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BOLLETTINO

DELLA REGIA DEPUTAZIONE

DI

TORIA PATRIA

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VOLUME XXXVII

PERUGIA
PRESSO LA R. DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA
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DELLA REGIA DEPUTAZIONE

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VOLUME XXXVII

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CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE

ALLA MEMORIA DI LUIGI FUMI

E' abbastanza noto, fra i cultori degli studi storici, l’ingrato
destino delle carte spettanti alla famiglia Farnese: prima sparse
fra città e centri minori dell'Umbria e della Campagna, poi nel-
l'Emilia, ovunque essa ebbe domini e signorie, indi addirittura
sballottate fra Parma e Napoli: quando il ducato, trasmesso ai
Borboni, passó da Carlo a Filippo, figli di Elisabetta Farnese,
e il regno di Napoli da Carlo III a Ferdinando IV (1). Oggi l'ar-
chivio dei Farnesi, tornato — fra il 1749 e il 1789 — in gran
parte a Parma (2), dovrebbe completarsi con la trasmissione de-

(1) Sull’archivio Farnesiano: cfr. BowAINI F. Relazione sugli Archivi del-
l"Emilia, Firenze 1861; RoncHINI A. Relazione sull'Archivio di Parma, in
« Arch. Stor. Ital. », 1867; GAcHARD FE. Les Archives Farnésiennes de Naples,
in « Bullétin de la Commission Royale d'histoire », Bruxelles, 1868, s. IIT, XI,
pp. 252 sggi; TniNcHuERA F. Degli archivi Napoletani, Napoli 1872; BAnoNE N.
Notizie sull'archivio Farnese di Napoli; Napoli 1898; CoGGIoLA G., Proposta di
reintegrazione nella sede naturale dei fondi Farnesiani degli archivi di Napoli:
e di Parma, in « Rivista della Bibl. e degli Archivi », anno XIV, pp. 75 sgg.;
Casanova E. L'ordinamento delle carte degli archivi di Stato italiani, Roma
1906; CaucHIE A. - VAN DES ESSEN, Inventaire des Archives Farnésiennes de
Naples, Bruxelles 1911; Van Drs EssEN L., Les Archives Farnésiennes de
Naples, Bruxelles 1918; MorsLLI V., Le carte ‘Farnesiane in ima relazione
inedita di Saverio Mattei, in «Gli Archivi Italiani», v. VII, fasc. III, (1920);
LomBARDI G. Per la reintegrazione dell'Archivio Farnese, in « Aurea Parma »,
a. 1927; FERMI S. Le carte farnesiane dell’Arch. di Stato in Napoli, in « Boll.
Stor. Piacentino », 1927; Dnk: G. Gli Archivi Farnesiani, loro formazione e
vicende, in «Arch. stor. per le provincie parmensi », N. S., vol. XIX, pp. 153
sgg. Le notizie generali sulla formazione dell’A. F. sono, più che tutto, de-
sunte da quest’ultimo lavoro comprensivo, scritto con solida preparazione di
notizie raccolte negli archivi di Parma.

(2) Le carte erano state portate a Napoli quando Carlo di Borbone vi
andó ad assumere il regno, nel 1734; rimasero lungamente chiuse in casse
6 ALDO CERLINI

gli ultimi mazzi — sono, se non erro, ancora 1842 (1) — dal
grand'Archivio di Napoli; ma le discussioni e le pratiche in corso,
quantunque dotte autorevoli e volonterose, non sembrano per ora
giungere a risultati concreti.

Meno si conosce forse la importanza italiana — non par-
mense soltanto o napoletana — di buon numero di quei mazzi,
ancora conservati a Napoli, che racchiudono pagine ignote anche
di storia medioevale. Pochi sanno, ad esempio, che fra le carte
farnesiane restate colà vi sono fascicoli di storia di comuni del-
l’Umbria, e specialmente di Orvieto. Come questo abbia potuto
hvvenire si spiega facilmente ricordando che i Farnesi avevano
depositi di scritture nei vari luoghi di loro pertinenza: oltre che
a Roma — nel celebre palazzo — ianche a Caprarola, a Viterbo,
a Castro, poi a Piacenza, dove si formò ai tempi di Ranuccio I,
nella cittadella, il primo notevole deposito generale di scritture;
deposito che occupava, come c’informa il Drei, ben 116 capsule
numerate progressivamente e di cui l'archivista compilò un in-
dice alfabetico in tre volumi. Dovevanio esserci, in quell'archivio,
diversi fascicoli di atti piegati per metà: quelli di Orvieto —
a quanto si può dedurre dall'odierna consistenza — ne formavano
un grosso mazzo, numerato dall’1 al 34 almeno. E! più proba-
bile però che le carte orvietane venissero ad aggiungersi al nu-
cleo degli atti relativi all'amministrazione del ducato più tardi:
quando nel palazzo della Pilotta in Parma era già stato ‘impiantato
il nuovo archivio, a beneficio del quale Ranuccio I emanò un
curioso ordine — unico esempio, ch'io sappia, nella legislazione
europea — che dava all’archivista il diritto di punire, con multe
e pene, non solo i pubblici ufficiali ma anche i privati che non
consegnassero all’archivio ducale tutti gli originali o le copie del-
le carte la cui conservazione fosse ritenuta di pubblica utilità (2).

nel palazzo reale, durante tutto il regno di Carlo III e anche durante gl’inizi
di Ferdinando IV; nel 1766 il duca di Parma Ferdinando chiese al reale cugino
la restituzione, e fu Carlo di Borbone ad ordinarla; trentatrè casse furono
trasportate nel 1766, altre numerose fra il 1788 e il 1789, ma pare che i primi
documenti fossero mandati nel 1749. Cfr. su questo i lavori del BARONE, del
CoGGIOLA e specialmente del DREI (pag. 184). Si noti che solo dopo l'annes-
sione del Regno delle due Sicilie all'Italia si poté ottenere che le carte del-
l’archivio fossero, dal palazzo reale, immesse mell'Archivio di Stato, e non
fu che mel 1869 che la immissione venne completata.

(1) DREI, op. cit. pag. 200.

(2) DREI, op. cit. p. 154:

eL «d parte o.
CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE T

Ma la concentrazione dell'Archivio Farnesiano a Parma con-
tinuó anche più tardi, sotto il successore di Ranuccio I, Odoardo.
Fu nel 1626 che si portarono a Parma, da Roma ove erano state
rinvenute l’anno precedente — in diverse camere del palazzo Far-
nese — delle scritture concernenti le persone i diritti gli stati
di casa Farnese, le quali furono ordinate in fascicoli dall’archivi-
sta Alessandro Magno entro una cassa, nella camera scura, su cui
scrisse: Arca scripturarum Domus Farnesiae facta a me Alexan-
dro Magno de anno 1627 (1). Però alcuni anni prima già si era-
no portati a Parma «libri, instrumenti privilegi e bolle, et mobili
di raggione di S.A.S., trovati nell'appartamento del palazzo dell’ha-
bitatione del tesoriero generale di S. A. Serenissima in Abruz-
zo» (2).

Non é dunque fuor di luogo arguire che o in questa o, piü
probabilmente, nell'altra spedizione del 1626 arrivassero anche le
carte orvietane. I Farnesi erano di quei luoghi, se presero il nome
dalla terra di Farneto; e la stessa consistenza e le caratteristiche
della raccolta rivelano, anche senza ricercare dati storici precisi,
la ragione precipua a cui s’ispirò e il modo in cui venne compiuta,
Tutti gli atti che costituiscono il mazzo 686 — fuori di due o tre
fascicoli extravagantes — furono evidentemente raccolti nella pri-
ma metà del secolo XVI allo scopo di poter avere sott'occhio la
prima storia della casata e gli eventuali diritti su terre o feudi
già posseduti in passato nella Campagna o nell’Abruzzo, e in
ispecie nei luoghi poco lungi a Orvieto.

Molti anni fa io avevo iniziato, col compianto Luigi Fumi,

allora sovrintendente degli Archivi di Stato in Milano, lo stu-

dio e la pubblicazione di codici e carte d’Orvieto; avevamo per-
ciò fatto venire dal grande archivio di Napoli tutte le serie d'atti
che, soltanto dalla relazione del Trinchera e dalle monografie
storiche di Nicola Barone, si poteva indurre riguardassero la pre-
diletta città dell’illustre studioso.

Dalla nostra collaborazione uscì l’edizione critica di una cro-
naca orvietana (3); poi altri studi avrebbero dovuto seguire. Ma
il sereno e dotto vegliardo era stato colpito da una grande sven-

(1) BARONE, op. cit. p. 3.

(2) DnEI, op. cit. p. 163. |

(3) L. Fumi - A. CERLINI, Una continuazione Orvietana della cronaca di
Martin Polono, in « Archivio Muratoriano », n. 14.
8 ALDO CERLINI

| lasciare gli Archivi; nello stesso giorno, per diversa ragione, li

NES lasciai volontariamente anch'io. Così, dopo inutili tentativi di tro-

dix i vare a Siena e a Orvieto l’occasione per finire i lavori appena ini-

ziati o anche soltanto intravisti in una prima indagine, i nostri di-

segni furono troncati del tutto; e io rimasi soltanto in possesso di

ISS copie, fatte da me o commesse ad altri e da me collazionate,
i degli atti di maggior pregio..

* **

Tutti questi atti relativi ad Orvieto presentano una significati-
va caratteristica: se sono originali, costituiscono fascicoli o car-
te mutile perchè provengono da registri o serie d’Archivio da cui
furono strappati. Hanno inoltre una classificazione — o meglio
una semplice enumerazione distinta con un titolo sommario e fat-
ta da una stessa mano — che si palesa, per i suoi caratteri
di corsiva cancelleresca dell’Italia di mezzo, come redatta pro-
babilmente in Roma, o nei dintorni, sui primi anni del cinque-
cento. ;
| Essi sono dunque, come dissi, quinterni o anche semplici fogli,
eo staccati o strappati dalle originarie serie degli atti del Comune

di Orvieto. Che lo scempio sia stato fatto a beneficio dei Farnesi
| lo si deduce facilmente dai titoli, in cui c’è quasi sempre la
| menzione della pagina ove individui o fatti della stessa famiglia

ricorrono. Ad es., nel fascicolo III « Iuramenta curae baronum
Urbevetanorum inter quos pag. 45 sunt domini de Farnese»; nel
fascicolo IV « Consultationes comunis Urbisveteris super Nerio
de Montemarano et super Castrofrancho com interesse Domino-
rum de Farnesio » e simili, in quasi tutta la serie. i
Do l'indicazione sommaria di ció che, a parer mio, riveste
; : maggiore importanza, mettendo fra parentesi e in corsivo, dopo
il numero d'ordine che hanno nel fascio, il numero originale che
si trova sulla copertina, e che forse risale al tempo in cui questi
atti furono raccolti.

Non risultano indizi molto sicuri sul tempo in cui furono
perpetrate le ‘mutilazioni a beneficio della raccolta farnesiana;
ma credo non si vada lungi dal vero se si congettura ch'esse
avvenissero per opera di un compiacente archivista o per ordine

— richiesto o spontaneo — dell'amministrazione comunale di Or-

| tura: una quasi completa cecità, che lo costrinse poco dopo a -
33

CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE 9

vieto, al tempo in cui Alessandro Farnese fu Legato del Patri-
monio, poi Pontefice. Si spiegherebbe cosi come fra gli atti non
esistano riformagioni del Consiglio Generale — di cui forse si
volle rispettare l’integrità qualunque ne fosse l’attinenza con la
ormai illustre casa (1). E,può trovarsi anche la ragione che
mosse l'amministrazione napoletana di Ferdinando IV a trattenere
questi atti a Napoli: essi infatti riguardavano non solo le ori-

gini della casata — e perciò gli antenati della linea materna di
Carlo III e dei suoi figli — ma anche gli eventuali diritti co-

muni ad ambedue i rami che regnavano a Parma e in Ispagna.

I (10): 1247. i
« Condemnatio D, Ranuccii Pepi de Farnese »; membr. in-fol. (em. 45 x 30)

di c. 1, scritta sul r. e sul v. (Frammento di un registro ove erano elencate

le condanne pecuniarie della curia del Podestà di Orvieto per mancata conse-
gna di biade. La condanna di Ranuccio a cento libr. di multa « quia non portavit

CC. R (aserios) bladi» è alla r. 5 della pagina del pelo).

II (11): 1297, genu. 2-febbr. 9,

« Solutio facta baiulo Urbevetano pro.itu ad Dominos de Farnese »; cart,
in-fol. (em. 32x24) di ec. 2 scritte mel r. e nel v., lacere agli angoli esterni
ove era la numerazione; ci sono dei mezzi fogli di riguardo, (Libro delle
spese fatte da «Lutius Niechole camerarius comunis Urbisveteris tempore
potestarie N. D. Berti di Frescobaldis de Florentia et capitaneatus D. Jan-
nis de Arzonibus» scritte da Donato notaro del fu Junta de Castro Flo-
rentino, scrittore del giudice dei malefizi).

III (12): 1298, genn. 15- febbr. 28.

« Iuramenta curae baronum Urbeveianorum inter quos pag. 45 sunt Domini
de Farnese», cart. in-fol. (cm. 31x23), di cc. 25, num. 27-50, con cop, di
riguardo, scritte in ambedue le facce, guastate e corrose dall’umidità. (Liber
concessionum et solutionum parte pleberiorum et cure baronum et aliorum
vicecomitatensium at aliorum extraordinariorum, factus et compositus atque
scriptus per Ranuccium Jacobini curie Urbevetane, notarium comunis Urbevetani
ad consilia et reformationes deputatum tempore N.V.D. Ainati de Anania honor.
potestatis civitatis Urbevetane et suorum iudicum et officialium et N.V.D.
Johannis Parghia de Interminellis de Luca capitanei populi civitatis prefate »).

IV (14): 1319, gennaio-luglio. ;
« Consultationes comunis Urbisveteris super Nerio de Montemarano et super

(1) Cfr. MazzariNTI G., Gli Archivi della Storia d'Italia, Rocca San Ca-
sciano, 1897-98, vol. I, pp. 211 sgg. Le riformagioni «d'Orvieto occupano
297 volumi, per lo più membranacei, e comprendono gli anni 1295, 1297
(Marzo-Maggio), 1298 (Marzo-Aprile), 1299 (Maggio), 1302 (Novembre-Dicem-
bre), indi, quasi ininterrottamente 1301-1304, 1306-1329, 1331-1801. Per non far
confusioni citeremo queste come Riformagioni maggiori.
10 ALDO CERLINI

Castrofrancho cum interesse DD. de Farnesio ». Cart. in-fol. (82 x 24) di cc. 25,

scritte su ambedue le facce, num. 67-69, 79-96, 106-108, con frammento di

copertina di riguardo.
(Frammenti delle Provvisioni dei Sette e dei Quaranta di Orvieto, con

.« adiuncte » di nobili e di sapienti).

V (15): 1320, ottobre 19-1321, genn. 7.

« Bellum indictum a comune Urbevetano contra Cornetanos aliosque inimi-
cos sub capitaneatu D. Raynutii Farnesii». Cart. in-fol. (cm. 32x24), di cc.
17 scritte r. e v.-1-5 bianche, num. 1-32; 2 scr. n. num.; con copertina di ri-
guardo.

(Deliberazioni dei Sette « ad defensionem comunis et populi Urbisveteris
deputati » e dei Tredici sapienti sopra la guerra, per l'offesa contro i nemici
di Corneto e Toscanella) (1).

VII (17): 1324, maggio 2-giugno 23.

« Condemnatio Dominorum de Farnese quod noluerunt adherire cbmmu-
ni Urbisveteris pag. 5 e 7 ». membr. in-fol. di cc. 12 num.

(Frammento del Libro delle condanne penali dal podestà di Orvieto Gual-
freduccio di Oddo degli Oddi di Perugia, dietro esame di Giovanni.di Guido
da Cortona giudice e assessore sopra i malefici, col consiglio di Raimondo e
di Alberto altri suoi giudici e col consenso di Tommaso da Menano giudice
e assessore di Ugolino da Città di Castello capitano d'Orvieto, per scrittura
di mano di Biagio di Nicola da Spoleto notaio del podestà; la condanna

dei Farnesi — perchè, invitati a giurare il sequimento del comune «et ad
dandum cautiones de cura stratarum et grassie» mon ubbidirono -- è a
carta 5. i

VIII (18): 1325, marzo 9.

« Guitto d. Ranuccii episcopus urbesvetanus »; membr. in-fol. (cm. 34x23
e 1/2) di c. 1, seritta r. e v., num, XVI e 16

(Frammento del libro delle condanne della curia del Podestà, contenente
quella di Taddeo di Pone da Campiglio, denunciato per un debito insoluto,
da Bartolomeo Federici procuratore di Guittone di Ranuccio vescovo di
Orvieto).

X (19): 1335, gennaio 2- agosto 3.

« Bandimentum | comunis Urbevetani plurium baronum quod turbaverant
statum civitatis hostiliter etc, interque eos DD. de Farnesio» cart in-fol
(cm. 30x24) di cc. 6 ser., lacere e macchiate, num. VIII-X e XLI-XLTII.

(Inquisizioni di Carlo di Monte Appone dei marchesi di Massa podestà e
capitano e di Giovanni Odofredoni de Cass, giudice e assessore di Orvieto,
contro baroni e comuni del territorio orvietano per l’incursione a mano armata
e l'occupazione della villa di Sucano e dei castelli di Montealto « de Ma-
ciochis » e di Manciano nel decorso maggio; e contro altri della città che
non pagavano «impositam seu prestantiam florenorum »).

(1) Il fasc. n. VI è costituito da un libro d'imbreviature di Parma ; fu perciò omesso.

ì
CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE

XI (20): 1337-1340. i
« Quaterni breviarii Symonini de Baldis notarii »,

XII (22): 1346. »

« Rebanditiones plurium baronum inter quos multi ex Dominis de Farne-
sio, pag. 20, 25, 31, 32, 37, 38»; cart. in-fol. di cc. 36 scr. nel r. e mel v.;
num, 7-42.

(Frammento delle provvisioni del comune di tale anno; dalla c, 20 r. si
inizia l'elenco degli amnistiati e assolti, a tutto il f. ultimo).

XIV (23): 1851.

« Exbanniti a Benedicto Monaldensi inter quos Ceccus et Bertullus Ranuc-
cii de Farnese, cum remissione, pag. 53 inversa»; cart. in-fol. (em. 29x22)
di cc. 10 scritte e bianche, numerate 46-55, con folio di riguardo scr.

(Frammento di registro contenente la nota degli sbanditi da Orvieto per
opera del Monaldeschi, scritto da due mani diverse, nelle pagine 46-51 r.;
e, nelle restanti, altra nota dei ribanditi e di quelli che avevano espiate
le loro condanne, fatta da Jacopo Morgutii notaio camerale; tutto in con-
seguenza delle sanguinose lotte di quell’anno fra Muffati e Mercorini).

XV (24): 1358-1354.

« Ex libro expensarum factarum per Angelum thesaurarium Patrimonii
in Archivio Urbisveteris »; cart. in-fol. (30x23) di ce. 19 num.

(Frammenti di registri, in copia del sec. XVI, delle spese straordinarie
per «emende equorum » stipendiarii, operazioni d’assedio, eserciti, pensioni,
occupazione di terre ecc,).

XVI (25): 1354-1355.

« Expense facte in bello et recuperatione Marchie Anconitane sub capi-
taneatu Petruccii Cole de Farnesio et aliis comitibus ex ea familia »; c. 11
n. 3, cart. in-fol. (cm. 30x23) di cc. 9 num. con mezzo foglio di riguardo
scritto.

(Registro, in copia del sec. XVI, di spese fatte per mandato di Egidio
Albornoz, cardinale di S. Clemente legato apostolico, da Enrico da Sessa suo
auditore, da Giovanni di Ser Giunta da Radicofani e da Basco Santii de
Gorni per paghe di stipendiarii castellani nunzii ambasciatori, emende di
cavalli ecc. occorse nella guerra della Marca, in nome del Tesoriere rimasto
in patria ad esercitare il suo ministero; inoltre, a costruire la rocca di Viterbo
ed anche le altre della provincia del Patrimonio).

XVII (26): 1351-58.

« Inquixitio contra Petruccium Cecchi de Celle ex Dominis de Farnesio
pag. 3 e 8»; cart. in-fol. (em. 28x20) di cc. 10-42 bianche, num. 1-10 con
mezzo foglio di riguardo, scr. :

(Quaderno, in copia del sec. XVI, delle inquisizioni e delle condanne spet- .

tanti tanto all’ufficio dei malefizi che « ad officium extraordinarium », al tempo
del podestà Rosso Ricciardi de’ Pazzi da Firenze, copiato per Androino
abate di Cluny, legato di Alessandro VI, compiute da Lello Fractutii da Gub-
bio e da Giovanni Raynerii de Lucignano, assessori del vicario; scritto da Guido
12

ALDO CERLINI

del fu Ranuccio de Gello notaio. La copia è del tempo di Vanne di Gerolamo
da Montemelone); segue

(27): 1356, ottobre 8.

« Condemnatio Petrucci q. Cecchi Petri Dominorum Castri Cellis «ex Do-
minis de Farnesio»; membr. in-fol. (cm. 40x27) di cc. 4, num. doppi
LXXXXVIIII-CII e 99-102, mutilo e corroso agli angoli.
| (Frammento del Libro delle condánne date da Giovanni de Passacanibus da
Firenze vicario di.Egidio vescovo Sabinense legato apostolico in Orvieto «sub
examine » di Armanino di Giovannino da Reggio giudice ai malefici, « de
consensu » di Nicolò da Amantea giudice del Vicario; scritte da Angelino
da Castiglione not.).

XVIII (28): 1356, agosto-ottobre.

« Inquisitio contra Puccium Cole de Ischia »; membr. in-fol. (cm. 40 x 21)
di c. 1, num. LXXXX e 90, lacero, con mezzo foglio di riguardo cart.,
datato al 1310. i

(Frammento del Libro delle condanne cui appartiene l’altro frammento
che precede; contiene non la inquisizione ma la condanna di Puccio; erronea
mente attribuito, dalla solita mano del sec. XVI, all’anno 1370, data scritta
sopra il paragrafo, mentre l'anno 1356 si deduce dalla cancellazione della
condanna precedente, del nov. 1356).

XIX (29): 1394 1448, 1468, 1536.

« Requisitiones , censualium | Urbisveleris, ann. 1394, 1448, 1468, 1536 »;
cart, in-fol. (cm. 30x22) da c.1 a c. 12; cm. 83x24 gli ultimi quattro
frammenti di cc. complessive 16, numerate 14, 29, 32 a 34, 39 a 41, 80 a 83,
601 a 64

(Frammenti di quattro registri e quaderni delle requisizioni dei censi,
cioè: a) ce, 1-2, requisizioni del 15 agosto 1394 fatte dai conservatori della
pace Petrus Batacci, lohannes Bertii, Blaxius Anglutii e dall'esecutore del co-
mune Antonio da Monteprimaro; b) id. dell’agosto-settembre 1449, non 1448,

fatte da Pietro de' Petroni di Nepi e dai suoi incaricati; giuramento dei con-

servatori innanzi a Valeriano Muti, governatore, e altri atti di pagamento dei
censi (d. 3 a 8); c) id. del 14 agosto 1468, fatte da Gio. Battista Pacifici di
Aquila e dai Conservatori della pace « Galeottus comitis ‘Petri, Benedictus
Monaldi, Carolus Ugolini... Franciscus d.. Angelus Presentis et Iacobus Fran-
cisci Cenobii », (c. 9-12); d) id. del 14-19 agosto 1536, fatte da Marcantonio
Borghese, governatore e castellano di Orvieto e dai conservatori « Carolus
de nobilibus de Bisentio, Bernardinus Lactantii, Iohannes Dominici d. La-
zare » (e. 13 a 10).

XX (30): 1406, luglio 25.

« Impositio pecunie pro bello, facta fidelibus romane Ecclesie, inter quos
Domini de Farnesio »; cart. in-fol. (cm. 30x22) di cc. 4 scritte e bianche
non num.

(Lettera di Antonio vescovo di Montefiascone commissario del Patrimonio
nella quale, in forza della bolla di Innocenzo VII del 1 luglio -« Postquam
apostolicae » ivi riportata, si sottopongono gli episcopati le città e i Signori
VC a ipn s aera

CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE i 13

del Patrimonio a determinate contribuzioni di guerra elencate in fondo all'atto:
il titolo è mella prima carta, che in origine era bianca).

XXI (31): 1416, ottobre,

« Precetto a molti tra quali i SS. de Farnese di non pigliar sale al-
trove che alla salara di Corneto »; cart. in-fol. (cm. 30x22) di c. 1 con co-
pertina di riguardo.

(Copia di lettera patente di Tartalia de Lavello, commissario della Chiesa,
del Sinodo Costan. e del Cardinale di S. Eustachio, datata dal 1° ottobre, pre-
sentata il 12 ottobre ecc., con l’elenco dei luoghi in cui.doveva essere pre-
sentata; risposta di Orvieto, del 1416, 16 ottobre; supplica dei Camagnaioli di
Orvieto per essere uniti in corporazione d'arte con proprii statuti, senza data):

XXII (322): 1420, 31 ottobre. .

... Cart. in-fol, (cm. 30x22) di cc. 2 mm.

(Acquisti e vendite di grano fatte da Maestro Cola Jacobutii « con-
ductus et administrator comunis Urbisveteris »; grano acquistato ad Ischia
dai sigg. Farnese e venduto in Orvieto, secondo la verifica di Bartolomeo Mat-
tei di Orvieto, « revisor et calculator rationis » dell'amministrazione di detto
Cola; rog. di « Mercus condam ser Luce de Urbeveteri, iudex et notarius »).

XXIII (33-34): 1433 giugno 14-1434 genn. 10.

« Super solutione pecunie debite Ranuccio de Farnesio armorum capitaneo
a Comuni Urbisveteris, et solute Georgio Antonii de Cellusi cugino et pro-
curatori ipsius Ranucci, pag. 11, 12 et 19»; cart. in-fol. (cm. 30x22) di
cc. 19 scr, num. da 11 a 20, più cc. 3 non num.

(Sono due frammenti distinti di un registro ove si trascrivevano prov-
visioni lettere ed atti in genere relativi alle entrate e alle spesé dél comune;
gli ultimi tre fogli non num. variano, anche per mano di scritto e filigrana:
essi tre costituivano il fasc. 34 della classificazione archivistica del sec. XVI),

dex

Questi documenti saranno pubblicati in gruppi, non nell'ordine
cronologico o in quello che hanno nella raccolta, ma tenendo con-
to del loro carattere di atti d’archivio. Dovendo essi, più che
tutto, integrare le serie d'Orvieto, da cui furono scissi, non in-
tendo considerarne dal punto di vista storico che i primi, e sol-
tanto con note che li raffrontano col contenuto delle Riforma-
gioni maggiori (un lavoro ii sintesi avrebbe richiesto l'uso di

‘altre fonti locali); correderò tutti invece di qualche chiarimento

diplomatico. Seguirò dunque il criterio della normale formazione
della suppellettile documentaria nei comuni italiani.
Inizierò così dalle Riformagioni di Consigli minori del Comune

.di Orvieto, facendole poi seguire da atti di carattere politico»

giudiziale, poi da altri pochi di contenuto finanziario e ammini»
14 | ALDO CERLINI

strativo. Ritengo con questo di fornire agli studiosi di Roma e
delle terre del patrimonio papale, nonché della storia di Casa
Farnese, una serie d'indubbia importanza storico-diplomatica; e
non dubito cosi di sciogliere un debito che avevo verso la me-
moria di Luigi Fumi, mio compianto Sovrintendente nell'Archivio
di Stato di Milano. Egli non soltanto mi commise e mi raccomandó
piü volte il lavoro, ma mi forni il prezioso ausilio del suo sche-
dario sulle già nominate Riformagioni del Consiglio maggiore. Col-
laboró dunque all'opera mia con l'ammaestramento e con l'esem-
pio: e l'opera stessa é un tributo che dovevo alla vita sua mira-
bile di studioso e alla sua incessante attività di maestro.
|

pi
[d
ii

CARTE ORVIETANE- DELL'ARCHIVIO FARNESE 15

RIFORMAGIONI DI CONSIGLI MINORI

(Contributo alla storia della Provvisione comunale ín Italia)

Nel 1319 già in Orvieto esisteva la terza forma di governo
comunale. Da due anni circa vi era un regime di conciliazione,
misto di nobili e di popolari (1). Sappiamo -che era stata redat-
ta una nuova «charta populi» (2) di cui ancora nel 1319 si
stanno applicando i capitoli; titolari del potere erano i Selte,

cioè i sette consoli delle Arti (3), cui sottentrano altrove — in
circostanze di guerra — i « Domini septem ad defensionem Co-
munis et Populi deputati» (4). Accanto a loro il Consiglio mag-
giore, o dei Sessanta — eletto per quartiere, ogni sei mesi — il

Consiglio del popolo, i consoli e i membri del Consiglio delle Arti,
e specialmente i Capitani di parte guelfa e il Consiglio dei Qua-
ranta (5). Tur

Le loro attribuzioni, il loro funzionamento e i loro rapporti
variarono piü volte anche in periodi di pochi mesi; né d'altra parte
è compito. nostro esaminarli. Ma non è fuor di luogo fare sin d'ora
netta distinzione fra le Riformagioni che si potrebbero dire mag-
giori, aventi per oggetto le delibere del Consiglio dei Sette, dei
Consoli e del Popolo, e quelle altre dei Quaranta, nonchè di spe-
ciali Consigli minori, dei quali ci è possibile pubblicare notevoli,
ampi frammenti. Delle Riformagioni vere e proprie, stese nei primi
tempi da Giovanni Massario del fu Taddeo, cittadino di Pisa, che si

(1) Cfr. Fumi L., Codice diplom. della città di Orvieto, in «Boll, della
R. Deputaz; di S. P. di Toscana», vol LXXV, p. 744.

(2) « Cum per formam capituli carte populi nove... »: Rifor. magg. rosso,
c, 92; Rif. I, c. 4; «Cum capitulum carte populi nove factum... »; Rif,
magg. I, c. 14. Tutte queste riformagioni sono del gennaio 1319.

(3) Cf. i protocolli di tutte le riformagioni dei Quaranta, che seguono,

(4) Cf. il Libro della guerra contro Corneto e Toscanella, che segue al n,
II. Nel primo protocollo sembrano aver questo titolo solo cinque dei Sette;
poi è esteso anche agli altri,
(5) Cf. MazzariNTI G., Gli Archivi cit, p. 241.

E

dae
16 ALDO CERLINI

definiva « notaio dei sette Consoli e del Popolo ». già abbiamo fat-
to cenno: salvo poche lacune, Orvieto le. conserva dal 1295 al
1800 (1).

Le Riformagioni dei Quest invece ci restano soltanto nel
fascicolo IV del mazzo 686 di scritture Farnesiane, miste con
quelle di altri consigli: furono evidentemente strappate —. dal
libro che le raccoglieva — perchè interessavano i Da Montema-
rano e i comuni di Castelfranco e di Orbetello, per i quali la
casa Farnese aveva sempre mostrato molto interesse. Il frammen-
to è anche importante perchè tocca i Conti di Soana, il Capitano
del Patrimonio, il conte dell'Anguillara, le città di Perugia, Siena,

Bologna, Chiusi, Rieti, Bagnorea, Viterbo, e altri luoghi dell'Um-

bria e della Campagna.

Anche il cosiddetto Consiglio dei Quaranta subì molti muta-
menti nello scorcio di secolo di cui ci occupiamo. Di loro han
materia le Riformagioni maggiori più volte. I « quadraginta boni
homines populares » (così sono definiti) dovevano essere « de con-
silio consulum artium, simul cum ipsis consulibus »; avevano «eun:

" dem auctoritatem et bayliam quam habent et habebunt ipsi con-

sules artium » (2). Nella loro elezione, fatta nel dicembre dai
Sette (dei quali uno almeno proveniva dai quaranta) bisognava
che dodici fossero del quartiere della Postierla, otto del quartiere
di Santa Pace, dieci del quartiere Serancis, dieci di quello di S.
Giovanni e Giovenale. Ciascuno dei componenti doveva possedere
almeno 300 lire di valori immobiliari e un'età maggiore di venti-
cinque anni. Nel 1319 si stabili che ai Quaranta si aggiungesse
una Giunta di magnati (o nobili) in cui dovevano contarsi otto
capitani di parte guelfa, di quell'anno e del prossimo seguente.
I consiglieri furono poi ridotti a trentadue, sempre eletti dai Set-

(1) MazzaTiNTI, loco cit, Le Riformagioni maggiori (sono 297 vol. in

.49, rilegati per lo più in: pergamena). così s'iniziano. « Hie est Liber offi-

tialium Reformationum consiliorum factorum per Septem Consules artium,
et Consules aliarum artium, et eorum ‘et. comunis Urbevetani et populi con-
siliarios, et statiamentorum per ipsos factorum, tempore nobilis et potentis
viri Ubaldi de Interminellis de Lucca. capitanei ipsius comunis et populi ».
Il I. vol. è del 1295; il II. va dal 4 marzo al 4 maggio 1297; il III. «dall
6 marzo al 30 aprile 1298, dal 4 al 31 maggio 1299, dal 29 nov. al 31 dic.
1302; gli altri volumi, con qualche interruzione di giorni e di mesi, special,
nel secolo XVI, comprendono gli anni 1301-1304, 1806-1329, 1331-1800,

(2) Riformagioni maggiori, 1. II, c. 106 e segg.

TNT :
17

CARTE ORVIETANE DELL’ARCHIVIO FARNESE

\

te, dai Capitani e dai Consiglieri delle arti. « Questo Consiglio

— precisa la Riformagione — abbia tale autorità e balia, cioè che
nessuna spesa del Comune possa farsi nè alcuna rappresaglia
concedersi, nè affari personali si possano compiere senza l’appro-
vazione di due parti di detto Consiglio, al quale intervenga la
maggior parte di esso». Però il deliberato « deve essere sotto:
posto all'approvazione del Consiglio dei Consoli, di settanta buoni
uomini (prima erano sessanta) e di tre capitani popolari di par-
te guelfa che deliberino a bussole e pallotte » (1). Come si vede,
il Consiglio aveva prevalentemente voto consultivo.

Al pari dei Sette e del Consiglio maggiore, il Consiglio dei

‘Quaranta ebbe anch'esso vicende molteplici e.mutamenti nel modo

dell'elezione e nei componenti: nel 1325 fu riformato nel senso
che dovesse contare nel suo seno quattro Capitani di parte guel-
fa, due nobili e due popolari, e inoltre dodici nobili (tre per quar-
tiere) e ventiquattro popolari (2).

Il libro delle Riformagioni del Consiglio dei Quaranta era
autonomo e ben distinto da quello del Consiglio maggiore: ma
appare misto con deliberati dei Sette e d'altri Consigli minori.
Quello che ce ne rimane è soltanto un fascicolo, tutto scritto dal;
l’identica mano, mutilo di alcune pagine nell’interno, come risulta
dalla numerazione originaria: (67-69, 79-96, 106-108; mancano le cc.
10-78, e 97-105). Nel foglio di riguardo e nei margini ci sono nos
ticine di mano del sec. XVI, all’inizio: serittura che può identificarsi
con altre dei fascicoli seguenti nella stessa serie; il disegno di
una mano un po’ rozza ricorre spesso là dove ci sono argomenti o
nomi che interessano i Farnesi; a volte se ne dà la ragione,
come a c. 68, capoverso 4: nominandosi un « Rianuccio », che
doveva essere un alto stipendiario del Comune o della Chiesa

(1) Rif. citata: traduco letteralmente la riformagione, che è del 22 set-
tembre 1319, \

(2) Fumi, Codice diplomatico, l. cit. In genere, sui consigli dell’Umbria
cf. Ermini F., I parlamenti dello Stato Pontificio nel M. E., Siena, 1893;
LO STESSO, La procedura parlamentare in un parlamento provinciale a Foligno
nel 1305, in « Studi Urbinati » an. 1927, n. 1; TALENTI T. 1l Parlamento
di Foligno (1305), in « Boll, della R. Dep. di S. P. per l'Umbria », vol. XXIX,
p. 191; GoLLER E, Zur Gesch. der italienischen Legation Durantis des Jün-
geren von Mende, in « Rómische Quartalschrift », a. 1905, pp. 144 sgg.; Da-
vipsonn R., Forschungen zur Gesch. von Florenz, Berlino 1901, pp. 287 sgg.
18 e ALDO CERLINI

— come Ponzo de Rocca, che viene allineato con lui — (1), contre
il capoverso c’è il già detto disegno di una mano, nell’interliinea
è posta una croce, e nell'altro margine (esterno) ricorre la glos-
sa «De Scarceto » sempre della stessa scrittura del sec. XVI.
Sapendosi che un ramo dei Farnesi viene nomato da quella loca-

| lità, è ovvio pensare che il raccoglitore dei documenti mutilati

volesse far notare ai Farnesi — in beneficio dei quali li prepara-
va — il nome di quel loro antenato (2).
*ok *

L’esame diplomatico di questi atti mi porterà spesso a far
notare le analogie che presentano con istituti della romanità. Seb-
bene io sia, da molti anni, un tenace assertore non soltanto della
continuazione delle tradizioni classiche nel medioevo, per tutto
il loro complesso, ma anche di una voluta e vigorosa ripresa di

‘ molte istituzioni amministrative della repubblica e dell’impero

precisamente quando i comuni italiani strapparono a Federico I
il riconoscimento dei loro usi consuetudinari (3), il materiale
di studio che ci verrebbe fornito da questo esiguo fondo di riforma-
gioni orvietane né potrebbe fornire elementi solidi d'argomenta-
zione, né avrebbe il modo di contenersi nelle modeste proporzioni
e nella natura di questo scritto. Gli avvicinamenti non rivestiran-
no pertanto che l'aspetto d'un'enunciazione d'idee, e l'entità di
modesti indizi. :

Sarà in ogni modo un contributo allo studio delle cancellerie
comunali, già rese esperte da quasi due secoli di funzionamento.
Ormai, dalla semplicità rude ma efficace dei primi momenti, esse

(1) Nella seduta del 16 gennaio « precipiatur D. Comitisse, Ranuccio
et Ponzo ». In quella del 24 marzo «litteras et ambaxatas D. Capitanei
Patrimonii qui petit quod de gratia, cum intendat ire peregre Romam, quod
concedatur sibi pro comuni Urbevetano Ponzus cum sua comitiva ». Ranuccio
Farnese sarà poi capitano « stipendiariorum » di Orvieto contro Corneto e To-
scanella: cf. il n. II, cioé il « Libro della guerra del comune di Orvieto contro
Corneto e Toscanella ». Quanto al nome di Ponzo, vedi la Rif. del 29 maggio.

(2) Sui Farnesi in genere — per questo periodo — sono sempre consulta-
bili due vecchi lavori: ANNiBALI F, M., Notizie storiche della casa Farnesd,
Montefiascone 1817-18; CanRABELLI G., Dei Farnesi e del ducato di Castro e
Ronciglione, Firenze, 1865.

(3) Cf. A. CERLINI, Fasti consolari in Italia all'età dei Comuni, in « Bibl,
Storica Cremonese »,. Cremona 1939.

l——

crete zen
CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE 19

erano arrivate a un'impronta marcata e originale, sia nella loro co-
stituzione organica, sia nelle forme d'espressione e di dettato. Men-
tre agl’inizi è la ingenuità fresca e diretta del breve che dà il
suo suggello alla veste della deliberazione comunale, nel secolo
XIII, e più al principio del XIV, le cancellerie erano passate a
distinguere i proprii atti anche secondo s'ispiravano all'uno o al-
l’altro modello che — in grazia del prevalere dell'elemento foren-
se negli uffici — ormai andava foggiandosi nella grande scuola
del giure romano ‘(1).

I due gruppi di Riformagioni che seguono, pur riguardando
un periodo burrascoso della storia di Orvieto — che si snoda
in diverse vicende quasi susseguentisi a pochi mesi di distan-
za — hanno un carattere diplomatico profondamente diverso. Né
l'uno nè l’altro sembra provenire da quel Consiglio minore che
suole essere chiamato «de credentia »: organo amministrativo e
politico, che trovava ragion d'essere nel minor numero dei membri
in confronto del consiglio maggiore, in quanto ne veniva maggior
speditezza al disbrigo degli affari meno importanti.

Invece nel primo gruppo le Riformagioni provengono da con-
sigli minori che piuttosto si avvicinano a quello che è stato chia-
mato anche Terzo Consiglio: destinato ad assistere continuamen-
te la potestà esecutiva (podestà o consoli delle arti) sia nelle or-
dinarie incombenze, sia negli affari straordinari prima che essi fos-
sero portati davanti all'altro Consiglio, quello maggiore (2). Tan-
to é vero che sono definite Consultationes dal raccoglitore del se-
colo XVI, e riguardano di fatto delibere idella piü alta importan-
za, specialmente relative ai rapporti con potenze esterne, feudata-
rio comuni che siano. Se deve essere avvicinato a qualche istituto
medioevale consimile, è il Senato Pisano quello che pià gli somi-
glia, sia nel ix amnis sia nella costituzione — quaranta
membri, dieci per quartiere, scelti dal podestà o dal Capitano e
dagli Anziani: o il Consiglio dei Savi o dei Richiesti a Firen-

(1) Ci. a questo proposito Maraguzzi-VALERI I, Frammenti storici,
Reggio Emilia 1889, pp. 162 sgg.; e ToRELLI P., Studi e ricerche di storia giu-
ridica e di LINEAE. comunale, Mantova 1915, pp. 68 sgg.

(2) Cf. PertILE A., Storia del diritto italiano, vol. II, p. 18, pag. 138,
20 | ALDO CERLINI

ze (1). Ma c’è anche da osservare che, sia nel caso dei Quaranta
sia negli altri consigli le cui consultazioni sono mescolate a quelle
dei già detti « quadraginta populares cum adiuncta aliorum ma-
gniatum » si tratta sempre di sapientes ad consulendum (2). La
sigla R, (reformatum) può anche significare che il voto fu poi
ratificato dal Consiglio dei Consoli e dei Sessanta.

LE E

Come già dicemmo, le Riformagioni dei Quaranta sono infram-
mezzate da altre deliberazioni — o consultazioni — di altri con-
sigli straordinari. Troviamo, ad esempio, a c. 68, una riunione di
tre consoli (quattro risultano assenti insieme al capitano) al solo
scopo di nominare dei sapientes ad consulendum, che provvedano
all’invio di ambasciatori e di balestrieri ai colleghi e al Capitano
che si erano recati presso la Contessa Anastasia di Soana (3);
ed inoltre per un’altra ambasciata in Val di Chiana. Si osservi che,
nella stessa adunanza, mentre si ordina perentoriamente «in co-
muni concordia nullo discordante » che lo stesso giorno si man-
dino i balestrieri a Soana, si prescrive però « quod fiat consilium
consulum et sexaginta super peccunia pro expensis balistariorum
et ambaxatorum mittendorum Domine Comitisse et ad D. Capi-
taneum et Septem» -— cioè ai quattro dei Sette — il che or
attesta come le deliberazioni esecutive siano prese soltanto per

. l'assenza della maggior parte di quei che reggono il comune, e

insieme per l'urgenza di provvedere (4).

Subito dopo, col solo intervallo di quattro giorni, avviene
un secondo consiglio degli «infrascritti sapienti », sempre sullo
stesso argomento: lo strano é che il nome dei sapienti che espon-
gono il loro parere non concorda affatto con quelli della seduta
precedente. Appare dunque o che qualcuno dei sapienti sia stato

(1) Br. pis. Comm. 1286, I, 55; Br. pis. Comm, 1313, I, 69; a Firenze
cf. PERTILE, l.c. p. 139, n, 291; pure, nel 1260, a Padova, vi erano i 40 sa-
pienti: id, m. 292.

(2) «Sapientes ad consulendos » sono detti nel protocollo della seduta
del 17 gennaio.

(3) Il MANENTE (cf. Ephemerides Urbevetanae ediz. L. Fumi, in RIS, XV,
V, 366), la chiama Margherita, che era invece la madre, moglie di Guido
de Montfort. |
(4) Su tutto Pepisodio cf, FUMI, op. cit, p. 366 e sg., spec. nella mota 1.

aucem memes
CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE 21
mutato, o che addirittura i Sette abbiano proceduto alla nomina
di una seconda commissione straordinaria. Questa seconda ipo-
tesi è appoggiata dal fatto che in questo stesso secondo consiglio
si propone di convocare il giorno dopo «alii sapientes » che 'discu-
tano la stessa materia, e' che poi si deliberi dal consiglio dei
Sette consoli delle Arti e dai Sessanta (1). Purtroppo, a questo
punto si arresta il testo del codicetto, per la mancanza dei fogli
che dovevano seguire.

Qualche cosa di molto simile avviene al 21 maggio. Dopo
una lunga seduta dei Quaranta, con la solita « adiuncta aliorum no-
bilium et popularium,» (come si vede, anche qui la parte popo-
lare s'impone) (2) segue, nello stesso giorno, una riunione dei
Sette, che procedono — «celebrato prius. sollemni scruptineo in-
ter eos. de bussolis ad palluctas » — alla nomina dei sei correttori
dello Statuto di Orbetello e di Manciano «pro comuni Urbisve-
teris» (3); poi di otto giudici «sapientes iuris, ad videndum
ordinamenta et dicendum quid placet de facto Nutii tam Magistri
Benvenuti » (4). E il 28 maggio i Sette nominano tre boni viri
ambasciatori del comune al Capitano del Patrimonio, « super pace
Guittucci et Vannis ». Si noti che la materia che riguardava l'am-

basceria era stata largamente discussa — senza la formola consue-
ta del reformatum — dai Quaranta, nella. seduta del 26 maggio.

Se anche non ci fossero altre prove a confermarlo, basterebbe-
ro questi pochi argomenti ad appoggiare l'opinione che il consiglio
dei Quaranta e anche gli altri consigli minori non avevano, fuori
che nei easi d'urgenza, funzioni deliberative.

*okok

Luce maggiore, intorno al. carattere di questi Consigli, viene

(1) Cioé dal Consiglio maggiore.

(2) Lotte accanite fra popolari e magnati, per il consolato, si ebbero
poi in settembre; a quanto ci dice Luca di Domenico Manente: « Detto anno,
del settembre, era qui discordia in Orvieto fra li populare et plebbi in una
et il Consiglio e la balia generali da l’altra, per causa del consulato, che li prin-
cipali volivono che fussero indicati dal podestà et capitano, dovi li artiste non
volevono consentire, et restarono superiore con loro consule»; cf. p. 367
dell’op. cit.

(3) Erano due terre di cui si erano impadroniti i Da Montemarano;.

e si era dato a Neri ventidue giorni per consegnarle; cf. FUMI, Ephemerides
cit. a p. 366.
(4) Rif. del 21 maggio.
29 © ALDO CERLINI

diffusa dal secondo dei frammenti di Riformagioni che ci fornisce
PArchivio Farnese. E’ relativo all'anno 1820 e ai primi giorni
del 1321: riguarda la guerra contro Corneto e Toscanella, prepa-
rata e attuata in quei giorni dal comune di Orvieto (1). Può
dirsi veramente un Libro della guerra, come ben raramente s'in-
contra negli archivi medioevali.

Non si tratta più dei Quaranta « sapientes populares ad con-
sulendum », ma di un corpo deliberativo ed esecutivo, composto di
sette consoli — che in questa occasione diventano «Septem ad de-
fensionem communis et populi Urbisveteris deputati» — insieme
con i «Tredecim boni viri pro offensionibus fieri faciendis inimicis
comunis Urbisveteris » (2) i quali poscia, più semplicemente, di-
ventano «Tredecim super guerra» riducendosi talvolta anche a do-
dici. Si noti che i Sette consoli votano sempre con sette pallotte
anche se qualcuno di essi è assente (3): il che significa proce-
dersi ad una votazione per delega, mentre i Tredici hanno di-
ritto al voto soltanto se presenti.

Riformagioni e consulti si susseguono con maggiore frequenza
dal 19 ottobre 1320 al € gennaio 1321: riguardano CA
la guerra contro Corneto e Toscanella, sotto la guida di Pietro di
Ranuccio Farnese. Lo svolgimento e il dettato delle delibere sono
del tutto dissimili da quelli delle Riformagioni dei Quaranta, men-
tre invece ricordano in tutto quelle poche sedute dei Sette e dei
Sapienti che notammo nel primo gruppo di atti (4).

Indubbiamente, il modo della procedura è lo stesso: i Tredici
sono anch'essi dei « sapientes ad consulendum » — e infatti ven-
gono anche chiamati « homines sapientes » o «boni viri sapien-

(1) Orvieto quell’anno aveva eletto ‘podestà Re Robertó di Napoli, che
aveva poi sottoposto al comune tre nomi di chi poteva fare le sue veci: fu
eletto Bernardo de Cogno; cf. Ephemerides cit. p. 182.

(2) La prima qualifica e nel protocollo del primo atto, del 19 ottobre;
l’altra nei seguenti. —

(3) Ad es. nella prima seduta del secondo gruppo ci sono presenti cinque
dei sette e nove (che sono in realtà dieci) dei tredici; i votanti risultano 17
[per il si e luno per il no; invece nella seduta del 21 maggio del primo gruppo i
cinque consoli presenti votano con sette palle: si dice nel protocollo « Domi-

Quinque de Septem qui facient officium eorum et Vannuccii et Mei
consotiorum suorum »,

(4) Ad esempio, c'é in ambedue le serie la precedenza della formola
relativa allo scrutinio -— colle pallottole o senza — sulla enunciazione della
materia della seduta,


CARTE ORVIETANE : DELL'ARCHIVIO FARNESE - 25

tes» — ma questa volta prendono parte alle deliberazioni, an-
zi la parte espositiva del loro parere è completamente omessa,
mentre in ogni deliberazione precede lo scrutinio solenne « de
bussolis ad palluctas ». Si vuole in tutto evitare ogni perditempo:
e le arringhe ne causavano tanto, che fin dal 19 gennaio del 1319
il Consiglio maggiore se n’era preoccupato: « Quod cum propter
multitudinem arengatorum et qui in consiliis arengare et contio-
nare volunt, et dicunt unum et idem, consilia et consiliarii ultra
debitum teneantur, ad omnem tollendam materiam, ut unusquisque
dicat rem novam... in concilio Consulorum artium et LX, nec in con-
silio populi vel aliquo alio civitatis Urbisveteris, ultra numerum
sex arengatorum super propositis qui fierent.una vel plures dicere
vel arengare non possint » (1).

Che si sia giunti poi, nel 1320, a levare di mezzo addirittura
le arringhe puó spiegarsi facilmente, ricordando che ci si trova
in mezzo ad atti di guerra.

*ockok

Non é da poco tempo che la provvisione o riformagione dei
Consigli maggiori è stata avvicinata al senatoconsulto (2). Il raf-
Íronto però o lo si è fatto con molta superficialità o addirittura la
affermazione generica non è stata suffragata con alcuna dimostra-
zione pratica.

Eppure, lo studio diplomatico delle raccolte archivistiche co-
munali avrebbe potuto servire di base solida ad argomentazioni in
tale senso. Anche le Riformagioni dei Consigli minori — che sono
.spesso semplici « consultazioni» senza il Reformatum (3), come
nel caso nostro del primo gruppo orvietano — si possono rianno-
dare agl’istituti della romanità.

Intanto, a che cosa equivalgono questi Consigli minori, in

buona parte di homines sapientes ad consulendum? Nè più nè me-

no che ai consilia sapientum dell’epoca repubblicana e imperiale.

(1) Riformagioni del Consiglio maggiore, lib. I, c. 14: il trasgressore do-
veva esser punito con cento soldi di ammenda; e il Capitano, che non lo
punisse, in venticinque lire di ammenda, da ritenersi nel suo sindacato.

(2) Anche il MALAGUZZI-VALERI, op. cit. p. 175.

(3) Era fatto con la nota R -|-. Manca nelle sedute del 16 genn. 21 genn,
24 marzo, 17 aprile, 17 maggio, 23 maggio, 11 luglio, e s. d. C'è il 4, 5,
15, 21, 24 maggio.
24 ALDO CERLINI EY. i

E° noto che, nell’esercizio delle sue funzioni, il magistrato ro-
mano non seguiva puramente il suo arbitrio, ma si circondava di
persone scelte fra gli esperti — specialmente di diritto — e, pri-

ma di prendere una decisione, richiedeva il loro parere sul caso

controverso (1). Questa consuetudine dei tempi repubblicani di-
ventò, durante l’impero, un istituto giuridico: quello dei consiliarii
o assessores che promulgavano il consilium- sapientis. Questa isti-
tuzione del giudizio romano — che rimase intatta o ben poco mo-
dificata sotto i primi re germanici riconosciuti in Italia come vi-
cari dell'impero — è sopravvissuta anche più tardi, non soltan-
to sotto i Bizantini (che non potevano naturalmente rinnegare
una legge romana) ma forse mel periodo carolingio e ottoniano,
e sotto imperatori sassoni e svevi (2). Dalla metà del secolo XI
almeno appaiono nei giudizi i legis docti o legis periti, gli iuri-
sprudentes, o legis lectores, causidici, grammatici — nelle Roma-
gne gli scholastici (3); la loro funzione non è molto definita, ma
è indubbio che l’istituto dei consiliarii e dei consilia prudentum. si
estende, specialmente col secolo XII, oltre che al tribunale del-
l’imperatore, anche a quello dei giudici incaricati di amministrare
la giustizia in suo nome, ai legati pontifici, ai giudizi arbitrali, ai
tribunali ecclesiastici, a tutta la giurisdizione feudale.

Questa divisione in due parti del tribunale giudicante oggi non
si crede più derivi da quella germanica del Richter e dell'Urtei-
ler (4): era già al suo completo sviluppo ai tempi di Ulpiano e
di Papiniano, ed aveva preso figura giuridica precisa con l’istitu-
zione del «consilium principis»(ovvédoov)reso stabile da Adria-

(1) Su questo cf. spec. HirziG H. F., Die Assessoren der rómischen
Magistrate und Richter, Monaco, 1893, cap. I; CneccHINI A., I consiliarii nella
storia della procedura, in « Atti dell’Ist. Veneto di Scienze lett. ed arti»,
1908-1909, pp. 625-719; SALVIOLI G., Storia del diritto italiano, Torino, 1930,
$ 792, ecc. Degli studi precedenti si darà la nota bibliografica man mano occorra.

(2) FickEm, Forschungen zur Reichs.und Rechtgeschichte Italiens, Inn-
sbruck 1868-1874, III, $ 579-583; SaviGNv, Storia del dir. rom. nel M. E;
Torino, 1854, I, p. 59; MommsEN T., Ostgothische*Studien, pp. 476 ‘sgg.; Cuec-
CHINI, op. cit. p. 636 e sgg. 680 sgg.; PERTILE, St. del dir. ital. VI, p. 1;
pp. 169-180.

(3) CneccHINI, op. cit., p. 680.

(4) Questa l’opinione spec. del KANToROwIcz H. U. A. Gandinus und
Strafrecht der Scholastik, Berlino 1907, I, pp. 117-118,

—Á eee
CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE 25

no (1): si può seguirla chiaramente al tempo degli assestamenti
dopo le invasioni, tratto tratto nei tempi che seguono — in causa
della grande scarsezza di documenti — e, quasi rinnovata, al perio-
do dei comuni (2). Esaminando la giurisdizione consolare; viene

fatto di vedere che, mentre parecchi di questi magistrati concor-.

rono alla decisione della controversia, è uno solo quel che ‘è in-
caricato di pronunziare la sentenza, e la pronunzia soltanto dopo
aver sentito il parere degli altri consoli, e di Sapientes scelti per
ogni singola causa, o anche in funzione di stabili assessores. Inu-
tile poi ricordare gli assessori del Podestà, il quale per gli stessi
statuti cittadini. ha l'obbligo di tenere presso di s? questi homines
sapientes, prima scelti fra i legum doctores, o dal collegio dei giu-
dici e degli avvocati, poi addirittura mutati in uomini di sua
fiducia condotti con sé assumendo la carica (3).

LE E

All’istituzione dell'assessorato, ai consiliarii e ai consilia sa-
pientum si è [dato dai più — ed è gran torto, a parer mio — molta
importanza soltanto nella giurisdizione contenziosa. Anche nella
carica piü stabile, quella degli assessores (o iudices) che coadiu-
vavano il podestà forestiero nella città ove aveva assunto il più
alto potere, non c'era soltanto il iudex maleficiorum e quello delle
caüse civili: ma spesso anche un incaricato d'affari d'ammini-
strazione, di finanza, di religione, di assetto alle fortificazioni
e di comando delle milizie: funzionari che svilupperanno la loro
attività in miglior modo accanto ai governatori mandati piü tar-
di, nei minori centri, dai titolari delle Signorie. Dove non ci sono
ufficiali stabili, la consultazione dei sapientes cittadini ha le loro
veci: nei modi piü svariati e per ogni ceto o qualità di persone,
ma sempre allo scopo che il potere esecutivo possa agire con mag-
gior competenza e insieme dividere il peso della responsabilità.

Anche in questo i comuni italiani continuano — o riprendo-

(1) HrrziG, op. cit, pp. 29-35; MowMsEN T. Romisches Síadtsrecht,
Berlino 1887, II, 918 sgg.; Cicogna, Consilium principis - Consistorium, To-
rino, 1902.

(2) FrckEn, III, 8 571-608; CHeCCHINI, pp. 636 sgg.

(8) HrgEL, Storia: della costituz. dei Municipi ital., ediz. cit. di Türino:
1861, p. 12; CHECCHINI, p. 637.
96. ALDO CERLINI

no — una tradizione. A Roma esisteva il consiglio dei Consoli (1),
dei pretori (2), degli edili curiali (3), del praefectus urbi e del
praefectus praetorio, del capo dell’annona, dei magistrati provin-
ciali (4). Tutti gli ufficiali di stabile giurisdizione, cosi nell'am-

. ministrazione civile che nella finanziaria e nella militare, ebbero,

se non i loro assessori, il loro consiglio.

Così è anche dei magistrati municipali, riguardo a cui alcuni
studiosi. come il Bethmann-Hollweg e l'Hitzig (5), per non nomi-
nare che i maggiori, avevano manifestato forti dubbi: l'opinione
del Savigny (6), che essi almeno avessero un consilium, costi-
tuito da membri della curia, è stato ripreso dal Puchta, dal Chec-
chini, da altri minori (7). Comunque, anche prima dell’età dei
Comuni (che, del resto, non sono i municipia dei romani, ma tan-
te piccole respublicae che tendono a rinnovare i Fasti di Roma)
(8) l'istituto dei consilia sapientum si rinviene in tutte le forme
di reggimento della cosa pubblica. Dai Carolingi in poi, lo troviamo
nella giurisdizione volontaria: gli arbitrati, le testimonianze, le
stime se ne formano una solida base; i sapientes (boni viri, li-
beri homines, boni homines, fide digni, ecc.). assistono i vescovi
e gli abati nelle permute, nei concordati, nei livelli, nelle donazioni,
nelle coneessioni d'ogni genere; come, viceversa, spalleggiano l'au-
torità laica contro le grandi amministrazioni ecclesiastiche: per
esempio, contro il monastero di Montecassino (9).

(1) SarrusTIO, Iugurth., c. 62,

(2) Livio, 1. XXXVIII, c. 60.

(8) GrovENALE, Sat. (ediz. Lipsia 1888) III, v. 162.

(4) PLINIO, ep. VI; cf. Hrrzio, op. cit. pp. 22-29; CHECCHINÌ, p. 630.

(5) BrrHMANN-HoLLwEG M. A. Der Civilprozess des gemeinen Rechts
in geschichtlicker Entwichlung, Bonn 1864-1874, vol. III, p. 62; HITZIG, op. cit.

(6) Op. cit, I, p. 59.

(7) PucurA G. FE. Cursus d, Institutionen, I, 529 Sgg.; CHECCHINI,
op. cit., p. 636-637.

(8) Cf. il cit. lavoro: Fasti consolari in Italia all'età dei Comuni, pp.
T1 sgg.

(9) Su tuttoció cf. spec. GIARDINA C. I « boni homines » in Italia, Bo-
logna,.1932, che riassume tutti i lavori precedenti, da quello di R. DAvIDSOHN,
L'origine del consolato ecc, in « Archivio Storico Italiano», del 1892 (l’originale
era stato pubblicato nella « Deutsche Zeitschrift für Geschichtswissenschalt »,
VI, 22 (1891), agli ultimi del Cneccnini, I. b. h. nel diritto franco, Padova

1909, e mio «I b. h. nei domini Matildici », Reggio Emilia 1911; ErcoLe R,.

La lotta delle classi sociali alla fine del M. E., in « Dal Comune al Princik



liuteria cassia
CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE 27

Specialmente quando l’autorità dello stato non era abbastanza
forte, o per l’inizio del nuovo regime, o per l’assenza e la mancan-
za temporanea dei titolari, i sapientes vengono a costituire il Con-
silium comunis o ne fanno le veci; si trovano vicino ai consoli,
e vengono chiamati boni viri antiani, antiquiores homines, iurati,
boni homines, frequentes homines, in Trentino; nel Veneto nella
Emilia, in Toscana, nel Mezzogiorno: ma spesso anche consiliarii,
il che finisce con lo svelare la precipua loro natura e la tradizione
alla quale si allacciano.

La famosa teoria del Davidsohn sulle origini del corisolato,
ora quasi completamente abbandonata, non deriva in molti casi
che da un errore: quello di aver mischiato in continuata confusio-
ne il consilium consulum — coesistente con i consoli stessi anche
quando questi non hanno ancora tale nome — e la personalità
e la carica dei consoli stessi, traendone la dimostrazione che
questi derivano da quello. Ma fino dall’epoca romana il consilium
presuppone il magistrato che lo nomina e intorno al quale si adu-
na; nè è concepibile senza di lui, anche se in qualche momento gli
è concesso di sostituirlo. E’ una coesistenza che dura da secoli,
ed è ingenuo il distinguere — come sostenne il Santini — i boni
homines che esercitano funzioni politiche e amministrative da quelli
che svolgono funzioni giurisdizionali (1): varierà la loro speci-
fica competenza, il loro carattere di ufficiali pubblici, la forma
del loro funzionamento, a seconda appartengono all’una o all’al-
tra specie di magistratura; ma non varia il principio a cui la loro
istituzione risponde.

Come, del resto, tornerebbe vano, sulla scorta dei personaggi
ai quali viene attribuito questo preteso titolo di bonus homo (che
è soltanto una formola elastica e senza importanza), discutere per

stabilire se li distingue una classe sociale o l'appartenenza a

una corporazione, a un’arte o mestiere (2). Se, come crediamo,

pato », Firenze 1929. Ma quasi tutti gli storici del diritto d’allora e di oggi
si sono occupati dell'argomento,

(1) P. SANTINI, Studi sull'antica costituzione del Comune di Firenze,
1895, ppi. 9 e 17.

(2) La comunis opinio che costituissero un’aristocrazia locale .è combat-
tuta anche dal Lizier e dal Roberti, ma spec. da E. BEsTA, Curia e Cariali,
in « Digesto Italiano », 1899-1903, p. 133, e in Nuove vedute sul diritto pubblico
Ital. nel M. E., in « Rivista ital. di scienze giurid. », 1912, p. 48; cf. per tutta
la lett. delPargomento, GIARDINA, op. cit, cap. III. Del resto, la scarsa di-
98 ALDO CERLINI

essi non sono che i costituenti dei consilia sapientum, col. mu-
tarsi dei governi e delle classi al potere, cambiavano la classe
sociale e il partito dei consoli, e perciò cambiavano pure, radi-
calmente e nello stesso senso, la classe e il partito dei loro con-
sigli.

Vediamo infatti, proprio qui ad Orvieto, consoli popolari e
consigli di popolari (cui si unisce un'adiuncta nobilium o magnia-
fum perchè ricorre un periodo di conciliazione); e ci viene dato di

sapere, nell'esplicito verbale di queste consultationes, che, come i

consoli, anche questi sapientes sono popolari e appartenenti alle
Arti che si trovano al potere.

L'esempio della romanità serve anche alla conoscenza del
modo di funzione di questi consigli minori: i principi del diritto
giustinianeo. — o le grandi tradizioni del ius publicum — sono
applicate in tutta la loro estensione. Il magistrato non ha l'obbligo
di seguire il consiglio del sapiente, ma in generale la decisione
viene presa « secundum formam consilii» (1). Anche se il non
seguirla non costituirebbe motivo di annullamento —. come in
giudizio — sarebbe tuttavia un fatto d’indubbia gravità, di cui
il magistrato potrebbe probabilmente essere chiamato a dar con-
to nell'investigazione sindacale, a fine di carica (2).

. Che tutti questi consigli di sapientes, boni viri, laudabiles
personae, iuris periti, di cui vediamo esempi anche nei consigli
orvietani (perfino nei rapporti con gli artisti incaricati di costrui-
re opere pubbliche — come nel caso di maestro Angelo, autore del-
la fontana sulla piazza maggiore — nonchè per operazioni di
guerra, condizioni di pace, ambasciate e aiuti a feudatari vicini e
lontani, pe: l'esame di statuti, bandimenti e riammissioni in gra-
Zia) possano essere avvicinati a istituti della romanità, puó arguir-
si perfino dalle forme usate dalla cancelleria nel redigere il testo
delle riformagioni o dei consulti.

Trascuriamo le operazioni preliminari del ees delle Riforma:

x

stinzione delle classi sociali all'inizio del Comune è sostenuta da G. VoLrE,
Una nuova teoria sulle origini del Comune, in « Medio Evo Italiano », Fi-
renze 1923; come era stata argomentata da G. Warrz, Verf. Gesch. V, 394.

(1) KaNronowICZ, op. cit. vol. III e IV, sentenze 20, 42, 77 ecc.:
la citaz. è presa dal CHECCHINI, op. cit, p. 712.

(2) Questo accadeva anche per le sentenze del Podestà al tempo delle
Signorie: a un fatto del genere ebbe parte il Boiardo: cf. REICHEMBACH G.,
Matteo Maria Boiardo, Bologna, Zanichelli 1929.

(
CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE 29
‘gioni (redazione scritta delle postae) e il modo nel quale costui, cc
mentre era adunato il consiglio, prendeva le notae in scedae o su i
lo spagnolus, da cui redigeva poi i verbali per esteso: perchè ci
manca ogni elemento d’indagine, che dovrebbe essere fatta su testi
statutari. E° invece possibile vedere in qual ordine o su quali
linee la seduta si svolgesse.

Quantunque indubitabilmente la stesura del verbale sia svi-
luppata secondo regole tradizionali — con formole, maniere, det-
tato consacrati dalla consuetudine — è da credersi che rispecchi
abbastanza fedelmente lo svolgimento della seduta, che anch’essa
rispondeva a usi cristallizzati, nel loro fondo se non in tutti i par-
ticolari, da secoli d’abitudine in cui s’era venuto foggiando il prag-
|. J— « matismo dei notai. 3
| Le formole del protocollo c'informano minutamente sui modi
della convocazione, sia per le Riformagioni maggiori, sia per le con-
sultazioni e gli ordini degli altri consigli.

Come nel senatusconsultum ai praecones e ai viatores, quelli il
5 ai quali viene affidata la chiamata dei consiglieri, sono praecones n
(voce praeconia) o nuntii (per nuntios o per requisitionem nuntio- ig
rum); dietro ordine della magistratura a cui spetta l'ius agendi cum
[- consiliariis (nel SC. ius agendi cum patribus) cioè, nel caso nostro,
i Sette consoli delle Arti, ai quali spettava (de mandato dicto-

rum dominorum Septem), come ai consoli e ai pretori di Roma il
diritto di convocare i comizi; in quest'azione essi debbono essere
concordi, agendo ad unanimità, così che, se non tutti sono presen-
ti, dichiarano di agire de mandato suorum consotiorum (qualche
volta de mandato DD. Capitanei et Septem) e di votare così per
loro delega. Poi alla vox praeconia si sostituì il suono della cam- m
pana del Comune, che batteva a distesa per il consiglio maggiore, ib
E " .e per gli altri ad sonum campane ad retocchos pulsate (2). LIEU
j ‘Essa convocazione non ha generalmente luogo in giorni fissi, - INI
i ma in quelli in cui la magistratura competente (Sette o Capitano)
ne veda la necessità; nel luogo destinato per la loro mora, gene- ju
ralmente nel palazzo del Comune o nella sede dei Sette, che a (li
Er volte non è identica; nel caso di Orvieto, infatti, la sede dei
i». Consoli è «in domibus reverende Ecclesie, que fuerunt olim Ser

(1) Riform, 21 maggio. “DE
(2) «In domo in qua domini Septem morantur»; Rif. 16 gennaio ecc, IRSA
30 ALDO CERLINI

Ranerii Tertie » (1); dove però i consoli e i sapienti hanno avu-

to diritto di entrare soltanto dopo averne chiesta licenza espres-

sa al Consiglio maggiore (2); e anche qui viene fatto di ri-
cordare la sacra aula del Senato: un femplum, generalmente la

‘ Curia Hostilia.

L'adunanza che, come a Roma, si tiene fra l'alba e il tra-
monto, non è pubblica: solo — si vede che il popolo temeva che
le votazioni fossero manipolate — la nova charta populi aveva
stabilito che dovesse risultare in pubblico il partitum, cioè che le
bussole per il voto dovessero stare «in pede palatii populi, in
quodam cippo» e che i «consiliarii singulariter ire debeant et
deberent ad mittendum manus in bussolas clausas; si aliter par-
titum fieret.. non valeat» (3). La pratica dimostró poi che questa
forma di votazione presentava piü rischi delle altre: si che anche
questa parziale pubblicità venne a mancare.

Come nel Senatoconsulto, la seduta si apre con la relatio, e
le formole con le quali s'invita alla. discussione sembrano le frasi

tradizionali del Senato. Il magistrato convocatore, cioè uno dei Set-

te che agisce per incarico dei colleghi, (una volta ricorre anche il
nome del Capitano) (4) propone le postae (a Roma i themata)
da discutersi.o da votarsi, con una formola come quelle che se-
guono: « Cecchus Raynerii, unus de Septem, de voluntate (et man-
dato) suorum consotiorum proposuit quod cum audiveritis legi
litteras (o ambaxatam)...» ecc. « Item... Item... quid sit faciendum
super predictis petit utile consilium pro comuni»; oppure « Item
proposuit quid placeat providere super...»; oppure «quid pla-
cet dicto consilio providere » e simili.

Segue la lettura di documenti allegati alla relatio: la lettera
della contessa di Soana (5) (o di Bonifacio capitano e dei quat-
tro consoli andati con lui dalla contessa (6), o del Comune di
Bagnorea) (7) ecc.; oppure si ascoltano gli ambasciatori (ad es.

(1) Riform., maggio, rosso, c. 52. :
(2) Id, I, c. 4: «et ipsi DD. Septem in ipsis domibus ire et intrare
nolint sine licentia et voluntate presentis consilii», -
(3) Riform. maggiori, rosso c. 53.
(4) Seduta del 17 maggio.
(5) Seduta del 16 genn.
(6) Seduta del 21 genn.
(7) Seduta del 4 maggio. x
CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE - 31

quelli del Comune di Rieti) (1) ecc. Subito dopo si apre il di-
battito. Anche qui, come nel Senatoconsulto, il console ha la fa-
coltà di far entrare nelle questioni sottoposte al consiglio anche
punti non compresi nella relatio, e cosi i consiglieri; la discussione
si fa dunque quasi secondo le regole di Varrone: « aut infinite de
re publica, aut de singulis rebus finite »; tanto più che non
mancano casi in cui si riuniscono insieme argomenti proposti da
diversi magistrati (ad es. consoli e capitano del popolo).

L'esame delle postae, sia in via consultiva, sia per la delibera-
zione viene fatto come a Roma: « per singulorum sententias ex-
quisitas » o « per discessionem »: il primo modo è in quasi tutte le
sedute del Consiglio dei Quaranta, il secondo nélle sedute preli-
minari dei Sette e in tutte quelle del consiglio minore « ad guer-
ram»: nelle quali, annunziato in genere con la solita formola
l'evento dell'adunanza, e tralasciata ogni relatio e ogni dibattito,
Si procede alla votazione o Ho Scrutinio, poi si dichiara quel
che é stato votato.

Nell'ordine della discussione è probabile che, come a Roma,
si osservasse la gerarchia e l'autorità dei presenti: vediamo, ad
esempio, che un « Raynoldus de Medicis » inizia molto spesso
la discussione, e che segue a lui con eguale frequenza « Cecchus
D. Cerfaglie », poi « Nerius Guidetti iudex »; ma tale sequenza
gerarchica, se mai ci fu, é probabile sia stata resa inattuabile
dalla provvisione adottata per impedire la eccessiva lunghezza della
discussione, di cui si parlò; quella cioè che limitava a sei il
numero di quanti potevano parlare. Ognuno degl’incaricati discu-
teva però su tutte le postae, e una sola volta; anche questo come
nel Senatoconsulto. i

Già feci notare che queste sedute del consiglio dei Quaranta
erano indette a scopo consultivo: solo in pochi casi il magistrato
convocatore afferma che i Consoli e il Consiglio maggiore hanno
devoluto ai Quaranta il voto (2): e in uno di questi casi la
votazione e lo scrutinio mancano (3), in un altro sono enunciati

(1) Seduta del 21 aprile.

(2) Cf. ad es. nella seduta del 24 marzo: « cum per consilium. consulum
artium et LX bonorumi virorum fuerit remissum presenti consilio provi-
. dendum et ordinandum quid sit faciendum super factis tractati habiti cum
Ugolinuccio » ecc.

(3) Nella stessa seduta,
" E DEA. 4

$9 | ALDO CERLINI

ioni, in un terzo inoltre, pur approvandosi (con for-
mola i la proposta dei Sette, di mandare dei balestrieri a
Soana, si fa esplicita proposta che la spesa debba essere appro-
. vata ohi Sette e dal consiglio maggiore (1). Perciò il Reformatum
(R,) o consiste in una semplice approvazione senza bussole, o
si riferisce — ma è meno probabile — all’approvazione avvenuta
poi nel Consiglio maggiore. |

Mancano così, come è naturale immaginare, e le osservazioni
dei Denuntiatores (come accade spesso nelle Riformagioni del Con-
siglio generale) i quali debbono far presenti le disposizioni statu-
tarie, o votate altra volta dal Consiglio, in contrario; manca,
fuori che in qualche caso, il partitum, manca infine l'annuncio
della decisione (de ea re ita censuerunt) i motivi della decisio-
ne (cum res ita se habeat) il dispositivo e la menzione del voto.

E° anche da notare una certa trascuratezza sia nella stesura
delle formole protocollari, lasciate qualche volta a mezzo, sia in
quella di qualcuna delle orationes, per la quale viene lasciato uno
spazio bianco (2). E° da credersi in questo caso o che il notaio
non abbia capito precisamente l'esposto del sapiente, o addirit-
tura che il sapiente desiderasse redigere egli stesso il sunto del
suo discorso: proposito a cui non segui evidentemente l'azione.

Le reformationes dei Sette e del consiglio « super guerra »
possono peró darci qualche lume in proposito di queste parti
che mancano alla reformatio dei Quaranta.

Il partitum si faceva con le bussole chiuse: nera per il no,
rossa per il si. Le bussole, una volta disposte « in pede palatii po-
puli, in quodam cippo » furono di nuovo usate nel modo consueto:
cioè si dovevano portare in seduta « per baculos populi, vel a-
lios, prout placuerit domino Capitaneo vel Septem ». L'altro mo-
do era stato accertato « potius esse dampnosum quam utile» per-
ché «committi possent fraudes in eo... multo fortius quam per
alium » (3).

Nelle sedute del consiglio minore « super guerram » compo-
sto dai Sette «mune ad defensionem comunis et populi deputati »

(1) Sed. 21 aprile.
(2) Sed. 21 genuaio.
(3) Ad es. nella seduta del 23 maggio manca la materia trattata da Manno
di Corrado: cf. pag. 48 e n. 94. -
(4) Riformagioni maggiori, rosso, c. 53.

penc
CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE 33

e dai Tredici (o Dodici) «pro offensionibus fieri faciendis ini-
micis comunis Urbisveteris » tutte le parti iniziali della Riforma-
gione sono sottaciute: (anche nel SC. l’elenco delle orationes,
l'annuncio, i motivi, il dispositivo della decisione e la merizione
del voto erano qualche volta accentrate con la formola «illud
fieri censuere ») e si perviene direttamente alla enunciazione del-
lo scrutinio dei votanti e della decisione: « modo ‘et iure quibus
melius potuerunt, celebrato prius solempni scruptineo super infra-
scriptis de bussolis ad palluctas, et obtento... stantiaverunt et
ordinaverunt... ».

Alle volte però — nelle Riformagioni del consiglio dei Sa-
pienti delegati a provvedere anzichè consultati, — questa enun-
ciazione del risultato del voto non è espressa, o perchè fu raggiunta
l'unanimità senza ricorrere alle bussole, o perché non si è creduto
opportuno adire a una votazione. In generale però il Consilium
sapientum non ha voto deliberativo, e le sue decisioni non rivestono
valore di leggc come il Senatusconsultum; ma soltanto costituiscono
un Senatus auctoritas, o, per dir meglio, un Consilii auctoritas;
frase che è qualche volta trasformata (dato il suo sapore trop-
po classico) in un « consilium auctoritatis » come nella seduta del
21 maggio.

Imitazioni, queste, ingenue e qualche volta malaccorte della
procedura romana: che non possono meravigliare chi ricorda con
quanta frequenza s'incontri nelle carte medioevali la citazione (ir-
ta spesso di errori) di senatoconsulti; dei quali, come non s'igno-
rava il contenuto, non é improbabile dt non completamente
dimenticate le tomne

Quasi ulteriore conclusione di questi modestissimi appunti di
diplomatica. a proposito dei minori Consigli di Orvieto, possia-
mo notare come si stia complicando la vita comunale — anche
nelle esteriorità amministrative e cancelleresche — man mano che
Si procede nel tempo. Perfezionamenti piü superficiali che utili.
Essi rispondono alla mutata attività del governo: ai raggruppa-
menti che cercano di elidersi l'uno con l'altro, ma che, nelle
vicende più aspre e perigliose, si aiutaao l'uno con l'altro, non allo
scopo reale di giovare al comune, ma uu per írascinare i
gruppi politico-sociali avversi nelle response'ilità degli eventi. In-
trecciarsi di azioni che dovrebbero significare cooperazione e sono
alle volte maligna svalutazione dei rivali; organizzazione più com-
plessa e minuta ma che ha sentore di decadenza svogliata; sì che

n TU:
34 ALDO CERLINI

il chiamare a raccolta la competenza degli esperti è fatto princi-
palmente allo scopo di addossare loro la responsabilità delle de-
cisioni più gravi, salvando la parola e la faccia.

Lo seppe a sue spese — per ricordare uno dei principali epi- ,
sodi di quei giorni — Neri di Montemarano, di cui tanto parlano le
consultationes, Dopo tante discussioni, e malgrado l'intervento e
il giuramento di tanti « sapientes », finì con l’essere fatto a pezzi
a furore di popolo: mentre qualcuno dei suoi fidi fu appiccato,
forse agli alberi della piazza maggiore.

ALDO CERLINI
—— —

CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE

PROVVISIONI MINORI DEL COMUNE DI ORVIETO

. e L] . . . . . . . . LI L] , . . . .

Item consuluit super secundo articulo (1) ambaxate comunis Spoleti,
quod si volunt litteras quod dentur cis; et si finaliter vellent ambaxatores,
quod detur eis unum ambaxatorem pro honore comunis urbevetani.

Lemmoccius Insegne consuluit: super facto Nerii de Monte Marano (2)
quod continue d. Septem habeant consilia quid sit faciendum. Item quod,
quando esset necesse quod habeatur consilium aliorum cum presenti con-
silio, quod nullus de presenti consilio debeat in presenti consilio ali-
quid dicere. Item consuluit quod hodie post prandium habeatur presens
consilium eum quattuor bonis hominibus de magniatibus et coram eis
ponatur quid sit faciendum super fatto Nerii; et audito eorum consilio
discedant illi nobiles et postea remaneat presens consilium. Item
super fatto ambaxiate comunis Spoleti consuluit quod dentur eis littere
(3). Item super facto Cetti (4) consuluit quod responsio committatur
domino Dompero (5).

Dominus Niechola Mei consuluit facto Nerii quod quando Nerius
veniet, quod veniat de nocte: recedente nocte ét veniente die et quod
debeant venire cum tota gente, et a Petrorio (6) citra veniat! cum ali-
quibus ut quidam forensis. Item, quod habeantur aliqui alii sapientes
cum istis, ut dixit Lemmoccius.

Item super fatto comunis Spoleti quod detur eis ambaxatores si vo-
lunt vel littere. Item super responsionem Cetti quod habeantur sapientes
et faciant responsionem in scriptis (7).

Petrus Bonaventure consuluit quod ad presens super fatto Nerii
nichil dicatur vel fiat quousque habebunt alia nova; et tunc poterunti ha-
bere presens consilium et aliud prout eis videbitur.

Item super fatto Cetti se concordavit cum d. Nicchola. Item super
litteris quod concedantur eis.

DIE XVI IANUARII
c, 67'

‘In marg. sin. Ambaxata

d. Comitisse.

Convocato et congregato consilio XL bonorum hominum popularium
civitatis Urbevetane in domo in qua domini Septem morantur et soliti sunt
morari (8) ad eorum officium exercendum. Cecchus. Raynerii (9) unus de
Septem de voluntate suorum duorum consotiorum de Septem proposuit
quod cum presbiter Pepus ambaxiator d. Anastasie comitisse (10) venit
36 ALDO CERLINI

(11) pro parte dicte (12) Comitisse et dicat quod verum est quod ipsa
habet penes se et sub sua custodia captum Nerium de Monte Marano (13)
et quod ipsum tenet pro comuni et populo urbevetano; et licet d. Capita-
neus (14) et septem requisiverit (15) dictum Nerium et ipsa d. Comitissa,
quod d. Comes (16) non est ibi, dare noluit; undé rogati dictum comune
quod placeat expectare adventum dicti d. Comitis et quod ipsum Nerium
non reddet sine presentia d. Comitis (17). Et dicit quia dominus...

Lemmoccius Insegne consuluit quod expectetur nuntius d. Capitanei et
Septem et quod nulla alia novitas fiat propter ambaxiatam dicti presbi-
teri.

Domperus d. Leonardi consuluit quod respondeatur presbitero quod
nec litteris nec dicto ipsius presbiteri credatur quousque non habemns
responsionem d. Capitanei et Septem; et tune providebitur quid comune
et populus habent facere. i

Jacobus Porcellus consuluit quod seribantur hee nova incontinenti,
videlicet ambaxiatam missam per d. Comitissam d. Capitaneo et septem,
et reprehendantur ipsi d. Capitaneus et septem qualiter non significarunt
qualiter non poterunt intrare castrum Pittigliani et qualiter Comitissa
eis dare noluit Nerium de Montemarano. Et scribatur d. Capitaneo quod
stet in Soana et non discedat; et scribatur Baronibus quod vadant et
quod mittant illis de Valle Clanis quod debeant ire Soanam, et alie
gentes mittantur, ita quod d. Capitaneus sit ibi fortis. Item quod| mit-
tatur unus ambaxiator d. Comitisse et dicat qualiter comune et populus
multum dolet quomodo d. Capitaneus et septem et alii non potuerunt in-
trare castrum Pittigniani (18).

c. 68

Ninus Guidonis consuluit quod ad presens nullum consilium fiat quou-
sque alia nova non scribentur per d. Capitaneum et Septem; et scita
veritate a d. Capitaneo et Septem, tune poterunt fieri consilia oportuna.

Petrus Bonaventure consuluit quod expectetur responsio d. Capitanci
et Septem; et tune scita et habita responsione, si habent Nerium bene
quidem, si non haberent, legantur littere d. Capitanei et septem; et am-
baxata populo facta pro parte d. Comitisse, et littere eis legantur postea
in consilio populi.

D. Niechola Mei consuluit quod gentes mittantur Soanam et rein-
forcetur de gentibus terra Soane'/ita quod sit in potestate comunis et
populi urbevetani.

Petrus Raynerii Loddoerii, quod littere mittantur d. Capitaneo et
septem quod precipiatur d. Comitisse Ranuccio (19) et Pongo (20) quod
ad penam eorum omnium que tenent a comune quod debeant mittere Ne-

rium ad populum urbevetanum sub bona et fida custodia; si fecerint

bene quidem; alias d. septem habeant bonos populares et quos' credunt
utiles pro comuni et populo, et cum eis habeant consilium quid sit fa-
ciendum. i

Magister Petrus Johannis Roccii: quod ad sciendum qui propalavit
secretum et ea que facta fuerunt et dieta hodie in consilio, fiat inqui-
CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE - s gÁ

sitio contra propalantem et scita veritate privetur de offitio et benefi-
tio et condempnetur in C. libris. Item consuluit quod scribatur d, Capi-
taneo et septem quod non discedant de Soana et quod mittantun gentes
. Soanam ita quod ibi sint fortes et stent ibi quousque habebunt Nerium

de Monte Marano et postea ipso Nerio habito restituetur (21) comiti
Soanam si placebit comuni et populo.

DIE XVII IANUARII
c. 68' :

Ehalteriis:] de dominis Septem elegerunt infrascriptos sapientes ad
Checcus et consulendos super litteris (22) que venerunt a d. Capi-
Cola \ taneo et quatuor de septem (23) videlicet

d. Angelum d. lohannis - Jacobinum Guillelmi

Domperum d. Leonardi - Ser Bernardinum Parmisciani

Lottum Magalotti - d. Niechola Mei

Jacobinum Ricchi - Petrum Ray. Loddoerii

Vannem Andree Vele - Colam Berardini Nasi

Jannuecium Aveduti.

Predicti omnes Sapientes in comuni concordia nullo discordante ordi-
naverunt: quod mittantur hodie CCC. balistarii Soanam et solvantur pro
otto diebus et quod fiat consilium consulum et XL* super peccunia pro
expensis balistariorum et ambaxatorum mittendorum d. Comitisse et ad
d. Capitaneum et septem; ita quod ambaxatores vadant in valle Clanis
pro peditibus terrarum Vallis Clanis.

DIE XXI 'ANUARII
c. 69
In marg. sin. dí mano A
del sec. XVI : Bonifatio de
Jaco de Perugia Cap. di
Orvieto.

Convocatis infrascriptis sapientibus in domo septem et in qua mo-
rantur per requisitionem nuntii ut est moris de mandato dictorum domi-
norum, Cecchus Raynerii (24), unus de Septem, de voluntate suorum con-
sotiorum proposuit quod cum audiveretis litteras missas pro parte d. Bo-
nifatii (25) capitanei et quatuor de septem et d. Parisii militis d. pote-
statis in quibus continetur quod d. Comitissa vult reddere Nerium Yde
Montemarano et dare in manibus populi urbevetani dummodo fiat securus
de morte. Item quod sibi restituatur idem (26) terra Soane ‘sub sua
custodia. Quid sit faciendum super predictis petit utile consilium pro
comuni (21).

Mannus d. Corradi consuluit quod id quod petitur per dictam Co-
mitissam acceptetur quod Nerius non occidatur ad rumorem sed veniat
in fortia comunis et fiat contra eum quod iuris erit.

Item super terra Soane restituenda vel non: quod habeatur consilium
sapientum presentium et aliorum cum consilio consulum et LXta et ibi
deliberetur quid sit faciendum.

Nutus Vulpis consuluit quod acceptetur id quod d. comitissa de Nerio
quod sit securus quod non moriatur ad rumorem et de hoc fiat consilium
auctoritatis eras in quibus ponantur gravissime pene.
38 ALDO CERLINI

Item super restitutione terre Soane quod nichil fiat sed respondeatur
comitisse quod nos sumus in domo nostra et nichil accepimus oi.

Magister Jannes Nichole consuluit quod terra Soanne et Castrum
Franchum teneatur pro populo et comuni urbevetano.

Item super fatto Nerii quod fiat securitas Nerio de persona et ad-
ventu ipsius.

Monalduecius d. Cathalani consuluit quod terra Soagne restituatur d.
Comitisse. Item quod Nerius de Monte Marano veniat securus in ad-
vento tamen fiat securitas infra ei (28):

c. 69'

D. Sceus d. Vannis consuluit quod capiatur id quod petitur per d.
Comitissam de securitate Nerii et quod terra restituatur Soane d. Co-
mitisse. Item. quod habeantur alii sapientes cras de mane quam isti, of
inter ipsos proponantur dicte littere, et postea, de hiis quod consilium
fuerit ibi et consilium est hie, deliberetur postea de consilio consulum
artium et LXta (29).

DIE XXIIII? MARTII

c. 79
In marg. sin. : Ugolinuccii

Convocato et congregato congregato (30) et consilio XL bonorum po-
pularium cum adiucta (31) aliorum magniatum et nobilium dicte civitatis
in domo in qua d. Septem morantur, de mandato ipsorum .d. Septem,
Magister Angelus Guidonis unus de septem de voluntate suorum conso-
tiorum: quod cum audiveritis litteras et ambaxatas d. Capitanei Patri-
monii qui petit quod de gratia cum intendat ire peregre Romam, quod
concedatur sibi pro comuni urbevetano Ponzus eum sua comitiva.

Item quod cum per consilium consulum artium et LXta bonorum viro-
rum fuerit remissum presenti consilio providendum et ordinandum quid
sit faciendum super factis tractati habiti cum Ugolinuccio et fratribus et

Nerio eius patre; et audiveritis ea que dicta et exposita sunt per nuntium

Ugolinuccii qui pro parte Ugolinuccii dicit quod Ugolinuccins et fratres
parati sunt complere tractatum habitum cum comune et terras restituere
dummodo per comune fiant ea que promissa sunt: rogant tamen dictus
Ugolinuccius et fratres quod comune et populus urbevetanus taliter pro-
videant quod dominia que mitti debent ad dominia terrarum teneant ter-
ras in stato et homines ipsius tam amicos Ugolinuccii quam alios.

Item quod securitas aliqua fiat dieto Ugolinuccio et fratribus quod ea
que promissa sunt observabuntur per viam sacramentorum vel aliam (32).

Item quod pax fiat inter ipsos et dominum (33).

c, 79'

D. Raynaldus de Medicis consuluit quod acceptetur ea que dicta sunt
per nuntium Ugolinuccii; item super facto castri Franchi (34) quod osten-
datur nuntio Ugolinuccii littere nobilium de Farnese (35); item quod trat-
tatus. procedat et ut retrodari non possit aliqua de causa quod d. Bonconti
et Ceccho d. Cerfaglie dentur castra Urbetelli et Manciani ad custodiam
CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE ' 39

quousque de Castro Francho fuerit facta restitutio ut promissum est.

Monalduecius d. Chatalani consuluit quod instrumenta fiant incon-
tinenti et quod illi qui debent ire ad accipiendam tenutam terrarum de-
beant se parare ad eundum pro ipsis terris. Item quod mittatum et acci-
piatur Castrum Fravcehum et quod id quod ipsos de Farnese habere de-
bebunt (36) occasione custodie, comune eis providebit ita quod poterint
contentari. Et de aliis que habent facere cum Ugolinuecio et Ugolinuccius
cum eis comune Urbeveteri (37) vult in manibus suis. Item quod provi-
deatur quod solutio fiat Pongo ita quod equitare possit cum llis qui
debent ire in Maritimam.

Alleuccius Sarni consuluit quod domini de Farnese sint satisfacti
(88) de custodia Castri Franchi. Item quod Castrum Franchum et Nerius
de Montemarano dentur d. Bonconti et Ceccho in custodiam, et ‘quod
tres de séptem cum Syndico comunis cum illa comitiva sapientum no-
bilium et popularium que placuerit dominis Septem et vadant ad acci-
piendum tenutam terrarum et habitis tenutis dictarum terrarum reddatur
Castrum Franchum et Nerius de Montemarano, et habitis terris fiat pax
inter comitem Romanum et Ugolinuecium et nobiles de Farnese, et quod
rogetur tune capitaneus.

c. 80

Cecchus d. .Cerfaglie consuluit quod tenuta terrarum Urbetelli et
Manciani accipiantur, et mittantur aliqui nobiles et populares qui teneant
dictas terras quousque fuerit restitutum Castrum Franchum et Nerium.

D. Lippus de Albricis consuluit quod incontinenti fiant et stipulentur
contractus, et ipsis factis fiat post nonam consilium in quo ordinetur
qualiter d. Bonconte cum illis popularibus quos consilium ordinabit et
eum sindico comunis vadat ad accipiendum tenutam et possessionem ca-
stri Urbetelli et Manciani, et ipsos teneant quousque completa fuerint
ea que ordinata sunt de restitutione Castri Franchi et Nerii de Monte-
marano et rebannimentum eorum. Item quod ad hoc ut securitas fiat
Ugolinuccio, quod fiat syndieus comunis qui iuret in anima comunis Ur-
bevetani quod ea que promissa sunt Ugolinuccio et fratribus observa-
buntur per comune Urbevetanum et quod ipsum non offendent quousque
erunt in fidelitate et devotione comunis Urbevetani; et que iurent d.
Septem et C. de melioribus hominibus civitatis observare predicta.

Item quod respondeatur d. Capitano Patrimonii curialiter et dicatur
de necessitate quam comune Urbevetanum habet de stipendiariis suis,
et quod multum dolet comune quod eidem ad presens servire non possit
propter necessitates graves quas comune habet expedire circa negotia
Nerii da Montemarano (39).

DIE XVII APRILIS

c. 80'
In marg. sin, : Pro D. Ana-
stasia Ciotto et aliis.

Convocato consilio XL. popularium cum adiuncta aliorum magniatum
in dome septem per requisitionem nuntii ut moris est (40), magister
Angelus Guidonis unus de septem voluntate suorum consotiorùm pro-
40 i ALDO CERLINI

posuit: quod cum per exititios Urbetelli et Castri Manciani d. Guastam

et fratres pro se et comuni Radicofani Giottum de Amelia ‘pro se cet.

consortibus suis petatur quod ponatur in pace cum Ugolinuccio et fra-
tribus de Montemarano, quid placet.

Cecchus d. Cerfaglie consuluit quod respondeatur ser Ranuccio am-
baxatori Comitis Romani quod debeat facere procuram ad faciendum
pacem; idem faciant Domini de Farnese (41) et de Montoro (42) si
volunt ita quod quando dd. Septem ibunt quod pax fieri possit cum Ugo-
linuecio. Et pax ponatur in Maritima inter omnes. Idem fiat de d. Guasta
et cum comuni Radicofani. Et quod dd. Septem debeant rogare et pre-
cipere Ugolinuccio quod habeat recommendatos exititios de Urbetello.

Jacobus Porcellus consuluit quod dd. Septem quando ibunt, ponant
pacem inter Comitem Romanum, illos de Farnese (43) et de Montorio et
d. Guastam et alios, et quod. ducatur ambaxatam Comiti quod ' debeat
facere procuram. 1

c. 81

D. Raynaldus de Medicis consuluit quod terre habeantur et acci-
piantur primo, et postea dicatur per dd. Septem Ugolinuccio et fratribus
quod ita substinetur comune Urbevetanum, quod offendentur (44) distric-
tuales comunis Urbevetani et sequaces, quem ad modum substineatur
quód equitaret civitas Urbevetana; et quod debeat (45) abstinere ab
omni offensa et nichil aliud innovetur. Item scribatur comuni Senensi
stricte quód placeat eidem nuLam offensam facere contra comune Soane
nec terras comitatus, et ita respondeatur comiti.

D. Nerius Guidetti consuluit...

3 DIE XXI APRILIS
In Mum : Ambaxata
Comitis Anguillarie et
Petri Ursini.

Convocato consilio XL bonorum (46) popularium et aliorum nobilium
civitatis Urbisveteris in domo in qua dd. Septem morantur, per requisi-
tionem nuntii ut moris est de mandato dd. Septem, Magister : Ange-
lus (47) unus de Septem de voluntate suorum consortiorum: qood cum
ambaxatores Petri Ursini et comitis Anguillarie qui petunt subsidium
comuni Urbevetano contra Columpnenses (48).

In marg. sín.: Comunis
Reate

Item quod cum audiveritis ambaxatores comunis Reate qui petunt
quod rogetur dd. Episcopis Urbisveteris Bagnoree et Castri pro causa
eis et quod commissa per summum pontificem, quam habent cum eorum
episcopo, quod habeant recommendatum comune Reate (49).

D. Raynaldus de Medicis consuluit quod respondeatur comuni Reate
quod comune Urbisveteris paratum est in comuni et speciali porrigere
preces suas penes dd. Episcopos Urbevetanum Castrensem et Bagno-
reensem pro comuni Reate.

Item super secundos ambaxatores Petri Ursini et comitis Anguilla-

Tnm
CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE | 41

rie, quod respondeatur eis quod ad presens comune urbevetanum non
È possit intendere; tamen si placetur eis, quod bannimenta fiant exercitus
UD. quod sibi placet.

Mannus d. Corradi consuluit super ambaxatam comunis Reate et se
concordavit cum d. Raynaldo, ita tamen quod hoe sero mittantur'adi d.
Episcopum VI vel VIII sapientes qui porrigant preces pro comuni Reate.

ltem consuluit super ambaxatam Petri Ursini et comitis Anguillarie
quod respondeatur dictis ambaxatoribus quod comune habet mittere suos
E: milites in Marittimam; sed ipsis redeuntibus consuluit quod mittantur
5 in subsidium predictorum comitis Anguillarie et Petri Ursini, et aliter
non banniatur exercitus.

Nutus Gualcherini consuluit quod exercitus banniatur incontinenti in
servitium comitis Anguillarie et Petri Ursini, et quod quando stipen-
diarii redierint quod mittantur in servitium predictorum comitis Anguilla-
rie et Petri Ursini.

D. Nerius Guidetti iudex consuluit: quod preconigcetur exercitus
in servitium Guelforum contrate et comitis Anguillarie. Et quod quando
stipendiarii nostri revertentur, si indigerent, quod mittantur in servitium
dieti Comitis Anguillarie et Petri Ursini.

D. Seeus d. Vannis de Monaldensibus consuluit super fatto comunis
Reate et se concordavit cum Manno.

E Item super ambaxatam comitis Anguillarie et Petri Ursini consuluit
quod, positis et missis castellanis Marittime in possessionem, quod sti-

pendiarii revertantur incontinenti et mittantur in servitium Comitis An-
i guillarie et Petri Ursini. Et quod preconiccetur exercitus generalis et
mittantur littere per comites qui debeant se parare ad exercitum et
iuretur credentia hic. i

Lemmus Insegne consuluit quod si debet fieri servitium, quod in-
veniatur peccunia unde milites mittantur in servitium dictorum comitum
Anguillarie et Petri Ursini.

In reformatione cuius consilii facto et misso partito per dictum .d.
Magistrum Angelum super dicto d. Scei, plácuit omnibus, tribus exceptis,
dictum eius.

È c, 89'

c. 83

In marg. sin. in alto

Madii et Giunii; più in

basso: Comunis Bagnioree. /

Ir. nomine domini amen. Anno eiusdem a nativitate millesimo

CCCXVIIII, indictione secunda, tempore d. Iohannis pape XVII, die llll

madii. Convocato consilio XL popularium cum adiuncta nobilium in domo

Septem de mandato dd. septem, Magister Petrus Macciarelli, unus de

septem, de voluntate suorum consortiorum; proposuit quod cum audi-

veritis legi litteras comunis Bagnioree in quibus continetur quod pre-

- . — . eipi debeat quibusdam civibus qui habent possessionem in eorum districtu
quod debeant solvere datium eis impositum.

3 D. Raynaldus de Medicis consuluit quod respondeatur comuni Ba-

ia gnioree quod comune Urbisveteris non intendit eorum iura occupare;
49 i ALDO CERLINI

tamen placeat dicto comuni Bagnioree rescribere per quas possessiones
vult quod cives Urbisveteris solvant, quia non est intentio comunis Urbis-
veteris quod civibus urbevetanis fiat novitas ultra id quod factum fuerit in
temporibus preteritis. Et si quas possessiones cives urbevetani emerunt
in districtu Urbisveteris de novo quod solvant.

Monalduccius d. Catalani consuluit super fatto bonorum quod si de-
bent solvere cives urbevetani quod solvant, et'si non debent solvere quod
non solvant; et comuni Bagnioree non fiat contra ius.

Cecchus d. Cerfaglie consuluit quod respondeatur comuni Bagnioree
quod intentio comunis Urbisveteris quod si cives urbevetani debent sol-
vere de iure quod solvant, alias non; et alia precepta nom fiant.

Donperus d. Leonardi consuluit quod intentio comunis Urbisveteris
quod respondeatur comuni Bagnioree quod intentio comunis Urbisveteris
est (50) quod ius fiat civibus Urbevetanis et quod contra ius non fiat
eis quia comune Urbisveteris non tolleraret (51).

DIE V MADII
c. 83'
In marg. sín.: Capitaneus
Patrimonii super facto
Guittonuccii ‘et Vannis
Galassi. ‘n

Convocato et congregato consilio XL bonorum hominum popularium et
cum adiuncta aliorum nobilium et magniatüm in domo Septem, de man-
dato dictorum dominorum Septem, Magister Petrus Jldebrandini (52),
unus de septem, de voluntate suorum consortiorum: quod cum audive-
ritis ambaxatam retractam in presenti consilio per magistrum lohannem
de Monteflascone (53) pro parte d. Capitanei Patrimonii quod pro parte
d. Capitanei Patrimonii rogat comune et populum urbevetanum quod,
cum ipse intendat ponere pacem inter Guittuectum et Vannem Galassi,
quod omnes et singule condempnationes et exbannimenta et confiscationes
bonorum facte de Guittuecio debeant cassari et anullari sub hac condi-
tione quod si pax veniet ad effectum quod talia rebannimenta 'valeant,
alias non. Et quod mittatur ad eum dd. Nerius de Turri et Lippus
de Albricis qui sint cum d. capitaneo ad tractandum predicta (54),

Item proposuit quod cum dicatur quod comune Cluscii non elegit
offitiales quos debuit, et hec videantur in detrimentum comunis Urbi-
sveteris, quid sit faciendum super predictis petit utile consilium (55).

D. Lippus de Albricis consuluit...

Mannus d. Corradi consuluit quod dd. Septem habeant sapientes
iuris qui audiant ambaxatam Ser lohannis Ambaxatoris (56) d. Capi-
tanei et si id quod petitur per d. Capitaneum est vel esse possit jn
detrimentum iurium comunis Urbisveteris quod nichil fiat de eo quod
petitur. Et si non esset in detrimentum iurium comunis Urbisveteris,
quod fiat id quod petitur per d. capitaneum sub illa condictione que pe-
titur quod si pax fiet, quod locum habeat, alias non; etj hoc scito si est
in perditionem vel detrimentum iurium eomunis quod petitur quod am-
plius nullum fiat consilium. Et (si) non esset contra comune etl in de-
trimentum iurium comunis fiat consilium consulum et LX cum adiuncta
aliorum sapientum.
CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE AS

c. 84

Item consuluit super facto Cluscii quod etiam dicti sapientes videant
laudum. datum super pace Clusinorum, et si per comune Cluscii obser-
vatum est vel non, et hoc scito reducatur ad consilium consulum, et LX
si non observavit ipsum laudum. :

D. Nerius Guidetti iudex consuluit quod respondeatur d. Capitaneo
Patrimonii quod multum placet comuni Urbisveteris quod pax fiat inter
Guittuccium et Vannem Galassi; tamen comune Urbisveteris propter
dictam pacem non intendit diminuere iurisdictionem suam nec quod suum
est alicui concedere.

Item consuluit super facto liscio et se concordavit cum Manno.

D. Bonconte consuluit quod respondeatur d. capitaneo Patrimonii
quod comune gaudet de omni pace que esse potest inter Guittuccium, et
Vannem; tamen nullo modo comune Urbisveteris intendit alicui suum
concedere vel in acommandisciam dare nec juribus suis modo aliquo
derogare (57)... cum adiuncta Cole (58).

Monalduccius d. Catalani consuluit quod respondeatur d. capitaneo
Patrimonii quod nullo modo fietur (59) de eo quod petitur, quia, iuste
et rite condenpnatus est eo quod venit ad occupandam terram Ecclesie
romane.

Item super facto Clusinorum quod arbitri debeant scribere Vannuccio
Super hac materia, et si fecerit quod debebit bene quidem, alias reducatur
ad consilia oportuna.

c, 84'

D. Sceus d. Vannis consuluit super petitione ambaxatorum d. Capi-
tanei Patrimonii, et se concordavit cum Manno d. Corradi cum hag ad-
ditione quod iurent sapientes dicere veritatem.

Item super fatto Clusinorum quod scribatur comuni Cluscii quod
debeat observare laudum; si facit, bene quidem, alias reducatur ad
consilia oportuna.

Nutus Vulpis consuluit quod respondeatur d. capitaneo quod pax pla-
cet comuni Urbisveteris omnis que fieri potest inter Guittuecium et Van-
nem, et aliter comune se non intromittat.

D. Nerius de Turri consuluit quod ea que petuntur per d. Capita-
neum Patrimonii videantur et deliberentur per consilium sapientum, ita
tamen quod non possit esse que petuntur per capitaneum Patrimonii
in detrimentum iurium comunis Urbisveteris, et mittatur per Vannem
Galassi et sciatur quid sibi placet et videtur de pace predicta.

Ser Cola Berardini Nasi consuluit quod mittantur ambaxatores ad d.
capitaneum Patrimonii ad faciendum excusationes comunis prout viderint
convenire in defensionem iurium et iurisdictionum comunis Urbisveteris ;
et fuit (60) ambaxatores.

D. Nerius de Turri

D. Lippus et

Monalduccius d. Catalani.
AA . ALDO CERLINI

c. 85

"ín marg. sin.: Comunis
Bononie, j

Convocato et congregato consilio (61) XL bonorum popularium cum
adiuncta aliorum nobilium et popularium civitatis Urbisveteris in domo
in qua dd. Septem morantur, de mandato dd. Septem; in quo consilio
proposuit Petrus Magalotti, unus de septem, de voluntate suorum conso-
tiorum quid placet dicto consilio providere et ordinare super litteris
comunis Bononie in quibus continetur quod ad parlamentum mitti debeant
ambaxatores et syndicus (62).

id. Comunis Manciani

Item super litteris comunis Manciani et capitulis in ipsis litteris
comprehensis (63).

id Comunis Cluscii.

Item super litteris comunis Cluscii. .

Jacobus Guillelmi consuluit super fatto comunis Bononie quod ha-
beantur sapientes in maiori quantitate quam hie sint et respondeatur
quid sit faciendum.

Item super litteris comunis Manciani consuluit quod respondeatur
comuni Manciani quod super dictis articulis et petionibus, quod comune
providebit super eis, et tunc respondebit eis.

Item super robbariam factam illis de Manciano quod mittatur ad
capitaneum Patrimonii et rogetur pro parte comunis Urbisveteris quod
restitui faciat illas bestias.

Item super litteris Clusinorum quod habeantur illi qui fuerünt super
facto Cluscii et legantur hie contractus secundum ea procedatur.

c. 85'

Nutus Gualcherini consuluit super facto Ugolinucii et comunis Man-
ciani, quod ambaxata comunis vadat ad d. Capitaneum Patrimonii, quod
gratia comunis Urbisveteris debeat restituere bestias, et quod a caval-
catis debeat abstinere.

Item super fatto comunis Manciani consuluit quod habeantur sa-
pientes iuris et videantur ea que petuntur et complaceatur ipsis Man-
cianensibus in eo quod poterit sine dampno comunis.

Item super facto comunis Bononie consuluit quod respondeatur co-
muni Bononie per sapientes.

D. Sceus consuluit super litteris comunis Bononie quod respondeatur
quod comune ad presens non posset intendere ad mittendum ambaxatam.

Item super litteris comunis Manciani quod videantur contractus facti
per comune Urbisveteris comuni Manciani, et per comitem (64) ipsis
Mancianensibus, et legantur hic, et si comune poterit aliquam iurisdictio-
nem aquirere quod aquiratur, alias eis observetur.

Item quod si volunt aperire portas quod aperiantur.

Item super fossis manutenendis quod manuteneantur et non per-
mittantur devastari.

Item quod (domus) non permittantur fieri in platea seu casalinis
ianue aquaroli domus aliqua ratione (65).

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45

CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE

Item super facto comunis Cluscii quod habeantur illi qui fuerunt super
facto comunis Cluscii et fiant littere comuni Cluscii, quod debeant vo-
care offitiales de Urbeveteri et expellere alios qui ibi sunt et si faciunt
bene quidem, alias reducatur eius responsio hie vel ad aliud consilium.

c, 86

D. Bonconte consuluit super litteris comunis Bononie quod respon-
deatur curialiter, et fiat excusatio comunis Urbisveteris per puleriores
rationes que fieri possunt.

Item consuluit super fatto comunis Manciani super primo articulo
contractuum confirmandorum, quod habeant sapientes iuris, et si alias
volunt sapientes habere, quod possint habere, et videant iilos contractus
et ipsos examinent, et si bene stant per comune bene quidem, e^ quod
illi de Manciano fiat omnis gratia eis que fieri potest.

Item super capitulo molendinorum.et locatione facta per comitem,
quod aportent contractum quem habent et videatur per dictos sapientes.

Item super portis aperiendis, quod potestas Manciani cum illis de
Manciano videat quod est utilius pro comuni Manciani facere faciant.

Item super domibus faciendis quod nullo modo domus fiant.

Item consuluit quod fossi omnes manuteneatur et detur comuni Man-
ciani in mandatis quod debeat illos fossos manutenere.

Item super cavalcata facta per capitaneum Patrimonii contra Ugoli-.
nuccium, et robbaria facta Mancianensibus, quod ambaxiatores comunis
Urbisveteris vadant ad capitaneum Patrimonii et dicant quod restituere
debeat bestias acceptas Ugolinuecio et Mancianensibus, cum ipsi sint
nostri districtus.

Item super facto comunis Cluscii quod sapientes iuris videant con-
tractus qui sunt facti cum comune Cluscii, et si non sunt observati, quod
ita fiat quod per ipsum Comune Cluscii observetur.

Monalduecius d. Catalani consuluit quod ambaxatores comunis va-
dant ad capitaneum Patrimonii et procurent componere et pacem ponere
cum Ugolinuccio; et si potest fieri compositio, bene quidem, alias comune
Urbisveteris se de factis eorum non intromittat.

DIE XV MADII
c, 86'

Convocato et congregato consilio XL bonorum hominum civitatis Ur-
bisveteris cum adiuncta aliorum nobilium et magniatum civitatis Urbisve-
teris, de mandato dominorum septem per requisitionem nuntii; in quo
consilio proposuit Petrus Magalotti unus de septem de voluntate suorum
consotiorum: quod cum audiveritis litteras d. Capitanei Patrimonii, et
fratrem Stephanum spiritualem (66) in Patrimonio, eius ambaxatorem,
qui inter cetera exponit quod intentio d. capitanei est ponere pacem
inter Guittuecium et Vannem Galassi; et super hoc requirit comune ur-
bevetanum quod dicte paci debeat consentire, cum fieri non possit sine
adiutorio et consensu dicti comunis.

Item quod eum audiveritis legi litteras comunis Viterbii in quibus
A6 ALDO .CERLINI

continetur quod per aiiquos malivolos accepte fuerunt VII centum pecudes
et duete ut dieent ad castrum Scarceti.

Item super litteris comunis Lugniani de hominibus et castellanis
eorum captis in civitate Narnie dum redirent a indulgentia Sancti Mi-
chaelis Angeli, ad hoc ut possint liberari.

Item si placet providere super facto nove potestatis, cum. sit ,pro-
rogatus teminus ad providendum de potestate novo (67).

c. 87

D. Raynaldus de Medicis consuluit super facto pacis et concordie
Guittuecii et Vannis Galassi, quod respondeatur d. Capitaneo Patrimonii
quod comune urbevetanum libenter vult quod pax ponatur inter ipsos
nobiles. i

Item super eo quod dicitur quod debeat Guittuccius rebanniri, di-
catur quod comune urbevetanum ‘multum miratur de eo quod dicit, quia
comune propter ea que evenerunt inter Guittuccium et ipsum comune de
cetero non confidetur de eo nec permittetur quod staret in civitate in
districtu urbevetano.

Item super facto Ugolinuccii quod mittantur ambaxatores ad Capi-
tanem Patrimonii et procurent facere concordiam cum d. capitaneo;
et de hoc multum rogetur d. capitaneus.

Item super facto Viterbiensium de pecudibus acceptis, quod scri-
batur dd. de Farnese stricto modo quod debeant restituere bestias, alias
concedatur licentiam Viterbiensibus quod debeant reprehendere de bonis
illorum de Farnese.

Item super facto hominum captorum de Castro Lugniani in civitate
Narnie quod ea que Ciottus facit non facit per licentiam comunis urbe-
vetani, sed- capitanei Patrimonii et comunis Amelie, nec ad civitatem vel
districtum nostrum cum represaliis non rediit; ideo placeat ipsos relaxare.

Cecchus d. Cerfaglie consuluit super fatto Viterbiensium: responde-
atur dicto comuni quod castrum Scarceti non est de iurisdictione comunis
urbevetani.

Item super facto comunis Lugniani se 'concordavit cum d. Raynaldo.

e. 877

D. Nerius Guidetti consuluit quod respondeatur d. Capitaneo Patri-
monii quod comune Urbevetanum paratum est quando procedet de volun-
tate d. capitanei procedere super facto pacis Viterbiensium.

Item: consuluit super litteris comunis Viterbii quod respondeatur co-
muni Viterbii quod dicte pecudes non sunt in districtu. nostro receptate
sed ad Roccham Albengniam (68). *

Item. super litteris. comunis Lugniani quod scribatur comuni Narnie;
et si Lugnianenses volunt habere ambaxatores eorum expensis, quod ha-
beant; et dicatur ipsi comuni quod Ciottus non habet represalias ai co-
muni urbevetano, sed a capitaneo patrimonii.et comuni Amelie, et quod
represalias fecit in districtu Amelie. Ideo placeat comitatinos nostros
relaxare (69).

Item super eo quod petitur per d. Capitaneum Patrimonii de pace

0
CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE n

Guittucii et Vannis Galassi, quod capiatur et mittatur ad effectum ea
que petuntur per d. capitaneum Patrimonii, et quod rebanniatur Guittuc-
cius dummodo capitaneus Patrimonii casset omnes condempnationes facetas.
de comuni urbevetano et comunibus Vallis Lacus, et omnibus aliis qui
essent condempnati occasione predicta. '

Item super fatto Ugolinuccii quod eligantur duo boni homines qui
sint mediatores inter illos de comitatu, et quod concordia tractetur ct
procuretur inter capitaneum Patrimonii et Ugolinuccium.

Domperus d. Leonardi consuluit quod concordia ponatur inter Ugo-
linuccium et d. Capitaneum Patrimonii, et aliter cum comitatinis non
fiat tractatus. i

Item quod dicatur d. capitaneo Patrimonii quod Ecclesia romana
recommendet (70) Castrum Pianciani.

c. 88’

D. Bonconte consuluit super litteris comunis Viterbii et comunis Lu-
gniani et se concordavit cum aliis arengatoribus de responsionibus fa-
ciendis, ; ;

Item super facto responsionis fiende d. capitaneo Patrimonii de pace
facienda inter Guittuccium et Vannem Galassi quod comuni Urbevetano
placet quod pax ponatur inter ipsos et quod comune rogabit Vannem Ga-
lassi de pace, et rogetur ipse d. Capitaneus de pace et concordia facienda
cum Ugolinuccio (71).

Nutus Vulpis consuluit quod respondeatur et fiat hoc modo quod
mittatur per Vannem Galassi et sciatur per capitaneum Patrimonii de
pace facienda cum Guittuccio, et si sibi placetur quod habeantur iudices
et sapientes iuris et videant iura comunis, et si ea que petuntur per capi-
taneum Patrimonii fieri possunt sine dampno comunis, et quod comune
nichil perdat de suo vel det, quod fiat quod petit capitaneus Patrimonti,
et aliter non procedat petitio capitanei.

Mannus d. Corradi consuluit super petitionem capitanei Patrimonii
da pace ponenda inter Guittuccium et Vannem Galassi quod habeantur
sapientes iuris; quod si ea que petuntur per d. Capitaneum Patrimonii
sunt contra iura et iurisdictiones antiquas et novas comunis quod nichil
fiat; si non sunt contra iura comunis et iurisdictiones antiquas et novas
in hoe scito quod petitio d. capitanei Patrimonii procedat et quod redu-
centur predicta ad consilium auctoritatis.

Item super facto Ugolinuccii, quod rogetur d. capitaneus Patrimonii
de concordia, et quod dicatur Ugolinuccio quod procuret compositionem
cum capitaneo et quod comune omne studium apponat.

DIE XVII MADII
c. 88'
In marg. sín.: Super lit-
feris Comunis Senarum.

Convocato consilio XL. bonorum hominum cum adiuncta nobilium in
palatio populi ad sonum campane per requisitionem nuntii de mandato
dd. capitanei et septem, D: Firmus capitaneus populi predictus pro-
posuit litteras comunis Senarum super bestiis acceptis plebano de Mon-
48 : ALDO CERLINI

tefiscali distrietus Senarum per Soanenses vel familiares episcopi Soa-
nensis, |
Id Super litteris Comunis

Manciani. i

ltem quid placeat providere super litteris castellani et notis castri
Manciani in quibus continetur quod in terra Manciani fuit rixa inter ho-
mines dicti castri inter Guelfos et Guibellinos.

D. Bonconte consuluit quod respondeatur comuni Senarum quod pla-
ceat comuni Senarum facere restituere bestias Episcopo Soanensi et
comune faciet restituere bestias plebani et quod cavalcata primo facta
fuit per illos de civitate Senarum. Et quod dictus capitaneus et septem
mittant pro Monalduccio d. Catalani et narrent sibi predicta.

Item super facto litterarum Manciani quod mittatur pro illis de Man-
ciano pro partibus quod veniant ad Urbemveterem et cogantur facere
pacem et fideiussores dare de pace manutenenda. Et quod mittatur nota-
rius qui non sit ita domesticus, et quod si nollent facere! pacem quod
tantum stent in Urbeveteri et non discedant quousque pacem fecerint.
Et quod detur potestati familia cum nullam habeat ita quod possit punire
illos qui committerent aliqua malleficia. Item quod forniantur casseri de
victualibus et fornimento.

Nutus Vulpis consuluit quod miles d. Capitanei cum masnada stipen-
diariorum stent per terras Manciani et Orbetelli et quod nullus fami-
liaris alicuius baronis permittantur intrare in dictis terris vel aliqua
earum, Guelforum vel Guibellinorum.

c. 89

lacobus Guillelmi consuluit quod procuretur ita et taliter quod pece-
cunia habeatur pro stipendiariis solvendis in maritima, et quod miles d.
Capitanei cum ipsis stipendiariis mittantur et vadant ad castrum Man-
ciani et Orbetelli, et faciant inquisitionem de illis hominibus qui procurant
turbare statum ipsorum terrarum, et mittantur ad Urbemveterem et
tantum teneatur quousque securaverint comune et pacem fecerint inter
se et ipsam pacem securaverint per bonos fideiussores et cura(tore)s.
Item quod casseri fuleiantur de victualibus et aliis fornimentis, et quod
casseri actentur cum dicantur esse dissipati.

D. Raynaldus de Medicis: quod incontinenti mittantur littere pro
partc d. capitanei Septem et comunis castellano et notario potestatis
quod precipiantur illis personis que fecerint rumorem quod veniant in-
continenti ad Urbemveterem, et si venerint, cogantur ad pacem faciendam
et curandum ipsam; et si non venerint mittatur stipendiarios et 'fiant
cirea predicta que sint utilia et honorabilia pro comuni, ut terra manu-
teneantur ad servitium et fidelitatem comunis urbevetani (73).

Item super facto comunis Senensis consuluit quod rogetur d. Episco-
pus Soanensis quod debeat ad concordiam pervenire cum Senensibus, quia
intentio comunis urbevetani est nolle brigam. |
CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE 49

DIE XXI MADII
' e. 89
In. marg sín.: Comunis

Urbetelli.

Convocato et congregato consilio XL bonorum hominum civitatis ur-
bevetane cum adiuncta aliorum nobilium et popularium dicte civitatis, in
domo in qua dd. Septem morantur, per requisitionem nuntii ct ad sonum
campanc ad retocchos pulsate: in quo consilio proposuit Ser Petrus
Ild(ebrandini) de Septem:

Quod cum audiveritis ambaxiatam retrattam in presenti consilio per
Ser Guillelmum ambaxatorem comunis urbevetani, in qua continetur et
primo facta racomendatur: Rogant per partem comunis Urbetelli dictum
comunc quod placeat dicto comuni se interponere, cum hoc sit quod no-
biles de Sticciano (74) per ea que sentiunt, equitare et predare dictum
castrum intendunt: quod comune Urbevetanum se paret ad predicta ita
quod ponatur in pace.

Item: quod eum in Monte Argentario tempore brige facta fuerit ali-
qua robbaria de hominibus de Corneto, et propterea comune Corneti
concessit represalias suis civibus contra comune urbevetanum, quod pla-
ceat dieto comuni urbevetano interponere posse suum cum Matheo de
Corneto et dieto comuni Corneti quod dicte represalie tollantur.

Item quod placeat comuni Urbevetano pro securitate stratarum et
terrarum tenere aliquam partem stipendiariorum in dictis terris Orbe-
telli et Manciani, et qui vadant de una terra ad aliam terram sepe sepius.

Item quod placeat comuni urbevetano tenere casserum bene fornitum
de victualibus et aliis.

In marg. sin: De domi-
bus Pape.

Item proposuit quod cum domus pape tenere et ex eis oportet quod
pensio solvatur (75) ete. de casseris Griptarum et Bulsene de reducendo
ad minorem numerum et expensas, et generaliter de minuendis expensis
comunis. :

‘id. De actatione fontane.

Item de actatione fontane comunis.
Item proposuit de minuendo expensas.

î c. 90

D. Angelus d. Iohannis consuluit super proposita minuendarum ex-
pensarum comunis quod primo grascerii comunis reducantur ad minorem
numerum. Item super casseris Bulsene et Griptarum quod in castro Bul-
sene sint duo sergentes et in castro Griptarum unus absque castellanis.
Item quod domus pape relinquantur in totum et amplius non teneantur
ad expensas comunis. Item quod si aliqui officiales forenses sunt 'su-
perflui quod minuantur ete.

Item super fatto fontane consuluit quod si magister Angelus (76)
vult se obligare comuni urbevetano perpetuo tenere fontem comunis in
Statum, eum pactis alias tractatis; et quod de fatto metalli actetur

SOL) PEDIATRIA
50 ALDO CERLINI

fontana et satisfieri debeat Puccio Peneri et proponi debeat in consilio
auctoritatis.

Item super fatto ambaxatorum comunis urbevetani, quod unus amba-
xator mittatur ad comune Senarum, qui portet dicto comuni, pro parte
comunis urbevetani, quod placeat constringere nobiles de Stieciano et
alios eorum comitatinos et districtuales ne'offendant ad castrum Urbe-
telli vel in alio loco nostro comitatinos et districtuales.

Item super articulo stipendiariorum .quod stipendiarii teneantur in
Marittima (77) et ultra tempus quod stare nune debent adhue ibidem
stare et morari debeant pro securitate terrarum et stratarum Marittime.

Item super artieulo Cornetanorum (78) respondeatur comuni Urbe-
telli quod cum predicta non fuerint facta nostro tempore nec sub: domi-
nio (79) comunis urbevetani nec habet colorem se intromittendi; tamen
Si suis expensis comune Urbetelli vult ambaxatorem comunis quod con-
cedatur. i

Item super custodia castri Urbetelli et Manciani, quod castellani
personaliter vadant, et quod sciatur si numerus sergentum est ibi et
si non est quod puniatur.

c. 90'

D. Boneonte consuluit super facto ambaxatorum comunis Urbetelli
quod dd. Septem capiant omnem viam que.capi potest ad Eod ut nego-
tium illorum de Stieciano concordetur (80).

Item super alio articulo represaliarum comunis Corneti consuhiit quod
mittatur ad comune Corneti quod non debeat facere novitatem contra co-
mune Urbetelli, cum nune sit reductum sub dominio comunis urbevetani,
et si secus fieret quod comune non posset tollerare (81).

Item eonsuluit quod comune urbevetanum tenere debeat stipendiarios
in Marittimam et quod casseri fulciantur.

Item consuluit quod domus pape restituantur et diaplitis non tene-
antur pro comuni.

Item quod due notarii forenses reducantur ad unum offitialem.

Item quod Grasserii et offitiales grasscie minuantur.

Item super fatto fontane quod acceptetur facta magistri Angeli ita
quod fontana actetur.

Item quod rebanniantur homines castri Orbetelli de quibuscumque
bannis olim quoeumque tempore factis.

Ser Lemmoecius Insegne consuluit ut alii. Monalduccius d. Catalani
consuluit super fatto casserorum Bulseni et Manciani quod potestas qui
erit pro comuni urbevetano teneat ad custodiam casseri Bulsene duos
famulos et potestas Griptorum unum famulum ad custodiam casseri. Et
tempore quo Ecclesia (82) habet dominia, quod dicto modo et secundum
dictam formam custodiatur ad expensas comunis.

D. Nerius Guidetti consuluit quod per dd. Septem provideatur super
facto Ansedonie.

c, 9l

Mannus d. Corradi consuluit quod dicatur ambaxiatoribus urbetellanis
quod illud statutum quod factum est — quod dentur caselini (83) ve-
51

CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE

nire volentibus ad habitandumi - quod illud statutum non extendatur (84)
ad Pisanos nec ad aliquem Guibellinum: ad Guelfos extendatur (85).

Item quod mittatur dd. Septem quod accipiant tenutam Ansedonie.
et quod illi de Ansedonie veniant (86) ad civitatem urbevetanam ad
faciendum submissionem (87).

Item quod in comitatu Ildobrandesco teneantur XXV milites pro
eustodia et quod proeuretur peceunia pro stipendiariis (88).

Item quod cassera Bulseni custodiantur pro comuni, et Griptarum;
et in cassero Bulseni sint duo sergentes et in cassero Griptarumi unus
et habeant C. solidos pro quolibet sergente (89).

Item super facto fontane comunis urbevetani consuluit quod dicatur
magistro Angelo Campanario quod det in scriptis quod vult facere et
que vult quod sibi fiat per comune urbevetanum; et tune legatug hie
vel in alio consilio ut plene sciatur que vult; et tunc deliberabitur quid
erit faciendum pro comuni (90). ‘

Item quod illi de Sticciano rebanniantur si propter rebannimenta
promittunt non offendere.

Item quod domus pape non teneatur amplius pro comuni urbevetano,
sed restituatur et asignetur fratribus pro d. cardinali seu factori d. car-

dinalis (91). i

DIE XXI MADII

c. 9l
In marg. sin, : Correctores
statutorum Comunis Man-
ciani et Urbetelli.

Quinque de Septem qui faciunt officium eorum et Vannuccii et Mei
consotiorum suorum: celebrato prius solempni scruptineo inter eos de
bussolis ad palluetas super infrascriptis, et obtentis per septem palluctas
repertas in bussola de sie, et nulla reperta in bussola nigra de non, ele-
gerunt in correctores et pro correctoribus pro comuni urbevetano et
ad corrigendum statuta comunis Urbetelli et Manciani ot pro libris dic-
torum comunium, videlicet

.Ceechum Phylipi de Posterla

Theum Angeli de Saranci

Cianum Imprendis de Sancta Pace

Gambacorta de S. Iohanne et

D. Nicholum Mei iudicem

Ser Vannem Lei notarium

correctores

Id. Sapientes iuris super
facto Nutii tam Magistri
Benvenuti.

Item eodem modo et forma secundum formam ordinamentorum populi
elegerunt, celebrato seruptineo ad palluctas ut dictum est supra et obtento
per VII palluctas infrascriptos sapientes iuris ad videndum ordinamenta
et dicendum quid placet de facto Nutii tam magistri Benvenuti secundum
formam dicti ordinamenti, videlicet
ALDO CERLINI

. Petrum d. Andree Falastate
Fuccium magistri Alleuccii
Nerium Guidetti

Niecholam Mei 3
Ceechum Albere Iudices
Berardinum Umani

Puccium d. Thei Toncelli
Bartholomeum magistri Petri

LA

eR

DIE XXIII MADII

Convocato et congregato consilio XL bonorum hominum cum adiuncta
aliorum nobilium et magniatum in domo in qua dd. Septem morantur, de
mandato dictorum dd. Septem per requisitionem nuntiorum; in quo con-
silio proposuit Petrus Magalotti unus de Septem de voluntate consotio-
rum quod cum audiveritis ambaxatores comitis Pandolfi de Anguillaria
qui petunt quod comune urbevetanum faciat dicto comiti subsidium sti-
pendiariorum comunis urbevetani in guerra quam habet cum illis de
Columpna, et etiam quid placeat dicto comuni... (92).

D. Bonconte consuluit quod subsidium fiat Comiti de Anguillara de
stipendiariis pro illis diebus qui fuerint per dd. Septem determina-
ti, et quod procuretur peccunia pro stipendiariis solvendis. Item quod
preconicgetur exercitus. :

Monalduccius d. Catalani consuluit quod ex nune subsidium ex nunc
sit deliberatum. seeundum quantum et qualiter et quando remaneat in
provisione dd. Septem; et predicta ponantur ad consilium consulum
artium et LXta (93). Et quod preconigcetur exercitus et littere mit-
tantur per comitem. ;

D. Raynaldus de Medicis consuluit et se concordavit cum predictis.

Mannus d. Corradi consuluit de subsidio faccendo ut alii consiliarii
quod cras fiat consilium super predictis (94).

Item quod mittatur unus bonus homo pro d. potestate novo (95).

,

DIE XXVI MADII
c. 99'
In marg. sín.: Capitaneus
Patrimonii,

Convocato et congregato consilio XL bonorum hominum cum adiuncta
aliorum nobilium dicte civitatis in domo in qua dd. Septem morantur
per requisitionem et sonum campane ad retocchos; in quo consilio pro-
posuit Ser Petrus Íldibrandini unws de Septem, de voluntate suoruia
consotiorum quod cum audiveritis legi litteras d. Capitanei Patrimonii
et etiam audiverit ambaxatam d. Spintualis ambaxatoris dieti d. Capi-
tanei Patrimonii qui petit quod fiat subsidium sibi pro mittendo in Mar-
chiam, in subsidium Sanete Romane Ecclesie, equitum et peditum (96).

Item quod placeat Comuni concedere dicto d. Capitaneo Patrimonii
cum intendat aliquas executiones facere contra suos rebelles concedere
stipendiarios comunis eidem pro quatuor diebus,
"-

CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE 55

Item quod cum intendat pacem ponere inter Vannem Galassi et Guit-
tuccium, quod comune mittat ambaxatores suos ad eum super predicta
pace tractanda, ita quod die martis debeat esse ibidem et quod. mit-
tantur ibidem homines qui diligant pacem.

Item rogat quod comune urbevetanum interponat se in pace facienda
inter Comites de Parrano et filios (97) Ponis.

ld. Citati Corneti

Item quid placet providere super litteris responsionis facte per
comune Corneti super represaliis concessis contra comune Urbetelli.

e. 98

Petrus Raynerii Loddoerii consuluit quod dd. Septem eligant tres
vel quatuor homines per quarterium et cum eis provideant quid sit. ad
faciendum pro comuni et super negotiis comunis; et si potest serviri ca-
pitaneo Patrimonii de stipendiariis comunis pro quatuor diebus et si
serviri potest in Marchia vel non.

Item super pace Vannis Galassi et Guittuccii quod respondeatur
d. capitaneo Patrimonii quod pax placet comuni urbevetano. Item, quod
mittantur ambaxiatores comunis urbevetani ad d. capitaneum Patrimonii
dummodo nichil possit vel in nullo preiudicare comuni urbevetano vel
iuribus ipsius.

Item consuluit super pace nobilium de Parrano et filiorum Ponis
quod dd. Septem super dicta materia teneant unum consilium specialiter
super predictis.

D. Angelus iudex consuluit super litteris et responsione comunis Cor-
neti quod sciatur si represalie concesse fuerunt tempore Ugolinuccii vel
non, et hoc scito: si tempore Ugolinuccii concesse fuerunt represalie,
quod comune urbevetanum non se intromittat; alias si tempore dominii
comunis urbevetani, quod illi de Urbetello adiuventur.

Item super litteris et ambaxatis capitanei Patrimonii, quod quantum
ad primum articulum de mittendo subsidium in Marchia quod nichil fiat.
Item quantum de serviendo eundem de stipendiariis comunis pro qua-
tuor diebus quod serviatur sibi.

Item super pace Vannis Galassi et Guittuecii quod prout alias sta-
tutum fuit ita procedat.

Item super pace Comitum de Parrano et filiorum Ponis quod amici
procurent predictam paeem et quod dd. Septem habeant amicos et con-
sanguineos partium et ab eis informentur quid comune habeat facere, et
secundum eorum consilium procedatur per dd. Septem.

c, 93'

D. Niechola Mei consuluit super responsione facienda ad primum ar-
ticulum subsidii petiti per d. capitaneum Patrimonii de mittendo in
Marchia, quod respondeatur quod comune non posset intendere, et quod
per pulchra verba respondeatur per sapientes ambaxatoribus d. Capitanei.
Item super secundo capitulo de stipendiariis petitis pro quatuor diebus
respondeatur quod si fieri potest subsidium quod fiat et quod sciatur
per litteras vel ambaxiatas contra quos vult dictos stipendiarios.
54 ‘ALDO CERLINI

Item super fatto cum responsione comunis Corneti, et se concordavit
cum d. Angelo.

Item super pace illorum de Campiglio et comitum de Marciano, quod
comune se intromittat de pace ponenda inter eos et quod ponatuu pre-
dicta ad consilium consulum et LXta, et quod ibidem fiat ordinamentum
strictum ita quod dicti nobiles veniant ad pacem.

Item super pace nobilium Vannis Galassi et Guittuccii consuluit quod
pax placet sibi; tamen, si comune posset aliquid de iurisdictione aquirere,
quod aquiratur, et quod iura comunis et specialium conserventur.

Monalduccius d. Cerfaglie consuluit super pace Nobilium de Marcano
et Filiorum Ponis, quod primo puniatur qui fecerunt primum excessum,
et ipsis punitis comune se intromittat de pace, aliter non.

c. 94

Mannus d. Corradi consuluit super petitione gentis in Marchia quod
respondeatur per pulera verba qualiter comune non posset in predictis
servire, quod habeat comune excusatum. (98).

Item. super stipendiariis petitis per eum super executione facienda,
quod sibi concedatur et quod serviatur per comune urbevetanum.

Item super stipendiariis petitis per eum super executione facienda
Ponis, non dicatur sic vel non.

D. Bonconte consuluit super servitio petito per d. capitaneum Pa-
trimonii in Marchia quod nichil fiat.

Item super articulo stipendiariorum petitorum per eum pro exe-
cutione facienda quod serviatur d. capitaneo Patrimonii, ita tamen quod
non offendat aliquam terram vel baronem nostri districtus, et hec dicantur
Ponso (99).

Item super pace nobilium Vannis Galassi et Guittuccii, quod mit-
tantur ambaxatores ad videndum pacem, tamen quod nichil facere pos-
sint, vel consentire in detractionem iurium comunis et iurisdictiones, et
quod dicant Vanni Galassi quod caveat quod nichil faciant de terra et
castro Bisentii quod sit vel esse possit preiudiciale comunis (100).

Item consuluit super fatto comunis Urbetelli quod reducatur ad consi-
lium consulum et LXta et quod iuvetur dictum comune urbevetanum contra
comune Corneti (100).

Item super pace Nobilium de Marciano et filiorum Ponis, quod dd,
Septem teneant istud negotium sibi, et curialiter respondeatur per co-
mune d. Capitaneo Patrimonii et quod... (101).

c. 94'

In nomine domini amen. Anno eiusdem a nativitate, millesimo
CCCXVTII, indietione secunda, tempore d. Johannis pape XXII, die
XXVIII madii. DD. Septem nunc ad officium comunis et populi urbeve-
tani deputati elegerunt infrascriptos bonos viros in ambaxatores comunis
urbevetani ad eundem, in ambaxata ad d. capitaneum Patrimonii super
pace Guittuccii et Vannis secondum formam statuti predicti.

videlicet

d. Vannem Gualterii ct

d. Niecholam Mei et iudices

Stephanum Vannis | (

er
CARTE. ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE

DIE XXVIIII . MADII
c. 95

Convocato et congregato consilio XL bonorum popularium eum adiunc-
ta nobilium et magniatum civitatis urbevetane per requisitionem nun-
tiorum de mandato dd. Septem. Ser Petrus Ildibrandini (102) de Septem
proposuit de voluntate suorum consotiorum quod cum nulla sit peccùnia
in comuni unde satisfieri possit Pongo: de Roccha pro mittendo ipsum
in servitium d. capitanei Patrimonii et postea Comitum Anguillare et
pro executione condempnationum faciendarum; item pro ambaxatori qui
iturus est ad d. Regem pro novo potestate (103).

Item quod cum Pongus petat velle scire de firma sua facienda, pro

quanto tempore et cum quot sotiis, cum si comune urbevetanum eum nol-
; let tenere, procuraret facere facta sua in aliis locis (104).
i D. Sceus d. Vannis consuluit quod habeantur XXV milites, et usque
i in XX Xta ad stipendium comunis, et si Pongus vult esse et stare, quod
1 accipiatur, et quod medietas dictorum stipendiariorum solvantur per
: comune urbevetanum, et alia medietas per terras et barones qui non stant
ad datia et collectas.

Item super peccunia invenienda consuluit quod accipiatur de pec-
cunia Gabelle in tanta quantitate quod Pongus possit servire et ire
servitium comunis et quod exactio fiat de peccunia que recolligi debet
a eomunibus et baronibus et remittatur in Gabella.

: D. Bonconte consuluit quod habeantur XXXta milites ad stipendium

: comunis et quod si Pongus vult stare quod accipiatur; et eligantur
aliqui boni viri qui tractent cum Pongo si vult remanere cum dieta quan-
titate, et etiam tractent de minorando stipendio si fieri potest; et si
ipse Pongus nollet stare quod procurentur alii novi stipendiarii.

: Item super peccunia habenda consuluit quod fiat executio illorum

qui solvere debent pro militibus solvendis, et quod accipiatur denarii

da Morrano.

c. 95'

: Jacobus Porcellus consuluit quod predicta omnia reducantur ad con-
silium consulum et LXta.

D. Raynaldus de Medicis consuluit quod habeantur XXV et usque
in XXX milites et accipiantur et quod de ipsis medietas solvatur per
comune et alia medietas per terras et barones qui non sunt vel stanti
: ad datia vel collectas. Et quod pro solvendis stipendiariis comunis pro
] medietate vendatur pedatium et membrum gabelle portarum, et sit de-
E putatum pro solutione stipendiariorum.

Magister Alleuccius consuluit...

DIE ULTIMO MADII
c. 96
Convocato eet congregato. consilio XL bonorum hominum popularium
eum adiuncta aliorum nobilium in domo in qua dd. Septem morantur
per requisitionem nuntiorum ut est moris; in quo consilio proposuit Ma-
56 ALDO CERLINI

gister Petrus Ild(ebrandini) (105) de voluntate suorum consotiorum:
quod cum audiveritis ambaxatam relatam in presenti consilio per fratrem
Petrum ambaxatorem Petri Pandolfi de Vitellensibus de Corneto qui pro
parte sua dixit et notificavit comuni quod ipse Petrus Pandolfi ‘habet
ius in Ansedonia et quod offert se duplicatis servitiis velle facere et
servire comuni urbevetano quam aliquis antiquus de Ansedonia fecerit,
et misit procuratorem ad hoc faciendum (106). :

Item proposuit quid placet providere super firma Pongi et cum quot
sotiis firmari debeat Poncus, cum dictum et arengatum fuerit per plures
consiliarios quod debeant esse L. stipendiarios in comuni et quod me-
dietas dictorum stipendiariorum solvatur per barones vel terras que non
stant ad datia et collectas, et alios XXV per comune (107).

Item proposuit quid sit faciendum super possessiones et affittus
bonorum rebellium cum in presenti anno sint completi fructus, cum illi
de comitatu ipsos nolint amplius.

D. Angelus d. Johannis consuluit,: super proposita affictus posses-
sionum bonorum rebellium, quod sciatur de vero quantum terre possint
fruetare; et hoc scito, locetur illis de comitatu, et fiat .dicta inquisitio
per d. capitaneum vel eius offitiales, etiam non obstante quod essent
in minori quantitate. ! :

ltem consuluit super stipendiariis habendis consuluit (108) quod
sint XXXta et non plus (109) et quod medietas dictorum militum, sol-
vantw per barones et terras que non stant ad datia vel collectas et alia
per comune, et quod ad solvendum medietatem comunis deputentur mem-
bra gabelle, ita quod sint satisfacti. |

Item super. fatto petitionis Petri Pandolfi de Vitellensibus, quod
videantur iura Petri Pandolfi et illius nepotis Guarini de Ansedonia;
et super predictis habeantur sapientes iuris, et si reperitur quod Petrus
Pandolf: habeat ius, dicatur sibi quod aquiescat.

Cecchus d. Cerfaglie consuluit quod dicatur ambaxatori Petri Pan-
dolfi et etiam nepoti Guarini quod compromittat in comune urbevetano,
et facto compromisso habeantur sapientes iuris qui videant iura ipsorum;
et qui repertus fuerit habere iura, ille faciat submissionem. Et si Petrus
Pandolfi haberet ius, ita et taliter recipiatur quod in Ansedonia nullum
hedificium facere possit.

Item consuluit super stipendiariis consuluit quod nulla firma sti-
pendiariorum fiat ad presens, sed ante videatur via et modus unde ha-
beatur peccunia pro stipendiariis habendis, et ipsa inventa tune po-
terit secundum introytum haberi stipendiarios, et quod ante recolligen-
tur fructus,

Item super fructibus bonorum rebellium et possessionum consuluit
quod prout steterunt tempore preterito ita stent pro venturo.

D. Seeus d. Vannis consuluit super possessionibus bonorum rebel-
lium quod mittatur pro sindicis illorum pleberiorum et terrarum qui
habent ipsa bona, et inquiratur ab eis pro quanto volunt ipsa bona at
possessiones, et hoc scito ostendatur eis quod comune non vult minuere
fictum et reducant illos ad maiorem quantitatem, et postea habeantur
sapientes, et tunc poterit provideri quid fieri debeat per comune (110).
CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE 97

Item super stipendiariis habendis consuluit quod refirmetur Poncus si
vult cum XXV vel XXX; et si nollet habeantur novi stipendiarii et de
predictis medietas solvatur per barones et comunia que non stant ad
datia et collectas et alia per comune urbevetanum.

. ltem super facto Ansedonie consuluit quod recipiatur SUbni dei (111)
nepotum Guarini; de aliis que petuntur per Petrum Pandolfi nichil
fiat (112).

, . . . . .. . . . . . . u Li .

c. 106

D. Sceus d. Vannis consuluit super laudo dato per capitaneum Patri-
monii contra comune Viterbii (113), quod vadat syndicus cum ambaxato-
ribus eligendis per d.d. Septem ed d. Capitaneum et recolligant scrip-
turas et petant executionem fieri contra Viterbienses.

Item consuluit. super litteris comunis Peruscii quod respondeatur
comuni Peruscii quod eorum petitio non est iusta; et de respondendo ct
non respondendo remaneat in dd. Septem (114).

Item super fontana comunis actanda, quod actentur canellatus et in
uno quoque loco ubi actanda est fontana, et reparatio fiat incontinenti.

Item super facto Castri Plebis quod defendantur illi de Monteleone
et Montegabbione ita quod iurisdictio comunis defendatur.

D. Angelus d. Johannis consuluit quod mittantur ambaxatores ad
d. capitaneum Patrimonii de illis ambaxatoribus qui alias fuerunt et
petant executionem contra Viterbienses laudi, et compositionem tractent
condempnationum factarum de comuni urbevetano (115) et de recolli-
gendis scripturis.

Item super litteris comunis Peruscii, quod nichil fiat et quod respon-
deatur comuni Peruscii quod eorum petitio non est iusta.

Item super negotiis illorum de Monteleone et Montegabbione cum
illis de Castro Plebis (116), quod habeantur de illis personis que habent
facere in illa contrata, et si videant que sunt iurisdictionis comunis et
quod mittatur ad Castrum Plebis si est necesse, quod illos de Monte-

leone et Montegabbiorie non molestent.

Item super fatto fontane quod ponatur ad consilium consulum et LX.

c. 106'

Magister Alleuccius consuluit super facto capitanei Patrimonii quod
nulla compositio fiat de sententia, sed fiat protestatio et in predictis
habeatur consilium sapientum iuris.

Item super facto fontane quod habeantur calderarii et dicatur eis
quod dent petitionem eorum in scriptis.

Item super litteris comunis Peruscii quod nichil fiat.

Cola Berardini Nasi consuluit super facto fontane quod mittatur pro
magistro Angelo Calderario (117) et sciatur quid petit..

Item super facto d. capitanei Patrimonii de laudo dato, quod ha-
beantur dd. Bonconte Mannus et alii ambaxatores, et cum eis aliqui
sapientes iuris, et videant quid sit faciendum super predictis (118).
58 : ALDO CERLINI

Item super facto illorum de Castro Plebis et Monteleone ed Mon-
tegabbione quod mittatur ad civitatem Peruscii pro parte comunis urbe-
vetani et dicatur dicto comuni quod faciat tollere et removere molestias
quas ill; de Castro Plebis inferunt comitatinis nostris.

D. Bonconte consuluit super facto capitanei Patrimonii de laudo
dato contra Viterbienses, et se concordavit cum Cola.

Item consuluit super facto Montisleonis et: Castri Plebis quod mit-
tantur ambaxatores ad Castrum Plebis, et dicatur .(119) eis quod de-
beant abstinere ab omni molestia. Et dicti ambaxatores vadant ad ‘fa-
ciendum inquisitionem de confinibus. Item rogent comuni Castri Plebis
quod non receperit rebelles comunis urbevetani (120).

Item super litteris comunis Peruscii consuluit quod nichil fiat, sed
fiat curialis responsio dicto comuni, quod ita tractentur eorum comitatini

ut nostri (121).

Item super fontana quod mittatur pro magistro Angelo et quod

det in scriptis quod petitur. ope

DIE X IULII
c. 107

Convocatis et congregatis consilio X bonorum hominum per quarte-
rium, de magnatibus et popularibus civitatis urbevetane, de voluntate
et mandato dd. Septem, in domo in qua dd. Septem morantur, per requi-
sitionem nuntiorum ut moris est.

In quo consilio proposuit:

Quod eum per consilium consulum artium et LXta sit remissum pre-
senti consilio quid sit faciendum providendum deliberandum super peti-
Gone d. Capitanei Patrimonii, qui petit subsidium equitum et balista-
riorum in exercitu quem facere intendit contra comune Montis Alti et
in eo etiam quod petit stipendiarios comunis sibi concedi pro dicto
exercito faciendo et pro offendendis rebellibus Sancte Romane Ecclésie
(122) et quod satisfieri debeat Ponco de. paga sua ita quodi! servire
possit (123). ;

Item proposuit quod cum audiveritis ambaxatores comunis Viterbii
qui dicunt quod pluries hiis diebus Vannes Galassi equitavit in districtu
eorum et accepit pecudes et bestias civibus ipsorum, quod placeat co-
muni urbevetano ipsas restitui facere et taliter providere quod pax ser-
vetur et talia amplius non committantur (124).

Iacobus Porcellus consuluit super facto Viterbiensium, quod dd. Sep-
tem vadant ad potestatem, et quod fiat inquixitio diligens de predictis,
et si reperiatur quod Vannes sit culpabilis, quod cogatur ad emendam,
et taliter operetur quod in fucturum talia non committantur.

Cecchus d. Cerfaglie consuluit super petitione d. capitanei Patri-
monii quod expectentur d. Bonconte et Mannus d. Corradi. |

Item super petitione et proposito Viterbiensium consuluit quod si
Viterbienses aportant probationes factas coram capitaneo Patrimonii,
quod Vannes Galassi cogatur omnino ad restitutionem bestiarum.
CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE 99

107°

D. Angelus d. Iohannis consuluit quod inquisitio fiat contra Vannem
Galassi et fiat per d. capitaneum populi, et recipiantur testes dd novo;

‘ et de aliis se concordavit cum aliis.

Item super proposito d. capitanei Patrimonii consuluit quod nullus
urbevetanus mittatur eques vel pedes in servitium d. Capitanei; tamen
mittantur stipendiarii, et de hiis seribatur d. Bonconti et Manno, si non
revertuntur hoc sero. :

D. Seeus consuluit quod adiutorium fiat d. capitaneo Patrimonii de
stipendiariis comunis et stent ad voluntatem d. capitanei Patrimonii quou-
sque comune haberet necessitatem. Et ad inveniendam pecuniam pro sol-
vendis stipendiariis ponatur ad consilium consulum et LXta.

Item super fatto Viterbiensium: quod Vannes taliter costringatur
per fideiussores et curas quod nullam novitatem. faciat vel fieri faciat
contra Viterbienses. Item quod mittatur (125) unus notarius ad videndum
acta ad civitates Patrimonii et videat (126) ea que probata sunt contra
Vannem, et si sunt probata ea que ambaxator Viterbiensis dicit, quot
cogatur incontinenti ad restitutionem dictarum bestiarum; et hec inqui-
sitio fiat per d. capitaneum populi urbevetani.

Nutus Vulpis consuluit super ambaxata Viterbiensium, quod si bestie
quas Viterbienses dicunt accepisse fuerint in Bisentio, quod d. Capita-
neus populi cogat dictum Vannem ad emendam.

Item super petitione d. capitanei Patrimonii quod stipendiarii vadant
in servitium d. eapitanei Patrimonii et stent XV diebus et quod cras
fiat consilium consulum artium et LXta et tantum teneatür quousque
fuerit peccunia inventa.

c. 108

D. Perus d. Leonardi consuluit super fatto capitanei Patrimoniij
quod per consilium auctoritatis inveniatur peccunia pro solvendis stipen-
diariis, et mittantur in servitium d. capitanei et stent VIII. :vel, XV.
diebus, pront placuerit d.d. Septem; alii milites vel pedites de civitate
urbevetana vel comitatu non mittantur.

Item super facto Viterbiensium.

Tacettus Phylippi (127) consuluit super fatto Viterbiensium quod
dd. Septem mittant litteras ambaxatori comunis et sindico qui sunt in
Monteflascone, et sciant si vera sunt ea que dicentur per Viterbienses;
et si reperiuntur esse vera, cogatur ipse Vannes ad restitutionem 'om-
niun et puniatur.

c. 108’

In marg. sin. De litteris Co»
munis Peruscii,
Convocato (128) et congregato consilio XL popularium cum adiuncta
aliorum nobilium et popularium per requisitionem nuntiorum in domo
in qua dd. Septem morantur, per requisitionem nuntiorum ut moris est
de mandato dictorum dd. In quo consilio proposuit Pucciarellus de Sep-
tem, unus de Septem, de voluntate suorum consotiorum, quod cum audi-
60 ALDO CERLINI

\

veritis litteras comunis Peruscii missas super facto d. Andree Bianchi
de quadam lite que est inter ipsum et ser Cittam de Urbeveteri de

plebe S. Marie de Urbeveteri, quod fiat eis restitutio possessionis et
dampnorum et fructuum.

id. De litteris D. Cardinalis

Item proposuit quod cum audiveritis litteras d. Cardinalis Ostien-
sis (129) de solutione pensuum domorum d. Pape.

id. Comunis Marciani.

Item proposuit quod cum audiveritis ambaxatam retractam in pre-
senti consilio per ambaxatores comunis Manciani in quibus continetur
quod contractus antiqui debeant ei observari et quod additiones facte
per correctores sint casse. qom

D. Raynaldus de Medicis consuluit super litteris comunis Peruscii
quod habeantur sapientes et d. Bonconte et respondeatur dictis litteris
cum bene et iuridice possit respondere.

Item super litteris d. Cardinalis quod fiat factori d. cardinalis
solutio quando peccunia erit in comuni.

Item super ambaxata comunis Manciani quod dicatur ei quod dent
in scriptis petitiones ipsorum et postea reducatur ad presens consilium.
CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE

NOT: E

(1) Il primo articolo proposto alla discussione riguardava Neri di Monte-
marano, il secondo l’ambasciata del Comune di Spoleto, il terzo un Cetto.
Spoleto voleva l'appoggio del Comune di Orvieto in una richiesta d'aiuti contro
i Ghibellini avanzata o al capitano del Patrimonio o, più verisimilmente, a Re
Roberto di Napoli: cosi come l'avevano accordato un anno prima (cf. Rifor-
magioni, 9 marzo 1318, 1. I c. 18 v.).

(2) Di questo episodio di Neri di Montemarano c parlanc Riformagioni
del Comune e cronache. Nella primavera del 1318 era cominciata un'aspra guerra
contro Ugolinuccio di Montemarano, contro il quale fu mandato Ponzo della
Rocca a sostituire Bernardo De Como, stipendiario (Riform. 25 marzo 1318,
lib. I, c. 25 v.). Il 2 gen. lettere della Contessa Anastasia di ‘Soana av-
visavano che Ugolinuccio, con cavalli e fanti «et cum ferramentis pro cavanda
turri» era andato ad Altricosti; si mandò intanto Ponzo a Pitigliano (Rif.
1. IL c. 150) e lo stesso giorno si ordinava ché stipendiarii del C. stessero
sempre ad offesa di Ugolinuccio e delle terre che deteneva; inoltre che si
estraessero ogni mese a sorte sei buoni uomini nobili che: coadiuvassero. nella
guerra (Rif. 1. I c. 2). Si cercava la « distruzione » di Ugolinuccio (id. c. 7).

Nella metà del gennaio 1319 gli stipendiarii, condotti da Ponzo a da Meo
Fabri con l'aiuto di Ranuccio da Scarceto ‘(dei signori de Farnese) mossero
contro Castelfranco e» presero prigioniero il padre di Ugolinuccio, Neri, ed
altri (cf. Annales Urbevetani, in RIS t. XV, p. V, p. 182, e Riform, 1.
I, c. 16). Il 14 gennaio il Consiglio ordinava che ib Capitano del popolo coni
quattro dei sette cavalcasse alla volta di Castelfranco e conducesse prigioniero
lo stesso Neri (1. c.). Una mostra di mille armati, indetta per quel giornoi,
fu sospesa; si ordinò che il Capitano e i Sette potessero condurre seco fino
a 200 balestrieri di Orvieto; si diede facoltà alla Signoria dî mandare al con-
fine i Ghibellini e di far bene custodire la città mettendo guardie alle. porte
perché cavalli non uscissero; si ordinò che tutti quelli che avevano cavalli
fuori della città si riducessero dentro. Dovevasi pur scrivere a Guasta da Radi-
cofani e Vanne Galassi da Bisenzo e agli altri baroni che si trovassero al ca-
stello di Pitigliano; e comandare agli uomini di Valle del Laga che accompa-
gnassero il Capitano e i Sette; il cavaliere € tutti i cavalli del Podestà
dovevano andare col Capitano e coi Sette per addurre Neri im Orvieto; i quali
potevanc anche condurre Simone Lope e la sua gente. Si ordinò infine che
Neri restasse prigioniero del C. fino a che non fossero restituiti Orbetello
Manciano e le altre terre (id. c. 17). Anche la proposta di Lemoccio dell'Insegna
e di Nicola di Meo mostrano con quanta cautela si volesse procedere.

(3) Questo paragrafo porta la sigla R+ (reformatum), in margine.

(4) Nulla si sa di questo Cetto.

(5) E' forse quel « Domperus d. Leonardi » di cui si parla nella seguente
seduta, del 16 gennaio.

. (6) E' un sobborgo di Orvieto, quello di Porta Maggiore.
(7) In margine la sigla R+.

3
69 i ALDO .CERLINI

(8) A proposito della sede dei Sette, esiste una riformagione del Consi-
glio generale del 4 gennaio di quell’anno dalla quale risulta dove fosse ap-
punto allora stata trasferita. Cf. le note introduttive, pp. 27-28.

(9) Il cod. ha «Ray». Anche più sotto è nominato in Petrus Ray. Loddoerii.
Erano senza dubbio Cecco e Pietro figli di Vanne Raynerii Tertie dei ‘quali
si parla in una provvisione del Comune del 23 gennaio 1519.

(10) Nel marg. sin. è il segno della mano contro le parole (sottolineate,
« proposuit.... dicte ».

(11) Si tratta di Anastasia contessa di Soana. Essa fin dal 18 dicembre
aveva scritto ai sette e ai dodici che Ugolinuccio di M. Maranu aveva presa
e occupata la terra e il castello di Altricosti, ed ‘anche abbruciato «et quod
adhuc casserum tenetur pro Comite Romano » (Orsini). Pregano di mandare
gente a soccorso. Si deliberò quindi di mandare Ponzo de Roccha ‘coni i suoi
compagni a'Pitigliano, e un nunzio per sapere la verità della nuove.

(12) Così il codice.

(15) Evidentemente Ranuccio da Scarceto, che aveva preso Neri nella espu-
gnazione di Castelfranco, anziché consegnare il prigioniero in potere di Orvieto,
lo aveva rimesso nelle mani della contessa.

(14) C£ n. 25.

(15) Cosi il cod.

(16) Vedi la n. 1. E' il Conte Romano Orsini di Soana.

(17) Come si svolse il fatto risulta più chiaramente nelle Riformagioni
(sed. 17 gennaio) ove si contengono le lettere della contessa trasmesse al C.
per mezzo della parte de’ Sette che è in Maremma, iin cui si contiene come
la C.ssa Anastasia non permise al Capitano e ai quattro dei Sette colla loro
comitiva di entrare nel castello di Pitigliano, e comé Ranuccio « de Scarceto »
per parte di detta Contessa denegó di dare loro Neri da iM. Marano nemico
del C. che preso e detenuto ritengono in Pitigliano. Ordinasi che subito vadano
200 balestrieri a Soana al Cap. coi Sette che colà si ritrovano, che loro si
diano le paghe pen 8 di e che subito diasi ordine alle terre di valle del Lago
di mandare tutti quei fanti che saranno richiesti (Rif., lib. I, c. 18). SÍ comanda
pure che cinquecento balestrieri si mandino a Soana, fra cui- 100 con bestie per
portare il foderum e il vitto, qual vitto ognuno dei fanti debba portarsi di suo
proprio (c. 19 t.). All’uscita della città dei fanti, debbano andare a confine tutti
i Ghibellini oltre a 10 miglia, pena 160 lire, e il notaro alla porta ne scriva i
nomi perché si sappia chi parte, e stiano essi ai confini fino al ritorno del
Capitano. (c. 20). i

(18) Cosi il cod.: cioè « Pittigliani ».

(19) Alle parole « Ranuccio » è un segno di rimando, e in margine sin,
di mano A, del secolo XVI «de Scarceto ».

(20) Le parole « Ranuccio et Ponzo » sono sottolineate, e di ‘contro, -nel
margine scritto, è il solito segno di una mano.

(21) Cod. « restitetur ».

(22) La lettera è senza dubbio quella riassunta a n. 11.

(23). Cf; ^n, 8,

(24) Vedi n. 9. ;

(25) Bonifazio di Offreduccio dei Giacani di Perugia: cf. ParpI, Podestà,
Capitani e Vicari in O. nel sec. XIII e XIV, in Studi Storici, 1908 p. 112.
CARTE ORVIETANE. DELL'ARCHIVIO FARNESE

La cronaca di Luca di Domenico Manente ha « Messer Bonefatio de Jaco de
Peroscia ». Così anche Cipriano Manente.

(26) Così il cod. >

(27) La lettera è riportata per intero nella Riformagione del 21 Gennaio.
«A li savi e discreti homini messer Ribaldo Vicario; Signori Sette, Con-
siglio e Comune de la città d'Orvieto, Bonifatio Capitano, Quattro de’ detti
Septe, Parisi compagno de lo Podestà salute con ogne accrescimenti d’onore.
Sacciate che venerdì dì XVIII de gennaio per vostra parte :x noi ‘vennero
duoi ambaxiatori, essi a noi pienamente retrassero la loro ambasciata e udita la
detta ambasciata, incontanente li mandarno a la Contessa, e à essa ritrassero
quella ambasciata che per voi a loro fue imposta. E l'effetto de la risposta de
la contessa si è questo, cioè che vole a voi dara lo dicto Nerii, promettendosi
per lo populo d'Orvieto che lo detto Nerii non ne riceva! morte per la empro-
messione che se fece al detto Neri, quando fue preso. Lo sécondo puncto sí è
che la detta Contessa si adomanda che noi le rendiamo la terra de Soana libe-
ramente. Noi, udita la detta ambaxiata non volemmo fare alcuna risposta se in
prima di voi non venne quie il consiglio che più vi piace che abbiamo da fare
de le dicte cose. Et sacciate che se li vostri ambaxiatori non fussero venuti
era nostra intentione de fare novità a le terre de lai contessa enfino a tanto
ch'el detto Neri non avessimo auto liberamente nelle nostre mani. Sacciate che
in castello Francho fuccie cinque cavalieri de quegli de Ponzo per la sua parte
e sonci bene da XXV fanti per la contessa e per quegli da Farnese, et in
perció scrivatice quello ch'é vostra ententione che noi facciamo del detto castello
e pienamente sie fatto. Siate Sani. Dio ve dia bene & providére.

Fatta im Soana di XXI per tempo Yanuarii» (Rif. lib. I, c. 24).

(28) Così il cod.

(29) Le deliberazioni finali sono contenute nella provvisione del 22 gennaio
ove deliberasi nominare due uomini per quartiere che abbiano potere di av-
visare il modo che Neri nella sua venuta non sia morto a rumor di po-
polo e che la terra di Soana ritorni alla contessa, (Rif. lib. L c. 24) e nel-
l'altra pure del 22 gennaio ove si stabilisce che Castelfranco diasi in guardia
per un mese ai Signori di Farnese che lo guardino per il Comune d’Orvieto.
(Rif. lib. I, c. 24 t). E qui comincia la lacuna, mancando i fogli da 70 a 78.
Riassumiamo pertanto le Riformagioni per tal periodo che va dal £2 gennaio
al 25 marzo, ove si contengono deliberazioni concernenti Neri e altri, materia
sottoposta senza dubbio al voto consultivo dei 40. Gennaio 27: Il Comune
di Toscanella chiede e ottiene la pace con Orvieto (Rif., lib, I, c. 27). Gen-
naio 531: «Cum Comune Urbevetanum et cives ipsius comitatus et districtus
propter multas et longas guerras et brigas habitas, dudum sint de multis expensis
aggravati, et ipsi Comuni et Populo sit multum utile et necessarium! invenire
vias et modos unde pacem cum honore habere possint, et divina concedenta
potentia per capturam Nerii de M.M. parata sit via ad pacem habendum, dum-
modo per urbevetanum populum provideatur salubriter » si assegnano 22 di
per consegnare le terre, casseri e fortilizi di Orbetello. e di Manciano; e che
egli faccia la sottommissione di M. Marano e la fedeltà @ i servizi ed il con-
tratto come fece «Mazza Francisci de Vitozzio » della parte che aveva nel
castello di Vitozzo, e che soddisfi Ponzo de Rocca e gli altri che lo presero

65
64. | «ALDO' CERLINI

di tutto ciò che il Comune d’O. deve loro per la cattura di lui, ai tenore dei
patti col de Ponzo; e se nel detto termine non avrà fatto, si faccid giustizia
e si eseguisca la sentenza sulla persona e sulla roba - e frattanto ‘si guardi
diligentemente, a sue spese in una camera del palazzo del C. da quattro popolari
cittadini di O. che daranno cauzioni. - Segue la notificazione fatta di ció a
Neri da Nicola di Aquila potestà. da Ribaldo giudice di Bonifazio. Capitano,
e dai Sette (Rif. lib. I, c. 29-30 p.). Febbraio 4: Il Capitano, i Sette e i
militi d'O. che andarono in Maremma a prendere Neri da M. Marano, 'per
la carestia e difetto di vitto avendo speso molto ‘più che non abbiano da
avere dal C. - che loro aveva stabilito 10 soldi per cavalló ogni di - otten-
gono soldi 15. (Rif. lib. I, c. 39). Febbraio 4: Le Arti possano liberamente
congregarsi.. Il Capitano non possa far processo contro il Console dell'arte
della lana a cagione dell'adunanza fatta dai «Consoli delle. arti e de' 60 «in
Lacceto. dominico pro iniuria et precepto facto Ranuccio » console della detta
arte. Nessun popolare guelfo possa essere. messo a confino senza espressa licenza
de Sette. (Rif. lib. L, c. 24 t). Febbraio 5: Simone Lopez conestabile che
fu de' militi stipendiari del C. è pagato di 102 fiorini - cavati ai Ghibellini
sulla somma da loro data di 1500 fiorini. (Rif., lib. I, c. 37). - Febbraio 5:
Simone priore di Lermagnano dei Monaldeschi - mutua al Comune 100 fior.,
e Manno «domini Corradi » 60 fior. per pagare il salario al Podestà che fi
Pietro de Forensibus, di Pistoia, assoluto al termine del suo sindacato. (Rif.,
lib. I, c. 39). - Febbraio 6: Due parti delle esecuzioni delle sentenze vadano
al Podestà e al Capitano per il loro salario e una parte al Camerlingo a cui
occorrevano denari continuamente per gli ambasciatori, nunzii, carta, cera e altri
negozi necessari «et ipsas facere non potest propter defectum pecunie et

propter prohybitionem dictorum D.D. Potestatis et Capitanei, et ob causam ‘©

predictum Comune Urbevetanum sepe pericula gravia et dampnosa et dispendia
currit.». (Rif., c. 54). - Febbraio 9: Mo Cristofano di Pietro Cristofani maestro
di grammatica vuol leggere grammatica e le altre arti liberali non ostante che
sia fratello di « Cola Petri » uno de' Sette; perció si sospende il capitolo che
vieta ai Sette di fare l’utile de' loro propinqui, e assegnano al maestro 25 lire
all'anno oltre alle immunità e a quanto si contiene nella sua petizione. - Feb-
braio 12: Aldobrandesca figlia di Corrado Monaldeschi avendo comprato una

casa nel Sarancio, e due camere di essa casa essendo ingombrate dalla famiglia

del Podestà ne chiede l’affitto corrisposto al possessore precedente. (Rif., lib. I,
c. 45). - Febbraio 16: « Cum audiveritis litteras missas per d. Guastam et
fratres de Radicofano, filios D. Guillelmi de m. Pulciano, magnificum virum
Poncellum de filiis Ursi, de triumpho et victoria quod serenissimus Princeps
d. Rex Robertus ad presens habuit in civitate Ianue de hostibus Guibellinis
Dei et hominum inimicis qui ipsam civitatem Ianue obsederant, et nuntii qui
dictas licteras detulerunt, petant in signum tante victorie et pro honore Populi
Urbevetani provideri ac etiam sint facte expense per camerarium Comunis pro
faciendis insigniis in cercis cere et panettis » si delibera dare ài tre nunzi una
tunica, più a quello di Poncello anche una guarnacca e del denaro per le
spese, tutto col denaro del.C., come anche tutte le spese necessarie « pro ludc
. fiendo... ac etiam facte in cera, torchis seu panettis sepi et aliis ad ludum seu.
ad gaudium et letitiam pertinentes » come mella festa « carnisprivii ». Si do-
vevano tenere grandi feste fino al martedi p. v., e si dà arbitrio di punire
"per esaminare la proposta e la riportino in consiglio. Il che vien fatto, rima-

65

CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE

coloro cui fu fatto precetto « quod deberent ludere et quomodo et qualiter,
et non luderent vel eidem in ludendo non obedirent usque in quantitatem C.
lib. den. curr. ». (Rif., lib. I, c. 47 t. - 49 t.) - Febbraid 17: Lettere pervenute
da parte dei Comuni di Firenze, Siena, Volterra, M. Pulciano e Radicofani
per dar la nuova della vittoria di Genova. (Rif., lib. I, c. 51). - Febbraio 22:
Risposte date agli articoli della pace di Ugolinuccio, Faglino e Bindonio 'fra-
telli e figli di Neri da Montemarano, e replica del Consiglio a nuove risposte
di quelli: approvazioni del consiglio. (Rif. lib. I, c. 53-60). - Febbraio 25:
Cecco e ‘Pietro figli di Vanne Raynerii Tertie dovendo ricevere ancor: - sulla
somma di 480 lire, che Puccio «d. Alberti de Phylippensibus » già promise
pagare loro per la dote di donna Andrea figlia di detto Puccio e ora moglie
di detto Pietro - 180 line, e dopo il contratto di detta dote essendo stato detto
Puccio condannato come ribelle delia città, e tutti i suoi beni pubblicati al C.,
compresi quelli in cui era obbligata loro la dote, domandano si ‘accordi loro
sui detti beni la somma di cui sopra. (Rif., lib} I, c. 60 t). - Febbraio 26:
Il Monastero di S. Salvatore in Montamiata chiede per la Chiesa di S. Ber-
nardo, suo monastero Castercense in Orvieto i 17 casseri di grano e le 24
some di mosto promesse ogni anno per la festa in commemorazione della vit-
toria dei Guelfi. (Rif. lib. I, c. 64). - Febbraio ult.: «Cum multa illicita

‘ petantur per Cives Urbevetanos fieri et quod fiant, et poneantur ad Consilium

consulum artium et LX bon. vir. Populi Urbevetani, per dd. Septem ad de-
fensionem Urbevetani populi deputati in fine eorum officii, et propter dictas
petitiones Comunis Urbisveteris gravia incurrit pericula et multiplices lesiones »
si vieta di fare fatti personali quattro giorni avanti che i Sette escano d'ufficio
(Rif., lib. I c. 68 t.; Rif. rosso c. 55). Anche un partito una volta per-
duto non possa rimettersi per tutto il tempo di quei Sette - e nessuno de'
Sette possa essere cancelliere del C. (id., Rif. rosso, c. 55 t). - Marzo 8:

- Si assegna un salario di ‘fiorini uno fra tutti i guardiani di Neri nella sua

prigione e si decreta che questa paga si sborsi dal detto Neri. (Rif. lib. I,
c. 79). - Marzo 8: Orbetello e Manciano provvedano alle arti della città e
lelezione si faccia così che le prime quattro arti, cioè Giudici e Notari;
mercanti, lanaioli e calzolari siano castellani e potestà per i primi sei mesi e
così via via per le altre arti per tre anni e mezzo. (Rif. lib. I, c. 78). Nomina
de’ castellani e Potestà per sette semestri. (Id., c. 80). - Marzo 1l: Meo di
Giacomo detto Pazzo condannato per rissa in cento lire da pagarsi in polizze,
non avendole trovate, viene assolto. (Rif. lib. I, c. 82). - Marzo 14: Essen-
dosi ordinato, per provvedere al denaro necessario per i salari, che si facesse
un consiglio coll'aggiunta di savi nobili magnati e popolari, in detto consiglio
« Sceus d. Vannis de Monaldensibus », propone, che tutti quei Ghibellini che
sono iscritti nel libro fatto dai 50 Guelfi che si conteneva in S. Giovanni
abbiano da pagare 3 fiorini per 1000 in cui si trovano allibrati, obbligando
loro le rendite degli affitti. de' beni de’ ribelli per otto anni finiti e sei anni
concessi ai Ghibellini che prestarono 5000 fiorini, di modo che computata
la prima e la seconda obbligazione le vendite dette sono loro vincolate per

‘15 anni, e che i Ghibellini della prima imposta non sono obbligati per la

seconda. Filippello di Giacomo di Maria propone che tutti i magnati e po-
polari che sono in consiglio si ritirino a parte nella sala interna del palazzo
66 RSS ALDO CÉRLINI

nendo nella. sala i Consoli delle arti e 160 buoni uomini. Nel Consiglio
de’ detti savi Lippo Alberini propone di mettere l’imposta della lira di un
fiorino per mille a Guelfi e Ghibellini, l’altro sostiene quello che ‘aveva già
proposto. Vince il suo detto con 24 favorevoli e 7 contrari. (Rif., lib. I, c. 85). -
Marzo 15: Si proroga di 15 giorni il trattato con Neri perché Ugolinuccio
suo figlio non era ancora tornato da Pisa. (Rif, 1. I, c. 88). - Marzo 2l:
Sceo «d. Vannis d. Maffei de Monaldensibus » quando fw fatta ‘fa. con-
cordia coi Signori di Vitorzo, e fu mandato per il ,C. a quel castello di
Vitorzo a firmare l'atto come ambasciatore, essendogli morto il cavallo in quel-
l'ambasciata, ottiene compenso. (Rif. lib. I, c. 91). -

(30) Cosi il cod.

(31) Cosi il cod.

(32) Neri di Montemarano aveva sottomesso al comune Monte Marano
e tutta la terra sua e del fratello Bindo fin dal 1298; e la sotíomissione, era
stata rinnovata anche per Castelfranco nel 1318, secondo il Reg. degli ‘Atti
del Comune pubbl. nei RIS. XV, p. V, pag. 109.

(33) Si tratta di Romano Orsini. i:

(34) Castelfranco di cui si tratta è quello della valle dell'Ombzone, altri-
menti chiamato Paganico. Cf. Rzrrerr - Diz. geog. Stor. della Toscana, Fi-
renze 1841.

(35) Le parole «littere - Farnese » sono sottolineate, e di contro, nel
margine sinistro, è il solito segno della mano,

(36) Come sopra delle parole «et quod - debebunt ».

(37) Così il cod.

(38) Le parole «quod d. de Farnese sunt satisfacti » sono. sottolineate,
col solito segno della mano in marg. sin.

(39) Anche nel Consiglio generale è trattata la stessa questione, il ‘25
marzo. Essendosi proposto nel Consiglio de’ Consoli de’ 60 che si rimettesse
il negozio di Neri da M. Marano se non si facesse il trattato al Consiglio
Gen., coll'aggiunta di nobili e popolari - in detto consiglio con detta aggiunta
si delibera che Bonconte e Cecco di Cerfag!i» e il Sindaco del C. d'O; vadano
a prendere la tenuta e il possesso di Orbetello e di Manciano, perché, passato
il tempo assegnato a Neri, subito questa presa di possesso sia fatta.. Che
si paghino i Signori di Farnese per la guardia fatta del Castello Franco, e
quindi detto castello venga al C., e la Signoria vada a prendervi possesso,
vi si rilasci finché. Neri non ne faccia la sottomissione notificata da Ugoli-
nuccio dai fratelli e dal nipote. Partiti quelli della giunta, sono. messe ai: voti
ed approvate tali proposte. (Rif. lib. I, c. 93); infatti il 9 aprile è imposto
un dazio di 50 soldi per mille a fine di pagare il salario ella cavalcata che
va a Orbetello e a Manciano per prenderne possesso, per pagare i castellani
if i sergenti e per soddisfare i Farnesi della guardia di Castel Franco. (Rif.

lib, I. c. 104). Infine il 13 Aprile Neri da \M. M. chiede ed ottiene di

essere lasciato andare in luogo più conveniente sotto cauzione di Cecco d. Cer-
faglia a del suo fratello Buonconte, che garantiscono di ricondurlo a volontà
del C. senza che se ne parta da O., promettendo di dare in deposito 500
fiorini per darli a Ponzo de Rocca e pagare i suoi 'carcerieri, dacché. i suoi
figli avevano mantenuto quello che avevano promesso e avevano rilasciati i
castelli al Comune. (Rif. lib. I, c. 105 t.).
CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE 67

(40) Cfr. prefaz. p. 27.

. (41) Le parole « Domini » e «Farnese » sono sottolineate, col solito se-
gno della mano in margine.

(42) I nobili di Montorio erano in grave inimicizia coi da Montemarano,
e infatti, nel Consiglio Generale il giorno 18 gli stessi nobili 'dl Montorio e
Vanne Galassi sono' precettati di curare idoneamente, di non offendere e mo-
lestare nel contado di Viterbo di loscanella, da loro infestati anche dopo la
pace e a tregua fatta. (Rif., lib. I, c. 109).

(43) Le parole «illos de Farnese » sono. sottolineate; nel marg. sin, è il
solito segno della mano.

(44) Il codice ha « offendetur ».

(45) Cosi il cod.

(46) Il cod. ha « bononorum ». i

(47) E' Angelo di Guido; cf. la seduta antecedente, del 17 (Aprile.

(48) I Conti dell'Anguillara, non soddisfatti, tornarono a chiedere aiuti
contro i i (Colonna alla fine di maggio. Cf. la discussione dei 40 al 23 maggio
e la seduta del C. G. del 24 maggio.

(49) Rieti aveva, nel 1318, dato lo sfratto al suo vescovo, Giovanni Muti
de' Papazzurri di Roma, maltrattato dal Capitano del popolo e da altri uffi-
ciali del comune, indi confinato nel convento dei domenicani. Il Papa aveva
in proposito ordinato un'inchiesta, affidandola ai vescovi di Orvieto di Ba-
gnorea e di Castro (Cf. Fumi, Eretici e ribelli nell'Umbria, cap. IV). For-
sanche per effetto dell'intervento di Orvieto, lo scandalo sbolli; ma il vescovo,

‘ quantunque supplicato dai Reatini, non volle più tornare alla sua sede.

(50) Cosi il cod.

(51) In margine la sigla R+.

(52) Il codice ha «Ild. ».

(53) Rettore del Patrimonio era allora Guglielmo Costa canonico Tulliense,
surrogato dopo la morte da Vittore vescovo di Orvieto il 27 Sett. 1320; cf.
Fumi Cod. Dipl. di O. p. 449. Era già rettore nel ‘1318; cf. Fumi, Reg,
ducato di Spoleto, Perugia 1905, p. 274 n. 89.

(54) Le condizioni dei paesi del Patrimonio erano pessime e preoccu-
pavano il C. di Orvieto. Infatti il 26 Aprile una riformagione fende a por-
tarvi uomini. « Cum propter penuriam et raritatem hominum qui non sunt
in contrata Patrimonii seu Castri Leonis, multe robbarie et pericula et alia multa
mala committantur in contrada predicta, sed homines habitantes in dicto loco
propter defectum quantitatum hominum resistere non possent» si ordina di

cingerlo di - mura o di accordare le immunità per 10 anni a chi vi andrà.

a stare e in tre anni si fabbricherà casa. (Rif. lib. I, c. 115).

(55) Orvieto aveva avute, nell'anno antecedente, strettissime relazioni. con
Chiusi. A un periodo di inimicizia, di cui ancora resta traccia nella Rif. del 18
maggio 1318 che provvede a far guerra a Chiusi e a ‘Civitella (Rif. 1. 2,
c. 15 t) seguono parecchi mesi di ottime relazioni. Il 26 'Ottobre Orvieto
fece grazia ad alcuni di Cetona e Sartiano che nella «discordia » ìfra le
due città avevano parteggiato. per Chiusi; e avanti il dicembre pronunzia un
lodo per pacificane i Chiusini intrinseci coi fuorusciti. Costoro infatti, il 1 Di-
cembre, supplicano il Comune di Orvieto di essere rimessi in città « per manus
(Comunis et Populi cuius bonitate et sollicitudine ac potentia dicta pax facta
68 EE ALDO CERLINI |

est» (Rif. l. 4 c. 136 t). Nel 1319 risulta dunque da questo consiglio che
l'elezione degli Ufficiali pubblici in Chiusi non era stata fatta secondo i patti
(56) Il cod. ha «amambax. ».

del lodo, cioè chiamandosi alle cariche dei cittadini Orvietani (cf. più innanzi a .

p. 405), il che poteva far pericolare le buone relazioni fra Chiusi e Orvieto.

(56) Il cod. ha « amambax».

(57) Il cod. ha «dergare »; segue uno spazio in bianco.

(58) In margine la sigla R+, Le parole « cum adiuncta Cole » debbono
quindi intendersi aggiunte alla formola « Reformatum ».

(59) Cosi il cod.

(60) Cosi il cod.

. (61) Questa provvisione non ha data. E' a credersi che sia posteriore
ad una seduta del Consiglio Generale cui parteciparono anche i Quaranta
il 7 maggio. In quel giorno si doveva discutere un'ambasciata di « Amelio
de Lantrico » marchese d'Ancona della Marca, e dell'ambasciatore del C. di
Perugia che chiedevano «quod cum d. Marchio intendat contra Guibellinos
Marchie S.R.E. inimicos exercitum et offensiones facere, quod. placeat Comuni
Urbevetano ,eidem d. ‘Marchioni facere subsidium et adiutorium militum ad
dictum exercitum faciendum ». Rimesso al Consiglio coll'aggiunta de' 40, fu
risposto « per pulcriora verba quod que fieri potest et cum efficaciis rationibus,
narrando eisdem qualiter C. Urbevetanum libentissime serviret d. Marchioni,
tamen. quia cavalcata non est in Civitate Urbevetana et oportet quod Civitas
Urbevetana bene custodiatur propter multos inimicos quos habet circumstantes,
ipsum C. ad presens non est bene paratum ad petitum subsidium faciendum;
intendit attamen ipsum Urbevetanum Comune iuxta posse suum invenire vias et
modos etc. » (Rif., 2, c. 3)..

(62) Si trattava forse di un invito al parlamento dellà lega guelfa contro i
Ghibellini in genere e gli Scaligeri in ispecie. Già altre volte Bologna aveva
chiesto aiuti e adesioni a Orvieto: nel marzo 1318 appunto ricorreva per
ausilio di fanti e cavalli « cum tempus exigat et res» in soccorso della Chiesa
Romana e contro gli Scaligeri. Nella lettera del 13 Marzo, Orvieto si dichia-
rava disposta a dar tali aiuti, se troppo. non fosse molestata dai Ghibellini; à
una nuova istanza del 28 rispondeva di non poter mantenere la promessa perché
assillata dai nemici vicini (Cf. Fumi Cod. Dipl. cit. p. 445-445 e Rif. lib. I,
e, :27; t);

(65; Il 17 maggio anche in Consiglio de' 60 si esamina la questione sulla
conferma de' contratti del castello di Manciano e la correzione degli statuti
di Orbetello e di Manciano. (Rif. lib. 2, c. 10 t.). Ordinasi anche una in-
quisizione ivi, per rinvenire i diritti @ le giurisdizioni del C. (c:12).

(64) Si tratta secondo ogni probabilità di Romano Orsini.

(65) Forse la parola « domus » è da espungersi per avere il senso.

(66) Cioè: giudice per gli affari spirituali, che coadiuvava il Rettore del
Patrimonio per l'amministrazione della giustizia insieme col Giudice per i ma-
lefizi e col giudice per il civile (cf. Fumi I Registri del: Ducato di Spoleto,
cit, pag. 6).

(67) Il 1e Novembre 1318, non sapendosi nuova del podestà che coveva
venire, era stato confermato per altri due mesi il vecchio podestà Pietro di
Ranuccio « de Forensibus » di Pistoia (Rif. lib. 4, c. 116) che teneva le veci
MUS

CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE 69

di Re Roberto di Napoli. Solo alla fine di maggio sottentra il nuovo capitano
Rinaldo di Sante di Perugia. Il Pann: (Op. cit. pag. 80) è quindi da cor-
reggere in tal senso.

(68) In margine la sigla R+ con una linea nuova che estende la reformatio
anche al capoverso seguente.

(69) Come per la nota precedente.

(70) Cod. « recommedet ».

(71) In margine la sigla R+.

(72) Cod. « manuteneatur ».

(73) Orvieto vantava diritti su Manciano, nía i Baschi (famiglia allà quale
appartengono! i da Montemarano) approfittarono poi della venuta di Lodovico
il Bavaro per farsi concedere in feudo il castello, insieme con quel di Monte-
acuto, in diocesi di Castro, col castellare e il cassero di Saturnia. (Rog. Vanni
del giud. Mino d'Arezzo, in data 13 sett. 1327). La concessione fu confer-
mata il 25 marzo 1328 (l'atto è nell’Arch. di Stato di Siena).

(74) Chi. siano! 3 nobili di Sticciano può rilevarsi dall’atto 23 Ottobre 1324,
col quale i Nobili Nello e Bastergio, fratelli e figlie del fu Ranieri, e Bindino

. di Neri per Ildebrandino fratello e per Tavena figlio del fu Neri di altro

Neri, e per Rinaldo del fu Fazio di Neri, consorti e signori di Sticciano,
si sottomettono alla Signoria di Siena; cf. Repetti Diz. Geog. Stor. Mella
Toscana, Firenze 1845, t. V, p. 474.

(75) Il 22 maggio si occupava anche il Consiglio generale delle ‘case del
papa, che già erano state di Ser Ranieri Tertie, deliberando che da allora i
avanti non si tenessero piü a pigione per il Comune, ma si restituissero « fac-
tori d. Cardinalis »; e gli ufficiali del C. che svi ‘stavano andassero in altri
luoghi. Solamente la guardia della torre doveva rimanere al C. (Rif., lib. 2, c. 14).

(76) E' M. Angelo Venture calderaio, che poi il 16 novembre 'di ‘quel-
l'anno ripara l'acquedotto fino alla fonte di piazza; cf. Riformagioni 1l. I, c. 16
(1320). Vedi più innanzi n. 90.

(77) Il codice ha « Maritta ».

(78) Il codice ha « Corretanorum ».

(79) I! codice ha « domino ».

(80) In margine la sigla RT

(81) In margine la sigla R+

(82) Al tempo di Bonifacio VIII, per eliminare i dissensi tra Orvieto e
la Chiesa circa i domini di Val del Lago, fu stabilito che il dominio dei ca-
stelli fosse per un anno di Orvieto, per l'altro della Santa Sede, nominando or
l'uno, or l’altro il podestà e gli ufficiali. C£. Fumr Cod.‘ ' Dipls, D:3352 m. 4,
in una bolla del 4 sett. 1296.

(85) « Caselinus » è il piccolo casale.

(84) Il codice ha « exténdantur ».

(85) In margine la sigla R+

(86) Il *cod? ha .« veniat ».

(87) Quest'argomento che non era fra quelli da discutersi in quel giorno,
risulta più chiaramente dalla provvisione del C. G. 22 maggio, ove approvasi
una deliberazione: - presa nel consiglio coll'aggiunta de' nobili e popolari -
tenuta in quel giorno, di scrivere ai Sette e all'ufficiale del Capitano, che sono
70 ALDO CERLINI ©

in Maremma, di prendere il possesso di Ansidonia e di ordinare ai nipoti di
Guarino di Ansidonia di venire a fare la sottomissione al C. d'O. (Rif., lib. 2,
c. 131).

(88) In marg. la sigla R+.

(89): Gissi

(90) C'erano allora due maestri Angeli: l'uno é l'architetto dei palazzi del
Podestà e dei Priori in Città di Castello (13522) e di ‘quello dei consoli .di
Gubbio (1532); un secondo é un fornitore ricordato insieme ai figli Nicola e
Giovanni nella iscrizione della campana di S. Francesco di Perugia (1343):
cf. PrccoLomini, Guida d'Orvieto, Siena 1883 p. 352. Ambedue furono richiesti
di parere circa la fontana di Perugia insieme con Lorenzo Maitani, nel 1319
(Fumi, Il Duomo d'O., Roma, (1871), p. 3). L'esser egli chiamato campanaria
fa credere si tratti del secondo. Sappiamo che si chiamava Angelo Venture,
cf. p. 48, n. 1.

(91) In marg. la sigla R+. Si trattava del cardinale Ostiense Nicolò Alberti,
domenicano; cf. Euszr, Hier. Catholica, Monasterii 1898, p. 34. Vedi pag. 76
n. 1; cf. anche n. 91.

(92) Anche nelle Provvisioni dei LX si parla dell'ambascieria di Pandolfo
Orsini, conte d'Anguillara; cf. pag. 49 n. 1.

(95) Nel Consiglio dei LX, seduta del 24 maggio, si delibera infatti di
accordare gli stipendiari per un mese e si bandisce pubblicamente che nessuno
vada in favore dei suoi nemici sotto pena di 500 lire, e resti libero aglil amba-
sciatori di sonare la campana a martello, di bandire l’esercito e chiedere ai
baroni e ai distrettuali di prepararsi alle armi. (Rif., lib. 2, c. 16 t.).

(94) Una lacuna lasciata nel testo riguarda evidentemente la materià trattata
da Manno di Corrado: il nuovo Podestà. Il giorno dopo il C. dei LX trattava
infatti dell'ambasciatore che doveva andare da Re Roberto di Napoli per il
podestà stesso. (Rif., 1. 2, c. 16 v.).

(95) Vedi n. 67.

(96) Forse a questa materia si riferisce una deliberazione del 30 maggio.
Nel Consiglio de’ 12 savi adunati d'ordine de’ Sette «cum veridice sit ipsis
‘dd. Septem et XII relatum tam per litteras, quam nuntiis, quod C. milites de
Civitate Pisarum et L. de Aretio et aliqui de Civitate Tuderti vadant in sub-
sidium » si propone tra le altre cose di prendere a stipendio 100 cavalieri ul-
tramontani per due mesi di chiedere in prestanza dal Comitato dal Patri-
monio per un mese Bernardino di Marsciano, di scrivere a Todi, Spoleto,
Narni, Terni che la guerra « viriliter assumatur » e si faccia esercito generale.
Si chiedano a Perugia aiuti; domani si faccia il Consiglio de’ Consoli e de’ 60
e si costringano: i magnalti! e iisavi a intervenire. (Rif. lib. 2 c. 118).

. (97) Il testo ha «filiis ». I figli di Pone, a quanto appare più sotto, sono
Pepo e Taddeo dei visconti di Campiglia: che, nello stesso anno, a quanto rife-
risce l'Ughelli, nei suoi Conti di Marsciano, fecero un compromesso con Cello
ed altri conti di Marsciano, loro consanguinei. Cf. per i rapporti fra i visconti
di Campiglia e i conti di Marsciano spec. CanestreLLI, I Visconti di ‘Cam-
piglia in Val. d ’Oria, in Boll. Senese di St. Patria, anno XXII, fasc. Ill,
pp. 32 e sgg.

(98) In margine la sigla R,+

(99) Il cod. ha «Ponzus»; in margine la sigla R+.

-

UTERETUR MEER IA Eo ae ILU m Te ee
TUI IE NPI S CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO: FARNESE 71

(100).In margine la sigla R--. . e y

(101) C.' s.

(102), C£. n; 52.

(1035). Cf. m. 67.

(104) Fir. dal 18 aprile c'erano state lamentele di Ponzo perché non era
pagato. Nel Consiglio de’ LX si delibera infatti che. Manno di Corrado possa
prendere dai CC. di Garbiano, Chianciano e Cetona tanto grano della taglia
della cavalleria per rifarsi di 320 fiorini obbligati a Ponzo de Rocca, che non
voleva cavalcare in Maremma se prima non veniva interamente soddisfatto.
(Rif., lib: I,:c. 108 t.).

(105). Cf. n.. 52.

(106) E' relativa ad Ansedonia una consimile proposta al C., discussa in
data 6 Giugno. Il nobile Tancredo figlio di Catellino di Tancredi «q. d.
Catelli de Ansidonia » venne in Q. e intendeva piacesse al C. la sottomissione
della terra di Ansonia e suo distretto, purché il C. ‘a popolo d'O. difendesse
nel possesso della terra lui, i figli ed eredi suoi, il che fu approvato, con questo
che nessuno nuovo edificio potesse farsi in Ansidonia (senza licenza del C.)
da esso: Tancredo ed eredi, ma solamente rifare il cassero antico e non farlo
di nuovo. Che se il C. avesse diritti antichi nella terra di Ansidonia, s'inten-
dono riservati e salvi, e che Tancredo giuri alla parte guelfa. (Rif, lib. 2,
923 t).

(107) La deliberazione finald è presa in data dei 18 giugno dal Consiglio
dei LX. Si delibera infatti di condurre 50 stipendiari per sei mesi, e cioè Ponzo
de Rocca con 50 suoi di nuovo, a 7 fiorini d'oro per cavallo, di cui 23 €
mezzo siena a carico di: quei CC. terre e Baroni che non pagano dazi e col.
lette in O., e ai quali fu già fatta l'imposta. (Rif., lib. 2, c. 29 t.).

(108) Così il codice. i

(109) Il cod. ha « plues. ».

(110) Il 10 luglio si delibera dal Consiglio dei LX che siano obbligati i
pivieri e i Comuni a ritenere tali beni, seguitando a corrispondere la solita
razione, osservando i diritti per l'ammenda dei danni della grandine, ecc. (Rif.,
Hb3::2;"0;.-56).

(111) Il codice ha «submissc ».

(112) E’ qui la lacuna dei fogli 97-105. Le principali materie trattate dal
Consiglio dei LX in questo periodo che corrisponde a tutto giugno e ai primi
- giorni di luglio, oltre a quelle di cui si parla nelle note alle sedute seguenti,
sono: Giugno 19: Actetur et coperiatur loggia superior posita extra palatium
Populi et quod in ea fiat et fieri debeat una cappella pro missis canendis et
quod circumcirca muretur, et omnia opera oportuna et picture fiant que erunt
et videbuntur conveniva ad dictam loggiam et cappellam faciendam ». (Rif.
lib. 2, c. 30 t.). - Giugno 25: Di tutte le sentkinze del Podestà e del Capitano
si facciano sempre due copie, una delle quali resti nell'ufficio del Podestà e
Capitano, purché il nuovo ufficiale la mandi ad esecuzione, l'altra presso S. Gia-
vanni, e ciò allo scopo che non vengano mai adulterate. (Rif. lib. 2, c. 56). -
Giugno 25: «Cum occasione columpnarum sive columpne qué est sive sunt
subtus palatium. Comunis Urbevetani que minantur ruinam et sunt in casu ca-
dendi, totum palatium predictum est in periculo cadendi, ad tantum periculum
evitandum... quod dicte columpne sive columpna actetur et reparetur » etc. (Rif.,
X9 | - . ALDO. CERLINI

Iib. 2; 6; 36). - Giugno 28: « Cum pro parte d. patris Angeli de Vitérbio
Ord. Min., Inquisitoris heretice pravitatis in Patrimonil Provincia sint lictere
destinate d, Nichole de Aquila Pot..Urbisveteris, in quibus idem d. Inquisitor
sub escomunicationis pena eidem d. Potestati precipiendo mandat, quod Man-
num Johannis Monici de Urbeveteri infra tres dies post receptionem litterarum
ipsius Inquisitoris per ipsum d. Pot. factam, capere seu' capi personaliter fa-
cere. debeat et captum eidem Viterbium sub fida custodia transmittere, ad
quod facere habeat, dictus d. Pot. requirat Comuni Urbevetano quid sit \fa-
ciendum, super predictis litteris et precepto generaliter proponendo » si ordina
che il Podestà prenda idonei fideiussori del fratello che detto Manno ha in
carcere, di soddisfare in tutto l'inquisitore, o egli o detto Manno, per modo che
chi vuol ripetere qualche cosa da Manno venga in O. alla giustizia E date le
cauzioni lo si rilascia dal carcere del Comune. Poi segue la causa principale:
si delibera di rimettere l'affare ai savi, salvo che non torni a pregiudizio
ai cittadini d'O., a cui richiesta il fratello di detto Manno ‘« pro alio debito
esset detentus vel sequestratus penes ipsum d. Pot. ». (Rif. lib. 2, c. 38). -
Luglio 3: Ambasciatori di Toscanella lamentano che alcuni stipendiari d'O.,
dimoranti nei castelli di Canino e di Farneto con alcuni familiari di Ranuccio
de Farneto, il 25 giugno razziarono bestiami. (Rif. lib. 2; c.:52 £). - Luglio 8:
I capitani di parte guelfa non si trovino a fare i (60 popolari ‘che ‘devono
essere nel consiglio coi consoli delle arti. I Potestà di Chianciano, Sartiano,
Abbazia e di tutte le altre terre che hannò diritto di farsi da loro il Podestà,
non possano essere parenti o consanguinei fino al terzo grado fra loro. Prov-
vedasi circa le immondezze che si gettano nella piazza dalle case dei Filippeschi.
In onore della Vergine si spende in luminarie ai luoghi di S. Domenico e di
S Francesco 50 lire. (Rif., lib. 2, 55).

— (1313) Il bando del Capitano del Patrimonio era forse bilaterale: qui si
parla di quanto era statc giudicatc contro Viterbo; nella seduta invece del
Consiglio dei LX (5 Luglio) si legge che avendo egli condannato il C. d'O,
e Vanne Galassi per certe ruberie fatte da Vanne contro i Viterbesi, si deli-
bera di mandare 4 ambasciatori al Capitano perché revochi le sentenze; se non
vorrà, dopo il loro ritorno, si abbiano i savi che provvedano sul da farsi (Rif.
lib. 2, c. 119). Cf. infatti la n. 123. '

(114) Ambasciatori ' di Perugia, avevano chiesto Mo Lorenzo Maitani per
qualche tempo (Rif. lib. 2, c. 121). Anche qui {il 15 luglio) non ci fu pa-
rere favorevole a mandarlo, nella discussione. Non fu riformato. (Cf. a questo
proposito pag. 52 n. 1).

(115) E' in queste parole la prova di quanto è supposto nella nota 115.

(116) Il 13 Luglio, a questo proposito, rispondesi al Comune della Pieve
che si allibrino le possessioni de’ figli di Porcaccia (perché entrano nella giurl-
sdizione di O.) che si precetti quel Comune di desistere dall’offendre Mon-
teleone e Montegabbione, € precettasi Vanne Ursuccii perché costringa gli usciti
di Montefiascone a non commettere ruberie e a non ricettarsi in O. (RIÉE, T.
25; CC 121);

(117) Cf. n. 90.

(118) In margine la sigla R+

(119) Il codice ha « dicantur ».

(120) In margine la sigla R+
CARTE ORVIETANE DELL'ARCHIVIO FARNESE 75

(121) C.
(122) A probo dell'attività del Capitano del Patrimonio è da ricordare

una deliberazione del consiglio del LX dello stesso giorno 10. luglio. Amba-

sciatori' di Orte chiedono che. cosa abbiano da fare della pace che il Capitano
del Patrimonio intende porre fra intrinseci ed estrinseci, poiché essi intrinseci
molto dubitano del ritorno de’ Ghibellini, come dai vicini amici fu loro risposto.
E dovendo dare fideiussioni al capitano fuori di loro stessi, chiedono che si
faccia un sindaco del C. a fideiussore per il C. d'Orte; e l’ambasciatore 6
autorizzato a promettere al Sindaco del C. d’Orvieto di conservarlo indenne
da tale fideiussione. Rispondesi che il C. d'Orvieto non conosoe i loro estrinseci
come essi li conoscono; tuttavia se concedono buona e sicura pace, questa per
loro l’accettino, altrimenti provvedano d'esser sicuri di loro cose € persone.
« Fiat sindacum pro C. Ort. hoc modo, quod si extrinseci dant Comuni, quod
Comune Urbevetanum fideibeat, alias si dant barones, quod dentur barones ».
(Rif., lib. 2, c. 120).

(123) L'11 luglio, in consiglio dei LX, vien fatta la nomina di 60 savi
della maggior leva per essere col consiglio de’ 40 a provvedere al mode di
avere denari per pagare Ponzo e la compagnia dei suoi stipendiari (Rif., lib. 2,
c. 58).

(124) Il 13 luglio Vanne Galassi viene precettato a non offendere i Vi-
terbesi, con minaccia di grave pena. (Rif., 1. 2°, c. 121).

(125) Il codice ha « mittantur ».

(126) Il codice ha « videant ».

(127) Il codice ha « Phy ». E’ uno della famiglia degli Alberici.

(128) Non c’è la data, che però deve aggirarsi sulla fine di luglio. Poca
lüce. portano in proposito le Riformagioni. In alto della c. 108, della solita
mano: A del secolo XVI «1519 Orvieto, 14»: segnature evidenti del fasci-
colo nell'archivio Farnesiano.

(129) Chi sia questo cardinale v. a n. 91.
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO
NEL SECOLO XVIII

SOMMARIO

1) Accanto ai poeti, ai Santi ed ai guerrieri i fervidi, operosi ado-
ratori dell'antichità nel sec. XVIII. — 2) Un rapido sguardo alle fon-
ti: L'Epistolario del Muratori - Il carteggio del conte Giacinto Vincioli,
di Giovanni Battista Boccolini e Giustiniano Pagliarini - Codici Cap-
poniani - Codici Vaticani latini contenenti le carte Mazzuchelli - Co-
dici del card. Garampi - Gli Odeporici, il carteggio e gli « Aneedotai
Litteraria » dell'ab. Amaduzzi - Il carteggio di Annibale Mariotti e dei
minori eruditi umbri. 3) Il contributo degli umbri all’opera del Mu-
ratori. — 4) La società colta perugina - Lo Studio - Musei, Galleriae,
Biblioteche e Accademie - Aspetti di vita culturale umbra e nazionale
nel carteggio del Vincioli - Eruditi, storici e cultori di problemi filo-
sofici, economici, artistici: Giacinto Vincioli + Vincenzo Cavallucci - Giu-
seppe Belforti - Lione e Alessandro Pascoli - Baldassarre Orsini - An-
nibale Mariotti e i primi fecondi inizi dell'opera di Giovan Battista
Vermiglioli — 5) La società colta folignate e VIII edizione del
Quadriregio agli albori del Settecento - L'Accademia Fulginia e la
« Respublica Litteraria Umbrorum » - Alessandro Barnabò - Il Semi-
nario e i suoi maestri - Angelo Savelli. -- 6) Minori centri di cul»
tura. — 7) La società colta umbra nel Settecento nelle sue caratteri-
stiche attività e nei suoi rapporti com i centri culturali vicini.

1. - Neppure per l'Umbria possediamo il profilo della società
colta, alla vigilia della Rivoluzione Francese. Se qualche pagina
ricostruttiva, di non dubbio valore, è stata scritta su alcune istitu-
zioni e intorno a letterati e studiosi, nessuno peraltro ci ha ancora
fornito il quadro sintetico, che valga a determinare il valore del
movimento culturale nel Settecento di una regione, così ricca di
storia nei secoli precedenti.

. Secondo il Natali, che più di ogni altro raccolse prezioso
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 75

materiale. intorno al Settecento, e primo. tentò la rivalutazione del
secolo, l'Umbria sembra non aver titoli specifici per essere ri-
cordata, e il suo contributo in questo tempo, nel campo degli studi
e del pensiero, è stato così lieve che egli ne limita il ricordo alle
città colte di Perugia e di Foligno (1).

Una più larga conoscenza delle fonti ed una più accurata inda-
gine intorno a fatti e uomini del secolo consentono di modificare
il giudizio, documentando una varia e benefica oe letteraria
ed erudita.

L'Umbria s'inserisce con i suoi eruditi, letterati e ricercatori
intelligenti delle vestigia delle antiche civiltà, in quel fervido moto
di erudizione, che è tanta parte della cultura nazionale del Sette-
cento e che appare ispirato ad un'alta idealità, studiato e conside-
rato oggi alla luce dei nuovi documenti.

Non poteva infatti la regione rimanere estranea al movimento
degli studi, in un secolo operoso, quale fu il XVIII, quando si
considerino le origini e le vicende storiche delle sue città, delle
maggiori e delle minori; e tutta una tradizione di arte e di pen-
siero, che si era già fregiata dei nomi di Properzio, Tacito, Gio-
vanni Pontano.

Sulla soglia del Medio Evo vi aveva tratto i natali il più
noto banditore di vita spirituale: S. Benedetto da Norcia; Assisi,
sugli albori dell'età comunale, era stata culla del più italiano dei
Santi: S. Francesco. A quella sua scuola di ardimento si ispirò
Giovanni del Piano dei Carpini, che, varcati i monti e il mare, in
marcie gigantesche si avvió in Cina per tentarne la conversione.

Nel. clima mistico dell'Umbria vissero e si formarono numerosi
asceti: ivi si svolse il dramma di Jacopone da Todi e fiorì la lauda.
La regione aveva creato capitani di ventura e uomini d’arme le
cui gesta valicarono i confini della terra natale; aveva. prodotto
pittori di grande fama, che con l'esempio e l’ammaestramento si
inserirono in pieno nel movimento della. Rinascita; numerosi ado-
ratori dell'antichità avevano religiosamente raccolto gli avanzi del
passato. Nell'antico Studio di Perugia continuavano ad insegnare
reputati maestri e vi affluivano, in discreto numero, scolari dalle
città maggiori d'Italia e dai paesi stranieri. Ordini religiosi, rape

Pd

(1) Cfr. «Vita e cultura nell'Italia del Settecento », pag. 31 in Jl Set-
tecento p. I. Vallardi 1936.
16: G. GASPERONI

presentanti del patriziato e della gerarchia ecclesiastica favorirono
la cultura. Ai suoi Archivi e alle sue Biblioteche convennero eruditi
€ avidi ricercatori di bolle e di documenti. Le città maggiori e
minori avevano facilità di rapporti con centri culturali come quelli
di Firenze e di Roma, di Cortona e di Pesaro. Anche per questo
l'Umbria non poteva non sentire il fascino degli studi e non recare
il suo contributo al movimento culturale quale si venne poi deli-
neando, per virtù di maestri e di uomini dotti. Non produsse,
,è vero, nel Settecento, opere di grido e di speciale rilievo, ima
non furono negletti gli studi; fu sentito il problema della cultura;
eruditi, letterati e storici, di non mediocre dottrina e passione,
intesero il valore delle ricerche e l’alta idealità racchiusa nell’inda-
gine, destinata a sottrarre uomini e istituzioni all'oblio. Anche l'Um-
bria si muove, con silenzioso raccoglimento, sulle orme del Mu-
ratori, del Mazzucchelli e del Tiraboschi.

Ci siamo proposti pertanto di ritrarre il profilo di questa
società, che non può essere trascurata in quanto ‘alla rappresenta-
zione sempre più comiputa del movimento culturale nazionale nel
Settecento, nei suoi aspetti e nei suoi intendimenti, giova cono-
scere l'attività multiforme dei centri minori. Solo ascoltando tutte
le voci e penetrando nel lavoro e nel pensiero delle varie terre
l’Italia sarà possibile giungere alla viva e concreta rappresenta-
zione di un'Italia colta, consapevole della sua storia e delle sue
glorie, intenta ad agitare problemi, mobilitata nei suoi uomini mi-
gliori per difendere l'onore della Patria contro i giudizi sfavore-
voli degli stranieri; intenta, in diverso modo e misura, a creare
ll clima spirituale nel quale furono poi possibili gli sviluppi ‘del
secolo seguente.

Sembra intanto utile ed opportuno accennare, a mo’ di pre-
messa, le fonti di particolare importanza, per la maggior parte
inedite, che ci. hanno consentito queste pagine di natura sinte-
tica, a cui abbiamo atteso con fervido cuore, anche perché rap-
presentano un nuovo modesto contributo, al tentativo di una più
vasta indagine sull'argomento (1). Ad agevolarci il compito con-

MM —— —

(1) Il tentativo mira a rappresentare, con particolare riguardo a fonti inedi-
te, il movimento culturale italiano nel secolo XVIII. Cfr. i contributi pre-
cedenti: La storia e le lettere nella seconda, metà del secolo XVIII, esi
1904 - Il contributo della Romagna all'opera del ‘Muratori, Modena 1914.
Gli Studi Danteschi a Verona nella seconda metà del '700, con appendice
pi

E
A

MMC
u

MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 47

tribuirono egregi studiosi di patrie memorie col mettere a dispo-
sizione libri ed opuscoli rari, segnalando fonti, pressoché ignorate,
fornendo generosamente i risultati delle loro ricerche (1).

2. - Per l'Umbria, come per ogni altra regione, che abbia -espli-
cata una benefica attività nel campo degli studi storici e di erudi-

zione, la prima fonte é da ricercarsi nell'Epistolario del Muratori

(2). Il carteggio ci fa conoscere i corrispondenti umbri e il con-
tributo che dall'Umbria venne alle sue gloriose opere.

ll carteggio del conte Giacinto Vincioli costituisce una fonte
non spregevole del movimento culturale della prima metà del se-
colo XVIII e consente un più equo giudizio sull’operosità e sul
valore del letterato perugino. Comprende il periodo che va dai
primi anni del Settecento sino al 1742, anno della morte (3).

Ai fini nostri non possono essere trascurate le lettere di Gio-

di lettere inedite, Verona 1921. - Da Scipione Maffei a Ippolito Pindemonte
(Contributo alla storia della cultura veronese nel '700), Verona 1923 - Il mo-
vimento intellettuale italiano nel '700 e le origini del ‘Risorgimento, Treviso
1926. - L'Abate Gian Cristofano Amaduzzi (1740-1792), Bologna 1955. - Aspetti
culturali religiosi e politici del '700 italiano, Firenze 1935. - Di alcune fonti
essenziali per la storia della cultura in Toscana nel sec. XVIII, Firenze 1956.
- Angelo Maria Bandini inedito .(1726-1803). Contributo alla storia della cul-
fura in Toscana nel secolo XVIII, Firenze; Stab. Tip. Chiari e succ. Carlo
Mori 1937.

(1) Li ricordiamo in! segno di grato animo: per Perugia i Professori Um-

. berto Calzoni, Giovanni Cecchini, Giustino Cristofani, Dr. Raffaele Belforti;

per Foligno: Monsig. Michele Faloci Pulignani e Prof. Don Angelo Messini;
per Spoleto: Prof. Pietro Panichi, Monsig. Luigi Fausti e Avv. Pasquale Lau-
reti; per Assisi: Grand'Uff. Avv. Arnaldo Fortini; per Gubbio: il Grand’Uff.
Dr. Lamberto Marchetti, il Prof. Polidono Benveduti e il Cav. di Gran Croce Dr.
Giulio Andreoli; per Todi: il Prof. Vittorio Ragazzini e il Can. Francesco
Giardinieri; per Orvieto: Monsig. Vincenzo Fumi; per Città di Castello il Cap.
Gustavo Bioli e il Conte Nicolò Magherini Graziani; per Spello il Reve-
rendo Don Luigi Pomponi; per Trevi il Cav. Prof. Don Aurelio Bonaca;
per Bevagna il Cav. Uff. Prof. Luigi Tarulli Brunamonti; per Città della
Pieve: Monsig. Fiorenzo Canuti e infine il Cav. Alfredo Bellaspiga di Osi-
mo che fece accurate riterche negli Archivi privati della famiglia dell’ab. An-
tonio Acqua.

(2) Marrzgo Campori - Epistolario di L. Antonio Muratori, Soc. Tip.

. Modenese 1901-1911.

(3) Cfr. nella Biblioteca Comunale di Perugia, nn. 892-902 - Lettere al
conte Giacinto Vincioli.
78 ; G. GASPERONI

van Battista Boccolini e di Giustiniano Pagliarini per l'operosità
culturale svolta a Foligno nei primi decenni del Settecento. Se ne
giovò in parte egregiamente il Filippini nel suo notevole studio
(1). Esistono nella Classense e nella Biblioteca Estense di Mo-
dena e possono fornire utili elementi a chi voglia seguire da
vicino i caratteri della società colta folignate nel tempo in cui fiorì
l'Accademia dei Rinvigoriti. |

I codici capponiani della Vaticana (271-285) (2) sono una
preziosa miniera per esplorare la storia non solo aneddotica del-
l’Italia della prima metà del Settecento e per seguire la formazione
dell’impareggiabile Biblioteca — così la chiamò Apostolo Zeno —
del marchese Alessandro Gregorio Capponi, appassionato racco-
glitore di rarità bibliografiche, ma per trarre elementi non tra-
scurabili del movimento erudito delle principali città umbre.

E' noto come dall’amicizia e dalla consuetudine di rapporti
col can. Paolo Gagliardi, che allora era intento a raccogliere le no-
tizie degli uomini illustri di Brescia, sua patria, e dalla conversa-
zione letteraria iniziata nella, sua casa, nell’aprile del 1738, il Muz-
zuchelli (3) concepisse l'idea degli Scrittori d’Italia, raccolta che
mancava, mentre ne erano fornite le altre nazioni civili. L'opera,
superiore alle forze di un sol uomo, fu limitata a sei volumi,
usciti tra il 1753 e il 1765, ma il prezioso materiale letterario,
raccolto con tanto amore, costituisce una fonte cospicua per chi
voglia conoscere le relazioni della società colta italiana del Sette-
cento e il multiforme fervore con cui letterati ed eruditi. attende-
vano a studi e ricerche, animati sempre dal proposito, così frequen-
temente affermato, di fare onore all'Italia. Preziosissimi sono i
volumi intitolati Memorie letterarie. Dallo studio di tali codici
si vengono a conoscere le fonti e gli elementi biografici, atti a

-

(1) Cfr. E. FruteeiNr. - Un'Accademia Umbra del primo Settecento e l'ope-
ra sua principale. Voll. 2 - Perugia, Unione Tip. Coop. 1911-1915.

(2) Cfr. I Codici Capponiani della Biblioteca Vaticana, descritti da Giu-
PEPPE SaLvo Cozza. Roma, Tip. Vaticana 1873.

(3) Cfr. Enrico Nanpuccr - Intorno alla vita del conte Giammaria Maz-
guchelli e alla collezione dei suoi manoscritti ora posseduta dalla Biblioteca
Vaticana (estratto dal « Giornale Arcadico », Tomo CXCH, XV, 61 della
nuova serie, Roma 1867; e avv. GiaMBArrISTA RODELLI: Vita, costumi e
scritti del «conte Giammaria ‘Mazzuchelli, patrizio bresciano. Brescia 1766,
per Giovambattista Rossini.
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII CRT

dare colore e risalto alla cooperazione che alla grande ‘raccolta del
Mazzuchelli venne dai più noti e severi studiosi del tempo. I co-
dici vaticani latini contennti le carte. Mazzuchelli giovano anche
essi a raccogliere notizie ed elementi ricostruttivi per la società
colta umbra (1).

Il card. Giuseppe Garampi, Prefetto degli Archivi vaticani,
prelato insigne di cui la Chiesa si giovò poi per notevoli amba-
scerie, noto a Benedetto XIV per i suoi studi di erudizione, pro-
fana e sacra, visitó, l’Umbria più volte e sostó nei suoi Archivi ;per
ricercarne materiale per la illustrazione di quella sua pregevole
monografia sulla beata Chiara (2) che gli procurò così larga esti-
mazione presso i dotti contemporanei e che anche oggi si ammira
come monumento di salda dottrina e come esempio di austere ri-
cerche. I codici di lui (3), che si conservano nell'Archivio Vati-
cano e che hanno copiosi riferimenti a materia di storia umbra,
per. l’uomo che studiò e annotò, acquistano una particolare impor-
tanza e molto giovano; al nostro fine.

L’Umbria, i suoi centri di arte, le sue memorie e i monumenti.

più caratteristici hanno parte non lieve negli scritti; nel carteggio
e negli Odeporici dell'ab. Amaduzzi (4).

Possiamo infatti ricostruire sugli Odeporici eruditi che ci sono
pervenuti, sul carteggio e sugli elementi che possiamo trarre dalle
pagine dei suoi Anecdota Litteraria i viaggi che V'Amaduzzi fece
nelle varie città dell'Umbria, che visitò più volte nella seconda
‘metà del Settecento e precisamente negli anni 1769, 1770, 1771,
1//2.6. 1782. .;!

Tali fonti forniscono nuova prova del modo come gli eruditi
e gli studiosi. del Settecento solevano passare le vacanze estive;
ci rivelano l'ardore con cui quella generazione procedette sulle orme
impresse agli studi e alle ricerche dal Muratori, perseveró nelle

(1) Cfr. specialmente Codici Vaticani nn. 9278, 9281, 9282, 9285.

(2) Memorie della Beata Chiara di Rimini raccolte, dal Conte Giuseppe
Gananmpi. {In Roma, 1755.

(3) Cfr. in Archivio Vaticano, Cod. 133: Excerpta historica Eugubii, Ci-
vitatis Castelli - cod. 134: Excerpta ex Archiviis Reatini, Tudertini, Interamme -
tod. 155: viaggio di Orvieto, di Perugia fatto da Mons. Garampi nel 1752
tol registro cronologico dei documenti e. carte.

(4) Cfr. tra i manoscritti del'Amaduzzi gli Odeporici del 1769, 1770, 1771
r le lettere dell'A. a Giovanni Bianchi, (Todi 14 ottobre 1765 - Roma 20 ot-
tobre 1769 - Todi 2 ottobre.1770 - Todi 15 ottobre 1770).
ULM
il

80 G. GASPERONI

indagini e per amore all'antichità si seppelliva tra carte e memorie,
raggiante di gioia solo quando poteva tornarsene alle proprie sedi
con un ricco bottino di notizie relative a "codici meénbranacei, ad
iscrizioni, a raccolte di lettere, a frammenti di cronache, a rarità
bibliografiche.

Nel caso dell'Amaduzzi ci passano innanzi i luoghi ameni

ed i panorami suggestivi della verde Umbria, sia che il visitatore.

mentre parve allontanarsi dalla vita e rifugiarsi nel (passato ali-
sosti accanto agli archi del ponte di Narni, o scendendo da Trevi
ammiri il Tempio alle Fonti del Clitunno, o a pochi passi da Terni,
si spinga a vedere la caduta delle Marmore, o si porti in lieve
barchetta a Piediluco, o dopo aver ammirato a Spoleto il suo fa-
moso ponte delle Torri, salga a Monteluco; o dopo essersi ricreato
lo spirito a Perugia nella visione della Galleria, nella Chiesa di
S. Pietro, s'indugi a contemplare il magnifico panorama, che dalla
ringhiera del coro si discopre all’attento visitatore, che sente la
poesia della natura. Veniamo a conoscere oscuri ricercatori, che
nel silenzio dei chiostri o degli archivi, nelle segreterie ,pubbliche
e nei capitoli raccoglievano ed ordinavano, con raro amore e spesso
con dottrina, memorie del passato; si riesce ad individuare centri
culturali ed artistici, che nel loro insieme: valgono a riprodurre la
società. colta dell'Umbria nel sec. XVIII, inserendola nel movi-
mento degli studi nazionali. Si

E si succedono abati e studiosi; compaiono non raramente
dame colte e famiglie di patrizi, che adornano le loro ville e i
palazzi aviti di tele e di statue, orgogliosi di farne bella ‘mostra
ai non rari visitatori, |

Nonostante gli studi e le ricerche, sempre più copiosi e meno
angusti di quest'ultimo trentennio, l'Italia non possiede ancora la
storia della sua erudizione, nel suo periodo d’oro, e per ciò che
riguarda la storia ‘della cultura nel sec. XVIII molte fonti sono
ancora da esplorare e molti piccoli centri, disseminati nella penisola,
debbono essere ancora equamente studiati.

Con l’estendersi delle ricerche si acquista una conoscenza sem-
pre più concreta di quella società, che gelosamente raccolse ed
ordinó copioso materiale della nostra storia civile ed artistica e
mentre parve allontanarsi dalla vita e rifugiarsi nel passato ali-
mentava la fiamma della italianità; e nel febbrile lavoro e nelle
fervide indagini e nei frequenti rapporti epistolari e (nell’amore-
vole e spesso dotta collaborazione a modeste e a grandi raccolte,
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. KXVIIÎ 81

nella mancanza di un centro politico, intorno a cui raggruppare le
forze per formare lo stato .unitario, creava la patria spirituale,
sicché gli italiani del Settecento si riconobbero e si amarono' attra-
.verso gli studi e aiutandosi fraternamente nelle ricerche, scambian-
dosi libri, comunicandosi notizie e fonti, contribuirono a ravvivare
il culto degli studi, ad alimentare nei cuori la poesia delle antiche
memorie, ad illustrare le fonti del passato, a trarre dall'oblio quanti
nei secoli, nel campo dell’arte e del pensiero, nella vita civile ed
ecclesiastica, avevano efficacemente operato.

In questo secolo ogni città prepara l'elenco de’ suoi Santi; dei
suoi governatori, dei vescovi, dei letterati, degli artisti e: degli
scienziati: elementi modesti per chi li considera nel ristretto ambito
delle piccole terre, ma fonti indispensabili per chi nel travaglio
dei popoli, intenti ad affrettare il loro destino, voglia rappresentare
i modi attraverso i quali l’Italia del Settecento credette di assolvere
il suo compito € rendersi conto come abbia rinnovato la coscienza,
mobilitando le forze per l'ulteriore lavoro, attraverso lo studio di
tutti i problemi sociali, economici, morali e diffondendo sopratutto.
l'amore e l'ardore degli storici.

Quasi ultimo, in ordine di tempo, ma degno di particolare ri-
cordo, per la complessa operosità, è il carteggio del perugino Anni-
bale Mariotti (1). Medico e maestro, cultore indefesso di studi
storici e letterari, il Mariotti personifica nella sua mirabile attività
la Perugia colta della seconda metà del Settecento.

Le sue relazioni epistolari, cospicue e numerose, forniscono
un nuovo e più largo contributo alla conoscenza dell’uomo e del-
la società colta umbra, in mezzo alla quale visse e dove, per la
liberalità dell'animo, per la vastità della dottrina, per la esemplare
operosità, fu salutato maestro e coadiutore di quanti attendevano
con serietà di propositi agli studi. |

Nel ricco carteggio ‘del Settecento, che si conserva nella Bi-
blioteca Comunale di Savignano sul Rubicone, si trovano alcune
lettere di studiosi ed eruditi umbri, che furono in rapporti di ami-
cizia e di studio con il filologo ed erudito romagnolo, Giovanni
Cristofano Amaduzzi. Esse confermano non solo la vastità .dei
rapporti che lA. ebbe con i rappresentanti più noti degli studi e.

(1) In Biblioteca Augusta di Perugia: Cfr. i nwmeri 1815 (1749-1770):
1814 (1771-1776); 1815 (1777-1779); 1816 (1780-1782); 1817 (1785-1785); 1818
(1786-1788; 1819 (1789-1791); 1820 (1792-1794). :
89 G. GASPERONI
della Salud in ogni regione d'Italia, ma giovano a dare qualche
lume sulla vita culturale umbra: sono lettere di Francesco Maria
Galassi (1), monaco benedettino, Priore di S. Costanzo di Peru-
gia; di don Giuseppe di Costanzo (2) negli anni in cui visse in
Assisi; dei perugini Giuseppe Belforti e Annibale Mariotti (3);
degli eugubini Ignazio Ondedei e Rinaldo Reposati (4); del ri-
minese Francesco Maria Pasini (5), che fu Vescovo di Todi dal
1760-31. 1773. i

Giovano infine alla nostra ricerca le lettere di Biante Didimeo,
nome pemenico dell'Amaduzzi, dirette al nobile uomo, conte Re-

ginaldo Ansidei di Perugia (6).

3. - (Anche nell'Umbria il Muratori trovò collaboratori alla sua
grardiosa opera di ricerche e di illustrazione dei monumenti delle
antiche età.

Le Ephemerides Urbevetanae gli furono segnalate dal dottis-
simo Giacinto Manni, giureconsulto della Curia romana, amantis-
simo dell'antica erudizione, che aveva in animo anche di preparare
una storia di Norcia, sua patria (7). La vita e le gesta di Braccio
Perugino del Campano gli pervennero da don Filippo Meniconi
«vir inter perusinos cum nobilitate tum litterarum amore praecla-
rissimus » (8). La cronaca di Gubbio di ser Guerriero gli fu trasmessa
dal nobile uomo Marcello Franciarini, giureconsulto « antiquita-

(1) 16 lett. (Perugia, 24 luglio 1773-13 ottobre 1789), in vol. VII del
carteggio Amaduzzi.

(2) 22 lett. (Assisi, 9 gennaio 1787-23 dicembre 1788), in vol. VII
del citato carteggio.

(3) Lettere: 109 e 110 di G. Belforti e lettere 114- 120 di Annibale
Mariotti nel vol. XV del citato carteggio.

(4) Una lettera del Cav. Ignazio Ondedei (Gubbio, 16 luglio 1781);

di Rinaldo Reposati (Gubbio, 4 dicembre 1772-27 gennaio 1787), in. vol. e
del citato carteggio.

(5) 226 lett. di Mons. Francesco Maria Pasini a Giovanni Cristofano
Amaduzzi e di questi al Pasini (Todi, 16 dicembre 1763 - Firenze, 6 dicembre
1773), in vol. XVII del citato carteggio.

(6) Si conservano nella. Biblioteca Augusta di Perugia in due volumi:
Vol. I (23 febbraio 1776-20 dicembre 1786); Vol. II (Roma, 10 gennaio
1787 - Roma, 11 gennaio 1792).

(7) Cfr. in Rerum Italicarum | Scriptores, vecchia edizione, Torino XIV,
pag. 649.

(8) Cfr. Rerum Halls SCIES tomo XIX, vecchia edizione, pag. 431
—— mm

e

85

MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII

tum patriae suae studiosissimus » (1). Giustiniano Pagliarini, no-
taio ed erudito folignate, gli aveva fornito per le Antiquitates ifa-
licae medii aevi cronache; e documenti di storia fulginatense dal ti-
tolo Fragmenta Fulginatis historiae (2).

L'ab. Canneti, legato al movimento culturale e religiosó um-
bro, gli aveva proposto la pubblicazione degli scritti di Niccolò
Tignosio, vissuto a Foligno verso la metà del sec. XV (5).

Eruditi perugini furono in movimento per aderire alle cor-
tesi insistenze dello storico, che non voleva rinunziare ad inserire
nella sua raccolta qualche cosa che riguardasse la storia di Au-
gusía Perusia. | j

À mostrare come anche la società colta umbra non fu insen-

‘sibile all'appello, che il Muratori rivolse agli studiosi di tutta Italia

per arricchire le sue pregevoli raccolte, valga il ricordo non solo
di Giovanbattista Boccolini, di Vincenzo Cavallucci, di Marcello

‘ Franciarini, di Filippo Meniconi, del conte Giacinto Vincioli, di

Givstiniano Pagliarini, suoi corrispondenti nell'Umbria, di cui è
traccia nell'Epistolario, ma di coloro che collaborarono al Thesaurus
Novus Inscriptionum: Filippo Camerini forni iscrizioni di Norcia,
di Spello, della Villa Alessi, in territorio perugino, di Assisi e di
Bevagna (4). Per Spello gli fu cortese di ricerche e di documenti
Ferdinando Passerini (5). Il medico Dionisio Sancassiani gli co-
monicò iscrizioni di Spoleto e di Bevagna (6); il conte Francesco
Maria Campello lo coadiuvò per le ricerche nel territorio di Ac-
quasparta e di Todi (7); da Norcia ebbe iscrizioni dal giurecon-
sulto, già ricordato, Giacinto Manni (8); da Perugia, lo favo-

(1) Cfr. Rerum Italicarum Scriptores; tomo XXI, vecchia edizione, pag.
917. Vedi anche la nuova ediz., pag. V e XII-XIII.

(2) Cfr. Tomo IV. - Mediolani MDCCXLI, col. 157-154.

(3) Cfr. Epistolario del Muratori, Vol. IV, lett. 2456. .

(4) Cfr. Tomo I, classe I, pag. 13, 40, 44, 77 - Classe IV, pag. 253;
» Classe VI, pag. 474 e 485.
170) Cfr. Tomo I, classe I, pag. 54; classe II; pag. 122; clase IV,
pag. 251, classe VI, pag. 492.

(6) Cfr. Tomo L.clase I, pag. 77; classe II; pag. 194; classe VI,
pag. 475.

'(7) Cfr. Tomo IV, classe XXV, pag. 1926. i
(8) Cfr. Tomo I, classe II, pag. 181; «lasse IV; pag. 153 e 154.
84 G. GASPERONI

rirono il conte Vincioli, Filippo Camerini (1) e il Vescovo Mar-
sigli; da Terni il nobile Ferdinando dei conti Cittadini (2.

Questi rapidi cenni attestano che l'Umbria non fu estranea
al movimento febbrile di ricerche, con tanto fervido cuore pro-
mosso dal Muratori nella prima metà del Settecento; confermano
inoltre il valore nazionale dei Rerum, in quanto alla monumentale
raccolta venne materia e incitamento anche dalle più modeste terre
delle varie regioni d’Italia.

4. - Nell'Umbria la vita culturale ebbe nel Settecento il suo
maggiore centro a Perugia (3).

(1) Cfr. Tomo I, classe I, pag. 10; classe III, pag. 193; classe IV,
pag. 251.

(2) Tomo I, classe III, pag. 155 - Classe L pag 77.

(3) Nell’interesse degli studiosi diamo alcune notizie bibliografiche di
fonti da noi consultate, essenziali per conoscere il movimento culturale di Pe-
rugia nel Settecento:

Cfr. Saggi di memorie Istoriche Civili ed Ecclesiastiche della città di
Perugia e suo contado. Opera postuma di A. MARIOTTI - Perugia presso Carlo
Baduel 1806 (notevole ai nostri fini la dissertazione preliminare di Giovan Bat-
tista Vermiglioli « Degli storici perugini si edit che a penna o sieno notizie
della vita e degli scritti di loro » dove le pagg. 83-86 sono dedicate ad Anni-
bale Mariotti di cui, fra gli scrittori di storia perugina, non vi fu forse
«il più sollecito, il più perito ed il più diligente indagatore ». Grovan Barri-
sta VeRMIGLIOLI: . Biografia degli scrittori perugini. Perugia Tip. di Fran-
cesco Baduel 1829 e Bibliografia storico-perugina. Baduel 1823. — Luici
Bonazzi: Storia di Perugia dalle origini al 1860. Tip: Buoncompagni 1879. (Il
Cap. XXI del volume II è dedicato allo spirito del secolo XVIII fino alla Rivo-
luzione Francese: nell’ultima parte del capitolo vi si legge un profilo dell’Uni-
versità, delle Accademie letterarie e dei più noti éruditi e storici). — Un con-
tributo assai utile alla storia della cultura perugina nel sec. XVIII si ha nel
volume In memoria di Annibale Mariotti, pubblicato nel 1901 a Perugia pres-

so la Tip. Guerra. Sono contributi interessanti: Oreste FeRRINI: A. Mariotti

nell'opera sua. — F. Guarpagassi: Un capitolo berniesco di Giacinto Vin-
cioli. — Giuseppe Lermi: Vincenzo Cavallucci. — Umserto Carzoni: Ales
sandro Pascoli. —. Sivio Perri: Le Accademie in Perugia. — Giuserpe
'CraneLLIi:. L'Accademia de’ Forti e la solenne adunanza per le nozze del
Conte Giulio Cesare e della Contessa Maria di Marsciano. — Emitia Boxazzi:
Le Accademie letterarie a Perugia. Foligno, Tip. Campitelli 1915.

Nel Saggio sulla cultura artistica e letteraria in. Perugia nel sec. XIX di
Giovanni CeccHini (F. Campitelli editore, Foligno 1921), merita di essere ri-
cordato per la natura delle nostre ricerche, il cap. I. dedicato alla seconda

metà del sec. XVIIL | |. |
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 85

Vi contribuirono le Accademie, numerose ed operose; le fa-
miglie patrizie, che diedero cultori di studi e raccoglitori intelli-
genti di tele e di monumenti dell’antica civiltà; gli ordini religiosi
che vi fiorirono e il Seminario coi suoi reputati maestri.
Allo Studio perugino continuarono ad affluire nel sec. XVIII
Es student: di stati esteri o provenienti da lontane regioni d’Italia.
4 | L’afflusso vi era favorito, dagli antichi Collegi: della Sapienza Bar-
È - .tolina, della Sapienza Vecchia, sorta nel sec. XIV, e della Sapienza
È nuova, istituita nel sec. XV.
E L'Università ebbe nel maggio 1759, sull'esempio di Roma, il
| suo gabinetto di fisica e nel corso del secolo vi insegnarono nelle
i discipline fisiche, metafisiche, filosofiche! e nel diritto maestri quali
: Alessandro Pascoli, Ludovico Degli Oddi, Francesco Meniconi, Ales-
E sandro Bracceschi, Severo Del Moro, Filippo Belforti, Vincenzo
De Rossi, Annibale Mariotti, Luigi Canali, che cercarono di con-
|. servare la onorata tradizione (by: 5
Si aggiungano a ció l'Accademia del disegno; le chiese, i mo-
nasteri, i palazzi, che avendo una storia richiamavano gli studiosi;
le fent! storiche, che costituivano una preziosa miniera per i ricer-
catori delle patrie memorie, avidi di bottino, quali l'Archivio De-
cemvirale, l'Archivio de' Monaci di S. Pietro, la Biblioteca Domt-
| nicini, l'Archivio Capitolare, il Sodalizio di S. Martino, l'Archivio
| Arcivescovile, gli Archivi dei Collegi del Cambio e della Mer-
canzia, e si comprenderà come dalla storia secolare di Perugia,
dalla ricchezza dei suoi monumenti, dalla varietà delle sue fonti
traessero. incitamento numerosi e dotti scopritori del passato per le
: loro ricerche e le loro indagini.
Non puó passare inosservato il fatto che nobili e patrizi pe-
rugini, Vescovi e Uditori, andarono a gara nel costituire gallerie
di quadri e nel raccogliere monumenti e avanzi delle antiche età
di cui il territorio era cosi ricco.

i ^^ Tra le fonti inedite, che si conservano nella Biblioteca Augusta di Perugia,
Ms. 1349: Serie dei Vescovi di Perugia dall'anno di Cristo CLXXI a iutto
l'anno MDCCLXXXV. E' opera di Giuserre Berrorti che il 18 marzo 1785
la dedicava al Mariotti. Il: pregio del manoscritto è accresciuto da preziose
note del Mariotti; e Ms. di Serarino Siepi: Pastori Arcadi (nn. 1617 e 1618)
e dello stesso: Memorie biografiche di Pastori Arcadi (n. 1619).

- Perugia, Tipograifa Perugina già Santucci 1910.

(1) Cfr. Oscan ScaLvanti - Cenni storici dell'Università di Perugia.
G. GASPERONI

Anton Felice Marsigli, patrizio bolognese, Vescovo di Peru-
gia, dal 1701 al 1710, fratello del noto conte Luigi Fernando
Marsigli, chiaro per le cospicue cariche militari e per la pro-
fonda dottrina nella storia naturale, fu. intendente della Scienza
antiquaria e massime della numismatica, di cui lasció una discreta
raccolta, che alla sua morte fu acquistata dal conte Tullio Gra:
ziani. Dalla stessa passione fu animato il Vescovo, che divenne
poi Cardinale, Marcantonio Ansidei (1).

Francesco Friggeri, professore di ragion civile nel liceo, per
due volte uditore di Rota a Perugia, che parve, secondo il Mariotti,

| animato dal proposito di scrivere la storia della Rota Perugina, fau-

tore di studi e portato all'erudizione storica, raccolse, con grande
cura, monumenti antichi di cui fece dono alla sua Patria e che
costituirono il primo nucleo del famoso museo archeologico sul
qual: si formarono la mente e la dottrina di G. Battista Vermi-
glioli (2). ! |

Il Garampi che visitó Perugia, verso la metà del secolo, ri-
corda quattro celebri musei: della Casa Ansidei, Oddi, del conte
Vincenzo Graziani e del Sig. Diamante Montemelini (3).

L'Amaduzzi nel suo Odeporico del 1771 afferma di avere vi-
sitato il museo di S. Erminio dei conti Ludovico ed Arrigo Oddi;
quello di casa Graziani, quello del marchese Monaldi, di casa
Vincioli e del conte Reginaldo Ansidei (4).

L'Orsini (5) ricorda non meno di trenta palazzi di patrizi
pertgini, ove i visitatori potevano ammirare tele e monumenti di
qualche pregio e comunque degni di studio, specialmente dell’anti-
chità etrusca.

La biblioteca del Comune arricchiva il suo patrimonio di edi-
zioni rare e di opere sotto la guida sapiente ed amorevole di bi-
bliotecari come Angelo Guidarelli, Giacinto Grazi, Giovanni Cer-
boni e Angelo Cocchi, che verso la fine del Settecento, si avvan-

' . (1) Cfr. in Biblioteca Comunale Augusta di Perugia Ms. 1349: Serie de'
Vescovi di Perugia.

(2) Cfr. A. Mariotti - De' Perugini Auditori della Sacra Rota Romana.
Perugia, Baduel 1787, a pag. 78, nota 4l.

(3) Carte Garampi in Archivio Vaticano, n. 135, a cart. 59.

(4) Cfr. Odeporico dell'Awapuzzi in Appendice di documenti.

(5) Cfr. Guida al Forestiero per Augusta Città di Perugia. Perugia
1784, presso il Costantini. i
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII ; 87

taggiarono della collaborazione di dotti e studiosi quali Luigi ‘Ca-
nali, Felice Santi e Francesco Cerboni.

Numerose furono le Accademie a Perugia nel sec. XVIII:
non ebbero rinomanza speciale e spesso non uscirono dall'attività

. che costituisce la nota caratteristica di tali istituzioni, ma: quan-

tunque non abbiano legato il loro nome a qualche speciale o sin»
golare manifestazione culturale meritano ugualmente di essere ri-
cordate a conferma di un metodo di studio, che potremmo dire
nazionale, e sopratutto perché i promotori furono animati da no-
bili intenti di risveglio culturale e quasi sempre recarono il loro
contributo agli studi locali e alla cultura regionale.

Comunque Accademie e Accademici sono pur essi segno di
cultura e valsero spesso a far conoscere volontà operose e ad unire
intelligenze e non raramente ad affermare nobili iniziative.

Tra i promotori più autorevoli di Accademie è da collocare
Giacinto Vincioli, che già, sugli albori del Settecento, per ‘uffici
ricoperti e per consuetudine di studio, aveva qualche nome tra gli
studiosi e gli eruditi. Per sua iniziativa, nel 1707, fu dedotta una
colonia arcadica col nome di Colonia Augusta nella quale ebbe
notevole parte il can. Angelo Guidarelli. Allo stesso Vincioli è
dovuta l'iniziativa dell’Accademia dei Filopatri. Sorta nel 1708 mi-
rava ad esporre le opere degli scrittori perugini e a difenderli dalla
censura. Pare che i soci si riunissero all'ombra di un vasto recinto
di alberi, nei giardini della confraternita dei nobili di S. Francesco.

A Carlo Bruschi, retore del sec. XVIII, è dovuta l'Accademia
dei Filodrammatici, che sorge in casa Narboni nel 1746. Il Bru-
schi, nato nel 1692, morto nel dicembre del 1752, si era laureato
nel 1716 nella facoltà legale € nell'anno appresso in filosofia; dopo
aver insegnato belle lettere all'Università sino al 1728, passó mae-
stro di eloquenza nel seminario di Perugia. Fu in relazione con
lo Zeno, col Maffei, col Muratori.

Al behedettino Andrea! Bina spetta il merito di avere istituito
lAccademia Augusta, che inizió la sua vita nel palazzo Eugeni e
passò poi, per deliberazione del magistrato della città, a tenere le
sue riunioni nel palazzo pubblico ‘e precisamente nella sala, ove
pochi anni prima si soleva tenere l'Accademia del Disegno. Vi si
dovevano leggere composizioni letterarie e promuovere discussioni
scientifiche e storiche.

L'attività multiforme, di cui parleremo in seguito, di Vincenzo
Cavallucci trevò modo anche di fondare un'Accademia di Fisiocra-
88 Soy G. GASPERONI
tici, che durò pochissimo, ma che aveva per oggetto di porre :a
sindacato le produzioni d'ingegno e farne rilevare le bellezze e
scoprire i ldifetti. 5

Serafino Siepi, verso la fine del secolo, fondó l'Accademia di
Belle Lettere « quasi domestica Accademia ». Si ispirava alla nobile
idealità di incitare i giovani all'esempio delle lettere; i soci si sole-
vano riunire in casa dello stesso promotore e talora in quelle di
onorati cittadini.

Le Accademie risentono dei difetti generali della vita arca-
dica; ma merita speciale considerazione il fatto che in talune di
esse si affermarono nobili propositi; si gettarono le basi di un
lavoro proficuo e consapevole; contro la scioperataggine delle in-
sulse arcadiche riunioni si levó non raramente qualche voce corag-
giosa, che indicò altra via, che eccitò gli spiriti eletti a' raccogliersi
intorno alle fonti della storia; promosse o almeno tentó di pro-
mcvere fervore di discussioni sui nostri classici, richiamò i gio-
vani al culto delle lettere e della patria; e poiché Perugia ‘ebbe
nel Settecento una schiera attiva e valorosa di ricercatori di patrie
memorie e di sagaci illustratori del suo patrimonio artistico, è da
corsiderare come a questo indirizzo di studi abbiano indubbiamente
recato il loro contributo le numerose Accademie perugine.

Il conte Giacinto Vincioli (1), di antica e nobile famiglia
pervgina, nato nel 1684 morì nl 1742. Formatosi alla scuola del
cai. Giovanni Angelo Guidarelli, umanista di molta dottrina e di
varia cultura, attese poi allo studio della filosofia e del diritto. Fu
Uditore in città importanti e nel 1727 si ritirò definitivamente ‘in
patria. Studioso, ricercatore di memorie, geloso del decoro della
sua famiglia, dedicò cure sollecite agli uffici civili ; insegnò diritto
nell'Ateneo e fu promotore di accademie; iscritto alle principali So-

cie‘à letterarie fu in relazione di amicizia con i letterati ed eruditi
del suo tempo.

Il suo carteggio, per la quantità e qualità dei corrispondenti,
docvmenta rapporti di carattere nazionale e consente di seguire

(1) Cfr: De ab. Hjacinthio ex comitibus de Vinciolis I. C. perugino.
Varia in compendium. Perugia per il Costantini - G. B. VrRMiGLIOLI: Bio-
grafia degli scrittori perugini, tomo II, pagg. 330-554 - Perugia, Tipografia
di Francesco Baduel 1829; e FraAncESCO GuarbaBassi: « Un capitolo ber-
niesco » di Giacinto VincioLi in Studi storici e letterari. Perugia, Tipogra-
fia Guerriero Guerra 1901, pagg. 119-133, :

pavesi E ERE NAE TOR LAS TUI tici
- A'Ttalia, Macerata, Lucca, Genova, sino a che si maturò, l'ufficio

MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 80

i legami umbri, di conoscere gli studiosi e gli eruditi delle varie
città, cosi che si hanno elementi per la ricostruzione del movimento
culturale umbro, che non limita la sua attività. a confini locali o
regicnali, ma allarga le sue relazioni, le accresce e le alimenta sino
a comprendervi uomini di indiscusso valore, cioè i maggiori rap-
presentanti della cultura nazionale e quelli che nelle più modeste
città si movevano sull'esempio dei maggiori.

Le numerose lettere accompagnano spesso il dono di qualche
opuscolo; comunicano iscrizioni o contengono notizie amorosamen-
te ricercate in biblioteche, negli archivi della città o tratte da qualche
operi di rara consultazione; mostrano non solo la operosità del
Vincioli e le sue numerose relazioni, ma come si contraessero ami-
cizie e si alimentassero attraverso gli studi. Questi della prima
meta del sec. XVIII sono i decenni nei quali il Muratori, avendo
corcepito il proposito di attuare il disegno dei Rerum, che fu di
Apostolo Zeno, ha ‘necessità, per concretarlo nella grande raccolta
storica, di una larga e feconda. collaborazione; gli anni, in cui
bisogna rimuovere difficoltà di diversa natura, creare l'ardore delle
ricerche, e, in nome di un'alta idealità, mobilitare le forze perché
la raccolta offra le fonti della storia d’Italia; gli anni, in cui il P.
Pietro Canneti si serviva dei suoi viaggi, dei suoi amici per creare
a Ravenna il noto monumento della Classense; gli anni, in fine,
in cui l'ab. Olivieri di Pesaro e il marchese Scipione Maffei di
Verona concepivano l’idea dei loro Musei; il Gori si consacrava
agli studi etruschi, il Marmi alla raccolta dei sigilli e Giovanni
Lami nelle Novelle Letterarie di Firenze promoveva varietà e vi-
vacità di discussioni letterarie, storiche e religiose.

Dal più vasto campo scendendo a più limitato orizzonte, gli
eruditi locali attendevano a preparare materia atta ad illustrare Ja
storia delle loro terre, raccogliendo notizie e ricercando con fervido
entusiasmo documenti e avanzi delle antiche età.

. Nel carteggio Vincioli è l'eco del più vasto movimento italiano
e del più ristretto, ma non meno importante, movimento. locale:
nuova documentazione di quella società e nuova prova che, in
mancanza della patria reale, si gettavano le basi di un'Italia intel-
lettuale, attraverso gli studi e le relazioni erudite. )

Nelle ormai (ingiallite carte passano innanzi prelati e nobili,
che s'interessano alle vicende amministrative del conte Vincioli,
che per oltre un ventennio fu Uditore di Rota in alcune città
90

G. . GASPERONI

nella sua terra natale;' l'azione compiuta per mantenere il decoro
e la tradizione della Università; le amicizie coi conterranei, Lione e
Alessandro Pascoli, residenti a Roma; coi Bentivoglio e coi Fran-
ciarini di Gubbio, col Boccolini e col Pagliarini di Foligno; le
relazioni con Lorenzo Guazzesi di Arezzo, con Umberto Benvo-
glienti di Siena; con gli abb. Olivieri e Passeri di Pesaro; con
gli Assemani; col Bottari, col Fontanini a Roma; col Magliabechi,
col Marmi e col Lami a Firenze; con Ludovico Antonio Muratori
a Modena, con Pietro Canneti e Bonifacio Collina a Ravenna;
col Calogerà, con Apostolo Zeno e col marchese Poleni a Venezia;
con Scipione Maffei a Verona; con Cesare Arisi a Cremona; con
Matteo Egizio a Napoli.

A Gubbio il conte Vincioli fu in relazione con Bentivoglio
Bentivogli, che servi di tramite per le relazioni fra il perugino
e il pesarese Annibale degli Abati Olivieri; con Marcello Francia-

rini, che sollecitava dal Vincioli notizie di erudizione e special-

mente quelle che potessero riguardare la sua terra umbra.

Si occupava il Franciarini della storia. di Gubbio e poiché
aveva in animo di pubblicare una dissertazione, si rivolgeva a
lui per avere consigli ed osservazioni e per suo mezzo invocava
il consiglio degli altri eruditi tra cui ricorre spesso il nome del
bibliotecario perugino abate Cristiani.

L'argomento preferito era quello delle Tavole Eugubine, che
allora richiamavano l'attenzione e la curiosità degli studiosi; Nella
evertualità di un suo viaggio a Perugia, il Franciarini prometteva
di portare al Vincioli la copia'per extensum dell’istrumento del-
le sette tavole di bronze, che la comunità aveva fatto sin dal 1456
con cedere per il loro prezzo la gabella dei propri Monti e Pascoli
per due anni» (1).

Da tempo il Franciarini si era applicato «ad illustrare ‘al
possibile l'oscurità di queste Tavole» ed essendone stata trasmessa
l'idea al Sig. Senatore Buonarroti di Firenze, l'etruscologo fioren-
tino aveva da ciò. preso motivo per far menzione della sua « tenuc

fatiga» (2). !

?]

(1) Cfr. nella Biblioteca Augusta di Perugia: Lettera di Marcello Fran-
ciarini al Vincioli, (Gubbio 4 dicembre 1733) in Carteggio Vincioli. Tomo
VIII, g. 41. .. |

(2) Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. la lettera del Franciarini (Gub-
bio, 7 dicembre 1733).

TEZZE ey nC

— EA ERE
PST

CA

MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 91

Sullo stesso argomento il Franciarini ritornava a proposito del
libro stampato l’anno precedente a Pesaro da Annibale degli Abati
Olivieri col titolo Spiegazioni di alcuni monumenti degli antichi
Pelasgi, che trattava in modo speciale delle Tavole Eugubine e
si rivolgeva al Vincioli per conoscere il suo parere e quello degli

| eruditi perugini (1). Comunicava inoltre all'amico che il celebre

marchese Scipione Maffei, nell'occasione in cui si era recato a
Gubbio per osservare le famose tavole, si era compiaciuto di ani-
marlo «a continuare il suo studio intorno alle medesime Tavole
eugubine » (2). E lo teneva informato infine degli studi di Giovan-
battista Passeri, il quale credeva di poter indicare nelle scritture
« indigitamenti pontificali degli antichi eugubini ». Talora il Fran-
ciarini riferiva intorno alle ricerche fatte negli Archivi degli ordi-
ni religiosi di Gubbio per fornire notizie di Suor Vincenza de'
Vincioli; o si indugiava a parlare di iscrizioni o dell’antico Palazzo,
la cui costruzione ebbe inizio poco dopo il 1300, e vi fu depu-
tato. a sopraintendere ai lavori uno dell'antica famiglia Gabriel
li (3). Si trova nelle lettere del Franciarini anche il ‘ricordo « del-
l'eruditissimo Bentivoglio » che insieme con lui e con Guidobaldo
Angelini, come vedremo, costituisce la pattuglia erudita, che, nella

‘ prima metà del Settecento, sostó a Gubbio accanto alle memorie

della loro città e frugó avidamente negli archivi per illustrarne
uomini e istituzioni. !

Il carteggio giova anche a delineare la figura del can. Gio-
vanni Angelo Guidarelli. (4), umanista, lodato scrittore di epi-
grafi, che soleva dividere il suo tempo, a Perugia, tra il canoni-
cato, la Libreria di cui era bibliotecario, e la colonia dell Arcadia
della quale era V. Custode. Nella quiete e nella solitudine di
S. Matteo di Monte Bagnolo traeva ispirazione ai suoi studi e
ai suoi carmi. Apprendiamo da lui che le adunanze della Colo-
nia Arcadica si tenevano nella Libreria; che in. estate era consue-

(1) Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. la lettera del Franciarini (Gub-
bio, 18 dicembre 1734).
(2) Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. la lettera del Franciarini (Gub-
bio, 15 dicembre 1738).
(3) Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. la lettera del Franciarini (Gub-
bio, 9 luglio 1754).
‘ (4) Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. (Tomo X, g. 42), la lettera del
can. Giovanni A»gelo Guidarelli.
909 È i G. GASPERONI

tudine che si tenessero ragionamenti al Frontone, anzi nel bosco
del Frontone; che nelle «raunanze » clascun colono dovesse leg-
gere a suo piacimento uno o più componimenti poetici, in volga-
re o in latino. Una proposta del Guidarelli di fare lezioni, « so-
pra qualche sonetto del Petrarca o Sopra qualche ode di Orazio
o sopra qualche passo dell'etica » (1) non ebbe seguito;
rivela gli intendimenti del letterato perugino e: mostra come, sin
dagli albori del sec. XVIII, si sentisse la necessità di reagire alle
vane e futili arcadicherie e di formare il gusto e rendere salda

la cultura, risalendo alle fonti ;classiche e all’esempio dei grandi
maestri.

ma essa

Orazio Baglioni ci fa conoscere come si iniziassero i rap-
porti del Muratori con la società colta perugina. L'8 agosto
1725 (2) il patrizio perugino si rivolgeva al conte ‘Vincioli, al-
lora Uditore a Lucca, per comunicargli la cura e l'insistenza con
cui. il grande storico voleva che nei suoi Rerum non mancasse
qualche cospicuo documento intorno alla città di Perugia. Il Ba-
glioni mentre assicurava. il Vincioli che si sarebbe maturato il
tempo per l'Auditura di Perugia, che presto o tardi non avrebbe
potuto mancare al suo merito, si affrettava a chiedere lumi e con-

| sigli per poter corrispondere alle « istanze efficacissime » che gli

erano state fatte dal Muratori, addolorato per non aver potuto
ottepere alcuna vecchia cronaca di Perugia, mentre ne aveva avu-
to da quasi tutte le città dello Stato Pontificio, anche di minore:
importanza. !

Il Baglioni, animato dal proposito di contribuire «alla glo-
ria della Patria» invocava l'aiuto del conte Vincioli, desideroso
in pari tempo «di non far rimanere l’istesso gran letterato con
nostro discapito, privo affatto di qualunque riscontro ».

Le lettere che il Muratori diresse al Vincioli dal 25 novembre
1725 al 31 marzo 1742 (5) confermano con quanto amore egli

———

(1) Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. specialmente la lettera del Gui-
dareli (Perugia, 24 gennaio 1715).

(2) Cfr. nél luogo e nella raccolta cit. (tomo IV, g. 37).

(3) Cfr. Matteo Campori - Epistolario di L. A. Muratori. Vol. VI
(1722-27) pag. 2501, 2519, 2545, 2557, 2565, 2691); Vol. VII (1728-1733);
pagg. 2761, 2748, 2801, 2900, 2907, 2942, 2955, 2982, 2997, 3024, 3053, 5114;
Vol. VIII (1734-1737) pag. 3261, 3376, 3432, 3444, 3458, 3472, 3585, 3695; Vol.
IX (1738-1741) pag. 4027, 4105, 4195; Vol. X (1742-1744) pag. 4246, 4289.

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MOVIMENTO CULTURALE UMBROÓ NEL SEC. XVIII 93

ricercasse qualche fonte storica dell’ Augusta Perusia per arricchire
la sua raccolta. |

Il Vincioli aveva certamente fatto sperare qualche aiuto 'se
il Muratori scriveva (1) che con siffatto contributo «avrebbe
potuto accrescersi la gloria» della sua nobile patria e « venir gio-
vamento alla Repubblica. delle Lettere ». Nel riferire il Muratori
che sarebbe stato lieto. se gli fosse porta l'occasione di illustrare le
memorie dei due grandi enn perugini, comunicava che avrebbe
fatto conoscere «il merito del Vincioli e quanta obbligazione gii
professasse» (2). Si rallegrava poi con lui, che, pur tra le cure
dei pubblici uffici, trovava modo di ‘occuparsi «di erudite e ge-
niali fatiche» (3); lo incitava anzi a scegliere argomenti di mag-
gior mole nella certezza che sarebbe comparso «quel valentuomo
e studioso signore» che egli era. Nonostante il desiderio di far
cosa gradita al Muratori, il Vincioli non riusci nell'intento: i libri
spettanti alla storia di Perugia e ai fatti di Nicolò Piccinini non
erano di autori, che rientrassero nei piani dell’ opera, quale il Mu-

ratori aveva concepito. Ciò nonostante le ringraziava « come se:

avesse ricevuto le più egregie storie del mondo », pur rammarican-
dosi che per quanto, avesse cercato di fare per rendere onore alla
città di Perugia «tanto distinta sopra tante altre città», non gli
era riuscito di trovare fino allora nulla di più antico che la vita
di Braccio. Scriveva nel giugno del 1726, quando era ancora Udi-
tore di Rota a Lucca, che se un par suo ‘fosse ‘stato in Perugia,
avrebbe potuto dissotterrare « qualche buon pezzo delle glorie della
sua patria» (4).

|. Quando le vicende domestiche restituirono nel 1727 il Vin-
cioli alla sua terrà, il Muratori; che conosceva come 'egli fosse lieto
di collaborare ai Rerum, sperava di poter trarne vantaggio, ma
anche la speranza del Vincioli di aderire alle insistenti richieste
del Muratori con la storia del Maturanzio, andò in fumo, poiché

(1). Cfr. Lett. del 23 novembre 1725 in Vol. VI del cit. Epistolario.
(lett. 2687). Ì

(2) Cfr: Lett. del 12 maggio 1726 in' Vol VI del cit. Epistolario
(lett. 2472).

(3) Cfr. Leti. del 21. giugno 1726 in Vol. VI del cit. Epistolario.
(lett. - 2489). :
." (4) Cfr. Lett. del 18 dicembre 1725 in Vol. VI? del! cit.. Epistolario
(lett. 2675). 1
—— ———— —
^ f

4%

04 @. GASPERONI

4

la materia storica incominciava solo dal 1492, mentre il Muratori
si era proposto di non oltrepassare il 1500. «Il mio bisogno, scri-
veva il Muratori? sarebbe stato di qualche cronaca che raccontasse
le vecchie prodezze de’ perugini allorché facevano tanta figura di

potenza e valore fra le città libere e sotto il famoso Braccio » (1).

Sembra che una ne possedesse l'ab. Lazzarini, ma erano riu-
sciti vani i tentativi fatti per toglierla di mano, nonostante che
si fosse rivolto ad uno dei più accreditati e gentili cavalieri di casa
Baglioni, il conte Orazio, come abbiamo visto, e allo stesso eru-
dito Filippo Meniconi, come è affermato in altra lettera (2).

E poiché il voto, così caro al Muratori, non accennava ad ef-
fettuarsi, concludeva: «Bisogna credere che le tante guerre e ri-
voluzioni de’ secoli scorsi abbiano consunto tutto ».

Avendogli il Vincioli mandato in omaggio l’ Ecclesiaste tra-
dotto, le osservazioni sopra alcuni luoghi ‘importanti, di filosofia,
di erudizione e il progetto di una scelta piccola Libreria, il Mu-
ratori nel ringraziare riconosceva che «non poteva dare più bel
saggio della sua universale erudizione e del suo bel genio in ogni
sorta di letteratura » (3).

Quando il Muratori si accinse a raccogliere le iscrizioni non
comprese nelle raccolte del Grutero, del Reinesio e del (Fabretti,
si rivolse al conte Vincioli nella speranza di trovare con la sua
collaborazione più di quello che egli già possedeva e che gli era
stato inviato alcuni anni prima da Mons. Marsigli, Vescovo ‘Wi
Perugia (4).

Nei giugno del 1751 nel fornire notizie intorno ai/ volumi
della Raccolta comunicava che vi sarebbero comparsi «la vita di
Braccio, onore della vostra città e le imprese dell'altro vostro con-
cittadino Nicoló Piccinino » (5).

' (1) Cfr. Lett. del 10 gennaio 1728 in Vol. VII del cit. Epistolario.
(2) Cfr. Lett. del 7 febbraio 1728 in Vol. VII del cit. Epistolario
(lett. 2696).

($3) Cfr. Lett. del 30 aprile 1728 nel carteggio Vincioli in Biblioteca
Augusta di Perugia, non essendo stata compresa in quelle edite dal Campori.

(4) Cfr. lett. del 20 settembre 1730 in Vol. VII del cit. Epistolaria
(lett. 2960).
:. (5) Cfr. lett. del 7 giugno 1731 in Vol. VII ‘del cit. Epistolario
(lett. 3029).

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4 N a
4545).

I

MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 95

Rallegrandosi per un omaggio ricevuto nell'ottobre 1754, il
Muratori gli segnalava l'opportunità di dedicare le sue cure ad
una storia dei Letterati con le seguenti parole: «Non so io se
manchi a Perugia la storia dei suoi Letterati. Quando mai ció fos-
se l'argomento sarebbe degno di lei non bastando quella dei suoi
poeti» (1).

Ogni sua, ancorché lieve, fatica letteraria ed erudita, il nobile
perugino si affrettava a spedire al grande storico. Avendogli fatto
omaggio di una copia de «Le vite dei nove soggetti della famiglia
Vincioli» il Muratori riconosceva che la sua Casa gli doveva gra-
titudine e aggiungeva: «né minore dee averla a lei la Patria Pe-
rugia da che la di lei penna va illustrando le antiche memorie d'essa
con tanta felicità (2). E lusinghiero giudizio esprimeva pure
quando nel 1737, avendogli inviato in dono alcune pubblicazioni,
gli attestava la sua riconoscenza per i benefici che a lui compartiva,
ccmunicandogli in pari tempo di aver fatto ricordo di lui nel suo
Thesaurus Novus Inscriptionum (3). !

Infine a proposito delle Observationes nonnullae cum litte-
ris variorum ad ea quae scripta sunt (4), che tanto discordi giu-
dizi avevano provocato, il Muratori scriveva: « Vengo al libro
che ho voluto leggere in poco tempo da capo a piedi. Curiosa ne
è stata l'invenzione facendo ella tanto onore a sì gran copia di
letterati e onore che ridonda anche in lei perché si parla di per-
sone per la maggior parte amiche sue. Servirà» quest'opera egregia»
mente alla storia letteraria d’Italia» (5). fat

Queste lettere mostrano i cordiali e costanti rapporti che cor-
sero tra l’erudito conte Vincioli e il grande storico d’Italia del
sec. XVIII; come i| Muratori considerasse il Vincioli uno dei
primi amici; quale conto facesse delle sue fatiche letterarie e della
sua erudizione; come a lui facesse capo, pieno di confidenza e di
stima, per averne qualche raro documento per arricchire la raccolta

(1) Cfr. lett. del 5 ottobre 1704 in Vol. VIII del cit. Epistolario :
(lett. 3437). MN
(2) Cfr. lett. del 24 giugno 1705 in Vol. VIII del cit. Epistolatio
(lett. 3512).
. (3) Cfr. lett. 9 agosto 1737 in Vol. VIII del cit. Epistolario (lett. 3823).
! (4) Edite dal Costantini a Perugia nel 1741.
(5) Cfr. lett. del 31 maggio 1742 in Vol. XI del cit. Epistolario (lett.
06 G. GASPERONI

dei Rerum (1); come abbia avuto in lui un :efficace collabora-
tore al suo Thesaurus e come apprezzando le sue ricerche ed elo-
giando i suoi contributi letterari lo abbia sempre incitato a lavori

di maggior.mole, ad onore della Repubblica letteraria e della storia È
della sua antica e nobile città. 1
Continuando nell'esame del carteggio, con speciale riguardo È

al movimento culturale umbro, ci vengono innanzi le lettere di due
soci dell’Accademia dei Rinvigoriti di Foligno, fondatori e pro-
motori benemeriti dell'Accademia: Giovanbattista Boccolini e Giu-
stiniano. Pagliarini (2). : | :

Il Boccolini, oriundo delle Marche — ove nel 1675 era nato a
Camporotondo, nella diocesi di Camerino — era venuto nel 1706 a
Foligno, maestro di umanità e retorica nel locale Liceo e vi rimase
p?r ben 21 anni, fondatore dell'Accademia, inauguratasi il 25 no-
veribre 1707, di cui divenne segretario.

Il Filippini ci ha dato il profilo del letterato e dell’erudito,
mettendo a profitto 69 lettere di lui al Padre Canneti, che si con-

(1) H Muratori si rivolse per riuscire nel suo intento anche ad Orazio

Baglioni con lettere del 30 giugno 1725, 4 agosto 1725, 15 settembre 1725 È
e 16 marzo 1725, Il VermicrioLi pubblicandole (in Giornale Scientifico- D
Letterario di Perugia, anno 1844, pag. 51) dice che non apparisce a' quale 4

nobile soggetto della famiglia Baglioni fossero dirette le lettere. Possiamo
ora affermare, per quello che abbiamo detto, che le lettere erano dirette
ad Orazio Baglioni. Siamo autorizzati a ciò dalla lettera dell'8 agosto 1725
dello stesso. Orazio, diretta al Vincioli, allora uditore a Lucca, che ricorreva
a lui allo scopo di corrispondere «alle istanze efficacissime » fattegli dal
Muratori. Sembra anche che il Padre Baldini Somasco, si fosse procurato
una copia della cronaca del Graziani e forse per fornirne il Muratori (GER
G. Viwcioni: Observationes. nonnullae, pag. 90). Il Vermiglioli propende a
credere che qualche «cronaca od istorica scrittura Perugina non potesse aver :
luogo nei Rerum «più per la incuria dei nostri antecessori che per la pe-
nuria di si fatte cose». A questa conclusione pervenne lo stesso Bowaiwi
(Cfr. Prefazione alle Cronache e Storie inedite della città di Perugia dal^
MCL. al. MDLXIII, Viesseux, editore, 1850) il quale nel constatare che il p
nobile desiderio del grande uomo era rimasto senza eco pensó «a mala 1
volontà o forse spensieratezza di chi, cui esso volgevasi ». L'interessamento
vivo ed efficace cosi del Baglioni come del Padre Baldini e sopratutto . di |
Giacinto Vincioli, che noi. abbiamo documentato, dimostra come non avessero. :
ragione di essere i dubbi sollevati dal Vermiglioli e dal Bonaini.

(2). Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. la lettera del Boccolini (28
luglio 1721).

===
ZE 1 E" \ ner ,
t ME A^ npos VAR ce tica

MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 97

servano nella Classense di Ravenna; queste lettere al Vincioli in-
tegrano il profilo. Utili notizie bio-bibliografiche di lui lasciò An-
gelo Savelli nel suo De Viris illustribus Fulginatibus di cui di-
remo più innanzi.

Il Boccolini compare a Foligno negli anni, in cui si mobili-
tavano le forze «per rialzare le sorti della cultura locale», vol-
gendole «ad utili studi storici e letterari ».

Vero tipo di umanista, studioso, pieno di cure e di fervore,

egli è. uno. dei rappresentanti più operosi e caratteristici del ce-
nacolo culturale umbro dei primi decenni del Settecento; fu sol-
lecito del decoro dell’Accademia; raccolse libri vari e mise in-
sieme una preziosa raccolta di opuscoli, che alla sua morte fu ac-
qvistata dal Marchese Piermarino) Barnabò.
: Educò al culto delle lettere Maria Battista Vitelleschi; ne
promesse l’aggregazione alla Colonia Augusta, scrivendone al conte
Montemelini e al conte Vincioli; raccolse versi quando la so-
rella col nome di Maria Angelica indossò l’abito monastico nel
Monastero di S. Lucia in Foligno. Il 7 luglio 1721 il !Boccolini
ringraziava il Vincioli «per l'onore compartito a Maria Battista
Vitelleschi per la sua aggregazione all'Accademia di Perugia» e
per il sonetto « molto sodo e bello » che il Vincioli aveva composto
per la monacazione della sorella.

Nell’occasione dell’aggregazione della Vitelleschi il Vincioli a-
veva pronunziato un nobilissimo discorso sul quale il Boccolini e-
sprimeva il seguente giudizio:

«L'ho letto e riletto dunque con maggiore mia soddisfazio-

E’ lavorato tutto sul vero e vi è facilità e ‘sodezza di stile.
Bellissimo è l'assunto; ottima la divisione ». Chiude salutando nel
Vincioli «uno dei primi pregi e splendori di una città fecondis-
sima ad un tempo di letterati cospicui» (1)..

Il Boccolini faceva ricerche per il Vincioli intorno alla storia
di Foligno, giovandosi delle fonti preziose di cui era ricca la
libreria del Seminario. Si rallegrava col Vincioli per la ristampa
delle Rime del Coppetta, con note ed aggiunte, lieto che avesse
effettuato un pensiero, chd era stato pur suo.

Gli mandava le ‘diverse raccolte dell’Accademia e relazioni di



(1) Cfr. nel luogo e nella ‘raccolta cit. la lettera del Boccolini (Fo-
ligno; 3 febbraio 1716).
98 G. GASPERONI

cerimonie e quando nel 1716 i Rinvigoriti celebrarono, come un
grande avvenimento, l'ingresso come socia della Principessa Don-
na Teresa Grillo Panfili, in Arcadia Irene Pomisia, il Boccolini si
affrettava a far dono all'amico della raccolta dei componimenti
pubblicata in lode della Principessa. Nel 1711 il Boccolini aveva
atteso all'edizione delle Rime di Petronio Barbati, che giacevano
inedite nella Biblioteca del Seminario e con lettera del 16 dicem-
bre 1711 ne faceva dono a lui personalmente, mentre con lettera
del 18 gennaio 1712 Pietro Gregori, Principe dell’Accademia e
Giovambattista Boccolini, segretario, ne mandavano copia al Vin-
cioli nella sua qualità di V. Custode della Colonia Augusta. Lo
stesso Boccolini pubblicò ed annotò le opere teologiche della bea-
ta Angela da Foligno; ma l'attività che egli spiegó, fervida ed
ininterrotta, fu rivolta all'VIII edizione del Quadriregio e alle No-
tizie istoriche dei letterati e scrittori dell'Umbria e del Piceno.
Non può passare inosservato questo fervore di studi e di ricer-
che nei primi decenni del Settecento, che muove da un piccolo
centro di Provincia, tutto rivolto a risvegliare il culto delle glo-
rie e delle memorie cittadine, prima che il Muratori con il suo
autorevole appello avesse raccolto intorno ai Rerum la società colta
nazionale. .

Le lettere del 1712 hanno un primo accenno all’edizione del
Qvadriregio e per parlarne il Boccolini trae occasione dal pas-
saggio per Foligno di Pier Jacopo Martelli, che propendeva nel
credere il Malpighi il vero autore del Quadriregio. L'autorità del
Martelli veniva ad accrescere le difficoltà dei Rinvigoriti che si
trano proposta la nuova edizione del Quadriregio, ma il Bocco-
lini affermava che pur con i maggiori rispetti dovuti a Bologna
e al suoi maggiori letterati si sarebbe proceduto alla ristampa. già
deliberata. Nel 1716 comunicava che era già terminata la varia
lezione ricavata da testi manoscritti e da codici stampati e si erano
inserite le note che sarebbero state numerose « per gli oscuri luo-
ghi che vi sono nell'opera e vi si vanno attaccando ancora molte
osservazioni e discorsi spettanti a diversi casi di erudizione ». E
aggiungeva: «non però fatica da farsi in breve tempo e da in-
gegno di tempera mezzana» (1).

(1) Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. la lettera del Boccolini (Fo-
ligno, 3 febbraio 1716). T
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 99

Intanto si era introdotto nell'Accademia l'uso di fare l'espo-
sizione dei Capitoli del Quadriregio e già il Boccolini in una del-
le lezioni che sarebbe toccata a lui pensava di trattare dell’antica
Casa Vincioli. i

Non è raro il ricordo del perugino conte Vincenzo Monte-
melini: dalla lettera del 21 aprile 1710 si apprende che il Bocco-
lini, per suo mezzo, aveva ricevuto «il libretto della virtuosa di-
fesa fatta dal Vincioli»; in quella del dicembre 1719 si fa men-
zione del catalogo degli accademici Insensati che aveva ricevuto
E dallo stesso conte, e poiché vi aveva riscontrato errori dovuti al-
1 lamanuense, il Boccolini pensava di ricorrere al favore del Vin-
cioli per migliorarlo e già meditava di valersene «per gloria di i
codesta antica e nobile Accademia nell’indicata opera sua».

Nel 1725 il Vincioli era passato alla Rota di Lucca e mentre
il Boccolini si rallegrava del passaggio ‘a città molto erudita, ove
avrebbe trovato pascolo e onore, gli notificava che era già uscita
l’opera del Frezzi (1). Nello stesso anno — nel settembre -—
glie ne rinnovava la comunicazione e gli confermava che ne aveva
serbata una copia per lui e contemporaneamente gli annunziava
la morte di Maria Battista Vitelleschi, avvenuta nel 1° aprile, nel
gierno della Pasqua di Resurrezione, e poiché si preparavano due
raccolte, l'una di uomini, l’altra di donne, sarebbe stata somma-
mente gradita la partecipazione del Vincioli con un suo sonetto,
alle onoranze, che si intendeva tributare alla gentildonna foli-
.gnate (2). ;

All'edizione del Quadriregio il Boccolini contribuì dichiaran-
done la lingua, ma mentre volgeva le sue cure all'impresa, che
impegnó l'onore dell'Accademia, non trascuró le ricerche per una
opera il cui ricordo è frequente nel carteggio. Nel 1720 era ;a
buon termine il suo lavoro sugli Scrittori dell'Umbria e del 'Pi-
cano (3), ancorché molto lavoro gli restasse ancora per perfe-
zionare il primo tomo e darlo alla luce. Successivamente scrive-

a lettera del Boccolini (Fo:

n

(1) Cfr. nel luogo e nella raccolta cit.
ligno; 11 febbraio 1725).

(2) Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. la lettera del Boccolini (Fo-
ligno, 4 settembre 1725).

(3) Cfr. nel luogo e nella raccolta cit.
ligno, 23 dicembre 1720).

a lettera del Boccolini (Fo-

dn
100 | G. GASPERONI

va (1): il primo tomo dell'opera mia de’ Letterati e Scrittori
dell'Umbria e del Piceno si va disponendo alla stampa standosi
di qui a poche settimane per terminare quella del Quadriregio.
Non posso ridurla senza l'aiuto di V. S. Ill.ma per quelle notizie
che puó darmi per ora de' soggetti marchigiani ». A pochi giorni
di distanza comunicava il titolo dell'opera che sarebbe stato il
seguente: Notizie storiche de’ Letterati e Scrittori dell'Umbria e
del Piceno compilate e pubblicate da G. B. Boccolini, segretario
dell’Accademia de’ Rinvigoriti di Foligno » (2). |

Qui, nel carteggio Vincioli, si arresta il discorso sull'opera
del Boccolini. Il Canneti in più luoghi della Dissertazione apo-
logetica ne ricorda con parole lusinghiere l'attività e accennando
al segretario dell'Accademia dei Rinvigoriti parla della sua eru-
dizione che «come in proprio lume spiccherà nella Biblioteca del
Piceno e dell'Umbria ch'ei prepara di dare alle stampe». (3).

Lo stesso Boccolini nelle lettere del 1725 e 1726, dirette al
Muratori annunziava, con non dissimulata soddisfazione, che la
pubblicazione volgeva al suo; termine.

Al'Canneti comunicava (4) di avervi preso le cose correnti
agli Scrittori e Letterati dell'Umbria e del Piceno e se non gli
fesse mancata la salute confidava almeno di pubblicare il pri-

mo tomo.

A] Muratori il 30 novembre 1725 (5), chiedendo notizie di
Ciriaco anconitano, comunicava che aveva pronto per le stampe
il primo volume de’ Letterati e Scrittori nel quale si sarebbero
compresi duecento autori. L'anno seguente (6), rivolgendosi al
Canneti, scriveva: per «non ingannare il mondo, anche a dispetto

'— (1) Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. la lettera del Boccolini (Fo-
ligno, 9 giugno 1721).

(2) Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. la lettera del Boccolini (Fo-
ligno; 13 giugno 1721).

(3) Cfr. peg. 21 della Dissertazione Apologetica.

(4) Cfr. Lettere di Giovanni Battista Boccolini a Don Pietro Canneti
in Appendice III del Vol. II del Filippini; (Un' Accademia Umbra del primo
Settecento e l'opera sua principale, pag. 509-580).

(5) Cfr. lett. del Boccolini al Muratori in Appendice IV del Vol. II del
citato Filippini; pag. 581.

(6) Cfr. lett. del Boccolini al Canneti dell'8 luglio 1726, a pag. 579 del
Vol. II del Filippini.
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 101

della molta mia indisposizione, sono in atto di principiare la stampa
dell'opera che é già stata riveduta e approvata da Spoleto, né si
attende che l'approvazione del Tribunale di Roma la quale verrà
forse dentro questa settimana ». :

Il Boccolini venne a mancare nel maggio del 1727 senza aver
dato inizio alla stampa dell'opera. Nel 1728 il Pagliarini scriveva
al Canneti che ne avrebbe custodito i manoscritti e mentre gli
comunicava che non era possibile provvedere allora alla stampa
assicurava d'altra parte che a suo tempo, se Dio gli avesse dato
vita, vi avrebbe pensato «a gloria della beata memoria del de-
funto » (1).

Non solo il Pagliarini non effettuò T proposito manifestato,
ma del manoscritto si perdettero le tracce ed è quindi a lamen-
tarsi che sia andato disperso. Quando si considerino la dottrina
e la diligenza del Boccolini e si tenga conto del lungo studio
e del grande amore, che egli aiveva posto nel ricercare fonti e
notizie, é facile immaginare come con la dispersione del mano-
scritto gli studiosi siano stati privati di un contributo di qualche
valore per la conoscenza della storia letteraria e civile del Piceno

se dell'Umbria.

Più modesto è il carteggio del Pagliarini col Vincioli: di
lui si conservano 23 lettere dal 2 febbraio 1714 al 2 ottobre 1751
(2); meno importanti, ai nostri fini, ma sufficienti ad attestare
i rapporti del cenacolo folignate ‘con l'erudito perugino; notevoli
per il ricordo del can. Guidarelli, di cui il Pagliarini esalta ‘la
purezza e la maestà lapidaria nella composizione delle epigrafi (3).
Al Vincioli si rivolgeva per averne il suo giudizio a proposito di
quello che aveva avuto modo di scrivere entro i limiti di ‘una
breve nota intorno alla sua nobilissima famiglia (4).

Pubblicati gli Inni del Cotta, agostiniano, a cui il Pagliarini
aveva premesso una prefazione, ne faceva “ono all'amico di Pe-

(1) Cfr. lett. del Pagliarini al Canneti del 16 maggio 1728 a pag. 488
del Vol. II del Filippini.

(2) Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. (Tomo XIV, p. 17).

(3) Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. la lettera del Pagliarini (Fo-
ligno, 8 agosto 1721). :

(4) Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. la lettera del Pagliarini (Fo-
ligno, 19 gennaio 1723).
109 G. GASPERONI

rugia (1). Il Pagliarini, degnissimo segretario del comune di Fo-
ligno fu erudito, scrittore e poeta. Cultore di studi classici, su
"proposta del Muratori che lo disse non «indiligens» divenne so-
cio degli Assorditi di Urbino. Moriva a Foligno il 5 giugno 1740.

Pietro Canneti, nato a Cremona nel 1659, era entrato nel 1684
nella Congregazione Camaldolese, raggiungendo! in breve i più alti
gradi della gerarchia conventuale. Dal 1695 al 1698 era stato nel
Monastero di Perugia e aveva avuto modo quindi di conversare
«col più eruditi soggetti e più informati delle cose della Patria
e delle famiglie»; vi aveva conosciuto la casa Vincioli e tra gli
altri Vinciolo, padre di Giacinto. Dal 1698 era passato a Ravenna,
alla Classense, ove si acquistó una singolare benemerenza per aver
creato, nel periodo del suo governo, una delle piü belle e ricche
biblioteche del Settecento, rifornendola di mirabili tesori biblio-
grafici, raccolti nell'Italia centrale. :

Già fin dal 1711 era entrato a far parte dell'Accademia il
Padre Pietro Canneti e da allora in poi il peso principale del-
l'edizione gravò sul dotto abate Cassinese. Sono noti i consigli,
le sue virtuose fatiche, il prezioso contributo dato all'edizione e
alla illustrazione di un'opera, ch'ebbe il merito di portare il nome
dell'Accademia dei Rinvigoriti oltre i confini della regione umbra.

Per merito suo il Muratori strinse rapporti coi letterati delle
Marche e dell'Umbria. Le lettere del Canneti (2) per la parte
che egli ebbe di promotore di studi tra i Rinvigoriti di Foligno,
hanno un particolare valore. Provano anch'esse la stima in cui il
camldolese tenne il Vincioli; contengono giudizi sulla sua produ-
zione letteraria, accenni al Quadriregio e alle controversie intorno
al suo autore; osservazioni assennate sul passo del Cap. 14, del
libro II, là dove si ricorda la famiglia Vincioli; vi si parla delle
lentezze con cui procedeva la nota edizione, essendo egli stato
distratto dall’applicarsi «or da poca sanità o per lo più da altri
studi o da altri affari» sì che pensava di ripigliare le fatiche
del Quadriregio allorquando gli fosse pervenuto l’impulso dalla
cooperazione degli altri.

(1) Cfr. nel luogo e nell'opera cit. la lettera del Pagliarini (Foligno,
5 ottobre 1733).
(2) Cfr. nel luogo e nell’opera cit. Tomo VII, p. 9-40.
105

MOVIMENTO: CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII

Da Fabriano (1), occorrendogli notizie intorno a Sante Ballo,
palermitano, vissuto intorno al 1430, ricordato da Antonio Panor-
| mita, non sapendo a chi rivolgersi, supplicava il conte Vincioli
E perché consultando la Biblioteca Sicula del Mongitore, vedesse quel-
P lo che per avventura ne avesse scritto. Successivamente (2) lo
E. ringraziava per il dono delle Rime rallegrandosi delle produzioni
1 : del suo intelletto «nelle cose eroiche si maestose, nelle patetiche
tanto proprie e nell'amene veramente spiritose » e poi del Discorso
«che é un estratto succosissimo di morale filosofia degno della
mente dell'autore» e del luogo ove aveva fatto pompa la sua
«savia e giudiziosa eloquenza». Nella stessa lettera esprimeva il
compiacimento per l’iniziativa del Vincioli di rendere onore al
can. Guidarelli, che tra la fine del sec. XVII e gli albori del
sec. XVIII tanto contribuì nella sua Perugia a tener vivo il culto
degli studi classici. « Appieno non so esprimere — così scriveva —
, il godimento del mio cuore in sentire che per suo studio ha V.
S. Ill.ma pubblicate altresi.certe iscrizioni dell’insigne letterato can.
Guidarelli. Iddio volesse che tutte in uno si potessero raccogliere
le iscrizioni del medesimo il quale in questa sorta di componimenti
aveva un gusto perfettissimo. Gli eredi speravano poter dare in
luce i versi latini di lui a spese ed alle stampe:del Salvioni, ma
sì bel disegno è svanito. Proposi al Sig. canonico mentre era vivo
ed ho riproposto al nepote la stampa nobilissima de’ Volpi di
Padova, ma spaventò la spesa di un luigi per foglio in numero di
50 copie » (3).
— 1l Canneti nella citata Disserfazione fece menzione delle ono-
rate famiglie perugine che vi fiorivano ai suoi tempi: de Sensi
e de’ Vincioli. Del conte Giacinto lasciò scritto: «nella seconda
delle quali (famiglia) riluce ora Giacinto per erudizione nelle uma-
ne lettere e per sapere nella giurisprudenza » (4).
Il carteggio è notevole anche per la parte che riguarda gli
studi di etruscologia, che fiorirono nella prima metà del Sette»

(1) Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. la lettera del Canneti (Fa-
briano, 5 novembre 1719).

(2) Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. la lettera del Canneti (Fa-
briano, 15 dicembre 1719).

(3). Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. la lettera del Canneti (Fa-
briano, 25 agosto 1721).
(4) Cfr. pag. 61 della Dissertazione Apologetica.
104 G. GASPERONI

cento e ne furono cultori, tra i più fervidi, il Buonarroti di Firen-

Scipione Maffei di Verona, Antonio Gori pure di Firenze e
poi, più innanzi, nello stesso secolo, Mons. Guarnacci di Volterra,
il Passeri e l'Olivieri di Pesaro (1).

La materia qui si allarga e i rapporti eccedono i confini del-
la città e della regione, disegnando quei piü vasti rapporti di
carattere nazionale nel che è da vedersi una delle caratteristiche
più notevoli della società colta del Settecento, che si nobilitava
negli studi e da ogni parte d’Italia traeva impulsi e aiuti a rac-
colte erudite, storiche, letterarie, artistiche e ad iniziative culturali.

Cominciamo da Scipione Maffei. Lo storico e letterato vero-

nese viaggiava attraverso le città d’Italia per dare concreta attua-

zione al Museo di Iscrizioni di ogni genere che aveva pensato di
istituire, a sue spese, facendole inserire in una bassa muraglia di
un gran cortile dell’Accademia Filarmonica e sindugiava nel ri-
ferire al Vincioli, con copia di particolari, l'ordine che avrebbe
dato al Museo e la divisione delle Iscrizioni per indurlo a coope-
rare alla sua iniziativa con l'acquistargli iscrizioni etrusche, seguendo
in ció l'esempio «di soggetti di grave conto che in Padova, in Ve-
nezia, a Roma gli avevano offerto materiale ».

« Ho rappresentato, cosi scriveva, a V. S. Ill.ma la mia idea
perché il suo bell’animo e il suo erudito genio si ecciti a darmi
favori ed a contribuirmi qualche cosa parendomi che il meriti; tan-
to più che io non fo questa raccolta per me, né in casa privata;
ma a beneficio pubblico e a tal fine di conservare tutte quelle
antichità che potrò dalla pioggia, tramontana, trasporti, accidenti,
negligenza avendo osservato che senza questo di cinquanta in cin-
guant'anni periscono quasi tutte e che in case private sono sicu-
ramente perdute » (2). |

E poiché aspirava ad arricchire il Museo di antichità etrusche,
di cui era privo, incitava il Vincioli «ad impiegare dottrina ed
autorità per ricercare ed acquistarne» (3). La lezione sopra la
Iscrizione di Montone gli aveva mostrato quanto bene il Vincioli

(1) Pericte Ducati: Voci d'Etruria. M. Testa, Editore, Bologna, 1959.

(2) Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. (Tomo XII, pag. 15) la lettera
di Scipione Maffei (Verona, 8 giugno 1719).

(3). Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. la lettera di Scipione Maffei
(Verona; 28 ottobre 1719).

WM AU. E
Ts

MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII .105

possedesse l'erudizione antica e come si dilettasse di quella specie
di studio. Lo supplicava pertanto a intensificare le ricerche e a
comunicargli le copie delle Iscrizioni « trascritte antiquariamente
e imitando talvolta anche i caratteri e con tutta fedeltà ed esat-
tezza» (1). | j

Nellopera non avrebbe mancato di rendergli giustizia e in-
tanto gli annunziava che, in segno di grato animo, il Coleti, libraio
di Venezia, teneva all'ordine varie operette per fargliele recapi-
tare alla prima occasione. Comunicava infine che avendo deliberato
di fare un giro per l'Italia, per riscontrare molti originali, si ri-
prometteva, nel ritorno, di vedere anche Perugia e di «rendergli
personalmente grazie di tanti favori» (2). Il Vincioli non era
insensibile agli appelli dell'archeologo veronese e gli procurava
iscrizioni etrusche, e poiché il Maffei voleva offrirgli subito qual-
che attestato di gratitudine, gli chiedeva per quale via avesse potuto
fargli giungere la sua Verona illustrata.

Nel settembre del 1738 la lettura d'un libro lo spinse a recarsi
d'improvviso a Gubbio «per vedere ocularmente quelle famose
tavole». Nel ritorno fece una sosta a Perugia per vedervi le anti-
chità etrusche, nella speranza anche di salutare il Vincioli, a cui aveva
recato in omaggio la Storia dei Diplomi con annesso il Discorso
sopra gli Itali primitivi (5). |

Nell’assenza del Vincioli lo aveva accolto, con rara cortesia,
il cav. Eugeni, che gli fece offerta « delle sue molte urne e iscri-

. zioni». Al Vincioli dava poi chiarimenti su alcuni pezzi che avreb-

be voluto possedere e gli esprimeva anche il desiderio di otte-
nere una o due delle urne del Sig. Auditore Ugolini, suggerendo-
gli l'intervento, per riuscire nell'intento, del cav. Eugeni e del mar-.
chese Della Penna. Nella sua visita a Perugia aveva avuto modo
di ammirare qualche avanzo anche nella villa del conte Marco An-
tonio Oddi ed aveva posto gli occhi sopra alcune lettere etrusche,
scoperte in una piccola colonnetta e in una pietra quadra. Sarebbe
stato utile al Maffei possedere eventualmente i disegni delle iscri-

(1) Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. la lettera di Scipione Maffei
(Verona, 17 novembre 1719).

(2) Cfr. nel luogo e nell'opera cit. la lettera di Scipione Maffei (Ve-
rona, 20 novembre 1719). i

(3) Cfr. nel luogo e nell'opera cit. la lettera di Scipione Maffei (Ve-
rona, 6 novembre 1738). i
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————

106

‘G. GASPERONI

zioni che non fossero, edite e per accertarsene lo consigliava a con-
sultare l'Etruria regalis del Dempsterio e il Museum Etruscum del
Gori: a Perugia molto lo aveva favorito il dott. Grazi a cui il
Maffei, poco dopo il suo arrivo a Verona, mandava, per il tramite
di Apostolo Zeno, una raccolta di suoi scritti destinati alla Li-
breria pubblica. Gli comunicava infine di aver rifatto quel suo
trattato sugli Etruschi e di averne inserito la prima parte nel IV tomo
delle sue Osservazioni (1).

Anche il nome e l'attività di Giovan Battista Passeri, erudito
ed archeologo di Pesaro, appaiono collegati alla storia del moto
culturale umbro, cosi per i ricordi della prima infanzia come per
i suoi studi e per le sue ricerche. Il pesarese serbó sempre nel
cuore un grato ricordo) di Perugia « cara città, madre dei miei po-
veri studi e patria del mio meschinissimo ingegno (2).

Il Vincioli comunicava che le sue Lettere Roncagliesi non
procedevano molto innanzi «per le fastidiose ingerenze che ogni
di gli venivano addossate», ma aggiungeva chhe non avrebbe per-
duto di mira l'argomento «che è tutto proprio e privativo della
nostra Nazione». Avendo poi trovato in vendita presso un libraio
un frammento di Statuti originali dello Studio di Perugia ne aveva
fatto acquisto per farne omaggio all'augusta città alla quale do-
veva tutto quello che egli era (3), lieto che gli fosse presentata
occasione favorevole per mostrarle «il suo profondissimo filia-
le ossequio ».

Si rallegrava col Vincioli per gli acquisti che andava 'facen-
do per il suo Museo Etrusco, lieto che ne comunicasse i disegni
al Sig. Gori. « Questo è vero acquistare, — affermava il pesarese
— vale a dire acquistare per sé e per il mondo e far sì che ciò!
che si custodisce in nostra casa faccia lume a tutto il mondo let-
terario » (4). |

Il pensiero merita di essere segnalato perché mostra auanta

(1) Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. la lettera di Scipione Maffei
(Verona, 2 febbraio 1739). . '

(2) Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. (Tomo XV, h 18), la let-
tera del Passeri (Pesaro, 26 febbraio 1741).

(3) Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. la lettera del Passeri (Pesa-
ro, 27. novembre 1741). | |

(4) Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. la lettera del Passeri (Pesaru,
22 dicembre 1741).

cenetta
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 107

consapevolezza fosse negli eruditi del Settecento, intenti non solo
a mobilitare gli animi nelle ardue e severe ricerchhe, ma a far
partecipi dei risultati i connazionali, attuando sin da allora una
collaborazione cosi feconda nel campo degli studi storici. Gli co-
municava infine « che si lavorava indefessamente intorno al 2° tomo
delle Lucerne, mentre in Venezia si andavano stampando le sue
note. sopra le Tavole Eugubine, nelle quali credeva di aver fatto
non poche scoperte vere e sicure ».

Annibale degli Abbati Olivieri, letterato ed erudito di Pesaro,
faceva pure capo al conte Vincioli per avere qualche pezzo di
antichità etrusche. Avrebbe voluto anche possedere qualche colon-
netta di casa Alfani-Staffa per farvi una ‘dissertazione. L'Olivieri
rivolse cure costanti al Museo dell’Accademia pesarese, di cui era
segretario, e alla quale pensava di donare, come effettivamente fece,
tutto il suo (1).

Le antichità etrusche passavano così da Perugia a Gubbio
per il tramite dei Bentivogli e dei Franciarini; giungevano a Pe-
saro al Passeri a all'Olivieri e di là, attraverso ad Apostolo Zeno,
andavano ad ‘arricchire la raccolta veronese preparata da Scipio-
ne Maffei. |

In quegli stessi anni a Firenze Francesco Gori, già noto per la

raccolta delle Iscrizioni antiche delle città della Toscana, per le

polemiche con Scipione Maffei e piü tardi per la sua collaborazio-
ne alle Novelle letterarie (anche se di. breve durata perché gli di-
spiacque «il sistema che si praticava»), aveva pubblicato nume-
rosi volumi del suo Museo Etrusco e fu naturalmente anch'egli
in rapporti epistolari col Vincioli da cui sollecitó la collaborazione
con nor minore insistenza e calore del Maffei (2).

Mandandogli per cento e dieci paoli il Museo Etrusco scriveva:

« Ella vedrà in qual pregio e lustro siano tenuti i tanti insigni
monumenti etruschi ritrovati in codesta inclita città. Se mai ne
fossero trovati altri o fra tanto se ne trovassero, prego la Sua sin-
golare bontà a fargli disegnare con somma diligenza e verità per

'-(f) Cfr. nel luogo e nell’opera citata (Tomo XIV, h 17) le lettere di
Annibale degli Abati Olivieri (Pesaro 10 giugno 1735 - 24 settembre 1734
7 gennaio 1735 - 19 febbraio 1739 - 1e marzo 1759 - 24 marzo 1740 - 25
giugno 1740 - 28 agosto 1741 - 8 giugno 1741.

(2) Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. (Tomo X, g. 45):
108 : G. GASPERONI

me. Insomma tutto ció che trova di etrusco che sia inedito, non si
scordi di favorirmene che io oltre a soddisfare alle spese fatte le
sarò gratissimo € riconoscente » (1).

Il 18 settembre 1734 il Gori mentre ‘pregava il Vincioli di non
dimenticarlo, ove si fossero dissotterrate antichità etrusche, affer-
mava di aver trovato i più bei monumenti etruschi a Perugia.

Nel Museo Etrusco, sopra tutte le città della Toscana, risaltava
la sua patria ed il Gori era lieto dell'acquisto dell'opera che il
Vincioli si proponeva di fare; lietissimo quando gli pervenne la
notizia che «si degnava di leggerlo e di commentarlo ancora pub-
blicamente » (2). |

Veramente febbrile fu sempre l’attività. spiegata per ricercare
materia che gli consentisse di arricchire il suo Museo Etrusco;
chiedeva al Vincioli se fosse ancora in essere il Museo del Sig.
conte Domenico Montemelini; avendo ricevuto copia dell'Iscrizio-
ne pelasgica posseduta dal conte Eugeni, si affrettava a scrivere:
«Preghi il Sig. conte Eugeni a tenerne conto e non la donare
perché mi pare che dopo le Tavole Eugubine sia il monumento più
singolare che si abbia della nazione Pelasga » (3).

Il Settecento a Perugia produsse eruditi di valore, indefessi
nelle loro pazienti ricerche, i quali fornirono contributi assai utili
nel campo della storia civile, letteraria, artistica e religiosa e so-
prattutto raccolsero, con singolare amore, sottraendoli all’oblio, do-
cumenti e memorie; diedero; alle fonti storiche di archivio assetto
e ordine tali da aprire la via a quelli che poi avessero voluto e
saputo approfondire gli studi, e tentare memorie sintetiche dopo
l’analisi accurata, condotta quasi sempre con metodo critico e
scientifico. |

Questi benemeriti ricercatori sono, degni di particolare ricordo
e la storia della cultura nel sec. XVIII non li puó (dimenticare
perché sono un aspetto) del pensiero: nazionale e in quanto si muo-
vono con lo stesso ardore e con la stessa finalità, nelle varie regioni

(1) Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. la letteta del Gori (Firenze:

6 settembre 1734). pa (y
(2) Cfr. nel lüogo e nella raccolta cit. la lettera del Gori (Firenze,
27 settembre 1738).

(3) Cfr. nel luogo e nella raccolta cit. Wa lettera (del Gori ( CEirenze,
7 aprile 1742).
pits e an cer cR

109

MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII

d'Italia, accanto agli stessi documenti del passato, attestano ancora
una volta come nei secoli il segno più caratteristico del risveglio
e della riscossa di un popolo prenda sempre gli auspici da questo
volger locchio al passato, da questo guardarsi intorno per rischia-
rare uomini e istituzioni e balzare poi con maggiore consapevo-
lezza verso l'avvenire.

Vincenzo Cavallucci, nato nel 1700, morto nel 1787, si rivela
natura enciclopedica nei titoli dei suoi numerosi scritti inediti, ove
argomenti di poesia si alternano con materia filosofica, filologica,
storica, scientifica e letteraria. dr)

Educato alla scuola dei Gesuiti e dei Domenicani, pur senza
perdere di vista le lettere classiche, attese allo studio delle leggi

‘ canoniche e civili e della matematica. Per cinque anni insegnò re-
torica ai Novizi dei monaci Olivetani di Monte Morcino, a poca

distanza da Perugia, traendo: profitto, per la sua cultura, da quel-
la doviziosa libreria. Nel 1728 fu parroco di S. Giovanni Battista
di Pila per otto anni; rinanziato l’ufficio, dopo due anni di per-
manenza a Perugia, passò a Venezia quale correttore nella stam-
peria Pitteri e quindi in casa di Marco Flangini, educatore del
figlio nelle lettere e nei principi della giurisprudenza. Contrasse
allora rapporti di amicizia con celebri maestri dello Studio di Pa-
dova quali il Morgagni, Giulio Pontedera, Giannantonio: Volpi, il
Poieni e con Ludovico Antonio Muratori.

Animato dal proposito di dedicare le cure migliori alla storia
della Università di Perugia, si restitui in patria e quivi attese a
ricerche assidue. Parroco a S. Luca sino al 1768, poi a S: Stefano
in Porta S. Susanna, che lasció nel 1779 per l'età avanzata. Fu mem-
bro di società letteraria, ma raccolse le sue forze intorno alla storia

letteraria dello Studio perugino.

Ce ne fanno fede i titoli dei suoi manoscritti, dove figurano
pagine numerose dedicate a ricerche intorno a monumenti e ad
uomini, segnalatisi per uffici religiosi e per meriti letterari, vite
di Sanü, di vescovi, selve numerose di materie diverse.

—.. Le lettere del Morgagni al Cavallucci attestano in quale conto
lerudito e filologo perugino fu tenuto dal sommo anatomico for-
livese, che definiva le lettere del suo corrispodente « elegantiae
aeque atque: humanitatis plenissimas » (1). |

(1). Cfr. Cremente Pizzi -- Lettere inedite tra Vincenzo Cavallucci e G.
B. Morgagni con cenni introduttivi e note. Tip. G. Guerra, Perugia 1934;
110. G. GASPERONI

Ispirandosi alla tradizione umanistica del nostro rinascimento
il Cavallucci rivela nei suoi carmi latini una particolare conoscenza
di Vergilio, Orario, Ovidio (1). |

La storia dello Studio di Perugia mostra gli intenti che lo ani-
marono nellardua e nobile fatica. Esiste manoscritta, e fu cre-
duta di autore anonimo, nell’archivio dell'Abbazia dei monaci Cas-
sinesi di S. Pietro e un frammento se ne conserva nella Biblio-
teca Dominicini. |

Il Bini nella prefazione delle sue Memorie (2) dice di alver
fatto ricerche essendogli venuta all’orecchio notizia di una storia
attribuita al Cavallucci, ma aggiunge che le sue ricerche gli riu
scirono infruttuose.

Il Prof. Scalvanti (3) trovò nella biblioteca Dominicini uno
scritto di mano del Cavallucci dal titolo « Stotia dello Studio di
Perugia» di sole 24 colonne, mentre il volume dell'Abbazia cassi-
nese contiene 256 carte. Dopo aver proceduto ai necessari riscontri
accertò: che la copia: esistente in. S. Pietro riproduce la stessa storia
dettata dal Cavallucci nel volume di svariatissime miemorie, rimaste
incompiute; concluse quindi che la storia del Cavallucci, sino a
quel tempo attribuita ad autore anonimo, è quella custodita nel-
l'archivio. di. S. Pietro.

Ad avvalorare le conclusioni, a cui giunse lo Scalvanti, ed
a togliere qualsiasi dubbio sull'argomento, giova una lettera di
mons. Garampi, scritta da Roma il 22 dicembre 1764 e diretta

all’ab. Vincenzo Cavallucci a Perugia. La lettera (4) tratta ap-
punto della storia dell'Università di cui il Cavallucci aveva of-

ferto un saggio al Garampi, approfittando della sua visita a Pe-
rugia. Il Garampi, per l’improvvisa partenza, non aveva potuto
recarsi alla casa dell'erudito perugino per ringraziarlo; ma, giunto
a Roma, si affrettò a scrivergli per comunicargli il suo giudizio

(1) Cfr. Cremente Pizzi - «I carmi latini di V. Cavallucci » in Bol-
lettino della R. Deputazione di Storia Patria per l'Umbria. Vol. 36. Perugia,
Tip. G. Donnini, 1939.

(2) Cfr. Memorie istoriche della perugina Università degli studi e de'
suoi professori nei secoli XIII, XIV e XV. Tip. Santucci, 1806.

(3) Cfr. Inventario regesto dell'Archivio universitario. Perugia, Unio-

«ne Tip. Cooperativa, 1898.

(4) Si conserva nella biblioteca comunale di Bassano. (Epistolario B,

Gamba),


MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 111

e dargli alcuni consigli, mentre si riservava di fornirgli qualche
notizia che avrebbe potuto, essergli utile. -

Il giudizio del Garampi sul lavoro dello studioso perugino ac-
quista, per il valore e la dottrina dell’uomo, una particolare im-
portanza ed attribuisce alla fonte storica del Cavallucci il meri-
tato valore. Il Garampi infatti, riferendosi. al saggio letto e con-
sultato, scriveva:

«L'ho letto con sommo piacere ed ho osservato con quanta
esattezza e fatica ella ha raccolte tutte quelle notizie. Una. coas
però sembrarebbemi opportuna cioè che varie cose che ella adduce
‘sull’autorità del Pellini e di altri loro scrittori procurasse di giu-
stificarle anche con lo spoglio dei libri pecorini della cancelleria
decemvirale e di altri; monumenti di codesti loro archivi dai quali
avranno i detti scrittori ricavata gran parte delle loro notizie. Io
avrò forse qualcosa ‘da comunicarle, che mi riservo di fare a mi-
gliore agio ».

Belforti Giuseppe (1731-1807) è'pure da collocarsi tra i più
benemeriti cultori di studi storici che abbia avuto l'Umbria. Oriundo
di famiglia in cui la tradizione degli studi fu onorifica, il Belforti
fu attratto agli studi) dalle memorie avite e da quelle auguste. della
sua terra natale.

Fu suo merito singolare aver riordinato i patri archivi pub-
blici, religiosi e privati, nessuno dei quali rimase inesplorato alle
‘sue cure. Per il rigore del metodo e l'ampiezza monumentale delle
proporzioni sono da segnalarsi il Repertorio de’ processi civili e
il Transunto delle pergamene della Cancelleria Decemvirale. Il Pas-
seri lo ebbe in sincera stima e lo disse «antiquitatum solertissi-
mus cultor» ; il Mariotti nelle Letfere pittoriche scrisse di lui che
fu investigatore e illustratore indefesso di patri storici monumenti;
il Vermiglioli nelle sue Iscrizioni perugine affermó, con l'autorità
che gli veniva da una larga consuetudine di studi e profonda co-
noscenza della storia perugina, che « molto debbono a lui le anti-
chità patrie di ogni genere» (1).

Non mancarono cultori di ‘studi anche nel campo dell’ arte,
dell'economia e della filosofia. A questo luogo meritano di essere

(1) Cfr. G. Decori Azzi - Giuseppe Belforti Frudito perugino del se-
colo XVIII - Cenni bio-biografici. Perugia, Unione Tip. Coop. 1909, -
119 Sa G. GASPERONI

miglia originaria di Ravenna (1).

Lione, nato a Perugia il 3 marzo 1674 e Jade in leg-.

ge, per parecchi anni tenne nella sua terra natale l'ufficio di se-

$retario del Tribunale di Rota. Viaggiò molto, seguendo la con-

suetudine della società irrequieta settecentesca, e, secondo le ten-
denze del secolo, si occupò di materia diversa. Ergno quelli gli
anni fecondi in cui studiosi ed eruditi erano pervasi dalla stessa
idealità di onorare l'Italia e additavano le vie del progresso o
raccoglievano memorie del passato e notizie su artisti e letterati
per tramandarne il nome ai posteri, o trattavano di agricoltura, del
commercio dei grani, delle monete.

Il Pascoli si occupò di pittori, scultori e architetti moderni e
di pittori, scultori e architetti perugini e avrebbe avuto anche in
animo di scrivere le vite dei letterati, dei legisti, dei filosofi, dei
matematici e guerrieri della sua Perugia (2).

Dalle cariche pubbliche e dallo spirito di osservazione, in lui
così vivo, fu tratto, ad occuparsi di studi sociali, fornendo notizie
sulle condizioni politiche, sociali, economiche dello Stato Pontificio
néi primi decenni del Settecento, avanzando proposte per accre-
scerc la produzione;. dimostrando la possibilità di navigazione del
Tevere per facilitare le relazioni commerciali, la qual cosa è atte-
stata da. scritti editi ed inediti (3), che ci autorizzano a collocare

(1) Il Mariotti raccolse preziose memorie per servire alla loro vita nel
dicembre 1778 traendole da un libro manoscritto composto da Don Celso Pa-
scoli fratello dei:predetti. Cfr. busta 1-2 — 2-1491 in Biblioteca Augusta di Pe-
rugia. i

(2) Cfr. Vite dei pittori, scultori e architetti moderni dedicate alla
maestà di Carlo Emanuele, Re di Sardegna. Roma 1750-36 e Vite dei pittori,
scultori e architetti perugini, Roma 1732, per Antonio de Rossi. — Sul va-
lore di questa letteratura artistica cfr. Julius Schlosser-Magnino, - La .let-
teratura. artistica - Manuale delle fonti della storia dell’arte moderna. Firenzè
«La Nuova Italia », pagg. 410, 471 e 514.

(3) Cfr. Testamento politico di un accademico fiorentino in cui con nuovi
e ben fondati principi si fanno vari e diversi progetti per istabilire un vero
regolato commercio nello Stato della Chiesa e per aumentare notevolmentè le
rendite della Camera con molti altri necessari avvertimenti ed essenziali ri-
cordi che in esso si lasciano per il buon governo del medesimo. Colonia 1733.
Lettere di un accademico fiorentino ad un cavaliere suo amico. Parte 1a in Fi-
renze 1720 nella stamperia di G. Mazzoni. — Il Tevere navigato e navigabile.
Roma, Antonio de Rossi 1740; e tra le: opere inedite cfr. Codicillo al te-

ricordati i fratelli Pascoli, Lione ed Alessandro, discendenti da fa:'

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115

MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII

il perugino non solo tra gli scrittori di problemi economici, ma a
considerarlo come precursore del movimento riformatore nello Stato
della Chiesa (1).

L ‘operosità del Pascoli, in siffatto campo, è nuovo indice delle
tendenze che si manifestavano anche nello Stato Pontificio, Aéndegze
di rinnovamento, che ormai, in misura maggiore o minore, si face-
vano sentire nei vari Stati d'Italia, ove i problemi concreti di carat-
tere morale, sociale ed economico non solo si agitavano, ma d
mavano l'attenzione di Ministri e Principi.

E’ pure del sec. XVIII il proposito di bonificare il lago Trasi-
meno, che determinó allora due correnti: i fautori videro nel lago
una fonte di malattie e volevano assicurare all’agricoltura un'am-
pia plaga di terreno; gli altri invece, entusiasti del paesaggio, rie-
vocavano il ricordo della tradizione e ne esaltavano le bellezze ri-
chiamando i versi e le descrizioni di storici e poeti come il Campano,
il Viperani e il Crispolti.

Si ha notizia di una proposta di prosciugamento fatta. dalla -

Corte di Toscana al Pontefice Pio VI (2). Il matematico Perelli
presentò una perizia al conte Baglioni di Perugia; nel 1779 si fece
un sopraluogo; furono prese mappe; profili, rilevati con grande
precisione, ma si concluse col dire ineseguibile il progetto.

I] problema peraltro risorse alcuni anni dopo e allora Anni-
bale Mariotti e Benedetto Bernardi intervennero nella controversia
e si rivolsero con pubblica stampa allo stesso Pontefice, al quale

stamento politico. nel quale si aggiungono molti altri diversi progetti e neces-
sarl avvertimenti per utile e vantaggio dello Statc della Chiesa; Progetto da
proporsi a Nostro Signore per ritrarre considerevole somma di denaro od alme-
no 300 mila scudi l'anno dal tabacco con sommo vantaggio dello Stato, e, in-
fine, Osservazione sopra lo Stato del dominio ecclesiastico in cui si trova

presentemente il commercio interno ed esterno con alcuni progetti per il di:

lui risorgimento e per regolarvi il corso delle monete, con altri importantissimi
regolamenti. In Biblioteca Augusta di Perugia Ms. n. 1410.

(1) Cfr. Lurcr Dar .Pane - La questione del commercio dei grani
nel Settecento in Italia, Milano - Vita e Pensiero 1932, pag. 145-171 e dello
stesso: Leone Pascoli e la vita economica dello Stato Pontificio nella prima
metà del Settecento in « Rassegna Storica del Risorgimento ». Anno XXIII,
fasc. X, ottobre 1936, pag. 1299-1526.

(2) Cfr. Arinpa Minetti - Contributi allo studio geografico sul La-
go Trasimeno. Roma, Provveditorato Generale dello Stato, 1928, in « Memorie
Scientifiche del Ministero dell'Economia Nazionale »,
114 G. GASPERONI

presentarono l'uno le sue riflessioni fisico-mediche per opporsi agli
argomenti addotti dai fautori, e l'altro, concordando col collega, svol-
se le riflessioni economiche e politiche (1).

Il fratello del Pascoli, Alessandro (2), nato nel 1669 e morta
a Roma nel 1757, aveva studiato lingua greca sotto il can. Guida-
relli e matematica con la guida del dott. Neri. Era passato poi,
ancora giovanissimo, a Firenze, ove alla scuola di Francesco Redi
si consacró alla medicina. :

Per dieci anni tenne a Perugia una cattedra di filosofia riu-
nendo in casa sua un'accademia di letterati. Seguace della filoso-
fia di Cartesio, studioso dei problemi fisici e matematici (3) con-
segui fama a Roma, dove Clemente XI gli affidó nell'Archiginnasio
Romano l'insegnamento della notomia.

Francesco Maria Galassi (4), monaco cassinese, pur avendo
tratto. i natali a Bologna, trova qui doveroso ricordo non solo per
la sua lunga dimora a Perugia, ma per le cure fervide e sapienti
che consacró alla storia e ai monumenti della città, che consideró
sua seconda patria.

Nato nel 1717 e iniziatosi alla vita religiosa, tra 1 canonici
regolari della congregazione Renana, vestì, a trent'anni, l'abito di
monaco cassinese di S. Benedetto, nel monastero di S. Pietro in
Perugia, sotto il governo dell'ab don Carlo della nobile fami-
glia Della Penna; fu censuario ed archivista; consigliere nella di-

: (1) Cfr. Riflessioni sul disseccammento del Lago Trasimeno oggi det-
to lago di Perugia. In Perugia 1790, per Baduel.

(2) Cfr. Elogio, di Alessandro Pascoli filosofo e medico perugino del
sec. XVIII letto all'Accademia Anatomo-Chirurgica di Perugia nella tornata
del giorno 14 giugno 1834 da Cesare Massari. Perugia, Tip. Bartelli.

(3) Diamo l’indicazone bibliografica degli scritti che documentano la
natura filosofica e scientificA del suo ingegno: cfr. Il Corpo umano o Breve
storia dove con nuovo metodo si eseguivano in compendio tutti gli òrgani
suoi e i loro principali ufizii. Perugia, Costantini, 1700 - Nuovo metodo
per introdursi ad imitazione dei Geometri con ordine, chiarezza e unità nelle
più sottili questioni di filosofia, Venezia 1702; Paoletti - Della natura dei
nostri pensieri a della maniera con cui si. esprimono, Roma 1724 - De homine
sive de corpore humano vitam habente, ratione tunc prosperae, tunc afflictae
valetudinis libri tres, Venetiis, Polchi 1735 - Risposta “ad alcuni congressi
per la natura di varie infermità, Roma 1736.

(4) Cfr. Conte RecinaLpo Ansipei - Delle lodi del molto R. P. Don
Francesco María Galassi Cassinense, Priore della Parrocchiale di. S. Costanzo
della città di Perugia, Baduel 1792.
TT Vr EP CO

MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 115

fesa: degli antichi diritti e nella conservazione delle loro estese
proprietà. Eletto priore parroco di S. Costanzo, rimise in migliori
condizioni artistiche la chiesa, ne riordinó l'archivio; esercitò per
40 anni il suo ministero spirituale, caro ai fedeli, ricercato da stu-
diosi e dagli eruditi locali, umbri e nazionali.

Divise il tempo tra le cure delle anime e gli studi prediletti
delle ricerche e delle memorie antiche. |

Ordinó le antichissime carte, la ricca biblioteca con i suoi in-
cunaboli, con i suoi rari codici e con le preziose edizioni che
aumentó di numero. Ricercó e decifró antichissime pergamene, per-
tinenti alla storia di Perugia. Nel 1781 discopri le reliquie di
S. Costanzo e pubblicò uno studio per illustrare i primi tempi del
cristianesimo in Perugia (1). Giovandosi del ricco materiale ar-
tistico illustró la basilica di San Lorenzo (2) e la chiesa di S. Pietro
in Perugia (3). -

Infaticabile nel ricercare e nel sottrarre all'oblio memorie e

monumenti trascrisse documenti che gli dovevano servire per ul-

teriori pubblicazioni e attese anche alla formazione di un museo,
provvisto di materiale copjoso e pregiato.

Fu spesso visitato dai Cardinali Riminaldi, Flangini, Nicoló
Oddi, Carrara e Borgia; fu amico a Perugia del Cavallucci, del
Mariotti, del Siepi e del Vermiglioli e in relazioni di studio e fre-
quenti rapporti con l'Olivieri, col Trombelli, col Marini, col Ga-
rampi, con l'Amaduzzi, col Lanzi. Il carteggio con l'Amaduzzi at-

(1) Diario della invenzione o ritrovamento delle ossa di S. Costanzo
Martire, Vescovo e Protettore di Perugia assunto nel febbraio del 1781, Pe-
rugia, Costantini, 1781.

(2) Descrizione della basilica di S. Lorenzo Cattedrale di Pedes In
Perugia MDCCLXXVI, presso Mario Reginaldi e Filippo Tacchini. Senza no-
me dell'autore che ne vietò la pubblicazione, ma è dovuta al Padre Fran-
cesco Maria Galassi come si desume dalle seguenti iparole che si leggono
nella dedicatoria di Cesare Orlandi:

«La sorte nientedimeno ha in qualche modo favorito le mie brame col
farmi cader sott'occhio ms. la descrizione del Duomo di Perugia, erudita-
mente distesa da un dotto religioso Benedettino dell'Ordine Cassinesè, di
cui avrei volentieri. pubblicato il nome se la somma sua modestia non me
lo avesse espressamente vietato ».

(3) Descrizione delle Pitture di S. Pietro di Perugia, Chiesa dei Mo-
naci Neri di S. Benedetto: In Perugia MDCCLXXIV. Nella stamperia di
Costantini, i

Ì
116 my te (i 0G. 7GASPERONI

testa la sua operosità e conferma l'amore che egli pose nell'inda-
gine storica. i i

Faceva tesoro di tutte le occasioni per ricercare materia ai suoi
prediletti studi; approfittava delle visite del Vescovo, che soleva
accompagnare attraverso la diocesi, per ricencare iscrizioni e mo-
numenti; cortese e liberale con gli amici, faceva riscontri su fonti
di storia perugina; mandava a Roma all'Amaduzzi iscrizioni, tro-
vate nel territorio perugino, perché fossero inserite negli Anecdota
Litteraria; attendeva a ricercare anche le monete antiche di Peru-
gia; faceva dono all’amico delle sue pubblicazioni e contribuiva ad
arricchirgli la sua miscellanea. Avendo l'Amaduzzi riferito, in modo
lusinghiero, sulle" Effemeridi romane intorno ad un suo scritto,
il Galassi, sempre modesto, si affrettava a ringraziarlo, riconoscen-

do che non aveva altro che un certo superficiale genio «che lo

portava a cercare e a indagare le cose perché non sc he perda del
tutto la memoria » ;; non raramente metteva sotto l'occhio « perspi-
cacissimo » dell'Amaduzzi qualche documento perché gli fornisse i
necessari lumi.

Gli faceva dono della relazione del ritrovamento delle ossa
di S .Costanzo con un carme Julii Roscii (del. XVI secolo) De
laudibus: S. Constantii tradotto dal dott. Annibale Mariotti in. versi
sciolti «con quell'eleganza e brio tanto di lui propri». Né ‘poteva
celare la sua esultanza nel comunicargli che si stava lavorando in-
torno al nuovo altare, ove avrebbero. dovuto :collocarsi le ossa del
Santo, orgoglioso di affermare che sarebbe stato uno dei piü belli
dei dintorni. Parlandogli infine della collezione di antiche iscrizioni,
tramezzate da qualche basso rilievo, che avrebbe collocate nel cor-
tile di S. Pietro, ló invitava’ a mandarne Qualcuna poiché il suo
nome, che sarebbe comparso sotto l'iscrizione, sarebbe stato « di
tanto lustro e decoro alla raccolta ». |

Il migliore e più ‘autorevole Li OHoSEmenio af: suo lavoro - è
alla sua dottrina gli venne da :Annibale Mariotti che lo disse: « uomo

e per le cognizini antiquarie e per la sua soomma erudizione nella

storia perugina assai benemerito della nostra città nonché dei miei
studi, e già notissimo alla Repubblica Letteraria » (1).
Baldassarre Orsini, nato a Perugia nel 1752 vi moriva. nel

le) Cfr. A. Mariotti - De' ‘Perugini Auditori della:Sácra Rota Romana.
In Perugia MDCCLXXXVII, presso Carlo Baduel, a pag. 31, nota 2.

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MUTET Ren amen

— MOVIMENTO CULTURALE .UMBRO NEL SEC. XVIII ; 117

dicembre 1802. Dopo aver compiuto in patria gli studi di retorica
e filosofia e avere atteso ‘alla matematica e al diritto civile passò
a Roma, nel 1751, e da Alessandro Pascoli, che lo aveva tenuto al
p sacro fonte, fu raccomandato al pittore Agostino Masucci.
E. ; Pittore ed’ architetto, avviò «1 figli di Raffaele Mengs 'nello
PE studio della pittura. Rimase per 38 anni a Roma; rientrato a Pe-
P .rugia, nel 1765, dipiense le scene del Teatro del Verzaro, oggi Mor-
E US .lacchi, e.cose di minor conto nei palazzi perugini. Alla morte di
É — Spiidione Mariotti, i Decemviri gli conferirono la nomina di Di-
rettore dell. "Accademia. de! disegno. che rifiori per le sue :vigi-
. Ii cure.
Cultore fervido dl belle arti, 5 suo merito aver mantenuto
vive le tradizioni artistiche di Perugia. Scrisse di problemi tecnici
per ammaestramento. di giovani; compiló un'antologia pittorica. Dié
prova del suo amore per la città natale e per la sua arte in alcune
‘pubblicazioni (1), che anche oggi sono consultate come quelle che
rivelano il suo amore per l’arte e recano un ‘pregevole contributo
all’illustrazione artistica di. Perugia.
Appare il maggiore cultore di studi storici, nella Perugia del

"700, per l'ampiezza’ delle ricerche, per la serietà degli intenti e
per l’operosità instancabile, Annibale Mariotti (2). Nato nel set-
E -tembre del 1738, si era addottorato in filosofia e medicina nel 1754.
| is A Roma nel 1756 progredi negli studi sotto la guida del P. Jac-
EM quieer, del P. Seur, del Saliceti e dello Stay.

.Ritornato a Perugia -nel' 1758 ottenne una cattedra di medi-
cina; passó poi nel 1761 a Bologna per perfezionarsi negli studi

.(1) Guida per la città di Perugia - Risposta alle lettere pittoriche
Z del Dott. Annibale Mariotti - Vita di: Pietro Perugino e dei suoi scolari.
[ Perugia 1804 - Memorie dei pittori perugini del sec. XVIII - Dissertazione
‘sul tempio di Bramante in Todi (ms.) - Dissertazione sul Tempio di S. Ma-
è ria degli Angeli di Assisi (ms.).

ha 0 (2) Cfr. Delle lodi. del Dr. Annibale Mariotti - Orazione detta nel gior-
fi no del suo funerale dal Dott. Ferice Santi. Perugia, Baduel e F. - G. B.
1 lVmeRMiGLIOLI: Biografia «degli. Scrittori «perugini alla voce Mariotti Annibale.
È Tomo :II, pag. 82-88 - A. Berrucer: ‘Inventario dei Manoscritti della Biblio.
Ca teca di Perugia. Forli, :Bordandini, 1895: Carte. Mariotti, pag. 229-240 - L
ja Bonazzi: Storia di Perugia - O. ‘Ferrini: Annibale Mariotti nell'opera sua
D. in Studi storici e letterari in memoria di ‘Annibale Mariotti. Perugia, Tip.
, Guerra, 1901, pag.. 3-118 - .G. CrccHini: Saggio sulla cultura artistica €
letteraria in Perugia nel sec. XIX. Campitelli, Foligno 1921, pagg. 27-56.
f È : MM
118 G. GASPERONI LET

e seguì le lezioni del Beccari, del Molinelli, del Monti; a Padova
ascoltò le lezioni di Giovan Battista Morgagni. Nel 1763 ritornò
in patria alla sua cattedra.

In relazione col mondo culturale umbro € coi rappresentanti
maggiori della cultura e dell'erudizione nazionale fu circondato da
grande stima dal Tiraboschi, dal Marini, dall'Amaduzzi e dal Bian-
coni. Cultore di studi scientifici predilesse sopra ogni altro le ri-
cerche letterarie e storiche riguardanti la storia della sua terra, di
cui diede anche numerosi saggi a stampa (1).

A questo suo «genio » per la storia patria lo stesso Mariotti
accennò anche nella prefazione rivolta a Monsignor Francesco Ce-
sarei, patrizio perugino, quando nel 1787 gli dedicò la pubblica-
zione intorno agli Auditori Perugini della Sacra Rota Romana,
dove, in note numerose, piene di erudizone, si contengono notizie
attinenti alla storia civile, culturale ed ecclesiastica di Perugia.

I contemporanei ebbero coscienza della sua erudizione e del
suo valore e di ciò si trovano tracce frequenti nelle numerose let-
tere che gli indirizzarono quanti dell'Umbria; della Toscana e delle
altre regioni d'Italia si giovarono della sua autorevole e sempre
cortese collaborazione.

Per tutti può valere, data l'autorità dello studioso, la parola
e lincitamento che il 22 febbraio 1789 gli rivolse il card. Giu-
seppe Garampi (2), il quale, dopo averlo ringraziato del dono del-
le Lettere Pittoriche, aggiungeva:

«Spero che frattanto Ella non intermetterà di continuare le

(1) Ctr. Delle lodi del signor Consigliere Gio. Lodovico Bianconi.
Perugia, presso Reginaldi. 1781 - Delle lodi di Ubaldo Beni. Verugia, Ba-
duel, 1782 - Delle lodi del Can. Francesco Meniconi. Perugia, Baduel, 1787 -
De’ perugini auditori della Sacra Rota Romana. « Memorie istoriche », Pe-
rugia, Baduel, 1787 - Lettere pittoriche perugine o sia ragguaglio di alcune
memorie storiche riguardanti le Arti del Disegno in Perugia. Perugia, Ba-
duel, 1788, (Il libro racchiude preziose memorie di belle arti) - Orazione
detta în Perugia nell'Accademia del Disegno per la sua solenne restaurazione.
Perugia, Baduel, 1791 - Memorie per servire alla vita di Serafino Candido
Bontempi, poeta perugino del sec. XV. (Cfr. Ancero Barracrini: «La Corte
letteraria di Sigismondo Malatesta, Signore di Rimini») - Saggio di me-

morie istoriche civili ed ecclesiastiche della Città di Perugia e suo contado.’

Perugia, Baduel. 1806.
(2) In Carteggio Marion (Biblioteca Augusta di Perugia, ms. 4819
(1789-1791) let. 112).

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MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 119

sue fatiche rispetto alla storia o civica e generale di codesta illustre
città; o sacra o letteraria. Questo il mio voto e lo è anche di tutti
gli eruditi. L'amor suo patrio che l'ha resa si operosa e diligente
nel raccogliere documenti e notizie rimarrà defraudato del suo prin-
cipale oggetto qualora ella non assicuri effettivamente fin d'ora
ai presenti e ai posteri il loro uso ».

Le opere a stampa documentano la sua multiforme operosità
di scienziato, di erudito, di poeta, di studioso di problemi storici
e letterari, ma le memorie manoscritte e il ricco materiale, raccolto
con tanto amore, in oltre venti anni di ricerche, mostrano insieme
col carteggio la varietà e la profondità degli studi, la scrupolosa di-
ligenza del metodo e la larghezza degli intenti.

E' solo da lamentare che a cosi fatto lavoro analitico non
abbia potuto dare compimento con uno studio di mole, di carat-

‘tere sintetico, quale avrebbe potuto offrire cosi per la larga pre-

parazione come per la profonda conoscenza delle fonti storiche, edite
ed inedite.

A giudicare dalle memorie lasciateci, dagli appunti, dagli e-
stratti, dalle schede, dalla congerie dei documenti, dalla natura
delle ricerche, é facile desumere che il Mariotti aveva concepito
il proposito di tessere la storia della sua città natale.

La ricerca fatta con intenti scientifici era stata larga ed ac-
curata, sull'esempio dei migliori, che nel secolo XVIII avevano ri-
volto la loro operosità a studi di storia e di erudizione; il non aver
trascurato alcuna delle fonti e l'aver rivolto l'indagine e l'esame
a tutti i fattori di natura civile, politica, morale e culturale, ci in-
duce a pensare che egli aveva concepito una storia municipale di
ampio respiro. Certamente, muovendo dalle vicende dello Studio
perugino e dalle manifestazioni culturali e dalla conoscenza degli

| uomini, che in ogui secolo illustrarono Perugia, egli aspirava a

raccoglierne le vicende secolari e a fissarne lo spirito e l'anima
nelle diverse età storiche.

C'induce a tale giudizio la conoscenza del copioso materiale,
tramandatoci in alcuni casi informe, in molti altri invece in per-
spicuo illuminato ordine, da rivelare, ad occhio abituato alle severe
indagini della ricerca e della ricostruzione storica, i larghi intenti da
cui era pervaso nella idealità che gli fece consacrare la lunga vita
agli studi e alla storia di Perugia.

Nulla sfuggì alla sua fervida ricerca e alla sua curiosità scien-
tifica: iscrizioni, memorie arcadiche e accademiche, notizie intorno
120 'G. GASPÉRONI
ai Pontefici che visitarono Perugia, preziose raccolte di atti civili
e notarili, spoglio coscienzioso degli Atti Decemvirali, notizie at-
tinte da vecchi catasti, ma: tra i numerosi codici che raccolgono il
suo insonne lavoro — oltre cinquanta — dal 1456 al 1506 — ac.
quistano particolare importanza quelli che si riferiscono alla storia
della cultura e alla storia letteraria. ^ | ^

. Infatti il numero 1457 (1) è una preziosa raccoltà di do-
cumenti e di indicazioni per la storia dello Studio di Perugia. Al-
trettanto dicasi del numero 1458 (2) che contiene appunti e illü-
strazioni sulla storia degli studi e della cultura. La stessa finalità
è confermata dal numero 1463 (3). In intima relazione col suo
proposito di approfondire la ricerca per trarne il volto culturale
della città appaiono i numeri 1467 .(4), 1470 (5) 1471 (6),
1488 (7). Il numero 1492 (8) ci conferma che il Mariotti ave-
va concepito il pensiero di scrivere la storia letteraria, o meglio,
di fornirci il quadro complesso della cultura perugina nei secoli e
voleva muovere, per raggiungere il fine, dalla conoscenza e dalla
illustrazione dello Studio perugino. Infatti ivi si raccolgono pre-
gevoli componimenti sulla Università tratti da fonti autentiche, dal-
l'Archivio del Comune, dei Conventi, delle Fraternite, dei privati.
Il numero 1507 (9) infine è una nuova prova di questi inten-

(1) Memorie estratte dai libri esistenti nell'archivio della Camera Apo-
stolica in Perugia: preziosa raccolta di documenti e di indicazioni per fare
la storia dello Studio di Perugia. sue 2

(2) Appunti del Mariotti sulla storia della cultura e degli studi.

(3) Estratto degli opuscoli di Stefano M. Fabrucci sulla Università pi-
sana per ció che concerne massimamente la storia letteraria perugina.

(4) Acta scholarium ab anno 1571 ad annum 1590. Vi è anche una
nota di studenti del 1502.

(5) Carte e stampe diverse sulle riforme della Sapienza Nuova e Col-
legio Gerolominiamo per gli studenti esteri, e della Sapienza Vecchia o Col-
legio Gregoriano degli anni 1770, 1778, 1784.

(6) Insieme con alcune lettere di A. Mariotti, documenti riguardanti
il Seminario e il Collegio Oradino di Perugia. i i

. (7) Grosso fascio di atti originali dei Moderatori dello studio riguar-
danti specialmente i salari dei professori. |

(8) Una ricchissima raccolta di documenti sullo Studio perugino co-
piati da tutte le fonti autentiche cioè. dall'archivio del comune e. da quelli
dei conventi, delle fraternite. e dei privati. i.

(9) Serie di quinterni di piccolo formato, pieni delle più svariate no-
tizie attinte dai vecchi catasti, dai libri della Camera Apostolica e per lo
191

MOVIMENTO CULTURALE ÜMBRO NEL SEC. XVIII

dimenti. Le notizie riguardano letterati, medici e giuristi; vi si
trovano i titoli di Storia della letteratura perugina e Storia della
cultuta.
Il carteggio documenta in modo indubbio che il Mariotti non
|| fissò limiti alle sue indagini; che non circoscrisse lo studio e
L—. —— ' fesame delle fonti perché, dotto com'era, sapeva da quante parti,
anche indirettamente, poteva venire materia e luce al suo argo-
mento e al suo intento. Le notizie che. sollecitò dai suoi corri-
spondenti e i contributi che. gli vennero dal Lancellotti, dal Sa-
velli, dall'ab. Acqua, da Gaetano Marini, dall'Amaduzzi, dal cardi-
E. nale Garampi sono di tale natura che il Mariotti, pur attendendo
al suo ufficio di maestro, di esaltatore,-in ogni evento cittadino,
E lieto o triste, di uomini, che onorarono l'arte e gli studi, e di isti-
[ tuzioni culturali della sua Perugia, aveva concepito il propositc
di scrivere la storia della cultura dagli antichi secoli sino ai
suoi giorni.
‘9 Il suo fecondo lavoro assume una particolare importanza per
la diligenza singolare con cui attese alle indagini. Fu così scrupo-
loso che nelle sue schede e nelle sue numerose carte si trova sem:
pre il ricordo della fonte, a cui attinse, e non è raro incontrarci nei
‘nomi dei numerosi corrispondenti da cui veniva così largo contributo
al suo insonne lavoro.
Tra gli umbri contribuirono ad arricchire i suoi elenchi di
È medici dei secoli XIII e XIV il prevosto Rinaldo Reposati per Gub-
: bio, Filippo Accorimboni di Spello, l'ab. Giovanni Mengozzi, pro-
fessore di belle lettere: nel Seminario di Foligno, mentre l'ab. Vin-
cenzo Acqua gli traeva notizie dall'archivio di Spoleto.
L'Amaduzzi, il filologo romagnolo, professore di lingua greca
P all'Archiginnasio a Roma, che, come abbiamo visto, era favore-
Doo volmente noto anche alla società colta umbra, gli fu pure largo
di notizie e di consigli, scoprendogli tanti medici del medio evo,
che gli erano sconosciuti. Avendo espresso al Mariotti benevolo
Ei disio intorno alle sue Lettere Pittoriche, il perugino si affret-
| tava a scrivergli: « Io ho cercato di spargere qualche lume istorico

*

più dell'antico tenia comunale, ossia della Cancelleria decemvirale. Queste
sono forse le schede che dovettero servire al Mariotti per metterè insieme
TORI .. quelle che il Vermigltoli nella sua « Biografia. degli scrittori perugini » chia-
| i | mó «Storia della letteratura perugina ».
199 U G. GASPERONI

sulle opere che abbiamo spettanti alle arti del ' disegno; poco o
nulla però ho potuto dire sul merito loro, non avendo io ‘ca-
pitali bastanti a decidermi. Sento che il Sig. Orsini mediti di
pubblicare altre lettere in risposta alle mie, ed egli che è del
mestiere soddisferà a quella parte che per me non si è potuto
compiere ».

E aggiungeva:

« Col nostro sig. conte Reginaldo si parla frequentemente di
lei e se ne parla sempre con quella stima che giustamente è dovuta
al suo raro merito di cui non lascia di darci sempre prove maggiori
con tante egregie produzioni stimabilissime e conducenti tutte a

‘ confermarla in quel luminoso posto che ella tiene tra i primi lette-

rati del secolo» (1).

In altra lettera, dopo avergli chiesto lumi e consigli "intorno
ai suoi studi, gli recava il saluto della signora Federiga Ansidei
e della signora Costanza Narboni. « Queste, scriveva; sono ben
altre che iscrizioni lapidarie di medici vieti ed oscuri. Sono me-
dicine cordiali efficacissime a ricreare i poveri cristiani, che si

. stillano il cervello sui libri» (2).

Sono infine da collocare negli ultimi decenni del Scietento,
i fecondi inizi della mirabile operosità di Giovan Battista Ver-
miglioli, il quale, se nel secolo seguente conseguì fama di archeo-
logo, venne preparandosi alle profonde esplorazioni e indagini,
con assidua cura e con lungo studio, negli ultimi decenni del se-
colo XVIII, sull'esempio dei numerosi, che a Perugia si erano
segnalati in siffatto campo e facendo tesoro delle loro coscien-
ziose fatiche.

A lasciare gli studi forensi per i quali la famiglia lo aveva av-
viato, influì certamente l'amicizia del conte Alessandro Baglioni, che
possedeva un ricco museo di antichità sì che, ancora giovanetto, il
Vermiglioli si consacrò alle indagini storiche, desideroso di entrare.
attraverso a dati sicuri e a monumenti, nel pieno possesso della
storia della sua Perugia e dell’Italia.

L'incitamento e il consiglio di Luigi Lanzi lo introdussero sem

(1) Cfr. in Appendice di documenti la lettera di A. Mariotti all'Ama-
duzzi del 27 dicembre 1788.

(2) Cfr. in Appendice di documenti la lettera del Mariotti all'Ama-
duzzi del 15 gennaio 1779.
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* MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 195

pre piü nei misteri dell'antichità etrusca e gli fecero ben presto
assaporare la poesia che e riposta nel decifrare marmi e avanzi del-

| l'antica età per seguire il corso della civiltà, attraverso i secoli.

Nel movimento culturale del Settecento non può quindi es-
sere trascurata l'operosità dei perugini. Dagli albori del secolo alla
fine si nota un fecondo agitarsi di idee e di propositi; si ordinano
e si arricchiscono le biblioteche; si prodigano cure allo Studio; un
maestro Giovanni Angelo Guidarelli, pervaso di ardore per gli

studi umanistici, divide il suo tempo tra le cure religiose e gli

uffici civili, volti ad alimentare la fiaccola del sapere; nelle acca-
demie, che ebbero fini non semplicemente arcadici, gareggiarono
negli studi uomini di chiesa e di lettere; azione benefica si svolse
pure nell'Accademia del disegno; a ricerche erudite, filologiche e
artistiche consacrarono, come abbiamo visto, la vita uomini di mis
rabile operosità e larga dottrina; a S. Costanzo, intorno all'eru-
dito monaco cassinese Galassi, convenivano gli studiosi e gli eru-
diti perugini e s'indugiavano in dotte conversazioni; nei palazzi
del patriziato si facevano ammirare per la cultura e la squisita
cortesia Costanza Narboni e la marchesa Antinori « una delle più
cortesi e dotte dame di Perugia», al dire di Gian Francesco Lan-
cellotti; la marchesa Anna « dotta in greco e in latino e che ele-
gantemente in sua giovinezza scriveva poesie italiane» (1).

Cultore di studi, in mezzo a cariche pubbliche in patria e con
notevoli relazioni letterarie, era l’erudito patrizio conte Reginaldo
Ansidei, il quale ebbe rapporti col Tiraboschi, con l'Amaduzzi, con
Giovanni Ludovico Bianconi, di cui divenne genero, avendone spo-
sata la figlia Federica nel luglio del 1773.

Fu promotore della incoronazione della poetessa Teresa Ban-
dettini, avvenuta a Perugia il 6 dicembre 1795. A Mandoleto, nella
sua villa ospitale, ove solevano discutere di scienza e di storia il
Bianconi e Annibale Mariotti, il bolognese cominciò a scrivere le
sue Lettere Celsiane (2).

Dalle ampie sale della villa, ricche di memorie, veniva linci-

(1). Cfr. Lettera di Gio: Francesco Lancellotti al Priore Savelli in
Biblioteca Comunale di Spello - G. Srert - Memorie dei Pastori Arcadi, ms.
in Biblioteca Comunale di Perugia.

(2) Cfr. G. L. Bianconi - Lettere sopra A. Cornelio Celso al celebre
Abate Girolamo Tiraboschi. Roma, 1779.
194 G. GASPERONI
tamento a grandi fatti e al culto della storia, mentre 4all'ameno
luogo si distendeva all'occhio dell'osservatore tanta parte del. pae-
saggio umbro. Singolare animatore e promotore di studi e di ma-
nifestazioni culturali era nella seconda metà del. Settecento il Ma-
riotti, nel suo duplice aspetto di maestro e di storico.

Curando le loro istituzioni e mostrandosene gelosi custodi,
tenendo vivo nei cuori l'orgoglio di una onorata tradizione di
studi, promovendo il desiderio della cultura e dando: esempio di
una ininterrotta silenziosa attività nel campo delle ricerche lette-
rarie, artistiche e storiche, i perugini si acquistarono, nel secolo
XVIII una speciale benemerenza; e seguendo glimpulsi che ve-
nivano dalle città maggiori lasciarono traccia del loro fecondo la-
voro. presenti anch'essi. al movimento di risveglio, che à la nota
caratteristica del secolo.

5. - Ira le città dell'Umbria, dopo Perugia, nel movimento
culturale del Settecento, Foligno occupa un suo particolare posto.
Le ricerche e gli studi di mons. Michele Faloci Pulignani (1), di
Enrico Filippini (2), di Angelo Messini (5), materiale inedito, qua
e là sparso, e preziosi accenni, che si possono trarre dai carteggi,
editi ed inediti, consentono di ritrarre il profilo della società colta
folignate, che dovette non solo il suo nome all'attività benefica di
alcuni. eruditi e studiosi, che a loro volta ebbero aiuti e impulsi

(1) ofr. Notizie di alcuni Serilori francescani - dell'Umbria | raccolte, dal-
lab. Savelli in Miscellanea Francescana. Vol. III (1888) pag. 47 e segg.
Cfr. Vita di Sigismondo de Comitibus da Foligno, scritta dall’ab. GUN
Perugia, Un. Tip. Coop., 1907 - Maria Battista Vitelleschi, poetessa di Fo-
ligno: del sec. XVIII (1698-1725). Perugia, Un. Tip. Coop., 1913. - Mons.
Mario Maffei di Macerata Feltria Vescovo di Foligno (1741-1777). Sogliano
al Rubicone, 1913.

(2) Cfr. Il Quadriregio ed il suo ‘autore in alcune onore del MIA:
tori in Gazzetta di Foligno, 4 e Il giugno 1904 - Un'Accademia Umbra
del primo Settecento e l'opera sua principale. Voll. 2, Perugia, Un. Tip.
Coop. 1911-15 - L'Accademia degli Agitati di Foligno. Eerugia: Un. Tip.
Coop., 1915.

(3) Cfr. D.. Angelo Savelli di Foligno e la sua. attività lettéraria (-1720-
1779) in «Bollettino della Regia. Deputazione di Storia Patria per l'Umbria »
Vol. XXIX. L'Accademia Fulginia e le altre Associazioni culturali. sorte in Fo-
ligno nella seconda metà del sec. SR Foligno, Stabilimento TI NS
1932. è i

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MOVIMENTO CULTURALE. UMBRO NEL SEC. XVIII 195

dal mondo culturale umbro. e nazionale, ma. trovò favore e con:
senso in alcune famiglie del patriziato, negli ordini religiosi, nei
maestri del Seminario e nella sua pregevole Biblioteca.

Notevole appare il movimento dei. primi decenni del: Sette-
cento, quando soprattutto l’incitamento agli studi e l'ardore delle
ricerche muovono dall'Accademia dei Rinvigoriti.

Giovanbattista Boccolini, già preceduto da buona fama, vi giun-
geva dalle Marche per coprire l'ufficio di maestro di umanità e
retorica, e, pervaso d'amore per i libri e di fervore per gli studi,
andava formando una raccolta pregevole di libri, rari ed antichi,
di codici e di manoscritti. Giustiniano Pagliarini divideva il suo
tempo tra le occupazioni di cancelliere del Comune e le ricerche
storiche e già fim dal 1711 mandava al Canneti diverse notizie sto-

riche intorno alla famiglia Trinci, alla città di Foligno ed. altri

luoghi della valle spoletana accennati nel Quadriregio (1); il
marchese Piermarino Barnabò, poeta, uomo attivo, munifico, in-
tento a provvedersi di libri e ad arricchire la Biblioteca avita, si
avviava ad essere, per illustre discendenza e per l’amore agli studi,
il Principe dei Rinvigoriti; il Padre Giovanbattista Cotta, piemon-
tese, nativo di Tenda, agostiniano, viveva nell'Umbria e a Foligno
fu di certo nel 1724 per il Capitolo Provinciale dell'Ordine. Il
Padre Angelo Artegiani, anche egli agostiniano, insegnava a Fo-
ligno e fu dei primi soci de’ Rinvigoriti.

Immaginiamo fusi, in unità d'intenti, il fervore degli . studi
di questi maestri e letterati e le loro idealità patrie e sarà facile
comprendere la vita culturale, che ebbe il suo centro di azione
nell'Accademia, istituita nel 1707. Si maturavano cosi piani con-
creti di pubblicazioni ed ebbero origine raccolte diverse, secon-
do la consuetudine dei tempi, ma ben presto si affacció il propo-
sito della maggiore impresa del Quadriregio. Lo comunicava il Pa-
gliarini al Canneti il 25 febbraio 1711 (2). Federico Frezzi, vis-
suto nella seconda metà del sec. XIV e morto nel secondo de-
cennio del sec. seguente, Vescovo di Foligno, aveva composto
imitando Dante un poema in terza rima dal titolo Quadriregio.

(1) Lettera del Pagliarini al Canneti (Foligno, 21 settembre 1711) in
Filippini citato. Vol. II, pag. 291 - Foligno nella seconda metà del sec. XVIII.
(2) Lettera del Pagliarini al Canneti (Foligno, 25 febbraie 1711) in Fi
lippini cit. Vol. II, pag. 285.
196 4 G. GASPRRONI i

Il poema era ormai raro e le edizioni esistenti non più rispondenti
alle esigenze degli studiosi: da ciò l’assiduo lavoro filologico,
filosofico e storico dei Rinvigoriti per richiamare l’attenzione dei
letterati sull'autore folignate e sul suo poema. ‘

Nell'occasione di alcuni discorsi problematici letti con lode
dal medico Nuccarini e dal ‘Boccolini, i Rinvigoriti avevano ri-
volto il loro pensiero al Canneti, che allora lavorava intorno all'Epi-
stole del famoso Ambrogio Camaldolese, lo ascrissero tra i soci
'e misero subito gli occhi su lui per l'aiuto prezioso che ne sarebbe
venuto all'edizione del poema di Federico Frezzi. La nomina del
Muratori, a titolo di alta stima per i suoi meriti storico-letterari,
fu occasione propizia al fiorire di relazioni epistolari col Canneti,
col Pagliarini, col Boccolini per cose attinenti alla storia e alla
letteratura folignate.

Il lavoro febbrile che si concreta in iniziative e in propositi
manifestati; gli aiuti dati e gli impulsi che ai Rinvigoriti vennero
da Apostolo Zeno e da Ludovico Antonio Muratori, per l’attuazione
della loro maggiore impresa, danno maggior luce al quadro.

Non è nostro compito tessere il racconto del molteplice 12-
voro che condusse all’VIII edizione del « Quadriregio », tanto più
che il lavoro di ricostruzione, diligente e sapiente, lo studioso lo
ha nel pregevole contributo del Filippini; ma ai nostri fini giova
accennare l’attività del cenacolo folignate e massimamente deter»
minarne le idealità. i

Ferve il lavoro dei Rinvigoriti intorno alla ristampa delle li-
riche di Petronio Barbati, poeta concittadino che fiorì intorno al
1530 (1); o gli accademici rendono tributo di ossequio al Card.
Francesco Barberini (2), o fanno accoglienze solenni al nuovo
Vescovo (3), e ascoltano l'orazione accademica del Boccolini (4),
o la lezione del Pagliarini sul sonetto della Principessa Panfili

(1) Cfr. Perronio Barsati - « Rime ». In Foligno per Campitelli 1711.

(2) Tributo di ossequio al Card. Francesco Barberini dell’Accademia
dei Rinvigoriti di Foligno. In Foligno MDCCX, per Pompeo Campana, Stam:
patore pubblico.

(3) Ermi G. B. - Relazione del pubblico solenne ingresso di Mons. D.
A. Malvicini. In Foligno MDCCXII, per Nicolò Campitelli, Stampatore came-
rale e vescovile. i i

(4) Boccorini G. B. - Orazione accademica ài Rinvigoriti di Foligrio.
Foligno, Pompeo Campana, 1715.

— 9X ÁÀÓÓÀ

REZZA NONE,

E
197

MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII

Grillo (1), o sono in movimento per rendere onore alla Prin-
cipessa Donna Teresa Grillo Panfili; o sono raccolti, in segno di
lutto, per ascoltare la parola del Boccolini in memoria del defunto
Vescovo Malvicini (2); lorazione di Padre Guglielmo Arte-
giani sull'onestà dell'amore (3); o sono intenti a riunire sonetti
per bene augurare alle nozze dell'Ambasciatore dell'Imperatore; o
tutti mobilitati nell'occasione di visite di augusti personaggi, come
nellottobre 1722, quando le Maestà Britanniche onorarono, per
due giorni, Foligno, il Cardinale Imperiale vi rimase per dodici
giorni e quasi nel medesimo tempo il Card. Scotti, la Principessa
Panfili, i Marchesi Pallavicini e Niccolini e altri prelati, si che, al
dire del Pagliarini, Foligno .parve trasformata «in una mezza me-
tropoli » (4). i

«A questo lavoro accademico, che è nelle consuetudini del se-
colo, si aggiungano le discussioni di argomento storico e lette-
rario, le letture esegetiche intorno ai passi oscuri del Quadriregio,
la consultazione di codici e di manoscritti, le richieste degli studiosi,
i-carteggi coi letterati e le ricerche febbrili del Boccolini, che
sin dal 1719 era a tiro per la pubblicazione di un'opera molto 'utile
sugli scrittori dell'Umbria e delle Marche, di cui nel 1721 usciva
il frontespizio (5) e si comprenderà quanto varia e intensa fosse
l’attività del cenacolo folignate e quanto alta la sua idealità, che,
pur indulgendo alla mania delle raccolte, manifestava così seri pro-

positi nel ricercare e nell’illustrare le memorie patrie, rendendo il

dovuto omaggio ai poeti e letterati della propria terra.

(1) Pactiarini Giustiniano - Lezione sopra il sonetto della Principes-
lsa Panfili Grillo « O possente di speme ». Campana, 1716.

(2) Cfr. Boccorini G. B. - Orazione funerale nell'esequie di Mons.
A. Malvicini. Campana.

(3) Cfr. ArtecIanI - Dell'onestà d'amore. Orazione del Padre Angelo

Guglielmo Artegiani della Rocca contrada, reggente Agostiniano da lui det-

ta nell'Accademia dei Rinvigoriti in Foligno, 4 febbraio 1720. Pompeo Cam-
pana. i
(4). Cfr. Lettera del Pagliarini al Canneti? (Foligno, 30 ottobre 1722)
in Filippini op. c. pag. 375.

(5) Cfr. Notizie istoriche dei letterati e scrittori del Piceno con varie
annotazioni concernenti le famiglie loro ed altri diversi uomini illustri, di-
stese e pubblicate da G. B. Boccoriwr segretario dell’Accademia dei Rinvi-
goriti di Foligno. Serie 1a. - In Foligno, per Feliciano e Filippo Campi-

- telli, 1721.
198 €. GASPERONI |

Nel 1723 il Padre Canneti aveva dato in luce la sua Disser-
fazione apologetica (1); a breve distanza usciva l’edizione del
Quadrirdgio (2), mentre nel carteggio dei folignati risuona l'eco
del legittimo orgoglio per l’opera compiuta e i soci sono intenti
a diffonderla nelle principali città d'Italia (3).. Poco dopo i soci
dell’Accademia poetavano in morte di Maria Battista Vitelleschi
(4) e partecipavano al tributo di omaggio le donne colte umbre,
Gaetana Passerini di Spello e ‘Giuditta Febei di Orvieto (5).

Con questa manifestazione collettiva, che pure fornì la mi-
sura delle relazioni che contavano i Rinvigoriti, si chiude un pe-
riodo di fecondo lavoro; scomparvero poi, l'uno dopo l'altró, i
maggiori cultori di studi e promotori di cultura, quali il Bocco-
lini, il Marchese Piermarino Barnabò, l'Artegiani e il Pagliarini.

I prim decenn del secolo XVIII sono da considerarsi indub-
biamente il periodo d'oro dell'erudizione e della cultura folignate,
ma anche nei decenni seguenti, e massime nella seconda metà del
secolo, non mancarono segni e tentativi lodevoli di movimento
culturale.

Nelle stampe e nelle memorie del tempo si trova anzitutto ri-
cordo di private biblioteche di qualche valore. Oltre a quella di
Giustiniano Pagliarini e di Giovanbattista Boccolini, la biblioteca
della famiglia Barnabò di cui molti opuscoli e manoscritti furono
sottratti alla dispersione, per cura di mons. Faloci, che ne fece ac-
quisto per farne poi dono alla Biblioteca del Comune.

Mons. Battistelli, Vescovo di Foligno dal 1717 al 1735, lasciò
morendo la sua biblioteca per uso pubblico; il Priore della Cat-
tedrale, don Virgilio Turchi, (1743-1762), donò alla Cattedrale la
biblioteca che aveva messa insieme con tanta cura. Dovette avere
un certo valore la Biblioteca del Convento dei Frati Minori di S.

(1) Cfr. Canneri Don Pietro - Dissertazione apologetica intorno al poe.
ma de’ quattro regni. In Foligno MDCCXXIII, per Pompeo VD

(2) Cfr. F. Frezzi - Il Quadriregio. Pompeo Campana, 2 2 voll, 1725.

(3) Lettera di G. Pagliarini a Pietro Canneti (Foligno, 3 novembre
1724) in Filippini op. c., vol. 2, pag. 427.

(4): Cfr. Rime di donne illustri in morte della Nobile Signora Maria
Vitelleschi. In Foligno, Campana, 1725.

(5) Cfr.: Rime di donne illustri in morte della Nobile Signota Maria
Battista ‘Vitelleschi. Foligno, Pompeo Campana, 1725.
DTE

MOVIMENTÓ CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 199

Bartolomeo (1); ma più d'ogni altra merita di essere ricordata
la biblioteca del Seminario (2), fornita di codici e di manoscritti
di cui tanto si giovarono per i loro studi e. ricerche gli eruditi
del Settecento.

A ciò si aggiunga il Seminario le. cul origini risalgono al 1649.
Ivi si coltivarono con profitto gli studi e vi insegnarono maestri di
qualche rinomanza, massime nella seconda metà del Settecento tra
cui il can. G. B. Calcioni, il minore conventuale padre maestro
Antonio Prosperi, lab. Giovanni Mengozzi, lab. Angelo Savelli.

Tra i numerosi Vescovi del Settecento (3) ai nostri fini
meritano un particolare ricordo mons. Mario Maffei, colto ed at-
tivo, che lasciò traccia della sua opera in vari campi. Riaprì in-
fatti il Seminario, ne riordinò gli studi; rinnovò la Cattedrale,
giovandosi del Vanvitelli prima, del Piermarini poi; favori l'Ac-
cademia Fulginia di cui fu il primo mecenate; Filippo Trenta, col-

-tissimo poeta petrarcheggiante in gioventù, autore di tragedie, eru-

dito in materia sacra e profana, a cui si attribuisce una raccolta
di codici e singolare cura nel formare una buona pinacoteca.
Fiorirono a Foligno nel sec. XVIII numerose tipografie: quel-
le dei Fofi, dei Campitelli, del Campana, del Tomassini, dello
Sgariglia. Ci rivelano nella loro produzione un centro ostile alle
idee della Rivoluzione Francese e ai tentativi di riforma iniziati
in Toscana dal Vescovo Scipione de’ Ricci e contro il giansenismo,
ma attestano nella loro varietà e vivacità una certa attività di
carattere culturale (4), degna di studio e di considerazione, come

(1) Cfr. nélla Comunale di Foligno il ms. n. 30 del fondo antica:
Index omnium UC CUTE Bibliothecae S. Dominici de Fulgineo; compilato nel
1796.

(2) Cfr. M. Faroci Purionani - Inventario dei Manoscritti della Biblio-
teca Jacobilli di Foligno. - Firenze, Libreria Editrice Lec Olschki, 19538.

(3) Li ricordiamo in ordine cronologico indicando tra parentesi gli anni
in cui ressero la diocesi di Foligno: Giulio Troili (1698-1712); Dondazio
Alessio Malvicini Fontana dei Marchesi Nibbiani di Piacenza (1712-1717);
Giosafat Battistelli (1717-1755); Francesco Alberici (1735-1741); Mario Maffei
742- -1777); Morotti Giuseppe, eletto Vescovo nel 1777, ma deceduto alla vi-
gilia della Consacrazione; Gaetano Ginanni (1777-1785); Filippo Trenta (1785-
1795); Moscardini Antonio (1796-1818).

(4) Cfr. Maria Antonietta TaccHi - Foligno durante la duplice inva-
sione francese negli anni 1797-98. Presso la Biblioteca comunale di Foligno,
n. 288 della collezione Faloci. (Dissertazione per tesi di laurea).
130 i G. GASPERONI

quella che documenta gli orientamenti di una parte della società
colta umbra nel moto delle riforme e gli atteggiamenti assunti di
fronte alle idee diffuse dagli enciclopedisti.

E non mancarona incitamenti ed esempi di fervido amore agli
studi e ai problemi della cultura anche da parte del patriziato.
Della famiglia Vitelleschi abbiamo già avuto occasione di ricordare
la poetessa Maria Battista, morta nel fiore degli anni. Pietro Bal-
dassarre, accademico Rinvigorito, fu gentiluomo della camera e cava-
liere della Milizia d'oro di S. A. R. di Baviera; Giustiniano I,
fiorito nei primi decenni del Settecento, morto il 17 febbraio 1734
di cui Savelli ricorda i De re et nobilitate fulginatum e Poemata
ldgalia; Giustiniano II di cui lo stesso Savelli in una lettera al
Lancellotti del 3 marzo 1774 ricorda un repertorio di cose storiche,
che il Vitelleschi aveva compilato e che doveva trovarsi a Stimi-
gliano, ove il Vitelleschi era morto.

Ma la famiglia, che per la sua antica nobiltà e per il valore
di alcuni rappresentanti, è, più d'ogni altra, collegata alla storia
di Foligno, é quella dei Barnabó; fiorita verso il sec. XII ebbe
in Giustiniano, dottore nell'una e nell'altra legge, un poeta in latino
e in volgare nel sec. XIII; in Marcantonio un traduttore delle
Satire di Giovenale. Piermarino ed Alessandro onorarono la fa-
miglia nel sec. XVIII: il primo, vissuto dal 1674 al 1730, illu-
stre per natali, fu mecenate di studiosi ed eruditi. Arricchi con
singolare cura ed amore la biblioteca avità; Principe dei Rinvi-
goriti ne favori i lavori nel periodo della sua maggiore attività.

Alessandro, suo figlio, nato nel 1715 e morto nel 1779, istitui
nel 1759 la Litteraria Respublica Umbriae per accrescere la di-
gnità degli studi, delle scienze e delle arti della città di Foligno
e dell'Umbria. j

Il ricordo di una lodevole operosità culturale compiuta dai
Rinvigoriti; la presenza di sacerdoti e di prelati, fautori degli
studi, contribuirono a far sorgere in alcuni il proposito di riu-
nire le energie locali, volgendole alla finalità, comune allora ne-
gli studiosi del Settecento, di gettare luce sulla storia locale. |

Due abati, in modo speciale, rispecchiano l’idealità e i pro-
positi della società colta folignate nella seconda metà del Sette-
cento: l'ab. Alessandro Barnabó e l'ab. Angelo Savelli.

Dopo qualche decennio di silenzio nel 1759 e nel 1760 si
nota un insolito movimento nei palazzi di casa Vitelleschi, nella
Sala Priorale del Palazzo Civico e nel Palazzo Barnabo.


arr ep ra

MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 131

Il 12 agosto 1759 si gettano le basi di una nuova Accademia;
pochi giorni dopo si approvano le leggi, si concreta la formula
del diploma, si distribuiscono le cariche, vi si aggregano studiosi
e letterati di Foligno, e ad accrescere il decoro della nuova isti-
tuzione si ascrivono soci di diversa condizione sociale, ma già
noti nel campo degli studi. Ricordiamo Pietro Metastasio, l'ab.
Giuseppe Garampi, allora Prefetto dell'Archivio di S. Angelo, Pao-
lo Rolli, che era venuto a chiudere il corso della sua vita nella so-
litudine di Todi; il Passeri, l'Olivieri, l'ab. Marchese Antonio Ni-
colini di Firenze. |

Sorse cosi l'Accademia Fulginia. Nulla di notevole; l’inizia-
tiva di curare l'edizione della Historia suorum temporum ab an-
no 14/5 ad 1510, di Sigismondo Conti, umanista folignate, se-
gretario di Giulio II, non poté essere attuata, ma il discorso di
inaugurazione, tenuto dall’ab. Gianfrancesco Roncalli (1), la di-
scussione del maestro Prosperi sull’antichità di Foligno (2), la
commemorazione dellab. Nicolini (3), l'orazione dell’ab. Men-
gozzi in onore di mons. Mario Maffei (4), la dissertazione di
Giuseppe Orfini sul sistema di Foligno in tempo delle fazioni
guelfa e ghibellina (5) valgono a fornire elementi di ricostru-
zione storica su uomini e cose e se non altro a far dimenticare
la colluvie di versi, che fu uno dei lati negativi della società colta
del tempo. |

Più vasti intenti e più larga risonanza ebbe la Respublica
Litteraria Umbrorum, dovuta all'iniziativa dell'ab. marchese Ales-
sandro Barnabó. I primi soci convocati nel suo Palazzo il 19 giu-

(1) Cfr. n. 24 dell'Archivio dell'Accademià Fulginea, conservato nel-
l'Archivio Comunale presso la Biblioteca di Foligno.

(2) Cfr. Due ragionamenti sopra la città di. Foligno nell'Umbria detti
nélle pubbliche adunanze da un accademico fulgineo con in fine una disserta-
zione epistolare sopra un'antica lapide scritta al Padre Maestro Antonio Pro-
speri Minore Conventuale dal Sig. Avv. Lodoico Coltellini in Assisi
MDCCLXXXI per Ottavio Sgariglia Stampatore Vescovile. (Le dissertazioni fu
rono lette nelle sedute accademiche del 4 dicembre 1760 e 10 dicembrè 1762).

(3) Cfr. In lode dell'ab. Antonio Niccolini, Patrizio Fiorentino e Folignate
de’ Marchesi di Ponzano et Orazione funebre detta nell'Acc. Fulginia il di 2
giugno 1771 da Antonio Prosperi, Frate Minore Conventuale. Foligno, presso

i Campitelli, stampatori vescovili ed accademici.

‘ (4) La commemorazione fu tenuta il 29 maggio 1779.
(5) La dissertazione fu letta nel 1782,
159 4 G. GASPERONI

gno 1760 ripresero la fiaccola e l'agitarono, promovendo fervore
di ricerche e chiamando anch'essi a raccolta gli studiosi più noti
delle regioni d'Italia.

ll discorso programmatico del Barnabó e le leggi sullo stile
e sul gusto delle XII tavole documentano gli intenti del promo-
tore e la sua cultura.

Movendo dall’ esempio di Lamindo Pritanio, che, sugli albori
del secolo, aveva tentato di attuare l'idea della Repubblica Lette-
raria d'Italia, il Barnabó chiamava a raccolta i letterati dell'Um-
bria, animato dal proposito di istillare nei giovani l'amore agli
studi scientifici, di illustrare la Patria col ricercarne «le memorie più
recondite e più rilevanti».

Col consenso di tutti aveva già concepito un'opera dal titolo
L'Umbria illustrata. Come è noto era ormai nella consuetudine
degli eruditi e degli studiosi del Settecento estendere le ricerche
oltre le mura del comune e concepire più larghi i ds di raccolte
e di ricostruzioni storiche.

Questi brevi cenni sono di per sé sufficienti a OU mprendare
quanto seri e fecondi fossero i propositi del Barnabò, che muo-
vendosi sull'esempio e sull'esperienza del Muratori, mirava a riu-
nire le forze della società colta folignate e umbra in un intento
nobilmente patriottico, qual'era quello di tramandare ai posteri le
memorie degne di ricordo e d'onore della sua nobile regione.

Angelo Savelli, priore di Belfiore, nato a Foligno nel 1720,
di umile origine, vide fiorire l'adolescenza nel clima filologico ed
erudito creato dall'Accademia dei Rinvigoriti.

Nella fanciullezza conobbe nel convento di S. Nicoló di Foligno
il padre Giambattista Cotta, piemontese, il padre Artegiani di Ar-
cevia, morto a Foligno, e il Padre Fonti.

Il Savelli, ordinato, sacerdote nel 1743, fece le sue prime armi
nel Seminario, ove rimase fino al 1748: fu poi maestro a S. Elpi-
dio a Mare e passò quindi al Collegio Lucarini di Trevi; nel
1759 fu nominato parroco di Corvia e Perticano; nel 1758 fu
eletto priore di Belfiore, che sin d'allora divenne gradito ritrovo
di letterati e di eruditi umbri. Ricordiamo tra gli ospiti di Bel-
fiore Claudio Seracchi, segretario dell’Accademia Fulginia, l'ab. Gio-
vanni Mengozzi, maestro di retorica nel Seminario, l'ab. Alessandro
Barnabò, l'ab. Fabio Alberti di Bevagna, vicario generale di Fo-
ligno, l'ab. Giandomenico Coleti, nipote di Nicoló e continuatore

dell'Italia Sacra dell'Ughelli.

«* osi. "*
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIU 133

Non è il caso di occuparsi della produzione poetica del Sa-
velli. Essa rispecchia i caratteri e le tendenze del secolo: versi per
mcnacazioni, per nozze, per ingressi di Vescovi e di Governatori.
Merita invece di essere ricordata l'indagine amorevole da lui posta
nelle ricerche storiche di carattere locale.

Il De scriptoribus Umbriae ovvero de Fuiginatibus doveva es-
sere 9UOIZ91102 ed ampliamento della Bibliotheca Umbriae di Lodo-
«vico Jacobilli e non v'è ormai alcun dubbio che a questa impresa
furono rivolte cure fervide ed intelligenti da parte dei soci delle
Accademie fulginati, a cui peraltro non mancò la preziosa coope-
razione di eruditi umbri e marchigiani (1).

Un gruppo di lettere inedite (2) getta qualche luce sulla
‘iniziativa dell’Accademia, sugli intenti del Savelli e intorno alle
sue assidue ricerche, fornendo nuova prova di quella ininterrot-
ta feconda collaborazione, che fu una caratteristica degli studio-
si e degli eruditi di questo secolo e tale da spiegare il fiorire di

(1) L’opera di cui ci occupiamo e che dà diritto al Savelli di essere
nominato tra i cultori delle patrie memorie del suo tempo è il « De Viris illu-
‘stribus Fulginatibus ». Esiste l'autografo nella Biblioteca Comunale di Foligno
tra i manoscritti della raccolta M. Faloci Pulignani. La fonte acquista un
particolare valore per i letterati e gli studiosi del Settecento. Dalle notizie
raccolte, a mo' di profilo, intorno ai Barnabò (Piermarino e Alessandro), a Pie-
tro Gregori, a Giambattista Nuccarini, Giovambattista Boccolini, Giustiniano
Pagliarini, seguite da opportune notizie bibliografiche, si desume quanto dili-
gente ed accurata sia questa fonte storica di non dubbio valore.

(2) Le lettere inedite; a cui sopra si accenna, sono le seguenti: a) 10
lettere di Don Angelo Savelli al Mariotti (15 luglio 1778-19 aprile 1779) si tro-
vano manoscritte nel numero 28 della raccolta Faloci esistente ora presso
la Biblioteca comunale di Foligno;, b) tre lettere di Angelo Savelli: la prima
al cognato Francesco Manieri di Perugia del 2 agosto 1778; le altre due
dirette al Mariotti dell'8 settembre e del 4 novembre dello stesso anno esi-
stenti nel carteggio Mariotti (Biblioteca Augusta di Perugia Ms. 1815, nn. 57,
65 e 66); c) Le lettere del Savelli al Lancellotti in numero imprecisato era-
no in possesso del marchese Francesco Raffaelli di Fermo. Mons. Faloci
potè farne un estratto verso il 1880 su alcuni foglietti volanti i quali si
conservano nella Biblioteca comunale di Foligno. (Cfr. Scrittori Fulginaten-
si). (Le lettere comprendevano il periodo 15 gennaio 1774-25 aprile 1779);
d) Alcune lettere di Gian Francesco Lancellotti dirette al Sig. ab. don An-
-gelo Savelli, priore di’ Belfiore, si conservano nella segreteria del Comune
di Spello (Iesi 15 aprile 1777; Staffolo 20 settembre 1776; Macerata 13 di-
‘cembre 1778).
134 qoo G. GASPERONI

ricerche che rese poi possibile, come è noto, le numerose e pre-
ziose raccolte del Settecento.

Conoscendo il valore dei collaboratori e le fonti avidamente
ricercate, talora disperse e non giunte sino a noi, di cui si giova-
rono, a beneficio, degli amici e dei corrispondenti, sl viene in pos-
sess» di elementi sicuri per giudicare non solo del metodo seguito
nell'indagine, ma del valore delle fonti e degli scritti che il Set-
tecento ha prodotto nel campo degli studi storici, letterari ed
artistici.

L'esempio del Muratori e soprattutto liniziativa del Mazzu-
chelli, che aveva tentato l'opera poderosa degli Scrittori d'Italia,
cbiamando a raccolta da ogni parte quanti fossero in grado di
fornire documenti ed elementi di ricostruzione biografica, avevano
accresciuto, negli ultimi decenni del Settecento, un vivo entusiasmo
per illustrare le glorie letterarie. Si integravano notizie di scrit-
tori, si correggevano. errori alla luce di nuove fonti, si diffondeva
lardore delle ricerche, si richiamava l'attenzione degli studiosi su

vcmini e istituzioni, tramandandone il ricordo ai posteri. E poiché

l'iniziativa non era limitata ad alcuni centri, ma trovava seguaci,
animosi e fervidi, ovunque, si ha una nuova conferma delle rela-
zioni sempre più diffuse e feconde della società colta settecentesca,
che in una silenziosa, ma benefica opera di collaborazione veniva
raccogliendo, sottraendoli all'oblio, documenti e monumenti, atti
ad attestare nei secoli l'operosità degli ingegni e la continyità della
tradizione di pensiero dell’Italia. E il fatto è tanto più degno di
nota in questo secolo, in cui lo studio della storia, il fervore del-

.l'erudizione, il fanatismo; per la venerabile antichità e il culto delle

patrie memorie procedevano .di pari passo con la discussione e la
diffusione di problemi che riguardavano da vicino l'avvenire del-
l'Italia e il lento maturarsi del suo destino.

Giovanni Fantuzzi lavorava alacremente intorno agli Scrittori
bolognesi, giovandosi sopra tutto della efficace collaborazione di
Gaetano Marini, Prefetto dell'Archivio vaticano (1); Eustacchio
d'Afflitto attendeva alle Memorie degli Scrittori del Regno di Na-
poli (2); Girolamo Tiraboschi, che ricostruiva con sapiente me-

(1) Notizie degli Scrittori Bolognesi raccolte da Gio. Pip Bologna

MDCCLXXKXI e segg.
(2) Memorie degli scrittori del Regno di Napoli, raccolte e distese de

"
MOVIMENTO CULTUNALE UMBRO NEL SEG XVIII 135

todo la storia della letteratura italiana, forniva con 1a Biblioteca
modenese (1) le notizie sulla vita e sulle opere degli Scrittori
degli Stati del Duca di Modena; il Barone Giuseppe Vernazza rac-
coglieva a Torino materiale per illustrare i letterati e gli scrittori
del Regno Subalpino (2); Ireneo Affò, approfittando del ma-
teriale copioso della Biblioteca ducale di Parma e del suo ufficio
di vice Bibliotecario, illustrava gli Scrittori di Parma (3). Filippo
Vecchietti, attuando il disegno del Boccolini, che nei primi decenni
del secolo aveva consacrato tante cure ad una Biblioteca degli Scrit-
tori e letterati Piceni e facendo tesoro dell’erudita fatica di Fran-
cesco Lancellotti; che aveva dedicato lunghi anni a raccogliere co-
pioso materiale per illustrare gli uomini della sua terra, ci darà
poi la Biblioteca Picena (4).

Anche l'Umbria segue il movimento erudito delle altre città e
regioni e in una collaborazione, amorevole e consapevole, che su-
rer; i confini locali, raccoglie materiale abbondante e lo ricerca
febbrilmente nell'intento di correggere o ampliare fonti preesistenti.

Tale è il caso del Priore di Belfiore: Angelo Savelli.

Ludovico Jacobilli sin dal 1658 aveva pubblicato la Bibliotheca
Umbriae; il Boccolini si era proposto di continuarla, ma gli erano
poi mancati gli anni e la salute per effettuare il disegno. La società
letteraria umbra, istituita dal Marchese Alessandro Barnabò, aveva
indotto il Savelli a rendersi benemerito degli studiosi e della Patria
con una così nobile fatica.

Nel 1778, l’anno che precede la morte, il lavoro era già innanzi
e quasi al suo termine, a giudicare dalle notizie che ci sono tra-
mandate dai suoi principali corrispondenti: il Lancellotti di Staffolo
‘e il Mariotti di Perugia.

EusraccHio D'ArrLitto, Domenicano. Napoli MDCCLXXXII nella Stamperia
Simeoniana.

(1) Biblioteca Modenese o Notizia della vita e delle opere degli Scrit-
tori noti degli Stati del Soavissimo Signor Duca di Modena, raccolte ed
ordinate dal Can. Ab. Griroramo TirasoscHi. Modena 1781.

(2) Cfr. Biblioteca Oltremontana e Piemontese.

(3) Cfr. Memorie degli Scrittori letterati parmigiani. Parma, 1789-1797.

. (4) Biblioteca Picena o sia Notizie istoriche delle Opere e degli Scrit-
tori Piceni di Firiero VeccHIETTI. Osimo, 1790. Presso Domenico Antonio
Quercetti.
156 li G-- GASPRRONI

Il Savelli nella lettera del 13 luglio '78 (1), diretta ad. Anni-
bale Mariotti, cosi c'informa del suo lavoro, della cooperazione che
gli veniva dai colleghi dell'Accademia, degli aiuti preziosi che gli
fornivano gli eruditi delle varie città umbre: !

«Questo Signor Vicario Generale Fabio Ab. Alberti mi dà

coraggio a proseguire le Giunte, Correzioni e Supplementi al Ca-

talogo Jacobilliano «De Scriptoribus Umbris ». Arguendo, obse-
crando, increpando insiste. Il Segretario della Società Letteraria um-
bra comincia a pensare la prefazione: Siamo: più consoci a pensare
e ripensare seriamente per non dare negli scogli. Vedremo codesta
sua (oserò dire) nostra Augusta Patria quanti ne vanta, dico Scrit-
tori incogniti al Jacobilli. Dal 1658 in qua quanti! Il Signor Lan-
cellotti esibisce i Commentari « De Scriptoribus Camertibus et Igu-
vinis»; il Signor Proposto Reposati ancora de’ suoi concittadini
fece lo stesso. Il nobile ed erudito uomo Signor Mancini si degnerà
supplire al dettaglio: mutilo che fu inviato a me dal fu Signor Ce-
lestini di Città di Castello: Insomma se ogni città non suggerirà
per mezzo di qualche rispettivo letterato notizie e documenti non
la finiranno mai. Per le Terre, Castelli etc. ho pescato e ripescato
io. Se poi sia stato omni meliori vel peiori modo, nol so. Ella,
ancorché occupatissima, non leva mai né il pensiero né l'amore dagli
studi ameni ed austeri. Prego Dio che la conservi sana e felice;
lo spero; piacendole il giovare sempre a ciascuno in tutto quello
che per lei si può colla virtù e bontà! ».

La visita del Vescovo lo aveva distolto dai suoi studi e co-
stretto ad occuparsi del ministero pastorale, ma, interrotto il si-
lenzio, si rivolgeva ancora al Mariotti per chiedere in prestito li-
bri da consultare e ritornava sull'argomento che tanto gli stava
a cuore.

. L'8 settembre 1778 infatti egli scriveva:

«Il Signor vicario Alberti unitamente col Sig. ab. Coleti lesse
i miei Comentari».. :

Il Coleti, che andava peregrinando per l'Italia, in cerca di co-
dici e di fonti per la continuazione dell’Italia Sacra dell'Ughelli,
venuto nell'Umbria, già in rapporti di amicizia col Vicario Alberti

(1) Cfr. lett. di Angelo Savelli ad A. Mariotti nel Carteggio Mariotti
in Biblioteca Augusta di Perugia.

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MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 137

di Bevagna, si era fermato per qualche tempo da lui per godervi
la villeggiatura.

Il Savelli gli esprimeva il suo rammarico per non possedere
l'Ateneo Augusto corretto dell'Oldeino e per non potere indursi
a dare alla luce un rigo, se prima non avesse avuto modo di accer-
tarsi delle notizie che aveva in animo di pubblicare. E poi di fron-
te alle difficoltà delle ricerche, in una piccola terra, qual'era quella
dove egli viveva, e con penuria di fonti, esprimeva, accorato, il
suo turbamento per vedere rimandato il compimento del lavoro:

« Sono pieno di buone intenzioni com'è il nostro lucido instan-
cabile Lancellotti ch'é vox clamantis in deserto Piceno. Pochi in-
clinano al nostro austero studio. Il mio ‘genio era di tener dietro
alla storia letteraria, folignate. Il Signor Vicario Alberti intanto ap-
pena trova il segretario della società letteraria umbra che d'un guar-
do prezzi chi fatica volontieri in sì nobile e proficuò lavoro. Nisi
utile est quod facimus stulta est gloria. Non così si diportavano
un Boccolini, un Pagliarini, un Artegiani, un Canneti o gli altri
nostri Rinvigoriti ».

E più tardi aggiungeva: «di Città della Pieve né il Fon-
tanini, né Apostolo Zeno, né i bibliotecari di Ordini Regolari, le
«vite degli Arcadi, il Dizionario Istorico Portatile mi han suggerito
uno scrittore ». | |

La lettera è assai interessante perché se documenta la sfiducia
del Savelli, di fronte alle difficoltà che andava incontrando, ri-
vela anche la cura assidua da lui posta per compiere opera degna e
per accrescere e migliorare la sua raccolta, facendo tesoro degli
aiuti che gli venivano da studiosi e corrispondenti dotti é conosci-
tori della storia dell'Umbria. La lettera, si chiude, nonostante l'ama-
rezza sopra espressa, con queste parole:

« Concludendum che in tre notti attiche ho molto guadagnato
con la dolce ed eruditissima conversazione del Sig. Ab. Coleti».

Non meno del Mariotti fu coadiutore del Savelli, prezioso e
costante, Gianfrancesco Lancellotti, il quale, ancorché convalescente,
pensava agli Scrittori Folignati e gli comunicava notizie. Essendo
venuto a conoscenza della impresa, a cui si era accinto l'amico, si
era messo a leggere lo Jacobilli «con occhio critico ».e poiché, a
suo giudizio, eglt aveva scritto con piü accuratezza degli esteri che
degli scrittori folignati, così ammoniva il Savelli intorno al modo
di correggere, ampliare, segnalandogli fonti, suggerendogli consigli
158 oii Gi GASPERONI

perché il Savelli potesse fare cosa degna dell’Accademia, promo-
trice dell'opera intorno agli Scrittori Umbri.

«Voi dunque e tutti i vostri soci unanimi dovete dar animo
alle ombre Jacobilliane e siete in obbligo ‘di dirci dove di tanti
e tanti vostri folignati dal Giacobilli mentovati si ritrovino di
presente i manoscritti: da chi, quando e in qual città le loro opere
stampate fossero, notare donde il Giacobilli traesse la contezza
.de' loro giorni emortuali. Di alcuni Cappuccini Riformati ed Os-
servanti Minoriti si accenna l’anno in circa della loro morte. Di
costoro è agevol cosa il risapere il dì ed anno emortuale perché in
ogni Convento vi è il loro mortilogio che leggono ogni mattina ‘dopò
il desinare. Mi direte che il praticare queste diligenze porteria la
faccenda troppo in lungo; ed io replico a voi, a chi con voi e a
chi da voi che quante volte vogliasi pubblicare il libro in nome
dell'accademia umbra, deggiono non omettersi tali diligenze: altra-
mente essendo il libro imperfetto ridonderà in scorno de’ Membri
tutti di questa ragguardevolissima Congrega. Il Catalogo pubbli-
cato dagli Accademici Umbri contiene nomi venerabili ed autore-
volissimi; dunque con un’opera imperfetta’ perché fare oltraggio
a tanti? Cercate voi di scrivere a Socii tutti, almeno e quei che
esistono in . Norcia, Cascia, Visso, Narni, Terni, Todi, Spoleto,
Amelia, Assisi, Perugia, Città di Castello. Dopo S. Sepolcro ed
altre città e terre delle principali Montesanto di Spoleto vi porgerà
materia per più paragrafi; lo stesso farà Trevi ma state bene av-
vertiti di non toglier gabbo con Montesanto Piceno e con Trevi
di Milano. Dovreste provvedervi delle storie municipali di ogni
città e terra. De' Casciani so di aver letta una storiella stampata
pochi anni or sono in Foligno da Francesco Fofi nel 1760 in 4 o
circa tal anno.

In Foligno nel 1695 fu stampata la Correzione Ughelliana da
non so qual Dott. Lazzari; lho letta e per entro vi trovai notizie
bvone intorno a Città di Castello. Da Città di Castello più che
i Manoscritti del Celestini dovete procurarvi i Manoscritti lasciati
dall'Ab. Pazzi che scrisse un volume a parte de’ Scrittori Tifer-
nati Tiberini (1)».

Abbiamo riferito integralmente il frammento di lettera come

(1) Cfr. lett. del Lancellotti al Savelli: (da Macerata per Staffolo, 13
dicembre del 78) nella Segreteria del Comune di Spello.
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 159

quello. che contiene, accanto a sapienti osservazioni e giudizi sul-
lopera che il Savelli si proponeva di correggere, accenni preziosi
di fonti, che rivelano l'orizzonte abbastanza vasto delle indagini
del Lancellotti e quale ricercatore e conoscitore di fonti storiche
egli fosse. |
A compiere il sobrio profilo di Foligno non può essere dimen-
ticato che nel 1734 nasceva Giuseppe Piermarini. Il quale, dopo
“aver compiuto gli studi classici nella sua terra natale, poco ‘più
che ventenne, per la mediazione del Boschovich, matematico di
Ragusa, insegnante di matematica nel Collegio Romano, riuscito
a vincere la tenace ostilità del padre, che avrebbe voluto fare del
figliuolo un esperto commerciante, passava a Roma a compiere la.
sua istruzione. Già pieno del fascino dell'eterna città, tra i monu-
menti della Roma pagana e cristiana, si rivelò a se stesso seguace
di Vitruvio e si consacrò all'architettura, alla scuola del senese
Carlo Posi, del romano Carlo Morena e quindi del Vanvitelli.
Tra letture di classici, schizzi e studi architettonici, progredi tal-
mente che dopo.i primi saggi nella sua Umbria acquistò notorietà
e fama a Milano, ove in quel clima, così fervido di nuova vita e
così pieno di rinnovamenti economici, morali e sociali, il Pierma-
rini poté affermarsi innovatore nel campo dell'architettura » (1).

..—. 6. - A; compiere il quadro del movimento culturale umbro nel
secolo XVIII giovano notizie e accenni relativi a minori centri, che
pure ebbero nel passato una nobile tradizione culturale e dove
non mancarono, in misura maggiore o minore, i segni di un benefico
lavoro intellettuale. i

Non v'è terra umbra, anche modesta, che non abbia avuto, in
questo secolo, il suo ricercatore, erudito, fervido ed appassionato.
Erano nel clima del Settecento l'amore e l'ardore delle ricerche sto-
riche, qui più che altrove, favoriti oltreché dal silenzio ‘e dalla soli-
tudine piena di fascino, da secolari memorie, da avanzi cospicui
di antiche civiltà, da ricordi e leggende di singolari uomini, ban-
ditori.di vita spirituale..

(1) Cfr. Enrico Fitiepini - ‘Giuseppe Piermarini nella vita e nelle ope-
re, con documenti inediti, illustrazioni e bibliografia. Foligno; Arti Grafiche,
1956. LIBER Me eR

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G. GASPERONI

Non ostante che il Settecento sia stato per Assisi un periodo
oscuro per ciò che si attiene alla cultura, alcuni nomi attestano
che non fu del tutto spento il culto degli studi e che la pace; che
vi aleggia sempre benefica, favorì, in armonia al clima del secolo,
fervide e pazienti ricerche intorno alle sue memorie e ai suoi an-

.tichi monumenti (1).

Un Pompeo Bini nel 1721 pubblicava La verità scoperta nei
tre Santuari di Assisi e l'Ab. Vincenzo Bini, professore di fi-
losofia nell'Università perugina, scriveva la storia dell'Ateneo Umbro.

Il conte Alessandro Fiumi con una dissertazione latina parte-
cipava alla polemica sorta intorno al luogo che aveva dato i na-
tali a Properzio (2); Crispolta Sassi, educata alle lettere e alla
filosofia da Francesco Brunozzi, giurista e teologo assisate ancor
giovanissima, tenne pubblica conclusione intorno a questioni filo-
sofiche, nell'aula comunale, il 15 giugno 1745 e Perugia, plaudente,
le offriva una cattedra nella propria Università.

Nel 1774 sorgeva in Assisi la colonia arcadica per cura di Mar-
«antonio Aluigi, il quale nel 1785 vi pubblicava la prima vita di
Pietro Metastasio (3).

Vi aveva tratto i natali nel 1759, da antica famiglia Ípatri-
zia, Francesco Antonio Frondini, cultore di patrie memorie e ve-
ramente: benemerito della storia della sua città (4). A quindici
anni dettava l’epigrafe latina che la colonia arcadica del Subasio
poneva sotto il nome del Metastasio, in occasione della solenne
Accademia dell'ottobre 1774, in cui il poeta vi era acclamato com-

(1) Arnatpo Fortini - Il più ardente poeta d'amore. Foligno, Cam-
pitelli, 1931;. con speciale riguardo alla Prefazione, pag. I-XLI.

(2) L'ab. Di Costanzo (in Disamina degli scrittori e dei monumenti ri-
guardanti S. Rufino Vescovo e Martire di Asisi. Tip. Sgarigliana, 1797) pub-
blica a pag. 455 una lettera del Muratori del 1730 in cui dà relazione di
uha dissertazione del conte Alessandro Fiumi sulla patria di Properzio.

(3) Storia dell'Ab. Pietro Trapassi Metastasio. Assisi, lip. Ottavio Sga-
riglia, 1783.

(4) Ricordiamo le preziose fatiche del Frondini che si conservano tut-
tora inedite: Museo lapidario assisinate, da cui si rilevano gli uomini illustri
e loro famiglie assisiane in tempo del gentilesimo ed alcuni monumenti eretti

dai gentili 1787. (Ms. in Arcbivio della Cattedrale: di Assisi). — Stemmi di
città, case nobili e principi; ms. esistente nel medesimo Archivio.
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141

MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII

pastore. Benché sia morto nel 1841, la sua piü fervida operosità
si svolse nella seconda metà del Settecento, ispirandosi a quel largo
movimento di ricerche, a cui in ogni luogo recarono apprezzato

contributo eruditi e cultori di patrie memorie. »

Si frugava allora con ‘avidità negli archivi non solo pubblici
ma privati; si ricercavano con amore iscrizioni; si ricostruivano
genealogie, si decifravano pergamene, si riordinavano archivi.

Il Bormann nel suo Corpus inscriptionum latinarum lo disse
« longe praestantissimus quocum inter auctores omnes municipales
pauci digni sunt qui comparentur ».

Al Frondini debbono risalire quanti si occupano di storia assi-
sana e delle suo fonti. Onestamente lo riconobbe il monaco bene-
dettino Giuseppe di Costanzo, che, abate di S. Pietro di Assisi
dal settembre 1786 al 1790 e poi dal 1796 al 1806, nella sua ope-
ra (1), pregevole per la raccolta di monumenti e di illustrazioni,
lo giudicò « versatissimo nelle antichità della sua Patria e for-
nito a dovizia di notizie locali ed amorevolmente raccolte non meno
da lui che dai suoi maggiori e dotato inoltre di giusto criterio ».

Nel rendergli il meritato riconoscimento per la preziosa collabo-
razione avuta da lui nelle sue ricerche affermava che gli assisani
dovevano essere grati «a questo stimatissimo e della Patria be-
nemerito concittadino ».

Bevagna deve ricordare Fabio degli Alberti, patrizio, dotto in
giurisprudenza, che vissuto tra il 1720 e il 1805 dedicó il tempo,
che gli rimaneva libero dalle cure sacerdotali, agli studi e special-
mente alle ricerche volte ad illustrare la sua terra natale. Ritiratosi
in Patria attese, con ardore giovanile, alla illustrazione delle me-
morie patrie con; cui ricreò la tarda età, in una terra che gli for»
niva così ricca messe di materia (2).

' — L'Urbini nella sua monografia artistica (3) su. Bevagna cita
solo il nome; Ciro Trabalza diede in sobrie linee alcuni elementi

(1) Cfr. nota 2 alla pagina precedente e Faroct Puricnani M: — L'Ode-
porico dell'A. G. Costanzo in « Archivio Storico per le Marche e per l'Um-
bria ». Foligno,. 1885, pagg. 510-702.

(2) Cfr. nella Biblioteca Augusta di Perugia nel carteggio Vermiglioli la
lettera di Fabio Alberti del 18 novembre 1800.
(3) Cfr. Guida artistica di Bevagna, Spoleto 1926.
149 G. GASPERONI

del profilo (1); ma le notizie non rare sparse nella sua maggiore
opera inedita, che si conserva nel Comune di Bevagna e che at-
tende lo studioso che la illustri e ne determini il valore, por-
gono utili elementi, bio-bibliografici e documentano i propositi che

animarono l'erudito bevagnate nelle sue pazienti ed ininterrotte ri-

cerche (2). |

. Dai Rerum infatti si desume la durata dei suoi uffici ecclesia-
stici: dal 1755 al 1758 fu Vicario Generale a Fabriano, poi a
Senigallia sino al 1776, quindi a Foligno sino al 1784, nel quale
anno si ritiró a Bevagna per consacrarsi per quasi un ventennio
alla storia della sua città.

Veniamo così a conoscere la materia da lui trattata; come il
soggetto degli studi preferiti fosse Bevagna, che illustrò nelle sue
memorie antiche e moderne (3); nella vita di S. Vincenzo, Ve-
scovo e protettorèe. di Bevagna (4); nelle Iscrizioni di cui si
giovò il Bormann nel suo Corpus (5); nella Patria di. Sesto Aure-
lio Properzio, polemizzando con l'Ab. Patrignani (6).

I Rerum, raccolta di documenti e fonti riguardanti la storia
civile e profana di Bevagna, che il Trabalza asseri «assai pre-
gevoli per l'abbondanza e la precisione della materia» ci hanno
tramandato la notizia delle molte cose inedite dell'Alberti.

Quantunque in gran parte disperse, il solo ricordo vale a

confermare l'assidua ricerca e a documentare la larghezza e la va-

rietà dell'indagine.
L'Alberti si occupò anche delle iscrizioni di Bevagna che ci
sono rimaste, di quelle che si conservano altrove e di quelle di-

——— — ———

(1) Cfr. Gli Scrittori, in « Bevagna illustrata », per linaugurazione del
busto a Francesco Torti, Bevagna, 1 settembre 1901.

(2) Cfr. Rerumm bevaniensium tum sacrarum fum profanarum | tabulae
cronologicae - Auctore Fagio pe Arzrnris patricio mevanate.

(3) Cfr. Notizie antiche e moderne riguardanti Bevagna in « Opuscoli
scientifici e filologici » del -Calogerà dell'anno 1783; ristampate a Venezia
nel 1785 dal Coleti. ,

(4) Cfr. Atti del martirio di S. Vincenzo, Vescovo di Bevagna. Came-
rino, Gori 1791.

(5) Cfr. Lettera sopra alcune iscrizioni antiche trovate in Bevagna, in
Storia letteraria d'Italia, Tomo X, pag. 616 e. XI, pag. 600.. IS

(6) Cfr. Dissertazione ' Epistolare sulla patria del poeta Sesto Aurelio
Properzio al Reverendissimo Padre Don Giuseppe di Costanzo, dell'Ab. Fadio
ALBERTI, patrizio mevenate.: Spoleto, Tip. Fofiana s. a, |

1
zioni ed agiunte al Catalogo degli Scrittori Umbri dello Jacobilli

MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 143
sperse, illustrate da Domenico Coleti nel 1779 (1), delle Corre-

per la parte che si riferisce agli scrittori di Bevagna, delle antiche
medaglie trovate nel territorio di Bevagna. Attese anche ad una
dissertazione storico-critica relativa; alla formazione, antichità e stato
di Foligno sino al sec. XIV. Ai nostri fini giova la notizia di un
ragguaglio del Museo aperto nel 1787 nelle stanze della Residenza
del Magistrato di Bevagna e il cenno dell'antica Accademia de’ Ca-
liginosi, che, sorta versó la metà del sec. XVII, risorse per l'ini-
ziativa e l'impulso, dell'Alberti, nel 1792, col nome di Properziana.
Il primo articolo delle leggi accademiche dava ragione del titolo
con le seguenti parole:

«Questa denominazione è tanto più i ad essa dovuta quanto
che impegnandola a grandi sforzi la dichiara nel diritto esclusivo
ed incontrastato di vantare per suo concittadino uno dei piü illustri
poeti del sec. di Augusto, limmortale Sesto Aurelio Properzio,
Principe dei latini poeti elegiaci ».

Contemporaneo e amico dell’Alberti fu Alessandro Alessan-
dri, meritevole di ricordo per l’ingegno potente, la calda eloquenza,
gli uffici che occupò. Negli ultimi decenni del Settecento scrisse
su vari argomenti di storia (2), di scienze (3), di agricoltura
(4) e di problemi sociali (5). Fu Presidente del Senato della
Repubblica Romana; in relazione con l’Alberti e col mondo cultu-
rale folignate e perugino e massime con Angelo Savelli, l'operoso
Priore di Belfiore, con Annibale Mariotti e col Vermiglioli, che co-

(1) Cfr. Elenco delle antiche medaglie ‘trovate in Perse e nel suo
territorio dal 1776 al 1790.

(2) Cfr. Memoria istorica sull'Arco di Augusto esistente nella città di
Fano, in « Opuscoli scientifici e filologici », del Calogerà 1788.

(3) Cfr. Lettere responsive dell Ab. Alessandro Alessandri al Sig. Con-
te A. P. sopta l'accurato fenomeno della caligine. In Fano 1783. — Delle

| macchine aerostatiche, Poema dell'Ab. Alessandro Alessandri. Foligno, per Fran-

cesco Fofi 1784. — Ricerche di Alessandro Alessandri, su l’« Arte Aerostatica »;
in « Opuscoli scientifici » del Calogerà, tomo XLII.

(4) Cfr. Saggio Georgico sulle proprietà delle acque del torrente Lattone
e commercio delle tele in Bevagna, 1782. — Dell'ingrandimento dell'Agricoltura
e delle Arti nello Stato Pontificio. Saggio Analitico, parte 1a. Dell'Agricoltura
parte 22, Delle Acque. Roma, presso Gioacchino Puccinelli 1789.

(5) Cfr. DellAnnona - Ricerche del dott. Alessandro Alessandri.
Degli Orfanotrofi e delle pubbliche case di lavoro. Viterbo, 1793,
144 G. GASPERONI

minciava già ad essere noto, oltre i confini dell'Umbria, per i suoi
studi storici ed archeologici.

Bevagna adunque continua nel Settecento la sua non ingloriosa
tradizione di cultura e compare, come abbiamo visto, in questo
quadro culturale del Settecento: l’Alberti, cresciuto e formatosi
nella prima metà del secolo, rispecchia in modo speciale la ten-
denza e il moto degli studi di carattere critico ed erudito; l'Alessan-
dri senti invece il fascino e l'influsso delle riforme e della rivolu-
zione e recó contributo di osservazioni nel campo degli studi so-
ciali e scientifici, verso cui popoli e individui cominciavano a rivol-
gere ormai la loro meta. i

Per Città di Castello Pietro Tommasini Mattiucci, animato
dal proposito di darci una storia letteraria della sua città, raccolse
copioso materiale, ma non poté effettuare il disegno concepito e
ci ha lasciato solo un saggio nelle sobrie efficaci pagine su Fatti
& figure di storia letteraria di Città di Castello (1).

Le nostre ricerche, nella penuria delle carte e delle memorie.
non consentono di rappresentare con dati concreti il contributo
tifernate, ma le notizie e gli accenni, qua e là diffusi, sono suffi-
cienti ad attestare un vario e vivo movimento culturale, ancorché
di natura prevalentemente religiosa, massime nella seconda metà
del Settecento.

Nei primi decenni del secolo Città di Castello è rappresentata
tra i Rinvigoriti di Foligno dai canonici Antonio e Girolamo Cri-
stiani e Giovanni Domenico Lurchi, ma non può omettersi il ri-
cordo che la città, sull'esempio delle altre sorelle d'Italia, aveva
visto sorgere varie Accademie fin dal secolo XVI e vi era assai
diffusa la consuetudine di gente che accorreva alla sede dell’Ac-
cademia o in casa di qualche patrizio, e massime nel palazzo de’

- Vitelli o in quello del magistrato per ascoltare componimenti ac-

cademici o assistere a rappresentazioni drammatiche. L'onorata tra-
dizione consentiva così di alimentare nelle giovani generazioni il
culto degli studi e di ricreare lo spirito attraverso onesti passatempi,
AllAccademia degli Illuminati risale verso la metà ‘del Seicento
l'origine del primo teatro, mentre Giovanni Vitelli, cultore di studi
letterari e filosofici, verso la fine dello stesso secolo, appare pro-

jr

(1) Perugia - Unione Tip. Coop. 1901.
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 145

motore di cultura e mecenate di studiosi e letterati, esempio no-
bilissimo che trovó un imitatore nel marchese Andrea Del Monte
nelle cui sale solevano pure convenire i rappresentanti della so-
cietà colta tifernate. Gli Illuminati, verso la metà del sec. XVIII,
cominciarono a trascurare le adunanze poetiche e scientifiche per con-
sacrare le loro cure a manifestazioni sceniche, sì che verso il 1770
sorse l'Accademia Archeologica col fine di illustrare le antichità tifer-
nati e i passi più oscuri della storia cittadina. L'Accademia prese
poi nel 1783 il nome dei Liberi; ne fu principe Francesco Mancini;
istitutori i [migliori cultori di studi, che contasse allora la città e
segretario Giuseppe Segapeli, giurista e letterato, morto nel 1821.
Non è priva di significato l'origine e l'idealità della nuova
società, quasi a testimoniare il benefico influsso degli studi sto-
rici e come nella visione del passato e nella sua illustrazione, ovun-
que piccoli e grandi, mirassero a preparare all'Italia un migliore
avvenire intellettuale e politico (1). AllAccademia dei Liberi
si deve l'iniziativa benefica di celebrare ogni anno «la fama di
alcuni cittadini le cui virtù sono in feconda emulazione ai giovani
studiosi» (2). E’ doveroso altresì il ricordo di Monsignore Gio-
vanni Antonio Fuccioli, patrizio di Città di Castello, che col suo
legato del 1633 e con la fondazione del collegio, che prese il suo
nome a Roma, favorì gli studi e aprì la via a numerosi giovani,
che conseguirono titoli accademici, facendo onore a sé e alla patria.

Senza dubbio anche Città di Castello fu presente in quel mo-
vimento, sempre più fervido che pervase nel Settecento gli spi-
riti, di fronte ai maggiori problemi della vita nazionale e agli in-
citamenti che venivano d'oltr'Alpe, se un Pontefice come il Lam-
bertini soleva chiamare Città di Castello «santuario della scien-
za» e se il sec. XVIII fu considerato «il secolo d’oro per le
scienze e lettere ». i

Nell'elenco degli eruditi, de’ filologi, legisti e degli ecclesia-
‘stici, che onorarono del loro nome le Accademie settecentesche,
sono da ricercare i titoli di nobiltà della cultura tifernate.

(1) Cfr. Urnico Bronpi - L'Accademia scientifica e letteraria dei Li-
beri di Città di Castello. Città di Castello, Lapi 1901.

(2) Cfr. nell'Archivio Magherini Graziani di Città di Castello il n. 11
« Orazione ossia Elogio Accademico di Napoleone Guelfucci, Poeta tiferna-
te fatto da me Giulio can. Mancini per la Premiazione del 1820 »,
146 6. . GASPERONI

Fu loro benemerenza avere alimentato il culto delle patrie
memorie, richiamando l'attenzione dei concittadini su quelli che
erano allora i problemi dominanti dell'erudizione, sacra e profana.

Giulio Mancini, nato nel 1763 e morto nel 1827, principe e
animatore dell'Accademia dei Liberi, aveva avuto nella famiglia
esempi nobilissimi di cultori di studi; il padre aveva composto un
compendio storico della città per l’opera dell'Orlandi e una storia
della vicina S. Sepolcro; uno zio, Don Giulio Can. Paolucci,
aveva lasciato inediti vari valumi di materia politica, religiosa e
di eloquenza; un altro zio, Giambattista Paolucci, si era acqui-
stato un qualche nome tra gli oratori sacri. L'ab. Alessandro, Bu-
ratti, per il fervore con cui rovistó archivi e ricercó documenti an-
tichi, appare il Muratori tifernate. A ricerche di patrie memorie
attesero pure Giuseppe Bernardini, Giambattista Lignani e Pietro
Rannucci (1). Fiorirono in quel tempo, per sapienza e per di-
gnità di uffici religiosi, il card. Ottavio Bufalini, mons. Giovanni
Bufalini, l'ar. Spiridione Berioli, mons. Pietro Giannotti (2) e
tra le dame faceva bella mostra per la sua cultura e per il suo
spirito la marchesa contessa Vitelli della Genga.

Tra i cultori di patrie memorie e gli esploratori degli .ar-
chivi locali. appare meritevole di particolare ricordo il can. Giulio

(1) Nell'archivio Magherini-Graziani di Città di Castello (Cfr. G. Maz-
zatinti. « Gli archivi della storia d'Italia », Vol. IV, Licinio Cappelli 1916)
sono da consultarsi alcuni numeri che gettano una qualche luce sull'operosità
»rudita di Città di Castello e attestano il fervore di ricerche intorno alla
storia locale da cui furono pervasi alcuni tifernati del sec. XVIII. Ricordiamo
ad esempio: Francesco Mancini (cfr. i nn. 24, 32, 71, 77, 123); Giulio Man-
cini (cfr. i nn. 5, 11, 15, 72, 75, 101, 107, 109, 120, 158, 161, 163, 172) ; Giu-
seppe Segapeli (cfr. i num. 92, 95, 96, 182). ;

Sono da ricordare inoltre tra i cultori di patrie memorie del tempo: Pazzi
don, Domenico (Cfr. nel citato archivio il n. 176 « Dissertazione storico-cri-
tica sulla famiglia dei marchesi del Monte », — Bartolomeo Celestini (Cfr.
il n. 94 «Lapidi romane tifernati illustrate da don Bartolomeo Celestini,
Parte autografa e parte copia di Giuseppe Segapeli); — Can. Giulio Paoluc-
ci (Cfr. n. 25: Scritti vari del Can. Giulio Paolucci di Città di Castello; da
segnalare la vita della. beata Angela da Foligno); — Avv. Giustino Roti, can-
celliere del Comune (Cfr. il n. 179 « Memorie storiche. di Città di ‘Castello »Y.

(2) Cfr. Memorie ecclesiastiche di Città di Castello raccolte da Monsig.
Giovanni Muzi. Città di Castello 1843 e Mannucci Guida storico artistica di
Città di Castello. Città di: Castello, Lapi 1878.
it

MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII f 147
Mancini, che fu un appassionato ricercatore di memorie, tratte con
religiosa cura dagli archivi del capitolo del Vescovado, dei Notai,
"dagh Annali pubblici dell'archivio segreto comunale e dalla can-
celleria superiore sopra la computisteria e dagli archivi di case
private per servire alla storia civile e religiosa della sua terra (1).

Francesco Mancini rivela il suo grande amore per gli studi
storici in una introduzione allo studio delle patrie antichità con
qualche riflessione sopra l'origine di Tiferno, letta «per l'apri-
mento dell’Accademia Historica tifernate ». Sono queste del Man-
cini poche pagine, ma fervide per il sentimento che le anima e
le ispira; da esse appare l'idealità che pervase la società colta ‘tifer-
nate nel voler richiamare «alla memoria dei viventi le antichità
della patria». In brevi ed efficaci tratti mostra l’utilità che deriva
« dal rintracciamento de’ patri fatti ed eroi». L'introduzione mira
ad animare i giovani allo studio della venerabile antichità. Movendo
da reminiscenze classiche e da citazioni ciceroniane sulla storia « testis
temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae », il Mancini
si apre la via per dimostrare l'utilità della patria storia e il culto
che in ogni secolo ha avuto presso i popoli civili. E poiché le
fatiche e le cure dei soci dell’Accademia avrebbero dovuto ri-
volgersi alla storia locale, opportunamente, riferendosi alla fon-
dazione di Tiferno, segna la via da percorrere, enumera le fonti
antiche e medioevali, a cui si sarebbe dovuto attingere per la
ricostruzione e la narrazione. Il ricordo accurato delle fonti,. di
quelle antiche e di quelle recenti, venute da poco alla luce, mostra
quale e quanto fosse stato l'influsso muratoriano nello studio e
nell'indagine dei fatti storici.

Lo stesso Francesco Mancini (2) esamina altrove il pro-
blema. delle origini della città, sua patria, sempre sulla scorta delle
fonti; determina l'estensione del territorio, i fatti memorabili; tratta
delle principali chiese della città e delle primarie famiglie. E' solo
da lamentare che il manoscritto autografo, mutilo in alcune parti,
non ci dia modo di giovarci, se non in limitata ‘misura, delle
notizie relative agli uomini illustri nelle arti, nelle scienze e nel-
le lettere. |

(1) Cfr. nell'Archivio Magherini-Graziani di Città di Castello il n. 158.
(2) Cfr. nell'archivio Magherini-Graziani di Città di Castello il n. 77
« Sunti storici di Città di Castello »,
148 : @. GASPERONI

Giuseppe Segapeli invece (1) si occupó in modo speciale
di storia sacra, dedicando le sue cure a raccogliere notizie intor-
no alla serie dei vescovi, mostrandosi informato cosi degli scrit-
tori locali come di quelli nazionali che si occuparono dell'argo-
mento: tra i primi ricorda il Conti, il Lazzari, il /Cornacchini,
il Certini e il Pazzi; tra gli altri lo Iacobilli nella raccolta dei Santi
dell'Umbria, e l'Ughelli, che il Segapeli cita nella seconda edizione
illustrata, accresciuta éd emandata da Nicolò Coleti, e che egli
aveva consultato nella libreria del Marchese Antonio Bourbon del
Monte.

Gianfrancesco Lancellotti (2), il marchegiano operoso che
frugò instancabile archivi e biblioteche e fu in relazione con nu-
merosi eruditi, comunicava al Priore Angelo Savelli che in Foli-
gno nel 1693 era stata stampata da Francesco Ignazio Lazzari la
« Correzione Ughelliana » e che vi aveva trovato buone notizie in-
torno a Città di Castello. Aggiungeva anche che per questa città
più che i manoscritti lasciati dal Celestini avrebbe dovuto procu-
rarsi quelli dell'Ab. Pazzi, che scrisse un volume a parte degli
« Scrittori tifernati tiberini ».:

La notizia è confermata da quello che si legge in un codice
della Vaticana (3), ove si ricorda una «Biblioteca Typherna-
tensis» ossia « Memorie intorno agli scrittori di Città di Castello »
del sig. don Domenico de’ Pazzi, che il conte Giuseppe Garampi,
Prefetto dell'Archivio Vaticano, aveva comunicato al Mazzuchelli
per la sua raccolta degli Scrittori d’Italia.

Luigi Cuccagni (4), scrittore curialista, a Roma era vigo-
roso assertore dei diritti della Chiesa e polemista instancabile e
inflessibile contro il diffondersi delle idee gianseniste. Nella stes-
sa Tiferno era nato nel 1756 Felice Mariottini (5), tratto dalle

(1) Cfr. nell’archivio Magherini-Graziani di Città di Castello il n. 192
« Memorie per servire alla serie dei vescovi di Città di Castello, raccolte da
me Giuseppe Segapeli ».

— (2) Cfr. lett. 13 dicembre 1778 da Macerata nella Segreteria del Co-
mune di Foligno.

(35) Cod. 92/8. ni 5;

(4) Cfr. A. C. Jzworo - L'Ab. Luigi Cuccagni e due polemiche ecclesia-
stiche nel 1o decennio del pontificato di Pio VI in Atti della Reale Accademia
delle scienze di Torino. Vol. 67 pag. 27-52.

(5) Cfr. Virrorio Corsucci - Un letterato e politico umbro del sec,
XVIII: Luigi Mariottini. Estratto dalla Rivista Europea, Firenze 1880,
*

MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 149

attitudini del suo ingegno, dalle tradizioni di studio della famiglia,
dalla schiera di uomini egregi, che allora fiorivano nella sua cit-
tà, e dall'età tempestosa in cui visse, a meditare sui gravi proble-
mi del suo secolo. Aveva mosso i suoi primi passi‘ neéll'Accade-
mia della terra natale; a 17 anni era tra gli Arcadi; indotto dal-
le relazioni col Fea ad occuparsi di archeologia dovette poi la
sua fortuna al Card. Marefoschi, che lo designó precettore del Duca
D'Orléans. Esordi scrivendo Sulla necessità delle lettere per l'uo-
mo di Chiesa; il soggiorno triennale a Parigi lo pose in relazio-
ne coi più notevoli rappresentanti dell'Enciclopedismo e gli fece
contrarre rapporti con Madama de Sevigné e la Dubocage. In Ar-
cadia manifestò idee innovatrici che lo fecero cadere in sospetto
della corte romana. Fu a Londra nel 1792 e colà attese a tradu-
zioni. Ritornato in Patria scrisse / convegni del Monte Sacro, ove
discute di politica. Il Mariottini fu travolto dalle vicende del se-
colo, ma si mostró consapevole delle necessità dei tempi nuovi,
che andavano maturando. Appartiene pertanto alla schiera degli
scriitforl che si occuparono di rinnovamento morale e civile d'Italia.

A Città della .Pieve trovasi pure qualche traccia di vita acca-
demica la cui origine risale alla fine del Cinquecento. All'Accade-
mia dei Neghittosi infatti si attribuisce nel 1720 l'istituzione del
leatro di legno per le adunanze letterarie e per le rappresentazio-
ni drammatiche. :

Per il munifico lascito di Mons. Antonio Orca, sugli albori del
Settecento, era sorto il Palazzo delle Scuole Pie, ove esercitavano
il loro magistero i PP. Scolopi e accanto ad essi, verso la fine
del secolo, il convitto Baglioni, che mirò a dare alle figlie del po-
polo non solo un'educazione civile e religiosa, ma una prepara-
zione tecnica attraverso ai lavori femminili.

Poiché molte furono le comunità religiose, fornite di antica
biblioteca, é facile immaginare come accanto agli Agostiniani, ai
Serviti, ai Conventuali, agli Osservanti e ai Cappuccini, si svol-
gesse un certo fervore di studi, cui recarono il loro contributo
numerosi sacerdoti, che poterono giovarsi anche di una biblioteca
Capitolare e di una ben fornita biblioteca del Seminario.

Ira i Vescovi della diocesi sono da ricordare, ai nostri fini,
Virginio Giannotti, prelato di bella dottrina, che, in delicati uffici
pubblici presso la Corte di Vienna e la Repubblica di Venezia,
aveva acquistato una larga esperienza di uomini e cose, e mons.

Tommaso Mancini, che fu Vescovo dal 1775 al 1795.
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G: GASPERONI

Per la sua notevole attività in questo nostro profilo trova il suo
posto Cesare Orlandi, che nato nel 1734 mori a Perugia nel 1778,
dopo aver dato alla luce nel 1764 l'Iconologia del Cav. Cesare Ripa,
perugino, e aver fornito, in cinque volumi, le Notizie Storiche delle
città italiane. Accanto a lui, fra i cultori delle patrie memorie, sono
da collocarsi l’arcivescovo Francesco Calbigi, che raccolse notizie
ecclesiastiche e civili in un volume che si conserva manoscritto
nella Curia; Giuseppe Giappesi, che nel 1780 scrisse una Re-
lazione storica di Città della Pieve e Bocci Giuseppe che fasciò
un Manuale storico intorno alla stessa città. Questi eruditi ren-
dono nei loro manoscritti testimonianza del valore dell’opera del-
l'Orlandi. Comunque il loro ricordo è anche doveroso perché a
tali fonti, nel secolo seguente, ricorsero per le loro pubblicazioni
storiche Antonio Baglioni e Giuseppe Bolletti (1).

Un complesso di vicende favorevoli contribuì nel sec. XVIII
a tener vivo negli eugubini l’amore agli studi e il culto delle
patrie memorie; e ciò a prescindere dal ricordo di una tradizione
che nei passati secoli vantò una serie di legisti, letterati, uomini
non pochi, che fiorirono nelle arti e negli uffici ecclesistici e
forensi.

Giovarono soprattutto il lascito del Vesc. Alessandro Sperelli,
che con strumento del 1666 aveva donato al Comune tutti i suoi
beni; la donazione di Vincenzo Armanni, letterato, filosofo e sto-
rico, che pure al Comune aveva lasciato l'archivio Armanno, che
venne poi a costituire la parte più preziosa dellarchivio storico
comunale eugubino, le accademie e specialmente quella degli An-
siosi, che fiori verso la metà del Settecento; maestri egregi di uma-
nità e retorica quali Lucantonio Gentili e l'ab. Girolamo Carli.

Sono poi da considerare i rapporti che Gubbio ebbe con centri
culturali di non scarso valore come Perugia, Pesaro, Cortona e
le relazioni col:mondo prelatizio ed erudito romano, attraverso
alle sue numerose famiglie patrizie. Né può tacersi il ricordo di
visitatori, nazionali e stranieri, e studiosi che vi affluirono fre-
quentemente, attratti dal monumentale palazzo dei Consoli e dal-:
le famose Tavole Eugubine, che tanto interesse suscitarono tra gli
eruditi etruscologi del Settecento.

(1) Cfr. Mons. Frorenzo CANUTI - Nella. patria del Peruginc. PAS di
Castello. Scuola tipografica artigiana del Sacro Cuore, 1926.
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 151

lali fatti spiegano come l'amore per gli studi non potesse -
del tutto affievolirsi e come anche Gubbio abbia avuto imitatori
e seguaci di quella feconda operosità, cosi fervida in Italia, nelle
grandi città e nelle piccole terre, quando anche i più umili parvero
irresistibilmente attratti: dalle memorie del passato e mobilitati dal-
l'appello dei maggiori per sottrarre alloblio documenti preziosi,
indispensabili per la storia locale, come se nella loro ininterrotta
fatica fossero consapevoli del valore che sì fatti frammenti avreb-
‘bero arrecato alla storia della nazione (1).

Nel movimento degli studi e dell'erudizione settecentesca ci
viene innanzi per la città di Gubbio Marcello Franciarini,: giu-
reconsulto, fiorito nella prima metà del secolo, letterato di merito,
uditore di legazione in Urbino e più volte gonfaloniere nella sua
città natale; collaboratore del Muratori e in relazione epistolare
con gli eruditi più noti del suo tempo (2).

I] Franciarini seppe muoversi con sicurezza e con metodo tra
le ardue e severe ricerche della storia, e, pur rimanendo ‘entro
i limiti della storia locale, lasció traccia del suo amore e del suo
valore, come è dato desumere dalla dissertazione intorno a Gub-
bio (3), che il Muratori trovó stesa «con tutti 1 fondamenti
dell'erudizione »; dal lavoro sulle Tavole Eugubine, a cui lo aveva
incitato lo stesso senatore Buonarroti e infine dalle « Notizie di
varie famiglie illustri di Gubbio». Questo. manoscrito appare fon-
damentale per la storia della città, data la dottrina e la diligenza
del Franciarini. Non mancano nel codice lettere di eruditi e di col-
laboratori, quasi ad attestare il valore della fonte; le notizie, per
la maggior parte di pugno del Franciarini, sono tratte da. storici
locali o generali: il Ghirardacci per Bologna; l'Ughell per la
parte ecclesiastica, il Boccolini nell'opera degli scrittori dell'Umbria

(1) Cfr. Prospetto della storia di Gubbio del Prof. Vincenzo LocateLti
assisiate. Gubbio, 1880. — Commentario dei secoli della letteratura eugubina
e Memorie e guida storica di Gubbio di OprmiGr Lucaretti. Città di' Castel-
lo, Lapi 1888.

(2) Cfr. G. Mazzarinti e O. Ferrini - 12 lettere inedite di Ludovico
Antonio Muratori (8 sono dirette a Giuseppe Tiraboschi; 5 altre 4 a Mar-
cello Franciarini). Perugia, Tip. Santucci 1881.

(3) Cfr. M. Franciarini - L'antica città di Iguvio oggi Gubbio nell'Um-
brîa, in vol. VII della Raccolta di Opuscoli scienfifici e filologici del Calo-
gerà, pag. 233.
"

159 G. GASPERONI i

Mes

e del Piceno; lo Jacobilli nella biblioteca dell'Umbria; o dagli
Archivi di Gubbio o dalle riformanze dell'archivio ducale in Fi-
renze o le notizie provengono da diligenti raccoglitori umbri, quali
il conte Giacinto Vincioli di Perugia, o Andrea Giovannelli di
Ripabianca di Todi o provenivano dal sig. Luigi Marioni, genti-
luome di Gubbio, che nel 1718 aveva tratto alcune notizie storiche
da un quinternetto manoscritto antico esistente presso di lui (1).

I] Franciarini fu in rapporti di amicizia e di studio col senigal-
liese Giuseppe Tiraboschi, dotto archeologo e illustratore assiduo
delle memorie della sua città. Oltre alle lettere edite dal Mazzatinti
una importante di lui al Franciarini (2), del 21 luglio 1729, conferma
non solo i rapporti del senigalliese con l'eugubino, ma l'interesse
che suscitarono gli studi etruschi e come fossero quindi seguite e
ricercate le opere del Dempster, illustrate dal fiorentino senatore
Buonarroti e del Maffei «considerato il principe degli antiquari »
che nella già nota Istoria diplomatica si era occupato del De Etruria
Regali. Il Tiraboschi trascrive al Franciarini il passo fondamentale
del Maffei nella certezza che gli avrebbe potuto giovare per trat-
tare egregiamente delle Tavole eugubine. Appare dalla lettera come
il Franciarini si occupasse ‘di una dissertazione intorno agli autori
antichi, che avevano fatto menzione di Gubbio. La lettera giova
anche a confermare autorevolmente l’operosità del Franciarini, tutto
intento a indagare le origini della sua città e ad illustrare le sue an-
tichità come attestano i numerosi manoscritti che di lui ci sono
pervenuti.

Dallo stesso amore per le memorie patrie, e da non minore
fervore di ricerche fu pervaso Guidoubaldo Angelini, che nato nel
1692 venne a morire nel 1750. Appartenne a famiglia eugubina, an-
tica e icivile, che ebbe uomini illustri nelle armi e nelle lettere ; fu
nel 1722 chiamato all’ufficio di bibliotecario della libreria Sperel-
liana, che tenne fino alla morte, per quasi un trentennio, essendo in
pari tempo anche custode dell’Archivio Armanni.

Gli uffici ricoperti gli agevolarono gli studi dell’antichità a
cui si applicò con cura singolare, lasciando numerosissime prove

(1) Cfr. Franciarini - Notizie di varie famiglie illustri di Gubbio
in Archivio Armanni di Gubbio, D. 31.
(2) In Archivio Armanni III, E.II di Gubbio.
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 155

delle sue multiformi ricerche, animato dal proposito di raccogliere
la materia necessaria per scrivere la storia della sua Gubbio.
Sfoglió archivi, fece indici e regesti; frugó pazientemente nell'ar-
chivio dell'ospedale, notò le cose più memorande relative alla città
di Gubbio e del suo territorio ; trasse documenti e notizie dall'Ar-
chivio Armanni; compilò cataloghi di vescovi, di Santi e di beati;
raccolse con cura quanto si riferiva alla vita del Seminario locale e
deve ricordarsi la formazione di un codice diplomatico eugubino,
che per la morte improvvisa non poté essere condotto a termine.

Mons. Giuseppe Garampi che per i suoi studi sostó alcun
tempo anche a Gubbio, esplorando quegli archivi, ebbe ad espri-
mere intorno all'iniziativa dell'Angelini un giudizio assai lusinghie-
ro. Dalle parole con cui il riminese illustró l'iniziativa viene luce
alla nobile fatica dello studioso eugubino:

« Detto codice diplomatica doveva constare de’ monumenti più
insigni appartenenti alla città di Gubbio, distinti in diverse classi
di varia materia e per ordine cronologico come bolle e brevi pon-
tifici, diplomi imperiali, confederazioni e altri atti pubblici della
città, lettere, ordini e decreti di vescovi, legati apostolici e rettori
del Ducato di Spoleto, fondazioni di monasteri, insomma quanto
potesse ritrovarsi di più ragguardevole per illustrare la storia della
città. Tutti i suddetti documenti sarebbero stati arricchiti di note
e infine dovevano aggiungersi varie dissertazioni particolari. Aveva
già il detto signor Angelini cominciato con gran fervore la detta
opera quando fu improvvisamente sorpreso dalla morte, lasciando
grande desiderio di sé in tutti i suoi cittadini da alcuni dei quali.
però n'è stato ora molto amorevolmente ripigliata la continuazione,
che avrà ottimo successo se i superiori dei monasteri o luoghi pii
e chiunque altro conservi antiche memorie si mostreranno zelanti
promotori del pubblico bene delle lettere e della città col comuni-
care quanto presso di essi esiste di simili monumenti» (1).

Non mancò dunque anche in Gubbio un benefico interesse per
gli studi e una certa partecipazione a quel movimento di ricerche
e di raccolte, che fu così largo e intenso per tutto il sec. XVIII.

Tra gli eruditi e bibliografi italiani e stranieri che collabora-
rono col marchese Alessandro Gregorio Capponi per la.sua pre-

(1) Cfr. Carta 38 del Cod. 9278 della Biblioteca Vaticana.
154 G. GASPERONI .

gevole Biblioteca è da ricordare :Giulio Beni, di antica e nobile
famiglia eugubina, che gli ricercava amorosamente le Bibbie esi-
‘stenti a Gubbio nella Libreria de' Padri Zoccolanti (1). Figurano
tra i Rinvigoriti dei primi decenni del Settecento Giovanni Antonio
Beccoli, Bentivoglio Bentivogli e Giuseppe Manentoli. Il conte Vin-
cioli di Perugia ricorda il Franciarini e il Bentivogli « degnissimi
gentiluomini letterati di quella città» da cui faceva sperare « de-
gnissime memorie» delle famose tavole riposte allora nel pubblico
Archivio; del Bentivogli anzi afferma altrove che ammirò la ma-
gnifica sala « ben degna della loro dotta Accademia ».

Promotore di studi e studioso ‘anch’egli fu Sebastiano Ran-
ghiesci Brancaleoni, possessore di una ricca biblioteca e di un museo.

Attese ad illustrare l’antico Teatro eugubino, le pitture del
Perugino, esistenti in Gubbio, e fu amico di Ennio Quirino Vi-
sconti, del Lanzi, del Passeri e anch'egli studioso delle famose
tavole.

Il teologo Ignazio Ondedei, anche se morto nei primi decenti
dell'Ottocento, fiori nella seconda metà del sec. XVIII (Qta
presidente dell’Accademia degli Ansiosi; educato alla scuola del
Carli fu oratore ufficiale nelle onoranze che l'Accademia tributò a
Giovambattista Passeri il 24 maggio 1780 (3). Nell'occasione scris-
sero versi lo stesso Ondedei; l’ab. Sebastiano Ranghiasci; il nobile
Vincenzo Chiocci, segretario dell’Accademia; il segretario comu-
nale Nicola Tei, che trova anch'egli posto tra i diligenti cultori di
patrie memorie: il sesso femminile vi fu rappresentato da Susanna
De Maitre, che, nata a Roma nel 1718, era venuta a Gubbio nel
1745, sposa ad Orazio Mengacci.

La comunità per rendere il dovuto omaggio alla memoria del
Passeri aveva dato incarico al teatino Paolo Paciaudi, bibliotecario

(I) Cfr. Lett. di Giulio Beni di Gubbio (8 dic. 1724) in Cod. Capponio-
no n. 274 (carta 799) in Biblioteca Vaticana.

(2) Cfr. Elogio storico del sacerdote Ignazio Ondedei Preposto della
Chiesa Cattedrale di Gubbio scritto dal marchese. Comm. Francesco Ranghia-
sci dei Conti Brancaleoni. Roma, Tip. delle Belle Arti, 1889.

(3) Cfr. Elogio funebre degli Accademici Ansiosi di Gubbio consecrato
alla memoria del chiarissimo Giambattista Passeri, loro socio, cittadino origi-
nario e nobile ascritto recitato nella pubblica Libreria il 24 maggio 1780.
Per le stampe di Lelio della Volpe.
MOVIMENTO: CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 155

regio del Duca di Parma, che per 34 anni era stato amico e corri-
spondente del Passeri, di comporre una iscrizione latina, che do-
veva essere incisa nella sala della Biblioteca e che fu invece pub-
blicata nell'opuscolo commemorativo insieme con l'orazione' dell'On-
dedei e coi componimenti poetici.

L'opuscolo nella sua modestia, anche se rientra nelle comuni

manifestazioni accademiche, proprie del tempo, attesta in quale onore
fossero gli studi e la stima che il Passeri, originario di Gubbio, si
era acquistata con una vita indefessa, consacrata ad illustrare anche
i monumenti della città.
i Nello stesso anno gli eugubini si riunirono concordi nella
' Chiesa maggiore degli avi per celebrare un funerale in memoria
dell'Abate Giovanni Girolamo Carli, che per oltre tre lustri aveva
educato agli studi. delle lettere la gioventà eugubina. Pare che
anche allora l'onore) di rendersi interprete dei sentimenti di ricono-
scenza della cittadinanza toccasse al letterato Ignazio Ondedei, che
era non solo l’anima di tutte le opere pie, ma l’uomo, a cui la
città soleva ricorrere per le sue manifestazioni culturali e civili.

Il maestro di umanità e.retorica di Gubbio aveva approfit-
tato della sua residenza in quella città per indagare se nei monti
del territorio eugubino esistessero miniere di metallo (1). In
quegli anni il Card. Giovanni Francesco Stoppani, arcivescovo di
Corinto e legato per gli Stati di Urbino per la Santa Sede, dava
incremento al nobile collegio di Urbino, accoglieva sotto i suoi
auspici l'accademia pesarese, meditava di raccogliere nel palazzo di
Urbino le iscrizioni romane, introduceva arti, ravvivava il commer-
cio e sollecitava ricerche sui fossili e sulle vene metalliche.

Il Carli, indotto anche dal proposito di rendere omaggio a
tanta opera benefica dell’insigne presule, si seppellì tra numerose
carte dell’antico archivio Armanni «sì benemerito della sua pa-
tria»; frugó, avido di notizie, nei volumi «all'eugubina storia
attinenti» dovuti «all'infaticabile signore auditore Marcello Fran-
ciarini ». Penetrò poi nelle private case e ne trasse notizie per la
‘sua tesi. Il Carli si diffonde nella dissertazione, che qui deve es-
"sere ricordata perché è non solo una nuova prova della forma mentis
del letterato erudito del Settecento, ma perché mostra come gli

(1) Esiste la copia del manoscritto nell'Archivio Segreto di Gubbio.
156 G. GASPERONI

uomini di quella generazione non fossero mai alieni dallo studio dei
problemi inerenti all'avvenire economico del paese.

Se si pensa al progresso in questo campo fatto, mediante il
Consiglio Nazionale delle Ricerche, due secoli dopo, non puó non
apparire notevole in sé, e per l'idealità che la pervade, la ricerca,
diligente e amorevole, del Carli, il quale, anche per questo, me-
rita di essere annoverato tra i numerosi che nel sec. XVIII nel
diffondere problemi culturali ed economici diedero prova dei loro
sentimenti d'italianità.

Vale infatti la pena di ascoltare le parole con cui il maestro
Carli, che sali poi all'ufficio di segretario dell'Accademia di Scien-
ze, Lettere e Arti di Mantova, chiudeva la sua dissertazione:

« Queste ed altre tali cose meriterebbero un'esatta particolare
descrizione affinché (termineró con un sentimento del più volte
ma non mai abbastanza lodato signor auditore Passéri) si rendessero
noti i pregi del nostro terreno e con utile e gloria della nostra
nazione si ponessero in uso, con disingannarci del grave errore in
cui siamo, vald a dire « Niente esser bello se da lontane parti non
ci viene recato ».

Più degli altri si segnalò, per fervore di opere, Rinaldo Re-
posati (1), che nato nel 1714 e morto nel .1793 parve destinato
a rappresentare il maggiore contributo di Gubbio alla erudizione e
all'archeologia e a chiudere l'onorata schiera degli scrittori eugubini
dcl Settecento.

Lasciate le cure e gli uffici religiosi, che furon la parte pre-
cipua della sua vita sino al 1765, consacrò gli ultimi decenni agli
studi dell’antichità, che furono la sua nobile passione. La sua ope-
rosità erudita oltrepassò i confini della terra natale per le sue
relazioni e per i suoi scritti. Attese a formare un Museo di mo-
nete e di medaglie, che attrasse l'ammirazione dei visitatori; ai con-
tributi sul beato Forte Gabrielli e sulla vita di S. Ubaldo fece se-
guire l’opera su la Zecca di Gubbio, nella quale fece tesoro di mo-
numenti con tanta cura raccolti e spaziò, con una certa ampiezza,
tra memorie di storia e di archeologia. Questa sua maggiore fa-
tica gli procurò, peraltro, qualche dolore poiché i bolognesi Guido
Zanetti e il P. Trombelli rivendicarono per sé il merito dell’opera,

(1) Cfr. RancHiasci Francesco - Biografia del Reposati in ‘«(iornale
Arcadico », Tomo IV della Nuova Serie.
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 157

attribuendosene la tessitura di buona parte. Contro tali giudizi pro-
testava leugubino, producendo una lettera originale del fiorentino
Giovanni Targioni Tozzetti, che, avendo esaminato il manoscritto,
con lettera del 15 dicembre 1770, gli comunicava che non aveva

trovato «niente da mutare e da aggiungere e che aveva letto tutto

con sommo placere ».

| Piace qui ricordare come gli influssi del Mazzuchelli operas-

2 sero efficacemente nella seconda metà del Settecento, che vide ovun-

que eruditi e letterati, intenti a raccogliere, con grande cura ed amore,

le notizie su quanti avevano lasciato traccia di qualche attività nel

campo delle lettere e della storia. E la manifestazione appare di

non dubbio valore nazionale, massime quando s'inserisca nel moto

febbrile degli studi, che allora appunto si rinnovavano, ascoltando

la voce delle accresciute esigenze della vita civile.

Infatti mentre altri battevano le vie piü ardite delle arti, delle
speculazioni filosofiche e delle indagini economiche e sociali, i più
umili e non meno benemeriti, ai fini della cultura nazionale, non
disdegnavano raccogliersi e seppellirsi nelle biblioteche, negli ar-
chivi pubblici o in quelli delle famiglie patrizie e degli ordini reli-
giosi, per ricercare i segni della nobiltà della loro terra e per tra-
mandare ai posteri il ricordo di coloro, che negli uffici e nell'arrengo
degli studi avevano illustrato la piccola patria.

Il Mazzuchell coi suoi Scrittori d'Italia aveva ‘accresciuto il
desiderio di siffatto genere di studi; ma l'Umbria sin dal 1668
aveva avuto un precursore in Ludovico Jacobilli, attraverso la sua "E
Bibliotheca Umbriae. Infatti gli eruditi umbri che si occuparono in |I
questo secolo di cultura letteraria e scientifica mossero quasi sempre 1
da lui per correggere, accrescere e continuare.

Nella schiera dei letterati ed eruditi che agevolarono con le
loro Biblioteche le ricerche è da collocare il Reposati. Egli stesso i
ce ne ha lasciato ricordo in un frammento di lettera all'Amaduzzi, n
dove, dopo aver sollecitato il giudizio del filologo romagnolo in
merito alla sua opera fondamentale, così comunicava il suo nuovo
lavoro:

! «Sappia che ora sto lavorando la. Biblioteca Eugubina; ho
messo insieme 105 scrittori e sopra mille opere dei medesimi; a
tutti gli scrittori predetti faccio una piccola e ristretta vita di quei
che posso aver notizie e susseguentemente noto a minuto le loro
opere con farne anche di buona parte l'estratto di quanto ciascuna
di esse contiene. Tra questi scrittori si annovera fra i primi Paolo
158 G. GASPERONI ts id .

Beni, scrittore celeberrimo in belle lettere. V'é chi questi lo fa nato
in Candia e che sia stato gesuita, queste due particolarità mi preme
mettere bene in, chiaro: onde io sono a pregare la di lei bontà os-
servare Filippo Alegambe, scrittore della Bablioteca gesuitica, no-
tare se vi porta questo Paolo Beni e riportandolo (quando non sia
una diceria lunga) trascrivermi quanto esso ne dice o almeno il so-
stanziale di ció che io ricerco, come ancora trascrivermi le notizie
dell'Apologia del Senofilico, data alla luce dallo stesso Beni» (1);

L'ab. Amaduzzi nei suoi « Odeporici » autunnali non dimen-
ticó Gubbio, dove contó amici e corrispondenti quali il Ranghia-
sci, l'Ondedei, il Reposati e dove ritornò per due volte per sco-
prire documenti antichi e per ammirare i monumenti di cui la terra
e ricca.

Nei suoi « Anecdota Literaria» pubblicò i capitoli di Cleofe
Gabrielli, dedicati alla marchesa Francesca Mosca Barzi, nata con-
tessa Della Branca. Esalta le doti della marchesa, fornisce le no-
tizie relative al documento di Cleofe Gabrielli insieme con i chiari-
menti necessari ad intendere il metodo seguito nel dare alla luce i
capitoli per obbedire alle esigenze dei grammatici e nello stesso
tempo ci dà il profilo di Cleofe e della sua famiglia.

Nelle brevi pagine sono disseminate utili notizie per chi ri- -
cerchi i segni del movimento culturale nelle varie regioni d'Italia.

Insieme coi monumenti e con le memorie procede di pari passo
il ricordo di quelli che allora consacravano le cure e la dottrina a
dissotterrare monumenti, ad illustrarli, a tramandarne il ricordo ai
posteri.

Ascoltiamo l'Amaduzzi:

«Sin dall'anno 1772 io cominciai a conoscere la vostra patria
Gubbio e dopo d’averne ammirato l'antico Teatro e ‘Sepolcro, il
pubblico Palagio e le antiche Tavole Etrusche; sacro misterioso ar-
redo del tempio dedicato al vostro Giove appennino, visitai il ce-
lebre archivio Armanni unito ora alla pubblica Biblioteca ». Ivi si
incentrò col can. Ignazio Ondedei « facitore di colti versi non meno
che buon giudice di questo genere di letteratura ».

Dieci anni dopo, e precisamente nel 1782, l'Amaduzzi ritor-

(1) Cfr. lett. del Reposati (Gubbio 29 Agosto 1774) all'Amaduzzi in
Cod. 19 del carteggio Amaduzziano nella Biblioteca Comunale di Savignano
sul Rubicone
_

MOVIMENTO CULTURALE ,UMBRÒO NEL SEC. XVIII 159

nó a Gubbio per collazionare, con l’aiuto dell’Oridedei, i codici dai
quali trasse 1 ricordati capitoli di Cleofe Gabrielli. .L’Amaduzzi
ricorda inoltre l’attività del can. Rinaldo Reposati e conferma la
notizia che noi abbiamo già riferito relativa alle cure che il Re-
posati stesso consacrava alla Biblioteca de’ suoi scrittori gubbini.

Può dirsi che in Orvieto il movimento culturale del secolo
XVIII trasse i suoi auspici dalla famiglia Cartari, che, segnalatasi
nelle armi, nelle lettere e negli studi giuridici, esercitò per mezzo
di Carlo, morto nel 1697, un benefico influsso sulla società colta
di Orvieto del primo Settecento.

Avvocato Concistoriale, archivista di Castel S. Angelo, elet-
to da Urbano VIII Ispettore degli Archivi della Santa Sede, ben-
ché vissuto a Roma, mantenne continui contatti con la città natale
e attese al Teatro degli uomini illustri, opera di qualche ampiezza,
per quel che è dato desumere da numerose lettere di corrispondenti,
tra cui il Conte Bernardino Saracinelli, Carlo Antonio Magoni, Gi-
rolamo Gualtieri, il Conte Francesco Clementini, Leone Alberici,
Stefano Dolce che per essere di Orvieto attestano un qualche be-
nefico fervore di} studi, verso la fine del Seicento e gli albori del
secolo seguente. Ad essi il Cartari comunicava i suoi propositi e
ne riceveva consigli e notizie.

Orvieto non fu estranea alla vita accademica, . così diffusa nel
secolo decimottavo. All'Accademia dei Risvegliati, promossa verso
la fine del Seicento, in una sala del palazzo Febei, segui quella dei
Misti, che ebbe poi nome degli Informi o degli Apparenti.

Svolsero una certa attività culturale e il loro nome oltrepassó i
confini della città ed ebbe qualche risonanza tra i fautori degli studi
e delle lettere, alcuni rappresentanti della casa Febei: Francesco An-
tonio, che si occupó di diritto canonico; Pietro Paolo, che fu giu-
dice in Campidoglio, Podestà di Ferrara, Uditore di Bologna e poi
vescovo di Bagnorea, morto nel 1704, fratello di Anna Giuditta,
in Arcadia Erminda Alicea, la quale compose in volgare liriche nu-
merose, disseminate nelle raccolte della prima metà del Settecento ;
Giovan Battista, corrispondente del Mazzuchelli, al quale per tra-
mite del conte Giuseppe Garampi forni nel 1751 e 1752 le notizie
de' scrittori orvietani per la sua raccolta degli Scrittori d'Italia, gio-
vandosi degli studi del Cartari e di altre fonti della biblioteca \della
sua famiglia. Tra le donne che coltivarono le lettere e la poesia sono
da collocare Virginia De Rossi Alberici, anch'essa arcade, morta
nel 1713 a Roma e Rosa Agnese Bruni, morta in Orvieto nel 1752,
160 G. GASPERONI

autrice de’ / fiori di Pindaro e di vari oratori sacri. Merita in
fine di essere ricordato il padre Antonio Rosoni, minore osservante,
vissuto nella prima metà del secolo decimottavo, autore della Cro-
nologia della Provincia serafica di Assisi, uomo dotto, predicatore
di qualche valore, che il Muratori nella prefazione alle Effemeridi
otviefane ricorda come autore di un diario (1).

Anche Spello ebbe la sua Accademia: quella de' Quieti alla
cui iniziativa si deve la ristampa della Francisciade di Francesca
Manzi nel 1651 e la pubblicazione di raccolte come quella del 1743
in onore del quaresimalista di S. Maria Maggiore di Spello, P. Ago-
stino Zecchi degli Agostiniani, e l'altra del 1785, in onore di mons.
Filippo Trenta, Vescovo di Foligno.

Nella villa, ora di proprietà Costanzi, anticamente appartenuta
alla nobile famiglia Urbani Acuti, che aveva dato uomini insigni
nel governo della città, nelle arti e nelle scienze, e mel Setté-
cento passata alla principessa Donna Panfili Grillo, fu dissepolta una
lapide di travertino il 7 giugno 1722, mentre si procedeva ai la-
vori di fondaziong dell’edificio. Il Maffei e il Muratori l'esamina-
rono e conclusero che non si dovesse oramai piü discutere intorno
alla Villa di Properzio. La lapide fu collocata nella casa comunale,
ma se l’affermazione degli storici giovò ai cronisti locali per con-
fermarli nell'orgoglio di aver dato i natali al grande lirico, servi
d'altra parte di discussioni e polemiche intorno ad un argomento
sul quale si accanirono gli eruditi umbri nel sec. XVIII.

La principessa Grillo, nata nel 1670 e morta nel 1752, fu se»
polta nella Basilica di Santa Maria degli Angeli di Assisi (2).



(1) Notizie ed elementi ricostruttivi. della vita culturale orvietana sono
da ricercarsi nella collezione Cartari, ricca documentazione che si conserva
nell'archivio dell'opera del Duomo di Orvieto e nella Collezione Tordi esistenté
nella Biblioteca Comunale della. stessa città. Cfr. inoltre: Lurcr Fumi - Notizie
di scrittori orvietani per il Conte Mazzuchelli di Brescia estese dal Sig. Abate
Giovanni Battista Febei, nel 1751. Foligno, Sgariglia 1886 e Ritratti poetici
con note biografiche di alcuni uomini illustri di Orvieto di Trasimaco Iraro.
i (2) Orazione funebre nelle solenni esequie della defunta signora Princi-
pessa Donna Teresa Grillo Panfili celebrata nella Basilica di S. Maria de-
gli Angioli madre e capo di tutto l’ordine de’ frati Minori recitata da Vincenzo
Macnani da Spello, ad uso del Collegio della Sapienza vecchia di Peru-
gia e dal medesimo dedicata all’Eminentissimo e reverendissimo principe
Sig. Cardinale Osimo Imperiali. In Foligno per Francesco Fofi, stampatore del
‘Santo Officio di Spoleto, con licenza de’ superiori (O.S.A.).
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 161

I documenti pervenuteci consentono di affermare che nella pri-
ma metà del Settecento esercitò un benefico influsso e irradió nel-
PUmbria, come fu scritto, « tutto il prestigio e l'influenza del Bosco
Parrasio ». Arcade col nome di Irene Pomisia era stata ‘aggregata
ai Rinvigoriti di Foligno, ove il 2 dicembre 1715 (1) il segretario
Giovan Battista Boccolini aveva recitato .un erudito discorso in
lode della principessa e tributo di canti avevano reso nell'occasione
gli uomini, che a Foligno erano piü in vista tra i cultori degli studi
e delle lettere e il conte Nicoló Montemelino di Perugia, mentre
nell'ottobre dell'anno seguente Giustiniano Pagliarini intratteneva
gli accademici sopra un sonetto della principessa (2).

Spello contava allora alcuni eruditi e letterati (3): della
famiglia Paolucci, Giuseppe, morto a Roma nel 1703, uno dei quat-
tordici fondatori dell'Arcadia; dei Passerini, Francesco, che datosi
all'esercizio forense in Roma ebbe consuetudine di rapporti e di
amicizia col celebre Vincenzo Leoni; il fratello Ferdinando (4)
‘che si consacrò a raccogliere documenti che potessero giovare alla
ricostruzione della vita e della storia di Spello; Gaetana, che deve
essere compresa tra le donne che nel Settecento si dedicarono alle
letfere e alle scienze. Appartennero tutti all'Accademia locale e alcuni
di essi furono iscritti anche in altre Accademie dell'Umbria. Co-
munque è facile immaginare che appartennero al cenacolo, galante
ed erudito, che soleva convenire intorno alla principessa Grillo.

Spoleto, che vanta una così nobile tradizione culturale, massime
nel Cinquecento, e nel Seicento aveva promosso larghe manifesta-
zioni sotto la guida dello storico e letterato Bernardino Campello,

(1) Per lacclamazione nell'Accademia de’ Rinvigoriti di Foligno del-
l'lllma ed Ecc.ma Signora Donna Teresa Grilli Principessa Panfili fra gli
Arcadi Irene Pomisia. Orazione di Giovamsattista Boccoriwr segretario del
l'istessa Accademia. In Foligno, MDCCXV per Pompeo Campana.

(2) Sopra il sonetto « O possente di speme o dolce aspetto » dell'Ill.ma
signora ed Ecc.ma signora Donna Teresa Grillo Principessa Panfilia. Lezio-
ne di Giustiniano Pagtiarini. In Foligno, MDCCXVI.

(3) Cfr. Giunio Ursini - Spello, Bevagna, Montefalco in «Italia arti-
stica ». Bergamo, Istituto Italiano d'arti grafiche, Editore, 1915, a pag. 20-22.

—. (4) De Hispello eiusque Episcopis ac de insignis Ecclesiae Collegiatae
.. &. Laurentii origine, dignitate et Prerogitivi, Fulginae MDCCXXIV Typis Pom-
peii Campana. — Cfr. anche « Arme delle famiglie di Spello » (Ms. 1721)
e Memorie di Spello nella Raccolta Faloci esistente ora nella Biblioteca comu-
nale di Foligno.

vd has MU ap
169 6. GASPERONI

nel- Settecento si raccolse, quasi tutta, intorno all'Accademia degli
Ottusi,. che se rispecchiò anch’essa gli errori simili: a tali istituzioni

e rappresentò come le consorelle, disseminate nelle grandi e: pic-

cole città d'Italia, periodi di vaneggiamenti e di inutilità arcadiche,
non :è da dimenticare come abbia tuttavia promosso studi e dati
incitamenti a ricerche severé ed utili così nel campo della storia

‘come in quello della filosofia.

Giustamente osservó un recente studioso della istituzione che
«tra gli scherzi poetici e le giocose dissertazioni, Gregorio Elladio

| plasmava l'Ariosto, il Giustolo coltivava con onore la poesia dida-

scalica, Solone Campello raccoglieva in ponderosi volumi le costi-
tuzioni del Ducato di Urbino, Bernardino Campello dettava le
Historie di Spoleto, e per opera degli Oftusi nasceva tra noi il primo
teatro pubblico della regione ».

Si riunivano gli accademici in Vescovado, nel Palazzo Colli-
cola, in quello del. Comune e più comunemente in casa dei conti

Campello, « consueto Liceo dell'Accademia ». Anche in questa so-
cietà nulla di notevole, ma indubbiamente segni molteplici di ope-

rosità letteraria e filosofica; tentativi di impostazione di problemi,

mediante lezioni e osservazioni nelle diverse tornaté accademiche;
anche qui raccolte per nozze quali furono quelle solenni del conte
Bernardino Campello con Eleonora Fani di Viterbo o conviti let-
terarij in gloria di Clemente XIII o in occasione della assunzione
al Vescovado di Mons. Ludovico Ancaiani, o del cesenate Fran-
cesco Maria Loccatelli Martorelli Orsini, in cui facevano natural-
mente bella mostra eruditi ecclesiastici. e regolari e non raramente
anche lo stesso Gaetano Bellini, romano, che vedremo poi quale
uditore del Vescovo osimano Mons. Acqua.

Vescovi. e governatori della città favorivano gli studi e con-

tribuivano a tener viva l'Accademia sicché fiorirono ingegni di
qualche conto e si svolsero attività benefiche in ordine alla storia
locale e a problemi di letteratura e di erudizione. Non rari nomi

| attestano in quanto onore fosse il culto delle patrie memorie e come

non mancassero orientamenti verso problemi sociali e scientifici.
Tra i benemeriti delle patrie memorie deve segnalarsi il Vescovo
domenicano Carlo Giacinto Lascaris ‘di. Ventimiglia, che resse la
sede di Spoleto dal 1711 al 1727. Già bibliotecario della Casana-
tense, promosse fecondi studi intorno all'antica sede dei Vescovi
spoletini, deferendone l'incarico ad un'apposita commissione, di cul
facevano parte il Can. Bernardino Vari di Spoleto, il P. Giovanni

"—- Visions
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIfI

163

Brunetto dell'Oratorio, il P. Luigi Messionari gesuita, il P. Pastore

"degli Agostiniani, il P. Francesco Massa e riformò cosi la serie

stessa, facendola ridipingere nel salone d'ingresso del Vescovado,

. distruggendovi la precedente, fatta secondo la serie già orditiata dallo

spoletino Giacomo Filippo Leoncilli (1).

Lo stesso Lascaris lasció manoscritta una minuziosa visita di
tutta la diocesi spoletina, che è da considerare una utile miniera
di notizie storiche, religiose e civili (2).

Intorno a Mons. Lodovico Sergardi, senese, venuto a riten-

. prare le forze -all'aria salubre di Spoleto, morto nel 1726, si erano

raccolti naturalmente quanti allora onoravano e coltivavano in Spo-
leto gli studi. I fratelli Statera, Nicola € Domenico, segretari del
Comune, attesero a ricerche di memorie patrie e collaborarono col
Mariotti di Perugia (3). Giovanni Campello. della famiglia comi-
tale, che nei secoli diede uomini segnalatisi negli studi e nelle
lettere, lasciava un diario che giunge sino alla metà «del sec; XVIII.
Il. Barone Antonio Ancaiani volgeva le sue osservazioni a materia
economica stampando ll commercio attivo e passivo di Spoleto,
mentre Luigi Sinibaldi, ancora giovane, consacrava l'ingegno agli
studi scientifici nei quali divenne insigne. |

‘'A memorie storiche locali e a ricerche febbrili, secondo la
consuetudine dei tempi, attesero alcuni eruditi massimamente al
tempo di mons. Vincenzo Acqua, osimano, che fu vescovo di Spo-
leto dal 1759 al 1772.

Visse allora a Spoleto, quale uditore del Vescovo, l'ab. Gae-
tano Bellini, erudito di buona fama, autore di varie opere, in re-

° lazione con studiosi e letterati dei vari centri culturali, cresciuta

alla scuola del dottissimo ab. Pietro Lazzeri, che ebbe a maestro di
storia ecclesiastica nel Collegio Romano.

L'Accademia degli Ottusi, essendo segretario il conte Paolo
di Campello, nel maggio del 1762, nell'aggregarlo tra i suoi acca-
demici, ne esaltava la persona ed il merito «come quello che ha
dato alla luce costanti virtuosi parti del suo fertile ingegno, c'han

(1) Cfr. Conte Paoro Campero Notizie storiche dell’Accademia in « An-
Nuario dell’Accademia Spoletina », 1895-94 e L. Fausrr: L'Accademia Spoletina
in «Atti dell'Accademia Spoletina » (1925-1926).

(2) Esiste manoscritta neli'Archivio del Vescovado di Spoleto.
(5) Cfr. A. Mariotti - Lettere pittoriche perugine. Pag. 195 nota 3.
164

G. GASPERONI

riportato si noto grido fra i letterati». Morto nel 1785, aveva

atteso a studi letterari e di erudizione e per ció che riguarda la
storia locale aveva trattato in una dissertazione del Palazzo dei
Duchi di Spoleto (1) e aveva raccolto e corretto le iscrizioni spo-

' letine (2).

In una digressione, pervenutaci manoscritta, intorno alla lapide
vaticana dei fratelli Arvali rivela acume critico e varia e 'sodá

dottrina.

Una più feconda e benefica attività, peraltro, a favore dei pro-
blemi culturali di Spoleto, esplicò l'ab. Antonio Acqua, nativo an-
ch'egli di Osimo, nipote del Vescovo, che si trasferì certamente nel-
l'antica città umbra sin da quando lo zio era stato chiamato a reg-
gere la diocesi in qualità di Vescovo. La sua. famiglia era stata
ascritta il 23 febbraio 1777 tra la nobiltà spoletina. L'ab. Antonio .
considerò lonore che gli veniva da un tale atto e nel suo lavoro,
cosi fervido e consapevole nella sua modestia, intorno alle memorie
della città e nel ricercare i monumenti della sua storia, fu mosso
senza dubbio dal proposito di mostrarsi riconoscente per l'alta di-
stinzione conferita a lui e ai suoi (3).

Il dotto medico ed erudito perugino, Annibale Mariotti, scri-
vendo ad Angelo Savelli, priore di Belfiore di Foligno, il 29 ago-
sto 1778, segnalava loperosità culturale dell'Ab. Acqua con queste

parole (4):

« In ordine agli scrittori spoletini molto potrà contribuire alla
Biblioteca Umbra il Sig. Ab. Antonio Acqua. Questo mio ama-
tissimo amico si va attualmente esercitando in raccogliere le memo-
rie de’ letterati spoletini ed io molto mi compiaccio del suo car-
teggio perché spesso si va discorrendo fra noi su questo proposito ».

»

(1) Cfr. lett. dell'ab. Acqua al Mariotti (Spoleto, 22 maggio 1783),

in « Biblioteca Augusta » di Perugia tra i manoscritti Mariotti.

(2). Gfr.

nel citato luogo.

lett.

dell'ab. Acqua al Mariotti

(Spoleto,

23 marzo 1786),

(3) - Cfr. lett. dell’ab. Acqua al Mariotti (Spoleto, 28 del 1778) in

luogo citato.

(4) Cfr. lett. del 29 agosto 1778 in appendice del Volume De Scripto-
ribus Umbris, nella Biblioteca di. Monsig. Faloci, passata ora alla Comu»

nale di Foligno.
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 165

Le lettere infatti dell' Ab. Acqua, dirette al Mariotti (1),
consentono di ritrarre il profilo di questo erudito marchigiano,
che consideró Spoleto come sua seconda patria e meritó la stima
e la riconoscenza della città per aver consacrato tempo e cure fe-
conde ai suoi problemi culturali e storici.

L'ab. Acqua fu tenace e consapevole nel tentativo di sottrarre
all'oblio e alla dispersione memorie e documenti di Spoleto; fa-
vori gli studi e promosse la cultura; attese con amore a raccogliere
libri di storia locale per farne dono a Spoleto (2); raccolse le
antiche iscrizioni, pensó di sottrarle all'oblio collocandole nell'atrio
del Pubblico Palazzo (3) e persistette nel suo proposito anche
quando la sapiente iniziativa incontrò ‘ostacoli (4). Lavorò in-
torno ai letterati spoletini e pur diffidando delle sue forze aspirò
a tesserne la storia o comunque a preparare i materiali a chi avesse
voluto accingersi all'arduo compito (5); si fece promotore della
Biblioteca pubblica, mediante l’acquisto di una libreria privata che
propose al Comune (6).

Scrisse sulla Zecca di Spoleto e di Norcia per aderire alle in-
sistenti richieste di Guido Antonio Zanetti (7).

Dal manoscritto relativo alla Zecca di Spoleto si rileva che
lab. Acqua era stato indotto a tali ricerche per far cosa gradita
all'erudito bolognese; e non solo per questo, anche per offrire un

(1) Esistono nella Biblioteca Augusta di Perugia tra i manoscritti di
Annibale Mariotti: N. 1814 lett. 99; N. 1815 lett. 16, 18, 45, 46, 58, 73, 98;
N. 1816 lett. 20, 23, 24, 39, 46, 79, 100; N. 1817, lett. 6, 8, 10, 14; N. 1818
lett. 8; N. 1819, lett. 54, 60; N. 1820, lett. 12.

(2) Cfr. lett. dell'ab. Acqua (Spoleto 28 del 1778).

(3) Cfr. lett. dell'Ab. Acqua al Mariotti (Spoleto 23 luglio 1780).

(4) Cfr. lett. dell'ab. Acqua al Mariotti (Spoleto 21 febbraio 1781).

(5) Cfr. lett. dell'ab. Acqua al Mariotti (Spoleto 22 marzo 1778).

(6) Cfr. lett. dell'ab. Acqua al Mariotti (Spoleto 28 del 1778) e Ri-
formanze del Comune di Spoleto (18 marzo 1780).

(7) Cfr. E. Carusi - Lettere inedite di G. Marini - Lettere a Guido An-
tonio Zanetti, pag. 34. Tipografia Vaticana 1916 e lett. dell’ab. Acqua al
Mariotti (Spoleto 15 aprile 1781). I manoscritti esistono nell’Archivio Ac-
.qua in Osimo. Eccone il titolo: Lettera di Notizie e Riflessioni sulla Zecca
e monete di Spoleto, ove si legge la seguente dédica: all’eruditissimo Signor
Guido Antonio Zanetti, Antonio Acqua. — Lettere di riflessioni contro la
supposta Zecca e monete di Norcia dirette al nobile uomo il Signor marchese
Giacomo Quarantotti dall'Ab. N. N.
166 G. GASPERONI
attestato di riconoscenza alla città di Spoleto che lo aveva ospitato
ed onorato. Infatti egli scriveva: « Per dare a questa sempre illu-
stre città un contrassegno della mia grata riconoscenza per le con-
tinue finezze ed attenzioni usatemi nel giro di venti e piü anni di
mia dimora in Spoleto, con l'avermi ancora voluto annoverare al
nobil ceto de' suoi generosi concittadini, mi accinsi alla impresa e
animato dai diversi lumi e notizie cortesemente da voi trasmessemi
diedi mano alle storie, osservai con attenzione alcuni pochi mano-
scritti, 1 quali parlano delle vicende di questa città e scossi final-
mente la polvere a più d'uno di quei scarsi archivi che ad onta
del tempo ci hanno conservato, sebbene malconci, pure ancora su-
perstiti alcune pergamene e protocolli» .

Risalendo alle fonti percorre con acume e diligenza i secoli
in cui la gloriosa città di Spoleto fu anche sede di duchi; attinge
a Paolo Diacono, allo storico locale Bernardino Campello, a don
Vincenzo Bellini, noto alla repubblica letteraria per le sue erudite
produzioni nella scienza monetaria. Di fronte agli scrittori che so-
stengono la zecca di Spoleto, nel tempo del ducato, passa in ras-
segna autori che sono di contrario parere.

Fu merito dell'ab. Acqua aver promossi i buoni studi a Spo-

leto e l'aver riunito in casa sua i letterati e gli studiosi locali, riu- -

scendo, con la cooperazione di altri volonterosi, a far rivivere e ri-
fiorire l'Accademia degli Ottusi (1).

Richiesto di aiuti e di notizie dal Mariotti non oimise ‘ricer-
che diligenti e pazienti, lieto di recare il suo contributo; ancorché
lieve, al maggior lustro della storia di Perugia, a cui il Mariotti at-

tendeva con seria preparazione e larga visione d'intenti (2).

Nel quadro culturale dell'Umbria non può essere trascurata
Todi, ancorché non ci siano pervenute. testimonianze di particolari
attività: è certo che i frequenti rapporti di G. Battista Passeri, il
ritiro nella solitudine tudertina di Paolo Rolli, dal 1744 al 1765,
gli anni del vescovado del patrizio riminese, Francesco Maria Pa-
sini, dal 1760 al 1775, non poterono non esercitare un benefico
influsso sulla vita culturale della patria di Iacopone.

(1) Cfr. AcHirte Sansi - Storia del Comune di Spoleto, vol. III pag.

.95 e Lure Fausri - L'Accademia spoletina in Atti Accademia Spoletina, già

citata.
(2) Cfr. le*t. dell'ab. Acqua al Mariotti (Spoleto 12 settembre 1786).
VEI. at rca E e C

167

MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII

"A ciò si aggiunga che non raramente vi comparvero studiosi
e letterati, attratti alcuni dall’antichità della città, dai suoi monu-
E menti e dai pregevoli archivi, altri mandativi per delicate missioni.
D -— . .Estese relazioni ebbe in Todi l'erudito etruscologo Giov. Bat-
— .tista Passeri per le sue esplorazioni archeologiche. Vi aveva con-
‘tratto amicizie sin da quando, per due anni, dal 1715 al 1717,
‘aveva vissuto a Todi, allorché il padre vi era stato medico della
città. Amantissimo di Todi ne fece onorevole menzione nelle sus
i opere e da un volume, che si conserva inedito nell'Oliveriana di
— -. — Pesaro, è lecito argomentare che meditasse un lavoro di mole sulle
É. ‘antichità todine. Il volume avrebbe dovuto essere ornato di fi-
gure in rame, di iscrizioni, di statue, di titoli, monete e contenere
lillustrazione del tempia di Marte. Gli era stato efficace collabora-
tore nella raccolta di cosi copioso materiale don Andrea Giovannelli
di Ripabianca, castello nella diocesi di Todi, e ricordato con pa-
3 role di lode per le sue benemerenze di diligentissimo raccoglitore
a « d'ogni sorta d'antichità etrusche, greche, romane» cosi dal .Pa-
E sini (1) come dal Passeri (2).
| A Todi, dopo aver vissuto a Roma, e conosciuto il soggiorno
E di ‘Parigi e quello di Londra, stanco del bel mondo, si era ritirato
È Paolo Rolli il 24 ottobre 1744 (3). La madre era di Todi; nel
1735 era stato ascritto alla nobiltà todina; vivevano nella stessa
‘città nel convento delle Lucrezie due sorelle; vi aveva egli stesso
acquistato. poderi; ‘lo invitava a venire il Vescovo Ludovico An-
selmo Gualtieri. ^. ,
Oltre che da ragioni DEM il Rolli si sentiva attratto al
P. nuovo soggiorno dall'amenità e dalla quiete del luogo. Vi aveva

e e]

Vm —— (1) -In lettera del 1766 (17 gennaio) da Todi contenuta nel codice XVII
B .dei manoscritti amaduzziani, Biblioteca Comunale di Savignano sul Rubicone
già. cit.

(2) Dissertazione epistolare del sig. ab. Giov. Barrista Passeri pesare-
‘se ‘sopra un'antica statuetta di marmo. In Bologna per Lelio dalla Volpe,
D: 1776. dx i i
" .. - (3) Cfr. AwNmarE Tenweroni - Paolo Rolli a Todi, in Strenna del
È ... & Mio Paese Todi», di V. Franchi, 1 gennaio 1887. — Sesto Fazzini - Il ri-
E | torno del Rolli dall'Inghilterra e il suo ritiro in Umbria. Perugia, Unione Tip.
con 1 Coop. 1908. ‘e. specialmente G. Zuccnerti - Paolo Rolli e la sua ‘attività let-
| tetaria negli ultimi venti anni di vita in Convivium, II (1950) pagg. 519-604.
168 . a G. GASPERONI

appena posto piede e già nel seguente frammento di lettera del 24
novembre cosi esaltava i pregi e le bellezze del soggiorno:

« E' già un mese che io giunsi in questa antica si ma piccola
città; l'ordinamento del mio soggiorno e delle mie rendite del ter-
ritorio vi sono state le mie prime perché necessarie occupazioni,
Sta essa sovra un alto colle nel mezzo ad ampia valle tutta sparsa
di altri colli minori, tutti fruttiferi di biade, d'olivi, di viti e di
ogni altra pianta che nutre l'uomo e gli animali, che lo vestono in
ogni stagione; a molta distanza veggonsi le cime di alte montagne,
tanto più elevate, quanto sorgenti presso il settentrione... insomma
dirò che in più quieta campestre e meno disturbata dimora io non
potevo fissare il mio ricovero da fatiche ed affanni. In pochi passi,
nonché. dalle finestre del mio casino, posso vedere tutti intorno
continuati punti di vista, case di campagna e casolari de' lavoratori
sui colli e nelle valli. Il Tevere non troppo violento ancora, scorre
per una lunga vallata a ponente, e serpeggiando va in uno dei
miei, poderi come quel suo che Orazio Flacco descrive ove in
un quarto di ora giungo a piedi...»

I] Rolli a Todi visse di memorie e di ricordi, senza interrom-
pere peraltro del tutto i suoi rapporti letterari, ricevendo omaggi,
preparando, l'edizione del 1755 delle sue opere presso il Tevernini,
il cui terzo volume contiene la « Tudertine », cioè le cose scritte
nel suo soggiorno. Passò il suo tempo lontano dai clamori, nella
quiete solitaria di Todi, traducendo, attendendo a composizioni
poetiche, a letture. ,

Del Muratori, che aveva già da tempo espresso favorevole
giudizio sull'operosità letteraria del Rolli, che in Londra insieme
con l'ab. Antonio Conti aveva fatto onore a tutta la nazione, an-
leggendo e commentando gli Annali.

Si mantenne in rapporti epistolari con Gian Battista Passeri,
che il Rolli aveva avuto compagno alla scuola del Gravina; col
lucchese P. Alessandro Pompeo Berti, da cui sollecitava informa-
zioni sull'operosità scientifica e letteraria di Roma. Sempre zelante
della gloria letteraria italiana, insofferente del silenzio che soleva
accompagnare le opere e gli scritti degli italiani, nei maggiori centri
stranieri, si proponeva di contribuire con notizie concrete a far co-
noscere la nostra cultura accanto a quella delle altre più civili na-
zioni d’Europa.

E' il sentimento comune agli italiani più eletti in questo secolo:
quello stesso sentimento che anima un mirabile fecondo spirito di
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC VIII 169

collaborazione; che ispira le grandi raccolte storiche del secolo, che dà
lena e forza al Muratori per attuare nei « Rerum » il vasto disegno
È di Apostolo Zeno, che guida il Mazzuchelli nel raccogliere da ogni
3 . parte d'Italia materiale per i suoi mirabili Scrittori d’Italia; che
E consente a Girolamo Tiraboschi, giovandosi della efficace coope-
b razione degli studiosi, di presentare un primo singolare esempio di
E storia letteraria nazionale; lo stesso sentimento che aveva indotto
E. il Maffei, di ritorno da Parigi, a dare in luce le sue Osservazioni
P. Letterarie e i1 Muratori a dare animo al Rolli per la pubblicazione
E dell'Apologia Italica contro le insolenze del Voltaire, come appare
da una lettera del 2 sett. 1728.

. Questo sentimento nobilissimo, cosi-diffuso negli scrittori ed
eruditi del 700, attestato da nobile feconda operosità di ricerche e
di ricostruzione, risuona e ritorna con insistenza nelle semplici e
confidenti relazioni epistolari, che gettano tanta luce sugli intendi-
menti e sui propositi della società colta del Settecento e valgono,
| più di ogni altra testimonianza, a rappresentarci nella reale efficienza
quel moto febbrile, senza soste, diligente, paziente e fervido, che è
carattere essenziale della vita del secolo; quella ricerca costante, e
È direi quasi religiosa, che ha tanti punti di contatto col movimento
1 umanista del Quattrocento e che dà alla erudizione e alla ricerca,
erudita, storica ed archeologica del secolo XVIII i caratteri di un
moto sempre piü consapevole, indispensabile per individuare i li-
E neamenti dell'Italia nei secoli, moto che acquista particolare valore
ed importanza perché compiuto come legittima difesa, di fronte al
silenzio e alla ingiustizia degli stranieri.

Tra i Vescovi di Todi del Settecento merita un particolare
ricordo Francesco Maria Pasini (1), patrizio riminese, mandato
a Todi da Clemente XIII il 29 luglio 1760. Fornito di dottrina,
cresciuto a Rimini alla scuola del medico e naturalista Giovanni
Bianchi, il dotto vescovo soleva passare il tempo, che gli rimaneva
libero dalle cure pastorali, in una sua scelta biblioteca. Durante il

(1) Cfr. Carlo Tonini - La cultura letteraria e scientifica in Rimini,
dal sec. XIV al XIX. Rimini, Albertini vol. II pagg. 240, 366, 505, 578 e
Cod. N. 17 dei manoscritti amaduzziani (Mons. Francesco Maria Pasini Ve-
scovo di Todi all'ab. Giovanni Cristofano Amaduzzi) in Biblioteca comu-
nale di Savignano sul Rubicone e infine Lorenzo Lzowio - Cronaca dei Ve-
scovi di Todi. Todi Dr. Franchi editore 1889.
170

G. GASPERONI

il nipote Aurelio de' Giorgi Bertola. La residenza episcopale ospitó
in quegli anni, studiosi ed eruditi di non modesto valore: nell'otto-
bre del 1762, ad es., l'agostiniano Giorgi, che in compagnia - del
| Ruggieri visitò l'Umbria, rimanendo per un mese presso il vescovo
‘Pasini, che fece cortesi accoglienze agli ospiti e sopratutto al Rug:
gieri (1) del quale si compiacque confortare l'egro spirito sotto
il puro e ridente cielo della terra tüdertina. Il Pasini oltre le con-
suete pastorali scrisse un'orazione in lode del card. Valenti e un
elogio. del suo maestro Jano Planco. Erudito nelle scienze, sacre e
profane, nelle lettere e nella storia, fu amico e protettore di lette-
rati, tra cui il Bertola e l'Amaduzzi.

Tra gli studiosi autorevoli del passato, che sostarono a Todi
in diligente esplorazione, attraverso i suoi archivi, è da ricordare
il conte Giuseppe Garampi, allora canonico della basilica vaticana e
prefetto dell'archivio segreto. Alcuni élementi gettano discreta luce
su gli uomini e le cose di Todi verso la metà del sec. XVIII.

Il Garampi nella primavera del 1755 passò con sommo piacere
alcuni giorni a Todi, osservando «gli Archivi e le antiche memo-
rie con la scorta e continui favori del signor can. Giovan. Battista
Alvi» (2). Altrove ha scritto che nella sua permanenza a Todi
fu assai favorita dal conte Laurenti; dal sig. can. Giovan Battista
Alvi e idal sig. Paolo Rolli. Vi conobbe anche il conte Prosperi, il
il sig. Fonzi, segretario della comunità » (3).

Ma colui che, pur tra le cure religiose e civili, consacrò l'intera
vita con passione alla stroia della terra SU fu il già ricordato
can. Alvi (4).

Nato a Todi Seg albori del sec. XVIII, e precisamente nel

(1) Cfr. Commentarius in vitam cl. Constantini Ruggierii civs. archan-
geliani et Romae imperiali bibliothecae praefecti, auctore. Johanne Christo-
phoro Amadutio.

(2) Cfr. Ganamri - Memorie della beata Chiara di Rimini. Roma,
1755, pag. 556.

(3). Cfr. Numero 154 delle Carte Garampi, in Archivio segreto Vati-
. cano, pag. 228 R..

(4). Cfr. Copia di documenti del 1760 a III di G. B. Alvi relativi
alle sue cariche ed uffici ricoperti, in Archivio di:Todi. Armadio I, palchetto
IL busta D., n. 6 e Todi città illustre dell’ Umbria. Cenni storici di Piero
Priore ALvi, 1910,

‘suo vescovado fiori il seminario e tra gli alunni vi fu anche educato .
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII SA

1706, vi moriva nel 1778, per quanto é dato desumere dal ritratto
che in quell'anno il Comune faceva dipingere di fronte a quello di
.Paolo Rolli, insieme con una iscrizione, che reca l'anzidetta data.
L'omaggio era meritato, quando si pensi che l'Alvi si era reso be-
nemerito della storia della sua Todi e delle sue numerose istituzioni.

Mons. Pasini, il patrizio riminese che allo zelo religioso ac-
coppió dottrina e singolare amore per gli studi, scrivendo all'Ama-

duzzi lo disse « versatissimo nella storia della sua patria ». Dal 1734

sino alla morte l'Alvi copri a Todi numerose cariche e dell'opera

sua la magistratura si giovó per uffici delicatissimi, come quando

E fu eletto dalla comunità a comporre alcune vertenze tra Todi e

Massa a causa del confini; o fu deputato a trattare col Vescovo

E — d’Amelia, per alcune controversie sorte in materia di misure e con-

fini. Fu pià volte consigliere della magistratura; revisore dei conti,

rettore dell'ospedale de' Proietti; segretario della congregazione di

carità; custode dell'Archivio segreto presso la chiesa di S. Fortu-

nato; rettore del Monastero di S. Francesco; sin dal 1754 segre-
tario della locale Accademia degli Sfabili, socio dell’Accademia bota-

a nica di Cortona dal 1757.

fi. Fu anch'egli in relazione epistolare con Annibale Mariotti di

Perugia; da una sua lettera si desume come l’Alvi, secondo la con-
suetudine del tempo, avesse compilato «le notizie storiche de’ lette-
rati todini» (1).

; Il Mariotti nelle sue ininterrotte ricerche ne aveva trovato al-
cuni de' quali non aveva fatto menzione lo Jacobilli nella sua Bi-
bliotheca Umbriae e si affrettava a darne comunicazione all'erudito
tuderte. | i :

Gli comunicava anche, con un certo compiacimento, che. vica-
rio generale del nuovo Vescovo era giunto nel 1766 il todino Mons.
Venustiano Luzi, che il Mariotti aveva trovato «di molto garbo,

E | pieno di notizie, e molto amico della buona letteratura» e gli ag-

E | giungeva che anch'egli « aveva grandissima stima del suo merito ».

EV A Terni era mecenate di studi il Marchese Sciamanna « fornito

E di tutte le notizie istoriche della città», l'avv. Gaetano Orlandi,

(1) Cfr. Lettere di A. Mariotti al Cav.. Giov. Battista Alvi in Archi-
«vio di Todi, Armadio I. palchetto II, busta C.

.
179 G. GASPERONI

che fu di guida e di lume al Garampi quando per le sue ricerche e
per i suoi studi visitò più volte l'Umbria (1).

Ricordiamo infine Durastante Natalucci, che nato in ‘una fra-
zione di Trevi nel settembre del 1687, dopo aver frequentato.
dal 1704 al 1709, a Spoleto, il Collegio dei Gesuiti, passò a Roma
per iniziarvi gli studi legali. Attratto dagli studi storici, vi si con-
sacrò sotto la guida di Mons. Cremona Valdieri e di Mons. An-
saldi. Restituitosi alla terra natale divise il suo tempo tra le cure
domestiche, i pubblici uffici e gli studi intorno alla storia trevana.

Cominciò col riordinare l'Archivio del Comune detto delle tre
chiavi ed esplorò altri archivi pubblici e privati. Ricercò avida-
mente ed esplorò gli archivi di Roma, di Spoleto, ‘di Foligno, di
Todi; fece ricerche nelle cancellerie delle terre vicine: studiò gli
atti dei notai trevani per raccogliere notizie intorno alla vita civile
ed economica della sua terra natale, e, frutto dell’assiduo lavoro di
indagine e di ricerca, fu un’opera preziosa di storia trevana, com-
di posta nel 1745, che si conserva manoscritta presso i discendenti (2):
it La forma letteraria lascia a desiderare, ma la ricca documenta-
zione e la narrazione, condotta su fonti di Archivio, danno valore
alla fatica del Natalucci, che scrisse anche la relazione della visita.
pastorale fatta dal Vescovo Mons. Carlo Giacinto Lascaris, che
mori verso 1l 1726. |

I] lavoro, che si conserva presso la Curia Arcivescovile di
Spoleto, costituisce una fonte autorevole di notizie storiche e po-
litiche. Per merito del Natalucci fu sottratto dalla dispersione un
Codice: Annali di Ser Francesco Mugnoni da Trevi dall'anno 1416
al 1503 che donato al marchese Alessandro Gregorio Capponi fu
pubblicato alcuni anni or sono da don Pietro Pirri (3).

II Natalucci fu in relazione col Muratori e con gli eruditi del
tempo. Forse per mezzo del trevano mons. Ludovico Valenti, al-

(1) Cfr. in Archivio Vaticano - Carte Garampi, n. 134 - pag. 231.

(2) Historia universale dello Stato temporale ed ecclesiastico di Trevi
anticamente città oggi terra non oscura dell'Umbria di Durastante Natalucci
divisa in 4 parti, contenente la 1a la descrizione di essa Trevi — del territo-
rio suo la seconda — la 5a il dominio o governo della medesima — e l'ultima
la notizia dei habitatori degli uomini e delle sue famiglie. Tomo unico 1745
(Vol. in ottavo grande di 1223 pagine). :
(3) A Perugia per l'Unione Tip. Coop. nel 1921.
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NZL SEC. XVIII 173

lora uditore di Rota e poi cardinale, entrò in rapporti col mar-
» chese Capponi.

- ‘Meritava dunque di essere sottratta all'oblio questa nume-
rosa schiera di eruditi e di storici umbri. Sull'esempio dei grandi
del Settecento si mossero, con fervido cuore e con fecondo lavoro,
ricercando religiosamente le memorie ecclesiastiche, civili e militari
dei secoli passati; alimentando nei giovani l’amore allo studio e
il culto delle patrie memorie, operarono efficacemente nel creare il
fondamento di una salda coscienza nazionale.

In rapporti di studio e di amicizia tra loro accrebbero la tra-
dizione del passato, si comunicarono i risultati delle loro ricerche;
ordinarono e tramandarono ricco materiale di biblioteca e di ar-
chivio, indispensabile a ricercare e a determinare il lavoro degli
umbri nei secoli e il posto che essi ebbero nella storia d'Italia e
nella. civiltà. i

Arsero di fervore intorno ad alcuni particolari problemi, ri-
‘cercando avidamente memorie, raccogliendo monumenti, segnalan-
doseli a vicenda e comunicandoli a studiosi di maggiore grido;
esplorando archivi, spigolando nelle storie municipali per ricercare
nomi di oratori, di legisti, di maestri, di medici e filosofi, che nei
secoli onorarono l'Ateneo perugino, si ispirarono alla idealità, co-
mune ai letterati e agli eruditi del secolo, di rendere onore alla
terra natale. I nobili propositi più volte affermati attestano un be-
nefico risveglio di studi e un non lieve grado di coscienza civile.

Anche il fervore con cui gli Umbri attesero alla costruzione
dei teatri è nuova prova del risveglio di vita civile e culturale che
si manifestò nel Settecento in alcune città.

A. Spoleto, promosso dall'Accademia degli Oftusi, un pub-
blico teatro era, sorto fin dalla metà del Seicento. Tra il 1740 e il
1751 lo stesso; teatro, che fu chiamato il nuovo Teatro di Spoleto,
fu rinnovato e inaugurato con la rappresentazione dell’ /permestra
del Metastasio, musicata dallo Jomelli (1).

A Foligno prima dell’attuale teatro Piermarini, era sorto nel
1737, il Teatro dell'Aquila, che ebbe la sua' sede in una parte
dell’attuale Palazzo Trinci. Inaugurato poco prima della metà del
Settecento vi si rappresentarono numerosi melodrammi. E° rima-

(1) Cfr. Saws: O. Il nobile Teatro di Spoleto. Spoleto, Stab. Panet-
to e Petrelli, 1922 e Fausr: L. L'Accademia Spoletina, già cit. pagg. 47-51.
174 È. GASPERONI

« con lieto fine» che offrì modo all'Autore, in viaggio per Roma,
di sostare a Foligno, di recarsi al Teatro, di protestare poi a suon
di bastone contro il capo comico che vi aveva travisato la tra-
gedia (1).

A Perugia la civile iniziativa provocò vivaci dissidi e conflitti
che tennero divisa per lunghi anni la cittadinanza.

La nobile Accademia del Casino, costituita esclusivamente da
patrizi perugini, fece sorgere nel 1725 il Teatro del Pavone in
legno, che fu ricostruito, su disegno del Carattoli, nel 1773, quan»
do il pubblico cominciò ad essere attratto dal melodramma (2).

L'insufficienza del teatro e forse più il desiderio della bor-
ghesia di possederne uno di sua proprietà determinarono la costi-
tuzione della Società per la costruzione di un nuovo teatro e sorse
cos: il Teatro del Verzaro — oggi Morlacchi — inaugurato il 17
settembre 1781 con la Didone -del Metastasio (3).

La cittadinanza dovette la nuova conquista alle cure tenaci,
autorevoli ed assidue di Vincenzo Tini e soprattutto di Annibale
Mariotti, nuova prova, nei riguardi del Mariotti, dell’attività mul-
tiforme ininterrottamente spiegata in ogni manifestazione culturale,
scientifica e civile, che in qualche modo toccasse il decoro e il be-
neficio della sua Perugia.

A Città di Castello i tifernati, verso la fine del Settecento,
potevano accorrere numerosi ai pubblici spettacoli poiché era stato
ricostruito in muratura il teatro nel 1796. per opera dell'Accade-
mia degli Illuminati, quella stessa che dal 1666 aveva costruito il
primo teatro per dare sede degna ai suoi trattenimenti accade-
mici (4). .-

A Spello infine gli Accademici Quieti, Suel 1735, avevano pro-
mosso la fondazione di un teatro (5).

(1) Cfr. M. Faroci PuriGNaNi in Gazzetta di Foligno, anno. VI N. 38
(20 settembre 1891).

(2) Cfr. G. Pascucci = La nobile Accademia del Pavone ‘e il suo Teatro
Tip. della Rivoluzione. Fascista - Perugia 1927.

(3) Cfr. F. Guarpagassi - Appunti storici sull'Accademia civica del
Teatro Morlacchi di Perugia - Perugia Stab. Tip. Benucci 1927.

(4) Cfr. Ancero Rosini - Il Teatro degli Accademici Illuminati, Città
di. Castello 1935 - Tip. Grifani Donati.

(5). Cfr. Fausri L. in L'Accademia Spoletina: già cit. pag. 51 nota 2.

sta memoranda la rappresentazione, nel 1781, dell'Oreste dell’Alfieri

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MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 175

Delle Tavole Eugubine, il cui primó ricordo si trova negli attt
delle Riformanze di Gubbio, della loro oscutità, della loro conser-
vazione nello storico Palazzo delle città, dell'interesse che suscita-
rono tra 1 cultori di. etruscologia; italiani e stranieri, si ‘è. recente-
mente occupato con erudizione e dottrina il Devoto (1). Qui tut-
tavia è opportuno il ricordo perché intorno al famoso documento
si riunirono e si riconobbero gli éruditi umbri; le Tavole anzi crea-
rono amicizie e rapporti culturali, massime nella prima metà del
Settecento. Puó dirsi che gli studi cominciarono a fiorire in seguito

alla prima edizione completa data da Tommaso Dempster durante

il suo soggiorno a Pisa, dal 1616 al 1619, apparsa solo nel 1723. La
società colta umbra non fu estranea, come abbiamo visto, 2 sif-

| fatto fervore di studi, il che da una parte attesta il fiorire del-

lerudizione, che, appunto allora, promossa dallo Zeno, dal Maf-
fei e dal Muratori aveva ovunque ‘così numerosi cultori, dall'al-
tra manifesta con quale ardore quella generazione di studiosi si
affaticò intorno ad un problema, che mirava ad esaltare l’Italia
nelle sue antiche origini e nella sua antica civiltà umbra.

— ;Per il nostro fine giova notare che le Tavole determinarono
il fiorire di rapporti tra. Marcello Franciarini, Annibale Olivieri,.
Giovan Battista Passeri, il conte Giacinto Vincioli di Perugia, Sci-
pione Maffei e Giuseppe Tiraboschi di Senigallia.

A Foligno il proposito di illustrare la vita e l'opera del Hi
zi e.di dare una nuova edizione del Quadriregio formò una società
di dotti e di erüditi che valse a promuovere un benefico fervore
di studi e di ricerche, creando un così vivo cenacolo culturale. Gli

eruditi umbri s'incontrarono anche nelle vivaci discussioni promosse

intorno alla patria di Properzio, quando. si contendevaro l'onore

«di avergli dato i natali le città di Amelia, di Bevagna, di Spello

‘e di Assisi (2).

Il maggiore fervore peraltro fu rivolto, sull esempio dello Jaco-

(1) Cfr. Gracomo Devoro - Gli antichi italici. Vallecchi editore, Fi-
renze, 1951; e dello stesso: Tabulae Ikuvinae. Romae Typis Regiae Officinae
Polygraphicae, 1937..

(2) .La secolare controversia trova la sua parola definitiva in RarrazrE
Euri - Della città natale di Sesto Properzio. Terza edizione. Roma, Loescher,
1916. L'Elisei esamina i dati reali intorno alla patria di Properzia e il va-
lore delle lapidi Properziane di Assisi, secondo [a critica archeologica che
indicava Properzio nativo di Assisi.
176 | G. GASPERONI

bili e del Mazzuchelli, a ricercare e ad illustrare le memorie degli
scrittori e dei letterati. Come abbiamo visto a Città di Castello
i Mancini e Domenico Pazzi lavoravano intorno alla biblioteca
tifernate; il Franciarini e il Reposati si occupavano dei letterati eu-
gubini; l’ab. Antonio Acqua faceva ricerche intorno ai letterati
di Spoleto; il can. Alvi raccoglieva notizie intorno agli scrittori tu-
derti; il priore Savelli meditava più ampio disegno, movendo dallo
Jacobilli, per correggere e ampiare. Più degli altri il Mariotti, gio-
vandosi delle sue numerose relazioni, umbre e nazionali, racco-
glieva un dovizioso materiale, che gli doveva servire per rappre-
sentare il movimento culturale umbro, che ebbe nello Studio di
Perugia il suo maggiore centro.

Né è da tacere il fatto che, pur essendo questo moto culturale
umbro di preferenza rivolto all'erudizione e all'indagine artistica
e storica, non mancarono voci nelle quali apparve presente la co-
scienza dei nuovi tempi, che maturavano e delle nuove necessità,
che inducevano le menti ad occuparsi di problemi di carattere eco-
nomico, sociale e morale. |

L'opera di Lione Pascoli, le ricerche del maestro Gio. Girola-
mo Carli, gli scritti del bevagnate Alessandri, del conte spole-
tino Ancaiani e di Felice Mariottini, mostrano che anche nell'Um-
bria, soggetta allo Stato Pontificio, si facevano strada le ferree
voci che accennavano al rinnovamento.

Tra Assisi e Foligno si agitava, agguerrita di fautori e ti-
pografie, la pattuglia, assertrice del vecchio regime, operosa nel
combattere le idee della Rivoluzione Francese e le novità gianse-
niste, ma altrove si intravedeva la via necessaria per creare attra-
verso le riforme la nuova coscienza civile.

Si deve far giustizia di troppa letteratura d’occasione ed è bene
che siano travolte nell'oblio forme arcadiche, vuote e viete, che
non lasciarono tracce sugli spiriti, ma è doveroso rendere il do-
vuto omaggio ai molti che vissero, silenziosi ed operosi, tra bi-
blioteche ed archivi, consacrando lunghi anni di fatiche ininterrotte
per tramandare ai posteri utili materiali storici. Quasi sempre si
strinsero intorno alle loro istituzioni culturali, gelosi del loro in-
cremento e fiorire, raggianti di gioia solo quando la ricerca riser-
bava ad essi il conforto di correggere o stabilire una data, di ag-
giungere un nome alla tradizione civile e culturale della loro regione.

Larghi di aiuto e di consiglio agli studiosi dell'Umbria, si
mostrarono sempre generosi con gli eruditi e i letterati delle re-
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SÉC. XVIII 1727

gioni vicine si che possiamo affermare che sul movimento culturale
umbre esercitarono il loro benefico influsso l'operosità e l'esempio
di centri come Cortona, Firenze, Pesaro e Roma, primo necessario
inizio ad una vita nazionale di più ampio respiro.

«+». A Cortona, per il dono munifico del Museo e della Libreria
fatto da Onofrio Baldelli, e per l'impulso dei fratelli Venuti, Mar-
cello, Ridolfino e Filippo, era sorta nel 1726 la società degli Oc-
culti, che subito dopo prese il nome di Accademia Etrusca. Ani-
mata dal proposito, di creare un movimento di ricerche intorno alla
storia della patria, attese ad illustrare, con fervore ed erudizione,
le memorie etrusche di cui era ricco il territorio. Coi saggi di dis-
sertazione accademica e con le Notti Coritane si formò un notevole
centro di cultura, ben presto apprezzato in Italia e fuori. Furono
poi tra i più zelanti esaltatori delle antichità etrusche l’avv. Ludo-
vico Coltellini, l'avv, e .can. Reginaldo Sellari, il can. Orazio Mac-
cari (1). Per la vicinanza con l'Umbria e per i comuni studi, fa-
voriti dagli stessi monumenti etruschi, Cortona fu in rapporto con
le città colte dell'Umbria.

Anche Firenze ebbe rapporti culturali con eruditi e storici
umbri: ne rimane traccia specialmente nel carteggio del conte Gia-
cinto Vincioli.

Non meno benefici e frequenti furono i rapporti di Perugia
e di Gubbio soprattutto con la società culturale marchigiana; rap-
porti che furono concreti per l'amicizia e per la consuetudine di
non rare visite di Giovan Battista Passeri e dell’ab. Olivieri di
Pesaro, di Giovanni Francesco Lancellotti di Staffolo e di mons.
Pompeo Compagnoni di Osimo.

‘A Roma convenivano, per ragioni di ufficio e di studio, i
rappresentanti più noti della cultura umbra e da Roma non rara-
mente convennero a Perugia, a Foligno, a Spoleto, a Gubbio a
Todi, sostandovi pen visite e per ricerche, uomini di singolare dot-
trina: basti il ricordo dei cardinali Stefano Borgia e Giuseppe Ga-
rampi, del P. Agostino Giorgi, di Gaetano Marini e dell'ab. Ama-
duzzi, che nell'Umbria ebbero amici e corrispondenti.

GAETANO GASPERONI

(1) Cfr. Giroramo Mancini - Contributo di Cortona alla cultura ita-
liana. Firenze, R. Deputazione toscana di Storia Patria, 1922.
G.. GASPERONI

APPENDICE DI DOCUMENTI

— Odeporico autunnale erudito dell'ab. Amaduzzi del 1771 con note.
— Lettere inedite dell'ab. Amaduzzi a Giovanni Bianchi.

— Lettere inedite di Giuseppe. Belforti all'ab. Amaduzzi.

— Lettere inedite di Annibale Mariotti all'ab. Amaduzzi.

— Lettere inedite di don Angelo Savelli ad Annibale Mariotti.

A A

Abbiamo creduto opportuno ed utile, per i cultori della storia
umbra, la pubblicazione di una modesta scelta di documenti che
attestino i rapporti e il fervido lavoro di eruditi e letterati, in
rapporti di amicizia tra loro e coi rappresentanti dall'erudizione
e della cultura nazionale.

L'« Odeporico » dell'ab. Amaduzzi (tratto dal vol. 51 delle
opere manoscritte del filologo romagnolo in Biblioteca Comunale
di Savignano sul Rubicone) contiene la relazione del viaggio autun-
nale che ebbe per meta specialmente Perugia e la provincia, fat-
to in compagnia di mons. Stefano Borgia nell'autunno del 1771.
Alcune lettere inedite dello stesso Amáduzzi dirette al medico ri-
minese Giovanni Bianchi - (Jano Planco) - (tratte dal. Cod. Fer-
raioli N. 417 della Vaticana) mentre integrano le notizie dell'« O-
deporico » offrono elementi utili per il profilo culturale umbro
nella seconda metà del Settecento. Le lettere dell'erudito Giuseppè
Belforti all'Amaduzzi documentano i rapporti di amicizia del pe-
rugino col romagnolo e confermano come da ogni parte d'Italia
si facesse capo per notizie, per consigli e per ricerca di materiale
storico ed archeologico, al filologo savignanese. Le lettere di An-
nibale Mariotti all'Amaduzzi (in Biblioteca Comunale di Savignano
sul Rubicone, Mss. Amaduzziani N. 17) contengono anch'esse utili
notizie relative al movimento culturale umbro e documentano la
collaborazione che l'Amaduzzi diede al Mariotti, intento a ricer-
care quanti, nei secoli, furono medici e maestri che illustrarono lo
Studio perugino. |
Le lettere infine di don Angelo Savelli, priore di . Belfiore,
MOÓVIMENTÓ CULTURALE UMBRO NEL SEC. xvVril 179

dirette ad Annibale Mariotti (si conservano nella Biblioteca Co-
munale di Foligno, ms. 28 della Raccolta Faloci) costituiscono una
viva ed efficace illustrazione del fervore che animò il priore di
Belfiore nel ricercare notizie per la sua biblioteca umbra: | mostrano
il contributo che gli venne dalla società colta umbra e come gli
eruditi folignati lo incitassero a perseverare e ad operare.

ODEPORICO AUTUNNALE ERUDITO DELL'ANNO 1771

Partii da Roma ai 5 di ottobre in compagnia di Mons. Stefano

Borgia. Si pranzò in Civita Castellana e si pernottò a Narni in casa
del sig. Cav. Emerico Bolognini Governatore di questa città.
Il giorno seguente si partì da Narni, si rivide il ponte rotto sulla Nera;
si pranzò a Castel Todino, e si giunse in Todi la sera all’ore 24
andando ad alloggiare presso quel degno e dotto Vescovo Mons. Pasini.
Ci trattenemmo tre giorni in Todi, cioè 7, 8 e 9 e l'ultimo giorno
si pranzò in casa del Sig. Paolo Levi e della Signora Cecilia Cilleni
di Assisi, sua moglie, insieme con Mons. Nicolai barese, governatore
di Camerino. Il dì 10 si partì da Todi, si pranzò a Deruta, ove si
vide la fabbrica delle maioliche; e la sera si arrivò in Perugia all’ore
24 prendendo alloggio nel Pilo Apostolico presso Mons. Agesilao
Connestabili.

POR ReUsGiTA

La mattina del giorno 11 si cominciò dal visitare la Segreteria
pubblica, e vari altri offici pubblici. Osservai nella Segreteria suddetta
una bolla di Papa Giovanni XXII diretta alla città di Perugia, che
prega a prestar fede a tutto ciò che le verrà esposto dal Vescovo di
Rimini (Francesco Silvestro Cingolano) per essere cosa appartenente
all'onore della Romana Chiesa e allo Stato della città di Perugia.
La bolla è in data del 19 gennaio 1322. Altra bolla simile dello stesso
anno, ma in data del 6 novembre, che invia il Vescovo suddetto alla
città di Perugia per esporre alcune cose di pubblico interesse .per
parte di Sua Beatitudine. Notai pure una terza bolla del Pontefice
Benedetto XII, diretta alla città di Perugia con cui le significa come
Malatesta e Galeotto Malatesti di Rimini aveano tentato di occupare
la città di Urbino, -ma che da quel popolo erano stati bravamente re-
spinti e perciò esorta i perugini a voler assistere gli urbinati. Questa
bolla è in data del 12 luglio 1340. Copiai indi da una pergamena una
formula di fratellanza AR ivi esistente, e concepita in questi
termini:
180 G. GASPERONI

| « Frater Dionisius de Mutina Prior gnalis ordis Frum hrmitanum
Sci Ag. dilectis et in Deo Ser Mutio de Aretio et uxori sue Shucie
cum liberis suis salutem et veram in Dno caritatem. Quia sci ppositis
desiderium ex humane infirmitatis conditione a suo salutari sepius re-
tardatur effectu obtentis sufragiis pia supplicatione fidelium adiuvetur:
Vre devotionis sinceritas frm nostrorum, quod Dei credit domesticos
et amicos ad sci Dei s/i suffragia postulant. Quappr qta/ vicissitudine
vobis respondere volentes oium missarum orationum predicationum ie-
iunion abstinentiarum vigiliarum laborum ceterorumque bonorum que
per fres nri ordis in universo mundo operum dignabitur clementia
Salvatoris, tam in vita quam in morte vos et vros participes facere
et consortes addentes vobis nisi de gra speciali ut cum obitus alicuius
vrois in nro gnali caplo fuerit intimatus illud pro vobis devote fiet
suffragium quod pro nostris defunctis fratribus in communi fieri con-
suerit. In cuius testimonium nostre confraternitatis sigillum presen-
tibus est effixum. Dat. Perusii anno Dni MCCCXLIII — Die VI
Msis. Agusti ».

Pende da questa patente il sigillo in cera rossa. Si passó indi a
vedere la camera della compagnia del cambio ornata di. pregevoli pit-
ture di Pietro Perugino, che fra quelle espresse pure il suo ritratto.

Di li si andò alla Chiesa Cattedrale, ove si ammirò il quadro di
Pietro Perugino esprimente lo sposalizio della Vergine (1) (non cu-
randosi di vedere il falso anello della Vergine in Calcedonia) ed altro
stupendo quadro del Baroccio (2), rappresentante la deposizione di
Cristo dalla croce. Cosi si osservaron le altre pitture insigni di Pietro
da Cortona (3). Si passò alla sacristia, che pure è ornata di egregie
pitture, ed ove si conserva un evangeliario consumato, scritto con ca-
rattere maiuscolo del VII secolo di cui parla il celebre padre Giu-
seppe Bianchini nel suo Évangeliarum quadruplex. Si osservò pure un
eodice membranaceo in un foglio del sec. XI in cui si legge al prin-
cipio: incipit opus sancti augustini de genesi ad litteram. Infine di
quest'opra cosi si legge: Feliciter relegi Posttemius et Dno iuvante
expositio allegorica Bede Pri. in Propham et Ervam. Ivi vedesi in mi-
niatura il ritratto di Beda che tiene un libro nella mano sinistra. e
sul libro è scritto così il nome di BEDA. Da un antico breviario mem-
branaceo del sec. XI copiai un inno in lode di S. Apollinare, Vescovo
di Ravenna che ho collocato in una miscellanea di cose liturgiche,

(1) Ora al Museo di Caen (Normandia) dove porta il n. 34; fu tra i
dipinti asportati dai Francesi nel 1797. Il Berenson ne attribuisce l'esecuzione
a Giovanni Spagna.

' * (2) Eseguito nel:1569 è ancora sull'altare della Cappella della Mercanzia
per cui fu dipinta.

(3) L'Amaduzzi deve essersi ingannato, o venne male informato; non c'erano
allora dipinti del Berettini nel Duomo, ma nella. Chiesa Nuova dei Filippini,


MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 181
Avvi pure un codice membranaceo del sec. XII cioè Liber Magri
Ugoconis de Fonte Ubon. Si passò indi a vedere il Palazzo Donnini
tutto ammobigliato alla francese senza veruna cosa degna di essere
notata, Ricca pure di sole è la Cappella di S. Agostino, spettante ad
una compagnia di nobili, che dopo fummo condotti a vedere. '

Dopo pranzo si andò a spasso fino alla Chiesa di San Pietro dei
Monaci Cassinesi; quale, come anche il monastero ci riservammo ad
osservare più comodamente un altro giorno.

La mattina seguente 12 si passò a vedere la porta antica detta di
.S. Angiolo. Di li si andò a casa Borgia a vedere il museo Monte-
melini (1), spesso citato dagli antiquari, ed ivi si vide un tripode an-
tico, ed un’urnetta cineraria di terra cotta col suo coperchio, avente
in ventre il monogramma di Cristo (a). Si vide pure una statuetta,
oppur idolo di bronzo, esprimente il fanciullo salutare Telesforo col
pileo in capo, legato con taccaglia per potersi alzare, e colla pe-
nula valetudinaria. Si videro altri idoli, strumenti antichi, medaglie, e
monete unciali Etrusche, e tra queste una di Todi col TVTERE Tu-
tere, ed una di Gubbio coll’ IKUVINI 7cuvini. Non mancano pure in
casa pitture di pregio. Sedici sigilli colle leggende sono stati prodotti
dal P. Paciaudi in un opuscolo, che si citerà più sotto. Usciti da
questo luogo si passò alla chiesa nuova di Monte Morcino degli Uli-
vetani, ove si videro i quadri de’ Santi dell’ordine, dipinti dal Subley-
ras (2), pregevoli per. il risalto degli abiti bianchi, che vi si osserva,

Si andò in appresso alla libreria pubblica istituita da Prospero
Podiano, e custodita dal celebre Dottore Giacinto Grazi. Si videro ivi
varie edizioni rare antiche, e vari codici mss., fra i quali è notabile un
codice membranaceo in 89 del secolo XIV contenente l'opera di Vir-
gilio, ed un altro cartaceo in foglio del secolo XV contenente le poesie
di Pindaro con sceolii Greci.

La mattina del dì 13 si ritornò alla Chiesa cattedrale e si andò
di nuovo alla sagrestia per osservare un lezionario membranaceo in
foglio reale del secolo XIV contenente atti di diversi Santi, come nella
Biblioteca della cattedrale, di Spoleti si vide pure un messale del séc.
XIII colla Missa pro cuius anima dubitatur.

Di lì si andò alla chiesa de’ Frati Conventuali, ove sono pitture
di Pietro Perugino, e di Raffaele (3). In sagrestia si vide il teschio

(a) Indica questo che i cadaveri de' Cristiani si sono alcuna fiata bru-
ciati. Si veda Prudenzio Cathemerinuv Himm. Circa exequias, vers. 140.

(1) Il Museo Montemelini in casa Borgia andò disperso tra la fine del
1700 e la prima metà del sec. XIX; qualche pezzo se ne conserva al Museo
Etrusco-Romano dell'Università.

(2) Dei due quadri del Subleyras uno si trova presentemente a Roma,
nella chiesa di S. Francesca Romana, e l'altro a Perugia nella sàlà màggiore
della Galleria Nazionale.

(3) La Resurrezione del Perugino e l’Incoronazione della Vergine di
Raffaello, asportate dai Francesi nel 1797, restituite nel 1815, non tornarono più
a Perugia e si trovano da allora nella Pinacoteca Vaticana.
189 sr G. 'GASPERONI

ed ossa di Braccio Fortebraccio e di Bartolo. Nella chiesa poi vi è
il sepolero del Coppola poeta, e del Lancellotti Canonista, ambedue
perugini.

Si visitó in appresso la chiesa de' Padri Filippini, rinomata per
le pitture insigni, che l'adornano (1).

Si passó in seguito alla fortezza fondata da Paolo III, la quale
costó circa undici milioni. Si visitarono i cannoni, che ivi Tironoi ‘ tra-
sferiti da Todi, e da Città di Castello. Il presente castellano, Conte
degli Oddi, ha nel suo appartamento un’insigne raccolta di quadri del
Perugino, avvisandosi d’averne pure alcuni di Raffaele e del Cor-
reggio (2). i

Di lì si andò a pranzo dal Marchese Antinori, a cui è maritata
una figlia del Sig. Francesco Maria Raffaeli di Cingoli, letterato di
qualche nome per stampe pubblicate.

Dopo pranzo ci portammo al convento delle Monache di Monte-
luce, ove il quadro rappresentante l'Assunzione della Vergine è di
Raffaele (3). In sagrestia si conserva l’istrumento del contratto, da
cui risulta che la mercede pattuita era di 200 ducati.

La mattina del dì 14 si partì da Perugia, sospendendo la visita
dell’altre cose urbane da vedersi, e vopo un miglio e mezzo s'incontró
l'ipogeo Etrusco Perugino (4) descritto dal celebre sig. Abate Gio:
Battista Passeri, e si ricopiò l'iscrizione Etrusca scolpita in una cor-
nice marmorea interna, distesa per tutti i quattro lati dell’ipogeo, che
serbai per l’edizione da farsi dell’alfabeto etrusco. Si giunse al lago
‘Trasimeno, ove vi sono tre isole, cioè Maggiore, Ninose; e Polvese.
Nella maggiore vi fu San Francesco d’Assisi, e vi è ora un convento
di Frati Zoccolanti. Giunti a Torricella si mutarono i cavalli; e ci
fermammo a Passignano per vedere giacente sopra un lato della
strada un antico avello sepolcrale di travertino, che si asseriva :dalla
gente del paese trovato 15 anni innanzi con le ossa del defunto, le
quali furono di nuovo seppellite da quel parroco. Di nuovo ci fer:
mammo a Castel del Piano per pranzare. Sull'ore 23 si giunse in
Cortona, andando a smontare in casa del Cav. Gio: Battista Mancini,
dopo un viaggio di 22 miglia.

(1) Le tele di Pietro da Cortona, di Andrea Sacchi e dello Scaramuccia
sono ora nella Galleria Nazionale; degli affreschi che hanno un valore preva-
lentemente decorativo, i migliori sono quelli del Mancini da S. Angelo in
Vado il quale decoró la cupola e i pennacchi sottostanti.

(2) E' probabile che l'Amaduzzi con il suo avvisandosi voglia dire che il
collezionista s'illudeva sul valore dei dipinti, attribuendo, com'era comune a
quel tempo, ai maestri opere modeste di scolari o seguaci.

Tm * (3) Eseguito dopo Ia morte del maestro sul suo disegno da Giulio Romano
e Gianfrancesco Penhi, ora alla Vaticana.
(4) E' l'Ipogeo di S. Manno con la nota iscrizione etrusca.
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII

CORTONA

La sera stessa si andò in casa del Marchese Corazzi, ove si vide
il suo celebre museo. In esso è singolare il noto putto etrusco con
- iscrizione nella destra coscia, con bolla d’oro al collo, e con un uccello
nella sinistra mano; Venere giacente in bronzo; un cignale di lavoro
squisito pure in bronzo; due candelabri di bronzo parimente, uno con
‘etrusca iscrizione, l’altro senza iscrizione; molte gemme, e fra queste
una esprimente Bruto uccisore di Cesare, l’altra esprimente Atalanta;
molte medaglie, ed in ispecie una di Valentiniano II di bronzo, ma fal-
sificata con lamina d’oro sopraposta; per tralasciare un numero grande
di idoli, di strumenti antichi ecc. Fra i quadri ve n'erano di Pietro da
Cortona, siccome v'erano alcuni suoi disegni, esprimenti la cuppola da
lui dipinta della chiesa nuova in Roma, ed altri esprimenti la colonna
Traiana. V'era pure un quadro di Guido Reni, rappresentante una
Venere (1).

La mattina seguente 15 si andò a visitare le antiche mura di Cor-
tona, fabbricate di grossi macigni senza legame di calce, delle quali
ha dato de' saggi in rame il proposto Anton Francesco Gori nel suo
Museo Etrusco. Girando per la città osservammo varie case antiche.
aventi le porte emortuali, vicino alle porte dell’ingresso, ed egrésso
comune.

Ci portammo indi alla Chiesa cattedrale, ove osservammo un'urna
sepolcrale gentile (2). Si visitò laadiacente nuovo Seminario, fatto ri-
fabbricare dal Vescovo Mons. Giuseppe Ippoliti.

Si passò alla Chiesa di Sant'Agostino, ove si trova un quadro in-
signe di Pietro Perugino, rappresentante Saito Stefano Papa (3).

All'occasione di attraversare la piazza della città si osservó un

(1) La collezione Corazzi andó dispersa; qualche pezzo bronzeo di arte
etruséa è nel Museo cortonese; ignoriamo la sorte dei dipinti del Berrettini è
'del Reni.

(2) Il sarcofagó ellenistico-romano, ancora dove lo vide l'Amaduzzi è
celebre per quel che racconta il Vasari nella Vita di Filippo Brunelleschi, il
quale, sentendone parlare con grande ammirazione dall'amico Donatello, subito
parti da Firenze, « così com'egli era in mantello ed in cappuccio ed in zoccoli »
€ a piedi se ne andò a Cortona dove ritrasse a penna quel «pilo »; tornato-
sene-a. Firenze, mostrò il disegno all'amico che restò ammirato dell’opera di
Filippo e del suo amore per quel capolavoro della scultura antica.

(3) Non si ha memoria di pitture del Perugino in Cortona; nel Palazzo
Ferretti, già Colonnesi, c'é un S. Stefano della bottega del Signorelli. Sarà
questo il quadro visto dall'Amaduzzi in S. Agostino? Ma è il Protomartire
insieme con altri Santi sull'altare a sinistra dell'altar maggiore di quella Chiesa.

\
184

G. GASPERONI

arco, sopra del quale sta il busto di Pietro Berettini, regalato per
tale effetto dal Card. Neri Corsini.

Nel dopo pranzo ci portammo al palazzo del commissario toscano,
e nel superiore appartamento si vide il museo della celebrè accadémia
Cortonese, alla quale fui in questa occasione spontaneamente ascritto.
Consiste questo museo in iscrizioni etrusche e latine ed in urne sepol-
crali pure etrusche regalate da Monsignor Mario Guarnacci volterrano,
esistenti nel vestibolo; siccome consiste in idoli, lucerne e strumenti anti-
chi esistenti negli armadi; né mancano collocate nei suoi scrigni medaglie
antiche e gemme, fra le quali la celebre esprimente un testamento militare,
oppure il fatto di Otride Spartano estinto sul campo de’ Tideati, con-
‘trassegnata col nome del greco artefice Ax0AÀóOvtOv di cui presi un
calco per farne uso in qualche stampa dactilografica. Singolari sono
poi due ‘antichi manipoli, che si hanno già in stampa nel museo Cor-
tonese. Si ha pure ivi un museo di storia ‘naturale di chiocciole. di
crostacei e di altri corpi marini, come pure di fossili. Si vide pure ivi
la carta naturale, che fu trovata il di 9 agosto dell’anno 1763 nel ter-
ritorio Cortonese ne’ beni della Signora Elisabetta Boni ne’ Baldelli
lungo il torrente Mucchia, a 4 miglia incirca lontano dalla città, e se-
gnatamente vicino alla villa detta Terontola, sulla qual carta scrisse una
lettera al celebre avvocato Lodovico Coltellini, inserita nelle Novelle
letterarie di Firenze di quell’anno medesimo, ed un’altra ne scrisse il
| sig. Giovanni Strange, Inglese, stampata in Pisa l'anno susseguente in
8°, di cui si dà pure conto nelle suddette Novelle. Di questa carta
furonmi regalati due pezzi dal gentile nostro ospite il Cav. Gio. Bat-.
tista Mancini, che da se medesimo la raccolse. Si vide indi una nobile
bardatura equestre con sella di velluto, e brocchette d’argento, con
briglia lavorata nella stessa guisa, con staffe d’argento. e bastone pure
di argento; il tutto preso dal Conte Alessio Orlore. Ammiraglio del-
l’armata Russa, nella guerra contiro i Turchi, e de lui regalato al Museo
dell’Accademia. Si osservò indi la libreria, in cui non mancano rare e
antiche edizioni, ed alcuni codici mss., fra i quali uno contenente le
poesie di Gio. Batista Madalio Cortonese, tuttora inedite. Perfine si
osservarono i ritratti de’ Lucumoni, che si vedono ivi in serie, e che
crescono ogn'anno, perché l'accademia ne elegge uno all'anno (GL):

Si tornò in casa Mancini, ove si adunò una conversazione di scelte
Dame, e di Cavalieri, abbondando la città di famiglie nobili, e con-
tando attualmente XXX Cavalieri di Santo Stefano, ed XI dell'ordine
Gerosolimitano di Malta. Tra quelle Dame si distingueva per talento
e per coltura la signora Anna Sernini nata Tommasi, la quale da
Monsig. Bolognini era scherzevolmente chiamata la Consolessa dei Lu-
cumoni, siccome egli era da lei per ripicco chiamato il Dittatore degli
Augustali in allusione all'Augusta Perusia, di cui egli era governatore.
La mattina del giorno 16 venne a visitarci l'Avvocato Lodovico

LI

(1) I vari oggetti qui ricordati sono tuttora al loro posto nel celebre
Museo Etrusco di Cortona.
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 185

Coltellini, antiquario etruscante, ed illustratore di vari bronzi del museo
Corazzi. Si uscì indi di casa e si andò alla Chiesa de’ Padri Minori osser-
vanti, che è sul monte, ove con grevi suoni di campane, e con gran
formalità ci fu discoperto il corpo di Santa Margherità di Cortona,
morta sin dall’anno 1290. Questo corpo è annerito, e disseccato, ma sul
volto ha una maschera senile, vedendosi le crepature dell’intonaco so-
praposto alla tela. Ci fu mostrato una figura di Crocifisso in legno,
che si spacciava aver parlato alla Santa, ma senza sapersi ciò che
potesse averle detto. Nella sagrestia si conserva il di lei antico se-
polero in marmo. Nella Chiesa ci hanno quadri di Pietro Berettini; ed
è di Luca Signorelli quello che è all’altar maggiore (1).

Di li si discese alla Chiesa de’ Padri Conventuali, ove si conserva
una croce di avorio dell’Imperatore Niceforo con belle iscrizioni greche
e questa illustrata dal Proposto Filippo Venuti con erudita disserta-
zione. In questa Chiesa è sepolto il celebre Frate Elia, Generale de’
Frati Minori dopo San Francesco. All’altare di Sant'Antonio di Pa-
dova vi è un quadro del Cigoli esprimente il miracolo della mula affa-
mata, ed inginocchiata avanti all'ostia consacrata soprapposta alla biada,
che si spaccia accaduto in Rimino. Ivi si erano radunate varie Dame
per essersi fatta con solennità l’ostensione della suddetta croce, oltre
numeroso popolo disceso dalla Chiesa del monte (2).

Si andò poscia al museo del Canonico Don Reginaldo Sellari, Se-
gretario perpetuo dell’Accademia Etrusca, ove tra le sue medaglie si
vide la medaglia d’oro di Glicerio Imp. e fra le gemme quella espri-
mente Perseo coll’epigrafe Etrusca PERSE — Perse. Avea egli anche
qualche mappa idrografica, ossia nautica in membrana.

Si tornò a pranzo in casa Mancini, ove entrati nel gabinetto del
vecchio Cav. Gio. Batista si vide un’ampia collezione di carte incise
in rame, esprimenti sì antichità come pitture e sculture moderne, il
tutto compreso in XXVII grossi volumi.

Il giorno dopo pranzo -si andò in casa de’ Marchesi Venuti, ove
non c’era che il giovane Curzio terzogenito, e la madre. Ivi si videro
alcuni quadri di buoni autori, alcuni pezzi di antichità già noti per le
stampe, e tra l’altre cose la tabella votiva d’Hermione in bronzo, ri-
ferita dal Proposto Gori nel.tomo III delle iscrizioni della Toscana.
Io copiai una Latina iscrizione, che così dice:

(1) La chiesa di S. Margherita fu rifatta tra il 1856 ed il 1897. Esistond
anche oggi il Crocifisso ligneo, che sembra di un periodo alquanto posteriore
alla Santa, che morì nel 1297. Il sepolcro marmoreo, opera di Angelo e Fran-
cesco di Pietro d'Assisi (1362) è ora collocato nel braccio sinistro della chiesa;
i dipinti del Signorelli e di Pietro da Cortona sono andati dispersi.

(2) Sull'altare maggiore di S. Francesco si conserva la stauroteca ebur-
nea, opera bizantina del X secolo, vista dall'Amaduzzi. La tela .di Lodovico
Cardi, detto il Cigoli, sul 4° altare a destra, fu eseguita nel 1597,
G.: GASPERONI

ONESIMUS ATILA COLLEGIO
SILV ANI CRATERAM
CUM SUA BASI DONUM
DEDIT.

‘ Questa iscrizione trovai indi stampata presso il Muratori pag. 529,
ns J
... La sera si andò in casa Sernini, ove copiai una iscrizione Etrusca,
trovata nel mese d'agosto dello stess'anno 1771 in un luogo dell'agro
Cortonese detto Montanara, ove l'ultima delle quattro linee, di ;cui
era composta, era scritta Dovotooqnóóv.. Questa dovrà trovar ‘luogo
nella mia edizione nuova dell'alfabeto Etrusco.

Dopo lora di notte si andò alla brillante conversazione di casa
Baldelli, ove accorsero nove Dame; e cosi si chiuse la giocondissima
dimora fatta in Cortona, ove trovammo la piü obbligante gentilezza col-
legata con una pari coltura.

"La mattina del giorno 17 si parti da Cortona. Si pranzó a Tor-
ricella mangiando de' grossi e freschi lucci pescati nel lago. Trasimeno.
Ci servimmo d'una barchetta che pescava della lasca, per navigare qual-
che tratto in quell'ampio lago, che ha un circuito di 40 miglia. Era
troppo lontano l'emissario perché potessimo andare a visitarlo con co-
modo. Si sali indi al vieino Monte Colognolo a fare una sorpresa a

Monsignor Filippo Valenti, che era in quel luogo diruto a fare un

pranzo di diporto nel easino del sig. Fabrizio Ansidei, fratello di sua
cognata. Ritornammo perció insieme di nuovo in

BRSOESR UG PX

La sera stessa si andó in casa del Marchese Antinori (2), da
dove era partito Monsignor Gio. Angelo Braschi tesoriere, ed erano
sopraggiunti Mons. Alessandro Litta e Mons. Paolo Antamoro.

La mattina seguente 18 si uscì per andare a vedere il museo di
Sant'Erminio nel casino della famiglia de’ Conti Lodovico, ed Arrigo
Oddi (3). Si osservò ivi un grande ammasso di cose antiche e mo-
derne, vere e false. Si fissó il guardo sopra il tripode, un trofeo, un

(1) La raccolta Venuti non esiste piü. L'Amaduzzi ricorda il meravi-
glioso ritratto del capitano cortonese Alessandro Del Borro, ora al Musco
Imperatore Federico: di Berlino, attribuito un: tempo al Velasquez, oggi da alcuni
ad Andrea Sacchi, da altri ritenuto opera di artista olandese; certo un capo:
lavoro della ritrattistica secentesca. .

(2) Ora Palazzo Gallenga, sede della R. Università degli Stranieri.

(3) Il Museo di S. Erminio era già disperso da. molto tempo nel 1872,
quandc il Guardabassi pubblicò il suo «Indice-guida ». Qualche pezzo è al
Museo etrusco-romano di Perugia. La villa è oggi delle monache di Monte-
luce, la cui antica: sede fu trasformata nell'Ospedale civile, ora Policlinico.

D
| iscrizioni, otto delle quali furono stampate dal celebre Padre Don
Paolo M.a Paciaudi nel suo opuscolo intitolato: Diatribe, quae Graeci

' questa mattina o poco dopo rubata (essendosene scoperta la man-

pesante variazione. etrusca del motivo ellenistico : del. bambino che si trastulla

zr Pato, a SOIT

MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 187

simpulo ed. altri antichi istrumenti. Si vide una serie di varie antiche

anaglvghi interpretatio traditur, e stampato in Roma l’anno:1751 presso
i fratelli Pagliarini in 49, il quale è diretto a Mons. indi Cardinal Nie-
colò Oddi. Io copiai una etrusca iscrizione di otto linee, incisa in un
marmo poroso, e perciò in parte consumata, ove però nella linea
quadra è rimasto il nome della città di Perugia scritto in etrusco,
così. PERUSE — Peruse. Questa entrerà pure nella mia nuova edi-
zione dell’alfabeto etrusco. Vi è pure una .copia di idoli di bronzo, e
fra questi uno, che il chr. Abate Passeri reputa una Speranza nel
suo Spntagma veterum monumentorum. pag. 82 e 83, e nel di cui tergo
così scritto:

[o7]

che egli legge PH che indi trasforma in e che fa in fine significare

Flerem

Sacrum

Si osservó pure nella cappella annessa il corpo di Sant Erminio con
l'iscrizione apocrifa Erminus, Plum. Caesus e questa ornata di corona.
Non mancano ivi pure medaglie, e gemme; siccome vi hanno porcellane
varie e quadri di buona mano.

Di poi si passò al museo di casa Graziani, ove si osservò il celebre
putto etrusco sedente con etrusca iscrizione nella coscia, che è così
concepita :

FLEREM. ZEC, SANMV. CVER

Flerem zec sanmu cuer (così legge il sig. Passeri): questo fu già
pubblicato dal P. Ciatti, da Mons. Giusto Fontanini, dal P. Montfaucon,
dal Senatore Bonarroti e perfino dal Proposto Gori; siccome ne ri-
portò ed illustrò l’iscrizione il lodato Abate Passeri nella sua disser-
tazione de pueri Etrusci aheneo simulacro a Clemente XIV in museum
vaticanum inlato, pag. XX. Siccome poi quest’insigne statuetta fu o--in

USO:
t

canza ai primi di dicembre) cosi ne fu subito dato avviso al pubblico
nelle Efemeridi letterarie di Roma dello stess'anno num. LII pag. 411,
inserendovi io un mio articolo. Si osservó in detto museo anche la
sedia curule, ed insieme gli idoli, le pieces e gli antichi istrumenti E
de' quali quel museo 6 ricco (1). . |
Si andò poscia; a vedere il nuovo teatro. de nobili, che andava ad

(1) Neppure la Raccolta archeologica Graziani esisteva più al tempo di
{Guardabassi. Il puttino bronzeo, con ‘l’iscrizione sulla. coscia destra, è una

con un uccello; oggi si trova al Museo archeologico di Firenze.
188

G. GASPERONI

&pprossimarsi al suo compimento, perché si dovea aprire nel carnevale
dell'anno 1773 (1).

Ci portammo indi al palazzo del Marchese Monaldi, ove fummo
accolti dalla Marchesa Luigia, nata Ponam di Rieti, dama molto colta
e bizzarra. Ivi vedemmo alcune pitture di Guido Reno ed altre del
Guercino, esprimenti segnatamente i quattro elementi, la favola di Pro-
gne ed Ercole che fila davanti a Jole (2).

Di lì si andò alla Chiesa di San Pietro de’ Benedettini, ove si
osservò il coro, i di cui stalli sono lavorati in noce con disegno di
Raffaele, e dalla porta che si aprì nel mezzo del coro, ci vedemmo
condotti ad una ringhiera, dalla quale si scuopriva il più ameno e
largo orizzonte, e si vedeva tutta l'ampia e fertile campagna perugina,
e la stessa lontana valle spoletana. Si girò la Chiesa, ove si videro
le insigni pitture, che la rendono una vaga galleria, di Pietro Peru-
gino, di Orazio di Paris Alfani, di fra Bastiano dal Piombo, e di altri,
e sopratutto si notarono tre quadri dipinti l’anno 1566 da Giorgio Va-
sari, che pose il suo nome in quello, ove si scorge San Benedetto
Abate, a cui dal portinaio genuflesso, vestito coll’abito degli antichi
commessi Benedettini (in cui alcuno volle riconoscere Sant! BEDS. o
sia Sant'Ignazio di Loyola oblato di quest'ordine) si fa sapere l'av-
viso dei muli carichi di vettovaglie, in ricompensa delle larghe elemosine
fatte dal Santo Abate distribuire ai poveri (3). Si sali indi al mo-
nastero, ove nella libreria si osservarono vari codici mss., e tra questi
un codice membranaceo in foglio del secolo XI contenente i dialoghi
di S. Gregorio, ed un altro pure membranaceo in 8° del sec. XII con-
tenente il pastorale del medesimo Santo, e dopo di esso l'apologetico

‘di San Gregorio Nazianzeno, tradotto in latino. Vi è un altro codice
membranaceo in foglio del sec. XIV contenente le collationes Patrum
di Gio. Cassiano, a cui va annesso il libro del B. Isacco Siro de con-
templatione. Membranaceo è parimente un codice in 49 del sec. XV,
in cui si ha lo specchio della vera penitenza di Jacopo Passavanti.
Tutte le opere di Senofonte dal greco tradotte in latino sono in un

(1) Il Teatro pivonE al Corso Vannucci.

(2) Fino a 35 anni fa, queste tele furono per lungo tempo depositate nel-
la Pinacoteca Comunale Vannucci (oggi Galleria Nazionale): ne ‘ignoriamo
la sorte. E' superfluo osservare che l'ammirazione per ii Carracci ed i loro
scolari comune in tutto il Settecento e nella prima metà del secolo scorso, è
molto ridotta nellà visione che della pittura bolognese presenta l'odierna cri-
tica d’arte.

(3) La mirabile Chiesa abaziale non è così ricca oggi di dipinti come la
vide il nostro; nel 1797 i Francesi ne asportarono parecchi, tra i quali
l'Ascensione del Perugino, ora a Lione. Nessun quadro porta più il nome
di Sebastiano Luciani, al quale un tempo falsamente si attribuiva. Notevole
per misurare la sensibilità estetica dell'Amaduzzi è la sua ammirazione per
le tele del Vasari, che oggi ci lasciano indifferenti.
bedue cartacei in 49, e scritti nel secolo XV, uno de' quali contiene le

MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. xVrIt

codice pure membranaceo del sec. XIII. Vi hanno poi due codici am-

epistole greche di Libanio Sofista, l'altro contiene la spedizione di
Alessandro Magno e l'istoria indiana di Arriano in greco (1).

Si continuò indi il viaggio alla chiesa di San Costanzo, ‘che è par-
rocchiale, annessa al monastero di San Pietro de’ Benedettini, e di cui
è Priore il P. D. Francesco Maria Galassi Bolognese, raccoglitore di
codici e di antichità di ogni sorte. Si videro varie delle sue cose e si
copiò la breve, etrusca iscrizione esistente in un cippo marmoreo, che
è la seguente:

Il Sig. Abate Passeri LARTHALV e la fa equivalere — Larthi
così la legge VEMETEM ai nomi propri Vemetii

Si ritornò a casa a pranzo. Il giorno dopo pranzo si salì al cam-
panile del pubblico per vedere le leggende délle campane, ma per ces-
sere troppo alte queste non si poterono raggiungere (2).

Si uscì in appresso e si passò alla casa Vincioli, ove nel cortile
e per le scale si videro varie urne cinerarie marmoree etrusche, la
maggior parte colle figure dei defunti scolpite sui coperchi, ed indi
alla casa Meniconi, ove sonovi molt’altre urne simili, alcune delle

. quali, come alcune delle prime, si trovano illustrate dal sig. Passeri

ne’ suoi paralipomeni al libro de Etruria regali del Dempstero (3).

Si andò alla chiesa de’ Filippini per vedere un nobile quadro di
Guido Reno (4); a quella di San Severo de’ Camaldolesi per vedere
un’opera di Raffaele, che esprime Cristo in alto sopra' le nubi, e. di
sotto diversi monaci inginocchione (5) ; ed alla chiesa de’ Gesuiti per
vedere nella sagrestia il quadro di Federico Barocci, esprimente la
fuga di Gesù coi genitori in Egitto (6).

(1) I codici ricordati esistono ancora nella Biblioteca, annessa alla Fa-
coltà Agraria.

(2) La campana maggiore porta la data 1333.

(3) Il Palazzo: Vincioli, in Piazzetta del Teatro Morlacchi, ora pro-
prietà Bonucci, e quello Meniconi Bracceschi al Corso Cavour, conservano an-
che oggi qualche urna cineraria etrusca del solito tipo perugino in travertino e
non anteriori al terzo secolo a. C.

(4) Non sappiamo di quadri del Reni alla Chiesa Nuova o dei Filippini;
sull’altare maggiore c'è un Pietro da Cortona; un Andrea Sacchi è ora allá
Pinacoteca Vannucci. Che ci sia equivoco tra il maestro e lo scolaro?:

(5) E' l'affresco del 1505; i Santi non stanno però in ginocchio, ma se-
duti sulle nubi, motivo che poi Raffaello svilupperà nella Disputa del Sa-
cramento nella Stanza della Segnatura.

(6) Rappresenta piuttosto il riposo nella fuga ; d'ispirazione schietta-

*

Inente correggesca, é ora alla Vaticana.
190 1 Z 6. GASPERÓNI

Si passó indi alla chiesa di San Domenico, ove si vide il cenotafio
dell'ettimo Pontefice Boccasini di Treviso, S. Benedetto XI (1).

Si tornó la mattina de' 19 alla fortezza per vedere i ben costrutti
sotterranei, consistenti. in archi maestrevolmente disposti. Di li si
venne alla vicina abitazione del Conte Reginaldo Ansidei, ove si videro
quadri della scuola raffaelesca, di Pietro Perugino, di Guido Reno, del
Guercino, del Baroccio, di Paris Alfani ecc. Si vide pure il museo nel
quale erano tre vasi etruschi donati poco dopo alla Santità di Cle-
mente XIV ed illustrati con una dissertazione in istampa del celebre
Abate Passeri. Si conservano pure in esso alcuni pezzi «li bronzo
spettanti a sedia curule; due putti di bronzo sedenti a somiglianza
di quello del museo Graziani, ma mancanti di etrusca iscrizione, e scon-
sigliatamente ripuliti dalla loro antica patina, un simpulo, ed altri
antichi strumenti. Si vide la libreria, ove v'erano alcuni codici cartacei
mss. di poca antichità, uno de' quali eontenente lettere latine, ed altri
opuscoli di scrittori del secolo XV fu a me generosamente donato dal
possessore. In detta libreria vera tutta la grand'opera dell'antiquité
expliquée del Montfaucon, data al Conte Vincenzo, padre del presente,
dal Barone di Stosch in compenso della rarissima corniola a foggia di
scarabeo etrusco, rappresentante i cinque eroi de’ sette già noti della
guerra tebana, coi nomi etruschi sopraposti, la quale è ora nel museo
reale di Berlino, e che è stata tante volte pubblicata dal Gori, «al
P. Antonioli, dal Winckelmann, da Mons. Guarnaeci ecc. (2).

"^. l giorno dopo pranzo partimmo aecompagnati con muta di Mons.
Bolognini per Torgiano alla Montagnola, villeggiatura di casa Baglioni,
da dove era poco prima partito Mons. Braschi. Vicino a questa villeg-
giatura è un’antica chiesa di Santa Maria de Baltignana, seu de Ro-
sciano, mentovata in una carta dell’anno 1040 esistente nell’archivio del
monastero di S. Pietro di Perugia, a cui apparteneva la detta chiesa (3).

Il dì 20 dopo pranzo si andò al luogo della caccia dei fagiani.

Il dì 21 fu tutta noia e seccatura stante il continuo cicaleggiare e
l’insulso cachinno del Conte Francesco Baglioni, fanatico per il ca-
‘dente partito Gesuitico.

Respirammo alquanto il di gusseptidhte per. essere venuti alla Mon-
tagnola Mons. Bolognini e Mons. Vincenzo Ranuzzi, co’ quali partimmo
la sera stessa per Perugia. :

Il giorno -23 per improvvisa risoluzione partimmo in quattro, cioè
Mors. Borgia ed io coi due indicati prelati verso l'ore 14 alla volta

(1) Nè di Giovanni Pisano, cui l’assegna il Vasari, nè di Arnolfo dal
cui prototipo in S. Domenico di Orvieto deriva; probabilmente di inaestro
senese, influenzato da entrambi.

(2) Collezione dispersa; il Guardabassi (op. cit. pag. 192) ricorda an-
cora nel Palazzo Ansidei un cartone del Baroccio a matita nera ed a sàn-
guigna.

(3) Rosciano fu a lungo conteso fra il 139 e il 159 secolo tra Peru-
gia ed Assisi. i
- MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. xVIÍt 191

di Città di Castello. Si pranzò- alla grossa terra della Fratta (1),
ove fummo visitati da Mons. Orefici, Vescovo di Gubbio, che era ivi
in visita della sua diocesi. Dopo pranzo si riprese il cammino, si passó
in barca il Tevere e si giunse la sera stessa in

C DTI AODICGOASSREI-O

Si andó a smontare al palazzo apostolico da Mons. Gazzoli Go-
vernatore, dal quale fummo incontrati in carrozza fuori della città. Si
uscì nella medesima sera, e si andò in una casa de’ Marchesi del
Monte, ove era alloggiato il Card. Luigi Torrigiani colla sua cognata
venuta da Firenze, e si stette alla splendida conversazione, ove éra
pure il Card. Ottavio Bufalini colla sua cognata, Mons. Lattanzi,
Vescovo della città, il Balì Redi di Arezzo colla moglie e molta no-
biltà locale.

La mattina del dì 24 si uscì e si andò al palazzo del Marchese
Vitelli che è ai confini della città (2). La sala del medesimo è assai
vasta, e questa è dipinta nei muri da Prospero Fontana Bolognese, e
le soffitte da Federico Zuccheri di Sant'Angelo in Vado. Queste pit-
ture sono molto deteriorate e ciò si disse effetto del fuoco. Calammo
al giardino, ove vi è Bosco d’elci sul pomerio della città, un lago con
platani, ed una loggia dipinta da Bocecio Gherardi di Borgo San Se-
polero. Un padrone serupoloso fece scioccamente convertire le tre gra-
zie ignude in un Giove coll’aquila e col fulmine.

Le pitture sono ancora conservatissime e sono animate da vivis-
simi colori,

Di qui partiti andammo alla chiesa de’ Frati Conventuali, ove vi
è una tavola dipinta da Raffaele, rappresentante lo sposalizio di Maria
Vergine a somiglianza dell’altra del Duomo di Perugia del suo maestro
(3). Si osservò anche la cappella di casa Vitelli, che è di soda ‘arb
chitettura (4).

Si andò indi a far visita al Card. Bufalini, presso il quale si vide
un quadro del Parmigianino, molto patito, di cui parla il Vasari nella
vita di questo pittore (5),

(1) Fratta dei figli d'Uberto (fracta filiorum Uberti), ora Umbertide.
‘ (2) E' il Palazzo Vitelli a S. Egidio, costruito alla metà del Cinque-
cento su disegni di Paolo Vitelli e del Vasari. Le ‘pitture viste dall'Ama-
duzzi nel salone, rappresentanti i fasti dei Vitelli, sono del’ pittore bolo-
gnese, che il Guardabassi chiama erroneamente Sarsana, altri Colonna. Gli
affreschi decorativi della Loggia sono ricordati con grandi lodi dal Vasari
nella vita di Costorne Gherardi da Borgo Sì Sepolkro, detto Doceno, non
Boccio.
(9) B la beer tavola, ora alla Galleria di Brera a Milano.
—!* (4) Architettata dal: Vasari che vi dipinse anche la tavola dell’ altare
nel 1566.
(5) Nel 1527, secondo il Vasari, il Mazzola, sfuggito per miracolo alle
199 Sd G. GASPERONI

; Dopo questa visita si andó a pranzo dal Card. Torrigiani, tutto
splendido e decaduto! affatto dal suo sopraciglio ministeriale. Dopo il
pranzo si andó a spasso e la sera si tornó alla sua splendida con-
versazione.

La mattina del di 25 si visitó la segreteria pubblica, ove si videro
alcune pergamene nom più antiche del secolo XII.

Di li si andó alla chiesa cattedrale, architettura del Bramante (1).
Si videro i sotterranei e la chiesa superiore. Questa è dedicata ai
SS. Florido ed Amanzio, ed il quadro dell'altare maggiore che li rap-
presenta dipinto a fresco sul muro è opera del Benafial; siccome la
soffitta è ‘dipinta dal Mazzanti. Osservammo in appresso all'altare mag-
giore un pallio antico d'argento che si suppone donato alla chiesa dal
Pontefice Celestino II che fu Canonico della medesima. Ivi si rap-
presenta con goffo disegno il Padre eterno in mezzo al sole, alla luna
ed alle stelle, ed ai quattro angoli di esso i quattro Evangelisti col
simbolo de’ rispettivi animali; indi l'annunciazione dell'Angelo alla
Vergine, la visita di Santa Elisabetta, la nascita di Cristo in mezzo
al bue e all'asino nel Presepio, colla Vergine in letto, e coll'ostetrica,
che lava il nato infante, secondo gli apocrifi evangeli, la presentazione
al tempio per la circoncisione, l'adorazione de’ Magi, la fuga in Egitto,
la presa nell'orto, la crocefissione con quattro chiodi, e col ‘suppe-

stragi del sacco, depositó nel refettorio dei Frati di S. Maria della Pace
in Roma una tavola da lui dipinta per Maria Bufalini; dopo molti anni
Giulio Bufalini la trasportò a Città di Castello nella chiesa di famiglia.
Se il nostro la vide nel Palazzo Bufalini, è certo che era stata rimossa
dalla chiesa. Non la troviamo però più ricordata da Girolamo Mancini (« Me-
morie di alcuni artisti del disegno... che fiorirono in Città di Castello », Perugia
1832). Il Guardabassi (op. cit. pag. 57) enumerando i dipinti della Galle-
ria Mancini, nota al n. 4 una copia della Madonna della Rosà, dipinta dal
Parmigianino ora nella R. Pinacoteca di Dresda, dove porta il numero 161, e un
ritratto di giovane signore dello stesso maestro, che potrebbe essere quello pur
nella Galleria di Dresda col n. 162. Le due Collezioni di Città di Castello
sono andate disperse. Nè il Vasari, nè l'Amaduzzi ci dicono il soggetto del
dipinto; l'identificazione del quadro non è quindi facile. Può ben darsi che
si tratti della Madonna della Rosa, sostituita a Città di Castello con una co-
pia, quando l’originale fu alienato, come vi accade per i due quadri di Raf-
faello: il S. Nicola da Tolentino e lo Sposalizio.

(1) Rifatto su disegno di Elia di Bartolomeo Gagini; i lavori ebbero ini-
zio nel 1466 e furono continuati da suo figlio Tommaso, entrambi della celebre
famiglia di architetti-scultori di Bissone (Canton Ticino), così attiva tra il
Quattrocento e il Cinquecento, dalla Lombardia alla Sicilia. Di Bramante nòn
si può dunque parlare sia per ragioni cronologiche, sia per i caratteri stili-
stici, i quali fanno pensare piuttosto ad influssi brunelleschiani. Infatti col-
laborarono coi Gagini, fra gli altri, il fiorentino Chimenti di Taddeo, Gio-
vanni di Matteo da Settignano e Geremia di Francesco da Firenze (cfr. G.
MacHerINI Graziani - L'Arte a Città di Castello) - S. Lapi, 1897, pagg. 28-36).
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 193

“laneo, e perfino tre Santi col nimbo e tra due di questi il terzo. con
mitra particolare e con casula antica (1). Ci fu indi aperto l’archi-
vio della cattedrale dal Proposto Berioli, ove osservammo un privilegio
mnembranaceo di Federico I Imperatore, e di Filippo Duca di Tuscia,
ed alcune bolle de’ Pontefici Onorio II, Innocenzo II, Gregorio VII ecc.
Indi prendemmo per mano un codice ms. membranaceo in 8° contenente
le costituzioni antiche de' Canonici dopo le quali vi è un necrologio,
ove notai le segg. cose: « VIII. id. mart. O Celestinus Romane sedis
Pontifex, et huius ecclie canonicus.

« VII. id. apr. O Davizo huius ecclie epus

« VII. id. iun. O Beate memorie Rainerius epus 1204

«id. iun. O Rainerius huius ecclie presul

« II id. sept. O Johes huius ecclie presul

« Kal oct. O Beate memorie huius epus Rodulphus

« Non. Nov. O Thebaldus huius ecclie epus ».

Si passò in appresso al Seminario di ampia e comoda fabbrica,
ove di estraneo al sacro istituto del luogo si trovò il teatro ivi costrutto
per esercizio degli alunni. Si visitò il Vescovo che ivi abitava ristretta-
mente in vece di stare alla sua residenza episcopale. Egli è perito nella
lingua ebraica e si diletta di poesia nella quale però non è molto fe-
lice, almeno per il saggio che ha dato nella. parafrasi del primo salmo
Davidico, da lui stampata.

Andammo poscia a pranzo dal Card. Bufalini e dopo il pranzo ci
portammo al palazzo pubblico, ove osservammo i cannoni di casa Vitelli
e passammo ad una torre antica coll'arme marmorea della chiesa Ro-
mana, cioè le chiavi decussate secondo ia vecchia ordinazione della
costituzione Egidiana e coll'arme insieme del Pontefice Martino V.

Si fecero in seguito varie visite in cusa Ranuzzi, in casa Berioli,
in easa Vitelli ecc. E si compi la sera alla conversazione del Card.
Torrigiani.

Si parti la mattina del di 26 all’ore 14 da Città di Castello .e
si pranzò alla Badia di Monte Corona, sede de’ vecchi ed infermi
eremiti Camaldolesi, ove vi ha una ben regolata speziaria, e si osservò
la chiesa sotterranea. Ripreso il viaggio ci trovammo ad un’ora di
notte per la terza volta in

PERUGIA

La sera ci trattenemmo in casa e vedemmo le rarità antiquarie
dell'Avvocato Giuliani Genghini Riminese, poeta e giureconsulto che
serviva Mons. Bolognini da luogotenente nel governo di Perugia. Ve-
demmo presso di lui un’etrusca moneta d’argento, avente la leggenda
PVPLVNA - Pupluna, cioè Populonia, ed uno scarabeo etrusco colla

(1) Il paliotto argenteo di Celestino II, oreficeria tra le pu significative
del secolo XII, è ora nel tesoro della Cattedrale.
194 G. GASPERONI

leggenda di PELE - Pele, cioè di Peleo che si lava o taglia il capelli,
benché avesse fatto voto di tosare quelli di Achille suo figlio, se tor-
nava vivo da Troia. Egli mi comunicò in seguito varie iscrizioni Etru-
sche, poste a varie urne cinerarie, scavate nell'anno 1766 nell'agro Pe-
rugino nella suburbana chiesa parrocchiale di San Cristofano, detta
in Piscilla. Mi comunicó puranche un'iscrizione esistente a Santo Egi-
dio nella parete della chiesa della Madonna della Villa, cinque mi-
glia discosta da Perugia; e questa è la seguente, seppure è fedele:
LATRO, C, PETRONII
SER, ANNORUM. XII. M. VII
PERCUSSUS, SEPTUMO DIE. FEB,
MODESTUS. FRATER. PHILARGURUS
CONSERVOS. POSVERUNT.

Copiai anche questa dalle di lui schede, che la ponevano Perusiae
apud N. V. Franciscum de Sociis Civitellae:
FORTUNAE
SACRUM
G. DOIUS..C. F. CHORON, EX; AURI. P. 7. V. V. S..LM.

Ne trascrissi pure due altre; la prima si dice ivi extra moenia Ci-
vitellae 'Socii agri Perusini:

POLYTIMUS |
d eu E Nei due lati del cippo vi
FORTUNAE sono l’urcerolo e la patera
M. Si
L’altra si dice: Civitellae apud nob. D. Franciscum de Sociis (1).
p
PHILEROS
QI. PRAEFUIT. TEMPLO
ARNAE

STATIA CHARITE
FORTUNAE. D. D.

Questa iscrizione, al contrario dell'altre due, che sono inedite, è
stata pubblicata dal Muratori, pag. 178 num. 2, che la pone Civifellae
ad Arnum apud Sotios Misit Rodulfinus Venuti. Legge egli la prima
linea. PRILEROS, forse per errore tipografico.. Cosi è stata pubbli-
cata dal Marchese Maffei fra le iscrizioni varie dopo il Museum Ve-
ronen. pag. 370, num. 2. Il Muratori avvertì: « Ignotum antea templum
Fortunae Arnae situm ad ripas fl Arni ». Cosi il Maffei notó: « Hinc
nune patet primum Dea Arna » (2). Riferì questa iscrizione anche il

T—

(1) Le tre iscrizioni sono oggi conservate nel Museo Archeologico di
Perugia.

(2) Civitella d'Arna non ha nulla a che fare con il fiume Arno; è posta
a E - INE di Perugia e fu centro degli Arnates, popolo umbro-etrusco ricordato
anche da Plinio. Il suo sottosuolo archeologicamente ricchissimo restituì tra

n
3
È

31

*
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 195

Padre Bernardino Vestrini nella sua dissertazione sopra l’uso sacro,
«e profano degli agnelli Diss. VII, tomo VI degli Atti dell’Accademia
Cortonese, pag. 136.

La mattina del dì 27 Monsignor Borgia andò alla Montagnola col
Padre Don Francesco Galassi Benedettino. Io andai con Monsignor
Bolognini a pranzo a Bagnara nella Villetta de’ Signori Ascensi, ove
villeggiava la Contessa Vincioli. Di li passammo dopo pranzo a Mon-
tefreddo alla magnifica villa della casa de’ Conti degli Oddi, ove era
Monsignor Amadei, Vescovo di Perugia. Discendemmo perfine a Castel
del Piano alla sontuosa villa della casa de’ Conti Aureli, ove sono
molti agrumi assai ben tenuti. La sera si chiuse la permanenza in
questa rispettabile città andando alla conversazione della Marchesa

Luigia Monaldi.
La mattina del di 28 all’ore 18 partimmo da Perugia per

AUSUSCI: SI

Ci fermammo in prima alía chiesa degli Angioli de' Minori Os-
servanti, ove è la cappella della Porziuncola, la cella ove vogliono
esser morto San Francesco, e la grotta, ove dicono, che egl
‘e faceva penitenza. Il tempio per altro è magnifico.

Passammo in Assisi al convento de’ Minori Conventuali, ed entrati
nella chiesa inferiore ornata di pitture di Cimabue e di Giotto. os-
servammo il sepolero dei due personaggi Spagnoli, uno de’ quali Duca
di Spoleto, de’ quali si vede l’iscrizione infine, come pure il sepolero
«della Vergine di Cipro morta in Ancona, ed il luogo della sepoltura
delia Beata Giacoma (1). Andati in sagrestia osservammo diverse
reliquie e vasi sacri e fra questi il calice d'oro che Carlo Emanuele
di Sardegna aveva mandato alla Santità di Clemente XIV nel primo
«anno del suo pontificato per il censo de’ due feudi di Masserano e
Crevaleore e che egli avea donato a questa principale chiesa del suo
‘ordine (2). Nella stessa sagrestia osservammo un ritratto di Scoto

i riposava,

le altre opere il bronzo ellenistico di carattere lisippeo, rappresentante Ipnos
ora al British Museum di Londra.

(1) Le tombe dei due spagnoli sono nella Cappella di S. Antonio Abbate;
l'iscrizione è su quella di Blasco di Fernando, Muca di Spoleto, marchese
«di Ancona, senatore di Roma, nepote del cardinale Albornoz, ucciso a Piedi-
luco dai ribelli. del Ducato insieme al figlio Grazia o Garcia sepolto nell'altra ;
rozzi lavori di maestro locale del 1370 circa. Quella della cosi detta regina di
‘Cipro è in fondo alla navata grande; crediamo che l'Amaduzzi equivochi con
le precedenti, ricordando Ancona fuor di luogo; il personaggio non è stato
ancora sicuramente identificato. La B. Giacoma riposa sotto l'ambone a sinistra
‘in una tomba indicata da una semplice iscrizione.

(2) Il tesoro della Basilica era allora ricchissimo; sulla fine del Sette-
‘cento i Francesi ne trassero oltre mille libre di argento. Il poco che fu potuto
‘salvare è conservato nel Museo annesso.
T

196 E G. GASPERONI

espresso in un basso rilievo di bronzo (1) ed un altro in pittura del
Card. Egidio Albornozzi (2). Salimmo alla chiesa superiore ornata
d'un solo altare, in principio, ove osservammo le pitture di Giotto che
vanno a perire e la sedia papale creduta de’ tempi di Gregorio IX.
Monsignor Borgia celebrò la messa nella chiesa inferiore all’altare
papale.

Liberatici dalle favole religiose, veramente immense, ‘narrateci da
quei Frati salimmo in convento, ove si pranzò nella foresteria. Il dopo
pranzo si visitó la biblioteca ricca di codici mss., ma poco interessanti
e non più antichi del secolo XII (5). Fra questi ve n'hanno molti di
sacre scritture in lingua latina, vi ha un codice contenente il codice
Giustinianeo, un altro contenente i digesti, ed un altro parimente con-
tenente le decretali raccolte da San Raimondo di Pennafort. Gli altri
codici più valutabili contengono i versi latini di San Prospero, l'opera
di Boezio de consolatione philosophiae, il pastore e i dialoghi di San
Gregorio, le opere di Ugone da San Vittore, quelle di San Dionigi
Areopagita, e di San Gio. Damasceno, tradotte in latino; siccome ve
n'hanno altre contenenti concioni, sermoni, breviari ecc.

Io uscii solo a visitare l'antico tempio tetrastilo di Minerva (4)
con i buchi nell’architrave, indicanti l’iserizione composta di caratteri
di bronzo ivi conficcati, ed indi levati. Questo fu descritto dai Palladio
ed in oggi è tempio di San Filippo Neri. Visitai la chiesa di Santa
Chiara, ove è pure il corpo della Beata Agnese sua sorella. Visitai pure
il duomo ed indi la chiesa de’ Minori riformati, ove pretendono aver
essi il luogo della carcere ove San Francesco fu tenuto racchiuso
dal padre.

Il di 29 partimmo all’ore 14 da Assisi dopo avere udita messa;
passammo sotto Spello ed in mezzo a Foligno senza fermarci; pran-
zammo a Spoleto nell’osteria della posta; e giungemmo la sera a Terni
in casa del Marchese Sciamanna, ove si stette sino al 3 di novembre,
andando la stessa sera in Civita Castellana, dormendo nell’osteria dellà
posta; ed il giorno seguente 4 di novembre si giunse ad .ora di pranzo
.in Roma.

(1) E’ sulla parete destra dell'andito che porta in sagrestia; che rappre-
senti lo Scoto non è da credere, essendo un bel ritratto dovuto ad un. valente
bronzista italiano. della seconda metà del Quattrocento.

(2) Affresco di Andrea da Bologna nella Cappella albornoziana di: S. Ca-
terina. :
(3) I Codici ricordati dall'Amaduzzi sono tuttora nella Biblioteca del
Sacro Convento, ora fusa con la Comunale; sono noti.gli studi del Cardinale
Elvile e dell'Alessandri sulla Biblioteca antica e sul catalogo trecentesco.

(4) Esastilo, non Tetrastilo; appartiene all'epoca augustea. La ricostru-
zione dell'epigrafe bronzea nel fregio (non sull'architrave) e stata fatta con
sicuro metodo dal Bormann nel Corpus Iscriptionum | Latinarum; precedenti
tentativi erano riusciti a risultane falsi e contradittori. Pochi anni dopo i! viag-
gio dell'Amaduzzi il Goethe rimaneva estatico davanti a questo elegantissimo.
tempietto, mentre rinunciava a visitare la duplice Basilica.

/
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII

LETTERE DELL'ABATE GIOVANNI CRISTOFANO AMADUZZI
A GIOVANNI BIANCHI

Illmo Sig. Sig. P.ne Colmo

o

lo tengo due gentilissime lettere scrittemi da Ferrara una sotto
de' due, l'altra sotto dei sette del corrente, alle quali rispondendo dico,
‘che ho piacere sommo di intendere la serie del di Lei odeporico, non-
ché le osservazioni) erudite e le visite che va facendo a Letterati, ne’
quali s'incontra. In compenso di queste di Lei Relazioni io Le farò
pure una Relazione del nostro viaggio per l'Umbria, il quale sebbene
non possa contenere tutte le speciose qualità del Suo, stante la ‘piccio-
lezza di queste città umbre, pure noi non abbiamo lasciato di osservare
alcuna, benché minima cosa, la quale potesse formare o una qualche
attrattiva al curioso, o un certo pascolo al Letterato. Ci fermammo
dunque. ‘in prima ‘in Civita Castellana, ove nel Portico della Catte-
drale copiammo una lunga Iscrizione gotica, indi passammo in fortezza,
ove segnammo una Iscrizione di Giulio II, e poscia fummo in ' Archivio,
ma non trovammo carte e libri più antichi del secolo XV. La sera
giungemmo in Narni, dove abitassimo nel Convento degli Agostinian,
ed ivi fummo favoriti di visita da vari Prelati, che coli erano, cioé da
Monsignor Bardini, Vescovo d'Acqua Pendente, da Monsignor Resta,
Governatore d’Orvieto, da Monsignor Casoni, Governatore di Narni,
«da Monsignor Valenti, e da altri signori di quella Città che trovammo
compitissimi. La mattina poi fummo all'Archivio pubblico, ove tro-
vammo molte carte pergamene fino dal secolo XII, ed ivi notammo
‘ciò che faceva al nostro scopo. Il dopo pranzo fummo alla Rocca, che
‘è quasi rovinata, ove copiammo una Iscrizione di Eugenio IV. La sera
fummo in Casa di Monsignor Governatore, ove trovammo giunto da Roma
PEm?9 Orsini, che andava sino a Pesaro, e con cui cenammo in comitiva
di molt’altri. La mattina susseguente fummo all’Archivio della Chiesa
Cattedrale, ove oltre alle Carte pergamene trovammo anche Codici Mss.
antichi, de’ quali se ne prese l'indicazione. Indi passammo nella Cat-
tedrale stessa, che girammo minutamente, ove vedemmo un’antichissima
Iscrizione di S. Cassio che è riportata dal Doni, ed ove copiamma
una Iscrizione gentile ritrovata di fresco vicino al Battistero di quella
chiesa; dopo di che fummo ad un lauto pranzo di Monsignor Gover-
natore, ove erano i detti Prelati con molti Signori e Signore della
Città. AlPore ventuno partimmo per Terni e andammo in Casa del
Sig. Marchese Sciamanna. La mattina vedemmo qualche cosa esterna
della Città, ed il dopo pranzo fummo a vedere il Museo di Antichità
del Sig. Avvocato Orlandi, ove io trascrissi varie iscrizioni inedite,
Greche e Latine; il giorno seguente fu consumato in visite e il giorno
‘appresso io fui alla Chiesa di S. Valentino fuori di Città, ove. copiai
198 G. GASPERONI

molte belle Iscrizioni antiche, siccome ne avea copiate altre nella Cat-
tedrale. Sotto il di nove poi fummo in.calesse a vedere la celebre e
strepitosa caduta del Velino nella Nera, che è lontana cinque miglia
da Terni, e che coli chiamano la Caduta delle Marmore. Questa è un'o-
pera meravigliosa di N. Curio Dentato, con cui liberò l'Agro Reatino
dall'aeque del Velino che nascendo da Otranto allagava tutto quasi
quell'Agro e parte del Ternano. Questa Caduta è trecentosettanta ca-
biti d'altezza, onde a cagion d'essa e della copia dell'aeque fa un fra-
gore grandissimo ed una delizia ai riguardanti, tamto piü che essendo
Sole formava questo l’Iride in quell’Acqua, che infranta sorgeva in
tante sottili molecule, come nebbia, la quale si vede anche da lontano
molte miglia. Di li ce ne andammo al Lago di Piediluco, che navigammo
con una barchetta molto allegramente, e andammo a smontare allo
stesso luogo di Piediluco, ove pranzammo e copiammo una Iscrizione
Romana ed un’altra Gotica del 1339. Il giorno appresso poi partimmo
per Cesi, Capo delle Terre Arnolfe, ove andammo in Casa di. Mon-
signor Contelori assai celebre, come Ella sa, ove io visitai la sua Li-
breria e sette, Casse di Stampe e di Mss. suoi, che sono pabulo de’
sorci. Monsignor Borgia passò solo a Macerino, antica capitale delle
Terre Arnolfe, ove in una Chiesa di S. Giovenale copiò una superba
Iscrizione d’una tal Ponzia di venti versi, che è Cristiana, e che io
credo inedita. La particolarità ed antichità di Cesi sono note per la
Storia che ne fece lo stesso Monsignor Contelori (1), ivi sepolto nella
Chiesa primaria. Il dì dodici poi partimmo per Todi, ove giungemmo la
sera ricevuti con infinita cordialità da questo degnissimo Vescovo (2).
La mattina dopo fummo all’Archivio di S. Fortunato, ove torneremo
questa mattina per trascrivere alcune cose più interessanti. Ieri en-
trammo col consenso del Vescovo nel Monistero di S. Francesco, ove
visitammo l'Archivio e trovammo una Bolla di S. Leone IX ed un
privilegio di Federico I Imperatore, che sono le due Carte più an-
tiche che sieno in Todi. Indi fummo a vedere il Tempio di Marte ed
altre cose. In appresso Le scriveró il resto del nostro viaggio ed os-
servazioni. Monsignor Borgia e Monsignor Pasini La riveriscono di-
stintamente. Ed io sono colla solita stima

Di V. S. Il.ma.
Todi, 14 ottobre 1769.

Dmo ed obbm? Serv. ed Amico
Giovanni Cristofano Amaduzzi

(1) Cfr. Memorie historiche della Terra di Cesi raccolte da Monsignor
FeLice ConteLori — Roma, Per Nicolò Angelo Tinaassi 1675. Lo Jacobilli
(Bibliotheca Umbriae) lo dice Custode della Biblioteca Vaticana, Prefetto del-
| l'Archivio Ap. Vaticano, eruditissimo e acuto indagatore dell'antichità eccle-
siastica.

(2) Monsignor Francesco Pasini, patrizio riminese.
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII

lllm9 Sig. DIE Pne Colmo

Ricevo la eo chiot lettera di V. S. Illm.a in data di Bologna
sotto il di 10 del corrente, alla quale rispondo da Roma, ove mi trovo
restituito sino da ieri sera. Ella mi continua le nuove del Suo Odepo-
rico sempre erudito, e sempre istruttivo, in compenso delle quali io
Le continueró quelle del mio viaggio quali esse si sieno. Sotto il di
17 pertanto io partii insieme col nostro Monsignor Borgia da Todi,
si ritornò in Cesi per pochi momenti a solo oggetto di osservare al-
cune cataratte di vento, che sono in un Monte vicino all’abitato, le
quali per mezzo. di condotti si derivano nelle grotte, ed in altri láoshi
per rinfrescare le camere, i cibi ed il vino in ispecie in tempo d'éstate.
Ora poi che comincia il verno, non si sentono più questi ragli di aria
fresca, che anzi l'aria interna attrae la fiamma di torce accese, se vi
si appressano, come noi osservammo, e come la ragione filosofica pur
suggerisce, che debba succedere. Indi ritornammo quella stessa sera
in Terni, ed il giorno appresso fummo in Spoleto, ove si abitò nel
Convento degli Agostiniani, benché un giorno ci invitasse a pranzo
Monsignor Acqua, Vescovo di quella Città facendoci diverse altre at-
tenzioni. Si girò tutta la Rocca eretta dal celebre Cardinale Egidio
Albornozzo, si vide il superbo Ponte che ivi si dice costruito o da Teo-
dorico, Re dei Goti, o da Caio Forasio Romano, o dal Cardinale Egidio
o, veramente dal Duca Teodelapio, figlio di Faro Aldo, primo Duca
di Spoleto, il che ha più del verosimile (1). Questo Ponte congiunge
due monti, e serve anche d’acquedotto per comodo della. Città. Esso
è composto di dieci altissimi e strettissimi archi alla maniera gotica,
come dico, ed è alto 335 e largo 970, sotto del quale poi passa il
Torrente Tiscino. Fummo anche a Monte Lueo, che sovrasta la Città,
ove abitano. certi Eremiti signori, che sono per lo più stranieri, essen-
dovi ora un Cav. di Malta Francese, un Olandese ed altri simili. Questi
Eremiti si dicono fondati da S. Isacco Siro l'anno 528, ed ora v'è di
quegli Eremiti, che fa la storia di quel Monte, ed un altro ne ha
incisa la veduta in rame, che ci regalò. Ne’ sotterranei della Chiesa
Collegiata eretta dalla Nobile Vergine S. Abbondanza Spoletina, in
onore di S. Gregorio prete e martire della stessa Città, vi è um cimitero
di 10 mila martiri, del quale parla anche il Boldetti al Lib. II Cap. 19
pag. 194. Visitammo l’Archivio della Cattedrale, ove non trovammo
Carte più antiche del secolo XI, ma però rivedemmo tre superbi Co-
dici del sec. XI, che contengono diversi Atti Santi specialmente spo-
letini, i quali sono seritti con molta precisione, ed alcuni sono anche

(1) C. Ctraricerti in Il Ponte acquedotto detto ponte delle Torri di
Spoleto. Milano, Tip. degli Ingegneri, 1884, dimostra che il ponte non deve
attribuirsi nè a Teodorico, nè a Teodelapio.

To z" T.
A uos PT i perse EE

re e)

Mannini
900 G. GASPERONI

stampati. Fummo anche allArchivio pubblico, ma ivi non trovammo
Carte, che del secolo XIV, quando ei lusingavamo di trovare Carte di
tali Eds obiidiclie! delle quali non v'é neppure un vestigio, nonché di
i Li o di F hbusho de’ medesimi Duchi, benché ivi dominassero
tanto tempo. Carte del sec. XII trovammo anche nell'Archivio dell'altra
Collegiata di S. Pietro, ove pur sono Lapidi Romane ed un bellissimo
Sarcofago; siccome in mezzo della Città vi è un piccolo Arco Romano
con sue Iscrizioni già pubblicate dal Conte Bernardino Campelli nella
Storia di Spoleti di cui vedemmo il II Tomo ms. inedito presso gli
eredi. Indi il dopo pranzo del giorno 21 partimmo per Trevi, ove an-
dammo in Casa di Monsignor Valen ed ove stava anche Monsisnor
Muti Bussi ed il Padre Maestro Giorgi, ed ove anche era venuto Mon-
signor Pasini da Todi per rivederci, e per fare una visita al dottissimo
agostiniano, comune nostro paesano. In Trevi visitammo l'Archivio del
Pubblico ove trovammo molte carte del sec. XIII, fra le quali io ne
trascrissi una appartenente al fiume Clitunno, di cui alle Vene sulla
strada di Roma aveva poco prima visitato l'antico superbo ‘Tempietto
su di cui v'é un libro stampato con figure in rame dell'Ab. Ridolfino
Venuti (1). Passammo all'Archivio della Chiesa Collegiata di S. Emi-
liano, uno de' primi vescovi di quella nobilissima dH fra 9 che li
ha noverati l'Ughelli, ma in quell'Archivio trovammo poche Carte, le più
antiche del sec. XV, se si eccettui una indulgenza che dicono ‘d'avere
d’Anacleto I Papa, che noi ponessimo in ridicolo, dicendo. a que’ Ca-
nonici che le indulgenze non si incominciarono a concedere dai Papi
che dal sec. XI a questa parte, benthè la facoltà fosse ne’ papi di
concederle anche prima, nè le praticassero stante l'uso de’ Canoni Pe-
nitenziari, che erano anticamente in vigore, scaduti i quali furono so-
stituite l’indulgenze. Sotto il dì 23 andammo a Montefalco, ove colle
chiavi avute in Spoleti da quel ! Monsignor Vescovo aprimmo l’Avello
del Corpo della Beata Chiara, morta sin dall'anno 1308, che è intatto,
siccome in aleuni reliquiari sugellati vedemmo que' strumenti della
passione di Gesü Cristo formati in carne, che si dicono ritrovati nel
Cuore della detta Beata, come anche costa da un processo fatto per
ordin: di Papa Giovanni XXII nonché quelle tre palle, che si dicono
troate nella Cista Felea della Beata, le quali essendo di egual gran-
dezza, figura, peso e colore poste in bilancia, due pesano quanto una,
nel che si vuole indicato il Mistero della T LN Ció si rileva aneora
dal Peireschio nella Vita di Gassendo, cosa che mi fece osservare il

(1) Osservazioni sopra il fiume Clitunno detto oggi «Le vene» situato
.tra Spoleto e Foligno ecc. pubblicate .dall'Ab. Riborrino VENUTI, Cortonese
Presidente dell'Antichità Romane. - In Roma 1753. Stamperie di Bernabó e
Lazzarini. - Cfr. anche Saws: A. Degli edifici e dei frammenti storici delle
antiche. età di Spoleto. Foligno, Sgariglia 1869 pag. 230 e sg. Tav. XII e

De Ross: G. B. Bollettino di Archeologia Cristiana. Roma, Salviucci 1871,
pag. 145 e sgg. Tav. XII.
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 201

dottissimo nostro Monsignor Pasini. Finalmente sotto il di 24 partimmo
alla volta di Spoleto e Terni, ove pernottammo, giugnendo la sera de’
25 a Narni, ove la mattina seguente andammo a vedere i superbi avanzi
del Ponte della Nera, descritto da Marziale Lib. XII Epigr. 93, ove
quel Poeta fu poco Profeta, quando disse »
Perpetua liceat sic tibi ponte frui.

Che magnifico Ponte sarà mai stato, se sono cosi sorprendenti i
vestigi? Di li partimmo la sera per Civita Castellana, e la sera de'
27 ci restituimmo felicemente in Roma, ove non v'è altra nuova che
il felice. arrivo di Sua Santità da Castel Gandolfo. Io sono pieno
della solita stima ed ossequio

Di V. S. Ill.ma

Roma, 28 ottobre 1769.
Dm? ed Obbm® Serv. ed Amico

Giovanni Cristofano Amaduzzi

llimo Sig.re Sig.re Pne Colmo,

Poche ore prima della mia partenza da Roma ricevei la pre-
giatissima lettera di V. S. Illma segnata sotto de’ 23 di settembre,
alla quale per strettezza di tempo non potei subito replicare; onde il
fo ora in Todi, ove giunsi felicemente la sera de’ 29, ed ove ha tro-

vato il degnissimo nostro Monsignor Pasini, bene di corpo e di spirito,
benchè ne’ giorni addietro abbia avuto qualche ineommodo di costipa-
zione con febbre, e l’anno scorso non mi sembrasse molto allegro. Qui
ho ritrovato um altro gentilissimo Prelato, mio Padrone ed Amico Mon-
signor Casoni, Governatore di Narni, il quale adempie certe sue in-
combenze di Visitatore Apostolico di vari luoghi pii per convertire al-
cune entrate de’ medesimi in mantenimento dello Spedale de’ Proictti,
che è stato fondato in Narni per comodo di tutta PUmbria 1o non ho
ancora cominciato le mie osservazioni de’ Codici e Carte vecchie di
questi Archivi, : giacchè è convenuto spendere questi primi giorni in
visite ed in complimenti. Vedo che Ella approva queste mie applicazioni;
ma che farebbe mai Ella in Todi? Appunto conviene quivi fare que’
studi che il mio impiego non mi dà di poter fare in Roma, benchè
quivi ne farei pure degli analogi e convenienti, se questi archivi som-
ministrassero Codici greci, che non vi sono. Onde io mi adatto alla
qualità del luogo, al genio del secolo, ed anche al mio gusto, che non
ripugna pure da queste cose, le quali servono di condimento all’altre
erudizioni Greche e Romane, e che somministrano molte notizie inte-
ressantissime, che non si ponno avere d'altronde. Oltre di che i lette-
rati devono procurare saper di tutto e [w2evó dmetpous Éxetv, come dice
Isocrate, e la stessa Diplomatica è stata pure l'oggetto di molti gran-
d'Uomini, che hanno fatto un grande onore al passato e al presente
secolo e de' quali benché da lungi, io mi sforzo di seguire le pedate.
909 . G. GASPERONI

Quando poi saró a Roma, ripiglieró in mano Demostene, Omero ed
altri Autori Greci ancora più facili, che, secondo le diverse Classi, io
faccio spiegare in Sapienza, e allora addio Diplomatica. Io non ho
ancora avuto tempo d’andare a riscontrare le Iscrizioni Latine, che ac-
cennai, ma subito, che io avrò fatto questo, non mancherò di farnela
partecipe. Quando io partii da Roma non era ancora compita la stampa
dell’Allocuzione di Nostro Sig.re, onde io non la ho potuto servire,
come avrei fatto. Mentre scrivevo le presenti cose mi giunge fra molt’al-
tre anche la lettera di V. S. Illma segnata sotto de’ 27 dello scadutd
settembre, la quale mi è stata carissima per il minuto conto, che mi
rende dell'arrivo ed intrattenimento del degnissimo Monsignor Borgia
fatto costi; il quale pure mi scrive dicendomi d'essere stato da Lei
molto favorito colla compagnia, con attenzioni, con gentilezze e con doni.
Tra tanti che sono accorsi a far corte a questo Prelato, è assai che
non vi sia stato il Sig. Abate Battarra (1), come io arguisco dalla di
Lei lettera, che non mi dice ciò. Forse avrà avuto timore che Ella lo
svergognasse in presenza del Prelato medesimo, avanti al quale gli
sarebbe rincresciuto scomparire. Monsignor Pasini mi impone riverirla
con ogni distinzione. Abbiamo qui ora due altri Prelati, Monsignor
Dadda e Monsignor: Niccolai, i quali se la divertono con queste Ninfe
Tudertine. Tutta la città è qui in espettazione d’una nuova sposa, che
e una signora bolognese di Casa Bentivoglio, che fu indi maritata in
Casa Sampieri, la quale rimasta vedova si è incapricciata d’un tal
signor Conte Fredi, nobile Todino che era in Bologna gentiluomo di
corte del Card. Legato, e per conseguire il quale, anche a dispetto

| del Parenti è fuggita furtivamente a Roma, ove di poi è andato anche

il sig. Fredi, che era partito preventivamente da Bologna per Todi.
Sento che questi si sposassero in Roma sotto il dì 29 di settembre,
e che si aspettino qui sabato prossimo. Appunto nel congedo che io
mi presi da N. S. per Todi scherzò meco facetamente su questo matri-
monio che Egli ha facilitato, veggendo l’ostinazione della donna. Io sono
per fine coi soliti sentimenti di stima e d’ossequio

Di V. S. Illma f

Todi, 2 ottobre 1779.
Dem ed obbmo Serv. ed Amico
Giovanni Cristofano Amaduzzi

(1) Gio. Antonio Bartara (1714-1789), agronomo riminese, che ‘ebbe vi-
vaci polemiche con l'Amaduzzi - Cfr. G. Pecci, Notizie e pettegolezzi roma-
gnoli del Settecento - Lettere di un pronipote di Clementè XIV all'ab. G..
A. Battara.
\

MOVIMENTO CULTURALE UMBRO : NEL SEC. XVIII

Illm° Sig. Sig. Pne Clmo,

Ritornato giovedì sera da Montecastello, ove per due giorni sono
stato col degnissimo nostro Monsignor Pasini per visitaré una Badia
dell'Em? Fantuzzi, mi vien renduta la compitissima di V. S. I. segnata
sotto de’ 7 del corrente, alla quale ora rispondo. Le ecc»zioni che ella
trova nelle studio della Diplomatica, si verificano solamente in quelli
che non sanng alcun’altra cosa, e che tutta la loro vita consumano in
simili applicazioni, come sarebbe l'Ab. Amadesi di Ravenna (1) il
quale non sa altro che quello che si trova nell’Archivio Metropolitano
di quella città, il Padre Ab. Galletti (2), la di cui ‘erudizione pocoi
eccede il contenuto nel Registro Farfense, che Egli ha copiato intera-
mente, il Manni di Firenze, che solamente ha scartabellato le carte
degli Archivi della sua città, e con quelle sole comparisce nelle sue
stampe al pubblico, per trasandarne ora altri, i quali non sono che
insetti di letteratura, Ma chi si applica con moderazione agli studi di-
plomatici per solo ornamento e per condimento degli altri studi più su
blimi, che spesse volte anche dai diplomatici prendono aiuto, non è da
condannarsi tanto più che spesse volte nelle carte vecchie degli archivi
si trovano notizie, che non si puonno avere d’altronde. Oltre di che io
non ho troppo gran trasporto alle carte di strumenti e cose tali, ma si
" bene ai codici mss. ed infatti sinora io ho collazionato i Sermoni di
S. Pier Damiani, che sono qui in un Codice del secolo XI, e per buona
sorte ho ritrovato quivi perfetto il Sermone XCVII, che è mancante
del fine in tutte le edizioni, ed anche nell’edizione ultima di Venezia
del 1750. Così in altro codice contenente diverse opere di S. Bonaven-
tura ho ritrovato un suo Trattato inedito de Plantatione Paradisi volup-
tatis. Ho pur copiato un Decreto di confini tra i Tudertini, i Spole-
tini, i Bevanati, gli Assisani ed i Perugini, che è di Desiderio, Re dei
Longobardi, il quale occupò la città di Todi nell'anno di Cristo 761
sotto il Pontificato di Paolo I. Da un Breviario del secolo XIII ho pur
trascritto un Uffizio curioso in onore di S. Carlo Magno, ove nelle
Antifone vi è l’Evoae, come negli antichi Baccanali; così vi sono gl'Inni
e le Lezioni, che hanno pure del particolare. Da un Messale del sé-
colo XIV ho estratta una Messa pro cuius anima dubitatur, la quale

(1) Allude certamente a Giuseppe Luigi Amadesi, nato a Bologna, che
vissuto dal 1731 al 1775, fu per molti anni a Ravenna prefetto dell'Archivio
Arcivescovile.

(2) GarrErr: Pier Luici. Trascrisse il Registro Farfense in 14 tomi: si
trovano (meno il ‘tomo III) nella Biblioteca Vaticana, nn. 7854-7866. Pubblicò
alcuni documenti farfensi nell'Opera: Del Primicero della Santa Sede Aposto-
lica e di altri uffiziali maggiori del Sacro Palagio Lateranense. Con un'appen-
dice in fine di documenti. Roma, 1776.

E M Bue dias
TOS oan es A
904 ." G. GASPERONI

| poi in altri Messali s'intitola anche pro damnatis. In un Lezionario
(IR e poi pieno di cose apocrife ho trovato la Dominica Epistolae, la quale
AR BOR IE veniva dopo la Pasqua di Resurrezione, ed in essa si leggeva una
EM o RA inettissima lettera di Gesù Cristo, scritta dal settimo Trono, e firmata
VUE da S. Pietro, la quale è sopra il culto del giorno di domenica. Questa
hi i lettera poi potrebbe servire d’un’appendice al Codex Pseudepigraphicus
Novi Testamenti di Gio: Alberto Fabricio, ove d'essa non si ha alcuna
menzione. Ho ritrovato qui pure due Codici contenenti l'Opere di S. An-
selmo Cantuariense, ma non vi ho ritrovato i suoi due Libri de corpore
n et sanguine Domini, che il Mabiilon dice trovarsi inediti in un Codice
UE | della Biblioteca di S. Croce di Firenze, il che asserisce anche il famoso
Pre. Zaccheri nel suo Iter Litterar. per Italiam Par. 1 Cap. V, pag. 97.
Ma molte altre cose ancora mi restano ad osservare, le quali non mi
Jj ss tolgono neppure il tempo di passare qualche ora della sera con queste
| Amadriadi Tudertine, fra le quali ve ne sono delle molto gentili, come
| sarebbe la signora contessa Prosperi, la signora Cecilia Leri, oltre al.
cune zitelle, che vengono crescendo in beltà molto bene, ad altra la Sposa
| Bolognese, la quale pure è avvenente e compita. Da Roma mi vien
VALUES scritto essere capitato nella Stamperia di Propaganda un marinaro di
(NA Napoli per avvisarmi di avere lasciato nella Dogana di Ripa Grande due
i scatole per me. Onde io ho commesso ad uno de’ giovani della stam-
I peria suddetta che vada a ricuperare per me le dette scatole, sebbeno
I non so se questo si potrà fare senza la lettera di ‘carico che il marinaro
i non lasciò. Mi vien pur seritto da Roma che mercoledì 10 del corrente
tl morisse per un violento male di due giorni l’ottimo Ab. Giovanni Conti,
. Sostituto di Monsignor Garampi nellArchivio Vatieano, che Ella pure
conosceva, e ehe era un vero galantuomo pieno di abilità e di ingenuità
singolare; siccome era un grande mio Amico, onde la di lui morte mi
mi è riuscita amarissima. Cosi sento che il Pre Mr? Giorgi ‘partisse per
A | Napoli domenica scorsa 7 del corrente, della di cui occasione il Sig.
MI Conte Catani si poteva valere per la spedizione delle scatole, special-
RIST) mente in tempo della mia assenza da Roma, che io gli annunciai pre-
li ventivamente. Monsignor Pasini la riverisce al solito, come anche fa
ME uU . il Sig. Dottor Massajuoli. Io sono coi soliti sentimenti di «stima e
T ] di ossequio

Di V. S. Ill.na
Todi, 13 ottobre 1770.

Dmo ed obbmo ser. ed Amico
Giovanni Cristofano Amaduzzi
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII

LETTERE DI GIUSEPPE BELFORTI ALL'AB. AMADUZZI
Illmo Sig. Sig. P.ne Col.mo

Da questo P. Priore Galassi mi é stato piacere parteciparvi il de-
siderio di V. S. Ill.ma di avere la copia della rinomata iscrizione Etru-
sca, che trovai non molto distante da questa città, onde aeclusa mi dò
lonore di compiegargliela copiata da me con la possibile esattezza sul
medesimo. esemplare, che volle ocularmente riscontrare codesto Sig. Abate
Chaupi, che si portò in questa parte sul fine dell'anno 1773, onde se
mai le occorresse qualche altra cosa su tale particolare, non Ho rà fare
altro che darmene un cenno che mi reputerò a onore il poterla obbéedire.

La poca perizia o forse piü l'ostinazione di questi nomi stampati
fece correre l'errore di C. Rufios nell'estensione della dissertazione
del Sig. Passeri sopra la mia Statuetta argillacea, giacchè tanto il rame
quanto la dedicatoria alle quali assistetti in persona esprimono giusta-
mente il nome di C. Rufios. Son di parere che non possa né debbasi
leggere diversamente; poiché se la terza lettera della parola Rufios
fosse un P. e non l'F. converrebbe necessariamente leggere l'ultima pa-
rola per Pinxit e non per Finxit; ed allora sposterebbe affatto l'epi-
grafe, giacchè non conviene ad un figulaio o ovriero di argilla il nome
di Pictor. Questo è quanto mi trovo in debito di avanzarle mentre pe
ora supplicandola dei miei umili ossequi a Mons. Borgia con il vivo
desiderio dei suoi rispettabili comandi, passo a ridirmi.

Di V. S. Ill.na
Perugia, 4 aprile 1775. Noc
Dev.mo Obb.mo Servitore
Giuseppe Belforti

uimo Sig. Sig. P.ne Col.mo

Per la posta franca e diretta a S. V. Ill.ma mi dò l'onore di avan-
zarle una lettera (1) scritta da questo Signore Annibale Mariotti, Pro-
fessore di medicina di Perugia e persona ben colta per il suo talento e
per le sue e non meno erudite che graziose compesizioni pubblicate.
,. Questa gradirei al sommo che avesse luogo in codeste Efemeridi, ed a
tal fine mi son preso l'ardire d'inviargliela.

Motivo di scrivere la detta lettera è stato l'abbandono totale fatto
dai P. Barnabiti di S. Ercolano di questa città, avendo ottenuto di poter

(1) Cfr. Lettera scritta al Sig. Ab. N. N. Romano per ragguagliarlo della
chiesa di S. Ercolano di Perugia. Firenze, Allegrini, Pisoni e C. 1775.

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mos ;

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G. GASPERONI

occupare il collegio della soppressa compagnia di Gesù, coll’avere bar-
baramente spogliata questa Chiesa di tutte le suppellettili e perfino
dell'organo e delle campane. Se gli estensori delle suddette Efemeridi
vi dessero qualche giudiziosa e significante pennellata sarebbe certo il
compimento dell’opera. Io intanto pregando V. S. Illma di un benigno
compatimento ed altresì a compatirmi con frequenza l’onore di potermi
impiegare nell'adempimento dei suoi rispettabilissimi comandi, pieno di
sincerissima stima e rispetto passo a dichiararmi di V. S. Illma

Perugia, 30 settembre 1775.
Dev.mo Obb.mo Servitore
Giuseppe Belforti

P. S. — Quando ha l'oecasione di vedere Monsignor Borgia la
supplico di umiliargli da mia parte i piü distinti ossequi e di rinno-
vargli la mia servitù.

LETTERE DI ANNIBALE MARIOTTI ALL'AB. AMADUZZI

Pregiatissimo Sig. Abate Prone Stimatissimo

Mi fa troppo onore l'umilissimo gradimento con cui ella si è de-
gnato ricevere il tenue dono delle mie Lettere Pittoriche, perché io
possa dispensarmi dal rimostrarlene il mio compiacimento e la mia
sincerissima riconoscenza. Perciò che riguarda il merito dell'opera io
temo assai che più andrà avanti nel leggerla più debba trovarla man-
cante di quei pregi che potrebbero renderla degna dei suoi benigni
riguardi. Io ho cercato di spargere qualche lume istorico sulle opere
che abbiamo spettanti alle arti del Disegno; poco o nulla però ho
potuto dire sul merito loro, non avendo io capitali bastanti a deciderne.
Sento che il Signor Orsini mediti di pubblicare altre lettere in risposta
alle mie (1), ed egli che è del mestiere soddisferà a quella parte che
per me non si è potuto compiere.

La ringrazio infinitamente della notizia che mi ha dato della pit-

tura che è in Foligno di Ottaviano Martini da Gubbio. Io Pho già tra-

seritta subito a suo luogo a margine del mio libro, e quando avrò

occasione di passare per Foligno, mi gioveró dei suoi lumi per avere,

anch'io il piacere di vederla. |
Col nostro signor Conte Reginaldo (2) si parla Írequentemente

(1) Cfr. Risposta alle Lettere Pittoriche del Dott. ANNIBALE Maniorrt,
Perugia, 1791.

(2) Trattasi del conte ‘Reginaldo Ansidei che abbiamo ricordato.
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 207

;

di Lei, e se ne parla sempre con quella stima che giustamente é dovuta
al suo raro merito. di cui non lascia di darci sempre prove maggiori
con tante egregie produzioni stimabilissime e conducenti tutte a con-
fermarla in quel luminoso posto che Ella tiene fra 1 primi letterati del
Secolo. "
Ho raccolto sopra a trecento iscrizioni sia Greche e Romane ri-
guardanti i Medici. Tutte quelle che sono ne' Tesori, e in altri libri
posteriori meno rari mi sono già note. Se oltre a quelle'già da Lei
pubblicate ne’ suoi Aneddoti letterari, qualcuna altra ne avesse più
recentemente scoperta, mi farebbe una somma grazia se si degnasse di
comunicarmela.

Se posso io servirla in qualche cosa mi comandi: mi continui l'onore
della sua grazia e mi creda costantemente

Perugia, 27 dicembre 1788.

Suo Dev.mo e Obb.mo Servitore e Amica
Annibale Mariotti

Veneratissimo Signor Abate Padrone Gentilissimo

Quanto ero sicuro che ella conoscesse delle iserizioni mediche a me
affatto ignote, altrettanto' ero certo di non meritare che si prendesse
Ella il pensiero di comunicarmele con tanta puntualità con quanta si
è degnata di favorirmele.

Dio peró non voglia che non s'abbia a pentire di avermi trattato
con si inarrivabile cortesia, giacché questa mi va incoraggiando a ri-
chiederle di nuove grazie. Qui in genere di erudizione antiquaria si può
dire che stiamo extra anni solisque vias. Come dunque trovar qui il
Fleettwood (1), l’opera delle Ville di Tivoli (2) quella del Principe
di Torremuzza (3), quella di Girolamo Zanetti (4), quella di Passeri
(5), de’ Dittiei Goriani (6) e finalmente quella del Volpi intitolata

(1) Cfr. Gun. Freetwoon: Inscriptionum antiquarum Sjlloge (Londini,
1692). ;

(2) Cfr. S. Casrar: e F. Der. Re: Delle ville e dei più notabili monu-
menti antichi della città e del territorio di Tivoli. Roma, 1779.

(3) Si tratta quasi certamente delle seguenti pubblicazioni di GaBRIELE
Lancirorto CasreLro, Principe di Torremuzza: Le antiche iscrizioni di Pa-
lermo raccolte e spiegate. (Palermo, 1762) e Siciliae et objacentium insularum
inscriptionum nova collectio. (Panormi, 1769).

(4) Giroramo Zanerti. Cfr. Degli Annali di Venezia (1766).

(5) G. B. Passeri. Forse il Savelli allude alle Lucernae fictiles cum ani-
‘madversionibus. Pesaro, 1739-1751, o a Picturae Etruscorum in vasculis. Roma,

1767-75.

(6) Cfr. Antonio Francesco Gori: Thesaurus veterum diptychorum. Fi-
renze, 1759. |

* Me AS fà aa? yq Pus
rh ESW Lui ub aes
908 G. GASPERONI

^

Vetus Latium (1). I medici dei quali si parla in queste opere e da
lei accennati dovrebbero pure aver luogo nella mia raccolta. Ma come
si puó ció fare, se Ella non si degna di farmi trascrivere intieramente
le iscrizioni relative al mio proposito e tutto ciò che in ordine alle
medesime aggiungono i suddetti rispettivi scrittori? Tutte quelle altre
da lei avvertite già sono state da me notate; ma quelle Fleettwood,
pag. 343, delle Ville di Tivoli, pag. 228, del Torremuzza, pag: DAT,
del Papiro Veneto illustrato dal Zanetti, del Passeri, Opp. cit. pag. 7
e del Volpi pag. 676, hanno assolutamente MIGogno del suo aiuto a
ciò io possa farne l'uso opportuno.

Per sua regola sappia che qui non si trova neppure l'opera del
Guasco sopra a Museo Capitolino (2). Non sarebbero anche in questa
riportate forse delle iscrizioni antiche o aneddote, o collocate recen-
temente in Campidoglio? Con tutto suo comodo se mi favorirà di ció
che io bramo su tal proposito, mi farà un sommo piacere e si accresce-
ranno sempre più le mie obbligazioni verso di lei.

Io ho per lei molti saluti della Signora Federiga Ansidei e della
Signora Costanza Narboni. Queste son ben altre che iscrizioni lapidarie
di Medici vieti ed oscuri. Son medicine cordiali efficacissime a ricreare
i poveri Cristiani, che si stillano il cervello sui libri. Ella me ne abbia
buon grado; ma sopratutto si contenti di accordarmi il piacere che io
possa costantemente chiamarmi con tutto l'ossequio e colla più sincera
affezione

Perugia, 13 Gennaio 1789.

Suo dev.mo Ob.mo sérvitore ed amico
Annibale Mariotti

Ill.mo Sig. Sig. Prone Colmo.

Per non dare a lei tutto lincomedo di copiare stesamente quelle
iscrizioni spettanti ai Medici delle quali si degnó darmi notizia con sua
umanissima del 3 Gennaio; ne pregai il nostro comune amico Abate
Marini, e di quelle che stanno nelle novelle fiorentine ne procurai le
necessarie notizie per altra parte. Tutto questo peró non basta a esimer
lei dalla noia di altre mie rispettose istanze perché si degni dar l'ui-
tima mano a suoi lavori su tal proposito. L'opera delle Ville di Tivoli
del Cabral dall’Abate Marini non si ha, e perciò egli non mi ha detto
nulla del C. Anfesto, medico, in essa nominato al cap. IV, paragr. Ill
‘ pag. 128. Io dunque supplico lei. a volermi favorire tutta la iscrizione

(1) Cfr. Vorrei Giuseppe Rocco S. J. e Corrapini Pietro . MARCELLINI
Card.: Vetus Latium sacrum et prophanum (III ed. Romae. 1742-1745).

(2) Cfr. Guasco Francesco Eucenio. Musei: Capitolini antiquae inscrip-
tiones... nunc primum coniunctim editae notisque illustratae, Romae, 1775.
MOVIMENTO, CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 209

riguardante questo medico con tutto quello di più che intorno alla me-
desima si dice nell'opera suddetta, o che. potrà suggerirle di più la
sua insaziabile erudizione. Inoltre io vorrei che mi dicesse qualcosa in-
torno a quel Mosaico della villa Albani nominato da lei nei suoi
. Monumenti Matteiani vol. I. Cias. IV, pag. 94, nel quale è rappre-
sentato quell’adunanza di VII Medici che stanno nel loro collegio o
nella lora scuola come quelli del celebre Codice di Dioscoride di Vienna.
lo spero di trovar qui il Winchelmann che riporta questo mosaico: ma
sicuramente potrà ella dirmene qualche cosa di meglio assai.
Perdoni di grazia l’incomodo che le reco, e augurandomi il piacere
di qualche suo comando, con tutto l'ossequio mi confermo di V. S. Ill.ma

Perugia, 0 maggio 1789.
f Dev.mo ed Obb.mo servitore ed amico
Annibale Mariotti i

Veneratissimo Signor Abate Prone e amico singolarissimo

. Oh quante belle cose mi ha ella fatto sapere co’ suoi preziosi
fogli del di 13 del corrente! Io gliene sono così obbligato che nemmen
voglio provarmi a ringraziarla, a ciò ella resti sempre più assicurato
della stima mia grandissima.

Mi piace moltissimo il. suo consiglio: di aggiungere alle .altre
iscrizioni Mediche anche quelle di Marcello Sidite. Io già conoscevo
questo medico dal Clerch (1), dal Fabricio (2) ed altri, ma l’aver
ora per mezza di lei tutto ciò che a proposito di lui ne disse il Ku-
sterò (3) fa sì che io gli resti molto più affezionato.

Il mosaico riportato dal Winchelmann potrà toccarsi, mercè le no-
tizie da lei favoritemi, là dove parlando della Schola medicorum dovrò
anche rammentare la miniatura del codice di Dioscoride che io ho
veduta solo nel Grenovio (4).

Mi è stato gratissimo l’elenco dei Medici del Medio Evo da lei

registrato. Alcuni di essi mi sono già cogniti. Quell'Agostino Santucci
di Urbino che presso l’Olivieri si trova nominato in una carta del 1439,

(1) Cfr. Crerk Gmznr. Tractatus tres, quorum qui Antenicenumus di-

citur, 1695.
(2) Cfr. JonawN Arsert Fasricius Biblioteca latina (Amburgo, 1697)
- Biblioteca Graeca (Amburgo, 1717-28, III ed.) - Bibliotheca latina mediae
et infimae aetatis (Amburgo, 1754-46) - Bibliographia, antiquaria (Amburgo

1716). t
-.(3) Cfr. Kusrer LuporeH. Novum Testamentum Graecum. Collectionem

. Millianam recensuit L. K., 1723.

ic - (4). Cfr. Jacosus Gronovius. Thesaurus antiquitatum 'graecarum (1696-
ie 1702).

wy. CU MON To”
ata AIR s i
210 : G. GASPERONI'

fu lettore di medicina in questo studio nel 1457 e 1458, ed io ne ho
diverse memorie raccolte dai nostri archivi. Anche quel Niecoló da Sul-
mona, professore di Medicina in questa Università, dal 1450 al 1456
lo nomina il Tiraboschi e molti altri ne parlano: ed. io ne ho registrate
varie notizie. ne' miei Zibaldoni; il suo trattato della pestilenza fatto
nel 1456 tradotto di Latino in toscano si trova stampato con quello
di Marsilio Ficino da Tomaso Del Gatto; e in esso il nostro Nicolò
si dice Ryrainaldi, e così lo chiama anche il Tossi. Il Pietro perugino
medicus l'avevo io trovato presso il Padre Sarti. de clarissimis archi-
gvmnasii Bononiae professoribus parte 1% pag. 484. Anche di quei
medici di Foligno o di Sasso Ferrato avevo qualche barlume; ma le
ulteriori notizie di tutti questi e le scoperte di tanti altri medici che
mi erano sconosciuti affatto, mi hanno recato un piacere grandissimo.
Se io potessi mai \servirla in qualche cosa, mi comandi a ciò possa
avere il piacere di rimostrarle in parte quella sincera stima e quella
| rispettosa affezione con cui sono

Perugia, 16 Maggio 1789.

Suo Dev.mo ed Obb.mo servitore ed amico
Annibale Mariotti

Veneratissimo: Sig. Abate amico carissimo

Molto mi piace ch'/ella continui a favorirmi quelle notizie de’ Me-
dici del Medio Evo che si trovan notati nelle sue schede e gliene sono
obbligatissimo. Tutti quelli nominati negli Annati Camaldolesi. mi son
già noti, ma non essendo stati illustri per cattedre o per altri titoli
non avrò forse mai occasione di parlarne.

Farò menzione a suo luogo degli altri luoghi ne’ quali è riportata
la iscrizione Prenestina che è nei suoi Aneddoti Romani; e così ancora
degli altri luoghi presso i quali si trovano le altre iscrizioni mediche da

- lei ricordatemi.

Perugia, 26 Maggio 1789.

Suo Dev.mo ed Obb.mo servitore ed amico
Annibale Mariotti

Veneratissimo Signor Abate amico e padrone

Sempre piü.vuol ella obbligarmi col continuare a darmi delle no-
tizie intorno a medici antichi. Di Ugolini da Montecatini aveva già
io varie notizie dal Targioni e dei suoi studi fatti a Perugia prima an-
cora che ne dicesse nulla il Tiraboschi, avevo io preso lume dalla
stessa edizione di Ugolino sopra i Bagni di Montecatini inserita nella
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII

raccolta « De Balneis » de’ Giunti del 1553, che ho tra miei libri (1).
Il ragionamento ultimamente stampato dal Signor Canonico Bandini
sopra un'opera inedita di esso Ugolini io non Pho veduto (2); ma hp
bensi il trattato dei Bagni di Montecatini del Signor Dott. 'Alessandro
Biechierai (3), fiorentino, stampato in Firenze l'anno passato, con l'ag-
giunta di magnifici rami nel qual trattato alla pag. 118 e seguenti si
danno su Ugolino diverse notizie, fra le quali é quella che egli nascesse
nel 1348 e che morisse nel 1425. Ora io poi le faró sapere che prima
di lui vi fu ancora un altro Ugolino da Montecatini, Dottor di Legge
e probabilmente scolaro del nostro celebre Bartolo. Tra i consigli di
‘questo, vol. II cap. 72 fol. n. 67 Edizione Venezia, 1602 trovo un
quesito legale proposto a lui da questo Ugolino che al fine si socrive
così: Et ita ego Hugolinus de &Montecatino lingua doctor micto vobis
Do. Bart. a Saxo Ferrato praeceptori meo ut super hoc placeat con-
suler: il che Bartolo fece gradualmente. Di questo legista da Monteca-
tini non trovo che si faccia menzione nè «dal Pancicolo, nè dal Zilietti,
nè dal Fontana nè da altri. Bartolo nato nel 1313 morì nel 1359. Non
sarebbe forse stato questo Ugolino l'Avo dell'Ugolino Medico?

. L’opera inedita di Dioscoride de Medicinis ex herbis feminis io
penso che alluda a quella di Firenze che fra le piante maschie e fem-
mine fu fissata fin dai più antichi botanici come appare ancora da
Teofrasto nella sua bell'opera della Istoria delle piante lib. HI cap: 9,
‘nonchè avvertita sempre anche dal volgo. Il sistema sessuale del Linneo
ha troppe minuzie per credere che potesse servire di. fondamento a
comporre medicine a parte da quelle piante nelle quali prevale il vi-
‘stillo o che mancano degli stamini, e benché anche Plinio (H. N. Lib.
13 cap. IV) contemporaneo di Dioscoride, espressamente attribuisca il
‘resto a tutte le piante, non so però se scrupolosamente osservi una
* - regola nella scelta per la medicina delle piante e se il sesso da lui
ammesso combini punto col Signor Linneo.

Mi conservi la sua grazia: mi comandi e mi creda ‘costantemente

Perugia, 6 giugno 1789.

Suo Dev.mo ed Obb.mo servitore ed amico
Annibale Mariotti.

| (1) Cfr. a pag. 47 l’opera di Ugolino sotto il titolo « Hucottni Pnuis:ci

ipe Monte Carino » De balneorum Italiae proprietatibus et virtutibus. |

(2) Canonico Banpini AnceLo Maria. Ragiohamento sopra un'opera non
| più stampata di Ugolino da Montecatini, celebre medico del sec. XIV. Ve-
.nezia, Coleti, 1789 in 49 p. 36. :
/ (3) Dei Bagni di Montecatini. Trattato di Aressanpro BiccHieraI, fio-
«rentino. Firenze 1788. Per Gaetano Cambiasi, stampatore Granducale.

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9gi9 x G. GASPERONI

| LETTERE DI DON ANGELO SAVELLI AD ANNIBALE MARIOTTI

Ill.mo Sig. Sig. Pron. Colmo

)

Attribuisco a mia somma ventura l'impensata comparsa de’ suoi
pregiatissimi caratteri. A me conviene approfittarmi di questa occasione
per dedicarle la mia ossequiosa, Benchè inutile servitù, rimettendomi del
tutto non tanto; nel candido e benigno giudizio di V. S. Illma, quanto
nell’amorevolissima cortesia e cortesissima amorevolezzà sua verso di
me. Faccia Iddio che colla fedel servitù mia possa renderle qualche:
parte del grandissimo merito suo. Oggi scrivo al nro amico Sig. Ab.e
Lancellotti (1) che l’Involta de’ tre libri a me diretto è pronto pron-
tissimo ad ogni cenno de’ vetturali del Massaccio (2) e di que’ con-
torni soliti a passare per questa strada del Furlo. Il Cerioni special-
mente è venuto altre fiate a questa mia Residenza. Al Capocetta che
senza lettera di porto mi fece ricapitare l’Involto farò pagare i richiesti
baj. 12 del porto per mezzo di questo mio Parrocchiano Sig. Lorenzo
Innamorati noto al mio Cognato Francesco Manieri Tornitore. Di que-
sto Canale mi prevaleró per far pagare il costo d'un esemplare delle
Poesie di Cesare: Caporali (:3) dell'ultima edizione. Non risparmio
spesa per facilitare buon indirizzo a’ miei Comentari. Questo Sig.
Vicario Gnle, Fabio Abate Alberti (4) mi dà coraggio a proseguire le
‘ Giunte Correzioni e Supplementi al Catalogo Jacobiliano « De Serip-
toribus Umbris ». Arguendo, obsecrando, increpando insiste. Il Se-
gretario della Società Letteraria Umbra (5) comincia a pensar la

.

(1): Ab. Lancetrorti G. F., noto specialmente per una raccolta da lui
compilata, con ogni diligenza, delle poesie di Angelo Colocci, umanista iesino,
vissuto tra il XV-XVI e pubblicata a Iesi nel 1772. Dalle lettere del Savelli
appare che raccoglieva notizie per una «Biblioteca Picena». Il Savelli fu,
come abbiamo visto, in corrispondenza con lui.

(2) L’odierna Cupramontana, in Provincia di Ancona.

(3) Cesare CaporaLi. Poeta perugino in latino ed in volgare, special-
mente noto per le sue poesie burlesche (1531-1601). - Cfr. VermioLioLi G. B.
Biografia degli scrittori perugini. Tomo I. P. IL pag. 266-271, Perugia, Baduel
1829; e L. JacozrrLr - Bibl. Umb. pag. 78. L'edizione delle poesie del Caporali
à cui allude il Savelli è quella del 1770 (Perugia, Reginaldi), curata da Cesare
Orlandi. Il' Mariotti ne scrisse la prefazione.

(4) Fabio Alberti o degli Alberti, erudito mevanate, Vicario Generale
di Foligno di cui abbiamo parlato. [

(5). Si tratta della ‘Repubblica Letteraria degli Umbri fondata dall'ab.
Alessandro Barnabò, di cui abbiamo parlato. Non possiamo determinare con
sicurezza chi fosse il Segretario della Repubblica Letteraria Umbra nel 1778.
In una lettera del Savelli al Lancellotti (estratto esistente presso la biblioteca
comunale di Foligno, ms. 183 della Raccolta Faloci) in data 28 settembre 1778
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII i 215%

Prefazione. Siamo più consoci a pensare e ripensare seriamente pér non
«lare negli scogli. Vedremo. Cotesta sua (oseró dire) nostra Augusta
Patria quanti ne vanta dico Scrittori incogniti al. Jacobill! Dal 1658
in qua quanti! Il Sig. Lancellotti esibisce i Comentari de Scriptoribus
Camertibus et Iguvinis. Il Sig. Proposto Reposati (1) ancora de’
«suoi Concittadini fece lo stesso. Il Nobile ed erudito Uomo Sig. Man-
cini (2) si degnerà supplire al dettaglio rutilo che fu inviato a' me
dal fu Sig. Celestini (3) di Città di Castello. Insomma se ogni città
non suggerirà per mezzo di qualche respettivo Letterato notizie e do-
cumenti non la finiremo mai. Per le Terre Castelli ecc., ho pescato
‘e ripescato io. Se poi sia stato omni meliori vel pejori modo, nol so.
Ella ancorché occupatissima non leva mai nè il pensiero nè l'amore
dagli studi ameni ed austeri. Prego Dio che la conservi sana e felice;
e lo spero; piacendole il giovare sempre a ciascuno in tutto quello che
per lei si può colla virtù e bontà. :

L’atrocità del caso raccontatomi da questi soldati miei Parrocchiani
mi fa malinconico oggi. Tra Colfiorito e Serravalle rottami di funi,
gocce di sangue, siepi rotte... Fo fine, facendole div.ma riverenza, e con
parzialità di sincera stima mi do lonore soscrivermi -

di V. S. Ilma

Foligno p. Belfiore, 13 luglio del 78.

Div.mo Osseqmo Servo Obblmo
Angelo Savelli

lllmo Sig. Sig. Pron. Colmo:

Per la prima volta che si degna V. S. Illma favorirmi colla sua
‘obbligantissima mi. dispiace trovarmi imbarazzato dalle mie Parroc-

è detto: « venerdì fu tenuto congresso col Sig. Vicario Alberti, col Sig. Dott.
"Coleti e col Segretario Cesini ». Questo. Cesini (Priore "Don Luigi Cesini)
‘appare nel Collegio dei XII dell’Accademia degli Ergogeofili di Foligno, fon-
:data nel 1784 dal sac. don Domenico de' Rossi.

(1) Reposari RiNarpo di Gubbio, protonotaric apostolico e Preposto della
Cattedrale di Gubbio, fu in corrispondenza con Mons. ‘Garampi. Il Savelli
nel suo ms. De. Scriptoribus Umbris (Bibl. Com. di Foligno n. 200 della Rac-
colta Faloci, pag. 169) dice di essere in corrispondenza con: lui fin dal 1765.
Della sua attività letteraria abbiamo parlato.

(2) Allude forse a quel Francesco Mancini di cui abbiamo parlato.

(3) Crerestini Barroromeo di Città di Castello. Il Savelli ne parla in
' altro sua ms. (De Scriptoribus Umbris. Bibl. Com.. di Foligno, n. 139 della Rac-
colta Faloci) pag. 4, e lo dice (morto :nel 1774. Fu diligente ‘raccoglitore di
‘memorie patrie. Fu in corrispondenza col Savelli, al quale comunicò molte
| notizie su scrittori tifernati.
214 - 6. GASPERONI

chiali incumbenze piü del solito attesa la morte imminente della Madre
del mio Cappellan Curato. Scrivo fuori del mio studiolo e mezzo cascante
di. sonno. Or ciò premesso, mi promette la sua innata gentilezza di
farmi sperare un benigno compatimento se non rispondo a dovere. In
primis et ante omnia confesso d’aver molto poco espresse le di lei doti
caratteristiche che la fan nota Persona di merito distinto e di somma
abilità nelle scienze. Iddio la conservi felicissima in vantaggio di cot.a
Augusta sua Patria e del Mondo Letterario.

Ho dubitato ancor io di fidarmi dell'Oldoino (1). Incidit in Scyllam
cupiens vitare Charybdim. Non ho adunque premura più che tanto di
provvedermi di un esemplare dell'Ateneo Augusto. Per noi sarebbe
graditissimo, se ne' margini laconicamente fossero le Addizioni e Sup-
plementi e Correzioni. Precario modo noi che bramiamo dar fine una
volta allOpera cominciata, ritenér potremmo il) libro quando ci fosse
trasmesso, e poi restiturlo con prontezza e fedeltà; ma questo sarà
difficile ad ottenersi. L'egregio Signor Vicario Alberti si scorerà allorchè
udirà glintoppi che attraversano la strada ad aver l’intento. E' altra
briga che discorrere de Patria Propertij, di cui non disse le migliori
cose del mondo il Donnola di Spello (2) per usar la frase del Ma-
gliabecchi (lett. 87 Prose Fiorentine P. 3 volume 2). Omne tulit punc-
tum il lucido nostro Fabio (3); ed ora è per dare alla luce, come,
credo io, primo Trattatista « De Sacris Utensilibus ». Lo riverirò in
di lei nome. i

Il Sig. Ab.e Mengozzi (4) mi suggerì parecchi Fulignati che
furon Lettori Illustri di Medicina in cot.? Liceo: Onofri (5), V. Vi-

-—

(1) OrpoiNo Acostino. Visse nel secolo XVII. Il Savelli (ms. 189 c.
324) cita come. opera dell'Oldoino « Athenaeum Augustum », pubblicato nel-
l’anno 1678. DellOldoino e dei difetti della sua opera parla il Vermiglioli
nella prefazione dell'opera « Biografia degli Scrittori Perugini», ma non. dà
la biografia nel corpo dell'opera.

(2) Donnora Tanpeo di Spello. Fiori nella prima metà del sec. XVII.
Qui si allude alla sua opera « De Patria sex. Aur. Propertii percuriosa dis-
sertatio ». Foligno, 1629.

(3) Allude allo scritto di Fabio degli Alberti sulla Patria di Properzio
già da noi ricordato.

(4) Mencozzi Giovanni di Mongiardino, nella Repubblica di S. Marino
(1726-1785). Fu a Foligno in qualità di Vice rettore e maestro al Seminario.
(cfr. A. Messini. L'Accademia Fulginia ecc. pag. 5 n. 1).

(5) Owornr. Qui si ‘allude a Onofrio, celebre. medico di Foligno, Protes-
sore allo Studio Perugino, vissuto nel Sec. XV, morto nel 1488. Di lui parla
il Campano in più luoghi delle sue Lettere (1. VIII, epist. 28, fogl. 65;
L IX, epist. 44, fogl. 74).
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 915

telleschi (1), ‘Ciccarelli (2) ecc.; ma non so se luogo aver possino tra
gli scrittori, come Michele Venturi (3), Silvestro Macchia (4) ed un
certo Ramazio (5) tutti e tre miei Concittadini lodati da Frane. Arziili
nel rarissimo Libro «De Poétis Urbanis ». Dal 1658 in qua cessò il
Jacobilli (6) di scrivere «De Seriptoribus Umbris ». Quanto oime!
quanto c'è da brigare! Ogni Città dovrebbe scegliere un Soggetto capace
per- accozzare i rispettivi materiali per la Fabbrica che finora non ha
buoni fondamenti. lo sono rieco d’animo. Ella si, può molto con-
tribuire allo iscopo de’ nostri desideri. L’opera plures manus poscit,
dice il Signor Lancellotti che dovrebbe ormai cerziorarmi del ricapito
del eonnoto involto, la di cui consegna seguì in mano del vetturale Ce-
rioni del Massaccio, Che siasi corrucciato seco nol credo mai. So bene
che mostra per lei parzialità. di sincera stima. Dovea venire a Fuligno,
per conoscer di vista i due Letterati Alberti e Mengozzi; ma il timore
d’incappare nelle mani de’ masnadieri ha ritardata la di lui venuta! Ve-
ramente è quasi vizio Lancellottiano far passare qualche mese. nel
rispondere: cosa che non finisce di piacere. Starà forse in Jesi, per

‘assistere all'Opera cui ha per le ‘mani. Anche a me fece la stessa

promessa degli accennati fogli. Sumus in eadem navi.

I] Signor Lorenzo Innamorati non venne più costà; e la mia let-
tera dorme ancora. Godo al maggior segno del miglioramento della
mia Consobrina, a cui auguro perfetta guarigione oramai sotto gli au-
spici di S. V. Illma, vero Figlio, replico, d'Apolline. |

Il Signor Cornacchini, noto al P. Maes. Verde (7) Domenicano,

{1) VirerescHi VireLLIO. Lettore all'Università di Perugia nel Sec. XVI.
Nel 1540 pubblicó un'opera « De Pestilentia ».

(2) CiccareLti Francesco, nel 1570 lettore: di medicina in Perugia, mo-
rn nel 1587.

(3) Venturi Miucuzrz, folignate, maestro di scuola e poeta in latino a
Roma nel Sec. XV (cfr. Savetti ms. De Scriptoribus Umbris Bibl. Com.
N. 189 della Raccolta Faloci, pag. 115). i dle.

: (4) MaccHnia Sirvestro. Erudito del Sec. XVI, fiori verso il 1580. E'
ricordato dal Fonranini in Bibl. Eloq. Ital., Tomo IL pag. 280 (cfr. Sa-
.velli ms. citato, pag. 1135). :

(5) Ramazio, oscuro poeta folignate, MEN dall ArziLLi in un poe-
metto De Poétis Urbanis. Roma 1524.

(6) Jacomirti Lopovico. E’ il celebre storico folignate (1598-1664). L'o-
‘pera a cui qui si allude è la Bibliotheca Umbriae; sive de Scriptoribus Pro-
.vinciae Umbriae etc., Foligno, Alterii 1658; opera, come abbiamo visto, che il
Savelli si proponeva di emendare e di accrescere.

(7) M. Cosranzo VERDE, Domenicano, dimorante nel convento di S. Do-
‘| menico di Perugia. Uomo di studi era in amicizia col Mariotti e col Sa-
^ velli. Questi l’invitò a predicare la Quaresima del.1778 a Belfiore, ma il
- Verde non potè accettare per ragioni di salute.
216 i G. GASPERONI

dilettante dello stile lepido, avrà. tutto il pascolo del celebre Caporali.
Per parte mia seppi approfittarmi dell'occasione per dare certe pen-
nellate al Ritratto. d’un tanto Poeta.

Nel catalogo Jacobilliano a ce. e. 78 leggesi « Caesar Caporali Pe-
rusinus, poéta utraque lingua clarus» Adde -.jocandi genere eleganti
urbano, ingenioso, faceto clarissimus; et sic de singulis cirea i lumi
somministrati nella dotta, dottissima Prefazione all'ultima Edizione. In
questo illuminato, ma forse troppo critico secolo piü d'uno dice fra
se « Manum de Fabula ». Il troppo sfatare distoglie più d'uno dalla
stampa. Orsù coraggio, dic'ella, animo non pertanto, coraggio La rin-
grazio di vero cuore, e con umile sentimento Reso alla gloria di
sottoscrivermi

di V.S. Illma
Foligno p. Bolfiere, 13 Ai 1778.

Div.mo Osseq.mo Servidore vero
Angeio Savelli

Ill.mo Sig. Sig. Pron. Colmo

Il Sig. Ab. Coleti (1) per erudizione e gentilezza stimabilissimo
si degna mandarmi le notizie secondo che gli vanno capitando sotto
l’oechio. Stima egli che non sia più facile lo schiarimento, ov'entrano i
dubbj, che in cot.a Augusta Città, quando V. S. Illma. specialmente
non perda di vista quanto puó concorrere al nro' lavoro. Dispiace a

questo Letterato d'aver lasciati in Bagnacavallo due Autori, ai quali è
‘ necessariò dar più d’un’occhiata, cioè al Papadopoli Historia Gvmnasij
Patavini, ove c'è molto di più scrittori celebri dell'Umbria coi cataloghi
delle loro opere ed al Mazzuchelli nel suo Museo. Forse costi non
mancheranno. Io volentieri farei la spesa per provvedermene, acciò rie-
sca, quanto si può, compiuta e perfetta la Biblioteca. Dalla di (sic)
Lettera sulla Chiesa di S. Ercolano ha rilevati alcuni lumi per mio
uso, pag. 81: pag. 50. Dubita se sia Perugino Gio. Panziera come

(1) Corerr Grànpomenico. Nipote del più. celebre. Nicolò, che fu il
continuatore dell’Italia Sacra dell’Ughelli, nacque a Venezia nel 175? En-
trò giovanissimo nella - compagnia di Gesù e fu destinato alle mission! del-
l'America del Sud. Espulsi i Gesuiti dalla Spagna e dalle colonie, ritornò
in Italia e si stabili a Bagnacavallo in Romagna, donde poi tornò im seno
alla propria famiglia nel 1773. Uomo di. profonda cultura, raccolse ed in-
terpretò iscrizioni romane, scrisse varie opere e fece numerose correzioni ed
‘aggiunte all’Italia Sacra. Nel 1778 fu a Belfiore, come predicatore della Qua-
resima, ospite del Savelli, il quale per l'occasione pregò il Lancellotti di fargli
due sonetti laudativi, la cui stampa fu curata dal Mengozzi. Pér mezzo del
Savelli il Coleti fu introdotto nell'amicizia del Lancellotti e del Mariotti.
1

MOVIMENTO CULTURALE UMERO NEL SEC. XVIII | 917

. pure lo storico itafaelle Sozj. Mancando il nome al Macinara Autore
delle Memor. di Perugia Mss. lib. in f. esistente in casa Graziani etc.
non l'ha potuto cercare nella Biblioteca Jacobilliana. Resta ora che
V. S. Illma per impulso del suo bel cuofe si degni discifrarci (sie)
il dubbio insorto circa la vera Patria degli Scrittori antidetti quali
probabilmente mi figuro Perugini. Perdoni l’ardire ed il tedio che te
reco. Questo Mons. Vicario Alberti la riverisce. senza fine, pregandola
a favorirci, con, suo buon agio, con facilitarci ed appianarci la strada
attraversata a. otta da cert'intoppi, da’ quali ella, salva la stima degli
altri dotti suoi Concittadini, può felicemente esentarci. A questo au-
- stero nro e nojoso studio non tutti inclinano. Dixi satis.

Se mai accidentalmente vedesse la mia Consobrina, la prego a
farle coraggio. La latitudine di sanità non è in essa. Io ho il Veneto
Pujati, il Turlot: ed i Barboni Plutarco, Moschione e Zeusippo, il
Ficino, il Plempio, l'Horstio che co’ soli principj di un buon senso e
senza tante dotte bagatelle conchiudono che la vita sobria e tranquilla
ha potuto mantenere sano un Prete morto non ha guari in questo Ter-
ritorio in età d’anni 97, vissuto più di mio Padre anni 10.

lo in segno di grata ticonoscenza dovuta al suo sospirato carteggio
preparo un po' di carta, di varie sorti, fogli piccoli e grandi. Come
potrei inviarli? Il Capocetta potrà agevolare il ricapito.

Mi conservi la sua buona grazia, non mi risparmi co’ suoi venerati
comandi, e mi creda quale con pienezza di affettuosa stima: mi confermo

di V. S. Illma

Foligno. p. Belfiore, 20 Agosto 1778.

Div.mo ed Obbmo Servo
» Angelo Savelli

Ped:
Il Postiglione mi ricapita una carissima Lancellottiana.
Ecco il principio:
« Puntualmente è stato ricapitato il Ballottolo de’ Libri proveninte
« dal nro ‘Signor: Mariotti, e ne so alto grado a voi della briga che vi
« siete presa di farmelo tenere, e della diligenza usata prchè non ca-
« pitasse in mano de’ Ladri. i
- «(*)? in tempo di estate vado in giro per raccogliere notizie per
« la mia Biblioteca; Picena ecc.
Il vetturale Cerioni vi ricapiterà ecc.
Per ora le basti -così. Fo di bel nuovo div.ma riverenza e mi ripeto
suo ecc. A c. 226. lin. 19 il Jacobilli. Petrus Franciscus Fustulus. Co-
mincia male e finisce peggio il Jacobilli. E' venuto il foglio da inserirsi
‘nel Colocci.
^ Si lamenta il nro Lancellotti di Spoleti che non si brighi di ristam-
pare le Poesie latinissime e belle del Giustolo Spoletino.

(*) Laceratura nel ms.; forse «Io ».
218 G. GASPERONI

Tan meglio i Fulignati delle Opere Sigismondiane ! (1) Levis
communia tangunt. Ita est Mariotte suavissime ae eruditissime, vale,
iterum vale.

Illmo Sig. Sig. Pron. Colmo

Sono debitore di risposta alla sua umanissima in giorno solenne
del Rosario, per me ricolmo di serie incessanti occupazioni. Il Sig.
Ab.e Laneellotti in questo giro di Posta deve essere ubbidito in certe
cose: M'impone fra le altre riverire V. S. Illma ex corde, come fo
per ogni dovere. Piace a quel valentuomo il bel dire circa le produzioni
bramate; ma-per parte mia fo conto dell’avvertimento Catoniano.

« Cum quis te laudet, judex tuus esse memento ;
« Plus aliis de te, quam tu tibi credere noli.' È

Guardimi il Cielo, che neppur per ombra osi pavoneggiarmi del-
l'elogio datomi nelle giunte al Colocci (2). Non sarebbe poco che
fossi Asinus portans mysteria. L’Opera de’ Manucci, la Biblioteca Pi-
cena quando vedran la luce? Ferrum ferro exacuitur. Buona volontà
non manca; ma si dipende per necessità dagli altri. Gli serittori Mu- .
nieipali nostri se mi suggeriranno notizie confacevoli a fare scoperte
de’ Lettori, che sono stati in cotesta Università, non mancherò di ri-
cordarmi di quel benedetto « Solve et repete». Si degna V. S. Illma
favorirmi sopra ogni mio merito con tante obbliganti maniere; ed io omni
meliori modo: sospiro una grata corrispondenza amorevole dal mio canto.
I Lettori a lei indicati dal Sig. Mengozzi sono ricordati dal Pontano
(3), dal Dorio (4), dal Jacobilli. V. S. Illma avrà purtroppo presi
lumi dagli Autori opportunamente.

Parietaria herba, mi dicea il mio Gillinue. e la-F Ripa Savelli,

(1) Allude al vano tentativo fatto dall'Accademia. Fulginia di dare alle
stampe l'Historia suorum temporum ab anno 1475 ad 1510 dell'umanista, fo-
lignate Sigismondo Conti, morto nel 1512, Segretario di Giulio II, rimasta
inedita fino alla metà del secolo scorso (Cfr. A. Messini: L'Accademia Ful-
ginia ecc., pag. 51 e 35).

(2) Il Lancellotti in una aggiunta alla sua opera sul Colocci lodava l'eru-
dizione del Savelli, che nella sua modestia si sentì offeso di quella lode.

(3). PowraNo Fazio, nacque in Foligno, di famiglia oriunda di Cerreto;
fu maestro di scuola e morì assai vecchio nel 1633. La sua opera più im-
portante è «Il discorso sopra l'antichità della Città. di Foligno ». Perugia,

.Naccarini, 1618.

(4) Dorio Durante, da Leonessa, ma poi trasferitosi. a Foligno di cui

ebbe la cittadinanza. Fu cancelliere vescovile. Raccolse moltissime notizie di

storia umbra conservate in parecchi mss. della Biblioteca del Seminario. E'
conosciuto’ soprattutto per l'opera L'Istoria della Famiglia Trinci. Morì di 73
anni il 24 dicembre 1646.
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 919

o sieno que’ del Savello. Erano sei Fratelli e tre sorelle. Famiglia: di-
spersa a me cara, ed incognita, fuorchè la Moglie del Manieri. Con-
verso volentieri colle Vergini Muse, seppur d’un guardo mi prezzano.
Col Berni conto i travicelli di questa Parrocchiale fra i ritagli di tempo
sottratti a otta a otta alle mie Pastorali incombenze. Han fatto ciò che
loro è paruto coteste Famiglie? Dixi satis, Agostino Paradisi (1),
Prospero Mandosio (2), Eugenio Gamurrini (3), Pompeo Campa-
gnoni (4), Francesco Angcloni (5), Vincenzo Armanni (6) e tanti
altri illustri Autori col Mazzuchelli, Crescimbeni cce. avran già reso.
pago e contentd il suo desiderio, ma uno avulso, non deficit alter au-
reus. Riservo in giorno più libero dire ancor io qualche strambotto.
Il Sig. Ab.e Coleti, omnis minervae homo, accusa pigra l’aurora, in
cui possa conoscer di vista chi conosce non quanto basta per fama,
voglio dire la sua ben degna Persona. Il- Sig. Vicario Alberti non
le scrive, per aver vista la di lei propensione a mio pró instancabile.
La ringrazia, la riverisce. Si degni salutarmi il P. Priore novello de’
Silvestrini di Coto Monistero. Il P. Maes. Verde che fa? Mens sana
in eorpore sano è un tesoro inestimabile. Oggi qui è morta una Zi-
tella, che ha avuto il decubito di diciassette anni per convulsioni
continue nervine. Le edizioni di, Cesare Ripa (7), di Giacinto Vin-
54 í

(1) Acostino Parapisi, fiori nella seconda metà del sec. XVII; autore
dell'Ateneo dell'Uomo nobile, opera divisa in 10 tomi ecc. 1711.

(2) Prospero Manposio, autore di una «Biblioteca Romana » e di una
raccolta di vite degli archiatri pontifici, intitolata « Oszzpov in quo maximo-
rum christiani orbis Pontificum Archiatros Prosper Mandosius... spectandos
exhibet ». Roma, 1696.

(3) Eugenio Gamurrini, autore di una Historia Genealogica delle jami-
glie nobili toscane ed umbre. Un manoscritto di quest'opera si. trova. nella
Biblioteca « Vittorio Emanuele » di Roma, ms. N. 387. :

(4) Pompeo Compagnoni, scrittore marchigiano del sec. XVII, autore
della « Reggia Picena » ovvero De' Presidi della Marca. Macerata, 1661.

(5) Francesco AnGELONI, scrittore di Terni del sec. XVII; autore della
‘Storia di Terni, 1645, e dis altre opere tra cui alcune commedie (Cfr. Jacoz:rri
Bibl. Umbr., pag. 112).

(6) Armanni Vincenzo di Gubbio, poeta ed erudito del sec. XVII.
Scrisse molte opere tra cui un Catalogo ossia raccolta di cittadini di Gubbio
che hanno stampato opere, ms. conosciuto dal Savelli che dice trovarsi nella Bi-
blioteca Sperelliana di Gubbio, (SaveLri, De Scriptoribus Umbris. Ms. 200
"della Raccolta Faloci, pag. 197). L'Armanni mori il 1° novembre 1684.

(7) Allude alla nuova edizione dell'« Iconologia di Cesare Ripa perugino,

-. motabilmente accresciuta d'immagini e di annotazioni e di fatti dall'ab.

- "OnraNwni, Patrizio di Città della Pieve, in 5 Tomi, il cui I tomo uscì in
"Perugia presso Piergiovanni Costantini nel novembre del 1764 V. più sopra
nel testo.
. eioli (1), i Mss. del P. Carlo degli Oddi (2) ecc. ece. mi sono a cuore

NERA 40 Sa © G. GASPERONI

più delle Nozze di chicchessia. E' ora di riposare. Frattanto col so-
lito costantissimo rispetto mi pregio essere insieme col Sig. D. Fran-

. eeseo Cornacchini parziale tutto del lepido Poeta.

Di V. S. Illma
Foligno p. Belfiore, 4 ottobre del 78.

Divmo e Obblmo Servo e Cliente
Angelo Savelli

Illmo Sig. Sig. Pron. Colmo

Quel benedetto Proverbio .« Solve et repete » piacé oltremodo al-
Pegregio nro Dottor Gian Domenico Coleti. Egli si degna per innata
Benignità professarmi qualche obbligazione, per averlo io introdotto
nell’amicizia del Sig. Ab.e Lancellotti. Mi lusingo che sarà per essermi
tenuto altrettanto, allorchè gli sarà permesso caramente stringere V.
S. Illma, venendo eon Monsignore a cotesta Augusta Città, per altri
loro fini a me incogniti. Propter similitudinem studiorum, l’attacco. è
intimo. Non é vero? Basti su di ciò. Questo valentuomo accusa pigra
PAurora di conoscerla di vista. Tale é la parzialissima stima cui mostra
al di lei impareggiabil merito. La continuazione dell'Italia Sagra dal
1717 in quà merita altra seria fatica che da me si decanta per la
Biblioteca Umbra; eppur questo Letterato tutto cortese, tutto gentile
è instancabile in favorirmi colla mano adjutrice. Or veda V. S. Illma,
se non sarà egli attento in'suggerirle notizie che sieno utili al di lei
lavoro? « In sylvam ne ligna feras». Sia antico il comando. Io non
posso ubbidirlo, Vorrei che: la selva si accrescesse di nuove piante.
Baldo Perilli Padre di 20 figli, quattro de’ quali furono Lettori in
cotesta Augusta Università è additato dal mio Jacobilli nel Catalogo

pag. 62. lin. 4. Bramerei i Nomi, per farne menzione nella mia giunta.

Il Pontano nelle Antichità di. Fuligno pag. 61 fa menzione di Gio:

| Vitellio Vitelleschi e di Onofrio Onofrj Del secondo il Card. Pa-

piense, scrivendo Patritio Praesuli Cajetano Epist. XV. et. Card.
Papiense, scrivendo Patritio Praesuli Cajetano Epist. XV. et. Card.
Niceno pag. 416. fa ben spiccare il merito'« Commendavi tibi Honuph-
rium ecc. Pluris est apud me honestas, pluris Ecclesia, pluris Pontifex,

pluris etiam tu, quam omne Fulginiùm, et quidquid habet Italia ».

Per 40 anni Onofrio fu Cattedrante costi. E' l'età d'un uomo. Gen-
tiles Fulginas, natione Perusinus, magni nominis Medicus ecc. Cosi

LJ

(1) Forse il Savelli aveva chiesto al Mariotti le opere del' Vincioli,
ovvero attendeva che di qualcuna di queste si facesse nuova edizione.

(2) P. Carro Dzori Oppi. Non si trova‘ alcuna memoria nei manoscritti

del Savelli e nemmeno il Vermiglioli ne parla.

E.
*
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E

$ da^.
‘MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 991

Theatrum Paulli Freheri Virorum eruditione clarorum excusum Nori-
bergae 1688. pag. 1207. p. 3. Martini Lipenij Bibliot. Realis Medica
excusa 1679. pag. 25. Ex viris (sic - forse - « vitis») illustrium Medi-
corum Petri Castellani potrà ella rileare altre notizie. Non esiste
presso di me ora l'aureo Libretto del Mandosio De Archiatris Rom.
Pontefic. e la di lui Biblioteca Romana. Dagli Atenei del secolo XVII
tanto allora familiari potrebbe cavarsi qualche notizia. Vedrò di rile-
vare da’ miei Comentari ciocché potrò. Per mia distrazione mancava
questo che mi comparisce ora

Homeri Ilias
Latinis versibus expressa
a Raimundo Cunichio Ragusino
Professore Eloquentiae et Lingue Graecae
| in Collegio Romano
ecc. ecc. -
Romae CID. I 2CC. LXXVI
Excudebat Joannes Zempel
Per uso mio esploro le Opere del Lancisj (1), dell'Archiatro Fer-
mano Antonio ‘Felici (2), mio antico amico, quelle del Pitonj (3),
del Vaienti (4); sendo io ansioso delle varie edizioni rispettive. Di
Cesare Ripa va bene. Del Card. Gregorio Seileri (5) il nro amabilis-
simo. P. Maes. Verde mi ‘accennò l'edizione di Roma nel 1718. Ce
n'é stata altra? Ora ripesco, ripurgo, limo, aecresco omni meliori, pejori
modo anzi che no. Age quod agis, m'intuona all’orecchio il rispettabi-
lissimo mio duce e Maestro Coleti. Mi comanda che prenda di mira

(1) Lancisi Giovanni Maria. E’ il celebre medico' romano, archiatra pon- ‘

tificio, fondatore della Biblioteca Lancisiana (1654-1720).

(2) Antonio Frrici, medico di Fermo. Il Savelli 19 conobbe a S. Elpidio
a Mare e si strinse a lui in affettuosa amicizia. Verso il 1765 esercitava la
sua professione a Orvieto; apparteneva all'Arcadia col nome di Linceo Polifilo.

Scrisse Dissertationes viginti distinctas in duas decades,. sev in duos tomos:

(SaveLti, De scriptoribus umbris, ms. 200 della Raccolta Faloci, pag. 17).

(3) Pironi Francesco Maria di Rieti; autore di un'opera giuridica De
controversiis patronorum et disceptationes ecclesiasticae. Roma, 1726 e Vene-
zia, 1733.

(4) Varenti Ferpinanpo di Trevi (1633-1732), autore di parecchie ope-
re giuridiche. Visse a Roma, ove coprì importanti cariche di curia.

(5) SeLLeRI GregoRrIO, nato a Panicale, domenicano; da Perugia fu tra-
sferito a Roma al Collegio Casanatense; da Clemente XI fu fatto. Segretario
della Sacra Congregazione dell’Indice, poi maestro del Sacro Palazzo ed in-
fine da Benedetto XIII Cardinale. Morì a 74 anni d'età nel 1729.

asi MET apre NET

oe
99 } G. GASPERONI

la pma Lettera del Catalogo. Vuole che oramai i Sig. Consoci viventi
Annibale Mariotti, Alessandro Marij (1) faccino forza all’innata mo-
destia con favorirci le rispettie produzioni, e Mss. Meglio a voce udirà
dall’anzidetto Sig. Dottor Coleti. Ho un Consultore oculatissimo che
mi esorta a supplicar V. S. Illma a trasmettermi un esemplare del-
l'Ateneo Oldoiniano corretto almeno ne’ margini dagli errori più mas-
sicci laconicamente. I duplicati dan da pensare e che so io. Mi per-
doni l'ardire, ed il tedio. Incolpi la sua amorevolezza che dà baldanza
à fastidirla. Se viene quà il Sig. Gregorio Gregzorj ho un non so.che
preparato amicitiae mnemosynon.

Con suo buon agio mi riverisca il P. Maes. Verde, à cui potrà
dire che tra le mani degli Eruditi gira tuttora l'Orazione de Studio
Theologiae con soddisfazione. Mi saluti il P. Priore de' Silvestrini:
mi voglia bene: preghi il Signore per me, e mi creda pieno di rispetto,
e di stima, quale mi confermo

di V. 8, Hkma-.. :
Foligno p. Belfiore, 9 ottobre 1778.

Dev.mo Servo vero Obblmo
Angelo Savelli

L'Ateneo Augusto corretto preme a questi Consoci. Non faccia
fretta chi la dimostra. Non dico altro. Ci preme che i Letterati di
Perugia non abbino motivi di. duolersi, e criticaréi. La gatta frettolosa
fà i figli ciechi. Legimus in veteribus historijs quosdam lustrasse pro-
vincias novos adisse populos, maria transisse; ut eos quos ex li-.
bris noverant, coram quoque viderent. Sie Pythagoras Memphiticos
vates, sic Plato Aegyptum et ‘Architam Tarentinum eamque oram Ita-
liae, quae quondam magna Graecia dicebatur, laboriosissime peragravit
ecc. In Bettona conobbe ab ungue Leonem il Dottor Coleti, celebre pè’
viaggi, per dottrina ecc. Almeno per lettera vuol conoscer lei, se non
si determina al viaggio. La mia sorella aspetti quanto vuole. Tratto,
converso co’ Perugini' scrittori giorno e notte. Umbrorum ossa florent
e sepulchris? Non bramo altro. L'edizione d'Omero (2) novella vera-
mente è grandiosa! L'Autore è stato qui nell’8bre. Ma non è Umbro.
Ergo. eec. È

(1) Aressanpro Mang. Nessuna traccia di questo Marij si trova nei
manoscritti del Savelli. Nemmeno il Vermiglioli ne parla. Non è compreso
neppure nel catalogo dei soci della Repubblica letteraria degli umbri del 1762.

(2) Si tratta dell’edizione citata in questa lettera medesima, della versio-
ne metrica latina dell’« Iliade » di Omero fatta da Raimondo Cunich da Ra-.
gusa. Ora sappiamo che. il Cunich fu a Foligno o a Belfiore nel 1777.
* là

MOVIMENTO CULTURALE UMBRO > NEL SEC. XVIII

Illmo Sig. Sig. Pron. Colmo

In occasion che ritorna il Sig. Gregorio Gregorj a cotesta Augusta

Città amicitiae mnemosynon mando a V. S. Ilima una risma di car-
ta del lioncino battuta e. rifilata. Vedendo’ che le piace averne
uso in questa sorta. Gradirà il poco pel molto che le debbo. Anni
sono era costi studente credo di Medicina un certo Sig. Angelo Figlio

del fu Dottore. Teodoro Guerrieri (1) di Gualdo di Nocera, morto.

in Caldarola. Sarebbe V. S. Illma ove ora si trovi quel Sarbatissinio
Galantuomo? Ebbe egli attenzione cordialissima per me nel carteggio;
ma ora riveggo, ripurgo, accresco i miei Comentarj colla direzione e
scorta del Sig. Ab.e Lancellotti. Vorrei scriergli, per avere in mano
i Mss. del Padre. Così vengo pratticando con altri a quali non dovrà
dispiacere sì fatta onesta e giusta richiesta. Si degni pertanto V. S.
Illma ‘accennarmi ove risieda il sunnominato Sig. Angelo che avea
buona servitù col Nobil Uomo Sig. Andrea Fioramonti, presso di cui
vengono supposti esistenti i. Mss. Baglionani antidetti. Del Conte Gia-
cinto Vincioli ebbi le notizie a dovere, perchè in istampa; e mi manca
il solo giorno ed anno emortuale, e dell'età di lui; per aver io VIscri-
zione sepolcrale fatta dallo stesso Autore; e di questa notizia mi
rippometto per parte della sua amorevolezza. Voglio camminare colla
scorta Lancellottiana, Coletiana, e Mariottiana. Nisi videro ae tetigero
non credam, salva sempre la parzialissima stima dovuta a’ valentuomini
per probità, dottrina, ed autorità celebratissimi. Dico bene? Io finora
ho accozzati materiali talvolta alla rinfusa verbo Mss., per primo ca-
pitale. Del resto ho: dovuto pregare i possessori a farmeli cadere sotto
gli occhi, per darne il giudizio critico. Praxis Medica celebris Archiatri
Porgren acri judicio probata in 100 Consilijs (2). Ci sono materie
da digerirsi ne’ miei Zibaldoni. Le vite degli Arcadi quanti Perugini
additano dopo il Jacobilli, e l'Oldoino! Non sono pochi.

Paolo Cortesi nel suo elegantissimo primo dialogo de Hominibus
doctis mi dà cenno che il Jacobilli potea aggiungere « Hujus auditor fuit
Georgius Merula, qui nobilitate floruit discipulorum; ed Ap? Zeno
lo conferma nelle sue dissertazioni Vossiane, dove (sic) le giunte alla
vita di Giorgio Merula. Questa pennellata dovea darsi a Gregorio Vitelli
a. c. 130 nel Catalogo ove ora fo questa nota. Questo Gregorio fu
Lettore in Perugia? Ella avrà letto il dialogo Cortesiano (sic). Temo
che non sieno superflui i miei cenni pel suo lavoro. Tiburzio Lucarini
di Trevi? Dottore Augusto di Legge lo leggo. Vorrà dire addotto-

(1) Troporo GuerrieRrI,: medico di Gualdo. Compose alcune dissertazio-
ni satiriche. Lasciò altre produzioni poetiche e una Praxis medica, pure ma-
noscritta. Fu amico del Muratori, Baruffaldi e Cordara. Mori a 45 anni di
età nel 1752 a Caldarola in Piceno.

(2) E' il manoscritto del Guerrieri sopracitato.

è

Sia

d
994. o0 G. GASPERONI

rato in Perugia. Ita sentio. Il P. D. Carlo Maurizio' Lancellotti da
. Alessandro. (sie per Alessandria) della Paglia Barnabita fece gran
frutto negli scolari di Perugia. Significherà che ne fosse Duce spiri-
tuale, Catechista, e che so io. Dal Gamurrini, dal Paradisi feci le più
utili per me estrazioni. Chi sa che non trovi un Lettore almeno? Ella
fatica cotanto per me; e nulla io per lei. Mene arrossisco. Deus bonae
menti occurrit. Del P. Carlo Baglioni (1) chi mi farà il favore di
mandarmi il giudizio critico cirea i Mss? Gira rigira il prineipale scopo
è di far spiccare i codici cartacei membranacei che inter tineas blatta-
sque colluetantur. Non è vero? In Gualdo è un Ms. sopra il Notariato;
et sic de singulis caduti sotto gli occhi miei. Austero e nojoso studio
è questo mio. Pazienza. Ella intanto mi voglia bene come fa per sua
innata gentilezza. Dal mio canto, benchè inutilmente, mi protesto, che
lei mi sta de’ pensieri in cima. Più di questo non so dire; e qui
mi glorio essere immutabilmente

di V. S. Hlma
Fuligno p. Belfiore, 16 ottobre 1778.

Divmo Servo yero Obblmo
. Angelo Savelli

Quanto va che i Norcini mi castrano?
Senta per curiosità.
« Fortunatus Ciuccius Patria Iguvinus, et Monachis Coelestinüs :
seculo superiore dum Nursiae in sui Ordinis Asceterio moraretur scripsit
opus cui titulus: Historia di Norcia ecc. in fol. Servatur Ms. in pu-
blieo Nursiensi Tabulario. In hoc scriptore criticae artis. peritia omnino
desideratur; etenim liber hic fabellis, et inanibus anilibusque narra-
tiunculis scatet: Rei lapidariae prorsus ignarus, suisque Inscriptionum
antiquarum explanationibus risum, et stomachum movet. De Nursinis
familijs habet nonnulla utilia.
Saria pur bella che buttassero dal Pulpito il Frate mio che ci va.
a predicare nel prossimo Avvento! Veritas odium parit. Si quid habent
.Nursini proferant in medium. E? meglio litigare avanti che dopo.
Nieolaus Oddius (2), Joannes . Narduecius. (3), Aibertus Bel-

(1) P. Carto Bactioni, Prete della Congregazione: di S. Filippo in
Perugia, morto nel 1726. Il Savelli dice che lasciò parecchi manoscritti che
si conservano presso il nobile. Andrea Fioramonti, tra i quali uno intitolato
Vescovi di Perugia; altro Annali della chiesa perugina; altro infine Memorie
auguste di Perugia. (Cfr. Savetti De Scriptoribus umbris, pag. 40).

(2) Nicora Opnpnr::di questo Oddi non si ha notizia né nei manoscritti
del Savelli nè nel Vermiglioli. ;

(3) Grovanni Narpucci. Il Vermiglioli, Biografia cit. tomo II pag. 155,
dice che si assunse l’incarico di pubblicare in Venezia Odi diverse di Orazio
volgarizzate da alcuni nobilissimi ingegni. Per Girolamo Polo, 1605 in 4. Il
Narducci scrisse la prefazione.
MIZAR

AZIO

NETTA

MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. vini 995

lus. (1) Perusini. hodie adduntur. Nulla dies sine linea. Eppur ad
umbilicum perducitur Catalogus? Oibò. O che mare magnum si solea tra
Scilla e Cariddi! Expers consilij Palinurus quaero: hei mihi quam
paucos invenio! quam paucos che abbino cotto il C... ne’ ceci rossi.
Il nro Coleti ce ne ha cotti davvero. Multos populos vidit, et urbes.
Joeando: operam conferamus, Mariotte suavissime et eruditissime. Vale.

Illmo Sig. Sig. Pron. Colmo

Avendo avuto, io l'onore, e piacere di conversare due giorni qui
col Sig. Ab.e Coleti, ho dubitato di proporre a V. S. lllma un mio
pensiero. Esiste presso di me un Codice delle Iscrizioni sepolerali spet-
tanti a’ miei concittadini tanto dentro questa Città e Territorio, quanto
altrove. Gentile Gentili (2), e ‘Francesco Ciccarelli (3) sono stati
Lettori costì. Molti ebbero il titolo di Monarchi delle Leggi, di Dot-
tori acutissimi, d'uomini incomparabili, elogj più facili ad: ottenersi

che a meritarli. Ella sa se gradisce averne una laconica notizia. Baste-

rebbe che io le aecennassi i Nomi e Cognomi, per rilevare almeno se
sono stati discepoli de' Professori. Questo valentuomo non dissaprova
l’idea; e vorrebbe ancor'egli notare quanto possa cadergli sotto gli oc-
chi a proposito. Il Savio Gio: Veneziano Dottore si gloria d'avere- avuto
a Maestro Sforza Oddi. Il Lalli di Norcia... La mira principale da noi
si prende in incontrare il suo genio ovunque si potrà. .

Nella stessa ora che ho ricevuto il Tiraboschi m'é comparso il Pa-
padopoli col lepido: Caporali. Il primo ne accenna più d’uno, Lodovico
Pontano v. g. ecc. Nel tomo 6 pag. 388 e seg. leggo molte belle ‘cose
sopra cotesta Università e Stato di essa, e specialmente a c. 73 ove rilevo
come mantenevasi in fiore, e gareggiava colle più illustri. A c. (4 il celebre
Autore dice di: voler rammentar molti Professori di Medicina e di
Giurisprudenza che onorano cotesto studio. Per mio gusto almeno farò
un elenco. Udirò i (suoi comandi su di ciò. Posso dirle che non mancano
scolari e Lettori nel d° Tomo per lei, ma molto pochi per uso mio.
Negli altri Tomi pescherò. Ho fatto leggere al Sig. Coleti quanto scrive
il Fontanini ed Ap. Zeno (Tom. 1, pag. 441 (1), e de eloq. Ital.); ed
ha avuto gran piacere di sentire gli elogi del Savio, soggetto a lui in-

cognito finora. Nella chiesa di Sant'Agostino di questa città leggesi.

l'Iscrizione sepolerale doppiamente; una comincia « Gentile da Fulgineo

(1) Berti ALBERTO, giurisperito perugino del Sec. XV: insegnò non solo
a Perugia, ma “a Pisa ve va Ferrara. (Cfr. bos Nes cit: vol.- T,
pag. 203 e seguenti).

(2) Forse si tratta di Gentile Gentili, giureconsulto morto nel 1576.

(3) Francesco Ceccarelli, medico, di cui è stato detto sopra.
996 G. GASPERONI

Civis Perusinus» e l'altra « Gentili de Gentilibus » ecc. Era Legista
morto nel 1576.

ll Manieri avrà tediata la sua persona con baej. Ut ignoscas, ‘oro.

Avrà ella notato quanto si serive del Matteolo Bibliot. Med. pag. 272.
Argent. 4. 1498. Del giorno. di lui emortuale preciso è ignaro anco
il Tiraboschi. Consulterò il Papadopoli.

Io poi non oseró mai pensare che V. S. Illma abbia ad avere per
me tanti stordimenti di testa. Sarà sempre un atto di mera cortesia,
se tra i geniali ritagli di tempo ded faorirmi come meglio potrà,
e vorrà.

Senza sua carissima in questo giro di Posta questo Sacerdote
Frane? Cornacchini non sa qual somma. di danaro debba sborsare per
l'esemplare sciolto delle Poesie del Caporali.

Unitamente con lui le rendo cordialissime grazie di tanta bontà
per noi. RUE ZAR Vest

Frattanto in questo mese goda di qualche sollievo dovuto al suo
studio, ed incessanti esercizi della nobil professione. Non voglio abu-
sarmi ulteriormente di sua sofferenza. Le trascrivo una riga della let-
tera Coletiana Latina scritta in Ispello a 15 del corrente: Si quid ad.
Mariottium nostrum literarum dederis, accuratissimam salutationem meo
nomine adscribas velim ».

A voce poi cento e mille saluti lasciò di commissione martedì; e
qui pieno d'obbligazioni e d'ossequio 1 mi pregio soserivermi ‘

di V. S. Illma
Fulignò p. Beriore, 23 8bre 1778.

Divmo Servo vero Obbmo
Angelo Savelli

x

Illmo Sig. Sig. Pron. Colmo

D

Circa l'ora di vespro nel giorno d'Ognissanti veggio la mia abjetta
Persona onorata e favorita oltremodo da una sua obligantissima lettera
aspersa in ogni riga d'amore, erudizione, e finezze. Prendo un ritaglio
di tempo per dar di mano alla penna, più per contestare a V. S. Illma
il mio rossore nel vedermi aggraziato tuttora sopra ogni merito con
tanta attenzione, diligenza e prontezza. Io, caro Sig. Dottore, sono fi-
. glio della terra e non tengo dietro alle Genealogie. Quantum est in
rebus inane! Il mio buon Padre morto in età d’anni 88, vegeto, sano di
mente, ed uomo dabbene colla canizie, mi dicea che fossi amico delle
mie azioni. Del resto il Sig. Dottor Saelli della Fratta potrebbe aver
da me la laconica risposta di Pomponio Leto «Consanguineis. et propin-
quis suis Angelus Savellius: quod petitis, fieri non potest: valete. Pom-
ponio Leto che avea attacco alle anticaglie più rimote, non volea udire
.i rami, i gradi e tanto meno gli alberi più prossimi. Que’ del Savello
(ho inteso per tradizione) erano gli Antichi miei; ma replico che lo
Spirito S, m'ha illuminato circa le genealogie. Nella vitarella di Gian
MOVIMENTO CULTURALE UMBRÓ NEL stc. xviii . 997

Tommaso Paolucci dalla Fratta leggo a c.e 140 e seg. un non so che
di buono. Sento che il di lui ritratto esiste présso:Gian Tomo Capitan
Paolucci (1) in quadro grande al naturale ed appo Maurizio, Parente
del d? Gian Tom.» Savelli altro Ritratto di mediocre grandezza. Si
trovano nel mondo Ricci, Guerrieri, Gentili, e tanti altri Cognomi se-
minati in Città, in villa eec. A me competea il Cognome Moroni Ful-
gineo ed il mio zio materno in vece del Savello a pueto mi fece scri-
vere Savelli. Oh che sproposito! Quattro sono le più antiche, rinomate
(nobili non so precisamente), Case del mondo. Se io avessi la confidenza
cui vanto con Mengozzi, Coleti, Lancellotti,. l'avessi come vorrei con
V. S. Illmaj le accennerei davvero, se si trovasse in villeggiatura; ma
tra la serietà dell'augusta Città, voglio passarmela co’ sentimenti‘ Cato»
nianae severitatis. Mi preme a maggior segno mantenermi la sua buona
grazia. Non fia mai che non sapendo il mio umore circa le Celie, possa
- (quod absit) alienarsi dal mio carteggio. La prego a compatirmi. Que-
sto nro austero studio esige qualche onesto sollievo. Maurizio Savelli
mi fu accennato, credo io, dal Figlio del fu Medico Teodoro Guerrieri.
Ora bramerei sapere se sia nel numero de” Più luno e l'altro. Sia
benedetto chi mi degna d'un benigno compatimento. Intanto il Sig. Ab.
Coleti e Savelliano stercore aurum colligit. Nullus liber, dice V. S.
Illma, adeo malus ut aliqua ex parte non prosit. Per Pltalia Sagra i
miei Comentari non sono inutili.

Il Prete Cornacchini ha dato un addio alle Rime giocose del Ca-
porali, non udendo il di lei cenno, quanto debba sborsare. E’ uscito
di penna il ristretto ultimo prezzo, o costo corrente dell'esemplare
trasmesso, i

La mia rismetta di carta è semplice dono. Il Cornacchini è d’umor
fantastico. L'esemplare Caporaliano resta nel mio studiolo intatto. |

Riservo ad altro giro di Posta quattro righe un po’ serie. Oggi e i

Santi e i Morti mi fan tutto Ascetico, Mistico per ogni dovere. Sono
giorni brievi con fatiche lunghe.
i Il nro Sig. Vicario Alberti ritornando quà da Bevagna borbotterà
come abbia io accozzate notizie dal Papadopoli e Tiraboschi. Mi con-
solo che il discreto Coleti dirà Ci volete far crepare? Indigestum supra
indigestum nunquam posui: Per digerire... Non è vero? Fo fine alla
seccagine. Le do un caro amplesso e pieno d’obbligazioni, e d’ossequio
passo alla gloria di confermarmi di V: S. Illma i

luligno p. Belfiore, 1. novembre 1778.

Divmo Servo vero Obbmo
Angelo Savelli

rn I

(1) Giawx Tomaso Paòrucgi scrittoré perugino, trasferitosi, poi a Roma,
Fu maestro di lingua greca a Maffeo. Barberini, poi Papa Urbano VIII.
Morì a Roma nel 1599 di anni 57. Lasciò alcune opiere manoscritte tra cui
1/5. tomi' di' lettere a Re, Principi, Cardinali, ecc.: un trattato De rebus. poli-
licis: un commento agli « Annali di Tacito ». (Cfr. SaverLi, De scriptoribus
umbris cod. 200 della Raccolta Faloci, pag. 140). Il Vermiglioli non ne parla.

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G. GASPERONI

: IlIlmo Sig. Sig. Pron. Col.mo

Con mio sommo piacere rilevo dalla sua ultima-obbligantissima la
proprietà dell'esemplare delle poesie giocose dèl Caporali; e così
vivo più contento. Mi piace altrettanto che la risma di carta Palomba
mandatale in dono non le sia riuscita discara.

.Il ‘mio fratello Religioso P. Vincenzio: con rammarico mi risponde,
che il Monaco Ciucci non fa speciale ricordanza di Nicolò Bonsisti. Ho
trasmessa la di lui lettera al signor Abate Coleti, affinchè possa col-
lazionare lo scritto di quello col codice ch'esiste in Fuligno presso il
suddetto letterato. Qual sia Poriginale, o la: copia nol so. Domenica egli
viene qua con Monsignore, e col signor Vicario Alberti per la festa prin-
cipale del S. Titolare. Ravviverò nella memoria dell'uno e dell'altro
e.il Buonsisti e Seatassi (1). Questa è la miseria, il dovere dipen-
dere dalle mani adjutrici. Il peggio, dirà fra sé V. S. Illma che non
vivitur verbis, sed adverbiis. Prontamente, fedelmente, diligentemente
non tutti ci favoriscono in questo vasto Paese, che Mondo nomasi. Con
ragione cot.o valentuomo sig. Orlandi (2) soppresse le doglianze de-
gli Anconitani con quelle parole del Cav. Prospero Mandosio « Quid
in me culpae ?». Ella intanto venga disponendo le sue produzioni. Il
suo veneratissimo Nome ha luogo nella prima lettera dell’Alfabeto.
L'innata di lei modestia non dee privarci della consolazione, cioè che
jota unum aut unus non práeterent apex a lege scribendi pleniori ca-
lamo. ll dizionario Francese pretende che Città della Pieve spetti al-
PUmbria. Nel Catalogo Jacobilliano non si legge uno scrittore di
detta Città. |

Del P. Carlo Baglioni (3) non pochi sono i Mss. Di quali faremo
menzione? Il sig. Vicario Alberti col sig. Coleti arguit, obsecrat, in-
crepat. Solo e pellegrino che potrò far mai? Il Papadopoli si stringe
in ispalla dovendo ritornare costà. Vorrebbe goder la festa. Per tacita
licenza del Padrone, gli ammetto qualche altra onesta dilazione,

Il signor Lancellotti mi serive, che mi brama Coadjutori: così con
più ruote andrà meglio la macchina, che potrà alzar finalmente il gran
peso. Sono decorsi 24 anni dacchè egli scrive, riscrive, carteggia per la
Biblioteca Picena e non la può tirare a fine. Iddio sa ciò che sarà per
accadere. Per parte mia sono ricco d'animo. V. S. Illma intende quel

(1) Bonsisti, Scatassi. Nessun cenno nei manoscritti del Savelli.

(2) A pag. 16 del suddetto manoscritto del Savelli n. 200 si trova
cenno di un Gaetano Orlandi di Terni giureconsulto, il’ quale nel 1753 pub-
blicó un opuscolo dal titolo De dighitatibus magistratuum auspicis D. D. Re» '
sidentium Interamnae. Era socio della Repubblica Letteraria degli Umbri; qui
si accenna a Cesare Orlandi che abbiammo ricordato più sopra nel testo.

(3) Su Carlo Baglioni (morto nel 1726) vedi sopra.
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 5. 909

. Proverbio che canta: Fa bene a’ tuoi e agli altri se puoi. Qui mi con-
viene essere adesivo a’ voleri Albertiani e .Coletiani. Il sig. Lancellotti
mi dice « salutatemi il gran nro Annibalone » dice altro inferiore al me-
rito di chi ascolta. Taccio il resto. Qui cominciano le brighe della festa
di S. Nicolò co’ rompimenti di capo. Ecco linverno; e io vo bramosa-
mente aspettando la state, stagione a me oltremodo” cara. L’amico nro
è perseguitato da un. ostinato reuma di petto, l'Amico soavissimo,
maestro mio, fratel mio .amico arciamatissimo. Ella mi risponderà con
suo agio sempre; e questi sieno i patti nostri inviolabili. De suoi fa-
vori discreti mi chiameró pur contento abbastanza. Cento ringraziamenti
cordialissimi le debbo ed offro per ogni sua lettera. Felice chi è af-
fatto signor di sé stesso! Mi voglia bene, se le dà l'animo di volerne
a chi non ne merita. Mi protesto intanto immutabilmente di V. S. Illma.

Fuligno p. Belfiore, 4 Xbre 1778.

Divmo Servo vero Obbmo
Angelo Savelli

. lllmo Sig. Sig. Pron. Colmo

La prego d’informarmi delle prose della Plebana di Vincenzio Pu-
zio (1) scrittore perugino, ignoto a tanti, che hanno trattato de’ Let-
terati dellUmbria, che fiori verso la fine del secolo: 15. come avverte
il Boccolini (Distiazazioni di alcune voci del Quadrirego a0 2701, e
280 ediz. di Fuligno).

Dal lavoro Coletiano dipende per quello di V. S. Illma la mano
adjutrice. Egli da' Codici a penna rileverà per noi ignote notizie. In
altro giro di posta accenno un insigne dottore che le piacerà più del
Ferranti (2), per cui si briga. Sinibaldo Orosj (3) da Montesanto
dell'Umbria, pub.° Professore d'Umane Lettere in Trevi, fioriva nel
1529, nel Ponteficato di Clemente VII; ed in detto anno in versi esa-
metri Latini compose un poemetto intitolato « Descriptio Trebij Oppidi
praeclari in Umbria». Esiste l'originale nella Biblioteca Barberina
notato Let. F. pag. 132 e seg. ed un esemplare Ms. presso di me (per
mano dell’immortale Mons. Pomp.? Compagnoni). Nel verso sesto canta
Perusina Minerva. Nel verso 20:

(1) Nessun accenno di questo scrittore nei manoscritti. Savelliani. Ne
parla il Vermiglioli (Biografia degli Scrittori. perugini, tomo IL p. Il, pag.
249) con lo stesso riferimento al Boccolini.

(2) Nessun accenno. nei manoscritti del Savelli.

(3) Il Saverti nel suo manoscritto (De Scriptoribus Umbris, n. 189 della
Raccolta Faloci, pag. 87) dice che l'esemplare dell'Orosio l'ebbe da Mons.
Pompeo Compagnoni, Vescovo di Osimo.

*

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G. GASPERONI

« Hinc te parca suo quantum patet Umbria tractu,

« Et bona subjectae pars, cum vult Juno, Salinas

« Prospicitur (può spiegar meglio il Lago Trasimeno?) Poe-
SRI [nisque dolis ubi capta Quintum

« Turma. dedit gemitus et pisces sanguine pavit.

Dal verso 95 sino al 120 loda i Dottori Trevani tanto delle Leggi
quanto di Medicina (viventi nel 1529). Tra gli altri Hieronvmus arca
sciendi, laudatus IAT satis. Franciscus medica pollens, atque An-
nibal arte.

In cotesta Uniersità Augusta probabilmente o saranno stati die
poli, o forse qualcuno Professore. Ecco i nomi plurima fulgent Lumina
Doctorum velut est Laurentius, atque Demofoon Felix, Ascanius et
Diomedes et semper flagrans studii Aemilianus amore. Gentilis, Verus,
Petronius, atque Raphaél Franciscus etc. Ce n'era anco uno lenticchiato
in faccia; et Bernardinus conspersus lentibus ora. Siegue un altro; ma
un certo Benedetta è innalzato alle stelle.

Virtutem cujus Clemens miratus et alti
Pondera consilii titulo decoravit honesto,
Praefecitque suo felici culmine fisco.

Livio Vitale Orosio ha lasciato un Ms. (1) nella libreria del
nro Seminario, cioè le Lettere. Si rileva Professore d'eloquenza in Pe-
saro, in. Can sno. Spoleti, Urbino; ma finora non lo trovo in Perugia.
Era Amico :del Bonciario (2) « Adhibitus et Coenae Livius Vitalis
Orosius homo insigniter eruditus, et Bonciario arte cognitus». Son
parole di Cammillo Venanzj tra le lettere del Bonciarip stampate in
Perugia in 8. Lib. IX. Epist. 27. In Pesaro in S. Maria de’ Servi era
altro Mss. Orosiano. Il sig. Ab.e Coleti è di sentimento che Perusina
Minerva nominata dal Poeta Sinibaldo antidetto sia degno elogio d'ac-
cennarsi da lei. Senta ella, giacchè è carnevale il buon gusto dell'Autore:

^». Clitumnus et ipse :
Admonet ut taceam, fallaci blandior hamo
Piscatum invitat cum turba discipulorum,
Et si quam possim mecum ductare puellam,
« Formosam mihi nutu signat et Ilia Tybrim
« Dilexit paribus telis arcuque petitum;

« Vel fluvios urit fax saeva Cupidinis ipsos.

RIURSCRIOA

Il sig. "Ab;e Coleti ha letti e lodati 199 versi Orosiani. Lasciamo.
in pace tutti gli Orosi (incogniti al mio Jacobilli), dirà ella e discor-

(1) Questo codice si conserva nella Biblioteca Jacobilli. presso il Se-
minario. di Foligno e reca la segnatura A. VI. 10 (n. 116).

(2). Bonciario MaRcANTONIO, | scrittore perugino (1555-1616). Cfr. Ver-
miglioli op. cit. Tomo I, parte 22, pag. 221 e segg.

*
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 931

riamo del Ginnasio Perugino. La «cronica di Sassovivo stampata in
Fuligno appresso Agostino Alterii 1653 in 49, Opera Jacobilliana quale,
dice Fontanini, Lucenti, Armellini inoffenso decurras pede, a carte 127
e seg. merita d'esser letta da lei cirea Ugolino figlio del Conte Giacomo
di M. Ugolino dell'antichissima Famiglia de’ Conti di Cóccorano ecc.
e di Battista Figlia di Gentile Varano Signor di Camerino, Nipote del
B. Paolino Discepolo di S. Silvestro Fondatore de’ Silvestrini, Alano
da Perugia Vicario Generale di Niccolò di Spoleti ete. si accenna a
c. 177. Francesco d’Assisi, dottor celebre e Abate di Sassovivo a
c. 142. Il Poema Ms. di Angelo Mataranzio (1) Perugino, intitolato
« Vittoria» è omesso dal Jacobilli, ma accennato dal Boccolini nelle
dich.i di alcune voci del Quadriregio a c. 276. Torniamo ora alla Cro-
nica di Sassovivo. Dunque a c. 206 e seg. troverà soggetti qualificati
di Perugia sino a c. 220 inclusive eioé finchè finisce l'elenco co’ due
Fratelli Lorenzo e Timoteo Podiani (2).

Legga a c.e 138 quanto scrive l'Autore di Giacomo Monte Melini
da Perugia Commissario Ap° per la Causa che verteva fra Cecco da
Cortona e Giovanni d’Assisi, Scolari nelle leggi in Perugia con Ugolino
Vescovo di Perugia, e con il Capitano del Popolo, Priori e Consiglieri
d’essa Città.

Breve Card. Legat.Io: Cajet. Orsini. An. 1332 in Archivio Saxivivi.

Il Conte Jacomo figlio di Bigazzino avea casa e terre in Fuligno. Il
Bibliotecario oramai dice: — Bravo Savelli! Comincia a darci notizie a
proposito. A 23 di Giugno 1332 si discorre ete. Si dia tempo al
tempo e se il P. Maes. Verde non scartabella il Quadriregio, non gli
‘rispondo più. Legge le Iscrizioni che sono in Sassovivo in lode de’ due
Abbati famosi Perugini cioè di Filippo, Ugolino al secolo, e di Gia-
como. La storia Trinci, e la Cronica di Sassovivo (3) sono due Storie
nre Municipali auree davvero. Orsù alle mani, colui che non le avca.
Il Nobil ed erudito Uomo Alfonso Valenti di Trevi (4) ritiene presso
di sé un recente suo opuscolo della Storia di Trevi. Se Giovanni d'As-
sisi fosse stato scrittore, ecco per me una nuova scoperta.

(1) Mararanzio Ancero. Così scrive il Savelli; ma è da leggersi Ma-
turanzio, come scrive il Vermiglioli: umanista perugino, vissuto sino al 1486.

(2) Lorenzo e Tiworro Poprani. Nessun cenno di questi due Podiani
nei manoscritti del Savelli nè del Vermiglioli.

(3) La storia dei Trinci e la cronaca di Sassovivo. Allude alla Istoria
dei Trinci del Doria e alla Cronica di Sassovivo dello Jacobilli sopracitate.

(4) Nessun cenno di questo Alfonso Valenti nei manoscritti del Savelli.
Da questa lettera apprendiamo che aveva scritto una storia di Trevi.

life fri Ae E

sale

ande ducet RE
939 G. GASPERONI

i Farò tanto, che per me aliquem discas. Ricco d'animo, e povero
de meriti mi confermo con umile sentimento

Di V. S. Illma
Fuligno f. PRESI 25 gennaio 1779.

Umo Servo e Cliente Obbmo.
Angelo. Savelli

Illmo Sig. Sig. Pron. Colmo

Nelle domeniche di Quaresima una faccenda ‘mi s'incatena sì bene
eoll’altra, che con istento posso aver tempo di mangiare. Sarà meglio
per V. S, Illma che abbia minor noia nel leggere questa mia.

Perdono per carità imploro io, persuaso d’ottenerlo della sua in-

nata benignità. Ella tutta cortese, tutta gentile di compatirmi. Io l’amo,
l'osservo e la tengo fitta nel cuore; e se non foss'ella della obi:
laboriosissima Professione (1); ed io non avessi addosso la Cura delle
Anime, le cose nre andrebbero con esito migliore e piü spedito. Con-
sideri S. V. Ill.ma, se siano in eadem navi. Ancor io veggio frastornati
: i miei desideri. Pazienza. Majora premunt. Davvero è una gran con-
solazione potere un pò indulgere genio a modo suo,

Per ogni buon finé penso mandar trascritto il suo paragrafo al
nro incomparabil sig. Lancellotti. Gio: Paolo Amanio di Perugia (2)

'5 luglio 1541.a Petronio Barbati (3) racconta il caso successo a quel
tre sventurati Giovani: e dice così « che l'altrieri affogarono nel Teve-
re». Dice bene il Proverbio: « Ne sa più il matto in casa propria, che
il savio in casa altrui ». In Perugia Gio: Paolo Amanio attendea sem-
pre qualche bel parto dellamatissimo Petronio, che fece onore a cot.a
Augusta Università. Basta il dire che Monsignor Tolomei gl’intitolò
una di quelle belle e singolari operette della VUGNA Toscana ch'ei fece
e distribui fra gli amici più cari.
|. . Mi dispiace che non cessando dal debito dell'amarla, e dell'ubbidirle,
secondo che alla amorevolezza e alla virtù sua si conviene, non incon-
tro buona sorte. Il libro delle Riformagioni non fa parole del Ferranti.
Il Sig. Vicario Alberti non dà una scorsa ancora a Bevagna. Major um
indiligentia multarum rerum ademit copiam, per non usar più aspra
frase. Intanto le rendo grazie vedendo che siegue ad amarmi ed ono-
rarmi colle sue obbligantissime lettere sopra quello che io, non dico

da E' noto che Annibale Mariotti esercitava la medicina.

(2) Nessuna notizia nei manoscritti del Savelli né nel Vermiglioli.

(3) Perronio Barsati. Celebre poeta folignate morto nél 1554. Le let-
tere’ dell’ Amanio al Barbati sono conservate nella biblioteca Jacobilli pres-
‘so il Seminario di Foligno, Cod. A. VI. 18 (n. 124). Nel medesimo codice
sono anche le lettere del Tolomei e di altri scrittori al Barbati.
"

MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVili 233

merito, ma desidero; nè mi alfaticherò in pregarla a continuarmi i
suoi favori.

Al P. Mro Costanzo Verde oggi non iscrivo, attesa la carestia an-
tidetta di tempo. Mi promette l’amor suo, caro sig. Dottore, che gli
farà a mig nome le scuse, dicendogli che per vantaggio mio spirituale
in questa Quaresima vo pensando di fare in versi latini un compendio
delle Prediche Coletiane. Vuole il sig. Lancellotti che lo mandi alla
signora Crispolda Sassi di Assisi (1) maritata in Cagli, Poetessa a
lui molto cara; ma prega lei a ravvivarlo nella memoria della Mar-
chesana Anna Antinori (2) cui a cagione d'onore ancor io nomino ne’
miei Comentari Mss. con l'egregia Susanna Le Matrai Mengacci (3)
di Gubbio, viventi tutte per la Dio grazia. Le belle Cleofi e Zefferine
e Contarine Gubbine (4), Gaetana Passarini (5), M.a Battista Vi-
telleschi (6), Anna Ondadei (7), M.a Franc.ca degli Oddi (8), Ca-
terina Cibo Varani (9), sono fra le donne illustri nel numero del più
ritrattate dalla penna del mio Predicatore, che ha sortito un dono ra-

——— 9—

(1) Crisporna Sassi di Assisi. Vedi più sopra nel testo.

(2) Anna Antinori. Vedi più sopra nel testo.

(3) Susanna Le Martrar Mengacci di Gubbio. Un brevissimo accenno
nel manoscritto del Savelli (n. 200 della Raccolta Faloci, pag. 169), ove
parlando del Reposati cita «ex relatione heroinae Poetriae Susannae Men-

.gacciae inter philosophos satis superque illustris ».

(4) Le belle Cleofi e Zefferine e Contarine Gubbine. Il Savelli le no-
mina a pag. 90 del ms. De Scriptoribus Umbris (n. 200. Raccolta Faloci)
con queste parole:

Cleophe Poetria Gabriellia magni nominis anno 1545 sua carmina nuncu-
pavit Borso Estensi duci Mutinensi Marchioni Ferrariensi etc. quae invenies
in Archivio Armannio Jguvii, lib. LI.

Seferina Eugubina Poetria floruit 1060 (sic). Aquilina Marionia-Pamphi-

lia 1440. Contarina Ubaldinia Gabriellia 1524. Ex historia Bentivoglia, pag.

206 in Archivio Armannio.

(L'istoria Bentivoglia - è un'opera di Vincenzo Armanni, erudito eugubino,
« Istoria della Famiglia Benttivoglia di Gubbio », Tomo I, in 4°. Bologna, per
Gioseffo Longhi, 1642).

(5) Gaetana. Passarini di Spello (in Arcadia Silvia Licoatides). Lodata
poetessa, appartenente all'Accademia Folignate dei Rinvigoriti (1725); Gfr.- Fi
Firippini. Un' Accademia. umbra, vol. I, pag. 70.

-(6) M. BarrirA -ViteLLescHi, poetessa folignate, (1698-1725). (Cfr.
Faroci-Purionani, Maria Battista Vitelleschi, Perugia, 1915. :

(7) Anna Onnpaper di Gubbio (1666). Si ignora l'anno della morte, ma
certo avvenne prima del 1720. Poctessa, nel 1717 aggregata all'Arcadia col
nome di Aurinda Sasorinda (Savelli, ms. 180. Raccolta Faloci, pag. 14).

(8) Francesca DEGLI Oppi, perugina, fioriva nel 1677. La nomina il

Savelli dove parla di Anna Ondadei. Il Vermiglioli non ne parla.

(9) Carerina Ciso Varani, Nessuna notizia nei manoscritti del Savelli.

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G.- GASPERONI

rissimo in simili brighe. M'impone di riverirla e dirle che non si dimen-
tica di sua cara Persona. Gran talento s'ammira nell'Ab.e Coleti, che
se vive tira fuori l'impegno dell'Italia Sagra sotto gli auspici Sovrani
del Regnante Pio VI. Eppur il Boccolini a c. 282 nelle Rime di Pe-
tronio Barbati decanta di Perugia Gio. Paolo Amanio. Come ha preso
. un granchio innocentemente da quella lettera scritta al nro Petronio!

Le rime di 50 illustri Poetesse nel 1595 furono stampate in Na-
poli. Ne” giorni nostri non sono tante. La sig.ra Anna Rocchi in Su-
biaeo verseggiava; ma lmeneo nel piü bel vol le tarpó l'ale; ció non
ostante grave degno ed alto è ’1 merto in essa; ma non è della .nra
Provincia. Colla penna il Coleti fa bellissimi Ritratti.

Nel giorno ultimo di Carnevale godetti la dolce conversazione del
! sig. Ab.e Mengozzi che m'impose di salutarla ex corde.

Il buono e virtuoso Costanzo nro non è soggetto a colpi di sole,
che ha burlato più d'uno in Fuligno. Lo saluti. Un giorno voglio man-
‘darle certe opinioni degli Autori sopra il dubbio, se i Patrizi accla-
‘mati possino esser da me considerati tra gli scrittori umbri. Del sig.
"March. Antonio Niccolini (1) è incontrastabile. Paolo Rolli in Todi
ebbe il domicilio fisso co’ beni stabili: ma il dibattimento e per que’
che... c'intendiamo.

Ecco do fine alla seccaggine.

Le fo div.ma riverenza e mi rinnuovo l'onore ed il piacere di
soscrivermi di V. S. Illma

Fuligno p. Belfiore, 1 del mese burbero, bisbetico del 79.
: : Div.mo Servo vero Obb.mo
Angelo Savelli

"

Ilimo Sig.re Sig. Pron. Colmo È

In occasione che il mio Parrocchiano sig. Lorenzo Innamorati viene
a cota Augusta Città pe’ di lui Negozi, ne assumo uno io, benchè
picciolo, ed è questo. ‘Facendo io legare alla rustica l'esemplare delle
rime del Caporali, il Libraio mi restitui l'aecluso foglio fedelmente; e
disse che in vece forse del Ritratto dell'Autore, involontariamente
crebbe nella copia a me trasmessa il foglio 225. Per parte mia poco
ho badato alla materiale mancanza del Ritratto, bàstandomi rilevarlo
meglio da i nobilissimi di Lui Parti. Mi prendo questo pensiero di
rimandarlo a V. S. Illma, aeció possa non rimaner mutilo qualche

(1) Antonio Nicorini. Erudito fiorentino, morto a. Roma nel 1769. Fu.
uno dei primi aggregati all'Accademia Fulginia. Nel 1765 ne fu fatto. « Prin-
cipe ». (Cfr. A. Messini: L'Accademia Fulginia, pag. 18 e 54 e G. GasPERONI:
Di alcune fonti essenziali per la Storia della ‘cultura in Toscana nel sec. XVIII
(in Atti della Società Colombaria, 1936, pagg. 16-23).
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. XVIII 235

altro esemplare rimasto in di lei mano. Quest’attenzione dovea aversi
da me; e mi lusingo che ne resterà contenta; e basti su di ciò.

Servirà questa mie per ravvivarmi nella sua memoria, e del P.
Mro Costanzo Verde, a cui non iscrivo lettere vane; e lo stesso me-
todo tengo con Francesco Manieri, cui se mai vedesse ella accidental-
mente, si degnerà salutarmi, e dirgli che procuri di star sano col
silenzio.

Ella intanto gradisca le. più cordiali salutazioni del mio Predica-
tore Sig. Ab.e Coleti del Sig. Ab.e Lancellotti e del Sig. Mro Men-
gozzi, soggetti quali a cagion d’onore nomino fra i suoi Amici che
sovente fan con esso meco onorata ricordanza di sua degnissima Per-

sona. Ella mi mantenga nella sua buona grazia. Se vaglio ubbidirla in

qualche cosa mi comandi con libertà. Intanto mi do l'onore di soscri-
vermi con pienezza di stima veracemente di V. S. Illma

Fuligno p. Belfiore, 19 marzo 1779.

Div.mo Servo vero Obbmo
Angelo Savelli

Illmo Sig.re Sig. Pron. Colmo

Per ravvivarmi nella memoria di V. S. Illma trasmetto un esem-
plare de’ due sonetti stampati in lode del Sig. Ab.e Coleti che la ri-
verisce ex animo, e che ha trovato un libretto da lui considerato d’estre-
ma rarità. E' tanto vero che il sig. Vicario Alberti per la prima volte
l’ha avuto sott'occhio e sottratto accidentalmente dal pericolo delle
fiamme per accortezza d’un Giovane di Bevagna. Ecco il Frontispizio.

Orelpidii
Academici Insensati
Ad Propertium
Notàe
Perusiae: MDCLIII
‘Ex Typographia Camerali. Apud
Sebastianum Zecchinum
Superiorum permissu. in 8.

Nella dedicatoria « Doctissimis Academicis Insensatis Orelpidius
F. finisce con queste parole: e Propertianis adytis. Mi fa congetture
che l'Autore fosse natio da Bevagna; tanto più che nelle laconiche ot-
time Note mostra attacco parzialissimo a detta Terra; ma si rileva
“una di lui giusta dovuta stima anco di cota Augusta Città. Itur per
Tenebras incerto gradu. A lei sarà più nota della luce del sole la
Nota a c. 29. Riphe idest regio etc. Griphes ete. Ideo suspicor Col-
legium quod Perusiae antiquitus centonariorum aliqui ajunt fuisse dic-
tum. (hodie Collegium. Mercatorum nuncupatur) expressisse in sigillo
Griphem, ecc. ecc.

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3 SAITTA
G. GASPERONI

Questa è una delle più lunghe e dotte Note Orelpidiane.

De Orelpidio
Caesaris Thomasini

Medici

Questi due soggetti sarebbon da lei registrati nel Ginnasio Pe-
rugino? Nel catalogo degl'Insensati saran purtroppo accennati.

Prego V. S. Illma a darmi qualche notizia su di ciò. Il Jacobilli
nè dell'uno né dell’altro fa menzione alcuna. Perdoni l'ardire ed il
tedio. Intanto pieno d’obbligazioni e d’ossequio mi. pregio di essere

di V. S. Illma
Belfiore, 9 aprile 1779. i
Obb.mo Servo vero Obbmo
Angelo Savelli

Illmo Sig.re Sig. Pron. Colmo

Prima di rispondere alla sua obbligatissima ed eruditissima, non
istimo fuor di proposito trascrivere un paragrafò del nro comune amico
signor Ab.e Mengozzi.

. « Mi è affatto ignoto l'Autore di cui parlate; e forse lo sarà egual.
mente al Sig. Vicario Alberti, che lo avrebbe ricordato nella sua diss.e
Properziana.. In questa luttuosa erudele stagione, in cui la morte trionfa
a me manca l’animo, Amico, di pensar più a nulla. Qui a tutte l'ore
s'ode il suono ferale delle Campane. Dovrei scrivere agli Amici e Pni;
e non so ancora indurmici ». —

Fin qui l'antidetto Letterato!

« Triste o mors nomen nimii res plena timoris ».

Oggi giorno di dom.ca 18 Aprile s'é fatto quanto s'é potuto per
gridare col Maesto de’ Penitenti « Auribus percipe lacrimas meas ».
Non basta che le nre lagrime da Dio sieno viste; ma fa di mestieri che
si sentano. Mi creda V. S. Illma che ci siametutti impauriti. Vide ar-
cum et benedic eum qui fecit illum: valde speciosus est in splendore:
suo, ci avverte l’Eccl. 43. Poveri noi! Ella intanto tra la siccità presente,
come uomo che al vasto sapere congiunge un tratto amabile, ha saputo
si gentilmente rendermi pago e ‘contento nella mia richiesta, senza
badare alla seccaggine datale con tutte le serie incessanti occupazioni.
Le rendo mille cordialissime grazie della finezza a nome anco del Sig.
. Vicario Alberti, e del Sig. Ab.e Coleti. Seppi che a 14 del corrente
doveano recarsi a Bevagna. Non mancai di spedire un Messo con una
mia, pregando entrambi a far le più esatte ricerche di quanto potea il-
lustrare il connoto, Cancelliere Scatassi. Dal mio canto ebbi la dovuta
attenzione, come l'avró omni meliori modo in avvenire, ovunque possa io
contribuire allo scopo de' suoi ulteriori desideri e cenni. Ella si con-
cilia la stima e l'amore di tutti. Or veda, qual possa e debba essere
il mio, quantunque inutile attaccamento alla sua ben degna Persona,
MOVIMENTO CULTURALE UMBRO NEL SEC. xViii 237

per cui ho sempre viva, sempre recente, sempre gratissima la memoria.

Abbiam perduto il March. Alessandro Barnabò (1), ch’era or-
nato di tutte le virtü. Era tenuto qual altro Padre della Patria. Dixi
satis. Un Fratello chiama l'altro ad plures.

Io, per dirla schietta, nel mio cuore battezzai tali e quàli i due
sonetti. :

Non mancherò salutare i«quattro nominati suoi cari Amici.

Durante questa siccità ajutiamoci scambievolmente colle orazioni,

Circa le calende di Giugno pensa il Sig. Coleti a Venezia recarsi.
Nella di lui Libreria, sono gli esemplari di moltissime storie municipali,
ma molte, moltissime. Per tre o quattro mesi sarà in Patria, per far
le più esatte. ricerche. Noterà per coto? Aug? Ginnasio e per la nra
provincia. M'ha ammesso a questa confidenza. Io avviserò lui quando
saremo al caso. Lasci a me l'incombenza su di ciò. Godo che cresca
tra V. S. Illma e Lancellotti e Coleti la scambievole e stretta ami-
cizia rinvigorita dalla somiglianza dell’indole delle virtù, degli studi
etc. Circa la mia servitù professata a’ Letterati riesce forse, seppur
tanto, come scherza il Veneto Pujati (della Preservazione della salute
de! Letterati pag. 143. lin. 19 sino alla lin. 27). I Viniziani sono bizzarri,
allegri, spiritosi. Jucundum nihil est, nisi quod reficit varietas.

Vuol’ella sempre co’pezzi grossi, co’ valentuomini conversare?

Il celebre Salvini mi sembra che lodi V. S. Illma che fa buon
viso a tutti. Iddio la conservi felicissima ad Nestoreos annos.

Attendiamo a ciò che ad bonam corporis habitudinem confert:

Quel benedetto in laetitiam desinens entri in capo al Mengozzi; al-
trimenti tristitia exsicat ossa. Dirà ella che ad animi prudentiam etc.
La Stadera Santoriana etc. Voglia il cielo che nell'aria sia un quid
divinum. Finora cielo di bronzo, terra di ferro. j

Non voglio più tediarla. Passo alla gloria di soscrivermi con umile
sentimento di V. S. Illma

Fuligno p. Belfiore, 19 aprile 1779.

Obb.mo Servo vero Obbmo
Angelo Savelli

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INDICE DEL VOLUME

A. CERLINI. — Carte Orvietane dell’ Archivio Farnese (1)

G. GASPERONI. — Movimento culturale umbro del Secolo XVIII .
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