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ANNO XXXII Fasc. LII-III. 86-87-88

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DELLA REGIA DEPUTAZIONE

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VOLUME XXXII

TIPOGRAFIA DELLA RIVOLUZIONE FASCISTA
- GUGLIELMO DONNINI - PERUGIA - A. XIII.

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Mons. MONTE. VALENTI

DA TREVI

GOVERNATORE DI PERUGIA E DELL UMBRIA

(1574 - 1575)

Busto eseguito lui vivente, poi collocato sul monumento funebre nella Chiesa della Madonna delle Lagrime a Trevi

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L'EPISTOFARTO

DI
Mons. MONTE VALENTI
DA TREVI

GOVERNATORE DI PERUGIA E DELL'UMBRIA
(1574-1575)

(DA UN CODICE INEDITO DELL ARCHIVIO VATICANO)

Gregorio XIII - Boncompagni - con Breve del 5
gennaio 1574 (1) nominava a Governatore di Perugia e
dell'Umbria il Protonotario Apostolico e dottore «in utro-
que » Mons: Monte Valenti, da Trevi, il quale faceva il
suo ingresso in quella città il 23 dello stesso mese (2).

(1) ARCHIVIO VATICANO - Reg: Vat: 2020, .f. 100.

(2) Non è qui il caso di una completa biografia di questo « uf-
ficiale » dello Stato Pontificio. Basti un breve cenno del suo « cur-
sus honorum ». Monte Valenti appartenne -a famiglia di Trevi, ma
nacque a Gualdo Tadino il 12 decembre 1527, poiché suo padre
Benedetto trovavasi colà, come Uditore delle cause civili, presso il
legato pontificio, il cardinale Antonio Ciocchi del Monte Sansavino,

zio del futuro Giulio III. Per un atto di grato animo -— ma forse
troppo cortigianesco — verso l’illustre porporato, Benedetto Valenti

impose al suo terzo genito il nome non comune di Monte. Egli fu
condotto dal padre a Roma, quando questi nel 1528 fu da Clemente
VII nominato Procuratore fiscale della Camera Apostolica; officio
che tenne anche sotto Paolo III, fino al 1541: anno in cui Bene
detto Valenti morì.

La vedova — Felicita Petrelli — con i cinque figli maschi tornò
a Trevi. Monte, giovanissimo, sposò una sua concittadina: Lorenza
Lucarini, dalla quale ebbe tre figli: Alfonso, Subrezia e Benedetta
Morta la moglie nel fiore degli anni, Monte Valenti, andò a Roma,
dove non gli fu difficile per le molte ed autorevoli relazioni, essere
ammesso nella corte pontificia, quantunque egli non fosse ecclesiastico,
nè lo fu mai. i

Ebbe presto incarichi di fiducia e di responsabilità. Nel 1552,

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T. VALENTI

Il governo del Valenti a Perugia duró per tutto il
biennio 1574-1575. Dei primi dieciotto mesi circa e pre-
cisamente dall’ 11 gennaio 1574 al 13 giugno 1575 si con-
serva nell'Archivio Vaticano il relativo « Epistolario », che
contiene le copie della sua corrispondenza con il cardinale
di San Sisto, Filippo Boncompagni, nepote di Gregorio
XIII, incaricato degli affari per lo stato della Chiesa; con
Giacomo Boncompagni, figlio naturale dello stesso ponte-
fice e generale di Santa Chiesa; col cardinale Filippo

appena venticinquenne, fu da Pio IV mandato commissario in Ro-
magna e nell’Esarcato di Ravenna per la tutela dei beni di chiese,
monasteri ed ospedali. Nel 1554 ebbe un simile incarico per i beni
enfiteutici della Santa Sede, in sostituzione dei cardinali Del Monte.
e Cicada. Passò quindi ai governi delle città: Assisi (1553), Cese-
na (1555), Rieti (1559). Fu preside e governatore di Romagna
(1557). Uditore delle cause civili e criminali (« Ufficio del Torro-
ne») a Bologna (1562). È famoso e non gradito il ricordo dell’o-
pera energica e forse crudele, che il Valenti esplicó a Terni nel
1564, dove Pio IV lo aveva mandato quale commissario, per repri-
mere le discordie sanguinose che ardevano tra nobili e popolani
(« Banderari ») e per punire gli atroci delitti di questi.

Nel 1568. lo troviamo vice-legato in Romagna e nellEsarcato
di Ravenna;.nella quale carica lo confermava Gregorio XIII nel 1572.
Di là passa — come vediamo — a Perugia. Nel 1577 é governatore
della Marca d'Ancona. Nel 1579 è commissario per decidere la
questione dei confini tra il Ducato di Ferrara e il territorio pon-
tificio di Bdlogna. Restò poi governatore di questa città fino al 1580.

Il cardinale Alessandro Farnese lo vuole nel 1581 soprainten-
dente al governo di Velletri. E da allora Monte Valenti resta fedele
ministro dei feudi di casa Farnese, con la quale la sua famiglia \era
in rapporti fino dai tempi di Paolo III e di Carlo V. Ed ai Far-
nese dedicò il Valenti gli ultimi tempi della sua attivissima esisten-
za, che si chiuse, a soli sessantuno anni, in Roma il 24 novembre
1588, in una sua casa in via dell'Orso, angolo di via dei Pianellari
(Palazzo « della Scimmia »). Fu sepolto in Trevi nella chiesa della
Madonna delle Lagrime. (a) |

(a) Per i documenti relativi a quanto sopra vedi in ARCHIVIO
VALENTI, Memorie di Valenti Angelo, di Valente.. Divisione in Bene-
detto e sua discendenza. To: VIII, dove si leggono le copie auten-
tiche dei Brevi pontifici rilasciati a M. V. Per altre notizie vedi:
BARTOLINI CLEMENTE, Le antichhità Valentine, Perugia, Bar-
telli, 1828 pagg. 27 ss. VALENTI T. La chiesa monumentale della
Madonna delle Lagrime a Trevi, Roma, Desclèe e C. Editori, 1928.
PREFAZIONE V

Guastavillani, nepote del papa « ex sorore »; col cardinale
Luigi Cornaro, vice-camerlengo di Santa Chiesa e col Te-
soriere generale della Camera Apostolica.

L'importanza dei documenti del genere di questi, che
oggi qui vengono alla luce, è indiscutibile e grande. Si
tratta di corrispondenza « ufficiale »; storia, quindi, e sto-
ria critica, per giunta, poichè è scritta da chi doveva, per
ragione dall'alto suo ufficio, esprimere apprezzamenti e
giudizi sü fatti e persone del tempo suo. Documenti anche
più d'importanza, perchè dell'epoca a cui si riferiscono non

abbiamo, all'infuori degli atti municipali, altre fonti — co-
me cronache o diarii — alle quali attingere notizie.

Per ragioni di praticità, la maggior parte delle lettere
vengono qui pubblicate in riassunto, più o meno ampio, a

seconda dell'argomento, pur riproducendo testualmente le

frasi più caratteristiche ed insostituibili. Ho creduto, invece,
pubblicare per intero le lettere che si riferiscono a fatti
più notevoli, sia riguardo ai diversi comuni della provincia,
sia ai rapporti tra il governatore e la Santa Sede.

Ma perché il lettore possa avere un'idea preventiva,
non solo del contenuto dei documenti, ma anche delle de-
duzioni che da questi è lecito trarre, circa le condizioni,
dell'Umbria a quei tempi e circa le qualità personali e
l’opera del governatore Monte Valenti, riassumo qui ap-
presso in rapida sintesi gli aspetti più significativi del-

l' « Epistolario ».

Antecessore del Valenti nel governo di Perugia e del-
l Umbria, fino al 1513, fu Mons: Tommaso Caselli, domeni-
‘ano, che, dopo essere stato vescovo di Bertinoro e di Op-
pido Mamertino, passò alla diocesi di Cava dei Tirreni;

perciò in questi documenti lo vedremo più brevemente.

chiamato « Mons: della Cava ».

L’opera sua non fu fortunata, e il Valenti, nel suc-
cedergli, trovò la provincia in quasi completo disordine,
che egli chiaramente attribuisce alla troppa « piacevo-
lezza », anzi alla « debolezza », del vescovo Caselli, da

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lui definito troppo «grazioso », cioè facile a concedere
grazie e favorì. Onde il Valenti — uomo di energia ecce-
zionale, di grande buon senso, avvalorato dalla lunga pra-
tica nei governi di città e provincie, anche più importanti
di Perugia e dell Umbria — si trovò a dover ristabilire
l’ordine in tutti i rami della sua giurisdizione.

I delinquenti imperavano: i buoni temevano. Dopo
pochi mesi del suo regime il Valenti poteva — soddi-
sfatto — vedere capovolta la situazione; «il timore che
« prima avevano i buoni, hora l'hanno i tristi ». (XLV).
Inutile dire che egli giunse a questo risultato col non
lasciarsi sfuggire occasione per punire severamente i molti
delinquenti, che capitavano nelle mani sue od in quelle
della sua « corte ». Ed in ció fu validamente aiutato dai
suoi luogotenenti, che, da lui inspirati e diretti, instrui-
vano processi ed emanavano sentenze, delle quali dovette
talvolta il Valenti stesso mitigare l'eccessiva severità. E
tutto dire!

* * *

Altri gravi disordini il nostro trovò nelle amministra-
zioni di molti tra i più importanti comuni della provincia,
come: Perugia, Foligno, Assisi, Todi, Trevi, Montefalco
ed altri. Questi erano tutti — più o meno — gravati di
debiti. Il Valenti riordina il sistema tributario, senza ri-
guardi a privilegi nè di nobili, nè di ecclesiastici, che
spesso erano esentati dalle contribuzioni, ma preoccupan-
dosi sempre delle tristi condizioni dei meno abbienti e
dei poveri, con una insistenza che in lui — uomo che
fu detto crudele nell’esercizio del suo mandato — è de-
gna di nota singolare.

Sempre nell’interesse dei comuni, si occupa anche
di lavori di bonifica, come a Bevagna ed a Cannara.

Così pure cerca sempre di eliminare le molte discordie
che sorgevano tra comune e comune, specialmente a causa
dei confini; e sempre ottiene risultati praticamente ef-
ficaci.
PREFAZIONE VII

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L'approvvigionamento dei viveri per la sua provincia
fu oggetto di speciali cure e di preoccupazioni gravissime;
tanto più che doveva soddisfare le continue richieste che
gli venivano rivolte per l'approvvigionamento di Roma,
che si fece più urgente e più grave in occasione dell'Anno
Santo 1575. Le lettere del governatore sü tale argomento
sono di particolare interesse e danno una perfetta idea
delle gravi difficoltà, cui egli andava incontro e che do-
veva poi forzatamente far subire e superare anche dai suoi
amministrati, che a malincuore si vedevano, per esempio,
toglier di mano l'olio di oliva, che era una delle piü
importanti risorse della loro agricoltura e della loro eco-
nomia familiare.

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Ma ben altre erano le preoccupazioni che procuravano
al Valenti i molti governatori delle altre città della provin-
cia da lui dipendenti, i quali spesso non erano degni del-
l'ufficio a loro affidato; e il governatore informa di ciò, sen-

za reticenze, il cardinal nepote, perchè — udito il parere
del papa — provveda contro gl'indegni.
D'altra parte, aleuni comuni — specialmente quello

di Foligno: « eon questo Foligno io ho assai che fare»
(XLVIII) — invocavano privilegi pontifici d’ogni genere
e d'ogni tempo, pur di sottrarsi alla giurisdizione del
governo di Perugia, che giustamente temevano.

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Estremamente significativo, sia per delineare il ca-
rattere energico del Valenti, sia per dare un esempio dei
suoi sistemi di governo, è il fermo contegno che egli tenne
sempre nei rapporti con i suoi superiori, compreso il
papa; e di fronte ad altri illustri personaggi del suo tem-
po. Quale fosse questo suo contegno risulta dalla lettura
dei relativi documenti, ma qui mi piace ricordarne gli
esempi più tipici. ;

Una volta viene a Perugia un colonnello dei Veneziani,

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per arruolare soldati. Ma il Valenti non glielo permette:
«di qua non caverà un fante »! E scrive al cardinale ne-
pote per consigliarlo a darne meno permesso che può.

D'altra parte lo stesso cardinale rilascia molte autoriz-
zazioni a portare armi; ciò che dava luogo a numerosi
pericoli; . perciò il nostro avverte il cardinale che «se
«apre questa porta non potrà resistere alle molte richieste».
E la tranquillità di Perugia 'e della provincia ne an-
dranno di mezzo!

Per la provvista dell'olio per Roma gli scrivevano
e il eardinale camerlengo — Luigi Cornaro — e il teso-
riere, e il chierico di camera — Federico Cesi —; «et
«chi ordina una cosa et chi l'altra », sicchè il nostro « sa
appena quello che deve fare» (/CXCVI) E allora insiste
perché, eliminando tanti diversi pareri, i suoi « padroni »

si decidano a mettersi d'accordo e prendano «una pro-
visione unica ».

Al vescovo di Spoleto non permette di intervenire

nelle cause di chierici, perchè non vuole che, a tempo

suo, «si faccia questo pregiuditio » al suo governo.

Un'altra volta si rifiuta di riconoscere un salvacondotto
rilasciato dal Generale di S. Chiesa, Giacomo Boncom-
pagni; e questi non reagisce al contrordine del Valenti.

Il Gran Duca di Toscana si rivolge al papa, per mez-
zo del eardinale di S. Sisto, perché persuada il Valenti
a ridurre al minimo la pena pecuniaria. che egli aveva
inflitta ad un suddito di S. A. a Perugia. Il nostro,
che da 1000 scudi aveva portata la cifra a 600, non vor-
rebbe concedere altre riduzioni. Finalmente si piega a
portar la pena a 500 scudi; ma scrive al cardinale per-
ché dica al papa «che il retrattare le cose già una volta
« poste et accomodate, non può ritornare se non a danno
«della Camera et poca dignità delli offitiali »!

Il Valenti, dunque, ogni volta che gli si porge l'occa-
sione, cerca — sempre «con la debita reverentia » — non
dico d'imporre la sua volontà ai. superiori, poiché non
era cosi ingenuo, ma d'indurli ad accettare i suoi con-
sigli. E ciò è chiaro, perché egli, in fatto di governi di
i PREFAZIONE IX
Ti

città e di provincie, ne sapeva più assai dei suoi superiori.
E mentre, dopo ventidue anni di pratica e di esperienza,
poteva dirsi un « uffitiale » modello, per quei tempi, si

Il trovava invece a ricevere ordini — per esempio -- dal :
] eardinale Filippo Boncompagni, il quale aveva, si, il me-
!h rito grande e forse unico di essere il nepote del ponte-

| ees fice; ma « un nepote bonario, insignificante ed inesperto » ;

h ed «un'ombra vana», per di piü: poiché dietro a lui
I vigilava un prelato consulente, e il cardinale Tolomeo Galli,
dirigeva la corrispondenza con «le autorità dello stato
; « pontificio » (1); ma il Valenti doveva fingere di non

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sapere tutto ciò. Il cardinale Boncompagni, giovane di
trentacinque anni e di condotta non irreprensibile « non
« soddisfaceva neanche il papa » (2).

an assenza del cardinale Boncompagni, prendeva il
suo posto il Guastavillani, cardinale anche lui e nepote
del papa, ma di capacità parimenti molto limitata (3), per
quanto migliore del Boncompagni.

à Nessuna meraviglia, dunque, che il Valenti — col
| dovuto rispetto — sentisse la propria superiorità morale,

e sentisse sopra tutto il peso delle responsabilità che
gravavano sù di lui; specialmente perchè, allora, la man-
canza di comunicazioni rapide, esigeva autonomia e pron-
tezza d’azione. i

Un altro esempio della rigida fermezza del Valenti

si vide in una vertenza tra gli abitanti di Buda — piccolo
castello del comune di Cascia — e gli uomini di Leonessa,

feudo di Margherita d’Austria, duchessa di Parma e Pia-
cenza, allora dimorante in Abruzzo. Il Valenti prende
risolutamente le parti e le difese dei suoi amministrati,
e si rivolge al papa per invocarne lintervento: presso
i” la Duchessa. Ma quando questa incarica delle trattative
| un suo uditore ‘spagnuolo, « che non vuol condescendere ad

{SCR (1) PASTOR L., Storia dei Papi, trad: CENCI, Roma, Desclée
i e C. Ed:; Roma, 1925, vol: IX, pag: 25. \
| cw(2) do: ivi, n. 2. ,

ipae (3) do:. ivi, pag. 26, n. 5.

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«un accordo alcuno ragionevole », il nostro torna ad in-
sistere presso Madama, alla quale minaccia di riferire tutto
al papa, se le cose non si quietano. E intanto dà ordine
al governatore di Cascia perché condanni aleuni sudditi di

S. A. che teneva in arresto. E di più il Valenti — con
provvedimento assai energico — dà agli uomini di Cascia

il permesso di portare armi « per deffentione delli con-
«fini et delle persone et robbe loro», contro quei di
Leonessa. Un vero incidente di frontiera!

E fini per avere ragione anche contro Margherita
d'Austria, la figlia di Carlo V! «Sia laudato la bontà
« d'Iddio ! ».

Un esempio di salda severità e d'imparzialità corag-
giosa il Valenti lo diede nel procedimento penale, contro
Vespasiano Baglioni, della grande e potente famiglia peru-
gina, reo di molti e gravi delitti: 27 almeno! «Si farà
« giustizia senza perder tempo et senza rispetto alle per-
«sone» ! (CCCXXXIII) E cosi fece, con l'intenzione di non
pariarne neanche più! Infatti al cardinale Boncompagni
che ne chiedeva notizie, rispondeva che non era affare
degno delle orecchie del cardinale. Ma, giacchè vuol sa-
perne qualche cosa, gli dice seccamente: « Mercoledì [23
marzo 1575] le fu tagliato il capo»! E basta! (CCCXC).

* *%*

Perugia ha bisogno di grano. Il governatore sa che
ve ne sono 1500 «some », appartenenti a due cardinali:
Fulvio della Corgna detto «il cardinale di Perugia» e
Michele Bonelli, detto. «il cardinale Alessandrino ». Monte
Valenti, senza riguardi inutili, ordina che quel grano sia
venduto al pubblico. Egli sa che i cardinali « faranno
«romòre » col papa e col cardinal nepote; ma di ciò non
sì preoccupa, perchè scrive: «non par giusto che il gra-
«no raccolto a Perugia vada altrove ». Di fronte ai car-
dinali che protestano, sostiene che, trattandosi di fame
PREFAZIONE XI

e di quiete pubblica, non deve fare eccezioni, neanche
per loro. (1).

Un documento caratteristico di questa severa impar-
zialità del nostro lo abbiamo nel racconto che egli fa
di un episodio penoso, che si riferisce a Cipriano Piccol-
passo, celebre architetto ed artista di genio, che allora era
a Perugia come « provveditore » della Rocca Paolina. Egli
in un momento d’ira percosse un suo avversario. Il go-
vernatore era amico del Piccolpasso e si era anche servito
dell’opera sua in lavori di bonifica, ma non per questo volle
lasciarlo impunito, e lo mise in prigione. Ma, essendo
il Piccolpasso un dipendente di Giacomo Boncompagni,
generale di S. Chiesa, non vuol agire senza la licenza del
papa in persona. Ottenuto il permesso potè far dare al

Piecolpasso il supplizio della « corda » in pubblico, «in

« esecutione della santissima e giustissima mente di N.
« S.re »,

Ma al colmo dell'imparzialità il Valenti arrivò quan-
do, in occasione di requisizione di olio d'oliva, che i
proprietari cedevano a malincuore, scrive al Commissario
della Camera Apostolica così: «Et se vuol fare un bel tiro
«et agevolare assai il negotio, commenci dalli miei fra-
«telli in Trievi, con ordinare al Podestà di commissione
«di S. S.tà che debba astrengere i fratelli del governa-
«tore a mandare a Roma trenta o quaranta some d'olio,
«per dar buon esempio agl’altri » (CCXCI)/ Ma, per la-
sciare al Commissario tutto il merito di questo atto energi-
co, il nostro non vuole essere nominato. Peró questo espe-
diente — dice — «metterà tanto terrore (!) nella pro-
« vincia, che non ci sarà dopoi replica alcuna ».

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Non tutti i governatori delle città della provincia
(1) Si noti che questo incidente non turbó i buoni rapporti tra
il nostro e quei cardinali, di cui l'uno — il Bonelli — fu, insieme
al Farnese ed al Guastavillani — nominato dal Valenti a suo ese-
cutore testamentario — Vedi copia del Testamento di M. V. in

ARCHIVIO VALENTI, Instrumenta - A - Pars lI, f: 137.

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avevano il coraggio di regolarsi con uguale energia, onde
il nostro si trovò — come già dissi — a dover rimediare
“ai danni recati dal suo debole predecessore, che non si
era neanche curato di difendere la giurisdizione della
sua carica; tanto che, il governo di Perugia era ridotto
ad « una semplice podesteria ».

Altrettanto severo dovette mostrarsi il governatore
nella riscossione delle imposte. I « signori » cercavano di
sottrarvisi con tutti i mezzi e pareva che i birri non
ardissero andare a pignorare. «Da che son qui io, si,
«che hanno pagato et gli essecutori le (sic) sono andati
« dentro le case et hanno havuto patientia »! (CXXII).

Di più, il popolo aveva presa « molta licentia » e il
Valenti, per i numerosi delitti, vedeva la necessità di una
‘rigorosa giustizia, col punire i delinquenti «a terrore de-
«gli altri », ed a tranquillità dei buoni. E sulla necessità
e sulla pratica del «terrore » il Valenti insiste forse
eccessivamente!

Nelle procedure penali non voleva intromissioni. Una
volta la famosa Atalanta Baglioni credette di poter inter-
porsi presso il cardinal nepote, Boncompagni, scriven-
dogli a favore di un delinquente; e scrisse anche al Va-
lenti. Questi ne informa il cardinale e gli dice che «se
«ne ride», e lo consiglia a fare altrettanto; perché «a
«quelle genti [i Baglioni] par strano che la giustizia
«si facci per tutti ugualmente » (LXXII) E sù questo
suo concetto fondamentale insiste, ogni volta che gliesene
presenta l’occasione; e con piacere osserva che a Peru-
gia «le cose hanno pigliata un poco di forma et si, vive
«con più timore ». E altrove ripete: «hora che vedano
«che si fa da vero, staranno forse più quieti et con
« maggior timore » (CLXXVI)!

Nonostante il suo zelo — anzi forse per questo —
nell'adempimento dei suoi doveri, non mancarono malevoli
che all'ombra dell'anonimo o con lettere a firme false, cer-
carono di screditare ed accusare il Valenti presso il papa e
presso il cardinale nepote, Boncompagni. Questi, però,
mandava lealmente le lettere a lui, perchè si difendesse.
PREFAZIONE XIII

Specialmente quando si trattò del processo contro Vespa-
siano Baglioni, le male voci giunsero insistenti al cardinale.
Il nostro per tutta risposta gli dice che egli pensa solo a
far giustizia, e «delle bugie et impertinentie » non si
preoccupa, « havendo la coscientia netta et sicura ».

* * *

E così veramente doveva essere se, in mezzo alle
cure del governo, conservava tale serenità da potere, anche
scrivendo ai suoi superiori, esprimersi spesso scherzosa-
mente e, qualche volta persino cinicamente, nei riguardi
dei rei o dei condannati, che gli passavano per le mani.
‘Di un tale che da tempo era alle galere diceva che
«col desaggio et pene dovria haver domato el furore

« suo »,
Una volta il comune di Gualdo Cattaneo lo informa
— a cose fatte — di aver mandato ambasciatori a Roma,

per certe vertenze col comune di Foligno. Il governatore
un po’ si sdegna, un po’ se ne ride, perchè gli pare che
quel comune abbia fatto come le monache di Genova, che,
prima escono dal monastero e poi domandano la licenza.

Quando i delinquenti gli sfuggono di mano, egli non
si perde d’animo: « metteremo per hora a libro et riscote-
« remo pol »,

Una volta un tal Bruni da Rimini ottiene a pagamento
un «luogo » nella Sapienza di Perugia, per un suo nepote.
Ma questi, nel frattempo, impazzi; e lo zio voleva sosti-
tuirlo con un altro. Peró un « consultore » della Sapienza
« più sofistico che valente », si oppose. Doveva invece,
osserva allegramente il governatore, « aver a caro il ba-
«ratto, poi che per un matto se li dà un savio ».!

Del Vespasiano Baglioni, che fece giustiziare, gli si
voleva ‘far credere che fosse matto anche lui. E il nostro
replica: « se non fosse matto non havrebbe commessi tan-
«ti errori ». Ma aggiunge subito che « non é pazzia tale
«che s'habbi da scusare della pena ». Si noti il criterio
giuridico, degno della nostra scuola positiva!

Un ladro preso a Città di Castello è torturato colà

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per un'ora di seguito: ma non si riesce a fargli confessare
il furto commesso. Viene poi mandato a Perugia, e li,
«appena messo alla corda ha confessato il delitto ». E
il governatore, con una ilare compiacenza di pessimo gusto,
scrive al cardinale di S. Sisto che «la corda di Perugia
«ha questa volta havuta meglior virtù di quell'altra »

Caratteristico fu il procedere del Valenti di fronte ad
un tale da Cortona, che scriveva lettere firmandosi « L'Huo-
mo di Dio» e che voleva fare il santo miracoloso. Ma il
nostro non ci credette, e, li per li, lo qualificò per « uno
scemo di cervello ». Ma quando quel tale capitò in
Assisi e il popolo gli andava appresso, i! Valenti ordina
subito a quel governatore di mettere in prigione I'« Huomo
«di Dio, per timore di disordini e con l'intenzioné di « te-
«nervelo finché ritorna in cervello ». E, se seguita con
la sua «jattanza de' miracoli », lo manderà anche in una
galera, perchè « simil sorte di matti non è ben lasciar
« praticare ». E siccome gli pare che meriti « piuttosto
« capezza che catena», finisce col mandarlo a Roma
« all'Hospitale de’ pazzarelli ». Era l'Anno Santo e il Va-
lenti dubitó che colui volesse profittarne per sfruttare
la sua impostura miracolosa!

* * *

Ma non credo necessario spigolare più oltre nell’« E-
pistolario » del nostro, nel quale i lettori troveranno una
così ricca fonte di notizie quale forse non si sospetterebbe:
anchè perchè qualche altra raccolta pubblicata di simili
documenti non presenta lo stesso interesse.

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Mons: Monte Valenti restó a Perugia fino ai primi
giorni del 1576. Il 15 febbraio di quell’anno era già a
Roma. «Si trova quà Mons: Monte Valenti ritornato da
« Perugia », riferiva Gerolamo Cortese a Francesco Maria

II.°, duca di Urbino. (1).

(1) BIBLIOTECA VATICANA, Cod. Urb:. Lat: 1049, 1:50t.
"PREFAZIONE. XV

Questa in breve sintesi e, direi, quasi in veduta pano-
ramica, la figura morale e l’opera di Monte Valenti, go-
vernatore di Perugia, quale ce le mostrano le sue lettere.

Non è mia intenzione — e non sarebbe di buon gusto
c
per ragioni...genealogiche — scrivere un'apologia di lui e

delle sue gesta. Egli fu quello che fu; cioè un uomo dei
suoi tempi, che li lasciò come li trovò, e visse ed operò
come tutti allora.

Il Bonazzi — «l’amenissimo Bonazzi », come lo qua-
lificò il Conte Paolo di Campello — nella sua Storia di
Perugia inveisce sistematicamente contro tutti i governato-
ri e contro l’opera loro. (1). Io non ho nessuna ragione
per vederli con gli occhi del Bonazzi, spesso parziale e ten-
denzioso e mi affido solo ai documenti. Perciò, riassumen-
do, concludo. :

Del tempo di Monte Valenti ho trovato una « /strutione
« per un governatore di provincia nello stato ecclesiastico »
nella quale è detto che l'opera di questo « ufficiale » deve
avere quattro scopi:

19) La Giustizia;

20) La Pace;

39) L'Abbondanza;

49) La Buona Amministrazione delle comunità.

Essenziale la Giustizia, « perché le strida dei popoli et
«i disordini nascono dal non aver i governatori le mani
« nette » (9).

Ora mi sembra di poter affermare che le lettere di
Monte Valenti ci dimostrano che egli tenne sempre dinan-
zi agli occhi questi quattro ideali. Infatti l'opera sua fu
sempre diretta all'esercizio — sia pur severissimo — del-
la Giustizia per tutti e contro tutti. Della Pace nella sua
provincia si preoccupó in modo vivissimo, e riuscì ad ot-
tenerla, eliminando con i mezzi anche i piü energici, e
diró anche spietati, quanti turbolenti gli capitarono nelle

(1) BONAZZI LUIGI, Storia di Perugia, ivi, Boncompagni, 1879,
Vol: 11°, +
(9) ARCHIVIO VATICANO - Bolognetti, IV, to: 174, i: 100.

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mani. Per l'Abbondanza, si interessó dei servizi annonari
anche a costo di resistere alle richieste che gli venivano da
Roma e da altre città e provincie. Per la Buona amministra-
zione delle comunitd, restauró con provvedimenti ponde-
rati e durevoli, le loro finanze.

E bisogna ammettere che i suoi sistemi — qualunque
siano stati — dovevano essere certamente molto graditi

e pienamente approvati dai cinque pontefici, da Pio IV
a Sisto V, che si servirono dell'opera del Valenti, per go-
vernare e riordinare quattordici tra città e provincie, com-
presa Roma.

Gli storici di tutti questi luoghi ci parlano della mul-
tiforme opera del nostro, quale era richiesta dalla speciale
figura giuridica e amministrativa della sua carica. Oggi
non esiste un « funzionario », come lo diremmo, che abbia
mansioni paragonabili a quelle di un governatore di allora.
Poiché questi doveva tutelare la sicurezza: pubblica, come
farebbero un Prefetto ed un Questore. Doveva istruire
processi come un Procuratore del Re del tempo nostro. E
finalmente, sorvegliava i comuni, come oggi un’autorità
amministrativa. Poteva, insomma, dirsi che la « competen-
za» del governatore non aveva limiti, e che la sua mano
doveva intervenire in quasi tutti i momenti della vita
sociale e politica.

Ma dai documenti che oggi per la prima volta vengono
alla luce risulta chiaro che la massima fondamentale alla
quale Monte Valenti inspirò tutta l’opera sua, fu questa:
«NEI GOVERNI BISOGNA FARSI UBBIDIRE E TEMERE!» (LXXIII).

Allora! Oggi! Sempre!

Trevi, 29 Ottobre 1934-XIII.

TOMMASO VALENTI
(Archivio Vaticano-Borghese II, 480. Cod: Cartaceo m/m 830x240
- Fogli 194 numerati. - Legato in pergamena - « Registro
di lettere di Mons: Valenti al Card: S. Sisto ed altri -
1574-1575 » (Annotazione sul foglio di guardia, di carattere di
Mons: Pietro Wenzel, prefetto dell’ Archivio Vaticano. | 1910).

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f: 2 - Libro di registro delle l:°° di Mons:®* R:"* Monte
“Valenti di Perugia & Umbria Gen:* Gov:'* - dirette
all’ Ill:"* Car:* San Sisto al Car:°-Camerl:° et a
Mons:* Tes:" generale di N. S.

f:2r - (I) - 11 gennaio 1574 - Perugia. - Al Card. di S.
Sisto. « Questa sera sono arrivato qui in Perugia, per
«gratia di Dio a salvamento ». Alla prima occasione
darà il suo parere su due questioni, delle quali il
S. Sisto gli ha scritto.

f:2rt - (II) - 18 gennaio - ivi - Al do:. Sotto le « infor-
mationi » che gli sono state mandate ha scritto il
suo parere. Il Conte Uguccione Bigazzini ha fatto
istanza per essere sciolto da una sicurtà che diede
quando Mons. Candido fu commissario a Perugia. Il
papa vuole il parere del V. Questi erede che, « per
«molti rispetti » non si debba « slegare questo gen-
« tilhomo, non già perché egli non sia honorato, quie-
«to et di buona vita»; anzi non ebbe parte nella
«cosa del conte Lionello. Ma questa -sicurtà porta |
«quiete et beneficio alla città; e, sciogliendo questa, \
« bisognerebbere sciogliere anche tutte le altre si- à
«curtà; se no, gli altri gentilhomini si riterrebbero !
« affrontati. Perché in questa città si attende parti-

STORIA PATRIA

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f:9t

T. VALENTI

« cokarmente a una certa egualità, che vogliono have-
«re tutti li nobili ». Perciò il V. erede non si debba
cancellare alcuna sicurtà. L’Uguccione è quieto e pa-
cifico e «non gliene premerà molto ». Se il papa vo-
lesse far diversamente, prega farlo in segreto, « per
«non sollevare gli animi degli altri che si tengono
« degni »; tra cui «il capitano Scipione Della Staffa,
«hora ambasciatore in Roma, che pur è gentilhomo di
« considerazione ».

Acclude una lettera per il papa, che aveva dato a
voce incarico al V. d’informarlo di certa questione.
in seguito scriverà sempre direttamente al Cardinale.

- (III) - d.° di - ivi - Al Papa. Appena arrivato a Pe-
rugia, il V. ha cercato di sapere se il conte Nicoló
(Vitelli) avesse spedito alcun capitano «a Perugia
per arruolare soldati ». Non ha potuto saper nulla;
ma potrebbe essere che il Conte facesse soldati per
mezzo di qualche suo capitano segretamente nel con-
tado; e «gl'inviasse alla sfilata» e che partissero
prima che il V. riuscisse a saperlo; specialmente
se il Conte spedisce capitani in altre città della pro-
vincia. Ma per stare al sicuro si presenta ora una
bella occasione.. Ogni governatore al principio del suo
governo, manda i Bandi Generali per tutta la pro-
vincia. In essi — tra altro — si ordina che nessuno
possa «toccar denari» senza espressa licenza del
papa. Cosi fece anche l'antecessore del V.; perció
niente di nuovo; e nessuno « prenderà soldo », e nes-
suno contravverrà. Se mai «si potranno giustamente
gastigare ». Perciò il V., in attesa della approvazione
del papa, non ha ancora spediti i Bandi Generali. At-
tende risposta; intanto vigilerà.

(1V) - 15 gennaio - Al Card: di S. Sisto - Il car-
dinale consegnò al V. un «memoriale » anonimo,
giunto da Perugia, sul quale il cardinale chiedeva
spiegazioni. Per ciò che riguarda « quel che è occor-
«so ira il Capitano Montemelini e Alessandro Mon-
« tesperelli » ad evitare scandali, fa ritenere questo
in prigione, perchè si è ostinato di non voler dare si-
curtà; « mà o la darà, o non uscirà di quella pri-
« gione, perchè quanto più ricusa di darla, tanto mag-
« giormente mostra mal’animo. Onde non da è re-
«lassarlo, senza ligarlo di bona sigurtà ». Si è anche
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 3

informato dell’affare del Cav. Cibo; ma «non c'è
« bisogno d'aleuna provisione ». Ha ricevuta la let-
tera del 13 gennaio: risponderà.

f:4r - (V) - 18 gennaio - ivi - Al do:. - Circa la proposta

di formare un consiglio a Perugia, è cosa di grandis-
sima importanza: e però bisogna che il V. «ci vada
«di molto considerato ». Per avere informazioni « de-
«gli humori », ci vogliono persone « disinteressate
«che è difficilissimo ». Perciò non può ora dare ri-
sposta, fino a che il V. non sia a suo modo infor-
mato, per sapere ciò che potrebbe accadere.

Per l’affare di Vincenzo Focaccia, di Foligno, il
V. ha ordinato si spedisca « per giustitia ».

Sarà bene che il Cardinale ordini a tutti i gover-
natori e potestà della provincia che di tutto ciò che
«devono avisare a Roma », ne scrivano prima al V.
che farà studiare la cosa dai suoi Officiali. Farebbe
terminare i processi non finiti, informando poi il car-
dinale col voto del V. e con quello dei suoi Officiali;
e il Cardinale e la Consulta potrebbero decidere senza
fatica. Così il governo di Perugia « che hormai è re-
«dotto a una mera e semplice Podesteria, ripiglia-
«rebbe un poco di dignità et reputazione »; per quan-
to ciò porterebbe maggior fatica al V.; ma non se
ne cura, per servizio di Sua Santità e del cardinale e
per amore di Perugia,« che è pure la prima città che
«habbi la Sedia Apostolica, da poi Roma et Bo-
«logna ». Altrettanto fece il V. quando era Prèside
di Romagna. Se no, non si dirà « Gubernator Peru-
« siae et Umbriae », ma « Umbrae » perchè non sarà
« veramente governo, ma ombra ». Faccia però il car-
dinale come meglio vorrà.

f:4t-5r - (VI) - 18 gennaio - ivi - Al do:. Il V. ha tro-

vato a Perugia «una gran confusione de gente che
« portavano l'arme », donde molti scandali. Perciò le ha
proibite a tutti; meno alla famiglia dei Priori, ai feu-
datari, Ministri camerali ,appaltatori e loro sostituti,
nei luoghi di loro giurisdizione, « dove sono depu-
«tati ». Perché c'era l’abuso che «in cento luoghi
« deputavano officiali e tutti potevano portar armi per

« Perugia ». Onde nasceva che si vedevano molte .

«spade; il che non sarà hora, stante questa pro-
« visione »,
T. VALENTI

Si avevano molte licenze « concesse dall'Ill.mo
«Sig: Giacomo (Boncompagni) », che Mons. Sanfeli-
ce, predecessore del V. aveva dato ordine si revo-
cassero. Spera che il Boncompagni andrà più cauto
nel concedere quelle licenze. Prega il cardinale — se
qualcuno ricorrerà a lui — di tener presenti questi or-
dini che sono stati dati per la quiete della città.

leri sera in una casupola fuori di Perugia si
trovavano un padre con due figli, cirea a due ore
di notte. Uno di questi domandò del pane al padre,
che glielo rifiutò, o perchè non ne aveva, o per altra
ragione. « Il scelerato figliolo prese un cortello et li
«diede nel petto ». Il padre morì subito «et il tri-
«sto se ne fuggì ». Il V. mandò il Bargello e i No-
tari e tiene spie per sapere dove sia il reo. Forse
si è ricoverato «in quel di Fiorenza ». Appena sa-
prà dove, farà in modo che «il Signor Principe, lo
«facci pigliare, acciò tanta sceleratagine non resti
« impunita ».

- (VII) - 18 gennaio - ivi - Al de: Melchiorre:
Pelletta, governatore di Assisi, è stato destinato a
Norcia e ne ha avuto il breve, con l’ordine di andare
colà quanto prima; e ne ha informato il V. dicendo
che intanto si sarebbe fatto rappresentare dal suo
luogotenente Ippolito Saporiti. Il V. l’ha autorizzato,
ma con l'ordine che, prima di partire, faccia « bandire
«il suo sindacato ». Avvisa il cardinale, acció sol-
leciti il nuovo governatore a venire; ed anche gli
altri eletti « acciò le faccende ripiglino il corso suo ».

f:5t - (VIII) - 22 gennaio (1) - Al do:. - A 5 miglia da

lettere, si deve intendere che sono scritte da Perugia.

Perugia è « Ponte Pattolo, sul ‘Tevere, con un castel-
«letto assai buono ». Il ponte serve per andare in
Romagna e nello Stato d’Urbino; utile e necessario.
Ma il ponte è in cattivo stato e a ripararlo occorre-
ranno 500 scudi; ma Perugia non ha fondi. Occorre,
perciò, porre « una colta in tutto quel paese, dal ponte
«in là», perché serve per venire a Perugia.. l'acile
la riscossione, perchè il territorio è vasto e con sette
od otto castelli. Il V. attende ordini.

(1) Dove manca altra indicazione del luogo di provenienza delle
£:6r

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 5

- (IX) - 22 gennaio - Al d°:. Si sono presentati
al V. il Cav. Belisario, governatore di Città di Ca-
stello e Cosimo Camaiani, governatore di Todi. Il
V. ha dato ordine che siano subito messi in possesso.
Favorirà quel Cavaliere, raccomandatogli dal cardi-
nale «in conservarli la giurisdizione ». Il cardinale
profitti del V. «come farebbe di Mons. Fantino
« stesso ».

£:6t - (X) - 22 gennaio - Al do:. I] Camaiani ha ri-

ferito al V. che da alcuni della Consulta ha saputo es-
sere volere del cardinale che, se dentro l'anno si co-
stituisse qualehe condannato a morte in contumacia,

non si ammetta alle difese, senza ordine del cardi-

nale stesso. Siccome ciò può accadere « ogni hora »
a Perugia e provincia, il V. prega il cardinale di
dirgli la sua volontà; perchè il V. è di parere che
— secondo un « Motu proprio» di Pio V — ogni
contumace che si presenta dentro l'anno, può essere
ammesso alle difese, senza l'ordine del cardinale; e
il V. credeva che così questi non intervenisse che a
causa finita. Perció il V. desidera istruzioni.

- (XI) - 22 gennaio - Al de: Il Cardinale ha
scritto al V. per raecomandargli Lodovico Cartari, di
Bologna, lettore di filosofia a Perugia, servitore del
cardinale e di sua casa. Il V. lo favorirà; dica il
cardinale come gradisca si faccia.

It - (XII) - 22 gennaio - Al d°:. Ha ricevuta la let-

tera del 16, nella quale il cardinale gli ordina di
eseguire ciò che gli scriverà Monsignor Governa-
tore di Roma, nella causa « de confiscatione » dei be-
ni del capitano Carlo Gabrielli, da Gubbio. Attende
gli ordini.

Ha pure ricevuta altra lettera riguardante Sigil-
lo, che si lagna di dover pagare alcune somme per i
beni di Carlo e Francesco Gabrielli, che il comune
ha comprato dal Fisco, mentre questo non gli ha
consegnato i beni acquistati. Ma il comune non ha
tutte le ragioni, perchè il Fisco non gli cede che i
diritti spettanti alla Camera Apostolica. Tocca poi
al comune a dividere i beni con gli altri fratelli Ga-
brielli. Tuttavia il V. ha disposto che, a richiesta del

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T. VALENTI

comune, si mandi colà un sostituto fiscale, per ciò
che occorre.

fXt8r .(XHI) =25° gennaio - Al de: 1l V. ha ri-

cevuta l'informazione circa il consiglio da nominarsi a
Perugia. Opera buona, lodevole e ben pensata; ma per
metterla in atto mancano nei « Capitoli » tre cose;
19) che nell'elezione dei consiglieri intervenga sempre
il superiore; 29) che si stabilisca quali emolumenti
spettino ai consiglieri e dove si debbano prendere i
fondi, senza danno della Camera Apostolica. A ció
si potrà rimediare, perché a Perugia ci sono’ « certi
« ufficietti che si potranno applicare a questo nego-
«tio»; 39) che dai capitoli non risulta quali siano
le competenze [« l’autorità »] di questo consiglio.

E qui sta tutta l’importanza, perchè a Perugia
esistono già i Camerlenghi, che sono 48, cioè quan-
te sono le arti. Durano in carica sei mesi e sono
gente popolare, che da antico hanno molta autorità;
così senza di loro non si può prendere deliberazione,
nè decidere la vendita di cosa pubblica, nè eleggere
ufficiali, « o fare simili provisioni che spettano al-
« l’interesse ». Se il consiglio dovesse avere la stessa
« autorità », sarebbe « un mal consiglio, per la città,
« perchè si accrescerebbero gli odi tra i gentilhomini
«e la plebe; onde potrebbe venire gran ruina ».

Perciò il V. ha detto ai Priori che mettano in
scritto «l’autorità che vorrebbero avesse il consi-
« glio ». Il V. esaminerà l'esposto e lo manderà al
cardinale. Ma se le proposte fossero contro l’autorità
dei camerlenghi, « non se ne havrà a parlare ». In
caso diverso, si potranno « far passare nell’uffitio dei
« camerlenghi ». Ciò sarà facile ottenere e non ci sarà
scandalo, nè disordine. Queste ragioni sono piaciute
anche ai priori, che stanno studiando di mettere tut-
to in scritto.-Il V. informerà.

f:8t - (XIV) - 25 gennaio - Al do:. E arrivato ieri Mons:

Agostino Bernucci, luogotenente del .V. «per dar
« principio alle faccende, senza recarsi prima a Ro-
«ma», benchè ciò sia senza licenza del cardinale.
Vi anderà a Pasqua o in altra occasione. Il V. ha
visto questo gentiluomo molto volentieri; sono vec-
chi amici; e anche il Bernucci è contento di servire
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 7

presso il V.; sicchè si spera che le cose andranno
con soddisfazione del papa e del cardinale.

{:8t - (XV) - 25 gennaio - Al do:. Richiama ciò che ha
scritto altra volta. (V. lettera VI) circa l'abusivo porto
di armi. Acclude una lettera del governatore di Foli-
gno, al quale il V. ha ordinato di fare osservare quel
bando dove è detto che i commissari e gli appaltatori
e loro sostituti possono portare la spada, ma non

altra arme in città. Prega il cardinale — se qualcuno
ricorresse da lui — di voler confermare l'ordine dato

dal V.,. come se fosse volontà del cardinale stesso.

f:9r - (XVI) - 25 gennaio - Al d°:. Accompagna con que-
sta lettera Benedetto Marcelli, già luogotenente cri-
minale di Mons. Sanfelice, predecessore del V. Ha
servito bene «e reso conto delle attioni sue ». Si
reca a Roma ad ossequiare il cardinale. Il V. glielo
raccomanda anche per la sua virtù, esperienza, abi-
lità ed altre buone doti.

f:9r. - (XVII) - 25 gennaio - Al do: Il V. ha saputo
che il Cav: Claudio della Penna, « alias de Innocen-
«tij», da Perugia, ora colonnello dei veneziani. è
stato spedito in Perugia « per fare 600 fanti». An-
drà dal cardinale per averne la licenza, « che altra-
« mente de quà non caverà un fante, nè ardirà nè lui,
«nè altri dar denari, nè alcuno li prenderà perchè
« proibito dai Bandi ». Sarà bene dirgli che a, Peru-
gia non ci sono più soldati, come ci erano prima,
perchè molti sono morti. nelle guerre di Francia e
contro i ‘Turchi. Sarà bene « andar molto reservato
«nel concedere simili licentie »; perchè i soldati po-
trebbero servire al papa.

f:9t - (XVIII) - 29 gennaio - Al d°:. Invia lo scritto dei
Priori riguardo «l'autorità del consiglio ». Pare al
V. che sia intaccata quella dei Camerlenghi. Ordini
il cardinale ciò che sia da fare. Il V. conferma che
tutto debba essere letto dai Camerlenghi e approvato;
ciò sarà facile, perchè non lede la loro autorità. Se
non l'approvassero, il V. dice chiaro che imporreb-
be silenzio, e non se ne parlerà più, per evitare odii
tra gentiluomini e popolo.
T. VALENTI

f:10r - (XIX) - 29 gennaio - Al do: Due giorni fa fu

ferito a Perugia il cittadino Nicolò di ser Felice di
Baldo, soldato, per opera di due forestieri che lo
colpirono al collo e poi fuggirono. Il ferito aveva ini-
micizia con un Giulio di Luca di Mariotto, detto
Ciccia, e tra loro era sicurtà di 1000 scudi di non si
offendere. Non risultando avere il ferito altri nemici, il
V. ha fatto imprigionare il Ciccia; e il luogotenente lo
viene esaminando; ma non si potrà procedere, perchè
non consta chi siano i mandatari. Si farà il pos-
sibile.

f:10t - (XX) - 29 gennaio - Al d°:. Ha ricevuto lettere

del 27. Farà ciò che il cardinale vuole circa il pro-
cedere contro i contumaci, che si presenteranno den-
tro l’anno; cioè attenderà il consenso del cardinale:
quantunque finora il V. si sia regolato altrimenti.
Circa il caso di un Giulio Bevignati, il V. ha
mandato al cardinale il suo voto, molto bene studia-
‘ to «e in cent'anni non saprei risolvermi altrimenti,
« perchè il parer mio l'ho fondato sulle leggi ». Non
ha agito, né ora, né mai, per passione, « ma perché
« cosi sento e trovo essere di giustizia ».

f:11r - (XXI) - 29 gennaio - Al do: È arrivato il co-

lonnello Della Penna. E? andato subito dal V. per
sapere se gli dava licenza di «far soldati», e di
venirne parlando con amici e conoscenti, nel caso non
ne avesse la licenza dal papa. Il V. gli ha risposto che
non faccia né luno né l’altro. Il Colonnello andrà
perciò a Roma. Si ricordi il cardinale di quanto il
V. gli ha già scritto in proposito.

f:11r - (XXII) - 5 febbraio - Al do:. Finalmente Ales-

sandro Sperelli [Montesperelli] — dopo essere stato
un pezzo in prigione — si è deciso a dar sicurtà di

non offendere il capitano Cesare Montemelini; ma sic-
come la proprietà del Montesperelli non è molta, nes-
suno voleva fargli sicurtà di 2000 scudi; il V. l’ha
ridotta a 1500; e così l’ha data. Contro il Monteme-
lini si è proceduto in contumacia e a giorni si condan-
nerà « per giustitia ». Su questa causa il cardinale ha
ricevuto un memoriale anonimo, prima che il V. par-
tisse da Roma per Perugia; perciò ha voluto in-
formarlo.


EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 9

1:116 - (XXIII) - 1 febbraio - Al d°:. Ha ricevuto let-
tera del 30 gennaio in risposta alle precedenti del
V. Il governo della provincia va bene e con quiete:
tanto che non ha nulla da scrivere. Ha ordinato a
tutti i governatori e a tutti i podestà di non permet-
tere le maschere, fino a che non si saprà che cosa
si farà a Roma.

f:12r - (XXIV) - 5 febbraio - Al do:. L'altro giorno si
presentò al V. un tale di Castelfidardo con una sen-
tenza capitale contro un tale Don Tommaso, di lì.
Il V. ne manda copia. Quel tale ha pregato il V. di
dare ordine al bargello che prenda quel prete a
Perugia per metterlo in prigione. Il V. ha incaricato
il bargello affinchè faccia di tutto per trovarlo « ac-
« ciò simile sorta di tristi non havessero ardire di
« recettarsi in questa provincia ». Infatti il prete è
stato trovato in territorio di Assisi, nella « Ban-
dita del capitano Galeotto » e l'ha condotto nelle
carceri di Perugia, dove sta sotto buona scorta. Dirà
il cardinale che cosa dovrà farsene.

{:12r - (XXV) - 5 febbraio - Al do:. Messer Giorgio Rem-
peri, governatore di Assisi, si è presentato al V. col
breve di riconferma. Il V. ha dato ordine che sia mes-
so in possesso. Lo favorirà, secondo il desiderio del
cardinale.

1:12t - (XXVI) - 5 febbraio - Al d°:. Ha ricevuta la let-
tera del 30 gennaio con la quale il cardinale dà or-
dine al V. di rilasciare permesso di porto d’armi a
Federico Cesi e suoi familiari, e specialmente al
Capitano Fabio Pellini, di Perugia. Il V. ha obbedito
per il Cesi e per gli altri; ma il Pellini, modesto
gentiluomo; non ha voluto il permesso, osservando
che altri suoi pari non l'hanno; e se si dà ad uno
lo vogliono tutti « et se la recano a punto d’honore ».
Prega il cardinale ad andare «ritenuto » in con-
cedere queste grazie. Se si apre questa porta, il
cardinale non potrà resistere alle genti che ricorre-
ranno a lui. Del resto, il V. si rimette « al prudentis-
« simo giuditio suo ».

f:12r 13r - (XXVII) - 5 febbraio - Al d°:. Una delle prin-
cipali cose su cui il V. vigila, é quella d'impedire

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che si facciano soldati nel suo governo, senza ordine
del papa e del cardinale. Perciò, avendo saputo che
un tal Capitano Mario Straccalosso, da Panicale, con-
tumace dalla corte del governatore per due querela
contro di lui, sulle quali è uscita la sentenza, benchò
non condannato « per negligenza dei ministri dell’an-
tecessore » del V., ha avuto una « spedizione » di
far gente per i signori veneziani. Si dubita che si
rifugi nei confini di Firenze «e vada conducendo
«qualche soldato di quelle castella e contado ». Il
V. ha ordinato che sia chiamato a lui il padre del ca-

pitano, ed a questo — oltre alle pene minacciate dal
bando — farà precetto, sotto altre gravissime pene

che non lasci detto suo figliuolo dar denaro ad al-
cuno di questa giurisdizione.

- (XXVIII) - 9 febbraio - Al do: Ha ricevuto let-
tere del 3. Risponde ad una nella quale gli ordina di
informare il cardinale delle grazie fatte e dei processi
cassati dal predecessore del V. e dal suo luogote-
nente, quando partirono. Per ora non puó dare ri-
sposta, perché occupato col tesoriere. In un'altra let-
tera il cardinale acclude alcune scritture presentate
al papa da certi di Baschi, contro il Signor Ra-
nuccio, signore di lì. Il V. ha letto il memoriale, che
si riduce a tre capi: 1°) avere il Ranuccio seque-
strati i beni ad un Patrizio Ciméri, di li, che aveva
sparata un'archibugiata, andata a vuoto, contro al-
cuni individui. Pare al V. che il Ranuccio abbia fatta
una grazia e non commessa una ingiustizia; perché
a chi spara un'archibugiata « ancorché non ci colga »
è minacciata la pena di morte col sequestro dei beni;
20) avere il Ranuccio sequestrati anche i beni dei
fratelli del reo e quelli della madre; tra i quali beni
c'è un molino, sul quale è in corso un processo dal
tempo di Mons: della Cava. Ne risulta che detto
molino — ad istanza del Ranuccio — fu dato in pa-
gamento a certi creditori di detto delinquente; ma
non risulta altro; 3°) che sia stato ammazzato uno
che aveva detto « non so che parole » a favore dei
supplicanti, e si crede sia avvenuto per ordine del
Ranuccio; ma il V. non lo sa di certo, perchè non
c'è processo, nè querela.

Se il papa e il cardinale vogliono sapere la ve-
rità, mandino un commissario; non c’è altra strada.
£:14



EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 11

Ma il V. non può farlo senza ordine; 19) perchè si
pretende che Baschi non sia sotto il governo del V.;
29) perché è bene che il cardinale faccia chiamare
il Ranuecio a Roma e lo trattenga qualche giorno,
fino a che sarà mandato il commissario; oppure dia
ordine al V. di chiamare il Ranuccio a Perugia, do-
ve lo tratterrà sotto buona sicurtà di non partirne.
Se questi rimane a Baschi, é difficile sapere la ve-
rità.

«La parte é tanto povera, che non puó sop-
« portare alcuna spesa, e forse. anche non si lascia
« vedere per timore ». Dal predecessore del V. fu
chiamata quattro volte e mai comparve. Il V. manderà
sul posto un commissario a spese della Camera Apo-
stolica, perché non può sapere come .stiano le cose.
Quando il V. era al governo di Todi, conobbe il
Ranuccio per «un cervello gagliardo », che fu anche
in prigione a Roma, quando il V. era colà luogo-
tenente dell'Uditore generale della Camera Apostolica,
ai tempi di Pio V. «et il Ranuccio corse pericolo
«di lasciarci la testa, come la lasciò il padre suo
«qui a Perugia molti anni sono». Peró non vuole
ora farne giudizio. Il cardinale — se crede — gli
dia ordine di mandare il commissario.

-(XXIX) - 9 febbraio, - Al d°:. «Questi giorni è occor-
« so in Trievi che passando di notte un Massimo Lucarini
«inanzi la casa di Tarquinio Paoloni (al quale è
« morta doi mesi sono la moglie) sonando un leùto, il
«detto Tarquinio uscì fuori con la spada e disse a
«Massimo che non dovesse sonare inanzi casa sua,
« come altre volte gli aveva promesso, che altrimenti
«si provederebbe, et simili parole; alle quali per
«a lhora il detto Massimo non' replicó molto; ma
«se ne andó a pigliare la spada et venne di nuovo
«a trovar Tarquinio et lo chiamó fuori di casa; et
« esso ne usci con la spada nuda, et dietro a lui De-
« mofonte suo fratello, et uno Anibale Trosetti, con
« altri doi servitori di casa, tutti con l'arme. Et quel-
«li doi giovini se attacorno et l'uno et l’altro cascó
«in terra. Quello Demophonte, che haveva una ronca,
«tiró per ferire Massimo, ma ci mise tant'asta, che
«la ruppe; et intanto il detto Massimo, senza es-
« sere ferito, se ne fuggì et questi altri lo sequitorno
un pezzo, ma non lo giunsero.

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«Subito che io seppi il caso, mandai la corte
«per pigliarli tutti. Si sono havuti Massimo et Tar-
« quinio et sono qui prigioni et anco un servitore di
« Tarquinio; ma il fratello et Anibale si sono ab-
« sentati. Et se bene la causa non é di molta impor-
«tanza, per non essere successo male alcuno, non
«di meno per raffrenare l'ardire che hanno preso
«gli homini di quella terra et delle altre di questa
« provincia, per la troppa piacevolezza (!) del mio
« antecessore, voglio castigarli per giustitia et a
« maggiore terrore, perché questo Anibale Trosetti
«intendo essere venuto:a Roma, dove ha un fratello
« chiamato Messer Girolamo, che serve per mastro
«di casa Mons: Rev.mo di Spoleti [Fulvio o Flavio
« Orsini].

« Desidererei che V. S. Ill.ma si contentasse di or-
« dinare a Mons: Governatore di Roma che lo facesse pi-
« gliare et mandarlo fin quà legato. Et il Capitano An-
«tonio [Paoloni?] da Trievi, barigello di Campagna,
«che lo conosce, potrà senza alcuna difficultà fare
«questa cattura, che, come ho detto, se bene la
«cosa non é di molta importanza, conviene non di
« meno far cosi per esempio delli altri, acció impa-
«rino di vivere con quella quiete et timore della
« giustitia che si deve. Che sarà quanto mi occorre,
« et humilmente le bacio le mani », etc:.

- (XXX) - 8 febbraio - Al d°:. Alcuni mercanti di
Urbino si sono lagnati col V. perchè il commissario,
dei contrabandi impedisce loro il passaggio di grano
forestiere, che conducono nel ducato di Urbino, « pre-
«testando debba pagarsi la tratta ». E poichè dimo-
strano trattarsi veramente di grano forestiero, di Pi-
tigliano e Castellottieri [ora: Sorano, in provincia
di Grosseto] soggetto al, Granduca di ‘Toscana e
non aver nel passato pagata la gabella, si ritengono
gravati. Il V. ha scritto a Mons: Tesoriere Gene-
rale « per sapere la mente del papa» e intanto ha
sospeso il passaggio. Informa il cardinale, perchè
si regoli se « dassero fastidio » anche a lui.

f:15t - (XXXI) - 8 febbraio - Al Cardinale Camerlengo.

Il V. ha avuto ordine con lettera del Camerlengo
in data gennaio 1573 di cavare dalla provincia
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 13

25 some d'olio. Non rispose, perchè gli sembrò «as-
« sai vecchia » e perchè non c’era termine per la spedi-
zione; e non risultando che l'olio fosse stato estrat-
to dalla Provincia, ha creduto sia mente del Camer-
lengo che «si essequisca in ogni tempo». Ma il
V. ha creduto bene di scrivergli la presente, anche
per pregarlo di ordinare in avvenire che si prefigga
sempre un termine per «cavare» la quantità del-
l’olio, secondo la licenza avuta, e un altro termine
più lungo per rimettere «la fede avuta» in mani
del tesoriere della provincia di aver condotto l’olio
nello stato ecclesiastico. Con queste due clausole
s'impediscono frodi. Si permette anche di osservare
«esser bene l'andare ritenuto nel concedere tali li-
« cenze »; non perché quest'anno non ci sia dell'olio
assai: ma perché succede che, dopo un anno di ab-
bondanza, ne seguono due. o tre sterilissimi; onde
bisogna che l'olio vecchio aiuti; se no, la Provincia
patirebbe. Sia detto con la dovuta reverenza!

f:16r - (XXXII) - 8 febbraio - A Mons: Tesoriere Ge-
nerale. I mercanti (vedi lettera XXX). si lagnarono
ieri col V. perchè il commissario del tesoriere
«sopra li fraudi» non vuol far uscire grano dal-
la provincia senza pagare tratta. Ció a loro sem-
bra grave, perché si tratta di grani forestieri di
passaggio; e si verrebbe cosi a levare il traffico e a
far danno alla Camera Apostolica, e a chi noleggia be-
:Stie da soma: nonché alla provincia; perché quando
Urbino ha bisogno di grano, gli viene portato in
contrabando; e sarebbe anche danno per Perugia,
perché, quando ha bisogno, trattiene i grani fore-
stieri di passaggio (!). In ultimo se ne potrebbe do-
lere anche il Duca d'Urbino. Perció il V. prega il
tesoriere di fargli conoscere «la mente di Sua San-
‘tità » e di ordinare il da farsi.

f:17r - (XXXIII) - 12 febbraio - Al Card: di S. Sisto.
Gli manda la supplica di un Adriano, detto il « con-
te», da Perugia, condannato in contumacia nella vi-
ta e nel sequestro dei beni « per aver insultato un :
«altro (!) » eol pugnale. Ora desidera essere am-
messo alla difesa, nonostante la condanna e vuol co-
stituirsi. Il cardinale ha proibito tale procedere. Il
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6 TR: coco Wo

T. VALENTI

SEM V. erede che ció si riferisca solo agli omicidi; ma
IO desidera sapere come regolarsi in questo ed in altri
simili casi, che gli capiteranno.

B f:17r - (XXXIV - 12 febbraio - Al do:. Il Cav: Claudio
di Della Penna, colonnello dei veneziani, ha mandata a
suo fratello la « patente » del cardinale di poter
Hi assoldare 500 fanti per Venezia. L'ha presentata al
V. promettendo di cavare poca gente da Perugia. Il
V. gli ha permesso di far battere il tamburo; ed « ac-
« ciocché non nasca rumore sopra il portare dell'ar-
« me », il V. non darà licenza di ció che ai luogote-
nenti, alfieri ed altri ufficiali e di giorno solamente,
per evitare gli scandali soliti. E quanto ai soldati
« habbiano patientia »!

ft - (XXXV) - 12 febbraio - Al d°:. Gli manda le-

lenco di « molte abolitioni et processi cassati » d'or-

dine del predecessore del V. I camerali se ne lagnano
Si e dicono che ce ne sono molte altre di più. Il V.
Bou le ha vedute ed è rimasto meravigliato, perché non sa
| ^ pensare quale sia stata la causa che mosse il suo
| predecessore .a far ciò. Ha parlato col cancelliere
[5d criminale e gli ha risposto che questo è il solito
I5. d : da farsi da tutti i governatori: Mons: Finetti e suo
luogotenente, Mons: Luzio Sasso, Mons: Recuperati
ed altri; ma Mons: Della Cava «è stato più gratio-
«so di tutti gli altri».

Il V. crede che — se così parrà al cardinale —
non si abbiano a revocare quei provvedimenti; anche
| idi per non offendere Mons: Della Cava, che era « tanto
lc ' «da bene», e per non mettere sossopra la città e
| | il contado. Però è bene togliere l'abuso, che non si

verifica altrove; perchè i delitti o si « compongono
i «o si passano per via di supplica »; ma non si « abo- |
«liscono » i processi. Cosi ha fatto sempre il V. !
| e così farà anche a Perugia.
Jil : Sarebbe perció necessario che il cardinale, d'or-
it dine del papa, comandasse al V. che le « abolitioni »
ili ‘ si concedano solo in casi leggeri e dove non c’è con-
il danna: sempre citando il fisco; cosa mai fatta, per- |
ili ché i luogotenenti « sono stati larghi a simili abo- |
(I «litioni da cui traevano 5 carlini l'una». Ora sa-
li rebbero piü riservati e il fisco non si lagnerebbe. Per
— AN

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f:19r

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 10

compenso si potrebbe dare al luogotenente qualche
« recognitione » nelle suppliche presentate. Fa me-
raviglia che i camerali non abbiano finora « escla-
« mato », perchè è certo che la Camera ne ha danno.
E poi s'incoraggiano i delitti.

- (XXXVI) - 12 febbraio - Al de:. Il governatore
di Roma ha scritto al V. di far pigliare certi Napo-
leone e Toccio, di Casacastalda. Ha mandato il bar-
gello, che stasera è tornato col Napoleone. Il Toccio
era partito il giorno prima. Avvisa il cardinale, af-
finchè sappia come rispondere al governatore di Ro-
ma, al quale il V. ha già scritto. SR

- (XXXVII) - 15 febbraio - Al do:. Nei mesi pas-
sati un cittadino di Foligno, avendo scoperto che una
sua figlia nubile era gravida, la mandó in un mona-
stero di Bevagna, perchè partorisse più segretamente
possibile. Dopo è andato a riprenderla col pretesto
di condurla non so dove. Arrivato in quel di Ca-
merino, l’ha ammazzata. Il V. ha mandato un com-
missario a Foligno per informazioni, con lettere anche
per il governatore di Camerino, per far ricerche colà
e trovare.il corpo del delitto. Informa il cardinale, an-
che perchè il Comune di Foligno ne potrebbe «far ru-
«more », perchè pretende che tutte le cause di pri-
ma istanza si debbano giudicare dal suo governa-
tore, in virtù di privilegi. Ciò è vero: ma non per
per le cause « capitali et atroci », che sono riservate
al governatore di Perugia. Quindi Foligno non ha
da reclamare, « perché il delitto è atrocissimo ».

- (XXXVIII) - 15 febbraio - Al do:. Gli manda una
lettera del commissario di Sassoferrato, che informa
di un omicidio ivi commesso da due sudditi di Urbino;
nonchè di altri tre o quattro delitti commessi in quel-
la giurisdizione da sudditi ugualmente di Urbino;
“cosa da non tollerare ». Sarebbe bene che il car-
dinale mandasse colà una persona d’importanza e di
valore. L'ufficio è buono e ogni galantuomo ci an-

drà volentieri. L'attuale commissario — secondo si
dice — è giovane e poco pratico e non adatto ai ne-

gozi di quel governo; perché Sassoferrato é sui con-
fini con Urbino, con la Marca e con Rocca Contrada,

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B I che è di Ettore Ghisillieri. Molti banditi si annidano
colà, per la sicurezza di poter sfuggire. il V. pro-
pone che si uniscano il bargello della Marca e il suo,
per fare « una bella scoperta » per prendere qualcuno
di quei tristi, dei quali ha chiesto i nomi al commis-
sario. Si consegnerebbero poi alla corte di loro giuri-
CHIÙ sdizione. Se il cardinale approva, può scrivere al
È Duca d'Urbino, esortandolo « a sì bell'opera »; cosi pu-
i re al governatore della Marca, mandando le lettere al
Ws V. che le farà recapitare da un commissario. Si ve-
| drà cosi «di dar terrore in quei paesi, dove cosi
Hi « poco si stima la giustitia ».

f:19r - (XXXIX) - 19 febbraio - Al d°:. Visso e Mon-

teleone, terre assai deboli, hanno sempre riconosciuto

il governatore della provincia. Poi, tolti a questo,

Monteleone fu dato al Principe di Massa [Alberico 5

Ilo Cibo]. Sotto l'antecessore del V. tornarono a Pe- 3

| m. rugia; questi andó a visitarle: ma fu ricevuto, piü

L ue che altro, come prelato ed amico, che come governa-

pus tore. Il V. ha mandato lassù i bandi generali: i go-

È vernatori non hanno voluto pubblicarli. Ne avvisa il

cardinale, perchè provveda come crede; ma lo pre-

viene che in quelle terre si vive molto male, senza

la corte di Perugia. Quattro birri non bastano «a

« raffrenare l’ardire di quelle genti»; e ci rimette

anche la Camera Apostolica. L’anno passato da Mon-

[Hi teleone « s'incamerarono soli 3 scudi»! Che se al

BON governo di Perugia — già dismembrato — si levano

anche queste terricciole, resterà poca cosa. Tanto per
dovere d'ufficio e sua reputazione.

l| f:19t - (XL) - 19 febbraio - Al d°:. Un Annibale di Fran-
[- cino, da Perugia, fu, sino dal 1568, condannato a
tit 200 scudi e tre tratti di corda, per aver date tre fe-
i DA rite di pugnale ad un tale Angelo, da Perugia. Altra
il volta fu condannato a pagare il quadruplo di certe
li galline da lui, con altri, rubate. E^ stato sempre assen-

te, arruolato per servizio della Fede Cattolica (!) a
ill Cipro, Nicosia e Famagosta, dove ha molto patito,
il ferito da due archibugiate e una frecciata. l'atto poi
t schiavo dai turchi, è stato al remo sedici mesi, e fu
Ws liberato il giorno della vittoria dei cristiani. Ha poi
| prestato servizio in Candia, ma ora vorrebbe ritor-
nare in patria. Non ha più un soldo per pagare la
M

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f:21t

STORIA PATRIA

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 17
pena inflittagli, ed ha chiesto la grazia al V., il quale
gli ha risposto che ciò spetta al cardinale. Perciò il
V. lo prega di volergli dire la sua volontà.. Il giovane
è un povero soldato onorato (!) che ha patito assai
per la S. Sede. E’ stato bandito da Perugia per sei
anni, ma ha ottenuta la pace dall’offeso. Veda il
cardinale se crede fargli la grazia e dia istruzioni al V.

:20r - (XLI) - 19 febbraio - Al Tesoriere Generale. Poi-

ché il tesoriere vuole che i grani di passaggio pa-
ghino solo la metà della tratta, il V. eseguirà l'ordine
e aiuterà il commissario per evitare contrabandi.

- (ALII) - 22 febbraio - Al Card: di S. Sisto. Ha
inteso quanto gli ordina con la sua del 17, circa il
consiglio di Perugia. Farà come vuole il Cardinale:
ma la proposta fatta dal V. era la più spiccia e fa-
cile; perchè, passando il negozio per il Collegio dei
Camerlenghi, è come se passasse per i Collegi interi
di tutte le arti, perchè ognuna è rappresentata da un
‘amerlengo, che raduna quelli dell'arte e riferisce.
Porta quindi il parere dell'arte nel Collegio dei Ca-
merlenghi. « Questa manifattura » poteva farsi un gior-
no di festa. Ma, poiché il cardinale vuole altrimenti,
il V. farà questa fatica, anche perché deve chiamare
a sé le arti, avendo avuto ordine dal tesoriere gene-
rale e dal papa di trovare modo di .« cavare » da Pe-

‘rugia 2500 scudi, che mancano ai pesi camerali, col

minor danno dei poveri. Conferirà coi collegi delle
arti separatamente, poi col consiglio « senza che s’ac-
« corgano di niente ». La cosa però andrà un po’
in lungo. Tolto il Collegio della Mercanzia e del
Cambio, che sono tutti gentiluomini, gli altri bisogna
radunarli in giorno di festa, perchè durante la setti-
mana attendono alle botteghe e non si potrebbero
avere più di due arti per giorno. Quanto poi al fare
le cose con segretezza, non sa come si possa fare,
trattandosi di radunare da 800 a 1000 persone! Dif-
ficile, quindi, tenere il segreto! Però farà in modo che
si pensi che il V. agisca di sua iniziativa e non per
ordine del cardinale.

- (XLIII) - 22 febbraio - Al Tesoriere Generale. Ha
ricevuta la lettera del 17. Ha inteso le due proposte
fatte dall’ambasciatore di Perugia per il pagamento

PART i
: CRI iii

= X

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Loic, Y Snipa e BALE T. VALENTI

dei 2500 scudi e quella fatta dal cardinale di Pe-
rugia. Sarebbero ben pensate: ma vanno in danno
dei poveri; meno quelle delia vendita del pane, che
grava solo da 17 a 18 persone interessate. Ma il papa
vuole che non si faccia danno ai poveri. Il V. vedrà
come stanno le cose e farà altre proposte. Avverte
il tesoriere che il V. non ha seritto di ciò al cardi-
nale di S. Sisto.

£:21t - (XLIV) - 22 febbraio - Al Cardinale Camerlen-

go. Il V. ha ricevuta una patente dell’abate Cesi,
chierico di Camera, per esportare 10 some di olio.
Desidera sapere « se l’ha da menar buona », in modo
da impedire contrabandi.

f:21t - (XLV) - 26 febbraio - Al Card: di S. Sisto. La

più grande fatica del V. è quella di ridurre le genti
del suo governo «ad un civile et honesto vivere »;
perchè avevano presa « molta licentia per la piace-
« volezza et indulgentia » del suo antecessore. Non
temono piü la giustizia; tutti portano armi di giorno
e di notte; si va «in quadriglia per la città etiam
« con arme in hasta et archibugij »; le città si usur-
pano ogni autorità; Foligno pretende sottrarsi alla
corte di Perugia e recentemente per causa di parri-
cidio e di omicidi mandó un ambasciatore a quere-
larsi, perchè il processo s'istruiva a Perugia e do-
mandava anche «cose poco licite ». Ha fatto mera-
vigliare e ridere il V. il sentire che Foligno vorrebbe
giudicare ogni sorta di delitti, dicendo che « quando
«saranno scoperti esser dolosi li manderanno a Pe-
« rugia ! ».

Per questa volta il V. si è contentato che per i
due omicidi, di cui uno fu senza dolo e l'altro pel
quale il ferito mori «per poco governo et l'altro
« mal di sopra giunto », si « vedano » da quel gover-
natore; ma non vuole che ció passi in esempio. Pre-
ga il cardinale che — se Foligno ricorresse — vo-
glia aver riguardo «alla dignità di questa corte ».
Il V. userà prudenza, come questa volta; così, col
castigo di uno o due, gli altri staranno in pace, come
è successo a Trevi con Tarquinio Pauloni, « già mio
« genero et Massimo Lucarini mio nepote », che ora
stanno in una quiete grandissima « et non ve si sente
«una mala parola ». Cosi a Montefalco, dove i furti
1:23r

1:23t

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 19

erano continui, con l'arresto di due di « quei furbi »

e la prigionia di altri, « ogni cosa si è rassetta. La -

«paura che prima avevano i buoni, ora l'hanno i
«tristi, perché vedono vicino il castigo!

- (XLVI) - 26 febbraio. - Al d°:. Giacchè il Car-
dinale non approva l'unione dei bargelli di Urbino,
della Marca e di Perugia per la caccia ai tristi a
Sassoferrato, il V. si rimette. Non potendo mandare
la sua corte contro i banditi, per i facili sconfina-
menti, ha proposto al commissario di Sassoferrato
di formare un numero di giurati, pronto con l'arme
«a repulsare l’ingiurie et le insolentie ». Quando si
vedranno le mani armate « non cosi di facile verranno
«le genti a darle fastidio ». Questo sistema fece
buona prova in Romagna ed in Campagna di Roma.
Il cardinale è pregato di dare il suo parere e i suoi
ordini.

- (XLVII) - 26 febbraio - Al d°:. Ricevuta lettera
del 20 insieme a quella del governatore di Visso
e del eommissario di Monteleone. Ringrazia dell'in-
teressamento del cardinale « che questo governo non
« s'indebolisca più di quello che ha fatto per il tempo
« passato». Ha mandato lassù lettere con i suoi
bandi da pubblicare. Manderà qualche volta la corte,
«per dar timore a quelle genti». Il carnevale è
passato con molta quiete e senza rumore. C’è stato
un solo omicidio, per opera di uno sciagurato altre
volte condannato. Si cerca di prenderlo e di proce-
dere « per giustitia ».

- (XLVIII) - Al de: «Con questo Foligno io ho
assai che fare». Ieri quel governatore informó il
V. di un omicidio ivi commesso: il quarto in pochi
giorni! Il V. mandó un commissario per informa-
zioni; e le invia al cardinale; il caso é grave e di
quelli riservati a Perugia. Le difficoltà non vengono
da quel governatore, che é uomo dabbene, ma dal
comune, che avrà ricorso al cardinale; ma il V. lo
prega di rispondere che il papa e il cardinale stesso
vogliono che gli omicidi si giudichino a Perugia, se-
condo il « Motu proprio»: Il V. poi si regolerà se-
condo le qualità dei delitti e alcuni ne rimetterà a

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quel governatore, cui vuol favorire «et darli causa di
« faticar volentieri ». Ma vuole anche che le cose vada-
no per il loro verso e i popoli non abusino della gra-
zia del principe; donde vengono l’ardire e gli scandali.

f:24r - (XL1X) - 1 marzo - Al do:. Gli manda un. « pro-
cessetto » fatto da un Teseo a Perugia ad un Ercole
pure di Perugia, che da tempo è in galera e « hormai
« dovria aver col desaggio et pene della galera do-
« mato il furor suo», pure ha scritto a quel Teseo
dicendogli che, quando sarà uscito, l’ammazzerà. La
lettera è stata riconosciuta da testimoni; ne manda
copia al cardinale. Provvederà. |

f:24r - (L) - 8 marzo - Al do:. Piegaro, Fratta e Deruta
hanno ricorso al V. per lagnarsi di una grazia che
il cardinale aveva nei mesi passati concessa ad un
suo palafreniere, Angelo Nicolini, dandogli il ino-
nopolio dell'acquisto dei vetri rotti, della feccia e del
caprio [ragia o tartaro di botti] in Perugia e territorio.
Ció farebbe danno ai ricorrenti nei loro mestieri
di far bicchieri e vasi di terra. Hanno pregato il V.
d'interessarsi, ed egli conferma al cardinale che quel-
la grazia é veramente dannosa per quei poveri uo-
mini.

{:24t - (LI) - 5 marzo - Al do:. Il giorno di S. Mattia,
che era il primo di Quaresima, una madonna Castora,
sorella del conte Ottavio, signore di Fibino, di Gub-
bio, e moglie di un Aurelio de’ Franchi, da Perugia,
morto mesi fa, andarono in un suo palazzo in villa,
a quattro miglia da Perugia, con suor Maddalena, di
quelle che Pio V soppresse in Assisi, sorella del già
detto Aurelio. Si suppone che i parenti abbiano messa
la monaca presso la Castora per la vita licenziosa
di questa. La sera, circa un'ora e mezza di notte,
la Castora uscì con un pretesto dal palazzo e andò
presso certi contadini; la monaca restó sola. Di li
a poco si udi un tonfo, e la Castora, tornata nel
palazzo,trovó la monaca caduta sopra la volta di una
cantina, con un tavolone che serviva ai muratori per
passare. La suora era con la testa all’ingiù ed era

morta. La volevano seppellire: ma il V. mando la

corte per la visita. Risultó anche da perizia chirur-

——
21

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI

gica che la monaca era stata strozzata. Si sospetta
essere stato ad istigazione della Castora, perchè odia-
va la monaca, che l’ammoniva di vivere onestamente
e la faceva anche ammonire dai parenti. Di più la
Castora ha un nepote facinoroso a Gubbio, che poco
fa ha ammazzato due preti suoi stretti parenti. Il
V. ha fatto arrestare la Castora con certe sue serve
ed altre persone.

Si procederà anche nella causa Bernucci se si
potrà arrivare a scoprire la verità.

f:20r - (LII) - 5 marzo - Al d°o:. Il capitano Raniero,

gentiluomo perugino, con altri parenti e servitori
di Adriano Baglioni sono andati l'altro ieri dal V.
a mostrargli lettera del luogotenente di Spello, che
informava il Ranieri essere l'Adriano moribondo. Si
temono disordini da parte di alcuni contrari al Ba-
glioni. Occorre aiuto. Il V. manda a richiesta di quei
perugini, un commissario che, in caso di morte del
Baglioni, amministri la giustizia e «tenga il co-
«mando ».

Arrivato il commissario a Spello, il luogotenente
del Baglioni non lo volle ammettere, per non pre-
giudicare i diritti del Baglioni, senza ricordarsi di
ciò che aveva scritto a richiesta di amici e parenti
del Baglioni. Questi intanto migliora; onde non oc-
corre altro. Il V. richiama il commissario. Ma il luo-
gotenente si è portato male. Informa il cardinale per-
chè sappia quello che si è fatto nell’interesse del

Baglioni.

- (LIII) - 5 marzo - Al de: I priori di Perugia
reclamano perchè Orvieto affaccia diritti sù una villa
di Casaglia, imponendo tasse, ete: I terreni sono
di un perugino. I priori pregano il V. d’informare
il cardinale, perchè ordini agli orvietani di non usa-
re violenze; se occorre si rivolgano piuttosto alla
giustizia.

- (LIV) - 8 marzo - Al d°:. Ricevuta lettera del
3, circa le cose di Foligno. Ringrazia della difesa
della giurisdizione di Perugia. Non ne abuserà. In-
fatti aveva mandato un commissario per un omicidio
commesso a Morro. Saputo trattarsi di un omicidio

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« popolare » che riguarda molte persone di Morro e
RI Villa Ascolana, per non gravare quelle genti di spese,
FU il V. ha nominato commissario il governatore di Fo-
| ligno, acció la causa si discuta colà. Ha mandato il
| fiscale, perché vi assista. Si farà giustizia e la gente
eviterà le spese e l'essere condotta in prigione a Pe-
rugia.

E 1:26t - (LV) - 8 marzo - Al de: Il Baglioni è morto!

Riti Il V. ha saputo che il cardinale ha mandato un uomo:
ma non sa chi sia. Però questi ha domandato al V.
il permesso di prendere possesso dei beni del Ba-
glioni in territorio di Perugia; glielo ha concesso.
Il V. assisterà gli uomini del Baglioni se occorrerà.

£:26t - (LVI) - 8 marzo - Al do:. Il provvedimento del
cardinale di non volere « abolizioni », se non dei pro-
cessi «legieri », è stato ottimo, anche per il fisco.
La gente sta più in timore, « vedendo che li delitti
« sì castigano per giustitia ».

i Il V. ha piacere che il papa abbia consentito alla

| . nomina di giurati a Sassoferrato. Eseguirà l'ordine.

f:27r - (LVII) - 8 marzo - Al d9:. Risponde a lettera del
3. Circa la riscossione dei 2500 scudi il V. trova « va-
na» la proposta del tesoriere di aumentare certe ga-
belle; perchè il reddito di queste è per la Camera
Apostolica e non per il comune. Poi ci sono parecchie
| esenzioni; per esempio: per la. paglia, il vino, le
[2-00 legna; poi i luoghi pii, i cardinali ed alcuni citta-
dini, come quelli che godono del « privilegio dei 12
«figli» ete: Non rispettando le esenzioni, nasce-
ibi rebbero liti. In un caso recente, il fisco ha dovuto
jl | ritirarsi da una lite, perché era più la spesa che
iti l’utile. Dalla paglia, dal vino e dalla legna sì potranno;
avere 4-500 scudi. Occorre trovare un altro rimedio,

senza far danno ai poveri.

£:27t - (LVIII) - 12 marzo - Al d9: Nei primi giorni

del governo il V. informò il Cardinale del ferimento
iti di un Nicolò di Felice, di Baldo, da Perugia. Non
ii trovandosi i rei, fu imprigionato Giulio di Luca « del
il Ciccia ». Il Bernucci, luogotenente del V., ha pro-
ili ceduto contro colui, trovando molti indizi. Tra i man-
ui datari è un Agnello «de Grillo », già condannato a

TERE vee em

rete me ea eee
RÀ pr

v.

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 25

dieci anni di galera e 5000 scudi. Ma ora è lontano
da Perugia 14 miglia, a Rocca di Reschio, che si
crede feudo imperiale, di cui é padrone il Conte Na-
poleone Montemelini. Prega il cardinale a scrivere
ad Atalanta Baglioni, moglie del detto conte, che è
assente, perché aiuti il bargello mandato dal V.. Il
delitto è stato di cattivo esempio e « conviene farne
« qualche demostratione secondo comporta giustitia ».

f:28r - (LIX) - 12 Marzo - Al do:. Ricevute lettere del
10. Le cose del governo sono tranquille. Scriverà
circa l'affare del consiglio.

f:28t - (LX) - 15 marzo - Al do:. Due giorni fa andando

una parte della corte del bargello di Perugia « alla
« cerca nel contado », due degli esecutori, trovarono
fuori della porta di Fossato, castello di Perugia, un
tal Cesare di Gio: Maria, di li, che avevano in nota
come condannato a tre tratti di corda e 200 scudi,
per avere bastonato «un altro» (!) nel 1571 e per
insulto fattogli con pugnale proibito. Ma si ribellò
all'atto dell'arresto e diede con l’accetta sulla canna
dell’archibugio e sulla spalla di un’ birro: ma non
lo ferì; poi fuggì. Il birro l’inseguì, e, non po-
tendo arrivarlo, gli sparò e l’uccise. Ma, visto l'er-
rore, anche il birro fuggì. L’altro esecutore si presentò
al Commissario di Fossato. Il V. lo farà condurre a
Perugia e procederà contro i due esecutori.

f:28t - (LXI) - 12 marzo - Al do:. Manda un referto della

intimazione fatta, a richiesta del cardinale, ai Con-
soli della Mercanzia ed ai priori, chierico e laico, del-
l'ospedale di S. Egidio.

:28t - (LXII) - 15 marzo - Al do: Il cardinale vuole
che il V. — d'ordine del papa — s’informi di una
certa fornace, accanto alle mura di Perugia, degli ere-
di di Mastro Vincenzo di Filippo, per sapere se può
farsi funzionare, senza danno delle mura; poichè per
tale dubbio l'antecessore del V. l'aveva vietata. Il V.
ha incaricato il Capitano Antonio de Rocchi e Cipria-
no Piccolpasso, che sono andati con un architetto
sul posto. Hanno riferito che la fornace può fun-
T. VALENTI

zionare, purchè sia lontana dalle mura 35 piedi e
non si tocchi «la ripa». Manda le relazioni.

f:29r - (LXIII) - 16 marzo - Al do:. Alle volte si è dato

a questi governatori, oltre la « provisione », il 10 per
cento dei proventi dei malefici. Tanto ebbe mons:
San Felice, prima del V.. Crede che ció fosse con-
cesso perchè la provisione è di 61 scudi annui meno
che altrove. Il vivere è caro come a Roma, comin-
ciando dal vino. Forse anche perchè « s’incamera po-
co»; da Città di Castello non si hanno proventi di
malefici, avendo tesoriere a sè. Da Todi un terzo solo;
il resto è del comune. Cascia e Nocera, niente, chè
tutto va al Comune. Mons. Finetti, prima di Mons:
San Felice, ebbe solo il 5 per cento. Il V. si rimette
al papa e al cardinale. Informa di tutto ciò per sa-
pere quanto dovrà avere, per poter dare al tesoriere
l’ordine relativo. Quantunque il V. sia uno dei pre-:
lati pià poveri che siano stati nell'Umbria, pure non
desidera che servire Sua Santità e si rimette alla
sua volontà ed a quella del cardinale. Se vorranno sa-
pere come vanno le cose ora e come andavano prima
e quanto il V. fatichi e come si serva la Camera Apo-
stolica, potranno saperlo dal fiscale della provincia,
che ora viene a Roma.

f:29t - (LXIV) - 18 marzo - Al do:. Risponde alla let-

tera del 17 sulle due proposte fatte dal cardinale di
Perugia, per trovare denaro per i bisogni della città.
Il primo é di dare tante libbre di sale « per bocca »,
come altre volte: provvedimento odiatissimo da tutti,
perché non é altro che ingrassare gli sbirri, per l'ese-
cuzioni che farebbero. Anche altra volta fu tolto ap-
pena applicato. L'altro provvedimento è la tassa ma-
cinato. Su ciò il V. doveva sentire il consiglio ge-
nerale. Ha saputo intanto che il macinato fu proposto
altra volta, a tempo di Mons: Luzio Sasso, in consi-
glio, cui intervenne anche il cardinale di Perugia. Ci
furono due che gridavano: « Macina! Macina! » e gli
altri fecero altrettanto, senza discussione! Per non in-
correre in questo errore, perché la cosa é importante,
il V. ha parlato con 44 Arti della città: circa 1000 per-
sone. Tutte hanno preso tempo per intendersi tra
loro e per decidere. Poi hanno portato le loro delibe-
amem

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 25

razioni, con atto notarile. Cosi 37 hanno approvata
«la macina », ma del grano soltanto. Poi il V. chiamò
50 cittadini — dieci per « porta » — all’infuori delle
Arti; e tutti, per rogito di notaro, approvarono «la
« macina ». Altrettanto fece il collegio dei notari.

Il 14 marzo radunò il consiglio, al quale inter-
vennero più di 1500 persone! Fu da tutti approvata
«la macina ». Vorrebbero più di un «carlino » per
soma, ossia un «giulio », per levare l'aumento del
sale e i due «quatrini» per libbra sulla carne, di
cui uno va alla Camera Apostolica, l'altro al, comune.
Dalla « macina » si caverebbero 14000 scudi. Al V.
però «non quadrava molto » che il popolo volesse
«la macina»; ed ha .voluto sapere il perchè Pha
approvata. La ragione è che nell’aumento del sale
molto introito sfugge, per le molte frodi. Alcuni
castelli dicono di essere feudi imperiali e non vo-
gliono aumento, e comprano il sale per i loro vassalli

» per i vicini e per i parenti e per gli amici. Cosi
UON nello «stato» dei Baglioni e di Castiglione
del Lago. Cosi pure i monasteri — compreso quello
di S. Pietro — « che ha 10000 scudi d'entrata hanno
«il sale. per elemosina ». L'aumento viene pagato
da tre, due e asso; sei, cinque e quattro vanno esenti!
Ció non avverrà con «la macina », perché sarà ap-
plicata a tutti, come a Roma.

L imposta sulla carne — dicono — ha fatto rinca-
rare polli, piccioni e capretti ed altre carni. Poi i
«capitoli» sulla carne sono rigorosissimi, con tutte le
pene che minacciano, «che è cosa degna di compassio-
ne». Poi si osserva «che la macina torna bene a tut-

« ti», perchè un «giulio» per soma — contando due so-
me « per bocca» all'anno — sono 80 « quatrini », di

tassa per ogni « bocca », senza il sale e la carne; è
come se ogni «bocca» prendesse 15 libbre di sale
all'anno — cioè 60 «quatrini» d'aumento —; «et
«non cè bocca, per povera che sia, che non magna
«almeno dui libbre di carne il mese, tra fresca e
«salata»; e ciò importa 48 «quatrini» di tassa
l’anno. Col macinato si pagano 108 « quatrini », che
anche riducendoli a 80 danno un utile di 28 « quat-
«trini» per «bocca». Così anche il V. ha dovuto
persuadersi. E poiché tutti gridavano: « Macina! Ma-
«cina!», e poiché «vox populi, vox Dei», anche

3 du

Li

—————M———— ÁMÀÁ os us

a. dti
T. VALENTI

il V. gridò lo stesso! Vedremo ora se la pratica COr-
risponda alla teoria.

Il V. è di parere che si debba far bandire l’ap-
palto del macinato a un «carlino » -ovvero a un
« giulio » per soma, per vedere quanto si offrirà dai
concorrenti. In base all’offerte si faranno «i capitoli »,
che si manderanno a Sua Santità per il breve di
approvazione.

Abbia pazienza il cardinale per « questa longa

« predica, come ha dovuto averla il V. che — tra que-
«sta e quelle alle Arti e al Consiglio — ha scritto

«48 prediche », in meno di 15 giorni, con grandissima
sua fatica!

f:30t - (LXV). - 18 marzo - Al Card: di S. Sisto-- Ha

f:32r

finito i tanti colloqui con queste benedette Arti,
per l'affare del macinato e per quello del Consiglio.
Sü 44 arti 15 non vorrebbero il Consiglio, dicendo
che basta quello dei Camerlenghi, che altrimenti ve-
drebbe usurpata la sua autorità. Le altre 29 Arti
approvano il Consiglio, ma vorrebbero che fosse eletto
dal governatore, perché diffidano tra loro, e vorreb-
bero che fosse composto di gentiluomini, di mercanti
e di artigiani. Ma con questi ultimi non si fanno
gl’interessi della città, e non si rimedia alla inespe-
rienza, al poco sapere, per non dire ignoranza, dei
Camerlenghi. Sicché il V. propone di non farne altro,
per ora. Anche i Priori sono di tale parere. Rin-
grazia Dio che se ne sia discusso a tempo, altrimenti
il Consiglio sarebbe stato un semenzaio di odii.

(LXVI) -.19 marzo - Al. d°:. Seppe ieri sera —
ma senza presentazione di querela — che al Lago
sono state rubate 2000 libbre di pesce, « cosa molto
« brutta », che avvenne anche l'anno passato, « senza
alcun risentimento ». Questa volta bisognerà trovare
i ladri e castigarli, ad esempio degli altri. S'infor-
merà e riferirà.

(LXVII) - 19 marzo - Al d°:. A Sassoferrato è
stato preso un Silvestro di Ferrante, di Rocca Con-
trada, che confessò essersi trovato colà ad una rissa,
dove ci fu un morto. Ad istanza del podestà della
Rocca, il V. ha ordinato al commissario di Sassofer-
Án om

f:33r

1:33t

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 27

rato che gli consegni l'arrestato, per scoprire i com-
plici e castigarli tutti.

- (LXVIII) - 22 marzo - Al de: Aecomodata con
500 scudi la faccenda dell’omicidio e dei disordini
dell'Asculano (sic) e di Morro di Foligno, è ora
stato commesso un altro omicidio a Seafali. Il fi-
scale indaga: ma non si è potuto prendere il reo.

- (LXIX) - 22 marzo - Al d9:. Il commissario di
Sassoferrato ha condannato a 500 scudi un Barto-
lomeo Fulcieri, di lì, per aver ferito Bernardino Mat-
tei, dello stesso luogo. Il Fulcieri si è appellato ai
priori, invocando un privilegio di Paolo II. I priori
hanno accolto l'appello e mandato inibitoria al com-
missario, senza sentire il V. La cosa è importante,
perché da oltre 15 anni quei privilegi non erano in-
vocati. Il cancelliere del comune assicura avere per
tre volte respinto l'appellante e dissuaso i priori;
ma questi diedero invece ascolto al parere di alcuni
dottori. Perciò il V. ha incominciato un processo e
ne vuol fare « ogni risentimento » perchè quei priori
siano più cauti in avvenire. Per finirla, sarebbe bene
che il cardinale scrivesse al V. per ordine del papa,
di non tener più conto di questi privilegi, perchè
dannosi alla giustizia; e sarebbe bene che il papa li
revocasse. Il V. non ha mai visto che i comuni giu-
dicassero cause criminali. Sarebbe lasciare impuniti
la maggior parte dei delitti!

- (LXX) - 22 marzo - Al do:. «Mons: San Feli-
«ce mio antecessore parendoli forse che la scala di
« questo palazzo, oltre l'essere di cento e più gradi,
«fosse ancora disagevole et scomoda di ascendere,
«pensò di farla più piana et piacevole, in quella
«maniera che sono quelle del palazzo di S. Pietro;
«et con questo disegno fece buttare a terra la mag-
« gior parte di quella fatta et cominciò la nova, che.
appunto quando sono venuto qui io, n’erano fatti
da quattro a cinque gradi; di modo che per forza
mi ha convenuto seguitar l’opra incominciata, per
non haver sempre da entrare in palazzo per una
« balestriera, come fo hora, che mi pare purtroppo
« gran vergogna. Ma perchè qui non ce sono denari,



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T. VALENTI

«nè assignamento alcuno dove si possano cavare,
« et la spesa importa pure qualche centinaro di scudi,
«ho pensato, per non toccar i denari della Camera,
di valermi per quest'opra di certi denari che il the-
« sauriere è ubligato di pagare per diversi straordi-
«narij et bisogni che occorrono per servitio del-
«lufficio et resarcimento del Palazzo, che in una
«mano sono cento scudi et nell’altra duecento ogni
«anno; et non bastando questi del presente anno,
«come non bastano, vorrei valermi di quelli del-
« l’anno subsequente et restringere tutte l'altre spese,
« per far questa sola, ch'é tanto necessaria et utile,
«che senza essa non si puó far di meno; et il
« signor Thesauriere, che anco esso conosce il bi-
«sogno, mi ha detto che li pagarà volentieri; ma
«per sua sicurezza ne vorrebbe un ordine da V.
« S. IllLma, a ciò, se io havessi successore, non fusse
« astretto a pagar questi denari due volte. Prego per-
«tanto V. S. Ill.ma che, considerando quanto sia ur-
« gente il bisogno di finire questa scala, si contenti
«di ordinare a questo Thesauriere che spenda per tal
«opra i detti 300 scudi, che havrebbe da spendere
«l'anno avvenire, che li saranno fatti buoni, et cosi
« senza danno della Camera, né d'altri, havrà provi-
« sto d'una gran comodità li superiori di questa città
«et la città istessa. Con che le bacio humilmente le
« mani ».

A

- (LXXI) - 22 marzo - Una spia ha riferito al bar-
gello, che si trovava a Perugia un tal Livio di M.
Cristoforo, del contado di Siena, bandito per un
omicidio «molto brutto ». Il bargello, senza dirlo
al V., lo prese e lo imprigionò. Si è presentata la parte
lesa, con la sentenza che condannava il Livio nella
testa. Aveva ammazzato uno con una archibugiata,
perchè voleva « scansar la moglie sua, havendo pre-
« sentito che aveva da far con lei». Sembra al V.
potersi mandare il reo al Principe di Toscana, dove
fu commesso il delitto; anche per obbligare il Prin-
cipe a fare altrettanto per i banditi di Perugia: che
i più si salvano colà, per la via di Cortona.

- (LXXII) - 22 marzo - Al d°:. Ha ricevuto lettera
del cardinale diretta ad Atalanta Baglioni, moglie
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 29

del Conte della Rocca di Reschie, e la mandò per
mezzo del bargello, per aver nelle mani quell’Angelo
Grillo. Ma non l’ha trovato. L'Atalanta ha scritto
e il V. manda acclusa la lettera al cardinale, « per-
«chè se ne rida », come ha fatto anche il V.. « Que-
« ste genti erano solite non veder mai la corte et
« però le par strano hora, che la giustitia si facci
« per tutti ugualmente ». Anche a Perugia c’erano
molti gentiluomini che non pagavano ciò che dove-
vano per le imposte e pareva che i birri non ardis-
sero andare a pignorare. «Da che son qui io, si
«che hanno pagato! et gli esecutori le sono andati
«dentro le case et hanno havuto patentia! »... Nei
governi bisogna farsi obbedire e temere. E cosi fa lui!

- (LXXIII) - 22 marzo - Al d°:. Al tempo di mons:
Luzio Sassi, un Pietro Vincenzo, da Bovara di Trevi,
ammazzò uno di Perugia, bandito, condannato a morte.
L'omicida si costituì « et presentò la testa! ». Fu as-
solto dal luogotenente, con facoltà di nominare un
altro bandito, per simile o minore delitto. In quei
giorni si davano denari a chi voleva andare alla
guerra contro il turco. Il Pietro Vincenzo li prese e
parti. Fu fatto schiavo dai turchi per 18 mesi; poi
fuggi. Tornato a casa, ha fatto istanza al V. di poter
nominare un bandito da liberare. Ma il V. non l'ha
voluto ammettere, perchè passato il tempo; ma, d’al-
tra parte, ha patito assai per la Fede; quindi impe-
dito prima per giusta causa. Prega il cardinale di
dare ordini. Il Pietro Vincenzo è un,giovane povero
e dabbene, e non ha commesso che quel solo omici-
dio « per giustissima causa ».

- (LXXIV) - 26 marzo - Al d°:. Secondo gli ordi-
ni della lettera del 17, manderà alle galere Pietro
Paolo dell'Imperia, condannato dal luogotenente del
V. benché il luogotenente dell'Uditore della. Camera
Apostolica, Mons: Fabio Manichino, avesse scritto al

V. di soprassedere, perché il reo aveva ricorso a quel.

tribunale, adducendo di essere stato condannato ad
un anno di esilio, pena la galera; mentre ora é stato
preso e condannato per due anni. Acclude documenti
a giustificare la sentenza del luogotenente del V. Quel
Pietro Paolo per i molti delitti e per essersi opposto

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T. VALENTI

alla corte, quando fu preso, meritava 5-6 anni di ga-
lera. La sentenza del predecessore del V. era troppo
« piacevole »! Il V. spera veder confermata la se-
conda.

f:35t - (LXXV) - 26 marzo - Al do:. Ricevuta lettera del
20, con l'ordine di arrestare un Lucantonio de Donnini,
da Riofreddo e mandarlo a Roma all'Inquisizione.
Il V. mandò il bargello e mise una fidata spia in casa
di quell’Antonio Romanesco, che il cardinale ha in-
dicato. La spia ha notato chi entrava e chi usciva.
leri notte, per mezzo di una serva, il bargello potè
entrare, fingendo di cercare una donna; ma trovò
solo due soldati. Sì sta attenti se il ricercato compa-
risse in città; ma il V. crede che non ci sia. La
cosa, però, « non è nè fatta, nè guasta »! E si farà
diligenza.

f:35t - (LXXVI) - 26 marzo - Al do:. L’altra sera un
Francesco Pinelli, da Perugia, di 16-1 anni fu assalito
da due individui e ferito tre volte con una « storta »,
con deformazione permanente ad una guancia. Uno
dei rei deve essere tal Leone d’Antonio Salvucci,
da Perugia, perchè gli cadde la « storta ». Portata in
palazzo e chiamati tutti gli armaiuoli, fu riconosciuta
da uno di essi che l’aveva venduta al Leone. Questi
ora è latitante.

f:36r - (LXXVII) - 26 marzo - Al d°:. Mentre «si mo-
lestavano in questa corte li parenti di un Giulio
«di Marco Antonio da Campignano » per rinnovare
sicurtà di non offendere un Angelo di Binetto, di lì,
il detto Giulio si assentava e, d’accordo con un Fran-
cesco da Pitigliano, forse bandito, pensava di of-
fendere quel suo nemico. Il detto Francesco e il
Giulio vennero a Perugia: ma il bargello li prese;
erano senza lume; e poiché non vollero dare il loro
vero nome, furono imprigionati. Esaminati, non erano
d’accordo e dicevano bugie; quindi furono torturati.
Allora il Giulio confessó di essere venuto con altro
per ferire quel suo nemico, d'intesa con altri suoi
parenti. Questi, per timore, si assentarono. Si pro-

cederà come di dovere; e i due prigionieri avranno

il debito castigo.
f:36t

I:3T1t

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 31

- (LXXVIII) - 29 marzo - Al doe: Guido, del: fu
Astorre, Baglioni prima di andare «al stato suo » si
è presentato al V. che lo vide volentieri, e gli fece
« carezze ». Lo trovó « gratioso, garbato et accorto »,
come nessun altro alla sua età. Mostra non voler
degenerare dal valore dei suoi. Informa il cardinale
per dovere; e lo prega scusarlo «se alle volte le
«tante sue lettere gli fossero di fastidio ».

- (LXXIX) - 29 marzo - Al d°:. I priori di Peru-
gia hanno incaricato l’ambasciatore della città a Roma
di ottenere la revoca della lettera del cardinale circa
le « abolitioni », perchè — dicono — ciò è contro
gli statuti. Il V. prega il cardinale di persistere, per-
chè la disposizione è buona e con essa le cose non
passano più « sotto la banca », come prima. Gli sta-
tuti in simili casi non si osservano, perchè fatti quan-
do c'erano i podestà, che facevano a modo loro.
Un'altra disposizione degli statuti sarebbe anche quel-
la che un nuovo governatore non puó — dopo quat-
tro mesi — rivedere piü i processi del suo ante-
cessore; ma ció é a danno della giustizia. Ma i priori
domandano le « abolitioni » perché il cancelliere pren-
de 5 «carlini » per ognuna!

- ( LXXX) - 29 marzo - Al d?:. Antonio Piaggia, da
Spello, ebbe fino dall'anno passato la nomina a po-
destà di Trevi, col breve di conferma. Manca la
lettera del cardinale per l'ammissione, dopo la par-
tenza dell’attuale podestà.
Prega il cardinale di voler favorire il Piaggia,
gentiluomo e letterato meritevole anche «di maggior
« governo ».

- (LXXXI) . 29 marzo - Al Tesoriere Generale -
Per il macinato il V. metterà fuori il bando, prima a
un «carlino », poi a un «giulio »; ma aspetta che
finiscano gli attuali priori. Informerà dell'offerta
che si avrà, perchè il tesoriere possa riferire al papa.
Prega intanto di dar ordine ai ministri di non mo-
lestare il comune per «la porcina salata » per evitare
spese e rappresaglie.

Si usa ogni diligenza circa la causa di Giulio di
Luca «del Ciecia », che ruppe la sicurtà di 1000
scudi. Il V. farà il suo dovere come sempre.

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32 T. VALENTI
f:38r - (LXXXII) - 2 aprile - Al Card: di S. Sisto. La
povera gente reclama contro «i commissari delle
«fraudi, che per ogni cantone se ne piglia uno ».
Prima si pagava nella provincia la «tratta» del
grano da luogo a luogo. Il papa l'aboli, perchè in
danno dei poveri. « Adesso è peggio che la tratta »,
perché si é proibito di portare grani o biade da un
. luogo ad un altro. « Li poverelli sapendo esser tolta
«la tratta, credevano poter andare attorno con una
«soma o mezza di grano ». Invece cadono in mano
dei commissari, che fanno vendere il grano e le
bestie alla tromba, senza processo e senza pietà. Ri-
corrono al V.; ma è sempre tardi. Avvisa il cardi-
nale perchè provveda. Se vi fosse contrabando il
V. castigherebbe « della maniera che sa M. Antonio
« Ugolini ». Ma se un pover'uomo porta al mercato

una soma o due di grano, non c'é dolo.

f:38t - (LXXXIII) - 2 aprile - Al do:. Ha ricevute lettere
del 28 e 31 marzo. E molto consolato di sapere che
il papa e il cardinale sono contenti del V., che non
desidera altro che servire la giustizia e il papa. Pro-
cederà contro i priori di Sassoferrato, che preten-
dono «conoscere » le cause criminali.

f:38t - (LXXXIV) . 2 aprile - Al do:. A Foligno si se-
guita dal V. «a tenere le mani addosso ». Gli omi-
cidi di Morro e di Scafali sono stati « composti » con
1000 scudi tra tutti e due; e i delinquenti condan-
nati in contumacia. Tuttavia ogni giorno c'é qualche
cosa di nuovo. È stata trovata in un fiume presso
Foligno «una creatura annegata ». Il podestà e il
governatore indagano. Si spera — non lasciando de-
litti impuniti — che «s'indurranno queste genti a
vivere un pò « meglio ».

f:39r - (LXXXV) - 5 aprile - Al do:. Gualdo Cattaneo,
che Alessandro VI diede in. governo a Foligno,
ha mandato due uomini al V. per riferire che
quel comune, ritenendosi gravato da Foligno, ha
inviato. « non so quali ambasciatori a Roma», al
papa e al cardinale. Il V. se ne rise «e prese anco
«un poco di sdegno, perché gli parve che abbiano
« fatto come le monache di Genova, che prima escono,
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f:41r

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 33

« poi domandano licenza » ! Si tratta di cose da poco,
che avrebbe « potuto accomodare » anche un mi-
nimo auditore del V. senza disturbare nè il papa, nè
il cardinale. Tutte le questioni si riducono a questo:
che il Comune di Gualdo vorrebbe decidere tutte le
cause criminali in prima istanza, in forza di statuti
e di bandi. Un’altra ragione è la nomina del podestà.
Gualdo deve scegliere tre uomini di Foligno, e questo
comune ne nomina uno. Ultimamente nessuno volle
accettare. Il V. ordinò a Gualdo Cattaneo di nomi-
narne altri tre; ma nel frattempo Gualdo ricorre a
Roma, con dispiacere del V. Il cardinale rimandi
gli ambasciatori al V. che in poche ore li accomoderà.
Questo «rumore» proviene dal malgoverno di quel
povero paese. E c’è chi vorrebbe « spesarsi » a ca-
rico di esso!

- (LXXXVI) - 5 aprile - Al d°:. Il cardinale ha
raccomandato al V. il Conte Gisberto degli Oddi,
gentiluomo modestissimo. Lo considererà come ser-
vitore del cardinale e gli userà tutte le amorevolezze.
Circa il credito che un Salvatore Guasconte, spe-
ziale in Roma, ha contro Baccio Ranieri, se il V.
l’avesse saputo prima, l'avrebbe fatto pagare, senza
disturbare il cardinale. Ma l’affare fu presentato al-
lantecessore del V.. «Io sto quà per far giustitia
«a tutti, senza alcuna eccettuazione di persona ».

- (LXXXVII) - 5 aprile - Al d°:. Ricevuta lettera
del 3, con la quale si concede al V. il 10 per cento
sui proventi dei malefici. Ringrazia: sia perchè sarà
un compenso alle gravi spese; sia perchè è una
prova del favore del cardinale verso il V.; quantunque
i suoi predecessori abbiano avuta la stessa percen-
tuale.

- (LXXXVIII) - 9 aprile - Al do:. Venerdì Santo:
giorno di quiete e di « sequestratione dagli affari »;
perciò non sarà molesto: anche perchè non c’è nulla
di nuovo. Tutto è tranquillo.

- (LXXXIX) - 12 aprile - Niente di nuovo. Dio con-
servi sempre in quiete questi popoli, affinchè il V.
non abbia occasione di molestare il cardinale.

STORIA PATRIA 4

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f:41r - (XC) - E’ stato ferito di coltello alla faccia Car-
lo Bonfreni, assai nobile cittadino di Perugia. Non ha
FONNI indicato il feritore: ma è stato Francesco Gualtieri,
un di li; eausa l'amoreggiamento e lo sconcluso matri-
monio tra il Bonfreni e una sorella del Gualtieri.
Si procede in contumacia.
A Nocera, in un lavoro di scavo per una fonte,
fatto fare dal vescovo, si ebbe una frana con tre
morti, il Giovedì Santo.

f:41t - (XCI) - 19 aprile - Al do:. Il V. ha saputo dal

luogotenente di Foligno che il cardinale ha avocata

a sè la-causa di un Battista da Pontecentesimo, iin-

putato di vizio nefando. Il V. si rallegra che la
| 2 ME causa sia in mano del cardinale, che « destramente
[n « viene rimettendo questo governo alla sua pristina [
MT «reputazione ». Il popolo starà piü quieto, sapendo
SAN che le cose si vedono e si rivedono e che i delitti
si puniscono. Dopo che il V. è a Perugia, «le cose
«hanno pigliato un poco di forma et si vive con più
«timore ». Da tre o quattro poste in qua non ha
avuto di che scrivere. Il V. vedrà e considererà bene
le cose che passeranno per le sue mani, e prima
|; di dare il suo voto vorrà sapere come si sia proce- E
jc UE duto. Cosi nel caso di quel tale di Pontecentesimo, |
| sta indagando per sapere se è vero che voleva eva-
dere dalle carceri « che questo solo, per il manco,
« basterebbe a mandarlo in una galera ». Informerà.

f:2r - (XCII) - 19 aprile - Al do:. Il podestà di Nocera

ue se ne é andato in Orvieto, a trovare un fratello. Non
ha avvertito il V. né ha detto chi ha lasciato in

supplenza. Nessun officiale può pernottare fuori di i

governo, senza licenza del superiore. Poichè quel

podestà non l’ha domandata al V. desidera sapere - i

se l’ha chiesta al cardinale. Favorisca dire a tali i

| officiali che — in ogni caso — informino il V.
Mi quando vogliono partire, perché egli possa mandare
(SCI ‘un supplente, per evitare scandali. Così a Nocera
ii { è stato ammazzato uno sù la strada Romana, con una
accetta. Di più il V. ha fatto carcerare un macellaio
di li, debitore di 300 scudi per dazio. Il figlio di
| lui, con altri, hanno fatta violenza al cancelliere e
I liberato il reo. Il V. ha mandato un commissario.
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1:43t

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 139

A Trevi sono stati feriti due fratelli. Di tutto
ciò farà « quel risentimento che giustitia comporta ».

- (XCIII) - 26 aprile - Al do: L’affare dei privi-
legi invocati da Sassoferrato è stato accomodato dal
commissario con uno scudo per la Camera Apostolica!
«Hor veda V. S. Illma che scapate fanno questi
« giovini inesperti»! Prega mandare un altro go-
vernatore, perchè quello non è idoneo. Sarebbe anche
bene levare ai commissari e podestà della provincia
la « segnatura, perchè fanno mille cosette che non
« stanno bene ».

- (XCIV) - 26 aprile - Al do:. Manda lettera del
Duca d’Urbino che promette consegnare i prigioni
che sono della giurisdizione del V. Così si è avuto
da Gubbio un Cencio, perugino, ladro. Quando sarà
in sua mano, il V. gli darà il castigo suo, ad esempio
degli altri, e si rimborseranno i derubati. Il podestà
di Nocera è tornato; ed è andato subito dal V. a
domandare perdono; ed il V. gli ha dato avvertimenti
per un’altra volta.

-(XCV) - 26 aprile - A Mons: Tesoriere Generale
L'appalto del macinato è andato deserto: « Tota nocte
«laboravimus et nihil cepimus »/ Molti luoghi pii,
specie monaci « che non magnano carne» hanno co-
minciato a borbottare di non voler pagare la « ma-
« cina »; lo sgravio del sale non li riguarda, perché
esenti dal pagamento; quello della carne perché non
ne mangiano! I proprietari dei molini sui confini
hanno protestato, perché non vorrebbero che quelli
che vengono da fuori del territorio pagassero «la ma-
«cina ». Cosi hanno « ingarbugliato il negotio »! Per
colpo di grazia, é venuta poi una lettera dell'amba-
sciatore a Roma che dice il papa non volere si ap-
plichi la tassa che per i 2500 scudi che occorrono

‘alla città. Sicchè nessuno ha fatto offerte. Per i

bisogni del comune ha nominato un nuovo tesoriere,
che anticipa 1000 scudi. Troverà poi un altro prov-
vedimento, senza imporre nuove gravezze. I gentiluo-
mini si pentiranno di « haver sturbato il negotio della
«macina »,

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£:44r - (XCVI) - 30 aprile - Al do:. Per provvedere fon-

di, si potrebbero cedere al comune «le provisioni
«di certi uffici pubblici che i governatori pro tem-
« pore sogliono dispensare per bossolo ai gentilhomini
«et cittadini» dal tempo di Pio IV. Sono uffici
senza giurisdizione, nè incarichi: servono solo «a ti-
«rar le provisioni » ! Pare che coi ministri dei go-
vernatori « si faccino conventioni di pretio, partecì-
« pando; cosi a tempo di Mons: Finetti ». Si avranno
così circa 100 scudi l'anno; ora se ne spendono 500
per l'ambasciatore a Roma stabile. Basterà un agente
con 60-70 scudi. Con qualche altra economia, si farà
a meno delle tasse e si pagheranno i debiti. Si cer-
cherà di eliminare le frodi sul sale, dandone tanto
«a bocca» nei luoghi franchi e di ridurre l'elemo-
sine del sale ai conventi e ai monasteri, riechi di 8-10
mila scudi d'entrata. Tali elemosine importano 660
scudi Panno; perciò la salara rende poco: donde il
debito del comune. Gli uffici di cui sopra sono i
capitani del contado; e sono 10 per anno, con 60
scudi ognuno «a man basciata, senza sapere don-
«de si vengano, nè perchè se gli habbiano »! Poi «i
«castellani di 5 rocche che non si guardano mai; e
« sono 10 per anno, con 40 scudi o 33, o 25, più o
« meno ». Per prendere provvedimenti occorre ordine
del tesoriere o del cardinale di S. Sisto, per incarico
del papa, per tre anni dal 1575. In questi otto mesi
che mancano, si rimedierà volta per volta.

£:45r - (XCVII) - 24 aprile - Al Card: di S. Sisto. Il

cardinale ha rimesso al Valenti la decisione della
vertenza tra Foligno e Gualdo Cattaneo. Ringrazia, e

farà di tutto, presto e bene. Sono tornati i: com-

missari di Nocera e di Trevi, per quei delitti. Si
procede in contumacia contro i delinquenti, per la
pena personale e la confisca dei beni.

A Perugia tutto è quieto. Solo ci fu ieri un inci-
dente tra un figlio di Messer Francesco Pacino é uno
di Rodolfo Ansidei, che erano amici: ma in piazza
vennero a parole « et fecero alle pugna, alla sanese,
«et non fecero a cortellate, come si suol fare alla
« perugina, perché non avevano spade » che sono proi-
bite. Fecero subito pace tra loro; ma bisogna che
la facciano anche con la corte!
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EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 37

f:46r - (ACVIII) - 8 maggio - Al d°:. Propone inandare
a Trevi il podestà eletto per Bevagna, e viceversa;
non perchè un ufficio sia migliore dell’altro: ma per-
chè il podestà eletto per Bevagna, andando a Trevi
avrebbe più occasione d’imparare, come desidera, per-
chè là ci sono più idottori e le cause si studiano
meglio.

[:46r - (XCIX) - * maggio - Al do:. Foligno ha molti pri-
vilegi pontifici per la fiera, che dura due mesi. Tra
gl altri ha il privilegio di giudicare tutte le cause.
Con .ciò pretende che le cause capitali siano giudi-
cate dai priori e dai Soprastanti. I camerali si op-

pongono, a cagione delle confische. In questi giorni

c'è stato un ferimento. Il fiscale della provincia è an-

| dato sul posto; ma i Soprastanti non gli hanno vo-

luto mostrare nulla. Solo hanno scritto al V. che
ha cosi risposto: se il ferito non muore, giudicheran-
no essi; ma se muore, il V. manderà un commissario

e la causa passerà alla sua corte.

f:46t - (C) - © maggio - Al do:. Quattro o cinque gen-
tiluomini di Perugia, cavalieri di S. Pietro e S. Paolo,
pretendono poter portare armi non proibite. Il V.
non lo ha concesso; ma attende istruzioni dal car-
dinale.

1:46t - (CI) - 7 maggio - Al do:. - Un Bartolomeo Briz-
zi, da Parma, ha avuto ucciso un figlio. Ha final-
mente appostato l'omicida in una villa di Perugia, e,
chiamata la corte, l'ha fatto arrestare e chiede che
si proceda. Il reo nega; e condurre i testi a Perugia
sarebbe spesa grande. Il V. proporrebbe mettere il
i reo nelle mani del Duca di Parma. Attende ordini.

f:47r - (CII) - © maggio - Al d°:. A Montefalco sono da
tempo discordie tra contadini e terrazzani. Chi poteva
avere uffici pubblici usurpava le entrate e non rendeva
i conti, La comunità è in debiti. Il palazzo del po-
destà è caduto. Di tutto fu da. anni informato il
cardinale Sforza: ma inutilmente. Il V. ha mandato
un.commissario, che in tre giorni ha rimediato a tutto,
riscuotendo i crediti del comune, come da relazione
| di priori e deliberazioni del consiglio, che è acclusa.



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Occorre appaltare tutte le entrate e mandare un te-
soriere forestiero. Prega approvare tale decisione o
suggerire altro da farsi.

- (CIII) - t maggio - Al do:. Giulio di Luca « del
« Ciccia », imputato di ferite a Nicolò di Ser Felice,
dopo molte fatiche del luogotenente Bernucci, è sta-
to due volte torturato: ma non ha confessato. Sarà
rilasciato con sicurtà di ripresentarsi; se capiterà la
prova, si procederà. Gli altri imputati sono stati con-
dannati in contumacia.

- (CIV) - 10 maggio - Al do: Il Comune di Ca-
scia ha proibito ai suoi abitanti di andare al mer-
cato di Norcia il giovedì; e ne ha ordinato un altro
a Cascia nello stesso giorno. Tutta la questione é nel
fatto che i norcini chiamano il « Castello Innocenzio »
col soprannome di «Cecacassi » (sic/). Tutto s'ac-
comoderà. Se dovrà annullare la delibera di Cascia,
circa il mercato desidera saperlo dal cardinale.

- (CV) - 10 maggio - Al d°:. Il V. doveva informar-
si di un legato lasciato da un Don Francesco Ple-
bani, da Cerreto, per fabbricare un monastero di mo-
nache. Il legato era di 10 « fiorini » per la fabbrica
già deliberata dal comune. Del rimanente del patri-
monio fu erede una sorella del Plebani. Morendo
essa senza figli, i beni dovevano passare alla fab-
brica, se fosse incominciata entro cinque anni. Ne so-
no passati già tre, e non solo non è incominciata la
fabbrica, ma il comune ha venduto anche il terreno;
onde, se il comune non fabbrica, il legato resta sen-
za effetto.

- (CVI) - 14 maggio - Al d°:. I priori e molti gen-
tiluomini di Perugia pregano il V. perchè ottenga
dal cardinale la conferma ad un tal Giuseppe Orso,
ebreo, del permesso di far prestiti al 12 per cento,
come a Roma ed Ancona; e ciò nell’interesse del
pubblico e del comune. Altrimenti si ricorre a con-
tratti col patto « de retrocedendo » e altri simili, che
si chiamano « baróccoli »; cosi si comprano merci a
credito e si rivendono a contanti per assai meno,
donde liti e rovine. Raccomanda l’accoglimento del-
l'istanza, anche per utile degli studenti.

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EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 39

f:40r (CVII) - 14 maggio - Al do:. Costanzo di Camillo,

f:48t

da Pisa, è in prigione a Perugia da dieci mesi, per

ordine del braccio secolare di Roma, in forza di due
sentenze a favore di Donna Mansueta Mansueti, da
Perugia, « per conto di una statua di bronzo, che
« quest'uomo trovò nel 1567 nelli beni di detta Ma-
«donna Mansueta, la quale (!) egli nascostamente
« vendette per 60 scudi ad un orefice, che poi la
« diede al granduca di Toscana. La statua si pretende
«esser di gran pretio, che questa: gentildonna la
« stima per parte sua 20000 ducati et presuppone
« che oltre di ciò si sieno trovate nei medesimi suoi
« terreni altre cose. Il contadino si è ostinato di
«non voler provedere ai casi suoi et Madonna Man-
«sueta, come quella che ha la ragione dalla banda
«sua, vuole vedere quel che ne debba essere per
« giustitia ». Il V. opina si debba mandare il reo a
Roma e li si decidesse « che si habbia a far di lui ».
Se però il cardinale vuole che il V. proceda, obbedirà.

- (CVIII) - 14 maggio - Al do:. Il Bernucci è stato
a Gubbio per il fatto di M. Castora Fedini. La
suora fu «sparata» e i medici riferirono essere
stata strozzata. Altri contradicono. Onde il luogo-
tenente oggi é di diverso parere, anche perché la
suora può essere caduta e rottosi il collo. In ogni
modo la Castora è in prigione. Il cardinale saprà il
resto dal Bernucci a voce.

f:50r - (CIX) - 14 maggio - Al d°:. Foligno e Gualdo Cat-

taneo sono stati citati dal V. a comparire avanti a
lui. Quei di Gualdo hanno chiesto un rinvio, per
aver mandati i documenti a Roma. Il V. ha concesso
venti giorni. Intanto gli ambasciatori dei due comuni
sono a Roma. Se il cardinale volesse far risparmiare
ai comuni tali spese, potrebbe licenziare gli amba-
sciatori !

- (CX) - 14 maggio - Al d°:. Bevagna ha presentata
lettera al cardinale che ordina al V. di decidere la
vertenza dei confini con Cannara e quella delle ac-
que. La questione è importante. Il V. domenica mat-
tina sarà a Cannara; la sera a Bevagna. Il lunedì
a Perugia. Riferirà.

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- (CXI) - 14 maggio - Al de: Il governatore di
Cascia si è accorto di aver errato nell’affare del mer-
cato, perchè ciò non si poteva fare, senza il permesso
della Camera Apostolica. Ora se la piglia coi conta-
dini, che hanno ricorso al cardinale e al V. col pre-
testo che essi l’hanno abusivamente fatto a nome del-
l’Università dei contadini. Il V. gli ha risposto di non
molestarli; ma il governatore ha fatto invece prendere
otto di quei pover'uomini e «li travaglia in spesa et
«fastidio ». Non sa il V. se ciò sia stato fatto per
ordine del cardinale, ma cosi si taglia la via a quei
contadini che vogliono ricorrere. E questi si racco-
mandano perché si provveda « che non siano strac-
« ciati ! ».

- (CXII) - 14 maggio - Al d°:. Nella causa del fe-
rimento dei due fratelli a Trevi, sono stati arrestati
sei individui. La cosa si é composta con 500 scudi.
Ciò al V. è parso assai, perchè i più sono figli
di famiglia, e due sono nullatenenti. Se il V, li avesse
potuti avere nelle mani, ne avrebbe fatta « qualche
« demostratione ad esempio degl'altri », perché a quei
due fratelli hanno fatto « un mal scherzo », e uno di
essi sarà deturpato da üna cicatrice. Non potendosi
condannare a morte, saranno esiliati dal comune.

- (CXIII) - 14 maggio - Al d°:. La prima cosa che
il V. fece a Perugia, fu di ordinare che si rassettas-
sero le strade, i ponti e le fonti, anche per comodo
dei pellegrini che andranno a Roma nell’Anno Santo.
Ha sollecitato di nuovo i lavori, a richiesta del
cardinale, minacciando l’invio di un commissario.

f:52r - (CXIV) - 18 maggio - A Mons: Tesoriere Ge-

nerale. Ha ricevuta lettera del cardinale sulla pro-
posta fatta dal V. «per supplire alli bisogni di
«di questa città, per pagare i pesi camerali ». Poi-
chè il papa non l’ha approvata, il V. dice «non ce
« replico altro, perchè non son huomo che mi mariti
«mai dell’opinione mia, ma mi basta solo di proporre
«alli miei padroni quello che mi par essere servizio
«di Iddio, del Prencipe et della povertà; del resto!
«mi acquieto poi a tutto quello.che si risolve per
«il meglio. Dico ben questo in resposta a V. S.
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 41

«in quanto a quello che Ella dice, che ciò sarebbe
«un pagar la Camera con li denari della Camera:
« che in questo caso non ha luogo, perchè tutto quel-
«lo che in questa città si paga, si sborsa di quella
« (sic) della camera [comunale] sino alla cera che
« sì dispensa nella cattedrale il giorno dell’Annun-
« ciatione, et della Camera [apostolica] non se ne
«intende quel che già è convertito in altro uso ».
E° meglio «di levare a quattro o sei gentilhomini un
«poco di emolumento straordinario, che di pigliare
« dalla borsa di poveri huomini quattro o sei soldi
« guadagnati col suo sudore. So che questo partito
« era il peggio per me, perchè li gentilhomini me ne
«havrebbero voluto male, ma nelli uffici miei son
«solito di non haver altra mira che al servitio
«di Dio et del Prencipe, come ho detto; et per
«far ciò non curo altre malevolenze ». Ma se altri
consigliano questo partito, il V. si rimette «a più
«sano giuditio et ubbidirà a Sua Santità et a V.
« S. ». Quanto alla « macina », scrisse già perché non
era andata avanti la deliberazione del popolo; «et
«questo perché nessuno haveva voluto offerire, du-
« bitando di pigliare un sacco di lite ». Prima perché
non si sapeva se i Luoghi Pii avrebbero contribuito,
perché i monaci non mangiano carne ed hanno il
sale senza aumento e pretendevano di non volere
la ,«macina », perché a loro danno. Poi non si è
deciso se i grani forestieri dovevano pagare « que-
« sta gravezza; i gentilhomini proprietari di molini
«sui confini ci pretendevano pregiuditio ». Non si
sapeva se i commissari della carne « ci volevano pi-
« gliare il loro quattrino, quanto importa il dazio di
« presente ». Di più l'ambasciatore scriveva da Roma
che il papa non voleva si mettesse « questa gravezza »,
se non per quello che mancava per i bisogni del
comune. Era un aumento d’imposizioni senza utile.
Il popolo, d'altra parte, voleva si levasse l'aumento del
sale « nel quale si commettono di molti fraudi, che
« tutto nell'affare ritorna in danno de' poveri ». Tolte
queste difficoltà, si potrebbe riparlare della « ma-
«cina». Ma il cardinale non ha.risposto sü ció, e
il V. non sa che cosa fare. Se tutto ció mancasse,
i priori suppliranno ai presenti bisogni coi 1000
scudi avuti in prestito dal tesoriere, ed alcuni altri

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che devono avere dal tesoriere passato, che il V.
tiene in prigione. Al resto si provvederà altrimenti.

f£:52t - (CXV) - 21 maggio - Al Cardinale di S. Sisto;

Il comune di Perugia ha avuto per molti anni

a tesoriere un Francesco Piccini, di lì, e ultimamente
IO l’ha confermato per altri tre anni: poi a beneplacito.
pi . Ma finiti i tre anni, il beneplacito fu revocato. Il
LR Piccini si è opposto: ma poi ha avuto torto. Però
| SIE E deve, per contratto, riscuotere tutti gli arretrati del
Wr comune o pagare del suo. I priori « hanno fatta in-
« stantia- d'esser sodisfatti, che ben le resta a dare
«di 1500 scudi, che, per gratificarsi i cittadini, non li
| i «ha. rescossi ». Il Piccini non vuole ora nè riscuo-
TER M tere, né pagare, supponendo che tocchi al tesoriere
FEM. nuovo. Il V. crede che in ciò il Piccini abbia torto,
LIRA e gli ha dichiarato che deve e riscuotere e pagare.
MARONI Il Piccini voleva appellare al papa: ma il V. non
glielo ha permesso. Intanto «l'ha fatto stare per un
« pezzo ritenuto: nel palazzo ». Visto che non si de-
cideva a nulla, Pha fatto mettere in prigione, « dove |
« credo sia ostinato di star qualche giorno ». Così
sta il fatto, di cui il cardinale gli ha scritto il 15
maggio. E giacchè il cardinale vuole il parere del
V. sü questo affare, gli dice che « sarebbe di non
« rilassare messer Francesco fintanto che in qualche
«modo non s'aecomoda con la comunità; la quale
| il «ha assai bisogno, trovandosi grossamente debita
| i « (sic) alla Rev: Camera ». Però il V. farà quello che
| il cardinale comanderà.

I f:53r (CAVI) - 21 maggio - Al d°:. Domenica passata
EIA c'era festa a S. Nicolò delle Celle. Vi andarono alcu-
b Mar) ni giovani di Perugia « per far affronto » ad uno che

io era alla festa, col quale uno di essi « haveva havuto
SM? « disparere ». L’affrontò con le armi e attaccarono la
rissa, nella quale, « dicesi a sorte », fu ammazzata una

ii povera donna contadina, con una archibugiata, non {
| . si sa da chi. «Et altro male non successe, se ben |
dur «questo fu pure troppo». Il V. mandó «a far le |
dini « provisioni necessarie ». Furono arrestati due degli

autori del « rumore »; e si procede contro di loro
e contro degli altri; «et si farà quel risentimento
« che la qualità del delitto ricerca ».
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EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 435

- (CXVII) - 21 maggio - Al do:. Paolo Orsini, po-
destà di Montefalco, « è gentilhuomo clie ha fatti de
« molti uffittij» e sempre bene, come a Montefalco,
dove si porta tanto onoratamente, che « merita essere
« aiutato et portato innanzi », Il suo ufficio sta per
finire. Il V. raccomanda l’Orsini al cardinale, per
la conferma, anche perchè «ha cognitione et pratica
« di quelli humori ». gs

- (CXVIII) - 21 maggio - Al do:. Girolamo di Cri-
stiano e Alessandro del Nero, da Pietramerlina, con-
tado di Perugia, sono già da più di un mese condan-
nati a morte e alla confisca dei beni, per avere nel
settembre passato ucciso un Ottavio di Brenzo, di
li. Poiché vogliono costituirsi « per provare che gli
« sia stato lecito di ammazzare detto Ottavio, per es-
«sere bandito capitalmente et condenato per homi-
« cidio », il V. prega il cardinale di ordinare che si
« admettino secondo la forma del Motu proprio le
«loro difese, nonostante le dette. condennationi ».

- (CXIX) - 21 maggio - Al d°:. Il V. d'ordine del
'ardinale é andato a Bevagna e a Cannara, per la que-
stione delle acque. Condusse seco Eugenio Marcanti,
luogotenente dello Stato dei Baglioni e Cipriano Pic-
colpasso «ingegnere eccellente stipendiato da N. S.
«in questa fortezza». Il V. volle minutamente ve-
dere il tutto. Vide cosi che il Topino, che raccoglie
molte acque, era alle volte si grosso, che inondava
il paese. A tempo di Paolo III «credo» fu fatto
un alveo in territorio di Bevagna e di Cannara « per
«il quale veniva una buona quantità d'acqua, quando
«il Topino andava pieno ». Cosi si « vietava et vie-
«ta linondatione ». Ora, o per poca cura, o «a
« studio », l'alveo é tanto ripieno e stretto nel ter-
ritorio di Cannara, che, quando vengono le piene,
il Topino « spinge un buon huomo d’acqua in quel-
« l’alveo »; ma questo in territorio di Cannara non
la riceve e cosi si allagano molte terre nel terri-
torio di Bevagna «et fa gran danno ». I cannaresi
non vorrebbero che si cavasse l’alveo, perchè — di-
cono — quando fu fatto venne limitata l’acqua da im-
mettervisi. Ma poi fu elevato un certo trave e l’ac-
que crebbero. A Bevagna, invece, dicono. che l’acqua

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T. VALENTI

é la medesima, ma che i cannaresi l'avevano impedita,
senza ragione. Erano presenti alla visita anche gli
ambasciatori (!) di Foligno, che pretendevano avere
interesse e dicevano le stesse cose. Il V. vide il luogo
« dove si piglia l’acqua, che si chiama Ponte nuovo »
e vide « tutto quello che si poteva vedere ». La sera a
Bevagna intese gli avvocati e procuratori delle parti e
gli ambasciatori di Foligno. La mattina dopo li acco-
modó con una transazione, cioé: che si allargasse l'al-
veo in territorio di Cannara, a giudizio del Piccolpas-

Il V. farà il riparto della spesa. Quanto alla deri-
vazione d’acqua al Ponte nuovo, si cerchino i termini
vecchi e li conservino; se no, si rimetta al V. la facoltà
di limitare la quantità dell’acqua. A tali proposte le
parti, «non sapendo che rispondere, s’acquetarono
« et restorno sodisfatti et contenti ». Il V. « ne prese
« gran piacere », per la quiete di quei paesi; onde
la fatica non gli è rincresciuta, perché ha fatto «il
« servizio dei padroni e il commodo dei popoli in-
« sieme. Piaccia a Dio che la pace duri perpetuamen-
«te per beneficio di quelle terre, che fin qui per le
« discordie hanno patito assai, con gran pericolo di
« venire all'arme, che sarebbe stato peggio ».

(CXX) - 21 maggio - Al do:. Il vescovo di Noce-
ra ha scritto al V. di aver avuto ordine da Roma di
fare una cattura in Sassoferrato, sua giurisdizione e
perciò il V. gli mandasse parte della sua corte; ciò
che il V. fece subito. Gli esecutori tornati riferironó
aver preso un Messer Severo Fata, dottore, di li, e
condottolo nella rocca di Gualdo, e di aver presa an-
che la moglie di Messer Durastante, cerusico e por-
tatala nelle prigioni di Sassoferrato.

(CXXI) - 24 maggio - Al d°:. Dal tempo di Mons:
Finetti, è consuetudine della corte di Perugia che i
giudici civili non possano pronunciare «in cedula »;
e eosi ha fatto anche il V.. Ora i procuratori di li
hanno fatta istanza che scriva al cardinale, perchè
permetta che la corte possa nelle cause pronunciare
«in cedula », specie quando si è vicini alle vacanze,
e soltanto per quelle « già ridotte per sententia »; e
ciò per comodo dei procuratori, dei giudici ce dei
clienti, per sollecitare. Il V. non ha potuto .rifiutarsi,
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI

sperando buoni effetti; anche perchè, quando un giu-
dice sarà alla sentenza e avrà pronunciato «in ce-
dula », potrà apertamente esporre i suoi dubbi, sen-
«za che le parti le possano fare delle tratte - messe,
«come costumano il più delle volte i procuratori »,
che cercano sempre pretesti, con danno dei clienti.
Prega il cardinale di dare questa autorizzazione a
quel tribunale, come l’hanno quasi tutti gli altri di
Roma e delle provincie, e, se crederà, di limitarla,
assegnando il termine di un mese nel tempo delle va-
canze, di aprire le cedole e di quindici giorni «in
«tempo di ragione ».

- (CXXII) - 24 maggio - Al de:. Sabato notte fu
ferito in questa città « per causa d’una puttana un
« povero mulattiero in una gamba, da certo forfan-
« taccio, che non ha cosa al mondo ». Il mulattiero
morì all'ospedale dopo due ore. Si procede contro
il delinquente in contumacia e si condannerà giusta-
mente.

- (CXXIII) - 28 maggio - Al do:. È a Roma Agosti-
no Bernucci, luogotenente della corte del governatore
V. Il Bernucci si lagna che delle cause d’importanza
che gli passano per le mani debba dar conto a Roma
e aspettare la risoluzione. Data la sua età ed espe-
rienza e viste le fatiche che dura, questo è un peso
assai grave per lui. Il. V. gli ha detto quali sono. gli

ordini del cardinale e vuole che siano eseguiti; d'altra

parte, porta rispetto alla età e al valore del: Bernucci,
nonchè all'antica servitù che ha col papa e non vor-
rebbe dargli alcuna « mala soddisfatione ». Però l’ha
pregato che s’intenda:col cardinale, perchè il V. non
vuole « che s'habbino da preterire» gli ordini di
questo.

Giorni fa furono commesse «per breve» due
cause di due perugini « che si sono constituiti per
«causa capitale di vizio nefando ». Il Bernucci l’ha
spedite, servati i termini, senza avvisare Roma, al-
legando che, essendo le cause commesse colà, non
occorreva darne altro conto. Tutto è stato fatto se-
condo giustizia, perchè il Bernucci è ufficiale inte-
gerrimo; tuttavia il V. ha il dovere di riferire quanto
sopra, perchè il cardinale decida mentre il Bernucci
è a Roma, per tranquillità del V. medesimo,

45

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T. VALENTI

f:56r - (CXXIV) - 28 maggio - Al d°:. A tempo dell'an-

tecessore del V. un tal Virgilio di Francesco Torretti,
da Perugia, ferì, senza motivo, con un pistolese al
viso un tal Placido di Cesario « et li tagliò sino al-
«losso, onde le ne resta assai brutta cicatrice ».
Fu eondannato il reo in contumacia, secondo i bandi,
a 250 scudi e al taglio di una mano. Da una spia
si é saputo che stava nei dintorni e qualche volta
anche dentro Perugia. È stato preso: ma il luogo-
tenente, « parendogli che il tagliare la mano a un
«huomo sia un renderlo perpetuamente inutile », gli
ha commutata la pena in 10 anni di galera, purché
entro tre giorni pagasse la penale. Non avendo pagato,
«e stato inviato alla volta delle galere, perchè il de-
«litto non resti impunito. Pur è gran cosa che
«in questa città per ogni poco d'odio e di dispiacere
« non pensano queste genti di potersi altramente ven-
« dicare se non col dare di questi sfregi; cosa molto
«brutta et degna di rigorosa demostratione ». Infor-
ma, per il caso che la parte ricorresse.

f:56t - (CXXV) - 28 maggio - Al do:. Ha ricevuto una

lettera del 22 circa un tal Giuseppe ebreo. L'ha
fatto chiamare e, interrogatolo se, dopo la licenza a-
vuta di fermarsi a Perugia, ha prestato ad interesse.
Ma dice non aver fatto che riscuotere. Perchè in av-
venire conosca bene la volontà del papa, gli ha noti-
ficato, d'ordine del cardinale, che alla fine della li-
cenza se ne vada; se no, lo castigherà « molto bene ».

f:56t - (CXXVI) - 28 maggio - Al do:. Il V. ha saputo

che a Trevi un ciabattino aveva ferito un calzolaio,
con un pugno nella schiena. Il ferito mori il giorno
dopo. Il podestà ha fatto quanto occorreva. Il V.
gli ha ordinato che condanni il reo; ma questi non
si trova! È tanto povero, che, volendosi far l’in-
ventario, non si è trovato nulla di suo.

f:57r - (CXXVII) - 28 maggio - A Mons: Card: Camer-

lengo. Il V. ha ricevuta una lettera di lui in data
22 maggio, col memoriale di alcuni perugini « per l'af-
« fetto che hanno della Reverenda Camera» e del
bando dell’olio. Quanto al memoriale, il V. ha mandato
il fiscale perchè s'informi. Ha fatto pubblicare il bando
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 47

a Foligno, Assisi, Trevi, Montefaleo e Bevagna, ed
avvisato tutti che non permettano esportazione. Da
Perugia è già un mese che non ne fa uscire una soma.
Dicono che ce n'é molto: e il V. lo erede; ma non
sì trova «a comprar per denari », e per la città lo
fa venire ogni sabato per forza. E poi è tanto caro
«che é una vergogna». E ció perché tutti con la
speranza delle « patenti », lo vogliono tenere per ven-
derlo a modo loro. Ha fatto pubblicare il bando del
cardinale, e. vedrà di avere l’intera nota di tutto
l'olio che ci sarà, per darne conto. Non darà alcuna
licenza di estrarlo; prega però il cardinale di fare
altrettanto, perchè l’anno prossimo sarà cattiva rac-
colta; perciò bisogna conservare l’olio che c’è, « al-
«meno per abundanza di codesta Alma Città nel pros-
«simo Anno Santo ».

- (CXXVIII) - 31 maggio. Al Cardinale di S. Sisto.
Gli manda un'istanza di certi contadini del territorio
di Perugia, condannati a morte, « per certe ferite da-
«te, dalle quali non ne segui morte, né impedimento
« di aleun membro » ; se bene « l’inquisitione dice al-
«trimenti. Ora vogliono rimettersi, pagando - la
« compositione ». Benchè poveri; arriveranno «a ot-
«tanta scudi tra tutti dui, che mi par pure troppo;
« rispetto alle poche facultà di loro ». Di solito, tali
suppliche, quando non c’è omicidio, vengono segnate
dal governatore della provincia; ma il V. non ha vo-
luto firmare questa, senza sentire il cardinale. « Le
«dico ben questo, che per quella poca esperientia
«che ho delle cose de’ governi, mi pare una mala
« introduttione quella che hoggi si costuma di con-
« dennare uno per ogni delitto capitalmente ». Qualche
volta i bandi — per errore -- impongono tale pena,
dove non l’impongono le leggi comuni. Ma « quando
«si viene alle condennationi, bisogna molto bene an-
«darci considerato, perché quando si bandisce un
«huomo nella vita et per causa leggera, il più delle
« volte si mette in desperatione et comencia poi a far
«de delitti brutti de furti et delli assassinij, da che
«ne causa la inquietudine delle città et delle pro-
« vincie.

« Et io mi raccordo che quando fui a Bologna
«trovai che erano stati condannati dal precessore

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T. VALENTI

mio capitalmente da forse ottanta, per certa pretesa
conventicola; della quale non era nato errore al-
cuno, et questi andavano poi infestando il territo-
rio. Et il medesimo ho visto in Romagna, et li tanti,
altri banditi della Marca non si son fatti per altra
causa che per questa troppa facilità di condennare
capitalmente. Oltre che l’essere così proclivo alle
sentenze della vita, non viene da altro che dall’in-
gordigia de’ notari, per non dire d’altri, li quali
stanno sempre in speranza che questi tali condennati
gravemente per cause leggieri, si habbino da con-
stituire et cavarne di bone sportole et altri guada-
gni, et bene et spesso non si accorgono che le parti
fanno inquisitioni gagliardissime et oltre le verità
investigando et facendo ogn’opera per far conden-

.nare li nemici capitalmente, non per altro che per

poterli loro ammazzare impune, secondo la forma di
Motu-propri, come appunto è avvenuto qui in un
caso simile, che dui perugini hanno nel contado as-
saltato et ferito, con pericolo di inorte, un Yran-
cesco di Bacella, pur da Perugia; et procedendo la
corte contro li delinquenti, hanno mostrata una
sentenza capitale data in questa corte al tempo del-
l'antecessor mio, contro detto Francesco, solamente
per haver ferito con spada et pugnale certi altri di
questa città; cosa che, secondo me, causa piuttosto
mal che buono effetto. Et peró prima che venire
a sentenze capitali, in quei casi dove non sono né
homicidi, né delitti brutti et che capitando in mano
della giustitia non si possi far subito esequire la
giustitia, io cerco di farli pagare qualche pena per
via di composizione (parlo di quelli che non sono
in potere della corte); et quando non hanno pace,
li fo servare l'esilio, come ho fatto nella causa di
Trievi, della quale ne diedi avviso a V. S. Ill.ma,
che pagorno quattrocento scudi, solamente per fe-
rite; et ad un altro qui di Perugia, figliuolo di fa-
miglia, che nelli mesi passati diede una cortéllata sul
viso a un giovene, li ho fatto pagare trecento scudi,
et quelli et questo se ne stanno absenti; et cosi
observo di far per quiete della provincia per evi-
tare maggiori scandali et per servitio della Rev:
Camera, parendomi anche che tutto sia conforme alla
giustitia ». Informa di tutto ció il cardinale, « ac-
ciò sappia il modo del mio governare », che « in-
1:58t

1:59t

STORIA

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 49
«somma è di far manco banditi che sia possibile, et
« quelli che son fatti, purché, non siano per homicidi,
«furbarie od altri delitti atroci, rimetterli, pagando
«qualche pena», Se ció piace al cardinale, il V.
seguiterà; se no, farà come vorranno il papa e il
cardinale.

- (CXXIX) - 31 maggio - Al d°:. Ha visto quanto
il eardinale gli ordina cirea un Don Girolamo di Ber-
tuecino, da Monte Oriano (sic), che ha da fare con
Carlo Vibio ed altri che hanno comprati i suoi beni.
Secondo l'ordine del cardinale, il V. s'interporrà per
accomodarli; se no, «li spedirà con ogni prestezza,
«come sarà giustitia », perchè colui non può litigare
sia per l'età, sia per la povertà.

f:59r - (CXXX) - 31 maggio - Al d°:. Il commissario di

Citerna ha informato il V. dei disordini che nascono dal
portare le armi. I bandi generali del V. non erano
stati pubblicati colà; glieli ha mandati per la pubbli-
cazione e l’osservanza. « Ma quelli huomini che non
« sono troppo soliti al freno », si lagnano, col pretesto
che stanno su i confini. Ma il V. sa «che i vicini
«le sono amorevoli ». Il commissario serive che non
lascierà libertà di portare armi. Informa il cardinale,
perché, se quella comunità ricorresse, « si degni com-
« mettere che stiano all'obbedienza, come devono ».

f:59r - (CXXXI) - 4 giugno - Al do:. Secondo Pordine

del papa e del cardinale, ha commesso al podestà di
Bevagna che faccia « cassare l’inquisizione et il pro-
«cesso contro Conversino Olivieri» di li, per aver
portato il pugnale in sede vacante di Pio V. Farà
eseguire.

(CXXXII) - 4 giugno - A] d°:. Spirato il termine
di venti giorni, fissato alla comunità di Gualdo Cat-
taneo per presentare ció che voleva. nella causa con-
tro il comune di Foligno, le parti sono comparse di-
nanzi al V. Quelli di F oligno volevano «la speditio-
«ne»; quei di Gualdo una dilazione. Il V. l'ha con-
cessa di cinque giorni, per accordarli amorevolmente,
senza sentenza; perché poi, appellandosi le parti, ne

PATRIA 1:59t

T. VALENTI

verrebbe una lite di molti anni. Ció che il V. non
vorrebbe, per quiete di tutti e due.

- (CXXXIII) - 4 giugno - Al do:. E stato di molta
contentezza al V. e a tutta la corte la licenza che il
cardinale ha ottenuta dal papa, che quei giudici civili
possano « pronuntiare in cedula », come si faceva pri-
ma. Sarà molto comodo ai giudici, ai procuratori ed
alle parti, stante il termine di un mese, fissato per
aprire le «cedule » durante le vacanze, e di quin-
dici giorni « quando si tiene ragione ». Sarebbe stato
meglio l'avesse fatto Mons: Finetti, che «levó dette
« pronuntie », perché cosi i giudici sentenziavano
« prout in notula » e pigliavano le « sportule », scor-
dandosi poi di aprire le « notule »; e le cause anda-
vano all'infinito; ma ciò non avverrà più.

f:60r - (CXXXIV) - 4 giugno - Al do; Il V. ha avuto

1:60t

a sua disposizione 100 scudi, da spendersi nelle strade.
Poiché il cardinale lascia arbitro il V. di spenderle
come crederà, terrà presente il lavoro piü necessario
«et più di servitio alla povertà, che in questo modo
«i denari si verranno a spendere piü utilmente ».

- (CXXXV) - 4 giugno - A Mons: Camerlengo. ll
V. gli ha già scritto di aver fatto pubblicare il bando
inviatogli dal camerlengo « sopra le cose dell'olio »,
in Assisi, Foligno, Trevi, Montefalco e Bevagna, «luo-
« ghi di questa provincia dove si raccoglie dell’olio as-
« sai ». Distano circa 80 miglia da Roma. Ma quei
comuni hanno incominciato a reclamare. Gli acclude
una lettera dei priori di Assisi ai quali « sembra
« strano portar le notule costà. E veramente sarebbe
«gran disturbo et quasi impossibile, che i poveri,
«che non hanno se non un mezzolino o dui di olio,
«lo venissero a denuntiare in Roma ». Prega sgravar
popoli «di tal peso» e permettere che «le ras-
« segne » si portino al cancelliere del. governatore,
come si fa a Perugia. Si fa la somma e si manda a
Roma, perchè sappia « quant'olio si trova in queste
«bande ». Attende ordini.

due

- (CXXXVI) - 7 giugno - Al Card: di S. Sisto.

Il Duca d'Urbino ha scritto al V. perchè faccia pigliare
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 51

due banditi dal suo stato per omicidio « dei quali ha
« suspetto che non. vadino tramando qualche. mag-
« gior male ». Uno sta ‘a Perugia, l’altro nel contado.
Il V. sa che il Duca si' porta bene verso il Papa,
Specie nelle cose del governo di Perugia e merita di
essere servito in questa cosa ed in altre maggiori,
anche perché « fedelissimo feudatario di Santa Chie-
«sa». Ma il V. non ha voluto catturare quei due,
senza informare il cardinale, assicurandolo che il
Duca « corrisponderà a questa sì buona intelligenza».
infatti il Duca é stato il primo a consegnare dei
prigionieri e il V. ottiene subito: da-lui e dai suoi
ministri tutto ció che domanda. Suppliea il cardinale
a compiacerlo in questa occasione, perché è nell’in-
teresse dello stato e del governo del V. che tali uomini
siano castigati; «anzi m1 maraviglio che habbino ardi-
«re di fermarsi quà, che pure io. non ne assicuro al-
« cuno, che questo é stato sempre il mio costume per
«indurre i principi vicini a fare il medesimo de’ miei
« giurisditionarij ». Così fece ritenere prima un ban-
dito (preso dal bargello del V.) che era dello stato
di Firenze, per vedere se il Duca lo domandava e

così obbligarlo per altra occasione. Ma siccome « non:

«vedo che mi succeda et però farò rilassare il pri-
«gione per non darli più disagio ». Il Duca d’Urbino
domanda licenza per 8 some d'olio per la sua casa.
Il V. gliela concederà, « con buona gratia» del car-
dinale, poichè — grazie a Dio — a Perugia l'olio
non manca.

f:61r - (CXXXVII) - 7 giugno - Al do:. Il V. è tanto

contento di vedere — grazie a Dio — il suo governo
così pacifico, che dubita « che ogni cosa Phabbi a
« disturbare ». Perciò, siccome molti ‘hanno la licenza
di portare armi, cioè: «la famiglia dei priori, quel-
«li di fortezza, i camerali et appaltatori, alcuni ca-
« valieri et altri gentilhuomini che ne hanno la li-
«cenza per ordine dell’Illmo Sig: Giacomo [Bon-
« compagni] », il V. ha fatto un bando che nessuno
ardisca portar armi dopo un’ora di notte, per levare
ogni scandalo; «et acciò la corte possa tanto più
« sicuramente scorrere la notte per la città ». Il Ca-
stellano della fortezza, che ha molti ufficiali, e non
può farne a meno: « anzi si porta più modestamente

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«assai degli altri, che sono stati nanzi di lui », s'é la-
gnato col V. di questo bando. La questione è stata ri-
messa al Cardinale. Il Castellano merita: è gentilis-
simo e dei suoi officiali, il V. non ha avuto a lagnarsi.
Ma se deve essere il privilegiato dei privilegiati, lo
dovrà riconoscere dal cardinale. Non si meravigli se
gli dà questo fastidio «che tutto avviene per non

haver altro che scrivere ». Si vergogna che un gover-

natore di una provincia abbia ogni volta ad avvisare
il Padrone; ma d'altra parte se ne rallegra, pensando
« che è per beneficio di questi popoli et soddisfattione
« di Nostro Signore ».

(CXXXVIII) - € giugno - Al do:. Un tal Pellone
di Matteo, del contado di Foligno, é stato condannato
a morte da quel podestà, per un omicidio commesso
in agosto passato (1573). Ora vorrebbe costituirsi
al detto podestà, essendo ancora infra annum. Oc-
corre però il permesso del cardinale.

(CXXXIX) - 11 giugno - Al d°:. Ha visto quanto il
cardinale gli scrive circa quei due di Montelabbate,
che desiderano « comporsi » ed aver grazia della pena
capitale, che ebbero per aver ferito alcuni di Peru-
gia. Poichè il V. sa che il papa e il cardinale in si-
mili casi vogliono «si vadi riserbato », ubbidirà agli
ordini, ed ha fatto già sapere che non intende segnare
alcuna supplica per pena capitale. Di che si lagnano
i camerali, che credono sia a loro danno e contro i
Capitoli e l’uso di questa corte, ossia che il gover-
natore segni ogni sorta di suppliche, anche di delitti
capitali, eccetto quelli di omicidio, o di delitti più gra-
vi, che portino per legge pena di morte. Facendosi
altrimenti il V. capisce che sarà di danno notabilis-
simo alla tesoreria e la Camera stessa ne patirà, per-
chè le composizioni, per quanto rare, sono fatte sem-
pre per cause capitali; come: porto di archibugi,
pugnali proibiti e simili; che difficilmente la sen-
tenza si eseguirebbe se i rei cadessero in mano della
corte, «se non per qualche notabile esempio et ter-
«rore». Però il V. farà quello che il cardinale gli
comanderà. È per questo che l’ha informato, nel
caso che i camerali — che hanno vista la lettera del
cardinale — volessero ricorrere a lui.

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1:62r

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f:62t

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI

- (CXL) - 11 giugno - Al do: Il V. seppe ieri es-
sere « caduto un pezzo di muraglia della città », tra
il convento di S. Pietro e quello delle monache di

S. Maria Maddalena, governato dai monaci di San

Pietro. Nella caduta del muro si è « scoperto un ca-
«davero che a pena si conosce essere di monacha ».
Il V. dubitando che fosse « qualche tristitia », mandò
la corte per vedere che cos'era. « Insomma è che,
sendo da circa doi mesi sono morta una monicha,
chiamata sor Catherina, senza volere li sacramenti
della Chiesa, o fusse per pazzia, o vero per osti-
natione, la seppellirono, di saputa del Padre In-
quisitore, in quel luogo non sacrato, come interdetta;
il che fatto constare chiaramente per l'essamine del
confessore del Monasterio et rellatione dell'Inqui-
« sitore, ho lasciato che i Padri di novo faccino sep-
« pellire quello cadavero ».

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- (CXLI) - 11 giugno - Al do: Si sono presentati
al V. Anton Maria Tartagno, bolognese, nominato
commissario di Sassoferrato, e Angelo Bontempi con
la patente di capitano di Todi; ambedue con lettere
del cardinale, per essere ammessi a quegli uffici.
Il V. ha eseguito, e ha' visto molto volentieri la no-
mina del Bontempi, perché «l'altro ha fatto tanto il
« contrario, che appena si poteva più tollerare ».

- (CXLII) - 11 giugno - Al d°:. Per le questioni
tra Foligno e Gualdo Cattaneo il V. aveva dato un
termine di 20 giorni, poi una proroga di sei, poi una
di altri otto. Nel frattempo hanno presentata al V.
una lettera del cardinale che gli ordina — non insi-
stendo le parti per una decisione — di non fare altro.
Il V. ubbidirà, ma crede che Foligno non sopporterà
che quegli uomini, per capriccio e, forse, per malignità
loro, abbiano fatta « questa sollevatione, con pericolo
«di dar cattiva opinione di Foligno a N. S. al quale
«è tanto devota et si governa tanto bene, che quelli
«che le sono soggetti, et particolarmente quelli di
« Gualdo Cattani sono trattati non da sudditi, ma come
« fratelli et cettadini suoi ». Che se il cardinale vuole
una prova che «il motivo di questi huomini sia sta-
«to senza aleuna causa, lo conoschi da questo: che
«non hanno avuto mai ardire di comparire nanzi di

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.«me ad allegare pur un minimo aggravio che pos-
«sino pretendere dalla comunità di Foligno; et quel-
«lo.che mi credetti fin dal principio, adesso ne sono
I « sicuro, che nessuna ragione hanno di dolersi et che
Mil «sono una frotta de contadini inquieti, per il troppo
fil «buon governo che hanno, che non credo sia luogo
(TRENI «governato meglio di quello, et in mill'anni non sap-
(MIRI « piano dire altro se non che vorrebbero la cogni-
ES «tione delle prime istanze civile et criminale; la
E s « quale se li lascia, ma non delle cause gravi, che quel-
Ino «le, non solo il governatore di Foligno le vuole ve-
AEREO «dere: mai io, quando sono capitali, le fo venire
TIMES o «a questa corte, che ben si sa che un semplice no-
«tario non é atto a conoscere simile sorta di cause ».
Informa il cardinale perché cosi é la verità, che il
RISE V. é solito dire sempre liberamente, senza interesse o
MER passione.

f:63r - (CXLIII) - 11 giugno - Al do: In tutta la pro-
vincia si é sempre usato, senza contradizione, che
nelle cause che portano confisca di beni, per legge,
statuti o bandi, o Motupropri, per i delitti dei figli
di famiglia i padri paghino la legittima. Solo a Pe-
rugia fanno difficoltà. dicendo che ció non si é mai
costumato. Ora è il caso di quelli di Montelabbate,
RS i cui padri rifiutano di pagare la legittima, dicendo
i che i feriti non sono morti. E poichè il V. li vuol 1
IS costringere a pagare, credono che si faccia loro un
torto. Prega il cardinale di dare ordini, per questa
ed altre simili occasioni, affinchè quegli uomini si
acquietino del giusto; come il V. ha visto essersi |
sempre fatto. È

|- ; f:63t (CXLIV) - 14 giugno - Al do: Giovedi sera tali
| EIE: Beccuto Coppetta e Antonio da Fabriano, « scolari in
« Perugia » vennero, « in disparere » per alcuni denari
|-- UA vinti al giuoco della palla: ma furono parole. Peró
L^ Mean PAntonio, armato di una « storta» e insieme ad un
Wu Rosciolo Roscioli, di Perugia, assaltò il Beccuto nel-
IS la Sapienza Vecchia, dove si trovava Giulio, fratello

del Beccuto, che disarmò l’Antonio; e gli altri due
| tornarono a casa. Ma Antonio e Rosciolo, armati
LB di spade nude, ritornarono dicendo: « Uscite fuori se

dd « sete huomini da bene »! I due, armati di spade nu-
di de, uscirono fuori e: tutti quattro menarono le mani.
f:64r

f:64r

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 55

Giulio fu ferito ad un braccio ed in testa; Rosciolo
ebbe due ferite alla testa; Antonio una ad un braccio
ad. un’altra parimenti alla testa: ma finora nessuno
è in pericolo di morte. Antonio e Rosciolo sono fug-
giti; Giulio, ferito più grave, ha dato sicurtà di ri-
presentarsi appena guarito; Beccuto è fuggito. Si
dice che ci sia sicurtà di 1000 scudi « de non offen-
« dendo » tra i Coppetti e un Barigiani, di Perugia,
loro parente. Si procederà nella causa « con li debiti
«termini di giustitia et di fare tutto quello che sarà
«necessario per castigo dei delinquenti ».

- (CXLV) - 14 giugno - Al .d°:. Il Sig: Giacomo
Boncompagni ha spedito due capitani per far 100 sol-
dati, per il presidio d’Ancona. Il V. sapendo essere
ciò in servizio di Sua Santità, non ha mancato «di
« lasciarli sonar tamburo et li aiuterò a spedirsi pre-
« sto »; non solo per servizio del papa, ma anche per-
chè non ci siano disturbi in città, non essendosi po-
tuto negare il porto delle armi, « per essere soldati
« di S. Chiesa, cioè la spada fino ad un’ora di notte ».
Ha fatto un bando con la pena del doppio .di quella
dei bandi generali a chi di detti soldati ardirà metter
mano alla spada, provocare a. duello, dir parole in-
giuriose o «bravatorie » ovvero «farà qualsivoglia
« sorte de delitti; perché quando l'arme sono in mano
a giovani, et massime perugini che sono di natura
«armigeri, si corre gran pericolo di scandalo, che
con questa provisione si potrebbe evitare ».

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- (CXLVI) - 18 giugno - Al do: Si è presentato
al V..il cav: Cornelio da Gualdo con due lettere
del cardinale, che lo raccomanda: una per il portar
armi, che il V. gli ha concesso volentieri; l'altra in
servizio del Sig: Prospero Colonna per il credito che
quel signore ha con un Capitano Andrea Severi, da
Sassoferrato, che il V. ha mandato subito a chiamare,
per eostringerlo a fare il suo dovere. E poiché il
detto Sig: Prospero scrive al V. che il cardinale ha
concessa la podesteria di Foligno ad un Accursio Mu-
selli; da Gualdo, nonostante che l'attuale abbia un
breve di conferma, che il V. però non ha visto, se si
presenterà senza lettere del cardinale, non lo am-
metterà. 56 T. VALENTI

f:64t - (CXLVII) - 18 giugno - Al do: Il commissario
di Citerna ha scritto al V. di aver pregato il cardinale
di dargli un successore, non potendo egli stare in
quel luogo «essendo aere sutilissimo, nocivo assai
« alla complessione sua ». Il V. osserva che in quella
terra occorre un uomo rigoroso « perchè gli humori
« sono assai gagliardi et soliti vivere in poca quiete ».
Sa che Marco Antonio Maggiucci, « quando ci fu com-
« missario, si portò molto bene et con un poco di
« terribilezza li fece stare al segno ». Lo propone di
nuovo, nel caso non fosse stato nominato un altro.
Prega dare quello ufficio al Maggiucci « per benefi-
« zio et quiete del paese ». Crede sia a Roma e ne
potrà aver notizia nell’ufficio di Mons: Governatore.

f:65r - (CXLVIII) - 18 giugno - Al do: Il V. ha rice-
vuto lettere del cardinale che, d'ordine del papa,
gli domanda d'informarsi se un Giuseppe d'Orso,
ebreo, ha prestato denari ad interesse, dopo la li-
cenza avuta di fermarsi a Perugia. Il V. l'ha fatto
mettere in prigione prima che il Giuseppe avesse potu-
to sapere quest'ordine. Gli fece sequestrare tutti i
libri che aveva in casa, e poi pubblicó un bando che
chiunque avesse preso denari in prestito o avesse pro-
curato che altri li prendesse dal detto ebreo sü pe-
gni, istrumenti o fede, ad interesse o senza, lo denun-
ciasse entro due giorni Ne sono passati quattro e
si è presentato soltanto uno a dichiarare di avere
avuti 10 scudi in prestito per quattro giorni, col pe-
gno di una collana, senza interesse, « ma solamente
« per importunità et amicizia ». L'ha fatto esaminare
e l'ha esaminato il V. stesso e non ha trovato che
lebreo abbia dato denari ad interesse. Ha prestato
circa 112 scudi a suoi amici gratis e per poco tem-
po, perché — dice lui — doveva partire e già ha
mandato via buona parte delle sue robe. Il comu-
ne insiste per una proroga del tempo, ma il V. crede
che ció sia fatto a suggestione dell'ebreo, che essen-
do stato tanto tempo a Perugia «gli sa male di do-
« versene ora partire in vecchiezza sua ». Poi crede
che abbia da riscuotere molti crediti vecchi. Starà
ancora li fino al 17 o 18 agosto; poi il V. lo manderà
via, perché sebbene egli non presti, potrebbe tener
mano agli altri ebrei, che stanno a Sorbello e al Monte
Santa Maria, e per mezzo suo si potrebbe fare qual-
1:65t

f:66r

f.66t

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 57

che usura, come per il passato. Per questa sera lo
ha fatto rilasciare con garanzia di 500 scudi di pre-
sentarsi ogni volta.

- (CXLIX) - 21 giugno - Al do: Ha ricevuto let-
tere del cardinale in risposta alle sue. Informerà se
in questa corte si sia mai fatta pagare la legittima
ai figli di famiglia, quando non e’è stata morte. L’al-
tro ieri il Cav: Degli Oddi, uno dei Capitani spediti
dal Sig: Giacomo a far gente per Ancona, ebbe parole
con un tal Guerriero di Feliciano, perugino, « dal
«quale pretendeva li fussi stato promesso d'andar
«seco al soldo et che dopo li mancasse ». Dalle pa-
role passarono alle armi; c'era gente che s’intromise
e non accadde altro, ed hanno già fatta la pace. Resta
però un Annibale Degli' Oddi che « presuppone haver
«il Guerriero promesso a lui di andare col Cava-
« liere ». Il V. l’ha costretto a dare sicurtà di non
offendere, se non vorrà fare la pace.

Ieri Mons: Bossio [Francesco Bossi 1574-1579] ve-
scovo di Perugia fece l’entrata pontificale. Il V. ha
procurato che fosse « con quel più honore che sia
« stato possibile » sia per decoro della città, che per
i meriti del vescovo. È intervenuto tutto il popolo,
ma non è successo scandalo, benchè nascesse dispa-
rere per la precedenza tra il magistrato dei priori e
i canonici del duomo. Il V. provvide subito meglio
che potè, e non successe altro.

- (CL) - 25 giugno - Al do:. Questa mattina i sol-
dati fatti per Ancona hanno cominciato a marciare per
quella volta. Domani saranno partiti tutti. « Lodato
« Dio, non hanno fatto rumore alcuno », meno l’in-
cidente Degli Oddi, senza importanza. Il V. li ha
aiutati e sollecitati à partire « perché il vedere que-
« sta gioventü con l'arme in mano mi rappresentava
«un pericolo grande de scandali; ma, Dio gratia, so-
« no stati quieti ».

- (CLI) - 25 giugno - Al d°:. Ha ricevuto lettere del
cardinale del 23 corrente. Ubbidirà circa la cosa dei
galeotti, scrivendo al governatore di Roma, ogni volta
che li manderà colà. A Giuseppe ebreo ha fatto cas-
sare la sicurtà «de se presentando », dicendogli che

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T. VALENTI

Exe — sé non si teneva in prigione — non si poteva sa- i
PSI pere .se prestava o no, fino a che durava il bando. i
(RIG Quanto alla causa di ser Lodovico Gregori ed al-
NIE tri notari di Foligno, imputati di aver falsificato un
gf testamento, il fiscale di Roma ha scritto al V. che
BO — trattandosi di causa importante — la « conoscesse »
lent egli stesso. Ma il V. che si fida del governatore di
Foligno, l'ha commessa a lui, per risparmio di spese
SEM agli interessati, affinché esaminasse la causa, ma
BUM .« senza speditione aleuna » prima d'informare il V.
IL che ne darebbe conto al fiscale. Non sa ora perché
IR la comunità di Foligno abbia fatto questa istanza,
TS perché il V. non ha mai pensato di levare tale causa
[EUN al governatore di li. Anzi, ora è stato commesso a Fo-
| ligno un omicidio, e dopo che la corte del V. ha fatto
il processo, egli ne ha lasciata «la cognitione» al
governatore, giacchè vede che il cardinale ha piacere
che gli officiali siano favoriti. E il V. non vuole se
« non quello che piace al papa e al cardinale, dai qua- :
li gli pare di aver troppo favore; di che è consolatis-
simo. E vero che nello interesse di quel suo governo
bisogna che le cause capitali « se conoschino dalla
«corte generale », come sempre si è fatto; e il cardi-
nale ha dimostrato più volte tale essere il suo de-
siderio. E

f:67r - (CLII) - 25 giugno - Al do:. È tornato da Roma
il luogotenente del V. Agostino Bernucci, ma non po-

teva credere il V. che non gli avesse portata qualche
buona e chiara risoluzione per i casi di assoluzione,
quando venga inflitta la pena di morte naturale (!),
mutilazione di membra, galera od esilio perpetuo,
perchè il cardinale aveva scritto al V. che — prima
della partenza del Bernucci — avrebbe deciso qual-

| E che cosa. Ma ora questi gli dice che — avendone par-
BE lato col cardinale — questo gli ha risposto che « l'or-
iM . dine dato in questa materia non « s'intende per lui ».
io Il V. non ha che replicare, perchè il Bernucci è uffi-
uiua ciale di molto valore e.di esperienza e di grande
BO ^ i integrità. Desidera però sapere e intendere neglio
|l se questa é veramente la volontà del cardinale; per-
Mm +. chè «stante le commissioni » che il V. ebbe da lui
(RE fino dal principio del suo governo, non può trasgre-
BEI dirle senza nuov'ordine. Lo prega perciò di dirgli
£:67r

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI

« quale sia la mente sua » in questo argomento, per-
chè il V. non vucl rendere conto delle azioni degli
altri « che delle mie son pronto a farne paragone
«in ogni tempo et in tutti i luoghi ».

- (CLIII) - 25 giugno - Al d?:. I gabellieri di Cerre-
to insieme alla corte di quel commissario, hanno. prese
certe bestie degli uomini di Monte Santo di Spoleto,
le quali portavano grano per uno di Vis$so; furono
presi perché, non pagarono gabella nel passare per il
territorio di Cerreto; quindi: contrabando. D'onde ire
di quelli di Monte Santo e del Comune di Spoleto;
specialmente perché credevano che il grano fosse del
territorio di Monte Santo. Quei di Cerreto dimostra-
no «il fraudo »: ma, per non inimicarsi Spoleto, of-
frivano di restituire tutto, ma con sicurtà a Perugia,
o a Cerreto «de stando juri et judicatum solvendo »;
ma gli Spoletini non vogliono dar sicurtà che nella
città loro. Il V. ha scritto al luogotenente che la si-
curtà occorre darla nella giurisdizione di Perugia. Ma
il comune di Spoleto, non contento di questa cortesia,
cominciò dal processare a Monte Santo gli uomini di
Cerreto, i quali — temendo danni da Spoleto — hanno
seritto al V. che, per sopire tutto, volevano rimettere
la cosa al giudizio del luogotenente di Spoleto. Il V.
ha risposto che si rimetteva a loro e confidava nella
prudenza e integrità del luogotenente, come ufficiale
di S. Santità.

Ma il comune di Spoleto — non si sa perchè —
non si contentò; anzi di sua autorità, ha voluto pro-
cedere contro gli uomini di Cerreto e ne ha fatto con-
dannare otto o dieci e forse più, a morte; e le bestie
che erano state restituite ai loro padroni a Monte
Santo, furono rimandate a Cerreto. Il V. non capisce
«a che fine se fusse », se non è per avere un pre-
testo per andare « armata manu» a far violenza a
quegli uomini e. «havere scusa d'ammazzare quelli
« condannati a morte »; cosa che al V. sembra « aliena
«da ogni buon procedere », che andrà a finire « con
« qualche tumultatione ». Prega il cardinale di parlar-
ne a S. S. e, se crede, anche al cardinale di Vercelli
[Giuseppe Ferreri], per una buona e sollecita: deci-
sione; parendo al V. che ei Sidieiin pericolo di scan-
dalo, perchè non sa capire come il comune di. Spo-

59

"
T. VALENTI

leto — facendosi giudice e parte — abbia condannato
a morte quegli uomini, che sono della giurisdizione
del V.

«Voglio credere che questo fulminare sia proce-
« ceduto da gran sdegno et colera che habbiano conce-
« puto contro quelli huomini »; altrimenti avrebbero
potuto vedere se le bestie ed il zrano erano stati presi
in territorio di Cerreto o di Monte Santo e castigare
chi aveva errato e non farsi giustizia da sé. E bene
provvedere subito e che il cardinale mandi un com-
missario o prenda altro provvedimento, come vorrà
S. S. Il V. non ci può far nulla « per diffetto d’auto-
« rità »; e vede «quei poverelli di Cerreto in gran
«timore et di malissima voglia ». Glieli raccomanda
per la giustizia.

f:68r - (CLIV) - (Senza data) - Al do:. Gli presenta con

questa lettera quel Giulio di Cesareo, che fu sfregiato
da Virgilio di Francesco Torelli, tutti di Perugia,
«come vedrà per segno che porta sul viso » (sic). È
stato finora in Roma per solleeitare l'esecuzione del-
la sentenza contro l'avversario, emanata dal luogote-
nente del V. Ma la parte avversa « sagacissima » per
farlo desistere e farlo partire da Roma, l'ha accusato
di essere stato il primo a ferire; sicché, non solo
deve essere libero il Virgilio, ma condannato il Pla-
cido (?sic). Cosa che non risulta dai processi, nè è
stata mai intesa, tanto è falsa. Dubitando, però, il
Placido (?) di essere «di primo tratto messo pri-
« gione » ed essendo povero non ha chi l'aiuti e re-
sterebbe senza difesa. Perció si é presentato al V.
dando sicurtà di 500 scudi di presentarsi a quella
corte ogni volta richiesto; e ora torna a Roma per
dimostrare al governatore che l'imputazione è falsa
e falsissimi sono i testimoni, e per fare istanza che
prima si veda se la condanna contro il Virgilio debba
eseguirsi o no. Del resto il Placido (?) può provare
la sua innocenza; perciò il V. lo raccomanda.

f:68t - (CLV) - 2 luglio - Al Tesoriere Generale. Circa

l’affare dell’olio, il V. ha fatto fare «le rassegne » di
tutto quello che è a Perugia e nel contado. Sono in
tutto 25510 « mezzolini »; e il « mezzolino » pesa 60
libbre, e ne vanno 8 la soma; «sichè sono 8180
[ E f:60r

f:69r

1:69t

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI

« some ». La città ne consuma molto: ma non si sa
il preciso, a causa delle lane che si lavorano « che
«hora sono poche, hora assai». Se il tesoriere vuol
sapere dove si trovi.l'olio assegnato e in mano di
chi, lo avvisi e gli manderà la nota. Nessuna partita
— meno due — ascende a 100 « mezzolini »; le altre
sono la maggior parte da 20 in giù. Da altri luoghi
non ha avuto le note, eccetto Bevagna, che ne ha
108 « caldarelli »; il « caldarello » è poco meno del
« mezzolino »; sicchè sono 238 «some». Se vorrà
il conto anche di queste, lo manderà.

(CLVI) - 2 luglio - Al Card: di S. Sisto. IL V.
ha saputo che un Lodovico Mazzanti da Foligno ha
ricorso a Roma, per avere «la moderatione d'una
« supplica segnata da quel governatore in 150 scudi ».
Il V. informa che il delitto di colui è stato « bruttis-
«simo, havendo struppiato un povero huomo d'ambe
«le gambe, del collo, (!) et datoli un brutto sfregio
« al viso ». Perciò la pena non solo non è grave, ma
« modestissima ». Il cardinale è padrone di fare come
crede e sarà ubbidito.

- (CLVII) - 2 luglio - Al do:. Riferendosi alle let-

tere precedenti, l’informa — con la fede autentica
acclusa — che a Perugia si sono in passato pagate le

legittime dei figli di famiglia, in caso di confisca di
beni « anche senza homicidio ». Altrimenti sarebbe
«dar troppo ardire a coloro» e farli « più "pronti a
« commettere altri delitti, sapendo di non haver a
« perder cosa alcuna ». Anzi, negli altri luoghi della
provincia si costuma non solo di far pagare la legit-
tima «nelli casi capitali », ma in ogni sorta di de-
litti. Il V. non aveva dubbi sù ciò, e scrive solo per
avere una lettera del cardinale per mostrarla e to-
gliere le difficoltà.

- (CLVIII) - 2 luglio - Al de:. I podestà che sanno
e desiderano di. dover partire, senz'aspettare il suc-
cessore, serivono ogni giorno al V. A quello di Mon-
tefalco, al quale il comune aveva concesso di render
conto « infra tempus » e vorrebbe tornare a casa e ri-
condurre la «famiglia», il V. ha dato il permesso
d’andarsene tra dieci giorni, lasciando un. altro in

61

i ini -
»
T. VALENTI

RIO
RR suo luogo; ma forse non sarà necessario, perchè ar-
Fn riverà il successore, se il cardinale vorrà sollecitarlo,
BEN come ne lo prega. A quelli di Nocera e di Citerna
Mou non ha voluto dare permesso, finché non arrivano i
NR successori Quello di Citerna si è presentato « sta-
[- BR «sera» al V. con la lettera patente del cardinale,
Fb e lo ha subito ammesso.
| | Ha ricevuto lettere del cardinale circa le occor-
LSU renze del governo di Perugia « che, Dio gratia, passa
[BU « quietissimo ». Manda al tesoriere la nota dell'olio
|n che sono 3188 « some ». La raccolta del grano è riu-
WM scita meno di quello che si éredeva, causa il caldo
| eccessivo, prima della maturazione. Peró non si puó
dire: che il raccolto sia cattivo: ma mediocre e col
grano vecchio che resta, sarà sufficiente.

£:70t (CLIX) - 2 luglio - Al do:. In questi giorni la corte
del V. ha preso un Fulvio di Costanzo, da Perugia,
«trovato in villa con l'archibugio a rota di giusta
«misura ». Ebbe la corda in pubblico; e, dopo, la
corte seppe che colui era condannato « della vita » a
Castel de la Pieve, governo del « cardinale de’ Me-
« dici, per aver ferito una donna in una tempia: ma
« senza ucciderla ». Il V. avvisò quel luogotenente e
si fece mandare il processo, per fare giustizia. Men-
tre attendeva, il cardinale de’ Medici gli scrisse la
lettera qui acclusa, con la quale domanda «la re-
ju « missione del prigioniero ». Il V. risponde che lo ri- 1
tan manderà volentieri, perché a Perugia non c’è altro
n contro di lui; ma il V. attende l'ordine del cardinale
di S. Sisto. Si potrà forse scoprire cosi qualche altro |
delitto, ora occulto. Si rimette agli ordini del cardi-
nale e desidera sapere se può far prendere gli altri
due, di cui scrive il de’ Medici.

{:70t -(CLX) - 2 luglio - Al do:. Per l'esecuzione degli ac-

cordi tra Bevagna e Cannara, per l’affare delle acque,

il V. ha mandato giorni fa Cipriano Piccolpasso, in- 1
gl gegnere e suo commissario, per far cavare la « Forma
|-teen « arenosa », che era piena e causava inondazioni e
| m discordie. Il Piccolpasso si è fermato trenta giorni 1
[in ed ha fatto molto, riscavando tutto l'alveo da capo |
| ond a piedi; ma non ha finito, a causa della raccolta.
len Occorrevano molte centinaia d'opere, che non si tro-
1

vavano a Cannara e Bevagna. Così ha diviso il la-
voro anche tra tutti i luoghi vicini, che hanno utile
dal cavamento; cioè: Foligno, Trevi, Montefalco e
Spello. Foligno e Montefalco hanno ubbidito, sebbene
lentamente. Trevi «sta renitente perchè un poco
«lontano ». Spello non è della giurisdizione del V.
e ancora non è stato richiesto; ma il V. sa che là sono
prontissimi a contribuire. E « un'opera delle piü uti-
«li che siano state fatte. S'assicurano tutti li ter-
«ritori delli luoghi nominati, che non patirano mai
« più per conto di queste ‘acque ». Prega il car-
dinale di scrivere ai priori di Trevi « alquanto risen-
« tito », comandando che obbediscano agli ordini del
V. e mandino subito le opere richieste. Altra lettera
scriva ai priori di Spello, perché contribuiscano al
« cavamento ». Mandi le lettere al V. che penserà a
farle presentare secondo il bisogno, per sollecitare
l'opera utilissima. Molti non lo considerano, ma il V.
sa di fare «un bene perpetuo» e non si cura «di
«durare ogni fatica per superare tutte le difficoltà

.

«che ci nascono ».

Ir (CLXI) -5 luglio - Al do:. Agostino Bernucci tornato

da Roma, dove dice di aver informato il cardinale e

, tutta la Consulta della causa di « madonna Castora Fe-

« bini », si è deciso a spedirla, e « dicendo di averne

«abbastanza reso conto, n'é venuto all'assolutione »,

e già l'ha rilasciata ed essa è partita per. Gubbio.

Il V. ha ricevuta lettera del cardinale sü questa as-

soluzione e l'ha mostrata al Bernueci, affinché in av-
venire osservi gli ordini del cardinale.

iSt - (CLXII) - 5 luglio - Al do: Due figli di Muzio
De Cuppis, di Montefalco, condannati a morte per
furti in contumacia, da circa cinque o sei mesi, vor-
rebbero costituirsi e difendersi. Poiché sono « infra
«annum », se il papa e il cardinale credono di am-
metterli, il V. farà conoscere la causa loro « con ogni
«diligentia ». E forse l'esempio loro servirà ad al-
tri loro compagni.

Isx1t - (CLXIII) - 5 luglio - Al de: Mons: Sangiorgio
governatore di Camerino, ha mandato oggi il suo
uditore al V. con una lettera del cardinale che gli

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 63

(

Lom e PE

s i

un “URI
IST

T. VALENTI

ordina di rimborsagli le spese per la causa tra Ca-
scia e Monteleone, circa i confini, e per i « viatici »
«e le fatiche sue ». L'uditore ha portato il processo
e il V. ha visto che ha usata «assai fatica et di-
«ligentia ». E andato quattro volte sul posto; onde
occorrerà dargli almeno 200 scudi, che basteranno,
e Monsignore si contenterà. Cascia ne pagherà 100,
perchè più ricca, e 70 Monteleone. Ha già scritto
che paghino entro dieci giorni, o facciano osserva-
zioni «rilevanti ». Poi il V. rilascierà « l’esecutio-
«ne», salvo contr'ordine del cardinale.

- (CLXIV) - 5 luglio - Al do:. Ha ricevuta lettera
del cardinale in data 16 giugno con la quale gli do-
manda se il condonare a un Bonifacio di Francesco
Liberati, di Perugia, i tre anni di esilio a cui era
stato condannato, con la grazia avuta, per l'omicidio
di Andrea Brancioni, possa recare scandalo. Il V.
si è informato ed ha saputo che il Liberati è uomo
quieto e «non ha commesso altro errore ». Lo dice
anche un fratello del morto. Assicura il cardinale che
la liberazione non solo non darebbe scandalo, ma
piacere e soddisfazione, avendo fatta la pace « per
«amor di Dio ». Perciò il V. crede che la grazia che
il cardinale farà, non porterà disturbo al paese, anzi
« sarà ben collocata », perchè colui è povero e solo.

- (CLXV) - (Senza data) - Al do:. Manda una let-
tera dei Priori di Trevi, che denunciano l’ardire del
podestà di Castel Ritaldi, che ha preso uno nel ter-

ritorio di Trevi e condotto in prigione, « fuori della

« giurisdizione; cosa brutta et pericolosa di partorire
«gran scandalo fra quei popoli». Il V. ne scrisse
al cardinale di Vercelli, al luogotenente e al comune

‘di Spoleto, acciò provvedano che il prigione..... (la

TD

lettera finisce cosi): « Non se è finita per non es-
« sere stato di bisogno mandarla ».

- (CLXVI) - 9 luglio. A Mons: Tesoriere Gene-
rale. Il V. gli ha già scritto per dirgli che, col
nuovo magistrato dei priori e l'ufficio dei Camerlen-
ghi, entrati ai primi di luglio e con l'aiuto della pre-
senza del cardinale di Perugia, sperava « rimettere
« in piedi il negotio della macina » per i bisogni della

e"
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 65

città. Ora gli dice che di nuovo « s’è vinta » e tolta
la difficoltà dei grani forestieri e quella dei luoghi
pii. Il cardinale ha preso sopra di sè di accomodarla
e « d’interporsi con gli appaltatori del quattrino sulla
.« carne, suoi amorevoli », per levare quest’altra diffi-
coltà. Il V. spera si possa fare qualche cosa di buono
e liberare la città dai debiti. Informa il cardinale,
perchè — se crede — riferisca al papa.

f:73r - (CLXVII) - 9 luglio - Al Card: Guastavillani. -
Il cardinale di S. Sisto, con lettera 3 luglio, ordinava
al V. di sentire il parere dei comuni da lui dipendenti,
sopra la proposta del papa di togliere la gabella sul-
la carne porcina. E poichè il cardinale di S. Sisto è
partito per la sua legazione, il V. crede che tutti
gli affari siano rimasti sopra il Guastavillani, che è
già informato, per essere stato molti mesi in Con-
sulta. Cosi il V. s'informerà di tutto. Ha mostrata
la lettera ai priori di Perugia «che giudicano il
« partito utilissimo ». Ne erano stati informati dal
loro ambasciatore, e « dopo matura consideratione »,
gli diedero mandato amplissimo di accettare. Quanto
agli altri comuni, il V. ha scritto a tutti e mandata
copia della lettera, ordinando che «facciano consi-
«glio sopra» e diano presto il loro parere.

f:18r (CLXVIII) - 9 luglio - Al d°:. Orazio Comitoli, di
Perugia, ha litigato col. Capitano Scipione Vitiani,

i di lì, per il prezzo di un cavallo vendutogli. Dopo due
È sentenze favorevoli, martedì mattina l’andò a trovare
i in Piazza della paglia, e « con maniere piuttosto amo-
«revoli, che altrimente », domandò i denari al capi-
tano; e questi rispose che aveva dato sicurtà di pa-
E gare tra un mese. Il Comitoli « senz'altro lo feri in
« viso con un pugnale corto et proibito, attraverso
«il naso dove le ne resterà la cicatrice ». Poi fuggi.
Alla porta aveva pronto un cavallo, col quale si salvó.
| Ora si procede in contumacia e sarà condannato,
come giusto. Intanto il V. farà dare dal capitano Sci-
| pione e dai parenti del delinquente la sicurtà « di
b. «non offendere, acciò non ne segua maggiore scan-

« dalo ».
ki f:78t - (CLXIX) - 9 luglio - Al d°:. Dal settembre 1573

fu condannato da questa corte « all'ultimo. supplitio

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«et confiscatione de’ beni un Gio: Battista da Pa-
« nicale », per haver con «un'archibugiata ammaz-
«zato un converso de’ Zoccolanti ». Ora vuol co-
stituirsi e difendersi; essendo ancora « infra annum ».
Vuol dimostrare che l'omicidio fu casuale, essendo
il detto Gio: Battista minore dei 15 anni. « Maneg-
«giando, come i putti, un'archibugio, se li sparò et
«a sorte ammazzò il detto converso ». Se il cardinale
crede che sia ammesso alle difese, dia ordine, e si
farà processo e giustizia.

f:73t - (CLXX) - 12 luglio - Al do:. Le cose della città

e provincia « passano, per Dio gratia, quietamente
«et senza alcuna novità ». Perciò non ha nulla da
scrivere. Prega il cardinale di continuargli la sua
affezione e protezione.

f:74r - (CLXXI) - 16 luglio - Al do:. Il sindaco di Città

di Castello e un tal Bartolomeo da Montecastello,
di quel'comune, hanno ricorso al V. perché, avendo il
Bartolomeo mietuto il grano e portatolo a casa sua,
da terreni che da più di 90 anni sono al catasto di
Città di Castello, il podestà di Montone «luogo del
«signor Chiappino Vitelli, gli formò contro una in-
« quisitione, pretendendo che quei terreni siano nel
«territorio suo»; ma quei di Città di Castello lo

negano. Il V. ha rimessa la causa — che è di sua
giurisdizione — all’uditore Gio: Maria Brugnoli, il

quale ha proibito al podestà di Montone di procedere
più oltre nella causa. Dopo è comparso un agente
del Signor Chiappino; allegando che i governatori
della provincia « non sono soliti esercitare la giuris-
«ditione sopra quella terra ». Il V. ha risposto che
farà ciò che gli ordinerà il cardinale; perciò l'in-
forma. Non c'é dubbio « che quel luogo sia sotto la
« sopraintendenza » del V. essendo feudo della Chie-
sa. Trattandosi, poi, di questione di confini, che in-
teressa anche Montone, non è giusto che la decida
quel podestà, a danno di Città di Castello. Il V.
proporrebbe che il cardinale con una lettera rimet-

‘tesse la causa al Brugnoli; così quei signori saranno

soddisfatti, «e sarà salva la dignità di questo go-
« verno », Il V. gliela raccomanda, acciò i suoi succes-
sori non abbiano a dolersi di lui.
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 67

{:74t - (CLXXII) - 15 (sic) luglio - Al d°:. Domenica pas-

BS sata alcuni contadini di Passignano, tornando dalla

È messa, incontrarono un Francesco di Goro e due suoi

figli, e con un Mariotto e Betto, fratelli, tra i quali

erano discordie; « ed essendosi a caso urtati nell’aste

« dell'armi rusticali che portavano, vennero a parole UE
«e poi a fatti; i quali furono tali che detto Mariotto

«e Betto fratelli restorno morti et li tre delinquenti H4
« si salvorno subito ». Il V. ha mandato la corte per VE
ció che occorre e s'istruisce il processo « per venire
«alla condennatione, come sarà di giustitia ».

f:74t - (CLXXIII) - 16 luglio - AI do:. Si trovano in pri- Bi

gione nella corte di Perugia quattro zingari imputati
E «di diverse furbarie ». Ma non hanno confessato
nulla « et alli tormenti sono cosi assuefatti, che non
« temono né la corda, né altra cosa ». Ma poiché so-
no vagabondi e ladri, il V. è di parere di mandarli
in galera, secondo i bandi dei suoi antecessori; « che
« nelle galere sarebbero di qualche servitio et quà non
«sono se non di danno »! Ma attende ordini dal car-
dinale e lo prega di farne parola col papa e comuni- :
care al V. la volontà di questo, per regolarsi.

f:75r (CLXXIV) - 19 luglio - Al do:. Nulla di nuovo. Ri-
sponde a tre lettere del cardinale. La prima riguarda
il possesso che si doveva prendere dell'ospedale di
Fossato. Ha fatto quanto occorreva « et non è seguito
«alcun rumore ». Ne scrive all’arcivescovo di Pisa.
[Giacomo Borboni].
Quel Gio: Pietro Mariani, di Assisi, che il car-
dinale raccomanda, è in prigione per contrabando, ed
ha confessato di aver «cavato» già 400 some di
È, grano, quando si pagava «la tratta » alla Camera
Apostolica di uno scudo per soma. « Poi è indiziato
« per maggior quantità e di averne portato anche nello
« Stato di Urbino; sicchè la causa è di grande esem-
« pio, quantunque non spetti al V. ma al commissario
«delle fraudi». Ma pare al V. che «se ne debba
« fare risentimento et non passarla di leggiero; anche
« perchè nella provincia si fanno molti contrabandi \ i
î «et non è possibile di coglierne uno, perché tra que- i |
dr «ste montagne et luoghi di confini, se ci fosse un
Argo, non basterebbe a vederli». Bisogna proce-

def

ecc — —=_te

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T. VALENTI

SOEUR dere per inquisizione e castigare i colpevoli, come
UR questo. Cosi farà — « con bona gratia » del cardinale
iE — nel caso di quel Gio: Pietro che gli raccomanda.

IRIS Il V. crede che il cardinale non abbia saputo nulla

Rn prima; altrimenti il V. gli avrebbe obbedito subito.

Ri Quanto alla terza lettera dove gli ordina di ri-

in mettere a Castel della Pieve un Fulvio di Bastiano,

di lì, eseguirà e ne ha già scritto al cardinale di San

| Sisto, e gli ha mandato una lettera del cardinale de’

EN Medici, governatore di quel castello, al quale cardinale

| il V. aveva domandato che cosa doveva fare essendo x
quel tale in prigione per un archibugio a ruota, « se :

«gli é scoperta questa condennatione addosso »; e il

V. non lo poteva rilasciare senz'ordine del cardinale,

che eseguirà appena ne sarà richiesto.

f:75t - (CLXXV) . 23 luglio - Al d°:. Ha ricevuta lettera
con la quale il cardinale gli ordina di far contribuire |
Trevi e Spello al cavamento della Fossa Arenosa. |
Crede che non replicheranno nulla; così si finirà
quest'opera tanto buona e necessaria. :
Non ha nulla da comunicare, tutto essendo tran- E
quillo; « piaccia a Dio che così continui sempre ». E.
Ha saputo da uno di Foligno che il Sig: Giacomo
Boncompagni, doveva essere colà questa mattina: ma
nè il governatore, nè i priori gli hanno confermata
la notizia, perciò non l’ha creduta. Tuttavia « per non
« essere colto all'improvvisa, come fu al passaggio
« del Sig: eardinale San Sisto, del quale seppe prima
«la partita da Foligno, che l'arrivo », ha mandato
questa notte colà il luogotenente per far riverenza È
al Sig: Giacomo e invitarlo a Perugia. Sarebbe an- à
dato in persona, se fosse stato certo di trovarlo.

£:76r (CLXXVI) - 19 luglio - A Mons: Tesoriere Genera-

le. « Quà nasce un gran rumore per un bando che
Lo « s'intende esser stato pubblicato costà per conto de’ EC
| « quatrini » che si dice essere stati banditi (sic) :
«alcune zecche, et che gli altri sono stati retornati
«a cinque « quatrini » il « baiocco », come prima; et
« se io non havessi mandato il bando che i « quatrini »
« sì dovessero spendere come prima ,non se ne tro-
* vava a comprar non solo nè pane, nè vino, né carne:
«ma neanco gli herbaggij; ma con tutto ció se va:
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 69

«dubitando assai, et l'esatione se retardano ». Però, 4

« per chiarir questi popoli come la cosa passa, la sup- m
« plico ad ordinare a qualcuno de’ suoi me scriva
«intieramente sopra questo fatto». Se è vero che
« c'è il bando, gliene faccia avere una copia, per « to-
«gliere tante difficultà che me se appresentano ».

f:76r - (CLXXVII) - 26 luglio - Al cardinale Guastavil-
lani. L'altro giorno alcuni birri del bargello di Foligno
andando per quel contado per esecuzioni, s'incontraro-

no con sette contadini di Bevagna, ehe andavano a
mietere a montagna, e siccome tra quei birri ce ne

era uno che aveva fatto esecuzioni a Bevagna, « forse
«con qualche rigore et forse con qualche ingorditia

«de guadagno, come si suol talvolta fare alla sbir-
«resca», è facile che tra quei contadini ne fosse
stato qualcuno trattato male da quello sbirro. At- i |
taccarono questione e un contadino fu ferito in te-

sta e dei birri ne furono feriti due. Il contadino fe-

rito e tre suoi compagni tornarono a Bevagna e dis-

sero al podestà di essere stati assaliti dagli sbirri.

Il podestà — non sapendo altro — si fece dare si-
curtà dai contadini di ripresentarsi ogni volta, e av-

visò il V., che mandò il fiscale a Foligno per esa-
minare i birri e metterli in prigione, e perchè andas-

se anche a Bevagna a fare il medesimo coi contadini.

Non è ancora tornato; e il V. l'aspetta stasera o do-
mani. Fatto il processo, informerà. Intanto gli ha |

: fatto sapere tutto ciò perchè il governatore e il ;
È: comune di Foligno pretendono che la causa si faccia a
colà, non essendovi omicidio. Ma il V. ha risposto E

che il fatto è successo tra persone che non sono di E
: quella giurisdizione; quindi la causa spetta al tribu- Y«
| nale del governo di Perugia. Cosi ha scritto anche al '|
|

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podestà di Bevagna, che poteva avere qualche pre-
p. tesa, per essersi fatta dar sicurtà da quei contadini. vi
Ha voluto informare il cardinale, affinchè se Foligno
E. o Bevagna gli scrivessero, sappia come stanno le cose.

E. f:77r - (CLXXVIII) - 30 luglio - Al d°:. Giorni fa fu pre-
È so dalla corte del V. un Virgilio Torretti, da Perugia,
È « condennato in' pena d’una mano » e di 250 scudi S
bi; per aver sfregiato un cittadino di lì. Il luogotenente if
commutò la pena della mano nella galera, se in un
e

Tt

T. VALENTI

certo tempo pagasse quella somma. Non avendolo
fatto, fu mandato alle galere. Ma essendosi fermato
a Roma, dove si trovava il luogotenente, questi —
avendo saputo che colui avrebbe pagato — parlò
col cardinale di S. Sisto, poi col governatore di Roma,
che ne fece parola col papa, acciò la penale s’inca-
merasse a Perugia «dove è stata fatta la fatica et
«usata la diligentia ». Il luogotenente riferisce che il
governatore ordinò che la composizione si pagasse
a Perugia, col permesso del papa. Ora il tesoriere,
il fiscale e il bargello hanno saputo che il reo «ha
«levati denari da Perugia » per pagare a Roma, ed
hanno pregato il V. di scrivere al cardinale per pre-
garlo che si paghi la somma in mano del tesoriere
di Perugia. Si farà cosa conveniente e « si darà animo
«a questi ministri di fare nell'avvenire tanto più
« volentieri il debito sua >».

(CEXXIX) - 30 luglio - Al do:. Circa il fatto dei bir-
ri di Foligno e i contadini di Bevagna, il V. informa
che uno di questi è morto, per le ferite avute dal
birro, il quale « per diligentia » del V. è in prigione,
e si sta facendo il processo per far giustizia tanto
contro i birri, che contro i contadini, che sono tutti
in carcere.

fU - (CLXXX) - 2 agosto - Al d°:. Tutto è tranquillo

nella provincia. Ieri ci fu il perdono di Assisi, con
più gente idel solito, « frequentatissimo, et per la
«gran multitudine del popolo che è concorso et per
«langustia del luogo, è stata tanta la gran stretta,
«che dieci persone, tra huomini et donne mi vien
«detto essersi affogati; ma il mio bargello, quale
« mandai con tutta la compagnia, per tenere le genti
«in freno, che non facessero rumore, mi riferisce
« haverne viste solamente sette, cioè tre huomini mor-
«ti, assai vecchi, et quattro donne le quali si è co-
«nosciuto veramente non esser morte se non per la
« gran calca et fatica che era nell'interno della chie-
« sa, che, come ho detto, è angusta et piccola assai ».

[77 - (CLXXXI) - 6 agosto - Al do:. Il cardinale di S.

Sisto aveva ordinato al V. di sentire «la volontà »
di tutti comuni della provincia, circa la soppressio-
f:18v

ne della gabella della carne porcina « ultimamente
« unita al triennale » [sussidio]. Il V. serisse subito a
tutti i comuni e dalle risposte risulta che si conten-
tano « del partito » e ne sono grati al papa, poiché
la cosa é di loro utilità, perché quella gabella che era
perpetua, l'estingueranno in 13 anni, anziché in tre.
Quando in principio fu fatta questa proposta da
Mons: Nicola Ridolfi di Spoleto, il V. che era a
Roma gli disse che cercasse di persuadere il papa
ad accettarla, perché «i popoli l’accetterebbero cer-
«tamente ». A Perugia ieri si fece consiglio e si
deputó un «sindico» con ampio mandato, perché
l'ambasciatore del comune non é pià a Roma. Altret-
tanto faranno altre città. Altre «terre » si contente-
ranno di ciò che fanno le maggiori, ma non hanno
chi deputare in Roma, « ne forse notaio che sappia
« fare mandato simile »! Se occorresse, manderà il V.
un uomo a posta per far ciò che il cardinale ordi-
nerà.

- (CLXXXII) - 6 agosto - Al do:. Il vicario del ve-
scovo di Spoleto ha scritto al V. lettera che ac-
clude, nella quale si lagna che il governatore di Fo-
ligno abbia messo le mani in una causa di un frate
Agostino, dell’ordine degli Agostiniani, trovato con
una vedova di Gualdo Cattaneo, diocesi di Spoleto,
e giurisdizione di Foligno; « et che haveva, con molto
«scorno della religione, fatto di mezzogiorno con-
«durre il frate in prigione, nonostante che il vicario
« foraneo l’havesse prevenuto ». Il V. non sapeva
nulla di ciò, e non fece che scrivere al governatore
che l’informasse del fatto. E questi gli ha scritto
di aver rimessa la cosa al provinciale e che la don-
na stava in prigione. Ma si dice « che questa fosse
«una pretensione delli parenti per farle lasciare la

«eura di un suo figliolo ben ricco ». I parenti — di
cui uno è capitano di Todi — saputa la cosa fanno

«un gran rumore » e insistono perchè «la verità si
«trovi» e la donna sia punita. Ma ciò difficilmente
si può fare, « essendo già rimesso il frate; quel che
«non doveva fare il governatore, perchè se lui, co-
«me uxorato, non poteva essaminarlo, l’havrei essa-
«minato io et poi rimesso..Ma questi signori governa-
« tori stanno tanto in su la loro, che non vogliono quà

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 71

LIU *
s è

RO? ABIN, NOTE MEI RIOT EUH, VERRE
T. VALENTI

« avisare cosa alcuna, dicendo che hanno loro breve
«da Roma et costà sono tenuti dar conto et non a
«me. Ma siccome ne ho scapricciato qualcuno, sca-
« prieceró anco gl'altri, quando sia con bona gratia di
« N. S. e di V. S. Il.ma e Rev.ma ». Se i governa-
tori danno avviso a Roma, come fa anche il V., do-
vrebbero avvisare anche lui, perché puó procedere
subito, come avrebbe fatto nel caso di questo frate,
se l'avesse saputo da principio. E «la parte hora non
« si lagnerebbe ». Con tutto ciò ha scritto al Provin-
ciale, che non rilasci il frate, senza informare il V.
per poter sapere la verità, cioé se la donna e i pa-
renti meritano castigo.

f*9r - (CLXXXIII) - 6 agosto - Al d°:. Il podestà di

Trevi ha avvisato il V. che un Federico Salvo, di li,
aveva ferito in capo Muzio Petroni, di Trevi an-

ch'esso; ma senza pericolo di vita. Il vicario foraneo

di Spoleto pretende che «la causa fosse sua, essendo
«che M. Mutio ferito sia clerico ». Il V. sa che in
passato, « per la tepidezza di chi ha governato questa
« provincia gli era successo /al vicario] di conoscere
«simili cause »; ma il V. non vuole che a tempo
suo si faccia tal pregiudizio al suó governo. Perció
ha mandato subito un commissario a pigliar la causa.
« Che se si lasciasse che la corte del vescovo cono-
« scesse tutte le cause dove i clerici vengono percossi,
« sarebbe peggio dell'altro abuso, che pur s'era in-
«trodotto, ch'io l'ho levato da che sono qui, che il
« vescovo pretendeva che tutti i clerici dalla prima
« tonsura ai quattro ordini minori, se bene erano sol-
« dati et uxorati, fussero sotto la giurisdizione sua ».
Avvisa il cardinale perché sappia l'aecaduto e perchè
se gli si parlerà del fatto sappia che cosa rispondere.

f:79r - (CLXXXIV) - 6 agosto - Al do:. Gli sbirri di

Foligno, oltre all'aver ammazzato quel contadino di
Bevagna, hanno anche « ferito malamente un cittadino
« di Foligno, senza ragione alcuna. Furono subito presi
« tre birri et imprigionati ». Ora si cercano gli altri.
Il caso era grave; perciò il V. ha mandato un com-
missario, sia per « conoscere » la causa, sia perchè
non succeda di peggio; « essendo cosa ordinaria che
«i popoli facilmente si adirano contro la corte ». F'i-
f:19t

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 73

nora non ha saputo altro; ina sente che il ferito
«sta assai male, havendo nella vita forsi dodici pal-
«lini per l'archibugiata sparata dal bargello et suoi
« compagni ».

(CLXXXV) - 9 agosto - Al do:. Il podestà di Mon-
tefaleo ha informato il V. che a un Maestro Cristo-
foro « cerusico », di li, sono state rubate la moglie
e la figlia, che furono poi trovate nella selva dei frati
zoccolanti. Il caso è di grande importanza; perciò ha
mandato un commissario per informazioni. Ora è tor-
nato ed ha riferito che « doi giovini di Montefalco
«facevano l’amore con queste donne, l'uno con la:
«moglie di M. Cristoforo et l’altro con la figliola,
«che può havere tredici anni, nàtali da un’altra mo-
« glie che ha havuta; ma perchè non potevano havere
«le loro comodità, furono persuase da questi dui
« giovini a fugirsene, et così statuirono il giorno; et
«un de questi dette una bevanda alla moglie di M.
« Cristoforo acciò gliela desse la sera, per farlo dor-
«mire gravemente la notte et con questo modo ha-
«vessero maggior comodità di partirse di casa. Il
«che essendo stato essequito vennero la notte i dui
« giovini, accompagnati da dui altri et ricevettero le
«donne che uscivano di casa et le condussero in
«una stantia del Borgo et per la strada et in detta
« stanza furono conosciute carnalmente da quei dui
«innamorati, ognun la sua, et poi fecero dal pa-
«drone di quella stanza accompagnare le donne nel-
«la selva de’ frati zoccolanti, la quale, essendo cir-
« condata di muraglia, non potevano intrarla, se non
«erano aiutate da quello che l'aecompagnó. La mat-
« tina poi furono trovate in detta selva et ritenute; et
«dal mio commissario sono state condotte quà, in-
« sieme con quello che le mise nella selva de’ frati,
«che gl’altri tutti se sono salvati. Et perché essami-
«nandosi la detta figliola di M. Cristoforo sopra la
« defflorazione sua ha ‘confessato et ratificato essere
« stata pochi mesi prima conosciuta carnalmente et
« deflorata dal detto suo padre, si è messo anco lui
« prigione: ma perchè è stato soprapreso da gravissi-
«mo male, non si è potuto condurre per hora a Pe-
« rugia. Dimodochè questa causa è riuscita per ogni
rispetto importantissima et non si mancherà di pro-

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« cedere con diligentia contro tutti li delinquenti pri-
«gioni et contumaci et si farà quanto la giustitia
« comporta ».

f:800r - (CLXXXVI) - 9 agosto - Al do:. Un Giovanni di
Nicola, da Brufa, povero e contadino, tornato da An-
cona, dov'era soldato, ha saputo che una sua sorella
abitante a « Torsciano si era messa a vita disho-
« nesta ». Il fratello é andato là ieri notte e l'ha am-
mazzata; poi è fuggito. « Egli non ha altro che la
« vita». La corte fa le « diligentie solite, per venire
«alla condennatione per giustitia, perchè un giorno
«farà ancor esso come gli altri, che verrà da sé stes-
«so a dar nella rete, per patire la pena della sua
« scelleragine ».

f:80t - (CLXXXVII) - 9 agosto - Al do:. L'anno passato
un tal Mariotto da Perugia « giovine assai dissoluto »,
col pretesto di voler andare alla guerra, domandò de-
nari ad uno «zeo » [zio], che glieli negó, perchè non
ne aveva e perché «sapeva che li consumava ». |l
Mariotto, adirato, un giorno incontrato lo « zeo » per
istrada, lo uccise con una pugnalata. Fu condannato a
morte. « Hora un amico della corte l'ha dato a cava-
« liero (sotius miles) al mio bargello et cosi l'ha preso
«et condotto prigione et contro lui si essequirà la
« sentenza per dare il compimento alla giustitia ».

£:80t - (CLXXXVIII) - 18 agosto - Al do:. Il V. ha ri-
cevuta lettera del cardinale, che gli ordina d'informarsi
circa la pretensione del comune di Foligno di esportare
i raccolti dai terreni che alcuni di quella città hanno
nel territorio di Bevagna. I contendenti sono stati
dal V. il quale ha visto « che Foligno ha molti brevi
« che li cóncedono tale estrattione » e negli anni pas-
sati hanno avuto vigore. Quei di Bevagna allegano an-
ch'essi i loro privilegi e pretendono che in tempi « pe-
«nuriosi», come pare sia quest'anno, il comune ha
bisogno di grano e non è solito lasciarlo « cavare ».
Ciò sembra equo. Il V. per decidere ha ordinato
«che si facci la descrittione de" grani et delle boc-
« che », per tutta la provincia, per vedere « che grano
«se ne trovi et quando ve ne sia d’avvantaggio, se
« potrà concedere la licentia a’ folignati; se no, ha-

Miis ctia
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f:81t

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vranno patientia, perchè non credo che la volontà
«di N. S. sia di levare il pan da un luogo, per darlo
« all’altro ». Vigilerà che «non si facciano fraude in
«questa rassegna » e già ha scritto a quel podestà,
che è diligentissimo. Ha voluto informare il cardinale,
affinchè, se Foligno gli parlerà della cosa, sappia
quello che si è fatto.

- (CLXXXIX) - 13 agosto - Al d°:. Ha una lettera
del cardinale del 7 corrente, con ordine di prendere
un frate Giovanni Orago, « Hiberno » e un prete
Rueres (?sic) Machristin (?). Ha ordinato al bar-
gello che cerchi per tutta la città e fuori per l’osterie
e per gli « hospitali » e tenga spie e genté per vedere
se capitavano. Si è cercato anche nei conventi, ma
non si è trovato alcuno. Il V. è sicuro che, se fos-
sero capitati li, a quest'ora « si sarebbero havuti nelle
«mani, come pur s’havranno, se daranno di capo in
« queste bande ».

- (CXC) - 13 agosto - Al do: Due giorni fa si è
trovato al Ponte di Val di Ceppo, a circa quattro
miglia da Perugia, «un huomo morto nell’acqua ».
Al vestito sembra un contadino. Aveva molte fe-
rite in testa, nella gola e per la vita. Doveva esser
morto da sei ad otto giorni. Non si sa chi sia; forse
un forestiero, perché finora non si é presentato alcuno
del contado «a querelarse ». Forse é uno di quei
mietitori che tornano da Roma, o uno di quelli che
sono venuti al perdono d'Assisi. « Non si può far al-
«tro giuditio », perché nessuno lo conosce.

(€XCI) - 13 agosto - Al do:. Il commissario che il
V. mandó a Trevi, per le ferite che Federico Salvi
diede a Muzio Petroni, é tornato con informazioni
« del fatto principale », non solo: ma ha saputo che il
Vicario Foraneo, che voleva avocare a sé la causa,
è cognato del delinquente. Che le cause dei chierici
siano di competenza del Foro episcopale, è un abuso
«introdotto senza ragione alcuna ». Il Vicario aveva
fatto ogni sforzo per prevenire il podestà: ma non fece
in tempo, perché questo aveva già fatto l'inventario.
Allora il Vicario subornó il Balio e gli «ha fatto
«far relatione d'haver citato a una cert'hora prima

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 75:

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T. VALENTI

CUI « della confetione dell’inventario; cosa in tutto fal-
MIRI « sissima ». Il balio l'ha confessato e ha detto che la
citazione fu fatta dopo l'inventario, ma che «a com-
« placentia sua et del priore de Santo Emiliano, ha-

| È « veva referto altrimenti. Questo m’è parso un brutto L
| «atto et degno di gran castigo ». Ma perché sono ^

EH Rn preti e non soggetti al tribunale del V. « non ho potu-

i Ros «to fare risentimento alcuno ». Ma farà castigare il
Harc balio e il vicefiscale di Trevi, che sapeva di quella
IRE falsità, e «non solo non la scopriva, ma cercava
| « di nasconderla ».

Ri f:82r - (CXCII) - 13 agosto - Al d°:. Quei giovani Co-
I mitoli che il cardinale raccomanda al V. « mostrano di
: « haver poca cognitione delli negotij et di saperli mala-
[SERE « mente trattare, perchè in un medesimo. giorno fan-
HI «no mille mutationi ». Sono i fratelli di quel tale
Orazio Comitoli, che giorni fa ha sfregiato il capitano

: Vitiano, onorato cittadino di Perugia, con un pugnale
: proibito, in piazza, dinanzi la porta della chiesa; de-
litto « che senza dubbio aleuno importa la pena della i

i « vita et confiscatione de’ beni ». Ma il V. sia per 3
E EC non fare andar bandito il giovane « et metterlo al ri- i
i « schio di far male et d’essere dalli suoi nemici am-
« mazzato », perchè in forza di « Motu proprio » i ban-
diti si possono offendere impunemente, sia per far

cosa grata ai cardinali S. Sisto e Guastavillani e L
al Sig: Giacomo, che glielo hanno raccomandato, È
ha cercato di commutargli la pena. In presenza del E

tesoriere era stata conclusa la composizione in 400

scudi, e pareva se ne contentassero. Poi non hanno
Ut voluto più accettare. I Camerali «che sono pronti
Hs, « all’essequire dove va l'interesse loro» hanno già
preso possesso dei suoi beni e dei frutti, per incame-
rarli. Il V. per giustizia non ha potuto impedire l'ese-
| cuzione; e ora non sa che cosa fare « in servitio loro »
i se il cardinale non gli ordina « qualche altra cosa »;
WI e obbidirà. Ma dovrebbero contentarsi della composi-
zione e reputarla « molta gratia che se li conceda,

| « che forse la vorranno a tempo che non potranno poi E
| ! «haverla et sarà con loro danno ». Attende ordini: 4
jl se no, farà quello che gli parrà secondo giustizia. 1

f:82t (CXCIII) - 16 agosto - Al d°:. « Scrissi due poste
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EPISTOLARIO MONTE-VALENTI ; 71

sono a V. S. Illma et Revma come i Birri di Fo-
ligno havevan malamente ferito un cittadino di quel-
la città, per il che ci mandai subito un. commissario,
per sedare i! rumore popolare, che si era levato
con gran furia contro la corte. Hora, acció ch'ella
sia pienamente informata di questo, glielo raccon-
teró appunto, come sia passato, secondo l'informa-
zione presa dal mio commissario. Si trovavano in
Foligni aleuni giovani da Terni, venutovi (sic) per
giocare alla palla, et essendo alloggiati all'hostaria,
la sera stavano in camera scherzando fra di loro.
Il Barigello, huomo che si diletta assai di bever
bene, dopoi esere stato in tre o quatr’altre. ho-
starie, capitò anche in questa, et sentendo il rumore
che facevano quei gioveni, et che un di loro, se-

‘ condo egli dice, biastimò, con tutto che si trovasse

solo, volse andar di sopra per pigliarlo, ma non
gli riuscì, anzi se ne tornò burlato da loro; di che
adiratosene il bargello discese a basso et con lui
quattro di quei gioveni. Et mentre si fermorno ivi,
il Barigello mandò per la Compagnia, et come fu
gionta li disse: Pigliate costoro, che m’hanno voluto
assassinare! Alle quali parole descesero a basso
gli altri quattro che erano restati di sopra et comin-
ciarono a menar le mani contro li birri; nella qual
rissa restò ferito il fratello del. Barigello nella ma-
no destra, et dandoli tuttavia la carica li Terranani,
li Birri se ritirorno in una bettola, che era all’incon-
tro, et serrata da essi la porta, li gioveni volevano
gettarla a terra; ma essendo corso al rumore un
M. Vincenzo Cantagallo, cittadino assai honorato,
se mise a persuadere a questi da Terni che non
facessero violentia alla Corte, perchè il popolo si
levarebbero contro di loro. Et mentre faceva quest’uf-
fitio se le mise innanzi, voltando la schiena verso
la porta dov'erano rasserrati li Birri, la quale fu
da essa aperta alquanto et scaricata dal Barigello,
per quanto si prova in processo, un’archibugiata et
colse appunto quel bon cittadino, che si faticava
per quietare il rumore et che l’haveva già quietato,
con sette pallini. Saputosi poi per la città questo
delitto, fu sonata la campana del Consiglio. Et ra-
dunati i cittadini et il. popolo andorno al palazzo
del governatore, dove s’era ritirato il Barigello et a
tutti i partiti lo volsero nelle mani, che il Gover-

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BRE .—- «natore non glie lo podde negare, senza rischio della
IGT « persona sua. Cominciorno poi a cercare gl’altri birri
BI « et ne*trovorno quattr'altri, et li condussero prigioni
Vbi Hd «il Barigello et i Birri, in mano et poter del pode-
[ABRE « stà di Foligno, ché non confidorno nel Governatore, È
RO e «dal quale dependea detto Barigello; il quale, insie-
| aee « me coi suoi sbirri furno assai ben pisti, con ortoni
BERE «et pugna, quando erano condotti pregioni, come
IRR «facilmente se puol credere d’un furor populare,

dran «dove, essendoci anche delli parenti del. cittadino
(SIERRA « ferito, fu miracolo che qualched’uno de quei Birri non

ERE «fussi ferito, anzi ammazzato. Et questa è la vera
«informatione di tal fatto, presa con diligentia dal
« Commissario et avuta dal processo sopra ció fabri- È
«cato, se bene il Governatore di Foligno la scriva 4
«alquanto diversa, secondo ho visto per la copia E
«della lettera scritta a lei, ch'esso m'ha mandato. I
« Sbirri furno condotti quà et già sono espediti tutti,
«dal Barigello impoi (sic) ch'é colpevole. Et suo
« fratello che, dopoi si trova in prigione, è stato
«imputato d’haver voluto sforzare una donna; che
«l'uno et l’altro se spedirano quanto prima per giu-
« stitia; et alli Sbirri relassati s'é comandato che non
«se debbano tornare a Foligno, acciò non fossero
«da quelle genti offesi. Ch'é quanto m’occorre dirli
«in questo particolare et humilmente Le bacio le
« mani ».

f:983t - (CXCIV) - 16 agosto - Al do: Ha ricevuta let-
tera del cardinale, che gli commette la causa della
donna di Gualdo Cattaneo, trovata col frate di
MH e S. Agostino. Ha mandato un uomo a prendere la don-
| IHRER na a Foligno. Anche il frate é a Perugia nel suo
Boon convento fattoci mettere dai padri stessi. I] V. ha
| domandato che lo consegnino a lui per giudicarlo,
IE ma «si sono resi difficili » valendosi di una lettera
ME del cardinale che espressamente non ordina che il
Írate sia consegnato al V. Hanno domandato tein-
| po per scrivere al generale; e il V. ha concesso
ENTM. otto giorni. Se non avrà contrordine dal cardinale,
b manderà senz’altro a prendere il frate, chei padri hanno
ul promesso di tenere sotto buona custodia. Lo terrà
" prigione in palazzo « con quella honestà et segretezza
di «che si potrà, per honore della religione ». E poiché
il i padri hanno domandato che almeno il frate sia esa-
TIT

f:84t

minato in convento, il V. dice che non è possibile,
perchè dovendo esso «conoscere la causa, non è
« conveniente che vadi là ad esaminarlo ». E pol ren-
derebbe anche più complicata la causa, «la quale
«è pur assai redotta difficile da poter trovare la
«verità »; perchè non fu esaminato in principio il
frate, che dovrà essere messo a confronto con la
donna; e ciò nel convento non si può fare. Informa
il cardinale, perchè, quando gli verrà parlato di questa
causa, sappia come decidere.

- (CXCV) - 16 agosto - Al Cardinale Camerlengo -
Ha visto quanto il cardinale gli ha scritto, circa l'af-
fare dell'olio. Gli manda la nota di Perugia, Trevi e
Devagna, che il V. ha già avute; quella di Foligno
gliela manderà il governatore; e tra pochi giorni a-
vrà quelle di Assisi e di Montefalco. In questo go-
verno non vi sono altri comuni che abbiano olio.
Se non bastasse la nota generale, manderà le liste
stesse, ma sono assai voluminose. Il prezzo è di
14-15 « giulij» al « mezzolino », di 60 «libbre ». In-
cettatori non ci sono, perché a Perugia appena dieci
persone e poco piü nel resto della provincia arri-
vano a 100 « mezzolini », e sono i facoltosi, che lo
raccolgono dai loro poderi. Peró, siccome questi ta-
li forse non l'hanno assegnato, il V. investigherà « se
c'è aleun monopolio ». Non crede che Roma « possi
patire d'olio », perché nell'Umbria ce n'é gran copia;
e, se non si «cava» altro che per Roma, non po-
trà mancare: ma occorre «una previsione sa'da», perchè
il cardinale camerlengo scrive, il Monsignor Tesoriere
scrive, il chierico di Camera, Cesi, dà licenze « et chi
« ordina una cosa et chi l’altra in maniera che io so
«appena quel che debbo fare». Il V. non concede
e non concederà licenze, se non per Roma e cercherà
se vi sono « monopoli » o altri che non abbino « ras-
« segnato », e userà il rigore che gli verrà ordinato,
perché nessuno è più diligente di lui nell'eseguire gli
ordini del papa e del cardinale. Se da Roma non si
daranno licenze, il papa sarà soddisfatto di avere
olio per quella città abbastanza e al prezzo da lui
fissato. Ricorda al cardinale che sarebbe bene che la
Camera facesse provvista per l'anno santo, e si può
fare adesso. Se si aspetta, si troveranno difficoltà,
perchè il raccolto futuro si presenta scarsissimo.

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 79

"3 de

1

Pi

Yel.
regio e ———— We X rum. 80 T. VALENTI

FUNERIS S. f:85r - (CXCVI) - 20 agosto - Al Cardinale Guastavil-

" lani. Quei giovani Comitoli, raccomandati dal cardi- È
ti nale, si sono decisi ad accettare la « composizione »
| | per il delitto di Ottavio, loro fratello. È stata fissata
GGI a 300 scudi, per evitare la lite circa la confisca, per
B cn le pretese della. madre e di altri. Il V. gli ha « segna-
Hr E ta» la supplica, con riserva dell’esilio dalla città e
dal contado, pena 1000 scudi, fino a che non avrà
BUE la pace dall'offeso. Il delitto è grave, ma anche la
Bilo pena non è leggera; anzi a coloro pare anche trop-
pal | po grave, perché erano abituati ad accomodare le
cose loro con minore spesa. « Et perció hora che
« vedano che si fa da vero, staranno forse piü quieti
« et con maggior timore ».

f:85r - (CXCVII) - 20 agosto - Al do: «Io non ho in
«questa provincia travaglio, nè fastidio maggiore di
« quello che mi danno i governatori et officiali stes-
«si con quelle vane pretensioni ch'io non habbi d’ha-
« vere superiori nelli governo loro, se non pro forma
«et che essi non siano tenuti d’avvisarmi quello che
«giornalmente occorre. Il governatore di Assisi, il
« più freddo et inesperto officiale che sia in questo
« governo, dà ad intendere di non haver niente che
«fare con questa corte ». Perció non avvisa né delle
piecole cose, né delle grandi, come gli omicidi e cau-

| se capitali.
MEN ; « Et quello che é peggio, nemmeno egli ci fa le de-
Visa dn « bite provisioni ». Cosi ora é stato ferito a morte un
| | tal Panfilio, di li, ed ucciso un Pierpaolo de' Monti,
di Assisi. Non ha scritto nulla al V. che l'ha saputo
| | da altri ed ha mandato un uomo apposta; poi ha
[eU mandato un commissario, trattandosi di cause capitali.
(IR Esso ha trovato che «non era stata fatta alcuna di-
| «ligentia nella causa dell'homicidio, se non la sem-
LM « plice . recognitione del corpo» e dopo due giorni
| i che era rimasto sulla strada. I delinquenti, contadini
del morto e conosciuti, sono fuggiti e hanno portato
| « le loro robbe et facultà nel stato de’ S. S. Baglioni ».
SMR E ‘anche quello che ha ferito Panfilio si è salvato
ili; con la sua roba, perchè non furono fatti gl’inventari
ER : con la prontezza che si usa in simili casi. E con tutto
ni | ciò quel governatore scrive lagnandosi che il V. « gli
1 « turbi la sua giurisdizione et brava di volerne scrive-
STORIA PATRIA

re» al cardinale. Il V. gli ha risposto assai « re-
« sentitamente et cercato di darli ad intendere in qua-
«le errore si trovi a credere che le cause capitali
«non debbano essere di questa corte». Todi e Fo-
ligno hanno privilegi amplissimi dai papi; eppure i
delitti atroci e capitali sono riservati alla corte di
Perugia; quindi molto piü Assisi, dove i predeces-
sori del V. hanno avocato a sé simili cause.
Quanto all'avvisare il cardinale di tutto ció che

succede, stia pur certo che, come tutti i governato-

ri ed altri officiali non lo fanno, difficilmente puó
farlo il V. al quale ricorrono le parti offese; ma il
V. non essendo informato, non puó decidere nulla;
come é accaduto in questi giorni, che uno di Assisi
si é doluto col V. che quel governatore aveva nelle
mani un tale, preso col pugnale, col quale si diceva
avesse ferito « un altro» (!) nella cappella di Santa
Maria degli Angeli e che « non faceva risentimento ».
Ma il V. che non era informato, non poteva far nulla
per quel pover'uomo.

« Et si va avanti cosi, ch'io non sia informato
«delli delitti che succedono, senza dubbio si caverà
« il ricorso dei provinciali, li quali stanno tutti con-
« solati; quando sanno che le cose sono venute in
« cognitione mia, sicuri che nè li governatori ardi-
«ranno, nè io permetterò di lasciare passare li delitti
«impuniti ». Prega il cardinale a liberarlo « dal con-
«tendere con questi officiali ». Ne parli a N. S.
per « intendere se la volontà di sua Beatitudine è
«che le cause capitali si conoscano da questa corte,
« come si è fatto sempre» e che il V. sia avvisato
di tutto, come egli avvisa il cardinale. E quando
questo sia il pensiero del papa, prega di scriverlo
a questi governatori, perchè lo sappiano e l’osservino
«senza replica ». Capisce che ciò aumenta al V.
brighe e fastidi, ma sopporterà ogni fatica, perchè in
servizio del papa e della giustizia e a soddisfazione
dei popoli e per dignità del suo governo, affinchè
«le cose vadino pel verso suo». Gradirebbe che
si riprendesse specialmente il governatore di Assisi;
però si rimette a quello che vorrà fare il cardinale.

f:86t - (CXCVIII) - 20 agosto - Al d°:, «Dopoi il di-

« spaccio passato par che sia corso bisestro (sic—
« dissesto) in questa provincia, poi che in un mede-

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 81

"3 m

1

P dije VP PORA S dT o a

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ED M Y 9 taii dica. c. GT

mi T. VALENTI

«simo giorno, che furono li 16 del presente, mi ven-
«ne notizia di tre delitti gravi che erano corsi, uno
«nel contado di questa città, l’altro a Nocera, il
«terzo a Trievi».

In Agello di Perugia un M.° Agapito, da Gubbio,
diede tre ferite con un punteruolo a M°. Roberto,
fabbro, con pericolo di vita. A Nocera un Achille
di Panfilo, ferì dalle spalle (« didietrovia ») con un
pugnale due volte alla testa un Clemente Carnevali,
« cittadino quieto et honorato », e le ferite sono con
pericolo di vita. A Trevi, essendo due sbirri andati
per il territorio il giorno di S. Rocco [16 agosto]
trovarono due contadini di Fabbri che stavano lavoran-
do in un fosso. I birri « volendo far troppo i di-
«ligenti », credendo che quello fosse giorno di festa,
ma non é comandato dalla Chiesa, volevano procedere
contro quei contadini. Venuti a parole, uno sbirro spa-
ró un'archibugiata e feri un contadino alla coscia si-
nistra; ma questi, preso « uno spontone », ammazzó
il birro.

Il V. ha mandato in ognuno dei tre luoghi un
commissario, per «le provisioni necessarie », special-
mente in Agello, dove « ci cavalcó » il segretario del
luogotenente. Bernucci. Mentre il commissario stava
esaminando la moglie del reo in casa propria presso
il castello, dov'erano il notaio con due birri, arriva-
rono un Flaminio di M. Biagio Angeli, da Urbino,
Antonio di Leone, da Montone, e Marco della Ver-
dolina, del contado « giovani non molto quieti ». Si
misero attorno agli sbirri e uno ne ferirono in testa
leggermente «et l'altro lo pistorno molto bene. Il
« sostituto col notaro scaporno fuori et levorno il
« castello contro costoro, ma non li poddero havere
« nelle mani ». Si é poi saputo che questo « insulto »
volevano farlo al commissario dei legati pii, per una
certa esecuzione fatta a uno di loro. « Ma, come se
« sia, è stato un brutto atto ». Si procede con dili-
genza, come anche nella causa principale. Gli al-
tri due commissari di Nocera e di Trevi non hanno
ancora scritto. Farà ogni possibile diligenza « per
« castigare i delinquenti, e, quando non se possi altro,
«metteremo per ora a libro et riscoteremo poi un'al-
« tra volta (!) ».
f:87t

1:91t

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI P1. 85

- (CXCIX) - 20.agosto - Al do:. Il Capitano Ca-
millo Perinelli, gentiluomo di Perugia, ha mostrato
al V. una patente del cardinale e un'altra del Sig:
Stefano Mottini, Colonnello di Sua Maestà Cattolica,
spedito « a far trecento fanti in queste parti per sus-
« sidio della Goletta ». Il V. ha obbedito e gli ha
concesso che « possi toccare il tamburo ». L'aiuterà
a sbrigarsi e far di tutto « per vietare alli scandali che
« sogliono occorrere in questo far de’ soldati ».

- (CC) - 20 agosto - Al do:. In obbedienza agli or-
dini del cardinale ha fatto pubblicare il bando sopra
i monopolii ed incetta degli olii, per tutti i luoghi
del suo governo, dove se ne produce. Ne ha fatti
stampare 60 e distribuire per affiggerli in città e fuo-
ri. Ha ordinato ai ministri che sorveglino se ci sono
monopolii, incette «o altra gente» (!) che non ab-
biano fatta la rassegna e impediscano che si « cavi»
se non per Roma e con l'obbligo « di riportarne fede ».
Cosi facendosi l'olio non mancherà. Quanto al prezzo,
c'é grande differenza con quello di Roma; perché a
Perugia vale 15 « paoli» il « mezzolino » di 60 « lib-
«bre», che sono 12 «bocali» di Roma; sicchè a
Perugia costa 12 bajocchi e mezzo il « bocale ». Le
gabelle e le vetture importano 4 scudi e 50 bajocchi
per soma, che é, di solito, di 8 « mezzolini »; ma per
viaggiare si fa di 7 1/2. Tutto compreso, costerà a
Roma « bajocchi », 17 e quatrini 3 1/2. Se si vuole ri-
bassare in modo che a Roma costi cosi, come il car-
dinale scrive, bisogna metterlo a Perugia a « giulii »
9 e «bajocchi» 8, con grande «alteratione in que-
« sta provincia e forsi non si potrebbe mettere in
« esecutione ». Tuttavia se il papa e il cardinale
vogliono, « bisognerà che questi. popoli habbiano pa-
«tientia et s'acquietino al santo voler di Sua Bea-
« titudine » che il V. eseguirà sempre. Ma crede non
si debbano, intanto, dar patenti, se non per Roma,
in modo che per forza «hassi a venire al prezzo
«che si desidera, perché non altro il fa star cosi
«alto che l'esito che ha per Bologna et Romagna,
« che hora é vietato ».

f:88t (CCI) - 23 agosto - A" Mons: Tesoriere Generale.

L'affare della « macina » che il tesoriere ha solleci-
T. VALENTI

tato e fu dal V. con molta fatica concluso « pare che
« nell’ispeditione di costà si sia raffredato assai, nè
« sapemo la causa ». Al V. « ciò dà gran travaglio »
perchè il debito cresce e mancano « gli assegnamenti
«fatti»; che non potendosene «servire in tempo,
« dopo non basteranno ». Prega il tesoriere di aiutare

'lagente di Perugia in Roma per la spedizione del

£:89r

breve. Se si tarda, il magistrato presente finisce il
tempo suo, e a questo « che così caldamente ha ab-
bracciata « questa impresa », ne potrebbe succedere
un altro di parere contrario, come erano gli anteces-
sori antichi; quindi « tutto si metterebbe in nova con-
« fusione ». Se ci sono difficoltà, prega di esserne av-
visato, perchè il comune possa mandare ambasciatori
apposta al Papa; « altrimenti le cose andranno decli-
«nando, et la Camera non potrebbe essere soddi-
« sfatta ».

(CCII) - 23 agosto - Al Cardinale Guastavillani.
Ha ricevuti due memoriali per il papa, rimessi al V.
dal cardinale. Uno è del comune di Foligno « che de-
« sidera si lievino » le congregazioni segrete di Gualdo
Cattaneo, suo castello. L’altro degli uomini del Ca-
stello delle Forme, contado di Perugia. Quanto al
primo, di cui il V. non sapeva nulla ha mandato a
chiamare un uomo di Foligno e uno di Gualdo Cat-
taneo. Intese le loro « pretentioni », informerà. Per
quello di Castel delle Forme può dire che già sapeva
di che si trattava « et l’intendo anco contro di loro,
«se ben essi, non hanno fatta istantia che la causa
«se commetti a me ». Il fatto sta così: gli uomini
di quel castello, per il danno patito a tempo della
guerra di Perugia, per la devozione e la fedeltà alla
Santa Sede e per certi denari che pagarono alla Ca-
mera, furono esentati « da tutte le gabelle et gra-
«vanze reali et personali et li privilegi sono amplis-
« simi et se li osservano, che non pagano nè fuoco,
«né colte, né altre spese che s'impongono ». La dif-
ficoltà nasce per un tal Luca nominato nel memoriale.
Costui è di Castel delle Forme, ma « è venuto a Pe-
«rugia a far l'hostaria »; e pretende non pagare il
dazio del vino; cosa non ragionevole e le concessioni
non la suffragano. Se si ammettesse ciò, molti altri
potrebbero fare il medesimo « et mettersi anco ad al-
£:89t

f:90r

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 85

«tre mercantie, non solo qui: ma in altre città di S.-

« Chiesa et pretendere immunità; che sarebbe abuso
«grande et da mettere confusione in tutti li dazi et
« gabelle »; cosa mai permessa; né che — crede il
V. — si vorrà introdurre ora. Tuttavia la concessione
è della Camera: quindi, è affare camerale; si potrebbe
perciò rimettere a quei Chierici, perchè decidano. Il
V. obbedirà.

- (CCIII) - 23 agosto - Al d°:. Scrisse giorni fa,
come un Girolamo di Felice e un Telemaco Moriconi,
di Montefalco, essendo innamorati della moglie e
della figlia di un Cristofaro, cerusico, marchegiano,
abitante a Montefalco, le indussero di notte a fuggire
con loro e la mattina furono trovate, come già
il V. ha scritto; e come il padre avesse usato con la
figlia. La corte di Montefalco ha condannato i giovani
alla galera perpetua e confisca dei beni, e si è già
incamerata la legittima di Girolamo e si costringono i
parenti di Sileno (sic — Telemaco) a ricomprare i
suoi beni. « Et quanto all’incesto, havendo la figlia
«con molta audacia et contrasegni perseverato nel
« suo detto in tortura et in faccia del padre, fu messo
«anche M. Cristoforo alla corda et tormentato per
« un'hora et più; ha arditamente negato sempre. Onde
«non si potendo far di più in questa causa, il luo-
« gotenente sarebbe di parere di assolvere M. Cristo-
« foro et bandirlo da tutta la provincia et le donne
« metterle nelle convertite, acciò non si facessero me-
«retrici pubbliche, essendo che nessuna di loro passi
« quindici anni. Et sebbene io concorra nell'opinione
« del luogotenente, nondimeno in questo caso dell’as-
« solutione non ho voluto che si facci cosa alcuna sen-
« za partecipazione di V. S. Ill.ma. Dica che cosa s'a-
vrà da fare». La moglie del M. Cristoforo si é
« privata della dote et condennato Sileno (sic = Te-
« lemaco) a dotare la figliola ».

^
^

(CCIV) - 23 agosto - Al d°:. Ha ricevute lettere
del 18. Aggiunge solo che quel Gualtiero Monteneri
non ha fatta altra istanza di portare armi, dovendo
« gire alla guerra col capitano spedito quà, per soc-
« corso della Goletta ». Se l’avesse chiesta, il V.
gli avrebbe data la licenza.

25.00 SPUR DA REI A AO
1:90t

f:01r

T. VALENTI

Quanto allolio, non si puó far di piü del già
fatto, secondo gli ordini del camerlengo; pubblicati
i bandi e nominato un commissario per cercare se ci
sono incette e monopolii e impedire contrabando. L'o-
lio che si troverà «in fraude » si manderà a Roma,
al commissario della Camera. Ma fin'ora non ci sono
incette, perché i cittadini sono poveri, e mercanti non
ci sono; però non mancherà di vigilare.

Alla causa della vedova di Gualdo Cattaneo darà
principio oggi o domani «et se qualcuno di questi
« padri vorrà assistere alli esamini che si faranno al
« frate, li permetterò », secondo l’ordine del cardinale.

Nella causa tra Città di Castello e Montone ha
ordinato di non procedere più oltre, come vuole il
cardinale.

«Dopo scritto ho ricevuta la lettera di V. S. Ill.ma
«delli XXI in materia della suddetta causa della ve-
«dova di Gualdo Cattaneo, et perché a N. S. non
« piace che il frate si ritenga in palazzo, vedrà di
«fare in un esamine quello che si sarebbe fatto in
« più, acciò non le resti campo di pigliare istrut-
« tioni, per ocultare la verità, come si è fatto sin
« qui ».

- (CCV) - 27 agosto - Al d°:. Ha letto nella lettera
del 21 ciò che il cardinale ordina circa le discordie
tra Cascia e Monteleone: Visto ciò che scrivono il
governatore e il comune di Cascia e visto il processo
mandato, ha giudicato di non poter decidere nulla
senza andare sul posto. Coglierà l'occasione anche per
visitare un poco la montagna, « per non gravare di
« viàteci quei comuni, che sono poveri ». Sa che non
otterrà niente « essendo cose invecchiate » e altri pre-
lati non hanno, fatto nulla. Servirà per « castigare
« quelli che hanno errato, senza darli la spesa di ve-
« nire a Perugia ». Informerà.

- (CCVI) - 23 (sic) agosto - Al do: « Nel far de’
« soldati fu sempre che nascessero delli disordini et
« de' scandali, ma in questa compagnia fatta ora per
« sovvenire alla Goletta, dove tutti i gioveni di questa
« città hanno preso soldo, ci ? stato assai rumore et
«sono successi due delitti di molta importanza. Il
« primo é stato che un capitano Marcello Liberali,
« huomo fatioso et di mala vita, che al tempo di Mons:
TY

« l'inetto commise homicidio, per il quale ne fu eon-
« dennato capitalmente et gratiato poi in Roma per
« compositione, et che parimente al tempo di Mons:
« Della Cava diede delle ferite ad un Vincenzo, detto
« «il prete» et a Diamante Bossolo, proditorie, per
« quanto aparisce nell'nquisitione, che perció stava
«hora contumace; et essendo anche l'altro giorno an-
« dato in Ancona nella compagnia del Cav:. d'Oddi,
« sì trovò in quel grande insulto fatto al barigello di
quella città, per il che l’auditore dell'Ill.mo Sig:
Giacomo [Boncompagni] mi haveva scritto che do-
vessi farlo pigliare, come contumace da quella corte.

« Hora costui, cón tutto non potesse praticare,
« con l'occasione di questi soldati con i quali andava
« anco esso, ha preso ardire di venire di notte a Pe-
«rugia. Di che havendone havuto spia li nemici suoi,
«hier notte l'assaltorno a furia d'archibugiate sulla
« piazza di Sopramuro et non solo ferirono lui, di
« maniera che a XX hore del di seguente se ne mori,
« ma ammazzorno anco un altro giovene chiamato Fi-
«lippo Guidoni, ch'era in compagnia sua. Il quale,
« se ben era mal'huomo, che per discordie che haveva
«col padre non si confessava, nè comunicava, come
« dopoi s'é visto, che non si è potuto sepelire in
« sacrato; nondimeno in questa corte non haveva im-
« putatione alcuna. Un altro, che pur era in compa-
« gnia sua, senza essere offeso, se ne scappò, nè mai
« si è potuto sapere dove sia andato. Et se ben que-
« sto fatto era occoltissimo, non havendo parlato al-
«cuno de questi che son morti (!), nè men potuto
«haver l’altro nelle mani, tuttavia, havendo trovato
«le nemecitie che haveva questo Marcello col su-
«detto Vincenzo et Diamante, si mandò subito alle
« case loro, né si essendo trovati, se li procede in
« contumacia contra, sicuri ch’essi sono li delinquenti,
« et se bene alcuni dicono che compariranno, paren-
« doli d’haver fatta opera meritoria presupponendo che
« quel Marcello fusse capitalmente bandito d’Ancona,
« ch'io nol so, et che però si poteva ammazzare im-
« pune, et che dell’altro anco per essere in compagnia
« d’un bandito se ne possino escusare; ma se si la-
« sciano condurre a questo, so che non ne usciranno
«come credono; perchè questo è stato delitto grave
et atrocissimo, nel quale fo procedere con gran

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EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 87

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MAD 20D SG ali RUD I GUET C^ S A

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T. VALENTI

«rigore, et potendo havere costoro nelle mani, sono
«in pensiero di far scaricare una casa, che ha quel
« Vincenzo, ogni volta che io trovi che sia sua libera,
«per dar terrore agl'altri, che non habbino ardire
«di commettere simili scelleratagine ».

« L'altro delitto è stato pur anco di qualche im-
« portanza, essendo venuti alle mani un Lioneo Sa-
« lueci ‘col Capitano Camillo Perinelli, quello che ha
« fatta la compagnia in questa città, per soccorso del-
«la Goletta, in luogo retirato, dove erano soli a ragio-
«nare, per quanto sin hora si trova; et dopoi che heb-
«bero menati alquanti colpi, corse un soldato di detto
«Cap: Camillo Perinelli et, in scambio d’aiutarlo, si
« voltó contro di lui; per il che si erede che questo
« soldato: havesse intendimento con Lioneo, il quale
«è restato ferito et il capitano ancora, in testa et in
«un braccio, ma legiermente: di maniera che non per
« ciò è restato di partire questa matina, secondo ho
« inteso.

« Il fatto non si è potuto per ancora saper molto
«bene, ma, in dubbio, la tengo contro Lioneo, il
«quale è solito di commettere delitti, et è quello
«che li mesi passati sfrigiò Francesco Spinello et
«che compose in 300 scudi, riservatoli però l’essilio,
« sotto pena della galera, che hora, con l'occasione di
«questi soldati se n'era venuto in Perugia nascosta-
« mente; che se il Capitano havesse voluto far cosa
« simile, non le mancava né modi, né occasioni, senza
« aspettare questo punto, nel quale dovea partire per
« arrivare al servitio, al quale egli è destinato, nel
«tempo prefissogli. Ma spero in Dio che s'havrà
«la verità, perché con la diligentia che io ci usai et
«feci usare dalli parenti del Cap: Camillo, Phebbi
«hieri sera prigione, havendolo fatto pigliar in casa
del Cap: Antonio Rocchi, dove si era ritirato per
farsi medicare; che subito che la corte vi andò, «quel
gentilhuomo se li fece inanzi dicendole che lo tene-
«va ad instantia mia; ma perchè il barigello si te-
«meva che, essendo il Cap: Camillo amato assai in
« questa città, non li fusse ammazzato nelle mani dalle
«genti et soldati che si erano radunati, ci mandai
«il luogotenente con buona compagnia et lo condus-
« sero prigione a salvamento; et non si mancarà d'in-
« vestigare la verità per castigare costui della teme-
«rità sua, si per non haver osservato l’essilio,

A

^

A^
1:92t

f:93r

«come per il delitto dopoi commesso. Oltre che, si
«trova che portava spada et pugnale; et di quanto
« seguirà ne darò poi avviso a suo tempo».

- (CCVII) - 27 agosto - Al do:. Tornato il commis-
sario che andó a Trevi per l'omicidio dell'esecutore
colà avvenuto, riferisce il caso diversamente da quanto
il V. aveva scritto al cardinale. I delinquenti furono:
Mattia Guerrieri e Domenico suo nepote, da Fabbri.
Non furono provocati: solo gli esecutori « gli avevano
«fatto pegno perché lavoravano il giorno di S. Rocco,
« che a Trievi era festa ». I contadini presero le armi
loro «che erano corsesche et storte et andarono a
« trovare li sbirri, che s'erano posti a sedere all'om-
«bra. De’ quali levato [se] ne in piedi uno, andò
«alla volta loro con l’archibugio che haveva, et in-
« contratisi insieme, quei contadini comenciorno a me-
«nar le mani, et nel rumore fu scaricato dallo sbir-
«ro l’archibugio, col quale ferì uno de quelli; ma
«esso che stava a peggior termine, cadde in terra
« ferito di maniera, che se ne morì tra poche ore,
«et i delinquenti se ne fugirono, uno dei quali fu vi-
«sto andar zoppicando per la botta dell’archibugiata
«che haveva nella cossa. Sono stati fatti gl’inven-
« tari delle facultà loro et in contumacia si procederà
«alla condennatione, come sarà di giustizia ». Gli
altri due commissari di Nocera e di Assisi sono tor-
nati ed «hanno fatto molto bene il debito loro et
«il servitio della corte ». Le cose colà stanno co-
me il V. ha già scritto. l'arà giustizia.

- (CCVIII) , 21 agosto - Al do:. Il Comune di Mon-
tefaleo ha fatto sapere al V. che quei di S. Lorenzo,
comune di Trevi, erano andati a Montefalco e a Fo-
ligno « a levar certa parata fatta da quella comunità,
«per servitio d'un suo mulino », col pretesto che
facesse danno ai loro terreni, tenendo ingorgata l’ac-
qua. Al V. il delitto pare molto grave: perchè, se
quelle genti avevano qualche pretesa, potevano ri-
correre a lui, anche perchè il fatto poteva causare
disordini ed inimicizia tra quelle due terre. Mandò
commissario l'avvocato fiscale, con ordine d'imprigio-
nare tutti quelli che avevano levata la « parata ». Esso
ha eseguito diligentemente e ne « ha havuti bonaparte

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 89

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T. VALENTI

«in mano »; ma poi si è mostrato poco accorto, perchè
ha mandato quei di Trevi nelle carceri di Montefalco,
«a rischio che le fusse fatto qualche scorno, perchè
«lassù si tengono offesi». Se ciò fosse successo,
sarebbe stata la perpetua rovina di quelle « terre ».
Il V. ha scritto subito al commissario (e manda copia
della lettera al cardinale), per l’errore che aveva
fatto, e che levasse subito quei prigionieri da Mon-
(NRE tefalco. Così fece; poi tornò a Perugia, dove séguita
MB la causa, per trovare la verità; e si farà giustizia.

f:93t (CCIX) - 27 agosto - Al d°:. Per eseguire gli or-
dini del papa circa gli olii, il V. ha ordinato al fiscale,
«commissario delle fraudi» perchè scuopra le in-
cette non denunciate e impedisca i contrabandi. È
andato a Trevi, Assisi e Montefalco, dove, in buona
fede, ha incaricato « commissarii a rivedere gli olii »,

col pretesto che il di più — chi lo aveva — dovesse
tenerlo per Roma; e ciò per non far sospettare che
si cercassero «le fraudi ». Ma i commissarii — col
consenso di quell’altro — «facevano dar a chi ha-

I-A «veva olio ,sigurtà di tenerlo per Roma et per cia-
[2i | «scuna sigurtà pigliavano un grosso»; cosa che al
i V. dispiacque infinitamente, perchè era come mette-
re una gabella di un «grosso » per famiglia; « per-
«che in questi paesi non c'è huomo che non abbi
«olio o poco o assai; onde rabbuffò grandemente il
«fiscale che haveva dato tale ordine senza parteci-
« patione » del V. Gli ordinò che modificasse « le
« commissioni sue », e così ha fatto. Si saranno presi

appena 7 grossi; e intanto si seguitano le ricerche.
Se si troveranno incette — e pare che se ne
i abbia sentore — si eseguiranno gli ordini del cardi-
| nale. A Perugia e altrove molti non hanno assegna-
ti to l’olio, quando si pubblicarono i bandi; ciò 0 per tra-
scuraggine, o per negligenza, o per la novità della
| cosa. Da Bevagna gli scrive (e manda la lettera al
is cardinale) « un huomo da bene et honorato di quella
« terra, dottore in medicina eccellentissimo » che si
Bi . laccusa da sé di non aver assegnato l'olio; e adduce
| Mor ragioni efficacissime; perció é scusabile in gran par-
| dE te; e come lui ve ne saranno altri. Prega il cardinale
[III di dirgli se il papa vuole che contro chi non ha as-
; segnato o « non ha espressa la vera quantità » (esclu-
si i monopolii, contro i quali procederà con ogni ri-

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1:94t

f:95r

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 91

gore) si proceda alla pena dei bandi; e obbedirà.
Ma se il papa é contento che contro gli altri non si
proceda a rigore, si potrebbero dare altri sei od otto
giorni di tempo a quelli che non hanno notificato, di
farlo ora, senza timore di pena. Il comune di Assisi
ha mandato un uomo per altre faccende, il quale gli
ha detto che se il papa volesse una quantità di olio
di là, il comune si obbligherebbe cederla al prezzo
che il papa avesse stabilito. Il V. crede che anche
altre «terre » farebbero il medesimo « per poter poi
« traficare quel che gli avanzarà »; perché non hanno
altre entrate che l'olio. Del grano «in questi monti
« e luoghi assai stretti, appena ne raccolgono quanto
« bisogna per il vitto ». Scrive anche a Mons: Camer-
lengo e attende ordini.

- (CCX) - 21 agosto - Al Cardinale Camerlengo -
L'informa di avere scritto al cardinale Guastavillani
per l'affare dell'olio. Ripete quanto sopra, circa le
offerte fatte. Cercherà di accomodare le cose, anche
per il prezzo « quantunque sarà grave a questi po-
« poli si grosso sbasso da 15 giulij a men di uno
« seudo per « mezzolino », ché tanto bisogna calare,
« perché si possi dare in Roma per li XIIIJ bajocchi
«il bocale; ma in ultimo, quando così comandi S. S.
« bisognerà che ognuno habbi patientia ». Informa il
cardinale affinché, saputo tutto « possa considerare
«anco questo partito » e decidere.

^

(CCXI) - 30 agosto - Al Cardinale Guastavillani. -
Ha già scritto il caso del capitano Camillo Perinelli
e di Lioneo Salucci, informando che questi era stato
preso a Perugia, da dove era esiliato, pena la galera.
Ora fa sapere al cardinale che, mentre il V. pensava
di castigare costui, « sia per haver rotto l'essilio »
come per l'altro delitto, « quelli che fanno per lui »
hanno mostrato al V. un salvacondotto rilasciato al
Salueci dal luogotenente dello stesso V., Agostino Ber-
nucci; « cosa che mi ha alterato assai, ch'un ministro
«in presentia mia si pigli sigurtà di fare quelle cose
« ch'io, pur per pensamento, non voglio mai concede-
«re» non solo; ma giorni fa non ha voluto ricono-
scere neanche un salvacondotto rilasciato dal Sig:
Giacomo Boncompagni, per due mesi, a un tale di

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T. VALENTI

Perugia, « senza far osservare a Sua Signoria lllma
«il scandalo che perció poteva succedere, di lasciar
« praticare uno in faccia de' suoi nemici, senza ha-
« ver fatta la pace; et quel signore, che si appaga
«del giusto, non ha risposto altrimenti: segno che
«non vuol se non quanto risulta in quiete de’ po-
« poli ».

Il luogotenente si scusa dicendo che andarono
da lui tre vecchi perugini dicendo di voler far. ve-
nire il Salucci per concludere la pace, e che il sal-
vacondotto fu concesso solo per otto giorni e con
patto di non uscire di casa. « Tuttavia mi ha dispia-
« ciuto assai et gli ne ho fatta buona repressione,
per il che confido non sia per far più di questi
« errori, che, certo, si continuasse, non potrei fare di
«non resentirmene gravemente con V. S. Illma e
con Nostro Signore, perchè queste sono cose da
mettere sottosopra questa città facendosi qui pro-
fessione d’armi et di soldato, che si recherebbono
ad infamia che, vedendo un lor nemico in qualse-
voglia luogo, non andassero a far questione con
lui; et perciò nè salvacondotti, nè licenze d’arme
non concedo, nè concederò fin che sto in questo
governo, se non mi sarà da lei espressamente co-
mandato ».

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(CCXII) - 30 agosto - Al d°:. Ha inteso quanto il
cardinale gli ha scritto il 24 in ordine ai governatori.
Ne ha avuto piacere e consolazione e lo ringrazia,
« con tutto l'affetto del cuore ». Crede che ció baste-
rà da farli più diligenti per l'avvenire nell'avvisare
il V. di tutti gli affari. Non desidera ció né per
ambizione, né per altro suo particolare interesse, ma
per lo zelo che ha di servire S. S. e la giustizia, e
non avrà mai altro pensiero. Quanto alla « cognitione »
delle cause capitali, farà come sempre; che, cioè,
spettino alla corte di Perugia. Anche i privilegi che
hanno le altre città eccettuando sempre le cause
capitali ed i delitti atroci. Ma le comunità vorrebbe-
ro che queste cause capitali fossero solo quelle de-
gli omicidi; ma non crede che si possa dare questa
interpretazione, perché non risulta dai brevi, dove
sarebbe: stata espressa «se la mente del pontefice
«fosse stata tale ».
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£:96r - (CCXIII) - 3 settembre - Al d°:. È condannato in

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI

contumacia un Orazio di Filippo, da Perugia, «in
« pena della vita, sotto pretesto che desse con una
«caraffa d’inchiostro nel viso ad una figliola di un
«hoste et anco portasse un archibugetto. L’anno non
«è passato et egli pretende di potersi deffendere
«et di far constare essere stato un altro et non lui
«che commise un tal delitto », come alla supplica,
che é allegata a questa lettera. Se il cardinale crede
che possa essere accolta, prega dave l'ordine e il V.
«farà conoscere la causa per giustitia ».

- (CCXIV ) - 3 settembre - Al d°:. Per informare il
cardinale circa il memoriale di Foligno « per levare
«le congregazioni segrete di Gualdo Cattaneo » dal-
le quali dubita che derivino tutti i rumori e le di-
sobbedienze, gli fa sapere che in tre o quattro con-
sigli nulla si è concluso e ne sono seguiti disordini.
Manda ora al cardinale le ragioni di Gualdo C. Il
V. deve obbedire, ma « da che si trova in fatti» fa,
considerare al cardinale che questi di Gualdo sono
uomini sediziosi « et volentieri alzano le corna contro
«la città di Foligno, che gli é superiore ». Sarebbe
bene, perció, proibire ad essi di tenere adunanze se-
grete, nelle quali discutono le cose loro, per non in-
comodare i consiglieri ad adunarsi ogni giorno. Vor-
rebbe il V. che, se mai, in quelle adunanze potessero
consultarsi « et digerirsi le. cose che si hanno a fare
« et poi riferirle in consiglio generale, al quale solo
« spettasse di far le resolutioni; perché intervenendo
«in questi consegli pubblici il podestà, che è uomo
«di Foligno, la comunità può esser certa che non si
« facci cose contro l’honesto; et anco il castello ver-
«rebbe meglio governato ». Questo sembra al V. «un
« buon temperamento », ma defciderà il papa «con l'in-
« falibile giuditio suo ». Il V. obbedirà.

- (CCXV) - 3 settembre - Al do:. « L'altro giorno
« per corriere apposta l’Ecemo Sig: Duca di Ferrara
« mandó a chiamare in questa città il Cap: Antonio
« Roechi e il Cap: Faustino Crispolti, gentilhuomini
«honorati et capitani stipendiati da S. E. li quali
«sono già partiti et inviati a quella volta. La causa
«non si sa di certo, se bene si crede sia per man-

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« darli in Francia. Il Sig: Gio: Paolo Baglioni che
« stava alli servitij del Ser.mo Granduca di Toscana,
«havendo fatto rumore con un gentilhuomo di casa
« Salviati, di grossa facultà et un poco parente di
«S. A., fu in Fiorenza, per non so quanti giorni
« ritenuto prigione et dopoi lasciato per un ‘anno,
confinato fuori del stato di S. A. et questi giorni
« se ne. tornò in quà nel stato suo di Bettona et Can-
«nara, dove sta con assai bona guardia. Ho voluto
« dell'uno et dell'altro particolare avvisare V. S. Illma
«et Revma acció sappia tutto quello che quà oc-
« corre ».

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{:97r - (CCXVI) - 3 settembre - Al do:. Nella causa tra

1:97t

Montefalco e Trevi per il fatto della « parata» si
prosegue per giustizia e quattro sono contumaci con
un soprastante delle opere del comune, che si crede
siano i rei. Se non si presentano, saranno condannati.
Ma il V. ha saputo che Trevi ha mandato a fare
istanza a Roma perché si mandi un gommissario per
quel fatto della « parata », perché si crede che que-
sta « non stia bene et posta con troppo suo danno »,
pensando, forse, cosi di « addormentare la causa cri-
« minale ».. Questa petizione dei trevani è fuor di
proposito e superflua, perché, se hanno ragione, si
sentirà dopo la causa criminale. Il V. deve andare
da quelle parti « per passare alla montagna »; cosi
sarà lui il commissario, perché é cosa di poco, « che
«in un'occhiata non si possino vedere quattro tavole,
«che constituiscono quella parata, et possono pur
«anco star sicuri che, send'io di quella terra, se ben
« ci son stato poco, non habbi da patire il danno loro;
«ma son genti cosi fatte, che fanno gli errori et
«non vorrebbano esserne castigati et hora che si ve-
«dano haver il torto, cercano per ogni strada d'im-
« pedire il corso della giustitia ». Che se il cardinale
vuol mandare un commissario, «che alle comunità
« bisogna far per forza », potrebbe dare incarico al
governatore di Foligno, senza mandare altri, oppure
al luogotenente di Spoleto, che sono vicini; e con
poca spesa potranno vedere il fatto.

- (CCXVII) - 3 settembre - Al d°:. I monaci dì San
Pietro di Perugia, « che sono dell’ordine di S. Paolo
«di Roma », possiedono una tenuta in territorio di
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI

Foligno e di Montefalco, dove hanno il procoio e il
bestiame da pascolo. I folignati vi fanno molti danni,
e i guardiani e i garzoni, avendo in questi giorni
trovato molte bestie a pascolare nei prati dell'Abbazia,
«le ritennero, come si costuma, per sapere chi n'era
« padrone ». Comparvero i guardiani delle bestie e ri-
masero d'accordo di lasciarne due in pegno, finché
arrivasse il padrone, Martino Rampeschi, di Foligno,
conduttore del macello e forse anche macellaro, che
nei mesi passati era dei priori. Costui, sentito il fatto,
valendosi dell'autorità di magistrato, mandó i birri
a levare le dette bestie « e ci andarono con tanto im-
peto » accompagnati forse anche dai garzoni del Ram-
peschi, che non solo levarono le bestie giustamente
tenute dai garzoni dell'abbazia, ma ne fecero anche
ferire alcune dai loro cani. Il guardiano delle bestie
dei monaci fu chiamato dai priori, ma non si presentò,
perchè non si credeva obbligato. lu preso e« tenuto
«un pezzo in prigione ».

I padri vedendo così maltrattate «le cose loro,
«il suo guardiano in prigione, le bestie ritolte e,
« quelle loro ferite », ricorsero dal V. che ci « facesse
« provisione ». Egli scrisse al governatore dolendosi
del modo di procedere. Gli ha risposto di non sa-
perne nulla, essendo stata tutta opera dei priori. Il
V. mandò a chiamare il Martino Rampeschi, il quale
confessò che l'arresto era stato fatto per ordine dei
priori, ed esso aveva ordinato il « relasso » dell'arre-
stato. Volendo peró il V. «sapere molto bene con
«che hautorità abbino fatto questo et che giurisdi-
«zione hanno loro di carcerare et excarcerare, mas-
« sime in cause proprie, et de religiosi », ha ritenuto
il Martino in prigione, aspettando di sapere che co-
sa pretende. Non lo potranno difendere né i priori,
né il comune perché è stato, troppo ardire.

« Et perché i folignati, con tanti loro privilegi
« che hanno, si sono assicurati nei tempi passati far
« delle cosette non troppo giustificate, et le sono sta-
«te sopportate per la debolezza delli uffiziali che
«hanno avuto, che se alle volte qualcheduno se sia
«risentito, gli hanno fatti sindicati terribilissimi et
« perseguitati in Roma et per tutto, con grossissima
«loro spesa, et con questo timore vanno humiliando
« tutti li governatori che ci stanno ». Ma il V. che sa
tutto ciò, sta molto avvertito e non permetterà che, a

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T. VALENTI

tempo suo, si arroghino quelle autorità che spettano
agli ufficiali del papa; e si risentirà, non solo per
questo fatto, ma anche per un processo informativo
che ha trovato fatto giudizialmente dal municipio di
quella città contro gli sbirri, se troverà che non
potevan farlo; perché, se si lasciano fare in tal modo,
un giorno potrebbe succedere qualche grande scan-
dalo e non si potrebbe più colà amministrare la giu-
stizia.

Così accadeva a Sassoferrato, dove pretendevano
giudicare le cause criminali, in seconda istanza e
lo proibivano al governatore. Ma il V. fece risenti-
mento contro i priori, col consenso del papa, e fece
revocare i privilegi. Oggi quivi si vive in gran quiete
e non si sente più ogni ora parlare di delitti. Così
bisogna fare a Foligno. Prega il cardinale, se ricor-
reranno a lui, « di riprenderli » piuttosto che « conce-
«derli gratia alcuna, in questo particolare ». Stia
sicuro che si farà giustizia, « et anco con ogni mode-
stia», non avendo il V. altra mira che il
servizio di S. S., al quale « importa pur assai che li
« popoli siano humili et obsequentissimi dei supe-
« riori ».

- (CCXVIII) - 3 settembre - Al d°:. Ha sentito
con piacere la nomina fatta dal papa del Sig: Agosti-
no Bernucci a luogotenente generale della Marca, e se
ne rallegra per quel gentiluomo dabbene. Resta però
vacante il suo posto nella corte di Perugia; e per-
chè «le faccende non patiscano » vi ha subito sosti-
tuito Gio: Maria Brugnoli, uditore civile del V. « gen-
« tilhuomo honoratissimo et integerrissimo », che ha
servito il V. in Romagna e a Roma, come luogote-
nente criminale, con grande soddisfazione di tutti.
Desidererebbe che continuasse; perciò prega il car-
dinale di ottenerne la conferma dal papa, perchè
merita di essere preferito a qualunque altro. Come
uditore civile a Perugia «ufficio debolissimo », ha
obbligato il V. in maniera, che gli farebbe torto se
non l’aiutasse con tutte le forze in questa occasione.
Spera nel papa e nel cardinale, che sanno quanto sia
necessario per la giustizia che gli officiali siano di
fiducia dei superiori; altrimenti «le cose non passa-
no bene, né con dignità ». Avrebbe mandato un uo-
mo a posta, ma il Brugnoli è talmente conosciuto nella

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1:99t

STORIA PATRIA

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 97

corte di Roma, che chiunque puó darne informazioni,
specialmente Mons: Visconti e il Fiscale.

Quanto all'ufficio civile, ha un Camillo de' Scri-
bani, gentiluomo genovese, che l'ha servito anche nel
governo di Roma. Insieme ad un altro che è stato
podestà di Perugia, suppliranno ad ogni bisogno.
«Le faccende sono poche e di nessun guadagno »,
perché la maggior parte delle cause vanno all'udienza
del V. Ci sono poi quattro uditori di Rota, che ba-
sterebbero anche per molte piü cause. Ha voluto
informare il cardinale, affinché «a persuasione di
« altri », non abbia a mandare qualcuno che « sia più
« d'impedimento, che di servizio, nè a sè stesso, né
« all'uffizio ».

- (CCXIX) - 3 settembre - Al Card: Camerlengo -
Ha ricevuto la lettera del 25 agosto, sull'affare del-
l'olio. Se il V. avesse avuto risposta dal Camerlengo
e dal Card: Guastavillani sull'offerta fatta dal co-
mune di Assisi, a quest'ora avrebbe già pubblicato « il
« sbasso » voluto dal papa. Lo farà appena avuta ri-
sposta, se non avrà ordine in contrario. Manda la
nota dell'olio, coi nomi dei singoli proprietari che
hanno denunciato a Perugia, Assisi, Trevi e Bevagna.
Da Montefaleo non Pha ancora avuta, causa il cam-
biamento del podestà. Foligno l'avrà mandata diretta-
mente al Cardinale. Quanto a quel commissario che
si faceva pagare un « grosso » per sicurtà, da quelli
che avevano olio d'avanzo, vedrà il cardinale dall’ac-
clusa lettera «il risentimento » che il V. ne fece su-
bito con l’avvocato fiscale, commissario « delle frau-
« de ». E fu tanto sollecito, che furono presi soltanto
( «grossi»; in modo che quelli di Assisi non se ne
accorsero nemmeno.

f:100r - (CCXX) . 6 settembre - Al Card: Guastavillani -

Nella posta passata ha tanto scritto sugli affari del
suo governo, che il V. crede di essere stato di fasti-
dio; perció questa volta ha poco da dire. Quanto al-
l’olio ha pubblicato il bando, che chi non ha fatta de-

nuncia esatta, lo notifichi tra otto giorni. Manderà la

nota al Camerlengo. Si aspetta stasera a Perugia il
Card: Alessandrino, « che va alla Magion sua et
«ad altri luoghi che ha da queste bande». Il Ber-
nucci non è ancora partito, perchè attende che si

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si im pubblichi «il sindacato suo ». Partirà mercoledì per E
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| ni 1:100t. - (CCXXI) - 6 settembre - Al do: Sta per essere
B n spedita la causa della vedova di Gualdo Cattaneo e
[ een . del frate agostiniano, affidata al V. Sono finiti gli esa-
Uc mi e decretato dare copia del processo alle parti, per

osa poi discutere. Esse « fanno questa causa di grandis-
IRR TR « sima importanza ». Non è parso al V. che «il fatto

HE Sg « meritasse rigore di tormento»; ma «a furia dc
« constituti gli ho di maniera scordati » che, mentre
avevano avuti venti giorni per consultarsi «e accomodare
(oli | « la cosa, che non si potesse trovare », e « pensavano
Ig i « di haver nascosta la verità, hoggi havranno che fare
«a difendersi di non esser convinti ». Il frate ha a-
vuta tutta la comodità, perché é stato chiuso in con-
vento, ed il V. aveva ordinato che non si lasciasse
parlare con alcuno; ma invece ha veduto quasi ogni
giorno un suo cugino, che è anche procuratore della
vedova. Ma « importa poco, non essendo questa cau-
«sa di tanta importanza, che di ciò s'habbia a cu-
«rare molto ». La spedirà secondo giustizia.

f:101r - (CCXXII) - 10 settembre - Al do:. Si attende E.
alla spedizione della causa tra i frati di S. Domenico
e Madonna Giulia Beccuti dei Baglioni. Ma « si litiga
« cosa d'importanza et assai disputabile »; perció oc-
corre tempo. Le cause civili « di qualche valsensa,
« come questa », non si spediscono cosi presto. Que-
sta peró é a buon termine, e si solleciterà, come vuole
il cardinale.

Bi ra f:101r - (CCXXIII) - 10 settembre - Al d°:. Con lettera
Imi 27 agosto, informó il cardinale dell'omicidio nel con-
tado di Trevi, in persona di un birro, per opera di
due contadini di Fabbri. Uno di questi — tal Dome-

dp i nico — è morto, per la ferita d’archibugio avuta dal
SIANO birro. Si faceva questione se la confisca dei beni era E
| MEE valida. « Ma la parte per levarse de litigare col Ti- E.

| Mer « sco, che conosceva haver bone ragioni, ha suppli-

Tu. « cato et composto in 50 scudi ». L'altro delinquente E
| — Mattia — è stato condannato « conforme alla giu- È
« stitia ». È
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 99

£:101t - (CCXXIV) - 10 settembre - Al de: In altre due
lettere il V. ha già scritto circa la « parata » di Mon-
tefalco. Quelli che erano in prigione sono stati spediti
dal Bernucci, prima della sua partenza, « havendo però
ciascun di loro havuto un poco di corda, come te-
« stimoni che potevano essere verisimilmente infor-
« mati». Altri quattro, che, erano contumaci, hanno
supplicato «et se li é segnata la supplica in 50
« scudi, che é stato pure troppo, essendo essi conta-
« dini et non molto facultosi ». Quanto alla causa ci-
vile, il V. ha deciso di andare sul posto e tentare di
accomodare le cose di questa « parata», che «tiene
«sempre in disparere Trevi e Montefalco », e ha
dato sempre luogo a scandali, e più ne verranno, se
non si provvede.

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1:102r - (CCXXV) - 10 settembre - Al de: I consoli
di Norcia si lagnano che quei di Cascia « gli habbia-

«no ritenuti i grani, che dal Regno andavano a

« Norscia, come se fosse contrabando. Cosa insolita

« et fuor d'ogni dovere, perché non si deve impedire

la grascia che viene di altro stato, in quel di S.
"Chiesa »; tanto più che « Norscia senza l'aiuto de’

regnicoli », non puó vivere perché il suo territorio

è sterile affatto ». Il caso sembra al V. di qualche
importanza «et da potere inimicare, più che non
« sono, quelle due terre ». Ha scritto ai consoli, che
gli domandavano un commissario, che sarebbe andato
egli stesso, sia per risparmiare la spesa del commis-
sario, sia per poter meglio provvedere per l'avvenire.

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f:102r - (CCXXVI) - 10 settembre - Al d°:. Ha ricevuto
cinque lettere del giorno 8. Ha avuto molta consola-
zione di avergli il papa fatto confermare Gio: Maria
Brugnoli per suo luogotenente. Nulla di nuovo circa
la causa del frate. Quanto prima manderà il somma-
rio del processo. Manderà anche «fede amplissima
«che le cause capitali si sono sempre decise a Pe-
« rugia ».

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£:102t - (CCXXVII) : 18 settembre - Al do:. Manda «la
« fede delli notari di questa corte, circa la cognitione
« delle cause capitali ». Vedrà dalla «fede » quale
sia stato sempre «lo stile» e ordinerà quello che
T. VALENTI

crederà. La causa contro quel Martino di Foligno va
avanti; e, da quanto si può capire, sembra che ab-
bia « assai mortificato quelle genti, che per l’avvenire
«non se piglieranno più tanto ardire et havranno più
« reverenza alle cose de’ religiosi ». La causa essendo
di danno dato, spetterebbe al magistrato ordinario;
mia si sta ‘discutendo sù ciò, per definirla.

f:108r - (CCXXVIII) - 14 settembre - Al do:. I priori di
Monteleone hanno scritto al V. l'acclusa lettera. Do-
mandano « un nuovo ufficiale ». Pare al V. che abbia-
no ragione, perchè quello che c’è è assai vecchio e,
dieono, « molto freddo, massime che quelle gente di
«natura fiere, hanno bisogno di persona viva et che
«usi qualche rigore ». Sarà bene mandare un altro
commissario, affinché « non habbia a succedere qual-
« che. scandalo ». Domani il V. parte per colà e per
Cascia, per la causa commessagli dal cardinale « et
«per altre occorrenze ». S'informerà meglio circa quel
gentiluomo e riferirà.

f:103r - (CCXXIX) - 17 settembre - Da Nocera - Al Card:
Camerlengo — Secondo l'ordine del cardinale, ha
dato licenza: al comune di Camerino di « cavare » 15
some d'olio da Foligno, Assisi, Trevi, Montefalco e
Bevagna; 15 some per luogo, al prezzo di 11 « giu-
«lij» al « caldarello », « che se si volesse mettere
« diversità de prezzi et che 11 « giulij» valesse quel
«che va a Roma, et 12 o 13 quel che si porta in
«altro luogo del stato ecclesiastico, sarebbe confu-
« sione grande, né si essequirebbe la mente di N. S.
«che l'olio s'havesse a portare a Roma et che per
«tutto il stato di S. Chiesa si vendesse a honesto
« pretio in servitio della povertà, perché ognuno lo
« venderebbe a chi lo pagasse più ». Avverte di ciò,
« perché queste genti faranno rumore » allegando di
non voler dare a quel prezzo l'olio che non è per
Roma, e sarebbe contro l'ordine di S. S. come il V.
ha scritto anche al commissario della Camera.

f:108t - (CCXXX) - 17 settembre - da Nocera - Al Card:

Guastavillani — Ha ricevuto dal cardinale un memo-
moriale di un Luca di Francesco, da Perugia, detenuto
per condanna capitale. Non può dir altro che ciò che
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 101
fu riferito dal Brugnoli e manda il referto, in attesa
di ordini. Deve dire che a Perugia, di solito, di quan-
ti delitti si commettono, non si riesce li per li ad
aver nelle mani alcun delinquente, « perchè hanno
« troppa facil strada da salvarsi », sia per la natura
del paese, sia per i confini. Perció quando ne capita
qualcuno nelle mani di questa corte « non sarebbe se
«non bene d'essequire a terrore delli altri, i quali,
« se ben sono banditi, pigliano ardire di venire nella
« città istessa ». Quando, in questi giorni, il Cap:

Camillo Perinelli, di Perugia, « ha fatto la compagnia

« per servitio del Re Cattolico, molti banditi con
«questa voce che si era sparsa, che il capitano po-
«tesse assoldare ogni sorte di gente, hanno praticata
«la città, per quel che ho poi inteso ». Perció ha
fatto «formare processo» contro il Perinelli, che
forse «li assicurava ». Ma la verità non si può sa-
pere in questa città, « dove non fanno altra profes-
«sione che di soldato ». Farà il possibile per la
giustizia.

f:104r - (CCXXXI) - 17 settembre - Da Nocera - Al do:.

Si trova a Nocera per visita, dopo Sigillo e Fossato,
« castellotto di Perugia assai bono ». Ha avuto mol-

te faccende; ha spedito molte cause; e gli pare di

aver «fatto assai frutto ». Così spera negli altri
luoghi. Si fermerà a Nocera da 4 a 6 giorni, forse
più del necessario, per aspettare il passaggio del car-
dinale di S. Sisto, che si dice sarà presto; e ciò non
solo per riverirlo, ma anche per averne comandi.
Poi andrà in montagna, dove spera di sbrigarsi più
presto che potrà.

{:104t - (CCXXXII) - 23 settembre - Da Nocera - Al do:.

Ha inutilmente aspettato il Cardinale di S. Sisto; e
si è saputo che passerà per Loreto. Perciò il V.
partirà domani per la montagna, per la causa di Ca-
scia e Monteleone. Da Perugia gli scrive il Brugnoli
che tutto è quieto «et che l’altro giorno all’improv-
«viso arrivò in quella città il Sig: Principe di Bavie-
«ra, et se ben fu invitato con molta instanza dal
« mio luogotenente ad alloggiare in palazzo, non
« volse però accettare, essendosene scavalcato in

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S. Pietro, che sono i monaci di S. Paolo. Mi è doluto

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A T. VALENTI

« infinitamente di non mi essere trovato in Perugia
« per farle servitù, secondo i meriti di quel Signo-
« re ».

1:104t - (CCXXXIII) - 22 settembre - Da Visso - Al do:.
Ha inteso ció che il cardinale gli scrive circa le cause
capitali. Ma non sa pensare come dalla « fede » man-
datagli non risulti che da circa trent'anni quelle
cause sono state sempre conosciute dalla corte ge-
nerale di Perugia. I notari hanno certificato dal tem-
po che essi esercitano, e per quel che hanno os-
servato. Per il passato, si vedano i libri, da cui ri,
sulta « essersi sempre tenuto il medesimo modo ».
Prega non fare «un pregiudizio cosi notabile alla corte
«di Perugia, che sarebbe ridurre quella superiorità
«a governo semplice et io restarei di malissima vo-
« glia, che al mio tempo si fusse levata questa auto-
«rità, che ha avuta sempre il governo di questa
« provincia ». Supplica « per ogni rispetto » il cardi-
nale di «far rivedere la detta fede et considerarla
« meglio et poi, dar l'ordine che le parerà, che — in
« ultimo — io non son quà se non per ubbidirla ».

f:105r - (CCXXXIV ) - 26 settembre - Da Cascia - Al do:.
Manda il sommario del processo della vedova dii
Gualdo Cattaneo e del frate agostiniano; e per più
facilità, manda anche un riassunto del sommario,
col suo voto. Il cardinale lo farà « considerare » . e
il V. farà ció che gli verrà ordinato.

.£:105r - (CCXXXV) - 1° ottobre - Dal Passo di Spoleti
— [Somma] — «Fra queste montagne dove hora mi
«trovo» — Al de: Alcuni uomini da Buda, villa di
Cascia, hanno reclamato al V. perché un tal Gio:
Battista, detto « Il Soldato », da Leonessa, «terra
« della serenissima Madama d'Austria » li ha cacciati
violentemente, mentre lavoravano terreni di cui erano
«in pacifico possesso, etiam con armata mano ».
Il V. ne scrisse subito a Sua Altezza, pregandola a
provvedere «ad ogni inconveniente da ciò potesse
« nascere; ét ne ha avuta l'inclusa risposta ». Mentre
sperava di finire le differenze con la giustizia, que-
sta mattina, venuto al Passo di Spoleto, per incon-
trare il Cardinale di S. Sisto, ha ricevuto dal gover-
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 105

natore di Cascia — lettera di cui manda la copia
— così vedrà «l’insulto che è stato fatto dalli me-
desimi sudditi di Madama a glhuomini di Cascia,
vassalli di N. S. Et perché il caso mi par di molta
importanza et che possi essere potissimo principio
a maggiori scandali, ho pensato di pregare Mons:
Illmo San Sisto che di quà spedischi un gentilhuo-
mo a Sua Altezza ad informarla di quanto à seguito
et a pregarla che vogli far qualche provisione a
questo inconveniente, si come dalla banda di Cassia
si é fatto, havendo proibito il portar degli archibugi
et fatto comandare in voce a quelli huomini che
non s’accostino alli confini, che certamente, se ha-
vessero l'armi in mano et non fussero alquanto
rafrenati, succederebbe qualche gran male, poiché
quelli sudditi di Madama si hanno presa tanta li-
centia ». Ha ordinato al governatore di Cascia di
formare il processo, per avere informazioni del fatto
e castigare i rei. Attende ordini del cardinale.

f:106r - (CCXXXVI) - 1° ottobre - Dal Passo di Spoleto
—Al d°:. Nei sei giorni che il V. è stato tra Cascia e
Monteleone, «è piaciuto a Dio che, mentre nessuno
«lo sperava » si è venuto all’accordo per la questione
dei confini. Il V. per facilitare aveva incaricati tre
«uomini di ciascuna parte per trattare con lui la
« concordia » ; poi, viste le scritture e visti i luoghi in
questione, il V. propose «un partito in scritti » che
fu prima accettato dai deputati, poi approvato «a
« tutte fave bianche », nei consigli dei due paesi, in
presenza del V. Tutti i consiglieri hanno giurato
di osservarlo, pena 5000 scudi; e il notaio del V.
ha stipulato l’atto; e l’uditore è rimasto per apporre
i termini. Così, con l’aiuto di Dio, con l’autorità del
papa e del cardinale, ha messo pace e quiete tra
quei popoli, che per il passato non la speravano
neanche. Ora vivono tutti contenti e pregano per la
felicità del papa e del cardinale.
Mentre il V. era in quei luoghi, arrivò un uditore
di Mons: Sangiorgio, al quale, secondo l’ordine del
cardinale San Sisto, ha fatto pagare dal comune di
Cascia 500 scudi e 20 da quello di Monteleone,
« per i viatici suoi » quando altra volta fu là per le
stesse differenze. Le due comunità volevano anche
al V. « far recognitione per le fatiche et viateci suoi »,
T. VALENTI

e già l'aveva approvata il consiglio: ma il V. non ha
accettato ed a tutto ha rinunziato « per rogito di
«notaio ». Ha durata tutta questa fatica, ch’è stata
veramente grande, assai « volentieri, per mera carità
e per « servizio di S. S. dalla quale per tale effetto è
« provisionato ». !

f:106t - (CCXXXVII) - 19 ottobre - . Dal Passo di Spo.
leto - Al d°:. Nella visita della montagna è passato
anche per Norcia, ricevuto molto onoratamente
dal popolo e dal comune, come in tutte le terre del
suo governo. Ha inteso le lagnanze per i grani del
Regno, che andavano a Norcia, ritenuto da quei di
Cascia. Fatta la causa, si é visto che Cascia non a-
veva colpa, ma sono stati certi commissari « sopra
«le fraudi che, col pretesto che i grani non si pos-
«sono cavare da luogo a luogo », indussero il bar-
gello «a far quella retentione ». Il V. ha fatto for-
mare un processo contro tutti costoro e stava per
farli condannare subito, « ma dubitando che trovan-
« dosi poi questi tali in bando non fussero andati per
« disegno a trovare li ministri regij, con far cattivo
«uffitio contro quelli che conducevano il grano a
« Norcia, et cosi impedire il commercio, con gran
«danno di quella terra et d’alcune d'altre della mon-
« tagna, che, senza l’aiuto de’ Regnicoli, non possono
« vivere », il V. si é contentato « di segnarli la sup-
« plicatione in 50 scudi, et al bargello ha commesso
«si diano tre tratti di corda, del qual risentimento
« credo che i Norscini siano restati soddisfatti et
«che questi altri per l'avvenire impararanno a vi-
vere piü cautamente ».

f:107t - (CCXXXVIII) - 8 ottobre . Da Foligno - Al do:.
Il cardinale di S. Sisto non ha voluto mandare, come
il V. proponeva, un gentiluomo a Madama d'Austria,
per le questioni tra Cascia e Leonessa. Perció il V.
informa il cardinale che gli manda una copia « dell’i-
« speditione che gli pareva si potesse fare », perchè
non era affare di una semplice lettera; ma — man-
dando un gentiluomo — bisognava dargli autorità
d’accomodare e definire tutto. Aveva proposto Mons:
Romolo Valenti, suo fratello; cosi lo propone anche
al cardinale, « che se vorrà valersi di lui in questo
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI : 105

« negotio, egli non recuserà fatica et sarà attivissimo
«istrumento a far qualche cosa di buono, per la pa-
«ce di quei popoli». Si rimette peró al giudizio
del cardinale.

f107t - (CCXXXIX) - 3 ottobre . Da Foligno - Al do:.

Sono arrivato qui in Foligno, dove ho inteso dui
casi che sono occorsi in questa provincia, di molta
importanza. L'uno è successo qui, che è de’ brutti
delitti et più atroci che siano fatti da molti anni in
quà, in questa città, come credo le avrà avvisato
il governatore. Un Ascanio Gherardi, di quì, con
alcuni altri seco, una mattina per tempo entrò in
casa di Virgilio Palioni, che se ne stava in villa a
piacere, et. trovando esso, la moglie et un puttino
nel letto, sparò un’archibugiata, et non havendo
offeso alcuno, se le mise esso Ascanio con dui
altri a dar delle pugnalate, et. sette le ne diedero
per le quali se ne morì in pochi giorni. Et la ca-
‘ gione dicono essere stata per causa della moglie di
detto Virgilio, che Ascanio pretendeva fosse stata
prima promessa a lui. Il mio luogotenente, non ha-
vendo ministri da mandare, scrisse al governatore
che usasse diligentia, sì come ha fatto ».

« Hora intendo che costui con alcuni altri si tro-
vano prigioni in Roma, et i parenti del morto sono
venuti a trovarmi con gran passione, raccomandan-
dose per la giustitia, che certo quello è stato un
grande assassinio, et da che Dio benedetto ha vo-

‘lùto che i delinquenti siano dati nella rete, sarebbe
di gran spavento et essempio a questa città quando
il detto Ascanio con gli altri presi in sua compagnia,
che si credeno sieno quelli che gli hanno dato aiuto,
fossero rimessi qua, da che in ogni modo questo
è anche stato di Santa Chiesa et soggetto a S.
. Bne, Se peró a VS. Illma par di dare quest'ordine,
lassicuro che di quà si farà una bella (!!) causa et
metterà assai terrore fra questi popoli ».

«L'altro caso è occorso a Civitella, che dui di
quei Conti da Marsciano, padroni di detto castello,
hanno ammazzato un Messer Mutio Vibio, gentilhuo-
mo perugino. Et perchè nella corte di Perugia si
trova [che] contro detti Conti altre volte si è pro-
ceduto, il mio luogotenente ci mandò subito un com-
missario, il quale avvisa quel che V. S. potrà vedere

d Ur
d TONER, LE Rapa

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dal

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T. VALENTI

« per la sua lettera. Io non son molto informato di
« questo fatto, si bene ho scritto che mi si mandi
«la fede che altre volte si sia. proceduto contro detti
« Conti dalla corte di Perugia, per poterla inviare a
« V. S. Ill.ma, acciò per cortesia sua si contenti di
« aiutare questa giurisdizione, si come di tutto core
« ne la prego ».

f:108r - (CCXL) - 13 ottobre - Da Assisi - Al do:. In
una visita a Montefalco ha trovati due gran disordini:
l'uno che «la comunità si trova carica d'infiniti de-
« biti, quali tuttavia andavano crescendo et non si
« trovava modo di poterli sodisfare ». Il commissario
che il V. aveva mandato, ordinó di nominare un te-
soriere ed un camerlengo forestieri, ed appaltare tutte
le entrate, versando i. denari in mani sue. Peró, sic-
come il comune ha un mulino, dove molti macinavano
« senza pagare le molture, differivano di affittarlo,
« per poter usurparsi di quel del pubblico ». L'altro
disordine era assai più grande, perchè da molti anni
erano discordie tra cittadini e contadini «di che
«ne veniva a poco a poco la rovina di quella terra,
«nè poteva alcuno essere padrone del suo, perchè i
« contadini — che hanno la maggior parte del con-
« siglio — non volevano si vendesse il danno dato
allegando che i cittadini si usurpavano troppa parte,
« perchè dove prima nel consiglio non era se non un
«terzo de’ cittadini et il resto contadini, hoggidì
«era il numero venuto quasi al pari ».

Il V. sentito tutto ciò, convocò il consiglio, al
quale intervenne. Per prima cosa ottenne che il con-
siglio desse facoltà ad uno solo di affittare il mo-
lino a suo arbitrio. E lo affittò due giorni dopo per
512 scudi l’anno. Per il « danno dato, propose che si
« vendesse » con la limitazione da farsi dal V. «Quan-
«to al consiglio, propose che sui 68 che interve-
«nivano, 24 fossero cittadini, residenti nella terra »
da più di dieci anni; perché prima « vincevano sem-
« pre gli assenti et i forestieri. Il qual partito piac-
«que assai all'una et a l'altra parte et fu vinto fa-
« vorevolmente, con soddisfazione et contento di tutto
« quel popolo ».

«Si conseguì così la pace pubblica, e si mise
« fine ai danni », che si facevano alle « possessioni et
«robbe loro»; e si trovó il modo «di pagare tanti
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 107

« poveri huomini, che dovevano havere dalla comu-
« nità, la quale con l’affitto del molino e del danno
«dato», in poco tempo si leverà di debito ». Per-
maggior validità di quanto sopra si elesse un amba-
sciatore al papa, per la conferma. Avverte il cardi-
nale perchè voglia favorirlo quando arriverà.

f:109r - (CCXLI) - 11 ottobre - Da Assisi - Al d°:. E
stato due volte sul luogo della « parata », che tiene in
discordia Trevi e Montefalco. Il danno di cui si
lamentano i trevani è questo: che avendo quei di
Montefalco fatto un mulino « vicino alla lor terra »
presso il Clitunno, nel territorio di Foligno, fecero
«una capitulatione et ordine quanto alto doveva es-
« sere il riparo da farsi per mettere l’acqua nella for-
«ma fatta per il molino ». I periti calcolarono bene
tutto e fecero costruire un muro, sopra il quale
doveva passare l’acqua. Ma la forma si era col tem-
po riempita, e i montefalchesi, per non cavarla e
mandare più acqua al molino, misero sopra al muro
«un trave con certi altri impedimenti » in modo di
«alzare l’acqua di un altro. piede ». I trevani si
lagnano di ciò, perchè le acque del fiume, non. aven-
do libero corso, « ingorgano et vengono ad inondare »
il loro territorio. :

Il V. intese le ragioni delle due parti, cerche-
rà di metterle d'accordo amichevolmente e senza
spesa. Quei di Montefalco avevano « già tutto rimesso
« ad un architetto et ingegnero che conduceva seco ».
Ma i trevani, credendo di avere tutte le ragioni,
non hanno voluto accomodarsi, chiedendo che il V.
« decretasse per giustitia; il che io non ho voluto fare,
« per esser quella mia patria». Crede perció che
domanderanno un commissario. Prega il cardinale,
che, dovendolo mandare, « si degni haver considera-
«tione di non farli molta spesa, perché sono due
« comunità povere ». Si potrebbe incaricare Mons:
luogotenente di Spoleto o il governatore di Foligno;
benché questo potrebbe essere sospetto, perché Fo-
ligno ha interesse nella faccenda. Si rimette alla
prudenza del cardinale.

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qua
MM M Me. LN sss.

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f:109t - (CCXLII) - 15 ottobre - Da Perugia - Al do:.
Il luogotenente del V. ha mandato un commissario per
T. VALENTI

l'omicidio commesso a Civitella dai Conti di Mar-
sciano, perchè aveva saputo che anche Mons: Fi-
netti, quando era governatore a Perugia, aveva an-
ch’esso proceduto contro uno di quei Conti per altro
delitto. Il V. tornato a Perugia, ha voluto informarsi
bene, ma non ha trovato «che ce sieno molte ra-
« gioni dalla banda nostra, non essendo nominato negli
« Statuti di questa città il detto castello di Civi-
« tella ». Il Finetti fece il processo « per ordine ve-
nuto da Roma », non di propria autorità. Il governa-
tore e il comune di Orvieto hanno mandato un uomo
a posta che essi hanno prevenuto, che quel castello
è di quella giurisdizione. Il V. ha risposto che « fac-
« cino procedere nella causa » ed egli non l’impedirà,
quantunque i « Marchesi del Monte, che pretendono
« giurisdizione in detto luogo », abbiano scritto al
V. per raccomandare i Marsciano, supponendo che
la causa sia di competenza della corte di Perugia;
anche « certe gentildonne, che pur dicono haverci in-
« teresse », hanno fatta istanza al V. perché proceda
contro i delinquenti. Egli ha risposto che non farà
altro, senz'ordine da: Roma: allora «userà la debita
« diligenza ». Quei Conti delinquenti hanno un castel-
letto in territorio di Perugia, e certi terreni, che « giu-
« stamente si dovranno incorporare al fisco di que-
« sta provincia ». Quando sarà fatta la confisca in
Orvieto, prenderà possesso di questi beni di Peru-
gia, per la Camera Apostolica.

f:110r - (CCXLIII) - 15 ottobre - Al d°:. Da Perugia -
Tornato a Perugia, il V. ha saputo dal suo luogote-
nente che l'altro giorno il Conte Gisberto degli Oddi
« venendo a parole con Messer Adriano suo zeo (sic),
in un luogo detto Ramazzano, del contado di questa
città, sopra la divisione di una certa quantità di 1no-
sto, dopo molte parole, havendo detto M: Adriano
un falcino in mano, il suddeto Conte essendo di-
sarmato, entró in una stanza dove prese un pi-
stolese con il quale dette due ferite al detto suo
zeo; una tra il ventre et la cossa, dal canto sinistro,
non senza pericolo, per quanto il cerusico referse;
et un'altra nel braccio diritto, di poco momento.
S'é verificato il delitto, fatto inventario et quanto
« bisognava, ma il delinquente non si é possuto havere,
« perché ebbe tempo a salvarsi, essendo stato il caso
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 109

È «in contado. Si è saputo poi che il Conte ha una si-
E. «gurtà di 2000 scudi presso la corte, data al tem-
D « po del Candido, di presentarsi per qualsivoglia cau-

« sa». Perciò dovrà comparire, specialmente perchè
il ferito sta meglio e fuori di pericolo. Il caso è di-
spiaciuto al V. «per essere tra zeo e nepote». Ma
il conte ha sempre vissuto « con modestia », mentre
M: Adriano è tenuto «huomo fastidioso » e gli do-
E vrebbe aver «data gran causa». In ogni modo, si
E farà giustizia. i

£:110t - (CCXLIV) - 15 ottobre - Al d°:. Il V. ha scritto
[ di nuovo a Madama d'Austria « nel modo che pru-
E « dentemente il cardinale comanda », circa la que-
1 stione di confini tra Cascia e Leonessa. Aspetterà
la risposta di S. A. e la manderà al cardinale.

f:110t - (CCXLV) - 16 ottobre - Al do: Il comune di

Trevi non ha voluto « rimettere le ragioni sopra la

« parata » di Montefalco » nel perito che il V. recó

con sè. Ora Trevi manda il suo cancelliere al cardi-
È nale, perchè provveda. Il V. prega invece il car-
D. dinale d’inviare qualcuno che « con carità cerchi di
« terminare quanto prima tal differenza, acció queste
«due comunità non habbiano a spender molto ». Fa
E considerare che sarebbe bene mandare qualcuno de-
; gli officiali vicini; meglio il luogotenente di Spoleto.

E {:111r - (CCXLVI) - 18 ottobre - Al d°:. Il comune di
È Bevagna ha presentato al V. una lettera del cardinale
L. Guastavillani, con una informazione circa il passaggio
3 dei pastori dalle montagne alle maremme. Il Cardi-
nale Guastavillani ordina al V. di dirgli « quanto
E «occorra in questo particolare ». Ma il V. non può
| rispondere altro che la richiesta di Bevagna è con-
tro i privilegi dei doganieri di Roma, ai quali « per
«rispetto degli affidati », sarebbe di molto danno
, limitare il passaggio dei pastori, che, per concessione
D. della Camera Apostolica, possono fermarsi tre giorni
E in eiascun luogo, come a loro torna comodo. Se Be-
vagna ottenesse di farli alloggiare solo una sera o
due nel suo territorio « e dove vogliono quegli huomi-
«ni», le. altre terre potrebbero domandare una si-
mile riduzione e « mettere in difficultà il libero passo

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« dei pecorari », con danno dei doganieri, e, quindi,
della Camera Apostolica. In ogni modo, siccome que-
sto è affare che riguarda essi, che si trovano a Roma,
il V. suggerisce al cardinale d'intendersi con loro;
« che quanto a me non ho che dire altro in questo
« negotio ».

f:111r - (CCXLVII) - 18 ottobre - Al d°:. Ha ricevuta
lettera del cardinale circa la causa di « Donna Tho-
«massa da Gualdo Cattani et frate Agostino». il
V. secondo gli ordini del cardinale, ha fissato un ter-
mine di otto giorni per le loro difese. Il procuratore
si è presentato con una istanza, di cui invia copia,
la quale fa pensare che il memoriale « sia stato dato
« da persone che vogliono piuttosto nocere che giovare
«a’ detti detenuti », perchè il memoriale è stato pre-
sentato senza il loro consenso. E ‘poichè il cardinale
vuole sapere il « voto » del V. questo gli risponde che
ha mandato il « sommario » del processo al cardinale
Guastavillani, con un riassunto e col « voto» suo,
che era « senza allegatione » [citazioni di fonti giu-
ridiche]. Ora rimanda il compendio con i testi e le
dottrine sui quali il « voto» è fondato; e in esso
persiste, finché il cardinale non ordinerà altrimenti,
e si rimette « al suo prudentissimo giuditio ». Osserva
solo che « per la longa detentione del frate et della
« donna, la causa merita che quanto piü presto s'ispe-
« disca »; ciò che il V. farà appena ricevuta la riso-
luzione da Roma, la quale rispetterà « senza discre-
« pantia alcuna ».

f:111t - (CCXLVIII) - 22 ottobre - Al d°:. Dopo scritto,
alla Serenissima Madama d’ Austria, circa la que-
stione dei confini tra Cascia e Monteleone, il V. ha
ricevuto lettera del governatore di Cascia, il quale
gli dice che « Sua Altezza, mossa per la lettera che
«il V. le scrisse prima che partessi di montagna »
e anche per lettere scritte dal detto governatore,
ha mandato sul posto il suo uditore generale, avvi-
sando il governatore, affinché si trovi presente. Que-
sti scrive al V. di avere « bonissima speranza di re-
« stare d'accordo con l'Auditore di Sua Altezza ». Il
V. spera che ció sia già avvenuto e ne aspetta notizia
di giorno in giorno, e la comunicherà.
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 111

1:112r - (CCXLIX) - 24 ottobre - Al do:. Nella corte di
Perugia sono in piedi due cause di alcuni costituitisi,
imputati di omicidi. « Essendo in termine d'ispeditio-
«ne», il V. non ha voluto si procedesse più oltre
senza l'ordine del cardinale. Lo prega scrivere la sua
volontà.

f:112r - (CCL) - 24 ottobre - Al cardinale Camerlengo.
Ha mostrato ai Priori di Perugia una lettera del car-
dinale in data 16 ottobre, nella quale ordina che,
mandando a Roma 200 «some» di olio, possa il
restante vendersi al prezzo corrente. I priori hanno
risposto con la lettera che il V. acclude, con le ra-
gioni che adducono per non dare il suddetto olio,
essendo grande quantità e difficile a ‘trovarsi; an-
che il V. crede che sia così. L’olio è così frazionato,
che si crede nessuno averne d’avanzo; specialmente
perchè l’anno che viene « si mostra penurioso ». E da
quando è stato pubblicato il bando del prezzo, « s'è
«durata fatica a mantenere l’olio in piazza et in
« farne dare a quelli che ne havevano bisogno ». Tutto
si fa « per via de’ comandamenti, et a pena basta:
« tante sono le. pretentioni che trovano questi che
« hanno l’olio per non darlo; ma, con tutto ciò, hor per
« via de Barigello, hor de’ comandamenti penali, lo
«danno pure; ma con gran lamenti et esclamationi
et bisogna che habbia[no] patientia ».

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£:112t - (CCLI) - 22 ottobre - Al Card: di S. Sisto -
Ha ricevuto lettere del Card: Guastavillani, del 2
ottobre, con copia di lettera del governatore di Or-
vieto, circa l’omicidio di Muzio Vibio. Nulla ha da
aggiungere, « massime che la lettera ha tardato venti
« giorni per strada ».

Il governatore di Foligno ha fatto sapere al V.
che un tal Cavalluccio di Ciana, di lì, « lunedì, sulle
« ventidue hore assaltò un Girolamo di Francesco,
« cappellaro, et li sparò un'archibugiata, dicendoli que-

ste parole: Hoggi sono finiti i giorni tuoi! Con la
quale archibugiata colse detto Girolamo con la palla
et pallini nella man destra et con un pallino nel
« petto, con pericolo di morte; ct egli poi si salvò.
« Et se ben questo Cavalluccio è uno sciagurato, che
«non ha cosa al mondo, ho nondimeno spedito subito

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1:113t - (CCLIII) - 25 ottobre - Al do:. Ha avuto avviso

T. VALENTI

«un commissario a pigliar di questo fatto informa-
« tione, parendomi il caso sia di molta importanza,
«et non si mancarà di: farne risentimento conforme
«alla bruttezza del delitto.

f:118r - (CCLII) - 25 ottobre - Al do:. Mons: Arcivesco-

vo di Pisa [Pietro Giacomo Borboni, eletto 19 mag-
gio 1514], passando da Perugia per andare a Città
di Castello, ha detto al V. che a Roma «si è fatto

«rumore da uno che si fa procuratore di Donna Tho-

«massa da Gualdo Cattani», quella che è detenuta,
perchè trovata in casa col frate di S. Agostino. Si
dice che non le fu dato il termine per difendersi: ciò
che è contrario al vero. Ne informa perciò il cardi-
nale e gli manda certificato del notaio della causa;
così vedrà che, non solo un termine, « ma quanti ne
«ha voluti le sono stati assignati, et trattata con
« ogni urbanità, havendo io stesso, con tutte le oc-
« cupationi mie, fatto li esamini per rispetto del frate,
«che non havesse d'andare per le mani de' miei
« ministri; e dopoi finito il processo in tre essamini,
«le ne feci dar copia, con levar la donna di prigione
«et metterla in casa d'un cittadino, dove si trova
« di presente ». i

« Il procuratore di lei, che è un valenthuomo et
« che la deffende a tutto suo potere », dopo studiato il
processo ha scritto al V. la lettera, che è acclusa alla
presente, quando il V. era a Cascia. Da questa let-
tera vedrà il cardinale come stanno le cose. Ha
voluto informarlo, perché, « quando simili gente stra-
« parlano con N. S. d'un ufficiale tanto devoto et
« fidele, come sono io a Sua Santità et a V. S. Ill.ma,
« si degni intendere prima la verità, et quando dicano
« eosa impertinente et non vera, reprenderli: ché ca-
«stigo non desidero si dia ad alcuna persona per
«causa mia; che per questa strada levarà l'ardire
«a glaltri di venire nanzi di lei con le bugie, et li
« poveri ufficiali non saranno [tar]tassati cosi, con-
«tro ogni dovere ».

da Sassoferrato che colà è stato preso un tale delle
Spiagge di Fano o di Mondavio, « venuto in quel ter-
« ritorio con li banditi del stato di Urbino », a. richie-

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D.
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EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 115

sta — dicesi — di certi di Sassoferrato, « per com-
« mettere delitti d’importanza ». Avendo saputo il V.
che la parte imputata era assai amica del commis-
sario, il V. ha mandata la sua corte per prendere
quel prigioniero, « nominandolo per bandito, acciò
«non si pensassi ch'io havessi penetrato il secreto »
e sperava che il commissario non avrebbe fatta dif-
ficoltà a consegnare il reo, anche perchè quel tale
non era della sua giurisdizione. « Ma mi son gabbato,
« perchè quel giovene [il commissario] mi ha riman-
« data la corte indietro, senza il prigioniero; io per
«non mi mettere in contesa seco, ho finto d’haver
« male inteso e gli ho detto di spedire lui il prigio-
« niero, il quale ha confessato di haver praticato con

banditi in questa giurisditione, et fattosi dar da ma-
« gnar da poveri contadini per forza et senza pagarli ».
Gli ha poi ordinato che lo condanni alla galera, per-
chè sembra esser giusto; «con animo che quan-
«do sarà condenato et che verà quà d’essami-
«narlo poi sopra quest'altro fatto, all'hora che la
« parte penserà non ne debba essere altro, havendo
«havuto il debito castigo; et per questa strada cer-
« caró che la giustitia habbia il suo luogo.

« Perché questi gioveni si pigliano tanta sigurtà
«di non obbedire agl'ordini de’ superiori, et poi subito
«come vedrà per la sua lettera, ne rinfacciano che
« dependono da N. S. et da V. S. Ill.ma, come se io
« dependessi da diversi padroni et non fussi fedelis- :
«simo ministro di S. B. et di Lei. Io certo vorrei
« vedere quel gentiluomo andare innanzi, ma, si pro-
«cede di questa maniera, dubito che farà il contra-
«rio. Et se V. S. Ill.ma, come quella che ama le cose
« [vadano] per il suo diritto, non li farà una buona
« repressione, un'altra volta farà forsi peggio, con
« poco servitio della giustitia et manco dignità della
« persona del superiore, rimettendomi sempre alla pru-
« denza sua ».

iss
sone E uL.

è. Pain dico ERI

f:114r - (CCLIV) - 25 ottobre - AI d°:. M. Camillo Ma-
nuzi, da Città di Castello, lettore nello studio di
Perugia, raccomandato dal cardinale, è stato « compia-
« ciuto dal V. del luogo che desiderava et del quale
« ella gli scrive » Per i meriti suoi e per le racco-
mandazioni del cardinale, poteva essere certo di es-
sere accontentato.

STORIA PATRIA
114 T. VALENTI

f:114t - (CCLV) - 25 ottobre - Al d°:. Francesco e Bat-
tista di Muzio, dalle Coppe di Montefalco, sono im-
putati presso la corte di Perugia e condannati a mor-
te in contumacia per furti ed altri delitti. Essendo
ancora dentro l'anno, desiderano costituirsi tutti e
due od uno solo, per difendersi, supponendo di potersi
giustificare dalle imputazioni. Attende ordini dal car-
dinale, se li potrà ammettere tutti e due od anche uno
solo.

f:114t - (CCLVI) - 25 ottobre - Al Cardinale Camerlengo.
Secondo l’ordine avuto, il V. ha dato licenza alla
comunità di Matelica di « cavare » da Trevi, Monte-
falco ed Assisi 25 « some» di olio. Il V. è sicuro
che quelle comunità « faranno rumore, parendoli stra-
«no di dover dare questa poca entrata che hanno,
«a così bon pretio »; mentre devono pagar carissimo
il grano, che a loro viene da fuori. Tuttavia il V.
farà osservare che i bandi e le licenze si danno
solo per ciò che vuole il cardinale. Ma gli fa notare
che in questa provincia « ci sono città e terre cho
« patiscono d’olio, come sono Città di Castello, Sas-
« soferrato, Nocera e tutta la montagna ». Sarebbe
giusto che .venissero « compiaciute di quello che si
«trova in questi luoghi, piuttosto che mandarlo fuo-
« ri ». Ma il V. non ha dato licenze, per obbedire al
cardinale. E allora quelle terre si sono rivolte a
Spello ed altri luoghi dei Baglioni, che stanno nella
provincia « dove comprano l'olio a 20 «giulij» il
« mezzolino, mentre qui sono sforzati di darlo per
« undici ». Cosi nella stessa provincia si vede que-
sta « diserepantia di pretij»; e il V. non può farci
nulla, perché nello « stato » dei Baglioni non ha giu-
risdizione. Informa il cardinale per sua norma e per
sapere se vuole che si dia licenza a Città di Castello
e ad altri luoghi.

f:115r - (CCLVII) - 29 ottobre - Al Card: di S. Sisto -
«Per servitio di N. S. et de suoi popoli io non
« posso recusare mai alcuna sorte di fatica per me
« possibile »; perciò ubbidirà S. S. e il cardinale e
andrà a Fabriano e a Gualdo Tadino, per la questio-
ne dei confini; e ció farà appena sarà comodo Mons:
Revmo di Gubbio [Mariano Savelli, 1566-1599] che
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI - 115

è già informato di ciò. Dubita il V. che «si farà
«poco frutto »; perchè ci sono troppe <« diversità
«di humori» e malamente si mettono d’accordo. E
quando tutto fosse accomodato, «ci è sempre qual-
«che mal spirito che cerca di sturbare le cose ben
« fatte »; come pare che succeda tra Cascia e Mon-
teleone dove il commissario lasciato dal V. « per ri-
« conoscere certi confini nominati nelle conventioni
« dell’accordo », ancora non ha potuto finire. Ma un
po’ con la pazienza, un po’ col timore, si supereranno
tutte le difficoltà «che vanno trovando tutti quelli
« che poco amano la pace et la quiete della lor terra ».
Nel resto della provincia tutto è quieto.

Martedì il V. andò in Assisi ad incontrare il Sig:
Giacomo Boncompagni, che dopo gli ha « fatto gratia
«di venire a scavalcare qui in Palazzo ». Grande fa-
vore e grande piacere per il V. « S. E. Illma è stata
« visitata da tutta questa città et da molti signori di
« questi contorni con mirabile allegrezza et jubilo
«de tutti, et questa mattina, per non dar discomodo
« ad altri s'e n'é partito n'anzi giorno sü le poste

per cotesta volta ».

« Dopo scritta questa », il. V. riceve lettera del-
l'uditore che é a Cascia. La manda al cardinale, perché
veda che finalmente si è accomodato tutto, e non resta
che murare i termini. Ma con tutto ció c'é sempre chi vor-
rebbe « mettere difficultà in questo fatto, perchè for-
«si conoscano esserli mancato un trattenimento nel
« quale si spesavano, con gran danno di quei poveri
« popoli; ma, se non desistano, li castigherà di ma-
«niera, che saranno d'essempio ad altri ».

f:116r - (CCLVIII) - 1° novembre - Al d°:. Ha ricevuto

L

lettere del cardinale in risposta alle sue. Nulla da
rispondere, se non che nella Provincia tutto è tran-
quillo. « Dio sia laudato »! Domani parte il cardinale
Cesi da Montelabbate, per Roma e il cardinale Ales-
sandrino per Città della Pieve.

f:116r - (CCLIX) - 1° novembre - Al Card: Cornaro,

Camerlengo. Il V. ha ricevuto lettere del cardinale sù
le 200 «some» d'olio che vorrebbe da Perugia per Roma.
Se questo « appuntamento » si pigliasse per tutta la
provincia, il V. capisce che si farebbe servizio a que-
T. VALENTI

sta ed a Roma; a questa « pare un peso insoppor-
«tabile provvedere de 200 « some d'olio ». Si sono
raccomandati al Sig: Giacomo Boncompagni e al car-
dinale di Perugia, perché s'interpongano presso il
papa e il camerlengo, per ottenere diminuzione. Al-
lora sperano « nell’infinita pietà et bontà di N. S.
cet di V. S. Ill.ma et Rev.ma et nella protetione de’
suddetti Illimi Signori; et se vedrà di mettere in
esecuzione quanto poi da lei sarà ordinato ».

- (CCLX) - 2 novembre - (DECRETO del V.) - Es-
sendosi nel pubblico et general consiglio della terra
di Montefalco, dove noi ritrovandoci ‘in visita, in-
tervenissimo (sic) per concordare le discordie tra
cittadini et contadini, come con l’aiuto de Dio fu
fatto, per pace et ben pubblico et per restituire
alla comunità le sollite sue rendite senza le quali
essendo stata alcun’anni, si trova in grosso debito,
et anco per provvedere che ognun possi pacifica-
mente godere il suo, risoluto che i danni dati s'hab-
biano da vendere in questa terra, come prima si
faceva, con moderatione peró da farsi da noi d'un
capitolo, nel quale si dispone che quelli che ricevano
danno possino accusare col sol giuramento loro,
al quale s'habbi da credere per qualsivoglia somma.
Havendo, dunque, noi considerato molto bene il
suddetto capitulo et visto che facilmente gli huo-
mini, per poca carità, potrebbono abusare l'autorità
‘ di tal eapitulo, col presente nostro decreto, da osser-
varsi perpetuamente, statuimo, dechiaramo, modera-
mo et ordiniamo che per l'avvenire qualunque ac-
euserà aleuno per danno ch'habbi ricevuto, provan-
dolo col semplice suo giuramento, non possa per
tale accusa essigere più di dui giulij, ne men le sia
lecito far più d’un’accusa per volta contra ciascuna
: famiglia; quale accuse non se possino reiterare, se
prima non sarà essatto od essequito per detti dui
: giuli}. Ma quando per prova dell’accuse sue quel
che riceverà danno indurrà, oltre il suo giuramento,
un testimonio degno di fede, in tal caso vogliamo
et ordiniamo che se le creda per qualsivoglia som-
ma, che così statuimo, moderamo et commandamo,
non ostante capituli, statuti et altro in contrario. In
fede ete:. Dato in Perugia li 11 di Novembre

LXXIIIJ ».
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 117

f:117r - (CCLXI) - 5 novembre - Al cardinale di S. Si.
sto. Manda una lettera diretta al papa, inviata al V.
da Cortona, da persona che egli non conosce, nè
ha mai sentita nominare. GliePha consegnata « un
« scolaro di Sapienza », a nome Guido Velutelli, da
Cortona, il quale pure dice di non sapere chi sia co-
stui né come gli sia stata portata questa lettera.
«Io, per quanto comprendo dalla sopra e dalla sot-
« toscrittione et dalla maniera del scrivere, credo
«che sia quale'huomo scemo di cervello ». Però la
manda ugualmente, perchè il V. potrebbe « gabbarse >
e che «quest huomo avvisasse cosa che fosse bene
« intenderla ».

f:117r - (CCLXII) - 5 novembre - Al d9:. La questione
dei confini tra Cascia e Monteleone è stata definita
e murati quasi tutti i termini e non se ne parlerà più;
quantunque, la malignità di due o tre contadini di
Usigni « sedotti forse da qualche procuratorello, habbi
«fatto non so che protesto, che vuol dir niente ».
Se andassero dal cardinale, lo prega non dare ascolto
«alla loro vanità, perchè nulla da opporre a quel
« che fa il loro comune cui sono soggetti». Ma cé
l’altra questione tra gli uomini di Pianezza e di Leo-
nessa, sudditi di Madama d’Austria, contro quelli
di Buda, contado di Cascia. Infatti il governatore
che andò colà, con l’uditore di Sua Altezza, non ha
concluso nulla « ma più tosto alterati gl’humori più
« che non erano, per causa dell’auditore di Madama,
«il quale è uno spagnuolo il quale non ha mai vo-
«luto condescendere ad accordo alcuno ragionevole ».
Ciò preme molto al V. perchè «i sudditi di S. S.
«sono offesi stranamente nella persona, nelle pos-
« sioni et nelle robbe, che le sono state tolte da quelli
« di Regno et che tuttavia le ritengono ». Il V. non
ha avuta risposta da Madama alla lettera che
le scrisse; ma, volendo fare ogni tentativo,
manderà a S. A. l’uditore del V. stesso «che
«è a Cascia, valentuomo e informato di tutto »,
affinché preghi Madama, a nome del V. di « dare
«qualche buon ordine a tal inconveniente ». Il V.
scrive a S. A. dicendole che se d'aecordo « non se
« pigli qualche provisione », informerà il papa, al
quale finora non ha scritto, per non disgustarlo. Ve-
drà se otterrà qualche cosa con questo mezzo: ma,

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T. VALENTI

se non si viene ad una conclusione, il V. — se parrà
al cardinale — ordinerà al governatore che condanni
« per giustitia » gli uomini di Leonessa e di Pianezza,
che ha processati e che sono 25 o 26, e non manca
che la sentenza. Darà permesso agli uomini di Cascia
di portare « l'archibugio a ruote per deffentione delli
« confini et delle persone et robbe loro ». Finora
non l’aveva permesso, per evitare scandali: ma ora che
« quei di Regno » si fanno sempre più arditi, « per
«la modestia che usano i sudditi di N. S. e forse
«anco più duri a venire ad un accordo » sembra al
V. sia bene di dare ad essi il modo «di repulsare le
« iniurie che li vengono fatte ». Si rimette però, come
sempre, al cardinale.

f:118t - (CCLXIII) - 5 novembre - Al do:. Il 31 ottobre
passato un Francesco di Vittorio Sgambirola, d'As-
sisi, assaltò un Giacomo di Giulio Amatuccio e lo
ferì in viso con una «storta »; poi fuggì. Il ferito
gli corse dietro con un pugnale lungo e l’inseguì per
circa « otto tiri di mano », e lo arrivò dentro l’uscio
d'una casa e lo feri con nove pugnalate in diverse
parti del corpo, sicchè il Francesco morì di li ad una
mezz'ora. Il feritore si ritirò in casa d'un cittadino,
dove fu medicato: poi andò via, « et non s’è possuto
« havere nelle mani ». Il V. ha mandato un commis-
sario per il processo e per l'inventario e per prendere
« sicurtà di non offendere ». Quanto prima si condan-
nerà l'omicida e si confischeranno i beni, quantunque
sia figlio di famiglia, ma « facultoso honestamente ».

f:119r - (CCLXIV) - 5 novembre - A Mons: Tesoriere
Generale di S. S.. Poichè il papa vuole « per molta
« benignità sua » che si riduca la cifra della composi-
zione fatta mesi fa dagli uomini di Ascolano, villa
di Foligno, per il delitto commesso « da quell'univer-
« sità », il V. non ha che obbedire, ma sarà «assai
« gratia » se la cifra da 300 si riduca a 100 scudi.
Il V. stesso, anche senza infastidire il Tesoriere,
avrebbe fatto « questo sbasso »; ma il tesoriere di
Perugia non vuole, col solo ordine del V., « nè gua-
« stare il contratto, nè acconciare il libro, dicendo
« che in ciò ci va dell'interesse suo ». Occorre perciò
che il cardinale scriva al tesoriere o al V. in esecu-
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 119

zione « della santa mente di S. S.» dandogli ordine
di ridurre la somma dovuta da quei di Ascolano a
soli 100 scudi. Il tesoriere ubbidirà « et quell’huomini
«saranno soddisfatti ».

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£:119t - (CCLXV) - 8 novembre - Al Card: di S. Sisto.
Crede che il cardinale sappia la fatica durata dal V.
nell'aecomodare la differenza tra Cannara e Bevagna,
che non si era mai potuta terminare; Bevagna doveva
dare 500 opere, come Montefalco, Trevi, Spello e
Foligno. Mandarono gli uomini; ma con poco ordine
e non si lavorava. Fu stabilito che le comunità pagas-
sero le opere a 2 « carlini », riducendo a 200 quelle
di Foligno, come a Trevi, Montefalco e Spello. In-
cominciati i lavori, il commissario, visti i tempi cat-
tivi, fece lavorare « gagliardemente » per finire di
cavare la Fossa Arenosa; ed ha finito: ma ci ha speso
molti scudi dei suoi, sperando che i comuni, in vista
dell’utilità del lavoro, non rifiuterebbero di pagare la
loro quota. Ma «quando si è venuto al riscuotersi,
« ci è stato Trievi et Spello, che si sono resi difficili ».
Finora Trevi ha pagati 20 scudi; ma Spello, invece
di pagare, ha presentata al V. la lettera del cardinale.
Ma il V. gli manda invece «la fede» dell'ingegnere,
dalla quale vedrà l'utile grande che quelle terre a-
vranno «da si bon'opra, che da molti anni in quà
« non si fece la meglio in quei paesi ». Ora che il car-
dinale è informato di tutto, lo prega di dar ordine a
Spello che paghi la sua quota di 30 scudi « acciò il
« povero commissario non solo rehabbi quel che del
« suo ha speso, ma sia anco sodisfatto della fatica et
« mercede sue ».

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f:120r - (CCLXVI) - 8 novembre - Al d°:. Il vescovo di
Gubbio, al quale il V. scrisse per la questione dei
confini tra Gualdo e Fabriano, non ha risposto. Pe-
rò il V. aveva saputo che il vescovo si trovava a
Pesaro alle esequie del Duca Guidobaldo di Urbino.
Appena tornerà, e farà conoscere la sua volontà, si
metterà d’accordo e farà volentieri tutto il possibile
per accomodare insieme quei due comuni. « Dio facci
«succeda, come io de buon cuore me ci oprarò con
« quella contentezza che ‘soglio sempre prendere in
« servire et ubbidire agl’ordini de miei Signori pa-
« droni ».
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T. VALENTI

Or - (CCLXVII) - 12 novembre - Al do:. Da alcuni

anni in quà si commettono più delitti a Foligno e suo
contado che in tutto il resto della provincia. Quantun-
que di quelli venuti a notizia del V. si sia fatta
«rigorosa demostratione », tuttavia « ogni giorno si
«sente di là qualche cosa brutta et non so di dove
« proceda ». Ora é successo un caso simile a quello
commesso da Ascanio Gherardi, che ora é in prigione
a Roma. A Scafali è stato ferito sette volte mentre
era in letto con la moglie, un tal Berardo. di Bosio,
che poco dopo è morto. Finora non si conoscono i
delinquenti; si sospetta di certi vicini offesi da lui,
benché poi avessero fatta la pace. E si dubita « che
«la moglie assai giovene ci habbi intendimento », la
quale sta in prigione, insieme. col fratello dell'indi-
ziato. Il V. ha mandato un commissario per informarsi
e provvedere a cercare la verità e i rei.

Nella montagna della Popola é successo « un caso
«degno di gran compassione. Andando verso Spoleto
«una povera famiglia di Forli, marito moglie e tre
«figli, quando erano presso la montagna li fu detto
« di non passare, perché c'era neve e vento pericoloso.
« Ma quei tali, o per non spendere all'hosteria o per
«non haver creduto a quelle parole, vollero segui-
«tare». Ma furono sorpresi dalla bufera di vento
e sono stati trovati morti il padre, la madre e due
figli. Il più grande di circa 12 anni si è salvato co-
prendosi col mantello della madre. Stette un giorno
e una notte presso il cadavere di essa; « caso vera-
« mente miserabile ». Il governatore scrive al V. di
aver ordinato si portasse a lui il figlio superstite « per
«intender meglio il fatto ». Per l’avvenire non si la-
scerà passare nessuno per quelle montagne in tempi
così pericolosi.

f:121r - (CCLXVIII) - 12 novembre - Al. Card.: Camer-

lengo. Ha visto il V. quanto il cardinale gli scrive
circa l’olio; cioè che il papa, per ora si contenta di
90 «some da Perugia per l'abbondanza di Roma ».
Per altre 50 il V. assicura mandarle quando occorre-
ranno. Ha fatto rivedere tutte le assegne del giugno
passato e già si è fatto «il compartimento », prele-
vando un « mezzolino» ogni 10 da chi non ne ha
più di 40. Dai 40 in sù ne farà prendere 2 sù 10.
Se ne caveranno a fatica 100 « some »; perché, quan-
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 121

tunque dalle liste ne risultino 25000 « mezzolini »,
pure non c’è tale quantità, perchè sono «infiniti »
quelli che ne hanno 7 od 8 « mezzolini », che servono
per loro uso e non se ne puó levare. niente. Altri
l'hanno venduto prima del bando; altri l'hanno ado-
perato nell'arte della lana, « che qui se ne lavora assai
« et ei vive sopra la maggior parte del popolo », altri
l'hanno venduto, costretti dal V., per i bisogni della
città, e del contado al prezzo fissato dal cardinale.

Qualche « soma se ne é cavata» con le patenti
del medesimo per altre città dello stato ecclesiastico.
Sicchè difficile avere le 100 « some », anche perchè
«è di maniera compartito » che appena quattro o
cinque gentiluomini arrivano a 100 «some» perchè
lo raccolgono del loro, e conservano ancora quello
di due o tre anni. Daranno appena la rata per la: quale
il V. l'ha tassati « et li parerà d'haver fatta pur assai
«et se ne graveranno ».

C'è un'altra difficoltà: il cardinale serive che,
date le 50 « some », la città potrà vendere il resto
a chi vorrà: ma al prezzo fissato. I priori, invece,
credono di poterlo vendere al prezzo che troveranno.
Se la città dovesse vendere al prezzo di Roma, non si
otterrebbe la quantità che si vuole e i priori non si
prenderebbero la briga di mandare le 50 « some »; se
mai lo farebbero per poter trafficare sul poco che
resta e venderlo a mercanti e mulattieri a 14-15
« giuli » il « mezzolino », mentre ora sono obbligati
darlo a 11. Riferisce tutto ciò in attesa di ordini.
Intanto occorre tener pronti i denari per pagare le
50 «some » ; poi si tratterà per il resto.

La provincia sta di malavoglia « di vendere quella
« poco d'entrata a cosi vile prezzo », non avendo grano
od altro prodotto da vendere. Il V. si richiama a quanto
ha già scritto su ció. In fine, sarà difficile aver molto
olio, « perché i poverelli ne hanno venduto per forza
«de precetti et de sbirri una bona parte ». Attende
sapere quali sono le « terre », che hanno « accordato »
col cardinale, per non mandarci un uomo a posta, ché
sarebbe un danno.

f:122r - (CCLXIX) - 15 novembre - Al Card: di S. Si-
sto.- Tutto è tranquillo. Quanto alla differenza tra Leo-
nessa e Cascia, l'uditore del V. serive che quanto pri-
ma andrà dalla Serenissima Madama d'Austria. Fi-

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nora non è potuto partire da Cascia, « per causa
« della recognitione de quelli benedetti termini che
«si hanno da porre, per ultimo fine dell’accordo tra
« Cassia e Monteleone ». Appena tornato l’uditore, il
V. scriverà.

Il commissario che andò a Foligno per l’omicidio
in quel contado, se ne sta occupando, « e fa molto bene
«il debito per havere la verità ». Così scrive il go-
vernatore nella lettera che il V. acclude.

f:122t - (CCLXX) - 18 novembre - Al do:. Paris Mazza,

di Assisi, podestà a Montefalco « riesce molto bene
« in quell'uffitio ». Merita la conferma e anche che il
cardinale « si degni di tirarlo inanzi, che spero sia
« per fare sempre honore », perciò ne fa fede e ne
informa.

f:122t - (CCLXXI) - 19 novembre - Al d°:. Quando era
governatore Mons: della Cava [Cesare de Alamagna e
Cadorna, vescovo di Cava dei Tirreni, 1572-1606] l'an.
no passato un Vincenzo Salvucei di Perugia, ferì un
figlio di M. Biagio Angeli, da Urbino. Il delitto ri-

mase a lungo nascosto; si scoprì dopo la venuta del
V. e si procedè in contumacia e il Vincenzo fu con-
dannato dal luogotenente del V. a 200 scudi e tre
tratti di corda. Poi supplicò, e fu graziato per 30
scudi, ma esiliato dalla città e contado, finchè otte-
nesse la pace, come si usa. Ma il V. ha saputo che il
Vincenzo praticava ugualmente la città e il contado.

Ordinò al bargello di far diligenza per prenderlo,
e lo prese l’altra notte vicino alla città, insieme ad
un servitore; e tutti e due portavano archibugi a
ruota, e ora sono in prigione. Il V. « non intende
« diminuirli un quatrino della pena, poichè non ha
« saputo conservarsi la gratia che gli era stata fatta ».
Ne avvisa il cardinale, affinchè sappia come sta il
fatto, perchè il Vincenzo « ha molti favori; ma non
«merita gratia alcuna ». La parte offesa « ne fa gran
«romore ». Il Biagio, uomo maledico, con figliuoli
assai discoli e scandalosi, di cui uno fu condannato;
« fa propositioni alla corte, e va suscitando altri delitti
« contra detto Vincenzo ». Se addurrà cosa di rilievo,
si ascolterà e gli si farà giustizia. Ha riferito al V.

che un Filippo d’Arcangelo, che si trovò contro il
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 125

capitano Camillo Perinelli, nella questione di cui il
V. ha già scritto, va in giro per il contado « facendo
« di cose molto brutte ».

Una notte il Vincenzo, con certi altri, andarono
in casa d'un prete « et dopo l'haversi fatto dar da
« magnare, lo serorono nel celaro et li tolsero di cassa
« duecento fiorini ». Un'altra volta, per istrada, leva-
rono tre scudi ad una donna «et la negotiorno per
«forza». A un ciabattino goffo e brutto rubarono
un « grosso», «et dice peggio, che l'abusorno ». Se
tutto ciò fosse vero, meriterebbe « severissimo ca-
« stigo ». Ma il V. non ci crede, perché quel Biagio
è bugiardo, poi se ne sarebbe avuta qualche notizia,
mentre finora nessuno si è lamentato. E poi il Biagio
«richiesto di qualche lume» sù questi fatti, «ha
« promesso assai et osservato niente ». Onde il V.
crede siano «tutte vanità et falsità ». Avvisa il car-
dinale, affinché si regoli, « se ne fosse scritto a lei
«o dato in qualsivoglia modo memoriale senza nome,
«come si suole costumare da simili sorta di gente,
«che sono tutte inventioni de spiriti inquieti et fa-
« stidiosi ».

f:123t - (CCLXXII) - 19 novembre - A Mons: ‘Tesoriere
Generale — « Il negotio della macina cammina bene ».
Si metterà in esecuzione al principio di decembre.
Il V. ha scoperto che la tassa sarà « di assai notabile
« pregiuditio alla Rev: Camera Apostolica ». Ne av-
visa il cardinale. Con «limpositione della macina si
«toglie il quatrino della carne et l'aumento del sale
«che era di quattro quatrini per libbra » oltre i due
che si pagavano prima; « quà si chiama La Reale ».
La salara appaltava l’imposta più che poteva e si
obbligava pagare al tesoriere 1800 scudi per /a Reale.
È una tassa antica e non si sa quando fu messa. Fi-
nito l'appalto tra dieciotto mesi, il comune « non vorrà
« più sopra di sè detta salara, che prima teneva per
«causa dell'augumento ». Converrà che l’appalti il
tesoriere per la sola Reale, e non avrà più di 3-400
scudi, con un danno di 1400 e più scudi per la Ca-
mera Apostolica, « il che non è da patire ». Informa,
il cardinale perchè possa provvedere.
Secondo il V. bisognerebbe obbligare il comune a
pagare 1800 scudi, come prima; e ne ha già parlato
al tesoriere, che scriverà al cardinale.. Se questo

: pi AMOR Ed: 55 PRO.

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A mara — MST

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T. VALENTI

vorrà prendere una « provisione », potrà mostrare
«che il motivo sia suo, del cui interesse si tratta,
« et non mio che son giudice ». Si rimette al giudizio
prudentissimo del cardinale. « In ultimo, per le co-
«se giuste et per servitio di Sua Beatitudine, non
« mi curo che altri abbino mala sodisfazione. di me ».

£:124r - (CCLXXIII) - 22 novembre. - Al Card: di S. Si-
sto — « Quel pazzo da Cortona o dal Casentino, che
si sottoscrive «/'huomo de Dio» del quale ne
mandai l'altro giorno a V. S. Illma et Revma una
sua lettera, essendo capitato ad Assisi, lasciò a
casa di quel governatore una lettera del tenore
che potrà vedere, per l'inclusa copia, che legendola
dopoi il governatore mandó a chiamare quell'huomo
et Pha ritenuto; et havendo di ció dato avviso a
me con l'inclusa sua lettera, gli ho commesso che
non lo ritenga, ma lo metta prigione et facci cu-
stodir con diligentia, acció l'humore di costui, spar-
gendosi tra contadini indioti (sic/) et gente grossa,
con questa sua jactantia de miracoli, non partorisca
qualche scandalo (1) et poi, per quel che si vede,
costui é inviato per la volta di Roma, dove quest'an-
no santo .disegna essercitare molto bene la pazzia
sua. Ma se piace a N. S. et a V. S. Illma, questo
suo disegno non le riuscirà, perché, se sarà con
bona gratia di S. S. et di lei, lo faró star prigione
finché ritorna in cervello, et si andarà continuando,
lo mandaró anche in una galera, perché simil sorta
de matti non é ben di lasciar praticare. Tuttavia
essequiró quel tanto che da V. S. Illma mi sarà
comandato », ete:.

- (CCLXXIV) - 22 novembre - Al d?:. « In questa
provincia s'era sparsa una setta de furfanti, che
andavano facendo di molte furbarie; di che haven-
done havuta notizia, ho fatto usare tanta diligentia,
che se ne sono avuti alcuni nelle mani, et se sono
comenciati ad ispedire, che già sabato passato uno

(1) Aprile 1934 - Un Giovanni Leonardi, da Giuncano (Terni)
che si spacciava per santo e si dava aria di far miracoli, fu

H

rinchiuso nel manicomio di Perugia, appunto per evitare disordini,
perché gli « indioti » del sec. XX sono come quelli del secolo XVI!!
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 125

‘ d’essi ricevette il supplitio che si suol dare a’ furbi;
et tuttavia s'anderà castigando gl’altri, per terrore
et essempio de simili ribaldi. Di questo fatto non
ne ho dato altro conto a V. S. Illma et Revma nè

«meno mi stendo molto con questo, essendo le per-
sone et il negotio indegne dell'orecchia sua. Di que-
sto può star sicura che non si manca del debito in
vigilare et provedere che la provincia stia netta
da gente di mal'affare ».

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f:125r - (CCLXXV) - 22 novembre - Al do:. Il card: gli

ha scritto « intorno al fatto del lago di questa città,
« che si pretende sia usurpato da quelli che ci hanno
«da fare intorno ». Il V. non ne aveva mai sentito
parlare, perciò non sa di che si tratti. Ha saputo,
dopo la lettera del cardinale « che i Baglioni hanno
«a canto detto lago dua hostarie ». Crede si tratti
di loro, che sono sempre stati poco d’accordo con i
Della Corgna. Domani manderà un commissario per
informazioni; ma sarà difficile averle esatte. Intanto
ha ordinato un bando, per ricordare «la cedola et i
« capitoli di detto lago, et le pene in essi contenute ».
Si procederà contro chi ha contravvenuto fin qui;
gli altri saranno avvisati pér l'avvenire.

Pi

f:125t - (CCLXXVI) - 22 novembre - Al de: Si è co-
stituito un Fabrizio di Masso, da Montelabbate, con-
dannato in contumacia alla pena di morte, per omi-
cidio. È stata vista la sua causa che è in corso di
spedizione, come da certificato del luogotenente gene-
rale; ne manda la copia, in attesa di ordini.

f:125t - (CCLXXVII) - 22 novembre - Al d°:. Gli pre-
senta il latore di questa lettera, Francesco Piccini,
gentiluomo di Perugia, che viene a Roma, per servizio
della sua città e « per suo trattenimento »; per sup-
plicare il papa di concedergli l'esazione del sussidio
triennale, tenuta da un gentiluomo di Foligno, fino
dal tempo di Pio V°. Preme a Perugia che l'esazione
avvenga colà, come nei tempi passati. Accompagna
il Piccini con questa lettera, per favorire la città e
per raccomandarlo al cardinale. È uomo « attissimo,
«in questi affari, essendo stato molti anni tesoriere
di Perugia ed «è il più ubbidiente et fidel servitore
T. VALENTI

che habbi la Camera Apostolica et li superiori

che stanno quà, in servitio delli quali con ogni

prontezza è stato sempre parato a spendere la vita

istessa. Per tali qualità si rende amabile da tutti

et io particolarmente lo amo assai ». Lo raccomanda

con tutto il core », tanto più che si può contentare
senza far torto ad alcuno, avendo il predecessore fi-
nito il suo tempo.

f:126r - (CCLXXVIII) - 22 novembre - A Mons: Teso-
riere Generale — «Il negotio della macina non si
«tarda punto et al principio del mese si metterà in
« esecutione et si userà l’equalità che l’Illmo Sig:
« Cardinale di Perugia desidera. Non ci resta hora
« altro seropolo » che l'affare del danno che ne verrà
alla Camera Apostolica. Al che crede che il cardi-
nale abbia già provveduto.

f:126r - (CCLXXIX) - 19 (sic) novembre - AI do:. Ha ricevu-
te due lettere del cardinale: una del 13, circa .« lo sbas-
«so della compositione d'Ascolano » e l'altra « per
«conto della facitura del sapone da purgo ». Per

Ascolano sono stati dal V. alcuni uomini di li, che
sono rimasti contenti della grazia fatta loro dei 100
scudi; non speravano tanto! Ma il V. ripete al car-
dinale « che se se introduce quest'uso, Sua Beati-
«tudine et ella ne sarà continuamente molestata, et
« sappia per certo che, se non se castigano li delitti
« per questa strada, poco si potranno castigare al-
« trimenti », perché é difficile in montagna prendere
i delinquenti. E poi nel contado di Foligno si commet-
tono piü delitti che in tutto il resto della provincia.
« Se non ricevono le condegne pene, si faranno tut-
«tavia più arditi ». Serva d'avviso. e d'informazione.

Per il sapone, ha fatto proporre all'arte della
lana il progetto di m. Lodovico Lupatelli « per fare
il sapone da purgo ». Hanno risposto col foglio che
acclude. Il V. osserva «di simil sorta d’appalti non
«ne nacque mai utile alcuno per i popoli»; molto
meno se ne avrebbe a Perugia, dovendosi affidare
a uno solo «un negotio che potrebbe in un giorno
« rovinare tutta questa città, la quale vive per la
« maggior parte di quest'arte della lana »; ne verrebbe
anche danno a monasteri e ai poveri che «si con-
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 127

«tentano col far detto sapone ». Ma si rimette a
quello che farà il cardinale.

{:126t - (CCLXXX) - 26 novembre - Al Card: Camer-
lengo. - Da lettere del 17 e del 20 il V. ha saputo,
che, circa il prezzo dell’olio, il papa vuole « che sia re-
« golato con quel di Roma ». Ha avuto piacere di sa-
perlo, perchè questi cittadini, per quel che aveva detto
il cardinale di Perugia, credevano che, mandate a
Roma 50 « some »; si potesse vendere il resto », come
meglio gli tornava ». Così, se per il passato era diffi-
cile trovar l’olio per i bisogni della città, « in questo
« giorni era cresciuta tanto questa difficultà, che pa-
«reva l’olio se fusse recacciato tutto sotto terra ».
Ricevute le lettere del cardinale, il V. ha pubblicato
un bando che non si alteri il prezzo dell’olio; e chi
ne ha da vendere, lo venda pure ad ogni richiesta.
« Ma, con tutto ciò, le genti stanno renitenti » e l'olio
che occorre per l’arte della lana, per le famiglie e
per la piazza, non si può aver « senza li sbirri, ché
«è un fastidio troppo grande ».

Quando il pubblico saprà la volontà del papa che
non vuole si aumenti l’olio, lo daranno liberamente:
anche perchè presto ci sarà quello nuovo. Se avranno
bisogno di denari, non potendolo mandar fuori, lo da-
ranno per quello che potranno ottenere. Circa il per-
suadere la comunità a mandare le 30 « some » a Roma,
il V. non crede «di avere tanta retorica da poterla
«indurre a questo, non haverdo utilità aleuna da pro-
porli, per la qual possa muoversi a pigliarsi tal bri-
«ga»; ma se il cardinale vuole che la costringa,
lo farà « con ogni diligentia ».

Dubita che la comunità di Foligno, che — come di-
ce il cardinale — si è «accordata di mandare 50
«some d'olio a Roma», l'abbia fatto sperando di
poter aumentare il prezzo di quello che rimane. Per-
ciò il V. ci manda a pubblicare il bando fatto a Pe-
rugia, affinchè tutti sappiano la volontà del papa, al
quale il V. desidera molto poter sodisfare. E per
questo che ha pensato, se non potrà persuadere la
comunità a mandare le 50 « some », di farle portare
dai mulattieri, che, con modesto compenso, si con-
tenteranno di fare un viaggio per ciascuno; e il V.
l’indirizzerà al commissario della Camera.

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T. VALENTI

(t - (CCLXXXI) - 26 novembre - Al Card: di S. Si-

sto. - Lunedì il comune di Gualdo Tadino mandò al
V. un uomo per dirgli che stesse pronto ad andare
colà, per l’affare dei confini con Fabriano. Il V. è
stato « sempre, si può dire, con li sproni ai piedi »,
aspettando di sapere che il vescovo di Gubbio, torna-
to da Pesaro, e dalla Romagna, fosse anch’egli pronto
« per cavalcarsi ». Ma questa mattina il vescovo gli
ha mandato un uomo a posta per fargli sapere che
ha proposto a tutte due le commissioni di rimettere
tutte le loro ragioni al vescovo e al V. Pare che Fa-
briano condiscenda; perciò la partenza è rimandata:
«ma passano queste belle giornate che Dio voglia
« pothiamo rehaverle più». L'inverno si avvicina e
sarà impossibile andare per quei monti carichi di
neve. Perciò il V. proponeva che prima si andasse per
visitare i luoghi; poi per trattare la questione; ma
il vescovo è stato di altro parere. Perciò il V. che in
questa causa vuol governarsi « col consiglio et co-
«modo di quel prelato », aspetta di sapere ciò che
questi farà; e gli manderà la minuta degl’istrumenti
che si dovranno stipulare « per le cessioni di ragioni».
Informa il cardinale, perchè sappia per qual motivo
la sua commissione non è stata eseguita.

f:128r - (CCLXXXII) - 26 novembre - Al d°:. L’uditore

del V., che da Cascia era stato mandato a Madama
d’Austria, per la questione dei confini tra Buda e
Leonessa, è tornato, dopo aver eseguito « con molta
« diligentia et molto honoratamente » la sua commis-
sione. Acclude la lettera con la quale il commissario
riferisce ciò che ha concluso con Sua Altezza; e
cioè: 1°) le bestie ritenute a Leonessa si restituiscano
senza sicurtà, ciò che finora l’uditore di Madama non
concedeva; 2°) la causa sia rimessa al capitano di
Leonessa ed al governatore di Cascia, perchè si acco-
modino tra loro; 3°) i sudditi che avranno errato siano
castigati. Sono anche finite le questioni tra Cascia e
Monteleone, essendo stati apposti i termini e mu-
rati; che sono 48 e se ne è fatto atto pubblico. La
« confinatione » è stata ratificata e approvata dai ri-
spettivi consigli « senza contraditione »; così non ci
saranno più questioni. « Sia laudata la bontà di Dio»!
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI + 129

f:128t - (CCLXXXIII) - 29 novembre - Al de:. Sabato
tornó a Perugia l'uditore del V. che gli ha ripetuto
ció che ha' trattato con Madama d'Austria, per le
questioni tra Buda e Leonessa. Dice di sperare che
tutto s'accomodi; ma il governatore di Cascia « scrive
« altramente »; e il V. manda la lettera acclusa; ma
non sa che pensarne. « Dagli effetti si vedrà se quei
«di Regno hanno volontà di concordarsi ». Intanto
il capitano di Leonessa ha condannati 118 uomini
del contado di Cascia, « per le risse che sono sorte,
«nelle quali essi hanno rilevato (buscato) ». Perciò
il V. erede — e cosi vorranno il papa e il cardinale —
che « dalla banda nostra si facciano condannare quei
« di Regno, che sono processati et meritano di essere
« condannati; che, quando non oprasse mai altro di
« buono, farà almeno che, seguendo l'accordo, saranno
« più facili a cassare le condennationi de’ sudditi di.
«Sua Beatitudine, perché di quà s'habbiano a cas-
« sare le loro ».

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St Mei I VT

f:128t - (CCLXXXIV) - 29 novembre - Al do:. Spasiano
Baglioni, giovane perugino assai discolo, in questi
giorni « havendo giuocato con un scolaro d’Ascoli in
casa de certi scolari de Orvieto alle carte, gli fu
‘da esso scolaro d’Ascoli vinto da 40 scudi a pri-
mera; il che sopportando malagevolmente andò la
notte con altri in sua compagnia, con archibugi et
altr'arme alla casa de questi scolari, ove restò
a dormire il detto ascolano, che aveva vinto, et las-
sato li compagni alla porta della casa, acciò non si
potesse chiudere, solo andò aile camere di detti
scolari et violentemente si fece restituire li det-
ti denari, minacciando di ammazzarlo se havesse fatto
replica. Io, inteso questo fatto, tenni modo di ha-
verlo nelle mani, sì come l’altra notte fu preso, et
hora sta prigione, havendo già confessato il delitto,
<« sibene si scusa che tal cosa fece perchè li denari
« gli erano stati venti con carte false: cosa che si chia-
« rirà, come ancora si scoprirà qualche altro delitto,
«del quale, dopoi sta prigione, è stato imputato,
«nel che non si mancherà di diligentia per darli il
« conveniente castigo ».

1:129r - (CCLXXXV) - 29 novembre - Al de:. Ha visto

il memoriale presentato al cardinale da Rodolfo e

STORIA PATRIA 10
SSIS OSO ET SRI
AS

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1:129

X

T. VALENTI

Prospero Montesperelli, per le sicurtà « date al tempo
« della commissione di M. Candido, che desiderano
«si habbino a cassare, presupponendo essi che del-
« l’altre se siano casse al tempo di N. S. il che non
« credo, et al mio tempo di certo non è stato ». Anzi
la prima commissione che il V. ebbe a Perugia, fu
d’informare se era bene di cassare una simile sicurtà
del Conte Bigazzini. Il V. rispose nel modo che risul-
ta dalla lettera che acclude in copia; « onde non ne
«fu fatto altro ». In simile materia « non è da met-
«terci le mano, che saria troppo fastidio di N. 5.
«et di V. S. IlLma».

t - (CCLXXXVI) - 29 novembre - A Mons: Camer-
lengo. - Il V. non pensa ad altro che a provvedere
di far caricare l'olio per Roma. Oggi a otto si co-
mincerà a mandarne qualche soma al commissario
della Camera. «Se ci fossero gli otri se ne man-
«darebbero almeno 50 some, nanzi le feste ». Ma
di otri c'é earestia; si farà alla meglio possibile. Rac-
comanda non dar « patenti» a quei di Fabriano, Ca-
merino e Norcia, perché si possono fornire dalla
Marca vicina; ma non ci vogliono andare, perchè « di
« quà l'hanno per miglior mercato ».

f:129t - (CCLXXXVII) - 29 novembre - A Mons: Teso-

riere Generale. - «Il negotio della macina o non

«andrà inanzi, o, se pur va inanzi, sarà senza. pre-
« giuditio della Rev: Camera ». Il cardinale stia sicu-
ro di ció, perché il V. che é « ministro pagato di
«di S. S. » non permetterà mai, per quanto potrà,
che si faccia cosa dannosa alla Camera Apostolica.
Cercherà di accomodare « questa nuova difficultà »
e sarà contento se vi riuscirà.

« Dopoi scritto, si è fatto il Consiglio de’ Camer-
«lenghi ». Il V. è intervenuto ed ha ottenuto che il
comune si addossi «la salara » e paghi alla Camera
i 1800 scudi soliti. Sicché « il negotio camminarà inan-
«zi e senza danno dei camerali e poco del comune »;
perchè il V. ha ottenuto che, mentre prima per
«la Reale del sale si pagavano quatrini 2 e 1/12 per
« libbra, ora se ne paghino 2 e 1/2 » ; e poi quei dodi-
cesimi non si potevano mai trovare « et era un gar-
«buglio de conti». Il V. ha calcolato bene il dare
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI ‘ 131

e l’avere della città ed ha trovato che « resecando
«alcune spese superflue, si potrà levare anco il qua-
« trino della carne che havea la comunità ». Sicchè
le cose sono accomodate «et il negotio camminarà
« inanzi »..

1:130r - (CCLXXXVIII) - 29 novembre - Al Commissario,
della Camera. Ha visto quanto ha scritto al V. circa
« l’impositione della macina ». Stia sicuro che né in
ciò nè in altro, si farà il danno della Camera, « dalla
« quale send’io stipendiato, mi par proprio carico il
« procurarne ogni suo servitio ». È per questo che
«la macina » non è stata imposta finora. (Ripete quan-
to scrive al Card: di S. Sisto nella lettera precedente).
Quanto all’olio, « sappia che questo è il maggior
« fastidio ch'io habbi in questa provincia ». A Perugia,
dove c'é grandissima arte della lana e molto popolo,
bisogna far dare l'olio « per bolettini, ch'é un trava-
« glio troppo grande, che tutta la corte ci sta occu-
« pata ». Si sopporta, perché cosi vuoleil papa. Quanto
a mandar l'olio a Roma, «non bisogna qui star a
« discretione de popoli, che, dove non hanno guadagno,
«non vogliono manco briga, quando possino far di
«meno». Ha fatto in modo che questa settimana
se ne carichi qualche soma: ma da Perugia poco ne
verrà, « perché, oltre l'essere fuori dalle 80 miglia, ci
«è il lavoro dell'arte della lana ». Bisogna rivolgersi
a Foligno, Trevi, Montefalco e Assisi e scrivere a quei
governatori e podestà che ne mandino chi 50 chi 100
«some », perchè ne hanno abbondanza e sono più vi-
cini a Roma. Non sarà gran cosa il forzarli a ciò; e
poi l’olio si paga un prezzo conveniente. Del resto,
quando è bisognato grano per Roma, s'è mandati com-
missari a prenderlo nella Marca e in Romagna; così
si può fare per l’olio.
«Et se vuol fare un bel tiro et agevolare assai
«il negotio, commenci dalli miei fratelli in Trievi, i
quali ne hanno assegnato da 400 ‘« caldarelli » [cir-
ca 21 chili] che vogliono dire cinquanta o sessanta
some, con ordinare al podestà di Trievi, di commis-
sione di S. S., che debba astrengere i fratelli del
governatore, a mandare a' Roma trenta o quaranta
some. d’olio, per dar buon esempio agl’altri; o in
altro modo che parerà a lei, purchè io non sia no-
minato per autore del motivo. Che se si vede astren-

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T. VALENTI

« gere per i primi i miei fratelli, che veramente l'olio
« che hanno non è per incetta, ma per raccolti de più
«anni che hanno conservati, metterà tanto terrore
« nella provincia che non ci sarà dopoi replica alcuna.
« Mi duole che io non ho olio, né altra cosa in Trievi,
« havendo data la casa et affittato le terre a m. l'au-
«sto mio fratello, che vorrei io essere il primo ad
« ubbedire perchè, nel vero, il prezzo è ragionevolis-

simo et ci puó stare ogni persona; et quando se stia

saldo a non lo lasciar cavare, assecuresi pur chc

Polio non mancarà per tener abundante Roma » etc.
« Dopoi scritto » (Riferisce la deliberazione del con-
siglio come alla lettera precedente N. CCLXXXVII.

f:131r - (CCLXXXCIX) - 3 decembre - Al Card: di S. Si-

isto - Manda una lettera del luogotenente di Spello, circa
il contributo di 30 scudi che quel comune deve dare
per la cavatura « del nuovo fiume ('sic/) fatto nel ier-
« ritorio di Bevagna et di Cannara, detto «la Fossa
« Arenosa ». Si vede dalla lettera che il comune è
renitente a pagare; ma è contro ragione e contro la
relazione del perito, perchè il territorio di Spello sente
utile da quel lavoro. Se il cardinale non interviene
con la sua autorità, « il povero commissario che fu
« soprastante alla cavata », invece di avere il premio
« delle sue fatiche et dell'amorevolezza mostrata in
« pagare del proprio, ci remetterà qualche scudo ».

f:131r - (CCXC) - 3 decembre - Al d°:. La causa della

donna di Gualdo Cattaneo è spedita, quanto al eri-
minale, ossia per quel che spetta al V. Che se ha
qualche pretesa per conto della dote, bisognerà in-
tentare altro giudizio in Roma, dove è il suo figliuolo
pupillo e il suo tutore. Il V. non sa che cosa potrà
fare, « non essendo la parte in queste bande ».

f:131r - (CCXCI) - 3 decembre - Al do:. Il commissario

di Monteleone, che è colà da quattro giorni, ha do-
mandato ‘al V. la licenza di poter andare in Campagna,
a casa sua, per affari urgentissimi. Gli ha risposto che
la licenza deve darla il cardinale; ma che, se stesse
al V., non gliela darebbe « perchè non mi pare che
« sia bene di cercare gli uffici con tanta instantia et
« accettarli; et poi, per ogni poca cosa, lasciarli in
«mano d'uno del luogo, a pericolo de molti scandali ».
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 155

f:131t - (CCXCII) - 3 decembre. Al do:. « Un pover'uomo
« da Norscia, che haveva comprato alla Badia di Fio-
« rentillo, che è del Marchese di Massa, dui o tre
mezzolini d’olio, per condurlo a casa sua per uso
et bisogno proprio, è stato per il viaggio ritenuto
a Monteleone, con pretesto che, secondo i bandi,
l’olio non si possi portare altrove che a Roma; et
con questa pretentione gli ha tolto et venduto l'olio
et la mula insieme che lo portava, che può valere
« da quaranta scudi ». Il V. ha scritto a quel commis-
sario « che questo è stato troppo rigore », nè è inten-
zione del papa, nè del cardinale « che siano così male
« trattati i sudditi di S. Chiesa ». L’olio non era in
contrabando, perchè si portava da un luogo ad un
altro, tutti e due della stessa provincia e per uso
proprio. Ma il commissario non ha obbedito ed ha
risposto con la lettera che il V. acclude. La « parte »
è andata dal V., il quale con la presente l’accompa-
gna, avendo deciso di recarsi a Roma, non avendo
potuto ottenere nulla altrove.

f:132r - (CCXCIII) - 6 decembre - Al Cardinale Camer-
lengo - {Alcuni mulattieri di Antria e di Castelrigone,
dei quali manda la nota, vengono a Roma con some
10 1/2 di olio, comprato nel contado «a giulij 11 il
« mezzolino » di 60 libbre. Per la vettura prendono 5
giulij per « mezzolino »; sicchè l'olio, portato a Roma,
costerà giulij 18 e 1/2 al «bocale» secondo l'ordine del
eardinale, al quale invia « questi poveri homini, acció
« la si degni difarli ispedire presto, che se si havessero
a trattenere colà, sarebbe di troppa lor spesa, né si
potrebbero condurre a ritornare un'altra volta, come
faranno se saranno ispediti presto et da lei a ció
inanimiti (sic/) con promissione di qualche gratia,
secondo mi accenna nell'ultima sua lettera del 19
di questo ».

- (CCXCIV) - 6 decembre - Al Card: di S. Sisto
Ho visto quanto V. S. Ill.ma me ha commesso in-
torno al negotio dell'hosti nell'allogiare de pellegrini
in questo Anno Santo. Ho mandato già a Foligno
et altri luoghi di questa provincia per pigliare dili-
genti informationi delli prezzi delle robbe et far il
bando et metterlo in stampa; et avanti lo faccia pub-
T. VALENTI

« blicare, lo manderò a V. S. Ill.ma, alla quale per
«hora non ho altro da dire, passando quietissimo il
«governo di questa provincia ».

f:132t - (CCXCV) - 6 decembre - Al Cardinale Camer-
lengo. - In settimana si caricano nel contado di Pe-
rugia 25-26 some d'olio per Roma, « havendo potuto
«in questa parte più l’arte che ho imparata in Bir-
«raria, che quella della retorica, la quale non ha
« bastato, con mille belli colori che ci ho usati a per-
« suadere a questa comunità, che mandi l’olio a Roma,
«et poi un solo comandamento che ho fatto alli mu-
« lattieri, gli ha commossi tutti, che, se bene non
« torna loro molto comodo il venir costà, non di me-
«no ubbidiscono volentieri, ogni volta che non siano
« trattenuti in Roma sù le spese, non curando essi
«in questo caso guadagnar altro che quanto spende-
«ranno per la strada ». Raccomanda al cardinale di
rimandarli indietro subito «con mostrarli grata cera, ac-
« ciò piglino animo di ritornare dell’altre volte a cotesta
« volta ». Crede non gli sarà difficile mandare da Pe-
rugia fino a 100 some d’olio, ma non più, per non far
danno all’arte della lana. Quest’altro anno, di giugno
o di luglio; vedrà di mandare altre 100 some; spe-
rando che il papa e il cardinale se ne contenteranno,
perchè di più difficilmente se ne potrà avere.

f:133r - (CCXCVI) - 10 decembre - Al Cardinale di S.
Sisto. - Poichè al papa piace che il V. vada sul posto,
per decidere la questione dei confini tra Gualdo « l'a-
briano, come quei comuni desiderano, per evitare scan-
dali, come può vedere dalle accluse lettere di Gualdo
al vescovo di Gubbio e al V. stesso, il quale ha sol-
lecitato il vescovo «a risolversi di cavalcarsi », quan-
tunque i tempi siano « stranamente guasti; tuttavia
«non guarderà a disagi, in servitio di S. S. e per la
« quiete di quei popoli». Così ha sempre pensato;
tanto vero che, quando il vescovo di Gubbio scrisse
al V. di questa mediazione, gli rispose che credeva
bene di andare prima « sul fatto », perchè sapeva che
sarebbe occorso molto tempo, come è successo. « Dio
« voglia potiamo hora ascendere più quelle montagne
« che sono asprissime ». Però è pronto a tutto.
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 135

{:138r - (CCXCVII) - 10 decembre - AI do:. «La causa
«di quel Spasiano Baglione carcerato per la vio-
«lentia usata nel retorre li denari al ‘scolare di
« Ascoli », si prosegue per spedirla. Dalle molte que-
rele che ci sono contro il Baglioni, vede che è un gran
discolo. Accertandosi i delitti « sarà castigato secondo
«li demeriti » e il cardinale ne sarà avvisato. Del
resto tutto è in quiete; sebbene « alcuni furbi, che
«da qualche giorno in quà se sono scoperti in que-
«sta città, danno assai che fare al luogotenente; ma
«egli li spedisce come meritano, poiché Dio ha voluto
« che se ne sia presa la maggior parte ».

f:133t - (CCXCVIII) - 10 decembre - AI Cardinale Camer-
lengo. - Dalle molte lettere che ha scritte al V.
questi ha inteso « quanto sia a core a N. S. che
«la città di Roma sia abbondante de olio ». Crede,
perciò, il V. suo dovere il non nascondere le diffi-
coltà che ci sono. Un uomo, che il V. ha mandato in
giro per altre faccende, gli ha riferito che « per tutta
«la provincia si careggia olio con patenti di V. S.
« Ill ma »; e i mulattieri lo pagano come sono d'ac-
« cordo coi padroni, se ben poi all’ufficiali dicono al-
« trimente ». Se si continua così, a Roma, non verrà
più olio, perchè tutti vengono a comprarlo qui, per
portarlo nei luoghi dove si vende più caro. Avvisa
il cardinale per sua norma. Se vuol concedere « qual-
« che tratta » la mandi al V. che cercherà di ripartirla
meglio che potrà, acciò non ci siano frodi. Non vor-
rebbe il V. « essere rinfacciato da queste genti, che
«nelli altri luoghi fusse libertà, et qui se usasse
« strettezza assai ».

f:134r - (CCXCIX) - 10 decembre - Al cardinale di S.
Sisto. - « Credo che V. S. Ill.ma havrà a quest'hora in-
: teso dall'huomo che il governatore di Assisi ha man-

dato a posta da lei, le strane et diaboliche pazzie di
quel matto dal Casentino ritenuto prigione in quella
città; et perché mi pare che meriti piuttosto capezza
«che catena, la supplico a voler dare qualche ispe-
diente alla causa sua, perché se bene d'ordine mio
è stato sequestrato dal comercio d’altri et levata ogni
facultà di ragionare et di scrivere, non di meno, per
quanto intendo, viene nominato in Assisi l'Astrologo,
T. VALENTI

« et s'ha molta notizia delle sue pazzie. Onde sarebbe
« forsi bene di levarlo di là, et io per prima l’havrei
«fatto, s'havessi quà comodità de prigioni; ma sono
« tanto strette che non vedo ce sia luogo a proposito
« per costui ».

f:134r - (CCC) - 13 decembre - Al d°:. L'altro giorno la
corte del V. trovò in campagna un Luca di Taucci,
detto Ottaviano, da Sarnano, e vedendolo fuggire,
insospettita, la corte lo prese e lo portò in prigione
a Perugia. Il V. l’ha fatto tenere « in buona custodia »
e ha scritto al luogotenente della Marca, che non ha
risposto; ma il V. ha saputo da uno del luogo che
quel tale fu condannato alla galera per dieci ‘anni,
per la causa. detta nella lettera che si acclude. Pare
che quel Luca fosse preso « con due archibugictti ».
Il cardinale può informarsi, perchè «la parte » è a
Roma e sapere se sia vero che si trattasse invece
solo di una spada.

£:134t - (CCCI) - 13 decembre - Al d°:. Manda al cardi-
nale gli ordini che il V.ha dati «per la sicurezza et co-
«modità de’ viandanti et pellegrini che andranno a
« Roma quest'Anno Santo, et anco sopra i prezzi delle
«robbe che vendano li hosti». Ne ha stampata la
sola copia che manda, perché la corregga; poi ne
farà tante copie, in modo che ogni oste ne abbia una;
e la farà anche pubblicare, se cosi vorrà il cardinale;
e farà osservarle « inviolabilmente ».

1:134t - (CCCII) - 16 decembre - Al Signor Giacomo
Boncompagni. - In esecuzione dell'ordine avuto da
lui, «per la discrittione delle militie », il V. ha
incaricato il magistrato di eleggere «li quattro As-
« sonti » che subito facciano «il rolo » dove s'inscri-
verà ogni personà atta al servizio di guerra, e nessuno
abile sia scusato. Nelle famiglie dove é un uomo solo,
questo non sarà inscritto. « Non sarebbe bene privare
«le case di governo ». Sarebbe «la ruvina della mag-
« gior parte del contado». Dove sono più uomini
si inscrive «il piu atto alla militia ». Assisteranno a
Perugia gli ufficiali del V.; e altrove quelli del luo-
go; cosi si farà tutto in un tempo. Manderà al Bon-
compagni «i Roli» sottoscritti dagli ufficiali e dai
magistrati. i
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 137

f:135r - (CCCIII) - 13 (sic) decembre. Al Cardinale di S.
Sisto. - Ha ricevuta la lettera del cardinale che gli
ordina di ascoltare volentieri gli uomini di Gualdo Cat-
taneo, se andranno da lui. Non ha visto nessuno, né
sa che abbiano cause o interessi in quella corte; per-
ciò non sa che cosa vogliano. « Quando si lasceranno
« intendere », li ascolterà e farà a loro giustizia, come
fa con tutti!

"3

f:135t - (CCCIV) - 17 decembre - Al do:. Molti giorni fa
il V. ebbe incarico dal Cardinale Guastavillani d'in-
formarsi perché fossero stati tolti alcuni emolumenti
al commissario di Sassoferrato. Da una lettera di
quei priori, acclusa alla presente, vedrà il cardinale
come stanno le cose. Il V. crede — se il fatto sta
come si dice — che non si possa aumentare il sa-
lario al commissario senza danno del comune o della
Camera Apostolica. Tuttavia si potrà « riconoscere
« quel gentilhuomo in qualche altra maniera ».

(

Pi

DO oO VOSTRA SER A RT A ARN

£:135t1 - (CCCV) - 17 decembre - Al do:. Il vescovo di
Gubbio ha fatto sapere al V. che si è deciso di an-
dare a Gualdo, per la nota questione; perciò il V.
vi andrà domani.

{:136r - (CCCVI) - (Senza data nè luogo) - Al Card: Ca-
merlengo. - Il V. gli ha scritto altre volte per dirgli
che il non voler negar grazia agli amici, « mette in
«gran disordine nell’affare dell’olio», per le molte
« patenti » con le quali si esporta dalla provincia;
donde la difficoltà di mandarlo a Roma. Prega il car-
dinale di non dar più licenze, fino a che non si sarà
mandata colà la quantità che si può. Si rimette alla :
prudenza del cardinale; ma l’interessante è di non con-
cedere più licenze.

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f:136r - (CCCVI1) - «Copia delle lettere scritte alli
« governatori della provincia ». (Contiene le norme
per la descrizione della milizia). « Nostro Signore ha
fatta resolutione di rimettere le militie nello stato ec-
« clesiastico et però l'Il.mo et Ecc.mo Sig: Giacomo
« Boncompagni, generale di S. Chiesa, ci ordina da
«parte di Sua Beatitudine che con ogni diligentia
chè cominciava
passati quella sera (mercoledì 15 dec:) non
bero usciti da quei monti per più giorni. Niente di
concluso: ma tre dei deputati di Fabriano li accom-
pagnarono per la strada e il Vescovo e il V. li pre-

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T. VALENTI

«se ne faccia la descrittione ». (Vedi lettera nu-

mero CCCII).

f:136t (CCCVIII) - 24 decembre - Al cardinale di S. Si-
sto. Il V. è bene informato dell’insulto fatto alla cor-
te di Assisi « col toglierle il capitano Paolo Martelli ».
Il governatore di Assisi mandó il cancelliere dal V.
per pregarlo di lasciare al governatore « conoscere tal
« causa, promettendo di fare il debito ». Il V. gliela
commise volentieri, ma che non « spedisse » senza di
lui. Ma gli ufficiali « vanno fugendo più che possono
«la sopraintendenza di questo governo »; cosi il go-
vernatore di Assisi voleva, scrivendo al cardinale,
spedire la causa ad insaputa del V. il quale ringrazia
Dio che il cardinale « con molta prudenza et accortez-
«za ci ha provisto », scrivendo al V; di che lo rin-
grazia, perché con ció si lascia il corso alla giustizia
e si salva la dignità del superiore e conseguentemente
quella di un fedelissimo e devoto servitore, quale è

£:137r - (CCCIX) - 24 decembre - Al d?
ordini per la sicurezza e comodità
pellegrini che vanno a Roma, per l'Anno Santo; e li
farà inviolabilmente osservare, come il cardinale vuole.

Quel Luca di Tauccio, di Sarnano, era già stato
mandato a Macerata, quando il V. ebbe la lettera del
cardinale, mentre il V. andó a Fabriano ed a Gualdo.
Ha mandata la lettera al luogotenente delle Marche,
perché possa mandare il Tauccio a Roma.

£:137r - (CCCX) - Al do:. Il V. scrisse da Gualdo, quando
si incontrò col vescovo di Gubbio, per la vertenza
tra Gualdo e Fabriano. Lunedì passato dovevano tro-
varsi per finire di visitare tutti i luoghi, ma non lo
poterono per la nebbia e il gran vento. Perà andarono
a Fabriano coi deputati di Gualdo, per trattare l’ac-
cordo; ma riusciva difficilissimo per le reciproche
pretese. Il vescovo e il V. decisero di partire, per-
Se non fossero

neve »,

:. Pubblicherà gli

dei viandanti
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 139

garono di arrivare a Gualdo, dove riattaccarono ‘le
trattative. A cirea otto ore di notte (1 dopo le 24)
fu conchiuso e stipulato l’istrumento pubblico, con re-
ciproca sodisfazione. Per Fabriano erano presenti tre
soli, tra cui un Messer Silvio, dottore, che da molti
anni si occupa di questa causa; il quale disse di es-
ser soddisfatto e lo saranno anche gli altri. Così
hanno fatto quei di Gualdo; e in quattro giorni sono
finite tutte le questioni che duravano da tanti anni.

f:138r - (CCCXI) - 24 decembre - Al d°:. Quando il V.
venne la prima volta a Perugia, trovó la città in gran
debito con la Camera Apostolica, che coi mezzi
ordinari non si poteva pagare, mancando circa 2500
scudi. Per risolvere la questione si proposero a S. S.
quattro « partiti », due dei quali piacquero al papa.
Il Tesoriere generale ordinò al V. che sentisse quale dei
due sarebbe stato preferito dal popolo. Ne discussero le
44 Arti, col Collegio dei Notari e 50 gentiluomini
« fuori d’arte ». Poi fu fatto consiglio pubblico con
più di 2000 persone e fu deciso che il miglior partito
sarebbe stata l’imposizione di un « paolo » per ogni
soma di grano macinato; ciò sarebbe bastato per
i bisogni del comune ed avrebbe anche portato un
utile, perché si toglieva l'aumento di 4 « quatrini »
per «libbra» di sale, e 2 « quatrini » per « libbra »
di carne: uno della Camera Apostolica, l'altro del
comune.

Informato il papa per mezzo del tesoriere, l'im-
posta é stata applicata con un breve, ed é riuscito
più utile al popolo, perché « — levati i quatrini sul-
«la carne — si sono libérati i macellai dalle mani
«dei commissari, che li facevano ogni giorno mille
« aggravij» e si sono obbligati di ribassare il prezzo
della carne di un altro « quatrino ». Anche i polli
e i piecioni sono calati di prezzo «et tutta la città
«ne sente giovamento et piacere graride ». Però molti
« gentilhuomini che havevano il sale senz’aumento —
« parte per haver castelli, altri per amicitia, altri
« per star su li confini et alcuni per essentione »;
e che ora non potranno essere esenti dalla «macina» —
hanno fatto di tutto « per disturbare il negotio ».

Non essendoci riusciti, hanno voluto persuadere
certi contadini, perché reclamino « contro si bon'opera
« che la meglio da molti anni in quà non è stata fatta
T. VALENTI

«in questa città ». Quando il V. era assente, sono
stati spinti alcuni contadini del Lago a venire a Ro-
ma a lamentarsi. Ne avverte il cardinale, perché co-
storo vengono perchè sono « stati sedutti da qualche
« gentilhuomo », non perchè sentano danno dalla im-
posta. Il « negotio» è utile per i poveri e il V. ne
darà conto. Di tutto ha informato il cardinale di Pe-
rugia e il Tesoriere.

f:138t - (CCCXII) - 24 decembre - Al cardinale Camerlen-
go. Sono tornati i mulattieri, contenti e soddisfatti
e molto si lodano del cardinale (!); se bene, per aver
pagato le gabelle, dicono di aver questa volta perduto
assai. Il V. ha detto a costoro che dopo le feste do-.
vranno tornare a Roma, come hanno promesso al car-
dinale. Ma si fanno pregare! Vorrebbero prima fare
un viaggio in Romagna o in altro luogo dello Stato
Pontificio. Ma il V. ha risposto che non ci pensino
neanche! Vogliono farsi pagar care le vetture; perciò
il V. ha parlato con un altro mulattiere, che ha 13
muli, perchè prenda l’impresa di tutto l’olio, ed è
accondisceso, pur di non pagare la gabella. Ma ciò è
stato ottenuto perchè quel mulattiere ha due figli
banditi, « per un semplice homicidio » (!) in persona
di un contadino: ma hanno già avuta la pace. E dice
che senza i figli non può assumersi l’impegno del
trasporto dell’olio. Il V. prega il cardinale a voler
consolare. questo uomo dabbene, anche perchè i fi-
gli non sono soliti commettere delitti; e forse se do-
vrà pagare qualche scudo il padre lo farà; ma per
poca somma, perchè è povero «et per questa con-
« dotta li bisognerà far molta spesa nelli otri. Biso-
« gnerà fargli qualche grazia », perchè per suo mezzo
il cardinale potrà portare a Roma quanto olio vor-
rà. Mandi intanto una « patente » per 50 some.

f:139t - (CCCXIII) - 24 decembre - Al do:. I mulattieri
hanno portato al V, «una scatola de belli mustaccioli»
che crede gli vengano dal cardinale: ma non ha avuta la
lettera. Lo ringrazia « dei. molti favori che cumula
« sopra di lui e se ne tiene honorato et obbligato ».
Sento con dispiacere che M. Remolo, mio fratello
«habbi rinuntiato di venire a servirla, quel che io
«havrei dessiderato, se fossi stato libero, come lui.
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 141

«La prego a volerlo scusare, che quel gentilhuomo
«il tutto fa con buona volontà, sapendo di non po-
«ter continuare nella servitù, per la grave famiglia
« che ha ».

‘£:139t - (CCCXIV ) - 27 decembre - Al do:. Il cardinale ha
scritto al V. di «soprasedere le licenze dell'olio
« concesse »; ma il V. ha ammesse tutte quelle che
gli sono state presentate, meno due o tre di poca
importanza, per le quali non ha avuta richiesta. Se il
cardinale non ne concederà più «non occorre fare altra
« soprassessoria » (!). Intanto ha sollecitato il inu-
lattiere a venire a Roma con altre 25-30 some. Si
preparerà il resto e si faranno (re viaggi al mese,
con 80 « mezzolini » per volta. Ma occorre fare al
mulattiere la grazia: per il figlio e il cognato. Dia il
cardinale ordini a Foligno, Assisi, Trevi, Montefalco
e Bevagna «quanto ne vuole per luogo ». È meglio
che ciò sia fatto dal cardinale, che ha più autorità
e conosce i bisogni di Roma.

£;140r - (CCCXV) - 21 decembre - Al Cardinale di S. Si-
sto. Il V. non sa di alcuna causa civile tra il Conte
Gisberto Degli Oddi e Adriano suo «zeo», che vo-
lentieri si sarebbe interposto per giustizia, come farà
quando richiesto.

f:140r - (CCCXVI) - 30 decembre - Al do:. « L'altra not.
«te fu preso in questo contado Arrigo Degli Oddi,
« contumace da questa corte per uno sfregio, che al
«tempo di Mons: della Cava diede ad un giovane di
«qui, per il che fu condennato in pena delle sacre
« costituzioni, che sono 200 scudi. Da Mons: della
«Cava fu segnata la supplica in dodeci scudi, ma
«non la rescosse et havendola fatta dare a me li
mesi passati, non vuolsi segnarla a men di 40, qual
« parimente non riscosse, credendo, con una donatione
« che ha fatta di tutti i suoi beni alla madre, di ad-
« dormentare la corte; et peró, con tutto non avesse
«la gratia, si arrisicava di praticare alle volte la
« città nascostamente et quasi di continuo il contado,
«nel qual ha dopoi ferito nel mento della barba (sic)
«un prete de Villa, per il che non è pur condennato,
« et prima che esca di prigione pagarà la pena delli
T. VALENTI

« errori suoi, et sarà ligato di maniera che dovrà
« emendarsi della troppa libertà che ha presa. Tutto
« per avviso di V. S. Illma ».

f:140t - (CCCXVII) - 31 decembre - Al do:. Il comune
di Fabriano ha approvato e confermato tutto quello
che fu fatto dal vescovo di Gubbio e dal V. per la
questione dei confini; ma il cardinale vedrà da lettere
accluse, portate al V. da due cittadini, i quali gli
hanno riferito che, non solo sono finite le liti con
Gualdo, e le discordie civili, ma anche « rimessi tutti
«gli odii che erano tra di loro per tal causa. Onde
« adesso si vedono volentieri et accarezzano come
«buoni amici et vicini». Ringraziamo Iddio! Gl’in-
viati di Fabriano pregano il cardinale di due grazie:
ottenere dal papa una bolla o un «motu proprio »
che confermi l'accordo con Gualdo; rilasciare due
guardiani del comune, che sono in prigione a Mace-
rata «per causa di questa lite», ormai finita. ll
V. raccomanda al cardinale l'una e l'altra istanza.

f:141r - (CCCXVIII) - 31 decembre - Al do:. Il governa-
tore d'Assisi, dopo l'ordine del cardinale, ha mandato
al V. il processo contro quelli che tolsero alla corte
il capitano Paolo Martelli. Esaminato il processo, il
V. é — come il cardinale — di parere che non sia
il caso di « ammettere a compositione, essendo stato
« delitto di troppo cattivo essempio in quella città
« et commesso da persone molto quiete, tra le quali
« vi era un capitano Guidone, che in Roma era pure
« inquisito et ritenuto con sigurtà; et nonostante que-
« sto, trovandosi in Assisi, intervenne a tal insulto,
« fatto alla corte ». Intanto il V. ha scritto a quel go-
vernatore che « ammetta alle difese » un tal Cesare,
unico catturato. « Non evacuando (!) quello che consta
« contro di lui in processo, che credo non si potrà,
«lo condanni alla galera perpetua facendosili ha-
« bilità di non condannarlo capitalmente, secondo i
« bandi, per essere minore de XXV anni; conforme
«ai quali bandi si condennaranno li complici che so-
«no contumaci ». Per gl’imputati di ricettazione, il
V. ha disposto che, se non c'é dolo, non siano mo-
lestati; ma dove ci fosse, vengano ammessi alla com-
posizione e paghino pena pecuniaria, secondo il de-
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 143

litto. Tali notizie serviranno di norma al cardinale,
se gli si parlerà di questa causa.

f:141t - (CCCXIX) - 31 decembre - Al Cardinale Camer-
lengo: Il V. fatica molto per mettere insieme i mu-
lattieri da mandare a Roma, con 25 some d'olio; ma
qualcuno ne ha trovato e partiranno lunedi; ma è
anche difficile trovare l’olio, perchè molti l’hanno già
venduto. Spera tuttavia mandarne dalla provincia, tan-
to da contentare il cardinale. Perciò aspetta quel tale
mulattiere di cui gli ha scritto. Se il V. riceverà
lettere con la notizia della grazia domandata per il
mulattiere, lo manderà a chiamare per sollecitarlo
a venire a Roma, «dove piglierà animo per le ca-
«rezze che intendo fa a questi huomini, che di quà
«se ne gloriano assai». Se non fossero così poveri,
il V. crede che tornerebbero a Roma, solo per servire
il cardinale. Ma sono bisognosi e i tempi cattivi;
perciò difficili a metterli insieme.

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ANNO SANTO MDLXXV

f:143r - (CCCXX) - 3 gennaio 1575 - Al Cardinale di S.
(REED Sisto. Il cardinale aveva ordinato al V. di prendere
| EROR informazioni « de' molti disordini et usurpamenti di
LEUR « giurisdizione, che si facevano nel lago di questa
Ws | « città ». Mandó un commissario, perché gli appal- |
tatori non volevano parlare. Si é saputo da testimoni :
che «quattro hostarie a torno a detto lago sono fi
« sempre state libere da tanto tempo in quà, che
«non c'è memoria in contrario che l’habitatori di esse
« possano pescare in detto lago, senza licenza degli
« appaltatori et prendere pesci per uso di dette ho-
« starie et anco delli padroni di esse, senza gabellar- 2
« lo altrimente ».
Un'osteria era degli eredi di Braccio Baglioni,
ili presso Montalera; un’altra era l’hosteria « del Pia-
| fe « no », proprietà di Paolo Baglioni; un’altra di Guido,
In fu Astorre, Baglioni a Passignano e poteva compra-
dedu re pesce, senza gabellarlo: ma non pescarlo. Un'altra

osteria era a Castiglione del Lago. Non si sa come E

possano essere state dichiarate libere, perché non :

, ancora interrogati i padroni: ima lo saranno quanto È

prima. 1
I testi dicono che tali esenzioni sono a danno E

della Camera Apostolica e degli appaltatori del lago,
nel quale si fanno molti danni. Un tale Paolo della 3
Isa, da Passignano, aveva pescato con « spaterne » È
«instrumento da pesca prohibito », pena 100 scudi
NEI e tre tratti di corda. Nella casa dell’accusato non
[IENE RR furono trovate « spaterne » ma un archibugetto pic-
I colo, proibito dal Motu proprio e carico. Il Paolo
| era fuggito.
(gatta Nel mese di novembre passato, un Pierino Berna-
IR m bó, ed altri compagni « dello stato di Fiorenza » ave-
B ou vano imposto una nuova gabella sul lago, giurisdi-
Mp zione di S. Chiesa. Facevano pagare ai mulattieri che È
tt : portavano pesce nello stato di Firenze « un grosso
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 145

« per cento libbre di pesce ». Il Bernabò ed un tal
Bartoccio, suo agente, furono presi nella Casa del
Piano e portati a Passignano. Sono confessi e dicono
di credere che fosse permesso. Non essendovi le
prigioni a Passignano, si fece dar loro sicurtà di
1000 scudi, che non sarebbero partiti dal palazzo
degli ufficiali di li. Ma una notte se ne fuggirono
per Cortona. La sicurtà, Camillo Rosa da Passignano,
è stato già condannato a pagare. È uomo facoltoso
e possiede per più di 15000 scudi.

f:144r - (CCCXXI) - 7 gennaio - Al do:. Il vescovo di
Gubbio ha mandata al V. una lettera del cardinale
sulle vertenze tra Fabriano e Gualdo. Non è possibile
apporre i termini durante l’inverno, per le nevi «e
«i venti terribilissimi, che fu miracolo come noi ne
« potessimo uscire a salvamento, per le gran fortune
« che avessimo di neve, venti et nebbie ». A primavera
provvederà l'uditore del V., che ha già posto i ter-
mini tra Cascia e Monteleone. In pochi giorni «si
« ispedirà » perchè tutto è già chiaro.

1:144r - (CCCXXII) - * gennaio - Al do:. Ha ricevuto
lettera del 24 decembre, con cui il cardinale ordina
al V. di provvedere affinchè il podestà di Montefalco
non proceda, senza il V., nella causa tra un Matteo
di Gio: Maria ed un tal Simone, di li. Ma non è causa
d'omicidio, né di condanna capitale. Però farà « che
« la giustitia habbi dirittamente il luogo suo ».

f:144t - (CCCXXIII) - 10 gennaio - Al d°:. Sono stati
commessi due delitti: uno a Panicale, dove un Or-
lando Fabene, sospettando che un certo giovane a no-
me Flaminio avesse pratica con la sua moglie, trova-
tolo «che stava giocando alla rotola » gli sparò
« un'archibugiata con archibugetto prohibito». Lo colse
nelle reni « menandogli poi più botte con un maglio ».
Il giovane è « in pericolo di morte, senza speranza di
«vita» (!). Il V. mandó per le informazioni e per
la sicurtà « di non offendere ». Il reo è fuggito e sta
con un suo fratello.
L'altro delitto fu commesso in una vigna vicino a
Perugia, dove fu trovata morta una giovane, che il
giorno avanti era uscita « a spasso col fratello », che

STORIA PATRIA 11
T. VALENTI

poi fuggì, lasciando lì la sorella morta. Si tiene per
certo sia stato lui. Si procede secondo è giusto.

£:145r - (CCCXXIV) - 19 gennaio - Al d°:. Il V. l'ha già
informato che « nella causa della violenza usata alla
« corte di Assisi, in retorli il capitano Martelli », il
V. dopo il processo aveva ordinato che fosse con-
dannato il reo alla galera perpetua — un Cesare
Martelli — detenuto per questo motivo. Non poteva
condannarsi a morte, perchè minorenne. Gli altri col-
pevoli contumaci furono messi in bando « della vita ».
Poi si è visto che quel Cesare «è inhabile et inutile
«alla galera, havendo un braccio stroppio ». Il V.
visto ciò e visto che gli altri sono contumaci, pro-
pone al cardinale che «con buona grazia sua» si
possano graziare « per compositione »; e offrono già
300 scudi, comprese «le recognitioni che s'haveranno
« da fare al governatore et altri uffiziali di Assisi ».
I rei sono giovani, e il mandarli banditi, potrebbe
indurli ad altri delitti. Dopo la grazia, si manderanno
in esilio, sotto pena della galera. Se non v'é nulla
in contrario, il V. « segnerà la supplica ».

f:145r - (CCCXXV) - 14 gennaio - Al do:. Il V. ha ap-
preso da una lettera diretta a lui ed ai deputati
sopra «la Sapienza nova», ciò che il cardinale or-
dina cirea il nepote di un Matteo Bruni, da Rimini,
il quale aveva comprato «un luogo nella detta Sa-
« pienza per un suo nepote». Ma questo impazzi
e non lo poté godere. Ora l'ha rinunziato ad un altro
suo nepote. Ranaldo Ridolfi, da Perugia, consultore,
è stato richiesto del parere dai. deputati della Sa-
pienza, sù la grazia fatta dal cardinale. Ma il Ridolfi
«è più sofistico che valente » avendo dichiarato che
non si può « per li capitoli della Sapienza ». Il V. li
ha visti; ma gli pare che non ripugnino. Anzi i de-
putati « dovrebbero aver a caro il baratto, poichè per
«un matto, se li dà un savio » (!). Il V. crede che,
senza contravenire ai Capitoli, si possa sodisfare que-
sto gentiluomo. Se il cardinale li leggesse, darebbe
l'ordine senz'altro.

f:146r - (CCCXXVI) - 14 gennaio - Al d?:. Si rallegra col

cardinale, che ha avuto dal papa l'abbazia di Milano,
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI

vacante per morte del cardinale Chiesa. Il V.
sente « jubilo et contento infinito ».

Ora « che il Fornaro é ben assicurato » può
vere allegro. Giel'avrebbe desiderata libera. Spera
vere allegro. Gliel'avrebbe desiderata libera. Spera
una pensione per il Fornari].

f:146r - (CCCXXVII) - 17 gennaio - Al do:. Il governo
e quieto. Ha ricevuto lettere del 15. Ha dato ordine
per la cattura «di quel da Chiusi ». Scriverà.

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1:146t - (CCCXXVIII) - 21 gennaio - Al de:. Ha cercato
di catturare il Flaminio d'Artenio, di Chiusi, secondo
gli ordini del cardinale; ma finora senza effetto. « Si
«sa che sta col Priore dell'Ospitale della Mercanzia,
« che è persona honorata et non con l'hospitaliere, che è
«un poveraccio ». Il priore è assente e si crede che il
Flaminio sia con lui. Il V. sta in vedetta « per farli
« battere le mani adosso.subito che ritornerà ».

1:146t - (CCCXXIX) - 21 gennaio - Al do:. Il V. sipren-

derà premura per un tal M. Tiberio, per la sua fedele

servitù, per le virtù e bontà del padre e di tutta la
famiglia. Non l'ha ancora visto: ma gli userà ogni
amorevolezza.

f:146t - (CCCXXX) - 24 gennaio - Al do: Ha letto il
memoriale che il cardinale ha mandato al V. relativo
alla causa di Spasiano Baglioni, carcerato. Gli au-
tori del memoriale hanno cercato di dire del V. piü
male che hanno potuto; ma i delitti di Spasiano sono
molti di più: almeno 27! «Per 12 mostra haver in
« altri tempi accomodata la corte ». Ne restano 15 per
i quali é ora processato; perció la causa andrà in
lungo; anche perché l’imputato non ha presentate
tutte le difese. Intanto il V. gli ha mandata la copia
del processo; poi la presenterà al cardinale col voto
suo (del V.). Si fa giustizia senza perder tempo e
senza riguardo alle persone. É strano che coloro che
presentano certi memoriali al cardinale « straparlino
«cosi presuntuosamente degli .uffiziali di Sua Beati-

*tudine, con: dire mille bugie et impertinentie; le
«quali se ben non curo, havendo la coscientia netta,

4

Marl marili ili iena

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T. VALENTI

« et sicura, tuttavia me dispiaceno, et non sarebbe
«male che una volta qualche d'uno fosse castigato,
«acciò imparassero gli altri con dir la verità nanzi
« li padroni ».

f:147r - (CCCXXXI) - 24 gennaio - Al d°:. « Questa not.
«te passata sù le cinque hore fu ferito m. Giulio
« Cesare, figlio naturale d’un Giulio Boncambi, cit-
« tadino di questa città, con due ferite, delle quali
«una è nella gola con pericolo di vita. Et se bene da
« lui non si è potuto havere alcun inditio, nè informa-
«tione come sia stato ferito, nè da chi, si è però
« scoperto, per detto di uno che si trovò vicino al
« al fatto, essere stato un Barnabeo di Matteo, cia-
« battino de qui; la causa non si sa: ma si crede per
« conto di donne. Come se sia, si procederà nella
« causa, conforme alla giustitia, nè si mancarà della
« debita diligentia contro il delinquente ».

{:147t - (CCCXXXII) - 21 gennaio - Al do:. Si è usato
« diligentia per prendere un Flaminio d'Artenio etc:
(Vedi lettera CCCXXVIII, di cui questa è una ripe-
tizione).

f:147t - (CCCXXXIII) - 24 gennaio - Al do:. «Si trova
«da molti anni sono per provveditore di questa for-
«tezza un m. Cipriano Picolpasso, del stato di Ur-
« bino, huomo di quarantatre o quarantaquattro anni,
«il quale, per tutto il tempo che ci à stato, ha proce-
« duto con ogni modestia et era per le virtuose parti
sue amato da tutta la città et io, da che son qui,
«me ne son valuto per ingegnero in quelle «liffe-
«renze d’acque tra Bevagna et Cannara, et in ogni
altra cosa che sia occorsa. Hora ha fatto una sca-
pata da pazzo.

« Hier mattina a bon’hora, essendo uscito di for-
tezza, trovò nella piazza un giovene col quale, dice
« lui, haveva cólera molti mesi sono, et'parendoli che
«facesse certi segni di svilarlo, come asserisce che
soleva fare spesso, entró in una bottega da legname
« vicina et prese un bastoncello et diede duo o tre
bagbettate a quel giovene, che se domanda m. Lean-
dro Sotij, delle honorate famiglie di questa città; et
«senza che si facesse altro romore, se ne ritirò in

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EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 149

fortezza con dui soldati, che l’accompagnavano, se-
condo il solito, senza però che facessero nè sapes-
sero alcuna cosa in tal fatto.

«Sapendo poi io questo caso, mandai a parlare
al Sig: Castellano, il quale con molta prontezza mi
ha dato il detto m: Cipriano prigione, et instatomi
che non venga ad alcuna resolutione, senz’avvisarne
prima l'Ill.mo et Ecc.mo sig: Giacomo [Boncompa-
gni], per essere uno delli ministri suoi, il che mi è
parso ragionevole. Et però con questo medesimo or-
dinario ne dò conto a S. E. Illma. Egli confessa
il delitto et dice d’essere stato tentato di patientia
da quel giovene, già sono dui anni et che, non solo
per le piazze, per le strade, et per il studio l'andava
delegiando, ma che ha anco fatti sonetti, che sono
andati in stampa, con li quali parlava mal di lui.
Delle quali cose sin'hora non ne ha provate alcuna.
Starò aspettando quel che mi sarà ordinato da lei
et dall’Illmo Sig: Giacomo, per ubidirle, come son
tenuto ».

- (CCCXXXIV) - 24 gennaio - « AlPIllmo et Ec-
cellentissimo Sig: Giacomo ». - «Per le incluse
lettere del Sig: Castellano di questa fortezza V. E.
Ill.ma intenderà la scapata che ha fatto m. Cipriano
Pieeolpasso, provveditore suo ». (Segue il racconto
del fatto come alla lettera precedente). « Son restato
«in appuntamento col Sig: Castellano di non venire
«a deliberatione alcuna in tal causa, senza l’ordine
«di V. E. IllLma, essendo quest’'huomo soldato et
« ministro suo. Potrà dunque ordinare quel che s'havrà
«da seguire, che sarà ubedita; et di questo medesimo
« fatto ne ho anco dato conto a Mons: Car: S. Sisto,
«come fo di tutte le occorrenze del governo ».

f:148t - (CCCXXXV) - 28 gennaio - Al Cardinale di S.
Sisto. - Dal luogotenente di Foligno ha saputo che il
26 a sera a quattr'hore di notte, fu ferito quel bar-
gello in testa. Il caso é grave, « per il poco rispetto
« che ingiustamente si é usato alla corte, anzi per la
«temeraria insolenza che gl'é stata usata ». Ha man-
dato l'uditore per informazioni « et se ne farrà quella
« maggior demostratione che si potrà, per giustitia ».
150 T. VALENTI

f:149r - (CCCXXXVI) - 28 gennaio - Al d°:. Ha mostra.
to ai « Priori di chiostro et consoli della mercanzia,
« che hanno la cura della Sapienza nova », la lettera
del eardinale circa quel nepote di m: Matteo Bruni,
da Rimini. I Priori e i consoli si sono contentati « di,
« surrogare in luogo di quel che si è impazzito, l'al-
« tro giovene, nepote pur di m: Matteo, conforme al-
«l'ordine suo ». Appena verrà, sarà accettato. Prega
il cardinale di farglielo sapere.

f:149r - (CCCXXXVII) - 28 gennaio - «All'Ill.mo et Ec-
«c.mo Sig: Giacomo » [Boncompagni]. Il V. gli ha
scritto molte volte che il portare armi a Perugia
« dov'é gioventù assai armigera et inclinata alle que-
« stioni », puó esser causa di scandali. Ora sono molti
che portano armi con le patenti del Sig: Giacomo; e
cosi con l'esempio e l'aderenza di questi tali, tutti di
notte portano armi; sicché «la corte non puó senza
«gran rischio andare a torno». Quindi molti furti
e scandali, e peggio succederà, se « V. E. Ill.ma non
« ci fa qualche provisione ». E questa sarebbe di ordi-
nare che, dopo un'ora di notte nessuno ardisca portare
armi, anche se ne ha la licenza. Cosi si eviterà qual-
che « errore », che potrebbe dispiacere anche al Sig:
Giacomo. « Le gratie che ha concesse a questi genti-
«]huomini, havranno luogo, perché essi porteranno
«l'arme di giorno, per honorevolezza della persona
«loro, che ciò desiderano sopra ogni altra cosa ». Se
crede provvedere, si degni mandare un bando con la
sua firma, o dare ordine al V. che lo faccia.

f:149t - (CCCXXXVIII) - 28-gennaio - Al Cardinale Ca-
merlengo. - Ha mandato per mezzo di un Ottaviano
mulattiere altre sei some di olio. Si è data licenza per
16 some al cardinal Morone e per 4 all’agente di
Mons: Vitelli. Il V. desidererebbe che il cardinale
mandasse un commissario per l’olio, per persuadersi
che non ce n'é tutto quello che si crede; anzi se si
seguita a fornire Camerino, l'abriano, Matelica, la Ro-
magna, Bologna ed altri luoghi, oltre Roma, a Perugia
si resterà senz'olio. Questo è il fastidio e la fatica più
grande che il V. abbia avuto «in qualunque governo
« o negotio ch'habbi fatto et trattato, quanto ho durato
«et duro tuttavia intorno a questo benedetto olio,
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 151

« havendolo continuamente cavato dalle mani di questa
«gente con le canne, a guccie et per forza de pre-
« cetti et sbirri». Finalmente ne ha potuto mandare
100 some. In altri luoghi, dove non sta il V., occorre
mandare un commissario, e avrà più autorità se verrà
da Roma. Però si rimette al cardinale.

f:150r - (CCCXXXIX) - 28 gennaio - Al cardinale di S.
Sisto. - All’informazione chiesta dal cardinale, circa
la « remissione » di Fabio Mattei Comitoli, il V. non
può dire altro che costui trovasi presso la sua corte,
condannato a morte per omicidio; e «la condanna re-

sta ancora accesa, insieme con un’altra in pena
‘ delle sacre Costituzioni, per haver tirata una bale-

strata ad un contadino et datoli con detta balestra
dui ferite ». È di Perugia, ma abita a Castiglione,
a circa dieci miglia. Il morto è di li, così il ferito.
Non risulta la grazia fattagli dal papa, nè si sa cosa
dire circa la « remissione ». Però, senza la pace, non
sarà bene lasciarlo praticare, per lo scandalo che ne
verrebbe.

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f:150t - (CCCXL) - 28 gennaio - Al do:. Ha già mandato
al cardinale il sommario del processo contro Vespa-
siano Baglioni. Vedrà cosi la diligenza usata e i
molti delitti di cui è accusato. Si esaminano ancora
i testi a difesa, e lo fa il luogotenente « per vietare
«ad ogni fraude ». I più dei testi sostengono che il
Baglioni sia pazzo. « Questo duraranno poca fatica
«a farmelo credere, perché, se non fosse un matto,
non havrebbe commessi tanti errori; ma che sia
pazzia tale che s'habbi da scusare della pena, questo
non credo siano per provarlo ». In ogni caso, si
farà intera giustizia, secondo gli ordini del cardinale.

-1:150t - /CCCXLI) - 28 gennaio - Al do:. Prima di aver
ricevuta una lettera del cardinale in data 22 corrente,
il V. aveva già « segnata la supplica del Cesare Mar-
« telli, di Assisi, imputato dell’insulto fatto alla corte».
Vedrà che la grazia é fatta per Cesare e per un suo
«zeo»; e sono poveri tutti e due. Non c’è compreso
il Capitano Guidone « che fu il principale » e ha data
sicurtà di presentarsi a Roma. Per gli altri due, « si
«è fatta pur troppa demostratione, facendoli pagare
T. VALENTI

« 250 scudi», di cui 200 alla Camera Apostolica e
50 agli uffiziali di Assisi. Né ciò può dar malo esem-
pio, perchè non si tratta di persone faziose, nè di
scandalo; « et hanno patito assai pagando questa bona.

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pena, et se gli è reservato l'essilio dalla città et
contado d’Assisi, chè da tutto il stato ecclesiastico
sarebbe come mandarli acattando, essendo persone
senza nessun esercizio di professione et di pochis-
sima facultà ». Prega il cardinale di approvare quan-

to è stato già fatto.

{:151r

- (CCCXLII) - 30 gennaio - Al d°:. Per compia-

cere il sig. Fulvio (della Corgna) Castellano di que-
sta fortezza il V. ha scritto al cardinale e al Sig:
Giacomo Boncompagni per il caso di m: Cipriano
Piccolpasso, « prima di venire alla esecutione di giu-

«

stitia », sebbene già sapesse quale sarebbe stata la

risposta. « In essecutione, dunque, della santissima e

«

«

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giustissima mente di N. S. feci dare sabbato in
pubblieo la corda al detto m: Cipriano, et conden-
narlo nella pena di 500 scudi, secondo la forma
dei bandi. Et perché so ch'egli non ha un quatrino
da pagare, le agiunsi che, non pagando fra dieci

« giorni i detti 500 scudi, fosse bandito da tutta la

f:151r

«

provincia; et questo bisognarà che per forza elega,
ma credo che non escirà de prigione per un pezzo,
essendo ch'é stato raffermato ad instanza d'alcuni
cittadini de «qui, che fecero la sigurtà de rendere
buon conto delle cose della fortezza; il quale conto

il Sig: Castellano, con molta ragione, lo vuole prima

che se ne parta, et questi cittadini ancora loro
vogliono che lo renda, per essere disubbligati; di
maniera che ci sarà un pezzo di prigionia per lui ».

- (CCCXLIIIj - 31 gennaio - « Al'Illmo et Eccmo

sig: Giacomo » — Ripete quanto sopra, circa la pena

del Piccolpasso (tre tratti di corda e 500 scudi). Ha
sollecitato «il negotio della descritione delle militie
« di questa provincia et se n'é quasi al fine ». Mancano

«

due luoghi, dei quali aspetta i« Roli» d'ora in

ora; e li manderà.

1:151t

Sisto — Circa il Fabio Mattei Comitoli, manderà a

- (CCCXLIV) - 31 gennaio - Al Cardinale di S.
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 155

Castiglione per altre notizie, non avendone avute ab-
bastanza; poi risponderà alla lettera del cardinale
su ció. Gli darà anche notizia circa la sicurtà di 1000
seudi che un Francesco Vanni vuole da un Pieranto-
nio di Nicoló, da Perugia, come da un memoriale ri-
messo al cardinale. :

f{:151t - (CCCXLV) - 31 gennaio - Al do: «Dopoi la
« tornata dell'Auditor mio che andó a Madama d'Au-
« stria, per causa della differenza de confini, nata
«tra gli huomini del contado di Cascia et quelli di
« Lionessa, sudditi di S. A. ho continuamente solle-
«citato il governatore di Cassia ad abboccarsi col
« Capitano di Lionessa, secondo l'appuntamento che
« l'auditore prese con S. A.; et finalmente, contro l'op-
« positione di quel governatore, ma peró per dili-
gentia sua, il negotio è quasi concordato, che, se-
condo egli scrive, se ne deve fare il contratto nella
| prossima settimana, insieme con le paci tra l'una
et l'altra parte, che sarà veramente opra di molta
quiete a quei poveri popoli ».

- (CCCXLVI) - 1 febbraio - Al do:. « Questa città

si è risoluta, per alcuni negotij pubblici di mandare

a Roma m: Pompeo Pellini, gentilhuomo suo hono-
‘ ratissimo d'ottimi costumi et bellissime lettere, il

quale primamente verrà a far riverenza et a baciare

le mani a V. S. Illma et Revma, per chiederle l'a-

iuto et favor suo nelle cose che havrà da trattare
«con N. S. per beneficio di questo popolo». Si
tratta di riordinare gli affari comunali, ridotti in
tale stato, « da non potervisi rimediare senza nuova
«impositione, per poter soddisfare alli pesi camera-
«li». È stata applicata la gabella sù «la macina »
e levata quella del sale e della carne, con utile di
tutti, specie dei poveri. (Ripete quello che scriveva
altra volta. Vedi più sopra). Si è pensato ridurre le
spese e «siè fatto un motivo», che al V. sembra per-
fetto « per la presente occasione » perchè si provvede
al bisogno, senza danno della Camera, nè del comune
e con soddisfazione del popolo.

«Il motivo è questo: la città di Perugia iiene
«qui quattro auditori di Rota, a’ quali dà venti scu-
« di il mese di provisione per ciascuno. Si desidera
«levare un di questi auditori et con la provisione
T. VALENTI

« pigliare a censo vicino a tremila scudi et con quel-
«la pagar i frutti et con questi i debiti». La Ca-
mera non sente danno, il comune ne ha utile; il popolo
è soddisfatto, perchè «l’esser qui quattro auditori
«ha parturito desordine et longhezza nelle cause,
« perchè si pareggiano li voti due per banda, ond'é
« difficile a spontarli, et io ne ho visto l'effetto in
«due cause d'importanza et fra le altre in una
« che fin'hora resta indecisa fra m: Camillo Monte-
« sperelli et m: Fabrizio Della Penna, nella quale
«ho scoperto che, per essere partiti gl’ auditori dui
« per banda, non se ne puó venire a resolutione.
« Adonque servitio pubblico sarebbe di ridurli a tre
« solamente ». Spera che S. S. concederà questa gra-
zia alla città. Prega il cardinale a favorire il Pellini
in questo affare e negli altri di cui gli parlerà.

£:152t - (CCCXLVII) - 3 febbraio - Al d°:. Secondo l’or-

dine del cardinale e in base al memoriale di lrance-

sco Vanni, il V. ha chiamato quel Pierantonio di Ni-
coló, detto «il Fratino » suo. avversario, per fargli
dar sicurtà dei 5000 scudi che quel Francesco do-
manda. Sono venuti altri per lui, ed hanno preso 10
giorni di tempo per presentarlo; il V. sentirà le ra-
gioni addotte per non dar sicurtà, e informerà.

f:153r - (CCCXLVIII) - 3 febbraio - Al do:. « Scrissi a

« V. S. Illma et Revma la posta passata come ha-
«vevo fatto dare la corda a quel m: Cipriano, Pro-
« veditore già di fortezza, et fattolo condennare nella
« pena di ‘cinquecento scudi, conforme ai bandi; et
«non la pagando tra dieci giorni fussi messo in es-
« silio da tutta questa provincia. Hora le dico, che
«dopoi havere accordato il Sig: Castellano et le
«sue sigurtà, per non havere un soldo, s'ha eletto
« l’essilio, et io perchè havevo presentito che li ne-
« mici suoi gli tendevano insidie per offenderlo nel-
«l’uscita di quà, lo feci accompagnare per tutta la
« giurisdizione della mia corte, et cosi l'hanno con-
« dotto a salvamento nel Stato di Urbino. Tutto per
« avviso suo ».

f:153r - (CCCXLIX) - 7 febbraio. Al d9?:. « Questa sera

«ho havuto avviso da Trievi che in quel territorio
1 1:153

E. 1:153

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI

« praticano da dieci a dodici banditi, ch'egli (sic)
« crede sieno spoletini, i quali vanno scorrendo et
«robando cosa da magnare. Io ho dato subito or-
« dine di mandarci tutta la mia corte, con destra
«maniera, et ho scritto a Mons: Luogotenente di
« Spoleti che mandi la sua in tempo determinato, per
«dar la caccia a quei tristi, che vi si troveranno, ac-
«ciò non s'habbiano d'annidare in questi paesi, et
«se succederà alcun bon effetto V. S. Illma et Revma
«ne sarà subito avvisata ».

r - (CCCL) - € febbraio. Al d°:. S'è informato circa
il Fabio Mattei Comitoli, di cui il cardinale gli ha
scritto. Ha potuto sapere soltanto che, di solito, a-
bitava a Castiglione, nel contado di Perugia e, che è
« di assai bona famiglia ». Lo dicono povero e di
età matura; e che gli offesi sono contadini. Se il
Fabio avrà la pace da essi, potrà essere rilasciato
senza scandalo «havendo havuta grazia dell'homici-
« dio ». TRE:

t - (CCCLI) - © febbraio - Al cardinale Camerlengo
— Viene a Roma Angelo Dello Strappa, con 12 some
d'olio. Raccomanda l'Angelo al cardinale per il breve
« che stia ben per lui, essendo che la narrativa della
« supplica sia molto diversa dall’inquisitione: ma si
« potrà facilmente accomodare da quello che disten-
« derà il breve, potendolo fare in virtù delle clau-
«sole poste nel fine, che sono molto pregnanti (!) ».
Il cardinale l’aiuti e il V. farà altrettanto, affinchè
« possi allegramente servire al negotio principiato ».
Pare a tutti che «se sia fatta una fatione grande
«a cavare cento some d'olio di Perugia, dicendo
«che mai fu più che ne andasse pur dieci some a
« Roma ». Il V. ha saputo che il commissario ha
mandato trenta muli a caricare olio a Trevi e molti
altri a Foligno; sicchè non occorre. scrivere altro.
Bisogna fissare la quantità luogo per luogo; è un’i-
stanza che hanno fatta al V. e che ripeteranno a
Roma.

|| s154r - (COCLII) - 11 febbraio - AI Cardinale di S.

Sisto. « Ho avuto la lettera di V. S. Ill.ma et Rev.ma

« delli 5 et l’altra inclusa con falsa sottoscritione del

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Sig: Marchese della Corgna. Queste sono di quelle
infelicità alle quali, tra l'altro sono sottoposti li po-
veri ufficiali, essendo libertà d'ognuno con simile
maniera dire quel che le piace; ma rengratio Dio
che ho un Prencipe prudente che mi conosce et
V. S. Illma che con tanta amorevolezza mi proteg-
ge; il che particolarmente conosco dal favore che
mi ha fatto di rimandarmi la detta falsa lettera, la
quale bisogna o sia scritta da qualche matto, o da
occulto maligno, nè credo poterne venire in cogni-
tione, sebbene c'attendo con ogni diligentia ».

« Rengratio ben Dio che non potranno mai con
verità dir cosa brutta di me, ne men che le cose
del governo non vadino con quella retitudine che
conviene, et, laudata la divina bontà, non fu mai
questa città tanto quieta, come si trova al presente,
non essendo — molte settimane et mesi sono —
occorso cosa alcuna d'importanza. Et quanto al
portare dell'arme, é verissimo che se ne portano
et non si puó far di meno, perché ce sono molti
soldati di fortezza, camerali, appaltatori et privi-
legiati che hanno le lor patenti di Roma, et molt'al-
tri gentilhuomini et soldati, che quà se ne fa pro-
fessione, hanno le licenze dell’Illmo et Ecemo Sig:
Giacomo, che, per essere governatore generale del-
larmi, tutti ricorrono a S. E. la quale non può
fare che non compiaccia et non gratifichi qualche
d'uno ».

« Et io li giorni passati, accorgendomi di questo
numero d'armi, scrissi a S. E. ch'era bene farci qual-
che provisione per oviare a scandali, che potessero
nascere, massimamente di notte, et che mi pareva si
potesse a tutti generalmente prohibire che non por-
tassero alcuna sorta d'armi da due hore in dietro,
acciò la corte potesse tanto più securamente andar
d'intorno. Piacque a S. E. la provisione et cosi da
parte sua fu pubblicato il bando del tenore incluso
et s'aleuno trasgredisse, ne rileva molto ben la
corda ».

« Che sieno poi per ció nati delli inconvenienti,
questo non è anco occorso, et se ne fossero acca-
duti, V. S. Ill.ma et Rev.ma l’havrebbe saputo, es-
sendo mio solito d'avvisare ogni cosa. Son ben si-
curo che avrà de simili altre lettere, perchè due oc-
casioni mi sono occorse in questo governo con le
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 157

quali, per obbedire a N. S. et fare il giusto, si sono
‘ alterati gli animi di queste genti. La prima è stata
quella della macina, ch'a molti nobili è dispiaciuta
per loro particolari interessi, non potendo così fa-
cilmente da questa impositione scansarsi, come fa-
cevano dell’augumento del sale. Et Valtra è stata
quella del mandar l'olio a Roma a prezzi da S. B.
statuiti, che per ció fare ha bisognato astringere
con precetti et sbirri chi l'haveva; et pensano che
questa sia stata inventione mia, me ne vogliono 1nale
et io per servitio di S. S. et della giustitia lo curo
poco ».
« Quanto poi alla reforma delle pompe, se. ben
«di Mons: Rev.mo Vescovo non se ne potrebbe dir
«tanto di bene, che non sia più: mi sodisfo non di
«meno di farli sapere che l'inventione è mia, et io
son stato che l'ho persuasa a Mons: Vescovo et
datoli il modo in scritti. Si che la vede quanto a
torto li spiriti inquieti si sforzino di dir male di
chi avrebbero ragione di lodarsi. Hanno anche al-
cuni scritto questi giorni in Romagna ch'io ero
stato offeso dalli Baglioni, per causa di questo pri-
gione che ho, et s'era di maniera sparsa questa mala

« et falsa nova, che ho continuamente havuto da fare

«in rispondere alli amici et amorevoli miei per te-
stimonianza che io sia vivo ».

« Ma dicheno e scriveno quel che voglino ch'io
spero et confido che V. S. Illma, che ha presa
per sua bontà la protetione mia, mi deffenderà sem-
pre da ogni mala lingua col scudo dell'integrità et
fedeltà mia; et io di ció et di tanti altri favori ne
conserveró perpetua memoria et obbligo a V. S.
IllIma alla quale humilmente bacio le mani ».

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P.

E! diit: OR EP dT i) te

minna,

f:155r - (CCCLIII) - 11 febbraio - Al d°:. Mons: On-
garese, luogotenente di Spoleto, ha scritto al V. che
« desiderava havere nelle mani un Pietro da Turrita,
« contado di Montefalco, per qualche imputatione che
«habbi in quella corte ». Il V. l'ha fatto carcerare,
ma non glielo ha mandato senza il permesso del car-
dinale. Attende ordini. Quel Pietro è imputato di
aver tentato « di cavare tesori et in paese si chiama
« L’Indovino ». i

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158 T. VALENTI

{:155r - (CCCLIV) - 12 febbraio - Al do:. Torna a Ro-
ma m: Tiberio...... che riferirà al cardinale quanta
consolazione e contentezza abbia avuto il V. nel sen-
tire dal Tiberio alcune cose a nome del cardinale,

dalle quali ha visto « con quanto amore le tiene

« protetione » del V. Gliene resta eternamente obbli-

gato e promette perpetua e fedelissima servitù.

(CCCLV) - 13 febbraio - Al d°:. Il carnevale è
passato tranquillamente, per la proibizione delle ma-
schere e altri spettacoli « che non è parso carnevale,
«ma una quadragesima, che pur un rumore non si è
«sentito, a’ confusione di quel matto che scrisse a
« V. S. Ill.ma et Rev.ma altramente ».

1:155t - (CCCLVI) - 11 (sic) febbraio - Al d°:. Quel Pie-

rantonio di Nicoló detto « il fratino », che doveva pre-

sentarsi entro dieci giorni per dare sicurtà di 5000
scudi a Francesco Vanni, di Perugia, non è comparso.
È andato dal V. un gentilhuomo invece del '« fratino »
per dire che questi é fuori di provincia e che non
possiede neanche per 2000 scudi; perciò non potrà
dare sicurtà cosi grossa; e poi « non è stato mai so-
«lito di dare sigurtà di tanta somma per qualsivoglia
« causa ».. Perciò il V. non ha fatto altro contro di
lui e attende ordini.

f:155t - (CCCLVII) - 14 febbraio - Al do:. Mando la cor-
te a Trevi per i banditi « ma non ha fatto cosa al-
«cuna», non avendo potuto sapere dove «si ridu-
« cano». Di certo, ha saputo che sono spoletini. Ha
scritto al luogotenente di Spoleto « che facci stare av-
« vertito » e « ad ogni poco rumore » il V. manderà
« tutta la sbirraria, per vedere di haverli nelle mani,
« se possibile fosse ».

f:156r - (CCCLVIII) - 18 febbraio - Al d°:. Ha mandato
al cardinale il sommario del processo contro Spasiano
Baglioni, carcerato. Dal sommario risultano i fatti;
perciò il V. manda anche il voto del luogotenente,
hi, onde il cardinale l'esamini; e senza suo ordine non
si deciderà nulla.

{:156r - (CCCLIX) - 18 febbraio - Al do:. Finalmente si
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 159

è decisa la controversia tra Buda e Leonessa. Manda

la lettera del governatore di Cascia. È stata opera
È buona ed utilissima per quelle povere genti. Se non
È si provvedeva energicamente subito, « questa era una
« causa da incancherirsi et da tenere per molti anni
«in fastidio et spesa l'una et l’altra parte ». Si cas-
seranno d’ambe le parti i processi e le condanne
fatti per tale questione: meno nei casi di omicidi.
Crede il V. che ciò si possa fare, ed altrettanto fa-
ranno i ministri di Madama d’Austria.

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£:156t - (CCCLX) - 21 febbraio - Al d°:. Le monache di
8S. Giuliana di Perugia presentarono un memoriale al
cardinale, e questi il 20 novembre 1574 scriveva al
V. perchè s’informasse. Ora ha saputo che da un

È processo fatto nel 1545, per ordine della Camera Apo-

È stolica e da un altro processo fatto dinanzi al V.

è risultato quanto segue:

| 19) Le monache e il monastero, quando fu fatta la

E cittadella subirono un danno di 2462 scudi e 30

bajocchi, per terreni « guastatigli » e per case de-

molite dentro e fuori di Perugia e per «la rovina

3 « di una chiusa d'un loro molino nel Tevere al Ponte

E « S. Giovanni ».

E 29) Ebbero anche danno per i frutti perduti dei

E detti terreni e delle pigioni delle case; « ma non è

« cosa certa liquida ». Al molino hanno avuto danno

EC per non aver-macinato per tutta un'annata e piü, per
il valore di circa 100 some di grano.

39) Ci fu poi un breve di Paolo III del luglio

E 1545 col quale donava alle monache 20 some di grano

Pain «dios

d TOi x f. raw

«tro la città, fanno una fabbrica di grandissima im-
« portanza ».

5 all'anno. Per un anno lo ebbero dal tesoriere, e per Y!
E altri due anni da Ascanio Della Corgna. |
E Il cardinale decida come crede. Il monastero « è Si
È «honorato (!) et merita ogni aiuto, et massime per- *4
| « ché per ordine de loro superiori, per retirarle den- |
i

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2

{:157r - (CCCLXI) - 21 febbraio - Al d°:. Il Duca di

; Urbino, per mezzo del luogotenente di Gubbio, ha do-
mandato al V. di unire la sua corte a quella del
Duca, per vedere se si può prendere un Francesco

Ranieri, da Schifanoia; il quale, oltre all'aver. ucciso T. VALENTI

BITE aru RE un Cavaliere di Santo Stefano, nello stato di Urbino,
QUERER UM ha commesso ivi altri due delitti, « degni d'ogni ca-
« stigo ». Il V. ha risposto a S. E. che è pronto a
mandare il suo bargello, « perché importa molto alla 3
«quiete di questo governo la bona intelligenza con È
dU RM «li principi vicini et l'estirpazione delle genti di E
Md SES « mala vita ». Ha ordinato al bargello che conduca a E.
| Perugia, quelli che prenderà nel suo governo, per farne
quello che disporrà il cardinale. Sarà bene che questi
SUE con una patente al bargello o con una lettera al V.
(URRA desse « hautorità per ogni cosa che potesse succe-
Ij eis « dere»; perchè alcuni feudatari, come quelli del-
lAntognola, « che è d'un gentilhuomo de qui», pre- 3
tendono che nei loro territori « non ci possa la corte E
« di Perugia ». i

[dU f:157r - (CCCLXII) - 21 febbraio - Al do:. Il Cardinale 3
| EORUM aveva ordinato al V. di prendere un Flaminio Artenio, E
i da Chiusi, che stava a Perugia col Priore dell’ospedale
S della Misericordia; ma poichè nessuno dei due era
TUNE d in città « non si fece altro motivo, ma con bone spie si
M d «è sempre andato cercando di haverne notitia, che, j
(Ste « seconde mi viene referto, costui non praticava troppo E
Lao « alla discoperta, per essere, come dicono, scomuni- E
|: MEHR; « cato. Finalmente sabato fu preso et sta hora prigione - j
a i a « sotto buona custodia, per farne quel tanto che 3
BN « da lei mi sarà comandato ».

f:151t - (CCCLXIII) - 22 febbraio - Al Sig: Giacomo Bon- È
compagni. - Il V. gli ha mandato « il Rolo della militia 3
« descritto in questo governo ». Oggi gli manda quel- E
lo di Todi; e gli ripete che « dentro queste città, E:
« che sono pur d'importanza, se ben non s'eguaglieno È
«a Perugia, non s'havesse a far militia, perchè è ca-
« gione d’infiniti scandali, et quando l’altre volte è E
«occorso di farle dentro simili città, ha bisognato D.
«anco levarle, per il disturbo che aportavano al
« quieto vivere de popoli. Tuttavia Ella è padrone et
«è di prudentissimo giuditio, al qual mi sottopongo
« sempre ». Gli basta dire ai « padroni» quello che |
sente; poi attende ordini, per eseguirli. E

£:158t - (CCCLXIV) - 25 febbraio - Al Cardinale di S.
Sisto. - Nel contado di Città di Castello à stato fatto
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 161

affronto a quella corte dai fratelli Sforza ed Annibale
Boneambi, di Perugia. Stando a quanto scrive quel
governatore, è un fatto di molta importanza, che me-
rita « rigoroso castigo ». Cercherà di sapere la verità
e provvederà. I rei non si potranno avere, perché
quell'Annibale é fuggito da molto tempo, come con-
tumace per altri delitti. Si tenterà ogni strada « per
« battergli le mani adosso » e scoprire i complici,
« ai quali, ad esempio degli altri, se le darà il castigo
« che conviene ».

f:158r - (CCCLXV) - 25 febbraio - Al Cardinale Camer-
lengo. Oggi si mandano tre some d’olio per la casa
del Sig. Giacomo Boncompagni. All’ordine di man-
darne altre 50 some a Roma, «ie terre si sono tutte
« commosse », e già obbediscono. Assisi ha mandato
30 some; altrettante Trevi. Montefalco ha garantito
mandarne 50 entro la quaresima. Bevagna manda 25-
30 some: di più non può. Da Perugia si continua a
mandarne anche oltre le 100 some. Il Sig. Giacomo
vede che si fa di tutto, « e stia sicuro che si fanno
le «forze d’Hercule ». Non è .solito mandare olio
da questa provincia a Roma; quindi « grande fatica a
« metterlo in pratica. Ma V. S. con gli ordini et con
«la patientia ha superato ogni difficultà, se ben con
«danno et gran querele di queste povere genti».
Bisognerebbe, per ristorarle e consolarle un poco, per-
mettere loro di vendere il restante dell'olio, come
meglio potranno.

f:158r - (CCCLXVI) - 28 febbraio - Al d°:. (sic: ma è al
Card: di S. Sisto). Ha ricevuto cinque lettere del
cardinale. Quanto all'ordine di non far soldati, senza
permesso del papa, l'aveva già avuto dal Sig: Gia-
como; ed il V. fece un bando per tutto il governo, e
ne manda una copia. C'erano anche proibizioni pre-
cedenti e il V. é stato sempre vigile, e non avrebbe
mai permesso che si facessero soldati, senza l'auto-
rizzazione del papa.

£:159r - (CCLXVII) - 4 marzo - Al de:. Il V. ha scritto
al vescovo di Chiusi per dirgli che quel Flaminio
d'Artenio è in prigione e-che il cardinale voleva fosse
in potere del vescovo. Dopo ciò venne dal V. « la parte

STORIA PATRIA 12
T. VALENTI

« contraria et mi figurò il caso di costui molto im-
« portante, et che li haveva, dice lui, vituperata una
« sua sorella monacha, et che perciò il Granduca di
« Toscana desiderava haverlo nelle mani ». Il vescovo
ha risposto al V. che non si cura più di costui e
quasi vorrebbe che lo giudicasse il V. Ma questi fa,
sapere al cardinale che non può giudicarlo, non es-
sendo il Flaminio della giurisdizione del V. e il de-
litto non è stato consumato nello Stato della Chiesa.
Attende ordini.

1:159r - (CCCLXVIII) - 4 marzo - Al de:. I cavalieri
di S. Maurizio e Lazzaro, che prendono l'abito per
mani del cardinale, dal quale il V. ha già ricevute,
raccomandazioni « sono cosi ben visti ed acarezzati »,
dal V. che farà per loro tutto ció che potrà, visto che
godono la protezione del cardinale, di cui essi sono
creature e servitori e come tali li tratterà.

1:159t - (CCCLXIX) - 4 marzo - Al do:. Un Gio: Fran-
cesco Cantagallina, da Perugia, « giovene alquanto,
« discolo », rubó una donna di Villa, nel territorio
di Perugia, maritata, e con lei portó via « molte robbe
« della casa di lei »; poi andarono a Bettona, « luogo
« dei Baglioni ». Il V. ha seritto loro per avere nelle
mani il delinquente e la donna, che sono stati subito
carcerati, e poi mandati al V. per castigarli. Informa,
di ciò il cardinale, perchè sappia che i Baglioni, « nel-
«le cose concernenti il servitio di N. S. et della giu-
« stitia, si mostrano prontissimi a far essequire quanto,
«fia necessario et che pensano possi tornare di so-

« disfatione di S. B. et di V. S. IllLma ».

f:1159t - (CCCLXX) - 4 marzo - Al de: «Messa lim-
« positione della macina », il comune ha convenuto con
gli appaltatori di dare ad essi 4500 scudi all'anno, dal-
la Domenica delle Palme passata (1574). Ora è ve-
nuto un commissario che, «tra l’altre sue faccende,
s'ha presa per principale di andare cercando le fraude
« che dice havere commesse molti poveri huomini di
« questo medesimo anno, per non haver assegnate le
« bestie »; dicendo che gli appaltatori, hanno venduto,

. « il quatrino » della carne; non «le fraudi ». Gl'inte-
ressati hanno ricorso al V., che non permette al com-

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EPISTOLARIO MONTE-VALENTI

165

missario di agire contro di essi. Però ha fatto « dar
« sigurtà di stare a ragione con lui ». Ma esso non ha
diritto di aggravare « questi poverelli, anche se hanno.
«commesso fraudi », perché il comune paga quella
somma per liberare «i poveri uomini dall'estortioni
« che solevano fare simile sorte de commissari ». E se
questo ora dovessero venire « a spesarsi quà a danno.
« della povertà » sarebbe peggio di prima. Se si ri-
corresse al cardinale, sappia come stanno le cose.

1:160r - (CCCLXXI) - 4 marzo - Al d°:. Nel luglio 1574

ci fu una rissa tra certi contadini del perugino, e ri-
masero feriti un Mariotto e Berto di Sante, che
morirono poco dopo. Furono condannati «della vita
«e confiscati dei beni, Goro e Bernardino di Fran-
«cesco, e Francesco di Goro, da Pietramara (sic—
mala) ». Essendo nel termine dell’anno, costoro vor-
rebbero costituirsi e «tutt'insieme o separatamente
« far constare che quanto hanno commesso è stata ne-
« cessaria loro difesa ». Il V. non li ha ammessi senza
l’ordine del cardinale.

f:160t - (CCCLXXII) - 7 marzo - Al do:. « La città & ral-

«legrata » avendo avute lettere del cardinale in data
2 corrente, per mezzo dell'ambasciatore di Perugia,
per «la conferma delle cose della macina» e per
quello « di poter svoltare l'assignamento d'un auditore
«di Rota alla soventione di questo pubblico ». Cosi
se sono viste « superate le molte difficultà in que-
«sta cosi buona opera della macina» e si paghe-
ranno i debiti. La città resta infinitamente grata al
papa e al cardinale. Tutto ció era necessario concedere
«a questa povera comunità, per acquistare qualche
« buon spirito, che andava pur con mille coloretti cer-
« cando di far parere poco giudiziosa l'impositione di
« questa macina ». Ora costoro vedranno «che que-
« sto negotio non poteva reuscire nè meglio, nè più
« utile d’ogni persona, di quel che è infatti ».

^

f:160r - (CCCLXXIII) - 11 marzo - Al de:. Informa il

cardinale che Flaminio Astancolli, di Todi, che si
trova in esilio da quella città, per ordine del V.
«essendo servitore delPIl.ma casa de’ Cesi» a-
veva avuto da quel governatore il permesso di portare

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armi. Ma un giorno fu trovato col pugnale e il go-
vernatore lo fece pigliare, per contravenzione al Motu
proprio. Si ricorse al V: dicendo che il Flaminio « pen-
« sava gli fosse lecito portare simil sorta d’arme »,
perchè le portavano i « servitori » del vescovo e dei
priori e di altri. Il V. vista la qualità del giovane,
e che non portava il pugnale nascostamente, nè per
offendere alcuno e perciò senza intenzione di con-
travenire alle disposizioni, nè di far male, scrisse al
governatore che lo rilasciasse, dandogli l’esilio; prov-
vedesse, però, che in avvenire nessuno portasse pu-
gnali. Il cardinale può « molto bene gratiare quel
gentilhuomo » che è «quieto e di buona vita », sen-
za pericolo di dare scandalo.

f:161t - (CCCLXXIV) - 11 marzo - Al d°:. Il cardinale

ha scritto al V. che obblighi «i conduttori di questo
«lago a mettere nella città ogni settimana la quan-
« tità del pesce, che sono tenuti e contravenendo li
« facci pagare la pena ». Ogni anno c’è qualche « di-
« sparere » tra il comune e i conduttori. Questi vo-
gliono dare il pesce al prezzo che fanno 1i pescatori
del lago; il comune vuole che lo diano al prezzo
antico, cioè 2 bajocchi la libbra il pesce grosso e 3
quatrini la lasca; perciò qualche volta non viene la
quantità stabilita. Il V. ha fatto « precetti gravissimi
«a questi conduttori » che facciano venire pesce ogni
giorno. Fin qui hanno obbedito; se poi mancheranno,
applicherà le pene.

f:161t - (CCCLXXV) - 11 marzo - Al d°:. Manda infor-

mazione circa la causa di una tal Attilia, del contado
di Foligno, che la corte riteneva consapevole della
morte del marito, ucciso nel novembre 1574. La donna
« ha purgati tutti gl'indizij »; il luogotenente vorrebbe
assolverla, se piacerà al cardinale, da cui attende
risposta.

f:162r - (CCCLXXVI) - 14 marzo - Al d°:. Quando il V.

ha ricevuto lettere del cardinale in data 11 corrente,
con l'ordine di « rimettere il prigione di Montefalco
« al Sig: Luogotenente di Spoleto » aveva già mandata
la corte a Montefalco, per farlo condurre a Perugia;
peró spedi subito un messo per dire che fosse portato
a Spoleto; così si spera di scoprire la verità,
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EPISTOLARIO MONTE-VALENTI

[:162r - (CCCLXXVII) - 14 marzo - Al do:. Ha visto il
memoriale che Todi ha mandato al cardinale per ri-
durre «tutte le gravezze ordinarie in una sola sopra
« il macinato » per poter meglio pagare i pesi ca-
merali. S'informerà e riferirà.

f:162r - (CCCLXXVIII) - 18 marzo - Al d?:. Per ordine
del cardinale in data 9 corrente, ha mandato, per
mezzo degli esecutori del bargello, al vescovo di
Chiusi quel Flaminio d'Artenio, carcerato. E per or-
dine del governatore e del fiscale di Roma, ha mandato
a Narni un Battista da Sassoferrato, preso a Perugia
e condannato a Roma — dove sarà condotto — per
uno sfregio dato a Bernardino Passaro.

f:162t - (CCCLXXIX) - 18 marzo - Al do:. Ha ricevuta
lettera del cardinale del 5 corrente, per conto di un
Luca Gualterotti, di Piòbbico, che due anni fà comprò
«un luogo in questa Sapientia nova » e vorrebbe es-
sere ammesso. Il V. ha chiamato il Priore di Chiostro,
il quale, lettagli la lettera del cardinale, ha detto es-
sere pronto ad obbedire, come altra volta per lo sco-
laro di Rimini. Ma questa volta non vede come poterlo
fare, senza danno della Sapienza e degli altri che
hanno comprati i luoghi prima di lui e senza gran
disordine, perchè la regola è che chi prima ha com-
prato, prima sia ammesso. E prima di questo giovane
ve ne sono altri quattro o cinque, « ai quali li spetta
«di entrare, altrimenti si metterebbe ogni cosa in
« confusione ».

f:168r - (CCCLXXX) - 18 marzo - Al d°:. Martedì an-
dando quattro esecutori del bargello del V. a fare
una cattura sui confini di Gubbio, incontrarono tre
uomini che portavano archibugi e pugnali, e, volendo
pigliarli, questi spararono due archibugiate, ferendo
due sbirri non mortalmente. Corsero gli altri due, che
presero uno dei feritori, mentre l’altro voleva rica-
ricare l’archibugio. Gli sbirri gli furono sopra e lo
presero e ferirono l’altro malamente. L’arrestato è in
prigione e si chiama Pietro di Giovanni Leoncini, da
Spoleto, ferito al capo. « Perciò non se. gli è potuto
«dar la corda per sapere i complici». Ma si crede
che siano gli stessi banditi che infestavano il ter-

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ritorio di Trevi. Ha scritto al luogotenente di Spoleto
per notizie, perchè l'arrestato dice di aver ferito
solo un suo zio. In ogni modo, si farà giustizia e sarà
punito per il delitto commesso nella giurisdizione

del V.

f:168r (CCCLXXXI) - 18 marzo - Al do:. Dovendo il V.

a richiesta del cardinale dare il voto nella causa
di omicidio di m: Gio: Maria Fornaro, a Città di
di Castello, ha visto «il processo sù ciò fabbricato dal
« luogotenente di lì, contro un Sante Roncaglia, che
« è in prigione ». Tutto considerato, in fatto e in jure.
ciò che il luogotenente espone per dimostrare la reità
del Roncaglia « in maniera che si possi legittimamente
« far morire, trova che molte cose presupposte dal
« prefato luogotenente nel voto suo dato in scrilti,
«non subsistono nè in fatto, nè in ragione; di sorte
« che, secondo li termini delle leggi, non si può ne-
«gare che il caso, almeno, non sia dubbio; anzi si
« può affermativamente dire che per le cose dedutte
« sin'hora et apparenti in processo, non se habbi a
« venire a condennatione di pena ordinaria (morte) ma
« solo di extraordinaria ».

E vero che se il luogotenente avesse meglio esa-
minati i testimoni, che ha invece rilasciati senza si-
curtà di ripresentarsi, ogni difficoltà sarebbe scom-
parsa, perché c'erano i testi de visu; ma per la ne-
gligenza del luogotenente, non si sono potuti avere
più, essendo fuggiti. Il luogotenente crede che li
abbia fatti fuggire il presunto reo; « ma questo non
« consta sufficientemente in processo. Poiché dunque
«la causa si trova in questi termini, io, per la spedi-
«tione di essa, quando havessi qui prigione il reo,
«lo farei mettere alli tormenti per haver la confes-
« sione sua, ad effetto che si potesse giustamente pu-
« nire della pena ordinaria quando confessasse, il che
« si potrebbe fare con li protesti che insegnano le leg-
« gi in tal caso, per non pregiudicare agl'inditij indu-
« bitati, che ci sono contro di lui. Et quando pure
« con l'ostinatione sua si salvasse dalla pena ordi-
«naria della morte, si potrebbe poi condennare in
« pena extraordinaria, se però parerà a V. S. IlLma
«di fare remettere quà il prigione ». Penserà il V.
«alla speditione conforme alla giustizia ». EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 167

f:164r - (CCCLXXXII) - 21 marzo - Al do:. Ha scritto

il V. della cattura di Pietro Leoncini, da Spo-
leto. Questi si mise sulle difese e ferì due degli ese-
cutori, ed egli pure rimase ferito al capo. Il luogo-
tenente di Spoleto informa che costui è bandito per
due omicidi « et che ha commesso disdotto o venti
« altri delitti assai brutti, con tutto che, secondo l’ef-
« figie e secondo quel che si dice, non ecceda ancora li
« disdotto anni ». Il V. non vuole rimetterlo a Spoleto,
senza il consenso del cardinale, come sempre. Non
si cura che la giustizia sia fatta da lui o dai suoi
officiali o da altri. Anche l’altro prigione mandò
al vescovo di Chiusi, ma dalla lettera che questi
scrive e da quanto riferiscono gli sbirri, si vede che
al vescovo « se gli è fatto poco piacere, onde ogni dili-
« gentia è stata buttata ».

f:164t - (CCCLXXXIII) - 21 marzo - Al do:. Il cardinale

ha incaricato il V. di «terminare la causa de i di-
« spareri nati tra Mons: Rev.mo Vescovo et il col-
«legio dei dottori di legge di questa città, per l'ag-
« gregatione fatta da loro di m: Ascanio Ranaldi ».
La cosa è per accomodarsi, e il V. continuerà ad in-
terporsi per terminarla amorevolmente: se no, ter-
terminerà la differenza « per giustitia ».

f:164t (CCCLXXXIV) - 22 marzo - Al d°:. Quando, me-

si or sono, tornó dalla montagna, il V. si fermó due
giorni a Foligno, dove vide che il pane si vendeva
più caro che altrove. Volle informarsi, e vide « che ci
«era un poco de desordine », perché i fornai pa-
gavano, «di loro spontanea offerta » un giulio per
cento libbre. Il V. tolse questa gravezza, e ordinó che
invece di 14 once a bolognino, se ne dessero 18; e
cosi fu fatto. Con questo emolumento di un « giulio »
per cento, la comunità pagava « li cavalli morti »; ora
non sa dove prendere questi denari. Una parte gliela
offrirà quello che ha preso la panetteria, che vuol
dare un « giulio » per scudo al comune, e penserebbe
alla « venditura del pane». «La proposta è utile
«per i poveri e per il pubblico, poiché la povertà
avrà il peso delle disdotto once et con li ministri
« che si metteranno, sarrà sieura non esser defrau-
data ». Perciò il comune ha accettata la proposta e

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ne vorrebbe la conferma dal V.; ma egli attende or.
dini dal cardinale.

f:165r - (CCCLXXXV) - 25 marzo - Al do:. Ha avuto let-

tera del 16, con la quale il cardinale, con raccoman-
dazione del Ser:mo Granduca di Toscana, vuole si
riduca a .Pierino Bernabò, da Cortona, la composi-
zione di 600 scudi, che giorni fa aveva concordata
con la corte di Perugia «per l’eccesso et fuga sua ».
Il delitto del Bernabò - di cui ha scritto altra volta -
è di avere avuto « ardire di esigere una nuova gabella
« sul lago, giurisditione di questa città di S. Chiesa »

ed essere poi fuggito dalle mani della corte e del

commissario, senza curarsi della cauzione data di 1000
scudi. Ciò fu di cattivo esempio «e di pessimo sa-
«rebbe se dell'uno et dell'altro si lasciasse passare
« impunito ». È vero che è suddito di S. A. e di ciò
si sono valsi coloro che per lui hanno trattato col V.,
e che questi gli fece grazia di 400 scudi della pena

convenzionale: cosa mai fatta da che il V. « essercita

«gli offitij »; e di più, per rispetto a S. A. gli
fece grazia del delitto principale, anche per le ra-
gioni che avrebbe potuto allegare. Sicché pare al V.
che « quest'huomo sia stato urbanamente trattato »;
e gli pare strano che cerchi grazia ancora maggiore.
Ció non si puó fare senza danno della reputazione
del governo. Ma giacchè il cardinale vuol ancora
condonargli qualche altra parte, della composizione
fatta, il V. gli concede «lo sbasso » di altri 100 scudi
sui 600 che deve pagare. E gli pare «assai gratia,
«accompagnata con l'altra che ha havuta ». S. A. che
ama la giustizia, sarà soddisfatta. Ma il V. supplica
il eardinale ad informare il papa « che retrattare le
«cose già una volta composte ct accomodate, non
« puó ritornare se non a danno della Camera et poca
«dignità delli uffiziali ». Se si devono levare que-
sti 100 scudi, occorre un ordine speciale, « acciò se
« possino accomodare i libri della tesaureria ».

f:165t - (CCCLXXXVI) - 25 marzo - Al do:. Il comune

di Todi vuol togliere tutte le gravezze e porne una

sola sopra il macinato. Ha mandato un uomo al V.
per informarlo di ciò. Ma egli osserva che c’è un'im-
posizione « messa sopra la libra» che si paga solo

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EPISTOLARIO MONTE-VALENTI

da chi ha beni stabili. Quindi il dubbio che, con la
nuova imposta, « ci possi esser pregiuditio della po-
« vertà ». Per meglio informarsi, andrà sul posto, « an-
« che per intendere i poveri e il popolo », come fece
a Perugia. Andrà dopo le feste, col permesso del
cardinale, e servirà anche per la visita, giacchè non
ci fu l’anno passato.

|j f:166r - (CCCLXXXVII) - 25 marzo - Al d°:. Non vo-
leva più scrivere nulla sù Spasiano Baglioni, non
| parendogli cosa degna delle orecchie del cardinale.
DL Ma, giacchè questi gliel’ordina con sua lettera del 23,

gli dirà che « mercordì le fu tagliato il capo, et non

di « prima si è fatta tal esecutione, per dar soddisfa-
8ÀB E «tione alli suoi d'intendere tutto quello che hanno
| « saputo allegare, acciò in ultimo si havessero poi a
« quietare, si come hanno fatto, a quel che la giusti-
« tia voleva. Ho anche, oltre il suddetto rispetto, la-
« sciato volentieri trascorrere qualche giorno, per non
« dar a credere all’insolenti et presuntuosi instigatori,
« che questa giustitia si è fatta per loro importunità ».

£:166t - (CCCLXXXVIII) - 28 marzo - Al do:. Il V. ha
[ ricevuto la lettera del cardinale, in data 26 corrente,
5 con un'altra di quel Sante Roncaglia, di Città di Ca-
E stello, « che desidererebbe essere offerto al[la]: Croce
« questo prossimo venardi Santo ». Ma qui « non se
«fa offerta de prigioni per homicidio», perchè il
papa ha revocati questi privilegi. E, se mai, non si
fanno concessioni a persone che possano essere di
scandalo, come il Roneaglia, perché il suo delitto
è premeditato («a pensato»): e poi si tratta di
È due omicidi, perchè, nell’atto del delitto, cadde dalle
braccia della moglie dell’ucciso « una putta la quale
«se ne morì con lei». Sarebbe malissimo esempio
liberare « costui per simil strada ». Non vede il V.
« come in ciò si possi compiacere Mons: Illimo Card:
« Savello ». Continuerà perciò «a sollecitare l’ispedi-
« tione per giustitia ».

f:166t - (CCCLXXXIX) - 28 marzo - Al do:. «In effetto
« gli huomini non si possono conoscere alla ciera.
«Quando m: Fulvio Periballi, da Veruli, mi presentò
« l’ispeditione di V. S. Illma et Rev.ma per l’uf-

169

" N Asa
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mera e. X ri T. VALENTI

« fitio di Monteleone, credetti, così a prima faccia,
« che dovesse riuscire bene et honoratamente: ma son
« restato gabbato dell'aspettatione ch'io presi di lui,
« essendo egli riuscito huomo dedito a tutti suoi pia-
« ceri et inclinato piuttosto alli giuochi et altre va-
« nità, che al regere i popoli; et se bene mi son già
« bon pezzo accorto di queste sue poco lodevoli parti,
« non perció ho voluto scriverne a lei, se ben me ne
« ha data alcuna volta occasione ».

Ma ora che i priori e il comune si lagnano nella
lettera che acclude, temendo che succeda qualche
scandalo al quale il V. non potrebbe facilmente prov-
vedere, data la lontananza, e temendo anche che «il
« poco accorto procedere d'un uffitiale in quella
« terra », potrebbe rompere l'accordo fatto con Cascia,
a causa dei confini, perché gli animi non sono ancora
quieti; ha voluto avvisare il cardinale, affinché nel-
l’interesse di quei paesi e di quei popoli e per la

giustizia e perché chi deve dare buon esempio non

dia, invece, scandalo, si degni mandare a quel go-
verno, almeno per un anno, una persona dabbene e
pratica. L'Ufficio è di poca importanza, ma ci sarà
chi vorrà avere il favore di servire il cardinale anche
lassù. Se vuole che il V. gli proponga qualcuno, co-
mandi pure, perchè crede « di poterli dare huomini da
« paragone, perché molti galanthuomini, per fuggir l'o-
« tio, accettano volentieri ogni poco trattenimento ».

f:161r.- (CCCXC) - 28 marzo - Al do:. Ha letto quanto il

cardinale scrive circa la causa di Pietro Leoncini,
da Spoleto, carcerato a Perugia e di Sante Roncaglia,
prigione a Città di Castello. Giacchè il papa vuole
che la prima sia spedita a Perugia, « non si man-
« carà la giustitia », quando il Leoncini sarà guarito
della ferita al capo, ricevuta nel conflitto coi birri,
per la quale é stato anche in pericolo di vita. Ha
domandato al luogotenente di Spoleto la nota delle
condanne già riportate dal Leoncini; ma teme di non
essere soddisfatto, viste le insistenze del luogotenente
per avere il reo nelle mani. Per il Roncaglia, scriverà
al governatore di Città di Castello che eseguisca ció
che ordina il cardinale, e il V. procurerà che la causa
sia spedita secondo giustizia.

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EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 171

f£:167t - (CCCXCI) - 28 marzo - Al do:. Il governatore

di Todi scrive al V. di aver domandata al papa la li-
cenza di poter andare a Roma per il giubileo, e il
papa ha ordinato al V. di mandare a Todi « persona
« sufficiente ». Vi ha mandato m: Bernardino Fazi,
suo uditore, gentiluomo di valore. « La provincia, per
«bontà di Dio è in tanta quiete et pace dovunque,
«da non potersi desiderare di meglio; et la giustitia
« che fu essequita di Spasiano Baglione, ha sì bene
« chiarito ogn’uno, che non c’è huomo così spensierato
« che non viva hoggi con timore. Che Dio benedetto
: facci si seguiti di bene in meglio ».

^

1:168r - (CCXCII) - 1° Aprile - Al de: Il cardinale ha

chiesto al V. con lettera del 26 marzo informazioni
sul fatto di Vincenzo detto « iL Mancino di Moretto »,
materazzaio di Perugia, che domandava commutazione
della pena avuta in dieci anni di galera. Il fatto sta
cosi: il Vincenzo era innamorato di una giovane, a
nome Vincenza, che era promessa a un Giacomo di
Giuliano, «e già pubblicato in chiesa, conforme al
« Sacro Concilio di Trento ». Il Mancino andò a casa
del detto Giacomo a persuaderlo, un pò con le buone
parole, un po’ con le minacce, di non sposare la Vin-
cenza. Giacomo prese tempo a rispondere, e, temendo
che colui tornasse di nuovo la sera, « per farli di-
« spiacere, venne per la corte et la tenne secreta-
« mente in casa sua ».

Il Mancino comparve, e i birri lo presero, e por-
tava un bastone e un pugnale nascosto. Non accadde
nulla: « ma la volontà era cattivissima ». H Mancino
aveva altre condanne nella pena dei bandi: una per
aver tirato sassi alla finestra di Donna Felice Bo-
lognesi «e buttatoli a terra dui vasi di fiori »; l'al-
tra per aver dati più pugni in faccia ad un Giulio
d'Antonio, di S. Lucia, la terza per essersi trovato
presente ad un omicidio commesso anni fa, per cui
fu condannato in contumacia a 300 scudi. A Perugia
è tenuto per giovane discolo: onde fu. condannato alla
galera. Parere del V. é che non gli sia commutata la
pena, perché potrebbe commettere maggiore scandalo.
Ma il cardinale deciderà.

f:168t - (CCCXCIII) - 1° aprile - Al do:. « Nei giorni san-

«ti et di penitentia, par che il nemico d'Iddio. vada

Ey NOS La Efi e e CS

m P
Lan ra T. VALENTI

« tentando più gl'huomini al maloprare che negl'altri
« tempi ». Tre sere fa, a due ore di notte, sulla piaz-
za di Trevi fu gravemente ferito in una spalla un
Massimo Lucarini, da due persone che egli dice di
non aver riconosciute. Il podestà è a Roma per il
giubileo e il vicepodestà è un lI'rancesco Parriani,
«vero huomo da bene» che era stato alla Rota di
Perugia; ma essendo del luogo, il V. non ha voluto
che procedesse in questa causa. Perciò ha mandato
un. commissario « esperto et valent'huomo » con or-
dine di fare tutto per scoprire i rei perché, aven-
doli o no nelle mani, «se ne farà rigorosissima de-
« monstratione ». Il ferito è un giovane «assai fasti-
« dioso et discolo ». E anche odiato « per far l'amo-
«re con diverse donne et per altre brighe sue».
Essendo stato il delitto commesso di notte, difficil-
mente si scopriranno i rei; ma il commissario, che è
uffiziale vecchio, farà di tutto e resterà a Trevi fino
al ritorno del podestà, acciò non succeda altro.

f:168t - (CCCXCIV) - 1° aprile - Al d°:. Il V. ha avuto

notizia da Cerreto e poi una querela da una tal Asto-
lita di Adriano, di lì, che ai 15 di Marzo le era stata
rubata per forza una sua figlia di 17-18 anni, a no-
me Caterina, da un tal Varino di Prospero, insieme
ad un Francesco di Sinibaldo, cugini della ragazza,
i quali, atterrata la porta e rapita la Caterina, ave-
vano « molto bene» battuta la madre con pugni e
schiaffi, perchè tentava d’impedire il ratto. ll. V.
essendo « cosa d’importantia et di scandalo », mandò
un commissario per informazioni.

Questi, esaminati i testimoni, e la querelante, ha
provato quanto sopra. Ma gl’imputati dicono di aver
fatto tutto col consenso della giovane e perchè la
madre l’aveva per più mesi tenuta rinchiusa e i cu-
gini volevano maritarla, specialmente perchè sospetta-
vano che la madre la volesse accasare a modo suo
ed a loro insaputa. Negano la violenza e le percosse;
però ammettono di aver ritenuta la ragazza in Cerreto,
e poi averla di notte, accompagnati da molti altri,
condotta di quà a di là ed in ultimo a Toligno..

Quivi gl'imputati, insieme ad un cugino della ma-
dre, Pietro Spiea, « diedero fede di maritare questa
« giovane » ad un Luigi di Francesco Cellini, da Cer-
reto. Il 23 marzo fecero fare le pubblicazioni e lo
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 173
stesso giorno tornarono a Cerreto con alcuni parenti
ed amici armati, «et subito la fecero sposare
«in casa di detto Marino », uno degl'imputati. Tutto
ciò — dicono — col consenso della giovane, la quale
lo conferma. Alcune donne, però, dicono che quando
era condotta quà e là, si mostrò afflitta e piangente,
mentre coi parenti era allegra! Avrebbe anche detto
di non voler far nulla senza il consenso della madre
e di non voler sposare quel Luigi Cellini. E questo è
quanto si è saputo.

Il vescovo di Spoleto procede nei riguardi del
matrimonio e il V. per ratto e violenza. Gl’inquisiti
hanno dato sicurtà di presentarsi dopo le feste! Ma
c'è chi dice che Cerreto e la Montagna non sono
sottoposti al governo del V., ma solo « raccomanda-
« ti. Ma con questa et altre ocasioni, che Dio
« faccia non succedano, li farò acorgere in quanto er-
« rore siano ».

Si faranno dare le sicurtà « di non offendere » e
si farà giustizia. Ha scritto al vescovo di Spoleto che
faccia depositare la giovane in un monastero, fino a
che la causa sia spedita.

f:169t - (CCCXCV) - 1° aprile - Al d9:. «In questa pro-

« vincia non ho anco sentito alcun pellegrino et vian-
« dante se sia lamentato né degl'hosti, né d'altra cosa,
«et le strade sono comodamente acconciate in ogni
« luogo ». Con tutto ciò s'indagherà se qualcuno ha
contravenuto ai bandi. Manderà un uomo a posta nei
diversi luoghi « per vedere meglio come passino le
« cose ». Se occorre, farà riparare le strade « guaste »;
tutto ciò secondo gli ordini del cardinale.

‘£:169t - (CCCXCVI) - 1° aprile - Al do:. Nei primi tempi

del governo del V. fu ferito e sfregiato a Perugia un
giovane, Francesco Spinelli da un Lioneo Salucci e
da un Cecco di Battista, da Corciano. Tutti e due
fuggirono; il Salucci « compose per 300 scudi restando
«un po’ in essilio ». Il Cecco fu condannato a morte
dal luogotenente del V. in forza di uno statuto locale,
che vuole, che quando un contadino ferisce un cit-
tadino, anche se non muore, sia condannato « capital-
« mente ». Ciò ha prodotto che «gli offesi hanno
« preso ardire d’ammazzarlo, siccome hanno fatto,
T. VALENTI

«che lunedì prossimo passato, sul Lago, un Capitano,
« Cesare Montemelini, contumace da questa corte per
‘un delitto commesso a tempo di Mons: Della Cava,
«con un Cecco del Zaina et il detto Spinello, con,
«un servitore di detto Capitano havendo apostato
«il detto Cecco da Corciano, che doveva passare da,
« quel luogo» gli si fece incontro il Capitano e il
del Zaina e lo salutarono amichevolmente. (!).

Poi il capitano finse di dovergli parlare e lo se-
paró da un compagno che aveva, mentre «il Cecco
« dietrovia cominció, a dargli delle pugnalate ». L'ag-
gredito volle difendersi e il Capitano, sfoderato un
pugnale « cominció a menar le mani». L'aggredito,
che ebbe diecisette ferite e tagliate le orecchie, mori
subito. Il V. mandó immediatamente la corte: ma i
delinquenti erano fuggiti. Crede peró che si presente-
ranno per domandare l'assoluzione, in virtù del Motu
proprio che fa esente da pena chi uccide un condan-
nato nella vita. E così un delitto tanto brutto reste-
rà impunito. Ciò dipende dal condannare « per ogni
«causa gl’huomini in pena della vita, che fa venire
« alli nemici la voluntà di coniurare contro la vita
«loro, sapendo di non ne dovere patire pena ».

Perciò il V., quando non si tratti di omicidi o
di altri delitti gravi, concede « piuttosto qualche com-
« positione; riservato l’essilio » anziché permettere
condanne così rigorose. Nel caso speciale se « gl'in-
« terfettori » si presenteranno, si vedrà molto bene
la causa « prima che si venga alla terminatione di
« giustitia, la quale si administrerà intieramente ».

^

f:110t - (CCCXCVII) - 4 aprile - Al do: « Havemo fatta

«in questa città la Pasqua senza carne et siamo tut-
«tavia per fare una mezza quadragesima, se la be-
« nignità di N. S. non ci aiuta ». Di solito, di questi
tempi, i macellari conducevano 2000 agnelli dalle Ma-
remme, e anche quest'anno l’avevano comprati; ma
non è stato possibile « cavarli » per le strette proi-
bizioni fatte dal papa «acció Roma, nel presente
« concorso di genti assai, non résti sfinita; che certo
«e provisione santissima; ma intanto questo povero
«popolo che é pur numeroso et devotissimo della
« S. Sede, ne patisce fuor di modo. Quà non ci sono
«agnelli, nè pecore perché il territorio, per grande
« che sia, è tutto coltivato et habitato. Onde non ci
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI

« restano pascoli et le vaccine delle quali ci & qualche
« copia, non sono hora bone et quando è il tempo
« se ne mandano di quà a Roma mille et pià ogn'anno,
« oltre li pollami, ova et oglio, che pur aiutano assai
« l'abbondanza di Roma ».

Per queste ragioni Perugia merita dal papa « o-
« gni sovventione, altrimenti si patirà grandemente, c
«la carne, già a buon mercato, diventerà carissima,
« dopo levati i tre quatrini per libbra, cosi li pove-
«ri non conosceranno alcun giovamento dalle gabelle
« levate ». Per tali motivi ed anche «per rispetto
« delli molti scolari che sono in questo studio», i
quali se mancherà il vitto, andranno altrove, come al-
tra volta, il V. prega il cardinale di ottenere dal
papa la licenza per i 2000 agnelli comprati.

f:1714r - (CCCXCVIII) --4 aprile - Al d°:. Il commissario

mandato a Trevi per il ferimento di Massimo Luca-
rini, ha scoperto che il reo è un Regolo di Girolamo,
giovene poverissimo, il quale accompagnato da dui
« altri gioveni, se ne andavano a spasso per Trevi
« et a caso, come si crede non ci essendo alcuno sentore
« di trattato, capitorno in detto Massimo, il quale,
« secondo dicono, voleva far prova di conoscerli, et
« il Regolo tenendosi ciò a carico, li diede una cortellata
« nella spalla, assai notabile, ma però senz’alcun pe-
« ricolo di morte ». Il reo è fuggito, i due compagni
sono in prigione e « si spediranno per giustitia ».

Il V. sospettò da principio che ci fosse stato
« qualche trattato », perchè quel Massimo Lucarini
era assai odiato e perciò credeva che la causa fosse
più grave di quella che è. Invece è un fatto accaduto
tra giovani ed all'improvviso; però « se ne farà ogni
« debita demostratione ». Si è detto pure che il Massi-
mo Lucarini portasse un archibugio a ruota « et che
«lo sparò, se ben non prese fuoco (!) ». Il V. ha or-
« dinato al commissario di farsi dare sicurtà dal Lu-
carini di comparire a richiesta, appena guarito, se
pure guarirà.

A

f:171t - (CCCXCIX) - 8 aprile - Al do:. Desidera sapere

dal cardinale se è contento che dalla « compositione »
fatta per 600 scudi con Pierino Bernabò se ne ca-
« vino li 100 scudi » di cui il V. scrisse altra volta.

175

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1

P,

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mere all: X seu.

è. COME EU, T: VALENTI

Occorre, però, ordine esplicito del papa, perchè al-
trimenti non si possono levare, essendo già stati
« incamerati ».

f:171t - (CCCC) - 11 aprile - Al do: « Quest'anno sono

« state grossissime neve per queste montagne et an-
« cor ci sono, et da molti giorni in quà non fa al-
«tro che piovere ». Le campagne hanno sofferto c
si teme di peggio: onde una cattiva raccolta. Ne

. informa il cardinale affinchè, se erede, ne faccia pa-

rola col papa, perché, quando la provincia di Perugia
ha bisogno di grano, lo fa venire dalle Maremme.
L'anno passato fu poca raccolta: ma ce .n’era del
vecchio e non si ebbe carestia; non così per il futuro,
che il grano vecchio è stato tutto consumato.

i)
f:172r - (CCCCI) - 11 Aprile E do: Domattina il V.

partirà per Todi, a richie$ta di quel comune, per
l’affare della gabella sul macinato e per toglierne
delle altre. Nella sua assenza di cinque o sei giorni,
il V. affida il suo governo al luogotenente Brugnoli,

.al quale ha ordinato che, occorrendo alcuna cosa, ne

£:172

scriva direttamente al cardinale, perchè il V. « sarà
«fuori di. strada della posta ».

r - (CCCCII) - 13 aprile - Al d°:. È stato bene che
il cardinale abbia di nuovo ordinato al V. il da
farsi circa i condannati alla galera, che si mandavano
a Roma, perchè di altra lettera scritta sù ciò dal

cardinale e ricevuta dal luogotenente d’allora — Ber-
nucci — l’attuale luogotenente Brugnoli dice di non

aver avuto notizia. Perciò venticinque condannati so-
no stati inviati a Roma, « senza informatione ». Però
si potrà mandare, se necessaria; e in avvenire si
starà agli ordini avuti.

« Et intanto per ragguagliarla delli tre zingari
« che pochi giorni sono s'inviarno pur alla galera, le
«dico che quel Bartolomeo, alias Bartoccio, zingaro,
« di Giugno prossimo passato fu prigione in l'oligno,
«imputato di furti ».

Ma non furono provati, nè confessati. Domandato
al cardinale Guastavillani se il Bartolomeo poteva
mandarsi alla galera, in virtù di bandi, il cardinale
rispose che il papa non voleva si condannasse, non
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 177

avendo confessato; perciò si rilasciasse al bando dal- ue
uU . lo stato ecclesiastico; e così fu fatto. Fu preso di
nuovo a Foligno, e, in virtà del bando mandato alla
galera; ma a Roma fu rilasciato e dicesi per ordine X
del papa. Ultimamente lo zingaro è stato trovato
nel territorio di Perugia, dove tentava rubare un’a-
sina. I contadini lo consegnarono alla corte, che lo
condannò alla pena del bando.
L'altro si chiama Biagio, detto Giorgio, di Ga-
lante, zingaro anche lui. Fu in prigione a Perugia per
furti, poi rilasciato col bando dalla provincia, pena

Aa
x
er ieri ae

TA

elmi ii ee nin PE

1 L la galera. Essendo, invece, stato trovato fuori della
E porta della città, armato « di spiedo et di pistolese »
È: fece resistenza ai birri e ne ferì due; e per questo
ft è stato mandato alla galera.

È Il terzo zingaro, Cagnolino, è condannato per

molti furti. Per tutto ciò ciascuno di essi pare al V.
che « meriti molto bene la pena impostali ».

f:173r - (CCCCIII) - 22 aprile - Al d°:. Quando il V. era
; a Todi seppe che a Lucignano, in quel contado, in
E una possessione dei frati di S. fortunato erano state
trovate alcune monete d'oro di Nicolò IV°. appena
20 ducati. Il V. fece un bando che chiunque l'avesse
avuti li portasse al capitano di Todi: ma finora non
è comparso nessuno. I frati dicono che i ducati fu-
E rono forse nascosti da uno dei loro che abitó molto
È tempo in quel luogo, e che si credeva denaroso. Se
non si troverà altro, farà consegnare quei pochi alla
chiesa, pagate le spese del notaro. Se si troverà
cosa d’importanza, provvederà.

I:113t - (CCCCIV) - 21 aprile - Al do:. Il V. si trattenne
a Todi quattro giorni ed ha prese le informazioni
che desiderava sull'affare del macinato. Oggi non
puó riferire, in attesa di altri documenti e di un
uomo che deve rispondere ad alcune proposte fatte
dal V. perché risulti chiaro che tale sostituzione
d'imposte non rechi danno.

f:173t - (CCCCV) - 22 aprile - Al do:. Il commissario di
Monteleone é tornato a Veroli; e il V. non ne ha
saputo nulla. Strano questo modo di procedere e li
crede che il cardinale non l’approverà. Lo prega

STORIA PATRIA

15 T.. VALENTI

mandare altro commissario. Quello di prima « non è
« al proposito, perché, se sta all’ufficio, non ce attende
« et se va fuori dà occasione di scandalo, cosa da
«non patire in alcun modo ».

f:174r-- (CCCCVI) - 22 aprile - Al d°:. Per resistenza alla

corte è stato preso un Fabrizio Ranieri, di Valensina,,
nobile di Perugia. Messo in prigione « sono compar-
« se alcune querele contro di lui, et si va credendo,
«che ne verranno dell'altre, per essere costui assai
« discolo, et dubito che, si come di nobiltà si pareggia
«con quel Vespasiano Baglione, così anco sia per
«incaminarsi per quella strada che andò esso. Tut-
«tavia siamo ancora in principio della causa. Se
« starà aspettando tutto ciò che comparischi et poi
« se attenderà ad ispedirlo ». Informerà; per ora ba-
sta che il cardinale sappia che colui è in prigione,
così, se gli sarà parlato del fatto, saprà cosa rispon-
dere.

f:174r - (CCCCVII).- 22 aprile - Al do:. Un tale da Cer-

reto è stato ferito di pugnale in testa; per tal delitto
«si presuppone una pace rotta». La parte lesa si
è querelata al V., perchè non aveva [fiducia nel

‘commissario di Cerreto. Il V. ci ha mandato un al-

tro per informazioni, perché ]a causa é grave, « per
«la cosa del pugnale et della rotta pace ».

Ma il commissario di Cerreto ha scritto all'uomo
mandato dal V. per dirgli che non vada colà, perchè
la causa è sua! Altrimenti minaccia che « la comunità,
«e lui saranno per farne rumori » al cardinale. Ma,
l’inviato del V. andrà ugualmente, come ordinatogli.
Però ha voluto informare il cardinale « acciò veda,
« quanto travaglio mi diano questi benedetti ufficiali,
« col voler essi. quelle cause, che sono di questa,
« Corte ». Se lo facessero nell'interesse della giusti-

: zia, il V. darebbe loro ogni soddisfazione. Ma « le

«cause, in mani loro — eccettuandone i buoni —
« vanno tutte in fumo, di che la Camera ne patisce,
« li offesi si querelano, la giustitia perde di reputa-
«tione et i popoli ne pigliano cattivo esempio ».
Prega il cardinale di avvertire quei ministri, che

‘siano ‘ più diligenti « ne’ loro uffici et manco re-

« nitenti aglordini de’ superiori; che, se le cose se
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 179

« lasciassero trascorrere seriza fare alcun risentimen-,
«to, il governo.non passerebbe molto bene ».

. £:174t - (CCCCVIII) - 22 aprile - Al do: Giorni fa fu

commesso in Foiano, « stato di Siena» un assassi-
nio in persona di un Granato Granati, per privile-
gio cittadino di Firenze, per opera di un Vincenzo.
di Antonio Del Monaco, da, Foiano. Lo derubó an-
che di alcune centinaia di scudi: poi il delinquente
venne a Marsciano, e si unì a un tale Giulio, che
era andato dal commissario di li, che è anche notaio,
.per avere alcune scritture. Stando il Giulio all’oste-
ria, con quel Vincenzo, questi gli consegnò una. sac-
chetta di denari. Andando poi il Giulio a colazione
dal commissario, condusse con sè quel Vincenzo da
Foiano. i

« Et dopoi il magnare, Giulio referse al commis-
« sario che detto Vincenzo haveva gran quantità de’
« denari, per il che sospettò [il commissario] che
« fosse un furbo ». E il commissario fece sequestrare
i denari: ma il Vincenzo protestava e li rivoleva. Ma
il commissario gli disse che sarebbe venuto il fiscale
da Perugia ad interrogarlo; ma non era vero! Però
«il buon Vincenzo se ne fuggì ». Il commissario fece
pesare la sacchetta, che era piena di monete d’argento
e furono 16 libbre, ossia 160 scudi in contanti; di-
cono anche 170.

I parenti dell’ucciso andarono a Marsciano a
reclamare : la somma. Il commissario disse che l'a-
vrebbe restituita dopo fatta giustizia. Intanto cavó
dalla sacchetta 4 libbre d'argento (30-40 scudi) e
ne fece annotazione nella « polizza» che aveva data
all'oste. Di tutto ció non furono informati né il V.
né la sua corte. Il Magistrato degli Otto, di Firen-
ze scrisse al commissario di Marsciano per lodar-
lo di aver ritenuti i denari; ma osservandogli che
« molto meglio havrebbe fatto a ritenere la persona »;
e intanto lo pregavano di restituire la somma seque-
strata.

« Quando il buon commissario vede che la cosa
« è scoperta, all'hora ne avvisa me et presuppone di
« havere già scritto un'altra lettera: che non è vero.
« Ond'io considerando il dolo del commissario, mandai
«la corte a pigliarlo et l'ho fatto condurre quà in
——— nt

T. VALENTI

« prigione, et si va tuttavia verificando il particolare
Win E] « delli denari levati dalla sacchetta et la falsità della
ERR MU : « polizza; et ogni poca cosa basta per convincerlo,
IGO « con suo molto danno, perché intendo di farne fare
« essemplare demostratione, tanto più per essere uf-
« ficiale, il quale, mentre dovrebbe prohibire le frau-
« di et le tristitie, esso le commette ».

HE; £:175t - (CCCCIX) - 27 aprile - Al do:. A richiesta del
Eis an cardinale l'informa circa una supplica delle monache
fines della Trinità, di Visso. Quando il V. andò colà in
visita, trovó che nel Borgo di quella terra era un
RO ponte sul fiume, per il passaggio di tutti coloro che
OPERUM E venivano « da quelle bande: passo frequentato assai
(uet « dalli banditi del Regno et della Montagna et dove
Laren « passano assai robbe da gabella ». Il governatore
Mer e ed il comune pregarono il V. di togliere il ponte,
ii in modo che tutti passassero « per la terra ».
(AL cS Il V. volle sentirli tutti, ma tra i « borghesani »
AT c'era un oste che, per suo interesse, disse al V. che
| «il guastar quel ponte era di gran disturbo alli po-
« veri banditi, i quali non havrebbero potuto sicura-
« mente passare dentro la terra ». Onde il V. intesa
una ragione cosi sciocca e visto che la richiesta del
|: npa RE governatore e del comune era onestissima, ordinò
Biden c che il ponte fosse subito demolito, con grande utilità,
jm cn per le ragioni suddette. Solo l'oste e qualcun altro
ig sono rimasti dispiacenti, e hanno indotto le monache
a mandare la supplica. Ma, senza ordini in contrario,
il V. non permetterà « che sopra quel fiume si metta
«né trave, né altro legno, perché si ritornerebbe a
« quel di prima ». i

f:176r - (CCCCX) - 22 aprile - Al do:. Il cardinale ha or-
i dinato al V. che provveda per giustizia, in seguito a
un memoriale presentato al papa, circa un delitto,
che si dice commesso in Assisi, dove un Teofilo,
Buonacquisto e un Ventura di Caporosso avrebbero
ucciso un Cristoforo Ceoli, di li. Il V. non aveva
avuto notizia del fatto. Il suo luogotenente mandò vn,
uomo per informazioni e ne risultó che il Capitano
Teofilo Buonacquisto, avendo saputo che il Cristoforo
si vantava di «haverlo mentito », volle vendicarsi,
ed insieme al detto Ventura, persuase un contadino
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 181

del Capitano a bastonare il Cristoforo, « che è chie-
« rico di prima tonsura ». Il contadino, sulla strada
pubblica di Assisi, gli menò alcune bastonate, mentre
il Capitano e il Ventura gridavano « Dagli! Dagli! »
Il Cristoforo fu ferito alla testa; ma la corte di As-
sisi non s'informó; solo il governatore accettò e firmò
per 5 scudi una supplica del Capitano Teofilo e
del contadino, a patto di avere la pace. Non si
parlò del Ventura, che fu arrestato più tardi. La
somma pattuita non fu riscossa e il Capitano fuggì.

Il Ventura sarà condotto a Perugia e contro i
contumaci si procederà per giustizia, quantunque ab-
biano depositata la somma ed ottenuta la pace da
un fratello del ferito. Tutto ciò succede perchè i
governatori poche volte informano il V. di ciò che
succede; anzi egli è degli ultimi a saperlo e non
può provvedere alla giustizia, « che questa sarebbe
«la sua mira»; mentre i governatori credono che
egli voglia « levarle le cause, che questa non fu mai
« intenzione mia; sibbene di tenere mano che nessun
« delitto passi impunito ».

f:116t - (CCCCXI) - 22 aprile - Al do: In un fiume vici-

no a Foligno é stato trovato « suffocato » un giovi-
netto: Gio: Pietro, del Serrone — castello di Foli-
gno — con due ferite al capo. Si suppone l'abbiano
ammazzato due suoi fratelli « per hereditare ». Si
Si fanno indagini; « ma perchè hora in Foligno ci
«sono i Soprastanti, che hanno cura di tutto il go-
« verno et, con molti.privilegi che hanno, pretendono
« che tal cognitione spetti a loro, hanno mandato da
«me dui huomini per tal conto; ma io gli ho fatto
« chiari che la causa è veramente di questa corte
« et non loro, et me pare che siano restati sodisfatti ;
«ma se pur volessero anco sopra ció fastidirme, V.
«S. Illma e Revma .sappia che veramente li privi-
‘leggi di quella fiera, per ampli et grandi che sieno,
«non comprendono simili sorte de cause, le quali
giustamente sono di questa corte ».

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f:177r - (CCCCXII) - 22 aprile - Al do:. Il papa ha con-

cesso a Perugia la tratta di 1400 agnelli dalle Ma-
remme, «che consoló tutto questo popolo, il quale
«in quei giorni di Pasqua haveva patito assai di
possono dare le sentenze in contumacia, ma sono

T. VALENTI

« carne ». Ma i tempi sono ancora cattivi; quindi i
« castrati delle Puglie arriveranno assai più tardi »
e si tornerà alla penuria di prima; « perchè la città

«6 grande et piena di gente, la quale spaccia assai

« robba ». I rivenditori pregano il cardinale che ot-
tenga dal papa la licenza per altrettanti agnelli, on-
de supplire, almeno in parte, al bisogno « et non si

« metterà mano alle vaccine, che oltre non è la sta-

«gione, si verrebbe anche a diminuire il numero di
« quelle che si conduchino ogni anno a Roma ».

£:177r - (CCCCXIII) - 22 aprile - Al do:. « Il caso che li

« mesi passati occorse tra il Conte Gisberto Oddi
«et suo zeo (sic) fu veramente di consideratione,
« per essere successo tra gentilhuomini nobili come
« ciascuno di loro, et il rimettere hora il Conte sen-
« Zhavere la pace, crederei che non potesse essere
« se non di cattivo essempio, perché non è solito, per
«i scandali che di facile potrebbero succedere, di
« repatriare alcuno, che non habbi la pace dalli ad-
« versarij ». Anche il papa e il cardinale hanno sem-
pre cosi praticato. Peró avendo il Conte necessità
di attendere a suoi affari, anche perché ha una so-
rella da maritare ed un fratello assai giovane, il V.
propone al cardinale di dargli licenza di tornare a
Perugia per 15-20 giorni, ma secretamente, senza u-
scire di casa e senza ricevere visite; ciò non por-
terebbe danno. « Ma il rimetterlo affatto, potrebbe
« facilmente alterare di più lanimo dell'offeso », al
quale il V. ha parlato e fatto parlare: ma senza
risultato, perchè dice che, fino a che non è accomo-
data la causa della divisione, non potranno mai es-
sere d'accordo.

f:177t - (CCCCXIV) - 25 aprile - Al do: Gli inviati del

comune di Foligno per la causa del giovane. affogato
e ferito, parvero persuasi che i loro privilegi non si
estendano alle cause capitali. Ma quando sono stati
condotti a Perugia i due fratelli del morto, imputati
del delitto, hanno ricorso di nuovo, perché la causa.
resti ai Soprastanti della fiera ed hanno mandato
al V. la copia di due sentenze capitali del 1561 e
del 1567 in prova di ciò. I] V. ha risposto che si
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI

sempre di competenza della sua corte, nè risulta
che i Soprastanti abbiano mai fatta confisca di be-
ni È poi inconveniente « che i Soprastanti che so-
«no cittadini la cui giurisdizione dura due mesi,
« pretendano di giudicare le cause capitali »; ciò che
non può fare neanche il governatore della città. Se
ricorreranno al cardinale, il V. lo prega «di levarli
«una volta di queste. pretentioni acciò non siamo
« ogni giorno a questi contrasti ».

f:178r - (CCCCXV) - 25 aprile - Al d°:. Manda al cardi-

nale alcune lettere dalle quali risulta l’opposizione
fatta da Ascanio [l'iumi] Conte di Sterpeto, alla corte
di Assisi. Egli ha fatto fuggire un prigioniero dalle
mani degli sbirri. Il delitto non era grave e il conte
si è offerto di far costituire il reo nelle carceri; ma
l’atto è di cattivo esempio. E in questa occasione si è
saputo che un’altra volta il Conte, insieme ad altri,
tolsero alla corte alcuni presi « per gioco ». Perciò
il V. non ha voluto lasciare questo fatto « senza la:
« debita demostratione ». Il governatore di Assisi,
essendo i Conti di Sterpeto assai potenti, « et di
« seguito in Assisi», faceva capire di. aver piacere
che la causa fosse trattata dai ministri del V.; ed egli
ha mandato un commissario. per informazioni dei due,
fatti, « per farne quel resentimento che la giustitia
« comporta, perchè non è bene di lasciare pigliare
« tale ardire ad alcuno et massime a quel giovane,
« che per nobiltà sua deve forsi credere le sia lecito
«ogni cosa ». Tornato il commissario il V. riferirà
al cardinale, perchè — se. crede — possa far arrestare
il Conte, che è a Roma e ritenerlo « qualche giorno
«a corretione sua et ad esempio degl’altri ».

f:178t - (CCCCXVI) - 25 aprile - Al do:. Il V. ha mandato

un commissario per l’affare del ratto della giovane
di Cerreto, di cui scrisse il 1° aprile. È risultato
essere stata la. giovane rapita contro la volontà di
sua madre; ma i due rapitori asseriscono essere
stato col consenso della figlia, la quale lo confessa.
Gl'imputati si sono costituiti. Per tutto ciò, la causa
è di meno importanza; però sarà ugualmente spe-
dita e si farà giustizia ‘interamente. Quanto al ma-
trimonio, procederà la corte episcopale di Spoleto.

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T. VALENTI

f:178t - (CCCCXVII) - 25 aprile - Al do:. Il governatore

di Assisi scrive al V., a proposito della supplica se-
gnata per 5 scudi dal Capitano Teofilo Buonacquisto
e da Ventura Caporosso, di cui il V. scrisse il 22
passato, e vuol dimostrare che «la segnatura è stata
«fatta con giuditio ». Ma al V. pare che la somma
sia poca, e che i rei non si debbano lasciare, se non
ottengono prima la pace; domandarla « vuol dir nien-
« te ». Attende istruzioni.

f:179r - (CCCCXVIII) - 29 aprile - Al do:. Avendo scritto

molto « per le due poste passate», con questo ordi-
nario non ha nulla da scrivere e se ne compiace!

f:179t - (CCCCXIX) - 2 maggio - Al d°:. Con ogni premu-

ra e segretezza darà informazioni al cardinale circa
il governo di Rieti. Vi manderà persona che potrà
e saprà investigare il vero, « senza che altri possa so-
« spettare o accorgersi, dell'andata sua ». Al suo ri-
torno darà ragguaglio « di quanto se sarà trovato ».

f:179t - (CCCCXX) - 2 maggio - Al do:. « In seguito alle

piogge, il grano ha comenciato ad alterarsi di prezzo »,
e di più, non si trova a comprare, perché tutti vo-
gliono conservarlo, in vista dell'annata cattiva. Perció
— onde non mancasse il pane —- il V. ha fatto cercare
chi aveva grano, e a questi ha ordinato di venderlo
a prezzo corrente. Tra altro ha fatto « ritenere 500
«some di grano, che Mons: Ill.mo Cardinale di Pe-
«rugia haveva venduto ad un d'Assisi, et 1000 altre
«ho trovato esserci di Mons: Ill.mo Cardinale Ales-
« sandrino, della sua commenda ». Ha fatto vendere
tutto questo grano « per l'abbundantia », quantunque
gli agenti del cardinale abbiano detto che quel grano
é libero e potevano portarlo dove volevano; e infatti
intendevano portarlo a Gubbio. Il V. ha risposto di
non credere che il cardinale voglia « mancare alla
« città in questo bisogno, massime che se li pagherà il
« dovere ». Pare che i ministri siano soddisfatti; ma
forse se ne scriverà al cardinale, che « ne farà romore
«con N. S. et con lei». Perciò il V. ha voluto
informare che «il tutto ha fatto per zelo che ha di
« provedere che la povertà non patischi et perchè
«anco gli par giusto che il grano che si raccoglie
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 185

«in questo territorio si logri qui, quando ce n’è
« bisogno ».

1:179t - (CCCCXXI) - 5 maggio - Al d°:. Il V. andò a

Todi per informarsi delle cause che muovono quel
comune a voler imporre «la macina » e togliere le
« altre tasse che sono hora sopra l’havere et sopra
«il capo et fuoco, et anco il quatrino delle carni ».
Arrivò a Todi venerdì a sera. Il sabato, giorno di
mercato, con molta gente, convocò il consiglio gene-
rale per la domenica e fece notificare « per bando
« pubblico » la causa della sua venuta. Ordinò che
la domenica stessa ogni castello facesse la sua adu-
nanza, per tale negozio, e riferisse poi il lunedì al
V. Tutto fu eseguito.

Il V. intervenne al consiglio generale, e « acció
« si havesse più campo, ardire et materia di ragionare,
« fece leggere pubblicamente alcuni dubbij et questi
«fatti da lui in scritto et messi fuori sotto nome in-
« cognito che contradicevano al negotio ». Manda al
cardinale una copia di questa stampa, insieme alla
risposta del comune. Parló un solo consigliere « et
« assai debilmente contro il negotio, et molti altri dis-
« sero assai a favore, di modo che messo il partito
«fu vénto, non solo per i due terzi, secondo il so-
«lito, ma per i quattro quinti ». Anche tutti i castelli,
meno quattro o cinque, mandarono i sindaci a ri-
ferire « che si contentavano del macinato ».

Il V. visto questo generale consenso, che pur
non gli dette tanta soddisfazione come quello di Pe-
rugia, volle più minutamente informarsi, calcolando
quello che si paga ora. e quello che si pagherà dopo.
Trovò che i ricchi ci guadagnano e.i poveri non ci
perdono; anzi si «liberano dalle continue et perni-
« tiose esecutioni che ogni giorno se le fanno dai
« commissarij che hanno cura di riscuotere le impo-
« sitioni, che di presente si pagano, che veramente è
«una ruina per la povertà, la quale, per impotenza,
« spesse volte è sforzata lasciar vendere un pegno

«per 10 bajocchi, che vale 100 ». Però la differenza

con Perugia sta nel fatto che quivi, per applicare il
macinato, fu tolto l'aumento al sale e «i quattrini ».
« della carne comune, gravezza del ricco et del po-
«vero »; a Todi si leva anche il capo del fuoco, co-
mune a ricchi e poveri e l'imposta « per la libra » pa- T. VALENTI

gata dai possidenti. A Perugia si pagano di macinato
bajocchi 10 e 1/2 per soma di 450 libbre.

Ma siccome questa « permuta piace agli abi-
«tanti et si conosce non esservi danno del povero,
FLURHUE « ma piuttosto utile », crede il V. che il papa potrebbe
RIRItO EE accordare al comune il macinato per tre anni. Se

bb M in pratica si vedrà che ci sono difficoltà « che la
« teoria non sappia » e che «si veda che ci sia l'utile
« della. povertà » e si paghino più facilmente i pesi
camerali, si potrà continuare « il negotio »: altrimenti
si tornerà allo stato attuale. Se il papa lo accorda,
bisogna far bandire l'appalto « per vedere quel che
«se ne trova», prima di concludere. Perché nella
deliberazione del consiglio il V. ha fatto includere
la condizione che, se l'imposta del macinato non ba-
stasse per i: pesi camerali, si debba applicare un'im-
« posta per libra sopra l'havere, che sarà tutto peso
« de' riechi ». Ma potrebbe aversi tanto poco gettito
dal macinato, che per pareggiare occorresse un'im-
posta « per libra, più grave della presente; et cosi
«non potrebbe caminare il negotio». Se — ma il
Hi V. non lo crede — si ricavasse dal macinato un’of-
WE ferta maggiore della somma dovuta alla Camera, si
| EL potrebbe diminuire la somma dei 12 bajocchi del
M a macinato. Si rimette peró al cardinale.
TESI 20

f:181r - (CCCCXXII) - 6 maggio - Al do:. Oggi è stato
preso un Pietro di Filippo, da Montenero, comune
di Perugia, capitalmente bandito per omicidio e per
aver tirata « ad un altro un'archibugiata ». Quando
fu preso si ribelló, e rimase ferito « con una pallina »
il luogotenente del bargello. Ora si esaminerà e quanto
prima si farà giustizia; come in questi giorni è stata
fatta di un Bernardino di Sinigallia, reo di furti e di
un omicidio. « Si che in un medesimo tempo s'estirpe-
«ranno questi tristi et saranno di esempio et di ter-
« rore a gl'altri pari suoi ».

{:181t - (CCCCXXIII) - 6 maggio - Al do:. Ha ordinato
al governatore di Assisi che mandi a Roma « per la
« via ordinaria quel Matteo di Donato, da Poppi,
« prigione in quella rocca». Ha scritto una lettera
« aperta a tutti li governatori de i luoghi per dove
« passerà » che non, lo lascino parlare con altri, nè
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI

scrivere. Informa pure il governatore di Roma, « acciò
«a lharrivo suo possa farlo condurre all’Hospitale
« de’ pazzarelli, dov'é destinato ».

f:181t - (CCCCXXIV) - 6 maggio - Al d°:. Ha ricevuto

il memoriale che il governatore di Foligno ha inviato
al cardinale per farsi liquidare quanto deve avere
« per suoi viateci et fatiche fatte per causa de’ confini
« tra Visso et Norscia ». Il V. ha scritto a quei co-
muni, perchè dicano sù ciò, quello che credono ne-
cessario. Attenderà risposta, poi dirà «quanto gli
« parerà si convenghi a quel gentilhuomo, havendo ri-
« spetto alla qualità sua et alle fatiche fatte ».

f:181t - (CCCCXXV) - 9 maggio - Al do:. Il V. ha saputo

che a Monteleone, nella sala del consiglio, dov'erano
il commissario e i priori, discutendo il commissario
col cancelliere, questi gli tirò un coltello e lo feri
al naso. I priori misero in prigione il cancelliere e
il V. ha mandato la corte per condurlo a Perugia; e
« farà quel risentimento che giustitia comporta ».

1:182r - (CCCCXXVI) - 13 maggio - Al do:. Il V. «si è

«ingegnato di havere più vera et più piena informa-
«tione» sul governatore e sul governo di Rieti. Ma
« per essere luogo sì sequestrato da questa città »
si è servito di due religiosi e di due secolari, suoi
amorevoli e confidenti e « persone che fanno profes-
«sione di verità ». Hanno mandato un ragguaglio
che il V. acclude. Da questo risulta non essere « quel
« gentilhuomo molto versato negli ufficij et forsi non
«habbi la scientia et esperientia che ci bisogna ». Ma
quantunque i cittadini «lo tassino di molte cose » non
dimostrano che egli sia « né mal cristiano, né facci
« simonia delle cose di giustitia, né tampoco tocchi le
«donne d’altri, che questi sono i peccati. degni di
« castigo in ogni persona, ma molto più, negli uffi-
« cialij ».

Il V. crede che sia una ‘persecuzione, per avere
il governatore procurato che il cardinale « levi l'hau-
«torità di quei sei huomini, che havevano facultà di
«scrivere quel che li pareva delli ufficialij ». Ottima
provisione, che peró sarà dispiaciuta a quelli che
speravano « di poter haver sempre li ministri a loro

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T. VALENTI

« devotione ». Avute tutte le informazioni, il cardinale
potrà giudicare meglio del V.

£:182t - (CCCCXXVII) - 13 maggio - Al do:. I frati di

S. Francesco ed i priori di Perugia hanno pregato
il V. di andare a vedere «la ruina che minaccia la
« chiesa et il convento suddetto et una parte della
« muraglia di questa città », a causa di un corso d'ac-
qua, che viene dalla città stessa ed ha distrutta una
strada pubblica e attaccati i fondamenti delle mura.
Il V. crede che queste minaccino rovina e occorre
rimediare. Ma i frati ed il comune dicono di non
poterlo fare « per le loro deboli forze »; perciò vor-
rebbero essere aiutati dai confinanti, che sentiranno
giovamento dai lavori, per la strada che si riassetterà.
Vorrebbero dal papa il permesso «di mettere una
« colta [colletta] sopra detti terreni vicini, della quale
«se ne retrahesse almeno 500 scudi ». Si spera che
tutti pagheranno volentieri, sia per loro interesse,
sia per carità verso i frati « che sono molto amati
« dal popolo ». Hanno presentato un memoriale, che
il V. acclude e raccomanda.

.1:183r - (CCCCXXVIII) - 13 maggio - Al d°:. « Per rag-

« guagliare V. S. Illma et Revma che l’havere fatto
«io ritenere il grano dell'Illmi Cardinali di Perugia
«et Alessandrino, non è stato forse per poco ri-
« spetto ch'io porti alle cose loro, ma perché il bi-
«sogno mi ha astretto ». A giustificazione, dice che
tornato da Todi, vide che, e per l’assenza sua e per
le continue pioggie, non si trovava più grano da
comprare. Fu detto al V. dagl'« Ufficiali della piaz-
«za» che per questa ragione i fornai non potevano
più lavorare e che il giorno dopo si sarebbe stati
senza pane. Il caso meritava « celeri provisioni », e
il V. incominció dal far chiamare quelli che avevano
grano, specie un tal Donato che ne aveva in casa
500 some di uno di Assisi, cui lo aveva venduto il
Marchese Della Corgna. Cosi chiamó a sé l'agente
del cardinale Alessandrino, che ne aveva 1000 so-
me, pronte per mandarle a Gubbio; e ordinó a tutti
costoro che non mandassero via grano, finché ce
ne fosse bisogno a Perugia; « non mi parendo giusto,
«che in tal occasione si dovessi levare il proprio
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 189

« pane di mano a questo popolo, per darlo ad al-
« tri ». Ma non c'é stato tanto bisogno, perclíé quan-
do si é visto che c'era grano « per far lavorare la
« piazza », quelli che ne avevano si sono decisi a
metterlo fuori; « cosi si é supplito gagliardamente
« all'abundantia et non é occorso di toccare dui car-
« dinali. Però l'Agente dell'Alessandrino Pha venduto
« spontaneamente all'abundantia ».

Se sul principio, il V. non avesse fatto « un re-
« sentimento de tal sorta, o la povertà restava senza
« pane, o vero si sarebbe assai alterato di prezzo ».
Gli dispiace che i due cardinali «se ne siano gra-
«vati perché alli Signori cardinali porto quella ri-
« verentia et rispetto che me si conviene et vorrei
« sempre servirli et non dispiacerli, ma in certe co-
se, dove ne puó nascere tumulto nei popoli, come
questa della fame, non si puó fare di meno che
alle volte non si vagli anco delle cose loro, ha-
* vendone massime più abundantia degli altri ».

Il V. ha gradito che il cardinale gli abbia fatto
intendere la volontà del papa, alla quale si é sem-
pre conformato, come farà in avvenire, per suo do-
vere.

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f:183t - (CCCCXXIX) - 13 maggio - Al do:. Giorni fa in-

formò il cardinale come il Capitano Cesare Monte-
melini e Francesco detto « della Zaina» avessero
ucciso un Cecco di Battistella, da Corciano, con-
dannato a morte dal luogotenente Bernucci, per aver
ferito e sfregiato un giovane perugino. Il Montemelini
e il Della Zaina si sono costituiti, in seguito a sal-
vacondotto di non molestarli per altre cause. Ora
sono in prigione e si procederà. La corte crede in-
giusta la sentenza del Bernucci, anche perchè ema-
nata senza indizi, o, per lo meno, non era il caso
della pena di morte, perchè l’ucciso era un condan-
nato e la colpa era minore. Così la parte si difende;
e si farà giustizia,

£:184r - (CCCCXXX) - 15 maggio - Al d°:. Sono tornati

il commissario e i birri mandati a Monteleone per
condurre prigione quel cancelliere, che aveva fatto
insulto al commissario. Il fatto andò così: il com-
missario, tornato da Roma, tentò di avere dal consiglio

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T. VALENTI

il benservito, credendo di dover partire in breve. Il
cancelliere avverti il consiglio che i priori passati
« havevano scritto alli superiori delli mali portamenti
«del commissario et che però havessino riguardo
«di non fare cosa contraria ». Sicchè la proposta
non fu nè accettata, nè respinta; ma il commissario
ne voleva una copia. Il cancelliere gliela. consegnò,
ma il commissario notò che « non haveva messo tut-
«te la parole che haveva detto ». Il cancelliere ri-
spondeva di non poter alterare il verbale, né aggiun-
gervi altro. Il commissario rispose che questa era
«una spetie di falsità »; e — a quanto racconta il
cancelliere — ‘pare che il commissario, oltre alle
parole «le desse anco non so che pugna et ne mo-
« stra alquanto di livore nel viso: ma provarlo non
« SÌ può », perché era presente solo il- « cavaliere »
del commissario, che dice di non aver visto nulla!

Il cancelliere e i priori adunarono alcuni uomini
per decidere di mandare al V. il cancelliere insieme

.ad un altro, per querelarsi contro il commissario; il

quale, saputa la cosa, entrò nella camera dell’adu-
nanza per sentire di che si trattava; ma uno dei
priori lo prese per mano e lo condusse in un’altra
camera, seguito da altri due priori. Il cancelliere
entró anche lui, per:sollecitare i priori a rientrare
nell'adunanza, per decidere, e, visto il commissario,
si levó la berretta e gli disse « parole amorevoli
« et di reverentia »; ma in fine gli si lanció contro
con le mani al viso, e lo feri. non. si sa sé con un
coltello o con la mano. Il medico dice « essere stata
« punta d'arme»; e poi si trovò sull’uscio un col-

tello lungo un palmo, che si ritiene fosse del can-
celliere: ma egli lo nega.

Questo è quanto si è potuto sapere. Ora che è
in prigione, sarà esaminato, per. scoprire se «ha fe-
« rito per cólera» e se sia vero ehe il commissario

«se ne rideva coi priori». Poi si farà giustizia.

Ha informato il cardinale, sapendo « che. dall'una
« et dall'altra parte sarà fastidito », e forse il fatto
gli sarà raccontato diversamente.

Il commissario ha scritto che vuol partire da
Monteleone e ha domandato il successore. Per far
più presto, voleva che il V. gli mandasse uno « per

' « modum - provisionis »; ma non ha trovato chi vo-

lesse andarvi per poco tempo. Sarà bene che il car-
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 191

dinale mandi un ufficiale « di qualche esperientia »,
perchè lassù — stante « gli humori gagliardi» —
ci vuole un ministro « che sappi governare et farsi
« temere; ció che non ha fatto questo giovane, « che
« da principio si domesticó troppo con loro, metten-
« dosi insino a giocare a rotola, con poca dignità
« dell'ufficio, et poi in sei mesi si è partito due
« volte senza licentia et é stato fuori li mesi interi,
«da che n'é nato poi l'ardire et mala satisfatione
« di quella terra ».

f:185r - (CCCCXXXI) - 16 maggio - Al doe: Ha visto

quanto il cardinale ordina al V. con la lettera 11
corrente, per desiderio del papa, il quale vuol sa-
pere «come sieno ben custodite le scritture et in-
« strumenti pertinenti al pubblico ‘et al privato, et
«l'ordine che si tiene nelli archivij, ne i luoghi do-
«ve si trovano ». Il V. ha, incaricato un uomo a
posta, che domani partirà per tutti i luoghi della
provincia, per informarsi circa gli archivi. Appena il
V. sarà ragguagliato, scriverà; «et ‘se qualche pro-
« visione si farà in tale negotio, sarà una delle bone
« et sante opere che possa uscire dal retto et giusto
«governo di S. S. Poichè si varrà a levare l'occa-
« sione delle fraudi et falsità, che ogni giorno si
« scoprano a danno bene spesso di poveri pupilli ».

^

f:185t - (CCCCXXXII) -.16 maggio - Al d°:. A Città di

Castello è stato. preso un tal Guido Perugino, con
pugnale, scarpelli, tenaglie ed altri ferri « da furbo ».
Il V. sapendo che colui era sotto processo per. ferite
e sfregio a m: Giulio Boncambi, come già ne scris-
se, ordinò al governatore di' Città di Castello che
l'arrestato fosse subito rimesso in potere del V.
Il governatore l'ha interrogato, come sospetto di fur-
to, perché portava quei ferri e perché aveva venduto.
agli orefici di li 22-23 once d'argento. Ma il Guido
ha negato, « etiam che gl'habbia dato un'ora di: pe-
« ne »!

Poi il governatore l'ha mandato a Perugia, « do-
«ve, appena messo alla: corda, ha confessato il de-
« litto del quale era processato ». E ‘confessò anche
di avere, insieme a un: Giorgio Romano rubato i
voti di argento —: circa 10 libbre — alla Madonna T. VALENTI

di Spoleto. /La SSma. Icone, nel Duomo]. Se le

divisero tra loro, e il Guido vendette la parte sua

a Perugia e a Città di Castello; « di modo che la

« corda di Perugia ha, questa volta, havuta maggiore

« virtù di quell'altra » !! Crede, poi, che il reo con-
ia fesserà ancora « qualche altra tristitia ». Poi si spe-
E dirà « per giustitia». Intanto il V. ha scritto al
i luogotenente di Spoleto — che a suo tempo aveva av-
mus visato il V. del furto alla Madonna, « affinché stesse
Matto «avvertito se capitasse alcuno con argenti »; affinchè
po mandi al V. i testimoni che allora furono esaminati
« per provare il corpo del delitto ».

Mii £:186r - (CCCCXXXIII) - 16 maggio - Al do: Venerdì

nor sera tra le due e le tre di notte, un Giulio Cesare
LANA Narducci, di onorata famiglia perugina, tornando a
pw: casa sua, da quella di m: Giulio Degli Oddi, fu as-
aub. saltato da quattro o cinque e ammazzato, « con mol-
n x «te et crudeli ferite », con dispiacere della maggior
e parte della città, perchè il Narducci era molto ama-
nicae. to e stimato, essendo, oltre che un buon cittadino,
Bip d «un valente et coraggioso soldato. E ben vero che,
Bee « per troppa bravura alle volte reusciva fastidioso ».
B Non si sa chi l'abbia ucciso, perché fu di notte ed egli
WEE solo. Si sospetta di un Capitano Costanzo Paolucci,
ur Nieoló di Ser Felice e Antonio di Ser Teseo, i quali
| — citati — non compariscono e la casa del Capitano
Paolucci fu trovata sgombera. Le cause fin qui tro-
vate che li abbiano spinti al delitto, sono leggerissi-
(EE me. Ma si procederà secondo giustizia « per verificare
Tipo «il fatto et per fare quel resentimento de si brutto
RHET « caso, che per hora si potrà ».

Se ora non si possono avere coloro nelle mani,
il V. spera che ci capiteranno, come tanti altri, che,
« col tempo sono venuti a patire la condegna pena
« de’ lor commessi delitti ».

£:186t - (CCCCXXXIV) - 20 maggio - Al do: Alcuni
sbirri, che il V. aveva mandato a Trevi per pren-
dere un prigioniero, s’incontrarono, nell’ andata,
a S. Eraclio con uno che si suppone abbia ru-
bato in una chiesa; é lo presero. Di che accortisi
quelli del castello, « uscì fuori il sindaco con trenta
«o quaranta huomini, et ritolsero il prigione alli
AIA CERERI 4 e LATIANO E

STORIA PATRIA

EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 193
« sbirri, facendoli anch’essi prigioni et spogliandoli
« d’armi ». I Soprastanti alla fiera di Foligno, saputo
il fatto, mandarono a pigliare il prigione e a rila-
sciare gli sbirri. Questi dissero più volte a quegli
uomini di S. Eraclio che erano della corte di Peru-
gia e «havevano fatto il prigione» a richiesta del
V. Ma quelli risposero che non conoscevano per
padrone il governatore di Perugia e nemmeno il pa-
pa, ma solo i Soprastanti della fiera.

Ma siccome gli sbirri alle volte dicono più di
quello che è, il V. mandò l’avvocato fiscale per in-
formazioni. Questi scrive da Foligno la lettera che
il V. acclude. Da questa il cardinale vedrà « quanto

« quelli huomini se rendano poco degni delli privile-.

« gi di quella lor fiera, poichè così malamente li
« usano », avendo fatto rilasciare quel prigione, for-
se senza neanche esaminarlo; e ciò « sia per conser-
« vare la lor giurisdizione, come anco per coprire il
« delitto di quegli huomini di S. Racchio ».

Ma non ci riusciranno, perchè il commissario ha
già cominciato a scoprire la verità. Pare che quegli
uomini vogliano ricorre al papa visto «che se le
« tiene le mani adosso et che non se li lascia far
« cosa impertinente », affinchè li tolga dal governo
di Perugia, cosa che il V. non crede; e anche se la
tentassero, non si persuade che il papa dia ascolto
alla loro domanda, perchè la presentano « affinchè
«le loro malefatte non sieno viste et corrette ». Ma
il V. si rimette all’infallibile giudizio del papa, « per
«la quiete dei: popoli e la dignità di questo gover-
«no ». Quanto al V. — purché serva a S. S. — non
si cura se avrà una città di più o di meno sotto la
sua giurisdizione.

f:187r - (CCCCXXXV) - 20 maggio - Al do:. Il governa-

tore di Città di Castello non può spedire la causa
di Sante Roncaglia, perché questi è malato. Il V.,
per ordine del cardinale, ha chiesto al governatore che
— appena guarito il Roncaglia — venga alla fine della
causa.

f:187t - (CCCCXXXVI) - 20 maggio - Al do:. Giorni fa

il V. informò il cardinale del grave ferimento di Mas,
simo Lucarini a Trevi, uomo discolo e malveduto.

14

è
Ve alls

Aera

Solus dit s

LE

(

\ Y T. VALENTI

Il feritore è un tal Regolo, figlio di un falegname,
contro il quale si è proceduto. « Hora questo Massimo,
« continuando nel suo strano procedere, havendo ha-
« vuto parole col Cav: Filippo suo fratello, della
« religione di S. Lazzaro e Mauritio, si mise in casa
« propria, mentre il Cavaliere stava resarato in una
« camera con la porta chiusa, a tirargli per un buso
« et fessure dell’uscio un’archibusata, la quale però
«non colse detto cavaliere, et quelli che lo defendono
« dicono che l'uscio sta posto in tal maniera, che non
« era possibile vedere nè offendere alcuno che fusse
«in detta camera et che l’archibusata fu sparata per
« mettere terrore et paura al detto cavaliere. Il che,
come sia, non per questo la corte resta di procedere
«innanzi, per venire alla condennatione, come sarà di
« giustitia, non avendo io voluto mettere questo caso
«a compositione, con tutta l’instantia che me ne sia
« stata fatta, perchè sendo il giovene incorreggibile,
« bisogna raffrenarlo col castigo, non essendo questo
«il primo delitto et trascoragine (!) commessa da
« lui ». Informa il cardinale, affinché, se il Lucarini
ricorresse a lui, sappia che il V. non l'ha ammesso
alla « compositione ».

f:188r - (CCCCXXXVII) - 23 maggio - Al do:. Si è accer-
tato che i rei dell'omicidio di Giulio Cesare Narducci
sono il Capitano Costanzo Paolucci, Antonio di Ser
Teseo e Nicolò di Ser Felice; e forse ebbero complici.
Il delitto appare più grave, perchè sembra che co-
loro non avessero « causa di risentirsi pur di parole,
non che « di ammazzare sì spietatamente un giovene
«tanto honorato et valente ». Perciò si procede con
ogni rigore e si costringeranno i padri e i parenti
a ricomprare i beni, quando sarà venuta la condanna.
« Et anderei ancora pensando di farli scaricare le
« case, per fare esemplare demostratione di questo.
i «fatto; se non che dui sono figlioli di fameglia
« et l’altro ha un fratello et la casa è sottoposta a
«fideicommisso; ma spero che la giustitia de Dio
«le farrà un giorno capitare nella rete, per patire
«la pena di si brutto eccesso commesso senza causa

« et senza ragione alcuna ».

f:188r - (CCCCXXXVIII) - 23 maggio - Al d°:. « Io non

« sono haltrimenti informato dell’impedimento che hab-

A^
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 195

« bino li ministri del Credentiere di N. S. al passo

« di Sassoferrato nel portare dell'armi. So bene che li

« bandi pubblicati si sono fatti per ordine dell'Illmo

« et Ecemo Sig: Giacomo Boncompagno; ma con tutto ;
« questo, scriveró al commissario di quella terra che

« proveda alla conservazione di privilegi del luogo

« et all'indennità del suddetto Credentiero ».

f:188t - (CCCCXXXIX) - 21 maggio - Al do:. È tornato
a Perugia il commissario che il V. aveva mandato a
S. Eraclio, per l'affare del prigioniero tolto ai birri,
Il delitto è provato e sono state messe in prigione
sei persone, le più colpevoli; le altre lasciate. sotto
sicurtà. E stato un fatto « di malissimo esempio »,
perché non solo fu tolto il prigione « ma rilevorno
«anche li sbirri qualche bacchettata ». Si scusano col
dire che non sapevano essere quella la corte del V.;
scusa frivola, perché i birri si diedero bene a cono-
scere. Il prigioniero, rilasciato dai Soprastanti della
. fiera, è stato ripreso a Terni « per altro accidente ».
Il V. ha scritto a quel governatore che tenga il pri-
gioniero sotto buona scorta.
Intanto si procederà per far giustizia. « Nel che
« quei signori di Foligno restano malissimo sodisfatti
« et credo certo che ricorreranno a N. S. et a V. S.
« Illma et Revma la quale potrà intendere le loro
« pretentioni, che son sicuro le giudicherà vane et
« conoscerà ch'io non fo se non per la giustitia, con
« quella integrità che soglio et devo ».

f:189r - (CCCCXL) - 21 maggio - Al do:. Si è informato
del modo col quale nella provincia si custodiscono
« scritture pertinenti al pubblico et al privato ». Peró
« non si è trovato alcun ordine che sia buono et quelli
« pochi che ci sono, malamente si osservano ». Manda
la relazione scritta dalla persona che raccolse le
notizie.

f:189r - (CCCCXLI) - 27 maggio - Al do:. Ha già scritto
al eardinale che il commissario di Monteleone do-
manda il successore, e il V. consigliava di mandarlo.
Ora il commissario ha scritto al V. per dirgli che le
lettere inviate dal commissario al cardinale, « sono
« state trattenute dalli suoi, che non hanno voluto T. VALENTI

« presentarle, pensando forsi che havesse da mutarsi
« di parere; ma crescendo in lui tuttavia più iltimore,
« giudico che non sia se non bene di levarlo, acciò,
«non succedessi qualche altro scandalo ». Ma faccia
il cardinale come crede.

Quanto a quel cancelliere ehe offese il commissa-
rio, avendo confessato, si esaminano i testi a difesa,
coi quali vorrebbe provare la provocazione, « et che
«la sera innanzi ebbe le pugna dal Commissario ».
Si manda un incaricato per informazioni e si farà
giustizia.

f:189t - (CCCCXLII) 21 maggio - Al do:. La causa di Ce-

sare Montemelini e Francesco Della Zaina, per l’omi-
cidio di Cecco Battistella, condannato a morte, dopo
lunga discussione si spedirà. Manca il voto del luogo-
tenente, e attende istruzioni, « acció conforme al giu-
«sto et alla volontà sua si possino questi due gio-
« vani ispedire ».

\

f:189t - (CCCCXLIII) - 30 maggio - Al do:. Il governato-

re di Foligno scrive al V. di aver mandato ambascia-
tori a Roma. Il V. non sa «le commissioni che hab-
« bino, nè quello che sieno per trattare ». Forse sarà
per dolersi che si tolga alla città la competenza di
giudicare nelle cause capitali. Il V. osserva solo che
Foligno ha molti privilegi « che le prime istanze sieno
«de suoi ministri, ma in esse sono anche eccettuate
«le cause capitali et gravi et le civili che eccedano
«la somma di 300 scudi». Quando sono accaduti
omicidi — e a Foligno ne accadono più che in tutto,
il resto della provincia — il V. ha mandato com-
missari; le confische sono state fatte dai camerali di
Perugia, senza danno della parte, perchè «le spese
«che si fanno, si computano nella confiscatione di
« quello della Camera ». In tempo di fiera, quando
i Soprastanti hanno tutti i poteri, non volevano « che
« il superiore mettesse le mani sulle cause capitali ».
Il V. non lo ritiene giusto, perciò ne scrisse al car-
dinale. Il papa e il cardinale sono stati dello stesso
parere.

Ciò non è piaciuto a« quelli huomini », che hanno
senza causa, ricorso al papa, e al cardinale. Il V.
non se ne cura: prima di tutto perchè le sue azioni
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI 197

sono tutte giustificate « e fatte con zelo di giustitia
«et del servitio di V. S. Illma et di N. S.». Poi
perché il cardinale si degna di proteggere il V.
Sicchè « quegli huomini non potranno far giustizia
«a modo loro, che sarebbe causa di scandali e di
« più ne andrebbe di mezzo la riputazione del go-
« verno, et se anechilarebbe la sopraintendenza che
« ha nella provincia », con danno grave della Camera,
che non avrebbe ció che le spetta, se il tesoriere e
il fiscale non conoscessero le cause che implicano
confisca di beni. Il popolo non resterebbe soddi-
sfatto, perchè non tutti i delitti verrebbero puniti
« col rigore et demostratione che si fa alla corte ge-
« nerale, temuta molto di più che quella dei governa-
« tori particolari ». Informa il cardinale di tutto ciò,
quantunque il V. sia sicuro che non lascierà « far pre-
« giuditio alla giurisditione di questo governo ».

f:190t - (CCCCXLIV) - 30 maggio - Al d°:. Il cardinale

ha dato permesso al Conte Gisberto Degli Oddi di
trattenersi due mesi da « queste bande ». Il V. glieli
lascierà godere in pace e non lo molesterà: anzi con-
nuerà a far di tutto per pacificarlo con lo zio. A
tal fine si è intromesso per accomodare la lite civile
tra loro. Oggi stesso ne ha parlato a lungo col fratello
«del conte e' spera in un buon fine; in modo che,
sopita questa causa, si possa fare la pace: nel che
il V. spenderà ogni suo: potere. Spera cosi far cosa,
grata al cardinale.

f:191r - (CCCCXLV) - 3 giugno - Al Cardinale Guasta-

villani. — «Il caso dell'homicidio commesso nella
« persona di m: Giulio Cesare Narducci, di qui,
«è stato cosi brutto, che non se ne può dir tanto,
«che non sia peggio»; perchè commesso senza
ragione, da più persone e di notte. Il V. ha fatto di
tutto per scoprire i rei di questo delitto « occultis-
« simo »; e li ha scoperti nelle persone etc: (già nomi-
nate nelle lettere precedenti). Si procede e si pro-
cederà contro di esse, « con ogni rigore di giusti-
«tia»: e appena scaduti i termini prescritti, saranno
condannate, e i padri di due di esse verranno co-
stretti a ricomprare le legittime; all’altro si confi-
scheranno i beni, non potendosi far altro, « non es-
sendo i malfattori nelle mani ».

dal
nilo: — Ad

, Y

wy T. VALENTI

Quanto al memoriale presentato al papa e al
cardinale contro un tal Ascanio da €Casacastalda,
il V. non ha avuto contro di lui altra querela, che
di aver dato uno schiaffo ad un giovane di li, per cui
fu processato. In seguito al memoriale suddetto, il
V. lo farà prendere e verificherà le cose esposte;
ma dubita che siano vere non avendone mai sentito
« qualche romore », poichè è falso che costui « habbi
« alcun favore, che non è nè men conosciuto in corte ».
Soltanto, nel procedere contro di lui per quella rissa
e porto d'arme, si è saputo ch’egli è « soldato di
« fortezza ». Ma si chiarirà meglio il tutto, c, se
reo, lo farà castigare.

f:191r - (CCCCXLVI) - 3 giugno - Al do:. Poichè il papa
e il cardinale vogliono che il V. « conosca » la causa
contro Alidonio di Liborio e Angelino di Giulio, da
Spello, imputati di aver ferito presso Terni un Giu+
seppe di Antonio, di lì, per « causa di molta consi-
« deratione et di haverli di più levati i denari »,
non mancherà di far di tutto per prendere i rei: ma
sarà difficile, perchè il luogotenente di Spello, avvi-
sato dal governatore di Terni, non solo non li ha
presi, ma si sa che li lascia abitare nelle loro case,
dove non si può andare senza l'intervento del luogo
tenente [dei Baglioni] « per non causare qualche ro-
« more ». E il V. dubita che il luogotenente, sapendo:
tutto ciò, li lasci fuggire. Penserà a quello che si
potrà fare.

f:191t - (CCCCXLVII) - 6 giugno - Al d?:. « Questa mat-
«tina sono stati condennati capitalmente et in con-

« fiscatione de’ beni il Cap: Costanzo Paolucci, il conte

« Antonio Baldelli et Nicolò di Ser Felice, di quì,

« per l’homicidio commesso da essi a’ giorni passati

« nella persona di m: Giulio Cesare Narducci ». Ma
essendo contumaci « si verrà all’incameramento dei
«beni con astregnere Ser Theseo, padre del Conte

« Antonio et Ser Felice, padre de Nicolò, alla le-

« gittima et m: Ascanio Paolucci a ricomprare la

« robba del Capitano Costanzo ». :

Il V. è sicuro che allegheranno molte ragioni per

non pagare, « che sono tutti assai litigiosi ». Informerà

il cardinale, perché provveda « che questi non pos-
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI

« sino gloriarsi delle cavillationi et i malfattori della
« lor scelleragine, che veramente è grandissima et
« tutto il mondo chiama vendetta contro essi». Vo-

lendo il V. «per compimento di giustitia », pren-

dere in questo caso qualche provvedimento straordi-
nario, ha pensato « di fare un decreto che mai pos-
« sano essere rebanditi né gratiati, se non per breve
«di N. S. et non già se peró ammazzassero altri
« banditi condennati solo per pari ma etiam diu (sic)
« per maggiori delitti, perché vo intendendo che de-
« segnano d'ammazzare un bandito, per poter essi
«levarsi da dosso questa condennatione capitale. Et
«de più desiderarei anco, nel caso di questi con-
« dennati, far pubblicare un bando che se osservasse
«il Motu proprio della fe:me: di Pio IIIJ, che chi
« l'ammazzasse, se fusse bandito, potesse remettere sé
« stesso; et se non fusse bandito, potesse nominare
« un altro, nonostante la limitatione fatta dalla Santa
« memoria di Pio V9, che non vuole che il Motu proprio
« di Pio IIIJ habbia luogo se non quando un bandito
«ammazza l’altro. Et anco l’herede di questo infelice
« giovene, che è stato ammazzato, desidererebbe se
«li mettesse adosso qualche taglia, acciò, o vivi o
«morti, in qualche tempo capitassero in man della
« Corte ». :

Poiché a tutto ció non basta l'autorità del V.,
desidera che il cardinale gli dia una speciale autoriz-
zazione.

1:192t - (CCCCXLVIII) - 6 giugno - Al d°:. Per la cattu-

ra di quel m: Leonida di Angelino, da Spello, te-
mendo che, se inviava il bargello, non fosse riuscita,
parlò della cosa con Orlandino Vibio gentiluomo di
Perugia, « molto servitore et de amore (?sic) parente
al Sig: Guido Baglione, padrone di Spello, et li
« misi il negotio tanto grave, che se questa cattura
«non fosse riuscita, il Sig: Guido havrebbe perso
« assai della buona gratia che ha presso N. S. et
« molto havrebbe perso il luogotenente di Spello, del
quale sinhora, in questo negotio ci era poca so-
disfatione, per quello mi haveva scritto il governa-
«tore di Terni». Aggiunse il V. altre parole che
furono efficaci, tanto che il Baglioni mandó subito un
uomo al luogotenente, che rispose con la lettera che

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il V. manda acclusa. Anche il V. serisse a quel luogo-
tenente, mandandogli la lettera del cardinale, perché
catturasse « quell'Angelino canonico (?) e non du-
« bitasse di giurisditione ». Il luogotenente ha 1utto
eseguito, come risulta dalla lettera: sicché « quel gen-
« tilhuomo merita commendatione che veramente sem-
«pre io l'ho havuto per discretissimo et bono uffi-
« ciale ». Gli arrestati sono in mano del luogotenente,
e il V. non si cura di averli, perchè non sa se la
causa si deciderà a Perugia.

Avverte il cardinale che in questa causa c’è di
mezzo l’interesse di un Don Martino, priore di Be-
vagna, e sarà facile « che la parte adversa alleghi
« questo tribunale per sospetto, perché veramente Don
« Martino è allievo et creato de casa mia ». Perciò
sarà bene che la causa vada a Terni, dove è quel-
l’altro arrestato. Se però il cardinale vuole che si
decida a Perugia, «l'assicuro sopra l’honore et co-
« scientia mia che non si farà se non quanto vorrà
« la giustitia, tanto nel procedere, como nel decidere ».

f:198r - (CCCCXLIX) - 10 giugno - Al d°:. Ha ricevuto

lettera del cardinale che proibisce l’esportazione del-
l'olio dalla provincia, fuorchè per Roma. Il commis-
sario della Camera, d’ordine del papa, ha già pubbli-
cato un bando che revoca tutte le licenze, e il V.
lo farà osservare.

£:193t - (CCCCL) - 10 giugno - Al de: Ricorderà il car-

dinale « di un putto morto con due botte in testa »,
trovato in un fiume vicino a Foligno e che furono
sospettati del delitto due fratelli del morto, i quali
arrestati furono condotti a Perugia. La causa «si
«trova in termini d'ispeditione »; ma il luogote-
nente ha dato voto per l'assoluzione, per le ragioni
esposte nell’informazione che acclude, per il parere
e gli ordini del cardinale.

f:193t - (CCCCLI) - 10 giugno - Al do:. Si è presentato

al V. un m: Cesare Catalucci, [Catucci?], da Narni,
nominato dal Cardinale di S. Sisto a commissario di
Monteleone. Il V. lo ha subito ammesso: all'ufficio,
dove spera si porterà bene, avendo già avuti altri
simili incarichi.
EPISTOLARIO MONTE-VALENTI

201

1:193t - (CCCCLII) - 10 giugno - Al do: Avendo il car-

dinale ordinato al V. che l’informasse della causa
contro Gio: Pietro Quarantotto, cancelliere di Mon-
teleone, carcerato per offese al commissario, gli man-
da una breve relazione, col voto del luogotenente.
Prega farlo rivedere e dare ordini.

1:194r - (CCCCLIII) - 18 giugno - Al d°:. Ha ricevuto let-

tera del cardinale circa la cattura a Spello di Leo-
nida ed Angelino, di li. Secondo le istruzioni, il V.
ha mandato gli sbirri a Spello, con il luogotenente
del bargello, con lettera del cardinale che gli dice di
valersi, se crede, della corte del V. per mandare i
carcerati a Roma. « Pur che li prigioni se conducano
«a salvamento, se risolva come tornerà meglio, ricor-
« dandoli, sopra tutto, che oltre sieno condotti dalla
« corte, le facci anco dare sigurtà d'andare con essa,
« ació se stia più al sicuro». Il V. è certo che il
luogotenente userà ogni diligenza, come ha fatto per
la cattura.

S SENS TEE REST ANO GIORNO

T dal A
-— MÓÁÁ PEDE, LP INDICE

DEI NOMI DELLE PERSONE E DEI LUOGHI

ACHILLE di Panfilio, 82.

ADRIANO, detto «il conte», da
Perugia, 13.

AGELLO (Perugia), 82.

[AGNELLO de GRILLO, 22.

ALEMAGNA (de) e CADORNA .

CESARE, vese: di
Tirreni, 122.

ALESSANDRO IV, papa, 32.

ALIDONIO di Liborio, da Spello,
198.

ANCONA, 38, 57, 87.

ANGELI BIAGIO, da Urbino, 122.

ANGELINO di Giulio, da Spel-
lo, 198, 201.

ANGELO di Binetto, da Campi-
gnano, 30.
ANNIBALE di
rugia, 16.
ANSIDEI Rodolfo, da Perugia, 36.
ANTONIO da Fabriano, « scola-

ro» a Perugia, 54, 55.

ANTONIO di Leone, da Montone,
82.

ANTONIO ROMANESCO, 30.

ANTONIO di ser Teseo, da Peru-
gia, 192, 194, 198.

ANTRIA (Arezzo), 133.

ARCEVIA (vedi: ROCCA CON-
TRADA).

ARTENIO FLAMINIO, 160,
162, 165.

‘ASCANIO da Casacastalda, 198.

ASCOLANO (Foligno), 22, 27, 118,
126.

ASSISI, H, IV, XII, — 4, 20,
47, 50, 70, 75, 79, 80, 81, 90,
97, 100, 114, 115, 122, 138, 141,
146, 153, 161, 180, 186.

ASTANCOLLI FLAMINIO, da
Todi, 168, 164.

BAGLIONI, famiglia, 23, 80, 114,

195, 157, 162.

Cava de

Francino, da Pe-

161,

BAGLIONI ADRIANO, 21, 22.

» ASTORRE, 31.
1% ATALANTA, X, 23
28, 29.
» BRACCIO, 144.
» GIO: PAOLO, 94.
» GUIDO, 31, 144, 199.
» PAOLO, 144.
» VESPASIANO (Spa-

siano), VII, IE, — 12
129, 135, 147, 151, 158,
169, 171, 118.

BECCUTI GIULIA, 98.

BALDELLI ANTONIO, 198.

BARTOLOMEO, alias « BAR-
CIO », zingaro, 176, 177.

BARTOLOMEO da Montecastello,
66.

BASCHI, 10,11.

BATTISTA da
34.

BATTISTA da Sassoferrato, 165.

BAVIERA (Principe di), 101.

BELISARIO n. n. governatore di
Città di Castello, 5.

BERNABO' PIERINO,
168, 175, 178.

BERNARDINO di Goro, da Pie-
tramala, 163.

BERNUCCI. Mons: AGOSTINO,
luogotenente di Monte Valenti,
6, 22, 38, 89, 45, 58, 63, 82,
96, 99, 189.

BERTO di Sante, 163.

BETTONA, 94, 162.

BEVAGNA, V, 37, 39, 43, 44,
47, 49, 50, 61, 62, 63, 69, 70,
12, 74, 79, 90, 100, -109, 132,
141, 148, 161, 200.

BEVIGNATI GIULIO, 8.

BIAGIO di Galante,
177.

Pontecentesimo,

144, 145,

zingaro,
204

BIGAZZINI Conte UGUCCIONE,
1, 2, 130.

BOLOGNA, Il. 53, 150.

BOLOGNESI donna FELICE, 171.

BONAZZI LUIGI, storico, XIII.

BONCAMBI GIULIO da Perugia,
191.

BONCAMBI GIULIO CESARE, fi-
glio naturale di GIULIO BON-

^ CAMBI, 148.

DOCET ANNIBALE, 161.

SFORZA, 161.

BONCOMPAGNI FILIPPO, cardi-
nale di S. Sisto, nepote di
Gregorio XIIIo, III, VI, VH, X,
XI, XII.

BONCOMPAGNI GIACOMO, ge-
nerale di S. Chiesa, nepote di
Gregorio XIII» d, VI, —
4, 50, 55, 57, 68, 76, 87, 115,
116, 136, 137, 149, 150, 152,
161, 195.

BONFRENI CARLO, da Perugia,

34, :
BONELLI MICHELE, cardinale
« Alessandrino », VIII, 97, 115,
184, 188, 189.
BONTEMPI ANGELO, capitano,
da Todi, 53.

BORBONI Mons: GIACOMO, Ar-
. civescovo di Pisa, 112.
BOSSI Mons: FRANCESCO, ve-
scovo di Perugia, 57.
BOSSOLO DIAMANTE, 87.
BRANCIONI ANDREA da Peru-
gia, 64.
BRIZZI BARTOLOMEO, da Par-

ma.

BRUFA (Perugia), 74.

BRUGNOLI GIO: MARIA, luogo-
tenente di Monte Valenti, 66, 96,
99, 101, 176,

BRUNI MATTEO, da Rimini, 146,
150.

BUDA, castello di Cascia, VII —
102, 117, 128, 129, 159.

BUONACQUISTO TEOFILO, da
Assisi, 180, 181, 184. ‘

CAGNOLINO, zingaro, 177.

CAMAGNANI COSIMO, governa-
tore di Todi, 124.

CAMERINO, 15, 100, 150.

CAMPAGNA, di Roma, 19.

CAMPELLO (di) Conte PAOLO,

XIII.

CAMPIGNANO, 30.

T. VALENTI

CANDIA, isola, 16.

CANNARA, V, 39, 43, 44, 62, 63,
94, 148.

CANTAGALLINA FRANCESCO,
da Perugia, 162.

CANTAGALLO VINCENZO, da
Foligno, 77.

CARLO V, Imperatore, II, VIII.

CARNEVALI CLEMENTE, da No-
cera, 82.

CARTARI DOMENICO, da Bo-
logna, lettore di filosofia a Pe-
rugia, 5.

CASAGLIA (villa), 21.

CASCIA, VII — 24, 38, 40, 64,

- 86, 99, 100, 101, 102, 103, 104,
110; 112, 115, 117, 122, 129,
145, 153, 170.

CASELLI Mons: TOMMASO, do-
menicano, vescovo di Cava dei
Tirreni, governatore di Perugia,
III — 10, 14, 87, 141.

CASTEL DELLA PIEVE, 62, 68.

CASTEL DELLE FORME (Peru-

gia), 84. s
CASTELLO INNOCENZIO (Ca-
scia), 38.

.CASTELLOTTIERI, 12.

CASTELRIGONE (Perugia), 183.

CASTELRITALDI, (Spoleto), 64.

CASTIGLIONE DEL LAGO, 25,
26, 144, 151.

CATUCCI CESARE, da Narni,
commissario a Monteleone, 200.

CAVALLUCCIO di Ciana, da
Foligno, III.

CECCO di Battista, da Corciano,
173, 189, 196.

CELLINI LUIGI, da Cerreto, 172,
173.

CEOLI CRISTOFORO,
180.

CERRETO di Spoleto, 38, 59, 60,
172, 1783, 178.

CESENA, 1l.

CESARE di Gio: Maria,
sato, 23.

CESI, famiglia, 168.
» FEDERICO, chierico della

Camera Apostolica, VI. 9, 18.

» PIERDONATO cardinale, 115.

CHIUSI, 167.

CIBO n. n. cavaliere, 3.
» ALBERICO II°, principe
di Massa, signore di Monteleo-
ne, 16.

da Assisi,

da Fos-
CICADA GIO. BATTISTA, cardi-
nale, II.

« CICCIA » vedi: Giulio di Luca
di Mariotto, (detto).

CIMERI PATRIZIO, di Baschi,

10.

CIOCCHI DEL MONTE SANSA-

' VINO, cardinale, zio di Giulio
ILE; i

CIPRO, isola, 16.

CITERNA,. 49, 56.

CITTA’ DI CASTELLO, Xil. —
24, 66, 86, 160, 161, 166, 169,
170, 191, 192, 193.

CIVITELLA (Perugia), 105, 108.

CLEMENTE VII, papa, I.

CLITUNNO, fiume, 107.

COLONNA PROSPERO, 55.

COMITOLI ORAZIO, da Peru-
gia, 65, 76, 980.

COPPETTA BECCUTO, da Fa-
briano, « scolaro » alla Sapienza
di Perugia, 54.

CORNARO LUIGI, cardinale, vi-

ce-camerlengo di S. Chiesa, II,
IV.

CORTESE GEROLAMO, amba-
sciatore del duca d'Urbino a
Roma. XIII.

CORTONA, 28, 117, 124, 145.

COSTANZA di Camillo, da Pisa,
- 89,

CRISPOLTI FAUSTINO, capita-

no, da Perugia, 93.

CRISTOFORO . . . cerusico, a
Montefalco, 73, 85.

DONNINI LUCANTONIO, da Rio-
freddo, 30.

DURASTANTE. . . . cerusico,
a Sassoferrato, 30.

ERCOLE da Perugia, 20.

FABENE ORLANDO, da Panicale,
145.

‘FABRIANO, 114, 128, 134, 188,
139, 142, 145, 150.

FABRIZIO di Masso, da Monte-
labbate, 125.

FAMAGOSTA, isola, 16.

FANO, 112.

FARNESE ALESSANDRO, cardi-
nale, Il, IX.

FAZI BERNARDINO, 171.

FERRARA, ducato, 1l.

(FERRARA, duca di, 93.

‘FERRERI GIUSEPPE cardinale di

Vercelli », 59, 64.

INDICE DEI NOMI DELLE PERSONE E DEI LUOGHI

FIBINI CASTORA, 20, 21, 39,
63.

FIBINO (Gubbio), 20.

FILIPPO d'Arcangelo, 122.

FINETTI Mons: GIULIO, gover-
natore di Perugia, 14, 24, 36,
44, 50, 87, 108.

FIRENZE, 10, 94, 179.

FIUMI ASCANIO, di Assisi, con-
te di Sterpeto, 183.

FLAMINIO D’ARTENIO, da Chiu-
si, 147, 148. ^

FOCACCIA VINCENZO da Foli-
gno, 3.

FOIANO, stato di Siena, 179.

FOLIGNO, IV, V, XL — 15, 18,
19, 21, 32, 33, 34, 36, 31, 39,
44, 41, 49, 50, 53, 55, b8, 63,
68, 69, 70, 71, 74, 15, T1, 18,
19, 81, 84, 89, 93, 95, 96, 97,
100, 107, 111, 118,119, 120, 121,
131, 149, 167, 177, 181, 187,
193, 196, 200.

FORNARO GIO: MARIA, da Cit-
tà di Castello, 166.

FOSSATO, 66, 101.

FOSSATO, castello di Perugia, 23.

FRANCESCO di Goro, 67.

FRANCESCO da Pitigliano, 30.

FRANCESCO di Sinibaldo, da
Cerreto, 172.

FRANCHI AURELIO, da Perugia,
20.

FRANCHI MADDALENA, mona-
ca, 20.

FRATTA (oggi Umbertide), 20.

FULCIERI BARTOLOMEO, da
Sassoferrato, 27.

FULVIO di Bastiano, da Città
della Pieve, 68.

FULVIO di Costanzo, da Perugia,
62.

GABRIELLI CARLO, capitano, di
Gubbio, 5.

GABRIELLI FRANCESCO di Gub
bio, 65.

GALEOTTO n. n. capitano, 9.

GALLI TOLOMEO, cardinale, VII.

GENOVA, 32.

GHERARDI ASCANIO, 105, 120.

GHISILLIERI ETTORE, di Jesi,
signore di Rocca Contrada, 16.

GIACOMO di Giuliano, da Peru-
ria, 171.

GIOVANNI di Nicola, da Brufa,
14.

205
GIO: BATTISTA detto « il solda-
to», da Leonessa, 102.

GIO: BATTISTA da Panicale, 66.

GIROLAMO (don) di Bertucci-

. no, da Monte Oriano, 49.

GIROLAMO di Cristiano, da Pie-
tramerlina, 43.

GIROLAMO di Felice, da Monte-
falco, 85.

GIULIO di Cesareo, da Perugia,
60.

GIULIO di Luca di Mariotto, det-
to « Ciccia », 8, 22, 38.

GIULIO di Marcantonio, da Cam-
pignano, 30.

GOLETTA (La) (Tunisia), 83, 85,
86, 88.

GRANATI GRANATO, da Firen-
ze, 179.

GREGORI ser LODOVICO, nota-
ro, da Foligno, 58.

GREGORIO XIII, papa (Ugo Bon-
compagni), 1.

GROSSETO, 12.

GUALDO CATTANEO, 32, 33, 36,
39, 49, 53, 71, 18, 84, 86, 93,

- 98, 110, 112, 132, 137,

GUALDO TADINO, I. — 54, 55,
114, 119, 128, 134, 137, 138,
139, 142, 145.

GUALTEROTTI LUCA,
bico, 165.

GUALTIERI FRANCESCO, da Pe-
rugia, 34.

GUASCONTE SALVATORE, spe-
ziale in Roma, 33.

GUASTAVILLANI FILIPPO, car-
dinale, nepote, di Gregorio XIII,
Hil, VII, IX.

GUBBIO, 20, 35, 39, 65, 184, 188.

GUERRIERI DOMENICO, da Fab-
bri (Montefalco), 89.

GUERRIERI MATTIA, da
bri (Montefalco), 89.

GUERRIERO di Feliciano, da Pe-
rugia, 57.

GUIDO PERUGINO, 191, 192.

GUIDONE n. n. capitano, 142, 151.

GUIDONI FILIPPO, 87.

.LEONCINI (o LEONCILLI) PIE-
TRO, di Giovanni, da Spoleto,
bandito, 165, 167, 170.

LEONESSA (Abruzzi), Vll —
104, 117, 118, 128, 129, 153.

LEONIDA di Angelino, da Spello,

190, 200, 201,

da Piòb-

Fab-

206 ; T. VALENTI

LIBERATI BONIFACIO, da Pe-
rugia, 64.

LIBERATI MARCELLO, capitano,
86.

LIVIO di M°. Cristoforo, da Sie-
na, 28.

LORETO, 101.

LUCA di Francesco,
100.

LUCARINI FILIPPO da Trevi,
Cav: dei SS. Maurizio e Laz-
zaro, 194.

LUCARINI LORENZA, moglie di
Monte Valenti, 1, ll.

LUCARINI MASSIMO, da Trevi,

ll, 18, 172, 175, 193, 194.

LUCIGNANO (Todi), 177.

LUPATELLI LODOVICO, 126.

MACERATA, 138.

MAGIONE (Perugia), 97.

MAGGIUCCI MARCO ANTONIO
commissario a Citerna, 56.

MANICHINO Mons: FABIO, Udi-
tore della Camera Apostolica,
29.

MANSUETI MANSUETO, da Pe-
rugia, 39.

MANUZI CAMILLO, da Città di

Castello, « lettore » della Sapien-
za a Perugia, 113.

da Perugia,

MARCA D'ANCONA, ll. — 15,

16, 19, 48, 131, 136.
M ARCANTI EUGENIO,
nente dei Baglioni, 43.
MARCELLI BENEDETTO, luogo-
nente criminale di Monte Valen-
ti.
MARCO DELLA VERDOLINA,

luogote-

82.

MARGHERITA D’AUSTRIA, du-
chessa di Parma e di Piacenza.
VIII. — 102,.103, 104, 109, 110,
116, .121;* 128, : 129,108; 150.

MARIANI GIO: PIETRO, da As-
sisi, 168.

MARIOTTO da Perugia, 74.

MARIOTTO di Sante, 163.

MARSCIANO, 179.

MARSCIANO (conti di), 105, 108.

+‘ MARTELLI CESARE, 146, 151.

MARTELLI PAOLO, capitano, 138
142.

MATELICA, 114, 150.

MATTEI BERNARDINO, da Sas

soferrato, 27.
MATTEI COMITOLI FABIO, 151,
152, 155.

MATTEO DI DONATO, da Pop-
pi, 186.

MAZZA PARIS, potestà di Mon-
tefalco, 122.

MAZZANTI LODOVICO, da Foli-
gno, 61.

‘MEDICI (de) COSIMO I°, Gran-

duca di Toscana, VI - 12, 39.

» FRANCESCO MARIA,
94, 162, 168.

MONACO (del) ANTONIO da Fo-
iano, 179.

MONDAVIO (Ancona), 112.

MONTALERA, 144.

MONTE (del) Vedi: CIOCCHI.

MONTE (del) Marchesi, 108.

MONTE S. MARIA, castello, 56.

MONTEFALCO, 18, 37, 43, 47, 50,
61, 63, 73, 79, 85, 89, 90, 94
95, 97, 99, 100, 106, 107, 109,
114, 116, 119, 122, 131, 141, 164.

MONTELABBATE (Perugia), 52,
54, 115, 125.

MONTELEONE, 16, 84, 86, 100,
101, 103, 110, 115,117, 122, 132,
145, 170, 177, 187, 189, 190,
195, 200.

MONTEMELINI CESARE, capita-
no, 2, 8, 174, 189, 196.

MONTEMELINI Conte NAPOLEO
NE, signore di Rocca di Re-
schio, 23.

MONTESANTO (Spoleto), 59, 60,

MONTESPERELLI ALESSAN-
DRO, 21.

MONTESPERELLI CAMILLO,
154.

MONTESPERELLI PROSPERO,
130. |
MONTESPERELLI RODOLFO,
130.
MONTI PIERPAOLO, da Assisi,

80.

MONTONE, 66, 86.

MORICONI TELEMACO, da Mon-
tefalco, 85.

MORONE GIROLAMO,
le, 150.

MORRO (Foligno), 21, 22, 27, 82.

MOSELLI ACCURSIO, da Gualdo
Tadino, Potestà di Foligno, 53.

MOTTINI STEFANO, colonnello

del Re di Spagna, 83.

cardina-

INDICE DEI NOMI DELLE PERSONE E DEI LUOGHI

207

NAPOLEONE da Casacastalda, 15.

NARDUCCI GIULIO CESARE, da
Perugia, 192, 194, 197, 198.

NERO (del) ALESSANDRO, da
Pietramerlina, 43.

NICOLINI ANGELO, palafrenie-
re del Card: Filippo Buoncom-
pagni, 20.

NICOLO’ IV, papa, 177.

NICOLO’ di ser Felice di Baldo,
soldato, 8, 22, 38, 192, 194, 198.

NICOSIA, 16.

NOCERA, 24, 34, 35, 36, 38, 62,
82, 99, 101, 104, 187.

NORCIA, 38, 99, 104, 133, 187.

POE (degli) . capitano, 37,

obbI (degli) ADRIANO, 108, 109,

ODDi (degli) ANNIBALE, 109.

ODDI (degli) ARRIGO, 141.

ODDI (degli) GISBERTO, 108,
140, 197.

ODDI (degli) GIULIO, 192.

OLIVIERI CONVERSINO, 49.

ONGARESE, mons: n. n. luogote-
nente di Spoleto, 157.

ORAGO (?) GIOVANNI, frate,
irlandese, 75.

ORAZIO di Filippo, da Perugia,

93.
ORSINI Mons: FULVIO,
vo di Spoleto, 12.
ORSINI PAOLO, potestà di Mon-
tefalco, 43.
ORSO (d’) GIUSEPPE, ebreo, 38,
46, 56, 57.
ORVIETO, 21,

vesco-

94, 108, 183.

OTTAVIO signore di FIBINO
(Gubbio), 20.
OTTAVIO di Brenzo da Pietra-

merlina, 43.
PACINO , FRANCESCO, 36.
PALIONI VIRGILIO, 105.
PANFILIO n. n. da Assisi,
PANICALE, 145.
PAOLO II, papa, 27.
PAOLO III, papa, |], ll — 43.
PAOLONI ANTONIO, da Trevi,
bargello di campagna di Ro-
ma, 12.
PAOLONI DEMOFONTE, da Tre-

Vi,
PAGLONI TARQUINIO, da Tre-

vi, 11, 12, 18.
PAOLUCCI ASCANIO, 198,
208

PAOLUCCI COSTANZO, capita-
no, 192, 194, 198.

PARMA (duca di), 37.

PARRIANI FRANCESCO, vice
potestà di Trevi, 172.

PASSARO BERNARDINO, 165.

PASSIGNANO, 66, 144, 145.

PELLETTA MELCHIORRE, go-
vornatore di Assisi, 4.

PELLINI FABIO, capitano, 9.

PELLINI POMPEO, storico, 153.

PELLONE di Matteo, da Foligno,

52.

PENNA (della) CLAUDIO, alias
de Innocentijs, cavaliere, colon-
nello dei Veneziani, 7, 8, 14.

PENNA (della) FABRIZIO, 154.

PERIBALLI FULVIO, da Vero-
li, potestà di Monteleone, 169.

PERINELLI CAMILLO, capitano,
87, 91, 101, 123.

PERUGIA 1, il HI, IV. V, VI,
Vill, IX, X, XL XH, XIH -
9; 4-6, 75. 9; 10, 14, 106.18
19,.21, 22. 28, 24, 25,20, 21,
.28, 31, 34, 35, 36, 37, 38, 40,
42, 43, 44, 46, 47, 50 a 59, 60,
62, 64, 65, 66, 68, 71, 75, 19,
83, 84, 86, 90,. 91, 92, 94, 97,
98, 100, 101, 102, -111, 113, 114,
117, 120, 123, 126, 127, 130, 131,
133 a 137, 139 a 141, 143, 146,
147 a 150, 152 a 154, 159, 161
a 163, 174, 176, 181, 184, 188,
196, 200. 1

PESARO, 128.

PETRELLI FELICITA, da Trevi,
madre di Monte Valenti, 1.

PETRONI MUZIO, da Trevi, 72,

75.

PIAGGIA ANTONIO, da Spello,
Potestà di Trevi, 31.

PICCINI FRANCESCO, tesoriere
del comune di Perugia, 42, 125.

PICCOLPASSO CIPRIANO, ar-
chitetto, 9, 23, 43, 44, 62, 148,
149, 152, 154.

PIEGARO, 20.

PIERANTONIO di Nicolò, det-
to «il fratino», 153, 154, 158.

PIETRAMERLINA (Perugia), 43.

PIETRO di Filippo, da Montene-
ro, (Perugia), 186.

PIETRO PAOLO dell’Imperia, 29.

PIETRO da Turrita, (Montefalco),
157,

. T. VALENTI

PIETRO VINCENZO, da Bovara
(Trevi), 29.

PINELLI FRANCESCO, da Pe-
rugia, 30.

PIO IV, papa, ll, XIV' - 35, 199.

PIO V, papa, 5, 20, 49, 125, 199.

PITIGNANO, 12.

PLACIDO di Cesario, da Perugia,
46.

PLEBANI don FRANCESCO, 38.

PONTECENTESIMO (Foligno),
34.

PONTE NUOVO di Bevagna, 44.

PONTE PATTOLO (Perugia), 4.

PONTE VAL DI CEPPO (Peru-
gia), 75.

POPOLA (Foligno), 120.

QUARANTOTTO GIO: PIETRO,
cancelliere di Monteleone, 201.

RAMAZZANO (Perugia), 108.

RAMPESCHI MARTINO, da Fo-
ligno, 95, 100.

RANALDI ASCANIO « scolaro »
alla Sapienza, 167.

RANIERI BACCIO, da Perugia,
33

RANIERI FABRIZIO, da Valesi-
na, nobile di Perugia, 178.
RANIERI FRANCESCO, da Schi-
fanoia, 159.

RANIERO n. n. capitano, da Pe-
rugia 21.

RANUCCIO conte di BASCHI, 10,
11.

RAVENNA (Esarcato), Il.

RECUPERATI Mons: n. n. go-
vernatore di Perugia, 14.

REGOLO di Girolamo, da Trevi,
173, 194.

REMPERI GIORGIO, governato-
re di Assisi, 9.

RIDOLFI Mons: NICOLA, vesco-
vo di Spoleto, 71.

RIDOLFI RANALDO, consultore
della « Sapienza », 146.

RIETI, III, - 184, 187.

ROCCA CONTRADA (oggi AR-
CEVIA), 15, 26.

ROCCA DI RESCHIO (Perugia),
23, 28.

ROCCHI (de) ANTONIO, capita-
no, 23, 88, 93.

ROMA, I, IH, V, IX, e passim.

ROMAGNA, Il. - 3, 19, 48, 96,
128, 131, 140, 150, 157.
RONCAGLIA SANTE, da Città
di Castello, 166, 169, 170, 193.

ROSA. CAMILLO, da Passigna-

no, . 145.

ROSCIOLI ROSCIOLO, da Peru-
gia, 54, 55.

ROVERE (della) FRANCESCO
MARIA II, duca d'Urbino,
XII, 119.

« - GUIDOBALDO II, 35, 50, 51.

RUERES (?) MACHRISTIN (?),
prete, 15.

SALUCCI LIONEO,
173.

SALVUCCI VINCENZO da Peru-
gia, 122.

SALVI (o SALVO) FEDERICO,
da Trevi, 72, 75.

SALVUCCI LEONE, da Perugia,
30.

SANFELICE . Mons: n, 24, 27.

SANGIORGIO Mons: n. n, go-
vernatore di Camerino, 63, 103.

SAPORITI IPPOLITO, luogote-

nente del governatore di Assi-

98, 91, 92,

si, 4.

SASSOFERRATO, 15, 19, 22,
26, 27, 35, 44, 53, 96, 112, 113,
137, 195.

SAVELLI GIACOMO, Cardinale,
169. ;

SAVELLI Mons: MARIANO, ve-
scovo di Gubbio,. 128, 134, 137,
138, 142, 145.

SCAFALI, (Foligno), 27, 32, 120.

SERRONE (Foligno), 181.

SEVERI ANDREA, capitano -da
Sassoferrato, 55.

S. ERACLIO (Foligno), 192, 195.

SFORZA di S. Fiora, cardinale,
37.

SGAMBIROLA FRANCESCO, 118.

SIGILLO, 101.

SILVESTRO di Ferrante, di Roc-
ca Contrada, 26.

SISTO V, papa, XIV.

S. LORENZO (Trevi), 89. i

S. MARIA DEGLI ANGELI, 81.

S. NICOLO’ DELLE CELLE (Pe-
rugia), 42.

SORANO (vedi: CASELLOTTIE-
RI).

SORBELLO, castello, 56.

SOZI LEANDRO, da Perugia, 148.

SPAGNA (re di), 101. :

STORIA PATRIA

INDICE DEI NOMI DELLE PERSONE E DEI LUOGHI

209

SPELLO, 21, 68, 114, 119, 131,
198, 199, 201.

SPERELLI (vedi MONTESPE-
RELLI).

SPICA PIETRO, da Cerreto, 172.

SPINELLI FRANCESCO, da Pe-
rugia, 173.

SPOLETO, VI - 59, 64, 71, 94,
158, 167, 170, 192.

STAFFA (Della) SCIPIONE, capi-
tano, 2.

STRACCALOSSO MARIO, capi-
tano, da Panicale, 10.

STRAPPA (Dello) ANGELO, 155.

TARTAGNO ANTON MARIA, da

Bologna, Potestà di Sassofer-
rato, 53.
TERNI, Il, iV: - 71, 195, 198,

'TAUCCI (o Di TAUCCIO) LU-
CA, da Sarnano, 136, 138.
199.

TESEO da Perugia, 20.

TOCCIO da Casacastalda, 15.

TODI, - 24, 53, 71, 81, 160, 165,
168, 171, 176, 177, 185.

TOMMASO (don) da Castelfi-
dardo, prete, condannato a mor-
te, 9.

TOPINO, fiume, 43.

''ORRETTI FRANCESCO, da Pe-
rugia, 46.

TORRETTI VIRGILIO da Peru-
gia, 69.

TORSCIANO (o TORGIANO), 74.

TOSCANA, 12.

TRASIMENO (lago), 125, 140, 164,
168.

TREVI, I, IX - 11, 31, 34, 40, 46,
41, 50, 63, 64, 68, 12, 16, 19,

82, 89, 90, 91, 94, 98, 99, 100,
105, 107, 109, 114, 119, 131,
141, 158, 161, 166.

TROSETTI ANNIBALE, da Tre-
v3.11; :12;

TROSETTI GIROLAMO da Tre-
vi, maestro. di casa di Mons:
Orsini, vescovo di Spoleto, 12.

UGOLINI ANTONIO, 32.

UMBERTIDE (vedi: FRATTA).

URBINO. (stato), 4, 12, 13, 15,
16,.19, 67, 112, 154.

USIGNI (Cascia), 117.

VALENTI ALFONSO, figlio di
Monte, 11.

VALENTI BENEDETTA, figlia di
Monte, 11.
210 T. VALENTI

VALENTI BENEDETTO, padre di

Monte, 1.
VALENTI MONTE, 1, ll e pas-
sim.

VALENTI REMOLO, fratello di
Monte, 140.

VALENTI ROMOLO,
Monte, 104.

VALENTI SUBREZIA, figlia di
Monte, 11.

VANNI FRANCESCO, 153, 158.

VARINO di Prospero, 172.

VELUTELLI. GUIDO, « scolaro »
della « Sapienza », 117.

VEROLI, 177.

VIBIO CARLO, 49.

VIBIO MUZIO, 111, 105.

VIBIO ORLANDINO, 199.

VENEZIA, 14.

fratello di

VENTURA di Caporosso,
181, 184. i

VILLA ASCOLANA (Foligno -
Vedi: ASCOLANO).

VINCENZO detto «il mancino di
Moretto », 111.

VINCENZO, detto « il prete », 87.

180,

VISCONTI Mons: n. n. chierico
di Camera.
VISSO, 16, 19, 59, 180, 187.

VITIANI SCIPIONE, da Peru-
.gia, capitano, 65, 76, 80. i

VITELLI Mons: VITELLOZZO,
poi cardinale, 150.

VITELLI CHIAPPINO, 66.

VITELLI NICOLO’, 2.

ZAINA (della) FRANCESCO, 174,
189, 196.
LA CRONACA DEI MERGANTI

Lupovico IAcOBILLI, scrivendo verso la metà del se-
colo un libro intitolato Huomini illustri discesi da Foli-
gno, e Famiglie nobili di d. Città, ecc., nel compilare le
notizie della famiglia Merganti, ricordò il nome di Lodo-
vico Merganti con queste parole: « Messer Lodovico ji-
«glio di Messer Antonio Merganti fu dottore celebre:
« compiló la cronaca dei Merganti, che si conserva oggi
«appresso la Signora Olimpia Aldobrandini moglie del
« Principe Panfilio. Nel 1418 fu Governatore di Roma, e
« fece rifare il ponte di quattro capi di detta città, buttato
«e rotto dal fiume. Nel 1425 prese per moglie Francesca
« di Hippolito Aldobrandini nobile fiorentino, e ne generò
« cinque figli. Nel 1450 andò Governatore in Assisi, dal
«20 febbraio sino al 10 marzo, che vi mori, e fu sepolto
« in S. Francesco avanti il Sepolcro della Regina Sabba in
«una sepoltura con queste lettere: sEPUL. NOBILIS VIRI ET FA-
« MILIAE LUDOVICI DE MERGANTIBUS DE FULGINEO ET SUORUM C€Or? Sua
«arma, che sono due papere che si guardano, nere in

CS

«campo bianco ». E siccome lo Iacobilli, secondo il suo
lodevolissimo sistema, indicava sempre in margine dei suoi
scritti la fonte dalla quale avea tratte le notizie, alle parole
suddette premise questa nota: Dorius. Lib. 4, fol. 175. E
di fatti il Dorio nel 49 libro della sua Historia della fa-
miglia Trinci, riferì esattamente tale notizia, indicando a
sua volta la fonte di essa così: Chron. Ant. M. Ludov.
Mergant. apud « Aldobrand. Urb. et cop. apud me» (2).

(1) BIBLIOTECA DEL SEMINARIO DI FOLIGNO, Cod. V
p. 175. 5, 1, fol 158.
(2) Storia della Famiglia Trinci, Foligno, 1638.

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219 M. FALOCI

Ambedue gli storici trascrissero questa Cronaca, ed
entrambi inserirono queste loro copie in due loro codici
miscellanei, che si conservano nella biblioteca del Seminario
di Foligno. La copia del Dorio è mutila (1) quella dello Ia-
cobilli è intera (2), ed è arriechhita da molti disegni di monu-
menti antichi di Roma e di Foligno che dovevano trovarsi
nell'originale della Cronaca. Due volte lo Jacobilli ricorda
questo originale: una volta, come si è veduto, nell'indicato
volume del suo Libro delle famiglie di Foligno; una secon-
da volta, in principio della sua copia, dove scrisse cosi:
« Questa cronica dei Merganti è stata copiata dall'originale
«esistente appresso il S. Cardinale Aldobrandini che fu
« scritta dal 1421 da Lodovico Merganti da Foligno ». Una
terza copia di questa Cronaca si trova nell'Archivio Va-
ticano (3), ed anche essa è ornata di molti disegni, i quali
però debbon esser opera di un artista molto modesto,
mentre quelli della copia Iacobilli manifestano l’opera di
un pittore più valente.

Da queste tre copie ho potuto ricostruire il testo che
qui si pubblica, e che, sebbene riguardi la storia di una
sola famiglia, accenna nondimeno a fatti, e inserisce do-
cumenti, che per la storia dell’alto Medio Evo non sono
senza importanza. Nel 1421 Ludovico di Antonio Merganti
da Foligno, avendo raccolte dalla bocca del suo genitore
le notizie dei suoi antenati, dolente che le guerre con i
Perugini avessero distrutti nel XIII secolo tanti ricordi
della sua famiglia, per norma dei discendenti volle inet-
tere in scritto le sue domestiche tradizioni, e cominciò rac-
contando la discesa in Italia dell’Imperatore Ottone IIl,
e come questi lasciasse in Foligno un Mazzeo Morganti
suo gran capitano, dal quale discese la sua nobile famiglia.
E nel racconto il cronista inserì alcuni documenti dell’Im-
peratore suddetto, del Papa Gregorio V, e del Papa Sil.

(1) BIBL. DETTA, Cod. A, V. II, fol. 463 e sg.

(2) BIBL. DETTA, Cod. A, II, 5, fol. 138 e sg.
(3) Fondo Borghese, s. IV, Miscell. 174, fol. 132 e sg.
CRONACA DEI MERGANTI 213

vestro II, documenti che non so se trascrisse dagli ori-
ginali, ovvero dalle copie che doveva possedere.

E siccome il nostro Ludovico racconta fatti, e indica 306
con diligenza gli anni, i mesi e i giorni nei quali accad-
dero quei fatti così antichi, così è da credere che egli
avesse buoni documenti, dai quali poteva attingere quelle
notizie. Anche i ricordi topografici che egli indica, confron-
ti sui luoghi, corrispondono a verità, e quindi depongono
sulla attendibilità del suo racconto. Egli dice di esser nato
nel 1389, e che nel 1418 fu nominato Governatore di Ro-
ma per le raccomandazioni della potente famiglia ‘Trinci
che era sua parente. Notizia singolare, poichè gli archivi
del Campidoglio nulla sanno di questa elezione, la quale
in un uomo di non ancora trenta anni sembra. un po’
strana. Ma d'altra parte, non è facile dubitare di una no-
tizia così particolareggiata, scritta da chi ne cra oggetto,
notizia che doveva servire per uso domestico, e che nep-
pure era destinata alla pubblicità.

Ma un'altra cosa è singolare. Il Merganti racconta
che nel 1418, essendo egli Governatore di Roma, ed es-
sendosi guastato per una grande piena del Tevere il
Ponte dei quattro Capi, i Deputati a quel restauro fecere
scolpire sul ponte, come ricordo, l’antico stemma di Casa
Merganti « che (così scrive il cronista) in sino al presente
«si può vedere ». Purtroppo questo stemma oggi non
si trova, ma se il racconto che fa della cosa il nostro
Lodovico, a prima vista non permette alcun dubbio, ra-
gioni cronologiche ci rendono incerti se queste notizie
si debbono accettare o rifiutare. Lodovico Merganti che,
come Governatore di Roma, nel 1418 restaurò il Ponte
Quattro Capi, potrebbe essere la stessa persona con quel
Lodovico Marganeo 9 Margani, che nel 1482 e 1483 era
a Roma curator viarum, e che, con tale incarico poteva
restaurare il Ponte Quattro Capi? La coincidenza è sin-
golare, ma la differenza di età, dal 1418, al 1483, è tale
che non é possibile ritenere che si tratti della stessa
persona. if

Altri dubbi, come vedremo, ci nascono annotando al-
M. FALOCI

214

tri fatti ricordati dal nostro cronista, tanto che non pos-
siamo impedire che dinanzi alla nostra memoria si pre-
senti il nome di quell’ Alfonso Ceccarelli, che nella vicina
Bevagna si rese celebre per la manipolazione, o alterazione
di tali cronologie. E' un fatto certo però, che la presenza
di Ottone III in Foligno sulla fine del X secolo, risulta
sicura, come vedremo per altri documenti di indubbio va-
lore.

Qui si pubblica questa Cronaca, alla quale ho aggiunto
poche note, aggiungendovi alcuni dei piü notevoli disegni
della copia Jacobilli, avendo ricercato inutilmente negli
Archivi di Firenze e di Roma l’originale, che, anche co-
me opera di arte, doveva essere interessante.

(1) EMILIO RE, Maestri di strada in Roma. Nell'Archivio del-
la R. Deputazione Romana di Storia Patria, Roma, 1920, vol. XLIII,
p. 81. Nel 1483 era Maestro delle Strade Lodovicus Marganeus: nel
1484 Lodovicus de Marganis.
CRONACA DEI MERGANTÍ

Origine della famiglia dei Merganti di Foligno (1).

lo Lodovico figlio dell’eccellente dottore di legge mes-
ser Antonio, primo dei Merganti, e di madonna Ottavia
Trinci, ambedue di nobilissima famiglia e cittadinanza in
questa nostra città di Foligno, posta nell'Umbria, avendo
più volte ragionato con i miei genitori suddetti della. stir-
pe di Merganti, piantata in questa nostra città, ebbi da
loro lume di molte cose intorno a ció: et io desideroso
di farne memoria a' successori miei, con molta fatica l'ho
mandata a compimento. Dove qui ne scriverò di mio pu-
gno, come l'ho trovato in più, e diverse scritture perve-
nute in mia mano in quast'anno 1421.

Perché li brevi di Ottone 39 Imperatore, e molte
lettere di sommi Pontefici, e altre scritture furno arse, e
andorno a male, nel sacco fatto dai Perugini, in questa
nostra città l'anno 1281 nel Pontificato della felice ricor-
dazione di Papa Martino quarto, dove che con fatica ho
potuto farne qui memoria. Peró nobili lettori, e succes-

sori miei consanguinei, leggendo il presente libretto, sa-

rete pienamente informati della nobiltà e da chi fu pian-
tata questa mia famiglia dei Merganti in Foligno. Io l'ha-
verei scritta in latino, ma mi sono risoluto, come ho fatto,
in lingua materna, per essere intesa da dotti, ed idioti,
come con la bontà di Dio ho scritto a laude della San-
tissima Maestà, che con l'aiuto suo daró principio.

Nel Pontificato di Papa Giovanni XVI (2) l'anno 995
incirca, successe la morte di Ottone 29 Imperatore Ger-
mano, per la qual cosa gli nobili di Germania elessero
subito Ottone 39 suo figlio, che ancora non haveva finito
il XII? anno, quando fu eletto. Doveché molti principi
suoi sudditi, volevano un suo zio carnale, e perciò nacque
controversia nell'Impero. Ma per aver detto Ottone piü

(1) I manoscritti di questa Cronaca, cominciano con la produ-
duzione di un disegno o miniatura che ricordano il matrimonio di
Lodovico Merganti con Giovanni Aldobrandini, e del quale si da
un fac-simile nella pag. che segue.
(2) Doveva dire Giovanni XV.

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J 216 M. FALOCI
favore, venne ad essere confermato nel seggio Imperiale.
Dopo che molto stette castigò e diede morte a tutti i ri-
belli.

Dopo alquanti mesi Papa Giovanni suddetto, essendo,
scacciato da Roma da Crescenzio Numentano, nobile cit-
tadino Romano, il quale s'era fatto da se stesso Impera-
tore Romano, illegittimamente, e per le reprensioni, e minac-
ce, e scomunicazioni fatte al detto Crescenzio, e non vo-
lendo obbidirli, cercava il detto Crescenzio di volerlo far
morire; però fuggì il detto Pontefice a Viterbo, e poi a,
Fiorenze, dove mandati ambasciatori al detto Ottone con
pregarlo, ed esortarlo per il bene di S. Chiesa si volesse
trasferire in Italia, per castigare detto Crescenzio, ed a
lui rimettere in sedia, come legittimamente —meri-
tava (1). Dove che avendo quest'occasione, per
più suoi disegni convocò, e ridusse un buono esercito
dei suoi sudditi, e cominciolli a far marciare per l’Italia
alla volta di Fiorenza, dove risiedeva il sommo Pontefice,
dove im poco tempo arrivò a Fiorenza il 0 Ottone:
e fatte le debite riverenze al sommo Pontefice, e stati al-
quanti giorni assieme, mandorno poi la cedula a (C NEN
zio sudd. che venisse per santa obbedienza a comparire
avanti a sua Beatitudine per il chhe non volendo obbedire
anzi fortificatosi: per difendersi, non dopo molti giorni,
fatto muovere l’esercito per diverse strade per la volta
di Roma per castigare il detto Crescenzio, ed anche il
falso Papa creato da lui, adimandato Giovanni XVII (2).
E venuto il detto Ottone per la strada di Perugia, ed il
di seguente a Foligno, occorse che avendo menati molti
nobilissimi personaggi in sua compagnia, e consanguinei
suoi, tra gli altri il Conte Mazzeo primo suo cugino,
Conte Palatino, il quale Conte la notte seguente del loro
arrivo in Foligno, gli venne una febbre pestilenziale, come
dai medici fu detto, non sicuro della sua vita, dove fu
forzato per consiglio del suo Barba (3), e dei medici di
rimanere in Foligno, a vedere di potere ricuperare la
sanità. Dove che messer Corrado (4), primo di questo no-

(1) Anche qui errore, forse della copia.

(2) Il Merganti scriveva cinque secoli dopo questi avvenimenti,
sicchè non è da meravigliare se ricordò, con poca esattezza iatti
così remoti.

(3) Barba, cioè Zio.

(4) Per la genealogia dei Trinci vedi DORIO, Histoira della
Famiglia Trinci, Foligno, 1638; LITTA, Famiglie celebri italiane,
Dispensa 6, dove sono amplissime notizie.
CRONACA DEI MERGANTI

217

me, de’ Trinci, nobilissimo cittadino di Foligno, lo ri- a
cevette in casa sua nella Compagnia dell’Abbadia incon- i
tro la Chiesa di S. Agostino, e tutta la sua famiglia di
numero dieci, a spese del detto messer Corrado, e fatti

venire medici forestieri, da Perugia et da Camerino, a spese
pure di messer Corrado, e tenutoli in casa sua per più comodo:
e dopo pochi giorni gli fu forza per consiglio dei medici,
e pericolo della sua vita di armarsi dell'arma di S. Chie-
sa, e pigliata l'estrema unzione la notte seguente, volta-
tosi con la mente a Dio con pregarlo con ogni suo po-
tere, se era per salute dell'anima sua di chiamarlo all'al-
218 M. FALOCI
tra vita, che non lo facessi stentare; e se sua Divina
Maestà gli porgea, e gli rendea la sanità, faceva voto di
prendere per legittima sposa madonna Giovanna, prima fi-
gliuola legittima, e naturale del detto Messer Corrado,
senza alcun prezzo di dote; dove che la matina seguente
venuti i medici alla sua visita, lo trovorno tutto infiam-
mato, e rosso di tutta la sua persona, come fosse stato
scorticato, dove fatta consulta, tutti li medici dissero che
questo era buona speranza della sua vita, e perciò ordina-
rono, che si tenesse stufato, e caldo, acciocchè l’umore ve-
lenoso uscisse fuori dalla sua carne, la quale al dì seguente
mandò fuori lentine; ovvero petecchie impollose, e gialle,
dalle quali ne successe di mano in mano la sua sanità; e
levatosi sdal letto, e rihavute le sue perdute forze, e fuori
d’ogni pericolo, aspettando la venuta del suo Barba per
consigliarsi con lui, e dargli avviso del voto fatto, e del-
l'ottenuta grazia (1). ;

Non dopo molto essendo castigato il detto Crescen-
zio, e anco il falso Papa mandato in esilio, e morto il
detto Papa Giovanni XVI, fe creare sommo Pontefice un
suo parente addimandato Brunone Sassone, e intito-
lato Papa Gregorio V ottimo massimo, zio cugino di
detto conte Mazzeo, da canto di sua madre; il quale
Pontefice incoronó il detto Ottone del suo Imperio con
gran contento, e concorso di Popolo, ed anco fece eleg-
gere da detto Pontefice li Elettori da eleggere l'Imperatore
per il futuro, i quali furono tre Ecclesiastichi, e tre se-
colari, ed il settimo il Re di Boemia in caso di parità
di voti. Il nome dei quali in dignità Ecclesiastica furono:
l’Arcivescovo Mogontino cancelliero per i Tedeschi, VAr-
civescovo di Colonia cancelliero per l'Italia, l'Arcivescovo
di Treveri cancelliero per Francia. Le tre ‘dignità secolari
furono il marchese di BrandBurgo gran Camerlengo, .il
Duca di Sassonia cavallerizo gli porta la spada, il conte
Palatino Maggior Domo. Il Re di Boemia dicono essere
Coppiero. Dopo tale elezione di Elettori detti dell'Imperio
Germano, e quietato lo Stato di santa Chiesa, fece riso-
luzione il detto Imperatore di ritornarsi in Germania, e non
dopo molti giorni il mandò in effetto, e fatta la via di
Spoleto, il conte Mazzeo suddetto gli se fece incontro
con. molti Folignati nobili, e tra gli altri il detto messer

(1) Tutti questi ricordi si appoggiano solo sulle asserzioni leg-
gendarie raccolte dalla bocca degli antenati di Lodovico Merganti,
nè vi è ragione per non crederli.
CRONACA DEI MERGANTI 219

Corrado Trinci, dove fatte le debite riverenze al detto suo
Barba, si rallegrarono molto ambedue di vedersi sani,
perchè il detto suo Barba disse queste parole: Sig. Cu-
gino, alli giorni passati mi fu dato avviso da sua famiglia,
che eravate in estremis, ed ora vi vedo per la Dio grazia, di
più bonissima cera, che mai abbiate avuta: desidero saperlo
se vi aggrada. Gli rispose il conte: Sacratissima Maestà, a
lei non se li può negare: questo è stata un miracolo di Dio
ottenuto per voto fattoli: solo ho aspettata la venuta di
vostra Sacra Maestà per consigliarmi seco, e mandarlo in
effetto. Rispose l’Imperatore e disse. Alli voti e grazie
ottenute da Dio, non si conviene esserli ingrato. Dopo
lungo cavalcare arrivorno a l'oligno, dove con gran con-
tento ed allegrezza di tutti arrivorno in Corte, e cenato
che ebbe, entrò in camera, e fu presentato alla grande
da messer Corrado Trinci, e dopo entrato il Conte sud-
detto, e ragionando assieme, perchè dubitava che il Conte
suo cugino non avesse fatto voto di farsi religioso, dove
dimandatelo a pieno del tutto, gli narrò il voto minuta-
mente. Di che rallegratosi sua sacra Maestà, fece in-
tender subito al detto messer Corrado, che gli venisse a
parlare in Camera. E arrivato che fu, e fatte le debite
riverenze, e saluti, prese per la mano, e gli narrò il tutto,
ed il giorno seguente fu conclusa la parentela, e. sposato
molto alla grande, avanti il detto Imperatore, ed al Pon-
tefice. E conoscendo sua sacra Maestà che gli conveniva
lasciare il suo cugino in Italia, per consenso del sommo
Pontefice Papa Gregorio Quinto suddetto, che era venuto
con esso, gli concessero ambedue di comune concordia, un
privilegio di dignità, e nobiltà, che l’elessero Vicario di
Santa Chiesa, e del sacro Impero, di Foligno, di Nocera,
di Trevi, e di alcuni castelli propinqui a detta città, con
autorità assoluta, come intenderete qui a basso. L’arme
del conte Mazzeo Morganti, e di madonna Giovanna Trinci
sono queste:

del

M — X —— M. FALOCI

H tenore del breve è così:

In

nomine sanctae et

individuae Trinitatis Otto 111

divina favente clementia Romanorum Imperator semper
Augustus. Quoniam Imperialis Maiestas desideriis bene-
meritum sua volontate absque assentiisque (sic) occurrere,
et dignitate ac bonorum cumulo munificenter fideles in
dies ad serviendum Imperio animentur et augeantur, hac
consideratione inspecta, ut cognoscat tam praesens aetas
quam successiva posteritas, quam nos circumspectam fidem
et sinceram dilectionem fideli nostro Comiti Mazzeo de
Mergantibus de Germania nostro consanguineo, grata ser-
vitia, quae in Ecclesia Romana et Imperio intra et extra
Italiam exhibuerit, considerantes eum undequaque locu-
pletari volumus ac P. (sic) Civitatem Fulginei, nec non
Nuceriam et Trevium in Umbria, et alia Castella propinqua
a dicta civitate reficienda et restaurando ipsum et «suoruin
successores, assentiente etiam Domino Papa Gregorio V no-
stro consanguineo concedimus et in perpetuum substituimus
Vicarium et Dominum, cum omne eorim districtu et ho-
minibus tam intra quam extra, et cum universis iurisdictio-
nibus et rationibus eorum imperio actinentibus, et ut eorum
actiones erga nostram Maiestatem atque Imperii successo-
res nostros sub utroque tempore semper paratae sint, ex
nostro proprio nomine gubernare ampliare et gaudere,

eumque et eorum successores tam masculinos, quam fe-
CRONACA DEI MERGANTI ; 291

mininos in necessitate de sua familia et stirpe de Mer-
gantibus nominari et vocari consanguineos nostros, et cum
suis insignibus de Mergibus vocentur, in quibus adsunt
duae aves aquatrices, videlicet una nigra in agro albo a
dextris, et una alba in agro nigro a sinistris quae est ab
antiqua gesta (sic) sua de Germania nostro consanguineo
Comite et Palatino. Propter liberalitatem nostram Augusta
superaddere constituimus, statuentes firmiter etiam preci-
pientes ut nulla umquam persona humilis vel abiecta, ec-
clesiastica sive secularis audeat memoratum Mazzeum aut
ipsius. haeredes in hac nostra successione impedire vel
damnum aliquod vel gravamen irrogare. Et si quis ausu
temerario facere praesumpserit, in vindictam sui reatus
auri purissimi libras centum quinquaginta, dimidia Ca-
merae nostrae, reliqua passis iniuriam persolventibus com-
ponat, et ut robur nostrae concessionis perpetuam sit hanc
paginam conscriptam Sigillo nostro communiri iussimus.
Huius nostri testes sunt, et genuflexi Madelburgensis Prin-
ceps, Guglielmus Mesniae Palatinus (?) Ioannes Almae
Urbis praefectus Marchiae et Edegarius, Comes Enderius
et alii quamplures. Acta sunt haec anno Dominicae [ncar-
nationis lesu Christi 996. Acta in Civitate Fulginei, et in
Palatio Apostolico et Imperiali die vero duodecima mensis
septembris Regnante Domino Octone III Romanorum Im-
peratore gloriosi Regni et Imperi suis anno primo (1).
Fatte le nozze, e consumato il matrimonio, con so-
lennità, e grandezza, il detto Imperatore parti da Foligno
assieme al sommo Pontefice alla volta di Perugia nel di
28 del detto mese, dove stati intorno a tre giorni si li-
cenziò dal sommo Pontefice, e parti per Firenze, dove
stato intorno ad un mese, fece grida di partire col suo

(1) Manca questo diploma nella collezione Diplomatum regum ct
Imperatorum M. G. H., Tomo II, pars posterior, Hannover 1893.
Risulta però da altri diplomi che l'Imperatore allora stava vera-
mente a Foligno, e nelle vicinanze. Il 12 giugno 996 Ottone III
concede alcuni castelli al conte. Rambaldo in quel di Rovigo. « Data
« pridie idus iun. anno dominice incarnationis DCCCCXCVI, indictio-
« nes, VIIII anno autem tercii Ottonis XIII imperii primo. Actum
«in Fulginei feliciter amen» (M. G. JI. tomo II, p. 624; MU-
RATORI, Ant. Ital. M. Ae, I, 575; BOHEMER, Regesta Regum
atque Imperatorum Romanorum, Francfort, 1831, p. 41). Dal 23 al
26 giugno l'Imperatore stava a Pischia, presso Colfiorito, « actum in
Pischia feliciter « Amen » (M. G. H., loc. cit., p. 625, 621). Quindi
la presenza dellImperatore in Foligno, nell'anno al quale si rife-
risce questo diploma, è sicura.
999 M. FALOCI
esercito al primo ottobre. Dove che il conte Mazzeo parti
da Foligno, e andó a Firenze per voler far compagnia al
detto imperatore in Germania, dove parti e stette due anni
a ritornare a Foligno, perché gli fu forza d'andare contro
gli Infedeli, in ajuto di detto Imperatore, e di santa
Chiesa, e ritornato con vittoria, e perché si portó agregia-
mente, ed onoratamente gli fece un privilegio di ono-
ranza, come qui segue:

In nomine sanctae et Individuae Trinitatis Otto III
divina favente clementia Romanorum Imperator semper
Augustus. Dignum atque decorum est hac Magnificentia
Augusta quosque fideles nostros liberaliter preveniat, co-
sque ad servitia sacri Imperii voluntarie efficiat prorm-
ptiores. Ea propter ut tua praesens aetas quam successiva
pesieritas agnoscat quod nos considerantes circumspectam
fidem et sinceram dilectionem fideli nostro generoso et illu-
stri Comite D. Mazzeo de Mergantibus de gesta Germania
nostro consanguineo et Vicario nostro sacri Imperii de
Fulginea Nuceria et Trevia in Umbria, propter clara ser-
vitia quae Nobis et Imperio intrepide exhibuerit, et maxime
in partibus transmarinis praeliando, et in posterum exhibi-
turus sit, Imperiali magnificentia declaramus ipsum Comi-
iem Heroem, el Tribunum cohortis Nobilium Sacri Imperii
et in scudum armorum familiae suae, in que adsunt duo
aves equaticis, ut vulgo dicuntur Merges ab antiquis sua
geste in Germaniis, nostro Consanguineo posse volumus
et ut benignitate clementiae nostrae nobilis, ac prosapia
locupleta ab omnibus praesentibus et futuris conspiciatur,
eadem dignitate el honore una est, cum addiunctatione
sua insignia Aquilae Imperiali nostra super cimelio dona-
vimus et concedimus in perpetuum geste sua propter amo-
rem nostrum, qualis insignia est solita et consueta dari et
concedi propter | benecolentiam | propinquis et — bene-
factoribus ^ nostris, cum alia — dignitate ^ Proceribus
eius in perpetuum gaudere decernimus atque faci-
mus. Qua propter Imperiali auctoritate mandamus ut
nulla omnino persona alta vel humilis, ecclesiastica vel
secularis ausu ternorario ei et eius successoribus in con-
trarium attentari praesumat, quod si quis confecerit, tunc
in poenam sui reatus centum libras auri puri, dimidium
Camerae nostrae et dimidium passis iniurijs persolvat. Ad
cuius certam in posteris evidentiam ac privilegium litteris
imperialibus in hac pagina conscribi et nostro sigillo iussi.
mus communiri. Acta sunt haec anno Domini 997 die vero
CRONACA DEI MERGANTI 225

14 mensis martii in Germania regnante domino Octone III
Romanorum Imperatore gloriosissimo. (1).

Dopo ritornato a Foligno, trovó che gli era nato un
figliuolo l'anno 997, e gli fu posto nome Mergante, dove
comprò da certe ville, certi comunali Sustino, di Havi-
gnano, di Lie, e di Belfiore, cioè tre monti congiunti as-
sieme, e certe pertinenze più al basso in vocab. Uppello
da certi altri particolari, e ci fece poi col tempo un ca-
stello, (2), che infino adesso è in essere, ed anco comprò
molte case congiunte insieme nella contrada dell'Abbadia
(3) appresso la porta vecchia di Foligno come si possono
infino al presente vedere la nobiltà di esse, tutte dipinte
dentro, e fuori, e sebbene sono all'antica, basta che a quel
tempo erano nobilissime. Dopo alcun tempo fece per sua
divozione la facciata del Duomo di S. Feliciano verso la
piazza grande con una porta di mosaico, e fatta a scar-
pello, che la fece venire per mare (4) ed a perpetua sua
memoria ci fece intagliare la sua arme antica da Merganti,
come sino al presente si puó vedere di molta nobiltà e rara
in queste nostre parti (5).

Papa Gregorio V, suo Barba, lo ringrázia con una
sua lettera pastorale di aver dato vitto, e ricetto alli sol-
dati in ajuto di S. Chiesa, e dice cosi (6).

Gratum gerimus et acceptamus devotionem tuam di-
gnis in Domino laudilus commendamus ac prosequentis ac-
tionibus gratiarum pro eo qui Romanae Ecclesiae Matri

(1) Neppur questo diploma si trova nella collezione del M. G. H.

(2) Il codice Iacobilli e il Vaticano hanno qui il disegno di tre
monti vicini ad un Castello, nella cui torre si vede lo stemma
Merganti.

(3) Le case del Merganti si trovavano a destra, a metà. strada ,

tra la Chiesa di S. Agostino e la porta Abbadia. Recentemente, re-
staurandosi le pareti vicine a queste case, venne a luce una spalla
dell'antica porta della Città, che era la porta vecchia, in luogo della
porta nuova eretta con la nuova cinta nel XIII secolo. In queste
fabbriche vedesi tuttora sopra la porta della casa del Signor Giu-
seppe Soli, lo stemma dei Merganti in un blasone di pietra.

(4) Questa porta è del 1201, e fu scolpita nell'Umbria da un
orchitetto della scuola dei Cosmati di Roma. Vedi FALOCI PULI-
GNANI M. Una pagina di arte Umbra, Foligno. Una parte è
nuova, una Parte è antica, e forse fu in questa parte antica che si
trovava lo stemma dei Merganti.

(5) Nei codici si dà il disegno molto sommario di questa porta,
ma lo stemma Merganti non vi 6.

(6) Il Kerr osserva che questi documenti Pontifici sono apo-
crifi; Essi fanno supporre che la Chiesa Romana avesse allora
una giurisdizione civile nell'Umbria centrale, cosa che non risulta,

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2924 M, FALOCI

tune promptium compassionis effectum tamquam filius gra-
tiae et benedictionis impersones per dilectum filium no-
strum capitaneum quem ad te trasmissus benigne reces-
sisti et honeste pertransens ad comunionem nostram et
requisitionem ipsius liberum venientibus in succursum san-
ctae Matris Ecclesiae transitum et victum concessisti,

— . Un'altra lettera pastorale del medesimo Papa Gregorio
con dirli che non voglia dare né ajuto, né favore ai Prin-
cipi scomunicati da S. Chiesa, per averli interdetti, e
scomunicati, e dice cosi:

Nobilitatum tua rogamus et :nonemus et hortamur
astante per apostolici libri scripta mandantes quatenus ip-
sorum (sic) Principibus excomunicatis a nobis et separatis
ab Ecclesia in omnibus evitare nullum eis praestes auxilium
vel favorem, itaque (sic) quod affectionem quam habes ad
Ecclesiam Matrem tuam possimus cognoscere per affec-
tum (sic).

In favore del detto conte Mazzeo Merganti il mede-
simo Papa Gregorio V, avendo inteso, che il Senato Ve-
neziano l'aveva eletto governatore generale della loro ar-
mata, e loro esercito, scrive al detto Duce, il quale era
Pietro Orsolino XXVII Duce l’anno 997, ed al Senato
in questa forma:

Hunc Mazzeum de Mergantibus Comitem Palatinum Ful-
ginensis Nuceria et Trebiae Procerem et Vicarium et Do-
"minum eius ac egregium virtutibus et modestia, gravitati
vitae, qui exemplum summae honestatis semper praebuit,
et omni honore dignum existimavimus ad eam tunc nobi-

litatem quantum possumus studii commendamus, quantum

minus apud vos necessarium a bitramur fore hanc commen-
dationem nostram, etenim ea semper fuit, huiusce homi-
nis in vestram rempublicam fides, affectio constantia, et
animus in vestra et tuenda et operanda dignitate,
uf ab omnibus quidam propter eius virtutem a nobis vero et
propter fidei suae constantiam strictius et amandus et
amplectendus sit, ut a nobis tam dignitate donetur ab ipso
quam possimus cum vos gaudeo (sic) (1).

Questo è Matteo Merganti di Germania, conte, e Pa-
latino, Procerio, Domicello, e consanguineo di Papa Gre-

è

(1) Non risulta dai documenti Veneti che si conoscono sopra
questa azione guerresca del Merganti. In «questo punto il codice
lacobili e quello vaticano recano un disegno a. penna, il quale
rappresenta il Conte Marzio, a cavallo, con lo scettro ed una
bandiera.
CRONACA DEI MERGANTI 295
gorio V, e Vicario di Foligno, di Nocera, e di Trevi
nell'Umbria, e Generale capitano dell'Armata del senato
di Venezia contro gl'Infedeli dell'anno 997.

Papa Silvestro II francese, dimandato Liberio, l'anno
della nostra salute 999 del mese di maggio lo ringrazia
della sua allegrezza, che ha presa del suo Pontificato e
gli dice:

Silvester Episcopus Servus Servorum Dei dilecto Fi-
lio Nobili Mazzeo de Mergantibus viro et Comiti Palatino
de gente Germaniae et consanguineo Octonis III semper
Augusti, ac Vicario et Procere Fulginiae, Nuceriae et Tre-
bii in Umbria Militis S. R. E. et Domicello nostro.

Venne a morte il detto conte Mazzeo l'anno della
nostra salute 1031 a di 14 d'agosto dell'età sua d'anni ses-
santuno, mesi tre, e giorni dieci, e fu sepolta con gran ono-
re in S. Agostino, dove aveva fatto in sua vita fare il se-
polero, come fino al presente é da noi frequentató con
la sua arme in pietra, come si puó vedere sino al presente
et da noi frequentato e lasciò tre figli maschi, il primo
dimandato Morgante, l’altro Ottone detto Ottaviano, e il
terzo Lodovico (1).

Dopo molti anni essendo stato il sacco di Foligno, dai
Perugini, furono saccheggiati li mobili dei cittadini piü
cari, ed anco libri e scritture abbrugiate, non si è potuto
ritrovare le memorie per ordine, ma si é ritrovato, che li
detti Merganti si ristrinsero in parentela di nuovo con la
Casa Trinci l'anno della nostra salute 1388. Perchè il
detto Vicariato di Foligno, di Nocera e di Trevi era già
ricaduto in linea feminina alli detti Trinci, per quanto
si giudica, per necessità di discendenti di linea mascolina.
Per il che il molto eccellente dottore di legge messer An-
tonio primo di Merganti mio padre, prese per consorte
Madonna Ottavia di messer Ugolino, secondo di questo
nome dei Trinci, al qual tempo vicario di Foligno, di No-
cera, di Trevi, di Gualdo Cattaneo, di Giano, di Colle
del Marchese e Castagnola, castelli propinqui ad essa
città di Foligno.

La quale madonna Ottavia era cugina del Beato Pao-
luccio, e della Beata Angelina sua sorella cugina, di casa

(1) In margine alla sua copia il Iacobilli corresse il Merganti
e scrisse « non puó essere in Sant'Agostino « perché questa Chiesa
« fu edificata del 1348 ». Questo è un errore, come si è notato:
la chiesa è -più antica.

STORIA PATRIA

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Lacu

M. FALOCI

Trinci, per il quale matrimonio ne sono nato io solo per
la bontà divina, l’anno 1389 a di 26 d'agosto, la notte a-
vanti giorno, fra l'otto e le nove ora, che é la festa di San
Lodovico, e perciò mi fu posto nome Lodovico.

Dopo che io fornii la scuola, me si andai a studio in
legge civile, che fu dall'anno 1415 del mio dottorato alli
22 di gennaio; a di 24 marzo 1418 mi mori la mia ma-
donna madre; a di 30 detto venne al mio messer padre
l’elezione del governo di Roma, il quale lo ricusò, e fece in
modo, che li Trinci nostri parenti, ed amici, che tale
lezione ricevesse Lodovico suo figliolo (1) ed andato all'of-
ficio del mese d'aprile, che il Tevere fece una gran piena,
e tra l'altre ruine che fece buttó a terra il Ponte di quattro
capi, dove i Deputati a rifare il Ponte, a perpetua me-
moria mia, fecero intagliare l'arma antica dei Merganti,
dove che insino al presente si può vedere.

Al di 4 maggio del detto anno, mi fu forza ritornare
a Foligno, per essere caduta la goccia al mio messer pa-
dre, e ricusai l’Officio, dove che alli x del detto mese

(1) Si é già indicato che negli Archivi di Roma non si sono
trovati ricordi di questo governatorato romano di Lodovico Mer-
ganti del 1418. Tale governatorato del 1418 duró pochissimo, un
mese, sicchè non fa meraviglia se non se ne trovano ricordi negli
Archivi di Roma. Nel Ponte Quattro Capi manca lo stemma dei
Merganti. E’ poi singolare, come ho notato, che nel 1483 fra i cura-
tores siratarum di Roma, vi sia stato un Lodovicus Merganeus e
nel 1484 un Lodovicus de Marganeis. La famiglia Margama, è una
famiglia di Roma. I codici danno di questo punto un rozzo disegno,
CRONACA DEI MERGANTI 297
morì, e fu sepolto in S. Agostino, nel sepolero nostro or-
dinario, con mio grandissimo dolore, e fastidio, per essere
rimasto solo in casa, dove che mi fu forza per ‘avere
femina ritirarmi in Corte con li miei Trinci cioè messer
Corrado, messer Nicolò, e messer Bartolomeo postumo,
fratelli della mia madonna Madre.

L’anno di nostra salute 1419 del mese di maggio, cioè
alli 2 vennero in Corte suddetta due gentil’uomini con
loro famiglia a stanziare con essi; e per intendere a pieno
il tutto leggete lieti miei successori, il tenore di questo.

L’anno della nostra salute 1419, essendo nate le parti,
e discordie civili nella nobilissima città di l'irenze in To-
scana, con grandissime uccisioni, ed incendi, tra esse parti,
molte famiglie nobili, ed onorate si levarono da essa città
per aver quiete, lontani da rumori di consanguinei, e per
non vedere cavare sangue íra congiunti, tra le quali fa-
.miglie si levò messer Ippolito Aldobrandini del quartiero
di S. Maria Novella, con sua consorte, dimandata madonna
Laura, un figlio maschio dimandato messer Pietro d'anni
15 in circa, ed una figlia chiamata lranceesca di anni 12
in circa, e se ne andarono a stanziare per lo piü loro
comodità a Montone, castello sottoposto ai Perugini, nel
qual castello avevano un compare fatto in Fiorenza della
detta Francesca, chiamato il molto eccellente dottor di
legge messer Giulio Baldoli di detto castello mentre stava
in officio in l'irenze nel 1407; il quale compare con molto
suo contento, e di sua famiglia li ricevero allegramente,
trovateli l'abitazione presso la sua casa, dove stettero
cirea due anni, nel fine dei quali successe. che Braccio
di Forte Braccio da Montone soldato di molto seguito,
dette sacco a Perugia, dove che il detto messer Giulio
cominciò a dubitare della parte avversa del detto Braccio,
per essere sua consorte zia consubrina al detto Braccio,
dove, fatto intendere al detto Braccio di volersi levare
con il suo compare e sua famiglia, e venirsene a stanziare
a Foligno. Il detto Braccio gli fece intendere si mettes-
sero all’ordine per il tal giorno, cioè per il primo di maggio.

Venuto il giorno deputato, Braccio venne a Montone
con 300 cavalli, e messero in mezzo di loro le dette due
famiglie, e robbe, e li condussero a salvamento alli con-
fini di Foligno e di Spello. Il detto tornato a dietro andò
a Perugia, e le dette famiglie a Foligno, dove furono ben
viste, ed accarezzate dalli Trinci, e provvistoli di stanze,
e cose necessarie alle dette due famiglie, e particolarmente
a messer Ippolito, al quale fu concessa la casa mia con

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tutto fornimento, la quale avevono data li Trinci a mio
padre in conto di dote di mia madre, ed abitatoli il
detto messer Ippolito intorno a tre anni, e cessate le
parti in Fiorenza, fecero risoluzione di ritornarsene in
Patria, dopo cessate le nevi. In questo mentre messer
Corrado detto, mio zio e messer Giulio Baldoli trattarono
parentela, che il detto messer Ippolito desse per legittima
sposa la detta l'rancesca sua figliuola d'anni 14 in circa
a me Lodovico, dove che alli 26 di gennaio 1425, così
piacque a Dio che fu concluso con dote di scudi 800
larghi d’oro, e subito fatto lo sborso se ne rogò l’Istrumento
di quietanza Ser Romano da Foligno cancelliere dei miei
Trinci, e fatte le nozze a capo dell’anno il mio sucero,
e suocera, e cognato, se ne ritornarono a Fiorenza con
gran soddisfazione dell’una e dell’altra parte.

Acciò voi lettori, miei successori consanguinei inten-
diate quello che si argomento per le presenti figure sud-
dette, avete da sapere, com'é noto ad ogni fedel cristiano,
che la bontà Divina ordinó il santissimo matrimonio in
questa vita presente, acció avesse a moltiplicare il genere
umano per empire di spiriti Beati le sedie vacanti degli
angeli superbi scacciati da esse; nel qual regno sarà in
eterno goduto da essi spiriti, dopo il finale giudizio, go-
deranno tal grazia in carne, e come ai presente in questa
vita si trovano, e questo sarà il mare della loro allegrez-
za e gaudio eterno, ch'é la fine del nostro santo matrimo-
nio, che senza esso non si poteano riempire dette sedie
celesti, se bene al sommo Iddio non saria mancata altra
via di farlo. Peró intenderete quel che si congettura et
argomenta, come di sopra nelle dette figure, le quali al
nostro matrimonio vengono a dare qualche considerazione.

E’ noto che il monte Appennino è situato quasi in
mezzo della nostra Italia, dal qual monte ne scaturiscono
molti ruscelli d’acqua, in diverse contrade, tra l'altre nella
Toscana ne scaturisce un ruscello, e si converte
in fiume detto Arno, il quale correndo per molte contrade,
dopo passa quasi per il mezzo della città di Fiorenza, so-
pra il quale sono ponti per agilitare i cittadini, e concivi
nelli loro negozi, e. dopo scorrendo si congiunge con il
fiume Musone, e poi si scaturisce nella Marina, ch’è madre
di tutte l’acque, e dà fine al suo nome, e non più Arno,
ma Marina.

Appresso ne scaturisce al detto monte Appennino
un’altro ruscello, e si converte in Fiume nell’Umbria, e da
principio a Topino, dopo lungo corso, quasi divide per
PEGGIO

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VEM GAZZA i Arr e da

il mezzo la città di Foligno, e sopra ad esso ci sono dei

ponti per agilitare i negozi ai concivi, e cittadini di essa,

e dopo lungo giro si congiunse con il Tevere, e scorrendo
entra nella Marina, e non più Topino ma Marina. Dove
il nostro proposito, e intento, si conoscerà cosi.

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Havendo la divina bontà contratto matrimonio tra la ca-
sa Aldobrandina della nobile città di Firenze, del quartiero
di S. Maria Novella, et questo è l’Arno, e la nobile casa
di Merganti di Foligno, ch'é il Topino, ed essendosi con-
giunti, e consumato il matrimonio santissimo, non sono
più due carni, ma una, nemmeno due fiumi, ma una marina,
per la .qual congiunzione ne seguita prole per servizio
del Cielo, per le sedie vacanti suddette. La città di Fo-

CRONACA DEI MERGANTI 229

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230 M. FALOCI
ligno ch'é Patria del consorte, alza per scudo, et arme
del comune un giglio, verde, che significa speranza. La
città di Fiorenza ch’è Patria del consorte alza per inse-
gna un giglio d’oro fiorito, che viene a notare ricchezza di
prole, ch’è il fiore del nostro matrimonio per servizio del
cielo, ch'é il fine, et allegrezza di esso. Però benigni leltori,
consanguinei miei, poichè la Divina bontà, ab eterno aveva
previsto per il mezzo del genere humano non senza mistero
che la casata mia degli Merganti di Foligno si sia con-
giunta per mezzo di esso matrimonio, con la casata nobile
degli Aldobrandini del quartiero di S. Maria Novella di
Fiorenza, e per virtù del quale li suddetti due scudi,
ovvero insigne di dette due famiglie si sono uniti insieme,
come per l'argomento suddetto si è ragionato, anzi le due
vene del detto Monte appennino, ovvero fiumi siano con-
giunti assieme nella Marina dopo il lungo corso, ed anche
li due gigli dell'insigni due dette città, si siana argomentati
cosi, che il giglio verde della vera speranza abbi all'incon-
tro il giglio fiorito d’oro, maturità e fine loro (1).

L’anno 1426 ai dieci di giugno nacque un putto a me
Lodovico, a madonna Francesca Aldobrandini mia con-
sorte, al quale fu posto nome Antonio, nome di mio Padre.

L’anno 1429 mi nacque un putto, chiamato Matteo, che
fu ai 4 gi gennaro.

L’anno del 1431 mi nacque una putta, a di 9 di
agosto alla quale fu posto nome Ottavia.

L’anno 1434 a dì 2 di marzo mi nacque un altro putto,
e gli fu posto nomo Alessandro.

L’Anno del 1437 ai 5 di febbraio mi nacque un putto
chiamato Vincenzo.

L'anno 1450 io Antonio figlio dell’eccellente Dottore di
legge Lodovico Merganti di Foligno faccio qui ricordo come
al di 20 di febbraio del dett'anno essendo mancato il Go-
vernatore d’Assisi, il Governatore di Perugia scrisse a
mio Padre, che dovesse andare al governo di detta città
d’Assisi fino si provvedeva del nuovo Governatore. Dove
che ai 20 febbraio parti; non dopo molti giorni, una delle
parti di detta città, andò al Governatore di Perugia, e
disse non volere un propinguo, e parente della parte av-

(1) Della famiglia Aldobrandini parla a lungo il Gamurrini
nella Storia Genealogica delle nobili Famiglie Toscane ed Umbre,
Firenze, 1685, vol. V, p. 226 e sgg. ma trattandosi principalmente
di genealogie, non tiene conto di questo matrimonio. Dice bensì che
un ramo degli Aldobrandini era del quartiere di S. Maria Novella.
CRONACA DEI MERGANTI 231
versa loro per Governatore. Dove che mandó il Governa-
tore sudetto un suo luocotenente, e lui si levò da tale am-
ministrazione (1) e s'infermó in Assisi medesimo in casa
di un nostro parente, e alli x di marzo passò di questa
all'altra vita; dove che si giudicó in vita sua esser seppel-
lito in S. Francesco d'Assisi, per aver preso il terzo Or-
dine di S. Francesco, dove che noi figliuoli facemmo fare
un sepolero in detta Chiesa, con la nostra arme antica
degli Merganti, in pietra rossa avanti al deposito della
Regina Sabba in detta chiesa, con descrizione, e lettere
francesi, del tenore che segue. Cioè « Sepulerum nobilis
viri familiae Ludovici de Mergantibus de Tulgineo, et
suorum ». Et gli fu fatto quell’onore, che meritava di
esequie con nostro dolore.

L'anno 1452 a dì 7 di settembre ci mancò la nostra
madre madonna Francesca Aldobrandini Fiorentina, e si
giudicò ancor lei di esser sepellita appresso il suo con-
sorte, e per essere morto a Foligno, fu messa in cassa
per mandarla in Assisi, dove per essere la peste non fu
possibile di poterla mandare, peró fummo forzati a sep-
pellirla in S. Francesco di Foligno, dove gli furono fatte
l'esequie, e il sepolero novo, con la solita arme in pietra
rossa come si vede sino al presente.

L'anno del 1453 a di 14 marzo, Io Matteo 3? e figlio

del molto eccellente dottore di legge messer Lodovico,

Merganti da Foligno, e della molto nobil donna madonna
Francesca di messer Ippolito Aldobrandini Fiorentino presi
consorte, e fu donna Iulia Cibo da Foligno illustre e no-
bilissima casata in questa nostra città (9).

Nell’anno 1598, mentre N. S. Papa Clemente VIII
è passato per Foligno andando a Ferrara, è stato buttato
a terra un ponte sopra la strada, qual ponte era attaccato
alla casa antica delli Merganti, nel qual ponte si è tro-
vato una medaglia di Gregorio Papa V.

(1) Di questo effimero governatorato di Assisi, gli Archivi di
questa città non conservano ricordi.

(2) Questa e la nota che segue si legge solo nel Codice Va-
ticano, dal quale si rileva che l’originale della Cronaca era un libro
di ricordi domestici della Famiglia Merganti.

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ie.
A

se

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wy La pace fra gli “Extrinseci,, e gli “ Intrinseci,,
di Assisi dell 11 febbraio del 1495.

Il Pontefice Martino V, che, cessato lo scisma, con
fervido zelo e con sagacia, da Leonardo Aretino giudicata
come « summa », si era volto all'opera del riordinamento
degli Stati della Chiesa, s’avvide che una delle piaghe
da doversi più presto sanare era quella degli odii di parte,
onde nelle maggiori città resultavano i continui « romori »,

.le frequenti « novità » e, danno gravissimo per i suoi
numerosi contraccolpi, il fuoruscitismo in armi.

Non ignorava peró quanti e quanto gravi fossero gli
ostacoli che doveva superare e riconobbe la necessità di
procedere gradatamente.

Intese pertanto dapprima a mitigare le esose condi-
zioni che erano fatte ai « confinati », consigliando o pre-
scrivendo, secondo i casi, misure più favorevoli circa le
distanze del luogo di confino. dalla patria e provvedimenti
più giusti circa i redditi dei beni stabili e dei beni dota-
li dei bandeggiati.

Cosi, nel Capitolato della « reductio » del Comune di
Perugia alla obbedienza della Chiesa, conchiuso a Pale-
strina il 18 luglio del 1424, rispetto ai' ribelli, contraria-
mente alle pretese degli oratori perugini che avevano chie-
sto non avessero molestia alcuna coloro che, col nome di
« confidati della Città di Perugia», godevano i beni di
alcuni fuorusciti, Martino V volle, pur concedendo una
sanatoria fino alla data del Capitolato, che gli esuli a con-
fino potessero conseguire i redditi dei loro beni, e dei
beni dotali fossero anche restituiti gli interessi non per-

cepiti.

deu

a |

meer CENE UN
F. GUARDABASSI

Ma egli mirava a spengere le fiamme che divampavano,
alimentate dagli spiriti faziosi e ricondurre la pace be-
nefica, là dove la vita cittadina era perennemente agitata
idalle discordie e dalle gare fra due o più consorterie, che
si spesso « venivano al sangue », gridando il nome di una
casata di Gentiluomini o di un Capitano di ventura.

Aveva ben compreso che la saldezza dello Stato della
Chiesa non si sarebbe ottenuta, se non quando si fosse
potuto tor di mezzo il fuoruscitismo, che, determinato il più
delle volte da odii personali o da vecchie o recenti dis-
sensioni di carattere particolarmente locale, allorché, ribel-
landosi al confinamento, si organizzava per ritornar in
patria con la forza delle armi, assumeva vigoria tanto
maggiormente pericolosa, o con l’accostarsi per aiuti a
più agguerrito Principe, a più potente Comune, o come
sovente accadeva, con l'assoldare milizie mercenarie.

E Martino, veramente sagace, iniziando tale azione
conciliativa nelle città che aveva recuperato, dopo la ca-
tastrofe del dominio di Braccio Fortebracci, diè incarico
al Legato e Vicario generale della Sede Apostolica per
Perugia, Todi e per il Ducato Spoletano di rimettere in
patria gli « extrinseci » di Assisi, dopo di averli rappa-
cificati con, gli « intrinseci », senza dubbio proponendosi
di produrre salutare effetto con tale esempio nell’animo
dei Perugini, affinchè anche essi si inducessero a strin-
ger patto di pace coi loro fuorusciti. E poichè gli è nota
la fiera ostinazione dei (Gentiluomini che ora reggono
il Comune di Perugia nel . respingere qualunque idea
di accordo coi profughi Raspanti, vuole che gli atti della
riconciliazione fra le due fazioni assisane dei De Nepis
e dei De Fluminibus si compiano a Perugia, che i Peru-
gini assumano la malleveria del mantenimento dell’accordo,
del quale sarà anche garante per gli «extrinseci» il Duca di
Urbino, e che le cerimonie delle pratiche relative si svolgano
con la maggiore solennità.

Il primo infatti dei tre documenti che pubblichiamo,
col suo preambolo di citazioni di sentenze di Sant’ Ago-
stino, di Sallustio, di Platone intorno ai vantaggi «lella
LA « PACE > DEL 1425 IN ASSISI 235

pace, mostra uno stato d’animo e un intento nei promo-
tori di questa « unio » che sembra superare di tanto i li-
miti delle consuetudini; e la scrupolosa esattezza, con
la quale viene seguita la procedura di simili atti palesa
il pensiero che «l’instrumentum ». possa servire di mo-
dello ad altri che dovrebbero presto seguire.

L’accordo fra le due parti avverse ebbe luogo a Pe-
rugia, non già nel « palazzo della Signoria » di Perugia e il
9 febbraio, come scrive il chiaro Cristofani nella sua « Sto-
ria d'Assisi », ma «in palatio residentie domini Legati,
videlicet in eapella magna » I'11 febbraio, e per gli « ex-
trinseci » si dichiaró « promissor et fideiussor » il nobile
Gioacchino di Baldino dei Forzolini di Gubbio, come pro-
curatore del magnifico e potente Signore Guidantonio conte
di Monte Feltro, di Urbino ecc., mentre i Priori delle Arti
e Dieci Nobili di Perugia, promisero che la « magnifica
Comunitas Civitatis Perusii », -entro il termine di dodici
giorni, avrebbe creato, per mezzo di pubblico istrumento,
un suo sindaco e procuratore, che, nello stesso periodo di
giorni, si sarebbe dichiarato «fideiussor et promissor
pro ambabus partibus ».

Il secondo documento reca l'elezione del fideiussore
perugino, nella persona di Luca di Patrignano di Porta
Sant'Angelo, da parte del Consiglio generale « Comunis
et populi civitatis Perusii », adunato nella « sala inferiori
palatii populi perusini habitationis », il giorno 19 febbraio;
e il terzo infine riproduce la « promissio e la fideiussio »
del « providus vir Lucas Patrignani de perusio de pace
servanda facta inter exititios et intrinsecos civitatis As-
sisij» al Vescovo Portuense, Cardinale di Bologna, Le-
gato e Vicario generale della Sede Apostolica.

Gioverà ricordare quanto il Ciacconio, citato dal Bel-
forti, serisse intorno al Cardinale Legato che coadiuvó col
massimo zelo l'azione del Pontefice: « Antonio figlio di
Filippo Corario (Correr) Nobile veneto e fratello di Gre-
gorio XII fu Canonico della Congregazione di S. Giorgio
in Alga, della quale fu uno degli Istitutori. Promosso dal
Pontefice suo zio al Vescovato di Bologna e dichiarato

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MATES. JL. anice ipa, a tata

why 956 F. GUARDABASSI

in appresso Patriarca di Costantinopoli, ovvero di Ge-
rusalemme, indi fatto Camerlengo di Santa Chiesa, fu fi-
nalmente nell’anno 1408 promosso alla Porpora col ti-
tolo di S. Crisogono e chiamato comunemente il Cardinale
di Bologna ».

« Avendo poi rinunciato quel vescovato, con una onesta
pensione, passò all’altro di Porto. Intervenne al Concilio
di Costanza e prese a cuore la difesa di Martino V. Eser-
citò, in tempo dello zio, le Legazioni di Francia e di Ger-
mania e sotto Martino V quella di Siena. Fu poi dallo
stesso Pontefice destinato a quella di Perugia il 6 Ago-
sto 1424, e nell'ottobre del 1425, fu richiamato da Mar-
tino V a Roma ».

« Scrisse questo Cardinale la Storia dei tempi suoi,
quale si conservava manoscritta in Venezia, ed in età avan-
zata mori in Padova il 19 gennaio 1445, essendo stato, a
forma della sua disposizione, sepolto in Venezia nella
Chiesa di S. Giorgio in Alga. À comune sentimento visse
sempre santamente e per condurre la sua vecchiezza in
uno. stato più tranquillo e lontano dagli affari e dallo
strepito del mondo, volle ritirarsi nel Monastero di S. Gio-.
vanni Battista di Padova, ove, sentendo avvicinarsi il suo
fine, distribui a diversi Luoghi Pii quelle sostanze che
gli erano rimaste e al mentovato Monastero di S. Giorgio
in Alga lasciò tutti i suoi libri e Arredi Sacri ».

Circa le rivalità e le lotte fra i De Nepis e i Dei
Fiumi, capi gli uni della Parte di Sopra e gli altri della
Parte di Sotto di Assisi, trattarono già diffusamente l’illu-
stre Cristofani nella Sua «Storia di Assisi» e il bene-
merito Podestà di Assisi Arnaldo Fortini nella sua Mo-
nografia intorno alla « Parte di Sopra e di Sotto di As-
sisi » : qui sembra a noi sufficiente accennare come nel
novembre del 1376 i Nepis della Parte di Sopra dopo

un sanguinoso tumulto, in cui eran periti quattrocento cit-
tadini, dichiarati ribelli, ripararono a Perugia, donde fu-
rono poco dopo cacciati, e vano riuscì un loro tentativo
di tornare in patria nel 1387. Ma nel Marzo del 1391,
con l'aiuto dei Perugini riuscirono a cacciar da Assisi i
Fiumi e la Parte di Sotto, piegandosi nell’anno seguen-

te alla volontà del Legato Pontificio che li costrinse alla

pace con gli avversari.

Nel 1398 i Fiumi e la Parte di Sotto, di nuovo in
esilio, si accostano ai Nobili di Perugia fuorusciti, guidati
dal Fortebracci, mentre i De Nepis favoriscono Biordo
Michelotti e il governo raspante perugino. Avvenuta l'uc-
cisione di Biordo, Assisi passa successivamente: in po-
tere di Ceccolino Michelotti, del Condottiere Broglia di
Trino, del Duca di Milano e del Conte Guidantonio di
Montefeltro, finchè Braccio Fortebracci nel 1419 se ne
impadronisce con l’aiuto dei De Nepis, che ancora preval-
gono in Assisi. Martino V, nel febbraio del 1425, vuole
che i Fiumi e la Parte di Sotto, i quali sono « exititii »,
‘facciano riconciliazione con gli «intrinseci » De Nepis e
con tutta la Parte di Sopra.

Ma la pace ebbe breve durata, chè Averardo De Nepis,
come scrive il Cristofani, « malcontento di quello stato di
cose, studiosamente cercava occasione di turbar la città,
sperando di rimanervi solo potente con sua parte e ri-
cacciare gli avversari nè duri patimenti dell’esilio », e negli
ultimi giorni del giugno 1426 fece uccidere Antonio di
Messer Nicola, « cittadino reputatissimo tra suoi per rara
fede verso il Conte d’Urbino e la fazione ecclesiastica ».

ll Legato pontificio volle punire il delitto. e, come
riferisce il Cronista detto il Graziani, «il 7 luglio ca-
valcò ad Asese e al 9 del detto retornò-in Perosia et fece
retenere in Perosia el detto Averardo, cenato che ebbero
insieme ».

I Gentiluomini perugini però « deliberaro voler cer-
care lo scampo suo ». Attorno al palazzo del Podestà,
dove era il prigioniero, « più e più notte fuor fatte guar-
die » per impedire che fosse mandato a Roma e i Ma-
gistrati ottennero da Martino V. che la pena di morte
fosse commutata in cinque anni di carcere, condanna che
fu poi cambiata in quella del confino a Milano, dove
Averardo De Nepis morì nel luglio del 1428.

In Assisi, in breve tempo e ancor più violenta, ri-

LA « PACE » DEL 1425 IN ASSISI 237

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258 F. CUARDABASSI

sorse la discordia fra le Parti di Sopra e di Sotto, e i
Perugini coi fatti che seguirono, mostrarono che avevano
voluto favorire e «fideiubere» la pace fra le avverse
fazioni degli Assisani, soltanto per renderli più facilmente
a loro soggetti.

Francesco Guardabassi

***

Instrumentum pacis et unionis inter exititios et ex-
trinsecos et intrinsecos Civitatis Assisij et fideiusso co-
munis Perusii pro utraque parte et fideiusso pro parte
comitis Urbini pro exititiis de pace servanda.

In Christi nomine amen. Anno a nativitate eiusdem
MCDXXV, Indictione tertia die XI mensis february pon-
tificatus sanctissimi in Christo patris et domini nostri
domini Martini divina providentia pape quinti anno oc-
tavo. Ad laudem et gloriam sit onnipotentis dei et sue
gloriosissime genitricis semper virginis Marie ae beato-
rum Apostolorum petri et pauli. Et etiam ad statum ho-
norem et exaltationem prefati Sanctissimi domini nostri
domini Martini pape quinti et sacrosante Romane ec-
clesie. Nec non ad conservationem honoris et Status am-
plitudinem Reverendissimi in Christo patris et domini do-
mini Antonij miseratione divina Episcopi portuensis e-
iusdem Sacrosante Romane Ecclesie Cardinalis Bononien-
sis vulgariter nuncupati, Perusii Tuderti et ducatus Spo-
letani apostolice sedis dignissimi legati et vicarij gene-
ralis. Sit. quoque ad pacificum et tranquillum statum quie-
tem et contentamentum et exaltationem magnificarum Ci-
vitatum Perusij et Assisij ac Civium popularium et comitati
vorum earundem. Cum secundum dictum gloriosi docto-
ris Beati Augustini in libro de Verbo Domini pax sit since-
ritas mentis, tranquillitas animi, amoris vinculum et con-
sortium caritatis que bella compescit iras comprimit su-
berbos calcat et humiles amat, in hac igitur qui acceptus
non est abdicatus a patre et filio nec non a spiritu
Sancto et efficitur alienus. Et secundum Salustium in
jugurtino concordia parve res crescunt discordia vero di-
labuntur, alibique. etiam scriptum, sit concordia est virtus
cives et patriotas in eodem jure et chohabitatione spon-
tanea vincens. Et ut ait Plato non nobis solum nati su-
mus ortusque nostri partem patria vindicat partem amici,
LA « PACE > DEL 1425 IN ASSISI

Apparet quodque ex vera et naturali experientia quod
ipsa elimenta fatiscerent si concordia non vincerentur, Ci-
vitas etiam a civium unitate sic appellata est et ubi vera
civium unio non consistit civitas nuncupari nequit nam
dicitur civitas quasi civium unitas.

Que omnia considerantes et clarissime perspicientes
Nobiles ac honorabiles et circumspecti virj cives prefate
Civitatis Assisij tam exititii sive extrinseci quam in-
trinseci inspirati a Spiritu Sancto a quo procedit omne
datum optimum et omne donum perfectum descendens a
patre luminum, Erigentes oculos mentium suarum ad sen-
tentiam horum verbum, Vivite concordes letum qui cu-
pitis evum Et quod consulitis patrie decernite rectum
Pontifiei summo fidem ne rumpite cives Damnorum me-
mores que jam fecere tyranni.

Ac ex inspiratione divina avidi pacis unionis et co-
cordie inter ipsos pro bono et pacifico statu ac tran-
quilla quiete contentamento et exaltatione eorum et pre-
fate civitatis Assisij omniumque civium popularium et
comitativovum eiusdem, libere et eorum propria mera et
spontanea voluntate ad infrascriptam pacem concordiam et
unionem inter eos cum infrascriptis pactis modis et con-
ditionibus devenerunt et deveniunt — videlicet. Nobiles
naturaque honorabiles et circumspecti viri. Franceschi-
nus de Fluminibus, Dominus Jacobus de Marianis, Johannes
Gimne, Lodovichus Lippi, Angelus Christoferi, Andrea Ja-
cobi, Francischus Zampe, Petrus Ser Nicolaj, Dominus
Batista Ser Egidij, Arcangelus Francisci, Francischus Bar-
tolomej, Lodovichus Matheoli, Antonius Ninj, Miliadusius
Johannis, Nieolans Francisci, Munaldiutius Francisci, Ra-
naldus Petrutij, Franciscus Antonij, Jacobus Vitalis, Ja-
cobus et Meus dorij, Cecchus Francisci, Cecchus Catrine,
Jacobus Marini, Matheus Antonij, Jacobus Sanctoni, An-
gelus Vectorini, Gerardus Johannis, Franciscus Nicolutij,
Jacobus Martorelli, Antonius Johannis Bartoli, Nannes Ci-
vinelli, Antonius Fini, Nannes Cole, Dominus Bartolomeus
Georgij Andreas et Sanetes Vagnolj, Bartolomeus Mer-
cedis, Bartolomeus et Antonius Corradini, Angelus Me-
necutj, Christoforus Johannis, Antonius Petrutij, Franci-
schus Laurentij, Johannes Ser Gerardi, Johagnolus Ser
Petri, Johannes Putij et Johannes Lodovici, Cives exititij
sive extrinseci prefate civitatis Assisij hic presentes et
quilibet eorum et cuiuslibet .eorum proprijs nominibus
ac nomine et vice omnium aliorum exititiorum sive ex-
trinsecorum dicte civitatis Assisij absentium pro quibus

239

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240 F. GUARDABASSI
exititiis sive extrinsecis absentibus et eorum quolibet ip-
si exititij seu extrinseci presentes et quilibet eorum se
principaliter et in sollidum obligantes per presentem sti-
pulationem solemnem promiserunt mihi notario infrascripto
una cum infrascriptis aliis notariis et cancellarijs recipienti
nomine et vice camere apostolice ac alterius partis infra-
scripte et omnium et singulorum quorum interest vel in-
teresse posset sive poterit in futurum facere et curare
sic et taliter cum effectu quod dicti exititij seu extrinseci
absentes infra unum mensem proxime futurum per pub-
blicum et solemnem instromentum approbabunt ratificabunt
et confirmabunt infrascriptas pacem concordiam et unionem
et omnia et singula in presenti contractu contenta sub
pena infrascripta ex una parte.

Et Nobiles honorabiles et cireumspecti viri Averardus
et Lippus fratres de Nepis, Filippus Andree, Sbaraglinus
Corazze, Soldanus Scolarij, Antonius Perutii alias Ghelfo,
Filippus Polti, Farolfus Vannis, Lazzaronus Ugolini, Sal-
vatius: Petrutijj Marianus Napolionis, Thomas Pancaldi,
Dominichus Cianche, Francischus Dominici, Antonius Ser
Nicolay, Bartolus Ribozze, Johannes Ponzanj, Stefanus Do-
minici, Bartolus Cecchi putij, Cecchus Ser Johannis, Ja-
cobus Fanteusati, Andreas Ferevecchie, Antonius Pucetti,
Angelo Tarsie, Arcangelus Ser Angeli, Petrus Johagnoli,
Antonius Lutij Petrutij, Jacobus Georgij, Paulus Pinarie,
Johanes Thome Riecij et Guaspar Bargagne cives intrin-
seci dicte civitatis Assisij hic presentes et eorum quilibet
et cuiuslibet eorum proprijs nominibus ac nomine et vice
omnium aliorum intrinsecorum dicte evitatis Assisij hine
absentium pro quibus absentibus intrinsecis et eorum quo-
libet ipsi predicti intrinseci hie presentes et quilibet eo-
rum se principaliter et in sollidum obligantes presentes
solemnem stipulationem promiserunt mihi notario infra-
scripto rogato una cum infrascriptis aliis notaris et can-
cellarijs solemniter stipulantibus et recipientibus nomine

.et vice prefate camere apostolice et alterius partis supra-

scripte ac omnium et singulorum quorum interest nel in-
teresse posset seu poterit in futurum facere et curare
sic et taliter cum effectu quod dicti intrinseci diete ci-
vitatis Assisij hic absentes infra dictum mensem proxi-
me futurum per publicum et solenme instromentum .ap-
probabunt ratificabunt et comprobabunt dictas infrascriptas
pacem concordiam et unionem et omnia et singula in pre-
senti instromento contenta sub pena infrascripta ex alte-
ra. parte.
LA « PACE > DEL 1495 IN ASSISI 241

Renuntiantes dicte partes et quelibet earum, videlicet

dicti cives assisij tam 'exititii sive extrinseci quam in-
trinseci hie presentes exceptioni ne ducere possint se obliga-
tos fore et omnia predicta promictere seu promississe pro
alieno facto et sine causa etiam si esset causa que justa
non esset aut talis causa que non valeret nec teneret de

jure seu que pro non causa reputarj posset vel deberet
de jure.

Renuntiantes preterea condictioni indebite et sine causa

et omnj exceptionj doli mali et infactum, Constituti omnes
predicti tam exititij seu extrinseci prefate civitatis Assisij
hic presentes coram et in presentia Reverendissimi ‘in
Christo patris et domini nostri domini Antonij Episcopi
Cardinalis legati et Vicarij generalis predicti, Nec non
magnificorum dominorum Gentilomi domini Francisci de
Archipresbiteris et Lazzari Mascij porte Sancti Angeli,
Thome Pauli et Johannis Paventini porte sancte subxanne,
Guighielmi Vici et Ricciardi martini porte eburnee, Costantij
paulutij et Mariani Iohannis porte saneti petri, Mathey
Antonij et Angelj Iohannis porte solis honorabilium prio-
rum artium dicte magnifice civitatis perusij et in presentiia
testium ac mei notarij et aliorum notariorum infrascrip-
torum sponte ex certa eorum scientia non vi nec dolo
neque errore neque alio metu ducti secundum eorum li-
bera et spontanea voluntate et omni modo via forma jure
et causa quibus efficacius melius et vallidius potuerunt et
possunt, facerunt et contrasserunt ac faciunt et contrahunt
inter se ad invicem, videlicet, una pars alteri et altera al-
teri earum et dictis modis et nominibus qnibus supra
stipulantibus et recipientibus ac per presentem solemnem
stipulationem firmas vallidas et perpetuo duraturas pa-
cem concordiam ac remissionem generalem de omnibus
et singulis inimicitijs hodijs rancoribus violentijs homi-
cidijs percussionibus injurijs contumelijs et offensionibus
realibus et personalibus hie retro et usque in presentem
diem inter dictas partes et per unam partem alterj et al-
teram alterj et per quamvis personam unius dictarum par-
tium cuivis persone alterius partis tam verbis quam factis
quomodocumque et qualitercumque et quacumque et causa
etiam sine ulla causa occursis excogitatis appesantis
factis et illatis ac ad effectum deductis et non deductis.
Remictentes et parcentes ac remiserunt et pepercerunt libe-
re plene et expresse ex nota scientia et sponte ac eorum pro-
pria mera et spontanea voluntate sibi ipsis vicissim vi-
delicet una pars alterj et altera earum et dictis

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249 F. GUARDABASSI

modis et nominibus stipulantibus et recipientibus et per
presentem stipulationem solemnem omnes et singulas pre-

dietas inimicitias hodia rancores violentias homicidia per

cussiones jniurias contumelias et offensiones reales et per-
personales. Nec non protestantes ex nunc expresse pro-
testate fuerunt partes predicte et quelibet earum et mo-
dis et nominibus et formis quibus supra quod dictas
omnes inimicitias hodia rancores violentias homicidia per-
cussiones jniurias contumelias et offensiones reales et per-
sonales tam verbis quam factis allatas factas et ad ef-
fectum deductas et non deductas ac facta illata et ad ci-
fectum deducta et non deducta per dictas partes sibi vi-
cissim et per unam partem alterj et alteram alterj ac per
quamlibet personam de una partium predictarum cuilibet
persone alterius partjs sponte et libere remictunt sibi in,
vicem una pars alterj et altera alterj et cuilibet persone
ac quibuscumque personis de ipsis partibus et qualibet
earum ac omnia predicta de corum et cuiuslibet eorum, ani-
mis et mentibus totaliter deponunt et volunt ac intendunt
ex omnia et singula perpetue oblivionj tradita fore. Pro-
mictentes ac promiserunt per hane solemnem stipulatio-
nem dicte partes et quelibet earum sibi vicissim, videlicet,
una pars alterj et altera alterj earum et nominibus mo-
dis ac formis quibus supra stipulantibus et. recipientibus,
quod ipse partes vel aliqua earum seu etiam ulla persona
ex ipsis partibus ante dictis vel aliqua earum dietas inimi-
tas jniurias hodia rancores violentias homicidia percussio-
nes et offensiones reales vel personales nec aliquod pre-
dietorum verbis nec faetis secundum dictas pacem et
concordiam et firmam unionem perpetuo inter ipsas par-
tes cunctis futuris temporibus manutenebunt et inviolabi-
liter observabunt. Insuper promiserunt dicti exititij seu
extrinseci dicte Civitatis Assisij hic presentes eorum et
nominibus modis et formis quibus supra prefato Reveren-
dissimo domino domino legato quod quilibet ex dictis
extitijs seu extrinsecis Assisij reintrare volens in dictam
civitatem semper quousque vixerit inhumanis erit fi-
delis et obediens sancte Romane ecclesie domino nostro
pape eiusque successoribus canonice intrantibus ac ipsi
Reverendissimo domino legato eiusque in hac legatione
successoribus.

E quod nullum de exititijs perusinis recipient in
civitatem vel districtum Assisij nee eis vel alicui eorum
dabunt consilium auxilium vel favorem contra presentem
statum perusij sub pena rebellionis Sancte Romane ecclesie
LA « PACE» DEL 1495 IN ASSISI 245
nec cum eis aliquam conversationem seu praticam habebunt
et vivent in bona amicitia et fidelitate prout vivunt
homines presentis Status perusij semper intelligendo ad
honorem statum et mandatum prefatorum Sancte Romane
ecclesie, domini nostri pape et domini legati eorumque
successorum, Et similiter promictunt eorum nominibus et
nominibus quibus supra quod dictas pacem concordiam
et perpetuam unionem cum predictis intrinsecis dicte Ci-
vitatis Assisij per eos factas ut supra et omnia et sin-
gula suprascripta attendent et observabunt per se et per
eorum seguaces quodque nec tacite nec expresse nullo
unquam tempore contravenient nec contra facient sub pe-
na perjurij et mille florenorum auri pro quolibet contra-
faciente et majori ac minori pena secundum qualitatem
culpe vel delicti ad arbitrium prefati Reverendissimi do-
mini domini legati applicanda camere apostolice perusine.
Et sic versa vice similiter promiserunt dicti intrinseci
dicte Civitatis Assisj hic presentes eorum nominibus et
nominibus quibus supra per hanc stipulationem solemnem
perpetuo attendere et inviolabiliter observare per se et per
eorum seguaces dictas pacem et concordiam cum predictis
exititijis seu extrinsecis ut supra per eos factas et omnia
et singula suprascripta et nullo unquam tempore tacite
nec epresse contra facere nec contravenire sub eadem
pena predicta applicanda ut supra, Que pena totiens con-
mictatur et conmissa esse intelligatur et exigi possit et
debeat cum effectu et de facto quotiens fuerit per partes
predictas vel aliquam earum contrafactum seu conventum.
Qua pena conmissa vel non conmissa et soluta vel non
soluta nichilominus dicte pax concordia et unio et omnia
et singula suprascripta et in presenti instromento contenta
perpetuo firma stabilia et rata permaneant, Et ex pacto
pro promissis omnibus et singulis firmis atten-
dendis et observandis dicte partes et quelibet earum
vicissim earum nominibus et nominibus et modis quibus
supra stipulantibus et recipientibus, Et etiam prefatis Re-
verendissimo domino domino legato et magnificis dominis
prioribus Artium dicte magnifice civitatis perusij et mihi
notario dominorum magnificorum priorum Artium ro-
gato una cum infrascriptis notarijs et cancellarijs presen-
tibus stipulantibus et recipientibus nomine et vice prae-
fate camere Apostolice perusine omnia eorum civium As-
sisinatum superius nominatorum et cuiuslibet eorum bona
mobilia et immobilia presentia et futura pignerj obliga-
verunt quorum bonorum cives predicti assisinates tam

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944 F. GUARDABASSI

intrinseci quam extrinseci pro prefata camera apostolica
perusina et eius nomine in omnem casum et eventum non.
observationis omnium premissorum et cuiuslibet eorum
quod deus avertat possesores vel quasi constituerunt, Ju-
raveruntque insuper predicti omnes cives assisinates ex-
trinseci quam intrinseci seu exititij hic presentes et qui-
libet eorum cum ambabus manibus in manibus prefati
Reverendissimi domini domini nostri domini nostri legati
quod semper perpetuo et omni tempore firma rata
et grata habebunt tenebunt attendent et observabunt om-
nia et singula suprascripta et quod libet predictorum quod-
que in nullo contrafacient nec contravenient modo aliquo
ingenio jure vel causa Que omnia et singula suprascripta in
presenti istromento contenta et quolibet eorum sint
et esse intelligantur promissa et facta bona fide et sine
ulla fraude vel dolo, allidaque et firma perpetuo sint salva
semper in omnibus premissis et quolibet premissorum om-
ni dispositione voluntate et precepto seu mandato prefato-
rum Sancte Romane ecclesie domini nostri pape et domini
legati et successorum suorum.

Pro quibus quidem civibus exititijs sive extrinsecis

dicte civitatis Assisij tam presentibus quam absentibus

et ad ipsorum exititiorum hic presentium eorum nominibus
et dictis modis et nominibus quibus supra preces et in-
stantiam libere sponte et ex certa scientia solemniter pro-
misit et fideiussit ac promissor et fideiussor extitit in
omnem casum et eventum ut supra Nobilis Johachimus
Baldini de Forzolinis civis Eugubij hie presens tanquam
procurator et procuratorio nomine Magnifici et potentis
domini Guidantonij Comitis Montis Feretri, Urbini et cet.
habens a prefato Magnifico domino Guidantonio ad pre-
dicta ed infrascripta legitimum et spetiale mandatum de
quo constat publico instromento rogato manu ser Barto-
lomej Brugaldinj domini Martinj de Antaldis de Urbino
notarij publici a me notario infrascripto et ab alijs nota-
rijs una mecum rogatis viso et lecto. Qui Johachimus pro-
curator predictus dicto procuratorio nomine renuntiavit
expresse omnj auxilio fideiussorio et omnibus juribus de-
cretis legibus constitutionibus et omnibus alijs ei in aliquo
suffragantibus, Et etiam ex pacto pro premissis omnibus
et singulis firmius et vallidius attendendis et observandis
dictus Johachimus procurator ut supra procuratorio no-
mine predicto dictis civibus intrinsecis eorum modis et
nominibus quibus supra stipulantibus et recipientibus, Nec
non prefatis Reverendissimo domino domino legato et Ma-
gnificis. dominis Prioribus Artium dicte Civitatis
perusij ac mihi notario infrascripto nomine et
vice prefate camere apostolice perusine stipulantibus et
recipientibus, omnia bona mobilia et immobilia presentia
et futura prefati Magnifici domini Comitis Guidantonij
pigneri obligavit quorum se dicto procuratorio nomine
pro prefata camera apostolica perusina et eius nomine in
omnem casum et eventum ut supra possessorem vel qua-
si constituit Juravitque insuper dictus Johachimus pro-
curator ut supra dicto procuratorio nomine constitutus
genibus flexis coram prefato Reverendissimo domino no-
stro domino legato tactis per eum ambabus manibus scrip-
turis sacris in manibus prefati Reverendissimi domini do-
mini legati in animam et super animam prefati magnifici
dominj Comiiis Guidantonij quod ipse magnificus Comes
Guidantonins semper perpetuo et omni tempore firma rata
et grata habebit tenebit attendet et observabit omnia et
singula suprascrieta quodque non contraveniet modo ali-
quo ingenio jure vel causa.

Et prefati magnifici domini Priores artium dicte ma-
gnifice Civitatis perusij superius nominati, nec non Nobiles
viri Rugerius de Ranerijs, Cherubinus de Hermannis, Ba-
lione Andrea de Balionibus ,Malatesta quondam Pandulfi
de Balionibus, Dominus Johannes quondam Petrutij de Mon-
tesperello legum doctor, Dominus Francischus quondam
Mansueti de Bonriposis utriusque Iuris doctor, Guido Cha-
roli de Oddonibus, Sinibaldus quondam Petri de Ramaz-
zano ed Giliotto Paulj Sobalzi porte Eburnee honorabiles
Cives perusini et quilibet eorum in sollidum renuntiantes
exceptioni ne dicere possint se obligatos fore et infrascripta
omnia et singula facere et promictere pro alieno facto
et sine causa et omnique alij exceptioni doli mali et
in factum sponte libere et ex certa scientia promiserunt
prefatis Reverendissimo domino domino legato ac mihi
notario infrascripto et aliis notarijs rogatis una mecum,
stipulantibus et recipientibus nomine et vice prefate came-
re apostolice perusine et omnium et singulorum quorum
interest et interesse posset seu poterit quandolibet in
futurum facere et curare ac se facturos et curaturos. sic,
et taliter cum effectu quod magnifica | comunitas
dicte civitatis perusij infra duodecim dies proxime futuros
faciet et constituet solemniter per publicum instromentum
unum Sindicum et procuratorem ipsius comunitatis ad hec
habentem ab ipsa magnifica comunitate legitimum et spe-
tiale mandatum. Qui sindicus et procurator sindicario et

LA «PACE» DEL 1425 IN ASSISI 245

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F. GUARDABASSI

procuratorio nomine eiusdem comunitatis solemniter et per
publicum instromentum infra dictum terminum XII dierum
proxime futurorum promictet et fideiudebit ac fideiussor
et promissor erit pro ambabus partibus suprascriptis cet
qualibet earum in omnem casum et eventum ut supra
prefato Reverendissimo domino nostro domino legato ac
mihi notario infrascripto ut supra una cum infrascriptis
notarijs rogato pro prefata camera apostolica perusina ct
nominibus quibus supra stipulantibus et recipientibus pro
observatione omnium et singulorum premissorum et cuius-
libet eorum. Et obligabit pro premissis omnibus et singulis
firmius et vallidius attendendis et observandis pigneri om-
nia bona mobilia et immobilia presentia et futura magni-
fice comunitatis predicte. Et jurabit quod dicta Comuni-
tas perpetuo ac semper et omni tempore firma rata et
grata habebit tenebit attendet et observabit omnia
et singula suprascripta, quodque non contrafaciet nec
contraveniet modo aliquo ingenio jure seu causa et om-
nia faciet et adimplebit sindicus et procurator predictus
necessaria et opportuna ad talem contractum. Et pro-
premissis attendendis et observandis dicti magnifici domini
priores ac nobiles cives superius nominati prefatis Reve-
rendissimo domino domino legato ae mihi notario infra-
scripto rogato una cum infrascriptis alijs notarijs et can-
cellarijs dictis modis et nominibus quibus supra stipulan-
tibus et recipientibus, omnia eorum et cuiuslibet eorum
bona mobilia et immobilia presentia et futura pignerj o-
bligaverunt quorum se ut supra possessores constituerunt.

Et de predictis omnibus et singulis promiserunt inter
se ad invicem dicte partes referendo singula singulis
facere confessionem coram judice comunis perusij et co-
ram quolibet alio judice ecclesiastico vel secularj compe-
tenti ad petitionem et terminum cuiuscumque legitime po-
stulantis. Rogantes prefati Reverendissimus dominus le-
gatus Magnifici domini priores Joachimus procurator pre-
dictus et ambe partes predicte, hic presentes modis et
nominibus quibus supra, me notarium infrascriptum una
cum cireumspectis viris Ser Johanne de Vernattijs de
Cremona et Ser Antonio Simonis de Luca notarijs et
cancellarijs prefati Reverendissimi domini legati ct Ser
Matheo de Interamme notario et Cancellario prefate Co-
munitatis perusij ut de predictis unum vel plura eiusdem
tenoris publica conficeremus instromenta.

Acta fuerunt hec omnia et singula suprascripta in
civitate perusij in palatio residentie prefati Reverendis-
LA « PACE » DEL 1425 IN ASSISI i 247

simi domini domini legati, videlicet in capella magna ejus-
dem anno, Indictione mense die et pontificatu quibus supra,
presentibus ibidem — Reverendis in Christo patribus
dominis Daniele episcopo Cremonensi, Francisco epi-
scopo Arbiensi et Martino episcopo Giustinopolitano,
spectabili viro Johanne Georgij de tibertis de Monteleone
Comite potestate perusij, venerabili et egregio decretorum
doctore domino Dominico de Urbitello egregijs et famo-
sis utriusque juris doctoribus, dominis Dionisio et Matheo
Filitranj de perusio, egregio legum doctore domino An-
gelo de Pariglis de perusio, nobili viro Nello de Balio-
nibus de perusio ac circumspecto viro Ser Filippo Ser
Jacobi de Duruto cive perusino, testibus ad premissa vo-
catis et specialiter rogatis, nec non etiam circumspectis
et honorandis viris Ser Johanno de Vernattijs de Cremona
et Ser Antonio Simonis de Luca notarijs et cancellarijs
Reverendissimi domini domini legati et Ser Mateo de
Interamme notario et cancellario comunis perusij etiam
rogatis una mecum notario infrascripto de premissis om-
nibus et singulis posse unum vel plura publica eiusdem
tenoris conficere instromenta.

In. nomine dominj Amen, Anno domini Millesimo

CCCCXXV Indictione tertia tempore Sanctissimi in Chri-

sto patris et dominj dominj Martini divina providentia
pape quinti die lune XVIIII mensis februarij.

Publieo et generali consilio comunis et populi civi-
tatis perusij de mandato magnifici viri Johannis Georgij
de Tibertis de Monteleone comitis Spine, honorabilis po-
testatis civitatis perusij et magnificorum dominorum do-
minorum priorum Artium Civitatis perusij ad sonum cam-
pane tubarumque et vocem preconis in sala inferiori pa-
latij populi perusini habitationis et residentie prefati do-
mini potestatis in sufficienti et opportuno numero more
solito convocato et congregato et coadunato, In quo qui-
dem Consilio interfuerunt omnes decem domini priores et
egregius legum doctor dominus Johannes de Chiavillectis
de Visso vicarius et Collateralis prefati domini potestatis,
In eodem solemnj proposito et exposito per Angelum Jo-
hannis priorem priorum de consensu presentia voluntate
et auctoritate aliorum priorum suorum collegarum. Cum
per Reverendissimum in Christo patrem dominum dominum

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Antonium Episcopum portuensem Sancte Romane Ecclesie
Cardinalem Perusij Tuderti provincie, spoletanj ducatus
apostolice sedis legatum et. vicarium generalem facta fue-
rint pax et concordia inter intrinsecos et tunc extrinsecos
civitatis Assisij quibusdam capitulis ^ promissionibus
stipulationibus et obligationibus ultrocitoque factis in in-
stromento dicte pacis manu publicorum notariorum inde
rogatorum solemniter appositis et infrascriptis, Et pro
dicte pacis stabilimento et robore et firmitate prefati
magnifici domini priores Artium dicte civitatis perusij
pro dicetis ambabus partibus intrincecis et extrinsecis ci-
vitatis predicte promiserunt spoponderunt et fideiusserunt
et se obligaverunt vice et nomine comunis et populi dic-
te civitatis perusij quod dicte partes et utraque ipsarum
pacem huiusmodi et omnia et singula in dicta pace pro-
missa et stipulata integre et perpetuo observabunt, Lt
etiam promiserunt ea omnia et singula per eos promissa
ratificarj et omologarj facere in forma vallida et opportuna
per sindicum comunis et populi perusini ad hunc actum
specialiter deputandum, Opporteatque vice et nomine co-
munis perusij in presenti consilio solemniter ordinare con-
stitui et creari unum sindicum et procuratorem dicti co-
munis et populi perusini ad. ratificandum emologandum
vallidandum et approbandum omnia et singula per dictos
dominos priores Artium pro dictis partibus promissa et
gesta, tam fideiussorio titulo et nomine, quam cuiuscumque
promissionis et obligationis nomine ut in dicto pacis in-
stromento inde confecto plenius continetur, Si videtur et
placet presenti consilio et consiliarijs eiusdem providere
deliberare statuere et reformare quod idem sindicus et
procurator nomine dicti comunis perusij ad predicta om-
nia et singula statuatur ereetur et ordinetur et huiusmodi
preposita et omnibus et singulis predictis, reddito con-
silio per Nicolaum Johannis alias Brunellum de porta
Sancti Angelj ex consiliarijs in dicto consilio existentibus
qui consuluit quam ipsa pax omnibus debet esse gratis-
sima quod dietus sindicus et procurator ad omnia ct
singula supradicta auctoritate presentis Consilij fiat con-
stituatur et ordinetur Et super huinsmodi reddito consilio
super predictis facto posito et misso solemni et diligenti
partito et scruptineo ad standum in pedibus et seden-
dum per supradictum dominum Johannem Vicarium prefa-
tum de consensu presentia autoritate et voluntate prefa-
torum dominorum priorum Artium et obtempto unanimi-
ter et concorditer omnibus consiliarijs dicti Consilij in
LA « PACE > DEL 1495 IN ASSISI 249

pedibus stantibus ipsorum nemine discordante, omnibus
modo via jure et forma quibus melius potuerunt ex om-
nibus arbitrijs autoritatibus potestatibus facultatibus et
bayliis eisdem per forman statutorum et ordinamentorum
comunis perusij et. quomodocumque alias sibi concessis
et attributis non revocando pro hoc alios dicti comunis
sindicos ef procuratores sed potius confirmando prefati
magnifici domini priores et vicarius cum consensu pre-
sentia auctoritate et voluntate consiliarorum consilij pre-
dicti et una cum eis et dicti consiliarij et. consilium prefa-
fatum cum consensu presentia auctoritate et voluntate dic-
torum magnificorum dominorum priorum et vicarij et una
cum eis et omnes simul unanimiter et concorditer fecerunt
constituerunt creaverunt et ordinaverunt eorum et dicti
comunis perusij verum indubitatum et legitimum sindicum
et procuratorem actorem factorem negotiorum, gestorem
et certum nuntium specialem vel quocumque alio nomine
melius de jure dici et censeri potest, providum virum Lu-
cham patregnani de perusio porte Sancti Angeli nuntium
dictorum dominorum priorum presentem et acceptatem et in

se judicium suscipientem ad ratifieandum emologandum ap-

probandum et vallidandum vice et nomine Comunis et popu-
li civitatis perusij omnia et singula promissa gesta et facta tam
fideiussorio nomine quam etiam quocumque alio modo jure et
nomine per prefatos magnificos dominos priores Artium Civi-
tatis perusij pro partibus ambabus intrinsecis et extrinsecis
Civitatis Asissij, pro ipsarum pacis firmitudine et sta-
bilimento, prout in instromento pacis inde confecto latius
continetur. Et ad promictendum sindicario et procuratorio
nomine dicti comunis perusij et fideiubendum et quod
promissor et fideiussor erit pro ambabus partibus supra-
dictis et utraque ipsarum in omnem casum et eventum
prefato reverendissimo domino domino legato et mihi no-
tario infrascripto ut supra una cum notarijs suprascriptis
de dicta pace rogato pro camera apostolica perusina no-
minibus in huiusmodi pacis instromento contentis stipulan-
tibus et recipientibus pro observatione omnium et singu-
lorum ultrocitroque per dictas partes et quomodocumque
promissorum ec etiam promictendum et jurandum, quod
comunitas perusina perpetuo semper et omni tempore firma
rata et grata habebit et tenebit attendet et observabit
omnia et singula suprascripta in dicto pacis instromento
contenta per dictum sindicum et procuratorem pro dictis
partibus promictenda et fideiubenda, et. quod contra non
facient nec venient modo aliquo jure ingenio seu causa et

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F. GUARDABASSI

dicti comunis perusij omnia et singula bona presentia et
futura propter ea obbligandum. Que omnia hie habeantur
de verbo ad verbum pro expressis et specialiter declaratis
eaque omnia et singula promictendum se rata et firma

perpetuo habiturum eum promissionibus obligationibus sti-

pulationibus penarum adjectionibus solemnitatibus et om-
nibus et singulis clausulis necessarijs utilibus et oppor-
tunis et de predictis instrumentum de jure valiturum fa-
ciendum et generaliter ad omnia alia et singula faciendum
et promictendum que in predictis circha predicta et «uo-
dlibet predictorum fuerint utilia necessaria et opportuna
et que huiusmodi negotiorum merita et ordo juris postulant
exigunt et requirunt et que quisque verus et legi-
timus sindicus et procurator facere gerere et exercere
potest et que ipsimet constituentes facere et exercere pos-
sent si personaliter interessent, dantes et concedentes dicto
eorum sindicho et -procuratorj in predictis circha predicta
et quodlibut predictorum plenum liberum et generale man-
datum eum plena libera et generali administratione et
etiam ubi mandatum exigerent specialem promictentes no-
bis notarijs videlicet mihi notario infrascripto et Ser Ma-
theo de Interamne cancellario dicti comunis ut pubblicis
personis recipientibus et stipulantibus vice et nomine om-
nium et singulorum quorum interest vel interesse posset
quomodolibet in futurum se ratum gratum et fir-
mum perpetuo habere et tenere omne toium et quicquid per
dictum eorum sindicum et procuratorem factum promissum
et gestum fuerit in predictis et quolibet predictorum sub
obligatione et ypotecha omnium et singulorum bonorum
presentium et futurorum dicti comunis perusij pro quo
quidem ipsorum sindicho et procuratore in omnem ca-
sum et eventum ipsimet constituentes extiterunt fideius-
sores et promiserunt non venire contra quoquo modo sub
ypothecha et obligatione predictis.

Actum perusij in sala suprascripti populi perusinj cui
a duobus platea comunis perusij ab alio latere pala-
tium dominorum priorum, ab alio latere via publica,
presentibus Sér Matheo de Interamne Cancellario Co-
munis perusij una mecum notario infrascripto rogato
Simone putij de perusio porte Saneti Angeli, Bartolomeo
martinj alias faratella de perusio porte solis, Iohannello,
paulj porte Eburnee, Nerio lacobi alias de pacierre de pe-
rusio porte Sancti Angeli et Lello dominj Nicolaj domini
lelli de Balionibus de perusio porte Solis, testibus habitis
vocatis et rogatis.
LA « PACE» DEL 1425 IN ASSISI

Promissio et fideiussio per sindicum comunis perusij . :
de pace servanda facta inter exititios et intrinsecos civi-
tatis Assisi].
In nomine domini amen, anno a Nativitate eiusdem
MCCCCXXV Inditione tertia pontificatus sanctissimi in
Christo patris et domini nostri domini Martini pape quinti,
anno octavo die vigesima mensis februarij Actum pe-
rusij in domibus Episcopatus perusini, videlicet in camera
superiorj habitationis et residentie infrascripti domini le-
gati, presentibus Reverendis in Christo patribus domini
Daniele Episcopo cremonensi, Francischo episcopo Arbensi,
Ser Guaspare Ser Luce de perusio porte Solis et pa-
rochie Sancte Lucie et Vestro Brunj capitaneo custodie
porte palatij dominorum Priorum Artium civitatis perusij,
cive perusino porte Eburnee et parochie Sancti Nicolaj
de parione, testibus ad infrascripta habitis vocatis et ro-
gatis.
Cum cohoperante sancti spiritus gratia qui discordes
ad tranquille pacis revocat unitatem per providentiam ac
paternam diligentiam Reverendissimi domini domini Antonij
miseratione divina Episcopi portuensis Cardinalis Bono-
niensis vulgariter nuncupati in civitatibus Perusij, Tuderti
provintia Spoletani ducatus apostolice sedis legati et vi-
carij generalis, Exititij seu extrinseci civitatis Asissij ex
una parte et intrinseci dicte civitatis ex altera parte, die
undecima instantis. mensis februarij pacem et eoncordiam
fecerint promiserint contraxerint et celebraverint perpetuo
duraturam cum certis pactis modis conditionibus et capi-
tulis in instrumento dicte pacis expressis et contentis et
magnifici domini domini Priores Artium civitatis perusj
et nonnulli nobiles et Egregij cives perusini precibus et
rogitu partium predictarum promiserint spoponderint et
se obligaverint prefato Reverendissimo domino legato
quod infra XII dies a die dicte confecte pacis proxime
secuturos Comune perusij constitueret et crearet unum
sindicum et procuratorem ad promietendum prefato do-
mino legato et solemniter fideiubendum pro dictis ambabus
partibus pro dicte pacis stabilimento et observatione om-
nium et singulorum predictas partes ultrocitoque promis-
sorum ab ipsis partibus inviolabiter observandorum, Et quod
idem sindicus et procurator sindicario et procuratorio no-
mine dieti comunis perusij huiusmodi promissionem et fi- 959 .F- GUARDABASSI

deiussionem faciet prefato domino legato nomine apostolice
camere perusine recipienti faciet et promictet pro ambabus
partibus predictis extrinsecis seu exititiis et intrinsecis
diete civitatis Asissij pro pacis huiusmodi firmamento et
promissorum in dicta pace per partes ipsas integra et in-
temerabili observatione, Ideircho providus vir Lucas patri-
gnanj de perusio porte Sancti Angeli nuntius. prefatorum
dominorum priorum sindicus et procurator comunis perusij
ad huismodi omnia et singula supra et infrascripta specia-
liter constitutus, habens ad ea plenum liberum et speciale
mandatum ut inde constat manu mei notarij infrascripti
rogati una cum Ser Matheo de Interamne Cancellario,
Comunis perusij sponte et certa scientia sindicario et pro-
euratório nomine Comunis perusij promisit et convenit
prefato Reverendissimo domino domino legato et mihi no-
tario infrascripto rogato una cum: alijs infrascriptis nota-
rijs presentibus stipulantibus et recipientibus, vice et no-
mine Camere apostolice perusine et quorumcumque aliorum
quorum interest vel interesse posset quodlibet in futurum,
Quod ambe partes predicte Exititij seu extrinseci et In-
triseci dicte civitatis Asissij et utraque ipsarum dictam.
pacem et omnia et singula in dicta pace contenta per ipsas
promissa tam earum nominibus quam modis formis et no-
minibus in dicta pace expressis prout in instromento pacis
inde confecto et rogato per nos infrascriptos notarios la-
tius' continetur, Que omnia et singula hac haberi voluit
pro specialiter expressis, perfecte et integre omni tempore
Observabunt attendent et adimplebunt et contra non ve-
nient nee facient quoquo modo, pro quibus omnibus et sin-
gulis per dictas partes et utramque ipsarum.in dicta pace
promissis firmiter attendendis observandis et adimplendis
dictus Sindicus et procurator sindacario et procuratorio!
nomine predicto pro dictis partibus et utraque ipsarum in
omnem casum et eventum fideiussit et stipulationi solemnj
exstitit fideiussor promictens equidem ‘sindicario nomine
predicto quod Comunitas perusina predicta omnia et sin-
gula per ipsum sindicum promissa perpetuo observabit gra-
ta et firma habebit et tenebit et contra non faciet nec ve-
niet per se vel alium quoquo modo, Et predicta omnia et
et singula et quelibet predictorum, idem sindicus et procura-
torio nomine predicto promisit et convenit prefato Reve-
rendissimo domino legato et nobis notarijs infrascriptis
ut supra stipulantibus et recipientibus atque coram prefato
domino legato genuflexus in manibus ipsius dominj legati
juravit ad sancta dei evangelia ambabus manibus per ipsum
tactis scripturis perpetuo attendere adimplere et invio-
labiter observare et non contra facere vel venire per se
Vel alium seu alios aliqua ratione vel causa modo via
jure vel ingenio de jure vel de facto sub obligatione et
ypotheca bonorum omnium dicti Comuni presentium et
futurorum et pena in instromento dicte pacis contenta ut
in dicto instromento contenta applicanda cum refectione
damnorum expensarum litis et extra quorum bonorum te-
nimentum dedit prefato Reverendissimo domino legato et
nobis notarijs infrascriptis ut supra stipulantibus et reci-
pientibus in conditionis eventum, que bona constituit se
precario tenere et possidere donec predicta omnia et sin-
gula fuerint integre observata. Promisit etiam de predictis
et quolibet predictorum confessionem facere in judicio et
extra coram quocumque judice Ecclesiastico et seculari et
se perusij Rome et ubique gentium et locorum conveniri
cogi et constringi permictere et consentire pro predictis om-
nibus et singulis observandis ad petitionem et voluntatem
cuiuslibet legitime postulantis. Renuntians exceptionj non
facte huiusmodi promissionis et fideiussionis et omnium
supradictorum non factorum et promissorum rei non sic
vel aliter geste rei sic non celebrati contractus, conditionjs
indebiti et sine causa vel ex iniusta causa doli mali metus
et in factum, actionj fori privilegio beneficio novarum con-
stitutionum de fideiussoribus Epistule divi Adrianj de duo-
bus vel pluribus reis debendis et omnibus. aliis
exceptionibus auxilijs juribus legibus et beneficijs
pretorijs canonicis vel civilibus sibi competentibus
vel competituris quibus contra predicta vel predictorum
aliquid ullo tempore uti vel allegare promisit. Et dicta pena
totiens conmictatur et exigi possit quotiens in predictorum
aliquo sit contrafactum Qua pena commissa petita soluta vel
non, nihilominus predicta omnia et singula rata perpetuo
et firma permaneant. Rogantes prefatus dominus legatus
me notarium infrascriptum rogatum una cum circumspectis
viris Ser Matheo de Interamne cancellario comunis perusij
Ser Iohanne de Vernattijs de Cremona et Ser Antonio Si-
imonis de Luca cancellarijs prefati domini legati ut de pre-
dictis publicum conficeremus instromentum.

LA « PACE » DEL 1495 IN ASSISI 253
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VERBALI DELL’ ADUNANZA DEL CONSIGLIO
E DELL'ASSEMBLEA GENERALE
tenute il 13 Settembre 1934.

In seguito a regolare invito, spedito il dì 1° di set-
tembre, fu convocata l'adunanza della Regia Deputazione
di Storia Patria il giorno 18 settembre dell’anno 1934-XII,
con il seguente ordine del giorno.

ADUNANZA DEL CONSIGLIO

(ore 8,30 prima convocazione - ore 9 seconda convocazione)

i. — Relazione della Presidenza.

2. — Consuntivo 1933.

9. — Presentivo.

4. — Pubblicazione del « Bollettino ».

5, — Proposte di nomine dei Soci delle varie ca-

tegorie.
6. Nomina Commissione Pubblicazioni.

ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI

(ore 10 prima convocazione - ore 10,30 seconda convocazione)

1. — Relazione del Presidente.
2. — Proposte e nomine dei Soci delle varie ca-
tegorie.

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9. — Comunicazioni.

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ATTI DELLA R. DEPUTAZIONE

ADUNANZA DEL CONSIGLIO

.. Presentí: GUARDABASSI Prof Comm. Francesco - FaLoci-PurI-

GNANI Monsignor Comm. MicHELE - Ricci Prof D. ETTORE -
CristoFANI Prof. Giustino - Canuti Monsignor. FIORENZO -
GALLENGA Conte Senatore RoMEO - GUERRIERI Dott. RUGGERO
- BricANTI Dott. Cav. Francesco - DEGLI Azzi Dott. Comm.
GiustINIANO - AnsipeI Conte Comm. Dott. Vincenzo - BEL-
FORTI Dott. RAFFAELE - PENSI Avv. GIULIO.

Giustificano la loro assenza per lettera i Sigg:

Prof. Comm. Ciro TRrABALZA - MORINI Dott. ADOLFO.

Il Presidente dichiara aperta l'adunanza del Consiglio
e dà lettura del verbale dell’ultima seduta consiliare, che
viene approvato.

CONSUNTIVO

Il Presidente dopo aver porto il suo cordiale saluto
ai colleghi, accennando alla necessità di una più attiva
loro collaborazione al Bollettino, si compiace di vedere
presente all'Adunanza il Dottor Giustiniano Degli Azzi
e fa voti, che la sua presenza voglia essere una promessa
di riprendere la sua primiera operosità in favore della
Deputazione.

Il Degli Azzi risponde che ha sempre seguito con in-
teressamento l’azione dell’Istituto, e se le molteplici occupa-
zioni lo hanno momentaneamente distratto, già sta preparan-
do insieme col socio Dott. Francesco Briganti l’illustrazione
del codice del Piccolpasso sui Castelli dell'Umbria, ch'egli
stesso fece acquistare alla Biblioteca di Perugia. Parla
con entusiasmo di questo Codice, come il più pregevole e
completo degli altri che si trovano al Vaticano e alla Vit-
torio Emanuele, giacchè, essendo degli ultimi anni, quando
l'Autore era Castellano della Fortezza di Perugia, potè
perfezionarlo, così da renderlo una fonte storica di grande
importanza.
ATTI DELLA R. DEPUTAZIONE III

Il Socio Gallenga si associa all'idea, e prega il Degli
Azzi a presentare un preventivo della spesa.

Il Presidente dice che quando il Degli Azzi se-
gnaló questo Codice, che fu acquistato dalla Biblioteca Co-
munale, la Deputazione di Storia Patria, ébbe tosto l'idea
di pubblicarlo, e benchè il nostro concittadino, il Comm.
Roberto Morettini, offrisse generosamente di provvedere
alla spesa; parve più conveniente che la pubblicazione ve-
nisse fatta dal Bollettino.

Prosegue il Degli Azzi ed aggiunge che sarebbe utile
dare maggior diffusione alle pubblicazioni della Storia Pa-
tria, con la vendita dei libri, i quali furono inutilmente
ricercati dagli editori Romani in varie circostanze.

Il Socio Gallenga approva e conferma di aver saputo
dei lamenti fatti dai detti Editori.

Il Degli Azzi, parlando della Tipografia del Bollet-
tino, dice che non gli sembra adatta a tale pubblicazione,
per la quale si richiede di tenere a disposizione una certa
quantità di carattere; mentre pochissimo ne possiede la
Tipografia Economica, la quale non puó contemporanea-
mente comporre più di un lavoro, per mancanza di mate-
riale.

Anche il prezzo di stampa gli sembra eccessivo, e dice
che si potrebbe trattare con altri Tipografi per ottenere
prezzi assai più modesti.

Propone anche la vendita di fascicoli staccati a van-
taggio del Bollettino e per comodità degli acquirenti.

Il Presidente risponde che si è già pensato di provve-
dere alla Tipografia e alla maggior sollecitudine della
stampa dei lavori; ma egli tiene a ripetere che, cosa più
urgente é che i soci, si prestino alla collaborazione del
Dollettino.

Dopo di che la seduta è sciolta,

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Il Segretario Il Presidente
E. RICCI F. GUARDABASSI

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ATTI DELLA R. DEPUTAZIONE

ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI

Il 13 Settembre 1934 alle ore 10,30 si apre la seduta
dell'Assemblea generale.

Cenci Monsignor Pio (Socio Ordinario) - VALENTI Conte Dott.
‘Tommaso (Socio Ordinario) - BoccoLINI Prof. Guipo (Socio
Aggiunto) - Biacgrri Rag. AncioLO (Socio Aggiunto).

Giustificarono la loro assenza per lettera i Signori:
Corsucci Avv. Virrogio - BENEDETTI LEONETTI LUPPARINI Gen.
BENEDETTO - RICCIERI Don ASCENSO.

Il Presidente prende la parola per commemorare il
Socio Conte Comm. Luigi Fumi, defunto il 24 febbraio 1934
e dice che parlare del Fumi è superfluo, perchè l’opera com-
pita da lui come storico di gran valore è nota all'Umbria,
all’Italia, ed anche all’estero. Ma, oltre le qualità dell’in-
gegno, per cui egli occupa un posto eminente nella
nella storia letteraria della nazione, si devono ricordare le
doti dell’animo, di ‘squisito gentiluomo, di amico impareg-
giabile, e d’Italiano sincero, che ne’ suoi lavori guardò sem-
pre alla grandezza della patria e contribuì altamente alla
fondazione e al progresso della nostra Società di Storia
Patria. Propone che abbia luogo una commemorazione spe-
ciale dell’ illustre defunto e, seduta stante, si dà ‘1’ inca-
rico al Vice-Presidente Monsignor Michele Faloci Puli-
gnani di fare l’elogio del Conte Comm. Luigi Fumi in un
giorno da stabilirsi, e si prega il Senatore Gallenga d'in-
vitare Sua Eccellenza De-Vecchi.

Il Presidente commemora anche il compianto Socio
Ordinario Comm. Tordi, fra i molti pregevoli scritti del
quale ricorda quello su « Vittoria Colonna in Orvieto ».

Il Socio Senatore Gallenga loda l’opera testè pubblicata
dal Presidente Francesco Guardabassi del 1° Volume della
Storia di Perugia, perchè colma una lacuna nella storia
del nostro Comune, già da molto tempo notata, e però au-
gurandosi che il più presto possibile sia condotto a termine
ATTI DELLA R. DEPUTAZIONE V

il poderoso lavoro, desidera che le sue parole siano poste
a verbale della presente adunanza.

Il Socio Conte Valenti comunica di aver pronto l'epi-
stolario Monsignore Monte Valenti Governatore di Perugia,
tratto da un codice della Vaticana, e dice che è disposto
a pubblicarlo nel Bollettino. Il Presidente accetta, rin-
graziando.

Vengono poi nominati all'unanimità a soci aggregati
Prof. ARNoLFO BIZZARRI - Cav. Vincenzo FuMi - Avv. ANTONIO
Minto - Dott. GuaLBERTO BuccoLinI - Dott. Ascanio MARCHETTI.

A collaboratori i Signori:

Prof. Guipo Boccorini - Conte ELia Rossi PASSAVANTI.

Il Comm. Bertini Calosso, Socio Corrispondente, Di-
rettore dell'Ufficio di Sopraintendenza dell'Arte medioevale
moderna, a nome di Sua Eccellenza Giuliano Balbino co-
muniga che è intenzione del Ministero dell’Educazione Na-
zionale di, commemorare in ciascuna regione gli uomini
che le illustrarono, ed essendo ciò stato fatto già per le
Romagne e per le Marche, sarebbe conveniente ed ono-
rifico per l'Umbria fare altrettanto, contando questa nella
sua storia uomini sommi tanto nelle scienze quanto nel-
le arti.

Il Presidente accogliendo la proposta, incarica il Pro-
fessor -Bertini Calosso di assicurare sua Eccellenza Giu-
liano Balbino che la Regia Deputazione di Storia Patria
prenderà a cuore la detta proposta.

Dopo di che, la seduta è sciolta.

Il Segretario II Presidente

E. RICCI F. GUARDABASSI

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R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER L'UMBRIA

Bilancio Consuntivo per l'anno 1955

ATTIVO

Residuo Cassa 1939, comprese L. 3000 (valore no-
minativo) in Cartelle Consolidato

Riscossione d'interessi arretrati e correnti di dette
Cartelle, sussidi arretrati e correnti del Ministero
dell’ Educazione Nazionale, delle Provincie di Pe-
ugia e di Terni, del Comune di Perugia, di quote
sociali e di vendita di annate del Bollettino . > 14.647,60

Quote sociali arretrate da riscuotere ; . ®. 19.586,—

L. 3655,65

ToratE L. 30.869,25

PASSIVO

Spese per lavori tipografici eseguiti e in corso di

Stampa : : : i 3 ; ; .L 7.057,
Acquisto di libri, spese di segreteria, postali e can-

celleria, percentuali all'esattore per quote sociali

e varie i è : : ^ i : (00»1475.65
Quote depennate per vari soci che non intendono

di far più parte della Deputazione ; : MOS 854,—

ToraLE L. 9.386,65

BILANCIO

ATTIVO L. 30.869,25
PASSIVO ? . 9586,65

L. 21.482,60
L' Economo
Giustino Cristofani
ATTI DELLA R. DEPUTAZIONE VII

R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER L'UMBRIA

Bilancio Preventivo per l'anno 1954
ATTIVO
Residuo cassa 1934 . L. 8.000
Cartelle Consolidato (valore nominale) IUE -- 5.000
i Interessi di dette Cartelle. 3 4 ; i 2 105
Quote sociali da riscuotere (cifra presunta) . » 10.000
Sussidio del Ministero dell' Educazione Nazionale . > 1,000
» della Provincia di Terni . ; i ; EE d 500
>» . della Provincia di Perugia ; i» 4,000
» del Comune di Perugia i EN 2/33 4.000
ToratE L. 24.605
PASSIVO
Spese per lavori tipografici . i : ^ : e T:23345
Spese di segreteria, cancelleria, acquisti di libri, percen-
tuali all'esattore e varie . : i , : . ? 1.800
TorarE L. 5.145
BILANCIO
attivo | L. 24.605,—

PASSIVO ? 5145,—

L. 19.460, —

Perugia 13 Settembre 1934-XII.

L' Economo

Giustino Cristofani Pomunial della Reale Depulazione: Li Storia Palria per le Venezie

La Reale Deputazione di Storia Patria per le Venezie
ci comunica il III Bando di Concorso del Premio Arnaldo
Segarizzi, con scadenza al 31 Dicembre 1937; e noi ben
volentieri ne pubblichiamo per comodo degli studiosi le
norme stabilite ai concorrenti.

E’ bandito il terzo concorso al Premio Arnaldo Sega-
rizzi istituito a norma del R. Decreto 24 Settembre 1928,
N. 280 presso la R. Deputazione di Storia Patria per le
Venezie, da conferirsi all'autore di uno o più studi ori-
ginali, editi od inediti, che riguardino la storia delle Ve-
nezie. I lavori da ammettersi a questo terzo concorso do-
vranno trattare argomenti riferentisi alla « Storia Econo-
mica di Venezia ».

Il premio da erogarsi ammonta a L. 3.000 (tremila).

Sono escluse dalla partecipazione al concorso le per-
sone che fanno parte della Presidenza e del Consiglio della
Reale Deputazione nel periodo compreso tra il bando e la
decisione del concorso.

Saranno ammessi al concorso anche i lavori pubblicati
nel quadriennio precedente al bando di concorso; sarà peró
data, a parità di merito, la preferenza alle opere inedite.

Saranno esclusi dal concorso lavori in precedenza co-
munque premiati.

La domanda di partecipazione al concorso e le opere
da presentarsi dovranno pervenire all'Ufficio di Presidenza
della R. Deputazione di Storia Patria per le Venezie in
Venezia (Procuratie Nuove N. 52) entro il 31 Dicem-
bre 1937.

Il concorso sarà giudicato da una Commissione com-
posta del Presidente della Reale Deputazione di Storia
Patria e di quattro Membri nominati dal Consiglio della
Deputazione stessa, dei quali due almeno fuori del pro-
prio seno. Il giudizio della Commissione è inappellabile
e sarà pubblicato negli Atti della Reale Deputazione.

Ulteriori informazioni e il testo del Regolamento del
Premio Arnaldo Segarizzi si possono avere dalla Presi-
denza della Reale Deputazione.

Dalla Sede della R. Deputazione (

di Storia Patria per le Venezie
Venezia, Procuratie Nuove, 80 Settembre 1934-XII.

IL PRESIDENTE IL SEGRETARIO

FRANCESCO SALATA GIULIO LORENZETTI
INDICE GENERALE

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Epistolario di Mons. Monte Valenti (prefazione). pag.

» : 2 ; »

» (Indice deí nomi) »
Cronaca dei Merganti . A ; ì È ; »
La pace fra gli « Extrinseci» e gli « Intrinseci » di Assisi »

Atti della Ra Deputazione . : ; : »

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