

« Nemico d'ogni vanità, fu il democratico del senti-
mento; amico d’ogni grandezza, fu l’aristocratico della virtù;
e democratico, amò gli umili, purchè onesti e laboriosi, figli

del popolo, coi quali divise le origini, le fatiche. e le spe-

ranze; e, aristocratico per ogni più eccelsa memoria, onorò

quelle antiche e moderne nobiltà che avean soltanto cagione

da magnanime gesta.

« Angelo nella casa, trasse consolazioni ineffabili dal
santo affetto dei suoi figli adorati; angelo nella Città, fu il
fratello, il consolatore, il maestro degli amici che sentono
involata con lui una parte di cuore ; maestro negli studi più :
ardui, fu il consultore fidato, la guida sapiente, il critico
acuto e geniale di tutti i suoi Colleghi e compagni di lavoro:
che lo veneravano e amavano.

« Giuseppe Sordini lascia un nome che non muore con
lui. Se vivendo potè destare l’ ammirazione, attrarre le sim- -
patie, fermare il pensiero del Mommsen, del Bormann, del.
Gregorovius, di Giacomo Boni, di Giuseppe Sacconi, di Cor-
rado Ricci; se si compiacquero di averlo ascritto le più in-
clite Accademie di Belle Arti d'Italia; quando l' opera sua
magnifica sarà ordinata, raccolta, pubblicata e conosciuta
dai dotti italiani e stranieri, intorno al suo caro nome sarà
intrecciato il serto d'onore non morituro, di cui 1’ eletto spi-
" “ —
"usó P Tee

586 NECROLOGI

rito sarà pago, per la gloria riflessa discendente sulla. sua
Città e sulla regione nostra che tanto amò! ».

BIBLIOGRAFIA (9

l. Scavi archeologici in S. Anatolia di Narco — « Notizie degli
Scavi », aprile 1884.

2. Muro poligonale scoperto a. Spoleto. — « Bollettino dell'Imperiale
Istituto Archeologico Germanico », Vol. I, fasc. IV, 1886.

9. Annibale de' Lippi, architetto della Madonna di Loreto, presso
Spoleto — « Archivio storico dell'Arte », anno III, 1890, fase. I-II.

4. Avanzi dell’ antico teatro romano a ‘Spoleto — « Notizie degli
Scavi », febbraio 1891.

9. Scoperte di Antichità avvenute in Cascia e nuovi studi sulle epi-
grafi del suo territorio — « Notizie degli Scavi », settembre 1898;

6. Di un diploma e di un affresco esistenti nel Palazzo Arcivescovile
di Spoleto — « Arte e Storia », Firenze, 1894, fase. XV-XVI-XVII.

1. Il sepolcro di Gabriello Garofoli da Spoleto — « Arte e Storia »,
anno XIV, 1895, fase. XXII.

8. Scoperte di Antichità in Spoleto e. nel suo territorio — « Notizie
degli Scavi », gennaio, 1898.

9. :A proposito di un dipinto — Cenni intorno ad una sconosciuta
dinastia di pittori umbri — « Giovane Umbria » anno V, 1899, n. 1.
Spoleto, Tipografia dell’ Umbria.

10. Iscrizioni latine mel territorio spoletino —- « Notizie degli Scavi »,
aprile, 1900.

11. GU Sparapane da Norcia, nuovi dipinti e nuovi documenti - —
« Bollettino d'Arte », anno IV, 1900, fasc. I.

12. Avanzi della primitiva cinta urbana con porta e torre, recente-
mente scoperti — « Notizie degli Scavi, » 1908, fasc. V.

18. Di un Cimitero cristiano sotterraneo nell’ Umbria — « Atti del
II Congresso internazionale di Archeologia Cristiana, tenuto in Roma
nell'aprile 1900 », p. 109-121, 2* edizione. Spoleto, Prem. Tip. dell’Um-
bria, 1903.

(*) Ringraziamo il nostro egregio Socio cav. magg. B. Leonetti-Luparini che ha
compilato la presente Bibliografia.

———^ ——
NECROLOGI : : 587

14. La Cappella delle Reliquie del Duomo di Spoleto — « L'Arte >,
di A. Venturi. Anno VI, 1903, fasc. VIII-X.

15. — Alla ricerca della tomba di un uomo celebre — « Atti dell’Ac-
cademia Spoletina » anno 1901, 2* edizione. Soleto; Tip. Ragnoli-An-
nesanti, 1903.

16. Di un palazzo della Signoria a Spoleto — « Rassegna d'Arte »,
Milano, anno III, 1908, fasc. I.

— 17. Il Duomo di Spoleto. — Il sepolcro e il TB di Fra Fi-
lippo Lippi nel Duomo di Spoleto. I monumenti sepolcrali degli Orsini.
nel Duomo di Spoleto. Nuove ricerche del sepolero di Fra Filippo Lippi.
Per la DE dell’ antica Spoleto « Il Popolo » periodico spoletino, anno
III, 1904, n. 8, 4, 5, 9, anno IV, 1905, n. 15.

18. Li sa di fra Filippo Lippi, nel Duomo di Spoleto — « Il-
lustratore fiorentino », anno 1905.

19. Di un sunto inedito di Storia spoletina scritto nel sec. X — « Bol-
lettino della R. Deputazione di Storia Patria per l'Umbria », Vol. XII,
fasc. III, 1906.

20. Per Gregorio Melioranzio — « Augusta Perusia », Anno I, 1906,
fasc. VI.

921. Notizie dei monumenti dell’ Umbria -- Spoleto nel 1906, « Bol-
lettino della R. Deputazione di Storia Patria per l' Umbria »; Vol. XII,
Toe Rosi III.

. Di alcuni lavori nel Duomo di Spoleto, eseguiti il 6 gennaio 1904
a tutto 2 l'agoste, 1905 — « Bollettino della R. Deputazione di Storia Pa-

tria per l' Umbria », Vol. XII, 1906, fasc. I.

28. Di alcuni monumenti spoletini — «. Rassegna d'Arte », Milano,
anno VI, 1906, fase. III. ;

24. Di alcune antiche pitture di Spoleto — «" Boll. della R. Depu-
tazione di Storia Patria per l'Umbria », Vol. III, anno III, fasc. III,
1907. ;

25. La pretesa descrizione del Palazzo Ducale di Spoleto, scoperta e
pubblicata dal Mabillon — « Bollettino della R. Deputazione di Storia
Patria per l' Umbria », Vol. XIII, 1907, fase. II-IIT.

26. Di un grossolano errore topografico nella storia umbra dell Alto
Medio Evo — « Bollettino della R. Deputazione di Storia Patria del-
I| Umbria », Vol. XIII, 1907, fasc. II.

27. Di una ignorata Cappella dipinta în Spoleto da Giovanni Spa-

gna — « Rassegna d'Arte » Milano, anno VII, 1907, fasc. VII.

98. Piero De’ Medici e Pierleone Leoni — «Illustratore fiorentino »,
1907. OSEE 588

NECROLOGI

29. Pietro Ridolfi e Giovanni Spagna — « Illustratore fiorentino »,
1908.

30. A proposito dei sepolcri e della patria di Tacito. — Lettera aperta
al cav. Luigi Lanzi, R. Ispettore dei Monumenti e degli Scavi per il
mandamento di Terni. Terni, De Caterinis, luglio 1908.

31. Il Duomo di Spoleto — delle origini secondo i documenti — Spo-

leto, Tip. Panetto e Petrelli, 1908.

32. Dei Sepolcri dei Tacito in
n. 8, marzo 1908.

33. A proposito del restauro della trifora nella facciata di S. Grego-
rio în Spoleto — « Bollettino d'Arte », anno II, n. 6, giugno 1908.

34. Michelangelo Carducci, pittore norcino del XVI secolo — « Ras-
segna d’Arte ». Milano, anno IX, 1909, fase. XII.

39. Di Archita Ricci, pittore urbinate — « L'Arte », di A. Venturi,
anno XII, 1909, fase. V.

36. Ancora di Mich. Carducci, pittore norcino del sec. XVI — « Ras-
segna d’Arte » Milano, anno X, 1910, fasc. VII.

91. Ancora di un disegno dell’ Alunno a Spoleto — « Corriere d' Ita-

lia » anno VI, 2 ottobre 1911, n. 272.

39. Resti di un antico, sconosciuto edificio in Norcia — Appunti e
considerazioni. Perugia, Un. Tip. Coop., 1913.
40. Casa romana di Spoleto, nuovi scavi — « Notizie degli Scavi »,

anno 1913, fasc. I e III.
41. Nuove esplorazioni nell'area della casa romana — « Notizie de-

38. La più antica chiesa e la cripta di S. Benedetto in Norcia —
« Bollettino diocesano di Norcia », anno III, n. 5, 1913.

" gli Scavi », anno 1913, fasc. XII.

Terni — « Bollettino d'Arte », anno II,
PERIODICI IN' CAMBIO BIN DONO - PUBBLICAZIONI IN. OMAGGIO:

Apulia — Rivista di filosofia, storia, arte ecc. (Anno V, fasc, II-III). —
Fr. Risezzo, Le Murge ed i Morgeti. — MEwwo CAGIATI, La zecca
di Brindisi.

Archiginnasio (L’). Bollettino della Biblioteca Comunale di Bologna (An-
no IX, fase. 5°) — T. Casini, La prima sessione del Collegio elet-
torale dei dotti in Bologna nel 1802. — G. Zuconiwr, Le vicende

. architettoche della Chiesa di S. Giovanni in Monte di Bologna.

Archivio storico per le province Parmensi (Anno 1914, Vol, XIV). — G.
SITTI, L'archivio comunale di Parma — P. Fra, Il duca Alessan-
dro Farnese ele carte dell'archivio Napoletano con documenti ine-
diti. — O. Massovo, La Corte di Don Filippo Borbone nelle rela-
zioni segrete di due ministri di M. Teresa.

Arte e Storia (Anno 1914, n. 11). — P. Pirri, Di una tradizione pitto-
rica a Norcia. — 0. H. GrGrioLr, La storia della pittura perugina.

Ateneo Veneto (Anno XXXVII, Vol. II, fasc. 19). — PusinicH G., Pa-
radiso, Canto X.

- Atti e memorie della Società Siciliana per la Storia Patria (Anno 1914,
fase, 19-29), — PrrRÉ G., I Cronici e gli Anticronici in Sicilia e la
loro poesia (1812-1815). — GIANNONE A., Il Codice di Fitalia. Stu-
dio diplomatico storico. i

Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino (Auno 1913-14, Di-
spensa 15?). — CiPoLLA C., La data della morte di Dante secondo
Ferreto dei Ferreti.

Atti e memorie della R. Accademia Virgiliana di Mantova (Anno MCMXIV,
Vol. VII, parte 1°).

Atti e memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le province di
Romagna (Anno 1914, Vol. IV, fasc. 19-39). — SANTINI U., I dazi
egidieni in Forlì nel 1364. — Borpari F., Il Comune di Bologna
alla fine del secolo XIV. -

Bollettino storico bibliografico Subalpino (Anno XIX, fase, 19-39). An-

SALDI V., Nuovi documenti su Alberto Gonzaga Vescovo d'Ivrea.

— T. Dr GaupenzI, Torino e la corte Sabauda al tempo di Maria

Cristina di Francia.
r—!
C been “ ansiî SANE

590 PERIODICI-IN CAMBIO O IN DONO -- OMAGGIO DI PUBBLICAZIONI

Bollettino della Società pavese di Storia patria (Anno XIV,.fasc.:29). —
R. SoniGa, Il processo del cittadino Pietro Moscati.

Bollettino della Società Africana d' Italia (Anno XXXIII, fasc: 119-120).
— R. Forster, Antonio di S. Giuliano.

Bollettino del Museo Civico di Bassano (Anno XI, n. 2).

Bollettino d’ Arte (del Ministero della P. I.) (Anno METTI fasc. 10 e
P. Orsi, S. Giovanni vecchio di Stilo.

Brixia Sacra (Anno V, n. 6). — P. GuERRINI, Intorno a fra Bonaven-
tura da Iseo.

Bulletin de la Societé d'Histoire Vandoise (N. 33, anno 1914).

Bullettino Senese di Storia Patria (Anno XI, fase. 2°). — Casanova E.,
Il Cartulario della Berardenga (contin.).

Bullettino Storico Pistoiese (Anno XVI, fasc. 2°). — CHITI A., Ostaggi

pistoiesi in Francia (1799-1800). — CHIAPPELLI L., Pistoia sul de-
clinare del M. Evo.
Bullettino della Società Dantesca Italiana (Vol. XXI, fase. 1°). — A.

Sorur, Tommaso Casini, scritti danteschi.
Civiltà Cattolica (Anno LXV, Vol. 49).

Giornale Storico della Lunigiana (Anno VI, fase. 2°). — Mazzini U.,
Un capitolo adeporico del ’700 sulla Lunigiana. — GIULIANI M.,

Un arciprete contro la nobiltà pontremolese.
Giornale Dantesco (Vol. XXII, quad. 4*). — SANTI A., Il ravvedimento
di Dante e l'inganno del Convivio.
R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere (1914, Vol. XLVII, fasc. 13°).
Mélanges d’ Archéologie et d" Histoire (Anno XXXIV, fasc. 19-29).

Miscellanea Storica d.lla Valdelsa (Anno XXII, fasc. 3°). — Maszrri-
Bencini, Notizie su Pompeo Neri e su alcuni suoi scritti.
Nuovo. Archivio Veneto (1914, n. 95). — NIccoLò DI LENNA, Giosafat

Barbaro (1418-94) ed i suoi Viaggi nella regione Russa (1436-51) e
nella Persia (1474-78).

Rivista Storica Italiana (Anno XXX, Vol. VI, fase. 4°). — STORNAJOLO
C., I ritratti e le gesta dei duchi d'Urbino nelle miniature dei co-
dici Vaticano-Urbinati.

Rivista Integrale (Anno III, fase. 1°).

Rivista di Storia Critica delle Scienze mediche e naturali (Anno V, n. 6).

Rivista d’ Artiglieria e Genio (Anno XXXI. Vol. IV).

Società Storica per la Provincia ed antica Diocesi di Como (1914, fasc. 83).

— Ceruti A, Cartario Pagense di Chiavenna (continuazione).
Gh d ium

PERIODICI IN CAMBIO 0 IN DONO -- OMAGGIO DI PUBBLICAZIONI 591

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IpnEM, Cinque lettere inedite di Lodovico Antonio Muratori. — Velletri,
1914, Tip. Pio Stracca.

GaGGIa Mons. G., S. Carlo Borromeo (Discorso). — Brescia, 1910, Tip.

Querinania. . 5
IpnEM, Giacomo M. Corna Pellegrini vescovo di Brescia (1827-1913) (elo-
gio funebre). — Pavia, 1913, Tip. Artigianelli.

IpaM, Mons. Vincenzo Gaffuri (elogio funebre), — Pavia, 1912, Tip. Ar-
tigianelli. e
"WE i

592 PERIODICI IN CAMBIO O IN DONO -- OMAGGIO D1 PUBBLICAZIONI

GALLOTTA L., Trentasette iscrizioni edite e inedite d' Andrea Borde
domenicano per fatti e persone di S. Colombano al Lambro. (E-
stratto dall'Arch. storie. Lodigiano, anno XXXIII, n. 2). — Lodi,
1914, Tip. Bor:ni-Abbiati.

GuERRINI P., Il castello e la parrocchia di Barco. Brevi cenni storici.
— Pavia, 1914, Tip. Artigianelli.

IpEgM, La «.Chinea » del Vescovo di Brescia. — Pavia, 1914, Tip. Ar-
tigianelli,

IpeM, Timoline di Franciacarta (Brevi cenni storici sulla Parrocchia).
— Brescia, 1914, Tip. Artigianelli.

MARINELLI A., La stampa della « Divina Commedia » nei sec. XVI e
XVII. — Città di Castello, Tip. della Casa Editrice S. Lapi, 1915.

Mazzara Marino S , Un capo lavoro ignorato di Bernardo Pinturicchio
(o il « Calvario » nella Porziuncola). — S. Maria degli Angeli,
1914, Tip. Industriale.

PriATTI O., Il culto di S. Glisente eremita nell’ Alta Valle Trompia. —
Breno, 1912, Tip. Camma.

Pirri P., La battaglia di Pian Perduto. Pocmetto storico. — Foligno,
1914, Tip. Campi.

RiccER1 A.,, Memorie storiche del comune di Marsciano fino a tutto il
secolo XVI con uno statuto inedito e documenti. — Assisi, 1914,
Tip. Metastasio.

Savio F., Un’antica notizia martirologica dei SS. Faustino e Giovita
ed altri SS. Bresciani. — Pavia, 1914, Tip. Artigianelli.

SiNA A., Guglielmo Pusterla e Pandolfo Malatesta alla sede Vescovile
di Brescia. — Pavia, 1912, Tip. Artigianelli.

SiNA A. - GuERRINI P.,, Monumenti ed opere d'arte in Valle Camonica
(Appunti ad un libro recente). — Pavia, 1912, Tip. Artigianelli.

IpEM, La Pieve di Pisogne. (Note storiche e documenti). — Brescia,
1914, Tip. Artigianelli.
SECRETANT G., La confutazione austriaca delle « Mie prigioni ». — Ve.

nezia, 1914, Prem. Off. Graf. Carlo Ferrari.

Sevesi P. dei frati minori, Serie dei custodi di Governo e dei Ministri
provinciali dei frati Minori riformati della Provincia bresciana. —
Pavia, 1913, Tip. Artigianelli. 3

Sorica E., Per una nuova edizione delle « Honorantiae civitatis pa-
piae ». (Estratto dal bollettino della Soc. Pavese di Storia patria,
anno XIV, fasc. 1°). — Pavia, 1914, Tip. Fratelli Fusi.

Tarpucci F., L'Italia dalla discesa di Alboino alla morte di Agilulfo.
— Città di Castello, 1910, Tip. S. Lapi.

— >

4
E

593

TAVOLA DE’ NOMI, DI PERSONE E. DI LUOGHI

ALVIANO, Feudatari, 93.

ANSIDEI V., Necrologio di Fani C.,
919.

Assisi, Le vetrate di S. France-
sco, 167.

— Inventari del sacro Convento,
016.

— Studio storico -topografico su
Assisi medioevale, 577.

ATTI della R. Deputazione nelle
adunanze tenute in Narni, 21,
22 settembre 1913, 1 e seg.

BAGLIONI (famiglia dei), 505.

BaLpo di mastro Giorgio da Gub-
bio, 541.

BERKELEY G., Gl' Irlandesi al ser-
vizio del Papa nel 1859-60, 514.

BowsBE W., 573.

BorTINI Massa E., I Musaici di
Galla Placidia a Ravenna, 195.

BRACALONI L., Studio storico-topo-
grafico su Assisi medioevale,
oTt.

Cenci P., Leiscrizioni medioevali
e della rinascenza di Gubbio e
suo territorio, 3.

"
Lew NE A but. nec!

CRISTOFANI G., 167.

DeGLI Azzi G., Due ricchi inven- -
tari di eredità dei Baglioni e
degli Orsini, 505.

— Gli archivi di Sansepolcro, 513.

— Statuto volgare di Perugia del
1342, 575.

FaLoci. PurigNANTr M., I Priori.
della Cattedrale di Foligno, 213.

— I primordi del Cristianesimo
nell' Umbria, 549.

FaNr C. (Necrologia di), 519.

FELICIANGELI B., Di aleune memo-
rie dei castelli di Rocchetta, di
Acquapagana e di Percanestro
nel circondario di Camerino,
196.

ForiGNo, I Priori della Cattedrale,
213.,

FRATELLINI S., Necrologia di G.
Sordini, 582.

GoLusovica G., Le vetrate di San
Francesco d' Assisi (in risposta
a Giustino Cristofani), 167.
D

594 TAVOLA DE’ NOMI, DI PERSONE E DI LUOGHI

Giusto P., 167.
Gu8Bio, Iscrizioni Medioevali, 3 e
seg.

.— Baldo di mastro Giorgio, 541. .

- LANZI Li Baldo di mastro Giorgio

«da Gubbio ed altri mercanti
alle fiere di Terni, 541.
LEONETTI - LUPARINI B., Bibliogra-
fia di G. Sordini 586.

OLIGER L., Documenta inedita ad
historiam Fraticellorum spe-
ctantia, 199.

ORsINI (famiglia degli), 505.

PENNACCHI F., Dei più antichi in-
ventarî delle Sacristie del Sa-
ero Convento di Assisi (1338-
1473), 576.

PIRRI P., I nobili d'Alviano feu-

datari nelle Montagne di Spo-
leto, 93.

Pirri P., Recensione delle « me-
morie dei castelli, nel circonda.
rio di Camerino » del Feli-
-eiangeli B., 196.

Savio F, I primordi del Cristia-
nesimo nell’ Umbria, 155-550.
SELLA P., Corpus statutorum ita-

licorum, 515.
SorpINI G. (Necrologia di), 582.

TERNI, 541.

VeTRATE in S. Francesco di As-
sisi, 167.

»-
»X«

CR Án —

INDICE DEL VENTESIMO VOLUME

Atti della ER. Deputazione.

Adunanza del Consiglio in Narni 21.22 settembre 1913. RAG
Adunanza del Consiglio in Narni 22 settembre . i : ne qx
Assemblea generale in Narni 22 settembre . ip. VU IS x

Memorie e Documenti. :

Le iscrizioni medioevali e della rinascenza di Gubbio e suo

territorio (P. CENCI) . : : : » 3
I nobili d' Alviano feudatari nella moliaena di Spoleto (P. ^
PIRRI) . : : : : : : » 98

I primordii del Gristianesimo nell Umbria (F. Savio) : : » 155
Le Vetrate di S. Francesco in Assisi (in risposta a Giustino

Cristofani) (G. GoLUBOVICH) : : 2 : i » 167
I Priori della Cattedrale di Foligno (M. FaLOCI Lilian) » 213
Due ricchi inventari di eredità dei CE e ver Orsini

(G. DaGLI AZzi) . ; : : i . » 505
Baldo di mastro Giorgio da Gubbio dd. altri mercanti alle

fiere di Terni (L. LANZI) . . ; Ai. 030 44
I primordi del Cristianesimo nell' Umbria (M. FAtoóH POE

GNANI) . : : a ; : : ai . SER » 549

Recensioni bibliografiche.
ENRICO BoTTINI Massa. — I musaici di Galla Placidia a Ra-
venna (P. PIRRI) . : : È ì : » . 195
FELICIANGELI BERNARDINO. — Di aleune memorie dei alli
di Rocchetta d'Acquapagana e di Percanestro nel cir-

condario: di Camerino (P. Pirri)... fi; 5.9 spes 106
P. LivaRrIO OLIGER. — Documenta inedita ad istoriam frati-
cellorum spectantia (V. A.) i : s : i : »5 199
Analecta Umbra (G. DeGLI Azzi) . i : : : È « 573
' Necrologi:
Cesare Fani (V. ANSIDBI).. . i ; 3 : : : » 579
Giuseppe Sordini (S. FRATELLINI) . ; : i : : » 582

Periodici in cambio e in dono - Pubblicazione in omaggio . 203, 589

Tavola dei nomi di persone e di luoghi. È ; : . Pag. 598

————Áà—5 (O) «-—— ——————
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