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PERUGIA - 1958

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DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA
PER L'UMBRIA

VOLUME LV

PERUGIA - 19598
S. P. A. ARTI GRAFICHE PANETTO & PETRELLI - SPOLETO - 10-1959

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» Memorie

CORRADO TRINCI
ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO

CAPITOLO I

FOLIGNO E I TRINCI

Quasi nel centro dell'Italia è situato un paese montuoso che s'in-
nalza a guisa di anfiteatro dalle rive del Tevere sino alla catena del-
l'Appennino; questa regione cosi appartata, per accedere alla quale
da ogni lato è necessario superare un valico, così incantevole, è l'Um-

‘bria. Ed è proprio nel cuore di essa che si estende una valle più larga

delle altre e di più vasto orizzonte, la pianura più ricca della regione.
Nel mezzo di questa sorge Foligno, posta sul margine della valle
verso sud-est, che con il suo vasto territorio costituiva nel secolo xiv
ed ai primordi del successivo uno dei più estesi ed importanti posse-
dimenti in cui era diviso lo Stato Ponfiticio; possedimenti di diritto
e non di fatto, che in quell’oscuro periodo del Papato la secessione
avignonese aveva ridotto a larva di potenza il potere centrale di Roma.

Di questo territorio, dove i monti fanno corona, Foligno guar-
dava l’entrata a nord-est, presentandosi baluardo forte e munito a

chi volesse passar oltre senza suo compiacimento. Le mura, erette

negli ultimi anni del secolo xir (1), svolgentisi agili e robuste, ab-
bracciavano paternamente tutti i popolosi e numerosi rioni della
città, ferventi di vita e di lavoro.

Nella precedente età feudale, invece, una più ristretta cinta di
mura era stata costruita a difesa soltanto dell'abitato principale e
fuori di questa esistevano altri nuclei cospicui di fabbricati, come il
Rione dell’Isola Bella ed il Rione delle Puelle, occupati dal popolo
minuto che non aveva tesori da difendere e che viveva tranquillo,
protetto dalla stessa sua povertà, senza preoccuparsi eccessivamente
di non avere le sue cose modeste tutelate da quelle difese materiali
che interessavano invece i nobili, i ricchi signori ed i grassi mercanti.

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6 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

I numerosi sobborghi che si estendevano tutt'intorno alla piccola città
compresa nel breve perimetro della originaria cinta murata, spiegano
il gran numero delle porte (2) che si aprivano nella cinta medesima;
di alcune di queste resta tuttora l'eco nella toponomastica urbana,
ed esse dovevano servire a consentire il rapido e facile accesso nella
città murata ad una molto numerosa popolazione esistente nei sob-
borghi. Quando in seguito la lunghezza del perimetro delle mura si
triplicó per racchiudere anche tutti i rioni disseminati intorno alla
primitiva cinta feudale, il numero delle porte, che costituiscono un
punto delicato e vulnerabile delle mura e sul quale si dirigono parti-
colarmente le offese degli assalitori, si ridusse da 7 a 4, in corrispon-
denza esatta con le grandi arterie di comunicazione, che a Foligno

hanno capo; si ebbero così la Porta Romana sulla strada per Roma, -

la Porta di S. Maria sulla strada per Todi, la Porta di S. Giacomo
sulla strada per Perugia e la Porta Badia sulla strada verso l'alta
valle del Topino. E: dentro la cerchia delle mura, belle nella loro se-
vera austerità, dovevano innalzarsi verso il cielo le torri guelfe del
Palazzo Comunale e di altri edifici insieme ai quadrati campanili delle

vetuste chiese. Lo spettacolo della visione di Foligno dai colli vicini:

doveva veramente offrire un insieme pittoresco e suggestivo se pit-
tori di epoca più tarda, come lo Spagna, non mancarono di ritrarlo di
frequente sullo sfondo di quadri e di affreschi.

Anche in questa nostra città, comee in tanti altri nobilissimi
liberi Comuni italiani, il popolo devoto ai santi espresse il suo intimo
e profondo sentimento religioso costruendo ed adornando le chiese
con tutto il misticismo e la prova della sua inventiva e della sua fan-
tasia. Sorsero in epoche diverse e si adornarono di pregevoli opere
amorevolmente compiute numerosissimi sacri edifici a far corona al
Duomo che restó pur sempre il fondamentale tempio del culto e l'or-
goglio primo della popolazione. Si ebbero cosi la piccola chiesa di
S. Antonio, presso le mura di Porta S. Giacomo, la chiesa di S. Gia-
como al principio del Rione delle Puelle, costruita nel 1402, la chiesa
conventuale di S. Claudio, di S. Domenico del sec. xir, quella di
S. Giovanni dell'Acqua, di S. Caterina, di S. Salvatore e S. Agostino
della prima metà del sec. xiv, per non far menzione che delle più im-
portanti. Ed umile nella sua romanica semplicità si elevava la chiesa
prima chiamata di S. Maria Foris Portam, che dopo la costruzione
della seconda cerchia di mura, si venne a trovare infra portas, davanti
al cassero, opera grandiosa di fortificazione, eretta per tenere a freno
i cittadini nel 1354 da Trincia Trinci per ordine del card. Albornoz.

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CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 7

Accanto quindi si venivano a trovare il simbolo più significativo della
fede popolare e della superba potestà signorile.

Di fronte alla facciata principale del Duomo poi si apriva la
piazza di S. Feliciano, nella quale esisteva un antico pozzo, sorgénte
perenne e benefica per i cittadini, quando nel 1439 il card. Vitelleschi
cinse Foligno di assedio. Era questa piazza il punto centrale della
città, dove si affacciavano imponenti per la loro mole gli edifici del
Palazzo Comunale, del Palazzo del Popolo e quello dei signori Trinci.
Qui il banditore in seguito ai lenti e brevi rintocchi della campana
maggiore che annunciava il raccogliersi del Consiglio del Comune,
dava a conoscenza del popolo gli ordini e le riforme stabilite. Ed al
suono della sua voce accorreva gente da tutte le parti, specialmente
dalla via dei Mercanti, ricca di numerosi fondaci e dalla contrada
della Croce, dove nelle botteghe degli artisti si gareggiava in maestria
nel lavorare metalli, marmi e legni.

Mentre al sicuro riparo delle merlate e turrite mura si muoveva
una folla laboriosa ed operante nella pienezza della sua attività, al
di fuori tutt'intorno s'elevavano al sommo dei colli, interrompenti qua
e là la monotonia della pianura e sovrastanti la valle, i luoghi di vita
religiosa. Singolari costruzioni invero i nostri conventi di quell’epoca
così travagliata; metà rifugi di pace e metà rocche di difesa, conser-
vano tuttora un’atmosfera di raccoglimento e di isolamento che ci
induce a ritenere non facile anche quella vita claustrale.

La letteratura dei secoli successivi ci presenta quei monaci sol-
tanto come eremiti riuniti in cenobi, ma in realtà così non doveva
essere, perché la durezza dei tempi insegnava loro non solo le regole
dell'ordine e la severità della vita claustrale, ma altresì i mezzi per
procacciarsi da vivere e, sopratutto, l’arte di difendersi dalle scorrerie
dei predoni che investivano ogni umana convivenza che non fosse al
riparo di una sicura cinta di mura.

Così, non lungi dalla città, sorgevano in mezzo agli olivi e davanti
ad una sorgente ricca di leggende sin dai tempi pagani, il monastero
di S. Bartolomeo di Marano, antico castello dei signori di Foligno, da
essi donato al beato Paolo Trinci perché ne facesse asilo per i suoi
fratelli, i Minori Osservanti; e di S. Maria in Campis, affidata ai mo-
naci Benedettini Cistercensi, chiesa molto cara al cuore dei signori e
luogo fatale per la loro triste fine. Ma più lontano, tra i boschi di elci,
a piè del vivo sasso, rifugio di monaci dediti alla contemplazione e di
studiosi, donato dai Trinci in tempi lontani all'abate Mainardo, era

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8 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

situato il più suggestivo cenobio, quello della Croce di Sassovivo, che
ha goduto somma rinomanza sin dal sec. xi, come si può vedere dal
suo ricco archivio, conservato oggi a Spoleto, ma purtroppo ancora
inesplorato.

Ai piedi della chiostra dei bei monti, nella ubertosità della sua
valle, Foligno tra alterne vicende politiche fu potente e fiero comune
ghibellino sin dal tempo di Federico II. Ma i liberi reggimenti comu-
nali, per cui fu gloriosa la penisola alle albe lontane della rinascenza,
aprirono la via alle affermazioni oligarchiche e la nostra città non
poté sottrarsi alla comune vicenda. In essa la famiglia Trinci si im-
‘pose al principio del sec. xiv, dominando nella città per tutto quel
secolo e per una parte del successivo e facendo sventolare vittoriosa
sui vessilli, non più l'aquila superba, ma il giglio con sopra la croce,
guelfo simbolo di chi aveva assunto il potere in nome dellà Chiesa.

Fu nel 1303 (3) appunto che Nallo, primogenito di Trincia de’
Trinci, venne creato duce della parte guelfa e dei nobili di Foligno
contro Corrado degli Anastasi, capo dei ghibellini, che tiranneggiava
crudelmente il popolo. Unitosi con i perugini e con gli abitanti di
Spoleto, egli dispose di togliere ai suoi nemici il governo di Foligno
e di farsi signore della città. Con i suoi guelfi ben provvisti di armi,
andò Nallo all'improvviso al Palazzo ed alla torre del Comune, di
dove cacciò, armata manu, l'Anastasi, gonfaloniere di giustizia e del
popolo, i consoli ed i priori; allora dai nobili e dal popolo egli fu ac-
clamato signore e capitano.

Fu questo l'atto di nascita della famiglia ibas in Foligno;
avremo più tardi nelle mani dei suoi successori la completezza del
potere, ma con questo avvenimento era stata posta la prima pietra
alla costruzione del nuovo edificio. Nallo comunque non si fece sfug-
gire di mano il successo ottenuto e negli anni seguenti consolidó il
potere attribuendosi le maggiori magistrature cittadine e debellando
completamente i fautori della parte avversa.

Mori Nallo nel 1321 e fu sepolto nella chiesa di S. Francesco,
andata ora malauguratamente distrutta, nella quale pare che egli
avesse fatto eseguire notevoli opere a fresco (4). Del resto che egli si
fosse dedicato negli ultimi anni della sua vita a pie attività lo prova
anche la cappella tuttora esistente nel palazzo Piermarini, ora Pro-
speri Valenti, fatta da lui edificare nel 1320 presso alle case Trinci
nell'attuale via Gramsci, intitolata a Maria Maddalena ed affrescata
da pittori di notevole fama certamente non locali.

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CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 9

Il letterato vescovo Federico Frezzi ed altri antichi autori nar-
rano che la illustre famiglia dei Trinci, il cui stemma raffigurava (5):
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intorno al collo in campo bianco a teste volte e
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avesse avuto origine da alcuni duchi tedeschi, scesi in Italia al seguito
degli imperatori (6).

Il primo che si distaccò dalla tradizione ghibellina della famiglia,
fu un tal Corrado II, che abbandonò i propri consanguinei scomuni-
cati dal Papa; anzi li combatté, ed essendo stato creato nel 1228
capitano della fazione guelfa, aiutò il cardinale Giovanni Colonna,
legato di papa Gregorio IX, a recuperare Foligno per la Chiesa (7).

Perciò fin dal 1254 troviamo capo dei guelfi di questa città,
Trincia III, il quale aveva intrapreso l’ardua opera portata poi a
termine dal figlio Nallo, di cacciare cioè dalla città i ghibellini o di
sottometterli alla Chiesa.

L’eco delle manifestazioni del grande giubileo del 1300, (8)
quando avanti alle folle immense venute da ogni paese cristiano
Bonifacio VIII era apparso in tutto lo splendore della sua maestà
spirituale e della sua potenza temporale, doveva naturalmente ri-
percuotersi con effetti favorevoli al partito della Chiesa in quelle
città che vivevano più intimamente nell’orbita di Roma; Foligno
era tra queste ed è perciò che l’azione dei Trinci, politicamente avve-
duta, trovò plebiscitario consenso da parte dei notabili e del popolo
quando essi si appoggiarono al papato, sicuri cosi di crearsi una solida
base.

I Trinci in origine governarono Foligno e le vicine terre e città
col titolo di gonfalonieri e capitani del popolo: a Nallo successe il
fratello Ugolino I morto nel 1338, a questi Corrado I figlio di Nallo,
morto nel 1343 ed infine Ugolino II o Novello, fratello di Corrado,
morto nel 1353 (9). Con questi si chiude la prima serie dei Trinci,
che da allora in poi furono dal papa riconosciuti Vicari in fempora-
libus nelle città e terre vicine.

L'istituto del vicariato compare assai presto nella storia d'Italia
ed è il mezzo con cui l’imperatore esercitava il potere nelle varie terre
dell'impero attraverso un proprio rappresentante.

Del resto il titolo stesso di vicario sta a significare contempora-
neamente la estensione ed il limite dell’autorità: estensione in quanto

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chi ne era investito rappresentava l’imperatore in tutta la sua potenza,
limite in quanto egli esercitava il potere in nomine alieno.

Federico Barbarossa usò in larga misura di questo istituto at-
tribuendo il titolo relativo ai suoi fedeli che più tardi egli e tutti gli
altri suoi successori riconobbero come principi dell’impero. Invero
gli imperatori non si mostrarono molto preoccupati dell’accresciuta
potenza dei loro vicari, perché l’effettiva forza militare, sempre pre-
sente nelle loro mani, era tale da scoraggiare o da ridurre a ragione
qualsiasi tentativo di autonomia o di distacco dal potere centrale.

Non altrettanto può dirsi del vicariato apostolico (10), istituto
che a somiglianza del vicariato imperiale, ben presto sorse e si sviluppò
per il governo delle terre soggette alla Chiesa. Questa infatti non ebbe
mai una effettiva forza militare ed era, come fu in realtà, fatale che.
subisse le maggiori delusioni dall’aver affidato i propri domini ad
uomini incontrollati ed avidi di potere.

Lo scisma d'Occidente accelerò, com'era naturale, la disgrega-
zione dello stato della Chiesa e contemporaneamente accentuò il
sorgere di egemonie locali a carattere ereditario, che si trasformarono
in breve volgere di anni in vere e proprie signorie. In pieno '300 il
tentativo del cardinale Egidio Albornoz di ricondurre sotto il potere
papale le terre ed i possedimenti, che questo processo storico rapida-
mente distaccava, mediante un riconoscimento dello stato di fatto
così come era avvenuto sotto gli imperatori con i vicari imperiali,
non ebbe altro risultato che quello di accelerare il fenomeno storico
e la creazione delle signorie. Chi infatti avrebbe saputo resistere alla
tentazione di insediarsi come padrone assoluto di città e di terre, di-
sponendone a suo bell’agio, lasciandole in eredità ai propri figli, dopo
di aver ricevuto un riconoscimento legale e nell’assenza totale del
titolare di quel potere dal quale doveva discendere il proprio ? In
tale situazione e nella carenza quasi totale del potere della Chiesa
in Italia durante la cattività avignonese, i vicari apostolici, trasfor-
mati ormai in veri e propri signori, funestarono il loro potere con lotte
intestine nell’intento di accaparrarsi il maggior numero di terre, con-
tendendole ai signori delle terre finitime.

Questo stato di fatto trovò Bonifacio IX (11) dopo il ritorno del
Papato a Roma da Avignone. Spetta a Martino V il merito di aver
iniziato la lotta per ricondurre sotto l'egemonia papale i vicari ri-
belli, che anelavano a divenire veri e propri principi nelle città dello
stato della Chiesa. CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 11
Li

NOTE AL CAPITOLO PRIMO

(1) I lavori durarono dal 1280 al 1293. MANCINELLI A., Le mura di Fo-
ligno, Ms. F. 283 del sec. XV nella Bibioteca Comunale di Foligno.
(2) Erano 7. DomInICI G., Fulginia, Questioni sulle antichità di Foligno,
p. 46. i

(3) Donro D., Istoria della famiglia Trinci, p. 143; JAcoBILLI L., Discorso
su Foligno, p. 43; Bragazzi G., Compendio della storia di Foligno, p. 20.

(4) DorIo D., Istoria della famiglia Trinci, p. 143.

(5) FrEZZI F., Quadriregio, cap. 18; DoRIo Di, ‘opiiciti; p. (14;

(6) Donro D., op. cit., p. 14 e segg.; JACOBILLI L., Cronaca di Sassovivo,
p. 161; Discorso ecc., p. 28; BRAGAZZI G., La rosa dell' Umbria, p. 36. La tradi-
zione popolare fa derivare il cognome di Trinci dall'avere uno dei primi rappre-
sentanti di questa famiglia trinciato e ridotto in pezzi nei ripari dei nemici,
detti trinciere, molti di essi. Altra versione meno gloriosa é quella che il nome
fosse dovuto all'uso di trincare di quegli antichi tedeschi.

(7) Donro D., op. cit., p. 133.

(8) Cfr. FEDELE P., I giubilei del 1300 e del 1350, p. 5-25 in Gli anni
santi, Istituto di Studi Romani, S. E. I., Torino, 1934.

(9). Cronaca di Bonaventura da Benevento, R.I.S., T. I, col. 856; Don1o
D., op. cit., p. 143 e segg.; JACOBILLI L., Discorso ecc., p. 28; FaLOCI M., Il vica-
riato dei Trinci, p. 3 e segg.; Archivio storico per le Marche e per l'Umbria, vol.
IL p. 346; MuratorI L. A., Antiqu. Italicae M. AE., T. IV, col. 143.

(10) Cfr. BLANDINI S., La tirannide in Italia nel Rinascimento, p. 17 e segg.;
EncorE F., Dal Comune al Principato, p. 331 e segg.; GnEGOROVIUS F., La
storia di Roma nel M. E., vol. 3, p. 562; Pastor L., Storia dei Papi, lib. I,
P. 151; CoLini BaLpEscHI L., Comuni, Signorie eVicari nella Marca di Ancona,
p. 38 e segg.; GuirauD J., L’état pontifical et le grand schisme, p. I, p. 38 e
segg., 45 e segg.; LoncHI M., Nicolò Piccinino in Bologna, p. 10; SCALVANTI
O., Considerazioni sul I libro degli Statuti Perugini, pp. 80-81.

(11) Nell’Archivio Vaticano, reg. V. 315, f. 291 t., ho trovato il giuramento
di Ugolino III Trinci vicario di Bonifacio IX.

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CAPITOLO II
INFANZIA E GIOVINEZZA DI CORRADO TRINCI

Nel 1364 Costanza, figlia di Aldobrandino Orsini, conte di Soa-
no (1), si sposava con Ugolino III dei Trinci (2) e con il sorriso della
sua giovinezza veniva a rallegrare la vita del novello condottiero. E
la fanciulla unitamente ad una importante parentela, cosa non di-
sprezzabile per chi aveva in animo un sogno di potenza, gli diede la
gioia di una numerosa figliolanza, forte e temperante, dietro l’esempio
dei genitori. i

Canta il Buccolini, poeta aulico contemporaneo, il forte, saggio
cortese Ugolino, degno signore dello stato ed insieme capo di numerosa
famiglia, la sua donna Costanza savia e gentile, i figli Nicolò, Corrado,
Bartolomeo, Antonio, Adriele, Trincia e le quattro figlie Agnese,
Jacova «donzella gentile », Viviana e la buona Marzobilia, detta
«giglio fresco » che portava «l'abito del buon S. Francesco — et per
suo amor la corda centa ». vus

Pur nelle esterne difficoltà, che resero non facile la signoria di
Ugolino, la famiglia cresceva in un’intima atmosfera, serena per quanto
i tempi potessero consentirla; e le sue speranze ed i suoi sogni di glo-
ria furono presto coronati da successo, quando la sua fama si sparse
ovunque nell'Umbria, ed egli, divenuto ormai uno tra i più ricchi e
potenti personaggi di questa regione, veniva sovente eletto dai popoli
vicini a calmare gli animi di fazioni in lotta, a soccorrere le sfiduciate
milizie, a rincuorare i soccombenti (3).

Tra i suoi figli ben presto dovette distinguersi Corrado, che certo
riscosse più degli altri le simpatie e gli affetti familiari se, pur non
essendo il primogenito, fu insieme a Giacomo Ciccarelli di Foligno,
segretario di Bonifacio IX e Martino V, nominato erede di Marina,
sorella di Ugolino, maritata al principe Renzo di Luca Savelli, ba-
rone romano, e venuta a morte il 17 maggio 1418 (4).

Né il Dorio, storico della famiglia Trinci, né alcun altro autore,
ci danno l’anno di nascita di Corrado, ma non si andrà lontano dal
vero supponendola avvenuta verso il 1380 (5). Egli, dice lo storico
accennato, era assai giovane quando fu nel 1396 promesso sposo dal

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CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 13

padre ad Armellina, figlia di Uguccione Urbano di Bartolomeo Casali,
signore di Cortona (6).

Il periodo storico in cui questo giovinetto di casa Trinci si affac-
ciava alla vita, era uno dei più agitati; ovunque era rumore di armi,
di battaglie, di saccheggi, di discordie cittadine, di ire di parte, di
vendette tra paesi limitrofi. Terribili guerre civili ardevano nella
Tuscia e nell'Umbria e questo stato di cose era interrotto solo da rari
momenti di tregua durante i quali la fatica faceva cadere le armi dalle
mani dei combattenti e li forzava a soste momentanee.

Le prime visioni dei figli di Ugolino Trinci dovettero essere masse
di assaliti e di assalitori; le loro ardenti giovanili aspirazioni, quelle
di possedere armi ed armature per poter accompagnare il padre nelle
numerose imprese. Cresciuti alla scuola paterna, essi avevano senza
dubbio nel cuore la religione della guerra, concepita come mezzo ine-
vitabile per ingrandire il proprio stato e per acquistarsi fama.

Era ancora molto giovane Corrado, quando nel 1397 Bonifacio IX,
profittando della profonda gelosia che regnava da tempo tra Foligno
e Perugia, ricorse ad Ugolino Trinci per affidargli il compito di ven-
dicarlo contro quella città (7). Così durante tutto il 1398 le bande
armate dei condottieri percorsero l'Umbria portando ovunque deva-
stazione. Certo il cuore del giovane Corrado trepidò spesso d’orgoglio
per le frequenti fortune del padre, ma anche talvolta di apprensione
e di timore, quando la novella della vittoria stentava a giungere e
la grandezza del nemico che stava di fronte al Trinci, rendeva dub-
bioso l’evento (8). E non lieti dovevano trascorrere i giorni quando
ogni angolo del territorio di Foligno era saccheggiato, le case incen-
diate, devastate le terre, ed abbattuti i castelli. Ugolino si era atti-
rate molte inimicizie per aver portato aiuto al pontefice ed aveva
provocato contro di sé l’ira di potenti e valorosi principi d’Italia
come Malatesta Malatesti, signore di Rimini, Ceccolino Michelotti
ed il conte di Cannara, che si riversarono tutti nel territorio di Foli-
gno, guastandolo secondo gli usi del tempo. Molti abitanti di Nocera,
‘Sellano, Castelbuono, insofferenti del giogo dei Trinci, s'armarono al-
lora anch'essi ed attizzando gli odii ingrossarono le schiere nemiche (9).

Purtroppo non v'era né pace né quiete per i signori di Foligno,
ché, superata quest’ultima contesa, si precipitarono contro di loro
. Andrea Bruzia, Ciucco da Paterno ed altri capitani alla testa di una
compagnia di bretoni: 14 Folignati furono uccisi, 150 prigionieri
furono liberati solo a prezzo di 2.800 fiorini (10). Ecco i tristi fatti
che accompagnarono la giovinezza di Corrado, il quale, senza dubbio,

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cominció a covare nell'animo rancore verso colui (11) che rispondeva
con sole belle parole alla domanda di aiuto da parte del padre suo
Ugolino, sopraffatto da tante disastrose vicende; eppure questi, solo
per favorire la Chiesa era andato incontro alle dolorose avventure,
alle spiacevoli inimicizie ed alla rovina dei suoi sudditi (12).

Quando nel 1397 ad Ugolino venne affidata per incarico del pon-
tefice la difficile impresa di togliere ai raspanti perugini il dominio
della loro patria, di Assisi, di Spello, di Todi e di altre località, dovet-
tero cominciare a brillare al fianco paterno gli ancor acerbi guerrieri

. Nicoló, Corrado e Bartolomeo e con la loro presenza piena di giova-

nile ardore rendere piü bella la vittoria finale (13). E certamente con
acceso spirito di emulazione avrà riguardato Corrado le prodi gesta
del Broglia, capitano piemontese, rinomato in Italia per la sua fiera
prepotenza e quelle di Simeone di Bevagna, ambedue allo stipendio
del padre (14).

Nel 1399 una relativa quiete finalmente consentiva ad Ugolino III
di provvedere al riordinamento del suo dominio, ad organizzare l'am-
ministrazione delle sue terre ed, in una parola, a gettare basi solide e
durature per la sua signoria.

In questo periodo grande si era sparsa nell'Umbria la fama di
Biordo Michelotti salito al potere in Perugia e Corrado, colpito dal
fasto regale di questo suo parente (15), dei suoi titoli nobiliari, della
sua straordinaria potenza, nella nascente giovanile ‘ambizione, dové
certo desiderare di fare altrettanto.

Ma ben presto il nome d’un novello condottiero veniva a far
trepidare di entusiasmo l’animo del Trinci. Scomparso appena il ru-
more dei disastri e delle aspre rappresaglie delle compagnie di ventura
di Biordo Michelotti, un altro illustre perugino, Braccio Fortebraccio,
cominciò ad imporsi con la sua forza nelle misere terre umbre già
così provate. La figura leonina di questo giovane, che balza dallo
sfondo sanguigno delle lotte fratricide e della proditoria morte del
valoroso Biordo, dové profondamente scuotere ed entusiasmare Cor-
rado, che, di età non molto inferiore, si accingeva ormai a parteci-
pare più da vicino agli avvenimenti ed alle imprese che si svolgevano
in quel periodo nell'Umbria.

Vari e di lunga data furono i contatti dei Trinci con Braccio:
nel 1404 l'illustre condottiero ebbe modo di sperimentare la muni-
ficenza di Ugolino quando si trovó a passare nel suo territorio, diretto

a Firenze, dove era capitano delle truppe della Repubblica. In quella

occasione egli perdette armi, cavalli e quanto aveva seco a causa di CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 15

un fortuito incendio sviluppatosi notte tempo nella casa ove aveva
preso alloggio insieme ai suoi. Allora Ugolino, mentre il Fortebraccio
ed i soldati nudi se ne stavano annientati guardandosi l’un l’altro
senza esser capaci di prendere una decisione, mosso a compassione
per lo strano caso capitato al condottiero, lo sovvenne di vestimenti,
di cavalli, di armi e di denaro (16). |

In questo tempo Braccio rappresentava ancora una forza che si
metteva al servizio altrui; duce di una compagnia operante ad esclu-
sivo vantaggio del proprio capo, alle prese con le prime difficoltà
economiche, egli profittava delle fazioni e delle rivalità dei vari si-
gnori e comuni per far ben rimunerare la propria perizia e forza. L'in-
cidente capitatogli a Foligno perció sarebbe stato ben grave da sop-
portare senza l'aiuto di Ugolino Trinci.

Anche in seguito, quando il fiero perugino cessó di essere un au-
dace mercenario, per dedicarsi alla riconquista della patria, ebbe un
sicuro alleato nel signore di Foligno (17), che in seguito cercó di fa-
vorire nelle sue aspirazioni. :

Aiuto ed assistenza scambievoli dunque tra i due potenti per-
sonaggi, se nel 1411 vediamo Braccio che si reca contro Cannara,
istigato da Ugolino, il quale aveva grandissimo desiderio di impadro-
nirsi di quei luoghi (18).

Intanto sempre con maggior ritmo di ascesa volgeva lo stato dei
Trinci verso la grandezza. La mente direttiva di Ugolino e la giovanile
attività dei figli Nicolò, Corrado e Bartolomeo, con somma cura e
profondo senso politico, pietra su pietra, venivano creando l’edificio
della istituzione della signoria, ampliandone il territorio e fortifican-
done i confini (19). Ora il gioco politico della famiglia si svolgeva
su un più ampio scacchiere, uscendo dalle contese locali per inserirsi
nella lotta tra Ladislao di Durazzo ed il pontefice; nel 1412, Ugolino,
assoldato da Firenze (20), prese parte a fatti di arme con le sue truppe
contro il re di Napoli, circostanza questa che gli procurò lo sdegno
del monarca con la conseguente messa a sacco del territorio di Foli-
gno (21) quando Ladislao venne in Umbria, deciso a perseguitare gli
amici della Chiesa. Così di nuovo tutta la regione fu teatro di batta-
glie, assedi e dolorose devastazioni. Al principio dell’anno 1414 i
capitani del re Ladislao, fiero nemico di papa Giovanni XXIII, ave-
vano fatto già grandi conquiste (22); restavano però saldi i potenti
baluardi della Chiesa, Spoleto, Foligno, Todi e Trevi, in cui combat-
tevano e resistevano eroicamente Braccio ed i Trinci, sempre più
uniti dall'entusiasmo della causa comune e della reciproca profonda

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16 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

considerazione. Ovunque era una nobile ed accanita gara per opporsi
all’invasore; Spoleto cercava con ogni sforzo di resistere all'assedio
di Malatesta da Rimini e ‘del conte di Carrara; Bettona si trovava
di fronte Ceccolino Michelotti (23). Se Todi, difesa da Braccio (24),
gettate a terra le insegne reali ed alzati gli stendardi della Chiesa,
costringeva dopo un vano assedio di 24 giorni Ladislao a rinunciare
all'impresa (25) non meno dignitosamente Foligno, stretta intorno
ai suoi signori, sopportava per tredici giorni (26) le scorrerie, i danni,
ed i travagli che andavan ovunque spargendo per tutto il territorio
i nemici (27). |

In simili frangenti Ugolino Trinci, Corrado e tutta la famiglia
furono duramente provati, ma il 6 agosto 1414 apportatrice di gioia
si sparse per le terre assetate di pace, la lieta novella dell'improvvisa
malattia di Ladislao in Perugia (28) e poco più tardi della sua morte
avvenuta a Napoli.

Il signore di Foligno non doveva peró sopravvivergli di molto (29)
e lo piansero i suoi sudditi che tante ore di gloria, di pericoli, di pace
e di guerra avevano vissuto sempre con la medesima incrollabile
fede verso di lui.

‘ Abbiamo visto i figli di Ugolino sin dall'infanzia in mezzo a
guerre, lotte e tumulti; non si deve credere per questo che essi fossero
solo dediti al mestiere delle armi, anche intendendo ció nel senso piü
nobile della parola, perché il padre loro, pur tra le vicende politiche
e militari, non aveva trascurato di contornarsi di una scelta raccolta
di poeti e di artisti, seguendo la più nobile delle consuetudini delle
signorie italiane del tempo.

Decoro e vanto della piccola corte era il vescovo Federico Frezzi,
poeta prediletto dei signori, centro del sistema, intorno a cui si muo-
vevano letterati minori come il Buccolini e Paolo da Foligno..

Alla morte del padre i figli di Ugolino ereditarono un fiorente
stato elevatosi già a considerevole grandezza, si da giustificare i piü
rosei sogni di autonomia. Vedremo in seguito come tali sogni divenis-
sero sempre piü orgogliosi nell'animo di Corrado, valoroso capitano,
politico di larghe vedute e mecenate, il quale, dopo la. breve paren-
tesi di governo in comune con i fratelli Nicoló e Bartolomeo, era de-
stinato a condurre a termine da solo l'opera del padre e ad elevare
il suo stato, prima della catastrofe finale, a notevole floridezza e pre-
stigio. |

Quando nel 1415 i tre fratelli successero ad Ugolino (30) lo stato
dei Trinci era per estensione ed importanza ben diverso da quello
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CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 17

governato dai primi rappresentanti di questa famiglia. Un numero
molto maggiore di centri urbani e territori era sotto il loro dominio (31)
e nella stessa Foligno, costruzioni, chiese e monasteri attestavano
la munificenza dei signori. Questi si erano gradatamente elevati an-
che nel loro privato tenore di vita sino a raggiungere un lussuoso
decoro (32).

Risiedevano ormai in un ampio palazzo, sito in fondo alla piazza
maggiore presso la Cattedrale, che si presentava all’esterno austero
e ben munito, mentre nell’interno ricalcava, con notevole gusto, i
motivi architettonici più cari alla edilizia rinascimentale:. cortile
ampio e luminoso, scalone di accesso imponente, bifore eleganti poste
a larghi intervalli sui pieni nudi della costruzione, .

L'area ove era stato edificato il palazzo non apparteneva sino alla
fine del ’300 ai Trinci, ma ad un commerciante locale, tale Giovanni
Ciecarelli, che vi possedeva alcune case. Ugolino concluse l'acquisto
per assicurarsi quel punto preminente della città, avendo cioé da
un lato la Cattedrale e dall'altro il Palazzo del Popolo (33). Egli aveva
inoltre, accrescendo sempre piü il lustro del suo casato, comprato
un palazzo in Firenze ed un altro in Roma nella Regione di Ponte (34).

Né si era limitata a queste forme esteriori l'avveduta politica
di Ugolino; con accorti e lungimiranti contratti matrimoniali egli
aveva cercato di legare a sé con stretti vincoli di parentela i princi-
pali signori occupanti i territori dello Stato Pontificio. Fu cosi che
le gentili donne della casa Trinci si trovarono a cooperare in certo
qual senso alla sempre maggiore ascesa ed alle fortune della famiglia;
tacite e consenzienti alleate dell'opera del padre e dei fratelli appaiono:
Agnese, andata sposa nel 1395 ad Andrea Tomacelli, nobile cavaliere
napoletano, stretto parente di Bonifacio IX e di Andrea Tomacelli,
marchese della Marca; Viviana, che nel 1409 sposó Gentil Pandolfo
Varano, signore di Camerino; (35) Francesca, che al principio del
1415 si uni in martimonio con Bartolomeo degli Oddi, nobile perugino,
generale dei fiorentini ed amicissimo di Braccio, soprannominato il
Miccia (36); Jacova, passata nel 1420 a fauste nozze con Paolo Gui-
nigi, signore di Lucca (37).

I difficili tempi non consentivano certo ai figli di Ugolino un
pacifico ed indisturbato uso dell'eredità paterna; l'esercizio del potere,
nel continuo infuriare delle lotte, li rese attivi e guardinghi nel tempo

| stesso e li spinse ad appoggiarsi a validi sostegni ed a potenti alleati.

Storicamente, o ancor meglio giuridicamente, la vita politica dei tre

| fratelli Trinci ha una data di origine; ed è quella, della quale ci dà

2
18 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

memoria il Dorio (38), del riconoscimento del vicariato collettivo loro
concesso dal Pontefice. Addi 2 giugno del 1415 ser Benedetto di Do-
menico: delle Rocchette e in nome e come procuratore speciale di
Nicolò, Corrado e Bartolomeo Trinci, giurò in Roma avanti al card.
Giacomo del titolo di S. Eustachio, legato in Roma per il papa e Vi-
cario Generale di varie terre nell’Umbria e Lazio (39), che essi sa-
rebbero stati obbedienti e fedeli alla Sede Apostolica, al papa ed ai
suoi successori e. che avrebbero servito la Chiesa in ogni suo bisogno
senza mai aderire ai nemici di essa, osservando sempre le altre solite
condizioni con le quali la famiglia aveva ricevuto in vicariato le città
di Foligno, Nocera, Bevagna, Montefalco e le altre terre (40).

Da quella data in poi i tre fratelli associati nel governo dello stato
si occuparono con unità di intenti e con assoluta dedizione, ciascuno
nel proprio campo, ad accrescere la potenza della signoria, destreg-
giandosi con notevole abilità in quella fittissima rete di azioni poli-
tiche, nelle imprese belliche e nei problemi di amministrazione cit-
tadina. |

Grava tuttora su loro l'accusa di aver asservito la patria e quella
ancor piü triste di aver abbandonato la vita retta seguita dagli an-
tenati, cioé il vassallaggio al papato, da essi medesimi giurato. Ed é
perció che tutti gli scrittori, muovendo ad una concorde crociata
contro di loro, ne condannano la condotta, che, avendoli spinti al-
l’ultima rovina, determinò la fine di tante fiorite speranze nella pro-
sapia dei Trinci.

Nessuno storico s'é-indugiato tuttavia a considerare con la do-
vuta obiettività che il servaggio a cui era stata sottoposta Foligno,
non dissimile del resto da quello di tante altre città italiane, era esi-
genza delle circostanze e dei tempi, e che quello che ora può apparire
triste stato di cose, era meno colpa degli uomini che degli eventi.

E gli ultimi Trinci, contro cui tanto si accanì l’odio dei posteri,
non furono in definitiva colpevoli che di una cosa sola; di voler cioè
divenire signori assoluti nelle terre cedute loro in vicariato dalla
Chiesa, profittando dell’estremo stato di debolezza al quale questa
era pervenuta e delle guerre interne, che durarono nel Patrimonio,
sino al momento in cui, per l’elezione di Martino V, la Chiesa ritrovò
un pastore unico e lo Stato Pontificio un capo incontrastato.

Lo scisma occidentale, che durò 39 anni (1378-1417) (41), è stato
una delle crisi più gravi che la Chiesa Romana abbia subito nella
sua storia pressoché due volte millenaria. Dalle spoglie della Santa
Sede frattanto, una potenza s'innalzava e s'ingrandiva, la feudalità CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 19

delle città e dei grandi signori, che trovavano un potente alleato per
le loro mire di espansione ed autonomia nello scisma stesso, non estir-
pato né dal Concilio di Pisa né da quello di Costanza. Persino Roma
versava in condizioni disastrose e miserevoli ed il Patrimonio tutto
era nella più grande anarchia (42).

Moriva appunto Ugolino Trinci in Foligno nel maggio del 1415

quando la condanna da parte del Concilio di Costanza contro il. car-

‘ dinal Baldassar Cossa, fuggito da Roma, faceva sì che nel Patrimonio
ciascuno approfittasse per allungare le sue mani avide sulle terre del
vicino discorde ed indifeso e per trarre l’utilità massima da questo
stato di disordine. I legami dell’autorità intanto erano rotti ed ogni
città aveva proclamato la sua autonomia.

Così i tre giovani signori Trinci, che si trovarono a pervenire al
potere proprio in questo periodo, seguendo l’indirizzo generale, in-
trapresero una condotta contraria al papato, illudendosi che questa,
sebbene li distaccasse dall’antica via di ubbidienza seguita dai loro
maggiori, li avrebbe portati ad essere un giorno veri principi e signori
assoluti nelle loro terre.

Se poi ben consideriamo i terribili e gravi disordini che infieri-
vano nelle città all’intorno di Foligno, non possiamo fare a meno di
notare la differenza delle condizioni tra la vita di quei paesi in preda
alla devastazione e l’ordine interno che finalmente si era determi-
nato nel piccolo territorio dominato dai Trinci. Là infatti disordine,
insurrezioni, schiere. di contadini che abbandonavano i campi cal-
pestati dalle milizie e dalle armate, qui invece tutto uno svolgersi
di vita ordinata, calma, lavorativa.

. Nella vicina Assisi i Nepis guelfi ed i Fiumi ghibellini tentavano
a gara di mettere la patria sotto il dominio dei capi che rispettiva-
mente sostenevano (43); in Perugia i raspanti continuavano a vivere
in angoscia e trepidazione per le mire sempre più palesi (44) del grande
fuoruscito Braccio.

In Foligno, invece, il popolo intento ed occupato nelle sue bot-
teghe, nei suoi fondaci e nei suoi molini, lasciava con piena fiducia ai
signori il grave peso di governare lo stato, di stringere alleanze e
patti. Nella bufera generale che imperversava, la popolazione ancor
memore delle tristi guerre passate, agognava sopratutto alla pace e
poteva reputarsi felice di avere a capo signori, che tenevano con ca-
pacità le redini del governo e si adoperavano per mantenere l’equi-
librio e la calma.

E tra i pregi di questi tre fratelli Nicolò, Corrado e Bartolomeo

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20 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

il più rilevante è certamente quello che riguarda la loro incrollabile
unione, l'affetto e la stima reciproca, che li faceva agire sempre d'ac-
cordo e li portava ad una compattezza di vedute e di azioni, cosa
rara, se non addirittura unica per quei tempi, nei quali l'ambizione
ed il desiderio di dominio insanguinavano anche i legami di piü stretta
parentela (45).

Sebbene fossero tutti e tre coniugati ed avessero formato ognuno
una propria famiglia (46), la loro vita continuava in comune nell'au-
stera, accogliente residenza paterna, dove ogni pietra, ogni muro
parlava loro della grandezza di Ugolino e lo indicava come esempio.

. Se Nicolò, l'austero e grave capo della famiglia, non poteva
competere con l'altezza d'ingegno e la perspicace mente politica di
Corrado, poteva spesso peró nella sua pacata ponderazione ed auto-
rità di fratello maggiore, temperare l'impeto troppo ribelle ed insof-
ferente di freno, di quest'ultimo. Forse tale unione, che dava solida
base ai loro sogni e che li rendeva di giorno in giorno piü potenti, era
il frutto felice della patriarcale vita vissuta sotto la guida assidua
di Costanza ed Ugolino, nella dolce comunità degli affetti, nella sere-
nità degli studi e nella dura fatica delle armi. Nella lotta a cui essi
si accingevano contro l'autorità papale, non poco doveva favorirli
questa incrollabile compattezza fraterna, che permetteva loro di
concentrare e riunire tutte le forze.

Abbiamo visto che la sorgente signoria, già al tempo di Ugolino,
era con illustri matrimoni riuscita ad entrare nell’ambito delle più
importanti famiglie principesche dell'Italia: Nicoló infatti doveva
il suo nome all'ava Giacoma, figlia di Nicoló d'Este, verso il quale
casato i nostri continuarono sempre a dimostrare amicizia ed attac-
camento. Le nozze dello stesso signore con Tora Varano servirono a
suggellare con vincolo di sangue un'amicizia che avrà in seguito ampio
sviluppo, quando i Trinci ed i Varano s'accorderanno con Braccio
contro il pontefice. Ugualmente imparentati erano i Trinci con i
Chiavelli, potenti signori di Fabriano e Cerretó ed in buoni rapporti
appaiono con i nostri signori anche i Malatesta di Rimini, se nel 1415
Pandolfo concedeva un salvacondotto ai mercanti di Foligno, che
si recavano a Fano (47). |

La nostra città, come la maggior parte dei piccoli centri dove il
guelfismo aveva un tempo prevalso, s'era orientata nell'ambito del
grande partito guelfo, a capo del quale nel centro d'Italia era la glo-
riosa repubblica di Firenze; ad essa infatti s'erano volti spontanea-
mente, come a centro comune d'attrazione, i guelfi dell'Umbria, CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 21

modellando sull’esempio di quella la loro condotta ed ispirando ai
suoi cenni la loro incerta e tumultuosa politica. Ed era con alta e
potente protezione che quella repubblica riguardava ancora e teneva
come amici i figli del condottiero, il quale, in momenti critici per lei,
aveva impugnato la spada in sua difesa ed aveva cooperato a libe-
rarla dal pericolo dell’invasione. Tali ideali e benevoli legami conti-
nuarono a sussistere, dato che Firenze, da parte sua, cercava di favo-
rire in ogni maniera e con ogni mezzo le cose dei Trinci (48), e questi,
da parte loro, ostentarono sempre una riverente obbedienza ai suoi
inviti e cercarono di mantenersela legata con munifici doni (49).

Di numerosi e solidi fili conduttori poteva quindi servirsi per
intessere sempre più fitta la sua trama la mente costruttrice di Cor-
rado, che un approfondito studio della storia della famiglia indica
come colui al quale spettasse occuparsi dei problemi di alta politica
e dei rapporti con l’esterno dello stato. Ma mentre accudisce al suo
lavoro arduo e difficile, che conduce silenziosamente per agire più
indisturbato, ecco che gli si erge dinanzi, non priva di fascino, la figura
di Braccio Fortebraccio, il grande condottiero, che tanto lo aveva
riempito d’entusiasmo negli anni della fanciullezza.

Se ormai il giovinetto Trinci d’un tempo è divenuto signore di
uno stato, Braccio, dal canto suo, da capitano di ventura si è mutato
in conquistatore; e nell'animo di Corrado l'entusiasmo dei primi
anni si muta ora in vera e profonda ammirazione verso di lui.

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CEDE. VIR EP 22 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

NOTE AL CAPITOLO SECONDO

(1) Soano o Sorano, il cui contado abbracciava Massa, Grosseto, Orbe-
tello. DorIo D., op. cit., p. 192.

(2) FABRETTI A., Biografie dei capitani venturieri dell’ Umbria, I, p. 83.

(3) FABRETTI A., op. cit., I, p. 85.

(4) Il corpo di lei fu sepolto nell’antica cappella di S.Francesco della fa-
miglia dei Savelli, nella chiesa di S. Maria dell'Araceli in Roma. Donro D., op.
cit.; 193;

(5) Così pensa anche AnGELUCCI A., Spigolature militari dell’ Archivio
Com. di Foligno, p. 467.

(6) Ma si crede che da essa non avesse figli e che la giovane morisse
poco dopo.

(7) Bonifacio IX s’era recato a Perugia a ristabilire la concordia tra la
nobiltà ed il popolo, ma questo si rivoltò ed in sua presenza uccise più di 24
membri del partito opposto; indignato allora il papa se ne andò ad Assisi. M1-
NERBETTI P., Cronica, R.I.S., T. II, col. 167, p.. 68.

(8) Si allude alla battaglia avvenuta nel piano di Bevagna, tra Ugolino
e Biordo Michelotti, il cui esito restò incerto. FABRETTI A., op. cit., I, p. 97.

(9) FABRETTI A., op. citi, I, p. 97.

(10) Questo avvenne nel settembre del 1397 secondo il Fabretti (l. c.).

(11) Bonifacio IX.

(12) FABRETTI A., op. cit., I, p. 98.

(13) Sempre nel 1397.

(14) FABRETTI A., op. cit., I, p. 91.

(15) Era Biordo capo dei raspanti saliti al potere a Perugia e la moglie
di lui, Giovanna Orsini, era cugina della madre di Corrado. Donro D., op. cit.,
p. 192; ArEssi C., Elogia civium perusinorum, Centuria I, p. 69.

(16) JAcoBILLI L., Cronache di Foligno, ad annum.

(17) PELLINI P., Dell’historia di Perugia, II, p. 189.

(18) Ma il disegno non gli riusci. Agli stessi Trinci nell'aprile del 1412 Brac-
cio vendeva il ricco e forte castello di Gualdo Cattaneo allora conquistato a
dispetto di Perugia; PELLINI P., op. cit., II, p. 193.

(19) Sino nelle Marche Ugolino spinse le sue conquiste ed occupó anche
il munito castello di Leonessa. FABRETTI A., op. cit., I, p. 191.

(20) La Repubblica si diede da fare per avere al suo soldo capitani va-
lenti ed i signori dello Stato Ecclesiastico intanto, allarmati, si raccomanda-
rono ai fiorentini, il che equivaleva allora a porsi sotto la loro protezione, con
l'obbligo di combattere per essi con le forze del proprio stato ed a patto di es-
sere da loro difesi. Cosi fu che si impegnarono Guidantonio conte di Montefel-
tro per 6 anni, Luigi Alidosi per 10 ed i Trinci per 5. SismonpI S., Storia delle
repubbliche italiane nei secoli di mezzo, III, p. 330.

(21) FABRETTI A., op. cit., p. 104. Note e documenti ecc., p. 144. Lo
JACOBILLI (op. cit., ad annum) dice che Ladislao venne nel territorio di Foligno
il 18 maggio 1413. n MALI RE EDD VE cR

CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 23

(22) Cfr. SANSsI A., Storia del Comune di Spoleto, I, p. 279.

(23) PELLINI P., op. cit., p. 202; FABRETTI A., op. cit., p. 104.

(24) CuToLo A., Re Ladislao d’ Angiò Durazzo, I, p. 419.

(25) PELLINI P., Ibid.; CurOLO A., op. cit., II, p. 217. Il 29 maggio
Ladislao era contro Foligno.

(26) JAcoBILLI L., op. cit., ad annum.

(27) In questo periodo Ladislao si univa a Montefalco con le milizie di
Paolo Orsini, Micheletto Attendolo e Malatesta da Cesena, insieme con i quali
andava contro Foligno, impedendo a Braccio, che era a Todi, di poterla soc- |
correre; PAsquALI F., Braccio da Montone, p. 55. |

(28) FABRETTI A ibid.,; SISMONDI S., op. cit., III, p. 381; RINUCCINI |
FiLIPPO DI Cino, Ricordi storici, LIII. |

(29) Fabretti dice (p. 105) che mori nel maggio 1415; Donro D., op. cit., in
p. 197; FaLoci M., La zecca dei Trinci, p. 5. d

(30) SERCAMBI G., Cronaca, vol. 39, p. 267.

(31) Un diligente inventario delle terre soggette ai Trinci fu fatto ese-
guire da Corrado nel 1421, subito dopo la morte dei fratelli. Nel rimandare il |
lettore al cap. IV, dove sono elencati tali possessi, si avverte che nel periodo I |
intercorrente tra la morte di Ugolino (1415) ed il 1421, Corrado venne in pos-
sesso, per concessione del Fortebraccio, di Trevi e del suo contado e, per acqui-
sto, delle terre di Piediluco.

(32) Ludovico Mercanti, autore di Notizie delle famiglie Mercanti e Trinci
di Foligno del 1421, nipote dei tre fratelli, dice di essersi ritirato dopo la morte
dei propri genitori «alla Corte di Corrado, Nicolò e Bartolomeo»; significativo
è il fatto che egli non nomini per primo il maggiore. Arch. Vat. Fondo Borghe-
se, S. IV, pp. 176-186.

(33) FALocri M., Del Palazzo Trinci ecc., p. 1 e segg.; In., Le arti e le
lettere ecc., p. 194; Donro D., op. cit., pp. 120, 171, 188 e 250; Arch. Com. di
Foligno, Riformanze del 1444-47, p. 98. Dice il Faloci che i lavori per il palaz-
zo si protrassero dal 1389 al 1407. Per memoria fu scelta una elegante stele se-
polcrale romana, dove era scolpita la storia di Amore e Psiche, vi fu abrasa la
iscrizione sottostante e nel marmo così levigato furono incisi 6 esametri, che
danno la storia di quella erezione. Ivi si legge che il lavoro cominciò al tempo
di Urbano VI; terminò sotto Gregorio XII e che fu fatto quando dominava
Ugolino, il quale la decorò miris structuris ; il marmo esiste ancora al Museo
municipale.

(34) Antoni Petri Diarium Romanum, p. 102.

(35) Donro D., op. cit., p. 241 e segg.; Linum C., Dell'istoria di Camerino,
DI;-p. 164.

(36) Dorio D., op. cit., pp. 198 e 242. |

(37) Inventario dell’ Archivio di Stato di Lucca, Il carteddio di Paolo Gui-

nigi, p. 153; BEvERINIUS B., Annales Lucensis Urbis, III, p. 295; SERCAMBI
G., Croniche ecc., p. 279.

(38) Dorio D., op. cit., p. 198.

(99). Cfr. Arch. Vat., Heg.. Vat. 315, p. 214,

(40) Non sono riuscita a trovar traccia del breve d'investitura ai tre fra-
telli che con tutta probabilità non fu inviato, giacché sin dal 1398 era già stata : |
regolarmente stabilita ad Ugolino la successione con il precedente breve, Arch. (TUE -

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Vat., 315, p. 287: «... Vicariatum regimen gubernationem et administratio-

nem civitatis ac omnium et singulorum terrarum castrorum et locorum... -
tibi quoad vixéris teque cedente vel decedente heredibus tuis masculis uni vel
pluribus quotquot fuerunt ex te legitime descendentibus natis et nascituris
usque ad quintam generationem inclusive eadem auctoritate favorabiliter
concedimus per presentes... et constituimus vicarios generales ».

(41) Cfr. VaLoIs N., La crise religieuse du XV siècle.

(42) In tale stato deplorevole trovò Roma Martino V. Cfr. Bronpo F., De
varietate fortunae.

(43) Narra il GuirauD J., L'état pontifical etc., p. 36 che i Fiumi nel 1416
tentarono di cacciare Guidantonio da Montefeltro, governatore a nome della
Chiesa, per mettere la patria sotto la tirannia di Braccio. Ma un francescano
del partito opposto avvisò Guidantonio, che venne con l’esercito improvvisa-
mente e sgozzò i partigiani di Braccio.

(44) CAMPANO G. A., De gestis et vita Brachii, p. 79 e segg.

(45) Per i tristi rapporti tra i fratelli Varano Gentil Pandolfo, Berardo
Piergentile e Giovanni, cfr. BenADUCCI G., Della Signoria di Francesco Sforza
nella Marca, p. 9; Lini C., op. cit., II, p. 171.

(46) Nel 1404 Nicoló prese per moglie Tora, figlia di Gentile da Varano,
signore di Camerino, sorella di Berardo e della moglie di Braccio; Corrado,
Tanza, figlia di Nicola Orsini, Conte di Manupello e Bartolomeo Giovanna, fi-
glia di Guido Chiavelli, signore di Fabriano e Cerreto; Donro D., op. cit., p.
201; LrrrA R., Famiglie celebri Ital., dispensa 6.

(47) Così dice il Mancinelli nella sua Cronaca minutissima della città di .
Foligno sotto il giorno 28 novembre (1415) ms. della Biblioteca Comunale di
Foligno.

(48) Nel 1418 Nicolò ed i suoi due fratelli erano stati accolti come rac-
comandati della Repubblica per 5 anni. AMMIRATO S., Istorie fiorentine, lib.
XVIII, p. 50.

(49) Nel maggio del 1419 Nicolò Trinci si recò a Firenze e fece regalo alla
Repubblica di alcuni vasi d’argento; AMMIRATO S., op. cit., p. 60; Dorro D.,
op. cit., p. 199; BARNABÒ A., Cenni storici dei Trinci, ms. del sec. xvii, Bibl.
Com. di Foligno. p xc OREJA Vo PE I (o de 7 GE A AV C d

CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 25

CaAPrTOLO III

L]

PRIMI RAPPORTI DI CORRADO TRINCI
CON BRACCIO FORTEBRACCIO DA MONTONE

S'apre ora un periodo di storia per la famiglia Trinci, durante
il quale essa appare strettamente legata alla vita ed alle imprese
di Braccio Fortebraccio da Montone. E fu proprio Corrado che fondó,
e non invano, tutti i suoi sogni di grandezza espansionistica e di do-
minio su questo singolare condottiero medioevale, al quale si mostró
sempre favorevole, anzi amico e fedele alleato in ogni occasione.

Ho già più volte accennato come lo scisma d'occidente avesse
esposti i beni della Chiesa ai desideri del primo invasore; dello stato
generale di anarchia Braccio si prefisse di profittare più di ogni altro,
unendosi a quanti volevano arrivare alla signoria assoluta nelle terre
avute in vicariato dal pontefice e che dovevano perció percorrere il
suo stesso cammino di ribellione verso la Chiesa.

Mossi quindi dall'identico fine di acquistarsi uno stato dove eser-
citare la propria signoria in modo assoluto, senza alcuna intromis-
sione di altra autorità superiore alla propria, Braccio da Montone e
Corrado Trinci, due magnifiche figure del sec. xv, l'una di primo, l’al-
tra di secondo piano, s'elevano dal triste sfondo di lotte e di guerre,
brillano nei loro pregi e nei loro difetti, nelle loro virtü e nelle loro
crudeltà e s'intendono nella vastità dei loro disegni.

Già da tempo Nicoló, Corrado e Bartolomeo Trinci avevano
assunto con potestà assoluta le redini del governo in Foligno e Brac-
cio, dopo la vittoria di S. Felice, da bandito era divenuto signore
della sua patria, quando si trovarono improvvisamente ostacolati
nelle mire ambiziose dalla incrollabile volontà di Martino V, che op-
pose loro una imprevista resistenza. |

Sin dal 1416 nubi di tempesta si preparavano all'orizzonte; nel-
l'ardore di luglio si aggiravano per il contado perugino numerose
armate, sotto la guida di duci e condottieri (1) chiamati in aiuto dai
raspanti, che prevedevano ormai prossima la spedizione di Braccio
contro la propria patria (2). A tali lotte i Trinci non presero parte,
ma dimostrarono con il loro comportamento una spiccata simpatia
per il Fortebraccio, che s'accingeva ad una battaglia tra le più dure

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26 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

e cruente. Gli eserciti opposti si scontrarono il 12 luglio tra il Colle
della Strada e S. Gilio ed otto giorni dopo i perugini sgomenti per la
disfatta dei loro ausiliari aprirono a Braccio le porte della città (3).

A Foligno la fama di tanta vittoria era giunta prima che altrove
perché, cosa singolare, a questa volta era venuto volando con 400
cavalieri Angelo della Pergola, l'unico dei nemici di Braccio che fosse
riuscito a salvarsi dalla rotta completa. Egli forse ignorava che i
rapporti amichevoli tra Braccio ed i Trinci erano divenuti ormai negli
ultimi tempi stretti legami d'intesa (4), se presso i signori di Foligno
s'era indotto a rifugiarsi. La speranza di questo capitano, che con
la fuga aveva certamente sognata la salvezza, ecco che veniva delusa,
poiché appena il fatto fu inteso da Braccio, mandó subito ad avver-
tire i Trinci che lo ritenessero : a sua disposizione. Il che naturalmente
avvenne (5).

Una volta avuto il dominio di Perugia e diventato via via signore
di Orvieto, Todi, Spello e protettore di Spoleto e Norcia, che si erano
fatte di lui tributarie (6), Braccio teneva in suo potere le terre imme-
diatamente confinanti con quelle dei Trinci. Ma l'illustre vicino era
troppo forte e potente perché i signori di Foligno non si mostrassero
sempre benevoli verso di lui e fedeli amici, tanto da permettere che

egli operasse liberamente nel loro territorio, anche con le armi.

Fu infatti proprio a Colfiorito, castello di Foligno, dove si tro-
vava di passaggio, che venne il 5 agosto sorpreso dal Tartaglia, com-
pagno di Braccio, e poi ucciso, Paolo Orsini, mentre passeggiava in-
torno alle mura (7). E la scomparsa dell'Orsini era particolarmente
importante per il nuovo signore di Perugia perché cosi veniva tolto
di mezzo un terribile rivale nelle terre della Chiesa, che sarebbe stato
pericoloso lasciarsi alle spalle durante la prossima spedizione nella
Marca.

Da queste sfortunate vicende occorse a personaggi nemici o in-
visi a Braccio nel territorio dei suoi fedeli partigiani signori di Foli-
gno, é da ritenere che i patti convenuti tra i Trinci ed il condottiero
fossero oltreché segreti estremamente vincolanti.

Dopo la vittoria conseguita alle porte di Perugia, il Fortebraccio
era ormai l'arbitro della politica delle signorie piccole e grandi, legali
ed usurpate, dell'Italia Centrale, favorito in questa sua politica dalla
vacanza della Sede Apostolica. Ed il 12 maggio egli traversava indi-
sturbato la pianura tra Foligno e Spoleto (8) accingendosi a tentare
l'audacissimo colpo della conquista di Roma.

Intanto lo scisma d'Occidente si concludeva felicemente con la
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CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 27

elezione, avvenuta a Costanza l'11 novembre 1417 del cardinale Ot-
tone Colonna, che prese il nome di Martino V. Questi, sin dal primo
momento della sua elezione, manifestó il più fermo proposito di ri-
stabilire nelle terre soggette al dominio della Chiesa l'autorità dello
stato. Tra le due decise volontà, quella del grande pontefice, tutto
compreso della difficoltà del compito di ricostituire la monarchia
papale, e quella dei signori, che, o con le armi o con speciali diritti
e pretese indeterminate si erano creati delle signorie nei territori della
Chiesa, si delineava necessariamente una lotta senza quartiere.

L'imprevista e rapida elezione di Martino V (9) apportava ge-
nerale contentezza e lieti messaggi correvano in tutti i paesi a re-
carvi la fausta novella che la Chiesa aveva di nuovo un capo. Ma se
tali avvenimenti arrecavano gioia a quanti speravano nel ristabili-
mento dell'ordine e della pace, non altrettanto graditi giungevano
essi a coloro che dalle precedenti particolari contingenze avevano
attinto potenza e sogni di dominio. Mentre continuavano frattanto
a Costanza le imponenti cerimonie della incoronazione del nuovo pon-
tefice (10), l'eco di tali solennità doveva inquietare e tenere sospetto
più di un animo nel territorio della Chiesa.

E se la figura di Martino V appariva alle popolazioni come lo
angelo della riconciliazione, i signori di Perugia, di Foligno, di Ca-
merino e di altre zone del dominio ecclesiastico, vedevano in lui il
riaffermarsi dell’autorità superiore, alla quale avevano sperato di
essersi sottratti per sempre. Si preparavano perciò essi ad opporre
la più veemente opposizione alla ristabilita potestà pontificia, rac-
colti tutti intorno alla figura dominante del Fortebraccio, che era di-
sposto ad accettare la lotta sino alle estreme conseguenze, pur di non
cedere il predominio che si era assicurato con il proprio valore nel-
l’Italia Centrale.

Ed è appunto a Braccio, il quale durante la vacanza della Sede
Apostolica aveva dato le direttive alla politica di queste signorie,
che, nel momento in cui si delinea insanabile il dissidio con l’eletto
di Costanza, si volgono fiduciosi quanti per opportunismi prossimi
o remoti, avversano la politica di ricostruzione di Martino V. Tra
essi anche i vicari di Foligno.

Un primo atto del Pontefice che, in preda a gravi preoccupazioni
per lo stato delle cose dell’ Umbria non volle confermare a Braccio
la signoria in Perugia (11), sembrò suonare ovunque come un signifi-
cativo avvertimento di prossimi conflitti. |

Non era ancora il papa colonnese partito da Costanza per tor-
28 I | MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

nare in Italia, che un agitato movimento di trattative e di accordi
veniva svolgendosi. Se contro Braccio l’ira del papa tentava di creare
opposizione e situazioni difficili, il condottiero dal canto suo non
restava inerte né isolato e trovava sempre nuovi e considerevoli con-
sensi alla sua causa. .

Nel marzo del 1418 (12) un vincolo ancora più forte della vera
e fedele amicizia unì il signore perugino ai Trinci; Elisabetta di Ni-
colò andò sposa al figlio naturale di Braccio, Oddo, il valente giovi-
netto che a 17 anni era già generale dei Fiorentini e faceva battere di
orgoglio l’animo paterno (13). In seguito a ciò, scrive il Pellini, tra
perugini e folignati fu sempre maggiore amicizia: la parentela novel-
lamente stretta dai loro signori faceva così dimenticare alle popola-
zioni la gelosia, che regnava da tempo tra le due città. In quest’oc-
casione il forte e munito centro di Trevi, dominante la via Flaminia
dall’alto della collina da cui s’eleva, passò dalla soggezione di Braccio
a quella dei signori di Foligno (14). Tale fatto ci dimostra come il
Fortebraccio riponesse piena e profonda fiducia nei Trinci, ai quali
non si sarebbe mai altrimenti indotto a consegnare una roccaforte
così importante per posizione strategica.

Cosa singolare, ma che non ci stupisce eccessivamente se consi-
deriamo lo svolgersi dei fatti in questo turbolento periodo storico,
è il ritrovare a distanza di non molti anni Braccio, che era stato agli
stipendi di Giovanni XXIII, ed i figli di Ugolino Trinci, che tanto
abbiamo visto essersi adoperato per il trionfo della Chiesa nell'Um-
bria, uniti nella resistenza all’autorità stessa del papa. Ma in breve
volger di anni la situazione si era totalmente capovolta: i signori,
affermatisi ormai nelle terre dei loro vicariati, insorgevano contro
qualsiasi autorità volesse privarli dello stato e, non badando che que-
sta fosse la stessa che ve li aveva investiti, contro di essa impugnavano
senza esitazione le armi adoperate dai loro antenati in difesa dei diritti
della Chiesa.

.Del resto non solo il Fortebraccio ed i Trinci, ma tutta la nobil- -

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. tà, i condottieri ed i ricchi Comuni, che avevano causato il decadi-

mento dello Stato Pontificio durante il lungo interregno e che s'erano
ciascuno assicurato un dominio nel Patrimonio di S. Pietro, riguar-
davano come un importuno questo papa che voleva rientrare nei suoi
territori «in propria venit et sui eum non receperunt » (15). Ma a meno
di rinunciare al potere temporale e di togliere dalla sua tiara l'una

delle tre corone, il papa non poteva rassegnarsi a questo stato di cose;

sull'incrollabile fermezza dei propositi di Martino V, nessuno poteva

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farsi illusione e meno degli altri i perugini che lo avevano conosciuto
durante la sua permanenza nella loro città (16); né v'era alcuna ra-
gione che inducesse a pensare che il nuovo eletto nel far valere le sue
ragioni non facesse uso del coraggio, della energia, dell'abilità e della
prudenza che lo distinguevano (17).

. li 26 febbraio 1418 Martino V, dopo.un lento viaggio durante
il quale si compiacque dell'entusiasmo delle popolazioni, giunse a
Firenze e si trattenne per un anno nel monastero domenicano di
S. Maria Novella, divenuto suo quartiere generale per la riconquista
dello Stato Pontificio.

Quale fosse il programma di tutta la sua azione politica, ce lo
attesta l'interessantissimo registro personale, attualmente conser-
vato nell'Archivio Nazionale di Parigi, dov'é inserito il testo intero
della donazione costantiniana (18).

Ma nessuno degli avversari del papa era disposto a Dodd nep-
pure in minima parte e l'anno 1418 sorgeva saturo di eventi. Trascorso
un breve periodo di apparente indulgenza (19), durante il quale il
papa, debole ancora militarmente cercó di guadagnare a sé il fiero
capitano perugino, centro dell'opposizione alla sua autorità (20), eb-
bero inizio le ostilità con i primi fatti d'arme. La conquista da parte
di Braccio di Assisi e Spoleto convinse Martino V a rompere ogni in-
dugio e ad assicurarsi l'ausilio di valenti capitani per iniziare la lotta.

Pur essendosi i Trinci nel 1418 legati con stretta parentela a
Braccio, essi tuttavia non vollero subito prendere aperta posizione
di ribelli di fronte al pontefice, ma servendosi della mediazione di
Firenze, alla cui protezione sempre si affidavano (21), si fecero rac-
comandare a Sua Santità dagli ambasciatori della Repubblica, che si
recavano a rendere omaggio al novello capo della Chiesa (22). Siamo
alle prime avvisaglie; i Trinci forse speravano ancora di poter rispar-
miare il conflitto e di ottenere, con docili atti di omaggio verso il pon-
tefice e con l'alto appoggio di Firenze, la conferma dei propri domini,
dove ambivano di restare signori indisturbati.

La posizione territoriale e quindi politica dei Trinci, dopo le
ultime conquiste del Fortebraccio, era invero delicata e la loro parte-
‘ cipazione alla agitata condotta di questo poteva anche essere deter-
minata da condizioni di opportunità. In definitiva, essi gli dettero
prova di lealtà pur senza prendere parte di persona ai fatti d'arme.
Cosi vediamo i Trinci, preoccupati della salute del loro grande alleato,
inviar sollecitamente da Foligno alcuni medici, quando questo fu
ferito al piede destro da un verrettone nell'assedio della torre di San

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30 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

Marco in Spoleto (23), e, poco tempo dopo, adoperarsi per arruolare
nelle proprie terre (24) armate da affidare a Braccio, che si preparava
ad affrontare lo Sforza assoldato dal papa (25).

Il non piccolo numero di fanti raccolto nelle loro terre e che sotto
il comando di Americo da Montefalco segui il condottiero nelle im-
prese del Lazio, era il segno tangibile della loro partecipazione alla
lotta.

Il nucleo dei folignati, schierati a fianco delle truppe di Braccio
e del Tartaglia da Lavello, militava sotto le bandiere dei ribelli al-
l’autorità papale e portò il suo contributo, anche se esiguo, alla vit-
toria comune.

La sera del 17 giugno 1419 i fuochi accesi nella città di Foligno
e nei dintorni, cui facevan riscontro, lontano, quelli ovunque ardenti
sulla montagna di Spoleto (26), annunciavano a tutti la lieta novella
che Braccio aveva sconfitto lo Sforza. Però ben presto l’esultanza si
spense e l’impresa così felicemente iniziata sembrò avere una bat-
tuta di arresto (27).

Ugualmente bene accolto fu dai suoi amici di Foligno Brea!
quando nel luglio successivo tornò avvilito, in compagnia del suo
esercito scemato e provato; in quella occasione si trattenne tre giorni
per riposare nel castello di Castelfiorito che apparteneva ai Trinci (28).

Facendosi la situazione del condottiero sempre più critica, pro-
prio da un messo di Braccio apprendeva Corrado le tristi notizie
delle devastazioni di Capitone e Lubiano compiute dallo Sforza (29)
e sino a lui dové giungere la notizia che quest'ultimo verso la metà
d'agosto puntava alla volta di Spoleto (30) per congiungersi alle mi-
lizie di Guidantonio da Montefeltro, che occupava la città per conto
della Chiesa (31).

Ma pur in cosi difficili momenti mai vediamo vacillare nemmeno
per un istante la fede dei Trinci nei riguardi del condottiero perugino.
Eppure era questi ora vulnerabilissimo nei suoi territori; scomuni-
cato (32), rimaneva solo nel centro di una coalizione, che gli si ac-
caniva contro con le armi spirituali e materiali e veniva tradito per-
sino da chi aveva percorso al suo fianco tanti campi di battaglia.
Ma i Trinci no, non vollero come gli altri profittare di queste sue
tristezze e preferirono schierarsi con lui e restargli amici, come lo
erano sempre stati nei momenti di vittoria e di fortuna.

Se infatti l'oro del pontefice (33) staccò il Tartaglia dall'alleanza
con Braccio, le scomuniche, su cui tanto affidamento e tanta speranza
aveva riposto Martino V, non ebbero lo stesso effetto sui signori che
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 31

. sì stringevano intorno al grande perugino, neppure su quelli che erano
vicari della Chiesa come i Trinci di Foligno ed i Varano di Came-
rino (34).

La defezione del Tartaglia sottraeva circa 400 lance alle sue
armate, ma restavano al condottiero tanti uomini fedeli, che lo ave-
vano seguito con la più grande fiducia nella buona e nell’avversa
fortuna. La lealtà mostrata dai Trinci e dai Varano nei confronti di
Braccio fu certamente motivo non ultimo della ripresa di questi
dopo alcuni avversi episodi della guerra, che ostinatamente condu-
ceva contro le schiere del pontefice.

Quell'esempio germinava altri e consistenti consensi d’uomini
d’un certo rilievo che aderirono all’invito del Perugino, come ci fanno
fede gli elenchi compresi nei capitoli di pace firmati a Firenze nel
febbraio del 1420 (35).

Questa coalizione di vicari ribelli aveva causato la più grande
inquietudine a Martino V, che, volti gli occhi su un capitano accorto
e destro, Guidantonio da Montefeltro, gli affidò la riconquista del
dominio, promettendogli in premio le stesse terre dell'Umbria che
egli fosse riuscito a togliere al detestato nemico.

. Ancora una volta il territorio dei Trinci era sconvolto dalla guerra
che si riaccendeva tra il pontefice e Braccio per la riconquista di Spo-
leto e di Assisi; l'indomabile condottiero ben comprendeva che la lotta
si sarebbe decisa sul fronte di queste due rocche e che più che mai
in tale momento gli sarebbe stato indispensabile il valido aiuto dei
tre fratelli, signori nel territorio che si estendeva tra di esse (36).

Dopo che Spoleto si era ribellata a Braccio in favore della Chiesa,
il 15 ottobre 1419 il Tartaglia e lo Sforza conquistarono Assisi (37).
La situazione si aggravava, ma il genio di guerra dell'antico capitano
di ventura doveva avere ancora una volta ragione di una potente
coalizione. Spedi egli corrieri a Perugia ed altrove per rinforzi ed al
signore di Foligno chiese che gli mandasse 400 fanti a Spello. Qui giun-
to, trovó i soldati richiesti, si lanció alla volta di Assisi con essie con
mille cavalli, recuperandola (38).

sarebbe bastata da parte dei Trinci una piccola incertezza nel-
l'inviare le truppe al potente alleato, qualche segno più o meno palese
di innocente simpatia per i nemici di lui, per rendergli sempre mag-
giormente problematico l'esito del conflitto e ad allontanare per il
momento la vittoria (39).

A questo punto della contesa, Martino V, pur senza abbando-
nare la lotta ed-esortando sempre il Montefeltro a continuarla con
32 ; MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

perseveranza (40), comprese che il suo prestigio non poteva più a lungo
essere scosso dai successi che il Fortebraccio riportava nei suoi con-
fronti. In quella mente illuminata da una viva luce politica, si formó
il convincimento che fosse necessario uscire ad ogni costo dalla si-
tuazione imbarazzante in cui le fortune militari del condottiero peru-
gino lo avevano cacciato.

Già nel gennaio del 1420 (41) si cominció cosi a lavorare attiva-
mente per un accordo. In tali frangenti i Trinci, che si erano sempre
prestati come valido aiuto nella guerra, non si diedero meno da fare
per raggiungere la composizione della lotta e la pace. Nicoló ed an-
cora più Corrado, astuto ed energico in politica, vengono citati come
autori di tale accordo (42). Lavoro difficoltoso assai dovette essere
il loro, se Braccio, con la più grande fede nel suo valore, non s'indu-
ceva a cedere ed era deciso a vendere a caro prezzo qualsiasi rinun-
cia. La parola degli amici, che tanto solleciti e pronti ai suoi ordini
sempre si erano mostrati, dové influire massimamente, insieme con
la favorevole interposizione dei Fiorentini, a piegare il fiero perugino.

E nel corso delle trattative la potente repubblica inoltre non si
prodigò certo debolmente nei riguardi dei protetti per calmare l'a-
nimo del papa, che i documenti ci rivelano assai esacerbato (43), so-
pratutto a causa della grande fedeltà che i signori di Foligno, di Ca-
merino e di altre città ostentavano verso Braccio.

Ma finalmente poterono esser raccolti i frutti di tanto attivo
lavoro ed i Trinci, non meno che Braccio stesso, dovettero rallegrarsi
quando l'8 febbraio 1420 poté esser annunciato che la pace era un
fatto compiuto e che sarebbe stata sottoscritta a Firenze.

Tra le persone del seguito che accompagnarono nella capitale
toscana il condottiero, un posto distinto occupavano i signori di
Foligno (44). Sappiamo con certezza che sin dal 16 febbraio Nicolò
Trinci si trovava ospite di Braccio a Perugia per partire insieme con
lui alla volta di Firenze e che quivi prese parte alla fantastica calva-
cata di splendore rinascimentale organizzata da Braccio stesso al
suo ingresso nella città (45). Non è ben sicuro invece se Corrado ac-
compagnasse il fratello maggiore in tale occasione.

Con l’accordo avvenuto un lungo e triste periodo di lotte sem-
brava conchiudersi ed una compiacente e benevola aura di pace tor-
nava a spirare con l’assoluzione da ogni pena e censura del condot-
tiero e dei suoi aderenti.

Al giubilo generale che seguì l'avvenimento i Trinci non furono
certo estranei perché li tranquillizzava la presenza del loro amico
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO JU

e potente alleato, confermato solennemente vicario nelle terré confi-
nanti col proprio territorio (46). In definitiva anche se il Papa aveva
migliorata e rafforzata in certo qual modo la sua posizione in Italia,
i signori di Perugia e Foligno avevano sotto il loro governo e nelle
proprie mani, una parte cospicua del Patrimonio e possedevano uno
stato nello Stato della Chiesa.

Dopo la pace di Firenze, intorno al condottiero, che era dive-
nuto nell'Umbria quasi un principe, si muovevano i Trinci e tutti
coloro che erano a capo degli stati vicini. E tale corte, sempre pronta
agli ordini ed ai desideri di Braccio (47), si riuniva con pompa son-
tuosa per rendere omaggio alla sposa del signore (48) e celebrava l'av-
venimento delle nozze con danze, feste e tornei nelle piazze.

L’accordo fiorentino, celebrato in così fiorita veste, portava nei
suoi stessi termini il germe delle prossime discordie; Martino V lo
aveva dovuto concludere per dura necessità ed il suo fiero spirito lo
rinnegava in partenza; Braccio ed i suoi accoliti lo ritenevano una
loro chiara vittoria e punto di partenza di ulteriori ed ambiziosi
progetti.
. 94 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

NOTE AL CAPITOLO TERZO

(1) Il 2 luglio 1416 Carlo Malatesta, Angelo della Pergola e Ceccolino Mi-
chelotti erano nel territorio di Perugia; FABRETTI A., Cronache di Perugia, II,
p. 79; VALENTINI R., in Boll. della Dep. di Storia Patria per l'Umbria, vol. XXV,
p. 155.

(2) CAMPANO G. A., op. cit., p. 79.

(3) VALENTINI R., op. cit., p. 155; CAMPANO G. A., op. cit., p. 570; Sr-
SMONDI S., op. cit., p. 357; PASQUALI F., op. cit., p. 83 e segg.

(4) Infatti il 16 luglio (Arch. delle Riformanze di Firenze: A. X. Dist. I.
N. 24 a carta 66) compare l’istruzione della Signoria di Firenze a Lorenzo di
Leonardo Raffacani, mandato ambasciatore a Ceccolino Michelotti per chie-
dergli la liberazione di alcuni cittadini di Foligno, i quali da Corrado Trinci
mandati ambasciatori a Braccio, erano stati da Ceccolino imprigionati. Cfr.
Arch: Stor. IVI P- Lb p: 9579:

(5) Così il Pellini (II, 225). Il Campano (p. 102) invece, dice che Angelo
della Pergola riparti subito da Foligno.

(6) SISMONDI S., op. cit., p. 358; VALENTINI R., in Boll. della Dep. di
Storia Patria per l'Umbria, vol. XXVI, p. 3.

(7) SansI A., (Doc. Stor. Ined. I, 145), riporta che a Colfiorito fossero
presenti Braccio, il Tartaglia ed anche Corrado Trinci; DorIo D., op. cif., p.
198; Liar C., op. cit., II, p. 158; MORELLI G., Ricordi, p. 28.

(8) MANCINELLI, Cronaca minutissima di Foligno, giorno per giorno, ad
diem. \ :

(9) Cfr. GnEGonoviUus F., op. cit., vol. III, p. 627; ContELORIO F., Vita
Martini V, I, p. 10; RAYNALDI, op. cit., lib. VIII, p. 476; Coppi A., Memo-
rie colonnesi, p. 160.

(10) Cfr. GrEGOROvIUS F., loc. cit.,; FLEuRY M., Historia Ecclesiastica,
lib. 104, p. 481; CoLonnaA P., I Colonna dalle origini all’inizio del secolo XIX,
p. 79.

(£1)PELLINI=P.;; Op. cit; IL, p. 232:

(12) Donro D., op. cit., pp. 199 e 246; PELLINI P., op. cit., II, p. 232; Fa-
BRETTI A., op. cit., cap. I, pp. 186 e 283. Il Lili assegna il fatto al 1420 (II,
p. 162).

(13) Dorio D., op. cit., pp. 199 e 246.

(14) Dorro D., ibid.; FABRETTI A., op. cit., I, p. 183; Arch. delle tre chiavi
di Trevi, n. 53-59. Corrado e Nicoló Trinci occupano Trevi e vengono osteg-
giati da Martino V.

(Io) GUIRAUD J., [. c p. 1. j

(16) Martino V aveva studiato a Perugia le leggi canoniche. PLATINA, Vi-
tae Summ. Pont., p. 394.

(17) Cfr. Pastor L., Storia dei Papi, II, p. 194.

(18) PasquaLi F., op. cit., p..168.

(19) Cfr. Fumi L., Il conte Guidantonio di Montefeltro e Città di Castello,
DIS; >

(20), MuraTtoRI L. A., R.I.S., T. III, P. II, p. 862: Vita di Martino V.
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 35

(21) Nicolò Trinci fu ricevuto in accomandigia dal Comune di Firenze nel
1418 con i fratelli Corrado e Bartolomeo. Vedi i Capitoli del Comune di Fi-
renze I, 550. Nota a p. 299 del I vol. delle Commissioni di Rinaldo degli
' Albizi. AMMIRATO S., op. cit., XVIII.

(22) Commissioni, I, l. c.; RinuccINI F., Ricordi storici, ecc., p. LV.

(23) CAMPANO G. A., op. cit., p. 132; Zu P., Frammenti degli.
annali di Spoleto, in SANSI A., Dot; Stor., I, p. 148.

(24) ZAMPOLINI P., ibid.; SANSI A., Storia ecc., p. 301.

(25) Cfr. NICOLÒ DELLA Tocci PURO di Viterbo, II, p. 113 e segg.;
Dorio B., Storia di Milano, p. 624.

(26) SAnsI A., Storia ecc., p. 302; ZAMPOLINI P., loc. cit., dice che furono
fatte in Spoleto anche solenni processioni in segno di gioia.

(27) PELLINI P., op. cit., II, p. 241; VALENTINI R., Braccio ecc., p. 68.

(28) SANSI A., op. cit., p. 302.

(29) Riformanze di Assisi, CX XVI, c. 103 t. (29 agosto 1419: Messo a Cor-
rado de Trinciis per il fatto di Lubiano con lettere del Podestà e del Comune).
Lo Sforza aveva infatti riportato vittorie a Capitone e Lubiano. Cronaca ine-
dita, di Frà Francesco d'Andrea da Viterbo, p. 80.

(30). CamPANO G. A., ops cif. s: pwi135:

(31) Fumi L., op. cit., p. 377 e segg.

(32) BuoNnINSEGNI M. P., Istoria Fiorentina dal 1410 2 1460, p. 14; CrAc-
CONIO A., op. cit., II, p. 1108.

(33) L'11 settembre il Tartaglia firmava un capitolo con cui si obbligava
a restare per un anno con 300 lance allo stipendio del papa. THEINER A., III,
249; Boll. di storia patria per l'Umbria, vol. XXVI, p: 1.

(34) « Ille (Braccio) vero adeo contemnebat cum complicibus suis, ut ipsi
excommunicarent, Papam in derisum et opprobium ». ANTONINO S., Choni-
corum tertia pars, p. 497.

(35) Boll. della Dep. di Storia patria per l'Umbria, vol. XXVI, D: 71;
IDSID;. vol. VI, p. 381.

(36) Bartoccio da Foligno con 50 fanti andó in Assisi e Braccio provvide
a pagarlo al più presto con proprio denaro. VALENTINI R., in Boll. Dep. St. pa-
tria per l'Umbria, vol. XXVI, p. 73. Riformanze di Assisi, CXXVI, c. 113-
119 t.

(37) PELLINI P., op. cit., II, p. 239; Donro D., op. cit., p. 199; VALEN-
TINI R., ibid., p. 78.

(38) PELLINI P., ibid.

(39) E non tutti gli amici di Braccio restarono altrettanto fedeli, perché,
data la formidabile coalizione di nemici, alcuni disperarono ed incominciarono
a prepararsi ad un eventuale cambiamento di rotta. Quando più critica diven-
ne la sua situazione, il signore di Perugia fu costretto a dare un esempio di se-
verità per lui inusitata, perché servisse di ammonimento: Ceccolino Michelotti
ed il nipote Guidone venivano per suo ordine fatti decapitare. PASQUALI F.,
Braccio ecc., p. 41.

(40) Fumi L., op. cit., p. 380.

(41) VALENTINI R., ibid., p. 87.

(42) VALENTINI R., ibid., p. 88; Donio D., op. cit., p. 200; CAMPANO S.
AW0p.: cil., p. 502.
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Agmen s iaia Sora Aon n T xm no IE fi fx , Id Ue IRE:

36 1 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

(43) Fumi L., op. cit., p. 380.

(44) PELLINI P., op. cil., II, p. 245 e segg.; MoNALDESCHI M., Commen-
tari Historici, lib. XVI, p. 129; AMMIRATO S., op. cit., lib. XVIII, p. 60; S.
ANTONINO, op. cit., p. 487.

(45) VALENTINI R., ibid.; Dorio D., ibid, p. 200; CAMPANO G. A., ibid.,
p. 582;

(46) THEINER A., op. cit., II, pp. 255-256; VALENTINI R., op. cit., p. 91;
GuIRAUD J., op. cit., p. 33.

(47) Alcuni parenti stretti di Braccio, essendo venuti da Firenze a Mon-
tone e non trovandosi qui a loro completo agio, fecero chiedere al loro illu-
stre congiunto ospitalità ai signori di Foligno. Per cui essi « furono visti e bene
carezzati dalli signori Trinci et provvisti di stanze et cose necessarie » MER-
CANTI L., Notizie ecc. p. 187; Archivio Vat., Fondo Borghese, S. IV, p. 176.

(48) Nel novembre del 1420 Braccio prese in moglie Nicola, sorella di Be-
rardo Varano ed andò incontro sino a S. Maria degli Angeli a lei che veniva
con corteggio di damigelle, accompagnata da cento gentildonne della sua città
. con splendidi vestiti e magnifiche gioie, oltre che dai signori di Foligno, di Ca-
merino e di Fabriano. Avvenuto lo sposalizio a S. Maria degli Angeli, se ne an-
darono tutti insieme a Perugia. PELLINI P., op. cit., II, p. 252; Lrrr C., op.
cit., II, p. 162; PasquaLI F., Braccio ecc., p. 109.

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CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO a

CAPITOLO IV

AVVENTO AL POTERE DI CORRADO TRINCI
RIMASTO UNICO SIGNORE DI FOLIGNO
IN SEGUITO ALLA MORTE DEI FRATELLI

Affermatasi ormai durante la prima metà del xv secolo nel ter-
ritorio di Foligno la famiglia Trinci su base e con autorità signorile,
è facile comprendere come contro di essa due fossero le forze di oppo-
sizione: quella del Papa, desideroso di sottomettere ed indebolire i
potenti suoi vicari e quella dei sudditi, anelanti a conseguire maggior
libertà. Abbiamo già precedentemente vista la prima fase della lotta
e della resistenza di questi signori contro l'autorità papale, che con
l'accordo avvenuto a Firenze tra Braccio e Martino V, si componeva
soddisfacentemente anche per essi. Non altrettanto fortunato invece
fu l'esito della reazione contro i nemici interni, che condusse al tra-
gico eccidio di Nocera.

Già nel novembre del 1420 c'era stato un tentativo di congiura
contro i tre fratelli Trinci; i ribelli avevano approfittato della loro
assenza momentanea (1) per preparare un colpo di mano. Ma quella
volta il tentativo fu sventato e Nicoló ricorse a pene molto gravi
contro i colpevoli (2).

Le cose tuttavia non mutarono aspetto ed al principio del nuovo
anno 1421 fu mandato ad effetto il piano escogitato dal castellano di
Nocera dell'uccisione dei signori.

Tra i vari e numerosi autori che raccontano o fanno cenno a tale
tragico avvenimento, si distingue per la descrizione di quelle scene
tremende Parruccio Zampolini (3) che poté seguire assai da vicino
lo svolgersi dei fatti per essere contemporaneo. Le sue parole rozze,
ma scultoree, ci fanno ben conoscere lo svolgersi della tragedia. Col
cronista spoletino era concorde in Gubbio ser Guerriero (4) ed in
Lucca Giovanni Sercambi che dedicò varie pagine della sua Cronaca
alla tragedia di Nocera (5).

Maggiori elementi e più dettagliate notizie ho tratto da altri
vari storici, che narrano tutti estesamente gli avvenimenti, la causa
appariscente e clamorosa dei quali fu l’adulterio di Nicolò con la
moglie del castellano di Nocera, Pietro di Rasiglia; ma costui, dice

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38 . MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

il Dorio (6) uccidendo tutti i Trinci si propose un duplice scopo: di
vendicarsi e di rimettere in libertà Foligno e Nocera. Il piano di ser
Pietro, fosse esso dettato da sordi rancori personali o da sentimenti
tirannicidi, era audace e presuntuoso: tutti e tre i fratelli dovevano
morire insieme in quella tragica notte. Solo il caso o la sua buona
stella preservó Corrado dall'eccidio, perché non partecipó alla par-
tita di caccia di Nocera e si recó a Trevi su invito di quella comunità.

Soddisfatti della situazione che s'era creata negli ultimi tempi
e paghi della composizione avvenuta tra il loro amico Braccio ed il
pontefice, i Trinci, i Varano, i signori di Fabriano e di Matelica ed
altri nobili, s'accingevano ad accogliere allegramente la venuta del
nuovo anno 1421. Tutti costoro, accettato l’invito di ser Pietro, il
2 gennaio (7), dopo aver cacciato tutto il giorno, tornarono la sera
a Nocera con l’intenzione di continuare la partita il giorno seguente;
Nicolò Trinci e Berardo Varano, come signori di maggior riguardo
presero alloggio nella rocca e se ne andarono a riposare in diverse
stanze, dopo aver lietamente banchettato in compagnia di tutti gli
altri. A notte alta il castellano con alcuni suoi fidi, ucciso un servi-
tore di Nicolò, irruppe nella stanza di questi che, sorpreso nel sonno
fu trucidato (8); quindi, svegliato Berardo Varano, lo fece prigioniero,
assicurandolo che nulla avrebbe avuto a temere purché non intral-
ciasse i suoi piani.

Di poi, prima ancora che facesse giorno, mandò ser Pietro a
chiamare Bartolomeo per parte di Nicolò col pretesto che questi
aveva urgente bisogno di parlargli circa le provviste da farsi per la
caccia (9). Bartolomeo, ignaro di tutto, si levò subito e si recò alla
rocca alle incerte luci dell’alba; giunto nel piazzale interno fu assalito
da ser Pietro e da alcuni dei suoi ed avanti che potesse tentare una
resistenza fu trafitto a colpi di spada e di pugnale e cadde ucciso in
una pozza di sangue.

Fattosi poi giorno e non essendo ancora noto l’eccidio, il castel-
lano sempre per parte dei due signori Trinci, mandò ad avvertire
tutti i folignati che erano venuti con loro che si recassero alla rocca;
e avendo quelli ubbidito, venivano tutti imprigionati. Ma il silenzio
su quanto era accaduto non poteva certo essere mantenuto per molto
tempo ancora, dato che anche gli abitanti di Nocera, i quali avevano
udito il giorno innanzi tanti frastuoni ed avevano visto rientrare
nella rocca una cosi numerosa e principesca brigata, dal sepolcrale
silenzio della mattina di sabato 2 gennaio non dovettero tardare ad
accorgersi che qualche grande avvenimento era successo. Non avendo CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 39

il castellano il coraggio di annunciare la verità ai Priori ed ai princi-
pali cittadini, prima di essersi assicurato sui loro sentimenti, intessé
tutta una rete di menzogna, facendo credere di aver imprigionato i
due Trinci e tutto il seguito per fare cosa gradita ai folignati e per
poter riconquistare tutti la perduta libertà. Aggiungeva inoltre di
essere disposto a far tutto quello che ad essi piacesse, pronto anche
ad uccidere Nicolò e Bartolomeo sull’istante e li istigava ad impu-
gnare le armi insieme con lui per abbattere l’odiata signoria.

Ma le sanguinarie proposte caddero nel vuoto ed anzi, a dire
del Pellini (10), i cittadini di Nocera convenuti nel castello, disprezza-
rono l’audacia di ser Pietro, lo ammonirono a non macchiarsi di sì
grande scelleratezza ed arrivarono al punto di dire che il popolo
nocerino avrebbe vendicato un sì truce misfatto qualora fosse stato
commesso.

L’atteggiamento univoco e deciso dei maggiorenti di Nocera in
questo frangente mostra chiaramente come la signoria dei fratelli
Trinci non fosse così odiata come di solito vuol farsi credere; del resto
non poco doveva spaventarli e frenarli il pensiero di Corrado rimasto
in vita e padrone assoluto dello stato. Le cose si mettevano quindi
assai male per il castellano ed i suoi partigiani, per cui egli mandò
fuori dalla rocca due soldati, i quali dovevano condurre lontano dal
territorio di Foligno e di Nocera parte della sua famiglia. Questi
però, dopo essere stati indecisi, se dovessero avvisare Corrado del-
l'accaduto o no, combattuti dal timore che esercitava il nome di lui,
stabilirono finalmente che uno di loro si recasse a Trevi a raccontare
tutto al superstite (11). I due dovettero riflettere come fosse più si-
curo meritare la grazia del temibile signore, piuttosto che, assediati,
andare incontro all’odio di tutti.

Bella e vivacissima è la descrizione dell'ira e dello sdegno di
Corrado alla tremenda notizia, che ci vien fatta dal Campano (12).
Il terzo fratello Trinci che stava ancora a Trevi « Fulgineum sine
freno, sine sella reversus », s’affrettò a comunicare l’accaduto all’a-
mico e protettore suo Braccio (13). Questa volta più che mai si
rivela l’affettuosa solidarietà tra i due signori umbri; Braccio, memore
della fedeltà dei Trinci nelle passate ore difficili, non esitò menoma-
mente e non abbandonò l’amico nei pericoli. Alle prime affrettate
notizie, egli, pur non conoscendo con precisione quale fosse la por-
tata dell’insurrezione in Nocera, dové grandemente temere che lo
spirito di ribellione potesse espandersi e dilagare anche nelle città
vicine allo stato dei Trinci e sotto il suo diretto dominio. D'altro canto
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40 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

non era il Fortebraccio uomo da meditare o temporeggiare quando la
ragione e il sentimento lo spingevano ad agire; cosi egli si mise pron-
tamente a cavallo con i pochi uomini che aveva a disposizione, ordi:
nando che altri lo seguissero al più presto (14).

L'espugnazione della rocca di Nocera si presentó sin dal primo
momento tutt'altro che facile e Braccio non poté procedere ad essa
sinché non ebbe ricevuto rinforzi di truppe. Con il valore dei suoi
soldati e con l'aiuto delle macchine da guerra contro le larghe e po-
tenti mura del castello, poté il capitano penetrare nei primi ripari
e catturare soldati di guardia, donne, fanciulli ed il vecchio padre
del castellano, i quali strettamente legati, furono tutti portati nella
piazza di Nocera. Comincia ad accanirsi contro costoro la tremenda
e crudele vendetta di Corrado, sempre piü indignato per la resistenza
opposta dal maschio della rocca, dove s'erano rifugiati i veri colpe-
voli del misfatto. Questa torre, pur disponendo di pochi difensori,
aveva gagliarde ed alte mura e resistette strenuamente per alcuni
giorni a Braccio, il quale accortosi che il castellano, perduta ogni
speranza di soccorso in vita, si sarebbe difeso sino all'estremo, deli-
beró di adoperare una mina. La situazione si faceva sempre piü tra-
gica e la battaglia non aveva tregua; ma se gli assalitori erano già
entrati nella torre e saliti sopra la prima volta, pur non di meno gli
assediati resistevano accanitamente e recavano loro danno, favoriti
dalla posizione di preminenza.

Siamo ormai all'epilogo della tragedia: la giovane moglie del
castellano, la novella Elena della improvvisa e cruenta lotta nocerina,
è stata già lanciata giù dalla torre dal proprio marito, indotto a tale
atto crudele sia per non lasciarla viva in mano del nemico sia per
punirla della sua colpa. Oramai ser Pietro ed i suoi non potevano
più affacciarsi alle finestre e portare offesa agli assedianti, essendo
accecati dal fumo che s’elevava dai mucchi di legna secche e di paglia
incendiata dai soldati di Braccio. A questo punto non è sicuro se il
castellano e suo fratello venissero gettati giù dalla torre dai nemici o
se vi si precipitassero da soli, visto arrivare il momento estremo. Inu-
tile dire che Corrado infieri ancor selvaggiamente contro i cadaveri
di costoro (15), i quali erano i veri responsabili di ogni cosa, e non
ristette dal commettere altre efferatezze.

Tutti gli storici che s'occupano di questo drammatico avveni-
mento insistono sui tremendi e crudeli eccessi vendicativi di Corrado;
le ultime parole di Parruccio servono a colmare il nostro animo di
orrore profondo per il comportamento del Trinci; non esistono certo CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 41

attenuanti a disgravarlo ed a riabilitarlo per il suo modo di agire
verso coloro che egli doveva pur considerare come non protagonisti
del misfatto. Non bisogna dimenticare tuttavia la frequenza di ec-
cessi simili in quel tempo; tali età difficili volevano gli animi educati
alla fortezza ed alla ferocia e quasi sempre negli uomini maggiori
questo pregio e questo difetto andavano congiunti; in epoca non

molto lontana dagli avvenimenti che stiamo narrando, il Machiavelli

afferma che per il principe «... molto più sicuro essere temuto che
amato». E gli eccessi del Trinci erano dettati da un sentimento di
vendetta personale verso coloro che gli avevano barbaramenete tru-
cidato i fratelli. Abbiamo già notato lo stato di buoni rapporti tra
i tre figli di Ugolino, uniti e concordi nel rendere realtà i loro sogni
.espansionistici; perciò la soppressione di due di essi, oltre il naturale
dolore, doveva causare al superstite un non lieve aggravio di respon-
sabilità. Il governo dello stato, che felicemente era suddiviso tra i due
veniva a questo punto a ricadere necessariamente sopra il solo Cor-
rado. :
Una strana notizia riportata da Nicoló della Tuccia (16) cronista
di Viterbo per cui sarebbe stato proprio quest'ultimo signore ad or-
dire la trama dell'uccisione di Nicoló e Bartolomeo per restare pa-
drone assoluto, sembra non possa reggere alla critica, né la troviamo
benché minimamente accennata da altro autore.

Il momento non era certo favorevole per assumere il governo
dello stato, data la tensione di rapporti tra i sudditi ed il Trinci. Se
Corrado non si fosse dimostrato duro ed inflessibile e se egli con mano
di ferro non fosse ricorso a si rigorose repressioni, probabilmente non
sarebbe riuscito a mantenere in Foligno il dominio. Le membra lace-
rate sparse ovunque, il sangue, le macabre cavalcate di cadaveri per
le vie di Foligno, dovevano servire di esempio; i gemiti ed i raccapric-
cianti lamenti che risuonavano in ogni castello, i morti che pendevano
sotto tutti i portici dovevano riuscire di monito a chi volesse contrap-
porsi al feroce signore. Solo cosi fu sedato e soffocato quello spirito
di nascosta e tacita rivolta delle popolazioni, che alleate della Chiesa,
sognavano forse di darsi ad essa auspicando tempi migliori. Importante
a tale riguardo é la notizia che riferisce il beato Antonino: il castel-
lano di Nocera, dopo l'eccidio, aveva alzato l'insegna della Chiesa
ed aveva chiamato in aiuto gli uomini di Nocera a favore di essa (17).

In tale frangente Martino V, allarmato per lira di Corrado e
preoccupato della piega che prendevano gli avvenimenti, inviò un
commissario per cercar di frenarlo, tanto più che, terminate appena

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le stragi di Nocera e di Foligno, incominciarono quelle di Trevi (18),
dove Corrado fece uccidere alcuni componenti della famiglia Manen-
teschi ed altri, insieme ai nobili del circondario di Spoleto, cacciò
dal paese spogliandoli di tutti i loro beni. Né meno inflessibile e duro
si mostrò il Trinci verso alcune comunità di religiosi, che stavano
diventando focolai di avversione e di inimicizia contro di lui; tra
l’altro egli fece occupare il monastero di S. Pietro in Bovara nei pressi
di Trevi e lo distrusse incaricando un suo ministro di riscuoterne poi
le entrate patrimoniali (19). Martino V accogliendo le lamentele del-
l’abate di tale monastero, ordinava al vescovo di Foligno di confer-
mare la dipendenza di esso dall’antico cenobio di Sassovivo, ma in-
vano perché, data la potenza del Trinci, la ‘volontà del pontefice non
poté essere eseguita.

Né le azioni tiranniche ed assolutiste di Corrado si limitarono
a questo, ma egli continuò a togliere a quanti gli erano avversari,
libertà e beni, elargendo poi questi con larghezza ai suoi amici fedeli.
Onori e cariche ebbero anche coloro che più furono solleciti di aiuti
al Trinci nella sua tremenda vendetta (20).

In breve, quindi, il signore di Foligno arrivò al punto di essere
più temuto che amato dai suoi sudditi, anticipando, come abbiamo
visto, la machiavellica sentenza.

Alla conclusione di tali avvenimenti, che gli avevano consentito
di riafferrare completamente le redini del potere e di rafforzare la sua
posizione interna, Corrado, ben sicuro dell’aiuto e della protezione
di Braccio, del Piccinino, dei Varano, dei Chiavelli e di tutti gli altri
signori delle terre vicine, alcuni dei quali legati a lui da vincoli di pa-
rentela, non si curava affatto delle minacce di scomunica da parte
di Martino V. Naturalmente, è proprio nei periodi difficili che si perde
la moderazione ed il vigile possesso di se stessi, doti che sono il frutto
di una più matura e consapevole superiorità; e fu appunto per la man-
canza di tali qualità che il Trinci scivolò facilmente sul piano incli-
nato della tirannide sino ad apparirci come un despota sanguinario.

È ora di scena, in persona prima, il personaggio del quale ci
siamo accinti a narrare la storia: fermiamoci a considerarlo.

A confronto con la chiara e leale figura del padre suo Ugolino,
Corrado Trinci é passato alla storia come figlio indegno e snaturato,
con un giudizio negativo troppo frettoloso e superficiale.

Noi non desideriamo anticipare delle conclusioni sulla sua figura:
le trarrà il lettore accorto ed obiettivo, sol che ponga mente alla com-
plessità dell'indole sua, al suo carattere fatto duro dai tempi e dalle

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CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO ; 43

necessità, alle sue capacità come organizzatore del piccolo stato e
come amministratore dello stesso, alla sua abilità politica nel destreg-
giarsi nelle alleanze, appoggiandosi agli uomini o ai gruppi ch'egli
riteneva più forti ed, in fine, alla sua ostinatezza nel condurre — di-
mentico degli impegni solennemente assunti — la lotta contro la Chiesa,
nella illusione di mantenere a sé integro il proprio dominio temporale.

Sicuramente, per il complesso delle sue qualità e dei suoi difetti,
egli fu un principe del Rinascimento. Uomo non privo di cultura,
protesse gli artisti ed i letterati di cui volle circondarsi nella sua pic-
cola corte alla maniera dei signori del suo tempo; sono al suo attivo
le molteplici opere di abbellimento della sua capitale e quelle condotte
nel suo palazzo, nel quale Ottaviano Nelli scrisse una chiara pagina
d'arte e la sua più completa e meditata opera pittorica affrescandone
la cappella interna. Provvide alla difesa del suo dominio, portando
a termine importanti costruzioni di castelli, di rocche e di torri di
vedetta erette nei punti strategicamente piü rilevanti. Unificó l'am-
ministrazione del suo piccolo stato e non sono prive di una certa sag-
gezza — cosi come potevano esserlo a quei tempi difficili — alcune di-
sposizioni impartite in questo campo. Come capitano, seppe mantenere
con le proprie armi e con quelle dei suoi illustri amici ed alleati, che
aveva il raro potere di legare a sé con perspicace destrezza, il dominio
ereditato.

Sotto la sua signoria Foligno diventó un propugnacolo di ghi-
bellinismo antipapale; per questo appunto il pontefice volle disfarsi
del vicario ribelle e gli provocó contro una guerra senza quartiere,
che invano Corrado tentó di stornare, mettendosi sotto la protezione
prima di Braccio, poi di Francesco Sforza e del Piccinino.

La sua politica fu sempre quella di appoggiarsi al piü forte e di
farsi alleato ed amico anche dell'ultimo arrivato, pur di non restar
solo dinanzi all'impellente e continua minaccia dell'autorità papale.
La quale, alle armi temporali aggiunse spesso quelle spirituali; ma
Corrado Trinci mostró di non lasciarsi abbattere da queste piü che
dalle prime, anche se, in talune circostanze, egli dette prova di non
essere sordo alle parole dei religiosi ed al richiamo della fede.

L'ansia di mantenere il proprio dominio temporale lo fuorvió
al punto da fargli perdere ogni freno ed un ragionevole senso delle
proporzioni nella lotta che aveva ingaggiata. La sua ambizione lo
trascinó ad una esistenza infelice, nella necessità continua di repri-
mere le interne ribellioni dei suoi sudditi, che non potevano essere
concordi nell’atteggiamento da lui assunto verso la Chiesa e di este-

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44 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

nuarsi in una guerra lunga e difficile contro un’autorità infinitamente
superiore alla sua.

L'ultima disgraziata vicenda annullò d'un colpo l'uomo, la sua
forza, il suo stato e tutto scomparve sotto un’ondata di odio e di ese-
crazione. Il Trinci, spinto da una incomposta bramosia di dominio a
procedere sempre più oltre, finì col perdere quello che la fortuna gli
aveva fatto ereditare e che la propria energia gli aveva per qualche
tempo mantenuto.

* > *

Conseguita in modo così imprevisto e tragico la signoria, .Cor-
rado volle innanzitutto rendersi conto con precisione della reale con-
sistenza del suo dominio, facendo fare un diligente inventario di
tutte le terre soggette, inventario che si conserva ancora nell’ Archivio
Comunale di Foligno (21). Questo saggio provvedimento amministra-
tivo, singolare in quei tempi in cui le continue lotte toglievano ogni
carattere di continuità ai domini, denota quali solidi intendimenti
fossero a base del programma di governo di Corrado.

La stessa distribuzione interna del registro (una prima parte
inventario degli uffici civili e militari di ogni terra ed una seconda
parte destinata alla elencazione delle persone fisiche preposte a tali
uffici) mostra chiaramente che il signore intendeva avere sotto mano
e continuamente aggiornata la situazione, diremmo così in una mo-
derna terminologia, del suo dominio, onde provvedere alla ammini-
strazione di questo con la stessa di con cui si muovono le pedine
in una scacchiera.

Purtroppo, al primitivo entusiamo non seguì pari diligenza, per-
ché la situazione stessa si arresta all'anno 1424; e con altrettanto ram-
marico notiamo che l'inventario manca della parte che storicamente
doveva essere più interessante e cioè di quella che riguarda la città
di Foligno (22).

Non era problema di poca entità il provvedere che l’ordine in-
terno e la vita amministrativa si svolgessero regolarmente nelle varie
località del contado, che dovevano contribuire all'approvvigionamento
ed alla difesa della capitale e con le proprie energie renderla IIC
più fiorente.

Dalla «tabula» menzionata risulta come in ognuno dei centri
urbani del dominio, venisse eletto dal signore un podestà per la durata
di un semestre, con un salario proporzionato all'importanza del cen-
tro stesso. Al] podestà potevano essere affiancati un giudice, un sol-
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 45

dato, un notaio, sei famuli ed un cavallo, ma questi elementi potevano

ridursi sino a non esistere, nel qual caso il podestà « reductus erat quo

stet solus ». Nelle località più importanti come Nocera, Montefalco,

Gualdo Cattaneo e Trevi, accanto alla podesteria figura una can-

celleria; il cancelliere percepisce il salario assegnatogli dal signore e

può avere un seguito di persone che lo accompagnano a seconda delle i
deliberazioni del Trinci stesso. Talvolta le due cariche di podestà
e di cancelliere possono essere riunite in una sola persona.

Cosi tutta la vita amministrativa nello stato di Corrado si svol-

geva a seconda delle sue direttive; i funzionari da lui inviati nelle

varie terre e città, rappresentavano il suo governo, amministravano

la giustizia, ponevano sotto controllo ogni atto delle autorità locali;

in una parola imponevano il giogo signorile. Gli abitanti di Monte-

falco, che si dimostrarono insofferenti verso il signore e sempre aman-

tissimi di indipendenza, perdurarono costantemente nella resistenza li
al sistema dispotico del governo dei Trinci. Tale città nel passato n i
Si era retta amministrativamente per mezzo dei suoi quadrumviri |
e del consiglio tratto da tutti gli ordini del popolo; a questi organi

soltanto competeva la nomina del podestà, ma Ugolino Trinci una
sola volta, e quindi sistematicamente Corrado, usurparono questa

facoltà imponendone uno di loro scelta (23). Cosi ovunque una era

la volontà che prevaleva, quella del signore, cui tutti dovevano ubbi-

dire, rinunciando anche alle più antiche consuetudini di autonomia.

In alcuni paesi sistemati a difesa veniva eletto un vicario, che si

occupava solo dell’amministrazione del castrum, mentre la custodia
della rocca era affidata ad un castellano. Ben definiti, quindi, erano

i limiti dell'autorità degli ufficiali civili e di quelli militari e le due

cariche si integravano solo dove la ristretta importanza dell’abitato

faceva di questo un tutto con la fortezza difesa militarmente. Risulta

inoltre che alcune torri dovessero essere custodite « per homines » del

rispettivo vicino «scindicatus » oppure «per certos alios de mon-

tanea deputatos » Che cos'erano dunque tali sindaci ? Non si può

stabilire con precisione, data la mancanza di fonti che li riguardino
espressamente; ma non saremo molto lontani dal vero, asserendo che

paesi di montagna, dove la vita si svolgeva con ritmo molto più calmo

e dove non era così indispensabile come altrove la presenza di un
funzionario del signore, si affidasse il reggimerito di quelle terre ad

alcuni del luogo con a capo un sindaco; l'elezione del quale avveniva

nel giorno della festa del Patrono di Foligno S. Feliciano, «ad fabas !
nigras et albas » (24). | | IN

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46 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

Interessante é vedere come nel 1431 il «scindicus procure et ne-
gotiorum gestorum hominum et universitatis castri Castagnole » con
alcuni dei suoi uomini si trovi nel palazzo del signore in Foligno, alla
presenza di molte autorità cittadine. Egli a nome dei suoi compaesani,
«cum dubitent de armigeris et conditionibus potestariae posse ledi
et offendi» ricorreva al magnifico Corrado, promettendogli che sa-
rebbero stati fedeli ed obbedienti, che avrebbero avuto «emulos pro
emulis et amicos pro amicis », che avrebbero fatto « guerram et pacem
ad nutum et voluntatem suam et receptare quos voluit » a condizione
che egli li conservasse in libertà e li difendesse sempre (25). Vediamo
cosi che il signore s'intrometteva nei rapporti tra le popolazioni ed i
suoi ufficiali e sino a lui giungevano le voci ed i desideri dei ceti bassi
attraverso l'opera mediatrice dei sindacati, ai quali veniva delegata
l'autorità di rappresentare i Comuni Rurali davanti agli uffici citta-
dini, secondo se ne presentasse l'occasione. In fine, essendo ricono-
sciuto come supremo arbitro, egli poteva in modo agevole invigilare
sul generale andamento dello stato, riuscendo anche ad essere con-
siderato come un protettore ed una valida difesa dei sudditi.

Tutti gli storici sono concordi nell'asserire che Corrado Trinci
il 20 gennaio 1421 prese il dominio di Foligno, mentre nel luglio fu
confermato vicario da Martino V (26). Abbiamo già visto e chiarito
in precedenza come questi consensi dal basso e dall'alto fossero sug-
geriti piuttosto da un criterio di opportunità politica anziché da una
libera e cosciente scelta.

Ormai nella famiglia Trinci la concessione del vicariato aposto-
lico era divenuta ereditaria; il conferimento del titolo da parte del
papa era la consacrazione dall'alto del potere che già aveva avuto
dal basso la delega popolare; ed anche questa probabilmente costi-
tuiva più una consuetudine che un atto spontaneo. Corrado imponen-
dosi con la forza, pretese dal popolo atto di omaggio in modo da riu-
nire in sé i diritti spettanti ai reggitori del Comune e quelli del So-
vrano; ed una volta trovato appoggio nel popolo alle sue mire am-
biziose, gli sarebbe stata agevole cosa ottenere il riconoscimento del
vicariato da parte del pontefice.

Infatti, con la bolla inviatagli da Martino V (che non è stato
possibile rinvenire in alcuna parte) (27), il signore di Foligno venne
«confirmatus a superiore » né si poteva più considerarlo «tyrannus
defectu tituli » (28). Veniva pertanto ad essere legittimo signore di uno
stato di discreta estensione, alla cui continua espansione e consolida-
mento lo vedremo sempre occupato. A questo riguardo interessante mero

CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO "47

‘ è il confronto tra l’elenco delle terre nominate nella «tabula » men-

zionata e quello fatto all’epoca della soppressione dei Trinci, contem-
plato negli articoli della bolla del cardinal Vitelleschi del 12 settembre
1439 (29). Possiamo così renderci conto come nei 18 anni della si-
gnoria di Corrado il dominio si fosse esteso specialmente presso Terni
ed oltre, avvicinandosi sempre più alla Terra Arnulforum, punto de-
licatissimo dello Stato Pontificio «ex speciali commissione » al Pa-
trimonio di S. Pietro in Tuscia (30) e che occupava una posizione
strategica di prim'ordine. Tra l'altro nel luglio del 1421 il figlio del
Trinci, Francesco, comprò da un ricco mercante di Foligno la parte
della Rocca di Piediluco che tali signori non possedevano ancora ed
altre terre, selve, monti, vigne, oliveti e molini tutt’all’intorno (31).
Tale fortezza, dalla quale si partivano le mura laterali che formavano
di essa un tutto con l’abitato recinto, elevandosi sulla cima dell’acu-
minato monte a specchio del sottoposto lago Velino, costituiva il
primo grande baluardo nella parte più meridionale dello stato dei
Trinci. i

Per il complesso e per la qualità dei possedimenti soggetti al
suo dominio, Corrado doveva considerare con fierezza la posizione
preminente ch'egli veniva ad assumere nell'Italia centrale. La pic-
cola capitale della signoria, Foligno, adagiata al centro della pianura
umbra era direttamente collegata per mezzo di numerose strade con
gli altri capisaldi, dei quali Corrado era stato ugualmente investito
vicario dal Papa per un periodo di anni più o meno lungo; la fertile
Bevagna, la facil collina di Montefalco, l’olivifera Trevi, Nocera alle
falde dell'Appennino, che sembrano tutte esser destinate dalla stessa
natura a Foligno, coronavano la città e costituivano intorno ad essa
una valida e fitta rete difensiva. |

Il dominio, situato proprio nel cuore del patrimonio, era im-
portantissimo nodo per le comunicazioni tra la Marca e Roma e do-
minava le vie di Ancona, di Firenze e di Roma. Poche città potevano
come Foligno vantare il titolo di emporio commerciale ed agricolo
della Chiesa ed era ben difficile per allora trovare un'operosità cosi
instancabile anche nel settore industriale; attività tutte che davano
rinomanza alla città e ne moltiplicavano le sorgenti di ricchezza.

Corrado Trinci, quindi, si veniva a trovare a capo di uno stato
floridissimo ed in un periodo abbastanza felice, dati i buoni rapporti
vigenti tra lui ed i vicini. Per la maggior parte i suoi domini confina-
vano con le terre di Todi, Assisi, Spello, Cannara e di Perugia, che
erano sotto il governo del suo grande parente ed amico Braccio da

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48 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

Montone. Verso nord-est i signori di Matelica e di Camerino svolge-
vano una politica nettamente favorevole ai Trinci, ai quali erano le-
gati da stretti vincoli di parentela. Anche Firenze era sempre ben
disposta verso il suo protetto, tanto più che i primi gonfalonieri per
il 1421 furono Bartolomeo Valori e Nicolò da Uzzano, amici di Brac-
cio. Infatti dalla Repubblica fu inviato a Foligno, poco dopo l’eccidio
di Nocera, al magnifico Corrado il dottore Francesco: Machiavelli,
per esprimere il dolore di Firenze a causa della morte dei due fratelli
Trinci, per offrire al superstite aiuto e per infondere al novello signore
coraggio nella difficile impresa di mantenersi al potere (32). E così
Paolo Guinigi, signore di Lucca e marito di Giacoma Trinci, dopo
aver celebrato solenni esequie in onore dei cognati uccisi, inviò tre
suoi ambasciatori, i quali giunsero a Foligno il 5 febbraio tutti ve-
stiti di nero (33). A Costanza ed a Corrado furono inoltre inviate « cer-
te note » di consolazione (34).

Tutto sembrava arridere con liete promesse di prosperità. al
signore, che, nel pieno rigoglio dell’età virile, prendeva in mano le
redini del governo, dopo aver ristabilito energicamente l’ordine in-
terno. Solo la figura del papa veniva a turbare i sogni di potenza e
assolutismo di Corrado; l’idea della secolarizzazione dei beni della
Chiesa s’era fatta grande strada nell’opinione dei contemporanei e la
politica di Braccio e dei suoi era tutta intesa a formare nel Patrimo-
nio un potente e ricco blocco di terre e di signori alleati, indipendenti
e in opposizione al papato. Questo, invece, se si era sempre mostrato
favorevole ad un regime frammentario di municipi autonomi, non
tollerava affatto la creazione di vari organismi statali; l'urto era dun-
que inevitabile perché signoria significava politica spregiudicata,
obbediente solo a se stessa e alle proprie esigenze.

cosa

— e CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO : 49

NOTE AL CAPITOLO QUARTO

(1) Essi si erano recati alle nozze di Braccio a S. Maria degli Angeli poi
avevano accompagnato gli sposi a Perugia. DorIo D., op. cit., p. 201.

(2) DorIo D., id. id.: « Nicolò, perché intese che Francesco di Giacomo
Boscari e Boscoro, suo nipote, cercarono macchinarli la vita e si erano ade-
riti ai suoi nemici, confiscò loro tutti i beni, mobili e stabili, che donò ad al-
cuni suoi. famigliari, e li esiliò da Foligno ».

(3) SansI A., Doc. Stor., Ined., I, p. 159-162; FaLoci M. Il vicariato
dei Trinci, pp. 5-7.

(4); MuraTtoRI L. A., R.I.S., T. XXI, P. IV, p. 41.

(5) SERCAMBI G., Cronaca, vol. III, pp. 267-71.

(6) DorIo D., op. cit., p. 200.

(7) Così il CAMPELLO DELLA SPINA P., Il castello di Campello (memo-
rie storiche). Roma, Loescher, 1889 (p. 133). Ma sul giorno della tragedia non
tutti sono d’accordo. Nel Ristretto dei fatti d’Italia e specialmente d’ Urbino
dal 1404 al 1444, pubbl. da G. Baccini in Zibaldone, an. I, si legge: « Anno
1421, 8 gennaio. Fo la novità in la terra di Nocera ecc. ». Secondo il Dorio
(p. 201) invece l'eccidio sarebbe avvenuto nella notte tra il 10 e I'11 gennaio.

(8) Sulla strage cfr.: PELLINI P., op. cit., II, p. 235 e segg.; DorIo D., op.
cit., p. 200; LITTA P., op. cit.; Arch. Com. di Perugia, Annali decemvirali, 1433,
c. 272; Cronache di Fermo edite dal DE Amicis, p. 50 e segg.; BuoNINSEGNI M.
P., op. cit., p. 20esegg.; Liru P., op. cit., II, p. 163; Arch. stor. per le Mar-
che e per l’ Umbria, vol. IV, p. 249; La tragedia di Nocera e Corrado Trinci ; FA-
BRETTI A., op. cit., n. I, p. 244 e segg.; Ristretto dei fatti d’ Italia, ecc., l. c.; Mo-
RICI M., Di Corrado Tiranno e mecenate dell Umbria, p. 256 e segg.; FERRANTI F.,
Il castello di Nocera, Racconto storico, p. 9-44 in La Rondinella, Strenna
Umbra 1844, Serie II, Anno IV, Spoleto; CAMPELLO DELLA SPINA P.: Il castello
di Campello. Mem. stor., p. 133 e segg.

(9) Il Sercambi invece dice che Bartolomeo era restato a Foligno e che
fu poi chiamato a Nocera per parte del fratello.

(10) PELLINIi P.,;0p. cit., II, p. 253.

(11) Il Sercambi narra diversamente: un contadino che aveva scoperto
il tutto si recó subito a Foligno ad avvertire Costanza, la madre degli uccisi,
la quale a sua volta comunicó la notizia a Corrado, che era a Trevi.

(12) CAMPANO G. A., op. cit., p. 154. ;

(13) Pellini dice che Corrado spedi subito uomini a Braccio, per pregarlo
che lo aiutasse nella vendetta di cosi atroce delitto.

(14) CAMPANO G. A., ibid.: « militi qui aderat, subitam edicit profectio-
nem reliquos e stationibus evocari et se celeriter sequi iubet »; FABRETTI A.,
0D: cit, I, p. 242.

(15) Il Pellini (1. c.) narra come Corrado, mosso da rabbia e da furore
avesse già fatto tagliare a pezzi il padre del castellano elo avesse dato da man-
giare ai cani. Inoltre aveva ordinato che tutti gli altri fossero tormentati ed
uccisi, cosi che alcuni furono subito impiccati, altri trascinati a coda di ca-

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vallo, altri scannati, la maggior parte squartati ed appesi nelle strade, perché
fossero di monito a tutti i sudditi.

(16) NicoLo’ DELLA Tuccia, Cronaca di Viterbo, II, p. 179.

(17) S. ANTONINO, op. cit., p. 489 e segg. «... existimans favorem ab
Ecclesia obtinere in tanto scelere; quae tamen flagitii erat ignara ». Tale au-
tore ci offre un altro interessante particolare; secondo lui uno dei congiurati,
deciso a scuotere definitivamente il giogo dei Trinci, stabilì di recarsi ad ucci-
dere anche Corrado, avvicinandolo con qualche pretesto, prima che egli fosse
venuto a conoscenza dell’uccisione dei fratelli. Ma il signore avvisato e messo
in guardia da altri, fece prendere il disgraziato e lo fece morire tra i tormenti.

(18) Significativa a questo riguardo è una lettera di Corrado Trinci del 28
gennaio 1421; vedi Appendice.

(19) JacoBiLLI L., Cronaca del Monastero di Sassovivo, p. 233; Donro D.,
op. cit., p. 206 e segg.; FALoci M., Le arti e le lettere alla corte dei Trinci, p. 251
e segg.

(20) Dice lo JAcoBiLLI, Cron. di Fol. ad annum., 1421 che un tale di Ver-
chiano per essersi portato bene in servizio pubblico e di Corrado, il quale aveva
ordinato di estinguere la famiglia di ser Pasquale da Rasiglia, fu creato citta-
dino di Foligno; inoltre il signore di Foligno lo elesse priore e gli donó una casa.

(21) È il numero 237 ed è intitolato: Liber Officiorum tempore Corradi de
Trinciis, 1421. È un volume cartaceo, in foglio di 130 carte non numerate, ro-
vinate dall’acqua nella parte superiore. È intitolato così: « In nomine Domini
amen. MCCCXXI. Tabula omnium officiorum et fortellitiorum magnifici Do-
mini nostri Conradi de Trinciis et cetera ut infra patet ». Questo è l’elenco delle
località: Rocca di Nocera, Postignano, Castelnuovo di Boschetto, Someregio,
Chiugiano, Poggio Surrifa, Poggio di Parrano, Castiglione, Andolina, Annifo,
Colfiorito, Roccafranca, Verchiano, Rasiglia, Civitella, Torre di S. Angelo,
S. Eraclio, Serra, Pasano, Valtopina, S. Cristina, Capodacqua, Agnano, Afrile,
Gallano, Calestro, Montefalco, Torre della Porta S. Agostino di Montefalco,
Giano, Castagnola, Montecchio, Semigni, Gualdo Cattaneo, Radione, Gagliole,
Torre del Colle, Bevagna, Podesteria di Castelbuono, Podesteria di Limigiano,
Collemancio, Bettona, Pomonte, Trevi, Fabbri, Fortezza dei Molini, S. Do-
nato, Matigge, Rocca del piano di Trevi, Piediluco, Miranda, Polino, Rocca
Accarina, Pissignano, Melace, Macerino, Foligno.

(22) Vi è sulla fine del libro una pagina che riguarda il Podestà di Foligno,
ma essa è posteriore e sembra un’aggiunta.

(23) P. VALERIO AGATONI, Storia di Montefalco, fol. 88, ms, in Archi-
vio Camilli di Montefalco.

(24) Raccolta di strumenii, rogiti ed altri atti della famiglia Trinci dal-
l’anno 1427 al 1432. Ms. del sec. XV nella Biblioteca Comunale di Foligno,
4 febbraio 1428, fol. 16.

(25) Raccolta ecc.: 1431, 8 luglio, fol. 122.

(26) Donro D., op. cit., pp. 204 e 250; BRAGAZZI G., Compendio, ecc.,
p. 22-26; PELLINI P., op. cit., II, anno 1421.

(27) Che egli fosse in realtà stato investito del Vicariato appare da altri
documenti pontifici. Per es. essendo la Chiesa debitrice a Braccio da Montone
degli stipendi di due anni, Martino V stabilisce che una parte della somma la
sborsi il Trinci « Domicellus ratione Vicariatus per nos sibi concessum de Ful- aerazione” ^

CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 51

gin., et Nucerin. Civitatibus et quibusquam aliis terris et locis, ad nos et Ro-
manam Ecclesiam pertinentibus pro quibus censibus et talleis nobis ac pre-
fate Camere nondum solutis et exactis ». Dat. Romae V Kal. Julii, 1422. Arch.
Mat, Rheg., Vart., 354, f. 139.

(28) Cfr. CoLuccio SALUTATI, Tractatus de Tyranno, p. XV, parag. 9.

.(29) FiLIPPINI G., Notizie sopra Foligno, MS, f. 3, Cfr. Appendice.

(30) GurrauD J., l. c., p. 163 segg.

(31) BnAGAzzi G., Compendio, ecc., p. 23; DoriIo D., op. cit., pp. 204 e
250. Le terre furono acquistate con mero e misto impero per il prezzo di 25
mila fiorini d'oro; il resto del territorio i Trinci lo possedevano già dal 1395.

(32) AMMIRATO S., op. cit, lib. XVIII, 63; GAMURRINI E., Istoria ge-
nalogica delle famiglie toscane ed umbre, 1I, p. 523; Firenze, Lib. Ref. 1421, 27
gennaio.

(33) SERCAMBI S., op. cit., p. 273.

(34) Ip. 1D., p. 274-78.

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MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

CAPITOLO V

| | ig ANNI 1421-24: LOTTA CONTRO MARTINO V

il Abbiamo già più volte ricordato come tutte le azioni di Corrado
TERI Trinci fossero dirette ad ostacolare la Chiesa nella riconquista del
Sil Patrimonio. La lotta fierissima, anzi l’accanito duello del vicario
dii i ribelle contro il suo superiore ebbe nel caso del Trinci due fasi. Nella
So: i prima di esse egli trovò dinanzi la figura possente del papa Colonnese
EB Martino V e nella seconda quella di Eugenio IV.
| : i Certo la sorte riservò a Corrado come primo avversario un pon-
| tefice della più elevata statura, ed egli, conscio della difficile impresa
iB cui si accingeva, s'era da tempo legato strettamente agli altri ribelli
il i vicari, sotto la direzione del condottiero perugino.
| ; A parte l'inimicizia del signore, che tentava im tutti i modi di to-
(i. gliere ogni prerogativa di potere all’autorità superiore da cui dipen-
deva, una profonda avversione, che possiamo dire in certo qual modo
personale e privata, esisteva tra il grande Martino V e Corrado. Que-
| sti infatti, amico e parente degli Orsini (1), non poteva dimenticare
Di che il papa era un Colonna, il quale per di più s’era prefisso di spegnere
B || tutta la fazione orsina (2). | |
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Sin dai primi mesi del 1421 Corrado assunse un atteggiamento
PUES di aperta sfida e di ribellione insolente verso il papa. Questi, nel set-
Id tembre dello stesso anno, si rivolgeva al cardinale della Diocesi di
i | Ii) Spoleto, perché per mezzo di un editto stabilisse un termine di tempo,

| ES | entro il quale Corrado Trinci desistesse dalla sua indegna condotta.
E II Questo signore veniva accusato di aver favorito alcuni ribelli
E Ei III di Foligno, che avevano tolto alla Chiesa « per vim armorum » il ca-
T I | stello di Pissignano e di tenere occupata la terra di Trevi, che non
SI] gli era stata affatto affidata in vicariato. Tale comportamento, natu-
II ralmente, aveva causato lo sdegno di Martino V, che ingiungeva al
E 0 T cardinale di procedere contro Corrado ed i suoi seguaci (3) anche con
I pene severe e multe, privandolo persino del vicariato, delle dignità,
Mi dei privilegi ed onori di cui era stato sino allora investito dalla Chiesa

| stessa.
il Il Queste minacce, che non potevano intimorire perché non suf-
| | fragate da una adeguata forza militare, lasciarono indifferente Cor-
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 53

rado, occupato com’era in quel primo periodo della sua signoria, ad
inserirsi con vantaggio nel grande giuoco politico che si stava svol-
gendo nella penisola.

I blocchi contrastanti, Reame di Napoli e pontefice da una parte
contro il Ducato di Milano e le Repubbliche di Venezia e Genova dal-

l’altra, non lasciavano tranquilla la Repubblica Fiorentina, così da -

spingerla a costituire sotto la sua sua una specie di coalizione degli
stati dell’Italia centrale.
In tale lega entrò anche il signore di Foligno, sempre all’ombra

del grande capitano perugino, che di essa doveva essere l'anima ed il

valido sostegno. Ma occorreva prima accordare di nuovo Braccio col
Pontefice, ed alla difficile impresa si accinsero nel dicembre del 1421
gli ambasciatori toscani Rinaldo degli Albizzi e Michele Castellani (4).
Ad essi, che erano già a Roma per le trattative con Martino V, il
Trinci spedì una lettera interessantissima, che ci illumina sullo svol-
gersi di quegli importanti avvenimenti (5).

La dedica affettuosa agli ambasciatori della Repubblica « Pa-
tribus carissimis » ci mostra quali vincoli di immutata amicizia le-
gassero ancora Corrado a Firenze e come Braccio si fosse interessato
della sorte dei Trinci, esitando gli ambasciatori stessi a perorare la
causa di lui presso il pontefice. E la lettera continua con riferimento
alla «tenerezza ed al buon animo » dimostrati verso di lui dai due
legati, per concludere con candida spontaneità, come «Ia sua prin-
cipale speranza e rifugio sieno nei Signori Fiorentini ».

Per eseguire quanto fosse loro comandato dai rappresentanti
della Repubblica e fors’anche per seguire da vicino lo svolgersi degli
avvenimenti, in quella circostanza Corrado inviò a Roma un cancel-
liere ed un segretario.

Malgrado tali accorgimenti, gli ambastiatori fiorentini, scri-
vendo a Braccio il 24 dicembre (6), gli comunicarono che nei colloqui
avuti col pontefice avevano trattato dei problemi riguardanti i suoi
domini pur non essendo riusciti a giungere ad una forma di conclu-
sione (7), e che non avevano «ancora alcuna cosa tocco, secondo i
suoi comandamenti di fatti del signore Corrado, ai quali però, quando
tempo fia, promettevano di dare effetto secondo la commissione
della sua Signoria, senza allontanarsi da essa ».

Tuttavia abbiamo ragione di credere che l’astuto signore di Fo-
ligno, valendosi di siffatti protettori, avesse soddisfacentemente pe-
rorati presso Sua Santità i propri interessi, impresa assai ardua per
i suoi precedenti di insubordinazione. Infatti, nel giugno del 1422

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- 54 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

il pontefice, aderendo alle suppliche del pentito signore, perdonó i
suoi eccessi e lo prosciolse dalle sentenze emesse contro di lui (8),
anzi nello stesso anno a Corrado vennero accordati « omnia et sin-
gula gratias privilegia et immunitates » goduti un tempo dal padre
di lui Ugolino, ai quali si aggiungeva il « privilegium juris patrona-
tus Monasteri S. Crucis Saxivivi Ordinis Sancti Benedicti Fulg. Dio-
cesis » (9).

Cosi il Trinci era riuscito ad estendere anche da questo lato la
sua influenza; come gli Orsini che cercavano di fare giorno per giorno
un feudo di famiglia dell'Abazia di Farfa in Sabina, egli poteva in
tale maniera avere pieno dominio di uno dei più importanti monasteri
dell'Umbria, situato nel massiccio montagnoso che limita a nord-
est la pianura di Foligno (10).

Nello stesso anno Corrado venne nominato vicario della terra
di Trevi per un triennio (11).

Trascorso dunque il 1422 cosi pieno per il Trinci di prosperi
eventi, egli, per consolidare ed accreditare sempre maggiormente il
proprio dominio, cominciava a svolgere una larga politica matrimo-
niale, facendo sposare le numerose figlie e nipoti a signori, dell'ap-
poggio dei quali si sarebbe potuto valere. Nel 1423 Blancina e Fau-
stina del morto Nicoló furono date in ispose con ricche doti rispetti-
vamente a Guidantonio, figlio di Giangaleazzo Manfredi di Faenza
ed a Ludovico Ludovici (12).

Ed in questo stesso anno da nuovo crescente entusiasmo dovette
essere invaso il signore di Foligno, quando vide tornar fulgida a ri-
splendere la stella di Braccio e profilarsi probabile la realizzazione
del sogno di regno e di impero, già fallita una volta dinanzi alla in-
crollabile tenacia di Martino V. Se infatti il Trinci non aveva potuto
salutare l'amico suo capo dello stato consolidato in opposizione alla
Chiesa nel Patrimonio, si riprometteva certo di onorarlo sovrano del
dominio, che quello intendeva costituire in Abruzzo (13). Non privo
di significato è il fatto che fu proprio Corrado ad imporre solennemente
a Braccio la corona del Principato di Capua in nome della regina Gio- .
vanna e di Alfonso di Napoli. L'investitura di tale principato, consi-
derato come promessa per un regno futuro, ci palesa i disegni di Brac-
cio alla vigilia del suo tramonto (14).

Nel febbraio del 1423 il signore di Foligno si recó a Perugia e
facendo sfoggio di magnificenza e di lusso, condusse con sé 48 servi-
tori che rivestivano la livrea di Braccio; Corrado col suo seguito prese
solennemente alloggio in casa del conte Oddo, figlio naturale del con-
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 55

dottiero e marito di Elisabetta di Nicolò Trinci (15). Il 14 febbraio (16)
Perugia visse una giornata memorabile: il popolo si agitava impa-

ziente nella piazza tutta parata a festa, ornata di drappi e di tappeti,

mentre nell’interno del Palazzo del Comune, risplendente di ori, di
argenti e di porpora, si muoveva una folla meravigliosa di signori e
personalità in attesa della cerimonia. La sala doveva offrire un colpo
d’occhio magnifico: nel centro di essa, seduto su di un seggio di avorio,
il Fortebraccio aspettava impaziente l'ora del trionfo, tutt'all'intorno
su altri seggi più bassi e meno adorni, stavano gli ambasciatori na-
poletani, quelli di Firenze, i signori di Fabriano e di Camerino, i
Dieci ed ogni altro magistrato di Perugia (17).

In mezzo a tanta ragguardevole gente, per l’incarico così ono-
rifico dell'incoronazione, la scelta era caduta su Corrado Trinci, il
quale, dice il Campano, «erat natura rerum magnificus ostentator» (18).

Ed ecco che il momento tanto atteso da tutti é giunto; i legati
si rivolgono al signore di Foligno e solennemente esclamano: « Fun-
gere regio munere Fulginas, sic Rex sic Regina iussit. Age, collum
torque, caput corona ubi cinxeris, Capuae saluta Principem » (19).
A questo punto il Trinci, fiero dell'onore toccatogli in sorte, composto
il volto a solenne gravità, sali lentamente e. dignitosamente verso il
seggio di Braccio, pose sopra il capo dell'amico la preziosa corona di
gioie, gli cinse la collana d'oro e parlò tra il generale silenzio. Tutti
gli storici sono concordi nel riconoscere a Corrado, quando voleva,
una eloquenza ed una gentilezza di modi non comuni; in quella oc-
casione il crudele signore seppe cedere il passo al raffinato e colto
principe, il quale, con appropriate e nobili parole dette rilievo alla
cerimonia e salutó per primo Braccio principe di Capua (20).

Nelle ultime parole dell'orazione del Trinci c'è un ammonimento
ed un augurio: « Tu fàc meique regumque memineris et felix esto ».
Augurio semplice e significativo, espresso dal fedele amico ed alleato,
che vedeva nella grandezza di Braccio la propria prosperità e la pro-
pria fortuna.

L'ambizione del grande perugino non aveva a questo punto piü
freno, tanto da spingerlo all’impresa sotto le mura dell'Aquila.

In quella circostanza Corrado Trinci restò sicuro nel proprio
dominio, perché alla sua tranquillità avevano provveduto i Fioren-
tini, i quali, nelle conclusioni di pace stabilite col Duca di Milano,
avevano ottenuto che a nessuno dei propri raccomandati come i si-
gnori di Foligno, di Urbino e di Imola, fosse arrecata molestia (21).
Ciò nonostante giorni difficili si preparavano anche per il Trinci,

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. dato che tutto all’intorno le terre di Braccio tentavano di scuotere

il giogo dell’assente (22). Per porre rimedio a questo pericoloso stato
di cose, Corrado si adoperò quanto più gli fu possibile collaborando e
guidando nella difficile impresa la giovanile inesperienza di Oddo
Fortebracci (23), che a Foligno mandò per propria sicurezza i princi-
pali cittadini ribelli di Città di Castello affinché fossero lì tenuti come
ostaggio (24).

Frattanto il cancelliere del Trinci era presso Braccio, che se
ne serviva per intavolare trattative di pace con gli assediati dell’A-
quila (25).

Facilmente possiamo renderci conto dell’ansia con cui veniva
seguito nell'Umbria lo svolgersi degli avvenimenti bellici in Abruzzo:
alla gioia provata alla notizia della scomparsa dello Sforza, segui
poi il turbamento dovuto ai primi insuccessi; si prevedeva pertanto
anche nell'Umbria che la guerra sarebbe tornata presto a devastare
le misere contrade, a seconda degli eventi aquilani (26).

Malgrado ogni accorgimento politico ed ogni abile destreggiarsi
la sorte di Corrado era pur sempre legata alle fortune del Fortebrac-
cio, ed egli, abituato alle vittorie dell'amico, non immaginava certo
che la sorte lo avrebbe cosi repentinamente abbandonato. E cosi fu:
il 5 giugno 1424, fuggiasco dopo la sconfitta subita sotto le mura del-
l'Aquila, Braccio Fortebraccio da Montone moriva a seguito di una
ferita infertagli da un soldato sforzesco di incerto nome.

La notizia, giunta a Foligno il 6 giugno 1424 (27) sgomentò il
Trinci e tanto più doveva deprimerlo quella che seguì e che indicava
il folignate Armaleone Brancaleoni come autore di quella uccisione (29).
Era costui uno dei discendenti di quella famiglia nobile avversa ai
Trinci, cacciata dalla patria per opera dello zio e del padre di Corra-
do (30), a causa della sua partecipazione all’eccidio avvenuto in Fo-
ligno nel 1377 contro Trincia III. Avrebbe potuto quel guerriero ven-
dicare meglio l’esilio sofferto dai propri maggiori, se non infliggendo
all'odiato tiranno la perdita del suo grande ed incomparabile protet-
tore? Se infatti la morte di Braccio atterri ed avvili grandemente
molti ribelli vicari dello Stato della Chiesa, nessuno dové provare il
dolore e l’abbattimento di Corrado.

Egli, oltre al personale attaccamento che lo legava al Fortebraccio
ed agli stretti vincoli di parentela, vedeva, una volta abbattuto il
cardine centrale, crollare tutto l’edificio costruito con tanta abilità
e con tanta fatica.

Ed in effetti, scomparso il grande perugino, che si atteggiava e -
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 57

realmente era capo ed universale difensore della indipendenza di
tutti i signori delle terre del Patrimonio della Chiesa, essi sentivano
che non avrebbero più oltre potuto mantenere la loro posizione di
ribelli di fronte all’autorità papale.

In Foligno, come in Perugia (31), alla notizia del luttuoso avve-
nimento seguirono sgomento e sopratutto indignazione nell’appren-
dere che altrove si festeggiava l’accaduto, si facevano luminarie come
nelle grandi solennità e brillavano ovunque fuochi di gioia (32).

Il Trinci, rimasto praticamente solo, non desistette dall’impari
lotta, ma continuò nella via intrapresa di fiera e disperata resistenza
al pontefice. Tutto all’intorno, nelle terre più immediatamente prossi-
me a Foligno, Martino V, imbaldanzito dall’improvvisa ed insperata
fortuna, circondava Corrado di elementi a lui ostili. Guidantonio da
Montefeltro tornava ormai ad insediarsi nel Ducato di Spoleto, sti-
molato dal papa ad occupare i domini del Fortebraccio (33). Todi e
tante altre città si ribellavano e tornavano alla Chiesa (34). I fioren-
tini, più accondiscendenti di lui, ora che l’ostacolo costituito da Brac-
cio per il conseguimento dell’accordo tra essi ed il papa era scomparso,
davano a Corrado il buon esempio (35).

Ma piegarsi così senza lottare, era una cosa inconcepibile per
il Trinci, che aveva fondato tante speranze in quella resistenza. Pen-
sava forse l’audace signore di Foligno di poter continuare l’opera
intrapresa dallo scomparso condottiero e di poter resistere con le sue
sole forze, quantunque assai limitate.

Certo al pontefice l’opera di assoggettamento del ribelle signore
dovette profilarsi non priva di difficoltà, se contro di lui inviò un eser-
cito numeroso e ben armato sotto la direzione di Francesco Sforza (36);
questi, secondo i progetti romani, avrebbe dovuto togliere di mezzo
il Trinci ed impossessarsi di Perugia, eliminando Oddo Fortebracci,
che aveva preso nella città il governo al posto del padre. |

Nella prima metà di giugno (37) dello stesso anno 1424 avanzava,
pertanto, verso le terre dell'Umbria un cospicuo nerbo di truppe com-
posto di 3000 soldati a cavallo e di numerosi fanti, ben forniti di mu-
nizioni. A capo di questo era il giovane figlio di Muzio Attendolo, che,
reduce dalla vittoria dell'Aquila, aveva in animo di completare l’opera
paterna colpendo gli ultimi seguaci della fazione braccesca nelle loro
terre.

Era Francesco tra i molti figli lasciati dal grande Sforza, quello
che piü di ogni altro gli somigliava nel valore e nella conoscenza del-
l'arte militare (38); perció Martino V lo aveva chiamato a Roma per

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affidargli la continuazione della campagna militare ed in particolare
quella che aveva per scopo la liquidazione di Corrado Trinci (39). Il
12 giugno del 1424 Rinaldo degli Albizzi, ambasciatore alla corte
pontificia per la conclusione dell’accordo tra i fiorentini ed il papa,
scriveva ai propri signori annunziando «come il campo del S.P. è a
Fuligno e per quanto di qua si dice, fanno danni assai » (40). Ed in
effetti i soldati dello Sforza, giunti nel territorio soggetto alla signoria
dei Trinci, vi operarono notevoli devastazioni e scorrerie, accanendosi
contro le ben munite rocche di. Montefalco, Trevi, Nocera e Bevagna,
che, favorite dalla posizione naturale, gli resistevano con tenacia (41).

Il pontefice seguiva l'andamento della campagna militare a tra-
verso le notizie che giornalmente lo Sforza gli comunicava a mezzo
di messi (42). La situazione di Corrado si faceva di giorno in giorno
più critica: vero è che i castelli resistevano ed in particolare Trevi e
Nocera tenevano duro, malgrado che contro quest’ultima fosse stato
inviato Federico da Matelica, forte di una sua brigata di uomini, ai
quali erano stati aggiunti dei rinforzi reclutati a Spoleto ed a Todi (43);
ma il cerchio lentamente si chiudeva intorno alla capitale del piccolo
stato e sarebbe bastato conquistare i capisaldi perché Foligno re-
stasse in balia degli attaccanti.

A questo punto Corrado comprese che ostinarsi ancora nella
lotta sarebbe stata follia e sebbene con gran rincrescimento si ridusse
a spedire 4 suoi ambasciatori al pontefice (44). Ad essi però non era
stato possibile ancora di parlare a Sua Santità dopo tre giorni dall’ar-
rivo e devesi supporre che non vi riuscissero mai, data l’espressione
usata da Rinaldo degli Albizzi riguardo a questo episodio (45). Al
Trinci non restava altro che chiudersi nella propria capitale, che op-
porre l’estrema resistenza all’esercito avversario che avanzava. Ciò
non toglie tuttavia che già nell'Umbria si fosse sparsa la notizia che
il signore di Foligno «se era per aconcio con la Chiesa » (46) il che non
corrisponde affatto a verità.

A questo punto la storia della vicenda che andiamo narrando si
fa più convulsa: avvenimenti favorevoli e sfavorevoli al Trinci si
intersecano e si accavallano, così che lascio al lettore immaginare
quale potesse essere il suo stato d’animo in così grave frangente, nel
corso del quale il più piccolo errore poteva essergli fatale. Coloro che
osteggiavano la politica romana e che, comunque, avevano interesse
a che si prolungasse uno stato di difficoltà per il pontefice nel cuore
delle terre del Patrimonio, incitavano e soccorrevano Corrado. Così
consta che tanto a lui quanto ad Oddo Fortebracci giungessero di

»
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 59

continuo da un eminente cittadino di Firenze raccomandazioni di non
accordarsi e di continuare nella lotta (47). Martino V era a conoscenza
di tali avvenimenti poco opportuni per lui, ma non poteva riuscire
a spiegarsi chi fosse l'imprevisto sostenitore dell'ormai tentennante
fazione braccesca (48).

E giacché la fortuna aiuta sempre gli audaci, a lieta novella
speranza si sarà certo aperto il cuore di Corrado alla notizia che Fi-
lippo Maria Visconti, grande nemico dello Sforza, gli inviava soccorsi.
Giunsero infatti in difesa del Trinci, da parte del duca di Milano
Vitaliano Forlano da Forlì ed Antonello da Siena con 800 cavalli (49).
Francesco Sforza allora ricorse ad un’altra tattica per impossessarsi
di Foligno e del suo signore: aveva egli nel suo esercito come conesta-
bile di 200 fanti, quell'Armaleone Brancaleoni che aveva ucciso
Braccio e che agognava di vendicarsi ancora maggiormente dei Trinci.
Egli lo spinse a tentare di impossessarsi della città con il tradimento.
Costui, profittando dello scontento che doveva regnare nella città
stessa a causa della situazione difficilissima, si accordò con alcuni
altri folignati, i quali avrebbero dovuto di notte, segretamente, aprire
le porte al nemico, sopprimendo subito Corrado ed i suoi familiari (50).
I congiurati, tuttavia, ràppresentavano una esigua minoranza, mentre
il resto del popolo folignate era stretto nella resistenza intorno al
‘ proprio signore, che godeva anche della fedeltà dei sudditi dei co-
muni dipendenti.

Ciò sta a dimostrare come gli anatemi romani avessero mino-
re efficacia di quanto possiamo immaginare, giacché non riuscivano
ad indurre i sudditi a disubbidire al proprio principe scomunicato,
probabilmente a causa dell’abuso che la curia aveva fatto di tali
mezzi.

Il momento della rovina di Corrado non era ancora giunto: un
suo fedele, scoperta la congiura, corse a riferire tutto a lui ed ai Priori.
Non cadeva più la città immediatamente in mano dello Sforza, ma
la capitolazione non poteva essere che rimandata di qualche giorno
al massimo. La mente equilibrata del Trinci dovette profondamente
riflettere sulla propria condizione (51): isolato e stretto da ogni parte
dal nemico, presto sarebbe stato privato del dominio e fatto prigio-
niero. Meglio era piegare il capo e cercare di venir a trattative con il
nemico; per quanto vinto, avrebbe così egli potuto mantenere il po-
tere, anche se limitato. Certamente Corrado aveva potuto perdurare
tanto a lungo nella sua posizione di ribelle per le vive simpatie che
riscuoteva e per gli aiuti a lui inviati. Martino V che una volta morto

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60 . MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

Braccio aveva creduto di non trovare più alcun ostacolo ai suoi piani
e che s'era illuso di ristabilire facilmente la propria autorità nell'Um-
bria, vedendo la forte resistenza del piccolo signore di Foligno ergersi
contro le sue genti, era in preda ad un indicibile furore (52). Si la-
mentava egli, e ne faceva grave appunto alla Repubblica, che un suo
cittadino, e precisamente Bartolomeo Valori (53), sostenesse il signore
di Foligno dandogli speranza di soccorso. I fiorentini tentarono di
convincere Sua Santità, che quanto gli era stato riferito, era comple-
tamente privo di fondamento, anzi con ogni probabilità un pretesto
inventato ad arte da Corrado per confortare e far sperare ancora il
suo popolo e tenerlo devoto; inutilmente, ché il pontefice sapeva
benissimo come il Valori avesse ricevuto in casa sua ser Angelo, can-
celliere del Trinci (54) e lo avesse istigato a resistere ancora e a non
venire a patti.

Anche nella triste e difficile contingenza della resa, Corrado
Trinci agì con somma astuzia e con intelligenza politica; con il suo
fare equilibrato e preciso, egli riuscì a destare persino la ammira-
zione e la simpatia del nemico. Due mesi era durato il difficile ed ac-
canito assedio nelle terre del signore scomunicato e lo stesso Francesco
Sforza dovette cedere di fronte a tante prove di valore e di fermezza.
Perciò il giovane condottiero, alla fine, accettò di venire a patti con
Corrado e fu ben felice di staccarlo dalla fazione braccesca. Il suggello
di tali nuovi accordi fu la promessa da parte del signore di Foligno
di dare in isposa sua figlia Marzobilia al giovane Leone Sforza, fra-
tello di Francesco (55). Questi, impegnato il Trinci con atti sotto-
scritti e con solenne giuramento (56) il 13 agosto levò il campo e si
allontanò dal territorio di Foligno senza aver privato l'avversario
del suo dominio.

Tutto quindi si era concluso favorevolmente per Corrado: re-
stava pur sempre da sopire l’ira irriducibile del pontefice che non
poteva facilmente dimenticare la condotta ribelle e superba del suo
vicario. Tuttavia, a calmare lo sdegno di Martino V non poco dovette
contribuire l’opera dello Sforza stesso; mentre da parte sua il Trinci
non trascurò davvero di sollecitare i buoni uffici di tutti i propri amici
e protettori per ottenere al più presto il perdono. A suo favore si pro-
digò mirabilmente Guidantonio di Montefeltro, che, pur essendo stato
sempre nemico di Braccio e dei suoi aderenti, con ogni probabilità
fu spinto all’opera di pace dai fiorentini, di cui era, come il Trinci,
un protetto (57).

Non fu certo opera facile e di poca Bntit ottenere al Trinci il
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 61

perdono del pontefice, il quale si mostrò dapprima irremovibile, no-
nostante le pressanti raccomandazioni del duca di Milano (58).

Frattanto Corrado aveva spedito lettere anche a Spoleto, perché
quella comunità che era sempre stata devota e fedele alla Chiesa,
intercedesse per il suo perdono ed inviasse oratori a Martino V (59),
ed il 25 agosto 1424, eletto a sorte dai priori della città un ambascia-
tore spoletino era inviato a Roma a perorare la causa del signore
vicino, il quale, apparentemente pentito della sua ribellione, assicu-
rava e prometteva «se totaliter velle ponere in manibus Sue Santi-
tatis » (60). -

Dagli ambasciatori fiorentini presso il pontefice apprendiamo
che il conte di Urbino si era anch’egli recato a Roma con il figlio di

Corrado per cercare di farlo accordare con Martino V (61); e così .

grande era l’ascendente di Guidantonio sull’animo del papa che prima
di quanto tutti immaginassero, egli portò felicemente a termine il
compito che si era proposto (62). Il pontefice mandava allora a sgom-
brare dalle proprie soldatesche il territorio del Trinci, il quale do-
‘veva però recarsi di persona a Roma a chiedere perdono (63).

Questo passo dovette essere ben doloroso per Corrado, data la
sua indole fiera e superba; egli, che sempre aveva pienamente aderito
al partito contrastante Martino V, e che audace e sprezzante insieme
all'amico Braccio aveva irriso gli anatemi e le scomuniche, ora era
ridotto ad aspettare pazientemente la più volte rimandata udienza
papale. i
; Finalmente, dopo vari giorni di attesa, il 4 novembre del 1424
l’udienza fu concessa: il pontefice volle dare alla cerimonia forma
solenne (64) per far comprendere al Trinci l’importanza della con-
cessione e del perdono ottenuto e per indurlo a mantenersi fedele.
Lo ricevette, infatti, in presenza di molti cardinali, degli ambasciatori
fiorentini, di numeroso pubblico e, con le cerimonie usate in simili
circostanze, lo benedisse e lo accolse di nuovo sotto la sua prote-
zione. Tutto questo apparato doveva fare grandemente risaltare la
situazione del Pontefice vittorioso, che con degnazione si induceva
ad assolvere il vicario ribelle, vinto e supplice inginocchiato ai suoi
piedi.

Subito una prima, pesante prova di fedeltà gli richiese Martino V,
inviandolo insieme ad una grossa spedizione alla volta di Perugia (65).
Da questa città, Oddo Fortebracci, saputo il cambiamento di poli-
tica del Trinci, e temendo di essere fatto prigione, s'affrettó a partire
per rifugiarsi a Firenze, al cui soldo era stato accettato (66).
62 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

* * *

Francesco Sforza prima di partire dallo stato del Trinci, sebbene
completamente accordatosi con lui, volle che fosse abbattuta la bella
e potente rocca di Trevi (67); la distruzione di tale fortezza, intorno
a cui tanto s’era accanita la resistenza degli assediati, fu come il
triste epilogo d’un penoso periodo di lotta.

Ora incomincia una. nuova èra della vita del signore folignate,
che, oltre ad essere benevolo ed obbediente verso il papa, ne diventa
capitano e per di più anche parente; la figlia Faustina, infatti, è data
in isposa ad Andrea Colonna, nipote del pontefice (68). .

S'impone alla nostra considerazione la condotta di Corrado in
questa circostanza: assediato da numerose milizie, attaccato da ogni
lato e persino tradito dai sudditi, egli seppe magistralmente sostituire
al momento opportuno alle armi la politica e scongiurare la propria
rovina. E ci meraviglia vedere come un signore d’un piccolo stato,
di cui in precedenza appena si conoscevano il nome e l’esistenza, fosse
riuscito ad interessare alla sua vicenda molti dei grandi personaggi
del tempo. È certamente da ascrivere a suo merito, l’essersi saputo
inserire non come comparsa, ma come comprimario nel grande gioco
della politica della sua età, tessendo una fitta rete di amicizie e di
parentele, richiamando sul suo stato l’interesse dei potenti, imponen-
dosi con la forza della sua non comune personalità.

I tempi erano mutati ed il Trinci non esitò ad adeguarsi alle
nuove situazioni, gettando le basi di un diverso indirizzo politico:
Braccio non poteva più sostenerlo con il suo prestigio e con le sue
milizie ed egli si appoggiava ora all’amicizia di un altro grande con-
dottiero, giovane e pieno di speranze, Francesco Sforza, al quale
doveva essere assai piaciuto l’atteggiamento forte e fiero di Corrado.
D'altra parte se egli non era riuscito a rendersi del tutto indipendente
dal potere papale, tuttavia poteva ormai essere abbastanza sicuro
da questo lato ed accontentarsi dell’autorità, che, come vicario apo-
stolico, continuava a godere nel territorio di Foligno. Ebbe infatti
da Martino V un Breve (69), con cui gli venivano rimesse tutte le
pene spirituali, temporali e le scomuniche, e per mezzo del quale,
cosa assai più interessante per lui, egli veniva confermato vicario in
temporalibus di Foligno, Nocera, Trevi, Bevagna e di tutte le altre
terre che anche prima governava per la Chiesa.

Allo stesso. Trinci tutto ciò doveva sembrare un sogno perché
molto recente era ancora il ricordo dei tristi giorni in cui gli arriva-

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CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 63

vano da parte del papa le ingiunzioni di restituire i domini che pos-
sedeva (70). B

Una volta assolto il Trinci, il perdono del pontefice cominciò F^
ad estendersi anche alle città ed ai paesi, che avevano fatto causa ls i
comune con lui e che lo avevano sostenuto nella lotta (71). ES

Interessante assai è il comportamento di Montefalco in simile B
frangente (72). La resistenza già ricordata contro le truppe dello I
Sforza era stata in questo centro condotta e diretta esclusivamente
da fedeli di Corrado, dato che quei cittadini, fieri assertori di libertà
comunale, erano tutti contrari al signore di Foligno, considerato ti-
ranno. Essi si erano mantenuti tranquilli sotto il governo del Trinci,
soltanto per timore della potenza di Braccio (73); una volta scomparso
costui, venendosi a trovare Corrado senza aiuti ed attaccato da ogni |
parte, essi ben volentieri tornarono sotto il diretto governo della IAT
Chiesa (74). |

Morto dunque Braccio, sottomesso .Corrado Trinci e resi innocui J' |
Oddo Fortebracci e Nicolò Piccinino, Martino V aveva pienamente ili
ottenuto nell'Umbria l'intento che si era prefisso. Era tornata final-
mente a regnare la quiete nelle contrade già così miseramente per-
corse da armate devastatrici ed il papa stabiliva di voler godere della
pace «a Deo sibi de caelo parta » (75) e di volersi astenere assoluta-
mente dalle guerre.

« Octaviani principis tempora venisse crederes » (76) venne an-
nunciato in quel periodo e noi dobbiamo ritenere questa esclamazione
come felice proposito di quelle popolazioni immiserite e stanche di
abbandonarsi con speranza e fiducia alle feconde opere della pace.

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64 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

NOTE AL CAPITOLO QUINTO

(1) Corrado ebbe per moglie Tanza, figlia di Nicola Orsini; Donro D., op.
cit., 239.

' (2) Agli ambasciatori fiorentini inviati al Papa AB 1421, Martino V disse
appunto che aveva deciso di spegnere tutta la fazione orsina. Tali parole non
fanno meraviglia sulla bocca di un papa Colonna. In questi tempi miserevoli
un partito cercava trionfo nell'abbattimento dell'altro. I Colonnesi ambiziosi
e rapaci sotto Martino V, espiarono duramente durante il pontificato succes-
sivo i danni causati loro dagli Orsini, venuti in favore ad Eugenio IV. Arch.
Stor. It., Serie I, v. IV, p. 268 e segg.

(3) «... si prefatus Conradus contra nos et ipsam Ecclesiam damnabili
proposito animo permanserit indurito » (Arch. Vat., Reg. Vat. 353, p. 233t).

(4) Boll. della Dep. di St. Patria per l’ Umbro! vol. XXVI, p. 116;
RINALDO DEGLI ALBIZI, Commissioni, I, p. 439.

(5) Commissioni, I, p. 363 e segg. La lettera è del 6 dicembre 1421.

(6) Ip., I, p. 373.

(7) Gli ambasciatori fiorentini, ai quali Braccio aveva affidato la propria
tutela, compirono opera assai difficoltosa per calmare Martino V, irriducibile
da prima a riconoscere i nuovi acquisti di Braccio anche nel Reame. MunATORI
I;5AGURILS.; TS XNIDp.: 185.

(8) Arch. Vat., Reg. Lat. 320, p.c. 152 t. e Reg. Vat. 354, p.c. 195; « datum
Romae XIII Kal. Julii, Anno V Pontificatus Martini Quinti ».

(9) Inp., p. 153; la data è la stessa.

(10) Tale monastero aveva numerose possessioni ad Orte e gli appartene-
va il titolo cardinalizio dei S. Quattri Coronati in Roma (GurnRAvD J., l. c. 185):
Per farci inoltre un'idea della sua importanza, basti ricordare che nel 1418
l'abate Giacomo Trinci, zio di Corrado, stando a capo del monastero fu fatto
«in provincia Ducatus Spolet. ac in singulis ipsius provinciae nec non Perusin.
Tudertin. Civitati Castilli et Clusin. Civitatibus et Diocesibus vel terris Ar-
nulforum nuncium apostolicum fructuum redituum proventum censuum et
aliorum quorumque jurium nobis Ecclesie Romane debitorum et debendo-
rum collectorem et raptorem ». Arch. Vat., Reg. Vat., pc. 112 t.

(11) In. 1D., p. 148-151. Sempre la stessa data. Reg. Vat., 349, c. 62 t., c’è
in più il uic A Trevi esiste una copia del breve inviato da Martino V
a Corrado, fatta il 14 maggio 1425. (Arch. delle 3 Chiavi di Trevi).

(12) Donro D, op. cit., p. 264 e segg.

(13) Il Prccorourni (De viris illustribus, p. II) dice che Braccio « nec enim
desperabat italicum sibi regnum vendicare ».

(14) Cfr. Boll. Dep. St. Patria per l'Umbria, vol. XXVI, p. 122 e vol.
XXVII, p. 87.

(15) FABRETTI A., Cronache di Perugia, vol. II, p. 3; Capitani ecc. I, p. 258
e segg.

(16) Donro D, op. cit., p. 207; PELLINI P., op. cit., II, p. 264; Fabretti dice
il 13. Bonazzi L., Storia di Perugia, I, p. 645; PAsQuALI F., Braccio ecc., p. 120.

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CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 65

(17) FABRETTI e PELLINI, ibid.; JAcoBILLI L., Cronaca, ad annum.

(18) CAMPANO G.. A. op. cit., p. 191:

(19) Ip, rp.

(20) Le parole sono riportate dal Campano e da Giobbi Fortebracci (Let-
tera storica-genealogica della famiglia Fortebracci, p. 55 .e segg.).

(21). Commissioni, II, p. 8 e segg.

(22) PELLINI P., op. cit., II, p. 269; ScALVANTI O., Frammenti di cro-
naca perugina inedita, p. 605; SAnsI A., Storia di Spoleto, I, p. 307.

(23) Il 24 marzo 1424 Oddo parti da Perugia e si recò a Foligno. Supple-
mento V al Graziani, in Arch. Stor. Ital., vol. XVI, p. I, p. 284.

(24) PELLINI P., op. cit., II, p. 272; FABRETTI A., Capitani ecc., I, p.
284: 3 maggio 1424.

(25) PasquaLI F., Braccio da Montone, p. 262.

(26) Suppl. V al Graziani, ibid.

(27) PETRUCCIO DE UNcris, Fragmenta Fulginatis Historiae, in R.I.S.,
Ip XXVI IL.p. 33; MuRATOonI L. A.. Am. IE6IV;:149.

(29) PETRUCCIO DEGLI UNTI, op. cit., p. 33; PELLINI P., op. cit., II, p.
280; Lini C., op. cit., II, p. 160. Il Corio (Storia di Milano, p. 637) dice che
B. invitato ad arrendersi da un folignate e non volendosi dare, fu ucciso. Poc-
Gio BRACCIOLINI, R.I.S., T. XX, p. 333; CAMPANO G. A., op. cit., p. 203; Sr-
MONETTA G., op. cit., p. 19.

(30) Donio D., op. cit., p. 208.

(31) PELLINI P., ibid.; FABRETTI A., Capitani ecc., I, p. 283.

(32) Ad Orvieto, dove Braccio era stato signore dal 1416 al 1420, l'annun-
cio della morte fu accolto con segni di giubilo. (Cronaca di Ser Matteo da Or-
vieto in Arch. Storico per le Marche e per l' Umbria, III, p. 644). Così avvenne a
Roma. CIACcCONI A., Vitae et res, ecc., II, p. 1107; CHRISTOPHE 7 B., Histoire
de la Papauté ecc., p. 46.

(33) Fumi L., Guidantonio ecc., p. 383; THEINER A., op. cit., II, p. 287.

(34) MonaLDESCHI M., Gorini Historici, lib. XIV, f. 130.

(35) AMMIRATO S., Dell Istorie fiorentine, lib. XVIII, p. 99 e segg. Il

GRAZIANI (Diario, p. 296) dice che ambasciatori di Firenze vennero in que-.

sto periodo a Foligno. Io penso che la Repubblica mandasse a consigliare Cor-
rado ad aderire all’accordo che i suoi ambasciatori stavano trattando con il
pontefice (Cfr. Commissioni di Rinaldo degli Albizi, II, p. 87 e segg.).

(36) Bracazzi G., Compendio, ecc., p. 23; Dorio D., op. cit., p. 208;
LiTrTA P., op. cit.,; SIMoNETTA G., Rerum gestarum Francisci Sfortiae, R.I.S..
T. XXL, II, p. 21; Corio B., op. cit., p. 638; RuBIERI E., FrancescoI Sforza,p. 92.

(37) I1 solo Graziani (Diario, p. 294 e segg.) pospone i fatti all'agosto.

(38) RATTI N., Della famiglia Sforza, I, p. 19.

(39) PELLINI P., op. cit., II, p. 280; Dorio D., op. cit., p. 243; Ru-
BIERI E., Francesco 1 Sforza, p. 91; SIMONETTA G., op. cit., p. 198.

(40) Commissioni, II, p. 155.

(41) Donro D., op. cit., p. 208.

(42) Arch. di Stato di Roma, Camera Apostolica, Tesoreria di Perugia e
dell' Umbria, Busta I, n. 1a, (N. Aut. 272) 1424-25, c. 101.

(43) Arch. di Stato di Roma, ibid., c. 101 t. Vengono appunto regi-
strati i fiorini dati ai messi mandati.
MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

(44) Commissioni, ecc. II, p. 158.

(45) Ip.: « Sono venuti 4 ambasciatori da Foligno; né per insino a qui
hanno mai potuto parlare al S. Padre, che ci sono già stati 3 di. E partendosi
di qui domani la Santità Sua, come si dice, fatica aranno fuor di qui, non di
parlargli, ma di potere entrare dove esso sta... ».

(46) GRAZIANI, op. cit., p. 289.

(47) Commissioni, ecc. II, p. 161.

(48) Ip., p. 185. Rinaldo degli Albizi scrive a Firenze il 26 agosto: « Chi
€ qui per lo Conte Oddo non ha ancora ratificato. Né sentiamo che siano d'ac-
cordo: né anche il Signore di Foligno ».

(49) Donro D., op. cit., p. 208.

(50) Bragazzi G., Compendio, ecc., p. 23; LITTA P5 l0c:;cit

(51) Significative per quanto un po' esagerate, sono queste parole del Mo-
naldeschi: « Corrado Trincio de Foligni, essendosi di nuovo ribellato, fu dalle
genti della Chiesa assediato e con favore di fuorusciti discacciato, che afatica
scampó et i suoi furono uccisi e messi in rovina » (Lib. XIV, p. 130).

(52) Gli ambasciatori fiorentini infatti, restarono sgomenti della sua ira
e del suo sdegno e scrissero in patria che allorché il pontefice « si dolse con essi
dei fatti di Foligno » « ... pareva che gittassi fuoco per gli occhi e tutti lagri-
mosi » Commissioni, ecc., II, p. 185 e 190 e segg.

(53) Commissioni, ecc., II, p. 188 e segg. Il Valori aveva grande autorità
in Firenze. La sua vita scritta in latino da Luca della Robbia e volgarizzata
da Pietro della Stufa, fu pubblicata da P. Brcazzrz nel vol. IV dell' Arch. Storico
It., serie I2.

(54) Commissioni, ecc. II, p. 196.

(55) Lo Sforza ad istanza di Guidantonio d'Urbino accettó, ma lo sposa-
lizio avvenne solo 12 anni piü tardi per essere Marzobilia troppo giovane. Nel
1440 due anni dopo il matrimonio, Leone Sforza moriva e lasciava la moglie
senza successori. Essa si rimaritó qualche anno dopo col conte Giovanni Fran-
cesco da Piagnano. Cron. Rimin., R.I.S., T. XV, col. 961; Donro Dip0pwcit.,
p. 209; LrrTA: l.c.; RATTI, N., Della famiglia Sforza, I, p. 35.

(56) DorIo D., op. cit., p. 209; LrrrA P., loc. cit..

(57) AMMIRATO S., op. cit., lib. XVIII, pp. 76 ed 88; Commissioni, ecc.,
II, p. 204. Guidantonio era sempre accetto a Martino V ed il recente matri-
monio con una nipote di Sua Santità lo aveva ancor più avvicinato a lui. Uco-
LINI F., Storia dei Conti e Duchi d' Urbino, I, p. 213.

(58) Commissioni, ecc., II, p. 203: « Non sappiamo come se andrà il Si-
gnore di Foligno; il quale sentiamo ch'el Duca anche gli ha mandato a racco-
mandare molto strettamente ».

(59) « ... oratores unum vel plures, prout videbitur, ... ad pedes S.D.N.
ad supplicandum et intercedendum quod dignetur sua clementia ipsum domi-
num recommissum habere et ad gratiam recipere » (Lib. Reform. di Spoleto
1423-24, 23 agosto 1424, cc. 149 t., 150, 151, 151 t. Sono descritte le varie se-
dute della « Cerna » di quella città, dove vennero discusse le proposte fatte dal
Trinci per lettera.

(60) Liber reform. di Spoleto, c. 151 t.

(61) « Il che però — essi assicurarono — sarà più duro, che se prima l'avesse
cerco ». Commissioni, ecc., II, p. 204; Arch. di Stato di Roma, Cam. Apost., .

CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 67

Tesoreria di Perugia e dell' Umbria, Busta I, n. 1a (n. Aut 272) 1424-25, c. 96.
È detto come fu inviato al Trinci: «lo notario et testimone ad protestargli che
dovesse obedire li comandamenti del nostro Signore Santo Padre, altramente
se procederia contro de lui al suo exterminio et oppressione ». Corrado quindi
aveva allora rifiutato di obbedire e di accordarsi a questa specie di ultimatum
di Martino V. A Spoleto solenni onori vennero tributati a Guidantonio « de
proximo transiturus per civitatem Romam pergens ad S.D.N. Papa ». Lib.
Reform. di Spoleto, 1423-24, c. 156 t.

(62) Commissioni, ecc., II, p. 205: « ... che è quanto meraviglia, que-
sto Signore di Urbino, cosi presto ha potuto inducerci (al perdono del Trinci)
il S. Padre ».

(63) Commissioni, ecc., ibid.,; GRAZIANI, op. cit, p. 300. Dell'accordo
di Corrado col Pontefice parla anche NicoLò DELLA Tuccia, op. cit., II, p. 116.

(64) Commissioni, ecc., II, p. 282. Il 24 ottobre gli ambasciatori fioren-
tini scrivono: « Il Signore di Foligno questa sera s'attende qui ». (p. 342). Ma
sino al 4 novembre la cerimonia fu sempre rimandata anche perché il Ponte-
fice veniva avvicinato solo dal conte di Urbino, dato che era in letto, sofferente
di gotta (p. 253).

(65) Donro D., op. cit., p. 210; GRAZIANI, op. cit., p. 300; PELLINI P.,
‘op. cit., II, p. 286; SISMONDI S., op. cit., III, p. 391.

(66) FABRETTI A., Capitani, ecc., I, p. 285; GRAZIANI, op. cit., p. 292;
PELLINI P., op. cit., II, p. 283; SER GuERRIERO DA GUBBIO, op. cit., p. 42. -

(67) Donro D., op. cit., p. 209; PELLINI P., op. cit., p. 286; PIRRI P.,
Annali di Ser Mugnone da Trevi, p. 33. : É

(68) Dorio D., I. c. p. 209-210; PELLINI P.; op. cit., II, p. 286.

(69) Dorio D., op. cit., p. 210; LITTA P., loc. cit.; Arch. Vat., Reg. Vat.,
356, c. 5 t. Breve del 17 novembre 1424.

(70) Arch. di Stato in Roma, Cam. Apost., Tesoreria di Perugia e dell’ Um-
bria, Busta I, n. 1a (n. Aut. 272-1424-25, ca. 96). Un tal « Ser Antonio rehebbe
tre fiorini per lui spesi in andata che fece al Sig. di Fuligno ad richiederlo per
la restituzione delle terre che esso tenie e tiene ».

(71) Trevi, Arch. delle 3 Chiavi, n. 54. Bolla di Martino V che assolve i
trevani dall'aver aderito a Corrado Trinci. Romae, VIII Idib. Octobris 1424
apud S. Mariam Maiorem. Arch. Vat., Reg. Vat. 355, c. 84 t. Nocera, Arch.
Com., Bolla di assoluzione dall'interdetto e dalla scomunica. Romae apud San-
ctos Apostolos, VI Id. Decembris 1425. In quest'ultima bolla manca il sigillo
pendente e restano nella plica i fili serici, l'altra invece è al completo. Arch.
IVat., Reg. Vat., 355, c. 125.

(72) Questa comunità ottenne il breve di perdono il 19 ottobre del 1424.
Arch. Vat., Reg. Vat. 555, c. 91 t.

(73) P. G. VALERIO AGATONI, op. cit., p. 90.

(74) Ip., ip., pp. 90-91. Che Montefalco non fosse più sottoposta al go-
verno del Trinci, risulta dal fatto che in tutto il volume delle Riformanze del
1425, il nome del signore non é mai fatto. Inoltre nel Reg. Vat. 350 a cc. 97 e
177 t. e nel Reg. 351 a cc. 22 t. e 117 sono riportate le elezioni del Podestà di
Montefalco fatte direttamente dalla curia.

(75) MuratORI L. A.. Vita di Martino V, R.I.S., T. III, P. II, p. 866.

(76) Ip.

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68 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

CAPITOLO VI
LA COSTITUZIONE DELLA SIGNORIA

In Foligno, durante quello che passa per il triste periodo della ti-
rannia .di Corrado Trinci, doveva svolgersi una attiva vita politica,
sociale ed economica.

A traverso l'esame dei documenti storici a noi pervenuti (non
completi purtroppo perché la fazione avversa ai Trinci subito dopo
la loro caduta dette alle fiamme molti atti della Cancelleria) (1) siamo
in grado di ricostruire un quadro piuttosto esatto dell’effettivo status
di questo dominio.

Colpisce anzitutto il constatare come il signore avesse somma
cura di rendere armonici, consentendone la convivenza, gli elementi
discordi della libertà comunale e dell’assolutismo; discendeva la
prima dalla più nobile tradizione dei comuni italiani e non poteva
essere soffocata senza suscitare l'opposizione tenace della popolazione;
rappresentava il secondo una esigenza storica inalienabile, « conditio
sine qua non » per la sopravvivenza del dominio. Vedremo in questo
capitolo come l’amministrazione della cosa pubblica si esercitasse ‘a
traverso le magistrature cittadine e come queste consentissero, sia
pure sotto lo sguardo vigile del signore, una notevole autonomia ed
una certa indipendenza di giudizio a coloro che ne erano insigniti.

Parallelamente alla pubblica attività, si sviluppava la privata
iniziativa nel campo delle professioni, delle arti e dei mestieri con il
mezzo sempre fiorente delle corporazioni. Il commercio floridissimo
assicurava agiatezza alle classi medie.

Il movimento rinascimentale nel più eletto settore delle lettere e
delle arti, trovò la più larga accoglienza alla corte dei Trinci, mentre
in Foligno si coltivarono con serietà anche gli studi del diritto ro-
mano e della medicina, così che valenti rappresentanti della città
tennero cattedra nel vicino ateneo perugino (2).

Per lo studio dello svolgimento della vita interna nello stato al .
tempo di Corrado, ampio, ricco ed interessante materiale ci offrono
le riformanze che si estendono dal 1425 al 1433 ed una preziosa rac-:
colta di strumenti, rogiti ed altri atti del Trinci dal 1427 al 1432, do-
cumenti che mettono in piena e spiccata evidenza un altro importante

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CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 69

lato della molteplice attività di questo signore, quello cioè riguar-
dante la sua saggezza negli ordinamenti finanziari e nei processi del
pubblico riscontro economico (3).

E tutto ciò naturalmente è da riguardarsi come una delle ragioni
principali onde Foligno, in questa prima metà del sec. xv, si elevò
sempre più e s'ingrandi tanto da poter essere annoverata tra le città
più cospicue ed importanti dell’Italia centrale. Non restano documenti
ufficiali dell'epoca per gli anni posteriori al 1433, ma tutto c'induce
a credere che Corrado Trinci abbia continuato a percorrere sino al
1439, anno della sua caduta, la via intrapresa, tendente non solo ad

affermare solidamente il suo dominio assoluto, ma anche, il che tor- .

nava a proprio vantaggio e di tutti i cittadini, a rendere più florido lo
stato, da lui condotto a sempre più ampio sviluppo.

Malauguratamente, la mancanza di alcune parti di così fonda-
mentali fonti storiche non ci consente una esposizione organica, anche
dal punto di vista cronologico, del complesso delle norme che rego-
lavano la vita politica, sociale ed economica del piccolo stato.

Gli statuti di Foligno, emanati in massima parte durante la
signoria di Ugolino Trinci e di suo figlio Corrado, sono opera di prin-
cipi avveduti e che seppero farsi interpreti dei bisogni dei loro sud-
diti. Dei 22 statuti, appena 6 sono giunti a noi (4), mentre ci sono
pervenute numerose riformanze, necessario adeguamento della legge
scritta alle mutate esigenze della popolazione.

Nel 1401 le corporazioni artigiane esistenti nel Comune e gli
statuti relativi erano 22; l’elenco delle stesse che qui appresso ri-
portiamo risale al 1401, com'é indicato in un documento del 1426 (5)
dell'Archivio Comunale: 1) Collegium judicum et notariorum; 2)
Mercatores; 3) Canapariorum; 4) Bancheriorum et Campsorum;
5) Spetiarorum sive Aromatariorum; 6) Merciariorum; 7) Fabrorum;
8) Calzolariorum; 9) Sutorum sive sartorum; 10) Carrariorum; 11)
Scortecchiarorum; 12) Macellariorum; 16) Pizzicharolorum; 17) For-
nariorum; 18) Tabernariorum; 19) Molendinariorum olei; 20) Mo-
lendinariorum grani; 21) Muratorum et formachiariorum; 22) Vasa-
riorum. |

Ogni anno, nei dieci giorni precedenti la festa del S. Patrono,
si doveva procedere alla elezione dei membri dirigenti le singole cor-
porazioni. Riunitisi i cittadini iscritti alle arti (6) ed i consoli in ca-
rica nel Palazzo del Comune, si dava corso alla votazione per la no-
mina di due nuovi consoli, del console camerlengo, di alcuni « Scin-
dacatori » e di tre e più rappresentanti di ciascuna arte (7). [lA
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70 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI,

Nei tempi precedenti la signoria di Corrado, le operazioni di
voto si svolgevano senza nessuna superiore interferenza, ma in se-
guito finì con l’essere un fatto normale della costituzione che il vi-
cario del signore presiedesse alla votazione per la nomina dei dirigenti
la corporazione (8). .

Tanto la procedura per il rinnovo delle cariche, come tutta la
vita delle singole corporazioni si svolgevano secondo regole e rituali
prestabiliti di grande interesse storico e che derivano la loro origine
dalla migliore tradizione.

.. Allatto della riunione delle assemblee degli iscritti alle singole
arti per la rinnovazione delle cariche, i consoli uscenti dovevano pre-
sentare il resoconto del loro operato o promettere di presentarlo entro
dieci giorni ai sindaci, andando incontro, in caso contrario, a multe
prestabilite. Questi ultimi magistrati, dal canto loro, erano tenuti
a render conto dell'attività dei consoli e a decidere sui reclami avan-
zati eventualmente contro di essi da qualche appartenente all'arte.
Stretti erano i rapporti tra Chiesa e corporazioni; i maggiorenti ed i
rappresentanti di ognuna di queste, intervenivano alle feste religiose
della città, apportando un determinato tributo di cera (9).

Il console camerlengo era l'intermediario tra l'autorità religiosa
e le corporazioni delle Arti; ognuna di queste aveva il suo santo pro-
tettore, in onore del quale, nel giorno della festa, gli iscritti non la-
voravano ad eccezione di uno o pochi, prestabiliti a turno dai sindacati.
Né l'ordine interno era meno rigidamente stabilito: i consoli dovevano
una volta al mese ispezionare le bilance, le stadere e le misure dei
singoli esercenti, esigendo ubbidienza da qualsiasi iscritto alle corpo-
razioni. Esercitavano essi l'alta sorveglianza sull'andamento generale
della comunità ed invigilavano che la condotta degli iscritti fosse
proba ed onesta, coadiuvati in questa difficile opera dagli ufficiali e

dai balii cittadini, a loro completa disposizione. Un altro compito

assai importante dei consoli era quello tutorio, che consisteva nel-
l'impedire che alcuno dei componenti le corporazioni venisse ostaco-
lato nell'esercizio delle sue funzioni, nel giudicare e sedare i litigi,
nell'eliminare la concorrenza straniera e nel vigilare che nessuno eser-
citasse il suo mestiere se non iscritto ad un'arte. Per il regolamento
di mercedi, per le vendite e gli acquisti, per le composizioni tra cre-
ditori e debitori si ricorreva anche a tale autorità. Ma non si deve
credere che per questo i consoli fossero padroni assoluti della loro con-
dotta, perché almeno tre volte all'anno essi dovevano convocare tutti
gli iscritti, sottoposti ai loro giudizi ed ascoltare le loro ragioni.

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SERIO CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO va:

Ai trasgressori degli ordini sanciti, appartenessero essi ai mag-
giorenti o fossero semplici cittadini, venivano applicate delle multe,
devolute poi a beneficio della Camera Apostolica.

A questo punto è assai interessante rilevare come in Foligno
le Arti non siano mai arrivate al governo e come il comune perciò
sia stato soffocato prima che il suo sviluppo fosse completo. Esse
furono infatti prevenute dalla signoria, che se ne servì come uno stru-
mento di governo, a traverso il quale l’autorità del signore poteva
giungere ad affermarsi anche tra le più umili categorie di sudditi.
Non bisogna dimenticare che la classe nobile folignate partecipava
intensamente al movimento industriale e commerciale; queste atti-
vità non creavano forze disgregatrici della compagine dello stato,
ma al contrario davano ad esso impulso costituendo una solida base
economica.

Lo stesso Corrado già sin da 1421 fece riaprire una bottega per
la vendita di stoffe in un fondaco situato presso la porta del suo pa-
lazzo nella piazza vecchia e proprio nellimbocco della via dei mer-
canti, che già nel 1390 era stato aperto al pubblico da suo padre Ugo-
lino (10).. Nel territorio governato dai Trinci, dove l'agricoltura ali-
mentava il lavoro e gli scambi e questi a loro volta si riversavano be-
neficamente su di essa, era come un ricambio continuo, che rendeva
florido e vigoroso l'organismo. Il territorio di Foligno dal punto di
vista agricolo era assai favorito dalla natura; situato parte in piano
parte in collina e parte in montagna, era fruttifero di biada, grano,
olio, uva, legumi, canapa, fieno, erbaggi, frutta e cacciagione. Di
più l'abbondanza del gelso ed i velli dei numerosi greggi fornivano
prezioso materiale alle importantissime industrie delle sete, dei vel-
luti e della lana; altrettanto sviluppata era l'industria della cera, per-
ché sempre molto curato fu l'allevamento delle api. Gran parte della
popolazione era dedita all'agricoltura (11); i rurali erano attaccati
al signore che consideravano un naturale protettore, anche se lo sen-
tivano lontano da loro. La massa dei contadini rimaneva ligia al suo
governo e non si ha notizia di malcontento e di rivolte durante la si-
gnoria di Corrado, mentre invece scoppiò violento nel 1440, pochi mesi
cioé dopo la cacciata del signore, il contrasto tra cittadini e rurali,
che riversatisi in Foligno, assalirono molte case dei nobili dandole alle
fiamme, esigendo poi che 2 dei 4 Priori fossero scelti dai castelli e
dalle ville del contado (12).

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Non a caso abbiamo premesso alla trattazione della costituzione
cittadina e degli organi che essa comprendeva una succinta esposi-
zione degli statuti delle corporazioni delle arti e dei mestieri, giacché
l'ordinamento della città nel periodo oggetto del nostro studio aveva
come base la struttura di questi organismi.

Il cittadino, in altre parole, si poneva di fronte allo stato nell’e-
sercizio dei suoi diritti-doveri politici non «uti singuli» ma come
facente parte di una categoria produttiva organizzata e, come tale,
politicamente rilevante.

Infatti alla più importante di tutte le magistrature amministra-
tive, il priorato, potevano essere eletti soltanto i consoli (13). I priori
erano sempre stati tre, uno per terziere (14), ma nel 1420 fu stabilito
che (15), a causa del sempre crescente incremento della vita cittadina,
fosse aggiunto un priore cosi detto novello (16). Estratti a sorte da
una cassetta contenente i nomi dei 20 cittadini facenti parte dell'or-
dine del priorato (17), i nuovi eletti, prima di accingersi al loro alto
ufficio, prestavano un solenne giuramento (18). Nel periodo che resta-
vano in carica, essi non dovevano vivere da privati nelle loro abita-
il zioni, come i consoli, ma dovevano dimorare nel pubblico palazzo (19).
| ill A] contrario di Perugia, dove nessuno che fosse nobile poteva
(IN | ricoprire la carica priorile, perché si sospettava potesse essere nemico
(SIR D della libertà del Comune (20) in Foligno erano sempre « nobiles viri »
i nuovi eletti.

Circa le competenze attribuite alla carica priorile riteniamo op-
| portuno riportare in Appendice due formule del loro complesso giu-
| i ramento, dal quale si deduce come ampia fosse la sfera di attività
| | nella quale essi potevano muoversi nei tre mesi di durata dalla loro
TUB carica; in sintesi possiamo affermare che ricadeva nell'ambito delle
I i loro attribuzioni tutta la materia amministrativa, quella economica

| | generale e parte di quella politica almeno per il settore che il signore
era disposto concedere loro.

Molto saggiamente, l'amministrazione della giustizia era loro sot-
ES tratta, circostanza che prova un elevato senso di responsabilità nella
hs Il divisione dei poteri dello stato; la facoltà di sentenziare nelle materie
| ii criminali e civili spettava al podestà ed alla sua corte. Insieme con
|

i il gonfaloniere, che era in Foligno il signore, i priori concorrevano alla
il nomina del podestà, scelto generalmente tra elementi forestieri per
(i tema che nel suo mandato potesse subire la influenza dei cittadini.

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CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 73

Questi era il più alto magistrato della città, sottomesso solo al-
l’autorità del signore; aveva nelle sue mani la somma del potere ese-
cutivo e presiedeva di diritto, se non di fatto, tutti i giudizi civili e
criminali. Egli veniva scelto tra persone illustri per meriti e nobiltà
e durava in carica sei mesi; prestava giuramento (21) come i priori
e prometteva di risiedere in Foligno per poter amministrare il suo
ufficio a completa disposizione della città. Doveva inoltre sempre
comportarsi secondo giustizia, essere attivo ed accontentarsi del sa-
lario stabilito.

Il podestà, quando si recava ad assumere l’ufficio, doveva con-
durre seco alcuni collaboratori di vario ordine e rango.

Nel 1426 (22) il Trinci stabili che la podesteria di Foligno avesse
per tutto il semestre 375 fiorini (a 36 bolognini per fiorino) dato che
erano « bucche viginti » e cioè: « Potestas Fulginei; unus doctor; unus
miles socius; tres notarii (23); duo domicelli; decem fabuli et duo
equi », i quali nulla dovevano avere oltre il salario predetto se non
«25 libras denariorum pro carta tam pecudina quam bombacina et
inclostro ut notula declarat et pro custodia carceris ». Dal che deb-
bono poi esser sottratti 47 fiorini per le varie ritenute, cioè per il
palio che solennemente il podestà doveva offrire all’altare di S. Feli-
ciano e per le quattro balestre che era tenuto a donare al comune (24).

Terminata la sua gestione, egli non percepiva l’ultimo terzo dello
stipendio se non fosse stato prima constatato che tutto era proceduto
regolarmente durante la sua carica (25). Doveva perciò continuare
nel suo ufficio altri sei giorni «sindicatus coram sindicis deputandis re-
diturus plenarias rationes de administratione sui officii»; e durante
tale periodo l'attività da lui svolta, anche ai fini di una eventuale
riconferma, era soggetta ad un scrupoloso controllo da parte di tre
sindaci, di un assessore e di un notaio (26).

In seguito lo sviluppo e la complessa amministrazione dello
stato dei Trinci dovettero progressivamente aumentare, se nel 1429
si rese necessaria la creazione di una nuova carica, quella del collate-
rale del podestà, con i suoi ufficiali e la sua famiglia (27). Il sistema
cominciava a diventare davvero complesso, mentre nascevano nuove
figure di magistrati: il podestà non partecipava direttamente all'am-
ministrazione della giustizia in materia civile; le molteplici attribuzioni
di cui lo sovraccaricavano gli statuti non potevano consentire l'eser-
cizio della funzione giudicatrice, che richiede tempo, applicazione
ed animo sgombro da soverchie preoccupazioni; e perciò egli delegava
a render giustizia quasi sempre i componenti del proprio tribunale

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- 74 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

e cioè un giudice collaterale, due giudici giureconsulti, quattro notai,
un bargello ed alcuni birri. Dei tre notari, (il quarto era sostituito)
uno era incaricato di istruire e definire i processi penali, onde era
detto Notarius Mallificiorum, gli altri due chiamati Notarii extraordi-
nariorum (28) attendevano al disbrigo degli affari civili e tutti erano
sottoposti, alla fine del servizio prestato, alla revisione dei sindaci (29).
Dei piccoli furti e danni campestri, s'occupava invece uno speciale
magistrato l'Officialis damnorum datorum (30) eletto per sei mesi
insieme a due notai.

Dopo questo breve cenno sui sommi magistrati, ricordiamo gli
ufficiali comunali deputati alle singole faccende, che furono in Foli-
gno, in questo periodo, abbastanza numerosi. Gli incarichi erano tutti
temporanei e duravano ordinariamente sei mesi o un anno.

Tra questi primeggiavano gli ufficiali addetti all'annona che so-
vrastavano all’approvvigionamento alimentare della città ed adot-
tavano tutti i provvedimenti opportuni non solo per prevenire la
scarsezza dei viveri, ma anche quelli che ne riguardavano la vendita
nella giusta misura (31), a buon prezzo e nel condizionamento dal
punto di vista igienico (32), dovevano fare incetta e somministrazione
di derrate e ad essi spettava la riscossione dei proventi di non pochi
appalti ed il pagamento di non poche spese. E tanto delicato ed im-
portante era il loro compito, che non potevano vendere o far estrarre
biade senza deliberazione o licenza dei priori o dei deputati delibe-
ratamente eletti all’occasione (33). :

Ho già accennato agli ufficiali sindacatori (34), tanto importanti
per il controllo della vita amministrativa dello stato. La molteplicità
delle magistrature, infatti, e la necessità di sindacare l'opera di ogni
investito di un pubblico ufficio, attribuivano molto valore al riscon-
tro dei singoli fatti amministrativi. Il signore in seguito rivolgeva a
proprio favore l'istituzione comunale del sindacato, in modo che
questi controllori delle pubbliche attività più che indagare se i pro-
venti del Comune fossero stati bene o male impiegati e se gli ordina-
menti fossero stati rigorosamente applicati, finirono con il preoccu-
parsi soltanto se la volontà del Trinci fosse stata scrupolosamente
eseguita dai suoi incaricati.

Ufficiali collettori ed agenti di riscossione non sono mai ricor-
dati né negli statuti né nelle riformanze di Corrado, perché vigeva
in Foligno la consuetudine di appaltare le rendite dei beni comunali ed
i proventi delle gabelle (35). Per determinare l’imposta con preci-
sione, per distribuirla giustamente secondo la condizione economica
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO ©‘ 75

dei singoli, era in piena efficienza la istituzione di regolare catasto (36).
I cittadini allibrati, cioè iscritti nel catasto comunale, pagando in
ragione delle libre che possedevano, venivano allibrati nel terziere
dove risiedevano ed in nessun altro luogo che qui potevano esplicare
la loro attività per non intralciare e disturbare gli interessi altrui (37).

I notai dovevano redigere in pubblica forma ogni atto ammini-
strativo: i contratti erano in cancelleria, notati sopra un libro detto
Liber Contractuum (38). Le riformanze erano trascritte in volumi di
carta pecora che conservavansi nella segreteria dei priori. Le diverse
condizioni e formalità di vendita delle rendite comunali, erano esposte
in speciali registri o quaderni (39).

In questa cura di lasciare memoria di ogni avvenimento citta-
dino, è singolare e degno di menzione il fatto che di tanto in tanto
venivano annotate alcune rappresaglie, quei mezzi coercitivi cioè
che il signore usava verso i riottosi per indurli all'obbedienza o per
punirli per infrazioni di varia entità. Talvolta, di questi avvenimenti
spiacevoli, per sopravvenute amistà o per atto di sottomissione dei
colpevoli, si voleva distruggere il ricordo ed è perciò che abbiamo
spesso trovata la cassazione di alcune di esse (40).

Tutta l’organizzazione civile dello stato di Corrado Trinci fa-
ceva capo al signore, il quale rappresentava il Comune nelle relazioni
politiche esterne e la cui autorità si estendeva di diritto e di fatto
su tutti gli uffici cittadini, sui quali aveva il sindacato generale. Ac-
canto a lui c’era la classe nobile, sempre attiva e che conferiva de-
coro alla signoria; essa non era un insieme di politici o di guerrieri,
non rappresentava una casta feudale, ma costituiva sempre però un
elemento colto, ricco, che faceva ogni sforzo per tenere in mano, sia
pure per delegazione del Trinci, l'amministrazione interna della città,
l’alta magistratura, le cariche cittadine. Abbiamo già detto come tale
aristocrazia fosse in massima parte dedita alle industrie, ai commerci
e ad intensificare la produzione agricola. Ai nobili il signore affidava
le più difficili ambascerie (41), i nobili egli faceva figurare al passag-
gio dell’imperatore Sigismondo da Foligno nel 1433 ed i podestà che
egli mandava nelle sue terre appartenevano tutti a tale classe elevata.
Il popolo minuto era fuori della vita politica, però era attaccato alla
signoria, della quale aveva sempre favorito il sorgere, con la speranza
di essere da essa difesa dai ceti superiori (42).

Il Consiglio maggiore, composto dei rappresentanti di tutte le

.. famiglie nobili, era detto centumvirale per essere quelli in numero
di cento (43). Appartenere a tale Consiglio era un'onorificenza, cosi che -

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talvolta venivano scelti a farne parte illustri dottori delle arti ed in
medicina (44) che con la loro sapienza ed autorità potevano rendere
utili servizi al bene pubblico ed aiutare convenientemente il signore
nel difficile governo. Tra i consiglieri figuravano anche i 4 priori ed i
costituenti l'ordine del priorato, 3 regolatori e 24 intendenti, cui erano
affidati la custodia ed il buono stato della città (45). Quest'ultimi,
infatti, avevano l'alta polizia con decreto di scomunica maggiore ri-
servata al pontefice con la facoltà di armare all'istante qualunque
cittadino (46). Altri 5 consiglieri col titolo di Soprastanti alla fiera
ritenevano il governo assoluto della città dal 10 maggio sino a tutto
il 20 luglio, accogliendo in loro potere la giurisdizione sia civile che
criminale sino:al «ius sanguinis »; interessante e singolare insieme, è
constatare come in tale periodo di tempo cessavano tutte le giurisdi-
zioni del podestà e d'ogni altro giudice. Un altro consigliere, infine
avendo sotto la sua presidenza un mercante e un aromatario, com-
poneva il Tribunale di Commercio (47). Tutte queste magistrature
dimostrano quanta importanza avesse in Foligno tale fonte di ric-
chezza. Per dare sempre maggiore incremento a quella, il Trinci nel
1425 organizzó una prima grandiosa fiera che durava sei giorni (48)
e si svolgeva presso la chiesa di S. Maria in Campis; e l'esito dovette
sorpassare le speranze degli organizzatori, se nel 1429 ne furono ban-
dite altre due, quantunque di minore importanza (49).

L'origine della magistratura dei soprastanti, risale appunto ai
primi di marzo 1425, quando per regolare e mantenere il buon ordine
durante lo svolgersi di questa prima fiera, furono deputati 6 cittadini
che poi variarono da 4 ad 8. L'interessante è vedere come con la let-
tera del 15 marzo 1429 venissero invitati, ed anzi sollecitati a venire
a Foligno i mercanti di Lucca, ai quali erano assicurate ampie ga-
ranzie di sicurezza e l'esenzione da ogni tassa di pedaggio e da altre
gabelle (50). — '

Non possiamo chiudere questa sommaria esposizione della co-
stituzione dello stato di Foligno senza far cenno di due assemblee
popolari deliberanti su determinati argomenti di pubblico interesse.

Il primo era il Consiglio generale del Comune e del Popolo che si
riuniva nel Palazzo del Comune « in salecta inferiori ad sonum maioris

campane dicti Communis ad requisitionem et vocem preconum et

bamnitorum ut moris est de voluntate, commissione et licentia Mag.ci
D.ni Corradi de Trinciis pro Sancta Romana Ecclesia et Sanctissimo
Domino Papa in temporalibus Vicarii generalis ac Vexilliferi iustitie
populi dicte civitatis Fulginei et de mandato nobilium virorum Do-
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 77

minorum Priorum Populi dicte civitatis » (51). Quando questo era
riunito al completo, il cancelliere del Comune affacciava la proposta
di qualche riformanza o di altro provvedimento. Se ció incontrava
il beneplacito generale, allora i partecipanti alla seduta « omnes una-
nimiter et concorditer» si levavano « a propria sexione » e stavano
«suti, nullo remanente sedente» (52). Nelle sedute di massima im-
portanza erano il vicario del signore o Corrado stesso che si alzavano
a proporre qualche disegno; allora il cancelliere, ascoltate le proposte,
invitava i vari consiglieri a levarsi per stabilire e dire ció che ad ognuno
sembrasse « utilius et salubrius » per il Comune e per il signore circa
la questione in atto. Alcuni dei presenti, uno per volta, « surgens et

vadens ad solitam arengheriam » esprimeva il proprio parere, sug-.

geriva disegni e consigli od approvava le proposte già fatte dagli altri.
Poiché il numero di componenti il Consiglio variava di volta in volta
possiamo desumere che essi fossero di nomina diretta del signore, il

quale, nel desiderio di dare forma democratica a qualche sua deci-

sione, convocava alcune categorie di cittadini in Consiglio perché
si pronunciassero su determinate questioni.

Le sedute del Consiglio si concludevano nel modo seguente: i
priori sceglievano tra i pareri forniti nel corso della discussione quello
che sembrava piü confacente; esso veniva letto dal Cancelliere, coloro
che lo approvavano si levavano in piedi e quelli che erano contrari
restavano seduti. Il più delle volte il « consilium » veniva « obtentum
et reformatum per totum unum consiliariorum nemine discordante ».
Se invece i consiglieri erano sulle cose proposte « quasi impari forma
concludentes » si ricorreva «ad bussulas et palluctas.» e cioè chi era
favorevole alla proposta approvata doveva mettere « fabam sibi
dandam loco pallucte in bussulam albam del sic » e chi invece soste-
neva il contrario, «in bussulam rubeam del non ».

.. Distribuite le fave invece delle palluctae, come era stabilito negli
Statuti, per mandato dei Priori, uno dei tubetta ritirava le due bussole
e le fave venivano contate ad alta voce dal Cancelliere mentre le vuo-
tava «in quodam bacile de ottono ». Se le fave estratte dalla bussola
bianca erano più numerose di quelle della bussola rossa, «il partitum
veniva obtentum et reformatum ».

L'altra assemblea era costituita dal « Consilium Credentie sive
custodie » composta da 8 consiglieri per ciascun terziere, che venivano
scelti ed eletti dallo stesso signore e dai Priori. Si riuniva anche questa

nel Palazzo del Comune, al suono della campana maggiore, «ad re-

quisitionem bamnitoris, ut moris est de mandato Dominorum Prio-

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78 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

rum et consensu Mag.ci D.ni Corradi » ed anche qui il cancelliere del
Comune faceva le proposte delle questioni che si intendeva trat-
tare (53), seguendo la stessa procedura per il dibattito e per la vota-
zione finale.

Da ultimo dobbiamo ricordare un ufficio, la cancelleria, che sotto
gli antenati di Corrado e sotto questo stesso signore svolse un'opera
assidua e della più grande importanza ai fini della organizzazione e
della registrazione degli atti del piccolo stato (54). Il cancelliere, detto
anche notaro delle riformanze, aveva il suo ufficio nel piano superiore
del Palazzo Comunale e teneva altresi in custodia le casse ove veni-
vano conservati gli atti (55). Questi aveva anche l'obbligo di scrivere
tutte le deliberazioni che venivano prese nei vari consigli, di scrivere
lettere missive e rimissive, di registrare gli atti del suo ufficio, gli
strumenti e tutti gli affari pertinenti il Comune. Egli occupava una
carica ed esplicava un compito assai importante, ma il suo prestigio
aumentó di gran lunga quando fu disposto per la riformanza che il
« Cancellarius Communis » avesse piena potestà « extraendi, ordinandi
et publicandi quascumque scripturas in dicto Commune eius Archivio
repertas » (56). Egli riceveva il salario di 12 fiorini d'oro ogni due

stipendi di tutti gli ufficiali del Comune (57); aveva inoltre ai suoi
servizi un ufficiale (58). Facendo vita comune coi signori, questi non
potevano avere segreti per lui, che era di fatto e di diritto il depositario
di tutti gli atti pubblici che regolavano la vita dello stato. In fine tra
gli stipendiati del Comune, alle dirette dipendenze del signore c'era
il suo vicario, il quale riceveva 36 fiorini d'oro ogni due mesi (59);
questi aveva diritto a dieci famuli e a due domicelli, che potevano
essere diminuiti però a piacere del Trinci. Il vicario era persona fede-
lissima al signore; il suo alter ego che doveva alleviarlo nelle pesanti
e molteplici fatiche del governo. Tale carica non aveva durata fissa
e determinante; alcuni vicari durarono nel loro ufficio vari anni (60)
e tra essi particolarmente gradito ed accetto all'animo di Corrado
dovette essere Giacomo Grandinati da Napoli, che fu vicario dal 15
novembre 1426 al 22 gennaio 1432, compresi i semestri del 1428 e
1431 in cui fu podestà (61).

Questi, dottore in legge, fu eletto a tale delicatissitil ufficio
per un « semestre et ultra ab beneplacitum Domini » (62) e la sua con-
dotta tanto dovette soddisfare il signore, se gli consenti di compiere
anche atti che generalmente spettavano al signore medesimo o a suo
figlio, come quelli afferenti (nel 1429 e nel 1430) alla estrazione per

mesi, venendo cosi per la retribuzione a percepire uno dei maggiori -

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Ar CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 79

la nomina dei priori, dei proconsoli dell'Arte dei mercanti e della
Università degli artefici.

Il vicario, prese le direttive dal superiore, doveva poi continuare
nell’espletazione della sua opera liberamente, onde si rendeva ne-
cessario ed indispensabile che egli riscuotesse la massima fiducia da
parte di colui del quale era il rappresentante. In tale modo compren-
diamo come Corrado, circondato da nemici sollevatigli contro dalla
Chiesa, avendo trovata una persona veramente all’altezza del com-
pito da lui affidatogli, la tenesse presso di sé soddisfatto, offrendole
prove di grande fiducia. Interessante è notare come tali vicari fos-
sero tutti forestieri ed in prevalenza provenienti da città lontane dallo
stato del Trinci, estranei quindi a quelli che potevano essere gli in-
teressi di parte del popolo e che difficilmente si sarebbero uniti e col-
legati con i cittadini ostili ai Trinci per contrastare tacitamente l’opera
di Corrado o ribellarsi alla sua autorità.

D’altro canto se Apollonio Boncompagni, ui la sua gestione
di vicario, fu chiamato podestà in una sede importante come la re-
pubblica di Firenze, questo ci dimostra come il signore del piccolo
stato sapesse scegliere i suoi uomini e saggiamente contornarsi.

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NOTE AL CAPITOLO SESTO

(1) Donrzo D., op. cit., p. 163 ci narra come il partito contrario ai Trinci,
non soddisfatto di aver col proprio tradimento causata la rovina della fami-
glia, cancelló gli stemmi, le armi, i nomi loro e brució libri, privilegi, istrumenti
e scritture ad essi spettanti.

(2) FALoci PuLIGNANI M., / medici di Foligno e l'Università di Perugia,
in Boll. della Dep. di Storia Patria per l'Umbria, vol. XXI, p. 11 e segg.

(3) Solo in quell’anno Corrado Trinci potè iniziare un’opera organica di
risanamento della pubblica amministrazione.

(4) Di questi sei statuti pervenutici solo uno e precisamente quello degli
speziali è stato pubblicato.

(5) Riformanze 1426, 11 maggio, c. 110: Ordine per una grandiosa pro-
cessione del Corpus Domini, nella quale tutte le Arti dovevano portare doppieri
di cera.

(6) Senza distinzione di classe.

(7) Cfr. DoRIA ARCAMONE, La Signoria dei Trinci in Foligno, ecc.

(8) Lib. I. Ref., c. 195. Nel 1429 il vicario di Corrado presiedeva alla
nomina dei Proconsoli dell'Arte dei mercanti e della Università degli artefici.

(9) Rif. 1426, 11 maggio, c. 110. Alla processione del Corpus Domini tut-
te le arti dovevano portare doppieri di cera.

(10) IacoBILLI L., Croniche ad an. 1421; Raccolta di strumenti ed altri atti
della famiglia Trinci del anno 1427 al 1432. Ms. F 257 del sec. xv nella
Biblioteca Comunale di Foligno, f. 99. :

. (11) Spesso si recava a prestar opera anche fuori delle proprie terre; in-
fatti nel 1430 furono presentate ai priori lettere del podestà di Corneto, in cui
era detto che i lavoratori ed agricoltori che volessero andare a Corneto « ad lu-
crandi mercedem debitam percepturi ex recoligendis messibus vadant liberi
et securi omni prorsus impedimento » Raccolta di strumenti ecc., f. 89.

(12) Dorio D., op. cit., p. 260; IAcoBILLI L., Cronache ad annum.

(13) Lib. Ref. 1425-33. Il 1 febbraio 1425 abbiamo il giuramento dei 4
Priori di marzo ed aprile (c. 8) mentre duravano ancora in carica quelli del
primo bimestre. Anche a Perugia duravano in carica due mesi. Cfr. BONAINI
F., Prefazione alle Cronache del Graziani, p. LV; ALrieRi V., L'amministra-
zione economica, ecc. p. 16. :

(14) La città di Foligno era divisa in tre parti o terzieri, ciascuno dei quali
era detto rispettivamente «inferiore, superiore e mediocre » per la posizione.
Quello superiore doveva corrispondere al rione di S. Salvatore, quello di mezzo
al rione del Duomo e della piazza, quello inferiore é per solito indicato col nome
di S. Giovanni e S. Nicoló e pertanto doveva estendersi tra quelle chiese. Ogni
terziere comprendeva piü riunioni, infatti i cittadini vengono citati come ap-
partenenti alle numerose « Societates » delle quali ricorrono più frequente-
mente quelle: « Abbatie, Contrastanghe, Platee veteris, Platee nove (Spada),
Platee Episcopatus, Franciscorum, Admanitorum, Campi, More Coippiscorum ».
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 81

(15) Di tale anno non ci restano riformanze, quindi non si può determinare
in base a che cosa sia avvenuta la modifica, stabilita dal Consiglio di Foligno.
IAcoBILLI L., Croniche ad annum.

(16) Vedi Appendice

(17) L'estrazione dei priori avveniva in seno al Consiglio del popolo, adu-
nato al completo in seguito al suono della campana maggiore e dietro invito dei
banditori e dei trombettieri. Una cassetta dipinta, dentro cui erano i busso-
lotti uno per terziere, con i nomi degli appartenenti all'ordine del priorato, ve-
niva portata da un trombettiere, il quale, chiusala bene a chiave, l'apriva solo
alla presenza del Consiglio. Tirati fuori i bussolotti, il figlio del signore o il vi-
cario estraeva a sorte da ognuno di quelli i nomi iscritti su piccoli pezzi di carta.
Poi li leggeva forte. Vedi Appendice.

(18) Vedi Appendice.

(19) Cosi troviamo nel I libro delle Riformanze del 1430, 8 agosto, 200 t. la
| promessa del cuoco dei priori di ben servire nella loro cucina col solito salario.

(20) Vedi giuramento dei priori in Appendice.

(21) Vedi giuramento del podestà in Appendice.

(22) Lib. Ref. 1426, 22 maggio, c. 74. Qui è detto come la podesteria di
Foligno era stata ridotta da Urbino «et factum fuit aliquantisper maius sala-
rium, quam illud Urbini, quia tenet unum notarium ultra illud officium Ur-
bini et quia etiam habet maiores detractationes ».

(23) Lib. Ref. 1425, 22 luglio, c. 14 t. Si fa l'estrazione di tre « notarii
Banchi Dni. Potestatis ». Questi, estratti come al solito a sorte da un bussolotto,
erano tre e c'era anche un sostituto, il quale teneva il posto di uno di costoro
quando era assente per ragioni di ufficio. Vedi Appendice. :

(24) Lib. Ref. 1426, 22 maggio, c. 74; ANGELUCCI A., Spigolature, ecc.;
JacoBILLI L., Cronache ad annum, 1426.

(25) Lib. Ref. 1426, c. 79.

(26) Lib. Ref. 1429, 28 maggio, c. 131 t. Nel 1426, 1° gennaio (ibid., c.
31 t.) il giuramento « Dni. Potestatis de Urbino in secunda refirma pro qua-
tuor mensibus hodie incipiendis ».

(27). Ibid., 3 giugno 1429, c. 133 t.

(28) Lib. Ref., 1426, 5 gennaio, c. 33 t. Notula officialium et familiae
Dni Potestatis et sunt miles socius, duo Notarii extraordinariorum, unus
Mallificiorum, ecc. .

(29) Ibid. 29 luglio 1430, c. 199. Elezione di tre sindaci con notaio ed asses-

sore per un semestre « ad sindicandum iudicem collateralem, Notarium Malli- '

ficiorum et Notarios extraordinariorum ». L'avvocato del Comune doveva es-
sere assessore e consultore degli stessi sindaci. i

(30) Lib. Ref. 1426, 5 marzo, c. 46 t. Iuramentum officialis damnorum
datorum. Il 6 marzo (c. 47) abbiamo l'elezione di due sindaci con un notaio
«ad judicandum officialem damnorum datorum » per 15 mesi. Questo perce-
piva un salario di 8 fiorini al mese (36 bol. per fiorino); di piü beneficiava della
terza parte delle multe emesse da lui e dai suoi dipendenti, oltre a ricevere
«XVI denarios pro libra e omnibus que venire fecerit in Communi ». Alla sua
elezione seguiva il giuramento, col quale l'ufficiale prometteva di comportarsi
«legaliter et diligenter ». Il giorno dopo i priori d'accordo sceglievano tre sin-
dacatori per sindacare l'ufficiale uscente di carica. Vedi Appendice.

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(31) Lib. Ref. 1426, 6 febbraio, c. 40. Raccolta di strumenti, ecc., f. 97.
Non si poteva né vendere né comprare vino o mosto da nessuno se non misu-
rato a barili e precisamente con barili sigillati con sigillo a stampo.

(32) Lib. Ref. 1430, 3 novembre, c. 230 t.

(33) Lib. Ref. 1430, 3 novembre, c. 208. Si ottenne che la canapa potesse
essere estratta solo con limitazione da farsi da parte dei priori e di 6 deputati
eletti per l’occasione.

(34) Questi erano eletti e scelti dai priori in carica ed erano vincolati da
giuramento. I Lib. Ref., cc. 5, 33, 47, 65, 199, ecc.

(35) Lib. Ref. 1426, 18 ottobre, c. 104 t. Fu appaltata la misura della
biada per 3 anni; c. 105 t., appaltate le gabelle della misura dell’olio e statera.
Talvolta il signore poteva anche vendere tali gabelle; così vediamo come il 7
gennaio 1428 il Trinci vendette « in sala Imperatorum » del suo palazzo il pe-
daggio e le gabelle di Verchiano per 80 fiorini d’oro all’anno. (Raccolta di stru-
menti, ecc. c. 2). Il 12 dicembre 1428 Corrado affittò le gabelle a Foligno per
360 fiorini d’oro, le gabelle del macinato per 540 ‘fiorini, il pedaggio di Colfio-
rito e molte altre terre per 2400. Il 28 dicembre 1428 vendette la tassa del vino
per 120 ducati. (Raccolta, ecc., passim).

(36) Statuti riguardanti la causa tra Foligno e Spello per i confini, 1428.
A c. 22 è detto tra l’altro: « Et terrae posite infra dictos confines sint allibrate
descripte et accatastate in catastis et libris censualibus dicti Comm. Fulg. et
Homines habitantes et possidentes terram, vias, et agros infradictas semitas
et confines... solvant gabellas pro fructibus dictarum terrarum secundum Re-
formantias ». Vi erano anche ufficiali del catasto, ricordati in atto del 4 feb-
braio 1428, in. Raccolta, ecc. ad annum.

(37) Lib. Ref. 1431, 28 febbraio. Non si poteva vendere la carne se non
nel terziere in cui si era allibrati.

(38) Raccolta, ecc. 1428, 24 aprile. Vengono ricordati contratti stipulati,
che debbono trovarsi registrati «in libro ordinario contractuum ».

(39) Per il periodo di Corrado non ci restano, ma invece sono pervenuti
a noi un libro delle gabelle e 4 volumi dei macinati che debbono essere la conti-
nuazione degli altri, dati certamente in preda alle fiamme dal furore popo-
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(40) Raccolta, ecc., 28 febbraio 1428; Lib. Ref. 1427, 5 novembre, c. 142.

(41) Giacomo Trinci e Francesco Elmi furono inviati da Corrado Trinci
come oratori e suoi procuratori presso la S. Sede nel 1435. Arch. Vat. Reg. V
Vat. :336,.c. 89 t.

(42) Ogni volta infatti che vennero ordite congiure contro Corrado ed i
suoi, il popolo si mantenne in prevalenza estraneo ed anche nel 1439 si abban-
donó al furore, solo trascinatovi per istigazione dei nobili e del nemico.

(43) In casi importanti intervennero al Consiglio anche 122 (14 settem-
bre 1428) e 118 cittadini (26 settembre 1428) Lib. Ref. 1428, c. 187; JACOBILLI,
L., Cronache, ad annum.

(44).IAcoBILLI L., Cronache, ad annum 1436. Vennero eletti consiglieri
di Foligno 7 illustri dottori delle arti e di medicina.

(45) FiLIipPINI G., Notizie sopra Foligno, ms. esistente nella biblioteca
Comunale di Foligno, c. 1.

(46) Id. id, c. 62, n: 6.

coU i CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 83

(47) Ibid.

(48) Tre giorni avanti e tre dopo la festa dell’ Annunciazione (25 marzo).
La festa religiosa richiamava gran folla di popolo, onde il signore pensò di
trarne profitto per l’incremento della vita civile e commerciale di Foligno. Per
il bando emanato in tale occasione vedi Appendice.

(49) Una di queste avveniva in luglio in onore di S. Pietro ed una in ago-
sto per la festa di S. Lucia, che si svolgeva al Ponte S. Lucia di Pale, nei pressi
di un monastero fondato da Corrado Trinci, Lib. Ref. I, c. 187, Lucano P.,
L’abbazia, ecc. p. 56.

(50) Miscellanea Varia Fulginatensis, Ms. F 103 secoli vari, c. 18. Rac-
colta di documenti storici di Foligno nella Biblioteca Comunale di Foligno
(copia dell'Archivio di Stato di Lucca): « ... invitamus vobis, omnibus alii-
sque quibuscumque personis ac etiam unicuique accedere volentibus ad
easdem, salvi securi et liberi in personis singulisque Mercantis et rebus, in
veniendo, stando et redeundo absque solutione alicuius vel gabelle securitatis,
licentiam liberalem imperium ».

(51) Statuti riguardanti la causa tra Foligno e Spello, 1428, c. 8.

(52) Lib. Ref. 1426, 26 maggio, c. 69.

(53) id. id., « In Consilio Communis et Populi facta fuit proposita per
Cancellarium... ».

(54) FALoci M., Il Vicariato, ecc., p. 40; FALoct M., Le antiche, ecc., D:
Dal 1421 al 1439 esisteva un registro della cancelleria di Corrado indicato dal
canonico Bartoloni Bocci: Minutario del celebre Ser Benedetto Rampeschi No-
taro, Cancelliere e Segretario di Corrado Trinci. Lo stesso ser Benedetto, come
abbiamo già visto, compiló una registrazione che va dal 1421 al '24 una specie
di censimento militare delle terre, fortezze e stipendiati che ereditó Corrado
Trinci.

(55) Lib. Ref. 1425, 29 aprile, c. 10.

(56) Id, id. 1430, 3 novembre, c. 208.

(57) I priori avevano 61 fiorini ed il vicario del Signore 36. Vedi Appen-
dice.

(58) L'ufficiale del vicario percepiva 6 fiorini.

(59) Vedi Appendice.

(60) Donio D., op. cit., p. 207. Corrado costituì suoi vicari in Foligno
per il suo stato: Apollonio Boncompagni sino all'ottobre 1426, eccetto nel 1423,
quando andó podestà di Firenze, nel quale tempo fu vicario Ludovico Sardi
da Ferrara. Nel 1426 (15 novembre) gli successe Giacomo Grandinati da Na-
poli e poi Giacomo Mariani di Assisi; nel 1435 Cataldino Boncompagni e verso
la fine dello stesso anno sino al 1439 fu vicario Pietro Pavarini da Pisa.

(61) I Lib. Ref., passim.

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CAPITOLO VII
LE RIFORME DI CORRADO III

Alla esposizione delle numerose riformanze a traverso le quali
si esplicò l’attività politico-amministrativa di Corrado III Trinci
nel periodo in cui egli tenne il dominio dello stato, debbo premettere,
in forma del tutto sintetica, alcune considerazioni che ritengo utili
per una più profonda conoscenza del momento storico, oggetto del
mio studio. Ho già avuto modo di chiarire nel primo capitolo che i
Trinci, in maniera non dissimile da quanto era avvenuto nella quasi
totalità degli altri vicariati pontifici, ottennero la investitura di vi-
cari generali della Chiesa per lo stato di Foligno dopo essersi assicu-
rata una solida posizione di predominio nella città e dopo essere stati

nominati dal suffragio popolare « Vexilliferi justitiae et confaloneri

populi et civitatis Fulginei » (1).

La curia romana si era orientáta in questo, come negli altri casi,
ad affidare il potere vicariale a persone, che divennero in seguito
famiglie per il carattere quasi ereditario assunto dalla carica nel tempo,
che godevano già di largo prestigio locale e che erano giunte alle
somme magistrature cittadine con il consenso del popolo. Questa
direttiva politica aveva indiscutibilmente i suoi pregi, ma racchiudeva
già in sé il germe delle lotte che non tardarono a manifestarsi nel pa-
trimonio della Chiesa, perché il titolo e le funzioni di vicario offrivano
al signore un'arma assai efficace per il consolidamento del proprio
potere, senza peraltro aver tolto a questo il suo carattere originario
di emanazione della volontà popolare.

Se aggiungiamo a questa iniziale impostazione di equivoco poli-
tico il successivo indebolimento del potere centrale, da cui derivava
l'investitura, e la progressiva tendenza popolare a disinteressarsi della
cosa pubblica a mano a mano che l'autorità del signore cresceva e
che quindi riduceva ad una mera formalità l'intervento popolare
nell'amministrazione delle città, possiamo già vedere i contorni del
quadro storico entro il quale l'istituto della signoria si venne affer-
mando.

In senso contrario, tuttavia, esistevano ancora notevoli forze
che ostacolavano — e talora con successo — la creazione della signoria


CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 85

stessa; quella medesima impostazione politica e quindi contingente
dell'origine del potere derivante contemporaneamente dal basso e
dall'alto, escludeva la presenza di un diritto proprio, originario o ad-
dirittura divino, come nelle monarchie, nella persona del signore; la
Chiesa, contrariamente a quanto avvenne nell'Impero, si dimostró
sempre restia al sorgere delle signorie nelle sue terre e con alterna
fortuna pose ogni ostacolo allo svilupparsi di esse ai suoi danni.

In questo clima storico mosse Corrado III i suoi passi; egli, ul-
timo della famiglia, continuó in certo qual modo nella linea di con-
dotta dei suoi avi, ma con l'andar del tempo e sempre piü tenacemente,
cercó di far prevalere la sua influenza e la sua autorità in tutti i campi,
così da essere l'arbitro principale dell'andamento della vita ammi-
nistrativa, giuridica, economica e militare dello stato. Dovette tut-
tavia arrestarsi e non poté procedere sino al definitivo acquisto del
potere assoluto, che con il principato avrebbe coronato la sua grande
aspirazione, perché in definitiva egli derivava la sua potestà di go-
verno dalla Chiesa e dai pontefici.

Assai interessante é fermarsi ora a considerare i rapporti tra i
poteri di Corrado III e quelli delle autorità comunali esistenti prece-
dentemente. In tale campo nuovo ed inesplorato non si puó con sicu-
rezza precisare sino a qual punto arrivasse l'autorità del Vezillifer
et vicarius. Con l'affidare ad un individuo il «mero et misto impero »,

. ]a facoltà di far leggi, il potere amministrativo e quello militare, si

veniva a formare un forte centro di governo e di conseguenza sorgeva

un nuovo concetto dello stato. Vedremo dunque ora come si com-

portó Corrado III nei confronti dell'antica costituzione del Comune.

Dirò subito, per orientare il lettore verso un più noto periodo
storico, che la sua posizione di fronte al governo di Foligno ha molta
analogia con quella che dopo il 1434 ebbe Cosimo de' Medici in Firenze.

Certamente l'opera del Trinci non poté essere di aperta e com-
pleta demolizione del passato, perché anche quando l'uomo modifica
0 sopprime le vecchie istituzioni, ne conserva tuttavia almeno l’este-
riorità; il suo lavoro in questo senso fu costante ma lento, cosi che
possiamo valutarne la portata soltanto raffrontando la posizione
politica raggiunta da lui di fronte a quella dei suoi predecessori. Per
questa indagine c'é di valido aiuto un registro originale dei Trinci (6).
per gli anni 1383-84, durante la signoria di Corrado II (1377-86) dal
quale risulta evidente come il prozio del nostro, dividesse in quel tempo
i diritti sovrani con i magistrati della città (3). Diverso è il tono di
autorevolezza negli atti dell’ultimo Trinci da quello rilevato dai docu-

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menti già nominati, riguardanti suo padre Ugolino ed il suo prozio
Corrado... Questi erano ben lungi dall’usare la tracotanza del di-
scendente e rivolgendosi a Rinaldo Orsini, rettore dell'Umbria, s'in-
chinavano rispettosi chiamandolo « Magnifice domine nostre » (4).

Nel 1384 già una certa qual preminenza aveva ottenuto nel Co-
mune il signore, ma più per spontanea riverenza nutrita dagli altri
verso di lui che per assoluta volontà di affermarsi. Le autorità dei
vari centri del dominio collaboravano col signore nella scelta dei pro-
pri ufficiali, ed a lui poi ne richiedevano la conferma (5). Il « vica-
rius » i « massari, », il «consilium » si firmavano suoi « servitores »
ed egli a sua volta si rivolgeva loro chiamandoli « viri nobiles amici
carissimi », quasi ostentando una parità di diritto e di posizione, di
fatto probabilmente non più esistenti.

Nel 1383 troviamo « Corradus... in temporalibus vicarius gene-
ralis ac confalonerius iustitiae populi civitatis eiusdem nec non Prio-
res» che nominano l'esattore delle tasse del 21 maggio « nomine
dicti Communis et nostro ». Con ciò essi affidano ad un tale « l’officium
executionis gabellarum » nella città di Foligno, « communitatis fortie
et districtus ».

Ai tempi di Corrado III tutto è profondamente mutato: l’appalto
delle gabelle non. era affidato più dai magistrati comunali, ma è un
fatto personale del signore e si perfezionava nel suo stesso palazzo.

L'accresciuto prestigio del Trinci influi decisamente nell’affievo-
limento dei poteri popolari espressi attraverso gli organi del Comune;
e, di converso, a questa opera demolitrice delle comunali libertà ed
aspirazioni, corrispose ai tempi di Corrado III un notevole accentra-
mento nelle sue mani della somma delle potestà. |

In Foligno i priori, nel giuramento prestato alla presenza di
molti cittadini e dei rappresentanti dell'Ordine nella sala maggiore
del Palazzo Comunale, promettevano di essere fedeli e devoti alla
Chiesa, al papa ed al signore (6); ma la forma solenne non deve in-
durre ad errati apprezzamenti sulla sostanza, perché la loro elezione
avveniva completamente a beneplacito del signore, dal momento
che della estrazione dei nomi era incaricato esclusivamente il figlio
maggiore di lui, Ugone (7), tutt'al più il suo vicario (8). I quattro
nobili cittadini scelti, che con Corrado o col suo rappresentante si
occupavano degli affari più importanti (9) dello stato, possedevano
grande autorità e nel caso che gli fossero contrari, sarebbero riusciti
di grave ostacolo; perciò egli logicamente s’imponeva per scegliere
persone di cui potesse fidarsi.
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CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 87

Aggiogare al suo carro l’istituto del priorato significava per Cor-
rado poter manovrare a suo beneplacito oltre che tutti gli affari dello
stato, anche le nomine alle minori magistrature, giacché nessuna deli-
berazione poteva essere presa se non « de voluntate et consensu do-
minorum Priorum ». Per questi il volere del signore era comando su-
periore, a cui non pensavano certo di disubbidire (10).

Né meno il signore influiva sulla nomina del podestà della città
di Foligno e nel 1426 decisamente rinnovò gli Statuti riguardanti il
conferimento di tale carica (11). La persona designata prendeva la
consegna dell’ufficio a cavallo, avanti la porta maggiore di S. Feliciano,
nella Piazza del Duomo e dalle mani del cancelliere del Comune; nella
complessa formula del giuramento, pronunciato. alla presenza del
signore, venivano nominate tutte le celesti e terrene autorità « ad
laudem et reverentiam Omnipotentis et gloriam Virginis Marie » e di
tutti i Santi, «ad honorem et statum » della Chiesa e del papa con
tutti i suoi cardinali, anche «ad honorem, statum, magnificentiam et
exaltationem Mag.ci Dni Corradi de Trinciis, dei priori e di tutti i
cittadini. Veniva fatta solenne promessa di ubbidienza e devozione

alla Chiesa, al papa, al Trinci ed alla sua famiglia e si scendeva tal-

volta anche a dettagli di interesse politico come quello di impegnarsi
ad applicare i suoi Statuti (12).

Fu riconfermata da Corrado la durata di tale carica per un se-
mestre, termine assai breve, che gli permetteva con facilità di sba-
razzarsi legalmente di chi non fosse docile, mentre egli aveva piena
potestà di eleggere di nuovo chi lo avesse soddisfatto (13).

I vicari del signore potevano essere elevati alla carica podesta-
rile ed in una occasione fu eletto, ad istanza del cardinal legato, po-
destà di Foligno, il perugino Giacomo Michelotti, che dovette lasciare
la carica appena dopo cinque giorni, sostituito dal Grandinati, vicario
di Corrado (14). Questo fatto molto singolare, è ricordato e registrato
anche dal cancelliere, il quale dice come il podestà mandato nella
capitale dello stato del Trinci ad istanza del cardinal di Perugia fosse
tanto «gravi infermitate gravatus » da non poter «intendere dicto
officio » (15). Tale impedimento, io penso, doveva esistere già al tempo
dell'elezione e non essere ignoto al cardinale; come puó spiegarsi una
cosi rapida liquidazione e la contemporanea nomina alla stessa carica
proprio nella persona del vicario del signore se non come un gesto
di prepotenza da parte di Corrado, che non voleva sottostare alle
ingiunzioni della curia romana ?

Nella riforma riguardante l'ufficio dei podestà fatta da Corrado


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88 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

il numero dei componenti la loro curia e la loro famiglia fu lasciato
invariato; gli officiali sindacatori di costoro venivano eletti dai prio-
ri (16). Cosi tutto quanto riguardava tale magistratura restava nel-
lambito della assoluta giurisdizione del signore, tanto che alla sua
cacciata nel 1439 il popolo di Foligno fece la richiesta alla Chiesa di
un giudice di appello, che potesse conoscere e definire le cause « quas
a potestate et eius curia interponi contingerit » (17).

Né certo Corrado Trinci poneva minor cura nel nominare nelle
altre città del suo stato podestà che fossero di suo gradimento; poiché
questi sarebbero restati più lontani dalla sua vigilanza ed avrebbero
potuto più facilmente scuotere il giogo, egli non inviava nelle varie
sedi come podestà se non persone a lui fide e sicure o addirittura le-
gate a lui da vincoli di parentela.

Così in Nocera, subito dopo il turbinoso periodo della rivolta,
il signore di Foligno affidò tale mansione al cugino Francesco Elmi (18),
che fu poi di nuovo eletto nella stessa carica nel 1422 a Trevi (19).
E sempre in questa rocca importantissima, nel 1424 troviamo come
podestà, per incarico di Corrado, il nobile modenese Pietro Paolo
Rangoni, :marito di una sorella del Trinci (20).

Corrado Trinci si giovò di non pochi privilegi che gli consenti-
vano di controllare direttamente l’operato dei magistrati maggiori;
‘molti di tali privilegi furono confermati al popolo di Foligno dalla
bolla del cardinale Vitelleschi e continuarono a sopravvivere, almeno
in parte, sotto il governo dei vari pontefici anche sino ai secoli xvII
e xvii; ma alla caduta dell'ultimo Trinci, fu subito soppresso quello
che gli consentiva di presiedere nella sua veste di gonfaloniere i Con-
sigli senza l'intervento delle altre autorità.

Il Consiglio segreto della città, infatti, veniva riunito in una
sala (21) del palazzo stesso del signore «ipsius mandato et Dominorum
Priorum ad requisitionem numptii consulis deputati per Mag.cum
Dominum et Priores » e quello pubblico sottometteva ogni cosa deli-
berata all’alta approvazione di lui (22); ugualmente il « Consilium
Credentiae sive Custodiae » si riuniva solo con il suo consenso (23).

Un'istituzione che mi sembra intimamente legata al carattere
del governo signorile è il Consiglio segreto, del quale ho trovato solo
scarsissime notizie, che servono a rilevarne con certezza l’esistenza,
ma non già la composizione e la funzione.

Forse più che un vero e proprio Consiglio permanente doveva
trattarsi di una specie di commissione, diremmo noi, nominata volta
per volta nelle circostanze di più grave importanza e quindi non molto

—— di frequente. Il Consilium Credentiae era un consiglio speciale, isti-
tuito dal signore e che gli era di valido ausilio nell’esercizio del go-
verno; talvolta nelle sue sedute, che potevano anche essere tenute
nella sala del palazzo signorile, è proprio Corrado che dichiara i «.pro-
posita » e fa le sue relazioni (24). In fine, tra i consigli presieduti dal
signore, dobbiamo ricordare quello Centumvirale, del quale abbiamo
già detto, ed a cui erano demandate le nomine degli ufficiali e dei
notai o che trattava affari prettamente amministrativi. Tuttavia,
nelle relazioni «che il signore ebbe con la Chiesa, fece riunire il Consi-
! glio maggiore ogni qual volta doveva inviare ambasciatori al pon-
tefice (25). 3

Tra le nuove istituzioni abbiamo fatto menzione del vicario
dello stesso signore; non ho trovato né negli Statuti né nelle riformanze
notizie sulle. competenze di tale nuovo ufficiale, né credo che esse
siano state mai sancite, poiché la dipendenza diretta che egli aveva
dal signore faceva si che secondo il desiderio di questo o in relazione
alle circostanze, egli avesse diverse attribuzioni, mai sottoposte al
controllo dei sindacatori per il carattere politico e strettamente fidu-
ciario della carica.

In tutto lo stato di Corrado Trinci, in definitiva, a nulla si pro-
cedeva contro il suo volere ed ognuno s'inchinava ai suoi desideri
e ne seguiva le direttive; egli era il vero capo della signoria, colui
che s'occupava dell'andamento generale, la mente ordinatrice e fat-
trice, che teneva sottomessi e faceva agire secondo la propria determi-
nazione tutte le magistrature e le cariche comunali, che coesistevano
in una specie di gestione contemporanea, ma subordinata al potere
di lui. Una importante conferma di questa superiore autorità ci è
data da un atto notarile del 1429, il quale ci dimostra come la semplice
approvazione del signore o il suo intervento fossero sufficienti a dare
a qualsiasi atto validità giuridica (26). Vediamo così infatti come tale
alto e magnifico consenso fosse superiore ad ogni altra autorità,
anche a quella del « scindicus per ius Communis Fulginei habens ple-
num et generalem mandatum a dicto Communi »; e tale consenso
era ricercato e richiesto dai cittadini, come garanzia e sicurezza per
il futuro (27). Il Trinci, tuttavia, non potendo intervenire di persona
a qualsiasi atto, incaricava spesso di agire per sé il suo vicario (28),
concedendogli « plenum, liberum et generalem mandatum cum plena
libera et generale administratione ».

Attribuendosi dunque Corrado il diritto di scelta dei magistrati
del Comune e svolgendo nel suo stato un'autorità nettamente pre-

CORRADO TRINCI : ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 89 .

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ponderante, le istituzioni comunali avevano perduto gran parte delle
loro funzioni politiche, amministrative e giurisdizionali e conseguen-
temente si era affievolito il loro prestigio. Tuttavia, se la vita del
Comune come espressione democratica era in certo senso paralizzata,
prendevano vigore sotto gli auspici dell’ultimo Trinci tutte le atti-
vità peculiari del periodo della signoria.

Corrado non si trovò a dover seguire la politica dei nuovi fon-
datori di stati, costretti a procedere con le maggiori cautele verso cit-
tadinanze numerose e potenti, che il lungo esercizio di libertà rendeva
ribelli ad ogni forza di eccessiva subordinazione, ma ebbe facile gioco,
padrone com'era della città, dopo che il padre suo Ugolino aveva già
poste le fondamenta e le premesse ad un regime a carattere signorile.

Corrado non appare affatto stipendiato dal Comune e su ciò
giova insistere perché 'è così provato che egli non fu un magistrato
al servizio del Comune; tuttavia assoluta separazione tra il patrimonio
personale del signore ed i beni comunali non doveva esistere. Il vicario
del Trinci ed i suoi «tubetta » erano pagati con gli stessi proventi da
cui erano tratti gli stipendi dei priori e degli altri ufficiali cittadini (29).
La cancelleria nella città era unica e chi ad essa presiedeva rivestiva
la carica di cancelliere del signore e del Comune insieme (30). La man-
canza del registro di cancelleria dal 1421 al 1439 ci priva di molte
notizie in questo campo, ma da altri documenti sappiamo che tali '
funzionari avevano incarichi professionali anche dalle autorità ec-
clesiastiche (31) e che spesso il loro delicato ufficio veniva ricoperto
da membri di una stessa famiglia che si succedevano nella carica:
Nicola di Nicoló fu cancelliere di Ugolino e suo figlio ser Benedetto
lo fu di Corrado. Quest'ultimo divenne famoso per la fine tragica
che fece, appena la truppa del card. Vitelleschi entró in Foligno (32).

Ció dimostra come tali funzionari fosseto legati strettamente
al propri signori, mentre continuavano ad essere ai servizi anche del
Comune ed a ricever stipendio tratto da fondi di questo (33). Uguale
trattamento veniva riservato al « Magister gramaticae » che prestava
. i suoi servizi nel palazzo del signore (34), amante della cultura, me-
cenate di letterati e poeti. Nel 1428 venne in Foligno «ad regendas
scholas egregius magister Antonius de Placientia brixiensis trivii
et moralis filosofiae doctor » (35).

Ho già accennato come nello stato del Trinci si avesse un'or-
dinata distribuzione del carico tributario a mezzo del catasto, a tra-
verso il quale si era giunti alla imposta diretta con un migliore accer-
tamento dell'onere tributario di ciascuno. Nel territorio di Foligno
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 91

le gabelle ed i dazi erano le fonti principali di reddito; la particolare
posizione consentiva forti introiti dai dazi doganali di transito e lo
sviluppo commerciale permetteva una ricchezza diffusa ed un gettito
particolarmente forte dalle imposte indirette. Non ci restano i libri
delle gabelle e degli introiti « Macenatus molendinorum » degli anni
del governo di Corrado, ma quelli immediatamente successivi, cioè
dal 21 settembre 1439 in poi, ci danno una chiara idea di come dove-
vano essere i precedenti (36). In essi, con ordine veramente perfetto,
veniva registrato quotidianamente il riscosso; da questa fonte pos-
siamo renderci conto della grande attività industriale commerciale
ed agricola del Comune, al quale affluivano, oltre che dai paesi sog-
getti alla signoria, da ogni parte dell'Umbria, delle Marche e del Lazio
numerosissimi acquirenti per rifornirsi di miele, vino, olio, mosto, for-
maggio, canapa, lana, filati, vesti confezionate, paia di «sotula »,
panni, funi, pelli di montone, cerchi per botti, arnesi vari, bestiame,
cavalli. Cosa singolare è rilevare come il 1° ottobre 1439 un tal « Ma-
rianus Vici de Spoleto » pagasse una determinata somma oltre che
per l'acquisto di lana e tessuto di lino, anche per «aliqui quinterni
Vergilii et Valeri », mentre poco sopra un altro di Sellano aveva acqui-
stato « duo libri a gramaticha pauci valoris », il che ci fa arguire che
nella città doveva anche esercitarsi un mercato di manoscritti (37).

Specialmente attivo era il commercio del sale, di cui il Trinci
si riforniva abbondantemente nella Marca di Ancona, come si evince
da diversi documenti (38).

Era il signore che dava l'appalto, affittava e vendeva le gabelle
di moltissimi prodotti: del macinato, delle tasse del vino e del pe-
daggio per le varie sue terre al prezzo ed a chi più a lui piaceva (39).
Le esenzioni dai gravami fiscali o dai dazi doganali avvenivano solo o
per accondiscendere al volere del pontefice (40) o per l'interesse per-
sonale del signore; in una occasione, per la compera di un pezzo di
terra, il Trinci, dovendo sborsare al proprietario 300 fiorini, ne pagó
subito 200 e per il resto lo esonerava «ab omni onere gabellarum et
omni alio honere » (41).

Spesso risulta che il signore «iure et titulo donationis» (42)
concedeva ai più fedeli della sua corte case ed altre possessioni, tal-
volta acquistate da lui stesso, tal'altra ottenute con le confische dei
beni che appartenevano. ai propri nemici ed avversari, in quest'ul-
timo caso, che non era affatto raro, il bottino piü ricco veniva da
Corrado distribuito ai propri familiari od a coloro che più lo avevano
aiutato nelle vendette e nelle stragi (43).

di
MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

I possessi e le ricchezze del Trinci dovevano essere considerevoli
e le facoltose doti con cui egli maritava le molteplici figlie e nipoti
ne sono una prova evidente; in tutte le sue manifestazioni il signore
era molto propenso alla magnificenza ed alla sfarzosità. Tuttavia,
se la ricchezza posseduta non bastava, era d'uopo aumentarla senza
badare ai mezzi (44). Da molti documenti appare manifesto che Cor-
rado teneva assai a mantenere il patrimonio familiare indiviso quanto
più possibile (45) ed era specialmente alieno da spartizioni quando
si trattava di beni costituiti da terre e paesi dello stato, che sarebbero
venuti in tal modo ad essere estraniati dalla sua soggezione. Esami-
nando più particolarmente la ingerenza di Corrado nella vita interna
dello stato, vediamo che a lui era riservato il diritto di giudicare le
questioni in terza istanza, di far grazia (46) di stabilire condanne (47).

Il podestà doveva cercare di avere in mano i banditi e special-
mente i ribelli politici; di fatto però il signore di Foligno non aveva
bisogno di nessuna formalità legale, ma condannava liberamente
quelli a lui contrari e dei quali voleva prender vendetta. Nell’eserci-
zio del potere legislativo basterà ricordare come il signore proponesse
ed approvasse gli Statuti e le riformanze, a traverso i quali pratica-
mente imponeva la sua volontà sovrana. Dirò subito che l’indirizzo
da lui dato con questo mezzo alla vita dello stato ed i provvedimenti
adottati in materia di attività pubblica e di sicurezza interna risul-
tassero, alla prova dei fatti, opportuni e saggi e tali, in ogni caso, da
consentire un notevole sviluppo economico dello stato ed un diffuso
benessere.

Nell'esercizio del potere legislativo basterà ricordare come il
signore proponesse ed approvasse gli Statuti e le riformanze.

Nel 1426 (48) furono rinnovati gli Statuti dei tavernieri e degli
albergatori che risalivano al 1353; infatti, in seguito ad una supplica
presentata da costoro, che esponevano come i capitoli della loro carta
fossero invecchiati e male ordinati così che non si potevano « habel-
mente leggere né intendere ad commoda intelligentia », Corrado Trinci
volentieri consentiva che essi fossero rinnovati e volti in volgare,
affinché i tavernieri «imperiti della lettera ed ignari, intendano quella
legge che hanno ad osservare ». In tale occasione egli, favorevole ai
rappresentanti di tale corporazione, i quali si lamentavano « per la
loro povertà, che como è manifesto puoco se fa e quasi niente se gua-
dagna per loro considerata la molestia degli ufficiali », stabilì che «lo
Podestà della città di Foligno, presente e che sarà per i tempi avve-
nire né veruno dei suoi ufficiali o famiglia non possa né deva costre-
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 93

gnere veruno tavernario o albergatore al pagamento di pena di più
di una sciema di vino di quello da loro dato o mensurato al compra-
tore (49). Nel 1431 si ebbe da parte del Trinci la « confirmatio omnium
certarum artium civitatis » (50). ;

‘Se talvolta gli ordini emanati dal signore possono apparire troppo
severi, il loro fine sempre volto all’utilità pubblica ci deve condurre
ad apprezzarli. Così nel 1430 (51) fu stabilito e riformato che la ca-
napa raccolta nel territorio di Foligno non potesse esser mandata
altrove perché ci si era accorti che questo avveniva «in prejudicium
artis Funariorum, que ars est utilis et profigua in Foligno ». Le utili
limitazioni (52) pertanto erano benefici provvedimenti diretti alla
prosperità pubblica, anziché capricciosi atti di assolutismo. Ed il
signore era riconosciuto sommo arbitro; così egli, riuscendo in modo
agevole a vigilare il generale andamento delle corporazioni, poteva
essere considerato un giudice supremo, un protettore e padre delle
Arti ed una garanzia per tutti gli associati grati della valida difesa
che loro faceva. i

Persino la vanità ed il lusso, che avevano in Foligno allignato ol-
tre misura, furono dal signore arginati con ordinamenti repressivi (53).

Né l’igiene pubblica preoccupava di meno l'animo di Corrado,
il quale affidava a tre cittadini il compito di badare all’operazione
regolare della macellazione delle carni (54). Il suo saggio interessa-
mento era in ogni occasione di bisogno largamente esplicato in favore
dei cittadini di Foligno; quando infatti nell’agosto e nel settembre
del 1429 la peste infuriava in città, Corrado ordinò alla popolazione
di trasferirsi nelle ville e paesi di campagna, mentre lui stesso resta-
va al suo posto, prodigandosi e prendendo importanti misure sani-
tarie (59).

Frequente nelle riformanze è la menzione di una singolare ca-
rica, quella dei « Soprastantes ad pisces» (56), che venivano eletti
ogni anno, acciocché fosse conservata e migliorata la pesca, fonte
importante di guadagno in un paese così ricco di acque e di fiumi.

Estratti a sorte erano anche i « Proconsules Mercanthie », uno
per terziere, i quali duravano in carica per quattro mesi. Essi ve-
nivano eletti dinanzi al Consiglio del Popolo ed il figlio di Corrado
procedeva all'estrazione della « cartutia » dal bussolotto, dove erano
stati precedentemente imbussolati i nomi dei probabili proconsoli
dell'Arte dei mercanti. Il cancelliere li leggeva forte in pubblico. A
questa elezione erano presenti gli appartenenti all’ordine del priorato
ed i quattro priori in carica (57).

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Nelle riformanze sono anche distintamente considerati i parti-
colari agenti del Comune, come per esempio i « baiuli », i « famuli »,
i quali tutti avevano un salario.

I donzelli dei priori, il servo « qui dormit in Palatio cum Priore
Novello », il guardiano «qui dicit Missam in Capella », il « Magister
orologi », il cuoco dei Priori, ricevevano fiorini due e venti soldi ogni
due mesi; si saliva a fiorini 4 e 30 soldi per l'« expenditor Priorum » (58)
ed il custode delle porte del palazzo di questi stessi riceveva al
mese 50 soldi oltre un vestito all'anno (59). Nelle terre ricevute in
vicariato dal pontefice, il signore era da questo incaricato di scegliere
podestà, giudici ed ufficiali, che il papa voleva fossero «idoneos sta-
tum et honorem meum et ipsius Ecclesie diligentes » (60). A tali ma-
gistrati era concessa piena facoltà di occuparsi di questioni tanto
civili che criminali, eccettuati i reati di eresia, di lesa maestà e falsità
delle lettere apostoliche, che restavano di esclusiva competenza dei
tribunali di Roma.

In Foligno la guardia del palazzo, l'esecuzione degli ordini dei
magistrati, la sicurezza politica della città, era affidata ad uomini
provvisionati, assunti per tale compito (61).

Nel 1427 fu costituito un corpo di un certo numero di cittadini
«ad occurrendum cuicumque rumori » sia per incendi, risse ed altri
motivi; alcuni di essi dovevano accorrere subito al palazzo del si-
gnore e non muoversi di là, altri recarsi alla residenza dei priori,
per ricevere ordini e per andare poi al suono della campana » que
pro igne pulsari solita est», dove ci fosse stato bisogno della loro
opera (62).

In una parola quindi il Trinci, una volta pagato il canone o censo
stabilito alla Chiesa, restava arbitro e padrone; a lui ed ai suoi inviati
venivano concessi i poteri piü estesi, come possiamo desumere dal
breve di Martino V a Corrado per l'investitura del vicariato di Trevi
nel 1422 (63). L'esercizio di quello, che con locuzione moderna possiamo
chiamare potere militare, e cioé la facoltà di levare od assoldare mi-
lizie per la difesa del territorio o per l'ordine interno, merita una trat-
tazione a parte.

Nessun documento o registro ci resta al riguardo, ma delle no-
tizie affiorate dalle varie fonti si puó dedurre che il Trinci avesse una
milizia per la città ed altre per il contado. Gli assedi frequenti, le
resistenze ad oltranza e le lotte sostenute dal ribelle vicario, ci stanno
a dimostrare come nel suo dominio dovesse esser molto curato l'ordi-
namento militare. Egli, riunendo in sé l'ufficio di signore e di capitano,

———


CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO i 95

stava a capo del suo piccolo esercito, aveva preminenza sugli altri,
che non di rado erano i suoi stessi figli (64) e familiari (65).

Procedendo nella narrazione spesso mi accadrà di parlare di
frequenti fatti d’arme di Corrado Trinci, che cresciuto alla scuola
paterna di Ugolino e sotto l’esempio del grande condottiero Braccio,
divenne necessariamente un valente capitano. Più tardi, nel secondo
periodo della sua attività, lo troveremo ora collegato in amicizia ed
ora intento a combattere Francesco Sforza ed il Piccinino, che conti-
nuavano le gloriose tradizioni militari italiane.

Nei momenti nei quali più urgente si faceva sentire la necessità
di numerose truppe, il signore provvedeva ad arruolare gente sotto
le proprie bandiere ed obbligava le terre a lui soggette ad inviare
armati (66); gli uomini venivano raccolti da tutte le parti del dominio
e dalle regioni circostanti. Le forze militari erano articolate in com-
pagnie di fanteria, di cavalleria o miste ed a capo di ciascuna era un
ufficiale di fiducia del signore.

I fanti, come altrove, prendevano varie denominazioni a se-
conda delle armi che portavano; v'erano i lanceri, i balestrieri (67)
e talvolta anche gente fornita di ogni sorta. di armi, persino di accette
e simili arnesi (68). I

S'è già visto come il reclutamento fosse effettuato in massima
parte nei dintorni di Foligno; il Trinci non doveva certo curarsi se i
suoi armati fossero buoni o cattivi, anzi a lui talvolta vien mosso il
rimprovero di aver arruolato uomini di ogni condizione, che costi-
tuivano la «rustica rabies gebellinorum » (69). Non c’è restata alcuna
notizia dei ruoli, «scriptio o descriptio », e della contabilità delle varie
spese sia per le genti d’arme che per il materiale, frecce, verrettoni,
viveri ed altre cose necessarie.

L’inquadramento ‘e la disciplina, malgrado il genere di arruola-
mento, dovevano essere, almeno per alcuni reparti, molto curate
se nel 1439 in Foligno, in mezzo all’imperversare dell’attacco nemico

.e mentre il tradimento apriva all'avversario le porte della città, tro-

viamo ancora saldo ed in piena efficienza un corpo di 400 soldati
sotto la guida del proprio capitano, Giacomo Rampeschi, figlio del

cancelliere di Corrado (70); tale schiera, che stava pronta nella piazza -

maggiore, doveva costituire l'estrema riserva e l'ultima speranza
del signore, dopo la lunga resistenza all’assedio.

Ho già altrove detto come il territorio intorno alla piccola capi-
tale del dominio del Trinci fosse irto di castelli, della maggior parte
dei quali ancor oggi esistono i resti, distribuiti secondo un criterio

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strategico e rafforzati nei punti di passaggio obbligatorio, così che
l’avanzata del nemico fosse resa difficile dal ritardo per i continui
assedi. Le torri e le rocche venivano custodite da castellani (71), che,
dietro ricompensa di un determinato stipendio, vi prendevano stanza
con alcuni soldati; questi però, dato il gran numero di fortezze, la
lentezza delle azioni belliche di allora e la qualità delle armi, erano
sempre pochissimi, dal momento che il loro ufficio si limitava a sor-
vegliare il paese, a ripararlo da continui assalti ed a resistere per breve
tempo, sino all’arrivo di maggiori rinforzi. Come in città le numerose
industrie, così nel contado la prosperosa agricoltura assorbiva gran
parte delle braccia; di conseguenza pensava il signore alla difesa degli
abitanti dei castelli e delle campagne, mandando i provvisionati,
al mantenimento dei quali; però, dovevano contribuire anche i pro-
tetti (72). Grande importanza Corrado attribuiva al sistema di roc-
che fortificate, poiché, per la posizione del suo territorio (73), egli
dovette rendersi conto di quanto la difensiva fosse superiore all’offen-
siva; infatti, di fronte alle posizioni fortificate permanenti, la caval-
leria era quasi impotente, l’artiglieria e tutta la tecnica degli arieti
e delle torri mobili, impari al bisogno. Ed appunto per questa impo-
stazione difensiva il signore di Foligno, quando il nemico avanzava
nel suo territorio, fu sempre alieno dall’accettare battaglia campale;
poteva egli, anche molto più debole di forze, mandare la guerra per le
lunghe, opponendo all’avversario blocchi di città fortificate e di castelli.

In queste circostanze decisive tutto il popolo accorreva alle armi
e nessuno restava inerte, ben sapendo quali eccessi di crudeltà si ab-
battevano sulle popolazioni vinte secondo gli usi del tempo (74).

Nel 1421 il Trinci ordinò per la fortificazione di Trevi, la costru-
zione del Cassero (75) con annesso barbacane (76); per elevare torri
e fortezze, egli espropriava proprietari e abbatteva anche costruzioni
economicamente efficienti, come molini, fucine od altro, il che non
sempre era molto gradito alle popolazioni. (77).

Anche quando Ussita, terra fortificata dai Varano, passò al do-
minio di Corrado, uno dei primi pensieri di questo fu di restaurare il
castello assai mal ridotto e di rafforzare con una scarpata la torre
maestra (78).

Ma dove egli pose ogni impegno e dimostrò tutta la sua cono-
scenza nell’arte della guerra fu nel rendere imprendibile la sua pic-
cola capitale. Nelle riformanze di Foligno si trovano frequenti ele-
zioni di cittadini « soprastanti » che avevano il compito di acconciare e
riparare volte, porte, torri, di scavare fossi ed elevare ponti levatoi (79).

TRE
——

CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 97

L'atteggiamento ribelle di Corrado ed il suo spirito guerriero, sempre
risorgente anche dopo le frequenti disavventure, lo costringevano
ad assicurare alla città ove egli risiedeva una cinta ben munita e ca-
pace di contenere i più duri assalti. i

Una volta cacciato il tiranno, i sudditi ed il governo della Chiesa
molto si adoperarono per abbattere le belle torri del circondario (80),
che elevavano al cielo i superbi merli ghibellini ed entro le quali aveva
organizzata la sua resistenza il vicario ribelle.

Sovente il Papa aveva cercato di togliere al Trinci alcuni di
questi punti strategici fortificati, ma Corrado ne fu sempre geloso e
cercò di far valere i suoi diritti (81). Tutto questo accurato piano ed
ordinamento militare dello stato, già probabilmente ideato da Ugo-

lino, fu portato al massimo sviluppo dal figlio durante il periodo in

cui egli da solo tenne le redini dello stato; se nel 1421 Corrado dovette
ricorrere all'aiuto di Braccio per abbattere la fortezza di Nocera,
nel 1439 invece egli era in grado di opporre resistenza da solo alle
agguerrite e numerose truppe del cardinale Vitelleschi.

Ma la guerra non si combatte solamente con gli eserciti e l'annul-
lamento dell'avversario si ottiene, oltre che con la distruzione delle sue
forze militari, anche con l'azione diplomatica, politica ed economica;
il Nostro seppe condurre e fronteggiare sempre l'una e l'altra azione.
Lo svolgimento della sua attività miró appunto ad assicurare al paese
la protezione di un certo numero di buoni condottieri e le parentele
gli procurarono altri appoggi militari, quali quello del capitano Ta-
liano Furlano, maritato alla nipote Elena con la ricca dote di 1000
fiorini d'oro (82) e l'altro più consistente di Leone Sforza, sposo della
figlia Marzobilia (83).

Altra autorità degna del maggior rilievo esisteva in Foligno,
quella del vescovo, che poteva in certo qual modo restare estraneo
al potere del signore. |

In origine le relazioni tra il potere signorile e quello ecclesiastico
non dovettero avere nulla di anormale; il popolo di Foligno usava
circondare di grande ossequio il suo vescovo ed era solito nel giorno
della presa di possesso dell'episcopato fargli festa ed i signori indul-
gevano a tali pie costumanze e si recavano con solennità insieme ai
priori, al clero ed ai cittadini, incontro al nuovo eletto (84). È indu-
bitato che l'autorità dei Trinci, sebbene da principio molto cauta-
mente, venisse ad estendersi anche in tale campo (85) per evitare che
il vescovo potesse in qualche modo intralciare il loro incontrastato
predominio.

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MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

Sotto il governo di Corrado, al tempo del quale avvennero le
più aspre lotte contro il papato, non si ha memoria che tale autorità
ecclesiastica abbia parteggiato per Roma. Un. solo grave episodio è
degno di nota: nel 1437, a seguito della morte del vescovo Elmi, Cor-
rado fece eleggere dai priori e dai canonici della cattedrale suo figlio
Rinaldo (86). È superfluo dire che Eugenio IV non lo volle confermare
e che anzi creò vescovo di Foligno Cristoforo Boscari, nobile cittadino,
monaco di Sassovivo, che fece consacrare in Ferrara; ma questi, per
la potente opposizione dei Trinci, non poté mai pervenire alla sua
carica ecclesiastica, occupata appunto da Rinaldo sino alla cacciata
del padre Corrado da Foligno nel 1439.

Tuttavia la lotta condotta dal Trinci alle autorità religiose non
varcava i limiti delle esigenze contingenti della politica. In fondo,
era la ragione di stato ad indurlo ad assumere certi atteggiamenti
che come cattolico e praticante egli in cuor suo deprecava.

In tal. modo, in questo complesso spirito, agitato dalla sete del
potere e costretto a deviare per la sua smodata passione dalla via
dei suoi antenati, si alternavano sentimenti discordanti.

Nel pieno della lotta contro il papato, dal quale era posto al
bando come nemico della Chiesa, Corrado non esitava a concedere
la sua protezione a numerosi conventi, a consentire il dono del palio
alla cattedrale durante la festa del patrono ed a prendere ogni altra
iniziativa per appoggiare il clero nella diocesi soggetta al suo stato.
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO

NOTE AL CAPITOLO SETTIMO

'(1) Il primo della famiglia Trinci ad aver questi titoli fu Nallo (1305).

(2) Nella Biblioteca del Seminario di Foligno si conserva questo registro
originale dei Trinci (Cod. B.; VI, 8 cc. 611-66) che va dal 1383 al 1384 e che
tratta di nomine di podestà, di salvacondotti, di lettere ricevute da autorità
diverse, di risposte ed altro. Questo, che è un vero codice diplomatico, dimo-
stra come appunto i Trinci in quell’epoca dividessero i diritti sovrani con i ma-
gistrati di Foligno, poiché le nomine e le elezioni che essi facevano, erano a no-
me di tutti.

(3) Nomina dell’esattore delle tasse del 21 maggio 1383: « Corradus de
Trinciis pro Domino Nostro Papa et S. R. Ecclesia civitatis Fulginei eiusque
Comitatus fortie et districtus in temporalibus vicarius generalis ac Confalone-
rius iustitie Populi civitatis eiusdem, nec non Priores Populi civitatis predicte»
(Cod. cit., c. 611). Cosi nel 1384 il Comune di Firenze inviava una lettera a
Foligno, indirizzando « Nobilibus viris Regimini Consilio et Communi Terre
Fulg. » (Lettere patenti, c. 24). :

(4) Lettere patenti, c. 18: Corrado Trinci a Rinaldo Orsini «... nam lo-
cus ille et alia loca que tenemus sunt ad honores et vestra beneplacita disposi-
ta ac pronta ».

(D); TDAID., pp..9;. 10, 11; 12.

(6) Vedi Appendice.

(7) Lib. Ref. 1425, 1 gennaio, cc. I, 10, ecc.

(8) Ip. 1D., cc. 194 e 195.

(9) Nel 1426 Corrado Trinci in compagnia dei priori e dei cittadini del
Consiglio, fece terminare gli Statuti e le riformanze sopra gli sposalizi, esequie,
ecc. Ip. ID., c. 97; Donro D., op. cit., p. 211.

(10) Lib. Ref. 1426, 9 gennaio, c. 37 t.: « Fuerunt a Prioribus examinate

dicte proposite et declaraverunt ponere res in conspectu D.ni Corradi et, prout

sua dominatio decreverit et dixerit esse fiendum, executioni mandetur ». Ip.
ID., 1426, 3 maggio, c. 68: « Decretum Priorum cum voluntate et consensu
Mag.ci Domini Corradi ».

(11) Ip. rp., 1426, 22 maggio, c. 19; JAcoBILLI L., Croniche ecc., ad an-
num 1426; FALoci M., I Priori, ecc., p. 346.

(12) Vedi Appendice.

(13) Lib. Ref., 1426, 1 gennaio, c. 31 t.: Giuramento « Domini Potesta-
tis de Asdrubalis de Urbino in secunda refirma pro 6 Mensibus hodie inci-
piendis ».

(14) Lib. Ref. 1431, 22 luglio, c. 212 t.

(15) Raccolta di strumenti, ecc., 1431, 22 luglio, c. 122 t. L'elenco completo
dei podestà eletti negli anni di potere di Corrado Trinci, dal 1421 cioè al 1439,
è riportato dallo Iacobilli (Discorso, ecc.).

(16) Lib. Ref., 1426, 2 gennaio, c. 33 ed altrove.

(17) FiLippini G.: Notizie, ecc., c. I: « Sumptum Bullae Card. Florentini
ad commoditatem MM.DD. Conservatorum Legum et ad conservationem et

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singularium conventionum, privilegiorum, honorum et indultorum ab Eodem
Emo. Vis. prob. et reformat. etc. ». Articolo 5: « Iudicis appellationis deputa-
tio fienda: ... dignetur D.V. dicto Communi concedere quod possit eligere et
deputari unum iudicem appellationum, quas a potestate et eius curia interponi
contingerit, cognoscere, audire et definire possit iustitia mediante et si a dicta
sententia contingerit appellare, Priores qui in tempore fuerint, easdem causas
committere possint alicui, vel aliquibus partibus non suspectis etc. ». !

(18) IacoBILLI L., Di Nocera, p. 99; Dorro D., op. cit., p. 193.

(19) Troviamo infatti citato: « Tempore regentie et potestarie nobilis viri
Francisci de Elmis de Fulgineo publico examine egregi iuris periti, domini Ja-
cobi Francisci de Trapectis de Asisio iudicis et assessoris dicti domini Potesta-
tis et terre Trevii pro Mag.co et Excelso D.no Cor. Trinc. Fulg., Trevii, etc. »
Arch. Not. di Trevi, t. 6; Angelino fu Sancti Silvestri (1412-27). F. Elmi aveva
per ava paterna Contessa Trinci, sorella di Ugolino; tale signora era stata nel
1397 maritata a Berto Elmi, nobile folignate.

(20) Donro D., op. cit., p. 243.

(21) Lib. Ref. 1427, 15 gennaio, c. 119: «Il Consiglio secreto civitatis Fulg.
congregato et coadunato in Camera liliorum domorum Mag.ci D.ni Corradi...».

(22) In. 1D., 1426, 8 gennaio, c. 37: «... concorditer fuit ab omnibus de-
liberatum et conclusum quod omnia in dicto consilio ratiocinata ponantur
coram Mag.co D.no nostro Corrado et quidquid ipse Mag.cus D.nus et Priores
super praedictis deliberaverint, executioni mandetur ».

(23) Raccolta ecc., f. 131 t., 25 marzo 1432: « Congregato et adunato
Consilio Custodie Populi et Communitatis civitatis Fulg... Consensu D.ni no-
stri Corradi ».

(24) Raccolta di strumenti, ecc. f. 131 t.

(25) Libro degli Statuti della causa per i confini tra Foligno e Spello 1428, c. 8.

(26) Arch. Not. di Fol., Notaio di Pietro Tommaso, 1429, 28 giugno, cc.
39 t. e 40: « Actum in domibus habitationis et residentiae Mag.ci D.ni Cor-
radi... ». Si tratta della vendita ad un privato di una casa appartenente al
Comune di Foligno. Tra l'altro é detto: « Et cum ex forma juris et statutorum
Populi communitatis Fulg. ad venditionem sit necessaria presentia, consen-
sus et voluptas prefati Mag.ci D.ni Cor. de Tr. Confalonerii et Vicarii generalis
civ. predicte, ut melius valeat et de iure teneatur ».

(27) In. ip. La vendita venne effettuata da Corrado Galassi « Scindi-
cus », ma il signore « volens dictam venditionem confirmare et executioni
mandare, eamque roborare auctoritate, presentia, consensu et voluntate dicta
venditio sit munita et adimpleta ».

(28) In. rp. « Sponte omni meliori et validiori iure quibus potuit, fecit,
constituit, creavit et legibus ordinavit egregium legum doctorem D.num Ia-
cobum de Grandinatis de Neapoli eius vicarium presentem et acceptantem
eius verum et legalem procuratorem, rectorem, factorem... ad consentien-
dum et prestandum presentiam consensus voluptates et auctoritatem ipsius
Mag.ci D.ni venditionis domus praedicte per dictum scindicum facte... ».

(29) Vedi Appendice.

(30) Nella bolla mandata a Corrado da Martino V il 18 marzo 1425, ser
Benedetto di Domenico delle Rocchette è designato a tale carica ed è DEODEO
colui che ha trascritto le riformanze del 1425-33.
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 101

(31) Libro degli Statuti della Causa tra Foligno e Spello, c. 1 è detto come
Benedetto delle Rocchette fosse stato « costitutus coram Rev.mo in Chr. Pre-
side et Domino Archiepiscopo Beneventano Spoleti atque pro eodem S. D.no
Papa et S. Romana Ecclesia etc. ».

(32) Infatti moltissimi cittadini andarono immediatamente con grande
impeto alla casa di ser Benedetto « che era famigliarissimo e mezzo padrone
dei Trinci » (Donro D., op. cit., p. 236), ma molto odiato in città. Gli saccheg-
giarono la casa e lo fecero prigioniero con Giovanni Tommaso suo fratello ed
il capitano Giacomo suo figlio, conducendoli legati al Cassero dove li uccisero
tutti e tre con l'accetta.

(93) Lib. Io Ref., c. 69,

(34) Ip. ID. 1427, 5 novembre, c. 143: « Dominus Iohannes Cicchi di
Cascia per richiesta di Corrado, si reca a Foligno per reggere le scuole gramma-
ticali con 25 fiorini d'oro all'anno, essendo tenuto a dare ai Ripetitori 39 bo-
lognini al mese del suo salario ».

(35) Raccolta, ecc., 1428, 8 novembre c. n. n.

(36) Tali libri si conservano nell'Arch. Com. di Polio Nel I libro delle
gabelle del 1439 c'é scritto: « Infrascripta sunt omnia intrata pedagii vel ga-
belle Communis Civitatis Fulg. sub. felicissimo S. R. Ecclesie Guberno atque
regimine ».

(S) ID. ID.,, C... 0. t

(38) Arch. Vat. Arm. 23, t. 16, c. 30 t., 1431, 20 maggio. Corrado ottiene
il permesso dal pontefice di portare « quadringentàs salmas salis » a traverso
i territori della Chiesa senza necessità di pagare gabelle o pedaggi. Il 2 marzo
1436 il Trinci scrive ai priori di Fabriano che: «la Excellentia del Conte m'ha
conceduta gratiosa et bona licentia de possere cavare dalla Marca ducento so-
me de sale... » FABRIANO, Registrum litterarum, c. 80; GIANNANDREA A., Della
. Signoria, ecc. secondo i documenti dell’ Archivio fabrianese, p. 181.

(39) Raccolta di strum., passim.

(40) Arch. Vat., Reg. Vat. 353, c. 53 t. Martino V comunicó a Nicoló
Trinci l'ordine di lasciar passare liberamente il vescovo Lodovico di Terni, cu-
biculario. « Dat. Romae apud S. Petrum XIIII Kal. Dec. Pont. nostri Anno
tertio ». :

(41) Arch. Not.: Notaio Di Pietro Tommaso, vol. II, 1431, 12 gennaio.
Dal 1429 in poi le compere e vendite da parte del signore prendono un ritmo
sempre piü accelerato e diventano assai numerose.

(42) Ip. 1431; 2 gennaio, c. n. n.: «... dedit, tradidit, cessit et donavit
‘Nobili Varo Sansonecto filio et nato Mag.ci D.ni Nicole de Ursinis, habitatori
civitatis Fulginei familiari et camerario ipsius Mag.ci D.ni certas domos
simul iunctas... » ed altrove.

(43) Ip. 1432, 31 marzo: Donazione al fratello Adriele di beni confiscati
a Bartolo di Battista: IAcoBILLI L., Conaca, ad annum 1421 e 1432.

(44) Ne sono prova le numerose confische dei beni ai nemici politici.

(45) Miscellanea Varia Fulginatensis, Ms. F 104, secoli vari. Raccolta di
documenti storici di Foligno' nella Biblioteca Comunale di Foligno, c. 170.
Originale di un atto di composizione tra Corrado e sua sorella Agnese in se-
guito ad una controversia sorta a causa della dote di quest'ultima.

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102 . MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

(46) Raccolta ecc. 1430, 31 maggio, c. 90. In seguito a petizione Corrado
davanti all'ufficiale « Custodiarum » accorda che Cristofano di Pietro Scarfa-
gni, confinato nelle Marche, possa tornare a Foligno.

(47) Basti ricordare quello che fece nel 1421 per punire gli uccisori dei
fratelli ed i loro simpatizzanti. (Raccolta, ecc. 1428, 7 gennaio c. I). Confisca
dei beni di ser Pasquale Vagnoli de Rasiglia « damnatae memoriae » fatta
« propter sceleratum et orribile malleficium commissum per eum et filios ».

(48) Riformanze 1426, 6 febbraio, c. 40.

(49) Il favore del popolo non doveva stargli poco a cuore, essendogli utile
per il consolidamento della signoria.

(50) Riformanze, 1431, 23 gennaio, c. 215.

(51) Riformanze, 1430, 3 novembre, c. 204.

(52) Si ottenne poi che la canapa potesse esser portata fuori solo con limi-
tazione da farsi dai Priori e da 6 Deputati che vennero eletti. Ip. rp., c. 208.

(53) Lib. Ref. 1426, 13 marzo, c. 47 t. Abbiamo la descrizione molto viva
delle vesti, delle pompe e delle ricchezze del gentil sesso folignate nel sec. xv
che non si contentava di semplici tessuti, ma voleva splendide vesti di seta,
di velluti, con lunghi strascichi, strette alla vita da cinture d'oro e d'argento
ed in capo corone, acconciature di metalli preziosi, spesso ornate di gemme. Ma
anche il sesso forte ebbe necessità di restrizioni e dovette esser richiamato al-
l’ordine sulla morigeratezza e lunghezza degli abiti. Ordinanze si ebbero sui
vestiti a lutto (c. 63), sul lusso dei matrimoni e dei funerali (c. 64); gravi erano
le multe stabilite per chi contravveniva a tali leggi e lo stesso podestà doveva
sorvegliare e se era negligente, veniva condannato a pagare 100 fiorini d’oro
«de suo salario retinendi ».

(54) Lib. Ref. 1430, 3 novembre, c. 203 t. Bando « super carnificiis ne
fiant carnes morbosae. Quod nullum genus animalium, que mittuntur ad car-
neficias possint tangi, rumpi, nisi prius fuerint visa per infrascriptos tres ci-
ves ».

(55) DorIo D., op. cit., p. 247.

(56) Lib. Ref. 1425, 19 gennaio, c. 7. Elezione di 3 « Soprastantes ad
pisces » ed altrove. :

(57) Ip. rp. 1425, 19 aprile, c. 12; Ip. ID. 1426, 29 aprile, c. 65.

(58) Lib. Ref. 1426, 22 maggio, c. 73. « Notula bullectae fiende in Pala-
VILE REL tio Dominorum Priorum de 2 mensibus in 2 menses depositariis qui pro tem-

LI | | pore sunt et erunt custodia ». Vedi Appendice.
(59) Ip. ip., 10 gennaio: « Deputatio Petri Putii, ecc. ad servitia Pala-
(I tii». Vedi Appendice.
il! I (60) Così è stabilito nel breve del 19 giugno 1422. Arch. Vat., Reg. Lat.
(II 220, c. 148.

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| | (61) Lib. Ref. 1427, 9 febbraio, c. 119 t. « Provideatur super custodia
| universali diurna et nocturna »...

| (62) Lib. Ref., ibid.

(63) Arch. Vat., l. c., c. 148 t. Corrado circa le questioni interne del
SI proprio stato doveva: « ... de illis previa ratione cognoscere easque sine de-
TIU bito terminare et executioni debite mandare, ponendi et deputandi substi-
il M - tuendi et amovendi ac per homines iudices et officiales quibus id commiseris
BU imperium potestatem et iurisditionem predictas preter quam in casibus su-
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 103

pervis expressis exercendi nec non contradictores quoslibet et rebelles corri-
gendi et puniendi ». :

(64) Raccolta, ecc. 1431, 28 ottobre, c. 125. « Mag.cus natus D.ni Ugo de
Trinciis conductus cum XXV lanceis cum Nicolao de Fortebracciis... ». Arch.
Vat., Arm. 29, t. 17, c. 156 t., salvacondotto ad Ugone Trinci che gli permet-
teva di tornare a Foligno « cum omni sua comitiva equestrium et pedestrium ».

(65) Nella resistenza del 1439 appare il capitano Giacomo, figlio del can-
celliere del signore, Benedetto Rampeschi. FABRETTI A., Capitani ecc., II,
p. 240.

(66) Cosi nel 1438 per andare all'assedio di Spoleto.

(67) Il Trinci stabili nelle riforme del 1426 riguardanti il podestà, che
dallo stipendio di questo fossero estratti 47 fiorini per le varie ritenute, come
il palio da offrire in cattedrale e 4 balestre da portare in Comune. Lib. Ref.
1426, c. 74. Cfr. ANGELUCCI A., Spigolature militari ecc.

(68) Come una massa di furfanti sanguinari sono descritte le soldatesche
del Trinci che avanzavano contro Spoleto nel 1438. SANs: A., Storia, ecc., I,
p. 316.

(69) MARTANI T., in Sansi, Doc. inediti, p. 176.

(70) FABRETTI A., Capitani ecc., II, p. 240.

(71) Cfr. Liber Officiorum tempore Corradi de Trinciis 1421, in Boll. della
Dep. di St. Patria per l'Umbria, vol. XVIII, fasc. I, pp. 14-43.

(72) Lib. Ref. 1426, 8 gennaio, c. 34. Supplica degli abitanti del Castello
di S. Eraclio, che vorrebbero custodire da soli la loro terra e non pagare « pro-
visionem » al castellano.

(73) Dove convergono gli sbocchi di molte valli appenniniche.

(74) Ne è prova la resistenza del popolo e gli innumerevoli sacrifici soste-
nuti da esso nel 1439. Cfr. DEGLI UNTI PeTRUCCIO, Memoriale, p. 36. Infatti
Corrado sicuro della protezione dello Sforza ed ormai esausto per le grandi
spese sostenute, non aveva pronte le solite schiere di mercenari.

(75) Trevi, Lib. Ref. 1428, 28 dicembre, c. 10 e 18 t. Si parla qui di case
demolite « propter costructionem arcis sive cassari tempore Mag.ci D.ni Cor.
de Trinciis de Ful. ».

(76) Cioè un tratto di mura con base a scarpata e fossato. Arch. Not. di
Trevi, t. 18, Notaio Francesco di Giovanni (cc. n.n.). i

(77) Arch. Com. di Trevi, Rif. 1426, 18 ottobre, c. 47. Si delibera di rico-
stituire i molini, demolendo la torre, dato che quelli rendevano più, di 300 coppe
di grano. Il 3 novembre (cc. 38-39) vengono mandati ambasciatori al papa,
il quale vuole che invece la torre sia riattata e rifatta. Si delibera perciò di ri-
costruire la torre (c. 49).

(78) In pari tempo egli mandò 4 nuove balestre ed alla Guaita, piccola
terra vicina, impose di provvedere « fiorese », polvere, bombarde con ceppi,
molti verrettoni ed una potente catapulta con girella a quattro ruote. Inol-
tre il Trinci ordinò che si facesse una grossa fornace di calce e si fabbricasse
una bertesca in muratura, adoperando il materiale di vecchie bertesche di le-
gno, che si trovavano sulle mura e furon muniti con « palanche » e con tavole
i bastioni delle porte. PirRrI P., Ussita ecc., p. 83.

(79) Il 12 agosto 1426, furono eletti tre cittadini per Terziere « pro tutiori
statu civitatis Fulginei » (Lib. Ref. 1426, c. 88) e nel 1439 le opere di fortifica-
104 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

zione dovevano essere davvero ingenti, se si potè resistere a lungo all’assedio
del Vitelleschi. Pertanto l’anno seguente il Piccinino, intesa la triste cacciata
del Trinci, deliberò di vendicarsi dei traditori dell'amico; ma non riuscì a pren-
dere la città per le fortificazioni che Corrado vi aveva fatto eseguire ai primi
sentori della guerra scatenatagli contro dal pontefice. IAcoBILLI L., Vita di
S. Feliciano, lib. I, p. 68. r

(80) Sumptum Bullae Card. Florentini, ecc., cap. 8: «Fortilitia demoliuntur ».

(81) Nel 1424, 23 dicembre, Martino V concesse a Giacomo Trinci, abate
di Sassovivo il fortilizio di Landolina nella diocesi di Nocera, unico restato an-
cora in piedi, perché lo restaurasse (Arch. Vat. 350, c. 76). Di tale rocca s'era
impadronito già dal 1416 Nicoló Trinci ed una volta che essa fu ricostruita
dall’abate, fu di nuovo a questi tolta da Corrado. IAcoBILLI L., Cronica di Sas-
sovivo, p. 249. Nel 1425, 29 luglio, si deliberò in pubblico e generale consiglio
di chiedere al legato di Perugia la licenza di demolire la torre del monastero di
S. Croce di Sassovivo e fu mandato un oratore al pontefice « ad narrandam oc-
cupationem dicte turris factam a D.no. Iacobo abate, emulo Communis Fulg.
Il primo arringatore disse inoltre che questo monastero era stato costruito in
antico per le elemosine degli uomini e dei cittadini di Foligno, ma non con la
intenzione di edificare un fortilizio. Inviati due ambasciatori al papa, questi
poi tornarono dopo aver ottenuto il consenso per la demolizione della torre.
Lib. I Ref. 1424, c. 19.

(82) Donro D., op. cit., pp. 214 e 241; Arch. Not. di Foligno, Di Pie-
tro Tommaso, vol. I, c. 87 t.: « Sponsalia inter Mag.cum capitaneum Talianum
Antoni Forlani et Mag.cam D.nam Elenam filiam Mag.ci militis D.ni Andree
de Tomacellis ». Ip., vol. II, c. 1. « Contractus dotium D.ne Elene nepotis car-
nalis Mag.ci D.ni Corradi de Trincis uxoris Mag.ci capitanei Taliani Antoni
Forlani ». Corrado s'impegna di dare « Florenos auri 1000 boni auri et iusti
ponderis ». Raccolta ecc., c. 34.

(83) RuBIERI E., op. cit., I, p. 35. Marzobilia era stata promessa allo
Sforza sin dal 1424. Il 2 gennaio 1432 Lucia di Bartolomeo Trinci andò sposa
ad un figlio di Armilleo Vannelli di Ascoli, uomo di un certo rilievo e mandato
al patibolo dal Vitelleschi sembra nel 1433. FABIANI G., Ascoli nel Quattrocen-
lo, Nol... p.. 53.

(84) Ci dice lo Iacobilli (Croniche, ecc., 1420) che Nicoló, Corrado e Bar-
tolomeo si recarono incontro sino alla chiesa di S. Costanzo, fuori della Porta
Romana, a Nicoló Fieragazzi da Bettona, vescovo di Foligno, che veniva da
Roma, a prendere possesso del suo vescovado.

(85) Nel 1423 fu creato vescovo di Foligno Giacomo Elmi, cugino di Cor-
rado. Donro D., op. cit., p. 193; UGHELLI F., Italia sacra, P. I, Episcopi Ful-
ginatenses, p. 704.

(86) Questi fu nel 1400 eletto Priore della cattedrale, nel 1430 Priore della
Chiesa di S. Salvatore, nel. 1435 Priore della Collegiata di S. Giovanni Pro-
fiamma, sempre per forza e potenza del Padre. Nel settembre del 1437 fu eletto
vescovo di Foligno. Donro D., op. cit., p. 248; UGHELLI F., op. cit., p. 704.

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CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO

CapitoLo VIII

ULTIMA RIBELLIONE DI CORRADO TRINCI A MARTINO V
E PRIMI SUOI RAPPORTI
CON IL NUOVO PONTEFICE EUGENIO IV

Il perdono solennemente concesso da Martino V a Corrado nel
novembre del 1424 (1) segnò l’inizio per la città di Foligno e per tutto
il territorio del vicariato soggetto al Trinci di un periodo di prospe-
rosa calma durato circa tre anni, durante i quali il ravveduto ribelle
dette prova di essere sollecito ed ubbidiente agli ordini del pontefice.

Nel 1425 Lodovico Michelotti ed altri fuorusciti perugini in-
sieme a Giacomo Caldora, Lodovico Colonna ed Antoniuccio dell'A-
quila, capitani della regina Giovanna, venivano dal reame di Napoli
decisi a rientrare in patria anche con la violenza (2). Minacciosi erano
essi giunti il 22 agosto (3) al valico di Colfiorito, castello di Foligno;
circostanza questa che pose in allarme i perugini determinandoli ad
adottare i primi provvedimenti per la difesa. Il pontefice, ascoltati
gli ambasciatori di Perugia, dette ordine a Corrado perché entro sei
giorni ingiungesse ai fuorusciti perugini di allontanarsi dal suo ter-
ritorio. Le riformanze di Foligno dello stesso anno ci testimoniano
come il Trinci aderisse sollecitamente all'invito (4).

Nel 1426 in occasione delle nozze del principe di Salerno, nipote
del Papa, con la figlia del marchese di Cotrone, il Trinci in compagnia
di Guidantonio Montefeltro di Urbino si recò a Roma, profittando
dell'occasione per rendere omaggio a Sua Santità (5). Ma il ricordo
delle trascorse ribellioni non doveva lasciare l'animo di Martino V
completamente tranquillo nei riguardi del signore di Foligno, la cui
invadente sete di potenza rappresentava pur sempre un pericolo
immanente. Infatti, sebbene il Trinci avesse prestato la sua opera
per riconquistare alla Chiesa i domini di Oddo Fortebracci, dei quali
avrebbe desiderato molto essere investito, pure non ne ottenne alcuno
in ricompensa; e le terre situate proprio al confine del suo stato come
Spello e Cannara, furono concesse invece a Malatesta e Nello Baglio-
ni (6). Né si ha notizia che fosse riconfermato al Trinci il vicariato
‘di Trevi (7) che risulta essere stato assegnato nel 1427 (8) all'arcive-
scovo beneventano della città di Spoleto.

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Il signore di Foligno cercò allora con i propri mezzi di estendere
il suo dominio e di riportare i confine dello stato agli antichi termini;
nel 1425 comprò di nuovo la terra di Piediluco col lago ed il castello
di Miranda (9) e nel 1428 acquistò da un tal Astorello de’ Comitibus
tutte le terre che questi possedeva nel distretto di Montefalco (10).

D'altra parte Corrado cercò anche di avvantaggiarsi del mal-
contento che in quegli anni regnava nelle città soggette alla Chiesa,
che desideravano lo splendore delle perdute piccole loro corti, le ri-
compense, gli onori e le ricchezze che la curia lontana continuamente
sottraeva ad esse. i

Già da qualche tempo il Trinci aveva cominciata una politica
di sfrontata prepotenza (11) verso i Baglioni di Spello, che abbiamo
visto essere stati a sue spese favoriti dal papa. Al 6 aprile 1428 risale
l’episodio che riaccese la contesa tra Foligno e Spello: essendo gli
uomini di quest’ultimo comune occupati a sistemare e scavare fossati
in una località di confine, Corrado insieme al figlio del signore di San
Severino, al figlio del conte Nicola Orsini, a Berardo di Ridolfo Va-
rano di Camerino e con il seguito di alcuni folignati, si recarono à
cavallo sul luogo ed imposero agli operai di allontanarsi subito di là.
In seguito a ciò Malatesta Baglioni, signore di Spello, venne a Foli-
gno per protestare con Corrado, dato che i lavori erano eseguiti fuori
delle terre del Trinci (12). Ma precipitando le cose come era da pre-
vedere, presto si misero in mezzo i perugini (13) e lo stesso pontefice,
il quale mandò a Corrado un suo commissario, il cardinale Capranica,
con l’ordine d’indurlo a desistere dal suo atteggiamento aggressivo,
dal favorire i nemici della Chiesa e dal continuo disubbidirgli (14).

Alcuni gentiluomini perugini tentarono invano d’impedire che
dalla piccola discordanza di confini tra Foligno e Spello avessero ori-
gine nuove complicazioni (15) ma non riuscirono a scongiurare la
guerra. Appena quattro anni dopo l’invasione dello Sforza, il terri-
torio di Foligno veniva di nuovo invaso dalle truppe della Chiesa;
questa volta il papa inviava contro il ribelle vicario il card. Ludovico
Colonna suo nipote ed altri suoi parenti con numerosi uomini d’arme
ai quali si unirono ben tosto i perugini, gli spellani e i fuorusciti della
stessa Foligno (16).

Nel dicembre dello stesso anno 1428 Nocera ed altre roccheforti
erano già cadute in mano dei nemici; anche questa volta alcuni fo-
lignati trattarono per passare dalla parte della Chiesa e per cacciare
il Trinci. Ma questi segretamente s’affrettò a chiamare in aiuto lo
Sforza, il quale, passato tosto nell'Umbria con le sue genti, riconquistò
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 107

le fortificazioni perdute da Corrado, gliele rese e cercò anche di rimet-
terlo in grazia del pontefice (17). Infatti nel luglio 1429 Martino V,
rivolgendosi al. Trinci e mandandogli un breve, lo apostrofò col solito
titolo di «in temporalibus generalis vicarius» (18) ed il tesoriere..del
ducato spoletino e di Perugia nello stesso anno gli confermò città e
villaggi del territorio di Foligno (19).

Del resto non era il momento migliore questo per contrastare
il Pontefice ed essere in discordia con lui, che grazie alla sua politica
illuminata e ferma era l'arbitro dell'Italia intera. Davanti a tanta
grandezza e potenza dovevano inchinarsi anche i piü ribelli e frenare
nell animo le ambiziose aspirazioni; ma non ancora per molto. Il 12
febbraio dell'anno 1431 ci fu una eclissi totale di sole (20) e tale segno,
date le credenze del tempo, fu interpretato come annunciatore di tristi
eventi: infatti, non molti giorni appresso, moriva Martino V (21).

Nell'Umbria come dovunque, la scomparsa del grande pontefice
produsse la piü profonda impressione; i perugini s'afirettarono a
raccomandare alle terre di Assisi, Gualdo Cattaneo e Nocera di restar
tranquille e calme sotto l'ubbidienza della Chiesa (22).

Ma ció nonostante si verificarono gravi disordini: il 23 febbraio
Ja fortezza di Gualdo Cattaneo era stata attaccata dal popolo, che
minacciava la vita stessa del castellano (23). S'affrettó allora costui
a chiedere aiuto a Corrado «come servitore de S. Chiesa e vicario de
essa, acciocché quella terra non facesse mutatione con mancamento
della Ecclesia e destructione de lui e de quella rocca » (24), il che non
avvenne appunto per i soccorsi inviati dal Trinci, il quale s'era rivolto
sollecitamente anche al Collegio dei cardinali (25).

Un fatto analogo era avvenuto per la torre di Pasano il 26 feb-
braio; appena divulgatasi la notizia della morte del papa, alcuni
ribelli avevano subito occupata questa fortezza dei Trinci, che peró
ben presto tornó in loro possesso (26).

Eletto papa Eugenio IV e scatenatasi in Roma la lotta contro i
Colonna (27), Corrado Trinci, Gentile Varano e Guidantonio (28) da
Montefeltro insieme ad altri signori (29) non disdegnarono di schie-
rarsi a fianco della furente folla di popolo nell'opera di distruzione
e di vendetta verso la detestata fazione nemica. I vicari, che con Mar-
tino V si erano trovati a dover lottare con un potere che non era af-
fatto eclissato, come credevano, ma che invece veniva sempre piü
rafforzandosi, non potevano certo che gioire di quella morte.

Si ha notizia che, trovandosi Corrado in Roma, fu tra i primi a
correre al saccheggio di casa Colonna (30) insieme all'urlante ple-
108 : MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

baglia. L'episodio non può essere passato sotto silenzio perché è al-
tamente indicativo del temperamento del Nostro, così sfrenato nelle
passioni e non controllato negli istinti: rancori repressi, aspirazioni
mancate, insuccessi patiti lo spinsero a compiere un gesto inconsulto
e volgare che non possiamo giustificare nemmeno osservandolo a tra-
verso la lente delle sconsideratezze proprie di quella dura età.

Con la deposizione di Martino V nel sontuoso monumento
di bronzo in S. Giovanni si chiude un travagliato ciclo della vita di
Corrado Trinci, e con l'elezione del nuovo pontefice ne inizia per lui
un altro, altrettanto denso di eventi.

L'esordio, tuttavia, si presentava sotto buoni auspici e la posi-
zione politica del signore di Foligno in quell'anno 1431 poteva consi-
derarsi abbastanza solida, sia perché il peggio era passato senza scuo-
tere il suo dominio e sia perché la fazione orsina, cui il Trinci era le-
gato da vincoli di parentela, riprendeva vigore ora che il papa colon-
nese era uscito dalla scena.

Il 5 marzo il Trinci ebbe una lettera da Roma (31), nella quale
gli era comunicata l'elezione del nuovo pontefice nella persona di
Eugenio IV, il che dové riempire di gioia e di soddisfazione l'animo
suo. Il cardinale Condulmer infatti, non era stato accetto a Martino V
perché favoriva.]a fazione degli Orsini (32) ed ora la sua ascesa al
trono di San Pietro faceva fiorire le più rosee aspettative tra i suoi
amici che si preparavano a trarre il maggior vantaggio dal suo ponti-
ficato (33). Il nuovo papa, che il signore di Foligno si trovò dinanzi
pur superando il suo predecessore per spirito cristiano, restava di
molto inferiore a lui come uomo politico (34); tuttavia egli, pur avendo
contro di sé popolazioni, signori e spesso gli stessi prelati, non avreb-
be certo potuto reggere per 13 anni e trionfare quasi sempre dei suoi
avversari, se per lui non avessero operato uomini intelligenti ed ener-
gici (35).

L’appoggio dato da Corrado al pontefice in questo primo e dif-
ficile periodo del suo governo quando era maggiormente impegnato
a combattere la fazione colonnese, dovette essere completo e sincero.

Corrado si trattenne a Roma 4 mesi a sue spese ed in tale occa-
sione, dice un cronista (36) « si acquistò a denari contanti l’inimicizia
dei Colonnesi ».

La lotta dal Patrimonio si estese e penetrò anche nell'Umbria;
soltanto dopo tre mesi si venne ad un accordo mediante il quale fu
tolto l’assedio ai castelli dei Colonna. Il principe di Salerno pagò al
papa 75.000 fiorini d'oro e ritirò i presidi da Soriano, Narni, Assisi,
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 109

Gualdo Tadino e Nocera (37). La pace conclusa il 22 settembre 1431,
‘ fu festeggiata ovunque nell'Umbria (38) e l'anno appresso il Trinci
riceveva di nuovo in vicariato alcune delle terre tolte di recente ai
Colonna e che già un tempo erano state a lui affidate. i
Il breve inviatogli da Eugenio IV nel 1432 (39) per confermargli
la concessione del vicariato di Foligno e terre annesse, suona assai
benevolo; il papa, riconoscendo al Trinci molteplici virtü elargitegli
dal Signore, si dice lieto della fedeltà da lui dimostrata alla Chiesa
e lo nominava vicario a vita-(40), sicuro di aver trovato un saggio e
provvido governatore: è compito di Corrado mantenere calmo e tran-
quillo lo stato, assicurare Ja vita dei cittadini e degli abitanti e custo-
dire le rocche; per il resto egli è padrone assoluto, possedendo ogni più
larga facoltà (41). Di fronte a tali e tanti vantaggi, il Trinci è tenuto
solo a dare come censo alla Chiesa nel giorno della festa di S. Pietro
e S. Paolo un falcone con un cane ed una rete e deve a proprie spese
provvedere alla difesa e ad ogni opera di fortificazione nelle terre as-

segnategli; il che lo rendeva ancor più libero di agire e di disporre a

proprio beneplacito.

Il nuovo, favorevole corso degli eventi, che gli consentiva di riac-
quistare in pieno il dominio delle sue terre, e le dolorose esperienze
del passato, spinsero Corrado a premunirsi contro ogni sfavorevole
eventualità e lo indussero insensibilmente, ma finalmente, a degene-
rare il suo governo assoluto in una specie di tirannide pronta a repri-
mere .ogni tentativo contro la sua persona od il suo potere.

Nel 1431 abbiamo notizia di una congiura contro il Trinci, or-
dita da quei Brancaleoni, che erano i perpetui avversari dei signori
di Foligno; questa volta però costoro vennero allontanati definitiva-
mente dalla città ed i loro beni furono confiscati (42). Non fu certo
questa la prima né l’ultima delle numerose severe disposizioni prese
dal signore contro i propri nemici: la vendetta assunse talvolta anche
le forme più crudeli contro i delitti di lesa signoria. Sotto questo
pretesto giuridico vennero punite tutte le azioni che offendevano il
signore nel suo stato, nella sua vita, nel suo nome, i tradimenti, le
cospirazioni, persino le maldicenze ed ogni atto e pensiero che fosse
o sembrasse di resistenza e di ribellione.

Le pene erano, o almeno appaiono ai nostri occhi, del tutto spro-
porzionate ai delitti comuni: una semplice inimicizia, talvolta addi-
rittura supposta, bastava perché si ricorresse all’esilio; un tentativo
di congiura contro la vita o i beni del signore, portava spesse volte

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alla pena capitale. Con questi mezzi si puntellava un seggio signorile
che in quei tempi difficili e malsicuri non poteva certo reggersi sul
principio del consenso popolare.

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Alla fine del 1431 e sul principio del 1432, Corrado possedeva
uno stato abbastanza vasto ed importante, essendo riuscito a mettere
di nuovo insieme i territori dominati un tempo da Ugolino e dei quali
Martino V in parte lo aveva privato. Amico sempre dei fiorentini,
che cercava di favorire in ogni occasione come poteva (43), vicario
fedele del pontefice, egli era in questo periodo in buona relazione an-
che con il potente cugino Giacomo Trinci, abate del ricco monastero
di Sassovivo (44).

Nel gennaio del 1432 Corrado in persona si recó a Roma (45)
per ottenere di nuovo dal papa la conferma dei diritti della sua fami-
glia su Nocera, Gualdo Cattaneo, Valtopina ed altri luoghi che gli
furono regolarmente riconfermati in vicariato non piü temporale,
ma perpetuo (46). Era un gigantesco passo in avanti ed egli volle
sfruttare politicamente questo successo indicendo il 25 marzo del
1432 nella sala degli Imperatori nel suo palazzo una pubblica cerimo-
nia, nel corso della quale, presente il Consiglio del Comune, rese noto
che il Pontefice, riconoscendo che egli era stato ingiustamente spo-
gliato di gran parte del territorio, aveva confermato i suoi diritti
su Nocera e sulle altre terre, cedendogli di nuovo il governo di esse,
per mezzo di bolle autentiche, che vennero mostrate nel Consiglio
stesso (47). Sempre nel 1432, anche Gualdo Tadino fu dal papa con-
cessa al Trinci, mentre sin dall'anno innanzi avevano i perugini chie-
sto ad Eugenio IV di restituirla a Carlo Fortebracci (48).

In mezzo a questi possedimenti Foligno, la piccola capitale del
fiorente stato, attraversava un periodo di grande prosperità; ma
l'estensione del territorio e l'importanza dei domini di Corrado ave-
vano cominciato ad eccitare i timori delle città vicine ed una grande
rivalità stava per scoppiare tra Foligno e Perugia. A quest'ultima
Nocera aveva affidato la difesa della propria causa quando ricevette,
non senza profondo dispiacere, la notizia della sua sottomissione al
Trinci, che era riuscito ad ottenere in concessione quella roccaforte
da Eugenio IV dopo una manovra condotta con molta abilità.

Fu dunque tale cittadina, situata a nord del territorio dello

‘ stato e sul corso superiore del Topino, la causa determinante delle
111

CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO

lotte che Corrado dovette in seguito sostenere e che si profilarono al-
l’orizzonte il giorno successivo al suo ritorno in patria e cioè in quello
stesso 25 marzo, quando dovette rendere di pubblica ragione al Con-
.siglio la notizia che per ottenere la nuova concessione si era impe-
gnato a pagare alla camera Apostolica 3000 ducati ed altri 3000 ne
avrebbe dovuto sborsare a Nicolò Fortebraccio a nome della Chiesa.
Lo sforzo era veramente ingente per cui si rese necessario imporre in
Foligno un nuovo tributo detto «prestantiola pro focularia », alla
cui esazione fu deputato immediatamente un magistrato (49). Di
contro i nocerini insorsero concordi per evitare questa nuova sotto-
missione a Corrado, di cui ricordavano i metodi violenti e crudeli
messi in atto durante le ritorsioni e le vendette del non lontano 1421,
all'indomani dell'uccisione dei suoi fratelli: subito furono inviati ora-
tori al Vitelleschi legato del papa nella Marca, ed al governatore Gen-
til Varano perché soprassedessero prima di venire all'esecuzione del
mandato, dichiarando che non avrebbero mai, se non per forza di
armi, accettato il giogo della servitù dei Trinci e che non volevano
essere dati preda ai tiranni (50).

Non trascorse molto tempo che anche gli abitanti di Montefalco
e di Trevi, visto come nel 1432 fosse felicemente riuscito il maneggio
intrapreso da Corrado Trinci presso Eugenio IV per recuperare No-
cera ed avendo avuto notizia che lo stesso signore aveva di nuovo
messo gli occhi sulle loro città, allarmati, deliberarono di inviare am-
basciatori a Perugia, per chiedere soccorso (51). Qui venne deciso di
ricorrere al legato cardinale Orsini, affinché intervenisse presso il
pontefice in favore delle tre città predette, che ormai, troppo abi-
tuate alla libertà per il mantenimento di essa erano disposte a lot-
tare sino all'estremo. Ma il cardinale amico e parente del Trinci, non
volle intervenire affatto nella delicata questione; furono inviate allora
direttamente lettere al papa. In ogni modo sappiamo che Nocera
ritornó, nonostante le sue proteste, in potere di Corrado, mentre
Montefalco e Trevi questa volta furono piü fortunate, essendo corse
ai ripari a tempo molto opportuno. Esse, in ogni modo, restarono assai
scosse e dovevano giustamente temere non solo l'appoggio e la favo-
revole benevolenza della corte pontificia verso Corrado, ma molto
di più le angustie e le difficoltà nelle quali si trovava lo stesso ponte-
fice (52) e che tendevano a diminuire il suo prestigio e la sua autorità
con conseguente ripresa aggressiva delle mire del prepotente signore
vicino.

Eugenio IV cercò di scusarsi e rispondendo il 16 aprile (53) alle

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lettere dei nocerini e dei priori di Perugia mostrò meraviglia di aver
loro procurato tanta molestia nel concedere in vicariato la città al
diletto figlio Corrado Trinci e si disse sorpreso della loro contrarietà
e del loro dolore, dato che non molti anni avanti, quando numerosi
‘ sudditi erano tornati dal governo dello stesso Corrado alla Chiesa,
quei di Nocera erano stati gli ultimi a ridursi a compiere tale passo.
Pertanto li invitava ad inviargli oratori per trattare insieme al signore
di Foligno le varie questioni che gli erano state rappresentate. Il
Trinci non dovette sentirsi troppo soddisfatto della ostile accoglienza
dei sudditi di Nocera ‘verso di lui e non si mostrò né mite né benevolo
con essi. Tanto è vero che il 23 maggio Eugenio IV scriveva a Corrado
facendo cortesi rimostranze per la sua condotta verso i cittadini di
Nocera; egli asseriva di aver saputo come dall’ingresso del signore
in quella città, gli abitanti fossero stati sottoposti «a molti e gravi
danni ». Così lo invitava a lasciar i nocerini liberi d’occuparsi dei propri
lavori e di trattare tutti i loro affari senza arrecare molestia ad alcuno,
sinché egli avesse provveduto «de celeri et oportuno remedio » (54).
Il tono di queste parole non é già un ordine, ma un cortese invito;
cercheremo ormai invano d'ora innanzi le espressioni benevole o
addirittura amichevoli dei primi tempi nei rapporti tra pontefice
e vicario. Sono queste sfumature il primo annuncio dell'ancor lon-
tana, ma temibile procella.

Il centro principale dell'opposizione al Trinci era Perugia, ogni
giorno più gelosa della momentanea floridezza di Foligno; ed anche
se essa non era riuscita ad ostacolare i disegni di Corrado, aveva pur
ottenuto nelle terre a lui soggette una situazione tutt'altro che felice
ed aveva reso i rapporti tra signore e sudditi tali da non poter dare
luogo a speranze di tranquillità e di pace.

Nello stesso anno 1432 ancora una volta i vincoli di amicizia
restarono inferiori agli interessi politici; non abbiamo piü infatti Eu-
genio IV ed il Trinci, esponenti della medesima fazione, collegati ed
uniti, ma un vicario che torna ad essere irrequieto e ribelle per scuo-
tere il giogo impostogli dal superiore. Dopo un breve periodo, i rap-
porti del signore di Foligno con la Curia si guastarono, perché questa
ultima si adombró del suo spirito d'indipendenza, che cresceva col:
tempo e con la forza; ma il Trinci, alla sua volta, non intendeva af-
fatto veder limitata la propria autorità ed ostacolata la sua ascesa.
Si venne quindi progressivamente sviluppando quell’inevitabile an-
tagonismo tra superiore e subordinato, antagonismo ora favorito
dalle speciali contingenze del momento. Infatti alla florida potenza
. CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 113

di Corrado faceva riscontro la ben critica ed infelice posizione di

Eugenio IV al quale il Concilio di Basilea e l’imperatore Sigismondo

arrecavano davvero serie complicazioni (55).

Riconciliatisi nell’aprile del 1433 (56) il papa e l’imperatore, e
sceso quest’ultimo in Italia (57) a cingere le due corone, fu accolto
dovunque con grande entusiasmo. La fama delle affettuose dimostra-
zioni tributate a Sigismondo dal popolo romano da tutta la curia e
dal pontefice nella città eterna (58), doveva spargersi anche nelle
altre terre del Patrimonio, che si accingevano ad accoglierlo degnamen-
te. Il 13 agosto egli uscì dalla Porta Salaria e prendendo per la Fla-
minia (59), si fermò poi lungo la via in varie città. Non era certo più
il tempo in cui gli imperatori seguiti da un poderoso esercito valica-
vano le Alpi per dettar legge nelle diete di Roncaglia, mantener fe-
deli i feudatari, riformare la costituzione delle città imperiali e ridurre
sotto il diretto dominio dell'Impero le terre che si erano sottratte
alla voluta soggezione. Vero è che l’Italia più ormai non faceva parte
che di nome dell'Impero romano e che i diversi membri, dei quali in
altri tempi quello era costituito, erano ormai stati affatto indipendenti;
però restava sempre qualcosa dell’antico fascino imperiale ed il glo-
rioso ricordo della trascorsa grandezza.

Così anche nell'Umbria, appena si sparse la notizia del prossimo
passaggio di Sigismondo, cominciarono i preparativi. Si ha notizia
che in Perugia la piazza fu adornata con 200 panni di lana (60); in
Foligno l’attesa non doveva essere meno attiva e fervente. Tutti gli
storici sono d’accordo nel testimoniare il fasto e la pompa con cui
Sigismondo, i principi ed i baroni e gli altri numerosi personaggi del
suo seguito furono accolti dal magnifico Corrado Trinci (61). Certo
un'aria insolita di festa e di grandiosità insieme, doveva ravvivare la
vita della piccola Foligno il 21 agosto del 1433. Tra nona e vespro
finalmente l’imperatore con ricco corteggio, tra cui si distinguevano
anche due re, giunse a cavallo e fù ricevuto con sommo onore dal si-
gnore e da tutti i rappresentanti del Comune. Il giorno successivo
ebbe luogo una cerimonia ancor più importante; Corrado fu creato
dall'imperatore conte palatino ed i suoi figli ed altri nobili folignati
suoi fedeli, cavalieri dell'Ordine Dragonico di Germania. Segui un
ricco banchetto, durante il quale il Trinci poté fare sfoggio della sua
magnificenza e del suo lusso.

Corrado si cattivò la simpatia degli illustri ospiti, all’altezza
dei quali si seppe mantenere prodigandosi nella splendida accoglienza,
che dava prova del suo prestigio e tornava ad onore della città.

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114 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

L’Imperatore volle lasciare al Trinci i segni particolari della
personale simpatia, donandogli la sua banda bianca, la catenella
e la crocetta d’oro da portare al collo (62). Presto Sigismondo continuò
nel suo cammino dirigendosi alla volta di Perugia e nella cittadina
si ristabili la quieta solita vita. Nel cuore dell'ambizioso signore do-
veva esser restata una larga eco delle recenti cerimonie; l’esser stato
creato conte palatino dall'imperatore assumeva una importanza mas-
sima per lui, che si accingeva a ribellarsi al pontefice, ad inalberare
bandiera ghibellina ed a porre a titolo di sfida l'aquila imperiale sulle
sue monete (63).
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO

NOTE AL CAPITOLO OTTAVO

(1) Arch. Vat., Reg. Vat. 356, p. 5 t. Vedi Appendice, p. 2.
(2) PELLINI P., op. cit., II, p. 292.
| (3) GRAZIANI, Diario, p. 311.

(4) Lib. I Ref. di Foligno, c. 18 t.

(5) DorIo D., op. cit., p. 212; Lib. Ref., c. III; Coppi A., Memorie
Colonnesi, p. 176.

(6) DorIo D., op. cit., p. 246; Arch. Vat., Reg. Vat. 356, c. II e 20;
GRAZIANI, Diario, p. 317.

(7) I podestà sin dal 1425 erano qui eletti a piacere della Chiesa e giura-
vano dinanzi al Legato di questa, il card. Guidalotti. Reg. Vat. 350, f. 139 t.
e 154 e Reg. Vat. 351, f. 130 t.

(8) THEINER A., op. cit., II, p. 297 e segg., 19 agosto 1427.

(9) IAcoBILLI L., Discorso, ecc., p. 44; MoronI G., Dizionario, ecc.
vol XXV, p. 127.

(10) Donio D., op. cit., p. 213.

(11) Cfr. Raccolta di strumenti ecc., c. 20. Corrado prese per il naso un
priore di Spello.

— (12) IacoBILLI L., Cronaca ad annum, 1428. Le fasi della controversia
si possono seguire attraverso il libro degli Statuti del 1428, riguardante esclu-
sivamente la causa dei confini con Spello.

(13) Essendo governatore di Spello M. Baglioni, loro concittadino, non
avrebbero potuto non intromettersi. PELLINI P., op. cit., II, p. 307.

(14) Ip. ID.

(15) Ip. ID.

(16) BRAGAzzi G., Compendio, ecc., p. 23; LITTA P., op. cit.,; DorIo
D., op. cit., p. 213; IacoBiLLI L. op. cit.

(17) PELLINI P., op. cit.; DoRrIo D., op. cit.

(18) Tale breve è riportato a c. 257 della Raccolta di strumenti ecc.

(19) Arch. di Stato di Roma, Camera Apostolica, Tesoreria di Perugia e
dell’ Umbria, n. IV, 1429, Lib. di entrata e di uscita di Nicola della Valle teso-
riere di Perugia, Todi e duc. Spoletino, c. 74: «... Eundo ad videndum et con-
signandum circa loca et villas comitatus Fulginei domino dicte civitatis... ».

(20) Narra PETRUCCIO DEGLI UNTI (Memoriale, p. 33) come in Foligno
«si scuró il sole, tanto che pareva notte scura e l'occhio del sole si fece nero
come di tizzone »; Anche il GRAZIANI (Diario, p. 349) descrive lo strano avve-
nimento, dicendo che « el cielo mostrava le stelle et li ocelli se andavano a rem-
porre como fanno per la notte et ogni persona era spaventata e impaurita. »;
PELLINI P., op. cit., II, p. 320; FABRETTI L. A., Cronache di Perugia, Diario
di Antonio dei Veghi, p. 9. i

(21) I1 20 febbraio dice Petruccio e così anche il FLEURY, op. cit., (Lib.
104, p. 481); il 19, PELLINI (II, p. 320) e GRAZIANI (p. 349). Per la morte del
grande pontefice cfr.: S..ANTONINO, III, p. 513; PLATINA B., p. 403; MoNALDE-
SscHr M., lib. XIV, p. 131; R.I.S., t. III, P. II, p. 868: Vita di Martino V; Bvo-
NINSEGNI M. P., l. c., p. 36; Cronica inedita di fra Francesco da Viterbo, p. 52;
Mucnos F., p. 105.

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(22) PELLINI P., op. cit., II, p. 321; GRAZIANI, Diario, p. 350.

(23) Raccolta di strumenti ecc., c. 114; IACOBILLI L., Groniche ad annum
1431.

(24) Raccolta ecc., ibid.

(25) IacoBILLI L., op. cit.

(26) Raccolta ecc., c. 115: « Audita morte Pape Martini V anno XIIII
sui pontificatus die lune XXII mensis februarii ora II noctis et facta notitia
in partibus... ».

(27) Arch. Vat., Reg. 37, op. 24 t. I Colonna contro Roma e P. Eugenio
IV nel 1431, p. 612; RAvNALDI O., Annales ecclesiastici, XV, p. 120; GREGO-
ROVIUS T., op. cit., vol. III, 701; Pasron L., op. cit., p. 403; DE L'EPrNOis,
op. cit., p. 405. ; :

(28) Donro D., op. cit., p. 214; LrrrA P., ibid, Parruccio, p. 99.

(29) Fumi L., op. cit., p. 612. Riformanze di Orvieto, CX XXIV, c. 48,

1431, aprile 24. È narrato l'attacco alla porta Appia ed inoltre è detto come :

tra i nemici dei colonnesi vi fossero « Baroni nec non aliqui domini Marchie et
feudatari R. Ecclesie ». L'assalto di casa Colonna è narrato dal PELLINI (II,
p. 322) dal Bronno (Decade III, lib. 4, p. 459) dal Munaronr (Annali d'Ita-
lia, anno 1431) dal CrIsToPHE (p. 99) dal CrAccoNro (p. 1109).

(30) Dorio D., LirrA P., ibid.. Ed il signore doveva essere accompa-
gnato anche dalla propria gente.

(31) Raccolta di strumenti ecc., c. 117: « Die dominico in sero V martii
1431 D.ns Corradus de Trin. habuit unam litteram a Petro Paulo Tadei, qui
erat Romae, qualiter erat creatus Papa D.ns. Gabriel Cardinalis Senensis die
III Martii 1431 ora XXII dicti mensis et vocatus Papa Eugenius quartus «Due
giorni prima era avvenuta l'elezione del pontefice. Cfr. VESPASIANO DA BISTICCI,
Vita di Eugenio IV, in R.I.S., t. XXV, p. 256; BonInconTRI, Annales, in R.
I.S., t. XXI, p. 137; CrAcconIo, Vitae, ecc., p. 1110.

(32) CHRISTOPHE J. B., op. cit., p. 95; AnpREE BiLLu, Historie Medio-
lanensis, Lib. IX, in R.I.S., t. XIX, p. 43.

(33) Donro D., op. cit., p. 214. Anche i fiorentini si rallegrarono, sti-
mando di riportare grandissimi benefici dall'amicizia; AwMrRATO S., op. cit.,
lib. XX) p. 179.5

(34) Cfr. VESPASIANO DA Bisticci, Vita di Eugenio IV, in R.I.S., T. XXV

(35) Il 20 luglio Eugenio IV mise sotto l’autorità del cardinale Giordano
Orsini l'Umbria che, considerata come una circoscrizione amministrativa, com-
prendeva le diocesi di Perugia, Todi, Orvieto, la valle del Topino ed il Ducato
di Spoleto e lo nominò vicario generale temporale; GuirauD J., p. 169. Arch.
Vat., Reg. Vat. 374, p. 124.

(36) IAcoBILLI, Cron. ad annum.

(37) CHRISTOPHE J. B., p. 99; Bronpo F., Decade III, Lib. IV, 459; CoLoN-
NA P., op. cit., p. 85; Copri A., op. cit.

(38) Fumi L., I Colonna ecc., p. 615.

(39) È diretto a Corrado « Domicello Fulginatensi in civitate Nucerie ac
terra Gualdi Captaneorum nec non Castropodii Vallistopini Spoletanensis et
Fulginatensis diocesis ac eorum comitatu territoriis districtibus iuribus et per-
tinentiis universis ad nos Romanam Ecclesiam pleno iure spectantibus pro-
nobis... vicario generali ». Arch. Vat., Reg. Vat. 381, c. 104 t.

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CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 117

(40) « Quoad vitam duxerit in humanis ». Arch. Vat., ibid.

(41) « ... in huismodi vicariatu suis usibus et commoditatibus applicandi
omnes et singulos fructus redditos et proventos ac omnia et singula pedagia
emolumenta et introitus quocumque nomine censeantur... de quibus nullam
teneatur reddere rationem ». Arch. Vat., ibid. ;

(42) Donro D., op. cit., p. 120 e segg.

(43). Verso la fine di maggio del 1431 «se disse che Francesco di Nicoló
Piccinino quale era condottiero con la Chiesa con 200 lance, doveva essere ama-
zato in Foligni e a stanzia e petizione dei Fiorentini; onde che tal cosa se sco-
perse et dicto Francesco se ne fuggì con circa sei cavaglie » (GRAZIANI, Diario,
p. 354 e segg.).

(44) L’abate s’era recato dal nuovo papa per supplicarlo che restituisse
a Corrado le terre dello stato toltegli in gran parte; Giacomo Trinci era così
ben disposto verso il cugino perché questi aveva pagato per riscattarlo, quan-
do si era indebitamente impadronito del castello di San Pietro nel territorio di
Amelia, 1000 fiorini d’oro a Pier Gentile Varano. IAcoBILLI L., Cronache ad
annum, 1431.

(45) GurRAUD. J, p. 182; Arch. di Perugia, Annali 1433, cc. 281, 284,
290, 301.

(46) Arch. Vat., Reg. Vat. 381, c. 104 t.

(47) GurRAUD J., p. 182.

(48) GuERRIERI R., Storia civile ed ecclesiastica di Gualdo, p. 122; Ga-
RAMPI G., Saggi ecc., p. 241 (in nota); GRAZIANI, Diario, 353; Arch. Vat.,
Offic. Lib., I, c. 104.

(49) IAcoBILLI L., Cron. ad annum, 1432; I Lib. Ref. di Foligno, c.
216 t. 217; Raccolta di strumenti, ecc., c. 131 t.

(50) PELLIN1 P., op. cit., II, p. 335; Dorro D., op. cif., p. 315.

(51) GurrauD J., p. 183; AGATONI G. V. op. cit., c. 94 e segg.

(52) I padri riuniti a Basilea per il Concilio ricusavano di obbedire agli
ordini supremi di Eugenio IV; GnEGonovius T., op. cit, vol. III, lib. XIII,
p. 706.

(53) Arch. Vat., Reg. Vat. 362, c. 78.

(54) Arch. Vat., Reg. Vat. 370, c. 82.

(55) GreGoROvIUS T., op. cit., p. 706.

(56) Ip. ip.; RUBIERI E., op. cit., p. 190; Arch. Vat., Arm. 29, t. 17, c.
150 t.; Confirmatio capitulorum Sigismundi Imp. Rom., 10 aprile 1433; Mo-
RELLI G., Ricordi, p. 109.

(57) Cfr. Corio B., op. cit., p. 646; Osro L., Doc. Diplom. ecc., III,
p. 19 e segg.; Rosmini C., Storia di Milano, p. 315.

(58) Cfr. FLEURY M., op. cit., t. XXII, p. 61; CracconIo A., op. cit.,
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(59) CrAccoNIO A., ibid.

(60) FABRETTI A., Cronache di Perugia, vol. II, p. II, Diario di A. Veghi.

(61) BRAGAzzi G., Compendio, ecc., p. 23; PETRUCCIO DEGLI UNTI, op.
cit., p. 33; PELLINI P., op. cit., II, p. 355; Donro D., op. cit., p. 216; Gna-
ZIANI, Diario, p. 370; SansI A., Doc. stor. ined., p. 174.
(62) Donro D., op. cit., p. 216.

(63) FaLocI M., La zecca e le monete dei Trinci, p. 61.

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FRS. 7 | MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

CAPITOLO IX

IL TRINCI PRENDE PARTE ALLE LOTTE CONDOTTE
DA NICOLÒ FORTEBRACCI E FRANCESCO SFORZA

NEL PATRIMONIO CONTRO EuceNIO IV, DIETRO ISTIGAZIONE
pi FiLippo MARIA VISCONTI. ACCANIMENTO DI CORRADO CONTRO
LA ROCCA DI MonTEFALCO (ANNI 1433-34)

/

Aveva Sigismondo appena lasciato Roma, che una nuova pro-
cella si scatenava sul capo del pontefice. Causa indiretta ne fu sempre
il Concilio di Basilea, il cui deliberato suonava minaccioso per l'auto-
rità del pontefice ed armava la mano a coloro che volevano impadro-
nirsi delle terre dello Stato Ecclesiastico. Fra essi il più inconciliabile
fu il Visconti, anima di tutte le cospirazioni contro il papa, colpevole,
secondo il punto di vista di questi, di aver favorito le Repubbliche

‘ di Firenze e di Venezia.

Questa rapida premessa non è senza significato nella narrazione
della storia di Corrado Trinci perché in questo periodo, proprio per
la insonne attività del Nostro, Foligno si inserisce nel vivo della poli-
tica italiana e la sua storia esce dai più modesti confini della cronaca
municipale e regionale per acquistare rilievo in campo nazionale.

Corrado Trinci, come nessun altro signore di un altrettanto pic-
colo stato, seppe rivestire una parte veramente notevole nello svol-
gersi degli avvenimenti destreggiandosi con valore ed astuzia in quel
sistema complicatissimo di politica partigiana e faziosa che caratte-
rizza la vita italiana del sec. xv.

Nel 1433 si iniziò nel patrimonio della Chiesa un periodo di com-
plicate lotte, che per la loro gravità possono ricordare quelle di Brac-
cio contro Martino V. Questa volta non è un fiero condottiero che si
erge e si contrappone ad Eugenio IV, ma un principe ingannatore
ed ambizioso (1), Filippo Maria Visconti. Egli anzitutto aizzò contro
il pontefice Nicolò Fortebraccio (2), che si spinse a combattere nel-
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 119

l| Umbria, infliggendo gravi sconfitte ai difensori della Chiesa e so-
stenne invece gli avversari di essa, tra cui dobbiamo ancora una volta
annoverare Corrado Trinci.

Aveva questi con Nicolò, figlio di Stella sorella di Braccio, antichi

rapporti di amicizia (3) e nutriva viva simpatia per i suoi disegni di

ricuperare le terre che erano state un tempo dello zio (4).

Non bisogna dimenticare che il Trinci era sempre restato at-
taccato alla fazione braccesca, della quale appunto Nicolò ed il Pic-
cinino erano ormai i due soli esponenti; ed avere come vicino ed alleato
un potente capitano doveva arridere al signore di Foligno, che sulla
certezza di un provvido ed immediato aiuto avrebbe con più sere-
nità e sicurezza potuto fondare la sua politica.

All'esercito del Fortebracci si aggregò nell’ottobre del 1431 al
comando di 30 lance anche il figlio maggiore di Corrado, Ugo (5), che
seguì il suo capitano durante le scorrerie che questi faceva sia nelle
terre già di Braccio, di cui ambiva rientrare in possesso e sia nelle
varie corse da una città all’altra del Patrimonio. Nel maggio dell’anno
seguente, frattanto, in Perugia, un'austera e significativa cerimonia si
svolse nel convento di S. Francesco; vennero sepolte con sommo onore
le ossa di Braccio, contro le quali Martino V aveva emesso la scomu-
nica e che il nipote aveva fatto ritrovare e benedire di nuovo (6).
Le cronache parlano di una gran folla di intervenuti per l’occasio-
ne a Perugia; io non se se Corrado fosse presente alla cerimonia, ma
certo questo atto fu come una spinta ideale per i partigiani della
fazione braccesca, un invito a riprendere di nuovo le armi ed a con-
tinuare l’opera interrotta per l'improvvisa scomparsa del grande con-
dottiero.

Nell’aprile 1433 Corrado ‘è già in piena contrarietà con la Chiesa;
con un improvviso colpo di mano egli aveva occupato Giano, castello
fortificato sui monti Martani, che dipendeva direttamente da Roma (7),
costringendo il pontefice ad intimargli di restituire immediatamente
la fortezza usurpata; ed il tono di Eugenio IV verso il vicario si fa-
ceva sempre più severo, al punto di minacciarlo persino della priva-
zione del titolo, se entro sei giorni non avesse cacciato dalle terre a
lui assegnate i fuorusciti di Montefalco e tutti gli altri ribelli della
Chiesa (8). Il pontefice invero aveva pieno diritto di esigere che il
suo ordine fosse eseguito, perché nella formula di giuramento che
il vicario prestava era appunto stabilito che egli dovesse tener libero
il territorio della Chiesa (9). La preoccupazione di Eugenio IV non

é poi meno giustificata se dai suoi ufficiali delegati nelle terre di Mon-

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i tefalco ed altre prossime a Foligno gli giungevano pressanti e dispe-
il il rati appelli di pronto ed energico intervento (10). .
CINI Il modo di comportarsi del Trinci sarebbe inspiegabile, se egli
MINA | | non fosse stato sicuro di aver al fianco, schierato contro il nemico
(III comune, Nicolò Fortebraccio, che era ormai in grande contrasto con
| Eugenio IV, fingendosi creato capitano generale dal Concilio di Ba-
(NUR silea contro il pontefice. Nell'animoso condottiero avevano trovato
AIN Il un alleato anche i Colonna, la cui sottomissione al nuovo papa era
MU stata soltanto apparente; nel tempo stesso il duca di Milano lavorava
CINI il per far ribellare alla Chiesa i vicari, assicurandoli della propria pro-
ill ORB tezione (11). Cosi «tutti i Ghibellini fecero alleanza contro la sovra-
TUE UI nità pontificia», dice un contemporaneo (12) e subito il pontefice
B IR - ‘si preoccupò d'ordinare a Perugia, che gli era restata fedele, di non
| | prestare aiuto né fornire vettovaglie al Fortebraccio ed alla sua gen-
te (13). La guerra ormai si profilava assai prossima e quell'atmosfera
di nervosa aspettativa e di preparativi che precede immediatamente
TUM lo scoppio del conflitto, si veniva ovunque diffondendo.
i S'affrettava a tornare in Foligno con la schiera di cavalieri e
di di fanti Ugo Trinci appena ottenuto il permesso dal pontefice di
il poter passare «cum sociis, armis, equis rebusque suis » attraverso
i Ia . le terre della Chiesa, senza essere da alcuno ostacolato (14). Rila-
il sciando questo salvacondotto, Eugenio IV voleva sottrarre all’eser-
| cito del Fortebracci un contingente di armati, perché, con tutta pro-
| babilità, non si era ancora reso conto della ribellione del Trinci ed

(NL i era forse soddisfatto dell'apparente ubbidienza che questi gli aveva |
HI | TM i prestato, restituendo il castello di Giano. Invece non è improbabile
il | che esistesse tra il Fortebracci ed il signore di Foligno un patto di
|| vicendevole aiuto, giacché vediamo il Trinci inviare immediatamen-
(i te numerosi armati in Assisi per soccorrere i partigiani di Nicolò,
IMI assente dall’Umbria (15). Con tale comportamento Corrado si era
il | di nuovo apertamente schierato contro la Chiesa, mettendosi dalla
Il parte del condottiero ritenuto dal Papa uno dei suoi piü grandi ne-
l|: mici (16).
ll . Le terre intanto che erano fedeli ad Eugenio IV e che erano
state dà lui affidate al Trinci, cercavano di scuotere il giogo. Una di
ll queste, Montefalco, il cui spiccato spirito di indipendenza ho già
| avuto occasione di ricordare, fu la prima a ribellarsi al Trinci ed a
mettersi sotto la protezione di Perugia e del pontefice (17). La bella
cittadina che dalla cima dell'altura su cui s'eleva domina la pianura
: CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 121
.di Foligno, non era riuscita a sfuggire alle mire prepotenti di Cor-
rado e, non molto tempo dopo, Nocera aveva seguito la sorte. di
questa, nonostante le assicurazioni del papa e l'interessamento dei
perugini (18).

. Nel 1433, dunque, vedendo i montefalchesi che il signore di
Foligno assumeva. una posizione nettamente ostile alla Chiesa, si
rifiutarono di obbedirlo e ricorsero ancora una volta a Perugia per
invocare protezione. Speravano essi di evitare le ingiuste violenze
minacciate da Corrado, che voleva ad ogni costo con la forza delle
armi ritornare a dominare quel centro. In seguito, dietro consiglio
dei perugini, si rivolsero alla S. Sede (19), ottenendone il 19 agosto
una bolla (20) che concedeva loro la diretta giurisdizione romana. Nello
stesso tempo, quei di Perugia, nominati ministri della Chiesa, in-
viarono a Montefalco Guido Montesperelli, che assunse la carica di
podestà con l'ausilio di un cancelliere.

Ma troppo importante era la posizione di quel centro perché
Corrado rinunciasse a recuperarlo (21) e la sua rocca, dominante la
valle umbra, occupava una posizione tanto rilevante dal punto di
vista strategico che non tardó a ridestare i suoi desideri. Nel settem-
bre del 1433 pertanto, il Trinci mosse contro Montefalco, ma gli riusci
impossibile riconquistarla perché difesa energicamente dai peru-
gini (22). E non era certo impresa da poco impadronirsi di quella
fortificazione difficilmente accessibile all'assalitore e dove invece
poteva ripararsi tranquillamente chi attendeva alla difesa. Malgrado
tutto ció, troppo stava a cuore a Corrado quella che era la vedetta
naturale dell'Umbria, per cui verso la fine di ottobre egli tornó an-
cora all'attacco, non più solo, ma con l'ausilio di una schiera di ar-
mati del Fortebraccio (23). In tal modo l'aiuto prestato ad Assisi gli
veniva reso ed i probabili accordi venivano pienamente confermati
dai fatti. Inutilmente perció i montefalchesi pregarono Nicoló che
volesse aver piü riguardo della patria, sotto la protezione della quale
s'erano posti, che dell'amico, per quanto fosse a lui legato dal vincolo
della. gratitudine (24).

Nel novembre i poveri assediati continuavano a protestare la
loro devozione alla Chiesa, per domandare sempre nuovi aiuti e pro-
tezioni; Perugia ascoltó l'appello, giacché non poteva disinteressarsi
dei tentativi di conquista del Trinci (25) e cosi la rocca continuava
nella sua eroica resistenza.

Lasciamo ora dunque Corrado mentre s'accaniva invano contro
una delle più salde fortificazioni del territorio, per vedere come in-

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tanto s'era venuta determinando la situazione all'intorno e come il
signore di Foligno sapesse destreggiarsi in mezzo ad un sistema di
complicatissimi e spesso inesplicabili avvenimenti sia bellici che po-
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Il duca di Milano, conchiusa nell'aprile del 1423 la pace con i
fiorentini ed i veneziani (26), accomiatati i suoi generali e la mag-
gior parte dei soldati, istigava tuttavia segretamente questi ultimi a
far irruzione nello Stato della Chiesa per conquistarsi dei principati.

Abbiamo visto come spinto da tali incitamenti, il Fortebraccio
fosse entrato per primo nel Patrimonio di S. Pietro; frattanto nello
stesso tempo lo Sforza si preparava ad invadere la Marca, fingendo
solo un passaggio temporaneo attraverso le terre della Chiesa (27).
Ma prima che questo condottiero si accingesse all'impresa, il previ-
dente duca s'era preoccupato di preparargli il terreno, sobillando e
rendendo avversari della Chiesa tutti i vicari della regione, come i
Malatesta ed i Varano (28); e perció il temibile legato della Marca,
Giovanni Vitelleschi, volendo imporsi ai ribelli, fece arrestare a San
Severino Piergentile Varano (29), mentre la moglie di lui, Elisabetta
Malatesta fuggiva con i figli a Visso, piccolo centro fortificato della
Valnerina, d'onde invocava soccorsi (30). |

Questa sventurata donna, abbandonata con quattro fanciulli
dentro la cinta di un castello circondato dalle truppe dei crudeli co-
gnati Gentil Pandolfo e Berardo Varano, schieratisi dalla parte del
Vitelleschi, era priva di qualsiasi speranza di salvezza (31), se non
fosse intervenuto qualche difensore. Corrado Trinci, spinto questa
volta da un nobile sentimento e fattosi paladino della infelice e dei
quattro fanciulli, pur affrontando l'ira del pontefice, mosse in loro
aiuto (32). Anche non volendo sminuire la nobiltà di quest'atto, dob-
biamo presumere che l'atteggiamento di Corrado fosse determinato al-
tresi dall'odio implacabile contro il Vitelleschi, legato della Chiesa (33)
per combattere il quale egli certo s'era unito ai Visconti. Ed a chiara
riprova che il signore di Foligno nell'azione in aiuto di Visso non fosse
spinto da mire di conquista, sta il fatto che, avuto il castello in dedi-
zione il 6 settembre 1433, lo rese al Comune di Norcia, con patto di
restituzione a Piergentile, ovvero ad Elisabetta ed al figlio (34). I
rapporti tra i Varano ed i Trinci cominciarono da questo momento
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 123

a non essere più quelli di una volta; schierandosi infatti i due fratelli
superstiti, Gentilpandolfo e Berardo, dalla parte del Vitelleschi e
della Chiesa, sorgeva naturalmente un’aperta divergenza tra loro e
Corrado, completamente guadagnato alla politica del Visconti. Il
Bonincontri parla addirittura di guerra scoppiata tra di essi, ma non
abbiamo notizia di nessun fatto d’arme anche se la situazione tra le
due famiglie era divenuta molto tesa (55).

Frattanto gli avvenimenti conducevano Francesco Sforza, che
manifestamente mirava a conquistarsi un esteso dominio nella Marca
soggetta al Patrimonio ad una lotta aperta contro il pontefice; que-
sta circostanza rinsaldava vieppiù l’antica amicizia tra lui ed il Trinci,
sempre propenso per sua natura, potremo quasi dire, a legarsi con
chiunque manifestasse ostilità alla corte romana. Quando lo Sforza
da Montolmo andò verso Camerino e ne attraversò il territorio per
recarsi nell'Umbria, fu stipulata una convenzione (36) tra il conte,
i Varano e Corrado Trinci; il Lilii indica quest’ultimo come media-
tore tra gli altri due, e certo, in tal caso, Francesco Sforza dovette
essere ben grato all’amico che gli permetteva di non lasciare alle spalle
un fomite di ostilità alla sua nascente signoria nella Marca (37). Dopo
che l’inviato del duca di Milano ed insieme del Concilio di Basilea si
fu impossessato in men di 15 giorni di tutta la Marca (38), comin-
ciarono a giungere anche dall'Umbria pressanti sollecitazioni perché
continuasse il trionfale cammino. Il conte non si fece pregare e passò
immediatamente l’Appennino dirigendosi verso Todi (39). Certo il
signore di Foligno doveva seguire con interesse le imprese e ralle-
grarsi vivamente dei successi dell'amico, ripromettendosi di trarne
per suo conto il maggior vantaggio, come già aveva fatto ai tempi
in cui brillava di prima grandezza l’astro di Braccio Fortebraccio da
Montone.

Ma non soltanto questi avvenimenti di più ampio respiro tene-
vano occupato il Trinci; la lotta per il possesso di Montefalco, come
sopra abbiamo visto lo aveva grandemente impegnato con dispendio
.di tempo prezioso, durante il quale gli assediati avevano organiz-
zata la loro resistenza, mettendo in moto la macchina delle loro pro-
tezioni. In quella campagna fu esiziale per Corrado l’arrivo del Mon-
tesperelli, e di un ‘forte nerbo di soldati perugini di cui abbiamo già
fatto cenno (40); con questi rinforzi la rocca divenne imprendibile
ed egli dovette rassegnarsi a togliere l’assedio ed a sospendere in
quell’estremo scorcio del 1433 ogni altra azione militare sia per con-
cedersi un breve periodo di sollievo e sia per restare guardingo entro

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124 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

il proprio territorio ora che lo Sforza s'era allontanato dalla zona per

dirigersi verso quella di Terni.

Certo egli era ormai stremato di forze e perciò chiedeva ripetu-
tamente aiuti al duca di Milano (41), il quale cercava di disporre le
cose in modo che tutto procedesse bene per il suo protetto (42), Il
Visconti dava infatti nell'ottobre del 1433 a Nicolò Piccinino il per-
messo di lasciar andare nell’Umbria (43) Taliano Forlano ed Anto-
nello da Siena (44) che si misero tosto in cammino con le loro schiere
comportandosi ovunque apertamente da nemici della Chiesa (45) con
saccheggi e distruzioni a danno delle atterrite popolazioni (46); solo il
signore di Foligno attendeva da loro quei rinforzi con l’aiuto dei quali
sperava forse di poter ritentare la sfortunata impresa di Montefalco.

A breve intervallo di distanza si riversarono dunque nelle terre
della Chiesa tre vere e proprie invasioni, quella del Fortebraccio,
dello Sforza e dei capitani suddetti; dietro ad essi s’ergeva la figura
del duca Filippo Maria Visconti, il quale pretendeva di essere l’arbi-
tro ed il direttore delle vicende della guerra. « In questo ballo » come
egli lo chiama, voleva fare da invisibile corifeo. Ma quello che a noi
maggiormente interessa è notare che egli intendeva dovessero par-
teciparvi tutti i signori delle Romagne, delle Marche e dell'Umbria,
«formar catena et intelligentia insieme» e dipendere dai cenni suoi (47).
Corrado Trinci fu certo tra i primi ad entrare nell’ambiente politico
del duca di Milano con l’intento di valersì a proprio vantaggio dei
successi dei vari condottieri sferrati all'attacco, dei quali era amico o
parente e nelle cui grazie si era sempre saputo mantenere. Era ve-
nuto finalmente il giorno in cui egli riteneva di poter raccogliere i
frutti dei suoi maneggi matrimoniali e della indefessa attività, svolti
ambedue con pervicacia sin dai primi anni di governo; e certo in
virtù di questi calcoli ben dosati egli non venne travolto in questo
perigliosissimo momento durante il quale, nella rovina comune, egli
poté mantenere il suo dominio in Foligno, mentre tutte le altre città
all’intorno cadevano in potere o del Fortebraccio o dello Sforza.

L’anno 1434 si profilava assai difficile per tutti coloro che com-
battevano nello Stato Pontificio, divenuto campo di battaglia dei
condottieri, sguinzagliati dal duca di Milano alla conquista di alcune
terre della Chiesa.

Corrado trasse profitto dai continui passaggi di truppe specie
da quelle dello Sforza (48), che lo aiutò per la riconquista della per-
duta rocca di Nocera (49) e che gli dette man forte per breve periodo
anche nel nuovo tentativo di impossessarsi di Montefalco (50) che
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 125

validamente resistette. Poiché l’occasione sembrava propizia, lo
| Sforza assali Spoleto nell'intento anche d'impadronirsi del Vitelleschi,
che guidava la difesa di quella rocca munitissima; il tentativo falli
ed egli dirottò le sue truppe verso Toscanella lasciando i fratelli presso
il Trinci, incaponitosi inutilmente di assoggettare Montefalco.

Sia pure nelle alterne fortune di queste azioni, che avevano più
carattere di guerriglia che di guerra aperta, Corrado poteva guardare
con tranquillità al suo futuro perché l'amicizia con lo Sforza ed il suo
aiuto militare gli avevano creata una situazione piuttosto, favorevole.

Avvenuto invece a questo punto l'inaspettato accordo tra lo
Sforza ed il pontefice (51), la politica del Trinci subi un duro colpo,
le cui conseguenze non tardarono a manifestarsi: il 25 marzo dello
stesso 1434 la bella terra di Gualdo, che gli era stata ceduta in vica-
riato perpetuo nel 1432, fu concessa invece da Eugenio IV al Conte
Francesco per cinque anni (52). Questo fatto nuovo capovolgeva la
situazione e pertanto quando, nell'aprile successivo scoppió un'aperta
discordia tra lo Sforza, nuovo vicario e gonfaloniere della Chiesa nella

. Marea, ed i Varano, istigati dal Visconti, vediamo che Corrado, con-
trariato anch'esso dalla condotta del conte, non si prestó come l'anno
avanti a fare da intermediario; allora il conte Francesco ricorse a mezzi
più energici, ai quali furon dovute le tristi vicende dei Varano (53).
Mentre l'attenzione generale di tutta Italia era attirata dalle
lotte terribili che avvenivano nel Lazio sin alle porte di Roma, nel-
l'Umbria continuavano le ostilità tra Foligno e Perugia, eternamente
rivali. A questa infatti stava cosi a cuore di arginare le imprese del
Trinci, che il 15 aprile 1434 assunse altre truppe al suo servizio: il
14 giugno poi, il Consiglio autorizzava i priori a prendere 30 nuovi
fantaccini ed il 18 votó 405 fiorini per pagare i 4 condottieri che di-
fendevano Montefalco alla testa di 90 uomini. Essa aveva protetto

i cittadini di quella roccaforte anche presso il papa, inviando un’am-

basciata a Roma il 3 marzo con l'incarico di raccomandare ad Euge-
nio IV la città verso cui erano diretti gli assalti del Trinci. E la te-
nacia di cui Perugia diede prova contro Foligno le procuró ancora
il successo (54); essa, sebbene a caro prezzo, riusci ad arrestare le
.usurpazioni di Corrado, a salvaguardare contro le sue imprese l'indi-
pendenza dei piccoli comuni ed a ristabilire cosi la sua preponderanza
nell'Umbria. Una delle cause principali di discordia tra le due città
è da ravvisare nel profondo attaccamento dell'una al pontefice, con-
trapposto alla grande avversione del vicario ribelle verso il suo su-
periore. Così, mentre Corrado doveva sommamente rallegrarsi che

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il Fortebraccio ed il Piccinino, i due condottieri delle armate brac-
cesche, fossero stati chiamati entusiasticamente dal popolo nella città
di Roma, (55) Perugia, rattristata dalla notizia della fuga del papa,
che scampato miracolosamente dall'Urbe, andava profugo da Ostia
a Livorno a Firenze (56), s'affrettava ad offrirgli di stabilirsi colà (57).

Ugualmente ossequienti verso il pontefice si erano dimostrati
gli abitanti di Montefalco, che fecero esprimere dagli ambasciatori
perugini la loro fede incrollabile a Sua Santità, quando questi era
abbandonato e combattuto da tutti. Tosto allora il papa inviò da
Firenze un breve traboccante di paterno affetto ed esprimente la
sicurezza da lui nutrita che Montefalco avrebbe continuato nella vi-
gorosa resistenza contro i nemici della S. Sede (58). |

Frattanto nei pressi di Roma gli eserciti dei bracceschi e degli
sforzeschi, l'uno nemico e l'altro sostenitore della Chiesa, continua-
vano a stare minacciosamente schierati senza decidersi ad agire e
temendosi a vicenda. Si cominció perció questa volta seriamente a
parlare di accordo che, per autorevole intercessione del duca di Milano,
fu finalmente raggiunto (59); veniva pertanto firmata una tregua
tra il Piccinino ed il Fortebraccio da una parte e lo Sforza dall'altra
della durata di cinque mesi, a cominciare dal 15 luglio (60). Questo
avvenimento veniva salutato con generale soddisfazione dalle popola-
zioni anelanti a trascorrere un periodo di tranquillità nelle misere
terre devastate (61). i

Anche il Trinci depose temporaneamente l'astio che nutriva
verso Perugia e nell'agosto invió alla rivale un magnifico dono, che
per la sua singolarità fece parlare assai di sé nella regione; egli regaló
una coppia di leoni, che non so proprio dove e come abbia potuto pro-
curarsi, per mantenere i quali i perugini elessero 10 camerlenghi, con
il compito di averne cura e di provvedere a tutto il necessario per il
loro sostentamento (62). Il simbolico dono, che alludeva ad uno degli
emblemi della città, fu graditissimo al popolo e ci testimonia ancora .
una volta la raffinata accortezza di Corrado e l'elevato suo tono di
munificenza. Certo la singolare offerta giunse assai a proposito, ché |
proprio nell’agosto Perugia era occupata ai più grandi preparativi
per accogliere l'illustre figlio Nicoló Piccinino, che prima di tornare |
in Lombardia aveva voluto rivedere la patria (63).

Più volte ho dovuto avvertire il lettore che lo svolgersi così feb-
brile degli avvenimenti, il continuo mutamento dei fronti tanto politici
quanto di battaglia, l’alternarsi degli accordi, dei fatti, dei compro-
messi con i quali si distruggevano accordi fatti e compromessi appena
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 127

stipulati, rendono la narrazione della storia di questo travagliato pe-
riodo quanto mai ardua per le contradizioni che essa stessa presenta
ai nostri occhi attenti a ricercare un certo nesso logico o almeno un
certo rapporto di consequenzialità negli avvenimenti medesimi.

Così questo burrascoso 1434, iniziatosi sotto i peggiori auspici
per il Trinci, volgeva invece ora in suo netto favore perché egli, per
diverse vie e con accorti interventi, perveniva a successi del tutto
insperabili appena pochi mesi prima. Nel settembre di quell’anno
un castello di Visso, Ussita, si diede spontaneamente a lui (64), men-
tre già qualche tempo addietro il duca di Milano, il quale si era riser-
vata la facoltà di decidere a chi dovessero spettare le terre del Patri-
monio, gli aveva assegnato il dominio di Trevi (65).

Ussita, località situata in una valle aspra e popolata di numerosi
villaggi, era molto importante dal punto di vista strategico, perché
incuneata tra i territori di Bolognola e Norcia, era facilmente difen-
dibile, protetta dalla potente barriera dei monti Sibillini. Era stato
Rodolfo Varano che nel cuore della valle d'Ussita aveva voluto sor-
gesse un ben munito castello, il quale, dopo l’eccidio di Piergentile
e Giovanni del 1433, dovette sottostare per alcun tempo alla signoria
di Gentilpandolfo. Ma solo per pochi mesi, ché poi si sottomise al co-
gnato di lui, Corrado Trinci (66); infatti, essendo i signori Varano
in rotta con lo Sforza (67) e precipitando sempre più nel loro territorio
la situazione sotto la potente pressione di questi, due ambasciatori di
Ussita si recarono a Foligno e fecero dinanzi a Corrado solenne atto
di sottomissione da parte della propria comunità (68). Tra il Comune
di Ussita ed il Trinci, « dominus et gubernator » vennero allora stipu-
lati patti molto vantaggiosi per gli ussitani, dei quali fu fatta copia
in pergamena custodita gelosamente; in quella occasione venne inoltre
confermata una specie di sanzione prammatica regolante le questioni
di diritto pubblico tra Ussita ed il comune di Visso; così gli abitanti
del castello furono soddisfatti e s’accinsero a vivere più tranquilli
sotto la protezione del Trinci. Ed il nuovo governo s’iniziò immediata-
mente con manifestazioni di munificenza da parte dello «illustre ed
eccelso Milite Messer Corrado, Signore Rettore e governatore della
terra di Visso e sua forza » (69) il quale inviò alla popolazione affa-
mata certe some di grano, a patto ch'essa s'impegnasse di provvedere
alla custodia del castello. Nel regime non furono apportate sostanziali
riforme; restarono i 24 massari come in antico, solo che il castellano
prese il nome di vicario, eletto dal signore e confermato dal Comune
di Visso (70). La popolazione che festeggió con fuochi e feste l'inizio

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128 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

di un’era di pace, passò senza contrasti sotto il Trinci, e questi, dato
il miserevole stato dei suoi nuovi soggetti (71) di cui volle rendersi
ben presto conto, usò molta clemenza verso di essi e provvide a re-
staurare il castello ridotto in cattivo stato. Al momento poi di prov-
vedere al governo del nuovo dominio, il Trinci non abbandonò le
consuete maniere assolutiste ed inviò persone di propria fiducia ad.
| insediarsi colà come il commissario Giovanni da Bevagna, accompa-
UTO gnato dai priori e da un drappello armato. Così ugualmente si comportò
iii per l’elezione dei nuovi massari, che scelse egli stesso e non passò
ll | inosservato il fatto che sempre di proprio arbitrio sostituì il castel-

i lano, prima estratto a sorte.
| Anche l'ordine interno fu rigorosamente stabilito ed una in-
chiesta venne tosto ordinata per vedere se le persone valide dimoranti
| ad Ussita giungevano a cento. Severe misure non furono risparmiate,
ib BA venne vietato di assentarsi alle persone della circoscrizione e fu fis-
| | sato l'obbligo che un membro di ogni famiglia dovesse abitare dentro

il castello (72) inoltre fu bandito che quei di Ussita si dovessero aste-

Mor nere dal recar danno ai paesi limitrofi sotto pena di dieci ducati e dieci
UNIT tratti di corda (73).
i Tutto questo complesso stato di cose ci dà un esempio della forte
ill maniera di governo del Trinci, il quale, appena in possesso della nuova
terra, s'affrettava a sottoporla al suo assoluto dominio, ma anche ad
imprendervi opere ed a ristabilirvi l'ordine ed una vita disciplinata.
ILLO REM Bastava che i nuovi sudditi s'inchinassero ossequiosi e deferenti al
UDITO cenno del signore, perché tutto procedesse regolarmente (74). Infatti
IE ci stupisce, in una lettera del Trinci ai fedelissimi abitanti di Ussita,
M il il tono benevolo assai raramente da lui usato; certo la loro remissività
ME il aveva fatto buona impressione nell’animo ‘del signore, il quale se ne
MERO MI congratuló con loro esprimendo sentimenti di stima e di deferénza,
| | che lo indussero persino a promettere d'essere sempre « pio, propitio
ABER UE BE : e favorevole ad essi » (75). :

EBEN] Era dunque appena subentrato il Trinci nel governo d'Ussita
TB | al cognato Gentilpandolfo Varano, che questi segui la sorte del fra-
P | (RIN) tello Berardo e fu vittima di una congiura insieme a tutti i suoi ni-
EU HR poti (76); Viviana, sorella di Corrado, pertanto, ebbe miseramente uc-
DOUBT cisi il marito e tutti i figli dai camerinesi, che insieme alle genti dello
| | | Sforza corsero alle case dei signori, vi fecero prigionieri uomini, donne,
Mi fanciulli e misero tutto a sacco (77). Cosi fu temporaneamente annien-
Il tata la potente famiglia che per tanto tempo aveva dominato nelle
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 129

Marche. I Trinci, che molti punti di contatto avevano avuto con i

Varano, sopravvivevano ancora ad essi per merito di Corrado, il

quale, sebbene fosse spesso giunto sull’orlo della rovina, aveva sem-
| pre saputo trovare la maniera di salvarsi al momento opportuno, di

mantenere non solo il prestigio della famiglia e di accrescere l’im-

portanza del proprio dominio in tempi tristi e difficili, ma anche di

far interessare alle proprie imprese Francesco Sforza, colui che era
| certo, in segreto, il responsabile della rovina dei Varano, famiglia il-
| lustre e potente non meno di quella dominante in Foligno.

Nell'ottobre del 1434 é di nuovo di scena Montefalco cosi tena-
cemente appetita da Corrado, che intendeva, con il possesso di quella
roccaforte, sbarrare insieme con il castello di Trevi, che le sta davanti,
Ja valle a sud del suo dominio e nel punto piü stretto di essa: il conte
Francesco, occupata tutta la Marca, mosse insieme col Trinci contro
quel munito castello (78), avanti al quale si fermó 20 giorni e che
avrebbe certo occupato, se i perugini non avessero inviato colà in
difesa 200 fanti e 100 cavalli (79). Anche questa volta la rocca restó
inespugnabile, quantunque i continui attacchi delle soldatesche e le
molestie arrecate dai fuorusciti unitisi a Corrado, rendessero assai
penosa la situazione degli assediati (80).

Le prime avvisaglie di questo nuovo attacco contro Montefalco
si erano già avute il 28 settembre di quell’anno quando i perugini —
i cui rapporti con Corrado si stavano di nuovo turbando — mandarono
alla piccola corte folignate Oddo Gori, perché esprimesse le lamentele
dei montefalchesi (81) e perché chiedesse l’allontanamento di Candido
Bontempi, che, esiliato da Perugia, aveva trovato cordiale ospitalità
nel palazzo di Corrado, tramando con i fuorusciti perugini che danneg-
giavano il territorio montefalchese (82).

Dimostratasi insufficiente la forza delle armi, il Trinci, sempre
pieno di risorse, dové ricorrere a maneggi politici, per cui la solida
compattezza della città assediata cominciò a mostrare qualche segno
di rilasciamento (83). Così per mezzo di amici e di parenti, con tutte
le sue forze e con ogni mezzo, Corrado cercò di recuperare Monte-
falco, ma i suoi sforzi furono vani (84); non per questo però egli de-
sistette.

I tempi davvero terribili non davano tregua alle misere popola-
zioni umbre; da mesi e mesi esse vedevano, impaurite ed impoverite,
passare e ripassare le schiere razziatrici e devastatrici dei vari capi-
tani. Nel novembre del 1434, fallito l'accordo stipulato tra i condot-
| tieri, la guerra tornava ad imperversare (85). Con il Fortebraccio, che

9
130 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

si trovava di nuovo ad Assisi ed operava contro lo Sforza, si schie-
rava ancora una volta e con estrema disinvoltura il Trinci, a cui certo
le trattative avvenute a Todi tra il conte Francesco ed il Biondo,
per parte del papa (86), erano assolutamente dispiaciute. Né penso
dovessero troppo impressionarlo le ribalderie dei soldati di Nicolò,
la crudele severità di questi verso i traditori ed i cadaveri che pende-
vano dalle funi ovunque per le rattristate contrade, se anche lui ap-
parteneva alla categoria degli uomini del tempo, abituati a siffatti
sbrigativi sistemi.
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO

NOTE AL CAPITOLO NONO

(1) Cfr. DecEMBRIO P. C., Vita Philippi Mariae Vicecomitis, p. 999.

(2) GREGOROVvIUS. T., op. cit, vol. III, p. 707; Orsi P.,, Signorie e
Principati, Vallardi, Milano, 1900, p. 300 e segg.; SismonpI S., op. cit., ELE
AMMIRATO S., op. cit., Lib. XX, p. 209 e segg.; BONINCONTRI L., op. cit.,p.141.

(3) Dato che quello «sub avunculo adulescentia meruit ». ALESSI S., Elo-
gia ecc., Cent. 1, 75.

(4) GioBBI-FORTEBRACCI V., op. cit., p. 69.

(5) PETRUCCIO DEGLI UNTI, Memoriale, p. 33; Donro D., op. cit., p. 247;
Raccolta di strumenti ecc., c. 125. « Die 22 octobris 1431 qui fuit die martis,
Mag. cus natus Domini Ugo de Trinciis conductus cum XXV lanceis cum Ni-
colao de Fortebracciis exivit Fulgineum causa se portandi ad ipsum et fuit
cum XXX lanceis et primo fuit ad pontem Vallis Cippi comitatus Perusie apud
Sanctam de Angelis et sero dicta die ibi habuit obviam dominum Nicolaum »;
Graziani (Diario, p. 358) conferma che il condottiero fosse fermo a « Val di
Ceppe ». i

. .(6) 3 maggio dice il Graziani (p. 361): BuonInsEGNI-M. P., Istorie Fior.
dal 1410-60, p. 22; FABRETTI A., Capitani, ecc., I, p. 275; In., Documenti,
ecc., p. 250.

(7) Arch. Vat., Arm. 29, t. 17, c. 158 t., 2 aprile 1431.

(8) Arch. Vat., ibid.

(9) Arch. Vat., Reg. Vat. 349, c. 216 e Reg. Lat. 220, c. 148 « ... Contra-
dictores quoslibet et rebelles corrigendi et puniendi ».

(10) Il 25 marzo Rosello Roselli di Arezzo, tesoriere della Chiesa, andò
personalmente con 10 cav. e 15 fanti a Montefalco per mandato del R.D. Ca-
merario e Sig. Governatore; tali fanti li doveva lasciare a presidio della rocca,
ma egli stesso restò per 3 giorni « captus periculo mortis ». Il 26 allora mandò
.un messo a Roma ad annunziare che era stato preso da alcuni di Montefalco.
Arch. di Stato di Roma. Cam. Apost. Busta n. 4, n. 11 (Aut. 287) 1433-35.
Lib. di entrata e di uscita di R. Rosselli, c. 63.

(11) DE L’Epinois H., op. cit., p. 406 e segg.

(12) GRAZIANI, Diario, p. 359.:

(13) Ip. In., p. 366 e segg.

(14) Arch. Vat., Arm. 29, t. 17, p. 156 t.: 6 maggio 1433.

(15) PELLINI P., op. cit., II, p. 353; GRAZIANI, Diario, p. 375; FABRETTI
A., Capitani, ecc., II, p. 193 e segg.; AGATONI G. iNitopriciti;: c. 96;

(16) « Notorium hostem et rebellem nostrum et Ecclesie ». Arch. Vat.:
Reg. Vat. 370, p. 146 t.

(17) AcATONI G. V., op. cit., c. 92; Donro D., op. cit., p. 215; PEL-
LINI P., ibid.

(18) AGATONI G. V., op. cit., f. 92; GuiRAUD J., p. 183; Arch. di Perugia,
Annali Decem., 12 aprile 1432:«... ci sembra necessario che S. Santità permetta
ai priori di dare agli uomini delle terre di Trevi e Montefalco l'assicurazione
che se restano devoti alla Chiesa tale concessione non avrà ]uogo ».

(19) AGATONI G. V., op. cit., c. 95.

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132 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

(20) Raccolta di documenti vari riguardanti Montefalco, Ms. F 116 del
sec. XVIII esistente nella Biblioteca Com. di Foligno: copia della Bolla, c. 243.

(21) Costruita nel 1324, quando Giovanni XXII, circondato da gravi dif-
ficoltà aveva sentito il bisogno di edificare per gli ufficiali della Chiesa un forti-
lizio. Fumi L., La rocca di Montefalco, p. 469 e segg.

(22) Donro D., op. cit., p. 215; AGATONI G. V., op. cit., c. 93; Gur-
RAUD J,, p. 183.

(23) GuirauD J,, ibid.; Arch. di Perugia, Annali Decem., 25 ottobre 1433.
Il condottiero non poteva intervenire di persona, perché impegnato a fondo
nel Lazio. DE L'ÉPrNois H., op. cit., p. 411.

(24) PELLINI P., op. cit:, II, p. 363.

(25) Pertanto il 19 novembre essa invió a Montefalco d'urgenza 30 fan-
taccini. GuiRAUD J,. p. 183.

(26) SISMONDI S., op. cit., III, p. 484; MonaLDESCHI M., op.cit.,lib. XVI,
f. 132; BuoNINSEGNI M. P., op. cit., p. 46.

(27) « Francisci Sfortiae proditio insignis » la chiama il Raynaldi (I.IX.
p. 257); Bionpo F., Dec., ILlib. V; BENADUCCI G., op. cit., p. II; CHRISFO-
PHE J. B., p. 155; RosMInI C., op,. cit., II, p. 323.

(28) DE L’EpPinoIs H., op. cit., p. 407.

(29) BenADUCCI G., ibid., Cronache di Fermo, p. 66; LIL C., op. cit., II,
p. 71; GiovANNI DI M.o PEDRINO DIPINTORE, Cronaca ecc., p. 414.

(30) Pirri P., Ussita, p. 75; FELICIANGELI B., Notizie della vita di Eli-
sabetta ecc., p. 184 e segg.

(31) Il pontefice proibiva alla comunità di Norcia, località non lontana
da Visso, di portare soccorso agli assediati.

(32) Riccioni S. B., Saggio di memorie storiche di Visso, Foligno, 1901,
p. 26. Il BonINcONTRI L. (op. cit., p. 141) dice che la moglie di Piergentile era
sorella di Corrado; evidentemente confonde con Viviana Trinci, sposata a Be-
rardo Varano. Il Feliciangeli suppone che Corrado fosse sollecitato a far ciò
dalla cognata Tora Varano moglie del defunto Nicolò.

(33) Il Vitelleschi era originario di Foligno d'una famiglia i cui compo-,
nenti erano stati 84 anni prima uccisi e cacciati dai Trinci. Se si sta a vecchie
notizie, un Vitellio fuggi circa nel 1359 da Foligno e riparó a Corneto, dove

, fondò la famiglia Vitelleschi; GREGOROvIUS T., op. cit., vol. III, p. 747; PEL-

LINI P., op. cit., II, p. 436.

(34) PrrRI e RiccionI, loc. cit.,; PATRIZI FORTI F., op. cit., p. 210 e
segg. Il 6 settembre fu fatto pubblico strumento in Foligno alla presenza del
podestà della città e di altri nobili che fungevano da testimoni. La pergamena
si conserva nell'Archivio segreto di Norcia.

(35) BONINCONTRI L., p. 143.

(36) Di essa fa menzione anche il Graziani, registrandola sotto la data del
dicembre 1433.

(37) Le condizioni dell’accordo sono ignote, certo però i Varano dovet-
tero rinunciare ai castelli passati alle città vicine ed allo Sforza. La conven-
zione è assegnata dal Feliciangeli agli ultimi di gennaio o alla prima metà di
febbraio del 1434, ma io credo sia invece esatta la data riportata dal Graziani.
Si può pensare che il patto stipulato fosse quello registrato dal cronista fer-
mano, sotto l’aprile 1434. FELICIANGELI B., Intorno ai rapporti tra il Comune
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 133

di Camerino e Francesco Sforza, p. 45; GRAZIANI, Diario, p. 378; Liu C., op.
cit., II, p. 174; SIMONETTA G., op. cit., col. 227; ANTONIO DI NicoLó, Cronaca
di Fermo, p. 69; BENADUCCI G., op. cit., p. 23.

(38) Cfr. Bronpo F., loc. cit.,; PETRUS CANDIDUS VIGLEVANENSIS, Vifa F.
Sfortiae, R.I.S., XX; SIMONETTA, loc. cit.; FABRETTI A., Capitani ecc., II,
p. 37; FELICIANGELI B., loc. cit.,; BENADUCCI G., l. c.; MARIANI N., F. Sforza e
la città di Fabriano ; Rosi M., Della signoria di F. Sforza nella Marca, ecc.; Va-
LENTI T., F. Sforza ed il Comune di Montolmo; GIANANDREA A., Vari scritti.

(39) RuBIERI E., op. cit., p. 199 e segg.; Osro, III, p. 107; EMITE F.,
Historia di Terni, p. 136; sbaglia però l’anno dicendo 1431.

(40) AGaTONI G. V., op. cit., c. 93; GRAZIANI, Diario, Pi 334.

(41) Bronpo (loc. cit.) dice che il duca inviò soccorsi a « Corrado Fulgi-
nati Ecclesie vicario petenti et subsidia pollicenti ».

(42) Osro L., op. cit., III, p. 112: « Item che al Signor di Foligno siano
servati li sui capitoli et non molestato in Nurca (Norcia) né in Montefalco, né
in lo contado, né etiamdio in veruna altra cosa che gli sia stata promessa ».

(43) Osio L. (op. cit., III, p. 107) riporta una riposta del duca ad una
lettera del Piccinino in ad tra l'altro é detto: « Antonello et Taliano possono
andare presto etc. Dichiamo che noi ne rimaniamo contenti e che tu gli metti
quella provisione che te pare, atió che vadeno presto ». NicoLò DELLA TUCCIA,
(op. cit., II, p. 132) dice: « Il Piccinino mandò un suo condottiero al Signore
di Foligno, quale si teneva per lui e mandoci 500 cavalli ».

(44) Bronpo F., loc. cit.; Petri Candidi Decembrii Opuscola Historica,
In. L.S. T. XX, P. I, p. 127 e segg.

(45) Un'eco del loro comportamento rinveniamo nelle lettere che il Gat-
tamelata scriveva nel novembre dello stesso anno agli SOS di Imola. EROLI
G., Erasmo Gattamelata da Narni, p. 260.

(46) Osio L., op. cit., III, p. 111 e segg. Istruzione ducale a France-
sco da Bologna che si ed presso Nicolò Fortebracci. « ... Item tu diraj al
prefacto sig. Nicolò ch'il me pare che tra luj e'l sig. de Foligno habbiano a
tenere modo de fare stare contenti Antonello e Taliano cum quelli modi che
ad esso sig. Nicolò pare migliore, come saria in darli qualchi castelli, ovvero
qualchi denari de quelli de le tagle del Ducato ».

(47) BraccioLINI P., Historia, Lib. VII, p. 389; Osro L., 0D: CIE, IT;
p. 111 e segg.; RuBIERI E., op. cit., p. 207.

(48) Il conte, entrato nell'Umbria, aveva mandato avanti i fratelli Gio-
vanni e Leone alla conquista di Todi. Bronpo F., Decades, III, lib. IV; Bon-
GIA, S. Memorie istoriche di Benevento, vol. I, p. 356 e segg.; NICOLÒ DELLA
Tuccia, op. cit., II, p. 131 e segg.

(49) Che era stata tolta a Corrado in seguito alla sua ribellione al ponte fice.

(50) BroNpo F., op. cit.; GRAZIANI, Diario, p. 379: « Il 22 gennaio se disse
che le gente del Conte Francesco erano in assedio a Montefalco a petizione del
signore di Foligno. Dipoi se disse che il dicto conte era venuto a Foligno ». Gro-
VANNI M.o PeDRINO DIPINTORE (op. cit., I, p. 338) esagera, dicendo che lo
Sforza conquistó per sé, oltre Todi anche Foligno e Montefalco.

(51) Questo avvenne il 25 marzo 1434; Arch. Vat., Reg. Vat. 377, c. 12e
Reg. Vat. 381, c. 240 e segg.; MonELLI G., op. cit., p. 113; RosmInI C., op. cit.,
11, p. 324; RuBIERI E., op. cit., p. 199 e segg.; Osio L., Op. cit., III, p. 107.

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(52) GARAMPI G., Saggi di osservazioni, ecc., p. 241; Arch. Vat., Lib.
Off. I, Eugenio IV, p. 242; BoRgIa S., op. cit., III, vol. I, p. 357.

(53) LiLir C., op. cit., II, p. 174 e segg.; MARIANI M. (op. cit., p. 29) dice
che non si sa con precisione qual parte avesse lo Sforza nella congiura, contro

i Varano. L'uccisione di Berardo a Tolentino é narrata in Biografie di illustri

Tolentinati, p. 64 e segg. La strage di Gentilpandolfo e dei nipoti segui l'anno
dopo. i
(54) PELLINI P., op. cit., II, p. 368; Donro D., op. cit., p. 216; LITTA P.,
op. cit.; GRAZIANI, Diario, p. 381; GurRAUD J., op. cit., p. 184.

(55) A Nicoló Fortebraccio inviarono i romani il gonfalone in segno di
eleggerlo capitano generale e difensore della città. GREGOROVvIUS T., op. cil.,
III, p. 707; FABRETTI A., Capitani, ecc., II, p. 181.

(56) NERI DI Gino Capponi (Commentari, R.I.S., XVIII, col. 1181) dice
che Eugenio IV nel giugno era a Firenze. Il Rosmini (Storia di Milano, II,
p. 326) ed il Rinuccini (op. cit., p. LXIV) dicono che arrivò il 23 giugno.

(57) DE L’EpinoIs H., op. cit., p. 413.

(58) AaATONI G. V., op. cit., c. 98.

(59) Già sin dall’aprile i perugini avevano inviato ambasciatori al Picci-
nino, che dalla Lombardia era sceso in Toscana, per fare in modo di far riappa-
cificare il duca col papa. NERI DI G. CAPPONI, op. cif., col. 1180; GRAZIANI,
Diario, p. 381; FABRETTI A., Capitani ecc., II, p. 38 e segg.

(60) Così il Fabretti che attinge dal Graziani(Diario, p. 383) NIcoLÒ DELLA
Tuccia (op. cit., p. 143) dice il 20 e il MoRELLI (Ricordi, p. 120) il 18.

(61) Alla fine delle ostilità il Fortebraccio rimase padrone delle terre oc-
cupate nell'Umbria, il Piccinino passò in Romagna e lo Sforza si ritirò a Todi
per riposare. NicoLò DELLA Tuccia, ibid.; Bronpo F., Decade, III, lib. VI;
Corio B., op. cit., p. 651.

(62) PELLINI P., op. cit., II, p. 368; Donro D., op. cit., p. 216; GRAZIANI
(Diario, p. 381) assegna l'avvenimento all’11 giugno; ma credo che erri.

(63) FABRETTI F., Capitani ecc., II, p. 42; GRAZIANI (Diario, p. 384.

(64) Donio D., op. cit., p. 216; LITTA P., op. cit.; PETRUCCIO DEGLI UNTI,
op. cit., p. 34; PIRRI P., op. cit., p. 83 e segg.

(65) Naturalmente a Trevi, terra della Chiesa, l’intromissione del Visconti
sembrò molto singolare, per cui, tenuto consiglio alla presenza degli oratori

. del Trinci, risposero pacatamente (« dulcibus verbis ») che essi non potevano

prendere nessuna deliberazione senza l’autorità e la conferma del legato e dei
pastori della Chiesa. Arch. di Trevi, Lib. Ref. 1433, 29 dicembre, c. 74 t.

(66) PiRRI P., op. cit., p. 11. Gentilpandolfo aveva sposato Viviana Trin-
ci, sorella di Corrado.

(67) FELICIANGELI B., op. cit., p. 46; ANTONIO DI NrcoLó, Cronache
€C6;, Di 1/0,

(68) PirrI P., op. cit., p. 81. Le spese del bimestre ottobre-novembre
registrano un pagamento ai due oratori per i 4 giorni di viaggio a Foligno.

(69) Titoli datigli nel Reg. 39 dell’Arch. di Ussita.

(70) Reg. 38 dell'Arch. di Visso « Ieronimus... Vicarius per Mag. cum
et excelsum D.num Corradum de Tr. Fulginei, etc. Deputatus et per Commune
Vissi confirmatus ». i
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 135

(71) La finanza del castello era esausta, l'industria ridottissima. PIRRI
P., op. cit., p. 83.

(72) Pirri P., ibid., p. 83.

(73) Pinni P., ibid.: « Decem ducatorum cum totidem tormentis funis ».

(74) PiRRI P., op. cit., p. 298. Appendice di documenti desunti dall’ Arch.
di Ussita. Una lettera del Trinci riguardante il vicario Pietro di Stasio è molto
significativa per illustrare il carattere di Corrado: « Saró advisado che mia in-
tentione é voler essere io Signore et non volerce paro né compagno. Et Ser Pe-
tro voglio stia là ad esercitare il suo fitto, per vedere chi cie vole contradire ».
18 febbraio 1435.

: (75) PIRRI P., op. cit., p. 84. Lettera del 21 luglio 1435.

(76) MARIANI M., op. cit., p. 21. Assegna la strage nel mese di settembre.
Il Dorio nell'ottobre (op. cit., p. 216); Lini: (op. cit., II, p. 175). NICOLÒ DELLA
Tuccia (op. cit., II, p. 144) confonde l'uccisione di Berardo con quella di Gen-
tilpandolfo.

(27) PELLINI P., op. cit., Il; p. 3479,

(78) GRAZIANI, Diario, p. 388.

(79) PELLINI P., op. cit., II, p. 367.

(80) PELLINI P., op. cit., II, p. 371.

(81) PELLINI P., ibid.

(82) PELLINI P., ibid., dice che al Bontempi fu intimato entro sei gior-
ni di partire, sotto pena di 2000 fiorini; il Vermiglioli (Biografie ecc. t. I,
p. 239-42) crede probabile che il Bontempi, nipote del cardinale fosse posto
in bando perché avverso alla fazione dei nobili. Cfr. Appendice dell’ Arch.
Stor. It., t. VII,, p. 435. Sigismondo lo creò cavaliere in Foligno; da qui passò
all'Aquila e di là a Siena ove fu capitano del popolo. Nel 1436 fu creato vi-
cemaresciallodella Chiesa (Arch. Vat. Reg. Vat. 382, c. 24); nel 1448 sposò Pan-
tasilea Trinci. In seguito fu splendido ornamento della corte di Pandolfo Ma-
latesta e presso Borso d’Este in Ferrara.

(83) Il perugino Nicolò Graziani, governatore della città, preoccupato
per il fatto che alcuni montefalchesi tentavano di macchinare contro il governo
e di mettere la patria in mano di Corrado, richiese ai concittadini alcuni ar-
mati e qualche gentiluomo con cui potesse dividere la responsabilità e consi-
gliarsi. PELLINI P., op. cit., II, p. 372.

(84) PELLINI P., op. cit., II, p. 322; AGATONI G. V., op. cit., c. 96.

(85) GRAZIANI, Diario, p. 389; Bronpo F., Decades, Lib. 6, 490; RaAI-
NALDI, op. cit., t. IX, p. 170; FABRETTI A., Capitani, ecc., II, p. 197 e segg.

(86) Bronpo F., op. cit., p. 490. Il BonINCONTRI (op. cit., p. 145) dice
che fu il Vitelleschi ad andare a Todi per convincere lo Sforza.

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CAPITOLO X

CONTINUAZIONE DELLA LOTTA TRA IL TRINCI

E LE MILIZIE DELLA CHIESA (ANNI 1435-37)

Degli anni della signoria di Corrado Trinci, il 1435 fu uno dei

più movimentati, poiché il territorio su cui egli dominava fu percorso

ed impoverito dalle soldatesche di ogni fazione e fu teatro dei continui
scontri avvenuti in questo travagliatissimo periodo. Dovettero an-
cora una volta tornare a fiorire nell’animo del signore le più belle

speranze come al tempo della giovinezza, quando, fedele partigiano

di Braccio, aveva con lui intrapresa la lotta contro il pontefice. Anche
ora, schierato al fianco di Nicolò Fortebraccio o della Stella, nipote
del suo antico grande amico, con lui divideva le fortune e le difficoltà
e s'abbandonava ad atti di rapina e di rappresaglia contro le popola-
zioni che tentavano di opporsi alla loro furia bellica. Tra il Trinci
e Nicolò esistevano rapporti di amichevole collaborazione ed intese
di reciproco appoggio militare; a Corrado non sfuggiva l’inferiorità
del suo presente alleato al confronto di Braccio; restava tuttavia la
memoria della ormai lontana giovinezza trascorsa al fianco di lui
e delle comuni ambiziose speranze, che spingeva il signore di Foligno
a schierarsi dalla parte della fazione braccesca, tanto più che da quando
lo Sforza era tornato al servizio del pontefice, egli aveva tramutato
in avversione l’antica amicizia verso di lui. Tutta l’Italia in questo
periodo seguiva, con interesse le vicende guerresche dei due grandi
capitani Nicolò Fortebraccio e Francesco Sforza, che una rivalità
di gloria, di potere e di ricchezze, teneva profondamente divisi; il
primo, padrone di Assisi (1) ed alleato del Trinci, era riuscito ad atti-
rare dalla sua parte anche Perugia (2). Di contro a questo blocco, il
conte Francesco, che aveva di solito residenza a Todi (3), si preparava
alla guerra, domandando urgentemente denari e soldati alle varie
città sottomesse della Marca (4). Danni gravissimi lamentavano le
popolazioni fedeli alla Chiesa (5); per il territorio tra Foligno e Spoleto

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CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 137

dovevano: aggirarsi sin dall’anno precedente temibili i soldati del
Concilio e le guardie armate del Trinci, se quei di Trevi e di altre co-
munità non potevano, senza permessi ed autorizzazioni speciali, arri-
schiarsi ad uscire dalle mura ed avventurarsi per il circondario (6).

I castelli che si affidavano per tradimento all’un condottiero,
erano tosto riconquistati dall’altro, che dava spesso, per punire i
ribelli, esempi di crudeltà inaudita (7).

Trascorso l'inverno, il maggio trovò lo Sforza schierato minac-
ciosamente con le sue soldatesche nella pianura di S. Maria degli
Angeli, davanti ad Assisi, dove il Fortebraccio si teneva chiuso pru-
dentemente. Ma essendosi il conte dovuto muovere di là per andare
incontro al Piccinino, che dalla Romagna veniva in soccorso del pro-
prio partito, subito l’altro ne approfittò per uscire dalla rocca ed
aiutare Corrado nell’impresa di Montefalco (8), sperando ormai di
poter chiudere definitivamente la partita. Tuttavia, a causa della
gagliarda difesa, il condottiero riuscì soltanto ad entrare nei borghi,
facenti corona alla rocca, che fu assalita senza successo il 9 giugno;
lo scacco subito e nuove avventurose imprese indussero Nicolò a tor-
narsene dieci giorni dopo in Assisi.

Agli ultimi di giugno del 1435, le milizie braccesche e le sforze-
sche prendevano la via di Romagna, che doveva essere il loro nuovo
campo di battaglia. Restavano nell'Umbria a presidiare le terre sog-
gette, uomini di Nicolò ad Assisi, ed a Todi quelli di Francesco sotto
il comando di Leone Sforza.

Corrado Trinci era di nuovo senza appoggio diretto e da solo
doveva provvedere a conservare il proprio dominio; di questa sua
posizione e dell’essere egli privo dell’aiuto militare dell’alleato, cer-
carono naturalmente di avvantaggiarsi i suoi nemici. Infatti gli uomini
del Papa, entrati di guarnigione a Montefalco, credettero fosse loro
dovere di vendicare gli oltraggi sofferti dagli abitanti a causa delle
scorrerie condotte dal Trinci; per cui uscivano spesso dalla rocca ar-
mati, spingendosi ostilmente verso Foligno, saccheggiando e pre-
dando (9). Per ritorsione Corrado passò immediatamente al contrat-
tacco procurando ovunque danni nella terra della Chiesa (10).

Allora Leone Sforza, che, pur non rendendosi illustre come il
fratello ebbe giustamente la rinomanza di prode e valoroso capitano,
mosse da Todi con altri uomini d’armi e con 400 cavalli ed avanzò
minacciosamente verso Foligno (11). Catturata una gran quantità
di bestiame, bruciate biade e fatti numerosi prigionieri, che mandò
a Montefalco, s'accingeva egli ad assediare la stessa Foligno. Dopo

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la partenza dall’Umbria del conte Francesco, Eugenio IV aveva ordi-
nato al Vitelleschi di andare in aiuto di Leone ed anche i fiorentini
lo avevano avvisato che il Trinci era tornato ad attaccar Montefalco;
ma il cardinale, essendosi spinto sin nelle zone di operazione e pensando
che il giovane Sforza sarebbe bastato da solo, se ne era andato a
combattere un altro ribelle della Chiesa, Giacomo di Vico, a Vetral-
la (12). Ciò nondimeno una difficile partita s'era iniziata per Corrado;
ma il Fortebraccio vigilava sempre anche di lontano. Velocissimo
giunse infatti nel contado perugino e per Val di Pierla, per Ponte
S. Giovanni, uscì improvvisamente nel piano di Foligno. Egli aveva
già ricevuto da Corrado informazioni certissime circa la situazione
del nemico ed era a conoscenza che Leone Sforza era sceso dalla roc-
caforte di Montefalco, dove teneva presidio, nella pianura sottostante
per riunire e riordinare le truppe, fatte venire anche da Todi. Nicolò,
ancor rammentando la sua infelice impresa presso Nomento a causa
di Leone e Lorenzo Attendoli, nipoti del conte Francesco, anelava
alla vendetta (13). Perciò ora che sembrava venuto il momento, con
fretta ostinata divorava il cammino che lo separava da Foligno. Giunto
finalmente alla meta al cader del sole (14) subito attaccò battaglia e
si impadronì degli accampamenti nemici prendendo inerme lo stesso
Leone. Egli era riuscito a procedere con tale celerità (15) e segretezza
insieme, da piombare, prima che essi sapessero della sua venuta,
sulle schiere nemiche, di cui conosceva l'impreparazione per le infor-
mazioni avute dal Trinci.

Leone Sforza non aveva posto alcuna diligenza nell’impresa (16),
sicuro della lontananza del Fortebraccio e tenendo Corrado assediato
in Foligno; così avvenne che Nicolò trovò quasi tutti i nemici inermi
ed in gran parte anzi addormentati. L'impresa s'iniziava felicemente
ed i prigionieri furono innumerevoli; tra essi, come ho già detto, Leone,
che fu condotto nella rocca di Assisi. Francesco, alla terribile notizia,
restò «come percosso da colpo mortale » e s'affrettó ad inviare con-
tro i bracceschi l'altro fratello Alessandro (17). Ma prima che costui
arrivasse nel territorio, ben prosperi e felici eventi maturarono per
Nicoló e Corrado; sembrava venuto finalmente il momento della vit-
toria. Gli sforzeschi, decimati, ed inferiori di numero agli armáti del
Fortebraccio e del Trinci, s'erano ritirati in fuga dentro Montefalco
e li resistevano, aiutati dagli abitanti e sostenuti dalla speranza di
ricevere aiuti dal Vitelleschi. La resistenza duró sin verso la metà
di agosto; poi, non arrivando i rinforzi da alcuna parte ed essendo stata
privata la città dell’acqua (18). nel pieno calore estivo, i fieri difen-
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 139

sori, abbattuti e stanchi, si ridussero a cedere la rocca al Fortebrac-
cio (19), disdegnando di sottomettersi a Corrado considerato da quella
popolazione tiranno crudele e privo di scrupoli e del quale temevano
le rappresaglie. j
. Una volta entrato finalmente nella rocca, il Fortebraccio peró
non mantenne i patti convenuti e fece decapitare Francuccio da San
Severino capitanc dello Sforza, che, venuto all'impresa insieme a
Leone, era scampato a Montefalco, dove aveva ostinatamente diretto
l'azione di resistenza (20). Cosi Corrado, oltremodo lieto del SUuccesso,
poté finalmente insediarsi a Montefalco, ritornata in suo potere, per
l'appoggio militare prestatogli dall'amico. Ma la resistenza condotta
cosi a lungo dai cittadini contro di lui, dovette servirgli di monito;
quando infatti egli si recó personalmente a riprendere il possesso della
| città e cominciò ad esercitare di nuovo il potere, per conciliarsi la
benevolenza del popolo, esacerbato contro di lui, cercò di mostrarsi
mite e magnanimo con una politica distensiva che, accomunando i
difensori della città ai fuorusciti fatti ritornare, dette credito alle
più rosee speranze per l’avvenire e gli procurò simpatie.

In questo stesso periodo un più importante avvenimento poli-
tico si concludeva a Firenze: qui il 10 agosto 1435 veniva stipulato
l'accordo tra Eugenio IV, Venezia, Firenze ed il duca Filippo Maria
Visconti alla presenza di Cosimo dei Medici, del Biondo di Forli e del
Poggio da Terranova (21).

Il notaio che sottoscrisse l'atto fu Gerardino di Limisiano di
Foligno e non é per noi privo d'interesse il fatto di trovare incaricato
di un compito cosi importante un suddito del Trinci, col quale il
signore era in continuo contatto e del quale si dové servire per i propri
affari sin dal 1428 (22). Naturalmente insieme col duca di Milano ve-
nivano assolti da ogni pena e censura tutti coloro che nella recente
guerra avevano aderito alla sua politica (23). Cosi accanto alla su-
perba Comunità di Bologna, all’eccelso Nicolò Fortebraccio, ai Co-
lonna ed ai Savelli, appare anche il nome di Corrado Trinci, il quale,
sebbene signore d'un piccolo ed isolato territorio dell'Umbria, faceva
parlare di sé e svolgeva un ruolo importante nella storia del tempo.

Ancora una volta la fortuna arrideva a Corrado; malgrado i suoi
atteggiamenti ribelli, le sue insubordinazioni agli ordini del pontefice
di cui era vicario, i suoi colpi di mano che certo non potevano riuscire
graditi alla corte romana, egli ottenne il perdono e la conferma del
vicariato nelle stesse terre possedute alla morte di Martino V (24).
| Montefalco continuava ad essere tenuta da Corrado malgrado che

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quand’era ancora all’assedio fossero giunte da parte degli arbitri della
pace e degli oratori del duca di Milano lettere, che lo avvertivano di
tralasciare l’impresa, perché se avesse conquistata la città dopo il 10

agosto, avrebbe dovuto renderla al pontefice in seguito alle trattative .

del concordato (25). Dalla narrazione fatta risulta come Nicolò, in-
vece, non avesse tenuto alcun conto degli avvertimenti ed avesse
ceduto Montefalco, conquistata solo verso la metà di agosto, anzi
che ad Eugenio IV al Trinci. Per tale motivo i due potevano di nuovo
considerarsi ribelli e Corrado continuava a tenere Montefalco senza
l'approvazione del pontefice.

Si preparava ormai il Fortebraccio a partire definitivamente
alla volta della Marca dove signoreggiavano gli sforzeschi; radunava
nella pianura di Foligno quanti più armati gli era possibile ed il Trinci
gli affidava ancora il figlio maggiore Ugone, simbolo vivente della sua
partecipazione alle novelle lotte contro il nemico comune (26), il
quale dal canto suo, avanzava numeroso e sdegnato per ja mancata
parola del Fortebraccio circa la decapitazione di Francuccio e per la
prigionia di Leone. Lo scontro avvenne a Colfiorito, ch’era stato sino
a pochi anni indietro sotto la podestà di Corrado. Fulminea fu l’azione
sferrata tra quei monti dell’Appennino e fatale per i bracceschi (27);
ancora una volta, come nel lontano 1419, le notizie della battaglia
giungevano a Foligno recate dai fuggitivi, con la differenza però che
il 23 agosto 1435 era portata al Trinci la novella di una tremenda
disfatta. Erano potuti scampare presso di lui, allontanandosi a briglia
sciolta dal luogo del disastro, Carlo Fortebracci e Francesco di Ri-
mini (28); forse insieme ad essi o poco più tardi giunse in città anche
lo stesso figlio del signore. Così Corrado ascoltò le tristi notizie e do-
vette profondamente sdegnarsi nell'apprendere che il contributo
decisivo alla vittoria finale degli sforzeschi era stato apportato da
suo nipote Taliano Forlano, guadagnato dal conte Francesco alla pro-
pria causa. Profondamente addolorato inoltre doveva essere egli per
la morte dell’amico, caduto dopo aver coraggiosamente combattuto
e mentre cercava di frenare la fuga dei suoi (29).

Era la seconda volta che il Trinci restava privato dell’amico e
del protettore; di nuovo solo, vedeva scatenarglisi contro i potenti
nemici imbaldanziti dalla vittoria. Perciò bisognava presto vincere
l'abbattimento e prevenire la catastrofe, che questa volta sembrava
prossima ed inevitabile: Corrado reagì immediatamente tentando
l’unica via di salvezza che ormai gli restava e cioè quella di fingersi
veramente pentito, per cui s'indusse ad inviare al Papa una commis-

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CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 141

sione che a suo nome gli chiedesse perdono. Solo così poteva sperare
di avere restituiti i propri diritti sul territorio. Le difficoltà incon-
trate dagli sforzeschi nell’attraversare l'Appennino ritardarono assai
la loro avanzata verso Foligno; solo in ottobre, la valanga armata dei
nemici si veniva sempre più avvicinando, sotto la guida di Alessandro
Sforza, di Gattamelata da Narni, di Taliano Forlano ed altri celebri
capitani, già il contado assisano cedeva alla loro foga, poi fu la volta
della città ed infine di ambedue le rocche dalle quali usciva libero
Leone Sforza (30). Ma essendo già state portate .a termine le trattative
intraprese da Corrado col pontefice, Foligno ed il suo territorio furono
lasciati indisturbati, essendosi arrestata l’invasione a Spello.

Qualche tempo prima, e cioè il 27 agosto 1435, nella sala degli
imperatori del palazzo Trinci era stato stipulato l’atto di sottomis-
sione al pontefice, alla presenza di nobili folignati, scelti come testi-
moni. Corrado aveva deputato suoi legittimi e veri procuratori il
cugino Giacomo Trinci, abate di Sassovivo e Francesco Elmi di Foli-
gno, i quali dovevano umilmente e riverentemente impetrare perdono
e misericordia ad Eugenio IV; aveva promesso di prestar nuovo giu-
ramento di fedeltà e si era impegnato a pagare i censi del vicariato
per il passato e per il futuro (31). Tale accordo fu firmato 1’8 settembre
1435 nel convento di S. Maria Novella in Firenze, in presenza di Co-
simo dei Medici, dal cardinale camerario a nome del papa e dai pro-
curatori del Trinci (32). La S. Sede riconfermava il vicariato a Cor-
rado, Foligno e sue dipendenze, Nocera e Valtopina; così il dominio
s'estendeva verso il nord, indietreggiando invece ovunque dal lato
di Perugia; inoltre il Trinci doveva rendere tutti i territori che non
erano compresi nella concessione pontificia e per conseguenza tutto
ció che occupava nei distretti di Bevagna e Montefalco. D'altra parte
la convenzione era ancora piü precisa: nell'articolo 6 essa specificava
che Corrado doveva mettere nelle mani del governatore di Perugia
i villaggi di Giano, Montecchio, Torsignino ed Acquafranca, rinun-
ciando in tal modo al possesso di tutto il massiccio montagnoso che
s'eleva tra le valli del Topino e del Tevere. Quest'atto solenne, deter-
minante i limiti del vicariato di Corrado, non poteva certo soddisfarlo,
ma egli fu costretto per il momento ad abbassare il capo e ad accettare
queste condizioni che, dobbiamo convenire, erano pur miti di fronte
al suo comportamento. -

Se il pontefice aveva perdonato con sorprendente facilità il
Trinci, Francesco Sforza invece era ancora profondamente adirato
per la condotta tenuta a suo riguardo dal signore di Foligno. Perció

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142 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

al principio del nuovo anno 1436, dopo aver partecipato sempre nel-
l’Umbria alla lotta tra Norcia e Cerreto, il condottiero mosse con l’eser-
cito contro Corrado (33), deciso questa volta a farla finita con questo
uomo difficile e pervicace che costituiva a causa della sua nota sim-
patia per la fazione braccesca, un continuo pericolo per sé e per il
pontefice. Togliere a Corrado il dominio e cacciare dalla città «il
piccolo re » (34), ora che era privo di ogni aiuto militare sia interno
che esterno, non doveva essere una cosa difficile. Ma anche questa
volta la campagna contro Foligno fu in un primo tempo arrestata a
quindi differita sine die. Corrado, cui certo non facevano difetto le
arti della diplomazia, riuscì non solo a far credere allo Sforza che gli
era amico fedele e che teneva a rispettare il suo nuovo giuramento
di sudditanza al pontefice, ma anche che Foligno non era facile a
prendersi e che un lungo assedio avrebbe ritardato la campagna che
Francesco aveva in animo di condurre nelle terre dei Peligni.

Così, inaspettatamente, con uno di questi improvvisi cambiamenti
di fronte, tanto frequenti a quei tempi, il 27 gennaio 1436, lo Sforza
si recò a Foligno, non già per prendere in consegna la città vinta, ma
per concludere le trattative delle nozze di Marzobilia, figlia del Trinci,
con suo fratello Leone (35).

Tale matrimonio, progettato già dal 1424, per gli avvenimenti
frapposti era stato sempre differito ed ora costituiva il vincolo della
rinnovellata amicizia tra Francesco e Corrado. Questa parentela
tuttavia non piacque troppo al pontefice (36) che in fondo all’animo
già cominciava a pentirsi della cessione della: Marca fatta in favore
dello Sforza (37) e vedeva con sospetto rifiorire la fortuna del Trinci
come amico (38) del più potente condottiero d’Italia, al cui comando
era sottoposta la più bella ed agguerrita armata che allora esistesse.

Malgrado ciò un nuovo breve pontificio veniva inviato a Cor-
rado il 19 marzo, nel quale egli era assolto ancora una volta da ogni
colpa od eccesso commessi e confermato vicario di tutte le terre asse-
gnate a suo padre Ugolino con la bolla del 2 febbraio 1398. Il terri-
torio del Trinci non era dunque più mutilato e ridotto ed i ricchi ed
importanti centri urbani di Montefalco, Bevagna e Giano tornavano
sotto di lui, che spingeva il suo potere sin nei distretti di Spoleto e
di Assisi (39).

Probabilmente il pontefice, tornato finalmente a Roma al prin-
cipio del 1436 (40) dovette trovarsi in imbarazzo su quale politica
seguire nei confronti dei suoi vicari e tra questi specialmente il Trinci,
che avevano date prove non dubbie e continue della fragilità del loro
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 143

giuramento di fedeltà. Esistono prove che egli avrebbe desiderato
togliere di mezzo lo Sforza ed il Trinci (41), ma evidentemente — data
la debolezza militare della sua posizione — gli fu giocoforza attenersi
ad una politica conciliatrice nella speranza, almeno per quanto ri-
guarda Corrado, che questi, soddisfatto per la ampiezza del dominio
concessogli, stesse finalmente tranquillo.

‘Comunque, il desiderio di una più drastica soluzione della que-
stione del Trinci fu dal pontefice soltanto accantonato e non respinto
completamente, in attesa che con l’evolversi della situazione politica
potesse presentarglisi una più favorevole occasione, che certamente
lo stesso Corrado, con la sua condotta così mutevole, non avrebbe
mancato di offrirgli.

Nella primavera del 1437 un nuovo conflitto (42) tra Alessandro
Sforza e Taliano Forlano da una parte ed i camerinesi e Francesco
Piccinino dall'altra s'accese ed ebbe come teatro in massima parte
il territorio della Marca e di Foligno, proprio là dove due anni prima
era avvenuta la rotta del Fortebraccio. Perciò il Trinci, trovandosi
assai prossimo alla zona delle popolazioni, dové seguire dettagliata-
mente lo svolgersi degli avvenimenti e vi partecipò in un certo senso
non proprio di persona ma a traverso i suoi sudditi, che, schierati
accanto agli uomini dello Sforza, presero parte ai combattimenti nella
zona di Colfiorito (43).

A questo punto una notizia che ci stupisce è riportata dai vari
cronisti (44): narrano essi che Francesco Piccinino che era a capo di
numerose schiere di soldati, aveva conquistati alcuni castelli nel ter-
ritorio di Camerino e li aveva consegnati a Corrado. Questo strano
comportamento di un condottiero che cede le proprie conquiste al
nemico resterebbe inspiegabile, se non stesse a significare l’inizio di
un'azione diplomatica del Piccinino per staccare il Trinci dallo Sforza;
e certo questa non dovette riuscirgli difficile, dato che sempre viva-
mente vibrava nell’animo di Corrado l'attaccamento verso la fazione
braccesca, della quale ormai Nicolò Piccinino, padre di Francesco,
era l’unico sostenitore.

A sua volta il Trinci (45) si adoperò per attirare dalla sua parte,

staccandolo dallo Sforza, Taliano Forlano, suo stretto parente; il

quale, avendo sotto di sé un’armata numerosissima, s’era anch'egli
impadronito di castelli sulle montagne nel territorio di Camerino,
proprio ai confini di Foligno. E l’abile manovra dovette riuscirgli
se il Forlano apparentemente fingeva di lasciare queste rocche in
consegna allo zio Corrado, temendo di perderla, dato che doveva di
144 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

nuovo spingersi in aiuto dei marchigiani; ma in realtà veniva sot-
traendo terre conquistate allo Sforza (46). E questi ben presto si
lamentò col suo capitano, dicendo che non intendeva guerreggiare per
il Trinci; una volta quindi sorta diffidenza tra il conte Francesco ed
il Forlano, non restò a questi, offeso, che legarsi definitivamente al
Piccinino (47). Così è che troveremo uniti ed impegnati a fondo nel
1438 Francesco Piccinino, il Trinci e Taliano in una difficile impresa,
che costituì la causa determinante della rovina di Corrado.
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO

NOTE AL CAPITOLO DECIMO

(1) CAGNOLA ZoHANEPETRO, Storia per lo illustrissimo Signore excellen-
| fissimo et divo Principe Ludovico Maria Sforcia Visconti, in Arch. Stor. TS
1842, vol. III, p. 45. ;

(2) Questo nel novembre 1434, ma poi non più. GUERRIERI R., Storia di
Gualdo, p. 94.

(3) RuBIERI E., op. cif., p. 224.

(4) BeNADUCCI G., op. cit., p. 60.

(5) Cosi Campello e Pissighano. piccoli comuni DOCO distanti da Foligno,
peró appartenenti a Spoleto, ottennero dal papa un'esenzione d'imposte per
quattro anni in cambio dei danni subiti per la loro fedeltà alla S. Sede. Gut-
RAUD J., op. cit., p. 188.

(6) Arch. Com. di Trevi, h. 89: salvacondotto per due o tre « terrigeni
terre Trevii » accordato da Corrado Trinci per la durata di un giorno; cosi é
permesso ad essi di andare « sine aliquo impedimento reali vel personali quoli-
bet inferendo tam agentibus equestribus et pedestribus Concilii in istis parti-
bus militantibus, quam etiam meis ac subditi quibuscumque in contrarium
disponentibus ».

.- (7) Così avvenne a Montecchio nel territorio di Assisi in marzo (FABRETTI
A., Capitani ecc., II, p. 200; GRAZIANI, Diario, p. 393) e nell'aprile a Col-
dimancio (GRAZIANI, Diario, p. 394).

(8) PELLINI P., op. cit., II, p. 384; NICOLÒ DELLA T.OCCIA;- 0p. 'cit., II,
p. 151 e segg.

(9) PELLINI P., op. cit., II, p. 384; GRAZIANI, Diario, p. 402.

(10) Distrusse il castello di Pomonte, occupó agli spoletini Orzano ed

. altre terre. Donro D., op. cit., p. 255; LITTA P., op. cit.,

(11) FABRETTI A., Cronache ecc., II, p. 15; NICOLÒ DELLA TUCCIA, op.
cit., II, p. 152; Rosi M., Della Signoria di F. Sforza nella Marca, ecs p. 30;
IacoBILLI L., Cronache ad annum; PELLINI P. e GRAZIANI, ibid.

(12) Bronpo F., Decades, III, lib. 6; PELLINI P., op. cit., II, p. 383; Co-
RIO B., op. cit., p. 651.

(13) RATTI N., Della Famiglia Sforza, I, p. 34 e segg.; FABRETTI A., Ca-
pitani ecc., II, p. 181.

(14) Bronpo F., ibid.

(15) MoRELLI G., Ricordi, p. 138) dice che il Fortebraccio cavalcó 40 mi-
glia in un giorno.

(16) SimonETTA L., Rerum gestarum ecc., R.I.S., XX, P. II, p. 53; Co-
EIO:B.;- op. cit; pi 651.

(17) RATTI N., Della famiglia ecc., I, Lo 34 e segg.

(18) Bronpo F. (Decades III, lib. VI): .. fontem Fortebraccius ad
murorum radices uberrimis scatentem aquis, xudéribus opplesset, omnesque
in oppido per ardentissimum aestatis sidus, cisternae coepissent arescere ».

(19) PELLINI P., op. cit., II, p. 383; GRAZIANI, Diario, p. 402; DorIo D.,
op. cil., p. 225; CIOBBINGETHER UG V., Lettere ecc., p. 72 e segg. :

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(20) Francuccio da S. Severino s’era segnalato in vari fatti d’armi. GIAN-
NANDREA A., Della Signoria di F. Sforza nella Marca secondo le memorie dell’ Ar-
chivio Settempedano, p. 40.

(21) Arch. Vat., Arm. 29, t. 22 c. It.; Bronpo F., op. cit.; MORELLI G.,
Ricordi; De L’ EPiNnoIs H., op. cit., p. 414 e segg.; BUONINSEGNI M. P., op.
cit., p. 62.

(22) Raccolta di strumenti ecc., c. 35 1 novenbre 1428: « Cifra cum Ser
Gerardino » le parole papa, veneti, fiorentini, dux, senenses, ecc. hanno segni
speciali.

(23) Arch. Vat. Arm. 29, t. 22, c. 126.

(24) Arch. Vat. Arm. 29, t. 22, c. 130.

(25) Bronpo F., Decades, III, lib. d.

(26) Bionpo F., ibid.

(27) Il Bronpo descrive tutta la battaglia minutamente. Corro B., op.
cit., p. 652; GRAZIANI, Diario, p. 402; Donro D., op. cit., p. 225.

(28) BroNpo F., ibid.; FABRETTI A., Capitani ecc., II, p. 205.

(29) Bronpo F., ibid.; GRAZIANI, Diario, p. 402; Liri C., op. cit., II,
p. 184; ANTONIO DI NicoLò, Cronache di Fermo, p. 72; FABRETTI A., op. cit.,
p. 205; BENADUcCCI G., op. cit., p. 68; Corio B., op. cit., p. 225. Solo il Mo-
RELLI (Ricordi, p. 139) dice che il ferito fu condotto a Montefalco per essere
curato colà.

(30) Arch. di Stato di Roma, Cam. Ap., Tesoreria di Perugia e dell' Um-
bria, busta n. 4, n. IV (n. Aut. 288) 1435-36, Lib. di entrata e di uscita di Mi-
chele de Beninis da Firenze, tesoriere, c. 143, 30 ottobre « da questo giorno per
altri 10 stette Leone in Perugia dopo la prigionia di Assisi ».

(31) THEINER A., Codex ecc., II, p. 331 e segg.: « Procuratorium con-
cordiae inter Conradum de Tr. Fulg. et Pontificem ineundae ».

(32) Arch. Vat., Reg. Vat. 366, c. 89 t. ed Arm. 29, t. 24, c. 20 t. « Ca-
pitula cum Cor. de Trinci. Gui1RAUD J., op. cit., p. 184; DE L' EPINOIS H., op.
cit., p. 414.

(33) Simonetta L., Rerum ecc., R.I.S., XX, p. II, p. 76.

(34) « Regulum ». SIMONETTA L., ibid., p. 76.

(35) FABRETTI A., Cronache, vol. II, p. 16, dal Diario di Antonio dei
Veghi; GRAZIANI, Diario, p. 406; Donro Di, op. cit., p: 226; LirTA .P., op. cit.,;
RATTI N., op. cit., I, p. 35.

(36) FABRETTI A., ibid.; PELLINI P. op..cit, LI, :p.;389.

(37) SIsmoNDI S., op. cit., IV, p. 18.

(38) Il conte favoriva come poteva il Trinci, il quale il 2 marzo 1436 scri-
veva ai priori di Fabriano dicendo di aver ottenuto dallo Sforza il permesso
di far passare alcune some di grano comprate a Iesi attraverso il loro territo-
rio. Ma certo la comunità non era disposta a lasciar attraversare il paese senza
il pagamento del pedaggio. Arch. di Fabriano, Registrum litterarum, cc. 80,
84; GIANNANDREA A., Della Signoria di F. Sforza ecc., p. 181.

(39) PETRUCCIO DEGLI UNTI, op. cit., p. 34; IACOBILLI (Cronaca ad an-
num) dice di aver visto il breve di Eugenio IV a Corrado nell'Archivio delle 6
chiavi in Foligno. Tale breve deve essere ancora quello che, essendo trascritto
in un formulario, é senza data e si trova nell'Archivio Vaticano, Arm.-03, t. 8,
c. 299. La bolla del 1398 é nel Reg. Vat. 315, c. 287.
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 147

(40) GrEGOROvIUS T., Op. :cil, vol. ITI; -p.. 715.

(41) Baldassare Offida, fatto imprigionare dal conte Francesco, scriveva
a lui dal castello di Firmiano il 26 ottobre 1436, che il pontefice lo aveva inca-
ricato di toglier di mezzo lo Sforza ed inoltre diceva che « Nostro Signore an-
chora era desposto de desfar lo Signore de Fuligno, perché dice non li gavia
acteso cosa che li comectesse et multo più perché era facto vostro parente ».
In Archivio Storico Lombardo, serie 2%, 1885 (12), p. 756, Le Insidie di Papa
Eugenio IV contro il conte Francesco Sforza accertate da un documento sinerono. La
nuova inimicizia di Corrado col pontefice dovette decidere prima la moglie del
Trinci Tanza Orsini a lasciare il marito per andarsene a Roma presso il fratello
Sansonetto ed il 31 agosto la stessa sua madre Costanza, che, partita da Foli-
gno per discordia col figlio, morì l'8 novembre dello stesso anno pure a Roma.
Donio D., op. cit., p. 226; LITTA Bi, Op. cit

(42) Lium C., op. cit., II, p. 187. L’11 aprile il papa aveva già fatto il
progetto di portaré guerra contro lo Sforza nella Marca. Osro L., op. cit., III,
139; CAMPANO S. A., Vita del Piccinino tradotta in volgare dal Pellini, p. 157;

BENADUCCI G., op. cit., p. 91; Osro L., op. cit., II, p. 155; GIOVANNI DI M.o
PEDRINO DEPINTORE, op. cit.;;;II;:pi. 19:

(43) LrLm: C., op. cit., II, p. 187 e segg.

(44) Questo avveniva nel settembre. GRAZIANI, Diario, p. 422; FABRETTI
A., Capitani, ecc., II, p. 234; Donro D., op. cit., p. 227; MANCINELLI A., Cro-
naca minutissima ecc., ad diem 18 settembre.

(45) A tale opera collaborarono anche il Visconti, il Piccinino stesso ed i
camerinesi che s’erano ribellati allo Sforza, cercando di attrarre il Forlano con
promesse ed onori, gloria futura e denari. FELICIANGELI A., Intorno ecc.,
p. 57; SIMONETTA G., Rerum ecc., p. 267; BENADUCCI G., op. cit., p.. 112;
Corio B., op. cit., p. 659; MARIANI M., F. Sforza e la città di Fabriano, p. 128.

(46) PELLINI P., op. cit., II, p. 413. Queste cessioni furono fatte secondo
il GRAZIANI (Diario, p. 423) ai primi di dicembre del 1437; il Lit (op. cit,
II, p. 188) invece le assegna al gennaio 1438. Ma già sin dal novembre il Vi-
sconti era avvertito che si presumeva Taliano avrebbe ingannato lo Sforza.
Osio L., op. cit., III, D: 1595;

(47) Liz, PELLINI, GRAZIANI, ibid.; MARIANI M., F. Sforza ccc., p. 128.

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CAPITOLO XI:

ULTIME IMPRESE DEL TRINCI E SUA TRAGICA FINE

(ANNI 1438-41)

L'anno 1438 iniziava sotto lieti auspici giacché, sedate finalmente
le contese e cessata la guerriglia ai confini montani del territorio,
Corrado aveva potuto sviluppare una politica di distensione con lo
stesso conte Sforza, giungendo alla celebrazione delle nozze, piü volte
rimandate, tra sua figlia Marzobilia e Leone Sforza (1).

Altre feconde opere di pace, come il battere moneta (2), stanno
a dimostrare quanto il Trinci fosse desideroso di porre un po' di quiete
alla sua vita agitata e dedicarsi ad attività degne di un saggio prin-
cipe. i

Anche i rapporti con il pontefice dovevano essere buoni, dal ma-
mento che Eugenio IV, trovandosi gravato delle spese per il Concilio
di Ferrara, aveva ricevuto in prestito dal Trinci la cospicua cifra di
7000 fiorini d’oro. Tale debito, che il papa non poté saldare, fruttò
a Corrado il possesso di Montefalco, dove egli mandò il 30 marzo le
proprie genti (3).

Ma purtroppo già dal febbraio di quell’anno Francesco Piccinino
ed il Forlano erano rientrati nell'Umbria, conquistando numerosi
castelli nel territorio di Todi ed infestando i domini della Chiesa (4);
essi procedevano nelle loro imprese dietro istigazione del duca di Mi-
lano, che stava maturando nuovi progetti, dei quali Nicolò Piccinino
sarebbe stato questa volta l'esecutore. Questi, infatti, fece finta di
lasciare il duca e di offrire la propria spada al papa per poi tradirlo;
e di tali combinazioni fondate sulla doppiezza e sul tradimento Euge-
nio IV fu una delle vittime. Cosi, mentre il Piccinino nella Roma-
gna veniva accolto ovunque al grido di « Viva il duca di Milano ed
il Concilio », suo figlio procedeva nell'Umbria-apertamente contro la
Chiesa (5).

Impossibile che Corrado, vedendo aggirarsi cosi dappresso ai
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 149

suoi territori le schiere nemiche al pontefice, potesse resistere al desi-
‘derio di unirsi ad esse, tanto più che assillanti dovevano essere gli
incoraggiamenti e le pressioni da parte del duca e dello stesso Picci-
nino per farlo definitivamente entrare nella lotta. Il 6 aprile, pertanto,
Eugenio IV scriveva assai sdegnato a Perugia per la condotta del
vicario, che incominciava a infastidire le terre soggette e tentava con
la violenza di impossessarsi di Trevi e di altre località (6); ma questo
suo comportamento è ben comprensibile, se pensiamo che proprio
quando il pontefice muoveva le rimostranze, Francesco Piccinino ed
il Forlano stavano accampati con le loro genti nel territorio tra Foli-
gno e Spello (7).

E la seria inquietudine del papa per tali ammassamenti di ar-
mati, di cui chiedeva insistentemente ragione a Nicolò Piccinino (8),
aveva un solido fondamento, perché in Foligno il signore, Francesco
Piccinino ed il Taliano insieme agli ambasciatori di Norcia (9) sta-
vano decidendo di soccorrere il castellano di Spoleto, l’abate. Pirro
Tomacelli, il quale essendo stato governatore pontificio della città.
per quattro anni, s'era ribellato al pontefice. Questo personaggio, vero
prodotto deteriore del suo tempo, che era riuscito ad accaparrarsi
l’odio più acceso degli spoletini con il suo comportamento senza scru-
poli, crudele, tirannico ed immorale, vistosi alle strette, si dichiarava
disposto ad abbandonare la città al miglior offerente purché lo si to-

gliesse dalla pericolosa situazione in cui si era venuto a trovare per

la sollevazione del popolo.

Non parve quindi vero al Piccinino, al Taliano ed al Trinci di
impegnarsi in un’impresa che prometteva un così facile successo e
che rappresentava per quest’ultimo la liquidazione di vecchie pen-
denze di rancori e di odi tra le due città. Fu in quest’impresa che il
Trinci dimostrò tutta la sua perizia nel preparare e condurre un’azione
militare di discreta portata; egli, una volta guadagnato alla causa
dei due condottieri e disponendo di autorità maggiore della loro e di
grande influenza pressa le varie comunità del circondario, si adoperò
per trovare alleati e sostegni militari, così che tutte le terre a lui
sottoposte, i centri urbani ed i castelli furono obbligati ad inviare
armati. |

Di questa marcia arrogante dell'esercito alleato forte di circa .

20.000 uomini la prima vittima fu Trevi, che fieramente subi, ad opera
delle truppe del Forlano, un assedio pur di serbarsi fedele alla Chiesa,
ma che dovette poi soccombere di fronte alla potenza degli asssali-
tori che non esitavano a devastare il suo territorio.

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MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

La campagna spoletina ebbe alterne vicende; in un primo mo-
mento gli assediati in quella città si perdettero d’animo poi che si vi-
dero stretti fra due fuochi e cioè dalle truppe degli invasori e da quelle
che, provviste di artiglierie, si erano rifugiate nel castello insieme
al Tomacelli. Ma in seguito gli spoletini seppero scrivere una bella
pagina della loro storia con una resistenza accanita ed a volte eroica,
che mise in difficoltà gli stessi assedianti quando questi subirono nu-

" merosissime perdite per un’audace ed irruenta sortita conclusasi con

il pieno successo degli assediati. Fu necessaria quindi agli assedianti
una sosta per riordinare ed aumentare le truppe, giacché l’impresa
si presentava molto più ardua del previsto. Ma il Trinci e gli altri
amici dell’Abate, che erano decisi a superare al più presto la resistenza
degli avversari, chiedevano alle comunità alleate nuovi rinforzi, giudi-
cando l’esercito insufficiente al bisogno (10). A Norcia, appena giunse
una lettera di Corrado con sollecitazione di aiuto, i consoli si affret-
tarono ad assoldare 800 fanti, dei quali fu dato il comando ad un il-
lustre cittadino (11). Tuttavia, anche da parte degli spoletini non
mancavano valorosi capitani, tra cui Balduino Maruzzi da Tolentino,
inviato da Eugenio IV con 300 cavalli e 600 fanti e lo Sbardellato di
Narni (12).

L'assedio, come spesso avveniva in quel tempo, (e vedremo in
seguito che la stessa Foligno ne fu vittima) ebbe un triste epilogo ché
la città, così eroicamente difesasi, fu presa per tradimento di alcuni
degli assediati che promisero a tali Antonello Desperato ed Antonio
Schiavo (13) di unirsi con risoluta schiera all’abate nel castello e di
far impeto nella città, mentre il grosso delle truppe, approfittando
della sorpresa e scavalcate finalmente le mura, penetravano nei vari
quartieri abbandonandosi al più selvaggio saccheggio. Tristissimo fu
il consuntivo: i più fortunati poterono darsi alla fuga, ma non pochi
furono i prigionieri tradotti a Foligno in attesa del riscatto.

Corrado, ebbro per la vittoria, traeva alla sua piccola capitale
dalle spoglie della rivale abbattuta vari trofei come il vessillo del
Comune, il sigillo, il martello della campana maggiore del palazzo
dei priori (14), le catene delle porte della città e 400 fanciulli spole-
tini. Entrava in Foligno lo strano trionfo al suono delle trombe il 14
maggio 1438, preceduto dallo stendardo vermiglio degli spoletini, ed
il signore, tutto preso dall’esultanza del successo, non prevedeva che
proprio questa temeraria impresa doveva determinare il pontefice ad
estrometterlo definitivamente dallo stato.

Il territorio a lui sottomesso continuava ad estendersi, perché
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 151

nuovi castelli si venivano a porre sotto la sua protezione (15) mentre,
ammoniti dai tristi eventi spoletini, i magistrati delle vicine comu-
nità avevano aperte le porte dei castelli ai capitani vincitori e la
stessa Trevi con altri paesi era scesa ad onorevoli condizioni (16).
Cosicché, quando la pace tanto auspicata venne sottoscritta a Santa
Maria del Piano presso Trevi, per opera forse di S. Bernardino da
Siena (17), il Trinci riteneva di poter raccogliere ormai i frutti della
sua agitatissima vita.

Ma la tranquillità fu di breve momento: erano infatti appena
usciti dall'Umbria Francesco Piccinino ed il Taliano, chiamati in
Lombardia dal Visconti (18) che il cardinale Giovanni Vitelleschi,
condottiero della Chiesa, partì da Orvieto e, messo insieme un dicreto
esercito, mosse alla volta di Foligno.

Così Corrado, suo malgrado, non poté abbandonare più le armi
sino al giorno in cui, preso prigioniero, venne condotto nella fortezza
di Soriano. Nel luglio 1438, il Vitelleschi, occupati già alcuni castelli
del Trinci, si accampò a Gualdo Cattaneo ed avendo in mente di
attaccare successivamente la capitale dello stato, chiese ai magistrati
perugini soldati e danari (19).

S'affrettó allora Corrado, conscio del pericolo che si avvicinava,
à raccomandarsi al duca di Milano perché volesse aiutarlo come aveva
sempre fatto (20) e quello sollecito gli invió Francesco Piccinino.

Il 4.agosto 1438 Perugia poté assistere al passaggio del condot-
tiero, il quale, con una numerosa compagnia di gente a cavallo ed a
piedi, andava contro il patriarca di Alessandria (21) in favore di
Corrado (22): dopo 4 giorni il Piccinino entró in Foligno e questo
bastó a decidere il Vitelleschi a ritirarsi in fretta verso Terni. Il 12
dello stesso mese Francesco parti dallo stato del Trinci, ma si trattenne
ancora nell'Umbria, occupato a conquistare Città di Castello ed altre
terre; perciò Corrado si riteneva al sicuro, tanto più che il suo alleato
aveva diviso le truppe un po' a Todi, ad Assisi ed a Gualdo, tenendole
tuttavia pronte per i successivi bisogni.

; se questo fatto rassicurava il signore di Foligno, non procurava
nello stesso tempo eccessivo piacere alla sua rivale Perugia, che, pur
avendo tentato di venire a patti col Piccinino, non c'era riuscita (23).

Non si deve tuttavia ritenere che il pontefice si fosse acconten-
tato del fallito tentativo di togliere il dominio al ribelle vicario; la
impresa era stata solo differita a tempo più opportuno, e quando nel
1439, all'apparire della primavera, i bracceschi partirono dall'Um-
bria, i mesi del governo del signore di Foligno erano ormai contati. 152 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

Ma il Trinci, sempre sollecito della propria salvezza, perduto un valido
sostegno militare sapeva subito procurarsene altri. Nel marzo 1439
egli si accordò con lo Sforza (24). Questa volta, tuttavia, essendo ora-
mai destino che Corrado volgesse alla rovina, anche ciò che era stato
da lui fatto per il meglio, non riuscì che ad aggravare la situazione.
Infatti il conte Francesco, assoldato dai Fiorentini e dai Veneziani,
all’inizio della primavera 1439, partì dalla Marca di Ancona dirigen-
dosi verso la Romagna (6); così che il Trinci, privo dell’alleato e per
di più colpevole dinanzi al Vitelleschi (26) d’essere parente dello
Sforza, si trovò solo ad affrontare un così agguerrito e risoluto nemico.

Eugenio IV credette di aver trovato in Giovanni Vitelleschi
l’uomo capace di schiacciare i numerosi tiranni e tirannelli di sta-
tura più o meno elevata, che infestavano il territorio della Chiesa. Il
cardinale, nato più per vestire la corazza che la porpora ed al quale il
cappello cardinalizio serviva soltanto per aumentare il personale pre-
stigio, è personaggio troppo noto perché io debba ancora dire di lui
quanto altri e molto meglio di me hanno già detto: fu certamente un
condottiero della statura dei maggiori del suo tempo, ma fu altresì spie-
tato e crudele e pronto a gettarsi in ogni impresa anche delittuosa.

Fu nella prima metà di maggio di quel fatale 1439 che venne
decisa personalmente dal papa in Firenze l’andata del patriarca nel-
l'Umbria per distruggere la signoria dei Trinci. Il colloquio tra Euge-
nio IV ed il legato avvenne poco dopo il 7 maggio (27) ed immedia-
tamente il « formidabile domator di tiranni» mosse alla volta del-
l’Umbria, fermandosi ad Orviero per raccogliere soldati (28).

Nello stato del Trinci, frattanto, alle prime notizie di tale de-
cisione e degli apprestamenti che ne seguivano, cominciarono disor-
dini probabilmente istigati di nascosto dal cardinale stesso. Così nei
dintorni di Montefalco i fuorusciti iniziarono una dura attività di
guerriglia con saccheggi e con assalti sino alle case dei cittadini finché
il 14 maggio il figlio del Trinci, che era di guarnigione in quella rocca,
uscito fuori con i suoi uomini e con coloro che erano accorsi in suo
aiuto, li respinse al grido di « muoiano i traditori », facendo molti pri-
gionieri ed altri uccidendone (29).

Foligno viveva una febbrile vigilia di preparazione bellica sotto
la guida dell’ingegnoso Corrado, cui era certamente nota la consi-
stenza dell'esercito nemico (30). L'11 luglio l’esercito della Chiesa,
nel quale militavano numerosi capitani anche di discreta fama (31),
era ormai nel territorio del Trinci e cominciava con il prendere Be-
vagna (32). Nei seguenti giorni di luglio il cardinale procedeva verso
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO

153

Foligno, disseminando ovunque strage al suo passaggio. Solo Rocca-
franca e Montefalco resistettero al suo attacco e, non potendo egli
indugiare, preferì differire qualsiasi tentativo per allora, nutrendo
la speranza di averle poi pacificamente (33).

Il 17 egli era giunto ad accamparsi a poca distanza da Foligrio,
‘dove lo avevano raggiunto, bramose di saziare gli odi repressi e le
vendette rimandate, le schiere inviate da Spoleto, Perugia, Trevi,
Bettona, Cerreto, Norcia ed altre numerose comunità anche più
lontane. La speranza della rivincita che esse anelavano prendere sul-
l’odiato signore di Foligno, portò ad eccessi inauditi di devastazioni
e di barbarie: tutto all’intorno della città attaccata, nella fertile cam-
pagna, le vigne erano divelte, gli olivi abbattuti, le case bruciate. Trevi
giunse al punto di riscattare dal nipote del patriarca alcuni castelli
già conquistati solo per aver soddisfazione di darli in preda alle fiam-
me. Ben presto anche Sassovivo e Sant'Eraclio (34) si dettero a patti
ed il cerchio si strinse sempre di più intorno a Foligno: si ripeteva
quanto era accaduto nei vari passati assedi, ma tutto ora si presentava
immensamente più grave.

Corrado, anche questa volta, aveva cercato di fare interessare a
suo favore i fiorentini (3), ma il Vitelleschi si era mostrato irremovi-
bile nel suo proposito di distruggere la famiglia Trinci. Il 20 luglio
una lettera da Siena di Antonio Attendoli a nome dello Sforza stesso,
chiedeva con grande istanza a Cosimo de’ Medici di distogliere il pon-
tefice dell’idea di voler la rovina di Corrado (36); ma invano l’illustre
fiorentino di sua spontanea volontà e per far cosa gradita al conte
Francesco s'accinse all’opera di dissuasione; del resto non so se, distol-
to Eugenio IV da quel proposito, si sarebbe poi potuto convincere il
Vitelleschi, deciso, come dice un cronista, « a morire prima di lasciar
quell’impresa » (37). Questo fermo sentimento di odio del Vitelleschi
contro la casata dei Trinci, prendeva alimento non solo da quegli
avvenimenti, ma da lontani e mai sopiti desideri di vendetta se è vero,
come sembra molto attendibile, che la famiglia del patriarca origi-
naria di Città di Castello, fosse stata cacciata da questa città ed avesse
riparato a Foligno nella prima metà del ’300. Non migliore sorte l’a-
veva attesa in Foligno, perché uno dei Trinci, non si sa per qual mo-
. tivo, l'aveva posta al bando e l'aveva costretta a rifugiarsi a Corneto,
dove essa stabili finalmente la sua sede e dove crebbe in fortuna ed
in potenza.

A rendere sempre più fosco il dramma, si aggiunse un tristo
presagio: una antica profezia, che circolava già al tempo del primo

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154 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

Trinci, diceva che la stirpe di questi signori sarebbe caduta il giorno
in cui si fossero veduti volare dalle mura della città due tori: un d’oro
ed uno azzurro.

Quando le truppe del cardinale giunsero sotto le mura della città,
il più profondo sgomento invase gli assediati che videro, atterriti,
gli stendardi del nemico con lo stemma del Vitelleschi: due tori in
campo d’oro (38).

La situazione diveniva sempre più critica; il cardinale era allog-
giato nel monastero di Santa Maria in Campis a pochissima distanza
dalla città (39), avendo d’intorno tutte le sue schiere. Solo gli spole-
tini s'erano lasciati trascinare dal loro rancore sin sotto le mura della
rivale assediata, presso la porta di Santa Maria, cercando di colpire -
ed essendo colpiti a loro volta dai folignati con baliste e pietre.

Ed anzi Melchiorre da Pittino, capitano principale degli spole-
tini, fu sfidato a singolar tenzone da un tal Bernabò, fedele dei Trinci,
molto valoroso nelle armi, così che l’incontro avvenne in mezzo al
campo alla presenza dei soldati e della popolazione accorsa sulle tor-
ri e sulle mura. Frattanto dall’altro lato della città si accampavano
presso la porta rivolta verso Spello, Simonetto Vitelleschi e Paolo
della Molara con 700 cavalieri; il cardinale aveva disposto le cose
in modo da cingere Foligno da quattro parti in un cerchio stretto e
vigilatissimo, ma non si aveva tuttavia dalla città assediata alcun
segno di resa. Il 23 di luglio il Vitelleschi, facendo deviare il Menotre,
piccolo fiume che lambendo in parte la città ed in parte attraversan-
dola era di grande utilità agli assediati, tolse ad essi anche l’acqua,
così che non vi era più fonte in Foligno che gettasse ed i molini erano
tutti fermi. Certo il Vitelleschi, ormai sicuro della vittoria, restava
assai contrariato che i cittadini, da lui esortati ad arrendersi, dessero
così palese prova di fedeltà al loro signore, difendendosi più accanita-
mente di quanto egli si fosse aspettato, sia con le armi e sia con il
trovar rimedio alla mancanza di acque, scavando un pozzo nel centro
della piazza maggiore ed ingegnosamente lavorando a rimettere in
moto i molini di S. Claudio. Quando poi gli assedianti si fecero più
che mai minacciosi, allora quei di Foligno, sdegnati, uscirono dalle
mura e si attaccarono con i nemici in una tale lotta corpo a corpo che
quelli restati in città, scagliando frecce dalle mura, colpivano anche
i propri compagni mescolatisi con gli avversari. Tutta questa acca-
nita resistenza non faceva che dar fondamento alle parole che l'At-
tendoli aveva dirette a Cosimo dei Medici, predicendo che l'impresa
sarebbe stata assai difficile per gli assalitori, dato che Foligno, tro-
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 155

vandosi in. ottima posizione, poteva «fare del male assai»; e ciò
avrebbe dovuto consigliare di pensarci sopra prima di intraprendere
quella guerra perché « con li disperati non si vuole sempre combattere ».
Ma l’impari lotta produceva già i primi segni di cedimento della di-
fesa esterna ed il cerchio intorno alla città assediata si stringeva sem-
pre di più: il 16 agosto cadeva la valida rocca di Nocera, conquistata
in tre giorni; in essa furono presi prigionieri Cesare, figlio di Corrado
che era il castellano del luogo, e Marzobilia, la giovane e bella moglie
di Leone Sforza con altre dieci fanciulle e tutti vennero dati in cu-
stodia agli spoletini come ostaggio per i 400 loro fanciulli tenuti an-
cora a Foligno (40). A Terni il Vitelleschi aveva mandato l’ordine
. di andare contro il castello di Miranda e di spedire 300 fanti con un
buon numero di balestre contro la rocca di Piediluco e contro gli altri
centri delle terre Arnolfe dominati da Corrado, così che tali loca-
lità furono conquistate ben presto con l’ausilio dei reatini e dei ter-
nani (41).
Con la caduta di questi ultimi castelli tutto il sistema esterno
di difesa della signoria era ora in mano del patriarca. Foligno solo
teneva coraggiosamente e tenacemente pur se la vita nell'interno
della città assediata si era fatta eroica e miserevole nel tempo stesso:
l’ultima acqua per alimentare i molini era venuta meno ed il grano
macinato a secco nelle piccole macine di pietra non poteva soccorrere
all'alimentazione dei 15.000 cittadini chiusi dentro le mura (42).
Evidentemente, pur nelle più gravi angustie, doveva sorreggere
gli assediati un sentimento di fiducia verso la buona stella del loro
signore che più e più volte nel passato aveva saputo — e talvolta quasi
miracolosamente — capovolgere a suo favore situazioni che erano
sembrate disperate. Molte circostanze del resto alimentavano queste
speranze: non si era forse il grande Francesco Sforza legato a Cor-
rado ? (43). E gli aiuti fiorentini, cosi ripetutamente promessi, non
potevano arrivare da un momento all'altro ? Non poteva forse tor-
nare il Piccinino, la cui sola presenza un anno prima era stata suf-
ficiente a salvare la città dall'estrema rovina ? (44).
Corrado si adagiava, ormai vecchio e stanco, sulle stesse spe-
ranze e molto aveva anch'egli dovuto puntare sulla sua buona for-
tuna e sui promessi aiuti dei grandi del suo tempo se non aveva prov-
veduto a munirsi di truppe mercenarie, il cui ingaggio certo non era
difficile purché si disponesse di danaro.
Tuttavia i giorni passavano e con essi aumentavano le priva-
Zioni di ogni genere senza che alcun segno di una delle tante attese

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novità apparisse all’orizzonte, mentre la speranza cominciava ad
abbandonare gli animi ed un senso sempre più concreto di paura si
diffondeva, perché erano noti a tutti i sistemi sbrigativi e crudeli del
Vitelleschi verso le città che osavano resistergli. i

Fu così che un gruppo di nobili già largamente beneficati da
Corrado, ma che speravano vantaggi ancor maggiori dal Vitelleschi
come premio della loro azione proditoria, decisero, dopo quaranta-
cinque giorni di assedio, di consegnare Ja città al nemico abbandonan-
do il loro signore al suo destino (45).

Le ultime ore dell’assedio dovettero essere movimentatissime,
ma di un via-vai di persone segreto e nascosto per non destare alcun
sospetto nell'animo di Corrado e dei suoi fedeli. I congiurati (46) già
da vari giorni si riunivano segretamente in casa dell’uno o dell’altro
per preparare il giorno della resa della città e già da tempo venivano
fatti in Foligno segnali al campo del patriarca, senza che si potesse
scoprire chi ne fosse l’autore. L'8 settembre, verso la mezzanotte, i
congiurati avvertirono il Vitelleschi d’esser pronti ad aprire la porta
di S. Maria, ma quello differì l'attacco alla mattina all’alba. Frat-
tanto i traditori s'erano dati da fare a raccogliere proseliti ed erano
riusciti a mettere insieme 400 persone armate alla meglio, che, tacite
e silenziose, scivclavano nel buio verso i posti a ciascuno assegnati.

Corrado, distribuite come al solito le guardie alle mura ed alle
porte, s'era ritirato nel suo palazzo; vegliava in sua difesa vigile,
a capo di 400 uomini armati di tutto punto e forniti di numerose ba-
lestre e pronti ad ogni evento, Giacomo di ser Benedetto da Gualdo
suo fedelissimo.

A lui accorse, sperando forse ancora di salvare la situazione,
uno dei congiurati che, pentitosi all’ultimo momento, aveva rifiutato
di seguire i compagni allegando come scusa un dolore ad una gamba.
Troppo tardi ché gli altri, temendo di pregiudicare la riuscita dell’in-
presa col frapporre ancora tempo, già avevano aperto al nemico la
porta che conduceva diritto al campo del patriarca. Questi fece im-
mediatamente penetrare in città un buon numero di armati con a
capo il Tartaglia da Foligno, suo connestabile, che rapidamente si
portarono al palazzo dei Trinci, ove trovarono Corrado, che atterrito
e sconvolto per l’inattesa conclusione dell’assedio, non offrì resi-
stenza (47). Immediatamente egli fu condotto legato al Vitelleschi
nel suo accampamento presso S. Maria in Campis, mentre Ugone, suo
primogenito e Francesco, altro suo figlio, vennero uccisi dal furore
del popolo e dei nemici. |
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 157

Ma chi veramente riscosse i voti della maggiore esecrazione,
fu il cancelliere dei Trinci Benedetto Rampeschi, che, a detta di un
cronista, «era più che Segnore» (48). Infatti, saccheggiate che furono
le sue case, lui stesso, suo fratello, il capitano Giacomo suo figlio,
furono condotti legati nel cassero e decapitati barbaramente con l’ac-
cetta. ;

Concluso oramai vittoriosamente l'assedio, il Vitelleschi volle
mostrarsi generoso verso la provatissima città e con sua bolla del
12 settembre di quello stesso anno (49) concesse quasi al completo
quanto gli veniva richiesto da una deputazione di notabili folignati,
che si erano portati al suo campo per invocare la sua clemenza.

La notizia della caduta di Foligno si sparse subito in tutta l'Um-
bria: i perugini non poterono trattenere l’impeto della loro gioia e si
dettero tosto a suonare tutte le campane e chiusero fondaci e bot-
teghe in segno di gran festa; la sera magnifiche luminarie dimostra-
rono la soddisfazione di quella città per la capitolazione della propria
rivale e del suo capo, pervicace macchinatore contro la di lei sicu-
rezza (50). Anche a Montefalco la nuova destò grande impressione
ed il 10 settembre furono inviati ambasciatori al patriarca (51) per
consegnargli le chiavi della città; ma il Vitelleschi pretese che dessero
in suo potere anche il figlio del Trinci che stava nella loro rocca, per
cui Ugolino prese insieme al padre ed al fratello Cesare la via verso la
fortezza che non doveva più lasciarli uscire.

. Triste e doloroso dovette essere per il Trinci il cammino a tra-
verso le terre dell'Umbria; i castelli, i borghi, le comunità che erano
solite inchinarsi ai signori potenti ed altezzosi, li vedevano ora abbat-
tuti ed infelici mentre procedevano legati sui cavalli.

A Spoleto il risentimento popolare scoppiò violento contro di .

loro che, ingiuriati e percossi, furono a stento sottratti all’ira della
folla (52). Altra tappa dolorosa fu la sosta al castello di Piediluco,
così vivo testimone del loro lusso e della loro grandezza tanto rapida-
mente passati (53). In fine li accolse la rocca di Soriano, sicura e
difesa, ove il Vitelleschi volle che fossero rinchiusi forse per assapo-
rare quella vendetta che il destino non gli concesse, ché pochi mesi
dopo, ed esattamente il 2 aprile 1440, egli moriva avvelenato per mano
di Antonio Rido fiorentino in Castel Sant'Angelo (54).

La cacciata dei Trinci non dette a Foligno, travagliata e stanca
da tante contese, l’attesa tranquillità e lo sviluppo desiderato delle
opere di pace. Il governo della Chiesa fu presto osteggiato (55) e le
sopite rivalità tra gli abitanti della campagna contro quelli della città

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158 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

non tardarono à manifestarsi con gravi disordini (56). La figura di
Corrado era cosi popolare che la fazione a lui favorevole, sempre molto
numerosa, riprese animo ed offrì ad Eugenio IV il riscatto dei pri-
gionieri di Soriano (57).

Fu forse questa iniziativa a perderli, ché il Papa, allarmato
anche per nuovi maneggi orditi dal Piccinino (58), prese l'estrema de-
cisione: fatto venire da Firenze il soldano, questi, nella notte del 14
giugno 1441, entrato nelle celle dei prigionieri, li strangoló, « more
nobilium », con il laccio di seta.

M. ViRGINIA PROSPERI VALENTI
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO

NOTE AL CAPITOLO UNDICESIMO

(1) RuBIERI E., op. cit, II, p. 278 e segg.; MARIANI M., op. cit., p.
142 e segg.; SIMONETTA G., op. cit., p. 269.

(2) Verso la fine dell’anno 1438, per esempio, Corrado fece battere mo-
nete folignate, cioè il fiorino d’oro per 44 bolognini (ogni bolognino 2 soldi e 9
denari); egli costituì due zecchieri o maestri di zecca per farli battere. DoRrIO
D., op. cit., p. 227; IAcoBiLLI L., Cronache ad annum; PETRUCCIO DEGLI UNTI,
op. cit., p. 35 e segg.; WESENER, Catalogo della Collezione C. Morbio di. Mi-
lano, Monaco, 1882, p. 114, tav. II, n. 1509; Pnowis V., Monete di Zecche
italiane, Torino, 1867, p. 32, tav. II, n. 21; FaLoci M., La zecca dei Trinci,
p. 171-79.

Le monete fatte coniare dal Trinci — dice Faloci — sono rarissime e se ne
conoscono solo tre esemplari: una d'argento venduta in Monaco di Baviera,
nella quale si vede da un lato il nome di Co (nr) ad (us) Trinci col suo stemma e
dall'altro lato il nome di S. Felitian (us de) Fulgineo. Una seconda moneta in
bronzo era a Torino nella collezione del Re Vittorio Emanuele III; si tratta
di un piccolo dischetto che da una parte reca le parole Co (munis) de Fulgineo
e dall'altra ha lo stemma con intorno le parole S. Felicianus. Una terza mo-
neta é in Perugia nel Museo Comunale ed é uguale all'altra. Esse sono cosi rare
sia perché ne fu battuto un numero molto limitato, sia perché la distruzione
della famiglia Trinci avvenne nell'anno appresso in cui furono coniate.

(3) PELLINI P., op. cit., II, p. 421; GRAZIANI, Diario, p. 425; PETRUCCIO
DEGLI UNTI, op. cit., p. 35; DoRrIo D., op. cit., p. 288; Arch. Stor. Ital., XVI, II,
p. 583.

(4) FABRETTI A., Capitani ecc., II, p. 234 e segg.; GRAZIANI, Diario,
p. 426.

(5) DE L’EpInoIs H., op. cit., p. 416 e Segg.; AMMIRATO S., op. cit.,
Lib. XXI, p. 13; SismonpI S., op. cit., vol. IV, p. 24 e segg.; ROSMINI C.,
Oüpucil, LLb.p: 341.

(6) PETRUCCIO DEGLI UNTI, op. cil., p. 35; Donro D :0p::cib; p.228:

(7) GRAZIANI, Diario, p. 426.

(8) Il quale, « simulaverat filium eo loci se inscio perductum » e richiesto
dal pontefice, finse di inviargli due lettere perché cessasse dall’impresa e non
facesse causa comune con i ribelli della Chiesa. Bronpo E., Decades, III, lib.
VIII, p. 522.

(9) Per l’azione contro Spoleto cfr.: Bronno F., Decades, III, lib. VIII,
.p. 522; PELLINI P., op. cit., II, p. 417 e segg.; GRAZIANI, Diario, p. 427 e segg.
FABRETTI A., Capitani ecc., II, p. 235; PETRUCCIO DEGLI UNTI, op..cit., p. 34;
SANSI A., Storia, ecc., II, p. 26 e segg.; Doc. Stor. Ined., p. 178; BENADUCCI G.,
op. cit., p. 114; GIOVANNI DI M.o PEDRINO DIPINTORE, Cronaca ecc., II, p. 42.

(10) Nella prima ritirata avevano lasciato molti morti e feriti e piü di 100
prigionieri. SANSI A., Storia ecc., II, p. 26 e segg.

(11) PATRur-Fonr: F., Notizie ecc., p. 226.

(12) SANSI A., ibid.; BENADUCCI G., op. cil., p. 106; PETRUCCIO DEGLI
IUINTI, :op. :cit., p. 35.

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160 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

(13) I due ebbero in premio dal Tomacelli 1200 fiorini l'uno. PETRUC-
CI DEGLI UNTI, op. cit., p. 35.

(14) Fu messo nella grande campana che Rinaldo Trinci, vescovo di Fo-
ligno, aveva fatto fare, la quale portava la seguente scritta: Christus vincit,
Christus regnat, Christus imperat, FALOcI M., I priori ecc., p. 334.

(15) Così Sellano il 28 maggio; Donro D., op. cit., p. 229; IAcoBILLI L.,
Cronaca ad annum.

(16) FABRETTI A., Capitani ecc., II, p. 232.

(17) PirRrI P., Trascrizione ecc., p. 35.

(18) Questo alla fine di maggio.

(19) PELLINI P., op. cit., II, p. 426; GRAZIANI, Diario, p. 433; MARIANI
T., Commentari, p. 180. Il cardinale restò molto soddisfatto perché ebbe dai
perugini 500 fanti e milleseicento fiorini d'oro.

(20) NicoLò DELLA Tuccia, op. cit, II, p. 173.

(21) Nel 1434 il Papa aveva creato il Vitelleschi patriarca di Alessandria
ed arcivescovo di Firenze.

(22) FABRETTI A., Capitani ecc., II, p. 232; Ipn., Cronache ecc., II, p. 21.

(23) PELLINI P., op. cit., II, p. 426. Il Piccinino infatti pretendeva una
forte somma. i

(24) GRAZIANI, Diario, p. 437.

(25) SIsMoNDI S., op. cit., IV; GRAZIANI, Diario, p. 439; RATTI M., op.

iL, I; :p: 35 e segg.
. (26) Il Vitelleschi odiava mortalmente lo Sforza per la sconfitta inflitta-
gli nella Marca.

(27) MARTANI T., op. cit., p. 189 e segg.; Donro D., op. cil., p. 230; GA-
RIMBERTI S., Fatti memorabili ecc., p. 417 e segg.

(28) Egli aveva preso con sé anche i fuorusciti perugini. GRAZIANI, Dia-
rio, p. 439; PELLINI P., op. cit., II, p. 436.

(29) PELLINI, ibid.

(30) L’11 luglio il cardinale fece massa di tutto l’esercito presso Spoleto
ed erano circa 7000 cavalli e 5000 fanti. SANSI A., Storia ecc., I, 326; PELLINI
P., op. cit., II, p. 436; Dorro D., op. cit., p. 230; Bragazzi G., Compendio
ecc., p. 23; GIOVANNI DI PEDRINO DIPINTORE, op. cit., II, p. 11.

(31) Tra i principali erano Simonetto Vitelleschi, nipote del cardinale
con 300 cavalli e 200 fanti, il Tartaglia da Foligno connestabile di 200 fanti.
Rinaldo Orsini e lo Sbardellato da Narni.

(32) Il 12 luglio si accampò dinanzi a Bevagna ed il 16 questa venne a
patti. PETRUCCIO DEGLI UNTI, op. cit., p. 36 e segg.; MARTANI T., op. cit., p.
190; ALBERTI F., Notizie antiche e moderne, ecc., p. 147 e segg.

(33) Per tutta l'impresa del cardinale contro Foligno cfr.: Bronpo F., De-
cades, III, lib. X; PETRUCCIO DEGLI UNTI, op. cit., p. 35 e segg.; MARTANI
T., op. cit., p. 190; PELLINI, P., op. cit., II, p. 436 e segg.; FABRETTI A.,
Capitani ecc., II, p. 239; SANSI A., Storia ecc., II, p. 326; TORIO Di, op»? cit.,
p. 229 e segg.; GurRAUD J., op. cit., p. 185.

(34) Importante castello di difesa dominante la via Flaminia a soli tre
chilometri da Foligno.

(35) Il 13 luglio l'ambasciatore fiorentino che stava a Perugia si recò dal
Vitelleschi a Bevagna. GRAZIANI, Diario, p. 441.
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 161

(36) FABRONI A., Magni Cosmi ecc., II, p. 161 e segg. Scrive l’Attendoli
«una cosa non voglio io tacere, cioè che io credo che allo illustre conte non piac-
cia questa impresa di Fuligno, et essendo andato con tanto buono animo e con
tante liberalità nell'impresa si ritrova, si vuole avere grandissimo riguardo a
non fare cosa che molesta li sia ». Nel febbraio i Fiorentini e i Veneziani assol-
: darono lo Sforza che in primavera era andato contro i Visconti. NICOLÒ DELLA
1 . Tuccia, op. cit., II, p. 166; CrpoLLa C., Storia delle Signorie Italiane, p. 405.
3 (37) GRAZIANI, Diario, p. 442. -

(38) GnEGOROVIUS, op. cit., III, 726.

(39) 24 luglio 1439 è la data di una lettera del cardinale da Foligno
diretta a Montecassino. Codex diplomaticus Cassinensis, VIII, Archivio di
Montecassino, GuinRAUD J., op. cit., 163.

(40) MARTANI T., op. cit., p. 191; IacoBILLI L., Di Nocera ecc., pa 101;
E. SANSI A., Storia ecc., I, p. 357; FABRETTI A.; Cronache ecc., II, D399:

È (41) SANSI A., Storia ecc., I, p. 327; ANGELONI F., Historia di Terni,
p. 157.

(42) PETRUCCIO DEGLI UNTI, op. cit., p. 36.

(43) Bronpo F., op. cit., i

(44) Lo Sforza ho già detto come fosse impegnato: Nicolò Piccinino dal
canto suo era a Verona contro i veneziani e poté mandare al Trinci solo un esi-
guo numero di fanti, che si fermarono a Nocera, e dopo la presa della città,
tornarono indietro sani e salvi. (MicHELE DELLA TUCCIA, op. cit., II, p. 166).
Perugia invece il 26 agosto mandò vari carri tirati da 4 paia di buoi pieni di
bombarde al patriarca, che fece con esse grandissimo danno a Foligno. Fa-
BRETTI A., Cronache ecc., II, p. 22; GRAZIANI, Diario, p. 443.

(45) Cfr. GrEGORIOvIUS T., op. cit., III, p. 726; Coppi A., Memorie ecc»)
p. 304, e segg.

(46) I primi furono 13 cittadini del consiglio dei nobili di Foligno e l’abate

Giacomo Trinci di Sassovivo. Quest'uomo scandaloso ed inosservante perché
Corrado, suo nipote, non lo difese come desiderava nelle difficoltà da lui incon-
trate a causa della sua indegna condotta, si mise a capo dei congiurati e fu uno
dei più acerrimi nemici del signore. Ad esso il Vitelleschi concesse quanto chie-
deva, ma poi, fattolo processare, lo mandò prigioniero a Civitavecchia, quindi
a Roma, ove fu fatto morire nelle carceri di Tor di Nona nel 1442. Dorio D.,
op. cit., p. 236; IacoBILLI L., Cronache di Sassovivo, p. 161.
E (47) Questo è invece il racconto del MARTANI (op. cit., p. 191). Le figlie
È e le nuore rifugiatesi trepidanti in una delle camere più nascoste furono colà
ritrovate dai nemici, i quali contrariati e delusi si misero in cerca di Corrado e
dei figli che poterono finalmente ritrovare nascosti in un molino ad olio.

(48) GRAZIANI, Diario, p. 444.

(49) FALocr M., Le concessioni del Vitelleschi ecc., p. 5 e segg.

(50) GRAZIANI, Diario, p. 443; AGATONI G. V., op. cit., c. 101; Bronpo
F., Decades, III, lib. X.

(51) GRAZIANI, AGATONI G. V., Bronpo F.,, ibid.

(52) MARTANI T., op. cit., p. 191.

(53) CASTELLANO R., Lo Stato Pontificio, p. 198.

(54) Della fine dei Trinci parlano oltre agli autori già citati: BUONINCON-
TRI L., Annales, R.I.S., XXI, p.142; BRACCIOLINI P., Historia ecc., lib. 7, f. 288;

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NicoLò DELLA Tuccia, op. cit., II, p. 163; Borgia S., Memorie ecc., vol. I,
p. 357; S. ANTONINO, op. cit., III, p. 541; GARIMBERTI G., Memorie, ecc.,
p. 417 e segg.; RATTI N., op. cit., I, p. 36.

(55) Nel 1440 dopo la morte del Vitelleschi Foligno voleva eleggersi da sé
un podestà e governarsi a suo mode. PETRUCCIO DEGLI UNTI, op. cit., p. 40;
Dorio D., op. cit., p. 259; PELLINI P., op. cit., pII, p. 449.

(56) Il popolo minuto, quello della montagna e del piano, adirato contro
coloro che avevano introdotto il Vitelleschi e che si erano accordati con lui
corsero con gran dispetto alle loro case dandole alle fiamme e facendo prigio-
nieri tutti quelli che trovarono. Vollero essi che dei quattro priori due fossero
sempre scelti tra gli uomini del contado. PELLINI P., op. cit., II, p. 463; GRA-
ZIANI, Diario, p. 450. ;

(57) Donro D., op. cit., p. 262; IacoBILLI L., Cronaca ad annum.

(58) Il quale, intesa la disgrazia del Trinci, deliberò vendicarsi dei tradi-
tori dell'amico e con numeroso esercito venne contro Foligno che però non gli
riuscì di conquistare. IacoBILLI L., Vita di S. Feliciano, lib. I, p. 68; MuRA-
TORI L. A., Annali, p. 1440; Donro D., op. cit., p. 261.
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO

APPENDICE DI DOCUMENTI

I. (28 gennaio 1421)
Lettera di Corrado Trinci indirizzata a

«Egregio legum doctori et amico carissimo Domino Cipriano locum te-
nenti nostro terrae Trevii.

Egregie doctor et amice carissime,
io ve dissi eri che facessate d’aver Marinuccio fante che fo della socera
di Ser Pietro: non so se l’avete fatto, sicche date ordene ad mandarlome bene

ad compagnato, sicché non ce facesse la beffa et non de meno lo mandate
legato.

Conradus De Trinciis

Fulginei die XXVIII Jan 1421 (Sigilli poco visibili) (1)

II. (2)

Situazione del territorio di Foligno all’epoca della soppressione della
Signoria dei Trinci, contemplato alli Articoli della Bolla del Card. Vitelle-
schi sottoscritta il 17 settembre 1439.

Delegazione di Perugia Delegazione di Spoleto
Distretto di Foligno Distretto di Terni Stato delle terre Arnolfe
abitanti abitanti abitanti

Foligno annessi e
suoi appogiati 16747 | Piediluco . ... 769| Massa . . .. . 2080

Nocera"... ;,°.: 4949: Acquasparta . . 1315
Eualdo .—- 537717 Gartariano- 5... 385
Maltopina'. . . 649 Ges? 1535 550158541307
Collemancio . . 349 S. Gemine . . . 1517
Poggio 190

30411 Macerino MERCE RAT:36

(1) Copia di una lettera autografa di CorrADo TrincI. Miscellanea Varia
Fulginatensis, A. p. 59, segnata F. 102, nella Biblioteca Comunale di Foligno.

(2) FriniPPINI G., Notizie sopra Foligno, f. 3, Ms. F. 24 della Bibl. Com. di -

Foligno.

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164 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

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abitanti abitanti apnd
Distr. di Perugia Distr. di Spoleto
Bettona 125005 9995. LTTeVIE iios 01594 Elorenzola S d 50
—— —— | Montefalco ed an- Gisterna: 3:5 08
32646 nessi. 25596 || Sepppio se 30:97
Bevagnaedannessi 6542 | Mepanano .. . . 119
Colle del Marchese 238 | Aretia nou dug
Pissignano 29 72230 | "Balazzogt-io90-50
Ponte di Cerreto 186 | Rivosecco . . . 100
3 Equitano DICEN 50
Distr. di Todi Distr. di Terni Castigliano . . . 721
Acqua Palombo . 85
Macerino . . . . 239 Fogliano Ado meYu 25
Miranda .. . . . 535 | Rapicchiano . . 25
M. Campano Ballovino. |. 45:542
Melace Mandrello . .. 56
Sterpeto ER 25
Fuori di Delegazione Distr. di Norcia Palenaco 80
i Lavarino PERLE 83
- Leonessa . . . 1000) Ussita ..... 900 duce
: 8751'
Totale 32646
8751
1000
900
63553

III. (17 novembre 1424)
Absolutio pro Corrado de Trinciis (3)

Martinus etc. dilecto filio nobili viro Conrado de Trinciis domicello
fulginatensi Salutem etc. Sedes apostolica pia mater recurrentibus ad eam
cum humilitate filiis post excessum libenter propitiam se eximet et benignam.
Cum itaque licet tu preteritis temporibus ab obediencia fidelitate et devo-
cione nostra et Romane Ecclesie te subtraxeris ac nostris et eiusdem Ecclesie
hostibus et rebellibus adheseris eisque prestiteris auxilium consilium et fa-
vorem contrastatum honoremque nostrum et Ecclesie predicte ac alia exces-
sus crimina et delicta commiseris contra nos et subditos nostros penas sen-
tencias et censuras spirituales et temporales per processus apostolicos con-

(3) Arch. Vat. Reg. Vat. 356, f. 5 t.
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 165

tra talia perpetrantes inflictas et promulgatas incurrendo, propter que omni
concessione Vicariatus ac privilegiis feudis gratiis et indultis per nos vel
Sedem predictam tibi concessis privatus fuisti tamen post monitum et ad
cor tuum reversus recognoscens errorem omnibus veniam suppliciter postu-
lasti humiliter supplicando ut cum decetero in huiusmodi fidelitate obediencia
et devocione intendis perpetuo incommutabiliter permanere tibi tuoque
statui super his patronaliter providere ac etiam benigne et misericorditer
agere dignaremus. Nos igitur actendentes quod Sedis predicte clementia non
consuevit veniam petentibus denegare nec claudere gremium misericordie
sue ad eam humiliter redeuntibus filiis post errorem ac sperantes quod in
oboedientia et fidelitate mea et ipsius Ecclesia continuo permanebis tuis
etiam in hac parte supplicationibus inclinati, te familiares familiam et offi-
ciales nec non tuos fautores complices et sequaces quoscumque ac univer-
sitates cives habitatores et incolas civitatis nostre fulginatis necnon terra-
rum castrorum et locorum que de presenti tenes et possides ab omnibus et
singulis maleficiis excessibus et delictis per te et illos factis et perpetratis
quocumque tempore usque in presentem diem contra nos, Ecclesie officiales
aut subditos nostros aut lese maiestatis crimina saperetur et de quibus esset
cognitum vel non cognitum, nec non ab amnibus processibus rebellionibus
damnis indempnationibus denuntiationibus sententiis et censuris spiritua-
libus et temporalibus datis et latis inflictis seu promulgatis contra te aut
aliquem et predictis in quacumque curia tam spirituali quam temporali,
nec non a multis et penis prout concernit pubblicum interesse et cameram
apostolicam in quas, tu aut aliquis ex eisdem officialibus familiaribus ac
civibus habitatoribus et incolis quomodolibet incurrisses vel incurrissent
auctoritate apostolica tenore presentium absolvimus et etiam liberamus il-
lasque et illos penas sentetias et processus remictimus tollimus et cassamus
interdicta quoque ecclesiastica quibus civitas predicta supposita foret peni-
tus relaxamus. Teque familiares familiam officiales tuos et universitates
cives habitatores et incolas superdictos et eorum quemlibet ad gratias, pri-
vilegia indulta bona et iura et famam honores et alios statum pristinum in
quo eras et erant antequam premissa contingerentur quo ad civitatem no-
stram Fulg. et alia terras castra et loca dumtaxat que presentialiter tenes
et possides et non ad alio civitates terras castra et loca que non tenes et
possides sed nos teneamus et possidemus et in quibus nullum ius vigore
presentium tibi acquieri volumus auctoritate predicta restituimus et repo-
nimus per presentes omnemque inhabilitatis et infamie maculam sive notam
per te illos premissorum occasione contractam penitus abolemus ac cum
decretis et aliis modo fatis ordinibus constitutis civitatis eiusdem super ir-
regolaritate quam predictis sententiis et censuris vel alias immodici cele-
brando divina vel immiscendo se illis non tam incontemptum damnum
contraxerunt et quod in super fatis ordinibus ministrare et ad superiores
etiam ordines se promoveri facere possint auctoritate predicta dispensamus
et habilitamus ad quecumque beneficia et officia obtenta et in postero ca-
tolice obtinenda. Et nihilominus processus sententias condempnationes et
censuras huiusmodi tollimus et cassamus ac quibuscumque libris et registris
in quibus tu familiares familia officiales tui et ipsi universitates cives habi-
tatores et incole inscripti essetis ad omnem tue requisitionis instantiam cas-

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166 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

sari volumus et iubemus inhibentes omnibus et singulis nostris vicariis in
temporalibus et legato Sedis apostolice et aliis officialibus notris et eiusdem
Ecclesie in illis presentibus pro tempore existentibus nec contra et nobilita-
tem tuam aut aliquem ex predictis officialibus civibus habitatoribus et in-
colis promissorum occasione procedere cognoscere inquirere aut sententiam
seu penas aut multas predictas exigere seu tibi vel illis molestiam aliquam
realem vel personalem inferre presumant per se vel alios quomodo ipsis
nihilominus legato et officialibus per apostolica scripta mandantes ut tibi
eisdem civibus habitatoribus et incolis cuiuscumque status gradus vel con-
ditionis exiterit super quibusvis bonis tuis et eorum ac super quibusvis be-
neficiis ecclesiasticis secularibus et regularibus que ad illos costabit legiptime
pertinere tanquam devotis nostris et eiusdem Ecclesie servitoribus mini-
strent et ministrari faciant iustitie complementum. Non obstantibus felicis
recordationis Jo. XXII et Clem. V aliorumque bonorum Pontificum prece-
dessorum nostrorum ac provincialibus constitutionibus illis presertim quibus
cavetur expresse littere ne quis de rebellionis aut fautorie criminibus absolvi
possit nisi de illis in apostolicis literis plena et expressa mentio habeatur
ceterisque contrariis quibuscumque volumus insuper quod si ullo unquam
tempore quod absit tu familiares officiales fautores et sequaces necnon uni-
versitates cives habitatores et incole predicti ab huiusmodi fidelitate et
obedientia te subtraxeris et se subtraxerint huiusmodi absolutio remissio
restitutio et habilitatio ac reliqua in presentibus literis contenuta nullius
sint roboris vel momenti sed in easdem penas sententias et censuras rein-
cidas et etiam reincidant eo ipso.

Nulli ergo est hanc paginam nostre absolutionis liberationis remissionis
cassationis relassationis voluntatis repositionis restitutionis abolitionis dispen-
sationis habilitationis sublationis iussionis inibitionis et mandati infrangere
vel ei ausu temerario contrahere. Si quis autem hoc attemptare presump-
serit indignitatis omnipotentis Dei et beatorum Petri et Paoli Apostolorum
eius se noverit incursurum. Dat. Rome apud S. Mariam Maiorem XV Kal.
decembr. Pont. n. A. septimo.

IV. (19 gennaio 1425)
Juramentum Dominorum Priorum Januarii et Februarii MCCCCXXV (4)

Nobiles viri Joannes Ser Berardi de Fulgineo de Terzerio inferiori, Ser
Franciscus Ser Rajnaldi de Terzerio superiori, Andreas Jacobi Sbergerii de
Terzerio mediocri et Ser Lucas Lilli Prior Novellus et de dicto Terzerio su-
periori. Domini Priores Populi dicte civitatis Fulginei extracti de bussulis
cassectae venerabilis ordinis Prioratus dicte civitatis per Magnificum et
generosum Natum supradicti Magnifici Domini nostri Corradi de Trinciis
moribus et ordinibus consuetis in publico et generali consilio more congre-
gato et coadunato. Existentes in Palacio Communis dicte civitatis residen-
tia Domini Potestatis civitatis eiusdem in sala maiori dicti Palacii presenti
et adstanti venerabili multitudine civium de dicto venerabili collegio ordinis
Prioratus et tiam aliorum civium dicte civitatis. Iuraverunt ad sancta Dei

(4) Liber I Reformantiarum; f. 1 e 2.
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 167

Evangelia corporaliter manutactis scripturis in manibus mei Benedicti Can-
cellarii infrascripti tamquam publice persone recipientis vice et nomine su-
pradicti Magnifici Domini et Communis dicte civitatis Fulginei, et omnium
quorum interest vel interesse poterit in futurum; nunc et semper esse fideles
. devotos et constantes Sacrosantae Romane Ecclesie Sedi apostolice et Do-
mino Nostro Pape et prefato Magnifico Domino nostro Corrado de Trinciis
et eius generose domui. Et presenti bono statui populi et Communis dicte
civitatis Fulginei et non tentabunt nec tractabunt nec tentantibus aut trac-
tantibus consentient aliquid quod foret contra prefatum bonum statum
1 sipradicti Mag.ci Domini Corradi et Populi Communis dicte civitatis Fulginei
E . et potius contra quoscumque temptantes et tractantes se opponent ipsos
depellendo et opprimendo omnibus viribus et facultatibus ipsorum. Item
regere et gubernare civitatem et comitatum Fulginei et ipsius cives, communi-

personarum exceptione ministrandi secundum formulam statutorum Com-
munis et Populi dicte civitatis. Item regere et favorabiliter defendere ho-
spitalia, loca pia, res ecclesiasticas, Monasteria, viduas, orfanos, et pupillos
et alias miserabiles personas. Ita tamen quod ipsorum favor ius tertiarum
personarum non offendat neque ledat. Item rebelles bapnitos condepnatos
dicti Communis Fulginei prosequi et persequi facere et pervenientes in fortiam
dicti Communis punire facere secundum formulam statutorum. Item bona
- quecumque dicti Communis mobilia et stabilia occupata per quoscumque il-
licitos detentores, seu detenta studebunt et procurabunt reacquirere et ad
manus generalis Camerarii dicti Communis facere devenire. Statuta et ordina-
menta dicti Communis Fulginei observabunt et observari facient et potixime
statuta et ordinamenta edita et disponentia ad laudem Dei acta Sponsalitia
et mortuorum sepolturas secundum form. statutorum. Circa vigilem curam
et nocturnam civitatis et Communis Fulginei vacabunt et intendent prout
tenetur et debent credentias eis impositas et imponendas tenebunt et ser-
vabunt usque fuerint ad tempus ad tempus et que fuerint in perpetuo in
perpetuum. Ad reparationem actationem et manutentionem rerum dicte
civitatis civitatis (sic) tam platearum, pontium, portarum, fontium et stra-
tarum et riparum fluminis Tupini etiam alias quarumcumque rerum et
bonorum dicti Communis. Et generaliter omnia alia dicent, facient et fieri
facient que facere tenentur et debent secundum form. statutorum Populi et
Communis civitatis Fulginei et que ipsorum officio pertinet et spectat. Remotis
amore, prece, pretio, et timore et qualibet humana gratia bene fidenter et
legaliter et sine personarum exceptione. Et sic Deus eos adiuet et defendat.

V.
Iuramentum Priori Novelli (5)

Ser Lucas Lilli de civitate Fulginesi et Terzerio superiori Prior Novellus
ut supra extractus de bussulis electus nominatus et deputatus ac adgregatus
et iunctus venerabili collegio Dominorum Priorum Populi dicte civitatis

(b) Lib. Ref. di Foligno, f. 2 t.

tatenses et habitatores equa bilancia iustitie ius et iustitiam unicuique sine

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168 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

Fulginei hac die presenti secunda predicti mensis ianuarii in palatio Domi-
norum Priorum dicte civitatis in sala ubi solitum est consilium cohgregari
et in ipso consilio more solito et congregato et coadunato, iuravit ad Sancta
Dei Evangelia corporaliter tactis scripturis in manus mei Benedicti cancel-
larii ut publice persone recipere nomine quorum interest quod nunc et semper ,
per directum et obliquum erit fidelis et directus presenti bono statui supra-

dicti Mag.ci Domini Conradi vel domus et venerabilis ordinis Prioratus con-

tra quoscumque volentes contrarium adtemptare et si Deus eum adiuvet.

VI. a) Extractio Dominorum Priorum dicte civitatis septembris et octobris

Die XXVIII Augusti 1425 (6)

Congregato et coadunato publico et generali Consilio Communis Civi-
tatis Fulginei in Palatio dicti Communis solita residentia Dominorum
Priorum dicte civitatis Fulginei in Palatio dicti Communis solita residen-
tia Dominorum Priorum dicte civitatis. In sala inferiori dicti palatii ad
sonum maioris campane Communis dicte civitatis vocemque bapnitoris ut
moris est. In quo consilio publice et palam aperta fuit quedam cassecta
depicta, in qua erant infrascripti bussuli, videlicet unus bussulus de Ter-
zerio superiori, de quo extracta fuit cartutia una ex pluribus cartutiis in 1
eo iacentibus per Mag.cum Dominum Ugonem filium Mag.ci Domini Cor- T
radi de Trinciis. In qua cartutia erat descriptus Stefanus Felitiani.:

Alius bussulus de Terzerio Medii de quo simili forma extracta car-
tutia continebat in se descriptum hoc nomen Petrutius Ralnieri.

. . . . . D . . . . . . . . .

(E così continua per ogni « Terzerio »).

b) Extractio Dominorum Priorum septembris-octobris 1430

Die mercurii penultima augusti 1430

Congregato et coadunato publico et generali consilio populi civitatis
Fulginei in palatio residentie Dominorum Priorum populi dicte civitatis su-
perposito et ad sonum campane maioris dicti communis et voce bapnitorum 1
et tubatorum dicti communis et per me Benedictum Cancellarium infra- E
scriptum a Cancellaria dicti Communis usque. in dictum Consilium serata
clavibus et in dicto consilio ut moris est in quo quidem consilio de man-
dato Dominorum Priorum delata fuit cassecta in qua consistunt bussuli in
quibus imbussulati sunt Domini Priores dicte civitatis per Marianum tuba-
torem dicti Communis usque in dictum consilium serata clavibus et in dicto B8
consilio aperta. Indeque publice extracti fuerunt bussuli de quolibet ter-
zerio in quibus erant cartutie continentes nomina infrascripta et de dictis
bussulis extracte fuerunt dicte cartutie per dominum Iacobum Grandenatis
de Neapoli vicarium Mag.ci Domini nostri Corradi de Trinciis etc. Et dicte E

(6) Lib. Ref. di Foligno f. 20 t. (a) e f. 200 t. (b).
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 169

cartutie palam et alta voce lecte et publicate fuerunt in dicto consilio per
me Benedictum cancellarium videlicet cartutia de bussolo Tertierii Supe-
rioris descriptum erat, videlicet.

Laurentinus Petri Nucilli de Terzerio Superiori

Maptiolus Francisci de T.° Mediocri

Catarinus Francisci Ciarelli del T.° Sanctorum Ioannis et Nicolai

Ugolinus Pauli magistrati Angeli del T.° Mediocri Prior Novellus

VII. (19 giugno 1426) (7)

Iuramentum Domini Iohannis de Eugubio potestatis Fulginei
Die prima Iunii MCCCCXXVI.

Ad honorem laudem et reverentiam Omnipotentis et gloriose Virginis
Marie sue dulcissime et clementissime matris, Beatorumque Apostolorum
Petri et Pauli et aliorum Apostolorum. Ac gloriosi martiris Beati Feliciani
ducis protectoris et defensoris civitatis populi et Communis Fulginei et
omnium Sanctorum et Sanctarum Dei celestisque civitatis et ad honorem
et statum Sacrosante Romane Ecclesie Sanctissimi Domini Domini nostri
Domini Martini divina providentia Pape Quinti et reverendissimorum Do-
minorum fratrum Cardinalium et ad honorem statum magnificentiam et
exaltationem Mag.ci Domini Corradi de Trinciis ipsius civitatis Fulginei etc.
pro Sancta Romana Ecclesia et prefato Sanctissimo Domino meo in tempo-
ralibus vicarii generalis et sue magnifice domus et ad honorem statum aug-
mentum et manutentionem populi Communis dicte civitatis Fulginei eiu-
sque civium et popularium et honorem persone et offici infrascripti Domini
Potestatis confusiones detrimentum conculcatione et iacturam omnium vo-
lentium contrarium attemptare. Spectabilis et egregius legum doctor domi-
nus lohannes domini Addriani de Eugubio honorabilis Potestas civitatis
Fulginei electus nominatus et deputatus pro sex mensibus proxime futuris
hodie die prima mensis iunii inchoando et continuato tempore prout se-
quitur laudabiliter finiendo.

Iuravit et iurando promisit corporaliter manutactis scripturis super
voluminibus statutorum Communis et Populi civitatis Fulginei in manibus
mei. Benedicti et cancellarii supradicti et infrascripti tamquam publice per-
sone recipientis et stipulantis nomine omnium quoram interest vel interesse
poterit in futurum quod nunc et semper erit fidelis et devotus Sacrosante
Romane Ecclesie et Santissimo domino nostro Pape Sedique apostolice et
nullomodo rebellis. Eritque fidelis legalis fidus et constans prefacto Mag.co
domino Corrado de Trinciis et sue generose domui ac Statui suo. Et contra
presentem bonum statum ipsius Mag.ci domini et Populi civitatis Fulginei non
consentiet nec promictet aliquid tractari vel attentari sed potius se opponet
omnibus viribus suis et toto eius posse contra omnes qui contra ipsum bonum
statum facere vel attentare vellent et illos deprimet et expellet ac proseque-

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170 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

tur. Regere et gubernare civitatem et comitatum Fulginei equa iuris bilan-
cia pariter ministrando iustitiam omnibus petentibus et recurrentibus coram
eo et curia sine personarum exceptione iura et bona mobilia et immobilia È
ecclesiarum monasteriorum et hospitalium et aliorum locorum piorum et : È
viduarum et orfanorum pupillorum et aliarum miserabilium personarum
protegere et favorabiliter defendere per se et suam curiam. Ita tamen quod
ab eius favore non gereretur preiudicium alicui tertie persone. Iura et bona È
Communis Fulginei manutenere conservare et defendere et occupata forent
et detenta a quocumque inlicito detemptore procurare et studere recupe- |
rare et acquirere et ad manus generalis Cancellarii dicti Communis facere E
pervenire. Rebelles exbanditos et supradicti Communis Fulginei prosequi
et persequi facere et quos in suam forciam contingerit pervenire punire et
tractare iustitia mediante secundum eorum demerita expressa et annotata per
eorum condempnationes. Maleficia commissa et que suo tempore coniuncti
contingeret recognoscere et cognosci facere contra quoscumque transgressores
et delinquentes raptores culpabiles pervenire et condepnare secundum forman
iuris et status Communis et Populi dicte civitatis Fulginei et ordenamenta
eiusdem. Condepnationes latas et ferendas exequi et exequi facere et ex eis
exigendas pecunias ad manus generalis cancellarii Communis Fulginei facere
pervenire. Stare firmus et assiduus civitati Fulginei ad administrandum et
coercedum officium eius durante tempore dicti officii et ab ipsa civitate non
discendere ullo modo sine expressa licentia supradicti Mag.ci Domini aut Ma-
gnificorum Dominorum Priorum civitatis eiusdem sedere et facere sedere ad
banchum per suum collateralem diebus et oris debitis oportunis et consuetis
secundum formam statutorum Communis et Populi dicte civitatis ad reden-
dum (sic) ius potentibus coram eo et eius curia. Facere mostram de se eius
officialibus famulis et equis temporibus consuetis et adquiescere omnibus
perventaturis et defectibus qui de eo et eius familia iuste fierent per officia-
lem facturum dictam monstram. Assignare balistas et paveses camerario
Communis Fulginei ante depositionem sui'officii sicut tenetur et debet ex
notula sue electionis. Stare contentus et quietus salario sibi contento et
promisso per notulam predictam pro se eius dictorum milite officialibus fa-
mulis domicellis et equis et ultra non petere ullo modo. Omnia statuta et
ordinamenta que loquuntur de sposalitiis et sepuleris mortuorum et que
locuntur (sic) in honorem et laudem Dei et ad vitam et ad mores laudabiles È
populi civitatis predicte servare per se et suam curiam suo officio perdurante. E
Et finaliter deposito et finito dicto suo officio antequam recipiat ultra ter-
tiariam sui salarii facere et fieri facere generalem quietationem camerario
I Communis Fulginei pro ipso Communi et specialibus personis eiusdem re-
Gill cipienti sicut consuetum est et in dicta notula sui officii continetur. Et stare
il post ipsam depositionem officii sex diebus continuis ad scindicatum coram
TAM scindicis deputandis rediturus plenariam rationem de administratione sui offi- E
cii sicut tenetur et debet ex formam statutorum predictorum. Et generaliter m
specialiter facere et fieri facere omnia que tenetur et debet ex forma sue
il electionis et dictorum statutorum et que suo officio pertinent et expectant
| i de laudabili consuetudine vel de iure. Bene legaliter et bona fide, remotis
|

odio amore pretio vel timore et qualibet alia humana gratia vel eius speciali
utilitate et si Deus eum adiuvet.
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO

VII. Bapnimentum Nundinarum anni 1425 de martio (8)

Al nome de Dio Amen. Col nome dello Omnipotente Dio e della sua
gloriosa Madre Vergene Madonna Sanctamaria e delli beatissimi Apostoli
missere San Pietro e misser San Paolo e dello glorioso martire misser San
Feliciano, capo, guida, advocato e protettore dela cipta de Fuligne et de
tucta la celestiale corte. Ad honore, stato, magnificentia, exaltatione e
grandezza del Mag/co Signore Corrado delli Trincii et ad stato honore man-
tenimento e adcrescimento del popolo e Commune de Fuligno et exter-
minio et morte de chi lo contrario volesse.

Li Signori Priori de popolo de la cipta de Fuligne e li Soprastanti in-
frascripti della fiera, fanno bandire et notificare ad ciascuna persona de qua-
lunqueluoco et de qualunque conditione se sia, che lo sia licito et possano
venire et stare alla fiera de Fuligno et da essa partire ad suo piacere. La
quale fiera fra la festa de Santamaria de marzo proxima che de (sic) venire
et a di XXV del presente mese de marzo. Colle loro mercanthie et animali
salvi et securi da omne debito de Communo et de altre spetiali persone, tre
dii denanti alla dicta festa e tre di dopo essa festa. Et vendere baraptare
retagliare et comperare como serra de loro piacere, pagando la debita ga-
bella, salvo e reservato perché non se intenda la presente securtà per Rebelli
exbanditi et condepnati per traditori del dicto Communo.

Nomina nostrorum suprastantium sunt hec videlicet:

Petrus Nicolai Dni. Petri — Ser Benentisus ser lacobi, de Tertiero
Superiori;

Toma Francisci — Franciscus Petri Puccioli, de Tertiero Mediocri;

Ormannus Ser Ciechi — Magister Iohannes Angeli Scortecchiarii, de
Tertiero Inferiori;
Ser Nicola Domini Nicole, Notarius.

VIII. Die secunda maii 1425 (9)

Extractio Proconsolum Mercantie.

In publica et generali adunantia plurimorum civium de ordine prioratus
populi civitatis Fulginei coram supradictis Dominis Prioribus coadunatis et
convocatis in supradicto palatio et supradicta salecta publice et palam, sollep-
nitatibus consuetis fuerunt extracti proconsules Artis mercatorum civitatis
Fulginei de quodam bussulo ubi imbussulati erant et sunt proconsules dicte
artis. Quod bussulum apertum fuit per Priorem Novellum et inde fato et
fortuna extractus fuit unus breviculus ubi descripta ista nomina procon-
solum per quattuor menses proxime futuros videlicet.

Petrus Cole Magistri Cagni I
Bartolomeus Petri Gerardi et
Philippus Johannis Philippi
Proconsules maii, iunii, iulii et augusti dicti anni.

(8) Lib. Ref. 1425, marzo, f. 9 t.
(9) Lib. Ref. di Foligno, f. 12.

No UI FA

v
M—ÉÁ e MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

IX. Die secunda iulii 1425 (10)
Extractio Notariorum Banchi.

In supradicto publico et generali consilio ut supra, existenti congregato
et coadunato extracti fuerunt de quodam bussulo in quo imbussulati sunt
Notarii de matricula civitatis Fulginei qui descripti sunt ordine consueto et
secundum formam Statutorum Communis Fulginei in quadam cartutia
extracta de dicto bussolo videlicet per menses proxime futuros.

.Ser Antonius Balciano

Ser Antonius Ser Nicolai

Ser Iohannes Ser lohannis de Castroritaldi, cuius, loco, cum esset
absens occasione alterius officii subrogatus et positus fuit per supradictos
Dominos Priores.

Ser Felitianus Boni de Fulgineo.

X. (10 gennaio 1426) (11)
Deputatio Petri Putii de Fulgineo et socielatis Spate ad servitia Palatii.

Petrus Putii de Fulgineo et societatis Spate descriptus fuit mandato
Massari et voluntate Mag.ci Domini Corradi de Trinciis etc. per deliberationem
Dominorum ad servitia Palatii Dominorum Priorum Communis Fulginei in-
hunc modum ad infrascriptum exercitium et cum infrascripta mercede vi-
delicet quod omni sero cuiuslibet diei ora 24? vel circa veniat ad standum
in Palatio Communis Fulginei de nocte ad serviendum Communi Fulginei
et potissime Domino Priori Novello, qui de nocte debet stare in dicto Pa-
latio pro conservatione et custodia clavium portarum dicte civitatis Fulginei.
Et etiam quod diebus festivis singulis debeat ora congrua venire ad Palatium
predictum ad serviendum Dominis Prioribus tamquam provisionatus prout
faciunt alii provisionati et quod pro mercede sua habeat et habere debeat
primo unum vestitum quolibet anno pretio novem librarum denariorum et
habeat sollidos quinquaginta denarios in mense. Et expensa dicti vestiti
detrahatur loco expense vestiti quod habere solebat Antonius Merle de
Fulgineo qui fuit provisionatus et nunc ponitur pro casso et dicti quinqua-
ginta sollidi detrahantur de salario Nerii Vitalii familiaris Dominorum Prio-
run et dicto Nerio remaneant alii huinqaginta sollidi pro vita et substen-
tatione sua quia tenuit ad servitio dicti palatii . ....... (omissis).

XI. Die quinta martii 1426 (12)

Iuramentum officialis dapnorum datorum per sex menses futuros.

Ser Angelus Petri de Gualdo Nucerin. diocesis officialis dapnorum da-
torum communis civitatis Fulginei electus nominatus et deputatus per sex
menses proxime futuros hodie die 5 martii incipiendo et ut sequitur finiendo

(10) Lib. Ref. f 14 t.
(11) Lib. Ref. 1, f. 38 t.
(12) Id. f. 46 t.
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 1673

cum duobus notariis, uno famulo et uno ronzeno servitia dicti officii reti-
nendi dicto tempore et cum salario otto (sic) floren. in mensem ad rationem
XXXVI bol pro flor. tertia parte proventus conventionum suarum officia-
lium et XVI den. pro libr. de omnibus que venire fecerit in communi, ultra
dictas inventiones et honores et oneribus consuetis iuravit facere officium

ipsum bonum legaliter et diligenter secundum formam iuris et Statuto-
rum, etc.

XII. Die penultima apriles 1426 (13)

Extractio Proconsulum Mercantie maii, iunii, iulii et augusti.

In Consilio Populi civitatis Fulginei convocato et congregato et coadu-
nato ad sonum campane atque tubarum et vocem preconis, mandato Domi-
norum Priorum populi dicte civitatis in palatio Communis Fulginei solita
residentia Dominorum Priorum in salecta inferiori dicti Palatii ubi solitum
est dicta consilia congregari de licentia consensu auctoritate et voluntate
Mag. ci Domini Corradi de Trinciis de Fulgineo ipsius civitatis Fulginei
eiusque comitatus et pro Sancta Romana Ecclesia et Domino nostro PP.
in temporalibus vicario generali ac vexilliferi iustitie et populi civitatis
eiusdem. In quo quidem consilio per dictum Mag.cum Ugolinum natum

. dicti Mag.ci Domini Corradi extracta fuit cartutia de bussulo in quo im-
bussulati proconsules Artis Mercatorum et lecta fuerunt ipsorum nomine
in dicto consilio publice et palam per me Benedictum Cancellarium in-
frascriptum.

Iohannes Ser Berardi

Petrus Paulus Magistri Iohannis et

Catarinus Iacobutii

Unus videlicet pro quolibet Tertiero dicte civitatis.

XIII. (22 maggio 1426) (14)

Notula bullectae fiende in Palatio Dominorum Priorum de duobus
mensibus in duos menses Depositariis qui pro tempore sunt et erunt super
custodia.

. Dominis Prioribus populi civitatis Fulginei flor. 61 ad
rationem unius flor. P quolibet die ad 36 bol. pro

iloreno:=<:;.-.... RTS STONE
Domino Apollonio Vine Dons at caa coc. SOA
Ser Benedetto Dominici de Rocchettis UE Com-

munis Fulginei . . . . Sio suis Taiaur
Ser Bartolino Ser Cole de Sellano Officiali dicti Mag.ci

Domini ad rationem 36 bol. pro flor. . .....F. 6

(13) Lib. Ref., f. 65.
(14) Lib. Ref., I, f. 73.

ANE ke. (FEAR è RA TERRA NES

^
3)

m. 2t. 1.
174 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

Magistro Venanzio de Camerino magistro gramatice ad
dictam, vocemyi n ai o pat
Boccio, tubetta Domini ad dictam vocem F
(seguono altri tre tubetta)
Iohanni de Venetiis expenditori Dominorum Priorum . F. 4 e 30 soldi
Petro de Savogia famulo Dominorum Priorum RB. —2'e 20 7»
(seguono altri cinque famuli)
Petro Putii famulo qui dormit in Palatio cum Priore
Novello | i re uU E 2e20 5
Antonio: alias; Lorcho: famulos:43:-359 5 65e cr I. 2e 10. »

24 10
6

Monacho Miliani Magistro Orologi Es:2.e:20:»
Vanni cocho Dominorum Priorum . FOR SERESS:e:20r »
Guardiano S. Francisci, qui dicit Missam in Cappella

Donmorüm Prioum —— n. [ooo Pre 10»

XIV. (8 settembre 1435)

Capitula Domini Corradi de Trinciis de Fulgineo

In nomine Dni. amen. Sequntur capitula promissiones conveniens (sic)
et pacta inita, pacta et conclusa inter reverendissimum in Cristo patrem et
dominum Franciscum miseratione divina et S. Clementis presbiterum cardi-
nalem Venetiarum SS. Dni. nostri Eugeni quarti Pape Camerarium de Man-
dato sue sanctitatis oracule vive vocis ut asseruit sibi facto ex una et vene-
rabilem dominum Iacobum abatem sancte Crucis de Saxovivo ac spectabilem
militem dominum Franciscum Branchutii de Elmis de Fulgineo Magnifici
et Potentis Dni. Dni. Corradi de Trinciis Fulginei et oratores et procuratores
specialiter ad hoc deputatos prout de eorum mandato constat publicato in
strumento manu Ser Thomae Ser Angeli de Fulgineo notarii publici a me
Blondo infrascripto viso et lecto ex altera partibus.

Imprimis promittit idem Reverendissimus Dns. Camerarius nomine quo
supra permanentibus in effectum habentibus infrascriptis condicionibus
dignetur Sanctitas prefata recipere et nunc recipit ad gratiam et misericor-
diam seu sanctitatem predictum Magnificum Dnm. Corradum et de commissis
per eum tam contra sanctitatem suam quam contra suam Romanam Eccle-
siam ex sua benignitate atque dementia facere remissionem absolvendo eum
officiales communitates et subditos cuiuscumque gradus et condicionis exi-
stant et utriusque sexus a quibuscunque commissis spiritualiter et tempo-
raliter contra Sanctitatem prefatam et temporaliter contra Sanctitatem
prefatam et eciam ab omnibus de quibus ipsi summo Dno. nostro nulla
noticia facta foret restituendo et redintegrando eum et subditos prefatos ad
omnia eorum bona iura dignitatis et gratias, privilegia et immunitates in
forma plenissima et in iure bene valida et cum omnibus clausulis inscriptis
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 175

et oportunis prout et aut commissa per eos et absolvendo eos ab omni vin-

culo tam minoris quam maioris excommunicationis et eciam ab omni in-
terdicto.

Item ex speciali gratia quod Sanctitas prefata dignabitur' et promit-
tit concedere in vicariatum ipsi Magnifico Dno. Corrado civitatem Fulginei
cum comitatu et pertinentiis, terram Mevanie cum eius pertinentiis et castro
Castagnolis, castrum Limisani, castrum Boni, si predicta omnia tenebat
tempore obitus feliciis recordationis D.ni Martini Pape quinti et eo modo
quo tunc tenebat. Et similiter concedet civitatem Nucerii cum districtu
et comitatu et valle Topini et castrum Gualdi Cathaneorum in eo modo et
forma quibus de millesimo quadragentesimo trigesimo sibi fuerant predicta
per suam Sanctitatem concessa prout ex bullis super, inde confectis apparet
quas primo et ante amnia restituere teneatur.

Et e converso promittit idem Magnificus Dns. Corradus omnes et singu-
las terras, supernominatis exceptis, quas nunc habet, tenet et occupat resti-
tuere et consignare, Santitati prefate aut cui mandabit, realiter et cum ef-
fectu et quam primum post presentem diem fuerit requisitus, modo inferius
notato.

Item promittit solvere Sanctitati prefate quidquid tenetur Sanctitati
sue aut Camere apostolice usque in presentem diem ratione talearum cen-
suum affictuum feudorum et subsidiorum et alia quacumque ratione vel
causa per totum mensem octobris proximi futuri realiter et sine exceptione.

Item ultra supradictam solutionem promittit quod factis supradicte
civitatis Nucerii ultra omnem solutionem hactenus pro dicta civitate factam
Sanctitati sue et altericumque persone solvere Summo Dno. nostro duodecim
millia florenorum auri de camera videlicet sex millia per totum mensem
Ianuarii proxime future et alia sex milia per totum mensem Maii eciam pro-
xime future realiter et sine aliqua exceptione.

Item promittit idem Magnificus Dns. Corradus facere et curare cum
effectu quod per totum- mensem presentem Septembris Communitas Ful-
ginei solempni et formaliter se obligavit ad omnes solutiones supradictas
Summo Dno. nostro et Camere apostolice supradictis temporibus fiendas
in casu quo idem Magnificus Dns. Corradus id non faceret ut supra conti-
netur.

Nomina terrarum quas restituere
debet supradictus Dns. Corradus.

Primo ponenda et consignanda in manibus Reverendi procuratoris
et Dni. Dni. Alberti de Albertis Gubernatoris Perusii.

Castrum Iani :

Castrum Monticuli

Castrum Collis Marchionis

Turris Simigni

Aqua Franca

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176 MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

Consignanda et restituenda Spoletinis,
Castrum Orzani — Castrum Canorii, de districtu Spoleti

Acta fuerunt hec Florentie in domibus Sancte Marie Novelle in quibus
ad presens habitat Sanctissimus Dns. noster Papa in audientia pro parte
Camerae permanenti.

MCCCCXXXV die XVIII septembris

Pont. nostri anno quinto presentibus spectabilibus et egregiis viris dno.
Zaccharia Bembo illustrissimis ducalis testibus ad predicta habitis vocatis

et rogatis (15).

(15) Arch. Vat., Reg. Vat. 366, f. 89 t.
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO

FONTI INEDEEE

ARCHIVIO COMUNALE DI FoLIGNO

Liber Officiorum tempore Corradi de Trinciis 1421 DAS N. 227
Raccolta di strumenti,. rogiti ed altri atti della famiglia Frinci
dall'anno: 1427: al:1432::-';. + (ec IS Neat. 07 E.

Liber I Reformationum (1425- 33) dx oWeuplccn qu EIU D
Lber IL,Reformationum: (1440-41)... oo
Vol. I delle Gabelle (1439) SIMO tO RUE. OSSOLA SEDICO BIO QD
Vol. I dei Macinati (1439) . . . a a g78
Vol. I degli Statuti (causa tra Foligno. e ‘Spello. (1428) Seo VE iN IU)

ARCHIVIO NOTARILE DI FoLIGNO

Notaio Di Pietro Tommaso, N. 93

Sponsalia inter Mag.cam D.nam Elenam filiam Mag.ci Militis D.ni Andree
de Tomacellis, Vol. I, f. 871.
E Contractus dotium D.ne Elene nepotis carnalis Mag.ci D.ni Corradi de

Trinciis uxoris Mag.ci capitanei Taliani Antonii Forlani, Vol. II, c. 1.

Atto di vendita in favore di un privato circa una casa appartenente al
Comune di Foligno, Vol. II, f. 39.

Varie compere e vendite di Corrado Trinci, passim.

Donazione a Nicola Ordini, Vol. 11,1431, 5 genn. (c. n. n.).

Donazione di Corrado Trinci al fratello Adriele dei beni confiscati a Bar-
tolo di Battista, Vol. 71, 1432, 31 marzo (c. n. n.).

Mss. DELLA BIBLIOTECA COMUNALE DI FOLIGNO

BARNABÒ A., Della Famiglia Trinci, N. 220 (F)

FiniPPINI G., Notizie sopra Foligno, N. 24 (F).

MANCINELLI A., Cronaca di Foligno minutissima giorno per giorno, N. 85 (M).

Miscellanea, varia Fulginatensis, N. 102 (F). Copia di una lettera di Cor-
rado Trinci al suo luogotenente in Trevi, p. 59.

Miscellanea varia Fulginatensis, N. 103 (F). Lettera inviata a Lucca per-
ché quei mercanti intervenissero alla fiera di Foligno.

Miscellanea varia Fulginatensis, N. 104 (F). Atto riguardante la dote della
sorella di Corrado, Agnese, moglie di Andrea Tomacelli, p. 170.

Raccolta di Documenti vari riguardanti Montefalco. N. 116 (F). Copia
della Bolla di Eugenio IV ai Montefalchesi nel 1433.

BIBLIOTECA DEL SEMINARIO DI FOLIGNO

IAcoBILLI L., Le croniche della città di Foligno. Vol. II, (1113-1643). Se-
gnato A. V. 6.

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MARIA VIRGINIA PROSPERI VALENTI

ARCHIVIO. CAMILLI DI MONTEFALCO

P. Giovanni Valerio Agatoni, Storia di Montefalco, Ms.

ARCHIVIO COMUNALE DI SPOLETO

Liber Reformationum (1423-24).

ARCHIVIO COMUNALE DI TREVI

Liber Reformationum (1426-29) RR N00
» Pur (1428.29)... 065) 8D EOD ee S 72
» » (1433-38) E I AIAR A 86
» » (1438-39) iu. LE e B up 95

ARCHIVIO. DELLE TRE CHIAVI DI TREVI

Corrado e Nicolò Trinci suo fratello occupano Trevi, N. 53.

Bolla di Martino V a C. Trinci, nominato Vicario di Trevi per un triennio,
il 19 giugno 1422 (copia del 1424), N. 59.

Assoluzione di Martino V ai Secolari ed agli Ecclesiastici di Trevi per avere

aderito alla ribellione del Trinci, N. 55.
Salvacondotto rilasciato nel 1434 da Corrado Trinci ai Trevani, N. 89.

AncHIVIO NOTARILE DI TREVI

Notaio Angelino fu Sancti Silvestri, T. 6, N. 2.

ARCHIVIO SEGRETO VATICANO

MercanTI Lupovico, Notizie delle famiglie Mercanti e Trinci di Foligno,
Fondo Borghese, 174.

Trincia de Trinciis miles Fulginatensis Costituitur ad decennium rector.
Reg. Vat. 260; p. 128, Urbano V, Ind. VIII.

Copia autentica Vicariatus concessi ab Urbano V Trinciae de Trinciis
de civitate Fulginatensis ad decenniùm sub censu 1500 flor. Reg. Vat. 249,
p. 33 (Bonifacio IX t. 2) e Reg a:Mat.. 913,0 12:0.

Trinciae de Trinciis vicario Fulginatensis et Terrae Mevaniae remittitur
census anni. Reg. Vat. 288, p. 221. Giovanni 22, Bull. Div. VI, To 2.

1392, Ugolino de Trinciis conceduntur ad quinquennium in vicariatum
Terrae Montisfalconis et Mevaniae, Castra Iani, Monticuli et Castagnolis, loca
Vallis Topini et Rocchae Pontis Cerreti Spoletanae et Fulginatensis diocesis.
Reg. Vat. 313, f. 357 e 369, Bon. IX t. 2.

1410, Ugolino de Trinciis Domicello Fulginatensis conceduntur in vica-
riatum ad quadriennium Castra Bictonii et Collismanciae Assisiensis, Noceri-
nae diocesis. Reg. Vat. 344, f. 189, lo. 295::0,75, :

Ugolino conceditur ad triennium in vicariatum terra Gualdi Captaneorum
Spoletanae dioc. Reg. Vat. 345, f. 1, Giovanni 23, t. 6.
CORRADO TRINCI ULTIMO SIGNORE DI FOLIGNO 179

1420 A Nicolò Trinci. Reg. Vat. 359, f. 59 t. Martini V, De Curia, T. 6, L. 3.

Pro Corrado de Trinciis concessio iurispatronatus Monasterii S. Crucis
Saxivivi Fulginatensis diocesis. Reg. Lat. 220, f. 153.

1421 Corrado de Trinciis Domicello Fulg. conceditur in vicariatum ad
Triennium terra Trevii Spoletanae dioc. Reg. Vat., f. 162, Mart. V, Officiorum
lib. II, to, 2.

Corrado de Trinciis Fulginati debentur Terre Trevii. Castrum Pisignani
Spoletanae diocesis occupatum a quodam Fulginati, favore Corradi. Reg.
Vat. 353, f. 234, Mart. V, De Curia, lib. III, to. 6.

Corrado de Trinciis confirmatur privilegia et patronatus in Monasterum
Saxivivi concessus a Bon IX. Reg. Vat. 353, f. 253 t.

1422, Mart. V stabilisce che Corrado Trinciis sborsi una parte della somma
che la Chiesa doveva a Braccio per gli stipendi di due anni. Reg. Vat. 354,
c. 139, t., Martini V Brevia et Bullae.

1422, Breve al tesoriere del Ducato di Spoleto, che doveva prelevare una
somma delle taglie di varie terre, eccettuate quelle governate da Corrado
Trinci e da Braccio. Reg. Vat. 354, c. 152 t. De Curia, 1. 4, to 7.

Pro Corrado de Trinciis Vicario Fulginati cassatio omnium processuum
contra ipsum eiusque fautores factorum. Reg. Lat. 220, c. 152.

Corrado de Trinciis conceditur ad Triennium in vicariatum terra Trevii.

Reg. Vat., 349, f. 216 t. Mart. V, Offic. Lib. 2, t. 2, an. 2.

Absolutio pro Corrado de Trinciis confirmatio iuris patronatus in Mon.a-
sterium Saxivivi Reg. Vat. 354, f. 95. De Curia Lib. 4, t. 7.

1424, Assoluzione a Trevi per aver aderito alla ribellione di Corrado Trin-
cisis al pontefice. Reg. Vat. 356, f. 84, Martini V, De Curia, t. 8. Lib. 5.

1424, Assoluzione a Montefalco nella stessa occasione, Id, t. 91 c.

1425, Assoluzione a Nocera nella stessa occasione, Id, c. 125.

1425, Concessione della fortezza di Landolina a Giacomo Trinci, abate di
Sassovivo. Reg. Vat. 350, f. 76, Martini V Offic. t. 3, L. 3.

Eugenii IV Bulle vicariatus quorundam locorum Fulginat. Arm. 53 t. 8,
f. 23.

Eugenius IV confirmat Ugolino de Trinciis Domicello Fulginati Vicaria-
tum civitatis Fulginei nonnullorumque castrorum dicte diocesis ipsi conces-
sum a Bon. IX Arm. 53, To. 8, f. 229 t.

1431, Concessione a Corrado del vicariato di Nocera, Gualdo Cattaneo,
Castropodio, Valtopina. Reg. Vat. 381, c. 104, t., Eugenii IV, Bolle diverse.

Corradus de Trinciis Vicarius Fulg. Arm. 29, t. 16, c. 30 t.

1431, Eugenio IV nomina Vicario generale dell'Umbria il card. Giordano
Orsini. Reg. Vat. 374, f. 124, de Curia, t. 15, L. 15.

1431 Concessione a Corrado Trinci di trasportare attraverso i territori
della Chiesa 400 salme di sale. Arm. 29, t. 16 c. 30 t.

1431, La Chiesa assolda al suo stipendio Pietro Giovanni da Foligno ca-
porale. Id. c. 39 t.

1431, Occupazione di Giano da parte di Corrado Trinci, Ar. 29, t. 17, c. 158.

1432, Ugolino quondam Trincie de Trinciis conceditur in vicariatum terra
Gualdi Captaneorum. Arm. 29, t. 12, p. 82.

1432, Nucerinorum querelae quod eorum terra concessa sit in vicariatum
Corrado. Arm. 29, t. 17, p. 158.

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1432, Risposta di Eugenio IV. alle lettere dei Nocerini. Reg. Vat. 362, f.

78, Brevia, Secret. t. 3, L. 9i |
1432 Eugenio IV a Corrado, Trinci circa la questione di Nocera. Reg. Vat.

370; £; 82; t. 11, E. 11. |
1433, Salvacondotto concesso ad Ugone Trinci, figlio di Corrado. Arm. 29,

1175 0: 150:t:
Capitula cum Corrado de Trinciis Reg. Vat. 366, c. 89 t., Eug. IV Brevia

Secret, L. 7, t. 7.
Procura Corradi de Trinciis ad concordandum cum Pontefice Iacobus

Abbas. It., c. 70.
Capitula cum. Corrado Iacobus Abbas. Arm. 29, t. 24, c. 20 t.
1435, Corradus reductus ad oboedientiam Sedis Apostolice. Reg. Vat. 366,

c. 101 t. :
. Perdono e reintegrazione nei passati diritti a Corrado Trinci da parte

del pontefice. Arm. 58, t. 8, f. 299.
Giacomo Trinci fatto «collector et raptor » dei frutti, redditi e proventi
da trarsi in varie terre soggette alla Chiesa. Reg. Vat. 348, f. 112 t., Martini V,

Offic: SE: 15 t 1.

FONTI EDITE

ANTONII PETRI, Diarium Romanum in Muratori, R. I. S., T. XXIV.

ANTONINO (S.), Chronicorum tertia pars, Lugduni, ex officina Iuntarum 1587.

ANTONIO DI NicoLò, Cronache della città di Fermo in Doc. di Storia Ital. pubblic.
a cura della R. Deputazione di Storia per la Toscana, Umbria e Marche,
t. IV, Firenze, Viesseux, 1370.

Browpo F., Historiarum decades, Venetiis per Thomam Alexandrinum, 1484.

BonINcoNTRI L., Annales in R.I.S., T. XXI.

BuonINSEGNI M. P., Storia della città di Firenze dal 1410-60, Firenze, presso

G. Marescotti, 1581.
BrunI L., Rerum suo tempore in Italia gestarum Commentarius ab. 1378-1440,

in R.I.S., t. 6IX.

CAMPANO G. A., Vita di Braccio Fortebracci in R.I.S., T. XIX, p. IV, fasc. 1?
e 2°, nuova edizione Fiorini.

CAVALCANTI G., Istorie Fiorentine, vol. I 2 II, Firenze, Tip. all'insegna di
Dante 1838.

Commissioni di Rinaldo Degli Albizi per il Comune di Firenze del 1399-1433
in Documenti di Stor. Ital.. Pubbl. a cura della R. Dep. di Stor. Patr. per
la Toscana e per l'Umbria, Firenze, Vieusseux, 1869.

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Dominio del Vicariato di Corrado Trinci (da una tavola allegata al « Compendio della Storia di Foligno ... »,
di Giuseppe Bragazzi, Foligno, Tomassini, 1858-59),
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257, cc. 34/r e 35/v, della Biblioteca Comunale di Foligno,
Note e documenti

. UN SEGUACE DI LUCA SIGNORELLI:
BERNARDO DA GUALDO

Ventiquattro anni or sono lo storico gualdese dott. Ruggero
Guerrieri pubblicava nella Rivista d' Arte (Anno XIV, N.ri 1-2, Gen-
naio-Giugno 1932) uno studio su questo pittore sino ad allora sco-
nosciuto, la cui esistenza — come egli stesso dice — fu a lui primie-
ramente segnalata dal prof. Mario Salmi, attuale Presidente del
Consiglio Superiore delle Antichità e Belle Arti. .

Il Guerrieri ricostruiva la personalità dell'artista dopo una di-
ligente ricerca negli antichi Archivi di Gualdo Tadino, soprattutto
nel Notarile, poiché notaio e pittore fu Bernardo di Girolamo, figlio
quest'ultimo del noto quattrocentista Matteo di Pietro, più cono-
sciuto in arte con il nome di Matteo da Gualdo.

(Per inciso notiamo che tanto il padre che il nonno del Nostro
furono anch'essi notai-pittori, per quanto del secondo di essi non ci
siano pervenute opere firmate).

Dall’esame dei documenti, Io storico lo nominava Bernardo di
Girolamo di maestro Matteo: noi lo riconsegnamo oggi alla storia
dell’arte coll’appellativo più breve di Bernardo da Gualdo, anche
riferendoci a quel « de Gualdo » o « gualdens » che troviamo nella
firma di alcune sue opere, e per esserci la fortuna stata propizia nel
ripresentare ingrandito il pittore.

Sempre sulla base delle pazienti ricerche operate dal compianto
dottor Guerrieri, possiamo stabilire che la breve vicenda terrena di
Bernardo dovette svolgersi dal 1498 al 1532.

Per volontà espressa in un testamento del 7 dicembre 1528, ebbe
egli sepoltura nella cappella della Confraternita del Crocefisso nell’ex-
chiesa di S. Agostino di Gualdo.

I confrati, dichiarati eredi universali delle sue sostanze, tenen-
dogli in ciò fede, apposero sulla sua tomba una lapide a ricordo del
notaio e della sua donazione, memoria marmorea nel 1922 trasferita
e murata in un corridoio della sagrestia di S. Benedetto.

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Diremo ora brevemente dell’artista, avvertendo che, essendo
solo due le opere autenticate, si terrà per le altre un criterio di suc-
cessione, basato sul loro esame stilistico.

La prima opera del precoce Bernardo, almeno tra quelle perve-
nuteci, è a parer nostro l’ Assunta e devoti (m. 1,89 x.0,94) della Pina-
coteca di Gualdo Tadino, tela proveniente dall’altar maggiore della
Confraternita della Trinità (vedi i fedeli dal sacco rosso), struttura
lignea già in S. Francesco, ora in S. Donato di Gualdo.

L’opera, a terminazione rotonda, è assai rovinata per la caduta
in diverse parti del colore. C'é qui il primo Bernardo, un artista pae-
sano da cui é ancora lontana la lezione del Signorelli. Pur con qualche
sensibile difetto nel disegno, il dipinto é peró interessantissimo per
la conoscenza dell'ancor giovane pittore; in essa d'altronde già com-
pare quel particolare, fondo colorismo del Nostro; fatto di cupi rossi,
arancioni, verdi. Chiude il semicerchio della sommità una pseudo-
cornice geometricamente scandita, motivo caro a Bernardo.

Secondo nella sua attività è l’affresco su nicchia in S. Donato
di Gualdo, raffigurante il Battesimo di Cristo (m. 2,92 x 1,67), opera
da noi attribuita al pittore, che presenta molti punti di contatto
con la tela della Pinacoteca.

Fu eseguito per la Confraternita di S. Giovanni Battista, che
aveva sede nella chiesa suddetta.

L'artista si serve anche qui di una superficie arrotondata in
alto e finita con il motivo classicheggiante dei finti cassettoni, che
doveva in origine estendersi a chiusura di tutto il dipinto. Come nel-
l'Assunta, l'Eterno, in cielo tra angeli e putti, benedice la scena. Sa-
lienti sono le figure del Cristo, finemente modellato nelle carni e nel
perizoma, e quella dell’alto, ieratico S. Giovanni Battista. Meno
felice appare invece il S. Giovanni Evangelista, vivo solo nel-
l’attento volto poiché troppo lo grava l'ampio manto; mentre ani-
mazione ritorna nella scena sovrastante del concitato Padre Eterno,
su fondo oro, e nei terreni Angeli, testimonianza di un esuberante
temperamento creativo che troverà la migliore rispondenza nella
grande arte del Signorelli.

Bernardo, inizialmente, non fu insensibile, all'influsso del Peru-
rugino. Balza anzi evidente quanto egli debba in quest'opera al mae-
stro umbro, e ci si convincerà di ciò confrontando il dipinto con il
Battesimo di Cristo, che il Vannucci aveva affrescato ugualmente su
nicchia, nel 1494, nella chiesa della Nunziatella a Foligno e ripreso
più tardi, nel 1512, pur con qualche Venaato, nella maestosa ancona
UN SEGUACE DI LUCA SIGNORELLI: BERNARDO DA GUALDO 189

a due facce per S. Agostino di Perugia, ora visibile frammentaria
nella Galleria Nazionale dell'Umbria della stessa città. L’asserzione
è senz'altro calzante per le figure di Gesù e del Battista, poiché nel-
l'Eterno il Nostro non copia, ma s'ispira solo al Perugino, dal quale
inoltre è assente l'Evangelista.

Dopo aver anche qui rilevata una certa eco pinturicchiesca nel
paesaggio di fondo, si può ancora concludere che, più che il colore,
una naturale insistenza disegnativa anima la composizione.

Collochiamo dopo l’affresco di S. Donato il piccolo disegno a
penna, del 1515, della Pinacoteca, che avemmo la fortuna di rinve-
nire nell'Archivio Notarile Antico di Gualdo Tadino, e che attri-
buimmo al Nostro dopo un accurato esame stilistico e paleografico,
per un « Inceptus XV Aprelis MDXV » che vi si legge capovolgendo
. il foglio.

Si tratta di un S. Sebastiano (cm. 15c. x 11), qui riprodotto
al naturale, legato all'albero del martirio, che con il permesso della
competente autorità ci fu possibile passare nella locale Galleria solo
. perché schizzato su carta del tutto indipendente dalle prr del
volume nel quale, per puro caso, fu compreso.

E qui Bernardo ci sorprende per la sveltezza dell'esecuzione,
per l'animata eleganza dell'insieme, per la solidità d'impianto della
bella figurina del Santo, nella quale si avverte ormai l'adesione del-
l'artista gualdese agli ideali di drammaticità del Signorelli. Adesione
stilistica confermata da ció: sempre nel Notarile Antico, in uno dei
tre volumi di rogiti di Bernardo qui conservati, notammo per av-
ventura, tanto è scolorito l'inchiostro con cui fu condotto a margine
della scrittura, uno studio di Nudo di uomo, a gambe divaricate e
braccia levate in atto di colpire, che ripete molto da vicino il verben-
ratore di destra dell'affresco della Flagellazione di Luca a S. Crescen-
tino di Morra, presso Città di Castello, scena d'un ciclo pittorico del
Cortonese che il Nostro evidentemente aveva veduto. L'idea del di-
segnino ritorna nel fustigatore di un'altra Flagellazione del Signorelli,
opera giovanile del maestro, quella su tavola a Brera.

Nel 1523, come dalla firma «Pingebat Bernardus... 1523»
visibile nel cartiglio in basso sulla sinistra della tela, Bernardo di-
pinge per la chiesa della Morte di Nocera Umbra la S. Barbara
(m. 2 x 1,10) già nella Sala Capitolare del Duomo ora nella chiesa-mu-
seo di S. Francesco di quella città. La santa martire, nell'aria tra
angeli, serafini e cherubini, protegge la turrita Nocera che si adagia
sul suo colle, al centro di una campagna. ENZO STORELLI

Anche qui nell'impianto generale e nella quasi metallica stesura,
la figura principale, dai capelli snodantisi a somiglianza di finissimi
trucioli, si rivela tipicamente signorelliana, mentre un erompente
realismo è fermato nei curiosi, umanissimi angeli, librati in conci-
tata animazione. Per essi, possiamo con certezza parlare di un sog-
giorno a Roma del Nostro: gli amorini ‘arcieri e quello auriga dell’af-
fresco di Raffaello alla Farnesina con il Mito di Galatea, del 1511-13,
furono a lui modelli per i putti, disarmati, dell'opera in argomento.

Circa questo tempo Bernardo, fedele a Luca, fu ad Orvieto,
per contemplare, nella Cappella di S. Brizio, il supremo sforzo figu-
rativo del grande Maestro.

Ce ne dà testimonianza il particolare d’una sua tavola, dipinta
ad olio, rappresentante la Madonna del Soccorso (m. 1,51 x 1,15),
anche questa autenticata, in uno pseudo-cartiglio: « Bernard Hjero-
nim Gualden pingebat ». L'opera dopo varie vicende giunse in pos-
sesso nel 1923 del dott. Franz Gruener di Innsbruk, collezione presso
la quale con probabilità ancora si trova. Essa fu certo dipinta per
la nostra ex-chiesa di S. Agostino, dove, come si ricorderà, il pittore
ebbe sepoltura, perché quella iconografia si riscontra soltanto in quadri
di proprietà dell'Ordine Agostiniano delle due sole provincie delle
Marche e dell'Umbria, o appena poco fuori di queste.

Venendo al punto, un giorno, mentre sostavamo ammirati di-
nanzi al ciclo signorelliano nella città del Duomo, compresi dell'ar-
dito scorcio prospettico dei « Fulminati », un dettaglio del Finimondo
ci sorprese e ricondusse simultaneamente a Bernardo. Ma certo, aveva
esemplato qui egli, in quella donna che fugge, curva sul figlio a pro-
teggerlo, la genitrice e l'infante della sua Madonna del Soccorso.
Disposto in senso contrario nella fuga quest'ultimo gruppo rispetto
a quello originale, ma lo stesso, con il medesimo spontaneo atteggiarsi
delle trepide mani materne sulla sua creatura. A sfondo del proto-
tipo orvietano, un'umanità punita e convulsa sotto lingue di fuoco
incalzanti, della felice copia del Nostro un sereno, quasi arcadico pae-
saggio, di evidente contrasto col Diavolo evocato dall'imprecazione
della madre infastidita dal pianto del figlio irrequieto.

Ci appressiamo al termine della nostra breve rivalutazione di
quanto ci é pervenuto di Bernardo, notando come a noi sembrano
del pittore gualdese i due grandi affreschi su nicchia, recentemente
restaurati, della chiesa monumentale di S. Francesco di Nocera Um-
bra, rappresentanti rispettivamente la Traslazione della Santa Casa
di Loreto (m. 3,80 x 3,30) e una Mater Misericordiosa con i SS. An-
UN SEGUACE DI LUCA SIGNORELLI: BERNARDO DA GUALDO 191

drea Apostolo e Francesco d'Assisi (m. 3,15 x 2,15). Signorelliani
anche questi nel solenne Padre Eterno giudice della lunetta del pri-
mo dipinto, nel Cristo adirato, quasi novello Giove minacciante
frecce sull'umanità peccatrice, che la Vergine protegge con il suo
largo manto, di quella del secondo.

Non é facile giungere a Bernardo per questi affreschi; e noi cre- "
diamo di poterlo asserire solo per una ormai buona conoscenza del AUR *
pittore. A parte certi ricorrenti caratteri suoi propri, c'é qui una
pittura fresca e solida nei volumi, uno stile maturato da certa espe-
rienza tecnica e culturale.

Vi ritorna il motivo dei cassettoni a chiusura delle figurazioni,
già riscontrato altrove, e un espressionismo negli angeli che é del
Nostro.

Bernardo aveva, come s'é detto, dipinto per Nocera; in ogni
caso i due affreschi sono secondo noi da collocarsi nell'ultimissima
attività del Gualdese, certo dopo il 1523, perché solo in quell'anno
il Sansovino scolpiva per il rivestimento marmoreo della Santa Casa
di Loreto l'Annunciazione che il Nostro ripete nel dipinto di S. Fran-
cesco. |

La « Misericordiosa » ci ricorda nell'impianto tradizionale i gon-
faloni umbri del Caporali, del Bonfigli, di Fiorenzo di Lorenzo; men-
tre nel particolare della Vergine c'é tanto della gemmata Mater om-
nium che Sinibaldo Ibi da Perugia dipinse nel 1507 per il Duomo
di Gubbio, grandiosa macchina processionale ora nella Sala Centrale
del Palazzo dei Consoli.

Concludiamo, con la ponderata asserzione che non sono di Ber-
nardo le due piccole tele della Pinacoteca di Gualdo, già date a lui:
cioé il S. Agostino e devoti e la S. Caterina d'Alessandria e devote
(cm. 86 x 62), provenienti dall'ex-chiesa civica di S. Andrea. WIEL

Ció, per una pittura che non fu del Nostro. Opere si di una stessa
mano, ma bastano i due angeli, d'altra parte graziosi, dell'Incoro-
nazione di S. Caterina, perché, ritenuti questi decisamente non ber-
nardiani, cada qualsiasi costruzione tesa a sostenere la paternità del |
pittore nei dipinti in questione. i

Questo, in breve nota, poiché una vera monografia ci ripromet-
tiamo di stendere su lui, è Bernardo da Gualdo, un poco noto seguace
di Luca Signorelli, cui giunse pure qualche influsso dell'assisano
Dono Doni. :

Lo ripetiamo, abbiamo scritto di lui, oltreché per personale tra-
sporto, per la spinta che ci è venuta dall’aver potuto aggiungere,

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per una più completa visione e comprensione dell’artista, opere sin
qui sconosciute a quelle, poche, già conosciute.

Era infine naturale che la gioia venutaci da tali fortunati Da
vamenti si tramutasse nella nostra coscienza di concittadini del pit-
tore in un dovere da assolvere, seppur modestamente, verso il co-
mune luogo natale, ma soprattutto verso la Storia dell’Arte Italiana.

ENZO STORELLI

BIBLIOGRAFIA

R. GUERRIERI, in Rivista d'Arte, Anno XIV, N.ri 1-2, Gennaio-Giugno 1932;
Storia Civile ed Ecclesiastica del Comune di Gualdo Tadino, Gubbio,
Oderisi 1933, pp. 691-696.

Archivio Notarile Antico di Gualdo Tadino: rogiti di notari gualdesi relativi
alla vita del pittore.

U. GnoLI, Pittori e miniatori nell’ Umbria, Spoleto, 1923-25, pag. 349.

A. BRIGANTI, Le Corporazioni delle Arti nel Comune di Perugia. Perugia, 1910,
p. 47 e segg.
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Istituti culturali

L'ISTITUTO STORICO ARTISTICO
ORVIETANO

Fondato nell’anno 1944, per riprendere quelle tradizioni di cultu-
ra e di arte che alla fine del secolo scorso e dall’inizio dell’attuale furo-
no ravvivate dall' Accademia della Nuova Fenice, l’Istituto Storico Ar-
tistico Orvietano, dal 1946 al 1956, ha attivamente operato perché non
mancassero manifestazioni di alta cultura e fosse conservato il patri-
monio spirituale di Orvieto. (1)

È nel 1946 che sono stati presi contatti con le Soprintendenze
Archivistica e Bibliografica di Roma per risolvere i problemi degli
archivi e delle biblioteche, mentre la ricostituzione di un nucleo di
studiosi locali, come ai tempi di Luigi Fumi, ha permesso che Orvieto
sia stata degnamente rappresentata al Congresso della Deputazione di
Storia patria per l'Umbria nell'aprile del medesimo anno. (2)

Si deve anche all'interessamento dell'Istituto se dagli Uffici com-
petenti sono stati presi provvedimenti per la conservazione dei mo-
numenti e per la difesa del paesaggio. In questo campo è da segnalare
la costruzione e messa in opera, nel 1953-54, del portale, con balcone
sovrastante, del Palazzo Cornelio Clementini che, dopo il completa-
mento della facciata negli anni 1933-36, non era stato realizzato
soprattutto per il sopraggiungere dellà guerra.

.— Hanno dato illoro contributo con conferenze e conversazioni per-
sonalità rappresentative nel mondo della cultura e dell'arte fra i quali
sono da ricordare Guido Arcamone, p. Giuseppe Bozzetti, Emilio Cec-
chi, Guglielmo De Angelis d'Ossat, Giuseppe Ermini, Arnaldo Fortini,
Alfonso Gallo, Alberto Mária Ghisalberti, Concetto Marchesi, Valerio
Mariani, Raffaello Morghen, Giorgio Petrocchi, p. Giuseppe Ricciotti,
Giuseppe Santonastaso, Bonaventura Tecchi, Fausto Torrefranca e
Giuseppe Ungaretti. :

Oltre a conferenze di alta cultura, che nel 1956 sono state coordina-
te in un corso dedicato all'Ottocento, si sono avute, tenute in preva-

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lenza da soci e da studiosi dei centri viciniori, conversazioni a carat- |

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tere divulgativo accompagnate spesso dalla programmazione di do-
cumentari cinematografici di arte e di scienze.

Il maggiore contributo agli studi è stato dato senz’altro dalla pub-
blicazione del Bollettino. Semestrale fino al 1948 ed annuale dal 1949
in poi, ha illustrato, con rigore scientifico, temi dell’arte e della storia
unite ad una parte bibliografica di pubblicazioni di argomenti or-
vietani e di cronache dell’Istituto e degli avvenimenti più significa-
tivi cittadini.

Il Bollettino, nel 1956, ha raggiunto il cambio di pubblicazioni
con oltre 60 Istituzioni di cultura italiani e stranieri, mentre è stato
sempre tenuto nella giusta considerazione da personalità della scuola
e della scienza, anche perché uno dei pochi periodici che escono nei
centri minori.

Non sono state poi dimenticate le rassegne. Dal 10 al 31 marzo
1946, nelle sale della Biblioteca «Fumi», con la collaborazione della
Biblioteca stessa e con il concorso dell'Opera del Duomo e del Con-
vitto « Villa Mercede », é stata allestita una mostra di autografi e
della stampa in Orvieto. La rassegna, divisa in due sezioni, ha avuto
lo scopo di porre in vista, nella prima sezione, la successione delle fasi
dell'attività tipografica orvietana, dal suo inizio ai giorni nostri, at-
traverso 112 opere.

Nella seconda sezione, sono stati ordinati 83 pezzi consistenti in
lettere e documenti, dalla seconda metà del Cinquecento, provenienti
dagli Archivi storici del Comune e dell’Opera del Duomo e da carteggi
privati di proprietà del conte Giampietro Macioti Giberti e della si-
gnorina Elvira Cerretti.

Per onorare la memoria dell'artista Armando Ricci, l'Istituto,
nel novembre e dicembre 1946, ha organizzato una mostra postuma
del medesimo comprendente 55 pezzi tra caricature ed incisioni. Nel
quadro delle manifestazioni orvietane, promosse dall'Istituto stesso,
per l'VIII centenario del Decretum di Graziano, nella Biblioteca Co-
munale, nell'aprile 1952, è stata ordinata, con la collaborazione della
Sottosezione di Archivio di Stato e della Biblioteca stessa e con il con-
corso di quella del Seminario Vescovile, una mostra bibliografica di
testi canonistici e giuridici in genere, sia medioevali che rinascimen-
tali. (3)

È stato ricordato, il 21 aprile 1952, il Monaco Camaldolese, che,
secondo un'opinione diffusa, ebbe i natali in Ficulle nell'orvietano,
alla presenza dei partecipanti al Convegno Giuridico di Bologna, con
lo scoprimento di una lapide commemorativa nell’atrio del Palazzo
L'ISTITUTO STORICO ARTISTICO ORVIETANO 195

Cornelio Clementini e con la benedizione in Duomo di un virgulto di
olivo donato l’indomani al Papa dal Vescovo di Orvieto e dai rappre-
sentanti di Ficulle stessa.

Si devono all’interessamento dell’Istituto le onoranze cittadine
al musicista orvietano Luigi Mancinelli, nel maggio 1948, per il primo
centenario della nascita, a Luigi Fumi nell'ottobre 1949, con il I Con-
gresso Nazionale Archivisti, ricorrendo anche di questi il primo cen-
tenario della nascita, ed al Beato Angelico, nel febbraio-aprile 1955,
per il V centenario della morte.

L'Istituto di sua iniziativa, con l'adesione del Comune e dell’ Azien-
da Autonoma Turismo, ha curato la commemorazione dello studioso
orvietano Pericle Perali, spentosi in Roma il 30 dicembre 1949, mentre,
ha celebrato, nell’ottobre 1953, l’artista toscano Simone Mosca nel
IV centenario della morte che avvenne in Orvieto nel 1453.

In questa manifestazione è stata allestita nella sala d’onore del
Teatro Mancinelli, una mostra di fotografie delle opere del Mosca
stesso, sparse in diverse città italiane. Limitatamente alle possibilità
finanziarie, per mantenere vive le tradizioni locali, non è stata tra-
lasciata l’arte musicale e per questo nel 1954, è sorta una sezione di
«Amici della Musica » nell'Istituto stesso. Sono state date delle esecu-
zioni da parte di alcuni soci e da complessi già affermatisi nel campo
nazionale ed internazionale.

Distinti in due categorie, ordinari e corrispondenti, i soci sono
stati, nel periodo 1946-1956, 190, mentre per il loro contributo conti-
nuo alle attività dell'Istituto sono stati iscritti fra i soci onorari l'Ente
Provinciale del Turismo di Terni, l'Azienda Autonoma di Turismo e
Soggiorno di Orvieto e la locale Cassa di Risparmio.

Oltre a questi Enti, hanno dato tangibile prova di consenso, nel-
l’aiutare le attività dell'Istituto, il Comune di Orvieto, che sempre
ha messo a disposizione i locali del Teatro Mancinelli e della Civica
Biblioteca per le varie manifestazioni e non ha fatto mancare spesso
il suo contributo finanziario, l’ Amministrazione Provinciale di Terni
e le Agenzie cittadine del Banco di S. Spirito, del Banco di Roma e
del Monte dei Paschi di Siena.

L'Istituto ha avuto sempre l'ambita considerazione degli organi
governativi e in special modo del dott. Guido Arcamone e dei suoi
collaboratori nella Direzione Generale delle Accademie e Biblioteche,
presso il Ministero della Pubblica Istruzione. Se il Ministero della Pub-
blica Istruzione in questi ultimi tempi ha voluto, in tutte le maniere,
incoraggiare le varie attività, il 26 novembre 1955, inaugurandosi

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l'Anno Accademico 1955-56, per ricordare in modo elevato e so-
lenne il X anno di vita dell'Istituto, la Presidenza del Consiglio
dava incarico al Sottosegretario all' Interno sen. avv. Guido Bisori di
rappresentare il Governo alla manifestazione celebrativa.

Al di sopra di ogni divisione di parte e di ogni passione umana,
gli iscritti dell'Istituto hanno avuto l'intento di operare perché in Or-
vieto non si spegnesse quella fiaccola dello spirito che da secoli, sulla
rupe tufacea, illumina. il Duomo e tutti i monumenti che lo circon-
dano. In questo sono stati guidati dai Presidenti che si sono succeduti
nella carica: dott. Antonio Muzi, dal 1946 al 1951, eletto poi Presidente
onorario a vita; Angelo Della Massea dal 1951 al 1955 e dott. Cri-
spino Ferri dal 1955.

I Presidenti si sono valsi della collaborazione dei soci facenti par-
te dei vari Consigli Direttivi e fra questi é doveroso ricordare il prof.
Nello Benini, solerte consigliere economo dalla fondazione, e i segre-
tari, succedutesi nel tempo, prof. arch. Renato Bonelli, che ideò la
fondazione dell'Istituto, prof. Cesare Morelli, Franco Moretti, Cri-
spino Ferri e Massimiliano Strukelj, mentre non può essere passata
sotto silenzio l’opera del dott. Carlo Alberto Calistri, Presidente della
Commissione per la Redazione del Bollettino e di Pietro Corbanese,
Presidente della Commissione Cenacolo. ;

Questi unanimi intenti, alimentati dell'amore verso il natio loco,
sono garanzia che, in una luminosa tradizione, in Orvieto, vivranno
sempre, attraverso il succedersi delle generazioni, quelle attività che
rendono vivi e palpitanti i ricordi del passato e salvaguardano le opere
del genio umano.

CnrisPINO FERRI

NOTE

(1) Vedi: Bollettino dell’ Istituto Storico Artistico Orvietano — Anni II-XII
1946-1956 — Fascicoli unici — Orvieto 1946-1957.

(2) BonELLI RENATO, L' Accademia del Teatro in Orvieto. Parte I (sec. XVII
e XVII e XVIII; BonELLI RENATO, Nota sul Palazzo Febei, sede dell’ Accademia
dei Risvegliati in Orvieto; Conti Lucia, L'Accademia del Teatro in Orvieto.
Parte II (sec. XIX); FeRrRI CRISPINO, L'Accademia « La Nuova Fenice» in
Orvieto. Extratti da Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l' Umbria.
Vol. XLIII, Spoleto, Panetto e Petrelli, 1946.

(3) FERRI CRISPINO, Mostra Archivistica ad Orvieto per l'VIII Centenario
del Decretum di Graziano — Estratto da Notizie degli Archivi di Stato A. XIII,
N. 3, Settembre — Dicembre 1953. Roma, Poligrafico dello Stato, 1954.
RECENSIONI

SALMI MARIO, La basilica di San Salvatore di Spoleto (Studi dell’Accademia
Spoletina, I), Leo S. Olschki, Firenze, 1951, pp. 88, tavv. 48.

Il volume che il prof. Salmi ha dedicato alla basilica spoletina del Salva-
tore è una monografia analitica, riccamente illustrata e documentata, quale
finora mancava per un monumento così celebre e discusso, e che si aggiunge
a quanto lo stesso insigne studioso aveva già scritto, anche recentemente, sul-
l'argomento facendo il punto sulle questioni cronologiche e stilistiche rela-
tive alla chiesa, sulle quali era stata recentemente riportata l’attenzione, spe-
cie ad opera di studiosi non italiani.

La basilica sorge sulle pendici di un colle presso Spoleto e presenta alcune
parti più antiche ancora ben conservate e altre restaurate in epoca più tarda
riadoperando talvolta elementi della costruzione precedente. Anche nelle parti
più antiche, e specialmente nella zona presbiteriale, recenti saggi hanno messo
in evidenza pentimenti e modifiche avvenuti probabilmente nel corso della
costruzione. Nella fabbrica primitiva sono stati largamente impiegati mate-
riali di epoca romana provenienti evidentemente da edifici di culto della zona
ma lo spirito classico che informa tutta la costruzione è così accentuato che
talvolta non è facile distinguere il materiale di spoglio da quello eseguito ap-
positamente per la decorazione della chiesa: tra questo e quello si ha quasi la
impressione che non vi siano soluzioni di continuità.

La facciata è una delle parti meglio conservate dell’edificio: costruita in
opera listata, si adorna nella parte inferiore di tre superbi portali con fregi a
girali di acanto; essi si aprivano certamente sotto un atrio porticato (che il
Salmi ricostruisce su elementi esistenti sul posto o riadoperati nell’interno),
preceduto da una gradinata. La parte superiore, ornata un tempo di bugne e
spartita da quattro lesene, è impreziosita da tre finestre di cui la centrale è
adorna di una curiosa decorazione irradiante dall’arco (il Salmi la considera
quasi una penetrazione di elementi barbarici) mentre le altre sono sormon-
tate da un timpano insignito da una croce monogrammatica. All’interno le tre
navate sono molto manomesse: esse erano in origine spartite da 16 colonne e
quattro semicolonne doriche su basi attiche sormontate da trabeazione con
fregio dorico e cornice corinzia (questa contaminatio di stili diversi non è nuova
nel periodo classico e ve ne sono esempi anche a Spoleto). Sopra la trabeazione
le pareti della navata centrale avevano una spartizione a lesene ioniche for-
manti una serie di quadri un tempo adorni di pitture, mentre diciotto finestre,
oltre quelle della facciata facevano piovere una luce intensa nella navata, co-
perta da un soffitto in piano. Il presbiterio, assai ben conservato e anch’esso
tripartito da 6 colonne di spoglio, ha negli angoli 4 colonne scanalate con ca-
pitelli ionici o corinzi; due semicolonne corinzie segnano l’inizio dell’abside;
su altre due semicolonne ioniche girava l’arco trionfale.

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Sulle quattro colonne angolari poggiano soprassesti trabeati sormontati :
da elementi cubici riccamente adorni di fogliami; su questi, in sostituzione del- |
l'attuale cupola, posava una volta a crociera sormontata da tiburio quadran- E
golare. Ai lati dell'abside, e coevi con questa, sono due sacelli che gli scavi :
hanno rivelato aggiunti all'organismo primitivo, forse nel corso della costru- 1
| zione. Un'accurata indagine dei frammenti rinvenuti nei restauri ha per-
i messo al Salmi di ritrovare parti dell'altare, del ciborio e delle decorazioni
| interne della facciata. X

Ricostruita idealmente la chiesa sulla base dei dati esistenti e delle logi-
che induzioni che se ne possono trarre; esaminate e discusse le precedenti ri-
costruzioni del Tarchi e del Fidenzoni, il Salmi traccia rapidamente la storia
dell’edificio assegnando al tardo secolo viti la manomissione dell’interno, quan-
do cioè al nobile ordinamento dorico fu sostituita una teoria di archi in opera
incerta voltati su colonne costruite con materiali di spoglio o su pilastri di mu-
ratura: in questo periodo l’abside fu ornata di pitture tra cui la bella croce
gemmata ancora esistente.

Successivamente l’autore entra nella verata quaestio della datazione del-
l’edificio originario. Come è noto, fino a qualche anno fa gli studiosi del monu-
mento spoletino si erano divisi in due schiere sostenendo l'una (De Rossi, Toe-
sca, Ducati, Hoppenstedt, Cecchelli e da un trentennio lo stesso Salmi) che
l’edificio fosse paleocristiano; l’altra (Grisar, Venturi, Gavini) che fosse sorto
in periodo romanico. Recentemente tra queste due tendenze si era inserita la
ipotesi del Deichmann che vi vedeva invece un prodotto di quella fioritura ar-
tistica del periodo preromanico particolarmente giustificata a Spoleto dal po-
tente ducato longobardo: il S. Salvatore avrebbe dovuto quindi datarsi tra
Mi l’viri e il ix secolo. Questa ipotesi è combattuta dal Salmi che trova validi ar-
| n gomenti contro la tesi del Deichmann, sia per quanto riguarda l'organismo

architettonico della chiesa spoletina, sia per quanto si riferisce alle sue parti
decorative nelle quali si compenetrano forme romane e cristiane, occidentali
e orientali, queste ultime facilmente spiegabili a Spoleto ove è storicamente
accertata già nel sec. v (ma la leggenda parla di date assai più antiche) la pre-
senza di monaci siri. E d'altra parte come si potrebbe concepire un accosta-
mento tra le sculture delle porte di S. Salvatore, cosi profondamente nutrite
di spirito classico e i resti di arte preromanica esistenti nella zona spoletina
tra i quali é da annoverare il pluteo di Ursus magister (c. 740) nell'abbazia di
Ferentillo ?

Le sculture di S. Salvatore non possono essere dell'alto medioevo; esse
rimarrebbero tuttavia isolate nella plastica monumentale della fine del rv se-
colo e del principio del v se il Salmi non proponesse un persuasivo accosta-
mento con gli avori di questo periodo (dittici dei Nicomaci e dei Simmaci, di Pro-
bo, dei Lampadi, ecc.) nei quali si avverte un analogo classicismo ellenizzante.

Prima di concludere il suo lavoro con un capitolo sulla fortuna del San
Salvatore nel periodo romanico e nel Rinascimento, il Salmi si sofferma sul
tempietto del Clitunno presso Spoleto, anch'esso sorto come edificio di culto
cristiano utilizzando in parte materiale di spoglio dei sacelli romani che si tro-
vavano sulle rive del fiume; anch'esso manomesso all'esterno e all'interno in
periodo barbarico, quando anche l'architettura interna del S. Salvatore fu al-
terata.

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RECENSIONI 199

Il Salmi nota nel tempietto l’incontro di forme classiche e medievaleg-
gianti e cioè l’impronta di uno spirito diverso dal S. Salvatore: ciò lo consi-
glia di abbassare di qualche decennio la cronologia di questo edificio rispetto
alla basilica spoletina: pertanto, mentre la prima si può assegnare ad un pe-
riodo tra la fine del rv e la prima metà del v secolo, il secondo è del v secolo
avanzato.

L’indagine del prof. Salmi, condotta col più rigoroso metodo scientifico
e accompagnata da una vasta informazione storica e bibliografica, mette, ci
sembra, il punto sulla controversa questione. Oltre al materiale grafico che
comprende anche accurati e persuasivi disegni ricostruttivi della chiesa e dei
suoi particolari decorativi, il volume è arricchito da 48 tavole fuori testo nelle
quali per la prima volta il monumento spoletino trova la sua completa illu-
strazione. La veste tipografica, in tutto degna del volume, è stata curata con
la consueta bravura dallo stabilimento Panetto e Petrelli di Spoleto.

CARLO PIETRANGELI

ABATE GIUSEPPE, O. F. M. Conv. La nascita del « Cantico di Frate Sole » nel
Palazzo Vescovile di Assisi. Editrice: Miscellanea Francescana, Roma,
1956.

Dove nacque il Cantico di Frate Sole?

Il ch.mo Padre Giuseppe Abate affronta la questione del luogo dove fu
composto il celebre carme che segna l’aurora della poesia italiana.

Questione « d'importanza assai ristretta ed accidentale» s’affretta a qua-
lificarla l'A. Però bisogna aggiungere che se tale può anche esserlo dal punto
di vista storico ed erudito, non lo è dal punto di vista ideale e sentimentale.

Non ci sarebbe da tornare una volta di più su quello che esprime e significa
il Cantico di Frate Sole, come tenne a chiamarlo il Santo poeta, ma meglio
amiamo dirlo, per la sua più ampia comprensività, il Cantico delle creature.

È una riscoperta, in esultante lirismo, della natura: una sua visione e sen-
sibilità nuove.

Non più la natura che incombe sull’uomo nella solennità, e talora terri-
bilità biblica; o che con lui si confonde nell’orgiastico panteismo pagano. È
una natura che si stringe all'uomo in una spirituale fraternità; una natura
creata che dà occasione, mezzo e motivo a lodare il Creatore. (Il così discusso
«per » di tanto arricchisce la poesia, per quanto lo si prende nella sua pluriva-
lenza).

Una natura novella: interamente diversa da quella del mondo antico.

Tra questo e la nuova meravigliata bellezza del mondo che spira dal Can-
tico, c'è di mezzo il Medio Evo; l'età fosca, negatrice della serenità, della gioia.

È un tocco di maniera, questo del Medio Evo: intendiamoci subito; ma
è così nella visuale comune e tradizionale, e non se ne può prescindere richia-
mando giudizi e apprezzamenti, i quali sono più radicati e diffusi.

Da questo contrasto s'illumina il Cantico, che annuncia e suscita una fre-
sca, inattesa ammirazione dell’ Universo.

La celebrazione con fraterno cuore, d’ogni creatura, dal folgorante sole

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200 . RECENSIONI

WEIT | alla tenera erba del campo, dove meglio avrebbe potuto prendere corpo e re-

Il spiro se non di fronte allo splendore dell’astro stesso e allo spettacolo del

ili creato ?

iii | Pensarne l'ispirazione e la stesura nel chiuso d'una stanza, pare quasi lo
| menomi; gli tolga l'impennata al volo. Come la libera allodola dall'aperto prato

deve essersi il Cantico innalzato per il libero aere.

Nel giardinetto di S. Damiano quindi; dinanzi alla spaziante visione della
terra e del cielo.

L'opinione tradizionale che gli assegnava questo luogo diorigine; sem-
brava quindi connaturata alla sua sostanza.

Il P. Giuseppe Abate viene però a toglierci duestase cara e diténte lo-
gica persuasione.

Dobbiamo serbargliene rancore ?
| Ma amicus Plato sed magis amica veritas.
| ‘ Scendendo perciò sul concreto terreno della discussione storica circa il
luogo d’origine del Cantico, si affrontano anzitutto due tesi: una « Assisana » e
una «Reatina ». Lo vorrebbe quest’ultima composto a S. Fabiano presso Rieti,
località che potrebbe identificarsi con l'eremitorio detto «della Foresta ».

L’A. scarta con molteplici argomentazioni questa supposizione.

Rimane la tesi assisana; e qui due altre opinioni vengono a contrastarsi:
quella tradizionale che ne assegna la nascita nel Monastero delle Clarisse a San
Damiano, e l’altra che la vuole nel Palazzo Vescovile entro la città serafica.

La tesi della sua origine nella forma concreta in cui ci è stato tramandato,
nel giardinetto di S. Chiara in S. Damiano, è combattuta dall’A. soprattutto
per una improbabilità morale, che il Santo abbia dimorato in quel cenobio,
se non proprio entro la sua clausura, nell’ambito immediatamente attiguo;
e ciò riferendosi agli insegnamenti e alla pratica di San Francesco in relazione
.ai Monasteri delle Clarisse.

Un suo soggiorno in quello di S. Damiano, protratto per il tempo neces-
sario a comporre il Cantico, sarebbe stato in troppo aperto contrasto con la
rigida norma ingiunta ai suoi Frati, e della cui osservanza voleva per primo
dare egli esempio, di ogni minor possibile dimestichezza con le Comunità mo-
nastiche femminili. Egli perfino arrivò a negar loro la desiderata consolazione
della sua presenza e della sua parola in una breve visita, se avesse potuto dare
adito a mormorazioni.

L’A. giunge quindi a concludere come non si presenti attendibile la com-
posizione del Cantico a S. Damiano; ma che invece con probabilità rasentante
la certezza, esso nell’inverno 1224-1225, se pur anco da prima nella mente e nel
cuore del Santo, abbia avuto la concreta stesura fra le mura dell’Episcopio As-
sisano; quel Palazzo Vescovile, dove vent'anni prima alla presenza dello stesso
Presule si era dichiarato sposo di Madonna Povertà.

Questione di limitato rilievo, la si è detta; non lo è però l’analisi critica
che P. Abate vi ha condotto in proposito. Poiché essa riporta, e non poteva
essere diversamente, a discutere sulle fonti della storia Francescana, e sulla
loro efficacia probativa, per il soggetto particolare trattato, ma indirettamente,
anche sul loro valore totale. Come altresì a prescindere alcuni dati cronolo-
ligi e topografici dell’ultima vita terrena del Santo.

È così che si riprendono in esame molti testi fondamentali della lettera-
RECENSIONI 201

tura francescana: il Codice Assisano 1838, già del Sacro Convento, lo Se
lum perfectionis, la Legenda REFUSO, il Ms. Vaticano 4354, gli Actus Beati
Francisci.

Se al conoscitore di letteratura Francescana può giovare attraverso il
saggio, tornare ancora a considerazioni e valutazioni sui documenti, e a loro
sottili analisi interpretative, al meno addestrato in questi studi può servire a
e lo sguardo su di un campo nuovo ed attraente.

L’argomento discusso non è però esaurito, e qualcheduno potrà venire
ancora a discutervi. Difatti ultimamente è tornatà a sostenersi la tesi di S.
Fabiano di Rieti.

Ma il Cantico sia per il contenuto sia per la forma metrica, evidentemente
dimostra di essere stato composto in diversi tempi. La prima parte che esalta
il'ereato, forma un tutto a sé ed appare venuta di getto, in um unico slancio
emotivo. La segue un’altra di tono più pacato e riflessivo, che si volge a l’uo-
mo nella virtù del perdono, che è l’atto supremo di carità fraterna, e in quella
di rassegnazione e accettazione del dolore; e quindi una terza più strettamente
religiosa, guarda in viso la morte nella sua funzione di incombente destino,
di apertura a giudizio e sanzione della vita.

Diversi momenti psicologici hanno ispirato le varie parti del Cantico. Que-
sti momenti come si sono succeduti nel tempo, così possono avere avuto di-
verso il luogo del loro concretarsi in poesia.

È una soluzione un po’ salomonica, questa; ma potrebbe anche mettere
in accordo le diverse tesi sul luogo di nascita del Cantico, in mancanza d’una
documentazione risolutiva.

Tornando allo studio del P. Abate, esso si presenta, intanto, pregevole
contributo alla storiografia francescana, se magari la sua conclusione possa
suscitare, come abbiamo accennato, in molti un senso di rammarico.

Ma l'A., prudente, dichiara di non aver preteso di risolvere definitiva-
mente la questione: soltanto ed essenzialmente, di orientarla in una direzione
finora quasi trascurata.

BRIGANTI FRANCESCO, Gio. Andrea Angelini- Bontempi (1624-1705). Musicista —
Letterato — Architetto. Perugia, Dresda. Collana « Historiae Musicae Culto-
res ». Biblioteca, IV. Firenze, Olschki, 1956.

Il Seicento Perugino è ben modesta cosa. Non vi spiccano figure di gran-
de rilievo, in qualche campo almeno: siano le arti, siano le armi, o sia altro
più diverso, di cultura e d’azione.

L’Angelini-Bontempi è delle poche personalità che richiamano una me-
ritata attenzione; e dobbiamo di lui esser memori, non foss’altro perché portò
il nome di Perugia in terra straniera, con una molteplice operosità, musicale,
letteraria, artistica.

Di questa geniale fecondità del Bontempi ci dà Francesco Briganti noti-
zie quante più ne ha potute raccogliere in biblioteche italiane e straniere. Ma
anche la sua vita, di cui pochi dati ci eran conosciuti, ha cercato di ricostruire,
traendone elementi da tutte le fonti, e pubblicandone documenti inediti. Più

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202 RECENSIONI.

ancora ha fatto il Briganti per onorare il musicista perugino: ha ritrovato i
suoi negletti resti mortali e curato che fosse loro data una dignitosa sepoltura
nella. Chiesa parrocchiale del Castello di Brufa, dove in tranquilla solitudine
il Bontempi trascorse gli ultimi suoi anni.

Resta cosi ben tratteggiato il profilo di questo Perugino, che fu il primo
a far rappresentare in Germania un melodramma italiano. Il Paride, opera
sua versi e musica, venne rappresentato a Dresda nel 1662, per le nozze re-
gali della figlia del Grande Elettore di Sassonia con il Margravio di Branden-
burgo. In quella corte di Dresda visse molti anni il Bontempi (due secoli dopo
doveva soggiornarvi e comporre un altro illustre musicista perugino, il Mor-
lacchi) avendo campo di sfoggiarvi tutte le sue qualità d'intelletto, come let-
terato, erudito, come compositore, come ingegnere di teatri. Vi scrisse la sua
Historia musica, un trattato che ha un suo posto nel corso degli studi storici
e tecnici sull'arte dei suoni.

Leggendo il lavoro del Briganti ci si puó pure meravigliare come la figura
dell' Angelini-Bontempi sia qui da noi caduta in cosi completo oblio. Nell'am-
biente musicale dell'epoca prospettato in interessante scorcio, si inserisce la
personalità di Lui, che fu artefice non ultimo, a dare sempre piü consistenza
vitale a quella produzione dell'arte che formerà la gloria dei secoli successivi,
l'opera lirica teatrale. |

La monografia che è anche corredata di amplissima bibliografia, utile
indicatrice non solo rispetto al Bontempi, ma più largamente per la storia mu-
sicale, ha visto la luce con belle illustrazioni nella interessante Collana della
Casa Editrice Leo S. Olschki di Firenze, in cui viene annunciato un altro
prossimo studio di Francesco Briganti sul celebre organista derutese Girola-
mo Diruta.

Alla instancabile attività erudita di un decano degli studi storici nostrani
qual’è il dott. Briganti, volgiamo il plauso e l’augurio di altri suoi nuovi ap-
porti alle ricerche storiche regionali.

WeriIGLE FrITz, Deutsche Studenten in Italien. Teil I: Die Deutsche Nation in
Perugia. (Quellen und Forschungen aus Italienischen Archiven und Biblio-
theken, XXXII, 1942); Die Bibliothek der Deutschen Nation in Perugia.
(Ibidem, XXXIV, 1954); Die Deutschen Nationen an den italienischen Uni-
versittiten des Mittelalters und bis 1800. (Aus « Einst und jetzt », 1957).

Malgrado le difficoltà dei viaggi e tutti gli ostacoli che si frapponevano
al muoversi degli individui tra paese e paese, é un fatto che nell'età di mezzo
il passaggio da un luogo all'altro dei piü diversi, per gente, per linguaggio, per
costume, era intenso. Ragioni di attività artistica, religiosa, commerciale,
culturale, e aggiungeremmo anche di curiosità, lo determinavano.

Il Dott. Weigle sta conducendo da tempo delle diligentissime viterelie
sugli studenti tedeschi che hanno frequentato nei secoli scorsi le Università
italiane; ed ha fatto oggetto di particolare attenzione la scolaresca germanica
nell'Università perugina.
RECENSIONI 203

Caratteristico della società medioevale è l’unirsi con effetti giuridici, eco-
nomici ed anche politici, degli individui e delle loro attività ed interessi in grup-
pi autonomi esclusivisti e combattivi. I forestieri scolari degli Studi si associa-
vano secondo loro affinità etniche e provenienza territoriale in gruppi formanti
le così dette Nazioni. Ma anche altri forestieri convivevano nella città, ed essi
pure erano associati in propri sodalizi. A Perugia esisteva una Societas Ultra-
montanorum composta di Francesi e Tedeschi dimoranti nella città per eserci-
zio di arti, di mercatura od altro simigliante, e prendeva quindi il nome da
questi due popoli.

Quali i rapporti tra la Nazione Germanica e la Società degli Ultramon-
tani. Fino all'anno 1600 gli scolari di nazionalità tedesca, ed anche quelli di
nazionalità francese, pur avendo una propria entità come Nazione nell'Uni-
versità, facevano parte della Societas ; nella quale poi riescono a prendere il
sopravvento, escludendone chi non fosse studente.

Il Dott. Weigle polemizza con scrittori di storia dello Studio perugino:
con lo Scalvanti per la confusione da lui fatta tra Nazione Germanica e Socie-
tas Germanorum et Gallorum (resta peró allo Scalvanti il merito di aver portato
l'attenzione sulla Società degli Ultramontani); con l'Ermini, secondo il quale
la Nazione avrebbe assorbito la Confraternita degli Ultramontani facendo suoi
i compiti di questa, tra cui principali quelli di culto e di sepoltura comune.
La pietra tombale tuttora visibile nel tempio di S. Maria Nuova porta insie-
me scolpiti i gigli regali di Francia e l'aquila imperiale germanica: documento
di grande significato per chi auspica la fraternità dei popoli, che una volta
tanto appare realizzata tra due grandi antagonisti della storia.

Il Weigle pone anzitutto come punto fisso la esistenza della Natio germa-
nica e della Societas Germanorum et Gallorum, quali organizzazioni del tutto
distinte; quindi in base ad atti di quest'ultima compresi tra i manoscritti della
Biblioteca comunale Augusta, mostra come la esclusività studentesca nella
Confraternita degli Ultramontani avvenne non per assorbimento dall'esterno
ma per una penetrazione nell'interno.

I sodalizi studenteschi, come tanti altri secolari istituti, scomparvero nel
declinare del Settecento, o per sostanziale esaurimento dei loro compiti, o per
formale soppressione. Ma si é salvato del loro materiale documentario, quel

tanto valevole per ritrovarvi le linee essenziali della loro struttura e compagine

come è riuscito al Dott. Weigle per l'elemento germanico, che di quelli stra-
. nieri è il maggiore affluito al nostro Studio fino al secolo xvii avanzato.

L'A. pubblica poi il Catalogo della Biblioteca della Nazione tedesca quale
risulta in un codice della fine del Cinquecento. Questi antichi Cataloghi sono
parlante testimonianza della particolare cultura di un momento storico, di
un dato ambiente, di una data classe sociale.

La Biblioteca era stata allogata presso la Sapienza Vecchia. Le cosi
dette Sapienze: Vecchia e Nuova, Collegi convitti indipendenti, istituiti per
gli studenti forestieri frequentanti la nostra Università furon soppressi e i loro
beni ammensati alla Università stessa dall'ordinamento Napoleonico. L'A. ha
cercato di potere ritrovare, per qualche sigillo o altra indicazione appostavi,
i volumi di quella Biblioteca, sia presso la Comunale che quella Universitaria.
Ma senza risultato. Se la Biblioteca ebbe sede nella Sapierza Vecchia, nel-
l’Archivio di questa potrebbe probabilmente trovarsi qualche indicazione.

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204 RECENSIONI

L’Archivio della Sapienza Vecchia, già ritrovantesi purtroppo in completo
disordine, presso l'antico Archivio del Comune, è ora passato all'Archivio di
Stato. Gli Archivi delle antiche Sapienze (quello della Sapienza Nuova, già
presso il Collegio della Mercanzia, che la amministrava, trovasi ora all’ Uni-
versità) non sono mai stati utilizzati dagli storici del nostro Ateneo. Una sto-
ria della Sapienza Vecchia fu compilata nello scorcio del Settecento da Giu-
seppe Belforti; la ricordano il Mariotti, il Vermiglioli, il Bini; ma, rimasto ine-
dito, il ms. è andato perduto.

Per avere una cognizione sempre più ampia della scolaresca forestiera che
fu allieva della nostra Università, bisogna mettere a partito quegli Archivi
delle Sapienze, giacché fortunatamente ci sono stati conservati.

La presenza di studenti stranieri nelle singole Università della vecchia
Europa ha un valore storico di fondamentale importanza per i risultati che ha
contribuito a produrre.

Parrebbe una contraddizione: ma il cosmopolitismo degli antichi Studi
europei è stato uno degli attivi fattori per il formarsi e svilupparsi dell’idea e
della coscienza di nazionalità.

I diversi Stati in cui, sullo sfondo latente o manifesto del senso nazionale,
si è venuta politicamente articolando la popolazione europea, hanno loro ger-
mogli nelle Nationes in cui si differenziava la studentesca nell'ambito della
Università. i

L'ha ben rilevato l'illustre storico olandese J. Huizinga: « L’insegnamento
« generalmente non era asservito a sistemi politici e nazionali di nessuna spe-
«cie. Tuttavia la vita universitaria favori fin da principio la formazione di
«gruppi nazionali ».

La massa irrequieta degli studenti rappresentava un elemento di conti-
nui attriti in mezzo. alla popolazione che li circondava. Erano costretti ad as-
sociarsi per difendere i propri diritti: « Nulla era quindi piü naturale che la
« consuetudine di associarsi secondo la natio, sia nel senso antico della patria
« più ristretta, sia in quello più largo di regno o di paese, cui erano
«legati dalla giurisdizione, dalla lingua e dai costumi. L'Università divenne il
«centro e il punto di partenza dell'organizzazione nazionale » (Civiltà e sto-

ria. Trad. ital., Guanda Edit., 1946, pag. 203).

È alla stregua di questa più larga visione storica che va sentito l'interesse
e devono apprezzarsi le fruttuose ricerche che in tale campo ha compiuto e
verrà compiendo il dott. Weigle.

RAFFAELE BELFORTI

GEMMA FORTINI, Città di Poeti (Storia dell’Accademia assisana del Subasio)
Tipogr. Porziuncola — S. Maria degli Angeli. Assisi, 1954.

Sotto questo titolo la giovane autrice ha rifatto ed ampliato la storia
dell’Accademia Properziana di Assisi, già nota, nelle sue linee essenziali, con
il volume del padre avv. Arnaldo Fortini: Il più ardente poeta dell'amore.

Alla luce dei documenti, custoditi parte nell’archivio capitolare di S.
Rufino (Fondo Frondini) e parte nell’archivio della stessa accademia (Biblio-
RECENSIONI 205

‘teca Comunale) con stile agile e fantasioso si ricostruiscono i maggiori fasti
dell'istituzione culturale assisana.

Se non proprio «come tante altre consimili istituzioni che veramente e
grandemente giovarono al progresso dela lingua volgare, aprirono nuovi: oriz-
zonti alla conoscenza del mondo classico e contribuirono a diffondere tra le
città lontane le supreme idealità dello spirito » (pag. 5) tuttavia rimane sempre
una interessante sintesi di storia locale dal cinquecento in poi.

Riguardo ai Primordi dell' Accademia le fonti fissano la sua fondazione
soltanto alla prima metà del sec. xvi e non oltre. Col Rinascimento il nome di
accademia fu dato a varie scuole o società di dotti che si proponevano di co-
municare agli altri studiosi i risultati degli studi dei singoli. Il proposito
quindi di ricollegare l'istituzione assisana alle « societates o compagnie esistenti
in Assisi e in altre città italiane fino dal secolo xir» (pag. 10) é veramente
una discendenza «assai suggestiva nei riflessi di qualche pagina della vita di
S. Francesco » (pag. 10).

Dall'interessante lavoro risulta ordinatamente quale feconda attività
ebbe l'accademia assisana. Essa assunse varii e curiosi appellativi sin dal
1554, quando la già esistente Compagnia del Monte si trasformò nell’ Accademia
dei Disiosi. Ogni secolo successivo ha una trattazione a parte, in cui appaiono
nomi di illustri poeti, della nobiltà e clero di Assisi. Dallo statuto del 1656
spuntano gli Accademici eccitati con una lusinghiera attività dal 1659 al 1670.

Nel Settecento si ebbe un’altra trasformazione dell'istituzione ed appaiono
gli Accademici Rinati e poi si ebbe la Colonia Arcadica Properziana in cui entrò
a far parte Pietro Metastasio il 9 ottobre 1778. L’Ottocento ed il Quarantotto
hanno attirato ad Assisi poeti da tutte le parti d’Italia e del mondo, molti
dei quali si sono sentiti onorati di far parte dell’accademia assisana. Di costoro
tuttora si conservano lettere e scritti autografi. In questo periodo, l'occasione
ha favorito l'A. per mettere in luce pagine interessanti di storia locale in rap-
porto alla causa dell'unificazione d'Italia.

Il lavoro termina con l'illustrazione delle recenti attività dell'Accademia

del 1920 in poi, essendo presidente l'avv. Arnaldo Fortini. Si aggiunge in fine
un copioso indice di nominativi segnalati nel libro, molto utile anche allo stu-
dioso esigente del metodo scientifico.

GIUSEPPE ZACCARIA

BoNAsERA FRANCESCO, DEsPLANQUES HENRI, FoNpi MARIO, PoETA ATHOS,
La casa rurale nell' Umbria, Firenze, Leo S. Olschki editore, 1955. In 89,
XI-220 pp., con 120 ill. e XLII tav. Prefazione di Renato Biasutti.

La collana « Ricerche sulle dimore rurali in Italia », pubblicata sotto gli
auspici del Consiglio Nazionale delle ricerche e diretta dal prof. R. Biasutti
dell'Università di Firenze, comprende fino ad oggi (1958) diciotto volumi. Un
intero volume, assai ampio, é stato dedicato all'Umbria, ricco di cartine e di
illustrazioni. Presentato impeccabilmente dall'editore Leo S. O., esso forma
anche un vero e proprio album di fotografie, di cui due a colori. In partico-
lare facciamo notare le belle foto di palombare dello Spoletino, che assieme a
numerose piante, illustrano la struttura della casa rurale, la sua evoluzione,
funzione e architettura.

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Il volume è l’opera di quattro studiosi di geografia, di origine e forma-
zione diverse. Il prof. F. Bonasera dell’Università di Camerino ha studiato la
casa rurale nell'Umbria settentrionale (Città di Castello-Umbertide- Gubbio);
l'Umbria occidentale e meridionale (prov. di Terni e zona del Trasimeno) é
stata descritta dal dott. Fondi, che ha anche studiato il medesimo argomento
per alcune parti della Toscana e del Lazio, mentre dell'alta Valnerina si occu-
pano insieme il dott. Fondi e il dott. Poeta, collaboratore quest'ultimo della
medesima collana per la casa rurale nelle Marche.

La parte centrale dell'Umbria (Perugia-Foligno-Spoleto) viene trattata
per quasi metà del volume dal prof. H. Desplanques dell'Università Cattolica
di Lilla, che preparando da parecchi anni un voluminoso studio geografico
sulla regione conosce assai bene, grazie a frequenti visite, sia l'ambiente na-
turale che i problemi economici dell'Umbria.

La divisione dell'Umbria in quattro zone ha un carattere del tutto arbi-
trario ed é stata dettata da necessità di lavoro. Anche gli autori hanno lavo-
rato uno indipendentemente dall'altro e quindi i loro contributi sono netta-
mente distinti: ció ha senza dubbio nociuto all'unità dell'opera e causato delle
ripetizioni, ma ne è forse risultata una ricchezza maggiore, poiché ogni autore
ha considerato materiale di osservazione alle volte identico, ma da un punto
di vista diverso. Così, mentre l'uno descriveva più accuratamente i particolari
architettonici della casa rurale, l'altro poteva occuparsi diffusamente della
evoluzione storica e del suo adattamento all'ambiente sociale ed economico.

L'opera vuol essere difatti uno studio di geografia umana e il geografo
non vede la casa rurale come l'architetto e l'ingegnere incaricato di costruzioni
rurali, ma osserva la dimora del contadino com'é in realtà e non come dovrebbe
essere. Gli autori hanno visitate le più sperdute frazioni della montagna, come
Pettino di Campello o Gavelli di S. Anatolia. Se l'arcaismo è la caratteristica
dominante della casa rurale in montagna e nell’alta collina soprattutto, non
mancano nella Valle Tiberina o Spoletana begli esempi di architettura rurale
del cinque o seicento (come quelli di Casalina) o anche moderni edifici costruiti
da. grandi aziende e organizzati razionalmente.

Ma qual è l’influsso del terreno, del rilievo o del clima sulla forma e la
struttura della casa? In che modo la mezzadria, il sistema di coltivazione e le
forme di allevamento hanno lasciato la loro impronta sull'umile dimora del
lavoratore dei campi ? Ecco alcuni interrogativi che si pongono al geografo.
La casa rurale non viene studiata isolatamente, ma come l’espressione del-
l'ambiente regionale, come sintesi di un paesaggio, come riflesso di un modo
di vita. Assai spesso però è ritardataria: mentre l’allevamento si è sviluppato
e nuove coltivazioni hanno sostituito le antiche, la casa resta adattata a con-
dizioni economiche scomparse. Numerosi edifici in campagna sono una soprav-
vivenza del passato e per capirli bene bisogna rivolgersi alla storia. È l’argo-
mento che ha svolto in modo del tutto particolare il Desplanques: « Le condi-
zioni ambientali odierne non sono di per sé sufficienti a dar ragione della casa
rurale. Il passato si fa ancora sentire in vario modo... Le forme antiche sono,
nell'Umbria centrale (bisogna precisare di tutta 1’ UnibHa). numerose. La loro
ragion d’essere va ricercata alle origini dell’insediamento sparso, cioè nell’abi-

tazione urbana, o, per lo meno, in n quella dei castelli e dei piccoli centri »,
p. 140.
RECENSIONI 207

Il capitolo dedicato alla storia della casa rurale (pp. 55-66) è soltanto un
abbozzo; ma mediante gli antichi catasti, gli statuti, gli scritti di agronomia
e le ricerche presso gli archivi di Stato di Roma e di Perugia, presso l’archivio
di S. Pietro di Perugia e quello del Sacro Convento di Assisi l’autore ha già
potuto raccogliere delle notizie e tracciare a grandi linee l'evoluzione della casa
rurale.

Anche la casa, come la geografia agraria, ha le sue radici nella storia. Come
capire oggi il paesaggio della coltura promiscua, le forme di allevamento in
pianura e in montagna, la mezzadria, le comunanze agrarie, il noto problema
della montagna, se non si risale al passato per discernere, ove sia possibile,
l'origine o l'evoluzione antica e recente di questi fenomeni ?

Grazie alla ricchezza degli archivi umbri, un campo immenso é aperto
nella nostra regione alle ricerche di storia agraria; ci auguriamo che esse pos-
sano appassionare un sempre maggior numero di studiosi.

PANTONI ANGELO, San Benedetto al Subasio, in Benedictina, II (1948),
pp. 47-74.

Premessa una ricapitolazione delle vicende storiche del monastero, per
la quale si utilizzano autori antichi e recenti, si descrivono analiticamente
i ruderi della chiesa e degli edifici contigui, dei quali vengono anche esibiti ri-
lievi planimetrici e altimetrici dovuti all'A. medesimo. L’esame stilistico, ba-
sato specialmente sulla cripta ancora ben conservata, conclude per l’attribu-
zione alla prima metà del secolo undecimo, date le sue chiare affinità con edi-
fici coevi del territorio di Assisi, come il S. Masseo che rimonta al 1059, e i ca-
pitelli della basilica ugoniana del 1028, che precedette l’attuale S. Rufino di
Assisi. Con questo studio viene messo in miglior luce un insigne monumento
dell'Umbria, finora ignorato o quasi, da trattatisti e studiosi di storia dell’arte,
anche della regione umbra.

PANTONI ANGELO, Santa Caterina di Perugia, La storia, in Benedictina, V (1951),
pp. 233-262; I documenti, c.s., VI (1952), pp. 237-262.

La narrazione particolareggiata ‘della storia di questo cenobio femminile
si basa oltre che su fonti edite, anche, e in maggior misura, su molti docu-
menti inediti, sia perugini che romani, alcuni dei quali, tra i più importanti,
sono pubblicati in appendice. L’archivio di S. Caterina, emigrato in gran
parte, ai nostri tempi, all’Archivio Vaticano, resta tuttora in attesa di una
pubblicazione, almeno in riassunto di tutto il suo ingente fondo pergamenaceo.
Quanto è pubblicato adesso, pone in chiara luce una quantità di vicende, spes-
so accennate senza troppa precisione, dagli storici e cronisti locali. In conco-
mitanza al tema principale vi sono accenni su altri monasteri femminili di Pe-
rugia, specialmente su quello di S. Maria Maddalena che ebbe con S. Caterina
relazioni tutte particolari. L’archivio dei Benedettini di S. Pietro, ha fornito
un’importante messe d’informazioni, e taluni tra i documenti di maggior rilievo.

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208 RECENSIONI

PANTONI ANGELO, Monasteri sotto la regola benedettina a Perugia e dintorni,
in Benedictina, VIII (1954), pp. 231-256.

Premesso l’elenco delle principali opere manoscritte e a stampa che sono
state utilizzate, si forniscono notizie schematiche su quindici monasteri ma-
schili e ventiquattro femminili, appartenuti a diversi rami dell’ordine bene-
dettino, e, salvo pochissime eccezioni, attualmente estinti. In vari casi si for-
nisce una descrizione sommaria delle chiese, e di quanto in esse ricorda il Sog-
giorno dei monaci o delle monache. L'elenco, nella sua voluta schematicità,
documenta la vasta diffusione dell'ordine monastico, nelle sue diverse dira-
mazioni, a Perugia e suoi dintorni immediati.

PANTONI ANGELO, Chiese perugine dipendenti da monasteri. (Note storiche e to-
pografiche), in Benedictina, XI (1957), pp. 177-218.

Questo importante lavoro fornisce l'elenco completo delle chiese di Pe-
rugia e del suo circondario che appartennero, anche per un tempo limitato, a
monasteri benedettini. La documentazione è particolarmente accurata e ana-
litica; spesso sono prodotti documenti inediti con notizie decisive per molte
chiese. L'A. si è preoccupato di dare per ogni chiesa anche la sua posizione to-
pografica e non ha avuto un lavoro facile nello stabilire la topografia di alcune
chiese, scomparse già da secoli, specie nella zona della Rocca Paolina, la cui
costruzione richiese la scomparsa di alcune chiese monastiche. Queste ricerche,
condotte con serietà, tenacia e competenza, potranno servire come base per
un lavoro completo, che ancora manca, sulla storia monastica di Perugia.

COSTANZO TABARELLI

AsTUTI Guipo e MeLIS FEDERICO, L'esplorazione dei fondi storico-economici del-
l'archivio di S. Pietro di Perugia, in Benedictina, VI (1952), pp. 309-317.

Si descrive la consistenza dell'archivio di S. Pietro di Perugia, sofferman-
dosi in modo particolare su quanto concerne l'agricolturá e l'economia in ge-
nere. Si illustrano i criteri che regoleranno la pubblicazione di questo corpo
di documenti, mantenutosi almeno nel suo.nucleo essenziale per un periodo
di dieci secoli. Da un primo esame dei libri contabili si conclude che erano te-
nuti a partita doppia, derivando tale sistema da quello già in uso alla Badia
di Firenze e a S. Giustina di Padova. Non vi é dubbio che una pubblicazione
del genere, una volta condotta a termine, recherà un contributo essenziale agli
studi sia storici che economici, e piü particolarmente di agricoltura.

SALVI GUGLIELMO, La regola di S. Benedetto nei primordi dell'ordine di S. Chiara,
in Benedictina, VIII (1954), pp. 77-141.

Si documenta come i primi monasteri di Damianite seguissero la regola
di S. Benedetto, con una formola vitae, mutuata pure, in gran parte da essa re-
gola, che la adattava alle particolari esigenze di stretta povertà delle monache.
Questa formola redatta dal card. Ugolino, poi Gregorio IX, fu per la prima
RECENSIONI 209

volta assegnata alle monache di S. Maria di Monte Luce di Perugia, con l’ap-
provazione, fatta nel 1222, da parte di Onorio IV. Si seguono le vicende di
questo ordinamento, fino alla sua graduale sostituzione con una regola mu-
tuata da quella che S. Francesco assegnò ai suoi frati, il che avvenne.nel 1247
a opera di Innocenzo IV. Ma anche in epoca posteriore, fino al 1260, vi sono
documenti che attestano la permanenza in diversi monasteri della primitiva
formola di vita, essenzialmente benedettina.

TABARELLI CosTANZO, Il monastero di S. Pietro di Perugia e la repubblica del

Trasimeno (1797-1799) nel racconto del Bini, in Benedictina, VIII (1954),
pp. 153-165.

Come è già precisato nel titolo, viene pubblicato, estraendolo dall’opera
manoscritta di d. Mauro Bini, Memorie storiche del Monastero di S. Pietro di
Perugia, il racconto compilato dal medesimo A. che si trovò presente ai fatti,
delle traversie sopportate dai Benedettini di S. Pietro, durante la prima do-
minazione francese. Il trascrittore ha messo di suo diverse utili note, special-
mente per lumeggiare le figure dei protagonisti del monastero di S. Pietro, dei
quali sono fornite accurate notizie biografiche e bibliografiche.

ANGELO PANTONI

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SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Preistoria

Archeologia classica e cristiana.

Umbri'e “Umbria
in generale

GAGÉ JEAN, Huit Recherches sur les
origines italiques et romaines, Paris,
De Boccard, 1950, pp. 252.

Sulla influenza degli Umbri e dei
Galli nella religione romana.

Devoro Giacomo, Gli antichi italici,
Firenze, Vallecchi, 1951, 2? ediz.
pp. 356.

Seconda edizione del classico ma-
nuale del Devoto. Una parte é dedi-
cata anche agli Umbri e alla loro
civiltà.

CALZONI UMBERTO, Scoperte e scavi prei-
storici in Italia durante il 1948 — Neo-
litico e metalli, Umbria in Rivista di
scienze preistoriche, III, 1948, pp.
263-271. i

Guida d' Italia del Touring Club Italiano.
Umbria. Milano 1950, 32 ediz.

RADMILLI A., M., ZEI M., Rossi A.,
Ricerche preistoriche nel Lazio, Um-
bria, Toscana e Campania, in Bullet-
tino di Paletnologia Italiana, N. S.,
X, 1956, p.p 217-228.

PIETRANGELI CARLO, Osservazioni sulle
mura delle città umbre, in Atti del
V Convegno Nazionale di Storia del-
l’Architettura. Perugia. 23 settembre
1948 (Firenze, 1957), pp. 459-466.

Tentativo di classificazione tipo-
logica e cronologica delle mura delle
città umbre.

BALLANCE H. M., The Roman Bridges
of the Via Flaminia, in Papers of the
British School at Rome, XIX, 1951
(1952) pp. 78-117.

Esame e datazione dei ponti ro-
mani della Via Flaminia e notizie di
quelli distrutti.

Amelia

GRASSINI PiERO, Amelia, Scoperte presso
le Mura, in Fasti Archaeologici, I
1946, pp. 125, n. 994.

In occasione di scavi a fianco delle
mura sono stati trovati oggetti da-
tabili al riz sec. a. C. Il trovamento è
importante per fissare la cronologia
della cinta di Amelia.

,

GnassINI PrERO, Amelia, Mosaico, in
Fasti Archaeologici, I, 1946, pp. 234,
n. 1934.

Sulla strada provinciale Amelia-
Orvieto presso Lugnano in Teverina
scoperto un piccolo pavimento a mo-
saico bianco e nero.

GnAssINI PreRo, Amelia, Sepolcreto ro-
mano in Fasti Archaeologici II, 1947,
pp. 293, n. 2615.

Sulla strada Amelia-Penna-Giove
a 300 m. dalla città scoperta una ne-

cropoli con tombe coperte a tegoloni
e grandi dolii.

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GrassINI Piero, Amelia: Monumento

sepolcrale, in Fasti Archaeologici IV,
1951, pp. 365, n. 3797.

Sotto il nuovo oleificio scoperti u: un
sarcofago di tufo, i resti di una tom-
ba a camera e quelli di un monumen-
to romano in blocchi di travertino.

Ascagnano (Perugia)

JOHNSTONE MARY A., Contributo per la

Carta Archeologica. Una tomba etrusca
ad Ascagnano (Umbertide), in Studi
Etruschi XXI, 1950-51 (1952) pp.
323-325.

Scoperta di urnette etrusche di
tipo perugino.

Assisi

Zocca EMMA, Assisi e dintorni, Roma,

Libreria dello Stato, 1949.

ERRANI GIOVANNI, Assisi, Guida sto-
rico-artistica, Bologna, Licinio Cap- .

pelli, 1949, pp. 202.

CALZONI D., Assisi ai tempi di Nerone.

Studio di epigrafia latina. Perugia,
Tip. Grafica, 1946, pp. 16.

CioTTI UMBERTO, Assisi: scoperte, in

Fasti Archaeologici V, 1952, pp. 351,
n. 4168.

Nel luogo ove viene situato il tem-
pio di Giove sono stati rinvenuti am-
bienti con decorazioni floreali e uc-
celli. Vi è rappresentato tra l’altro il
Carro di Apollo con una iscrizione
greca celebrante il dio.

KERÈNYI K., Griechisches aus Properz

Heimat, in Symbolae Osloenses XXIX
1952, pp. 110-113.

Distico scoperto in un ambiente
dipinto sotto la chiesa di S. Maria
Maggiore di Assisi.

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

PAOLETTI ANNA, Statuetta di bronzo —

Guerriero del Subasio. Perugia, 1952,
pp. 9.

Statuetta bronzea del v sec. a. C.
trovata presso Torre Maser alle pen-
dici del Subasio, appartenente ad
una stipe votiva. Ora nel Museo Co-
munale di Assisi.

PAOLETTI ANNA, Due statue del Museo

del Foro — Assisi, Perugia, 1954, pp. 15.

Statua acefala di Hermes tipo An-
dros-Aegion e frammento di statua
femminile ammantata, già situata nel
Foro di Assisi di fronte al tempio
detto di Minerva.

CALDARI FIORAVANTE, Il tempio oraco-

lare di Apollo e Sesto Properzio, in
Atti dell’ Accademia Properziana del
Subasio, Assisi, 1955, pp. 17-22.

Bevagna

PIETRANGELI CARLO, Appunti di epi-

grafia, in Epigraphica, VII, 1945,
(1946) pp. 47-71.

Si illustra un nuovo esemplare della
silloge epigrafica di G. D. Coleti con*
supplementi di Fabio Alberti; si pub-
blicano alcune iscrizioni inedite, non-
ché aggiunte e correzioni a quelle
già edite.

DE SANTIS ANGELO, Ancora del tipo

« parlascio », « virilassi » per « anfitea-
tro» in Lingua Nostra VIII, fasc.
3-4, 1947, pp. 82-85.

Sul toponimo « inversato » dell’an-
fiteatro romano di Bevagna, da ber-
sare = cacciare, in relazione con le
venationes che si svolgevano negli an-
fiteatri.

PIETRANGELI CARLO, Mevania (Beva-

gna) Italia Romana: Municipi e Co-
lonie, s. I, vol. XIII, Istituto di Studi
Romani, Roma, 1953, pp. 176, figg. 6
due piante f. t., 16 tavv..

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SEGNALAZIONI

» TC. :

H. Bouncors in Les Etudes Classiques,

XXII, 1954, pp. 327.

S. J. DE LAET in Antiquité Classique,

XXIII, 1954, pp. 577-78.

G. FAIDER— FEYTMANS in Laftomus,

XIII, 1954, pp. 528-29. -

P. GnrMAL in Revue des Etudes Ancien-

nes, 56, 1954, pp. 521-522.

R. BLocH in Revue des Etudes Latines,

XXXII, 1954, pp. 470-472.

CH. PicARD, in Revue Archéologique, s.

VI, 47, 1956 pp. 124-125.

Carsulae

CioTTI UMBERTO Carsulae, Scavi e sco-

perte, in Fasti Archaeologici, VIII,
1956, pp. 265-266, n. 3624.

Durante gli scavi del 1953 sco-
perto il percorso urbano della via Fla-
minia; rimesso in luce quasi comple-
tamente .il Teatro; precisata l’esten-
sione del Foro; identificate le Terme;
saggi accanto all’arco di S. Damiano
fanno supporre che esso avesse due
aperture laterali.

Collemancio

VAN Essen CAREL CLAUDIUS, Verslag

von wetenschappeljke onderzoekingen
in 1949 en 1950 verricht in Mededee-
lingen van het Nederlands Historisch
Instituut te Rome, 1954, pp. 82-83
(sul mosaico di Collemancio).

Lo data nel periodo 260-280 d. C.

Collescipoli (Terni)

GRASSINI PIERO, in Fasti Archaeologici,

VI, 1953, pp. 333, n. 4429.

Scoperta di una iscrizione romana
nella pianura di Collescipoli.

BIBLIOGRAFICHE

Ferentillo (Terni)

PIETRANGELI CARLO, I sarcofagi roma-
ni dell’ Abbazia longobarda di Feren-
tillo, in Atti del I Congresso Interna-
zionale di Studi Longobardi, 1952,
pp. 451-456.

Gruppo di sarcofagi romani del
III-IV secolo utilizzati come tombe dei
duchi longobardi. Potrebbero pro-
venire da Interamna Nahars.

Foligno

DOMINICI GIOVANNI, L'anfiteatro roma-
no di Foligno in Messaggero, Roma,
1-6-1947.

Rilievo con Amore e Psiche a Foligno
nel Palazzo Trinci, v. SALMI MARIO,
La basilica di S. Salvatore a Spoleto,
Firenze, 1951, p. 45.

Elegante scultura del u sec. d. C.

Giano

CIOTTI UMBERTO, Giano : rinvenimento
di un Sepolcreto, in Fasti Archaeolo-
gici, VII, 1954, p. 287 n. 3713.

Scoperta sopra al paese di tombe
con modesto corredo funerario inclu-
dente monete di età flavia.

Gualdo Tadino

CALZONI UMBERTO, Ricerche preistori-
che, in Fasti Archaeologici II, 1947,
p. 199, n. 1693.

Due nuove stazioni dell'età del
bronzo scoperte a cura della direzione
del Museo Perugino nelle vicinanze di
Gualdo Tadino e di Spoleto.

GALLI EpoaAnpo, Gualdo Tadino, in
Notiziario di scavi pubblic. in Bullet-
tino della Commissione Archeologica
Comunale di Roma. LXXIII (1949-
50) p. 76.

Scoperta di una tomba della fine
dell’età repubblicana in località « Car-
rara ».

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214 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

ANNIBALDI GIOVANNI, Gualdo Tadino,
in Bullettino di Paletnologia Italiana
n. S. ‘VIII, 5, 1953, pp. 175-185.

Ripostiglio di oggetti di bronzo,
oro e osso del periodo di transizione
tra l'età del bronzo e quella del ferro
trovato nell'incavo probabilmente ar-
tificiale di una roccia. Ora nel Museo
Nazionale Romano.

,

STEFANI ENRIcO, Scoperta di antichi
sepolcri nella contrada S. Facondino,
in Notizie degli Scavi, s. vin. vol.
IX, 1955 (1956), p. 182-194.

Tombe di età romana e resti della
primitiva chiesa di S. Facondino
con fregio e iscrizione del 1250.

Gubbio

DEvoTo GIACOMO, ‘Le tavole di Gubbio.
Firenze, 1948,

TCS

BRELICH ANGELO in Studi e Materiali
di Storia delle Religioni, XXII, 1949-
50, p. 181.

PALLOTTINO Massimo in Doxa, III
1950, pp. 90-91.

,

GAGÉ JEAN, Huit recherches sur les ori-
gines italiques et romaines, Paris, De
Boccard, 1950 pp. 252.

Tratta tra l'altro: degli Umbri e
delle Tavole Eugubine; delle influen-
ze degli Umbri e dei Galli nella reli-
gione romana.

VETTER EMIL, Die vermeintliche Glie-
derung der Burgerschaft von Alt-Igu-
vium in Jahreshefte des Oesterre-
ichischen | Archáologischen Instituts,
XXXIX, 1952, Beiblatt, pp. 97-102.

GALLI EpoARDO, Gubbio, Statua mar-
morea maschile, in Notizie degli Scavi,
V-VI, 1944-45 (1946), pp. 1-6.

Statua proveniente probabilmente
dal teatro riproducente una divinità
di aspetto giovanile, da prototipo
della 1* metà del ix sec. a. C.

GALLI Epoarpo, Gubbio: Scoperta di
tombe romane a Genestrelle, in Notizie
degli Scavi, II, 1948 (1950), pp. 46-56.

Pubblica tre tombe rinvenute nel
1939, con ricca suppellettile nella,
quale sono da ricordare una cassetta
di bronzo, due specchi, un poculum
con scene gladiatorie e unoskyphos
fittile di produzione tarentina deco-
rato a figure in rilievo.

ANNIBALDI GIOVANNI, Gubbio, in Fasti
Archaeologici IV, 1951, pp. 375, nu-
mero 3852.

Presso la stazione ferroviaria rin-
venuto nel 1948 un pilastro di edifi-
cio romano, costruito a grandi blocchi.

ANNIBALDI GIOVANNI, Jguvium, scavi
nel teatro, in Fasti archeaologici, VIII,
1956, pp. 269, n. 3652.

Scavata la scena e scoperti edifici
tardi che sorgevano ai margini del
teatro.

Montecchio (Terni)

Ciotti UMBERTO, Cippo funerario da
Montecchio in Umbria, in Fasti Ar-
chaeologici, V, 1952, p. 317, n. 3691,
fig. 85.

Grande ara funeraria con ricca de-
corazione comune ad alcune classi di
monumenti rinvenuti in territorio
umbro, troveti presso il Tevere di
fronte alla stazione di Castiglione in
Teverina. Apparteneva a L. Varenio
Tauro della tribù Arnense.

Narni

GRASSINI PrERO, Narni, Mura poligonali
in Fasti Archaeologici, I, 1946, p. 131,
n. 1047.
SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 215

Nella piazza antistante la catte-
drale sul lato d. scoperti avanzi di
una cinta poligonale.

CALZONI UMBERTO, Un monumento di
architettura preistorica : la « Sedia di
Orlando » presso Narni, in Atti del V
Convegno Nazionale di Storia della
architettura, Perugia, 23 settembre
1948 (Firenze, 1957) pp. 453-458.

Masso a struttura quadrangolare
sulla Via Flaminia presso Narni; po-
trebbe essere un altare o un luogo di
vedetta o anche l'elemento interno
di una capanna; difficile comunque
fare ipotesi.

DoRELLO PRIMO, Una necropoli umbra
entro la città di Narni, in Rivista di
Antropologia, XXXVIII, 1950-51,
pp. 192-196.

Necropoli ad inumazione di epoca
preromana con tombe rettangolari
scavate nel calcare.

ANNIBALDI GIOVANNI, in Fasti Archae-
ologici, IV, 1951, p. 38, n. 324.

Ricollocati in situ alcuni blocchi
caduti di un arco del ponte di Augu-
sto a Narni.

Nocera Umbra

DOMINICI GIOVANNI, Rinvenimenti ar-
cheologici a Nocera Umbra, in Mes-
saggero, Roma, 1-11-1947.

ANNIBALDI GIOVANNI, Nocera Umbra :
scoperte varie, in Fasti Archaeologici,
IV, 1951, p. 380, n. 3877.

In località Case presso Nocera rin-
venuti nel 1947 i resti di una tomba
romana e alcuni cippi tra cui uno
con dedica a Gallieno.

SIGISMONDI Gino, Epigrafi romane tro-
vate recentemente a Nocera Umbra,
in Epigraphica, XIV, 1952 (1954),
pp. 114-136.

Da notare epigrafe relativa pro- .

babilmente a Nerone, altra di Gal-
lieno e un miliario di Vespasiano.
L'A. tratta anche della ubicazione di
Nuceria Camellaria.

Norcia

TREMOLI PaoLO, Nuove epigrafi di Nor-
cia, in Epigraphica, X, 1948 (1950)
pp. 69-73.

Frammenti di iscrizioni apparte-
nenti al monumento funerario di C.
Fadenus Bassus trovate nella chiesa
di S. Lorenzo.

GALLI EpoaRDo, Norcia, in « Notizia-
rio di Scavi » pubbl. in Bullettino della
Commissione archeologica Comunale di
Roma. LXXIII (1949-50) pp. 74-75.

Gli elementi romani nel basamento
di S. Lorenzo sono stati ivi traspor-
tati da altri luoghi. Pubblica alcune
iscrizioni recuperate negli scavi.

Orvieto

MARELLA VIANELLO MARIA Luisa, Si
può parlare di scuola orvietana e di
tradizione locale orvietana nella storia
della pittura sepolcrale degli Etruschi?
in Antichità, I, 1947 (1949), p. I,
pp. 1-34.

L’A. sostiene che le pitture orvie-
tane hanno caratteri particolari.

RiescH E., Rassegna degli scavi e delle
scoperte avvenute nel territorio della So-
printendenza d'Etruria dal 1° luglio
1947 al 30 giugno 1948,in Studi Etru-
schi, XX, 1948-49, pp. 217-219.

A Orvieto sistemata la zona del
tempio etrusco del Belvedere.

PALLOTTINO Massimo, Qualche anno-
tazione in margine al C.I.E. II sect.
I fasc. I (Orvieto), in Studi Etruschi,
XXI, 1950-51 (1952), pp. 229-237.

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Elementi onomastici nelle iscri-
zioni etrusche delle tombe orvietane.

BoRRELLI Licia, Il distacco delle tombe
Golini I e II di Orvieto, in Bollettino
dell’ Istituto Centrale del Restauro,V-VI
1951, pp. 21-50.

Notizie sulle analisi tecniche ef-
fettuate nella occasione.

CAGIANO DE AZEVEDO MICHELANGELO,
Attività dell’ Istituto Centrale del Re-
stauro nel 1950, in Fasti Archaeologici
WV, 71952; p. 35; n: 317:

Distaccate e in corso di sistema-
zione le pitture delle due tombe Go-
lini di Orvieto.

Otricoli

La testa di Giove pubblicata sulla scor-
ta di una fotografia Moscioni come
proveniente da Otricoli (Pietrangeli,
Ocriculum, Roma 1943, pp. 88-89,
n. 5), proviene invece da Civita La-
vinia e si trova nel Fitzwilliam Mu-
seum di Cambridge (Ludwig Budde
in Archaeologischer Anzeiger des Deut-
schen Archaeologischen Instituts, 1952
col. 101-123).

Papigno(Terni)

Rozzi R., Papigno (Terni): ritrova-
menti di Villa Valle, in Bullettino di
Paletnologia Italiana, n. s. ELIS 5)
1953, p. 130.

Lungo il pendio di monte Valle
presso Terni rinvenuta ceramica di
tipo eneo.

Perugia

BEVILACQUA EUGENIA, Perugia : ricer-
che di geografia urbana, in Memorie di
geografia antropica, IV, 1949 (1950)
pp. 1-80.

Viene trattata anche la topografia
della città nel periodo classico.

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

CALZONI UMBERTO, Perugia, Scoperta
di una postierla delle mura etrusche,
in Fasti Archaeologici, I. 1946, p. 134,
n. 1054.

Durante lavoro di sterro lungo le
mura etrusche a 3 m. circa dal livello
stradale, scoperta una piccola porta
a sesto rotondo.

CALZONI UMBERTO, Il Museo Preisto-
rico dell’Italia Centrale « G. Bellucci »
in Perugia. Roma, Istituto Poligrafi-
co dello Stato — Libreria dello Stato.
a. 1957, II ediz., pp. 74.

Si tratta della guida del Museo
Preistorico « G. Bellucci» in Peru-
gia, con illustrazione dèl materiale
rinvenuto in Umbria ed in regioni
limitrofe. Vi è annessa un’ampia bi-
bliografia illustrativa.

Illustrated London News, 7 giugno
1947, p. 611.

Illustrazione di una statuetta etru-
sca femminile di argento c.:500 a. C.
trovata a S. Maria in Campis presso
Perugia.

PAOLETTI ANNA, Alcune lastre bronzee
rinvenute nella importante scoperta di
Castel S. Mariano, Perugia, Tipogr.
G. Donnini, 1948, pp. 15.

Lastre bronzee di stile ionico di

provenienza orientale.

PIEROTTI A. M., Contributo per la Carta
archeologica, Perugia, Scoperta della
cinta etrusca alla Cupa, in Studi Etru-
schi, XIX, 1946-47 (1948), pp. oe:
314.

PIEROTTI ANNA MARIA, CALZONI MARIA,
Ricerche su Perugia etrusca: la città
e la necropoli urbana, in Studi Etru-
schi, XXI, 1950-51 (1892). Pp. 275-
289.
Geologia e Li della città;
mura e porte; necropoli.
SEGNALAZIONI

STOLTENBERG HANS, Der Vertragstein
von Perugia, in Atti del I Congresso
internazionale di Preistoria e Proto-
storia Mediterranea, Firenze-Napoli-
Roma, 1950, Firenze, 1952, pp. 405-
408.

VAN BUTEN A. W. in American Jour-
nal of Archaeology, 56, 1952, p. 135.

A Perugia sotto l’altare maggiore
di S. Pietro sono stati scoperti una
serie di blocchi di travertino appar-
tenenti forse ad una tomba etrusca.

GiGLIOLI GrULIO QuiIRINO, Il Sarcofago
dello Sperandio del Museo Archeologi-
co di Perugia, in Archeologia Classica,
IV, 1952, pp. 81-87.

Sarcofago del vi-v sec. a. C. con
processione trionfale, che stilistica-
mente si ricollega alle urne Chiusine,
rinvenuto nel 1843 fuori Porta S.
Angelo a Perugia.

FERRI SILVIO, Ciconiae nixae in Rendi-
conti della Pontificia Accademia Ro-
mana di Archeologia, XXVII, 1951-
52 (1953) pp. 29-32.

Studia un bassorilievo su un'ara
funeraria perugina del vi sec. a. C.

PAOLETTI ANNA, Ipogeo dei Volunni —
Perugia, Assisi, 1953, pp. 17.
Breve descrizione dell’ipogeo.

PAOLETTI ANNA, Gruppi omerici — Scil-
la, Perugia, 1956, pp. 26.
Tratta anche di urne perugine
(Museo Civico di Perugia, Villa del
Cardinale).

CALZONI UMBERTO, Perugia, in Fasti
Archeaologici, 1, 1946, p. 240, n. 1982.
Nella zona del «Crocevia » sco-
perte alcune tombe a tegoloni di epo-
ca tarda.

PAOLETTI ANNA, Ricerche di materiale
archeologico nelle chiese umbre, Peru-
gia, 1947, pp. 18.

BIBLIOGRAFICHE 217

Illustra due lastre marmoree de-
corate a girali e festoni di fiori e
Írutta di età augustea, nella chiesa
di S. Costanzo a Perugia.

GIiGLIOLI GiuLIo QurinINO, Il « Sacro
anello » di Perugia.

Sunto di una comunicazione tenu-
ta nel Museo di Roma 1’8 gennaio
1948 in Bullettino della Commissione

. Archeologica | Comunale di Roma.
LXXIII (1949-50), p. 105.

Il «Sacro anello» é un superbo
esemplare di anello-sigillo maschile
di calcedonia riferibile. presumibil-
mente al 1 sec. d. C.

MiNTO ANTONIO, Perugia in « Notizia-
rio di scavi » pubbl. in Bullettino della
Commissione Archeologica Comunale
di Roma, LXXIII (1949-50) p. 80.

Restauri al mosaico delle terme di
S. Elisabetta.

CALZONI UMBERTO in Fasti Archaeolo-
gici, III, 1950, p. 311, n. 3349.
In località Ponte di Nese scoperta
tomba romana con iscrizioni della
gens Oclatia.

PAOLETTI ANNA, Ricerche di materiale
archeologico nelle chiese umbre. Peru-
gia, S. Ercolano, Assisi, 1953.

Sarcofago a teste di leone c. 260
d. C. proveniente da Pietra Melina.

PAOLETTI ANNA, / materiali archeologici
nelle chiese dell Umbria, Perugia,
1954, p. 27.

Sarcofago cristiano del rv sec. rin-
venuto a Perugia e utilizzato come
sepolcro del beato Egidio. Rappre-
senta Cristo fra gli apostoli alternati
a colonne e, sul coperchio, la leggenda
di Giona.

VERZONE PIETRO, Le chiese cimiteriali
a struttura molteplice nell’ Italia Setten-
trionale, in Arte del Primo Millennio,
pp. 28-41. i

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218 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Elenca alcuni monumenti quasi
tutti del v sec. con vani in appendice
al corpo principale. Tra gli altri cita
il S. Angelo di Perugia.

CALZONI UMBERTO, Perugia, Museo
Preistorico ed Etrusco Romano, in Fasti
Archaeologici, IV, 1951, p. 26, n. 217.

Completato l’ordinamento delle
raccolte preistoriche del museo e par-
ticolarmente del materiale dell’età del
bronzo del monte Cetona.

CAaLzonI UMBERTO, Perugia: Musei
Civici,in Fasti Archaeologici, V,1952,
p. 12, n. 88, p. 24, n. 213.

Sistemate le sculture e le iscrizioni
del Museo Etrusco-Romano nel quale
hanno trovato posto anche le urne ci-
nerarie appartenenti alla Fondazione
per l'Istruzione Agraria di S. Pietro.

Porano (Terni)

RiescH E., Rassegna degli scavi e delle
scoperte avvenute ‘nel territorio della
Soprintendenza d' Etruria, dal 1° luglio
1945 al 30 giugno 1947, in Studi Etru-
schi, XIX, 1946-47 (1948) pp. 309-310.

Scoperta di una tomba etrusca a
Porano presso Orvieto.

Sangemini

Ciorri UMBERTO, Sangemini, scoperte,
in Fasti Archaeologici, VI, 1953, p.
349, n. 4590.

Ambienti di età romana con pitture
e mosaici policromi scoperti nell’a-
bitato moderno.

Spello

CrorTrTi UMBERTO, Una iscrizione duo-
virale e la data della costituzione di
Hispellum a colonia, in Bullettino
della Commissione Archeologica Co-
munale di Roma, LXXI, 1943-45,
Appendice XIV, 1943-45, (pubbl.
1947) pp. 53-57.

Pubblica una iscrizione inedita coi
nomi di due duoviri della colonia di
Hispellum. La costituzione della città
a colonia avvenne sotto i Triumviri.

ANTISERI Lucia, Tre nuovi II viri iure
dicundo di Spello, in Epigraphica,
IX, 1947 (1949), pp. 40-43.

Pubblica due iscrizioni con la men-
zione di tre duoviri iure dicundo.

Ciotti UMBERTO, Stele funeraria sco-
perta a Spello, in Fasti Archaeologici,
VI, 1953, p. 314, n. 455.

Tra Spello e Cannara scoperta una
iscrizione funeraria adorna della por-
ta degli Inferi.

Criorri UMBERTO, Mosaico scoperto a
Spello, in Fasti Archaeologici, VII,
1954, p. 247, n. 3114.

Mosaico policromo con elementi flo-
reali e uccelli scoperto sotto l'Ospe-
dale Civico.

Spoleto

Azienda Autonoma di Cura, Soggiorno
e Turismo. Guida breve di Spoleto,
Spoleto, 1950, pp. 40.

Stazione dell’età del bronzo scoperta
presso Spoleto (v. Fasti Archaeologici,
II; 1947, p. 199, n. 1693).

RAMBALDI ALCEO, Nuove epigrafi ro-
mane a Spoleto, in Bullettino della
Commissione Archeologica Comunale
di Roma, LXXIII, 1949-50, Appen-
dice XVI, 1949-50, pp. 49-60.

Pubblica iscrizioni dedicatorie a
Saturno, ad Ercole Primigenio, altre
che menzionano magistrati locali e
alcune iscrizioni di età cristiana; mi-
gliora la lettura di testi già editi.

ANNIBALDI GIOVANNI, in Fasti Archae-
ologici, IV, 1951, p. 42, n. 2406.

A Spoleto restaurati i pavimenti

a mosaico della Casa romana e rior-

dinato lo scavo del Teatro Romano.
SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 219

Sarcofago di Pontia nel Museo Civico
di Spoleto. v. SALMI MARIO; La basi-
‘ lica di S. Salvatore a Spoleto, Firenze,
1951, p. 45.

Fronte di sarcofago della 2* metà
del rv sec. d. C.

CioTTI UMBERTO, Spoleto : rinvenimento
di un pavimento in « opus spicatum »,
in Fasti Archaeologici, V, 1952, p.
369, n. 4349.

Nella piazza Garibaldi sotto il
nuovo edificio della Cassa di Rispar-
mio è stata rinvenuta una vasta
area pavimentata in opus spicatum,
di incerta destinazione.

CioTTI UMBERTO, Spoleto : scoperte nel-
la città, in Fasti Archaeologici, VI,
1953, p. 362, n. 4729.

Durante il restauro di S. Eufemia
scoperto un ambiente romano con
pavimento a mosaico e tracce di pit-
ture. Negli stessi lavori recuperati
frammenti di iscrizioni.

Sotto il Teatro Nuovo rinvenuti
resti di età romana e un cippo fune-
rario.

CrorTTi UMBERTO, Spoleto: Scavi nel
leatro romano, in Fasti Archaeologici,
VII, 1954, p. 295, n. 3773.

Raggiunto a 11 metri di profon-
dità il piano dell'orchestra: scoperti i
primi gradini della cavea, i due gra-
doni della proedria, parte del muro
dell'analemma, il tribunal di sinistra.
Precisato che la parete adorna di se-
micolonne doriche già nota appar-
teneva al prospetto frontale del
teatro. i:

PAOLETTI ANNA, Sarcofago con caccia

al leone in Spoleto, Perugia, 1955,
pp. 14.

-

Sul sarcofago già nel palazzo Cam-
pello, ora nella piazza del Duomo di
Spoleto.

LecLERC H., Spolète, in Dictionnaire

d’archéologie chrétienne et de liturgie,
15, 1950-52, pp. 1638-1650.

Warp PeRKINS J. B., The Church of

San Salvatore at Spoleto : some struc-
tural notes, in Papers of the British
School at Rome, XVII, 1949 (1950),
pp. 72-86.

Risultati delle indagini fatte nel
1946; le maggiori alterazioni all’edi-
ficio originario, comprendenti la co-
struzione della cupola, seguono a
breve distanza la costruzione della
chiesa.

SALMI MARIO, La decorazione della Ba-

silica di S. Salvatore a Spoleto, in An-
nuario della Scuola Archeologica di
Atene, XXIV-XXVI. 1950, pp. 345-
370.

Anticipazione di quanto verrà più
ampiamente pubblicato dall’A. nella
monografia edita nel 1951.

VIGNALI ARNALDO, Chiese e basiliche de-

dicate al Salvatore in Italia sotto i
Longobardi con particolare riferimento
a quelle di Spoleto e Ravenna, in Atti
del I Congresso Internazionale di Studi
Longobardi, 1952, pp. 505-515.
Ritiene che gli elementi sicura-
mente cristiani della basilica spole-

tina del Salvatore siano databili in- ‘

torno all’viri secolo.

MAURER J. A., The Clitumnus, in The

Classical Weekly, 46 1952-53, pp. 113
118.

PIETRANGELI CARLO, Nel centenario del-

la nascita di Giuseppe Sordini, in
Spoletium, I, 1954, pp. 29-30.

; COPIE COPI Srna de

/

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a DAT 1

°.

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ML e

2 di i IIC
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2

Riassunto del discorso tenuto in
occasione della celebrazione del cen-
tenario della nascita del Sordini, ar-
cheologo e studioso d'arte spoletina

| (1853-1914), al Teatro Nuovo di Spo-
leto il 15 novembre 1953.

TP | Terni

RADMILLI ANTONIO M., Terni: indu-
stria litica in un deposito a farine fos-
sili, in Bullettino di Paletnologia Ita-
liana, 1953, pp. 107-110.

i| GRASSINI PiERo, Terni, Scoperte varie,
WI in Fasti Archaeologici, I, 1946, p.
238, n. 1965.

Ritrovati a mezzogiorno ed oriente
della città elementi della cinta ro-
mana che consentono una piü precisa
delimitazione del perimetro .delle
mura. A S. Nicandro scoperto un
frammento di mosaico; accertato che
la chiesa di S. Salvatore sorge su co-
struzioni antiche.

GnaSSINI PrERO, Terni, Scoperte ar-
cheologiche, in Fasti Archaeologici, II,
1947, p. 299, n. 2670.

Scoperto un pavimento a mosaico
a lato della chiesa di S. Salvatore.
Sotto la via Roma scoperti tratti di
selciato romano. La chiesa di S. Gio-
vannino insiste su resti romani; an-
teriormente alla chiesa é apparso lo
zoccolo di un tempio. Sotto il pavi-
mento del Corso Vecchio sono affio-
rati resti di una costruzione romana.

It perte, in Fasti Archaeologici, III, 1950,
WM p. 306, n. 3308.

MI Scavi nella chiesa di S. Salvatore
hanno dimostrato che la parte ro-
| tonda della chiesa é sovrapposta ad
uH un edificio romano di diversa pianta.
In yia del Raggio Nuovo e presso il
Il palazze del Governo scoperte tombe
NH a tegoloni a 5 m. di profondità. L'A;

20 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

GRASSINI PrERO, Terni: saggi e sco- .

ne deduce interessanti considerazioni
sull'antico corso del torrente Serra
che lambiva un tempo l'abitato dan-
do la spiegazione del nome di Inter-
amna.

GALLI EpoARDO, Terni, in « Notiziario
di scavi» pubbl. in Bullettino della
Commissione Archeologica Comunale |
di Roma, LXXIII (1949-50) p. 78.

Lungo il fianco destro della chiesa
di S. Lorenzo é stato scoperto un se-
polero poverissimo di epoca tarda,
sovrapposto ad un rozzo pavimento
musivo bianco e nero.

GRASSINI PrERO, Terni: scoperte, in |
Fasti Archaeologici, IV, 1951, p. 375, ES
n. 3853.

Presso la chiesa di S. Cristoforo
rinvenuto un tratto di selciato ro-
mano e altri resti tra cui una iscrizio-
ne funeraria. In Via Romagnosi fuori
delle antiche mura trovata una tom-
ba della fine del rr sec. In zona S.
Martino fuori della città scoperti
una serie di cumuli di sabbia, pro-
babilmente tumuli, e un centinaio di
tombe. A. S. Francesco, dietro una
lapide del '700 rinvenuta l'iscrizione
di un seviro augustale.

Ciorri UMBERTO, Terni: Restauri al-
l'Anfiteatro Fausto, in Fasti Archaeo- |
logici, VI, 1953, p. 37, n. 369.

Restaurato il monumento e libe-
rate alcune parti interrate.

Todi:

PAOLETTI ANNA, Statuelta di terracotta ‘
di Todi, Perugia, Grafica, 1948, pp. 8.

Busto femminile di arte arcaica lo-
cale.

IKNoBLocH FREDERICK C., The Caestus,
in The Numismatic, LXII, 1949,
p. 501-502.
Sul pugilato nell’antichità e sul ce-
sto che compare in un triente di
Todi nel ri: sec. a C.

Ciotti UMBERTO, Terracotte templari
- scoperte a Todi, in Fasti Archeaologici,
VI, 1953, p. 188, n. 2292.

Terrecotte della fase ellenistico-
romana rinvenute nel convento di
S. Maria in Camucia.

Trestina (Perugia)

LiLLIUu GIOVANNI, D'un candelabro pa-
leosardo del Museo di Cagliari, in Studi
Sardi, VIII, 1948, (1949) pp. 5-42,
e in partic., 31-33.

L'A. assegna a bottega sarda un
oggetto bronzeo con triplice protome
di cervo proveniente da Trestina (Pe-
rugia) ora nel Museo Archeologico
di Firenze.

Umbertide

RiescH E., Rassegna degli scavi e delle
scoperte avvenute nel territorio della So-
printendenza d'Etruria dal 19 luglio
1947 al 30 giugno 1948,in Studi Etru-
schi, XX, 1948-49, pp. 217-219.

Nei pressi di Umbertide scoperta
una tomba con urne.

CARLO PIETRANGELI

Critica e storia dell'arte.

1945

BERTINI CALOSSO ACHILLE, Quattro se-
coli di pittura in Umbria. Mostra cele-
brativa del V Centenario della nascita
di Pietro Perugino, -Perugia, 1945,
pp. 46, 51 ill. (ediz. italiana e in-
glese).

È il catalogo delle opere esposte,

provenienti da raccolte pubbliche '

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

221

umbre. Precede una informatissima
e completa notizia sulla pittura in
Umbria dal xi: al xvi secolo. La Mo-
stra fu organizzata dalla: Soprinten-
denza ai Monumenti e Gallerie del-
l'Umbria nelle sale della Galleria Na-
Zionale nel Palazzo dei Priori in Pe-
rugia. i

' CECCHINI GIOVANNI, Quattro secoli di |

pittura in Umbria, in Arti figurative,
n. 3, 1945.

Dà conto della mostra omonima
tenutasi in Perugia per il V Cente-
nario della nascita del Perugino.

1946

BARSOTTI RICCARDO, Interpretazione di
un rilievo della Fontana di Perugia, in
Belle Arti, n. 1, 1946.

Controbatte la tesi della Nicco
Fasola sul rilievo del leone e del
cagnolino battuto nel bacino infe-
riore della Fontana, interpretando il
«catulus » come cucciolo di leone e
non cagnolino.

SANTI FRANCESCO, Quattro secoli di pit-
tura umbra in Le Vie d'Italia, Anno
LII, n. 1, 1946.

Dà conto della mostra omonima
tenutasi in Perugia nel 1945 per il V
Centenario della nascita del Perugino.

FRANCESCO SANTI

GURRIERI OTTORINO, Il tempio si S. An-
gelo in Perugia, Perugia, Simonelli,
1946, pp. 31.

Brevi note storiche, archeologiche,
artistiche, precedute da bibliografia.

MARIO PERICOLI

AE N Ag

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AURI 2 EL do! ez

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i 1947

CARLI Enzo, La mostra nell’antica scul-
tura, pisana, in Emporium, vol. CV,
1947, pp. 47-57.

Prende in. esame anche le sculture
del Museo dell'Opera nel Duomo di
Orvieto ed i marmi di Arnolfo nella
Galleria di Perugia.

CARLI Enzo, Le sculture del Duomo di
Orvieto, Bergamo (1947), pp. 53,
tav. 70.

Importante riesame dei problemi
relativi alle sculture della facciata,
individuando quattro personalità fra
i rilievi dei piloni, una delle quali da
identificarsi in Remo di Paganello.

1948

GNUDI CESARE, Nicola Arnolfo Lapo.
L’arca di S. Domenico in Bologna, Fi-
renze, 1948, pp. 147, 105, tavv. f.t.

Muovendo dalle questioni relative
al monumento bolognese, l'A. riesa-
mina tutta la problematica degli arti-
sti, trattando anche delle sculture
arnolfiane di Orvieto e di Perugia e
di quelle di Nicola nella Fontana
Maggiore di Perugia.

MEZZETTI AMALIA, La pittura di Antonio
Gherardi in Bollettino d’ Arte del Min.

P. I., Anno XXXIII, Serie IV, 1948, .

pp. 157-179.

Tratta anche delle opere del pit-
tore secentesco conservate in Gubbio
(Duomo, S. Francesco, S. Lucia, S.
Maria dei Laici).

FRANCESCO SANTI

1949

Prnni PrETRO S.J., La scuola miniatu-
ristica di S. Eutizio in Valcastoriana
presso Norcia nei secoli X-XII, ir
Scriptorium, vol. III, 1949, pp. 3-10
tav. 1-12. . MO

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

L'A. rileva l'esistenza nell'antica
abbazia, di una scuola di miniatura
molto attiva e di elevato livello arti-
stico. Esamina sei dodici, provenienti
da tale scuola, conservati nella Bi-
blioteca Vallicelliana di Roma, tutti di
carattere liturgico o sacro (C. 10,
Ai 9; Ba 856C. 6) VA. 53) 4C? 13) La
scuola ha sentito l’influenza carolin-
gia ed ottoniana e, nel sec. xr, quella
bizantina che si diffondeva da Monte
Cassino.

MARIO PERICOLI

BERTINI CALOSSO AcHILLE, Il Museo

di Perugia, in Emporium, vol. CIX,
1949, pp. 74-82.

Tratta della costituzione della Rac- .
colta Storico-Topografica della Città
e del territorio di Perugia.

BRIGANTI FRANcEsco, I Rioni della

Città di Perugia, in Perusia, n. 1,
1949,

Studia l'emblematica dei Rioni
sulla scorta delle miniature nelle ma-
tricole delle Arti.

BruGNoLI MARIA VITTORIA, Contributi

a Giovan Battista Gaulli, in Bollettino
d'Arte del Min. P. I., Anno XXXIV,
Serie IV, 1949, pp. 225-239.

Tratta anche dei due bozzetti, con-
servati nella Pinacoteca di Deruta,
uno per la cupola del Gesù e l’altro
per l’Adorazione della Croce, prove-
nienti dalla Collezione di Lione Pascoli.

GARRISON Epwarp B., Italian roma-

nesque panel painting. An illustrated
index. L. S. Olschki Ed., Firenze,
1949, pp. 266, 710 ill. nel testo.

Vastissimo ed aggiornato reper-
torio della pittura romanica italiana
su tavola, composto secondo il tipo
del supporto ligneo. Le 705 schede
(accompagnate da piccole fotografie)
sono precedute da un importante ca-
pitolo con l’elencazione delle scuole
e dei pittori, nel quale si puntualiz-
zano i vari problemi critici relativi
alle pitture del ’200, proponendo
nuove tesi e raggruppamenti. Di vivo
interesse naturalmente anche per i
centri umbri (Spoleto, Assisi, Peru-
gia, Cesi) sedi di scuole pittoriche.
L’Index viene continuamente ag-
giornato dall'A. con addenda in ri-
viste specializzate.

MONTANARI MARIO, Sulle origini della
chiesa di S. Pietro e del suo patrimo-
nio terriero in Perusia, n. 2, 1949.

Notizie su antichi edifici in località
S. Marta e S. Lucia di Monte Ver-
gnano di Monte Vibiano e sulla to-
pografia antica della chiesa e del mo-
nastero benedettino di S. Pietro a
Perugia.

PAMPANELLI ADRIANA, Un artista pe-
rugino sconosciuto ai perugini. Pit-
lore avventuriero : Agostino Tassi, in
Perusia, n. 1, 1949.

Breve trattazione sulla vita e le
opere del maestro di Claudio Lore-
nese.

CALZONI UMBERTO, Il Museo Preistori-
co dell’Italia Centrale, in Perusia,
n. 3, 1949-50.

Breve esposizione della nuova siste-
mazione delle raccolte.

MONTANARI MARIO, Il castello di S. Giu-
liana, in Perusia, n. 3, 1949-50.
Notizie sul caratteristico complesso

posto sulle coste del Monte Corona
nel territorio perugino.

FRANCESCO SANTI

1950

GRassINI PieRo, Appunti sulla chiesa
collegiata di Lugnano in Teverina, in
Bollettino dell’Istituto storico orvie-

tano, vol. VI, 1950, pp. 6-13.

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 223

-

Attraverso le vicende storiche e
politiche dell'ambiente, l'A. cerca di
stabilire l'anno della fondazione della
Collegiata. >

PETRUCCI MARTINO, I! tempio del SS.
Crocifisso in Todi, Todi, Tip. Tuderte
1950, XVI, pp. 175, ill.

Descrizione del tempio, cominciato
nel 1591 su disegno dell’arch. V. Mar-
telli e proseguito nel 1592 con nuovo
disegno a croce greca in pianta, ad
imitazione della Sistina in S. Maria
Maggiore a Roma. Notizie delle bi-
glioteche di Todi durante la soppres-
sione napoleonica (1810-1813) e ca-
talogo della libreria degli Olivetani
del SS. Crocifisso.

MARIO PERICOLI

BELFORTI RAFFAELE, La iscrizione della
Fonte di Piazza, in Perusia,n.4,1950.

Lettura critica e traduzione della
celebre epigrafe.

BRANDI CESARE, 7l restauro della Ma-
donna di Ceppo di Marcovaldo nella
Chiesa dei Servi di Siena, in Bollettino
d'Arte del Min. P. I., Anno XXXV,
Serie IV, 1950, pp. 160-170.

Accenna ai rapporti stilistici fra
il dipinto di Siena e quello di Orvieto.

CALZONI MADRUZZA MARIA PIA, Storia,
arte, simboli negli antichi tessuti um-
bri, in Perusia, n. 5, 1950.

Tratta delle note « tovagliette » pe-
rugine del sec. xv-xvi.

CARLI Enzo, Una Mostra Bernardiniana
a Siena, in Emporium, vol. CXII,
1950, pp. 167-178.

Tratta anche delle tavolette con i
Miracoli di S. Bernardino della Gal-
leria di Perugia e, della stessa raccol-
ta, la tavola con il Santo nel trittico
n. 181 di Fiorenzo di Lorenzo. 224 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

IRrAcI ALBERTO, Faruffini a Perugia, in
Perusia, n. 5, 1950.
Riassunto delle notizie sulla vita
e le opere del pittore, con speciale ri-
ferimento al periodo perugino.

MarcaccI MARINELLI OLGA, Lo síem-

ma di Perugia, in Perusia, n. 4, 1950.

. Esame dell’emblema del Grifo sulla

scorta dei monumenti scultorei e pit-
torici.

MARINELLI OLGA, L’organo, cetra e flau-
ti.:., in Perusia, n. 6, 1950.
Prende in esame gli organi delle
chiese perugine.

Nuovi acquisti dei Musei e Gallerie dello

Stato. Agostino Tassi : Riposo in Egit- .

to, in Bollettino d'Arte Min. P. I.,
Anno XXXV, Serie IV, 1950, pp. 379.
Dà notizia dell'acquisto della pic-
cola tela di A. T., siglata e datata
1615, ora nella Galleria di Perugia.

Pomponi Luigi, La.Cappella Baglioni
a Spello, in Perusia, n. 5, 1950.

Esame prevalentemente iconogra-

. fico degli affreschi del Pintoricchio.

RAGGHIANTI CarLo Lupovico, Scul-
tura lignea senese (e non senese), in
Critica d'Arte, XXXII, marzo 1950,
pp. 485-86.

Prende in esame anche le tre sta-
tuette marmoree della lunetta del
portale maggiore del Palazzo dei Prio-
ri in Perugia ed il sepolcro di Bene-
detto XI in S. Domenico di Perugia.

SALMI MARIO, Problemi dell’ Angelico
(II), in Commentari, Anno I, 1950,
pp. 146-156.

Tratta dell’opera dell’Angelico e
del suo collaboratore Benozzo nel
Duomo di Orvieto.

SALMI MARIO, Rapporti nella pittura tar-
dogotica tra Ferrara e Foligno, in Com-
mentari, Anno I, 1950, pp. 211-213.

Mette in relazione due frammenti
di affreschi quattrocenteschi del pa-
lazzo estense, ora sede dell’Univer-
sità a Ferrara, con gli affreschi delle
Arti Liberali e dei Pianeti di Palazzo
Trinci a Foligno.

SANTI FRANCESCO, Perugia, Guida sto-
rico artistica, Grafica Editrice, Peru-
gia 1950, pp. 174, 12 illustraz. da
antiche stampe e 1 carta topografica.

Descrizione particolareggiata della
Città in 6 capitoli, preceduti da 1 ca-
pitolo di notizie storiche, con un'Ap-
pendice sugli ipogei etruschi, una
vasta nota bibliografica e gli indici
dei luoghi e degli artisti.

SANTI FnRANCESCO, Il grifo ed il leone
bronzei del Palazzo dei Priori, in Pe-
rusia, n. 4, 1950.

Studio critico delle sculture poste
sul lato settentrionale del Palazzo.

Tonnriri PrkRO, Il Coro del Duomo di
Orvieto e le sue sculture, in Commen-
tari, Anno I, 1950, pp. 143-145.

Studia le sculture originali (piccoli
busti) degli stalli del coro ligneo e le
due statue dell’ Annunciazione del
Museo dell’Opera.

URBANI GIOVANNI, Schede di restauro,
in Bollettino dell' Ist. Centrale del Re-
stauro, nn. 3-4, 1950, pp. 104.

Dà notizie sul restauro dell'Ado-
razione dei Magi del Perugino della
Gall. Naz. dell'Umbria in Perugia,
del trittico di Matteo da Gualdo della
Parrocchiale di Casa Castalda e di
quello della Pinacoteca di Gualdo
Tadino.

1951

ANTONELLI RuGGERO, Castello di «Pieve
del Vescovo. », in Perusia, n. 7, 1951.
Notizie storiche sull'importante
edificio posto nel territorio perugino.
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SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE REZZA

BARTOLI LANDO, I! restauro del rosone
del Duomo di Orvieto, in Bollettino
d' Arte del Min. P. I., Anno XXXVI,
Serie IV, 1951, pp. 263-265.

. È la relazione del restauro e con-
solidamento del grande rosone, effet-
tuato nel 1949-50.

BERTINI CALOSSO ACHILLE, Il restauro
degli affreschi del Perugino nel Colle-
gio del Cambio a Perugia, in Bollettino
d'Arte del Min. P. I., Anno XXXVI,
Serie IV, 1951, pp. 67-68.

È la relazione particolareggiata
degli importanti restauri alle pit-
ture della Sala d’ Udienza e della
Cappella.

BIANCHI CARLO, Giovanni Boccati pit-
tore musicale, in Perusia, n. 73:951;

Rassegna della vita e delle opere.

BRIGANTI FRANCESCO, Perugia Vecchia:
. la città romana di Casuentillo, in Pe-
rusia, n. 7, 1951.

Ricordi dell’epoca neolitica, etru-
sca e romana nella media valle del
Tevere.

CELLINI Pico, Della Fontana di Perugia,
in Paragone, n. 15 (Arte), 1951.

Critica l’allontanamento del grup-
po bronzeo di grifi e leoni dalla som-
mità della Fontana, formulando la
inaccettabile ipotesi che il gruppo
stesso formasse sin dalla origine una
«ventarola » mobile per un « gioco
d'acqua ».

CONTINI BoNAcossi SANDRO, Perugino,
Electa Editrice, Milano-Firenze, 1951,
8 pp. di testo, 96 tav. in bianco e
nero, 8 tav. a colori.

È il volumetto 24° della collana
Astra Arengarium. Di scarso rilievo

15

relativamente al testo, è assai utile
per la parte illustrativa.

GARRISON Epwanp B. Addenda ad in-
dicem I, in Bollettino d'Arte Min.
P. I., Anno XXXVI, Serie IV, 1951,
pp. 206-210.

Vi esamina i rapporti fra il Maestro
delle Due Madonne e la tavola di
Coppo di Marcovaldo ad Orvieto e
la tavola già al Carmine ed ora al
Museo di Orvieto; nonché i rapporti
fra il Crocifisso romanico del Museo
de L'Aquila e le coeve croci spo-
letine.

GUARDABASSI MARIANO, La iscrizione
e le « meravigliose cose » della Fon-
tana Maggiore di Piazza, in Perusia,
n. 7; 1951.

Interpretazione della celebre iscri-
zione e dell'iconografia delle scul-
ture.

GURRIERI OTTORINO, Gli autoritratti di

Pietro Perugino, in Perusia; n... 7,
1951.

Riassunto delle questioni relative
all'iconografia peruginesca.

GURRIERI OTTORINO, Jl palazzo dell’ U-
niversità Italiana per Stranieri, in
Perugia, n. 8, 1951.

Notizie sulla edificazione del set-
tecentesco palazzo Antinori sulla ba-
se dei disegni architettonici origi-
nali.

LonGHI RoBERTO, Stefano Fiorentino,
in Paragone, n. 13, 1951.

Sostiene l’attribuzione a S. di af-
freschi assisani in S. Francesco, S.
Chiara, S. Rufinuccio, nella Pina-
coteca, nel Convento di S. Giuseppe;
già dati a Giottino o a Maso.

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226 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

MATTHIAE GUGLIELMO, Note di pittura

laziale del Medioevo, in Bollettino di
Arte del Min. P. I., Anno XXXVI,
Serie IV, 1951, pp. 112-118.

Tratta anche di pitture in Um-
bria, come il mosaico del Solsterno a
Spoleto, gli affreschi di S. Paolo inter
vineas pure a Spoleto, gli affreschi
della Chiesa Abaziale di S. Pietro a
Valle a Ferentillo e quelli della Chiesa
Superiore di Assisi.

MAZZA VINCENZO, Alessandro Monteneri
e le sue tarsie, in Perusia, n. 7, 1951.

Tratta della vita e delle opere del
noto artigiano perugino del sec. xIx.

Nicco FasoLa Giusta, La Fontana di
Arnolfo, in Commentari, Anno II,
vol. II, 1951, pp. 98-105.

Studia la fonte in pede fori, ese-
guita da Arnolfo nel 1281, demolita
poco prima del 1308 e dalla quale
provengono i marmi di Arnolfo nella

Galleria di Perugia ed il Leone ed il

Grifo di bronzo del Palazzo dei Priori.

PANTONI ANGELO, Santa Caterina di
Perugia, in Benedictina, Anno V, fasc.
III-IV, 1951, pp. 233-262.

Storia del monastero di Benedet-
tine di Ponte S. Angelo in Perugia.

SALMI MARIO, Postille alla Mostra di
Arezzo, in Commentari, Anno II,1951,
pp. 169,195.

Tratta anche di opere provenienti
da raccolte umbre (Pinacoteca di
Città di Castello: pala del Maestro di
Città di Castello, tavola di Spinello
Aretino), dell’affresco del Signorelli
per la Torre del Vescovo a Città di
Castello e della Pala del Signorelli
del Museo Capitolare di Perugia.

SANTI FRANCESCO, Mostra della Pittura
dell’800 a Perugia, Catalogo, Grafica
Editrice, Perugia, 1951, pp. 40, 16 ill.

Il catalogo é preceduto da una
presentazione di Guido Lupattelli e
da un ampio lessico di pittori umbri
del sec. xix e seguito da una nota
bibliografica. La Mostra, compren-
dente 106 dipinti, fu tenuta nel set-
tembre-ottobre nelle sale dell'Ac-
cademia dei Filedoni in Perugia.

UnBANI GIOVANNI, Schede di restauro,
in Boll. dell Ist. Centrale del Restauro,
nn. 7-8, 1951, p. 58.

. Dà notizia del restauro del trittico
dell'Alunno nella Pinacoteca di Spo-
leto.

FRANCESCO SANTI

1952

VIGNALI ARNALDO, Chiese e basiliche de-
dicate al Salvatore in Italia sotto i Lon-
gobardi, con particolare riferimento a
quelle di Spoleto e Ravenna, in Atti del
I° Congresso internazionale di studi
longobardi, Spoleto, Accademia Spo-
letina, 1952, pp. 505-516.

Elencate numerose testimonianze
del culto longobardo al Salvatore,
esamina i dibattuti problemi della
basilica spoletina, del tempio del Cli-
tunno e della basilica ravennate, ri-
portandole all'vim secolo.

SALMI MARIO, Miscellanea preromanica
in Atti del I° Congresso internazionale
di studi longobardi, Spoleto, Accade-
mia Spoletina, 1952, pp. 473-482,
6 tavv., 9 figg.

Insieme ad altri argomenti l’A. il-
lustra gli stucchi decorativi (sec. 1x)
rinvenuti sotto il pavimento della
chiesa dell'abazia benedettina di La-
moli che fino al 1635 esisteva nel ter-
ritorio diocesano di Città di Castello.

FRANCESCHINI-GINO, Chiese a coppie in
lerritori arimannici dell'alta valle del
Tevere, in Atti del I° Congresso Inter-
; pupi SRESFUE
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SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 227

nazionale di Studi longobardi, Spole-
to, Accademia Spoletina, 1952, pa-
gine 232-329.
Studia la situazione ecclesiastica
di un breve tratto del «limes » lon-
| gobardo-bizantino in diocesi di Città
di Castello, dal sec. vir all’xI, colle-
gando il fenomeno di chiese vicinis-
sime alla presenza dei due culti, cat-
tolico e ariano, dopo l’occupazione
longobarda.

LAURETI PASQUALE, I monumenti lon-
gobardi a Spoleto, in Atti del I Con-
gresso internazionale di studi longo-
bardi, Spoleto, Accademia Spoletina,
1952, pp. 363-367.

Da tre lezionari, conservati a Spo-
leto nell’Archivio Capitolare, si ha
notizia di grandiosi lavori eseguiti a
Spoleto, dei quali pochi avanzi ha la-
sciato l’incendio di Federico I (1155).

MARIO PERICOLI

BERTINI CALOSSO ACHILLE, Un affresco
di Pietro Coleberti a Gubbio, in Rivi-
sta dell’ Istituto Naz. d’ Archeol. e St.
dell'Arte, Nuova Serie, A. L, pp.
316.

Studia l’affresco esistente nel Chio-
stro di S. Francesco, attribuendolo al
Coleberti e datandolo fra la fine del
sec. xiv ed il 1410.

BERTINI CALOSSO ACHILLE, Perugia, in
Le Vie d’Italia, n. 3, 1952.

Sguardo panoramico sulla vita e
l’arte nella città attraverso i secoli.

BERLINER RUDOLF, Johann Adolf Gaap,
in Minchner Jahrbuch der bilden dem
Kunst, 1952-53, pp. 233-244.

Statua argentea di S. Feliciano a
Foligno.

BoNELLI RENATO, 7l Duomo di Orvieto
e l’architettura del Duecento-Trecento,
Città di Castello, 1952.

Vasta ed informatissima indagine
critica sulla espressione architetto-
nica del celebre edificio, considerato
storicamente in relazione con le gran-
di chiese del tempo e nelle sue suc-
cessive fasi costruttive. Il volume,
riccamente illustrato di tavole in
bianco e nero, reca in appendice nu-
merose note con dati tecnici e bi-
bliografici.

CupPPINI LuciANO, Ranieri di Ugolino,
in Commentari, Anno III, 1952, pp.7-
13;

Ricorda anche il Crocefisso di Giun-
ta ad Assisi e la tavola di Coppo di
Marcovaldo ad Orvieto.

DE FnRANCOVICH GEZA, Recensione di
G. Nicco Fasola: La Fontana di Pe-
rugia, in Commeníari, Anno III,
1952, pp. 226-230.

Giudizio negativo sulle tesi storico-
iconografiche e critiche svolte nel
libro.

GURRIERI OTTORINO, Il featro diurno e
notturno, in Perusia, 10 1952.

Studio storico-ropografico della zo-
na della Tenaglia della Fortezza Pao-
lina, ove poi sorse il Politeama Cal-
derini, ora scomparso.

KAFTAL GEORGE, Jconography of the
Saints in Tuscan Painting, Sansoni,
Firenze, 1952.

Il monumentale volume, il primo
dei tre dell’intera opera, la prima a
carattere scientifico sull’iconografia
dei Santi nella pittura italiana del
Medioevo e del Rinascimento, com-
prende numerosissime opere di chie-
se e collezioni pubbliche umbre.

LIBERTI SALVATORE, Schede di restauro,
in Boll. dell’Ist. Centrale del Rest.,
nn. 9-10, 1952, pp. 94-95; e nn. 11-12,
1952, pp. 197.

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necessarie al difficile restauro dello
stendardo di Raffaello nella Pina-
coteca di Città di Castello.

Lucr: GiusEPPE, Considerazioni sull'o-
rigine dell’arco a conci radiali, in Pal-
ladio, 1952, pp. 9-30.

Prende in esame anche l’Arco di
Augusto, la Posterula della Cupa in
Perugia e la Porta Marzia.

MARTINELLI VALENTINO, Contributi alla
scultura del Seicento: II. Francesco
Mochi a Piacenza. III. Pompeo Fer-
rucci, in Commentari, Anno III, 1952,
pp. 35-50.

Ricorda l' Angelo del Mochi nel
Duomo di Orvieto.

MAZZINI F., Resti di un ciclo senese tre-
centesco in S. Domenico d’ Urbino, in
Bollettino d' Arte del Min. P. I., vol.
XXXVII, Serie IV, 1952, pp. 61-66.

Studia i rapporti di alcune parti
degli affreschi di Urbino con alcuni
particolari di affreschi in S. Domeni-
co di Perugia e in S. Giovenale di
Orvieto.

MONTANARI MARIO, S. Costanzo Vescovo
perugino e la sua Chiesa, in Perusia,
n..9, 1952.

Riporta notizie agiografiche, stori-
co-topografiche e storico-artistiche.

Nicco FasorA GriusTA, Ancora della
Fontana di Perugia, in Commentari,
Anno III, 1952, pp. 309-312.

È la risposta al De Francovich re-
lativamente alle questioni dibattute
nella recensione al libro della Nicco
Fasola.

RoToNDI PASQUALE, Restauro di una
opera di Nicolò da Voltri, in Bollettino
d’Arte del Min. P. I., vol. XXXVII

Serie IV, 1952, pp. 67-72. i

Dà conto delle indagini chimiche

228 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Prende in esame il dossale di S. Ma-
ria ed alcuni suoi rapporti con la ta-
vola di Nicolò da. Voltri di S. Remo.

SALERNO LuiGi, L’opera di Antonio Po-
marancio, in Commentari, Anno III,
1952, pp. 128-137.

Cataloga come di N. P. alcuni di-
pinti in Città di Castello (Pinacoteca,
Monache di Tutti i Santi). -

STORELLI Ewzo, Matteo da Gualdo, in
Perusia, n. 10, 1952.

Riassume notizie sulla vita e le
opere del pittore quattrocentesco.

URBANI GIOVANNI, Schede di restauro,
in Boll. dell’ Ist. Centrale del Restauro,
nn. 11-12, 1952, pp. 182 e 193.

Dà breve notizia del restauro del
polittico dell’Angelico della Galleria
di Perugia e descrive il restauro del
Cristo Benedicente della Pinacoteca
di Città di Castello.

Voti del consiglio Superiore delle Anti-
chità e Belle Arti, Assisi, Affreschi
della Chiesa superiore di S. Francesco
in Bollettino d’ Arte del Min. P. I.,
Anno XXXVII, Serie IV, 1952, p.
380.

Riporta il voto della seduta del 30
giugno 1952, relativo alla necessità di
terminare il restauro di alcune parti
degli affreschi di Giotto e di con-
solidare e deumidificare alcuni affre-
schi di Cimabue e di scuola romana.

1953

a. ba., Una sibilla del Duomo di Orvieto,

in Paragone, n. 39, 1953.

Attribuisce a Jacopo della Quercia
una Sibilla del fianco sinistro del
Duomo di Orvieto.

FRANCESCO SANTI

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SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 229

MATTIOLI MicHELE, Montefalco. Spoleto
Panetto & Petrelli, 1953, pp. 98, 1 tav.

Guida della città e del territorio,
con abbondanti notizie storiche; elen-

. co di famiglie e di uomini illustri e
bibliografia.

/ MARIO PERICOLI

BATTISTI EUGENIO, Per la conoscenza di
Antonio Amorosi, in Commentari,
Anno IV, 1953, pp. 155-164.

Esamina anche opere dell’ Amorosi
a Foligno e a Deruta.

BERTINI CALOSSO ACHILLE, Gli affre-
schi del Pinturicchio nel Duomo di
Spoleto, in Rivista dell’ Istituto Naz.
d' Archeol. e St. dell’ Arte, Nuova serie,
ASSEI;>1953,pp-‘303: i

Studia l’architettura e gli affre-
schi della prima cappella Eroli nella
Cattedrale spoletina, datando l’ope-
ra del Pintoricchio a poco dopo il
1495.

BounET JEAN, Giotto. Gli affreschi nel-
la Chiesa Superiore d' Assisi, Edizioni
Sidera, Milano 1953, pp. 31, tavv.
a colori XXIX.

Breve trattazione della vita del pit-
tore e delle sue opere ad Assisi, a
Padova e in Toscana.

De FnRANCOVICH GEZA, La Fontana di
Perugia, pomo della discordia, in Com-
mentari, Anno IV, 1953, pp. 67-71.

È la prosecuzione della polemica,
iniziata nel 1952 con la recensione
in Commentari del libro della Nicco
Fasola sulla Fontana di Perugia.

GUARDABASSI MARIANO, SANTI FRAN-
cESCO, Il Portale Maggiore del Palaz-.
zo dei Priori di Perugia, Grafica Edi-
trice, Perugia 1953, pp. 7, 60 ill.

Illustrazione iconografica (Guarda-
bassi) e storico artistica (Santi) delle
sculture che decorano il Portale.

GunnrERI OTTORINO, L’ architetto Gio-
vanni Caproni, in Perusia,n.11,1953.

Notizie sulla vita e sulle, opere del-
l’architetto perugino del sec. xix.

IRACI ALBERTO, La Cappella della Con-
fraternita dell’Immacolata Concezione
di Maria SS., detta del Gonfalone a S.
Francesco al Prato, in Perusia, n. 11,
1953.

Brevi notizie sui restauri della Cap-

pella della chiesa perugina.

LonGHI RoBERTO, Dubbi su una « tego-
la » (o su un « mattone ») alla Mostra
del Signorelli, in Paragone, n. 45,1953.

Formula l'ipotesi che l’Autori-
tratto del S., dipinto in una tegola e
conservato nel Museo dell’Opera del
Duomo ad Orvieto, possa essere una
falsificazione della prima metà del
Sec. XIX;

MARINELLI OLGA, La Madonna di
Braccio, in Perusia, n. 11, 1953.

Notizie sulla chiesetta perugina
eretta da Braccio Baglioni e sull’af-
fresco in essa conservato. i

MAZZA VINCENZO, Il rinnovamento del
Teatro Pavone, in Perusia, n. 12, 1953.

Notizie sul teatro settecentesco pe-
rugino e sui suoi restauri.

NEWTON Francis JoHN, Dipinti italia-
ni dell’ Art Museum di Worcester, in Le
Vie del Mondo, Anno XV, 1953 n. 10.

Tratta anche, dandone le ripro-
duzioni fotografiche, degli affreschi
duecenteschi provenienti dalla Chiesa
di S. Maria degli Angeli o delle Pa-
lazze presso Spoleto, acquistati dal
Museo americano nel 1924.

Ropotico FRANCESCO, Le pietre delle
città d'Italia, Le Monnier, Firenze
1953, pp. 475, XXXVI tavole.

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230 SEGNALAZIONI

La vastissima trattazione sui ma-

teriali di costruzione delle antiche
città italiane comprende anche l'Um-
bria. (Gubbio, Perugia, Assisi, Spo-
leto, Città di Castello, Orvieto).

SALMI MARIO, Chiesa signorelliana, in

Commentari, Anno IV, 1953, pp. 107-
118.

Studia anche la pala del Signorelli
nel Museo Capitolare di Perugia.

SANDBERG-VAVALÀ -EvELYN, Sienese

studies. The development of the school
of painting of Siena, Leo S. Olschki
Editore, Firenze, 1953, pp. 412,
195 ill.

Il libro, che è il III della coll. Po-
cket Library of Studies in Art, tratta
anche di opere in Umbria (Assisi,
Città di Castello, Orvieto, Perugia).

SANTI FRANcCESCO, La pinacoteca di

Città di Castello, in Le Vie d’Italia,
Anno LIX, n. 4, 1953.

Illustra il nuovo ordinamento del-
l'importante raccolta..

(SANTI FRANCESCO) Mostra di dipinti

restaurati, Perugia, 1953, pp. 24.

È il catalogo della mostra, alle-
stita dalla Sopraintendenza ai Monu-
menti e Gallerie dell'Umbria in Pa-
lazzo Donini di Perugia, di opere re-
staurate provenienti dalla Galleria
Nazionale dell'Umbria e da chiese
umbre. È preceduta da una presen-
tazione di Gisberto Martelli.

Toscano Bruno, Antichi reliquari inun

convento benedettino di Spoleto, in Com-
mentari, Anno IV, 1953, pp. 99-106.

Studia un reliquario dipinto, una
croce a due facce e due tavolette con-
servate dalle Monache di S. Alò, pre-
ziosi inediti della seconda metà del
sec. XIII. (

BIBLIOGRAFICHE

TunnENUS (Raffaele Belforti), Ostraci-
smo a S. Francesco, in Perusia, n. 11,
1953.

Ipotesi sull’assenza nell’iconografia
della Fontana Maggiore di Perugia
della figura di S. Francesco.

URBANI GIOVANNI, Leonardo da Besoz- )
zo e Perinetto da Benevento dopo il re-
stauro degli affreschi di S. Giovanni a
Carbonara, in Bollettino d'Arte del
Min. P. I., vol. XXXVIII, Serie IV,
1953, pp. 297-306.

Ricorda il trittico di Antonio da
Fabriano della Pinacoteca di Gualdo
Tadino.

ZERI FEDERICO, Il Maestro dell’ Annun-
ciazione Gardner, in Bollettino d’ Arte
del Min. P. I., vol. XXXVIII, Serie
IV, 1953, pp. 125-139 e 233-249.

Vasto lavoro che interessa la pit-
tura perugina ed umbra nella secon-
da metà del Quattrocento.

1954

. BRANDI CESARE, Restauri a Piero della
Francesca, in Bollettino d'Arte del
Min. P. I., vol. XXXIX, Serie IV,
1954, pp. 241-258.

Dà conto dell'importante restauro
del polittico di Piero nella Galleria
di Perugia.

CALZA BINI ALBERTO, Una ignorata chie-
sa di Ferdinando Fuga in Calvi del-
l'Umbria, in « Fede e Arte», 1954,
Fasc. . VIII.

Tratta della elegante chiesa doppia }
delle Orsoline.

CANUTI FIORENZO, Il Santuario di Mon-
giovino, Perugia, 1954, n. 57, 37 ill.
Studio storico descrittivo dell’im-
portante edificio rinascimentale e del-
le opere in esso conservate.
SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 231

Doni e acquisti alle Gallerie e ai Musei (C. L. RAGGHIANTI), Postilla berrugeta-

dello Stato. Galleria Nazionale del-
l’ Umbria, in Bollettino d' Arte del Min.
P. I., vol XXXIX, Serie IV, 1954,
pp. 363-371.

—. Dà notizia del dono di due tavolet-
te di Andrea di Bartolo alla Galleria
di Perugia da parte di Ilona Tocchi
Van Marle, riassumendo la storia cri-
tica dei pezzi; e dell'acquisto da parte
dello Stato del Polittico di Otta-
viano Nelli dal Comune di Pietralun-
ga, ed ora nella Galleria di Perugia.

GUGLIELMI CARLA, Intorno all'opera di
Giovanni Baglione, i n Bollettino d' Ar-

na, in Critica d'Arte, n. 6, 1954, pp.
588-593.

Tratta anche del Cristo benedicente
della Pinacoteca Comunale di Città
di Castello (già attribuito dallo

Schmarsow a Melozzo e Giusto di

Gand, dal Ricci e dal Berenson a Pie-
ro della Francesca, dall’Okkonen al
solo Giusto, dal Venturi ad un aiuto
di Giusto, dal Lavallege a pittore me-
lozzesco), dandolo a Piero di Cosimo.
Ricorda anche le tavolette con i Mi-
racoli di S. Bernardino, della Galleria
di Perugia, del Perugino.

te del Min. P. I., vol. XXXIX, serie PIETRANGELI CarLo, Revisioni di attri-

IV, 1954, pp. 311-326.

Tratta anche della pala del Ba-
glione, « Lapidazione di S. Stefano »,
nel Duomo di Perugia, e delle tre
tele dello stesso Baglione nella Chie-
sa di S. Maria di Loreto a Spoleto.

IrAcI ALBERTO, Il Teatro Morlacchi di
Perugia, in Perusia, n. 13, 1954.

Contiene anche notizie storico ar-
tistiche.

MARTINELLI VALENTINO, Il busto di
Urbano VIII di Gian Lorenzo Berni-

buzioni nella Pinacoteca Capitolina,
in Bollettino dei Musei Comunali di
Roma, I, 1954, pp. 59-60.

Martirio di S. Faustiniano di G. V.
Borghesi (1673) nella Pinacoteca Ca-
pitolina proveniente dalla chiesa di
S. Giuseppe a Città di Castello, erro-
neamente attribuito a Florida Bor-
ghesi.

Lo stesso esposto nella mostra Cor-
toneschi a Roma (Palazzo Barberini,
1956); cfr..Catalogo di A. Marabottini,
Roma, 1956, pp. 26-27, tav. IX.

ni nel Duomo di Spoleto, in Spoletium, —SALmi MARIO, Sant Eufemia di Spoleto,

Anno I, n. 3, 1954.

Studia il grande bronzo situato so-
pra la parte interna della facciata,
individuandolo come quello per il
quale fu fatto un pagamento all’arti-

in Spoletium, Anno I, n. 2, 1954.
Studio critico basilare sull’ impor-

tante architettura romanica di una

delle più antiche chiese della città.

sta il 22 febb. del 1640; opera intera- SALMI MARIO, Un manoscritto miniato

mente di mano del Bernini e vicina
al grande marmo del Palazzo dei
Conservatori a Roma.

NicoLosi GIusEPPE, La sistemazione
della Piazza del Duomo .di Spoleto, in
Spoletium, Anno I, n. 3, 1954.

e un problema attributivo, in Commen-
tari, Anno V, 1954, pp. 14-25.

Tratta anche della tavola di Lippo
Memmi del Duomo di Orvieto e della
Crocefissione dell'aula capitolare di
S. Francesco di Assisi.

Dà conto della sistemazione (pa- SALMI MaRIO, Fuochi d'artificio o della

vimentazione e rampa, lampioni, etc.)
condotta dall'A.

pseudo critica, in Commentari, Anno
V, 1954, pp. 65-78.

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2925: SEGNALAZIONI

In polemica con il Longhi, l'A,

riconferma il suo giudizio sulla tavo- -

la con l'Agnello apocalittico e la Ma-
donna della Misericordia nella Gal-
leria di Perugia e sulla tegola con
l’ Autoritratto del Signorelli nel Museo
dell’Opera di Orvieto.

(SANTI FRANcEsCO), II Mostra di di-

pinti restaurati, Perugia, 1954, pp. 27.

È il catalogo della mostra, alle-
stita dalla Soprintendenza ai Monu-
menti e Gallerie dell'Umbria in Pa-
lazzo Donini in Perugia, di opere pro-
venienti dalla Galleria Nazionale di
Perugia, da raccolte civiche e da
chiese umbre. È preceduto da una
presentazione di Gisberto Martelli.

URBANI GIOVANNI, Schede di restauro,

in Boll. dell’Ist. Centr. del Restauro,
nn. 17-18, 1954, pp. 58-63.

Dà notizia del restauro della tela
di anonimo fiammingo del sec. xv
della Pinacoteca di Trevi e del di-
stacco e restauro dell’affresco tre-
centesco con la Crocefissione dell'ex
Convento di S. Croce a Trevi.

FRANCESCO SANTI

1955

FoRTINI ARNALDO, Sull'epoca in cui fu

costruita la primitiva chiesa di S. Rufi-
no in Assisi, in Italia Francescana,
vol. 30, 1955, pp. 353-358.

L'A, in contrasto con l'opinione di
A. BrunNACCI, Leggende e culto di S.
Rufino in Assisi, 1955, ritiene che la
traslazione del martire entro le mura
cittadine e la costruzione della catte-
drale vadano poste nel sec. rx e non
già nel sec. xr. |

. MARIO PERICOLI

BRANDI CESARE, Il linguaggio figura-

tivo del Pinturicchio, in Perugia, n. 5,

i (sett.-ott. 1955), pp. 3-24.

BIBLIOGRAFICHE

È il testo del discorso celebrativo
del V Centenario della nascita del P.,
pronunciato dall’A. in Perugia il 2
ottobre 1955. È un’ampia ed acuta
revisione critica dell’opera del P., ri-
presentata non più sotto il conven-
zionale aspetto di «narrazione» o
« decorazione », ma quale figurazione
fantastica, che può trovare parallelo
nella miniatura persiana.

Camusso LORENZO, La galleria nazio-

nale della pittura umbra, in Le Vie
d'Italia, Anno LXI, n. 5, 1955.

Illustra il riordinamento (1955) del-
la raccolta.

. CARITÀ RoBERTO, Schede di restauro,

in Boll. dell' Ist. Centr. del Rest., nn.
23-24, 1955, pp. 191-197.

Notizia sul restauro della grande
tavola con S. Chiara e Storia della sua
vita nella Chiesa di S. Chiara in Assisi.

CELLINI Pico, Di Fra Guglielmo e di Ar -

nolfo, in Bollettino d'Arte del Min.
P. I., vol. XL, serie IV, 1955, pp. 215-
229.

Parla anche dei marmi degli « As-
setati» della Galleria di Perugia e
della tomba del Card. De Braye in
S. Domenico di Orvieto.

GAETA WANDA, La pittura a Spoleto

nell'età romanica, in Spoletium, Anno
I, 1954, n. 1 e 3, Anno II, 1955,
nn. 2 e.3.

Vasto e fondamentale studio sulla
importantissima scuola romanica di
pittura, sorta a Spoleto nella seconda
metà del xir secolo e nel principio
del xIII.

GURRIERI OTTORINO, Il fempio di S.

Domenico in Perugia, in Augusta Pe-
rusia, n. 15, 1955.

Studio sulle origini, le trasforma-
zioni e i restauri dell'importante chie-
Sa «a sala ».
SEGNALAZIONI

LonGHI RoBERTO, Percorso di Raffaello
giovine, in Paragone, n. 65 (Arte),
1950.

Nuova indagine critica sull’attività
raffaellesca fra il 1497 e il 1505, ten-
dente ad acquisire stabilmente al ca-
talogo dell’artista alcune opere, fra
le quali il piccolo stendardo della
Confraternita della Carità, ora nella
Pinacoteca Comunale di Città di Ca-
stello, e, in parte, la pala di S. Maria
Nuova di Perugia, ora nella Natio-
nal Gallery di Londra.

MALTESE ConRADO, Noterelle di critica
figurata sul Caravaggio, in Commen-
tari, Anno VI, 1955, pp. 111-116.

Tratta della copia della «Vocazione
di S. Matteo » della Pinacoteca Civi-
ca di Spoleto, eseguita da un con-
temporaneo.

MARABOTTINI A., Affreschi del XIII se-
colo a Castro dei Volsci,in Commenta-
ri, A. VI, 1955, pp. 3-17.

Ricorda la grande Bibbia Atlanti-
ca della Biblioteca di Perugia e gli
affreschi di S. Pietro a Valle di Fe-
rentillo come precedenti iconogra-
fici degli affreschi di Castro.

MARCHINI G., Le vetrate italiane, Banca
Naz. del Lavoro, Milano, 1955, pp.
242, 108 ill.

Dà vasto luogo alle vetrate di Assi-
si (S. Francesco, S. Chiara), Orvieto
(Duomo), Perugia (Gall. Naz. del-
l'Umbria).

MARTELLI GisBERTO, J| nuovo ordina-
mento della Galleria Nazionale dell’ Um-
bria,in Bollettino d' Arte del Min. P. I.,

vol. XL, serie IV, 1955, pp. 278-281. -

Dà conto dei lavori del definitivo
riordinamento della insigne raccolta,
effettuata fra il 1953 e il 1955 da G.
Martelli e F. Santi.

BIBLIOGRAFICHE © 233

dd

MEZZETTI AMALIA, Contributi a Carlo

Maratti, in Rivista dell' Istituto Naz.
d'Archeol. e St. dell’ Arte, Nuova Se-
rie, A. IV, 1955, pp. 253-354.

Ricorda anche opere del M. in
Umbria (Amelia, Perugia).

Nicco FasoLa GrusTA, Di nuovo dei

gessi perugini. Nota michelangiolesca,
in Commentari, Anno VI, 1955, pp.
164-172.

Partendo dal recente studio del
Tarchi sui gessi dell'Accademia di B.
A. di Perugia, intende attribuire allo
stesso Michelangelo il modello dei
calchi, modello che sarebbe un pre-
cedente delle statue fiorentine.

PACCAGNINI GIOVANNI, Simone Martini,

A. Martello Editore. Milano, 1955,
pp. 1270, 132 1l.

Tratta ampiamente della Cappella
di S. Martino nella Basilica di San
Francesco in Assisi (della quale anche
il disegno delle vetrate è attribuito
a Simone), degli affreschi del transetto
nella medesima Basilica e dei politti-
ci orvietani.

RAGGHIANTI C. L., Problemi di Ago-

stino di Duccio, in Critica d' Arte, 1955,
n. 7, p. 17-18.

Tratta anche dell'opera di Agosti-
no in Umbria.

SALMI MARIO, ZL/affresco di Sansepolcro,
. in Bollettino d'Arte del Min. P. I.,

vol. XL, 1955, pp. 230-236.

Ricorda un particolare della ta-
vola di Giovanni da Piemonte in S.
Maria delle Grazie a Città di Castello
e i suoi rapporti con l’affresco di Pie-
ro della Francesca.

SALMI MARIO, La cosiddetta « Porta del

Morto », in Lares, Anno XXI, 1955,
nn. 3-4.

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234 SEGNALAZIONI

Esamina le strutture a piano ter- -

reno di case medioevali di Gubbio,
Assisi e Perugia, sfatando la diffusa
leggenda che le piccole porte con la
soglia sopraelevata servissero solo per
l’uscita delle bare.

SALMI MARIO, Lorenzo Ghiberti e Ma- -

riotto di Nardo, in Rivista d’ Arte, vol.
XXX, 1955.

Prende in esame anche opere di
Mariotto a Perugia (Galleria Nazio-
nale, vetrata in S. Domenico).

SANTI FRANCESCO, La rinnovata Galle-

ria Nazionale dell’ Umbria, in Augu-
sta Perusia, n. 15, 1955.

Notizie sul riordinamento generale, .

dovuto a G. Martelli e F. Santi.

SANTI FRANCESCO, La Galleria Nazio-

nale dell' Umbria in Perugia, I ed.
pp. 40, 50 ill, Roma, 1955; II ed.
(italiana e inglese), p pp. 40, 52 ill,
Roma 1956.

Fa parte della collana degli « Iti-
nerari dei Musei e Monumenti d'Ita-
la» edita dalla Direzione Generale
delle Antichità e Belle Arti del Mini-
stero della Pubblica Istruzione. Il vo-
lumetto inizia la nuova serie della
collana, nella quale le opere sono de-
scritte secondo il principio dei cata-
loghi, dandone la provenienza e le
notizie critiche.

SANTI FRANCESCO, Riírovamento di ore-

ficerie medioevali in S. Domenico di
Perugia, in Bollettino d' Arte del Min.
P. I., vol. XL, serie IV, 1955, pp. 354-
358.

E lo studio sulle importanti ore-

ficerie (patene con smalti) ritrovate
nel 1955 nell'abside della Chiesa.

(URBANI GIOVANNI), Schede di restauro,

in Boll. dell’Ist. Centr. del Rest., nn.
19-20, 1955, pp. 177-186.

BIBLIOGRAFICHE

Dà notizia del restauro di due im-
portanti affreschi staccati da S. Fran-
cesco al Prato in Perugia ed ora nella
Galleria di Perugia.

VENTURI LIONELLO, Il Perugino — CA-

RANDENTE GIOVANNI, Gli affreschi del
Collegio del Cambio, Edizioni Radio

Italiana (Torino, 1955), pp. 48, 4 tav.

nel t., 13 tavv. a col. f. t.

Il profilo dell'artista tracciato dal
Venturi sviluppa ed approfondisce le
tesi già espresse dall A. nel vol. LVIII
(1923) di Emporium (pp. 131-144). Di
vivo interesse l'indagine storica e cri-
tica condotta dal Carandente sugli
affreschi del Cambio, in specie per
quanto riguarda la cronologia e l’in-
tervento di aiuti. L'ampia nota biblio-

‘ grafica vuole essere un utile aggiorna-

mento delle vecchie bibliografie dello
Gnoli (1928) e del Canuti (1931).

ZERI FEDERICO, La Mostra della Pittu-

ra Viterbese, in Bollettino d’ Arte del
Min. P. I., vol. XL, serie IV, 1955,
pp. 85- 91.

Tratta anche della pala di Ilario da
Viterbo della Porziuncola, esposta
alla Mostra.

1956

BELFORTI RAFFAELE, Galeazzo Alessi

volle compiere i suoi giorni in Patria,
in Augusta Perusia, n. 17, 1956.

Notizie sugli ultimi anni dell’ Alessi
a Perugia e sulla sua casa e tomba.

BoLoGNA FERDINANDO, Vetrate del Mae

stro di Figline, in Bollettino d’ Arte del
Min. P. I., Anno XLI, Serie IV, 1956,
pp. 193-199.

Mette in relazione il trono della
Vergine della tavola di Figline con il
particolare dell'affresco di Giotto nel-
la Basilica Superiore di Assisi, « Vi-
sione dei Troni ».

a,
SEGNALAZIONI

CECCHINI GIOVANNI, La quattrocentesca
Biblioteca del Convento di S. Domeni-
co di Perugia, in Miscellanea di scritti
vari in Memoria di Alfonso Gallo, Fi-
renze, 1956, pp. 249-254.

Studia, dandone la pianta e la se-
zione, la bellissima aula quattrocen-
tesca, dando inoltre notizie sul suo
arredamento originale e sugli inven-
tari quattrocenteschi dei libri.

De ANGELIS D'OssAT GuGLIELMO, Sul
tempio della Consolazione a Todi, in
Bollettino d' Arte del Min. P. I., vol.
XLI, serie IV, 1956, pp. 207-213.

Revisione delle fonti storiche e
della critica relativa all'insigne archi-
tettura, della quale si conferma la
paternità bramantesca.

GARRISON Epwanp B., Addenda ad in-
dicem. III, in Bollettino d'Arte del
Min. P. I., vol. XLI, serie IV, 1956,
pp. 301-312.

Esamina i rapporti di una Madon-
na toscana di una collezione privata
di Colonia con la tavola di Coppo di
Marcovaldo ad Orvieto.

GuRRIERI OTTORINO, La Cattedrale di
Perugia, in Augusta Perusia, n. 18,
1956.

Appunti sull’origine, le trasfor-
mazioni ed i progetti di restauro.

GunnrERI OTTORINO, La Rocca Paoli-
na in Perugia, Grafica Editrice, Peru-
gia, 1956, pp. 97.

Riassunto delle notizie sulla cele-
bre fortezza papale.

GunnrERI OTTORINO, Perugia, Grafica
Editrice, Perugia, 1956 (IV edizione),
pp. 94, illustrate con fotografie.

Descrizione, divisa in otto itinerari
e un indice dei luoghi.

Grassi Luiar, Ipotesi sulla formazione
di Nicolò Alunno in Colloqui del Soda-
lizio, II, 1956, pp. 28.

BIBLIOGRAFICHE

235

MARTELLI GIisBERTO, Il restauro della
Sacrestia della Basilica Inferiore di
San Francesco in Assisi, in Palladio,
Nuova Serie, A. VI, 1956, pp. 176-
181.

Dà conto dei restauri seguiti al-
l'incendio della Sacrestia, avvenuto
nel giugno 1952.

MARTELLI GisBERTO, Mostra di opere
restaurate, in Bollettino d' Arte del Min.
Pi: 151956;n; LV.

Dà notizia della mostra tenuta in
Perugia nello stesso anno.

MARTELLI GisBERTO, The Remodelled
National Gallery of Umbria in Peru-
gia, in «Museum», vol IX, n. 3,
pp. 156-165.

Dà conto del riordinamento della
raccolta effettuata nel 1953-55 dal
Martelli e dal Santi.

(MAZZA VINCENZO, SANTI FRANCESCO),
Sessant'anni di vita perugina nelle vec-
chie fotografie (1855-1915), Grafica
Editrice, Perugia, 1956, pp. 47.

Una presentazione di V. Mazza pre-
cede il catalogo di 459 fotografie, di
interesse documentario in specie per
la topografia cittadina, esposte alla
Accademia dei Filedoni nel maggio
del 1956.

. MERCATI SiLvio GIUSEPPE, Sulla San-

tissima Icone nel duomo di Spoleto,
in Spoletium, Anno III, n. 1, 1956.

Studia la celebre Icone spoletina,
dimostrandone l’origine greca, fra la
fine dell'xr e il principio del xir
secolo.

PARDI RENZO, La chiesa di S. Matteo in
Perugia, in Augusta Perusia, n. 18,
1956.

Notizie sul restauro dell'importan-
te chiesetta duecentesca. 236 SEGNALAZIONI

PompPiLJ Luici, L’ultima opera di Fra
p

Filippo Lippi,in Spoletium, Anno III,

n. 1, 1956, e Anno IV, n. 1, 1957.
Studia il noto ciclo di affreschi nel-

l'abside della cattedrale spoletina.

RosiN1 ConnaApo, Città di Castello nel- |

l'arte. A cura della Cassa di Risparmio
| di Città di Castello, 1956, pp. 36,59 ill.

Informatissima e rigorosa sintesi
della storia artistica della città e del
territorio.

Rossi FiLipPo, Capolavori di oreficeria
italiana. A cura della Banca Nazio-
nale del Lavoro, 1956, pp. 52, 39 ill.,
LXXXIII tav. f. t. a col.

Tratta anche, e riproduce nelle
splendide tavole a colori, opere di rac-
colte umbre (Assisi, Tesoro del Con-
vento — Orvieto, Duomo e Museo del-
l'Opera del Duomo — Perugia, Galle-
ria Naz. dell'Umbria — Spoleto, Pina-
coteca — Città di Castello, Museo della
Cattedrale).

SANTI FRANcESCO, Antichi portali pe-
. rugini,in Augusta Perusia, n. 17,1950.

Notiziario d'architettura minore
dei sec. XIV-XVIII.

SANTI FRANCEsco, III Mostra di opere
restaurate, Catalogo, Perugia, 1956,
pp. 22, 8 ill.

Preceduto da una presentazione di
Gisberto Martelli, il catalogo illustra
19 opere restaurate (sculture lignee,
dipinti, oreficerie), eposte nella sala
dell’Accademia di Lettere a Palazzo
Donini in Perugia nel luglio-ottobre
1956. La Mostra rivestì particolare
interesse per la presenza di importan-
ti opere romaniche inedite, prove-
nienti da chiese umbre; allestita a
cura della Soprintendenza ai Monu-
menti e Gallerie dell'Umbria.

VorPE CARLO, Due questioni raffaellesche
in Paragone, n. 75 1956.

BIBLIOGRAFICHE

Studia il «Ritratto di giovane »
(n. 1059) della Pinacoteca di Monaco
e il «Ritratto di giovane » di Ham-
pton Court, attribuendoli a Raffaello
del quale prende in ulteriore esame
i rapporti con l’ambiente perugino.

WAGNER RIEGER, Die italianische Bau-

kunst zu Beginn der Gotik, I vol.,
Oberitalien, pp. 170, 55 ill. Graz.
Kóln, 1956; II vol. Sud und Mittel-
italien, pp. 272, 76, ill., Graz-Kóln,
1957.

L'importante opera sul primo pe-
riodo dell'architettura gotica in Ita-
lia, pubblicata a cura dell'Istituto Au-
striaco di Cultura in Roma, compren-
de anche chiese umbre (S. Pietro
d'Assisi, Abbazia di Sassovivo, Duo-
mo di Todi).

ZoRzi GIANGIORGIO, Altri disegni di vari
artisti riguardanti monumenti antichi :

nella raccolta palladiana di Vicenza
e di Londra, in Palladio, Nuova serie,
A. VI, 1956, pp. 54-67.

Prende in esame anche disegni di
monumenti a Spoleto (Torre) ed al
Clitunno (Tempietto).

Notizia sulle mostre (1945-1956).

Oltre le cinque mostre tenutesi in
Perugia (Quattro secoli di pittura in
Umbria, 1945 — Mostra della pittura
dell’800 a Perugia, 1951 — Mostra di
opere restaurate, 1953, 1954, 1956),
delle quali sono stati ricordati i cata-
loghi, si elencano qui sotto le mostre
nazionali ed internazionali, nelle qua-
li vennero esposte opere esistenti in
Umbria.

1947. Pisa — Mostra della scultura pi-

sana del Trecento — Marmi di Arnolfo
e statuetta eburnea francese della’
Galleria di Perugia; plastico in bron-

PW d
zo ottocentesco della Fontana di Pe-
rugia, di proprietà del Comune di Pe-
rugia; due piccole Madonne in mar-
mo (una data a Fra Guglielmo) e la
Madonna lignea (data a Giovanni Pi-

| sano), del Museo dell'Opera del Duo-
mo di Orvieto,

1948. Firenze — Mostra della Casa Ita-
liana nei secoli — Stendardino della
Misericordia della Pinacoteca Comu-
nale di Città di Castello.

1949. Siena— Mostra dell'antica scultura
lignea senese — Crocefisso attribuito
al Maitani, Madonna col Bambino,
Cristo benedicente attribuito a L. Mai-

tani del. Museo dell'Opera del Duo- .

mo di Orvieto.

1950. Trieste — Mostra di pitture di ar-
tisti istriani — Tela ad olio, « Mar-
tirio di S. Andrea », opera di France-
sco Trevisani, n. 614 della Galleria
di Perugia.

1950. Siena — Mostra Bernadiniana —
Tavolette con storie di S. Antonio
(n. 117-122) di Mariano d'Antonio e
tavole con S. Bernardino (n. 181)
di Fiorenzo di Lorenzo della Galleria
di Perugia — Bastone di S. Bernardi-
no, dei Frati di S. Francesco al Monte
di Perugia.

1950. Bologna — Mostra della pittura
bolognese del Trecento — Tavoletta di
Francesco da Rimini della Galleria
Naz. di Perugia.

1950. Reggio Emilia — Mostra di Le-
lio Orsi — Tele n. 411 e 409 della Gal-
leria di Perugia, erroneamente attri-
buite a L. Orsi, ma in effetti opere di
Orazio Alfani.

1950. Roma — Mostra dei ritratti pa-.
pali — Ritratto di Pio VII, di G. B.
Wicar, della Galleria di Perugia.

1950. Arezzo — Mostra d'arte sacra —
Tavola del Maestro di Città di Ca-
stello e tavola con la Madonna ed il

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 237

Bambino, attribuita a Spinello Are-
tino, della Pinacoteca Comunale di
Città di Castello.

1950. Ascona (Svizzera) — Mostra di Gio-
vanni Serodine — Tela con S. Bona-
ventura, attribuita a G. Serodine,
della Cattedrale di Città di Castello.

1951. Bruges-Venezia-Roma — Mostra
«I Fiamminghi e l'Italia » — Tela con
S. Francesco in preghiera, firmato
Paolo Brill e datato 1583, del Museo
Francescano di Assisi (ora in Roma).

1951. Milano — Mostra del Caravaggio e
dei caravaggeschi — Tela con « Santa -
Francesca Romana » attribuita allo
Spadarino, ed altra con « Cristo alla
colonna », di ignoto caravaggesco, del
la Chiesa di S. Pietro di Perugia.

1951. Milano — IX Triennale — Mostra
della sedia italiana nei secoli — Faldi-
storio romanico in legno del Duomo
di Perugia.

1952. Roma — VI Quadriennale — Mo-
stra della caricatura dell'800 — Tempe-
ra di Delfico De Filippo « Patrioti
perugini », della Raccolta Storico To-
pografica di Perugia, vari acquarelli
di C. S. Mariotti della Raccolta Conte
salvatori e della racc. Avv. V. Mazza
di Perugia.

1952. Napoli — Mostra « Fontainebleau e
la Marina italiana » — Tela con la
«Sacra Famiglia» attribuita a B.
Spranger, della Pinacoteca Comunale
di Spoleto.

1952. Parigi — Mostra dei Tesori del Me-
dioevo in Italia — Marmi di Arnolfo,
Crocefisso del Maestro di S. France-
sco (Cimasa), Cristo romanico detto
di Roncione, della Galleria di Peru-
gia. Tesoro paleocristiano argenteo
detto di Canoscio, paliotto argenteo
romanico di Celestino II, della Pina-
coteca e del Museo Capitolare di Città
di Castello. Calice di Guccio di Manaia 238 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

del Tesoro della Basilica di S. Fran- -

cesco nel Convento di S. Maria degli
Angeli di Assisi — Reliquario di S.
Savino di Ugolino di Vieri e Madonna
di Nino Pisano del Museo dell’Ope-
ra del Duomo di Orvieto; tavola di
Coppo di Marcovaldo nella Chiesa
dei Servi di Orvieto.

1953. Cortona-Firenze. — Mostra di Lu-
ca Signorelli — Pala di S. Onofrio del
Museo Capitolare di Perugia, Pala
con la « Discesa dalla Croce » della
Chiesa di S. Croce ad Umbertide. Pa-
la di S. Sebastiano della Pinacoteca
Comunale di Città di Castello. Autori-
tratto e ritratto di N. Franceschini
del Museo dell’Opera del Duomo di
Orvieto.

1953. L’Aja (Olanda) — Mostra del Cen-
tenario della ricostituzione della gerar-
chia cattolica, — Tavoletta di Benoz-
zo della Pinacoteca Com. di Terni.
Tavola di Duccio di Boninsegna e
Cimasa con la Pietà del Perugino del-
la Galleria di Perugia. Calice di Guccio
di Manaia, Paliotto di Sisto IV, e Pa-
rati di Sisto IV, del Tesoro della Ba-
silica di S. Francesco in Assisi.

1953. Roma — Mostra storica nazionale
della miniatura - Due tavole con « An-
geli » di B. Caporali della Galleria di
Perugia. Numeose miniature in co-
dici perugini (Biblioteca Comunale,
Archivio di Stato, Collegio del Cam-
bio, Collegio della Mercanzia, Museo
Capitolare di S. Lorenzo, Chiesa di
S. Pietro), di Deruta, di Gubbio, di
Assisi, di Spoleto, di Foligno.

1953. Messina — Mostra di Antonello da
Messina — Tavola, « Madonna col
Bambino» di Antonello da Saliba
della Pinacoteca Comunale di Spo-
leto — Tavoletta, copia della Pietà
Gavazzi della Collezione F. Mason
Perkins di Assisi. n

1954. Viterbo — Mostra della antica pit-
tura viterbese — Grande pala di Ilario da
Viterbo della Cappella della Porziun-
cola in S. Maria degli Angeli di Assisi.

1954. Firenze — Mostra dei quattro Mae-
iri del primo Rinascimento — Politti-
co di Piero della Francesca della Gal-
leria Naz. di Perugia.

1954. Anversa (Belgio) — Mostra « La
Madonna nell' Arte » — Tavoletta di
Benozzo, « Sposalizio mistico di S. Ca-
terina », della Pinacoteca Comunale
di Terni.

1955. Roma-Firenze — Mostra del Beato
Angelico — Polittico dell' Angelico del
la Galleria di Perugia.

1956. Bologna — Mostra di Arti Figu-
rative della Resistenza — Due piccole
tele di M. Guardabassi (sec. xix) con
«Scene del XX giugno 1859 » della
Raccolta Storico Topografica della
Città di Perugia.

1956. L'Aja (Olanda) — Mostra di arti
decorative — Croce metallica roma-
nica (n. 734) della Galleria Naz. di
Perugia. Parati cinquecenteschi del
Cardinal Armellini del Museo Capito-
lare di S. Lorenzo di Perugia. Codice
trecentesco con miniature, Dante (ms.
L. 70) della Biblioteca Comunale di
Perugia. Calice di Guccio di Manaia
del Tesoro della Basilica di S. Fran-
cesco di Assisi. Statuine ghibertiane
in bronzo dorato della Pinacoteca
Comunale di Città di Castello. Riccio
argenteo di pastorale e paliotto di Ce-
lestino II del Tesoro Capitolare di
Città di Castello. Paliotto cinque-
centesco di velluto .e Reliquario di
S. Eutizio della Pinacoteca Comu-
nale di Spoleto. Gruppo bronzeo di
candelabro con 4 figurine di Vescovi,
Reliquario di S. Savino di Ugolino di
Vieri, dalmatica di velluto con rica-
mi su disegno del Signorelli del Mu-
seo dell'Opera del Duomo di Orvieto.

>
p

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 239

1956. Cortona-Roma — Mostra di Pietro
da Cortona e i cortoneschi — Tela con
la « Nascita della Vergine » (n. 535),
datata 1643, della Galleria Naz. di
Perugia — Tavoletta con la Madonna
col Bambino e S. Martina » dell'Ac-
cademia di Belle Arti di Perugia.

1956-1957. Roma — Mostra del Barocco
Europeo — Busto bronzeo di Urbano
VIII, opera del Bernini, della Catte-
drale di Spoleto.

FRANCESCO SANTI

Storia politica, civile e religiosa.

CASIMIRI RAFFAELE, Frammenti di sto-
ria ecclesiastica tadinate della seconda
metà del sec. XV. Roma, Psalterium.
1940, pp. 120.

Nella prima parte del volume l’A.
tratta di personaggi — in prevalenza
ecclesiastici e religiosi — che hanno
avuto una parte di primo piano nella
vita religiosa di Gualdo Tadino (dioc.

. di Nocera), alcuni di essi hanno anche
interferenze con la storia generale
della Chiesa. Nella seconda parte, ed
è la preponderante, sono trascritti
vari documenti. Seguono in fine degli
accurati indici alfabetici.

FORTINI ARNALDO, Assisi nel medio evo,
leggende, avventure, battaglie, Roma,
1940, pp. 629.

Storia della città nel periodo della
sua maggiore potenza comunale fino
alla metà del secolo xvi, che segna
l’affermarsi del Governo pontificio an-
che in Assisi sotto Paolo III (1542).
Precedono due capitoli: Il dono del
mattino e Le leggende dei SS. Mar-
tiri. Ampie note corredano i singoli
capitoli con riferimento soprattutto
agli archivi della Cattedrale e del Co-
mune con trascrizione di documenti
inediti. Particolare risalto è dato alla
storia francescana.

LaAwcrorri DomENICO, Il governo delle

provincie unite italiane (3 febbraio-26
marzo 1831). Roma, D. L. Guanella,
1941, pp. 229.

Premessa un’accurata nota biblio-
grafica, l'A. espone le vicende del for-
marsi, dell'affermarsi e del tramonto
dell’effimero governo delle Provincie
Unite Italiane (Legazioni, Marche e
Umbria), che nella volontà di svin-
colarsi dall'autorità pontificia, ten-
tarono costituire un nuovo stato.

PaTRITTI Luicr M., Leone XIII per i

Barnabiti di Perugia, in Eco dei
Barnabiti. Studi, fasc. 18, 1942, pp.
221-232.

Viene posta in rilievo l'assistenza
e la protezione accordate ai Barna-
biti, soprattutto nel burrascoso 1860,
dall'arcivescovo Gioacchino Pecci.

VALERI Uco, Lugnano e Lisciano attra-

verso i secoli. Roma, V. Ferri, 1942,
pp. 82.

Breve storia di due borgate del ter-
ritorio reatino. Da notare i capitoli:
Dal Ducato di Spoleto al dominio
della Chiesa, e Le chiese di Lugnano
e Lisciano.

MASETTI Pro O.P., Il Convento di S. Do-

menico di Perugia nella soppressione
napoleonica e nella rivoluzione del
1849, in Memorie Domenicane, vol.

LX, 1943, pp. 114-118.

Il p. Alberto Zucchi O.P., pubbli-
ca dalla cronaca scritta dal Masetti, la
parte che riguarda i due avvenimenti.

BaTrELLI GruLIO, Una supplica origi-

nale per fiat di Urbano V. Contributo
alla storia della Cancelleria Pontifi-
cia nel sec. xiv in Scritti di Paleo-
grafia e Diplomatica in onore di Vin-
cenzo Federici, Firenze, Olschki, 1944,
pp. 275-292 tav. 12.

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IX
240] SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICRE

Segnala e pubblica una supplica
originale per fiat di Urbano V, del
26 aprile 1363, rinvenuta nell’Archi-
vio Capitolare di Todi dal sac. Mario
Pericoli, di grande interesse per la di-
plomatica pontificia essendo l’unico
esemplare del sec. xiv conosciuto fi-
nora. Ricerche sulle funzioni e le at-
tribuzioni del vice-cancelliere, dei re-
ferendari e degli scrittori della Can-
celleria pontificia.

ANTONELLI GIOVANNI, Le più antiche
carte (sec. XI) del monastero di Sasso-
vivo, in Benedictina, vol. II, 1948,
pp. 95-158.

Premessi alcuni cenni storici sul
monastero di Sassovivo e alcune no-
tizie circa le vicende e la consistenza
dell’archivio, l'A. pubblica 64 carte
comprese tra gli anni 1028 e 1098.

PeTRoccHI Massimo, Il quietismo italia-
no del Seicento. Roma, Storia e Let-
teratura, 1948, pp. 220.

Romana Guarnieri nella recensio-
ne che fa del volume in Rivista di
storia della Chiesa in Italia (vol. III,
1949, pp. 95-119) mette in partico-
lare evidenza il problema dell’orto-
dossia di Jacopone rispetto alle dot-
trine dello spirito di libertà.

GLENISSON JEAN, Les origines de la re-
volle de l'Etat Pontifical en 1375, in
Rivista di storia della Chiesa in Italia,
V. 1951, pp. 145-168.

Le tasse straordinarie imposte nel
territorio del Patrimonio di S. Pietro
in Tuscia, prima in occasione della
guerra di Perugia (1369-1371) e poi
di quella milanese contro B. Visconti
(1372-1373) furono secondo l'A. la
causa della rivolta che, scoppiata a
Viterbo il 18 novembre 1375, si estese
a Città di Castello e Perugia nel di-
cembre e in seguito a tutti gli altri
territori della Chiesa contro la fisca-
lità Avignonese. ARES)

GUARNIERI ROMANA, Ricordi d’una vi-
sita apostolica del 1566 a Cisterciensi
di Toscana, in Rivista di Storia della
Chiesa in Italia, vol.V, 1951, pp. 99-106.

Dal ms. C. 18 della Comunale di
Perugia, l'A. pubblica alcuni brani di
lettere indirizzate al nipote fra Timo-
teo Botonio dal domenicano P. Vin-
cenzo Ercolani perugino incaricato da
Pio V di effettuare con una visita
apostolica la riforma di alcune abba-
zie cisterciensi della Toscana. Altra
lettera é tolta dal ms. Barb. lat. 3615
della Bibl. Vaticana e diretta al card.
M. Bonelli. L'Ercolani fu poi vescovo
di Perugia, dove mori nel 1581.

MONTANARI PrETRO, Storia documentata

della S. effigie della Madonna della Mi-
sericordia. Terni, Arti Graf. Celori, :
1951, 46, p., ill.

Notizie su fatti prodigiosi avvenuti
negli anni 1850 e 1896, e quindi sulla
erezione di una cappella nella Catte-
drale di Terni (1899).

BERTOLINI OTTORINO, Le relazioni poli-

tiche di Roma con i ducati di Spoleto
e Benevento nel periodo del dominio
longobardo, in Atti del 1° Congresso
internazionale di studi longobardi, Spo-
leto, 27-30 settembre 1951. Spoleto,
Accademia Spoletina, 1952, pp. 37-49.

Sintesi del più ampio e dettaglia-
to studio pubblicato in Rivista di sto-
ria della Chiesa in Italia, VI, 1952,
pp. 1-46; VIII, 1954, pp. 1-22.

FERRI CRISPINO, Documenti sulla depor-

tazione di ecclesiastici. nel periodo na-
poleonico, in Bollettino dell’ Istituto sto-
rico artistico orvietano, vol. VIII, 1952
pp. 16-17.

Breve descrizione di un ms. del-
lArchivio di Stato di Orvieto e di
uno della Biblioteca Comunale rife-
rentisi alla deportazione di ecclesia-
stici in Corsica nel 1812-1813.
LAZZARINI ANDREA, La mancata effet-
tuazione della Bolla « Transiturus »
(1264), in Archivio storico italiano,
vol. CX, 1952, pp. 205-215.

Secondo l'A. la Bolla promulgata
da Urbano VI (Orvieto, 11 agosto
1264) per la celebrazione del « Corpus
Domini » fu applicata solo nel 1318.

MERCATI ANGELO, Elenchi di ecclesia-

stici dello Stato Romano deportati per
rifiuto del giuramento imposto da Na-
poleone, in Rivista della Storia della
Chiesa in Italia, vol. VII, 1953, pa-
gine 51-98.

Pubblica, con altri documenti, otto
elenchi (1811-1813) recentemente per-
venuti all'Archivio Secreto Vaticano,
corredandoli di una introduzione e
di copiose note. Nuove precisazioni in
un Supplemento a pp. 267-268 della
stessa rivista.

MoLLAT GuGLIELMO, Orvieto e Firenze
. negli anni 1375-1376, in Bollettino
dell’ Istituto Storico Artistico Orvie-
tano, IX, 1953, pp. 8-9.

Mentre alcune città dello Sta-
to pontificio si ribellavano alla Chie-
sa, Orvieto non si lasciò suggestio-
nare dalle manovre di Firenze che
vedeva malvolentieri il ritorno da
Avignone della S. Sede. L'A. pubbli-
ca una lettera contenuta nelle Rifor-
manze del Comune di Orvieto, spe-
dita da Bolsena il 22 marzo 1376,
con la quale alle insinuazioni si fan-
no seguire minacce di rappresaglie.

MENTHEN ERrIcH, I primi commendatari
dell'abbazia dei SS. Severo e Martirio
in Orvieto, in Bollettino dell’ Istituto
storico artistico orvietano, 1954, pp.
37-40.

Brevi notizie sui primi commenda-
tari di questa abbazia nel Quattro-
cento.

16

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 241

BARTOLONI Franco, Suppliche pontifi-
cie dei secoli XIII e XIV, in Bulletti-
no dell'Istituto storico italiano per il
Medio Evo e Archivio Muratoriano,
vol. 67, 1955, pp. 1-187, 8 tavv.

Pubblica, corredandoli di vari fac-
simili, 23 gruppi di documenti ponti-
fici, cioè suppliche e documenti che
ad esse si connettono, di varia prove-
nienza, (Spoleto, ecc). Interessantis-
sime alcune conclusioni di questa ri-
cerca: il riconoscimento della sigla di
segnatura di Urbano VI, la presenza
di più esemplari di una stessa suppli-
ca e la diversità di procedura nell’am-
bito delle suppliche in materia giu-
diziaria.

BRruNACCcI Arpo, Un sermone di S. Pier

Damiani e il culto di S. Rufino in As-
sisi, in Miscellanea Giulio Belvederi,
Città del Vaticano, Amici delle Ca-
tacombe, 1954-1955, pp. 495-505, ill.

Il sermone fu scritto tra il 1052 e
il 1069 e costituisce il documento più
antico e autorevole quanto alla storia
del culto tributato in Assisi al vesco-
vo e martire. L’A. ne confronta le
notizie con la Passio e la tradizione
locale, fissando all’11 agosto il dies
natalis del Santo.

MoLLaT GuGLIELMO, Orvieto dal 1375

al 1377, in Bollettino dell’ Istituto Sto-
rico Artistico Orvietano, XI, 1955,
pp. 27-30.

Dopo un breve periodo di autono-
mia la città è retta amministrativa-
mente dal card. Pietro d'Estang con
soddisfazione degli orvietani.

PERUZZI CANDIDA, Un processo di stre-

goneria a Todi nel '400, in Lares,
XXI, 1955, pp. 1-17.

Il processo a carico di certa Mat-
teuccia di Francisco, concluso il 20
marzo 1428 con la morte su rogo, a
Todi, con la trascrizione scrupolosa

BA TU AO, ne RA. A 3o AL

PuE RU NU A

D 3A
e 242

delle confessioni della strega rispec-
chia fedelmente l’ambiente ed il
costume. Segue la trascrizione com-
pleta dell’interrogatorio da un fasci-
colo dell’Archivio Comunale di Todi.

GHINATO ALBERTO, Monte di Pietà e

Monti frumentari di Amelia. Origine .

e antichi statuti. (Studi e testi fran-
cescani, n. 9), Roma, Edizioni fran-
cescane, 1956, vol. 1, pp. 112.

Ripubblica lo studio Fondazione e
statuti del Monte della Pietà di Amelia
(convenzione del Comune di Amelia
con gli Ebrei nel 1460, capitoli del
M.d.P. col decreto del vescovo R.
Mandosi del 1470 e capitoli del vesc.
G.D. Moriconi 1523-1549 edito in:
Archivum franciscanum historicum,
vol. 48, 1955, pag. 324-380), con l’ag-
giunta di due capitoli e di nuovi do-
cumenti sui Monti frumentari.

GHINATO ALBERTO O.F.M., Un propa-
gatore dei Monti di Pietà del ’400 : p.
Fortunato Coppoli da Perugia, 0.F.M.
(c 1477) in Rivista di Storia della
Chiesa in Italia, vol. X, 1956, pp.
193-211.

Cenni biografici e documentazione
dell'attività svolta in Umbria e fuori
per la fondazione dei primi Monti di
Pietà in collaborazione del P. Bar-
naba da Terni.

GHINATO ALBERTO O.F.M., Vita religio-
sa del quattrocento italiano. Apostolato
religioso e sociale di S. Giacomo della
Marca in Terni, in Archivum fran-
ciscanum historicum, vol. 49, 1956,
pp. 106-142, 352-390.

Contributo alla cronologia della vi-
ta di S. Giacomo della Marca sulla
scorta di documenti rintracciati nel

fondo delle Riformanze dell'Archivio

Comunale di Terni: i due soggiorni
del Santo in questa città risalgono
al 1444 e al 1455. Pubblica in appen-

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

dice il verbale del Consiglio generale
di Terni e gli Statuti di Riforma
(1444-1446).

GAIFFER (DE) B., Les légendiers de Spo-

lète, in Analecta Bollandiana, vol.
LXXIV 1956, pp. 313-348.

Studia e illustra tre codici conser-
vati nell’Archivio della Catterale: i
due omiliari di S. Felice di Narco
(sec. xir) e quello di S. Brizio (sec.
XIII), contenenti, oltre ad alcune pas-
sions molti testi relativi a vari santi
dell'Umbria.

PiERI FnANCESCO, Orvieto e Bolsena in

relazione al Corpus Domini. Cenni
storici e critici. Orvieto, R. Brunetti,
1956, pp.

Secondo mons. Pieri l’avvenimen-
to miracoloso dell’anno 1263 avrebbe
indotto Urbano IV a stabilire per la
Chiesa intera la festività del Corpo
del Signore.

MARIO PERICOLI

Storia del Risorgimento. -

DURANTI FRANCESCO, Figure di catto-

lici perugini del Risorgimento : Filip-
po Senesi, in rivista Il Segno, V, n. 6,
1957.

Le indicazioni qui sopra sono tolte
dalla rubrica « Spoglio delle riviste. , .
etc. » della Rassegna storica del Risor-
gimento, XXXV, 1948, pp. 139.

RE EmiLIo, Archivi romani in Orvieto

in rivista L'Urbe, X, n. 1 (1947).

Le indicazioni qui sopra sono tolte
dalla rubrica « Spoglio della riviste. . .
etc. » della Rassegna storica del Risor-
gimento, a. XXXV (1948), pp. 137.

CARNEVALI RENZO, Le cause del falli-

mento dell'insurrezione perugina del
'9, in Il Nuovo Corriere, 19 giugno
1949.
PORRI co Ne VENE IDR: og) PCIE © QNS IN E CLINT illa o

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 243

Le indicazioni qui sopra sono tolte
dalla rubrica « Spoglio dei periodici »
della Rassegna storica del Risorgi-
manto, XXXV, (1949), pp. 245.

LoccATELLI GiuLIO, Nel ’48 Garibaldi
si recò in Assisi per la rappresentazio-
ne dei « Lombardi», in « Giornale d’I-
talia », 5 dicembre 1954.

Le indicazioni qui sopra sono tolte
dalla rubrica « Spoglio dei periodici »
della Rassegna storica del Risorgimen-
to, XLII (1955), pp. 693.

INNAMORATI FRANCESCO, I contadini
umbri e il Risorgimento, in Cronache
Umbre, Perugia, giugno-luglio 1955.

Le indicazioni qui sopra sono tolte
dalla rubrica « Spoglio dei periodici »

della Rassegna storica del Risorgi-
mento. XLII, (1955), pp. 706.

LUIGI SALVATORELLI

Filologia, Storia e critica letteraria.

AGENO FRANCA, Per il testo delle Laudi
di Jacopone da Todi. Roma, Dante
Alighieri, 1949; pp. 47.

Lavoro di revisione critica, storico-
filologica.
MARIO PERICOLI

ANONIMO, Segnalazione bibliografica di:

Conti dei fratelli Cambio e Giovanni di
Detaccomando (Territorio d’ Umberti-
de 1241-1273) e Registro di crediti e
pagamenti del maestro Passara di Mar-
tino da Cortona (1315-1327) a cura
di Arrigo Castellani, pubbl. dall’Isti-
tuto di Glottologia dell'Università
di Firenze; in Giorn. St. della Lett. It.,
vol. CKXXVI (fasc. 3), Anno LXVI,
Fasc. 375 (39 trim. 1949), pp. 332-33.

ANONIMO, Segnalazione bibliografica di:
S. MARIOTTI, Per lo studio dei Dialo-
ghi del Pontano (contenuto in Belfagor
I, 1946, 1, 15 gen.) in Giorn. St. d.
Lett. It., vol. CXXVI (fasc. 4) anno
LXVI, Fasc. 376 (49 trim. 1949),
pp. 440.

Firpo LuiGi, Aggiunte al carteggio di
Traiano Boccalini, in Giorn. St. d. Lett.
It. vol. CXXIX (fasc. 3 e 4), anno
LXIX, Fasc. 387-388 (3° e 40 trim.
1952), pp. 493.

Lo studioso pubblica otto lettere
inedite dal carteggio del Boccalini
che consentono la precisazione di al-
cuni dati della sua vita, dopo aver
lasciato il governo di Trevi umbra.

SAPEGNO NATALINO, Recensione di Ja-
copone da Todi, Laudi, Trattato e Detti
a cura di F. Ageno, Firenze, Le Mon-
nier 1953 in Giorn. St. d. Lett. It., vol.
CXXX (2° fasc.) anno LXX, Fasc.
390 (29 trim. 1953), pp. 249-271.

Oltre a parecchie precisazioni te-
stuali ed esegetiche sono importanti
le considerazioni tendenti a risolvere
affermativamente alcune questioni
attributive proposte qui e altrove
dalla Ageno.

AGENO FRANCA, Per il testo di « Donna
del Paradiso »; in Rass. d. Lett. It.,
n. 1-2, genn.-giugno 1953, pp. 62-93.

L'autrice ha dato un saggio del
lavoro che resta da compiere nel cam-
po specifico della critica testuale e
dei criteri coi quali intende affron-
tarlo.

MANCINI FRANCO, recensione di Jaco-
pone da Todi, Laudi Trattato e Detti
a cura di Franca Ageno, Firenze,
Le Monnier 1953, in Rass. d. Lett.

It, n. 1-2, genn.-giugno 1953, pp. -

148-153.

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244 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

| Descrizione generale dell’opera del- L’autore delinea la lingua della so-
la Ageno, corredata da discussioni re- cietà quattrocentesca attraverso pre-
]ative a singole parti di essa. ziosi sondaggi condotti sul linguaggio
CONTINI GIANFRANCO, Per l’edizione cri- delle prine ipai ISttUzioni, podre
: = : e culturali del tempo. In Il volgare
tica di Jacopone, in Rass. d. Lett. It., INIL lA Giano vedila stqazihe
.n. 3, luglio-settembre 1953, pp. 310- as : ; SE kis ;
Ais el volgare in Umbria.
| TI : Riguarda importantissime preci- Anonimo, Scheda bibliografica di: F.
| sazioni non solo su questioni specifi- A. UcoLINI, Laudi di Jacopone da
che, ma anche su problemi di metodo Todi tratte da due manoscritti umbri,
linguistici e ritmici che hanno porta- con introd., note e glossario. Torino,
Ps ta generale per l'edizione dei nostri Ist. Ed. Gheroni, 1947, in Lingua No-
antichi scrittori. stra, vol. VIII, fasc. 2, giugno 1947,
| MiIGLIORINI Bruno, Panorama dell’ita- pp. 71.
3 liano trecentesco, in Rass. d. Lett. It, ^ AggrscuER PAUL, Il problema di « parla-
| n. 1, gennaio-marzo 1954, pp. 1-35. scio-virilassi », in Lingua Nostra, vol.
L'autore delinea la lingua della so- IX, fasc. 1-2, marzo-giugno 1948,
cietà trecentesca attraverso preziosi pp. 11.
sondaggi sul linguaggio delle princi- L'autore esamina le zone in cui
pali istituzioni politiche e culturali tali espressioni sono usate nel signifi-
del tempo. Esamina poi il dilagare cato di «anfiteatro, teatro». Per l'Um-
del volgare nell'Italia mediana (cfr. bria ha riguardo alle zone di Gubbio
ció che riguarda l'Umbria). e di Assisi.

MANCINI Franco, Di un antichissimo
frammento iacoponico, in Rass. d. Lett.
It., n. 2, aprile-giugno 1954, pp. 232-

RopoLIico FRANCESsco, Nomi dati local-
mente alle rocce italiane, in Lingua
Nostra, vol. IX, fasc. 1-2, marzo-giu-

239.
no 1948, pp. 18.
| L'autore pubblica un inedito iaco- 3 Mebt LE li dt te
| | ponico copiato dal Cod. 172 della Bibl. SERRA COR I

denominazioni adottate nelle varie re-
gioni italiane, lo studioso indica per
l'Umbria soltanto la denominazione

p d Comunale di Todi, dal titolo «or ki
averia cordolglo ».

| MARTI MARIO, Per un’edizione dei gio- « carnagione » per un certo tipo di
| » così e di alcune questioni di metrica roccia.

il antica, in Rass. d. Lett. It., n. 1, gen- 3

il naio-marzo 1955, n. 41-47. RopoLico FRANCESCO, Correnti popola-
| 3

l| Lo studioso propone alcune nuove ri, commerciali e scientifiche nella ter-

z| soluzioni linguistiche e stilistiche ai minologia delle rocce, in Lingua No-
stra, vol. X, fasc. 2-3, giugno-settem-

| problemi della lingua poetica delle

È origini, motivate da una precisa de- bre 1949, pp. 51.
scrizione della tipica ed estrosa co- Lo studioso annota, tra l’altro, al-
scienza letteraria dei poeti giocosi. cune denominazioni usate in Umbria.

MiGLIORINI Bruno, Panorama dell’ Ita- ^ ANoN1MO, Scheda bibliografica di: Il re-

liano quattrocentesco, in Rass. d. Lett. gistro di crediti e pagamenti del mae-
|^ It., n. 2, aprile-giugno 1955, pp. 193- stro Passara di Martino da Cortona
| 231. (1315-1327), a cura di Arrigo Castel-
lani, Firenze; Istituto di Glottologia
dell’Univer., 1949, in Lingua Nostra,
vol. X, fasc. 2-3, giugno-settembre,
pp. 76.

BALDELLI IGNAZIO, Briciole in volgare
del sec. XI e del sec. XII, in Lingua
Nostra, vol. XI, fasc. 2-3, giugno-
settembre 1950, pp. 34-35.

Lo studioso segnala alcune espres-
sioni in volgare contenute in un grup-
po di pergamene dei sec. xI e xII ap-
partenenti all'Archivio dell’ antica
Abbazia di S. Maria di Val di Ponte

| (oggi Montelabbate).

MANCINI FRANCO, «Incamato, encama-

Bonacc.), in Lingua Nostra, vol. XI,
fasc. 4, dicembre 1950, pp. 85-86.

Scheda lessicale. L’autore interpre-
ta l’espressione nel significato di «rau-
co », appoggiandosi all’uso ancora vi-
vo nel vernacolo tudertino (in con-
‘trasto col Ramat, coll'Ugolini, col
Ferri).

AGENO FRANCA, Anco «fianco » (Jaco-
pone, L. XLVIII ed. Bonacc.), in Lin-
gua Nostra, vol. XI, fasc. 4, dicem-
bre 1950, pp. 86.

Scheda lessicale. L'autrice legge
«anco » (invece di a/co) nel significa-
to di «fianco » (e porta un esempio
tratto dal volgarizzamento del De
regimine principum di Egidio Colon-
na).

ANONIMO, Scheda bibliografica di: V.

BRANCA, Il cantico di Frate Sole, Fi-
| renze, Olschki 1950, in Lingua Nostra,
vol. XI, fasc. 4, dicembre 1950, pp.
104.

B. M., « Bescino, biscino», in Lingua No-
stra, vol. XIII, fac. I, marzo 1952,
pp. 24.

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFI CHE

to» in Jacopone, Lauda XXV (ed.

245

Scheda lessicale. L'espressione é
interpretata secondo l'uso umbro-to-
scano per « pastorello che guarda le
pecore ».

MARIA CLOTILDE OTTAVIANI

MANncINI FRANCO, Per una nota agio-

grafica su Jacopone da Todi, in Con-
vivium, n.s., vol. IV, 1951, pp. 550-
555.

L'A. ritiene che la postilla all'invo-
cazione « O Signore, per cortesia», con-
tenuta nel cod. 196 bis della Comu-
nale di Todi, appartenesse ad una
vita di Jacopone.

Manio PERICOLI

ALESSIO G., « Gravina.», in Lingua No-

stra, vol. XIII, fasc. 3, sett. 1952,
pp. 73-74.

Scheda lessicale. Prestito dall'Um-
bria (lat. med. gravina) derivante da
un grecismo diffuso nell'Esarcato di
Ravenna. Significa « piccone di ferro
che ha un'estremità a punta e l'altra
a unghia ».

AGENO FRANCA, « Mercato» in Jaco-

pone, in Lingua Nostra, vol. XIII,
fasc. 3, settembre 1952, pp. 74-75.

Scheda lessicale. L'autrice intende
nel significato di « mercanzia » (XLIII
LXVILD,«bene,tesoro» (LX, L XXIII)
«guadagno » (LXL, LXXXI, LXII,
LXV), «faccenda, affare » (IV, XXIV
XC, XXV).

AGENO FRANCA, « Morganato » in Jaco-

pone (XXII, Bari 1930), in Lingua
Nostra, vol. XIII, fasc. 4, dicembre
1952, pp. 108-109. ;

Scheda lessicale. L'autrice ritiene
che la spiegazione piü credibile della
oscura espressione jacoponica (v. Tre-
satti, Zaccaria, Ferri, ecc.) derivi da
morganatus e sia da intendere « infe-
riorità matrimoniale ».

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AGENO FRANCA, Imperativi sostantivati,

in Lingua Nosíra, vol XIII, fasc. 4,
dicembre 1952, pp. 109.

La studiosa elenca alcuni fenomeni
di sostantivazione di imperativi sin-
golari (Jacopone, Laude, Bari 1930,
XVI, LVII, ecc.).

MARIA CLOTILDE OTTAVIANI

ScupIERI RuccieRrI JoLe, Un cantare
sul transito della Vergine, in Lares,
vol. XVIII, 1952, pp. 27-40.

Pubblica un cantare in dialetto
umbro, dal ms. della Biblioteca An-
gelica 2273 (Fondo Manzoni), della
prima metà del sec. xv che fonde la
narrazione apocrifa del Transitus Ma-
riae con la leggenda della cintura
della Vergine, venerata a Prato.

MANCINI FRANCO, Due postille iacoponi-
che, in Convivium, n. s., vol. 3, 1952,
pp. 456-460.

La prima nota riguarda la variante
di un verso di Jacopone, che precisa
il luogo della prigionia del poeta; la
seconda due pergamene todine del
1287, con notizie su frate Ranaldo,
apostrofato da Jacopone.

AGENO FRANCA, Questioni di autenticità
nel laudario iacoponico, in Convivium
n. s., vol. IV, 1952, pp. 555-587.

L’A. ritiene apocrifi i componi-
menti LX, XC, XCI, XCII, contenuti
nell'edizione principe del laudario ja-
coponico.

MARIO PERICOLI

AGENO FRANCA « Cofozzo » e « cotozza-
re» in Jacopone (XLVII, XXIV) in
Lingua Nostra, vol. XIV, fasc. 1,
marzo 1953, pp. 21.

L'autrice spiega in « collottola »,
derivante, probabilmente da cutis.

246 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

AGENO FRANCA, « Affrattare » abbattere,
in Jacopone (L. LXXXIX), in Lin-
gua Nostra, vol. XIV, fasc. 2, giugno
1953, pp. 43.

Scheda lessicale. L'autrice spie-
ga in «abbattere, umiliare » (sen-
so fig.).

AGENO FRANCA, « Allitare » arrivare, in
Jacopone (L. XXXV e LXKXXVIII),
in Lingua Nostra, vol. XIV, fasc. 2,
giugno 1953, pp. 53.

Scheda lessicale. In contrasto col
Ferri, l'autrice spiega in « giungere al
lido e quindi condurre a buon fine ».
In questo senso anche l'uso tuttora
vivo dell'espressione.

AGENO FRANCA,' A proposito di lessico
iacoponico, in Lingua Nostra, vol.
XIV, fasc. 3, settembre 1953, pp.
78-79.

L’autrice elenca alcune voci che il
Dei dà genericamente come attestate
nel xIv sec. e che si trovano già nelle
laudi di Jacopone.

MANCINI FRANCO, « All’orca », in Lin-
gua Nostra, vol. XIV, fasc. 4, dicem-
bre 1953, pp. 99.

Scheda lessicale. Lo studioso osser-
‘va che tale espressione è contenuta
anche negli Statuti Perugini dell’an-
no MCCCXLII, pag. 211, II. (segna-
laz. del prof. I. Baldelli).

AGENO FRANCA, « Allamare » (Jacopo-
ne, Laudi), in Lingua Nostra, vol.
XV, fesc. 4, dicembre 1954, pp.
115.

Scheda lessicale. In accordo a nu-
merosi altri studiosi (Ugolini, Maghe-
rini Graziani, Mancini, Marano Festa
ecc.) l'autrice risolve per il significa-
to di « scoscendere, franare ».

AGENO FRANCA, «Ricreare » « (Ri)versa-
re» in Lingua Nostra, vol. XVII,
fasc. 4, dicembre 1956, pp. 120.
Correggendo una sua precedente
spiegazione, l’autrice risolve per il
significato di « far traboccare, (ri)ver-
sare », e riferisce alcuni esempi tratti
dallo scrittore orvietano Ser Tommaso

Urbevetanae », T. XV, P. V.).

MANCINI FRANCO, « Nassi », in Lingua
Nostra, vol. XVII, fasc. 2, giugno
1956, pp. 46.

Risolvendo un dubbio della Age-
no, espresso nel glossario del saggio
La Lingua della Cronaca Todina di I.
Fabrizio degli Atti (in Studi di fil.
ital., XIII, 167-227), l’autore osserva
che il nasso non è altro che la comu-
ne « pietra arenaria ».

Cusimano G., Due laudi iacoponiche in
siciliano antico, in Cult. neolat., anno
VIII, fasc. 1-2, 1948, pp. 83-87.

L’autore pubblica due Laudi iaco-
poniche in siciliano antico copiate dal
cod. V. A. 6 della Bibl. Naz. di Pa-
lermo.

AGENO FRANCA, Recensione di: F. A.
Ucoriwi, Laudi di Jacopone da Todi
tratte da due manoscritti umbri, Tori-
no, Ist. Ed. Gheroni, 1947, in Cult.
neolat., anno VIII, fasc. 1-2, 1948, pp.
143.

RuGGERI RuccEnRO M., La lingua della
postilla amiantina, in Cult. neolat.,
anno IX, 1949, pp. 41-65.

Lo studioso richiama, tra l'altro,
alla caratteristica terminazione in u
del volgare umbro.

BRONZINI GIOVANNI B., Forme e vicen-
de d'una canzone epico-lirica : la pe-
sca dell'anello, in Cult. neolat., anno
XIV, fasc. 2-3, 1954, pp. 154-187.
Tra le varianti poetiche della can-
zone lo studioso ne elenca due del
territorio di Orvieto (Terni), tratte

. di Silvestro (Diario in « Ephemerides :

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 247

dalla « Raccolta di canti popolari or-
vietani », tesi di laurea (ined.) di G.
Righi, Roma, anno acc. 1943-44, pp.
18-20.

RoNCAGLIA AuRELIO, Studi iacoponici

in Cult. neolat., anno XIV, fasc. 2-3,
1954, pp. 251-252.

Rapida e completa rassegna dei
contributi agli studi jacoponici dal
1947 al 1953.

MARIA CLOTILDE OTTAVIANI

LEOTTA SEBASTIANO, La poesia nelle

sacre rappresentazioni umbre, in Hu-
manitas, vol. IX, 1954, n. 6, pp. 585-
603.

Indagine sul contenuto umano e
drammatico delle sacre rappresenta-
zioni umbre in rapporto alla rozzezza
del sentimento e della espressione.

AGENO FRANCA, La lingua della Crona-

ca todina di Ioan Fabrizio degli Atti,
in Studi di filologia italiana, vol. XIII,
1955, pp. 167-227.

Studi sui rapporti fra il linguaggio
todino e il toscano fra la fine del sec.
xv e gli inizi del xvr.

SABBATUCCI Nunzio, Fonti del Clitunno

1876, in Il Ponte, vol. XI, 1955, n. 21,
pp. 2079-2082.

Soggiorno del Carducci a Spoleto e
composizione della famosa ode bar-
bara. Discutibile il criterio per la va-
lutazione della poesia.

CAMILLI AMERINDO, Note dantesche e ja-

coponiche, in Lettere Italiane, serie
VIII, vol. I, 1956, pp. 71-75.

Studi sulle origini della metrica let-
teraria italiana e sulla metrica jaco-
ponica.

Di BENEDETTO VIRGILIO, Jacopone e il

laudario urbinate, in Giornale italiano
di filologia, vol. IX, 1956, pp. 240-
254.

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{ 248 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Notevole contributo alla soluzione

del problema del rapporto fra l'ar-

chetipo umbro delle laude jacoponi-
che e quelle del Laudario dei Disci-
plinati di S. Croce in Urbino.

PeTROCcCHI GIoRGIO, Astrattezza e reali-
smo nel « Liber » della Beata Angela da
Foligno, in Lettere Italiane, vol. VIII,
1956, n. 3, pp. 311-318.

Studio sui caratteri letterari e poe-
tici del Liber de vera fidelium expe-
rientia della B. Angela da Foligno.

MaRIO MELELLI

DIvizianI ANTONIO, Jl « Lingum Vi-

tae » di S. Bonaventura e un affresco
della chiesa di S. Giovenale in Orvieto,
in Bollettino dell Istituto Storico Arti-
stico Orvietano, IX, 1953, pp. 10-27 ill.

Il noto opuscolo bonaventuriano
che ha ispirato tanti artisti dà gli
elementi per interpretare e comple-
tare anche questo affresco di ignoto
del sec. xtv.

FoRTINI ARNALDO, La Madonna del-

l'Oliva. Venezia, Nuova Editoriale,
1956, 34, [2], pp., ill., 1 facs.

Il movimento religioso dei Bianchi

in Italia e in Assisi; La Compagnia dei

Bianchi di Assisi e le sue laude; Il mi-
racolo della chiesa di S. Chiara; Il mi-

racolo della « Madonna dell’Oliva pet

L'affresco che ricorda questo mira-
colo nella chiesa del Monastero di
Sant'Apollinare; La chiesa sorta nel-
l’oliveto in cui avvenne l’apparizione
della Vergine (dal Sommario). In ap-
pendice riproduzione della lauda 19
del cod. Casanatense 4061.

LAZZARINI ANDREA, Il codice Vitt. Em.

528 e il teatro del Trecento, in Archivio
Storico Italiano, CXIII, 1955, pp.
482-521.

Premesse «alcune considerazioni
Storiografiche sul teatro orvietano
del sec. xiv» l’A. pone in risalto il
carattere del teatro sacro orvietano;
e, dopo un esame particolareggiato
del periodo storico in cui fu proget-
tata e realizzata la trascrizione dei
teatralr nel codice (1398-1405) ter-
mina con brevi cenni su alcuni arti-
sti e tecnici del teatro orvietano del
Trecento.

MANCINI FRANCO, I « Proverbia mora-

lia » attribuiti al B. Jacopone da Todi,
O. Min., secondo il ms. 195 bis della
Comunale di Todi, in Miscellanea
Francescana, 1955, pp. 604-615.

Nuovaaccurata edizione dei prover-
bi morali, attribuiti a Jacopone, ese-
guita sulla scorta di un codice del
sec. xv di provenienza abruzzese che
ha consentito correzioni e ripristini.

MANCINI FRANCO, La cronaca todina di

Joan Fabrizio degli Atti, in Studi di
filologia italiana, Bollettino dell’ Acca-
demia della Crusca, 1955, pp. 79-166.

È l’edizione diplomatica della più
antica cronaca todina, eseguita sul-
l’autografo del nobile Gianfabrizio
degli Atti, conservato presso la si-
gnora Laura Michele Branzani in
Todi. La prima parte, in latino, si
inizia con la trattazione delle origini
di Todi; la seconda in volgare, è co-
pia di una trecentesca cronaca dei
podestà e va dal 1155 fino al 1322;
la terza riguarda avvenimenti quasi
tutti contemporanei al cronista
(1461-1536).

MANCINI FRANCO, Per talune interpre-

tazioni delle laude di Jacopone, in

Annali della Scuola Normale Supe-

riore di Pisa, 1955, pp. 125-129.
Proposte riguardanti il testo del-

l'edizione jacoponica curata da Fran-
ca Ageno.
SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 249

LAZZARINI ANDREA E GIOVANNA, Il

canto passionale delle sacre rappresen-
tazioni, in Miscellanea francescana,
vol. 54, 1954, pp. 246-254.

Per mezzo di comparazioni si cerca
. di identificare il « canto passionale »
che accompagnava nel Medio evo le
sacre rappresentazioni in varie città
‘ d’Italia e il modo in cui esso era ese-
guito.
MARIO PERICOLI

| Teologia, agiografia.

BLasucci ANTONIO O. F. M. Conv. Il
Cristocentrismo nella vita spirituale se-
condo la B. Angela da Foligno. Roma
Ed. Miscellanea Francescana, 1940,
VI, pp. 142.

Premettendo dati bibliografici l'A.
espone la dottrina contenuta negli
scritti della Beata.

LAURENT M.H., O.P., La plus ancienne
légende de la B. Marguerite de Città
di Castello, in Archivum Fratrum Prae-
dicatorum, vol. X, 1940, pp. 109-131.

. Questa leggenda che si trova in
vari mss. insieme alla legenda major
di Raimondo da Capua, é la piü anti-
ca riguardante la B. Margherita. Molto
difficile la datazione (sec. xIv ?) e la
attribuzione ad un autore. Segue la
trascrizione della leggenda.

MENICcONI BraccEscHI TERESA, La

‘ Beata Colomba da Rieti protettrice di
Perugia, Città di Castello, Leonardo
da Vinci, 1940, pp. 39.

Biografia della Beata (1467-1501) a
carattere divulgativo.

MeTtoDpIo DA NeMBRO O.F.M., La B.

Angela da Foligno mistica della Croce,
in L’Italia Francescana, vol. 23,
1948, pp. 78-82.

La B. Angela, nella seconda metà
del Duecento, raccoglie e accentua il
misticismo della Croce che fioriva in
tutta Europa, specie per DIS del
francescanesimo.

BrAsuccri ANTONIO O.F.M. Conv., La

B. Angela da Foligno Magistra Theo-
logorum, in Miscellanea Francescana,
vol. 40, 1948, pp. 171-190.

Indagine sulla origine degli scritti
della B. Angela e sulla sua influenza
spirituale sui teologid el tempo (1248-
1309).

CASTIGLIONE HumanI M.; BLasucci A.

O.F.M. Conv., Il libro della beata An-
gela da Foligno, Roma, A. Signorelli,
1950, XIX, pp. 283.

Nuova versione con note storiche,
del «libro» che contiene l'autobio-
grafia e il messaggio spirituale della
grande mistica francescana.

CASTIGLIONE HUMAnI M., Quando nac-

que « il libro » della beata Angela da Fo-
ligno, in L’Italia francescana, vol.
XXV, 1950, pp. 49-54. -

Nel clima spirituale preparato dal
francescanesimo e dalla sua produ-
zione letteraria del sec. xIII, nacque
il celebre « libro ».

Bionpi Tommaso, Angela da Foligno,

gemma del misticismo umbro nel sec.
XIII, Spoleto, Arti Graf. Panetto &
Petrelli, 1950, pp. 200.

Cenni biografici con osservazioni
sul misticismo della beata.

SARRI FnANCESCO O.F.M., Nota Jaco-

ponica, in L'Italia francescana, vol.
XXVI, 1951, pp. 343-348.

Secondo l'A. Jacopone ritiene che
Maria Vergine nacque « sanctificata,
ma non tale fu concepita, e ammette
l'impeccabilità dell'anima giunta «al-
lo stato matrimoniale mistico ».

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250 SEGNALAZIONI

Scienze economiche, politiche
e sociali.

VITERBO FRANCEScO, Il prodotto netto

dell'agricoltura in provincia di Peru-

| gia: 1938, 1949, 1950, Perugia, Ca-
mera di Commercio Industria e Agri-
coltura, s.d.

L’A., direttore dell’Ufficio provin-
ciale di statistica di Perugia, svilup-
pa la sua ricerca sulla base della me-
todologia usata dal Turbati in uno
studio pubblicato dall’Istituto Cen-
trale di Statistica. Il lavoro è il primo
organico tentativo di dare una valu-
tazione della produzione agricola su
scala provinciale e costituisce un con-
tributo di grande interesse alla cono-
scenza dell'economia agricola pro-
vinciale.

CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E

AGRICOLTURA DI PERUGIA, Bolletti-
no mensile, 1946-56.

La pubblicazione, giunta ormai al
suo LXIX anno di vita, fornisce no-
tizie sull'andamento economico della
provincia, sull’attività degli organi
camerali e sul movimento dell’ana-
grafe delle ditte; pubblica statistiche
relative al costo della vita, agli sconti
e anticipazioni della Banca d’Italia,
ai lavori pubblici nella provincia, ai
prezzi al minuto praticati nel Comu-
ne di Perugia, ai salari, al corso
dei titoli e dei cambi; il listino dei
prezzi all'ingrosso di tutti i prodotti
sulla piazza di Perugia ed i prezzi
del bestiame sulle piü importanti
piazze della provincia; informa in-
fine su tutte le iniziative nazionali e
internazionali interessanti gli ope-
ratori economici della provincia.

I.N.E.A., La distribuzione della proprie-

tà fondiaria in Italia: Marche e Um-
bria, Roma, Edizioni Italiane, 1947,
pp. XXVII-XLIII e 98-145 (Umbria).

BIBLIOGRAFICHE

Nel volume sono raccolti i dati
della inchiesta nazionale svolta dal-
l'Istituto Nazionale di Economia
Agraria nel 1947. I dati relativi al-
l'Umbria si trovano alle pagine in-
dicate. Nelle prime, contrassegnate
da numeri romani, é contenuta una
illustrazione sommaria dei risultati;
nelle seconde invece il complesso del-
le tavole statistiche che costituisco-
no il più completo panorama della
struttura dell'agricoltura umbra.

GENNARI GIuLIO, Presente situazione

contrattuale nei rapporti di mezzadria,
colonia parziaria e compartecipazione,
in Rivista di economia agraria, a. IV,
1949, n. 2, pp. 245-290.

L’A. ha condotto il suo esame per
tutto il territorio nazionale, con una
rapida analisi anche regione per re-
gione. Dell'Umbria si parla alle pp.
268-269 e vengono riportate le prin-
cipali caratteristiche attuali del con-
tratto mezzadrile, nonché quelle
più importanti del periodo pre-fa-
scista.

MazzoccHi ALEMANNI NarLo, L’irri-

gazione nella media valle del Tevere e
la sua economia, in Rivista di Econo-
mia Agraria, a. V, 1950, n. 3, pp. 447-
490.

— L’A. esamina con ampiezza di pro-
spettiva le concrete possibilità che, at-
traverso sbarramenti sul Tevere, per-
mettono di realizzare notevoli pro-
duzioni di energia elettrica e irriga-
re e rendere altamente produttivo un
comprensorio di circa 13.000 ettari,
una parte dei quali posta in provin-
cia di Terni. L’A. conforta la sua tesi
riportando i valori della produzione
per ettaro in tre aziende rispettiva-
mente a coltura cerealicolo-pastorale,
parzialmente irrigata ed interamente
irrigata.
SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 251

RaDpI Luciano, La popolazione studen-
tesca dell’ Università per Stranieri di
Perugia dal 1926 al 1949, in Statisti-
ca, a. XJ, 1951, n. 2, pp. 193-204.

L’A. riporta i dati, tratti dai regi-
stri dell’Università, degli studenti pre-
senti annualmente nel periodo con-
siderato; esamina la consistenza, la
composizione, la distribuzione per
sesso della popolazione studentesca,
il flusso dei diplomati dal 1926 al
1943 ed infine stabilisce un confronto
con i dati, tratti da uno studio del
Teatini, relativi agli studenti stra-
nieri che frequentano i corsi presso
l’Università di Padova.

CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E
AGRICOLTURA DI PERUGIA, Proble-
mi economici provinciali (Quaderni).

Si tratta di una serie di quaderni,
di 20-50 pagine ciascuno, la cui pub-
blicazione è stata iniziata nel 1951
e già usciti in numero di sette, aventi
lo scopo di affrontare l’esame dei vari
aspetti dell’economia provinciale.
Fino ad ora gli argomenti trattati
hanno riguardato essenzialmente la
agricoltura.

CAMERE DI COMMERCIO INDUSTRIA E
AGRICOLTURA DI PERUGIA E TERNI,
Atti del Convegno della viabilità del-
Umbria.

CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E
AGRICOLTURA DI PERUGIA, Atti del
Convegno della viabilità montana,
Spoleto, Arti Grafiche Panetto & Pe-
trelli, s. d., pp. 214 e 134.

Il volume raccoglie gli atti di due

' convegni tenutisi, il primo a Perugia
nel novembre 1952 ed il secondo a
Norcia nel dicembre 1953, con larga
partecipazione di tecnici, amministra-
tori comunali e provinciali, parlamen-
tari. Numerose ed ampie le relazioni,
numerosissimi gli interventi, le une

e gli altri denuncianti le insufficienze,
a volte drammatiche, della viabilità
dell'Umbria e indicanti le immediate
necessità per il progresso economico
e sociale della regione.

CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E A-

GRICOLTURA DI PERUGIA, Caratteri
economici e disoccupazione della pro-
vincia di Perugia, Bari, Macrì Luigi,
1953, pp- 13.

I lavoro fu eseguito in occasione
della Inchiesta Parlamentare sulla
disoccupazione. Esso consta di tre
parti: 1) notizie di carattere genera-
le sull'economia provinciale; 2) dati
sulla consistenza quantitativa e quali-
tativa e sulle cause della disoccupa-
Zione; 3) interventi per lenire la di-
soccupazione.

CAMERA DI COMMERCIO ÍNDUSTRIA E

AGRICOLTURA DI PERUGIA, Indici del-
la ricostruzione, Perugia, Camera di
Commercio Industria e Agricoltura,
1953, pp. 52.

Il confronto fra la situazione pre-
bellica (1938) e la ripresa post-belli-
ca è alla base della pubblicazione, che
riunisce in un’unica sede una com-
pleta serie di dati interessanti i di-
versi settori della vita economica
della provincia: dall’agricoltura al-
l'industria, al commercio, ai trasporti
nonché dati sulla popolazione e sul-
l’istruzione.

Ran: Luciano, / consumi alimentari in

tre gruppi di famiglie appartenenti
a tre diverse categorie economiche, in
Statistica, a. XIII, n. 1, 1953, pp. 92-
100.

L'A. espone i risultati di una inda-
gine diretta eseguita, nella seconda
quindicina del gennaio 1952, in fa-
miglie di impiegati, operai e disoccu-
pati rispettivamente delle città di
Perugia, Foligno e Spello, operando

NEG Y x01

+ J
1 nt

E: 252 SEGNALAZIONI

anche la comparazione, per qualità.

di consumi, fra le diverse categorie
prese in considerazione. L’esposizio-
ne è corredata di numerose tavole
statistiche e di n. 3 allegati nei quali
sono riportati i consumi medi, in
grammi e calorie, per ogni unità di
consumo in ciascuna famiglia dei tre
gruppi.

AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI PE-

RUGIA, Le ligniti dell Umbria. Pos-
sibilità tecniche ed economiche di uti-
lizzazione, in Atti del Convegno pro-
vinciale di Perugia: 15 dicembre 1953-
18 gennaio 1954, Perugia, Grafica,
1954, pp. 169.

Il volume raccoglie: la relazione
dell’ing. Monti sulla utilizzazione del-
le ligniti dell'Umbria con una nota
integrativa sulla economicità del pro-
getto; il resoconto stenografico degli
interventi nelle due sedute del Con-
vegno; uno studio di B. LoTTI, L’an-
lico lago Tiberino e le ligniti del" Um-
bria, ripreso da La Miniera Italiana,
(a. I, n. 7, 1917); due altri studi del-
l'ing. Monti ed uno dell’ing. Alimenti
sulle possibilità tecniche di utilizza-
zione dei combustibili solidi.

CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E

AGRICOLTURA .DI TERNI, Rassegna
economica, Rivista bimestrale.

Ha iniziato le pubblicazioni nel
dicembre 1954, sotto la direzione del
dott. Leonida Attili, prima in fasci-
coli mensili e, a partire dal 1956, in
fascicoli bimestrali. Si articola in due
parti: nella prima pubblica scritti
vari sull'economia della provincia —
agricoltura, industria, artigianato,
viabilità, turismo, ecc. — (di alcuni

. di questi scritti riferiamo a parte su

queste stesse pagine); nella seconda
parte, invece, essa informa sulle con-
ferenze e convegni tenutisi presso la
sede della Camera di Commercio, ri-

BIBLIOGRAFICHE

porta notizie, leggi e decreti che pos-
sono interessare gli operatori econo-
mici, nonché, da altre riviste, artico-
li di particolare interesse. Completa-
no ogni fascicolo: il movimento del-
lanagrafe camerale e l'elenco dei
fallimenti dichiarati nella provincia.
Periodicamente, vengono riportate
ampie notizie statistiche sulla pro-
duzione agricola, sulle costruzioni,
sui trasporti e le comunicazioni, sul
credito, sul costo della vita con rife-
rimento alla provincia o alla sola -
città di Terni.

ALVINO GAETANO ENRICO, Aspetti fo-

restali e montani della provincia di
Terni, in Rassegna economica, a. II,
n. 1, 1955, pp. 3-16.

L'A. sviluppa una accurata analisi
della situazione colturale e produt-
tiva della montagna ternana con
particolare riguardo al patrimonio
boschivo, di cui esamina ampiamente
la composizione qualitativa e lo stato
colturale attuale dando anche noti-
zia della produzione di legname da la-
voro secondo le diverse destinazioni.
Chiudono lo studio brevi considera-
zioni circa il pascolo montano ed un
esame delle provvidenze in atto per
la montagna e dei primi risultati di
esse.

BELLINI LuiGr, La mezzadria in Um-

Bria, dall’ Unità alla fine del secolo XIX.
Condizioni di vita dei contadini, loro
redditi e consumi, in Movimento Ope-

, raio, a. VII (Nuova serie), 1955, n. 3-

4, pp. 561-572.

Avvalendosi del numeroso mate-
riale dell'epoca e dei risultati dell'In-
chiesta Jacini, l'A. fornisce un docu-
mentato quadro della struttura del-
l'agricoltura umbra, delle caratteri-
stiche del contratto mezzadrile, delle
condizioni reddituali e di vita dei
contadini. Completa lo studio il con-
fronto fra i dati delle produzioni perle

più importanti culture negli anni 1835

e 1881, riportati dall’ Inchiesta Jacini.

CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E
AGRICOLTURA DI PERUGIA, Quaderni
della Giunta Provinciale per la difesa
degli interessi dell’ Umbria.

Nei primi mesi del 1955 ad inizia-
tiva di enti economici e amministra-
tivi fu costituita, presso la Camera
di Commercio, Industria e Agricol-
tura di Perugia, la Giunta Provincia-
le per la difesa degli interessi dell’Um-
bria. Essa si articola in dieci distinte
commissioni: Agricoltura, Artigia-
nato, Commercio, Credito e Assicu-
razione, Economia montana, Indu-
stria, Lavori pubblici, Lavoro, Turi-
smo, Viabilità e traffico, ciascuna del-
le quali discute periodicamente rela-
zioni su problemi di particolare in-
teresse: relazioni che vengono poi
stampate in appositi quaderni, di 15-
60 pagine ciascuno, usciti già in nu-
mero di diciotto, che costituiscono
un efficace contributo alla conoscen-
za dei problemi dell’economia umbra.

FABBRI CoLABICH GIoRrgGIo, Aulosíra-
- da Milano-Napoli. Studio di massima
e confronto dei tracciati per il tron-
‘ co Firenze-Roma, in Rassegna eco-
nomica, a. II, n. 2, 1955, pp. 3-13.

Sull’ancora non risolta questione
l’A. riferisce la sua opinione che è
frutto di un attento e documentato
studio sviluppato attraverso l’esame
delle caratteristiche plano-altimetri-
che, delle lunghezze virtuali secondo
il criterio del costo dei trasporti,
della natura geologica dei terreni at-
traversati, della funzionalità nei ri-
guardi del traffico dei due tracciati
fondamentali in opposizione: quello
delle valli e quello delle alture. Il
parere dell’A. è favorevole al primo
tracciato.

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

253

GUERRIERI GIUSEPPE, I poderi abban-

donati in provincia di Perugia nel
quadri dello spopolamento mezzadrile,
in Rivista Italiana di Economia, De-

, mografia e Statistica, vol, IX, n. 3-4,

a. 1955, pp. 333-367.

L’A., con serietà ed ampiezza di
documentazione efficacemente utiliz-
zata, rivela il preoccupante aumento,
negli ultimi anni, di fondi abbando-
nati, esamina le diverse cause che
determinano la fuga della famiglia
colonica (essenzialmente il basso red-
dito) ed indica le iniziative tecniche,
economiche e sociali indispensabili al
contenimento del fenomeno.

MiLONE FERDINANDO, L’Italia nell’eco-

nomia delle sue regioni (La parte ri-
guardante l'Umbria trovasi alle pp.
941-569, testo, e alle pp. 1148-1151),

‘Torino, Einaudi, 1955.

Il volume, ormai largamente noto
per le favorevoli accoglienze pur nei
suoi riconosciuti limiti, è un utile
strumento di consultazione per una
rapida ed esatta informazione. Utilità
che non viene meno nella parte che
qui ci interessa. Ad una descrizione
generale morfologica della regione,
segue l'esame. delle colture agricole
(distribuzione delle superfici colti-
vate, produzione in quantità e valo-
re), della situazione industriale, delle
comunicazioni,del commercio, del mo-
vimento turistico. Il carattere del la-
voro è, come si sa, puramente descritti-
vo ed esemplifica la situazione attuale,
ma non mancano indicativi confronti
con situazioni economiche anteriori.

SERVIZIO DEI CONTRIBUTI UNIFICATI

AGRICOLI, Ufficio Studi, Roma, Con-
tributo allo studio del rapporto podere
famiglia nell'azienda a mezzadria del-
la Italia Centrale, in Rivista Italiana
di Economia Demografia e Statistica,
vol. IX, n. 3-4, a. 1955, pp. 305-331.

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254 SEGNALAZIONI

L'indagine è stata condotta su

quattro gruppi di comuni di quattro
diverse provincie. Per l'Umbria essa
ha interessato tutti i 25 comuni della
provincia di Perugia appartenenti alla
«zona collinare ». Lo studio tende ad
individuare i molteplici componenti
del fenomeno in esame e vuol essere
base di orientamento per uno studio
ordinato e sistematico; esso è cor-
redato di numerose tavole statistiche.

ATTILI LEONIDA, Il programma Vanoni

e suoi riflessi nella provincia di Terni.
Giustificazioni e obiettivi, in Rassegna
economica, a. III, n. I, 1956, pp. 3-12.

Dopo aver esposto le linee gene-
rali del Piano decennale di sviluppo
dell'economia italiana, più comune-
mente noto come Piano Vanoni, l'A.
esamina in quali settori, per la pro-
vincia di Terni, il piano dovrebbe
trovare più efficace applicazione, sup-
plendo a ritardi e deficienze che van-
no facendosi sempre più gravi; ne
preventiva l’impegno finanziario e in-
dica le prospettive eventuali di incre-
mento dell’occupazione.

CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E

AGRICOLTURA DI TERNI, Atti del Con-
vegno degli operatori economici umbri,
Terni, 1956, pp. 164.

Il volume raccoglie le comunica-
zioni e gli interventi al Convegno te-
nutosi il 25 febbraio 1956, presso la
sede della Camera di Commercio di
Terni. Le varie comunicazioni furo-
no: Per un miglior assetto economico
e produttivo dell'agricoltura umbra del
prof. Giuseppe Squadroni; Necessità
del metano in Umbria del cav. del la-
voro Francesco Giontella; La situa-
zione dell'industria in Umbria dell'ing.
Carlo Mondini; I! credito bancario
nell’ Umbria, del prof. Luigi Morganti;
Consistenza e problemi della viabilità
in Umbria dell’ing. Piero Grassini.

BIBLIOGRAFICHE

GIiorGI GIACOMO, Riflessi della mecca-

nizzazione agraria e dell’industrializ-
zazione sui caratteri qualitativi della
famiglia contadina, in Rivista Italia-
na di Economia Demografia e Stati-
stica, vol. X, n. 1-2, a. 1956, pp. 329-
335.

L’A. espone i risultati di una inda-
gine su 38 famiglie della zona di Ter-
ni scelte secondo il tipo di conduzio-
ne del fondo e la sua diversa giaci-
tura e secondo le caratteristiche so-
ciologiche della famiglia contadina
individuate attenendosi allo schema
usato dal Wieppert. Gli aspetti presi
in considerazione sono: 1) rapporti
tra i componenti; 2) propensione al
risparmio; 3) osservanza religiosa.

SPAGNOLI ANTONIO, La struttura de-

mografica dell’ Umbria con particolare
riguardo alla popolazione rurale, in
Rivista Italiana di Economia Demo-
grafia e Statistica, vol. X, n. 3-4, a.
1956, pp. 217-243.

L'A. esamina dapprima lo sviluppo
della popolazione nelle due provin-
cie dell'Umbria dal 1861 al 1951;
indi si diffonde in una indagine parti-
colareggiata sulla struttura di essa
secondo le risultanze del censimento
demografico del 1951. In allegato é
riportato un utilissimo prospetto del-
la popolazione presente per comune,
Zona agraria, regione agraria e pro-
vincia secondo i vari censimenti dal
1951.

LuiGI BELLINI, Aspetti del pensiero so-

ciale di Leone XIII nelle Pastorali di
episcopato perugino. (1846-1878), in
Orientamenti sociali, a. X, n. 8, pp.
160-162.

La ricerca, avente carattere pura-
mente esemplificativo, ha lo scopo di
illustrare le successive fasi di svilup-
po del pensiero sociale di Gioacchino
Pecci, per 32 anni Vescovo di Peru-
gia e poi Papa Leone XIII, così co-
me sono documentate dalle sue let-
tere pastorali rivolte, in varie occa-
sioni dell’anno, al clero ed ai fedeli.
. Nelle ultime di esse è già presente l'es-
senza di quelli che saranno i principi
informatori della « Rerum novarum ».

SQUADRONI GIUSEPPE, Le indusírie di
trasformazione collegate alle produzio-
ni agricole e zootecniche dell’ Umbria,
in Rivista Italiana di Economia De-
mografia e Statistica, vol. X, n. 1-2,
a 1956, pp. 541-549.

L'A.ispettore compartimentale del-
l'agricoltura per lUmbria, illustra
con competenza l'insieme delle atti-
vità di trasformazione di prodotti del-
l'agricoltura indicando anche le con-
crete possibilità di ulteriori sviluppi.

Sicca Lucio, La delimitazione delle aree
di mercato nella provincia di Terni,
Terni, Camera di Commercio Indu-
stria e Agricoltura, s. d.

Lo studio delle aree di mercato
per una piü razionale attività produt-
tiva e commerciale nell'ambito di una
determinata zona va assumendo an-
che in Italia una larga diffusione, so-
prattutto ad opera di G. Tagliacarne.

Nel volume che segnaliamo lA. ha
esaminato le due aree commerciali:
Terni e Orvieto, attraverso uno stu-
dio a tavolino ed inchieste dirette per
individuare quali centri debbano in-
tendersi appartenere rispettivamente
alle due zone considerate.

Numerose tavole statistiche sulla
struttura demografica, sociale, eco-
nomica delle due zone completano il

volume stesso.
LuiGi BELLINI

DESPLANQUES HENRI, Assise (Ombrie),
Etude du mouvement touristique, in
Publications de la Société de Géogra-
phie de Lille (1950-1953). Extrait,
pp. 36, ilL, grafici.

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 255

Premesso un quadro geografico e
l'analisi accurata delle deficienti re-
lazioni regionali, ricorda .i pellegri-
naggi ed il turismo di altri tempi, in
specie nell'occasione del Perdono
per illustrare con grafici e statistiche
il movimento odierno di turisti verso
la città serafica.

MARIO PERICOLI

Francescanesimo.

BuGHETTI P. BENVENUTO, O. F. M., Per

la Casa paterna di S. Francesco in As-
sisi, in Archivum Franciscanum Hi-
storicum, vol. 54, anno 1941, pag. 243-
260.

Note polemiche intorno all’argo-
mento.

CANALETTI GAUDENTI ALBERTO, Un

parere giuridico sugli atti del Comune
di Assisi relativi alla Casa natale di
S. Francesco, in Miscellanea Fran-
cescana, vol. 42, 1942, pag. 313-317.

° Si esaminano giuridicamente gli
antichi statuti di Assisi e i documenti
dell’Archivio storico comunale in me-
rito agli studi del P. Giuseppe Abate
sulla Casa dove nacque S. Francesco.

PERALI PERICLE, Ottavio Ringhieri Ve-

scovo di Assisi e la Casa dove nacque
S. Francesco (con 7 tavole), in Mi-
scellanea Francescana, vol. 42, 1942,
pag. 277-312.

Due secoli fa quel Vescovo denun-
ciava una «fraude» contro i diritti
dei Frati Minori Conventuali sulla
casa dove nacque S. Francesco. Irela-
tivi documenti sono stati sottratti re-
centemente dall’ Archivio vescovile di
Assisi.

BuGHETTI P. BENVENUTO, O. F. M.,

Per la Casa paterna di S. Francesco in
Assisi, II. Simulazioni e deviazioni

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256

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Lr DINI MERIT USURIS IGUNNUSTNUIIeURIHEC SOA II VIOLI SARO RE EE EE ca

in un articolo di Pericle Perali intor-
no al documento fondamentale della
questione in Archivum Franciscanum
Historicum, vol. 34, 1943, pp. 449-
455.

Note polemiche intorno all'argo-
mento.

BuGHETTI P. BENvENUTO 0.F.M., Fran-
cesco della Rovere da Savona, lettore in
filosofia, ministro generale e papa Si-
sto I V, nelle sue relazioni con Perugia
in Archivum Franciscanum Histori-
cum, vol. XXXIV, 1943, pp. 200-
226.

Attingendo a documenti esistenti
presso gli Archivi perugini, l'A. narra
alcuni episodi della vita di Sisto IV
— prima del pontificato e durante —
nei suoi rapporti con Perugia. Alcuni
documenti di maggior rilievo ven-
gono pubblicati integralmente.

ATTAL FRANCESCO SALVATORE. La casa

paterna e il parentado di S. Chiara.
| Falsi e falsari dei secoli XVI e XVII
in Miscellanea Francescana, vol 46,
1946, pp. 157-197.

Studio critico per l'identificazione
della casa paterna di S. Chiara e no-
tizie sulle falsificazioni storiche nei
secc. XVI e xvi circa l'origine delle
false case e genealogia di Santa
Chiara.

BASTIANINI P. GIOVANNI, O.F.M. Conv.

Fra Pellegrino da Città di Castello O.
Min., il Vescovo di Zayton in Città
(t 7 luglio 1322) e l'autenticità della
sua « Lettera » (30 dic. 1318)., in Mi-
scellanea Francescana, vol. 47, 1947
pp. 152-199.

Con un prospetto dell’attività mis-
sionaria francescana nel sec. xir ed
inizio del xrv in Estremo Oriente l’A.
raccoglie dati biografici e documenti
del grande missionario castellano.

DEPO a

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

BASTIANINI P. GIOVANNI O.F.M. Conv.,

L'elegia del Pontano a S. Francesco,
Miscellanea Francescana, vol. 47, 1947
pp. 571-578.

Esame critico e commento del
Hymnus ad divum Franciscum.

ABATE P. GiusEPPE, O.F.M. Conv.,

Storia e leggenda intorno alla nascita
di S. Francesco d'Assisi, in Miscella-
nea Francescana, vol. 48, 1948, pp.
515-549.

Riesame e critica delle fonti fran-
cescane con l'aggiunta di nuovi do-
cumenti intorno alla nascita di S.
Francesco.

BRANCA VITTORE, Il Cantico di Frate

Sole. Studio delle fonti e testo critico,
in Archivum Franciscanum Histori-
cum, vol. 41, 1948, pp. 1-87.

Sono elencati tutti i manoscritti
del famoso testo, dai quali è stato
ricostruito criticamente quello più
esatto, seguendo i criteri del metodo
scientifico.

BRUNI BruNO, Le pitture giottesche nella

parte sinistra della Basilica Superiore
di S. Francesco in Assisi, in Miscella-
nea Francescana, vol. 48, 1948, pp.
329-344.

Testo di una conferenza dell'Au-

‘tore tenuta il 17 settembre 1937, de-

scrizione degli affreschi ed analisi dei
soggetti.

FonTINI ArNnALDO, I documenti degli

archivi assisani e alcuni punti contro-
versi della vita di S. Francesco, in Ar-
chivum Franciscanum Historicum, vol.
43, 1950, pp. 3-44.

Delucidazioni circa alcune questio-
ni riguardanti il casato, la famiglia
e beni patrimoniali di S. Francesco.

GIUSEPPE ZACCARIA
SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 207

FRANCESCO DA ViIcENZA Capp., Le car-

cerelle e i primi Cappuccini in Assisi,
in Collectanea Franciscana, wol. V,
1935, pp. 241-260.

Storia di uno dei primi conventi
dei Cappuccini umbri nelle vicinanze
di Assisi. Vissero qui S. Giuseppe da
Leonessa, P. Bernardino da Colpe-
trazzo ed altri padri della prima ori-
gine cappuccina.

FRANCESCO DA VICENZA, Cenni storici

del Convento dei Cappuccini di Monte-
malbe (Perugia), in Miscellanea Fran-
cescana, vol. XXXV, 1935, pp. 133-
143; 199-207.

Montemalbe è uno dei primi con-
venti dei Cappuccini in Umbria: ro-
mitorio adatto alla preghiera e al rac-
coglimento ospitò il P. Francesco da
Jesi, la figura più rappresentativa
del fervore religioso dei tempi della
riforma (1543).

FRANCESCO DA VICENZA Capp., I Cap-
puccini e la peste del 1656-1657 nel-
l'Umbria, in Collectanea Franciscana,
VII 1937, pp. 609-626.

Nei giorni della peste che afflisse
un po’ tutta l’Umbria i Cappuccini si
prodigarono a portare sollievo e spe-
ranza particolarmente a Terni e Gual-
do Tadino.

Dar Gar GinoLAMo O. F. M. Conv., S.

Francesco d'Assisi. Assisi, Ed. Fran-
cescana, 1940, pp. 350, tavv. 8.

Narrazione popolare della vita del
santo senza pretese critiche, come
confessa l'A. nell'introduzione. L'ul-
timo capitolo illustra la proclama-
zione di S. Francesco a Patrono d'I-
talia avvenuta nel giugno 1939.

DeELORME FERDINANDO, O.F.M., Docu-
ments sur Cuti, Montesanto, S. Fran-
cesco et S. Fortunat de Todi, in Miscel-
lanea Francescana, vol XL, 1940, pp.
221-244.

17

I documenti illustrano la storia di
altrettanti conventi francescani. Per
quelli di S. Francesco é da tener pre-
sente che alcuni (I, IV, V, XI, XII)
provengono dal monastero benedet-
tino di S. Leucio (il primo del 12
marzo 1218 e l'ultimo del 14 sett.
1313) ed hanno stretto legame con gli
Instrumenta Tudertina dell'Archivio
Segreto Vaticano.

FANTOZZI ANTONIO O.F.M., Alcune me-

morie intorno al culto di S. Francesco
d’ Assisi, di S. Antonio di Padova e
del B. Egidio d’ Assisi nella città di Pe-
rugia, in Archivum franciscanum hi-
storicum, vol. XXXIII, 1940, pp. 2
233.

Pubblica, dagli Annales Decemvi-
rales di Perugia, dieci documenti. I
primi due del 1445 e il terzo del 1557
riguardano S. Francesco, onorato dal
Comune con una processione ed elet-
to avvocato e compatrono della città;
il quarto del 1451, riguarda la festa
di S. Antonio da Padova resa obbli-
gatoria per tutto il Comune; gli altri,
del 1439 e 1445, si riferiscono a la-
vori intorno alla tomba del B. Egidio
e a rapporti tra il Comune e gli Osser-
vanti.

FANTOZZI ANTONIO E BUGHETTI BEN-

vENUTO O.F.M., Il Terz Ordine Fran-
cescano in Perugia dal sec. XIII al
sec. XIX,in Archivum Franciscanum
Historicum, vol. XXXIII, 1940, pp.
55-113, 319-365.

Documenti dal 1231 al 1816 che
illustrano principalmente il periodo
1288-1348, quando quasi tutti gli uf-
fici d'importanza della città di Pe-

'rugia erano affidati ai terziari, e il

seguente sino alla fine del sec. xv,
in cui la vita religiosa fu intensificata
sino alla costituzione di Congrega-
zioni Regolari del Terzo Ordine.

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t 258 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

FRANCESCO DA VICENZA Capp., Cenni
biografici scritti dal P. Lattanzio da
Terni, in Collectanea Franciscana,

vol. X, 1940, pp. 510-515; vol. XI, -

1941, pp. 70-86.

P. Lattanzio da Terni, capp., scrit-
tore e predicatore tratteggia e de-
scrive gli uomini piü significativi del-
lOrdine, da P. Francesco da Jesi
fino ai suoi tempi (1535-1619).

FRANCESCO DA VICENZA, O.F.M., Capp.,
Epistolario del P. Giuseppe Maria Ma-
nassei da Terni, Generale dei Cappuc-
cini (1685-1762), in L'Italia France-
scana, Vol. XV, 1940, pp. 20-28, 90-
100.

Continuazione (vedi: L'Italia Fran-
cescana, XIV, pp. 330, 341, 435, 440)
della pubblicazione integrale delle
lettere rinvenute nell'archivio di fa-
miglia, che il p. Giuseppe Maria scris-
se a vari membri di casa sua: riguar-
dano gli anni 1710-1713 e trattano
degli inizi della sua vocazione e dei
primi anni di vita religiosa.

GoLuBovicH GrROLAMO O.F.M., La sto-
ricità e autenticità della casa paterna
di S. Francesco d' Assisi oggi « Chiesa
Nuova » e la popolare leggenda della
« Stalletta ». Studio critico. Firenze,
Alfani e Venturi, 1940, pp. 109.

Sostiene l'autenticità storica della
casa paterna di S. Francesco alla
Chiesa Nuova, contro la tesi del p.
Giuseppe Abate che ne fissa l'ubi-
cazione nella « Stalletta ».

ViviANI Uco, Sulla identificazione dei
vari medici di S. Francesco d'Assisi
in Atti e Memorie dell’ Accademia Pe-
trarca di Arezzo, vol. XXVII-XXIX
1940, pp. 221-229.

L’A. riprende l’argomento già trat-
tato nella Rivista di storia delle scienze
mediche e naturali e riassume i risul-
tati a cui è giunto in seguito a nuove

indagini. Di quattro medici partico-
larmente egli parla: di Bonus Joannes
de Aretio, di maestro Nicola Celli,
il medico povero di Rieti, del medi-
co ricco, medicus oculorum ugualmen-
te di Rieti e di Benvenuto Grasso da
Gerusalemme.

ABATE GIUSEPPE O.F.M. Conv., La casa

dove nacque S. Francesco di Assisi
nella sua nuova documentazione sto-
rica. Gubbio, Oderisi, 1941, pp. 424
tavv. 29.

Con l'aiuto di numerosi documenti
l’A. sostiene che l'ubicazione della ca-
sa parterna e natale di S. Francesco
va fissata nell'oratorio di S. France-
sco Piccolino in Assisi. Seguono varie
relazioni tecniche: architettonica (Tar-
chi), pittorica (Lavagnino), topografi-
ca (Perali) epigrafica (Silvagni).

BERNARDINO DA COLPETRAZZO O.F.M.

Capp., Historia Ordinis Fratrum Mi-
norum Capuccinorum 1525-1593. Li-
ber Secundus. Biographiae selectae. Li-
ber Tertius. Ratio vivendi Fratrum,

Ministri et Vicarii generalis, Cardi-

nales, protectores. In lucem ed. a P.
Melchiore a Pobladura O.F.M. Cap.
Assisi, Roma, Istituto Storico Ord.
Min. Cap., 1940-1941, vol. 2, X XXV-
530 pp. e XLIII-246 pp. (Monu-
menta historica Ord. Min. Capucci-
norum, III e IV).

Continuazione dell'edizione critica
delle fonti relative alla storia dell’Or-
dine nel primo secolo di vita. Ampio
corredo di dati storici e bibliografici.

BRACALONI LEONE, O.F.M., La Chiesa

Nuova casa paterna di S. Francesco.

in Assisi, Assisi, Tip. Metastasio,

1941, pp. 39.

L'opuscolo é un'anticipazione del
C. II dell'opera del medesimo autore
La Chiesa Nuova in Assisi stampata
a Todi nel 1943. E un esame dei docu-

—————.3» ————————— E
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T It ode Posi y A FT 3 E

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 259

menti riguardanti la controversia sul-
l'ubicazione della casa di S. France-

sco. La serenità storica è offuscata
dal tono polemico.

Legendae S. Francisci Assisiensis sae-
culis XIII et XIV conscripíae, ad co-
dicum fidem recensitae a Patribus
Collegi. Tomus I. Firenze-Quaracchi,
Coll S. Bonaventurae, 1926-1941,
LXXXVII, 756 p. (Analecta Franci-
scana sive Chronica aliaque varia do-
cumenía ad historiam Fratrum Mino-
norum, X).

Nuova edizione critica delle Leg-
gende Maggiore e Minore di S. Bona-
ventura, della Vita S. Francisci di
Fr. Giacomo da Varagine P. P. e della
Legenda. S. Francisci Monacensis.

OLIGER LivAnio O.F.M., De domibus
III ordinis S. Francisci Hortae (1486)
Lugnani in Teverina (1494) et Volsi-
niis (1517) constitutis, in Archivum
franciscanum historicum, vol X XXIV
1941, pp. 115-132.

Per mezzo di documenti notarili
l’A. stabilisce l'origine di queste case
per donne secolari del III Ordine
Írancescano. Solo la casa di Lugnano
in Teverina si sviluppó in un mona-
stero regolare sotto il titolo di S.
Chiara, oggi parrocchia.

PETRY Rav C., Francis of Assisi Apo-
stle of poverty. Durham, N. C., Duke
University Press, 1941, IX, pp. 199.

Acuta analisi dei diversi aspetti
dell’ideale di povertà di S. Francesco.

BrAcALONI LEONE O.F.M., La chiesa
nuova di S. Francesco converso, casa
paterna del Santo in Assisi, Todi,
Tip. Tuderte, 1943, XX, 308 p.

Storia della casa di Pietro Bernar-
done dal sec. xii ai giorni nostri, in
polemica col p. G. Abate O.F.M. Conv.,
con documentazione storica e archeo-
logica.

MELCHIORRE DA PoBLapura, O.F.M.

Capp., La bella e santa riforma dei
Frati Minori Cappuccini. Testi scelti
e ordinati. Roma, Ediz. Italiane, 1943,
XVIII, pp. 315.

Compilazione sistematica di brani
estratti dalle prime costituzioni e
dalle Cronache edite dai pp. Mario da
Mercato Saraceno e Bernardino da
Colpetrazzo (Prov. di Terni). Quadro
della vita cappuccina, contributo alla
conoscenza della religiosità del Cin-
quecento. I testi hanno anche valore

letterario. Introduzione di don Giu-

seppe De Luca.

OLIGER LivarIo O.F.M., De secta spiri-

ritus libertatis in Umbria saec. XIV.
Disquisitio et documenta. Roma. Ed.
di Storia e Letteratura, 1943, pp. 166.
(Raccolta di Studi e Testi a cura di
A. Schiaffini e G. De Luca, 3).

L’opera consta di due parti: nella
prima si parla dell’origine, delle vi-

cende storiche e degli errori della set- -

ta nella quale sono protagonisti cer-
to frate Bentivenga da Gubbio, detto
Apostolo, e S. Chiara da Montefalco
che lo denuncia all Inquisizione; nella
seconda sono pubblicati parecchi do-
cumenti, appartenenti a diversi ar-
chivi, in parte inediti.

ABATE GIUSEPPE, O.F.M. Conv. De

Iulio II adolescente, Cardinali, Pon-
tifice, eiusque relationibus ad Famili-
am Fratrum Minorum Conventualium
in Commentarium Ordinis Fratrum
Minorum Conventualium, vol. 41,
144, pp. 102-107.

Relazioni di Giulio II con i Con-
ventuali: suo ingresso nel convento
di S. Francesco di Perugia, suo no-
viziato (non compiuto), suoi atti di
benevolenza verso l'Ordine durante il
cardinalato e il pontificato.

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260 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

ABATE GIUSEPPE O.F.M. Conv., La casa
paterna di S. Chiara e falsificazioni
storiche dei secoli XVI e XVII intor-
no alla medesima Santa e a S. France-
sco d’ Assisi. Assisi, Casa editr. franc.
1946, pp. 128, tav. 8.

Si precisa l'ubicazione della casa
paterna di S. Chiara in Assisi, fissan-
dola tra il campanile della cattedrale
e i fabbricati del lato sinistro della
piazza di S. Rufino. Lo studio é ba-
sato sull'antica topografia assisana.
Interessante anche l'esame di alcune
falsificazioni francescane dei secc. xvi
e XVII.

CEssi ROBERTO, Prolegomeni al Pro-
blema francescano. Note, Padova, Za-
nocco, 1946, pp. 31. -

Discute problemi eruditi che si ri-
feriscono alla composizione delle piü
antiche fonti francescane: le due vite di
Tommaso da Celano,la Legenda trium
sociorum e lo Speculum perfectionis.

ATTAL FRANCESCO SALvATORE, S. Fran-
cesco d'Assisi, Padova, Mess. S. An-
tonio, 1947, ed. 223, pp. 515.

Accurata biografia storico-psicolo-
gica. Contiene notevoli precisazioni
sull'infanzia del santo e la sua casa
paterna, e sul parentado di S. Chiara.
Rivendica la fama di frate Elia e
Pietro di Bernardone.

DAL Gar GIiroLamo O.F.M. Conv., S.
Francesco d'Assisi, Padova, Mess. S.
Antonio, 1947, XIX, pp. 411.

Sulla scorta delle migliori fonti

francescane si delinea la vita e la fi-.

gura spirituale del Santo di Assisi e
la sua opera grandiosa di apostolato.

Di Srorri LiBERATO O.F.M., S. Fran-
cesco d'Assisi a Roma. Roma, Ist. di
Studi Romani, 1947, 27 p. (Quaderni
di Roma Cristiana, II).

Ricerche sul viaggio e dimora di
S. Francesco a Roma.

RE.

ZuccHI ALBERTO 0. P., L’amicizia di S.

Francesco con S. Domenico,in Memorie
Domenicane, vol. 64, 1947, pp. 155-157.

In seguito all'esame di un capitolo
de Lo specchio di perfezione di frate
Leone, l' A. accetta come certo l'incon-
tro di S. Francesco e di S. Domenico
presso il card. Ostiense, non pronun-
ciandosi sulla partecipazione di S.
Domenico al Capitolo delle Stuoie.

BLasuccI ANTONIO O.F.M. Conv., La

B. Angela da Foligno. Padova, Mess
S. Antonio, 1949, pp. 88.

Accurati cenni biografici, tratti dal-
la autobiografia della grande mistica
francescana, e rapida sintesi della sua
dottrina spirituale.

CHATILLO F., Amos avant Saint Francois

in Revue du moyen áge latin, vol. V,
1949, pp. 47-51.

Nel cod. Petropolitanus Qu. V. n. 1
della Biblioteca di Leningrado, un
bestiario (fine sec. xir), è rappresen-
tato il profeta Amos come pastore
che parla alle sue capre, anticipando
in tal modo la «Predica agli animali»
quale é narrata dal Celano, biografo
di S. Francesco. Nell'articolo é ripro-
dotta l'interessante illustrazione.

EMipio D’AscoLi O.F.M. Capp., L'ani-

ma di S. Francesco. Ascoli Piceno,
Soc. Tip. Editr., 1949, pp. 286.

Analisi degli elementi piü caratte-
ristici dell'Ordine francescano.

EssER KAJETAN O.F.M., Das Testament

des hl. Franziscus von Assisi. Mün-
ster, Aschendorff, 1949, X X, pp. 212.

Monografia accurata sul Testamen-
to del Santo, di cui viene studiata
l'origine e la tradizione manoscritta.

MANCINI NonBERTO, Due canti in volga-

re di S. Francesco d' Assisi, in L'Italia
Francescana, vol. XXIV, 1949, pp.
77-81.

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SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 261

Indagine critica e letteraria che
rivendica al santo di Assisi la pater-

nità delle note composizioni poetiche,

In foco l'amor mi mise e Amor di ca-
ritade.

ABATE GIUSEPPE O.F.M. Conv., Mano-

scritti e biblioteche francescane nel Me-
dio Evo, in Atti del 19 Congresso biblio-
logico francescano internazionale, vol.
II (Il libro e le biblioteche). Roma,
Antonianum, 1950, pp. 79-1206.

Sintesi sui mss. e le biblioteche.

francescane dei sec. xIII-XV, con no-
tizie particolari sulle principali biblio-
teche francescane d’Italia, quali quelle
di Assisi, Padova, Firenze, Bologna,
Siena, Roma.

BRACALONI LEONE O.F.M., Santa Chia-

ra d'Assisi. Milano, Vita e Pensiero,
ed. 22, 1950, pp. 231.

Biografia condotta sulle fonti.

CASELLA MARIO, Il Cantico delle creatu-

re, in Studi medievali, n.s., vol. 16,
1943-1950, pp. 102-131;

Il testo critico del Cantico delle crea-
ture, la cui nota fondamentale é la
contemplazione cristiana, dovrebbe
fondarsi esclusivamente sul cod. 338
della Comunale di Assisi.

CAsoLINI FAUSTA, Il Protomonastero di

S. Chiara in Assisi. Storia e cronaca
(1953-1950). Milano, Garzanti, 1950,
pp. 368, ill.

Ampio e documentato lavoro, che
illustra la basilica ed il monastero di
S. Chiara in Assisi. L'A., dopo aver
illustrato la vita della santa a S. Da-
miano e la fondazione del secondo Or-
dine delle Clarisse, narra le vicende
del monastero dal 1253 ai giorni no-
stri. Completano il volume tre appen-
dici: I, elenco delle abbadesse e vi-
varie, II, elenco delle granare, camer-
lenghe e sagrestane, III, inventario
dell’archivio.

SEA START PARISIENS PS CARPERE

CHESTERTON G. K., S. Francesco d' As-

sisi. Milano, Ist. Prop. Libr., 1950,
pp. 223.

Edizione italiana di questa biogra-
fia del santo.

FELDER ILARINO O.F.M. Capp., S. Fran-

cesco cavaliere di Cristo. Milano, Vita
e Pensiero, 1950 XII, pp. 158.

Traduzione della importante bio-
grafia del Santo.

FRANCESCO DA VICENZA, Una relazione

inedita del cappuccino P. Nicola da
Borgo S. Sepolcro sulla missione in
Russia (1739), in Collectanea Franci-

‘ scana, vol. XX, 1950, pp. 93-114.

Resoconto dell'evangelizzazione di
impervie regioni della Russia esplo-
rate e descritte dal missionario fran-
cescano.

MANCINI NonBERTO, 7l miracolo dell'a-

more, in L'Italia francescana, vol.
XXV, 1950, pp. 294-308.

Interpretazione delle due canzoni
medievali In foco amor mi mise e
Amor di caritade, già attribuite a S.
Francesco di Assisi.

MAZZA GIUSEPPE, Il laudario 27 dell'ar-

chivio capitolare della collegiata di S.
Lorenzo di Voghera, in Ultrapadum
(Bollettino della società di storia, arte
e scienze dell'Oltrepó) vol. IV, 1950,
pp. 23-47.

Descrive e pubblica il codice che
contiene, tra l'altro, la lauda di Ja-
copone da Todi Donna del paradiso
in una redazione assai più ampia di
quelle finora note. In appendice, elen-
co dei pià importanti codici conte-
nenti laudi di Jacopone da Todi e bi-
bliografia delle laude.

BARGELLINI PiERo, San Francesco d' As-

sisi. Brescia, Morcelliana, 1951, pp.
218, tavv. 29. .

Biografia di carattere divulgativo.

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Bosisio ACHILLE, La chiesa di S. Maria
della Visitazione o della Pietà. Vene-
zia, Tip. Emiliana, 1951, pp. 29, ill.

Cenni storici sull’ospizio veneziano
per l’infanzia abbandonata, fondato
nel 1336 da fra Pietro d'Assisi (fra
Pietruzzo della Pietà) e sulla chiesa
iniziata nel 1745 da Giorgio Massari.

THEOBALD DE COURTOMER O.F.M. Capp.
Les Couvents des Fréres Mineurs Ca-
pucins à Assise, in Etudes franciscai-
nes, n. s., vol. II, 1951, pp. 85-101.

Sintesi degli studi di Francesco da
Vicenza sui conventi dei Cappuccini
ad Assisi, dal 1530 fino ai nostri
giorni. |

ALBASINI CosTANZO O.F.M., S. France-
sco nell'arte del XIII e XIV secolo, in
Le Venezie Francescane, vol. XIX,
1952, pp. 96-121, ill.

Rassegna dei ritratti del santo e
dei principali cicli pittorici a lui de-
dicati, con particolare riferimento alle
allegorie francescane. :

DunN Roczn O.F.M. Capp., Bernardine
of Colpetrazzo, in Round Table of Fran-
ciscan research, vol. XVII, 1952,
pp. 129-136.

Breve studio sulla vita e le opere
di questo storiografo (1514-1594) dei
cappuccini, la cui Cronaca 6 stata re-
centemente pubblicata in edizione
critica (Roma, Istituto Storico dei
Cappuccini, 1939-1941).

PELLEGRINI Leo, I Fioretti del glo-
rioso Messere Santo Francesco e dei
suoi frati, in Annali della Scuola Nor-
male Superiore di Pisa, s. II, vol.
XXI, 1952, pp. 131-157.

Esaminata criticamente la questio-
ne storico-filologica dei Fioretti in
rapporto alle fonti latine, VA. li stu-
dia sotto l’aspetto stilistico e lingui-
stico,

262 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Tommaso DA CELANO, Vita di S. Fran-
cesco d’ Assisi e trattato dei miracoli.
Trad. di FAUSTA CASOLINI. Assisi,
Ed. Porziuncola, 1952, LIV, pp. 481.

Nuova edizione completamente ri-
fatta per l'introduzione e riveduta
per la traduzione. Si aggiungono ele-
menti importanti sulla biografia di
fra Tommaso, le sue opere, il valore
storico e letterario delle Vite.

Fra Giovanni di Pian del Carmine nel
VII centenario della sua morte, 1252-
1952. S. Maria degli Angeli (Assisi)
Ediz. Porziuncola, 1953, p. 93.

Studi e documenti su questo mis-
sionario francescano del sec. XIII. ©

FRANCESCO DA VICENZA O.F.M. Capp.,
Monti frumentari ed ospedali eretti da
S. Giuseppe da Leonessa, in Italia
Francescana, vol. 28, 1953, pag. 90-93.

Cenno sui Monti frumentari, eretti
in Abruzzo e in Umbria da S. Giu-
seppe da Leonessa, i quali prestavano
le granaglie per la semina o in tempo
di carestia.

ATTAL FRANCESCO SALVATORE, Frate
Elia compagno di S. Francesco. Ge-
nova, Fides, 1953, pp. 328.

Nuova edizione, pubblicata in oc-
casione del 7° centenario, della morte
(1253), di questo libro che cerca di
rivalutare l’opera di frate Elia.

CASOLINI FAUSTA, Chiara d' Assisi rilu-
cente specchio. Vicenza, Cenacolo di
S. Antonio, 1953, pp. 286.

Biografia divulgativa.

FRANCESCHINI Ezio, 7] due assalti dei
Saraceni a S. Damiano e ad Assisi, in
Aevum, vol. XXVII, 1953, pp. 289-
306. 4

Attraverso il confronto e l’analisi
delle fonti l'A. dimostra la storicità
dei due assalti respinti per le pre-
ghiere di S. Chiara.
——

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 263

FRANCESCHINI Ezio. Storia e leggenda

nella vita di S. Chiara, in Vita e Pen-
siero, vol. XXXVI, 1953, pp. 294-
404. i

Premesse notizie sulle fonti. della

| vita di S. Chiara, VA. distingue le

parti storiche dalle leggendarie, ri-
cercandone i motivi.

FRANCESCO DA VICENZA O.F.M. Capp.,

Date memorande della vita di S. Giu-
seppe da Leonessa alunno della provin-
cia di S. Francesco ossia dell’ Umbria,
in Italia francescana, vol. 28, 1953,
pp. 246-249.

L’A. fissa la cronologia dell’apo-
stolo umbro (1552-1612) servendosi
dei processi canonici, esistenti in Ro-
ma presso l’Archivio della Postula-
zione dei Cappuccini.

ForTINI ARNALDO, Nuove notizie intor-

no a S. Chiara d’ Assisi, in Archivum
franciscanum historicum, vol. 46, 1953
pp. 3-43.

Sulla scorta di documenti, in parte
inediti, l'A. esamina e precisa alcuni
punti essenziali della biografia della
santa: la famiglia, la casa paterna, i
due monasteri benedettini, che l'ac-
colsero all'inizio della fondazione del
suo Ordine, l'autenticità del doc. del
1238.

GRAU ENGELBERT, O.F.M., Die Regel

der hl. Klara (1253) in ihrer Abhüngi-
gkeit von der Regel der Minderbrüder
(1223), in Franziskanische Studien,
vol. 35, 1953, pp. 211-273.

Dimostra la stretta dipendenza del-
la regola di S. Chiara da quella di
S. Francesco, analizzandone minuta-
mente i punti di contatto.

HARDICH LOTHAR O.F.M., Zu Chrono-

logie im Leben der hl. Klara, in Fran-
ziskanische Studien, vol. 35, 1953,
pp. 174-210.

Basandosi sulle testimonianze delle
consorelle di S. Chiara, contenute nel
processo di canonizzazione, e sui dati
piü attendibili forniti dalla « Leggen-
da », l'A. cerca di ricostruire la cro-
nologia della vita della santa.

MirtI Piero, Santa Chiara nel racconto

delle prime sorelle. S. M. degli Angeli

(Assisi), Ediz. Porziuncola, 1953, pp.

130.

Cenni biografici di S. Chiara, rica-
vati dalle testimonianze delle prime
compagne della santa, in S. Damia-
no, per il processo di canonizzazione.

Tommaso DA CELANO, La leggenda di

S. Chiara d' Assisi, Roma, Signorelli,
1953, XXX, pp. 153.

Nuova edizione del volgarizzamen-

to pubblicato dal Battelli nel 1925. .

In fine prima regola delle Clarisse e
bibliografia clariana. Introduzione di
A. Fortini.

Tommaso pA CELANO, La leggenda di

S. Chiara Vergine, Assisi, Protomo-
nastero di S. Chiara, 1953, pp. 94.

Nuova pubblicazione del testo la-
tino, nella trascrizione di Francesco
Pennacchi dal cod. 338 della Biblio-
teca Comunale di Assisi, con a fronte
la traduzione italiana, arricchita di
note di Fausta Casolini. Già uscita
a puntate nella rivista Chiara d' Assisi
Rassegna del Protomonastero, I, 1953.

ABATE GIUSEPPE O.F.M. Conv., Nuovi

studi sull'ubicazione della casa paterna
di S. Chiara d'Assisi, Assisi, Cefa,
1954, pp. 37.

Riprendendo un suo precedente
studio (1944) l’A., riesaminati i dati
relativi alla questione, ribadisce l'i-
dentificazione della casa di S. Chiara
in Assisi nell'area presso la cattedrale
di S. Rufino.

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CasoLINI Fausta, La triplice corona.
Problemi della vita di S. Agnese di Fa-
varone, in Chiara d'Assisi, vol. 2,
1954, pp. 6-12.

Esame delle fonti su alcuni epi-
sodi della vita di S. Agnese, sorella
di S. Chiara.

FoRTINI ARNALDO, Quale fu il nome che
Agnese ebbe nel secolo ? in Chiara di
Assisi, vol. 2, 1954, pp. 4-5.

Le ricerche condotte negli archivi
di Assisi non hanno sinora fornito
in proposito alcun elemento.

ForTINI ARNALDO, Di alcune questioni
riguardanti la composizione del Can-
tico del Sole, in Santa Chiara d' Assisi
Studi e cronaca del vir centenario,
1253-1953: Assisi, 1954, pp. 275-298.

Riafferma, contro L. Foscolo Be-
nedetto, che il Cantico fu composto
a S. Damiano e ritiene che Oportolo
di Bernardo fosse il podestà per il
quale fu composta la lassa del per-
dono.

FRANCESCHINI Ezio, La notte di Natale
del 1252, in Chiara d'Assisi, vol. 2,
1954, pp. 69-74.

Riesamina le fonti relative al mi-
racolo della presenza di S. Chiara
nella chiesa di S. Francesco, mentre
si trovava inferma a S. Damiano.

FRUTAZ AMaATO PieTRO, Il JI Centena-
nario della elevazione a Basilica pa-
triarcale e Cappella papale della chie-
sa di S. Francesco in Assisi, « Ordinis
Fratrum Minorum caput et mater », in
Ephemeridae liturgicae, vol. LXVIII,
1954, pp. 201-229.

Accurato studio storico, nella cui
prima parte l’A. esamina il significato
delle espressioni relative, e nella se-
conda tratta del privilegio concesso
alla chiesa di S. Francesco.

264 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

:FRuTAZ AMATO PIETRO, La chiesa di S.

Francesco in Assisi « Basilica patriar-
cale e Cappella Papale », in Miscella-
nea Francescana, vol. 54, 1954, pp.
399-432.

Studio della Bolla « Fidelis Domi-
nus » di Benedetto XIV (25-III-1754)
con cui la chiesa di S. Francesco in
Assisi veniva dichiarata Basilica Pa-
triarcale e Cappella Papale, con i pri-
vilegi delle Basiliche Patriarcali di
Roma.

IACOVELLI ANACLETO O.F.M. Conv., Vi-

sitiamo Assisi, Assisi, Casa Ed. Fran-
cescana, 1954, 9 ed., pp. 95.

Guida storico-artistica della Basi-
lica di S. Francesco e degli altri prin-
cipali luoghi e santuari assisani.

OpoARDI GIOVANNI O.F.M. Conv., Un

geniale figlio di S. Francesco: Frate
Elia di Assisi nel VII centenario della
sua morte, in Miscellanea Francescaná
vol. 54, 1954. pp. 90-139.

Sintesi della vita di frate Elia e
delle sue realizzazioni nell Ordine fran-
cescano. In appendice fonti e biblio-
grafia.

PompEI ALFonso O.F.M. Conv., Frate

Elia di Assisi nel giudizio dei contem-
poranei e dei posteri, in Miscellanea
Francescana, vol. 54, 1954, pp. 539-
635.

Esame critico delle fonti primitive
fino al 1258, delle cronache e degli
scritti spirituali dei secc. xIII e xiv,
degli annali dell’Ordine e di alcune
biografie da essi dipendenti fino alla
prima metà del sec. xviii, da cui lA.
conclude per la riabilitazione di frate
Elia. i

PRATESI RiccaRDO O.F.M., Le Clarisse

in Italia, in Santa Chiara d'Assisi,
Studi e cronaca del VII centenario,
1253-1953, Assisi, 1954, pp. 339-377.

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SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 265

Elenco dei monasteri che le Cla-

‘ risse fondarono in Italia nel corso di

sette secoli, con indicazioni biblio-
grafiche.

PRATESI RiccarDo O.F.M., Litteratura

occasione VII centenarii a transitu
(1253-1953) edita in Archivum franci-
scanum historicum, vol. 47, 1954, pp.
108-216.

Rassegna dei principali scritti ita-
liani e stranieri.

Zocca EMMA, L'identificazione della ca-

sa paterna di S. Chiara in Assisi, in
Miscellanea Francescana, vol. 54,
1954, pp. 651-656.

Conferma la nota tesi del p. G. Aba-

te sulla ubicazione della casa di S.

Chiara accanto alla torre campanaria
della Cattedrale di Assisi.

FonTINI ARNALDO, I Fioretti delle Car-

cerelle, Nuova editoriale, 1956, p. 188,
ill.

Rievoca uomini e fatti pertinenti
alla dimora dei Cappuccini in quel
loro primo convento di Assisi dove
rimasero negli anni 1535-1657 e dove
S. Giuseppe da Leonessa, nel 1783,
vesti abilo francescano.

MARIO PERICOLI

GUERRIERI CROCETTI CAMILLO, Ancora

sul Cantico di Frate Sole, in La Ras-
segna della Letteratura Italiana, serie
VII, 1955, pp. 440-445.

Partendo da un lavoro critico di
Leo Spitzer, l'A. ripropone sinteti-
camente i problemi suscitati dal Can-
tico delle Creature e insiste sulla sua
unità la cui essenza 6 soprattutto
nella « visione limpida, serena e stu-
penda della creazione ».

MonTANO Rocco, Il Cantico delle Crea-

ture, in Delta, 1955, n. 7-8, pp. 107-
109.

Tentativo di interpretazione del
Cantico nel testo e nei suoi valori sin-
tattico-semantici.

SPITzER LEO, Nuove considerazioni sul

« Cantico di Frate Sole », in Convivium
maggio-giugno 1955, n.3 anno XXIII
nuova serie, pp. 257-270.

Tratta il problema dell’unità, della
organicità ‘e delle fonti di ispirazione
del Cantico francescano.

TessIitoRE Guripo, Due contributi alla

soluzione del problema del testo del

: « Cantico di Frate Sale », in Filologia

romanza, vol. II, 1955, n. 3, pp. 304
313.

Si esaminano le possibilità di rico-
struire il testo originale del Cantico
sulla base delle indagini compiute
dal Branca e dal Casella.

SALVI D. GuGLIELMO, La data della ve-

nuta di S. Francesco a Subiaco, in
L'Italia Francescana, XXXI, 1956,
n. 1, pp. 28-44.

Studio cronologico molto attento

sul probabile viaggio di S. Francesco
a Subiaco.

GHILARDI FERNANDO, Le origini del tea- ^

tro italiano e S. Francesco, in L'Italia
Francescana, serie 6, vol. X XX, 1955,
pp. 335-341.

Esame degli sviluppi drammatici
della lauda umbra fino a Jacopone.

MARIO MELELLI

P. MARIANO D’ALATRI, O.F.M. Cap.,

L'Inquisizione francescana nell' Italia
centrale nel secolo XIII, Istituto sto-
rico dei Frati Minori CAppuccinis
Roma, 1954.

Lo studio importante per la storia
temporale e spirituale del Francesca-
nesimo, riguarda anche l'Umbria, e
particolarmente le vicende del cata-
rismo in Orvieto.

LUIGI SALVATORELLI

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Biografia.

Ricci Ivano, Fra Luca Pacioli. L’uomo
e lo scienziato. Sansepolcro, Boncom-
pagni, 1940, pp. 54.

Alla luce di nuovi documenti, tratti
particolarmente dal copialettere, esi-
stente nell’ Archivio comunale di San-
sepolcro, vengono rievocate e riven-
dicate nel loro giusto valore la vita
e le opere del Pacioli, che si rese alta-
mente benemerito delle scienze ma-
tematiche e che Giorgio Vasari ave-
va messo in cattiva luce.

SPAZIANI CarLo, S. Ubaldo, Gubbio,
Soc. Ed. Oderisi, 1940, pp. 116.

Biografia di carattere popolare del
santo protettore di Gubbio (-1- 1160).

TRABALZA GIUSEPPE, Mons. Michele Fa-
loci-Pulignani, in Foligno, vol. III,
1940, pp. 186-192.

Biografia nella quale si da rilievo
alla multiforme attività di mons. Fa-
loci Pulignani (1856-1940).

MESSINI ANGELO, La vita e gli scritti di
Mons. Michele Faloci-Pulignani (1865
1940), in Miscellanea Francescana,
vol. XLI, 1941, pp. 1-19, 227-247,
464-501.

Affettuoso ricordo di uno dei più
insigni cultori degli studi
umbri e francescani.

MeEssINI ANGELO, Lo scienziato ed astro-
nomo folignate Ab. Feliciano Scarpelli-
ni nel primo centenario della morte (29
novembre 1940). Foligno, T. Sbrozzi
F., 1941, 19 p.

Brevi cenni biografici.

PrERANTONI Luigi, L’arcidiacono D.
Luigi Crispoldi apostolo della carità,
Todi, Tip. Tuderte, 1948, pp. 32 con
ritratto. S

storici

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Discorso commemorativo letto il
17 agosto 1947 per ricordare il fon-
datore dell’attuale Istituto per orfa-
ni e artigiani e di altro per le giovani,
aperti il primo il 15 agosto 1847 ed il
secondo il 9 dicembre 1841 e soppres-
so nel 1864 dallo zelante sacerdote a
Todi (1815-1883).

MARINI FELICIANO, I vescovi di Foligno

Cenni biografici, Vedelago (Treviso), . .

Tip. Ars. et Religio, 1949. pp. 81.

L'A. raccoglie tutte le notizie che la
storia e la tradizione hanno traman-
dato sui vescovi di Foligno dal 50
al 1949.

MONFRIN JACQUES, Il dialogo di Giovan-
ni da Spoleto a Jacopo Altoviti, vesco-
vo di Fiesole (1407), in Rivista di sto-
ria della Chiesa in Italia, vol. III,
1949, pp. 9-44.

Notizie biografiche su Giovanni di
ser Buccio da Spoleto, maestro di
‘ grammatica e retorica a Siena dove
ebbe tra i suoi discepoli S. Bernardi-
no, e sul domenicano Jacopo Alto-
viti di illustre famiglia fiorentina,
con particolare riguardo alla situa-
zione italiana durante lo scisma. Del
dialogo viene dato il testo critico da
un ms. (G. 44) della Biblioteca Va-
ticana.

D’OrsI FRANCESCO, Jacopone da Todi,
Agrigento, Tip. Diana, 1951, pp. 142.

Vita e opere di Jacopone, a cui l'A.
attribuisce anche i Fioretti.

StANO GAETANO, Mons. Michele Faloci
Pulignani, in Miscellanea francesca-
na, vol. 52, 1952, pp. 401-424.

Commemorazione .del compianto
studioso, tenuta a Foligno il 9 dicem-
bre 1951. In appendice, bibliografia
ed elenco degli scritti dopo il 1931. Mons.

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 267

BoNNIWEL WILLIAM, R., Une petite sain-

te de rien de tout, Marguerite de Meto-
la. Parigi, Bonne Presse, 1953, pp. 167.

Biografia, condotta sulle fonti, del-
. la piccola Santa (+ 13 aprile 1320),
il cui corpo si conserva a Città di
Castello.

Giammaria Castellani — o.f.m.
Nunzio apostolico, nel primo anni-
versario della sua morte — In memo-
riam. S. Maria degli Angeli, Tip.
Porziuncola, 1953, pp. 246, 44 ill.

Volume ricco di dati biografici e di
notizie riguardanti le varie attività
svolte dalla missione di Rodi alla
nunziatura del Guatemala dall’infa-
ticabile frate minore (1888-1953).

MomaRONI Pietro, Pietro Bilancini

educatore, critico e poeta umbro, Mon-
teleone d’Orvieto, 1955, pp. 32.

Brevi note sulla vita e sull’attività
di Pietro Bilancini a mo’ di comme-
morazione. L’opuscolo reca anche no-
tizie bibliografiche nonché alcuni sag-

gi di prosa e di poesia dello scrittore.

ORSINI GIUSEPPE,

Riccione GIiusePPE, Pietro Parenzio

nella storia e nella gloria. Orvieto,
E. Marsili, 1955.

L'A. espone la situazione, gli av-
venimenti e le controversie di Or-
vieto alla fine del sec. xir, sintetiz-
zando gli studi già compiuti da altri
sull'argomento. Inquadra quindi la
figura, l’opera e il martirio del Pa-
renzio, sottolineando le tesi, talvol-
ta contrastanti, sostenute da vari
autori precedenti. Ricca bibliografia e
documenti sul magistrato orvietano.

Ciuffelli
& C

Augusto
(1856-1921), Perugia, Salvi,
1956, pp. 28.

Cenni biografici presentati nella
commemorazione tenuta il giorno 11
novembre 1956 nell'aula magna del-
l'Istituto Tecnico Agrario Statale di
Todi intitolato all’insigne statista
umbro nel centenario della nascita.

MARIO PERICOLI

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umbro. Varie.

REGGIANI PrEgTRO, Ugolino di France- : |
LAZZARINI ANDREA, Gratianus de Ur-

sco, Urbevetano, in Studi romagnoli,
vol. VI, 1955, pp. 285-294, fig.

Ugolino da Orvieto vissuto nella
metà del sec. xv, fu canonico a Forlì
e poi a Ferrara. Partecipò come Com-
missario di Forlì al Consiglio di Co-
stanza e fu scrittore insigne di teoria
musicale. Cenni sulle sue opere, con
riferimento ai manoscritti.

WITTE (DE) CHARLES-MARTIAL, O.S.B.,
La béatification de don Placido Ric-
cardi, in Les cahiers de Saint- André,
vol. XII, 1955, pp. 20.

Cenni biografici del beato, morto
nel 1955 Abate di Farfa.

beveteri. Osservazioni di topografia
sulla nascita e la gioventü di Grazia-
no, in Archivio Storico Italiano, vol,
CIX, 1951, n. 397, pag. 27-38.

Anche con l’aiuto della toponoma-
stica lA. localizza a La Carrara,
presso Ficulle, le origini della fami-
glia di Graziano e la nascita di Gra-
ziano stesso. Inoltre avanza l’ipo-
tesi che. gli avvenimenti storici che
possono aver determinato nel famo-
so giurista la vocazione monastica
siano stati la calata di Enrico V e il
passaggio del suo esercito per Ficulle.

MARIO MELELLI

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268 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

ATTAL SALVATORE, Assisi città santa. Descrizione bibliografica di 7 mss.

Come fu salvata dagli orrori della guer-
ra; in Miscellanea Francescana, vol.
48, 1948, pp. 2-32.

Con documenti ufficiali, tratti da-
gli archivi dei conventuali di Roma
e di Assisi, si narrano le trattative
svolte dalla S. Sede, dal Vescovo di
Assisi, dal Ministro generale dell’Or-
dine e dal Custode del S. Convento
per preservare Assisi dalle ostilità
belliche negli anni 1943-44.

TAMMARO Conti Lucia, I codici co-

rali dell’archivio dell'Opera del Duomo
di Orvieto, in Bollettino dell’Istituto
Storico artistico orvietano, VIII,
1952, pp. 18-19.

liturgici in pergamena, miniati, dei
sec. XIV-XVI, inediti.

SANDRI LEOPOLDO, La « Sigillografia

universale » di Anton Stefano Cartari.
Contributi agli studi di sigillografia
nel sec. XVII, in Rassegna degli Ar-
chivi di Stato, vol. XV, 1955, pp. 141-
188, 6 tavv.

Pubblica, con introduzione, l’ope-
retta dell’erudito orvietano (1651-
1685) nella quale molti dei sigilli de-
scritti e illustrati con ampie note sono
di personaggi o di enti ecclesiastici.

. MARIO PERICOLI SOMMARIO DEL VOLUME

Memorie

MARIA VIRGINIA ProsPERI VALENTI, Corrado Trinci ultimo signore

di Foligno Di I A Ao

Note e documenti

ENZO STORELLI, Un seguace di Luca Signorelli : Bernardo da Gualdo

Istituti culturali

CnisPINO FERRI, L’Istituto storico artistico orvietano

Recensioni

SALMI MARIO, La basilica di S. Salvatore di Spoleto (Carlo Pietrangeli)

ABATE GiuseEPPE O.F.M. Conv., La nascita del « Cantico di Frate
Sole » nel Palazzo vescovile di Assisi (Raffaele Belforti)

BRIGANTI FRANCESCO, Gio. Andrea Angelini- Bontempi eo vie
Musicista-Letterato- A rchitetto (Raffaele Belforti) . .

WeEIGLE FnrirZz, Deutsche studenten in Italien (Raffaele Belforti)

GEMMA FORTINI, Città di Poeti (Storia dell’ Accademia Assisana del
Subasio) (Giuseppe Zaccaria) .

BonasERA FRANCESCO, DESPLANQUES HERE «ONDE MARIO: Poss
ATHOS, La casa rurale nell Umbria (Costanzo Tabarelli) .

PANTONI ANGELO, San Benedetto al Subasio (Costanzo Tabarelli) .

PANTONI ANGELO, Sanía Caterina di Ferugun La storia (Costanzo
Tabarelli) ONSE

PANTONI ANGELO, Monasteri sotto la Bos nai a Perugia e
dintorni (Costanzo Tabarelli) È

PANTONI ANGELO, Chiese perugine GIDEndeni da MO (Costanzo
Tabarelli) ; ;

AsTUTI GUIDO, MELOS Annis den IECUR HUE de ud ds
economici dell’ Archivio di S. Pietro di Perugia (Angelo Pantoni)

SALVI GuGLIELMO, La regola di S. Benedetto nei DELIO dell’ordine
di S. Chiara (Angelo Pantoni) :

TABARELLI CosTANZO, Il monastero di S. Pie di D e la) re-
pubblica del Trasimeno AZIO de nel racconto del Bini (Agelo
Pantoni)

Segnalazioni bibliografiche

211

Direttore responsabile: DoTT. GIOVANNI CECCHINI

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