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BOLLETTINO

DELLA DEPUTAZIONE

STORIA PATRIA

PER L'UMBRIA

VOLUME XLVII

PERUGIA
PRESSO LA DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA
1950
AP

‘PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA

S. p. A. Arti Grafiche Panetto & Petrelli - Spoleto, 3-1953
- . YI MEDICI UMBRI LETTORI
PRESSO L'UNIVERSITA' DI PERUGIA

SOMMARIO

INTRODUZIONE, pag. is

Capo I — Le origini. I Secoli XIII e XIV, pag. 9 — La cultura medica negli albori dell'in-
segnamento universitario; $ 1, pag. '9 —.I primi maestri umbri in medicinalibus nello studio
perugino; $ 2, pag. 12 — Gentile da Foligno, $ 3, pag. 16.

CAPO. II — .Il Secolo XV. pag. 25 — La cultura medica durante il secolo xv, 8 4, pag. 25 —
I lettori umbri di medicina nel secolo XV, $ 5-25, pag. 28-49.

CAPO III — Jl Secolo XVI, pag. 52 — La cultura medica durante il secolo XVI, $ 26, pag. 52 -

= I lettori umbri di medicina nel secolo XVI, $ 27-50, pag. 55-74.
Capo IV — Il Secolo XVII, pag. 75 — La cultura medica nei secoli WVII e XVIII, $ 51,
pag. 75 — I lettori umbri di medicina nel secolo XVII, $ 52-77, pag. 78-89. 3
Capo V — Il secolo XVIII, pag. 90 — La cultura medica nel secolo XVIII, $ 78, pag. 90 -
Ilettori umbri di medicina nel secolo XVIII, 8 79-103, pag. 90-117.

Capo VI — I secoli XIX e XX, pag. 138 — La cultura medica nel secolo XIX, S 104, pag. 138 -
I lettori umbri di medicina nei secoli XIX e XX, $ 105-129, pag. 144-204.

INDICE DEI NOMI, pag. 207.

Occupatomi in altra occasione (1) degli « Scienziati Umbri » avevo
deliberatamente avvertito che in quella mia modesta memoria non
mi sarei trattenuto sur una classe mie eI dei cultori della
Scienza: i Medici.

Ritornato su questo comano: e riflettendo alla sua vastità —
pur non intendendo di rinunziare definitivamente alla ricca messe di
illustri cultori di Igea dei singoli centri, come Foligno, Spoleto, Nor-
cia etc. — ho creduto opportuno limitare per il momento la mia trat-
tazione alla copiosa materia offerta dai Medici Umbri lettori presso
l’Università di Perugia, tanto più che, se non tutti, molti di quei me-
dici della Regione hanno portato il Coe della loro cultura allo
«Studio » del capoluogo.

Non rientra nelle finalità del nostro studio l’esposizione delle fasi
storiche della origine e sviluppo dello Studio Perugino. Ma per una
retta intelligenza peró della nostra trattazione gioverà aver presenti
alcune date fondamentali. Risalgono al 1266 le prime iniziative del
Comune di Perugia tendenti alla organizzazione di letture di legge e
arti: letture che, insieme a quella di « physica » o medicina aggiunta

(1) Vedere: PieTRO PIZZONI, Scienziati Umbri, in « Bollettino della Regia
Deputazione di Storia Patria per l'Umbria » Volume XXXIX, Perugia, 1942

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nel 1274, avevano raggiunto una considerevole consistenza agli al-
bori del trecento; tanto da potersi considerare già formato nél 1301
uno Studio — sia pur particolare. — con i suoi lettori assunti in base a
contratto e retribuzione e obbligo di lezioni regolari; e con una consi-
derevole scolaresca costituita in Universitas. Al quale nel 1306 viene
data una « Costituzione » o Statuto che voglia dirsi; che ne costituisce
la magna carta : e che fra l'altro prescrive ci debbano essere « IV doc-
«tores in jure civili; duo doctores in jure canonico: unus magister in
«medicinalibus; unus magister in logicalibus et unus magister in
« grammaticalibus ». È nel 306 che Clemente V con sua Bolla (8 sett.)
muta lo Studio da particolare in generale in qualibet facultate. Viene
ultimo Giovanni XXII che da Avignone (dove per questo scopo il
Comune di Perugia aveva inviato ambascerie) nel 318 accorda il privi-
legio del conferimento del dottorato nel diritto civile e canonico; e nel
321 di quello in medicina e nelle arti liberali. Finalmente l’imperatore
Carlo IV, nell'occasione che di ritorno dall'incoronazione romana si
trovava a Pisa, accondiscendendo alle suppliche di una ambasceria
inviata dal Comune di Perugia, elargiva in data 19 maggio 1355 due
diplomi; l’uno per accordare alla Città in perpetuo lo Studio generale
con facoltà di conferire il dottorato, il secondo per garantire a tutti
il libero accesso dalle e recesso alle più lontane regioni (1).

Queste le date: ora un breve cenno sulla organizzazione del go-
verno dello Studio. Il qual governo se, come risulta evidente. dalla
esposizione fatta, dové originariamente appartenere al suo suscita-
tore, il Comune, andó poi di mano in mano esplicandosi in unione (piü
o meno limitata e concorde, ma in sostanza generalmente efficiente)
colla Corporazione degli scolari; non che in processo di tempo col Ve-
scovo e coi Collegi dei Dottori: i quali ultimi — Vescovo e Collegi —
finirono col sostituirlo, gradatamente si, ma anche completamente.
Non risponderebbe all'economia del nostro lavoro soffermarci sulle
vicende della Università degli Scolari che col suo Rettore presiedeva
particolarmente alla disciplina interna della studentesca: tenuto in-
vece conto dei frequenti riferimenti che ci occorrerà di farne accen-
neremo agli altri due organi.

Il. Comune esercitó il governo dello Studio attraverso .categorie
di cittadini diverse ma sempre elevate; e precisamente prima per mez-
zo dei suoi rappresentanti detti « Priori »; poi (1269) per il tramite di

(1) Cfr. ErMINI Giuseppe, Storia della Università di Perugia. Bologna,
Zanichelli, 1947, Cap. I.
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA A

una appositamente istituita magistratura di cinque membri chiamati

« Savi »; poi (1) dei « Conservatori della Moneta » actento quod offitium.

conservatorum monete semper fieri consuevit et fit de melioribus civibus
perusinis. E ciò fino a che l'autonomia comunale mano a mano di-

minuente non venne assorbita dalle Signorie prima, dal Principato —

rappresentato a Perugia dal Pontefice — poi, attraverso l'autorità
progressivamente aumentante del Vescovo (cui fin dall'origine per
disposizione di Giovanni XXII spettava il conferimento del Dotto-
rato), anche se temperata dai Collegi dottorali funzionanti come coa-
diutori tecnici del Vescovo.

I collegi dottorali erano accolte degli elementi più competenti
della città in fatto di cultura sorte verso la fine del'300 quale espres-
sione del movimento associativo caratterizzante la vita italiana del
secondo medioevo. Nello Studio perugino tre furono gli antichi col-
legi: 19 Iurisconsultorum ; 2° Philosophorum, Medicorum, Artistarum ;
39 Theologorum ; e comprendevano, oltre i Lettori, cittadini esercenti

la professione, ricoprenti cariche ed uffici, non che Doctores i quali .

assistendo all'ultimo atto dell’insegnamento universitario — il con-
‘ferimento della Laurea — potevano esercitare, sia pure indirettamente,
un controllo didattico sull'andamento dell'Ateneo. Del resto dalle ri-
formanze che ci restano dei Collegi risulta come questi si interessassero
‘ dell'ordinamento e dell'andamento degli studi e col breve pro direc-
tione et gubernio Studii Perusini di Urbano VIII del 15 ottobre 1625
le loro attribuzioni vennero ad, estendersi alla nomina dei Lettori,
entrando così direttamente nel governo della Università. Si com-
prende quindi come l'appartenenza ai Collegi Dottorali fosse aspira-
zione ambita dai cittadini, in quanto le loro mansioni di collegiati si
estendevano anche a funzioni di interesse civico. Così, per esempio,
il Collegio dei Medici nominava il Protomedico che invigilava Hel:
l'esercizio delle arti sanitarie (2).

L'origine del Collegio dei Medici e Filosofi risalirebbe all'anno
1389: ció a giudizio dello Scalvanti (3) il quale si basa su di un docu-

(1) Cfr. VINCENZO ANSIDEI, Un documento del 27 gennaio 1400 relativo ai.

Savi dello Studio. Perugia, 1900, Unione Tip. Cooperativa.

(2) Cfr. « Costitutiones Philosophiae Medicinae et Artium doctor. august.
Colleg. Perus. in lucem editae die XX aug. MDCCXVIII Philippo Belforti
priore — Perusiae apud haeredes Laurentii Ciani » che riproducono disposizioni
più antiche.

(3) SCALVANTI, Inv. Reg. dell’ Archivio Universitario, in « Annali della Fa-
coltà di Giurisprudenza dell'Univ. di Perugia » Nuova Serie, Vol. VIII 1918,
pag. 59.
8 ; D. PIETRO PIZZONI

mento tratto da A. Rossi dagli « Statuta QNS CEVdLOndad Monetae »

segnato R cui il Rossi attribuisce appunto la data del 1389. Ma l'An-
sidei (opuscolo citato) con varie argomentazioni giudica invece che

sono stati compilati tra il Dicembre 1395 e il Gennaio 1400.

I Collegi dei Dottori furono soppressi durante il Regime Napoleo-

nico; ma, dopo il ripristino fattone dal restaurato Governo Pontificio,

nel 1824 per la Bolla Quod divina sapientia di Leone XII, quello Me-
dico fu separato dal Filosofico.

La funzione dei Collegi dottorali — . per quanto diminuita dopo la
accennata resurezione alla caduta del Regime Napoleonico — duró
fino al 30 Settembre 1860; quando, entrata Perugia a far parte del

Regno d'Italia, lo Studio assunse la forma dell'Università moderna, :

sostituendosi al Vescovo il Retfore ed ai Collegi i Consigli di Facoltà;
dei quali ultimi i Collegi dei Dottori (di cui i primi costituenti erano 1
Lettori) possono in certo modo ritenersi gli antecessori.

‘Numerosi furono i Perugini (talora, come nei secoli xviI-xVIII,

-.— forse troppi) e gli Umbri chiamati a coprire le cattedre di medicina
nello Studio perugino. Non mancarono mai non solo i buoni ma a anche

gli ottimi e talora i sommi: ricordiamo, fra gli altri:
Nei secoli xir e xiv: il sommo GENTILE da Foligno.
Nel secolo xi: BENEDETTO RiGuaRrDaTI da Norcia; NicoLo

Tignosi da Foligno; Luca nu SIMONE da Perugia; MaTTIOLo MAT-

TIOLI da Perugia.

Nel secolo xvi: Cihoziaio ACCORAMBONI da Gubbio; Luca
ALBERTO PopIanI da Perugia. I

Nei secoli xvir-xvir: Lupovico Viti da Orvieto, il sommo
ALESSANDRO PascoLi da Perugia, ‘ANNIBALE MarIOTTI da Perugia.

Nei secoli xix-xx: la scuola psichiatrica perugina con Gor-
FREDO BeLISARI, CESARE MassaRI, FRANCESCO Bonucci, CESARE
AGOSTINI; i fisiologi SEvERINI Luigi da Perugia e OsvaLpo PoLi-

| MANTI da Otricoli; e il grande botanico e terapeutico DomENICO Bru-
| scHI, da Perugia. i
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 9

CAPO L

Le Origini - I Secoli XIII e XIV.

1) LÀ CULTURA MEDICA NEGLI ALBORI DELL 'INSEGNAMENTO UNIVER-
SITARIO.

« Tria lumina orbis terrae » era — come è noto — l’espressione con cui

Alberico Gentili (1) indicava i tre Studi di Bologna, Padova, Perugia,

essi riferiva sopratutto alla eccellenza raggiunta negli studi giuridici;
| nei quali, in particolare, la fama di Perugia risonava alta per l'Europa
attraverso i nomi gloriosi di Bartolo e Baldo. Ma non si può dire che

in tutte e tre le Università — come del resto nelle altre d'Italia e di

Europa - eccellessero ugualmenté gli studi medici; ed identica era:
forse la ragione che mentre favoriva l'elevazione dei primi impediva

il progresso dei secondi. E precisamente mentre le speculazioni aprio-
ristiche e i metodi sillogistici della Scolastica costituivano.un terreno
fertilissimo per lo sviluppo delle dottrine giuridiche, allontanavano
invece dalla osservazione e dalla esperienza, loro base naturale e con-
dizione sine qua non di progresso, quelle mediche. E dalla identità
delle basi culturali e procedurali derivava una spiccata simiglianza
nei metodi di insegnamento nelle due facoltà di legge e medicina;
nella quale ultima i compiti della scuola si riducevano quasi esclusi-
vamente a due: 1° esporre e illustrare — come facevano i giuristi
pei testi classici delle leggi — i testi delle scuole: greca con Ippocrate;
romana con Galeno e Celso; araba soprattutto con Avicenna e Averroè;

29 addestrare gli studenti nei procedimenti logici attraverso i quali

le dottrine di quei grandi potevano essere applicate alle cure dei ma-
lati. D'onde un triplice ordine di insegnamenti fondamentali; medi-
cina teorica; medicina pratica; logica e filosofia...

Fondatore del sistema dialettico disputatorio nella trattazione
di argomenti medici sembra sia stato TADDEO ALDEROTTI che inse-
gnó a Bologna dal 1260 fino forse al 1300, anno in cui mori. Egli fu il

(1) Cfr. BRIGANTI FRANCESCO, Documenti.per la Storia della Medicina in
Perugia. Perugia, 1903, pag. 28:

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10 D. PIETRO PIZZONI

primo e il piü attendibile traduttore degli scritti aristotelici e Dante
(Paradiso, Canto XII) lo chiama « ippocratico » perché trattava e
commentava Ippocrate secondo il gusto del tempo, come i giuristi
cioè trattavano Giustiniano. ;

Un temperamento a questa tendenza formalistica, che distrug-
geva l'essenza stessa della medicina allontanandola dalla osservazione,
va riconosciuta a Taddeo stesso colla introduzione di quel genere di
letteratura medica che prese il nome di « Consilia »; raccolta di de-
scrizioni e pareri di casi clinici che in quell'epoca di discussioni teori-
che e disquisizioni scolastiche rappresentano una concessione impor-
tante alle esigenze delle osservazioni pratiche (1).

Per la Bolla « Dum sollicite » del 18 Febbraio 1321 di Giovanni
XXII, confermata il 19 Maggio 1355 dall’imperatore Carlo IV, la

durata del corso di Medicina e Filosofia (costituenti un unico dotto-
rato) fin dal terzo decennio del secolo xiv (e sostanzialmente fino a

tutto il settecento) (2) fu di sette anni (ridotti a cinque per coloro che
dimostrassero avere già una sufficiente cultura nella logica e filosofia)
durante i quali i candidati dovevano aver letto tutti i libri in uso a
Bologna e Parigi.

(1) Negli «Annali Decemvirali » di Perugia (seg. B, 1284-1298, c. 20, 21 e
33) si trovano due deliberazioni riguardaati «il MAESTRO TADDEO medico bolo-
gnese » che il Mariotti ha creduto di identificare con Taddeo Alderotti. Il succo
di queste deliberazioni è il seguente. Morto nel 1287 Filippo da Camerino me-
dico condotto del Comune di Perugia, quest’ultimo pensó di invitare Maestro
Taddeo a sostituirlo e a lui sui primi del 1287 si rivolse per lettera. Taddeo
tardò a rispondere ma infine scrisse accettando, sembrandogli buone le con-
dizioni fattegli; e annunciò che si metteva in viaggio. I Perugini, di ciò molto
contenti, mandarono persone che lo scortassero e che di fatti lo condussero
sano e salvo a Perugia. Se non che qui giunto nacque disputa sulla interpre-
tazione delle condizioni comunicategli per lettera, ed egli fece intendere che
ove non gli fosse accordato quanto lui pretendeva se ne sarebbe andato. Le sue
pretese non parvero giuste al Consiglio che, dopo aver fatte esaminare le con-
venzioni in discussione da un Collegio di Periti, nulla volle aggiungere a
quel che era stato da principio stabilito (mille libras hujus monete annuatim) e

| che per quei tempi costituiva uno stipendio molto cospicuo. E lo lasciarono

libero. di partirej facendolo decentemente accompagnare fino a Siena. La data

. precisa della partenza da Perugia non risulta; forse fu dopo il 17 Giugno del

1287, data della deliberazione negativa del Consiglio. Certo è che nel Maggio
dell'anno seguente 1288 si trovava a Bologna. (Cfr. TARULLI Luigi, Documenti
per la Storia della Medicina in Perugia. « Bollettino della R. Reputazione di
Storia Patria », Perugia, 1922, Vol. XXV, pagg. 194-196. i

(2) ERMINI, op. cit., pag. 410.
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 11

Le letture obbligatorie (che come vedremo invece aumenteranno
nel 1500) erano sette; tre di medicina teorica (mattino, meriggio, sera);
una di medicina pratica, una di chirurgia, una di logica e filosofia ed
una di astrologia (1). La lettura di chirurgia, non che il fatto di incon-
trarci in lettori specialisti nell'esercizio o nella lettura del libro di chi-
rurgia (come Morici Andrea; Matteo di Ser Bonavita, Matteo di Ma-
stro Marino) merita particolare attenzione. Nel medio evo infatti i
medici p. d. (chiamati anche « physici »; « medici physici »; o « profes-
sores physicae o physicalis sciaentiae ») costituivano una classe netta-
mente distinta dai « Cerusici » (o « medici vulnerum » o « medici plaga-
rum », e i primi (più o meno fino a tutto il 1700) disdegnavano gene-
ralmente di praticare la chirurgia considerata un'arte inferiore, non
degna di un uomo di studi. Il contrasto, specialmente in Francia e
Germania, era cosi profondo che, ad esempio, lo studente di: medicina
a Parigi doveva giurare di non occuparsi di operazioni chirurgiche.
. In Italia questa distinzione fu sempre assai meno accentuata; forse
anche perché i professori di anatomia (quando questa disciplina nel
1500 ebbe, come vedremo, una cattedra a sé) furono spesso valenti
chirurgi. Ma ad ogni modo anche da noi, il medico dà consigli in forma
letteraria — (sono uoti quelli dati da Gentile da Foligno) — non che
indicazioni nelle malattie che esigano l'intervento chirurgico, preci-
sando il punto dell'intervento medesimo (per esempio il salasso ed il
tempo ed il luogo per eseguirlo); ma si astiene assolutamente da ogni
pratica chirurgica, lasciandone l'esecuzione ad un pratico che puó
essere un «cerusico », ma facilmente, anche. un barbiere. Pare che i
barbieri cominciassero ad avere particolare importanza nel 1100;
quando i monaci ricorrevano ad essi, oltre che per la tonsura, anche
per il salasso cui una legge monastica li obbligava. E da allora il bar-
biere ha costituito una figura importante nella storia della medicina
del medio evo; e possiamo dire fino a tutto il 1700; quando la chi-
rurgia prende definitivamente posto a lato della medicina; ed il chi-
rurgo può ornarsi del grado accademico fino allora esclusivo dei
medici (2).

Nell’Università di Perugia la prima laurea in chirurgia fu con-
ferita nel 1815 (3).

(1) ERMINI, pag. 33 e 206.

(2) CasTIGLIONI A., Sforia della Medicina, Mondadori, Milano, 1936,
pagg. 345 e 544.

(3) ERMINI, op. cit., pag. 674.
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12 : D. PIETRO PIZZONI

2) I PRIMI MAESTRI UMBRI IN MEDICINALIBUS (GrGOLO XIV) NELLO

STUDIO PERUGINO.

' Abbiamo detto che la data del 1266 è accettata dalla maggioranza
degli storici per indicare l'inizio del funzionamento dello Studio pe- .
rugino. Ma è evidente che sulla possibilità di aver pensato ad una isti-.
tuzione di questo genere non può non aver influito la presenza e l’azione
di cultori di scenze giuridiche e mediche già onoranti la Città sia entro
sia fuori le mura. Dei quali se ne contano almeno Dos due legisti ed

. un medico. E cioè:

1) Dominus Synibaldus Magisiti Mattei Judex il quale è citato
spesso negli Annali Decemvirali dal 1237 al 1266 come l’uomo esperto
delle leggi il quale discute con profonda dottrina sopra argomenti
cittadini di vario interesse; e cui costantemente vengono affidati in- .
carichi difficili, sempre adempiuti con soddisfazione, di tutti; e cui
Innocenzo IV con bolla dotata da Perugia il 14 Aprile 1253 RE |
speciali privilegi e facoltà di cui il Pontefice ha fede che egli farà sem- -
pre uso «prudenter et fideliter » (1).

.2) Magister Rainerius Perrusinus o de lacu perusino che almeno
dal 1219 al 1228 esercitava l'« Ars Notaria » a Bologna e che, oltre -
notaro, era insegnante e forse anche medico: accoppiamento di uffici
questo, facile a verificarsi nel secolo x111. Cosa insegnasse si può desu-
mere dall'esame dell'opera che ci ha lasciato « Ars Notaria » costituen-
te un vero trattato organico intorno all'arte del notariato, ispirato,
anzi radicato, sulle norme del diritto romano. Creato giudice e notaro
« auctoritate imperiali » non sa dimenticare la patria lontana e vuole,
certo a titolo di onore, che sia ben nota la sua provenienza, poiché il
piü delle volte, la sua firma negli atti da lui rogati é quella che abbiamo
sopra riportata (2).

3) E finalmente il molto ‘più noto Magister Petrus perusinus
medicus vulnerum che esercitò anche lui la sua professione a Bologna

(1) TARULLI BRUNAMONTI Luigi, Documenti per la Storia della Medicina
in Perugia. « Bollettino della Società di Storia Patria », Perugia, 1928, Vol.
XXIV, pagg. 13, 52-53; BELFORTI, Indice dei Brevi esistenti nella Cancelleria
Decemvirale, n. 8.

(2) TARULLI, op. cit. pagg. 45-48; SARTI, De claris Archigyn. Bonon
profess. a seculo x1 usque ad seculum XIV. Bononiae 1769, tomo I, parte I, pag.

422; RAINIERI DE PERUSIO. Ars Notaria edidit Augustus Gaudentius. Bononiae,
1890.
E

I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI. PERUGIA . 13

almeno dal 1222 fino al 4 Maggio 1246, giorno in cui mori, conie si
rileva da una iscrizione estratta dal SARTI, (famoso storico dello stu-
dio Bolognese) dall’obitorio dei Canonici regolari della Congregazione
di S. Salvatore in Bologna. « Obiit magister Petrus Perusinus medi-

.«eus vulnerum qui reliquit nobis unum palium valentem VII libras
- «bonon. et XL soldos bonon., pro uno psalterio » (1). Se i cultori del
giure accorrevano da ogni parte d'Italia, anzi d'Europa, a Bologna
che Irnerio e i suoi alunni avevano già elevata in fama di maestra del
diritto; i seguaci di Igea vi erano attirati dal fatto che da Salerno,
l'à*Urbs medicorum scholis illustris atque famosa » (decaduta dal
grado di Capoluogo del Principato) maestri e scolari, affascinati dalla
fama che si diffondeva intorno alle nuove scuole sorte in Bologna,

«alma mater studiorum » vi erano emigrati in gran numero, recan- .

dovi libri e tradizioni scolastiche, tra le quali non mancavano quelle
riguardanti la Chirurgia, già coltivata con reputazione dallo Studio
Salernitano. E queste tradizioni coltivate e sviluppate a Bologna por-

tarono ad un perfezionamento degli antichi istrumenti chirurgici ed .

alla creazione dei nuovi, che furono. appunto chiamati «bolognesi ».
Ed in questo campo venne, si coltivó e specializzó Maestro Pietro da
Perugia. « Per opera prevalente del quale — scrive il Tarulli — si trova

« delineato con contorni ben precisi nella medicina un gruppo di eser-

«centi, non molto vicini ai chirurgi dell’epoca nostra, ma neppur
«lontanissimi chiamati medici vulnerum; medici plagarum ; ceru-
«sici; i quali si distinguevano dai physici, o, medici physici, o, pro-
.«fessores physice o physicales sciaentiae», che esercitavano in parti-
colar modo la medicina (2). E in Bologna il primato mentre fra i
medici physici era tenuto da Maestro Pietro da Vercelli, fra i cerusici
lo godeva — secondo il Sarti (loco citato Vol. I) — incontrastato Mae-
stro Pietro da Perugia.

Probabilmente non furono solo questi i cultori perugini di scienze
giuridiche e mediche che contribuirono a far sorgere e coltivare nei
ceti dirigenti l'idea della fondazione di uno « Studio » che — sell'esem-
. pio di quello di Bologna — potesse esser centro e richiamo di giovani,
amanti di sapere. Comunque il Comune di Perugia, presa la decisione
di avere rinomati lettori per la sua facoltà di medicina — come ne
riusciva a vantare per quella di legge — ne fece ricerca anche, anzi
principalmente, fuori delle mura cittadine. E sui cinquantotto let-

(1) SARTI, op. cit, Vol. 2°, in appendice.
(2) TARULLI, op. cit., pag. 52.

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14 D. PIETRO PIZZONI

tori, che dagli antichi do ue (1) ci risultano essere stati con-
dotti fino a tutto il 1300, solo diciasette sono umbri, e di questi solo
sette perugini. E precisamente furono condotti negli anni:

1314 — Giovanni Biondo perugino che insegnó anche nel 315 e 316

con 25 fiorini d'oro. di stipendio annuo.

1321 — Jacopo di Giovagnolo di Montefalco nominato per un anno con
lo stipendio di 50 fiorini d'oro.

1391 — Baldo Bastiani di Gubbio nominato alla lettura di medicina,
logica e metafisica.

1321 — Matteo di Meo da Gubbio nominato a sostituire il precedente
qualora questi non accettasse (2).

1322 — Bernardino di Città di Castello nominato per la lettura di
medicina.

1325 — Gentile da Foligno : che insegnò nuovamente negli anni 1339-
40; 1342; 1343; 1348.

1334 — Marino Filippuzzi di Città di Castello.

1350 — Matteo di Assisi che fu il maestro di Ugolino Sa Monteca- .
catini (3).

1351 — Francesco di maestro Filippo da Foligno che at tre
conferme lesse per un periodo complessivo di 13 anni.

1351 — Giovanni di maestro GO Bencivenga da su che lesse
per sei anni.

1351 — Michele di Ser Bonavita di Perugia che lesse per iquattro anni

il libro della chirurgia.
1351 — Matteo di maestro Marino di Perugia che esercitò medicina
e chirurgia per dieci anni.

(1) BRIGANTI, Op. cit., pagg. 61-68; ERMINI, op. cit., pagg. 141-159.

(2) Di un « Matteo da Gubbio » fanno parola gli « Annali Decemvirali »
(1189-1339, c. 155, -Med.) all'anno 1298, quale « Giudice » del Capitano Ri-
dolfo da Varano. Il Tarulli (op. cit. « Bollettino Società di Storia Patria », Vol.
XXV, Perugia 1922, pag. 208, nonché « Annali della Facoltà di Medicila »,
serie III, vol. VIII, fascicolo III e IV, pag. 199), opina che questo Matteo da
Gubbio, giudice al seguito di Ridolfo Varano da Camerino, sia lo stesso per-
sonaggio che in data 21 Agosto 1321 — al posto del rinunziatario Baldus Ba-
stiani, pure di Gubbio — veniva eletto ad insegnare medicina, logica e filoso-
fia nello Studio perugino. E non esclude che in esso si debba identificare
il Matteo da Gubbio che nel 1344 era dottore di llogica e fisica, e nel 1338 di *
filosofia a Bologna. Nulla del resto di strano per quei témpi che un BI TIEE
potesse anche insegnare medicina.

(3) SEveRINI LuizGr, Contributo alla Storia della Medicina in Italia, nel
Secolo XIV. Perugia in « Lo Sperimentale, X XII, 1879, pag. 10. :
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 15.

1366 — Andrea Morici di Perugia che esercitó la medicina e la chi-
rurgia per cinque anni.

1366 — Durantolo di maestro Giovanni Durantolo di Perugia condotto
ad insegnare la chirurgia per cinque anni.

1366 — Gaudino di maestro Bonaventura di Perugia, giudeo di reli-
gione, condotto a leggere per cinque anni medicina e chirur-
gia e che per eser giudeo, giurava non ad sancta evangelia ma
per fidem suam (1).

1366 — Musetto di Salomone da Perugia anch'esso ebreo e che in-

segnó anche nel 1398.

1381 — Marino Cole di Spello.

1389 — Pisolo di Ser Luce da Perugia nominato con l'annuo stipen-
dio di 37 fiorini d'oro.

Fra i non umbri meritano speciale menzione:

Teobaldo d'Arezzo; (2)

Francesco Zanelli e Cristoforo degli Onesti bolognesi;
Francesco Casini senese;

'Tommaso del Garbo fiorentino;

Bartolomeo da Varignana;

Giovanni di Santa Sofia.

(1) SEVERINI Luigi, op. cit., pag. 11. i

(2) Teobaldo di Arezzo lesse per lo meno nel 1306 e nel 1314. (Cfr. En-
MINI, op. cit, pagg. 144 e 145). — Francesco Zanelli lesse per lo meno nel 1339 filo-
sofia e medicina nel 1364 e nel 1366. (Cfr. ERMINI. op. cit., pag. 156). — Cristoforo
degli Onesti lesse nel 1380 e nel 1382. (Cfr. ERMINI, op. cit., pag. 158). — Fran-
cesco Casini fu inviato a Perugia a leggere medicina da Gregorio IX; era an-
cora in cattedra nel 1386-87. Fu poi archiatra Pontificio; ed autore di un trat-
tato « de Venenis ». (Cfr. ERMINI, op. cit.,pag.157).- Tommaso del Garbo, alunno
del Gentile, fu lettore a Perugia circa il 1345, e continuò l’insegnamento con
somma gloria a Bologna. Morì nel 1360; fu amico del Petrarca, lodatissimo da
Filippo Villani e dal Sacchetti. La sua « Summa Medicinalis » lo rese celebre
ai suoi tempi; e fra i migliori « Consilia » che furono dati sulla pestilenza del
1348 è da ricordare indubbiamente il suo. Il testo contiene una serie di prescri-
zioni da osservarsi nell’assistenza ai malati; e come medicine consiglia purganti;
salassi, triaca, etc. Vive le raccomandazioni di non aver paura, di guardarsi
dai cibi pesanti, di non frequentare luoghi affollati; di darsi buon tempo di
bere più vino che acqua. (Cfr. CASTIGLIONI, op..cif., pag. 308 e ERMINI, op.
cit. pag. 151). — Bartolomeo da Varignana venne lettore di medicina a Perugia
nel 1321 raggiunto a Rimini, ove si trovava, dai messi del Comune. Fu prima
allievo, poi avversario di Taddeo Alderotti: e fu poi cacciato in esilio dalla
parte Guelfa. Da un documento del Febbraio 1302 risulta che essendo morto
A

: 16 D. PIETRO PIZZONI

. 9) GENTILE DA FoLiGNO. (+ 1348) (1).

Di molti di questi valentuomini in genere non ci é rimasto con-
servato che il nome; ma è logico il supporre che almeno i primi fos-.
sero dotati del requisito - — dottorato in medicina conseguito a Parigi o
a Bologna — richiesto da Giovanni XXII nella Bolla 1321 con cui con-
cedevasi allo Studio Perugino il privilegio del dottorato in medicina.
Fa — fra i pochi — eccezione Gentile da Foligno che sopra gli altri come
aquila vola e del quale non mancano notizie che ci apprestiamo a qui
brevemente riassumere (2). Non conosciamo con. precisione l'anno

improvvisamente in Bologna un certo Azzolino, sorto il sospetto che si trat-
tasse di veneficio, Bartolomeo, insieme ad un altro medico fisico e a tre chi-
rurghi fu incaricato, dell'esame del cadavere, del quale fu ordinata l'autopsia.
La relazione fattane, che esclude il veneficio, dimostra che Bartolomeo doveva
essere sufficientemente pratico di anatomia. (Cfr, CASTIGLIONI, op. cit., pag. 295
e ERMINI, op. cit., pag. 147). - Giovanni di Maestro Nicolò di Santa Sofia discen-.
deva da una famiglia di illustri medici padovani della scuola averoistica di.
Pietro d'Abano. Era già celebrato quando nel 1364 ascese la cattedra a Peru-
gia, in concorrenza con lo Zanelli sopra ricordato, e poi da solo, quando questi
ebbe lasciato lo Studio. E quando nel 1366 si volle allontanare da Perugia vi
fu viceversa richiamato lo Zanelli «il solo ritenuto capace di succedergli». Ma
a Perugia ritornò nel 1380 e vi fu riconfermato nel 1383, perché — dicono i do-

. cumenti del tempo — « sufficiente avanti ogni altro » e graditissimo- alla cit-
tadinanza. (Cfr. ERMINI, op. cit., pag. 156-157).

Appartiene a questo secolo il perugino Francesco Baldeschi nato nel 1327;
padre di Baldo gloria imperitura della Facoltà giuridica dello Studio perugino.
Il PELLINI e l’OLDOoINO (Athenaeum Augustum Perusiae 1678) ce lo danno come
celebre Dialettico, Filosofo e Medico; autore apprezzato ai suoi tempi di scritti i
medici oggi perduti. Nessuna memoria però esiste ‘che insegnasse nello Stu-
dio. ‘ : i

(1) Nell’inizio di ciascun paragrafo accanto al nome del lettore saranno
indicati in parentesi gli estremi dell’esistenza in quanto cogniti; e nel caso di-
verso l'anno della sua maggiore attività didattica.

. (2) Le notizie su Gentile sono state tolte da:

GrroLaMI GrusEPPE, Discorso storico critico sopra Gentile da Foligno. Na-
poli, Tip. dell’ ue 1844. È questo, senza dubbio, lo studio migliore sul Gen-
tile.

: LUuGANO PLACIDO, Gentilis Fulginas Speculator e le sue ultime volontà. « Bol-
‘ lettino della R. Deputazione di Storia patria per l'Umbria », Perugia, 1908, Vol.
XIV, pagg. 195-196.

FALOCI PULIGNANI MICHELE, / medici di Foligno e l' Università di Perugia.
« Bollettino della R. CELA TUM di Storia patria per l'Umbria » vol. XXI,
1915; pagg. 1-32. T

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I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 17

della nascita che però deve indubbiamente cadere nella seconda metà
del secolo xir. Ma sappiamo con certezza che Foligno ne fu la patria,
che studiò medicina a Bologna sotto la guida del celebre Taddeo degli
Alderotti fiorentino (1); che aveva già asceso la cattedra, forse a Bo-
logna, ma certo nel 1322 a Siena, quando salito già in fama, fu ricer-
cato dal Comune di Perugia cui necessitava un lettore di grido che
accreditasse la nuova scuola di medicina. E Gentile raggiunto nella
sua Foligno da un messo — un frate dei Servi — appositamente inviato,
accettó e portó a Perugia col tesoro della sua dottrina la genialità
di uno spirito originale (2). E Perugia grata del lustro conferito al suo :
Studio gli donó una casa presso la Chiesa di Sant'Agostino (nella
qual chiesa poi il Gentile eresse a sue spese un altare a Sant'Antonio
Abate) e gli accordó (come già prima Bologna), l'onore e il diritto della
cittadinanza. Memorie certe della sua presenza e permanenza nello
Studio perugino si riferiscono agli anni 1325 e poi, forse con qualche
interruzione, dal 1339 al 1348. Affermata invece dal Vergerio (3) ma
negata con ponderate ragioni dal Padelletti (4) è la notizia del suo
insegnamento all'Università di Padova dal 1337 al 1345. A Padova '
egli fu indubbiamente chiamatovi da Ubertino da Carrara, signore di

FaLoci PuLIGNANI MicHELE, La Fede e la Scienza di Gentile da Foligno.
Spoleto, Tip. dell'Umbria, 1911. 3

TaAnULLI BnuNAMONTI Luiar, Documenti per la storia della Medicina in
Perugia dalle epoche più remote al 1400. « Bollettino della R. Deputazione di Sto-
ria patria per l'Umbria », vol. X XIV, 1920, e vol. XXV, 1922.

ERMINI, op. cit., pagg. 148-152.

(1) L'Alderotti insegnò a Bologna dal 1260 al 1300 anno della sua morte.
Secondo il Tarulli (come abbiamo visto) nel 1287 sarebbe venuto anche a Peru-
gia ripartendone subito. L'Alderotti è il sommo medico ricordato da Dante nel
canto XII del Paradiso, versi 82-85.

(2) Il SEvERINI, op. cit., cosi scrive: « Il 28 Dicembre 1325 i Priori ordina-
rono che il massaro del Comune pagasse le spese di viaggio ad un frate dei Servi
spedito a Foligno « pro magistro Gentile medico de fulgineo ut veniret perusium
legendum in medicinalibus ».

(3) VERGERI, Vitae Principum. Carrarensium presso MuRATORI, Scriptores
Rerum Italicarum, vol. XVI, pag. 168. Secondó CEsARE Arzssi. (Notizie di
uomini illustri perugini : ms. CM. 367, dell'Abazia di S. Pietro in Perugia,
pagg. 361, n. 201). Gentile «fu medico di molti SUASA e di papa Giovanni
XXII che lo premiò di molte ricchezze ». |

(4) G. PADELLETTI, Contributo alla storia dello Studio di Perugia nei secoli
XIV e XV. Bologna, 1872, pag. 6.

Il Padelletti ha trovato che le matricole universitarie testimoniano la pre-
senza del Gentile in Perugia nel 1339-40. Di piü in fine del Tractatus de redactione
medicinarum, si legge: « Gentilis de Fuligno, Perusii, 17 Aprile 1342 ».

+2
18 D. PIETRO PIZZONI

quella Città; il quale essendo caduto infermo volle al suo letto un
E medico salito in cosi alta fama. E colla sua visita a Padova si ricon-
È nettono due episodi; narrato il primo dal già citato Vergerio, il se-
1 condo dal medico Michele Savonarola (avo di Fra Girolamo) che visse
nel secolo decimoquinto e fu professore a: Ferrara. Secondo il Vergerio,
"Gentile consiglió a Ubertino di inviare dodici scelti giovani a Parigi
per apprendervi la medicina; non certo forse perché linsegnamento
estero potesse vantare una superiorità su quello italiano presso il
El quale invece gli esteri venivano numerosi a dirozzarsi; ma perché lo
| ‘scambio delle idee coi maestri dell'unica nazione estera che in quei
tempi poteva vantare Scuole di alta cultura non poteva non contri-
buire al progresso della scienza. E Gentile precorreva con questo
ES consiglio le intuizioni dei tempi moderni. Secondo il Sarovanola (1),
| durante la sua dimora a Padova, Gentile recossi a visitare la Scuola di
È | Pietro d'Abano; e giunto sulla soglia, piegate le ginocchia e sollevate
B le mani: Salve — esclamó — salve o santo tempio. Vi entró poscia pian-
| gendo per tenerezza e vedendo appese alle pareti alcune carte scritte
per mano di Pietro, presele come cosa sacra, se le ripose nel seno.
Tanto era il nome e la venerazione che godeva quel zelantissimo se-
guace di Averroé non che supestizioso promotore della astrologia
giudiziaria che fu Pietro d'Abano.

Quella terribile pestilenza che il Boccaccio ricorda nel suo Deca-
merone e che proveniente dall'Asia aveva già spopolato le piü ricche
regioni dell'Europa occidentale e centrale non che le piü ricche città
dell'Italia settentrionale e centrale, entró a Perugia l'8 Aprile 1348
menandovi strage fino a tutto l'Agosto. Si calcola che nelle varie
contrade percorse sterminasse piü di venticinque milioni di uomini.
A Perugia — secondo un cronista del tempo (2) — «furono numerati esser
morti cento migliaia di persone... e non si trovava chi seppellisse gli
morti » costituenti, secondo il Massari, i due terzi della popolazione.

Tutto fa credere che il Gentile si trovasse a Perugia quando il
terribile morbo vi apparve. Ed egli, poco dopo l’Aprile, scrisse il suo

Ed uno dei suoi « Consilia » porta la sottoscrizione « Gentilis de Fuligno,
Perusii, 1343 » e in fine « Julii ».

Vedere anche SEVERINI. L., op. cit., pag. 9.

(1) M. SAVANAROLA, Commentarioliis de laudibus Patavii, presso MURATORI,
Scriptores Rerum Italicarum, vol. XXIV, pag. 1155.

(2) FABRETTI, À., Diario del Graziani dal 1309 al 1491. « Archivio storico
Italiano », Firenze 1850, tomo XVI, parte I, pag. 149. Cfr. anche: MASSARI C.,
Saggio storico sulle pestilenze di Perugia, Perugia, 1838.
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 19

« Consilium de Peste » (che fu poi stampato a Venezia nel 1518) in cui
è descritta con molta accuratezza la terribile malattia. Alla fine del-
l'opuscolo si trovano aggiunte le seguenti parole di Francesco da
Foligno, suo allievo e successore nel 1351 nella cattedra dello Studio
perugino. «....Et postea Gentilis infirmatus est ex nimia requisitione
« infirmorum; et hoc fuit 12 die Junii, et vixit sex diebus, et mortuus
«est; cuius anima requiescat in pace. Hoc fuit MCCCXLVIII. Et ego
« Franciscus de Fulgineo interfui aegritudini eius; et numquam di-
« misi eum usque ad mortem, et sepultus fuit Fulgini in loco Eremi-
«tarum ». Ex nimia requisitione infirmorum ! Il che vuol dire che
questo fu il campo dell'eroismo del Nostro, il quale contrasse il morbo
fatale per la soverchia fatica nell'andare in cerca di malati da guarire !

Più precisi particolari della morte del Gentile ci ha trasmessi il
cronista Lodovico Jacobilli (1). Da essi si apprende che il Nostro
«stanco, colpito dalla peste si ritirò nel territorio della sua patria a
«S. Giovanni Profiamma; chiamó ben quattro medici per risorgere,
«ma vistosi perduto, li chiamò testimoni della sua ultima disposizione,
« colla quale, ferma rimanendo la sua eredità ai suoi figli Giacomo e
« Francesco, ordinò, ad onore di Dio e della Madonna, in soddisfa-
« zione dei suoi peccati, di erigere una cappella in mezzo alle sue vigne,
«le quali stavano dove è oggi la Stazione Ferroviaria di Foligno, e
« volle che in essa si celebrasse Messa ogni giorno; e i campi e le vigne
«circostanti fossero destinati come dote di quella Cappella. Ciò ac-
«cadde il 12 Giugno 1348, nell'interno della Chiesa di S. Giovanni
« Profiamma, dove allora era un Capitolo di sei Canonici e un Priore ».

La sera del giorno stesso si fece portare in Foligno, dove nella
casa sua mori poco dopo; cioé il 18 di quel mese. Fu sepolto in S. Ago-
stino, ove si vedeva (2) nella pietra tombale il suo ritratto e vi si leg-
geva liscrizione cosi: -

« Sepulcrum — Egregi — Medicinae — Doctoris — Magistri Gentilis —
«De: Fulginio — Civis — Perusini ».

(1) L. JAcOBILLI, Cronaca di Foligno all'anno 1348. Biblioteca del Semina-
rio di Foligno.

Citato dal Faloci nella memoria: La Fede e la Scienza di Gentile da Foligno;
dalla quale memoria (pag. 17 e pagg. 21-22) sono tolte anche le parole che se-
guono virgolate,

(2) ApAMo Rossi, Documenti per la Storia dell’ Università di Perugia dalle
origini al 1375, Perugia, Boncompagni, 1876-78 Il R ossi cita la destimonianza
del Pagliarini — Vedere anche FALLOCI PULIGNANI, Le iscrizioni medioevali di
Foligno, in « Archivio storico per le Marche ed Umbria », I, (1874), pag. 33-34, -
n. XXIII.
H ; 20 i D. PIETRO PIZZONI

ci Ebbe discendenti Gentile ? Scrive L. Severini nell’ ons COÍ più

di volte citato pag. 10: « Il Prof. Adamo Rossi ha trovato (1) che Gen-.

| i . «tile ebbe per moglie donna Jacoba di Giovanni Bonimani; che te-
«stando fece poi eredi universali i figli Jacobo, Francesco, Ugolino e
« Roberto, e che nel 1373, morto Ugolino, Roberto, Jacobo, i primi -
« due senza figli ed il terzo lasciando di sé una sola femmina, il superstite
« Francesco ricoufermó agli Agostiniani di Foligno il legato paterno
« di erigere nella loro chiesa una cappella ad onore di S. Nicoló, dato
«che pure egli fosse morto senza prole. La qual condizione pare si
«avverasse, avendo i frati pochi anni dopo fatto valere le loro ragioni
« sulla terza parte della sua eredità, sostenuti in ció dal voto dei giure-
« consulti perugini Pietro degli Ubaldi e Giuliano di Bino. (Comunale
« di Perugia — Cons. e Scrit. segn. C. 54. C. 3) ».
: Se ció é vero, risultano infondate le affermazioni del Girolami (2),
ripetute dal Padre Lugano, secondo le quali sarebbero discesi dal:
secondogenito Francesco un ramo « Gentili » stabilitosi a Perugia e
dal primogenito Giacomo i « Gentili » di Foligno di cui un rappresen-
tante esisteva ancora nel 1844 (data della pubblicazione del Girola-
mi) e ai quali avrebbe appartenuto il famoso gineconsulto Alberico
Gentili. Il Girolami ed il Lugano suffragano le loro affermazioni col
fatto che i Gentili perugini e folignati alzano la stessa arma che per
quanto corrosa dal tempo è visibile sulla ricordata pietra tombale del
presunto capostipite; e cioè uno scudo diviso in due parti con un mezzo
toro a destra ed una mezza croce patente a sinistra. |

Ora quale il valore scientifico dell'opera del Gentile ?

Perché il giudizio riesca adeguato occorre riferirsi alle condizioni
delle scienze in generale; della medicina in. particolare all'epoca del
Nostro. Non vi abbiamo già sommariamente accennato al paragrafo
20; aggiungeremo qui che le scienze fisiche e naturali erano sostan-
zialmente limitate ad una congerie di puri fatti e di descrizioni troppo
spesso inesatte, prescindenti da ogni base sperimentale e involte
spesso in ipotesi più o meno sofistiche; la medicina in particolare po-
vera di conoscenze anatomiche e fisiologiche, incerta delle virtü tera-

5 peutiche si esauriva in una raccolta di fatti non bene chiariti e analiz-
zati; il tutto poi si appoggiava alla metafisica e logica scolastiche co-
stituenti la sola scienza e sapienza di quei tempi.

(1) A. Rossi, op. cit., Fascicolo 29. :
(2) GinorAMi, op. cit., pagg. 11-12; LuaANo, op. cit.
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 21

Si conoscono almeno otto opere del Nostro (1) che incontra-
rono grande favore quando uscirono; né lo diminuirono nei due secoli

seguenti; tanto che, inventata la stampa, non solo furono subito

impresse, ma se ne rinnovarono le edizioni fino a tutto il secolo xvi.
E può darsi che nessuna bibblioteca manchi dei codici suoi: Roma nella

. Vaticana e nella Chiugiana; Firenze nella Riccardiana; Torino, Mi-

lano, Venezia, Bergamo, Padova, Parigi, etc. tutte hanno copie dei
libri suoi. Scrive il Girolami (pag. 46) (che essendo medico poteva
parlare anche con cognizione di causa): :
« Tenuto in pregio sopratutto e l'ampio Commento sopra il testo
«di Avicenna, disteso con.tanta diligenza profondità e sottigliezza
che fu perciò denominato lo speculatore, l'anima di Avicenna. Questa
« vasta opera scientifica ci ritratta a meraviglia le idee sistematiche
« dell'Autore e il grado delle cognizioni mediche di quel tempo; peroc-
«ché essa è a riguardarsi come un libro collettivo delle conoscenze
« della scienza in allora, esposte e sviluppate in modo polemico e dia-
«lettico a seconda dello spirito filosofico in allora dominante ». |
E il Girolami continua col darne un riassunto analitico sufficiente-
mente particolareggiato. E da questa e da altre opere si deduce che se
il Gentile « può dirsi partigiano — scrive sempre il Girolami — della
«dottrina umorale e di una farmacologia alquanto complicata, non
«lo fu esclusivamente; ed eruditissimo come si addimostra non solo
« degli Arabi, ma delle dottrine di tutti i medici Greci, e dei suoi con-

(1) Eccone l’elenco, tolto dal GIROLAMI, op. cit., pagg. 45-46.

1. — Super primum, secundum et tertium Avicennae Canonem dilucidissi-
mum expositio cum ipso Avicennae textu. Se ne conoscono parecchie edizioni:
la più antica è quella di Padova, 1477.

‘2. — Consilium de Peste. Venetiis, 1513.

3. — De Febribus. Venetiis, 1526 in fol.

4. — Consilia peregregia ad quaevis morborum totius corporis genera. Eiu-
sdem Tractatus de Hernia : et Recepta super primam seu quarti Avicennae ordi-
te ac de Balneis etc. Venetiis, 1503, in fol.

— Quaestiones subtilissimae in Ar'em parvam Galeni. Venetiis, 1526.

i — De proportionibus medicinarium et de modo investigandi complexiones
eorum et ad sciendam convenientem dosim cuiuslibet medicinae. Patavii, 1556,
in 89; Patavii, 1579, in 49; Lugduni, 1584, in 89.

7. — Expositio cum commento «:Mg. Egidii Monachi Benedectini. Liber I
iudiciorum de Urinis et liber de Pulsibus. CHAT 1494, in 89; Lugduni, 1508,
in 89.

8. - De Lepra Tractatus. Extat cum Dini de Garbo chirurgia. Venetiis,
1536, in fol.

9. — De Balneis Tractatus. Venetiis, 1533.

rino lion rn
22 " D. PIETRO PIZZONI

«temporanei, fra i quali il celebre anatomico Mondino, poté giovarsi
«di tutto il cumulo delle cognizioni che si possedevano intorno alla
«scienza: tantoché se per manco di miglioramenti sostanziali non
«poté far progredire la scienza, egli la conservò interamente e. ne ri-
«cavò quel sistema migliore che era conciliabile collo stato di cultura
«di quel tempo ».

A questo giudizio che, ripeto, io credo adeguato occorre aggiun-
gere che qua e là nei suoi scritti affiorano idee e intuizioni che ne fanno
un precursore di più elevata cultura e progredita civiltà. Così sugli
scritti sui bagni e sulla utilità delle acque della Porretta ci lasciò pre-
ziose indicazioni di cure idriche; col « Consilium de temporibus par-
tus » scritto Su richiesta di Gino DA Prsrora fu l'iniziatore della me-
dicina legale (1). Ma delle sue intuizioni la più notevole è forse quella
relativa all'importanza dello studio dell'anatomia: « In tempi — scrive
il chiarissimo prof. Erasmo De Paoli, già Direttore della clinica chi-
rurgica della Università di Perugia, (2) — in cui: «lo studio della Ana-
« tomia dell'Uomo si'compiva quasi da per tutto leggendo i capitoli di
« Anatomia delle opere di Galeno e Avicenna; quando ancora a grande
«stento e forse ancora soltanto a Bologna sotto la guida del Mondino
«potevano disporre del cadavere di qualche supplizziato, sostenne
« arditamente che l'Anatomia umana doveva studiarsi non sui vecchi
« libri seminati di errori; non sugli animali troppo dall'uomo dissimili;
«ma sul cadaveri, indagandone la costituzione normale o le altera-
«zioni in caso di malattia ». Egli infatti cosi si esprime in un punto
del Commento al primo Canone di Avicenna: « Nos deinceps proce-
« demus ad capitulum de virtutibus sequendo communem errorem. Nam
« scientia anathomiae deberet primo doceri introducendis, sicut docentur
« littere alphabeti debenti discere et legere ».

E all'indirizzo anatomico da lui propugnato si deve senza dubbio
se durante la ricordata pestilenza del 1348, a Perugia «li medici fe-
cero la nottomia di alcuni corpi » (3), per rintracciarne — attraverso
il rilievo delle alterazioni — la causa e suggerire gli opportuni rimedi.
Dei quali risultati egli profittò nella composizione del suo « Consilium

‘de Peste ».

(1) KanToROWICZ, Cino da Pistoia e il primo trattato di medicina legale, in
« Archivio Storico Italiano », 241, (1906), pag. 115 e segg.

(2) DE PaoLI E., Gentile da Foligno. « Annali della Facoltà di Medicina
di Perugia », serie, vol. II, 1912, pag. 4-7.

(3) Cronaca del Graziani, pubblicata nelle Croniche e storie inedite della
Città di Perugia. Perugia, 1850, pag. 149. I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 28

E parimenti non si é lontani dal vero ritenendo che siano do-
vute all'impulso da lui dato in Perugia alla pratica delle dissezioni
anatomiche le disposizioni fissate dal Comune di Perugia, in data 27
aprile 1366, per le quali il Podestà ed il Capitano del Popolo dovevano
concedere, pena una multa, su domanda del Rettore dello Studio, i
cadaveri dei forestieri giustiziati « pro notomia facienda saltem bis in
anno ». Saggio provvedimento che ha procurato all'Ateneo perugino
il vanto di essere stato uno dei primi, se non effettivamente il primo,
a praticare lo studio dell'anatomia sui cadaveri umani.

E Gentile stesso seppe trarre singolare profitto da questa pra-
tica per importanti osservazioni e rilievi. « Se voi scorrete — scrive
«sempre il De Paoli — i moderni libri consecrati alle malattie del fe-
«gato, trovate subito notato il nome di Gentile da Foligno come quei
«che primo studiò e descrisse la calcolosi biliare, preludendo alle ar-
« ditezze della moderna chirurgia. La descrizione di Gentile si riferisce
«ad una sezione cadaverica fatta da Lui in Perugia nel 1341 ».

La fama del Gentile corse molto alta ai suoi tempi e per due se-
coli ancora come risulta dalle ripetute ristampe dei suoi libri.

FepERICO Fnzzzi (1346-1416) di Foligno, domenicano, vescovo
della sua città dal 1402, canta nel suo noto poema allegorico (che vor- .
rebbe essere una imitazione della Divina Commedia) il Quadriregio,
le lodi del Gentile.

Allor prudenza a me la man distese
Dicendo : ve’, quello è mastro Gentile
Del loco, onde tu se’, del tuo paese

E altrove

O Patriota mio, splendor per. cul
E gloria e fama acquista il mio Fuligno.

E altrove accennando al Commento gentiliano su Avicenna (il
quale come già filosofo, medico e teologo musulmano meritò corone)
fa dire a Gentile:

Guarda Avicenna mio con tre corone,
Ché egli fu prence, e di scienza pieno,
e util tanto alle umane persone.

Le cronache di Norimberga lo chiamavano nel 1493 « sublilissimus
rimator verborum Avicennae » e lo raffigurarono nell’atto di esami-
24 D. PIETRO PIZZONI -

nare un vaso colle orine (1). FLAvio Browpo lo chiamò «medico sui

saeculi celeberrimo » (2). SinFORIANO CAMPEGGIO, pur non lesinando
Im : : aspre critiche alle sue teorie, finì per definirlo « Fulginas Gentilis Ara-
| bum alter Achilles » (3).
| E In ultimo ricorderemo che l'Università di Perugia. il 2 Luglio
Bo 1911 — in una solenne tornata dell’Accademia di Medicina — inauguró

d nella sua Aula Magna un busto artistico che riproduce le severe fat-
| | tezze del Gentile € porta sulla base una classica latina inscrizione che ».
ne ricorda le vicende e i meriti eccelsi.

Non mancarono scolari del Gentile che levarono alta fama di sé.
Abbiamo già fatto menzione di FRANCESCO DA FoLiGno che ne raccolse
l’ultimo respiro e che dovette godere di molta stima se chiamato a
succedergli nella cattedra perugina nel 1351 vi durò, attraverso tre
conferme, per almeno altri tredici anni (4).

Ma diseepolo di alto valore e di alto grado fu Tommaso DEL GARBO
fiorentino, lettore a Perugia e poi a Bologna. Celebrato, quasi re-
divivo Eusculapio, fra i migliori medici del tempo, lasciò una « Sum-
ma Medicinalis » allora molto lodata; e lodatissimo fu il suo « Consi-
lium de Peste ». Il Villani lo disse un idolo della medicina; é il Petrarca,
tanto mordace coi medici, gli scrisse: « Tu che nell’arte della medicina
sei... certo il più famoso » (5).

(1) ScHEDEL HARTMANNUS, Liber Chronicarum. Norimberga, 1493, fol.
CCXXIII.

(2) FLAvIO Browpo, Italia illustrata. Verona, 1482, fol. 502.

dii i (3) CAMPEGGIO S., De phlebotomia, libri duo Basilea, 1532, fol. 74.
| (4) ERMINI, op. d pag. 155.

(5) ERMINI, op. cit., pag. 151; DE RENZI, Storia della Medicina in Italia.
Napoli, 1845, vol. 29, pag. 231; SiLvesTRINI, Cenni storici della Facoltà di
Medicina, in « Regia Università degli Studi di Perugia », Roma, Mediterranea,
1937, pagg. 34-35.
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 25

CAPO II

Jl Secolo XV. -

.4) LA CULTURA MEDICA DURANTE IL SECOLO XV.

Non ostante l'innegabile miglioramento delle cognizioni anato-
miche, la cultura medica rimane nel’400 quale era presso a poco nel
‘secolo precedente. La persistente impostazione dei problemi medici
prevalentemente speculativa; l'ancoramento ai testi greci, latini,
arabi nella cui lettura seguitava ad esaurirsi l'insegnamento (1); l'uso
eccessivo della dialettica che ne rendeva troppo spesso cavillosa se
non errata l'interpretazione, limitando l'osservazione e ad ogni modo
allontanandola dalla esperienza, costituivano ancora le cause osta-
colanti ogni serio progresso. E per farsi un'idea delle conseguenze
deleterie di un siffatto modo di concepire e attuare il metodo scientifico
basta ricordare il comportamento dei medici di fronte ai sopravve-
nuti nuovi mali, come il cosidetto mal francese o sifilide comparso
in Italia sul finire del'400 colle milizie di Carlo VIII. Poiché di quel
male «non si trovava testo alcuno che ne parlasse » (2), mentre da
una parte i medici brancolavano nel buio sfogandosi a prescrivere po-
mate e unguenti inoffensivi ma inefficaci; dall'altra i pratici e i ciar-
latani ne approfittarono per sostituirsi ad essi; ed in ultimo la ban-
carotta della scienza umana rendeva spontaneo il ricorso alle presunte
scienze preternaturali, vale a dire l'astrologia e la magia.

(1) E non solo l'insegnamento ai medici da farsi, ma — ed é naturale —
gli studi dei medici già fatti. Nel codice G. 18 della Biblioteca Augusta di Pe-
rugia è contenuto l'inventario dei libri (220 volumi) che appartennero a PreB
LEONE LEONI di Spoleto, medico di Lorenzo dei Medici. Ora questo catalogo
(pubblicato da Leone Dorez nella « Revue de Bibliotheque ». Fascicolo Marzo-
Aprile 1897) offre una idea esatta del come era formata la Biblioteca di un
medico celebre, quale il Leoni, in quell'epoca: abbondanza, anzi esclusività
di testi latini, greci ed arabi della cui tradizione, malgrado gli sforzi verso il
progresso, era tributaria la scienza medica di allora.

(2) Vedere il MATURANZIO nella sua « Cronaca della città di Perugia dal
1492 al 1503 » in « Archivio stor. ital. », X VI (1851), 32; non che MARIO Sca-
RAMUCCI Precetti medici medioevali. La cura del cancro. Le acque delle erbe, Pe-
rugia, 1928 » da cui abbiamo tolte le notizie (di cui qui appresso) circa la cura
del cancro..
26 D. PIETRO PIZZONI

Sdi E del resto tutta la terapia di quei tempi — sia quella della scienza
| come la parallela della ciarlateneria astrologica e magica — era, e non
poteva non essere, empirica. Nella Biblioteca Augusta di Perugia
esiste un codice cartaceo (Cod. E. 64) del principio del secolo xv « trato
d'altri liberi otintichi »; tra i quali, accanto a quelli anche oggi tenuti
in alta considerazione di Lion franco (Lanfranco) e di Bruno, sono
ricordati i libri di Mastro Mischelle «stato strologo di re Ferigo » e
del dotor Primo «la quale fo uno grande filosofo e astrologo ». Tra
le molte empiriche ricette che contiene per i mali piü svariati togliamo
questa per la cura del cancro: « Unguento contra chanchri. Toi zera
il «raxa (cera ragia) trementina, ana (ogni), onza 1; pegolla (pece) spa-
UT '«gna, pegola navalle, ana, onze X5; galbana (gommoresina) inzenso,
au «ana, quarto 1; olio d'oliva onze V ; e fa onguento. Questo salda ogni
| «piaga e consuma ogni chrancros ». |

IH ! In conclusione alla fine del medio evo le cognizioni dei medici
E erano giunte poco piü in là della medicina di Galeno al cui testo pur
Di sempre si attenevano.

{| Per quanto si riferisce alle condizioni della cultura anatomica
Hi insieme alla già ricordata influenza esercitata da Gentile da Foligno
Herc occorre considerare quella del suo coetaneo e primo insigne anato-
HET mico Monpino DE Luzzi (1270-1326) il quale praticò le prime disse-
BE zioni nel Gennaio 1313; e a cui indubbiamente spetta il merito di
aver introdotto, se anche strettamente aderente alle cognizioni ga-
HE leniche, l'insegnamento sistematico della anatomia. Il suo libro «De
|o Anatomia » fece testo fino alla fine del '600; e da lui si inizia — dapprima
nelle sole Università italiane — il sistema delle dissezioni, regione per
regione (1).

Alla fine del secolo xv l'insegnamento anatomico non era gran
che differente da quello dell'epoca di Mondino. Le sezioni erano an-
nuali o al massimo biannuali (a Natale e a Quaresima) e costituivano
| una specie di spettacolo, cui, oltre gli studenti, assistevano le autorità
| civili ed ecclesiastiche: Ma spesso non si facevano che ogni due o tre
| anni. E questo nelle grandi Università, dove con tutto ció, alla fine

del corso di medicina, solo pochissimi degli studenti avevano assistito
una volta da lontano ad una sommaria sezione anatomica. All'Uni-
— versità di Bologna secondo gli Statuti del 1405 soltanto gli studenti
del terzo anno di medicina avevano diritto di assistere ad una ana-
l tomia; ed anche di questi venti soltanto potevano esser presenti alla

(1) CASTIGLIONI, Storia della Medicina. Mondadori, 1936, pag. 290.
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 27

sezione di un cadavere maschile e trenta ad uno di quello femminile.
L'insegnamento era ancora quindi prevalentemente, se non proprio
assolutamente, teorico; e si atteneva sostanzialmente al testo di Ga-
leno (1).

Ma proprio alla fine del’400 lo studio della anatomia pratica
ebbe un grande impulso da una illuminata decisione di Sisto IV
(1471-1484) che con una Bolla diede il permesso ufficiale (confermato
poi da Clemente VII, 1523-1534) della anatomia del cadavere: ció che
tra l'altro permise l'uso per le esercitazioni anatomiche di cadaveri
non appartenenti solo a giustiziati. Ed il primo ad approfittare della
Bolla di Sisto IV in quest'ultimo senso fu AcHiLLE BENEDETTI (T 1525)
a Padova che fin dal 1490 cominció ad eseguire pubbliche esercita-
zioni anatomiche in un teatro appositamente costruito (2).

La durata del corso degli studi medici perdura nel'400 come nel
secolo precedente: cinque o sette anni a Perugia, più o meno pari-
menti nelle altre Università. Dopo due anni di studio lo scolaro ot-
teneva il baccalaureato: e dopo altri due la licenza. Notevole il fatto
che in alcune Università il candidato prima di ottenere la licenza do-
veva giurare di non essere chirurgo e di non operare cum ferro et igne.
Il dottorato richiedeva il pagamento di tasse elevate, il conferimento
avveniva in Chiesa (a Perugia nella cattedrale di S. Lorenzo) al suono
delle campane e con la partecipazione di tutta la facoltà.

I testi prescritti erano generalmente gli Aforismi di Ippocrate; l'Ar-
ticella di Galeno; il Canone di Avicenna il Colliget di Averroè: e spesso
le Isagoghe di Giovannizio e il nono libro di Rhazes ad Almansore.

Le biblioteche delle Università erano assai povere di libri (quella
. di Parigi nel 1395 non ne possedeva più di nove) gelosamente custo-
diti. Agli studenti bolognesi era proibito, sotto minaccia di severissime
pene, di portare fuori della città i libri.

L'invenzione della stampa favorì immensamente lo sviluppo
della cultura medica. I primi testi classici stampati sulla fine del 1400
furono quelli di Celso, Galeno e dei medici arabi.

La prima edizione greca per opera di Aldo Manuzio a Venezia
nel 1499 fu quella di Diosconide; Ippocrate e Aristotile ebbero questo
onore solo nella terza decade del '500.

Insieme ai testi classici si stamparono quelli degli autori medio-
evali, come il Mondino e Gentile, etc. Le figure intercalate (per quanto

(1) CASTIGLIONI, op. cit., pag. 320.
(2) CASTIGLIONI, op. cit., pagg. 314 e 316.
28 D. PIETRO. PIZZONI

Hr IE, alcune non fossero che copie di antichi disegni) contribuirono al pro-
il gresso degli studi anatomici (1).

5) GrIFFOLO DI FRANCESCO DA PERUGIA (1411).

Copriva indubbiamente il posto di professore di Medicina nel

1411 «siccome ‘apprendiamo — scrive il Bini nelle Memorie storiche

«della Perugina Università (Perugia 1816 pag. 436) — dal consenso
« dato da lui unitamente ad altri suoi colleghi di sospendere tempora-

HLA] : «neamente lo stipendio fissato ai lettori dello Studio » come è indi-
| : . cota negli Annali Decennali, Anno 1411, f. 126 e seg. È |

. Ma forse era in cattedra già da molto tempo e precisamente fin

da quando, nel 1402, — (come narra il PeLLINI nella Storia di Perugia.

Parte 22 pag. 141) — fece parte di una spedizione inviatà a Roma per

ossequiare il pontefice Bonifazio IX nell'occasione che la Città di ,

Perugia era tornata sotto il governo della Chiesa.

| ^ | 6) Ecipio NARDI DA SANGEMINI (1407).

E citato dall'Ermini a pag. 493 della sua storia dell'Università
di Perugia il quale null'altro dice se non che i documenti lo ricordano
in cattedra nel 1407.

7) Francesco DI MaRrIANO DA FoLigno (1415).

ESE Sappiamo solo che nel 1415 era condotto a leggere la medicina

| nello Studio perugino e che avendo implorato il permesso di recarsi

a Foligno « pro certis suis negotiis » i Magistrati glie lo concessero a

condizione che « ut in eundo, stando et redeundo tempus non exten-

| . datur ultra quinque vel sex dies ad plus ». Il che parrebbe dovesse

B : interpretarsi nel senso che lo Studio perugino assai tenesse alla pre-
BB senza ed all'insegnamento dell'altrimenti ignoto dottore (2).

8) BENEDETTO RIGUARDATI DA Norcia (1389-1482 ?).

| tl I Riguardati erano una famiglia illustre di Norcia dalla quale,
secondo la tradizione locale, sarebbe uscita la madre di S. Benedetto.
Sembra che fratelli del Nostro fossero Marino senatore di Roma e

| | (1) CASTIGLIONI, op. cit., pagg. 320-323.

E (2) ANNALI DECEMVIRALI PERUGINI, Anno 1414, f. 167; BINI, op. cit.,
" rag. 486 dove parla di Francesco di Mariano; FaLocI, I medici di Foligno
già citati, pag. 11.

TRITO
N "

I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA - 29

Pietro giureconsulto giudice della Marca di Ancona; fu certo suo figlio
Carlo Senatore di Roma (1).

Incerte sono le date della nascita e della morte di Benedetto.
Dal suo epistolario il Feliciangeli (2) ricavò che nel 1468 aveva circa
70 anni; ne consegue che la nascita era avvenuta circa il 1389. Quando
alla data della morte sappiamo che nel 1482 — e quindi a 93 anni circa
— era ancora vivo. Infatti è di quell’anno una scrittura scientifica di
Giovanni Marliani a lui, con vivissime lodi, dedicata (3).

Secondo il cronista Camesio da Viterbo (4) le guerre civili di-
lanianti la sua città nativa lo costrinsero ad esulare. « Medicus tota
Italia celeberrimus » (come lo definisce lo stesso Camesio) e abilis-
simo operatore (appartenente alla nota schiera dei chirurgi norcini)
fu docente nello Studio Perugino dal 1422 al 1427 e poi di nùovo nel
1431 (5). Nel 1444 ebbe invito di assumere l’ufficio di pubblico mae-
stro a Firenze; ma si determinò per il servizio agli ordini di Francesco
Sforza allora Signore della Marca, e in quell’anno stesso vide a Fermo la
nascita di Galeazzo Maria. Seguì poi il suo Signore in Lombardia dopo
la morte dell’ultimo dei Visconti; dove fu tra i commissari mandati
da Francesco a prender possesso di Pavia ed entrò con lui aMilano
nel 1450. Francesco Sforza lo nominò Senatore e Archiatra ducale (6)
e lo mandò ambasciatore ai Veneziani per scongiurarne, senza però
riuscirvi, la guerra. A proposito della quale ambasceria così si esprime

(1) Bini, Memorie storiche della Perugina Universitaria. Perugia, 1816,

pagg. 439-443.

(2) Ove non è accennato altrimenti le notizie biografiche sul RIGUARDATI
sono state attinte alla particolareggiata nota biografica che nel «Giornale
storico della letteratura italiana », XLI, 1903, pagg. 312 e seg. inserì BERNAR-
DINO FELICIANGELI traendole dal carteggio del Riguardati cogli Sforza: car-
teggio conservato nel P. Archivio di Milano.

Il RIGUARDATI apparteneva alla schiera dei chirurghi che col nome di
Norcini o Preciani (perché provenienti da Norcia o da Preci, mandamento di
Norcia) esercitarono, fino a tutto il ’700, l’arte (tramandata per molte gene-
razioni da padre in figlio) della operazione della pietra e della cataratta. Oltre il
Riguardati vi furono altri insigni norcini ; fra i quali nel '500 GIOVANNI Acco-
RAMBONI, e nel '700 ANTONIO BENEVOLI.

(3) Cfr. GAETANO MARINI, Archiatri Pontifici. Bind Pagliarini, 1784,
I. pagg. 185-189; II, pagg. 342-343, citato dal Feliciangeli.

(4) M. CAMESIUS DE VITERBO, ua Pauli II, in L. A. MURATORI, RR.
DL*SS. DI P. II c.;:100;

(5) ERMINI, op. cit., pag. 494.

(6) ERMINI, idem.
30 D. PIETRO PIZZONI

il Filelfo, del quale Benedetto fu corrispondente (1), in una lettera
scritta nel 1450: « A Francisco Sforza missus est Benedictus Nursinus
qui non modo erat egregius medicus; verum etiam vir prudens et
disertus ». Nel 1453 era a: Pesaro al servizio, come medico, di Ales-
sandro e Sveva Sforza; e pare che vi restasse. parecchi anni; per lo
meno fino al 1458. Nel 1457 vi funzionó come luogotenente di Ales-
sandro assentatosi, e l'anno seguente dirigeva il piccolo Stato insieme
con Piersante da Sarnano. È di questo periodo una lettera (pubbli-
blicata dal Feliciangeli, loco citato) firmata « Servus Benedictus Re-
guardatus miles et physicus », diretta alla duchessa di Milano Bianca

- Visconti Sforza che aveva richiesto notizie particolari sulla educa-
zione e istruzione impartite ai nepoti Battista e Costanza Sforza figli
di Alessandro da lei riguardanti come parenti carissimi.

Tornato Alessandro dalla Francia nel settembre 1458 Benedetto
chiese licenza e si recó a Roma ove fu medico di Pio II dal quale si
"studió di ottenere un assetto soddisfacente dei suoi interessi nella
natia Norcia da cui, sotto il pontificato di Nicolo V, la sua famiglia
era stata posta al bando dalla fazione nemica.

Nel maggio o giugno 1460 parti di nuovo alla volta di Milano
dove il Duca l'aveva caldamente e ripetutamente richiamato e dove
era già il suo figliolo Dionisio. Vi arrivó, dopo peró una fermata di
alcuni mesi a Firenze per curare Giovanni figlio di Cosimo dei Medici.
Stette otto anni al servizio del Duca, assentandosene temporanea-
mente, chiamato ora a Bologna, ora a Firenze, ora a Roma al letto di
eminenti infermi: tali, per esempio, Sante Bentivoglio (1463) e Giovanni
dei Medici (1465). E mentre era a Pontremoli a curare il rampollo.
dei Medici ricevé una lettera dal duca Francesco che da Milano lo
incaricava di una missione molto delicata. E precisamente gli com-
metteva di accertare — dichiarandogli esplicitamente di non fidarsi
in siffatta faccenda altro che di lui — la verità di quanto dicevasi
‘circa un difetto fisico soprazgiunto alla giovanetta Dorotea Gonzaga
figlia del Marchese Lodovico di Mantova, promessa nel 1459 a Galeaz-
zo Maria figlio di Francesco. Già nel 1457 era. sciolto l'impegno della
promessa di Susanna, sorella maggiore di Dorotea, allo stesso Galeazzo
per la gibbosità manifestatasi nella fanciulla. Ora il Duca, premesso
che nel patto del 1459 si era stabilita la nullità della promessa ove
anche a Dorotea prima del 14° anno fosse capitata la disgrazia di

(1) Lettere del Filelfo, Venezia. 1502 lib. VII. pag. 12; lib. IX, pagg.
39 72.
e

I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 31

^

deformarsi, cosi seguitava: « El compimento de l'anno XIII de la
«dicta Mad. Dorotea sarà a di 6 di dicemb. p. fut. et intendendo que-
«sta putta mostra uno signo de havere al presente una spalla piü
«grossa che l'altra habiamo deliberato prima che sia el termine fare
«vedere ditta putta diligenter, perché, se la mostrasse signali dee
«gobezza, non la vogliamo e non ne fidamo de persona che viva in
«tale faccenda d'altri che de vuy... ». (Milano 8 Nov. 1863, Arch.
di Milano). Seguirono discussioni che resero difficile l'accordo delle due
parti sui modi e sui limiti della visita medica; e al Duca di Milano non
parve vero di trovarvi il pretesto per dichiararsi sciolto dall'impegno
contratto coi Gonzaga; e mandare ad effetto il già premeditato di-
segno delle nozze di Galeazzo Maria con Bona di Savoia (1).

Nel 1469 in età di circa 70 anni il nostro Benedetto da Milano
si trasferì a Roma da dove sembra non si movesse più e dove ebbe la
nomina di Archiatro di Sisto IV (2). E a Roma il Riguardati terminó
i suoi giorni, vecchissimo. |

Scrisse sui bagni; sulle funzioni intestinali e sulle mestruazioni
(3); e di lui é stampato un trattato « De Peslilentia » Milano 1470
(4); non che una lettera di soggetto medico al Duca di Milano (Pe-
saro 29 marzo 1453) edita ed illustrata dal Gabotto nel libro di P.
Giacosa « Magistri Salernitani nondum editi » Torino, Bocca, 1901,
692-693. Ma l'opera sua principale è un trattato di igiene « De Sani-
lalis conservatione » (5) di cui dal 1475 al 1493 si fecero a Roma tre
edizioni (6) non che una a Bologna (presso Domenico Lapi 1477) e
di cui l'Abate Lami nel suo catalogo dei codici Riccardiani dice di
aver trovato un codice membranaceo colla dicitura seguente: « pul-
«cherrimum et utilissimum opus ad sanitatis conservationem edi-
«tum ab eximio artium et medicinae professore Benedicto de Nursia
«Serenissimi Ducis Medolani...» e coll'indirizzo « Ad Sanctissi-
«mum in Christo Patrem » che il Lami pensa essere Nicoló V (7).

(1) Vedere « Arch. stor:co lombardo », XIV, pagg. 502-567; XVI, pagg.
127:132:-

(2) CASTIGLIONI, op. cit., pag. 412; FaBRI, Della litodomia antica e dei
litodomi norcini e preciani. Bologna, 1870, pag. 13.

(3) ERMINI. op. cil., pag. 494.

(4) FABRI, op. cit., pag. 13.

(5) Il FELICIANGELI, op. cif., cita quest'opera sotto un titolo un po' cam-
biato: « Ad conservationem Sanitalis ».

(6) Cfr. AnpIiFREDI, Caalogus historicus romanarum editionum. Roma,
1783, pagg. 192, 290, 314, 390.

(7) BINI, op. cif., pagg. 439, 443.
32 D. PIETRO PIZZONI

9) Nrcoro pr Gracomo TriGNOS:I pA Forrewo (1430).

. Discendeva da una illustre famiglia folignate, cui sembra quasi

certo appartenessero quel Nicoló de Tignosis che nel 1283 fu mandato

dalla sua patria ambasciatore per stipulare la pace coi perugini; non
che il facondo oratore domenicano Angelo dei Tignosi (1). Nel 1429
era studente di medicina a Perugia e poi, subito dopo nei tre anni
seguenti, lettore (2). Durante i quali fu «pro certis necessitatibus
imminentibus » nel 1432 inviato dai Magistrati della Città ambascia-
tore alla Repubblica Fiorentina; della quale ambasceria egli dette
pubblico discarico 1’8 Ottobre dell'anno stesso, riportandone nubbnca

- soddisfazione e lode.

Secondo i costumi del tempo a quello della medicina uni lo stu-
dio delle filosifiche. dottrine e l'una o le altre o tutte e due insieme
insegnó poi a Bologna a Siena, ad Arezzo (ove esercitó anche la pro-

fessione e fu fatto cittadino); a Firenze, ove ebbe prima suo alunno e .

poi.collega e So ammiratore il canonico fiorentino Marsilio
Ficino (3).
A Firenze Nicolò entrò nella stima di Lorenzo dei Medici che lo

. ebbe più volte consultore apprezzato negli affari di Stato e lo volle pro-

fessore di medicina nello Studio pisano che allora richiamava le massi-
me cure del Magnifico. Quivi nel 1474 cessò di vivere, mentre attendeva
ad un commento al «De Anima» di Aristotile pubblicato dopo la sua
morte per cura di Cosimo I, protettore anch'egli esimio delle scienze

e delle arti. Fu sepolto nella Chiesa di Santa Croce in Pisa, dove l’epi-

grafe tombale lo dice, fra l’altro. « Omnium sui temporis philosopho-

rum inter clariores ».

I ricordati suoi commentari « De Anima » a stampa furono defi-
niti monumento insigne del suo sapere, lodati, oltreché dal Ficino,
dal Porcellio (che lo chiamó «celeberrimus inter physicos patres »)
e da altri insigni medici, filosofi e umanisti del tempo. Tra le altre
se ne conosce la seguente edizione: « Commentarii in libros Aristotilis
de anima » Firenze, 1551 in foglio.

Né minore importanza occorre attribuire alle opere lasciate ma-

(1) BacLIoNI CARLO, Vite dei Vescovi di Perugia; PELLINI PoMPEO,
Dell’historia di Perugia, Venezia, 1664, I, pag. 413, citati da BINI, op. cit.,
pag. 451 in nota.

(2) «ANNALI DECEMVIRALI PERUGINI », Anno 1429, f. 102 e f. 133.

(3) FaruLLI, Notizie storiche della città di Arezzo, pag. 348.

—M—" © I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 33

noscritte se il moderno storico della Accademia platonica di Firenze,
Andrea Della Torre (1) dedica al loro riassunto e commento molte
is Esse sono:
-— - Opusculum de ideis, Firenze God. laur. LXXXII, 22.
D — Opusculum in illos qui mea in Aristotilis commentaria
criminantur. Ibidem XLVIII, 37.
3. — De illis qui octavo. mense nascentur. Bibl. Vat. fundo Vatic.

lat. ü 3897.

— De origine Fulginantium. Bibl. Mau ono Emanuele, Roma
cod. i e Bibl. Seminario, Foligno cod. II (2). -

10) FRANcEsco DI BarTOLOMEO DA Norcia (1430).

. Risiedeva a Perugia in qualità di medico quando nel 1429 1 Savi
dello Studio volendo providere de uno egregio et famoso doctore per
coprire la cattedra vacante per la morte di Bartolomeo da Aversa
(già successore alla sua. volta di Benedetto Riguardanti da Norcia:
vedi parg. 8) lo nominarono lettore di chirurgia. Egli non accettó al-
lora; sebbene, ripetutagli l'offerta, l'anno seguente 1450. Pei meriti
acquistati, sia come esimio lettore di medicina e chirurgia, sia come
professionista nell'assistenza assidua e indefessa ai malati dell'allora
infierente contagio pestilenziale, fu nel 1437 ascritto alla cittadinanza

perugina. Evidentemente, come il Riguardanti, egli apparteneva

alla nota famosa schiera dei chirurgi norcini (3).

11) FELICE DI MESSER GrovANNI BaLpoLi DA FoLigno (1450).

Suh Dre figlio di un medico; fratello di un medico, Giovanni, e medici
furono parecchi suoi discendenti; tutti, come lui, fulignati. Fu a Pe-

rugia alla Scuola. del suo compatriotta Nicoló di Giacomo Tignosi

già da noi ricordato (vedi parg. 9): e a Perugia insegnó poi medicina
nel 1450 e, negli anni successivi; come dai ruoli esistenti presso l'Ar- -
chivio della Camera. E al pari del maestro, secondo lo Jacobilli, sali
poi la cattedra di Pisa, succedendo al Tignosi FIESSO nel 1477 (4).

(1) A. DeLLA Torre, Storia dell’ Accademia platonica di Firenze. Fi-
renze, 1902, pag. 682 e pagg. 495-500.

(2) BINI, op. cit., pagg. 442 e 448 in nota; FaLoci, op. cit., pagg. 11-12:

(3) BINI, op. cit., pagg. 444-45, Biografia di Francesco di Bartolomeo da
Norcia; ANNALI DECEMVIRALI PERUGINI 1430, f. 41 e 1437, f. 94; ERMINI, op.

' cit., pagg. 494-495.

(4) BINI, op. cil.. pag. 486, Biografia di Felice Baltoli ; FaALOCI, op. cit.,
pagg. 12-13; JacoBiLLI, Uomini illustri di econo, pag. 72. Codice C. V. 1

della Biblioteca Seminario, Foligno.

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34 D. PIETRO PIZZONI

12) BERNARDO MazziERI DA Trevi (T. 1427).

Figlio di Giovanni trevano non sappiamo con certezza se abbia
mai insegnato nello Studio perugino o se appena nominato nel 1429
se ne sia sollecitamente partito. Si sa con certezza che nel 1437 eser-
citava a Foligno la sua professione; dove ebbe in sua cura Malatesta
Baglione, senza però riuscire a ridonarlo in salute e cadendo nel grave
| sospetto di avergli procurato la morte con un veleno. E solo colla
iù fuga poté sottrarsi alle ire vendicative del fratello del Baglione,

| Nello, che lo voleva morto (1). Fu poi archiatro di papa Eugenio IV,

| e morto questi del suo successore Nicoló V, probabilmente fino al-

| . Vanno 1427 (2). :

| Lasció morendo i suoi libri al Convento di San Francesco in Trevi;
ed assicuró i fondi necessari al mantenimento ed istruzione di due
giovani trevani, con la singolare raccomandazione che attendes-
sero simultaneamente allo studio dei sacri canoni e della medi-
cina (3). ì

TES | 13) Luca DI SrMoNE DA PERUGIA (| 1448). ^

| | | Non se ne conosce con certezza il cognome; ma dal fatto che nella
LOI matricola del cosidetto Collegio del Macello (Fol 34 ter) si trova se-
dl gnato un Rinaldo di Luca Frogia morto nel 1504 e che poté essere
INN suo figliolo, il Vermiglioli ne deduce che Frogia fosse il cognome di
" Luca di Simone perugino.

Le prime notizie di Luca risalgono al 1430-31; nel qual anno acca-
demico i registri della Camera Apostolica di Perugia (4) lo danno
M presente nello Studio perugino. Nel 1435 egli apparisce condotto a

iù leggere la medicina per due anni a Siena con il vistoso stipendio di
annui 400 fiorini. Secondo l’Ermini (5) nel 1439 era di nuovo ad
TUE insegnare a Perugia; e certo vi era nel 1444 nel qual anno (6), i Magi-
VUE strati di Perugia lo incaricarono di una missione presso la Città di

Assisi. E la fama di Sanitario « medica arte antiqua sapienti aetate

|
EE sua praecellentissimus » (come è detto nella iscrizione sepolcrale)
| | | doveva essere in quell'epoca già solidamente formata se in data 1445

(1) PELLINI, op. cit., II, pag. 402.

(2) MARINI, Archiatri Pontefici, T. 2°, pag. 192.

(3) BINI, op. cit., pagg. 446-447 Biografia di B. MAZZIERI.
| | (4) ArcHIvIO VATICANO Divers, Camer., 12-1-146-147.

il (5) ERMINI, op. cit., pag. 495.
|

|

(6) ANNALI DECEMVIRALI PERUGINI, anno 1444, f. 44.
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 35

Ludovico Gonzaga Marchese di Mantova si rivolge calorosamente
(e la lettera é riportata integralmente dal Bini e dal Vermiglioli) a
Nicolò Piccinino allora generale di Santa Chiesa perché concedesse
a Luca licenza di recarsi a Mantova per la cura della salute sua e di
suo padre. Se Luca in seguito alle tante premure e istanze del Gon-
zaga si recasse colà non sappiamo: sappiamo solo che nel 1448 era a
Perugia incaricato dai Magistrati della cura dell'epidemico morbo
che allora imperversava e che probabilmente fu la causa della sua
morte avvenuta in quell'anno, come ci testimonia la iscrizione sepol-
crale. Fu sepolto in Santa Maria Nuova di Porta Sole ufficiata allora
dai monaci Silvestrini; dove la moglie e il figliuolo gli eressero una
tomba monumentale, ricchissima di sculture, situata nella scala che
dalla chiesa conduce alla sagrestia: ed oggi trasportata (forse con non
molto buon gusto) in quella specie di museo di sculture medioevali
che si trova a lato dell'Aula Magna (originariamente Chiesa) dell'Uni-
versità.

La parte superiore, oltre lo stemma, (che se non fosse stato stu-

pidamente abraso alla fine del settecento, nei giorni della gallica re- .

pubblicana frenesia, ci avrebbe potuto illuminare sulla sua famiglia),
sostenuto da due geni, contiene un'ampia scuola ornata di archi e
colonne in cui siede Luca in cattedra circondato da una numerosis-
sima scolaresca. La parte inferiore contiene l'immagine dello stesso

Luca rivestito di abiti dottorali, disteso in terra e con un libro sopra

il petto.

Fra i codici Riccardiani (1) esiste un trattato manoscritto «.De
impotentia erectionis » intestato al suo nome. Un epitaffio metrico
latino contenuto nel codice LX della Biblioteca Augusta di Perugia
. ce lo testimonia anche cultore delle Muse (2).

14) BARTOLOMEO DA GUALDO CATTANEO.

Lo troviamo a leggere medicina nello studio perugino nel 1431.
Chiese poi un congedo per recarsi ad assumere una condotta medica
a Recanati, salvo a ritornare ove non fossero accolte e mantenute le
condizioni da lui poste. E sembra che così avvenisse e che egli rioc-

o

(1) LAMI, Catalogo della Riccardiana, pag. 269, cart. 4, m. s.

(2) VERMIGLIOLI, Biografie degli Scrittori Perugini e notizie delle opere
loro. Perugia, 1829. Le biografie sono in ordine alfabetico. Vedere biografia di
Luca di Simone ; MARIOTTI A., Commentarii excellentissimorum D. D. Augusti
Collegii Philosophiae et Medicinae Doctorum, manoscritto 1775 della Biblio-
teca Augusta di Perugia, pag. 2; BINI, op. cit., pag. 466.
36 : D. PIETRO PIZZONI

cupasse a Perugia nel 1436 la cattedra precedentemente abbando-
nata. Infatti dagli Annali decemvirali (1) risulta che in quell’ anno
gli fu conferita la cittadinanza perugina colla motivazione che «in
artibus et medicina in civitate Perusii studuit et studet ».

Altre notizie non abbiamo (2).

15) BALDASSARRE GEMINI DI GUGLIELMO DA PERUGIA (1448).

Ignota è la data di nascita di Baldassarre. Secondo il Bini il suo
cognome Gemini risulta da una lettera del Doge di Venezia di cui
appresso; e la paternità dagli Annali Decemvirali. Il Vermiglioli .
| tende a ritenerlo un « Boccoli ».

IE TEN Nel 1430 chiamato a supplire nella cattedra dello Studio peru-

hc : gino il celebre Mattioli (non sappiamo per quale ragione allontana- .
| | tosene) non credè di accettare. Lo troviamo nel 1448 eletto dai Magi-
A strati, insieme a Luca di Simone, medico degli infetti del morbo con-
il | tagioso che allora inferiva; e nello stesso tempo il Bini crede che salisse
| la cattedra diciotto anni prima rifiutata.

In quell’epoca una guerra spietata era mossa allo Studio peru-
gino dalla Università di Padova tendente a contendergli i più ripu-
| tati maestri nelle dottrine mediche; nelle quali allora Perugia eccel-
hu leva sopra le altre scuole italiane.
Riuscita già a toglierle — come sarà detto a suo luogo - il spl

bratissimo Mattioli, finì nel 1465. per persuadere anche Baldassarre
a raggiungere il Collega. Dolenti di siffatta perdita i Magistrati pe-
rugini intavolarono tre anni appresso trattative per richiamare o
l'uno o l’altro «desiderantes (3) unum eorum conducere et repa-
«triare pro utilitate, et honore ipsius civitatis, Studiique decore;
«cum Studium in civitate ipsa sit de principalibus membris eiusdem,
. «et propter ipsum studium maximum semper honoris et commodi
« susceperit incrementum, et Civitas ipsa magnificatur, per universas
«mundi partes decoratur, sitque per famosissimos ipsius doctores:
«nominata, reputata, per totumque orbem exaltata ». :
Si conoscono due lettere, in data 12 Giugno 1471 e 14 Settem-
bre 1471, scritte dal Doge Cristoforo Mauro ai Magistrati perugini;
| nella prima delle quali si prega di voler permettere al loro concitta-

il DX ‘. (1) ANNALI Ri PERUGINI, anno 1436, f. 84.

Il > (2) BINI, op. cit., pagg. 465-66. Biografia di Bartolomeo da Gualdo Cat-

ii taneo.
| i (3) ANNALI EL PERUGINI, anno 1468, f. 44.
P

I MEDICI UMBRI.LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 37

.dino Baldassarre di rimanere a Padova ove era acclamato come va-.

lentissimo maestro, mentre nella seconda si formula un netto rifiuto.

Da un breve di Sisto IV (1) — secondo il Bini — si rileva che nel
1477 i1 Comune di Perugia fece un ulteriore tentativo dichiarando
Baldassarre condotto nuovamente ad occupare una cattedra di me-
dicina nello Studio collo stipendio di trecento fiorini e ció «attentis
virtutibus et praeclara scientia ». Ma tutto riusci inutile: Baldassarre
o non volle o non poté allontanarsi da Padova, dove fini i suoi giorni
in data imprecisata. Il Tiraboschi dice che, avvenuta la morte, il Se-

nato Veneto fu di parere che sotto il cielo d'Italia non si potesse rin- .

venire un medico degno di succedergli.

Secondo l'Oldoino, Baldassarre « plura scripsit in philosophia |

et medicina»; ma nulla ne è giunto fino a noi (2).

16) Simone DI BALDASSARRE GEMINI DA PERUGIA (1459).

Una carta dell'Archivio Universitario perugino (3) del 1457 —
secondo il Bini — ci dice che «egregius Artium et Medicinae studens
Simon fil. Baldassar », fu, alla fine degli studi compiuti nello Studio
patrio ritenuto degno di insegnare. E i ruoli esistenti nei libri dell'Ar-
chivio della Camera (4) — sempre secondo il Bini — ce lo danno in-
segnante negli anni 1459, 1460, 1461. Una sua figlia a nome Eufro-
sina si maritó con Baldassarre di Giovanni Baglioni e

17) ONorRIO DI PIETRO DI BARTOLO! DEGLI OnoFRI DA FoLIGNO

(1414-1488).

Nacque a Foligno, probabilmente nel 1414, e suo padre, illustre.
medico, lo volle educato alla sua stessa professione, mandandolo

perciò a studiare a Perugia, ove nel 1428 conseguì il diploma in filo-
sofia e medicina. Il Collegio degli Artisti di Perugia lo ebbe nel suo

(1) Il breve di Sisto IV, cui qui si accenna, il Bini afferma che era conser-
vato in copia nell'Archivio perugino dei Legisti (Libro VI, pag. 12): Archivio
che insieme a quelli degli altri collegi Universitari, dopo la soppressione di
questi ultimi, ha subito molti trasporti. Valga dues osservazione anche per
le successive citazioni dal Bini. .

| (2) VERMIGLIOLI, op. cit., Biografia di Baldassarre Gemini di Guglielmo ;
BINI, op. cit., pagg. 470-474; OLDOINO, Afheneum Augustum, Perusiae, 1678,
pag. 203.

(3) SpPoLIo BRUNETTI, B. 155.

(4) Lib. segn., IV, f. 141-146.

(5) BINI, op. ci., pag. 475. Biografia di Simone di Baldassarre Gemini.

"4 LS P È
BRUNICO ©, con COSA SERE, Ve MM
38 D. PIETRO PIZZONI

| seno nel 1432 e dagli Annali Decemvirali apprendiamo che nel 1466.
| era già da molti anni condotto alla cattedra di medicina dell'Univer-
sità; dove dopo la prima nomina aveva goduto di parecchie conferme
e aumenti di stipendio portati fino a trecento annui fiorini. E ció in
ragione dei meriti singolari procuratisi sia come insegnante esimio
che come professionista zelante e valentissimo. .

Nel 1472 il pontefice Sisto IV (che già lettore della Università
perugina probabilmente lo conosceva come collega) lo aveva desti-
nato a compagno del Card. Bessarione (perché guardasse i preziosi
giorni del dotto porporato) da lui inviato per un'alta-missione in
Francia. Ma le condizioni di salute non permisero ad Onofrio di asse-
condare il desiderio del Pontefice. Si portó egli a Foligno ove trovavasi
il Cardinale Papiense che dal Card. Bessarione aveva avuto l'incarico
il di officiare l'Onofri. E il Papiense nel riferirne al Bessarione (in una
LI lettera datata 1° Gennaio 1472) gli dice che l’Onofri vi era giunto
RI «mortuo quam vivo similior » e che per la inoltrata età e per gli ac-
ciacchi che lo gravavano non era assolutamente il caso di farlo av-
venturare ad un viaggio così lungo. E fa un quadro sì pietoso delle
condizioni fisiche dello stanco Professore che giunge a dire come questo
ti ultimo avrebbe già abbandonato la Cattedra «ni Perusini quos sui
ING | «amantissimos habent hunc etiam annum magnis ab eo precibus
MI «impetrassent ».

UB L'Onofri fini i suoi giorni a Perugia, secondo il. Bini nel 1480;
al dire del Faloci nel 1488 all'età di 74 anni. Ne fecero onorata men-
zione il Campano, il Maugeti; l'Haller; l'Oldoino.

Lasció alcuni manoscritti oggi, in parte, smarriti (1).

18) MarTIoLo MarrioLi DA PERUGIA (1410-1480).

Ci furono (Ludovico Dolce e il Fontanini) scrittori che lo vol-
lero di nascita veronese; ma si ignorano gli argomenti cui ricorsero
| per corroborare la loro opinione. Concordemente invece il Cavallucci,
li | il Mariotti, lo Zeno, il Pellini, il Crispolti, il Tiraboschi, ed in ultimo
Mit il Vermiglioli e il Bini — pur divergendo sulla condizione, se nobile
Il | o meno, della sua prosapia — lo affermano indiscutibilmente perugino.
i Suo padre e due fratelli furono di professione pittori.
| Prestando fede al Crispolti e all'Oldoino che lo dissero morto

T | (1) BINI, op. cit., pagg. 483-485. Biografia di Onofrio Onofri; FALOCI,
IB I medici di Foligno etc., pagg. 3 e 14; Manrorrr; ms 1775 già citato, pag. 1;
il | HALLER, Biblioteca medica, pr., T. 1, pag. 466.

| |
— —

I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 39

settuagenario nel 1480, la data di nascita deve fissarsi al 1410; e forse

anche prima, se vogliamo immaginarlo di almeno venti anni quando
nel 1427, già lettore di medicina nello Studio patrio, fu invitato a
coprire la stessa cattedra a Siena. E i Magistrati perugini (1) poiché
«scolares dicti studi (perusini) passuri erant non modicum detrimen-
«tum» per questa partenza cui il Mattioli stava per determinarsi « prop-

| ter istitutionem modici salarii sibi deputati »: considerando « aequum

«esse ut iustis laboribus congruentis mercedis compendium tribuatur
«ad hoc ut idem magister resideat ad legendum in lectura sibi depu-
«tata in Studio perusino » gli accrebbero lo stipendio di 30 fiorini.
Il che fu ripetuto (2) due anni appresso.

Nel 1431 — non sappiamo per quali ragioni — Egli lasció l'insegna-
mento a Perugia: gli Annali Decemvirali del Comune ci dicono solo
(3) che i Magistrati « propter absentiam et secessum Magistri Mat-
thioli » chiamarono a ricoprire la cattedra prima (come è stato detto
al parg. 15) Baldassarre di Guglielmo perugino e poi, per la rinunzia
di quest'ultimo, Frate Angelo Del Toscano conventuale.

Nel 1432 lo troviamo a Padova dove ottenne le insigne dottorali
che pare non avesse conseguite a Perugia e che a Padova erano forse
indispensabili per salire una pubblica cattedra. Sulla quale stando ad
una lettera del Filelfo (4), lettore suo collega, ascese nel 1447; senza
che noi sappiamo come e dove passasse i quattordici anni interceduti
fra il 1443 e il 1447.

Nel 1449 i Magistrati perugini (5) lo invitarono a leggere nuo-
vamente in patria; inviando un apposito messo a Padova per noti-
ficargli la loro deliberazione; ma Mattioli non credé di accettare la
rinnovata condotta. Il che risulta, tra l'altro da un'altra lettera (Li-
bro 1X. Ep. IV) del già ricordato Filelfo. Il quale, mentre nella prima
già accennata — a rappresaglia dell'accusa di negligenza di cui Mat-
tioli lo aveva tacciato — dipinge il suo avversario come uomo negli-
gentissimo ed avidissimo di guadagno, tanto da ritenerlo capace di
uccidere prontamente il malato o prolungargli la vita secondo che
piü gli convenisse, in questa datata dal 1451, scrive: « Docet Patavii
medicinam Mattheus perusinus, vir egregie (sic); doctus idemque

(1) ANNALI DECEMVIRALI PERUGINI, anno 1427, f. 129 ter.

(2) ANNALI DECEMVIRALI PERUGINI, anno 1429, f. 133 ter.

(3) ANNALI DECEMVIRALI PERUGINI, anno 1431, f. 42.

(4) FiLeLFO, Epistolario. Venezia 1502, Libro VII, n. 30. Il FAccroraATI
(nei suoi Fasti Gimnasi Patavini, Parte II, pag. 128) dà la data del 1449.

(5 ANNALI DECEMVIRALI PERUGINI, anno 1449, f. 83.
40 : D. PIETRO PIZZONI

Ul disertus ». Evidentemente lo P umanista si era col Mattiolo
Wu ‘| riconciliato !
| j Non cessarono i tentativi dei Perugini per riavere il loro concit-
tadino nel patrio Studio. E precisamente fu nel 1451 (1).che i Ma-
gistrati ne deliberarono nuovamente la condotta; communicandola
insieme alle condizioni a Mattiolo a Padova, il quale accettò; ma
abbiamo le prove che di fatto — almeno subito — non tornò. Infatti
l'Alidossi (2) lo dà nel 1452 presente a Bologna; e il ricordato Filelfo
in una lettera (Libro IX. Epistola SO colla data del 1853 lo dice
di nuovo a Padova.
I magistrati perugini però non disarmarono. E negli annali del
Comune é documentato (3) come il Consiglio Generale nel giorno. 23
Novembre 1453 - malgrado le lettere del Governo Veneto e dei Con-
| .servatori padovani scusanti non solo.il Mattioli per il ritardo, ma
TE manifestanti la di lui volontà di non allontanarsi da Padova (4) e
| malgrado le sollecitazioni confidenziali del grande erudito procura-
tore di S. Marco Francesco Barbaro — deliberó di insistere confer-
mando la condotta. Alla condizione peró che se non si fosse presen-
tato entro il prossimo Dicembre « pro facto ipso, conducta et rein-
«tegratio sit nulla et nullius valoris et Officiales Studii dictum Magi-
«strum Matheolum non possint conducere nullo modo, e si condu-
ji «cent, ipsa conducta ipsofacto sit nulla et incidant in poenam dicti
Mi e. « Officiales in centum florenorum etc. ». :
WR. e La fermezza dimostrata con questa deliberazione sorti l'effetto

(1) ANNALI DECEMVIRALI PERUGINI, anno 1451, f. 72 e 73.
(2) ALIDossI G. M., Li dottori forestieri che hanno letto in Bologna, etc.,
FAT Bologna, 1623, pag. 53. Per verità l'Alidossi (o Alessi come per evidente errore,
ii ì [ee scrive il BrN1, pag. 450) non suffraga la sua affermazione con alcun sicuro do-
Ii cumento. Ma lo ZAccAGNINI (Storia dello Studio di Bologna, pag. 107) ha pub-
| blicato la lettera inviata a Mattiolo dai Riformatori di quello Studio nella
VU quale è magnificato il suo valore e la « celeberrima apud omnes fama ». E que-
sta lettera sembrerebbe confermare l'informazione dell'Alidossi. Ma ad elimi-
dii nare definitivamente i dubbi avanzati in proposito dal BiNI e VERMIGLIOLI
il s è sopraggiunto UMBERTO DALLARI, colla pubblicazione dei Rotuli dei Lettori
|
|

WW: + Legisti Artisti dello Studio Bolognese dal 1384 al 1799. Bologna, 1888-89, nella
B M Il S. quale pubblicazione compare.sotto la data 1452-53: D. M. Mathiolus de Pe-
E WM mt : rusio.ad lecturam Pratice medicinam ordinariam de sero. ;

ii Ìì li (3) ANNALI DECEMVIRALI PERUGINI, anno 1453, f. 153 ter.

Il (NI! (4) Cfr. A. SALZA, Mattiolo Mattioli da Perugia in « Bollettino della R.
| Deputazione di Storia Patria per l'Umbria », vol. V, 1899; pag. 775 e seg. ove
| | i = sono pubblicate le due lettere.
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 41

evidentemente sperato..Il Mattioli ottenuto il permesso di partirsi
da Padova ne avvisó i Magistrati perugini; e, avuta la concessione di
una breve dilazione alla prescritta data di presentazione, il giorno 23
gennaio 1454 (1) fu a Perugia e incominció a leggere. Nel febbraio
poi dell'anno medesimo i Magistrati ordinarono il pattuito pagamento
di 330 fiorini, chiamandolo il Mattioli nell'atto relativo .« Dottore
famosissimo e dilettissimo figlio ». E la stessa provvigione gli stabili-
rono per il 1455 (2); tenendo conto, si dice espressamente delle « vir-
tutes ac ingenium ac famam Magistri Mattheoli ». Il quale per altro
non se ne mostrò pago, e presentatosi al Consiglio dichiarò come egli
‘avrebbe meglio provveduto ai casi suoi se non la avessero più copio-
samente stipendiato. E difatti nel 1455 non era più a Perugia; ma il
motivo — che ci apprestiamo ad illustrare — sembra ne sia: stato ben
altro.

Ce ne ragguaglia Gu Antonio Campano Q3) in. una lettera che
sebbene senza data pare certo debba assegnarsi all'anno 1454. Era in
quel tempo, insieme al Mattiolo, lettore di Medicina nell'Ateneo peru-
gino Nicoló Rainaldi da Sulmona, anch'egli cultore esimio delle scienze

mediche. Ora il Campano (che fu lettore di eloquenza dal 1450 al 1495).

racconta come il Mattiolo appena giunto a Peragia cominciò a spar-

(1) ANNALI DECEMVIRALI PERUGINI, anno 1454, f. 11, 12, 14.

(2) ANNALI DECEMVIRALI PERUGINI, anno 1455, f. 39.

(3) CAMPANO, Epistolario, Libro II, Epistola 7*. Giannanfonio Campano
era in quel tempo lettore di eloquenza nello Studio perugino. Nicola Rainaldi
da Sulmona, l'emulo del Mattioli, fu uno dei più colti lettori di medicina dello
Studio perugino. Secondo l’ALipossi (Li Dottori Forestieri a Bologna, pag. 55)
prima di venire a Perugia aveva insegnato a Bologna: nel 1428 dialettica,
quattro anni dopo medicina pratica. A Perugia fu chiamato nel 1450 collo

. stipendio annuo di 300 fiorini, aumentato poi di altri 60 per ragguagliarli alla

ragione di fiorini d’oro. Nell’atto di nomina è detto « eximius medicinae doctor »
e anche « magnificus miles », il che può spiegare il perché due anni dopo (AN-

.. NALI DECEMVIRALI PERUGINI, anno 1452, f. 101) fu inviato dai Magistrati peru-

gini « pro rebus ad Rempublicam pertinentibus » ad un campo militare (che
. probabilmente era quello dell'Imperatore Federico che nel 1452 passava per
recarsi a Roma, vedere PELLINI, op. cit., Parte 2%, pag. 102). Nel 1454 era an-
cora a Perugia (e fu questo l'anno della disputa col Mattioli) e vi rimase per lo
meno fino al 1456. Nel Monastero dell'Avellana esiste un codice con questo
titolo: « Questo è un trattato della pestilentia composto per mano dello egregio
« Cavaliere e Dottore di Medicina Messer NicoLo DE SERMONA Medico della
.« Magnifica Città de Peroscia a petitione del Magnifico e nobile homo Braccio de
« Baglioni da Montone ».

Nella Cancelleria Decemvirale di Perugia è conservato l’autografo di

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42 D. PIETRO PIZZONI

lare del Sulmonese nel quale vedeva un forte e perciò non desiderato
emulo. Malgrado le intromissioni di communi amici studiantesi di
temperare le frequenti violenti dispute, il dissidio si inasprì a tal punto
che il Mattioli un bel giorno sfidò l'emulo a pubblica verbale contesa.
Nella quale, per la forza e la veemenza delle argomentazioni prodotte
dal Sulmonese, gagliardo uomo d’arme oltreché valente professore,
il Mattioli si sarebbe impigliato in tali contradizioni da non sapere
ad un certo momento che cosa più oltre obbiettare e comunque ri-
spondere; riportandone tale scorno e diminuzione di prestigio da non
avere più oltre il coraggio di comparire in pubblico. Se riflettiamo che
il Campano, conterraneo e beneficato dal Sulmonese, era probabil-
mente portato a tenere le parti di quest'ultimo, non ci sarà difficile
l'ammettere che nel suo racconto non manchi per lo meno un po’ di
esagerazione. Comunque dopo il 1454 non si trova più memoria al-
INI cuna del Mattioli a Perugia. Si ignora che cosa facesse fino al 1463;
| anno in cui lo riincontriamo a leggere a Padova, in forte contrasto
però, insieme ad altri docenti, coi Rettori della Università per man-

7 M | una lettera scritta ai Magistrati perugini da Ferdinando figlio del Re di Ara-
i | gona e Sicilia per ringraziarli di aver aderito alle sue istanze di lasciar libero
Nicoló di recarsi a quella corte per prestar l'opera sua. La lettera molto lau-
dativa per Nicolò, porta la data del 1452 ed è riportata per intero dal Bini.
È (Cfr. BINI, op. cit., pagg. 475-479).
EUM Ecco come il Campano commenta le contradizioni in cui il Mattioli si
sarebbe impigliato nella disputa col Rainaldi, riportandone un cosi grande
scorno: « hoc enim physici ac dyalettici ut ignem atque aquam effugiunt; nikil
« apud illos turpius: nikil ignominiosius: nullum verius ac certius ignorantiae
I «signum quam sibi ipsi disserendo contradicere ». Per comprendere questo
commento occorre rifarsi alle condizioni della cultura medica del tempo. Come
abbiamo precedentemente notato (vedi parag. 5), l'impostazione prevalente-
mente speculativa dei problemi medici; l'ancoramento ai testi greci, latini,
arabi all'apprendimento del cui contenuto si riduceva la sapienza medica teo-
| rica; l’uso eccessivo della dialettica per la loro interpretazione caratterizza-
Il vano l’insegnamento del tempo. Ora è logico il supporre che la disputa fra i
|
|
|

due lettori medioevali non sia uscita da questo quadro, e abbia consistito in
quesiti ed obbiezioni, di forma scolastica sillogistica deduttiva, (riguardanti
l’interpretazione di sentenze o comunque affermazioni tratte dai ricordati
| testi ritenuti classici) che l'uno + per esempio il Sulmonese — proponeva, e cui
(HT l’altro — il Mattioli — rispondeva, dando saggio sopratutto della sua forza dia-
I| lettica di interpretazione, nella esplicazione della quale viceversa deve essere
WM ineorso in contradizione.

| Oggi una disputa di questo genere non si concepirebbe: oggi si partirebbe
da esperienze controllate (e non da affermazioni di testi) per prevederne in-
duttivamente le applicazioni.
.I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 43

cato pagamento dei pattuiti stipendi. E i Rettori avevano finito per
congedarlo, quando per l'intervento diretto degli alti Magistrati della
Repubblica il loro provvedimento fu revocato. E sembra che egli piü
non si movesse da Padova, malgrado che nel 1468 i Magistrati peru-
gini (1) tornassero alla carica per riaverlo in patria, facendo decre-
tare dal Consiglio generale una nuova condotta per tre anni.

Sull’anno della morte, avvenuta certamente a Padova, c’è discre-
panza; alcuni ponendola nel 1479; altri nel 1480; ed altri ancora nel
1489. Ma la data più verosimile sembra la seconda.

Il Vermiglioli dice di aver visto presso il Mariotti Annibale un
documento da cui risulta che il Mattioli ebbe per moglie Lucia Ba-
glioni figlia di Giovanni Baglioni da Fano anch'egli medico e lettore
di medicina a Bologna. Si ignora se avesse figli.

Da una lettera in data Luglio 1608 del Cardinale Cesi a Teofilo
Florido commissario della Camera Apostolica nell'Umbria (2) si
apprende che il Mattioli dispone nel suo testamento che in certe abi-
tazioni di sua proprietà sorgenti allora dove oggi è l'ex convento dei
Filippini a Perugia dovesse istituirsi un Collegio da denominarsi « Sa-
pienza Agostiniana ».

Fra gli scolari numerosi e valenti che il Mattioli educò ne vanno
ricordati in modo speciale due: Lupovico PopocataRo, cipriotto, Ar-
chiatra di Innocenzo VIII (3), poi Cardinale di Santa Chiesa; e HaRT-
MANNO ScHEDEL autore della « Cronica di Norimberga »; ambedue suoi
discepoli a Padova.

E pregio dell'opera riportare alcuni passi dell'elogio che nella
cronica suddetta a pag. 236 e seg. ne fa lo Schedel:

«Cum enim saepius mecum animo cogito, quam maximus, et
«singularis in omnes amor suus extiterit, quis est, adeo imperitus
«qui non putet ob incredibilem virtutem suam, singulare ingenium;
«summam rerum experientiam eum perpetua memoria complecten-
«dum ? Cui enim ignota fuit verborum suorum integritas, suavis-
«simus sermo, decora facies ? Qui et. artis poeticae et orationis sum-
«mam cognitionem habuit, qui nullum Ciceronis opus, aut Mantuani
« vatis, aliorumque Poetarum dimisit intactum. In Astronomia vero,
« Geometria, Arithmetica et Musica opera a veteribus edita totis

(1) ANNALI DECEMVIRALI PERUGINI, anno 1465, f. 44.
(2) REGISTRO DEI BREVI NELLA CANCELLERIA DECEMVIRALE VIII, 36.
(3) MARINI, Archiatri Pontifici, I, pag. 218.
44 i D. PIETRO PIZZONI

«viribus percrutatus fuit. Verum nec philosaphia et medicina con-
«tentus demum sacris litteris delectatus in eis tamquam mel in favis
«dulcedinem abditam sensit. Reddidit igitur suos anditores. ascul-
«tando dociles, benevolos, attentos ac disertos ipso orante. In eo
«namque maxima fuerunt ommia, sive acumen ingenii, sive ar-
«tis peritiam, sive orationis elegantiam, commoditatemque consi-
«dero (1).

Da quanto abbiamo esposto risulta chiaro che presso i suoi con-
. temporanei la fama del Mattioli incontró una fortuna varia: egli fu
‘ insieme esaltato e vilipeso; proclamato enciclopedico e definito ciar-
latano; e come carattere morale fu il tipo più adatto per prestarsi a
li quel tira e molla cui costringeva la concorrenza fra gli Studi di Peru-
| gia e Padova per l’accaparramento a proprio profitto dei più eminenti
il i cultori di scienze mediche; lotta cui abbiamo già accennato a propo-
Ii posito del suo collega Baldassarre Gemini.

Appare fuor di dubbio ad ogni modo che il Mattioli sia stato
uomo. di ingegno non commune; e ben dice l'Ermini (2) che col suo
. emulo Nicoló Raimoldi da Sulmona e con lui «gli studi medici en-
i «trarono in Perugia nella piena atmosfera del Rinascimento, in uno
IM . «stretto connubbio della medicina con lo spirito e la forma della nuova
ME Decl «cultura umanistica » Connubbio peró che sarebbe da discutere se
MAL. sia riuscito più utile o più dannoso alle sorti della prima trascurata
i assai spesso a spese della seconda. Ma utile senza dubbio fu se si ponga
all’attivo degli studi medici il fatto che lo sviluppo della cultura uma-
nistica contribuì a far comprendere il perché del lento, se, non ritar-
dato, progresso della medicina per la quale evidentemente occorre-
| vano procedure e metodi diversi. Procedure e metodi che saranno
MC piü tardi identificati nell'osservazione e nella esperienza per le scienze
ii BS fisiche e naturali cui appartiene la medicina; nell'apriorismo e nella .
| ‘speculazione per quelle astratte cui vanno ascritte la filosofia e le

| . manifestazioni letterarie umanistiche in genere.
tilt i Secondo il ricordato Schedel, il Mattioli: « reliquit post se ora-
il «tiones lepidissimas; commentaria in Hippocratem, Gallienum et
li i «Avicennam, et arguta consilia in medicina ». Di tutto ciò nulla ri-
| | mane. Si conosce invece un'operetta « Tractatus de Memoria », dallo

E (1) ScHEDEL HanrMANNUS, Liber Chronicorum, Norimberga, 1493,
ini Il i f. CCXXXVI.
| | | (2) ERMINI, op. cit., pag. 499.

— — — M pu

I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 45

. Schedel non mu di cui nel secolo xv si fecero piü edizioni ed

una ne esiste nella Biblioteca Augusta di Perugia, senza anno. A pro-

posito della quale ultima occorre notare che si tratta indubbiamente:
di una rarissima stampa del quattrocento (1475 o 1480 ?) senza note

tipografiche : che non è però secondo A. Rossi (1) una edizione peru-
gina come crede il Vermiglioli. Si tratta di un piccolissimo opuscolo
suddiviso in due capitoli, alla fine del primo dei quali il Mattioli dice

.. di aver composto «uberrimum íractatum de hac materia» a cui ri- |
- mette il lettore «qui plura de hujusmodi legere desiderat ». Fu dun-.
que evidentemente il Mattioli un cultore della memoria artificiale;

e del suo trattato si giovó molto Ludovico Dolce (2).

Al nostro Mattioli viene pure attribuita un’opera manoscritta
conservata nella Biblioteca Patavina (mss. 140) « De observantia me-
dicorum » (3). |

19) GrovaNNr BarrisTA DI SER NricoLo pA GuBBIO (1437).

Dalla dimanda che Gio: Battista di Ser Nicoló rivolse nel 1437
(4) ai Magistrati perugini per essere onorato della cittadinanza ap-
prendiamo che da trenta anni dimorava a Perugia nel cui Studio

aveva fatto gli studi medici e conseguito il dottorato; e che nella stessa

città era stato «conductus tam ad legendum » — e precisamente dal
1435 —; « quam ad praticandum » — e precisamente dal 1423, in cui fu
ascritto al Collegio dei medici. E aggiungeva che « durante dicto tem-
« pore continuam residentiam fecit dilectus pene a cunctis civibus ».
A commento.di questa istanza, sempre i ricordati Annali Decemvi-
rali riferiscono che « tempore pestis solus remansit in Civitate Perusii

«ad medendum et subveniendum infirmis et aegrotantibus in Civi-

«tate.et Comitatu Perus. quibus opüs erat medici ipsius remedio

salutari ». E in questa occasione il Comune non solo gli mantenne lo
stipendio da lettore (benché per le eccezionali miserevoli condizioni

«della salute pubblica non avesse fatto lezione); ma alle sue straordi-
narie fatiche di medico decretò un premio di sessanta fiorini annui.

Altre notizie non abbiamo. Degli scrittori lo ricorda solo — limi-

x“
(1) A. Rossi, L'arte tipografica in Perugia, pag. 19. Un'altra copia del
« De Memoria » di Mattiolo si trova alla B. Nazionale di Firenze.
(2) Cfr. A. SALZA, op. cit i
(3) Cfr. VERMIGLIOLI, op. cit., Biografia di Maftiolo Mattioli; Bini. op.
, pag. 455 e seg. ;
X (4): ANNALI DECEMVIRALI PERUGINI, anno 1437, Jt 62 e 58.
46 : D. PIETRO PIZZONI

tandosi però al solo nome — Vincenzo Armanni (1) che lo annovera
tra i più illustri cittadini cui Gubbio abbia dato i natali (2).

20) GREGORIO Razzi DI ANGELO (DETTO PURE CRISPOLTO) DA PE-
RUGIA (1460 ?). i
Erano i Razzi una nobile famiglia di Perugia che, fra l’altro, pos-
sedeva una Cappella a S. Domenico. Del nostro Gregorio il Bini (3)
non sa altro se non che ebbe quattro figli (il più illustre dei quali,
Plinio, anch'egli lettore di medicina nello Studio — vedi parag. 93);
che fece parte del Collegio dei medici e che fu lettore nello Studio
fino al 1460.
Poiché il Bini lo afferma figlio di Angelo detto anche Crispolto,
ii 3 lo Scalvanti (4) lo identifica con quel Gregorio Crispolti la cui firma
(ll (insieme a quella di Pietro Valentini; vedi paragr. 21) figura nel di-
ploma di laurea conferito dallo Studio di Perugia il 21 Ottobre 1482 a
Ugo Chirurghi di Sassoferrato e posseduto dal R9. Archivio di Fi-
renze (5).

Oltre la considerazione che in quel tempo era uso costante ri-
cordare le persone col nome loro seguito da quello del loro padre, la
identificazione è stata suggerita dal fatto che un Gregorio Crispolti è
soggetto di un atto (trascritto per intero dallo Scalvanti) in data 7
Maggio 1480 con cui esso.Gregorio è condotto dal Comune di Perugia
per l'esercizio della medicina con il pubblico stipendio di 30 fiorini. Ma
se la identificazione supposta dallo Scalvanti risponde alla realtà,
Gregorio Razzi di Crispolto insegnò non, come afferma il Bini, fino al
1460, ma dopo il 1480 (ché se prima l’atto sopraddetto l’avrebbe ri-
cordato come lettore) e precisamente per lo meno nel 1482 (data della
(AE firma nel diploma). E di più non sarebbe vero, come vuole il Bini,
nil che faceva parte del Collegio dei Medici, non avendo lo Scalvanti ri-
| | scontrato nelle liste dei componenti quest’ultimo. Si tratta quindi dello

| stesso o di un altro Gregorio?
| ; Dagli atti della Facoltà medica non si puó trarre alcuna precisa

TA (1) V. ARMANNI, Lettere, Roma, 1663, Tomo I, pag. 718.

(2) BINI, op. cit., pag. 463-65, Biografia di Gio: Battista di Ser Nicolò.

(3) BINI, op. cit., pagg. 481-482. Biografia di Gregorio Razzi. .

iI (4) ScALVANTI O., Alcune notizie inedite su due insegnanti di medicina
i TB in Perugia. « Bollettino di Storia Patria per l'Umbria », V, 1899, pagg. 414-
Ri 430.
HIHI (5) Morici M., Un diploma di laurea in medicina nell Università di Pe-
rugia. Firenze, Tip. Ricci, 1899. |
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 47

indicazione, perché si iniziano col 1489; solo poiché in essi nessun Gre-

gorio compare si puó dedurre che di qualunque Gregorio si tratti, a

quella data era o morto o uscito da Perugia.

21) Pietro VERMIGLIOLI DI VALENTINO DA PERUGIA (1479).

Nacque a Perugia in data imprecisata del secolo xv da nobile
famiglia: nobile specialmente per aver dato alla città nativa ed alla
cultura altri illustri membri: tra i quali i figli Girolamo e Antonio ed
il nepote Camillo tutti lettori all’Università di cui ci occuperemo ap-
presso; un Plinio, altro medico del secolo xvi; ed infine il notissimo
archeologo e storico Gio: Battista, del secolo xix, dalle cui ben note
biografie di Perugini illustri togliamo molte delle notizie qui riportate
(comprese le presenti su Pietro).

Il nostro Pietro viveva indubbiamente nel 1480; come al Ver-
miglioli Gio: Battista è risultato. dalle memorie del Collegio degli
Speziali e di quelli dei Medici che lo danno ad essi aggregato in quel-
l’anno. Che leggesse medicina nello Studio, il Vermiglioli Gio: Batti-
sta e il Bini lo ricavano dalla finale dell’unica opera sua (di cui ap-
presso) che ci rimane e che fu stampata nel 1480. Ma lo Scalvanti, (vedi
parg. 20) basandosi sul già ricordato uso commune a quei tempi di de-
signare le persone col nome loro seguito da quello del padre, opina che
Pietro Vermiglioli (che il suo illustre discendente Vermiglioli Gio: Bat-
tista dice figlio di Valentino) sia da identificare col Pietro Valentini che
egli ha trovato figurare nei verbali del Collegio dei medici dal 1489 al
1499; che dalle carte dell'Archivio Universitario gli é risultato lettore
di medicina da circa il 1479 al 1500; che controfirmó insieme a Gre-
gorio Crispolti (vedere paragr. 20) il 21 Ottobre 1482 il già (parg. 20)
rammentato diploma di laurea in medicina di Ugo Chirurghi da Sasso-
ferrato conservato presso il R9. Archivio di Firenze; che fu ono-
ratissimo dai suoi Colleghi, i quali nel Collegio dei medici lo elessero
più volte Priore e per un lungo tratto di tempo, insieme ad altri, Pro-
motore. Lo Scalvanti non sa precisare quando il Pietro Valentini
morisse: dice solo essere indubitato che nel 1514 non faceva piü parte
del Collegio dei medici. Ma, se il Pietro Valentini è identico al Pietro
Vermiglioli di Valentino, il suo discendente Vermiglioli Gio: Battista
aveva già messo in evidenza che quest’ultimo nel 1510 era già morto
e sepolto nella Cappella di S. Martino nella Chiesa di Sant'Agostino
. ove si era preparato una tomba per sé e per i suoi. Ecco perché nei
Registri dell'Armadio del Catasto (Libro XVIII fogli 37-38) aveva
. trovato sotto quella data menzione dei suoi figli in qualità di eredi.
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.48- GN + D. PIETRO PIZZONI

L'unica opsrettà — qualificata dal Vermiglioli Gio: Batta: ra-
rissima — è la seguente stampata a Perugia nel 1480 con questa inti-
tolazione: «MAGISTRI PETRI DE VERMIGLIOLIS DE PERUSIO FAMOSIS-
« SIMI ARTIUM ET MEDICINE DocroRIS TRACTATUS DE PULSIBUS ».

E si chiude con la seguente dichiarazione:

« Utile compendium quoddam Avicen. de pulsibus - legeret super
ipsum colligentibus scolaris composuit feliciter finit. Anno Domini
Ies. Christi MCCCCLXXX nonis februari h. m. impressit (1).

22) ANTONIO DI MATTEO SPENNATI DA SPELLO (1484).

Dal Bini si ricava che Antonio di Matteo leggeva la Medicina .
nello Studio perugino nell’anno 1484; e dal Mariotti che fu accolto
nel Collegio dei Medici nel 1489 e ne fu priore nel 1499 (2).

23) NicoLo SPECCHI DI Assisi (1429).

Fu medico e filosofo celebrato e nella prima qualità noi Ja ri-

ill cordiamo qui, anche se a Perugia insegno solo filosofia che co-

MR | stituiva allora una sola facoltà colla medicina. Fece i primi suoi

IST studi nell'ateneo perugino e vi coprì — come abbiamo testé accennato —

Ill nel 1429 una cattedra di filosofia. Servì il Pontefice Eugenio IV in

Il | qualità di Archiatro non che di ambasciatore di fiducia, come risulta

ll dal fatto di aver ricevuto. da lui nel 1442 e nei seguenti anni la somma

necessaria « pro expensis eundo ad certa loca». Nel 1467 era di nuovo

a Perugia e ne parti poi per andare a tenere scuola nella Università

di Pavia. Ritornò poi a Perugia e fu condotto (ANNALI DECEMVI-

RALI 1475 f. 31) ad esercitare la cerussia. Fu anche nelle grazie di

Nicoló V il quale gli donò il Castello di Montecchio nella Mete

di Assisi.

| Sembra morisse avanti il Giugno 1429; infatti a questa data si

legge negli Annali Decemvirali l’ordine di pagare «haeredibus Mà-

gistri Nicolai medici Cerusiae de Assisi » il salario e la provvigione. a

MI ‘ quest’ultimo spettanti fino al 28 Marzo « prox. praeteriti et ultra pro
FOE sempore quo vixit» (3).

ill (1) VERMIGLIOLI, op. cit.. Biografia di Pietro: Vermiglioli ; MARIOTTI,

(NI ms 1775 già citato, pag. 3; BINI, op. cit., pag. 488.
' (2) BINI, op. cit., pag. 486. Cenno su Spennati ; MARIOTTI, ms gie citato,

MUT : 1775, pag. 3.

MI (3) Cfr. MARINI, Archiatri pontifici, Tomo I pagg. 140-141; Bit, op.

Il. cit., pag. 507. Biografia di Nicolò Specchi.
me mene

I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVEHSITÀ DI PERUGIA -. 49

- 24) BALDASSARRE DEI BENEDETTI CAPRA ‘DA PERUGIA (1495).

Baldassarre figlio di Antonio Tancio fu della nobile stirpe dei
Benedetti denominati poi Capra; cui appartenne anche il celebre

| giureconsulto Benedetto lettore nel 1400 nello Studio. Dalle memorie

dell'Archivio Universitario — nelle quali è chiamato « eximius medici-
nae doctor» — apprendiamo che sali una cattedra di medicina circa
l'anno 1495 e che il Collegio medico lo annoverò fra: i suoi membri.

Quando precisamente cessasse di vivere non ci consta; solo da memo-

rie manoscritte della famiglia Capra ci risulta che egli fece il suo te-
stamento nel 1506 (1). L'Agostini dice che « fu sepolto nel suo Pilo
a S. Domenico, nel cui sepolcro si legge: « D. P. De Benedictis ac Vitis ».

25) Pietro Puzio o PuTTI DI GIO. BATTISTA DA PERUGIA (1492).

Nacque secondo il Bini a Castel delle Forme; secondo il Vermiglioli
a Torgiano; l’uno e l’altro due paesi nel contado perugino. Si addot-
torò il 14 Marzo 1492 nelle scienze filosofiche e mediche, e fu ‘accolto
nel Collegio dei Medici il 12 Gennaio 1493. Ma la medicina egli forse
doveva averla studiata anche prima se gli Annali decemvirali di quel-
l’anno 1492 (f. 50-51) ce lo mostrano condotto con pubblico stipendio
«ad medendum in cerusia ». Come dimostrano i mandati per il paga-
mento dei suoi stipendi egli fu poi medico condotto e insieme lettore
di medicina. Nel sepultuario di S. Domenico, scritto dal Padre Do-
menico Baglioni, viene registrato un sepolcro con arme e questa breve

-. grafe:

D. Petri Puzi — De Torsciano

Se è del nostro, allora egli era di Torgiano e viveva ancora nel

1551. (2) Cesare Alessi negli elogi degli uomini celebri della sua pa-

tria (pag. 1136) non che l'Oldoino nel suo Atheneum Augustum (pag.
280) vantano il nostro Pietro come sommo astrologo e ne ricordano

un opuscolo in 89 stampato in Roma presso Vincenzo Lucrino dal

(1) BINI, op. cit., pag. 491. Biografia di Baldassarre dei Benedetti ; Aaó-

STINI, Dizionario Storico Perugino, ms presso l'Abbazia a S. Pietro in Perugia. ‘

(2) BAGLIONI DoMENIcO, ms. dall'Archivio di S. Domenico in Perugia,
f. 78; ALESSI CESARE, Elogia Civium Perusinorum qui patriam pace aut bello
illustrarunt. Fulginei, 1634, pag. 1136: OLDOoINO AcosTINo, Atheneum Augu-
stum, Perusiae, 1678, pag. 280; MARIOTTI, ms, 1775 già citato, pag. 5; VERMI-

. GLIOLI, op. cit. Biografia di P. Puzi.

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50 ' "p. PIETRO PIZZONI

titolo: « Opera nova inlitolata Horoscopale di Astrologia ». Le lodi
dell'Alessi e dell'Oldoino coincidono anche quasi nelle parole; ripor-
teremo quelle di quest'ultimo il quale dice che Pietro «eximia Phi-
«losophiae, Aritmeticae, Mathematicae et Astrologiae perspicuus
«tam futura praenunciando quam praedictas artes docendo et erudi-
«tissimas elucubrationes exarando aeternum peritissimum nomen
«consequutus est ». (1).

(1) ANNIBALE MARIOTTI (nelle « Lettere pittoriche perugine » Perugia, Ba-
duel, 1788, pag. 112) a proposito della Lapida di ANDREA CHIRURGHI, medico, in
Santa Maria Nuova a Perugia scrive. « Era questo un medico originario di Monte
« santo nell' Umbria ; fu iscritto alla cittadinanza perugina nel 1467 e lesse nel
« nostro studio per molti anni. Mori in Amelia. Tutto è espresso in questi versi a
pié della Lapida ».

Quem legis Andrea medicus fuit inclitus arte
Cuique Machaonias. Fata dedere manus.
Umbriae alunnus erat; fecitque Perusia civem
Hunch sibi |Amerina Urbs cnecat; Haec operit.
1490

Î

- Ecco: non tutto l'asserito dal Mariotti è contenuto ir questi versi; e prec'-
samente non ci è detto che il Chirurghi Andrea sia stato lettore nello Studio.
Infatti il verso « Cuique Maccaronias Fata dedere manus» che solo potrebbe ac-
cennare al lettorato, dice semplicemente che Andrea era un abile chirurgo e
tale professione non implica che egli fosse anche un professore. Eccone infatti
la traduzione letterale: « al quale i Fati concessero mani maccaoniche »; ossia
mani abili a curar ferite come quelle di Maccaone, figlio di Eusculapio, educato
dal centauro Chirone, celebre curatore di ferite.

I versi pertanto non ci dicono affatto che l'Andrea da essi ricordato sia
stato un lettore dell'Università; ma ció potrebbe ben essere attestato dalla
ampia toga che avvolge la di lui intera immagine scolpita nel marmo quadri-
lungo e ai cui piedi sono scolpiti i quattro versi riportati. Ma un altro dubbio
sorge. Da che cosa risulta che il cognome del togato personaggio scolpito nella
pietra tombale fosse CHIRURGHI ? Dalla tomba (da me ispezionata nei minimi
particolari) certo non si ricava: né il Mariotti ci dice dove abbia attinto questa
notizia. E di più' nessun Andrea Chirurghi appare nel ruolo dei lettori di medi-
cina del secolo xv riportato dal BinI nelle più volte citate « Memorie istoriche
della Perugina Università » Perugia, 1816.

JA Un CHIRURGHI lettore di medicina presso l'Università di Perugia ha real-
mente esistito: ma si chiamava Gian Lorenzo (e non Andrea); era di Sasso-
ferrato (e non di Montesanto) e infine visse nel Secolo xvi (e non nel xv). (Ve-
dere: Morici e ScALvaANTI. Due note su Gian Lorenzo Chirurghi prof. di Medi-
cina in Perugia in « Bollettino della Deputazione di Storia Patria » Perugia.
Vol. VI, 329: :

(——— M: ———

I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 51
Secondo il più volte citato Bini (Memorie istoriche della Perugina Uni-
versità) i dottori che lessero Medicina a Perugia nel secolo xv furono 32; e di
questi, come abbiamo visto, 20 umbri.
Fra i non umbri, il più notevole fu il già ricordato NicoLò RAINALDI da
Sulmona. Da ricordare anche Uao CAccINI, detto il maestro di Ugo da Monte-
catini; rinnovatore della idrologia medica col suo trattato De balneis (ERMINI,

op. cit., pag. 493) non che Uco Benci da Siena (Bini, pag. 461) che insegnò,
fra l’altro, a Bologna, Padova, Pavia.

‘du

sii, prin
B
Á
N

52s | .D. PIETPO PIZZONI '

CAPO. TIT.
Il Secolo XVI.
26. — LA CULTURA MEDICA DURANTE IL SECOLO XVI.

Già verso la fine del secolo xv, la cultura medica in Italia ri-
sente dello spirito del già annunziatosi, anzi affermatosi, rinascimento
e va assumendo un andamento per cui si distacca notevolmente dai
secoli passati per il ritorno allo studio dei classici greci; per la deca--
| denza di quello degli arabi; ma sopratutto per la sostituzione di una
‘ filosofia materiata di osservazioni ed esperienze alla speculativa filo-
AI ‘ sofia scolastica. Sopratutto questa ultima tendenza si accentua nel
il secolo seguente, determinando un quasi generale cambiamento del-
l'angolo visuale sotto. cui si osservano e coltivano i vari rami dello

| scibile.

- . Cosi gli studi anatomici ricevono una nuova Rene UNE da
un genio universale — LEONARDO — che, dopo aver studiato l'anatomia
degli animali e degli uomini (dalle memorie. del Card. di Aragona si

TUM ricava sezionasse non meno di trenta cadaveri di mascoli e femmine
f | | .. di ogni età) già formati, si immerge nella osservazione degli embrioni
E di animali prima e del feto umano poi; e sovvertendo le affermazioni
degli anatomici che lo hanno preceduto è il primo a considerare, li-
bero dalle tradizioni galeniche, l'anatomia umana con imparziale
giudizio. E seguendo la via giusta attraverso lo studio del cadavere
e le critiche sperimentali prepara l’ambiente intellettuale nel quale
| VESALIO e FALLOPPIO (per rion ricordare che i sommi dei molti illustri
i i anatomisti italiani del rinascimento) potranno esplicare le loro ma-
i ees gnifiche doti di studiosi ed osservatori.
UN .. E i progressi della anatomia determinano i primi studi di una
II i fisiologia degna veramente di questo nome. La nuova conoscenza della
| forma degli organi é naturale stimolasse a precisarne nuovamente — e
| quindi indipendentemente dai tradizionali criteri consecrati nei testi
| | classici — l'ufficio. E così per esempio CESALPINO può sostituire al fe-
| | ERE gato — ritenuto da Galeno il centro della circolazione — il cuore; e
TU risolvere il problema della circolazione stessa.
E per quanto l'insegnamento nel '500 mantenga, ancora ester-
namente almeno, il programma del tipo classico e sia prescritto lo
om”

I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 53

studio di Galeno, di Avicenna e di altri classici, pure in realtà la nuova .

tendenza si fa strada. Le pubbliche dissezioni vengono fatte con molta

maggior diligenza, e i lettori di anatomia cominciavano a sezionare di:

persona, in teatri anatomici che si incominciano a costruire verso la
fine del secolo. Talché ben presto le sezioni cadaveriche saranno pre-

‘ scritte come parte regolare e indispensabile dell'insegnamento. .

L'insegnamento della patologia si inizia nel ‘500; e fa miracoli
quella relativa alle malattie contagiose che, pur troppo, offrirono in

. quel tempo materiale sovrabbondante. E la cura non si cerca più nei

vecchi testi; ma si costruisce esclusivamente sulla base di osserva-
zioni personali e di personali esperienze. E il carme immortale di

FrAcastoRo ci ha conservato notizia di quelle usate per la sifilide;.

aprendo con le sue didascalimente limpide osservazioni la via a nuove
concezioni nel campo delle malattie epidermiche.

La chirurgia, abbandonata finora nelle mani dei barbieri, comin-
cia ad assurgere a maggior dignità e viene considerata degna dei me-
dici che cominciano a praticarla; e FABRIZIO DI ACQUAPENDENTE in

Italia e AmBROoGIO PaRÈ in Francia riprendono le incancellabili tracce

medioevali lasciate in Italia da GuGLIELMO DA SALICETO e Guinpo
LANFRANCO. du (DE

La passione per lo studio della natura, che è una delle maggiori
caratteristiche del rinascimento, spinge allo studio più completo delle
piante e delle loro qualità; e quindi anche ad un notevole incremento
nel campo della terapia. La quale, distaccandosi dalle complicate
prescrizioni arabe e rivalorizzando la semplicità di quelle greche, ri-
torna alla natura. L'aretino CESALPINO, il senese Pietro ANDREA MAT-
TIOLI (1), l’umbro CasronE DURANTE lettore alla Sapienza di Roma
furono nel rinascimento i più celebrati campioni per lo studio della bo-

‘tanica medica e il rinnovamento della farmacologia. Concludendo lo

studio della Medicina ebbe nél rinascimento un enorme sviluppo; e
liberandosi dalle pastoie eccessivee della speculazione si svolge con
passo rapido e sicuro verso la osservazione oggettiva e l’esperimento.
L'esame diligente dell'organismo umano, delle sue funzioni e delle
sue malattie forma l’oggetto dello studio del medico che mette sem-
pre più da una parte quello del testo.

Venendo ora in particolare a: uer che avveniva nello Studio

(1) Secondo il CASTIGLIONI (Storià della Medicina, già citata, pag. 421).
Pier Andrea Mattioli fu a Perugia: non è precisato peró se anche come lettore.
D'altra parte nessuna Storia della Università di Perugia lo ricorda come tale.

RIT t * è
54 D. PIETRO PIZZONI

perugino, ricorderemo che nel 1537 FRANCESCO COLOMBO, sopranno-
minato per il suo ingegno e sapere Platone, iniziava — come contempo-
raneamente a Bologna il Ghini — l'insegnamento dei semplici; ossia
delle erbe e in genere delle piante medicamentose; insegnamento per
il quale venne istituita una cattedra apposita, cui ben presto si accom-
pagnava un corso di esercitazioni pratiche con speciale docente. E
parimenti per gli studi anatomici, che assumono via via sempre mag-
| giore importanza, si istituisce nel 1580 una nuova cattedra associata
2 WM i alla Chirurgia, coperta per la prima volta da PreR PAoro GALERA; e
cui nel 1610 se ne affiancherà un'altra di carattere pratico, e cioé
ad incidendum ; integratrice delle lezioni così di anatomia che di chi-

rurgia.
| A questi due indici positivi di rinnovamento occorre aggiungerne
ill un terzo negativo; ma non meno importante a caratterizzare lo spi-
e rito di serenità della nuova cultura medica: intendo alludere alla ten-
i denza a liberarsi dalla astrologia, ridotta del resto in sempre più an-
gusti confini dallo accentuato sviluppo del senso critico, non che dalle
nuove e più precise cognizioni di matematica e astronomia. GIAM-
BATTISTA BAFFI di Corinaldo dalla cattedra che nel 1580 occupava
SIIT nello Studio Perugino fu il banditore di una crociata denunziante aper-
I tamente l’inconsistenza della astrologia, e la conseguente sua inuti-

i lità per il medico a qualunque scuola appartenesse (1).
SII E la crociata di Gio: Battista Baffi si affiancava a quella di due
Mi altri grandi medici pure del '500: GrovannNI WIER di Grave (1515-1588)
i e REGINALDO Scoro (1538-1539) autori di due famosi libri; intitolati,
. quello del primo (che uscì nel 1563 ed ebbe poi parecchie edizioni)
«De praestigiis demonum et incantationibus et veneficiis »; e quello
del secondo « La scoperta della stregoneria. Londra 1584 ». I due au-
tori sostennero e dimostrarono che streghe e stregoni non sono che
folli o imbroglioni; e che filtri, pratiche magiche e stregonerie possono
condurre alla pazzia ma non certo al successo. E il giudizio di medici
illuminati prevalse così, seppure lentamente, nella lotta contro le
stranezze della astrologia e le superstizioni della magia (2).

La allargata sete di cultura rinascimentale, cui abbiamo accen-
nato, determinò un aumento nel numero delle cattedre anche nello
Studio Perugino. Nelle due medicine si hanno tre letture per la teo-
rica e tre per la pratica; con l’obbligo rispettivamente di 16 e 39 ore

(1) ERMINI, op. cit., pag. 507.
(2) CASTIGLIONI, op. cit., pag. 441.
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 505

settimanali. E complessivamente nella facoltà della medicina della
filosofia e delle arti si hanno alla fine del '500 (1) 28 cattedre (comprese
le due dei semplici) dedicate alla medicina e chirurgia; più cinque alla
filosofia; non che due alla matematica e astronomia e tre alle umane
lettere.

Però malgrado questi innegabili segni di rinnovamento, nella
cinquecentesca facoltà medica perugina dobbiamo constatare che
non troviamo in essa molti docenti che veramente emergano nel campo
scientifico. E forse ciò è dovuto anche al fatto che troppe delle loro
energie venivano assorbite dagli studi filosofici, matematici ed uma-
nistici; e che a soddisfare le quotidiane necessità professionali del-
l'esercizio medico si basavano su l’esperienza, guidata però non da
criteri scientifici ma da un facile empirismo evidentemente residuo
del secolo precedente.

E a quest’ultima categoria appartengono i cosidetti « medici
dell’acqua » condotti dal Comune di Perugia nel cinquecento (2) che
davano particolare valore alle acque di S. Galgano nel territorio pe-
rugino; tanto che l’Università accordava dopo Pentecoste un periodo
da 8 a 10 giorni di vacanze a studenti e professori per sottomersi a
questa cura.

E troviamo stampato a Perugia nel 1520 da « Valens Panitius
Mantuanus impressor Ill. Decemvirorum et Eccell. Collegii » un li-
bretto: « De vera Methodo quibuscunque vulneribus medendi cum eo
medicamento quod aqua simplici et frustulis de Cannabe, vel de Lino
constat. PuirLiPPO PaLaTIO TREBBIATE, MEDICO ET PHILosoPHO
AUCTORE ?.

Ed esclusivamente empirico era allora (e non solo a Perugia) il
trattamento dei morbi pestilenziali che pur troppo assai spesso e
violentemente facevano in quei tempi la loro funesta comparsa.

27) GiROLAMO AÁCCORAMBONI DA GUBBIO (1469-1537).

Nacque da nobile famiglia in Gubbio nel Febbraio 1469. Suo pa-
dre Gian Filippo lo voleva avviare per gli studi legali; ma egli, se-
guendo il suo genio, cominció a coltivare in Perugia quelli di medicina
che poi continuó a Padova ove a 23 anni consegui il dottorato (3).

(1) ERMINI, op. cit., pagg. 207-208 dove è riportato il ruolo dell'anno 1600.

(2) A. Rossi e L. MARRONI, / medici dell'acqua, Perugia, 1881. La noti-
zia e l'indicazione relativa all'opuscolo (di cui qui appresso) di Filippo Palazio
mi è stata fornita dal Dott. Raffaelle Belforti. i

(3) MARINI; Archiatri Pontifici, t. 2°, pag. 353.

Gk T. e.
T GNVCE ON

56:- PUSH | p. PIETRO PIZZONI ©

Secondo il Facciolati (1) non molto dopo, e precisamente nel 1496,
salì in Padova stessa la cattedra di filosofia. Nove anni appresso, e
cioè nel 1505, venne a Perugia, condottovi a coprire la cattedra di me-
dicina coll'annuo stipendio di 480 fiorini; e vi si trattenne per lo meno

fino al 1515; come può dedursi dalla dimanda che in data 1514 avanzò

ai Savi dello studio per continuare la lettura anche nell'anno seguente.

. Passó poi — e da quando abbiamo detto non prima del 1515 —
a Roma in qualità di Archiatro del Pontefice Leone X: e seguitó a
rimanervi; malgrado le lusinghiere offerte della città di Padova per |

riaverlo nel suo Studio a coprire la cattedra di medicina vuota per la

partenza di Bernardino Speroni. Dopo Leone X fu riassunto in qualità —
di Archiatro da Clemente VII: trovandosi cosi spettatore nel 1527
agli orrori del famoso sacco di Roma per parte degli Spagnoli di Car- .
lo V;ei penosi effetti del quale egli descrisse nella lettera dedicatoria
del suo trattato « De lacte » al Vescovo Plocense..

In questo medesimo anno 1527 chiamato nuovamente dai capi del- .

Jo Studio di Padova col ricco stipendio di settecento ducati a coprire.

una cattedra di medicina pratica accettò; e trovò là, docente di Dirit-
to, suo figlio Fabio che fu più tardi Uditore della Sacra Rota in Roma.

Ed era sempre a Padova quando Paolo III gli fece pervenire
(per il tramite del suo segretario Giovenale de Manetti inviato quale
Nunzio Apostolico a Venezia) un lusinghiero Breve in data Novem-

‘bre 1532, col quale lo stimolava a ritornare al più presto nella Capi- .

tale della Cattolicità dove avrebbe potuto provvedere, come già altre
volte, alla salute del Pontefice stesso e insieme insegnare medicina
dalle cattedre della Romana Università. Non sembra che l'Accoram-
boni si arrendesse subito al grazioso invito; giacché solo nel Settem-
bre 1536 gli furono spedite in forma di Breve le lettere di Paolo III
per rendere sicuro il suo viaggio da Padova a Roma. C'é anzi chi so-

stiene che, malgrado ció, egli non si mosse da Padova dove avrebbe .

terminato i suoi giorni.

Ma che egli fosse a Roma negli anni 1536 e 1537 ne sono prova il
suo testamento conservato nell'Archivio del Campidoglio; il catalogo
dei Protomedici del 1537 dove egli compare: non che il trattato di
Astrologia di Mons. Gaurico nel quale é riferita la sua morte come .
avvenuta in Roma il giorno 11 Febbraio 1537 2).

(1) FAccioLATI, Fasti Gymnasi Patavini, P. 3, pag. 330.
(2) Cosi il Bini nel manoscritto 1375 (Memorie istoriche della perugina
Universitaria, Parte II inedita) della Biblioteca Augusta di Perugia, f. 194.
— »

I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA : 57

L’Accoramboni possedeva una casa a Gubbio sua patria che in-
torno ad un bell'arco situato nell'atrio porta la seguente iscrizione:

HIERO —' ACO — VNTCVS TEMPESTATE — SVA —
PHVS — ET — MEDICVS — SIBI — ET — SVIS — POSVIT.

L'Accoramboni fu autore di un trattato « De lacte » che ebbe ai
suoi tempi favore e fama non piccola. Discorre in esso degli ottimi
effetti dell'uso del latte in certe malattie, recando a conferma le prove
fatte. In particolare vanno ricordati gli esperimenti eseguiti su Mons.
Alberto da Carpi e sui cardinali Guerra, Trivulzi e Pietro Bembo i qua-
li per suo consiglio «lacte utebantur asinino, et super dormibant, ac
somno ipso juvabantur ». Anzi a proposito. del Bembo l'Accoramboni
riferisce che negli anni in cui questo dottissimo Cardinale era Segre-
tario di Leone X andó soggetto ad un male di catarro, accompagnato
da una febbre pertinacissima; e riacquistò la salute solo dopo essersi

‘sottoposto per lo spazio di un anno alla cura prescrittagli dall'Acco-

ramboni stesso consistente nell'uso del latte di donna.

. Ed al Bembo - che dovette rimanergli gratissimo. — è dovuta
una lettera scritta a nome del Pontefice ai Gubbini in cui il loro con-
cittadino é chiamato; «doctum hominem, et DI OODINA studiis
illustrem, optimunque medicum » (1). :

28) ANTONIO VERMIGLIOLI DA PERUGIA (1511)

Un Antonio figlio di Pietro Vermiglioli già da noi ricordato

(parg. 21) é nominato nel Catasto perugino Libro X f. XXII. La
designazione di « Magister» che questo documento gli attribuisce
induce a credere che egli fosse medico e docente e che quindi debba
identificarsi con quell'Antonio Vermiglioli che nel 1511 copriva una

pubblica cattedra di Medicina nello Studio, come risulta dai registri

dell'Archivio camerale. Cattedra .che del resto egli forse già da tem-
po aveva salito: come sembra che ne siano indizio e frequenti men-

zioni che di lui ne fanno gli atti del Collegio Medico; i quali, fra
altro lo annoverano fra i Priori dello Studio fin dal 1489.

Altre notizie di lui non si hanno (2).

Ma l'ÉRMINL op. cit., a pag. 202 scrive: « L’Accoramboni tornava a perizia nel
1536 e qui moriva l’anno seguente ». Ma egli non indica la fonte della sua in-
formazione.
(1) Bini, ms. 1375 già citato, t. 193-194. Biografia di G.' Accoramboni, ;
(2) Bini ms. 1325 già citato, f. 194. Cenno su Vermiglioli Antonio. VER-

MIGLIOLI, ‘op. cit., Vedere Biografia di Vermiglioli Pietro, nota 3%; MARIOTTI, -

ms. 1775 già citato, pag. 3.
58 : D. PIETRO PIZZONI

29) GrRoLAMO VermIGLIOLI DA PERUGIA (T 1526).

Nacque anch’egli in Perugia da Pietro Vermiglioli (parg. 21).
Le prime notizie che di lui si hanno risalgono al 1489 nel quale anno
(come si apprende dai registri della Camera Apostolica di Perugia).
fu eletto in patria ad esercitare la medicina chirurgica; anzi da co-
pia di un diploma esistente nell'Archivio Vaticano sappiamo che si
trattava di chirurgia specializzata nella cura delle cicatrici con an-
nesso incarico di farne le relazioni: incaricò, scrive il Vermiglioli Gio:
Battista «assai bene indicato nella Città nostra ove una volta il suo
popolo menava assai bene e sovente le mani » Di piü dalla medesima
fonte sappiamo che nel 1499 fungeva da Rettore nel Collegio della Sa-
pienza vecchia e che lesse nella patria Università per parecchi anni,
incominciando dal 1511. Fu anche iscritto nel Collegio dei Medici e
degli Speziali.

Il suo testamento, conservato nel pubblico Archivio, porta la data
del 1526 che molto probabilmente fu l'ultimo anno della sua vita.
Ebbe una figlia di nome Elisabetta maritata a Barzo Barzi di nobi-
lissima famiglia.

L'Oldoino lo fece autore di alcune « Questioni Mediche » e di « Com-
menti sopra Ippocrate e Galeno» conservati manoscritti nella ricca
Biblioteca dei Duchi di Urbino e che oggi dovrebbero trovarsi in Va-
ticano dove quella Biblioteca fini.

CnisTOrono Sassr nella orazione « De laudibus Perusiae » lo cele-
bró come uno dei medici più famosi di quell'età (1).

30) CAmiLLo VerMIGLIOLI DA PeRUGIA (f 1574).

Figlio di Gerolamo È di Fiora Marinelli si dedicò, nell'esempio del
Padre e dell'Avo, agli studi di Medicina. Dai registri della Camera

. Apostolica in Perugia sappiamo che leggeva medicina fino dal 1515,

continuando negli anni successivi; che nel 1516 copri anch'egli, come il
Padre, la carica di Rettore nel Collegio gregoriano della Sapienza
vecchia. I mandati poi di pagamento, che a partire dal 1510 e per molti
anni ancora si incontrano negli Annali Decemvirali, ci informano

(1) Bini, ms. 1375 già citato, f. 194-195; MaRIOTTI, ms. 1775 già citato
pag. 4; PELLINI, Dell’historia di Perugia, Venezia, 1664, I, pag. 23; VER-
MIGLIOLI, op. cit. ; vedere la nota 3* alla biografia di Pietro Vermiglioli, nota
da cui è tolta la notizia relativa al documento dell’ Archivio Vaticano non che
le parole riportate. I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 59

essere egli stato medico condotto nella Città. Nel marzo 1537, unita-
mente a Luca Alberto Podiani (di cui appresso) ed altri, tutti medici
collegiati, fu dal Cardinale Marino Grimani, d'ordine espresso di
Paolo III, creato Cavaliere dello « Speron d'oro ».

Nella matricola del Collegio dei Medici e degli Speziali è notata
la data della sua morte; avvenuta in tarda età il 10 aprile 1574.

Camillo ebbe una figliuola per nome Caterina, maritata nella no-
bilissima famiglia della Cornia (1).

31) Luca ALBERTO PopiANI DA PERUGIA (1474-1551).

Sembra che la sua data di nascita — da Ser Paolo di Simone —
debba porsi nel 1474. Ottenne le insegne magistrali nelle discipline
mediche e filosofiche nel 1499 e poco dopo fu inscritto nel Collegio dei
Medici. Nel 1504 fu nominato Rettore del Collegio Gregoriano della
Sapienza vecchia e in questo ufficio fu ricondotto anche negli anni
1512 e 1520. Nel 1508, con speciale diploma del Cardinale di San Gior-
gio Camerlengo diretto al Tesoriere Comunale di Perugia, fu eletto me-
dico-cerusico a curare le ferite. Non sarà superfluo notare a questo pro-
posito che a quel tempo i Perugini mantenevano con pubblico stipen-
dio due specialisti; e cioè i medici delle cicatrici e quelli degli occhi. E
la necessità dei primi — come già accennato — era evidentemente postu-
tala dai costumi frequentemente maneschi del tempo. E nel diploma,
accennato il nostro Luca Alberto é encomiato come « civem in huju-
« smodi arte et experientia cicatricium consumatissimum et expertum ».

Fu lettore di medicina pratica e teorica nello Studio; la prima no-
tizia che se ne ha dai ruoli (2) è del 1511 e lo vediamo confermato
con aumenti di stipendio nel 1512, 1516 e 1539. Ma quasi sicuramente
egli occupò la cattedra anche prima e dopo le date accennate.

Come risulta da più luoghi degli Annali Decemvirali i suoi con-
cittadini, avendolo sperimentato non solo eccellente cattedratico ma
anche destrissimo nel maneggio dei pubblici affari, lo incaricarono più
volte di onorevoli ambascierie ai Pontefici Leone X; Adriano VI;
Clemente VII; Paolo III; non che al Cardinal Passerini che fu ripe-
tutamente Legato a Perugia dal 1515 al 1541 (3).

(1) Bini, ms. 1375, f. 194; Notizie dei medici cavalieri, Lucca 1775, pag.
47; VERMIGLIOLI, op. cit. Vedere nota quarta alla Biografia di Pietro Vermi-
glioli. \ i

(2) ARCHIVIO DELLA CAMERA APOSTOLICA DI PERUGIA, Libro VII, f. 101.

(3) Confrontare, oltre gli « ANNALI DECEMVIRALI», PELLINI, Dell’historia
di Perugia, già citata, parte III, 515, 573, 788, 1045, 1052, etc.
di TIZIA

60 D. PIETRO PIZZONI

Defunto nel 1524 Biagio da S. Gemini primo segretario dei Ma-
gistrati perugini, questi non trovarono persona più degna del Podiani
per sostituirlo in una carica che era stata già ricoperta da Filippo
Villani, Tommaso Pontano e Francesco Maturanzio (1). Carica dalla
quale fu, come oggi si direbbe, silurato nel 1531 quando al Cardinale
Ippolito dei Medici Legato in Perugia parve che non potessero unirsi
in un solo soggetto gli importantissimi incarichi di pubblico Segretario
e di professore della cattedra che Luca Alberto ancora riteneva; e sotto
questi titoli — forse più mendicati che veri — fu rimosso dalla pubblica
Cancelleria. Se non che nel 1531, nella occasione della visita a Perugia
di Paolo III, si senti il bisogno di richiamarlo perché accompagnasse —
come accompagnò — la cerimonia della consegna delle chiavi alle porte
della Città con una elegante orazione seguita attentamente dal Ponte-
fice che non mancò di rispondere. E in quella congiuntura altre due
volte Luca Alberto pronunciò ragionamenti di fronte a Paolo III; e
cioè quando il Collegio dei Medici gli prestò obbedienza e quando il Ma-
gistrato lo donò di commestibili (2). La ricuperata carica di Cancellie-
re non mancò tuttavia di procurargli ulteriori noie. Intanto nel 1536 col
motivo che « pubblice profitendo in gymnasio summe erat occupatus »
gli fu dato in aiuto il figliuolo Mario; e nel successivo Luglio 1537, accu-
sato di disobbedienza e insubordinazione, ne fu interamente ‘dimesso.
Se non che appena due mesi dopo, nel Settembre, «tamquam emeri-
tus miles» fu nuovamente richiamato per essere anche una volta

inviato ambasciatore al Pontefice Paolo III che in quell'occasione lo

creó Cavaliere dello Speron d'Oro (3).

. Luca Alberto fu in relazione con Pietro Aretino e se ne giovó in
una contingenza per lui particolarmente dolorosa. Fu opinione di
molti che l'Aretino abbia soggiornato per qualche tempo a Perugia;
esercitando la professione di legatore di libri (4). Avvenne allora in
Perugia.e precisamente nel 1540 la sollevazione così detta « del Sale »,
in quanto provocata dall'aumento portato al prezzo di questo in-
dispensabile condimento: e par certo che fra i principali fomentatori
della rivolta ci fosse l’Aretino il quale andava ‘assicurando che forze
cospicue da diverse parti d’Italia sarebbero accorse in aiuto dei sol-

(1) PELLINI, op. cit., III, pag. 816.

e ANNALI DECEMVIRALI, anni 1552 e 1535, f. 142 e 145; PELLINI, op.

. III, pag. 141; MARIOTTI, Viaggi dei Pontefici in Perugia, pag. 591.

(3) ANNALI DECEMVIRALI, anno 1536, f. 12; anno 1532, f. 105 ter e f. 103
ter 4; Notizie dei medici cavalieri, Lucca, 1735, pag. 31.

(4) ManzuccHELLI, Vita dell’ Aretino, Brescia, pag. 13-14.

M e MÀ mem ami

—————:

I. MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ. DI PERUGIA 61

levati. I quali però si trovarono. delusi in quanto nessuno si fece ve-
dere. E fra i delusi e fuggitivi ci furono forse Luca Alberto (1)
e certamente il figlio Mario. Comunque Luca Alberto dové trovare il
modo di tornare molto presto; non così il figlio che, privato dell’im-
piego e di ogni prerogativa, emigrò a Venezia dove si ritrovò coll’Are-
tino. Al quale Luca Alberto (profittando verosimilmente della cono-
scenza fattane durante la di lui dimora a Perugia) si rivolse in data
10 Aprile 1541 (2) sollecitandone i buoni uffici presso Monsignor
della Barba allora governatore di Perugia perché questi permettesse
al figliuolo di tornare dall’esilio. E l'Aretino, che pare fosse in molte

buone relazioni col Monsignore predetto, ottenne il rimpatrio di Ma-

rio avvenuto il Novembre di quell’anno stesso 1541.

Esistono due testamenti fatti da Luca Alberto, uno: del 1545

conservato nell'Archivio pubblico ed un secondo del 1551 che.si tro-
vava nellArchivio dell'Ospedale. E. giusta la testimonianza di un
suo scolaro che scrisse in proposito un piccolo « pro memoria » nella

copertina di un vecchio « Dioscoride » (capitato in mano al Vermi-

glioli) egli mori il 14 Febbraio di quell'anno 1551, lasciando fama di

(1) Della fuga ed esilio di Luca Alberto parlano. solo l'ERMINI, op. cil.,

pag. 504 e l'AcosriNt alla voce L. A. Podiani nel Dizionario storico-biografico

dei Perugini illustri, ms. presso l'Archivio dei Monaci Benedettini in S. Pietro
a Perugia: nessun altro accenno ce ne é negli altri biografi. Anzi secondo l'Ago-
stini D. Ennio (modesto sacerdote Parroco dei Santi Proto e Giacinto nei su-
burbi della Città, vissuto a cavallo fra il ’700 e 1’800, laboriosissimo raccogli-

o 7

tore di memorie cittadine) Luca Alberto « nei sbigottimenti delle prime mosse ..

«del gran tumulto per la Guerra del Sale fu egli spedito oratore in Fiorenza :

«presso il Card. Legato dell'Umbria, Cristoforo Giacobacci; ma non fu pos-
« sibile con questo mezzo ottener nulla dal Pontefice Paolo III e Luca Alberto
«suppose cosi, perché conobbe esser egli impegnato col Pontefice. Di fatto
« trasferitosi il Giacobacci a discorrere col Pontefice dopo questo abboccamento
«partì e fece capo a Fuligno. Di lì fingendosi malato, li diresse una lettera,
cacciò subito si trasferisse a Fuligno per curarlo, sperando per suo mezzo la
«guarigione. Ricevé l’astuto L. Alberto la lettera ma non solo non si trasferì,
«ma non rispose ne pure; stato così mal consigliato dai XXV... Con tutto
«questo convenne anche a lui, come agli altri sciacurati, andarsene esiliato,

‘ «ritornarci l'anno 1541 ».

(2) Cfr. Lettere all’ Aretino. Libro II, pag. 137. La citazione è del VeR-
MIGLIOLI, il quale peró aggiunge che si sono lévati molti dubbi sulla genuinità
di queste lettere dirette all'Aretino e pubblicate da un suo « partitante festeg-
giatore »; il Mascolino. Viceversa che l’Aretino svolgesse effettivamente pra-
tiche a favore di Mario risulta dalle Lettere dell' Aretino. Libro II, pag. 227,
Rune 1609.
i 62 D. PIETRO PIZZONI

«magnus Orator; summusque Logicus; maximus Philosophus et
excellentissimus Medicus ».

Il Sozi nei suoi Annali scrive che dopo solennissimi funerali,
durante i quali pronunzió una lodata orazione Cristoforo Sassi, fu
sepolto nella Chiesa di Sant'Agostino ove era la Cappella dei suoi
maggiori; e passato il termine di due anni (secondo egli aveva di-
sposto nel suo testamento) fu dai suoi fratelli trasportato da Santo
Agostino a S. Francesco al Monte e collocato in un sepolcro di pietra
sul muro, fattogli « con molte lagrime da Gio: Paolo suo figlio » come
è detto nella iscrizione. 1

Secondo il ricordato postillatore della copertina del vecchio Dio-
scoride, Luca Alberto al momento della morte — il 14 Febbraio 1551 —
aveva 85 anni; mentre il Vermiglioli (d'accordo colla iscrizione se-
polcrale) insiste per 78 (d'onde la data di nascita nel 1474).

Per dare un'idea della stima che ai suoi tempi godeva Luca Al-
berto crediamo opportuno riportare una parte degli elogi tributatigli
dal ricordato cronista Sozi suo contemporaneo: « Fu dunque questo
«eccellente e degno medico dotato dalla natura di bellissimo e molto
«acuto ingegno: et egli poi dell'arte con la fatiga de longhissimo stu-
| «dio si aveva acquistato tanto di nome, che nella Medicina per avven-
i «tura più oltre non si poteva desiderare ed era talmente divenuto

i i «famoso in ogni parte, che senza dubbio alcuno tra i primi medici
UIT « di Toscana era annoverato; né era meno l'arte grande che si traeva

| « da lui nel medicare, di quello, che con tanto suo onore traevano gli
« studenti che l'udivano in cattedra pubblicamente leggere nello stu-
VM « dio di Perugia la teoria et pratica della Medicina ».

iM Scrisse Luca Alberto: 19) Preservatio a Peste - Perusiae MDXXIII
| in 89; 29) Allocuzioni latine al Pontefice Paolo III recitate a Perugia
WI nel 1535; 39) Vita Malatestae Balleoni ms. Che la scrivesse lo attesta
AE Benedetto Varchi nelle sue « Storie Fiorentine » Libro X, pag. 240;
| 4°) In funere D. Alfhani de Alphanis ms. da alcuni attribuito a suo
figlio Mario (1). - |

32) GiRoLAMO DI Simone pA PERUGIA (1509).
li Scrive il Bini: « Nel ruolo riportato dal Registro dell’Archivio
| | « Camerale intitolato « Registrum Pallarum » f. 40 è detto Girolamo
| « di Simone di Ser Paolo e perció sospetto che suo nepote fosse il ce-

(1) VERMIGLIOLI, op. cit., Biografia di L. A. Podiani ; B1NI, ms. 1375 già
citato : f. 195 e seguenti; MARIOTTI, ms. 1775 già citato, pag. 7-11.

I—————— I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 63

«lebre Luca Alberto Podiani nato di Paolo di Simone. Era Girolamo
«incaricato della pratica medica fino dal 1509 (1).

33) PLINIo Razzi pnr GREGORIO DA PERUGIA (1511).

Del padre Gregorio abbiamo già parlato (paragr. 20). Che anche
il figlio Plinio insegnasse nel 1511 risulta dal fatto che in quell’anno
fece dimanda per aumento di stipendio spettantegli sia come lettore
sia come medico pratico; minacciando, se non contentato, di provve-
dersi altrove. E i Magistrati «habentes notitiam de virtutibus et
experientia Magistri Plinii et quantum eius absentia toti civitati
esset detrimentum » accrebbero il suo salario (2).

34) LucANTONIO DA TERNI (1514).

Era nel 1514 scolaro di medicina e secondo il costume di quegli
anni venne destinato alla lezione nei giorni feriali (3).

35) ANTIQUARI ANTON GIULIANO DA PERUGIA (1511).

Era Priore del Collegio dei Medici nel 1507 e vi apparisce anche
nel 1551. Il Bini lo dà come lettore nel 1511. Era nepote dell’umani-
nista Giacomo Antiquari qui « Gregorianam domum Perusinam (Sa-
pienza Vecchia) redditibus locupletavit pro augendo studentium
numero » ricorda il Mariotti (4).

36) Amico SaLvi DA PERUGIA (1511).

Fino dal 1509 era stato eletto dalla Città medico pratico alla
condizione che dovesse « mederi pubblice in Civitate Perusina tam

(1) Bini, ms. 1375 già citato f. 209; ANNALI DECEMVIRALI, anno 1509»
f. 34.

(2) BINI, ms. 1375 già citato, f. 208. Cenno su Plinio Razzi. ANNALI DE-
CEMVIRALI — anno 1511, f. 38 — anno 1519, f. 138.

(3) BINI, ms. 1375 già citato, f. 208. Cenno su Lucantonio. Il Bini cita il
Registro dell'Archivio Camerale. Libro IX, f. 4.

(4) Per Antiquari Anton Giuliano vedere: 1° BinI, ms. 1375, f. 207 ter.;
29 MARIOTTI, ms. 1775, 2.

Per Antiquari Giacomo vedere: 19 OrpoiNo, Atheneum Augustum, 155;
29 VERMIGLIOLI, op. cit. Biografia di G. Antiquari ; 39 CESARE ALESSI, ms.
CM, n. 368 presso l'Abazia di S. Pietro a Perugia « Elogia », 406; 4o! FILIPPO
ALBERTI, Elogi degli uomini illustri di Perugia, ms. CM, n. 392, 45 presso l'Aba-
zia suddetta; 5° AcosrINI, Dizionario storico perugino già citato, alla voce Anti-
quari G. L’Agostini accenna anche ad un Antiquari Nicolò di Severo nipote di
Giacomo che si applicò alla Medicina-ed ebbe luogo nel Collegio medico di Mi-
lano come attesta LAzzARO Corra nella Storia dei Medici di Milano. Viceversa
l'Agostini non ricorda affatto Anton Giuliano.

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64 D. PIETRO PIZZONI

«civibus quam: aliis quibuscumque in dicta civitate commorantibus;
«tàm in iis quae spectant ad Physicam quam in iis quae spectant ad
« Cerusiam » (1).

Il Bini poi lo inserisce nel Ruolo dei Professori di medicina del-

, l'anno 1511 (2).

Non si conoscono altre- notizie.

37) ANpREA Ciso pA UMBERTIDE (1490-1573).

‘:Nacque alla Fratta — oggi Umbertide — da Pier Paolo Cibo; ed
ebbe identico il cognome ed il nome con un Canonico nepote di In-
nocenzo VIII e con un Vescovo di Terracina; ambedue suoi CORDE
poranei.

I ruoli dei professori universitari serbatici dai registri dell'Archi-
vio Camerale ce lo mostrano lettore di medicina nello Studio di Peru-
gia nel 1519, 20, 21. Nel quale ultimo anno egli se ne allontanó per
recarsi a Roma ove fu Archiatro di Clemente VII e Paolo III. E
quando Paolo III si recó nel 1538 a Nizza per incontrarsi con Carlo V
e Francesco I e concludere la tregua che da quella città prese il nome,
si fece accompagnare dal nostro Andrea. Cesare Alessi — autore di un
manoscritto dal titolo « Elogia » posseduto dal Bini e di cui una copia
giace anche oggi nel Monastero di S. Pietro a Perugia (M-368, pag. 305)
nota che «non raro rerum agendarum participem ac disceptatorem
«in maximo illo summorum Principum Triclinio Andream, aliis exclu-
«sis, stantem. vidit et est admirata universa aula ».

Secondo lo stesso Alessi « duorum aliis deinceps Summis. Ponti-
cibus Julio III et Marcello II presto fuit »: parole che (anche in base a
ciò che dice il ManposIo « De medicis pontificiis, pag. 24) sono state
intese nel senso che Andrea Cibo abbia funzionato da medico anche
da Giulio III e Marcello II; ma di ció nessuna memoria si incontra nei

. documenti Vaticani né comunque ne accenna il MARINI nei suoi « Ar-

chiatri Pontifici ». Certo è che egli nel 1553 trovavasi a Perugia e che
cinque anni appresso copri a Roma il posto di protomedico; come
risulta dalle memorie di quel collegio medico.
Nel 1963 era di nuovo a Perugia e qui dieci anni dopo — e cioé il
17 Maggio 1573 — a 83 anni cessó di vivere. Ebbe solenni funerali
durante i quali ne pronunzió l'elogio Orazio Cardaneto; e fu sepolto

(1) ANNALI DECEMVIRALI PERUGINI, anno 1509, f. 83.
(2) BinI, ms. 1375 già citato, f. 208. Cenno su Amico Salvi.

re N

I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 65

in Cattedrale dove sopra la sua tomba fece porre (prima anche della
sua morte) la seguente modestissima iscrizione dettata da lui stesso: (1)

MDLXXIII
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Anno aetatis LXXX
Posuit

Ebbe fama di sommo medico e il ricordato Cesare Alessi lasciò.

scritto che « vix aeger quispiam effugerit, qui sanari posset quin ab
«eius diligenti cura fuerit sanitati restitutus ». E l'ARETINO in una
lettera indirizzata al Riccó nell'Ottobre 1553 (2) lo chiama: «secura
sanità degli infermi » L’AGOSTINI dice che inventó egli un celebre olio
volpino di virtù squisita per le doglie frigide ».

Ebbe una figlia denominata Lavinia che si accasò con Alessandro -

degli Oddi nel 1579: non che un figlio Alessandro, giureconsulto;
membro del Collegio dei legisti.

Fino dal 1533 ebbe il generoso pensiero di costruire alla Fratta
una casa per commodo di quelli che di li passavano per recarsi a Pe-
rugia o a Firenze. Egli la fabbricó; e il Camerlengo Apostolico la fece
‘immune da ogni gravezza (3).

Alla sua famiglia appartennero, secondo il Mandpsio: molti illu-
stri membri di ordini equestri; non che il monaco eremita camal-

. dolese di Monte Corona che fu a CARO del suo ordine dal 1591 al sà

1596.

(1); BINI, ms. 1375 già citato, 1 198 e seg.; MARIOTTI, ms. 1775 già citato,
pag. 17e seg. La salma del Cibo nel 1576 fu cavata dal sepolcro primitivo, si-
tuato nella Cappella di S. Bernardino e messo in un «Pilo » (termine allora
usato per indicare un vano per sepoltura) situato davanti alla « Madonna del
Verde » (ora non piü visibile nella Cattedrale di S. Lorenzo perché trasportata
in Sant'Angelo di Porta Sant'Angelo). Nel medesimo pilo nel 1579 fu sepolta
sua moglie Lucrezia. Sopra il Pilo fu messa una pietra con la sua arma. Cosi
da un foglietto volante (servito evidentemente per risposta ad informazioni
richieste probabilmente dal Mariotti che fa cenno della cosa) compilato il 27
Maggio 1773 da D. Carlo Silorci Sagrista del Duomo, che dice di aver desunto
le notizie dal Libro dei Morti della Cattedrale di S. Lorenzo «segnato al di
fuori con la lettera Mx, a carte 133 ». Il foglietto è contenuto nella « Busta H 2
ms. 1490 » della Biblioteca Augusta di Perugia.

(2) P. ARETINO, Lettere, Libro VI, pag. 186, Parigi 1609.

(3) Vedere anche AcosrINr, Dizionario Storico Perugino op. cit., alla

voce A. Cibo. . è

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66 D. PIETRO PIZZONI

38) Vincenzo Puzio DI PrETRO DA PERUGIA (1521).

«Figliuolo di Maestro Pietro» (1) come lo chiamano gli atti
decemvirali, fu condotto a medicare in Perugia — al pari di suo Padre
già da noi ricordato (parag. 25), — anche in cerusia.

Che leggesse nello Studio nel 1521 lo afferma il Bini.

Ci lasció:

19 Tractatus contra epidemiam. Perusiae 1523.

20 Plebana ove se contengono accademie, lettere, strambotti,
canzone, sestine, sonetti e capitoli. In Peroscia per Baldassarre de
Francischo Cartolaro 1525 in 8°. Libretto, nota il Vermiglioli, ra-
rissimo (2).

39) VireLLIO VITELLESCHI DA FOLIGNO (1523).

Secondo il Faloci (3) insegnava nel 1523 a Perugia l’arte salu-
tare Vitellio Vitelleschi da Foligno. Egli ne trova un ricordo sicuro
in un libretto (« Vitelli Vitellensis de fulgineo perusiae phylosophyam
« publice profitentis, copiosum de pestilentia non solum sanis sed etiam
«egris utilissimum. Perusia per Cosmum Veronensem MDXXIII in
«16 di pag. 80) stampato a'Perugia appunto nel 1523; nel quale il
« Vitelleschi si compiace di ricordare ripetutamente M. Gentile colla
«formula ‘‘ concivis noster». M. Vitellio dedicò il suo studio al Magi-
«strato del suo paese e ricordò ad esso liferatissimos viros quos olim
«in medicinam habuistis et in praesentiam habes ; confermando il con-
«cetto sulla cultura amplissima che allora si aveva dei medici di Fo-
ligno... L'Autore chiamò, per procurargli credito aureo il suo opu-
«scolo, benché potesse acquistarsi con una moneta argentea. Aureum
«opus viliori argento emite! ».

(1) ANNALI DECEMVIRALI PERUGINI, anno 1522, f. 50; anno 1524, f. 108.

(2) Bini ms. 1375, già citato, f. 208; VERMIGLIOLI, op. cit., Biografia di
Vincenzo Puzio. MARIOTTI, ms. 1775 già citato, pag. 6.

(3) FaLoci PULIGNANI MicHELE, I medici di Foligno e l'Università di
Perugia, « Bollettino della Società Storia Patria dell'Umbria » Volume XXI,
anno 1915, pag. 26-28.

Secondo il Bini nel 1527 leggeva nello Studio di Perugia CRISTOFORO ANA-
STASI di Vincenzo. Non è certo che fosse perugino e ne facciamo perciò memoria
solo in nota. E ciò tanto più che fu un personaggio abbastanza in vista: esso
infatti fu nel 1635, insieme a Sforza degli Oddi, inviato a Roma per affari della
Città; e fu uno dei professori di Medicina decorati nel 1637 da Paolo III del-
l’ordine dello Speron d’oro. Vedere il Bini, ms. 1325, f. 208; non che il MA-
RIOTTI, ms. 1775, pag. 12.
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 67

I] Vitelleschi é ricordato, come oriundo di Foligno, anche dal-
l’Agostini nel suo più volte citato Dizionario storico, dove lo dice
lettore circa il 1526 nello Studio perugino non che autore di un Trav
tato de pestilentia.

40) FRANCESCO CoLoMBO DETTO PLATONE SENIOR DA PERUGIA (1515-
1593).

Nacque nel 1515. Fu uno dei più celebri medici e filosofi del suo
tempo; e per esser versatissimo nella filosofia platonica allora in som-
mo onore fu soprannominato Platone dal Card. Cervini (poi Mar-
cello II) che di passaggio per Perugia restò ammirato della sua sa-
pienza. Il soprannome fu poi assunto da tutti i suoi discendenti per
cognome (1). Rimasto orfano all’età di un anno, prese cura di lui
«quel Ciancio Guercio suo zio, di cui fa una oscura menzione il Giovio
« nelle storie sue, non mostrandosi punto guercio in conoscere da lon-
«tano la riescita che doveva fare si felice ingegno lo fece istruire nelle
« Scienze di Logica, di Filosofia, d’ Astrologia e delle altre Matematiche
«da Maestro Nicolò Colombo e da Maestro Sebastiano frate dell'Ordine
« dei Predicatori parimenti suoi zii; e non contento di ciò lo condusse
«a Ferrara, dove imparò pure Lettere Greche ed Ebraiche. Morto
« Ciancio Guercio, tornò il Platone nella Patria, ma aborrendo la
«quieta natura sua Io strepito delle discordie civili, e vedendo nel
«terrore e nel pallore dei volti che non potea darsi luogo alla tran-
« quillità delle Lettere, la dove i sediziosi s'avevano costituito il Re-
«gno dell’Audacia loro nella violenza delle Armi, andò a finire gli
«studi suoi a Bologna ». Erano per Perugia i tempi tumultuosi che
sboccarono poi nella cosidetta « Guerra del Sale ». Tornato in patria
professó prima nello Studio le dottrine filosofiche; poi passò nel 1537,
ad insegnare «la Scienza dei semplici »; perla quale disciplina fu appo-
‘ sitamente istituita nella Università perugina per la prima volta una
speciale cattedra. Ciò che simultaneamente avveniva a Bologna per
opera dei Ghini e, secondo il Mariotti, anche a Padova dove la prima
cattedra di Botanica fu coperta da Francesco Bonafede, medico pa-
tavino (2).

(1) Il Card. Cervini «ammirato della sapienza del Colombo asseri che
non a Perugia ma nella Grecia aveva egli succhiato il latte ». Così l’AGOSTINI
nel suo Dizionario storico perugino, ms. sopra citato. Il tratto virgolato che segue

è invece tolto da FiLiPPo ALBERTI, Elogi degli uomini illustri perugini, pagg. 61-

65 del ms. CM. 392-393 presso l’Abazia di S. Pietro in Perugia.
(2) L. SABBATINI, La cattedra dei semplici fondata a Bologna da Luca Ghini,
in « Studi e memorie per la storia della Università di Bologna », IX, (1926);

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68: D. PIETRO PIZZONI

A riconoscimento della sua esimia dottrina Paolo III, oltre lo
stipendio normale passatogli dallo Studio, gli HESCENd un'annua pen-
sione di trenta ducati di argento.

Fu, come abbiamo accennato, nella stima e dimestichezza del
Cardinale Marcello Cervini, poi Marcello II; sebbene il Marini nella
sua storia degli archiatri pontifici dimostri che non ne fu, come altri
afferma, l'Archiatra (1).

Fu amico di Benedetto Varchi il quale gli invió un sonetto che
si può leggere nella raccolta delle sue poesie e incomincia cosi: .

«Un anno men di quattro lustri il Ciel ».

Mori ancor giovane, a 38 anni, nel 1553. « Raccontasi — scrive
«il già ricordato Filippo Alberti — che il Signor: Girolamo Bigazzini,
« uomo che si avanzó nelle Scienze Matematiche, vedendo alcune po-
« stille di Platone in Euclide ed Archimede disse esser pur troppo vero
« che dall'unghia si conosce il leone. E rinserrando con virtuoso e ge-
« neroso sdegno quei volumi si dolse della perdita che si era fatta di
«un uomo di si gran speranza in cosi immatura età ».

Lo ricordano onorevolmente il CrispoLTI in « Perusia Augusta »
(Libro 3°, pag. 358); il VincioLi nelle « Rime dei poeti perugini » (Tomo
I, pag. 238), Orporwo in « Atheneum Augustum » (pag. 108). us

« Scripsit — dice il Mariotti - de Re medica ed philosophica »; ma
nulla se ne conosce (2).

41) FABIANO... DA Assisi o FAvoRINO DEGLI AROMATORI (1555).

Scrive il Bini « Niun celebre medico assisate di questo nome fiori
«intorno al 1555 (come mi avverte il diligentissimo indagatore di pa-

Maniorrr, ms. 1775 già citato. t. 14. Secondo OscAR ScALVANTI (Cenni storici
dell' Università di Perugia, Perugia 1910, pag. 50) «il primo ad insegnare nella
Università perugina il Trattato delle erbe e delle piante » sarebbe stato ANDREA
CiBo (vedi parg. 37). L’affermazione non è suffragata dalla indicazione della
fonte cui sarebbe stata attinta: e si tratta certamente di un equivoco, tutte le
fonti da noi consultate essendo concordi sul nome di FRANCESCO PLATONE
SENIOR. :

(1) MARINI, Archiatri pontifici, Y, pag. 468.

(2) Le notizie su Fr. Colombo sono state attinte, oltre dal già ricordato
FiLipPo ALBERTI (il quale visse dal 1548 al 1612), da: Bini, ms. 1325 già citato,
f. 198 e seguenti; MARIOTTI, ms. 1775 già citato, pagg. 14-15-16; VERMIGLIOLI,
op: cit., nota seconda alla biografia di Colombo Ottaviano; AGostINI: Diziona-
rio storico biografico degli illustri perugini, ms. già citato alla voce « Co-
lombi ».

Mrmmemmcem mnn I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA . 69

«trie memorie Cav. Francescantonio Frondini). Io non so se il nome di

« Fabianus » siasi nel ruolo del Nostro Studio equivocato coll'altro di
«Favorinus ». Giacché Favorino Aromatari, padre del celebre Giusep-
« pe degli Aromatari, era appunto nel 1551 medico in Assisi sua pa-

. «tria » (1).

42) GIOVANNI BATTISTA PETRONI DA TREVI (1560).
Danno notizie di questo lettore il Mariotti ed il Bini. Secondo il

‘primo, il Petroni ottenne.la laurea in Filosofia e Medicina a Perugia

e poi fu (giusta il ruolo dell'Università riferito dal Bini, nel 1560),
lettore di Medicina nello Studio; e più tardi, nel 1581, Protomedico
nella Città. E sempre, secondo il Mariotti fu inscritto. «inter cives
originarios Perusiae die 9 xbris 1561 in libro Civium P.S.P. Parrocch.'*
S. M.82 de Mercato ». Il Bini poi riferisce che un libro necrologico della
Chiesa di Santa Maria Nuova (seg. A. f. 3, 24, 38) riporta la sua morte
come avvenuta nel Marzo 1567; elo dice sepolto nella Chiesa medesima
(in un tumulo già da lui antecedentemente, nel 1564, preparatosi e
nel quale nel 1562 era già stata tumulata sua moglie) dopo solenni
funerali fattigli fare dal figlio superstite (2).

Della famiglia, Petroni di Trevi, poi trasferitasi a Siena, parla
abbastanza diffusamente il Pellini (3) ricordando parecchi suoi com-
ponenti illustri; tra cui un Cardinale Roberto morto nel 1311, legato
in Roma per otto anni di Papa Clemente V il quale, come è noto,
fu il primo Pontefice Avignonese; non che un Beato Petronio Petroni
monaco certosino. Ma non fu affatto parola del nostro Gio: Battista.

43) SEBASTIANO PAPARELLA DA MonTESANTO (1562).

Comparisce come lettore nel 1562. Lo ricordo qui nella supposi-
zione che il Montesanto assegnatogli per patria si il borgo di questo
nome che si trova a tre kilometri da Sellano nello spoletino. Di lui il
Bini scrive: « Il nostro Maltempi ci dice che egli era ai suoi giorni fra

i periti medici d’Italia » (4).

(1) BinI, ms. 1375 già citato, f. 210. Cenno su Fabiano da Assisi.

(2) BinI, ms. 1375 già citato, f. 210. Cenno su Petroni; MARIOTTI, ms.
1775, pag. 22. i

(3) PELLINI, Dell'historia di Perugia, Venezia, 1664, II, pag. 667.

(4) BINI, ms. 1375 già citato, f. 210. Cenno su Paparella. MALTEMPI MARCO
ANTONIO. Trattato diviso in libri quattro. Il primo delle notabili avversità a lui
occorse con alcune istorie dei suoi tempi. Orvieto per Baldo Salviati 1585,
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44) FRANCESCO CECCARELLI DA FOLIGNO (1562).

Francesco Ceccarelli fu il capo stipite di una famiglia folignate
in cui la professione medica divenne tradizione estesasi al figlio Mau-
rizio ed al nepote Nicola che tutti, come lui, insegnarono medicina
nella Università di Bologna.

| Ea Bologna Francesco si recò a studiare, conseguendovi il dot-
torato in Filosofia e Medicina il 7 Gennaio 1539. Laureatori andò ad
insegnare a Venezia: e passò poi nel 1562 allo studio di Perugia, per
recarsi quindi a leggere nel 1574 in quello di Bologna dove per tredici
anni coprì una cattedra primaria di medicina teorica e dove gli fu
conferita la cittadinanza. Pur rimanendo domiciliato a Bologna (dove
i documenti lo chiamano Zicarelli) non dimenticò la sua Foligno,
| nella quale si trovava nel 1579 a disputare con GEROLAMO BALDOLI
BN e altri suoi illustri colleghi su elevati argomenti scientifici; come il
ii Baldoli stessi ci ha lasciato memoria nei suoi « Theoremata cum doctori-
bus Fulginatensibus per biduum disputanda » Venetiis MDLXXIX.
Mori a Bologna il 24 Novembre 1587, e fu ivi sepolto nella Chiesa
di S. Domenico, ove suo figlio Maurizio fece collocare una laudativa
iscrizione che riassume le date principali del suo insegnamento.
Un suo trattato « Del mal mattone » ed una sua lettera al Senato
| di Bologna sulla cura della peste sono conservate manoscritte nella
(ACI Biblioteca universitaria di Bologna (1).

45) OTTAVIANO CoLoMBo DA PERUGIA 0 PLATONE OTTAVIANO SENIOR
(T 1590).

Figlio del da noi già ricordato Francesco Colombo (parag. 40)

fu, come lui, detto « Platone ». Dall'elogio funebre manoscritto che il
Vermiglioli possedeva, questi ne ricavò che si era addottorato in Filo- >
sofia e Medicina nello Studio Patrio: e il Mariotti precisa che ció av-
venne nel 1569. Occupó prima un seggio distinto nel Collegio dei Filo-
sofi e dei Medici. Da un'antica carta sempre il Vermiglioli dedusse
. che leggeva Medicina — teorica, precisa il Mariotti — nel 1570 nello
Studio. L'Oldoino lo pone fra i fondatori dell'Accademia degli Insen-
sati nel cui grembo egli ebbe cittadinanza col nome di Smemorato;
ma il Vincioli ed il Vermiglioli predetto credono che alla fondazione
di questa Accademia debba assegnarsi una data anteriore a quella

(1) BInNI, ms. 1375 già citato, f. 210 ter. Biografia di F. Ceccarelli; FA-
Loci, I medici di Foligno etc. già citato, pagg. 20-21.

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vestem enm I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO,L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA : 71

del 1561 fissatagli dall'Oldoino, e che istitutore ne fosse, non il Co-
lombo, ma Antonio Setti.
Ottaviano Colombo terminò i suoi giorni nel Dicembre 1590,

a soli 50 anni. I suoi colleghi accademici Insensati gli resero solenni
onori funebri. Lasciò manoscritti:

19 « Compendio del Trattato della Bellezza » di ispirazione com-
pletamente platomica;

29 Lezione sull'Impresa Accademica del Sonnacchioso » nome
accademico del suo collega, lettore di Filosofia, Conventino Castaldi;

39 Lezione accademica sull’ Impresa dell' Irigordo »; nome acca-
demico di Jacopo Masi (1).

46) CamiLro Manuzio (0 MANNUCCI) DA CrrTÀ DI CASTELLO (| 1592).

Secondo il Bini Camillo Manuzio leggeva nel 1571 nello Studio
perugino. Dagli Atti del Collegio Medico risulta che vi era promotore
nel 1580 e, secondo il Mariotti, anche nel 1583 e nel 1591. Nel Libro
seg. IX f. 80 del così detto Archivio vecchio si legge un decreto dei
magistrati perugini onorevolissimo per il Manuzio col quale viene ad
esso ed a tutta la sua famiglia concessa in perpetuo la cittadinanza di
Perugia, attesi i meriti di questo medico « Tifernatis origine; amore
«tamen ac diuturna multorum annorum habitudine vere Perusinus ».
Ebbe molti figli, fra cui Vincenzo di cui diremo appresso (parag. 61).
Morì il 15 Marzo 1592 e fu tumulato a S. Francesco nel sepolcro dove
già riposava la moglie Liberia Nani di Assisi.

È ricordato con lode anche dal Malvestiti (2). -

47) CEsARE BaLpescHI DA PERUGIA ? (1600).

Il cognome lo farebbe credere perugino: essendo, Baldeschi o
Degli Ubaldi una notissima e nobilissima famiglia di Perugia; cui

(1) VERMIGLIOLI, Biografia di Colombo Ottaviano ; Bini, ms. 1375, f. 199;
MARIOTTI, ms. 1775 già citato, pag. 22. Secondo l’AgosTINI Dizionario storico
' Perugino, ms. citato, morì il 16 Novembre 1592.

* (2) BINI, ms. 1375 già citato, f. 210 ter. Biografia di C. Manuzio ; MAL-
VESTITI, op. cit., pag. 42; G. BELFORTI, ms. 1490, Busta H 2, della Biblioteca
Augusta di Perugia, Fascicolo III, f. 22; MARIOTTI, ms. 1775 già citato, pag. 23.

Il MARIOTTI a pag. 20 del suo manoscritto accenna ad un altro Camillo
da Tiferno di cui dice che parla il Malvestiti ad anuum 1571 e che fu promotore
nel 1580. Ora, come abbiamo visto, queste due date si riferiscono anche, se-
condo il Bini, al Camillo Manuzio di cui il MARIOTTI si occupa a pag. 23. Evi-
dentemente il MARIOTTI ha accennato due val, senza ACCOLSE Ro allo stesso
personaggio.

SPIRE OSE

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72 ATER D. PIETRO. PIZZONI

appartenne, fra gli altri molti illustri, Baldo, il famoso giureconsulto
gloria medioevale dell’Italia e dello Studio perugino. Probabilmente
questo Cesare è il Cesare degli Ubaldi che fu lettore in Perugia nel

secolo xvi — (secondo il Bini notato nel ruolo dello Studio dell'anno -

1600) —; e che è ricordato dal Mittarelli nel suo catalogo dei codici di

O& Michele di Murano a pag. 1183 dove novera alcune sue inedite -

lezioni tenute negli anni 1525-26-27. .

. Non sembra invece identificabile con quel Baldeschi di cui parla
il Tomassini nella Biblioteca Veneta a pag. 94 à proposito di lezioni
di logica e filosofia tenute nello Studio perugino; costui — secondo il

| Mermisliol — non è certamente perugino (1).

48) GIAMBERNARDINO IERI DI DEiORA (T. 1591).
Ebbe tra gli antenati e discendenti illustri medici. Ricordiamo,

‘fra gli altri, Paolo Rastelli che condotto medico in Perugia al decli-
nare del ^400 si mostró indefesso e intrepido nell'apprestare con molta

lode dei nostri maggiori le cure più energiche e saggie durante un con-
tagio che in quei tempi infieri (2). Jacopo figlio e Matteo nepote fu-
rono illustri Chirurgi che come tali prestarono l'opera loro ai Pon-
tefici da Clemente VII a Pio IV (3). Matteo dimoró anche per un

lungo corso di anni in Perugia come Chirurgo condotto dal Pubblico.

e nel 1543 il Cardinale Camerlengo gli elevó lo stipeudio fino a cento

fiorini annui perché non si allontanasse da Perugia: « risultando (come .
si esprime il Cardinale) tanto commodo a tutto questo popolo » (4).

La famiglia Rastelli, originaria di Rimini, già da molti anni si

. era stabilita a Perugia quando da Pietro di Paolo Rastelli, medico di
professione, nacque Giambernardino.

. Sebbene si ignori l'anno preciso in cui sali una cattedra di medi-
cina nello studio patrio è da credere che ciò avvenisse prima del 1585.
E ciò perché gli atti del Collegio degli Artisti ce fo danno in questo
anno come già da tempo al posto di protomedico: e d’altra parte egli
cessò di vivere nel 1591, venendo sepolto nella chiesa di S. Domenico.

Gian Bernardino. ebbe una cognizione profonda delle lettere

(1) Bini, ms. 1375 già citato, f. 211 ter; VERMIGLIOLI, op. cit. Vedere la
nota sedicesima alla biografia di Baldeschi Angelo II; AGOSTINI, Dizionario
Storico Perugino, ms. citato, il quale però dubita sia Perugino.

(2) PELLINI, op. cit.,, parte 32, all'anno 1326...

(3) MARINI, Archiatri pontifici, tomo I, pag. 357.

(4) Il Bini, dichiara di aver desunta questa notizia dal « Libro dell'Ar-
chivio Camerale », seg. XV, f. 95 e 96.

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I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 73

greche; il che gli giovó moltissimo nella esposizione dei libri Galenici;
alla intelligenza e commento dei quali ai suoi giorni si dava ancora
molta importanza nell’ insegnamento della scienza medica. E per
questa ragione Cesare Alessi detto lo « Scaligero » « uomo dice il Bini,
certamente di non facile contentatura »: « Rastellum inter praeclaros
viros ponere non dubitavit » (1). Fu anche coltissimo nelle dottrine

filosofiche ed in quelle astronomiche; a proposito delle quali ultime è :

da ricordare l’opuscolo, di cui appresso, sulla correzione ; Bregoriana
del Calendario.

Nella sua casa istituì una stamperia da cui uscirono diverse opere
dal 1574 al 1579, e raccolse una ricca biblioteca della quale, profitta-

rono molti suoi colleghi dello Studio, tra cui: Gro: BATTISTA BAFFI da .
. Corinaldo il quale ne fa fede nel suo trattato « De Comelis » impresso

a Perugia nel 1580.

Le opere più importanti di Gian Bernardino sono:

1) De Ratione atque emendatione anni et Romani Kalendarî
opascalini — Perusiae in aedibus ipsius Anctoris per Jacobum Rufi-
nellum Brisciensem 1579.

« In questo opuscolo — scrive il Vermiglioli — tende a provare —
«come del resto già fatto da altri precedenti matematici — che l’equi
« nozio debba restituirsi al ventesimo quarto di Maggio accomodando
«l’aureo numero alle lunazioni perpetue ».

2). Interpretationes in Galenum. Andate perdute.

Alcune sue lettere italiane e latine sono premesse a qualche edi-

zione della sua dimestica tipografia e |

49) Pier PAOLO GALERA DA uU (t 1601).

Figliuolo di un Cesare Galera che si era macchiato di omicidio
nella persona di Pier Maria degli Oddi, Pier Paolo ancora fanciullo
ottenne la pace fra la famiglia sua e quella dell’ucciso. Studiò medicina

a Padova e poi lesse a Perugia Medicina, Notomia e Chirurgia, come

risulta dai ruoli dello Studio. Fu giubilato nel 1600 e mori nel 1601.

" Pubblicò:

| 1e De Philosophia Theoremata. Patavii apud Lauretum Pa-
squalem 1575.
20 Tractatus de pulsibus ac de nonnullorum medicamentorum

(1) CESARE ALESSI, Elogea Civium Perusinorum, Fulginae. 1634, pag. 804.
(2) BiN1, ms. 1375 già citato, f. 199 ter. e seg.; MARIOTTI, ms. 1775 già
citato, pag. 27; VERMIGLIOLI, Biografia di G. B. Rastelli.:

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AI xci Carr EIAS AT ea te

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————— ÀÁ— 74 D. PIETRO PIZZONI

cognitione ponderibus ac usu. — Perusiae, apud Petrum Paulum Or-
landi — 1597. : |

Come abbiamo già accennato (vedi paragr. 26) la cattedra di
Anatomia coperta nel 1580 da Pier Paolo rappresentó una nuova
affermazione di progresso negli studi anatomici da parte dello Studio
Perugino; perché allora per la prima volta istituita e fatta funzio-
nare (1).

90) GiLBERTO CrccoLr DI BEvaGNa (1582).

Le memorie manoscritte di Raffaele Sozi ci informano che il
Ciccoli era a Perugia nel 1582. Sulla lapide sepolcrale che ancora si
vede nella Chiesa di S. Francesco a Bevagna si legge che fu « In Pe-
rusino Gymnasio interpres eximius » e che diede l'opera sua medica
| « multis clarissimis Urbibus, Familiis, Viris, illustribus Episcopis, Car-
NU dinalibus ».
di Altre notizie non abbiamo (2).

(1) BinI, ms. 1375, f. 210 ter; MARIOTTI, ms. 1775, pag. 27; VERMIGLIOLI,
op. cit., Biografia di P. P. Galera.
(2) BiNr, ms. 1375 già citato, f. 211 ter. e 212.
peccet esie ^

I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 75

CAPO IV.

Il Secolo XVII.

51) LA CULTURA MEDICA NEI SECOLI XVII E XVIII.

Non mancano nel seicento, anzi sono molti coloro che si atten-
gono a formule sterili o si perdono in vane discussioni giurando sul
verbo dei testi; ma si moltiplicano anche le voci di coloro che si alzano
per abbattere l’antico edificio e costruire il nuovo. E l’abbattimento e
la ricostruzione consistono essenzialmente nel sostituire le direttive
della antica filosofia puramente speculativa con quelle della nuova
sovrattutto sperimentale; conformemente all’indirizzo seguito dai
grandi naturalisti del Rinascimento, la cui tradizione con MARCELLO
MatLpicHI; Marco ANTONIO SEVERINO; ANTONIO MARIA VALSALVA;
ANTONIO PaccHIONI, ANTONIO VALLISNIERI; GIAN ALFONSO BORELLI;
Francesco Repi in Italia; NEENIAM GREW; RoBeERTO Hoox€e in In-
ghilterra si continuò e affermò gloriosamente nel ‘600. Cosicché la ca-
ratteristica predominante negli studi medici in questo secolo va ricer-

cato in un deciso orientamento verso le scienze naturali e le ricerche

sperimentali; orientamento corrispondente all’indirizzo filosofico del
tempo dominato dall’impulso sovrano del genio di GALILEO.

Sul quale orientamento influi anche — e non tanto come valente,
quale era, medico e patologo; quanto come filosofo - RENATO CARTE-
sio. (1596-1650). Dalla cui affermazione che tutte le attività e forme
dell’organismo non sono che forme di movimento controllabili mate-
maticamente e fisicamente originò la scuola jatrofisica; come d’altra
parte alcuni suoi accenni a fenomeni organici lo hanno fatto tenere in
somma venerazione dalla scuola jatrochimica fondata dal medico
olandese FRANcESCO DE LA Boc (1614-1672), meglio conosciuto col
nome latino di SiLvius.

Pertanto la medicina, come la scienza in generale, divenne spe-
rimentale per accompagnarsi alle scienze naturali, alla chimica e alla
fisica dove i medici intuirono di poter cogliere più direttamente e più
immediatamente i segreti della vita organica umana. Tutto ció esi-
geva nuovi metodi di studio, e una delle principali novità consisteva
nel fatto che il lavoro individuale non era spesso sufficiente per svi-
cerare un determinato argomento senza tener conto del contributo

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76 SUE . D. PIETRO PIZZONI

delle osservazioni e sperimenti di quanti l'avessero già studiato. D'on-
de il sorgere spontaneo delle Accademie scientifiche (tra le quali cele-
berrime a Roma quella dei Lincei e a Firenze l'altra del Cimento)
non che i giornali scientifici divulgatori degli sforzi individuali. E
attraverso le une e gli altri la collaborazione scientifica fino allora
limitata, quando esisteva, ai paesi latini, diviene europea.

Nel secolo xvin prepondera in un primo tempo l’influenza dei
filosofi cui sembra che tutti i problemi si possono risolvere con oppor-
tuni ragionamenti. E come filosofi, quali Montesquieu e Rousseau,
determinano nuove forme sociali e politiche, così medici (quali STAHL
col vitalismo, HOFFMANN col meccanicismo, HAHNEMANN coll’omeo-
patia, BRoww col brownismo:diffuso in Italia specialmente dal Ra-
sori e Tomassini) costruiscono nuovi sistemi destinati a spiegare i
fatti più importanti della vita fisiologica e patologica. Nella costru-
zione dei quali sistemi è evidente l'influenza delle correnti filosofiche
che iniziatesi col Leibniz si svilupparono attraverso Kant e i suoi
seguaci Ficte e Schelliny e sopratutto Hegel; secondo il giudizio dei
quali spetta alla filosofia, regina di tutte le scienze, l’ultima parola
anche nello studio delle scienze naturali.

Contemporaneamente però sotto l’influenza delle nuove ‘scoperte
nel campo delle scienze esatte (connesse ai nomi gloriosi di GALVANI
e VoLta per l'elettricità; LAvorsiER per la chimica; LiNNEO, WOLF,
GOETHE per la Botanica; gli abati FONTANA e SPALLANZANI nella bio-
logia) persiste la tendenza ad esperimentare; provare e riprovare. Ten-
tativi ed errori si accompagnano a scoperte fondamentali e definitive
che insieme ai metodi di lavoro scientifico permangono, anche dopo
crollate le ipotetiche costruzioni sistematiche, rappresentanti comun-

que tappe sulla via faticosa del progresso. E fra ciò che rimane e rimar- '

rà vi è ormai la certezza che nessuno il quale voglia tentare la spiega-
zione dell'organismo umano sano o malato può più prescindere dallo
studio della anatomia, della fisiologia non che dei complessi fenomeni
fisici, chimici e biologici.

La cooperazione degli studiosi si fa nel settecento più intensa.
Le Accademie sorte nel seicento divengono sempre più assemblee di
scienziati che profondamente indagano; e i giornali scientifici, molti-
plicandosi, largamente e rapidamente diffondono per l'Europa. le
osservazioni e le scoperte. Infine mentre da una parte lo studio degli
antichi autori, soprattutto per opera del MorgaGnI e del CoccHi, de-
termina un ritorno ai principi ippocratici; dall'altra il misticismo,

che si diffonde specialmente in Germania e in Francia, verso la fine
TTT eadera "|



——M—

I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA qui

del secolo dilagando per tutta Europa crea nuovi, pseudoscientifici,
magici sistemi medici (esempio il mesmerismo) che preparano un ter-
reno fecondo per una fioritura di impostori e avventurieri, il piü fa-
moso dei quali fu Giuseppe Balsamo; meglio noto col nome di Conte
di Cagliostro.
Da queste considerazioni di carattere generale passando a trattare
della organizzazione universitaria, il tono dell'insegnamento si eleva

sempre più, fino a richiedere, nel settecento, allo studente come con- -

dizione sine qua non per l'ammissione ai corsi universitari, la prova
di aver frequentato e assolto un corso classico. Il numero dei profes-
sori di una Facoltà medica è generalmente di quattro o cinque; ma
ognuno di essi spesso insegna piü di una materia. Cosi l'Anatomia,
la Chirurgia (che nel settecento prende definitivamente posto a lato
della medicina) e l'Ostetricia vengono di solito insegnate dallo stesso
professore; un insegnante di medicina teorico—pratica fa lezioni anche
di chimica, botanica e farmacologia. Durante il '600 furono nello Stu-
dio Perugino elevati a tre gli insegnanti di medicina teorica e a tre
quelli anche di medicina pratica; e se essi, nel settecento, leggono

ancora e commentano gli aforismi di.Ippocrate, espongono anche la

fisiologia e la patologia e svolgono trattazioni su malattie partico-
lari. E l'anatomia che, come abbiamo già accennato, alla fine del medio-
evo aveva appena incominciato a farsi posto nell’insegnamento uni-
versitario coi primi tentativi del MonpINO; e che nel '400 aveva al-
quanto progredito colla attuazione di rare, ordinariamente biannuali,
dissezioni anatomiche (costituenti a Natale e Quaresima lezione per
gli studenti e spettacolo per le autorità) e che nel '500 aveva ottenuta

una cattedra apposita; nel seicento si organizza con personale spe-

cializzato « ad incidendum »; e nel settecento in locali adatti in forma
anfiteatrale, in modo che le dissezioni si moltiplicano . avviandosi

a divenire — ciò che accadrà pienamente nel secolo seguente — l’inte-
. gramento ordinario della lezione teorica. E nel 1730, nello Studio

perugino (e-così in quasi tutte le altre Università), a lato delle molti-
plicate materie di insegnamento strettamente professionali o con
esse connesse (come la botanica e la farmacologia) se ne affianca un’al-
tra che ha tutta l'apparenza della indipendenza dalle altre; la fisica,

‘ alla quale viene anche annesso l’insegnamento della Chimica (e ciò

fino al 1810 quando si costituiranno due cattedre distinte per le due
discipline). Sempre a Perugia, a lato della cattedra, nel 1759 si isti-
tuisce un gabinetto di fisica ricco delle più moderne macchine dimo-

Strative per esperienze da lezione. Il lettore di Botanica poi, che,

A ART - MINAS E
UN 78 D. PIETRO PIZZONI

come abbiamo visto, ha cominciato a leggere alla metà del '500, ha
ora il sussidio di un orto botanico da cui un pratico coglie le piante
per mostrare a lezione.

Gli esami sono differentemente ordinati nelle diverse Università:
ma peró quasi esclusivamente teorici. Nel settecento alla fine del corso,
segue l'esame di laurea con la pubblica lettura e discussione della tesi.

L'accennata aumentata trasformazione e istituzione di nuove
cattedre mostra l'aumentata serietà degli Studi nella Università pe-
rugina. E per di più alle accennate, diremo così astratte, invettive di
Gio: BATTISTA BAFFI da Corinaldo contro la vacuità della Astrologia
seguirono presto i fatti concreti colla soppressione di questa catte-
dra che già nel ruolo del 1600 è sostituita da una lettura di matema-
tica ed una di sfera (o astronomia); letture che limitate inizialmente
al periodo delle vacanze, ben presto colla riforma di Urbano VIII
(1625) da cattedre «tempore vacationum» divengono ordinarie e si pre-
scrive che il lettore di matematica legga tutto il trattato de Sphera del
SACROBOSCO, 0 un libro di EucLIDE o qualche cosa di simile. Del resto
con l’approfondimento delle scienze positive era ben naturale che nel
settecento fosse cessata ogni tendenza a speculazioni chimeriche come
quelle della astrologia e della oroscopia, o per lo meno fantastiche
come i sogni della alchimia. Ma poiché pare che qualche cosa di strano
non debba mancar mai, ci furono alla fine del settecento i sistemi pseu-
doscientifici più sopra ricordati: però non sembra che a Perugia essi
abbiano comunque attecchito.

Il medico del settecento va via via assumendo una figura tutta
sua: egli non è più il filosofo o il letterato, anche se filosofia e lettere
coltiva intensamente; è il medico che attende alla cura dei malati
e che a questo scopo occupa una sede stabile e legalmente riconosciuta
nelle città e nelle campagne.

52) ANTON MARIA LOMBARDO DA PASSIGNANO (T 1628).

Nacque a Passignano ma fu decorato della cittadinanza peru-
gina. Ottenne la laurea in medicina e filosofia il 14 Aprile 1581. E dal
1581 al 1627 fu lettore di medicina pratica; nel 1606 appare anche
lettore di anatomia. Fu iscritto fra gli accademici Insensati il giorno -
li 3 Maggio 1589. Gli atti del Collegio ce lo danno più volte Protomedico
tini e fungeva da Protomotore quando morì il 24 Aprile 1628. Ricorda il
|o Mariotti come pochi mesi prima si fosse preparato un sepolcro che
« clausit novo lapide hac epigrafe: Contra vim mortis non est medica-
men in hortis ». Fu sepolto a S. Francesco.
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 79

Ebbe per moglie Maria Castora Battisti che egli sposó il 24 Mag-
gio 1603, come risulta dai libri parrocchiali di Sant'Angelo in Porta
Eburnea in Perugia. La sua famiglia si estinse nel 1750.

Fra le consultazioni mediche del celebre GERoLAMo MERCURIALE
ce ne è una (Liber 3°°° Consultatio 29) « morbum respiciens illustri
viri Hermanni de Stapha ad Antonium Mariam Lombardum mis-
sa » (1).

53) NEv1 PieR ANGELO DA Passignano (1604).

Gli fu conferita la cittadinanza perugina, ma era oriundo di
Passignano. Si addottorò nelle Arti e Medicina il 24 Settembre 1591
e nello stesso giorno fu ammesso al Collegio dei medici. Il Mariotti
scrive: « Theoricam medicinam prima sede docuit in Augusta Acca-
demia initio seculi xvii». Il Bini lo dà insegnante nello Studio nel
1604; l'anno stesso in cui il Mariotti predetto dice che «obiit die 17
Augusti » e fu sepolto nella Chiesa di S. Francesco dei P.P. Conven-
tuali (2).

54) Manco ANTONIO GRISALDI DA PERUGIA (1573-1646).

Si addottorò in Filosofia il 29 Giugno 1595 e in medicina il 21
Luglio 1597; e simultaneamente fu accolto nei Collegi, prima dei Filo-
sofi, poi dei Medici. E a quest’ultima data salì nello Studio patrio.la
Cattedra di Medicina teorica. Dal 21 Agosto 1603 fu accademico In-
sensato. Fu ripetutamente invitato dallo Studio di Padova a leggervi

medicina: ce lo attesta il medico assisate Gio: BATTA: BARTOLUCCI ‘

nella lettera con cui gli dedicò il suo opuscolo « Sul bagno dell’acqua
bianca di Nocera Umbra. Perugia 1636 ». Ma egli preferì sempre restare
in patria. Dove anzi — appunto perché ritenuto particolarmente colto
in idrologia — fu preposto alle acque di S. Galgano presso Perugia
perché dirigesse la cura dei malati che alle allora celebrate virtù me-
dicamentose di quelle acque ricorrevano. Ciò ci è attestato, oltreché
dagli Annali del Comune, dalla lettera di ProspeRo MARIOTTI (Peru-
gia 1741 pagg. 50 e 28). « Sulle acque di S. Galgano ». |

«Pluries — scrive il Mariotti Annibale — Protomedicatus vixit

(1) BinI, ms. 1375 già citato, f. 211 ter. Biografia di A. Lombardi; G.
BELFORTI, ms. 1490 già citato, Busta H,, fascicolo 39, f. 38; MARIOTTI, ms.
citato 1775, pag. 30; ERMINI, Storia dell’ Università già citata, pag. 508.

(2) BiN1, ms. 1375 già citato, f. 112 ter, Cenno su P. A. Nevi; MARIOTTI,
ms. 1775, pag. 32.

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officium »; e | mentre era Piótlimedito mori nell’ anno 1646. Fu se-
polto a S. Domenico, dove una volta leggevasi questa breve epi-
grafe:

.. Marci GRISALDI
Puisici kr MEDICI DocroBis.

Conosciamo di Marco Antonio Grisaldi:
1) « Cometologia Laconica contra portentosam cometarum appari-

tionem. Perusiae apud Augustos 1608, con uniti 14 problemi come- -

tologici ». Scrisse questa operetta nella circostanza della apparizione

| nel 1608 di una cometa crinita: foriera, secondo la volgare supersti-

zione, da sinistri accidenti. L'operetta era destinata a combattere
questa superstizione.

2) De acquis Perusini S. Galgani pisana Magistratui Dee
virorum Augustae Perusiae Epistolae duae — 1626. Sono manoscritte,
oggi presso la Biblioteca Augusta di Cet Il M le defini-
sce eruditissime.

3) Ad Thomam Arrigatium. Epistola utrum sit sanguis calidus an .

humidus = Manoscritto, come sopra.

pra. | ;
9) Raccolta di alcune cose memorabili e valorosi fatti di molti uomini
illustri della Città di. Perugia ; cavata da diversi antichi annali — Mano-

scritto, come sopra.

6) De Balneo Nocerino — Manoscritto, come sopra (1).

55) FRANCESCO CoLowno O PLATONE FRANCESCO JUNIOR DA PERU-
GIA (1586-1629).

Francesco Platone, figlio di Wosbale! ottenne ta laurea nella

. facoltà delle Arti e Medicina il 30 Decembre 1600 e fu nello stesso

giorno ammesso al Collegio. Insegnò prima la Logica, poi la Medicina
pratica ed in fine la Medicina teorica. Nel 1629 era Protomedico. E

‘ in quest'anno 1629 il 24 Ottobre morì all'età di 43 anni. Fu tumulato

nel sepolcro gentilizio presso i Domenicani.
Secondo il Mariotti fu egli quel Francesco Platone medico peru-
gino che «in magno vitae discrimine » per ‘malattia di fegato accom-

(1) VERMIGLIOLI, op. cit., Biografia di M. A. Grisaldi ; BINI, ms. 1375 già
citato, f. 201; MaRIOTTI, ms. 1775 già citato, pag. 35; AGostINI, Dizionario
storico Perugino, ms. già citato alla voce M. A. Grisaldi. :

4). Considerationes et epistolae medicae — Manoscritto, come so- -

———— —

TOUR em nne men

I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 81

pagnata da febbre altissima « mirifico prorsus modo convaluit Beatae
Columbae Reatinae intercessione exorata » come riferisce GIUSEPPE
BaLEsTORI nella Vita della Beata Colomba (Perugia — presso Seba-

stiano Zecchini 1652. Libro 59, Cap. 6 n. 28, pag. 197) (1).

56) CAMILLI ANNIBALE DA NORCIA G 1633).

Prima ancora di aver conseguita la laurea e cioé fin dall'anno
1600 appare condotto alla lettura dei Semplici («in Accademia Peru-

sina » dice il Mariotti e si vuole intendere senz'altro nello Studio uni- .

versitario) col salario di Scudi venti. In Medicina e Filosofia si addot-
toró il 14 Febbraio 1604 e in quell'anno stesso appare nel ruolo dei
lettori di Filosofia e Matematica dello Studio medesimo. Fu iscritto
nel Collegio dei Medici e nel 1622 era + Piptomeioo: Morì il 27 Aprile
1633. Pubblicò a Perugia:

1) nel 1603 un trattato in latino « ‘De Balneo Nocerino »; ristam-
pato poi sempre a Perugia — nel 1614; 1627; 1638; trattato molto
lodato — (come del resto apparisce dalle molteplici edizioni) — ai
suoi tempi; e tra gli altri da G. Lami.

2) nel 1608 un trattato, pure in latino. « DE Pestilenti ode prae-:

cavenda ».

3) nel 1608 scrisse e illustró con n note: La storia del morbo e della:
morte repentina del perugino Fabrizio Vescovo di Terracina‘ e Com-:

missario Apostolico in Perugia. (2).

57) SPINELLO BERNARDINO DA PERUGIA (T 1631).

Conseguì la laurea nelle Arti e nella Medicina il 15 giugno 1620
e nello stesso giorno fu iscritto nel Collegio dei medici. Dal 1622 al
1631 espose la Storia dei Semplici. Morì il 13 Novembre 1631.
. .Il Lancellotti nel suo Diario lo ricorda come uomo di altissima
probità (3).

| 58) GAsPARE CECCARELLI DA PERUGIA (1603). J

Lo considero da Perugia perché tra gli illustri perugini lo anno-
vera il Mariotti; sebbene mi sia sorto il dubbio che potesse apparte-

(1) BiNi, ms. 1375 già citato, t. 212 ter; MARIOTTI, ms. 1775 già citato,
pagg. 41-42; Biografia di Platone Francesco junior.

(2) BINI, ms. 1375 già citato, f. 138 e 215; MARIOTTI, ms. 1775 già itato:
pagg. 44-45, Biografia di A. Camilli. i

(3) ManrorTI, ms. 1775 già citato, pag. 55, Biografia di B. Spinello.
5(——— Qa:

82 D. PIETRO PIZZONI

nere alla famiglia Ceccarelli di Foligno di cui al parag. 44; ma nulla
ho potuto appurare in proposito. Il Mariotti riferisce che si addottorò
in Filosofia e Medicina il 29 Decembre 1600 e nello stesso giorno fu

. ammesso al Collegio dei Medici. Dal 1599 appartenne alla Accademia

degli Insensati. Il Bini lo inserisce nel ruolo dei Professori di Medicina
dell’Università alla data del 1603 (1).

59) CorsETTI Tommasso DA PANICALE (f 1623).

Si addottorò in Medicina e Filosofia nel 1605. Insegnò Logica
all’Università. Esercitò in Perugia lodevolmente la medicina e fu
Protomedico nel 1618. Morì I'8 Maggio 1623 e fu sepolto in S. Fran-
cesco (2).

60) CamaFFI Luca AnTONIO DA PERUGIA (1576-1641).

Si addottorò e fu iscritto nel Collegio nel 1600. Lesse medicina
teorica dal 1605 al 1609. Fu più volte protomedico. Nel 1632 insieme
ad altri colleghi dello Studio fu incaricato della ricognizione del Corpo
di Suor Angelica di Bernardino morta in buona opinione di santità
nel Convento delle Bartole. Morì nel 1641 a 65 anni lasciando eredi
la moglie e per la terza parte il Collegio dei Medici e Filosofi. Pubblicò:
« Reggimento per vivere sani nei tempi caldi. Perugia 1610 ». Un croni-.
sta del tempo, Carolus Baliormus, lo dice: « filosofo, medico, profes-
sore e teologo di gran nome ». Il Mariotti commenta che non risulta
professasse mai teologia e che dall'esame della accennata pubblica-
zione non appare essere stato proprio un ingegno superiore ! (3).

61) Mamucci VINCENZO DA PERUGIA (1586-1646).

Nacque da Camillo Manuzio (parag. 46) nel 1586; a sedici anni
(1602) ottenne le insegne dottorali in medicina e contemporaneamente
un posto distinto nel Collegio medico. Nel 1606 fu incaricato della
lettura della medicina; dalla quale diciassette anni appresso (1623)

(1) BiN1i, ms. 1375 già citato, f. 212 ter; MARIOTTI, ms. 1775 già citato,
pag. 41, Biografia di G. Ceccarelli.

(2) MARIOTTI, ms. 1775, pag. 46, Biografia di T. Corsetti; G. BELFORTI,
ms. 1490 già citato, Busta H,, fascicolo 39, f. 36 ter; L’AGOSTINI nel suo già
ricordato Dizionario storico lo dà per Perugino, ma non fa affatto menzione del
lettorato all'Università.

(3) VERMIGLIOLI, op. cit., Biografia di L. A. Camaffi; Bini, ms. 1375 già
citato, foglio 212 ter; MARIOTTI, ms. 1775 già citato, pag. 46; AGOSTINI, Diziona-
rio storico Perugino, ms. già citato.

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V dra m : I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 83

passó a quella delle matematiche. Egli era nel 1613 Protomedico
del Collegio; quando per ordine del Card. Boncompagni legato in
Perugia pubblicò per le stampe gli ordinamenti circa il modo dijme-
dicare. Nel 1616 si trasferì a Roma chiamatovi nella circostanza della
collazione di un pubblico dottorato. Tornò poi a Perugia dove inve-
stito di nuovo del posto di Priore o Capo del Collegio Medico fece ap-
provare la legge proibitiva dell’ingresso nel Collegio stesso a chiun-
que non contasse almeno un anno di dottorato. Dopo trenta anni di

. lettura ottenne dal patrio Ateneo la giubilazione; e tornò a Roma ad

esercitarvi la professione di medico; quivi nel 1649 lo sorprese la morte
e fu sepolto nella Chiesa delle Stimmate ove, sopra la sua tomba, si
legge ancora una molto laudativa iscrizione. |

« Conviene credere — scrive il Vermiglioli — che non piccola fosse
«la di lui fama, se egli è vero — come pare che non possa dubitarsi —
«essere Vincenzo quegli che Vincenzio Oricellario introduce a par-
«lare nei suoi dialoghi filosofici. Fra i consulti e le lettere mediche di
«Marco Antonio Grisaldi (parg. 54) ce n'é uno ove è chiamato fisico
« dottissimo ; e l'argomento ne è utrum sanguis distinctus a coeteris hu-
« moribus nutriat an mixtus cum aliis ».

Il Mannucci poi pubblicó:

1) Consultationes medicinales vel costitutiones medicae Angeli
Victorii a Balneo Regio (Bagnorea) Medici celebris, notis et observa-
tionibus VinceNnTII MANNUCCI illustratae. Romae - 1640 (Angelo Vit-
tori incominció a studiare la medicina a Perugia nel 1522).

2) Trattato del fiore e del frutto nel quale si trattano molte curiose
malerie. Perugia 1605 per Vincenzo Colombara in 12, con dedica a
Mons. Napoleone Comitoli.

Il Mannucci ebbe un figlio — Cesare — laureatosi in Medicina e
Filosofia il 16 Dicembre 1636. Egli appartenne ai collegi medici di
Perugia e di Roma, e nel 1664 fu eletto Protomedico generale così
di Roma come di tutto lo Stato Pontificio (1).

62) Bonci MancELLo DA PERUGIA (f 1644).

Laureatosi in Filosofia e medicina il 10 Giugno 1630 fu nello
stesso giorno iscritto nell’albo del Collegio dei Medici — Coprì la cat-

(1) VERMIGLIOLI, op. cit., Biografia di V. Mannucci ; Bini, ms. 1375 già
citato, f. 201 ter e 202; MARIOTTI, ms. 1775 già citato, ag. 43 e 64; AGOSTINI,
Dizionario storico perugino, ms. già citato dove è riportata integralmente l'iscri-
zione sepolcrale; M. G. A. V., Memorie civili di Città di Castello, vol. 2°, Città

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84 D. PIETRO PIZZONI

tedra di Medicina teorica — omnium plausu, dice il:Mariotti — dal 1e
Novembre 1630. Fu protomedico negli anni 1634 e 1640. Mori nel
1644 (1).
63) TROILO MANOS DA PEnuciA (f 1671).

« Professione Hneencuib nostrae aetatis poesi conspicuus - — scrive

di lui l'Oldoino.

E il suo poetare consisté nell’ «exornare etrusco carmine » i lau-

reati del giorno; non che gli oratori come Paolo Segneri «in Catte-

drali Perusina orator in quadrigesimali jejunio »); le Regine (come
Cristina di Svezia nel suo arrivo a Roma); i guerrieri (come un An-
tonio Battista caduto nella espugnazione di Creta contro i Turchi)
e anche le giovani monacande. Ma quale parte della sua cultura egli
riserbasse per la medicina l'Oldoino non ce lo dice. Il Bini ce lo dà
semplicemente lettore nel 1634 e l'Ermini (in base alle notazioni del-
l'Archivio Universitario) dal 1631 al 1671. Secondo il Mariotti in-
segnò Medicina pratica prima sede e anatomia e fu accademico In-

sensato e morì nel 1671 (2); fu sepolto (secondo . Agostini) in Santa

Maria Nuova.

64) CoLomBo OTTAVIANO 0 PLATONE OTTAVIANO JUNIOR DA PERUGIA
(t 1644).

Professò l'Ordine dei P. P. Domenicani. L Oldoino lo disse filo-
sofo; medico; professore. Come filosofo il Vermiglioli scrive che ri-
mane un bell'elogio da lui nei libri delle riformazioni di « Spoleto
ove fra il 1508 e il 1510 fu a leggere Logica, Fisica e Teologia » Come
professore, secondo il Bini, leggeva nell'Università medicina nel 1637
e il Mariotti precisa che fu condotto «ad Lecturam straordinariam de
Pulsibus ». Fu anche poeta e il VincioLi nelle « Rime di poeti perugini »

(Vol. II, pag. 233) ne riproduce (dice il Vermiglioli) « qualche buon

saggio poetico». Secondo lo Jacobelli e l'Oldoino nella celebre bi-
blioteca dei Duchi di Urbino vi erano dei suoi manoscritti, oggi igno-
rati. Godé della particolare stima di Clemente VII.

di Castello presso Francesco Donati, 1844, pag. 197: secondo questo storico il
Mannucci sarebbe stato nativo di Città di Castello.

(1) MaRIOTTI, ms. 1775, pag. 41; Biografia di M. Bonci ; Binr. ms. 1375,
f. 212 ter; BELFORTI, ms. 1490 già citato; Busta H,, fascicolo 29, f. 10.

(2) Manrorrr, ms. 1775, pag. 62, Biografia di T. Mancini; OLDpoINO,
Atheneum Augustum, Perusiae, Tipis Ciani et Desideri, MDCL XXVII, pag. 321;
BINI, ms. 1325, f, 212 ter; ERMINI, op. cit., pag. 508; AcosriN1, Dizionario
storico Perugino, ms. già citato. i

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TIOHTIGDGERMIWASe TM .I MEDICI UMBRI.LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 85

L'Oldoino lo dice «defunctus ante annum 1676»; un «ante »
che secondo il Mariotti — (nonché l'Agostini) — deve esser retrocesso
al 31 Gennaio 1644; data ricavata dal Libro dei morti della Corsa di
S. Domenico ove fu sepolto (1).

65) Pier FeLICE MAGNANI DA MONTONE (Tf 1644).
Il Bini non lo ricorda nel ruolo del 1600; l'Ermini invece (in base

- alle notazioni dell'Archivio Universitario) lo dà come lettore dal 1600
al 1633. Notizie aneddoticamente più particolareggiate le troviamo.
in Giuseppe Belforti. Egli scrive di aver visto la sua firma nella ma-

tricola degli scolari della Università di Perugia alla data 11 xbrè 1595;
ne deduce che doveva esser. nato (a Montone) tra il 1575-1580. Es-
sendo lettore nel 1624 «a di 17 di 7brè del do? anno nelle ricondu-
«zioni dei lettori fu perduto; ma nel di 9 9bré di d° anno il Collegio
« dei medici congregato davanti Mons. Vicario, diede al med"? la facol-
« tà di leggere medicina per modum provisionis. Memorie M. S. pag. 17.

« Fu detto in tale occasione che il Magnani avesse ottenuto da Roma

« un ordine per conseguire il salario che gli era stato tolto dalla sua let-

tura. Convien credere che egli fosse uomo molto strano ed inquieto ».-

E qui il Belforti, a conferma della sua non laudativa insinuazione,
racconta un aneddoto. «Nel 1636 al principio di Febbraio essendo an-
« dato dall'Arciprete, che era allora Vicario generale, per farsi sotto-
«scrivere il Bollettino del suo Salario diretto al Tesoriere Apostolico,
«in presenza del medesimo Arciprete, attaccó lite col Dott. Giuseppe
«Alessi Auditoré del Vescovado; e dopo alcune parole vennero alle
« mani, onde il Magnani fu fatto subito carcerare, e dopo essere stato
«in prigione otto giorni ne fu finalmente liberato per la mediazione
«di Penteo Montesperelli e di Tito Colombi. M.S. citato pag. 39 ».

Compose alcuni versi latini in lode di Ludovico Aureli riportati nel

. « Compendio » che quest'ultimo compiló della Storia del Tursellino e

stampó in Perugia nel 1623.
Mori (si ignora a quella età) il 27 Settembre 1644, e fu sepolto

nella Chiesa di Santo Spirito; come risulta dai libri mortuari di.detta
Chiesa (2). |

(1) VERMIGLIOLI, op. cit., alla voce Colombo ; MARIOTTI, ms. 1775, pag. 65;
Bini, ms. 1325, f. 212 ter; OLDOINO, op. cit., pag. 259; AcosrIN1, Dizionario
storico perugino, ms. già citato. : i

(2) G. BELFORTI, ms. 1490 già citato, Busta H,, fascicolo 19, pag. 9 ter;
ERMINI, op. cit., pag. 508; Bini, ms. 1375 già citato, t. 219, Cenno su F. Ma-
gnani.

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86 D. PIETRO PIZZONI.

66) Pro ALsERTI DA PrmUarA (f 1680).

Apparteneva ad una famiglia che vantava illustri antenati. Da
ricordare nel secolo xvi Filippo letterato di valore, amico e consigliere
del Tasso; nel XVII, Alberto giureconsulto e letterato; Girolamo e
Ludovico anch'essi cultori delle lettere.

Pio conseguì il dottorato in Filosofia e Medicina il 27 Giugno
1644 e fu accolto nel Collegio dei Medici il 6 Agosto 1645. Fu prima
nello Studio patrio lettore di Filosofia e poi « Simplicium medica-
mentosum hystoriam docuit» dice il Mariotti. Le sue letture dura-
rono dal 1646 al 1679: Fu più volte protomedico. Mori nel 1680.

Ebbe un figlio di nome Simone che pare insegnasse auch egli
nel patrio Studio (1).

67) RAMPALI GiuLio CESARE DA PERUGIA (1672).

Ottenne il dottorato in Filosofia e Medicina il 20 Aprile 1632 e
fu ammesso nel Collegio dei Medici il 25 Giugno 1633. Condotto a
leggere medicina nel 1632 vi durò fino al 1672. Fu più volte proto-
medico (2).

68) CrrERNA GrAMPAOLO DA PERUGIA (f 1697).

Addottoratosi in Filosofia e Medicina il 9 Giugno 1639 fu am-
messo nel Collegio dei Medici il 27 Giugno 1640. Fu più volte Proto-
medico. Nel 1644 cominciò ad insegnare Filosofia; poi fu posto alla
Cattedra di Medicina che tenne fino al 1697, anno della sua morte (3).

69) Lomsarpo (o LAMBARDO) FRANCESCO DA PrEnuciA (| 1660).

Fu figlio di Anton Maria Lombardo da Passignano di cui abbiamo
parlato al parag. 52. Si laureó prima in Medicina e Filosofia e lo stesso
giorno — 27 Agosto 1614 — fu accolto nel Collegio dei Medici. Consegui
poi — il 10 Maggio 1618 - il dottorato in utroque e il 12 Giugno 1619
entró nel Collegio dei Legisti. Nel 1621, tempore vacationum, spiegó
pubblicamente nello Studio gli Aforismi di Hippocrate e non era nuovo
all'insegnamento perché nel 1618 aveva letto il Diritto Civile. Il 19

(1) VERMIGLIOLI, 0p. cit., Biografia di P. Alberti ; Bini, ms. 1375, -.212
ter; MARIOTTI, ms. 1775, pag. 67; ERMINI, op. cit., pag. 508.

(2) MarioTTI, ms. 1775, pag. 62, Biografia di G. C. Rampali ; Bini, ms.
1325, fi*212 ter.

(3) MARIOTTI, ms. 1775, pag. 66, Biografia di G. Citerna; Bini, ms. 1375,
1. 212 ter. ERMINI, op. cit., pag. 508. TITRES IE

VUUUUIUMENTASGYRREMEWURSITTSec e

I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 87

Luglio 1918 fu eletto medico dei Carcerati; ufficio questo coperto già
da suo padre Anton Maria. Uomo insigne per virtü e noto per pru-
denza in rebus gerendis fu eletto nel 1655 da Innocenzo X e confer-
mato poi da Alessandro VII Vescovo di Veroli.
E in questa dignità mori nel 1660.

Nel 1645 pubblicó in Perugia « Additiones nonnullae voto respon-
sivo Timothei de Timotheis jurisconsulti perusini de celebratione mis-
sarum » (1).

70) UcoLINI GREGORIO DA PERUGIA (f 1664).

Si laureò in Filosofia e Medicina il 16 Aprile 1613 e nello stesso
giorno fu iscritto al Collegio dei Medici e fu elevato alla lettura della
Medicina Teorica. Fu più volte Protomedico.

Morì nel 1664 (2).

71) PretRo FLoro pA PERUGIA (T 1675).

Si addottorò in Filosofia e Medicina il 26 Aprile 1649 e fu ammes-
so nel Collegio dei Medici il 28 Giugno 1653. Secondo il Bini incomin-
ciò a leggere Medicina e Anatomia dal 1651. Fu protomedico nel 1653,
nel 1659 e nel 1675; nel qual anno morì e fu sepolto nella Chiesa dei
Padri Conventuali (3).

72) MancINI BERNARDINO DA PERUGIA (| 1698).

Si addottorò in Filosofia e Medicina il 27 Giugno 1657 e fu am-
messo nel Collegio dei medici il 10 Luglio 1656. E da quest'anno, se-
condo il Bini, incominciò a leggere medicina. Fu più volte protome-
dico. Morì nel 1698 (4).

73) Roccur Francesco DA PeRruGIA (| 1689).
Rocchi o Rocca Francesco si addottorò in Filosofia e medicina
il 17 Aprile 1669 e fu ammesso nel Collegio dei Medici il 9 Agosto 1663.

(1) MaRIOTTI, ms. 1775, pagg. 48-49, Biografia di F. Lombardo; Bini,
ms. 1375, f. 185; OrporNo, Atheneum Augustum, pag. 122; T. CutURI, Le
tradizioni della Scuola di Diritto nella Università di Perugia in « Per una festa
scientifica nell'Università di Perugia », Perugia. 1891, pag. 152.

(2) MARIOTTI, ms. 1775, pag. 48, Biografia di G. Ugolini; Bini, ms. 1375,
1212 ter:

(3) ManrorTI, ms. 1775, pag. 67, Biografia di P. Floro o Fiori; BINI,
ms. 1375, f. 213; G. BELFORTI, ms. 1490, Busta H,, fascicolo 3°, pag. 60.

(4) MarIOTTI, ms. 1775, pag. 70, Biografia di B. Mancini; Bini, ms. 1375,

f. 213.

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88 : D. PIETRO PIZZONI

Lesse Medicina, secondo il Bini, dal 1661. Fu più volte protomedico.
Mori il 20 novembre 1689 e fu sepolto nella Chiesa dei P.P. Conven-
tuali. Phan

: Fu suo antennato quel Lattanzio Rocchi lettore nella Facoltà
. di Diritto che nel 1537, insieme ad altri venti dottori, per ordine di

Paolo III, fu dal Card. Legato Marino Grimaldi creato Cavaliere (1)
dello Speron d'oro. ? |

74) FiLippo FERRI DA PERUGIA (f 1675).

Laureatosi in Filosofia e Medicina il 21 Giugno 1662 fu accolto
nel Collegio dei Medici il 16 Agosto 1663. Secondo il Bini insegnava
medicina nel 1666. Morì nel 1675. Della medesima stirpe fu Baldassarre

Ferri, celebre cantante, morto nel 1650 al quale Perugia ha dedicato
una piazza (2). s]

75) SALVATORI VINCENZO DA PERUGIA (t 1712).

Laureato in Filosofia e Medicina il 30 Gennaio 1664 fu ammesso
al Collegio dei Medici il 23 Maggio 1667. Fu lettore dal 1670 al 1712,
professando prima la medicina teorica e poi l'anatomia. Morì più che

septuagenario nel 1712 ai 29 di Marzo e fu sepolto in Sant’Ago-
stino (3).

76) BaLDESCHI (o0 DE UBALDIS) GIAN FRANCESCO DA PERUGIA
(f 1692).

Laureatosi in Filosofia e Medicina il 6 Dicembre 1667, fu accolto
nel Collegio dei Medici il 16 Febbraio 1672. Lettore dal 1672 al 1691
insegnó Medicina e Botanica. Fu protomedico per l'anno 1689. Mori
il 24 Febbraio 1692 e fu sepolto in S. Giovanni Rotondo (Chiesa Nuova)
« Penes me - scrive il Mariotti - extant consultationes nonnullae medi-

(1) MARIOTTI, ms. 1775, pag. 75, Biografia di F. Rocchi o Rocca ; BINI,
ms. 1375, f. 213; G. BELFORTI, ms. 1490, Busta H,, fascicolo 3°, f. 64 ter.

(2) Bini, ms. 1375. f. 213; MARIOTTI, ms. 1775, pag. 72, Biografia di F.
Ferri. qt

(3) MarIoTTI, ms. 1775, pag. 72, Biografia di V. Salvatori; Bini, ms.
1375, f. 213; BELFORTI MICHELANGELO, Lycaeum Augustum, Napoli, 1837,
pag. 137; ERMINI, op. cit., pag. 508, il quale afferma che l'insegnamento del
Salvatori si protrasse fino al 1718. E ció in base ai dati dell'Archivio Universi-

tario. Se non che il Mariotti fissa la data della morte al 1712; dichiarando di

averla desunta dal Libro dei morti della Parrocchia di Sant'Agostino; e per di

più cita la data (21 Febbraio 1712) del testamento fatto: poco prima di morire
per mano del notaio. i

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I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 89

«cae mss. eiudem Francisci, latina lingua exaratae, prudentiam doc-
«trinamque medicam exhibentes » (1). L'Agostini lo ricorda anche
come letterato e poeta.

77) RAMPALI Ecipio DA PrnuciA (1676).

Addottoratosi in Filosofia e Medicina il 18 Giugno 1671 fu am-
messo nel Collegio dei Medici il 18 Febbraio 1673, e incominció a leg-
gere, secondo il Bini, nel 1676. Probabilmente era figlio o nepote del
Rampali G. C. di cui al parag. 67; ma nulla ho potuto appurare in
proposito (2). 2

(1) VERMIGLIOLI, op. cit., Biografia di G. F. Baldeschi ; Bini, ms. 1375,
f. 213; MARIOTTI, ms. 1775, pag. 73; G. BELFORTI, ms. 1490, Busta H,, fasci-
colo 39, f. 122 ter; ERMINI, op. cit., pag. 508; AGosTINI, Dizionario storico Peru-
gino, ms. presso i Monaci di S. Pietro, pag. 331.

(2) MarIoTTI, ms. 1775, pag. 74, Biografia di Rampali E.; BiNI, ms.
1375,. 1.219. :
WO 90 D. PIETRO PIZZONI

CAPO V.

Il Secolo XVIII.

78) LA CULTURA MEDICA NEL SECOLO XVIII.

L'indirizzo dovuto al genio di Galileo e richiamante le Scienze
Naturali — e quindi anche la medicina — alla osservazione ed alla espe-
rienza iniZiatosi nel 1600 continua sulla stessa linea, allargata e ap-
profondita, nel 1700, senza soste si puó dire e discontinuità; talché
abbiamo creduto opportuno di farne oggetto di unica trattazione
(parg. 51). Non è, naturalmente che non esistano — (anche se basate,
almeno in presunzione, sul fondamento comune della osservazione ed
esperienza) — tendenze nuove: una di queste — già da noi accennata —
e continuatasi, fin verso la metà del secolo seguente — é la moda di
costruire — sull'esempio dei filosofi sociali — i cosidetti Sistemi (come
il vitalismo di STAHL, il meccanicismo di HOFFMANN e il brovnismo di
BRown, etc.). Generalmente si trattava di costruzione dell'apparenza
gigantesca ma non sempre solide alla prova e al contrasto coi fatti
della vita così sana che patologica; e perciò presto o tardi declinati.
ul Ma il progresso è fatto anche di sconfitte che danno luogo a nuove e
d meglio fondate riprese e resurrezioni. ; |

V I docenti settecenteschi dello Studio Perugino (forse non molto
superiori a quelli del secolo passato) provocarono la critica sarca-
stica di PRosPERO LAMBERTINI (poi Benedetto XIV: vedere parg. 80)
secondo il quale l' Università di Perugia non ad altro serviva che al man-
tenimento dei gentiluomini affamati ; e quella più serena ma non meno
demolente di ANNIBALE MARIOTTI constatante la decadenza dell'Uni-
versità in confronto dei remoti gloriosi tempi; per parecchie ragioni,
non ultima delle quali un arrogante amor proprio di non ammettere
fra i suoi professori se non i perugini (vedere nota 19 al parg. 128).
Ma per la verità occorre aggiungere che fra i mediocri emersero anche
gli ottimi; come lo stesso ANNIBALE MARIOTTI, e prima di lui Lupo-
vico PACINI VITI e più ancora ALESSANDRO PascoLi, assolutamente
sommo.

| 79) SaLvaTORI Gro: BATTISTA DA PERUGIA (t 1714).

Si addottoró in Filosofia e Medicina il 21 luglio 1678: e fu ammesso
nel Collegio dei medici il 30 luglio 1682. Fu lettore dal 1680 al 1714; e
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 91

professó la Medicina de primo loco e la Botanica. Mori quinquage-
nario il 10 agosto 1714. i
Esiste nella Biblioteca di Santo Spirito in Sasso a Roma un co-

| dice cartaceo di 133 pagine intitolato:

« Dissertatio epistolaris apologetica inter Dominum Jo: Barr.
« SALVATOREM in Perusino Iycaeo Medicinae lectorem et D. Jo: BAPT.
«LawcisuM in Romano Archigymnasio Anatom, et Chirurg. professo-
«rem clarissimo et experientiss. viro Joan. Tiracorda in Saxia Phi-
«sico Decano et Sanctissimi D. Innocenti XI Archiatro extraordinario
« dicata » ms.

Il manoscritto contiene sei lettere del SALvATORI al LANCISI; e al-
trettante di quest'ultimo al Salvatori; non che tre epistole di tre sco-
lari del Lancisi in difesa del Maestro. Si tratta di un'aspra disputa
sulla natura di un tumore manifestatosi nella tibia che il Salvatori
aveva chiamato « strumoso » e che il Lancini, replicandogli, sosteneva
non potersi cosi definire. Avendo il Lancisi, nel rispondere al quesito
postogli dal Salvatori, adoperato la parola «abusive »; il Salvatori
piccato rispose con modi aspri e pungenti e su questo tono la disputa
seguitó.

Dal Vermiglioli sono ricordati del Salvatori altri manoscritti e
precisamente:

1) «Se il Poeta debba essere innamorato ». Orazione accade-
mica recitata nel 1683.

2) « Brevis de Febribus íractatus » anno 1683.

3) «Lezioni di Botanica » definite dal Belforti Michelangelo
«eruditis pergratas » (1).

80) MoranpI CARLO ANTONIO DA PERUGIA (f 1725).

Si addottorò in Filosofia e Medicina il 14 aprile 1682 e fu accolto
nel Collegio dei Medici il 29 agosto 1684. Cominciò ad insegnare nel
1699: professò prima la Logica e poi la Medicina pratica in qualità
di Professore primario. Fu più volte protomedico. Quando morì, il 10
febbraio 1725, era Decano del Collegio (2).

(1) VERMIGLIOLI, op. cit., Biografia di G. B. Salvatori ; BiNnI, m. s. 1375,
già citato, f. 213; MARIOTTI, ms. 1775, già citato, pag. 76; BELFORTI MICHELAN-
GELO, Liceo Augusto già citato, pag. 137; ERMINI, op. cit., pag. 509.

(2) BinI, ms. 1325 già citato, f. 212 ter; MARIOTTI, ms. 1775 già citato,
pag. 78, Biografia di Morandi C. A.

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92 : ^ Jp. PIETRO PIZZONI

81) Borsio FRANCESCO. pA PERUGIA (f 1716).

Si addottoró in Filosofia e Medicina il 19 Giugno 1692, fu am-
messo nel Collegio dei Medici il 3 febbraio 1911. Occupò la Cattedra
di Medicina pratica e insegnò la Storia naturale dei Semplici. Morì il
20 agosto 1716 e fu sepolto in Sant'Agostino (1).

82) Rosa. MauRO DI GIOVANNI DA STRONCONE (T 1123)...

Ottenne il.dottorato in Filosofia e Medicina il 27 Gennaio. 1974
e fu accolto nel Collegio dei Medici il 10 Dec. 1705. Occupó una Cat-

tedra. di Medicina secondo il Mariotti nel 1689, secondo il Biui nel |

1690; secondo Ermini dal 1682 al 1721. Nel 1693 ottenne la cittadi-
nanza perugina (Annali Decemvirali anno 1693 p. 38). Morì nel 1723.

Suo padre Giovanni di Giuseppe Rosa da Stroncone aveva otte-
nuta la cittadinanza perugina nel 1670 (Annale Decemvirali anno 1670

pag. 79) (2).

83) BACCELLI ANGELO DA PERUGIA (1729).
Si addottorò in Filosofia e Medicina 1’11 Aprile 1696 e fu in

nel Collegio dei Medici il 15 Giugno 1714. Fu lettore di Medicina pra- :
tica e nell'anno 1729 era Protomedico. L'Agostini (che lo chiama .

Baccilli) dice che mori a 84 anni; ma non precisa l'anno.
Ebbe un figlio — Alessandro — laureatosi il 17 giugno 1754 e an-

noverato nel Collegio dei medici il 20 Marzo 1755 (3). Secondo l'Ago- . |
stini mori a 30 anni nel 1262. Come il padre fu sepolto nella Chiesa .

di S. Girolamo dei M. V.

84) onions PACINI VITI DA ORVIETO (1662-1732).

Ludovico Pacini Viti di mediocre statura e conformazione; sprov-
visto di capelli; agile nei suoi movimenti; non verboso né loquace,

(1) MARIOTTI, ms. 1775 già citato, pag. 81, Biografia di Bolsio F.
(2) Bini, ms. 1375 già citato, f. 213 ter; ERMINI, op. cit., pag. 509, il quale
dice di aver desunti i dati da lui forniti dall'Archivio Universitario di Peru-

gia, P. I, II e III; MARIOTTI, ms. 1775, pag. 79, Biografia di Mauro Rosa. Que- >

sta biografia nel Manoscritto del Mariotti è cancellata con tratti obbliqui. Lo
stesso per il nome nei due indici in fondo al volume. Penso che la cancellatura
se è del Mariotti, sia dovuta alla non sicurezza da parte sua delle date indi-.
cate; date, che come abbiamo visto contrastano alquanto: con quelle fornite
dal Bini e dall' Ermini.

(3) MARIOTTI, ms. 1775, pag. 84 e 90; AR Dizionario storico-biogra-
fico Perugino, già citato, Biografia di A. Baccelli.

È

e ET TE
exin org eae:

TOTUM RESTI tene

TUIS:



seme on

I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 93

ma pronto nelle risposte; ilare; ardente; bilioso ma facilmente pla-

| cabile, venne alla luce il 2 Aprile 1662 nella casa paterna situata nelle
‘ vicinanze di Castel S. Vito in quel. di Orvieto; della qual città, come

di Perugia, ebbe la cittadinanza. .
Sono questi gli schematici tratti coi quali Ludovico Viti pre-
senta sé stesso all’inizio di una breve autobiografia (1) scritta in un la-

‘tino nervoso ed elegante nel 1730 e pubblicata nel 1733 dal perugino
Carlo Bruschi (Perusiae; Typis Constantini) che la integrò con le no-
tizie relative alla di lui malattia. morte (avvenuta il 16 Settembre

1732) e sepoltura; non che delle sue opere manoscritte e la fece se-
guire dalla orazione funebre da lui stesso il 23 Novembre successivo

«in Augusto Lyceo dicta ». Dall'una e dall'altra di queste due latine:

composizioni abbiamo tratto le notizie che seguono.

Dopo essere stato nel piecolo paese di Marsciano parumper im-
buius dei rudimenti della grammatica il nostro Ludovico si portò a
Perugia: dove compiti in un lustro (sembra con non molta soddisfa-
zione: inaniter absolutis, egli scrive) gli studi delle umane lettere e

della Peripatetica Filosofia, per un triennio frequentó la Facoltà di

Medicina, finché annoiato (pertaesus) se ne andò a Roma. E qui fi-
nalmente potè lasciare libero il corso agli impulsi così della sua natura
che del suo genio applicandosi, anzi immergendosi, negli studi di
Botanica ed Anatomia («ex natura et ex genio tum vegetantium fami-
liae cum humani corporis cognitione assidua frequentatione incubuit »).

Simultaneamente, seguendo il consiglio dei suoi isegnanti, cercó eru-

dirsi sui volumi del iatrochimico Tommaso WirLis (1621-1675) del
medico e chimico Gro: BaTrisTA. VAN HeLMONT (1572-1644) e di
quello spirito eminentemente distruttivo e rivoluzionario ma, attra-
verso le non infrequenti.stranezze alchimistiche, magiche e cabali-
stiche, attaccato alla ragione ed all'esperimento (ai due procedimenti
cioè caratteristici del medico pratico) che fu ParAcELSO (1493-1541);
« Pyrotechniam — aggiunge — simul excolendo ». Ma privo di una gui-
da sicura («sine experto rectoque duce») confessa di aver ben poco
concluso; oscillando da una teoria all'altra senza riuscire ad imbroc-
care la via giusta: l'Hippocratica. E resosene conto cercó fin d'allora
di escogitare per iniziativa propria un metodo facile e giusto di cure
mediche da praticare lui e da insegnare ai suoi futuri discepoli.

(1) Vita Ludovici Parini Viti De Castro San'i Viti Urbisveleris scripta
anno 1730, edita a CAROLO BruscHIo perusino 1 733: Perusiae, Tipis Constan-
tini.
hr 94 D. PIETRO PIZZONI

Perugia lo rivide nel 1684 per addottorarsi; ma ben presto se ne

tornò a Roma ad attendere «ad botanicos suos et anatomicos labo-

‘ res ». E salvo due assenze (nelle estati 1686 e 1687 passate ad Orvieto -
per supplire rispettivamente il secondo ed il primo medico) sul de-
clinare del 1687 fu di nuovo a Perugia per dedicarsi al libero eser-
cizio . professionale. Nel quale portò subito una singolare caratteri-
stica semplicità; essendo le sue cure basate su sole erbe e sola dieta;
pochi minorativi; piccoli ma ripetuti salassi (« solis herbis et sola diaeta,
paucisque minorativis, parcaque et repetita venarum sectione »); talché
si procuró ben presto il soprannome di medico per alcuni « dell'acqua »;
per altri « della mentuccia ». :

Nel frattempo la cura intrapresa di un nobile Messanense gli
offri l'occasione di consultarsi per lettera coll'immortale MARCELLO
Marrianr il quale gli fu largo di paterni consigli. E precisamente lo
ammoni perché si guardasse colle costituzioni gracili e ipocondria-
che dall'uso degli emetici ed irritanti. La delicata riprensione lo ac-
cese, oltreché di ammirazione, di amore e decise di procurarsi la per-
sonale conoscenza del suo correttore per apprendere dalla sua bocca

e stessa le regole della retta medicina. E nel principio del 1688 si mise
il (ILA in viaggio e dopo una fermata a Firenze (dove assisté nell’Ospedale
Ii di Santa Maria alle dissezioni di parecchi cadaveri e si trattenne più
| volte col professore ZAMBONI sui nuovi ritrovati anatomici) arrivò a
EM Bologna ricevuto amorevolmente dal suo dottissimo Aristareo che
i «mirum dictu » lo riconobbe subito dalla voce («ex voce»). E inco-
| minciarono e seguirono per due mesi le conversazioni — di cui il Viti
| prendeva nota nei suoi quaderni — sui salassi; sulla amministrazione
E dei purganti nelle diverse fasi lunari («de administratione purgan-
V non ma lium in noviluminiis, pleniluniis ; aliisque lunae positionibus »); non
M che sulle scoperte anatomiche gloria del Malpighi e riferentesi all'a-
nun E natomia delle glandole; alla struttura vescicolare dei polmoni ed a
NNI quelle della milza. E alla scuola di questi, che fu indubbiamente il
it | principe degli anatomici italiani ed uno dei piü grandi medici di tutti
| | itempi, il Viti perfezionò insieme alla conoscenza anatomica del cor-
(| EM po umano quella semplicissima pratica ippocratica che piü che alla
rio efficacia di preziosi rimedi si affida alla dieta ed alla ginnastica (« ad-
| discendo simul simplicissimam Hippocraticam praxin diaetae potius,
O ac gynnasticae, quam validis, pretiosisque remediis innixam »).
| Per consiglio di tanto Maestro, dopo due mesi di permanenza a

Bologna, si recò a Padova, dove — oltre perfezionarsi negli studi bo-

tanici (« artis herbariae » dice il suo panegirista Carlo Bruschi) — po-



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I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 95

té ascoltare il chiarissimo MOLINETTA nel cui teatro anatomico ricorda
di aver potuto ammirare e studiare un magnifico disegno del fegato
mai altrove visto. E si diede anche a seguire il Maestro per la città
pendendo dalle sue labbra e notando poi a casa quanto aveva inteso e
visto, specialmente durante le visite ai malati. E narrava di un idro-
pico sanato sotto i suoi occhi colla semplice puntura di un ago di ori-
calco; e delle predizioni del Molinetta sulle modalità — verificatesi
appuntino nel 1698 — secondo le quali sarebbe poi avvenuta la morte
dell'allora sanato idropico.

È singolare il consiglio del Malpighi al Viti di recarsi a Padova
dove, se questi poteva contare sulla stima e sull’amicizia del Moli-
netta, sapeva però che vi troneggiavano i più acerrimi e violenti ne-
mici del Malpighi stosso; e cioè PaoLo MINI professore di anatomia
e GiroLamo SBARAGLIA lettore di medicina e anatomia. I quali dichia-
ravano sufficiente per l'apprendimento della anatomia il solo studio
dei Libri di Galeno, e definivano inutili e care solo alle persone di poco
cervello le dissezioni; giungendo una volta il Mini in pieno teatro ana-

‘tomico — presente il Malpighi — a chiamare alienazioni e fole le sco-

perte di quest’ultimo. Senza dire delle vie di fatto cui posteriormente
(1689) giunsero con un assalto (in compagnia di altri malfattori come
loro mascherati) alla Villa Corticella ove il Malpighi allora risiedeva (1).
E così il Molinetta come il Malpighi stesso testimoniarono un’alta
stima al buon senso del Viti invitandolo a rendersi conto colle pro-
prie orecchie — come se ne rese — della banalità e faziosità delle
critiche e accuse dei due non sullodati docenti.

| Sul principio del 1699 il Viti tornato a Perugia, liberatosi — come
egli stesso ama proclamare — dalle caligini (« ex cussaque caligine »)
di una filosofia fatta di sole parole e di una medicina impastata di
volgarità, si dedicó agli studi sperimentali sotto la sicura guida di un
dottore noto per la sua integrità: Francesco Neri, professore di mate-

a . . . . . 0 B
matica di cui era stato già discepolo nelle sue precedenti permanenze

a Perugia. E già adulto (dice lo storico della Università perugina, V.
Bini), si confondeva colla turba degli scolari che in folla accorrevano
alle lezioni di quel celebrato Maestro (2).

Lontano dal Malpighi, il Viti, ogni volta che glie se ne porgeva l’op-

(1) A. CastIgLIONI, Storia della Medicina. Mondadori, Milano, 1936, pag.
459-460.

(2) Bini, ms. 1325 già citato, f. 129, Biografia di L. Viti ; SANTI FELICE, Del-
le Lodi del dott. Annibale Mariotti. Perugia, 1801; vedere le note a pag. 33,
dove si parla del Viti.

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96 D. PIETRO PIZZONI

portunità, conferiva con lui per iscritto; e poiché un tal commercio let-
terario seguitó fino alla morte, egli ne conservava come tesoro pre-
zioso parecchie lettere. Nominato poi il Malpighi da Innocenzo XII
Archiatra Pontificio, il Viti, durante le sue ferie, per ben due volte si
recò a visitarlo a Roma.

Nel 1690 dall’augusto Senato e dal nobile Collegio dei Dottori
dell’Università Perugina, in gara con un solo contrario concorrente,
ottenne la cattedra di Filosofia; cattedra che però dopo un biennio
rinunziò, chiamato ad occupare ad Orvieto il posto di secondo me-
dico urbano. Ci rimase fino al 1697, quando ripreso dal desiderio di
nuovamente respirare l’aria dei sette colli se ne tornò a Roma. Ma
per pochi mesi, avendo poi ben volentieri ottemperato all’invito di
Bognoreggio che lo volle suo medico e dove fu felice di trattenersi,
lieto di una moderata libertà e della possibilità di dedicarsi ai piaceri
della caccia; ai quali anche da vecchio mai rinunzió.

Nel 1703 lasciò a malincuore Bagnoreggio essendo stato eletto
primo professore di Orvieto. E quando si era quivi già sistemato fu
inopinatamente nel 1704 designato quale lettore di Anatomia dal
Vescovo di Perugia e insieme Preside dell’Università Mons. Felice
Marsilio. E nel 1705, presa moglie, venne a Perugia e si insediò nella
cattedra di Anatomia; alla quale poi unì prima (1707) quella di Filo-
sofia (già da lui precedentemente tenuta), poi, rinunziatala, l’altra di
« Primo lettore pomeridiano di Medicina teorica » (1).

Era quello il tempo delle clamorose contese Galeniche e Peripa-
'tatiche; non che delle ingiurie che non mancavano di accompagnare le
discussioni accademiche sulla dilatazione e pressione dell'aria in base
agli esperimenti di Torricelli e Boyle; o — come esperimentò pur trop-

(1) Il MARIOTTI (ms. 1775, già citato, nella biografia di Luca Antonio Pel-
licciari lettore di Fisica nel secolo xvitr) scrive che fu preparato « locus, qui Thea-
tri formam referens, Phisicis lectionibus tum etiam Anatomicis esset accomodu-
bus » (Vedere anche parg. 115 nota (1). Stando a CARLO BruscHI (Praelectio
habita Perusiae XI, Cal. Decembris. MDCCXXXII) stampata al seguito della
già citata Vita Ludovisi Pacini Viti) questo Teatro (o forse più propriamente
Amfiteatro) fu preparato sotto il lettorato di Anatomia del Viti. Infatti a pag.
30 è ricordata l’affluenza dei Dottore e di uditori di tutti i ceti (cuiusque ordi-
nis) in Theatrum anatomicum magnifecentissime a studiosissimis tum temporis
Auditoribus instructum et apparatum primo alle lezioni del Viti non in cadave-
rum dissectione tantum sed in universa quoque arte medica.

Quel in cadaverum dissectione mostra come sotto il magistero del Viti
l'insegnamento della Anatomia, giusta i precetti del MOLINETTA e del MALPIGHI,
non si esaurisse nello studio dei libri e delle figure, tanto meno solo galenici.

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I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 97

po il suo maestro Malpighi — sulla struttura degli organi, il loro uso e

movimento; e circa la secrezione degli umori. Ora prescindendo dal
tributo che anche il Viti puó aver pagato (ricordare la visita al gale-

mista Moni a Padova) a questi contrasti, egli ne ricorda due che lo

riguardano direttamente. Il primo fu provocato da un certo medico
dei vaioli (non individuato con maggior precisione) il quale nel 1713
si mise a criticare colle parole e cogli scritti, i metodi di cura che il
Viti applicava secondo gli insegnamenti di ToMAsso SYDENHAM;

. € lo faceva con tanta insistenza ed acredine che il nostro perduta ad
un certo punto la pazienza gli scaraventó contro — per i tipi del Co- .
stantini in Perugia — un opuscolo contenente quattro dialoghi dal

titolo: « Chi cerca trova »; aggiunta in calce una dissertazione sulla
epidemia catarrale che infieriva in quella stessa epoca (1).

L’altra polemica fu determinata dalle turpitudini che un arrab-
biato Theon («rabidus Theon » non meglio anche questi individuato)
in un dialogo dato alle stampe vomitò contro una relazione sulla feb-

bre epidemica del 1716 attribuita a Cureto Plutoniaco, sotto il qual:

nome il Viti era conosciuto in Arcadia. Già due suoi colleghi arcadi,
Oropito ed Elpino, ne avevano prese le difese; ma egli si proponeva

.di intervenire direttamente nella contesa con dodici dialoghi che

avrebbero dovuti esser pubblicati col titolo: « Introduzione dei gio-
«vani allo studio della Medicina; con alcuni indirizzi per la buona
«impresa; e onesto diportamento : e con una pratica la più semplice e
«la più sicura | sull andare di Ippocrate, non senza qualche accenno
« teorica ». :

Era in Villa a. S. Venanzo presso Orvieto, intento alla composi-

zione di questi dialogh: (cinque dei quali aveva già portati a termine)
quando il 7 settembre 1732 fu sorpreso da febbri terzane da qualche

tempo serpeggianti per quelle campagne e per la cura delle quali egli

si era negli ultimi giorni affaticato, correndo qua e là al letto dei ma--
lati. Non appena allettatosi, esaminate lé proprie urine, diagnosticó

subito e communicò agli astanti la natura e la gravità della malattia,
preannunziando quasi certa la sua: prossima fine. E così avvenne il 16
Settembre successivo — dopo aver chiesti e ricevuti, egli fervoroso cat-
tolico. i conforti della Religione — malgrado le cure dei suoi non che

(1) Vale la pena di riportare l'ultimo periodo con cui si chiude questa ope-
retta del Viti: « La natura è sempre la stessa in tutte le cose, se però non venga
« turbata da noi che non cessiamo mai di stimolarla, pretendendo audacemente
« di saper di piü che Ella non sappia ».

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98 D. PIETRO PIZZONI

di due illustri medici, suoi apprezzatissimi discepoli, Giovanni Pa-
squalucci e Bernardino Pasqua, subito accorsi al suo capezzale. Fu

.sepolto nella Chiesa di S. Venanzo, dove un'iscrizione sepolcrale ne

riassume le lodi come Medico, Filosofo, Poeta, «in Perusino Lyceo
Litterarumque Republica Vir commendatissimus ».

Ludovico Viti infatti « multa varii generis prosa oratione et car-
mine tum latine tum etrusce composuit » e lasció molti manoscritti
latini (almeno una dozzina) su argomenti di natura filosofica e medica;
tra i quali ultimi non poche « Consultationes » su matattie di vario
genere; mirabili (dice il suo biografo Carlo Bruschi) per eloquenza,
brevità, perspicacità, semplice e ingenua scienza del medicare. Il
Bruschi riporta i titoli (1) di tutti questi manoscritti che dice « diligen-
tissime ab haeredibus asservati ». Ma io oggi non saprei dove si tro-
vino.

Ludovico Viti fu uomo di larghissime relazioni: oltre le già ac-
cennate con MarcELLO MALPIGHI, egli fu in corrispondenza con Apo-
STOLO ZENO, con ANTONIO MacLiABECCHI, con GrovANNI MARIA
LanciIsI, con ANTONIO VALLISNERI, per non ricordare che i sommi.

Come medico fu apprezzatissimo per la semplicità dei suoi me-
todi di cura. Chi — scrive il già citato Bruschi — più di lui attese a sma-
scherare gli inganni, a rivelare gli enigmi degli impostori, a svalutare
la faragine dei rimedi, e a stabilire nella Medicina una pratica razio-
nale, semplice, retta ?

E sempre il Bruschi racconta che non una volta sola qualche pe-
rugino, che « in ancipiti salutis statu » aveva provocato pareri di me-
dici forestieri, in calce alla consultazione trovó scritto esserci a Pe-
rugia il Viti « enunctae naris vir »; lui sì consultasse e si seguisse. Un
eminente medico del suo tempo, GIOVAN BATTISTA PASSERI aveva
compilato una raccolta dei consigli medici del Viti «seu circa ocularias
observationes, seu circa olei amigdalarium dulcium in febribus usum ».
E si può affermare che suoi seguaci siano stati tutti i medici peru-
gini del suo tempo; fra i quali — a gloria non piccola del Viti — va anno-

verato Alessandro Pascoli.

(1) Tra gli altri, ricordo i seguenti:
1°) Medica praxis innocens methodo aphoristica exarata in gratiam juno-
rum. i
2°) De tribus instrumentis medicis; scilicet de Dieta, Chirurgia, Pharmacia.
39) De morbis mulierum ; de morbis puerorum.
49) Tractatus de morbis internis.
59) Theorico-practicum morborum omnum compendium.
Cug4 NW usc NUM

Sine a miens —

VIII LITI e

I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 99

85) ALEssAaNDRO Pascoti (1663-1757) pA PERUGIA.

Nacque a Perugia il 19 Gennaio 1663 da famiglia oriunda di Ra-
venna, 5° di quattro fratelli già morti e primo di altri 12 che lo se-
guirono; tutti come lui rimasti celibi, meno una sorella, Settimia, spo-
satasi con Camillo Valentini, ma anche essa senza discendenza. Uno
dei suoi fratelli, Leone, lasciò memoria di Sacerdote molto colto e molto
stimato. Alessandro fece i primi studi coi gesuiti; percorse, per secon-
dare i desideri paterni, i corsi di giurisprudenza nella Patria Unive-
sità: ma preso gusto alle discipline filologiche si diede poi tutto a que-
ste e da esse passò alla Facoltà di Filosofia e Medicina la cui laurea
conseguì a 21 anni il 16 Aprile 1690 (1).

E a perfezionarsi si recò a Firenze alla scuola di FRANcEScO REDI,
celebre come poeta e non meno come medico. E là, mentre si eserci-
tava specialmente nelle dissezioni anatomiche presso l’Ospedale di
Santa Maria Nuova, cadde gravemente malato, assistito amorevol-
mente e sapientemente dal Maestro che, intuito il valore e l’avvenire
promettente dello scolaro, si era a lui affezionato in modo singolare e
che questa sua stima e amore apertamente manifestava ai famigliari
accorsi al letto di Alessandro. Il giovane guarì e il Redi prima di la-
sciarlo ripartire per la città nativa volle in qualche modo manifestargli

la sua predilezione presentandolo al Granduca Cosimo III. Rimpa-

triato attese a completare la sua cultura coi più eminenti docenti del

patrio ateneo e cioè nel latino e greco col Canonico Guidarelli: nelle

matematiche con Francesco Neri e con Lupovico Viti nella medicina
pratica, e si dedicò per dieci anni (1691-1701) all’insegnamento della
Filosofia e delle scienze fisiche e mediche nella patria Università e in
un’accademia di letterati che a vantaggio della gioventù studiosa aprì

(1) Le notizie, specie biografiche, sul Pascoli sono state attinte ad un ms.
di ANNIBALE MARIOTTI (Biblioteca Augusta di Perugia n. 1491, busta I?) intito-
lato « Pascoli » e diviso in tre articoli: 1°) Famiglia Pascoli; 2°) Leone Pascoli;

. 3°) Alessandro Pascoli. Il Mariotti dice alla sua volta di aver sunteggiato un
ms. dell'Abate Celso Pascoli (il più piccolo dei 18 fratelli Pascoli) di carte 33

colla data del 1750 (anno del Giubileo): ms. dal Mariotti trovato presso il signor
Vincenzo Bianchi Mariottini morto nel 1799 senza successione: erede e parente
per parte di Madre di D. Celso. Vedere anche VERMIGLIOLI, op. cit., biografia
di A. Pascoli (che del resto dichiara di aver attinto alla stessa fonte del Ma-
riotti): non che CESARE MASSARI, Elogio di Alessandro Pascoli letto all’ Acca-

demia Medico-Anatomica di Perugia il 14 Giugno 1839, da cui sono state tolte

molte delle citazioni riportate.
100 . M -D. PIETRO PIZZONI

‘nella propria dimora e che pol seginto a tenere anche a Roma fino alla

sua cecità.
Salito in fama fu richiesto a gara dalle Università di Padova e. di
Roma. Per le sollecitazioni di Clemente XI - cui qualche mese avanti

aveva dedicato l’opera « Del Corpo umano » — si decise per Roma, sa-

lendo nel 1707 nell’archiginnasio romano la cattedra di anatomia per
passare dopo nove anni a quella di istituzioni mediche teoriche e

‘ pratiche che tenne fino al 1751; data della sua giubbilazione ottenuta

con tutto lo stipendio di 640 scudi l’anno: stipendio che del resto gli

. era stato costantemente assegnato in misura sempre superiore agli

altri lettori,

Oltre che docente dotto e ammiratissimo fu insieme medico di
fama indiscussa il cui giudizio era ricercato come quello di un oracolo.
Papi e Principi e quante altre altissime personalità furono a quel tem-
po sorprese da malattia nella Città Eterna lo ebbero al loro letto, e,
fra gli altri, ebbe l'onore di prestare i suoi servizi alla Regina di Po-
lonia e al di lei figlio; agli Elettori di Baviera e Colonia; all'Infante
Elettore di Sassonia; a Maria Clementina Sobiescki regina d'Inghil-
terra, a proposito della quale si racconta uno spiritoso aneddoto. Al-
l'atto in cui il Pascoli le toccava il polso: È vero — gli disse la Regina
sorridendo — che Ella non imprende volentieri la cura delle donne ?

È verissimo — rispose senza scomporsi il Pascoli — ma non delle re-

gine !. In qualità di medico straordinario — ma col comando espresso

che durante la loro malattia non uscisse da Roma sotto qualunque

pretesto — apprestó le-sue cure a quattro Sommi Pontefici (Clemente
XI, Innocenzo XIII, Benedetto XIII e Clemente XII), e dell'ultimo si
narra che il medico ordinario, Mons. Leprotti, non ardisse apprestar-

. gli nemmeno una pozione, senza prima consultare l’oracolo pasco-
| liano. E ciò per ordine esplicito del Card. Corsini. E di questi Papi

fu medico straordinario perché non volle mai accettare la carica uf-
ficiale di archiatro pontificio; limitandosi invece a proporne i titolari.
Peró non poté esimersi dall'accettare la nomina fattagli a pieni voti

. di medico del Conclave del 1730 e di conclavista del nuovo eletto
"Clemente XII. Del resto onori e cariche sovrabbondarono. Fu per

molti anni (1721, 1726, 1728, 1732, 1736) protomedico generale di
Roma e di tutto lo Stato Ecclesiastico, ricercato del suo illuminato

parere nelle epidemie ed altre pubbliche calamità. Fece parte prin-

cipale — (come perito nella discussione dei miracoli attribuiti ai pro-
posti all'albo dei Santi) — della Sacra congregazione dei Riti e loda-

‘ tissime da Benedetto XIV furono alcune sue disertazioni in proposito.
CUWCPUUENPURDUN

RE TITTI

I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO: L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 101

Dai Cardinali T di Santa Romana Chiesa — a cominciare
dal Card. Albani, che lo ebbe ascoltatissimo consigliere in fatto di
cose perugine (1) — venne sempre confermato quale loro luogote-

nente nel Collegio dei Medici per il conferimento della laurea agli ad- |

dottorati in Filosofia e Medicina. Senzà sua richiesta fu aggregato a
pieni voti fra 1 dodici archiatri del Collegio medico di Roma e i suoi
amici fecero del proprio la spesa occorrente di 150 scudi. Fu medico

primario dell'Arciospedale degli Incurabili e delle Regie Case di Mon-

ferrato e di S. Giacomo degli Spagnoli; e se si trovó frequentemente
al letto dei ricchi non meno pronto fu al capezzale dei poveri collà

differenza che mentre dai primi prendeva, senza richiedere, quel che :

alla loro discrezione sembrava, dai secondi rifiutava sempre qualun-

que emolumento. E i guadagni, a lui rimasto sempre celibe, permisero

una vita abbastanza comoda (tenne costantemente, tra l'altro, car-
rozza e cavalli): e ció malgrado il non iae felice andamento dei
suoi affari.

«. Gli ultimi 18 anni della sua vita furono amareggiati da una delle

calamità più grandi che fisicamente possano colpire i mortali: una:
cecità completa che, spirito cristianamente religiosissimo, egli sop- .

portò con fortezza d'animo singolare. Mori — santamente, scrive il
Mariotti - a Roma il 5 febbraio 1757, e dopo solenni esequie fu se-
polto nella Chiesa di S. Silvetro dei P.P. Teatini a Monte-Cavallo
dove una semplice iscrizione da lui stesso composta ancora lo ricorda.

Di. (O: Ma
HIC POSUIT EXUVIAS
IN DIE IRAE RESUMENDAS
ALEXANDER PASCOLI
| PERUSINUS
VIXIT ANNOS LXXXIX
OB. V FEBRUAR. MDCCLVII

In medicina il Pascoli fu un jatrochimico: seguace cioè, ma molto
moderato, di quella scuola che intese, generalmente forse con un po’ di
esagerazione, verso la metà del secolo XVIII, la vita come un insieme
di processi chimici. Scrive il Mariotti: « Il suo metodo di medicare fu
« semplicissimo, ed alla medicina credeva poco. Esercitò la profes-

«sione con molta dignità, e non mai servilmente... Ancorché, nella .

(1) A Roma il Pascoli era chiamato il Camerlengo perugino.
PAL N

102 D. PIETRO PIZZONI

«vecchiaia, pieno di mali, né per sé, né per suo fratello D. Celso col
«quale viveva fece mai uso di medicamenti; a riserva di due piccole
| «cavate di sangue e di un po’ di diatartaro di Piero Castrilli in tre
«diversi tempi e qualche bocconcino di triaca la sera ». E una delle
sentenze famigliari al Pascoli era che a buon medico bastano pochi
medicamenti, come a buon pittore pochi colori.

Il Pascoli fu un dichiarato e convinto cartesiano e come il suo
grande ispiratore volle essere medico, filosofo, matematico e fisico;
e come medico descrivere gli organi, esporre i fatti, costruire le teo-
rie colla precisione matematica acquistata dallo studio della geome-
tria.

Nel campo della Medicina due trattati — uno in italiano e l’altro
in latino — svolgenti sostanzialmente gli stessi argomenti, lo resero
ai suoi tempi, colla molteplicità delle edizioni di Perugia, Roma,
Venezia susseguitesi dal 1700 al 1751, notissimo in quanto: « reputati
«per il più prezioso e completo deposito della medica scienze costi-
«tuiscono — scrive il Massari — i testi usati da ogni medica scuola ita-
«liana ». Ci si sente l'orientazione del libro di CARTESIO « Sull' Uomo »;
.naturalmente peró mentre l'uomo del pensatore di la Haie é solo
l'uomo del filosofo, nel Pascoli é anche quello dell'anatomico e del
Medico. Eccone i titoli:

19 « Il Corpo umano o breve storia, dove con nuovo metodo si
« descrivono in compendio tutti gli organi suoi e i loro principali uffici,
«per istruire a bene intendere, secondo il nuovo sistema, la Teorica e
« Pratica medicinali, di ALEssaNDRO PASCOLI perugino. Professore di
«Medicina e pubblico lettore nella Università di sua Patria. Alla San-
«tità di N. S. Clemente XI P. M. In Perugia, per il Costantini,
«l'anno del Giubileo 1700 in 4». Alla fine di quest’opera il Pascoli
fece stampare l'epistola del BaGLIvI « De fibra motrice et morbosa »
direttagli dal Baglivi stesso (che mostrava con ció in quale stima lo
tenesse) in data Giugno 1700.

29 « ALEXANDRI Pascori Perusini in Almo Urbis Archygym-
«nasio Medicinae Professoris, totiusque Status Ecclesiastici Protome-
« dici. Tractatus De homine, sive de Corpore humano habente ratione tam
« prospere tam afflictae valetudinis. Libri tres in quibus Theoria ac
« Praxis medica, nova clara ac brevi methodo exponetur. Romae 1728
«ex Typografia Mainardi apud Theatrum Capranicense. Tom. 3
«in 4».

. Questi trattati sono un'accurata descrizione delle singole parti
del corpo umano e delle funzioni che adempiono; delle malattie cui

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I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 103

vanno soggette e finalmente del modo piü opportuno per curare que-

ste ultime.
«La fabbrica del corpo umano — scrive il MassaRI — dal nostro

« encomiato descritta non presenta, è vero, peregrine cose; ma l'ordine

— «la chiarezza, la concisione rendettero il suo lavoro utile al pubblico

«insegnamento per il quale oggetto egli si protestò di averlo composto ».

E l’utilità — secondo il Renazzi (1) - risultò specialmente per
il saggio avvedimento di aver adoperato il volgare idioma che « do-
vrebbe usarsi più spesso di quel che non costumi ».

Comunque ognuno dei due trattati è un piccolo tesoro di dottrin
e di scienza medica, il quale per più anni fu consigliato nell’insegna-
mento ai giovani come un felice riassunto delle dottrine più in voga
in quel tempo. In queste, come nelle altre opere del medico perugino,
si parla dello spirito, del fuoco, dell'archeo, del primo elemento, e si ri-
tiene che per virtù specialmente di questo ultimo etereo elemento si
sciolgano gli umori e si produca il loro movimento fermentativo.
«Per Alessandro — chiarisce CEsanE MASSARI — quest’etere era la fonda-
«mentale sorgente delle fermentazioni non naturali, donde le febbri tutte
«nascevano : che ove accada condensamento di esse, le maligne: ove
«soluzione, le benigne; ove infine, abbia luogo latente glandolare fer-
«mento opinava originarsi le intermittenti. Poi le dottrine fisiche di
« questo etere universale esponeva, la sua azione nella vita degli organi,
« finalmente l'applicazione di esso alle dottrine di ScruDERO, di Horr-
«MANNO, di ETMULLERO, di MEMERY, e dei molti altri di quell'età.
«E forse non potremmo noi parlare lo stesso linguaggio sostituendo
«al nome di ETERE CARTESIANO quello di ELETTRO-MAGNETISMO Do.

Antecedentemente alla pubblicazione dei due precedenti trat-
tati, mentre era ancora a Firenze, su incoraggiamento del Redi, mise
alla luce uno studio sui: |

30 « Cangiamenti che provengono agli organi corporei per ca-

gione delle passioni »; « pensiero — scrive sempre il MASSARI — vera-
«mente sublime sul quale però le speranze di ognuno restarono deluse.
« Ai tempi del nostro Autore l'anatomia non aveva ancora stretto con
« altre naturali scienze quell'utile nesso... né raggiunta l'eccellenza (il
«Massari scriveva settanta anni dopo) di cui oggi si onora ».

Varie altre opere di Medicina, oltre le sopraccennate, compiló,

(1) Cfr. RenAZZI, Storia della Università di Roma. Roma 1803-1804
vol. 46, pag. 91.

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104 i ; ‘D. PIETRO PIZZONI

sempre colla stessa esemplare atta il Pascoli. Ricorderemo, tra
le altre:

49 « Delle Febbri ; idro e Pratica secondo il nuovo sistema ove

«tutto si spiega, per quanto è possibile, ad imitazione dei Geometri :

«di ALESSANDRO Pascoti perugino. Professore di Medicina e Lettore
«nella Università di sua Patria. Si aggiungono infine alcuni discorsi

«in forma di lettere, per chiarezza maggiore di quanto precedentemente

«st disse. In Perugia MCXLIX. Per il Costantini in 29 ». Una. ristampa

ne fece il Poletti a Venezia nel 1741. Tra le sette lettere che seguono

il trattato due riguardano il vegliare e il dormire dei Dr e la loro
anima; un'altra l'origine probabile dei sogni.
59 «Osservazioni Teoriche e Pratiche di Medicina, inviate per

| «lettera agli eruditissimi Signori di sua privata Accademia da Ares-

« SANDRO Pascoti Perugino. In Venezia 1702, per Andrea Poletti in: 4
«pic. ». Furono ristampate dal Poletti nel 1741.
6° « Delle Risposte ad alcuni Consulti sulla natura di varie in-
« fermità e la maniera di ben curarle di ALESsANDRO PASCOLI Perugino,
« Protomedico ‘Generale dello Stato Ecclesiastico e Lettore primario di
«Medicina nella Sapienza di Roma. — Parte prima. Alla Santità di
«N. S. Clemente XII. Si aggiunge una breve e distinta notizia del male
« epidemico insorto nel Ghetto degli Ebrei; nei Rioni e nella Campagna
«di Roma l'anno corrente 1736: e del ict contagioso occorso nei Buoi
« dello Stato Ecclesiastico e principalmente dell'Agro Romano. In Roma
«presso Rocco Bernabó 1736 in 4. — Parte seconda. Si aggiungono in
« fine. alcune brevi notizie del mal contagioso dei Buoi ed alcuni discorsi
«dell Autore recitati è non più impressi. In Roma presso il Bernabò
«1738 in 4 ». Il primo degli accennati discorsi fu recitato trà gli Arcadi
ed ebbe per oggetto di spiegare la maniera probabile con cui nelle
rupi si ripercuotono in eco le voci.
... Una seconda edizione di ambedue le parti la fece il Poletti a Ve-
nezia nel 1741: in questa é inserito in appendice un opuscolo del
« SEGUER » dal titolo: « Schedula monitoria de iusculo pulli diesenteriae

| specifico, Inscripta Romano Hippocrati», già pubblicato in quello

stesso anno a Valenza colla dedica al Pascoli. Questo stesso opuscolo
fu poi compreso dall’HaLLER nella sua raccolta: « Disputationes ad
morborum historiam. Tom 79, Parag. 2. Disputatio 261 pag. 267 ».
E infine il medesimo opuscolo si trova in appendice al ricordato « Trat-
tato delle Febbbri. Poletti 1741 ». Il Seguer, oltre chiamarlo Ippocrate
Romano, ‘afferma essersi il Pascoli guadagnata la estimazione di
tutte le accademie di Europa.
il Maestro perché identifica lo spazio con il corpo riducendo l'essenza

TOI etin PEPPER

.« DERIVI qual sua proprietà essenziale ».

'«a cessare allorché manchi tra essi la suddetta corrispondenza reci-

| «esprimono — riflessioni metafisiche di ALEssanDRO PascoLi — Libro
«secondo — Alla Santità di N. S. Benedetto XIII. In Roma 1724 pres-

‘tore secondo la dottrina cartesiana del loro assoluto e incosciente au-

I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 105

Nel campo filosofico b UbBliEo: tra l'altro, due saggi di filosofia
fondamentale e precisamente: gh
. 79 « Nuovo metodo per introdursi ad imitazione “dei geometri T

«con ordine, chiarezza e brevità, nelle più sottili questioni di filosofia, | Meo
«logica, morale e fisica. Libro I, Venezia per Andrea Poletti 1702 in ; UN
«4. ». Abbiamo detto che il Pascoli era un fervente cartesiano; ma |
fervente non vuol dire cieco.seguace. E in questo studio egli combatte -

di questo alla estensione. Per il Pascoli l'essenza ne è l'impenetrabi-
lità, concordando in questo col LEIBNITZ. « Affermando, egli scrive,
« qual'esistenza della materia l’estensione in larghezza, lunghezza e pro-
«fondità intendo solo parlare di quel suo primo ATTRIBUTO a me noto
«cui mi si rende agevole spiegare in chiaro tutto ciò che intendo na-
«turalmente appartenere ai corpi: essendo per altro persuaso che la
«vera e reale essenza della materia propriamente consista in un qual-
«che attributo più principale di questo, donde la stessa ESTENSIONE

Si occupa anche della fondamentale questione ontologica nei rap-
porti fra l’anima e il corpo, lo spirito e la materia che dominava allora :
le speculazioni della scuola cartesiana e che oltre il cartesiano MALE-
BRANCHE aveva preoccupato anche Spinoza e LEIBNITZ. « Non per al-
«tro — scrive il Pascoli — mi sono indotto a credere essere il mio spirito
«unito ad un corpo organico, se non perché ho sempre osservata una
« vicendevole corrispondenza fra i moti di questi e i pensieri di quello.
« Conchiudo adunque per ragione dei contrari che una tale unione venga

«proca... e si deve confessare che SprrIto e Corpo nell’uomo con-
«corrono intimamente insieme quali realissime parti a formare un
« TUTTO ».

89 « Della Natura dei nostri Pensieri e della maniera con cui si

«so Gio: Maria Salvioni Stamp. Vaticano in 4». In questo studio,
con lo stesso stile del precedente di cui è la OE S sì espone
un breve saggio di logica e di logistica.

Nei saggi precedenti il Pascoli dissertò, oltre al sesto) sulla im-
mortalità e libertà dell'anima umana. Per quanto riguarda i bruti se
ne era già in qualche modo occupato in una lettera in appendice al
Trattato delle Febbri: ma ci volle ritornare più tardi — (facendosi asser-
106 D. PIETRO PIZZONI

. tomatismo) — con un opuscolo polemico pubblicato sotto il suo no-

me di Arcade. E cioè
i 99 «SoriLo Morossrio Pastore Arcade Perugino e custode degli
«armenti automatici in Arcadia. Gli difende dallo Scrutinio che ne
« fa nella sua Critica il Sig. Pietro Angelo Papi Medico e filosofo Sabi-
«nese. All'Ecc. e Rev.mo Principe il Sig. Cardinale Fabrizio Paolucci
« Segretario di stato di N. S. In Roma 1706. Nella Libreria di Gio:
«Andreoli a Pasquino. Per il Zenobi Stampatore e intagliatore di
« N. S., in. 8 ». Benché — informa il Mariotti — questa operetta uscisse
alla luce in Roma, coll’approvazione dei Superiori e colla Revisione
del P. Alessandro Duogo Teologo Conventuale, pur dopo aver girato
per le mani di tutti e con molto plauso per lo spazio di circa sei anni,
fu per decisione della Congregazione dell’Indice proibita sotto il dì 15
Luglio 1711. Questa proibizione fu una spina al cuore religiosissimo
del Pascoli che volle riprovare apertamente la suddetta operetta col
pubblicare : Pi
109 « SoriLo senza MascHERA. — All Ill.mo e Rev.mo Signore

« Mons. Banchieri Assessore del S. Ufficio - di ALESssANDRO PascoLi

« Perugino. In Roma 1711, nella Stamperia di Gio: Francesco Buagni
«in 8».

Nel campo matematico va ricordato:

119 il « Saggio di logistica ed Algebra» che il Pascoli scrisse in ap-
pendice al ricordato studio « Della Natura dei nostri pensieri», e a pro-
posito del quale riferisce il Massari che « prendendo a trattare le quat-
«tro operazioni fondamentali, non in cifre numeriche ma in algebri-
«che, intitolò il suo volume col nome di '' Algebra nova o speciosa ”’’;
«ed applicando le stesse operazioni alla dottrina dei polinomi e delle
«equazioni, dette compimento alle sue fatiche sulla indole dei nostri
« pensieri ».

Nel campo della Fisica il Pascoli fece oggetto dei suoi studi il
moto in quanto fondamento nel quale tutti i fenomeni fisici si risol-
vono. E pubblicó in proposito due saggi: |

129 « Del moto che nei mobili s1 rifonde per impulso esteriore.
« Trattato fisico-matematico di ArEssANDpRO PaAscoLi ad ispiegare la
« possanza degli elementi. In Roma, presso Gio: Maria Salvioni Stam-
«patore Vaticano nell'Archiginnasio della Sapienza 1723 e dedicato
«dall'Autore al Card. Franco Acquaviva ». :

139 «Del moto che nei mobili si rifonde in virtù della loro elastica
« possanza. Trattato fisico-matematico di ALEssANpRO Pascori. Se ne
« dichiara la natura e varie circostanze principali che lo accompagnano,

ORE AIVUNNTUITS AFISATUTEHES
NERIS TTE

I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 107

« in continuazione ed in conferma di quanto del moto in genere abbiamo
« proposto nel precedente Trattato. In Roma presso a Rocco Bernabò
«l’anno del Giubileo 1725 in 4; dedicato dall’Autore al Cardinale
« Giorgio Spinola ».

In questi trattati, scrive il Massari « parlò della natura, condizioni,
«proprietà e leggi del moto per impulso esteriore e in virtù di elastica
«forza; quindi si lanciò col pensiero in alcuni moti possibili rispetto al
«vortice massimo del sole. Con tale chiarezza di principi, con tale ordine
« di idee ne seppe parlare che meritò l'approvazione sincera di tutti i dot-
«ti: e il grande matematico e fisico cremonese FRANCESCO BIANCHINI
«gliene dette la più solenne e pubblica testimonianza. M1 sI DIA IL MOTO —
« diceva CARTESIO — ED IO IMPRENDO TOSTO 4 CREARE IL MONDO. Il
« Pascoli con maggiore umiltà cosi diceva : '' MATERIA E MOTO SONO I
« DUE PRINCIPALI STRUMENTI, DONDE IN SUA POSSANZA SI SALE A DIO,
€ DI MOMENTO IN MOMENTO A PRODURRE IN NATURA, SENZA MIRACOLO,
« CONTINUI MIRACOLI E MIRACOLI DI STUPORE INFINITO ».

Il Nostro — parlando nei saggi ricordati sul moto — volle anche

entrare nel campo della astronomia, e qui non fu davvero felice. Egli

mise la terra immobile nel centro di un vortice determinato dal Sole:
e credé forse con questa ipotesi di aver conciliato la dottrina coperni-
cana con quella degli avversari. Era una illusione. Il Massari a questo
proposito commenta: « Né Alessandro era il solo che dalla credenza
«di Copernico lungi ne stasse: imperocché tra i molli che ridire po-
«trebbonsi, quel grande onore d’Italia, quell’ Astronomo profondissimo
« della dotta Bologna, EustaccHIO MANFREDI, basta per valente com-
«pagno del nostro Alessandro rammentare ».

C'é da osservare che gli spropositi anche fatti in compagnia dei

- Grandi non mutano natura: una tal compagnia dimostra solo che della

loro possibilità non può giudicarsene colla mentalità dei tempi in cui
l'errore é universalmente superato; ció tenderebbe, sia pur inconscia-
mente, a negligere le attenuanti che a quelle possibilità hanno, in con-
tingenze e in ambiente ben diversi, dato luogo.

| ]l Pascoli sostenne anche polemiche ed esiste una raccolta di opu-
scoli anonimi, ma dovuti certamente a lui, in risposta alle critiche di
un medico bresciano, già suo alunno. In appendice alle opere ricordate
Egli pubblicó poi parecchie prolusioni tenute per l'apertura degli anni
accademici all'Università di Roma. Opuscoli a sé costituiscono alcuni
« Voti » o dissertazioni fisico-mediche — lodatissimi da Benedetto XIV—
sopra i miracoli di Servi di Dio per la loro Canonizzazione. Essi ri-
guardano S. Fedele da Sigmaringen Cappuccino (Romae tipis Rev. Cam.


T MARE ON

E:

108 . D. PIETRO PIZZONI

Apostolicae 1728); la Beata Caterina de Ricciis, monaca domenicana
(id. 1729); il Beato Simone de Roxas (due voti) dell'Ordine dei Trini-
tari per la redenzione dei prigionieri (idem 1739); la Beata Margarita

(idem); il Beato Pietro Regolati dei Minori Francescani (idem); il Beato

Gio: Francesco RA gesuita (idem).

86) Coccur VireILIO DA PeRUGIA (1692-1736).

«Nacque al Piegaro (nel Perugino) nel 1692. Si addottorò in Filo-
sofia e Medicina il 30 agosto 1713 secondo il Mariotti; nel 1711 secon-
do il Vermiglioli. Ottenne un seggio nel Collegio filosofico il 18 agosto
1918. Fu per un certo tempo a Roma ad esercitarsi nella Clinica
nell’Ospedale di Santo Spirito. Come clinico del resto egli seguiva il
metodo di Lupovico VITI, di cui era stato discepolo, e del MALPIGHI
amico del Viti. Si applicò anche alla matematica. Dopo aver profes-
sato la logica nello studio patrio, salì (chiamatovi dal Vescovo e Car-
dinale perugino Antonio Ausidei) alla cattedra di Fisica sperimentale;
cattedra che lasciò più tardi per passare prima a quella di Medicina
Teorica delle ore mattutine e poi all'altra di Anatomia. Fu protome-
dico. negli anni:1730 e 1736. Pubblicò una dissertazione: « Sopra il
buon uso dell'acqua fresca nelle malattie » Perugia, per il Costantini
1733: operetta — dice il Vermiglioli — ai suoi tempi molto lodata: non
che un « Parere sopra alcuni quesiti intorno al concepimento e parto
«di donna Elisabetta di Paolo da Cetona » Perugia per il Costantini
1733. Nella prima opera fa menzione, come prossimo a pubblicarsi, di
un « Album Ex. D. D. Sacrae Philosophiae Artium et Medicinae Doc-
« torum in almo Perusiae Collegio ab anno 1432 (antiquiora enim tem-
« poris injuria desiderantur) usque ad annum 1735. Accedunt supple-
«mentum et animadversiones in Lgceum Augustum Rev.mo P. Michae- .
«lis Angeli Belforti Abbatis Congregationis Olivetanae. VinGit10 Coc-
«cHI autore». Se poi sia stato pubblicato non ho potuto accertare.
Mori a 44 anni il 14 Maggio 1736 e fu tumulato nella Chiesa di S. For-
tunato (1).

87) BeLForTI FinrPPO DA PERUGIA (1672-1745).

Carattere originalissimo fu Filippo Belforti nato a Perugia nel
1672 e laureatosi in medicina nella patria Università nel 1693. Dopo un

(1) VERMIGLIOLI, op. cit., Biografia di Virgilio Cocchi; MARIOTTI, ms.
1775 già citato,fag. 84; SANTI PORE Delle lodi di Annibale Mariotti. Perugia.
presso Baduel, 1801. Vedere la nota 163 alla pag. 34. La notizia relativa all’« Al-
ROUETUNTUUUUEZWINNUUAPIMes

rerom

FERIRE

I MEDICI UMBRI. LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 109

breve libero esercizio alla Fratta (oggi Umbertide) si recò a Roma a

perfezionarsi alla scuola di Gaspare Reali celebrato professore di me-
dicina teorica in quella Università e archiatra di Clemente XI. Torna-
to in patria nel 1708 ottenne la cattedra di medicina teorica che ab-
bandonò temporaneamente nel 1717 per portarsi di nuovo precipito-
samente nella Città Eterna dove era scoppiata « una quasi contagiosa
influenza ». Carattere, come abbiamo detto, originale assunse il ti-
tolo di Abate Belforti (era del resto ancora celibe) « ma fattosi cono-
«scere per intendente di medicina incontrò una fortuna tale nelle sue
«cure che si meritò il comune applauso ed approvazione »; i poveri li

| curava tutti, senza eccezione, gratuitamente; dai ricchi accettava

solo qualche dono, ma non in danaro. E non solo non guadagnò ma
ci rimise del suo. Restituitosi nel 1724 a Perugia, fu quasi subito ri-
mandato indietro, accompagnato da un collega, ambedue come am-
basciatori della Università al Pontefice per ottenere la conferma di
alcuni privilegi. I messi furono ricevuti da Mons. Prospero Lamber-
tini (poi Benedetto XIV) che mal prevenuto dai nemici dello studio

: perugino, « con qualche sussiego non solito al suo dolcissimo naturale,

«avanzò la proposizione che l’Università di Perugia ad: altro non
«serviva che per il mantenimento dei gentiluomini affamati » (1). Non

‘fu possibile al Belforti trattenere il suo naturale collerico e 1isoluto;

per quanto rispettosamente rispose per le rime e in modo tale che
«il suddetto Prelato mutato pensiero e conosciute le ragioni che as-
«sistevano i postulanti accordò in nome di Nostro Signore ancor più
«di quello che domandavano ». Tornato dopo questo a Perugia e « ri-
preso l’esercizio di medicina teorica e quello ancora di botanica se-
« guitó in esse per il corso di anni trenta; dopo dei quali giubilò con il
salario di s. (scudi) 160 annui ». Ebbe tre mogli e solo dalla terza un
figlio: Giuseppe «laborioso scrittore — dice il Vermiglioli — di patrie
memorie ». Fu litigiosissimo ed in liti consumò DISTA parte del suo pa-
trimonio.

E fu causa di screzî e dissapori all’Università fra i ‘collegi dei
Legisti da una parte e dei Medici dall’altra. Colpito di apoplessia mo-
rì il 26 Maggio 1745 e fu tumulato nel sepolcro di famiglia alla Chiesa

bum » è tolta dalle Lettere del bibliografo FiLiPPo SENESI in « Giornale Scientifico

. letterario ecc. », Perugia, anno, 1864, pag. 378 segg.

(1) Per giudicare quanto la caustica osservazione del Card. Lambertini
rispondesse alla realtà vedere, alla nota 1* del par. 123, come Annibale Ma-
riotti agli inizi dell'800 fotografa le non liete condizioni Guiburali dello Studio

Perugino.
Xe

T NAE: ON

110 D. PIETRO PIZZONI

Nuova. Lasció sei opere manoscritte: oggi presso la Biblioteca Comu-
nale di Perugia (1).

88) MELINELLI UBaALDOo DA PERUGIA (f 1759).

Si addottoró in Filosofia e Medicina il 16 Aprile 1696 ed entró
nel Collegio dei Medici il 15 Giugno 1714. Lesse per trenta anni Medi-
cina pratica e fu più volte Protomedico non che Promotore e decano
del.Collegio dei Medici. Mori il 22 Decembre 1759 e fu sepolto in
S. Domenico nella tomba della famiglia Rastelli, avanti l'altare di
S. Domenico (2).

89) MaRIOTTI Lupovico pA CAsTEL MongIovINO (PERUGIA) (t 1766).

Nacque in Castel Mongiovino (Montis Iovis); paese del contado
perugino. Ottenne la laurea in Filosofia e Medicina il 31 Agosto 1711,
ed entrò nel Collegio dei Medici il 19 Agosto 1718. Professò prima la
Logica, poi la Medicina pratica ed in ultimo l’Anatomia. Fu più volte
Protomedico e Promotore del Collegio dei Medici. Era stato insignito
della cittadinanza perugina. Morì il 16 Maggio 1760. Fu sepolto in San
Severo.

Il Mariotti Annibale — forse anche per far rilevare che non ap-
parteneva alla sua stirpe — nota che la famiglia di Ludovico deriva-
va da Marco Baglioni che fiorì nel 1494 e cita a conferma il Pellini
parte 223, pag. 389. 194, 403 (3).

90) CaLINDRI FRANCESCO DA PERUGIA (f 1767).

Si addottorò in Filosofia e Medicina il 5 Ottobre 1746; entrò nel
Collegio dei Medici il 20 Marzo 1755. Il 24 Luglio 1744 salì una catte-

(1) VERMIGLIOLI, op. cit., Biografia di Filippo Belforti; Bini ms. 1325 già
citato, f. 130; G. BELFORTI, ms. 1490 già citato, busta II°, fascicolo III. La
più gran parte delle notizie e citazioni sono tratte dalla biografia contenuta in
quest’ultimo manoscritto e stesa dal figlio Giuseppe, la cui imparzialità risulta
anche dal fatto che, se abbonda nella enumerazione delle belle qualità del Pa-
dre, non ne tace i difetti. Secondo il Bini, il Belforti Filippo incominciò ad inse-
gnare Filosofia e poi passò alla cattedra di medicina: secondo il ms. 1490 pri-
ma (nel 1708) ottenne la cattedra di medicina e poi fu aggregato al Collegio dei
Filosofi-Medici. Anche il Mariotti nel più volte citato ms. 1775 si occupa del
Belforti Filippo, e, tra l’altro, dice che « simulque Botanicam in Studio Peru-
sino magno cum plauso professus est ». A proposito del Belforti Giuseppe ve-
dere il VERMIGLIOLI, op. cit., alla voce G. Belforti : non che GIUSTINIANO DEGLI
Azzi, G. Belforti erudito perugino del secolo XVIII in « Bollettino della R* De-
putazione di Storia Patria per l'Umbria », vol. XV (1909) n. 39.

(2) MARIOTTI, ms. 1775 già citato, pag. 91, Biografia di U. Melinelli.

(3) Mariotti, ms. 1775 già citato, pag. 82, Biografia di L. Mariotti.

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I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 111

dra di Medicina nel patrio Studio, nel 1766 funzionò da Protomedico.
Medico primario dell’Ospedale di Santa Maria della Misericordia vi
esercitava nella pratica dell’arte salutare i giovani studenti; e sia
per questo, sia perché era il medico di fiducia dei personaggi più emi-
nenti della città non che degli Ordini Religiosi era unanimamente am-
mirato come uno dei più illustri cultori dell’arte medica. Morì il 18
Giugno 1767, fra il compianto universale. |

Il Vermiglioli dice di aver veduto nella biblioteca di Annibale
Mariotti (il quale viceversa non ne fa cenno) un ms di « Istitutiones
medicae » (1).

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- 91) Manrorri PROSPERO DALLA FRATTA DI Topi (1703-1767).

Prospero Mariotti — padre di Annibale — nacque il 26 marzo nel
1703 alla Fratta di Todi da Francesco che era di Castelnuovo nel pe-
sarese. Studiò matematiche sotto Francesco Neri e medicina alla
scuola di Lupovico Viri. E in Medicina e Filosofia si addottorò il 18
Gennaio 1726; ma fu aggregato al Collegio dei Medici solo molti anni
dopo, e cioè il 24 Agosto 1739. Salì la Cattedra di Medicina il 24 Luglio
1732 e nel 1740 occupò quella dei Semplici. « Si suole ad esso attribuire
«— scrive G. Belforti — il vanto di essere stato in questa Città il rin-
«novatore della medicina, avendo con il suo assiduo studio e coi suoi
«insegnamenti ridotta questa facoltà a quei veri principi dai quali
«si era non poco allontanata. Non meno singolare si rese nella lettura
«di Botanica la cui cattedra sostenne per il corso di molti anni con
«molta lode » (2). Tenne da giovane con riputazione di peritissimo
medico le condotte di Recanati, Assisi e Todi; ove si ammogliò con
Maddalena Lemosi di Pietro Lemosi medico assai rinomato in tutta
l'Umbria. Fu poi Protomedico a Perugia, dove fu il medico di fiducia
di molti ordini religiosi e di molte nobili famiglie. E quando il Card.
Alberoni fu a Perugia ne curò felicemente la nepote « gravi morbo

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A m em

(1) MaRIOTTI, ms. 1775 già citato, pag. 89; VERMIGLIOLI, op. cit., Biogra-
fia di Francesco Calindri.

(2) Scrive l'AcosTINI nel più volte citato Dizionario storico biografico alla
voce Prospero Mariotti : « Colto come era nelle matematiche discipline, non fu
« degli ultimi a ridersi dell'Antica Scuola, e a porre in credito i migliori Sistemi
«di Filosofia e di Medicina che erano in voga a tempo suo. Amó nel medicare
«la semplicità: fu impegnatissimo nella cura dei malati, e non mai facile a ce-
« dere a quelle opinioni che non avesse riconosciute giuste e ragionevoli: ed in-
« contró cosi il comune gradimento, ed in età non molto avanzata giunse ad
«egualiare nel credito, e forse a superare i medici più provetti ».

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112 i ^. p. PIETRO PIZZONI

laborantem »; ed entró in tale dimestichezza col Cardinale che questi

passava siorrialmente più ore con lui. Fu socio dell'Arcadia e fu fra i
fondatori dell'Accademia Augusta che nel 1751 sostitui quella degli
Insensati. E dell'Accademia Augusta fu assessore nel 1753 e nella se-
duta del 27 febbraio 1752 vi espose una nuova Teoria dei colori.

Poco dopo aver ottenuta la giubilazione da ambedue le cattedre |

occupate fu colpito da apoplessia che lo tenne per qualche anno infer-
mo, finché nella ancor fresca età di 64 anni, il 12 Ottobre 1767 lo
condusse al sepolcro. Fu sepolto nella Chiesa dei Garmelitani Scalzi.
Pubblicò:
1) « Delle du acque di. S. Galgano ». Lettera ai Signori De-

cemviri, Perugia 1741. Opuscolo lodato molto ai suoi tempi; tra gli

altri dal Conte FRANcEsco Roncatti nella sua « Medicina dell’ Eu-

‘ropa » Brescia 1742 a pag. 339: e dal VincioLI GIACINTO in « Opsctralio:

nes nonnullae ». Perugia 1741, pag. 252.

2) Lettera a.una Dama sopra i fenomeni della macchina elettrica
Perugia 1728. I SER

Lasció poi manoscritte:

1) Dissertazione accademica su una nuova teoria dei colori.
2) Theoreticorum medicinalium liber V. i

3) Lectiones Botanicae.

4) Lectiones variae ad Medicinam facientes.

5) Miscellanea medica. -

Per sua cura poi si pubblicò una dissertazione di NicoLò CAPPEL-
LESE Accademico Augusto « Sulle ferite della cute-nel capo», Venezia
1754, presso Pitteri, alla quale il Magione antepose un avvertimento al
lettore (1).

92) GeroLAMo Tappi pi Guipo pA PERUGIA (f 1775).

Si addottorò in Filosofia e Medicina il 16 Agosto 1713 e fu accolto
nel Collegio dei Medici il 16 Giugno 1714. Il 5 Luglio 1716 ottenne la
cattedra di medicina pratica. A cominciare dal 1728 fu più volte pro-
tomedico. Morì il 15 Gennaio 1775 a 75 anni, mentre era promotore e
decano del Collegio. Fu sepolto nella Chiesa dei Carmelitani Scalzi

(1) VERMIGLIOLI, op. cit. Biografia di Prospero Mariotti ;. MARIOTTI, ms.
1775 già citato, pag. 86; G. BELFORTI, ms. 1490 già citato, Busta H,, fascicolo
39, f. 106 ter: FERRINI ORESTE, Annibale Mariotti nell'Opera sua. Perugia,
Guerra, 1901, pag. 111 dove é brc che il paese nativo di Prospero Mariotti
fu la Fratta di Todi.
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I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 113

dove era tumolato anche suo padre Guido Enea morto il 10 Giugno

1747.a 94 anni.

Guido Enea si era addottorato in Filosofia e Medicina prima ad
Urbino il 5 Luglio 1672 e poi nuovamente a Perugia il 2 Luglio 1714,
nel qual anno fu anche accolto nel Collegio dei medici: era stato pro-
tomedico nel 1724 (1).

93) MATTIOLI BALDASSARRE DA PERUGIA (f. 1772).

Ermini lo annovera fra i lettori dello Studio per la Medicina.
Mori a ottanta anni il 5 Luglio 1772 e fu sepolto nella chiesa dei Pa-
dri Olivetani di Monte Morcino nuovo (2).

Altre notizie di lui non si conoscono.

94) GRAZI GIACINTO DA PERUGIA (1706-1777).

Nato nel 1706 attese in patria allo studio delle umane lettere non
che delle discipline filosofiche e mediche; nelle quali due ultime —
dice il Vermiglioli — a 20 anni si addottorò. Nel 1728 ebbe l'insegna-
mento della Logica. Ma egli aspirava a quello della Medicina, nella
quale era stato discepolo prediletto di Filippo Belforti. E per perfezio-
narvisi si recó a Firenze, ove nella frequenza del celebre ospedale di
Santa Maria Nuova progredi cosi nella clinica che quei primari nel
1730 l'onorarono di ampio diploma di medico primario del detto Ospe-

dale. E della dimora a Firenze ne approfittò — oltreché per stringere -

relazione con valentissimi letterati — per istruirsi nelle matematiche
e nelle lingue moderne. Ritornato in patria esercitó la sua nobile pro-

fessione prima a Perugia; poi a Bettona, Gubbio e Siena; nella quale
‘ ultima città fu. accolto nella Accademia dei Fisiocratici e nominato

medico primario dei monaci di Monte Oliveto Maggiore. Presto peró
fu richiamato in patria dove fu nominato Bibliotecario e destinato ad
insegnare Medicina e Botanica; cattedre che nel 1735 lasció per assu-

mere quella di. Eloquenza che insegnava la mattina, mentre nel po-
meriggio leggeva la Teologia Dommatica e Scolastica non che la Sto-

ria Ecclesiastica.
Divulgatasi la sua fama fu accolto in parecchie accademie let-

‘ .terarie così di Perugia come di altre città dello Stato Pontificio. La-
. tinista di raro pregio ebbe le congratulazioni di Benedetto XIV per

(1) MarioTTI, ms. 1775 già citato, pag. 82, Biografia di G. Tappi.
(2) ERMINI, op. cit., pag. 509-510; :G. BeLFORTI, ms. 1490, Busta H?°,
Fascicolo 29, f. 29 ter., Cenno su B. Mattioli.

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114 D. PIETRO PIZZONI

le lettere a questo indirizzate dalle autorità perugine e da lui compo-
ste. Il MARCHESE MAFFEI nelle note di viaggio raccolte nel suo erudito
Odoeporico (Oss. Lettera V. 217) scrive parlando di Perugia: « Non è
da dimenticare la libreria pubblica e l'erudito suo Bibliotecario Sig. Gia-
cinto Grazi che fu assiduo compagno e fautore di mie ricerche ». Fu esi-
mio cultore anche delle lettere italiane; sebbene non a torto accusato
di eccessivo purismo e di affettate espressioni anche nel parlare
commune. Morì a 71 anni nell’Aprile del 1777 e fu sepolto a S. Se-
Vero.

Lasciò dread manoscritti di orazioni latine; non che di ver-
sioni dal latino. e dal greco. Alle stampe diede solo un Orazione in
morte di Amelio Guidotti ex Generale dei Camaldolesi. Perugia 1774
da lui recitata nella chiesa di S. Severo, ove distese anche l'iscrizione
sepolcrale che quivi si legge (1).

95) VeraccHI UBALDO DA PERUGIA (f 1779).

Si addottorò in Filosofia e Medicina il 3 Luglio 1738 e fu accolto
nel Collegio dei Medici solo il 9 Luglio 1763. Salì il 6 Luglio 1740 la
cattedra di medicina che tenne diligentemente per 30 anni; ottenendo
la giubilazione nel 1771. Fu più volte Priore con grande utilità del
Collegio. E mentre era Priore nel 1769 fu stampato in Perugia pei
tipi di Mario Reginaldi un foglio diretto « Agli Studiosi delle Lettere
e delle Scienze » contenente consigli per la gioventù studiosa avvian-
tesi al dottorato in Medicina. E fece ristampare le Costituzioni del
Collegio coi nomi di tutti i nuovi collegiati e avvertimenti per loro.
Morì il 24 Aprile 1779 (mentre era Protomedico e Priore) e fu sepolto
in S. Fiorenzo (2). |

(1) VERMIGLIONI, op. cit., Biografia di G. Grazi; AGOSTINI, Dizionario
storico biografico, ms. già citato. A proposito del suo eccessivo purismo, ecco
quanto narra l'Agostini: « Nel parlare peró fu cosi caricato che l'idiota o nol
« capiva o male interpretava i di lui detti, anche faceti, e si racconta che anda-
«tosi a radere la barba nel dipartirsi lasciò i suoi guanti. Ricercatosi, fé ri-
«torno al Barbiere, e cosi dissegli: Barbitonsore, ove sono le mie Chiroteche che
« testé derelitte lasciai ? Il Barbiere stava affilando i rasoi non intendendo tali
« parole risposeli: Volete un par di ...lioni, signor Dottore?. Andato un dì in
« campagna a cavallo in certo luogo vide un contadino che arava coi buoi. Fer-
«matosi lo chiamò, dicendoli: Agricola accede, scurciami alquanto questo staffi-
« pendolo, che si è alquanto prolisso. Il contadino risposeli: Signore se volete la
« graticola l'ho a chesa ; se volete l' Alesso noie *! megnemo la men i Pasqua ».

(2) MarIOTTI, ms. 1775 già citato, pag. 100, Biografia di U. Veracchi.
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I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA : 115

:96) GiusEPPE PASQUA. DA PERUGIA (1771).

Era figlio di Bernardino da Leonessa. Si addottoró in Medicina e
Filosofia il 3 Giugno 1746; entrò a far parte del Collegio dei Medici
il 9 Giugno 1763. Gli fu conferita una cattedra di Medicina il 9 Luglio
1746; e, annuente il Collegio, ne ottenne dal Sommo Pontefice la giu-
bilazione nel 1771, prima quindi che fossero trascorsi i 30 anni nor-
malmente necessari. E a domandarla, egli integro e religiosissimo,
fu indotto dal fatto che le cure da lui prestate alla moltitudine dei
malati sempre più numerosi a lui accorrenti, non gli lasciavano tempo
sufficiente per attendere ai suoi doveri di lettore. E medico peritis-
simo — di una perizia e diligenza ereditata dal suo illustre Padre —

(medico anche lui e autore di due relazioni per la Canonizzazione dei.

Cappuccini S. Fedele da Sigmaringen e S. Giuseppe da Leonessa), era
universalmente apprezzato in patria da ogni ordine di cittadini). Il Ma-
riotti - da cui abbiamo preso queste notizie — non ci dà la data della
morte di Giuseppe: probabilmente perché alla scomparsa del Mariotti
(1801) il Pasqua ancora viveva (1).

97) BaBucci Luici pA PERUGIA (1773).

Si addottorò in Filosofia e Medicina il 31 Luglio 1767; e fu accolto
nel Collegio dei Medici il 26 Agosto 1771. Ottenne una cattedra di
Medicina nel 1773. Il Mariotti dice che « nuper » (ossia non molto tempo
avanti al momento in cui egli scriveva) dal Collegio dei Medici Ro-
mani era stata concessa al Babucci « Facultas medicinam faciendi
in universo Statu ecclesiastico, quam matricolam dicunt »; e ciò dopo
aver constato — come la legge voleva — la di lui dottrina in fatto di
questioni mediche (exacto prius judicio, ut mos est, sua in rebus medi-
cis doctrina perpensa). Quel « nuper » indica a che, quando il Mariotti
scriveva, il Babucci era ancora vivente (2).

98) FRANcESco Pasqua DI GIiusEPPE DA PERUGIA (1773).

Era figlio di Giuseppe Pasqua addietro ricordato (vedi parag. 96).
Si addottorò in Filosofia e Medicina il 28 Luglio 1768; e fu annoverato
fra i membri del Collegio Medico il 26 Agosto 1771. Nel 1773 ottenne
una cattedra di medicina. « Diviti vena ad Poesim natus » fu ammirato

(1) MaARIOTTI, ms. 1775, pag. 101; Biografia di G. Pasqua, AGosTINI; Di-
zionario storico-biografico, ms. già citato, Biografia di Bernardino Pasqua.
(2) MARIOTTI, ms. 1775, pag. 103, Biografia di L. Babucci.

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116 D. PIETRO PIZZONI'

improvvisatore in versi italiani « de re qualibet ad dicendum proposi-
ta». Che il cenno biografico — da noi qui riassunto — sia stato steso
dal Mariotti vivente ancora il Pasqua si rileva dal seguente periodo
coi verbi al futuro. « Phaebo ante alios dilectus non modo mutas agi-
tabit artes, sed utrumque Apollinis munus magna semper cum gloria
tuebitur » (1). i

99) VeraccHI Vincenzo DI UBALDO DA PERUGIA (f. 1828).
Si addottorò in Filosofia e Medicina il 29 Luglio 1771; e fu accolto

nel Collegio dei Medici il 27 Agosto successivo. Nel mese di Luglio

nel 1773 ottenne le cattedre di Medicina e Filosofia. Sul principio poi
del 1774 si recó in Siena per far pratica e insieme compire studi spe-
ciali e dopo pochi mesi tornó in patria. Giovane di grande ingegno,
nemico dell'ozio, « spem affert eximiam summae virtutis ». Il presente
« affert » sta anche qui ad indicare che il Mariotti scrisse vivente an-
cora il Veracchi (2). L’Agostini lo dice « Presidente della Facoltà me-
dica della nostra città » e autore di una lettera per gli sponsali della
figlia M. Angela; morto l'otto Ottobre 1828; sepolto a S. Lorenzo.
Era figlio di Ubaldo di cui al parag. 95.

: 100) Vincenzo Fazi pA PERUGIA (1770).

Si addottorò in filosofia e medicina il 20 Agosto 1764; e fu anno-
verato fra i membri del Collegio Medico il 27 Agosto 1771. Compiuti
in patria gli studi di filosofia e medicina si portò a Firenze per perfe-
zionarsi nella pratica della medicina sotto la guida di Bernardo Ber-

tino; e sia da questi sia da altri illustri cittadini di Firenze fu ricolmo

di lodi «sua virtute, medendique peritia ». Fu per un certo tempo a
perfezionarsi anche a Roma. Nel luglio « praeteriti anni 1770» ebbe
una cattedra di medicina « in qua mirificam quam de se jamdiu con-

. « citauit expectationem fore ut sustineat ac tueatur omnino sperandum ».

Con questo augurio al giovane collega nello Studio perugino il
Mariotti chiude (seguono poi gli indici) il più volte da noi citato ma-
noscritto. Il quale parrebbe quindi terminato (riflettere al « prae-
teriti anni ») nel 1771 (3).

(1) MARIOTTI, ms. 1778, pag. 104, Biografia di F. Pasqua.)

(2) MARIOTTI, ms. 1775, pag. 105, Biografia di V. Veracchi; AGOSTINI,
Dizionario storico-biografico, ms. già citato.

(3) MaRroTTI, ms. 1775, pag. 106, Biografia di V. Fazi. Le pagine del
Manoscritto del Mariotti, divise longitudinalmente in. due, sono scritte solo
per metà; e tra una-biografia e l'altra vi è spesso uno spazio vuoto orizzontale.

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I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA

101) Lupovisi GIUSEPPE DA PERUGIA.

Visse nel secolo xvir. Occupò una cattedra di medicina nella
patria università. E ai suoi tempi fu assai celebrato come poeta e
molte sono le eleganti e spiritose sue composizioni contenute in varie
raccolte di quel secolo. Abbiamo alle stampe di lui una ‘orazione fu-
nebre in morte di Bulgaro Ansidei. Brigadiere del Reggimento Italiano —
Perugia — Baduel 1789. Ebbe un figlio, Leone (1785-1815) anch'egli
medico illustre, morto giovanissimo (1).

102) BERNARDI FRANCESCO DA PERUGIA (T. 1808).
Fiori nei secoli xvin e xix, e morì nel 1808. Copri una cattedra

di medicina nella patria Università e godè la stima di dotto medico.

Lasciò per le stampe « Riflessioni economiche politiche contro il dissec-
camento del Lago Trasimeno, Perugia 1796 (2).

103) AnnisALE Maniorri DA PERUGIA (1738-1801).

Nacque dal già da noi ricordato (parg. 91) Prospero in Perugia
nella cura di S. Fortunato nel Rione di Porta S. Angelo il 15 Settem-
bre 1738: si addottorò in Filosofia e Medicina il 30 Decembre 1754 e
entrò nel Collegio dei Medici il 20 Marzo 1755 (3). Per perfezionarsi

Ora gli spazi vuoti, sia orizzontali che verticali, sono stati dal Mariotti riem-

piti con altre notizie; vergate spesso con carattere più minuto. La quale ultima

circostanza fa supporre che ciò (almeno in gran parte) si sia verificato dopo
il 1771.

(1) VERMIGLIOLI, op. cit., Biografia di G. Ludovisi; AGOSTINI, Diziona-
nario storico-biografico, ms. già citato. Biografie di G. e L. Ludovisi; MANCINI
Lopovico, Elogio del dottore Leone Ludovisi; Perugia, presso Garbinesi e San-
tucci, 1820. Leone sarebbe morto secondo l’Agostini nel 1810, secondo il Man-
cini nel 1815, e quest’ultimo, se ne fa il panegirico come medico, non lo ricorda :
affatto (come fa l'Agostini) quale Professore. Dei due è senza dubbio più atten-
dibile il Mancini, coetaneo e compagno di Leone.

(2) VERMIGLIOLI, op. cit., Biografia di F. Bernardi. In altra edizione del-
l'opuscolo citato nel testo, il Heogindi viene chiamato Benedetto è qualificato
prof. di Medicina e Notomia. Vedere parag. 103, nota (1) alla pag. 123.

(3) Le notizie relative al Mariotti sono state attinte da:

Autobiografia stesa dal Mariotti stesso e contenuta nel ms. 1775 dlella
Comunale di Perugia: « Commentarii excellentissimorum D. D. Augusti Col-
legii Philosophiae et Medicinae Doctorum » pagg. 80-83.

VERMIGLIOLI, 0p. cit., alla voce A. Mariotti.

FeLICE SANTI, Delle lodi del Dott. Annibale Mariotti, Perugia, Baduel,
1801.

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118 D. PIETRO PIZZONI

si portó nel 1756 a Roma ove per quasi due anni segui quotidiana-
mente le lezioni di fisica sperimentale del Padre FRANcESCO JAQUIER;
di meccanica e astronomia del Padre Tommaso LE SEUR; di medicina
di NATALE SALICETI e AURELIO GIANNESCHI; di clinica medica, nel-
l'Ospedale dei Fate-Bene-Fratelli, dell'accreditatissimo medico ANDREA
VocoLa. Nello studio poi delle lettere umane « a quo — dice il Mariotti
stesso - numquam abhorruit » ebbe per duce e precettore il chiarissimo
Mons. Benedetto Stay; il quale — scrive l'Agostini — « gli fa anche con-
socio nella spiegazione degli aurei libri del Sistema Cartesiano ».
Ritornato in patria ottenne per concorso il 5 Luglio 1758 la cat-
tedra di Medicina teorica e poco appresso (nel 1761) la Matricola del
Collegio Medico di Roma con ampia facoltà di poter curare in tutto lo
Stato Pontificio.
Sempre per ragioni di studio nel maggi 1761 si portò a Bologna,
dove frequentò le lezioni di BarroLoMEO BEccARI, PAoLo MOLINELLI,
GAETANO MONTI, e, per la clinica medica, del celebratissimo Tommas-
so LAGHI, primario del Nosocomio De Vita. Da Bologna andò a Pado-
va dove strinse dimestichezza, tra gli altri, col cultissimo Senatore

Mosconi ApAMo, Elogio funebre di Annibale Mariotti (senza data e luogo
di impressione) recitato nella Chiesa del Pegaro il 10 Novembre 1801. Il Mo-
sconi (1765-1828) viene così definito da Vincenzo Cherubini (vedi appresso):
« dotto Pievano; Teologo collegiato di Perugia » ed è ricordato come molto
colto in letteratura anche dal Vermiglioli, op. cit.

ANTINORI GIUSEPPE, Notizie per la Vita di A. Mariotti premesse al Vol. 1°
dei « Versi e Prose del dott. A. MARIOTTI », Tomo 1°; Poesie, Perugia per Co-
stantini e Santucci, 1809; Tomo 29; Prose, Perugia, Santucci, 1823.

AcgostINI D. EnRIco, Dizionario storico perugino ; ms. già citato, presso
l'Abbazia di S. Pietro, alla voce Mariotti; non ché, Memoria speciale .A Mariotti
contenuta in un grosso volume ms. anch'esso presso l'Abazia suddetta segnato
« Diversa Per. 276, CM 226 ». L’Agostini fu uno dei Segretari del Mariotti.

OrEsTE FERRINI, Annibale Mariotti nell'Opera sua, in I professori e gli
studenti del Liceo Ginnasio di Perugia in memoria di A. Mariotti, Perugia, Tip.
Guerra, 1901. 6

CHERUBINI VINCENZO, Il Ritratto di Annibale Mariotti. Sonetto per
Nozze, Seguito da note di carattere storico. Senza data. Il Cherubini fu l’ultimo
Segretario del Mariotti.

MARINI, D. Gro: BATTISTA, Notizie storiche dal 1794 al 1833, pubblicate:
a). Nell’« Archivio storico del Risorgimento Umbro » da Giustiniano degli Azzi,
Vol. VIII, 1912; 5b) nel « Bollettino della R. Deputazione di Storia Patria per
l'Umbria » da D. Ettore Ricci, Vol. XXXIII, XXXIV, XXXIX.

ANONIMO, Cronaca della Repubblica Francese in Perugia pubblicata da
D. Ettore Ricci nel « Bollettino della R. Deputazione di Storia Patria per l'Um-
bria », Vol. XXXI e XXXIII.

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I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 119

QuiRINI e per tutto il tempo che vi dimorò ebbe utilissimi colloqui su
questioni mediche e anatomiche col celeberrimo MorcaGnI. Il quale
ebbe motivo di stimare maggiormente il giovane Mariotti quando
uesti non dubitò di sostenere colà — in contradizione collo insegna-
mento dello stesso Morgagni — una questione contro il prolasso del
cuore. Tornato a Bologna fece una diversione su Pisa; e quivi udì le
lezioni dei sommi BERTI, MONIGLI, DE SORIA, BrocioNnI, MATARI,
FromoNnDI, Frisi ed altri; dai quali tutti fu coperto di cortesie.

Nel 1767 gli fu conferita anche la lettura della Botanica che del
resto esercitava già dal 1763 in qualità di coadiutore di suo padre
Prospero, malato; e in cui si mostrò peritissimo (1).

Fu socio di tutte le accademie perugine del tempo (più di una
delle quali da lui create) non che di molte altre d’Italia e di Germa-
nia, e la maggior parte delle sue dissertazioni e carmi in ambe le lin-
gue italiana e latina egli le disse nell'Accademia Augusta delle Belle
Lettere ed Arti sorta nel 1755 per iniziativa sua.

Fu più volte Protomedico; e la fama del suo valore corse per

l'Italia e per l’estero; tanto che fu invitato a coprire cattedre di medi- .

dicina a Pavia e Padova (2) e l'elettore di Sassonia lo voleva medico di
corte a Bresda. Ma egli non volle abbandonare mai la sua Perugia.
Il Mariotti fu medico e letterato insigne.

*
* *

Come medico professionista riscosse una fiducia generale dovuta
ai successi delle sue cure. Ricchi e poveri lo videro con amore diligente
al loro letto; questi ultimi quasi sempre con generoso disinteresse.

Alcune delle guarigioni da lui ottenute divennero celebri ai suoi

(1) Ecco ciò che il SANTI scrive a proposito del Mariotti botanico: « Non
«so scordarmi quel giorno che lo ebbi presente a benignamente ascoltare, in
«quel luogo medesimo dove mandando egli fuori dalla feconda sua bocca de-
«scrivere soleva cotanto meravigliosamente le piante e narrarne si bene ogni
« virtü». — Annota il Cherubini: — «Era questo il piccolo orto botanico del-
«PAntica Università, situato pensile sopra le mura della città, fra le due porte,
«una detta di Poría Sole, l'altra della Pesa, posseduto oggi dal Sig. Giovanni
« Cerrini ».

(2) Ctr. G. ANTINORI, Memorie per la Vita di A. Mariotti già citate. L'Aao-
sTINI. (Memoria speciale) dice che dopo il rifiuto del Mariotti la Cattedra di
Padova fu occupata dal celebre TrssoT. In realtà per quanto riguarda la sosti-
tuizone deve aver equivocato fra Padova e Pavia. Infatti il TrssoT (celebre
medico svizzero 1728-1797) insegnò non a Padova ma a Pavia dal 1780 al 1783.

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1205: D. PIETRO PIZZONI

tempi. Scrive il suo fedelissimo segretario. Vincenzo Cherubini (1).
« Furono e saranno sempre mirabili le guarigioni da lui fatte del Mar-
«chese Odoardi in Ascoli, e in Perugia del nobile giovanetto Fran-
« cesco. Ugolini e della bella Egeria (la soavissima Matrona Costanza
« Narboni, Madre oggi del Generale Austriaco G. M. Narboni, che

«tanto onora la patria di Braccio in quella Eccelsa Corte) la quale

«il Mariotti guarì col semplice Latte ed Acqua ma di sorgente; per
«cui scrisse quella impareggiabile sua Lettera in versi: Sull'uso del

«Latte in Medicina ». Rimangono parecchi volumi manoscritti dei

suoi consulti medici: apprezzatissimi ai suoi tempi non solo in Italia
(fra cui dal SALICETI a Roma e dal CoruGno a Napoli) ma, al dire del
suo biografo Santi, anche in Germania. H

Il suo panegirista Mosconi in una iscrizione latina composta pei

solenni funerali tributatigli al Piegaro scrisse. che la sua « Ars fota

Hippocratica... cum ex veterum medicorum placitis tum ex ara

" accurataque observatione nova methodo fluxit ».

Come medico cattedratico fu il rinnovatore della scuola medica

‘ perugina. A riformare la quale si era già affaticato il già ricordato

(parg. 84) Ludovico Viti il quale si adoperò « non solo a fugar la ciur-
«meria e discoprir gli inganni degli impostori non che a togliere la

«quanto dispendiosa ‘altrettanto inutil faragine dei medicamenti.

«ma eziandio a ridurre tra noi dalla oscurità della ignoranza al chia-
«ror della vera dottrina la medica facoltà e per stabilire in esso lei
«un uso semplice, giusto e alla ragione corrispondente. Anche il ce-
«lebratissimo medico e nostro concittadino Alessandro Pascoli...
«aveva senza dubbio diradata non poco colle dotte ed eloquenti le-

‘ « Zioni da lui fatte nel patrio Liceo e molto più coll'aureo suo trattato

« De homine e cogli immortali suoi consulti quella caliginosa barbarie
«in cui sepolta ancor si restava la medica disciplina ».

«A tale e si grande scopo cospirarono pure gloriosamente altri
« Professori della Perugina Università come Francesco Neri, Virgilio

^. «Cocchi, Bernardino Pasqua, Francesco Pasqualucci, Carlo Colacic-

« chi, Nicoló Cappelletti, Ludovico e Prospero Mariotti: e tutti o col
«consiglio, o coll'opera o cogli scritti disgombrarono si in gran parte,

«ma dissipar non poterono del tutto quella torbida caligine che bar-

«baramente al progresso della medica scienza ed al vantaggio si op-
« poneva degli studiosi di lei amatori e seguaci. Imperrocché come sacra
«e superiore ad ogni ragione era ancora per alcuni l'autorità di Ari-

(1) Cfr. CHERUBINI, op. cit.

ISORADIO

ia Abbia ari ET
ZUM ADS

nile i ia pretese

I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 121

«stotile: rispettavasi da taluni come perfetto il sistema Galenico: e
«null'altro dalle lor bocche si udiva che le confuse teorie e false di

«questo: va'utavasi poi da altri eziandio la sottigliezza di Vanel-

«monzio, e qualcuno per fino con vergognosa, ed arcana maniera
«esercitava la medica facoltà a danno piuttosto che a benefizio del
«genere umano » (1). Il Mariotti, profittando del corredo di rinnovata
cultura di cui era riuscito a provvedersi e più dei nuovi orientamenti
coi quali era venuto in contatto a Bologna, Padova, Pisa; egli che
specialmente a Bologna si era fatto conoscere per uno scolaro capace
di obbligare i Maestri a studiare, seppe poi nella sua Università non
pur dirigere, ammaestrare e indurre i giovani a seriamente studiare,
ma anche e sopratutto a mettere sul punto d'onore i più retrivi dei
suoi colleghi Professori «per l'acquisto di quei lumi maggiori che
«lampeggiato giammai non avevano sopra il loro da troppo viete
«dottrine offuscato intelletto ». E così il Mariotti riuscì a far cono-
scere ed apprezzare «le Mediche teorie scevre affatto di ogni insulsa
«e intollerabile sofisticheria » e a far rilevare i pregi « delle dottrine dei
BoERHAAVI, de’ GAuUBII, dei VAN-SVIETEN, degli ALLORI, dei CALDANI
e dei MorcaGnI » E fu lui che tolse per il primo l'abuso di dettare i
propri scritti, usando come testi per l’insegnamento «gli scientifici
autori ». E seppe inspirare l’amore a quella lodevolissima semplicità
nel medicare tanto dal ReDpI encomiata e seguita. E questo pur cer-
cando nuovi rimedi: e senza quindi fossilizzarsi nei detti e precetti
degli antichi. Dettò Luigi Canali nella epigrafe pei solenni funerali del
Mariotti: « Perusiae Medicinam Scripto et Exemplo - Ad Simpliciorem
Hippocraticam Methodum restituit». E il ricordato Vincenzo Che-
rubini: « Fu questo massimo Genio che stabilì in Patria, come pro-
«fessore di Botanica, il semplice metodo Ippocratico; per cui soleva

«chiamare Ippocrate il suo gran Maestro e di Lui soleva dire che in-

«capace fu. di ingannare e di ingannarsi ». Ma mentre lodava l'ingegno
ed esaltava come antico monumento l’opera del Grande di Coo, non
tralasciava di mettere in rilievo quanto delle sue dottrine, avuto ri-

«guardo. allo sviluppo delle moderne cognizioni, doveva considerarsi

ormai superato.
Concludendo il merito indiscutibile del Mariotti nel campo della

: Medicina fu quello di svecchiare l'ambiente accademico dello Studio

Perugino mettendolo a contatto cogli indirizzi più recenti delle più

(1) SANTI, op. €il., pagg. 13-14, alla stessa fonte sono state attinte le ci-
tazioni che seguono. :
/

122 D. PIETRO PIZZONI

celebri e più progredite università italiane del tempo; come Bologna,
Padova, Pisa. E l’ambiente così rinnovato è nelle migliori condizioni
per accettare e far progredire la nuova medicina del secolo xIx.

*
* *

E sulla felice riuscita del suo apostolato riformatore in Patria
influì indubbiamente anche la grande stima che egli godeva fuori,
nel mondo scientifico. Egli infatti fu tenuto in somma considerazione
dal TARGIONI che ne parla negli Opuscoli, dal TrraBoscHI che lo ri-
corda in più luoghi della Storia letteraria d’Italia, dal BETTINELLI, dal
Rosa, dal BERTINI, dal BENVENUTI, dal MorcacnI, dall’HaLLER che
lo ricorda in più luoghi della sua « Botanica Biblioteca »; da GAETANO
MARINI che lo cita più volte e particolarmente nella prefazione alla
sua Storia degli Archiatri Pontifici. E non rare erano le richieste di
consigli che gli venivano da più parti d’Italia. Così Bologna dimandò
il suo voto e il suo parere sulla influenza che hanno nella atmosfera i
seminati di riso e le macerazioni delle canape. E tra le frequenti ri-
chieste che gli venivano da Roma vale la pena di ricordare la seguente.
Un chirurgo di Roma — un certo Flaviani — aveva pronto un lavoro
sul « mal francese ». Era però in dubbio se siffatto contagio fosse iden-
tico al « morbo campano » di cui parla Orazio (Satire L. I. verso 62)
e se dovesse perciò ritenersi anteriore o no alla scoperta dell' America.
E per eliminare i suoi dubbi si era rivolto al Dott. Antonio Tanga-
nelli pure di Roma il quale alla sua volta, con lettera in data 20 Giu-
gno 1785, credé bene di girare i quesiti al Mariotti. E il Mariotti inviò
in risposta una esauriente dissertazione riguardante distintamente
le due questioni; dissertazione che, a detta del Tanganelli, fece mera-
vigliare più dottori romani i quali si chiedevano come mai un sì grande
ingegno potesse rimanere a Perugia (1).

(1) ORESTE FERRINI, op. cit.,6epagg. 63-64. La questione (se la sifilide sia
stata importata in Europa dalla Spagna dopo la scoperta dell'America, o se
vi sia prima già esistita per quanto in forma assai più tenue) trattata dal Ma-
riotti è stata ripresa in tempi recenti in Germania dal SupnHorr e dalla sua
scuola che, in base ad una serie di documenti della fine del '400, ha potuto dimo-
strare che la sifilide fosse nota in Europa prima della scoperta del Nuovo Mon-
do. D'altra parte non mancano i sostenitori della origine americana della lue:
ricorderemo IvAN BLOCH; JEANSELME; e l’italiano DOMENICO BARDUZZI pro-
fessore di Storia della medicina a Siena. Forse la verità sta nel mezzo: la lue
esisteva, ma sporadicamente così in Europa che in America, anche prima del

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I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 123

Parecchie sono le trattazioni di carattere medico pubblicate o
manoscritte del Mariotti che ai suoi tempi destarono l'ammirazione
del Corugno di Napoli e di molti altri medici non solo italiani ma
anche tedeschi; due specialmente — per la natura dei soggetti trattati
e per le ripercussioni e la curiosità che destarono — meritano di essere
ricordate.

La prima riguarda le Riflessioni fi Puce contro il SUED
di disseccamento del Lago Trasimeno, Perugia, Baduel, 1790; rifles-
sioni che fecero ricredere il celebre ABATE BorcHI primo ideatore del
progetto di prosciugamento che poi aveva trovato altri sostenitori, e
valsero a persuadere il Papa Pio VI a non approvarne l’attuazione. E
quando nel 1820 un reclamo dei pescatori di S. Feliziano fu sotto-
posto al Card. Rivarola, la ristampa del lavoro del Mariotti persuase
il Cardinale (che ne volle avere più copie) ad accondiscendere alle
dimande dei S. Felizianesi (1).

La seconda è una lezione accademica (letta nel Carnevale 1760
all'Accademia Augusta e inserita nel « Magazzino toscano », Tomo
39, Parte 2% pag. 7, Firenze, presso Viviani 1772) nella quale si so-
stiene « La fisica possibilità di trovarsi gravido un uomo ». Questa
lezione fu suggerita da certi racconti delle gazzette olandesi secondo i
quali in Dort (o Dortrecht) città dei Paesi Bassi nell’eseguire una
operazione al ventre di un supposto idropico vi sarebbe stato rinve-

1490; il grande movimento di truppe alla fine del secolo xv — specialmente di
di quelle di Carlo VIII in Italia — la diffuse (vedere: CASTIGLIONI A., Storia
della medicina, Mondadori, 1937, pag. 391). Il Mariotti si occupò della indentifi-
cazione anche di altre malattie antiche; così fra i suoi manoscritti si trovano
discussioni su quelle accennate da Plinio.

(1) ORESTE FERRINI, op. cit., pag. 125. Vedere anche: Descrizione Geografi-
ca, Fisica e Naturale del Lago Trasimeno del Signor Arciprete BorgHI, Spoleto,
Bassoni, 1821; — non che: Riflessioni Economiche — Politiche sul disseccamento
del Lago Trasimeno; opuscolo alla pagina XVI firmato « BENEDETTO BER-
NARDI pubblico professore di Medicina e Notomia nella Università di Esrugun »
Perugia, MDCCXL, Baduel (vedere parag. 102).

GIusEPPE DANZETTA ALFANI, Vita di Bartolomeo Borghi e notizie sul Lago
Trasimeno, Perugia, Bartelli, 1882. Alle pagine 38 e 100 ricorda uno scritto del
Borghi del 22 Marzo 1813 nel quale « espone idee opposte a quelle che nella
«sua gioventü aveva validamente sostenute. Ei si mostra avverso al prosciu-
« gamento intiero del Trasimeno... ». Il pensiero giovanile del Borghi risulta —
tra l'altro — dalla sua « Descrizione geografica, fisica e naturale del Lago Tra-
simeno » (stampata, é vero a Spoleto nel 1821 ma composta indubbiamente
negli ultimi anni del 1700) dove afferma «esservi una facile via di sgorgare
(dal Lago) le acque e di ridurlo ad una vasta bella e fertilissima pianura ». queso"

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124 D. PIETRO PIZZONI

nuto e estratto un bambino semivivo. Il Mariotti, prescindendo dalla
realtà o meno del fatto, prese a considerarne la.possibilità. E pur ri-
petendo quanto dichiarava. Plutarco (a proposito di altri consimili
meravigliosi racconti, come per esempio le gravidanze durate anche
tutta la vita) « plus transcribo quam credo », sostiene che la possibilità
non sia da escludersi.

E la spiegazione che ne dava consisteva nell'ammettere la pre-
senza nell'utero materno di due uovi; uno sceso prima, l'altro dopo,
inglobato e quindi divenuto interno al primo, rimasto perciò di posi-
zione esterno. La fecondazione dei due uovi potrebbe essere stata
simultanea; non così lo sviluppo (o, come oggi si direbbe, la prolife-
razione e differenziazione cellulare): normale per l'esterno; ritardato
per l’interno..

E cioè l'esterno si sarebbe sviluppato nel senso materno durante
la gestazione normale: divenendo successivamente prima l’embrione
poi, .(uscitone) il bambino e in ultimo l'uovo adulto n. 1 ritenuto idro-

L’interno invece sarebbe r'masto per molto tempo ?mmutato

entro l'embrione, ?1 bambino e forse l'adulto n. 1; e solo ad un certo

ritardato momento ne sarebbe incominciato lo sviluppo per dare
origine all'embrione e poi al bambino n. 2; il bambino cioè estratto
semivivo dal ventre.del ritenuto idropico..

Una spiegazione: quindi — qualunque giudizio se ne voglia dare —

perfettamente traducibile nei termini odierni della teoria cellulare:

non che dell'altra ben nota: doge in foetu (1).

(1) Ecco come il Mariotti in una lettera (di cui il FERRINI, op. cit., pag. 95,
pubblica la minuta trovata tra le carte del Nostro) riassume brevemente la
sua ipotesi: « Pensavo dunque — (scrive egli) che provando io la possibilità di
«gravidanza di un uomo dallo introducimento di un uovicino muliebre entro
«un altro uovo già prima disceso nell'utero della madre commune ed affer-
«mando poter anche succedere che nella fecondazione del primo o esterno,
«l'interno ancor si fecondi, e dopo esser venuto alla luce la femmina o il ma-
«schio dal primo uovo prodotto, l'interno.uovicino in quella parte di lui nella
«quale abbattuto siasi possa anche dimorare per molti anni finché in perfetto
«bambino riducasi, pensavo... ». Ed ecco come il Mariotti nella sua anto-
biografia accenna alla conferenza divenuta famosa oltre e forse contro il suo

desiderio: « Dissertationem academicam quam de graviditate in viro quasi

«per jocum habuit in Augusta Academia anno 176..., eo (Mariotto) prorsus
«inscio, typis vulgaverunt collectores operis cui titulus: il Magazzino Toscano
«in eiusdem Tom... Addita editoris prefatione in qua plurimas in ignotum

« ceteroquin Auctorem congerit laudes ».

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I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 125

Ed ora dobbiamo considerare il letterato; o forse meglio sarebbe
dire l’erudito-letterato. Perché erudito e letterato insigne fu il Ma-
riotti continuando in ciò la tradizione dei grandi medici italiani e
stranieri. Senza infatti scomodare il romano Celso che, oltreché di
medicina, scrisse di Agricoltura, di Arte militare, non che un « Trat-

tato di Rettorica » lodato da Quintiliano; furono poeti e letterati i -
medici più celebri del '400, e, oltre quelli da noi già citati fra gli Um- .

bri, possiamo ricordare un Leoniceno da Ferrara alla cui scuola si
formarono il Bembo e il Sadoleto; Gerolamo Varese nominato da
Lodovico Sforza presidente di tutte le scuole di Milano; Virgilio Mo-
danese di Bologna; Della Valle di Napoli etc. etc. Posteriormente
furono grandi poeti o comunque letterati Fracastoro, di cui si disse
che aveva ereditato l’anima di Catullo; il Sigonio ricordato dal Mura-
tori; il Redi. E fuori d’Italia furono poeti e medici Haller e Westho-
ven; antiquiario e medico il più antico dei Brown (Tommaso). Il Ma-

La conferenza su « La fisica possibilità etc. » è contenuta anche nel Volume
già citato: Prose scelte del Mariotti per G. ANTINORI, Perugia 1823.

Nil sub sole novum. Casi consimili a quello denunziato dalle Gazzette
Olandesi del Secolo xvin — se non proprio nella stessa forma — furono poi
ripetutamente constatati, e sostanzialmente identica a quella escogitata dal
dotto medico perugino fu la spiegazione datane: e cioè foetus in foetu.

Al parag. 118 accenneremo al caso (una festa di felo nel ventre di un sep-
tuagenario) capitato è studiato dal prof. RucGrEeRo ToRELLI (1820- -1895) tito-
lare di Chirurgia nella Università di Perugia. Ma un altro contemporaneo VIN-

CENZO SANTI (1819-1892) professore di Anatomia e Zoologia (vedere parag. 125)
si è occupato di queste questioni in un opuscolo « Giorgio Cuvier e le sue dot-
trine. Perugia, Santucci, 1889 », a pagg. 13-14 del quale può leggersi quanto
appresso:

« Cuvier nel 1806 fece parte di una commissione insieme a Dupuyken ed
« altri, incaricati di esaminare il cadavere di un tale Amedeo di Bissieu di Ver-
«neuil morto all'età di anni 14 entro il corpo del quale si trovó un feto. Di
« questi fatti abbonda la storia della Medicina come risulta dalla memoria del
« FATTORI di Modena professore all'Università di Pavia ** Sui feti che racchiu-

3930

«dono feti, detti volgarmente gravidi "; memoria inserita nel Volume 29 del

« ** Dizionario classico di Medicina” Venezia 1836..... numerosissimi fatti di ©
' . «feti entro feti si sono osservati nei topi, buoi, cervi, cavalli, cani ed altri ani-

«mali; e tali fatti si spiegano ammettendo la fecondazione simultanea di due

«uova di Graaff, l'uno incastrato nell’ altro ».
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126 D. PIETRO PIZZONI

riotti fu dunque di questa schiera: Poeta lirico di veria, potrebbe dirsi,
perenne profuse — senza dubbio con eccessiva abbondanza -- sonetti e
carmi per monacazioni, nozze, nascite, morti, lauree, omaggi a pre-
dicatori; in accademie più o meno arcadiche, sia col proprio nome,
sia con quello anagrammatico di Nalbinae Tritiano. Poeta didascalico
poetó in bei versi sciolti: « Sull'uso del latte in medicina » Lucca 1775.
Una scelta delle sue liriche — alcune delle quali si leggono con piacere
anche oggi — fu pubblicata dal Marchese Giuseppe Antinori nel 1809.
(Versi e prose del Dott. ANN. MARIOTTI — Tomo I, Poesie — Perugia 1809)

In un latino classico lesse parecchie dissertazioni accademiche
interessantissime e scrisse memorie storiche fonti di preziose notizie;
tra le quali quei « Commentarii excellentissimorum D. D. Augusti
Collegii Philosophiae et Medicinae Doctorum » rimasti manoscritti
(ms. 1775 della Biblioteca Augusta di Perugia) ai quali noi abbiamo
cosi copiosamente attinto nel corso di queste memorie sui Medici peru-
gini. Le biografie di cui questi Commentari risultano sono brevi ma
dense di dati e notizie importanti anche perché di molti soggetti non è

Infine riportiamo integralmente dal « Tempo », quotidiano di Roma (Anno
VI, n. 301, Giovedi 3 Novembre 1949) la seguente corrispondenza da Santa
Maria Capua Vetere.

MASCELLARE CON DENTI E OSSA NELL'ADDOME DI UN BAMBINO

Una difficile operazione chirurgica ha salvato il piccolo, che ora é completamente ristabilito.

S. Maria C. V., (G. R.) — Ci sembra interessanterendere nota una strana e rara curiosità anato-
mica, verificatasi in un bambino di tre anni e mezzo, sano e florido, con crescita normale e funzioni
perfette. Si tratta di questo: il sig. U. M. un giorno, tenendo in braccio il'suo bambino, notó che
l'adome di questi era eccezionalmente gonfio, particolarmente nel quadrantesuperiore destro; pensò
che fosse ingrossato il fegato e consultò vari medici, i quali constatarono, in tale regione, la. pre-
senza di una grossa massa rotondeggiante, delle dimensioni di una testa fetale, di consistenza duro-
elastica. Lo strano era che alla palpazione, si sentivano delle formazioni solide, che davano l’impres-
sione precisa che fossero delle ossicine. Il caso era interessantissimo, tenuto presente che il bambino
stava benissimo, con funzioni digerenti normali, di ottimo umore e senza alcuna sofferenza.

Si imponeva un intervento chirurgico, che fu eseguito brillantemente nella Clinica dei Gerani
di Napoli, dal prof. Guerrieri, il quale asportò una grossissima cisti, il cui contenuto era, oltre che

. liquido cistico, una massa ossea costituita da un mascellare superiore completo con otto denti nor-

mali, le: ossa zigomatiche e un pezzo del pavimento della fossa cranica anteriore, oltre ad un altro
gruppetto di denti incompletamente sviluppati. Il reperto chirurgico confermava così pienamente
la diagnosi medica e radiologica. Il bambino ora è perfettamente guarito e haripreso in pienolasua
normale attività, senza alcun postumo.

Poche parole sulla genesi dello strano tumore nato e cresciuto nell'addome del bambino in
parola: quello che è molto interessante sapere è che il tumore è nato con lui da un germe inglobato

‘nel suo organismo che sarebbe un parassita, fratello misero e abortito del soggetto che lo porta,

nato da una doppia fecondazione, non più attaccato al suo gemello, ma inglobato nell’interno di
questo. È la teoria del «foetus in foetu ». Cioè, in parole povere quel pezzo di cranio e faccia tro-
vato nell’addome del portatore è il rappresentante rudimentale di un altro individuo distinto, rin-
chiuso nel corpo del primo. Auguri al bel bambino, che liberatosi da un ospite così in opportuno, ri-
de, gioca e cresce pieno di vita e di salute.

III
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I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 127

possibile trovare informazioni in altre fonti. Vi è pure un'autobio-

- grafia del Mariotti stesso.

Ed è specialmente nel campo storico, sia pur limitato all'ambiente
locale, che emerge il valore del Mariotti come erudito. Una gran parte
dei suoi lavori in questo agone sono rimasti pur troppo manoscritti;
come quelli tendenti ad illustrare lo Studio Perugino, la letteratura
perugina; non che la Storia Civile ed Ecclesiastica di Terre e Castelli
compresi nel territorio e Diocesi di Perugia in cinque grossi volumi
densi di notizie speciali, relative a questioni territoriali di diritti, con-
fini, etc; sfruttate spesso da Autorità governative che a lui ricorre-
vano per consulti. Parte invece furono da lui stesso o da altri dati
alle stampe; come la Lettera sulla Chiesa di Sant! Ercolano, Firenze,
Tip. Allegrini, 1784; le Memorie sugli Auditori Perugini della Sacra
Rota Romana, Perugia, Baduel, 1787; la Vita di Gio: Antonio Cam-
pano, Perugia, per Marco Reginaldi, 1782; il Saggio dil Memorie stori-
che della Città di Perugia dai più antichi tempi al 1559, Perugia, Bar-
telli, MDCCCVI; dove, oltre utilizzare le notizie dei suoi precursori dal
Graziani al Pellini, al Ciatti, al Crispolti, al Belforti, all’Oldoino,”al
Muratori, al Tiraboschi, al Maffei, ne riferisce di copiose nuove tratte
direttamente da documenti e iscrizioni locali, atti pubblici, cro-
nache etc. Capitoli interessanti di quest'ultima opera sono, (oltre

. quelli riguardanti, i fatti principali della storia), il Catalogo dei Pode-

stà, Capitani del Popolo, Legati e Governatori dal 1191 al 1800; nou
che il Libro dei Viaggi fatti in Perugia da XXVII Pontefici dall'anno
749 in poi; i quali capitoli mostrano (anche coasiderati semplice rac-
colta di materiali) come il Mariotti fosse in possesso della intelaiatura
necessaria per costruirvi su una storia completa civile ed ecclesia-
stica di Perugia. E che al Mariotti (il quale aveva evidentemente su-
bito l'influsso del suo contemporaneo ed amico con cuilfu in frequente
epistolare relazione, il grande Ludovico Antonio Muratori) arridesse
la speranza di poter stendere una storia completa della sua amata
città natale, ce lo dice il Marchese G. Antinori e ce lo conferma il suo
fedele segretario D. Ennio Agostini il quale nella sua più volte citata
« Memoria Speciale » scrive che il Mariotti dové rinunziarvi perché
«la sua Città non conobbe il merito di tanto uomo avendo negato ad
«esso la giubilazione dalla Cattedra e l'assegnazione di n. 12 giovani
«iscritti per lo spoglio delle notizie del nostro Archivio Comunale ».
"Un'altra opera a stampa, degna di ricordo, del Mariotti sono le sue
Leltere Pittoriche, Perugia, Baduel 1788, nelle quali fornisce al con-
terraneo pittore Baldassare Orsini copiosissime notizie sulle arti del

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128 D. PIETRO PIZZONI

Disegno in Italia dal loro risorgimento al secolo xv, non che sui pre-
cursori e scolari di Pietro Perugino. Argomento che egli trattò di bel
nuovo il 27 Settembre 1790 in una dotta e infiammata orazione —
(Perugia — presso Carlo Baduel 1791) per la riapertura da iui promossa
e fermamente voluta dell’Accademia del ed chiusa fin dal
1733.

Profondo conoscitore del'e antichità:compiló una copiosa rac-
colta di oltre 600 iscrizioni greche e romane riferentesi agli Dei: della
Medicina; ai Medici e ad altri oggetti spettanti alla facoltà medica..

‘E non si tratta di una semplice silloge epigrafico-medica; ma
di un'opera con carattere di novità ed originalità, perché egli non solo
ordina le iscrizioni — (raccolte da libri editi, da schede inedite, non
che in buona parte dai monumenti stessi) — per classi ma le arrichi-
sce ampiamente di assai dotti commenti latini. Nella prima parte
sono riportate le iscrizioni riferenteci a Divinità mediche di cui egli
ricerca le relazioni attribuite loro coa la medicina; la seconda com-
prende invece « antiqui lapides — (in numero di oltre 230) — in memo-
riam . Medicorum exculpti ». Dei quali medici — (classificati in auri-
colari, clinici, giumentari, veterinari, legionari (addetti agli eserciti),
circensi (addetti al circo), accademici (costituenti la Schola Medi-
corum) — egli da i nomi. La classe degli oculari è integrata dalla de-
scrizione dei lo1o cosidetti sigilli ove coi loro nomi sono riferiti i me-
dicamenti di cui facevano uso; talché riuniti insieme possono riguar-

darsi come un ricsttario oftalmico. Infine non sono trascurate le Don-.

ne Medichesse (1).
Profondamente e apertamente religioso compilò un « 2 m

(rimasto anch'esso, come i precedenti lavori, manoscritto) virorum

qui medicinam professi, aut medicinae studiosi praecipuos dignita-
fis gradus in Sancta Romana Ecclesia. tenuerunt »; catalogo che
al dire del suo biografo Santi é «cum erudita e dotta e altrettanto
«numerosa collezione di quegli Uomini sommamente grandi che con
«l'esercizio della medicina la perfezione e l'eroismo delle virtü cri-
«cristiane congiungendo, furono dalla Chiesa o come Beati ricono-

(1) Dell'importanza di quest'opera parla ampliamente G. B. VERMIGLIOLI
in una « Lettera ai Compilatori del Repertorio medico chirurgico intorno ad
un'opera epigrofo-medica del Dott. Annibale Mariotti » in « Repertorio medico-
chirurgico ». (Vol. 1°, pag. 369); una rivista che usciva a Perugia diretta da
Domenico Bruschi e della quale furono pubblicati in tutto quattro volumi nel
1824-25. Questa lettera è è riprodotta anche in VERMIGLIOLI, Opuscoli, Vol. 49;
pag. 105, Perugia, Bartelli, 1825 ».

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1 MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA ‘© 129

«sciuti o come Santi canonizzati ». A tutto questo si debbono aggiun-
gere i suoi studi di Teologia e Sacra Scrittura; non che su i principi
del gius naturale delle genti e delle XII tavole considerate come la
piü antica fonte del gius civile. Ed egli fu in relazione epistolare coi
migliori ingegni italiani e stranieri del suo tempo, (fra cui il Muratori,
il Tiraboschi, il Marini etc.; il Cavallucci e moltissimi altri) i quali non
raramente ricorrevano a lui come fonte inesausta di dottrina ed eru-
dizione. | |

Il Vermiglioli elenca le sue opere delle quali 41 pubblicate e: 19
manoscritte; ma la sua attività — quasi prodigiosa — fu anche maggiore;
ed un gran numero di altre carte — tutte scritte di suo pugno — sono
contenute in più buste ancora inesplorate della Biblioteca Augusta di
Perugia che possiede i suoi manoscritti.

*
* *

L'ultima attività cui si dedicó il Mariotti fu la politica e se indub-
biamente non riusci la piü fortunata (anzi possiamo dirla senz'altro
sfortunata) fu senza dubbio intrapresa con nobiltà e purità di intenti,

nella.ferma fiducia di poter giovare in quei difficilissimi frangenti .

alle pericolanti fortune della Chiesa e della Patria.
Se egli non era « nobile », non poteva dirsi però che appartenesse

a quello che allora si chiamava « popolo » (e peggio anche popolaccio);

in quanto faceva parte della classe dei cosidetti « civici o borghesi »,
che senza odiare la nobiltà (il Mariotti vi era anzi ben accolto) mal
ne sopportavano l'albagia; se non talora la prepotenza. E che al so-
pravvenire delle armate francesi e più ancora dell’aureola di libertà
e tempi nuovi da cui erano precedute, persuasi della necessità di ri-
forme negli ordinamenti politici e amministrativi del proprio. paese,

si illusero, che, senza lesione anzi col rispetto di quelli religiosi, fosse

venuto il momento di modificarli. Ma pur troppo le cose non andarono
né nell’uno né nell’altro campo secondo le loro previsioni.

A questo proposito occorre notare che i suoi biografi, prof. Santi
e pievano Mosconi (più il primo che il secondo) cercarono evidente-
mente di sorvolare su questo non lieto periodo della vita del Mariotti:
«incontratisi (scrive l’Agostini nella citata Memoria speciale) a pero-
«rare in quei tempi critici e sopra un oggetto allora dai mal intenzio-
«nati fanatici, ciechi, ignoranti, cristiani di nome e non di fatto »
molto mal sopportato. E l'Agostini stesso dichiarava di essersi ugual-
mente diportato nella stesura di un breve cenno biografico inserito

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130 D. PIETRO PIZZONI

nei verbali del Clero Urbano, di cui fungeva da Segretario. Ma espli-
cito egli é nella ricordata Memoria speciale nella quale ripetutamente
protesta contro la trista fama di Ateo e Giacobino creata intorno al
Mariotti; assicurando che anche durante i giorni piü infuocati della
rivoluzione egli non cambió di abitudini religiose: seguitando ogni
mattina ad assistere alla Messa a Sant'Angelo sua parrocchia, e spesso
accostandosi alla communione. E piü di una volta intervenne personal-
mente perché i parroci a lui rivoltisi potessero integralmente esplicare
nelle pubbliche ordinarie funzioni la loro attività religiosa secondo le
prescrizioni dei sacri canoni (1). Ma andiamo per ordine. Entrati il
4 Febbraio 1798 i Francesi in Perugia, il Mariotti fece prima parte dei
Consigli della Municipalità, e nell'Aprile successivo «dopo — scrive
G. Antinori — aver ricusati i più luminosi impieghi nella Capitale, non
poté dispensarsi dall’accettare un importantissimo incarico nella sua
patria »; e su proposta di Gio: Battista Agresti, focoso fautore delle
nuove idee e uomo di fiducia del Direttorio di Parigi, fu nominato
Prefetto consolare del Dipartimento del Trasimeno. E questa, che
era la somma carica, egli tenne con dignità e fermezza; risparmiando
alla Patria danni che avrebbe indubb amente potuto avere e ad ogni
modo maggiori da quelli che effettivamente ebbe.

Per esempio, una furia incomposta spingeva le teste, riscaldate
dalla gallica, più che esaltazione, corruzione delle idee di libertà, alla
distruzione dei monumenti (anche i migliori) della Città sol perché
rievocanti fatti e uomini di altre tradizioni e idee. Al vedere — ricorda
l'Agostini — gettare bàrbaramente a terra le iscrizioni, le armi, le sta-
tue, i bronzi; e bruciare le scritture degli Archivi pubblici e privati,
Egli ove poté (come per la statua di Giulio III già pronta per essere
trasportata nella fonderia della nuova zecca repubblicana) ne ottenne
la conservazione. E quando si trovó di fronte a forze superiori alla
sua — i cui ordini non egli era possibile scongiurare — si diede, sia per-
sonalmente sia col concorso di amici fidati, a salvare segretamente dal
fuoco e dalla distruzione in genere quanto più materiale poté. E non
di rado prevenne e « dato di piglio alla penna nelle notturne vigilie

(1) Per esempio: si legge nella Cronaca dell’Anonimo sotto la data del
9. Marzo 1799 « alle 10 del mattino venne affisso il proclama del Ministro degli
« Interni dove si proibiva ai Parroci... di dare il solito Bollettino in tempo di
« Pasqua ». « In questa occasione — scrive 1 AGosTINI nella memoria ms. citata -
«io ed altri Parroci consultassimo personalmente il Sig. Annibale il quale con
«volto ridente ci rispose che praticassimo secondo il solito e che non dassimo
« fede all'estensore del perfido proclama: sue parole genuine ».
«è scoperto nemico del nostro sistema è ben giusto che ne sia espulso, ma non

I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 131

«in vari quaderni raccolse quello che poté in breve tempo copiare ».
E ció senza dire dell'opera spiegata per salvare fin dai primi momenti
i nobili arrestati; e per rendere, temperando il rigore delle persecuzioni,
meno vessatorio e travaglioso lo sfratto dei religiosi forestieri (1).

(1) Se ne occupa G. SANNA in una memoria Episodi della Rivoluzione Fran-
cese nell' Umbria (inserita nel « Bollettino della R. Deputazione di Storia Patria
dell'Umbria », Vol. XIV, 1908, 459-490) basandosi su documenti esistenti nella
Biblioteca Augusta di Perugia (Archivio Decemvirale di Perugia, Sala B.,
Divisione I, busta n. 21). Ne spigoliamo qualche notizia, riguardante appunto
l'azione spiegata dal Mariotti a mitigazione dell'ordine di sfratto di tutti gli
ecclesiastici nati fuori del territorio della Repubblica; ordine da lui stesso do-
vuto communicare al Vescovo di Perugia il 18 maggio 1798 su mandato del
Consolato, suprema autorità esecutiva del nuovo Regime.

Lo sfratto doveva aver luogo entro tre giorni: « se non che — scrive il San-
«na — in alcune località del dipartimento, fu sospesa la pubblicazione dell'or-
« dine di espulsione dalle autorità locali, giustamente timorose che esso avreb-
«be accresciuto il fermento fra le popolazioni, già male affette al nuovo go-
« verno. Ma il Governo centrale, composto dei piü scapigliati demagochi, insi-
« steva per la rigida applicazione del decreto, e reiterava ordini in questo senso
« alie renitenti autorità umbre; ed il Mariotti, pur obbedendo, avvertiva peró
«coraggiosamente l'iniquità ed il danno della inutile persecuzione ». Ecco la
lettera da lui inviata in proposito al Ministro di Giustizia e Polizia in data 10
Ottobre 1798.

« Mi sembrava assai valutabile il malcontento universale d'un commune
« per l'espulsione di pochi ecclesiastici forestieri. Questo fu il riflesso, che se-
«condo una buona politica mi fece sospendere l'esecuzione di un ordine per
« avere una moderazione, o pure eseguirlo con la certezza di un disgusto non
« piccolo d'una popolazione, e di funeste conseguenze che non sono state tanto
«rare nella nostra Repubblica per simiglianti oggetti. Mi sembrava meno male

«appigliarmi al primo partito... ma si ubbidisca prima alla legge... E scri- -

« veró in questo ordinario al pref. consolare di Gualdo affinché con i possibili
«riguardi si adoperi di far partire un presso l'altro gli Agostiniani di Sigillo, co-
« minciando dai piü pericolosi per la quiete pubblica ».

« Se non ché — osserva il Sanna, tra il poco zelo delle autorità locali ed il
«favore delle popolazioni verso i perseguitati, assai spesso riusciva a questi di
« eludere la legge, e di rimanere celati ne' conventi o nelle case private, ignorati
«ad arte dalle autorità ».

Ed a questo proposito ecco un'altra lettera inviata in data 22 novembre
1798 allo stesso Ministro di Giustizia e Polizia: « E vero che nel dipartimento, e
« particolarmente a Perugia, sono rimasti alcuni preti e frati esteri; ma, vi in-
« vito a riflettere, che questi sono stati autorizzati da me a rimanere — sebbene
« con cautela fino a nuova disposizione — a norma delle istruzioni ricevute dal
«vostro Ministero dai vostri predecessori. L'età avanzata di alcuni, la lunga
«dimora, i segni non equivoci di patriottismo, le possidenze acquistate nella
« Repubblica sono stati i requisiti da loro presentati. E se nel caso qualcuno si

DIE

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132 D. PIETRO PIZZONI

Evidentemente peró da uomo di vedute superiori se condannó e cercó
‘di evitare il condannabile, non mancò di sfruttare le idee buone e
feconde che per benefica. disposizione della Provvidenza sono talora
presenti anche nelle più forti aberrazioni, e che in realtà non fecero
difetto. nella rivoluzione francese. E tra queste va annoverato il ri-
sveglio degli studi nella Università che vide in quei giorni i primi ba-
gliori della futura riforma: riforma che egli, con parole senza dubbio
magniloquenti ed evidentemente indulgenti all'ambiente del momento,
annunzió dinanzi a folto pubblico plaudente nel discorso inaugurale
della ritardata apertura dell'anno scolastico tenuto nella Sala dei
Notari il 7 Fiorile VII repubblicano (6 aprile 1799). E Vincenzo Che-
rubini, ultimo dei fidati segretari del Mariotti, assicura che, oltre
all'Università, per l'opera efficacissima del patriotta perugino furono
conservati e riformati « nell'epoca fatalissima del 1798 » anche l'Ac-
cademia del Disegno e i Collegi delle Sapienze. (Vecchia, Nuova e
Bartolina). | Du
La scena cambió il 3 Agosto 1799; quando, in seguito alla sconfit-
ta dei Francesi a Novi, una schiera di circa 17 mila Aretini, al comando
del Colonello Schneider, si impadronì di Perugia, costringendo Fran-
cesi e Giacobini locali, rinchiusi nella fortezza, a capitolare; media-
tore il Vescovo Odoardi. Non potrà meravigliare noi, (odierni testi-
moni degli «evviva » e degli « abbasso » alternatisi coll’alternarsi dei
mutamenti della pubblica cosa) quel che capitò allora al Mariotti.
Arrestato, insieme agli altri Governanti ed ai cosidetti Patriotti,
il giorno dopo (4 Agosto) l’entrata degli Aretini, fu rinchiuso nel Mo-
nastero (trasformato per l’occasione in carcere) di S. Tommaso presso
Saata Maria Nuova. (Cronaca MarINI e Anonimo). L'ANONIMO cro-
nista ci racconta che al passaggio «per le pubbliche strade gli arre-
«stati venivano bersagliati con parole ingiuriose e gettate in faccia
«anche le immondizie ». L’ Sot nota per conto suo: « In mezzo a

« coloro che hanno mostrato tutta la moderazione ed hanno dato saggio di una
« buona condotta... Cittadino Ministro, voi siete ben ragionevole per intendere
« che qualche cosa bisogna donare alle circostanze, che sebbene il nome di prete,
«e frate in generale sia sospetto, conviene dissimulare ».

« Sicché — seguita sempre il Sanna — non pochi preti e frati ostii special-
« mente francesi, rimasero a Perugia e nel dipartimento, abbastanza tranquilli,
« per tutto il periodo repubblicano »; ma piü che ogni ordine governativo, val-
«sero certo ad allontanarne la maggior parte l'odio verso il nuovo regime, il
« timore di peggio, la soppressione di molti dei conventi e monasteri decretata
« dalla Repubblica ».
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 133

| «sì spaventosi oggetti ei (il Mariotti) non si turba: anzi a chi gli fa

«corona non altro dice: — (come riferi il comprigioniero Francesco
« Ceccarelli persona degna di fede) — Sic itur ad astra». Il 23 Agosto

(data desunta dalla Cronaca MARINI) « dopo un lungo e rigoroso esa-
.«me — scrive il Mariotti nella " Parlata pag. 40 ’’ — fatto da tre giu-

«dici esaminatori di Perugia, senza verun altro atto giudiziale, fui
«trasportato in Arezzo in quelle secrete carceri in compagnia di al-
«tre 19 persone arrestate anch'esse antecedentemente a. Perugia ».

. Il Bonazzi riferisce (Storia di Perugia, Vol. 29, Capitolo XXII, VIII)

che nel passaggio per Magione un tale Orsi — esponente: degli eroi

della viltà — lo schiaffeggiò. L'arrivo ad Arezzo «seguì in tempo di

«mercato e nel bel mezzo del giorno; onde fu oltremodo solenne fra
«i sibili, gli urli, le contumelie, gli improperi, gli insulti di più mi-
« gliaia di persone, massime: del contado, santamente imbizzarrite

: «contro di noi. (Parlata pag. 18) ». « Ad Arezzo — racconta l'Ago-

stini — fu detenuto per rari giorni in un profondo carcere che l’aria
«riceveva per un alto piccolo foro: il cui. suolo racchiudeva acqua
«tramandante fetida puzza per esservi frammischiati in buona co-
«pia escrementi liquidi e solidi... Ma meglio è tacere... Condotto
« per tre giorni continui per tutte le pubbliche vie prigioniero in com-
«pagnia degli altri, ahimé, non posso esprimerlo se non cogli occhi
«lagrimanti, in vederlo passeggiar per quelle pubbliche vie tutto

««ammuffito nell'esterno, con piccolo involto sotto il manco braccio

«e con bastone nel destro per ricevere così pubbliche fischiate e uate
« dell’insolente popolo che si affetta (sic) con pugni, sputi e sassi a

«schermirlo. Per special grazia di chi ebbe per sangue a lui attacca-

« mento e di chi ebbe lui compassione ed estimazione disotterrato da
« quel profondo che già gli fé discoprire un principio di complicazione
«di mali, fu condotto in miglior. carcere e finalmente processato ».

‘In realtà non si trattò di un vero e proprio processo. Il cronista Ma-

RINI sotto la data del 12 Decembre. 1799 nota. « La mattina di buon
«ora si seppe essersi dalla Reggenza spedito in Arezzo il Signor Giu-
«dice Bocci ad oggetto di esaminarvi i Detenuti in quella città ».
E il Mariotti (nella Parlata pag. 45). « Dopo cinque mesi, il 6 Gennaio
« 1800, avemmo finalmente la grazia di vedere in Arezzo uno dei giu-
«dici della Consulta perugina, il Signor Auditore Giuseppe Bocci,
«trasmesso dalla Reggenza di Perugia a fine di sottoporci a rigoroso
«esame ». Dopo questo interrogatorio «rimandato dalle carceri di
«Arezzo a Perugia — racconta il Mariotti nella Parlata a pag. 47 —.
«insieme con altri 19, fra la custodia, fui deposto nuovamente il 6
134 D. PIETRO PIZZONI

«Febbraio dell’anno corrente 1800 nelle carceri di S. Tommaso, e
«dopo tre giorni fui di li confinato nella mia cara Città colle solite
«cautele... e dopo un mese graziato dalla carcere per tutta la Città
«e per il suo Territorio. Mi approfittai di tale concessione con econo-
«mica discretezza... e nei primi di Maggio passai a un mio Casino di
«Campagna, lontano piü di tre miglia dalla Città... Quando pochi
«giorni dopo, verso le tre ore di notte mentre ero già a letto, vengo
«improvvisamente preso da una compagnia di soldati della Milizia
«Urbana e da essa condotto in arresto a Perugia... Depositato al
«quartiere della Milizia, insieme ad altri detenuti, dei quali alcuni
« miel compagni in Arezzo, la sera seguente fummo tutti condotti nel
«Collegio Gregoriano della Sapienza Vecchia e quivi carcerato in
«camera separata per 30 giorni. E cosi gli altri. Dopo trenta giorni
«fummo dimessi senza che ci si comunicasse il perché di questo arre-
« Sto ».

Una stampa (già da noi ripetutamente citata) alla macchia (per-
ché senza tipografia e luogo di edizione), recante la prefazione di un
anonimo presentatore definitosi « misantropo ravveduto », datata
dalla Villa del Pantano, il 18 Giugno 1800 e firmata Annibale Mariotti;
e che si intitola. « Parlata intorno ad alcune imputazioni che si cre-
dono date ad Annibale Mariotti per supporlo reo di Giacobinismo »,
ha determinato la quasi generale tacita ammissione (1) che alle peri-
pezie precedentemente accennate sia seguito un regolare processo.
Ma ció non risponde alla realtà; e potrebbe piuttosto essere la con-

(1) Nessuna luce su questo punto puó venirci dalle biografie del Santi e
del Mosconi (1801) sincrone alla morte del Mariotti che per ragioni già accennate
sorvolarono sulle sue vicende politiche. L’ANTINORI, che scrisse alquanto dopo
(1809) vi accenna ma in termini non perfettamente chiari. Scrive egli infatti:
« Il risultato del processo intrapreso contro di lui e la eccellente « apologia da
«lui scritta e per altrui opera alle stampe pubblicata, brillantemente lo pur-
«garono dalle imputazioni. recategli contro ». Intrapreso vuol dire incomin-
ciato (evidentemente cogli interrogatori di Perugia ed Arezzo) e quindi non
perfezionato (colla discussione davanti ai giudici togati e la emissione della
sentenza da parte dei giudici stessi).

In ultimo il FERRINI che ne trattò un secolo dopo (1901) si esprime in
modo assolutamente ambiguo.

Ecco le'sue parole (op. cit., pag. 78): « E finalmente la sua splendida difesa,
« che é datata dalla villa del Pantano 18 Giugno 1800, nella quale incominciando
« dall'assomigliarsi a Cremuzio Cordo, perché si accusava di detti non potendosi
« di fatti, o meglio la sua fama integerrima ed altamente onorata gli procuró
« una piena, ma troppo tarda assoluzione ! Dopo lunga malattia il 10 Giugno
«dell'anno seguente moriva ! ».
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 135.

seguenza di una non bene ponderata lettura della « Parlata » mede-
sima che non rappresenta una orazione recitata o da recitare; ma se
mai — oltre che una illustrazione destinata al pubblico — una esposi-
zione degli argomenti di cui eventualmente l’accusato avrebbe so-
stanziato la sua difesa quante volte il processo — non ancora seguito —
gli fosse stato fatto. La « Parlata » infatti si riferisce «ad alcuae impu-
tezioni che si credono date »; ora se si trattasse di un discorso preparato
o tanto piü già pronunziato in un processo regolarmente istruito avreb-
be detto che sono date; in quanto il processo stesso non avrebbe po-
iuto iniziarsi che con una formulazione precisa delle accuse, base di
tutto l'ulteriore svolgimento. Ma c’è di più: nella « Parlata » stessa è
esplicitamente detto che il processo ancora non c’era stato. Infatti a
pag. 52 il Mariotti scrive: «ignoto mi è ancora il motivo del nuovo arre-
sto « (l’ultimo), perché ad esso non è succeduto nessun esame, ne forma-
«zioni di processo, né verun atto giuridico : e perché dopo 30 giorni di
«questa detenzione nel Collegio (della Sapienza Vecchia) per ordine
«del Signor Conte della Gherardesca fui nuovamente relegato nel
«mio Casino di Campagna e nelle sue adiacenze ove tutt'ora rimango
-« colla curiosità di sapere e la cagione e la traccia e l'ordine di questa
«tela giudiziaria ». E a pag. 54. « In mezzo al più fitto del processo che
«mi si fa credere formulato contro di me, come potrò confutarlo e
. scolparmi ? ». E non potendo far altro seguita a scolparsi dalle accuse
fattegli negli esami di Perugia subito dopo arrestato e poi ad Arezzo
(dopo cinque mesi di prigionia).

Dunque fino al 18 Giugno 1800 (data della « Parlata ») ne forma-
- zione di processo; né verun atto giuridico avevano avuto luogo; ma
solo circolazione di voci « che gli si voglion far credere » di formazione
di un processo da attuarsi. E dopo ? Nulla; né dopo né del resto prima;
almeno per quanto risulta dalle uniche testimonianze contemporanee
che possediamo in proposito; e cioè le più volte citate cronache del-
l'ANoNiMO e del MARINI, non che la narrazione dell’Ago;tini. I quali
cronisti che non hanno mancato di diligentemente notare tutti gli
avvenimenti relativi alle vicende dei Patriotti (come date di arresto;
spostamenti nella detenzione e perfino l'invio ad Arezzo del giudice
Bocci) è possibile che siano passati sopra proprio a questo conclusivo
. del processo; se processo regolare e relativa condanna o assoluzione vi
fossero state ? L’ultima volta che il MARINI (la cui cronaca va oltre
l'ottocento) parla di detenuti politici è il 29 Gennaio 1800 (« alcuni
patriotti ritornati da Arezzo furono di nuovo arrestati in S. Tomma-
so ». Per trovare un ulteriore accenno occorre arrivare al 2 Novembre
136 D. PIETRO PIZZONI

1801 iu cui si dà notizia dii un perdono icona da Pio VII «a a tutti

i Patriotti ribelli » (il che evidentemente esclude processi e condanne)

e poi seguitare fino al 10 Giugno 1801 in cui si nota la morte del Ma-

riotti. E anche l’Agostini non fa cenno di alcun processo che abbia

avuto luogo dopo il ritorno del Mariotti da Arezzo; e considera evi-

dentemente come conclusivo quello che egli. chiama «processo di

Arezzo » e che come, abbiamo visto non fu che un interogatorio ese-
guito dal giudice Bocci. | |

. Niente processo dunque: e la pubblicazione (alla macchia) ebbe

lo scopo principale di giustificarsi di fronte ai suoi concittadini; e di

polemizzare, smascherandoli, coi detrattori del genere di quello « stiz-

zoso dottor nostrale, che non lasciava di latrar caninamente » contro

chiunque non aveva seguito le traccie dell'esemplarissimo Dottor. Fran-

ceschi (ex Ministro degli Interni della Repubblica) col ritrattarsi (1).

Verba mea arguuntur — egli grida alto col tacitiano Cremuzio Cordo

(Annali Libro VI Cap. 32) accusato di aver congiurato contro Tibe-
rio — adeo factorum innocens sum. E a parole egli forse, anzi senza forse,

si'era sbilanciato (vedere, fra l'altro, il « Discorso del cittadino Anni-

bale Mariotti recitato in occasione della rappresentazione del Giunio.
Bruto di Voltaire ». Perugia — presso Baduel anno VI); e la difesa

che ne fa anche se serrata, piena di riferimenti ai classici romani e
greci in cui si sente il coltissimo umanista, non sempre è convincente .
anzi talora, nella sua splendida concatenazione, direbbesi ingenua.

Ha parlato ed agito da repubblicano; ma la Repubblica rappresen-
tava il nuovo potere costituitosi senza contrasti; essendosi anterior-
mente allontanato il Governatore Pontificio dopo aver dimesse e

sciolte dall'obbedienza le milizie destinate ad una eventuale (non

effettuatasi) difesa della Città. .E il Vescovo Odoardi aveva racco-
mandato il rispetto alle nuove Autorità costituite. Sono state « oltrag-
giate le leggi repubblicane per condurle a favorire il libertinaggio e.
l'irreligione ? ». Ma ciò fu dovuto «a scellerati che sanno ricoverarsi
all'ombra di ogni bandiera » onorata; come doveva ritenersi quella

.. (1) Il dottor Antonio FRANCESCHI, ricordato dal Mariotti, nativo di .
Brisighella (Ravenna) era medico condotto a Narni (Terni) quando fu as-
sunto alla carica di Ministro degli Interni. Egli è noto anche per essere stato
‘ «il padre della Caterina Franceschi. in Ferrucci (1803-1887) nata a Narni;
donna di alti sensi; di svariata, ampia, soda cultura; autrice di opere egre-
gie di letteratura e pedagogia; della educazione della gioventù altamente
benemerita; nel suo fervente patriottismo nobile amica dei più nobili uomini
italiani del Risorgimento.
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 137

dei Francesi che promettevano una legislazione riguardante unica-
. mente il progresso politico, senza impicciarsi di Religione. Né d'altra ‘
parte egli vide un oltraggio alla Religione nella soppressione della
Facoltà di Teologia presso l'Università; trattandosi solo di restituire
— come già era stato fino alla metà del secolo xv — la gloria di questo
delicato insegnamento alla sapienza degli ordini religiosi. Gli si rim-
provera di non aver ritrattato — come l'esemplarissimo Dottor Fran-
ceschi — il giuramento repubblicano: ma si trattava di un giuramento
invalido in partenza e del resto comunque decaduto di ogni valore
colla caduta della Repubblica. In realtà non era facile che il complesso
di queste difese verbali riuscisse a persuadere; ma c'erano i fatti che
noi abbiamo già ricordati e che parlavano eloquentemente in suo fa- .
vore. E forse fu questa la ragione per cui fu finalmente lasciato in
pace; fino a che una provvida amnistia non venne a troncare ogni
possibilità di processi. E dico questo, perché mi sembra che non ci
possano esser dubbi che egli fu compreso fra i beneficiati del già ac-
cennato atto di clemenza ricordato dal MARINI sotto la data del 2 No-
vembre 1900: « Fu affissa la notificazione che il S. P. Pio VII accordava
il perdono a tutti i Patriotti ribelli» (1).

Ma Annibale Mariotti non era e non poteva essere più lui. « Indu-
«rarono — scrive il suo biografo Mosconi — per qualche tempo le mem-
bra.ai disagi; ma indebolirono finalmente sotto i replicati colpi apo-
plettici ». E — narra Giuseppe Antinori— «dopo diuturna e penosa ma-
«lattia (durata circa sei mesi) e fra i piü fervorosi ed esemplari esempi
«di vera e religiosa pietà, munito di ogni ecclesiastico sussidio, alta- .
« mente compianto da tutti i saggi e tutti i buoni, cessó di vivere il 10
Giugno 1801» a 63 anni di età. Essendo in riparazione la Chiesa di
Sant'Angelo in Porta Eburnea sua parrocchia, gli furono rese solenni
onoranze funebri in quella di Santa Maria della Valle (oggi delle Obla-
sns Salesiane), durante le quali ne disse le lodi il successore nella cat-
| tedra di medicina, Felice Santi. La sepoltura ebbe luogo nella parroc-
. chiale sopradetta; dove una lapide con iscrizione degna di lui — do-

vuta alla penna di Giuseppe Belforti — ancora lo ricorda. Il Municipio
di Perugia con deliberazione consigliare del 12 Giugno 1865 dava il
nome di Annibale Mariotti al suo Liceo Ginnasio; e con altra del 3
Gennaio 1882, denominava da luila via dove é la casa che alui appar-
tenne e dove mori; non che la piazzetta adiacente.

(1) «Boll. Dep. Storia Patria per l'Umbria», Vol. XXXIII, 1936, p. 106.
^

138 D. PIETRO PIZZONI

CAPO VI

I Secoli XIX XX.

104) LA CULTURA MEDICA NEL SECOLO XIX.

Per farsi una idea adeguata dello stato della cultura in generale,
medica in particolare, in Perugia agli inizi del secolo xix giova cono-
scere l'organizzazione che in quel tempo si diede l'Università, centro e
fomite naturale-degli studi: organizzazione che fu ad un tempo effetto
del mutato orientamento culturale e ambiente favorevole per gli ul-
teriori sviluppi. Come abbiamo già ricordato (vedi parg. 1), il go-
verno dello Studio appartenne originariamente al Comune, suo su-
scitatore, che lo esercitava prima per mezzo dei suoi rappresentanti:
detti « Priori » poi (1269) attraverso una appositamente istituita
magistratura di cinque membri chiamati « Savi ». Mano a mano che
l'autonomia comunale venne a diminuire assorbita dalle Signorie
prima, dal principato poi; rappresentato a Perugia dal Pontefice
attraverso l'autorità progressivamente aumentante del Vescovo
(cui fin dall'origine per disposizione di Giovanni XXII spettava il
conferimento del dottorato); anche se temperata dai Collegi dottorali,
(accolte degli elementi più competenti della Città in fatto di cultura
sorte verso la fine del ‘300 quale espressione del movimento associa-
tivo caratterizzante la vita italiana nel secondo medio-evo) funzio-
nanti come coadiutori tecnici del Vescovo.

Nel 1625, colla riforma dello Studio decretata da Urbano VIII,
Vescovo e collegi (questi uno per facoltà) divennero gli effettivi go-
vernatori di diritto della Università e durarono in tale funzione fin
quasi agli inizi dell'ottocento, quando, coll’avvento della domina-
zione francese, i professori delle singole facoltà, accresciute di numero,
si ordinarono (sostituendosi — appunto col nome di consigli di facoltà
e loro derivazioni — ai collegi dottorali) in organismi di governo della
vita universitaria a lato di un Direttore degli studi (riforma repubbli-
cana) o di un Rettore della Università (riforma napoleonica). Dal
1798 al 1860, nell’alternarsi della conservatrice potestà pontificia con
governi innovatori (francese repubblicano 1798-99; napoleonico 1809-
1814; liberale rivoluzionario 1831; liberale mazziniano 1849), l’orga-
nizzazione amministrativa dell’Università ebbe oscillazioni in avanti
1

hs
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I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 139

e indietro; ma per quanto non mancassero sforzi per ricondurla allo
schema di Urbano VIII, indietro fino a quel punto non si ritornó mai.
E anche quando — in virtù della riforma del 1824 di Leone XII - il
Vescovo in qualità di cancelliere fu di nuovo a capo della Università e
ai ricostituiti collegi dottorali una qualche secondaria funzione fu pur
attribuita, il sistema francese del Rettore e dei Consigli di Facoltà per-
durò. Per tal modo, riunita Perugia all'Italia, il Commissario di Vit-
torio Emanuele II per l'Umbria, Gioacchino Pepoli, trovando gli
organismi essenziali già costituiti — definito «libero» lo Studio (in
quanto amministrato dagli Enti locali e non dallo Stato) non penó
molto a dargli la forma della Università moderna, decretando il 30
Settembre 1860 (1) la cessazione della autorità del Vescovo e dei col-
legi dottorali, e mantenendo invece e accrescendo quella del Rettore
e dei Consigli di Facoltà e ioro derivazioni.

Fin qui quanto riguarda il governo della Università; ma cambia-
menti radicali, al contatto dei tempi nuovi, si verificarono anche nel
numero e nella organizzazione interna delle facoltà. La moltiplica-
zione delle quali in verità non fu improvvisa ma effetto di un progres-
sivo processo di decomposizione, iniziatosi circa un mezzo secolo
prima, nella facoltà delle tre originarie (Legge, Arti, Teologia) la più
eterogenea: quella delle Arti; nella quale — come abbiamo a suo tempo
già rilevato — confluivano tre correnti: una speculativa colla filosofia;
un'altra fisica colla medicina ed una terza umanistica colle cattedre di
grammatica e rettorica. Ora mentre da una parte si determina un
arricchimento di ciascuna di esse (la medicina accogliendo al suo fian-
co le prime cattedre di scienze naturali e fisiche e la filosofia non di-
sdegnando piü immediati contatti con le matematiche); dall'altra
si attua una loro progressiva separazione per cui si incominciano a
conferire lauree in sola filosofia e in sola medicina, e si introducono
distinti concorsi per lettori o solo filosofi o solo medici. Fra i laureati
in sola Filosofia va ricordato Luigi Canali (1759-1841).

Il brevissimo periodo (di 18 mesi: Febbraio 1798 — Agosto 1799)
repubblicano determinó — ispiratore il Mariotti — una riforma che,
dalla soppressione della facoltà di teologia, al rinnovamento di quella
di legge ed al frazionamento di quella delle arti, sovvertiva improv-
visamente la tradizione di tanti secoli. Restituito nell'Agosto del
1799 il Governo Pontificio, i nuovi reggenti della Città, che per quanto
di idee conservatrici non erano stati invano in contatto coi tempi nuo-

‘ (1) ERMINI, op. cit., pag. 595.
140 ..: 4! D. PIETRO PIZZONI

vi, presentarono al Vescovo nell'Ottobre dello stesso annu ua « Piano
pel riaprimento della Università » che, se ricostituiva la facoltà di
Teologia, da una parte accettava sostanzialmente le riforme piü im- .
portanti del tentativo repubblicano e tra l'altro la scissione delle Arti
nelle facoltà separate di filologia, filosofia e scienze salutari, dall'altra
suggeriva un elenco di cattedre che (Eno un nuovo ide anche
alle antiche facoltà.

Se non che questo piano non fu applicato che per pochi mesi:
infatti nel 1800, dietro ordini superiori, si ritornò alle tre tradizionali .-
facoltà di Teologia, Giurisprudenza, Arti. Ma il contatto col nuovo
era avvenuto; e l'innovazione rifiutata nella moltiplicazione delle |
facoltà ebbe larga applicazione nella fissazione delle cattedre che sotto
le: antiche denominazioni ebbero un contenuto differente e nuovo.
Cosiché nel 1809, al momento della instaurazione del regime napoleo-
nico, nella facoltà delle arti, per quanto si riferisce alla medicina —
(se anche era mantenuta una lettura degli aforismi di Ippocrate) —
sotto il nome di letture di medicina teoretica o pratica andavano le-
zioni di anatomia e fisiologia; di patologia e semiotica; di cura delle
malattie; di ostetricia; di igiene ed arte terapeutica. E ció oltre le
letture di fisico-chimica; di botanica teorica e pratica; non che un
approfondimento, pure teorico e pratico, dello studio della anatomia
favorito dalla istituzione (1802) della Accademia Anatomica chirur-
gica. (Vedi parg. 105). :

La riforma napoleonica tiene conto delle i innovazioni che l’hanno
preceduta e, mentre conserva le antiche facoltà di Teologia e Legge,
si rifà al tentativo repubblicano di frazionamento della facoltà delle
Arti dalla cui scissione fa nascere la facoltà di scienze fisiche e mate;
matiche (già filosofia); quella di belle lettere (già filologia) ed infine
una terza di medicina (già delle scienze salutari) con a lato una scuola
di farmacia (1) ed una di veterinaria (2).

. La divisione persisté sotto il restaurato (Aprile 1814) governo
pontificio fino al.1824; nel qual anno col regolamento di Leone XII .
restò autonoma la medicina, mentre le due facoltà di scienze e lettere
si rifusero in una di filosofia cui nel 1847 si aggiunse una cattedra di
agraria (durata fino al 1873).

Nel 1863 uelis di fissare definitivamente l’ organizzazione

(1) ERMINI, op. cit., pag. 612.
(2) SCALVANTI OSCAR. Cenni storici della Università di Perugia, Perugia,
1910, pag. 80. :
HRS VRNN

| ridotta ad un Corso Archeologico (risplendente di viva luce fino al

I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 141

della nuova Università) la Tsologia fu sopressa, la facoltà di lettere

1877 in cui cessò), mentre si ricostituì (accanto alla Legge e Medicina)
abbastanza riccamente la facoltà di Scienze matematiche e fisiche e
naturali che andò poi via via impoverendosi fino ad esaurirsi ed esser
soppressa nel 1885. E l’Università seguitò nella sua plurisecolare
missione colle facoltà di Legge. e Medicina completate dalle scuole di
notariato la prima, ostetricia, farmacia, veterinaria (divenute, nel
1925 colla regificazione, le due ultime facoltà distinte) la seconda:
a cui poi si aggiunse nel 1936 la ricca facoltà di Agraria, già funzio- .
nante dal 1896 come Istituto Autonomo.

L'ottocento segna il definitivo passaggio della Medicina dal mondo -
speculativo al terreno sperimentale e di osservazione; passaggio,

.come abbiamo visto, già avviato nel sei e settecento, coltivato da

valorosi docenti nell'ottocento (durante i primi decenni del quale non
mancava chi si basava ancora nelle letture ippocratiche e galeniche) ‘
ma definitivamente compiuto (soprattutto per ripercussione del (1)

(1) Le condizioni culturali dello Studio Perugino agli inizi dell'800 sono:

ben, direi quasi, fotografate nel proemio (dovuto quasi certamente ad. An-

nibale Mariotti) agli Stabilimenti per la provvisoria riforma della Università di |
Perugia, Perugia, presso Buduel, 1799. Si tratta della Riforma 1 AcRubblicana

del 1799: ed eccone la parte sostanziale:

«La Università di Perugia per lunga vecchiezza di cinque e più secoli,
«e per mancanza di sovrani presidi è stata sicuramente in questi ultimi tempi
«assai meno gloriosa di quel che fu nei remoti. L’uso introdotto da un arro-.

' «gante amor proprio di non ammettere fra i suoi professori se non i Perugini:

«la molteplicità delle Cattedre di una medesima Facoltà; lo stabilimento di.

.« alcune altre affatto inutili, o conducenti solo ad una venerata ignoranza; la:

«privazione di molte, che pur sono di gran rilievo per l'avanzamento delle co--
« gnizioni che fan più onore all’uomo. e che più giovano alla politica economica:
«la tenuità degli stipendi: lo stile di ricevere Lettori assai giovani senza alcun

. «emolumento e di accordarne poi loro qualche poco con distribuzione capric-

« ciosa; il parziale riguardo per quelli, che vantato avessero chiarezza di sangue,.

‘ «acciò più che fosse possibilei Dottori di questo rango godessero la maggior
- « porzione delle sue rendite... furono tutte Caper: attissime a promuoverne
«la decadenza ».

A] proemio (di cui abbiamo riportato solo il pincipio) segue una lettera
(a firma del Ministro degli Interni del momento « Franceschi ») illustrativa
dei sistemi da seguire da indi in poi nelle Scuole dell'Università. È un docu-
mento molto interessante che rivela una paternità tutta individuale e che l'ER-
MINI (op. cit., pag. 562) crede « opera probabile del Mariotti ». Io tendo invece
a ritenerne autore l'illustre giureconsulto LUDOVICO VALERIANI di Narni allora
Segretario Generale del Ministero degli Interni della Repubblica Romana
142 D. PIETRO PIZZONI

mutato ambiente culturale delle altre Università italiane e straniere)
nei primi decenni del Secolo xx.

Se non che mentre il metoto speculativo basato sulle letture e
interpretazione dei classici della medicina antica e medioevale esi-
geva solo un corredo di libri; quello osservativo e sperimentale neces-
sitava di una costosa attrezzatura di musei, laboratori scientifici e
cliniche per provvedere alla quale occorrevano mezzi finanziari molto
piü elevati di quelli sufficienti per alimentare una anche ricca biblio-
teca. E di qui la decadenza degli studi medici nelle Università dello
Stato Pontificio non ricche di risorse finanziarie — come Perugia, Ca-
merino, Ferrara, Fermo — classificate perciò minori, rispetto a quelle
di Roma e Bologna definite come maggiori e cui solo spettava l'onore
di conferire la laurea. Fu colla riforma di Leone XII (1824) che (li-
mitando ai soli primi tre anni dei cinque di durata complessiva
del corso degli insegnamenti da impartire) Perugia fu privata
del diritto, goduto ininterrottamente per cinque secoli, di addotto-
rare in medicina: diritto che verrà nuovamente riconosciuto col de-
creto Pepoli: 15 Decembre 1860 (1) perché parve si fosse provveduto
alle deficienze economiche del passato. Parve; se non che, con R. D.
31 Gennaio 1861 (2), (confermato nella occasione della fissazione defi-
nitiva dello « Statuto della Università libera di Perugia » nel 1863)
fu conservato a quest'ultima il diritto ottenuto dal Pepoli di rila-
sciare dopo quattro anni la laurea; salvo però l'obbligo della frequenza
per due anni delle cliniche di Firenze o di Bologna (3) per conseguire
la matricola del libero esercizio; il che significava sostanzialmente
il ritorno allo statu quo ante il 1860. E solo nel 1925 fu possibile riot-
tenere il diritto di addottorare senza riserve; quando classificata
l'Università fra le Regie (era fino allora, come già accennato cousi-
derata e definita « Libera ») lo Stato da una parte concorse coi suoi
contributi e dall'altra constatò che coll'assistenza degli Enti locali

del 1799 e che in questa qualità — come riferisce l'Ermni stesso — si occupó in-
dubbiamente della questione, (Vedere: R. BeLFORTI, La riforma repubblicana
dell’ Università di Perugia nel 1799, in « Rassegna storica del Risorgimento »,
XXVII, Nov.-Dic. 1940; non che Pietro Pizzowr, L’ Autore degli « Stabili-
menti per la provvisoria riforma repubbliciana nel 1799 » nella Università di
Perugia in «Bollettino della Deput. di Storia Patria per l'Umbria », Volume XL,
anno 1943.

(1) ERMINI, op. cit., pag. 595;

(2) La R. Università di Perugia. Roma, Mediterranea, 1937, pag. 40.

(3) ERMINI, op. cit., pag. 595-597 e 617.
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 143

si era già provveduto in modo adeguato (1) alla sostanziale indispen-
sabile attrezzatura specialmente delle cliniche; attrezzatura perfe-
zionata poi di giorno in giorno sempre piü.

E del progresso fatto può essere indice la ricca produzione di
studi usciti dai laboratori della rinnovata Università Perugina. Già
nell'ottocento abbiamo quelli nel campo fisiologico del SEVERINI di
cui appresso (vedi parag. 126); e nel '900, per non accennare che ad
alcuni di fama larghissima, i farmacelogici di E. FiLIppi; gli anatomo-
patologici di G. PisENTI, il geniale scopritore della opoterapia (2);
quella di A. Crosti sul morbo di Paget; quello del VIsENTINI che tra il
1905-1907 ottenne la separazione funzionale della parte endocrina
del pancreas, dimostrando che la soppressione del tessuto acinoso
(esocrino) non provoca il diabete che invece si ha per l’ablazione
del tessuto insulare (endocrino).

Un contributo speciale al progresso degli studi medici portò
l’Università di Perugia nel campo della Psichiatria. È noto che solo
alla fine del secolo xvii i problemi essenziali relativi a questa disci-
plina furono sollevati e esaminati. Fino a quel tempo gli alienati ve-
nivano trattati nel modo il più barbaro; tenuti in catene; abbando-
nati alla discrezione, o peggio alla crudeltà di un personale ignorante
e senza cuore. La rivolta contro sì barbari metodi ebbe inizio in Italia;

dove il primo a combatterli fu il VaLsALvA (1666-1723) energico asser-
tore del principio del no restraint e che ebbe un illustre continuatore
in VINCENZO CHIARUGI (1775-1820) per merito del quale si cessò di ap-
plicare i metodi inumani delle doccie forzate; delle bastonature; della

(1) Vedere: « L'Università di Perugia e i suoi Istituti biologici ». Perugia,
Tip. Umbra, 1895, volume destinato ‘a mostrare i progressi nella attrezza-
tura scientifica

(2) Vedere: Lucio SEVERI, Un secolo di insegnamento e ricerche nell’ A-
teneo perugino in « Archivio De Vecchi per l’ Anatomia patologica», Vol. IV, fa-
scicolo I, Febbraio-Aprile 1912. Scrive il Severi: « Spesso, anzi abitualmente
«questa scoperta viene attribuita ad altro ricercatore italiano: G. Vassale.
«Ma il lavoro di quest’ultimo è nettamente posteriore. Ecco infatti le indica-
«zioni delle relative pubblicazioni: PisEeNTI G. e VioLa G., Contributo alla
« istologia normale e patologica della ghiandola pituitaria ed ai suoi rapporti fra
« pituitaria e tiroide, « Atti e rendiconti della Accademia Medico-Chirurgica di
«Perugia », 2 103-111, 1890. (Communicazione fatta all'Accademia Medico-
« Chirurgica di Perugia nella seduta ordinaria del 2 Marzo 1890). VAssALE G.,
« Intorno agli effetti della iniezione intravenosa di succo di tiroide nei cani ope-
«rati di estirpazione della tiroide, « Rivista di Freniatria e Medicina Legale »,
« 16, 439-456, 1890 (la prima esperienza, come risulta dai protocolli, fu iniziata
«il 18 Agosto 1890 ed il lavoro terminato il 30 Novembre 1890) ».
144 . ^D. PIETRO PIZZONI

segregazione cellulare; e di altre SORTE. cui da secoli venivano sotto-
posti gli alienati. |

Il card. Rivarola, delegato pontificio per , Umbria che, uomo di
governo di larghe vedute, già si era reso benemerito degli studi me-
dici colla istituzione nel 1802 (vedi parag. 105) della Accademia chi-
rurgico-anatomica, si procuró un ulteriore titolo di benemerenza,
colla creazione (1819) del Manicomio di Santa Margherita; sull'esem-
pio e sul modello di quello (Ospedale di Bon'fazio) voluto a Firenze
nel 1774 da Leopoldo I di Toscana, dove il Chiarugi ebbe largo campo
di applicare i suoi rivoluzionari, ma anche razionali ed umanitari,
metodi di cura. E il Manicomio di Santa Margherita ebbe a capo
uomini di alta levatura che procurarono fama ben meritata all'Isti-
tuto (dove accorrevano anche malati da altre regioni d’Italia) e lustro
all’Università in cui erano simultaneamente docenti. Di questi par-
leremo singolarmente appresso; qui vogliamo, precorrendo, ricordare
| FRANcESCO Bonucci, (vedere parg. 113) il quale (in un libro di medi-
cina legale, ed in un volume intitolato « Principi di antropologia e
fisiologia morale dell’uomo ») « sostenne coraggiosamente la tesi della
«irresponsabilità dei maniaci, dei melanconici e degli idioti; e affermò
«per il primo che anche altre malattie psichiche, come l’isterismo,
«l'ipocondria e la epilessia diminuiscono notevolmente la responsa-
«bilità penale » (1).

105) Lurci Pascucci DA PERUGIA (1774-1852).

Nacque nel 1774. Ricevette la prima educazione dallo zio pa-
terno, il Sacerdote D. Federigo Pascucci; e nella Sapienza Bartolina
‘ebbe le prime istruzioni nella scienza medica. Annibale Mariotti ap-
prezzandone le belle doti prese a proteggere il giovanetto che, a di
lui cura, a 19 anni, nel 1793, si laureò in medicina. Entrò a far parte
del Collegio Medico-filosofico nel 1794; e nel 1795, salita la cattedra,
insegnò prima Logica; e qualche anno dopo passò alla Medicina teo-
. rico-pratica che non abbandonò più.

Datosi all’esercizio professionale divenne prestò il medico di
fiducia di numerosa clientela appartenente ai più diversi ceti e classi.
Giacchè — (scrive uno dei suoi biografi Luigi Marroni) — «tanto per
«lo studiar continuo quanto per la perizia somma nell’arte del me-
« dicare, siccome pure per la gentilezza dei modi suoi, egli salì in tanta

(1) CASTIGLIONI A., Storia della medicina, già cit., 1937, pag. 626.
^1 MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA ‘145

«fama che ognuno il desideró a medico proprio: che l’Istituto di

«S. Martino il chiamò a curare i poveri infermi; che il pubblico ospe-
«dale lo elesse a. Medico primario; che il, Superiore Governo lo no-
«minó medico delle prigioni non che del Tribunale ». E cosi dal go-
verno imperiale napoleonico che dal Pontificio e dalle armate che
accupavano la città riportò sempre distinzioni. Coprì molte cariche e
tra l’altro fu Consigliere e Magistrato del Municipio.

Da lui e da pochi altri colleghi fu eretta e fondata l’« Accademia
. Chirurgica-Anatomica » (1). Ciò avvenne nel 1802 quando, eletto

(1) A proposito dello studio dell'Anatomia, l'Università di Perugia puó
vantare un primato in fatto di dissezioni sul cadavere. Esiste nello Statuto Co-
munale del 1366 (rub. 276) una disposizione concernente i corpi dei forestieri
giustiziati da cedersi allo studio universitario perché servisssero alle dissezioni
anatomiche e l'insegnamento della anatomia non si riducesse alla sola teoria.
Purtroppo però quest’ultimo timore andò facendosi realtà e per quanto nel
1610 alla cattedra di anatomia creata (ERMINI, op. cit. pag. 207 e 508) nel
1580, se ne aggiungesse in modo stabile un'altra di incisioni anatomiche, verso
la fine del seicento (Cfr. Regesto Scalvanti dell'archivio universitario: Ruolo

di carte 736 dal 1646 al 1710; carta 326 verso pag. 97) la decadenza doveva es- :

sere giunta a tal punto da richiedere una deliberazione per l'incremento della
Scuola di Anatomia che « da qualche anno andava languendo ob defectum cor-
| porum humanorum ». Condizione del resto nel 600 non esclusiva dello Studio
Perugino se doveva deprecarsi anche in Università maggiori, come quella di
Padova. (Cfr. Cenni storici della Universitd di Padova, « Monografie delle Uni-
versità e Istituti Superiori ». Ministero della Pubbl. Istruzione, vol. I, Tip.Ro-
mana Cooperativa, 1911).

Però a dir vero, verso la fine del 600 qualche tan di risollevamento ci
dovette essere: il Mariotti infatti (ms. 1775 nella biografia del Pellicciari) scrive
che nell'ultimo quarto del secolo xvii fu preparato un «locus qui Theatri for-
mam referens, Phisicis Lectionibus tum etiam Anatomicis esset accomodatus ».
Ora la forma anfiteatrale dell’aula farebbe pensare all’attuazione di dissezioni
e indubbiamente ne furono fatte sotto il lettorato di Anatomia di Ludovico
Viti (vedere parg. 84) ma, non sembra potesse trattarsi di lezioni veramente
continuative alternate come erano, nello stesso locale, con quelle di Fisica:
La ripresa decisiva in questo campo avvenne nel 1802, quando per disposi-
zione del Card. Agostino Rivarola, pro-visitatore apostolico dello Spedale
di Santa Maria della Misericordia, fu, dal Pascucci e soci, in questo istituto

eretta l’ Accademia Medico-Chirurgica fornita di un teatro. anatomico .de-.

stinato unicamente al compimento di dissezioni non che di operazioni chirur-
giche alla presenza degli studenti disposti sui gradini dell’anfiteatro. A primo
- dissettore e dimostratore anatomico il Rivarola chiamò (vedere parg. 109)'il
il perugino GorREDO BELISSARI (1766-1836) che laureatosi in medicina nel
1783 nel patrio ateneo si era quasi subito trasferito a Roma per perfezionarsi
nello studio della anatomia umana. Cosa che fece esercitandosi indefessamente
nella incisione déi cadaveri prima allo Spedale della Consolazione e poi a

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Sm 146 D. PIETRO PIZZONI

medico primario dopo la morte del Mariotti, non tardó a rilevare il
bisogno di esercitazioni mediche e chirurgiche da parte degli studenti
di medicina. E insieme ai professori Felice e Giuseppe Santi e ai chi-
rurgi Battaglia e Belisari, col consenso e il prezioso appoggio del Card.
Rivarola pro-visitatore apostolico dello Spedale di Santa Maria della
Misericordia, eresse in questo Istituto l'Accademia fornita di un
teatro anatomico destinato al compimento di dissezioni (il primo dis-
settore e dimostratore anatomico fu il Belisari) e operazioni chirur-
giche alla presenza degli studenti disposti sui gradini dell'anfiteatro,
lieti di questo fino allora quasi inusitato valido aiuto alla loro istru-
zione. L'Accademia ebbe i suoi Statuti nel 1802 che furono rifor-
mati nel 1818; e redattore degli uni e degli altri fu sempre Luigi
Pacifico Pascucci. |

L'impegno.messo negli studi anatomici e nella loro diffusione
era una manifestazione dello spirito di osservazione che lo animava;
spirito necessario sempre al medico; ma assolutamente indispensa-
bile — per riuscire un buon medico — in quel fiero agitarsi di contese
fra le scuole mediche del tempo che caratterizzò il periodo della sua
pratica. Duellavano allora gli scienziati pro e contro la nuova teoria

quello Lateranense di S. Salvatore nel quale ultimo, per tre anni ricoprì lumi-
nosamente la carica di disettore e dimostratore anatomico. « Il Belisari fissò
(scrive ** CEsARE MASSARI nel Giornale Scientifico letterario di Perugia " nu-
mero di aprile-maggio-giugno del 1841 da cui tolgo queste notizie) la prima
epoca dello studio pratico della anatomia umana in Perugia; studio del tutto
ignoto fra noi in quella età nella quale di pratico incisore e dimostratore del
corpo umano alcuno il bel nome non meritossi ». :
L'Accademia anatomico-chirurgica ebbe i suoi Statuti (Costituzione del-
l'Accademia anatomico-chirurgica eretta nell’anno MDCCCII nel Ven. -Spedale
di Santa Maria della Misericordia a Perugia, Perugia, Stamperia camerale di

. Costantino Costantini, 1802) che furono riformati nel 1818 (Costituzioni eleggi

dell’ Accademia chirurgico anatomica di Perugia, Perugia, Tip. Baduel, 1819),
Redattore LuIGi PAcIFICO Pascucci, professore nella Università di medicina.

L’Accademia fu sospesa nel 1839 per risorgere col nome di « Accademia
Medico-Anatomico-Chirurgica nel 1847. Fino al 1864 un Direttore tenne lezione
di anatomia pratica e speciali « officiali » tessevano la storia di speciali casi
morbosi. Dopo il 1864 (a quest’epoca le lezioni pratiche continuarono ma co-
stituirono un incarico del titolare di anatomia) 1’ Accademia prese ‘a svolgere
argomenti di pratica medica e di scienza pubblicando anche degli C Annali ».
Ebbe un periodo di grande attività nel 1906 per opera del Prof. Umberto Rossi;
ed oggi, col nome di « Accademia Medico-Fisica di Perugia » assunto nel 1911,
seguita a prosperare, annoverata fra le Accademie mediche italiane e come que-
ste governate. (Cfr. RAFFAELLO SILVESTRINI, Accademia medica, nella mono-
grafia Regia Università degli Studi di Perugia, 1937, Roma, Mediterranea, pag. 43).
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 147

della « diatesi degli stimoli e controstimoli » (che il RasorI, abbaudo-
nato definitivamente il sistema di BRowN, aveva introdotto in luogo
della « stenia ed astenia ») in base alla quale la diagnosi non può esser
fatta con sicurezza se non «ex juvantibus et nocentibus». Il certame
naturalmente non andava a beneficio dei non combattenti. « Ma —
(scrive il dott. GrusEPPE Isrponr, suo biografo e collega nel Collegio
« Medico) — il filosofo tranquillo, il medico osservatore, quale era il PA-
«SCUCCI, coglieva da quelle disputazioni, da quelle battaglie le argomen-
‘tazioni, le discoverte degli elevati ingegni non per assorbirle cosi, senza
«assaporarle completamente, ma per farne una analisi accurata e dili-
« gente ». E amante dei giovani (che sempre a lui, intorno al letto del-
l'ammalato, oltreché nel Nosocomio, nelle Prigioni e nelle case pri-
vate, facevano corona) nel 1827 si studió di erigere nell'Ospedale
una specie di clinica medica nella quale li obbligava allo studio iu-
dividuale degli infermi; indagandone i mali e le cagioni; prendendo
nota dei sintomi caratteristici della diagnosi, prognosi e cura; cer-
cando rimedi senza abbandonare, cosa che chiunque saprebbe fare,
linfermo alle risorse della natura; e preoccupandosi nella cura solo
della sua guarigione; al qual fine ripeteva loro con insistenza la sen-
tenza del grande igienista GiovANNI PrgTRO FRANK (1745-1821) « do-
versi per un infermo salvato dar lietamente uno e mille sistemi ».

Luigi Pascucci vantó anche — come in genere i medici del suo
tempo — una bella cultura letteraria e fu l'animatore in Perugia di
parecchie Accademie. Anzi in gran parte a lui fu dovuta la resurre-
zione di quella (allora celebre anche fuori delle mura cittadine) degli
«Insensati»; della quale egli godeva possedere l'antica sede nella
suburbana villetta che coi sudati risparmi si era acquistato e dove ri-

| posò gli ultimi anni.

A 77 anni, il 4 Maggio 1852 « Magno — come diceva l'iscrizione
dettata da Francesco Bartoli e collocata sulla porta della « Chiesa
‘Nuova nell'occasione dei solenni funerali svoltisi il 14 Maggio suc-
cessivo — suorum civium luctu, egentium maximo quibus gratuita nun-
quam opera deficit» per colluvio umorale al petto, cessò di vivere (1).

(1) Le notizie e le citazioni sono prese dalla: Necrologia del prof. Luigi
Pacifico Pascucci, Perugia, Bartelli, senza data, a firma di Luigi MARONI; e dal-
l’Elogio del prof. Luigi Pacifico Pascucci del dott GrusePPE Isipori, Tip. Va-
gnini, Perugia, 1853. Giuseppe Isidori (1808-1869) si era laureato a Roma dove
era stato alunno carissimo del prof. De Matteis. Tornato in patria fu Assistente

. e poi Medico primario all'Ospedale nonché al Sodalizio di S. Martino; membro
148 D. PIETRO PIZZONI

106) FELICE SANTI DA PERUGIA (1758-1821).

Nacque (1) nel 1758 nella Terra di Tavernelle, non molte miglia
lontano da Perugia dove era stabilita la sua famiglia e che egli la-
sció molto giovanetto per fare in Seminario i suoi studi. Quivi, tra
gli altri, ebbe per maestri il Can.co D. Vincenzo Marcarelli perugino
lettore anche all'Università di Eloquenza e Greco: l'ab. D. Saverio
| Rezza di Durazzo, dottissimo, rimasto a Perugia dopo la soppressione
della Compagnia di Gesù cui apparteneva; D. Luca Pelliciari perugirio :
anch'egli lettore all'Università di Fisica e che ebbe carissimo il gio-
vanetto Santi il quale sostenne sotto la sua direzione due pubbliche
conclusioni nella suddetta disciplina il cui insegnamento ‘il Pellic-
ciari andava orientando secondo i più moderni progressi.

Colto. nelle lettere, nelle scienze filosofiche ed.in quelle auiali
il Santi alla fine del corso di quegli studi che oggi chiamiamo medi si
orientò verso la Medicina; amica fino allora per lunga tradizione della
i letteratura e della filosofia. E fu insieme medico, letterato, filosofo.

‘. Lasciato pertanto il Seminario entrò nel Collegio Bartolino; e
tra i maestri della nuova carriera contó il Mariotti che lo ebbe caris-
simo e cui poi doveva succedere, Laureato fu ammesso al Collegio dei.
Medici; passò poi Astante per la pratica nell’Ospedale. E a questa pra-
- tica si applicò con sommo zelo ed interesse; non tralasciando contem-
poraneamente di coltivare le lettere di cui dava saggi sia per le stampe,
sia — come era allora costume — nelle accademie del tempo.

Felice Santi fu infatti uno di quei medici, così numerosi nel se-
colo xviii che ai severi e rigidi studi della anatomia e fisiologia con-
giunsero il più schietto culto per le arti belle e per le lettere. Ed egli
si distinse per una discreta originalità di idee e concetti; una certa
ripugnanza a seguire l'andazzo d?l tempo e le forme usuali; una no-
tevole efficacia di stile e colorito. ; |

‘ E vacata nel 1784 — per la giubilazione del Dottor Giovanni Cer-.
boni.- la cattedra di Eloquenza nella Università vi fu chiamato il

del.Collegio Medico e in ultimo aggregato alla Facoltà Medica. L'iscrizione po-
sta sulla porta della Chiesa Nuova dove si svolsero i solenni funerali (dettata
dall'Ab. prof. Raffaello Marchesi) lo definiva «Sagace e diligente osservatore, —
Nell'esercizio dell'arte medica » (Da una necrologia anonima in foglio volante).

(1) Ove non sia detto altrimenti le notizie e le citazioni sul Santi sono:
state attinte dall'Elogio funebre che ne recitó ai suoi funerali il collega — e suo
genero — prof. Lu1a1 CANALI: Delle: lodi del dott. Felice Santi. Perugia, presso
Baduel, 1822.
I MEDICI UMBRI LETTORE PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA . 149

Santi il quale nei diciannovi anni nei quali la copri, tra l'altro, pro-
nunzió dotte latine orazioni nell'annuale inaugurazione degli studi,
trattando sempre importanti argomenti e in quella che fu la prima
facendo in certo modo l'apologia di sé stesso col mettere in evidenza
la necessità degli studi dell'eloquenza per un medico.

— Se non che, venuto a mancare nel 1801 alla facoltà medica ed al
patrio ateneo ANNIBALE MARIOTTI, fu chiamato a sostituirlo FELICE
SANTI il quale intanto non aveva tralasciato di coltivare la medicina
nell'esercizio della quale si era procurato molto credito. .

E salito nella Cattedra del suo maestro e divenuto precettore di

Medicina Teoretica e di Botanica cercò di non rendersi indegno di

chi lo aveva così gloriosamente preceduto. Egli viveva in un’epoca
in cui una turba di giovani medici non altro aveva in bocca che il

professor di Edimburgo Iohn Brown il cui sistema (il settecento e gli -

inizi dell’ottocento furono in medicina l'epoca dei sistemi) consisteva
essenzialmente nel sostenere che la vita è uno stato costretto e man-
tenuto da continui stimoli la cui esatta dosatura costituisce la con-
. dizione. di salute; mentre il contrario produce le malattie da curarsi
con sedativi nei periodi di soverchia eccitazione e con eccitanti in
quelli di depressione. Difensore e propagatore in un primo stadio della
"sua vita scientifica delle teorie browniane fu un uomo di ingegno su-
periore, il medico GIovANNI RASORI, professore a Pavia (e oltre al re-
sto ardente patriotta); contrario, fra gli altri, il napoletano (insigne
patriotta anch'egli) DomENICO Corucno il quale ripeteva che «la me-
dicina non ha maestri; la maestra è una sola e questa è la natura ».
Il Santi conveniva in parecchie delle dottrine browniane, « senza per
altro — dice il suo biografo Canali — lo smodato genio di voler troppo
. generalizzare». E approvando molte delle riflessioni contenute nelle

‘< Lettere » dell'Abate Lazzaro SPALLANZANI (altro antibrowniano)
‘conveniva con questi che occorreva richiamare la medicina «a certe
antiche consuetudini le quali sono state il frutto di osservazioni e che
sono state confermate dalla felicità dell'esito ». « Ditelo voi o Giovani,
«— esclama il Canali — che tante volte l'udiste ragionar dalla Catte-
«dra sugli assurdi ai quali conducevano la supposta DEBOLEZZA INDI-
« DIRETTA del medico inglese ; sulle false illazioni che portava seco l’ideale
«immaginato consumo della EccrrABILITÀ, e sugli incendiari metodi cu-
«rativi che. ne erano la conseguenza ». Lontano da fanatismi, il Santi
in realtà non fu né browniano né focoso antibrowniano: egli fu un
prudente ecclettico seguace di quella scuola che distingueva una Me-

dicina — come si diceva allora — aspettante che lascia alle cure provvide

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—LO————— 150 i D. PIETRO PIZZONI

della natura il corso di quelle malattie per le quali l’esperienza non ha
suggerito ancora alcun certo rimedio, da una Medicina operatrice che
interviene nel corso di quelle altre per le quali si conoscono farmachi
giudicati appropriati. Questa distinzione che ha il suo punto di par-
tenza dall’antico testo ippocratico « Bonum interdum est medicamentum
nullum adhibere medicamentum » ha avuto una lunga storia nel corso
dei secoli; «e se da CELSO scenderemo ai medici più vicini a noi e con-
«sulteremo uno STHALLIO, un ReDI, un CoccHI; un HALLER, un HAR-
«veo, un VATER, un TRILLER, un RAYMOND, un VALESIO vedremo
«che tutti parlano di medicina aspettante; VOULLONNE ci scrisse
«un’opera ». E poiché non è sempre in potere della Medicina il gua-
rire, il Santi osservava che « soventi fiate più il medico si pente delle
« ricette che ordina, di quel che si penta di altre che prudentemente so-
« spende ». « Dalla quale persuasione derivava in lui una tal quale len-
«tezza nel medicare che fu molte fiate ascritta ad esso a delitto ; e l’esito
« qualche volta infelice e la troppa fiducia del volgo in certe farmaceutiche
« preparazioni dette qualche peso all'accusa ».. « Non crediate però —
seguita il Canali da cui togliamo sempre queste citazioni — che il Santi
«debba perciò porsi nel numero di coloro i quali han pensato non avere
«i Medici metodi e regole, onde calcolare sulla forza dei malati ; e delle
«malattie quella delle cause, da cui possono nascere; e dei rimedi che
«esigono per rimuoverne le conseguenze; quasi che dal caso, più che
«dalla scienza dipendesse la guarigione e il buon successo dei medica-
«menti ». Egli pensava e insegnava solo che al medico fosse neces-
sario esser cauto nei suoi raziocini e di attenersi per quanto gli riu-
scisse possibile al metodo indubbiamente il meno fallace; quello cioè
«di diligentemente osservare »; consapevole del grande insegnamento
del molto spesso da lui citato BoERHAAVE che non bisogna dapprima
costruire le teorie; poi sulle teorie adattare gli esperimenti e adagiare
il malato; ma esaminare prima il malato, considerarne il male e quindi
costruire le teorie. i

Era però molto cauto nell'ordinare rimedi «ciò che fece a. lui
« aver la taccia di esser non tanto persuaso dei vantaggi della MEDICINA
CASPETTANTE, ma un medico PITAGORICO, il quale, come che non avesse
«gran fede alla medicina, tutto concedesse alla natura; ad un certo tem-
« perato regime di vita e a quel coraggio che non deve abbandonare mai
«il malato e che è anche esso un rimedio ». Ma se è vero che anche a
queste considerazioni affidava la cura del malato e che perciò non lo
spaventava mai sull'esempio del ReDI, con prognostici disastrosi,
« non negava però, facendo tutto questo » che l'arte salutare « non avesse
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I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 151

« ai giorni suoi acquistato una certa semplicizzazione, che non possedesse
«una serie di rimedi dai medici antichi non conosciuti, e che si avessero
«agenti più forti ma da usarsi con circospezione onde vincere certi ne-
«mici, contro dei quali non suggeriva la vecchia pratica dei mezzi un po’
«lenti, e forse troppo tardi nell'operare ».

Concludendo diremo con il suo affezionatissimo amico e biografo,

. l'illustre Canali che il Santi «fu un medico prudente il quale in mezzo

«alle novità di un Secolo in cui ognuno cerca di distinguersi col far si-

«stemi e col far fronte ai vecchi errori, introducendone spesso di nuovi,

« aveva creduto di doversi attenere per quanto si poteva al wEropo IPPO-
«CRATICO, persuaso che i progressi della medicina si dovevano tutti
« alla oculatezza di coloro i quali scosso il gioco della ScuoLa GALENICA
«avevano rimesso: nelle Cattedre e negli Ospedali gli insegnamenti e la
«pratica del buon VeccHIO DI Coo ».

Benché molte cose pensasse e scrivesse il nostro Santi poche ne
pubblicò; causa, al dire del suo biografo, l’eccessiva modestia. Se-
condo il quale i suoi Consulti, i suoi Giornali clinici, le discussioni su
vari punti di Medicina legale, una serie assai numerosa di Botaniche
dissertazioni e sopratutto le Linee Mediche farebbero onore alle no-
stre scuole e vedremmo, se pubblicate, rispecchiato in tali cose « un
« medico difensore dei saggi dogmi di Ippocrate; impegnato nello stu-

«dio dei semplici ; non ingiusto coi dotti moderni ma neppure un loro

« cieco ammiratore il quale non sapendo distinguere la buona dalla falsa
« dottrina abbraccia l’una e l’altra senza distinzione e senza criterio ».
«Del suo non hanno veduto la luce che il già da noi ricordato Elogio
funebre in lode del suo Maestro Mariotti (vedi parag. 103) una elegante
traduzione poetica di un' Epistola del Morcelli sulla Educazione (pub-
blicata col suo nome di Arcade, Alcino Melpeo - Perugia — Baduel
1795); molte Poesie volanti, ed infine una « Disse, tazione Fisiologica
Fisica sul punto di SogwERING — Perugia — Baduel 1816 ».

Questa memoria ebbe una certa ripercussione nel mondo scien-
tifico e fu oggetto di osservazioni e obbiezioni da parte, tra gli altri,
di due dotti: il Can.co GruLio MANCINI di Città di Castello che pub-
blicó sulla questione una Lettera e il dotto Medico Chirurgo GrovAN-
NI FERMINELLI di Bologna - il quale ultimo ne discorse nel Fasci-
colo vir deli « Opuscoli di Bologna » per l'anno 1818.

Ecco in sostanza in che cosa consiste l'ipotesi (perché come ipo-
tesi e nón come certezza la presentó il Santi) del professore Perugino.
È noto che nell'occhio l'immagine degli oggetti, in seguito all'incro-
ciarsi dei raggi luminosi nella pupilla, si disegna capovolta sulla re-
152 D. PIETRO PIZZONI

tina; ora come va che noi la vediamo diritta ? Gli è dice il Santi, che
le membrane limitanti l'occhio chiudono una cavità a sezione ellittica,
i cui fuochi sono uno la pupilla e l'altro il punto di Soemering. E iraggi
che entrano nella pupilla, riflessi poi dalle pareti della cavità oculare
andrebbero riuniti a concentrarsi nel punto di Soemering, da dove
attraverso il nervo ottico andrebbero al cervello destandovi i! senso
della visione. Ora i raggi predetti si incrocerebbero due volte; una
prima nella pupilla; una seconda (in senso quindi inverso. alla prima)
nel punto di , Soemering. D'onde il raddrizzamento della imma-

gine.

Dei due dotti ricordati, i1 Mancini, considerando il lato Spe-
culativo della questione, era disposto a bene accogliere la spiegazione
del Santi: facendo osservare che poco si adatta alla giusta maniera
di filosofare quella data comunemente e cioé che noi vediamo gli og-
getti diritti perché abbiamo presa l'abitudine di raddrizzarne le im-
magini che si disegnano capovolte nella retina; ció equivale a soste-
nere che «l'abitudine può aver la forza di cancellare e HUE il
sentimento reale delle Fisiche sensazioni... ».

Aggiungeva poi che gli avevano fatto bota impressione e consi-
gliava di ripetere con molta diligenza certe delicate osservazioni fatte
dal Santi e dal dott. Belisari (Settore della Accademia chirurgica e
Direttore del pubblico Ospedale) «sulla pellucidità del punto di Soe-
mering e sull'impedito passaggio della luce quando con la mano il
nervo ottico si ricopre ».

Il Ferminelli, osservando la cosa sotto la visuale anatomica,
mette in dubbio che il nervo ottico possa esser cavo a foggia di-un
tubo; che la luce possa correr nel suo vano come nei tubi dei telescopi;
che la pupilla sia in linea con il punto di Soemering; e che la retina
e le membrane insieme della cavità oculare abbiano la proprietà di
‘ riflettere la luce come tanti specchi. A queste difficoltà cerca di ri-
spondere il Canali (senza per questo pretendere che con ciò l’ipotesi
del Santi risulti senz'altro dimostrata) in una nota al suo Elogio.
Egli fa osservare che l'opinione del vuoto centrale del nervo Ottico
non è del Santi ma di EustAccHIO, RuiscHio e MarriaHur: ma che ad
ogni modo ad immaginarlo pieno di fibre longitudinali delicatissime
(ció che, come é noto, oggi é fuori di dubbio) l'ipotesi del Santi non
ne soffre, potendo la luce benissimo trasmettersi attraverso ad esse;
che per affermare l’incapacità delle membrane interne dell'occhio di”
riflettere la luce occorre esaminarle nell'atto in cui l'occhio è vivo e in
attività; «che quando i fuochi della descritta cavità cadano come si è
.1 MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 153

«supposto, non ci sia bisogno che le due Pupille coincidano in una
«linea o che siano in direzione ».

Abbiamo creduto soffermarci alquanto sull'ipotesi avanzata dal '

Professore dell'Università perugina, persuasi che qualunque giudi-
zio.se ne voglia fare, non manchi di genialità (1). Un ulteriore ob-
. biezione che ad essa potrebbe oggi farsi è che il punto di Soemering è
insensibile alla luce (e ‘appunto, perciò detto anche punto cieco) per-
ché privo delle terminazioni nervose note sotto il nome di coni e ba-
stoncini. :

Il Santi fu sposo affettuoso e ped amoroso di un'unica figlia
sposatasi con Luigi Canali. Cittadino probo ed esemplare fu chiamato
piü volte a sostenere le pubbliche magistrature e dai medici suoi com-
pagni fu spesso scelto a Protomedico. Di carattere poco loquace
e di natura modesto erano i suoi detti regolati sempre da saggia pru-
denza e nei tempi difficili in cui gli toccó di vivere fu rispettato da
tutti. L'esercizio della medicina fu per lui apostolato di carità verso i
poveri; di sacrificio verso i malati e, quando nell’occasione di un
fiero contagio di tifo gli ammalati furono raccolti in un Ospedale ap-
partato eretto solo per loro, Egli spontaneamente si offerse e si pre-
stò per l'assistenza. Passò tutta la vita a Perugia, anzi entro Peru-
gia, ché una sola volta, già inoltrato negli anni, ne usci per re-
carsi in Toscana. Contuttoció coltivó relazioni molteplici con. dotti e
medici di altre città d'Italia. Fu religiosissimo e nella religione pro-
fondamente sentita e sinceramente professata trovó il segreto per
l'impertubabilità che lo caratterizzò. Un colpo improvviso di una
non aspettata apoplessia gli tolse le forze del corpo e in gran parte le
facoltà intellettuali: visse circa quindici mesi in questa desolante
situazione, finché il 14 Giugno 1821, a 63 anni, cessò di vivere. Gli
furono rese solenni onoranze e Luigi Canali suo genero ne disse le lodi.

107) FiLino NicoLELLI DA PERUGIA (1810-1846).
Nacque a Perugia: fece i primi studi in Seminario e iscrittosi
poi alla Facoltà di Medicina, compì il corso frequentando indefessa-

(1) Vedere: SANTI FELICE, Sull'uso ed ufficio del punto scoperto dà Soe-
mering nel fondo dell'occhio umano, Perugia, Buduel, 1816. « L'occasione a que-
"«sta memoria del Santi — dice il Canali nella nota 41 al suo Elogio — la: dette la
«riapertura della Accademia Anatomica-Chirurgica eretta nello Ospedale del-
«la Misericordia nel 1802 quando era Delegato di Perugia, il Card. Agostino
. «Rivarola, il quale non solo ne assunse una speciale protezione ma .procuró
« alla medesima l'assicurazione delle rendite necessarie al suo finanziamento ».

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154 D. PIETRO PIZZONI

mente per due anni le cliniche romane. Laureato, andó per qualche
tempo in condotta; finché la sopraggiunta eredità di uno zio paterno
non lo posein grado di stabilirsi in patria e, prescindendo dai proventi
dell'esercizio pratico, dedicarsi completamente agli studi di alta cul-
tura medica. E determinatisi in quel periodo per ben cinque volte
vuoti nella Facoltà Medica il Nicolelli per ben tre volte concorse; e
precisamente prima alla cattedra di Patologia; poi a quella di Ana-
tomia e Fisiologia (nelle quali gare fu sempre onorevolmente classi-
ficato) ed in fine a quella di Medicina pratica resa vacante per l'andata
a riposo di Luigi Pascucci (vedi parag. 105) che per 43 anni di seguito
l'aveva accupata. Vincitore di quest'ultima gara, si dedicó con tutto
l'entusiasmo di cui era capace, e con grande soddisfazione degli stu-
denti, all'insegnamento. E belle speranze si andavano concependo su
di lui, quando improvvisamente a metà del secondo anno delle sue
lezioni fu colto da una grave sinoco-pneumonite che, ribelle a qua-
lunque cura, in meno di sette giorni, il 12 Aprile 1826, lo condusse
alla tomba, fra il compianto dei Colleghi e degli studenti che l'avevano
in somma stinia e degli infermi che egli era solito assistere con ele-
vato spirito di carità. Con pompa meritata e non commune, solenni fu-
nerali gli furono tributati nella Chiesa parrocchiale di Sant'Agata (1).

108) PasquaLE BocHri pA PERUGIA (1811-1845).

Nacque nel 1811 a Sant'Enea, castello a poche miglia da Peru-
gia. Fece i primi studi nel patrio seminario, e uscitone si iscrisse alla
Facoltà medica. Non ancora licenziato fu scelto a fare le veci di Medi-
co astante nell'Ospedale di Santa Maria della Misericordia: ufficio
che egli disimpegnó con molta diligenza e con molta utilità degli in-
fermi. Mentre ancora teneva questo incarico né ultimati aveva an-
cora gli studi medici volle cimentarsi con altri nel concorso della cat-
tedra di Patologia (1839) vacante per la morte del dott. Giuseppe
santi (fratello del già da noi ricordato Felice) benemerito direttore
del Manicomio di Santa Margherita (Vedi parag. 110). Non riusci
vincitore, ma il saggio allora dato del suo sapere fu dai giudici del
concorso molto apprezzato e lodato. Espletó a Bologna, facendosi
molto distinguere, le pratiche per ottenere la facoltà del libero eser-

, cizio medico; e prima di tornare in patria, volle attingere alla dottrina

del Tomassini che dalla Clinica di Parma diffondeva allora il fiume

(1) Necrologia di Filippo Nicolelli a firma L. M. (Luigi Marroni) in « Gior-
nale Scientifico-Letterario », Perugia, 1846, pag. 94.
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 155

della sua sapienza. E il Tomassini l'ebbe carissimo, predicendone un
valoroso medico e scienziato. Reduce in patria, mentre già coll'eser-
cizio apprezzatissimo dell'arte medica aveva incominciato a cogliere
il frutto delle sue fatiche, si rese vacante per la morte del prof. Ales-
sandro Ferroni la cattedra di Anatomia e Fisiologia. Concorse e vinse.
Ma forse la vittoria gli costó la vita. « Certamente — scrive il suo bio-
«grafo L. Marroni. Bochi é finito si presto pel continuo dissezzio-
«nare ed osservar sui cadaveri; pel continuo studiare sui libri; pel
«meditar profondo a fine di scrivere interessanti ed utili lezioni; pel
‘«molto vociferare coi giovani suoi allievi; ed infine per ogni genere di
«fatiche sostenute... fino alla confezione di parecchie preparazioni
«di anatomia umana e comparata che con tanto amore aveva in-
«trapreso a fine di fondare, come Egli diceva,.un Gabinetto di Ana-
«tomia ». A tutto questo si aggiungevano le fatiche come Segretario
dell'Accademia di Belle Arti, come Professore di Anatomia Pittorica,
e come medico in esercizio. Ad una prima emottisi ne seguirono piü
altre, ed egli prevedendo ia inevitabile fine volle tornare al nativo
Castello, dove col conforto dell'assistenza dei suoi, dando splendido
esemprio di profonda rassegnazione cristiana, a 33 anni, in bionda
età canuto maestro, chiuse con sé nella tomba le tante su di lui con-
cepite belle speranze (1).

109) GorrnEpo BeLISARI DA PrnucrA (1766-1836).

Nacque a Perugia l'11 Gennaio 1766. Fece i primi studi nel locale
seminario e uscitone si dedicó tutto alla chirurgia. Laureatosi nello
Studio patrio nel 1783, appena ventenne si trasferi a Roma a far
pratica nell'Ospedale della Consolazione. Rinunziando a coprire le
cariche, cui veniva chiamato, di chirurgo in alcune delle più cospicue
città dello Stato Pontificio (Todi, Bevagna, Frascati etc.) rimase a
Roma accettando il posto prima di Chirurgo primario di turno;
poi (1786-1789) di Dissettore e Dimostratore Anatomico presso
lOspedale Lateranense di S. Salvatore; educando in quest'ultimo
ufficio, alla pratica anatomica una numerosa schiera di giovani stu-
denti. Nel 1790 accettó la primaria Condotta Chirurgica nella capi-
tale della antica Preneste, e là si rese celebre e popolare per le molte-
plici e difficili operazioni chirurgiche, con esito felicissimo, ‘affrontate;
fra cui notevolissima, e li per la prima volta effettuata, della trapa-

(1) Necrologia del prof. Pasquale Bochi a firma di Luigi Marroni in « Gior-
nale Scientifico letterario », Perugia, 1844, pag. 382.
156 S D. PIETRO PIZZONI

‘nazione delle ossa eraniche. Tornato in patria nel 1799 fu eletto Chi-
:rurgo-capo delle legioni francesi che allora presidiavano la città. Ri-
stabilitosi il Governo Pontificio, pose gli occhi su di lui il Card. Ago-
stino Rivarola Preside e Visitatore apostolico degli Ospedali, il quale
lo nominò (1802) Direttore e Preparatore dell’Accademia Anatomica-
Chirurgica che egli aveva fatto sorgere nel Nosocomio di Santa Maria
della Misericordia, provvedendola di teatro, camere incisorie, mezzi
e redditi. «L’anatomia umana pratica e dimostrativa era del tutto
«ignota tra noi in quell’età (scrive il suo biografo Cesare Massari)
«e il Belisari fissò la prima epoca dello studio della anatomia umana
«in Perugia ». Lo studio dell’ Anatomia era stato fino allora a Perugia
quasi esclusivamente teorico speculativo: e per merito del Belisari
non solo si presentarono alla vista degli studenti Ie parti più ascose
dell’uomo, ma ebbe inizio il Gabinetto anatomico-patologico. E l’ope-
ra del Belisari trovò due abili continuatori in due suoi illustri allievi:
il nepote Achille Dottorini professore di chirurgia e ostetricia che
gli successe nella carica di Dissettore e Dimostratore (vedi parag. 117)
e il dott. Pasquale Bochi professore di Anatomia umana e Direttore
dello Studio Anatomico (vedi parag. 108). Goffredo Belisari occupò
un onorevole seggio nel Collegio Medico-Chirurgico della patria Uni-
versità e con grande - ‘giovamento delle pie istituzioni sostenne l’in-
carico di Direttore delle Infermerie Nosocomiali, le quali ebbero da
lui un ordinamento che fu preso a modello da istituzioni consimili
anche fuori di Perugia. Mà un’altra benefica istituzione doveva ri-
cevere da lui un’orma non facilmente cancellabile. E credo opportuno
lasciare qui la parola ad un giudice, competente quanti altri mai in
materia, CesaRE MassaARI che cooperó con lui e poi gli. successe
nella continuazione dell'opera benefica. « Accadde intanto che la
« magnaminità di Agostino Rivarola volle cangiar-del tutto la tristis-
«sima sorte dei pazzi e decretò la edificazione di un Manicomio in
« S. Margherita (già Monastero di Benedettine che, dietro rescritto di
« Pio VII ottenuto dal Rivarola nel 1815, lo abbandonarono nel Marzo
« 1817). Gofîredo Belisari ebbe nel 1819 col titolo di Ispettore l'inca-
«rico «di presiedere ai primi lavori, alle prime disposizioni, ai princi-
«pali ordinamenti; ed egli con tanto calore di animo e con tanta co-
«stanza di giornaliera operosità si dette all'opera chein meno di quat-
«tro anni la Casa dei Pazzi in Santa Margherita poté (nel Settembre
« 1824) accogliere quegli infelici ed ivi essere con umanità tutta nuova
« ospitati e con piü razionali principi a rinsavire condotti. Allora fu che
«il Belisari più che ad occupazione di mente e di persona, allo studio
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L' UNIVERSITÀ DI PERUGIA 157

.« delle pazzie ed UM convivenza COR cogli alienati volle tutta
«sacra la sua vita. Intraprese nel 1826 apposito viaggio nella Toscana,
«nei Pontifici Domini ed in Napoli (e più precisamente ad. Aversa)
«a meglio conoscere questo difficilissimo ramo di medico sapere. Tor-
«nato, corrispose all'onorevole invito di quell'illustre Prelato Visita-
«tore Apostolico presentando l'interno Organico Regolamento di que-
«sta Casa dei Pazzi, basato sulle sane dottrine dei sommi Chiarugi,
-« Piriel e loro seguaci (1827). Tale di lui Regolamento espose in novan-
«tanove Articoli che tutto il buon andamento del luogo, degli addetti,
«dei serventi contenevano: non che le massime generali per la cura
«delle mentali alienazioni. Quella prima norma che a ben augurato
«principio di quest’ Ospizio di mentecatti condusse perché da intelli-
«genza, saviezza e perpiscacia dettata» governò per molto tempo
l’ospizio; salvo le variazioni — (che come diremo parlando del di lui,
come medico primario, -cooperatore e poi (1839) successore Cesare
Massari) — il tempo e le mutate circostanze (tra le quali sopratutto
l’accresciuto numero dei dementi) consigliarono portare. «Lodi ‘e
«benemerenze — seguita a scrivere il Massari — si tributarono allora
«al Belisari, é tra le fatte pubbliche ricorderò quella scritta nel Foglio -.
- «Scientifico-Letterario di Bologna (1828, n. 69): « Tributiamo giusti |
«encomii alla direzione economico-morale dello Stabilimento di S. Mar-
« gherita in Perugia che tutto si deve alla saggezza e instancabile premura
«dei meritevolissimi Superiori di tali Ospizi ; ed alla avvedutezza del
«ch.. Sig. Belisari, Ispettore, il quale ha si lodevolmente promosso tutto
«l'incremento di tale Ospizio».

Questo il tecnico, ma Goffredo Belisari lvl come rileva Cesare.

Agostini (1), doti di. clinico veramente eccellenti come può notare
chiunque si indugi a leggere i suoi rapporti triennali dove a spiegare
le cause di alcune acute malattie mentali scriveva « che l’incurabilità
«del disordine delle funzioni intellettuali e morali derivava in alcuni
«da congenità e viziosa conformazione delle parti cerebrali e da depe-
«rimento senile della vita animale, in altri da gravi e profonde lesioni
« prodotte nel cranio, nel cervello e nei suoi vasi e membrane, per vio-
«lenze di cagioni traumatiche e per azione di circostanze morbose e per
«grave decadimento delle funzioni assimilatrici. Che se le facoltà delle
| « disposizioni mentali e morali dipendono dal grado di sviluppo del cer-
- «vello intiero e delle sue parti, gli stessi organi cerebrali non si sottragono

(1) Agostini C., Il Centenario del Manicomio di Perugia, in « Annali
. dell'Ospedale Psichiatrico di Perugia », anno XVIII, 1924, fascicoli I, II, III.
158 D. PIETRO PIZZONI

« alla dipendenza delle modificazioni prodotte dagli agenti esterni e dalle
«reazioni di ogni altra parte dell'organismo ». Ossia egli cercava le
cause di queste malattie in alterazioni congenite o zuo del cer-
vello.

Nelle cure fu il, primo a riconoscere l'importanza degli ascessi
di fissazione; ascessi che parecchi lustri dopo vennero provocati nella
terapia in certe forme psicopatiche.

L'opera del Belisari in pro del. Manicomio di Santa Margherita
duró tre lustri, dal 1819 al 1834, durante i quali passó da Ispettore a
(1824) Sopraintendente (titolo cambiato pei successori in Direttore).
E proprio nel 1834, mentre quasi settantenne stava per lasciare il
suo ufficio, cooperó efficacemente ad una ulteriore sistemazione dei
locali dell'Istituto: accompagnando coi consigli dettati da una lunga
coscienziosa esperienza l'architetto Luigi Poletti (il celebre ricostrut-
tore della incendiata Basilica di S. Paolo a Roma e della terremotata
Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi: non che noto conoscitore
dei migliori manicomi europei) che inviato da Roma, oltre perfezio-
nare il già fatto, costrui un nuovo braccio tra i cortili interni dello
Stabilimento. Però, malgrado tanta efficace attività, come è fatalità
di quasi tutte le umane vicende « non gli venne dato fuggire critiche
«severe, opposizioni autorevoli. controversie indiscrete, angustie di
«animo da indurlo a dimandare un tranquillo riposo; e l'ottenne,
«consolato in sé stesso che nessuno incolpar lo potesse di inerzia nei
«suoi ministeri, di negligenza nella cura dei malati, ed accusarlo che
«l’erario nosocomiale avesse ardito mai manomettere ». Il riposo non
«durò molto: Belisari, nel quattordicesimo lustro di sua età morì
«piamente entro le mura stesse dell'Istituto da lui fondato dalle virtù
« cristiane riconfortato ! (19 Decembre 1836) ». E così scomparve chi
«primo seppe gettare in Perugia le fondamenta di due istituzioni
«ammirande, l'Anatomia pratica e il Manicomio; l'una ad utilità
«somma della scienza medico-chirurgica, l’altra degli infelici dementi
«a desiderata salvezza » (1).

110) GiusePPE SANTI (f 1839) DA PERUGIA.

el prof. Giuseppe Santi non mi è riuscito di rintracciare no-
tizie relative alla sua data di nascita, ed alla sua RIONERO educazione

(1) Le notizie su Goffredo Belisari e le citazioni riportate ‘sono state tolte
(tranne quella di cui alla nota precedente) dalla biografia che CEsanE MASSARI
otto anni dopo la morte ne scrisse ed inserì nel « Giornale Scientifico letterario
di Perugia », n. 77, Gennaio-Febbraio-Marzo, 1844, pagg. 182-189.
5
sa

!

I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 159

scientifica. Mi risulta solo che egli fu professore di Patologia nella
Università della sua patria; e prima, in qualità di primario, coadiu-
tore del Belisari nel Manicomio e poi, alla rinunzia di questi nel 1836,
Direttore: officio che tenne per brevissimo tempo, essendosi improv-
visamente spento nell'Aprile del 1839. Egli pubblicó i rapporti sta-

tistici del Manicomio dal 1828 al 1836, interessautissimi per farsi un

concetto dei suoi criteri clinici e della pratica della sua tecnica mani-
comiale. Ne do un sunto colle parole del prof. GruLio AGOSTINI, attuale

direttore del Manicomio (1). « Giuseppe Santi fu il primo ad adottare

«una selezione di malati di mente, che risponde bene anche oggi dal
«punto di vista pratico, secondo la condizione sociale e secondo il
«loro grado di pericolosità e di attitudine alla vita sociale. Egli li
«divise a seconda della condizione sociale in civili e rozzi « perocché
«— scrive il Santi stesso — è presso noi mantenuta in ogni sesso una

« prima divisione dedotta dalla educazione diversa, e dalle differenti abi-

«tudini degli infermi, avendo noi ben constatato che tutti i vantaggi, i
«quali derivano nei miseri che perdono la ragione, per l'allontanamento
«dei congiunti e delle particolari loro relazioni, vengono assai menomati,
« se non affatto distrutti, dalla dannosa riunione che li obbliga a dimorare
« e vivere sequestrati continuamente, e confusi senza aversi riguardo alla
« condizione e grado delle loro persone, quanto alla natura ed al genere
« della loro infermità ».

‘« Ciascuna categoria fu divisa, secondo le prognosi in earabil e
« incurabili e ciascuna di queste in tranquilli ed agitati.

« Il Santi attuò su larga misura la idroterapia e combattè giu-
« stamente la pratica del salasso che era largamente usata ed il più
« spesso con gran danno ».

111) CesARE MassaRI DA PERUGIA (1784-1857).

Nacque in Perugia il 21 Decembre 1784. Le norme della religione,
della onestà e della civiltà maturate colla saggia e amorevole educa-
zione familiare lo accompagnarono per tutta la vita. Giovanetto di in-
gegno sveglato e d^ decisa inclinazione agli studi attirò ben presto su
di sé l’attenzione dello zio D. Nicola Brucalassi, illustre docente prima
di Logica ed etica, poi di Arte Oratoria nella Università, il quale con
amorevole cura lo guidò nei primi studi letterari. Entrato poi all’ Uni-

(1) Da una communicazione inedita del prof. GruLio AGOSTINI alla So-
cietà di Storia Patria gentilmente favoritami. Vedere anche il già citato puscolo
di CEsARE AcosTINI, Nel Centenario del Manicomio di Perugia, pag. 16.

cune.



Lars MEN, RIE RISIEDE ES SIA

nipotini 160 D. PIETRO PIZZONI-

| versità a venti anni nel 1804 si addottorò in filosofia e medicina e nel-:
l'anno seguente fu accolto nel Collegio medico-filosofico; e due anni
dopo — nel 1807 — fu ritenuto degno di coprire la cattedra di Elementi.
di Filosofia. Sopravvenne il turbine napoleonico e « forse per la virtù.
«incredibile di quell'Uomo, che con certa arcana possanza del genio
«eccitava alla vita, come per prestigio, ogni cosa che toccasse — se non.
«pari all'ardore delle armi — si accendeva un intenso fervore esi mi-
«nistrava forte incremento negli studi » (1). In questo fervore.e incre-
mento che rinnovò lo spirito della Università perugina non furono igno-
rate e tanto meno neglette le egregie qualità del giovane medico Cesare.
Massari che dalla Consulta imperiale nell'Ottobre del 1810, non avendo .
- ancora compiuto il vigesimo sesto anno della sua età, veniva chiamato
| a pubblicamente insegnare nella cattedra di Anatomia e Fisiologia del-

l’Università stessa. E specialmente allo studio e all’insegnamento della
Fisiologia.il Massari si dedicò con tutto l’ardore e l'entusiasmo. Intel-
- letto più che analitico, sintetico, non si dilettava di fatti isolati e dis-
giunti; ma piuttosto i particolari da altri scoperti riuniva, studiandone
i rapporti e cavandone le teorie e colle teorie le applicazioni. « Biso-
«gnava sentirlo parlare — scrive uno dei suoi biografi, il Marroni (2)
«sopra gli ardui argomenti di:cui su cotale scienza (la fisiologia), me-
«glio che copia è dovizia. Egli ti sorprendeva per la lucidezza delle
«idee, per il facile eloquio, per le peregrine dottrine; a dir breve per
«tutte quelle doti onde un precettore sa. rendere piacevole e proficuo
«lo studio di utilissime dottrine ».

Fu in questo periodo dell'insegnamento anatomico-fisiologico che,

‘ fresca la vigoria del corpo e. non meno gagliarde le facoltà della mente,
disimpegnò, da parte sua con diligenza e dall'altra con vantaggio del
pubblico bene, numerosi incarichi dalla stima delle Autorità e dei suoi
concittadini a lui conferiti. Egli Segretario: del comitato di vaccina-
: zione per il dipartimento del Trasimeno; Egli membro della Commis-
. sione medica dello stesso dipartimento; Egli deputato e medico dei
rioni poveri della città; Egli nel 1815 direttore dello studio anatomico
| del civile nosocomio; Egli nel seguente anno 1816 membro della de-
putazione sanitaria comunale; Egli nel 1817 medico primario nel Laz-
zaretto istituito. a Santa Margherita in occasione di una terribile epi-

(1) Ctr. Bonucci FRANCESCO, In morte di Cesare Massari, Perugia, 1857.

‘ (2) Necrologia di C. Massari a firma L. M. (Lurcr MARRONI) in « Giornale
Scientifico-Letterario », 1855-56, vol. IV, pag. 557. Da questa biografia e dalla
precedentemente accennata del Bonucci sono state tolte le notizie e citazioni.
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA .161

demia di febbre petecchiale; Egli nel 1814 professore di anatomia pit-
torica nell'Accademia di Belle Arti; Egli nel 1822 Segretario perpetuo
di questa stessa accademia. E più tardi Medico primario nell'apertosi
. Manicomio di Santa Margherita. E l'elenco potrebbe continuare.

‘E fra tutti questi uffici Egli attese con particolare intenso spirito
di apostolato ed eventualmente con sprezzo del pericolo a quelli che
importavano esercizio di cure mediche.

Il Massari apparteneva alla categoria di quei medici che sono as-
sai lontani dall'aggiustare una fede troppo larga e inconsiderata al po-
"tere delle umane facoltà nel debellamento e nella guarigione dei mali;
ma nello stesso tempo sono dotati di prudenza e animati da amorevole
‘ sollecitudine per non lasciare senza soccorso l'infermo. E il loro scet-
.ticismo diventa coraggio quando si tratta di insorgere contro sistemi

di cura ritenuti, malgrado la voga, errati e nocivi. Ed egli fu in quel.

tempo uno dei pochi medici che non dubitarono di abbandonare le
dottrine patologiche di Brown per tornare a quelle del di lui maestro
CuLLEN ed.alla retta osservazione. E ciò fece specialmente nella cura
della febbre petecchiale che allora infieriva — come già accennato — in
tutta Italia; e. poté dimostrare coll'esito felice delle sue cure che non
© s'era ingannato.
Sopravvenne il 1831, anno fatale per il nostro Massari. Che cosa
precisamente gli accadesse dal resoconto dei due suoi biografi — preoc-
cupati evidentemente di stenderci su un velo — non risulta; solo dicono
che volse infausto per questo benemerito cittadino cui di tante pub-
bliche incombenze non restò che la facoltà dell’esercizio medico. Evi-
dentemente si deve esser trattato di un infortunio politico, in seguito
ai ;moti che dalla Romagna e dalle Marche si erano rapidamente diffusi

Bndhe nell'Umbria e che a Perugia avevano determinato la destitu-

zione del Delegato apostolico per opera di un Comitato liberale. E l'U-
niversità non deve esser rimasta inattiva se l'otto Marzo la Sagra Con-
gregazione degli Studi ne ordinava la chiusura. La nobiltà e la fortezza
di animo del Massari apparve evidente in queste dolorose contingenze.
Sostenne con dignità le ingiurie dei tempi, si raccolse nell'adempimento
del salutare ministero e crebbe di fervore nei suoi studi favoriti. Fioriva

allora in Perugia una pubblicazione periodica cominciata dal Massar

stesso insieme ad altri valorosi colleghi — il « Repertorio Medico Chi-
rurgico » allora proseguito col nome di « Ontologia » — raccolta o di-
scorso dell’utile — presto propagatasi con bella fama in varie parti
‘d’Italia: il Massari vi intensificó, con scritti di polso, la sua collabora-

zione. E fu in questo periodo che compose il bel saggio storico-medico:
«pienti disposizioni prepararsi, né imprendersi alcuna cosa. E di tali

162 D. PIETRO PIZZONI

Sulle pestilenze di Perugia e sul governo sanitario di esse dal secolo X IV
sino ai nostri giorni. Perugia 1838.

Se non che da una parte le ristrettezze e dall'altra la nobiltà con
cui da otto anni erano sopportate richiaramarono l'attenzione del Car-
dinal Rivarola, delegato apostolico di Perugia, il quale, superando con
risolutezza le suscitate avversioni, lo nominó nel 1839, con generoso e
sagace divisamento, Medico Direttore del ricostituito Manicomio di
Santa Margherita. E bene si appose. Il Massari consacrò interamente i
rimanenti giorni della sua vita all'arte di ritornare la mente dei poveri
alienati alla dirittura e all'altezza primitiva. Ed era nelle migliori con-
dizioni per farlo: infatti il professore giovane e ardente era divenuto un
uomo maturo, provato aspramente dalla dura scuola della vita; adu-
satosi alla calma delle riflessioni e provvisto di una larga esperienza del- -

le umane condizioni: qualità tutte preziose per il disimpegno del nuovo

ufficio nel quale sostanzialmente si trattava di far ritornare alla dirit-
tura menti che lo sconvolgimento ripetevano spesso da dolorose si-
tuazioni umane.

E ritornò (lui che già vi era stato come medico primario), in qua-
lità di Medico Direttore nel maestoso edificio del Manicomio di Santa
Margherita sorgente ai margini di Perugia: rallegrato dall'ampia vi-
suale che si spinge fino alle lontane giogaie dell'Appennino e sovrasta
alle valli ubertose irrogate dal Tevere. L'opera spiegata dal Massari
va osservata sotto due punti di vista; quello dell'ordinamento interno
dello Stabilimento e l'altro del sistema delle cure adottate. Sotto il
primo aspetto, il Massari tenne a conservare immutate, per quanto
possibile, le norme del Regolamento Belisari (vedi parag. 109) ma non
ebbe difficoltà di introdurre variazioni là dove e quando le mu-
tate circostanze — specialmente avuto riguardo all'aumentato nu-
mero dei dementi e ai progressi della Frenopatia, in quell'epoca in

pieno sviluppo in Francia, in Inghilterra, in Italia — lo esigevano. E

per di più con l'aggiunta di utili ingrandimenti e la dotazione di più
nobili suppellettili procuró via via maggiori comodità e ridusse l'ospi-
zio a più bella forma.

Quanto ai sistemi di cura, «Sarà — scrive il suo biografo Bonucci,
«giudice competente perché esimio frenotopo anche lui e successore
«del Massari — la sapienza del medico; la convenienza dei farmachi;
«la giustezza dei suoi ordinamenti; la sagacità delle sue parole che po-
«tranno richiamare le scapestrate e sonnacchiose facoltà nei diritti
«cammini ? In gran parte sì, certamente, né può anzi senza tali sa-
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA . 163

«qualità andava abbondantemente fornito il Massari. Ma se esse si ri-
« chiedono a costituire le regole e i fondamenti della cura, non bastano
«al felice adempimento di questa e si ricercano tali altre prerogative
«senza delle quali ogni altra prova cade infruttuosa. Si richiede cioé

«una tale lungamente abituata dirittura dell'animo, sarei per dire una.

«quasi santità della vita e una tale affettuosa bontà del cuore che in-
«fondano naturalmente a tutti d'intorno venerazione, amore e con-
«forto... E appunto da siffatte doti celesti ritraeva il Massari quella
«potenza incomprensibile, con cui consolava dentro il suo pietoso ri-
«covero tanti affanni; confortava tanti animi abbattuti, rendeva in-
«fine quella divina luce della ragione a tanti spiriti che ne erano ri-
« masti derelitti. Narri chi si é con lui trattenuto in protratti conversari
«la quiete serena del suo animo; la rettitudine dei suoi pensieri, la
«dolcezza dei suoi modi: ricordi le cure affettuose con cui addolciva
«le pene dei suoi pazzarelli, non ».. ^ ^onsiderando ogni loro parola,
« fissando ogni atto, contando ogni sospiro; ma quando ancora si levava
« di notte tempo e mentre il silenzio e la pace del sonno discendevano
«anche fra le ambascie di quell'asilo, Egli, solo vigilante e rompendo
«con fioco lume le alte tenebre, e avvolgendosi chetamente per i
«lunghi corridoi, tentava di esplorare pure il sogno di quelle anime scon-
«turbate, e scoprire fra quelle più spontanee dimostrazioni della na-
«tura qualche chiaro lume che gli additasse la via della guarigione.
« Con sollecitudini e cure di simil fatta continuate con volere indefesso,
«e con intelligenza cosi perspicace e ammaestrata, non é meraviglia
«se i risultamenti fossero avventurati, e numerose e inaspettate le
«guarigioni. Non è meraviglia se il solerte Direttore desse in luce cin-
« que relazioni mirabili di precisione, di acume, di chiarezza di gravi
- «considerazioni in un tempo in cui lo studio sulle pazzie ancora pargo-
«leggiava e quindi non è meraviglia, se per l'una e l'altra ragione, cre-
'-«scesse e grandeggiasse la fama del manicomio di Perugia, e se vi era-
'«no inviati da paesi anche remoti gli sciagurati, cui bisognava che un
«sapiente concorso, e una favella consolatrice placasse l'animo tur-
« bato e la mente ottenebrata disnebiasse ».

A conferma di quanto accenna il Bonucci sulla fama raggiunta
dal Manicomio di Perugia ricorderemo che nell'Opera edita nel 1846
Degli Istituti di Pubblica Utilità, del prof. MoRICHINI è scritto: « supe-
riore a tutti i nostri manicomi, a pochi di Europa secondo, è l'Ospedale
di Perugia, diretto dal prof. CESARE MASSARI ».
. TI quale - scrive Giulio Agostini; nella comunicazione inedita alla
Società di Storia Patria cui altra volta ho accennato «fu annoverato
164: D. PIETRO PIZZONI '

«fra i più distinti cultori della scienza psichiatrica del suo tempo. Fu
«egli tra i primi — e forse il primo — a dimostrare la importanza del
«fatto costituzionale nello sviluppo delle malattie mentali, cosicché -
«egli ritiene come provato che a produrre la pazzia *' vuolsi che la condi-
«zione occulta materiale del cervello, nativa acquisita, vi si trovi atteg-
«giata, non bastando le più violente scosse dell'intelletto e del cuore da
« sole a suscitare la follia ". Il Massari fu il primo a dare importanza
‘ «ai disturbi psicosensoriali soprattutto dal punto di vista prognostico,
-« affermando che nei malati in cui predominino le illusioni e le alluci- -
«nazioni il pronostico è sempre grave. Partendo dalla constatazione
« delle guarigioni ottenute da suppurazioni provocate e mantenute
«vive per mesi con setone, arrivò ad affermare come malattie inter-
«correnti possono aver benefico influsso sulle malattie mentali; pre-
«conizzando così cure modernissime. Egli così scriveva: ‘un male che
« sorga in altri organi interni ed esterni giova a SIUSI quella fisica cere-
« brale condizione da cui le follie hanno sorgente ". Al Massari si deve
«una classificazione originale delle malattie mentali apprezzata a quei
«tempi, e la compilazione di un regolamento per l'ammissione e dimis-
« sione dei dementi nei manicomi nel quale sono stabilite norme che nulla .
« hanno da invidiare alla attuale legge sui Manicomi e sugli Alienati ».

L’Atto generoso e coraggioso del Card. Rivarola richiamò sul
Massari altre designazioni a pubbliche magistrature. Così in quell’an-
‘no stesso 1839 fu nominato di nuovo membro della Commissione Sani-
taria; nel 1845 fu eletto custode della pubblica biblioteca; nel 1846

tornò a sedere nel Collegio Medico; nel 1847 Pio IX lo insignì dell’or- ::

dine equestre Piano di 22 classe, intendendo così « di onorare il sapere.
«ed il merito che in lui tanto splendeva nella difficile arte di ridonare
«lo smarrito intelletto ».
La bontà innata dell’animo; la religione protondamente' sentita
e sempre apertamente professata gli furono le più fidate amiche con-
solatrici a sostenere le invasioni inesorabili di un morbo che, apparso...
nel 1851, con lento inesorabile procedimento lo portò al sepolero. Ben-
ché costretto a letto seguitò ad interessarsi del Manicomio, di cui per
deferenza dei Superiori era sempre il Direttore. « L’infelice vegliardo
.«— è sempre il Bonucci da cui attingo — vedeva rapirsi lentamente la
«vita, e fuggirgli sempre più dalle membra inferiori, dalle mani, dalle
:« braccia, e come è costume della paralisi progressiva, che tale era il
«morbo micidiale, anche dai muscoli articolanti le parole. Calma, lim-
« pida, serena, rassegnata, fidente nell'Eterno dispensatore delle cose
‘ «sì manteneva l'incorruttibile intelligenza », quando, dopo sei anni
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 165

dall’inizio del primo morbo, ne sopravvenne un secondo, e precisa-
mente « una affezione asmatica con febbre catarrale che ebbe ben pre-
«sto ragione del debilitato organismo. E la mattina del 4 Febbraio
« 1857, a 73 anni Cesare Massari spirava l'anima intemerata nell'am-
«plesso. del Signore ».

Tra le pubblicazioni, oltre le già. accennate - — sulle pestilenze di
Perugia e i Cinque Rapporti sul Manicomio di Santa Margherita —
vanno ricordate una traduzione dell'opera di AuprN RouviER « La me-
dicina. senza Medico »; L' Elogio di Alessandro Pascoli filosofo e medico
perugino del secolo XVIII. Perugia 1938; non che Articoli numerosi
nel « Repertorio medico-chirurgico » di cui era redattore, e nella « O-
niologia » e nel succedutole « Giornale Scientifico-Letterario » di cui
- era uno dei Direttori. | | | :
Il Massari fu tra i patrocinatori per la creazione di una società fra
| gli alienisti italiani e fra i primi collaboratori della « Appendice Psi-
chiatrica alla Gazzetta Medica Lombarda del Bertani », diretta dal Di-
. rettore del Manicomio di Milano AnpREA VERGA; rivista da cui poi
derivò il classico « Archivio di Freniatria ».

112) GIUSEPPE ZurLi DA PrnuciA (1809-1868).

. Giuseppe Zurli — già membro del disciolto:Collegio dottorale dei
medici e chirurghi (1) — comparisce nell'Ordine degli studi per il
1863-64 Professore aggregato e insieme Preside della Facoltà di Me-
dicina e Chirurgia, non che, appunto perché preside, membro del
| Consiglio Rettorale.(2). Non era insegnante; ma il dirilto alla even-
tuale Presidenza gli spettava come membro aggregato; e la qualità .
di aggregato come già membro del collegio dottorale (3).
Oltre queste non possedendo altre notizie che quelle pubblicate
.da Cesare Agostini crediamo opportuno cedere completamente a lui .
la parola. :
«Moriva — scrive l'Agostini — (4) il prof. Massari il 5 febbraio del

: (1) Album pontificiae Universitatis Perusiae una cum Kalendario pro anno
| scholastico 185152. Pei collegi dottorali e ioro soppressione nel 1860 vedere
l’Introduzione al presente studio pagg. 7-8. à
(2) Vedere: Ordine degli Studi nella Libera Università di Perugia, Anno.
accademico 1863-64, Stabilimento Tipo-litografico in S. Severo, 1864, pagg. 35.
(3) Vedere: SEVERI Lucro, La Scuola medica perugina nell’ 800. Lav.
Anat. Pat. Perugia, 13, 1953. ied
(4) Vedere: CEsAnE AGOSTINI, Il Centenario del Manicomio di Perugia, |
jn «Annali dell'Ospedale Psichiatrico di Perugia » anno XVIII, Gennaio-Set-
tembre, 1924, fascicoli I, II, III, pagg. 21-23, dove si parla di G. Zurli.
166 D. PIETRO PIZZONI

« 1857 lasciando al Manicomio tutta la sua biblioteca e-la Congrega-
« zione di Carità (da cui allora dipendeva il Manicomio) nella sua Adu-
« nanza del 27 Marzo 1858 nominava il dott. Giuseppe Zurli perugino,
« (chirurgo nel Manicomio fin dal 1832, reggente la direzione durante
«i sei anni della infermità del Massari) a Direttore del Manicomio con
«la retribuzione di 200 scudi annui. Nella stessa adunanza veniva
« nominato vice Direttore il primario dott. Francesco Bonucci, prima-
« rio l'assistente dott. Luigi Marroni ed assistente il dottor Mauro Testi.

«Del dott. Zurli non abbiamo che una monografia pubblicata
« (Perugia-Santucci) nel 1861 dal titolo : Considerazioni intorno all'or-
« dinamento dei manicomi in Italia. In questo studio, dopo aver ricor-
« dato che il nostro Manicomio fu tra i primi ad avere una vera e pro-
«pria Colonia Agricola, espone considerazioni che rivelano una pro-
«fonda conoscenza della vita Manicomiale. Egli, precorrendo le giu-
«ste critiche verso gli idolatri di ogni cosa estranea, muove censura
« acerba alla moda fin da quel tempo invalsa di copiare, senza discu-
« tere, quanto si fa in altri paesi, specialmente in Germania ‘essendo di-
« versa l'indole, il carattere e il temperamento degli italiani", che egli
definisce "'loquaci, impetuosi, e arditi, per cui lo stato di pazzia, esage-
«rando questa maniera di sentire, li differenzia dagli altri". Propone che
«i Manicomi siano chiamati case di salute ed in tal senso ordinati.
«SI dichiara contrario ai grandi dormitori; mentre nelle camere con
«un numero limitato di letti si evita quella promiscuità e quel contat-
«to che avvilisce e disturba specie gli infermi di condizione civile ».

« Il dott. Zurli, che dedito preferentemente alla pratica chirurgica,
«aveva lasciato al primario prof. Bonucci la cura di compilare le rela-
«zioni mediche triennali, moriva il 17 gennaio 1868 ». |

113) FRANcEsco Bonucci pA PrEnRuarA (1826-1869).

Sommo psicologo e psichiatra, dotto fisiologo fu Francesco Bo-
nucci nato a Perugia il 16 Settembre 1926. Fece i primi studi nel patrio

| ginnasio, dove, fra gli altri, ebbe per maestri l'abate Raffaele Marche-

si, professore alla Università, e Luigi Bonazzi, lo storico di Perugia, che
lo misero sulla buona via degli studi letterari. Ma in sostanza il Bonuc-
ci fu un autodidatta perché, dopo apprese le prime elementari discipline
fu maestro a sé stesso; esempio mirabile di una forza indomita di vo-
lontà che abusò anche del suo fisico delicato per attendere allo studio, il
che fu la causa non ultima che attraverso un prepotente sforzo mentale
lo portò anzi tempo al sepolcro. « E fin dalla dua fanciullezza — scrive
« il suo degno biografo LurGr SEVERINI dal di cui ** Elogio " largamente
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 167

«attingiamo (1) — dié a di vedere come, in mezzo al rapido sviluppo
« delle varie facoltà del suo spirito, sovrastasse quella di un intelletto
«potentemente sintetico, che, discorrendo liberamente fra le idee,
«scorge subito come le particolari si intreccino e convergano nelle co-
« muni e le aggruppi e le comprenda in una sola. Fra compagni della
«sua prima età egli si distingueva di fatto per questa facilità di intui-
«zione, e ne era tenuto fra essi ai tal fama, che in piü tardivi egli
«era prodigo di aiuto nel restringere i vari particolari di una scienza,
«allorquando la pressa degli esami annuali fa cercare ai giovani con
«avidità ogni segreto mezzo, atto a soccorrere la deficienza della me-
«moria. Era questa la prima pagina di un libro, la quale all'attento
«sguardo di chi ha accorgimento lascia facilmente presagire ciò che
«è scritto dappoi ».

Percorsi gli studi di medicina nella patria Università e laureatosi
mandó di pari passo collo studio delle scienze mediche quello delle psi-
cologiche e razionali. Del resto la condizione del tempo in cui studió,
lo stato della medicina italiana in quell'epoca e una grave malattia
degli occhi, che per lungo tempo gli rese impossibile l'osservazione e
l'esperimento, spingevano fatalmente il suo intelletto potentemente
sintetico a dare agli studi fisiologici un indirizzo psicologico; sulla base
delle conoscenze aristoteliche e platoniche, ma sopratutto delle dot-
trine del sommo Romini della cui antropologia specialmente fu stu-
diosissimo. Alunno di Cesare Massari che ne intuisubito le rare qualità
egli formó la sua solida preparazione scientifica nel Manicomio di Pe-
rugia che cominció a frequentare subito, appena laureato. E la sua

. prima pubblicazione, ispirata da questa pratica manicomiale a 26

anni — Fisiologia e patologia dell'anima umana, Firenze, Tip. Cecchi,
vol. due — è del 1852-54. Premessa una descrizione dell'anima umana
quale egli la concepiva in armonia colle dottrine sopra accennate —
esistenza nell’uomo di un principio formale o anima dotata di facoltà
distinte in facoltà di costruzione (intuito, percezione, ragione) e fa-
coltà di espansione (sentimento, volontà, libero arbitrio, memoria) —
passa a trattare delle alienazioni mentali le quali gli apparvero un di-
fetto della libertà implicante o no la perdita della ragione; e da distin-
guersi in qualitative e quantitative. Qualitative sono i deliri risolventesi
in un pervertimento di ogni azione morale. Le quantitative consistono
in un difetto delle facoltà fondamentali sopraddette, che se acquisito

(1) SEvEnIN1 prof. LuiGi, Elogio funebre del prof. cav. Francesco Bo-
nucci, Perugia, Tipo. Boncompagni, 1869, pag. 4.

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168 .D. PIETRO PIZZONI

è stupidità o demenza; se trasmesso e ereditato, imbecillità, idiotismo,
cretinismo. Con vivi e precisi colori egli dipinge le varie forme di alie-
nazione: il portamento affaccendato e ridicolo del folle; l'agitazione
impetuosa e furibonda del maniaco; il contrasto ostinato del mono-
| maniaco fra gli istinti, la ragione e l'arbitrio; la perplessità, la svoglia-
tezza e il triste concentramento del lipemaniaco. I due volumi ebbero
a quei tempi molta diffusione; e per comune consentimento nessun
altro in Italia, fino allora (tranne forse il CHrARUGI1) aveva saputo ri-
trarre più fedelmente dalle ingenue dimostrazioni della natura i vari
sconvolgimenti dell’animo.

Nominato nel 1856 Primario e nel 1868 (quale successore di, G.
Zurli) Direttore del Manicomio consecró tutto se stesso alle cure ed
allo studio dei dementi e li assisté e segui con una carità immensa cosi
da concedere agli alienati la maggior possibile libertà. E colle stati-
tistiche alla mano (contenute nelle Relazioni triennali del Manicomio
di*Santa Margherita. Volumi tre. Perugia 1861-1864-1867) dimostró
quanto l'assistenza indefessa, gli amorevoli trattamenti, le divagazio-
‘- ni, il lavoro adeguato siano efficaci a ricondurre quegli sventurati alla
ragione, o almeno a mantenerli nell'ordine e nella tranquillità.

E se questi metodi di cura confermano nell'alienista lo psicologo,
ciò non vuol dire che Francesco Bonucci non sia stato insieme un
grande clinico e abbia trascurato i dati somatici e positivi su cui, sulle
orme del CHIARUGI, avevano insistito i suoi predecessori. Ricorderemo
a quésto proposito le Considerazioni sulla paralisi generale progressiva
(Estratto riportato negli « Annali medico-psicologici » di Parigi 1862);
il Della Memoria nella Mania:dal punto di vista medico-legale (in « Ar-
chivio italiano delle malattie mentali» 1864, riportato anche nel 1865
negli Annali sopradetti di Parigi); del Genio e la Pazzia in due lettere
una al Dottor Verga il Direttore del Manicomio di Milano e l’altra a
CESARE LomBRoso (in Archivio come sopra del 1865 e negli Annali di
Parigi nel 1866). In questi lavori egli rilevò tra i primi le alterazioni
anatomo-patologiche della corteccia cerebrale dei dementi paralitici:
fu il primò (emettendo insieme l’ipotesi che la pellagra dipenda da una
malattia della spiga del granoturco) a descrivere un caso di demenza
pellagrosa; e a dimostrare, colla descrizione di tre casi clinici nei quali
la pazzia era cagionata dai sogni, i deliri onirici; mettendo in evidenza
con geniale intuizione i rapporti fra genio e pazzia. E si può aggiungere
che in terapia il Bonucci fu partigiano di un largo uso della idroterapia;
adottó il bromuro di potassio nella epilessia e fu seguace convinto
del non restraint concedendo, come già accennato, libertà ai malati
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 169

fino al limite permesso dal pericolo di danno dei malati stessi e degli
altri. E dette grande importanza all’ergoterapia. ;

Nel 1860 fu dal Marchese Pepoli, R° Commissario: per l'Umbria
allora unita all'Italia, chiamato a coprire nella patria Università la
cattedra di fisiologia (separata da quella di anatomia cui finora era
stata unita). Egli aveva pubblicato fin dal 1852 (presso il Santucci a
Perugia) il Sommario di fisiologia dell' Uomo, in un volume, del quale
fece nel 1868 unà seconda edizione. Per le ragioni già addotte sarebbe
inutile cercare in quest'opera scoperte o esperienze di fenomeni biolo-
gici i quali del resto non sono trascurati, in quanto una larga messe
il Bonucci ne raccoglie e coordina colle sue concezioni vitalistiche. —
riunenti in un'unica sintesi la vita morale e corporea — dalle opere
degli allora più reputati sperimentatori; quali il LoucEr, lo ScHIFF, il
Morzscnor, il VieRoDOTT, etc. La conciliazione, del resto, è fatta in
modo veramente sapiente; da una parte nessuna opinione è emessa
e sóstenuta che non sia tirata dai fatti o in accordo coa essi: dall'altra,
appunto per questo, ha facile vittoria su quei colleghi che spinti in-
- vece dalla tendenza opposta a sorpassare i limiti della fisiologia speri-
mentale, riguardano i fatti psichici come pure forme esteriori di pro-
cessi materiali, avventurandosi a combattere in un campo (la psico-
logia) che non è il loro, del quale pertanto non conoscono le armi, ben
diverse da quelle a loro famigliari della osservazione e dell'esperi-
. mento. In sostanza il Bonucci dalla -armonia intercedente fra la va-
rietà e la singolarità delle azioni ne deduce la esistenza di una più,
alta e universale unità; e questa che fu la sostanza della sua vita scien- -
tifica volle riaffermare in un’altra operetta pubblicata negli ultimi
‘anni della sua purtroppo breve vita: Principi di Antropologia e Fisiolo-
gia morale dell' Uomo, Perugia 1866. DA

La quale operetta si collega con altra sua precedente: pubblica-
zione, Medicina legale delle alienazioni mentali, Perugia 1863, che è
uno studio per riconoscere e definire le qualità del turbamento morale
e ricercare i modi e i limiti della offesa alla libertà umana. « In queste
«due opere il Bonucci — scrive Arturo Castiglioni nella sua Storia
«della Medicina, già citata pag. 626 — sostenne coraggiosamente la
«tesi delle irresponsabilità dei maniaci, dei melanconici, degli idio-
«ti, e affermò per il primo che anche altre malattie psichiche, come
«l’isterismo, l'ipocondria, l'epilessia - diminuiscono notevolmente la .
«responsabilità penale ».

Universali furono le lodi che specialmente la comm DubbHon!
zione raccolse in Italia e all'Estero: fra ah altri il: celebre alienista .
170 D. PIETRO PIZZONI

francese BRIERRE DE BoisMoNr ne fece una lusinghiera recensione, au-
gurandone la versione in francese (1). E del resto tutte le sue pubbli-
cazioni furono recensite con molta lode da periodici italiani e stranieri.

Crediamo infine pregio dell'opera non dimenticare una pubblica-
zione che esce dal campo medico strettamente considerato, ma che con-
ferma le grandi qualità intuitive del Bonucci; e cioè il suo lavoro (in
prima edizione del 1856, in seconda piü estesa del 1857) su Gli impon-
derabili o nuovo esame dei mutamenti dinamici dell' Universo, Perugia;
in cui, fra i primi in Italia, propugnò il principio della unità e trasfor-
mabilità delle forze fisiche. |

Altre pubblicazioni del Bonucci — e tenuto conto delle già ricor-
date, crediamo che con queste l'elenco sia completo — sono le seguenti:

Sulla responsabilità del medico nel fidare strumenti pericolosi
agli alienati, « Archivio italiano delle malattie mentali ».

Riflessioni intorno alla nota ministeriale del 25 Aprile sulla pro-
lezione che il governo deve agli alienati, « Archivio italiano delle ma-
lattie mentali », 1865.

Sulla questione dell' Animismo e dél Vitalismo ampiamente di-
scussa dalla società medico-psicologica di Parigi e riferita con analoghe
riflessioni. 3 articoli. « Ippocratico » 1863.

Questo lo scienziato, considerato ben a ragione uno dei piü insi-
gni cultori della psichiatria del suo tempo (1). Il quale scienziato

(1) Il BRIERRE DE BortsMoNT qui ricordato, concepì del Bonucci altissima
stima fin dal primo lavoro di quest’ultimo: La Fisiologia e la Patologia dell’a-
nima umana ; pubblicazione di cui il Brierre fece una lusinghiera estesa presen-
tazione all’Accademia medico-patologica di Francia che in questa occasione
proclamò il Bonucci « Socio straniero della Società ». Vedere « Annales Medico-
psycologyques », Iuillet, 1863, e « Giornale Scientifico letterario di Perugia »,
1863, Dispensa 43, pagg. 306-312.

(1) Del Bonucci così scrive il Bonazzi nella sua Storia di Perugia : « A se-
« gnare. un progresso nelle scienze basterebbero le opere di Francesco Bonucci.
« Le sue lezioni di fisiologia, di cui parlarono i più grandi giornali di Europa, an-
«nunciano il pensatore e il dotto; e voglionsi rammentare le sue lezioni di an-
« tropologia per le belle citazioni attinte alle più recondite finezze della lettera-
«tura italiana e straniera ».

I suoi meriti scientifici, oltre determinare il R° Commissario Pepoli a no-
minarlo professore di Fisiologia nel patrio Ateneo, lo fecero anche proclamare
socio di molte accademie: fra le quali l'Accademia medico-chirurgica e quella
delle Belle Arti di Perugia: l'Accademia Floridiana di Città di Castello; la da-
fnica di Acireale; le aceademie mediche di Siena, Ferrara, Bologna, Palermo,
Torino, la Società medico-psicologica di Parigi, la Società frenopatica di
Chiersa. Nel 1862 un Decreto Reale decoró il Bonucci della Croce di Cavaliere
ESNUTE TS

I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 171

quasi volesse in sé stesso verificare il voto espresso da quel sommo
filosofo che fu Antonio Rosmini nella sua Antropologia (libro secondo)

mandó — come abbiamo da principio rilevato — di pari passo collo

studio delle scienze mediche quello delle psicologiche e razionali. E
studiando l'organismo non instette muto e dubbioso dinanzi alle ma-
nifestazioni dello spirito che lo anima; ma nello spirito vide quella
favilla del pensiero, quella libera potenza della volontà che, mentre
innalzano l'uomo insino a Dio, lo ‘allontanano anzi lo distinguono e

separano dal bruto.

Come uomo, bontà e carità vera, modestia nella sapienza, saldezza
nelle amicizie; affettuosità nella propria famiglia; amore di patria disin-
teressato lo fecero caro in vita; compianto e desiderato quando la morte
lo colse, purtroppo immaturamente, a 43 anni, il 14 Marzo 1869 (1).

114) RoBERTO ADRIANI DA PERUGIA (1835-1918).

Nato a Perugia il 9 Decembre 1835 era andato, dopo laureato,
medico a Tolentino e quindi Direttore di quel piccolo Manicomio a
Fermo. E da Fermo, nel Gennaio del 1874 — dopo la morte del prof.

dell'ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Perugia lo volle per diversi anni mem-
bro della Giunta, e senza interruzione consigliere municipale; lo chiamó a me-
dico primario e Direttore del Manicomio; e decretó nella seduta consigliare del
19 Novembre 1867 che partecipasse all'onore di una medaglia d'oro, special-
mente stabilita a ricompensa per la pubblicazione di opere scientifiche e let-
terarie utili al pubblico insegnamento. Era per decreto reale del 1861 Vice-
Presidente del Consiglio Sanitario dell'Umbria e membro della Giunta stati-
stica di Perugia. Fu amato e venerato dai suoi colleghi, che fino dal 1860 1o
ambirono spesso a preside della Facoltà e della Accademia medico-chirurgica
(Vedere Elogio già citato del SEVERINI, pagg. 18 e 19).

(1) Alla morte del Bonucci (avendo declinata la nomina prima il dott.
Carlo Berarducci suo assistente, poi il comprimario Luigi Marroni) dalla Con-
gregazione di Carità il 2 Settembre 1869 fu chiamato 2 succedergli il prof. Grv-
SEPPE NERI, direttore del Manicomio di Lucera; del quale, non essendo umbro,
facciamo cenno solo qui in nota. Diresse lo Stabilimento solo per quattro anni
(essendo morto il 23 Decembre 1873) e lasciò una relazione triennale (dal 3 Gen-
naio 1820 al 1873; stampata dopo la sua scomparsa per cura del prof. Marroni)
ricca di osservazioni cliniche e nella quale, tra l’altro, è messa in evidenza l’im-

portanza del fattore ereditario, specialmente dal lato materno, nelle malattie

mentali. (Vedere: CESARE AgostINI, Il Centenario del Manicomio di Perugia
più volte citato, pagg. 29-31, nonché: SANTI VIincENZO, Cenni necrologici del
dott. Giuseppe Cav. Neri, in la « Raccolta Medica », del 10 Gennaio 1874, Forlì,
dai quali risulta che il Neri fu anche « Professore di Psichiatria nel nostro Ate-
neo»). Il Neri vivente pubblicò: Sul Manicomio di Perugia, Lettera al dott.
Cesare Castiglioni, Direttore del Manicomio di Milano, Rivista « Ippocratico »,
Serie III, vol. XIX, anno 1871.

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Neri — fu richiamato a Perugia alla Direzione del Manicomio di Santa
Margherita: direzione che tenne per ben trenta anni con amore e abi- -
lità tecnica e che rinunziò nel 1904 a 70 anni: essendogli stato con-

.. cesso, dietro sua domanda, il collocamento a riposo, con l’intero trat-
‘tamento di pensione. Cessò di vivere il 13 Febbraio 1918.

Dato l’aumento straordinario. dei ricoverati, saliti dai 186 del
1874 ai 645 del 1904, l’Adriani non mancò di preoccuparsi ed occu-
parsi dell’ ingrandimento e del riordinamento dell’Istituto: e se anche

‘non molto, qualche cosa poté fare. E precisamente sono dovute a lui

la compera e l’unione all’aggregato già esistente degli adiacenti Villa
Della Penna (oggi Padiglione Massari) e del convento dei Cappuccini
insieme alle terre ad essi annesse; nonché la costruzione ex novo del-
l’oggi Padiglione Adriani. Più non gli riuscì, date le enormi difficoltà
economiche incontrate, il cui superamento lasciò in eredità al successo-
re Cesare Agostini. Ma per ottenere, oltre il diradamento, uno sfolla-

mento a beneficio dei malati piü gravi, propose ed ottenne che gli

idioti e i dementi senili, gli uni e gli altri comunque tranquilli ed in-
nocui, fossero distribuiti ed accolti nelle sezioni Cronici di Rieti, Fo-
ligno e Spoleto.

Quanto ai sistemi: di. cure. egli dette. grande impulso a quelle di
carattere morale. E destinó i dementi ancora nel vigore delle forze
ma tranquilli e innocui ai lavori agricoli e di giardinaggio (resi possi-
bili dalla considerevole estensione dei terreni circondanti i padiglioni);
o ai migliorati laboratori artigiani (da falegname; fabbro; stagnaio;

‘calzolaio; di sparto), accentrati e ben sistemati nel ricordato padiglio-

ne di nuova costruzione, detto allora appunto «industriale o dei con-
valescenti ». Dotato di forte intelligenza e di finissimo senso critico
visse la vita del suo istituto, tutto dedito alla cura e trattamento dei
suoi malati. Poche quindi sono le sue pubblicazioni; tutte peró rive-
lanti una grande cultura e rivolte principalmente allo studio degli
epilettici e pellagrosi. Ricorderemo, fra le altre: L'Epilessia e il bro-

muro di potassio (che egli fu tra i primi a somministrare su larga dose);
La Pellagra dell Umbria ; Sulla educazione e profilassi della pazzia (re-
.lazione quest'ultima svolta fra il consenso e gli applausi generali al

Congresso di Psichiatria di Siena) ed in ultimo, ma non ultimi come

manifestazione di diligente e profonda esperienza clinica, i Rapporti

triennali, dal 1874 al 1890. Nominato professore aggregato alla Uni-
versità degli Studi vi tenne corsi liberi di Psichiatria.

Infine é interessante ricordare (benché abbia avuto soltanto
pochi anni di vita « I giornale del Manicomio di Santa Margherita »
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 173

rivista mensile di carattere scientifico e insieme pratico, da lui fon-
data e diretta, che rispondeva al triplice scopo: 19) di informazioni
sul decorso della malattia degli alienati poveri, communicabili dai
sindaci cui veniva spedita; 29) di educazione popolare con consigli
| pratici sul trattamento degli alienati in famiglia; 39) di istruzione scien-
tifica attraverso articoli e note di carattere psichiatrico destinate so-
pratutto ai medici della provincia (1):

115) CESARE AgostINI DA PERUGIA (1864-1942).

Nacque Cesare Agostini a Perugia il 15 Ottobre 1864 da famiglia
di artigiani. Il padre, di professione decoratore, fu fervente patriotta,
volontario decorato nelle guerre della Indipendenza: lo zio, che lo
ebbe carissimo, fu lo storico di Perugia, Luigi Bonazzi. Il padre, che
col provento del suo manuale lavoro mal riusciva a provvedere ai bi-
| sogni di una numerosa famiglia, non avrebbe potuto mantenerlo agli
‘studi, se il giovanetto Cesare, che all'ingegno svegliato univa una fer-

ma volontà, non si fosse per conto suo industriato con lezioni private |

di latino e greco; alle retribuzioni delle quali uni, durante il corso
universitario, l'importo di una borsa di studio di mille lire annue del
Lascito Lassi vinta attraverso quello che costituiva allora un assai
serio o difficile concorso. Frequentó i primi anni di Medicina a Pe-

. rugia, distinguendosi in modo particolare nella Chimica (nel qual :

campo scopri un nuovo reattivo per il glucosio: «il reattivo aureo
Agostini ») e nella Anatomia Umana (con un apprezzato studio « Sulle

— origini del plesso brachiale »). Si laureò a pieni voti e lode, a Firenze

nel 1889 e, dopo aver frequentato nel 1890 l’Istituto Psichiatrico di
. Reggio Emilia sotto la guida del prof. Tamburini, si recò ad Heidel-
. berg presso la Clinica di Kraepelin per un corso di perfezionamento.
A quattro anni dalla laurea venne eletto per pubblico concorso medico
primario del Manicomio di Roma e promosso poi in tale carica nella
‘ sua Perugia che da allora non lasciò più. Libero docente nel 1896 di
psichiatria e neurologia, viene; nel 1904, nominato (quale primo clas-
sificato fra 17 concorrenti: giudici TAMBURINI, BIANCHI e MORSELLI)
. Direttore del Manicomio di Arezzo; e subito dopo (dalla Amministra-
zione Provinciale dell'Umbria succeduta dal 1900 nella gestione alla
Congregazione di Carità) al posto del prof. Adriani ritiratosi, Diret-
tore di quello di Perugia; e, trascorso breve spazio di tempo, incari-

cato dell'insegnamento di Medicina legale nell’Ateneo perugino, dove.

(1) Vedere CESERE AGOSTINI, op. cit., pagg. 33-43.

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174 i D. PIETRO PIZZONI

teneva già da vari anni corsi di Antropologia Criminale e di Psichia-
tria forense. Completata nel 1924 degli ultimi due anni la Facoltà di
Medicina dello Studio patrio, é chiamato, per meriti eccezionali (ai
sensi dell'art. 17 del Decreto 30 Settembre 1923) dal Ministero della
Educazione Nazionale a salire la Cattedra delle Malattie nervose e
mentali del cui Istituto clinico egli era stato il fondatore. Un'unani-
me coro di lodi (provocato dalla Facoltà medica perugina) dei piü
illustri psichiatri italiani del tempo (Leonardo Bianchi, Eugenio
Tanzi, Giovanni Mingazzini, Giovanni Pellizzi, Ernesto Lugaro, En-
rico Morselli, Arturo Donaggio, Onofrio Fragnito, Ernesto Belmondo)
lo dichiaró degno di questo onore. Fu per molti anni preside della
Facoltà di Medicina.

La sua opera.come Direttore del Manicomio lasció traccie non
facilmente cancellabili, specialmente sotto l'aspetto del rinnovamento
edilizio e tecnico. Il tipo vagheggiato di Manicomio villaggio divenne
una realtà che anche oggi ognuno puó ammirare. Non solo aggiunse
molti altri padiglioni, a quelli fatti costruire dal suo antecessore Adria-
ni, ad ampia distanza l'uno dall'altro; non solo con uno dei piü vasti
sostituì la demolita casa centrale che come adattamento di un antico
convento non poteva soddisfare alle esigenze di un moderno Ospedale
Psichiatrico; ma i padiglioni integró con altri edifici adibiti a cucina
centrale, a panificio e pastificio; il tutto collegato da una rete di am-
pi alberati viali, spiccanti col loro bianco sul verde delle ricche aiuole
circostanti e percorsi da una ferrovia a sistema Deucaville. E i mi-
glioramenti furono estesi anche alle succursali. E così si aprirono due
padiglioni per dementi cronici tranquilli uno a Spoleto e l'altro a Fo-
ligno; si amplió e miglioró la sezione di Rieti (allora unita all'Umbria)
e se ne apri una nuova per*cento letti a Città di Castello. Tutto questo
intenso ed esteso fervore edilizio (che valse a mantenere il Manicomio
di Perugia al livello dei migliori di Italia) fece correre fra i concitta-
dini del Nostro (e forse in primo luogo fra gli Amministratori della
Provincia cui egli aveva l'arte di strappare cosi abbondanti contribu-
zioni nell'interesse del suo Istituto) la scherzosa leggenda (per lui
altamente onorevole) che fosse affetto dal « mal della pietra » !

- Né minore della edilizia, fu l'attività impiegata nella cura dei
malati specialmente con il grande incremento dato all'ergoterapia.
Ne sono documento eloquente, i numerosi lavori suoi e degli allievi
illustranti i casi clinici oggetto delle sue cure e pubblicati negli « An-
nali dell'Ospedale Psichiatrico di Perugia » da lui fondati nel 1907 e
tuttora vivi e vitali per cura del di lui figlio GrurL1o succedutogli nel
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 175

1928 nella Direzione del Manicomio. La sua notevole [produzione
scientifica riguarda non solo argomenti di psichiatria e neuropatolo-
gia; ma anche di antropologia criminale; di medicina legale e di medi-
cina sociale. La sua opera principale é il Trattato di Psichiatria, che
pubblicato nel 1896 ebbe l'onore di quattro edizioni precedute da
lusinghiere prefazioni di Enrico Morselli e diffusissime in Italia e al-
| l'estero fra studenti e medici pratici. Tra le altre sue oltre cento pub-
blicazioni meritano una speciale menzione quelle sulla « Epilessia »
riassumenti importanti e apprezzate ricerche sulla variazione della
sensibilità generale, sensoriale e riflessa degli epilettici nel periodo
interparossistico e dopo la convulsione. Nel campo della anatomia
patologica e della istologia del sistema nervoso notevoli sono le ri-
cerche sulla » Anatomia patologica della demenza precoce »; sui « Tu-
mori dei lobi frontali »; sulla « Lues della regione ipofiso-infundibulo-
tuberiana e diabete insipido » e sulle « Alterazioni del sistema nervoso
per insonnia ». Si occupó, come i suoi predecessori, della « Pellagra »
studiandone con ricerche scientifiche la eziologia e la profilassi e com-
battendola con pubblicazioni a carattere popolare fino a che la ende-
mia non fu debellata. Negli studi sull'« alcoolismo » mise sperimental-
mente in evidenza l'azione acuta e cronica intossicatoria del vino e
dei vari alcool sul ricambio organico e sul sistema nervoso, non che i
rapporti fra alcoolismo ed epilessia. Particolare inportanza assunsero
i suoi lavori sulla « Encefalite epidermica cronaca » della quale fu tra i
primi in Italia a descrivere la sintomologia clinica e di cui in modo
magistrale studió le sindrone psicopatica cui diede il nome di « pseudo
demenza post encefalitica » e nella quale ritenne dominare il sintomo
‘ da lui chiamato « bradipsichismo ». E sempre allo stesso campo ap-
partengono i lavori « sulla alterazione del linguaggio negli encefalitici»,
sulla « importanza del fattore psichico nei disturbi del linguaggio » e
sulla « motilità degli encefalitici cronici ».

Tra le pubblicazioni di psichiatra foreuse vauno ricordati i suoi
lavori sul « misdeismo », e la monografia « sulla responsabilità penale
e capacità civile degli stati funzionali propri del sesso femminile ».

Si occupó anche di medicina del Lavoro e tenne in argomento un
Corso di lezioni all'Università riassunte poi in « Cenni di Fisiopatolo-
gia del Lavoro »: breve ma completo e pratico manuale di Medicina del
Lavoro.

Fu membro di varie accademie mediche e società scientifiche
italiane e straniere e collaboró nelle piü note riviste della specialità
e specialmente nella « Rivista di Freniatria » alla quale affidó i suoi

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- 176 ; D. PIETRO PIZZONI

primi lavori. Nella nomina a membro della Società Neurologica di
Parigi riusci secondo su cinque candidati scelti fra un gran numero

. di concorrenti di ogni nazione.

Ricopri varie cariche pubbliche: fu pro-sindaco e più. volte as-
sessore del Comune di Perugia.

Fu volontario nella prima guerra mondiale col grado di Tenente-
Colonnello medico: consulente d'Armata, guadagnandosi la Croce di
guerra ‘al valore. Fu anche decorato al valore civile e al merito della
sanità pubblica. Rinunzió alle cure del Manicomio nel 1928. Colpito
da crudele malattia (che sola riuscì a, fiaccarne la tempra di lavo-
ratore indefesso) cessó di vivere il 27 Agosto 1942. Per parte della
Università e dell'Amministrazione, Provinciale gli furono rese so-

lenni onoranze (1).

116) CARLO BeraRDUCCI DA PeRUGIA (1843-1902).
Ai quadri degli illustri Direttori del Manicomio di Santa Marghe-

.rita crediamo pregio dell’ opera far seguire quello di un primario ed
in ultimo vice-diréttore che per 37 anni vi profuse il tesoro della sua

scienza e carità e che — teste Cesare Agostini — (2) invitato dalla Con-

| gregazione di Carità (allora gerente il Manicomio) a succedere a Fran-
. cesco Bonucci, pur essendo indubbiamente pari all’alto ufficio, do-

minato, dice l’Agost'ni, da un'eccessiva modestia, declinò l'alto in-

carico. Ma (come nota il suo biografo Roberto Adriali a lui legato da

50 anni di salda sincera amicizia malgrado la notissima opposizione
di principi filosofici e religiosi; positivista non credente l’uno, aperta-
mente e ferventemente cristiano cattolico l’altro) Carlo Berarducci
invano cercò di sottrarsi alla generale ammirazione, che anzi la sua
umiltà mise in più chiara luce la sua solidissima personalità di medico
pietoso e di scienziato cosciente.

Nacque Carlo Berarducci in Perugia nel 1843 da famiglia Ferite
di eletti ingegni. Giovanetto coltivò con amore gli studi letterari, fi-
losofici e. medici. Conseguita la laurea di medicina nell'Università
di Roma, prestò opera assidua benefica, accompagnata da studio in-
tenso e osservazioni acute, prima nell’Ospedale civile e poi, finché
le forze lo ‘assistettero, successivamente come Assistente, Medico pri-

(1) Necrologia di Cesare Agostini, in « Annali dell'Ospedale Psichiatrico
di Perugia », anno 26°, fascicoli I, II, III, IV, Gennaio-Decembre, 1942, pag.
III-XI; Pn OnANO, Commemorazione di C. Agostini, ibidem, pagg. 23-92.
Vedere anche l'anno XVIII degli « Annali », già citati, pag. 140.
(2) Vedere Anno XVIII degli « Annali » predetti già citati, pag. 29.
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA . 177

mario, Vice-Direttore, nel Manicomio di Santa Margherita. La pro-
fonda dottrina e la vasta erudizione procuratesi colla applicazione e
corroborata dalle osservazioni ed esperienze dell'esercizio professio-
nale lo designavano all'insegnamento clinico. E "Università patria lo
dichiarò suo « dottore aggregato » nel Giugno 1872; incarico che egli
tenne con decoro, concorrendo col consiglio e col voto all'incremento
degli studi ed alla prosperità dell' Ateneo.

-Scienziato senza crederlo di esserlo, sebbene profondo conosci-

tore dei più ardui problemi di patologica mentale, fu solo per altrui

volontà. che stese per giornali medici articoli pregiatissimi, oggetto

di alta ammirazione dei medici alienisti. E fra le sue pubblicazioni
molto lodate furono quelle sugli idioti; sulle libertà ai pazzi e la loro
separazione dalla famiglia; sulla follia alcoolica, sulla responsabilità
degli alienati, sulle recidive, etc.

‘Con queste sue pubblicazioni e più ia professionale
portò indubbiamente cel campo pratico della medicina larga messe di
osservazioni e studi; ma non frequentò accademie e congressi nè si curò
di dar comunque luce al suo nome, pago di vivere la vita degli infelici
alle sue cure affidati nel Manicomio e dei quali egli fu non solo il medico

alienista valente, ma l’amico, il padre, il fratello largitore ai loro dolori

non solo di rimedi materiali, ma anche e sopratutto di conforti spirituali.
.E la sua opera di medico e benefattore egli largamente esercitò

anche fuori delle mura del Manicomio. La sua valentia e la delicatez-

za dei suoi sentimenti lo fecere ricercato ed amato da molte famiglie

che lo ebbero medico, amico e consigliere carissimo. Ma soprattutto

fu ai poveri che egli fu generosamente e disinteressatamente prodigo

di cure e conforti, non scompagnati da aiuti materiali destinati a .
‘renderne meno dura la miseria ed evangelicamente con delicata cura

celati, tanto che spesso il beneficato non sapeva chi fosse il benefattore.
Carlo Berarducci.fu cittadino probo, retto di animo e giudizio,
severo nei costumi, leale coi colleghi, fedele cogli amici, affabile e be-
nevolo con tutti. Delle cariche pubbliche occupò le quelle che ave-
vano carattere di beneficienza. i
A 68 anni di età, il 30 Giugno 1902 si spense serenamente con-

| confortato dai carismi della Religione. Volle funerali modestissimi:

ad accompagnarlo all’ultima dimora era, colle personalità più spic-
cate,-uno stuolo immenso di poveri.. Ne disse le lodi l’amico fedele
Roberto Adriani (1).

(1). Necrologia di Cesare Berarducci e firma R. ADRIANI, « Annuario della

12

"mali PORT Dr ce: sca I IA 178 D. PIETRO PIZZONI

117) DorroniN1 ACHILLE DA PERUGIA (1796-1863).

Nacque a Perugia il 6 Maggio 1796 (2). Dallo zio materno, il
chirurgo Belisari (vedi parg. 109) fu indirizzato agli studi di Chirurgia;
studi che compì nella Università patria. Passò poi nel 1820 à Roma
per perfezionarsi e praticando quegli ospedali si fece molto' apprezzare.
Allo stesso fine si recó dopo a Napoli, e alla scuola dell'insigne oculista
prof. Quadri si perfezionó in modo particolare in questo ramo della
scienza chirurgica. Il suo rimpatrio nel 1822 segnó — al dire dei suoi
biografi — per la chirurgia perugina un'era nuova. Ricco di sapere,
dotato di occhio acutissimo, mano delicata e sicura, fornito anche di
facile eloquio, di aspetto amico «restauró la chirurgia in Perugia già

Libera Università di Perugia », anno 1902-903, pag. 45; Alla memoria del dott.
Carlo Berarducci, Perugia-Santucci, 1902, contiene fra l'altro, la commemora-
zione letta da R. Adriani.

(2) Necrologia di Achille Dottorini a firma L. M. (Luigi Marroni) in « Gior-
nale Scientifico-letterario di Perugia », anno 1863, pag. 409; ToRELLI RuGGIERO,
Elogio funebre di Achille Dottorini, Perugia, Santucci, 1864. Da queste due
biografie sono state tolte le notizie e le citazioni sul Dottorini. Dall'Elogio del
Torelli credo opportuno riportare il seguente brano (pag. 6-7): « In un momen-
« to terribile di guerra fratricida, tra il rimbombo dei cannoni; tra le rovine dei
« saccheggi; tra le grida disperate dei fanciulli e delle donne; tra i lamenti dei
«feriti; tra gli spasimi dei morenti, Achille Dottorini apriva gli occhi alla luce.
« Era il giorno 8 Maggio 1796. Una fortezza fu la casa che lo vide nascere; una
« fortezza ma non un carcere; un luogo di rifugio, ove tante famiglie cercavano
« di sottrarsi alla rabbia di gentaglia armata che stringeva Perugia di assedio...
« Era dunque un momento terribile di guerra fratricida. La culla del bambinello
«giaceva in mezzo agli attrezzi di guerra...»

Alla Madre « un proiettile scagliato dalle orde fratricide le troncó la vita
«poco dopo che ebbe dato la luce a questo suo pargoletto ».

Le memorie di Perugia (vedere fra l'altro la « Storia di Perugia » del Bo-
nazzi) non fanno affatto menzione di una guerra fratricida del genere. Il 1796
appare per Perugia anno di pace piena. Né guerra ci fu nel Febbraio dell'anno
seguente quando entrarono i Francesi che vennero e furono accolti come ami-
ci. Non saprei come spiegare il racconto del Torelli se non colla supposizione
che egli abbia equivocato con quanto successe tre anni dopo (Agosto 1799);
allorquando una schiera di circa 12 mila Aretini, al comando del Colonnello
austriaco Sneider, si impadroni di Perugia, costringendo Francesi e giacobini
locali rinchiusi nella fortezza a capitolare; mediatore il Vescovo Odoardi.

Che il Torelli abbia dato corpo, senza il necessario controllo, a fantasie
correnti tra il volgo, presso il quale il Dottorini, in ragione della sua eccezionale
valentia chirurgica, godeva di grande popolarità ? Il Marroni dà per il Dotto-
rini la stessa data di nascita 8 Maggio 1796; ma non accenna ad alcuna parti-
colarità e tanto meno del genere.
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 179

da gran tempo scaduta»: se pure non sia il caso di affermare — sempre
secondo i suoi biografi — che egli ve la ristabilì « e per 30 anni almeno
«tenne il primato fra i cultori di un’arte così malagevole, dando con-
«tinue prove di sua perizia nell'ospedale; nei palagi e nei tuguri; in
«città e fuori dove spessissimo era chiamato e desiderato ».

« Noi — seguita il suo biografo Luigi Marroni — fra le altre abbia-
«mo ancora dinanzi alla mente la operazione di un aneurisma po-
« pliteo eseguita nel nostro ospedale dove era chirurgo primario, che fu
«grave per sé; gravissima per le complicazioni cui si associó, e tut-
«tavia coronata da legittimo successo ».

E fu questo il merito principalissimo per cui nel 1832 — in con-
fronto anche di altri valorosi concorrenti — fu chiamato a coprire la
cattedra di Chirurgia ed Ostetricia. « Energico, attivo, operoso sempre,
« amico leale dei suoi discepoli, li stimolava allo studio, li teneva pres-
«so di sé, li conduceva dai suoi infermi; ed ivi ripeteva ed applicava
«gli insegnamenti che dalla cattedra aveva loro istillati, ed ispirava
«loro coraggio nella pratica disastrosa della chirurgia ». Così il Torelli
suo scolaro e poi successore. i;

Prima era stato nominato Chirurgo Primario dell'Ospedale e non
è facile dire della assiduità continua, dell'impegno, della pazienza
spiegate; dalle quali tutte derivò un ordine nuovo fonte di nuova vita
per quel pio istituto. Fu anche medico del Sodalizio di S. Martino; set-
tore perpetuo dell’Accademia Medico-Chirurgica; Chirurgo delle Carce-
ceri, del Fisco e della Milizia non che di molte famiglie e associazioni
religiose. Nel 1849, sotto laRepubblica Romana, andò a servire come
Chirurgo Maggiore nel secondo Reggimento di Linea nella compagnia
di Roma-Velletri e, poco prima della entrata in Roma dei Francesi, fu
onorato del grado di Colonnello e decorato di medaglia. Reduce in pa-
tria diede saggi di perizia nella cura di numerose malattie di occhi dei
soldati austriaci, che purtroppo trovò a presidiare Perugia.

‘E così nel Giugno 1859, come nel Settembre 1860 la sua stabile
| dimora fu l'Ospedale ed amici o nemici che fossero i sofferenti, eguali
per tutti furono le sue premure ed i suoi soccorsi.

Il governo del Re Vittorio Emanuele II lo premiò col titolo di
Maggiore della Guardia Nazionale e con altre onorificenze.

Amò di tenero amore la sua famiglia dove pur troppo però trovò
dolori immensi: la sposa gli fu rapita immaturamente e di cinque
figli uno solo gliene rimase. Fu profondamente religioso e insieme
- patriotta ardente. Cadde malato nel Novembre 1862 e munito di tutti
i conforti religiosi cessò di vivere il 16 Novembre 1863.
180 ^ . .D. PIETRO PIZZONI

118) ToreLLI RucGERO DA PERUGIA (p 1895).

Nacque il 3 maggio 1820 a Perugia e a Perugia trascorse quasi
tutta la sua vita privata e scientifica. Percorsi gli studi secondari nel
patrio Seminario e i primi superiori nella patria Università, se ne
assentò per completare gli ultimi anni del corso di Medicina e Chirur-
gia a Bologna dove nel 1844 si laureò, e perfezionare la sua cultura nelle
cliniche di Roma (1847) e di Napoli (1853). Dal 1848 al 1851 era stato
medico condotto a Torgiano. Tornato definitivamente in ‘patria si
acquistò presto bella fama di chirurgo operatore, per cui ottenne
il posto di Primario nell’Ospedale Civile. E in questa qualità
— insieme al suo primo maestio ed ora amico Achille Dottorini — nel
giugno 1859 e nel settembre 1860 prestò l'opera sua per la cura dei
feriti. ; ! È

Nel Dicembre 1862 dal Comune, che allora reggeva le sorti della
Università, veniva chiamato a supplire il Dottorini (colpito dai pri-
mi sintomi della malattia che appena un anno dopo la portava al se-
polero) nell’insegnamento della Patologia chirurgica; e nel luglio
1863 era nominato titolare della stessa cattedra.

«Il punto culminante della sua attività chirurgica, quello che.
«gli assegnerà sempre un posto distinto nella storia della Chirurgia,
«è l'operazione da lui praticata di resenzione di parte dello stomaco
« (14 Settembre 1865). In un caso di grave ferita dell'addome con le-
« sione e procidenza dello stomaco, la cui parete anteriore era per lar-
«ga estensione contusa ed insozzata, egli allargata la ferita addomi-
«nale e tratta fuori la porzione sana dell'organo, recideva tutta la
«parte lesa giungendo fino sul sano e riuniva i margini della ferita
« eon sutura. (1) Quando più tardi l'attenzione dei chirurgi si portò sulla
«resezione parziale dello stomaco, egli in una memorabile seduta del-
«l’Accademia medica di Perugia presentava dopo tredici anni (1878)
«il suo operaio guarito. Questo ardito e fortunato intervento, che
«preludiava i trionfi della chirurgia viscerale moderna, dimostrava
«la possibilità di vita e di una normale digestione con uno stomaco
«ridotto di gran parte della sua ampiezza. E forse l'ERMARCR, il chi-
«rurgo di Kiel, che dopo lui compieva in analoghe condizioni l'istesso -
«atto operatorio, non ignorava di essere stato preceduto dal chirur-
«go di Perugia. Egli dimostrò sempre una grande perizia nella cura

(1) L’operazione fu compiuta al chiarore di una candela di sego sostenuta-
gli da un infermiere !
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. Zia di cui alla nota precedente.

I "MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L' UNIVERSITÀ DI PERUGIA 181

« delle jnalattie Ae ced delle vie urinarie, e fu uno dei più valenti

- «litodomi dell’epoca sua., Uno fra i primi in Italia (1859) che praticó

«con successo l'allacciatura della succlavia al di fuori degli scaleni,
«e ne ebbe lode speciale del CORRADI Delia sua storia della Chirurgia
«in Italia ».

Modesto — forse anche troppo — egli non prese cura di pubbli-
care un po’ estesamente il risultato della sua lunga pratica chirur-
gica. ! di: à
E. in ciò — non certo con vantaggio della scienza — seguiva il
sistema di chirurghi anche sommi del suo tempo.

Di carattere strettamente scientifico ha due pubblicazioni. La
prima s'intitola La testa di un feto rinvenuta nel ventre di una septuage-
naria. Breve cenno anatomo-patologico di Ruggero Torelli perugino,
Perugia, Tip. Vagnini 1851.

E un opuscolo di pag. 41. Il Torelli a pag. 21 ricorda il caso ana-
logo denunciato da A. Mariotti (vedi parag. 103) sulla fisica possibilità
di potersi trovare un uomo gravido e le ragioni di quest'ultimo addot-
te, fondate tutte sulla intraduzione di un uovo dentro I altro nell’utero
materno. In nota ne cita un altro descritto dal dott. Gaetano Nocito
nel Raccoglitore medico di Fano (anno XIII, Serie II, Vol. II, n. 10-
30 novembre 1851) riferentesi ad un individuo di 30 anni che colle

feci emetteva in gran copia ossetti ed unghia di figura e forma
umane. Dei quali se ne poterono raccogliere 30 di figura abbastanza
compita e determinabile.

La seconda, come risulta da quanto abbiamo detto, interessan-

tissima, riguarda: un « Caso strdordinario di ferita dello stomaco — La
«prima sezione dello stomaco registrata dalla scienza - Communica-

«zione fatta all'Accademia medico-chirurgica di Perugia l'8. Giugno

.«1878, Bologna, Tip. Gamb. e Parmeggiani, 1878 ».

Pubblicó poi uv libro popolare — « Sull'assistenza dei malati in

i famiglia — Consigli alle donne italiane », Milano, Tipografia degli Inge-
‘‘gneri, 1879. Il libro, scritto con elegante spigliatezza e pieno della

saggezza pratica di un clinico consumato, ebbe una grande diffusione.
Dettò anche poesie in vernacolo perugino, divenute popolari e dalla

' famiglia raccolte, dopo la sua morte, in un volume. (1) In età avanzata si
ritirò spontaneamente a meritato riposo: gli successe nella cattedra

(1) TORELLI Rucciero, Sonetti ed. altre. poesie, Libreria Editrice Galli,
Milano 1895. Dalla prefazione di Ettore Verga (pag. VI) è stata tolta la note

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Erasmo de Paoli dalla cui necrologia abbiamo tolte le notizie e le ci-
tazioni riportate (1). Mori il 15 Marzo 1894.

119) GiusePPE SEVERINI DA GusBio (1803-1875).

Da poveri ed onesti operai di Gubbio nacque il 6 Marzo 1808
GiusEPPE SEVERINI; ma a 10 anni fu condotto a Perugia che egli
consideró poi sua seconda patria, non essendosene mai piü allonta-
nato. Superati brillantemente gli studi medi, si iscrisse alla Facoltà
di Medicina della patria università; c le attestazioni amplissime di
lode, tra gli altri, di Cesare Massari e di Domenico Bruschi fanno
fede della diligenza e dei progressi del giovane studente.

Laureatosi a 24 anni a Roma il 2 Maggio 1827, e conseguito a
pienezza di suffragi nello stesso anno e nello stesso ateneo il diritto
di esercitare la nobile arte di curare i malati, passó i primi dieci anni
a perfezionarsi parte a Roma presso l'Arciospedale di S. Giovanni,
parte a Perugia in qualità di assistente o sostituto in quell'Ospedale
di S. Maria della Misericordia nel quale poi nel 1837 fu chiamato a
coprire il posto di Medico primario; posto che tenne con raro amore
e perizia per 47 anni, fino cioé al termine della sua vita.

Nominato per concorso all'insegnamento di Patologia Generale
Semiotica e Terapeutica nel novembre 1839 ne occupò la cattedra
fino al settembre 1846 quando per suo desiderio fu traslocato a quella
di Medicina Teorico-pratica e di Medicina legale; rinunziando que-
st'ultima ed unendo la prima con l'altra di iniziamento alla Clinica
nel 1860, in modo da raggruppare armonicamente i suoi studi e con-
nettere l'esercizio privato e ospedaliero della professione con l'istru-
zione dei giovani nella parte pratica della Medicina.

Scrive il suo biografo Giuseppe Marroni (vedere parag. 121) che
quando nél 1860 tutto ciò avveniva « benchè il Severini cominciasse
« già ad essere logoro per fatiche e per anni non mancò di porsi al-
« l'altezza della sua missione e di studiare avidamente tutti i progressi
« della novella Scuola Germanica, se stesso e gli studenti ad un tempo
«educando al positivismo medico fondato particolarmente e preci-
«puamente da quella triade che furono ROKITANSKI, OPPOLZER,
« SKODA.

« Scientificamente il Severini subì tutte le metamorfosi che la

(1) Erasmo De Paorr, Necrologia del prof. Ruggero Torelli, nell'« An-
nuario della Libera Università di Perugia », anno 1894-95, pag. 169. Nell’« An-
nuario » stesso dell’anno 1886-87, pag. 81, è contenuto l’elenco delle pubblica-
zioni.
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 183

«scienza nostra ha incontrato dal principio del secolo fino ad oggi;
«naturalmente Browniano o meglio anche Rasoriano al principio di
«sua carriera, fu seguace anche di quella dottrina per l'amicizia e la
«stima in che ebbe Giuseppe Frank; oscillò poi fra il TOMMASINI e
«la Seuola Pavese e Padovana che Browniani e Tommasiniani oppu-
«gnarono sempre, e fini per accettare uno dei primi le teorie di quel
«grande di cui oggi stesso Firenze e Cesena piangono la morte (Bu-
« FALINI); le sue lezioni, comunque ei pensasse, furono informate
«sempre al vero pregresso, ed è per questo che, di tutte le vecchie
«teorie sbarazzato lo vediamo primo seguace a Perugia della Scuola
« Germanica: io penso che dopo un lungo tirocinio di: pratica e di
«insegnamento di altro egli non fosse convinto se non che lo studio
. «precipuo del medico sta nelle cause e negli effetti del morbo, e che
« sua abilità principale è il comprendere il nesso di quelle con questi
«ed investigarne le condizioni che vi si inframmettono ».

Professore collegiato della Facoltà Medico-Chirurgica; per molti
anni Medico rionale del Sodalizio di S. Martino; per altri 30 anni
delle Carceri; Consigliere Sanitario Provinciale dal 1835 al 1865;
Deputato Sanitario del Comune più volte; visitatore delle farmacie;
Presidente dell’Accademia Medico-Chirurgica; Presidente della Società
di Mutuo Soccorso tra i Medici; tutto disimpegnò con zelo ed abilità,
non ricusandosi a gite strapazzate e lontane nell'occasione di epide-
mie o epizoozie apportando da per tutto tranquillità e vantaggi.

Dedito a tante cure — malgrado una costituzione fisica molto
delicata, provata da giovinetto di tifo epidemico e soggetta da adulto
ad affezioni broechiali - non ebbe tempo di attendere a pubblica-
zioni. Ma l’amore della scienza comunicò al figlio Luici del quale
dovremo occuparci tra poco in modo particolare (vedere parag. 127)
e che ben raccolse, continuó, ampliò l'eredità scientifica trasmessagli
dal padre quando questi dopo lunghi strazi (provocati da una lunga
e penosa malattia di vescica) sopportati con cristiana costanza il 9
. Marzo 1875 spirò l’anima eletta (1).

120) Marroni Luigi pa PeRrUGIA (1807-1887).

Nacque a Perugia il 20 Gennaio 1807, morì il giorno 18 Maggio
1887; appena un anno dopo del figlio Giuseppe di cui narreremo tra

(1) MARRONI GIUSEPPE, Cenni biografici del prof. Giuseppe Severini letti
nel Accademia Medico-Chigurgica di Perugia il 4 aprile 1875. Senza data e
luogo di impressione.

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poco la pietosa fine che senza 1 dubbio accelerò quella del Padre d o.
lato. Medico esperto e filantropico esercitó l'arte sua con zelo, abne- -
- gazione e carità. Stimato dai ricchi fu venerato dai poveri cui fulargo
dell'opera sua e del suo denaro. Versato nella discipline psichiatriche
per sette lustri prestò opera assidua ed efficace al Manicomio, compa-
gno e consigliere al Santi, al Massari, al Bonucci ed al Neri. Professore
di patologia per lunghi anni fu docente ricercato e ammirato. dagli
alunni in scuola e fuori. Letterato fu bibliografo erudito e la sua scelta
collezione di parecchie migliaia di volumi di opere mediche, storiche e
letterarie nelle IUgHon edizioni ha arricchito la Biblioteca Augusta di
Perugia.

Collaboratore per molti anni (1853-64) del. Giornale Scientifico
Agrario letterario di Perugia, vi pubblicó varie traduzioni, riviste, bio-
grafie (da noi frequentemente citate) e pregevoli articoli suargomenti
letterari e scientifici.

Sono sue parecchie biografie, in gran parte di Perugini. illustri,
inserite nella 5% edizione della Exeictopedia popolare di Torino (UTET)
e nel supplemento.

Fu attivo membro della Accademia medico-chirurgica; e occupò
parecchie cariche pubbliche: specialmente in commissioni sanitarie e
nella associazione medica di Mutuo soccorso.

Di animo geatile; di modi affabili fu fedele cogli amici, leal? coi
colleghi; benevolo con tutti (1).

121) MARRONI GrosPPE. DA PERUGIA (1843- 1886).

Nacque a Perugia da Luigi Marroni il 3 Novembre 1843. Fece il

primi studi nei patri istituti dove si distinse per ingegno e volontà:
. dopo il quarto anno di medicina, si recò a Bologna presso la cui Uni-
| - versità ottenne la laurea dottorale. Rientrato in patria si dedicó dap-
prima all’esercizio professionale: fornito di soda cultura e dando con-
tinue prove di una abilità straordinaria si procacciò ben presto una
vasta clientela. Giovane di appena 25 anni, gli fu con l’anno accade- .
mico 1868-69 conferito l’incarico delle Istituzioni di Anatomia Patolo-
gica, incarico che nel 1877, dati gli ottimi risultati del suo diligente e
coscenzioso insegnamento, si SUL nella nomina a Professore Straor-
dinario.

(1) Necrologia di Luigi Marroni a firma R. ADRIANI in « Annuario della
Libera Università di Perugia » anno 1887-88, Per l’elenco delle pubblicazioni
vedere Annuario idem 1878, 79, pag. 165.
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA . 185

Scrupolosissimo nell'adempimento dei suoi doveri si vide chia-
mato a molti uffici. Infatti oltre che medico di sezione per il Rione di
Porta Sole; Sanitario dello stabilimento carcerario; Conservatore del
vaccino per la provincia dell'Umbria, egli fu Segretario dei consigli
sanitari comunale e provinciale: e Segretario dell'Accademia medico- .
chirurgica di Perugia « nei quali. consessi fu in lui rilevata un'attitu-
«dine speciale a cogliere nelle manifestazioni delle più disparate sen-
«tenze gli elementi omogenei ed accettabili per venire a conciliazio- .
«ni che acquietavano mirabilmente i sostenitori di opposti principi ».

Dettó con sobrietà e correttezza pregevoli lavori che videro la luce
in periodici scientifici ed in altre pubblicazioni. Li ricordiamo: 1) Del
Petrolio nella rogna ; 2) Il colera a Perugia : 3) Relazione sul servizio
vaccino nell' Umbria per l'anno 1869; 4) Vaccinazione animale nell’ Um-
bria per l'anno 1872; 5) La vaccinazione obbligatoria ; 6) Prof. Dome-
. nico.Bruschi, Biografia ; 7) Cenni biografici del prof. Giuseppe Severini;
8) Relazione per l'Accademia medico-chirurgica per l'anno 1874-75.
Particolarmente interessanti sono le pubblicazioni relative alla vac-.
cinazione; argomento sul quale proprio in quegli anni fervevano le di-
scussioni e .si acuivano i dissensi.

Una tremenda sventura colpì Giuseppe Marroni nel fiore degli
anni. Travagliato da dispiaceri gravissimi, la sua intelligenza finì per
non reggere; né pur troppo assidue cure di distinti frenologi valsero
a riorientarla. Mori il 9 Gennaio 1886, dopo un anno di malattia,
nel Manicomio di Perugia (1).

122) BruscHI DOMENICO DA PERUGIA (1737-1863).

Nacque Domenico Bruschi in Perugia l'8 Marzo 1787 da Maria
Fulzi e da Silvestro, filosofo, giudice e. avvocato di grido, non che dal
1802 Professore nella patria Università di diritto civile e istituzioni
‘ giustinianee e infine di Giurisprudenza criminale. A. 19 anni nel 1805
conseguì la laurea in filosofia e medicina; e poiché in quei primordi della
sua carriera scientifica, più che dalla medicina, sentivasi trasportato
" dall’amore delle scienze naturali, e specialmente dalla Botanica, si
portó a Firenze e attese per due anni a perfezionarsi alla scuola di
quel sommo naturalista che fu OrrAviANo TARGIONI TOZZETTI, non
trascurando simultaneamente gli studi di fisica, chimica, miaeralogia,
anatomia, comparata, zoologia, astronomia. Tornato in patria inizió

(1) Necrologia di Giuseppe Marroni, senza firma, in « Annuario della Li-
bera Università di a », anno 1886-87, pag. 96.
186 D. PIETRO PIZZONI

la carriera come medico condotto in un paesello dell'Umbria. Ma
ben presto venne ricercato per piü elevati uffici. E mentre la patria
Università lo nominò nel 1809 Professors di storia naturale e materia
medica, il Governo Imperiale Francese lo invitó quasi simultanea-
mente, nel 1810, a coprire la cattedra di botanica, chimica e agraria
nel Liceo di Benevento. Egli preferi il secondo al primo invito e ben-
ché si trattenesse a Benevento un anno soltanto, vi lasció molto no-
me e lungo desiderio di sé. Vi si trattenne, cioé, fino a che nel 1811,
non fu invitato a salire una cattera di Botanica: in uno dei Licei d'I-
talia dal Direttore Generale della Pubblica Istruzione: dell'allora costi-
tuitosi Regno italico, e nello Studio patrio dalle autorità a questo
preposte. Fu il secondo invito che questa volta accettò. E a Perugia
poi fermó invariabilmente la sua dimora concentrandosi nei suoi
studi. L'insegnamento della Botanica nell'Ateneo perugino ebbe nel
Bruschi un vero rinnovatore; in quanto egli trasformó in un insegna- .
mento veramente scientifico quello che finora era stato limitato ad
una storia naturale delle piante medicinali. Egli duró in questo magi-
stero più di cinque lustri, nel quale tempo fu sua cura non soltanto
la istruzione dei giovani che numerosi accorievano alle sue lezioni;
ma altresi la fondazione di un Giardino Botanico nel terreno circo-
stante il convento degli Olivetani dove era stata allora trasportata
l'Università. E assorto nei suoi cari studi di scienze naturali aveva
del tutto quasi abbandonato l'esercizio professionale medico, quando
. improvvisamente lo riprese e con amore vi si dedicó nell'occasione
della luttuosa epidemia di tifo petecchiale che menò strage, su corpi
già affraliti dai dolori e dagli stenti della carestia, nel 1816 e nel 1817.
«E — scrive Francesco Bonucci — con la mente maturata di ampie
«cognizioni, disviticchiandosi dalle catene che una famosa dottrina
«aveva strettamente imposto alle mediche discipline, ritraeva piü
«avventurosamente di altri alle terribili prese del morbo micidiale, i
«mal ridotti infermi. E da allora perseveró sempre, con tempe-
«rata misura di tempo, eziandio ne'la cura soccorrevole degli in-
fermi ».
Frattanto, restaurato il Governo Pontificio, la sua scuola di Bo-
tanica era convertita in una scuola di chimica, botanica e farmacia
ed egli veniva seraparamente nominato Direttore dell'Orto Botanico.
Non pago di questi studi insieme a due esimi colleghi, Massari
e Mezzanotte, intraprese nel 1824 la pubblicazione di un'opera perio-
dica di medicina e chirurgia — il Repertorio medico-chirurgico —; nel
quale egli teneva la parte principale, inserendovi tra l'altro, non po-
I MEDICI UMBRI LETTORI PSESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 187

chi estratti di opere nuove pregevolissime. E.sia per i lavori suoi, che
per quelli degli altri compilatori in due anni il giornale era salito ad
alta riputazioae, quando nel 1826, ne troncó il seguito una imprevista
spaventevole calamità. i

Nel Marzo 1826, mentre dalla cattedra dettava, davanti adun
uditorio pendente dal suo labbro, una delle sue solite mirabili lezioni,
fu colpito da una violenta encefalite, che, offuscandone l’intelligenza,
determinava il delirio. Dopo qualche giorno, attenuato il male e riac-
quistata la ragione, pregò gli assistenti di fare entrare un po di luce
dalle fenestre. E quando questi lo avvertirono meravigliati che le fe-
nestre erano aperte e la luce inondava la camera, si accorse ad un
tratto di esser divenuto cieco !

Con fermezza veramente singolare lo spirito superiore di Dome-
nico Bruschi non vacillò di fronte a tanta catastrofe. Per virtù di reli-
gione profondamente sentita e forza di volontà energicamente at-
tuata adattatosi alla nuova non facile condizione di vita e concen-
tratosi in un’intensa interiore attività intellettuale seppe rievocare
le molteplici e svariate esperienze di quando era illuminato veggente.
E deliberò, tra l’altro, di continuare, benché privo di vista, le osserva-
zioni botaniche. Cosicché una delle principali sue occupazioni fu quel-
la di aggirarsi fra le a lui ben note aiuole del Giardino botanico per
riconoscere le piante (in numero di circa duemila specie) da lui stesso
interrate, coltivate ed educate quando ancora la luce degli occhi gli
brillava in fronte. E così il Bonucci, come il suo discepolo Giuseppe
Marroni assicurano essere storico il fatto di avere il Bruschi classifi-
cato a semplice base di tatto una pianta recatagli da un illustre bo-
tanico che più naturalisti chiaroveggenti non erano riusciti a determi-
nare (1).

E non si fermò alla botanica, che colla cecità ebbe inizio per Do-
menico Bruschi una seconda vita che lo doveva rendere celebrato per
tutta Italia. All’insegnamento della botanica aggiunse quello della
Materia medica: cattedra che fino al 1826 esisteva nello stato Ponti-
ficio solo presso le Università maggiori di Roma e Bologna. E con-
cepi l'idea di dare all'Italia un completo trattato di quest’ultima ma-
teria; e ciò perché gli esistenti del Carminati e Targioni non risponde-
' vano più ai bisogni dei tempi e quelli che correvano per la Francia
e la Germania, tuttoché celebrati, cominciavano anch’essi ad invec-

(1) Cfr. Domenico Bruschi di GIUSEPPE MARRONI in « Supplemento.

perenne alla Nuova Enciclopedia popolare Italiana », 1870-71, U.T.E.T.
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188 . . D. PIETRO PIZZONI.

chiare. E tra il 1828 e il 1832 vennero fuori a Milano le « Istituzioni di -
Materia Medica ». '

.. «L'ordine —- scrive il Bonucci, giudice competente — ]a usi la
« diligenza dei fatti raccolti in un campo di latissimi confini; la schiet-
«ta esposizione dei fatti stessi, sciogliendoli, con bello ardire in quei
«tempi, dalla violenza che vi usarono le dottrine della eccitabilità;
resero quest'opera straordinaria, inaspettata, ammirabile ». Questa
fu l’opera che levò più delle altre in fama il nome del Bruschi.

I giornali scientifici largamente la commendarono; Gregorio XVI
la premiò col dono di cento scudi; due anni dopo ne fu fatta a Milano
una seconda edizione, la quale, come la prima andò rapidamente a
ruba; e moltissimi corpi accademici, si sentivano onorati di nomi-
nare l’Autore socio corrispondente.

Animato da tante distinzioni e tanto plauso, nel 1844 il Bruschi,
sempre coi tipi di Milano, pubblicò un’altra opera col titolo: Fonda-
menti di terapeutica e Farmacologia generale, ovvero Introduzione allo
studio della terapia e materia medica speciale, dove riassumeva le va-
rie e complicate fila dei lunghi studi terapeutici, inquadrandole colle
dottrine fisiologiche e patologiche. E in tal modo il Bruschi sommini-
strava ai medici i dettami generali da seguirsi nella cura dei morbi,
riunendoli per la prima volta in un corpo completo di dottrina. An-
che quest’opera incontrò l’universale consenso e plauso. Ai lavori di
molta lena che abbiamo ricordato, se ne aggiunsero altri di minor
mole ma, non sempre almeno, di minor interesse.. Così dal 1833 al
1838 pubblicò numerosi. scritti nel Giornale Scientifico letterario di
Perugia (alcuni dei quali ristampati da altri giornali), nonché una « Me-
moria sui rimedi purgativi » riprodotta nell'Antologia medica di Ve-
nezia e poi nel Dizionario classico di Medicina del dott. Levi. « Am-
mirabili furorio poi — (è il Bonucci che scrive) — le due Lettere sulla medi-
« cina omiopatica — (il sistema dovuto a CRISTIANO FEDERICO SAMUELE :
« HAHNEMANN 1755-1843) — in cui senza animarsi di quello spirito di
«intolleranza che svia sovente il giudizio, riconosce i meriti che appar-
«gono pure a quella dottrina, e come essa pure abbia conferito con le
«sue forze all’avanzamento della medicina. Encomia le numerose
«osservazioni praticate dagli omiopatici sull'azione di molti farmaci,
«e specialmente le loro importanti indagini sull’azione cosidetta fisio-
«logica dei medesimi e sulle loro azioni elettive; le quali sono di lucida
«scorta alle più sicure applicazioni della terapeutica ».

È noto il principio fondamentale del sistema di Hahnemann co-
nosciuto col nome di legge dei simili. Avendo il famoso empirico tede-
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 189

sco — che tale in fondo era l'Hahnemann - creduto di osservare che la
corteccia di china produce accessi febrili, proclamò il principio che

similia similibus curantur ; affermando cioè che molte malattie gua-'

riscono se si giunge a provocare un fenomeno analogo a quello che ne
determina l'inizio, ne derivava quindi che ogni malattia deve esser cu-
rata con rimedi che provochino fenomeni analoghi a quelli della ma-
lattia stessa: per esempio le ustioni con impacchi caldi, la sonnolenza
con l'oppio.
: Il Bruschi ammette che per quanto empiriche molte delle os-
servazioni degli annemanniani sulla azione déi rimedi possono essere
utili anche alla Medicina allopatica e non sia quindi da escludere a
priori una possibilità di accordo fra le due dottrine. Il punto però
in cui il terapeutico perugino dissente nettamente ed energicamente
dagli omeopatici é l'asserzione che gli effetti di una sostanza medica-
mentosa siano tanto piü notevoli quanto piü piccole sono le dosi nelle
quali essa viene data; ripugnando una tale estrema tenuinità di dosi
alle leggi universali delle azioni della materia.
« L'ordine — nota sempre il Bonucci — la chiarezza la fecondità

«la calma serena delle sue idee, la diligente, doviziosa, peregrina eru-

|. « dizione resero queste due lettere in modo singolarissimo care e pre-
«giate, e se ne doverono reiterare le edizioni ».
| Con tali.sudati e mai intermessi studi, con tali illustri pubblica-
zioni è naturale che i giornali italiani e stranieri parlassero del
Bruschi, che le Accademie delle principali città di Italia si onorassero
di averlo a socio; che i più grandi medici del tempo — TOMASSINI,
"CowELLI, MepIcI, BuraLINI — lo coltivassero con affettuosa reverenza;
che il grande botanico BeRTOLONI intitolasse al nome di Domenico
‘Bruschi una nuova pianta del Mozambico, chiamandola Bruschia ma-
crocarpa ; che infine MicHELE Lessowa lo popolarizzasse nel suo « Vo-
- lere è potere» fra gli eroi della volontà. |

E Domenico Bruschi fu un eroe della volontà perché seppe non
solo trionfare per 37 anni di tutte le calamità inseparabi!i della sua
triste condizione di cieco rendendosi utile alla società come educato:e
e scienziato; ma anche sacrificare i suoi intimi e forti affetti di padre
per concorre.e al riscatto della Patria. E quando nell'aprile del 1848
il suo figlio Carlo domandò al Padre sessagenario e cieco il permesso di
correre volontario sui campi di Lombardia sotto le insegne del Gene-
rale Giovanni Durando, lasciando una giovane sposa e due vaghi an-
gioletti, il venerando vegliardo con le lagrime agli occhi, benedicen-
dolo, gli disse: « Va: a questa povera donna e ai tuoi cari bambini pen-

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d 190 D. PIETRO PIZZONI

serà tuo padre ! ». E quando, dopo lo scontro sfortunato di Cornuda,
apprese che c'era chi era tornato indietro scrisse al figliolo: «... vi
«ho benedetto quando partiste. Ora compite il vostro dovere; se
«imitaste l'esempio di taluno tornato in patria, non bussate alla mia
«porta: la trovereste chiusa ! ». E il figlio fece bravamente il suo do-
vere di italiano a Vicenza, a Venezia ed in ultimo a Roma e quando
tornò il Padre gli disse: « Ben tornato... tu rimpatri con la coscienza
«di chi ha compiuto il proprio dovere, ed io, lieto di averti benedetto
«in quel giorno d’incertezze e di pianto, sento oggi tutta la consola-
«zione di esserti padre ! » (1).

Affranto dagli incomodi e dalla età Domenico Bruschi si ritirò
dalle cattedre occupate nel 1857; avendo per supplenti e poi successori
definitivi in quella di Botanica il nepote Alessandro, e nell’altra di
materia medica, Carlo Nottari.

Egli fini di vivere l'11 Giugno 1863 dopo lunga e penosa infer-
mità cui fé fronte colla cristiana fortezza e rassegnazione colla quale
da 37 anni sopportava la cecità. Infatti a quest'ultima si aggiunse non
solo una perfetta sordità che gli tolse ogni relazione col mondo este-
riore, ma anche una penosa generale paralisi progressiva che lenta-
mente lo condusse al sepolcro. Gli furono rese solenni esequie funebri
nella Chiesa di Sant'Agostino dove la salma sostó prima di esser con-
dotta al cimitero. Nel quale un modesto monumento ricorda ai posteri
quest'uomo che seppe colle opere onorare la Patria. Durante le ese-
quie il prof. Francesco Bonucci ne tessé le lodi (2).

123) BRAcCIO SALVATORI DA PERUGIA (1819-1877).

Nacque in Perugia da onesti e laboriosi popolani il 19 Marzo 1819.
Compiuti gli studi elementari e medi, e i primi anni di medicina in pa-
tria, si laureò — in medicina — a Bologna il 7 gennaio 1845. Nel 1849
fu tra gli eletti dai concittadini a rappresentare Perugia alla Costi-
tuente Romana. Caduta la Repubblica Romana esuló in Toscana. A
corto di denari, privo di conoscenze, soffri sul principio la fame. Si
incontró poi con amici che gli procurarono un provvisorio colloca-
mento, prima come medico in una piccola terra prossima a Firenze, e

(1) Cfr. CEsARE FANI, Carlo Bruschi, Perugia, 1878, pagg. 6, 8 e 11.

(2 Bonucci FnANcEscO, Discorso in morte di Domenico Bruschi, Perugia,
1863, dal quale sono state tolte le citazioni riportate (meno quelle desunte dalla
memoria di C. Fani); VERMIGLIOLI, op. cit., Biografia d D. Bruschi ; Necrologia

di Domenico Bruschi a firma L. M. (Luigi Marroni) in « Giornale Scientifico-let-

terario in Perugia », anno 1863, pag. 239.
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 191

poi come insegnante privato di belle lettere a Firenze. Si trasferì quin-
| di nella Repubblica di S. Marino, dove ottenne una condotta medica,
E e dove stipendiato, amato, onorato, rimase fino al 1860, quando, an-
E nessa Perugia al Regno d'Italia, ritornó in patria. L'Università allora
onoró il suo già diletto discepolo nominandolo professore di Medicina
legale e polizia medica. I cittadini con spontaneo splendidissimo suf-
fragio lo elessero e confermarono fino al 1876 a consigliere del Comune;
il voto poi dei colleghi consiglieri ne fece un assessore instancabile
nel provvedere al buon funzionamento delle piü difficili aziende mu-
nicipaii.

Una febbrile attività e soprattutto sopravvenuti dispiaceri forse
cooperarono con un lento morbo che da piü anni lo travagliava ad

vita. Gli furono rese solenni onoranze (1).

124) CARLO NorrARI DA PERUGIA (1827-1884).

Nacque a Perugia il 25 Agosto 1827 da genitori di condizione
molto modesta che solo con grandi sacrifici potevano secondare la
decisa volontà d’imparare del figliolo il quale d’altra parte mostrava
una non comune svegliatezza d’ingegno. Se non che compiuti assai

versi alla facoltà medica, una gravissima sventura domestica, la morte
del padre Camillo, stava per troncargli definitivamente ogni possi-
bilità della continuazione scolastica. E; cosi sarebbe avvenuto se i su-
periori degli Ospedali riuniti, dei quali il genitore era stato il bene-
merito segretario, non avessero creduto di intervenire con un sussidio:
e se un suo carissimo amico e condiscepolo — Francesco Bonucci, glo-
ria poi anch'egli dell'Ateneo perugino — non lo avesse confortato col
suo valido caldissimo consiglio. E orfano, e in condizioni finanziarie,
per quanto sollevate da aiuti generosi, strettissime, inizió gli studi di
medicina nella patria Università E poiché si era molto distinto spe-
cialmente durante il corso teoretico, nel 1849 — prima ancora quindi
del conferimento della laurea — venne scelto a medico assistente del
Nosocomio. Ottenne il dottorato, insieme al diploma di libero eser-

(1) Memoria funebre in morte di Braccio Salvatori, Cenni biografici e di-
scorsi degli Avv. BruscHI CARLO e MONTESPERELLI PIRRO e del prof. RuaGERO
ToRELLI, Perugia, Bartelli, 1877. Vedere anche nell'« Annuario della Libera
Università di Perugia » Anno 1878-79 il Necrologio, pag. 59.

affrettarne la fine. E il di 17 Agosto 1877 fu l'ultimo giorno della sua

lodevolmente gli studi elementari e medi, e in procinto nel 1845 di iscri-
‘192 D. PIETRO PIZZONI

cizio nel 1851 a Bologna, dove non gli mancarono attestazioni di lode
da parte degli insigni professori di quella facoltà medica. Reduce in
patria continuò ad occupare il posto di medico assistente e si diede
nello stesso tempo all’esercizio professionale. E tanta fu la perizia di-
mostrata; e tanti i documenti laudativi rilasciategli dai medici com-
primari e dagli ufficiali austriaci (allora pur troppo presidianti la città)
che i superiori non ebbero difficoltà di affidargli nel 1853 «la sostitu-
«zione di medico del Brefotrofio; incarico che tenne poi sempre con
« predilezione particolare, che l’obbligò allo studio delle malattie della
« prima età, e pel quale. venne in fama di medico abilissimo per le in-
«fermità dei neonati e dei fanciulli ».

DE E ultimato il tirocinio di assisterite, già in rinomanza di esperto
medico, ricercatissimo in alto e in basso, fu per almeno sei lustri il me-
dico dei poveri e dei ricchi alle cui chiamate con eguale spontaneità
rispondeva e che con eguale diligenza curava.

Ma Carlo Nottari, oltrechè medico distinto, fu anche un dotto in-
segnante e di una delle parti della medicina delle più utili all'esercizio
pratico; la Terapeutica e la Materia medica. E ad innamorarcelo fu
la consuetudine affettuosa che egli ebbe con Domenico Bruschi, do-
cente, come abbiamo già detto (vedi parag. 123) di questa disciplina e
autore di un corso di Materia medica, ritenuto classico quei tempi nei

quali nessun altro del genere correva per l’Italia, e appena qualcuno

per la Francia e la Germania. Vecchio e cieco già da 30 anni, il Bru-
schi chiese ed ottenne nel Gennaio del 1857 il Nottari per supplente
alla sua cattedra: e nel Decembre dell’anno seguente, dopo che questi
ebbe splendidamente superato l'esame di con:orso appositamente in-
detto, gliela cedette definitivamente.

Il dotto insegnante e l'apprezzato medico noz potevano rima-

nere ignorati dal nuovo governo quando, riunite le. sparse membra,
l'Italia fu costituito a Regno. E tra le altre designazioni, ricorderemo

la nomina nel 1862, riconfermata poi per parecchie e parecchie volte,
a membro del Consiglio privinciale sanitario; la direzione dell’Ospizio
di Maternità affidatogli nel 1879: e, in ultimo, là carica di Rettore de
l'università conferitagli nel 1883.

Se non che a quest'epoca, la sua salute si era già indebolita; i fre-
quenti attacchi bronchiali, ai quali era predisposto, per le soverchie
fatiche si fecero più frequenti non che contumaci e ribelli: iad ogni
cura. Intervennero a complicare la situazione altri non meno gravi
malori finché il 24 Giugno 1884 la vita di C arlo iobtan si spense tra
l'universale cordoglio.
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 193

Una disposizione testamentaria destinata a singolare beneficienza
addita Carlo Nottari alla gratitudine dei posteri. |

Il lungo e lucroso esercizio professionale; l'insegnamento univer-
sitario; il non aver famiglia tranne una sorella amatissima; e soprat-
tutto l'essersi avvezzato, per le angustie in cui aveva vissuto la gio-
ventù, parco nei desideri e senza alcuno di quei bisogni fittizi classi-
‘ ficati in generale fra le necessità, gli avevano dato il : modo di cumu-
lare un censo piuttosto ragguardevole. Con testamento olografo fatto
nell'Ottobre 1874 istituiva erede usufruttuaria dell'intero patrimo-
nio la sua diletta sorella; dopo la morte della quale la eredità doveva
passare in proprietà assoluta della Università affinché col reddito fos-
sero promossi e favoriti gli studi sperimentali o di fisica o di chimica
o di fisiologia o di terapeutica. Una lapide inaugurata il 1° Febbraio
1885 nell’interno dell'Università ricorda questo atto veramente de-
‘gno di ammirazione e di gratitudine (1). i

1125) SANTIccHI LuiGI DA PERUGIA (1820-1894).

Luigi Santicchi nato a Perugia nel 1820 vi moriva, vecchio a 74
. anni, il 14 Aprile 1894. Di fisico robusto ed aitante cadeva sulla breccia
. dell’insegnamento professato, ininterrottamente per 38 anni nella al-
lora Scuola di Veterinaria annessa all'Università, e dopo cinquanta
di apprezzatissimo esercizio professionale. Di ingegno pronto e versati-
lissimo, fornito di buoni studi letterari, versato nelle dottrine zooia-

triche, fu convinto assertore delle dottrine vitalistiche, saldo difen-.
| sore delle posizioni tradizionali della scienza in confronto di ipotesi

non dimostrate. BIANI
| Una prolusione da lui pronunziata davanti al Corpo Accademico
dell’Università all'apertura dell’anno scolastico 1870-71 documenta
ampiamente l’essenza del suo pensiero.

- «La medicina — disse egli — studia l'economia vivente, cioè le
«sue apparenze organiche, le sue funzioni normali, le condizioni e i

«modi con cui si. conserva la salute, le sue deviazioni morbose, i ri-.

«medi adatti a riordinarla nelle sue varie aberrazioni. Questa econo-
«mia vivente è collegata per diversi e numerosi rapporti colla natura
«inorganica: ma questi rapporti non sono assolutamente chimici né

] ^

(1) Necrologio di Carlo Nottari a firma di LuiGi MARRONI, nonché un
Discorso del prof. RuaaERo ToRELLI, in « Annuario della Libera Università di
Perugia » anno 1884-85, pagg. 71 e seg.

13

a ^ d
siete. si DI
194 D. PIETRO PIZZONI

«fisici, ma precipuamente vitali... e gli stessi chimici e materialisti,
« confessando ciò che l'organizzazione e la vita hanno di propriv, chia-
« mano i loro atti chimico-vitali, meccanico-vitali... Primitivamente
« quindi lo studio medico deve esser fondato sulla Biologia... L'eco-
« nomia vivente presenta un congegno di forze meccaniche; fa pompa
« di certi attributi che sono propri e communi a tutti i corpi della na-
« tura; offre un certo giuoco di forze chimiche, ed incessanti cambia-
« menti della materia organica. Ma tutte queste operazioni alla bio-
«logia sono subordinate, e le pretese vedute pratiche fisico-chimiche
«il più delle volte falliscono... Io non dispregio la Chimica organica
«e la Istologia, il cui esercizio quando fu moderato prestò ottimi servi-
«gi alla Storia Naturale ed alla Anatomia; e ne porgerà alla Fisiolo-
«gia ed alla Patogenia, purché sia dipendente dalla Biologia. Ma la
« Fisiologia, che è ponderatrice dei fatti vivi e sintetici, non può essere
«né razionalmente, né materialmente tirata a mano da guide morte
«ed analitiche... Ne è legittima la deduzione, che per aver taluni a-
«busato della Biologia, debbono surrogarsi i freddi ed empirici criteri
«che offrono la Chimica e la Istologia, accreditate oggi in modo as-
«soluto quali scrutatrici della vita sana e morbosa... I fatti della vita
«intima e le forze e le leggi di essa non si discoprono dalla Chimica e
«dal microscopio. Il microscopio più perfetto avvalora meraviglio-
«samente i sensi; ma i sensi non sorprenderanno mai i fattiintimi, le
«forze e le leggi della vita, ciò è dato dall'intelletto che appoggian-
«dosi ai rapporti organici e razionali ne disvela completamente gli È
«arcani, interroga i fatti, ne discopre le cause... Un sistema di istru- '
«zione che tutto dona al ragionamento fisico-chimico; inculca il solo !
«studio della organizzazione e non della vita, insegna il solo materia-
« lismo e per nulla affatto il vitalismo; indirizza allo Studio della metà
« della Scienza, spregiando l'altra metà che è la parte più nobile, più
«importante dell'arte medica; spregiando lo studio degli atti vitali,
« dei loro rapporti diagnostici e patogenici ».

Luigi Santicchi, oltre far validamente valere le sue idee dalla
cattedra, pubblicó opere che alla sua epoca furono apprezzate cosi nel
campo scientifico che letterario. Ricorderemo, fra le altre: 1) Del Ma-
cello del Cambrone-Riflessi, Perugia, Tip. Vagnini 1851: 2) un « Trat-
lato elementare di zoojatria » in due volumi stampati a Perugia, Tip. i
Vaguini, nel 1858; 3) Una memoria sulla razza bovina romana letta :
in un congresso veterinario in Roma e poi stampata. 4) Uno « Spe- 1
cimen lyricum » ossia una piccola raccolta di poesie latine, stam- E.
pata nel 1885; 5) non che varie poesie italiane. Lasció manoscritti:
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 195

un « Trattato di Patologia veterinaria degli animali domestici »; un
« Trattato « di Zoologia Veterinaria »; non che un « Trattato di Zoote-
.« enica » (1).

126) SANTI VINCENZO DA PERUGIA (1819-1892).

Nel 1844 vinse per concorso la cattedra di Anatomia e Fisiologia,
e la tenne fino al 1860 quando, per decreto Pepoli, fu smembrata in
due. Insegnante di una memoria prodigiosa tenne per sé quella di
Anatomia e lasciò la Fisiologia a Francesco Bonucci. Più tardi, nel
1866, passò all'insegnamento della Zoologia; e in ultimo si dedicò con
amore e con non poca fatica all'ordinamento ed alla conservazione
della Biblioteca dell’Università.

La sua vita trascorse tranquilla fra la Scuola, ove fu docente dili-
gente e coscenzioso, e la famiglia che lo ebbe marito esemplare; padre
amoroso; avo affettuoso. Scrive il suo biografo (di convinzioni scienti-
fiche e religiose molto diverse dalle sue) Andrea Battelli, suo succes-
sore nella cattedra di Zoologia: « Vincenzo Santi fu uomo saldo nelle
«sue convinzioni religiose e trovò un conforto scientifico ed educativo
«nella metafisica di Aristotile e nella scolastica di S. Tommaso. Fede
«e dottrina erano in lui in un connubio strettissimo, indissolubile.
« Più che scienziato nel senso moderno della parola amò meglio appa-
«rire dinanzi alla scienza del mondo nella antica parvenza del filo-
«sofo medioevale... Noi figli del secolo dobbiamo inchinarci su que-
« sta tomba. Noi che vagheggiamo una umanità scientificamente ideale,
«che cerchiamo ad arte non occuparci della fine e della origine delle
« cose, saremmo irragionevoli e disonesti non riconoscendo che la fede,
«innanzi di noi, meglio di noi e più facilmente di noi, ha saputo pla-
«smare una umanità umanamente ideale che ha la certa coscienza
« del bene ed i legami della fratellanza ». :

Vincenzo Santi fu indubbiamente un forte carattere dalle opi-
nioni inconcusse. Era nato il 31 marzo 1819 e mori molto vecchio
l’8 febbraio 1892. |

Lasció una trentina di pubblicazioni di cui molte sono disserta-

zioni di carattere filosofico-naturalistico — tutte ispirate ai principi
della filosofia scolastica — lette nelle tornate dell'Accademia Medico-

(1) Necrologia di Luigi Santicchi in « Annuario della Libera Università
di Perugia », anno 1894-95, pag. 173 a firma G. MADRUZZA; LUIGI SANTICCHI,
Prolusione accademica letta per la solenne inaugurazionz della Università di Pe-
rugia nell'anno 1870-71, Perugia, Tipo. Boncompagni, 1871.

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ES 196. D. PIETRO PIZZONI

Chirurgica ed in quella Tomistica di Perugia. Pubblicò anche « Isti-
tuzioni di Anatomia Comparata e Zoologia », Perugia, Santucci, che
nel 1500: uscirono in seconda edizione (1).

127) LUIGI as DA "PERUGIA (1836-1884).

Luigi Severini nacque a Perugia il 9 Agosto 1836 da: Giuseppe
Severini valente medico e professore di Patologia speciale (2). Se-
guì in patria gli studi secondari e i primi quattro anni di medicina;
si recò poi nel 1858 a Roma per ultimare il corso e laurearsi. Tornato
a Perugia coprì per tre anni il posto di assistente all'Ospedale; men-
tre nel medesimo tempo attese da una parte, espertissimo nelle lin- -
gue straniere, a mettersi in contatto col movimento scientifico estero
specialmente germanico e dall'altra ad illustrare con pregiate memo-
rie alcuai fatti morbosi (« Storia di un cancro encefaloide del polmone »,
. « Sopra due casi di malattia di Addison ») occorsegli nell'esercizio della
professione. Negli anni 1865-1866 fu a perfezionarsi a Firenze alla
scuola di MauRIZIO ScHIFF per la fisiologia sperimentale e di GroRrGIO .
“PELLIZZARI per l'Anatomia patologica. Tra le ricerche compiuty nel-
l’istituto di quest’ultimo va ricordata la completa esemplare elabo-
razione anatomico-chimica di una osservazione di « T'ubercolosi del
cervelletto ». « In questo lavoro - scrive Lucio SEVERI (3) — il giovane
«patologo sintetizzava il suo metodo di ricerca e di insegnamento
«affermando che meglio delle esperienze fisiologiche, l'osservazione al
« letto dell'infermo e l'anatomia patologica potranno dissipare tante oscu-
«rità che ancora ingombrano taluni punti della patologia ». Tornato a
Perugia fu nel patrio Ateneo incaricato delle Istituzioni di Anatomia
. Patologica (1866-67 e 1867-68) e poi di fisiologia, prima come sup-
plente del titolare Bonucci infermatosi e in seguito, alla morte del
maestro, come straordinario nel 1869 e ordinario nel 1875. Come ne
fa testimonianza una lapide muratavi dopo la sua morte, il Severini

(1) Necrologia di Vincenzo Santi a firma di A. BATTELLI in « Annuario del-
la Libera Università di Perugia » Anno 1893-94; Nell'« Annuario 1878-79 »
. a pag. 162 e seg. vi é l'elenco delle sue pubblicazioni.

(2) Di Giuseppe Severini vedere parg. 119. La particolareggiata biografia
del figlio Luigi stesa da Roberto Adriani é contenuta nell'« Annuario della
Libera Università di Perugia», anno 1884-85, pag. 43 e seg.; e da essa sono
state attinte molte delle notizie nonché le citazioni che seguono:

. (3) Lucio SeveRI, Un secolo di insegnamento e ricerche nel Campo della
Anatomia patologica nell’ Ateneo Perugino in « Archivio De Vecchi » Firenze,
IV, Febbraio-Aprile 1942, fascicolo I.
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA . 197

fu il fondatorz del laboratorio di fisiologia nella Università perugina:
Oltre ottanta furono gli apparecchi da lui procurati, in parte con fondi
ottenuti dalla amministrazione universitaria, il resto coi denari suoi.
E morendo — si trattava del valore allora cospicuo di parecchie mi-
gliaia di lire — tutto legò al laboratorio. E gli apparecchi risultaroao
utili non solo per l'insegnamento ma anche per i magistrali lavori dei
quali, esperimentando attraverso essi, arricchi la scienza.

La sua attività sperimentale di fisiologo si iniziò con uno studio
« sulla fisiologia dell'elettrotono tendente specialmente a spiegare la
«contrazione di apertura, ossia la scomparsa dell'anelettrotono di
« PLUEGER e a delucidare la controversia se il processo chimico, per cui
«sì rendono libere forze tensive dai nervi e dai muscoli nell'atto della
«loro eccitazione elettrica, riposa veramente, cone Hermann aveva
«immaginato, in un processo di scomposizione e demolizione di una
« speciale sconosciuta sostanza, o consiste piuttosto in una ossidazione.
«E in una memoria pubblicata nel 1873 sotto il titolo: Dell'azione
« dell'ossigeno atomico sulla vita dei nervi, egli dié conto del resultato
« di tali ricerche ». In questo studio, dopo aver messo in evidenza vari
fatti sperimentali relativi alla insorgenza dell'anelettrotono di Plueger,
prosegue le ricerche di HARLEY sulla influenza dell'ozono s ui nervi;
dimostrando attraverso molteplici e svariati esperimenti « che l'ozono,
« da qualunque parte derivato, è il solo che valga a produrre una modi-
« ficazione regressiva nelle leggi delle contrazioni e che tale modifica-
«zione regressiva delle leggi delle contrazioni si produce... per una
«ossidazione fisiologica reintegrativa... operata dall'ossigeno ato-
«mico », prodotto dalla riduzione dell’ozono triatomico nell’ordinario
ossigeno biatomico. È attraverso altri originali esperimenti dette ra-
| gione di molti fenomeni normali e patologici. legati alla presenza o
alla deficienza dell’ossigeno atomico. Questi studi sperimentali, che
felicemente ideati e scrupolosamente condotti rivelavano fatti da una
parte valevoli alla coordinazione di fenomeni disparati e dall'altra pre-
ziosi per spiegare mutamenti funzionali patologici, furono presi nella
dovuta considerazione dai fisiologi e per voto unanime dell’Accademia.
delle Scienze di Biologia nel 1875 gli meritarono l’assegnazione del
premio Aldini sul Galvanismo in lire 1200 (allora grossa somma |).
In seguito la sua principale attività di fisiologo si esercitò sulla
funzione che i gas respiratori (ossigeno e anidride carbonica) esplicano
su quella parte del sistema nervoso che ramificandosi nei vasi circo-
latori ne determina e regola la dilatazione e la contrazione. Frutto di
questi studi fu nel 1878 una breve nota « Sulla sede, sulle leggi delle
198 D. PIETRO PIZZONI

combustioni animali e sulla influenza regolatrice esercitatavi dal si-
stema nervoso » e nello stesso anno seguì il lavoro più poderoso dal
titolo: Ricerche sulla innervazione dei vasi sanguigni. Tutte poi queste
pubblicazioni furono riassunte nel 1881 nel volume: La contrattilità dei
capillari in relazione ai due gas dello scambio materiale. In sostanza
la teoria sostenuta e dimostrata dal Severini si riduce ad affermare
che « mentre l'ossigeno ha la proprietà di restringere il lume dei capil-
«lari, all'opposto la CO, ne ingrandisce il lume. Per lo che, secondo
«il concetto ultimo risultante da tali ricerche, la CO,, prodotta delle
«combustioni continuamente operantesi in seno agli elementi cel-
«lulari, sarebbe il medium per il quale le cellule regolerebbero da oro
«medesime la propria quantità di sangue, per un mirabile processo di
«meccanica teleologica ». La teoria del Severini fu presa in considera-
zione dal mondo scientifico e obbiezioni sorsero specialmente dai fisio-
logi inglesi Rev e GRAHAAM Brown i quali in un lavoro sulla pressione
del sangue del 1880, mentre erano ben disposti ad accettare la sua
teoria sull'azione dei gas respiratori e sulle variazioni dei capillari,
confessavano però di non esser riusciti a riprodurre le osservazioni
microscopiche descritte dal Severini.

Infatti questi aveva proceduto in pieno iaia fra osserva-
zioni microscopiche ed esperienze fisiologiche. Egli allora si fece
a ripeterle, circondandole a scanso di ogni errore di nuove e maggiori
cautele e riuscì a convincere il mondo degli scienziati che « il restringi-
«mento del lume dei capillari per l’azione dell’ossigeno, ed il loro am-
«pliamento per quello della CO; non eran semplici apparenze, cam-
« biamenti puramente ottici, capaci di trarre in errore: ma veri stati
«attivi della parete contrattile dei capillari, atti ad influenzare la
«corrente sanguigna, rilevati da analoghe differenze nelle resistenze
«da essi opposte al sangue circolante ». In realtà per quanto ri-
guardava le osservazioni microscopiche la riproduzione ne era difficile
per le condizioni e cautele da osservare. Ma quando gli esperimenta-
tori si conformarono ai suggerimenti del Severini ci riuscirono e le
confermarono. Lo ScHIFF poi (già ricordato suo maestro) tenne un
metodo differente e ottenne così per via diversa la conferma della
scoperta del fisiologo perugino: «avendo egli nelle rane riscontrato
« per l'acido carbonico la contrazione e per l'ossigeno la espansione
«delle masse protoplasmatiche ». E la teoria del Severini sul mecca-
nismo di dilatazione dei vasi fu accolta con favore non solo in generale
dai fisiologi, ma anche dai clinici.

. Anche dopo la pubblicazione nel 1881 del ricordato volume rias-
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L’UNIVERSITÀ DI PERUGIA 199

suntivo delle sue classiche esperienze, il Severini non cessó di studiare
sotto punti di vista sempre nuovi e diversi il problema della influeaza
dei gas respiratori sul sistema circolatorio. Pur troppo questi lavori
furono interrotti dal lento morbo vertebrale che troncó a 48 anni
quella nobile esistenza.

E il suo ammirato biografo R. Adriani (da cui abbiamo tolto
molte di queste notizie, non che le sopra riportate citazioni) af-
ferma che «egli era per proporre una diversa teoria, della innerva-
zione del cuore» e che avrebbe trattato sotto un punto di vista
nuovo «la questione della periodicità del respiro » quando fu sorpreso
dalla morte. | ! :

Fra le altre pubblicazioni lasciate dal Severini meritano ancora
di esser notate varie pregevoli riviste sintetiche intorno ad argomenti
diversi, e precisamente « Sull'assorbimento cutaneo », « Sulla storia
della circolazione del sangue », « Sulla difterite », « Sulla etiologia della
febbre tifoide »; non che un « Contributo alla storia della medicina in
Italia nel secolo XIV » ed una dissertazione « Sulla logica induttiva
nei suoi rapporti colla Fisiologia »; determinata quest'ultima da una
polemica filosofica provocata da alcuni non sereni giudizi di un suo
collega nell'Università perugina (il prof. Enrico Dal Pozzo) sull'opera
dell'allora defunto, eminente chimico, Sebastiano Purgotti, da cui il
Severini insieme ad altri illustri colleghi aveva prese le difese.

Ma principalmente vuole essere ricordata un'altra dissertazione
di molto valore: « Sulla misura del tempo e della quantità della vita
psichica » che formó l'oggetto di un discorso inaugurale all'apertura
dell'anno accademico 1876-77. Mettendosi sulla scia del nuovo metodo
di indagine psicologica iniziato dal WuNDT, egli si fece a confermare
l'utilità di applicare l'esame oggettivo e l'esperimento ai processi psi-
chici, i quali, in tanto in quanto si svolgono nel tempo attraverso fasi
successive, nessuna meraviglia che possano esser oggetto di misura.
E ponendo in rilievo la importanza delle ricerche sperimentali dirette
alla valutazione del tempo di durata dei vari atti psicologici non che
alla loro determinazione quantitativa fece risaltare l'importanza di
questo nuovo metodo di indagine per la costituzione e lo sviluppo di
un nuovo aspetto della tradizionale scienza psicologica.

Luigi Severini, cessò di vivere a 48 anni, il 10. Agosto 1884 presso
la cuna che lo aveva visto nascere. Nel 1882 aveva vinto il concorso
per professore ordinario nella R. Università di Siena: gradino sicuro
per una ascesa alle primarie Università del Regno. Ma affezionato alla
sua patria non volle lasciare la cattedra modesta da lui cosi altamente

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illustrata nella allora Libera Univenità di Perugia, dove una lapide
lo ricorda anche oggi. i

128) OsvaLDO POLIMANTI DA OrRICcOLI (1869-1947).

Osvaldo Polimanti nacque ad Otricoli il 17 Gennaio 1869. Dopo
aver percorsi gli studi classici al Liceo di Spoleto si iscrisse nel No-
vembre 1887 alla Facoltà di Medicina dell’Università di Roma, dove
assertore autorevole dell’indirizzo positivista nelle dottrine ‘biologiche
era allora l'olandése Jacopo MoLescHoTT che copriva la cattedra di

. Fisiologia. Fra gli entusiasti neofiti del nuovo verbo, predicato da

questo maestro che alla dottrina univa una eloquenza seducente, ro-
manzante con successo i vari capitoli della Fisiologia, si segnalò ben
presto Osvaldo Polimanti, che appena al quarto anno di medicina
varcava la soglia del Laboratorio di Farmacologia sperimentale e di
Chimica Fisiologica diretto dal prof. CoLasanTI. E li iniziò e condusse a
termine il lavoro per la dissertazione di laurea che conseguì nel 1893,

trattando il non facile tema: Influenza dei disturbi chimici e meccanici

della respirazione nella metamorfosi regressiva : lavoro giudicato degno
di pubblicazione non che del « Premio Girolami » di quell’anno. Chia-
mato quasi subito a Genova, vi si trattiene tre anni (1893-1896) come
assistente alla cattedra di Fisiologia; pubblica cinque lavori e ottiene
la Libera docenza. Successivamente vinse il « premio Corsi » istituito
nell'Università di Roma per permettere ai migliori suoi alunni il per-
fezionamento all’estero, e si diresse verso la dotta Germania; meta allo-

Ta ambita sia da giovani si da maturi scienziati italiani. E là, fra il

1896-1899, frequentò prima l’Istituto di Fisiologia di Berlino diretto
dal prof. N. ZuNTz e poi quello della Università di Friburgo di Breis-
gan diretto dal prof. Z. von Kries. Tornato come aiuto del succes-
sore del: Moleschott, il prof. LuciANI (autore di quelle tanto famose
esperienze sul Cervelletto che gli avevano procurato nome mondiale)

volle calcare le orme del Maestro allo scopo di confermare ad eventual-

mente rivederne le teorie del lato anatomico. E si dedicò alla ‘osserva-
zione di tagli in serie di cervelli di cani, non che delle ablazioni cere-
bellari e cerebrali mettendo in evidenza le speciali correlazioni fra
queste due parti dell'encefalo. Altri studiosi italiani (fra cui il MrNGAz-

ZINI ed il GrANNULI) e stranieri (tra i quali il MunK, il MonaKow, il -

LEVANDOWSKY) si misero su questa via e il cervelletto fu riconosciuto
un complicato organo di senso e di moto la cui integrità é necessaria
per regolare i movimenti deputati al mantenimento dell'equilibrio.

Dopo un cosi salutare bagno nella Anatomia — (è noto l'apodigma

|
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 201

di Bernard von Gudden: Anatomia prima, Fisiologia poi; o almeno l'u-
, na in perenne connubbio con l'altra) — si trasferì a Napoli dove — (sal-

vo piü.o meno lunghe soste a Roma nell'Istituto di Anatomia Com- .

parata diretto da G. B. Grassi o in quello di Farmacologia del prof-
GALLIO) — lavorò per circa sei anni nella Sezione di Fisiologia della Sta-
zione Zoologica. E cioè fino a quando nel Decembre 1913 fu prescelto
alla cattedra: di Fisiologia della Università di Perugia: cattedra che
tenne fino al 1939 quando, avendo raggiunto i limiti di età — allora
fissati dalla legge a 70 anni — per andare a riposo, dovette abbandonarla
insieme all'annesso Laboratorio che era stato fondato da L. Severini
e che egli aveva perfezionato attrezzandolo adeguatamente per qua-
lunque ricerca fisiologica sui Vertebrati e Invertebrati.

Oltre quelli cui abbiamo già accennato, i principali lavori — il
Giannuli suo amoroso e fedele biografo enumera 127 sue pubblica-
zioni (1) - del Polimanti riguardano la Fisiologia generale, la Fisio-
logia etologica, non che la Biologia generale.

Per il primo gruppo ricorderemo, i lavori sulla Fisiologia del sen-
so della visione e tra questi quelli sulla « Fotometria scintillante » (in
base ai quali il Kuss poté costruire uno speciale Fotometro per usi in-

dustriali); non che quelli con cui mise in evidenza le stretta relazione.

jra. le luci spettrali e la valenza motoria della pupilla. Altri lavori ri-
guardano le sensazioni gustative ; la sensibilità della congiuntiva ; i rap-
porti fra i cromatofori e gli organi di senso. Si occupò della Fisiologia
del movimento e del sistema nervoso centrale dei vertebrati ed inverte-
brati. Per lo studio dei movimenti abnormi risultanti dalle ablazioni
dei Lobi Frontali e del Cervelletto si servi per primo (1905) del metodo
cinematografico; anzi scrisse poi (1919) un trattato sulla applicazione
della cinematografia alle scienze biologiche, chiarendo con tal metodo
le funzioni del Lobo Frontale e del Cervelletto. Giunse a stabilire un
Centro Motore mesencefalico nei corpi quadrigemini ; ed un altro Me-
tencefalico nel Ponte di Varolio. Nei contributi alla fisiologia del si-
stema nervoso centrale e del movimento dei pesci mise in evidenza
l’importanza del Mesencefalo quale regione centrale la più sviluppata
in questi animali. Negli studi sull’ Amfiosso ; sulle Ascidie; sugli
Eteropodi e Pteropodi ; sui Cefalopodi e sugli Opistobranchi è contenuta

(1) Vedere Biologi Italiani: Osvaldo Polimanti di F. GIANNULI in « Ri-
vista di Biologia » di OsvALDO POLIMANTI, vol. XL, 1984, Perugia. Fu questo
l’ultimo numero della Rivista preparato dal Polimanti, ma integrato e pubbli-

‘ cato dopo la sua morte dagli amici. E dall’affettuosa e accurata biografia del
Giannuli sono state tolte la maggior parte delle nostre notizie sul Polimanti.

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202 D. PIETRO PIZZONI

una minuta analisi dei riflessi spinali di questi animali. Nel campo della
Fisiologia della Circolazione escogitó un nuovo metodo per provocare
fenomeni alloritmici nel cuore e riuscì a riconoscere che il numero delle
pulsazioni può variare in progressione aritmetica e geometrica.

Fu tra i primi ad occuparsi di studi di Fisiologia Etologica. Que-
sti riguardano la simbiosi ; lo stato di immobilità temporanea nei cro-
stacei brachiuri : la filogenesi e il significato biologico del sonno e di al-
cuni stati affini come il letargo. Sul quale ultimo argomento scrisse (nel
1913) un’ampia completa monografia.

Il Polimanti non eccelse solo in Fisiologia ma anche, e forse più,
in Biologia. Questa sua duplice competenza gli rese meno penosa la
lontananza dalla cattedra, e andato a riposo nel 1939 pensò di riti-
rarsi nell'Osservatorio della R. Stazione idrobiologica che egli nel
. 1921 per incarico della R. Università di Perugia aveva fondato a Mon-
te del Lago sulle rive del Trasimeno. La Stazione provveduta dei prin-
cipali istrumenti per l'esame fisico-chimico e biologico dei laghi, di
un piccolo osservatorio metereologico; non che di tutta l'attrezza-
tura indispensabile per le esplorazioni e la pesca alle varie profondità,
fu ben presto frequentata da zoologi italiani e stranieri (fra i quali
ultimi il prof. BAUER direttore della Stazione biologica di Langermar-
gen, il prof. WorrEnRECH di Lipsia e W. ZIEGELMAYER direttore a
Francoforte sul Meno di uno Istituto speciale per gli studi sull'ali-
mentazione). Molto materiale, specialmente planctonico, veniva spe-
dito a ricercatori di ogni nazione. Il Polimanti che aveva incominciato
i suoi colloqui con la natura vivente alla Stazione Zoologica di Napoli;
li aveva proseguiti nel 1915 quando per mezzo di variazioni nel ritmo
respiratorio (analogamente a quanto aveva constatato per il vaso pul-
sante del Baco da Seta) poté riconoscere il senso cromatico dei Cefalo-
podi e di alcuni pesci; li continuó al Trasimeno, dove, insieme ad un
gruppo di allievi inizió i primi lavori di Limnologia pura che poi
hanno avuto applicazioni pratiche nel campo della Piscicultura. E li,
dove si ritiró a viver una vita quasi eremitica dopo il 1939, li esauri,
fissandoli in interessanti osservazioni, delle quali eccone alcune.

L'Habitat dei vari pesci — secondo il Polimanti — esercita un’in-
fluenza sulla durata dell'asfissia all'aria di questi animali. La fosfore-
scenza del Pyrosoma elegans dipende da una reazione chimica fra due so-
stanze: la luciferina e la luciferase. Il contenuto in lipidi (grassi) dei Pe-
sci va decrescendo dai Nectonici ai Bentonici. Il coeficiente di pressione
osmotica varia molto — (constatazione da nessun altro fatta prima del
Nostro) — durante lo sviluppo del Baco da Seta. Il cuore caudale dei Mure-
I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 203

noidi — tenuto conto delle variazioni nelle pulsazioni dei cuori linfa- i
tici — può essere ritenuto quale esponente della eccitabilità spinale. Sin- —
golari fasi presenta il tropismo delle larve dei batraci e quello di vari

altri invertebrati; fasi illustrate con accurate ricerche.

Osvaldo Polimanti fu, oltre che uno scienziato, un didatta che . ;
visse la passione della scuola. Fra gli allievi dell'Istituto di Fisiologia
dell'Università di Perugia che eseguirono ricerche sotto la sua dire-
zione vanno ricordati il CALABRO di cui notevoli sono i contributi al-
l'attività chimica dei tronchi venosi, ed il Lucrani al quale riuscì di
stabilire che i Sali di Calcio insolubili sono più assimilabili dei solubili.

Socio di moltissime accademie e Società scientifiche italiane e stra-

niere il Polimanti, anche per incarico del Governo del suo paese, por-

tò il contributo della sua cultura in molti consessi scientifici interna-
zionali. L'importanza del suo apporto alla propagazione della cultura

è documentato da quella « Rivista di Biologia » che pervenuta al 409
volume, così larga fama e così prodigiosa diffusione raggiunse in Ita- HS i |
lia e all'Estero. Venne alla luce nel 1919, dopo l'armistizio della pri- i
ma guerra mondiale, allorquando si sentì il bisogno di dare incremento
e maggiore pubblicità all’estero al pensiero ed al lavoro italiano, in
armonia col lusinghiero prestigio politico che l’Italia aveva raggiunto
con la vittoria (1).

Tutta l’opera scientifica del Polimanti fu messa in luce e favore-
volmente commentata nel 1911, dal grande biologo italiano G. B.
Grassi nel suo « Cinquantenario Biologico Italiano ».

Lo scienziato non attutì in Osvaldo Polimanti i sentimenti del
cittadino patriota. E quando nel maggio 1915 la Patria si apprestava 2
a sorgere in armi pe^ partecipare alla prima guerra mondiale inoltró RE
dimanda per esse? arruolato come volontario nel corpo sanitario mi- |
litare. E col grado di Maggiore Medico di complemento diresse gli ospe-
dali militari di Spoleto e Perugia e fu poi in posizione analoga a Ro-
ma e Napoli e quindi di nuovo a Roma, fino a che nel marzo 1919,
colla nomina a scelta di Tenente Colonnello, fu restituito all'insegna- C ii
mento. Hi

L'annunzio della partecipazione dell'Italia alla seconda guerra
mondiale apparve subito a Lui — come alla gran maggioranza degli
italiani coscienti — oltre che un errore, un colpo foriero di sventure. Il

(1) Una nuova serie della « Rivista di Biologia » è riapparsa nel 1949, di-
retta da ALDO SPIRITO, direttore dell'Istituto di Biologia dell'Università di Pe-
rugia. :
204 : D. PIETRO PIZZONI

rombo del cannone e l’incubo incessante dei bombardamenti aerei
lo trassero fuori dal rifugio del Trasimeno per restituirlo alla casa
paterna di Otricoli. i

. Un morbo letale — a sollevarlo dal quale non valsero i frequenti
consulti con illustri clinici della vicina Capitale — lo consumò len-
tamente e i colpi ripetuti di ictus cerebrale finirono di prostrarlo. « Il
«lugubre rintocco — scrive il suo biografo F. Giannuli — della campana
« mattutina del tempio di Otricoli annunziava ai fedeli che la grigia e
«lugubre aurora del 27 Ottobre 1947 aveva illuminato il sereno trapasso
«di Osvaldo Polimanti ». Carattere, nella sua profonda sincerità e spec-
chiata lealtà, alquanto insofferente e critico aveva ritrovato, nella ri-

-viviscenza delle idealità cristiane dei primi anni, la pace rasserenante
gli ultimi giorni della sua vita terrena.

.129) "MARIANELLI AMEDEO DA PERUGIA (1862-1898).

Nacque a Perugia nel Febbraio 1862. A Perugia percorse gli stu-
di medi, rivelandosi fin dagli anni della prima giovinezza spirito emi-
nentemente equilibrato che con pari ardore si consecrava agli studi

positivi e sperimentali ed ai classici tanto da segnalarsi nello studio
delle matematiche e da dettar versi notevoli per la eleganza della

forma e la gentilezza dei sentimenti. Sempre nella sua Perugia per-
corse i primi quattro anni degli studi universitari nella Facoltà di
Medicina, passando poi per l'ultimo biennio all'Istituto Superiore di
Firenze ove nel Luglio 1886, additato tra i più distinti allievi della
scuola medica fiorentina, ottenne con massima lode e con molto plauso
la laurea. :

Le singolari doti dell’ingegno e l'amore vivo agli studi severi co-
nosciute ed apprezzate anche fuori di Firenze determinarono il prof.

‘CELSO PELLIZZARI, Direttore della Clinica Dermosifilopatica di Pisa ad

offrirgli il posto di Assistente. Egli accettò, ma per l'anno successivo;
volendo in questo intervallo perfezionarsi nella tecnica più moderna

del microscopio. E domandò per questo asilo all’Istituto Anatomico

Fiorentino retto a quei tempi dal prof. TANFANI, spento pure esso nel

fiore dell’età del morbo che consumò poi il nostro Amedeo. Le porte

del Gabinetto gli vennero subito aperte; e lì coi ricchi mezzi di studio
di cui poteva disporre e colla guida di tanto maestro attese per un

intero anno scolastico a imparare e perfezionarsi nella più fine e de-

licata tecnica microscopica. E nel novembre 1889 bene agguerrito
nelle basi passava — secondo il già convenuto — a completare la sua
cultura scientifica a Pisa come Assistente nella Clinica Dermosifilo-
MARRE VERRI

I MEDICI UMBRI LETTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA 205

patica del prof. Pellizzari. Del quale divenne ben presto ottimo e pre-
diletto allievo; talché nel 1893 quando il Maestro si trasferi allo-Stu-
dio di Firenze volle con sé il discepolo in qualità di aiuto, e tale lo
mantenne fino al 1895; anno della nomina del Marianelli a Professore
a Modena.

Già fin dal 1888 aveva cominciato a farsi conoscere per una prima
memoria (Ulcerazione cutanea tubercolare peritonale, « Giornale italiano

delle malattie veneree e della pelle », fascicolo 1°, 1888, Milano) cui ne.

seguirono altre che davano adeguata misura del suo alto valore scien-
tifico. Talché era ben naturale che nel 1893 ottenesse con splendida
votazione la libera docenza in Dermosifilopatica; e che nel concorso
di questo stesso anno alla Cattedra di Dermosifilopatica della Uni-
versità di Parma fosse giudicato degno di entrare, anche se non pri-
mo, nella terna dei migliori. E il giudizio fu così lusinghiero da meritare
due anni dopo, senza ulteriore concorso, la nomina à Professore Di-
rettore della Clinica Dermosifilopatica di Modena.

I lavori del Marianelli che videro la luce dal principio della sua
carriera al giorno della immatura sua morte a 36 anni di età assom-
mano a 12, più due communicazioni all'Accademia Medico-chirurgica
di Modena nei giorni 21 Maggio e 25 Giugno 1897. E il loro numero
non paia piccolo, anche a prescindere dalla brevità della vita del loro
autore. Ricercatore coscienzioso, accurato nella applicazione dei me-
todi e nella osservazione, paziente, esatto amava vedere e rivedere
prima di stabilire l'esistenza di un fatto nuovo e licenziare alla critica
dei competenti le proprie pubblicazioni. Alle cure poi del laboratorio,
ove attendeva alle sue ricerche personali, univa, anzi riteneva prin-
cipali (fin da quando come libero docente esercitava il suo nobile mi-
nistero di Maestro) quelle dell'insegnamento. Le quali lo assorbivano

non poco, anche per lo stato miserrimo in cui trovóla Clinica Dermo-

sifilopatica a Modena che mercé la sua opera indefessa — secondata
dai dirigenti l'Università che ne apprezzarono subito il valore — fu

ben presto messa, se non in ottime, in buone condizioni. Del resto quella

sua attività didattica si intrecció fino agli ultimi giorni con quella di
medico pietoso e valente in quanto al letto del malato era sempre at-
torniato dagli allievi pendenti dalle sue labbra. I quali allievi lo cir-
condavano di una stima e di un affetto senza pari; attratti cosi dalla
larga dottrina e dal metodo dell'insegnante come dalla gentilezza del-
l'animo dell'uomo mite, affabilissimo. A cosi cara e felice armonia di
cuore e di intelligenza non andava peró congiunto l'equilibrio di una
vigorosa costituzione fisica che invece debolissima doveva essere pur

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206 à D. PIETRO. PIZZONI

troppo facile preda di un male che non perdona. Le cui prime avvisa-
glie comparvero proprio nel 1893; quando dopo sette anni da che aveva
impreso a percorrere l’aspra e penosa via della scienza meritava nel
primo (e del resto ultimo) concorso governativo ‘affrontato un’alta
classificazione ed un ottino voto. Andò lentamente crescendo il male;
ma l'opera sua non subì interruzioni né si arrestò, se non per breve
tempo per le affettuose premure del maestre Pellizzari e dei colleghi
perché abbandonato ogni lavoro si recasse a respirare aria più pura
di quella che potevano offrirgli l’ospedale e il laboratorio. Tornò dopo
qualche tempo apparentemente migliorato; e in mezzo alle speranze
rinascenti gli giunse la nomina a professore straordinario a Modena.
Vane speranze; anche la tregua concessagi dalla malattia ebbe ter-
mine; ricominciarono e aumentarono sofferenze e dolori a cui egli
tenne fronte con animo fortissimo, lavorando indefessamente nella
scuola, nel laboratorio nell'esercizio professionale della medicina;
mostrando gaiezza in viso quando il morbo, che a tutti gelosamente
nascondeva, gli parlava di morte nel cuore. Il 16 Aprile 1898 — non
trascorsi ancora tre anni dalla assunzione alla cattedra universitaria —
Amedeo Marianelli, confortato dai carismi della Religione, calmo e
sereno, come era vissuto, rese la sua bell'anima a Dio.

Oltre la sposa, che legando la propria alla sua esistenza aveva ac-
cettato di dividere con lui.le poche gioie e i grandi dolori, piansero ama-
ramente la morte di Amedeo Marianelli, Modena che gli tributó so-
lenni onoranze funebri e gli decretó un ricordo marmoreo nell'Istituto
che aveva si degnamente diretto e del quale aveva efficacemente ini-
ziato il novello ordinamento: Perugia, dove ebbe i natali e coltivò gli
studi, con una solenne commemorazione all'Università degli Studi,
nella quale parlarono, tra gli altri, il rettore prof. Giuseppe Bellucci,
e il prof. di Anatomia prof. Umberto Rossi (1).

D. PiETRO PIZZONI

(1) Ho creduto opportuno parlare di questo egregio perugino, docente
universitario ma non nello Studio patrio. Data quest’ultima circostanza, non
che l'economia del mio lavoro, ciò costituisce evidentemente una eccezione che
mi permetto anche perché unica possibile. Non conosco infatti. nessun altro
eminente cultore perugino degli studi medici, moderno o antico, che almeno
per qualche tempo non abbia dato il contributo della sua attività scientifica
e didattica allo Studio patrio.

Le notizie sono state attinte dall'opuscolo In memoria del professore Amedeo
Marianelli, Perugia, Santucci, 1899, nel quale sono riportati articoli di giornali
non che i discorsi tenuti ai funerali a Modena ed alla solenne commemorazione
fatta presso l'Università di Perugia il 28 Maggio 1898.
I MEDICI UMBRI LRTTORI PRESSO L'UNIVERSITÀ DI PERUGIA ‘

INDICE DEI NOMI

Il primo numero indica il paragrafo; il secondo la pagina.

Accoramboni Gerolamo, 27, 55.
Adriani Roberto, 114, 171.
Agostini Cesare, 115. 173.

Alberti Pio, 66, 86.

Alderotti Taddeo, 1 in nota, 10
Anastasi Cristoforo, 39 in nota, 66.
Antiquari Anton Giuliano, 35, 63.

Babucci Luigi, 97, 115.

Baccelli Angelo, 83, 92.

Baffi Giam-Battista 26, 54.

Baldeschi Cesare, 47, 71.

Baldeschi Francesco, 2 in nota, 16,

Baldeschi (Degli Ubaldi) Gian Fran-
cesco, 76, 88.

Baldoli Felice, 11, 33.

Bartolomeo di Gualdo Cattaneo, 14,
95;

Bartolomeo da Varignana, 2, 15.

Bastiani Baldo, 2, 16.

Belforti Filippo, 87, 108.

Belisarri Goffredo, 109, 155.

Benci Ugo, 25 in nota, 51.

Bencivenga Giovanni di maestro Gio-
vanni, 2, 14.

Benedetti (dei) Capra Baldassare,
24, 49.

Berarducci Cesare, 116, 176.

Bernardi Francesco, 102, 117.

Bernardino |di Città di Castello, 2, 14.

Biondo Giovanni, 2, 14.

Bochi Pasquale, 108, 154.

Bolsio Francesco, 81, 92.

Bonci Marcello, 62, 83.

. Bonucci Francesco, 113, 166.

Bruschi Domenico, 122, 185.

Caccini Ugo, 25 in nota, 51.
Calindrini Francesco, 90, 110.
Camaffi Luca Antonio, 60, 82.
Camilli Annibale, 56, 81.
Casini Francesco, 2, 15.

Ceccarelli Francesco, 44, 70.

Ceccarelli Gaspare, 58, 81.

Cibo Andrea, 37, 64.

Ciccoli Gilberto, 50, 74.

Citerna Giampaolo, 68, 86.

Cocchi Virgilio, 86, 108.

Cole Marino, 2, 15.

Colombo Francesco o Platone Fran-
cesco senior, 40, 67.

Colombo Ottaviano o Platone Otta-
viano senior, 45, 70.

Colombo Francesco o Platone Fran-
cesco junior, 55, 80.

Colombo Ottaviano o Platone Otta-
viano junior, 64, 84.

Corsetti Tommaso, 59, 82.

Chirurghi Andrea, 25 in nota, 50.

Dottorini Achille, 117, 178.
Darantolo di maestro Giovanni, 2, 15.

Fabiano da Assisi, 41, 68.

Favorino degli Aromatari, 41, 68.
Fazi Vincenzo, 100, 116.

Ferri Filippo, 74, 88.

Filippuzzi Marino, 2, 14.

Floro Pietro, 71, 87.

Francesco di Bartolomeo, 10, 33.
Francesco di Mariano da Foligno, 7, 28.
Francesco di maestro Filippo, 2, 14.

Galera Pier Paolo, 49, 73. '

Garbo (del) Tommaso, 2, 15.

Gaudino di Maestro Bonaventura, 2,
15.

Gemini Baldassare, 15. 36.

Gemini Simone di Baldassare, 16, 37.

Gentile da Foligno, 3, 16.

Giovanni di Santa Sofia, 2, 15.

Giovanni Battista di Ser Nicoló, 19, 45.

Girolamo di Simone, 32, 62.

Grazi Giacinto, 94, 113.
Griffolo di Francesco, 5, 28.

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"Grisaldi Marco Antonio, 54 79.

Jacopo di Giovagnolo, 2, 14.

Lombardo Anton Maria, 52, 78.
Lombardo Francesco, 69, 86.
Luca di Simone, 13, 34.
Lucantonio da Terni, 34, 63.
Ludovisi Giuseppe, 101, 117.
Ludovisi Leone, 101, 117.

Magnani Pier Felice, 65, 85.
Mancini Bernardino, 72, 87.
Mancini Troilo, 63, 84.
Mannucci Camillo, 46, 71.
Mannucci Vincenzo, 61, 82.
Marianelli Amedeo, 129, 204.
Marino di Cole, 2, 15.

Mariotti Annibale, 103, 117.
Mariotti Ludovico, 89, 110.
Mariotti Prospero, 91, 111. .
Marroni Giuseppe, 121, 184.
Marroni Luigi, 120, 183.
Massari Cesare, 111, 159..
Matteo da Assisi, 2, 114.
Matteo di Meo, 2, 14. -
Matteo di maestro Marino, 2, 14.
Mattioli Baldassarre, 93, 113.
Mattiolo Mattioli, 18, 38.
Mazzieri Bernardo, 12, 34.
Melinelli Ubaldo, 88, 110.
Michele di Ser Bonavita, 2. 14.
Morici Andrea, 2, 15.

Morandi Carlo Antonio, 80, 91.
Musetto di Salomone, 2. 15.

Nardi Egidio, 6, 28.

Neri Giuseppe, 113 in nota, 171.
Nevi Pier Angelo, 53 79.
Nicolelli Filino, 107, 153.
Nottari Carlo, 124, 191.

Onesti (Degli) Cristoforo, 2, 12.
Onofri (Degli) Onofro, 17, 37.

Paparella Sebastiano, 43, 69.
Pascoli Alessandro, 85, 99.
Pascucci Luigi, 105, 144.
Pasqua Francesco, 98, 115.
Pasqua Giuseppe, 96, 115
Pisolo di Ser- Luca; 2; 115.

208 . D. PIETRO PIZZONI

Petroni Gio: Battista, 42, 69.
Petrus Magister vulnerum, 2, 12.
Podiani Luca Alberto, 31, 59.
Polimanti Osvaldo, 128, 200.
Puzio Vincenzo, 38, 66.

Puzio o Putti Pietro, 25, 49.

Rainaldi Nicola, 25 in nota, 51.
Rainerius Magister, 2, 12.
Rampali Egidio, 77, 89
Rampali Giulio, 67, 86.

Rastelli Gianbernardino, 48, 72.
Razzi Gregorio, 20, 46.

.Razzi Plinio, 33, 63.
. Riguardati Benedetto, 8, 28.

Rocchi Francesco, 73, 87.
Rosa Mauro, 82, 92.

| Salvatori Braccio, 123, 190.

Salvatori Gio: Battista, 79, 90.
Salvatori Vincenzo, 75, 88.

Salvi Amico, 36, 63.

Santi Felice; 106, 148.

Santi Giuseppe, 110, 158.

Santi Vincenzo, 126, 195.
Santicchi Luigi, 125, 193.
Severini Giuseppe, 119, 182.
Severini Luigi, 127, 190..
Synibaldus Magister Mattei, 2, 12.

Specchi Nicolò, 23, 48.

Spennati Antonio, 22, 48.
Spinello Bernardino, 57, 81.

Tappi Gerolamo, 92, 112.
Teobaldo di Arezzo, 2, 15.
Tignosi Nicolò di Giacomo, 9,:32.
Torelli Ruggiero, 118, 180.

Ugolini Gregorio, 70, 87.

Veracchi Ubaldi, 95, 114. -
Veracchi Vincenzo, 99. 116.
Vermiglioli Antonio, 28 57.
Vermiglioli Camillo, 30, 58.
Vermiglioli Girolamo, 29, 58.
Vermiglioli Pietro, 21, 47.
Vitellischi Vitellio, 39, 66.
Viti Pacini Ludovico, 84 92.

Zanelli Francesco, 2, 15.
Zurli Giuseppe, 112, 165.
NOTE E DOCUMENTI

DOCUMENTI NON NOTI SUL CASTELLO DI ORVE
TRA UMBRIA E MARCHE

| Il castello feudale di Orve (Orbe), — forse da orbis, per la sua pianta
rotonda — oggi ridotto a casa colonica pur conservando il vocabolo,
trovasi tra i villaggi di Ville S. Lucia e Salmaregia (1), già, castello.

anche questo di non trascurabile importanza, al confine delle ‘tre pro- .

vince di Perugia (Nocera Umbra), Macerata (Fiuminata) e Ancona
(Campodonico di Fabriano), nel punto dove il fosso di Campodonico
confluisce nell'alto Potenza. | i

Sorge su la cima di una collina già rivestita di boschi, alta 616
metri sul livello del mare, in posizione strategica da cui si dominano
| le ville sottoposte. :

Poco distante era la statio romana di Dubios — forse dal celtico .

dub —, fiume, ma non è escluso il gentilizio Dubius, che è pure regi-
strato dai lessici, dell'/finerarium Antonini, su la via Flaminia,
deviazione per Septempeda, Auximon, Ancona, a otto miglia da No-
cera ed altrettante da Prolaqueum (Pioraco), che il Feliciangeli, il
Massei e piü recentemente il Dominici hanno esattamente identificato
nel sito oggi detto Giuggiano, etimologicamente derivato da Dubios

attraverso Duggio (Ductius del latino notarii) D CIO, Uggio, Ug-

giano (2).

(1) Carta d’Italia 1 : 25000 dell'Istituto geografico militare, f. 123, I-SE, E3. .
(2) FeLICIANGELI, Di alcune rocche dell’antico stato di Camerino in « Atti :

e memorie della Dep. di Storia patria per le Marche», vol. II della IN:^S.
(1904).

Ip., Su lubicazione di Dubios, stazione romana mentovata nell Itinerario
di Antonino Pio, in « Longobardi e Bizantini lungo la via Flaminia nel secolo
VI », Camerino, 1908.
| Massxr, Rassegna degl' itinerari romani, in « Rassegna nazionale 2,0. C TX
(novembre 1938), p. 694.

Dominici, La via Flaminia per Ancona e la Nuceria degli Umbri e dei
Romani, in: « Bollettino della R. Dep. di Storia patria per l'Umbria », volu-
me XXXIX (Perugia, 1942). E

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Mri em acer EM 210 | NOTE E DOCUMENTI

Hanno trattato fuggevolmente di Orve un anonimo nelle Anti-
chità picene del Colucci (1), il Lilii nella sua Storia di Camerino (2),
i citati Feliciangeli, Dominici, Massei, il Romani (3); ma non sono
andati oltre i feudatari che n’ebbero il dominio, discendenti secondo
il Lilii dal marchese Ranieri di Toscana (secolo x1) e dai quali sem-
bra che siano derivati i Bulgarelli, famiglia feudale molto ricca e po-
tente, divisa in più rami, che possedeva case a Camerino e a Nocera,
aveva diritti sul castello di S. Maria nel Matelicese, era proprietaria
di terre in questi territori.

Ma quest’ipotesi del Lilii si fonda su basi molto incerte; giacché
dai documenti che egli riporta risulta che questi Bulgarelli erano feu-
datari non di Orve, ma di. Cluiano nella stessa alta valle del Potenza,
il cui possesso fu molto ambito nel secolo xi sia da Camerino sia
da Perugia. Che la loro sovranità si estendesse anche ad Orve non è
dimostrato; i nomi di Bulgarello e Bulgaruccio, dai quali deriva il
cognome, non sono portati dai signori di Orve, dei quali sembra sia
noto soltanto il nome dell’ultimo signore, Gualtiero di Raniero.

i Il Feliciangeli, che non conosceva nemmeno questo, ha cercato
di avvalorare dubitativamente, secondo me a torto, l’ipotesi del Lilii
identificando senz'altre Cluiano con Orve, considerando questo come
un toponimo nuovo del castello riedificato dopo il disastroso terre-
moto del 1279. I documenti che presento in questa nota, sfuggiti alla
diligenza del valente storico di Camerino, il quale asserisce di non
‘aver trovato menzione di Orve prima del 1383, — quando cioè da un
ventennio l’ultimo signore si era spogliato dell’intera sua proprietà —
sono in contrasto con questa supposizione. Ammessa la distruzione
quasi totale del 1279 e considerando che quattro anni dopo era già
abitato di nuovo, non si comprende per quale motivo abbia cambiato
il suo nome senza che del precedente sia rimasta la minima traccia,
come riconosce il Feliciangeli stesso, il quale per non smentire la sua
ipotesi deve riconoscere che dopo la fine del secolo x11 non è più men-
zionato. Di più, data la potenza e la ricchezza dei signori di Cluiano,
non si spiega come se ne siano privati dopo il termine troppo breve
di circa ottant'anni; e tanto il riconoscimento, prima, dell'alta sovra-

(1) Vol. XXII, p. 313: « Osservazioni intorno all'antico Dubios e sul castel-
lo di Gistra oggi Poggio Sorrifa dello stato di Camerino », par. III e XII.

(2) Linn, Istoria della città di Camerino, Camerino, 1835, I, p. 199, 242;
II, p. 47.

(3) RomanI, Guida artistica di Camerino, in « Guida storico-artistica
di Camerino e dintorni », Terni, 1927, p. 261.
NOTE E DOCUMENTI 211

. nità del comune di Perugia quanto l'alleanza del 1283 col comune di
i Camerino, al quale fecero promessa di prestar servizio in tempo di
Di guerra ricevendo in compenso la garanzia del possesso di tutti i beni
immobili e il compenso di 2000 libre ravennati, sembrano escludere
la possibilità di un atto di vendita fuori dei confini dello stato cameri-

nese e ad una famiglia potente di un comune rivale.
Ma l’argomento essenziale contro l’identificazione del Feliciangeli
è che Cluiano continuava ad esistere come toponimo anche dopo Orve
e in un sito che non era Orve. Il Cluzano del 1263, i cui signori Bul-
garelli secondo l'Acquacotta (1) cedettero a Matelica i loro diritti sul
castello di S. Maria, è lo stesso pede Cluzani menzionato mezzo secolo
dopo in istrumenti di divisione dei signori di Somaregia (2); è lo stesso
Claugano, Chiggiano già menzionato come ‘derivato da Dubios — di cui
discuteró più sotto la probabile etimologia, che non è da clusa come
il Feliciangeli suppone — e che esiste tuttora con la variante volgare di
| Giuggiano. È un assurdo porre il castello dove non è mai stato e respin-
gere le prove che ne stabiliscono la certa ubicazione; tanto assurdo che
il Feliciangeli, non potendo negare il vero Clucano, è costretto all'in-
verosimile ipotesi di due castelli dello stesso nome o di nome affine
situati a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro. Dunque Orve

è Orve e Cluiano è Cluiano.

Già su la fine del duecento il comune di Fabriano, dopo aver
esteso la sua signoria sui numerosi castelli feudali del territorio co-
| stringendoli a riconoscere la sua supremazia, ad abitare nella città,
|| a partecipare alla sua vita politica ed amministrativa ed assumendo
i in compenso la loro protezione contro i nemici, si era affacciato all’al-
ta valle del Potenza di là dai castelli già suoi di Orsara e di Belvedere e
si era adoperato per acquistare quelli che chiudevano verso sud il suo
territorio. Già nel 1258 (3) aveva ottenuto dal Rettore della Marca
una sentenza contro i signori di Somaregia, di Cluiano e di Rocca S.
Lucia, alla quale seguì una concordia promossa dal Rettore del ducato
di Spoleto. Nel 1271 aveva poi concluso un patto d’amicizia coi signori
.di Somaregia, i quali avevano molti vassalli immigrati nella città e nel
contado fabrianese, specialmente a Collamato; per questo essi diven-
tavano castellani del comune coi doveri e i diritti degli altri nobili
della terra, eccetto l'obbligo di trasferirsi entro le mura della città, e

(1) AcquacoTTA, Memorie di Matelica, Ancona, 1835, I, p. 50.
(2) Anni 1308, 1312 « Arch. com. di Fabr. », (Bref., perg. 369, 419 ecc.).
(3) ZoncHI, Carte diplomatiche fabrianesi, Ancona, 1872, n. CCXXVIII.

-

||
i
212 i NOTE E DOCUMENTI

con l'impegno di affrancare dà ogni vassallaggio tutti i loro dipendenti
che abitassero a Fabriano e nel territorio, perché li volevano liberi
cittadini (1). Agl'intrighi di Alberghetto Chiavelli si dovette probabil-
mente secondo il Feliciangeli la condanna a morte e la confisca dei
beni pronunciata nel 1357 contro Giovanni di Meruccio dei Tángani
della stessa famiglia; e nel 1392 fu assegnata da Bonifazio IX al figlio
Guido, riconosciuto ufficialmente come vicario apostolico di Fabriano,
la stessa rocca dei Tangani, fondata nei primi anni del secolo xiv
da un ramo dei signori di Somaregia. A quest'azione politica, la quale
mirava ad estendere e rafforzare la potenza del Comune, era paralle-
la un'attività privata diretta ad accrescere con varie forme di acquisti
i loro possessi personali, in modo che diventarono, come li vediamo al
momento dell’eccidio del 1435, i più ricchi proprietari di terre e di
case che avesse Fabriano.

L'acquisto del castello di Orve appartiene a quest” ultima attività.
In un frammento del protocollo del notaio Ludovico di ser Romano di
Benincasa appartenente a famiglia cospicua e legata di affinità coi
Chiavelli — quello stesso che, emigrato poi a Perugia, scrisse nel 1377
l'abbozzo di commedia De casu Caesenae attribuito al Petrarca e al
Salutati (2) — sono conservati i tre atti relativi (3).

Essi sono il perfezionamento e l'esecuzione del contratto di ven-
dita che si dice stipulato dallo stesso notaio il 17 novembre 1362, ma
non ci é pervenuto; non conosciamo quindi precisi particolari del con-
tratto, per esempio il prezzo. Col primo atto, rogato il 12 ottobre 1363
nella casa «filiorum d.ni Thome d.ni Alberghetti de Clavellis », cioè
nel palazzo del ramo principale della nobile famiglia situato su la
^ piazza maggiore ov'é ora il palazzo del Comune, il primogenito dei
figli di Alberghetto II, il magnificus miles Guido Napolitano e il fra-
tello domicello Gualtiero nominano loro procuratore l'altro fratello «e
domicello Antonio per entrare in possesso dei beni venduti da Gual-
tiero di Raniero di Orve a loro tre ed al nipote Nicoló di Finuccio,
altro loro fratello. premorto, forse minorenne.

La presa di possesso ebbe luogo il giorno seguente 13 ottobre su

(1) «Arch. com. di Fabr.», Bref., perg. 105. Pubblicato anche dallo
Zowaur (n. CCXIT), ma incompleto.

(2) Sassi, Il vero nome del notaio fabrianese autore del De casu Caesenae,
in « Atti e memorie della Dep. di Storia patria per le Marche », serie VI, 2.

(3) Il protocollo è conservato nell'Arch. com. di Fabriano (Clavellorum, 2)
e lo Zonghi ne dà la descrizione nell'introduzione alle Carte dipl. cit. I tre
atti sono rispettivamente i nn. 5, 15, 25.
NOTE E DOCUMENTI: 213

la faccia dei luoghi, con le consuete formalità. Il venditore non era
presente, ma era rappresentato dal procuratore Rigio di Massio di
. Bartolo. Ecco. l'elenco dei beni venduti:

1) chiesa o pieve di Uggio in curia Orvis, di cui il venditore
aveva il patronato (1); :

2) metà di case ed ospizi nella stessa curia, confinante col
fiume, la chiesa, la via (2);

3) terra arativa e prativa nello ‘stesso luogo iuxta flumen Po-
tentie et montem Carpelli ;

4) altre terre in contrada la pire Cavalline, pure presso il fiu-
me; i
9) altra terra in detta curia di Orve, in qua sunt cappanne iuxta
[lumen anguille et viam qua itur versus collem Smilli ;

6) vigna in voc. Uggii ; :

7) campo in voc. fornachii iuxta flumen: Anguille ;

8) podere con capanne in voc. vallis opacine iuxta viam que
vadit per vallem giacanam, heredes d.ni Corradi de Fulgineo et flumen
Chiggiani ; (3); |
9) campo in valle Bonantium iuxta collem Cazonum ;

10) rocca, casa, palazzo (4) di Orve, cum claustro, solo et edi-
fitio ; i |
11) vigne presso il palazzo; confinanti con la serra versus ple-
bem ;

(1) È la chiesa antichissima, che l'etimologia già indicata (Dubios, Duggio,
D'Uggio, Uggio) ci dice sorta presso la stazione romana e la terminologia mo-
stra che risalga ai primi tempi cristiani, di S. Maria de plebe Ductii o Uggii,
la quale continuò ad esistere fino al secolo xvIri e nelle visite pastorali è deno-

minata S. Maria de Orve. V. ROMANI cit., p. 262, MASSEI, FELICIANGELI,.

Dominici citt.

(2) Alla chiesa era forse annesso un ospedale od ospizio per i viandanti che
transitavano per la via romana.

(3) Il flumen Chiggiani è l’attuale rio. di Capodacqua (FELICIANGELI).
Se il toponimo ha origine dal fiume, possiamo ‘considerarlo come una deriva-
zione aggettivale (Uggiano, Juggiano = fiume di Uggio). C'é però un'altra ipo-
tesi: se ammettiamo Dubios come un gentilizio romano , in tal caso Dubianum
(Duggiano, D’ Uggiano, Uggiano, Giuggiano) è uno dei numerosissimi derivati
col suffisso — anum da nomi gentilizi romani. Quanto alle forme degli atti no-
tarili Chiggiano, Claugano, Cluiano, Clusano, ecc., già notate dal FELICIANGELI,
se non derivano da altri gentilizi più conformi alle leggi etimologiche (Clusius),
sono tentativi dei notai medievali per ridurre in forma latina il vernacolo Jug-
giano, Giuggiano.
(4) Per palatium s’intendeva la parte bassa del fortilizio.
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214 NOTE E DOCUMENTI

12) metà della montagna detta mons Carpellis presso il fiume
Potenza (1).

Il terzo ed ultimo atto fu rogato dieci giorni dopo. Era mor-
to intanto (come?) il quarto proprietario Nicolò di Finuccio,
lasciando eredi gli zii paterni, i quali in seguito a donazione erano
venuti in possesso anche dei beni di madonna Tuccia madre di lui e
della sorella Caterina. Rimaneva, unica superstite della famiglia di
Finuccio, un'altra sorella, Camilla, la quale nel 1386 andò sposa a Ro-
dolfo III del. Varano di Camerino (2), quello che portò al più alto gra-
do di splendore la signoria della sua famiglia nella città. La giovinetta
fu tacitata con l'assegnazione di aleuni molini con gualche di panni,
terreni e di una casa nel quartiere di S. Biagio (3).

I tre fratelli Guido, Antonio e Gualtiero, che avevano cosi accu-
mulato, oltre ció che era del padre, una cospicua proprietà immobi-
liare, nella quale erano compresi anche i possessi della defunta Marso-
bilia loro madre, consenziente il padre Alberghetto II, procedettero
a una divisione amichevole, per effetto della quale tutti i beni immo-
bili nella curia di Orve, enumerati nell'atto di dodici giorni prima
come comprati dal nobile Gualtiero di Raniero, furono compresi
nella parte di Antonio.

Del castello di Orve, dopo la vendita ai Chiavelli, ignoro le vi-
cende fino al settecento. Forse da qualche indagine negli archivi no-
tarili di Fabriano, di Nocera Umbra, di Camerino si potrebbe ricavare
qualche notizia sui passaggi successivi di proprietà. Di Antonio Chia-
velli, che sembra abbia avuto due mogli, si conosce una sola figlia, Mi-
chelina, sposata a Puccio di Nerio da S. Maroto (altra rocca nel Came-
rinese), già vedova nel 1408, quando aveva fissato la sua dimora a

(1) La maggior parte di questi toponimi, a quanto mi assicurano, sono oggi
perduti; non ho potuto fare personalmente ricerche.

(2) CoLucci, Antichità Picene, XXII, p. 350 e segg. Rodolfo Varano ebbe
altre due mogli, Elisabetta Malatesta e Costanza Smeducci (FELICIANGELI,
cit.).

(3) Nello stesso protocollo, atti nn. 25, 64, essa fa loro regolare quitanza,
dichiarandosi pienamente soddisfatta.

(4) Arch. not. di Fabr. rog. Agostino di Matteo, III, c. 215 (15 ottobre
1408). La gentildonna, in due atti rogati nello stesso giorno, pagava a tal Bo-
nanno di Bartolomeo di Bonanno fabrianese tre fiorini d'oro per acquisto di
panni di lino e locava allo stesso una terra nella contrada della Serraloggia.
Fideiussore di lei era tal Giovanni di Paolo -di Casetto oriundo da Serravalle
di Camerino.
NOTE E DOCUMENTI 215

Fabriano (4). Nell'elenco dei beni patrimoniali dei Chiavelli che dopo
l'eccidio del 1435 furono incamerati dalla Camera apostolica e da que-
sta nel 1457 furono venduti al comune di Fabriano (1) il castello di
Orve e le sue appartenenze non sono compresi, il che significa che erano
passati ad altri proprietari non perseguibili dall'autorità politica del
pontefice.

Nel secolo xvii, secondo l'anonimo scrittore delle Antichità

Picene, appartenevano alla nobile famiglia Ronca di Fabriano, oggi
estinta, la quale se n'era già disfatta a tempo degli ultimi discendenti
(fine del secolo xix). Fu poi dei Lori (2); oggi é della famiglia Olivieri
di Laverino.

Ma già da molto tempo, come annota il Romani, il castello aveva
perduto ogni aspetto militare col cessare delle sue funzioni di difesa.
Dellantico edificio restano soltanto « alcune particolarità caratteri-
. stiche delle antiche costruzioni militari, come l'ampio spessore dei mu-

ri ed i resti delle mura di cinta ». Anche qui, come della rocca Polen-
tana di Romagna dice il Carducci, il contadino ora « giallo mesce fru-
mento nel fervente rame » là dove signoreggiavano un tempo, non gran-
di come gli ospiti del divino poeta, ma prepotenti ugualmente, i conti
| Ranieri o Bulgarelli che fossero.

D. Rinaldo Massei, il benemerito parroco della vicina Campodo-
nico, nella diocesi nucerina, che gli abitanti di quel popoloso villaggio
montano non dimenticheranno mai per l’attività prodigiosa svolta
in ogni campo, con gli scritti e con l’azione, per l’elevazione spirituale
e il benessere materiale del suo gregge, e che a tempo perso attendeva
anche allo studio delle antiche memorie di questa contrada fra l'Um-
bria e la Marca, in un articolo su Dubios pubblicato nel « l'Osserva-
tore romano » del 20 aprile 1939 proponeva che nel sito di Giuggiano
sorgesse un cippo di pietra ad indicare l'antica statio romana di Anto-
nino imperatore. Il voto dell'indimenticabile sacerdote merita. di es-
sere accolto; ma a me piacerebbe che la modesta memoria fra le pie-
tre dell'antico castello feudale menzionasse insieme Dubios, la pieve
di Uggio, Orve, congiungendo le tre età successive romana, paleocri-
stiana, medievale.

ROMUALDO SASSI

(1) Arch. com. di Fabr. perg. cass. III, rot. 42.

(2) Non m'è stato possibile consultare lo studio, che del resto il FELICIAN-
GELI dice piuttosto fantastico, del GrAcoBUzzi OLIVIERI su Dubios e la famiglia
dei Lori (Perugia, 1899).
REGOLAMENTI SUL CORSO DELLA MONETA
A CITTÀ DI CASTELLO NEL SECOLO XIV

Jl fenomeno tante volte constatato, che la moneta cattiva scac-
cia dal mercato quella buona, costrinse già i magistrati ‘di Città di
Castello ad emanare il 9 giugno 1393 alcune norme intese ad abbas-
sare il valore dei « bolognini » RS pedro che i « fiorini » sparissero
. dal mercato, non trovandosi, com'era ovvio, chi volesse cambiarli in
perdita. Come si vede dal provvedimento, non soltanto i bolognini :
erano scaduti e pertanto si dovette con un pubblico regolamento
abbassarne il corso accostandoli a quel valore che aveva attribuito
loro l'equilibrio fra domanda ed offerta, ma non tutti avevano un
identico pregio: quelli coniati durante là guerra viscontea e la guerra
degli otto santi, contenevano una maggior quantità di fino, men-
tre quelli coniati di poi avevano un pregio leggermente inferiore.

A sanare il disordine del mercato, i Priori decisero il 6 giugno
.1393 di nominare una commissione di periti, con la seguente rifor-
magione:

«. Quod certi cives una cum Dominis Prioribus habeant auctoritatem
supra florenos et moneta.

. Cum ex certis monetis modice pretii et valoris que in hac civitate
plus solito concurrerunt, floreni cambientur ad rationem quinque libras de-
nariorum pro quolibet floreno, et, quod deterius est, floreni aliqui non re-
periantur in civitate et mülta alia inconvenientia tota die occasióne predicta
incurrant Universitati et specialibus personis dicte Civitatis, et secundum
verisimile in futurum evenient, nisi opportunis remediis supra. predictis
salubriter provideatur; idcircho Magnifici Domini Priores Populi dicte ci-
vitatis, una cum sapientibus viris triginta duobus arbitri etc., utilitatibus
reipublice cum summa diligentia intendentes etc., providerunt, statuerunt
et reformaverunt quod presentes domini Priores una cum octo civibus dicte
civitatis, videlicet duobus pro qualibet porta per ipsos dominos Priores eli-
gendis; vocandis et nominandis, habeant et eis detur et concedatur et ex nunc
cis dederunt et concessarunt liberam: auctoritatem ac bailiam providendi,
ordinandi et reformandi quo et qualiter floreni et monete valeant, expen-
NOTE E DOCUMENTI 217

dantur, solvantur et recipiantur per quoscumque homines et personas in
. Civitate Castelli et eius Comitatu per omnem viam, modum et formam qui-

bus eis videbitur et placebit. Et quod omne idem et: quidquid facerent in
predictis, talia predicta vel aliquod predictorum valeat, teneatur et obser-
vetur et executioni mandetur ac si factumesset per totum presenss consilium.
Et predicta facere teneantur et debeant infra tres dies proxime venturos a
die facere acceptatione computandos, quibus tribus diebus etc.... »

Con questo procedimento d'urgenza, come richiedeva la materia,
tre giorni dopo fu emanata l'ordinanza « CQualfor floreni et monete
expendantur ».

Magnifici domini antedicti una cum sapientibus viris Octo civibus: su-
pradictis, deputatis supra providendo qualiter floreni et monete solvantur
et expendantur et recipiantur, in sufficienti numero congregati etc., provi-

derunt, statuerunt et reformaverunt quod floreni et monete in civitate Ca-

. stelli et eius Comitatu dentur, solvantur et expendantur et recipiantur per

omnes, modo et ordine inscriptos videlicet: floreni ad rationem quatuor
librarum et quindecim solidos pro quolibet floreno; bolognini nomine Domini,
domini Pape Urbani quinti et Gregorii undecimi, et bolonini conii Civitatis
Perusii et conii Civitatis Luce, ad rationem triginta denariorum pro quolibet
bolonino; bolonini nomine domini Pape Urbani sexti et domini Pape Boni-
fatii noni ad rationem viginti octo denariorum pro quolibet bolonino; bolo-
nini qui expendebantur et recipiebantur ad rationem duorum solidorum pro
quolibet bolonino, dicto modo et ad dictam rationem duorum solidorum pro
quolibet in futurum etiam expendantur et recipiantur. Cetere monete ex-
pendantur, solvantur et recipiantur modo et ordine hacternus consuetis ».

Le misure prese furono, come si vede, abbastanza sagge. L'im-
provviso panico, determinato dall'afflusso di monete svalutate dalle
città vicine, che aveva fatto salire il fiorino a cinque lire e poi l'aveva
fatto sparire, a poco a poco svanì, avendo i Priori ed i periti fissato
il corso del fiorino non molto al di sotto di quanto aveva fatto il libero
mercato a quattro lire cioé a quindici soldi. Il provvedimento ebbe un
benefico effetto; tuttavia ad un anno di distanza, il bolognino, che
si cambiava a ventotto soldi, ebbe bisogno d'un lieve ritocco e scese
a ventisei, diminuendo cioé leggermente di pregio; la Commissione ne
stabiliil nuovo corso con la seguente ordinanza:

« Anno 1394, die ultima Junii — Magnifici Domini Priores Populi Civita-
tis Castelli una cum sapientibus viris ser Pero ser Jacopi de porta Sancte Ma-
rie, Nicolao Jacopi de porta Sancti Floridi, Johnnes Cecchi de porta Sancti

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———————— ————————— M
218 NOTE E DOCUMENTI

Jacopi et Jacopo Muciatti de porta Sancti Egidi, per ipsos dominos electos
supra facto provisionis monete, simul congregati in audientia eorum Palatii
etc., providerunt, statuerunt et reformaverunt quod bolonini qui presentia-
liter dantur et recipiuntur et expenduntur ad rationem viginti octo denarios
pro quolibet bolonini, in futurum dentur, recipiantur et expendantur in
Civitate et Comitatu ad rationem viginti sex denariorum pro quolibet eorum.
Et quacumque solutione in futurum fienda non possint dare nec solvi ultra
quattuor denarios pro solutione. Et predicta valere incipiant die quindecim
proxime ventura post bampnimentum de predictis factum ».

Queste disposizioni son tratte dai volumi di « Annales » che si
conservano nell'Archivio Segreto di Città di Castello, depositato nella
Biblioteca civica, e precisamente si trovano ai volumi XXV, c. 110
vzed10; e XXIV; c#47.5 :
Gino FRANCESCHINI
. DUE STANZE INEDITE DI ALFANO ALFANI

P

E nota abbastanza la figura di Alfano Alfani (1) illustre mer-
caute e banchiere perugino nato nel 1465 e morto vecchissimo nel
1550. Molte sono le testimonianze che ci dicono come egli fosse let-
terato valente, si dilettasse di poesia pur preso da tante preoccupa-
zioni politiche e finanziarie (2). I suoi interessi culturali si estendono
fino alle matematiche: Pier Vincenzo Danti dedicó a lui come esperto, 0
la traduzione in volgare della Sfera del Sacrobosco.
i Numerosi epigrammi e lettere gli dedica l’umanista perugino più
interessante del tempo, Francesco Maturanzio; Lettere affettuosis-
sime gli inviava il vescovo di Camerino Fabrizio Varani (3). Queste
lettere trovano una eco interessante in una d’Isabella d’Este del 27
settembre 1494 allo stesso vescovo in cui dice che avendo inteso da
Teofilo Collenuccio che il Varano aveva compiuto una stanza di idi
strambotto «ad imitazione di un ‘altro che aveva prima formato VE
messer Alphano de li Alphani da Perosa, il quale strambotto era fatto :
con tale arte, che chi lo legeva a la directa laudava una donna, e chi
cominciava a la fine d'esso, legendolo indreto al reverso, era tuto con- mi
trario, et la vituperava » lo prega d'inviarglielo insieme a quello di + | im
. Alfano. E il Varano rispondeva l’11 ottobre 1494 inviandoglieli ed
aggiungendo «Quale sia de Alfano o mio non lo reconosco per non
haverci trovato il titulo, né in ció faccio difficultà essendo infra am-
bedoi una anima; in modo che mentre tale resonamento era infra de il
noi, volendo exemplificare quello che volevamo intendere con la penna RA

(1) G. B. VEnMiGLIOLI, Biografia degli scrittori perugini, Perugia, 1828, id
pp. 10-17 i i

G. CONESTABILE, Memorie di Alfano Alfani, Perugia 1848.

G. CEccHINI, Il Carteggio di Alfano Alfani nell’ Archivio di Perugia, « Ar-
‘chivi », Serie X, fasc.1-2 il

(2) Vedi fra l’altro le lettere di Cesare Borgia e del banchiere Antonio MI
Spanocchi pubblicate dal Conestabile. i )
(3) G. CONESTABILE, op. cit., pp. 105-8
220 NOTE E DOCUMENTI

benché separati componessimo uno medesimo verso, et havuta in-
siemi qualche dolce parola de la nostra. unanimità, esso ne compose
uno et io l'altro. Atribuischa V.S.Ill/a il megliore ad Alfano e l'al-
tro ad me » (1). Si tratta evidentemente di.versi retrogradi.

Già il Vermiglioli (2) aveva indicato quattro stanze contenute
nell’edizione delle rime del Cantalicio del 1493 (3) come di Alfano AI-
fani: altrove notammo che linguisticamente in tali ottave vi sono
anche elementi che possono portarci proprio a Perugia (4). Nel Co-
dice della Biblioteca Nazionale di Firenze II, X, 54 contenente stanze
. di molti poeti dello scorcio del'400 (particolarmente Serafino Aqui-
lano) vi sono tre attribuzioni ad Alfano Perugino. Tale attribuzione
mi sembra prenda valore dal fatto che la terza stanza coincide con
una di quelle pubblicate dal Cantalicio come di Alfano:

Son già ridotto in si maligna sorte.

Le altre due sembrano inedite e le diamo senz ‘altro per aggiun-
gersi alle quattro che conosciamo dal Cantalicio, e la lettera di Isa-.
bella d’Este e la poetica familiarità di Alfano con Fabrizio Varano
avranno uno sfondo più consistente (5).

Alfani Perusini;

Può far el ciel ch’io viva a mio dispecto
E c'ogni giorno mille volte mora,

Puó far el ciel che debbia esser suggetto
A questa ingrata ch'el mio cor divora.
Puó far el ciel ch'el prenda per dilecto
Seguir che da me fugge hora per hora.
Questo consente quel che tutto vede:
Adunche el ciel non é quel ch'altri crede.

(1) ALEssanDROo Luzio, Roporro RENIER, Cultura e relazioni letterarie
d'Isabella d'Este, « Gior. St. Lett. 1t. » v.XXXIX, pp.249-50

(2) G. B. VERMIGLIOLI, op. cit., pp. 15-16.

(3) Epigrammata Cantalycii et aliquorum discipulorum eius. Impressum
Venetiis per Matheum Capcasam parmensem anno SCUTIS domini
MCCCCL-XXXXIII, die XX ianuarii

(4) I. BaLDELLI, Adonii italiani in una soffica latina del Cantalicio, Studi di
filologia italiana, vol. IX, p. 171, 1951. A
(5) Metto gli apostrofi, gli accenti e la punteggiatura.
NOTE E DOCUMENTI

II
Alfani Perusini

Hor che sarà poss'io piü che ricevere
Risposta iniqua, hor sia come esser vuole.
Non voglio che tacendo in me persevere
L'occulta pena che piü sta piü dole.

Sa tu come è quel che non chiede bevere
El matto havendo sete al caldo sole.
Meglio é poi di fortuna lamentarsi

Che per havere taciuto consumarsi.

IGNAZIO BALDELLI

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Pei. deo CUNT. NE RECENSIONI

G10vVANNI CeccHINI: Il carteggio di Alfano Alfani nell’ Archivio di Perugia (E-
stratto da « Archivi », serie II, anno X, fasc. 12, Roma, F.lli Palombi, 1943).

Il materiale documentario della storia perugina, per i secoli che più desta-
no il nostro interesse, è purtroppo assai scarso di quelle carte private e perso-
nali, quali memorie domestiche, epistolari ecc., che gettano direttamente tan-
ta luce su gli individui, sul costume, sull’ambiente.

Quando dunque si presenta l’occasione di assicurare ai nostri pubblici
archivi qualche raccolta del genere non deve lasciarsi sfuggire.

Non hanno perciò gli studiosi che da rallegrarsi dell'acquisto fatto dal Co-
mune di Perugia del Carteggio Alfani.

È un gruppo di lettere he va dal 1438 al 1549. Il prof. Giovanni Cecchini
ne dà un regesto nella Rivista « Archivi», e queste sue parole della breve
presentazione, ne definiscono bene il carattere:.

«Esso è importante non tanto per la sua mole, quanto per i personaggi di .
alto rango che vi hanno preso parte, per la varietà, la singolarità delle noti-
zie che contiene, per il contributo di chiarificazione e di precisazione che
reca nei riguardi di atti e di avvenimenti storici, non soltanto locali, per
un ben ampio periodo di tempo.»

Firmatario di parecchie lettere é Cesare Borgia; di altre i personaggi piü
«storici» dei Baglioni, compresa la tenerissima Atalanta; e poi Cardinali,
Governatori, Priori dei Comuni ecc. Affari pubblici e affari privati ne sono
argomento; ma con tutti si entra direttamente in un'epoca, se ne risente
la temperie; o che il Valentino solleciti la confisca dei beni dei Baglioni ri-
belli alla Chiesa; o che Gianpaolo, di questi ultimi, ordini alla Compagnia
del Trasimeno di mandargli « due some di pesce cotto e possibilmente qual-
che anguilla, e che si peschi con qualsiasi mezzo in tempo contrario « E
vi entrano anche individui che particolarmente richiamano attenzione, come
il Maturanzio o il Pinturicchio.

L’Epistolario accentra l’interesse su quella figura di fano Alfani che nel-
la vita perugina tra il quattro e il cinquecento non ha altri riscontri stori-
camente conosciuti; ed emerge tra i personaggi del più diverso tipo che la
famiglia ha consegnato alla nostra storia cittadina. Oriunda di Sassoferrato
dove portava il primitivo cognome di Severi, solennemente nobilitata dal-
l’Imperatore Carlo IV che le concesse per stemma il leone a doppia coda dei
Re di Boemia, la famiglia ha assunto una notorietà universale per il grande
giurista Bartolo che le ha dato tanto splendore. Notorietà d’altro genere,
ma che pure per la storia di quel che sono o almeno sono stati i tempi e gli
uomini, va ricordato, le dette nel Seicento il famigerato Colonnello France-
sco Maria Alfani, che con le sue ribalderie méscolate anche a tratti di genero-
sità, riempì di se non solo la cronaca perugina, arieggiando in molti aspetti
'" RECENSIONI : 223

l''Innominato » manzoniano, senza però la conversione finale. È vero che,
a sua.scusante, deve anche aggiungersi che Perugia non aveva un Cardinal
Federico.

Personaggio di alta levatura fu Alfano: uomo di affari, di lettere, di poli-
tica, esercitava la mercatura, poiché qui da noi essa non era ritenuta incom-
patibile con lo stato nobiliare; ma ricopri anche cariche pubbliche quale quel-
la di Tesoriere apostolico; trattó abilmente pratiche di Stato; e come quei
gentiluomini fiorentini della Rinascenza, a cui tanto potrebbe paragonarsi,
per gli affari e gli interessi della pubblica cosa a lui affidata, pose cosi vivo
impegno e tanto saggio criterio, quanto per i suoi negozi commerciali.

Il carteggio ci riaccosta a lui nella sua immediatezza di personale atti-
vità politica e amministrativa; e non importa se alcuna delle lettere del car-
teggio acquistato sia stata pubblicata dal Conestabile nelle Memorie dell Al-
fani da lui edite nel 1848; poiché il «sapore» del documento diretto é ben
altro della sua incolore visione nella stampa, dopo più secoli che è uscito
dalla mano di chi lo vergó.

Il fascino, oltre il valore, degli originali è cosa che la sentono gli appassio-
nati di studi storici; e loro sanno comprenderci e si compiaceranno del ritor-

.no, dopo varie peregrinazioni, dell'epistolario alla sua naturale patria.

Nel. Convegno di Studi Storici della nostra Deputazione del Dicembre
1939 in Orvieto, fu espresso, su proposta del Prof. A. Iraci, un voto per l'ac-
quisto da parte del Comune di Perugia: esso è ora un fatto compiuto.

RAFFAELE BELFORTI

SALVATORE SIBILIA, Innocenzo III. Edizioni Paoline, Roma, 1951.

Attuando il vasto piano di un opera che tende a illustrare la storia dei
più importanti pontificati del secolo xiu Salvatore Sibilia, dopo il volume
dedicato a Bonifacio VIII ha pubblicato recentemente un volume sul ponti-
ficato di Innocenzo III.

Il Sibilia ha basato la sua ricostruzione su un accurato studio delle fonti
e si è inoltre giovato sia delle opere ancora utili dello Hürter e del Luchaire,
sia dei più recenti studi innocenziani del Martini e del Maccarrone. Jl lavoro
è condotto soprattutto sull’aspetto politico-giuridico dell’attività del Pon-
tefice, illustrando largamente i rapporti di Innocenzo III con l’Impero e i prin-
cipali stati d'Europa.

Meno rilievo ha, nella trattazione del Sibilia, se se ne eccettua un lungo
capitolo (XI) dedicato allo studio dei rapporti tra Innocenzo e S. Francesco,
la storia religiosa, riguardo alla quale l'Autore si riferisce in genere a posizioni
tradizionali del pensiero storiografico meno recente.

Completano l'opera due capitoli quasi d'appendice, nel primo dei quali il
Sibilia espone il pensiero degli storici che hanno piü particolarmente studiato
il periodo di Innocenzo III, e nel Onde esamina sommariamente l'opera

«di Innocenzo III scrittore.

Nonostante una certa frammentarietà nell'esposizione, il volume del Si-

bilia costituisce un'utile e garbata opera di divulgazione.

RAFFAELLO MORGHEN

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Avv. VITTORIO CORBUCCI

Il 27 gennaio 1947 moriva in Città di Castello l'avv. Vittorio
Corbueci. Un manifesto semplice, come modesto e semplice era stato
l'ultimo periodo della sua vita, ne comuuicava la fine. Ma non é inu-
tile tornare un pó indietro e valutare il contributo che egli diede alle
ricerche storiche della nostra regione e l'amore con cui cercó di illu-
strare la storia della nostra città. —.

Nato a Città di Castello il 9 ottobre 1855, si laureó in n giurispru-
denza e praticó per alcuni anni la professione di avvocato. Tornato a
Città di Castello, abbandonò la carriera del foro, forse poco adatta
al suo carattere chiuso e naturalmente portato alla solitudine.

Ricopri la carica di direttore della Biblioteca Comunale e si appli-
có in modo particolare allo studio delle lettere e della storia. Frutto
di questo periodo sono quasi tutti i pon qui elencati in ordine cro-
nologico: t

1) Salvator Rosa e i suoi onion Fermo, 1875;
: 2) Prime armi (dal latino di Mureto), scritto TODO pubbli-
‘ cato dall'Ed. Rocca, Roma, 1879;
3) Di Giuseppe Chialli scultore Tifernate, Città di Castello,
- Grifani, 1880;
; viva 4) /Un letterato e POME Umbro. nel.sec. XVIII (l'Abate Fe-
lice Mariottini), 1880;
| 5) Il movimento letterario ed artistico nei secoli XV e XV alla
Colle Ducale di Urbino, 1882;
6) Luigi Calamatta incisore, Civitavecchia, 1886;
7) Diario Storico dell' Umbria dal 1001 al 1886, tratto in parte
da nuovi documenti, Roma 1883; :
8) Una poetessa Umbra (Francesca Turina Bufalini contessa
di Stupinigi: 1544-1641), Città di Castello, 1901;
9) Città di Castello nel Risorgimento Italiano, Città di Castello:
Lapi, 1911;
10) Le vicende della Stampa in Città di Castello e le sue odierne
Tipografie, Città: di Castello, 1917;
NECROLOGI 225

11) Commemorazione della prima Regina d’Italia Margherita
di Savoia (Discorso tenuto al Circolo Tifernate), 1927;

12) La Tirannia del Card. Vitellozzo Vitelli e di Angela Rossa.
in Città di Castello, sui nuovi documenti dell'Archivio segreto Vati-
cano, Foligno, 1925;

13) Il Palazzo di Alessandro Vitelli e la Pihacdtiót Comunale .

di Città di Castello, 1931.
. .Ha pubblicato anche via via, ‘in occasione di nozze, vari saggi
di antica Storia Letteraria dell'Umbria.

Collaborò inoltre al « Bollettino di Storia Patria per umbra »
e alla rivista « L'Alta Valle del Tevere », a cui portò il contributo pre-
zioso della sua conoscenza della storia locale.

. Se noi diamo uno sguardo alle sue opere, non possiamo non ri-
conoscere a lui il merito di avere, fra i primi, richiamato l'attenzione
dei cultori di storia sulla ricerca e lo studio dei problemi di carattere
locale, che arricchiscono di luce nuova la vita della nostra Patria..

LEoPOLDO GIOMBINI Papre BONAVENTURA MARINANGELI

In una malinconica giornata d'inverno una lunga teoria di
RR. Padri Conventuali e di fratini dei Collegi Francescani usciva
processionalmente dalla Basilica Patriarcale, salmodiando dietro una
bara. Le spoglie mortali del Rev.do Padre Maestro Bonaventura Ma-
rinangeli (morto il giorno innanzi, il 29 gennaio 1948), lasciavano la
insigne Chiesa ed il Sacro Convento, per l'estremo riposo nel Cimitero
di Assisi.

Bonaventura Marinangeli era nato nella serafica città del Po-
verello il 14 luglio 1879, e fin dalla Sua adolescenza era stato attratto
dalla vita monastica; era quindi entrato con vivo trasporto nella
grande famiglia dei Conventuali. Compì brillantemente i suoi studi,
coronati dalla laurea presso la Pontificia Università Gregoriana di
Roma. Conseguì l’ordinazione sacerdotale il 10 agosto 1902. Come
prima sede ebbe Padova, dove assunse la direzione della rivista
mensile Il Messaggero di S. Antonio, che tenne dal 1903 al 1908
collaborandovi con numerosi articoli.

Raggiunta la sua grande aspirazione di ritornare in Assisi, fu
Parroco di Santa Margherita dal 1908 al 1912, nel quale ultimo anno
fu nominato Custode del Sacro Convento e tenne questa carica sino
al 15 dicembre 1914.

Nel 1914 passò a Roma con la carica di Guardiano del Convento
dei SS. XII Apostoli. Nel 1919 ritornò in Assisi dove rimase presso
il Sacro Convento come Ministro Provinciale dei Conventuali del-
l'Umbria sino al 1925, per due successive elezioni. Dal 1925 al 1946
Vicario del Sacro Convento, e ancora dal 1929 al 1939 Parroco di Santa
Margherita, per molto tempo tenne cattedra nei Collegi Generalizi di
Assisi: cattedra di Teologia, Storia Ecclesiastica e Storia dell’Arte.

Nel 1925 il Ministero dell’Istruzione lo nominò Conservatore
Onorario della Basilica e del Sacro Convento di Assisi. Fu Socio cor-
rispondente della Deputazione di Storia Patria dell'Umbria e della
Società Internazionale di Studi Francescani. Dal 1938 fino alla sua
morte fu anche Direttore della Biblioteca Comunale Assisana.
NECROLOGI 227

Particolarmente versato nelle materie storiche, e vivamente sol-
lecitato da una naturale inclinazione verso le piü significative maai-
festazioni dell'arte, ebbe speciale predilezione per gli studi intorno
alla Storia Francescana e per le ricerche sulle vicende del grande
complesso costruttivo, costituente le sovrapposte Chiese ed il Con-
vento di S. Francesco. Era riuscito, cosi, a chiarire e documentare
numerosi problemi sulla cronologia delle varie fasi costruttive, por-
tando un notevole contributo alla conoscenza della storia dell'im-
menso e interessante agglomerato.

Numerosissimi i suoi scritti. Tralasciando quelli di carattere
divulgativo apparsi nella già ricordata rivista da lui diretta a Padova
ed in altri periodici, e quelli di carattere puramente letterario, vanno
intanto ricordati i Cenni sulla Vita ed il Martirio del B. Gianfrancesco
Burté dei Cordeliers (Roma, 1926), e i Cenni sulla Vita del B. Luca
Belludi, discepolo e compagno di S. Antonio da Padova (Padova, 1929).

Importanti suoi studi critici sono poi Gli affreschi giotteschi nella
Chiesa Superiore di S. Francesco in Assisi (Miscellanea Francescana,
1911, vol. XIIT) e Giotto nella Basilica di Assisi (con 80 illustrazioni
fuori testo) nella stessa rivista, 1937, vol. XXXVII. Di questi studi
particolarmente notevole é il primo, nel quale Padre Marinangeli
ha ricostruito. le didascalie degli affreschi giotteschi della Chiesa
Superiore illustranti la Vita di San Francesco, giovandosi del testo
. della Leggenda di San Bonaventura. Bisogna anche ricordare lo scritto
su Frate Rufino nel Bollettino della Società Internazionale di Studi
Francescani in Assisi.

. Centinaia sono gli articoli pubblicati sia sulla già accennata
Miscellanea Francescana, sia sulle altre due riviste intitolate: Voce
del Padre S. Francesco, e S. Francesco di Assisi (per il VII Cente-
nario della morte del Santo).

Appunto in quest’ultimo periodico si possono leggere molti
articoli, i più interessanti dei quali sono: .

La tomba di S. Francesco attraverso i secoli (1920-24, vol. I-IV);
Il Sacro Convento di S. Francesco (1927, vol. VII); Cenni sorici sulla
Basilica e sul Sacro Convento (1929, vol. IX); L’allegoria della Ca-
stità (1938, vol. XVIII); L'allegoria della Povertà (ibd.); L'allegoria
dell’Obbedienza (ibd.); La Madonna di Cimabue (ibd.); Il ritratto di
S. Francesco di Cimabue (ibd.); I cinque Santi di Simone Martini (ibd.).

Non si possono poi dimenticare le note con le quali Egli ha ret- .
tificato e aggiornato le due descrizioni della Basilica di San Francesco,
228 NECROLOGI

cinquecentesca l’una e ottocentesca l'altra, pubblicate per il VII Cen-
tenario della morte del Santo in questo Bollettino (1926, vol. XXVIII).
Troppo lungo sarebbe richiamare qui tutti gli scritti pubblicati
in varie Riviste e Bollettini. Ci sembrano però bastevoli questi, qui
sopra citati, per dire della notevolissima attività di questo benemerito
Padre, sacerdote esemplare, indefesso studioso, felice. ricercatore,
chiaro ed efficace divulgatore di quanto poteva avere riferimento
eol Poverello e col Francescanesimo in genere, con la Basilica Assi-
sana, con le sue opere e con l'annesso Convento in specie.

ARNOLFO BIZZARRI
VEHIT citi ceci e SOS EE d ST Sn TIG QE AN i ieri o PEE mo”

Dorr. RUGGERO GUERRIERI

La bella tradizione dei medici umanisti (che, per buona sorte,

non accenna a finire neppure in questi tempi così poco propizi agli .

studi letterari e storici) può vantare nel dott. Ruggero Guerrieri uno
dei suoi rappresentanti più significativi.

Nato a Gualdo Tadino il 6 maggio 1873, si è ino in Medicina
e Chirurgia a Napoli nel 1898. Dopo avere assolto agli obblighi del ser-
vizio militare, e dopo avere appartenuto per qualche anno — come
sanitario addetto all'emigrazione — alla marina mercantile tedesca
(a lui, bramoso di ogni esperienza, è stato tirocinio non inutile: nella

| giovinezza la conoscenza prolungata dell'America Settentrionale,

Centrale e Meridionale, e dell’Africa Orientale), si è fissato definiti-
vamente nella città nativa, dove ha chiuso la sua vita il 17° settenk
bre 1948.

Medico Condotto del Comune durante tutto questo non breve

periodo, e successivamente anche Ufficiale Sanitario e Medico di Re-

parto Ferroviario, le cure della professione non gli hanno impedito
di attendere a ricerche di Storia e di Storia dell’Arte nella contrada
gualdese, e di acquistare in breve una competenza che gli ha permesso
di scrivere lavori lodati e di essere richiesto da più parti di consiglio
e di collaborazione. Da moltissimi anni apparteneva alla nostra Depu-
tazione, da tutti considerato come. uno dei colleghi più autorevoli. Sin
dal 1910 aveva avuto la nomina a Ispettore Onorario dei Monumenti

» per il mandamento di Gualdo Tadino, e, più tardi, anche per quello

di Nocera Umbra.
Da una prima giovanile Storia di Gualdo Tadino (Foligno, 1900)

- ha avuto origine la sua opera maggiore alla quale ha dedicato a lun-
- go cure sapienti ed appassionate, la Storia Civile ed Ecclesiastica del

Comune di Gualdo Tadino (Gubbio, 1933). Esempio tra i migliori delle
storie municipali venute in luce negli .ultimi decenni, si ritrova in

questo libro una larghezza di visione che spazia al di là dell'analisi
- minuziosa dei documenti, ricercati e spoliati con pazienza eroica, e

dello studio accorto delle cronache. L'esposizione dei fatti appassiona

lo scrittore, ma egli sa comprendere quanto importi tener dietro
‘alle ‘istituzioni cittadine e al trasformarsi delle magistrature locali,

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230 NECROLOGI

per modo che dal racconto vien fuori nitido il rilievo degli sviluppi
della vita pubblica in questo piccolo centro urbano, e agevole si pre-
senta l'invito a paragonare queste vicende con quelle di altri centri. E

La seconda parte dell'opera (Storia Ecclesiastica) segue, nella 1
quasi totalità, un ordine prevalentemente topografico, si che non .
v'ha, può dirsi, chiesa anche modesta od eremo di tutto il territorio
— e la stessa cosa deve dirsi per le numerose confraternite — di cui
non siano raccolte notizie copiose, e di cui non siano ricordate le i
opere d’arte. Quale grandissimo contributo sia per tal modo offerto 1
agli.studi di Storia dell'Arte, e alla conservazione del nostro Patri-
monio Artistico, é facile comprendere.

Nel volume seguono diffuse informazioui sugli uomini illustri
del luogo, e in questa sezione si raccolgono notizie inedite su Matteo
da Gualdo, cioé su quel pittore Matteo di Pietro di ser Bernardo,
che, nato forse poco dopo il 1430 e morto nel 1507, costituisce di que-
sta terra la gloria maggiore. | |

Troppo a lungo trascurato (ma il Cavalcaselle si era sforzato di
conoscerne le opere e di determinarne i caratteri), é stata la Mostra di
Antica Arte Umbra, tenutasi a Perugia nel 1907, a dargli larga no-
torietà. Il Guerrieri dall'esame accurato di sessanta volumi mano-
scritti dell'Archivio Notarile Antico di Gualdo Tadino ha tratto oltre
centocinquanta documenti che riguardano questo artista, ed è riu-
Scito cosi a determinare con una successione serrata le vicende della
vita, e ad aver modo di perseguire e ritrovare le opere, in gran parte
affreschi sulle montagne di Gualdo e di Nocera, delle quali ha redatto
un catalogo che può ritenersi definitivo. Dei risultati delle sue esplo-
razioni nel territorio già aveva dato saggio (Un affresco ignorato di
Matteo da Gualdo a Colle Aprico, in Augusta Perusia, II, Perugia,

. 1907), illustrando quella edicoletta del 1487 che, accuratamente di-
staccata, trovasi ora ricomposta nella Galleria Nazionale dell'Umbria,
a Perugia.

La perfetta conoscenza dei documenti ha permesso al Guerrieri
di determinare che è stato pittore anche il figlio Girolamo, notaio
anch'egli come il padre, del quale peró é riuscito a individuare solo
alcuni schizzi a penna in un volume di rogiti dal 1507 al 1515. Ma
soprattutto ha potuto ricostruire la figura e riconoscere lo stile del
figlio di questo figlio di Matteo, di Bernardo di Girolamo, anch'egli
pittore e notaio: in proposito veggasi anche lo scritto Bernardo di Gi-
rolamo di maestro Matteo, un ignoto sequace di Luca Signorelli, in Ri-

vista d'Arte, XIV, Firenze, 1932. Né mancano altri utili contributi
TITRE

NECROLOGI | 231

alla Storia dell'Arte nel volume, che a ogni pagina si rivela frutto di
assidue ricerche e di continua ponderazione.

Tre diligentissimi contributi preliminari (Jl periodo del Risorgi-
mento Politico in Gualdo Tadino, in « Archivio storico del Risorgi-
mento Umbro », IV, Perugia, 1908; Il vero stemma comunale di Gual-
do Tadino, ivi, 1909; Il polittico di Niccolò Alunno in Gualdo Tadino
e il suo recente restauro, in « Bollettino d’Arte del Ministero della E-
ducazione Nazionale », a, X, s. I, Milano - Roma, 1930) sono venuti
a inserirsi organicamente nel volume, prendendo le mosse dal quale
il Guerrieri ha dedicato alla sua città un altro garbato, utile, preciso
lavoro (Gualdo Tadino — Guida storica ed artistica, Perugia senza data,

ma di poco posteriore al 1933), nel quale ha raccolto le informazioni

di più immediato interesse per i suoi concittadini e per i turisti.

Se alla storia più propriamente locale è dedicato ancora un altro
suo scritto (Gli antichi Istituti Ospedalieri in Gualdo Tadino, Peru-
gia, 1909), nel quale sono palesi anche sollecitudini attinenti alla sua
professione di medico, un più largo interesse, per la loro connessione
con problemi d’ordine meno circoscritto, si ritrova in tre ottimi con-
tributi che qui si vogliono ricordare in particolar modo: Il laudario
lirico della Confraternita di Santa Maria dei Raccomandati in Gualdo
Tadino, in questo «Bollettino », XXVI, Perugia, 1923; I Maestri
Lombardi in Gualdo Tadino nella seconda metà del Quattrocento, in
«Archivio Storico Lombardo » LVII, Milano, 1930; Le Cronache e
e le Agiografie Francescane medioevali Gualdesi ed i loro rapporti con
altre Cronache e Leggende Agiografiche Umbre, in « Miscellanea Fran-
cescana », XXXIII, Gubbio, 1933. È in tutti questi scritti un’indub-
bio interesse per la storia letteraria, artistica ed ecclesiastica, anche
fuori dei ristretti confini locali: i materiali, notevoli ed inediti, gli si
sono accumulati davanti in seguito alla diuturna e fervida prepara-
zione ‘della storia di Gualdo, e questi materiali gli hanno consentito
di dedicare anche alla sua famiglia (La Famiglia Guerrieri di Gualdo
Tadino, ivi, 1932) un saggio, al quale è giusto riconoscere un interes-
se al di là della persona e della casata, per merito soprattutto del di-
ligentissimo Albero Genealogico, che è riuscito a far risalire fino alla
seconda metà del Trecento. Infine al nostro Secondo Convegno Sto-
rico Umbro, tenutosi a Perugia nel 1946, ha presentato una comu-
nicazione su Accademie e Teatri in Gualdo Tadino (veggasi in questo
Bollettino, all'annata corrispondente).

A ricercare entro i periodici locali, dalla vita effimera e dalla
diffusione limitatissima, potrebbero trovarsi ancora alcuni altri scritti

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minori e dimenticati: uno sono in grado di segnalare (Ricordi del
RIE Umbro - Come conobbi « Cinicchia», ne La Freccia,
. II, num. 11-12, Gualdo Tadino, 24 dicembre 1942), che offre
Cuniche interesse per la conoscenza della vita regionale nella seconda
metà del secolo scorso. _ |
Ho avuto modo di ricordare via via i lavori venuti alla luce di
Ruggero Guerrieri. Ma due altri ne ha lasciati inediti, indicati da lui
stesso negli elenchi bibliografici allegati ad alcune delle sue opere uscite
per le stampe. Ormai da qualche anno sofferente e presago della fine
non lontana, egli il 13 marzo 1948 si é recato a donare alla Biblioteca
Augusta del Comune di Perugia (che li conserva tra i manoscritti del
Nuovo Fondo, ai numeri 279 e 280) due volumi già pronti per la stam--
pa. Del primo (Documenti Storici concernenti Gualdo Tadino — Inven-
tari e Regesti) la parte più cospicua è quella che comprende il regesto
di tutte le pergamene dell’Archivio Comunale, e che ancora una volta
rivela l'appassionato e sapiente lavoratore; il secondo (Il Monte di
Pietà e i Monti Frumentari in Gualdo Tadino — Notizie storiche, Statuti
e Documenti) è un ottimo saggio che palesa originalità e versatilità di
pensiero, Un Catalogo della Pinacoteca Comunale di Gualdo avrebbe
dovuto preparare per la serie della quale voleva prendere l’iniziativa
la nostra Deputazione: l’entrata dell’Italia nell’ultima guerra pur-
troppo ha reso vano il bel proposito.

. Dell'estimazione della quale egli ha goduto in bula anche al di
là dei limiti regionali è sicura prova nell'ospitalità che ai suoi scritti
hanno dato volentieri alcune tra le maggiori nostre riviste storiche
e di Storia dell’Arte. Collaboratore instancabile così della Soprinten-
denza all'Arte come di quella alle Antichità, ha contribuito in larga
misura alla conoscenza, alla valorizzazione, alla conservazione di
tutti i ricordi del passato nella sua giurisdizione. Innamorato dei libri
sapeva ricercarli e raccoglierli con discernimento, e sapeva giovarsene
nel suo lavoro. - | | hs

Ma si puó dire che, in fondo, ogni raccolta lo appassionasse, da
quella degli oggetti preistorici a quella delle armi, da quella dei fran-
cobolli a quella degli animali vivi. Io stesso ricordo di aver trovato
nel piccolo giardino della sua' casa un falchetto e una serpe in non
pacifica promiscuità. Era in questo atteggiamento del suo spirito un
palese riflesso: della profonda bontà e curiosità del suo animo, che lo
portava a uno spontaneo (e quasi vorrei dire francescano) moto di
simpatia e interesse verso ogni opera dell'uomo, verso ogni mani-
festazione auche umile della vita. La sua collezione di antichità prei-
NECROLOGI TRS 233

storiche del territorio gualdese, piccola ma interessante per la cura e
l'intelligenza poste nella scelta degli oggetti, si trova ora a Perugia
nel Museo Preistorico dell'Italia Centrale, al quale l'ha donata la
Famiglia, che ha per tal modo esaudito un desiderio che egli manife-
stava nelle conversazioni icon gli amici.

Esemplare nella vita domestica e nella pratica dell'arte sanitaria,
probo sino allo scrupolo, ottimo cittadino sempre largo del consiglio
e dellaiuto che gli veniva richiesto, cordiale e fedele nell’amicizia,
profondo nei giudizi e gioviale nella conversazione, Ruggero Guer-
rieri dalla giovinezza sino al giorno estremo ha professato vivo, in-
genuo, entusiastico il suo amore per il luogo natale, per Gualdo Ta-
dino, che ha onorato con le sue doti di uomo, che ha illustrato con la
sua attività di studioso. Gualdo lo ricorda a sua volta tra i figli mi-
gliori, e, intitolandogli una via, ha voluto rendere palese e duratura
la testimonianza del suo sentimento verso il concittadino banemerito
e caro.
AcHiLLE BerTINI CALOSSO

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n Papre AMEDEO TEETAERT

Tra i suoi confratelli dell'Istituto Storico dei Frati Minori Cap-
puccini, e insieme nel mondo degli eruditi, la morte ha prodotto un
gran vuoto prendendo, nella pienezza delle sue forze, il P. Amedeo
Teetaert, membro della nostra Deputazione.

Il P. Amedeo (al secolo Camillo Teetaert) era nato a Zedelghem,
presso Bruges nel Belgio, il 3 marzo 1892. Compiuti facilmente al
suo paese natale gli studi primari e secondari, entró il 20 settembre
1910 nell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini, dove, dopo i suoi voti
religiosi, si dedicó allo studio della filosofia e della teologia, che do-
vette tuttavia interrompere per la guerra del 1914-1918.

Ritornato al suo convento, quando fu ristabilita la pace e i suoi
studi sacerdotali furono terminati, i superiori, considerando i doni
| eccezionali d'intelligenza e di volontà di P. Amedeo, lo fecero iscrivere,
prima che fosse ordinato prete, alla facoltà di Teologia dell’ Univer-
sità di Louvain.

Quattro anni dopo egli ottenne il titolo di Dottore, e, desideroso
di progredire nel cammino della scienza, ottenne nel 1926, dopo al-
tri due anni di lavoro accanito, il titolo di Maestro in Teologia. Da
allora cominció a insegnare nel collegio di Louvain e a collaborare
ad alcune riviste di Teologia-e di Storia, sino al 1929.

Nel frattempo ottenne, in seguito a concorso, dal Governo del
Belgio una borsa di studio per visitare le diverse Università e Biblio-
teche d'Europa. Si puó credere che egli non fece questo viaggio da
dilettante, se lo si giudica dalla quantità di note manoscritte che ri-
portó é che, d'altro canto, non smise di accumulare fino alla sua morte.
Una conoscenza approfondita della maggior parte delle lingue euro-
pee facilitó le sue ricerche.

A quest'epoca i superiori dell’ Ordine dei Cappuccini avevano
deciso di aprire un Istituto Internazionale di Studi ad Assisi, chia-
mato Collegium Internationale S. Laurentii Brundisini. Oltre le
opere di scienza, ascetismo, storia ed arte, che dovevano uscire
da questo centro intellettuale, era nel programma una rivista con fun-
zioni di organo principale. Essa apparve sotto il titolo di « Collectanea
NECROLOGI 235

Franciscana », ed è P. Amedeo che ne assunse la direzione, anzitutto
durante i due anni che il Collegio rimase ad Assisie poi quando la sua
sede fu trasferita a Roma, nel 1940, col nome di Istituto Storico dei
Frati Minori Cappuccini.
P. Amedeo fu coraggioso e perseverante in tutte le sue inizia-
tive. Non amava perdere tempo. Forzato dagli ultimi assalti della
malattia a diminuire il suo lavoro, continuó a utilizzare fino alla fine
il talento che il Signore gli aveva concesso e non cedette le armi
che pochi giorni prima della sua morte, avvenuta il 2 marzo 1949.
Che Dio gli accordi il riposo e la gioia promessa ai buoni servitori !

P. Amedeo avrebbe potuto rimanere l'uomo di un solo libro 0
d'un solo studio, quello del Medio Evo nel qualesi ritrovava cosi bene:
peraltro le necessità della collaborazione l'hanno obbligato a disper-
dere la sua attività, nei ventiquattro anni che é durata, in molteplici
pubblicazioni, su numerosi soggetti di storia, di teologia e di biblio-
grafia. Sua opera principale é la tesi che presentó per ottenere il ti-
tolo di maestro su « La confessione ai laici dell'virr al xiv sec. ». La
difesa di questa tesi gli meritó gli applausi della commissione e un
posto in vista tra gli specialisti della questione. A noi basta citare
la testimonianza di un dotto esaminatore, il Padre J. de Ghellinck S.J.:
« Il serio lavoro di P. Teetaert segna un incontestabile progresso su
tutto quello che è apparso fino adesso ed è indispensabile a chiun-
que si occuperà di questa materia... Noi aggiungiamo che questo
volume afferma nel suo autore, fin dal debutto, ùna considerevole
esperienza e una grande capacità di messa in opera, unita ad una
soprendente facilità di lavoro » (Rev. d’Hist. Eccl., 1927, pp. 459,
461).

Del resto egli non si limitò alla presentazione di questa tesi:
egli riprese l’argomento in diversi articoli di riviste teologiche di que-
sto periodo. Su questo tema preferito del Sacramento della Penitenza
nella Chiesa, egli acquistò sempre maggiore autorità presso gli stu-
diosi che ricercavano la sua collaborazione e non gli lesinarono né la
loro stima né la loro amicizia.

L’occupazione che assorbiva maggiormente Padre Amedeo fu
in effetto la sua collaborazione a molte riviste periodiche come « Ephe-
merides Theologiae Lovanienses » «Revue d'Histoire Ecclesiasti-
que », «Études Franciscaines » « Estudis Franciscans » «Jus Pon-
tificium », « Antonianum » e, soprattutto, « Collectanea Franciscana »
a quest'ultima non poté dare, per mancanza di tempo, gli articoli di 236 : NECROLOGI

fondo che avrebbe voluto, obbligato com'era a una fatica continua
per dirigere, correggere gli scritti dei giovani confratelli che gli erano
stati aggiunti, e per la parte considerevole che egli si era assunta nel
riservarsi la recensione della maggior parte delle.opere apparse sulle
questioni francescane di storia e di teologia.

Queste recensioni di libri che aveva cominciato su « Études Fran:
ciscaines » di Parigi, le continuò fino all’ultimo giorno e si deve dire
che centinaia e centinaia di volumi sono passati per le sue mani; e
che egli li esaminava e criticava non superficialmente, ma a lungo,
‘minutamente, talora perfino troppo minutamente.

A queste recensioni di opere nuove il Padre Amedeo aggiunse

la bibliografia francescana, preziosa per tutti coloro che vorranno lavo-
rare nel campo del Francescanesimo. Essa comprende tutti gli scritti |
di minore importanza, opuscoli, articoli, ecc., pubblicati in tutte le
‘ principali lingue europee e provenienti da tutti i paesi del mondo. In
. « Collectanea » si contiene una serie di 5870 lavori analizzati e clas-
. sificati.
Agli incarichi di Padre Amedeo dc noi stiamo enumerando
bisogna aggiungere nel 1928, alla morte del compianto Padre Edoardo
d’Alencon o.f.m.cap., quello di collaboratore ai principi dizionari
pubblicati in Francia: « Dictionnaire de Théologie Catholique », « Dic-
tionnaire d'histoire et de géographie », « Dictionnaire de Droit Cano-.
nique»: in quest'ultimo si contiene una dissertazione molto erudita
. su « Le indulgenze concesse ai pii esercizi della Via Crucis ».

Ci sono ancora circa 520 notizie bio-bibliografiche che aumenta-
rono lattività del nostro grande lavoratore.

Attento a tutto quello che si pubblicava nel mondo degli storici
‘e dei teologi, aiutato da una.memoria pronta e tenace, la cultura
di Padre Amedeo era sempre tenuta aggiornata, e quando si presen-
tava l'occasione egli non esitava a dare il suo Giudizio motivato su
questioni difficili e controverse.

Né egli era avaro della sua corrispondenza. ll suo cuore molto
sensibile si metteva alla portata dei giovani studiosi in cerca di una
tesi originale o in difficoltà per sostenerla, e anche, c’è bisogno di ag-
giungerlo ?, per consolare quelli che si trovavano in pena e gli doman-
davano aiuto e consiglio.

La sua fama aveva passato le frontiere del ‘Belgio natale e del-
l’Italia. Egli era membro della « Société d'histoire ecclésiastique de
France » della « Sociedad Luliana » (Palma di Maiorca), de la «So- -
cietà Internazionale di Studi Francescani » (Assisi), dell'« Acca-
NECROLOGI Me 237

demia Properziana » (Assisi), e infine della « Deputazione di Storia
Patria per l'Umbria » (Perugia).

Evidentemente quello che appare al primo colpo d'occhio in

questa esistenza è l'enormità del lavoro intellettuale e la sua disper-
sione causata dalle circostanze. Padre Amedeo si servi degli scritti
. dei suoi predecessori e la sua facoltà di assimilare era conosciutissima;
ma la sua intelligenza era anche pronta nella sintesi penetrante en-
tro l'analisi. Le sue composizioni apparivano agevoli e la sua penna
facile. Non si diceva perfino, scherzando, che la sua mano, quella
mano destra della quale un artista aveva tenuto a fare una riprodu-
Zione in gesso, avrebbe potuto continuare a far correre la penna, an-
che se l'intelligenza ispiratrice fosse stata trascinata altrove? e non
faceva d'altronde alcuna difficoltà, quando se ne rendeva conto, a
. correggere gli errori inevitabili che questa mano troppo ur aveva
.potuto commettere nella sua velocità.

Se gli è mancato il tempo per stendere le grandi opere che medi-
: tava, delle quali, dalle note accumulate, noi possiamo indovinare l'im-
| portanza, la sua attività e il suo esempio rimangono, e la sua vita trop-
po corta non avrebbe potuto essere più ricca di meriti.

P. EsuPERIO Mas, Cappuccino
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————— DÀ
ir

INDICE DEL VOLUME

P. Pizzoni, I medici umbri lettori presso l'Università di Perugia pag. 5

Note e Documenti

a

R. Sassi, Documenti non noti sul Castello di Orve tra Umbria e Marche »

G. FRANCESCHINI, Regolamenti sul corso della moneta a Città di
pastello:nel:secolo XIV:
I. BALDELLI, Due stanze inedite di Alfano Alfani BR NE)

Recensioni

G. CECCHINI, Il carteggio di Alfano Alfani nell'Archivio di Perugia

(R.-BELFORTI) 7. Pu RR O RN RUE Eg

S. SiiLIA, Innocenzo III (R. MORGHEN) A ND Ue CM
Necrologi

i UGOMBINI, Villotto-Gorbuccl . 5 eo vou v. SI

A. BizzARRI, Bonaventura Marinangeli Ii UR I UR N)

4X.» BERTINI CALOSSO, Ruggero Guüerriel |... i... a

E Mas, Amedeo. Teetaerl . «> > Soi SURE Quo QUT

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