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BOLLETTINO

DELLA

DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA
PER L UMBRIA

VOLUME LXI

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PERUGIA - 1964 1965

Tipografia Unione Arti Grafiche — Città di Castello
IL LEBBROSARIO DELLA VALNERINA
E LA SCUOLA CHIRURGICA DI PRECI

Come nota L. Fausti (?, nel tanto infamato oscurantismo me-
dievale, nei villaggi e poi nelle città, lungo le strade e presso le sor-
genti, per donazioni private o per lo zelo delle abbazie, per inizia-
tiva delle Comunità o di Ordini mendicanti o cavallereschi, si molti-
plicarono ospedali, lebrosari ed ospizi per i pellegrini. Nel secolo
XIII, per l'esempio dai poverelli francescani s'irradió una prima-
vera di beneficenza sopratutto in favore dei lebrosi, che venivano
segregati e ricoverati a vita, poiché una volta guariti, restavano a
servizio dei più infelici.

La lebbra dall'Asia e dall'Egitto si era diffusa nel Mediterraneo
qualche secolo avanti l'era volgare. La massima diffusione in Europa,
avvenuta nel secolo XIII, fu messa in relazione con le crociate.
Sono di quel tempo molti lebrosari delle varie regioni e presso di noi
quello di Fabriano, Urbania, Fermo, Fossombrone e Terracina.

Per evitare la diffusione del contagio, i magistrati dei vari Co-
muni si facevano un obbligo di fare internare gli infetti. Ogni tanto i
Procuratori del Maestro generale dei lebrosi, con l'ausilio dei magi-
strati e del clero, passavano a rastrellare i colpiti per segregarli a
vita negli ospizi e nei lazzaretti incamerandone i beni per devol-
verli alla loro assistenza.

Molti erano i lebrosari dedicati al protettore S. Lazzaro. Fin
dalla prima crociata (1119) era sorto un Ordine militare e religioso
intitolato a S. Lazzaro allo scopo di assistere i lebrosi. Esso seguiva
la regola di S. Agostino e fu confermato nel 1255 da Alessandro IV.
Nel 1572 con bolla « Pro Commissa », Gregorio XIII lo fondeva
con l'Ordine di S. Maurizio e S. Lazzaro nella Savoia ; Emanuele
Filiberto fu eletto Gran Priore con diritto di successione di Gran
Maestri perpetui ai duchi di Savoia. Molti ospedali passati in com-
6 ANSANO FABBI

menda durarono fino all'epoca napoleonica, finché divennero pro-
prietà di privati.

In Umbria, oltre all'Ospedale di S. Lazzaro e S. Tommaso a
Pietrarossa presso Trevi, quello di S. Lazzaro a Orsano, l'altro presso
Gubbio fondato nel 1168 e quello di S. Lazzaro de Clusis presso Fa-
briano, sorse di maggiore importanza il lebrosario della Valnerina :
S. Lazzaro in Valloncello.

Risalendo il Nera (decantato da Virgilio: sulphureus Nahar
albus aquis), al 509 Km. della Statale Terni-Visso, due chilometri
prima di imboccare la valle di Preci, a destra del fiume, in un « val-
loncello », s'adagia un gruppetto di case detto appunto S. Lazzaro.

Dai tempi lontani doveva pullularvi una sorgente di acque
sulfuree, abbassatasi a causa dei terremoti. Famoso era stato quello
del 1328 con epicentro a Preci, descritto dal Villani e dal Muratori (?).

Oggi la sorgente di acqua sulfurea esce ad un chilometro oltre
Triponzo, ma essa è nota solo dal 1468. Sul luogo, sotto il dominio
longobardo, era sorta una Curten dedicata a S. Cataldo con una
cappella dipendente dall'Abbazia di S. Eutizio. La chiesa era nota
fin dal 1253, nella donazione all'abbazia, confermata dal pontefice
Innocenzo IV. La chiesa di S. Cataldo doveva esistere già all'inizio
del secolo XIII, se nella donazione si parla di un rettore, il monaco
Bono. Risalendo la piccola valle, la strada, divenuta Sempre piü
Scabrosa, s'inerpica fin sotto i ruderi del castello di Roccapazza,
crollato anch'esso col terremoto di Preci. La rocca Sorge un un
precipizio scendente a picco sul «sasso cleroso » e sull'orío dei Sa-
raceni (?).

Il Lascaris, nella visita pastorale del 1712 (). spiega il nome
di Rocca Pazza dalla posizione pazzesca e la denomina anche Roc-
chetta delle Nocelle. Circa la sua distruzione convalida però la tra-
dizione locale, attribuendola ad un assalto militare.

La località di S. Lazzaro. — Ritornando a S. Lazzaro, troviamo
una delle chiese goticheggianti a due navate, caratteristica di Valle
Castoriana. Essa consta di quadruplice crociera accompagnata da
costoloni poggiati su mensoline pensili. Le crociere poggiano su di
una colonna centrale dal capitello modanato, alta tre metri e dalla
circonferenza di m. 2,60. Oggi tre di esse sono occupate da una can-
tina, mentre solo una quarta è costituita dall’attuale chiesa : la
navata'inferiore destra. La porta della cantina reca scolpita una dop-

pia croce a 8 punte dell'Ordine di S. Lazzaro, piccola croce ricrociata
sovrapposta alla prima dell'Ordine di S. Maurizio. Doveva essere
IL LEBBROSARIO DELLA VALNERINA 7

l'entrata della navata sinistra, mentre una monofora romanica strom-
bata a destra apparteneva all'abside della navata destra (°).

Il caseggiato che circonda la chiesa doveva essere l'antico le-
brosario. Sull’arco della porta di casa Puggini è incisa a caratteri
gotici la data di fondazione : A. D. MCCXVIII, e accanto sorgono
due fontane simili, con vasche utilizzate al bagno terapeutico dei
lebrosi, poichè per esse scorreva il ruscello benefico.

L’origine del lebrosario. — L’ospedale ebbe origine da una do-
nazione fatta da Rozzardo, signore di Roccapazza al prete Bono
(monaco di S. Eutizio o beneficiato dipendente dalla medesima ab-
bazia), cappellano di S. Cataldo. La donazione concerneva alcuni
terreni boschivi e seminativi fatta allo scopo che vi sì costruisse una
chiesa con annesso ospedale per gli infermi e quale ospizio per i pel-
legrini di passaggio nella Valnerina. La donazione fu eseguita il 24
settembre 1218. Dell’atto fu eseguita copia nel 1368 dal notaio Amar-
tinus Cole Azzolini di Norcia, su richiesta di fr. Giovanni Alessandro
di Monte S. Martino, guardiano di S. Lazzaro, dei Minori Francescani :

«In Dei nomine. Amen. Ejus Incarnationis anno millesimo
CC* XVIII* indictione VI, octavo Kal. Octubris tempore Domini
Honorii pape tertii, ego Roccardus de Rocca pacca mea bona vo-
luntate dono concedo et trado ad perpetatem et inter vivos irrevo-
cabiliter pro anima mea meorumque parentium tibi domno Bono
recipienti, nomine et intentione edificandi et costruendi domum
et ecclesiam ad opus et utilitatem leprosorum et male habentium
et causa recipiendi et recoligendi infirmos et sanos, videlicet totam
terram et silvam cultam et incultam, pascua et omnia quae habeo et
habere debeo inter assenagitas a sasso clerosi infra et exit per collem
Quontardi et venit usque in flumen Nere et vadit per semitam Ser-
ronis per pedem et pergit per pedem vallis carpini et tendit usque in
cacumen montis et in senagitam pontanam et revertitur ad dictum
sassum clerosum ; hoc solum modo reservato quod infra saginatam
hominibus de Rocca pacca liceat animalia pascere sua, quare pro-
homicto tam pro me quam pro meis heredibus tibi tuisque succes-
soribus hanc cartam per semper firmam tenere et nullo modo contra
venire, sed defendere jure et auctoritate ab omni homine et non
molestare, quod si non fecere, promicto tibi solvere duplum nomine
pene qua soluta vel non donata firma existat.

Dominus Campinellus perusinus, Berardus pasey, Januarius
Raini, et Accius interfuerunt testes rogati. Ego Fulgentius judex
et notarius rogatus scripsi » (*).
ANSANO FABBI

Del lazzeretto scrisse diffusamente il Pirri. Cosi egli ne delinea
il corso. storico (7).

Il corso storico. — Nel 1257 gli eredi di Rozzardo, Paolo Mega-
lotto e Giacoma sua moglie, Rizzandone di Marzoplo, sottomisero
il castello al Comune di Norcia riservandosi i diritti feudali e l'esen-
zione dalle imposte e dative. Nella spartizione della montagna, del
1346, da parte di Norcia, invece di Roccapazza si nomina Montaglioni
per la prima volta, segno che la rocca era Scomparsa. La costante
tradizione trasmessa da vari documenti come una bolla di Eugenio
IV del 1432, afferma che il prete Bono e Rozzardo si decisero a com-
piere quell'opera benefica dietro invito di S. Francesco che in quegli
anni predicava per l'Umbria esortando i frati all'assistenza degli
infermi. Cosi S. Francesco sarebbe l'ispiratore del lazzaretto. Si af-
ferma ancora che S. Francesco l'abbia visitato nel 1222. Vi allude
un documento del 1345 riferito dal Pirri:

«In diecesi spoletana est quodam ospitale leprosorum quod
appellant S. Lazari de Valloncellis, quod dicitur fuisse constructum
per B. Franciscum ad usum pauperum infirmorum praesertim fra-
irum minorum quos lepre morbus inficeret. .. in quo multi fra-
tres dicti Ordinis Minorum illo morbo infecti, persistunt ».

Nel processo per la difesa dei possedimenti del 1344 un mastro
Francesco di anni 70, di Monte Sammartino, afferma che il lazza-
retto era stato edificato da oltre 100 anni e aveva sentito dire che
piü volte S. Francesco era andato a visitarlo per lavare i piedi ai
lebrosi.

Sappiamo che l'Ordine francescano vi ricoveró i suoi frati in-
fermi.

Certo è che i Frati Minori furono subito chiamati a dirigere Spi-
ritualmente l'ospedale ; gli stessi frati degenti eleggevano il rettore
o governatore. Cosi esso passò alle dipendenze del vecchio convento
di Monte Sammartino, sorto nella seconda metà del XIII secolo. In
quel castello il lebrosario possedeva anche una casa e dei magazzini
per la raccolta di viveri (8)

Nel 1382 vi passarono le truppe di Luigi I d'Angió e di Amedeo
VI, che per l'ospitalità donarono ai frati 4 ducati : due per la paglia
prestata pei cavalli e due in elemosina (5):

Perché l'ospedale non cadesse in rovina, con breve del 1449,
Nicoló V ne concesse la direzione al Comune di Norcia. Probabil-
mente in seguito alla distruzione del castello di Monte Sammartino
del 1393, i frati avendo perduto tutti i beni e la casa, scontenti delle
IL LEBBROSARIO DELLA VALNERINA 9

continue lotte confinarie tra i comuni, si erano ritirati segnando la
decadenza dell'ospizio. Un'inchiesta sullo stato di cose era stata
esperita dall'abate di S. Eutizio nel 1432 ed il pontefice cosi de-
cise : « Intelligentes non sine mentis nostrae amaritudine hospitale
Sancti Lazari de Valloncello territorii Nursie Spoletanae diecesis ex
incuria et negligentia rectorum ad nihilum tendere et in suis haedi-
ficiis ruinae subiacere et experantes si cura Communitati vestrae
commictatur, facile reparari ac restaurari poterit... Communitati
et Universitati vestrae perpetue commictimus » (19).

L'intenzione di Nicoló V era di unificare l'amministrazione dei
vari ospedali prossimi alla decadenza per mancanza di fondi e di
clientela, dato che ne erano sorti un pó dovunque in luoghi piü co-
modi, entro le mura cittadine, per opera di comunità o confrater-
nite. A tale scopo tendeva un breve del 1452 alla Comunità di Fa-
briano in cui raccomandava di agevolare l'opera del Gran Maestro
dell'Ordine dei lebrosi di S. Maria Maddalena presso Terracina,
Paolo de Pactis, che aveva incarico di visitare e riformare il lebro-
sario di S. Lazzaro di Albacina presso quel comune.

L'ospedale di S. Lazzaro di Valnerina non aveva bisogno di
questa riforma, perché il comune nursino lo aveva restaurato dele-
gandovi una commissione amministrativa. Esso sopratutto rifiori
per opera del monaco eutiziano Barnaba Fusconi di Benedetto,
che in seguito all’autorizzazione concessa nel 1452 dal card.
Domenico Capranica, Abbate Commendatario, per una questua, egli
l'organizzó in tutta l'Umbria, l'Abruzzo e le Marche. Tra le dona-
zioni a beneficio dell'ospedale si ricorda un terreno e due case da
parte di una donna d'Ancarano avvenuta nel 1450, e altra di Gio-
vanni Guglielmi d'Angou, prete francese, di tutti i suoi beni nel 1452,
avendo deciso farsi francescano in S. Lazzaro ove fu poi eletto su-
periore. Fin dal secolo XIV erano sorti due ospedali nel territorio
di Visso, dipendenti da quello di S. Lazzaro : uno in città e l'altro
presso la chiesa di S. Spirito a Castel S. Angelo, ove il lebrosario
possedeva dei beni amministrati mediante i Santesi scelti dal Co-
mune di Visso tra i Conventuali come ricorda la rubrica 146 degli
Statuti di quel Comune (11).

Il lebrosario rifiori sotto la vigile opera del Fusconi eletto nel
1469 « Preposito Generale della Religione di Sancto Lazaro Geroso-
limitano ». Tanta fu la sua saggezza che il Papa Sisto IV nel 1483
lo riconfermava « Generale Magistro et Cavalero de la Militia de
Sancto Lazaro Hierosolimitano », mentre Innocenzo VIII nel 1487,
10 ANSANO FABBI

ordinava che tutti i Lebrosari fossero sottomessi ai suoi ordini, com-
preso quello « de Clusis» di Fabriano (?).

Il Fusconi inviava un suo vicario «ad inquirere et cerchare
tucte et singole persone infecte laboranti al morbo de lepra» per
costringerle a ricoverarsi all'ospedale di Valloncello «et expresse
in Romagna, Toscana, Patrimonio, Terra de Roma, Campagna et
Marittima et Savina ». Come nota il Sassi, ne eccettuava la Marca,
perché ai bisogni di quella regione provvedeva con il ricovero nel
lebrosario dipendente di Fabriano. Scrive per le Marche il Fa-
biani : (13) «Nel 1488, essendo il Pontefice informato dall'Ammini-
strazione Generale della Milizia di S. Lazzaro, circa la renitenza di
molti infetti ad entrare negli Ospizi — non sine magno contagionis
aliorum sanorum periculo — con breve del 21 maggio, lo autorizzava
a costringere gli ammalati ad obbedire anche con la forza, dandogli
facoltà di scomunicare i ribelli. Il breve fu trasmesso per l'osservanza
delle disposizioni ivi contenute, anche al Rettore della Marca ».

Nel 1491, il comune di Norcia alla morte del Fusconi, eleggeva
amministratore di quel di Valloncello, Polidoro Scaramellotti, ab-
bate stimatissimo dell'Abbazia di S. Eutizio. Egli, rinunziando alla
direzione dell'abbazia nel 1517, si ritirava a S. Lazzaro. L'anno
dopo, per l'autorità trasmessagli dal Fusconi, concedeva il Beneficio
di S. Lazzaro de Clusis a messer Domenico Perulo di Fabriano :
« Messer Domenico de meser Francisco Perulo de Fabriano lo hospi-
tale de S. Lazaro de Clusis de Alvacina per collatione facta ad ipso
per lo rev.do padre meser Polidoro rectore de S. Lazaro de Vallon-
cello de Norscia », con il censo annuo di mezza libra di pepe. Al de-
legato succedeva Francesco Peroli fino al 1529. Essendo morto il
Polidoro nel 1528, l'amministrazione del Valloncello fu concessa a
Francesco Berardelli, già preposto a S. Claudio di Serravalle, e questi
l'anno seguente investiva alla direzione dell'ospedale di Fabriano,
don Marinangelo di Battista da Pievetorina che dimorava a Cerreto
d'Esi.

Il declino dell'ospedale. — Finchè diresse l'ospedale del Vallon-
cello, il Comune di Norcia, per mantenere gli impegni e la fiducia del
pontefice, cercò sempre di scegliere dei bravi amministratori. Gli
Statuti di Norcia (!*) stabilivano le modalità per la elezione dei « san-
ctesi et Gubernatori dello hospitale de sancto Lazaro», che si sce-
glievano in una lista preparata dai Consoli, di « boni fideli et discreti
homini timenti Dio ». In quella lista, per fave bianche e nere, si sce-
glievano amministratori capaci che duravano in carica tre anni
IL LEBBROSARIO DELLA VALNERINA 11

«quali siano tenuti adiutare pascere calzare vestire et alimantare
con amore et charità quanto sia possibile li poveri infirmi et leprosi».

Negli ultimi anni della sua efficienza, l'ospedale fu amministrato
dai monaci ed abati di S. Eutizio, finché Paolo III, nel 1548, ne af-
fidó ancora l'amministrazione al Comune di Norcia. Ma ormai per
mancanza di pazienti, meglio curati in ospizi cittadini, e per i di-
minuiti casi di lebbra, l'ospedale si avviava ad irreparabile declino.

Quando l'Ordine di S. Lazzaro, risuscitato per opera di Gre-
gorio XIII, con la bolla « Pro commissa » del 1572 veniva unito a
quello militare di S. Maurizio di Savoia, anche i beni di S. Lazzaro
furono ceduti al nuovo Ordine.

Nel catasto del 1600 esso aveva numerosi immobili in mappa
Triponzo, Belforte, Castelvecchio, Rocca Nolfi. Gran Maestri per-
petui ne furono investiti i duchi di Savoia, i quali davano in com-
menda l'Ospizio del Valloncello ai Cavalieri del medesimo Ordine.
I Cavalieri di S. Maurizio si servirono dei fabbricati per loro villeg-
giatura, per dedicarsi alla pesca delle trote e alla caccia. G. Battista
Lalli nel 1631, a nome del Comune di Norcia cosi scriveva al granduca
di Toscana: « V'é ancora fuori della città la chiesa di S. Lazzaro
con l'ospedale con comodità e rendita di 400 e piü scudi, concessa
da questa Comunità a vari cittadini, cioé al Cav. Stefano Berardelli,
come anche vi sono stati molti altri Cavalieri del medesimo ordine
ed oggi la gode il Cav. Mutio Muti, nobilissimo romano, ove risiede la
maggior parte dell'anno per essere luogo ove sono delizie con pesche
di trote e cacce di vari animali ».

L'Ordine sabaudo concesse la commenda del territorio ai membri
della famiglia dell'ultimo amministratore Berardelli.

Nel 1738 da Carlo Emanuele di Savoia la commenda fu concessa
a Giuseppe Maria d'Uguccione Bourbon dei Sorbello, avendogli
questi ceduti in cambio alcuni beni in Torino. I Sorbello erano una
famiglia nobile ed un ramo trasferitosi in Umbria ebbe il titolo di
marchese.

Nel 1847 dal marchese Emanuele di Sorbello i beni passarono al
fratello Tancredi da cui furono affrancati e rimasto egli senza di-
scendenza, il possesso si trasferì ai conti Ranieri di Perugia (1865) (1*).

Ruggero Bourbon di Sorbello fu l'ultimo commendatario ; egli
nel 1914 vendeva tutta la proprietà alle famiglie Betti e Massi di
Preci che tuttora ne sono in possesso, salvo sempre l'uso civico della
Comunità di Montaglioni.

Ora nel fosso silenzioso e nella valle continua a scendere l'acqua
12 ANSANO FABBI

del Nera a ricordare la fugacità di tutte le costruzioni umane e la
fragilità delle opere degli uomini. Dove un tempo pullulava tanta
attività e risuonava il salmeggiare dei frati minori e dei reclusi for-
manti unica comunità orante, aleggia soltanto la nostalgia e l'eco del
passato. Una piccola doppia croce sulla serraglia del portale ogivale
é un pallido ricordo di Ordini cavallereschi. Lungo il percorso placido
del Nera si scioglie il nastro della Statale 209 ; il cammino è troppo
veloce. Chi bada ad un gruppetto di case coloniche al di là del fiume,
quasi timide e ritrose attorno ad una chiesetta, ai piedi dell'alta sco-
gliera ? E S. Lazzaro.
«Il passegger neppure sosta e riguarda ».

LA SCUOLA CHIRURGICA DI PRECI

Il Castello di Preci. — Della valle di Campi, detta fin dal mille
« Castoriana » e che oggi si accentra attorno al Comune di Preci, si
parla nei libri III e IV dei Dialoghi di S. Gregorio Magno (anno 593)
che narra di questa Tebaide dell'Umbria del V secolo ispiratrice del
monachismo benedettino. Resti romani di una civiltà anteriore a
quella cristiana non mancano, dal pluteo di Saccovescio col fram-
mento del grifo etrusco perugino all’ara di S. Eutizio, dai frammenti
di frontone di un piccolo tempio al Fiano d’Abeto col bel cippo fu-
nerario dei coniugi Capio e Felicita al cippo ancaranese dell’Ottun-
viro e all’epigrafe della illustre famiglia Entedia di Campi. Preci (vero-
similmente da praeceps per la sua posizione scomoda) prende le sue
origini nell'epoca sabino-picena. Dalle mura abbronzate delle case
e della Pieve, dai ruderi della rocca e del quartiere dei valenti ceru-
sici, conserva ancora un aspetto medievale, non ostante la distru-
zione operata dai rivali nursini nel 1527 per essersi dato al partito
colonnese (19).

La comunità seguì le vicende storiche della montagna : sogge-
zione al gastaldato longobardo di Ponte sotto Lotario II nel secolo
VIII, formazione di una cella monastica e di una pieve nel secolo XI,
passaggio allo Stato della Chiesa sotto il rettore di Spoleto nel 1180,
assorbimento nel feudo benedettino della vicina Abbazia di S. Eu-
tizio nel secolo XI e conquista da parte del Comune di Norcia nel
1250, pur restando in tutte la valle l'egemonia spirituale dell'ab-
bazia (!’). La costruzione di torri di vedetta e del castello divenne
una’ necessità inderogabile alla fine del secolo XIII, per il continuo
passaggio di truppe che dalla Marca si dirigevano al sud, evitando
iL LEBBROSARIO DELLA VALNERINA 13

i centri maggiori della pianura umbra. Non mancarono poi rivalità
fra famiglie, bandi, rappresaglie per aver esso parteggiato ad eventi
politici contrastanti, come per aver dato ricetto nel 1528 a Rodolfo
Varano e alla sposa Caterina Cybo, invisi al legato pontificio. L'eco
delle lotte si puó cogliere nel motto sibillino dell'architrave di una
casa: — QVOD QVISQ. METVAT NVQV. SATIS HOI CAVTV E — che
puó interpretarsi: « Quod quisquis metuat, numquam satis hosti
cautus erit», volendo ricordare che nessuna porta potrà difendere
sufficientemente dal nemico colui che é in sospetto.

Ma la fama maggiore, potrei dire di portata europea, Preci
l’acquistò per la numerosa dinastia dei cerusici della scuola di chi-
rurgia empirica.

Negli Statuti di molti comuni medioevali, si parla del Doctor
phisicus diplomato, regolarmente stipendiato e in secondo ordine
del Medicus vulnerarius. Apparteneva questi alla schiera dei medici
empirici e peripatetici che per le strade vendevano dei rimedi spe-
cifici in farmaceutica popolare. Spesso erano detti « Cerretani » perché
provenivano dal Castello di Cerreto presso Preci e dal toponimo al-
cuni fanno derivare l'appellativo di « ciarlatani ».

« Il Maestro cerusico o medicus vulnerarius, scrive il Sassi, era
tenuto in conto piuttosto di operatore empirico che di scienziato :
possedeva raramente il titolo dottorale, e sia di grado, sia di emolu-
menti era assai inferiore al medico o doctor phisicus, dalla cui autorità
doveva dipendere nell'esercizio della sua professione ».

Una nota scuola chirurgica in Preci (sec. XII-XVIII). — Non
era un'arte facile quella del chirurgo medievale, quando mancava
l'esame radiologico ed ogni metodo di anestesia. L'esilio d'Avignone
e le lotte civili avevano portata decadenza alle università e agli
ospedali. A Preci più che una vera scuola era sorta una tradizione
empirica e una metodologia praticata con abilità. Era una chirurgia
popolare trasmessa per eredità in ogni famiglia. I numerosi casi
avevano accumulata tanta esperienza da creare una specializza-
zione. Essendo vietata l'anatomia dei corpi umani, i norcini si erano
esercitati da tempo sul sezionamento delle carni suine e sulla loro
castrazione a scopo di ingrasso. Il Pappalardo scrive :

« Da questa umiltà volgare e brutalità di principi, mano a mano,
dalla turba dei faccendieri, con naturale e spontanea evoluzione,
emersero alcuni i quali operarono un trapasso per cui nobilitarono
la loro attività a beneficio dei loro simili. Non piü l'animale nero,
ma l'uomo; non piü la mattazione e il sezionamento delle grasse 14 ANSANO FABBi

carni fumanti, ma lo studio attento dell'organismo umano, l'indi-
viduazione degli inconvenienti a cui esso andava soggetto e il
modo come procedere ai relativi rimedi ». Da alcuni calcoli e cisti
osservati nei suini applicarono per analogia le osservazioni su al-
cuni malati, come dalla castrazione dei suini e degli asini pensarono
a come operarla impunemente in clienti che la richiedevano.

I Preciani si specializzarono in alcune operazioni :

l, nella litotomia (estrazione di calcoli vescicali), detta vol-
garmente mal della pietra ;

2, nell'operazione della prostata ;

3, nell'erniotomia (operazione dell'ernia intestinale) ; (18)

4, nell'evirazione dei cantanti: si privavano spesso adolescenti
della loro virilità per conservare la voce da soprano ; (19)

9, In oculistica (operazione delle cateratte eseguita per ab-
bassamento).

In questo erano particolarmente specializzati i Casciani.

Il caposcuola Durante Scacchi poteva scrivere : «
zioni fatte dai preciani ne riuscivano ben quasi nove,
da improvvisatori operatori di 10 se ne salvarono ap
Ingordi speculatori barbieri, macellai e astuti contadini

vano l'arte senza conoscerla, valendosi del nome precia
non mancarono.

Su 10 opera-
quelle fatte
pena due ».
che esercita-
no o norcino

Diceva già Ippocrate: «A nessuno è lecito tagliare uomo che
patisca del mal della pietra se non a chirurghi particolari di questa
operazione » e nel giuramento dei candidati faceva escludere l’ope-
razione della pietra, dovendo riservarla ad operatori popolani: « neque
vero calculo laborantes resecabo, sed magistris eius artis id muneris
concedam ».

Il famoso chirurgo Lanfranco del secolo XIII, che contribui
ad impedire l'esercizio della chirurgia a popolani inesperti, faceva
eccezione per questa « timorosa operatio », lasciandola ai girovaghi
che per eredità si trasmettevano quest'arte.

A. lui era nota la scuola norcina. Egli mori a Parigi nel 1306.

Si sa che nell'Arcispedale di S. Spirito in Roma, per certi casi
di malattie, si ricorreva al norcino, poiché nursinus era sinonimo di
cerusicus, di chirurgo empirico. Del resto anche la famosa scuola saler-
nitana doveva molto dell’esperienza pratica all'anatomia dei suini,
essendosi specializzata per l'apparato urinario e oculistico.

Il Primario di S. Spirito Bernardino Genga (1672), commentando
gli Aforismi di Ippocrate Scriveva : « Quando si tratta di malattie
iL LEBBROSARIO DELLA VALNERINA 15

delle vie urinarie, si chiami un consultore norcino (« videat nursi-
nus »), perché quelli di tal paese dall'infanzia si esercitano a curare i
morbi di tali parti urinarie, dalli quali si sentono proporre giudizi
tanto sodi e farsi operazioni gravi, che non possono né proporsi, né
tanto facilmente farsi da altri uomini grandi in tutta la medicina ».
Anche Gabriele Falloppio (1523-63), anatomo e chirurgo, circa le
operazioni dell'ernia, della pietra e delle cateratte, ammoniva :

«Niuna di quelle azioni è sicura se non quella dei norcini ».

Si ricordi in proposito che anche i Preciani, ovunque andavano
erano detti « norcini », dalla vicina città.

Scriveva nel 1752 Alessandro Catani: — «I Preciani miei pa-
triotti si dicono antonomasticamente dapertutto « Norcini » ad unico
oggetto di render loro distinti dall'universale titolo di chirurghi,
attesa la singolare facoltà che posseggono di chirurgia e litotomia
nella franchezza con la quale essi operano nel levar la pietra, in fugar
le cateratte ».

Giovanni Riolano in Enchiridion anatomicum et pathologicum
edito a Francoforte nel 1677, scriveva : « Operatio extrahendi calculum
qualis traditur a Fabricio Hildano est etiam absurda et periculosa.
sola Parisiensium lithotomorum et quorumdam italorum Nursiae fa-
miliae tuta est et facilis, ratione instrumentorum et industriae ar-
tificum in operando; ideoque exopto aliis rationibus tales opera-
Lores ».

La scuola preciana godette larga fama in tutta Italia ed oltre
per circa quattro secoli (dalla fine del Duecento al Settecento) re-
cando il nome del castello di Preci fino alla lontana Inghilterra.

Il declino della scuola si ebbe alla metà del secolo XVIII. Già
fin dal 1678, il collegio dei chirurghi di Venezia, per evitare l'abuso di
inesperti empirici, stabiliva per esercitare la professione, l'obbligo
di un esame preventivo. In seguito all'esame, si rilasciavano le « pa-
lenli ». Cosi avveniva anche a Roma, ove, nell'Archivio di Stato
come riferisce il Pappalardo, si conservano numerose patenti con-
cesse ai norcini (*°),

Contro questo privilegio (monopolio della litotomia per i nor-
cini) che lasciava una cosi delicata professione ad inesperti, insorse
il Protomedico di S. Spirito, archiatra pontificio Carlo Guattani
di Novara, sopprimendo le patenti (2).

Origine della Scuola. — Come la scuola salernitana, da mona-
stica divenne laicale, così possiamo dire che la chirurgia preciana,
fondata sull'empirismo dei monaci siriani ed eutiziani, si trasmise
16 ANSANO FABRI

come arte in molte famiglie di Preci villaggio vicino all'Abbazia di
S. Eutizio (??).

Secondo il Leonardi, questa scienza pratica, fu introdotta nella
Valnerina, dai Monaci Siriani del V secolo, facilitati in ció dal rigo-
glioso fiorire di piante medicinali come la digitale, la felce, la centaura,
la genziana e dalla produzione di carni, di latte per convalescenti,
dal sorgere delle acque nitro-sulforose presso Triponzo. Perfino le
acque della Peschiera in Preci furono considerate acque termali.

Ma non é necessario andare tanto lontano per toccare le radici
di una tradizione, perchè è sufficiente a spiegarla la vicinissima
Abbazia benedettina di S. Eutizio, come ha ben centrato il P. Pirri
in Archivio di Storia Ecclesiastica per l'Umbria parlando del Lepro-
sario di S. Lazzaro (Perugia, 1915).

Infatti presso ogni abbazia benedettina, fin dal secolo X, sor-
sero infermerie ed ospizi. Nelle biblioteche, i monaci copiavano
«in scriptoria », antiche e recenti opere mediche. Si ha notizia per
esempio che nel 1089, in S. Eutizio, morì un monaco-medico : « Id.
Maji obiit Adam diaconus et monachus et medicus nostrae Con-
gregationis » si legge nell'obitorio eutiziano. In un catalogo della
ricca biblioteca eutiziana, compilato sotto l’abate Girolamo nel
1170, tra i libri liturgici e dei Padri della Chiesa, sono enumerati
anche autori di opere mediche che i monaci studiavano, traduce-
vano, volgarizzavano come lezioni.

Il codice C. 116, 2* del sec. XIV della Vallicelliana in Roma,
riporta una ricetta di fiori montani: bacche di lauro, dittamo, mille-
foglie, sassifraga con vino caldo.

Del resto il capitolo XXXVI della Regola di S. Benedetto, am-
moniva: «Degli infermi si deve avere cura prima e sopra d'ogni
altra cosa, sicché davvero si serva a loro come a Cristo in persona :
infatti Egli stesso disse: — Fui infermo e mi visitaste — ; ed anche —
Quel che avete fatto ad uno di questi piccoli, l'avete fatto a me. — Gli
infermi dal canto loro riflettano che si serve ad essi per onorare Dio,
e non molestino con troppe esigenze i fratelli che li assistono ; d’altra
parte però devono essere tollerati con pazienza, perchè per tali
malati si guadagna una più larga mercede. Quindi l'Abate curi
con somma attenzione che non abbiano a soffrire qualche negli-
genza. Per i fratelli infermi ci sia un locale distinto destinato a questo
Scopo, e un infermiere timorato di Dio, diligente e premuroso. L'uso
dei bagni si offra ai malati ogni volta che é necessario... Agli
infermi molto deboli si conceda di mangiar carne per ristorare le
IL LEBBROSARIO DELLA VALNERINA 17

forze. Solertissima cura abbia l'Abate che il cellerario e gli assistenti
non trascurino i malati: e cade a sua responsabilità ogni mancanza
che commettono i discepoli » (?»).

C'era bisogno di tanta diligenza, se si pensa che per ben dieci
volte dal VI secolo al X, l’Italia fu invasa da pestilenze ed epidemie.

I] Giulianij dopo aver dato uno sguardo generale all'attività
medica di ogni abbazia e sull’influsso empirico nell'ambiente
aggiunge: «Ma la dimostrazione anche più precisa della stretta
parentela tra Benedettini e scuola di Preci balza evidente con-
frontando il manoscritto lasciato da Costantino l’Africano e quanto
hanno scritto i chirurghi preciani circa l’operazione della pietra.
I suggerimenti di Costantino, visti e commentati da Ruggero (scrit-
tore salernitano della fine del secolo XII), furono adottati pari
pari dai litotomisti preciani. Preci da sola non giustificherebbe mai
la preparazione dei suoi chirurghi, ma se al villaggio di Preci aggiun-
giamo l'Abbazia di S. Eutizio, ci persuadiamo subito che i preciani
abbiano potuto coltivarsi e istruirsi: per la presenza di un'Abbazia
benedettina nella valle del Campiano, per l'esistenza di una biblio-
teca di libri di medicina e chirurgia, per l'esistenza di un Ospedale
accanto all'Abbazia, per l'esistenza di una popolazione sufficiente
ad alimentare un ospedale, per la sicura presenza di medici nella
comunità benedettina e per la stretta identità di norme tecniche
tra quelle trascritte dai benedettini e quelle applicate dai chirurghi
preciani » (?*).

Ai benedettini infatti si deve, se non la fondazione, la direzione
economica dell'Ospedale di S. Lazzaro in Valloncello sul Nera,
poiché essi praticavano «ora et labora», «in cruce et aratro», il
breviaro e il bisturi. I monaci questuanti per l'ospedale per rico-
noscenza diffondevano erbe medicinali e principi salutisti: nulla
di strano se ai piü intelligenti coloni insegnavano ad operare. Quando
l'abbazia, abbandonata dai benedettini, alla fine del secolo XVI,
passó in commenda ai prelati, anche la scuola chirurgica preciana
inizió il suo declino.

Nel medioevo, quasi gli unici operatori empirici di calcoli vesci-
cali erano i «norcini» preciani di Collazzoni, di Poggio di Croce,
di Rocca Nolfi, di Castelvecchio e del capoluogo. Lo ricorda anche
il Visitatore Apostolico della montagna, Innocenzo Malvasia, nella
relazione del 1577 ove caratterizza i luoghi del preciano per il me-
stiere del chirurgo : « abili quei cittadini nel cavar pietra, cateratte e
testicoli ». Per questa specializzazione nomina Saccovescio, Castel-

2
18 ANSANO FABBI

vecchio, Poggio di Croce, Rocca Nolfi e Preci. Certamente non tutti
erano all'altezza del loro compito. Nel 1673, il collegio veneto dei
chirurghi si lamentava che questi chirurghi rifiutavano di dare
un esame di abilitazione e nel 1722 venivano considerati come chi-
rurghi volgari (25).

Dei disonesti che eviravano completamente i pazienti per la

semplice ernia, ne parlavano i preciani stessi Durante Scacchi,
Gerolamo Marini, Nicola Catani.

Dinastia di Norcia. — Oltre a Preci e a Norcia, troviamo ceru-
Sici anche a Cascia specialmente «oculisti » e a Cerreto ma con
minore importanza. Per alcuni « cerretani » è sinonimo di ciarlatani,
i cosìdetti operatori e speziali che numerosi emigravano in Toscana.
Ancora la via che dal Duomo conduce a S. Maria Novella in Firenze,
per i numerosi speziali è detta « Via de’ Cerretani ».

A Cerreto erano noti i medici Evangelista Urrighi (1442-74)
che ebbe la cittadinanza di Trevi, di Foligno, di Spoleto dopo aver
prestato servizio presso il pontefice, e Stefano Pontano, medico
di Gregorio XIV nel 1591.

Il prof. Giuliani scrive : « Meno famosa e meno numerosa non
di nomi, ma di individui fu la scuola di Norcia ». Di questa citta-
dina si annoverano le seguenti famiglie di chirurghi, parte delle
quali sono o imparentate con quelle di Preci, o son dette nursine,

ma in realtà del territorio preciano sempre appartenente al distretto
di Norcia.

1- Amici 9 — Lapi

2 — Bitozzi 10 — Marini

3 — Blasi 11 — Pedoni

4 — Brunetti 12 — Petrucci
9 — Bonaggiunti 13 — Politi

6 — Bonini 14 — Serantoni
7 — Isoldi 15 — Stabili

$8 — Fusconi

1 — Benedetto Reguardati fu il piü famoso medico nursino,
oltre che fine diplomatico nel secolo XV. Amava firmarsi « Bene-
dictus Reguardatus nursinates miles et phisicus » come si trova
firmato in una lettera inviata il 29 marzo 1453 al duca Francesco
Sforza (**). Nella Biblioteca Naz. di Torino (cod. L. V, 17, n. IV) si con-
serva il manoscritto del trattato « De sanitate conservanda ad Reve-
Ald Lodi m

IL LEBBROSARIO DELLA VALNERINA 19

rendum Dominum Astorgium Agnensem Anconitanae Marchae
Gubernatorem per Benedictum Reguardatum de Mixia (Nursia)
ad sanitatis conservatione juvamentum praestat ». Francesco il
Filelfo (T 1481) umanista di Tolentino scrive: «non modo medi-
cus verum etiam vir prudens ac discretus » (in Sfortias, in lode
di Francesco Sforza). Notizie della sua vita sono state raccolte dal
Deffenu (?7).

Nato a Norcia verso il 1390, nel 1425 era lettore in medicina
all’Università di Perugia. Scrisse due opere : De pestilentia e Libel-
lus de conservatione salutis secundum ordinem alphabeti distinctus.
Non portò innovazioni nella scienza medica del tempo, riassumendo
le prescrizioni di Ippocrate, di Galeno, della medicina araba (Avi-
cenna) e della scuola salernitana. Aveva un carattere affabile e
premuroso verso i pazienti, che alla sola sua presenza si sentivano
sollevare, ed un grande disinteresse economico.

Da quanto ci fa sapere il Fabiani (*), il Reguardati fu varie
volte al servizio del Comune di Ascoli Piceno tra il 1430 e il 1443.
In contraddizione al suo carattere affabile avrebbe iniziata la sua
carriera lontano dalla patria « per sfuggire alle conseguenze di un
omicidio commesso contro un cittadino di Visso ». Ma i delitti, con-
ciliabili con la grande fede del medioevo, erano frequenti. Come
professionista era molto stimato se come parte del salario nel 1443
riceveva dalla tesoreria di quel Comune la somma di 100 ducati.

Nel 1437, nel timore di rappresaglie da parte delle truppe
del Piccinino invocate da Cerreto, il Reguardati fu inviato a Perugia
a perorare la causa dei nursini. L’anno dopo, durante l’occupazione
della regione da parte di Francesco Sforza, fece parte di una lega-
zione presso il capitano di ventura, con buoni risultati. Forse in
quell’occasione, lo Sforza, conoscendolo, lo assunse a suo servizio.
Nel 1444, Benedetto era a Fermo ad assistere al parto della sposa
del conte, Bianca Maria Visconti, per la nascita del primogenito
Galeazzo Maria.

Il medico nursino ebbe grande parte nelle manovre per la nomina
di Franesco a signore di Pavia e poi nel 1448 a duca di Milano. Come
ricompensa, nello stesso anno, veniva eletto governatore di Pavia,
poi di Parma e quindi luogotenente di Pesaro ove rimase fino al
1458. Fu lettore all’Università di Pavia (1450-51) e fece parte del
concilio ducale milanese.

Come medico fu ricercato da varie corti. Il conte di Mirandola
lo volle al capezzale del fratello Giovanni, perchè « vive esso Conte xS

DERE

20 ANSANO FABBI

con questa opinione che se maistro Benedicto se gli trovasse saria
subito guarito ».

La seconda moglie di Alessandro Sforza non vorrebbe piü
lasciarlo partire.

. I Bentivoglio di Bologna lo trattengono otto giorni, mentre
vorrebbero che rimanesse ancora un mese. Cosimo e Giovanni de'
Medici lo invitano a Firenze, perché al solo vederlo si sentono meglio.
Ma lo Sforza scrive ai Medici, che se vogliono fargli cosa gradita non
facciano piü pressioni per portargli via il suo affezionato medico
Benedicto. Per affetto verso il duca, il Reguardati aveva perfino
rinunziato alla cattedra fiorentina e aveva rifiutato ogni stipendio,
senza dimenticare che per amicizia di questa signoria era inviso
ai pontefici e bandito dalla sua patria.

Alla morte di Francesco Sforza (1466) e di Bianca Maria Vi-
sconti (1468), il figlio Galeazzo Maria non si mostró molto ricono-
Scente verso il medico di famiglia, poiché gli rifiutó ogni stipendio
e la possessione che il padre gli aveva tante volte promessa. Cosi,
voltate le spalle a Milano, il nostro medico si diresse alla corte di
Piero de' Medici a Firenze (1469). Mentre questo suo illustre assi-
stito migliorava, il medico, contratta una terzana doppia, nella
notte tra l'8 e il 9 luglio di quell’anno veniva a morire. La stima
degli storici verso di lui fu sempre immutata. Il Canensi, biografo
di Paolo II (*), lo dice « miles ac medicus tota Italia celeberrimus »
secondo una citazione di Gaetano Marini medico nursino del 1790.
Lo stesso Morliani, famoso medico, gli dedicó un libro. Anche due
fratelli del Reguardati ebbero alti incarichi: infatti Marino nel
1443 fu senatore, Pietro nel 1448 fu giudice generale della Marca
ed anche il figlio Carlo fu eletto senatore.

2 — Giovanni Fusconi, padre della B. Laureta Fusconi dome-
nicana, fu medico pontificio e senatore sotto Urbano VI (1378-89).

3 — Francesco Di Bartolomeo nursino fu insegnante di medi-
cina a Perugia nel 1430. Negli annali della città era denominato
«egregio e famoso dottore ».

4 — Orazio da Norcia era famoso erniotomo e litotomo, cui
riuscivano bene anche le operazioni di pazienti vecchi e infastiditi
da calcoli giganti. Al suo metodo s'atteneva Fabrizio d'Acquapen-
dente professore a Padova.

9 — Pietro da Norcia, operatore allo scorcio del XV secolo, è
ricordato da Marcello Cumano in « postille di chirurgia di Argelata ».
6 — M.» Giacomo da Norcia, morto nel 1510 a Genova, viene
IL LEBBROSARIO DELLA VALNERINA 21

ricordato con elogi dallo storico genovese Bartolomeo Senarega:
« Moritur hoc anno chirurgus praecellentissimus, Aesculapio profecto
aequiparandus, si quo tempore ille floruit, hic natus fuisset. Hic,
vir insignis ingenio et institutione tantum valuit, ut laborantes
calculo mira industria liberaret, ut jam morituros prae nimio dolore
vitae restitueret ».

7 — Francesco Fusconi, fu illustre fisico e medico dei ponte-
fici Adriano VI (1522-23), Clemente VII (1523-34) e Paolo III (1534-49)
alla cui morte eletto medico del conclave (1550). Era chiamato
«medico famigeratissimo ». Paolo Giovio, scrivendo al card. Far-
nese nel 1547, lo dice «il grande guaritore di Norcia ». Contro l'uso
del tempo nella cura della malaria con la dieta assoluta, egli incul-
cava di nutrire gli ammalati. Benvenuto Cellini fu da lui guarito
da malattia mortale e ne serbó gratitudine.

8 — Gian Domenico Fusconi fu anch'egli medico di Paolo III
(T. 1549).

9 — Pietro Girolamo Fusconi fu archiatra di Paolo IV Carafa
(1555-59). Nel 1572 era protomedico in Roma.

10 — Giuliano (o Giulio) Fusconi fu medico del conclave per l'ele-
zione di Paolo III (1534) e di Giulio III (1550).

11 — Bartolomeo Fusconi fu protomedico generale in Roma nel
1563 insieme al fratello Francesco.

12 — M.° Paolo di M.° Pasquale da Norcia è ricordato nel 1561
fra i patentati.

13 - M.» Saulo di M.° Pasquale è nello stesso tempo professioni-
sta in Roma.

14 — M.? Giovanni da Norcia è altro patentato nel 1561 in Roma.

15 — Francesco Bitozzi fu eletto quale litotomo ed oculista
nel 1662 dal Comune di Bologna, ove rimase fino al 1668 con
lo stipendio di 500 lire, a servizio del Comune e degli Ospedali
cittadini.

16 — Un medico di Norcia nel 1674 operava in Mantova quale
oculista. Lo ricorda una tavoletta votiva della Madonna dei Mira-
coli in Lonigo (*?). In una squallida stanza si scorge una povera cieca
seduta davanti al cerusico nursino lussuosamente vestito, mentre
questi sta immergendo l’aco nell’occhio della paziente per far cadere
la cateratta. L’iscrizione ci fa sapere che l’operazione fu eseguita da
un norcino : « Angela moglie di Biascio Menegibele, perduta la vista,
$i fece cavare li caterati col aguza di argento da un medico de Norsia,
per grazia della B. V. M. recupera la intiera sanità - 1674 ».

|

/———X ANSANO FABBI

17 — Ulisse da Norcia è altro erniotomo operante a Messina nel
secolo XVII.

18 — Giovanni Rinaldo Bonaiuti norcino operava di pietra il
Chirurgo della S. Casa di Loreto e Primario di Macerata Antonio
Filippo Ciucci mediante la «tenacula » tricuspide (cioè a tre prese
manovrabili nel manico), nel 1670.

19 — Giacomo Marini fu successore del Bitozzi al Comune di
Bologna (1663-81).

20 — Antonio Lamberto norcino in Roma era esperto nelle ope-
razioni delle cateratte e nella litotomia. Come diceva la targa davanti
alla sua casa si dedicava spudoratamente anche «a tagliare i figlioli »
(sec. XVI).

21 — M.° Lorenzo del contado di Norcia ebbe in Roma patente
perpetua per la sua professione nel 1540.

22 — Benedetto Porcocinti da Norcia fu medico di Innocenzo
VIII (f 1492).

23 — Benedetto Pescatore da Norcia fu medico e filosofo. Morì
nel 1683 a 63 anni come ricorda l’epigrafe in S. Maria in Monserrato.
L'elogio dice che fugava i morbi con la sola sua presenza :

PHILOSOPHO MEDICO IN HAC VRBE / CELEBERRIMO MORVM SVA-
VITATE INSIGNI / VT VEL SOLO ASPECTV MORBOS PELLERE / VIDERETVR

24 — Girolamo Lalli, fu medico all'Università di Perugia e poi al
seguito di Ottavio Farnese e della seconda moglie Margherita d'Au-
Stria duchessa di Parma (1538) già vedova di Alessandro de' Medici.

25 — Giovanni Accoramboni nativo di Norcia, parente di omo-
nimi a Preci, insieme al figlio vengono elencati come medici della
fine del secolo XVI dal Capogrossi.

26 — Francesco Marini norcino fu eletto al medesimo ospedale bo-
lognese il 29 dicembre 1689 e vi continuava la tradizione di famiglia
fino al 1705, anno in cui venne chiamato a Innsbruck. Il Senato bolo-
gnese, con voto del 1712, eleggeva a succedergli il preciano Carlo Bac-
chettoni, cui successe il figlio Giuseppe.

27 — Marino Marini fu altro litotomo negli ospedali bolognesi
nel secolo XVII.

28 — Lorenzo Lapi nel 1700 fu eletto litotomista in Firenze.
Per merito suo,

29 — Cesare Lapi, altro norcino, nel 1706 venne chiamato dal
Comune di Pisa.
IL LEBBROSARIO DELLA VALNERINA

30 — Antonio Lapi successe in Pisa a Cesare nel 1745.

31 — Benedetto Bonini, nursino, fu celebre litotomo ed oculista,
elogiato in Roma dalla Gazzetta nel 1757 al n. 39, non ostante la dif-
fida data agli empirici dall'Ospedale di S. Spirito. « Si trova presen-
temente in Roma il rinomato norcino Benedetto Bonini, Professore
litotomo ed oculista che sta dando saggio delle sue rare virtù facendo
con brevità e franchezza il taglio della pietra e con sicurezza rara la
depressione della cateratta, estraendo anche la medesima dall'occhio
per maggiore sicurezza, avendo operato alla presenza di un lette-
rato congresso fisico e chirurgico in quest'alma città con universale
plauso di tutti. Il medesimo con nuovo metodo, cura e libera le fi-
stole lacrimogene, l'ernia, la carnosità e altre pertinaci malattie ».
È superfluo dire che quel « norcino » come in molti altri casi indica
il distretto di Norcia, cioé il castello di Preci.

32 — Alessandro Bitozzi fu celebre litotomo nursino tra il 1721
e il 1744.

33 — Bartolomeo Bitozzi, figlio del precedente, operava in Na-
poli tra il 1736 e il 1754.

34 — Lorenzo Bitozzi, nepote di Bartolomeo, continuò la tra-
dizione di famiglia, operando in Napoli alle direttive del famoso pre-
ciano Alessandro Catani (1747).

35 — Lorenzo Bartoli, nato a Norcia nel 1818, dottore in medicina
a Roma per un ventennio e poi primario di S. Spirito quale litotomo
ed oculista, chiude la gloriosa serie della patria. La stampa lo elogiava
come uno dei piü illustri operatori per audacia e bravura.

Dinastia preciana. — Le famiglie, che in Preci si tramandavano
l'arte chirurgica inviando specialisti in tutta l'Europa, secondo il
Cattani, uno di essi, assommavano a 27. Il Fabbri nel 1870 ne enu-
merò ancora di più. Esse formavano una scuola empirica ben più im-
portante di quella propriamente « norcina ».

1 — Accoramboni (o Coramboni) 9 — Blasi (o De Blasi)

2 — Alessi 10 — Bonajuti

3 — Amici 11 — Bonini

4 — Angelucci 12 — Brunetti

5 — Bacchettoni (o Bachetoni) — 13 — Buonaggiunti

6 — Benevoli 14 — Carocci

7 — Bertoni 15 — Cattani (o Catani)

8 - Bitozzi (origin. di Norcia) 16 — Colantoni
24 ANSANO FABBI

17 — Costantini 24 — Petrazzi

18 — Di Antonio 25 — Petrucci

19 — Isoldi 26 — Politi (oriundi di Norcia)
20 — Lapi - 27 — Salimbeni

21 — Marini 28 — Scacchi

22 — Mattioli 29 — Serantoni

23 — Mensurati 30 — Stabili (o Stabelli).

Alcune di queste famiglie hanno ancora discendenti sul luogo.
Le piü cospicue, come gli Accoramboni, i Carocci e i Bacchettoni,
si trasferirono a Spoleto, mentre gli Scacchi divennero cittadini di
Fabriano e di Camerino. Il secolo XVII fu il periodo di maggiore
splendore per la scuola preciana perché ebbe dei rappresentanti
negli ospedali delle principali città italiane come : Napoli, Roma,
Voghera, Genova, Pisa, Firenze, Modena, Parma, Bologna, Cremona,
Milano, Rimini, Chioggia, Venezia, Innsbruck. Come scrisse il Pizzoni
in questo medesimo Bollettino in tutta Italia non si trovavano che
quattro o sei litotomi di altra scuola che non fosse « norcina » (25

1 — Accoramboni (?). Nella chirurgia conosciamo quale insigne
cerusico Girolamo Accoramboni, professore all'Università di Pa-
dova, che nel 1534, in Venezia, pubblicó il Tractatus de putredine
e nel 1536 De catarro. Felice Accoramboni, altro chirurgo, dette
alle stampe in Roma nel 1590 Annotationes in librum Galeni de
temperamentis.

Due Giovanni Accoramboni, padre, e figlio Giovanni Antonio,
vengono ricordati in Firenze da Ludovico Setta in Animadversiones
et cautiones medicarum edito nel 1752. Giovanni nel 1676 operava in
Lucca come ricorda il musicista Balatri nel testamento già ricordato.
Ad essi segui in Firenze un altro Girolamo Accoramboni (1652) quale
docente e litotomo in S. Maria Nova, ove iniziò all'arte il nepote Be-
nevoli. Gli Accoramboni si distinsero anche in Pisa come ricorda il
Fedeli: «Pisa, centro di cultura di data antichissima e nella sua
Università e neisuoi Ospedali vetusti ebbe chirurghi norcini e preciani.
Quando infatti Firenze aveva usufruito dell'opera loro, il Comune
di Pisa accettava la domanda di Benedetto Accoramboni il 21 mag-
gio 1706 ».

2 — Amici Diomede era chirurgo a Venezia nel 1696, ove stampò
due volumi di medicina : De morbis sporadibus e De morbis communi-

bus liber : tractatus de variolis et appendix ad librum de morbis com-
munibus.
IL LEBBROSARIO DELLA VALNERINA 25

3 — Angelucci, famiglia della Valle Oblita, ebbe molti chirurghi
nel passato. Forse ad essa appartenne quel magister Berardus Cambii
di Poggio di Croce operatore in Perugia alla metà del secolo XIV.
Nel secolo XVI si ricorda m.? Ausonio Angelucci cerusico. Ulti-
mamente il prof. Pietro Angelucci, che possedeva dei ferri chirur-
gici di tipo preciano, li regalava al Ministero della Pubblica Istru-
zione perché si conservassero come patrimonio nazionale all'Uni-
versità di Roma, piuttosto che attraverso il prof. Itamilto di Londra
passassero la Manica. Di questa famiglia va ricordato nel 1674 il
vescovo mons. Francesco Angelucci.

4 — Bacchettoni; davano alla medicina Giovanni e il figlio ope-
ratori in Ragusa nel 1664. Si tratta certamente di Ragusa della Dal-
mazia come allude il profilo del maremoto e della città fortificata fra
due insenature, nella tavoletta votiva. La tabella della Madonna della
Peschiera riporta oltre alla città turrita i seguenti versi popolari:

« Terremoto maggior mai fu nel mondo
Che in un'Ave Maria tutta Ragusa
Città cadde nel fondo.
Stava operando la sua chirurgia,
Giovanni Bacchettoni con suo figlio,
Salariato di quella Signoria,
Et dentro cólti nel fracasso stuolo
Da alto cadde e tra essi giacia.

Morto era quasi e dell'aiuto, solo ;

Ma la Madre di Dio, dico Maria,
Lo cava fuori dall'acerbo duolo,
Ritrova il figlio che nudo giacia,
E il liberó dal fuoco, rimaso quasi a noto.
Alla Benedetta grazie e voto.

16 Aprile 1664. »

Altri medici furono Carlo e il figlio Giuseppe Maria Bacchettoni
tra il 1712 e il 1780. Carlo, esercitante prima a Cremona, fu scelto dal
Senato di Bologna quale litotomo ed oculista della città e degli ospe-
dali nel 1712. Nel 1729 gli succedeva nel medesimo ufficio il figlio.
Fu alla loro scuola il celebre bolognese Giuseppe Attoni. A. Giuseppe
Maria segui nella medesima città Girolamo Bacchettoni come ricorda
l'albo dell'Ordine dei Medici dell'Accademia bolognese delle scienze
del 1730. Ad essi successe nel 1773 un altro preciano, Alessandro 26 ANSANO FABBI

Catani. Girolamo Leopardo Bachettoni fu professore litotomo ed
oculista e anatomista a Innsbruck. Nel 1716 da lui fu pubblicata una
dissertazione di anatomia : De corpore humano ejusdemque omnium
singularum partium anatomica descriptio. Anche Giuseppe Maria
pubblicava a Spoleto una lettera sulla medicazione post-operatoria
della vescica (5°).

9 — Benevoli. Di questa famiglia si notano numerosi chirurghi
in Toscana e particolarmente a Firenze, centro antico di ogni cultura.
La chirurgia venne esercitata con plauso dai preciani fin da quando
Folco Pertinari fondò l'Ospedale di S. Matteo, prima remota origine
dell'Arcispedale di S. Maria Nova. Molti fiorentini appresero l'arte
da questi benemeriti di Preci. Li troviamo fin dalla metà del secolo
XVII. Antonio Benevoli nel 1680 era litotomo in S. Maria Nova ove
fu maestro di Angelo Nannoni. Altro Antonio Benevoli junior era
un piccolo orfanello, nato nel 1685, che lo zio Girolamo Accoramboni,
docente e litotomo in S. Maria Nova, volle condurre a Firenze.
Quivi presso valenti professori, studiò lettere e anatomia. A 20 anni,
nel 1706 vinse un concorso che gli fece occupare il posto dello zio,
quale litotomo ed oculista allo stesso Ospedale di S. Maria Nova. Vi
introdusse anche l'operazione dell'ernia, incarcerata col taglio, per
la prima volta. Egli nel 1722 scrisse anche un libro sopra «la cate-
ratta glaucomatosa », essendo considerata fino allora dai preciani
sempre membranosa. Aggiunse altre esperienze sulle cateratte do-
vute all'alterazione e intorbidamento del cristallino. Nel 1755, un
anno avanti la morte, fu promosso Primario dell'Ospedale. La morte
lo colse il 7 maggio 1756. Antonio junior aveva goduta la più ampia
stima da Cosimo II dei Medici quale urologo, oculista, erniotomo.
A] Valsalsa aveva inviato una dissertazione Sopra due osservazioni
intorno alla cateratta nel 1722, e altra Sull’origine dell’ernia intestinale.

È noto il suo intervento per l’abbassamento delle cateratte al
card. Giacomo Boncompagni a Bologna.

6 — Basi Giuseppe di Preci è ricordato come assistente del fa-
moso Alessandro Catani in Napoli nel 1750.

7 — Benedetto di Matteo «de le Preci » figura medico nel Co-
mune di Ascoli nel 1510, secondo le riformanze di quel Comune.

8 — Bertoni Francesco di Preci (fraz. Poggio di Croce) fu chi-
rurgo in Bologna tra il 1662 e il 1687.

9 — Bitozzi. Abbiamo notato vari chirurghi norcini di questa
famiglia, molti dei quali erano nativi di Preci, come risulta da vari
documenti storici ed epigrafi esistenti nella Pieve (35).
IL LEBBROSARIO DELLA VALNERINA 27

10 — Bonajuti. Chirurghi di questa famiglia operarono insieme
ad altri conterranei nell'Ospedale di S. Maria Nova in Firenze nel
secolo XVII. Si ricorda particolarmente Giovanni Rinaldo Bonajuti,
litotomo in Firenze e a Macerata tra il 1670 e il 1679. In quest'ultima
città adoperò una particolare «tenacula » tricuspide inventata dal
Ciucci ed esperimentata per questo maestro sottomessosi al suo
intervento. Altro chirurgo fu Michele Bonajuti, assistente di Ales-
sandro Catani in Napoli nel 1747 (85).

11 — Bonini. Un allievo del Salimbeni nel 1750, Benedetto
Bonini, fu inviato quale litotomo da Alessandro Catani all’isola di
Malta. Egli nel 1757 operava a Palermo, alla presenza di uno stuolo
di chirurghi di quella città, con largi consensi. Aiuto di Alessandro
Catani fu anche Michele Bonanno di Preci che operò in Napoli
nel 1747.

12 — Brunetti. È elencata tra le famiglie di operatori chirurgici.
Tra essi fu noto nel 1763 Giovanni Brunetti, cerusico in Bologna in
aiuto a Sigismondo Carocci e ad Alessandro Catani (9).

13 — Carocci. Fu un'illustre famiglia di medici, di capitani e di
pittori. Nel 1648 il chirurgo Sigismondo Carocci fu chiamato a Vienna
‘presso l’imperatrice Elisabetta Eleonora di Mantova sposa di Ferdi-
nando III d’Asburgo per operazione di cateratte. Dopo il felice
esito operatorio, il nostro chirurgo ottenne titoli nobiliari e privilegi
per se e per i suoi discendenti come quello di apporre sopra il carro
a quattro ruote dello stemma, l’aquila bicipite austriaca. Ebbe il
titolo di « nobile del Sacro Romano Impero » con motu proprio dello
stesso Ferdinando III in data 28 novembre 1648 per le sue alte bene-
merenze. Altro Sigismondo Carocci (junior) fu cerusico a Modena
nel 1743 (27).

14 — Catani. Del secolo XVI si ricorda Orazio Catani, primario
chirurgo, che ebbe l’onore d’esser chiamato a Costantinopoli ad ope-
rare il sultano Mehemet. Nel secolo XVIII fu famoso Nicola Antonio
Catani di Giuseppe, Protomedico del ducato di Camerino, che pub-
blicò in Assisi nel 1745 un volume, Delle salubri qualità dell’acqua
della Peschiera di Preci : dissertazioni fisico-mediche, in cui dichiara
le acque della montagna superiori a quelle di Nocera.

Giuseppe Antonio Catani, padre di Alessandro fu litotomo a
Napoli tra il 1739 e il 1757. Il più famoso chirurgo fu Alessandro
Catani « Jatrophisicus, Litotomus, Ophthalmicus » del Regno delle
Due Sicilie. Egli scrisse due libri, editi a Venezia : il primo del 1752
dal titolo La litotomia difesa e dimostrata, il secondo del 1766 dal
CINES

——

A.

DUM

ZEE
=

28 ANSANO FABBI

titolo Il litotomo in pratica, ove descrisse ben 316 litotomie compiute
su pazienti dal 1740 al 1766, di cui solo 30 con esito letale. Riporta
disegni di ferri chirurgici, di calcoli, di piante medicinali, statistiche:
e anatomie. Scrivendo del castello natìo nel 1783, enumera i ricordi
di nobiltà delle famiglie preciane con ben 272 testimonianze. Nella
Cappella di S. Anna in Preci abbiamo dei due chirurghi l’epigrafe
con lo stemma di famiglia : aquila bicipite sotto tre stelle in alto,
torre fra due leoni rampanti in basso: D.0.M. DIVEQVE ANNE AEDEM
HANC SACRAM A DOCTORE NICOLAO ANTONIO CATANEO / ERECTAM
ALEXANDER CATANEVS GERMANVS FRATER CIVIS ROMANVS COMES /
LATERANENSIS EQVES AVRATVS PHILOSOPHIAE ET MEDICINAE DOCTOR /
FERNANDI IV BORBONI ET MARIAE CAROLINAE ARCHIDVCHISSAE AV-
STRIAE VTRIVSQVE / SICILIAE REGVM IATROPHISICVS ET CHIRVRGIAE.
PROFESSOR AVLICVS LITHOTOMVS AC / OPHTHALMICVS, PRIMARIVS NEA-
POLI PLVRIMISQVE CELEBERRIMVS ACCADEMIIS / ADSCRIPTVS FRE-
QUENTANDAM CVRAVIT AERE NATV DIONISIAE M.D.CC.LXIX.

D.O.M. ET DIVAE ANNAE SS. DEIPARAE GENITRICIS PRESENTIS-
SIMAE AC VETVSTISSUMAE / CATANEORVM FAMILIAE PROTECTRICI AE-
DEM HANC AERE PROPRIO IN HVMILLIMVM / SVORVMQVE GRATI ANIMI
MONVMENTVM CONSTRVXIT EIVSDEMQUE PERPETVAE CONSERVATIONI
DOTE CONSTITUTA PROSPEXIT NICOLAVS ANTONIVS CATANEVSQUE
IOSEPH PHILOSOPHIAE / AC MEDICINAE DOCTOR ET DVCATVS CAMERINI
PROTOMEDICVS. i

ANNO HERE CHRISTIANAE MDCCLXIX (?9).

15 — Colantoni ebbe due chirurghi: Francesco assistente di
Alessandro Catani nel 1743 e Michele litotomo a Venezia nel 1763.

16 — Di Antonio. Come chirurgo si ricorda in Firenze ad operare
insieme ad Antonio Benevoli il preciano Giovanni Di Antonio nel
1730, sia in litotomia come in oculistica.

17 — Lapi. Figurano accanto ad illustri operatori nella metà
del secolo XVII nell'Ospedale di S. Maria Nuova in Firenze, insieme
al Benevoli, Accoramboni, Bonajuti. Carlo e Pietro furono litotomi
ed oculisti intorno al 1685. Quest’ultimo, nel 1722, pubblicò una
lettera sulle cateratte e fu l'inventore di una speciale siringa e delle
candelette di tela per restringimenti uretrali. Nel Settecento, tra i
piü quotati, é ricordato il litotomista Lorenzo Lapi. Per merito suo,
Cesare Lapi, fu invitato nel 1706 dal Comune di Pisa succedendogli
nella medesima professione, nel 1745, Antonio Lapi.

Gian Girolamo Lapi fu richiesto anche all'estero ed era chiamato
per antonomasia «il chirurgo romano »: nel 1751 dava alle stampe
IL LEBBROSARIO DELLA VALNERINA 29

in Roma un libello De curatione síranguriae, cioé della difficoltà
di orinare.

18 — Marini. Giacomo Marini di Preci inizió una dinastia di
;peratori a Bologna dal 1670 in poi. Gli successe Francesco Marini
dal 1669 al 1705, anno in cui fu invitato a Innsbruck. Girolamo Ma-
rini fu da giovane medico ambulante in tutta Italia, poi all'inizio del
XVIII secolo fu eletto professore in S. Spirito a Roma, ove pubblicó
nel 1723 un libro sulla Pratica delle principali e più diffuse operazioni
di chirurgia.

19 — Mattioli. Questa famiglia preciana fondò nella Peschiera
una cappellania unendovi dei beni immobili per il servizio del culto
e per dotazione di zitelle povere. Probabilmente la sigla del parato
in terza damascato verde con lo stemma identico dell'altare maggiore
della Peschiera (una mano benedicente sotto tre stelle), appartiene
ai Mattioli: A.A.M.F. (Angelus Antonius Mattioli fecit). Nel secolo
XVIII operava quale chirurgo in Napoli proprio questo Angelo Anto-
nio, padre di un altro chirurgo, Bernardino Mattioli, operante in
Napoli tra il 1736-59 in aiuto al famoso Catani. La loro casa, con
stemma sulla serraglia, é presso l'abside della Pieve.

20 — Mensurati. Nel secolo XVI un Mensurato Mensurati era
medico del duca d'Urbino e maestro Angelo faceva professione di
chirurgia presso Ferdinando Arciduca d'Austria, fratello di Carlo V
quale oculista e litotomo (1529). Rimase al suo servizio anche dopo la
sua elezione ad imperatore nel 1559, poiché era circondato da molta
stima «nell'oprar nelli particolari di cavar pietre dalla vescica de
li corpi umani di età di 60 anni e piü con felicissimo successo, con sa-
lute dei pazienti e suo grande honore rendere anco ai ciechi la perduta
luce della quale erano stati 8 o 10 anni privi con modo et ordine da
far stupire la natura nonché li homini ». È forse il medesimo chi-
rurgo del 1554 di nome Arcangelo. Tra le patenti concesse a Roma
nell'Ospedale di S. Spirito, v'é anche m.° Marcantonio Mensurati
nel 1554. Fra i molti ex-voto della Peschiera, una tavoletta raffigu--
rante un naufragio ci riporta il nome di altri chirurghi tra cui un Men-
Surati: «ALLE ORE 16 GIORNO 3 GIUGNO 1711 IN PORTO DI CERVIA
PER GR. DEI DEVOTI RODOLFO MENSURATI E SERAFINO SUO FIGLIO E
DA BARTOLOMEO BACCHETTONI E GIOVANNI SERANTONI ).

Altro litotomo in Roma nel 1712 è Gaetano Mensurati, che volle
lasciare il suo nome nella cappella di S. Gaetano in Preci. Giovanni
Mensurati fu litotomo ed oculista a Gratz in Stiria alla fine del se-
colo XVIII; Anselmo Mensurati operava a Chieti nel 1752, mentre
30 ANSANO FABBI

Achille Mensurati fu l'ultimo patentato a S. Spirito in Roma, ove
mori nel 1751, come ricorda il Guattani, che per volere del direttore
Bufalini sostituì i « norcini » in dette operazioni allorchè questo pri-
vilegio di monopolio fu loro tolto ().

21 — Montani. Il chirurgo Domenico Montani, cugino di Ales-
sandro Catani, nel 1749, stampò in Foligno Dieci lettere apologetiche.

22 — Pedoni è un’altra famiglia che ebbe qualche cerusico (1°).

23 — Petrazzi. Tra il 1763 e il 1800 troviamo presso lo zio Mi-
chele Costantini a Venezia l'erniotomo Sebastiano Petrazzi.

24 — Petrucci. Medico di Pio III nel 1503 fu il chirurgo Antonio
Petrucci.

25 — Salimbeni ha tra i membri Domenico, litotomo a Palermo:
in aiuto a Giuseppe Antonio Catani nel secolo XVIII. Tra i cerusici
si ricorda anche il figlio di lui Pier Benedetto Salimbeni sempre in
Palermo tra il 1742 e il 1765.

26 — Scacchi. Per la chirurgia è la famiglia che più si distinse.
Gli Scacchi col loro palazzo, infermeria e cappella di S. Caterina con
capitelli eponimi, formavano nel castello di Preci il così detto « Quar-
tiere Scacchi ». Molte iscrizioni di architravi di finestre e di porte li
ricordano : CAESAR SCACCHI PHIS. CVS CIVISQVE CAMERS. 1641 | LABO-
RIS CONDIMENTVM (cioè casa di riposo dopo lunga attività). FRAN.
CVS COL. VS AERE PROPRIO F.F. A.D. 1706 ; MODERATA DVRANT ; SVAE
AMICORVM COMMODITATI; COELO ET SOLE DOMO SPRETA AMPLIORI
SELECTA SVM EGO. MDCCXCII; PAX HVIC DOMVI ET OMNIBVS HABI-
TANTIBVS IN EA ; IN TE DOMINE SPERAVI (Era la sala operatoria ?) ;
NEGOTIVM OTIO MELIVS. Lo stemma di famiglia constava di uno
scudo diviso orizzontalmente con nel campo superiore una cometa
verticale tra due stelle, e nell'inferiore gli scacchi eponimi.

Numerosi furono i medici Scacchi nel secolo XVI e XVII. Di
questa famiglia di chirurghi scrive il Sassi.

Antonio Scacchi, il capostipite, fu medico di Luigi XI di Francia
(1461-83) ed era chiamato in Parigi per antonomasia « Romanus
Physicus ». Tra i suoi discendenti vi furono tre fratelli: Cesare, Ago-
stino e Durante.

Cesare Scacchi inviato in Inghilterra presso la Regina Elisabetta
(1588), dopo una dimora di dieci mesi ne tornò con mille monete d’oro
e molti doni che superavano in valore il denaro. Fu quindi Lettore
all’Università di Fermo, medico apprezzato in molte città, finchè
nel paese natìo, ove si fabbricò un palazzo tuttora esistente (casa
Sbringhetti), trascorse la vecchiezza in quel tranquillo riposo che nella
IL LEBBROSARIO DELLA VALNERINA 31.
scritta sugli architravi delle porte dichiarava : laboris condimentum.
«Per insistenza dei preciani tradusse in volgare il libro del fratello
Sussidio di medicina. Il dottor Cesare si ricordò della sua terra, fa-
cendo erigere nella cappella della Peschiera un altare in onore della
Madonna lauretana raffigurata in una tela tra S. Francesco e S. Ca-
terina : « CAESAR SCACCVS F. F. ».

Agostino Scacchi ebbe due figli : Giovan Antonio e Giovan Piero.

Durante Scacchi. Egli stesso dichiara la sua gloriosa stirpe :
«Scaccorum genus ex familia asclepiada, ut ita dicam, oriundum,
semper mundo profuit... demostratum fuit domum nostram medica
facultate bene honesteque dignitatem et lucrum multis abhinc annis.
adeptam fuisse ».

Egli fu un caposcuola, educando quattro dei suoi tredici figli
alla chirurgia. Ascese a grande fama per varie malattie, come per
polipi e fratture, malattie delle vie digestive e urinarie, per le cure
delle malattie degli occhi, della vescica ed operazioni relative, del
tumore, delle ferite, ulcere, lussazioni, ecc.

Scrisse anche dei libri. Tra essi fu eminente il Subsidium medi-
cinae manuale pratico e guida per le operazioni litotoma ed oculi-
stica in cui era specializzato come gli altri conterranei. Il libro, com-
posto a Fabriano nel 1581, fu pubblicato dal fratello Cesare nel 1596.
e fu diviso in quattro parti : De humanum genus infestantibus morbis
et manuum operam exposcentibus ; De affectibus oculorum ; De affec-
tibus vesicae ; Universa chirurgia traditur theorice et per compendium.
Scrive il Sassi : « Certo l'impalcatura dottrinale è quella della tradi-
zione classica, con citazioni continue d’Ippocrate, di Galeno. Non
mancano le solite etimologie bizzarre e le strane ricette. .. ma il libro
ha il pregio dell'esperienza e della scienza. Esige dall'empirico anche
un severo tirocinio di studio. Di qui il luogo eminente dato all’ana-
tomia esposta nei più minuti particolari con l'esattezza d'un conosci
tore provetto ; l’importanza alla ricerca delle cause delle affezioni,
la cura posta nella fabbricazione dei ferri, molteplici, sottili, perfe-
zionati; le prescrizioni meticolose ordinate per i preparativi delle
operazioni, per il vitto e il tenore di vita dei malati prima e dopo
l'atto chirurgico, l’originalità di metodi propri di operazioni tentate
la prima volta. Dall’operatore esige sottile ingegno, acuta vista, mano
ferma, matura esperienza, ponderata cautela e qualità morali : desi-
derio d’onore più che di lucro, facondia, affabilità, fedeltà, veracità,
charitas erga proximum... indizi di bontà d'animo del maestro.
Scrive per essere utile al prossimo con fine altruistico, senza segreto
02 . ANSANO FABBI

professionale, a pubblico vantaggio. Le invocazioni : favente Deo be-
nedicto, Christi nomine invocato, sono espressioni di sincera fede
religiosa di chi fa dipendere l'esito favorevole delle sue cure dalla vo-
lontà superiore. In appendice De virtutibus balnei castri Cerreti in
| Agro Fabrianensi indica la cura dell'acqua sulfurea di Fabriano,
veramente di attualità poiché la dice efficace per il fegato, ulcere, |
catarri, raucedini, asma, inappetenza, debolezza di stomaco, vermi,
renella e calcoli urinari, stitichezza, muscosità, debolezza renale,
contrazioni nervose, scabbia, lebbra, vizi della pelle ».
| A Fabriano egli venne. eletto chirurgo il 21 gennaio 1507 e vi
il ‘esercitò la professione per ben 40 anni fino al 1610, quando si dimise
per vecchiezza. Che rimanesse così a lungo in quella comunità è la
dimostrazione più eloquente delle sue: capacità; quando era in uso
| cambiare medico ogni due o tre anni a voti segreti. Egli invece venne
1 riconfermato nel suo ufficio con elogi e stima «attenta fideli servi-
EL tute moribus et scientia ... . quod universus fabrianensis populus bene
M p s sentit de chirurgo » e sebbene cerusico.empirico, ebbe il titolo di :
| «medicus physicus» e lo stipendio equivalente agli altri dottori
| (300. scudi annui) oltre ad: un flebotomo (barbiere) al suo servi-
ss. zio. Per la fama che lo circondava, fu invitato presso don Gia-
le como Boncompagni duca: di Sora, governatore di: Fabriano e poi
capitano della Chiesa; lo volle piü volte presso di se il Legato
della Marca. i i
Per riconoscenza Fabriano lo onoró della cittadinanza, da esten-
dere ai suoi discendenti, e dei pari diritti, da sedere in Consiglio (1593)
e da .essere eccezionalmente eletto Priore. Ciò avvenne anche per il
figlio Giacomo.
Francesco Scacchi, figlio di Durante, ne raccolse la preziosa
eredità, esercitando in qualità di « Doctor physicus » l'arte presso
il card. Bandini per un ventennio. Anch'egli scrisse un libro De sa-
lubri potu, di igiene contro l'ubriachezza. Fu anche benefattore della
città di Fabriano, lasciando un'eredità di 2500 scudi per la fonda-
zione di un Monte di pietà o dei pegni per sovvenire alla povertà e per
un ospedale degli infermi (4).
Durante possedeva una casa a Borgo di Preci, sul cui architrave
‘è inciso : DVRANT. SCHACCVS CHIRVRGVS 1562.
M.° Giacomo Scacchi nel 1562 ottenne dall'Ospedale di S. Spirito
in Roma ampia e perpetua licenza per svariate operazioni e malattie :
«quod possit ungere et profumare morbum gallicum », estrarre pietre
dalla vescica, curare cancrene, fistole, ulcere, fare interventi per ernie,

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Preci - Lipsanoteca della scuola chirurgica coi Patroni
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TAv. IX

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Operazione di cateratte compiuta da un cerusico norcino a Mantova (1674). x."

(Da G. Fogolari in « Dedalo » n. IX, 1922) «4
«Armamentarij Chiruiz:ch,
VLA. VINI :

[oe Ars

Ferri chirurgici del Seicento: specillum di ottone, sonde metalliche,
vari tipi di pinze emostatiche e di divaricatori tipo Young. (Da Io. Scur-
TETI, Armamentarium chirurgicum. Venetiis, typis Combi etla Nou, MDLXV,
Tabella IX).
SEASVASUNSTT

limite stata

Armamentario dei Marinucci in Preci:

Orizzonlali : monoculo a 2 pezzi, divaricatore a molla, custodia-rasoi

Verticali: 11 calcoli, 2 strumenti alfonsini, molle, cauterizzatore, 4

cucchiaini, 8 forcipi, pinze emostatiche, 6 rasoi

Orizzontali : strumento alfonsino, 2 catheter siringa, siringa d’osso, ;

specillum concavo di ottone
veia e Bia puer

TAv. XII

FERRI CHIRURGICI DEL
SEICENTO

1. Culter rasorius a taglio dritto
detto volgarmente « scodechino »

2. Spatha-bistouri a lama a punta

3. Scalpellus-bistouri

4. Scalpellus anceps a punta

5. Cauterizzatore o divaricatore

6. Specillum d'ottone raccoglitore
di lapilli di calcoli (oppure ca-
nale per introdurre cauterizza-
tore)

7. Cuechiaio concavo rostrato (cu-
retta)

8. Vectis dentata

9. Catheter-syringa (sonda metal-
lica per vie urinarie)

10. Strumento d'ottone per estrarre
calcoli al collo della vescica

11. Candeletta di tela incerata

12-13. Sonde metalliche scanalate
per vie urinarie

14. Aco argenteo per deporre ca-
teratte

15. Anello bronzeo per fermare
l'occhio (1)

(1) Odierno Sierno blefarostato

16. Vasculum vitreo oculare per
irrorazione (moderna Ondina)

17. Strumentum 2alfonsinum per
estrazione dei calcoli.

FERRI DELLA CHIRURGIA
MODERNA :

; 1. Bistouri a punta di Nelaton

2. Bistouri a lama dritta di Ne-
laton

2-b. Lancetta per vaccinazione

8. Scalpello operatorio a lama
dritta

4. Scalpello operatorio a lama
convessa

5. Valva vescicale del Dr. Leguen

6. Strumento per anestesia ge-
nerale

7. Curetta prostatica di Young

8. Sonda metallica vie urinarie
per uomini

9. Madrina curva per vie urinarie

10. Pinze emostatiche

11. Lancetta a doppia punta (bi-
stouri per vaccinazione).

Foto, disegni e composizione del-
l'autore.
IL LEBBROSARIO DELLA VALNERINA 33

fratture, cateratte e altre malattie degli occhi eccettuate le fratture
craniche. |

27 — Serantoni dette in Padova nel 1742 un chirurgo, Giovanni
Serantoni.

I ferri chirurgici. — Molte famiglie si tramandavano l'arte in-
sieme ai ferri chirurgici. Erano bisturi, scalpelli, lancette per salassi,
specilli, pinze, uncini, cucchiai, termocauteri, forcipi, trapani, speculi,
cateteri, blefarostati, ondine, spesso strumenti già perfezionati come
gli attuali. Come nota il Pizzoni, furono illustrati fin dal 1875 dal
prof. Francesco. Scalzi all’Università di Roma in seguito alla donazione
di molti di essi al Ministero della Pubblica Istruzione da parte di Pie-
tro Angelucci. Lo Scalzi afferma che furono i Preciani ad inventare
la cistolitotripsia (cioè la frantumazione di calcoli. giganti) ; « Preparata
con piccola ferita la via, introducendo per quella l'istrumento frangi-
tore (tenaglia o tenacolo litotritore), estraevano bracci del calcolo in-
franto con altro ferro a modo di cucchiaio. Nell’armamentario di
Roma si vedono.gli strumenti inventati. Nessun altro; potrebbe ga-
reggiare coi norcini e preciani nell'invenzione degli strumenti che sod-
disfacciano precipuamente all'operazione della cisto-litotropsia. I mo-
derni soltanto hanno potuto avanzarli, trovando grazie agli acquisti
della meccanica applicata alla chirurgia, congegni di forma piü sem-
plice, più spedita nell'uso, in efficacia più potenti. Più benemeriti a
tal titolo sono il Lecat, il Bel, l'Assalucci e il Rizzoli... ma integra
rimane ai preciani la bella lode di essere stati anfesignani illustri
della litotomia ».

Il cucchiaio era con manico assai lungo e ben levigato.

Il forcipe e il dilatatore atti a far devaricare le labbra della ve-
scica tagliata per afferrare ed estrarre il calcolo erano stati inventati
fin dal 1500. :

Per l'oculista, tutto l'apparecchio degli «antichi oftalmologi »
consisteva nell'onerino per allargare le palpebre, nell'anello bronzeo
(odierno blefarostato), nel vasculum oculare e nell'aco.

Lo Scalzi raccolse da Preci 80 strumenti del secolo XVI-XVII,
che si tramandavano in famiglia come preziosi tesori.

La famiglia Marinucci di Saccovescio di Preci possedeva una ricca
raccolta di strumenti chirurgici. Ora è rimasta una piccola collezione
dei ferri più ordinari avendo smarriti quelli più preziosi in argento.
Ho notato : undici calcoli di media grandezza, di cui uno agglome-
rato calcareo ; un piccolo cannocchiale in legno con lente su canna

3
34 ANSANO FABBI

d’avorio ; un divaricatore d'ottone a molla; custodia in cuoio con
sei rasoi chiudibili con manico arcuato; uno specillum d'ottone ;
una siringa d'osso con manichetto dentato traforato ; tre stru-
menti alfonsini per estrazione di calcoli; piccole molle: cauteriz-
zatore anestetico (o divaricatore); quattro cucchiaini con estre-
mità concava rostrata ; otto pinze o forcipi di varie forme; pinze
emostatiche.

Per avere un’idea approssimativa dei ferri chirurgici usati nel
Seicento, è molto utile il volume illustrato di Giovanni Sculteti da
Ulma Armamentarium chirurgicum (9).

L'autore dimostra di conoscere la specializzazione dei Norcini
in alcune operazioni e gli strumenti da essi usati.

Un semplice confronto fra i disegni descritti e la piccola raccolta
Marinucci ci convincerà facilmente.

Utile é anche un confronto tra questi vecchi strumenti e i ferri
usati dalla chirurgia attuale. Il libro illustra fra l'altro :

1 — Il culter rasorius, detto volgarmente « scodechino », a taglio
diritto o a punta. E vicino al bisturi a punta o a lama dritta del
Nelaton e all'attuale lancetta per vaccinazioni.

2 — Scalpellus arcuato o scalpellus anceps, ha delle analogie
con l'attuale scalpello operatorio a lama convessa o a lama dritta.

3 — Il cauterizzatore arcuato a punta convessa è prossimo pa-
rente della valva vescicale del Dr. Leguen e allo strumento per ane-
stesia generale.

4 — Il cucchiaio internamente rostrato all’estremità concava e
la vectis dentata più resistente, si possono avvicinare alla curetta pro-
statica di Young.

9 — Lo specillum di ottone era una piccola sonda immessa nella
verga, dal cui canale interno poteva estrarsi, premuto dalle dita, il
lapillum o piccolo calcolo occludente il collo della vescica, senza vero
atto operatorio. All'occorrenza vi si introduceva il «terebellum »
per distaccare il lapillum dal meato urinario. Esso serviva anche ad
introdurre un sottile cauterizzatore senza danneggiare le pareti non
interessate.

6 — Il catheter, detto anche itinerarium o syringa, era una sonda
arcuata d'argento che s'introduceva nella verga per individuare la
posizione del calcolo. All’estremità levigatissima aveva delle incisioni
per provocare l’uscita dell’orina attraverso il suo canaletto. Non è
altri che l’attuale madrina curva e scanalata.

7 — La candeletta di tela incerata o di forti fili di lino, immessa IL LEBBROSARIO DELLA VALNERINA 199

attraverso l’orifizio facilitava l’evacuazione dell’orina. Oggi abbiamo
l’ausilio delle gomme per lo stesso scopo.

8 — Anche le sonde metalliche scanalate per vie urinarie sono vi-
cine alle attuali usate dalla moderna chirurgia.

9 — Divaricatore a molla. Ne troviamo uno di ottone nella rac-
colta di Preci.

10 — Strumentum alfonsinum. Inventato da Alfonso Ferrio me-
dico napoletano, consisteva in un forcipe a molla o in una specie di
pinza a bocche arrotondate con estremità internamente rostrate.
Era uno strumento indispensabile per estrarre da una ferita corpi
estranei. Le estremità erano tenute strette da due anelli scorrevoli
presso il manico al fine di introdurlo, allargarlo e stringerlo a piacere
per la presa. Oggi si usano all’uopo la fenacula e una grande varietà
di pinze.

11 — L'aco argenteo con manico era usato per deporre le cate-
ratte. Esso é simile alla lancetta a doppia punta e al bisturi per vac-
cinazioni.

12 — L'anello con manico, spesso di bronzo, era una specie di
forcipe levigato usato per rener fermo l'occhio del paziente (odierno
blefarostato).

13 — Il vasculum vitreum si applicava all'orbita dell'occhio per
contenere unguenti immessi attraverso un piccolo canale o per irro-
razione (la moderna ondina).

Lo svolgimento delle operazioni: preparazione psico-profilattica.
— Durante Scacchi cosi esortava i suoi apprendisti : « Prima dell'ope-
razione bisogna invocare l'aiuto di Dio da cui bisogna attendere la riu-
scita d'ogni buona opera ». L'esimio e coscienzioso chirurgo convo-
cava i parenti piü affini del paziente e li ammoniva che, sebbene fatta
da esperti e con tutto l'impegno possibile, tuttavia l'operazione era
« assai difficile e non si puó mai assicurare la guarigione a causa della
possibile sincope delle cateratte e per il pericolo di convulsioni, flusso
di sangue nell'operazione delle cateratte e a causa della morte che
poteva seguire nell'operazione della pietra ». Medico di fede esem-
plare, esortava l'ammalato a ricevere i sacramenti e i conforti della
fede, perché ben sapeva come «il pensiero dell'aiuto divino eser-
citava una forza morale nell'animo del paziente. Perció chi patisce
di tal male et li medici phisici che si troveranno a le loro cure facciano
sempre elessione di Preciani essendo in quel luogo regnata tal profes-
Sione per tante centinaja d'anni. Et si ben fra loro vi é anco diffe-
ila;

n —— a

36 ANSANO FABBI

rentia, tuttavia il minimo di quelli oprarà meglio d’un theorico o pra-
tico straniero, perciochè oltre che siano in ciò nati non solo essi,
ma gli avi dei loro bisavi, fanno fra loro belli et ragionevoli discorsi
delle cose a ciascuno avvenute in tali operationi onde che i putti,
mentre vengono crescendo, sentono et risentono tante volte, prima
che si mettano a imparare, ne sanno più degli stranieri professi ».

L’operazione della cateratta. — Secondo la descrizione del Fabbri
essa avveniva come segue. Delle due opinioni discusse tra i medici,
tra l'evacuazione del corpo perché gli umori eccessivi non si riversas-
sero negli occhi ad operazione compiuta annullando l’effetto di essa
e l’inutilità della evacuazione e il danno per i troppi scuotimenti del
fisico, i medici preciani stavano per la prima opinione. Seguivano in
ció l'insegnamento di Celso : « Avanti la cura, l'ammalato deve usare
poco cibo e bere per tre giorni solo acqua ». Perció i preciani prepa-
ravano il paziente con salassi ed enteroclismi al fine di alleggerire la
pressione sanguigna (*).

Nel giorno precedente i preciani facevano astenere il paziente
anche dal bere acqua. Al mattino gli somministravano un cucchiaio
di zucchero rosato o una fettina di pane intinta in vino di granati,
per evitare la sincope che avrebbe impedito di proseguire l'azione del-
l'aco. Per l'operazione si sceglieva perfino il tempo propizio, evitando
sia il caldo afoso che riscaldava il corpo, come il tempo troppo ri-
gido che si diceva «alle ulcere mordace ». Le operazioni si preferiva
compierle in primavera o in autunno, in giorni limpidi e sereni e nella
III e IV ora del giorno. L'aco adoperato era lungo 7 dita con manico
dentellato per farlo roteare con leggerezza intorno all'occhio. L'uso
dell'aco perforato che risucchiava la cateratta era fatto in modo da
escludere il risucchio dell'umore acqueo. Gli strumenti erano d'oro o
d'argento secondo il colore dell'occhio al fine che ben si distinguesse
da esso. Per un'operazione cosi delicata, secondo il consiglio di Du-
rante Scacchi, si esigevano nel chirurgo queste condizioni : che fosse
giovane, esperto, di lunga esperienza ; che avesse il polso fermo e
capace di usare indifferentemente la sinistra o la destra ; che avesse
vista acuta e chiara, prontezza di azione ; che fosse desideroso piü del
prestigio che del guadagno ; che fosse di carattere facondo e affabile
per accattivarsi la simpatia e la fiducia del paziente; che fosse fedele
e veritiero si da infondere la speranza della guarigione; che conoscesse
tutta l'anatomia del corpo umano, per capire meglio una parte.
Come preparazione immediata, si disponevano: l'aco, una chiara
d'uovo sbattuta al croco, bombace bianca e netta, un difensivo rosso,
IL LEBBROSARIO DELLA VALNERINA 37

delle pezze nette e sottili, acqua rosata e aceto rosato nella sfortu-
nata ipotesi di sincope, uno sgabello per accogliere l'ammalato,
seme di finocchio e di anice per la masticazione dell'operatore. Se-
condo Avicenna si credeva che questa pianta favorisse la chiarezza
di vista. Ció fatto, la scuola prescriveva di bendare l'altro occhio.
Quindi con parole di conforto e di speranza, il chirurgo doveva tran-
quillizzare il paziente, assicurandolo che l'operazione sarebbe stata
breve, facile, indolore e che presto, con l'aiuto di Dio, egli avrebbe
riacquistata la vista.

I] chirurgo poneva il difensivo fino alle arterie temporali, per
impedire che l'umore si riversasse sugli occhi. Si poneva l'ammalato
su uno sgabello con le mani sotto i ginocchi, rivolto verso la finestra
davanti al chirurgo seduto piü in alto. Un assistente teneva ferma
la testa del paziente mentre un terzo aiutava a tenere aperte le pal-
pebre. Il cerusico alitava l'occhio aperto per dar moto e calore alla
cateratta. Si ordinava al paziente di tener l'occhio immobile guar-
dando verso il naso. L'abile operatore adoperava la mano destra
per operare l'occhio sinistro, la mano sinistra per operare l'occhio
destro. Ed ecco come il caposcuola Durante Scacchi narra la maniera
d'operare : « Io soglio accomodare il paziente in una sedia et flettere
la testa verso la nuca ; comando che metta i suoi ginocchi et mani
fra le mie coscie et cosi stante avanti a lui, invocando il nome di Iddio,
bagnata la punta dell'aco in bocca con la saliva, subito fra l'iride et
minor angolo la metto et perforo le tuniche, sempre con questa con-
ditione, che il paziente guardi verso il naso, cercando nel porre del-
l'aco scifar quelle vene capillari che vi sono, perforando leggermente
con gratia et attitudine, volgendo e rivolgendo l'aco sinché si arrivi al
vacuo. Poi si volti un poco l'aco verso la cornea e la punta si mandi
fino a mezza cateratta perció che l'aco apparisce dentro come in uno
specchio et allora deprimendo si deponga et si metta sotto et tanto
si tenghi ferma con l'aco quanto si dieci Miserere et quante volte si
sollevasse, tanto si deponghi et metta sotto fino a tanto che vi re-
sterà. Et se non volesse descendere et che inclinasse ad altra parte,
si mandi a quella alla quale declina et si separa essa in quella parte
come dice Avicenna nel capitolo de acqua, scifando sempre la dilata-
tion de la pupilla et di toccare l'humor cristallino. Ma se ostinatamente
ritornasse, di nuovo si divida et si dissipi in piü parti. Finita poi
l'opra se a te parerà di non aver lavorato invano, et l'occhio non sia
perturbato, ma netto, ad innalzar la tua arte, et per contento dell'am-
malato et degli astanti serratogli l'occhio bono, mostrargli in tua
Dio)

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38 ANSANO FABBI

presenza un segno o un colore, dicendogli cosa é questa et quando
l'averà visto si rendano gratie a Dio, et leggermente si cavi l'aco, et
si coprino ambo gli occhi con il medicamento già detto, legati con la
fascetta acció del moto di un occhio non si vienghi a muovere l'altro.
Si conduca finalmente l'ammalato a passo a passo al letto piü vicino,
dove si reposi con la testa ben sollevata, et resti nelle tenebre fino al
settimo secondo Avicenna, ma secondo i praticanti fino al nono
giorno ».

Dopo l'operazione, trasportato al letto il paziente, si chiudevano
le finestre perché la camera restasse completamente al buio. Si rac-
comandava la posizione supina, di parlare a bassa voce e di dire poche
parole. Il paziente si faceva restare digiuno il primo giorno, e negli
altri giorni faceva nutrirsi solo di « panatella » e bere acqua di orzo
o di cinnamomo con zucchero. Erano proibiti cibi duri al fine di evi-
tare con la masticazione che si movesse l'occhio e sollevasse il panno.
Se l'ammalato non sopportava la dieta, gli si somministrava brodo
di pollo, tuorli d'uovo, carne sbattuta di pollo. La fasciatura non
si toglieva fino al quarto giorno ; allora si bagnava con latte freschis-
simo o con acqua rosata di mortella e si cambiava. Dopo il settimo
giorno si aggiungeva acqua di finocchio. Il paziente si teneva ad occhi
bendati fino al quattordicesimo giorno con taffetà verde o nero,
perché l'occhio non restasse offeso da troppa aria e da troppa luce.
Se riappariva la cateratta; si consigliava di rimettere l'aco nel mede-
simo foro dopo aver osservato se v'era infiammazione. In tal caso si
applicavano sanguisughe alla testa.

La notizia delle persone guarite si diffondeva ovunque fino ai
lontani paesi; il piccolo castello di Preci diveniva cosi meta di pel-
legrini in cerca di luce e di serenità.

Il mal della pietra. — L’esplorazione del calcolo, era fatta col
catetere. La tavola XL dello Sculteti insegnava : « De collocatione
aegri ad explorandum calculum a vesica et meatu urinario ; de miti-
gatione ardoris urinario chirurgica, de extirpatione carunculae in
uretra ; de perforatione penis, ligatura verrucarum in praeputio ve-
nerearum, herniarum cum deperditione, hymenis integri incisione,
vulvae clausae aperitione, uterique extra abdomen in suum locum
prolapsi et repositi conservatione ». E scriveva : «I chirurghi esplo-
rano il calcolo vescicale col cateterio immesso nell'uretra e tastato
col dito indice immesso all'ano. La figura mostra oltre che la maniera
di esplorare il calcolo, anche l'incisione eseguita con lo scalpello sul
peritoneo sopra l'itinerario immesso nella vescica. Eseguita l'inci-
IL LEBBROSARIO DELLA VALNERINA 39

sione, il litotomo ritrae l'itinerario e immette il cateterio nella fe-
rita del peritoneo al fine di far penetrare nella vescica, senza lacera-
zione, il dilatatore o specillo al di sopra della siringa. Posto lo spe-
cillo estrae il cateterio, allarga il collo e con lo strumento adatto
estrae il calcolo attenagliato ».

Troviamo qui gli strumenti usati dai chirurghi preciani già de-
scritti, ben noti all'autore: il cateterio immesso nell'uretra detto
anche «itinerarium » o « syringa » atta all'esplorazione, lo scalpello ta-
gliente, un secondo cateterio da immergere nella ferita, il dilatatore o
specillum di ottone a forma di cannula attraverso la quale s'estrae-
vano i calcoli se non era necessario (per calcoli piü grandi) lo stru-
mento alfonsino a tenaglia.

I nostri cerusici si adoperavano anche per l'estrazione di piccoli
calcoli (detti lapilli) residenti nel collo della vescica, senza usare il
taglio, ma solo immettendo attraverso l'uretra lo specillum e dentro
il suo canale il ferebellum, una specie di stilo che serviva ad afferrare
i piccoli lapilli e per facilitarne l'uso si cospargeva d'olio di mandorle
dolci. A questo proposito lo Sculteti scrive : « Spesso osservai come
questi lapilli, insediati nel condotto urinario, senza bisogno di taglio,
siano stati estratti mediante lo specillo se il paziente più volte si era
sottoposto a bagni emollienti, ad unzioni moderate e abbia permesso
lo stillicidio urinario nel canale » (4). Altrimenti non restava che la
litotomia propriamente detta.

La siringatura. — Abbiamo accennato all’operazione dell’ernia
eseguita dai norcini e come prima di compiere la litotomia, questi
operatori, tentavano guarire con la semplice siringa, per svuotare la
vescica dell’orina ritenuta, attraverso il catetere. Lo Sculteti afferma
che questa operazione è facile per un medico esperto, ma assai dif-
ficile e pericolosa per l’inesperto. Egli ricorda come essa veniva com-
piuta dai romani all’epoca di Aulo Cornelio Celso : « L’orina può es-
sere ritenuta a causa di qualche calcolo o per congestione sanguigna,
perciò il medico deve avere a disposizione varie sistole argentee in-
curvate, lunghe da 9 a 15 dita. Posto il paziente supino sul letto o
in una sella, il medico postosi alla sua destra, tiene con la sinistra il
canale e lievemente con la sua destra v'immette la sistola unta
d'olio. Appena questa giunge al collo della vescica, piega insieme al
canale la sistola per provocare l’orina ».

E lo Sculteti aggiunge : « In questa operazione chirurgica è da
osservare sopratutto, che nell’immettere la sistola d'argento non si
violi la valvola carnosa che chiude gli orifizi dei vasi seminali situati
40. ANSANO FABBI

nel canale urinario ; e l'errore si scopre sia dall'ostacolo sentito nel-
l'introdurre, sia dal dolore acuto, sia dal sangue che ne esce. Al com-
parire di questi indizi, la sistola si deve subito ritrarre e di nuovo
introdurre lievemente per immetterla nella vescica lasciando intatta
la valvola, finché non esca l'orina. Altri immettono nel catetere un
filo argenteo con legato un fiocco di cotone e insieme alla sistola rag-
giungono la vescica. Ivi giunta la siringa, ritraggono il filo che a
forma di sifone dovrebbe ritrarre dietro l'orina. Ma non é necessario
né il filo, né il cotone. Non il cotone perché per ritrarre l'orina sono
sufficienti gli orifizi laterali della siringa, non il filo perché questo
più che giovare ostacola l'uscita dell'orina : infatti mentre ritraggono
il filo dalla cannula spesso tirano con essa anche la sistola che troverà
poi maggiore difficoltà a rientrarvi. Quando l'orina é contenuta per
infiammazione vescicale, l'intrusione del catetere é assai pericolosa
perché col lacerare il collo della vescica aumenta l'infiammazione
che una volta diminuita ne segue una incurabile incontinenza uri-
naria. Ci si accontenti d'introdurre allora una piccola candeletta al-
quanto piegata e unta d'olio comune, piuttosto che esasperare il
male con l'uso del catetere.

Nella ritenenza urinaria dovuta a malattie renali, invano d'al-
tronde si adopererebbe la siringa, poiché l'orina non é contenuta
nella vescica... Le candele si devono fabbricare con doppio filo
forte e con cera bianca, ottenuta con aggiunta di trementina, perché
non si rompa troppo facilmente, e servano a provocare l'uscita del-
l'orina dall'escrescenza carnosa situata nel condotto urinario. Si
rompe l'estremità della candeletta, affinché nell'estrarla non lasci
nel condotto qualche briciola di cera, aumentando cosi la ritenenza :
per questo motivo il chirurgo, dopo aver unta la candeletta con olio
di mandorle dolci, ne introdurrà nel condotto urinario solo quanto
sarà necessario e poi stringerà con la forcipe la porzione spezzata
all’estremità del lucignolo » (55).

Operazione della pietra (calcoli vescicali). — La preparazione consi-
steva nel disporre di un rasoio affilato da ambo le parti per eseguire
il taglio tutto in una volta, il cauterizzatore, siringhe di diverse forme
per ritrovare la pietra o inciderla, i dilatatori, le tenaglie denticu-
late, vari cucchiai, il maglietto ed altri ferri.

L'operazione consisteva nel «separare il continuo, rimuovere il
superfluo, unire il diviso » perció occorreva un cerusico ricco di
esperienza e dal polso saldo. Si separava il continuo col taglio, si ri-
muoveva il superfluo cioé il calcolo, si univa il diviso cioé la ferita.
IL LEBBROSARIO DELLA VALNERINA 41

L'ammalato doveva esser ben nutrito ma il giorno antecedente si
sottoponeva ad una buona purga e si faceva camminare affinché i
calcoli scendessero al fondo della vescica e si presentassero al collo
della medesima.

L'operazione avveniva in questa maniera. Fatto salire il paziente
piü volte in una scala, un uomo robusto finalmente poneva il mal-
capitato tra le sue cosce legando le sue mani con i piedi mentre due
ministri allargavano le cosce del prigioniero stretto ai ceppi della
morsa umana. Seguiamo in ció il dottore Scacchi :

« Accomodato il paziente, si mette la serenga per verga fino
alla pietra, la quale nella parte connessa sia di fuori aperta come un
canaletto per lo spazio di mezzo palmo acciocché possa farsi sicura-
mente l'incisione sopra di essa cavità. Poi tenute le cosce dalli ministri
aperte e uno delli ministri tenga con l'altra mano la serenga, et ele-
vati i testicoli, l'artefice segni il luogo nella estremità della natica
sinistra, poco distante dal cesso, guardandosi di non toccare la ri-
mula del femen del collo della vescica e col rasoio, infocato, sopra il
luogo segnato, in un medesimo si tagli et si cauterizzi, caustichi che
si veda et apparisca bene la serenga et se apparirà sangue si potrà
con l'istrumento a forma di spatula infocato di nuovo cauterizzare.
Cosi assicurato del sangue, si metta il secondo dito chiamato indice
nella ferita mandandolo, dilatando il collo della vescica, finanche con
esso sarà arrivato alla cavità e tocchi la pietra. Quando con il dito
non Si possi bene dilatare si deve usare l'istrumento detto dilata-
tore. Aperto il viaggio e trovata la pietra si metta la tenaglia fatta
per questo effetto et cosi leggermente si apra una e piü volte fino a che
pigli la pietra e presa la cavi fuori. Et bisogna a fare operatione che
siano apparecchiati istrumenti fatti in diversi modi come ben fanno
i preciani guardando non offendere la vescica né la sutura detto fi-
letto o feme. Se la pietra era lunga, si prendeva per lungo, se quadrata
dalla parte piü sottile, se rotonda si tiri come si é presa, se grande da
non poter entrare nella ferita, né passare fra gli ossi, si frantumi.
Non potendo con la tenaglia, intromettere lo scalpello che verrà per-
cosso con un maglietto fino a romperla dentro la vescica avvertendo
di non lasciarla sfuggire dalla stretta della tenaglia. Ciò fatto, tirarla
fuori a pezzetti e radunare i frammenti con l’istrumento detto cuc-
chiaio fatto espressamente a questo bisogno in modo che la vescica
resti netta e purgata. Se poi la pietra sarà spinosa devesi tirar fuori
con maggior accortezza perchè non dilani e sfreghi la vescica. Per
vedere se la pietra sarà tale, si osservi se le orine saranno sanguinose.
42 ANSANO FABBI

La grandezza si potrà desumere oltre al tatto, dalla lunghezza del
tempo che ne avrà sofferto ».

Dopo l'operazione. «Per tutto il tempo della cura, perché i
rimedi siano efficaci, si tengano legate le cosce ». Si aveva poi cura di
spalmare sulla ferita olio di abiezzo caldo e cerotto di diapalma, e di
lavarla qualche volta con vino caldo e tenendovi sopra una spugna
bagnata «con cotto vino ».

L'infelice fino al quarto giorno si nutriva con brodo, vino an-
nacquato e poi con carne battuta e, salvo complicazioni, con carne
di castrato, di vitello lattante o capretto, cioé con carni di facile di-
gestione.

Il paziente ormai fuori pericolo si consigliava a nutrirsi con cibi
grossi e pesanti; non doveva bere né acqua torbida, astenersi dalle
crapule e da disordini. I convalescenti spesso rimanevano a ritemprare
le forze con la cura dell'acqua della Peschiera. Il dottore Nicoló
Catani aveva fatto conoscere le proprietà termali di questa sorgente
in un volume edito nel 1745, ove equipara le sorgenti della montagna
(di Poggio di Ancarano, del Salicone, di porta Narenula in Norcia,
di S. Claudio in Serravalle e di S. Maria della Peschiera) all’acqua di
Nocera, anzi dichiara le dette sorgenti più diuretiche e digestive per
la minore percentuale di carbonato di calcio.

Si pensi al tormento dei pazienti per queste operazioni eseguite
a quel tempo senza mezzi anestetici e con poca disinfezione. Ma tutto
dipendeva dalla coscienza, dalla passione per la professione di
questi esperti cerusici preciani.

ANSANO FABBI

N OT.E

(1) Lure: FaustI, Degli antichi Ospedali di Spoleto, Spoleto, 1922.

(2) GrovANNI VILLANI, Cronaca, Lib. X, Cap. 90, Vol. III, Ediz. Bor-
roni, Milano, 1848: « E per simile modo rovinó un castello presso Norcia
che si chiama le Precchie (Preci), che non vi rimase persona né animale vivo ;
e per simile modo il castello di Montesanto, e parte di Monte San Martino
e di Cerreto e del castello di Visso ». Anche Ludovico Antonio Muratori, in
Rerum italicarum scriptores (T. I; a quella data, da quanto riferisce il
Patrizi-Forti in Memorie storiche di Norcia, Lib. III, p. 166) scrive: « Anno
MCCCXXVIII hora prima noctis terrae motu diruta fuit Nursia, quo quin-
que hominum millia periere ». Forse il numero delle vittime riguarda tutto
il territorio sismico.
mu.

IL LEBBROSARIO DELLA VALNERINA 43

(3) Il nome « Orto dei Saraceni » gli venne dall’episodio di guerra del
1260. Alessandro IV, con la morte di Federico II, riacquistò il ducato di
Spoleto inviando nella zona montana della Marca quale Legato Pontificio
il nepote Annibaldo, tipo assai severo che suscitò nei Comuni la reazione
ghibellina. Questa esplose nello stesso anno con l’invito esplicito al figlio
naturale di Federico II, Manfredi, re di Sicilia e signore dei Saraceni di
Lucera. Il re inviò nelle Marche 2000 cavalli e molti soldati pugliesi e sara-
ceni sotto la guida di Percivalle Doria, suo luogotenente nel ducato spole-
tino. Alessandro IV, per liberare le cittadine dalle truppe saracene ne dette
incarico al duca di Camerino Gentile I dei Varano, promettendogli in com-
menda il Comune di Visso. I soldati camerinesi con l’aiuto di quelli perugini
respinsero i meridionali. Uno squadrone di Saraceni, inseguiti dai Cameri-
nesi, incauti cercarono scampo nel vallo di S. Lazzaro tentando di risalire
la via di Roccapazza. Secondo una tradizione locale, quivi trovarono il
passo sbarrato e furono trucidati sul posto col crollo di macerie di sassi dando
il nome all’orto presso il vocabolo « Congiuntu », sotto una parete di 50 metri
di scoglio.

(4) Il ms. della visita past. di mons. Giacinto Lascaris in 2 tomi è presso
l’Arch. Arciv. di Spoleto.

(5) All’inizio del Quattrocento, per maggiore disponibilità di mezzi e
per l'aumento della popolazione, molte pievi romaniche si allargarono a due
navate, caratteristica di alcune chiese locali dipendenti dall’Abbazia bene-
dettina di S. Eutizio. Ricordo il S. Salvatore e il S. Andrea di Campi, il S.
Montano in Todiano, la Madonna Bianca di Ancarano, il S. Leonardo di
Montebufo e più oltre il S. Giovanni di Norcia, la parrocchiale di S. Pel-
legrino e l'attigua S. Giuliana, il S. Stefano in Nottoria, il S. Antonio di
Pescia, il S. Fortunato di Poggio Primocaso, il S. Montano di Roccaporena, ecc.

(6) Archivio Segreto Comunale di Norcia, Pergam. Cass; D: 6;

(7) P. Pirri, S. Lazzaro in Valloncello. Memorie di un grande Leprosario
francescano nel Umbria, in Archivio di Storia Eccl. dell' Umbria, Vol. II,
fasc. I, Perugia, 1915.

Questo illustre studioso gesuita vede una relazione tra la cura termale
e sulfurosa della lebbra in S. Lazzaro, cura eseguita sotto la direzione dei
monaci eutiziani, con la scuola chirurgica di Preci.

I metodi terapeutici a base di abluzioni si fondavano sul trattato di Avi-
cenna (980-1037) celebre filosofo-medico persiano « Le lepra» in Canone
della Medicina.

(8) Monte Sammartino era un castello militarmente importante per la
sua posizione strategica tra la valle del Nera e quella del Campiano. Nei
pressi sorgeva una fortificazione detta Torre del Nera (oggi Castelvecchio).
Sul cocuzzolo del monte presso Saccovescio e la Madonna della Cona, si
scorgono ancora resti di vecchie costruzioni a volta, tra cui la pianta della
chiesa di S. Lucia, una cisterna, la base d'una torre, mura di cinta. Entro
44 ANSANO FABBI

queste sorgeva il convento francescano con la chiesa dedicata al Santo d'As-
sisi, ove s'adunava il consiglio di comunità. Essa possedeva una campana
che si diceva benedetta da S. Francesco. Il castello, che fin dal XIII secolo
cercò difendere la propria autonomia, era centro di un «plebatu» da cui
dipendevano 18 chiese. La rocca fu contesa dal Comune di Norcia, dal Ret-
tore del Ducato di Spoleto e dai Duchi di Camerino per tutto un secolo, fin-
chè in seguito all’uccisione fra le sue mura dei due Consoli di Norcia, alla
fine del secolo XIV ne fu decretata la distruzione.

(9) Cfr. FELICIANGELI B., Sul passaggio di Luigi I d’ Angiò e di Amedeo VI
di Savoia attraverso le Marche e l'Umbria (1382), in Atti e memorie della R.
Deputazione di Storia Patria per le Marche, Nuova Serie, Vol. VI, fasc. IV,
Ancona, 1907.

(10) Archivio Comun. Norcia, Cod. A, f. 101.

(11) L'ospedale di Visso risale certamente al 1338, poiché la bolla di
riconoscimento del Capitolo di S. Pietro da cui dipendeva è di quell’anno,
e datata al 28 febbraio. (Cfr. Archivio Comunale di Visso, Pergam., n. 6).
In base a questo documento venne eletto quale protettore e governatore un
tal Tommaso di M. Leonardo. L’ospizio dal 1444 al 1559 fu amministrato
dalle monache della SS. Trinità, poi per mancanza di fondi ed essendo la
fabbrica fatiscente, nel 1559, passò all’amministrazione della Confraternita
della Misericordia e fu detto pertanto Ospedale della Misericordia. Il
Comune vi assegnò la rendita annua di 100 scudi prelevandola dalla Fabbrica
di Macereto. Nel secolo XVII, l'ospedale ereditò i beni di Giovanni Antonio
Capuzi. Per altre informazioni cfr. il mio volume Visso e le sue valli'Abeto 1964.

(12) R. Sassi, Un antico leprosario della Marca d’ Ancona : S. Lazzaro de
Clusis, in Atti e memorie della Deput. Storia Patria per le Marche, Serie IV,
Nol SIL:fasc::1;:1925;

Il lazzaretto fabrianese sorgeva alla confluenza del Giano con lEsino
presso una sorgente sulfurea, l'Abbazia di S. Vittore e il castello Alvacina.
Molte sono le analogie topografiche e storiche tra questo e il Valloncello.
Infatti l'ospizio di Clusae sorse contemporaneamente a questo all'inizio del
secolo XIII per donazioni private (terras, vineas, silvas, aqueductum, mo-
lendina et alia bona) ed era amministrato da un rettore e dai fratelli costi-
tuenti vita comune, come suggerisce la bolla di Gregorio IX del 1236. Nel
1288 si intromise nella direzione il Comune di Fabriano. La congregazione
benedettina di S. Vittore ne aveva la direzione spirituale, mentre quella
giuridica spettava al Priore o Governatore nominato dal Legato Pontificio
della Marca, nel secolo XIV, e per concessione pontificia nel sec. XV dal
Comune fabrianese come risulta dai suoi Statuti (1415, 1436). Nel vicino
castello di Albacina, come a S. Martino di Preci, l'ospizio possedeva una
casa e dei magazzini. Come nota il Sassi, con l'elezione del Gran Maestro
dell'Ordine di S. Lazzaro Fusconi per l'alta direzione dei lebrosari, anche
quello fabrianese (1483) fu in rapporto di dipendenza da quello del Vallon-

n C IL LEBBROSARIO DELLA VALNERINA 45

cello fino a trasformarsi come quello in Commenda dei duchi di Savoia
dell'Ordine di S. Maurizio e S. Lazzaro e da questo a proprietà privata :
come si puó osservare, un'analogia fino in fondo come in tutte le cose umane.

(13) G. FABIANI, Ascoli nel Quattrocento, Vol. I, Ascoli Piceno, 1958,
p. 257. Il breve pontificio di Innocenzo VIII è in Arch. Vatic., Arm. 39,
voli 3€X,-c. 81.

(14) Lib. I, rub. 220.

(15) Notizie piü particolareggiate si possono desumere dall'Archivio
privato dei Bourbon del Monte di Sorbello in Perugia, ove alla Div. I, Tit. V
si raccolgono le Commende del S. M. Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
dal 1569 al 1863, e alla Div. II, Tit. II, Art. 5 delle permute eseguite
tra il 1565 e il 1865. L'inventario dell'Archivio Ranieri fu pubblicato da Ugo
Barberi.

(16) La Valle di Campi fu oggetto di un mio studio che ne illustró
specialmente il profilo artistico : Preci e la Valle Castoriana, Firenze, Olschki,
1963.

(17) Dal lato storico, resta fondamentale per le zona l'opera del P.
Pirri S. J., L'abbazia di S. Eutizio in Val Castoriana e le chiese dipendenti,
in Studia Anselmiana, n. 45, Roma, 1960.

(18) Circa l'erniotomia, Giovanni Sculteti, la dice singolarmente opera-
zione nursina : « De siringotomis, acu cum perfunditur scrotum post sectionem
herniae nursinam et fundus sistulae declivioris. Acus seu instrumentum fer-
reum, aciem incipientem habens, quod Nursini meo tempore in Italia hac
in chirurgia (quae hernias curat cum excisione testiculi), maxime exercitati,
eoque nomine celeberrimi castratores, per inguinis vulnus ad scroti fundum
demiserunt, quem instrumenti cuspide (cui perpetuo aerae albae exiguum
globolum annectere oportet ob rationem supra allatam) perforant, quo
purulenta materia, quae per inguinis vulnus ad scrotum descendit, expur-
getur. Haec operatio, quoniam satis et horribilis et maximo vitae periculo
non vacat (quod illius auctores optime norunt, unde curandos suscipiunt
ut mortuos), chirurgiae studiosis alium eumque tutum hujus instrumentum
usum aperiam ». L'autore, per evitare al malato la posizione tormentatrice
imposta dai norcini al paziente, col metterlo coi piedi in alto e la testa all'in-
giü, consiglia per espurgare il pus lo scalpello siringotomo, con l'estremità
rotonda e il canale all'interno per lo scolo (Tav. 14, p. 31).

Ala Tavola XL (p. 151) lo Sculteti prosegue: « Figurae VIII-XIV
monstrant chirurgiam horribilem, qua Nursini, meo tempore in Italia
celeberrimi castratores, hernias intestinales curarunt. Aeger supinus in tabula
ligatur, tota deinde dilatatio in inguine oblique signetur atramento, minister
in imo abdominis intestina comprimit ne foras prorumpant : hinc chirurgus
scalpello falcato, obliqua facta sectione cutis, eodem gladiolo peritonaeum
incidit et per foramen testem sursum expellit, postea indice omnes membra-
nas evellit et a scroto separat. in primis vaginalem dilatatam testemque
46 ANSANO FABBI

simul foras thahit: postea vasa spermatica et tunicam vaginalem, forcipe
accomodata simul jungit, inde supra suturam testiculum scalpello excidit
et abiicit (Alii vasa spermatica et tunicam, duobus in locis constringunt et
apprehensis inferioris fili extremitatibus interstitium forcipe incidunt testi-
culumque, abijciunt), omnia vasa vero sanguinem fundentia ferramento
candente adurit et intus reponit, filo longo exterius relicto et ultimo,
per foramen inguinis immittit ferramentum ad cuspidem globulo cereo
munitum, usque ad scroti fundum, ut perforetur, ad spargendam materiam,
quae ex sanguinis vulnere quotidie in scrotum demittitur, perforatumque
conservat turunda immissa, usque dum vulnus inguinis sanatum fuerit ».

(19) In seguito allo sfratto delle donne dai teatri e dalle cappelle mu-
sicali nel medioevo, per conservare la voce da soprano, si ricorreva qualche
volta al barbaro uso della castrazione di adolescenti, privandoli della loro
virilità. L'abuso venuto dall'oriente si era propagato in Spagna, in Europa
ed anche a Homa. Il Foscolo chiama Milano :

«...città lasciva
d'evirati cantori allettatrice ».

Sede clandestina di tali operazioni era Norcia. Lo ricorda tra l'altro Salva-
tor Rosa nelle Satire, in La Musica:

« Bella legge cornelia, ove ne andasti
In questa età che per castrare i putti
Tutta Norcia, per dio, non par che basti ».

Diversi storici della medicina, come lo Sculteti, forse per gusto di anta-
gonismo, ne esagerarono l'attribuzione ai chirurghi norcini, che venivano detti
« celebres castratores ».

In un cartello di richiamo d'un chirurgo norcino del secolo XVI (Accade-
mia dell'arte sanitaria, Museo di Roma) si leggeva senza ambagi : « Habitatione
di Antonio Lamberto del norcino, chirurgo et operatore che taglia figlioli (cioè
castrazione) et homini che patiscono male della pietra et leva la cattarata ».

Conosciamo il nome di alcuni evirati cantori, come Filippo Balatri che
nel suo testamento faceto del 1737 scriveva: «Io grazie al cielo, alla mia
industria e al cerusico Accoramboni di Lucca (era un cerusico di Preci),
non avró attorno a me una moglie, che, dopo avermi poco amato, mi stia
a strillar nelle tempie ». Altro é il famoso musicista Gaetano Majorana detto
« Caffarelli », da Caffaro suo maestro, che fu inviato giovinetto a Norcia
per la castrazione. Tra gli ultimi si ricorda M. Domenico Mustafà (1829-1912)
direttore della Cappella Sistina, precursore del Perosi, che peró era stato
evirato per disgrazia da una scrofa.

I norcini erano specializzati per questa operazione, perché da tempo
la praticavano per l'allevamento dei suini come ancora oggi girovaga qualche
« castrino » di bestiame nei nostri villaggi. I norcini la compivano per volontà

Te «i
IL LEBBROSARIO DELLA VALNERINA 47

dei genitori sugli adolescenti, ma clandestinamente, essendo vietata dalle
leggi civili ed essendo colpita da scomunica. Clemente XIV (t 1774) vietó
l'aecesso nelle cappelle liturgiche ai cantori minorati. L'uso infatti non po-
teva giustificarsi neppure con l'esempio di Origene (t 254) che la compì in
se stesso in un eccesso di misticismo interpretando alla lettera il passo del
Vangelo (Mt. 19, 12): « Et sunt eunuchi qui seipsos castraverunt propter
regnum caelorum ». Con la rivoluzione francese e l'immissione della donna
nei teatri, cessava ogni pretesto di utilità per questa insana operazione. Nel
campo liturgico poi l'opera di S. Pio X e del M. Lorenzo Perosi, pose fine
ad ogni depravazione in materia.

(20) Roma, Archivio di Stato, Camerale, fondo Sanità.

(21) In un pro-memoria del Guattani del 1751 si legge: « Fu antichis-
sima costumanza di consegnare il mestiere della litotomia, della depressione
della cataratta e della siringatura a quella razza di gente che noi comune-
mente chiamiamo norcini, la quale non esercita un si delicato e importante
mestiere se non come ereditario, vale a dire: Tizio norcino opera cosi perché
suo padre, suo nonno, suo zio cosi operava. Io non voglio ricercare per quale
ragione l’alta chirurgia romana si fosse allontanata da queste necessarie
operazioni. So bene che questa razza di gente se ne era fatta una totale pri-
vativa, di modo che se il paziente non possedeva tanto peculio per dare al
norcino un adeguato compenso, non poteva contare sull'intervento dell'ope-
ratore. Niun cerusico pensava alla provvista di siringhe, perché come inutili
le reputava, giacché gli era vietata la strada di apprendere negli spedali la
pratica di maneggiare. Per questa inumana privativa io stesso sono stato
obbligato a limitarmi alla sola pratica del cadavere, giacché il norcino non
poteva impedirmelo. Fu nell'anno 1751 riservato all'Ecc.mo Mons. Bufalini,
degnissimo Commendatore di S. Spirito, togliere dalla barbarie si degne e
importanti operazioni chirurgiche, stante la morte di Achille Mensurati
norcino, incaricando la mia persona, non tanto perché molto mi ero eser-
citato in Francia in queste operazioni, ma perché volle redimere dalle tenebre
e dalla barbarie un sì utile e necessario mestiere ».

Sappiamo tuttavia che i norcini continuarono per qualche tempo la
loro professione con plauso universale, ma essa era comune ad ogni chirurgo.

I norcini avevano costituito fin dal 1615, in Roma un sodalizio religioso
detta « Università dei Norcini e Casciani » i cui Statuti del 1677 si conser-
vano nell'Archivio Capitolino.

(22) Circa la Scuola salernitana, sappiamo che i benedettini avevano in
Salerno un monastero fin dal secolo VII, ed i monaci avevano certamente
relazione con la scuola medica. Le opere di quei medici, come quelle di
Ruggero, venivano copiate in tutte le abbazie. Si sa che a Montecassino nel
1014 già v'erano dei monaci esperti nell'operazione della pietra, se per esser
curato da questo male lo stesso imperatore Enrico II vi fu ricoverato. L'im-
peratore di Baviera, secondo una tradizione fissata in un bassorilievo della 48 ANSANO FABBI

cattedrale di Bamberga, fu risanato in sogno dallo stesso S. Benedetto.
Mentre egli era in viaggio in Italia, fu colto da acerbi dolori alle vie urinarie.
Durante il sonno, ebbe la visione di S. Benedetto che col ferro chirurgico
nella destra, gli disse: « Ecco, giacchè hai sperato in Dio e nei suoi Santi,
io sono a te mandato da Dio stesso per liberarti dalla tua infermità ». Il
Santo, senza indugio, gli apri la parte del corpo ove si nascondeva il calcolo,
lo estrasse e rimarginò la ferita, per cui l’imperatore si risvegliò dal sonno
col calcolo in mano. La leggenda avrebbe un fondo storico : un’operazione
chirurgica compiuta da un monaco-medico durante una profonda anestesia,
il cui risultato si attribuì al santo patriarca.

La scuola salernitana, dietro l’impulso dei benedettini, fiorì tra il secolo
XI e XV. Quando essa era tramontata, sorse la scuola preciana.

(23) « Infirmorum cura ante omnia et super omnia adhibenda est ut
sicuti revera Christo, ita eis serviatur. Ergo cura maxima sit Abbati ne ali-
quam negligentiam patiantur. Quibus fratribus infirmis sit cella super se
deputata et servitor timens Deum et diligens ac sollicitus. Balneorum usus
quoties expetit, offeratur ».

(24) Costantino di Cartagine aveva frequentato per 40 anni le scuole
arabe di Bagdad. Accusato poi di magia, riparó presso Roberto il Guiscardo
a Salerno ove fu assunto quale segretario reale. Poi si rifugiò a Montecassino
ove tradusse opere mediche del mondo arabo, pubblicate postume dal disce-
polo Giovanni come il commento agli Aforismi. La scuola salernitana, tanto
fiorente sotto gli Svevi e gli Angioini, nel secolo XIV inizió la decadenza,
quando si affermava quella preciana.

Lo storico della medicina Pietro Capparoni scopri un codice della biblio-
teca romana Casanatense col nome del primo chirurgo preciano : « magister
Berardus magistri Cambii de Podio Crucis, districtus terrae Nursiae », vis-
suto nella metà del secolo XIV. Alla fine del codice sono delle ricette datate
al 1384 che si possono attribuire a Berardo. Egli reclama dal comune di Nor-
cia il compenso per la prestazione chirurgica fatta verso Tommaso figlio
del Capitano del popolo e del Comune Nicola di Monte Maggiore. Riporta
il documento il Pappalardo. Sindaco in Norcia (per sindacare l'operato del
Capitano alla scadenza semestrale) era stato eletto Biagio da Visso: « quod
cum ad tempus dictus Magister Berardus medicatum fuerit de mandato
dicti Nicolai Tommasum filium spatio temporis quinque menses sex circha,
plures plagas vel vulnera existentes in genu de competenti mercede pro labore
medicamenti praedicti, quatuor floreni aurei ». Dal codice risulta in Perugia
l'esistenza di una farmacia « Apotheca Ludovici Francisci Martini ».

(25) L. CASTIGLIONI, La storia della medicina, Mondadori, 1934.

(26) Archivio di Stato di Milano : autografi di medici del sec. XV.

(27) GonARIO DEFFENU, Benedetto Reguardati, medico diplomatico di
Francesco Sforza, Milano, 1955. Altri cenni biografici nella rivista Progressi
di terapia, Roma, Aprile 1960.

er IL LEBBROSARIO DELLA VALNERINA 49

(28) G. FABIANI, op. cit., nota n. 13. La sua presenza nel 1430 si deduce
dal Bullarium c. 156 dell'Arch. Comun. di Ascoli, ove si parla come teste in
un atto di un medico Benedetto di Biagio. In un rogito di Simone di Giovanni
del 26 marzo 1438 redatto in Ascoli si parla di « egregio artium et medicine
doctor magistro Benedicto de Nursia Medico in civitate Esculi». Circa il
salario del 1443 si deduce da un rogito di Francesco di Giovanni Gualfredi,
c. 42 v., del medesimo archivio.

(29) Vita di Paolo II a cura di Zippel.

(30) Dedalo, IX, 1922.

(31) L’anonimo minorita compilatore delle Memorie storiche di Norcia
(ms. Archivio Vescovile) alla fine del sec. XVIII, raccoglie la tradizione della
discendenza della famosa famiglia Medici fiorentina da un medico Pietro
di Castelvecchio, trasferitosi a Firenze nel secolo XIV, per estrarre arenelle,
pietre ed esercitare atti eviratori e delle cateratte. Per la grande stima di
cui era circondato fu eletto mansionario e vi scelse domicilio con numerosa
prole. Fin d'allora le relazioni della nostra montagna con Firenze s'intensi-
ficarono sia per la chirurgia sia per le opere d'arte. Sappiamo che norcino
o spoletino era il medico di Lorenzo il Magnifico Pier Leone Leoni, che Piero
de' Medici fece soffocare in un pozzo nel 1492 per non aver curato a dovere il
Magnifico.

Uno stemma della famiglia Medici (7 palle) troviamo sul portale della
Confraternita del Sacramento in Todiano di Preci.

(32) L'antichità della famiglia Accoramboni si desume dalla presenza
in Preci, quale procuratore presso il Comune di Norcia nel giuramento di
fedeltà del 23 aprile 1379, di Egidio Accoramboni (Perg., Arch. Comun. Norcia).

Il giuramento fu prestato alla presenza del podestà di Norcia, Gentile
Varano. Tra i personaggi di questa famiglia è noto il vescovo di Spoleto
Bartolomeo, probabilmente preciano, che nel 1253 assoggettava numerose
chiese della montagna alla giurisdizione dell’abbate di S. Eutizio. Nel 1602
l’illustre famiglia possedeva una cappella gentilizia nella Pieve di Preci, de-
dicata alla SS. Trinità (I° altare a sinistra). Sulla fascia di pietra è inciso :
— AN. 1602 IOANNES ACCORAMBONVS HOC SACELLVM SS. TRINITATIS IOANNIS
EVANG. AEDIFICAVIT ET ANNO 1628 ANTONIVS FILIVSQUE ORNAVIT DOTAVITQVE
VT SEM. IN MENSE A.R.D. SALVSTIO ARCHANGELO PLEB. SUCCESSORIBVSQVE
SACRVM CELEBRETVR —.

Anche una delle tele laterali della cappella è un ricordo dei chirurghi :
essa rappresenta la statua della Vergine a cui un cerusico si raccomanda
durante il terremoto avvenuto in Ragusa. Il terremoto piü funesto per la
Sicilia Ionica e per Ragusa avvenne l'11 gennaio 1693 con 60.000 vittime.
Lo ricorda l'iscrizione ai piedi del trono : « Infirmus inter lapides Ragusae ».
Un Accoramboni Cristoforo nel 1613 e nel 1621 fu eletto vice-governatore di
Visso. Altri personaggi della famiglia sono il cav. Ignazio Accoramboni
segretario e consigliere di Federico Augusto III Re di Polonia (1747) che fece eam e iena cos È

50 ANSANO FABBI

costruire la tomba allo zio paterno (patruo) card. Giuseppe Accoramboni
in S. Ignazio a Roma. La lapide sul pavimento del transetto di destra reca
l'intarsio in marmo dello stemma di famiglia costituito da un grifo rampante
con nella zampa destra un pugnale. Nell'epigrafe così si legge: D. o. m. /
IOSEPHO S.R.E. ACCORAMBONI / EPISCOPO TVSCVLANO / S. ALOYSII CONSAGAE ‘
/ EXIMIO CVLTORI /IGNATIVS COMES ACCORAMBONI / REGIS POLONIAE CONSILIA-
RIVS / PATRVO BENEMERENTI / POSVIT / VIXIT A. LXXV DECES. XXI MARTII
A.D.MDCCLVII
(33) La famiglia Bacchettoni possedeva nella Pieve una tomba da
quanto si rileva da un'epigrafe: HIC JACET APPOLLONIA BACCHETTONI 1701
e una cappella gentilizia nella parte sinistra (terzo altare) dedicata ai santi
Nicola, Biagio e Sebastiano. Forse il vescovo di Norcia, mons. Raffaele
Bacchettoni (1850-80) fu uno degli ultimi rampolli di questa famiglia. Presso
la loro cappella infatti si leggeva: — RAPHAELO BACCHETTONI EP. NVRSIN.
RECTORE NICOLAO JVSTI TEMPLVM HOC VIRGINI PIETATIS SACRVM RESTAVRATVM
FVIT A.D. 1857 —.
(34) Mons. Bartolomeo Bittozzi fu vescovo di Ripa nel secolo XVIII.
Nella cappella della pietà, sulla parete sinistra si leggeva: CINERIBVS AG
MEMORIAE BARTOLOMEI BITTOZZI EPISCOPI RIPANI HIC SITI AN. 1779 —
PRECVM CONATVRALES PP. Nella parete opposta era un motto sibillino equi-
vocante sull'errore della precedente iscrizione : — OFTEMINI HIC SATI NON
HIC SITI. «d
La cappella gentilizia di questa famiglia era la prima a destra presso la
porta principale. Era dedicata al Crocifisso: «Semetipsum pro peccatis
populi hostiam offeruit ». Sul frontone si legge l'epigrafe: ALTARE Hoc DIVO
CAROLO ANNO D. 1618 FVLVIVS BITTOZIVS ET PANDORA EJVS VXOR EREXERVNT
AC DOTAVERVNT VT SEMEL IN MENSE A R. SALVSTIO ARCHANGELO PLEBANO
SVISQVE SVCCESSORIBVS MISSA CELEBRETUR.
(35) Di questa famiglia nel 1530 si ricorda un capitano di Carlo V,
Ernesto Bonajuti. Altro capitano si rileva dall'epigrafe della parete dell'ex-
casa della Confraternita del Sacramento di prospetto alla Pieve del 1612:
PARIS BONAIVTVS DVX MILITVM A. D. MDCXII. Alla medesima famiglia appar-
tenne anche un vescovo Bonajuti. Sulla tomba di famiglia il cav. Orazio pose
questa epigrafe: SEPVL. EQVITIS HORATII BONAJVTI AB HORATIO CAROCCI NEP.
AERE RESTAVR. MDCCLXV.
(36) La cappella gentilizia dei Brunetti era la seconda a sinistra nella
Pieve, ove sul frontone si legge la seguente epigrafe: AD LAVDEM S. ET
INDIVIDVAE TRINITATIS AC S. JOANNIS BATT. PROTECTORIS EMILIA DE BRUNETTIS E
QVAE CAPPELLAM HANC MVLTIS ABHINC ANNIS CONSTRVXERAT ET DOTAVERAT
IN HANC ELEGANTIOREM FORMAM REDEGIT A. D. 1629 APOSTOLORVM PRINCIPI
AC IOANNI BATT.
(37) Nel 1533, anno della ricostruzione del Castello di Preci, dopo la
distruzione decretata dal card. legato Armellini e compiuta dalla truppa
IL LEBBROSARIO DELLA VALNERINA 51

nursina, si distinse il capitano di Carlo V, Cristoforo Carocci. La famiglia
possedeva una cappella gentilizia nella parete destra della Pieve, dedicata
alla Regina del Rosario ed anche la terza con altare « Virgini Lauretane
sacrum », nella cui cornice in pietra in continuazione con la precedentemente
notata, si legge : D.O.M. AC DEIPARAE VIRGINI A.D. 1616 GRATIANVS CARROTIVS
EREXIT ET DOTAVIT VT SEMEL IN HEBDOMADA CELEBRETVR SACRVM. D. DO-
MINICVS BRVNETTVS EST NOT. XX MARTII.

La famiglia nel secolo XVII dette anche un pittore: Antonio Carocci
della cerchia della scuola seicentesca romana, nostalgico di forme michelan-
giolesche ormai ristagnanti in composizioni movimentate, in bambini carnosi
dalle pose enfatiche diagonali. Caratteristica di questo pittore é la poca
gamma di colori che preferibilmente tendono al chiaro secondo le dipendenze
di C. Maratta. Le sue opere sicure sono: una tela del secondo altare a de-
stra in S. Francesco di Cascia: rappresenta la Madonna col Bambino ada-
giata sulle nubi fra uno stuolo angelico con ai piedi S. Carlo e il B. Pace
casciano. In alto é un quadro con il martirio del B. Andrea avvenuto a Fex.
La scritta dice: « Antonius Caroccius Precianus pingebat A. D. 1658».

Anche il terzo altare a destra della medesima chiesa, nella cui tela figura
la Madonna fra gli Angeli e in basso S. Domenico con S. Nicola da Tolen-
tino é della stessa maniera del Carocci.

Altra tela firmata é quella del terzo altare di destra della chiesa di S.
Antonio in Cascia, con la rappresentazione dell'Immacolata Concezione.

Una quarta tela del preciano è quella della cappella di S. Gaetano presso
la sacrestia della chiesa di S. Francesco in Cascia ove si rappresenta il santo
titolare. In base a documenti archivistici parrocchiali, sua é anche la tela
del Rosario del secondo altare a sinistra della chiesa di Montebufo eseguita
nel 1641 per coprire le fenditure del nicchione che deturpavano il dipinto
dello stesso soggetto. E a Preci? Probabilmente é sua la tela della SS. Tri-
nità con il Cristo posto diagonalmente con enfasi alla maniera del Barocci.
Il movimento esagerato dei corpi e i colori sbiaditi di sua preferenza rispec-
chiano il suo stile. Suo é forse il dipinto della Madonna della Peschiera, ri-
coperto con una tavola nel 1942 dal pittore Ugo Scaramucci di Foligno per
commissione dei discendenti dei Carocci: Aurelio Femi e Margherita Luciani.
Il dipinto su muro é del 1634 e reca questa iscrizione : ROMVLVS ET ANDREAS
DE CAROCIIS FRATRES ORNAMENTVM SVPRA DEPICTVM FIERI CVRARVNT ANNO
DOMINI MDCXXXIII.

Tra i discendenti della famiglia Carocci, nel 1784, si rese noto il cav.
Giuseppe Maria, professore di diritto. Per la sue benemerenze umanitarie fu
aggregato alla nobiltà spoletina. In questa città aveva scritto un trattato
di giurisprudenza De juris selecta. Egli fondò la Commenda di S. Mau-
rizio e S. Lazzaro. Cosi questa illustre famiglia si trasferi a Spoleto. ove, in
Via A. Saffi, acquistó la magnifica palazzina dei Governatori del secolo XVI.
(38) Anche i Catani avevano delle tombe nella Pieve di Preci. Noto
DZ ANSANO FABBI

per la storia del castello è Pietro Antonio Cattaneo negli anni 1524-28. AI
tramonto del ducato varanesco di Camerino era reggente Caterina Cybo
vedova di Giovan Maria Varano (1526), ma il ducato le fu conteso dal figlio
naturale dello sposo, Rodolfo, che con la consorte Beatrice Colonna si era
insediato nel palazzo ducale. Clemente VII, favorevole alla nepote Cate-
rina, li pose al bando. Essi si rifugiarono nel castello di Preci sotto la
protezione di Pietro Antonio Cattaneo, sempre simpatizzante dei Colonna.
Per questo ricetto il castello venne assediato dalle truppe del legato ponti-
ficio. Dopo lungo assedio dovuto al valore dei soldati del Cattaneo, venendo
a mancare le vettovaglie e perfino l'acqua, la cui conduttura era stata in-
terrotta, gli assediati dovettero fuggire ai monti. Lo stesso Cattaneo fu ar-
restato e condotto alla Rocca spoletina. Il Pontefice si dimostrò tuttavia
magnanimo verso i prigionieri.

(39) I Mensurati avevano come stemma un compasso fra due leoni
rampanti nella parte superiore e dopo la divisione di una fascia orizzontale
con tre stelle, altro compasso nella parte inferiore. Lo stemma si ammira
in vari doni offerti alla Pieve di Preci : sia nel reliquiario famoso di S. Euti-
zio (ora alla Pinacoteca di Spoleto restaurato nel 1544), sia sul basamento
della scultura della Pietà in Preci, dipinto da Gaspare Angelucci intorno al
1545 e sia nel piatto rinascimentale di rame argentato. Altro stemma è nel-
l’armadio in noce della sacrestia, donato da Carlantonio Mensurati nel secolo E
XVIII. I Mensurati avevano una casa nel Quartiere Scacchi. Su di un archi-
trave è il loro stemma con la dizione : FRANCISCVS MENSVRATI. Anche nel vil-
laggio di Croce di Visso, sull'architrave di una casa é scolpito un compasso
con l'epigrafe sibillina: HosTIVM NON OSTIVM MENSVRATI 1600 (Porta
aperta non per i nemici) Della famiglia Mensurati, è noto l'abbate di S.

Eutizio Giovanni Mensurati che successe a Polidoro Scaramellotti nel 1517.
Era egli teologo e letterato. Il Catani in La litotomia dimostrata e difesa,
Venezia, 1752 scrive di lui: « Essendo Abate nel 1553 compiló l’opera latina
De variis meditationibus, ove fece un compendio di filosofia e di teologia
con il fine di scoprire l’idea di Dio e le opere della Divina Sapienza e Po-
tenza. Compilò altresì un poema in ottava rima con cui ci dà una compiuta
parafrasi del libro del Genesi. Nel 1545 fu incaricato da Paolo III di una
rilevante commissione per la città di Norcia, tanta era la stima che si faceva
di quest'uomo anco nella corte stessa di Roma ». Era stato infatti ambascia-
tore nursino presso il nuovo pontefice Pio IV nel 1559. Nel 1544 restaurò
il reliquiario del cilizio. Morì nel 1568. La cappella di famiglia era quella È
dedicata in Preci a S. Gaetano, sul cui portale rinascimentale di legge: |
SANCTIS SILVESTRO ET CAIETANO DEDICAVIT CAROLVS ANTONIVS MENSVRATVS
ANNO DOMINI MDCXCVI. |

Il nome di questa famiglia si trova anche in una corona d'argento in-
sieme allo stemma, in Preci: D. ANTONIA MENSVRATI F. F. e in un calice del
1650 donato da Raffaele Mensurati.
IL LEBBROSARIO DELLA VALNERINA 53

(40) I Pedoni avevano nel pavimento della Pieve una tomba di famiglia
con questa epigrafe: HIC REQVIEM VLTIMAM ALIBI AETERNAM PERVETVSTAE
FAMILIAE PEDONI.

(41) Come ci fa sapere il Sassi, l'eredità benefica doveva trasmettersi
solo in mancanza di discendenti. Essa fu devoluta a scopi sociali solo alla
morte di Francesco Maria Venturini nel 1730. Infatti da Francesco Scacchi
era stata trasmessa ai figli della sorella sposata in Venturini a condizione
che assumessero il cognome di Scacchi. Morendo il nepote di Solidea, Fran-
cesco Maria senza eredi, i beni costituirono il Monte intitolato alla Vergine,
a beneficio dei poveri. Lo ricordava un'epigrafe : D. FRANCISCO SCACCHIO PATR.
FABRIANENS. OB NON EXIGUAM HEREDITATIS PARTEM IN ERETIONEM NOVI
MONTIS BENEFICIO PAUPERUM GRATIS OPPIGNORANTIUM DELEGATAM QUAM
CLEMENS XII ANNO D. MDCCXXV IN EMOLUMENTUM ADMINISTRATORUM EROGARI
MANDAVIT IN GRATI ANIMI ARGUMENTUM S.P.Q.F. MONUMENTUM POSUERE
XIV KAL. OCT. M.D.CCLVII.

In alto sulla parete era dipinta la Vergine: — D.O.M. Deiparae semper-
que Virg. Mariae ac D. Jacobo de Marchia S. Montis Pietatis Fabriani inclito
fundatori MCCCCLXX — Ed ecco il prospetto della genealogia Scacchi,
secondo il Sassi: ]

Antonio Scacchi (sec. XV)

| |
Durante (t 1620) Cesare (metà sec. XVI) Agostino
sposò Dorotea |
aa

| |
Dr. Piergiacomo Solidea Dr. Francesco Pierlaura Giovan Giovan

(1576) sp. G. Batt. (1577-1656) Sr. domenicana Antonio Pietro
sp. Franc. Santa- Venturini T 1587
croce |
| Diana in Cap. Florido Coronato
Martirelli 1583 (1594 t 1656)
Giacinta
Marini
|
M. Florida Domizio Paolo Tommaso
Sr. camaldolese T 1686 Canonico | 1690
|
Giovambattista Francesco Olimpia
Maria Scacchi
t 1730

(42) Il volume, edito a Venezia nel 1665, presenta l'argomento nel
frontespizio con queste parole : « In quo, tam veterum ac recentiorum instru-
menta ab auctore correcta, quam noviter ab ipso inventa, quot fere hodie
ad usitatas operationes manuales feliciter peragendas requiruntur, depicta
reperiuntur, cum annexa brevi tabularum descriptione et sequentibus cau-
tionibus curationibus chirurgo medicis per omnes fere corporis humani partes
externas observatis ».

(43) (Lib. VII, cap. 7). Aulo Cornelio Celso nel I secolo d. C. al tempo
M Ei mi ELET e ia
—ád— a

54 ANSANO FABBI

di Tiberio compose una grandiosa enciclopedia De Artibus di cui si serbano
i libri dal VI al XIII che trattano di medicina razionale (cause delle malat-
tie) empirica (i rimedi). Il VII e PVIII libro trattano della chirurgia.

(44) « Explorant calculum vesicae cathetere per uretram immisso et
digito indice ano indito... et figura praeter rationem explorandi calculum,
sostendit incisionem perinaei supra itinerarium vesicae immissum, scalpello
factam. Sectione facta, lithotomus itinerarium retrahit et vulnus perinaei
catheterem immittit, ut dilatatorium seu vesicae specillum super syringam
sine offensione in vesicam perveniat. Specillo applicato catheterem extrahit,
cervicem dilatat, instrumento idoneo calculum apprehensum educit... Immo
saepissime observari lapillos hujusmodi, qui in urinarium meatum prolapsi
sunt, sine sectione et citra specilli operam exisse, si patiens balneo emolliente
frequenter insederit et lithontriptica moderata prius assumpserit, aut in
canalem urinarium stillari permiserit ».

(45) Cosi lo Sculteti alla tavola XXXIX. La citazione di Celso é in De
Artibus, Lib. VII, cap. 26. «In hac chirurgia maxime advertendum ne in
immissione sistulae argenteae, valvula carnosa, quae vasorum seminalium
orificia in meatum urinarium desinentia claudit, violetur, quod cognoscitur
ex intrusionis difficultate, dolore et sanguine emanante. His enim signis
apparentibus, retrahenda paulum sistula est, rursusque leniter intruenda,
donec valvula intacta, vesicam ingrediatur, per eamque urinam reddatur.
Alii filo argenteo, fistulae cavitati respondenti, gossipi floccum allegant,
et in cateteris cavitatem immittunt, eumque cum fistula in vesicam impel-
lunt. Ubi fistulam pervenerit, filum cum lana alligata et fistulam retrahunt,
et ita quasi per sifonem eiciunt urinam. Sed neque gossipium neque filum
est necessarium. Non gossipium, quia per syringam ad latera perforatum
libere exit urina, non filum, quia propter dictam rationem, magis officit
quam prodest: dum enim filum e cannula trahunt, non raro fistulam simul
educunt, cum majori difficultate iterum emittendam. Ubi urina supprimitur
ob vesicae inflammationem, catheteris immissio periculo non vacat, lacerata
enim cervice inflammatio augetur, et ea cessante sequitur inemendabilis
quasi urinae incontinentia. Satius igitur est, parva candela cerea modice
inflexa, oleoque communi illita, prius chirurgiam tentare, quam catheteris
usu malum exasperare. In ischuria quoque renum vitio suborta, frustra adhi-
betur syringa cereolum, cum urina in vesica non contineatur ».

Ed ecco come le candelette dovevano essere confezionate: « Fiunt can-
delae ex filo forti duplicato et cera alba (cui modicum terebinchinae additum
sit, ne tam facile frangantur) parandae, quae usurpantur ad suppressionem
urinae ex caruncula in meatu urinario existente, curandam ». L'estremità
esterna della candela si rompeva per piü facile prensione «ne in extractione
candelae frustulum cerae, quae nonnunquam in medio filum non habet,
in meatu relinquatur, et ischuria augeatur: quare portionem fractam ad
ellychnij extremitatem chirurgus forcipe abscindat, meatui urinario, quantum
opus erit, immittat candelam, oleo amygdalarum dulcium illitam ».

ye
y*

IL LEBBROSARIO DELLA VALNERINA

BIBLIOGRAFIA

DurANTE ScaccHI, Sussidio della medicina, Urbino, 1596, edita a Venezia
nel 1619. In. In., De medendis calculosis et exulceratis renibus, Came-
rino, 1575, edito nel 1596.

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La Nou, Anno MDCLXV.

NicoLò CaTANr, Delle salubri qualità dell’acqua della Peschiera in Preci,

Assisi, 1745.

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Ip., Il litotomo in pratica, Venezia, 1766.

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sciuto, Faenza, 1910 (Trattasi di M. Berardo Camii di Poggio di Croce).

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ciani, in Memorie dell’ Accademia delle scienze, Bologna, 1870.

EveLINO LeonaRDI, Una terra di Medici e di Santi in Umbria, Venezia,
1910 e in Rivista d'Italia e d' America, A. I, 1923.

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Nova ed in quel di Pisa : Cenni storici, in Umbria medica, 1920.

ErNEsTo BENEDETTI, La scuola chirurgica preciana nell’ Alto Medioevo, in
Umbria medica, 1924.

Guino ViALETTI, Vincenzo Citaredo urbinate del sec. XVI, in Giornale
storico della letteratura it., Vol. LXXXV, 1925 (Tratta della famiglia
Scacchi).

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1877 (tratta della famiglia Scacchi).

RomuaLpo Sassi, Una famiglia di medici preciani a Fabriano nei secoli
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Serie IV, Vol. II, fasc. III, Ancona, 1925.

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Università di Roma, 1875.

G. Capogrossi, Ricordi storici della famiglia Accoramboni, 1896.

Giovanni MARIA GIULIANI, Chirurghi preciani e norcini : rapporti con la
scuola salernitana e l'Ordine di S. Benedetto (Conferenza all'Accademia di
Genova, 13 gennaio 1949 e alla Società medica di Parma, 3 giugno 1949) :
Archivio It. di chirurgia, Vol. LX XII, fasc. III, Bologna, 1949.

Pietro Pizzoni, Della litotomia, in Bollettino della Deput. St. Patria per
Umbria, 1951.

Ignazio PAPPALARDO, Lifotomi ed oculisti preciani e norcini. Collana di studi
storici sull’Ospedale di S. Spirito, Roma, 1964. (Mette in relazione la chi-
rurgia preciana col culto di Cibele della Grotta della Sibilla e con la vaga
tradizione di immigrati giudei al tempo di Vespasiano: ma non si vede
quale connessione topografica esista nel primo caso, e quale seriamente

storica nel secondo).
FEDERICO CESI IL LINCEO E IL PALAZZO DUCALE -
DI ACQUASPARTA IN TRE INVENTARI INEDITI
DEL XVII SECOLO

Il 19 agosto 1630 moriva in Acquasparta, suo feudo, Federico
Cesi principe e fondatore dei Lincei *); il giorno dopo, Francesco
Stelluti ? ne dava, angosciato, l'annuncio a Galileo, in una lettera,
in cui é il presagio di quanto doveva accadere sia dell'Istituto Scien-
tifico Linceo, che dei manoscritti e delle preziose cose cesiane : « Sig.
Galileo mio, con mano tremante e con occhi pieni di lacrime, vengo
a dare quest'infelice nuova a V.E. della perdita fatta del nostro Sig.
Principe, duca d'Acquasparta, per una febbre acuta sopraggiun-
tagli, che ieri ce lo tolse, con danno inestimabile della Repubblica
Letteraria, per tante belle compositioni che tutte imperfette ha
lasciate di che n'ho un dolore inestimabile..... Non ha disposto
delle cose dell'Accademia, alla quale voleva lasciare tutta la sua
libraria, museo, manoscritti et altre cose belle le quali non so in che
mani capiteranno »°).

Acquasparta, in signoria dei Cesi fin dal 1540, dal 1618 al 1650
era stata prescelta da Federico il Linceo, quale sua dimora abituale,
sia per minor dispendio, dato il crollo economico che nel xvi secolo
si era abbattuto sulle famiglie baronali, e, in modo particolare, sulla
sua, sia per trovarvi la quiete necessaria alle speculazioni scienti-
fiche che Roma, col suo fasto e gli obblighi dell’etichetta, non gli
avrebbe mai concesso.

In effetto fin da quattro anni prima (1614) il Cesi aveva iniziato
i « preparamenti » del suo studio nel Palazzo Ducale di Acquasparta,
come si può rilevare dalla lettera indirizzata, il 5 novembre 1614, a
Giovanni Faber, direttore degli Orti Botanici vaticani, lettore di medi-
cina alla Sapienza di Roma ed anch'egli Linceo : « Arrivai in Acqua-
sparta con tutta la famiglia felicemente, e poco dopo venne a tro-
varmi il Sig. De Filis nostro, di maniera che eravamo in terzo col
58 ANGELO BIAGETTI

Sig. Stelluti assai allegramente; mi lasciarono poi ambidue assai
occupato nelli domestici accomodamenti, e, particolarmente, nelli
preparamenti dello studio che ancora mi trattengono .....»*).

Inoltre, due giorni dopo, Luca Valerio 5) scriveva al Cesi in
Acquasparta : « Grande allegrezza, nel vero, m'ha apportato il Sig.
Stelluti con una lettera, dandomi ragguaglio della buona e perfetta
sanità di V.E. e dell’apparecchiarsi ad attendere con gran fervore
alle sue opere da consacrarsi all’immortalità » *).

In ogni modo è principalmente nel periodo 1618-1630, così pieno
per lui di attività scientifico-accademica, che il Cesi raccoglie, nel
Palazzo Ducale di Acquasparta, quanto necessario per le specula-
zioni scientifiche, specie nel campo della botanica, e per la compi-
lazione dell’opera di carattere enciclopedico, lo Speculum rationis d)
le cui parti o « Frontespicia » dovevano restare frammentarie e quasi
del tutto inedite.

In Acquasparta concepisce e scrive al cardinale Bellarmino, la
nota lettera sulla « Fluidità dei Cieli » (1618) ; compie, tra i primi,
con l’« occhialino », inviatogli in dono nel 1624 da Galileo, le indagini
microscopiche sugli insetti che dovevano portare alla stesura dello
Apiarium (1625), e si addentra in quelle della « Plantaria », che gli
permettono la compilazione delle famose Tavole Fitosofiche 3r

Cosicchè nel suo studio si vanno accumulando libri, manoscritti,
tavole incise, «et altre cose belle » che, purtroppo, come aveva pre-
visto lo Stelluti, dovevano andar disperse insieme alle opere iniziate
dal Cesi, le quali, malgrado la loro incompiutezza, avrebbero avuto
una parte non certo di secondo piano nella storia del pensiero scien-

tifico, oltre a delinearci con maggior precisione la figura del Prin-
cipe dei Lincei.

*
*_*

Morto il Cesi — solo per poco più di un mese Duca di Acqua-
Sparta *) — senza lasciare discendenti in linea maschile, il feudo ed
il titolo dovevano passare al fratello Gio. Federico, oltre che per
l’uso del tempo, anche per il fedecommesso del cardinale Federico,
stabilito nel testamento da questi dettato in Roma il 4 Aprile 1565,
e in quello più rigido e preciso di Isabella Liviani Cesi del 27 gennaio
1575.

Per questo fu necessario addivenire alla compilazione di due
distinti inventari, per stabilire quali fossero i beni privati spettanti
FEDERICO CESI IL LINCEO E IL PALAZZO DUCALE DI ACQUASPARTA 59

agli eredi del Linceo, la vedova duchessa Isabella Salviati e le figlie
Teresa e Olimpia, e quelli da passare in godimento del terzo duca.

Ottenuto in data 27 gennaio 1631 il decreto rotale, il 9 febbraio
dello stesso anno fu iniziata la compilazione del primo inventario
che doveva concludersi il 15 ; il secondo ebbe inizio il 17 aprile, per
terminare in data non precisata.

Già dal 19 febbraio il nuovo duca Gio. Federico aveva scritto
al Governatore di Acquasparta, impartendogli le istruzioni del caso,
con frasi che, nell'ostentata cortesia, dovevano nascondere il mala-
nimo verso gli eredi, poi chiaramente rivelatosi durante le lunghe,
acrimoniose questioni causate dalla partizione : « Molto eccellente
nostro carissimo. Manda la Sig. Duchessa nostra cognata come tu-
trice delle Signorine sue figlie, nostre nipoti, et respettivamente in
suo nome, a farsi consegnare li mobili che si ritrovano costà et al-
trove, dell'Eredità della b. mem. del Sig. Duca nostro fratello, et
sue, con farne descrittione, conforme più chiaramente vi mostre-
ranno determinato, di nostra saputa, ‘in un decreto rotale di Mons.
Decano ; al quale decreto volendo noi, per la nostra parte, puntual-
mente si osservi, sarrà cura vostra assistervi per noi, con ogni ter-
mine et amorevolezza, et operare per la parte vostra che detto de-
creto anco puntualmente si asseguisca. Et se intanto vi occorrerà
cosa in contrario, avvisate subito per rimedio opportuno. Et rice-
verete chi detta Sig. Duchessa manda, con ogni cortesia, facendogli
carezze.

« Et Dio vi guardi.

Roma, 19 Febbraio 1631. Al piacer vostro. Il Duca di Acquasparta » 1°).

Nell’intervallo tra il 1° agosto 1630, in cui avvenne la morte
del Linceo, e il 9 febbraio 1631, in cui ha inizio la stesura del 1° in-
ventario, si era, intanto, provveduto a salvaguardare e chiudere in
capaci casse lignee, contraddistinte da lettere e ben sigillate, le cose
da qualcuno ritenuto più importanti dell’eredità del Principe dei
Lincei, come manoscritti, carteggi, documenti, libri, tavole incise,
istrumenti matematici, parte lasciate nel Palazzo Ducale, parte
altrove. Tra queste le ventidue casse contenenti la «libraria », fatte
trasportare nel vicino monastero di S. Caterina in Portaria — castello
compreso nella giurisdizione del Ducato di Acquasparta — dove
vengono reperte, già assicurate da funi, e poi lasciate in deposito,
dopo che vi fu apposto il sigillo del monastero e quello di frate Fran-
cesco Corradi dell’ordine dei Servi di Maria, confessore delle monache.
Da chi e perchè si pensò proteggere col segno inviolabile del
60 ANGELO BIAGETTI

sigillo i preziosi manoscritti del Cesi, e con il recinto non meno in-
violabile di un monastero di clarisse, la sua preziosa biblioteca ?

Anche se, su ció, non sia stato possibile trovare notizie, sia pure
indirette, la presenza in Acquasparta, per tutto il periodo richiesto
dalla compilazione degli inventari — vedi rogito 17 aprile 1631 —
come in quello più lungo che va dalla morte del Cesi all’inizio di essi,
del fedele, disinteressato collaboratore del Cesi, Francesco Stelluti,
il dotto e buon fabrianese che fino agli ultimi anni della sua vita
tenne sempre alto il nome linceo e quello del suo Principe, induce ad
alcune considerazioni che, credo, portino non troppo lontano dalla
Verità.

Francesco Stelluti, più di ogni altro, era in grado di valutare
in tutta la sua importanza, quanto di carattere scientifico e docu-
mentario doveva passare agli eredi, tanto vicina, attiva ed intima,
era stata la sua collaborazione col Cesi, tanto grande e fraterna la
loro amicizia, nel lungo, ininterrotto periodo di ventotto anni pas-
sati insieme. Egli solo, lo Stelluti, dopo la morte del Principe dei
Lincei fu in grado di riordinare ed ultimare le restanti sette Tavole
Fitosofiche lasciate incompiute dal Cesi, così da poterle aggiungere
alle altre tredici nella definitiva edizione del Tesoro Messicano "),
la grande opera collegiale dei Lincei. Egli solo, lo Stelluti, più di
ogni altro, aveva potuto conoscere, fin nelle parti più riposte, l’anima
del Cesi, il suo modo di chiudere nel segreto, quasi per una specie di
pudore spirituale, il prodotto delle sue indagini scientifiche, mai
soddisfatto della sua opera, alla ricerca, sempre, di una irraggiungi-
bile perfezione. Egli, inoltre, lo Stelluti, anche per esperienza perso-
nale, ben conosceva l’avversione che persino i parenti più vicini
per vincoli di sangue, avevano mostrato, sempre, verso il fondatore
dei Lincei. Furono, prima, le aperte, violente ostilità verso l'Isti-
tuto Linceo ed il suo Principe; poi, non riuscendo essi a vincere
l'eroica resistenza di questi, la mal celata insofferenza, il disprezzo,
la irrisione verso i suoi studi e le sue opere, considerati così assurdi,
irriverenti e così lontani da ciò che, secondo i tempi, doveva essere
l'atteggiamento del primogenito di una boriosa e potente famiglia
baronale romana.

Per ciò, lo Stelluti, come già accennato nella lettera a Galileo,
ben doveva aver temuto per la sorte del ricco patrimonio scientifico
e spirituale del Cesi, e tanto deve essersi adoperato per salvaguardarlo
e precluderlo, in omaggio alla memoria del suo grande amico, agli
occhi profani, alla curiosità irridente, alla sordità spirituale.
FEDERICO CESI IL LINCEO E IL PALAZZO DUCALE DI ACQUASPARTA 61

Dal carteggio intercorso tra il fabrianese e i suoi amici piü au-
torevoli, risulta con evidenza quanto egli si sia continuamente ed
affannosamente adoperato, perché l'Aecademia dei Lincei non pe-
risse — come, purtroppo, doveva avvenire — col suo Principe. Molte
e vane si rivelarono le speranze riposte nel Cardinale Nepote di Ur-
bano vi, troppo assillato dalle sue missioni politiche. E poi che tutto
fu inutile, egli, disinteressatamente, si affianca alla vedova del Cesi,
la segue in Roma, quale legale procuratore. Quale lo scopo ? Quello
di evitare la dispersione del ricco patrimonio scientifico cesiano,
toglierlo dalle mani di chi ne avrebbe fatto un uso indiscriminato,
per farlo capitare in quelle di chi avrebbe potuto religiosamente
conservarlo, riordinarlo e farlo, in modo degno, conoscere. Cosicché,
suo tramite, tra il 1632 ed il 1633, esso fu venduto al dotto mecenate,
anch'egli Linceo, Cassiano Dal Pozzo. Ma, purtroppo non fu che un
temporaneo salvamento. Alla morte del Dal Pozzo, la grande e pre-
ziosa raccolta, fatta con tanto amore e grave dispendio, e con essa
il nucleo cesiano, furono venduti all'asta da un suo nepote degenere
e passarono ad arricchire la biblioteca e raccolta Albani ; ma le for-
tunose vicende romane del periodo napoleonico, la furia cieca di
popolo che si accani, in modo particolare, sul cardinale di questa
famiglia, sulle sue abitazioni e sulle sue cose, dovevano distruggere,
in parte, tanta ricchezza.

Non molto tempo dopo, particolari contingenze, costrinsero
l'illustre famiglia romana ad assottigliarla ancora, con vendite fatte
all'asta pubblica e con gli acquisti del governo prussiano. Durante
il trasporto che se ne fece per mare, la nave col prezioso carico, af-
fondó nei pressi di Civitavecchia, cosi da far marcire nel fondo delle
acque, tra l'altro, anche i libri ed i manoscritti cesiani.

Fino a noi, oltre le poche cose edite, di quei manoscritti non
sono giunte che poche reliquie, tra cui il Linceografo o statuto ac-
cademico.

*
*ock

Compilati dal notaio acquaspartano Paolo dei Pierleoni, i vari
quinterni degli inventari vennero raccolti e rilegati in un solo fa-
scicolo di cm. 21 28, comprensivo di ff. 67, numerati sul retto ;
all’inizio trovasi, inoltre, volante, un terzo inventario, 0, meglio, un
abbozzo di inventario, datato 20 Giugno 1615, compilato alla pre-
senza di un certo Matteo Iori da Montefalco, maestro di scuola, e
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62 ANGELO BIAGETTI

del governatore pro tempore di Acquasparta, Troilo Carosi da Monte
Rotondo. Non v'è traccia di rogito o firma di notaio. Esso riguarda,
principalmente, come è detto nella introduzione, le gioie, gli ori,
argenti e vestimenta, sia del Cesi che della sua prima moglie Arte-
misia Colonna. Per nostra disgrazia esclude, non si capisce bene
perchè, le « robbe di studio », che, come è detto, si trovavano raccolte
nella stanza detta «la galleria ».

La data 20 giugno 1615 corrisponde esattamente a quella
in cui il Principe dei Lincei — temporaneamente in Acquasparta —
dovè recarsi a Roma, dove le condizioni della sua prima moglie,
da tempo malata a causa di un parto immaturo, si erano andate ag-
gravando in modo allarmante, tanto che, appena sedicenne, doveva
spegnersi nel novembre dello stesso anno. La necessità di compilare
l'inventario, al momento della sua partenza e per le ragioni accennate,
viene ancora una volta a metterci in evidenza quell'atmosfera di
sospetto e di tensione che caratterizza l'ambiente familiare del Cesi,
quel continuo tentativo di depredarlo delle sue cose, di irretirlo in
lunghe, assillanti questioni di carattere giuridico ed economico, di
cui tanto spesso doveva far lamento presso gli amici, nelle lettere
fino a noi pervenute.

Mentre gli inventari del 1631 presentano una scrittura ab-
bastanza chiara, in tutto leggibile, quello del 1615, invece, é in
buona parte difficilmente decifrabile, a causa delle difformi erosioni
operate nella carta dall'inchiostro.

Il documento doveva far parte di un piü grosso fascicolo, come
é dimostrato dalla sua numerazione sul retto, che inizia col numero
216 per terminare col 243. Bianchi sono i fogli 219, 237, 243. È pieno
di ripensamenti che portano, spesso, a metter insieme le cose piü
eterogenee. Esso verrà pubblicato insieme a quelli del 1631, secondo
l'ordine cronologico.

I tre inventari, del tutto inediti ed originali, fanno parte delle
«Carte Santini», ossia della raccolta fatta dal compianto dott.
Alibrando Santini, riguardante Acquasparta ed i Cesi, e che, per
Sua espressa volontà, volle lasciarmela in custodia.

La famiglia Santini, che nel secolo xvii vantava giuristi e notai,
ebbe molti rapporti con Casa Cesi, specie all'epoca del Principe dei
Lincei. Un Paolo Santini, infatti, lo troviamo nel Palazzo Ducale di
Acquasparta, presente alla chiusura del testamento che l'Accade-
mico Linceo Virginio Cesarini, noto, anche, per avergli Galileo indiriz-
zato il Saggiatore, volle stendere di proprio pugno, il 1° giugno 1620 12).
FEDERICO CESI IL LINCEO E IL PALAZZO DUCALE DI ACQUASPARTA 63

Purtroppo, mentre il notaio si attarda, sia nell'inventario del
9 febbraio che nel successivo, ad elencare con minuta precisione,
quadri, mobili, vestiti, gli oggetti più vari, e ci descrive, fino al for-
mato, i molti libri di edificazione, tra i quali hanno particolare ri-
lievo quelli dei più famosi mistici spagnoli, libri comuni nelle fami-
glie nobili del tempo per una ostentazione di fede che non supe-
rava i limiti di pratiche religiose puramente esteriori; mentre passa
stanza per stanza per descrivercene gli arredi, fino a scendere agli
oggetti piü insignificanti, di fronte alle casse sigillate, ripiene delle
cose per noi piü preziose, egli non sa e non puó darci che vaghe
notizie, limitandosi a ripetere la frase: «come dissero ». Da notare
che, per alcune, le meno importanti, malgrado il sigillo, ha la possi-
bilità di fare un minuto referto del contenuto.

Sono certo che, se ciò fosse stato possibile, anche per le altre,
oggi avremmo la possibilità di integrare e ricomporre in tutte le
sue parti lo sconnesso mosaico dell'opera scientifica cesiana.

Tuttavia le indicazioni pervenuteci hanno una loro non trascu-
rabile importanza, perla storia dei manoscritti cesiani, riportandoci
ai primordi delle fortunose, talvolta addirittura romanzesche vicende
che perseguitarono l'opera di un grande spirito e di un grande pre-
cursore, quale fu il Cesi.

Sarebbe ozioso attardarsi a dimostrare l'importanza che gli
inventari, in genere, hanno sempre avuto per la storia del costume :
cosa già altre volte fatta e con grande autorità.

V'é, inoltre, nel caso presente, una ricchezza di termini, spesso
di carattere locale e popolare, anch'essa di non trascurabile impor-
tanza. Termini lasciati del tutto inalterati nella loro ortografia.

Solo mi piace sottolineare, come i tre documenti, tra l'altro,
portino un validissimo contributo alla ricostruzione interna di un
palazzo baronale umbro, ricco di pregi artistici e, principalmente,
Storici, centro come fu, per oltre dodici anni, dell'intensa attività
Scientifico-accademica dei primi Lincei, presenti, spesso, oltre al
ommo Galileo, le più eminenti personalità del movimento scienti-
fico moderno ; ricostruzione interna che ci ricrea l'ambiente, dove per
lunghi anni meditó ed operó il Principe dei Lincei; ambiente cosi
pieno di contrasti tra la fastosità esteriore, esasperata dal soprag-
giungere della moda spagnolesca, e la solitaria, riservata vita del
————————M— M

———— P P—

64 ANGELO BIAGETTI

Cesi; tra il grigio trascorrere dei giorni di una famiglia patrizia
nel declinare delle sue fortune economiche, e la ricchezza, direi
quasi favolosa, ma improduttiva ed inalienabile, delle gioie e delle
vestimenta, legate, com'erano, alle esigenze del nome e dell'eti-
chetta.

Trascorrere di giornate monotone e grigie, con qua e là, piccole
schiarite, affioranti dalla fredda elencazione di un notaio. Siano
esse le « casette di presepio depinte », le varie « scene da commedia »,
i variopinti costumi da « mascara », o la spinetta, i liuti, la chitarra
spagnola, i tavolieri da « giuocare a sbaraglino ».

E se in questa chiusa dimora baronale che, talvolta, nelle armi
ormai inutili, riecheggia, in sul tardo rinascimento, motivi medioe-
vali, si persero, senza eco, le voci declamatorie dei titoli e delle
dignità, accentuando il sentore di un mondo in disfacimento, tut-
tavia, soprattutto, vi riecheggiarono quelle che, come scriveva il
Valerio, meritano di « consacrarsi all’immortalità ».

ANGELO BIAGETTI

NOTE

(1) L'Accademia dei Lincei venne fondata a Roma dal diciottenne Fe-
derico Cesi il 17 agosto 1603 e solennemente inaugurata il 25 dicembre dello
stesso anno. Primi compagni del Cesi furono : il medico Olandese Giovanni
Eck, il fabrianese Francesco Stelluti e il ternano Anastasio De Filis, lontano
parente del Cesi.

Fin dagli inizi il neo Istituto mostrò la tendenza alla ricerca scientifica
sul piano sperimentale che doveva accentuarsi, dopo la iscrizione all'Albo
accademico di Galileo Galilei, avvenuta il 25 aprile del 1611.

(2) Francesco Stelluti, matematico ed umanista, già lettore privato di
geometria del giovane Cesi, fu, per lunghi anni, fedele collaboratore di questi
e tra i primi quattro fondatori dei Lincei. Nato a Fabriano nel 1577, vi moriva
nel novembre del 1652.

(3) Il Carteggio Linceo, raccolto e pubblicato per cura di Giuseppe Ga-
brieli, R.A.N.L., Roma, 1942, Parte III, n. 1011.

(4) Il Carteggio ecc., Parte II, n. 363.

(5) Luca Valerio, napoletano (1552-1618), lettore di matematiche alla
Sapienza in Roma, ascritto ai Lincei nel 1612, fu definito da Galielo, « nuovo
Archimede dell’età nostra ».

(6) Il Carteggio ecc., Parte II, n. 364.
FEDERICO CESI IL LINCEO E IL PALAZZO DUCALE DI ACQUASPARTA 65

(7) Grandiosa opera concepita dal Cesi, che avrebbe dovuto illustrare
i vari aspetti di quello che egli chiamava il « Teatro della Natura », Opera
che doveva essere strutturata su tre momenti essenziali della conoscenza:
raccolta, distribuzione metodica della materia di studio e sua minuta indagine
sperimentale ; formulazione delle leggi ; funzione umana e morale del sapere,

(8) È questa l’opera edita più importante del Cesi, dove precorre, spe-
cie nel campo della classificazione naturale, i più noti botanici moderni.

(9) Federico Cesi il Linceo ebbe il titolo di II° Duca di Acquasparta alla
morte del padre, avvenuta a Roma il 24 giugno 1630. Acquasparta fu elevata
alla dignità di ducato da Sisto V^ nel 1588.

(10) Lettera autografa, allegata agli inventari.

(11) Opera che illustra la flora e la fauna del Messico. Iniziata, per volere
del Cesi, che vi collaborò colle sue venti Tavole Fitosofiche, fin dal 1610,
alla morte di questi era già del tutto impressa nelle parti essenziali; doveva,
però, vedere la luce solo nel 1651, per opera di Francesco Stelluti.

(12) BIAGETTI A., Il testamento di Virginio Cesarini Accademico Linceo,
Terni, De Caterinis, 1933.

INVENTARI
Adi 20 Giugno 1615

Inventario di tutte le gioie, ori, argenti, vestimenti pretiosi et ordinari
et altri mobili attinenti al Sig. Principe Cesi 1), cioè alcuni dell'acconcio
dell'Ecc.ma Sig. Principessa ?) sua consorte et altri di detto Sig. Principe,
che sono liberi assolutamente di detto Sig. Principe e non vi ha altri che
lui ius sopra, che sono al presente nel Palazzo in Acquasparta, eccettuando
però le vittovaglie, dispensa e provvisioni di casa e le bestie di fori, le robbe
di studio et altre che sono al presente nella stanza della galleria.

Fatto nel Palazzo Ducale di Acquasparta con la presenza et assisten-
tia dell'Ill.mo Sig. Troilo Carosio da Monte Rotondo al presente Governa-
‘tore di Acquasparta et il Sig. Matteo Iori da Monte Falco maestro di scuola.

NELLA STILLARIA.

Nove fiaschi di paglia ripieni di acque odorifere.
Pezzi di vetro Alambicco ritorti, pezzi vinti sei.
Campane di piombo numero quattro.

Un vaso di rame da stillare. 66 ANGELO BIAGETTI

Dui pezzi di rame da coprire.

Dui campane di terra.

Orinali di terra numero quindici.

Ventitre fiaschi di acque stillate rosane.

Una truffa di acqua di fumaria.

Una truffa di aceto sembucato.

Un vaso di vetro pieno di aceto rosato.

Dieci fiaschetti con diversi oli et acque.

Trentatatré carafette di vetro, con diversi oli et acque.
Uno Mortaro di marmore con il suo pistello di legno.
Una bilancetta con il suo peso di octone.

Due spatulette di octone, et una di ferro.

Un setaccio coperchiato da due banne.

Una scatola di rose secche.

UNO PARO DI FODERI DI VACCHETTA DI FIANDRA
DENTRO ALLI QUALI CI SONO LE INFRASCRITTE ROBBE

In primis uno sciucatoro di armesino con merletti di oro intorno,
foderato di taffettano rosso ..... piano fatto a fogliame con diversi colori
di seta.

I. uno sciucatore di armesino celeste foderato di taffettano del mede-.
simo colore, con merletto di oro intorno recamato di oro.

I. uno sciucatoro di armesino turchino co uno lavoro tramezzato
di armesino di fiandra con merletti di oro et sete negre.

I. uno sciucatoro di armesino paonazzo recamato con seta, oro et.
argento di punto in aria, con merletti di oro, argento et seta di diversi
colori.

I. uno sciucatoro di armesino verde con uno racamo intorno di stelle,
merletti piccoli di seta negra et oro.

I. uno fazzoletto di cortina con racamo intorno d'oro et argento,
et seta di più colori, dove sonno volpi et Remne.

I. uno fazzoletto di cortina con racamo intorno di oro, argento et
seta fatta a fogliame.

I. uno fazzoletto intagliato e lavorato con seta bianca.

I. tre para di foderette di Cambraet con racami intorno di oro argento
et diversi colori di seta scolpite con animali.

I. tre para di foderette di spezzatura recamate tutte di oro, argento
et seta turchina et verde et incarnata con reticella oro et argento.
FEDERICO CESI IL LINCEO E IL PALAZZO DUCALE DI ACQUASPARTA 67

I. tre para di foderette di cortina intagliata intorno, lavorate con
argento.

I. uno paro di foderette di cortina con lavoro intorno di seta ranciata
et verde.

I. uno paro di foderette di filo tuderte lavorato intorno con bottoni
di filo et coppette di filo.

I. uno paro di mezzi capezzali con reticella intorno piccola.

I. uno paro di mezzi capezzali con reticella grande intorno.

I. uno paro di mezzi capezzali lavorati intorno di punti in aria tutti
bianchi.

I. un capezzale grande con tre strine di retina recamata di oro, argento
et seta di diversi colori, et il racamo seta mezzo palmo per striscia.
I. una strina di retino racamata di oro, argento et. seta, di diversi
colori, quasi di palmo larga.
cinque spallini con punto reticella, con il merletto punto reticella.
uno spallino profilato con punto reale, di seta paonazza.
uno spallino con le teste di oro piano.
Sie scuffie di renzina lavorate bianche et pezzate.
cinque scuffie di renzina con merletti intorno.
due camiscie per la notte con collari diversi.
quattro camiscie con lo scollo di punto reticella.
dodici camiscie con lo scollo di punto spagna.
tre camiscie con lo scolle con oro.
due camiscie con le scolle di punto reticella, seta negra.
I quattro para di lenzola di cortina di tre teli longhi.
I. uno specchio con figure di argento intorno.
I. uno coscino di raso rosso ragamato di oro.

VESTE DELLA SIG. PRINCIPESSA PORTATE IN CASA DI SUA ECCELLENZIA.

I. Una zimarra di color di spagna con oro, con la sua sottana, maniche
per busto, gibone dello stesso.

Una zimarra di tela d’oro e incarnata con la sua sottana, ma senza
busto scollato, il gibone di raso incarnato recamato con perle, le maniche
di raso incarnato recamate senza perle.

Una zimarra di velluto turchino stampato.

Una sottana di damasco giallo con il suo busto, maniche, gibone dello
stesso damasco.

Una zimarra, vestina, busto, et maniche di raso verde stampato, guar-
nita con seta et oro.
68 ANGELO BIAGETTI

Uno guardacore di velluto rosino con fiore, con trine di seta.

Una veste alla spagnola di raso biancho stampato con oro... con
le sue maniche.

Quattro para di maniche di diversi colori.

Quattro para di calzette con le ligacce di seta et oro et argento.

Una zimarra, veste, busto et due para di maniche di armesino...
colombino guarnito di oro et seta verde.

Una patientia del cammino con oro et perle.

Una zimarra, veste, maniche et busto, giuppone di tela di oro et
colore acqua di mare.

Una veste fatta alla spagnola di raso incarnatino guarnita di oro et
perle et piena di fiori, con le maniche.

Una zimarra, veste, busto et maniche di drappetto negro.

Veste et zimarra di raso turchino racamata in pezzi.

Uno cappotto di tela di oro, incarnata, guarnita di trine, di oro et
argento, foderato di tela di oro di colore di mare, con trine di oro.

Una faldiglia di tela rossa.

Due para di pianelle alte.

Un cappello torchino con zaganella di oro, con piuma et una gioia.

Uno cappello di armesino incarnato con piume.

Uno cappello di paglia con...et granatine et perlette et piume.

ROBBE NELLA STANTIA DEL SIG. PRINCIPE.

Un letto piccolo alla polacca involtato in una stola con le sue cigne.

Cappelli di feltro numero sei.

Uno di paglia foderato di armesino bertino.

Due racamati, uno negro racamato di seta negra con la fascia raca-
mata negra, et lo altro di terzanella, cordone racamato di oro, con la sua
fascia di oro racamata.

Uno balatrano di baracane berretino foderato di raso di fiorenza.

Una zimarra di velluto di opera, trinato d'oro con li suoi alimari
di oro, foderato di drappetto napolitano fatto a opera.

Un balatrano di... ondato leonato, guarnito di oro et argento;
foderato di drapetto napoletano, con il suo capuccio del medesimo.

Uno paro di calzoni di velluto negro fatto a opera, con la sua casacca.

Uno paro di calzoni di armesino negro racamato, con la sua casacca
simile.

Uno paro di calzoni di raso negro racamato di seta verde et rosina,
con la sua casacca.
FEDERICO CESI IL LINCEO E IL PALAZZO DUCALE DI ACQUASPARTA 69

Uno paro di calzoni di armesino cangiante guarnito di trinetta di oro
et argento.

Uno paro di calzoni di canavaccio di seta verdone trinati, con arme-
sino giallo dentro, guarniti di oro et argento.

Uno paro di calzoni di panno verdone guarniti per tutto, con la sua
casacca.

Un colletto di pelle bianca racamato tutto di oro et argento, foderato i
di taffettano.

Un giuppone di teletta bianca rigato di oro, argento et seta, con pas-
samano di oro.

Uno giuppone di teletta turchina rigata di oro et argento con trinetta
di oro et argento.

Uno giuppone di raso rosino racamato.

Uno giuppone di teletta con fondo di oro, et zacanella di oro.

Uno giuppone di armesino negro racamato.

Una casacca di riverso negro.

Uno ferraiolo di panno verdone guarnito intorno. .

Uno ferraiolo di panno di spagnia negro, guarnito intorno con fasce
di raso racamato.

Uno ferraiolo di teletta cangiante guarnito intorno di oro, argento et
seta turchina, foderato di drappo a opera con il fondo di color di mare.

Uno ferraiolo di teletta con una trinetta intorno di seta negra et seta
verde, foderato di teletta di seta napoletana fatta a opera, con il fondo
paonazzo.

Uno ferraiolo di teletta negra foderato di velluto negro facto a opera,
con due fascie di raso racamato intorno.

Uno ferraiolo di banella, negro, di scoruccio.

Uno ferraiolo di teletta verdaccio con due fascie intorno di armesino
rosino et trinette di oro, et di fora, con passamano di oro fioregati.

Due para di stivaletti di cordonato bianco.

Un pennacchio bianco di quattro penne.

Tre para di guanti da giuocare di spada.

Uno paro di guanti foderati di argento.

Dui para di guanti bianchi di profume.

Uno paro di calzette di seta bianca con le sue legacce con passamano
di oro.

Uno paro di calzette di seta gialla con le sue legacce con passamano
di oro.

Uno paro di calzette di seta gialla con le sue legacce et racamate con
merletti di argento.
70 ANGELO BIAGETTI

Un altro di seta negra con legacce con rose et merletto.

Una mezza spada da cavalcare con il suo cortello et pontarolo, con
la guardia indorata, con una testa di scimia.

Un paro di calzette di seta turchina.

Un paro di calzette di seta napolitana.

Centura e centurino racamato di oro, argento et seta, con li suoi ferri
indorati, foderati con il velluto rosino.

Uno paro di stialetti di cerviotto, et paro di calzette del medesimo.

Una fascia da correre la posta.

Una pelle di volpe a concia.

Uno coscinetto da cavalcare..... guarnito di velluto turchino.

NOTA DELL'ARGENTI.

Uno scalaletto di argento di octo libre, otto once.

Un cuccomo di argento, libre sei et octo once.

Una cassettina da foco di argento, libre sei e due once.

Una fruttarola di argento di tre libre sei once.

Una guantera di argento di libre una et once quattro.

Una profumiera di argento sopra indorata, una libra e sette once.

Una tazza di argento sopra indorata, di libre una et once tre, con la
sua cassa di corame.

Calamaro et polverino-di argento di libra una et oncia una.

Uno canestrino di argento, mezza libra.

NOTA DELLE GIOIE.

Uno fiore di oro con pietre et perle di numero sedici, detta pioggia
di perle.

Uno altro simile con perle quattro grosse et undici piccole, con pietra
fatta a stella.

Un altro simile con pietre et una perla in cima.

Uno racamo di oro con smeraldo con quattro perle.

Una collana di oro con diamanti numero settantadue.

Una corona della madonna di.....con il suo fiocchetto di oro et
seta negra. |

Uno mazzo di coralli et perle, cioé coralli numero vintiquattro, et perle
vintiquattro.
FEDERICO CESI IL LINCEO E IL PALAZZO DUCALE DI ACQUASPARTA 71

Due maniglie di coralli et perle, cioé coralli numero vintiquattro et

perle vinticinque.

Una gargantiglia di undici granate con perle a piede, et tramezzate
oro smaltato.

Puntali di cristallo con oro in testa numero quarantatré.

Un paro di maniglie con perle.

Uno paro di maniglie di diverse gioie legate in oro.

Tre filze di perle, et granatine di once una et mezza.

Uno paro di navicelle con una corona et due perle grosse et quattro
piccole da tra tutte due, con quattro rubini.

Un altro paro di navicelle..... con profume dentro con tredici perle.

Uno paro di navicelle con li perfetti amori, con diamanti et perle
numero sei.

Uno paro di serpette di oro con due serpette smaltate di oro.

Uno paro di orecchini di oro fatti a giro, con tredici perle.

Uno paro di orecchini di oro con acciaccaccini(?) con dieci perle.

Uno paro di stellette di diamanti numero vintiotto in tutti.

Una crocetta di oro, di diamanti numero quattordici.

Una acconciatura di testa di perle profume di quindici spille.

Due fede di oro, una con smalto et dui rubini, et una di corniola.

Un anello di oro con quattro perle et un rubino in mezzo.

Una crocetta di cristallo ..... legata in oro.

Uno specchietto di oro con due palme scolpite.....

Uno cortellino et forchetta di argento con manichi di corallo.

Un lucchetto di oro.

Una collana di matre perla et coralli.

Una mezza corona di balsamo legata in oro.

Dodici puntali di oro.

Una serta di dicisette gioie, cioé otto diamanti, quattro smeraldi,
cinque rubini, perle ottantasei grosse, et uno smeraldo di rocca vecchia
con quattro perle intorno, et una perla da piede a pero; et tutte legate
in oro smaltato.

Un gioiello di oro smaltato con diamanti numero quaranta, et con una
perla a piede a pero.

Una corona, o vero ghirlanda, con cinquanta rubini, et quatordici
diamanti, et dui smeraldi, et undici perle.

Una spadina di oro con la sua guardia, con octo diamanti.

Una urnia di oro con una perla grossa sopra et una altra perla .....

adornata di rubini, con undici rubini attaccati con tre catenine.
ANGELO BIAGETTI

Una ghirlanda di profume, et perle numero trentatre grosse, con quan-
tità di perle piccole et fogliette di oro smaltate.

Un cassettino di oro et argento con perle..... con una pietra in-
tagliata con dui smeraldi et dieci rubini legati in oro.

Una corona di lapislazzaro co octo bottoni di oro smaltato et perle
legate in stellette di oro.

Una collana di profume legata in..... smaltata ; et catena di oro,
cioe. bottoni grossi, et bottoncini di profume centocinquanta.

Una collana di profume fatta a festone.

Una catenina di oro con perle numero sessanta nove.

Uno archibugetto di oro.

Un lucchetto da attaccare collane di oro, con rubini.

Uno paro di horologgi di oro con profume dentro et uno paro di perle.

Dui pappagalli di oro smaltato con una perla per uno grossa sul petto,
et sei perle a piede tra tutti dui.

Uno paro di pendenti di diamanti con due perle grosse facte con
perfetto amore.

Una barchetta et boccaletto et una boccia di argento di libre quattro
et nove once.

Dui cassettini dentro uno studiolo di noce con fiori, et frutti di zuc-
caro lavorato.

Dui rosari di corallo con li misteri della passione incatenata di argento
una, et altra di oro con rosette di oro.

Un altro rosario di matre perla con li misteri della passione in argento.

Una corona della Madonna di ambra con misteri di argento.

Una veste e busto di panno verdone con trina di seta.

Un vaso di acqua benedetta di argento con l'arme del sig. Principe
et Principessa.

Una valisce di velluto nero con trinette di oro.

Una scopetta con il manico foderato di damasco turchino.

Uno anello di oro con occhio di gatta.

Tre pietre aquiline.

Uno cassettino di ebano lavorato di fregi di oro, et chiodature con
chiodi sopra indorati co suoi anelli et piedi posti sopra quattro lioni indorati.

Uno padiglione con cappelletto et tornaletto di seta di colore cangiante
turchino, giallo, con ritaglio di quattro dita, rose et fogliame con le france.

Una cartera di raso rosso con trinetta di oro intorno.

Una spada con la sua guardia sopra indorata con li suoi pendenti
indorati di corame.

Uno pugnaletto con suo manico..... et sopra indorati.

—R 0 — FEDERICO CESI IL LINCEO E IL PALAZZO DUCALE DI ACQUASPARTA 73:

Uno specchietto coperto di corame indorato.

Una carrozza di campagna nova di vacchetta, foderata di dentro di
damasco rosso, il cielo con l'arma del Sig. Principe et Principessa indorata,
con li chiodi sopra indorati, cioè quelli del celo, con coscini di velluto
rosso et portiere di vacchetta con france, et di sopra il cielo, li monti di
octone, con li finimenti di sei cavalli et due selle per li dui cocchieri con le .
sue catene.

Una altra carrozza da campagna di vacchetta negra, di dentro fode-
rata con trapetto rosso di fiandria, con li coscini di panno rosso, chiodi
et fibie imbrunate con la sua catena.

Una sella et briglia per il Tartaro.

Una sella et briglia di velluto per il cavallo del Sig. Principe.

NOTA DELLI LIBRI.

Mario Marulo da Spalato - del bono et beato vivere in quarto foglio.

ua al simbolo della fede, parte quarta, di fra Aloigio di Granata,
in quarto foglio.

Historia del Beato Philippo in quarto foglio.

Vite di Santi.

Vita di diciotto confessori, in quarto foglio.

Trattato sopra il verso Audi Filia del padre Avila in quarto fol.

Lettere spirituali del Doctor Gio : Avila in octavo foglio.

Los Libros della madre Teresa di Jesus con coperta indorata in octavo
foglio, ma grande.

La beata Vergine incoronata del Santio, in quarto foglio.

Dialoghi et vita di Gregorio Papa, in quarto foglio.

Discorsi del Padre Mastrilli, in quarto foglio.

Il Rosario della Madonna, Poema del Sig. Capoleone, in quarto foglio..

Breviario romano in foglio, coperto di corame rosso fioregato di oro.

Historia di S. Francesco con figure, coperta di carta bergamo, con oro,
et la effigia di S. Francesco, in octavo foglio.

Un libro di tutto foglio, scritto a mano, della Ecc.ma Sig. Olimpia
Duchessa di Acquasparta.

Operette spirituali di Celio Tolomei scritto a mano in octavo foglio.

Annotationi della vita et morte di Donato..... Principe dr... -
del Doctor Diego Pierez, in octavo foglio.

Meditationi sopra li sette peccati mortali del padre Luca Pinelli.
Terza parte del abecedario spirituale in lingua spagnola, in octavo 3E
ANGELO BIAGETTI

Terza parte del Padre Pietro del Paradiso meditatione et manuale
di oratione et confessione, in tutto foglio.
Obras del Padre Pedro della compagnia di Jesus, in tutto foglio.
Vita di Gesü Cristo di Landolfo di Sassonia in tutto foglio.
Legendario della Santissima Vergine in quarto foglio, coperto di co-
perta rossa.
Avvertimenti per una signora spirituale scritto a mano, in quarto foglio.
Favole del Piovano Arlotto, in octavo foglio.
Esopo in decimosesto foglio.
Lettere di Don Antonio di Quevada, in octavo.
Trattato del valore della Santa messa, di Luca Pinelli, libretto in de-
cimosesto.
Roberto Belarminio de Gemitu Colunne, libretto in sedici.
Dialogos della presuntione della ombra in octavo foglio.
Libro secondo delle lettere di Don Antonio di Guevara in octavo foglio.
ii d Un libretto di poesie scritto a mano in octavo foglio.
Libretto di imagini et meditationi del Padre Luca Pinelli, in octavo.
Origine di tutte le relegioni del padre Morigia.
Il Meschino in octavo foglio.
Sette salmi con coperta di corame torchino di octavo foglio.
Meditatione della passione di Nostro Signore del Padre Ambrotio.
il Una rappresentatione di tre peregrini, con altre insieme .....
| | Conversione di S. Maria Maddalena del Sig. Marco Rosiglia (?) in
| | B octavo.
Rappresentatione di S. Alesio, di Girolamo Martii in octavo foglio.
Sei casse di scritture.



=

UNA CREDENZA DI MAIOLICA CON L'ARME DEL SIG. PRINCIPE.

Tonni trenta nove.

Piatti quaranta dui.

Quattro piatti grandi.

Uno bacile con boccale et brocca.
Tre sotto coppe.

Due saliere.

Due vasi per olio et aceto.

Quattro boccali.

Una brocchetta di rame lavorata.
Quattro barattoli di terra petrificata.
FEDERICO CESI IL LINCEO E IL PALAZZO DUCALE DI ACQUASPARTA

Trenta sei scatole di cotognata.

Una cassa piena di fichi.

Octo fiaschetti di uva passa.

Nove barattoli di saponetto.

Tre cassettine di passarina.

Dui scatoloni con vintiuno barattoli di conserve diverse.
Dui fiaschetti di mosto cotto.

Dui fiaschetti di agro di cetro.

Descriptio diversorum mobilium et aliorum facta ad instantiam Ill.mi
Et Ex.mi Domini Io: Federici Cesii 3 Ducis Aquaspartae, ac Ill.mae et
Ex.mae Dominae Ducissae Isabellae Salviatae nominibus infrascritis.

In nomine domini amen.

Die nona februarij «pcxxxi Inditione xii Pontificatus Urbani vini Anno VII

Fuit inchoata, sequentibus et successivis diebus prosequuta, et tandem
die decima quinta eiusdem mensis et anni perfecta et terminata descriptio
diversorum bonorum mobilium et aliorum partim ut asseritus haeredita-
riorum bo: me: Ex.mi Domini Federici Caesij secundi Ducis Aquaspartae,
et partim ut pariter asserit propriorum Ex.mae Dominae Isabellae Salviatae
in infrascriptis locis existentes et repertorum, per me notarium publicum
infrascriptum ad instantiam Ill,mi et Ex.mi Domini Io: Federici Caesij
terzij Ducis Aquaspartae et Ex.mae Ducissae Isabellae tam suo proprio
quam tutorio et pro tempore curatorio nomine Ill.mar. D. D. Olimpiae et
Theresiae d. b.m. Ex.mi Domini Federici 2 Ducis filiarum cum beneficio
legis Inventarij, diligenter facta vigore Decreti Ill.mi et R.mi D. Jo: Bap.
Coccini Sacrae Rotae Romanae Decani, cuius quidem decreti copia simplex
mihi notario datur presenti instrumento inserenda tenoris et cum prae-
sentia et assistentia ex parte D. Ex.mae Dominae Ducissae quibus supra
nominibus et unoquoq. eorum in solidum per Ill. et Admodum D. Corsini
de Casolaris eius procuratoris prout docuit ex publico instrumento Romae
desuper rogato per acta D. Dominici Fonthis Ill. D.A.C. notarij sub die 30
Januari prox. pret. seu quod in publicam formam prae manibus habens
hic inserendum mihi..... tradidit tenoris. Et ex parte Ill.mi et Ex.mi
Domini Jo : Federici tertij Ducis Aquaspartae per Ill.mi et Admodum Ex.
D. Francisci Moriconi eius in hac parte agentis, prout docuit per literas
missivas eiusdem Ex.mi D. Ducis, quas pariter presenti instromento
alligandas.
» - “i KY de L n 1 4
BI NP SE UM ONU UNT CSI RI ARS REPRE

76 ANGELO BIAGETTI

Et primo in Palatio Ex.mi D.ni Ducis intus Magnificam Terram
Aquaspartae, et sub custodia D. Vincentij Poltri Aretini rerum custodis.
prefatae Ex.mae Dominae Ducissae.

QUADRI E TELARI.

Il ritratto di Papa Paolo quinto in tela con il suo telaro e cornici nere.

Il ritratto del Cardinale Borghese in tela con il suo telaro e cornici nere.

Il ritratto del Cardinale Cobellutio in tela con il suo telaro *).

Il ritratto del Cardinale Belarmino *).

Il ritratto di Mons. Romolo Cesi in tela con il suo telaro.

Il ritratto di una persona incognita con una pelliccia in dosso imperfetta.

Il ritratto del Sig. Don Virginio Cesarini col suo telaro.

Il ritratto del Cardinale Tosco con il suo telaro.

Quattro quadri di fiori e frutti diversi in tela con i suoi telari.

Le quattro parti del mondo in quadri piccoli, incollati in tela, dipinte.

Tredici pezzi di diverse città stampate in carta, incollate in tela, dipinte.

Le quattro stagioni depinte in carta con telari e cornice piccole.

Le quattro parti del mondo stampate in carta, depinte con le sue
cornici.

Dui paesini tondi in tela incollati in legno con cornici nere profilate
d’oro con una figura di S. Gio. Battista e di S. Girolamo.

Quattro quadretti de frutti in legno con cornici di legno nero.

Un quadretto di S. Maria Maddalena mentre vien comunicata da un
Angelo.

Nove quadri con teste di diversi litterati depinti in tela.

Un altro quadro simile depintovi un vaso con fiori.

Un quadro della Madonna col figliolo in braccio depinta in legno.

Un ritratto della sig. Portia dell'Anguillara *).

Sette pezzi diversi di scene de Comedia di canavaccio depinto con li
suoi telari, porte e sportelli.

Una Italia in carta incollata in canavaccio, depinta dal reuter *).

Dui quadri grandi di paesi fiammenghi vecchi.

Dui ritratti, uno della sig. Isabella Liviani, et uno della sig. Bea-
trice *).

Un quadro grande col ritratto del Sig. Prencipe b.m. con le sue cornici
nere profilate di oro *).

Un ritratto del cardinale Ludovisio in tela con il suo telaro 1°).

Un altro ritratto di Papa Gregorio xv in tela con il suo telaro.

qe FEDERICO GESI IL LINCEO E IL PALAZZO DUCALE DI ACQUASPARTA 77

Quattro arbori grandi in tela con i suo telari e cornici nere, cioè uno
di Casa Colonna, uno di casa Gaetani, uno di casa Liviani, et l’altro di casa
Baglioni.
d Una Roma dipinta dal Greuter con la sua cornice e telaro in carta
incollata in tela.
Un Mappa Mondo simile in quadro, con suo telaro.
Una Roma antica in carta incollata in tela.
Una Fiorenza dipinta in carta incollata in tela.
Una Spagna piccola depinta in carta incollata in tela.
Quattro quadri con quattro vasi di fiori con i suoi telari.
Dui quadri con due canestri di frutti.
Un quadro di S. Giovanni Battista con suo telaro e cornice nera.
Un quadro grande di S. Paolo con suo telaro e cornici nere.
Un ritratto del Beato Filippo della Religione de servi. |
Un ritratto di selvaggio, antico servitore di Casa. ||
Un altro di Marsilio Ficino. I
Un altro simile di Gio: Pico de la Mirandola.
Un altro di Nevio Capponi.
" Un altro di Ferdinando Magellano.
Un altro simile di Cino da Pistoia.
Un altro simile de Vidone d'Arezzo.
Un altro di Angelo Politiano.
Un quadro d'un Salvatore grande con suo telaro e cornice nere.
Un quadro grande della Madonna e S. Anna con cornici nere.
Un altro simile di S. Francesco.
Dieci quadri longhi di diverse città di fiandra, et altre Provincie.

CORAMI.

Dui pezzi di corami neri stampati vecchi con fregi e colonne d’oro et
argento, cioè uno di tre colonnati, e tre quadri e di altezza di pelle quattro |
e mezza computatoci il fregio, e l’altro di due colonnate simili con dui
quadri dell'istessa altezza.

Dui altri pezzi di corame d'oro et argento col fondo verde, di colonne
in tutto otto, con li suoi quadri, e d'altezza di quattro pelli e mezza.

Quattro pezzi di corami d'oro e d'argento con fondo verde con l'Arme
di Casa Cesi) nelle colonne e fregi, di colonne venti, e quadri dicidotto
altezza pelli cinque. i;

Quattro sopra porte di corame di diverse sorti con l'armi di Casa Cesi.
Pa QU Me AIA

78 ANGELO BIAGETTI

Quattro pezzi di corami dorati col fondo turchino, e le colonne col
fondo rosso e turchino et argento con l'Armi di Casa Cesi di colonnate di-
cinnove et altri tanti quadri di altezza di pelli cinque e mezza compreso
il fregio.

Una portiera di corami vecchia con l'arme di mons. Romolo Cesi
foderata di tela.

Quattro pezzi di corami dorati con argento e smalto rosso, verde, e
turchino con arme di casa Cesi nelle colonnate con i suoi fregi, di colonnate
venti e quadri dicinnove.

Quattro pezzi di corami d'oro smaltati di rosso con colonne e fregi
di colonnate quindici, con diverse teste d'huomini e donne nelli fregi.

RAMI STAGNI E FERRI.

Una campana di rame da stillar l’acqua vite in quattro pezzi.

Una campana da stillar acqua rosa, di piombo.

Una campanina di piombo piccola da stillar fiori di melangoli, col
suo fondo.

Un bagno secco di rame a foggia di navicella, alto quattro palmi
in circa.

Un fondo grande di stagno per la stillaria.

Un crivelletto de fili di ferro sottile da seccare herbe.

Una fiasca di stagno fatta a guglia.

Un vaso di rame fatto a torretta con il suo piede, da stillare.

Un forzerino di rame corniciato di ottone con diverse stelle con li
suoi manichi d’ottone di longhezza palmi tre e d’altezza palmi dui co quattro
palle d’ottone sotto.

Una conca di rame grande nova, fatta fare, come s’asserì, ultimamente
dalla Sig. Duchessa a Civita Castellana.

Una bastardella di rame da far confetture.

Un caldaretto di rame lavorato.

Un coprifuoco di ferro, quadro.

Un carriolo di ferro da putti novo.

Cinque candele d’ottone da olio.

Una lucerna grande da olio d’ottone, da studio.

Due lucerne da tener sopra candelieri con li suoi candelieri, con tre
stuppini sopra.

Un piatto grande di rame da inamedar collari.

Una cocchiara di rame da maccaroni.
FEDERICO CESI IL LINCEO E IL PALAZZO DUCALE DI ACQUASPARTA

Un'altra cocchiara di rame da schiumare zuccari.
Un focone di rame da stillare con la sua tromba.
Quattro ferri da ingomeratori con li suoi piedi.
e Un caldaro grande di rame da fare il sale.
Tre spiedi longhi a fumo con suoi mulinelli.
Una leccarda di rame vecchia.
Una navicella di rame col suo coperchio da pasticci.
Tre tielle di rame stagnate.
Tre para di spidiere da campagna.
Un scalda vivande di rame.
Due campane di piombo da stillare con li suoi fondi di rame.
Un paro di capofochi di ferro, uno con dui pomi di ferro, et l’altro con
un pomo con una graticola sopra.
Una bagnarola di rame grande con il suo piede.
Un stuccio coperto di corame rosso con dentro quattro ferri da insi-
tare con li loro manichi d'osso nero. :
Una vite di ferro da sigillare e premere il sigillo, con sua cassa di noce.
Un molinello di ferro da far canutiglia.
. Un cassettino di ferro miniato d’oro con li piedi di leone con tre sca-
tolini simili dentro da tenere spetierie, con due teste di leone.
Un focone di ferro da far confetture.
Una cantimplora di rame con il suo zecchio. |

CASSE.

Una cassa grande di legname bianco nova, segnata con lettera A, e
bollata e sigillata con il bollo della Comunità di Acquasparta in dui lochi
dell'impronta conforme nella presente margine?) qual cassa è piena di
diversi recami, france di filo e di seta diversa e di diversi colori; figurine
da presepio di stucco di lucca e di pezze con alcune mascare et altre co-
selle che dissero essere dalle Sig. Duchessa e signorine, bollata con cinque

; chiodi. |
4 Una cassa longa e stretta segnata con lettera N e merchiata col marchio |
del Sig. Principe in cinque lochi, con l’infrascritte robbe dentro, cioè : |

Un paro di calzoni di velluto riccio neri, con quattro ricami per guar- |
nitioni e bottoni. |

Un paro di maniche di cervietta berrettina. |
Un paro di calzoni di taffettano rigato bianco, rosso e verde cagnante.
Un paro di scaffarotti di lana.
—PHÓ

«0 ANGELO BIAGETTI

Un colletto di pelle di dante leonato trinato con un passamano di seta
leonata et oro vecchio.

Un paro di calzoni con la sua casacca e ferriolo di tocca d'argento
fodrato di tela San Gallo da mascaro, et il ferraiolo d'ormesino incarnato.

Tre sottane di riverso nero da scorruccio.

Una zimarra di rascia di fabriano mischia, con le sue cappie e trine
fodrata di fustagno verde stampato.

Una camisciola di bombace bianca.

Una pettiniera di broccatello con li suoi pettini dentro.

Un paro di stivaletti di pelle profumata, bianchi.

Un paro di guanti da cavalcare con trina e francia di seta leonata.

Un paro di guanti di cervietta con passamano ranciato.

Un berrettino di seta floscia de punto franzese fatto a fiamma con
sete diverse.

Un paro di calzette di stamo di fiandra nere.

Un berrettino di taffettano ranciato e verde.

Un cappello nero racamato antico con la sua fascia d'ormesino racamata

Un altro cappello di capiccola con lavori d'oro con la sua fascia, anti-
«chissimo.

Un paro di pianelle di velluto nero.

*
* *

Una cassa di noce con due serrature con dui cassettini scorniciata con
le sue chiavi e manichi di ferro.

Una cassa vecchia d’Abbete con dentro l’infrascritti libri, merchiata
«col merchio del Sig. Prencipe ?

Compilatione de todas las obras de Juan de Vega in foglio.

Vita di Gesù Cristo di Landolfo di Sassonia, dell’ordine certosino in

foglio.

Breviarum Romanum in foglio con le sue coperte rosse miniate d’oro
‘vecchio.

Vita di S. Ignatio figurata in 4° foglio.

Trattato dell’istrumenti delle varie maniere di dare martirij, con
coperta di carta pecora in mezzo foglio.

Arte di aiutare a disponere a ben morir con le coperte di carta pecora
in 4° foglio.

Un libro manuscritto in franzese coperto di corame rosso vecchio.

Le vite delli Santi del Padre Nicolò Manerbio in foglio.

Le vite dei Santi del Padre Gabriele Fiamma, in foglio.
FEDERICO CESI IL LINCEO E IL PALAZZO DUCALE DI ACQUASPARTA 81

Trattato del giubileo dell'anno Santo del Padre Girolamo Gratiani con
coperte di carta pecora e fettucce rosse.

La vita e miracoli di S. Benedetto figurata, in foglio, con coperte rosse,
miniate d'oro.

Le croniche di Francia in foglio con le coperte rosse.

Guida dei peccatori del Padre Granada in ottavo.

Imagine della vita cristiana in 4? con coperta di carta pecora.

Li tredici libri delle confessioni di S. Agostino in 4° con coperta di
carta pecora.

Trattato della passione del Padre Piatti con coperta di carta pecora in 49

Discorsi del Padre Gregorio Mastrilli in 4° con la coperta di carta pecora.

Tempio armonico in Musica in 4? coperto di carta pecora.

Lettere di Don Antonio di Ghevada Vescovo di Mondognedo in ottavo
coperto di carta pecora.

Osservazioni di Girolamo Vallestai, coperto in carta pecora.

La Reggina S. Orsola d'Andrea Salvatori in 49.

Libretto d'imagini sopra la vita della Madonna del Padre Luca Pi-
nelli, in 89 cartapecora, fettucce incarnate e nome di Gesü messo in oro.

Immagine della vita cristiana di fra Ettore Pinto in 89.

Lettere spirituali della divota religiosa Angelica Paola Antonia de
Negri milanese in 89.

Historia S.ti Francisci miniata in 4? con le fettucce gialle e turchine.

Trattato spirituale sopra il verso audi filia in 49 coperto di carta pecora.

Documendos saludables para las almas piadosas in 80.

Miracoli di S. Nicola de Tollentino in 4o.

Pratica di meditazioni del Padre Cesare Franciotti in 89, carta pecora
fettucce torchine.

Epistole di S. Catherina da Siena in 49, carta pecora, vecchie.

La beata vergine incoranata di Mutio Justi napoletano in 49.

La flora d'Andrea Salvatori in 4o.

Le pie Narrationi dell'opere più memorabili fatte in Roma l'anno 1575
in 49, coperte di carta pecora.

Vite dei Santi e Beati di Todi.

Terza parte dell'Abecedario spirituale in 49.

Lettere spirituali di Juan de Avila coperte di carta pecora in 8°.

Libretto di imagini di brevi meditationi sopra i misteri della vita e
passione de Cristo in 890.

Vita della Madre Teresa di Gesù in 49.

Sacrarum cerimoniarum Ecclesiasticarum coperto di corame col nome
di Gesù indorato.

6
ANGELO BIAGETTI

Tragiche meditationi del Padre Cesare Frangiotti con fettucce tur-
chine.

Vanità del mondo in ottavo.

Osservazioni dei Sacri Misteri del Padre Cesare Franciotti.

Vita d'Alessandro Luzago in 40,

Gli ordini della divota compagnia delle Dimesse, carta pecora fettucce
berrettine in 40,

Meditationi del Granada, in 89,

La vita di suor Caterina de Ricci in 49 carta pecora.

La trasformatione di Piacenza in 49 carta pecora.

Dialogos dell'Immagine della vita cristiana, in 40, coperte carta pecora.

Trattato della tribulatione del Padre Ribadencira, carta pecora fet-
tucce rosse.

Memoriale della vita cristiana del Padre Granada in 80.

La guida dei peccatori del Granada in 89, carta pecora.

Epistolario del Padre Avila in 89 carta pecora.

Meditationi sopra tutti gli l'Evangeli del Padre Andrea Cappiglio in 89.

Instruttione di meditare del Padre Bartolomeo Ricci in 89, carta pecora.

Lettera annale del Giappone in 4o.

Significati delle parole e cerimonie del Padre Lattantio Graffoldi in 89.

Santorum martirum Abundij in 49 fettucce paonazze.

Opere spirituali alla cristiana perfetione utilissime in 89, carta pecora.

Lettre di Don Antonio di Guevara in 80,

Meditatione sopra i misteri della vita di Cristo di corame turchino
coperte miniate d'oro.

Prediche del Vis Domini in 89.

Praticello del Divino amore del Saluthio in 89, carta pecora.

Dialogos del Dottor Francesco de Avila in 80,

Historia ecclesiastica del scima d'Inghilterra in 80.

Stimolo del divino amore di S. Bonaventura, coperto di corame rosso
in 80.

sermoni di S. Giovanni Climaco, in 89, carta pecora.

Gesü Maria bellissimo dialogo o vero interrogatorio in 49, carta pe-
cora vecchio.

Institutione del Padre Gio: Leonardi in 89, coperto carta pecora.

Compendio della perfettione religiosa del Gratiani, in 40,

Meditationi sopra le sette feste principali della Madonna in 89.

De persecutione Anglicana 80.

Enchiridion Animae S. Bonaventurae, coperto di corame nero con le
fibbie 89,
FEDERICO GESI IL LINCEO E IL PALAZZO DUCALE DI ACQUASPARTA 83

Lettera del Padre Francesco Rodriguez in 49,

Indulgenze diverse concesse alla Heligione di S. Francesco da Sisto Vo.

Relatione del Padre Diego de Torres in 4o.

Avvertimenti per una signora spirituale che desidera servire Dio, in
mezzo foglio scritto a mano.

Historia della Santissima Imagine del Monte Cassoli in 49.

Oratione congratulatoria del Sig. Lucalberto Petti in lode di Mons.
Cenci vescovo di Todi.

Informationi del gran Re de Magor.

Lettere del Padre Claudio Acquaviva.

Dui libri franzesi coperti con corame rosso.

Nove mazzi di lettere manuscritte diverse.

Li

Un altra cassa d'abbete piccola segnata con lettera O piena di diversi
barattoli di maiolica di Deruta parte depinti e parte bianchi e parte con
arme di Casa Cesi e Salviati e parte senza, sigillata col bollo della Comunità
d'Acquasparte in dui lochi.

Un altra cassa d'Abbete vecchia segnata con lettera P piena di diversi
vasi, barattoli e tegametti di maiolica parte col arme di Cesi e Salviati
e parte senza, sigillata col bollo come sopra.

Una cassa coperta di corame nero con manichi di ferro con dentro
una quantità di scritture e manuscritti diversi spettanti alla Badia di S.
Angelo 12),

Una cassa di legno bianco con dui spartimenti, piena di diverse let-
tere e sigillata in due lochi col bollo della Communità d'Acquasparte e
segnata nella parte di sopra con N. 214).

Una cassa simile di libri manuscritti diversi piena, come dissero, se-
gnata con dui CC e sigillata con quattro sigilli col impronto di Casa Cesi
e Salviati serrata a chuiave co dui bolli dell'impronto della Communità
d’Acquasparta nel buco della chiave.

Una cassa simile segnata con lettera Z, piena, come dissero, di libri vari
stampati in 49 et 8° foglio, bollata e sigillata con l'impronto della Commu-
nità di Acquasparte, dui di sopra e dui davante.

Un altra cassa di legno simile segnata lettere A.A. piena, come dissero,
di lettere e manoscritti de l'Accademici Lincei sigillata con quattro sigilli
di Casa Cesi e Salviati serrata a chiave e con il bollo della Communità d'Acqua-
sparta nel buco della chiave di qua e di la.
e

84 ANGELO BIAGETTI

Un altra cassa simile segnata A e sigillata come Sopra, nel buco della
serratura, piena, come dissero, di libri manoscritti, et alcuni arabici ib)
Un altra cassa grande di legname simile segnata con due - piena,
come dissero, de libri diversi e scritture, sigillata con dui bolli della Com- È
munità di Acquasparte nel buco della serratura.
Una cassetta di legname dolce vecchia con dentro, come dissero, diverse
figure stampate in rame, bollata e sigillata con quattro bolli della Commu-
nità d'Acquasparta, segnata num. 3 1),
Un altra cassa simile vecchia piena di conti di dispensa et altre carte,
con un legno di tre vite d’ottone che serve per l’occhiale 1?), bollata e sigillata
come sopra in dui lochi segnata N. 1.
Un altra cassa di legname bianco segnata con dui B, piena, come dis-
sero, di manuscritti et alcuni istrumenti d’ottone matematici, sigillata
col impronto di Casa Cesi e Salviati, con quattro sigilli, e con il bollo della
Communità di Acquasparte nel buco della chiave.

CREDENZE CASSETTE STUDIOLI SCRITTORI E LEGNAMI

Una cassettina coperta di corame nero con la sua serratura c chiave
da tener spetiarie.

Una cassetta piccola di noce con la sua serratura da tener danari.

Una cassetta con diversi vasi di vetro con ogli diversi medicinali
dentro.

Un credenzone di legno dipinto verde giallo e rosso con molti casset-
tini dentro.

Una credenzina di noce intagliata da tenere spetierie con l’arme di
Mons. Romolo Cesi.

Uno studiolo di noce con diversi scompartimenti con lunette d’ottone
e con le cantonate e fascia, intorno e da capo, d’acciaro, sopra quattro pomi.

Uno scrittorio d'arnapuzzo ripartito in più modi, novo.

Un altro simile di noce vecchio.

Uno studiolo grande di noce in dui pezzi scorniciato e lavorato con due
statuette alle bande con due teste di leoni, merchiato con il merchio del
Sig. Principe, e con i suoi cassettini.

Uno studiolo mezzano da buffetto scorniciato con suoi manichi di ferro
di noce, con otto cassettini.

Un altro studiolo grande di noce in dui pezzi, scorniciato.
Un cassettino longo di noce con dodici scompartimenti, scorniciato.
Uno studiolo di radica di noce scorniciato con due stauette.
FEDERICO CESI IL LINCEO E IL PALAZZO DUCALE DI ACQUASPARTA 85

Un credenzino di legno bianco, scorniciato di noce con la sua chiave
e serratura.

Un letto a credenza, depinto davanti rosso e dai lati verde.

Un credenzone d’albuccio grande da reposare a modo di letto, posto
dentro la torretta.

Un telaro fatto a torno di legno per seggetta da campagna in una borsa
di tela san Gallo turchina, novo.

Tre scatole di legno con diversi scompartimenti, et una scatola da fare
un coscinetto da Donna con una valisetta avvolta in una tela bianca.

Dui torcieri di legno depinti di diversi colori da tener lumi per lavorare,

Tre scatole di legno con dentro diverse conserve di Napoli.

Un telaretto da far france, di legno bianco.

Un tavolino di noce di dui pezzi con l’organo di legno dentro, con li
suoi piedi lavorati.

Un tavolino di legno dipinto turchino piccolo.

Una lettiera di noce con le sue colonne e pomi lisci di legname bianco
con le sue tavole.

Un telaro grande da ricamare da donna.

Un letto fatto all’indiana rosso con le sue colonne di legno.

Una casa da Presepio di legno depinta nera bianca e gialla.

Un altra casetta simile depinta rossa e bianca.

Un tavolino di ceraso con dui telari da alzare e abbassare, profilato
nero, rosso e bianco.

Un tavolino di ceraso con un profilo bianco e con dui telari, che si
alza e si abbassa.

Tre letti a vento con le sue colonne.

Un buffetto di legname bianco coperto d’arnapuzzo, olivo e ceraso
con l’arme Cesi e Salviati, con diversi scompartimenti.

Venti tavole di diversa grandezza, et altri pezzi grossi e piccoli da se-
gare di legno fossile.

SEDIE SCABELLI E SCABELLONI

Sedie basse da donna di velluto piano, con france attorno num. 6.

Una sedia di corame, cioè vacchetta rossa da reposare d’estate.

Dodici scabelli di legno depento con l’arme di Mons. Romolo Cesi.

Quattro scabelli di noce con l’appoggio scorniciato.

Sedie di vacchetta rossa stampate N. 8, cioè due con dui appoggi dietro
e sei con un appoggio, con france di capicciola rossa. — €

86 ANGELO BIAGETTI

Una sedia antica vecchia di corame con ingegni e rote sotto da cam-
minare da se con quello che siede sopra.

Quattro scabelloni da sala dipinti di colori diversi con l'Armi di Casa
Cesi e Salviati.

Uno scabellone de cinque scabelli.

VASI E PIATTI DI MAIOLICA ED ALTRA TERRA E VETRI

Settanta pezzi di vasi di vetro tra grandi e piccoli e tra bocce et uri-
nali da stillare.

Piatti tondi reali di maiolica con l'Arme di Casa Cesi e Salviati num. I.

Due boccali di maiolica con le istesse armi.

Otto piatti ovati di maiolica reale con le armi simili nell'orlo.

Tondi di maiolica con le istesse armi, num. ventidui.

Piatti overo scudelle simili con l’istesse armi, num. diciannove, di
maiolica.

Tre vasi da lavare le mani di maiolica uno con l'armi simili e l'altri
con l'arme di Mons. Romolo Cesi.

Tre bocchette di maiolica con l'arme simili.

Tre ovaroli di maiolica, dissero per le signorine.

Un rinfrescatoro di maiolica grande con l'arme di Mons. Romolo Cesi.

Un calamaro di maiolica depinto con l'istesse armi.

Quattro catine di maiolica da lavare le mani con l'arme Cesi e Salviati.

Cinque pezzi di terra di Portugallo diversi.

Quattro barattoli di maiolica da confetture.

Dui vasi grandi di terra nera profilati d’oro da tener fiori con l’arme
Cesi e Colonna.

Barattoli diversi di confetture, due ceste piene.

Cinque piatti reali di maiolica con l'arme di Casa Cesi da prelato.

Cinque sottocoppe di maiolica con l’arme simile,. una da vescovo e
l’altra da prelato.

Una panettiera di maiolica con l’arme simile da prelato.

Tre vettine di terra mezzane invetriate dentro e fuori con l'arme Cesi
e Salviati.

Vasi grandi di terra con piante di melangole e limoncelli num. in tutto
trent'otto.

ROBBE DIVERSE

Una copertina con briglia di velluto piano turchino con sue france

attorno di capicciola di color simile, fodrata di tela S. Gallo turchina per
sella da cavallo.
FEDERICO CESI IL LINCEO E IL PALAZZO DUCALE DI ACQUASPARTA 87

Tre ombrelli, dui di corame et uno di ormesino berrettino scuro con
france attorno.

Un tavolino di lavagna di Genova fatto in ottangolo con dui suoi piedi
dell'istesso.

Un horologgio di vetro a polvere grande, dentro la sua cassa depinta
di rosso destinto in sei hore.

Un ciro grande benedetto con l'arme del Sig. Card. Bandino che, d'or-
dine del Sig. Stelluti, fu dato alli Padri Cappuccini che si incontrorno a
venire v/ nel tempo della descrittione.

Una spinetta fodrata di drappetto con la sua cassa di legno, dissero
delle Signorine.

Una Chitarra alla Spagnola.

Pietre di lavagna di Genova per lastricare quadre numero .....

Una scatola di amido.

Una rotella antica di legno storiata vecchia.

Due culle di venchi orlati di velluto cremisino con france di seta simile.

Un gippone di pelle da notare.

Tre teste di statuette di marmo de putti, vecchie.

Un sordino depinto di diversi colori con l'Arme Cesi e Salviati.

Una borsa all'indiana rossa di corame con dui cordoncini di seta e dui
anelli di argento basso.

Una trabacca di ormesino verde gaio con sua francia di seta attorno,
vecchia assai.

Un traspontino di lana foderato di ciambellotto a onde rosso col suo
capezzale per riposare l'estate.

Tre balle di vischio quercino rivoltato in stole.

Un tappeto cairino grande vecchio, longo diciannove palmi ordinari
in circa, e largo nove e mezzo in circa, venuto, come dissero, dall'Abbadia
di S. Angelo di colori verde, rosso, giallo e turchino.

Un ventaglio grande di penne di pavone.

Una pietra di lavagna ornata con Horologgio a sole con Arme di Casa
Cesi e Salviati.

Una sedia di corame nero con le sue stanghe fodrata di velluto cre-
mesino e di doblette simili il cielo, con li suoi vetri.

ARMI

Quattro archibugioni con li suoi cavalletti di legno, dui con la bocca
a tromba, e dui sboccati.
Un verduco franzese rotto dentro un bastone.
i ca belle

L ; UA
v + y *

eni ezio: 5€

Lar,

ANGELO BIAGETTI

Una balestra a leva antica con suoi finimenti.

Due balestre col manico di noce con archi e suoi fornimenti di ferro.

Picche longhe nove, con il ferro, num. quarantaquattro.
Picche mezzane nove, con il ferro, numero ventinove.
Aste d’alabarde nove, senza ferro num. cinquanta otto.
Ferri novi da picche num. sessantacinque.

In domo autem D.ni Livi Ferretti intus eandem terram Aquaspartae

repertae fuerunt tres scatulae et duo pile

nominati D.ni Gubernatoris Aquaspartae ibidem praesentis, sigillum suum
in forma recognoscentis, illunque (sic) intactum fuisse et esse asserentis ;
ad cuius quidem presentiam, et cum assistentia prefatorum Dominorum

procuraturem dissigilatis deinde et apertis dictis scatulis et pilearis mane-
bant in eis et remanserunt res infrascrittae.

Nella prima scatola che fu segnata col num. 1 et lettera
con l’impronta del bollo della Communità d’Acquaspart

Un velo negro con dui soprietti da vedova.

Un ventaglio negro.

Collari da homo diversi num. dicidotto.

Collari diversi delle Signorine con merletti e senza, num.

Collari diversi della Sig. Duchessa, num. tredici.

Manichetti diversi della sig. Duchessa num. tredici.

Un panno da spalle di rete della Sig. Duchessa con merletti
di seta negra.

A sigillata,
a nel coperchio :

vent’uno.

attorno

Nella seconda scatola che fu signata num.

2 e lettera B. e sigillata
come sopra :

Un cappello di paglia fina con una treccia di lama d’argento e tur-
china et una pennecchiera incarnata bianca e turchina et un Airone.

Nove” collari da homo e tre para di manichetti parte con merletti e
parte senza.

Un paro di manichetti con lama d’oro e fettuccia nera della Sig. Du-
chessa.

Uno sciugatoro di bambace sottile rigato intorno,

rosso e turchino,
della Sig. Duchessa.

Nella 38 scatola che fu segnata num. 3 et lettera C. e sigillata come
sopra :

aria clausa et sigillata sigillo pre-

— r

FEDERICO CESI IL LINCEO E IL PALAZZO DUCALE DI ACQUASPARTA 89

Sedici collari diversi, di diversi lavori con ori e merletti della Sig. Du-
chessa.

Manichetti della Sig. detta con diversi lavori num. dodici para.

Altri sei collari a rete della Sig. Duchessa, quattro collari diversi delle

Signorine.

In una cappelliera di legno segnata num. 4 e lettera D. e sigillata col
bollo come sopra :

Un cappello di paglia finissimo di fiorenza della Sig. Duchessa, senza
treccia.

Un altro cappello di feltro nero con passamano e ricamo attorno
nella fodera.

Nove penne da cappello di diversi colori.

Nell'altra cappelliera segnata num. 5 e lettera E e sigillata come sopra :

Tre cappelli da homo, cioé uno di castoro e dui di feltro, et una mon-
tiera di velluto. |

E piü nella medesima casa del detto Sig. Ferretti: cinque mazzi di
accia di lino bianca di peso in tutto libre cento trenta quattro.

Item in Ven. Monasterio S. Catherinae Castri Portariae fuerunt reper-
tae vigintiduo capsae ligni dulcis etalbi, omnes similes, clausae et funi-
bus alligatae ac plenae, ut assertum fuit, libris impressis diversarum mate-
riarum, quae quidem capsae, sic ut praepertur, clausae; cum assistentia
prefatorum Dominorum Corsini et Francisci fuerunt sigillatae in duobus
lateribus impressionibus duorum sigillorum, unius S.cti predicti Ven. Mo-
nasterij, alterius vero admodum R. Patris fratris Francisci Corradi De
Bardo ordinis servorum B. Mariae Virginis confessarii RR.arum Monia-
lium eiusdem Monastarii ibidem presentis, quorum quidem sigillorum al-
terum, nempe illud Monastarii, impressum fuit in parte superiori, illud vero
patris confessarii in parte anteriori praedictarum capsarum et qua ante-
riori parte cuntae aperiuntur prout ex earum factura apparet sic quidem
sigillatae remanserunt ubi repertae fuerunt. Impressiones autem duorum
sigillorum de quibus supra fit mentio sunt eisdem et modo et forma,
quibus in hac presenti immagine sunt impressae !*).

Die 17 februarij 1631

Actum in Terra Aquaspartae in Palatio prefati Ex.mi D.ni Ducis
ibidem presentibus audientibus et intelligentibus iis videlicet Ill.mo et
90 ANGELO BIAGETTI

admodum Rev.mo D. Jo: Paulo Armilleo canonico Collegiatae Ecclesiae
S.tae Ceciliae de Aquasparta, et Rev.mo D.no Hieronimo Cesarino q. Ac-
chillis filio de eadem Terra Aquaspartae testibus.

Ego Paulus de Pierleonibus not.s rog.s in fidem.

Desgriptio bonorum et consignatio Pro Ill.mis et Ecc.mis D.D.: D; Jo:

Federico 3. Duce Aquaspartae et Donna Isabella Ducissa Salviata nomi-
nibus antescriptis.

Die 17 Aprilis 1631

Hoc est inventarium sive Descriptio bonorum mobilium suppelletti-
lium, et massaritiarum repertorum et repartarum in Terra Aquaspartae
in Palatio Ducali et alijs Dominiis spectantibus ad Ill. et Ex. Federicum 3.um
Ducem dictae Terrae Aquaspartae per D. Vincentium Poltrum Aretinum
rerum custodem Ill. et Ex. D. Ducissae Isabellae Salviatae, cum presentia
per Ill. D. Francisci Setelluti consignatorum et consignatarum per Ill. et
Admodum Ex. D. Francisco Moricono I.V.D. et eiusdem Ex. D. Ducis
in hac parte Agenti et ministro ; prout idem D. Fransciscus Moriconus
quo supra nomine ea et eas ab eod. D. Vincentio present. habuisse et re-
cepisse, et sub sui potestate ad presens habere et retinere coram me testi-
busque et medio iuramento confessus fuit sic quidem tactis et iuravit quae
quidem bona sunt infrascricta, videlicet.

NELL'APPARTAMENTO NOBILE NELL'ENTRARE DELLA PORTA PRINCIPALE
DEL PALAZZO A MANO MANCA, E NELLA PRIMA STANZA 12)

Un paramento di corame indorato fatto a vaso con fondo d’argento
con fregi e colonne simili di pezze num. sette e doi sopra porta.

Una portiera simile con l'armi Ducali Cesi et Orsina indorata.

Una coperta da tavola grande di corame simile con sue cascate fino
a terra.

Una tavola lunga d’albuccio con suoi trespoli.

Tre sedie di corame rosso liscio con france e trina di capicciola rossa
e gialla.

Un paro di capofuochi con fusti di ottone grandi fatti a colonna.

Una forcina di ferro da fuoco con pomo d’ottone.

Un quadro di quattro palmi in circa in tavola con cornici parti do-
rate con la Madonna, Cristo S. Giuseppe e S. Giovanni.
Due teste di marmo con loro busti.

=
FEDERICO CESI IL LINCEO E IL PALAZZO DUCALE DI ACQUASPARTA 91

NELLA 2? STANZA

Un paramento di corami dorati smaltati rossi e verdi fatti a rosa, con
fondo d'argento con fregi e colonne simile di pezzi sei e tre sopra porte.

Una portiera di corame simile con arme come sopra.

Una coperta di corame simile per tavolo con sue cascate fino a terra.

Una copertina di corame indorato liscio per seggetta.

Una lettiera di noce con sue tavole e colonne scannellate, con cinque
pomi fatti a vaso.

Un tavolino d'albuccio con suo telaro.

Un tre piedi di legno depinto per lava mani.

Due sedie di corame rosso liscio con francia di capicciola.

Un cortinaggio di seta cruda gialla rigata.rossa con francia di seta
simile con suo tornaletto di pezzi Num. cinque.

Una coperta di taffettano verde imbottita di bambace.

Dui matarazzi di lana.

Dui capezzali simili.
" Un paro di capofochi bassi di ottone.
Una testa di marmo.

NELLA 3? STANZA DETTA IL CAMERINO

Un paramento di corami rossi stampati con colonne indorate di pezzi
Num. 4.

Dui banchi con cinque tavole da letto.

Un tavolino d'albuccio col suo telaro.

Una cassa grande di vacchetta nera vecchia assai.

Uno scabello di noce.

NELLA 4? STANZA

L Un paramento di corami indorati con fondo d'argento smaltati tur-
chini e rossi con suoi fregi e colonne fatte a fogliami uccelli, di pezzi Num.
sette con due sopra porte.

Una portiera di corame simile col armi di Casa Cesi e Orsina.

Una coperta di corame indorato per seggetta.

Una coperta di corame indorato simile ai paramento con sue cascate
fino a terra per tavolino.

Un tavolino di legname dolce con suo telaro.

—— re

——ÀÓ —Ó P — M—— MÀ

ANGELO BIAGETTI

Un tre piedi di legno depinto per lavamani.

Due sedie di corame stampato con l'arme di Casa Cesi, una con la co-
rona e l’altra senza, con francia di capicciola gialla e verde.

Una sedia di corame liscio senza guarnitioni.

Un tamburo di vacchetta nera con sua serratura e chiave.

Un telaro di seggetta con suo vaso di rame dentro.

Un quadretto con un Cristo in croce, coperto di vetro.

Una trabacca di seta cruda bianca indorata, di taffettano incarnato
con sue cascate doppie, e tornaletto con francia di seta bianca et incarnata
di cinque cortine e quattro colonnette.

Una lettiera di noce con sue tavole e colonne con quattro vasi indorati

con l'armi di Casa Cesi sopra ciascuno, e sei monti con l'albero in mezzo
nella cima della cuppola.

Una coperta di pelo di camello.
Una coperta di lana bianca.
Una coperta di taffettano verde imbottita di bambace.

NELLA 5% STANZA

Un paramento di corami d’oro con fondo d’argento smaltati rossi
con fregi e colonne simili di pezze Num. 5 e tre sopra porte.

Due portiere di corame simile con l'arme di Casa Cesi e Orsina.

Una coperta da tavolino di corame d’oro simile al paramento, con sue
cascate fino a terra.

Quattro sedie di corame stampato con l'arme di Casa Cesi con francia
di capicciola rossa.

Un tavolino d’albuccio con suo telaro.

Un tre piedi di legno per lava mani depinto rosso.

Uno scabello di noce.

Un quadro di Papa Eugenio in raso bianco con cornice nera, con l’arme
Cesi e Orsina.

Un Agnus Dei ornato.

Una lettiera di noce con sue tavole e colonne con quattro vasi indo-
rati et inargentati, con una fiamma di foco sopra ciascheduno, con l'arme
di Casa Cesi in cima della cuppola.

Una trabacca di tabi turchino con francia e trina di seta turchina
di pezzi num. sei e quattro colonne col suo tornaletto e cielo.

Una seggetta di corame rosso bollettata col suo vaso di terra.
Un quadro di S. Francesco sopra una porta, grande ?).
FEDERICO CESI ÎL LINCEO E IL PALAZZO DUCALE DI ACQUASPARTA 93

NELLA 6% STANZA DETTA LA SALETTA SOTTO LO STUDIO

Un paramento di corame indorato con fondo d'argento fatti a vasi
smaltati rossi, con fregi e colonne fatte a fogliami d'oro et argento, col fondo |
verde, di pezzi num. sei.
Quattro portiere di corame d'oro con l'armi Ducali.
Una coperta di tavolo grande di corame simile al paramento con sue

à

cascate fino a terra.
Una tavola d'albuccio lunga sopra tre trespoli.
Due tavolini d'albuccio.
Due teste di marmo sopra due porte con suoi busti.
Sei sedie di corame stampato con appoggio doppio e france diverse.
Quattro sedie di corame alla spagnola due lisce e l'altre stampate.
Una sedia di corame liscio all'italiana con francia gialla.
Un torciero di legno dipinto.

NELLA STANZA SOLITA HABITARSI DAL FATTORE

Settantacinque morioni et una celata.
| Tre moschetti corti a miccio.
| Un archibugio a ruota vecchio.

Un terzarolo vecchio.

Una libarda.

NELLA CAMINATA ALL'ENTRARE DELLA PORTA PRINCIPALE DEL PALAZZO

Sei moschettoni con la bocca fatta a tromba a cavalletto.
Sei teste con suoi busti di marmo sopra sei porte.
Un lanternone.

NELL'APPARTAMENTO VERSO LA MONTAGNA A PRIMO PIANO SULL'ENTRARE
A DELLA PORTA PRINCIPALE DEL PALAZZO A MANO MANCA E NELLA

I STANZA

Un quadro d’Andrea Doria.
Un quadro simile di Erasmo Catamelata.
Un quadro simile d’una donna turca.

Un quadro simile di Federico Barbarossa, ANGELO BIAGETTI

| Un quadro simile di Filippo Scolario.

m Un quadro simile di Giorgio Scanderberch.

| Sei moschettoni a eavallo con tutti suoi ordigni.
Tre smerilli di bronzo, sette di ferro e otto moschetti.
Un buttafoco con sua asta.

NELLA 2% STANZA

Un paramento di corame d’oro col fondo d’argento smaltato verde,
con fregi e colonne simili di pezzi num. 5 con quattro sopra porte.

Una portiera simile senz'armi.

Un paro di capofochi d’ottone fatti a balaustri.

Un tira bragia con manico d’ottone.

Un paro di molle.

NELLA 3% STANZA DETTA LA TORRETTA

Due banchi con tre tavole da letto. !

NELLA 4? STANZA DETTA LA STILLERIA
Niente 1),
NELLA 5% STANZA

Un paramento di corami stampati con fregi e colonne indorate et inar-
| gentate smaltate rosse e verde, di pezzi num. 5 e tre sopra porte.
Una coperta da tavolo di corame stampato con sue cascate. |
Una seggetta col suo vaso di rame.
Due sedie di corame stampato con francia di capicciola rossa.
Due sedie di corame stampato con francia di capicciola gialla e verde
con l'Arme di Casa Cesi. i
| Uno scabello di noce vecchio.
Uno scabello vecchio depinto con l'Armi Cesi e Orsine.
| Una lettiera di noce con tavole e colonne liscie con quattro pomi in-
| dorati.
| Un cortinaggio di damasco turchino e giallo con francia di seta simile.
Una sedia di corame liscio con francia di capicciola gialla e rossa.
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Un paramento di corami indorati con fondo d'Argento con colonne e
fregi fatti a fogliami di pezzi num. quattro e tre sopra porte.

NELLA 6? STANZA

Un tavolino d'albuccio col suo telaro.
Una sedia di corame liscio.

Tre scabelli con l'armi ducali.

Un quadro della Madonna del Rosario.

Una lettiera di noce con sue tavole e colonne con quattro pomi sopra

indorati.

Un cortinaggio di taffettano cremesino con francia di seta simile e
gialla, con colonnette di pezzi in tutto num. 6 col suo tornaletto.

Un paramento di corami indorati con fondo d’argento con colonne

NELLA 7? STANZA DETTA IL TINELLO GRANDE

simili fatti a fogliami e fregi di pezzi num. sette.

Tre portiere di corame simile con l’armi Cesi e Orsini, vecchie.
Due sedie di corame liscio una con francia di capicciola verde e l’altra

senza.

Una sedia di corame simile vecchia assai.
Una tavola lunga con suoi trespoli.

Un tappeto cairino.

Uno scabellone depinto con l'Armi Ducali.

Quattro teste di marmo con suoi busti in quattro nicchie.

À MEZZA SCALA PER SALIRE AL SECONDO PIANO NOBILE

Un lanternone.

Sei teste con busti di marmo sopra sei scabelloni depinti.
Due teste con suoi busti di marmo in terra, contro la porta dello stu-

dio ??).

Due altre teste con suoi busto simili sopra le porte.
Due portiere di stola coperte di tela turchina.

NELLA LOGGIA GRANDE AL 2° PIANO

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96 ANGELO BIAGETTI

NELLA SALA GRANDE

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Una tavola grande da sala.

Un tappeto cairino lungo.

Un'altra tavola grande con suoi scabelli per la credenza, vestiti di
panno rosso.

Due tavole doppie di noce con suoi telari incrociati con catene di ferro.

Un scabellone depinto rosso con l'Armi Ducali.

Un candeliero da sala di legno depinto rosso con arme Ducale.

Un carriolo per dormire la guardia.

Un paro di capo fuochi grandi con fusti d'ottone.

Un para fuoco di legno fatto a cancello.

Due torcieri di ferro grandi.

Un horologgio con la sua cassa per i contrapesi.

Quattro teste con suoi busti di marmo sopra le porte nelle sue nicchie.

Cinque statue di marmo tra grandi e piccole sopra il camino.

Un angelo grande sopra la porta della sala.

Due albori dipinti con sue cornici intorno di Casa Colonna e Caetana.

NELLA STANZA PRIMA DETTA DELLA RINGHIERA

Una tavola lunga sopra li suoi trespoli.

Una carriola da dormire la guardia

Due teste di marmo con suoi busti sopra le porte.

Un quadro di S. Maria Maddalena con cornice profilata d’oro.

Sei sedie di corame stampato con li appoggi doppii con due arme di
Casa Cesi, una con la corona, l’altra senza, con france di capicciola verde
e gialla.

Quattro altre sedie simili con un appoggio solo con l'arme suddetta.

Nove sedie di velluto cremisino con sue france seta et oro.

Dui candelieri di legno dipinti con l'arme sopra detta.

Due portiere di damasco verde fodrate di tela sangallo simile, con
francia di seta verde e oro.

NELLA STANZA 2% DETTA DELLA AUDIENZA

Una portiera di damasco cremisino con trina di seta simile et oro, fo-
drata di tela sangallo rossa,
FEDERICO CESI IL LINCEO E IL PALAZZO DUCALE DI ACQUASPARTA 97

Sei sedie di velluto piano cremisino con francia e trina di seta simile,
con oro.

Una sedia di velluto simile intarsiata di osso bianco, per l'audienza.

Un tavolino di legname dolce con suo telaro.

Un sopratavolino di damasco rosso con cascate fin in terra, con fran-
cia di seta simile et oro. ;

Un sopra coperta di tavolino di corame rosso stampato con sue ca-
scate piccole indorate.

Una statuetta di marmo appoggiata ad un tronco.

Un quadro d'una Madonna col figliolo in braccio e S. Anna, corniciata
di noce, con cortina di taffettano di color di mare, grande.

Un candeliero grande di legno depinto rosso col armi Ducali.

Un buffetto d'ebano intarsiato d'avorio, con diversi lavori e con un
sole in mezzo e suoi piedi.

Uno studiolo di ebano filettato di avorio, con un cassetto a foggia
di portone, con altri diciessette cassetti d'intorno.

Un studiolo di legname bianco intarsiato, fatto a sepoltura e sopra
una statua di bronzo d'uno che dorme, con suo cuscinetto a capo, pure di
bronzo.

NELLA 3% STANZA

Un quadro d’una Madonna col figlio in braccio, S. Giuseppe e S. Gio :
Battista, con cornici profilate d'oro, con cortina di taffettano turchino.

Sei sedie di velluto piano, rosso, mezzane, profilate di legno bianco
con francia di seta simile.

Sei altre sediole piccole da donna di velluto simile, con francia simile.

Sei altre sediole piccole da donna di corame liscio rosso, con francetta
di seta rossa.

Un tavolino nero sopra il suo telaro incrociato con staffe di velluto
rosso.

Un cassettino nero depinto all’indiana con figurine d’oro, con piedi,
manichi, e serrature d'argento.

Un quadro di S. Francesco di tutt’altezza.

Una testa di moro di marmo.

Un leoncino di marmo con lo scudo in mano con l’armi Cesi e
Orsini.

Un ritratto della Sig. D. Olimpia Duchessa d'Acquasparta, sino al
busto 8).

Una portiera di damasco cremisino, con francia di seta simile.
ANGELO BIAGETTI

NEL CAMERINO 4% STANZA

Un buffetto di noce con suoi ferri.

Un studiolo di legno intarsiato con diverse figure grandi, fatto a se-
poltura.

Una coperta di taffettano turchino foderata di tela S. Gallo simile
con francia attorno di seta di color simile.

Un paramento di corami d’oro et argento con colonne e fregi simili.

Un parato di altare di damasco giallo e turchino.

Uno scabello depinto rosso con armi Cesi et orsine.

NELLA 5% STANZA

Un paramento di corami con suoi fregi e colonne con fondo turchino.

Una Natività di Cristo con cornice d’ebano, con l’attaccaglio d’argento
con li sei monti, e catenella.

Una portiera di corame d’oro con l'Armi Ducali.

Quattro casse di vacchetta nera.

Un studiolo di corame nero miniato d’oro con figure e paesi.

Due mezze sedie di corame rosso liscio con francia e trina di capicciola
rossa e gialla.

Un paro di capofochi d’ottone fatti a vaso.

Dicidotto sediole da donna di scarza.

Tre scabelli depinti con arme Ducale.

NELLA 68 STANZA

Un paramento di corame d’oro con fondo turchino con fregi e colonne
simili.

Una portiera di corame simile con fregi e fondo turchino, con armi
Ducali.

Un tavolino di legname dolce col suo telaro.

Un sopra tavolino di damasco verde con sue cascate fino a terra fo-
drato di tela con francia di seta verde et oro.

Un quadro della passione de Cristo con cornice d'hebano nera, con
cortina d'ormesino rosso con francia di seta simile et oro.

Una lettiera di noce con sue tavole e colonne dorate e depinte con
colori turchino e rosso, con quattro pomi simili con una fiamma in cima.
FEDERICO CESI IL LINCEO E IL PALAZZO DUCALE DI ACQUASPARTA 99

Un padiglione d'ormesino cremisino con francia di seta simile et
oro, col suo cappelletto e tornaletto, con un cordone di seta verde attac-

cata al suo pomo di vetrica.
Una coperta d'ormesino simile con francia simile fodrata di tela S.

Gallo rossa.
Un armario di noce con suoi gradi.
Una testa di una donna col suo busto, di marmo.

NELLA 79? STANZA

Un Crocifisso in carta con sua cornice di legno bianco.

Un paramento di corami d'oro ed argento smaltati rossi con fregi e
colonne smaltate turchine.

Una portiera di corami simili con Arme Ducale.

Una altra portiera di corami d'oro ed argento, con colonne e fregi
simili, smaltati rossi e verdi.

Sei statue di marmo intiere.

Quattro teste di marmo con suoi busti sopra quattro scabelloni.

Una tavola grande con suoi trespoli d'albuccio.

Una coperta di corame da tavola con sue cascate piccole.

Uno studiolo d'ebano nero con statuette d'osso bianco fatto a sepoltura.

Un Cristo in carta che fa tre effetti, cioè S. Carlo e la Madonna.

NELLA 89 STANZA DETTA LA STANZA SCURA

Una lettiera di noce con sue tavole e colonne con pomi lisci.

Un padiglione di taffettano turchino rigato di sete di piü colori, con
tornaletto, coperta e cappelletto simili.

Una seggetta con suo vaso di rame.

Una coperta di seggetta di velluto rosso piano con francia di seta si-
mile, con oro.

Un tavolino di noce con suoi ferri.

Una cassettina di noce.

Un ritratto della Sig. Duchessa Altemps di tutta altezza.

NELLA 9? STANZA

Una lettiera di noce con colonne scannellate e dorate con quattro leon-
cini che sostengono l’armi di casa Cesi e Orsina, et un altro in cima alla
cuppola. à
m

Met nha

100 ANGELO BIAGETTI

Un cortinaggio di damasco cremisino con suo cielo e cascate doppie,
con francia e trina di seta simile et oro, di dieci cortine, con la sua coperta
e tornaletto simile, fodrato di tela San Gallo. i

Una carriola con sue tavole.

Un paramento di corame d’oro et argento smaltati di rosso e verde,
con colonne simili, fatto a portici.

NELLA 10% STANZA

Un paramento di corami d’oro turchino con sue colonne e fregi simili.

Una portiera d’ormesino cremisino fodrata di tela S. Gallo rossa con
francia di seta simile et oro.

Una statuetta di marmo sopra la porta.

Una tavola doppia di noce con suo telaro incrociato con catene di ferro.

Una sedia di velluto cremisino con francia di seta simile e gialla profilata
di legno bianco.

Una sedia di velluto cremisino, come sopra.

Un tavolino di noce con suo telaro e dui tiratori.

NELLA CAPPELLA

Un paramento di corami d’oro et argento smaltati rossi con fregio
a torno da cappella.
Un parato d’altare di drappo.
Tre tovaglie.
Una pietra sacrata, una carta di gloria con sue cornice di legno dorato.
Un paro di candellieri d’ottone.
Una croce simile.
Un quadro d’una Madonna col figlio in braccio.
Due vasetti di terra con due rami di corallo.
Un cuscinetto di drappo bianco.
Dui messali.
Dui scabelli con Arme di Casa Cesi depinti vecchi.
Un caldarino di rame per l’acqua Santa.
Un campanello.
Un tavolino di noce con quattro colonnette fatte a torno.
Due para di ampolline.
Un piattino.
FEDERICO CESI IL LINCEO E IL PALAZZO DUCALE DI ACQUASPARTA 101

NELL'APPARTAMENTO DELLA MONTAGNA DEL 29 PIANO DELLA SALA GRANDE
NELLA PRIMA STANZA AL ENTRAR DELLA SALA A MANO MANCA

Un paramento di rete bianca fodrata di tela S. Gallo turchina.

Un quadro di un putto vestito di bianco con un cagnolino.

Un quadro di un S. Francesco da cappuccino col suo telaro e cornice
bianche con cortina di taffettano rosso.

Una seggetta con suo vaso di rame dentro.

Una lettiera di noce con tavole e colonne fatte a torno.

Un padiglione di velo gialletto rigato bianco con francia rossa e bianca
di seta con suo tornaletto con fettucce per le cociture. '

Quattro sedie di corame liscio rosso con francia di capicciola rossa e |
gialla.

Tre sedie simili con suoi pometti, con francia e trina di capicciola tur- Il
china e gialla. |

Un buffetto di noce.

Una tavola d'albuccio col suo telaro.

Un tappeto vecchio cairino turchino, nero, rosso, giallo, verde e bianco.

NELLA 2? STANZA

Un paramento d'ormesino cremisino con lista d'oro.

Un tavolino d'albuccio col suo telaro.

Un sopra tavolino di seta di colori diversi di punto franzese.

Due sedie di velluto rosso profilate di legno bianco, con francia di seta
rossa e gialla.

Uno studiolo di velluto rosso.

Un quadretto della Madonna, S. Giuseppe e Gesü a cavallo sopra un
agnello.

Una lettiera grande di noce con sue tavole e colonne fatte a torno, con
le sue stagge.

Un padiglione d'ormesino giallo con francia di seta simile con argento,
col suo cappelletto, tornaletto e coperta.

Una coperta di velluto cremisino con francia di seta simile per seggetta.

NELLA 38 STANZA DETTA L'ANTICAMERA

Un paramento d'ormesino berrettino con trina di seta berrettina e bianca,
con francia simile.

rr LE

2 102 ANGELO BIAGETTI

Due sedie con dui appoggi di velluto verde con francia e trina di seta
simile con oro.

Sei sedie di vacchetta stampate con dui appoggi, con arme doppia
una con la corona e l'altra senza, di Casa Cesi.

Tre sedie simili con un appoggio.

Una portiera di corame d'oro con Arme Cesi con fregi simili e fondo
turchino.

Una tavola grande con suoi trespoli.

Una credenza di legno da dormire, dentro.

Un quadro della Madonna, Cristo, S. Gio: Battista, S. Giuseppe con
cornice profilate d'oro, vecchio.

Un ritratto del Sig. Bartolomeo Liviano *).

Un ritratto del Sig. Camillo Orsino.

Un ritratto de Renzo de Ceri.

Un ritratto del Sig. Giovanni Orsino.

Un horologgio con li quarti, con la sua cassa.

NELLA STANZA CHE RISPONDE IN PIAZZA

Un paramento di corami d’oro et argento con fregi e colonne simili.

Un ritratto del cardinale Acquaviva.

Un cortinaggio di velluto vecchio verde, listato di broccatello e di vel-
luto nero, col suo cielo e tornaletto.

Una lettiera di noce con tavole e colonne liscie con quattro pomi di
granate d’oro.

Un tavolino di noce.

Uno scrittorio profilato di più sorte di legno.

Un quadretto di una Madonna in rame con Fecit mihi magna qui po-
tens est, attorno alla diadema, con cortina di taffettano paonazzo.

NEL CAMERINO ULTIMO VERSO LA MONTAGNA

Una lettiera di noce con tavole e colonne scannellate con quattro pomi
d’oro con foglie dipinte.

Un cortinaggio di raso bronzino, col suo velo e cascate doppie, con
tornaletto con france di seta verde.

Un quadro di un crocifisso, la Madonna, S. Giovanni e S. Maria
Maddalena.
FEDERICO CESI IL LINCEO E IL PALAZZO DUCALE DI ACQUASPARTA

Dui Cardinali in quadro d'Acquasparta **).

Due sedie di velluto verde.

Un forziero di vacchetta nera.

Un altro forziero di vacchetta simile bollettato.

Una seggetta son suo vaso di rame.

Una coperta di corame d'oro per seggetta.

Un scabello depinto, con arme ducale.

Un paramento di corame rosso stampato con colonne e fregi d'oro fatti
a vite, smaltati rossi e verdi e argento.

Una candela d'ottone da sala.

NELLA PRIMA STANZA DELLA GUARDAROBBA

Dui scabelloni depinti con l'arme Ducali.

Due sedie di corame liscio.

Una sedia di velluto verde alta da putti.

Sette soffioni di ferro.

Dui falconetti di bronzo con l'arma antica di Casa **).
Dodici codetti di ferro.

NELLA 28 STANZA GRANDE °°)

Una grande cassa d’abete con dentro :

Dui cuscini di raso cremisino raccamati d’oro.

Dui cuscini di velluto piano cremisino con recamo attorno, con fiocchi
di seta simile e oro.

Dui cuscini di raso rosso.

Un cuscino di velluto rosso piano da una parte, e dall’altra tela San
Gallo, con francia rossa e bianca attorno.

Dui cuscini di velluto verde piano con fiocchi e trina di seta simile.

Dui cuscini di damasco rosso da una parte e corame dall’altra con trina
e fiocco di seta simile.

Un cuscino di damasco verde, da una parte e dall'altra damasco pao-
nazzo, con trina e fiocchi di seta paonazza e gialla.

Dui cuscini di seta cruda con lavoro di seta rossa.

Un mazzo di francia di seta gialla, bianca, paonazza e rossa.

Un fiocco grande di seta gialla con argento per il padiglione d’orme-
sino giallo.

Un cappelletto di taffettano berrettino per padiglione, con francia

attorno.
104 ANGELO BIAGETTI

Una trabacca d'ormesino cremisino per letto a vento, con suo cap-
puccetto e tornaletto.

Una cassa di vacchetta nera con dentro:

Una francia di seta cremisina con oro attaccata ad una fascia di tela
San Gallo per il cappelletto del padiglione d'ormesino cremesino.

Una francia di seta gialla con argento attaccata ad una fascia per il
cappelletto del padiglione d'ormesino giallo.

Un baldacchino di damasco cremesino fodrato di tela San Gallo rossa,
con trine d'oro e seta simile a torno, fregiata di trina d'oro, con la sua ca-
scata simile, con francia di seta.

Un cortinaggio di taffettano fatto a fiamma de colori diversi, con fran-
cia attorno di seta rose secche, incarnate e bianche col suo cielo e tornaletto
fodrato di tela San Gallo.

Un altra cassa di vacchetta, con dentro:

Un padiglione di tela bianca.

Dui padiglioni di bombace fatta a cancelli.

Un ombrello d'ormesino cremesino rigato, fodrato di corame stampato.

Un altro ombrello d'ormesino liscio cremisino, con francia di seta si-
mile, et oro et argento.

Un altro ombrello d'ormesino liscio cremesino, con francia di seta.

Un altro ombrello di cordovano turchesio rosso, stampato oro, con
francia di seta rossa e oro attorno.

Otto panni di razza per la stanza della ringhiera, con verdura, animali
et altre figure.

Tre altri panni simili con fogliami e uccelli, con fregi attorno di ver-
dura e frutti.

Un altro pezzo di panno di razza figurato di diverse figure.

Un tappeto tondo per tavola a ottangolo.

Un tappeto grande cairino che copre tutto il pancito d'una camera,
col suo scudo di lana in mezzo, rosso, bianco.

Un altro tappeto che copre mezza camera, simile.

Un altro tappeto simile, grande e per la tavola della sala, di palmi 26
in circa.

Quattro altri tappeti un poco piü piccioli.

Una gualdrappa di panno nero, trinata di seta nera, con francia e con
fiocchi di seta simile, con la sua testiera.

Un arme in legno di Casa Cesi e colonne per tenere lo specchio.

Cinque tavolieri da giocare a sbaraglino.

Una quantità di corni di cervo.

Una statuetta di bronzo sopra un legno ovato.
FEDERICO CESI IL LINCEO E IL PALAZZO DUCALE DI ACQUASPARTA 105

Due leuti con la cassa.

Due balestre piccole, una di tutto ferro e l'altra di legno lavorato.
Una lettiga di vacchetta.

Una sedia da portare, paonazza.

Una spadetta con suoi fornimenti.

Undici alabarde.

Tre spade da marra con suoi pugnali.

Uno spadone.

Un giaco con maniche di maglia.

Un arco turchesco.

Otto picche.

Carcasso da frezze turcho con sue frezze dentro.

Una saccoccia di palle d'archibugio. Un tamburo da battaglia.
Un liuto con la sua cassa.

Un ritratto di Carlo Magno.

Un altro Hernia Turca.

Un altro di Camelia Turca.

Un altro di Rosa Moglie di Solimano.

Un altro di Faustina Moglie di Marco Aurelio Imperatore.
Un altro di Porsia moglie di Bruto.

Un ritratto del Sig. Duca Padrone mentre era nelle fasce.

Actum Aquaspartae in appartamento nobili Palatii Ducali in ingressu
ad manum sinistram ibidem presentibus Admodum R.D. JO : Paulo Armil-
leo Canonico collegiatae Ecclesiae S. Ceciliae dictae Terrae et R.D. Hiero-
nimo Cesarino q. Acchillis filio de Aquaspartae testibus ad praemissa
omnia et singula habitis vocatis specialiter atque rogatis.

Ego Paulus de Perleonibus not. rog. in fidem.

NOTE

(1) Federico Cesi il Linceo, prima di assumere, con la morte del padre,
il titolo di Duca di Acquasparta, era insignito, come tutti i primogeniti della
famiglia, di quello di Principe di S. Angelo e S. Polo.

(2) Artemisia Colonna, figlia del Principe di Palestrina, prima moglie
del Cesi, morta giovanissima. La seconda fu Isabella Salviati, figlia del march.
di Giuliano, che doveva sopravvivere per molti anni al marito.

(3) Del francescano frate Francesco de Osuna, lettura prediletta di S.
Teresa d'Avila.

——————— —
106 ANGELO BIAGETTI

(4) Scipione Cobelluzzi, amico e compare del Cesi.

(5) S. Roberto Bellarmino ebbe rapporti di amicizia ed epistolari con
il Cesi.

(6) Parente del Cesi, per aver sposato Polo Amilio Cesi, Duca di Selci,
del ramo di Pierdonato.

(7) Federico Greuter, incisore tedesco. Insieme al figlio Matteo intagliò,
in gran parte, sia le tavole da servire all'operetta del Cesi, l'Apiarium, che
quelle per il Tesoro Messicano.

(8) La prima Isabella Liviani è la figlia del famoso condottiero Barto-
lomeo d’Alviano, che per aver sposato, nel 1531, Gio. Giacomo Cesi, trisavolo
del Linceo, portò alla famiglia la signoria di Acquasparta e Portaria, avute,
per permuta, da Pier Luigi Farnese ; la seconda è Beatrice Caetani, nonna del
Linceo, e moglie di Angelo Cesi.

(9) L’iconografia del Principe dei Lincei è quasi del tutto sconosciuta.
Ne. abbiamo solo alcune notizie dal Litta, in una illustrazione ch'egli fa di
due medaglie con l’effige del Cesi.

(10) Lodovico Ludovisi, arcivescovo di Bologna, nepote di Gregorio XV,
ebbe rapporti con i Lincei.

(11) Tre monti d’argento in campo rosso, sormontati da un corniolo.

(12) Al margine del foglio è incollata l’impronta, a secco, del bollo della
comunità di Acquasparta che mostra un arco di fonte, con tre zampilli di
acqua.

(13) S. Angelo in Massa, presso Narni, di cui fu nominato abate commen-
datario mons. Romolo Cesi, zio del Linceo, e già vescovo di Narni. Qui, an-
cora una volta, abbiamo la dimostrazione delle appropriazioni e conseguente
dispersione dei ricchi documenti abbadiali, causati dall Istituto della commenda.

(14) Con questa cassa, comincia la elencazione di quelle contenenti i
manoscritti cesiani, e i documenti riguardanti l'Accademia dei Lincei. Qu
chiaramente si accenna al vasto carteggio trail Cesi eipiü illustri esponenti del
movimento scientifico del tempo, tra cui il sommo Galilei, pervenutoci, pur-
troppo, frammentario.

(15) Il Cesi conosceva cosi bene la lingua araba e quella ebraica da usarle
speditamente. Nella lettera al cardinale Bellarmino sulla « Fluidità dei Cieli »,
si riporta, continuamente, in senso filologico, ai testi ebraici delle Scritture.

(16) Si tratta, certamente, delle tavole che il Cesi faceva intagliare in
Acquasparta per il Tesoro Messicano da Giorgio Nuvolo Stella, di cui si hanno
notizie della presenza in Acquasparta fino al 1622, come risulta da uno « Stato
d’Anime » da me rintracciato nell’archivio canonicale. Il 25 febbraio 1619
il Cesi, da Acquasparta, così scriveva al Faber : « Quanto al libro Messicano,
io sollecito l’intagli, e qui ancora faccio lavorare, e presto voglio che li diano
la stretta per il compimento...» (Carteggio ecc., Parte II, n. 533).

(17) Il Cesi possedeva un cannocchiale fabbricato da Galileo e da questi
donatogli.
FEDERICO GESI IL LINCEO E IL PALAZZO DUCALE DI ACQUASPARTA 107

(18) Sono le casse contenenti la « libraria » del Cesi, poi fatte trasportare,
in data non precisabile, a Roma, insieme alle altre, ove avvenne la vendita
al Dal Pozzo.

(19) La distribuzione del Palazzo Ducale di Acquasparta, in quel tempo,
veniva distinta in « Primo piano Nobile » e « Secondo piano Nobile ». Il primo
— guardando la fronte del palazzo — comprendeva tutta l'ala sinistra del
piano terreno, detta anche delle « Stanze dipinte », quasi totalmente adibita
a camere da letto ; il secondo, soprastante, in cui predominavano le sale di
soggiorno e di rappresentanza. L'ala destra era detta degli « Appartamenti
verso la Montagna ». Nell'ammezzato v'erano i guardaroba e l'appartamento
della servitù ; nei sotterranei le cucine, cantine, dispense, lavatoi, ecc.

(20) Negli inventari ricorre spesso l'immagine del Santo d'Assisi, tenuto
in grande devozione sia dal Linceo che dalla madre di questi, la Duchessa
Olimpia Orsini.

(21) Tutto quanto riguarda la «stillaria » si trova elencato nel prece-
dente inventario, sotto la voce: Rami, stagni, ecc.

(22) È lo studio del Cesi, che aveva l'ingresso nel fondo della loggia.

(23) Olimpia Orsini, madre del Linceo, figlia di Giovanni marchese di
Mentana.

(24) Bartolomeo d'Alviano, padre di Isabella che andó sposa a Gio.
Giacomo Cesi nel 1531.

(25) Sono i cardinali Matteo e Bentivegna dei Bentivegna. Il primo,
grande tomista, XII Generale dell'Ordine francescano, valido sostenitore
della politica di Bonifacio VIII, è ricordato da Dante nel xi Canto del Paradiso.

(26) Due fasce d'argento in campo rosso.

(27) Oltre agli arazzi e ai tappeti orientali, v'é tutto un ricco corredo
che, in particolari circostanze, serviva a rendere piü fastosa la dimora ducale
e che serve a completare il quadro degli arredi interni.

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CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

NOTIZIE STORICHE DAL 1794 AL 1833 SCRITTE DAL SAC. GIAMBATTISTA MARINI
Trascrizione di MARIO RONCETTI
(Vedi volume LIX, p. 179 e segg.)
INCOMINCIA LA 28 PARTE
1824(*)
GENNAJO:

A di 1. Giornata bella, e fredda. 2. Nuvolo, e freddo. 3. Nebbioso sempre.
4. Bello, ventoso e freddo. [5] Cadde una raggiata di neve, ventoso, e freddo. 6.
Ventoso e freddo. 7. Variabile e freddo. 8. Lo stesso. 9. Una raggiata di neve e
freddo, che in questi giorni é giunto 2 gradi sotto il zero. Dal 10 al 15
tempo bello e freddo. 15. 16. Vario.

A di 2. Mori Mons.” Strambi Passionista Vescovo di Macerata, vecchio
di sopra 80 anni, dotto, e santo, e che il S. Padre Leone XII lo avea ritirato
in Roma per esser suo Confessore. Per tal morte molto si alteró il cuore del
S. Padre, ed essendo ancor debole, ed estenuato per la passata malattia, ri-
cadde nello stesso malore del passato, e che cogli stessi rimedi delli giorni de
23. 24 Dicembre applicati i Professori lo dispersero e richiamarono a miglio-
ramento il S. Padre, e nel di 7 corrente stava assai meglio.

A dì 6. In Napoli fu scoperta una Cometa verso levante prima del nascere
del sole, e fu giudicato inoltrarsi con moto celere verso il Nord, ed era caudata.
Nel di 13 fu veduta questa Cometa nella specola astronomica del Collegio
Romano.

A di 8. Furono in Milano giustiziati nella Forca molti Nobili per delitto
di tradimento, ed altri tutti nobili condannati a severe pene.

A di 14. Nella notte mori di anni 71 Caterina Ugulini nata Massini per
colpo apopletico, e nel di 16 fu fatto il funere in S. Francesco de Conventuali,
elettasi ivi antecedentemente di suo pugno la sepoltura.

A di detto si seppe, che il S. P. andava migliorando sempre piü, e se-

guitava per lui la Colletta alla Messa.

A di 17. Tempo bello, ma gran vento, che nella sera terminó, e freddo.

(*) Da qui sino in fine si sono copiati i soli fatti e notizie di qualche importanza
o rarità, lasciate le notizie insulse.
110 CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

18. Bello e freddo sensitivo. 19. Bello e freddo. 20. Nuvolo e freddo, e parte
vario. 22. Lo stesso. 23 Nebbia ed acqua, che fin dal 31 Dicembre non era
più caduta. 24. Mattina acqua, poi nuvolo, e freddo. 25. Tempo bello. 26.
Lo stesso e moderato, lo stesso nel 27 e 28. A di 29 nevigó a sirocco, e seguitò
tutto il giorno, ma non compose. 30. 31 nuvolo, e freddo moderato.

A dì detto. In diversi fondi della Sicilia meridionale si seminò il Caffè.
Si sentirà l'esito.

A di 19. In Parigi giunse il freddo a tre gradi sotto il zero, e nella fine del
mese in Vienna parimenti 16 gradi nel termometro di Reaumur.

A. di 24. Mori di anni 67 il Cardinale Ercole Consalvi nato il di 8 Giugno
1757. Lasciò 100/m scudi per l’edificazione della Basilica di S. Paolo:
200/m a propaganda, e molto alli parenti.

A di 31. Mori di anni 67 la Contessa Anna Graziani ne Baglioni, ultima
di un ramo di casa Graziani. Nel di 3 Febbraio fu fatto il funere nella Chiesa
delle Cappuccine di P.S.S. Nel suo Testamento lasció al Conte Benedetto
Oddi circa 20/m scudi di capitale, e dopo molti legati lasció erede un Conserva-
torio da erigersi per Ragazze pericolate, coll'amministrazione affidata in mani
del Vescovo, Priore de Chiostri, e Uffiziale de Canonici, Priore e Camerlengo
del Clero. Alle Cappuccine suddette 1000 pagniotte e 4 mezzi d'Olio per due
lampadi al Sagramento una dentro al Coro, ed altra in Chiesa, e 300 pagniotte.

FEBBRAJO:

A di 1. Nevigò, e parte fu tempo vario, e freddo. 2. tempo buono, e freddo.
3. nevoso e freddo acuto. 4. bello e freddo acuto : lo stesso il di 5. Il 6 nevoso.
7. 8. 9. Tempo bello, e freddo. 10. 11. 12. 13 Vario, e mite. A dì 14. 15 Vario,
e vento siroccale. 16 Poc'acqua.

A. di detto. Mori di colpo apopletico il Cardinal Pandolfi.

A. di 14. Tempo burrascoso con neve, acqua e vento. 15 giornata stramba,
ventosa, tempestosa, nuvolosa con greco, e freddo. 16. 17. 18. 19. 20. 21
belle, fredde, con greco, e parte varie. 22 la stessa. 23 nebbia e acqua. 24
Vario, e freddo per le nevi ne monti. 25 Vario, nevoso con vento greco, e freddo.
26 tempo bello e freddo, e nella sera turbato. 27 Vario e freddo. 28 Fu tro-
vata la neve alta una scarpa, di poi assolandosi il tempo scoló. 29 Nuvolo,
e poi incominció a piovere, indi fece molta neve: nella sera si rasserenó. 30
tempo vario, e minaccioso. 31 vario, fresco, con acqua, e gragniola.

A di 21. Da Mons. Vescovo Cittadini fu conferito a Giuseppe Coli di
Montali Canonico il Canonicato vacato per la morte del Canonico Parriani, a
Carmelo Pascucci Perugino il Canonicato vacante per la rinunzia di Monte-
sperelli, a Francesco Andreoli il Canonicato vacato per la rinunzia di Coli
suddetto, che ottó. Andreoli era di Costacciaro.

A. di detto. La limosina del Purgatorio allo Spedale fu di scudi 49.
CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 111

MARZO:

A. di 28. La limosina pel Purgatorio in Duomo fu di scudi 63.
A di 31. Dopo lunghe piogge nel Regno di Napoli questa mattina la
vetta del Vesuvio era coperta di neve, cosa straordinaria in quel Clima.

APRILE:

A dì 1. Tempo stravagante, e tempestoso : nel giorno acqua, e gragniuola,
freddo, e molte nevi alle montagne, e colline. 2 Freddo, e bellissimo per le
nevi intorno. 3 Acqua, e poi vario, e freddo. 4 buono e freddo. 5 Vario, con
acqua, e freddo. 6 lo stesso. 7 buono, e freddo per le nevi attorno da per tutto.
8.9 buono da per tutto, ma freddo. 10 piovoso e freddo. 11.12.13.14.15 vario
e freddo. A dì 16 non fu fatta la processione del Cristo morto per essere ve-
nuta dell’acqua, e nella mattina del 17 di buon'ora fu riportato il Cristo morto
all'Annunziata. 17 burrascoso con acqua e grandine. 18 stravagante e freddo,
19 lo stesso. 20 lo stesso. 21 bello ventoso. 22.23 bello e freddo. 29 [24] acqua,
e, freddo. 25 bello e freddo. 26 bello e temperato. 27.28.29.30 belle e calde gior-
nate. Alli 27 incominció a sentirsi il Caldo moderato.

MAGGIO :

A. di 1.2 vario siroccale. 3 acqua e vario. 4 lo stesso. 5.6. bello, e caldo. 7
vario. 8 acqua sempre. 9 bello, fresco e ventoso. 10 bello e caldo. 11.12 lo
stesso. 13 lo stesso ventoso. 14 nuvolo e caligine. 15.16.17 bello e ventoso.
18 acqua, vento, e fresco, e poi bello. 19 bello. 20 vario, e fresco. 21 bello e
vario. 22.23 le stesse e poi acqua. 24 lo stesso. 25 bello. 26.27.28.29.30.31 belle
giornate.

Nel di 3 pubblicati a Cardinali Mons. Giambatta Bussi Romano Uditore
Generale della R. C. A. nato il 29 Gennaio 1755, e Mons." Bonaventura Gaz-
zola, nato il 21 Aprile 1744, Piacentino de Minori Osservanti riformati, Ve-
scovo di Montefiascone e Corneto.

A dì 11 detto. Giunse il Cardinal Rivarola in Ravenna col carattere di
Cardinal Legato per impedire gli omicidj, e assassinj ; ed antecedentemente
giunse a Ferentino il Cardinal Pallotta parimenti Legato a latere per impe-
dire le incursioni de malviventi in quella Provincia, e stirpare gli assassini.
Mandò un editto di sopra 30 articoli. Ma questi poco durò pel suo cattivo
portamento.

A dì 23. Gran festa alla Conca nella Chiesa Parrocchiale di S. Elisabetta
all’Immagine del SS. Salvatore in pietra. Questa Immagine stava in una
casa fuori della Conca entro la Porta vicina in faccia al Palazzo del Marchese
Antinori dalla parte di Ponente. Vi fu un Triduo con grandi spari. Fu tutta
la Conca illuminata coi fanali: vi fu fatto un bel..... sotto la Chiesa: vi
fu musica a cappella, e nella sera fuoco artifiziato preparato con gran con-
112 CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

corso di gente in tutte le funzioni, e massime nella domenica, in cui venne nel
giorno dell'acqua, ed impedi il fuoco suddetto, che fu fatto il giorno dopo.
Duró la solennità 8 giorni. Nel venerdi dopo 28 detto fu fatto lo steccato,
e vi fu la Cuccagna.

A di 27. Per la solennità dell'Ascensione fu pubblicata nel Portico della
Patriarcale Basilica Vaticana la Bolla del Giubileo per l'anno venturo 1824,
[ma 1825] e lo stesso fu fatto nelle altre 3 Basiliche.

A dì 31. Fu pubblicata la Bolla del S. P. Leone XII di visita per tutte
le Chiese di Roma per il futuro Giubileo.

GIUGNO:

A di 1. Piovoso, e nebbioso. 2 Pioggia lenta tutto il giorno. 3 Pioggia
sempre, grecale, e freddo come nell'Ottobre. 4 Nuvolo e poi buono. 5 buono
poi acqua. 6 lo stesso. 7 buono. 8 Tempo bello, poi nuvoloso. 9 lo stesso. 10
lo stesso. 11 buono. 12 Acqua, poi vario. 13 buono. 14 buono, poi turbato. 15
Nebbia, sirocco, nuvolo, poi acqua. 16 bello. 17 nebbioso, poi bello. 18 Vario.
19 Acqua piü volte. 20 bello. 21 Solstizio di state, buono, e languido, nel giorno
acqua, e freddo. Fino al giorno d'oggi non é stato mai caldo. Stagione sempre
incostante. La campagna era bella, e si vedeano i grani alti assai. 22 Giornata
fresca assai, parte piovosa, parte ventosa e parte bella. 23 incostante. 24
variabile. 25 Fresco, ma tempo bello, e fu aggiunta alla Messa la Colletta ad
petendam serenitatem. 26 giornata bella, ma fresca. Dal 21 Solstizio è stata
sempre stagione fresca, e perciò i bachi hanno ritardato di molto a filare.
A tutti è mancato un terzo di foglia, che nell’ultimo è costata a caro prezzo,
fino a baj. 5 la libbra. Moltissimi bachi sono stati gittati via per mancanza
di foglia, e quelli venuti a termine hanno costato molto per la foglia cara, e
il prezzo è stato basso de bachi, cioè baj 13, e 14 la libbra, onde tutti ci hanno
rimesso. 27 giornata buona, e bella, e calda, ed è stata la prima calda dopo
molto tempo di fresco. I grani non erano maturi, e si tardò la segatura. A 28
medesima e calda. 30 buona e variabile.

A dì 18. Morì in Firenze S. A. I. e R. Granduca di Toscana, nato il 6 Mag-
gio 1769, detto Ferdinando III, Arciduca di Austria, premunito di tutti i sa-
gramenti.

A dì 20. Giunse alle 2 pomeridiane in Perugia il secondogenito del Re
di Napoli, e abitò alla Locanda nel Palazzo Patrizi. Andò a far guardia la
Truppa di Linea. Partì la mattina dopo giorno 21.

Il dì 20 essendo la Domenica fra 1’8® del Corpus Domini, nella mattina
alla Processione del Carmine, e nella sera delle 5 piaghe, si sono veduti tutti
i Professori componenti la Banda vestiti cogli abiti loro col Cappello in capo
dinanzi al Sagramento, e così erano ancora, e procedevano tutti quelli, che
erano dietro la banda. Cosa scandolosa ! In questi tempi nelle processioni del

‘ Sagramento molti stanno col Cappello in capo senza riverenza. I Superiori
tacciono, nè vi è chi reclami in mezzo a tali scandali.
CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 113

A di 21. Assuntosi il Governo di Toscana dal figlio Leopoldo, questi
confermó tutte le leggi, ed impieghi.

A dì 23. Si trasferì il Cadavere di Ferdinando III Granduca di Toscana
morto il di 18, dopo essere stato 3 giorni esposto, alla Basilica di S. Lorenzo,
ove segul la sua tumulazione.

A dì 28. Si seppe da Berlino, che il Ministero intero di Polizia in data del
4 corrente avea diretto ai Governatori una circolare istorica concernente
le Società segrete degli Studenti delle Università, che a dispetto delle leggi
contro loro emanate nel 1819 si erano conservate, e dal 1821 in poi riatti-
vate e diramate.

A dì 27. In quest’anno è stata raccolta di grano abbondantissima, ma
«con molto grano morto. De frutti ve ne sono stati pochi. Il Prezzo del grano
è stato di scudi 4 il rubbio del migliore.

LUGLIO :

Il dì 1. Tempo buono, e vario. 2 bello, e caldo. 3 lo stesso. Si videro in
Piazza per la prima volta i mietitori. 4 vario, e nebbia. 5 Nebbia e tempo
buono. 6 bello, e caldo. 7 nuvoloso e caldo smanioso. 8.9.10.11.12 giornate
belle, e calde. 13 la stessa; il caldo fu a gradi 2615. 14 la stessa, e caldo a
gradi 28. Il dì 15.16 la stessa. 17.18 belle, ma ventilate, onde men calde. 19
tempo nuvoloso, e cadde acqua abbondante. Dal gran caldo si passò al freddo
sensibile per il vento del Nord, che spirava. L’acqua fu propizia per gran-
turchi, fagioli, e Olive, ed uve. 20 acqua, grecale, e rifatto il tempo : nel dopo
pranzo minaccioso, vento e freddo. 21 bello e freddo. 22.23.24 bello, e venti-
lato ; onde il caldo moderato. 25.26 belle e calde. 27.28 le stesse, il caldo a
gr. 26 14. 29 la stessa, il caldo a gr. 27. 30 la stessa. 31 Si turbò.

A dì 4. Festa di S. Luigi alla Maestà delle Volte celebrata dai Seminaristi,
ed aggregati alla Unione con Messa in Musica, nella benedizione. Nelle due
sere illuminazione alla facciata, e suono della Banda.

A dì 7. Si pubblicò la Bolla di sospensione di tutte le Indulgenze per tutto
il Cristianesimo, colle facoltà concedute altre volte dall’Apostolica Sede per
l’anno 1825, restando ferme quelle Indulgenze, che sono per i Defonti, e altre
ivi nominate.

Dal 10 Luglio al 16 Agosto in Napoli si sentirono massimi calori. Nel 10
giunse il caldo a gradi 24 ; nel 17 salì al 29. Dal 1° Agosto alli 15 arrivò sempre
(salvi due giorni) tra gradi 27 e 28. Il maggiore nel dì 7 giunse a gradi 30.

A dì 19. Nella mattina fino all’altra del 21 vi fu nel Mare Adriatico una
gagliardissima burrasca, ciò fu saputo da Rimini. Era il Mare pieno di legni
andando alla Fiera di Sinigaglia. Tre legni Austriaci perderono il carico, e due
di essi rotti e naufragati. La Marina si salvò coll’aiuto della Marina Pontificia.

A dì 21. Nel Marzo il Duca di Modena pubblicò un Editto contro le Asso-
ciazioni segrete. Nello stesso giorno furono saputi i Statuti dell’Associazione
segreta e le istruzioni per i membri della setta derivata dai franchi Muratori.

8
——

114 CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

A di 26. Leone XII visitó improvisamente le pubbliche carceri, e rimase
contento del regime. Dopo Benedetto XIV niun Pontefice fuori di questo ha
fatto tal visita. Mentre il S. Padre usciva gli si avvicinó un Granatiere di
Linea, che era colà di guardia, e gli presentó un pane di munizione, pregandolo
ad osservare essere di cattiva qualità. Il S. Padre lo esaudi. Fece esaminare
il pane, e fu trovato di cattiva qualità in contravvenzione al contratto di
appalto. Il Fornitore fu condannato ad una ammenda di scudi 195, che nel dì
17 Settembre furono distribuiti a tutta la divisione, che avea sofferto il danno.

A dì 28. Essendo fin da alcuni mesi fa venuto il Re di Baviera in Perugia
con un suo medico di passaggio, e risedendo presso Florenzi, fu il medico cerzio-
rato esservi stati in Perugia in S. Galgano fuori della Porta della Conca bagni
salutiferi, ed acqua da passare, ma che erano i detti Bagni rovinati, e che alcuni
ogn’anno in questi tempi andavano, come vanno al presente la mattina nel
suddetto luogo a bever l’acqua per parecchi giorni con gran vantaggio di lor
salute. Il medico suddetto volle andare a S. Galgano, e volle per dolori, che
sentiva, prenderla, e si calmarono ; onde disse, che era acqua stimabile. Di
quest'acqua, e bagni ne tratta il Lancellotti nella sua Guida Sagra sotto il
3 Dicembre, giorno della festa di S. Galgano ; e su questi ha dato alle stampe
in quest’anno il Sig.r Serafino Siepi in piccolo libretto. In questi giorni in
sequela dell’accaduto centinaia di persone sono concorse la mattina innanzi
la levata del sole, ed anche dopo a beverla, e passarla. Si disse, che si voglino
ristabilire i bagni, e riattare il locale a vantaggio della popolazione, e de Fo-
restieri, che vengano a riparare alla loro cagionevole salute. I nostri chimici
l'hanno esaminata, ed hanno rilevato non essere nè sulfurea, nè ferrea.

A dì 31. Uscì alla luce pubblica un Breve di Leone XII in data delli 7
Maggio, in cui il S. Padre concede in perpetuo alli PP. Gesuiti, restituiti da
Pio VII, il Collegio Romano innalzato per l'educazione della Gioventù da
Gregorio XIII, che una volta avea la Compagnia di Gesù, colla Chiesa di
S. Ignazio, il contiguo Oratorio del P. Garavita, come ancora i Musei, la Biblio-
teca, e la Specola coll’obbligo, che tengano secondo il costume, che si osser-
vava nel 1773, le pubbliche scuole, ed attendano alla religiosa educazione
della Gioventù. Comanda, che dall’Erario Pontificio si dia loro un annuo
reddito di 12/m scudi. Che abbiano un Collegio di Nobili Convittori in una
Casa da destinarsi tra sei mesi, senza chiedere aumento di assegnamento.
Intanto si dà a tale effetto la Casa suburbana nel Collegio antico de Nobili
fabricata presso Tivoli.

A dì detto. Il S. Padre si portò all’Archiospedale di S. Spirito, visitò i
letti, la cucina, dove assaggiò il brodo, la dispensa, la guardaroba, e l’edificio,
dove sono gli Esposti.

AGOSTO :

A dì 1.2.3.4. Tempo bello, e il caldo a gr. 27. A dì 5 tempo vario, e ven-
tilato. 6 bello, il caldo a gr. 28. 7 lo stesso. 8 gran caldo a gr. 29. A dì,

um *
CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 115

turbato e caldo piü moderato, 9.10. 11.12 bello, il caldo a gr. 29. A di
13.14. caldo, e bello. 15 bello ventilato. 16.17.18.19.20 bello, caldo non cosi
grande, e nebbioso la mattina. 21.22.23 vario, e ventilato. 24. La mattina
una guazzata, e nella sera piovve dopo una lunga siccità. 25.26.27 vario, e
caldo moderato. 28.29.30 bello, e caldo.

Gli ultimi calori nel Luglio furono eccessivi in Madrid in Spagna. Si con-
tavano gr. 34 all'ombra, e 42 al sole. Nel Rioja Castiglia Vecchia quasi tutti
i grani si seccarono in piedi.

A dì 1. S'intimarono in Roma dal Cardinal Vicario le Missioni da termi-
narsi il di 15. Furono stabilite 6 piazze con due soggetti per ciascuna.

A di detto. In Madrid fu pubblicata la Cedola portante l'abolizione in
tutti i Stati d'Europa, ed America delle Società de Liberi Muratori, comuneros,
ed altre Società segrete.

Il Grano si vende a scudi 4 il rubbio, ed anche a meno.

A di 7. Da Torino si seppe, che un pover uomo del Friuli colpito da mal
rabbioso si guari bevendo una quantità di aceto sportogli per isbaglio in vece
di altra bevanda. Il Conte di Leonissa Medico di Padova, intesa tal cosa, spe-
rimentó il medesimo rimedio su di un ammalato .di tal male nell'Ospedale, e
data una libra d'aceto nella mattina, nel mezzodi, ed una nella sera, l'infermo
prontamente rimase guarito.

A di 14. Leone XIII [maXII] accordò l'Offizio di rito doppio maggiore, e
la Messa in memoria, ed onore dell'Invenzione del corpo di S. Francesco per il
12 Dicembre per tutti quei che vivono sotto la regola di S. Francesco.

A. di detto. I Carabinieri di Roccagorga per lettera di Prossedi di Frosi-
none attaccarono i briganti assassini, de quali alcuni morirono ammazzati,
ed altri rimasti in stato di dover venire alle mani.

. A di 15. Terminate le Missioni in Roma, il S. Padre si degnó prolongarle
per altri otto giorni nel Rione di Trastevere per richiesta di quei abitanti,
essendosi fatte le suddette in cinque Piazze di Roma con gran concorso, ed
edificazione ; ed il S. Padre andò a sentir tutti i Missionarj di tali funzioni.
Nella Basilica di Trastevere rimase esposta l’Immagine di Maria sotto il ti-
tolo di Refugium peccatorum, portata dal Missionario Cristianopoli. I Mis-
sionari furono indefessi nell'ascoltare le confessioni abbondanti. Nell'89
giorno furono ivi in Trastevere bruciati i libri, ed immagini oscene portate
a pie’ de Missionarj dai ravveduti. A colpi di martello furono fatte in pezzi
le armi micidiali servite per lutto a tante famiglie.

A dì 15. In Napoli dal primo Agosto fino a questo giorno il caldo, fuori di
due giorni, salì sempre tra gr. 27 e 28.

A di 21. Per ordine del Sommo Pontefice Leone XII rimase abolita la
Tassa delle volture delle rendite consolidate a baj. 5 per ogni scudo, a sollievo
de contraenti, che cadeva a favore della Cassa del Pubblico Erario.

A dì 26. Passò per Perugia un Vescovo di Melfi in Egitto, consagrato da
Leone XII, di anni 22 con un Compagno datogli dal Pontefice, Procurator
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116 CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

Generale de Paolotti per dirigerlo nel suo impiego. Fu richiesto questo Vescovo
dal Vice-Re di Egitto, il quale si disse avere un Esercito di Cattolici di 30/m
uomini, che avea un Ministro Cattolico, ed i Governatori parimenti Cattolici.
Era ignoto, se questo Vice-Re fosse o Turco, o Europeo ; facea rispettare i
Cattolici, e permetteva, che i Religiosi andassero col loro abito.

A di 27. Il S. Padre emanò una Costituzione sul metodo da tenersi nello
Stato Ecclesiastico per riunire gli studi alla Pietà. Istituì una Congregazione
di Cardinali per tal fine. Alla Costituzione non sono soggetti i Seminari de
Vescovi, e le scuole degli Ordini regolari.

SETTEMBRE:

A dì 1 e 2. tempo bello, e caldo. 3 Acqua nel giorno. 4.5.6.7.8. tempo
bello e caldo, e nebbia nella mattina. A dì 9 bello, nella notte acqua. 10 Nella
mattina acqua, e poi bello. 11.12.13.14.15.16.17.18.19.20.21.22.23 Giornate
belle e buone. 24 nuvolo, ed acqua. 25 acqua. 26 acqua molta. 27 acqua,
e poi tempo buono. 28 bello, e vario. 29 lo stesso. 30 lo stesso.

A dì 4 detto. Venne la Bolla del Pontefice sulle Università primarie,
Roma e Bologna, e secondarie, Perugia, Camerino, Macerata, Ancona ec.

A dì 8. Nella fiera di S. Lazzaro in Marsiglia vi fu un Gigante chiamato
Martino Rubaga, nato in Italia, della statura di 7 piedi, e 2 pollici tutto nelle
parti proporzionato, e di una forza sorprendente.

A dì 9. Fu ribenedetta da Prior Clerico dello Spedale la Chiesa di S. Mar-
gherita, prima Chiesa del Monastero di Monache, ammensato allo Spedale,
per i tisici, matti, invalidi e Balie.

A dì 26. Dovea: scoppiare in questo giorno una congiura in Lisbona, ma
fu scoperta. Questa era per uccidere i Ministri e imprigionare il Re. Molte
persone, ed anche distinte furono arrestate.

OTTOBRE:

A di 1 Tempo bello, poi vario. 4 [2] nuvoloso. 3 lo stesso. 4.5 acqua, e
poi bello. 7.8.9 vario ed acqua. 10 Nebbia e poi bello : vento siroccale, nebbia,
poi nuvolo. 12 Molt'acqua la mattina, e stravagante. 13 bello e siroccale, e
poi turbato. 14.15.16 nuvoloso, nebbioso, e minacciante. 17 molt'acqua. 18.
19.20 bello, con vento settentrionale, e freddo. 21.22 bello, e freddo. 23 bello
e poi turbato. 24.25 bello, e calmo. 26 nebbioso, e acqua. 27 buono siroccale.
28 vario ed acqua. 29 lo stesso. 30 Vento, acqua e poi bello. 31 bello, poi tur-
bato e freddo.

A di detto. Il Cardinale Pellicciai diede il possesso del Collegio Romano
alla Compagnia di Gesü per Breve del Papa del di 17 Maggio.

A di 4. Festa solenne in Assisi, ed apertura del nuovo tempio sotterraneo
con altare fabbricato nello stesso luogo, dove fu trovata la Cassa, rimasta
ivi, e non rimossa, ove riposte furono di nuovo le ossa del Santo. Fu fatta
Processione per la Traslazione delle ossa per rimetterle nella stessa Cassa.
CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 117

Le funzioni riuscirono decorose, ma non tanto quanto doveano essere, per
la poca vigilanza di chi vi presiedeva. Venne in Assisi il Cardinal Galeffi colle
istruzioni del sommo Pontefice sul fare il Capitolo per eleggere il Generale,
correndo allora il tempo della elezione ; ed ordinó che nel di 4 della Festa del
Santo non si aprisse il Sotterraneo, ma nei soli tre giorni consecutivi alla Tra-
slazione, nella mattina per gli uomini, nel giorno per le donne; di poi si ri-
chiudesse fino a nuovo ordine. Furono dunque traslatate le ossa con solenne
Processione, e riposte nella Chiesa sotto l'Altar Maggiore, e sigillata la Cassa.
Questo bel sotterraneo fatto sotto l'Altar Maggiore, lavorato a forza di scal-
pello, essendo tutto scoglio, fu diretto dal bravo Architetto Brizi Assisano,
formandovisi una bella Cappella sotto l'Altar Maggiore lasciandosi isolato
tutto lo scoglio ov'era posta la Cassa, colla spesa di soli 12/m scudi, e lo scavo
giunge fino a mezza Chiesa con scale da una parte e l’altra, e loro Balaustre.
Riscuotè l'ammirazione, e l'approvazione di tutti quest'Opera.

A dì 5. Il Moto proprio di Pio VII del 6 Luglio 1816, e l’altro del 22 No-
vembre 1817 rimanendo inopportuni in alcune cose Leone XII pubblicò un
moto proprio nel 5 Ottobre 1824 sanzionando vari regolamenti su de’ Tribu-
nali, restituendo ai Vescovi le facoltà loro tolte (dai moti propri del suo Pre-
decessore) secondo il Sistema di Benedetto XIV. |

A dì 6. Si seppe, che si costituì ai Carabinieri un Capo assassino ; che altro
fu raggiunto chiamato il Volante, e che erano stati carcerati 100 aderenti in
circa, e malviventi, ed erano sotto il processo.

A dì 11. Si parlò di un gran Terremoto, che avrebbe rovinata una gran
parte della Città di Gerusalemme, distrutta la Moschea di Omar (Antico
Tempio di Salomone), e rovinato da cima a fondo il S .Sepolero ; ma poi nulla
successe di tanto danno.

A dì 12. In questi giorni vennero da Roma due Commissari per intavo-
lare l’affare degli Studi. Erano un Avvocato, ed un Religioso Camandolese di
S. Severo. Sono state fatte parecchie adunanze in Vescovato intervenendovi i
lettori della Università.

A dì 20 detto. Il Cardinale Arezzo Legato visitò l’Università di Ferrara :
e alle 4 Università di Perugia, Camerino, Macerata, e Fermo furono destinati
il P. D. Matteo Cappellari Camandolese riformato di S. Severo di sopra no-
minato, e Teodoro Fusconi Avvocato Concistoriale, che vennero in Perugia
ad esaminare l’Università, e rimasero soddisfatti.

A dì 23 detto. Si seppe da Londra, che una banda di donne assalivano i
viandanti. Queste erano armate di pistole e pugnali, ed aveano derubato
un viandante.

Negli ultimi 15 giorni di questo mese furono fatti molti arresti per trame
scoperte in vari luoghi dell'Alemagna per mezzo di segrete società, abusando
della imprudenza giovanile de studenti.

A dì 30. In Roma furono giustiziati alcuni assassini, e molte altre per-
sone per aderenza a quelli delle Provincie Marittima, e Campagna.
118 CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI
NOVEMBRE :

A di 1 Tempo buono. 2 Nuvolo, e vario. 3 placido e vario. 4 lo stesso. 5
Nuvoloso, nebbioso, minacciante. [6] Vario e poi vento. 7 buono e freddo. 8.9.
10.11.12 sirocale, il giorno buono. 13.14.15 lo stesso e siroccale. 16 lo
Stesso e più freddo. 17.18.19 bello e freddo. 20.21.22.23 nuvoloso, nebbioso e
placido. 24 gran vento, sirocale, e minacciante acqua molto desiderata per
la campagna. 25.26 Vario, siroccale e nebbioso. 27 nebbioso e piovoso tutto.
28 Acqua, e poi vento settentrionale freddo. 29 bello. 30 nebbioso, nuvoloso,
siroccale.

A. di 10 detto. Fu fatta qui in Perugia l'apertura de studi secondo l'or-
dine del Pontefice. Vi fu Pontificale celebrato dal Vescovo ; v'intervennero
il Delegato, Magistratura, ed Impiegati, si fece musica, e fatta l'Orazione
solita latina.

A di 24. I1 S. Padre Leone XII con lettera apostolica super universam
providde allo stato e bisogno delle Parrocchie di Roma, che in tutto si ri-
dussero a 44, eguagliando le anime, prescrivendo i limiti, e stabili ai singoli
parrochi un congruo stipendio.

DICEMBRE:

A di 1. Tempo bello. 2.3 acqua, nebbia, e parte buono, e placido. 4 vario
e placido. 5 nuvoloso e placido. 6.7 lo stesso. 8.9 buono e placido. 10 vario; e
piovoso, e ventoso. 11. Bello, freddo con neve ai monti sopra Foligno per la
prima volta. 12.13.14.15 Lo stesso. 16 Nuvoloso e minacciante. 17.18.19.20
Lo stesso, e nebbia. 21.22.23 Lo stesso, ed oggi vento. 24 acqua, neve, vento
greco, e poi bello. 25 bello, freddo, gran neve a monti. 26.27.28.29 bello, freddo,
grecale. 30 Nuvolo, e poche goccie. 31 Bello.

A di 13. L'Intendente di Porto-ricco scrisse che nel di 8 Ottobre si levó
in quell'Isola un uragano, che duró 24 ore, e produsse gravissimi danni. Il
Borgo di Caporojo scomparve ; nel suo distretto rimasero distrutte 117 Case.
Dopo il 1819 non si era sentito un simile oragano sotto la zona torrida.

A di 15. Si annunziò, che si metteva in azione la Marina di Civitavecchia,
e si prendevano le provvidenze per rianimare quella di Ancona.

A. di 30. In quest'anno nella Città, e contorni sono accadute frequenti
cadute con frazioni di ossa.

A di 31. Fu fatta la solita funzione in Duomo in ringraziamento a Sua

Divina Maestà coll'intervento del Delegato, Anziani, e Impiegati, e riusci
funzione edificante.

1825
[GENNAIO :]

. A dì 1.2 tempo bello, e freddo. 3 vario. 4 freddo e bello. 5 Nuvolo, minac-
cioso, acqua, e poi vento greco impetuoso, e freddo acuto. 6 stravagante, vento

y——————
CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 119

impetuoso, freddo acuto, e poi neve. 7.8.9.10.11.12 Tempo buono e freddo.
13 Nebbioso e mite. 14.15 bello e freddo. 16 Nuvoloso, e calmo. 17.18 Bello e
freddo. 19 Siroccale, umido, nuvoloso. 20 Lo stesso e acqua. 21.22 Lo stesso.
23 Acqua, e poi mutó in greco. 24 Vario e placido. 25 Lo stesso e poi rinfre-
scato. 26.27 Bello e freddo acuto. 28 Lo stesso. 29 Nuvoloso, ventoso, e freddo.
30.31 Bello, e Vento grande e freddo.

Tra il 5 e 6 si suscitò nel mare di Ancona un terribile oragano,:.che fece
naufragare due trabaccoli uno Pontificio e l'altro Austriaco.

A. di 20. Lastricandosi la Piazza di S. Maria del Verzaro andando avanti
sino all'arco della Conca: mattonandosi la via dalla piazza del Verzaro per
andare in Piazza fino alla fine del Vescovato ; e lastricandosi la strada della
Via Muzia dalla Porta della Pesa sino in Piazza Grimana, coprivansi le strade
rifatte suddette di terraccio per 4 dita d'altezza, acció facesse presa la calce,
e per vantaggio di quei, che erano tenuti a mantenerla. Piovendo facea un
fango peggiore, che per le campagne. Si faceano le strade per le bestie, non per
gli uomini. Cosa importava ai viventi, che le strade durassero meno, quando
essi poteano camminarvi. In questi tempi si pensava co’ piedi. In tal modo
si doveano far le strade nell'Estate, no' nell'Inverno. Tutti aveano perduto
il senno. Tal cosa non si era piü veduta per il passato. Tutti urlavano, im-
precavano, ma i Superiori nulla vi pensavano. Per far bene alle strade, era
sagrificata tutta la gente, che vi dovea passare. Ecco cosa sono i tempi
presenti : capi di bestie, non di uomini ragionevoli. Eppure bisognava tacere
per virtü, e per prudenza. Come andava l'interesse delle strade, andava tutto
il resto tanto del politico, che del morale. Oh tempora! Oh mores!

FEBBRAJO:

A di 1.2 Tempo bello, freddo, e placido. 3.4 Siroccale impetuoso. 5 Neb-
bioso e nella sera neve. 6 Neve alta un palmo e freddo: nel giorno buono.
7 Bello e freddo acuto : nella sera vento impetuoso. 8 Lo stesso. 9 lo stesso e
men vento. 10 Lo stesso con vento. 11 lo stesso. 12 Lo stesso e vento mitigato.
13 Lo stesso, e giornata calda. 14.15 lo stesso. 16 Nuvoloso e dolce. 17 lo stesso.
18 Piovoso e nebbioso. 19.20 Bello. 21 parte bello, parte nuvoloso. 22.23.24
Bello, e freddo. 25 Nuvoloso e freddo. 26 bello e freddo 2 gr. sotto zero. 27 Vario
e freddo acuto. 28 Nebbioso, e nuvoloso, e calmo.

A di 1. In quest'anno i Majali sono costati scudi 3 il 100 sdoppi, e doppi
scudi 3,20. Il grano era ancora a buon mercato ; si vendeva sino a scudi 3,50
il rubbio. La raccolta dell'Olio é stata scarsa assai, ed il prezzo da scudi 3 era
cresciuto a scudi 4,20 il Mezzolino.

A di detto. Essendosi lastricata nel mese di Gennaio scorso la Piazza di
S. Maria del Verzaro, o degli Aratri, e la Via Righetti sino all'Arco per andare
alla Conca, fu partita la spesa fra tutti i confinanti delle medesime strade, se-
condo la misura della lunghezza di ciascun fabbricato confinante, tolto il
1 dro
La

N

——————— E MÜ€À—

n

120 CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

3° della spesa, che doveva andare a conto del Comune. Fu mandata dalla
Cancelleria Laicale la lettera d’intimo di dover pagare la sua quota alla Can-
celleria della Cattedrale, e l'Uffiziale Canonico Baldassar Titi fece fare in detta
Cancelleria laicale di suo arbitrio la distribuzione della spesa tra Canonici, e
Benefiziati, che aveano le fenestre nelle dette strade, e ne fece spedire le let-
tere d'intimo di pagamento a tutti a nome del Governo. Siccome nella Catte-
drale nella distribuzione delle Prebende fu lasciato un Capitale per le spese, e
mantenimento della Chiesa, e fabbricato della Canonica, e mai per il passato
perció si erano aggravati i suddetti soggetti delle spese delle strade in occasione
di rifazione delle suddette, cosi ricevute le lettere tutti si risentirono di tal
condotta, ed arbitrio del Canonico Titi , e perció tutti ricorsero al Capitolo, e
rimisero i Benefiziati le lettere parziali al detto Capitolo, protestando non
voler pagare, e lo stesso fecero i Signori Canonici. Fu intimato perció il Capi-
tolo nel di 6 Febbrajo, e messo a voti, sela Cancelleria dovea pagar le spese,
fu vinto il partito, che tutto dovea essa pagare, com'era dovere ; e cosi fu se-
data ogni sommossa, e la Cancelleria fu soggettata alla spesa. Una volta vi
era l'Uffiziale della Fabbrica per tal uopo, ma fu annessa alla Cancelleria in
tempo dell'Arciprete Rossetti. L'Uffiziale suddetto, che si eleggeva come negli
altri Uffizi attendeva a riattare, fabricare e mantenere non solo il fabbricato,
ma ancora a rifar le strade di fuori, e nulla mai hanno speso i Canonici, e Bene-
fiziati per le strade, ma hanno goduto sempre i loro benefizi liberi, e solo hanno
pensato al mantenimento de terreni, e ciascuno nella Canonica ha fatto le spese
ne riattamenti interni delle loro abitazioni. Quando poi fu abolito tale Offizio
di fabrica costa nel Libro de' Decreti nella Cancelleria della Cattedrale.

Essendosi sospeso il pagamento per un ricorso fatto al Buon Governo,
essendo nell'Aprile venuto l'ordine di pagare la quota nella nuova Strada nel
di 27 Aprile si ebbero dalla Cancelleria Decenvirale nuove lettere dirette a
Canonici, e Benefiziati coll'intimo del pagamento, le quali lettere furono da
Benefiziati rimesse in mano dell'Uffiziale per presentarle al Capitolo, il quale
obligó l’Uffiziale a pagare, e cosi fu tutto accomodato, come nel di 27 Aprile
si riporta tutto nel Lancellotti a c. 575 T. 2.

A di 6. Nel Gennaio e Febbraio, ed anche prima, si tentò di voler far pen-
dente verso l'Arco della Conca la Via detta del Loto, che era stata allargata,
volendo alzar le porte delle case nella parte sinistra dopo la metà verso la Piaz-
zetta di S. Donato, ed abbassarla verso la parte della Conca volendo scavare
vicino ai muri delle Case, con pericolo di far lo stesso, che successe fuori di
Porta Sole. Fu dato ricorso, e venne ordine, che si aggiustasse la strada, come
era. Nel fine del Febbraio corrente tentarono nuovamente l'Architetto coi
fanatici di aver licenza di far la strada suddetta, come si era determinato dal
suddetto, e la Congregazione il negó. La Sagra Congregazione avea ordinato
di riattar le strade, ma non lastricarle a pietre ; cosa gravosa agli adiacenti,
e per causa dell'aggravio nella spesa fu fatto ricorso, ma alla fine venne or-
dine, che si seguitasse, e si pagasse la strada lastricata non ostante l'aggravio

—— —

CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 121

nella spesa, e successe poi quello, che sopra si è detto al n.° 1. Fu poi dal Buon
Governo deciso, che si imponesse un Dazio per le Strade, come fu fatto, e fu
terminata ogni disputa.

A dì 20. Era deciso in Vienna di ritirare dal Regno di Napoli le Truppe
germaniche nel primo di Maggio prossimo.

A dì detto. Vi era notizia di una riunione di parecchi Sovrani in Italia, e vi
assisteranno al Congresso anche gli Ambasciatori di Vienna. La Unione sarà
nella Città di Milano.

A dì 25. Il Granduca di Sassonia-Weimar avea accordato a tutti i medesimi
dritti di Culto ; onde i Cattolici furono richiamati a diverse funzioni ; ed era
protetto l’esercizio del Culto per riguardo ai Protestanti.

MARZO :

A di 1. Tempo bello e placido. 2.3.4 Nuvolo, siroccale con vento. 5 La.
mattina acqua, nel giorno vario, e buono. 6.7 Buono, vento impetuoso, e
freddo. 8.9.10.11 Lo stesso. 12 Lo stesso, ma cambiato il vento. 13 Lo stesso,
ma freddo. 14 nuvolo, neve e nebbia. 15 Buono e smunta la neve. 16 strava-
gante e nuvoloso. 17 nevoso. 18 Vento impetuoso e vario. 19 bello e ventoso.
20 Bello, vento e freddo acuto. 21.22 Lo stesso. 23 Bello, calmo, e mutato di
poi. 24 Sempre siroccale, e acqua ottima per la campagna inaridita. 25.26
Vario. 27 Piovoso e grecale furioso. 28 Bello, ma lo stesso vento impetuoso
la mattina. 29 Bello e quieto. 30 Vario e buono. 31 Vario e acqua nella sera.

A dì 5. Nel Palazzo Vaticano dalla Congregazione de’ Riti si approvò il
culto privato prestato da tempo immemorabile alla B. Angela (da Foligno)
de’ Conti di Marsciano, con la concessione dell’Offizio e Messa. Questa Vedova
di Giovanni de Termis, Signore di Civitella del Tronto, fondò in Foligno il
Monastero di S. Anna detto delle Contesse, ove si ritirò nel 1385 con Lucrezia
Vedova di Federico de Conti di Marsciano, con Caterina di lei sorella figlie
ambedue del Conte Simone della Genga, e con altre nobilissime Donne ; la
prima in Italia formò l’Istituto delle Monache Claustrali del 3° Ordine di S.
Francesco, detto della Penitenza. Da Foligno si sparsero le Religiose a fondar
varj monasteri in diverse Città. Morì essa in Foligno nel Monastero di S. Anna
il dì 14 Luglio 1433.

A di 6. Elemosina all'Ospedale del Predicatore scudi 23,18.

A dì 10. Elemosina in Cattedrale del Predicatore Bufalini di Cantiano
scudi 77.

A dì 12. Per ordine dell'Imperator di Russia fu ordinato di lasciar la
Russia a 15 soggetti per fuggire il formento demagogico.

A dì 15. Il S. Padre Leone XII con Breve di questo giorno dichiarò, che
non rimanea sospesa in quest'anno di Giubileo l'Indulgenza della Porziuncola
di S. Maria degli Angioli.

A dì 28. Il grano in questi tempi costava scudi 3,50 il rubbio.
122 CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

APRILE :

A di 1.2 Tempo bello, e buono, ma fresco. 3 bello, ma vento greco impe-
tuoso, e freddo. Fu giorno di Pasqua. 4 Bello, quieto, e poi turbato. 5 Bello
con vento nel giorno. 6 Bello con vento freddo. 7 lo Stesso, ma vento moderato.
8.9.10.11 Lo stesso. 12 Lo stesso e caldo. 13 lo Stesso con poco di vento. 14
Lo stesso e quieto. 15 Nel giorno turbato. 16.17 Bello e caldo. 18 Nuvoloso, e
nel giorno levante impetuoso, freddo, e nevi alle montagne. 19 Bello ventoso,
€ poi calmato. 20, 21 Bello e fresco. 22 Vario ed acqua in alcuni luoghi. 23
Guazzatella e poi buono. 24 Minacciante Pioggia. [25] Lo stesso la metà e poi
buono. 26 nuvoloso, nebbioso e placido. 27 Lo stesso. 28 Prima lo stesso, e
poi poc'acqua. 29 Nebbia e nella sera acqua. 30 Acqua nella notte buona per
la campagna, e poi bello, e sereno.

A. di 2. Mori in Spoleto il P. Leopoldo da Gaiche de' Minori Riformati.

A di 4. Fu eletto Priore di S. Martino Giambatta Monaldi avendo renun-
ziato Fabio Danzetta. Poiché furono eletti 2 a voti uguali, cioè Fabio Danzetta,
e Giambatta Monaldi con 23 voti per ciascuno, e 15 Braccio Bracceschi. Dan-
zetta non potea eleggersi per aver servito 4 anni secondo le Costituzioni.
Dovea essere dunque Giambatta Monaldi, ma questo non essendo sopra la
metà della Tabella rimanea escluso; dunque Bracceschi avendo maggiori
voti di tutti dovea rimanere eletto. In tale stato di cose dunque, vi furono
dei bisticci, e citazioni in questo frattempo, e ne fu scritto a Roma. Innanzi
che giungesse la risposta dalla Segnatura furono invitati tutti i Fratelli con
polize a venire alla nuova elezione del nuovo Priore nel di 15 Maggio. Nella
radunanza fu fatta protesta dal Bracceschi a cui competeva la elezione, essendo
donato della maggioranza de voti, essendo nulle le due elezioni già fatte. Cio-
nonostante volendosi da un numeroso partito far cadere la elezione pel Mar-
chese Monaldi, fu progettato di anullare il Paragrafo della costituzione su quello
riguarda doversi eleggere il Priore tra quei che erano sopra, che passano la
metà in su della Tabella. Vi furono de bisticci ; molti partirono, e quei che ri-
masero votarono e vinsero l'abolizione di quel paragrafo talmenteché si po-
tesse in avvenire eleggersi chiunque, senza attendere l'anzianità sopra la metà
della Tabella ; cosa assai pericolosa da far nascere grandi inconvenienti.
Dopo abolito il Paragrafo si venne alla elezione del nuovo Priore per schedola,
e fu eletto il Marchese Giambatta Monaldi con 86 voti. Il partito contrario
volea per giustizia citare la precedente per sostenere la elezione di Braccio
Baldeschi, come fu tentato, e si dirà in appresso.

A dì 10. Il S. Padre si recò alla visita a piedi delle 4 Basiliche general-
mente fissate insieme col Sagro Collegio. Fece intendere il S. Padre, che colla
Visita della sola prima Basilica si sarebbe guadagnato il Giubileo. I Pelle-
grini, che accompagnarono la processione furono 264. Vi concorsero ancora
tutti gli Artisti.

A dì 11. Partirono da Napoli il Re, la Regina e Figlio, e giunsero a Gaeta,
ove pernottarono ; a dì 12 a Velletri, ai 13 in Albano, ove furono accolti e
CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 123

complimentati dal loro Ministro di Roma, e da un Inviato da S. Santità.
Alle ore 21 furono incontrate le MM. LL. fuori di Porta S. Giovanni dalle AA,
RR. Principe, e Principessa di Salerno, entrando in Roma accompagnate da
numeroso Squadrone di Carabinieri Pontificii. Castel S. Angelo tiró 54 colpi
di cannoni. Alle ore 24 si recarono a visitare il S. Padre. Nel di 16 si comuni-
carono per mani di Sua Santità per poter godere dell' Indulgenza del Giubileo,
dispensati in una sola Visita delle Basiliche. Andato alla Trinità de Pellegrini,
ove ne erano 511, fece il Re dare a tutti uno scudo per ciascuno.

A di 16. Giunsero qua in Perugia il Principe, e Principessa di Salerno.

A di 20. Giunse in Perugia il Re di Napoli con la sua Consorte e figlio al
petto. Nella mattina del di III andó a S. Pietro, S. Domenico, e poi al Duomo,
dove ascoltò la Messa. Andò poi alla Mercanzia a veder le pitture; di poi
parti due ore innanzi il mezzodi per la Toscana per portarsi a Milano a visi-
tare l'Imperatore.

A. di 27. Si ebbero dai benefiziati nuove lettere per pagare la quota della
strada lastricata nella Via Righetti, e Piazza del Verzaro, e tutte furono ri-
messe in mano dell'Uffiziale della Cancelleria, acció d'essa si pagasse la quota
di tutti, avuta nel 6 Febbraio scorso. Ivi si veda.

A di 27. Fu il primo giorno del Triduo per la Traslazione delle ossa di
S. Costanzo, e che furono nella mattina trasportate da S. Costanzo in Duomo,
come nella Relazione del 1 Maggio.

A di 30. La mattina nebbia, essendo caduta nella notte dell'acqua assai
proficua alle campagne, ascritta a grazia di S. Costanzo essendo giorno pre-
cedente alla solenne Processione per la Traslazione. Si cambió dopo il vento,
da siroccale a Maestro, e tornó il tempo bello e sereno.

MAGGIO :

A di 1. Tempo buono e quieto. 2.3.4.5.6.7.8.9.10.11.12.13 Lo stesso e
caldo. 14 lo stesso, e nella sera acqua vicino. 15 Tempo stravagante, sempre
nuvoloso, minacciante acqua, vento greco, e freddo. 16 Sempre piovoso,
ma acqua leggiera, vento e freddo e neve alle montagne. 17 Vario con vento
e freddo. 18 lo stesso. 19.20 Lo stesso. 21.22.23 Bello e calido. 24 lo stesso.
25 Turbato. 26 Nuvolo, e poc'acqua. 27 lo stesso. 28 Vario e piovoso. 29 Buono,
caldo e poi nuvoloso. 30 Vario con acqua, e nella sera fresco. 31 Lo stesso.

A di 1 Maggio. Festa e solenne Processione per la Traslazione delle Ossa
di S. Costanzo. Eccone una succinta relazione.

Relazione
della Processione per la Traslazione delle Ossa di S. Costanzo.

Dopo l’Invenzione delle Ossa di S. Costanzo glorioso Martire, e primo
Vescovo Perugino, accaduta nel 10 Febbraio 1781 nella Chiesa dedicata a
questo Santo fuori delle mura della Città sotto la Chiesa di S. Pietro, per opera
————

124 CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

ed impegno di Mons." Alessandro Maria Odoardi Vescovo in quei tempi di
Perugia, e del P. Priore Galassi Priore e Rettore della suddetta Chiesa Par-
rocchiale, pensó il medesimo Mons." Odoardi di farne una solenne Traslazione,
e ne manifestó la sua concepita idea. A tale effetto determinó, e fece incomin-
ciare una questua per la Diocesi per radunar denaro, e compire il suo desi-
derio. Si era incassata una buona quantità di denaro ; ma la infelicità di quei
tempi fece sospendere l'opera, e rallentare le cure del Prelato, che intanto
si avvicinò alla morte, che successe dopo il principio del secolo corrente, e
da quell'epoca fino al Settembre del 1824 non se ne fece più parola. In tal
tempo pensando i PP. Benedettini Cassinesi, che si avvicinava il tempo, in
cui si dovea celebrare il loro Capitolo in questo Monastero di S. Pietro, che
dovea succedere sui primi di Maggio del 1825, riassunsero essi il pensiero della
Traslazione del corpo del Santo, e determinarono di farla appunto in tale occa-
sione con una solenne Processione entro i limiti della Parrocchia di S. Costanzo.
Pervenne tale determinazione a notizia del R.mo Capitolo di S. Lorenzo il
quale conoscendo esser quello il tempo opportuno di eseguire l’opera ideata
da Mons." Vescovo Odoardi, e concorrendo unitamente coi Padri di S. Pietro
fare la Traslazione colla maggiore possibile solennità ancora per la Città, ed
onorare la memoria del Santo Vescovo, comunicò il suo pensiero a Mons.® Carlo
Filesio Cittadini allora Vescovo di questa Città, e parlatosene con i sud-
detti PP. Benedettini, ambe le parti tra loro convennero e si unirono per fare
tale solenne Traslazione colla maggiore solennità nel dì 1 Maggio dell’anno
venturo 1825. Furono fatti intesi di tale traslazione Mons." Delegato Fieschi, ed.
i Magistrati e tutti s'impegnarono per la esecuzione di un’opera così lodevole.

Entrato l’anno 1825 nei primi mesi furono fatte varie Congregazioni in
Vescovato per spianare, ed ordinar tutto in maniera, che la Traslazione riu-
scisse eseguita colla maggior pompa, e solennità, esattezza, e regolamento.
Fu determinato di celebrare innanzi il dì della solennità un Triduo ne’ giorni
27.28.29 Aprile. Mons." Delegato ed Anziani stabilirono di dare dei pubblici
spettacoli, e divertimenti al popolo della Città, e Forestieri, che sarebbero
concorsi.

Per le spese necessarie da farsi per le Funzioni Ecclesiastiche Mons.* Ve-
scovo, ed i Capitolari determinarono di eleggere deputati per raccogliere
elemosine, e furono questi eletti di tutte le Classi, Ecclesiastici per i luoghi
pii, e secolari per i Nobili, Cittadini, ed Artisti, e fu fatto un accatto di circa
scudi 800. :

Innanzi i primi di Marzo s'incominció a formare un gran Circo nel Piaz-
zone sotto la Fortezza a 5 Ordini per la Corsa de Fantini, e per i Fochetti. Si
determinó fare un'opera scenica in musica nel Teatro Civico, e furono apocati
scelti soggetti. Fu ordinata una machina di fuochi artificiati; e fu stabilita
ancora la Caccia de Tori, e Bovi. Di tutto ció fu stampato un Elenco, che fu
spedito nelle Città e Castelli circonvicini invitando tutti a concorrere in oc-
casione di tale Solennità.
CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 125

Alli primi di Aprile il Sig." D. Luigi Ranieri Maestro di Cirimonie di

"Mons. Vescovo coll’intesa del Sig." D.» Filippo Mari Maestro di Cerimonie

del Capitolo si diede il carico di pubblicare un Foglietto, ed altro piü esteso
di tutto il piano da lui fatto, ben inteso, regolato, e chiaro di tutte le sagre

funzioni, che far si doveano in tale occasione, approvato da Mons." Vescovo,

e Capitolo ; e furono tali fogli consegnati a tutti quei, che doveano aver parte
nelle Funzioni. Fu stampato un Libretto d'Inni da cantarsi in tempo della
Processione, quattro de' quali furono composti dal Sig." Canonico Mattioli.

Dai Padri Benedettini fu stampato un Foglio contenente gli atti e funzioni,
che doveano eseguirsi tanto in tempo del Capitolo dagli Abati Capitolari,
quanto in tempo delle straordinarie nuove funzioni per la Traslazione, e
Processione da farsi in ultimo da S. Pietro a S. Costanzo, per ricollocarvi le
‘ossa del S. Vescovo.

Dallo stesso Mons.* Delegato Fieschi dopo la metà di Aprile furono pub-
blicati alcuni Editti per il buon ordine politico del pubblico per impedire,
ed allontanare gl'inconvenienti, che nascer mai potessero in occasione del
concorso delle genti forastiere.

Apparati nelle Chiese.

Furono parate tutte le Colonne del Duomo con damaschi della stessa
Chiesa donatigli già dall'Arciprete Ranieri, ed ornate a striscione con lame
d'oro e di argento frammezzate. Si cuoprirono di damaschi i vacui nel Coro
tra i Quadri. Fu alzato il Padiglione sull'Arco del Coro sopra il Baldacchino
ornato di lame d'oro. Nelli 4 Specchi delle pareti della Chiesa, che rimangono
da capo a piedi da ambe le parti furono posti 4 Ovati Grandi rappresentanti le
gesta del Santo. Nel primo ovato a cornu evangelii il Santo liberato dalle terme,
battezzando i custodi; nell'altro sotto il Santo, che risanó una donna dalla
cecità, ed uno dalla paralisia. Nell'ovato a cornu epistolae il Santo portato a
Perugia da quattro ciechi illuminati ; nell'altro sotto la decollazione del Santo
seguita nel Trivio vicino a Foligno. Altri due cartelloni piü piccoli in mezzi
ai 4 grandi, uno sopra la porta laterale e l'altro sopra l'altare della Madonna
del Verde rappresentanti gli emblemi del Vescovato, e del Martirio. Tutti 6
Cartelloni furono dipinti a chiaro scuro da Faini pittore. Sopra questi Ovati
‘vi erano i Padiglioni al di sopra che servivano di ornamento a quelli. Vi fu-
rono poste 50 lumiere ; 3 in ogni spazio tra una colonna, e l’altra, nel coro,
e appiè la Chiesa, e nelle due Navate laterali, simmetricamente poste. Fu poi
formato l’altar maggiore con facolotti disposti in una maniera soda, ma gaia
dal Sig." D. Francesco Miani Benefiziato del Duomo, da una parte e l'altra si era

formato l'emblema del Martirio T con le due lettere greche CR (Christos),

CARS
e nel mezzo sotto la Residenza la Mitra pastorale; tutto disposto distinta-

mente, e gaiamente secondo il gusto di questi tempi. Riuscì la Chiesa ornata
in maniera maestosa, ma semplice, e di publica, comune, universale soddisfa-
zione.
— Duy c ARE

CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

Anche la Chiesa di S. Pietro, oggetto bello per sua natura fu adornata nelle
arcate delle Navate e sopra l'altar maggiore con veli di diversi colori, tocche di
lama, e lumiere 39.

La Chiesa di S. Costanzo fu ornata in maniera assai gaia, e soddisfacente,
e quella delle Monache di S. Maria Maddalena nella stessa maniera secondo il
gusto di questi tempi.

Monsignor Delegato fece stampare una inibizione di raccogliere la cera
nella Processione, com'é stato sempre obbrobriosamente praticato con scan-
dalo, ed inquietezza di tutti, senza che mai i Superiori abbiano proibito tale
indecenza.

Nella mattina del di 27 Aprile 1825 ebbe principio la festiva celebrità

della Traslazione delle Ossa fatta processionalmente da S. Pietro al Duomo.
Quelle erano poste in due urne una sopra l'altra, nella superiore vi erano le
ossa, e nella inferiore i frantumi. Erano collocate sopra una machinetta a
piedestallo quadro inargentato, e sopra una Coltre di lama d'oro, che le ri-
cuopriva. Incominció la edificante Processione in S. Costanzo 5 ore innanzi il
mezzodi composta di due numerose compagnie di S. Costanzo, e di Piscille, del
Seminario, dei Studenti Monaci Cassinensi ; tutti con fiaccole accese in mano,
di 4 Monaci Cassinensi, e 4 Parrochi vestiti di Cotta, e stola, che alternativa-
mente in 4 portavano la Machinetta in spalla sotto il Baldacchino, con innanzi
il P. Priore di S. Costanzo con Cotta e Stola. Nel procedere la Processione fu
posata per breve tempo la Machinetta colle Sagre Urne nelle Chiese delle
Derelitte, dei Monasteri di S. Maria Maddalena, delle Colombe, di S. Ercolano,
e dello Spedale di S. Maria della Misericordia. Continuando la Processione per
la Via Nuova giunse in Duomo alle ore 915 astronomiche. Alla Porta Mag-
giore della Chiesa posta a levante vi erano quattro Benefiziati con Pianeta,
e quattro Canonici con Piviali. Fu assunta la machina dai quattro Benefi-
ziati in spalla, ed i quattro Canonici sostenevano le quattro estremità della
Coltre, e passando la Processione per la navata di mezzo della Chiesa, e vol-
tando a mano destra per l'altra navata a cornu epistolae si andó alla Cappella
di S. Bernardino seguendo tutto il resto del Capitolo tra inni, e canti. Giunte
le Sagre Urne entro la Cappella di S. Bernardino, posata la machinetta
in trespoli preparati, furono quelle levate dal P. Priore, e collocate nell'AI-
tare, ove furono incensate, e cantata un'antifona analoga alla sagra funzione,
e cantata l'Orazione di S. Ercolano dall'Arciprete con Piviale e due Assistenti
Canonici, terminó la Funzione celebrata con decoro, divozione, e compunzione
della moltitudine del popolo concorso. Le sagre Urne rimasero esposte nell Al-
tare di S. Bernardino per tutti i tre giorni del Triduo.

Nelle tre sere del Triduo riusci vaga l'illuminazione essendo il Tempio
apparato in tutto con maestà, sodezza, e vaghezza, e l'Ara maggiore ador-
nata con fiaccole simmetricamente disposte ; onde vi fu un concorso di multi-
tudine di gente per godere del grandioso e vago apparato. In un quarto e
mezzo d'ora venivano accesi tutti li ceri della Chiesa da 27 tra Chierici e seco-

——M
CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 127
lari, ed erano tutte fiaccole circa 1100. Nelle sere del 27.28 comparti la solenne
benedizione il nostro Pastore coll'intervento del Capitolo, Benefiziati, e Se-
minario dopo una breve preghiera, e la recita di tre Pater ed Ave, e l'Inno
Deus tuorum etc. e Tantum ergo cantato in Musica.

Giunsero in Perugia i Vescovi di Foligno, Nocera, Terni e Gubbio, l'Emi-
nent.mo Cardinal Cesarei Vescovo di Jesi, e 'Eminent.mo Cardinal Odescalchi
Vescovo di Ferrara.

Nella mattina del 29 Cantò Messa Pontificalmente Mons. Cittadini
nostro Pastore, e Messa votiva di S. Costanzo concertata da nostri Musici
della Cappella. Nel giorno dopo vespero concertato, recitó le lodi di S. Costanzo
il Sig." Canonico Mattioli coll'intervento del Capitolo, Benefiziati, Seminario,
di Mons." Delegato, Magistratura ed Impiegati, e dopo comparti la benedi-
zione col Venerabile l'Eminent.mo Cesarei.

Nella mattina del di 30, essendo l'Altar Maggiore tutto puntualmente
sgombrato fu cantata Messa votiva dello Spirito Santo Canonicale coll'assi-
stenza del nostro Pastore concertata dalla Cappella della Cattedrale. Termi-
nata la Messa si vesti di Piviale Mons." Cittadini, e processionalmente, con i
Canonici, Benefiziati e Seminario si portó alla Cappella di S. Bernardino,
ov'erano esposte le due Urne colle Ossa del Santo, e si venne alla recognizione
di quelle alla presenza del Notaro Vescovile e del Canonico Deputato per le
Reliquie, cioó Canonico Tori. Monsignor Vescovo esaminó, e riconobbe i si-
gilli delle Urne secondo gli Atti autentici, che erano nella Cancelleria fatti e
descritti nel 1781, essendo Vescovo Mons." Odoardi. Il Vescovo recise le fet-
tucce delle Urne sigillate, e quelle aperte si estrassero le ossa, e poste in Bac-
cili furono dal suddetto Sig." Canonico Tori collocate e ben disposte in una
Cassetta fatta apposta lavorare in tempo, che Mons." Vescovo secondo le
Cerimonie descritte nel Pontificale Romano benediceva la bell’Urna di rame
colorita a bronzo, ed ornata con fiorami di metallo inargentato, fatta lavorare
in Roma dai PP. Monaci di S. Pietro. La suddetta Cassetta con entro le ossa
del Santo portata in faccia al Vescovo alla presenza di tutti i riguardanti,
il quale la chiuse, e fu dal Sig." Canonico Tori legata con nastri, e sigillata
venne col sigillo di Mons." Vescovo stesso, e col sigillo de Monaci impresso
dal P. Priore di S. Costanzo. Tal Cassetta fu posta entro l’Urna, e chiusa dal
Vescovo con chiave. Fatto tutto ciò il cancelliere vescovile Sig." Lorenzo
Silvestrini pubblicamente lesse l’Istromento di atto autentico già fatto, che
fu dal suddetto Monsignor Vescovo sottoscritto per porlo in Cancelleria Ve-
scovile a perpetua memoria. Fu di poi l'Urna collocata sopra la stessa Machi-
netta, ove da S. Costanzo furono in Duomo trasportate le Ossa nella mattina
del 27 Aprile, e processionalmente ne fu fatto il trasporto, portata da 4 Cano-
nici vestiti di Pianeta, all’Altar Maggiore, ove rimase esposta, tra canti, ed
inni; e fu poi incensata, e letta l’Orazione finì la Funzione. Nella sera vi
furono Fochetti al Circo, e Cantata alle Camere.

Nel giorno del dì 30 coll'intervento de Parrochi Urbani vestiti di Pianeta
128 CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

di lama, di Mons. Delegato, Anziani, Impiegati, ed Offiziali, e Truppa fu
dall'Eminent.mo Cardinal Odescalchi Pontificato il Vespero solenne cantato
da scelti Musici, e per il Magnificat furono accese tutte le lumiere del Tempio.
Nella sera vi fu illuminazione per tutta la Città, suono della Banda. Tutta la
Strada dal Duomo sino a S. Pietro fu illuminata a destra e sinistra con fanali,
‘e tutte le Piazze parimenti a destra e sinistra, ed anche tutta la Machina già
compita per farvi i fuochi artifiziati nelle scale del Duomo. In quella leggeasi
a lettere trasparenti la seguente Iscrizione :

P. X. Deo. Optimo. Maximo. In. Honorem. D. Costantii. Episcopi. Et.
Martiris. Perusinorum Patroni. Qui. Opem. Civibus. suis. imploranti. Haud.
semel. Propitius. Adfuit. Municipii. Nostri. Ordo. Et. Populus. De. Communi.
Collectione. Festo. Apparatu. In. Foro. Pegmata. Incendunt.

Un'ora dopo la mezzanotte del Sabato nel Principio del Mattino della
Domenica nella Cattedrale tutta illuminata ebbe principio il Matutino votivo
del Santo cantato. Invitatorio, Inni, e Responsori si cantarono dai Musici
della Cappella, i Salmi tutti dal Coro. Dopo il Mattutino Pontificò la Messa
Mons. Francesco Armellini Vescovo di Terni dei SS. Filippo e Giacomo. Dopo
seguitarono a celebrar la Messa letta i Vescovi concorsi per tal solennità.

MAGGIO:

A di 1 Maggio. Pontificó la messa alle ore 10 antemeridiane l'E-

‘minentissimo Cardinal Cesarei coll'intervento di 5. Vescovi mitrati con Pi-

viale, di tutti i Parrochi Urbani vestiti con Pianeta di Lama d'Oro, del Dele-
gato, Anziani, Impiegati, Uffiziali, e Truppa. Fu la messa armonizzata dagli

stessi Cantori. Fu incredibile la moltitudine della gente concorsa, ed il Duomo

non fu sufficiente a riceverla.

Nel giorno alle ore 4 si cantò il Vespero a Cappella de SS. Apostoli, e non
fu permesso ad alcuno entrare nella Chiesa del Duomo, ma a soli funzionari,
acciò non nascessero tumulti e confusione. Incominciò la Processione, es-

‘sendo tutta la Piazza, e strade occupate da innumerabile quantità di gente,

alle ore 5 pomeridiane (che durò sopra due ore) un Tamburo battente, e 6
Dragoni a cavallo precedevano : Trentuno fanciulli (essendone mancati otto)
divisi in nove classi, ciascuna con due Chierici in Cotta cantando Inni e fian-
cheggiati da altri Chierici, e Sacerdoti, che gli dirigeano, ed ordinatamente
faceangli marciare. Le rappresentanze di tali fanciulli sono descritte, e spie-
gate in un Foglio stampato. Succedevano gli Alunni dell’Orfanotrofio di
S. Anna, vestiti di cotta, cantanti Inni. Questi erano preceduti da una Croce,
e dopo loro vi era il Prefetto. Venivano poi le Fraternite in n°. di 36, 22 della

‘Città, e tre suburbane. Tutti gl'individui di quelle erano circa 890. Segui-

tavano gli Ordini Regolari, ed erano circa 315. Individui seguitavano i Par-
rochi in n°. di 20 con pianete di lama d’oro, preceduti da 12 Chierici della
Città. Seguivano la Croce della Cattedrale 58 Collegiali del Seminario, quattro
accoliti con Mitre, 20 Benefiziati, 10 Canonici, le tre Dignità del Capitolo,
CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 129

il Supremo nostro Pastore con due Canonici assistenti, tutti in paramenti
di lama d'oro secondo il loro grado, Sacerdoti, Diaconi, e Suddiaconi: de
Benefiziati 12 erano con Camigi e Pianete di lama d'oro, ed otto con Toni-
celle della medesima qualità. Seguitava sotto un Baldacchino di Lama d'oro
portato da sei Chierici del Seminario la Sagra Urna portata per la Chiesa
da quattro Vescovi con mitre e Piviali. Per la via poi fu portata da Ca-
nonici e Benefiziati a vicenda secondo il Foglio di regolamento. Era la Sagra
Urna circondata da dieci Confratelli in cappa con torce in mano. Dopo se-
guitavano l'Eminent.mo Cardinal Odescalchi in Cappa, e Berretta Cardina-
lizia, di poi 4 Vescovi in abito Pontificale, come si é detto, di lama d'oro,
17 Padri Abbati Cassinesi in Piviale, e Mitra bianca, tutti assistiti da loro
Chierici, e Cappenere. Veniano appresso Mons." Adriano Fieschi Delegato
in Abito Prelatizio, il Gonfaloniere, ed Anziani, colle Autorità Civili, Profes-
sori della Università, e Uffiziali della Milizia. Chiudeano la Processione 38
Carabinieri Pontifici a cavallo in uniforme da gala. Non potea riuscir né piü
ordinata, né piü maestosa, ed edificante tal solenne processione di quella,
che riuscì. Terminó la processione mezz'ora innanzi l'Ave Maria. Cantata
all’Altare l'Antifona del Santo, e detta la Orazione dal nostro Vescovo, e
compartita da questo la Episcopale Benedizione terminó la sagra funzione
con comune applauso ed edificazione. Il tempo riuscì buono, quieto e sereno.
In tempo della processione sempre furono cantati Inni e salmi, ed i Laici
cantarono le litanie de Santi tutti con fiaccole in mano ; la Banda spesso
armonizzava. Riuscì tutto bene, regolarmente e senza alcuno inconveniente
con somma edificazione de Cittadini e Forastieri. Nella sera rimase illumi-
nata come nell’antecedente.

Nella mattina del Lunedì 2 corrente pontificò messa solenne in S. Pietro
votiva del Santo l’Eminentissimo Odescalchi coll’assistenza degli Abati Cas-
sinesi mitrati, de Vescovi, del Delegato, Anziani, Impiegati, ed Ordini Mili-
tari, e Truppa. Fu cantata la Messa da scelti Professori e Maestro di Cap-
pella di merito.

Nel giorno dopo il Vespro vi recitò le lodi del Santo il Padre D. Carlo
Garbarini Piacentino, Lettore di Filosofia in Parma, essendo presenti gli
Eminent.mi Cardinali Cesarei e Odescalchi in abito privato, tutti gli Abbati
in negro. Terminato il panegirico fu incominciata la Processione da S. Pietro
per rimettere le Sagre Ossa nel luogo, da dove erano state levate. Precede-
vano la Processione 31 Fanciulli vestiti da Angeli come nel giorno prece-
dente, seguitando 4 Fraternite ; dipoi i Monaci n°. 14, e poi l'Eminent.mo
Odescalchi vestito con Piviale, ed assistito da tre Abbati privati. La Sacra
Urna nella Machina veniva portata da 4 Sacerdoti con Pianeta sotto il Bal-
dacchino : dipoi l'Eminent.mo Cesarei e tre Vescovi con Fiaccole. La Pro-
cessione giunse sino al fine dell’Orto di S. Pietro, e poi retrocedè, ed andò
in S. Costanzo tra Canti di Inni con sommo decoro, divozione, e comune
edificazione.
130 CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

Nella sera fu accesa la Machina de’ fuochi, che riuscì di poca soddisfazione,
e pareva un campo di guerra la moltiplice, e guasi continua batteria.

In S. Costanzo nei giorni 3. 4. 5 si celebrò la Mattina messa solenne, e
nella sera s’impartì la benedizione del Venerabile da un Padre Cassinese.

Nella mattina del dì 3 si calò il S. Anello, e rimase esposta sino al giorno
a benefizio de’ Forastieri.

Nei giorni 3. 5. 7 si vide la Corsa de’ Cavalli col Fantino e nel dì 8 senza
Fantino.

A dì 4. 6 la Giostra de Buoi nel Circo interno.

Vi furono fiere de’ Bestiami nel 4. 5. 6.

Nelle sere vi fu Opera al Teatro Civico.

Nel dì 9 la sera dopo la Benedizione del Santissimo data in San Co-
stanzo dal nostro Pastore, cantandosi l’Inno del Santo due Sacerdoti con
Cotta e stola, fu trasferita la Sagra Urna delle reliquie sotto la Mensa del-
l'Ara Maggiore. Il Vescovo recitata l'Orazione del Santo chiuse di propria
mano il luogo destinato al venerando deposito, e consegnò la Chiave al P.
Priore, e si die’ fine a tutta la Sagra Funzione.

A dì 16. Giunse la Regina di Sardegna, Moglie del Re di Turino con
due figlie. Nella mattina del 17 venne in Duomo ad ascoltar la Messa, e fu
calato il S. Anello. Partì nel giorno.

GIUGNO :

A dì 1. Vario. 2 Lo stesso, e poi acqua, e fresco. 3. 4. 5. Vario buono.
6 Nebbia acqua ;.poi buono e fresco. 7. 8 Bello e buono. 9 buono, nel giorno
turbato, minaccioso, venti contrari. 10 buono e vario. 11 lo stesso. 12 Lo
stesso e vento fresco. 13 Acqua e poi buono. 14. 15 vario. 16 Bello. 17. 18.
19. 20 Lo stesso. 21 acqua, poi nuvoloso. 22 Vario. 23 Buono con vento
freddo. 24 Bello e caldo. 25. 26. 27. 28 Lo stesso e principio di mietitura.
29 Lo stesso. 30 Nuvoloso con caldo affannoso.

A dì 1 detto. Era in viaggio una Missione Inglese per trattare col Vice-
Re d’Egitto per la escavazione di un Canale, che dovea unire il Mar Rosso
col Mediterraneo.

A dì 13 detto. Per Chirografo Pontificio di Leone XII fu ristabilita l'an-
tica Bevagna del titolo di Città con tutti i Privilegj inerenti a questo nome,
de quali era stata spogliata dalle vicende de secoli passati.

LUGLIO:

A dì 1. 2. 3. Tempo buono, e caldo, e scarsezza d’acqua, nella notte
venne poc’acqua. 4 Buono. 5 Bello, ventilato, nella mattina fresco sensibile.
6 Prima buono, e poi vario. 7 Lo stesso. 8 Siroccale, varia e piccola guazzata,
e vento. 9. 10. 11. 12 Bello. 13 Vario, acqua, e vento. 14 Buono ventoso
grecale. 15 Lo stesso più moderato. 16. 17. 18. 19 Lo stesso e un po’ venti-
CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 131

lato. 20 Buono, caldo, e sempre settentrionale. 21. 22. 23 Bello e caldo. 24
Lo stesso, ma ventilato. 25 Acqua, e poi vario. 26 Acqua, poi greco, fresco,
nuvoloso. 27. 28 Vario e fresco. 29. 30. 31 Bello e caldo.

A di 9. In questi giorni rientrarono in possesso di dritto, che loro com-
peteva, i Signori del Collegio della Mercanzia, nella Sapienza vecchia, tolte
loro sotto Pio VII. ?

A di detto. Incominció il passaggio per Roma delle Truppe Austriache,
che evacuavano il Regno di Napoli per ritornare agli Stati Ereditarj. Il S.
Padre accordó alla Truppa passeggiera l'acquisto del Giubileo col visitare
per una volta la Basilica Patriarcale Vaticana, ed accostarsi ai SS. Sagra-
menti al più presto possibile, e così fu eseguito ; ed il S. Padre nel Cortile
del Belvedere diede a quella la sua Benedizione Apostolica.

A dì 11. Passò altro Battaglione di Austriaci venuti dal Regno di Na-
poli, e fu praticato con questo come nel dì 9.

A dì 13. Si tagliò con un rasoio sotto la barba nel principio della gola
Vincenzio Ciuchi sellaio, mezzo fissato in fantasia da qualche mese, stando
in letto, ed essendovi un uomo, schiamazzò, tutti corsero di casa e Vicini,
e chiamati i Cerusici gli allacciarono le vene, e posero le collette. Nel dì 14
fu sagramentato, essendosi rischiarito di mente per avere avuta una gran
perdita di sangue, e rimase poi guarito dopo qualche tempo.

A dì 14. Venne altro Reggimento di Austriaci da Napoli in Roma;
nella seguente mattina si portò alla Visita della Basilica Vaticana, e dopo
la Benedizione Papale se ne partì.

A dì 17 detto. Giunse in Roma altro Regimento Austriaco e nella mat-
tina del 18 dopo la Visita del Tempio vaticano, e ricevuta la Benedizione
Apostolica, partì.

A dì 18. Morì Giacomo Danzetta, e nel 19 fu fatto il funere in S.
Agostino.

A dì detto. Il Re di Francia decretò, che in Parigi si ristabilisse una
Casa centrale per gli studi ecclesiastici.

A dì 25. Transitarono per Roma due Squadroni. Nel dì 26 presero il
Giubileo, furono dal Pontefice benedetti, e partirono.

A dì 27. Passarono altri due squadroni; nel 28 visitarono la Basilica
Vaticana, furono dal Pontefice benedetti, e partirono.

A dì 29. Transitarono altri due squadroni di Austriaci; nel dì 30 visi-
tarono S. Pietro, e ricevuta dal Pontefice la Benedizione partirono.

A dì 30 sud.° Fu proposta la Causa per il P. Leopoldo da Gaiche del-
l’Ordine de’ Minori Riformati, morto il 2 Aprile 1825 in Spoleto, e restò

decorato del Titolo di Venerabile.

AGOSTO :

A dì 1. Parte tempo bello, parte minaccioso, un poco ventilato, ed af-
fannoso. 2 Placido nuvoloso. 3. 4. 5. Bello, e caldo. 6 Nella mattina acqua
132 GRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

e poi buono. 7. 8 Buono e caldo. 9. 10 buono e vario. 11 Piovoso. 12. 13
Bello. 14 Vario. 15 Vario e ventoso ponente. 16 Lo stesso. 17 Lo stesso e
poc’acqua. 18 Vario. 19 Lo stesso e ventoso. 20 Lo stesso e poc'acqua. 21
Acqua e poi nuvolo, greco e fresco. 22 Bello ventilato da greco. 23. 24. 25.
26. 27. 28 Bello. 29 Turbato, nuvoloso e caldo smanioso. 30 Lo stesso. 31
Acqua placida, fresco la mattina, e poi bello.

A dì 1. Giunsero in Roma due Squadroni di Austriaci. Il dì seguente
visitarono la Basilica Vaticana per il Giubileo, e ricevuta l'Apostolica bene-
dizione, partirono.

A di 4 detto. Giunse in Roma un Battaglione di Granatieri Austriaci,
e nel di 5 visitarono la Patriarcale del Vaticano, e ricevuta la Benedizione
del Papa parti.

A di 13. Giunse da Napoli a Roma il primo Battaglione de Granatieri
Austriaci. Nel di seguente visitó la Basilica Patriarcale, ed avuta la bene-
dizione Apostolica parti per l'Austria.

A dì 17 detto. S'incominció a cavar l'acqua dal Pozzo del Publico vicino
alla Fonte Grande per essere rimunito, essendo mancata l'acqua per la sic-
cità ; niuno si ricordava, che fosse stato rimunito.

A dì detto. Non fu altrimenti vero, come si disse sopra, che fosse ter-
minata la Questione sul Priorato di S. Martino. La parte, che sosteneva la
causa a favore di Braccio Bracceschi fece stampare due voti, uno di un Av-
vocato Romano, l’altro di un Avvocato di Firenze a favore del suddetto,
onde stava qui per decidersi la Causa con Sentenza decisiva. Nel dì suddetto
all’improviso venne un Decreto Papale a favore del Monaldi, e ponendo
silenzio ad ulteriori reclami. Ecco le parole del Rescritto :

Die 11 Augusti 1825 ex Audientia SS.mi.

Sanctissimus attentis expositis, acceptisque informatione, et voto R.D.D.
Episcopi Perusie ne pium S. Martini institutum opus inanibus quaestionibus
male turbetur, praevia avocatione cuiuscumque causae a nonnullis Confratribus
male coram Praetore dictae Civitatis, eidemque sic avocatae imposito perpetuo
silentio Marchionem Johannem Baptistam Monaldi in utraque dierum 4 Aprilis
et 15 Maii currentis anni Congregatione electum in Priorem benigne confirmavit,
ac postremam potissimum ex dictis Confratrum Congregationibus indulta de-
fectus cujuscumque sanatione servari omnino mandavit, contrariis quibuscumque
non obstantibus. — A. Butaoni SS.mi Auditor — Loco sigilli. —

Dalla Parte contraria furono fatti atti per impedire la esecuzione, e per
ricorrere per esporre le ragioni, che non furono attesi.

A di detto transitarono per Roma due Corpi di Truppe Austriache,
ed ultime, che nel di seguente visitata la Basilica Patriarcale, e ricevuta la
Benedizione partirono per la Germania.

A di 27. Il S. Padre Leone XII istituì in Roma ed in Bologna un Col-
CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 133

legio Filologico di soggetti versati nella letteratura, antichità, e lingue per
bene della gioventü. In Roma nominó 12 soggetti per tal uopo.

A di detto. Antonio D'Este era incaricato di scolpire in marmo il Busto
di Leone XII.

SETTEMBRE:

A di 1. Bello, caldo, vento calmo settentrionale. 2. 3 Lo stesso, ventoso
gagliardo. 4 Lo stesso e calmo. 5 Vario siroccale. 6. 7 Lo stesso. 8 Bello
e caldo. 9 Vario. 10 Lo stesso. 11. 12 Bello e caldo. 13 Vario. 14 Siroccale,
acqua molta per 2 ore e poi vario. 15 Nebbioso, piovoso intorno, e poi vario.
16 Settentrionale, bello. 17 lo stesso. 18. 19 Bello e caldo. 20. 21 lo stesso.
22 bello e poi turbato. 23 lo stesso, e poi grecale e bello. 24 bello e ventoso.
25. 26. 27 bello. 28 Acqua, e poi greco, bello, ventoso e freddo. 29. 30 Lo
stesso e neve alle montagne.

A di 9. Da Madrid si seppe, che Sette individui frammassoni trovati
in una loggia, che faceano l’aggregazione di un iniziato, vennero impiccati
a Granata.

A di 10. Presso noi seguitava la siccità, e mancavano da per tutto le
acque. Per le colline si stentava l'acqua per le persone e bestiami.

A di 20 detto. Il Grano si vendeva scudi 4 il Rubbio. In quest'anno è
stata raccolta minore di anno.

A dì detto. S'incominció la vendemmia, che riuscì in molti luoghi scarsa
per causa della siccità. Il mosto costava scudi 1,40 la soma. I Fulignati lo
pagavano scudi 1,50, e ne fecero una compra esorbitante da per tutto.

A dì 24. I malviventi di Frosinone fecero istanza da qualche tempo di
voler venire a patti, e desistere dall’Assassinio. Furono sempre rigettati,
rispondendosi loro, che si arrendessero a discrezione nelle mani della Giu-
stizia, e nel dì suddetto 9 arresisi furono portati in Roma, e racchiusi in
Castel S. Angelo. Gli altri in n.° di 12 ricusarono, e venivano perciò ricercati
dalla Truppa de Carabinieri.

A dì 18 detto. Il S. Padre ordinò con suo Chirografo, che la Basilica di
S. Paolo fosse costruita nella sua pristina forma.

OTTOBRE :

A dì 1 Bello con brina, freddo e vento. 2 Bello e calmo. 3 Vario asciutto.
4 Sempre tempo nuvoloso. 5 sgocciante e vario. 6 Bello grecale. 7 lo stesso.
8 nuvolo asciutto. 9 lo stesso. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16 Bello e grecale.
17 Lo stesso e freddo. 18 Bello, quieto e poi turbato. 19 Siroccale nuvo-
Joso. 20 Siroccale impetuoso. 21 Acqua molto desiderata nella mattina. 22
Acqua tutta la giornata, la sera venti varj impetuosi. 23. 24 Bello siroccale.
25 Acqua, nella sera bello. 26 Acqua molta, e poi spessa interpolata. 27
Greco, neve ai monti circonvicini, freddo, e bello. 28. 29 Bello e freddo. 30
Nuvolo, buono siroccale. 31 lo stesso.
134 CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

quadrante d'orologio, ov'erano segnate le 12 Ore in numeri romani. La donna
disse, che nella sua gravidanza avea desiderato un orologio.

A di detto. In Inghilterra mori un individuo di 163 anni, nominato
Tommaso Spear. Due suoi figli erano vissuti più di un secolo, ed aveano
Mu lasciato numerosa posterità. Ai funerali si trovarono 638 persone da lui
discendenti.

A. di 14 detto. Essendo gran siccità, e mancando le acque, massime nelle
. Campagne, niuno facea istanza per mettere la colletta alla messa, quando
che nell'Assisano ed in Roma si recitava per aver l'acqua.
| A dì detto. Finalmente si mossero i Campagnioli a fare l'istanza per
aggiungere nella Messa la Colletta ad petendam pluviam.

| La raccolta dell’Uva è stata alquanto scarsa. Quella del grano sufficien-
È temente buona, e costava in questi tempi scudi 4 il rubbio, ed anche meno.
j Il mosto costava scudi 1,50 la soma. Fu scarsezza di minuti e Granturco,
1 | ma poco costavano. Tutto però in abbondanza nella Marca, Castellano, e
Y regno di Napoli per l'abbondanza delle acque.
T Il vino da baj. 4 il Boccale sali a baj. 6.
1! Dopo il principio d'Ottobre fu veduta una Cometa caudata per alcuni |
giorni.

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S| | A dì 1° Detto. Da Parigi si seppe, che nell’Isola della Gualdalupa una
gii : ; ; ; ; :
! | donna partori un bambino, che in ambedue gli occhi avea una specie di
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NOVEMBRE :

A di 1. Tempo bello vento meridionale. 2 Nuvolo, minaccioso e poi buono.
3 Vario. 4 Nebbioso, minaccioso, vario ed acqua. 5 Vario e sgocciolante. 6 Bello,
(N buono, vento siroccale. 7. 8 Lo stesso. 9 Nuvoloso, nebbioso, e poi acqua.
i 10 Nuvoloso, nebbioso, oscuro, minaccioso mite. 11 La mattina buono e poi
vario, e mite. 12 Lo stesso. 13 Lo stesso, poi minaccioso, oscuro. 14 lo stesso
(N di mattina, poi acqua grossa, nel giorno acqua e vento. 15 Mattina minaccioso
| |] e poi vario. 16 Per lo più acqua. 17 Buono, freddo, greco, e nevi alle mon-
| tagne. 18. 19 Lo stesso. 20 Vario nuvoloso. 21 Lo stesso e freddo. 22 Nuvo-
loso, poi sempre pioggia. 23 "Vario, poi vento greco. 24 Bello, freddo e |
| ] ventoso. 25. 26. 27 Lo stesso. 28 Vario siroccale. 29 Lo stesso e nebbioso.
30 Lo stesso.
| A. di 1. Si seppe, che erano partiti per Assisi per ordine Papale diretto
al nostro Delegato, l'Agente del Delegato, che era a Genova con i Carabi-
nieri, e fu carcerato Paolucci di Assisi con una Donna sua servente e marito, T
che avea in casa. Questo Padre crudele fu denunziato ritenere fino da anni
12, cioé dal 1814 una sua figlia stata in Monastero a Monteluce, chiusa in
| una camera nel fondo della Casa col lume di un piccolo forame, in un letto
| | di paglia nel saccone, essa vestita da roba da sacchi, e alimentata sempre
d con pan duro ed acqua. Cavata fuori da quella camera ridotta uno scheletro,
prendendo aria svenne: pareva una bestia; era di anni 38. Fu data ad una
CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 135

sua zia per custodirla e reficiarla. I Carcerati furono portati in Perugia per
essere processati.

In questi giorni fu posto nell'altare del S. Anello il nuovo Quadro fatto
fare in Roma dalla Compagnia del S. Anello anche dal Conte Francesco
degli ..., che di suo sborzó scudi 200. Costò scudi 800. Il Pittore fu Wicar
francese. Fu molto criticato. Uscì dalle stampe una lettera di critica sulle
mancanze commesse in esso sulli principj dell’arte pittorica (e si attribuì
a D. Filippo Antonini, sacerdote di merito e letterato) per riguardo alla vesti-
tura delle figure, adornamenti loro, e sito dello sposalizio. Sortirono due
risposte ; e di poi altra critica molto ragionata, che si disse dell’Avv. Bartoli.

A dì 10. A Stocolma in Svezia vi era una Società della Fede e del Cri-
stianesimo. Questa avea messo al concorso una questione, quali mezzi vi
fossero per fare scomparire il Concubinato, e diminuire nella Svezia il numero
crescente ognora degl’Illegitimi. La Società decretò un premio a Collin a
Malmoe, che propose in ogni provincia dover essere un giudice de costumi
per far noto al Giudice supremo della Capitale la condotta degli abitanti.
In conseguenza di tal rapporto vi erano penati tutti i delinquenti di ogni
stato di persone. Si schiamazzò contro tal progetto come promovente una
Inquisizione. i

A dì 13. Si notificò dal Tesoriere Pontificio Mons. Cristaldi per ordine
del S. Padre il ribasso di un 4° sulla Tassa fondiaria, o dativa Camerale
per tutto lo Stato da incominciarsi nel gennajo 1826.

A dì 22. Morì Maria Giovio nata Montesperelli di mal di petto di anni
62 compiti e nella mattina del 23 fu fatto il funere in Duomo.

A dì 30. Il S. Padre con Chirografo invitò i fedeli a concorrere con of-
ferte alla riedificazione della Basilica di S. Paolo fuori delle mura, e vi con-
corsero anche i Sovrani.

DICEMBRE :

A di 1. Nebbioso, vario, siroccale, non freddo. 2 Lo stesso, di poi mi-
naccioso, ed acqua. 3 Nebbioso, e vario. 4 Lo stesso, buono, aria placida.
5 Buono, ventoso siroccale, come ne giorni scorsi. 6. 7 Lo stesso. 8 Nuvolo,
piovoso sempre. 9 Vario, piovoso e nebbioso. 10 Sempre nebbioso e piovoso.
11 Lo stesso. 12 Vario e buono. 13 Nebbia ed acqua. 14 Lo stesso. 15 Nebbia,
vario buono. 16 Buono. 17 Buono, e nebbia. 18 Nebbia, e vario. 19 Nebbia
e acqua. 20 Nebbia e vario. 21. 29 Lo stesso. 23 Lo stesso, poi acqua. 24
Bello. 25 Nebbia ed acqua, poi bello e fresco. 26 Buono grecale. 27 Siroccale,
nebbioso, ed acqua nella sera. 28 Acqua, poi vario grecale. 29 Vario. 30
Piovoso siroccale. 31 Parte buono, parte piovoso interrottamente.

A di 10 detto. Mori il Cardinale Luigi Ercolani nato in Foligno il 17
Ottobre 1758.

A di 24. Dopo il Vespero processionalmente andato il Sommo Pontefice
nella Basilica Vaticana con tutto il solito Treno, e coll'apparecchio neces-
t



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136 CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

sario a tal funzione della Chiusura, incominció la Chiusura, e seguitarono i
Prelati addetti, e fu chiusa la Porta Santa.

A di 30. Non volendo il Vescovo, che si facessero Comedie in Teatro,
tornato il Delegato da Genova vi si oppose, e volle che si aprisse il Teatro,
e a tale effetto ordinó, che si apocassero Musici ; il che fu fatto in Bologna,
e fu aperto il Teatro de Nobili.

A di 31. Fu fatta in Duomo la solita funzione in ringraziamento col solito
intervento.

1826
GENNAJO:

A di 1. Tempo bello, e nebbioso. 2 Bello, freddo, gelato, vento setten-
trionale. 3. 4 Lo stesso. 5 Siroccale turbato. 6 Vario buono. 7 Vario poi
acqua. 8 Vario. 9 Acqua e nebbia. 10 Poca neve e nebbia sempre. 12 Lo
stesso, poi vario. 13 Buono, gelato e nebbia. 14 Vario e vento. 15 Neve,
vento e freddo grande. 16 neve di mezzo palmo, vento e freddo. 17 Giorno
stravagante, sempre neve di mezza gamba, vento e freddo. 18 Senza neve,
ma freddo e vario. 19 Lo stesso. 20 Vario e parte nevoso, vento e freddo.
21. 22 Lo stesso. 23 Bello e freddo. 24 Lo stesso. 25 Nuvoloso, poca neve e
freddo. 26 Bello e freddo. 27. 28 Lo stesso. 29 Lo stesso, freddo e vento.
30 Lo stesso, e raddolcito. 31 Lo stesso e poi vario.

A di 2. La Porcina in quest'anno ha costato scudi 2,60 il cento incirca
e poi andó à crescere.

A di 17. Mori Monsignor Filippo Pacetti Canonico e Vicario Generale
di anni 77, uomo di gran merito. Nel di 19 fu fatto il funere in Duomo, e
recitó l'orazione funebre il Canonico D. Luigi Mattioli Professore di Belle
Lettere in Seminario. Il suddetto Canonico Pacetti avea fatto una raccolta
di Sinodi Diocesani, e Provinciali, de' quali fece un dono alla Libreria Domi-
nicini con pubblico istrumento fino dal 20 Febbrajo 1826 [1825 ?], riservandosi
tenere tal raccolta presso di sé sua vita natural durante, da consegnarsi dopo
la sua morte, ed erano 1117 in Volumi 528, e fu accresciuta anche di altri dopo
quell'epoca. Furono dopo alcuni giorni consegnati alla sud.8 Libreria. I Be-
nefiziati in riconoscenza di tal dono gli celebrarono un solenne funerale nel
giorno 7°, 26 Gennajo con Messa in Organo, che non vi fu nel funerale, e 24
facolotti, ed assistenza di 4 Benefiziati a spese della Libreria.

A dì 31. Fu pubblicato in Russia uno Scritto, in cui si asseriva che la
Congiura in Russia (perché morto l'Imperatore Alessandro fu eletto il di lui
Secondogenito Nicolò I, e non il primogenito, Costantino, che rinunziò al
Trono per aver contratto matrimonio con una Polacca di sangue non regio)
ebbe origine nel 1815 e 1816, quando incominciarono i movimenti demago-
gici nell'Alemagna, Spagna e Napoli, e che i tramatori fossero affigliati alla

‘| associazione degli Antichi, ed avessero ricevuto l'impulso da un Comitato

della Confederazione Germanica.
CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 137

FEBBRAJO:

A di 1. Tempo vario siroccale. 3. 4 Bello e placido. 5. 6 Lo stesso. 7
Nebbioso e buono. 8 Bello poi vento. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15 Lo stesso.
16 Lo stesso, nella sera acqua buona per la campagna disseccata. 17 Bello
e placido. 18 Vario, acquoso e nebbioso. 19 Lo stesso. 20 Bello. 21 Bello e
poi turbato. 23 Bello. 24 Bello, e poi turbato, siroccale, nebbioso, ed acqua
nella sera con greco. 25 Bello e freddo. 26 Lo stesso e vento. 27 Vento tur-
binoso. 28 Bello e freddo.

Penultimo giorno di Carnevale: ebbe nascere un sussurro nel Teatro
de Nobili. La prima donna era una Zitella Veneziana chiamata Chiaretta
Berti. Questa fu richiesta da due della Conversazione della Marina Cesarei
Baldeschi, di riceverli in sua casa per visitarla. Essa rispose non volere alcuno
in sua Casa. Da ció nacque, che la Marina Baldeschi le fece varie sere degli
insulti in pubblico con parole, ed in lanciare carte masticate ridotte in glo-
betti, e per tali affronti la Zitella gittó piü volte lagrime. In questa sera
essendosi sparsi de Sonetti in sua lode, e nell'ultima terzina essendovi una
espressione di gracchiar di Cornacchie, di persone invidiose, la Marina la prese
per sé, e nel tempo di un'aria, ch'essa cantava, le gittó un gruppo di carte
in.faccia. Questa cantante prese il gruppo e lo tirò nel Palco della Dama
Marina dicendole Scrofa mal creaía, e si ritiró. Successe tra la gente un bi-
sbiglio, e fu richiamata fuori, e le furono fatte grandi sbattute di mani; ed
in platea fu inveito contro la Marina, la quale chiese soddisfazione per parte
di Chiaretta. Vi era il Delegato Mons." Fieschi, che rispose volere esaminare
la cosa. Finito il Teatro fu accompagnata la Marina a casa dall'Uffiziale de'
Giandarmi per salvarla dagl'insulti della gente, che stava ad aspettarla. Si
disse, che il Delegato mandasse per risposta alla Marina, che esso dovea
prima di dar soddisfazione incominciar da lei coll'arresto. Con tale azione
la Dama perdè il rispetto al Pubblico, al Delegato e alla Cantante. Il Teatro
de Nobili si rese l'oggetto d'infamia e screditato, da meritare, che niuna
cantatrice venisse piü a cantare in questo Teatro. La Dama si rese l'oggetto
d'odio di tutti con i due suoi di conversazione, che non erano Nobili, uno
Romano (Bartolucci) l'altro Orvietano (Jencini), ambedue da Pubblico di-
chiarati birbanti. Da Roma poi dopo pochi giorni fu la Dama redarguita
del suo incivile, temerario e scostumato modo di procedere.

MARZO :

A di 1. Tempo bello, ventoso e freddo. 2 Lo stesso, ma piü placido.
A di 3. Lo stesso. A di 4 Lo stesso, e poi turbato. 5 Nuvolo siroccale. 6 Lo
stesso, e poi grecale, bello e freddo. 7. 8. 9 Lo stesso. 10 Nuvoloso ed acqua,
poi grecale e bello. 11 Lo stesso e freddo piü acuto. 12. 13 Lo stesso. 14 Lo
stesso, sole arretato e languido. 15 Bello, caliginoso e placido. 16 Siroc-
cale. 17 Acqua e poi vento impetuoso grecale, neve a monti, e poi bello. 18
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138 CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

bello e freddo acuto. 19 Lo stesso. 20 Nuvoloso e sgocciolante. 21 nuvoloso
neve a monti e freddo. 22 Lo stesso. 23 Turbato, nella sera acqua desiderata.
24 Nuvoloso ed acqua. 25 Nuvoloso vario. 26 Nebbia, poc’acqua, e nuvoloso.
27 Vario. 28 Lo stesso. 29 Nuvolo, nella sera acqua, poi greco e neve per
tutto. 30. 31 Buono greco, e freddo.

A dì 5. L’elemosina in Duomo per il Purgatorio fu di scudi 113,76.
Il Predicatore era un Canonico di Roma cappuccino stato Missionario nelle
Indie, Lucchese.

A dì 13. Si sentivano in molti luoghi della nostra diocesi incommodi per
la mancanza delle acque. Da lontano molte miglia veniva la gente al Tevere
a macinare.

APRILE:

A dì 1. Bello e freddo. 2. 3. 4 Lo stesso. 5 Bello, ma nella mattina nebbia
folta con rigido. 6 Bello e caldo. 7 Lo stesso. 8 Bello, ma nebbia nella mat-
tina. 9 Bello. 10 Vario e buono. 11. 12 Lo stesso. 13 Sempre acqua deside-
rata. 14 Bello e caldo. 15. 16. 17 Lo stesso. 18 Lo stesso, ma fresco. 19 Bello,
ventoso, e fresco. 20. 21 Lo stesso. 22 Lo stesso con vento e fresco. 23
Sempre nuvoloso. 24 Vario ventoso e fresco. 25. 26 Lo stesso. 27 Nebbioso
sgocciante, poi buono. 28 Nebbioso, nuvoloso, e sguazzata. 29 Lo stesso e
fresco. 30 Nuvoloso con nevi a monti, freddo e sgocciante acqua gelata.

A dì 10. Le Campagne aveano bisogno di acque, le quali in molti luoghi
mancavano per il bisogno della vita.

A dì 11. Fu dato principio a lastricare la via del loto. Per causa del-
l’asciutto i Contadini in moltissimi luoghi delle colline, ed anche in alcuni
piani rivoltarono la terra nel nostro territorio, dov'erano poste le fave, che
rimasero consunte dai bucajoncini.

MAGGIO :

A di 1. La Mattina si trovarono le Montagne piene di neve ; da per tutto
nuvoloso, nebbioso, poi buono e vento freddo nella sera. 2 Vario, nuvoloso,
poi sereno e freddo. 3 Lo stesso. 4 Vario, buono, poi turbato e fresco. 5
Vario, sgocciante, nebbioso, fresco. 6 Nuvoloso, nebbioso con più guaz-
zate. 7 Sempre sguazzate e fresco. 8 Buono e fresco. 9 Lo stesso. 10 Nuvo-
loso e acqua spesso. 11 Nel mattino, e giorno acqua, nella sera greco. 12
Vario, poi buono, ma men fresco. 13 Buono. 14 Lo stesso. 15 Vario, poi
acqua e fresco. 16 Vario e fresco. 17 Buono e fresco. 18. 19 Vario e fresco.
20 Nuvoloso siroccale, sgocciante e fresco. 21 Acqua, e poi sempre vento
e piovoso. 22 Buono, vario, e nebbia la mattina. 23 Sempre nebbioso e pio-
voso. 24 Nebbia ed acqua. 25 Nebbia e poi buono, nel giorno acqua. 26
Buono, nel giorno caliginoso. 27 Nuvoloso poi acqua. 28 Vario. 29. 30 Buono.
31 Lo stesso.

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CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 139

A di 1. Gran penuria di acque per l'Umbria, fuori del Castellano.

A di 3 detto. Furono pubblicate le Lettere apostoliche di Leone XII,
che condannavano le sette occulte e clandestine.

A di 6 detto. Fu fucilato alle spalle nel Piazzone sotto la Fortezza uno
di Todi detto Cappoccia per omicidio commesso.

A dì 7 detto. Fu pubblicato il Giubileo da incominciarsi oggi per lo spazio
di 6 mesi da terminarsi alli 7 Novembre. Furono destinate quattro Chiese
da visitarsi, S. Lorenzo, S. Domenico, S. Agostino, S. Francesco. Si assegna-
rono 15 Visite delle suddette Chiese per quelli, che privatamente le visitas-
sero, e 6 visite per quelli, che andassero processionalmente in corpo, come
Confraternite e Corpi Regolari, o col proprio parroco in corpo, o con altro
Sacerdote destinato dal Parroco. La Cattedrale col Vescovo, Delegato, ed
impiegati fecero 4 sole Visite ; tre sole la Compagnia di Nobili dell’ Annun-
ziata con sorelle e fratelli, e propri famigliari. I privilegi furono i soliti degli
altri Giubilei, cioè l’elezione di un Confessore tra gli approvati a piacimento,
e questo avea la facoltà di assolvere da casi riservati al Papa, fuori di eretici
dommatizzanti, commutar voti, o dispensarli fuori di quelli di castità e reli-
gione, e coll’obbligo della Confessione e Comunione. Fu aperto il Giubileo
colla Messa votiva cantata dello Spirito Santo pontificalmente celebrata dal
Vescovo Monsignor Cittadini coll’intervento del Delegato, Anziani, e pub-
blici Impiegati, e Parrochi, e con l’Omilia. Nel giorno per la prima Proces-
sione furono invitati i Regolari, Parrochi e Confraternite. Ma siccome pio-
veva, facendosi l’ora tarda fu dal Vescovo assegnato per visita S. Lorenzo,
ed il Gesù, e con l’acqua sgocciolante fu fatta la Processione al Gesù cantan-
dosi le Litanie de Santi, e furono recitati nella Chiesa 5 Pater, Ave e Gloria
a voce alta, e cantata l’antifona della Madonna, e letta l’Orazione dal Ve-
scovo. Il Vescovo andò sempre scalzo senza ombrello e berretta, come fece
sempre nelle altre visite. In S. Lorenzo furono fatte le stesse Orazioni, e fu
data la Benedizione col Venerabile. Nel giubileo furono comprese anche le
Monache, benchè ne avessero goduto due volte nell’anno scorso, fatte da
loro 15 Visite di 4 Altari, Confessione e Comunione. Per ogni giorno de 6
mesi furono destinate le Processioni, assegnate le Parrocchie, e Confraternite,
cioè 5 Cure per mese per far le Visite in Corpo. Per le strade si cantano le
Litanie de Santi, Salmi penitenziali e Rosari. Furono fatte le suddette visite
con somma divozione ed edificazione e modestia.

A dì 8 detto. Nella sera giunse il Duca di Salerno, Marito della Figlia del-
l'Imperator d'Austria, e nella mattina partì per Roma. Avea seco la Consorte
ed una Figlia.

A di 13 detto. Giunse il Re di Baviera in Casa Florenzi, e partì per la
Colombella. Fu poi visitato dal Delegato Fieschi con Guardia, che nella sera
fu dal medesimo graziosamente licenziato. Ma per ordine del Governo rimase
la Guardia alla Colombella.
140 CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

GIUGNO:

A dì 1. Mattina buono, nel giorno acqua abbondante. 2 Vario piovoso.
3. 4 Buono. 5 La mattina sempre acqua e nebbia, nel giorno buono, e poi 4
turbato. 6 Buono, Colletta per la serenità. 7 Buono. 8 Parte buono, e parte
acqua. 9 Buono ; nel giorno minaccioso. 10 Vario e sgocciante. 11. 12 Buono.
13 Buono, poi turbato. 14 Lo stesso. 15. 16 Buono. 17 Buono ; nella sera
vento impetuoso, tempestoso, minaccioso con poc'acqua. 18 Buono e fresco.
19 Buono, nel giorno fresco, acqua con grandine. 20 Buono, nel giorno mi-
naccioso, acqua e fresco. 21 Nuvolo fresco, ed acqua. 22 La mattina acqua,
e poi sempre turbato e sgocciante. 23 Buono, nel giorno una sguazzata. 24
Buono con vento, e fresco. 25 Bello e caldo moderato. 26 Buono e caldo. |
27. 28. 29. 30 lo stesso.

A dì 1. Mori nel Monastero di Monteluce una zitella di putrido maligno
chiamata Maddalena Sensini di Terni di anni 25 senza Padre e Madre, che
avea seco una sorella maggiore, e ricca di fortuna. Il Tutore desiderando
farle un funerale sontuoso in Duomo, convenne il Parroco del Duomo con
proprio di S. Antonio Abate Parrocchia del Convento sull'interesse, e fu fatto
il Mortorio in Duomo con 4 Torce di libbre 8, e 16 facolotti di libbre 3 con
Messa cantata in Musica coll'intervento de’ Benefiziati coll’emolumento di
baj. 15.

A di 3 detto. Mori un Signore di Ferentillo di là da Roma zio di un Gio-
vane Sposo della Contessa Francesca Oddi, che era venuto ad aggiustare
il parentato, e mori in Casa Oddi, di mal di Tifo. Essendo Forastiero, e venuto
per pochi giorni fece istanza la Cattedrale per avere il Cadavere. Il Parroco
di S. Donato D. Francesco Michelangeli mandò una citazione, ed il Giudice
Ecclesiastico Laico, non essendovi il Vicario, decretò la Cattedrale per depo-
sito del Cadavere. Fu fatto il funerale con 4 torce e 12 facolotti, coll’intervento
dei Benefiziati coll'emolumento di baj. 10 e non vi fu musica.

A dì 8 detto. Formandosi da molto tempo i tubi di ferro per far ricor-
rere le acque alla Fonte Grande, ed essendosi abbandonata la via breve an-
tica degli Archi, ed intrapresa altra più lunga, furono fatti i scavi nuovi, ed
ivi un Cassettone a mattoni, dove porre i Tubi. Nel giugno era giunto il
collocamento de Tubi alla Conserva di S. Agnese. Da questo luogo fu ria-
perto l'antico cammino de Tubi fino alla Fonte, ma fu allargato il Formone,
e fatto il Cassettone anche nel Bottino fino alla fonte. Da S. Agnese fino
alla Fonte si lavoró fino guasi alla fine di Ottobre. UN

A di 12 detto. Parti il Re di Baviera per andare a Vienna, e tornare
al Reame, e parti dopo essere stato nel giorno innanzi al Monte del Lago, |
ove furono fatte delle feste ed illuminazioni nella sera, e dallo stesso Monte
parti per Firenze.

A dì 15 detto. I Grani rimontarono al prezzo di scudi 5 il rubbio.

A dì 17 detto. Innanzi l’Ave Maria venne un turbine di vento impetuoso

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CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 141

con oscurità, minaccioso con acqua, e duró piü dl un quarto; si sedó, e
tornó tempo buono.

A di21 detto. Solstizio di State, ma fresco da panni d'inverno, nuvoloso,
acqua e vento settentrionale.

A di detto. Fu incominciato un Triduo al S. Anello da un Divoto per
causa del tempo, essendo freddo, cadendo delle acque, essendo tempo nuvolo
e nebbia senza veder mai sole.

A di 23. Fu incominciato un Triduo alli Confaloni per i bisogni presenti
e per il tempo, che si rimise in buono.

A di 28. Cospaia Villaggio con piccolo Territorio ne' Confini dello Stato
Pontificio e Fiorentino di là da Città di Castello era rimasto abbandonato
da vari secoli a se stesso. Nel di 28 Giugno fu preso formal possesso del mede-
simo per rispetto ad ambe le Corti Pontificia e Toscana; e per parte del
Pontefice da Mons." Adriano Fieschi Delegato Apostolico di Perugia, e per
parte della Toscana dal Vicario Regio del Borgo San Sepolcro. In quei con-
torni nel 1439 ebbe luogo una sanguinosa battaglia con la quale i Collegati
vinsero e fugarono il Piccinino e le Truppe Lombarde.

A dì detto. I Professori della Cappella di. S. M. il Re di Sassonia col
Maestro Francesco Morlacchi Perugino Maestro di Cappella dettero un’Acca-
demia a favor de’ Greci. Ammontò la somma a scudi 2915 Moneta di Prussia,
che fu subito depositata.

LUGLIO :

A di 1. Tempo bello caldo, e Tramontana. Le messi non erano giunte
a maturità per essere durato il freddo fino al tardi, e poco si era veduto il
Sole scoperto. 2 Tempo turbato e spruzzante acqua intorno. 3. 4. 5 Bello.
6 Lo stesso, e poi turbato, e caduta una guazzata. 7 Lo stesso. 8. 9 Bello.
10 Lo stesso, nella notte acqua grossa con tuoni e fulmini, de quali alcuni
caddero. 11 Buono. 12 Buono, poi vario. 13 Buono. 14 Lo stesso, poi vario.
15 Lo stesso. 16 Mattina buono, nel giorno sempre molt'acqua. 17. 18. 19
Buono. 20 Buono, nel giorno turbato, acqua con tuoni. 21 Buono, nel giorno
acqua con tuoni e vento. 22 Buono e vario. 23 Vario, sguazzata nella sera.
24 Lo stesso. 25 Turbato, poi acqua, poi vario. 26. 27 Buono, poi vario. 28
Buono, poi turbato, nuvoloso, ed acqua intorno. 29 Lo stesso. 30 Bello,
ventoso, settentrionale. 31 Buono.

A. di 2. Si viddero i Mietitori per la prima volta, e nel di 3 s'incominció
la mietitura, ma il grano non era maturo. Venendo il caldo all'improviso
lo prosciugó con violenza e rimase con poca polpa. Onde venne raccolta
Scarsa e cattiva nella maggior parte.

A di 2 detto. Si rimise il tempo al buono per incominciare le mietiture.

A di detto. Si sono fatte ogni giorno dall'apertura del Giubileo a questa
parte, ogni giorno permettendolo il tempo, con somma edificazione, devo-
zione e regolarità [le visite alle chiese].
142 CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

A di 23 detto. Alle ore 11% della sera al Cardinale Rivarola Delegato
a Ravenna fu tirato un colpo di Pistola montando in Carrozza per tornare
al suo Palazzo. Il colpo feri un Canonico, che avea seco, ed esso rimase illeso.
Nella Chiesa dello Spedale di S. Maria della Misericordia nelle sere del 6. 7. 8
di Agosto per ordine della Commissione di detto luogo fu fatto un Triduo
alla Madonna Addolorata in ringraziamento della sua salvezza, essendo esso
protettore di detto Ospedale. Si credé che fosse uno straniero, che tiró il
Colpo. Il Canonico Muti ferito nelli 23 Agosto era in piena convalescenza.
Anche in Ravenna nel di 25 di Luglio fu cantato un Te Deum coll'intervento
delle Autorità, ed ordini e d'immenso Popolo.

A di 25. Vennero ritardate le battiture per causa delle acque, che ogni
giorno in qualche ora o piü ore cadevano.

A di 27 detto. Questa mattina è stata aggiunta la Colletta alla Messa
per la serenità, non potendosi fare le battiture de grani per il motivo detto
al 25.

AGOSTO :

A di 1. Bello, vento settentrionale. 2 Lo stesso. 3 Lo stesso e poi tur-
bato. 4. 5. 6 Lo stesso. 7 Lo stesso ma ventilato. 8. 9 Lo stesso. 10 Lo
stesso, ma quieto. 11. 12. 13 Lo stesso. 14 Lo stesso, Caldo a gradi 27. A
di 15. 16. 17. 18 Bello e caldo. 18 Lo stesso, ma ventilato. 19 Lo stesso.
20. 21 Lo stesso. 22 Lo stesso, nel giorno acqua. 23 Vario, nel giorno acqua.
24. 25. 26 Bello. 27 Turbato. 28 Mattina sgocciante, nel giorno sempre acqua.
29 Parte buono, parte acqua. 30. 31 Buono.

A dì 12 detto. Il Caldo giunse a gradi 27 qui presso noi.

SETTEMBRE :

A dì 1. 2. 3. 4 Tempo buono. 5 Mattina temporale con oragano con molto
danno in città e campagna : nel giorno turbato. 6. 7 Vario. 8. 9. 10 Nel giorno
caldo. 10 Vario. 11 Lo stesso. 12 Turbato. 13 Vario, nel giorno acqua. 14
Vario. 15 Vario ed acqua. 16 Lo stesso. 17 Bello. 18 Vario. 19 Lo stesso.
20 Lo stesso ed acqua. 21 Lo stesso. 22 Lo stesso, poi freddo. 23 Bello e
freddo. 24 Lo stesso e poi turbato. 25 Turbato minaccioso, poi vario. 26 Lo
stesso. 27. 28. 29 Buono. 30 Turbato vario.

A di 17 detto. Avendo i Fratelli della Compagnia del Crocifisso di S.
Maria Nuova fatto un solenne Triduo al Crocifisso nei giorni 12. 13. 14,
dovendo fare nel di 17 la Processione della Madonna pensarono portare nello
stesso tempo anche il Crocifisso, che fino dal 1775 nella sera del Venerdi
Santo dopo quella del Cristo Morto non era piü stato condotto in proces-
sione ; e quella Processione fini alle ore 4, e fu copiosa assai e decorosa, ed era
un freddo acuto. Fecero dunque i suddetti fratelli a tale effetto invito di
tutte le Fraternite, Fraterie, Clero e Cattedrale. Fu cosi disposta. Innanzi
CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 143

la processione vi erano due Carabinieri a cavallo, tamburo, e Guardia di
Truppa di Linea, poi venivano le Fraternite n.° 12, indi tutti i Regolari,
dipoi la Madonna con i Frati innanzi parati ; dipoi la Compagnia della Croce,
Parrochi e Capitolo, ed i Parati della Cattedrale, i Fratelli colle torce innanzi,
e dietro il Crocifisso in Machina bene ornata ; con Damaschi a tutte le Fi-
nestre, ed i Cantori in tutte le parti della Processione, che riuscì decorosa.

A di 21. Scoperta fatta per i Bachi da seta invece del Gelso, che fa frutto
una sol volta, e si potranno far bachi due e tre volte l'anno. Il Vegetabile
Acer Tartaricum.

Nel mese di Settembre, Ottobre, Novembre, Dicembre si ripuli, riattó
tutta la Fonte Grande. Tutti i Bronzi furono ripuliti da Massari scultore
e Pittore.

OTTOBRE :

A di 1 detto. Buono. 2 Lo stesso. 3 Lo stesso, nel giorno turbato. 4
Nebbia e acqua, nel giorno buono. 5 Vario, nel giorno acqua. 6 Mattina
acqua, nel giorno sgocciante e minaccioso. 7 Acqua, e poi vario. 8 Greco
minaccioso, ventoso, stravagante. 9 Buono e fresco. 10 Buono, poi acqua
e torbido. 11 Buono, poi vento greco impetuoso, fresco. 12. 13 Buono. 14
Buono arretato, passo di uccelli. 15 Vario, vento ed acqua. 16 Torbido e
poi buono. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25 Buono. 26 Vario, sgocciante
sempre e nebbioso. 27 Minaccioso, poi sempre acqua. 28 Buono e vento
grecale. 29 Lo stesso e fresco. 30 Lo stesso e placido. 31 Bello, vento e freddo.

A di 8 detto. Nel Villaggio di Morea in Sassonia si era scoperta una
sorgente di olio, che si credé una specie di pece di terra.

A di 13 detto. Si disse riprodotta nella Delegazione di Urbino, Pesaro,
Forli Ferrara e Bologna la Epizoosia Bovina, ma non peró in una forma
spaventosa: ma qui si fu prodotta una grandissima sensazione e furono
stampati editti per impedire nel Territorio la introduzione delle bestie bo-
vine, caprine e pecorine. Furono spediti per la diocesi e campagne Deputati,
Chirurgi e Manescalchi per visitare i Bovi. Consisteva il male in una piccola
bolla nel palato del Bue, che con piccola medicatura si guariva dalla sera
alla mattina ; e tutti i contadini ne erano prattici, perché ogn'anno per lo
più viene tal male alli Bovi. Il Delegato Mons." Fieschi se ne diede un gran
carico per le informazioni che riceveva alterati da alcuni Professori per rica-
var guadagno. Ma poi s'incominció su ció una gran diceria, se ne conobbe
la impostura e tutto fini. Ma le spedizioni e Deputazioni portarono una spesa
vistosa a danno de possidenti.

A di 17 detto. Monsignor Delegato fece publicare la medicatura per
il male bovino, che si disse, e spacció diramato nella nostra diocesi, e furono
spediti Cerusici, e Manescalchi. Ma era cosa di poco momento.

A dì 26 detto. Il Grano costava scudi 5,50 il rubbio.
A dì detto. In quest'anno si è fatta buona raccolta di mosto, ma per
MÀ — RR
= = p ne

144 CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

tutto grestino, non essendosi potute maturare le uve per mancanza del Sole.
Il Mosto costò scudi 14. 15. 16.

NOVEMBRE :

A di 1. Buono, di poi turbato, nuvoloso, nebbioso, vento Libeccio e
fresco, ed Acqua nella sera. 2 Nuvolo, nebbioso, minaccioso, acqua mattina,
e poi nella sera per tutta la notte. 3 Sempre nuvolo, nebbioso ed acqua. 4
Sempre vario nuvoloso. 5 Buono. 6 Lo stesso. 7 Acqua mattina e sera, il
resto nebbioso. 8 Sempre nebbia, ma buono. 9 Vario. 10 Nuvolo e freddo
sempre, neve alle montagne, e gelo. 11. 12 Bello e freddo. 13 Nuvolo, neb-
bioso siroccale, nella sera acqua. 14 Lo stesso. 15 Lo stesso. 16 Sempre acqua,
nebbia, siroccale. 17 Bello, vento settentrionale. 18 Vario, nella notte acqua.
19 Lo stesso. 20 Lo stesso. 21. 22 Grecale buono. 23 Vario e poi acqua. 24
Sempre acqua fin dalla notte. 25 Buono siroccale. 26 Avanti giorno vento
siroccale impetuoso, nel giorno acqua, minaccioso, nella notte acqua e gran-
dine e vento impetuoso. 27 Vario buono. 28 Vario con alcune sguazzate. 29
Buono. 30 lo stesso.

A di 7 detto. Fu celebrato il ringraziamento per il termine del Giubileo
nella mattina con messa pontificata da Mons." Vescovo Cittadini, coll'inter-
vento di Mons." Delegato Fieschi, Anziani ed Impiegati e Militari. Fu fatta
Processione per la Chiesa, essendo tempo piovoso coll’intervento de Cleristi,
Regolari e Fraternite. Incominciò il Giubileo coll’acqua, e coll’acqua finì.
Fu cantato il Te Deum, e data la Benedizione Vescovile.

A dì 13 detto. Fu tolto dalla Fonte Grande il riparo di legno, e rimase
scoperta fino a che fosse fatta la Cancellata di Ferro, che si dovea lavorare.

DICEMBRE :

A dii Buon tempo. 2 Vario. 3 Acqua e poi vario. 4 Vario e poi acqua.
5 Nella notte acqua, grandine e vento grecale, nella mattina vario, nel giorno
vento, freddo e neve ai monti. 6 Bello e freddo. 7 Buono. 8 Sempre nuvolo,
nebbioso, siroccale. 9 Lo stesso. 10 Lo stesso. 11 Bello e nebbia al piano.
12 Lo stesso. 13 Vario, nuvolo, e sgocciante. 14 Lo stesso. 15. 16. 17. 18
Vario e qualche sguazzata. 19. 20 Vario buono. [21] Mattina bello, poi acqua
e nebbia. 22 Lo stesso. 23 Vario. 24 Neve. 25 Torbido, nuvoloso e ventoso.
26. 27. 28 Bello con freddo acuto. 29 Lo stesso. 30. 31 Bello e freddo.

A dì 1. Il Predicatore in Duomo per l'Avvento fu il P. Giuseppe Palermo
Agostiniano Siciliano di anni 26.

A di 24 detto. Furono fucilati due Grassatori di Todi, ed un altro ebbe
un volo bianco. I carcerati erano 10. Gli altri oltre i tre furono rilasciati
come innocenti. I fucilati furono Pietro Pagliariccio d'Amelia di anni 36;
Gregorio Squarta detto Tozzo da Torrecola di Spoleto di anni 35.

A di 25 detto. Il Grano costava scudi 7,50 il rubbio, ed il Granturco
era cresciuto a scudi 4.
CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 145

A di 26 detto. Passó all'altra vita l'Avv. Antonio Brizi, Professore di
Tstituzioni canoniche nell'Università, e nel 28 fu celebrato il funerale nella
'Chiesa de PP. Scalzi carmelitani, ove si lasció. Dopo alcuni giorni si celebró
altro funerale con pompa ed orazione funebre, che si dovea stampare.

A di 31 detto. Fu fatta in Duomo 1a solita funzione di ringraziamento
coll'intervento del Delegato, Anziani, Impiegati e Militari, e Mons." Cittadini
‘celebrò funzione. :

18:217
GENNAJO:

A di 1 Tempo bello e freddo. 2 Nuvoloso, siroccale, nebbia ed acqua.
38 Nuvoloso, minaccioso e nebbia. 4 Vario, nella sera vento impetuoso, guasi
tutta la notte acqua. 5 Acqua e poi vario; nella notte neve. 6 Nuvoloso
siroccale, che fece dismungere la neve. 7 Grecale nuvoloso e minaccioso. 8
Vario. 9. 10 Buono. 11. 12 Lo stesso. 13 Neve, e smunta, e fece gran fanco.
14 Buono, gelato. 15 Nuvoloso serrato : nella sera vento grecale. 16 Buono
€ freddo. 17 Nuvolo, nebbioso : sulla sera vento impetuoso, poi calmato.
18. 19. 20 Buono, ma freddo assai acuto. 21 lo stesso. 22 Una gamba di
neve ; nella sera rindolcito, e nella notte acqua, che smunse la neve, e pro-
dusse inondazioni. 23 Acqua, e poi neve e gelato. 24 Gelato : vario : la sera
«carico nebbioso, e poi poca neve. 25 Nebbioso ed acqua. 26. 27 Lo stesso.
28. 29 Buono, bello. 30 Nebbia, nuvolo minaccioso. 31 Nuvoloso, sguazzante,
placido.

A dì 26 detto. In questo tempo la carne porcina, non essendovi stata
ghianda, costava tra li scudi 4 e scudi 5 il cento.

A dì 26 detto. Venne in Perugia il Cardinal Rivarola, e partì la notte
del 29.

A di 29 detto. Il Cardinal Tommaso Bernetti promosso alla porpora il
i 20 Ottobre 1826 a Mosca ricevette le insegne Cardinalizie dal S. Padre.

A dì 31 detto Mons." Francesco Canali Perugino e Vescovo di Tivoli
ricevette da Leone XII la Carica di Segretario della Congregazione de’ Vescovi
e Regolari.

A dì detto. Giunse in Roma la prima colonna delle Truppe Austriache,
che sgombrarono il Regno di Napoli. Seguitar doveano 15 altre colonne,
e l’ultima dovea essere ad uscir dal Regno alli 7 marzo venturo. In tutto
doveano essere a passare 9656 Uomini e 2854 Cavalli.

FEBBRAJO :

A dì 1. 2 Nuvolo e nebbioso. 3 Nebbia e acqua. 4. 5. 6 Tempo buono e
freddo. 7 Nuvolo, nel giorno vento impetuoso e minaccioso di neve. 8 Neve
a monti, nuvolo e vento impetuoso. 9. 10 Lo stesso. 11 Vario, freddo. 12
Acqua ; nel giorno e sera vento. 13 Vario, sguazzate, freddo e neve ai monti.

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146 CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

14. 15 Buono: freddo acuto. 16 Nuvoloso, spruzzate neve e poi vario. 17
Sempre nuvolo, minaccioso, siroccale e freddo. 18 Vario buono. 19 Sempre
acqua e nebbia. 20 Mattina nuvolosa, sgocciante, nel giorno scrosci di acqua.
21 Nebbia e acqua. 22 lo stesso. 23 Buono, vento grande e freddo. 24 Vario.
ventoso e freddo. 25 Lo stesso. 26 Raggiata di neve, poi bello e freddo. 27
Bello e freddo. 28 Nuvoloso sempre.

A dì 8 detto. Giunse in Roma il 2° Reggimento Austriaco dal Regno
di Napoli, che si unì al primo già giunto. Dopo poche ore ambedue anda-
rono al Vaticano, e nella prossima Piazza ricevettero la Benedizione papale
dal Cardinale della Somaglia. Il 1° partì, ed il 2° nel dì seguente.

A dì 11 detto. Giunse qua da Genova il Cardinale Rivarola.

A dì 11 e 12 detto. Giunsero due Reggimenti Austriaci in Roma, pro-
venienti dal Regno di Napoli, e ricevuta la benedizione papale dal Cardi-
nale si recarono al Circo Agonale, ove fecero una scarica, correndo l’anniver-
sario della nascita dell’Imperatore d'Austria. L’uno dopo l’altro si parti-
rono in oggi e in domani.

A dì 15 detto. Giunse in Roma il 7° Battaglione de’ Cacciatori Austriaci :
assistette al divin Sagrifizio nel Vaticano il dì 16, e nel 17 ricevuta la bene-
dizione papale al Belvedere dal S. Padre partì.

A. dì 17 detto. Giunsero in Roma due Squadroni Austriaci. Si recarono
al Vaticano e ricevuta la benedizione papale partirono.

A dì 19 detto. Giunsero in Roma altri due Battaglioni : si recarono al
Vaticano, ed avuta la Benedizione partirono nel 19 e 21.

A dì 22 detto. Vennero le Acque alle Fonti Grande e Piccola col suono
delle Campane del Palazzo, collo sparo del Cannone, e suono di Banda.

A di 23 detto. Ebbe luogo l'Accademia adunata per decreto del Consiglio,
per festeggiare il giorno del ritorno delle acque, nella Sala de’ Notari. Furono
in tale occasione di restauro delle Fonti fatti commodi per il pubblico, cioè
2 Cannelle alla Grande e 2 alla Piccola per poter prendersi acqua da chiunque.

A dì 27 detto. Giunsero in Roma altri due Squadroni di Cavalleggieri
Imperiali, che ricevuta la benedizione come sopra se ne partirono.

A dì 28. In quest'anno vi sono stati per Predicatori due Agostiniani :
al Duomo l’Assessore di Spagna Augustoni uomo di gran merito, allo Spedale
Famiano Pacifici con un occhio falso Priore di Terni.

MARZO :

A dì 1. 2 Tempo nuvoloso siroccale. 3. 4 Buono. 5 Buono con vento..
6. 7. 8 Buono. 9 Nuvolo, nella sera vento siroccale e sgocciante. 10 Acqua
molta, sempre stravagante e neve ai monti. 11 Bello e buono. 12 Lo stesso,
e poi vario. 13. 14. 15 Buono. 16 Stravagante, vento impetuoso, sempre
neve, nel giorno calmato il vento. 17 Bello e molta neve per tutto. 18 Stra-
vagante, sempre acqua, gragniola e nebbia: nella sera vento. 19 Mattina
stravagante, gragniola, acqua, vento : nel giorno vario : nella notte vento
CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 147
grecale impetuoso. 20 Bello e freddo. 21 Lo stesso, di poi arretato. 22. 23
Buono e bello. 24 Nebbia, dipoi vario. 25 Sempre nuvoloso. 26 Mattina
nuvoloso, nebbioso e poi buono. 27 Buono e freddo mattina e sera. 28
Sempre nuvoloso. 29 Lo stesso e vario. 30 Mattina nuvoloso, nebbioso, mi-
naccioso : nel giorno acqua e poi buono. 31 Grandine, acqua e nuvolo.

A. di 3. I1 S. Padre ricevé gli Uffiziali dello Stato Maggiore delle Truppe
Austriache, gli ammise al bacio della mano, benedisse dalla Corte del Cor-
tile del Belvedere alcune compagnie di cacciatori, che erano Guardie dello
Stato Maggiore, e partirono per la Lombardia. i:

A di 5 detto. Giunse in Perugia il Re di Baviera sotto nome di Conte
d'Augusta, e parti poco dopo per Roma.

Al dì 18 detto. Il Predicatore dell'Ospedale fece per elemosina del Pur-
gatorio scudi 32,32.

A di 25 detto. Il Predicatore del Duomo Augustoni fece per elemosina
del Purgatorio scudi 88,46.

APRILE :

A. di 1 Mattina tempo buono e neve alle montagne, poi vario, nella sera
freddo, spruzzó neve. 2 Buono e freddo acuto. 3. 4. 5. 6 Lo stesso. 7 Lo stesso
e vento. 8 Freddo, non vento. 9. 10. 11. 12. 13 Lo stesso. 14 Mattina arre-
tato, dopo nuvolo. 15 Sempre acqua, ma moderata. 16 Spesso sguazzate,
nella sera gragnola. 17 Vario, sguazzate e poi vario. 18 Vario, nella sera
vario. 19 Vario. 20 Vario, poi acqua. 21 Vario. 22 Minaccioso siroccale,
acqua e nebbia. 23 Vario. 24 Sempre acqua interpolatamente. 25 Buono e
vario. 26 Mattina minaccioso, poi bello e buono. 27. 28. 29. 30 Lo stesso.

A. di 1. Bandendosi gli esercizi ogn'anno in Duomo, ed in altre 5 Chiese
nella Settimana di passione, mancando in S. Domenico il Predicatore, suppli
Mons." Vescovo Cittadini.

A dì 11 detto. Fu offerta al S. Padre per la edificazione di S. Paolo una
questua fatta nell'Austria ascendente a piü di scudi 32701 moneta romana.

A. di 22 detto. Venne in Perugia la Duchessa di Lucca: abitó in Casa
Connestabili, e la mattina del 23 partì per Firenze.

MAGGIO :

A dì 1. 2. Tempo bello. 3 Lo stesso ; nel giorno turbato. 4 Bello. 5 Sem-
pre nuvoloso sgocciante. 6 Buono. 7 Nebbioso nuvolo. 8. 9 Buono. 10 Sgoc-
ciante nella mattina, poi buono vario. 11 Vario. 12 la mattina acqua e poi
vario e sgocciante. 13 Spesse sguazzate. 14 Lo stesso. 15 Vario. 16 Vario
nuvoloso. 17. 18. 19 Bello. 20 Un’ora e mezza di acqua abbondante, nel
mezzodì Tuoni, e 3 Fulmini caduti, uno nel Refettorio di S. Paolo in tempo
di Mensa; nel resto del giorno nuvolo. 21 Nuvoloso vario. 22. 23 Buono.
24 Vario e poi acqua intorno. 25 Mattina vario, poi sempre minacciante


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148 CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

acqua. 26 Vario. 27 Vario nebbioso, nel giorno acqua e nebbia densa. 28
Mattina nebbiosa, sguazzata, nel giorno buono. 29. 30. 31 Buono.

A di 5 detto. Parti da Perugia Mons." Fieschi Delegato per Macerata.

A di 7 detto. Venne da Frosinone Monsignor Cherubini Sacerdote per
Delegato.

A di detto. Tornó da Roma il Re di Baviera e parti per la Colombella.

A di 21 detto primo giorno delle Rogazioni fu fatta la Processione per
la Chiesa per esser tempo piovoso; non però negli altri due giorni.

A di detto. Monsignor Francesco Canali Perugino, prima Vescovo di
Spoleto e poi traslatato a Tivoli, eletto dopo Segretario della Congregazione
de Vescovi e Regolari, alli 22 del corrente creato Arcivescovo di Larissa,
nelle parti degl'Infedeli, in questo giorno gli fu conferito un Canonicato
nella Basilica Vaticana.

GIUGNO :

A dì 1 Buono e caldo. 2. 3 Lo stesso. 4 Turbato sgocciante. 5 Nebbioso,
torbido, sgocciante. 6 Mattina buona, giorno nebbia ed acqua. 7 Nebbia,
poi buono ; indi nebbioso e fresco. 8 Mattina tempo buono, giorno nebbia,
acqua, poi torbido. 9 Acqua sempre dal giorno antecedente fino al mezzodì
con nebbia densa e fresco, dopo buono. 10 Vario, parte minaccioso, grecale
e fresco. 11 Buono, di poi acqua, e poi vario. 12 Vario ed in qualche ora
minacciante e fresco. 13 Mattina nebbia, sguazzata e poi buono. 14 Buono.
15 Buono vario. 16 Bello e caldo, nel giorno turbato. 17 Mattina nebbia e
acqua, di poi vario, sulla sera nebbione oscuro ed acqua. 18 Nebbia, poi
vario. 19 Vario nebbioso. 20. 21 Buono. 22 Lo stesso e caldo. 23 Lo stesso.
24 Turbato, nuvoloso ed acqua intorno. 25 Bello, nel giorno turbine ed acqua.

26 Nuvolo, giorno sempre acqua, fresco. 27 Torbido, fresco e acqua intorno.
28. 29 Buono. 30 Buono, nebbioso e fresco.

A dì 1. Riattandosi il Fabbricato della Sapienza Vecchia per collocarvi
i Giovani studenti essendo rimasto chiuso quello della Sapienza Nuova ed
appigionato tutto, nel mese di Luglio alzarono un muro sopra lo spigolo
del detto Collegio, ed aprirono l’ingresso pubblico al mezzo del Fabbricato
per la parte della strada maestra della Cupa, e vi posero i stipiti del Portone
di pietra morta levato dallo Spedale della Mercanzia in P.S.A. ove in vece
fu fabricato il Portone di mattone.

A dì 9 detto. Essendo frequenti ed abbondanti le acque, ed essendo tem-
po rigido, patendo le campagne, fu per ordine vescovile aggiunta alla Messa
la Colletta per la serenità.

A dì 10 detto. Fu incominciato un Triduo alli SS. Confaloni per avere
il tempo buono, essendo stagione stravagante e fresca.

A dì 16 detto. Partì da Perugia il Re di Baviera per i suoi Stati.

A dì detto. Giunse in Perugia il Cardinale Giacomo Giustiniani Vescovo
d’Imola ; abitò in casa Connestabili, e nel dì 18 partì alla volta di Roma.
CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 149

A di 25 detto. Giunse in Perugia il Cardinale Zurla Camandolese, ed abitó
in S. Severo. Parti il 26.

A. di 28 detto. Mietitori in moto per le mietiture de grani, che rimasero
ritardate per le abbondanze delle acque.

LUGLIO :

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A di 1 Buono. 2. 3. 4 Lo stesso e caldo. 5. Buono, giorno turbato, acqua
intorno e poi buono. 6 Bello e caldo. 7 Lo stesso e poi turbato. 8 Mattina
buono, nel giorno turbato con acqua intorno. 9 Bello e caldo. 10. 11. 12. 13.
14. 15. 16 Lo stesso. 17 Lo stesso, nel giorno turbino con vento impetuoso
e dannoso, e caddero de fulmini. 18 Mattina ponente e nebbioso, di poi buono.
19 Nel mezzo giorno una sguazzata, nel resto buono. 20 Buono, bello e caldo.
21. 22. 23 Lo stesso, nel giorno vario. 24. 25. 26 Bello e caldo. 27 Caldo a
gradi 27. — 28. 29. 30. 31 Bello e caldo.

A di 1. Fu incominciata la mietitura in alcuni luoghi. Essendo state
molte le nebbie in quest'anno, le acque frequenti in molti luoghi lo dilava-
rono e preservarono, ma in altri luoghi no.

AGOSTO :

A dì1 Tempo vario nella mattina, nel giorno sempre acqua con tuonie
lampi. 2 Buono e caldo. 3. 4. 5 Lo stesso. [6] Mattina nebbioso, poi buono, caldo
smanioso. 7 nebbioso, fresco ; buono e caldo ; nella sera fresco. 8. 9 lo stesso.
10 Mattina buono, poi acqua e vario. 11 Mattina nebbioso siroccale, di poi
vario. 12. 13. 14. 15 Bello. 16 Mattina lo stesso : nel giorno turbato, nella
sera nuvolo nero minaccioso, poi acqua. 17 Vario, siroccale, caldo. 18 Vario,
poi caldo smanioso, indi arretato. 19 Buono e caldo smanioso. 20 Mattina
caliginoso, sgocciante sempre : nel giorno caliginoso con sole. 21 Nebbioso,
sguazzante spesso e caldo smanioso. 22 Vario. 23 Minaccioso, sguazzate e
vario. 24 La mattina grecale impetuoso, poi mitigato. 25 Bello. 26 Mat-
tina acqua, tuoni, poi buono. 27 Mattina fresco e vario; nel giorno mi-
naccioso siroccale, e poi spruzzante. 28 Vario, fresco. 29 Mattina buono,
dopo minaccioso, ed acqua. 30 Bello, fresco. 31 Buono, poi acqua.

A dì 1. Il Termometro salì a gr. 24 di caldo, e nell’anno scorso salì a gr.
3015 il maggiore.

A di 9 detto. Mori il Dottor Carlo Negroni Pretore nella Curia Secolare,
e fu fatto il Funere nel dì 11 nella Chiesa de’ PP. Scalzi, ove fu sepolto.
Avea anni 73. Recitò l’Orazione Funebre Antonio Mezzanotte Lettore di
Lingua Greca, e vi assistè il Delegato Giuseppe Cherubini e la Curia.

A dì detto. In quest’anno è stata la raccolta scarsa di grano, di Fave e
Mistumi per causa delle acque e nebbie.

A dì 23 detto. Uscì dal Monastero di S. Lucia S." Teresa Francesca Spe-
relli di Panicale Religiosa Professa per rescritto Papale e andò in Roma nel
150 CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

Monastero della Madonna de Dolori, e parti nella mattina del 24. Non stava
in S. Lucia contenta, perché la sua prima Vocazione fu di farsi Passionista, e
fu impedita da suoi Genitori andare a Corneto per causa dell'aria.

A di 29 detto. D. Angelo Custode della Chiesa del Gesù avendo da qual-
che tempo determinato di solennizzare una grandiosa Festa ad onore di S.
Luigi, sotto il qual titolo vi era una unione numerosa, senza consigliarsi coi
soggetti dell’unione, di sua spontanea volontà fece parare ed adornare la
Chiesa con somma leggiadria all’uso moderno. Nel dì 28 giunsero da Roma
cinque cantanti ed un soprano da Montecastrillo. Un basso di Roma fu apo-
cato per 100 piastre, gli altri vennero per regali. Nella mattina del 29 fu ce-
lebrata la prima funzione con messa cantata a Cappella e con Panegirico
recitato da uno Scolopio. Nella sera incominciò il Triduo con benedizione, e
tutta la Chiesa illuminata. Nel dì 30 vi fu messa a Cappella con Panegirico
recitato dal D." Brugalassi. Nella sera benedizione come sopra. Nel dì 31 vi
fu messa a Cappella con Panegirico recitato dal Canonico Luigi Mattioli.
La sera Benedizione come sopra. A di 1 Settembre Vesperi Pontificati dal
Vescovo di Foligno. A di 2 Settembre primi Vesperi con Musica solenne
pontificati dal suddetto Vescovo. A di 3 Festa solenne con Messa ponti-
ficata da suddetto Vescovo, e così ne’ secondi Vesperi.

SETTEMBRE:

A di 1 Tempo buono, poi vario, di sera sgocciante. 2 Mattina vario, poi
turbato ed acqua. 3. 4. 5. Buono vario. 6 Bello. 7 Lo stesso, poi turbato, di
sera sgocciante. 8 Buono ; nel giorno acqua e tuoni. 9. 10. 11. 12. 13 Buono
e bello. 14 Sempre vario nuvoloso, di notte acqua. 15 Vario. 16 Greco piovoso,
poi vario spruzzante. 17 Vario buono calmo. 18. 19 Buono. 20 Siroccale neb-
bioso ed acqua, e minaccioso. 21 Buono vario, nella sera fresco. 22 Mattina
buono, nel giorno turbato e fresco. 23. 24 Bello. 25 Lo stesso e caldo. 26 Buono.
27 Turbato minaccioso. 28 Mattina acqua, nel giorno vario. 29 Mattina neb-
bia, ed acqua, dopo buono. 30 Mattina nebbia ed acqua, dopo buono. 30 [31]
Buono vario.

A di 25 detto. S'incominciarono le vendemmie.

A. di 28 detto. Giunse il Cardinale Odescalchi, e andó in Casa Connestabili
Staffa da sua Sorella. Furono a fargli visita tutte le potestà ed altri perso-
naggi.

OTTOBRE :

A. di 1. 2. Buono e vario. 3 Mattina nuvolo minaccioso, giorno sempre
nuvolo, nebbioso spruzzante, greco. 4 Nuvolo minaccioso, acqua e vento
impetuoso, giorno minaccioso e vento. 6 Notte e mattina sempre acqua,
giorno nuvolo minaccioso, acqua minuta. 7 Sempre nuvolo nebbioso, di sera
sgocciante. 8 Lo stesso. 9. 10. 11 Tempo bello. 12 Nebbia, nuvolo, poi acqua.
13 Bello. 14 Vario e vento. 15 Acqua e poi vario. 16. 17. 18. 19 Bello e grecale.

EVENTI FTA IR


CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 151

20 Turbato, nuvoloso, minacciante, di notte acqua. 21 Acqua sempre. 22
Nebbia e poi vario. 24 Turbato, nebbia, e poi acqua grossa e tuoni. 24 Acqua
abbondante e tuoni, dopo vario buono. 25. 26 Nebbia e buono. 27 Nebbia,
poi arretato. 28 Nebbia e turbato siroccale, poi vario. 29 Minaccioso, nebbioso,
spruzzante. 30 Nella sera avanti sempre acqua. 31 Nebbioso vario.

A dì 3 detto. Il tempo nuvoloso, grecale e piovoso anche nel 4 guastò
le vendemmie, e nel 5 spirò molto vento grecale impetuoso, che durò anche
nel 6.

A dì 4 detto. Entrò in S. Agnese, e dentro nella Cappella celebrò la Messa
e cresimò due sue Nipoti il Cardinale Odescalchi.

A dì 19 detto. La raccolta del mosto è stata buona, ma in molti luoghi
scarsa, come ne’ piani, e buona nelle colline.

NOVEMBRE:

A di 1 Vario. 2 Bello, schietto, fresco. 3 Torbido e sgocciante, nebbioso
‘e grossa neve ai monti. 4 Vario e freddo sensitivo. 5. 6 Bello e freddo. 7 Sem-
pre turbato, siroccale, placido. 8 Vario nebbioso. 9 Bello freddo. 10 Turbato,
siroccale, minaccioso. 11. 12 Lo stesso. 13 Buono, freddo, nella sera raggiata
di neve. 14 Mattina neve e sempre minaccioso. 15 Sempre neve a sirocco, e
fu alta a mezza gamba. 16 Si smunse nella notte: giorno nebbioso, nuvolo
minaccioso. 17. 18 Tempo buono. 19 Turbato nuvoloso. 20 Turbato ; di poi
grecale freddo, buono. 21. 22 Lo stesso. 23 Acqua grossa a libeccio e nebbia
folta, nel giorno vario. 24 Mattina torbido, poi buono. 25 Bello freddo e grossa
neve alle montagne. 26 freddo acuto come ne due giorni antecedenti, sempre
torbido e minacciante neve ; nel giorno neve. 27 Buono, freddo. 28 Mattina
torbido, Freddo, giorno buono. 29 Bello, freddo e poi turbato, nella notte
neve subito sciolta. 30 Mattina buono e vento freddo, di poi turbato.

A dì 14. Nella notte e tutto il dì 15 fece neve abbondante, che di tal
tempo niuno si ricordava di tanta neve fatta; produsse da per tutto per il
peso rotture di Rami di Olive e di Quercie.

A dì 24. 25. 26 detto. Fu un freddo acuto come nell’Inverno.

DICEMBRE :

A di 1 Tempo vario freddo. 2 Notte acqua, mattina nebbia, siroccale,
‘sempre nuvolo, e spruzzante acqua. 3 Vario nebbioso. 4 Bello, sempre nebbia
al piano. 5 Nebbia densa nella mattina e poi buono. 6 lo stesso. 7 Sempre
nebbia e acqua. 8 Freddo grecale buono. 9. 10. 11 Lo stesso. 12 Vario nebbioso.
13. 14 Sempre nuvoloso. 15 Nebbioso e buono. 16. 17. 18. 19. 20 Lo stesso.
21 Sempre nebbioso e nuvoloso. 22 Lo stesso e sgocciante. 23 lo stesso. 24
Buono. 25 Lo stesso e poi turbato. 26 Vento impetuoso grecale. 27. 28 Lo
stesso. 29 Tempestoso. 30 Lo stesso. 31 Bello, calmo.

A di detto. Fu Predicatore al Duomo D. Giuseppe Guiducci Assisano
Esfrate Servita.

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152 CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

A di 15 detto. In questo giorno incirca i Monaci Olivetani vennero ad
abitare nel loro antico abituro di S. Antonio di P.» S.* per ivi dimorare, e
ripristinare in buona forma il tutto, e godere ivi dell'entrate de' Monaci Oli-
vetani, di cui godevano in Monte Morcino, ora destinato per l'Università
de’ Studj.

A dì 25 detto. Nella notte in tempo di Mattutino in Duomo fu rubato
un Orologio, e tagliati due Scialli.

A dì 31 detto. Fu celebrata in Duomo la solita solenne funzione serotina:
per [r]ingraziamento dell'anno, coll’intervento de soliti degli anni scorsi;
celebratasi la funzione pontificalmente da Mons.? Vescovo Cittadini.

1828

GENNAJO :

A di 1 Giornata varia fredda. 2 Tempo nuvoloso, sempre sgocciante.
3 Buono poi turbato. 4 Sempre nebbia, acqua, neve e vento. 5 Gran neve
alle montagne, tempo bello. 6 Sempre nebbia e neve. 7 Bello, grecale, gelo.
8 Bello, freddo, gelo ; poi turbato nella sera, minacciante neve. 9 Torbido neb-
bioso, poca neve ; di poi nuvoloso. 10 Tempo buono. 11 Sempre nuvolo, siroc-
cale, nebbia, umido. 12. 13. 14. 15 Nebbioso vario. 16 nuvolo, nebbia e sgoc-
ciante nel giorno. 17 Bello, vento grecale. 18 Lo stesso, vento impetuoso e
freddo. 19 Bello, ventoso. 20 Bello, calmo, 21 Nuvolo e poi sempre vario. 22
Buono. 23 Sempre nebbia nella mattina e poi vario. 24 Bello, nebbioso. 25 Lo
stesso e freddo. 26 Nebbioso e vario. 27 Bello. 28 Torbido nebbioso e poi
bello. 29 Lo stesso. 30. 31 Sempre vario, umido.

A di 15 detto. Non essendovi qui in Città provisonieri forastieri della
carne porcina, non essendovi bisogno negli altri paesi e provincie vicine, la.

. Carne doppia era al prezzo di scudi 2,50 il 100, e meno la sdoppia, e così è

stato per tutto il Carnevale.

A di 27 detto. Segui il matrimonio di Serafina zitella nata Cenci abi-
tante nella Cura di S. Martino del Verzaro P. S. con certo Bachiorre vedovo,
contadino nella Cura di Migiana di Monte Tezio. Essendo contenti i Genitori
di detta Zitella, che si procacciò tal parentato da se per giusti suoi motivi,
come si credette, essendo fatti i proclami, e dovendo sposare nella mattina del
28, nella sera antecedente, essendo venuto lo Sposo, in tempo di cena, salirono
un Fratello Carnale ed un Cugino della Sposa, ed assaltarono il Bachiorre,.
volendo impedire lo sposalizio. Il Bachiorre si difese con un coltello, e poco
mancó, che non succedesse un omicidio. Gli Aggressori fuggirono. Nella mat-
tina il Curato aspettando per compire lo sposalizio, venne il Contadino, e
narrò il fatto accaduto. Andarono dal Vescovo, ed ordinò che si sposassero
nel di 29.
CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 153

FEBBRAJO:

A dì 1. Tempo vario, umido, nebbioso. 2 Lo stesso. 3 Nuvoloso, siroc-
cale, minaccioso, nebbioso : nel giorno acqua e nebbia ; verso sera greco im-
petuoso e freddo. 4 Venti impetuosi, nevi alle montagne e freddo. 5 Bello,
vento impetuoso, che cessò nella sera. 6 Bello placido. 7 Bello freddo, e poi
arretato. 8. 9 Vario, buono, freddo. 10 Mattina nuvolo, vario freddo ; giorno
vento freddo e vario. 11 Una raggiata di neve, e poi vario freddo. 12 Nu-
volo, nebbioso, freddo : nel giorno neve. 13 Sempre neve. 14 Vario. 15 Nu-
volo vario. 16 Bello e freddo. 17 Lo stesso. 18 Turbato, nuvoloso. 19 Lo stesso.
20 Lo stesso e poi guazzata. 21 Lo stesso. 22 Nebbia, nuvolo, siroccale e acqua.
23 Lo stesso. 24 Vario. 25 Lo stesso. 26 Lo stesso siroccale. 27 Lo stesso,
buono, freddo, con vento. 29 Mattina buono, di poi turbato, notte acqua.

A dì 20 detto. Il Predicatore al Duomo l’Arciprete D. Carlo Piccianti
d’Orvieto ; allo Spedale il P. Bruschelli d’Assisi Conventuale Lettore della.
Università.

MARZO :

A dii Tempo nuvoloso con vento grecale. 2 Nuvolo, freddo e spruzzante.
acqua. 3 Bello con vento e freddo. 4. 5 Bello quieto. 6 Mattina nebbia, poi
acqua, di poi vario con vento, nel giorno neve. 7 Mattina freddo sensibile con
vento e spruzzante neve, nel giorno buono freddo acuto con vento impetuoso.
grecale. 8 Sempre vento impetuoso, freddo e giornata assolata. 9 Bello, freddo,
vento impetuoso. 10 Bello, calmo e freddo. 11 Bello schietto. 12 Lo stesso.
13 Nuvolo, poi vario buono. 14 Buono e bello. 15. 16. 17. 18 Lo stesso. 19:
Sempre nuvolo. 20 Lo stesso. 21 Vario con vento. 22. 23. 24 Lo stesso. 25
La mattina acqua e vento, e varió nel resto, fresco e neve ne' ]uoghi vicini e.
siroccale. 26 Nebbia, minaccioso, spruzzante, nel giorno buono. 27 Mattina
vario, di poi nuvolo, nebbia ed acqua. 28 Lo stesso e sguazzate. 29 Lo stesso.
30 Lo stesso. 31 Vario, fresco, grecale.

A di 9 detto. Il Predicator dello Spedale fece di elemosina del Purgatorio
scudi 41.

A di 15 detto. Nel Chiostro della Bottega di Masi in faccia al Palazzo
del Publico dovendosi rimettere una trave in un tetto, quattro muratori
posero una tavola da una finestra all'altra. Nell'atto che tiravano su il trave
si schiantò in mezzo la tavola e caddero 3 muratori per l'altezza di 30 piedi ;.
uno si ruppe tutti due i bracci, uno s'infranse una coscia, ed uno battè il
petto, il 4° saltò in un tetto. Uno mori nella notte. Gli altri erano in pericolo,.
ma poi si guarirono.

A di 16. Il Predicator del Duomo fece di elemosina scudi 90.

A di 17 detto. Avendo la Santità di Leone XII rivolte le sue mire sui sordi
e muti per le istruzioni nelli doveri di Religione e di società, in questa sera
volle assistere privatamente all'improvviso all'esperimento delle istruzioni
154 CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

date ai muti, e sordi di ambedue i sessi, ne rimase contento e fece dar de'
premi ai Maestri istruttori.

APRILE :

A di 1. Tempo buono, grecale, fresco. 2 Vario, spruzzante acqua. 3 Vario
buono. 4. 5. 6. 7 Buono. 8 Nuvoloso. 9 Nuvoloso, di poi sempre acqua e neb-
bia. 10 Vario nel giorno acqua. 11 Mattina acqua, nel giorno vario e poi acqua.
12 Bello. 13 Mattina nebbioso buono, nel giorno nuvoloso, ed una guazzatella.
14 Nuvoloso, piovoso. 15. 16. 17 Buono. 18 Sempre turbato. 19 Lo stesso.
20 Mattina acqua, di poi vario. 21 Vario. 22 Vario e guazzate. 23 Vario, di
poi buono. 24. 25. 26. 27 Bello. 28 Lo stesso con vento grecale. 29. 30 Lo stesso.

A. di 1 detto. Dopo la metà del mese di Marzo fu riattato l'Arco isolato,
posto al di sotto della volta della Maestà, Chiesa del Seminario, che attraversa
la strada maestra, minacciando rovinare per le pietre sconnesse, delle quali
alcune mancavano da qualche tempo. Posto quest'Arco isolato sopra due
piloni a destra ed a sinistra nella strada maestra, uno appié il muro del Semi-
nario dalla parte della volta della Maestà, e l'altro appiè il muro della Cano-
nica appartenente al Canonicato goduto dal Sig." Canonico Pascucci. Da
ambedue le parti dell'Arco sono fabbricati muri, che appoggiano e sull'arco
ed alle mura dei fabbricati laterali. Pare che quest’Arco dovesse riattarsi dalla
Città, perchè è isolato, ma essa ricusò essendone nel governo interpellata.
Il Riattamento fu fatto a spese della Cancelleria del Duomo e dal Seminario.
Finito il lavoro il Sig." Canonico Titi Cancelliere fece istanza al Sig." Canonico
Pascucci, che dovesse pagar la sua quota. Il Sig." Pascucci informato dai
Benefiziati espose in Capitolo, che tali spese doveano farsi dalla Cancelleria,
perché nella divisione delle Prebende fu lasciata la 3? parte per le distribu-
zioni, e per i bisogni e riattamenti della fabrica ; ed a tale effetto vi era un tale
Uffizio a parte, che a tempo di Monsignor Arciprete Rossetti, che avea tale
uffizio, fu incorporato colla Cancelleria, e non solo è obbligata la Cancelleria
a riparare ai bisogni della fabrica in generale, ma ancora delle abitazioni
particolari de respettivi Canonici e benefiziati, come costa dal Cap. 31 p. 33
delle antiche Costituzioni esistenti nella Libreria Dominicini. Al reclamo
del Sig." Canonico Pascucci tutti i Capitolari in Capitolo tacquero ; ed alle-
gandosi le prove del suo reclamo, tutto gli fu negato impudentemente dal
Sig." Canonico Titi, il quale vedendo, che tutti taceano, rispose ed aggiunse,
che già era segnata la spesa fatta; che perciò era già pagata, e che la Can-
celleria avrebbe soggiaciuto. Questo serva per regola alli Signori Benefiziati
di massa venturi per non lasciarsi sovverchiare con loro pregiudizio.

A di 4 detto. Predicó le 3 ore di Agonia nel Gesù Mons.” Vescovo Cittadini.

A di 6 detto. Nella mattina due ore innanzi giorno vi fu funzione per pri-
"vilegio nella Chiesa de PP. Scalzi di S. Teresa con messa cantata e Proces-
sione col Venerabile in memoria della Resurrezione.
CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 155

A di detto e 7. Furono arrestati per ordine di Roma circa 6 discoli per
tutte le Porte, trovati molli nelli giuochi. Molti furono poi rilasciati.

A. di 6 detto. Essendo solito una volta farsi da Mercanti nel giorno di Pa-
squa la Funzione nel Duomo colla Processione del Santissimo, intervenendo
i Mercanti colle Torce, ed essendo per molti anni andato ció in disuso, per
opera di Mons." Vescovo, fu rimessa in uso tal Funzione, e v'intervennero
37 Mercanti con Torcia con abiti neri. ;

A di 11 detto alle 11 pomeridiane, ore 5 italiane, seguì una scossa ondula-
toria di Terremoto assai sensibile, che duró 2 minuti incirca.

A. di 12 detto. S'incominció un Triduo al Confalone del Duomo per opera
di un Divoto in ringraziamento al Signore d’aver preservato dai danni del
'Terremoto, e per implorare la Divina Bontà a liberarci da tal Flagello.

A di 19 detto. Giunsero in Perugia per far le Missioni, da incominciarsi
il di 20, 5 Passionisti Sacerdoti con un Laico. Nella mattina a buon'ora e nel
giorno predicavano in Duomo : nella sera per gli Artisti nella Chiesa Nuova de’
Filippini. Nel di 24 incominciarono gli esercizi nella- Chiesa Nuova per il
Clero Secolare e Regolare nella mattina alle ore 1015 Astronomiche. Nel di
20 dopo pranzo i Parrochi in processione andarono alla Casa della Missione,
ove albergavano i Missionarj Passionisti, e li condussero al Duomo. Alla Porta
Maggiore al Levante era il Vescovo con tutto il Capitolo, Prebendati e Semi-
naristi per ricevergli. Il Vescovo fece un sproloquio, e poi andarono processio-
nalmente verso il Confalone, ed il Vescovo andó al suo posto con il Capitolo,
ed altri nel loro luogo ; ed il Missionario montó in Palco, ed incominció il suo
esercizio.

MAGGIO :

A di 1. 2 Tempo bello. 3 Lo stesso, nella sera turbato. 4 Mattina nuvolo
e sgocciante ; di poi vario. 5 Notte acqua, mattina e giorno acqua, e buono
la sera, ma fresco. 6. 7 Vario buono. 8 Sempre nebbia ed acqua abbondante
parte lenta, e duró fino a sera. 9 Nella mattina lo stesso e poi nuvoloso. 10
Vario buono. 11 Bello e caldo. 12. 13. 14. 15 Lo stesso. 16 Nuvolo caliginoso
e nel giorno sempre acqua leggiera. 17 Mattina nuvolo, e spruzzante, nel
giorno sempre nebbia ed acqua leggiera. 18 Buono, nel giorno sempre acqua
leggiera e nebbia. 19 Buono, Tramontana. 20 Lo stesso. 21 Mattina arretato,
poi buono siroccale. 22 Minaccioso, nebbioso e nuvolo e poi buono. 23 24. 25.
26 Buono. 27 Lo stesso e poi turbato ed acqua. 28 Buono e caldo. 29. 30
Buono. 31 Lo stesso e poi turbato.

A. di 3 detto. Giorno ultimo delle Missioni. Fu data la Benedizione Papale
in Piazza in faccia alle scale della Sala, ivi fu fatto il Palco. Vi concorse un
immenso popolo, e terminó la funzione colla Benedizione del Venerabile in
faccia alla Porta del Duomo, compita la funzione da Mons." Vescovo.

A dì 13 detto. Furono giustiziati in Ravenna cinque ; tre rei del sacrilego
attentato di omicidio contro l'Eminent.mo Cardinal Rivarola Legato a La-

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156 CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

tere nel di 5 Aprile 1824 : uno reo di omicidio del Direttore di Polizia di Ra-
venna : l'altro Israelita per omicidio d'un proprio fratello.

GIUGNO :

A di 1 Tempo buono. 2 Lo stesso con vento grecale. 3 Lo stesso e placido ;
nel giorno turbato e acqua leggiera. 4 Mattina nuvoloso e poi acqua. 5. 6
Buono e caldo. 7 Nella mattina minaccioso e poi buono. 8 Lo stesso. 9 Nella.
mattina acqua e poi nuvoloso vario. 10 Sempre vario e fresco. 11. 12 lo stesso.
13 lo stesso, nel mezzodì turbato con poc'acqua e poi buono. 14. 15. 16. 17.
18. 19. 20. 21. 22. 23 Buono e caldo. 24 Turbato e acqua intorno. 25 Vario:
nel giorno sguazzata. 26 Buono. 27 minaccioso, nebbioso, spruzzante. 28.
29. 30 Buono.

A. di7 detto. Giunse in Perugia S.A.R. il Principe Federico Augusto di
Sassonia, che ritornava da Napoli e Roma, e subito parti per la Toscana. Che
fu incontrato da Leopoldo Granduca di Toscana.

A di 10 detto. Il Morlacchi Perugino Maestro di Musica fu lodato in Ge-
nova per la composizione di un'Opera intitolata il Colombo, e vi si immortaló.

A di 21 detto. Essendo il grano in stato di maturità per causa delle gior-
nate calde vennero i Mietitori. Le campagne erano aride, ed i mistumi guasi
tutti andavano a male.

In quest'anno é stata scarsa la raccolta del grano. I minuti poi e Gran-
turchi furono scarsissimi.

LUGLIO :

A dì 1 Tempo buono e poi turbato fino a sera. 2 Lo stesso e poi acquoso.
3. 4. 5. 6. 7. 8. 9 Buono e caldo. 10 Lo stesso e ventilato. 11 Bello e caldo. 12
Lo stesso. 13 Nuvolo nebbioso, poi bello ventilato. 14 Mattina lo stesso, dopo
poc’acqua. 15 Bello con vento impetuoso. 16 Lo stesso. 17 Lo stesso, ma.
senza vento. 18 Buono, caldo. 19 Lo stesso. 20 Lo stesso ma caliginoso con
vento. 21 Buono vario ventilato. 22 Lo stesso. 23 Nebbioso, buono, ventilato.
24. 25. 26. 27 Lo stesso di poi buono con vento. 30. 31 Buono.

A dì 8 detto. Essendo passata all’altra vita la Marchesa Eleonora Flo-

renzi nata Sorbelli, nella sera dell’8 fu fatto il trasporto del Cadavere incas-

sato in Cattedrale, ove la Famiglia Florenzi è sepultuaria, coll'accompagno
di molti Servitori e de Ragazzi dell’Orfanotrofio di S. Anna, de Cappuccini,

Zoccolanti e Preti dello Spedale, e nella mattina del dì 9 fu fatto il funerale

con messa cantata a Cappella con 4 sole Torce al feretro di libbre 24 l’una.

A dì 11 detto. Per causa della siccità fu ordinata la colletta nella Messa

ad petendam pluviam.
A dì 29 detto. In questi giorni il caldo giunse a gradi 28.

>=
CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 157

AGOSTO :

A di 1 Tempo bello, quieto e caldo. 2 Sempre nuvoloso e caliginoso. 3
Mattina nuvoloso, dipoi bello con vento. 4 Vario, caldo nel giorno, poco ven-
tilato. 5 Mattina torbido, di poi buono, vario con vento. 6 Buono con vento.
7. 8 Lo stesso. 9 Bello e quieto. 10. 11 Lo stesso con caldo. 12 Lo stesso, nella
sera vento con freddo. 13 Lo stesso caliginoso. 14 Lo stesso. 15 Vario nuvoloso,
nel giorno vento fresco. 16 Mattina vario, nella sera a guazzata. 17. 18. 19. 20.
Bello con vento. 21 Lo stesso e caliginoso. 22 Nuvolo, vento impetuoso, mi-
naccioso e poi acqua. 23 Nuvoloso, nel giorno grecale freddo, ma bello. 24.
25. 26. 27 Bello, fresco mattina, e sera. 28 Lo stesso. 29 Mattina nuvoloso,
giorno acqua abbondante, di poi moderato con lampi, tuoni per guasi 3 ore.
30. 31 Bello.

A di 10 detto. Erano de mesi, che non avea piovuto ; per la siccità man-
cava erba ed acqua ; nelle fiere non si vendeva né comprava, se non a prezzo
‘vilissimo, e non vi era disposizione alla pioggia.

A di 29 detto. Dopo una lunga siccità venne dell'acqua, e duró circa
tre ore.

SETTEMBRE :

A di1 Tempo vario, buono, placido. 2 Vario nuvoloso. 3 Nuvoloso, guaz-
zata e poi buono. 4 Sempre nuvoloso, piovoso spruzzante e poi acqua. 5 Va-
rio. 6 Lo stesso buono. 7 Bello, nella sera fresco. 8 Lo stesso, nel giorno vento.
9 Lo stesso placido. 10 Lo stesso. 11 Lo stesso vario. 12 Nuvoloso caldo. 13
Lo stesso. 14 Lo stesso nella sera fresco. 15 Lo stesso, caldo. 16 Bello freddo
17 Lo stesso. 18 Lo stesso placido. 19 Nuvoloso con vento freddo. 20 Bello
con vento impetuoso e freddo. 21. 22 Buono, placido. 23 Torbido. 24. 25. 26
Buono. 27 Turbato. 28 Turbato, nella sera acqua. 29 Vario. 30 Buono.

A di 6 detto. Sulle ore 23!5 cadde una grandine orribile di 12. 13. 15 e
fino 18 once il pezzo da Acquapendente, alle Grotte, Castel Fiscardo ed Or-
vieto, che parea il giorno del Giudizio ; ando più innanzi, ma meno grande
e duró ore 115. In Orvieto fece un danno in soli Cristalli di piü di 2/m scudi.
Desoló tutte le Campagne, ove passó. Ammazzó fiere ne boschi ; e fu buono,
che tutto il bestiame erasi ritirato, essendo ora tarda. Niuna persona rimase
morta.

A dì 26 detto. Leone XII innalzò all'onor di Città l'antichissima Terra
di Bagnacavallo nello Stato Ecclesiastico.

A di 30 detto. Leone XII confermò il titolo di Città a Spello con tutti
gli onori e privilegi e prerogative dell'antichissima Colonia Giulia.

OTTOBRE:

A di 1. 2 Tempo buono. 3 Minaccioso e poi buono. 4 Lo stesso e poi guaz-
zata. 5 Minaccioso e poi sempre piovoso con acqua lenta e nebbia. 6 Vario.
158 CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

7 Acqua sempre. 8 Acqua e poi buono. 9 Lo stesso. 10 Buono. 11. 12. 13 Bello e
fresco. 14 Torbido, e poi acqua. 15 Buono, nella sera freddo. 16 Buono e freddo.
17 Torbido. 18 Nebbia e acqua. 19 Buono e freddo. 20 Buono placido. 21.
22. 23. 24. 25. 26 Buono e freddo. 27 Torbido. 28 Buono. 29 Lo stesso e nel
giorno acqua. 30 Sempre pioggia. 31 Nebbioso, turbato, poi buono con vento
freddo.
A di 20 detto. Giunse in Perugia il Re ereditario di Prussia, ed andó
. alla Locanda in faccia a Donini, o sia della Posta. Andó all'Università ed a
visitare le Pitture della Città.

NOVEMBRE :

A di 1 Tempo buono, ventoso e freddo. 2 Nuvoloso freddo. 3. 4 Buono,
vento e freddo. 5 Nebbia e pioggia minuta. 6 Buono e gran neve ai monti.
7 Bello e freddo acuto. 8 Siroccale, nuvoloso con vento ed acqua. 9 Sempre
nuvolo, minaccioso, siroccale. 10 Notte e mattina acqua abbondante ; nel
giorno sgocciante, poi acqua. A di 11. 12. 13 Vario. 14 Buono, vario. 15. 16.
17. 18 Buono e bello. 19 Nebbia ed acqua minuta sempre. 20. 21. 22. 23. 24.
25 Bello grecale. 26. 27 Nuvolo, siroccale. 28. 29 Bello con vento. 30 Nuvoloso.

A di 18 detto. Giunse la Principessa Elena Granduchessa di Russia,
moglie di Michele, Fratello dell'Imperator di Russia, e qui vi era il Ministro
Russo, che l'aspettava, e nella mattina del 19 parti per Roma.

A. di 19 detto. Vi fu congregazione preparatoria in Roma nella Congrega-
zione de Riti per esaminar le virtù del mendico Giuseppe Labré, stato più
volte in Perugia, ove inginocchione nelle pubbliche strade aspettava limosine.

A. di 30. Predicatore in Duomo fu un Lettore Agostiniano Lucchese Bar-
tolomei.

DICEMBRE :

A di 1 Vario buono. 2 Vento impetuoso settentrionale, nuvoloso, spruz-
zante acqua. 3 Nella notte compose la neve l'altezza di un palmo, nel giorno
tempo bello con vento impetuoso. 4 Bello e freddo con vento. 5 Bello placido.
6. 7 Lo stesso. 8 Nebbia, acqua, vento siroccale. 9 Sempre nebbioso umido.
10 Turbato. 11 Buono. 12 Arretato. 13 Buono, nella sera vento. 14. 15. 16
Lo stesso. 17 Torbido. 18 Lo stesso. 19 Buono. 20 Sempre nebbia. 21. 22. 23.
24 Lo stesso. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31 Buono placido.

A di 13. Morì il D." Brucalassi Professore di Eloquenza, uomo di gran
merito. Il Professore Antonio Mezzanotte recitò gli elogi nella Chiesa della
Università di Montemorcino, ove furono celebrati i funerali.

A di 14 detto. Furono fatte le solite funzioni in Duomo secondo il consueto
degli anni scorsi.

In quest'anno é stata raccolta scarsa in tutto. L'Oliva pochissima, tutta
cattiva, verminosa: olio perció pochissimo e cattivo. Frutti pochissimi ;
CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

159

Granturco guasi nulla. Castagne molte. Gran penuria in tutto massime in cam-

pagna.
Non vi fu ghianda. I Maiali tutti magri e cari.

13829
GENNAJO :

A. di 1 detto. Tempo vario. 2. 3 Neve e freddo. 4 Vario. 5. 6 Neve e nuvoloso.

7 Nebbioso, buono e gelo. 8. 9. 10 Lo stesso. 11 Nuvolo e freddo. 12. 13 Vario,
dolce. 14 Bello, grecale freddo, nella sera vento impetuoso. 15 Nuvolo, vento
grande e poi buono. 16 Lo stesso. 17 Vario buono. 18 Lo stesso. 19. 20. 21 Nu-

volo, nebbia ed acqua. 22. 23. 24. 25 Lo stesso. 26 Nebbia ed acqua. 27 Lo

stesso e poi vario buono. 28. 29 Buono. 30. 31 Nebbia ed acqua.

A dì 31. In Venezia un Giovane di anni 20, Napoleone Zannetti Veneziano
avea fatto una scoperta di una machina, la quale deve porre in moto le navi
senza bisogno di remi, vele e vapore, con una celerità non inferiore a quella,
che si ottiene con metodi finora usati. L'imperatore concesse all'Inventore il
privilegio esclusivo per 10 anni.

FEBBRAJO:

A di 1 Nuvoloso, poca neve e nebbia. 2 Tempo bello e freddo. 3 Lo stesso e
freddo acuto. 4 Lo stesso con vento. 5 Lo stesso e freddo acuto. 6 Buono pla-
cido. 7. 8. 9 Lo stesso. 10 Lo stesso con vento grecale. 11 Lo stesso e freddo
acuto. 12 Neve vento e freddo acuto. 13 Bello e freddo. 14. 15. 16 Lo stesso,
17 Nuvoloso, australe placido, cessato il freddo acuto. 18 Sempre nebbia,
umido e sguazzata. 19. 20 Bello e placido. 21 Lo stesso. 22 Nebbioso di mat-
tina e poi lo stesso. 23 Mattina acqua e poi buono. 24 Bello, vento grecale.
25. 26 Lo stesso. 27 Nuvolo. 28 Vento impetuoso e nevigante.

A di 2. L'odierna popolazione di tutta la terra cognita era di 893.348.589 in--

dividui. In Europa 222.698.039 : in America 40.507.786 : in Asia 520.866.150 : in
Affrica oltre 105.779.210 : nell'Oceania 2.500.000.

A di 10 detto. Nella mattina passò all'altra vita il Sommo Pontefice

Leone XII Annibale della Genga. Nacque alla Genga, Diocesi Spoletina il
2 Agosto 1761, alli 28 Ottobre 1823 fu eletto Pontefice, il 5 Ottobre fu coronato,
il 13 Giugno 1824 prese possesso. Regnò anni 5, mesi 6, giorni 13. Nel dì 5
Febbraio fu assalito da incommodo di urina. Quello, ch’era solito medicarlo
lo siringò, e la difficoltà di siringarlo gli produsse una dilacerazione e venne
del sangue, si produsse l’infiammazione e quindi la cancrena. Nel dì 11 nella
sera giunse la nuova della morte e fu subito sospeso il Carnevale ; ed essendo
vicino il principio dell’Opera fu tralasciato tutto. Nelle sere del 12. 13. 14
suonarono tutte le campane a lutto. Nel dì 16 furono celebrate in Duomo

le solenni esequie con messa cantata. E nel di 17 fu cantata la Messa solenne per

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160 CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

lInvocazione dello Spirito Santo per la nuova elezione. Fu comandato doversi
aggiungere la Colletta alla Messa per tutte le Chiese per la elezione. Fu in-

giunto un Triduo nelle Chiese alternativamente colla esposizione del Venera-

‘bile colle litanie de Santi fino alla nuova elezione.

A di 11 detto. Nella sera in Roma fu portato il vaso mortuario coi Precor-
dii del Pontefice alla Parrocchiale de Santi Vincenzio ed Anastasio a Trevi.
Nel mattino del 12 il Cadavere imbalzamato sopra un letto sotto il baldac-
chino fu esposto nella Cappella di Sisto IV al Vaticano. Nella mattina del di
13 dopo varj atti fu portato il Cadavere nella Basilica, e posto nella gran
Navata.

Nel di 14 fu dato principio nella Basilica Vaticana alle Novendiali Ese-
quie, ed incominciati per tutte le Chiese i funerali. Nella sera del 14 furono
‘tolte le ossa di Pio VII dalla Nicchia, in cui erano depositate, e trasportate
nelle Grotte Vaticane per esser poste nel mausoleo, che si lavorava.

Nel di 15. Furono trasportate le spoglie di Leone XII e poste nelle Casse,
«com’è l’uso, e furono poste nella Nicchia. Seguitaronsi a celebrare l’esequie
novendiali nei dì 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22.

Nella sera del 23 i Cardinali processionalmente entrarono in Conclave,
e nella mattina del 24 fu celebrata la Messa, e tutti i Cardinali si comunica-
rono. Allora erano in n.° di 37.

A dì 10 detto. In Vienna un detenuto nella Casa di lavoro avea scoperto
il modo di poter estrarre da libbre 6 di fieno una libbra di zucchero. Il Go-
‘verno pensò a incoraggire l’utile scoperta.

MARZO:

A dì 1 Vario, freddo. 2 Lo stesso. 3 Nuvolo, acqua e poi vario. 4. 5 Bello,
‘freddo. 6 Nuvolo, vento freddo. 7 Vario. 8 Nuvolo, acquoso, minaccioso. 9
Buono. 10 Mattina vario, giorno piovoso. 11 Bello, freddo. 12 Bello. 13 Ven-
toso, vario ; poi acqua e sirocco. 14. 15. 16. 17 Vario siroccale. 18 Lo stesso
con acquata. 19. 20. 21. 22 Bello. 23 Nuvoloso e nebbioso sempre. 24 Vario.
‘25 Vario, nuvoloso, nebbioso. 26 Acqua. 27 Vario e guazzata. 28 Vario. 29.
Turbato, e poi acqua e nebbia sempre. 30 Nebbia, acqua spesso e poi vario.
‘81 Mattina più acquate abbondanti, tutto il giorno nebbia ed acqua.

A dì 4 detto. Predicatore in Duomo fu il P. M. Cianelli Domenicano Luc-
chese. Allo Spedale Damiani Esfrate Servita di S. Marino.

A dì 14. Erano in Conclave 48 Cardinali per fare l’elezione del nuovo Papa.

A dì 16 detto. Venezia fu dichiarata Porto Franco dall’ Imperatore Fran-
cesco d’Austria con gran gioia della Città, e si fecero gran feste.

A dì 22 detto. La limosina del Purgatorio allo Spedale fu di scudi 24,62.

29 detto. In S. Lorenzo di scudi 76,28.
A dì 22 detto. Dopo le ore 23 si sentì da non molti una piccola scossa di

“Terremoto.
A dì 31 detto. Fu eletto al Pontificato da N° 49 Cardinali il Cardinale
CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 161

Francesco Saverio Castiglioni, Vescovo Tusculano di Frascati Penitenziere
maggiore e Prefetto della Sagra Congregazione dell'indice dopo 49 giorni
di Sede vacante, e 36 di Conclave, nato in Cingoli il di 20 Novembre 1761,
creato Cardinale da Pio VII Chiaramonti il di 8 marzo 1816, e s'impose il nome
di Pio VIII. Il detto Cardinal Castiglioni ripugnó alla elezione e per quanto si
disse per 2 ore, protestando non voler accettare per essere stato soggetto
ad un colpo apopletico, essendo difettoso di orina, e per doglie e per la poda-
gra; ma per opera del Cardinal Albani fuEcondiscendente. Fu creduto essere
stato un accordato tra Potenze per essere venuti tutti i Cardinali dei regni,
per rimediare ai guai dello Stato, tra quali era quello di aver giubilato con pen-
sioni i birbanti, e i rei di delitti, meritando di esser puniti, e con premio le-
vati dagl'impieghi.

APRILE :

A dì 1 Nebbia con sirocco e poi acquata, di poi tempo vario. 2
Buono vario. 3 Sempre nebbia ed acqua. 4 Lo stesso. 5 Bello con vento
settentrionale. 6 Vario. 7 Nuvolo caliginoso con vento e acqua di notte. 8
Bello e poi vario. 9 Vario, nella sera e notte vento impetuoso siroccale. 10
Nuvoloso, spruzzante acqua. 11 Vario. 12 Lo stesso con vento. 13 Lo stesso.
14 Mattina nebbia e poi vario. 15 Lo stesso. 16 Nuvoloso con acqua. 17 Vario ;
nella sera vento impetuoso. 18 Vario. 19 Buono. 20 Turbato. 21 Bello e poi
turbato. 22 Nuvoloso, minaccioso, nebbioso siroccale. 23 Lo stesso. 24. 25. 26
Bello e poi turbato. 27 Bello con caldo. 28 Buono e poi vento con acqua, nel
giorno vento ponente impetuoso e grandinata minuta. 29 Vento freddo, va-
rio con acquatelle. 30 Lo stesso, e neve a monti e fresco.

A. di 5 Domenica di Passione fu cantata la messa in Duomo per ringrazia-
mento. Fu pontificata la messa da Mons." Cittadini, cantando la messa Con-
ventuale con abiti paonazzi, ed i Canonici con Pianete paonazze, fuori dei
tre piviali. Intervenne il Delegato con tutta la Magistratura, Impiegati e mi-
litari. Furono fatte piü scariche di Moschetti. Nel fine furono cambiati gli
Abiti paonazzi in bianchi, ed i Canonici in Pelliccia, esposto il SS.mo Sagra-
mento e cantato il Te Deum in ringraziamento per il nuovo Pontefice, fu dal
Vescovo impartita la Benedizione col Venerabile.

Nel di suddetto 5 Aprile. Successe la sua Coronazione nella Basilica di
S. Pietro.

A di 15 suddetto. L'Imperator di Russia fece il suo solenne ingresso in
Varsavia come Re di Polonia.

A. di 21 detto. Alle ore 10 italiane, 5 astronomiche antemeridiane passó
all'altra vita il Conte Giulio Cesarei Leoni di anni 85, e fu fatto il funerale
nella Chiesa de Carmelitani Scalzi nel di 24.

A di 27. Un certo Sig." Sellique ingegniere meccanico francese immaginò
una machina per fabricare il pane colla forza motrice di un uomo, potrà
somministrare 1500 in 1800 libre di pane in ciascun'ora perfettamente impa-

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ZZZ III

162 CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

stato meglio di quello, che esce dalle altre fabriche. La machina occupa 12
piedi in lunghezza, 4 in larghezza, e 8 in circa di larghezza. L'inventore ot-
tenne una patente d’invenzione, e tra pochi giorni doveasi mettere in opera
una di queste machine. |

A di 27 detto. Partirono per Roma occultamente le Maestre Pie, che
abitavano nella Casa del Monte Spinello in Piazza Grimana accanto a Guer-
rieri in faccia a S. Fortunato, e partirono senza chiedere licenza al Vescovo,
ma richiamate dalla loro Superiora e dal Cardinale Protettore l'Eminent.mo
Rivarola. Questa casa pativa, era molto fredda e vi era l'acqua cattiva ; mo-
tivo per cui stavano spesso malate. Ne aveano fatta istanza al Vescovo, alla
Deputazione, ed alla Superiora di Roma, che per tal motivo non avea voluto
mandar la 3* Maestra, se non si comprava loro una Casa migliore. Per due
anni erano menate a bada per comprar la Casa, non piacendo a due Deputati
Nobili tal compra, volendo fare un Conservatorio per le Dame. Il Vescovo
fece quanto poté, ma non poté mai aver le mani libere per far 1a compra, che
avea già trovata. Esse attediate e richiamate disposero tutto occultamente
con polizia ed esattezza. Nella mattina della partenza fecero capitare le Chiavi
della casa con due Inventarj, uno delle cose avute quando vennero, l'altro
delle compre fatte di cose necessarie con i loro denari, alle quali dovea pen-
sare la Deputazione, ed il resto de denari avvanzati dalle corrisposte ricevute
per il loro mantenimento ; essendosi servite delli denari, che aveano spesi 1
per il 29 Inventario, che servì loro per pagare il viaggio, fecero dissi capi-
tare tutte le 3 suddette cose in mani del Deputato loro per rendere conto alli
Deputati e farne la ricognizione e la consegna, e riportarne il ricevuto. Il De-
putato tutto fece, e ne riportò il ricevuto nel dì 19 Giugno. Si risentì la popo-
lazione di P. S. A., mancando l’educazione per le zitelle, sì per il morale, che
per i lavori, facendo esse molto bene il loro dovere. Il Vescovo occultamente
approvò tal condotta perchè dovea servire per dar sesto in avvenire agli
abusi di potere de’ Deputati laici; e provvedere all’Educazione delle Zitelle
nel modo migliore ; e così si sperava, che dovesse succedere.

A dì 30 detto. Giunse in Perugia venuto da Roma il Re di Baviera, ed
andò in casa Florenzi, e partì per i suoi stati il dì 2 Maggio.

MAGGIO :

A dì 1 Bello, vento grecale impetuoso con brina dannevole. 2 Buono
placido, di poi vario. 3 Vario. 4 Acqua e nebbia, nel giorno vario e minaccioso.
5 Acquata e poi vario, nel giorno buono, grecale e fresco. 6 Bello, schietto,
ventilato greco. 7 Buono vario. 8 Nuvoloso placido. 9. 10 Buono. 11 Lo stesso,
nel giorno turbato e poi acqua. 12 Buono, nel giorno acqua. 13 Mattina neb-
bioso, nel giorno vario con guazzata. 14 Buono. 15 Lo stesso e poi turbato.
16 Bello, nel giorno turbato minaccioso. 17 Mattina nebbia e poi vario. 18
Freddo e vario, nel giorno caldo, acqua e nebbia. 19 Nebbia e acqua. 20 Vario
grecale. 21 Sempre nebbia ed acqua. 22 Nebbia e poi guazzata, nel giorno
CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 163

acquata e poi buono. 23 Nebbia ed acqua. 24 Buono e caldo. 25 Nebbia e poi
vario. 26 Sempre nuvolo caliginoso con piccole acquate. 27 Buono, nel giorno
nuvoloso e pioggia sempre per tutta la notte. 28. 29 Nebbia e poi buono. 30.
31 Buono.

A di 1 detto. Fu una brina grande, che rese gran danno alle viti, e fagioli
in moltissimi luoghi.

A di 2 detto. Giunse in Perugia la Granduchessa Elena di Russia, e parti
per Firenze la mattina del di 9.

A. di 6 detto. Si disse essersi trovato in Francia un metodo per fare impa-
rare a 10/m persone, che non sappiano né leggere né scrivere, l'Aritmetica
nel corso di 15 giorni.

A di 17 detto. Successe l'ingresso solenne in Cracovia di Polonia del-
lImperatore e Imperatrice di Russia tra grandi applausi.

A. di 24 detto. Prese solenne possesso Pio VIII nell'Arcibasilica Latera-
nense. i

A di 27 detto. Fu fatta l'incoronazione in Varsavia di Polonia dell’ Inpe-
ratore e Imperatrice di Russia in Re e Regina di Polonia con magnifica so-
lennità e si dichiarò inseparabile questo Regno dall’Impero Russo.

GIUGNO :

A dì 1. 2 Tempo vario nuvoloso. 3 Nebbia e poi buono. 4 Nebbia e poi
vario. 5 Buono e poi turbato. 6 Nebbioso, nella sera fresco. 7 Torbido, una
guazzata e fresco. 8 Turbato, fresco, poi nuvoloso, spruzzante, ed acqua, e
fresco. 9 Nebbia ed acqua, australe fresco, giorno acqua. 10 Vario buono
siroccale e fresco nella mattina, nel giorno nuvoloso, nebbioso e spruzzante.
11 Buono, nella sera acqua. 12 Vario buono. 13 Buono. 14 Lo stesso e vento
settentrionale. 15. 16. 17. 18. 19 Lo stesso. 20 Buono vario. 21 Lo stesso.
22 Bello, vento settentrionale. 23 Bello, nel giorno acqua e vento. 24. 25. 26.
27 Bello. 28 Acqua abbondante. 29. 30 Buono.

A dì 2. S’intimò la colletta ad petendam serenitatem.

A di 4. Alle ore 10 e 3/4 morì Ridolfo Pucci dopo una malattia penosa
di più mesi ; era Confaloniere ; fu compianto da tutti per essersi molto pre-
stato per il pubblico bene. Era di anni 55. Fu fatto il funere nella Chiesa di S.
Isidoro sua Cura, ove si lasciò, essendo sepultuario in S. Domenico, e v’in-
tervenne il Magistrato, e cantata la Messa in musica.

A dì 7. 8. 9. Per ordine del Cardinale Zurla Vicario furono fatte in tutte
le Chiese pubbliche preghiere per far cessare il Flagello del Terremoto nelle
vicine popolazioni.

A dì 10. Erano terminate le mietiture per i piani ed in molte colline. In
quest'anno vi era di tutto. Le Olive poi vi erano universalmente cariche di
fiori, ma in modo eccedente.

A dì 15 detto. Pio VIII per implorare dalla divina Maestà lo Spirito per
poter sostenere l'impiego di Pontefice pubblicó una enciclica a tutto l'Orbe
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164 CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

cattolico per le Orazioni da farsi ; aprendo il Tesoro delle Indulgenze in forma
di Giubileo, a chi adempisse le condizioni espresse in detta Enciclica. In Roma
incominciò il dì 28 corrente a tutto il 12 Luglio, cioè per 15 giorni, con due
visite almeno di una delle Basiliche, S. Giovanni Laterano, S. Pietro e S.
Maria Maggiore ; col digiuno del Mercoledì, Venerdì e Sabato in una delle due
settimane, come la quaresima, di magro, e coll’accostarsi ai Sagramenti della
Penitenza ed Eucarestia e con l’elemosina a poveri. Furono sospesi i spetta-
coli e divertimenti pubblici.

A dì 23 detto. Essendo partito il Delegato Cherubini resosi impotente,
giunse il Delegato Mons." Carlo Ferri.

LUGLIO:

A dì 1. 2. 3. 4 Tempo buono e caldo. 5 Nebbioso e poi buono e caldo.
6. 7.8 Buono e bello. 9 Buono, nel giorno turbato con lampi, tuoni ed acqua
nella sera. 10 Bello. 11 Buono, nel giorno turbato. 12. 13. 14. 15. 16 Bello e
caldo. 17. 18 Vario. 19. 20 Bello, grecale. 21. 22. 23. 24. 25. 26 Lo stesso e

caldo. 27 Nuvoloso. 28. 29. 30. 31 Buono.
A dì 5 detto. La mietitura era nel colmo. Vi era di tutto e belle erano le

campagne. Il grano, che costa scudi 12 e 13 il rubbio sbassò di molto.

AGOSTO :

A di 1. Tempo buono caldo. 2 Lo stesso ventilato. 3. 4. 5. 6 Buono. 7
Lo stesso, nel mezzodi turbato e poi bello e fresco. 8 Bello con vento fresco.
10. 11. 12. 13. 14 Lo stesso. 15 Lo stesso, acquata nel giorno 16. 17. 18. 19
Buono. 20 Nebbioso siroccale, di poi buono ventoso. 21. 22 Lo stesso. 23.
24, 25 Buono schietto. 26. Nuvoloso e poche gocce. 27 Bello, fresco mattina
€ sera. 28 Bello, poi nuvoloso. 29 Nuvoloso. 30 Acquata e poi nuvoloso neb-
bioso. 31 Vario.

A. di 14 detto. Fu fatto Prelato Domestico di Sua Santità Don Giacomo
de Conti Oddi Baglioni Perugino, Canonico della Basilica Patriarcale Vaticana.

SETTEMBRE :

A di 1 Tempo nuvoloso, nebbioso e poi buono. 2. 3 Vario. 4. 5. 6. 7 Bello.
:8 Nuvoloso, nebbioso. 9. 10 Lo stesso. 11. Lo stesso e poi più acquate. 12
Lo stesso. 13 Mattina bello e poi vario e minaccioso. 14 Vario, minaccioso,
nebbioso e vento. 15. 16 buono e bello. 17 Nuvoloso vario. 18 Buono vario. 19
Lo stesso. 20 Acqua e nebbia. 21 Nebbia ed acquate piü volte. 22. 23. 24
"Vario. 25 Bello e caldo. 26 Nuvolo, poi acqua. 27 Vario. 28 Nebbioso. 29 Lo
stesso, poi acqua. 30 Nebbioso, poi vario.

A di 6 detto. Incominció il Giubileo intimato dal Pontefice Pio VIII
fino dal giugno. Duró 15 giorni col digiuno di tre giorni mercordì, venerdi e
CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI 165

sabato in una delle 2 settimane, colla visita per almeno due volte di una delle
3 Chiese S. Lorenzo, S. Domenico, S. Francesco, e coll’elemosine secondo il
proprio stato, colle facoltà alli Confessori secondo il solito, e colla Confessione
e Comunione. L’intimò il sommo Pontefice per pregare Sua Divina Maestà
per sè.

A dì 15 detto. Furono distribuite a tutti i Corali della Cattedrale di S.
Lorenzo le Costituzioni riformate dalli Signori Canonici per opera di Mons."
Cittadini Vescovo e stampate in quest'anno e giurate per la osservanza da
tutti, fuori de Giubilati, in Capitolo dalli Canonici nel 31 Dicembre e dalli
Benefiziati e Chierici perpetui nel di 19 Gennajo 1830.

A di 30. Vendemmia piena.

OTTOBRE:

A dì 1. 2 Bello e caldo e caliginoso. 3 Tempo bello e caldo. 4 Nebbioso
siroccale e spruzzante acqua, di poi buono vario. 5 Nebbioso, minaccioso,
siroccale. 6 Lo stesso e vento impetuoso. 7 Lo stesso. 8 Lo stesso nella mattina,
poi acqua grossa nel giorno e notte molta neve ai monti e colli vicini. 9 Bello,
tramontana e freddo. 10. 11. 12 Bello e freddo. 13 Bello e poi nuvoloso si-
roccale, e calmato. 14 Mattina vario e vento, di poi nebbioso e acqua. 15.
16 Lo stesso. 17. 18 Bello, grecale, fresco. 19 Bello, calmato. 20. 21. 22 Bello,
vento greco. 23 Turbato vario. 24 Vario. 25 Vario con acquata. 26. 27 Vario,
buono. 28 Lo stesso siroccale. 29. 30 Lo stesso. 31 Lo stesso, grecale, freddo.

A dì 1 detto. Si batteva la nuova strada formata sopra la Porta di S.
Carlo, che attraversa la Fortezza, e che entra sulla strada in faccia a S. Savino,
e passa in faccia alla Sapienza Nuova.

A di 20 detto. Si fabricava il Campanile nuovo della Chiesa di S. Fran-
cesco di Paola, ed era giunta la fabrica al primo tetto.

NOVEMBRE:

A dì 1. 2 Tempo buono, freddo, grecale. 3. 4. 5 Vario siroccale. 6 nebbioso
ed acquate. 7 Acqua. 8 Nuvoloso oscuro. 9. 10 Bello grecale. 11 Nuvoloso,
nebbioso. 12 Nebbia e poi vario. 13 Nuvoloso nebbioso. 14. 15 Bello, grecale
freddo. 16 Nebbioso, piovoso, siroccale. 17 Grecale nuvoloso, poi acqua, poca
neve, e gelo. 18 Bello, gelo, neve ai monti e freddo. 19 Lo stesso. 20 Nuvoloso,
freddo, spruzzante neve. 21 Bello e freddo. 22 Lo stesso. 23 Vario. 24 Nuvo-
loso, nebbioso, umido. 25 Nebbia ed acqua. 26 Nebbia sempre, siroccale.
27 Lo stesso. 28 Nuvolo, oscuro sempre. 29 Lo stesso e poi nebbia con acqua.
30 Lo stesso ed acquate grosse.

A di 29. Predicatore in Duomo per l'Avvento fu un Lettore Piemontese
Minore Osservante del Monte.
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CRONACA DI GIAMBATTISTA MARINI

DECEMBRE :

A dì 1. 2 Tempo nebbioso ed umido. 3. 4. 5 Vario freddo. 6 Lo stesso e poi
vento grecale. 7 Vario buono e freddo. 8. 9. 10. 11. 12. 13 Vario freddo. 14
Nebbioso, nuvoloso, e nevi ai monti. 15 Poc'acqua, nuvoloso e freddo e poi
sempre acqua. 16. 17 Nebbia e piovoso. 18. 19. 20. 21 Nebbioso ed acqua.
22 Buono. 23. 24 Nebbia ed acqua. 25 Lo stesso e vento, nevi ai monti e tutto
il giorno nuvoloso, minaccioso. 26 Vario freddo. 27 Buono freddo. 28. 29 Mezza
gamba di neve e freddo acuto. 30. 31 Buono, freddo acuto.

A dì 26 detto. Morì Serafino Siepi Maestro Giubilato di eloquenza nelle
scuole della Comune ed uomo di merito. Morì di un colpo apopletico. Fu
fatto il funerale nel dì 27 in S. Angelo di P. B. Recitò l’Orazione funebre il
Dr. Emilio Barbanera.

A dì 27 detto. S.A.R. e I. Francesco II concesse il Porto libero a tutta
la Città di Venezia, prima limitato all’Isola di S. Giorgio, e questa apertura
di Porto franco incominciava il 1° Febbraio 1830.

A dì 29. Era stato ne scorsi giorni da per tutto un freddo acuto con nevi
altissime. In Vienna al principio del mese era estremamente freddo. In Un-
gheria era il freddo più intenso, che in Vienna. Si gelò il Danubio. In Pietro-
burgo sul principio del mese il Termometro Reaumur era a 11 gradi sotto il
zero. In Perugia a mezza notte era a gradi nove sotto il gelo. A Parigi nel 29
era sceso a gr. 10 sotto il zero, e a mezzo giorno a 9 gradi precisi.

A dì 31 detto. Furono fatte le solite funzioni in Cattedrale col solito in-
tervento in rendimento di grazie a Sua Divina Maestà.
Note e documenti

APPUNTI PER UNA STORIA DELL'ECONOMIA UMBRA
DAL 1840 AL 1910

PREMESSA. — Il presente scritto vuol dare soltanto le linee
indicative della dinamica economica della regione umbra, ricavate
dai principali eventi che ne hanno caratterizzato il decorso. Per
questo si sono evitati sia una vasta documentazione statistica e
bibliografica che il riferimento puntuale alla situazione nazionale
o di altre regioni, senza però — almeno lo speriamo — che il nostro
discorso perda in chiarezza e significato.

Redatto nella primavera del 1960 per una rivista. che. cessò
poi le pubblicazioni, lo offriamo qui all'attenzione dei lettori cosi
come allora fu preparato, perché le questioni che vi si affrontano
— per quel che ci risulta, per la prima volta — ci sembra presentino
tuttora un certo interesse, soprattutto nel quadro della problematica
posta dalla preparazione del Piano regionale di sviluppo economico
dell'Umbria, la cui validità ci pare esca pienamente confermata
da quanto é illustrato nel nostro scritto.

Non è necessario spendere molte parole per dire dello: stato
di arretratezza dell’Umbria anteriormente al 1860. Amplissima
documentazione é facilmente reperibile per lo Stato Pontificio nel
suo insieme e per le singole provincie !.

Da essa si ricava che le provincie dell'Umbria erano, delle
pontificie, quelle in peggiori condizioni, se si eccettua, forse, l'Agro
romano *.

L'agricoltura costituiva la fonte quasi esclusiva di attività
economica. La forma di conduzione generalmente diffusa era la
mezzadria; di modesto rilievo la conduzione diretta. La proprietà
era altamente concentrata. Dai dati sui catastini pontifici del 1842,
riportati dal Francesconi *, si ricava che quasi una metà dell’estimo
LES LI DUE len ETRO ace rue pace genoa

168 LUIGI BELLINI

della terra era nelle mani del 2% dei proprietari, numerose essendo
le proprietà, di Enti ecclesiastici o di privati, che superavano i 3.000
ettari. Si trattava, in genere, di proprietari assenteisti i quali, come
nota il De Marco, usavano dare le loro terre in affitto ; evitavano,
così, i fastidi della cura diretta della proprietà godendone, invece,
la rendita, mentre l’affittuario si arricchiva indirizzando il mez-
zadro ad una coltura di rapina.

L’ordinamento colturale era assolutamente primitivo. Su una
superficie lavorativa di 295.000 ettari (la superficie totale è di
845.604 ha) ben 143.500, — cioè quasi il 50% — erano coltivati
a grano *, il resto a granoturco — 93.500 ettari, pari ad oltre il 30%
della superficie — ed a leguminose; insignificante la superficie
destinata a foraggio, con prati annuali di trifoglio o ad altre col-
ture. L’avvicendamento era dunque biennale ; su metà del terreno :
un anno grano, il successivo granoturco o leguminose o trifoglio ;
poi di nuovo grano.

È perciò naturale che — ove si aggiunga la lavorazione dei
terreni assolutamente superficiale, la concimazione con stallatico
scarso e di qualità scadente per la pessima conservazione * — il
rendimento delle colture fosse estremamente basso. Il grano dava
ettolitri 8,3 ad ettaro, cioè soltanto cinque-sei volte la semente im-
piegata, che si valutava in 1,3-1,7 ettolitri per ettaro ; il granoturco
dava all’incirca la stessa resa, ma con impiego molto inferiore di
semente. Notevole il patrimonio viticolo, che dava un prodotto di
1.800.000 ettolitri circa, di qualità però assolutamente scadente,
nonchè quello olivicolo, che dava pure una produzione di un certo
rilievo (60.000 quintali circa).

Il quadro delle produzioni agricole va completato con le colture
della canapa e del lino — abbastanza diffuse, specie nelle piane irri-
gue, perchè dalla loro fibra i contadini umbri ricavavano la bian-
cheria — e con la coltura del gelso per l’allevamento dei bachi da
seta, largamente esercitato nell’intera regione non solo nelle cam-
pagne, ma anche nei piccoli borghi.

L’attività industriale era essenzialmente legata all’agricoltura,
trattandosi principalmente di lavorazione della lana, della canapa,
della seta, della concia delle pelli, della molitura dei cereali e delle
olive. Localizzata un po’ ovunque nella provincia (a Foligno, Perugia,
Città di Castello, Terni, Norcia, Spoleto), solo limitatamente sfrut-
tava le possibilità offerte dalla materia prima esistente in loco come
era il caso della lana che veniva quasi totalmente esportata * e della
APPUNTI PER UNA STORIA DELL'ECONOMIA UMBRA DAL 1840 aL 1910 169

seta, la cui lavorazione si limitava alla torcitura. V'é, d'altronde, da
dire che l'attività si svolgeva in piccoli complessi e che le manifat-
ture di più ampie dimensioni si avevano, per lo più, negli orfanotrofi
ove, guidate dalle monache, decine di giovani tessevano.

Un'industria di antica e gloriosa tradizione era quella tipogra-
fica: a Città di Castello, Foligno, Perugia e Spoleto ; e, in un certo
senso ad essa collegata, quella della carta, con opifici nei pressi di
Foligno, che era il centro piü attivo della regione. Qui, infatti, ebbe
la prima sede la Camera del Commercio ed Arti”. A Terni agiva in-
vece una importante fonderia, che sfruttava la forza idraulica della
Nera ed il minerale di ferro della non lontana miniera di Monteleone
di Spoleto, ormai avviata, peró, ad esaurirsi. Altre industrie diverse
— dalle candele ai chiodi, dalle lime e raspe alle pergamene — erano
pure attive in aziende sempre di piccole dimensioni; di scarso ri-
lievo; nella prima metà del xix secolo, era l'industria della ceramica,
un tempo molto fiorente.

L'immagine generale é quella di un'economia chiusa in se stessa
— per le caratteristiche della struttura agricola mezzadrile cui si
aggiungevano le difficoltà dei traffici per la scarsità delle strade —
basata sull'autosufficienza familiare e sugli scambi in natura.

Occasione di questi scambi erano i mercati settimanali nelle
città più importanti e le tradizionali fiere annuali, quali quella del
14 settembre a Foligno per San Feliciano, del 13 giugno a Spoleto,
dei Morti — il 2 novembre — a Perugia, del Perdono — il 31 luglio
e il 1° agosto — ad Assisi. Le quali, però, nulla avevano più di para-
gonabile alle fiere che un tempo, a Perugia e a Foligno — ove era
stata celebre, particolarmente, la Fiera dei Sovrastanti che si teneva
dal 21 maggio al 21 luglio e che fu poi trasferita prima ad Ancona e
quindi a Senigallia — avevano richiamato mercanti da tutta Italia
ed anche dall’estero.

La diffusa miseria si rifletteva anche sulla situazione demo-
grafica : città e campagne apparivano spopolate. Secondo la sta-
tistica del 1853 8 la popolazione della regione era di 418.446 individui,
con una densità di 48 abitanti per kmq., la più bassa dello Stato, se
si eccettua l’Agro Romano. La popolazione della città di Perugia
raggiungeva appena i 13.000 abitanti e su livelli notevolmente in-
feriori era quella di tutti gli altri centri più importanti *.

L’unità politica non modificò la situazione, che, nel ventennio
successivo, restò sostanzialmente quale l’abbiamo descritta.
170 LUIGI BELLINI

In agricoltura la liquidazione dei beni demaniali e di quelli del-
l’asse ecclesiastico — per un totale di ettari 45.954 — favorì l'ulte-
riore consolidamento delle grandi proprietà — si che la concentra-
zione di questa aumentò ancora — e nel 1881 l’1,6% dei proprietari,
con più di 100 ettari, possedeva il 52% della superficie agraria re-
gionale 1°. La mezzadria era sempre il tipo di conduzione prevalente
e l'ordinamento colturale, anch’esso inalterato, impostato sui cereali
e la rotazione biennale *. Pressochè stazionaria la produzione sia
nei rendimenti unitari che in complesso ; il bestiame bovino aveva
avuto, invece, un incremento del 15%, circa, ma è difficile dire quanto
ciò non fosse frutto di un migliore accertamento.

Erano, invece, sicuramente peggiorate le condizioni economico-
sociali e sanitarie dei contadini per la immutata gravezza del con-
tratto mezzadrile *, l'aumentata fiscalità dello Stato e dei Comuni *,
le minori disponibilità alimentari (immutata la produzione, aumen-
tata la popolazione), per di più scadute in qualità. E questo in-
fatti il periodo in cui in Umbria si presenta, per la prima volta, la
pellagra, che, nel ventennio successivo, colpirà decine di migliaia di
contadini umbri, soprattutto nelle zone a nord di Perugia.

Le ragioni della preferenza sempre più larga accordata dai
contadini umbri al granoturco rispetto al grano è da ricercarsi, oltre
che in motivi tecnico-agronomici e di ordinamento colturale —
l'essere una coltura sarchiata, l’occupare per minor tempo il terreno,
ecc. —, nel fatto che il primo aveva, rispetto al secondo, due pregi
molto importanti per il mezzadro e il coltivatore diretto umbri : 1)
a parità di resa unitaria esigeva una quantità di seme che era la
terza parte di quella necessaria per il grano ; 2) necessitava di una con-
cimazione letamica molto meno abbondante 1.

Quanto all’industria, i dati raccolti dal Francesconi *, relativi
al 1870, ci dicono che la situazione era rimasta nel complesso inal-
terata !*. Il settore più importante era sempre quello tessile con 29
opifici e 1990 addetti. Il più importante era il Lanificio-cotonificio
di Terni, sorto poco dopo l’unità, assorbendo diverse piccole manifat-
ture e che occupava da solo 834 persone. Nel settore serico la maggior
parte degli esercizi provvedevano alla prima lavorazione dei bozzoli
(la torcitura) e restavano aperti per non più di due mesi l’anno,
occupando quasi esclusivamente donne. La Ferriera di Terni, che
subito dopo l'Unità era stata potenziata con la costruzione di due
altiforni che ne avevano fatto la piü moderna d'Italia, era stata
chiusa nel 1874.
APPUNTI PER UNA STORIA DELL'ECONOMIA UMBRA DAL 1840 aL 1910 171

Il commercio ristagnava. La costruzione delle ferrovie Orte-
Ancona e Orte-Arezzo subito dopo l'unificazione e poi, nel *69, della
Foligno-Terontola, che collegava cosi Perugia a Roma, a Firenze e
all'Adriatico, non aveva gran che modificato la situazione. Certo
esse furono motivo di progresso civile per i contatti piü rapidi e piü
frequenti che permettevano con le altre regioni d'Italia e per le nuove
aperture che questi contatti consentivano, ma nulla potevano contro
ostacoli che erano nella struttura dell'economia regionale. Struttura
che faceva dell'economia umbra un'economia naturale in cui i 3/4
della popolazione — quella dei lavoratori dei campi — viveva in
condizioni di forzata autosufficienza ed in gran parte indebitata
verso il proprietario.

Di riflesso l'incremento demografico era pure modesto rispetto a
quello delle altre regioni italiane. Nel 1881 la popolazione dell'Umbria
era di 493.572 individui, risultando aumentata di circa 75.000 in
28 anni ; Perugia aveva, alla stessa data, 17.395 abitanti e Terni 9.415.

E cosi : scarsa la presenza di capitali attivi, di proporzioni men
che modeste le capacità di assorbimento, non era possibile pensare
ad un autonomo sviluppo dell'industria locale.

La situazione sembró mutare radicalmente — e certo subi,
almeno in una parte della regione, una modificazione di notevoli
proporzioni — con il sorgere a Terni della statale Fabbrica d'Armi
nel 1878 e poi, nel 1884, dell'Acciaieria, per opera della Società
delle Acciaierie. Non é qui il caso di diffondersi sulle vicende che fu-
rono alla base del sorgere dei due stabilimenti, specie del secondo, del
resto largamente note. Basti ricordare che all'iniziativa era stata
estranea qualsiasi considerazione sulla situazione economica del-
l'Umbria.

Il nuovo stabilimento, che in breve arrivó ad occupare oltre 4.000
operai, trasformó il volto e l'economia di Terni ove affluirono mi-
gliaia di famiglie da ogni parte d'Italia, sicché, nel 1901, la città avrà
una popolazione di ben 26.305 abitanti. Parallelamente si aprivano,
nel 1886, le miniere di lignite a Spoleto, destinate a fornire alla
Acciaieria il combustibile necessario alle fusioni e si attivavano le
prime centrali elettriche, dando cosi inizio allo sfruttamento delle
cospicue risorse idriche regionali, che ne costituiscono tuttora una
delle più importanti fonti di ricchezza '*.

La nuova situazione é testimoniata dai dati disponibili per il
1893 1*; da essi si ha che si contavano ormai 317 esercizi con 7615
addetti nelle industrie minerarie, meccaniche e chimiche, divenute
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172 LUIGI BELLINI

le più importanti rispetto al totale delle industrie. Peril numero degli
addetti era determinante l’apporto dell’Acciaieria di Terni alla cui
provincia, anzi alla cui città, era da attribuirsi l'intero aumento veri-
ficatosi. Nel settore tessile l'unico fattore nuovo é invece il sorgere
dello Jutificio Centurini a Terni nel 1887.

In una fase successiva sorgono, in provincia di Terni : nel 1896,
a Terni, lo stabilimento per la preparazione del carburo di calcio
— ad opera della Società Italiana per il carburo di calcio, acetilene
ed altri gas — primo impiantato in Italia ed occupante oltre 1000
operai ; nel 1896, a Narni, la fabbrica di elettrodi Elettrocarbonium,
ad iniziativa della Società Italiana Elettrocarbonium e, successiva-
mente, la Linoleum. Queste due fabbriche occupavano complessiva-
mente, all'inizio della loro attività, 220 operai.

In provincia di Perugia, per il momento, il movimento é piü
limitato : nel 1900, a Foligno, ad iniziativa della Società Italo-Belga
Zuccheri, sorge uno zuccherificio e nel 1902, a Perugia, la fabbrica dei
fiammiferi che la Società Anonima Umbra trasferirà poi, nel 1906,
alla Società Fabbriche Riunite dei Fiammiferi (SAFFA) di Milano.
Il primo occupava, alla stagione, 200 operai, la seconda 380, di cui
il 90% donne.

Intanto qualche cosa di nuovo accadeva anche nell’agricoltura.
Sotto la spinta delle prime lotte rivendicative dei contadini, che nel
1901 davano il via a grandiosi scioperi, la classe dei proprietari, in
notevole parte rinnovatasi nell’ultimo decennio del secolo essendo
subentrati, in molte zone, ex affittuari e finanziatori alle vecchie
famiglie nobiliari 1°, è costretta a porsi il problema sia di una revisione
del patto colonico che di un ordinamento colturale più razionale.
Si ebbero risultati positivi, perchè l’adozione di nuove tecniche di
coltivazione e l’uso dei concimi non naturali di cui cominciò ad aversi
una discreta diffusione, permisero di aumentare la resa unitaria e
quindi le disponibilità alimentari ; riducendo la superficie a cereali
— specie quella a granoturco — ed allargando quella a foraggio, si
potè anche passare alla rotazione triennale su una buona parte della
superficie coltivata ed incrementare il patrimonio zootecnico, so-
prattutto bovino, che nel 1908 risultava così costituito : 114.196
bovini ; 41.475 equini ; 137.524 suini; 552.898 ovini e caprini.

Restano, però, inalterate sia la struttura sociale — altissima con-
centrazione della proprietà e conduzione mezzadrile — sia la so-
stanza dell’ordinamento colturale fondato sulla cerealicoltura ; per
——T

APPUNTI PER UNA STORIA DELL'ECONOMIA UMBRA DAL 1840 aL 1910 173

cui, in realtà, l'agricoltura umbra non perdette i suoi caratteri di
sostanziale e generale arretratezza. Ed era ció che caratterizzava
l'intera situazione economica regionale.

Si erano aperti, é vero, i grandi stabilimenti di Terni e la città,
di conseguenza, s'era trasformata divenendo uno dei più importanti
centri siderurgici e di produzione dell'elettricità d'Italia ; ma essi,
nati, come si é accennato, per esigenze che nessuna relazione avevano
con la realtà e le caratteristiche strutturali economico-sociali della
regione, svilupparono la loro attività senza mai neppure tentare di
inserirsi in quella realtà, che, invece, ben largamente avrebbero po-
tuto far progredire.

Né si puó dire che, almeno, essi dettero lavoro alla crescente
massa di individui che la miseria e la fame espellevano dalla terra.
La grandissima maggioranza di coloro che trovarono occupazione
nei nuovi stabilimenti ternani era, infatti, costituita da operai prove-
nienti dalle piü diverse parti d'Italia e qui richiamati per una facile
sistemazione, data la qualificazione che essi vantavano, in confronto
alla mano d’opera locale, per una immediata utilizzazione *'.

Ciò è drammaticamente testimoniato dall'andamento dell'emi-
grazione verso l’estero che, nel primo decennio del secolo, raggiunse le
più alte percentuali di incremento rispetto a qualsiasi altra regione,
fatta eccezione per la Sardegna ®.

Si comprende allora come, nell’aprile del 1906, si giustificasse
l'iniziativa di un Convegno (che trovava associate anche le Marche ed
il Lazio) per richiedere al governo l'estensione alle tre regioni delle
provvidenze previste dalla Legge a favore del Mezzogiorno *. Ampia
fu la documentazione portata per sostenere la richiesta, utilizzando
largamente i dati forniti dal Nitti nel suo volume La ricchezza d'1 talia.

La povertà dell'Umbria vi é largamente dimostrata. La sua ric-
chezza per abitante era, nel 1903, inferiore a quella di molte regioni
meridionali ; altissima ne era la concentrazione. Per la imposta di
Ricchezza Mobile di Categ. B, i redditi sotto 1.000 lire costituivano
il 74,749/, del totale per un ammontare che era il 36,43% del reddito
complessivo ; i redditi sopra 3.000 lire erano, invece, appena 1l 3,8395
del numero totale, ma costituivano il 22,03% del reddito comples-
sivo. V'é ancora da dire che per i redditi sotto le 1.000 lire la media
dell'Umbria era la più bassa d'Italia : 416 lire.

E dallo Stato, per ogni 100 lire di imposte pagate, l'Umbria ri-
ceveva 59,70 lire in spese per pubblici servizi, meno di ogni altra re-
gione d'Italia, fatta eccezione per l'Abruzzo, le Puglie e la Basilicata.
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174 LUIGI BELLINI

D'altra parte non si puó dire che migliore fosse l'atteggiamento
delle Amministrazioni locali. Già si è ricordato il giudizio del Faina
a proposito dell’imposta di famiglia ; ma il discorso può essere esteso
ad ogni altro tipo d’imposte o tasse. Nè va trascurata l’azione nega- |
tiva svolta spesso per ostacolare il sorgere o lo svilupparsi di inizia-
tive industriali. A Perugia, ad esempio, nei primi anni del secolo
alcune industrie minacciarono di trasferirsi proprio per l’ostruzio-
nismo che l'Amministrazione Comunale svolgeva per impedirne lo
sviluppo ?.

In un momento di favorevole congiuntura, mentre tutta l'eco-
nomia italiana — e particolarmente il settore industriale — era in
forte sviluppo, i provvedimenti ottenuti — che si concretarono
nella estensione all'Umbria, le Marche e il Lazio, per un periodo di
quattro anni, dei benefici previsti dalla Legge per il Mezzogiorno
e venivano ad inserirsi in una situazione in cui il ricordato sviluppo
produttivo dell'agricoltura creava piü ampie disponibilità di capi-
tali ed ampliava la capacità di assorbimento del mercato locale —
ebbero qualche positivo effetto, specie per la provincia di Perugia,
che era rimasta assolutamente estranea al gran rivolgimento del- i
l'economia ternana. Nuove iniziative industriali sorsero in quegli
anni: numerose fornaci per laterizi — n. 6, con 25-50 dipendenti
ciascuna nel biennio 1907-1908 — che utilizzavano materia prima ab-
bondante in loco, fabbriche di prodotti chimici ad Assisi (1908) e
Spoleto (1907) con 150 occupati, nel complesso ; la Fabbrica dei con-
fetti (poi « Perugina ») a Perugia (1908); il Cotonificio di Spoleto
(1908) ; la Valigeria a Perugia (già esistente, ma totalmente rinnovata
nel 1907) ; la « SIM » poi « SIAMIC », per la riparazione di automobili
e l'apprestamento di carrozzerie, a Perugia (1906) ?4.

Si tratta di industrie che, in larga misura, costituiscono ancor
oggi — tranne la SIAMIC, liquidata nel primo dopoguerra — il
patrimonio industriale della provincia di Perugia. In quello scorcio
del primo decennio del secolo si esauri, infatti, ogni spinta alla tra-
sformazione ed allo sviluppo dell'economia umbra.

Si é già detto dell'azione dello Stato e degli Enti locali e del f
peso negativo che, nello stesso senso, ebbero la struttura fondiaria
e la utilizzazione al di fuori della regione — della produzione |
idroelettrica. Ma un’altra circostanza maturò in quegli anni, aggiun- |
gendosi ad esse e risultando, forse, la più importante. Di certo essa
saldò, inesorabilmente, il cerchio entro il quale l’economia della

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APPUNTI PER UNA STORIA DELL'ECONOMIA UMBRA DAL 1840 Ar 1910 175

provincia di Perugia fu ed é costretta a vivere, con ben scarse pos-
sibilità autonome di progredire **,

Nella primavera del 1908 la Banca Commerciale Italiana, che
qualche tempo prima aveva aperto — prima fra tutte le banche di
interesse nazionale — i suoi sportelli a Perugia, assorbiva la Banca
di Perugia, il più importante istituto di credito della provincia,
sostituendosi ad essa e dando alla sua attività un indirizzo total-
mente diverso rispetto a quello fino a quel momento condotto.

Le conseguenze furono che i piccoli e medi operatori economici :
agricoli, industriali e commerciali, che avevano trovato nella Banca
di Perugia appoggio alle proprie iniziative con crediti per i quali
era assicurato il rinnovo — totale o parziale — ad ogni scadenza, si
videro invitati a ricoprire interamente alla prima occasione. In
queste condizioni era, praticamente, ad essi preclusa anche la possi-
bilità di nuovi crediti, perché le necessità della nuova banca erano
rivolte al reperimento di fondi per il sostegno delle proprie inizia-
tive su scala nazionale che in quegli anni attraversavano, specie nel
settore tessile, una sfavorevole congiuntura ?°.

Perugia cercherà invano di reagire chiedendo, in un altro con-
vegno nel 1910 — sempre a Spoleto — che i benefici della legge
per il Mezzogiorno fossero estesi all’Umbria per altri quattro anni
ancora ; invano lotterà, con l’aiuto vigoroso anche di Terni, per
l’utilizzazione in Umbria dell’energia elettrica colà prodotta, mentre
la congiuntura sfavorevole aggravava ancora la situazione dell’agri-
coltura e, perciò, di tutta l’economia regionale.

Il quadro che l’economia regionale presenta alla vigilia della
prima guerra mondiale può essere così riassunto : agricoltura arretrata
fondata sulla cerealicoltura, con predominio della conduzione mez-
zadrile ; industria: a Terni alta concentrazione dell'attività indu-
striale avulsa, però, dal contesto dell’economia regionale e, quindi,
con scarsi effetti riflessi su di essa ; a Perugia, invece, una struttura
più varia ed articolata, con legami notevoli con il mercato locale,
ma soffocata nel momento più delicato del suo sviluppo. Per tutta
la regione, poi, la rete ferroviaria e stradale interna assolutamente
insufficiente ; pessimi collegamenti con le principali linee nazionali
di traffico che ne accentuavano l'isolamento ?*.

Su queste posizioni l'Umbria è, sostanzialmente, rimasta nei
successivi decenni, sì che i problemi che allora si ponevano sono,
per molti aspetti, ancora drammaticamente aperti. Per questo,
176 LUIGI BELLINI

l'individuazione delle ragioni che li hanno cosi determinati può
essere non solo ricerca erudita sul passato, ma altresi utile contri-
buto alla loro soluzione.

Con questo spirito abbiamo voluto tracciare queste prime, ra-
pide note. :

LuIiGi BELLINI

NOTE

(1) Valgano per tutti, tra le fonti dell'epoca, il volume di ANGELO GALLI,
Cenni economico-statistici sullo Stato Pontificio, Roma, 1840 e, fra quelle mo-
derne, quello di DomENICO DE Manco, Il tramonto dello Stato Pontificio. Il
Pontificato di Gregorio XVI, Torino, 1947.

(2) Complesse sono le vicende della suddivisione amministrativa e ter-
ritoriale nell’Umbria. Negli ultimi decenni dello Stato Pontificio l'Umbria
era costituita da 4 provincie : Perugia, Spoleto, Orvieto e Rieti e da 6 cir-
condari : Perugia, Foligno, Spoleto, Orvieto, Terni e Rieti (si veda, in propo-
sito, il GALLI, op. cit., e la Statistica della popolazione dello Stato Pontificio del-
l’anno 1853 compilata dal Ministero del Commercio e dei Lavori Pubblici,
Roma, 1857) ; ma nel linguaggio corrente, anche di organi rappresentativi, la
dizione Provincia di Perugia stava per Umbria, sicchè quel termine si trova,
il più delle volte, usato estensivamente.

Nel presente scritto, ad evitare noiosi richiami, si è ritenuto conveniente
fare sempre riferimento alla attuale suddivisione amministrativa dell'Um-
bria nelle due provincie di Perugia e Terni.

(3) FRANcEsCONI FRANCESCO, Alcuni elementi di statistica della provin-
cia del Umbria, Vol. II, Tavole, Perugia, 1872.

(4) Atti della Giunta per l'inchiesta agraria, Vol. XI, Tomo II, Roma,
1884. Vi sono dati relativi anche alla situazione nel 1835.

(5) Secondo il rendiconto della Giunta del censo per il 1842, il patri-
monio zootecnico regionale risultava così ripartito: bovini 68.863; equini
24.125 ; ovini e caprini 507.096 ; suini 116.799. Si aveva dunque un bovino
per ogni 4, 3 ettari di superficie coltivata.

(6) Così riporta il Galli; successivamente è da ritenere che la produ-
zione umbra sia stata più largamente utilizzata localmente con il sorgere,
nel 1850, del Lanificio Bonucci a Ponte Felcino, nei pressi di Perugia.

(7) L’istituzione avvenne nel 1839; la Camera del Commercio ed Arti
di Foligno era, però, sussidiaria di quella di Roma ed aveva giurisdizione sol-
tanto sui comuni del circondario di Foligno e su quelli di Bastia Umbra e di
Bettona. Dopo l’Unità d’Italia, nel 1892, la sede fu spostata a Perugia e la
giurisdizione estesa a tutta la Regione.

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APPUNTI PER UNA STORIA DELL'ECONOMIA UMBRA DAL 1840 aL 1910 177

(8) Statistica della popolazione ...., cit.

(9) La ricordata statistica del 1853 non dà l'ammontare della popola-
zione delle singole città, si che il dato citato per Perugia si riferisce al 1836 ed
è ripreso da ZuccAaNi-OnLANDINI, Geografia fisica, storica, statistica dello
Stato Pontificio, Voll. 2, Firenze, 1843.

Dallo stesso si hanno anche i dati per altri importanti centri; Città
di Castello, 5.339; Foligno, 8.000; Spoleto, 6.016; Orvieto, 6.210 ; Terni,
9.700. Si dà anche la popolazione di altri centri, comprensiva, peró, di quella
di alcuni villaggi limitrofi.

(10) Ce ne dà conferma il fatto che il numero delle proprietà risultante
dai catastini pontifici del 1842 è pressochè identico a quello delle proprietà
risultanti al 1881 (vedi: Atti della Giunta per l’ Inchiesta Agraria, cit.) : 66.271
nel 1842 e 66.981 nel 1881, nonostante le divisioni ereditarie verificatesi nel
periodo. Va inoltre notato che, nella realtà, la concentrazione era ancora più
forte, perchè non si è potuto tenere conto del fatto che alcuni proprietari
— soprattutto grandi — avevano i loro possedimenti in più circondari, sicchè
il numero dei proprietari risulta fittiziamente più alto ed alcune proprietà
meno ampie di quanto fossero effettivamente.

(11) Si vedano in proposito : la Relazione di Nobili Vitelleschi alla Giunta
per l’inchiesta agraria nel citato volume degli Atti e Notizie e studi sull’agri-
coltura edito nel 1877 a cura del Ministero dell’Agricoltura Industria e Com-
mercio.

(12) In verità parlare di mezzadria in Umbria era un eufemismo. Molti
prodotti, come vino ed olio, non si dividevano affatto a metà, ma al terzo
0o al quinto (1/3 o 2/5 al contadino, il resto al padrone) e per altri prodotti
come i cereali o le leguminose la divisione a metà era puramente fittizia, per-
chè sulla parte del mezzadro andava prelevato il seme che, si è visto, rappre-
sentava, per il grano, sulla gran parte dei terreni, circa 1/5 del prodotto sic-
chè, in pratica, il mezzadro aveva di sua parte effettiva soltanto il 30%. A
questi si aggiungano tutta una serie di altri obblighi economici e personali
per i quali rimandiamo a L. BELLINI, La vita nelle campagne umbre dall’ U-
‘nità alla fine del secolo XIX, in Cronache Umbre, A. II, n. 2, marzo-aprile 1959.

È indicativo in proposito che quando agli inizi del secolo, sotto la guida
dei socialisti e, seppure più limitatamente, dei parroci di campagna si ebbero
in Umbria le prime lotte contadine, l’obiettivo fondamentale fu quello di ot-
‘tenere che venisse rispettato il contratto di vera mezzadria.

(13) L’aumento dell’imposta erariale e di quella sul bestiame gravava
interamente sui piccoli proprietari e, in parte, sui mezzadri, ai quali i pro-
prietari ne addebitavano 1/3 ; ai contadini si faceva inoltre pagare l'imposta
di Ricchezza Mobile e l'imposta di famiglia. A proposito di quest'ultima è
molto interessante quanto scriveva il Faina (Vedi : L. BELLINI, Cronache Um-
bre, cit.), che accusava gli amministratori comunali, per lo più proprietari
terrieri, di gravare sui contadini più che sui proprietari.
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178 LUIGI BELLINI

(14) Il granoturco era, certo, da molti decenni alimento fondamentale
di gran parte dei contadini umbri. Le ragioni per cui solo negli ultimi decenni
del XIX secolo la pellagra si diffuse così largamente vanno ricercate : 1) nel
peggioramento qualitativo del prodotto per l’impoverimento continuo dei
terreni — per la scarsa cura dei proprietari ela coltura rapinatrice degli affit--
tuari — che contribuiva a renderne rempre piü difficile la piena maturazione ;
2) la cattiva conservazione dello stesso, per mancanza di locali adatti; 3) l'in-
debolimento fisico progressivo degli individui, di generazione in generazione,
assolutamente sottoalimentati, soprattutto qualitativamente, per la quasi
totale mancanza, nella dieta alimentare, di grassi e proteine animali (si veda :
A. BRUGNOLA, I! bilancio nutritivo del contadino umbro, Città di Castello, 1903).
e, perció, via via piü facilmente intaccati dal male.

(15) FRANCESCONI F., op. cit.

(16) Le caratteristiche dell'economia umbra prima del 1880 hanno una
interessante illustrazione — che ampiamente conferma quanto qui si è detto —
nelle esposizioni di Perugia del 1855 e del 1879, di cui si ha il resoconto in :
Esposizione Provinciale in Perugia 1855. Rapporto e premiazione. Perugia,
Tip. Vagnini per Giuseppe Ricci, 1856 e in: Esposizione umbra del 1879 in
Perugia. Appunti. Perugia, Tip. V. Santucci, 1879.

(17) Nell'ultimo decennio del secolo molte iniziative in materia furono
prese da Comuni e società private. Poi, gradatamente, la quasi totalità della
produzione e dei diritti di sfruttamento furono assorbiti dalla Società Ita-
liana per il carburo di calcio, che, nel 1909, assorbì anche la Società Valnerina,
altra forte produttrice di energia elettrica. Da parte degli ambienti economici
umbri fu combattuta una lunga ed accanita battaglia perché fosse garantita.
lutilizzazione dell'energia elettrica prima di tutto nell'ambito della regione,
ma con scarsi risultati ; e nel 1911 la Società Italiana per il carburo di calcio
immetteva la sua produzione nella rete romana sottraendo cosi all'Umbria
quella che poteva costituire una delle basi più importanti del suo sviluppo
economico.

Nell'ottobre del 1922, poi, detta Società si fondeva con la Società Ac-
ciaierie, la quale, per le esigenze della acciaieria, disponeva pure di impianti
idroelettrici, dando luogo alla Terni, che cosi raggiungeva pressoché il mono-
polio della produzione idroelettrica umbra.

(18) MINISTERO DI AGRICOLTURA INDUSTRIA E CoMMERCIO, Annali di
Statistica. Statistica Industriale della Provincia di Perugia. Roma 1893.

(19) Nella Relazione sull’Umbria negli Atti della Giunta per l’inchiesta
Agraria (op. cit.) si legge che i3/4 circa della proprietà risultavano, nel 1880,
ipotecati : nei due decenni successivi la gran parte delle ipoteche furono tolte
col trasferimento della proprietà.

(20) Questa costatazione ritroviamo anche in: RopoLcro MORANDI,
Storia della grande industria in Italia. Il Morandi osservava come, pur es-
sendo l’Umbria ricca di risorse idriche, che permisero la costruzione di grandi

A.
APPUNTI PER UNA STORIA DELL'ECONOMIA UMBRA DAL 1840 AL 1910 179

stabilimenti elettrochimici «.... non si avvió per questo ad alcuna sostan-
ziale trasformazione della sua economia. Al sorgere di imprese industriali l'am-
biente rimase come estraneo, onde non ebbero modo di acquistare quelle al-
cuna forza propria di espansione » «..... (e) di una industrializzazione della
regione, di una reale trasformazione della sua economia non è il caso di par-
lare» (pag. 185).

(21) L’emigrazione italiana dal 1910 al 1923, Vol. I, Roma 1926. Sono,
però, riportati dati, ripartiti per regioni, anche per gli anni precedenti fino al
1876.

(22) Gli interventi e le decisioni del Convegno sono raccolti nel volume :
Per l'agitazione a favore del Umbria, delle Marche e del Lazio. Raccolta degli
atti, Foligno, 1906.

(23) A condurre tale ostruzionismo erano esponenti della grande pro-
prietà terriera, timorosi dell’affermarsi di nuove iniziative produttive che
avrebbero potuto favorire, direttamente o indirettamente, la rottura della
struttura feudale dell’agricoltura umbra.

(24) Notizie sulla situazione dell’industria umbra agli inizi del secolo
si trovano in: FERDINANDO MANCINI, L'Umbria economica e industriale,
Foligno, 1911.

(25) Hanno certamente pesato, e pesano tuttora, nello stesso senso ne-
gativo anche certe caratteristiche soggettive della classe imprenditoriale
umbra, quali, ad esempio, la rinuncia alla spersonalizzazione dell’azienda,
la tendenza a lavorare per il piccolo mercato locale, più sicuro, perchè più
conosciuto, la riluttanza a ricorrere al prestito esterno, bancario e non.

Aspetti di cui sarebbe certo interessante approfondire l’analisi, ma nei
quali, a nostro parere, non può essere ricercata la matrice dell’arretratezza
dell’Umbria, come di nessun'altra regione o stato.

Quelle caratteristiche sono esse stesse, sostanzialmente, frutto della
struttura economica, che ne è dunque la vera matrice, anche se il rapporto
di dipendenza può non apparire, in molti casi, esplicito. Proprio le vicende
del primo cinquantennio post-unitario ci danno, fra l’altro, conferma del con-
trario : fu la struttura economica regionale e nazionale a soffocare in Umbria
i fermenti di sviluppo di cui s'erano pur avute, come {s'è visto, numerose e
importanti manifestazioni.

(26) La reazione locale all’avvenimento fu vasta e vivacissima e se ne
fece immediata eco il settimanale repubblicano IL Pororo, che si pubbli-
cava a Perugia e che, in quegli anni, si faceva costantemente portavoce della
parte più avanzata ed attiva della borghesia perugina che la tradizione ri-
sorgimentale — anticlericale ed antimonarchica — orientava, appunto, lar-
gamente verso il partito repubblicano. E proprio i repubblicani erano stati
infatti i più attivi sostenitori del Convegno di Spoleto del 1906.

Sullo stesso argomento ritornava, oltre un anno dopo, nel dicembre
del 1909, il settimanale socialista perugino LA BATTAGLIA, che solo da
180 LUIGI BELLINI

qualche mese aveva iniziato le pubblicazioni, per denunciare — a conferma
delle previsioni del giornale repubblicano — le conseguenze negative dell'av-
venimento sull'economia provinciale ed affermare che esso aveva significato
Aic la vendita di Perugia industriale ».

(27) Va fra l’altro ricordata, a questo proposito, la continua azione
svolta, dopo l’Unità, dagli umbri, perchè fosse costruita la ferrovia colle-
gante l’Umbria e la Romagna attraverso l’Alta valle del Tevere, per creare
alla regione un facile sbocco verso il Nord; ferrovia che non fu mai realiz-
zata se non nella parte che riguarda l’Umbria.

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RECENSIONI

MANCINI FrANcO, Todi e i suoi castelli. Pagine di storia e d'arte. Città di Ca-
stello, Unione Arti Grafiche, 1960, pp. 428, 24 tavv. f. t., ill.

Non è facile definire il carattere di questo volume, il cui contenuto cor-
risponde esattamente al titolo. Non sembra azzardato pensare ch'esso sia
stato originato da un fortissimo amore per i fatti culturali (e Todi ne possiede
materia doviziosa !) e da un senso di attaccamento filiale che Franco Mancini
nutre verso questa sua nobilissima seconda patria.

Ma dal punto di vista del criterio redazionale che ha guidato l'A. è dif-
ficile dire se è un libro di storia o una raccolta di semplici memorie o un’anto-
logia di brani di garbata, fiorita narrazione storica, di citazioni da fonti
di cronache, memoriali, autori noti, e di puntuali, efficaci profili biografici.
Sempre nel tentativo di definire con un termine o poco più il carattere, se
non il genere, del lavoro potremmo dire ch’esso ha un certo sapore ottocen-
tesco, che è in certo modo confermato nel sottotitolo : pagine di storia e di
arte. Per ciò vien fatto di pensare che l'A. abbia cercato di attuare una fu-
sione di due esigenze in lui operanti: l’osservanza del rigore scientifico nel
trattare la materia storica e il gusto propriamente letterario della forma pu-
lita ma colorita, intesa a sua concreta aderenza, sia pure sfumata, all’argo-
mento. E, se è così, bisogna riconoscere che egli quasi sempre ha raggiunto
l'intento.

L'A. afferma nella premessa di essersi voluto scostare da quelle elabo-
razioni di storia todina svolte romanticamente, rappresentate da pur ragguar-
devoli esempi che l'hanno preceduto ; ma, leggendo queste belle pagine nar-
rative delle vicende della marzia città, vien fatto al lettore di assaporare un
non sgradevole gusto romantico, nel senso migliore, di cui esse sono intrise.

La giustificazione piü valida della composizione dell'opera cosi com'é
si riscontra nella dichiarazione con cui si apre la Premessa : « Questa storia di
Todi e i suoi castelli è stata pensata e scritta per un largo pubblico ». E l'al-
largamento di un panorama, si sa, puó facilmente risolversi in danno dell'unità
e della nitidezza di visione.

L'A. ha raccolto tutto su Todi, sotto l'aspetto preistorico, archeologico,
182 RECENSIONI

storico, letterario, economico e via dicendo — persino i proverbi! — e per
fortuna da studioso diligente ha posto in fine al volume un ampio indice di
nomi propri e di cose notevoli indispensabile per orientarsi fra tanta mate-
ria. Scarse mi son sembrate le notizie sull'attività tipografica (il primo stam-
patore si chiama Matteo da Fossombrone, ma anche Tesori).

Tutta la congerie di materiale raccolto e in buona parte rielaborato
con impegno di erudito e con gusto di scrittore é distribuita in tre parti del
volume : la prima è dedicata alla tessitura dello sviluppo storico della città,
inframmezzato da più o meno ampie note documentarie o illustrative. Qui
sono le più belle pagine, nelle quali tuttavia una minore ricerca di venustà
avrebbe probabilmente giovato a conseguire una maggiore speditezza nello
svolgimento del tracciato propriamente storico. Nella seconda parte v'é
l'ilustrazione dei castelli; nella terza un’antologia di poesie di todini e di
non todini su Todi; la quarta comprende medaglioni di illustri todini da
papa Martino I all’industriale Carbonari.

Lavoro dunque di compilazione seriamente condotto con una colori-
tura di affettiva ammirazione per la città cui è dedicato che lo ravviva, anche
se si fosse abbondato di più nella citazione delle fonti e se si fosse evitata
— piccoli peccati veniali — qualche imprecisione, come la veduta di Todi,
disegno originale di Cipriano Piccolpasso, indicata come una stampa del
sec. XVI

Il volume è abbondantemente illustrato e corredato di tavole fuori testo
nella maggior parte interessanti e assai buone.

FRrUTTINI MARCELLO, La dominazione napoleonica in un comune dello Stato
Pontificio. Storia di Gualdo Tadino dal 1809 al 1814. Perugia, Edizioni
N. Simonelli, s. a., L. 700.

La tradizione storiografica locale sul supporto della filosofia positivista,
già in pieno fiorire nell’ultimo ventennio del secolo scorso e nel primo decennio
del corrente, dopo la forte riduzione subita successivamente per vari fattori,
tra cui l’influsso esercitato sugli studi storici dall’idealismo crociano e gen-
tiliano, viene riprendendo lena e fornisce spesso assai buoni frutti. Senza
tema di smentita si può anzi asserire che questa nuova produzione si distin-
gue dalla precedente per due caratteri prevalenti: il maggior impegno di
ricerca documentaria e l’estensione dell’indagine e della ricostruzione a tutti
i settori della vita associata.

Un contributo storico improntato a tali criteri e condotto sul filo di
una narrazione intessuta esclusivamente con l’apporto dei documenti dell’epoca
è questa storia di Gualdo durante l’occupazione francese. Lo studio ha
l’innegabile pregio di svolgere la narrazione storica con una sicurezza d’in-
formazione e con un’ampiezza di ricostruzione e con una dovizia di dettagli
che sono forniti dall'opulento materiale archivistico conservato presso quel-
RECENSIONI 183

TArchivio Comunale. Ma un secondo pregio, meno pienamente conseguito,
PA. ha inteso attribuire al suo studio: quello ch'esso costituisca un'inter-
pretazione e un quadro validamente adattabili ai vari centri italiani che
soggiacquero a quelle vicende. « Questo studio — egli afferma nella Pre-
messa — si pone dei limiti ben precisi. Esso intende illustrare detta-
gliatamente, attraverso la presentazione documentata del comportamen-
to degli abitanti di una piccola città che potrei definire città-campione,
«ciò che si verificò in una qualsiasi città italiana tra il 1809 e il 1814,
allincirca cioè negli anni in cui tutte le regioni italiane, rottesi ad opera di
Napoleone le precedenti strutture politiche, entrarono a far parte dell'Im-
pero Francese o direttamente, come il Piemonte, la Liguria, la Toscana,
l'Umbria ed il Lazio, che furono integralmente annesse alla Francia, o indi-
rettamente, attraverso la creazione di stati satelliti, quali il Regno d'Italia
-‘0 il Regno di Napoli ».

La validità del criterio di universale applicabilità è compromessa dalla
‘stessa giusta distribuzione che in questa formulazione è posta fra i due diversi
rapporti di diretta e di indiretta condizione di sommissione alla potestà
francese, anche se gli organi e le potestà che esercitavano il potere erano di
massima analoghi. Ma in più è da rilevare che le situazioni ambientali erano
‘sensibilmente diverse per formazione storica, per civili caratteri, per livello
‘sociale, economico, intellettuale. L’esemplificazione offerta dal comporta-
mento di Gualdo e dei gualdesi nei confronti della dominazione francese,
‘che scosse dal tradizionale torpore in cui secolarmente essi erano adagiati
con la ventata innovatrice portata dai nuovi padroni, frenetici costruttori
di strutture di uno stato moderno, può ritenersi valida, se mai, per i vari
centri storici dell'Umbria e di altre zone dello Stato pontificio di uguale
«entità e condizione di Gualdo.

Questo saggio compilato col materiale desunto dall'esame dei carteggi
ufficiali intercorsi sopratutto tra la mairie di Gualdo, la sottoprefettura e
la prefettura e della legislazione, è condotto con serietà metodologica e con
chiarezza d’impostazione.

Ad un preliminare sguardo d’assieme della condizione della cittadina
umbra negli anni immediatamente precedenti alla vera e propria soggezione
alla Francia segue un quadro abbastanza pieno e dettagliato delle condi-
zioni generali della Comune di Gualdo intorno al 1810. Per dare completezza
al quadro e allo scopo di rinvenire nella più precisa conoscenza della compo-
sizione della popolazione i motivi di fondo e le plausibili giustificazioni del-
l'estraneità, dell'indifferenza e dell'avversione dei gualdesi nei riguardi del
nuovo stato di cose, che in certi strati sociali passò quasi inosservato, sarebbe
stato utile effettuare una scomposizione in ceti e categorie professionali e
di mestiere servendosi dei registri parrocchiali della popolazione.

Facendo largo posto a lunghe citazioni dagli atti ufficiali, che talvolta
più acconciamente avrebbero potuto trovar posto nelle note, sono esposte
pt lina

|

184

le grame vicende della mairie, poi il comportamento del clero riottoso alle

RECENSIONI

drastiche disposizioni del potere regio e imperiale, le coercitive e disertate
coscrizioni militari, le incomprese e osteggiate innovazioni nel campo am-
ministrativo e in quello pratico. Nella conclusione si prospetta la sostanziale
refrattarietà al nuovo, incomprensibile regime, sorretto soltanto dalla volon-

terosa mediazione di poche persone, che costituirono in certo modo il tramite-

con le successive rivendicazioni di libertà ed unità nazionali.

MoRELLI LAMBERTO, Terni e le città della sua provincia : Narni, Amelia,.
Orvieto con i dintorni del capoluogo ec. Terni, Tip. Frattaroli, 1960,

L. 700.

Lamberto Morelli

è una delle poche persone che contribuiscano alla.

illustrazione storico-culturale di Terni, dove per vari anni ha lavorato al
riordinamento della Biblioteca Comunale ; é pertanto un appassionato cul-
tore delle memorie civiche della sua città.

Compendioso frutto delle sue ricerche e delle sue UP orond ie cono-
scenze della storia di Terni e dei castelli del territorio di essa è é questo volume ,.
che, senza avere la pretesa di rappresentare vera e propria opera storica,
costituisce un'utile guida informativa dei principali aspetti e caratteri della
città umbra. La quale ha subito sotto l'aspetto della conoscenza storica

una sorte non molto felice ;

infatti nella storiografia regionale a confronto

di altri centri umbri anche di inferiore rilievo Terni è stata piuttosto ne-
gletta. Ci se ne accorge tutte le volte che viene pubblicata una memoria
Storica, uno studio su un qualche argomento di carattere sociale, tecnico,
religioso, educativo, culturale che fornisce le prove di un tessuto di vita
cittadina molto piü ricco e complesso di quel che fosse conosciuto sino allora.
Ed è per questo che ancora c’è molto da fare per conoscere adeguatamente:
lo sviluppo storico, sociale e spirituale di Terni, che non è più da considerare
quel modesto e trascurabile centro sino a quando nella seconda metà del-
l'Ottocento per un complesso di fattori si è avviata a divenire un importante

centro industriale.

Lamberto Morelli, che ha soddisfatto il suo amore per la città natale e
il suo fervore patriottico e nazionalistico nella copertina del volume fregiata
di bande, oltre che bianca, rossa e verde, col drago rampante colorato, em-
blema cittadino, ha raccolto in vari capitoli l'esposizione di quegli aspetti
che possono concorrere alla composizione del quadro illustrativo di Terni
e della sua provincia. La parte più ampia del volume è naturalmente dedi--
cata al capoluogo. Premesso un capitolo in cui, utilizzando gli studi compiuti
da specialisti come Giacomo Devoto, ha raccolto le conoscenze più sicure

sull’epoca preistorica, ha riepilogato in uno scorcio storico le principali vi-

= ra
*—

RECENSIONI 185

cende dal VII sec. a C. a tutto il secolo XIX con cenni all'età contemporanea,
per passare poi in rassegna gli uomini illustri ternani, le industrie, gl'istituti
culturali e artistici di conservazione, biblioteca, pinacoteca e museo, i prin-
cipali monumenti, civili e religiosi.

In un capitolo sono poi raccolte le notazioni storiche e le illustrazioni
artistiche concernenti i castelli e gli aspetti naturali del territorio : le Mar-
more, Collescipoli, Stroncone, Piediluco, Arrone, Abbazia di S. Pietro in
Valle, Cesi, Carsoli, Acquasparta, Sangemini. Seguono i capitoli dedicati a
Narni, Amelia e Orvieto. Nelle note son posti brevi e nutriti cenni biografici
di alcune notevoli personalità ternane. Chiude il volume una specie di sintesi
panoramica della spiritualità degli Umbri, valutazione della civiltà espressa
dalla regione assai soggettiva e non del tutto plausibile.

Statuti di Spoleto del 1296 a cura di GIOvANNI ANTONELLI, Firenze, Leo S.
Olschki editore, 1962, Studi dell’Accademia Spoletina.

Questi Statuti del Comune medievale di Spoleto implicano un problema,
anzi un complesso di problemi inerenti alla organica struttura di essi, alla
loro reciproca relazione, alla loro posizione nello sviluppo della elaborazione
della legislazione comunale nel corso della evoluzione di quell’organismo
politico-amministrativo.

Achille Sansi (Sforia di Spoleto, I, 138) ovviamente osserva che «gli
Statuti erano le antiche consuetudini messe in iscritto insieme alle prescri-
zioni di ciò che i magistrati dovessero operare nel tempo del loro reggimento » ;.
e formula un’asserzione, la cui validità non trova conferma nelle generali
conoscenze in materia, quando afferma che « ogni statuto comunale era fatto
per un anno, scorso il quale, o si prorogava o si correggeva, aggiungendo o
sopprimendo o emendandone i capitoli come le nuove occorrenze richie-
dessero ». « Ad ogni modo — aggiunge il Sansi — Spoleto ebbe lo statuto assai
prima del 1296 ; viene ricordato nella lega con Todi e Narni nel 1259, se ne
fa menzione nel privilegio del cardinal Rainerio nel 1247, lo allega il podestà

Oddo di S. Eustachio nel 1230, l'istrumento con gli Arroni nel 1229 e Boni-

fazio di Bonconte nella sua condotta del 1218 ».

Achille Sansi parla di questi statuti e ne sviscera la materia al fine di pro-
spettare la struttura organica del Comune, ma non affronta il problema della
reciproca posizione in cui si trovano i testi tramandati dall’unico mano-
scritto cartaceo, mutilo in alcune parti, del cui contenuto Giovanni Anto-
nelli fornisce la puntuale edizione.

Il Sansi, che deve aver compiuto del manoscritto un esame formale
piuttosto frettoloso, che lo ha indotto anche a interpretazioni letterali appros-
simative e errate, asserisce (ibid., 1, 140) che «lo statuto del novantasei è
diviso in quattro parti; alle prime due è dato il nome di brevis populi, alle

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186 RECENSIONI

altre di constitutum ». Dalle maggiori precisazioni allogate in nota si com-
prende chiaramente ch’egli ha inteso considerare come breve populi quello
che nel presente volume è esattamente dato per statutum e per breve populi,
cioè statuto del Popolo e come statuto del Comune quello che sempre nel
presente volume è dato per constitutum.

A prendere per buone le due numerazioni delle rubriche, in rosso e in
nero, che il manoscritto presenta con qualche discordanza fra l’una e l’altra,
si può ritenere che il Constitutum sia diviso in due libri, per quanto nella
successione tra le rubriche finali del primo e quelle iniziali del secondo non
vi sia stacco di materia. E appunto in queste due membra del constituto il
Sansi ha riconosciuto la terza e la quarta parte del corpo degli statuti.

Ma il corpo degli statuti spoletini editi a cura di Giovanni Antonelli si
presenta in tutt'altro modo. Innanzi tutto v'é la Statutum Comunis Spoleti,
che è incompleto, ma di cui si conoscono i titoli delle rubriche ; esso è pre-
ceduto dai Precepta Inquisitoris heretice pravitatis ; segue il Breve Populi
completo ; infine il Constitutum in due libri, completo.

Il problema è nello stabilire il rapporto, attualmente per nulla chiaro,
esistente fra i tre testi e sopratutto fra lo Statutum e il Constitutum, tanto
più che essi sono riferibili al medesimo anno 1296. Potrebbe formularsi l’ipo-
tesi che il Constitutum costituisca la fusione dello Statuto del Comune e di
quello del Popolo, in cui sono prese in considerazione le due magistrature del
Podestà e del Capitano con le rispettive attribuzioni, o un complesso di norme
e disposizioni integrative di quelle contenute nello Statuto e nel Breve.
La norma contemplata nella rubrica XXI del Constitutum prescrive:
«Item quod omnes officiales tam potestatis quam capitanei et ipse potestas
et capitaneus promittant et iurent observari capitula statuti blevis populi ;
dum tamen ubi capitulum constituti divertatur blevi populi vel bleve populi
adversatur statuto stetur blevi, et potestas et capitaneus et alii officiales
teneantur bleve populi integraliter observare » ; pertanto autorizza a ritenere
che fossero contemporaneamente vigenti i tre corpi, dello statuto, del breve
e del constitutum.

Soltanto quell’approfondito studio, annunciato da Antonelli, che inve-
stighi e chiarisca sotto l’aspetto giuridico e storico tutta la elaborazione
statutaria che ha prodotto il travaglio costituzionale del Comune di Spoleto
sino alla più organica formulazione dello Statuto del 1347 potrà eliminare le
perplessità che gli attuali statuti suggeriscono e portare un risolutivo con-
tributo alla conoscenza dello svolgimento dell’organizzazione interna del
Comune di Spoleto nel medio evo.

Giovanni Antonelli ha premesso al testo una precisa e completa descri-
zione codicologica del manoscritto, contenente gli statuti.
RECENSIONI 187

BALLO ALDo-GURRIERI OTTORINO, Perugia. Roma, Lea, 1962. Automobile
Club d’Italia, « Italia nostra », Itinerari italiani. Serie fotografica a cura
di Lorenzo Camusso, Edizione per l'Azienda Autonoma di Turismo di
Perugia, L. 4.000.

Si prova un senso di rincrescimento nel constatare che la finalità che
la pubblicazione si proponeva a causa del non sempre felice impiego dei
mezzi culturali e tecnici non sia stata raggiunta.

Il volume, che l’Automobile Club d’Italia ha preparato per i suoi soci,
è una presentazione della città di Perugia effettuata mediante la documen-
tazione fotografica realizzata da un’apposita campagna, integrata da una
breve introduzione, in cui è il tentativo di delineazione di un profilo etnico-
psicologico della città-popolo e da didascalie marginali. Esaminando il vo-
lume stampato con singolare perizia tecnica da Alfieri e Lacroix, in bianco

e nero le riproduzioni, salvo le tavole fuori testo e la sopracoperta a colori,

vien fatto di rilevare con un certo rammarico che con una più attenta cura
e una più misurata dosatura dei dati rappresentativi e descrittivi ne sarebbe
venuta fuori una pubblicazione di notevole pregio, non solo sotto il rispetto
propagandistico. Infatti sia le riproduzioni, sia il testo denunciano il mede-
simo difetto di punto focale rispetto al soggetto. E mi spiego. Per le ripro-
duzioni. La scelta dei soggetti non graduata secondo un criterio interpretativo
dei valori rappresentativi della città risulta arbitraria, con l’aggravamento
che si insiste con più riprese su soggetti di scarso interesse estetico e di nes-
sun valore documentario. Di converso sono stati esclusi quasi del tutto monu-
menti-testimonianze insigni (S. Pietro, S. Domenico); e non si comprende
perchè non sia stato presentato alcun interno di edificio all’infuori della
Sala dei Notari in un'infelice riproduzione. Mentre alcune riprese sono
ben centrate e di felice effetto — le case di Porta Sole, via delle Streghe,
le Volte della Pace, via Appia, sulla quale s’insiste troppo con sei foto, sia

pure da traguardi diversi — altre sono infelicissime ; prime fra tutte quella

riproducente nella pagina seguente l’introduzione il corso Vannucci preso
d’infilata con un catastrofico effetto di accorciamento, che ne altera affatto
le caratteristiche. Buona invece dello stesso soggetto la ripresa a pagina 37.

Sproporzionati e deformanti le riprese di particolari scultorei (pagine
12, 13, 20, 21); portati in primo piano fuori dai rapporti che li legano all’in-
sieme divengono scampoli anatomici privi di alcun valore espressivo. Così
il grifo bronzeo del palazzo dei Priori (pag. 4) non è più che uno sgorbio.
La cosidetta Assetata della Galleria Nazionale dell'Umbria (pag. 16) è ri-
presa contro verso, per cui lo scorcio del braccio destro adottato dallo scul-
tore per aumentare l’effetto della figura incurvata che si protende con ansia
verso il bordo della vasca è presentato come un grossolano errore di esecu-
zione. Strana la riproduzione a pagina 11 con una fetta della fronte del pa-
lazzo dei Priori dietro la quinta della casa a destra di via Fani. E così di
seguito. i
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188 RECENSIONI

Per il testo. Si avverte subito il tono di esaltazione della città presentata.
con una descrizione visivo-verbale, che é in se coerente, ma non aderente
con geometrica precisione al soggetto. Anche ai fini propagandistici non
€ prudente e di buon gusto usare un tono amplificatorio, verbalmente forzato.

È vero che oggigiorno i prodotti intellettuali al pari di quelli industriali,
per farsi Iuce tra la concorrenza ricorrono ai mezzi piü estrosi e talvolta piü
disgustosi di pubblicità per vincere l'ottusità mentale della folla di gonzi
che, pur solleciti a qualificarsi ad un certo livello sociale col provvedersi
di automobile, televisori, elettrodomestici, non riescono tuttavia a fornirsi
di una capacità personale di giudizio e di scelta e son costretti a ricorrere al.
gusto degli altri e cadere sotto la suggestione della propaganda commerciale.
Ma vi sono ancora coloro che sanno valutare con libertà e capacità di giudizio
personale, anche se sono in minoranza ; e certamente a costoro il tono sem-
pre piü alto della misura giusta in una presentazione storico-artistica torna.
sgradito e pare controproducente.

Pertanto forzature, come quella per cui le porte urbiche perugine con-
tendono in magnificenza e grandiosità coi monumenti dell’antico Egitto
e di Babilonia (pag. IV) o quella, tanto per esemplificare, che assegna lo.
Studio perugino al quinto posto nel mondo sotto l'aspetto dell’antichità
di fondazione, mentre più propriamente può assegnarsi a quel rango su scala
nazionale ; non giovano ad una precisa, acuta, amorosa, presentazione di
Perugia come era nell’intendimento dell’Autore del testo, che possiede una
lunga esperienza pubblicistica e sentimenti di premurosa sollecitudine per
la sua città.

Rocanr (Mons.) ORIGENE, Storia di Gubbio. Gubbio, Tipografia Oderisi, 1964.

C'é storia e storia. A parte gl'indirizzi metodologici tracciati dai capi-
scuola, che talvolta nelle mani di mediocri seguaci portano a tutt’altro ri-
sultato, v'é chi batte strade particolari e solitarie per deliberato proposito
senza per questo fallire lo scopo di conseguire una efficace raffigurazione
storica del soggetto trattato.

Così ha fatto Origene Rogari, spirito libero, meditativo e vivace, con
questa sua storia di Gubbio. Essa prende lo spunto da un momento cruciale :
il settantesimo compleanno dell’A., il quale, pur non avendo mai tralasciato
di usare la penna, soffermandosi su quel punto della vita umana in cui vien
fatto di stabilire un approssimativo bilancio riepilogativo delle opere com-
piute, ha obbedito all'impulso di amor filiale perla sua città intessendone
la storia con l'impiego ben dosato di due essenziali elementi : l'affetto per
Gubbio e la penetrante conoscenza delle sue vicende.

. Nella breve introduzione l'A. espone i criteri cui si è ispirato nel comporre:
questo ideale profilo della città natale, che si compendiano in uno sforzo di
RECENSIONI 189

‘coglierne il più intimo carattere di spiritualità ricomposto con gli oggettivi
elementi forniti dalle concrete manifestazioni di arte, di cultura, di religiosità,
di civile virtù, di guerriero ardimento.

«Questo libro vorrebbe essere l’impressione in folio della visione soa-
vissima che ha accompagnato tutta la mia vita che, pur nei brevi intervalli
e nelle assenze fugaci, provò l’insanabile mestizia della nostalgia. Se questa
è passione, io non sarei un innamorato della mia città, ma un vero patito.
Ed è questo sentimento che determinerà e limiterà il carattere del libro ».

Infatti specialmente nei primi capitoli la narrazione, fino al periodo in
cui la dominatrice figura del vescovo S. Ubaldo appare come l’interprete più
genuino e il simbolo eloquente del popolo eugubino, procede con un garbato
e suadente andamento favolistico di singolare efficacia per virtù anche di
una forbita, precisa, trasparente locuzione.

Il senso interpretativo e la tensione narrativa sembrano tuttavia at-
tenuarsi ed ottenere meno felici risultati a mano a mano che si giunge verso
l’età moderna, quando cioè si viene annullando quella individualità etico-
politica del periodo comunale col passaggio di Gubbio nella soggezione al
principato urbinate prima e allo Stato pontificio poi. Occorre tuttavia dare
atto che la condizione ecclesiastica dell'A. non gli impedisce di professare
un’apprezzabile libertà di giudizio, anche se può farsi qualche riserva su
alcuni apprezzamenti espressi nei riguardi di atti e vicende del periodo ri-
sorgimentale.

Per quanto si sia proposto di stendere un profilo storico sui generis I'A.
nondimeno per soddisfare la sua coscienza di storico (egli ha recentemente
dato, tra l’altro, una lodevole vita di S. Ubaldo) ha ritenuto necessario — e
forse non lo era — far seguire ad ogni capitolo alcune succinte note docu-
mentarie e una bibliografia essenziale. A complemento della narrazione sto-
rica sono aggiunti profili di due notevoli personaggi eugubini ottocenteschi :
il cardinale Giuseppe Pecci e Angelico Fabbri, brevi cenni dei più ragguarde-
voli cittadini, una sommaria descrizione dei principali monumenti della città.

Nel suo complesso il libro di piacevole lettura costituisce un efficace
strumento di conoscenza intima e piena di colore della illustre città umbra.

GIOVANNI CECCHINI
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DOCUMENTI PER UNA STORIA DELLE CONFRATERNITE DEI DISCIPLINATI
IN PIEMONTE E DELLA LORO SPIRITUALITÀ DAL XIV AL XIX SECOLO

Confraternita dei Disciplinati di S. Croce in Torino

Torino - Basilica Magistrale, Archivio dell'Arciconfraternita dei
SS. Maurizio e Lazzaro M.s.G. « Inventaro Scritture. 1809 »

Volume cartaceo di 120 fogli numerati solo nel retto, rilegato
in pelle con fregi in oro ; bianchi i ff. : 1-3 ; 42-45 ; 54v-58r ; 63-66;
72-73; 80v-82r; 95v-97; 99v-100; 101v-102r; 103; 104v; 105v;
109-110 ; 115-116 ; 118-120. Scrittura tutta di mano di Alessandro
Lionne confratello e archivista dell’Arciconfraternita. I documenti
sono classificati in 21 categorie e ordinati con numero progressivo
da 1 a 2493; però tra una categoria e la seguente vengono sempre
lasciati disponibili aleuni numeri, con l'intenzione evidente di po-
tervi inserire in seguito altri documenti.

Ritengo assai rilevante l’importanza storico-documentaria di
questo inventario di «scritture ». Anzitutto perchè appare compi-
lato con tale fedeltà, precisione, completezza, (allo zelante archivista
non sono sfuggite neppure le « memorie e scritture inutili »), che da
solo offre già una solida base per ricostruire la storia alquanto com-
plessa della Confraternita dei Disciplinati di S. Croce di Torino.
Eccola nelle sue linee essenziali : fu eretta canonicamente da mons.
Guido Canale di Cumiana, vescovo di Torino il 26 agosto 1346;
fu unita da Gregorio XIII alla parrocchia di S. Paolo con bolla del
1° febbraio 1572 ; nel 1729 il 12 gennaio Vittorio Amedeo II la univa
all'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, erigendo insieme la loro bella

CiBrARIO L., Breve storia dell'Ordine di S. Lazzaro, Torino, 1886.

MONTANI C. E., L'Ordine Mauriziano e le sue memorie letterarie, Torino 1893.
TALLONE A., L'istituzione dell'Ordine Mauriziano e le sue relazioni con l'Or-
dine di S. Lazzaro di Francia, in Boll. Storico-Bibliogr. Subalpino, Torino,
2 (1897) 425-48; 3 (1898) 35-121.
natia —Ó—Í—

€———MáÁ—À QT BO III

194 CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

chiesa, costruita sull'area dell'antica parrocchia di S. Paolo nel
1679, su disegno di F. Lanfranchi, a Basilica Magistrale dell'Ordine ;
operatasi poi la definitiva unione con la Confraternita dei Discipli-
nati di S. Maurizio il 15 febbraio di quello stesso anno, Vittorio
Amedeo II, con sua Bolla Magistrale del 3 aprile 1729 stabiliva
che l'antichissima Confraternita dei Disciplinati di S. Croce si chia-
masse Arciconfraternita dei SS. Maurizio e Lazzaro (?).

Inoltre questo inventario diventa qualche volta preziosa fonte
storica, perchè di non pochi documenti, specialmente di alcuni più
antichi, abbiamo notizia solo attraverso l'indicazione o il brevis-
simo regesto in esso riportato, essendo attualmente irreperibili
nell'Archivio dell'Arciconfraternita.

In seguito ad Ordinato del Consiglio straordinario dell'Arciconfrater-
nita de SS. Maurizio e Lazzaro di Torino in data de 9 scorso Aprile Corr.te
anno con cui furono nominati li infrascritti Alessandro Lionne ed Avvocato
Fortunato De Cruce in Archivisti della medesima, avendo questi accet-
tato tale incombenza e presa cognizione dell'Archivio, stante la confusione
e disordine delle scritture alla suddetta appartenenti, hanno determinato
di divenire all'infrascritto Inventaro, che rassegnano alla stessa Compagnia
come un tributo della lor stima e venerazione verso essa.

Intanto a maggior chiarimento, si premette, che essendosi coll'andare
dei secoli unite all'antichissima Confraternita dei Disciplinanti di Santa
Croce di Torino (?) prima la Parrocchia di San Paolo nel 1572 poi la Con-
fraternita di San Maurizio nel 1688 ed in fine quella di SS. Maurizio e Laz-
zaro nel 1729, nel presente inventaro, si sono rapportate indistintamente
le scritture appartenenti alle medesime per regola di data e distinte in 21

(1) Cfr. FaLco R., Origine delle Confraternite canonicamente erette in
Torino, Torino, 1883, 19-24.

Marocco M., La Basilica Magistrale della S. Religione e Ordine Militare
dei SS. Maurizio e Lazzaro. Sunti storico-artistici, Torino, 1860, 39 ss. ; 134;
256 n. 178.

(2) Eretta canonicamente li 26 agosto 1346 da Mons. Guido Canale di
Cumiana, allora Vescovo di Torino come consta da atto infrariferito nella
cattegoria 13 colla data 9 Marzo 1605 [n. 1294], quali carte si credono lasciate
in Roma dal Lorenzo Ratti confrat.o, procurat.e incaricato di rapportare
l’aggregaz.e all’Arciconfrat.a del Confalone.
Cattegorie come

mille ottocento nove.

Cattegorie n.

N.

1 — Che ha il suo principio dal
in cui vi sono anche vari inventari e conti

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

ALESSANDRO LIONNE

Avv.o Fortunato De Cruce Sindaco ed Archivista.

Nom

— Libri d'accettazioni
— Libri d'Inventarj di Scritture e
mobili

— Libri di Messe

— Libri degl'annuali

— Libri degl'Indici

— Libri de Conti

— Libri Diversi

— Instrumenti diversi

10 — Testamenti e Codicili

11 — Scritture Private

12 — Atti di Liti

13 — Bolle ed altre Scritture riguar-
danti lo Spirituale

14 — Scritture della Parrocchia di
san Paolo

15 — Tavole de Sigg. Ufficiali ed Uffi-
ciale della Compagnia

16 — Lettere, Memorie ; Stato de Re-
diti e pesi

17 — Deputazioni, Capitolazioni, Supli-
che per Doti ed altre

18 — Disegni diversi della Chiesa e Case

[v

O CON SD 07 a

19 — Scritture diverse

20 — Conti, Mandati e quittanze

21 — Memorie e scritture inutili in tre
fasci

CATTEGORIA PRIMA

LIBRI DEGL'ORDINATI

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— Libri degli Ordinati dal n.

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Lal

16

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1603 al

195

nel foglio seguente. Torino li quindici del mese d’Agosto

121
158
256
288
715
868
982
1266

1402
1963
2115
2173
2195
2216

2316
2490

1687
196 CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

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3 09 —— 93 503 3 — ) » DES A 1674 al 1718
DE AS C33 CEP » CIR EE ENS 1687 al 1728
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con varie memorie e con remissione della Cura di
San Paolo
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» 8— » »» » » E qe aS e E 1729 al 1763
» Qc y 5 7» » pole vr S PE 1754 al 1798
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CATTEGORIA SECONDA
LIBRI D'ACCETTAZIONE DE SIG FRATELLI E SORELLE

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» li: » »: 5 » Di panno at 1626 al 1633
viti » Dist ni QR, 1630 al 1709
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255520 — paro » Puce sais iU. Fiir. uds 1642 al 1671
5 01 e ig 5» 235525 » Delitto eed eie 1689 al 1781
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350293 ii » DUANE du e 1694 al 1710
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CATTEGORIA TERZA

LiBRI D'INVENTARJ SCRITTE E MOBILI

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CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

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CATTEGORIA QUARTA
LIBRI PER LA CELEBRAZIONE DELLA SANTA MESSA
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CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

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CATTEGORIA QUINTA

LIBRI DEGL'ÀNNUALI

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CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

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1l | CATTEGORIA SETTIMA

11 | LIBRI DE CONTI
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CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

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204»: D RE M ER IM TM 1693
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207» — usc atus. ib uoi dS zie a I Sn 1696
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. 257

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271

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

del IR RA irj SD DO REA 1743

RAI TATO .' 1744 al 1790
DES N e Se PDT TNT 1751 al 1755
Vi eli rrr er 1762 al 1770
ea delia M Heo RIO 1770 al 1776

CATTEGORIA OTTAVA

Ligsri DIVERSI

libro della Gomunione del. .......... ita 1575
— Libretto de Matrimoni della Parrocchia di S. Paolo
del === Rei 1584
ssTeibro della Gomunione del ..........--... es 1588
— Libro della Descrizione dei Fratelli.............. 1593
seAltro smie 53 5 1. 5 250: aa 1597
— Libro di Statuti Ordini e Privileggi dell'Arte e del
Università degl’Orefici di Torino del............ 1623
- Brogliasso delle Messe aventizie................ 1630
Registro di-varie cose ...... oe n n n n 1649
uBroplhasso dannual ....... zo rij 1711
zsulejbro:delle .Dotre divari Conti dal.............. 1729 al 1784
- Libro di contiollo de rediti debiti obbligazioni e
Stipendi.dal |... clic 1729 al 1796
— Libro dei defunti e delle messe da mediazione esi-
stente;a:mantdelS;i:Rettore:.i ii: l:. c. re 1764
xubibretto.de Degatt......... o2 e i o tn 1784

— Libro de mandati esistente a mani del Sig. Contro-

lore Casalegno principiato dal ................ 1770 in poi

— Libro di varie memorie senza data

CATTEGORIA NOVESIMA

INSTRUMENTI DivEnRSI

. 289 — Affittamento fatto da Filippone cittadino di To-

rino d'un edifficio da pista e resiga per dieci anni al
cittadino Defronte L. 29 di buona moneta d'argento
in' data de 4 marzo: 18370... cene

4] 3/1370
»

»

. 290 —

291 -

292 —

293 —

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298 —

299 —

300 —

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

Società fra Pancrazio Olivero e Bartolomeo di Sa-
luzzolo d’un affittamento d’una giornata beni me-
diante soldi otto in argento buono Rog. Gioanni
di: Gavagliato | 55:012. 25,0700. ERI
Affittamento fatto dai Promotori della Confrater-
nita de Battuti di S. Croce per 9 anni d’una gior-
nata di prato in Valdocco con ragione dell’acqua
a Giorgio Tomasino mediante quattro fiorini annui
di buon arg.to Rog. Gio. Balla De Imola..........
Affittamento d’una giornata enfiteotica fatta dal
Priore e fratelli di S. Croce a favore di Bartolomeo
di Gassino mediante il fitto di soldi otto di buon
argento: Rog:*=Pietro Borgo...
Compra fatta dal Sindaco di S. Croce da Michele
Quortolato d’una giornata e mezza di bosco me-
diante fiorini sei e mezzo a ragione di soldi 36 cad.
di buon argento — Rog. Antonio Corenagro........
Ricognizione di Michele De Tibaudo d'essere debi-
tore d'un emina vino puro e bianco annualmente
Rog. Alessandro disGhivasso:;- 5. C sorti
Instromento di vendita fatta da Giacobino Lermon-
tio a Secondo Mareso d'un filatore da seta in Caluso
per tredici grossi — Rog. Giorgio Palmero e Giorgio
Drüetto $^. RI I
Affittamento fatto dal Sindaco di S. Croce a favore
di Gio e Batta di Gassino di due giornate di bosco e
mediante soldi dodici annui — Rog. Furno d'Aosta. .
Affittamento d'un canaprile a favore di Pietro
Gembucto di Rivalta per undici grossi in ragione di
soldi due cad. per anni nove Rog. Ruffinetto....
Debito della Compagnia de Battuti di Torino di
fiorini quindeci verso li fratelli De Cerresie di Cole-
gno — Rog. Bruno d'Aosta in: data de............
Affittamento d'una vigna a Bionda e Vincenzo Caf-
fassi per la Compagnia de Battuti di S. Croce di
Torino con una mezza giornata di terra in Frengo
fini di Torino — Rog. Pietro di S. Benigno........
Vendita d'una mezza giornata di vigna per sedici
Fiorini da grossi dodici caduno — Rog. Antonio
Fariano

€ 0 9 9 0 9 se * 0 9 * 9 * e e 9 è €9 * è * *9 * se * * * * * * * * * 9 *

4/11/1370

18/11/1400

27/12/1418

21/ 1/1433

9/11/1434

1/11/1438

7] 1/1444

20/ 2/1446

4] 3[1448

12/ 1/1480

13/ 3/1451
204

N. 301 - Instrumento d'Enfiteusi a favore de Disciplinanti di

»

»

308 —

309 —

310 -

311 -

312 -

S. Croce di Torino col quale Giovanni Delleano s'ob-
bliga di pagare in perpetuo soldi venti sei Viennesi
a d. Compagnia per li beni da lui tenuti — Rog. An-
selmo: De. Perreri:. ....... 1. y. erint e cisagrossito
Constituzione d'un censo di grossi sei annui sovra
vari beni posti in Cavoretto — Rog. Bartolomeo di
Gassino: 4. eso cn ER rid uites
Instromento di riscatto d'una pezza vigna dai bat-
tuti di Torino — Rog. Alessandro di Chivasso......
Instromento d'obbligo al pagamento di fiorini cin-
que di picol peso di Savoja e grossi sette e mezzo
moneta corr. assonto da Gerardo a favore di Gio-
vanni Della Valle - Rog. Giacobino di Giaveno....
Restituzione di dote della fu Giacobina figlia di Pie-
tro del Bolgaro - Rog. De Castellis..............
Transazione tra la Compagnia de Disciplinanti e
Giovanni Diviano - Rog. Giuseppe Vinea........
Instrumento di Transazione tra la Compagnia dei
Disciplinanti di Torino e li Giugali Deleano per una
pezza di terra parte boschina e parte vineata e parte
prativa di giornate tre circa situata alli Megliani fini
di Tormo - hog. .LmH0:...... 4. der rbIES è
Remissione d'una terra vignata d'una pezza di terra
a bosco, ed una pezza di bosco a titolo d'affittamento
mediante grossi 13 annui — Hog. Pietro di None..
Vendita fatta da Matteo ed Antonio fratelli De
Lotto a favore di Gaspare Demavet de Consignori
Della Bastita per fiorini quaranta due hog. Gu-
glielmo De Ferretllo;; 3. 5i nike E Rez
Ricognizione d'un debito di fiorini dieci otto da
S. 32 caduno passata da Sindaci della Confraternita
ad Eusebio Antonio Devado - Hog. Guglielmo
Isnardi 5 2:on?? i obeecst sou spur heo renesstis
Accompra a favore di Giacobina moglie di Nicola
Cerrato da Antonio di Rolle di giornate 9 di terra
arrativa — Rog. Alessandro di Chivasso de........
Instrumento d'acquisto a favore della Compagnia
de Disciplinanti di Torino, da Ludovico Sesteris
di giornate tre tra vigna, alteno, bosco, prato e

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

14] 2/1455.

8/ 1/1468.

2] 2/1477

20] 4/1477
9/10/1481

10/ 5/1482

10/10/1482

3/11/1483

7/10/1484

20/ 2/1486

20/ 7/1487
»

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»

. 313 —

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322 -

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

giardino al di là di Po — Rog. Giovanetto de Itam-
Dürgo | uc
Affittamento per fiorini quattro d'una pezza di
terra di pascolo e bosco e pascolo di vigna — Rog.
Gushelmo Isnatdr ce...
Affittamento di due pezze bosco ed una di vigna
per tre fiorini annui in ragione di S. 32 ciascuno.
Bos Guglelmo De*Castagnoss nn
Instrumento con cui Giacobino Fre vende a Nicola
Antonio Cerrato una giornata di terra arativa per
il prezzo di fiorini quarantatre di picol peso — Rog.
Giovanni Tromberrm data dei:
Instrumento di vendita fatta da Agostino Cerruti
a Nicola Cerruto d'una casa sita in Torino nel quar-
tiere di Pusterla Parrocchia di San Paolo per il prezzo
di fiorini 60 di Savoja — Rog. Gio. Ant. Generis.....
Copia d'Instrumento di vendita fatto da Michele
Cerrutti a Nicola Cerruto d'una casa sita in Torino
nel quartiere di Pusterla Parrocchia di San Paolo....
Investitura di Nicola Ceruto d'una casa mediante
il canone di fiorini due — Rog. Bonifacio Passi. .....
Ricognizione di debito fatto da Gio. Molineri a fa-
vore di Lazzaro Degavazio Confratello e Priore della
Confraternita de Disciplinanti di fiorini due, grossi
otto per residuo fitto di giornate beni ivi menzionati
= Rog Gio: Antonio'dr Hiyoli-.... 51. 55, DE.
Ordinato della Compagnia de Disciplinanii con de-
putazione per edificare e riparare la casa posta in To-
rino nel quartiere della Dora e vicino alla porta —
Rog; Gio; De Imola:
Affittamento perpetuo osia Enphiteusi concesso
dai Sindaci della Confraternita de Disciplinanti di
Torino a favore di Bartolomeo Fornaseri d’un orto
situato in Torino quartiere della Pusterla mediante
denari tre Viennesi pagabili annualmente alla festa
di S.Andrea — Hog: Gio. De Imola. : i... .:......
Obbligazione passata da Domenico de Gorretto To-
rinese a favore dei Sindaci della Confraternita dei
battuti per fiorini 44 di picol peso — Rog. Gio De

€ 9 * 9 9 0 0 0 9 9» 6 0 à 9 6 6 e Ss 9 * e 0 à è 6 è 6 6 è cs 9 0 9 e e 9 9 * e 9.6

31/10/1488
31/10/1488

4] 5/1489

27/11/1489

6/ 4/1490

6/ 4/1490

14] 4/1490

27] 4/1491

7] 1/1498

5/ 3/1498

14/10/1498
x
——À—

206

N. 323 — Affittamento fatto dai Sindaci della Compagnia de

325 —

326 —

327 —

328 -

329 —

330 —

331 —

Disciplinanti a favore di Valleriano Vaudagna Con-
fratello d’una giornata di terra arativa per fiorini 4
di Savoja di picol peso — Rog. Gio. De Imola......
Compra da Bernardino Vaudagna d’una giornata e
mezza di terra arativa sita longo la strada di Sti-
rasco fatta dai Sindaci della Compagnia dei Disci-
plinanti per il prezzo di f. 80 di Savoia di picol peso
-RossbeTmola at. Rete i
Permuta tra la Compagnia de Disciplinanti di S.
Croce di Torino con Gio. e Lucia De Molineri detti
La Crave di beni e case - Rog. Giovanni De Imola. ...
Affittamento fatto dai Sindaci della Confraternita
de Disciplinanti o sia battuti di due ore d’acqua per
ogni settimana della Bealera di San Giorgio che si
prende dalla Dora mediante fiorini quattro annui
di'picol:peso;='RogaGio-DesImolaz. 23. se
Affittamento fatto da Lazzaro De Varasis Maestro
o sia Priore della Confraternita de Disciplinanti a
favore di Valleriano Vaudagna d'una giornata di
prato con un'ora d'acqua della Bealera di Gru-
gliasco in ciascun martedi per quattro fiorini annui
- RogioannrbDes[mola. s 6 4 Sch ooceic Tubes
Credito di fiorini cento ressiduo prezzo d'un orto
venduto dalla Compagnia dei Disciplinanti a favore
di Ludovica del fu Michele Di Villa di Chivasso
sotto la fidejussione di Pietro Baronis di Balangero
suo marito pagabili metà a Pasqua e metà a Natale
—Rog.GioannbDemola: e s eene
Quittanza di Giacobino Trona a favore dei Sindaci
della Compagnia dei Disciplinanti per fiorini trecento
di Savoja di picol peso — Rog. Gioanni De Imola. .
Affittamento fatto dai Sindaci della Compagnia de
Disciplinanti o sia Batuti per nove anni a favore di
Giacobino De Arduizino e Barolomeo Filippone d'una
pezza bosco di giornate due tavole otto al prezzo
di fiorini quattro e grossi tre di picol peso annui
pagabili alla Festa di San Martino — Rog. De Imola
Quittanza dei sindaci della Compagnia de Discipli-
nanti per fiorini 50 di picol peso per residuo prezzo

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

15/10/1498

15/10/1498

2/11/1498

6/11/1498

10/12/1498

21/ 1/1499

15/ 3/1499

2| 4| 1499


»

. 932 —

333 -

334 —

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339 —

340 —

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

di vendita fatto a favore di Bernardo fu Antonio
Vaudagna — Hop. Gio. De Imola... 0e.
Affittamento fatto dai Sindaci della Compagnia de
Disciplinanti d'una pezza di due giornate e tavole
cinquanta nove di bosco per il prezzo di quattro
fiorini ed un grosso annui a favore di Lorenzo Fava
e Bernardo Vaudagna - Rog. Gio. De Imola....
Compra per la Compagnia de Disciplinanti da Pietro
De Gorretto d'una giornata di terra aratoria ed alte-
nata sita al di là del Po luogo detto di Montegrello
— RogiGio: Deslmola di: 55853 0S5 ORO 25. 9e
Instrumento di Procura fatto dalla Compagnia de
Disciplinanti in Capo di Domenico Padoli e di Bat-
tista Vareno confratello — Rog. Gio. De Imola......
Convenzione dei Sindaci de Disciplinanti di Torino
con Mastro Comoglio per la fabbrica della Cappella
in coro a ragione di fiorini sei e mezzo per trabucco
il pilone di mattoni tagliati in ragione di grossi
venti s. cento e dar il bianco alla Chiesa in ragione
di grossi sette per trabucco. — Rog. Bonelli di Chi-
Vasso
Quittanza per fiorini cinquanta di piccol peso pagati
a conto di maggior somma dai sindaci della Compa-
gnia de Disciplinanti a Comolio della Valle Mura-
tore per la fabbrica della casa. — Hog. Bernardino
De Castaldis
Quittanza di fiorini 400 passata dal Mastro Comolio
a favore de Disciplinanti per le cause in esso inserte
— Rog. Delpino
Transazione tra Bernardo Corbi e Maria vedova di
Claudio Corbi sua cognata — Rog. Chiaffredo Fu-
chiardi

Vendita d'una pezza terra arativa al di là della Dora
di tavole 99 fatta a Cristoffaro e Maria Giugali De
Molini a Giovanni Cufferi per il prezzo di 70 fiorini
da picol peso - Rog. Bonaventura................
Accompra fatta a favore della Compagnia de Di-
sciplinanti da Antonietto di Bertono di Grugliasco
di Giornate cinque di terra al Pozzo fini di Torino

28] 5/1499

8/12/1499

23/11/1500

24] 2/1502

27] 2/1503

3/12/1503
8/ 7/1504

25/ 4/1505

18/ 8/1505
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CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

per il prezzo di fiorini trecento — Rog. Giovanni Lu-
dovislO .... 5.5 3. ete soc Us

. 941 - Transazione tra Giovanni De Tarchini e Giacomo

D' Alberti sulle questioni tra essi vertite riguardo alle
rispettive case contigue situate in Torino — Rog. Gio.
Antonio De Pario ...... 2: 35 0:552 20081.
342 — Constituzione di dote d'una giornata d'alteno posta
in Paveto fini di Torino fatta da Giorgio Quata a
Domenico De Giusto futuro sposo di Domenica M.
sua figlia del valore di f. 45 — Rog. Filippo Cortesi. .
343 — Creazione di notariato fatto dal S. Conte Paganino
di Piasso di Civasso in persona di Giorgio figlio di
Matteo Calvetti di Caluso - Rog. Gio. Batta De
Sicardis. =; 9:11:68 Up Loc OO TNRDOEOÉ a
344 — Imprestito di fiorini 330 fatto dai Sindaci della Com-
pagnia de Disciplinanti a Giovanni Antonio de Amol-
libus mediante le cautele ivi specificate — Rog. Gio.
Eudovico:Rubel: 4 Were Due emt rr edens
345 — Obligo di Giacomo e Martino a favore di Giovanni
Staglietto Mercante in Rivarolo per la somma di
fiorini 242. Grossi otto di picol peso - Rog. Giorgio
Galvettizdi.Caluso=s:s; = apsiiosizeni nie
346 — Quittanza di Giovanni De Viso per residuo dote
della fu Giacobina Gnau a favore di Giacomo Gnau
per fiorini cento — Rog. Giorgio Calvetti di Caluso. .
347 — Vendita d'un alteno posto sulle fini di Caluso fatta
da Lorenzo de Bove a Steffano Truli per fiorini 13 —
Rog4Giorgio:Calvetti.di Caluso... i.e
348 — Vendita fatta da Lorenzo De Bono tutore di Maria
Rolando a favore di Domenico Rolando d’una pezza
campo situata a Caluso per il prezzo di fiorini 12 —
Hog. Giorgio: Galvetta. iii:
349 — Vendita fatta da Michele Albo di quattro pezze di
terra in parte arativa e prativa per il prezzo di
fiorini trecento di picol peso — Rog. Antonio Fationi. .
350 — Vendita di due pezze terra gerbida fatta da Giovanni
Bodoni di Caluso a Domenico figlio di Giovanni
Zarabone per il prezzo di fiorini otto - Rog. Giorgio
CAN i
351 - Cessione fatta dalla vedova Gioanina de Maco a

7| 2/1513

26/ 7/1513

12/ 2/1514

14/ 3/1515.

4/12/1518

17/12/1523

21/ 9/1524

20/12/1524

4] 4/1525

31/ 5/1525

7/10/1525
»

«

»

»

»

Giorgio Calvetti d'una giornata terra e di tutta
l'eredità del fu Gio. De Marco dedotto la quarta —
Rog. Michele Albo

99 09 «09 0999.99.99 90 99.0. 0:.9.0 0 0:070 23 9/9

. 952 — Confessione di dote ricevuta da Antonio Giacomello

da Giacobina figlia del fu Giacomo di Caravina con-
sistente in una terra alberata e in una casa e pezza di
sedime e mobili il tutto estimato, oltre d'una pezza
d'alteno — Rog. Giorgio Calvetto. .................
353 — Constituzione di dote di fiorini 80 fatta da Aldisia
Roserio di Caluso a Nicolao Laneri di Caluso non
autentico rr
354 — Vendita fatta dal tutore Giovanni Salvetto a Gio.
Batta e Mauro fratelli De Burgia d'una pezza al-
teno sita nel luogo di Candia mediante l'obbligo
assunto di pagare i creditori ivi nominati — Rog.
Giorno Galvetti..., °-°
355 — Compra d'Antonio Burgia da Antonio Pagliero di
una pezza di terra di tavole 25 per fiorini 25 — Rog.
Geo
396 — Compra d'Antonio De Bovè da Lorenzo de Bovè
di una pezza di sedime in Caluso per il prezzo di
Hor 35 Rog;Calvetti.. o. ces eoo n
397 — Permuta fatta tra Bernardino Marco e Giacobina
unitamente a Pietro Pelizzeri suo figlio d'una pezza
bosco sita in Caluso — Rog. Giorgio Calvetti......
358 — Donazione fatta da Catterina moglie di Martino
Passera ad Antonio figlio di Martino d’una pezza
alteno sita sulle fini di Montalenghe — Rog. Giorgio
Calveto: cu... a
399 — Compra di Giacomo e Giorgio fratelli Cerruti di To-
rino di tavole 34 terra vignata da Baldassare Torla
per fiorini 36 di picol peso — Rog. Gioanni Tomaso
De PAPVODASS 09225. 0 i
360 — Vendita o sia permuta seguita da Giovanni Odono
e Gio. Batta Pinio tutore di Domenico Forlini di
Caluso:-: Hog: Giorgio Calvetto. 0.1 ees
361 — Dazione in paga fatta da Giacobino Aimonerio a
Bartolomeo Morra suo genero per residuo suo debito
della dote di sua figlia ascendente a fiorini 78 e grossi
tre — Bog. Calvello... i.

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

17] 2/1526

24/ 5/1526

24/ 7/1526

23/11/1526

9/ 9/1527

26/ 1/1528

29/11/1528

1] 4/1529

4] 5/1529

31/ 8/1529

31/12/1529
210

N. 362 - Compra di Steffano Giacomino da Steffano De Al-

bis d'una pezza prato sulle fini di Caluso per il prezzo
di fiorini quindeci - Rog. Giorgio Calvetti........
363 - Transazione sequita tra Guidetto Genta, Martino
e Steffano Giacometto Ardizzone — Hog. Giorgio
Galvetto 7. o rieti’ iii.
364 — Ricevuta di dieci otto sacchi di frumento passata
da Giacometto Ardizzone a favore di Steffano e Mar-
tino Giacometto erede di Guidetto Genta — Hog.
Giorgio Calvetto inn nie
365 — Donazione causa mortis da Biaggio Gonti di Torino
a Maria sua moglie d’un gorretto oltre al fiume Stura
di Giornate sei — Rog. Giacobino De Imola. .......
366 — Confessione di debito fatta da Giacomo e Giorgio
fratelli fu Nicolao Cerruti di Torino a favore di Bal-
dassarre Fargia di fiorini 36 prezzo di tavole 34 terra
vignata — Rog. Gio. Tomaso Parvopassu..........
367 — Mandato di procura della Comunità di Caluso in
capo delli S.i Bernardino della Morra e Calussio Vi-
tarn. Rog; Giorgio Calvett. i,
368 — Vendita fatta da Fassio Giuliano a Giovanni De
Matre d'una toppia nel sedime del venditore — Rog.
Matteo DiglanZInDb-— = nta
369 — Vendita fatta da Guglielmo Fuida d'una pezza di
terra al prezzo d’un fiorino e mezzo per tavola —
a'Gio Batta.Prinio:Rop. Calvettl..;. ..: iu...
370 — Ricognizione di debito fatta da Giacobino Mazzola
a favore di Gio. Batta Brizio di Foglizzo di fiorini 40
Tog: Calvettr dr€aluso-: sn a.
371 — Transazione tra la Confraternita de Disciplinanti
di Torino e Gio. Batta Vaudagna - Rog. Gerolamo
Depratre (sic)..... LIRE M AG EE I INA
372 — Dimissione de beni fatto da Michele De Steffano
e Maria De Squarra di Caluso - Rog. Giacomo De
Otino «rire ie.
373 — Donazione fatta da Bartolomeo Terssetti a Biaggio
Squarra di Caluso — Rog. Giorgio Calvetti..........
374 — Compra d'una mezza giornata di prato venduta da
Gioanni Ginati a Michele Gelosio Sartore per fio-
rini 47 — Rog. Bartolomeo Berardi................

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

11/ 4/1530

10/ 4/1531

5/ 5/1531

7| 8/1532

4] 3/1533

AJ 6/1533

25] 1/1534

18/ 3/1534

7| 4/1535

6/ 8/1535

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24] 2/1538

10/ 6/1538

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376 —

377 —

378 —

379 —

380 —

381 —

382 —

383 -

384 —

385 —

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

Vendita fatta da Michele Francesco Curnetti e Gia-
cobina di lui madre a Bernardino di San Giorgio di
Caluso d'una pezza di sedime, aja, tetto ed orto co”
suoi edifici per il prezzo di scudi 10 e fiorini due —
Rog "GuongiO Calvelib (2... i
Ratificanza di vendita o sia permuta fatta da An-
tonio Pelizzeri a Bartolomeo Morra dalla moglie di
detto Antonio — Rog. Giorgio Calvetti............
Instrumento con cui Antonio Pastore di Caluso de-
bitore di fiorini 184 verso Gio. Pietro Pinio li con-
cede in goldita una pezza di terra aratoria sita sulle
fini di Caluso sino alla compita sodisfazione di detta
somma valutato il redito d'essa in ragione di grossi
1415 caduna tavola - Rog. Giorgio Calvetti........
Compra di Tomaso Passera di Caluso da Martino
Bernardo d'una pezza al prezzo di fiorini sei — Rog.
Calvetto
Transazione tra la Compagnia de Disciplinanti e
Giò Targü in sequito al testamento del fu Michele
Rochio delli 17/8/1531 — Rog. Tassardi di Truffa-
rello 19/7/1543 — Rog. Giacobino Arnobio..........
Dote di Giacobina Giuliano moglie di Bertolino
Morra di Caluso di Scudi 42 d'oro — Rog. Giorgio Cal-
vetti
Procura del S. Nicolao Matteo da Monaco Benedi-
tino in capo del S. Bartolomeo De Alzoni per pren-
dere posesso della Parrocchia di S. Paolo spettante
all'Abazia di S. Solutore — Rog. Gio. Tommaso De
Paryopassis ....... MEME RARE
Quittanza o sia rinoncia ai beni paterni eccedenti
le sue doti fatta da Giovanina e Michele Favriano a
favore di Gioanni De Asti — Rog. Giorgio Calvetti. .
Cessione di Beltramo Rognoni di Novara e Bartolo-
meo Cerva di Torino delle ragioni competentigli
sovra una giornata terra arativa sita oltre il Po
peribprezzo drhorim 100... ees eee iii
Investitura di una pezza terra lavorata a favore
di Filippo Della Morra di Caluso data dal S. Fla-
minio Paleologo di Monferrato — Rog. Giorgio Calvetti
Dote di fiorini 300 di Savoja tra Mateo e Maria

€ 0 0 9 0 0 0 * è € è * e ss se * e * e * * à» e * * è e è * * * ss e 9 * à

26/ 2/1540

7| A[1541

2] 5[1542.

19/ 3/1543

1°/ 7/1543

19/ 4/1545

22/10/1546

19/ 8/1549

30/ 9/1549

5/11/1549
212 CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

Giugali di Malant oltre a fiorini 75 a titolo di dona-

tivo - Rog. Gabriele... rina 4| 2/1551
N. 386 — Compra d'Antonio Ivola da Nicolino Ivola per fio-

rini 12. — Rog. Giorgio Calvetti.....:.... fisso 9/ 7[1553 à
» 387 — Transazione tra il curato del Ballone e Pietro Sal-

vetti.—. Rog. Giorgio Calvetti-- leere eee 29/10/1553

» 388 — Cessione o sia remissione a favore della Confrater-
nita dei Disciplinanti di S. Croce d’una giornata

prato in Valdocco — Rog. Agostino Perretti........ 27/11/1554 |
» 389 — Fede di notariato del Giorgio Salvetti del Parla- |
mento Cismontano - Rog. Verqueria.............. 15/ 2/1556 |

« 390 — Transazione tra il sindaco dei fratelli di S. Giacomo
di Torino dell'Ordine di S. Agostino e l'avvocato

Clemente Bogliani - Rog. Filippo Derbaudi........ 31/ 3/1557
» 391 — Inventaro Tutellare de pupilli Corderi - Rog. Sal-
Velti..... 1: 5 ee i i ti cis eis 14/ 6/1557

» 392 — Vendita fatta da Giacomo Rucrosio e Bartolomeo

Scanzo d'una casa in Torino — Hog. Tommaso Ba-

ruelli; roca soie DONE sace lr 6/10/1557
» 393 - Divisione tra Giovanni e Pietro fratelli e figli del |

fu Giacobino De Rondisono di Caluso senz'autentica 10/10/1557 |
» 394 - Compra di Giacomo Borelli da Filippo Prino di

una pezza terra arativa per fiorini 17 - Rog. Giorgio

Calvetti; == Rini ica 20/ 2/1558
» 395 — Vendita d’Antonio Frola a Giacomo di Rondi-

sone d'una pezza prato per fiorini otto — Rog.

* GEOSSIBO iaia dee es 1/ 3/1559
» 396 — Augumento di dote a favore di Gioanna moglie di
Martino Boggia di Candia - Rog. Pietro Forneri.... 3/4/1559 |
» 397 — Credito di Bartolomeo Giusto di scudi 6 di fiorini |
8 cad. — Hog. Giuseppe Brunelli:............:....» 7| 4[1560
» 398 — Condanna d'Antonio Ferrero contro Pietro Gamarra
per fiorini 8 — Rog. Gioanni Cervalle.............. 10/12/1561
» 399 — Transazione tra Maria Perrotti tutrice dei suoi figli À
e Bartolomeo Giusto mediante fiorini 12 da questo a
quella pagati — Rog. Agostino Perretti............ 13/ 8/1562
» 400 — Investitura data del Priore di S. Michele a Bartolo-
meo Giusto — Rog. Tommaso Baratello............ 23[ 6/1564

» 401 — Minutaro del Notajo Salvetti Contenente li seguenti
instrumenti
—J -

»

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO 213

. 402 -

403 —

404 —

405 —

406 —

407 —

408 -

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Cessione reciproca tra Margherita e Nicolao Ber-
nabo d'una casa ed alteno — Rog. Alessandro Caccia. .
Dazione in paga di vari beni per le doti di Maria
Blancardi ascendenti a Scudi 250 - Rog. Giacomo
De Ottino
Dote di Margherita Machiurlato Cerruto - Hog.

Magistra
Quittanza di Nicolao Gay a favore di Cattaneo
Cerruti: - Rog. Caccia nino

Cessione di Lucia Salvetti a favore dei suoi figli di
tutti i suoi beni posti nella Castellata di Susa senza
autentica
Donazione fatta alla Confraternita di Santa Croce
della Chiesa Parrocchiale di San Paolo - Rog. Bat-
tuelli
Instrumento di pace fra Nicolao Cerruto e Gio. Ant.

Pahero - Hog. Placettz =. anna

22/12/1564
10/ 1/1565
20/ 3/1565
19/ 7/1565
22] 8/1565
3| 9/1565
2/10/1565
23/10/1565
23/10/1565
19/12/1565
25] 3/1566
5/ 4/1566
5/ 4/1566
5/ 4/1566
24] 4/1566
23/11/1566
7/12/1566
3/ 1/1567
11/ 3/1567
20/ 3/1567
8/ 5/1567
5/ 4/1567

31/12/1566

1567
3/ 2/1569

1] 4/1570

2/11/1570

6/ 7/1571

14] 4/1572
214

19e

»

»

»

»

»

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

409 — Convenzione tra Claudio Giordano ed Antonia Gherra
con cui si rende comune una muraglia mediante
fior. 26 - Rog. Gio. Franco Pinerolio--........

410 — Quittanza del Mastro Steffano Vignola a favore della
Compagnia de Disciplinanti di Santa Croce per scudi
520 per la fabbrica della chiesa e campanile - Rog.
"Domenico Machiurlato. sre

411 — Constituzione di Procuratori fatta dalla Compagnia
de Disciplinanti di Santa Croce in persona di vari
loro confratelli per vendere beni a pagare debiti di
d. Compagnia - Rog. Machiurlati.. 21/5/1573 con
atti di vendita seguita 1974 ...... e rente

412 — Promessa di Nicolao Cerruto Pescatore di Torino
fatta ad Antonio ed Andrea fratelli Depapia altre
volte Cinsanotti di riparare e mantenere a sue spese
la fica della Bealera di Vanchiglia per anni 6 mediante
fiorini 46 annui - Rog. Alessandro Caccia..........

413 — Rinuncia o sia revoca di donazione fatta da Lucia
moglie di Gio. Matteo Salvetti di Caluso delli
OIIEHOZA senz:aUtentica > o sica

414 — Affittamento fatto dalli ufficiali della Compagnia de
Disciplinanti di giornate 5 campo situate sulle fini
di Torino a Giorgio Troia mediante l’annuo fitto di
fiorini 8 cad. giornata per anni 3 - Rog. Machiurlato.

415 — Quittanza di Catterina Baudetto a favore di Barto-
lomeo.Giusto.-RogaBonettl: irc ia

416 — Divisione della casa di Nicolao Cerruto con Giorgio
suo higho -. Hog. Battuellh |o eerte eet erts

417 — Dote di Gioanina Giusto - Rog. Cavaleri..........

418 — Affittamento della pesca alli Giovanni Pichetto e
Nicolao Cerruto --Hog. Battuelh.... eee rt nos

419 - Convenzione tra Gio. Batta Salvetti ed Ubertino
Molmea sovra le differenze insorte riguardo alle ri-
spettive loro case situate in questa città - Rog. Gia-
como:tavani nici

420 — Quittanza di Maria Sartoris a favore di Matteo Sal-
vet og. Sardi iii

421 — Convenzione tra Bartolomeo Giusto, Agostino e
Madalena Gillardi per riguardo ad un sedime o sia

-Va«w crt

17] 8/1572

7/12/1572

21/ 5/1573
1574

11/ 7/1574

5/11/1574

5/ 3/1575
3/ 9/1576

30/ 1/1577
25/ 4/1577

19/ 9/1579

15/ 3/1580

20/ 4/1581
422 —

423 —

423’ —

424 —

425 —

426 -

427 —

428 —
429 —

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

corte esistente fra le rispettive loro case poste sotto
la parrocchia di San Michele delli 26/7/1581 - Rog.
Ripa di Poirino
Confessione di debito di Nicolao e Margherita Cerruto
verso Gioanna Marsella - Rog. Peraudo con altra
copia
Vendita fatta da Margherita moglie di Gio. Pietro
Vinaira a favore di Nicolao Cerruto d'una mezza
giornata di terra altenata sulle fini di Torino me-
diante il prezzo di fior. 400 di picol peso - Hog.
Gabriele Magis
Confessione di debito fatta da Anna vedova del fu
Gio. Pietro Passera di Hivoli a favore di Bonifacio
Salvetti suo genero per scudi 20 d'oro ragionati a
fior?" fT ‘cad.:senz’'autentica. dei... i. ia n
Vendita fatta da Gio. Batta Gianetto a Gio. Gua-
relio suo cognato d’una casa posta in Torino Par-
rocchia di San Tommaso per il prezzo di scudi 618 da
fiorini 8 cad. e fiorini 6 - Rog. Prospero Bezzegni...
Vendita fatta da Madalena Battistina moglie di
Michele Antonio Pecone a favore di Gio. Batta
Gianetto della metà della casa sita sotto la parroc-
chia di S. Tommaso mediante scudi 309 da fiorini
8 :cad:-‘Rog: Gristoffaro-Bezzegni.ii. i...
Quittanza dei Mastri Sebastiano Somasio e Gio. B.
Bettino a favore di Gio. B. Gianetti per la somma di
fior. 601 e grossi 11 importare delle opere provviste
attorno la casa di d. Gianetto - Rog. Bezzegni ed
autentico Ragussi
Confessione di dote fatta da Gio. Batta Meda a fa-
vore di suo suocero Gio. Antonio Riccardo rilevanti
a scudi 100 ragionati a fiorini 8 constituiti in dote a
Michela figlia di d. Ricardo - Rog. Domenico Ma-
chiurlato
Inventaro di Barberone - Rog. Bezzegni in data de
Confessione di Francesco Serena console di Salassa
d’aver ritirato da Messer Giacomo Sandrietto priore
colegiale un processo ventilato nella curia Arcivesco-
vile di Torino tra il Priore Generale d’essa mensa e

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26/ 7/1581

12/11/1583

8/ 8/1584

4/12/1584

28/11/1585

29/ 1/1586

26/11/1586
9/ 6/1587
216

»

»

»

»

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

la Comune di Salassa contra il Sig. Galleazzo Valperga
Curato di d. luogo - Rog. Fraschini..............

. 450 — Capitoli riguardanti la manutenzione della Fica

della Pelerina sul Territorio di Torino e successivo
deliberamento a favore di Nicola Cerruti mediante
scudi 100 annui da fiorini 9 - Rog. Silva ..........
451 — Confessione di debito fatta da Anna vedova del fu
Gio. Pietro Passera di Rivoli a favore di Bonifacio
Salvetti suo genero d’essere debitore del med. di fio-
rini 266 di Piemonte per prestito senz’autentica in
data -— rane
452 — Quittanza d'Amministrazione tutellare fatta dalla
vedova d'Alberto Mussa a favore d'Antonina sua
figia - Rog. Antonelli; o5 5 i.
453 — Liberazione dalla tutella raportata da Lesina moglie
d'Alberto Mussa di Rivoli - Rog. Antonielli........
454 — Remissione o sia Restituzione all'Amministrazione
Tutellare della sud. Antonina Mussa a favore di sua
madre Catterina passata a seconde nozze con Milano
Miotto - Rog. Angelino Antonielli................
455 - Vendita fatta da Antonio ed Anna Giugali Ferrero
ad Antonio e Catterina Giugali Ricardi di una por-
zione di casa sita nella Parrocchia di S. Tomaso al
prezzo di scudi 100 da f. 8 caduno - Rog. Gio. Gia-
comodBattueli ... Li ou oo.
456 — Confessione di debito fatta da Gio. And. Ricardo a
favore di Gio. Batta Reda per la somma di scudi 25
da fiorini 8 cad. - Rog. Bartolomeo Cesia........
457 - Estratto d'un Inst. de 17/11/1457 in virtü del quale
Gio. Balegno cittadino di Torino si confessa debitore
d'un fiorino e grossi 3 annui a favore della Compagnia
di S. Croce autenticato dal not. Berruchi in data....
458 — Vendita fatta da Gio. Conto di Torino a Nicolao
Cerruto Pescatore d'una giornata terra altenata sovra
le fini di Torino per il prezzo di fiorini 600 moneta
cor = Hog. Gaspare Euclano -...... i... Sos
459 — Quittanza dei fratelli Gurretto a favore di Milano
Meotto — hog. Antoniell -..... 5. So
460 — Quittanza a favore di Nicolao Servetto per fiorini

3/ 1/1588

2 e 9/7/1588

20/ 9/1588

1] 3/1589

1] 3/1589

1] 3/1589

30/ 9/1589

28] 2/1590

3/ 7/1590

9/12/1590

17] A[1591
»

»

»

»

100 pagati a Giovanni Conto in deduzione di mag-
gior. debito, z Bog. Luciani...
461 — Divisione tra Messer Battista Meda e Gio. Sapientis
con descrizione dei mobili - Rog. Michele di Solere.
462 — Compra da Agostino Massa d'un alteno per fiorini
588. — Hog. Hranco Vedi... o5. cut Ro Oe
463 — Quittanza di Michele Massa per scudi 45 da fiorini 8
cad. da Gio. Antonio Dellaca — Rog. Vequi........
464 — Affittamento fatto da Margherita moglie di Francesco
Osogna d'una casa a Gio. Matteo Salvetti posta sotto
la parrocchia di S. Andrea o sia Madonna della Con-
solata per scudi 12 da fiorini 9 - Hog. Antonielli..
465 - Vendita di Antonio ed Anna Giugali Ferrero di una
casa in Torino posta sotto la Parrocchia di S. To-
maso ad Agostino Merlo mediante il prezzo di scudi
330 a fiorini 8 cad. — Rog. Domenico Machiurlato. .
466 — Quittanza di Gioanni Conto a favore di Nicolao Cer-
ruto per fiorini 300.— Rog. Luciani...........-:--
467 — Transazione tra Giovanna B. Meda e Steffanina
Ricarda — Rog. Cristoffaro Bezzegni..............
468 — Compra di Gio. B. Meda di giornate tre terra arativa
da Lorenzo Verna per il prezzo di scudi 100 da f. 8
cad. —- Rog. Gabetti... vie
469 - Cessione di Matteo Salvetto a Marmetta Bocchino
di.yan mobili. senziautentica piastra
470 — Quittanza d'Innocenzo Troglia a favore di Nicolao
Cerruto per fiorini 125 — Rog. Machiurlati..........
471 - Sentenza arbitramentale dell'Arcivescovo di Torino
sopra le differenze insorte tra i Gesuiti e la Confra-
ternità di.S.:Croce —Hog. Costantini... ses
472 — Compra di Matteo Salvetti da Gio. Perachione - Rog.
Caccia
473 — Retrocessione fatta da Innocenzo Troglia a favore
di Nicolao Cerruto d'una pezza alteno mediante il
pagamento di scudi 55 — Rog. Machiurlato........
474 — Credito di Matteo Salvetti verso Gioanina — Butti-
pliera.+Rog.èLongo,.. cte dob o qne P.
475 — Affittamento della pesca fatta dal Marchese d'Este
di Lusengo mediante Ducatoni 60 a favore di Nicolao
Gerruüti — Rog. Bioletto: iaia

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CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

25] 4/1591
26/ 4/1591
13/ 5/1591

5/ 8/1591

3/ 9/1591

4/10/1591
14/10/1591

3/ 1/1592

10/ 7/1593
31/ 5/1594

2/ 5/1594

17] 6/1594

7] 1/1595

12/ 3/1595

7] 8/1595

29/11/1595
218

N. 476 — Affittamento fatto da Michele Gaida e Mattea sua

»

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»

»

Madre a Bernardo e Pietro fratelli Runero de beni
stabili da essi posseduti in Quasolo per sei anni per
fiorini 400 — Rog. Antonio Dolce................
477 — Dichiarazione di Tommaso De Bernardino riguardo
lo storione grosso pescatosi nel fiume Stura — Rog.
Maehimriatpo ZA...
478 — Vendita d'una giornata e mezza di terra fatta da
Marchiotto de Marchiotti di Colegno a Gio. And.
Dellaca per il prezzo di f. 600 moneta di Piemonte —
Bae Nicolao *Rochi #3 00 use HI
479 — Compra di Anna vedova fu Antonio Molino da Cesare
e Laura giugali Garilli d'una casa per scudi seicento
da fiorini 8 cad. — Rog. Cristoffaro Bezzegni......
480 — Quittanza d'Antonio Vezzinato a favore di Cesare
Gariglio per scudi 50 da fiorini 8 — Rog. Cristoffaro
Bezzesni 00: 0 e e
481 — Quittanza di Cesare Gariglio a favore di Ludovico
Nuvellis per fiorini 1307 grossi tre per la compra
d'una casa — Rog. Cristoffaro Bezzegni............
482 — Quittanza con deposito di Gio. Batta e Catterina
giugali Di Campagna a favore di Cesare Gariglio di
scudi 161 e fiorini 5 - Rog. Turinetto..............
483 — Convenzione per aprendere l'arte da calzolaio tra
Michele della Guida ed Antonio Bonadeo di aver
effetto per anni tre mediante fiorini 200 — Rog. Gia-
como:-Berta#dr*Ouasolo#2- 27 2. no
484 — Compromesso tra Michele Gaida e Michele Genova -
Rop:*Prancone ^ 2969 0. Rent n gene
485 — Conferma di Compromesso tra Michele Gaida e Mi-
chele:Genoya :=*Rog” Franconée: i...
486 — Sentenza arbitramentale tra Michele Genova e Mi-
chele. Gaida:+Rog-*Erancone,i0.i 0 S nl
487 — Ratificanza di sentenza arbitramentale tra Michele
Genova e Michele Gaida di Lanzo — Rog. Francone.
488 — Dazione in paga o sia vendita fatta da Michele Gaida
a Tomaso Dellaca d'una pezza campo in Quasolo
per"tiorinr- 100 -- Rog? Francoóne.. .7......... n.
489 — Quittanza d'Antonio Benedetto Boero a favore di
Michele Gaida — Rog. Francone

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

19/ 4/1596

7| 8/1596

17] 3/1597

14] 7/1597

30/ 7/1597

31/ 7/1597

14] 9/1597

14/12/1597

4/11/1598

13/12/1598

13/12/1598

13/12/1598

12/ 1/1599

12/ 1/1599
ga

490 — Credito di Michele Gaida per la vendita d'una pezza
prato in Quasolo fatta a Guglielmo Dellaca per fiorini
450... Rog, Jrancone.: 2... cine spicis mes
491 — Quittanza di Gabriel Garetto di Rivoli a favore di
Catterina Milano Meotto per fiorini 66 e grossi 1 -
Rog. Antonielli
492 — Vendita d'una casa da fuoco fatta da Michele Druetto
a Michele Gaida per il prezzo di fiorini 350 - Rog.
Die. ee oo oum e es
493 — Quittanza di Michele Genova a favore di Michele
Gaida per fiorini 152 grossi 63 — Rog. Francone....
494 — Quittanza di Michele Genova a favore di Michele
Gaida per fiorini 1350 — Rog. Francone............
495 — Volume continente le ragioni ed Instrumenti della
Compagnia di S. Croce per l'eredità del fu Nicolò
Cerruti del o e ico beoe pter beet
496 — Atto di tutela in capo d'Ettore Blanchiardi — Hog.
Pissing: scans eder ep sie eet ede diet

498 — Quittanza de giugali Marsetti a favore della Com-
pagnia de Disciplinanti di S. Croce — Rog. Comollo.
499 — Compra di Giacomo Sandrietto da Steffano Pa-
cotto di giornate 10 bosco sulle fini di Torino al
prezzo di scudi 45 a fiorini 8 caduno — Rog. Fossa..
500 - Obbligo di Giacomo Sandrietto Procuratore in To-
rino verso Messer Giovanni Germano — Hog. Gia-
como Sismonda
501 — Quittanza di Nicolao e Giacomo Guera di Rivoli
delle sorelle Guera a favore di Catterina Melano
Meotto :—.-Rog. Antonielli .;:.d:2 9. sso
502 — Quittanza di Gioanni Selato a favore di Michele
Guida per scudi 18 — Rog. Pietro Carvecio ......
503 — Compra di Catterina Melano Meotto dalli Marchiotto
ed Antonio Cornetto di Rivoli d'una pezza di terra
arativa di zappature 4!/, per il prezzo di fiorini 675
— Rog. Antonielli
504 — Obligo di pagare un Ducatone ai Sindaci della Co-
munità di Lanzo assunto da Michele Guida in se-
guito alla elezione fatta d'abitare in detto luogo di

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CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

12] 1/1599
1] 4/1599

4] 5/1599
25/ 5/1599

15/ 6/1599

1599
7| 7/1600
19/ 7/1600

5/ 6/1601
2/ 1/1602
13/ 3/1602
11/ 4/1602

20/ 8/1602

23/ 9/1602
220 CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

| Lanzo a godere del privileggio per una volta tanto
| - Rog: Michele*Donettr; 7. =. 1/ 1/1603.
N. 505 — Transazione tra la Compagnia di S. Croce e Catte-
rina Machiorlato per riguardo alla successione di
Nicolao Cerruto — Rog. Arnoletti ................ 6/ 4/1603. |
» 506 - Quittanza di Bartolomeo Gallivardo a favore di
Domenico Paccotto per scudi 25 da fiorini 8 — Rog.

i Porinetb |... 0 Moses ru 22] 4/1603.
i » 507 - Quittanza di Luciana Denegro a favore del Procura-
tore Sandrietto — Rog: Batituelli...:.. 2. 5775... 21/11/1603.
HW » 508 - Quittanza di Paolo Perino a favore di Michele Gaida
il - Rog Ruübd |. 30 Ll EMIT STA 31/12/1603

» 209 — Credito di Agostino Ridetto verso Gio. Pieno Gia-

netto con ipoteca di due camere di sua Casa Parroc-

chia di S. Tommaso — Rog. Barasia.............. 24] 9/1604.
» 510 - Compra d'un annuo redito di scudi 56 del Comune

di Carignano dalla Signora Eleonora Las Bianca me-

diante lo sborso di scudi 700 da fiorini 8 caduno da

d. Comune venduto per effettuare il taglio del fiume

Po — Rog: Pergamo... i. 22/ 1/1605 1
» 511 - Censo de Las Bianca verso il Comune di Carignano
gnano=di’ scudi 700: — Rog. Rossi... i 22] 1/1605

» 512 — Compra di Michele Morello da Gio. Pietro Gianotti
HU d’una casa posta sotto la Parrocchia di San Tommaso
E — Rog: Piebro Santi. erro I RO 27] 6/1605
| "n » 513 — Credito di Francesco Merlo verso Michele Gaspardi
nl | della somma di scudi 22 da fiorini 8 cad. — Rog.

Pancalbo. #40... 90270 IPIE 4/ 8/1606
1 » 514 - Credito di Giacomo Gamba verso Gio. Antonio
a Galetto —Rop^ Benedicti i 00, €109 2 So 25/ 9/1606
"il » 915 - Quittanza de giugali Defarchero per fiorini 1100
! a favore di Giacomo Gamba — Rog. Monetto...... 10/10/1606

| » 516 — Restituzione della metà di dote di scudi 280 da fio-

rini 8 cad. constituita a Margherita figlia di Giacomo
Chiadalio fatta da Pietro Farraudo - Rog. Sandrietto 31/10/1606

» 517 — Dote di Caterina figlia di Giuseppe Elena sposa di

| Alessandro Cavalero — Rog. Curialore............ 6/ 9/1608
i » 518 - Permuta tra Giacomo Sandrietto Procuratore di
Torino e Pietro Scapino - Rog. Merlo............ 6/ 4/1609

519 - Rubrica di vari instrumenti per duplicata conti-

—— »

»

»

nenti legati pii spettante alla Chiesa de SS. Simone e
Giuda ed alla Compagnia di San Maurizio princi-
piandi:dal 1610 .aL-1646. isa
520 — Vendita di Michele Gaida a Michele ed Anna giu-
gali de Cervo d'una casa di Quasolo — Rog. Copperi
521 - Quittanza delle sorelle Gamba a favore della Com-
pagnia di S. Croce erede del fu Giacomo Gamba —-
Hog jbagedbo e...
522 - Relazione d'estimo d'una pezza di terra altenata
Ricevuta. Bollatino- in:data: de... ees
523 — Contratto per alimenti tra Gio. Antonio Dellaca
e Gio. Giacomo Gaida sarto per l’imprendisaggio
d'anni 6 mediante scudi 50 da fiorini otto caduno
- Rog. Peraudo
524 — Obligo di Giorgio Sandrietto verso Messer Miletto
Rog. Galluccio
525 — Instrumento Dotale di Domenica Meda nata Oreglia
per fiorini 480. — Rog. Pietro Comollo............
526 — Vendita d'un Censo per duplicato fatta dalla Co-
munità di Carignano ai Padri Gesuiti — Hog. Gia-
Motti air
527 — Atto Consulare del Comune di Carignano - Rog.
Cerrini
528 — Quittanza della S. Polonia vedova Valente a favore
della Compagnia di S. Maurizio per scudi 200 da
liorini.S Hop. Melone.... 005 5d
529 - Dote di Camilla moglie del fu Bartolomeo Toso
— Rog. Novarisio
530 - Donazione di ducatoni 135 fatta da Apolonia Val-
lente nata Cervo a favore della Compagnia di S.
Maurizio, — Hog..Gisolo, i...
531 - Dazione in paga fatta da Giorgio Sandrietto a Gio.
Paolo Parona: Hog..Gay. nee is
532 — Quittanza di Paolo Tirante e Francesco Bertonasso
a favore del procuratore Sandrietto per fiorini 338
senz'autentica
533 — Donazione fatta dalla vedova Apolonia Valente di
scudi 200 da fiorini otto cad. a favore della Com-
pagnia de Disciplinanti — Rog. Gnolo de..........
534 - Donazione fatta dal Not. Giorgio Sandrietto a

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CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

1610-1646

10/ 3/1610
23/ 3/1611

10/ 2/1613

4/ 2/1615
31/ 8/1615

15/ 7/1616

28/ 7/1617

3/ 8/1617

29/12/1617

1/ 3/1618

2/ 8/1618

10/10/1618
27/11/1619

4/ 6/1620
222

»

»

. 939 —

536 -

937 —

938 —

539 —

540 —

546 —

947 —

948 —

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

favore di sua moglie di tutti li suoi beni presenti e
futuri:--Rog*De-Scapims.:*.. sett
Attestazioni a favore di Gio. Antonio Dellaca ri-
cevute Berta" e*Battuely. a. 0. son
Relazione d’Incanti con deliberamento ricevuta
Aimare
Dote d’Antonia Cattero sposa di Gio. Stroppo di
f. 1000 - Rog. Chiavis
Attestazioni di Benedetto Valetto a favore di
Giorgio Sandrietto — Rog. Avegliani............
Donazione fatta dalla S. Camilla Toto nata Ro-
zella a Messer Antonio Toto - Hog. Peraudo......
Vendita d'una pezza bosco e giara di giornate quat-
tro per scudi 25. Cad. giornata, fatta da Gerolamo
Calusio a Bernardo Oberto di Moncalieri - Hog.
Piscina
Cessione fatta dal S. Domenico Pipino al S. Gio.
Malinotto di f. 388. Rog: Haz. .........s..
Procura fatta da Francesco Truppo e Sebastiano
Truppo — Rog. Fachiero
Constituzione di Notariato in Capo a Gio. Pietro
Gallera — Rog. Valle
Convenzione del Padre Maurizio Recinato e Maria
Padone - Rog. Razini
Retrovendita di parte d'un censo annuo fatta
da Prospero Las Bianca a favore della Comune di
Carignano — Rog. Razini
Quittanza di Messer Giorgio Garian a favore della
Compagnia di S. Croce - Rog. Grande
Fondazione d'un canoricato e Prebenda Canonicale
in Alba del Patronato D. Tarditi Arciprete di Diano
= ROg#Pietro Ant, Gu6Eto^ti o Sei QUT.
Vendita del Cavaliere Lunello a favore di Maria ved.
Fossa'd'un:Censo — Rog: Cassini. if... n.
Dichiarazioni di Guglielmo Vesmera per l'elezione
di sepoltura nella Chiesa di S. Croce — Rog. Cassinis. .
Testimoniali d'attestazioni riguardante l’affitta-
mento d'una casa al Borgo di Po - Rog. Maladra. .
Emancipazione a favore di Carlo Mattia Las Bianca
2 Hog? Maladra so, San, ILLOS ETANE LOTES

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13/12/1621
24/ 8/1622

1/10/1625
28/10/1625
15/ 5/1626

4/10/1628

25/10/1629
21/ 6/1631
28] 7/1631

4| 9/1631

2/10/1631

6/ 6/1635

18/ 9/1637

30/12/1644
3/11/1645
2] 3/1646

23/ 9/1647

17] 9/1648
»

. 992 —

553 .-

907 —

9008 —

999 —

560 —

9061 —

062 —

563 -

5064 —

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S, CROCE IN TORINO

Donazione fatta a favore della Compagnia di S. Croce
di Torino da Fioremonte Falconetto — Rog. Audetti. .
Inventaro de beni ed eredità del fu S. Fieramonte
Falconetto seguito ad istanza della Confraternita di
S Croce.senzautentica, in siate que
Quittanza di Gio. Matteo e Giovanni Bertone a fa-
vore del S. Pietro Bodone - Rog. Sola............
Costituzione di patrimonio a favore del S. Don Gio-
venale Las Bianca — Rog. Boschetti..............
Vendita di Filippo Bellano a Michele Losa d'una
casa a vigna col patto di riscatto - Rog. Pasteris....
Atti di misione in posesso a favore di Gio. Pietro
e Gio. Costanzo Fratelli Corderi di Carmagnola -
Rog. Gambaudi
Quittanza di Maria Padona a favore della Confra-
ternita di S. Croce per f. 1506.167 — Rog. Sacco....
Quittanza de giugali Chiaverotti a favore di Martino
Marchiolo Rog Trombetto.a. +. i 50 008
Credito di Messer Gio. Chiaverotti verso Guglielmo
Quadro — Rog.Sandmi.. le aisi EAS
Transazione tra la Confraternita di S. Croce e la
Sig. Anna Maria Festa mediante la rinoncia e paga-
mento di Doppie 17 di Spagna senz'autentica....

Deposito di f. 816.12.6 per le due stanze di Messer
Gioanni Francone - Hog. Enrico Attuaro..........
Volume d'Instrumenti spettanti alla Confraternita
di: S. Croce ricevuti;Sterpone dal............ ee
Compra del S. Giacomo Baratia dal S. Dom. Gia-
cinto Gandolfo d'un appartamento di casa situato
sotto la Parrocchia di San Paolo per il prezzo di
Doppie 100 d'Italia effettive di buon oro. Hog.
Fregia
Quittanza dei Giugali Bertoni a favore dei fratelli
Masabti Rob. Monza. tt na
Transazione tra Botiglion e Candellero — Rog. Chia-
vos Boe UIT e I NOE UR ETE
Concessione di sito a favore di Tommaso Brina fat-
tali dalla Congregazione dell’Oratorio — Rog. Cat-
taneo :

2/ 9/1650

5/ 1/1651
15/ 6/1655
3/ 5/1656

1] 6/1658

14] 8/1659
20/ 5/1659
11/ 1/1661

8/10/1661

7/11/1662

14] 7/1664

1664 al 1667

20/ 3/1666
23/ 3/1667

28/ 3/1669

20/ 8/1669
| | (ll 224 CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

| N. 568 - Ripudiazione d'Eredità Rastis fatta dalla Compagnia

| di/S;Croce' ^ Rop destone | 4 0o 14/ 9/1670
D d » 9569 — Obligo di Gio Batta Cerruto a favore di Giuseppe
il Catterà Rog: Chiaves-- c ria 28/ 3/1672

hd » 570 — Compra di Messer Antonio Bruno dal Prete Fran-
| | cesco Maria Cler di due stanze una sopra l'altra sita
| nella Parrocchia di S. Eusebio di Torino per Doppie

105 metà Spagna e metà Italia di giusto peso — Rog.

Enrietto: ae. I IUDA 31/ 7/1674
» 571 — Retrovendita di Censo a favore del S. Avv. Bernar-

dino Blanciardi della Confraternita di S. Maurizio

quittanza di questo a favore del S. Banchiere Oliverio

con constituzione di Censo a favore di d. Confrater-

nita dalli S. Avv. Giorgio e Claudia madre e figlia

Vachieris=Rog# Botta 5.55550 005 DAS 13/ 3/1677
» 572 - Compra del S. Avv. Giorgio Vachieri dal S. Conte

Cesare Andrea Bertoglio di Torino d'una cassina e

beni con Edificio civile e rustico di giornate 118

in Carignano per il prezzo di f. 13.000 d'argento -

Hog:SBerraris: 5 ic 11/ 1/1678
» 573 — Convenzione con i Piccapietre Moriora ed altri per

le colonne della Chiesa di S. Croce mediante il prezzo

nr di f. 1125'per:cad:: Rog iGiacone i). tana 19/11/1679
WE » 574 - Ricognizione di Bernardino Renaco verso S. A. R.
aa Bog: HOosSsO.. 25. 100058 OR od NES ODE 26/10/1680
| | » 979 — Plico di scritte riguardanti la muraglia della casa

ii Alfasia per la nuova Sacrestia senz'autentica........ 2| 1/1682

» 576 - Transazione tra la Compagnia di S. Croce e li Maestri
Tirola e Moriora riguardo ai sud. lavori - Rog. Vi-
valdostana I ac PP 5/ 4/1682
» 577 — Procura Generale dei fratelli Moggio di Lugano in
n Capo di Donato e Domenico padre e figlio Sollista

il —*RogWVerdonos 4o. soot bei a 1/ 4/1684
| | » 578 — Cessione di ragioni di Franco Gariglio a favore

| della Conf. di S. Maurizio — Rog. Garino.......... 2] 7[1686
i » 579 — Transazione tra la Compagnia di S. Maurizio e Ma-
1 "ria vedoya di Giuseppe:Bardo...i i... 1/ 2/1687

EI » 980 — Condanna spontanea con dazione in paga fatta dal-
| l'affittavolo della Cassina di Settimo della Compa-
gniaidi SSGroce — Hog. Capra... i... 6/12/1688
»

. 581 —

082 —

5083 —

584 —

9085 —

586 -

9087 -

988 —

5089 -

590 —

591 —

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

Transazione tra il Sign. Conte Gio. Antonio Tarino
ed il S. D. Giovenale Las Bianca - Rog. Bondoni. .
Convenzione tra la Compagnia di S. Croce e li Lam-
berti, Audi, Creta, Cassina, Rivetti e Tirola con
pagamento di residuo prezzo della Casa Rivetti —
Rogs:Ravichios:. i. Sta
Censo fatto da Domenico Galiziano sulla città di
Torino di f£.1600'— Rog&Boasso.: 1.3. 2e
Transazione tra il Reg. Patrimonio e la Compagnia
di S. Maurizio in seguito alla disposizione del fu Gia-
como Bochier - Rog. Leveragno..................
Credito del Canonicato Sclopis verso la Compagnia
di S. Croce di f. 500 ceduto al Capitolo di Giaveno
zog. Sessa. SD US I DE I douces
Convenzione tra la Confraternita di S. Croce ed il
Sig. Commend. Comotto, Audi, Benna, Gaffino per
fatto de boschi attigui al fiume Stura ceduti dalli
Sig. Bralery con obligo d'una messa ogni martedi
S OBAGROSSO: 5... 50.092000 n HEN
Quittanza delle Sig. Orsola e Teresa Frasca a favore
del S. Auditore delle Fabbriche di S. A. con obbligo
della Confraternita di S. Croce a favore di d. sorelle
Brasca*= Rogs Wllas.. e
Obligo della Confraternita di S. Maurizio a favore
del Capo Mastro Giacomo Berra per f. 2400 — Rog.
Borgarello
Cessione fatta dalle Sorelle Orsola e Teresa Frasca
a favore del S. Porta d'un loro credito di f. 1828 —
Interessi dovuti dalla Confraternita di S. Croce
sunogisVilas5 o 5: RR
Cessione fatta dal S. Bustino di Carignano d'un
Credito di Doppie 71 a favore della Confraternita
di S. Maurizio mediante l'obbligo d'una messa per
caduna settimana ad un Altare privileggiato — Rog.
Cochis
Cessione d'un credito di f. 1828 verso la Confrater.
di S. Croce fatta dalli Giugali Schoppo ed Orsola
Meiranesio a favore di Ludovico Porta Mastro di
Zecca:- RogsGays n 0o n UU NOTIS

€ 9 9 €$ 9 0 0 9 9 * * 9 9 9 € ss 9 * 9 * * * * * * * * * * * * * 00

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» 592 — Compra dal Sig. Controllore Gandolfo d'una casa

15

20] 8/1689

18/ 8/1690

25] 4/1691

12/ 7[1691

9/ 9/1695

26/ 3/1695

27] 8[1695

26/ 2/1698

5/ 7/1700

14/ 2/1701

16/ 4/1701

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dal S. Ricca - Rog. Grimaldi ....................
593 — Quittanza del S. Controllore Domenico Gandolfo
a favore del S. Michel Angelo Ricca per la somma
di f. 700 - Rog. Grimaldi........................
594 — Cessione di censo fatta a favore della Confraternita
di S. Maurizio dal S. Conte Tarino Imperiale — Rog.
Gianolio 3 $054: 1 5. 2-5 e
595 — Donazione a favore di Steffano Cornagliotto fatta
da D. Giuseppe Marra — Rog. Gallo
596 — Vendita fatta dal S. Domenico Lorenzo Bruno a
favore del S. Michele Francesco Bogiala — Rog.
Pieceo s 5 REA LL SE Le qo ees
597 — Acquisto del S. Michel Angelo Ricca dai Fratelli
Ortalda di Pianasso figli di Sebastiano — Rog. Pia-
sentini =. Rene
598 — Acquisto del S. Michel Angelo Ricca dalla Comune
di S. Sebastiano — Rog. Piasentini................
599 — Acquisto del Sig. Michel Angelo Ricca di Torino
da Cesare Antonio Obialero di Piazzo - Rog. Pia-
sentinji 4.55.9555 2091.9 St at neis fis
600 — Acquisto del S. Michel Angelo Ricca da Gio. Batta
Novarese — Rog. Novaresio.....................-
601 — Fondazione di trentatre messe annue fatta dal S.
Gio. Luca Chirone a favore della Confraternita di
S. Maurizio mediante il fondo di fiorini 500. Ducali
— Hog..BertolerO).... 4.222 550 93 t o oe
602 — Compra della Confraternita di S. Maurizio di Torino
dai Padri Domenicani di Garesio e da Pietro Fran-
cesetto d'una casa attigua alla Sacrestia per f. 1600.
= Rog. 010880... ries viti s
603 — Quittanza finale di Pietro Francesetto a favore
della Compagnia di S. Maurizio — Rog. Ferraris....
604 - Convenzione tra la Confraternita di S. Maurizio e
Gio. Antonio Valetto — Rog. Gianolio............
605 — Imprestito fatto dall'Università dei Sarti alla Com-
pagnia di S. Croce di f. 1500 — Rog. Cappa. .......
606 — Quittanza del S. Conte Tarino Imperiale a favore
della Compagnia di S. Maurizio — Rog. Gianolio....
607 — Quittanza della S. Antonia Gandolfo Ostini a favore
della Madre e figlia Serra - Rog. Rochietti........

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

12 [6/1703-

16/ 2/1704.

23/ 6/1704

19/12/1708

1] 2/1709

20/ 3/1709

4| 4[1709

6/ 4/1709

8/ 6/1709

29] 8/1709

9/ 7/1715
14] 2/1716
30/ 3/1716

9/ 1/1717

9/ 3/1717

27] 8/1718
CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

N. 608 - Ordinato della Confraternita di S. Maurizio con rati-

ficanza di deputazione — Rog. Devechis .......... 28/12/1719
» 609 - Convenzione tra la Compagnia di S. Maurizio con il

S. D. Bartolomeo Grandis Canonico di Giaveno —

Hog: Coohise£; eoe DoD — ULIS I 22/ 8/1720
» 610 - Obligo della Confraternita di S. Croce a favore del

S. Prevosto Paolo Antonio Meda di Cercenasco per

f. 3500 per formare il cupolino della Chiesa — Rog.

MojJaucsto c ca pU | T 3d RC OUR 29/ 8/1722
» 611 — Concessione d'un vaso sepolcrale della Confrater-

nita de S. Maurizio al Confratello Francesco Mi-

strotti e Giovanna sua Moglie e discendenti, alla

destra tra l'altare della Compagnia del Suffragio in

correspettivo de loro meriti - Rog. Massa.......... 16/ 5/1724
» 612 — Vendita fatta dai fratelli Massani a favore del S.

Avv. Sarterio della casa dietro al coro della Con-

fraternita:=-Rog. Quaranta.;.... 2299... 0 14/ 8/1724
» 613 — Ratificanza o sia Transazione duplicata tra la Con-

fraternita di S. Croce e la Comune di Settimo Tori-

nese riguardo la Cassina della Confraternita — Rog.

Belhnoh 1.5553... mue suia Eu S o CONS. 24/ 8/1724
» 614 - Acquisto della Confraternita dello Spirito Santo

dalli S. Maria Elisabetta e Giuseppe Giugali Oliva

—HogoSondrio^ ©. vt fell on ee 17/3/1725
» 615 — Transazione tra la Città di Carignano e la Compa-

gnia di S. Maurizio - Rog. Durandi.............. 17] 4/1725
» 616 — Vendita del Sig. Avvocato Salterio all'arciconfrat.

di S. Croce della casa dietro al coro per il prezzo

di:f:19000=RogsMassa:m ii ne I 6/ 2/1727
» 617 — Fondazione della Cappella concessa dalla Confrater-

nita di S. Croce mediante fiorini 4.000 alla S. Apo-

lonia Catterina Galiziana — Rog. Bellino. ......... 9/ 2/1727
» 618 - Dismizione della Chiesa di S. Croce e cura a favore

dell'Abbazia di Sangano e di S. M. — Rog. Min-

goU è Sar 28/ 9/1728
» 619 — Compra della Confraternita de S. Maurizio e Laz-

zaro di Luoghi de Monti fissi di S. Gio. Battista —

Hog. Boassor«). Gi. an, pena na oes 29/12/1729
» 620 — Acordo fatto tra la Confraternita dei S. Maurizio e
Lazzaro e quella del Suffragio — Rog. Mingotti....

5/12/1730
MM n Ó—ÓÀÀ— HÀ À——Q—ÀÀ s —R

228

N.

»

»

»

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

621 - Cessione del S. Avvo. Salterio a favore del S. Cigna
d'un credito di f. 7000 verso la Confraternita di S.
Maurizio e Lazzaro — Rog. Cardone..............

622 — Quittanza dei Padri di S. Francesco di Villanova
d'Asti a favore del S. Agostino Menefoglio e della R.
Confraternita a favore d'essi per f. 910 per un Or-
gano vendutoli — Rog. Defilippi ................

623 — Convenzione tra la Sacra Religione de Ss. Maurizio
e Lazzaro e la R. Confraternita per la riduzione in
capitale delle somme esposte nella costruzione d'una
fabbrica e convenzione per le tre feste da farsi p.
conto di d. Sacra Religione de Ss. Maurizio e Laz-
zaro e le 40 ore — Rog. Bordoni..................

624 - Obligo della R. Confraternita verso il S. Giuseppe
Bertolero di f. 1.000 e quittanza a favore di d. Con-
fraternita per f. 3500 dal S. Carlo Meda — Hog.
Verra 1. c0 sse M NIRE Uie eH

625 — Quittanza dei fratelli Bertoldo a favore dei Fratelli
Gribaudi di f. 2.000 e della R. Confraternita a fa-
vore di detto Bertoldo con cessione d'un credito di
f. 2225.1.7, ed altra quittanza di f. 4225.1.7 dal S.
Lorenzo Conterno a favore di d. Confraternita —
Rog2sMaimandi dissi. iti

626 - Obligo del S. Carlo Meda a favore del S. Giuseppe
Bertolero di f. 1500 e della R. Confraternita verso d.
S. Meda per la stessa somma — Rog. Pastoris. .....

627 — Dote di Maria Lorenzina Falcheri Sposa di Giu-
seppe Andrea Fantino rilevante alla somma di f.
200 compresa la dote di f. 50, solita distribuirsi dalla
R. Confraternita — Hog. Massa................

628 — Quittanza del S. Lorenzo Conterno di f. 900 a fa-
vore della R. Confraternita per residuo interessi —
— Hog. Massa

629 — Quittanza de Sig. Fratelli Morelli a favore del Sig.
Francesco Moris altra della. R. Confraternita a fa-
vore de S.i Fratelli Morelli per f. 2700 ed altra dalla
Madre e figli Marchetti a favore di d. R. Confra-
ternita per.la stessa somma — Rog. Gentile......

630 — Quittanza delli Madre e Figli Marchetti a favore

della R. Confraternita di f. 2578.11.8. delle quali

15/ 9/1730

18/ 7/1731

12/ 7/1732

27| 5/1734

22] 7/1735

12] 3/1736

15/ 2/1737

13/ 6/1739

17] 3/1742
»

»

»

se ne sono cedute al S. Domenico Varone f. 1221 che
dalla d. Confraternita sono state sodisfatte colla
cessione di tanti Monti. — Rog. Massa

. 631 — Quittanza della Confraternita de S. Maurizio e

Lazzaro a favore del S. Principe di Masserano —
RogVerang Riccia... or 40 B LLENE UR
632 — Cessione della S. Contessa Gastalda di f. 1300 le-
gata alla R. Confraternita per la celebrazione d'una
messa in caduna settimana, senz'autentica......
633 — Obligo della Confraternita verso il S. Claudio Ant.
Finella- -Rag.9Verani-; 2:56 0808.05 once
634 — Obligo della Confraternita verso il S. Bartolomeo
Barera di f. 2000 e quittanza del S. Giuseppe Ga-
leazzo Pagano di f. 1000, a favore della Confra-
ternitas Rog: Massa: das ERU.
635 — Vendita di casa della R. Confraternita al S. Gioanni
Angelo; Grandi: -— Rog: Massa: ne. sen
636 — Quittanza della comunità di Diano a favore del
S. Simone Antonio Scavino con varie Ordinanze —
RogssBetitiisdaoic a eee de
637 — Minutaro del Notajo Franco continente vari In-
strumentisdali stes 45. USE NL ISUA SE
638 — Quittanza de pupilli Ghiotti a favore del S. Peira
ed altra del S. Cigna a favore della R. Confraternita
per f. 4000 con impiego d'egual somma fatto da d.
pupilli verso la Confraternita sud. — Rog. Franco..
639 — Obligo della Confraternita de S. Maurizio e Lazzaro
verso il S. Cortone con quittanza e Cessione del
S. Cigna a favore di d. Confraternita e Cortone per
1:000 «5Rog. Massa: 6e ec e
640 — Minutaro secondo del sud. Notajo Franco princi-
piato li 21 Giugno 1762 e terminato li 6 Gennaio
1765 RAR B ANREDE, 0 d

641 — Quittanza della Confraternita de S. Maurizio e
Lazzaro a favore del S. Gio. Angelo Grandi — Rog.
Massaissanit. e DOULEUR steh

642 — Quittanza della Confraternita de S. Maurizio e

Lazzaro a favore del S. Gio. Angelo Grandi per f.

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

1] 9/1745

15/13/1745

11/ 1/1747

30/ 5/1749

17] 5/1752.

19/ 8/1754

27] 6/1757

1758 al 1760

1/12/1759

17] 6/1761

21/ 6/1762
6/ 1/1765

16/ 1/1765
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CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

4000 ed altra di simil somma della ved. Viotti a
favore di d. Confraternita — Rog. Ghersi........

. 643 — Quittanza del S. Gio. Angelo Grandi per f. 3200 ed

altra a favore della R. Confraternita di fiorini
3049.18.6 dalla ved. Orsola e Cherico Pagano -
Rog.:Ghersi.. <<. oa RR. i
644 — Quittanza del S. Finella a favore della Confrater-
nita S -Hog.:Gavallo eine... ah
645 — Convenzione seguita tra la Sacra religione e la R.
Confraternita de S. Maurizio e Lazzaro relativa-
mente alla scala del gran corpo di casa di d. Reli-
gione: Hop: Maréena P. oe ELE... uid. eoe
646 - Erezione della Capellania Laicale de Fratelli Astrua
nella R. Confraternita de S. Maurizio e Lazzaro
coll'obbligo al Cappellano di pagare alla med. f.
20 annue per le suppellettili - Rog. Pautriero......
647 — Dichiarazione dei fratelli Astrua e della R. Con-
fraternita de S. Maurizio e Lazzaro con censo di f.
375: = BogkPautBlerO-. ant 04. OU
648 — Cessione di credito di Margh. Deagostini Costa-
magna verso la confraternita — Rog. Sella......
649 — Impiego di f. 1200 appresso la Confraternita della
ved; oMáchiolo:— Hog! VacóaiWc. pi. 030815
650 — Impiego verso la Confraternita di S. Croce di f.
1750 della ved. Antonia Martines nata Ricaud —
Hog: 3Gonélla i32. rete NIS Y. s
651 — Quittanza della Confraternita a favore del S.
Conte Bertolero d'Almese — Rog. Grimaldi......
652 - Quittanza della S. Rosa Ghigo con successivo im-
piego presso la Confraternita — Rog. Bonada....
653 — Nomina alla Cappellania Galliziana — Rog. Sereno. .
654 — Censo vitalizio di Gioanni Reviglio verso la Confra-
ternita di S. Maurizio e Lazzaro di f. 100 annue -
Hop Misceb (ip)
655 - Impiego di f. 1000 del S. Felice Pilotto presso la
Confraternifa € Rog; Gallo... int a dots
656 - Quittanza della R. Confraternita di S. Maurizio e

(1) Una postilla marginale dice: « estinto nel 1820 ».

29/ 8/1765

14/ 3/1767

1/ 8/1772

10/10/1772

7| 5/1775

10/ 3/1776
27] 2/1777

10/ 2/1780

16/ 3/1780
20/ 6/1780
1] 6/1781
13/ 6/1782
7| 7/1782

19/ 9/1783
»

»

Lazzaro a favore della S. Angela Maria Giachetto —
Rog. Calvi
657 — Retrovendita di prestito fatto alla R. Confrater-
nita de S. Maurizio e Lazzaro dalla Vedova Conti per
t:1700/: Bog; CATdBs 2.259055. 0900569062589 a8
658 — Quittanza di Felice Pilotto a favore della Con-
fraternita di S. Maurizio e Lazzaro per f. 700 — Rog.
BPautntetóto RR TORO ACID eS
659 — Quittanza di Margherita Viano al Sig. Gio. Audenino
con impiego a favore della Confraternita de S.
Maurizio e Lazzaro di f. 2000 - Rog. Avondo....
660 — Quittanza per f. 2000 a favore della R. Confrater-
nita de S. Maurizio e Lazzaro de giugali Capsson -
Rog. Listelli
661 — Quittanza del S. Arduino al S. Controllore Donaudi
per la R. Confraternita f. 300 — Rog. Proglia....
662 — Quittanza del S. Not. Franco Antonio Bono a
favore della Confraternita de S. Maurizio e Lazzaro
per f£, 800 — Rog. Avondo............ 00s.
663 — Quittanza del S. Ennio Conti a favore della R. Con-
fraternita de S. Maurizio e Lazzaro per f. 300 —
Rog. Avondo
664 — Vendita fatta dalla Confraternita di S. Croce alla
Sacra Religione de S. Maurizio e Lazzaro del Corpo
di Casa coerente alla chiesa ed Ospedale per f. 60000
delle quali resta la Confraternita Creditrice di
f. 45042 che d. Religione dichiarò ritenerle a titolo
d’impiego coll’obbligo di pagarne gli interessi alla
ragion comune — Rog. Astesani.................
665 - Dichiarazione ed obbligo assunto dalla Confrater-
nita di S. Croce riguardante la messa quotidiana per-
petua all'obligo delle altre messe — Rog. Astesano. .
666 —

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* 0 0 0 0 0 ss e 0 e 0 e 0 è ss ss a e e 0 0 0

CATTEGORIA DECIMA

TESTAMENTI E CODICILLI

. 716 — Testamento di Filippone Clerico con cui lega alla

Compagnia de Disciplinanti di Torino, soldi nove

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

19/ 8/1786
16/2/1788
12/ 3/1788
29/ 4/1788

8/ 5/1788

14] 5/1788
14] 5/1789

3/ 7/1793

13/ 5/1797

3/ 2/1800
»

»

»

»

»

717 -

718 —

719 —

720 —

721 -

422 —

723 —

724 —

725 —

726 -

727 -

728 -

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

viennesi da pagarsi annualmente in perpetuo —
Bog: Gioannrde Bredericis;; gia
Testamento di Gioanone Auricula con cui lega alla
Compagnia di S. Croce due parti di sua vigna posta
al di là del Po - Rog. Michele Cantono..........
Testamento di Michele Pertusio con cui lega alla
Compagnia de Disciplinanti di Torino o sia Battuti
per una volta tanto fiorini 2 — Rog. Gio. De Ganto. .
Codicillo di Domenico Fazone con cui lega annual-
mente in perpetuo alla Confraternita de Disciplinanti
di Torino fiorini due coll'obbligo d'un Suffragio per
la di lui anima e di vestire annualmente alcun po-
vero, assegnato sovra una casa d'esso Testatore
autentico da tre Notaj Domenico Ruati, Michele
Tomasino e»Ruffimetto Gontoliz- an asta
Testamento della Vedova Genovieffa Brensonio
di Torino, con cui lega alla Confraternita de Battuti
di Torino un fiorino di picol peso — Rog. Bartolomeo
di Gassino
Particola di Testamento di Michele Dejusto
cittadino di Torino — Rog. Gio. Fesnasino ......
Particola di Testamento del fu Pietro Conte con
con cui lega alla Compagnia de Disciplinanti fiorini 5
— Rog. Cantono
Testamento d'Antonio De Antonio di Caluso con
cui lega alla Compagnia de Disciplinanti di detto
Luogo fiorini tre per una volta tanto- Rog. Giorgio
Calvetto
Testamento di Tommaso Canavero di Caluso con
cui lega alla Confraternita de Disciplinanti di quel
luogo un fiorino per una volta tanto — Rog. Corne.
Testamento del S. Not. Giacomo Sandrietto -
— Rog. Antonio De Conglam di Salussa (sic)......
Testamento di Giorgio Mainardi con cui lega alla
Società de Disciplinanti fiorini 25 — Rog. Giaco-
bino De Arnola
Testamento di Gioanni Demonte di Caluso — Rog.
Giorgio Calvetti
Codicillo di Giorgio Magnardi — Rog. Giacobino
Deimola

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10/ 7/1381

3/ 5/1386

29/ 1/1398

7/10/1423

21/ 2/1466

13/ 3/1524

20/ 9/1527

6/ 6/1535

11/ 8/1535

15/ 1/1538.

24] 5/1551
26/ 4/1554

8/ 9/1558
»

»

»

. 129 —

730 —

731 —

732 -

733 —

734 —

739 —

7136 -

137 -

738 —

739 —

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

Testamento d’Antonio Benentino di Torino — Rog.
Giuseppes Brunelli: +: 3.6. è decina
Testamento del Discreto Gio. Batta Gherra di
Milano:=-Rog.;-Pincalat.. +. =
Testamento di Margherita Faida di Caluso — Rog.
Gios=iMatteoSalvetto; ipa
Particola di Testamento del fu Filippo Gora —
Rog: Giuseppe. Brunelli...
Volume de seguenti documenti del............
Testamento d'Antonio Falcone — Rog. Gio. Nazaro.
Instrumento di Credito per f. 3000 di Lorenzo Fal-
cone; 3RosgsclppolitosBimaztis «555655350183
Donazione di Michele Falcone - Hog. Ippolito
Bimasdise. dae fe es. dM TUA ANE
Testamento di Lorenzo Falcone - Hog. Andrea
Gambarana # iii. ian
Testamento di Michele Falcone — Hog. Gianotto
eNAazargQaid t. o dum uc basti efc e
Testamento di Gioanni Clavario di Torino — Rog.
Peretti ul
Particola di Testamento del Not. Agostino Per-
retti con cui ha legato alla Compagnia di S. Croce
di Torino scuti 13 e fiorini 8 — Rog. Ludovico
Ghiayeronbas 5.2: 353548 nen dte br
Volume continente li seguenti documenti: Testa-
mento del Nobile Tommaso Monfort — Rog. Bar-
tolomeo Pelassa
Codicillo del Nobile Tommaso Monfort — Rog. Bar-
tolomeo Pelassa
Altro Codicillo del Nobile Tommaso Monfort — Rog.
Bartolomeo Pelassa
Testamento di Nicolao Cerruto — Rog. Claudio
Ant. Valerio
Testamento di Pietro Ogliando della Novalesa —
hog Gabriele; Magistris sai, san
Volume continente li seguenti Documenti che
hanno il loro principio dal 1583 al 1607........
Permuta tra Steffano De Bartolomeis e Vincenzo
Badriotti Procuratore Generale de Canonici Re--
golari di S. Antonio di Torino — Rog. Giacomo

1] 8/1557
15/ 8/1558
14] 8/1559
25/11/1560
1562

22] 2/1562
4/12/1573
4/12/1573
2/ 1/1581
7| 4/1597

26/10/1564

2/ 3/1566.

2] 4/1578:
30/ 4/1578
1] 5/1578.
20] 5/1580
5/ 1/1580

1583/1607
"m | »

»

»

Sandrietto
Testamento di Giacomo Gamba di Torino con cui
constituisce erede la Compagnia di S. Croce di To-
rino — Rog. Gio. Batta Gallea
Vendita della Compagnia de Disciplinanti della
Casa Ereditaria del fu Gio. B. Gamba per il prezzo
di scudi 750 a Girolamo Biandra - Rog. Matteo
Pettenati

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è 0 0 0 9 9 9 * 9 0 9 * * * 0 0 00

740 — Testamento di Michela moglie di Milano Meotto di
Rivoli - Rog. Angelino Antonielli..............
741 - Testamento di Madonna Catterina moglie di Gio.
Antonio Richiardo — Rog. Michele di Solero......
742 — Testamento di Lucrezia Bongioanni d'Aosta — Rog.
Fabio Gabetti
743 — Testamento del presidente Antonio Cerva di To-
nnot-chog'"Boye stern nnt na
744 — Estratto di Testamento di Maria ved. del fu Gia-
como Rosso o sia Moglietto di Torino dai minutari
del fu Giacomo Sandrietto senz’autentica........
745 — Indice dei legati lasciati alla Compagnia di S. Croce
e di S. Rocco ricevuti Firminio Longo pendente
annos e oe eer n
746 — Testamento di Claudia vedova Grignola di Torino
ROG MaScHiurlate sos omo TS
747 — Testamento di Gioanna Moglie di Nicolao Cerrato —
Rog. Domenico Machimurlati"^ 7... 75
748 — Codicillo di Nicolao Cerrato con fidecommisso a
favore della Compagnia dei Disciplinanti di S. Croce
— Rog. Bartolomeo Beraudo ..................
749 - Estratto di Testamento della Domenica Reys -
ROSIE e nt
750 - Quittanza de Fratelli Cometto a favore di Catte-
rina Meotta per fiorini 675 — Rog. Antonielli....
751 — Testamento di Battista Pettigian Ortolano con
cui ha legato alla Compagnia di S. Croce un du-
catone - Hog. Domenico Duponte ............
752 — Testamento di Francesca moglie di Giacomo Gam-
ba ww "HoB" Huscono o ou I
753 — Testamento di Silvio Piccini Cittadino Pisano —

Rog. Giudici

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

14/ 1/1583

24/ 3/1607

21] 7/1610

4] 8/1588
18/ 4/1591
17] 7/1593

7] 9/1593
1] 3/1598

1599
18/ 6/1599

8| 7/1599

12/ 7/1599
22] 7/1599

24/12/1602

22] 4/1605
12/ 2/1606

23/10/1610
. 494 —

799 —

796 —

794 -

758 —

159 —

760 —

761 —

7162 —

763 —

764 — Testamento del Sig. Giuseppe Arboreo — Rog. Gallero

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

Testamento di Gio. Batta Quadro con cui ha le-
gato Scuti 25 da fiorini 8 cad. alla Compagnia di
S. :Groce -— Rog. Mielidlatot csi nn
Testamento di Bernardino Monforte con cui ha legato
alla Compagnia de. Disciplinanti di Torino tutti i
crediti che si ritrova avere tanto dovuti al di lui
Padre che a lui stesso coll'obbligo di far celebrare
ogni mese cinque messe basse durante un anno so-
lamente, senz'autentica
Testamento del S. Gio. Batta Gay - Hog. Cavelli
a cui resta unito l'instrumento dotale di sua moglie
Maria Madalena — Rog. Fiorano................
Testamento di Camilla moglie di Bartolomeo Tonso
di Cabiano — Hog. Francesco Cane...... Med. seit
Testamento della S. Angela Catterina Bianco ve-
dova del fu S. Virginio Avogadro con cui elege la sua
Sepoltura alla Chiesa di S. Paolo e lega scudi 50 da
fiorini 8 cad. coll'obbligo al curato d'essa di cele-
brare in ogni mese 10 messe in suo suffragio - Rog.
Vastapane .35.. 342.94 o
Fede del Not. Beraudo riguardante l'elezione di
Sepoltura fatta dal Tommaso Perachino........
Testamento di Giorgio Sandrietto Proc. Coleggiale
di Torino con cui elege la sua Sepoltura nella Chiesa
di S. Paolo e nel tumulo dei Confratelli della Comp.
di S. Croce quale instituisce erede universale — Rog.
Tommaso Prino
Testamento di Margherita Vedova del fu Andrea
Salvacana — Hog. Piscina
Testamento di Pietro Antonio Ruzinato Sarto di
Torino. -;Rog. Gaspare Unijas: i53:
Testamentodi Bartolomea Mignotta Ved. di Gia-
como in data 13/11/1630 tempo della Peste cui
era affetta per ragione della quale fu esteso dal
Padre Egidio Cappuccino e quindi confermato
colle Deposizioni unite con qual testamento institui
erede universale la Compagnia di S. Croce coll'in-
ventaro di eredità

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3/ 1/1612

26/10/1621

17/10/1624

13/ 2/1626

5/11/1626

21/ 9/1627

23 [2/1628
18/ 7/1630

20/ 8/1630

13/11/1630
4] 4/1631
ARMS 1L COM SIGNE SANTI DER ITem NY r

236

N.

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»

»

»

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

765 — Testamento d'Eleonora Margherita Gay moglie
di Giacomino Cordola - Rog. Rondolino........
766 — Testamento della S. Virginia moglie del Sig. Maurizio
Blan Segret. di S. A. con cui elege sua Sepoltura
nella chiesa di S. Paolo e tumulo delle sorelle di S.
Croce a cui lega f. 1000 da impiegarsi per conver-
tirne il frutto nella celebrazione d'una messa ebdo-
madoria in ogni sabato de 28/4/1936 — Rog. Gio.
Dom.co Pellione a cui va unito l'inst. d'impiego di
d. somma — Rog. Franco 20/7/1638/............

767 — Testamento di Gioachino Gasca di Pinerolo con
cui ha legato alla Compagnia di S. Croce una Doppia
= Rog,Borsene: Vercellisa. ir. n;
768 — Testamento di Martino Monega con sostituzione a
favore della Compagnia di S. Croce - Rog. Gio. Ant.
Druetto
769 — Altra copia di testamento con l'Instrumento di
quittanza della Confraternita di S. Croce a favore
del S. Martino Rondoletto per f. 726.5 — Rog. Gastaldi

770 — Testamento di Messer Martino Monega con cui
elege sua Sepoltura nella Chiesa di S. Croce di
Torino e lega alla med. f. 10 Ducati 20 — Cad. —
Rog. Druetto

771 — Testamento d'Elleonora Margarita moglie di Gia-
como. :Gordola .— Rog:Ghinea... siii

772 — Testamento militare di Benedetto D’Ochis di
Ciamberyi s Rog. Merlo: rita o eene

773 — Testamento d'Antonio Rivotto o sia Debertini —

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Rog. Geniale
774 — Testamento del S. Carlo Gandolfo - Rog. Filiberto
(hiavesip i e op EU a
775 - Codicillo del S. Carlo Gandolfo — Rog. Filiberto
Chiavessinie. ion. iz ius del

776 — Testamento del S. Mario Antonio Lesna — Hog.
Gio. B. Bonafide
777 — Codicillo del S. Carlo Gandolfo di Torino — hog.
Filiberto Chiaves
778 — Testamento del Sig. Gio. Cane Auditore con cui

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® 0 0 0 9 $9 9 s e 9 a * e e * * e es e * * * * 0 0

14] 7/1632

28/ 4/1636
20/ 7/1638.

31/ 5/1639

29/ 5/1642

29/ 5/1642
17] 1/1713

20/11/1642
22] 5/1645
24] 3/1646
27] 5/1646.

6/ 1/1648
14] 1/1648
21/ 5/1650

9/ 9/1653
»

779 —

4180 —
780' —

781 -

782 —

783 -

784 —

785 —

786 —

787 —

788 -

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

lega alla Compagnia di S. Croce f. 100 — Rog. Fili-
berto" Chlaves*" eere uer ao
Testamento del Sergente Gio. Pietro Mobiglia
con cui ordina la sua Sepoltura nella Chiesa di S.
Croce alla quale lega f. 4 — Rog. Gio. Giacomo Bajono
Testamento d'Anna M. Ved. Roero — Rog. Dentis
Testamento di Giacomino Cordola di Rubiana - Rog.
Barba
Testamento di Michele Losa d'Orbasano con cui
ha instituito in Erede Universale la Compagnia de
Disciplinanti di Torino — Rog. Feccia..........
Testamento del S. Gaspare Padone Mercante in
Torino con cui instituisce erede Universale la
Compagnia di S. Croce - Rog. Murena cui va unito
un codicillo del medesimo — Rog. Murena 5/2/1663

® 0 0 0 0 0 0 0 0 0 è e è è e e e se e 0 sè e è 0 e 0 6 0 0 0 00 0

Testamento della S. Vedova Anna Basteris Auda-
nina con cui elege la sua Sepoltura nella Chiesa di
S. Croce di Torino — Rog. Leonardi de 2 Gennaio 1664
con cui va unita la quittanza della Confraternita di
S. Croce a favore delle sorelle Audenina per f. 7000
d'argento — Rog. Blanchiardi ................
Testamento del Sig. Giacomo Rivetto con cui lega
f. 25 alla Compagnia di S. Croce — Rog. Teppati. .
Testamento d'Anna Catterina moglie di Gio. Finella
con cui ordina d'essere sepolta nella Chiesa di S.
Croce e le siano celebrate messe cento con legato di
f. 100 — Rog Pastore. eU. DUI
Testamento dalla fu Giovanna Maria Senta con
obbligo all'Erede di farle celebrare ogni anno l'an-
niversario nella Chiesa di S. Croce e messe 30 in
giorno di martedì — Rog. Guidetto..............
Testamento di Messer Quirico Zegna di Trivero con
cui instituisce erede universale la Compagnia di S.
Croce che venne da questa ripudiata — Rog. Pietro
Senta
Testamento del S. Ludovico Damiano Vinardo con
cui lega alla Compagnia di S. Croce la Piazza da
Chiabatino sotto la Parrocchia di S. Gio. e nella
Casa del S. Conte Ludovico Nicolis — Rog. Genotto

® 0 9 0 * e 0 è 9 0 9 e 9 e s * €9 è è è € * è * 0 * * * * ss 0 * 9 * €

8/ 3/1654
21/11/1657
8/ 8/1659

21/ 3/1660

14] 7/1660

27/ 6/1662
5/ 2/1663

2 e 18/ 1/1664

13/12/1665

21/ 6/1669

18/ 9/1670

23/ 6/1671
»

»

»

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

16/5/1672 a cui vanno uniti due Instrom. d'acquisto
dello stesso Vinardo riguardanti detta Piazza il
primo de 10/3 ed altro de 20/3/1668. Rog. Guelfa
colla scrittura d'affittamento della med. de 21 d.
Mese; oonoc c uoo oni Dele Giai eiie

789 — Test. di Secondo Andrea Lesna — Rog. Testa....
790 — Testamento della fu Angela della Valle in cui in-

stitui in erede universale la Compagnia di S. Croce
di Torino la quale transatte queste ragioni in f.
400 con scritta de 22/7/1689 in data de 2/6/1676 —
Rog: Gifflenga 0 0 4-305220 en E

791 - Testamento del S. Almerico Coconato con cui lega

f. 25 alla Compagnia di S. Croce — Rog. Canetti..

792 — Testamento del S. Capitano Sebastiano Fange -

late Sacco; init»

793 - Testamento del S. Carlo Francesco Soldano con

sostituzione subordinata a favore della Confrater-
nita di S. Croce di Torino — Rog. Guelpa........

794 — Testamento della S. Domenica Margarita Giordana

— Hog. Paolo.Andrea Gianotto:....... ess.

795 - Testamento di Messer Giuseppe Cattera di $.

Maurizio con cui instituisce erede universale la
Comp. di S. Croce di Torino — Rog. Barba........

796 — Particola di Testamento del S. Marco Aurelio

Gianolio Speziale in data de 26/9/1685 con cui asse-
gna una dote spirituale a figlie povere ed a sorte
cedendo per quest'effetto alla Confraternita de
Disciplinanti il Censo Capitali che tiene sopra la
Comunità di Barbarica autentica Vascabes 14/4/1688

797 - Altra particola d'accettazione fatta dalla Compagnia

di S. Croce del legato fatto dal S. Marc Aurelio
Gianoglio:=Rog; sAvenato;;ni i. nti

798 — Testamento di Giovanna Fino con cui elege d'esser

sepolta nella Chiesa di S. Croce legando alla med. f. 15
Duealii c Hog. Moyetta" into ipa do ta

10
20/ 3/1668
21
16/ 5/1672
16/11/1680:

2] 6/1676
22] 7[1689

18/12/1676

13/ 3/1683

23] 6/1683

10/ 6/1687

17] 6/1687

26/ 9/1685
14] 4/1688

28] 5/1689

28/12/1690
N. 799 — Testamento del fu Gio. Domenico Morello con cui
ha legato 12 candelle d'oncie 4 cad. e due picole di
cera bianca per fare l'esposizione del Sacramento
ogni Domenica coll'obbligo di recitare un Pater Ave
Maria, ed un Deprofondis per le anime purganti
massime per la casa Morello pendente anni 80
z Hog. DelZoODDO «. ...-.. 12 )8 inn

» 800 — Testamento del S. Claudio Bernardino Colomba
con cui lega alla Compagnia di S. Croce per ajuto
della fabbrica pregando suo Erede di continuare a
mantenere la Cera per la processione del Giovedi
santoss Hog.Murenais. (liu

» 801 — Testamento della S. Madalena Franco con cui lega
alla Compagnia di S. Orsola eretta nella Chiesa di
S. Croce f. 100 — Hog. Viglietti....,....-:9 9e

» 802 — Testamento d'Antonio Giacaria con cui instituisce
erede sua moglie e dopo la di lui morte la Compagnia
dii sGroce. senz'autentica «25e eo. upon

» 803 — Particola di testamento del Gio. Marco Rivolato con
cui ordina d'esser sepolto nella chiesa de Discipli-
nanti di Torino con legato di messe 1000 de quali n.
160 da celebrarsi in s. Croce, senza autentica....

» 804 — Testamento del S. Refferendario Paolo And. Testo-
ne con vari legati in favore della Compagnia di S.
Croce con sostituzione a favore di questa — Rog.
Costa. du x m. cune aulae ies Let

» 805 — Testamento della S. Ved. Giovanna Maria Fornasera
Bussa in cui ordina d'essere sepolta nel tumulo delle
Sorelle della Compagnia di S. Croce instituendola
erede. — Hog. Vila: jin aaa

» 806 — Testamento duplicato del S. Giuseppe Maurizio
Garrino Not. con cui lega alla Confraternita di S.
Maurizio di questa città f. 900 Ducali — Rog. Ca-
vallo con altra copia autentica Fea ..............

» 807 — Testamento della S. Vedova Gioanna Catterina Vi-
glione con cui ordina la celebrazione di 260 messe
de quali 130 nella Chiesa della Compagnia di S.
Croce — Rog. Costantino Menetti................

» 808 — Testamento della S. Vedova Gioanna Catterina

Viglione con cui ordina d’essere sepolta nella chiesa

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

5/ 5/1694

26/5/1698

6/12/1699

3/ 2/1699

4/ 8/1700:

7| 1/1705

27] 7[1707

5/ 2/1709

28] 7/1709.
CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

della Compagnia di S. Croce con cui la instituisce

erede; è 'senziautentica rt... 00.2 NT 28/ 7/1709
ni N. 809 — Testamento del S. Francesco Nicolao Radicati —
LI] hog Durando #0 0 d Hn 3/11/1709

till LI] » 810 - Testamento del S. Giacinto Gandolfo con legato
|| I] di f. 10 a favore della Compagnia di S. Croce rog.
TEE Bonanate «siii MUT US 14/ 6/1710
| lì » 811 — Testamento della S. Teresa Pelassa con cui ha eletto

la Sepoltura nella Chiesa Parrocchiale di S. Croce

con ordine di farle celebrare messe 150 — Rog. Gariglio 27/ 4/1713
» 812 — Codicillo di Pietro Rosso nel quale ordina d’essere

sepolto nella chiesa di San Maurizio a cui lega f.

1004#2==Rog=*Rerralieo ee 24/ 9/1714
» 813 — Testamento del Sig. Andrea Castagnero - Rog.
| MN Perucca:- se e more SLI
HT » 814 - Testamento del S. Prevosto D. Giovanni Battaglieri —
THE I Rog@Buffe Ri 24] 4/1716
| » 815 — Estratto di Testamento del S. Paolo Antonio
| Meda Prevosto di Cercenasco - Rog. Verani....... 10/ 6/1726 |
| » 816 — Particola di testamento del S. Giuseppe Ant. Ma- |

| rengo con cui lega alla Confraternita di S. Croce S.
| 500 per la celebrazione in perpetuo d'una messa
| cantata nel giorno anniversario e S. 15 per una
messa cantata nel giorno del suo decesso — Rog.
Massa: Eri A 11/ 5/1736
» 817 - Particola di testamento della S. Cont. Elisabetta
Giacinta Caisotti di Casalgrasso con cui ha legato
alla Reggia Confraternita S. 600 per la celebrazione
d'una messa nel giorno del suo anniversario con
tomba — HogeMalls 159 oT S SETS 30/10/1747
» 818 — Testamento del S. Nicolao Vernero col quale ha
instituito una Capellania laicale nella Chiesa della
Confraternita di S. Croce e lega S. 8 in perpetuo
per l'uso de supelettili - Rog. Tarabiono.......... 11/ 3/1748

CATTEGORIA UNDECIMA
SCRITTURE PRIVATE

N. 869 — Obligo di Bernardo Spinola a favore del Dottore
] brancescos Barca Scutr 900-9. nni 2] 5/1519
. 870 -

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

Investitura data dal Priore della Chiesa di S. Mi-
chele di Torino Bonifacio a favore d'Ambrogio
Perotti d'una Casa di due casi (sic) coperta a coppi
situata nel distretto della Parrocchia semovente dal
di lei diretto dominio ed enfiteutica mediante il fitto
solito — Rog. Gio. Domenico Debelli
Scrittura d'obligo d'Alberto Solaro ..............
Obligo di Tomaso Canestro verso Matteo Salvetti.
Obligo di Matteo Salvetti verso Anna Costa ....
Obligo di Francesco Fransosino verso Matteo Sal-
gai E MES RO CT T qM

875 -Quittanza di Michela Cua a favore di Nicolao Cer-

878 —

886 —

887 -

ruto. 1.12: autentica. Machioriato... i. bai
Quittanza di Gioanna Covotto a favore di Nicolao
Cerruto-per fiorini.12:-... init
Quittanza di Gioanna Cua a favore di Nicolao
Cerruto.per fiorini 125 <... p.lla
Obligo di Bonifacio Salvetto verso Giovanni Penna
di Savoja per scuti 96 a fiorini 9 — Rog. Boschis..
Obbligo di Bernardino Penaccio di Riva a favore
di Gio. Matteo Salvetti per fiorini 14............
Quittanza di Tommaso Pogini a favore di Nicolao
Cerruto.per scudi 15 da fiorini 11 cad... ...;...+-.
Quittanza di Giovanni Cua a favore di Nicolao
Cerruto per fiorini 36 autentica Machiurlati ......
Obligo di Tomaso Alberga verso Matteo Salvetto....
Fede del S. Rettore della Confraternita de Disciplinanti
Gio. Batta Eusebi a favore del s. Alessandro Rovere
Confratello «5:3. 5 5 eda ue.on Nee.
Obligo di Michele Gaida a favore d'Aleramo Cema
Mercante di. Torino: per fiorini. 0.55... ees 2
Scrittura di convenzione tra la Compagnia di S.
Croce ed il s. Gio. Batta Albesano riguardante la
costruzione delduovo:Coro. .:. . i. 004. sa
Donazione irevocabile fatta Gioanni Ponte Con-
fratello di S. Croce di fiorini 50 per rimodernare
IL G0I02. 080. 65 3l odoaubb. dua. coss ho ED e stb eto
Quittanza di Catterina Venturina di Moncalieri
a favore della Compagnia di S. Croce di Seuti 32
da fiorini. Oto. ssi es dio COD ete 910 9i. Ws

10/ 5/1542
21/ 7/1570
2] 3[1572
8/ 1/1573
2| 3[1573
19/ 5/1586
10/12/1589
18/ 8/1591
18/ 2/1591
22/ 6/1592
15/11/1592
7| 8/1593
27] 6/1600

8/12/1600

20/10/1601

1/ 6/1603

29/ 6/1603

8/ 6/1610
242 CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI Di $. CROCE IN TORINO

N. 888 - Patto di Vincenzo Conti Pittore di far un quadro

all'altare della Madonna del Confalone di S. Croce.. 28/11/1610
» 889 — Obligo d'Orazio Borgarello verso Giorgio Sandrietto 17/10/1613
» 890 — Obligo di Domenico Chiappo d'adornare la Capella

drS.-RoccoudmSS3Groce?. EE IDOL NES 5/ 8/1614
» 891 — Obligo di Giorgio Sandrietto verso Messer Miletto.. 25/ 4/1615
» 892 — Obligo di Giorgio Sandrietto verso l'Ebreo Falco.. 28/ 6/1615
» 893 — Obligo di Giorgio Sandrietto verso l'Orefice Bor-

salno o li m HOO Ee OUT TR PUE RES 16/ 2/1616

» 894 — Obligo di Giacomo Sandrietto verso li Mercanti
| Catalano e Borgarello... 23/12/1616
» 895 — Obligo di Paolo Olivetti verso il S. Salvetti. ....... 9/ 3/1617

» 896 — Obligo d’Antonino Tachino verso Violante Tachina.. 12/11/1618
» 897 — Quittanza di Manfredo Ocelli a favore di Giorgio

SandriettiperDucatonioó::..:.923.559 509. 000 090293 14/12/1618
» 898 - Quittanza di Domenico Pozzolo a favore di Gio.

Batta:Barberis per seutr2 ef. due. eso n 02033 3/ 3/1624
» 899 - Obligo di Ludovico Aleudo distributore di cera a

favore del S:sBlornimand?o t: $075. 91 ee nn 15 /4/1628
» 900 — Obligo di Ludovico Aleudo a favore di d. S. Flori-

mand perfioBIHi 092-59. 090 0259 nno 12/ 3/1628
» 901 - Obligo di Domenico Beltramo a favore di Giacomo

Martinetti e DEOTI 10/ 5/1630
» 902 — Quittanza di Fioramonte Falconetto a favore della

S. Margherita Vedova Moca per doppie 12........ 6/ 5/1633
» 903 — Obligo di Giacomo Agliotti verso S. Croce........ 10/ 6/1640
» 904 — Obligo di Simeon Gallo a favore di Gaspare Padone

per f2550--905 RR POTQOMAIMSUR A 6/ 3/1641
» 905 — Quittanza di Baldassarre Bonetti a favore del S.

Gaspare *Mepliormno-:* 255.7 590 nin e 12/ 4/1657
» 906 — Obligo di Giovanni Novarese a favore di Michele

TESA perf SEE Due ENDO 30/ 5/1658

» 907 — Obligo di Gioanni Gallino a favore di Pietro Chia-

nale per Doppie 4 e mezza, metà Spagna e metà

Italia'per un:cavallo di pelo rosso. 5... 720022. 20/ 9/1659
» 908 — Obligo Duplicato di Matteo del Bianco a favore di

Domenico Raposo per Doppie 80, cioé 50 Spagna

e strenta*deltalia per^ prestito: 2.55. is. 40. na 12/ 5/1660
» 909 — Scrittura privata di convenzione tra Anna Maria

Perla-e la Confraternita di-S: Groce. 5 72..901S.. 7] 6/1661
910 —

918 -

919 —

922 —

923 —

924 —

925 -

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

Quittanza del Rettore e Preti del Corpus Domini
a favore della Compagnia di S. Croce per f. 250
legate dalla fu Anna Audenino?..... 2... ato
Obligo di Biaggio Mongarda a favore della Compa-
gnia di S. Croce per una Doppia d'Italia..........
Scritta di convenzione tra la Confraternita di S.
Croce per la fabbrica da farsi sul disegno del S.
Ingegner Morelli con Francesco Peghino..........
Obligo di Gio. Antonio Massino verso Francesco
Gariglio 3.1. dano. GU NER. 0. OE
Obligo di Filippo Ugo verso Giacomo Appia........
Testimoniali di Stato seguito ad Instanza de Sin-
daci della Compagnia di S. Croce, autentica - Riva..
Obligo d'Antonio Anselmo a favore di Bernardino
Montiglio*per.f:200 n ta
Promessa di Gio. Batta Cordero d’escavare l’alveo
della Bialera inserviente alla Cassina di Borgaro
propria della Confraternita di S. Croce mediante
doppieii5diiSpagnau: i ian an
Volume di scritture diverse riguardanti l'Eredità
Milona con Inst. e quitt. principiate dal. .........
Scrittura di vendita d’una casa sotto la Parrocchia
di S. Eusebio di Torino fatta da D. Vincenzo Brina
a favore della Confraternita di S. Croce mediante il
prezzo di f[.:3000 Ducahun datade i...
Fede del Misuratore Canasso d'estimo de mobili
ed. effetti.della: fu. Fornasera Bussa........ 50
Rinoncia o sia condono fatto dal Capo Mastro Fran-
cesco Peghino de suoi averi verso la Confraternita
di:S. Croce. o ae eo iii M
Obligo del S. Prevosto D. Giuseppe Lorenzo Gurino
verso la Confraternita di S. Croce relativamente al
legato fatto dal suo fratello Giuseppe Maurizio....
Condono del Capo Mastro Giacomo Berra a favore
della Confraternita di S. Croce di f. 400 de suoi averi
Convenzione tra la S. Catterina Serra Sarteria ed il
S. Giuseppe Candellero riguardante le rispettive
CASE. ili cinici reis
Obligo dell'Organista Giuseppe Calandra a favore
della Confraternita di S. Maurizio................

14] 2/1664

25/ 5/1668

9/ 4/1679

30/ 7/1672
14/ 5/1673

29/ 3/1681

10/ 1/1682

18/ 2/1685

1693 al 1696

21/ 1/1700

27/10/1707

22] 6/1711

7] 9/1711

25] 3/1714

11/ 5/1718

28/ 3/1723
244

N. 926 - Distribuzione di 12 camici della Confraternita ad

927 -

928 —

930 —

983 — Riverio

uso de Confratelli ivi segnate
Confessione di debito del Minusiere Carlo M.
Ugliengo verso il s. Notaro Gio. Batta Bellino per
f. 720.10 di Piemonte in cui si parla de Banchi del
Coro della Confraternita di S. Croce con una copia. .
Convenzione tra la Confraternita de S. Maurizio e
Lazzaro e la Compagnia del Suffragio esercita nella
stessa; Ghiesa c: sin ani eed. Dui
Confessione di debito di Gioanni Perracchinetto
di Brusasco verso la Società de Divoti di S. Giovenale
il di cui corpo si ritrova nella Basilica Magistrale
per la somma di f. 125 Piemonte
Convenzione tra le Rosalia ed Anna Maria figlie
del fu Bartolomeo Martini Massaro della Confraternita
de S. Maurizio e Lazzaro ed Antonio Delolio Successore
al sud. in tale impiego
Obligo de Deputati della Compagnia di S. Croce
verso il S. Giuseppe Brun per la somma di f. 600....
Obligo della Compagnia de S. Maurizio e Lazzaro
verso il Sig. Gio. Batta Stupenengo

CATTEGORIA DUODECIMA

ATTI DI LITI

Contro Confraternita

984 — Cerruto » Suo figlio
985 — Quarto » Guzzetto
986 — Salvetto » Agnello
987 — Ranotto » Cerruto

988 — Compagnia S. Croce »

989 — Giusto » Ruata

990 — Compagnia de Discip. » Magistris
991 — Cerruto » Ranotto
992 — Falconetti » Corderi
993 — Sandrietti » Solaro

994 — Salvetto » Blanchiardi
995 - Salvetto » Paget

996 — Salvetto

Debernardi

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI Di S. CROCE IN TORINO

Spedale de S. Maur. Lazza

1] 2/1725

29] 5/1727

30/ 3/1730

18/ 5/1770

10/ 7/1775
20] 5/1782

4] 6/1782

1409
1500
1525
1569
1571
1572
1572
1573
1573
1574
1575
1578
1580
1581
CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

997 - Giusto
998 — Salvetto
999 — Sandrietto

1000 — Compagnia de Discip.

1001 - Voletto

1002
1003
1004
1005
1006
1007
1008
1009
1010
1011
1012
1013
1014
1015
1016
1017
1018
1019
1020
1021
1022
1023
1024
1025
1026
1027
1028

1029
1030
1031
1032
1033
1034
1035

Bausano
Salvetto
Sandrietto
Giusto
Cerruto

Confraternita S. Croce

Paterna
Salvetto
Sandrietto
Salvetto
Capretta
Sandrietto
Padona
Sandria
Sela
Salvetto
Compagnia S. Croce
Gazzetto
Porcherio
Machiorlati
Dellaca
Dell’ Ajra
Gaida
Crava
Pelata e Gaida
Vinea
Sandrietto

Sandrietto

Pilota

Gamba

Sandrietto

Ferrero

Sandrietto — —
Compagnia S. Croce

Contro Valfredi

Bernello
Ferrero
Mialia
sandrietto
Salvetto
Grasso
Montafia
Medaglio
Pavese
Bosco
Sandrietto
Casalizio
Paterna
Delega e Capretta
Salvetto
Orsogna
Prudenzia
Sandria
Bonamio
Blanchiardi
Machiorlati
Cambretta
Gamba
Compagnia S. Croce
Canavotto
Gay
Lamberto
Braja
Pelata
Sandrietto

Capitolo e Canonici S. Gio.

di Torino
Pilotta
Sandrietto
Gamba

Comolo De Benedicti

Grasso
Garetto
Razini
ASTRI TINTI iii

nre

. 1036 - Compagnia S. Croce

1037 — Sandrietto
1038 — Sandrietto
1039 - Sandrietto
1040 — Baratelli
1041 — Sandrietto
1042 — Gaida

1043 — Dellaca

1044 — Sandrietto
1045 — Rocca Marchese di Lanzo
1046 — Sandrietto
1047 - Dellaca

1048 - Falchero
1049 — Ferrero

1050 — Ponghetta
1051 — Mazzetto
1052 — Sandrietto
1053 — Confraternita S. Croce
1054 — Ferrero

1055 - Ferrero

1056 — Fisco Ducale
1057 — Sandrietto
1058 — Ferrero

1059 — Ferrero.
1060 — Sandrietto
1061 — Falconetto

1062 — Mensa Arcivescovile di To.

1063 — Valle Perosa
1064 — Ferrero

1065 — Valle Perosa
1066 - Confraternita S. Rocco
1067 — Fisco

1068 — Sandrietto

1069 — Sandrietto

1070 - Falconetto

1071 — Ferrero

1072 — Violetta

1073 — Ferrero

1074 — Ferrero

1075 - Regia di Torino

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

Contro Balchiardi

Caccia

Comunità di Valperga
Marsaglia

Valletti

Montegrandi

Pessata

Gaida

Comun. di Vistrorio
Comunità di Poirino
Salvacana

Razetti

Sandrietto

Città di Pinerolo
Ghiga

Mazzetto

Bollatino

Confrat. S. Rocco
Martino

la Città di Mondovì
Ferrero

Olivero

Molino

Com. di Valle di Perosa
Pancia

Chiapodi

Cacherano

Marchese Perosa
Rolino

Particolari
Compagnia S. Croce
Adoardo e Montavecchia
Lega

Mignata

Palma

Comunità Cavalerleone
Balbiano

Fisco Ducale

Fisco Ducale

Mocca

1609
1610
1611
1612
1613
1613
1614
1615
1615
1615
1615
1615
1616
1616
1617
1618
1618
1619
1619
1619
1621
1621
1623
1623
1623
1623
1623
1623
1624
1624
1624
1624
1624
1625
1626
1627
1627
1628
1629
1629
» 1077
» 1078
» 1079
» 1080
» 1081
» 1082
» 1083
» 1084
» 1085
» 1086
» 1087
» 1088
» 1089
» 1090
» 1091
» 1092
» 1093
1094
» 1095
» 1096
» 1097
» 1098
» 1099
» 1100
» 1101
» 1102
» 1103
» 1104
» 1105
» 1106
» 1107
» 1108
» 1109
»: 1110
» 111)
»11172
»5-T113
» 1114
1115

N. 1076 - Dellaca

Dellaca
Mazzetto

Panealio

Mazzetto

Falconetto
Confraternita S. Croce
Mazzetto

Gianotto

Bertolino

Falconetto
Falconetto
Falconetto

Ferrero
Confraternita S. Croce
Carone

Ferrero

Confrat. S. Croce
Eremo di Torino
Confraternita S. Croce
Compagnia S. Croce
Confraternita S. Croce
Torino

Confrat. S. Croce
Chiolino

Confrat. S. Croce
Confrat. S. Croce
Confrat. S. Croce
Bonino

Comp. S. Croce
Confrat. S. Croce
Confrat. S. Croce
Marchisio

Tarino

Marchisio

Confrat. S. Croce
Confrat. S. Croce
Padone

Confrat. S. Croce
Padone

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

Contro Brocardo

Vaudano e Gariglio
Mazzetto
Ciprando
Mazzetto
Chiappo
Cauda
Mazzetto
Ferrero
Caresana
Ripis
Opesso
Ripis
Donalisio
Giorgis

Comunità di Cavalerleone
Comunità di Cavalerleone

S. Eremo di Torino
Confraternita S. Croce
Città di Torino
Arborio
Patrimoniale Ducale
La Bianca

Cane

Sandri

Garetto

Perachia

Città di Torino
Trombetta
Dall'Alan
Patrimoniale Ducale
Gay

Testa

La Bianca

Tinivella

Compagnia del Rosario

Padone

Compagnia S. Croce
Compagnia S. Rocco
Chiesa
CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S, CROCE IN TORINO

. 1116 - Barathia

1117 - Padone

1118 — Padone

1119 — Confrat. S. Croce
1120 — Vergine del Pilone
1121 - Confrat. S. Croce
1122 — Fontanella

1123 - Padone

1124 — Comp. Disciplinanti
1125 — Barathia

1126 — Contrat. S. Croce
1127 — Marchisio

1128 — Confrat. S. Croce
1129 — Confrat. S. Croce
1130 — Confrat. S. Croce
1131 — Confrat. S. Croce
1132 — Barathia

1133 - Ferrero

1134 — Confrat. S. Croce
1135 - Confrat. S. Croce
1136 — Confrat. S. Maurizio
1137 — Canale S. Maurizio
1138 — Confrat. S. Croce
1139 — Confrat. S. Croce
1140 — Savino e Monte
1141 — Confrat. S. Croce
1142 — Confrat. S. Croce
1143 — Chirola

‘1144 - Beltrandi

1145 - Confrat. S. Croce
1146 — Confrat. S. Croce
1147 — Confrat. S. Croce
1148 — Compagnia S. Maurizio
1149 — Confrat. S. Croce
1150 — Bardi

1151 — Compagnia S. Maurizio
1152 - Renachi

1153 — Confrat. S. Croce
1154 — Contrat. S. Croce

1155 — Confrat. S. Croce

Contro Alberio

Confrat. del Gesü
Caligeri

Padri di S. Tommaso
Compagnia S. Croce

Blanchiardi e pretendenti

Confrat. S. Croce
Chianea
Premolla

Alberio
Communità di Settimo
Testone

Barathia

Monte Olivetta
Bella

Settimo Torinese
Confrat. S. Croce
Coppo ed altri
Blanchiardi
Persenda

S. Martino
Confrat. S. Croce
Rosso

Milano Melanotto
La Bianca
Bianco

Perachia

Confrat. S. Croce
Ruschis

Viglioni

Panasio

Viglioni

Barda

Tarino
Compagnia S. Maurizio
Bardi

Claverotto
Borbasso

Alberio

Cappa

1660
1660
1662
1664
1664
1664
1664
1664
1665
1669
1671
1671
1671
1671
1672
1672
1672
1674
1674
1674
1675
1675
1675
1676
1677
1677
1679
1679
1679
1680
1682
1682
1682
1684
1684
1686
1691
1691
1691
1692
N. 1156
»- E157
» 1158
» 1159

» 1160
» 1161
» 1162
» 1163
» 1164
» 1165
» 1166
» 1167
» 1168
» 1169
»ix 1170
»cLl71
» 1172
1179
» 1174
vi: 11705
» 1176
»:3:177
» 1178
551179
» 1180

» 1181
» 1182
» 1183
» 1184
» 1185
1186
» 1187
» 1188
» 1189
» 1190
» 1191

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

— Curato S. Croce

— Curato di S. Paolo
— Confrat. S. Croce
— Confrat. S. Croce

— Gregorio

— Confrat. S. Croce
— Francesetto

— Cerruto

— Del Zoppo e Gandolfo

— Confrat. S. Croce
— Confrat. S. Croce
— Confrat. S. Croce
- Confrat. S. Croce

— Confrat. S. Maurizio e Porro

— Confrat. S. Croce
- Confrat. S. Maurizio
— Serra

— Serra

— Alerta

— Confrat. S. Croce

— Confrat. S. Croce

— Candellero e Barberis

- Confrat. S. Croce
— Maurini

— Carmel. S. M. di Piazza
Spedale di S. Mauri-

Zio
— Bianchi
— Bogiala
- Serra
— Hosso
— Confrat. S. Maurizio
- Confrat. S. Croce
— Confrat. S. Croce
— Confrat. S. Croce
— Serra
— Confrat. S. Croce
— Confrat. S. Croce
— Bonanate

Carmelitani sud.
Sarabati

Spedale di S. Maurizio cu-

rato di S. M. di Piazza
Angiono
Perachia
Padri di S. Domenico
Città di Torino
Parolis
Auditore Ducale
Vallauri e Quaglia
Gerardi
Carmel. S. M. di Piazza
Valetto
Fraschi
Città di Carignano
Ricca
Bertone e Madone
Gandolfo
Razzetti
Gay e pretendenti
Bogiala
Volmi
Valetto

Confrat. S. Croce
Creditori

Candellero

Parolis e Candellero
Compagnia S. Croce
Padri di S. Tommaso
Cerrato

Caroccio

Ministri degl’ Infermi
Pretendenti
Communità di Settimo
Testone
Confrat. S. Croce

249

Contro Carmelitani S. M. di Piazza 1693

1693
1693

1694
1694
1695
1695
1696
1696
1697
1699
1700
1700
1700
1701
1705
1708
1708
1709
1710
1713
1713
1713
1714

LIO
1716
1716
1717
1718
1718
1719
1720
1722
1722
1722
1722
N.

. 1193 - Confrat.

1194 — Confrat.
1195 — Confrat.
1196 — Confrat.
1197 — Confrat.
1198 — Confrat.
1199 — Confrat.

1200 — Metropolitana di S. Gio.

1201 — Confrat.
1202 — Confrat.
1203 — Confrat.
1204 — Confrat.
1205 — Confrat.
1206 — Confrat.
1207 — Bertini
1208 — Confrat.
1209 — Confrat.
1210 — Confrat.
1211 — Confrat.

S. Croce

S. Maurizio
S. Maurizio
. Croce

S. Croce

S. Maurizio
S. Croce

un

S. Croce
S. Croce
S. Croce
S. Croce
S. Croce
S. Croce

S. Croce
S. Croce
S. Croce
S. Croce

1212 — Balangero

1213 — Confrat.
1214 — Donaudi
1215 - Pepino
1216 — Simone

1267 — Nota delle Bolle riguardanti la Confraternita di

S. Croce

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

Contro Galizziana

Carignano
Carignano

1723
1723
1723

Colomba e Pretendenti 1723

Settimo Torinese

Carignano
Boggio

Cura di S. Croce
Bertolda Magnone

Boggio
Parolis
Pretendenti

1724
1724
1725
1725
1725
1725
1726
1726

Colomba e Pretendenti 1726

Chei e Michela
Novaretti
Colomba
Bertoldi
Colomba

1727
1729
1729
1735
1739

Padri di S. Tommaso Spe-

dale di Carità

Garabello
Bonello
Bertini
Buscati
Lanfranchi

CA'TTEGORIA - TREDICESIMA

BoLLE ED ALTRE SCRITTURE
RIGUARDANTI LO SPIRITUALE

S. Croce cominciando dalli 4 maggio 1347 al 1579
1268 — Rotolo ottenuto dalla Compagnia di S. Croce
di Torino contro i Dettentori occupanti i beni

ed effetti della med. ma

1269 — Patenti di Nobiltà dell' Imperatore Carlo V a favore

di Pietro Detribu

® 0 9 9 a e * * * * * * * è è è e è ^ e e * e * 0 è £1; f

1270 — Indulgenza Plenaria concessa da Pio V de 4 mag-

1749
1762
1774
1778
1780
1807

25/10/1477

16/ 6/1538
1271
1272

1280

1285

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

gio 1565 a favore de Cavalieri della Religione di
S.«Lazzarots ani ea.
Propalazione autentica Baratelli in data de....
Rotolo monitoriale a favore della Confraternita
di: S.: Croce: autentico: Baratelli. ;»-.;.};. gi
Patenti della Cura di S. Paolo S. Croce e Con-
falone a favore del Priore de Disciplinanti......
Permissione del Vicario Arcivescovile a favore di
Giovanni Boccalale Confratello di S. Croce a
poter passare ad altra Confraternita............
Patenti di Tonsura del Chierico Antonio Manfredi
Somario d'indulgenze a favore della Compagnia
di 5 Groce.del ...-.. ooo tp p LE.
Allegazioni sporte alla Congregazione delle Indul-
genze a favore della Confraternita dello Spirito
Santo Contro la Confraternita di S. Croce......
Altre allegazioni come sovra a favore della Compa-
gnia di S. Croce contro la Compagnia dello Spirito
Santo, iti A

. Memoriale sporto a S. Santità a favore della Com-

pagnia di S. Croce contro la Compagnia dello Spi-
ritozsSantois: put nitriti TUN
Lettera del Guardiano del Confalone di Roma al
Priore della Compagnia di S. Croce di Torino ri-
guardo all'agregazione di questa a quella, de..
Quittanza del Camerlengo del Confalone a favore
della.:Compagnia. di :S::€roce:: | 0t is
Altra quittanza per la ricevuta d'una Torchia
bianca in ricognizione di quell'anno............
Altra quittanza per il motivo sud...............
Lettera del Guardiano del Confalone di Homa ri-
guardante l'agregazione della Compagnia di S.
Croce ed ai Guardiani:di questa... 2.2 i.
Copia di Lettera del Cardinale Alessandrino di-
retta all'Arcivescovo di Torino riguardante le
differenze vertenti tra la Compagnia dello Spirito
Santo e quella di S. Croce di Torino in data de 7
giugno 1595 cui va unita la copia d'altra lettera
de:28]6 44. eec enbb tac Ma doi or RES

4/ 5/1565
4] 8/1571

21/ 7/1571

1] 2/1572

9/ 8/1576

1590

1591

1591

18/ 5/1591

12] 9/1591
23/ 9/1593
4/ 9/1594

31/ 8/1595

19/ 1/1595

7] 6/1595
28/ 6/1595

=——===—— a
252

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

N. 1286 - Rotolo di mozione ad instanza della Compagnia

1295

1300

1301

di S. Croce per l'esecuzione d'altra lettera monito-
riale de 18/8/1595 autentica Costantini..........
Quittanza del Camerlengo della Confraternita del
Confalone a favore di quella di S. Croce per la rico-
gnizione: dell’aggregazione..-. 5.2 a ia
Altra quittanza riguardante d. ricognizione annua
per.l'agregazione:.;--. int xnl ia
Citazione della Curia Arcivescovile di Torino contro
Giacomo Razini e Bernardo Petri ad Instanza
della. Compagnia:di Ss Groce.:.: 25 2... nti
Rotolo monitoriale a favore della Compagnia di
S: Croce c TU a
Bolla di Clemente Ottavo Duplicata de 5/9/1603
a favore della Chiesa di S. Maurizio di Torino e Con-
fratelli ascritti alla med. confermata li 15/9/1649 e
18/9/1687 nad. isle las iR ele Ain d ie
Varj Somari d'indulgenza in stampa di Clemente
Ottavo”. eR ore ee e ach i eigener eee e
Monitorio riguardante la Processione di S. Rocco
a favore della Confraternita di S. Croce........
Approvazione dell'agregazione della Confraternita
di S. Croce a quella del Confalone di Roma di Mon-
sig. Arcivescovo di Torino autentica Costantini. .
Copia di lettere inibitoriali intimate alla Confrater-
nita di S. Croce ad instanza di quella dello Spirito
Santo riguardante l'agregazione di quella alla Con-
frat: del:Confalone:di-Roma.. ..::.95. 2: any ate
Attestazioni riguardanti le differenze e discordie
pericolose tra la Compagnia dello Spirito Santo e
quella:diS;:Croce.di- Torino. .......... 2. vss
Lettere Citatorie contro Pretendenti in data....
Indulgenze duplicate concesse da Paolo V ed altri
sommi Pontefici alla Compagnia della Dottrina Cri-
stiana eretta nella Chiesa di S. Maurizio di Torino.
Inibizione del Vicario Generale Vignale a favore
della Chiesa Parrocchiale di S. Croce............
Bolla d'agregazione della Confraternita di S. Croce
dE LOEO | iot oce ma s eU
Conferma del Padre Generale Presidente del Capi-

18/ 8/1595

4| 8/1596

10/12/1597

24/10/1598

24] 4/1599

5/ 9/1603
1603

27] 7/1604

9/ 3/1605

9/11/1604

11/ 9/1606
20/ 6/1606

6/10/1607
28/ 4/1608

11/12/1608

4
4

1309

1315

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

tolo degl'Eremiti di S. Agostino della vendita fatta
d'una casa dal Convento di S. Agostino di Torino
per 300 Scuti a: Gio. Batta Querra... 2... s...
Rotolo ad Instanza di Gio. Gacomo Garda in data. .
Ordine di Monsig. Arcivescovo a favore della Com-
pagnia di S. Croce riguardante la Statua di S. Rocco
da ‘portarsi in Processione in.
Ordine riguardo al posto della Statua in Proces-
sione dell'Arcivescovo di Torino.................
Lettere del Doge di Venezia riguardanti l'Instru-
mento di remissione d'una particola del Corpo di
S. Rocco
Ricognizione dopo la traslazione della Reliquia di
S. Rocco
Aleganze della Compagnia di S. Croce contro la com-
pagnia di S. Rocco che si credono: del: 7...
Concessione della Reliquia di San Rocco a favore
della Confraternita di S. Rocco per ordine del Re
diBrancias RR
Progetti circa le differenze tra la Compagnia di
S. Croce e quella di S. Rocco per riguardo alla pro-
cessione annuale ic...
Somario d’indulgenze concesse dal pontefice Urbano
Ottavori liL ie
Acordo tra la Compagnia di S. Croce e quella del
Corpus Domini
Volume d’indulgenze ottenute dal 1642 al 1670
Riduzione di Messe raportata dalla Confraternita
di Si Groce:sottorli;.; viti en
Protesta del Sindaco di S. Croce riguardo al posto
de scussoni alle Sepolture de Cadaveri de loro Con-
fratelli! | co cina NUS RU Seda ei
Memoria o sia Copia dell' Inscrizione posta sopra la
pietra fondamentale della Chiesa di S. Croce di
Torino del tenore seguente

Taurinorum Augusta ne sua desit augustior

Hellena Constantino Victorias ne Victor —

Amedeus invideat Maria Joanna Baptista
Allobrogum et Ciprorum Regina Triumphali
Crucis per quam Reges vincunt et imperant

® 0 9 0 0 9 9 9 9 c9 c9 e ss 9 9 9 * 9 * è è 9 0 0 + € * £ 0 0 » 1 1

® 9 9 c9 c9 e 9 0 9 * * * 9» * * 0 e * e 9 * ss * * * *

19/ 4/1609
23] 3/1610

6/ 8/1615

14/ 8/1615

12/ 2/1617
13/ 5/1617

1619

13/4 [1620

2/11/1621
30/ 5/1626

24/11/1629

3/ 5/1648

19/ 2/1676
N

»

Basilicam ampliorem antique ruinis assurgere
annuit Crucis ac Vescilli sodales Capto omine
dueti numine se et sua Auspicatissimo Operi
unanimes devoverunt MDCLXXIX ......
1316 — Deposizioni in un volume per le grazie ottenute da
Maria Vergine nella Chiesa de Disciplinanti di S.
Croce: db Tonino dalia rara

1317 — Indulgenze concesse da Innocenzo Dodicesimo alla
Confraternita; db S Croce 5... ag. n ANDES.
1318 — Testimoniali duplicati riguardanti le relique di S.
Giovenale che riposano nella Chiesa della Confra-
ternitaà dr S. Groce sisi uou. si anal ODORE.
1319 — Facoltà ottenuta d'erigere la Compagnia della Dot-
trina Cristiana nella Chiesa di S. Maurizio di Torino
dall'Arcivescovo d'essa Città in data............
1320 — Dichiarazioni della Sacra Congregazione dell' Indul-
genze riguardante l'Arciconfraternita della Dot-
tnna':Crnstana:dr.homa ;........... sati.
1321 — Bolla riguardante la Confraternita dei Disciplinanti
di S. Croce di conferma e nuova agregazione a quella
di-Roma:- iii. 1.0 e ci RO RA
1322 — Volume continente diverse scritte per l'arciconfra-
ternita di S. Croce e Confalone di Torino riguardanti
JesSepolture:dal-1572 al 171523155. Sri. $313 nà
1323 — Agregazione della Compagnia di S. Croce all'Ordine
dei-P. Cistercensi. Lis. ii nti CP.
1324 — Altra simile? 52155 12030961. n I CUERO
1325 - Indulgenza per le stazioni di Roma a favore della
Compagnia della Dottrina Cristiana nella chiesa della
Confraternita di S. Maurizio di Torino............
1326 - Bolla d'agregazione della Compagnia della Dottrina
Cristiana eretta nella Chiesa di S. Maria di Piazza
di Torino'a.quella'eretta in Roma: iii...
1327 — Indulgenza plenaria concessa da Innocenzo XIII
a favore della Confraternita di sta Croce (!) di To-
rino:perJe 40 ore: 3... ct... p AM LO M

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

(1) « di S.ta Croce » aggiunto nel margine sinistro da altra mano.

1679

11/ 6/1659

al 1689

19/11/1691

21/ 4/1705

22] 2/1707

26/ 3/1711 }

7] 6/1712

1715

10/ 5/1716
20] 5/1716

15/ 8/1716 1

19/ 2/1723
1329 —

1330 +

1331 -

1332 -

1333 -

1334 -

1335 —

1336 -

1337 —

1338 —

1339 —

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

. 1328 — Invito del Vicario Gen.le Capitolare di Torino alla

Confraternita di S. Croce per l'adorazione del Sa-
cramento nella Cappella del Santo Sudario........
Bolla d'esenzione della Basilica Magistrale dalle
Cure: Parroccliiali- sl.
Bolla d'erezione delle due Confraternite di S. Croce
e S. Maurizio in una sola sotto il titolo de SS.
Maurizio*e. Lazzaro: Si ao. cese eS IS
Somario d'Indulgenze concesse da Clemente XII
alla Confraternita del Suffragio eretta nella Basi-
licade:SS: Maurizio: e:Eazzaro 25653540 Pw.
Bolla di Clemente XII delli 16/1/1731 di Indulgenze
accordate alla Compagnia del Suffragio eretta nella
Basilica a quale precede l'erezione di d: Compagnia
8 settembre 1641 e la bolla d'indulgenze di Papa
Alessandro, de 7/12/1658 a mani del S. Rettore....
Affettuosi sentimenti del Priore della Confrater-
nita de SS. Maurizo e Lazzaro colla distribuzione
delle ore d'officiatura e processioni annuali del....
Invito alla Compagnia del Rosario a quella de SS.
Mauriziose-E3Z78r0s ..5 i .eii o sun Sasomiaha
Alegazioni in stampa a favore della Confraternita
del Sudario e Vergine delle Grazie contro Gio. M.
Gallo:Gurato-di:S. Pietro: nani ini
Bolla di Papa Clemente XII a favore della Conf.
de SS. Maurizio e Lazzaro d'indulgenze concesse per
il giorno dell'invenzione di S. Croce a mani del
Sig Hetlore/ el,
Bolla di Papa Clemente XII con cui acorda la qua-
lità d'Altare privilegiato all’altare Maggiore nella
Chiesa de SS. Maurizio e Lazzaro a mani del S.
Rettore i, 0.2 00059 Mu LP T
Bolla di Benedetto XIV d'Indulgenza Plenaria a
favore della Chiesa de SS. Maurizo e Lazzaro di
Torino per ogni prima domenica del mese per sette
ann i ee NAILS ENS. dE e Ih etat
Bolla di Benedetto XIV d'Indulgenza Plenaria a
favore dei Confratelli e Consorelle ed ad ogni altro
che visiterà d. Chiesa una volta al mese a mani
del S. Rettore

8/ 8/1725

15/ 2/1729
3/ 4/1729

16/ 1/1731

16/ 1/1731

1732

3/ 6/1733

1735

14] 4/1736

7/10/1738

21/ 6/1745

2/ 3/1746
II LETTI i eh Ia ni emen e

N

Augusta Taurinorum, ne sua desit augustior Helena, Constantino Victorias,
ne Victor Amedeus invideat, Maria Joanna Baptista Allobrogum, et Ci-
prorum Regina, Triumphali cruci per quam reges vincunt et imperant,
Basilicam ampliorem antiqua ruinis assurgere annuit, Crucis ac Vescilli
sodales Capto omine, ducti numine, se et sua auspicatissimo operi una-

56

. 1340 -

1341 -

1342 —

1345 —

1346 —

1347 —

1348 -

1349 —
1350 -

1351 -
1352 —

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

Bolla d'indulgenze a quelli che visiteranno la
chiesa di SS. Maurizio e Lazzaro in tre giorni con-
tinui da designarsi dall'Ordinario a mani del Rettore
Bolla di Benedetto XIV d'indulgenze a favore di
coloro che visiteranno la Chiesa de S. Maurizio e
Lazzaro nel giorno 25 Luglio e 3 giugno........
Bolla di Benedetto XIV d'indulgenza a tutti quelli
che visiteranno la Chiesa de S. Maurizio e Laz-
zaro nel giorno della Comemorazione di tutti i
fedeli: defonti; a:manp. deb S: Ret... 2: 2...
Varie Carte riguardanti l'ordine da tenersi nella pro-
cessione, del 1751, a mani del S. Rettore........
Indulgenza concessa da Clemente XIII nel giorno
della Comemorazione di tutti i fedeli defunti e nei
7 giorni immediatamente susseguenti..........
Lettera Pastorale del Cardinale Costa in dat.....
Bolla di Pio VI d'indulgenza per le 40 ore a mani
del :SzsHRettore 0 ili logi i Si ls
Bolla di Pio VI per la Festa della Concezione a
mani -del::S; Rettore... ii 4260805 2.5 22. Lv.
Indulgenza per la Festa di S. Teodoro concessa da
Pio:Sesto'im:data? ino è, sui 12.4302.
Indulgenze concesse da Pio VI per le 40 ore ....
Concessione d’indulgenze per un triduo accordato
dal Cardinale Costa a mani del S. Rettore......
Scritture riguardanti la riduzione delle Messe, de
Bolla riguardante la riduzione delle Messe de..

L'inscrizione di cui sopra al n. 1315 sta scritta cosi :

nimes devoverunt MDCLXXIX.

N. 1353 - Breve di Pio VII d'indulgenza plenaria per le

» 1354 - Altro del medesimo Pio VII d'Indulgenza plenaria

feste della traslazione delle relique di S. Maurizio
della Risurrezione di N. S. Gesü Cristo e dell'In-
venzione di Sta Croce ad septenium..........

2| 3/1746

1749

7] 9/1753
1751
10/11/1761
25/7 ‘/1782
17] 2/1784
23/ 3/1784

6/ 6/1791
8/ 6/1791

21/ 1/1793

18/ 8/1798
28/ 8/1798

4] 9/1814
»

»

1404 —-

1405 -
1406 —
1407 —
1408 —
1409 —
1410 -

1411 —
1412 -

1413 —

1414 —

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

per novena e festa di S. Francesco di Sales ad
quinquennium (1)

CATTEGORIA DECIMAQUARTA
SCRITTURE DELLA PARROCCHIA DI S. PAoLo

N. 1403 - Libro de Proventi della Parrocchia di S. Paolo

tenuto da Antonio de Azoni come Curato d’essa
nominato in seguito alla morte di Sebastiano Fer-
reretto Monaco e Curato d'essa principiando d. libro
dali iu pr
Memoria d'Instromento d’enfiteusi Rog. Gio.
Tommaso Parvopassi da cui consta che il Capitolo
di S. Salvatore per la Chiesa di S. Paolo dipen-
dente dalla Abbasia d’esso Santo ha conceduto
a Gioanni figlio di Giacomo De Vacheris di Gia-
veno una terra Altenata e Vignata al di la di Po
e regione di S. Martino di Giornate due circa me-
diante il canone di fiorini 13 riservato il bene-
placitó Apostolico, . 5. 7.0.0, RE
Libro de rediti della Parrocchia di S. Paolo di
Tormo dal. i. 25 290292, 09, IPM
Brogliasso inserviente di libro di Battesimo dal.
Brogliasso o sia libro di matrimonj dal........
Lettere ingionzionali a favore del Clero di Torino
contro Loira in data des... pr.
Dispensa dalle Denonzie di Pietro Marale ed
Anna Mandrona, 1515. Sr POT
Licenza d'esporre il SS. Sacramento nel giorno
dell'invenzione: di S; Croce ;... ss. a
Stato libero di Bartolomea Allero............
Dispensa delle tre denonzie a favore di Gioanni
Bartolomeo Cacherano e Gioanna Garbagnata....
Dispensa delle tre denonzie a favore di Pietro
Sehiurano -e.. Margherità. Balbo ic...
Obbligo del Sacerdote Malaudi di celebrare pen-

(1) «ad quinquennum » aggiunta da altra mano.

12/ 1/1818

1424 al 1477

31/12/1449
1558 al 1562
1578 al 1583
1578 al 1582

27] 4/1610

14] 9/1615

2/ 5/1617
28/12/1618

9/ 6/1620

7/11/1621
Mea

N.

dente un anno una messa ad intenzione de fra-
teli: di S: Croce -....;. cl aa
1415 — Factum riguardante la Cura di S. Paolo e l'arci-
confraternita di S:Groce del; $e.

SPEDIZIONI MATRIMONIALI

. 1416 — Curtano e Gioaninetta — 28/12/1612

1417 — Paganone e Forte — 15/5/1613
1418 — Delpiano e Castellara — 6/3/1614
1419 — Bor e Gendarme — 6/3/1614
1420 — Fantone ed Aprino — 20/11/1617
1421 — Caccia e Biorigno — 25/11/1617
1422 — Casulo e Robetti — 25/11/1617
1423 — Dumont e Borghe — 10/1/1618
1424 — Galeno e Viletta — 15/1/1618
1425 — Costoleno e Forneri — 25/5/1618
1426 — Deriasso e Benentina — 14/9/1619
1427 — Giacobo e Falchi — 31/1/1620
1428 — Vione e Benci — 17/2/1620
1429 — Bonetto e Soffietti — 3/5/1620
1430 — Laton ed Eicola — 5/7/1620
1431 — Valfredo e Posso — 18/5/1621
1432 — Demenico e Berta — 1/6/1622
1433 — Devico e Cerva — 23/2/1623
1434 — Girardo e Rachis — 25/8/1623
1435 — Bello e Claves — 20/1/1624
1436 — Cunotto e Guglielma — 18/2/1624
1437 — Perachino e Morsio — 25/6/1625
1438 — Bertello e Rusca — 30/12/1626
1439 — Bonino e Ciaves — 1/5/1627
1440 — Tagliacone e Ranotta — 6/9/1657
1441 — Francese ed Oberta — 17/7/1667
1442 — Gratino e Scapolino — 25/11/1668
1443 — D’Ormea e Bosetta — 28/1/1668
1444 — Martelotto e Scolta — 13/9/1669
1445 — Salomone e Pace — 29/9/1669
1446 — Borgarello e Boria — 30/11/1669
1447 — Tabasino e Marchisotti — 19/1/1669

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

1/ 9/1643

1712
CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

1448 — Tuchetto e Gallizia — 26/1/1669

1449 — Birone e Cassasia — 28/1/1669

1450 — Della Valle e Lenta — 1/3/1669

1451 — Ermillo ed Emillo Balbiano — 17/5/1669

1452 — Barbero e Bonardi — 5/6/1669

1453 — Fontana e Raimon - 9/6/1669

1454 - Giaele e Mursa — 19/7/1669

1455 - Blamini e Riva — 6/8/1669

1456 — Sandigliano e Tillini — 7/1/1669

1457 — Montalto e Fulcario — 24/12/1669

1458 — Grande e Mare — 17/1/1669

1459 — Bonfante e Bugraria — 19/1/1669

1460 — Gallina e Giriodi — 2/11/1670

1461 — Ponte e Boruna - 26/1/1670

1462 — Iavanino ed Ermeri — 18/1/1670

1463 — Motta e Listello — 16/5/1670

1464 — Cantù e Riciarda — 9/6/1670

1465 — Bay e Reviglio — 23/6/1670

1466 — Mangarda e Magnardi — 8/5/1670

1467 — Moriero e Solara — 20/7/1670

1468 — Ghie e Girta — 28/7/1670

1469 — Tardito e Cattanea — 21/10/1670

1470 — Bocca e Frioldi — 12/9/1670

1471 — Dillerio e Pelizzera — 18/10/1670

1472 — Barino e Malacarne — 9/5/1670

1473 — Fede del Curato di S. Gio. riguardante le Torchie che si por-
tarono dalle Sorelle della Confraternita di S. Croce alla Sepol-
tura di Maria del Mastro — 31/1/1671

1474 — Dispensa di due dalle tre denonzie tra Maghino e Mauri 21 /6/ 1671

Seguono altre spedizioni matrimoniali

1475 — Rombo e Ferreria — 15/5/1671
1476 — Vivalda e Manzina — 15/5/1671
1477 — Deabate e Zegna — 1/4/1671
1478 — Carera e Droina — 10/1/1671
1479 — Borgarello e Costa — 29/1/1671
1480 — Drolea e N.N. — 10/1/1671

1481 — Gagliarda e -Clerico — 26/8/1671
1482 — Tempia e Pessarola — 16/11/1671

-— -—-—_ rr
—————————————

———

. 1483 - Molineria e Marona - 9/10/1671

1484 — Molinerio e Marchisia — 25/8/1671
1485 — Antonione e Paolina — 14/7/1671
1486 — Bibetto e Marella — 26/5/1671
1487 — Conaverio e Taccona — 14/5/1671
1488 — Gabutto e Margrona — 6/8/1672
1489 — Rolfo e Mantella — 10/10/1672
1490 — Alessi e Gervasio — 26/2/1672
1491 — Fassino e Viberta — 22/6/1672
1492 — Sasso ed Avigana — 13/11/1672
1493 — Biorda e Vay - 4/6/1672

1494 — Giorgis e Morano — 28/7/1672
1495 — Obsingen et Mina — 23/7/1672
1496 — Frisetti e Darnai — 27/8/1672
1497 — Castellamonte e Rutta — 27/4/1672
1498 — Galiato e Bellici — 24/9/1672
1499 — Teiserand e Camossa — 11/1/1672
1500 — Grasso e Perachia — 20/11/1673
1501 — Macario e Bistona — 7/11/1673
1502 - Becuto e Ralta — 17/11/1673
1503 — Battuelli e Begli — 11/11/1673
1504 — Lazzerio e Folca — 2/5/1673
1505 — Manasoria e Giuglaris — 2/6/1673
1506 — Meniotti e Bruna — 10/2/1673
1507 — Scapolino e Rognoni — 8/8/1673
1508 — Massasa e Cantona — 19/5/1673
1509 — Biliato e Bauducca — 4/1/1674
1510 — Bianchis ed Armana — 4/2/1674
1511 — Baccone e Timara — 5/3/1674
1512 — Re ed Ovilla — 19/4/1674

1513 — Mottura e Poggiolo — 4/4/1674
1514 — Violetta e Corte — 25/4/1674
1515 — Desio e Follis — 7/5/1674

1516 — Nerasca e Balma — 28/4/1674
1517 — Rossati e Giacone — 16/6/1674
1518 — Turina e Ricca — 31/10/1674
1519 — Canta e Brenascone - 7/8/1674
1520 — Genero e Plancia — 28/11/1674
1521 — Viviano e Cauda - 7/10/1674
1522 — Bonetto e Bealetta — 8/8/1674

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO
CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO 261

N. 1523 - Enriero e Belvamo - 7/9/1674
» 1524 - Moreni e Penacina — 16/6/1675
» 1525 - Ferrerio e Peralda — 15/8/1675
» 1526 — Franchino e Sossa - 23/8/1675 |
» 1527 - Divisia e Cervina — 21/4/1675 {KIA
» 1528 - Pagano e Vinea — 7/8/1675 |
» 1529 - Murifermo e Antonia — 22/5/1675 ill
» 1530 - Enrici e Mina — 4/2/1675 ll
» 1531 — Golzio e Damansio — 23/2/1675 Wi
» 1532 - Cavalli e Bianca — 13/2/1675 ji
» 1533 — Rachetta e Mallio — 9/2/1675 iN
» 1534 - Eusi e Rattifort — 10/10/1675 Î|
» 1535 — Barberis e Rubea - 20/7/1675

» 1536 — Genesio ed Odetta — 20/4/1675

» 1537 - Russolo e Parolda — 9/4/1676

» 1538 — Castagneri e Picconata — 23/5/1676
» 1539 - Betronato e Rocca — 10/4/1676

» 1540 — Boccarone e Sola — 30/10/1676

» 1541 — Paramasso e Oreggia — 13/1/1676

» 1542 - Poccono e Rocati — 8/10/1676

» 1543 — Bacleo e Vassalla — 8/2/1676 INIST
» 1544 — Antimie e Rubea — 10/2/1676 B
» 1545 — Lerigiro e Clemensia — 14/1/1676 Ii

» 1546 — Trofeo e Alamandola — 21/11/1676
» 1547 - Pagano e Spilla — 15/4/1676

» 1548 — Giacomelli e Cane — 1/9/1677 |
» 1549 — Villa e Lavezzina — 15/11/1677 {IL
» 1550 — Costanzo e Aragona — 19/6/1677 |
» 1551 - Castello e Viscagni — 25/6/1677 |
» 1552 - Beria e Fiutani — 5/2/1677 jM
» 1553 - Barberis e Viale — 3/2/1677

» 1554 — Settimana e Zegna — 23/6/1677
| » 1555 - Bertiato e Sona — 1/3/1677 WII

» 1556 — Ferrerio e Franco — 11/5/1678 ili
» 1557 - Roberto e Boria — 17/6/1678

» 1558 — Gattinara e Gastaldi — 14/6/1678
» 1559 - Robione e Gervasio — 15/10/1678
» 1560 — Imperiale e Fornerio — 21/6/1678
» 1561 - Costella e Manlipa — 16/2/1678
1562 — Molione e Cordera — 29/10/1678
262 CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

. 1563 — Cane e Bausana - 22/2/1678
1564 — Prand e Fenochio — 22/4/1679
1565 — Reynero e Chierini — 15/3/1679
1566 — Nomio e Solara — 3/6/1679
1567 — Marchese e Barberis — 30/12/1679
1568 — Gay e Ravotta — 21/8/1679
1569 — Calcagno e Barberis — 30/8/1679
1570 — Mattei e Lazè — 5/6/1679
1571 — Chianale e Fulca — 26/6/1679
1572 — Fontana e Chiolilla — 5/4/1679
1573 — Carlasio e Semona — 18/9/1679
1574 — Gardoa e Novella — 28/8/1679
1575 — Bonetta e Raineri — 22/8/1679
1576 — Berto e Giachera — 8/7/1679
1577 — Becurli e Toreana — 3/9/1679
1578 — Pastoris e Robi — 26/3/1679
1579 — Badei e Ferod — 12/9/1680
1580 — Cevataneo e Rondella — 13/2/1680
1581 — Magnetto e Lorenza — 23/11/1680
1582 — Mangolino e Alfonso — 3/8/1680
1583 — Scherer e Benna — 8/6/1680
1584 — Molinara e Barberis — 6/9/1680
1585 — Faosiano e Fia — 3/6/1680
1586 — Favotto e Mestici — 1/7/1680
1587 — Busignano e Rondella — 24/4/1680
1588 — Cressi e Chiassira — 10/2/1680
1589 — Schiavotti e Morna — 10/2/1680
1590 — Santo e Porta — 10/2/1680
1591 — Lavi e Viola — 13/2/1680
1592 — Fiorito e Malfre — 2/3/1680
1593 — Ricardo e Radicati — 2/10/1681
1594 — Sacco e De Emanuelis — 14/9/1681
1595 — Gerbino e Melana — 29/7/1681
1596 — Gaffurano e Teppato — 8/1/1681
1597 — Pasquarino e Caccia — 6/5/1681
1598 — Frichignono e Birago — 17/4/1681
1599 — Tardito e Campogrande — 11/4/1681
1600 — Torini e Cerri — 9/4/1681
1601 — Busso ed Anastasia — 17/2/1681
1602 — Dubon e Beccaria — 14/2/1681

r—
bei. sa
CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO 263 i n

N. 1603 - Rossi e Racotta — 29/1/1681

» 1604 — Farietto e Imperiale — 13/12/1681

» 1605 - Ruscasio e Caresana — 7/11/1681

» 1606 — Boffano e Tomasia — 27/9/1681

» 1607 — Barberi e Fiore — 25/10/1681

» 1608 - Beliano e Vigliani — 19/8/1681

» 1609 — Calvino e Colombina — 19/8/1681

» 1610 — Musetto e Ponte — 13/9/1681

» 1611 — Sola e Boschis — 19/9/1682

» 1612 - Bertino e Tonsina — 22/9/1682

» 1613 - Pilvano e Destalo — 10/10/1682

» 1614 — Garillo ed Aime — 24/4/1682

» 1615 - Borione e Re — 23/4/1682

» 1616 — Spagliero e Fiore — 10/6/1682

» 1617 — Carossio e Mangiarda — 19/9/1682

» 1618 — Bernascone e Barera — 16/10/1682

» 1619 — Deleani e Bianca — 25/5/1683

» 1620 — Gianoglio e Surfa — 22/6/1683

» 1621 - Vesturino e Castagna — 19/1/1683

» 1622 - Demonton e Rivano — 25/2/1683

» 1623 — Aliberto e Caccia — 28/2/1683

» 1624 — Bonifacio e Costa — 12/2/1683

» 1625 — Boccardo ed Incisa — 10/7/1683

» 1626 — Gabino e Botta — 21/8/1683

» 1627 —- Mosso e Lasey - 7/9/1683

» 1628 - Carena e Scarassi — 30/10/1683

» 1629 - Marchino e Durando — 22/11/1683

» 1630 - Viane e Pagani — 11/2/1684

» 1631 - Bertand e Novella — 7/10/1684 i

» 1632 — Magliano e Moniotta — 11/4/1684 dul

» 1633 — Zerbi e Ciolina — 8/5/1684 IN

» 1634 — Giove e Calva — 5/8/1684 M

» 1635 — Cortella e Baronis — 22/12/1684 i

I » 1636 - Monoe e Feney — 2/6/1684 iI
i
il

» 1637 - Garello e Delfino — 27/1/1684 IM
» 1638 — Pagani e Carera — 7/2/1684 |
» 1639 - Acquie ed Obella — 8/1/1685
» 1640 - Follis e Bernardi — 24/10/1685
» 1641 - Paraudo e Borghesia — 1/2/1685
1642 - Valentino e Racotta — 3/2/1685
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264

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

. 1643 — Cauda e Fina - 4/2/1685

1644 — Cornagliotto e Salomona - 3/3/1685
1645 - Corando e Bovie - 5/6/1685

1646 — Viano e De Alessandri — 5/7/1685
1647 — Pianta e Duretta — 17/7/1685
1648 — Caire e Caire - 20/7/1685

1649 - Viberto e Garone — 31/8/1685
1650 - Demi e Corte - 6/9/1685

1651 - Rozetto e Cavalora — 7/9/1685
1652 — Appiano e Caviglione — 1/10/1686
1653 - Morena e Giordana — 9/11/1686
1654 — Vittone e Borgiala — 2/11/1686

1655 — Albano e Durando - 10/10/1686
1656 — Giacomasso e Roena — 18/9/1686
1657 — Lazera e Milone — 22/8/1686

1658 — Vietta e Guiglietta — 17/6/1686
1659 - Gay e Chiantor - 22/5/1686

1660 - Bersano e Saccarello - 2/5/1686
1661 — Ruffo e Gruviera - 23/4/1686

1662 — Scarzello e Gallo — 30/12/1686

1663 - Renoglie e Rediteria - 20/11/1687
1664 — Gioannis e Fabre — 6/12/1687

1665 - Polino e Tusella — 27/11/1687

1666 — Valle e Succara - 10/11/1687

1667 - Garisio e Micca - 25/10/1687

1668 — Vittino e Manzone — 18/10/1687
1669 - Borbonese e Luciana Baron — 23/10/1687
1670 - Leone e Francuia — 1/10/1687

1671 — Gautero ed Ama - 6/9/1687

1672 - Allaris e Bariel — 19/8/1687

1673 — Alloato ed Alloatta — 6/9/1687
1674 - Delli Selvatici - e Suma - 17/7/1687
1675 - Bionda e Blanci — 14/6/1687

1676 — Botto e Galliani — 3/6/1687

1677 — Pettighino ed Imperiale — 2/4/1687
1678 - Casto e Filica — 10/2/1687

1679 — Barberio e Pastore — 1/2/1687

1680 — Trosello e Bertinasio - 6/2/1687
1681 — Giovenale e Scarabella - 1/8/1688
1682 — Medaglio e Depaoli - 6/8/1688
. 1683 - Pilia ed Ansaldi — 20/9/1688

1684 — Tonso ed Imberti — 12/9/1688
1685 — Bertolerio e Barone — 24/4/1688
1686 — Ghiliano e Pessi — 4/10/1688
1687 — Vacotto e Garella — 6/5/1688
1688 — Palarea e Gallo - 18/2/1688

1689 — Cuis e Briganda — 13/11/1688
1690 — Cane e Lema - 8/1/1688

1691 - Pessi e Strassa — 12/4/1688

1692 — Casutti e Zucchetti — 22/1/1688
1693 — Bursie e Paolina — 20/9/1692
1694 - Francesetto e Parolis - 4/9/1692
1695 - Marchetto e Perlaseani — 21/7/1692
1696 — Barberis e Parolis — 21/11/1692
1697 — Gais e Chiaravina — 3/11/1692
1698 — Delponte Spatis e Ville Cardet — 21/7/1692
1699 — Amo e Briata — 24/5/1692

1700 — Bertolotto e Chiantor — 22/4/1692
1701 — Sigales e Crosetta — 14/4/1692

1702 — Ghey c Luvana - 11/4/1692

1703 — Ascherio e Vietta — 11/4/1692
1704 — Vongheri e Derossi — 11/4/1692
1705 — Alliono e Vico — 10/4/1692

1706 — Romagnano e Bellone — 18/2/1692
1707 — Mosca e Giramante — 13/2/1692
1708 — Becchio e Craverio — 31/1/1692
1709 — Cortese e Rognone — 29/1/1692
1710 — Ardito e Rosetta — 24/1/1692

1711 — Viola e Moretta — 25/1/1692

1712 — Fiora e Franco — 15/1/1692

1713 - Provana e Carrera — 5/1/1692
1714 — Piliano e Molea - 21/1/1963

1715 — Vioro e Vietta — 29/1/1693

1716 — Piselli e Ranotto — 20/11/1693
1717 — Viettino e Boeri — 31/10/1693

1718 — Panata e Galetta — 6/7/1693

1719 — Fornelli e Meinardi — 16/4/1693
1720 — Burdino e Sanbuelle — 10/4/1693
1721 — Aosta e Vacari — 21/11/1693
1722 — Simone e Nota — 19/1/1693

I

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO
266

N. 1723 — Peretti e Morello — 19/1/1693

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

1724 — Camosso e Piovano — 30/12/1693
1725 — Canta e Duprè — 19/5/1694

1726 — Rosseau — e Mondella — 30/4/1694 |

1727 — Brusafeno e Gallizia — 5/4/1694

1728 — Verone e Motta — 12/2/1694

1729 — Carbonato e Preandi — 17/4/1694 |

1730 — Canapino e Giordanio — 29/4/1694 |
1731 - Finetta e Ruffino — 24/4/1694 |

1732 — Giachetta e Decaroli — 13/ 11/1694 |

1733 — Paia e Giordano — 20/11/1694 |

1734 — San Giorgio Foglizzo e Novarina di S. Sebastiano 25/8/1694 |

1735 — Rosetto e Teghillo — 18/8/1694 |

1736 — Magnin e Masetti — 14/8/1694

1737 — Borio e Barotelli — 9/8/1694

1738 — Degiovinico — e Guigoz — 21/6/1694

1739 — Soleri e Balsamo — 22/6/1694

1740 — Capier e Tomasi — 5/6/1694

1741 — Mola e Borsico — 3/6/1694 1

1742 — Lesen e Luchino — 9/12/1694

1743 — Luca e Petiti — 1/9/1695

1744 — Frari e Tarino — 9/7/1695

1745 — Cotti e Decastro — 13/6/1695

1746 — Berardi e Fiora — 6/6/1695

1747 — Vinetti ed Anselmina — 11/6/1695

1748 — Acorna e Cottafuon — 18/9/1695

1749 — Nicco e Polin — 3/2/1695

1750 — Quaglia ed Alberti — 10/5/1695

1751 — Duplasse e Pelaria — 28/1/1695

1752 — Cler e Garibaldi — 11/4/1695

1753 — Pelleri e Delfina — 23/1/1696 |
1754 — Bolla e Marengo — 28/6/1696 |

1755 — Pauro e Bona - 27/10/1696
1756 — Cavalotto e Boffa — 30/7/1696
1757 — Tolosano e Bensa 11/8/1696
1758 — Ossis e Monetti — 12/12/1696
1759 — Gallo e Valle — 30/6/1696

1760 — Duchene e Rubino — 16/7/1696
1761 — Ferrero e Gallo — 5/5/1696

1762 — Mondone e Augusto — 1/12/1696
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. 1763 — Bugnato e Gallo — 21/2/1696

1764 — Avogadro e Magliana — 27/4/1696
1765 — Lardera e Galliardo — 26/1/1696
1766 — Porta e Cassini — 1/2/1696

1767 — Durando e Parales — 31/1/1697
1768 — Coral e Capellano — 13/8/1697
1769 — Furno e Viale — 9/2/1697

1770 — Imberti e Lomello — 16/7/1697
1771 - Basulo e Turbiglia — 15/7/1697
1772 — Duc e Bernocco — 11/5/1697

1773 — Allemandi e Tarino — 30/4/1697
1774 — Gay e Lausenti — 23/4/1697

1775 — Cassia e Giordanino — 15/2/1697
1776 — Bergero e Viale — 28/2/1697

1777 — Moyetta e Tarlasca — 14/2/1697
1778 — Brizano e Paschera — 19/9/1697
1779 — Chiesa e Bernascone — 7/2/1697
1780 — Camerada e Pagano — 18/1/1697
1781 — Meglia e Gotietta — 30/1/1697
1782 — Forcheri e Brisia — 18/12/1697
1783 — Buccafriva e Gay — 5/10/1697
1784 — Cortese e Santi — 4/10/1697

1785 — Favre e Bonardo — 13/4/1697
1786 — Picca e Re — 10/12/1697

1787 — Rattorio e Bergante — 11/12/1697
1788 — Maniscotto e Barbone — 24/10/1697
1789 — Perno e Borrone — 9/10/1697-8
1790 — Rodes e Giordanina — 10/10/1697-8
1791 — Sacco e Galizia — 13/11/1697-8
1792 - Beltramo e Milone — 5/6/1698
1793 — Fiorito e Madona — 18/11/1698
1794 — Bonono e Canteu — 24/1/1698
1795 - Pittara e Pagano — 19/1/1699
1796 — Visio e Rocchietti — 5/2/1699
1797 — Molina e Brusati — 28/2/1699
1798 — Margherio e Bays — 29/12/1699
1799 — Golzio ed Emiliani — 10/1/1699
1800 — Polano e Bernocca — 23/6/1699
1801 — Bonifacio e Pera — 18/5/1699
1802 — Gallo e Canta — 13/10/1700

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO
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DISTINZIONE

. 1803 — Barra e Sartoris — 11/2/1700

1804 — Barberio ed Ingegnati — 21/1/1700
1805 — Fassetta e Caretta — 15/5/1700
1806 — Vassallo e Genta — 15/5/1700
1807 — Todone e Garabella — 14/10/1700
1808 — Compaire e Piolio — 25/11/1700
1809 — Comparotto e Collona — 21/5/1701
1810 — Caltino e Gaverna — 5/4/1701
1811 — Polla e San Pietro — 18/1/1701
1812 — Mollea e Fassino — 3/1/1701

1813 — Arisetto e Bonessa — 23/4/1701
1814 — Bechis e Favetti — 2/4/1701

1815 — Aliziando e Balbo — 1/6/1702
1816 — Casalis e Gallo — 25/1/1703

1817 — Choró e Reclau — 15/3/1703

1818 — Ambrosio e Caire — 31/3/1703
1819 — Borello e Latou — 11/4/1703

1820 — Craiter e Moroni — 7/4/1703

1821 — Millier e Baruchi — 19/4/1703
1822 — Negro e Valentino — 4/9/1703
1823 — Rossotto e Pelasia — 6/8/1703
1824 — Radicati e Rovarina — 8/6/1703
1825 — Fontana e Gillardi — 7/5/1703
1826 — Gandolfo e Camilla — 5/5/1703
1827 — Lange ed Amedea — 14/4/1703
1828 — Broda e Genta — 17/1/1703

1829 — Brunetto e Caira — 11/3/1703
1830 — Falcono e Maybae — 10/1/1703
1831 — Ugliengo e Castagna — 3/1/1704
1832 — Lombardo e Selta — 5/1/1704
1833 — Tempia e Bonesia — 15/3/1704
1834 — Sessano e Zucca — 29/3/1704
1835 — Senta e Teppato — 23/7/1705
1836 — Odis e Senta — 18/7/1705

1837 — Benedetto e Squacina — 13/6/1705
1838 - Mariano e Rabina — 16/5/1705
1839 — Chiariello e Macari — 20/4/1705
1840 — Bardella e Crosetta — 23/3/1705
1841 — Ballardo e Boetta — 13/2/1705
1842 — Galetto e Perlasca — 5/2/1705

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO
. 1843

1844
1845
1846
1847
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1863
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1866
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1878
1879
1880
1881
1882

— Volpi e Vittone — 30/4/1705
— Petticchiano e Broda - 31/12/1706
— Sesalo e Zerboglio — 23/11/1706

— Gioanino e Crotti — 6/2/1706

— Prato ed Alizano — 4/11/1706

— Arigo e Blandina - 29/7/1706

— Duclau e Peruca — 10/7/1706

— Gallioni e Motto — 26/5/1706

— Magiono e Zoela — 8/5/1706

— Fontana ed Ingegnati — 28/4/1706
— Guala e Ronza — 22/4/1706

— Morello e Levame — 29/4/1706

— Turbiglio ed Alpe — 13/4/1706

— Giugia e Vayra — 7/4/1706

— Siavarda e Rosso — 31/3/1706

— Beccaria e Benedetti — 12/2/1706
— Ricciardi e Candellero — 12/2/1706
— Fartiolo e Molea — 10/11/1707

— Campo e Ruella — 4/1/1707
Miglino e Cantogna — 29/1/1707

— Gardosio e Costa — 1/2/1707

— Baraudo e Borganta — 3/3/1707

— Borello e Latont — 4/1/1707

— Savoja e Morena — 4/2/1707

— Ferrero e Vienna — 4/1/1707

— Giorgis ed Antinetti — 18/1/1707
— Grulia e Giso — 22/2/1707

— Cassalis e Serrafina — 7/2/1707

— Sardi e Guerra — 5/3/1707

— Prino e Diana — 10/3/1707

— Benedetto e Trabucchetta — 2/5/1707
— Rainero e Valle — 25/6/1707

— Dronetto e Facciana — 23/7/1707
— Coppa e Boetta — 9/9/1707

— Bonetti e Bey — 27/9/1707

— Alberti e Curta — 30/1/1707

— La Rocca e Gotié — 24/12/1707

— Costa e Generi — 21/10/1707

— Richetti ed Agondi — 6/11/1707

— Vallerio e Regis — 24/7/1708

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CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO
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retreat

. 1883 — Negroni e Degio — 6/3/1708

1884 — Bonardi e Falcheri — 7/9/1708
1885 — Depiani e Deandreis — 7/11/1708
1886 — Bessano e Billia — 5/6/1708
1887 — Cavallo e Vigneroni — 25/6/1708
1888 — Martina ed Ingegnati — 6/7/1708
1889 — Petiti e Salomone — 23/4/1708
1890 — Ferro e Coccone — 5/5/1708
1891 — Caggio e Coppa — 14/5/1708
1892 — Calvo e Succini — 21/5/1708
1893 — Mangiardi e Caire — 8/3/1708
1894 — Olivero e Verona — 19/4/1708
1895 — Murino e Bonessa — 9/1/1708
1896 — Oresti e Massena — 13/2/1708
1897 — Teppati e Martinassa — 3/2/1708
1898 — D. Alteno e Boggia — 4/4/1709
1899 — Tosco ed Erichetta — 28/7/1709
1900 — Paolo e Monastera — 9/2/1709
1901 — Tuberna e Montü — 7/2/1709
1902 — Vayra e Battueli — 5/2/1709

1903 — Mercandillo e Bertone — 28/1/1709

1904 — Osela ed Amo — 15/1/1709
1905 — Peri e Beltrami — 15/1/1709
1906 — Sansino ed Avieno — 3/1/1709
1907 — Rosa e Gianona — 18/11/1709
1908 — Bertono e Gianviè — 12/9/1709

1909 — Capitulazione del Chierico di Sacrestia Giacomo And. Bo-

rello in data de 26/1/1710

1910 — Fatto tocante la Cura di S. Paolo in data de 10/7/1715
1911 — Stato libero del S. Pietro Maria Boggiero di Momberselli 17/4/1716
1912 — Aviso del Vicario Generale Capitolare ai Parrochi Capitolari

in data 30/8/1725

1913 — Copia della visita ed erezione della nuova Parrocchia nell'in-
grandimento della Città per li Padri Carmelitani in data de

7/4/1728

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

mensile
+

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

CATTEGORIA DECIMAQUINTA

TavoLe DE Sic. UFFICIALI
DELLA COMPAGNIA

1964 — Ufficialinel:Priorato.del.............. ........0.. 0a 1590-1591-1592
1965; — Gattalogo:de S. Confratell ...............- 1633-1703
1966 — Cattalogo de S. Confratelli, cioè uno manoscritto e l’al-

tro;inStampa dal... 1649 al 1722
1967 — Tavole, de S- Uftigal. de “fil. a 1706
1968 — Alüa del... 1... oo. eoe coo 1244 0 0 1707
1969 — » cer cMUNDEN CONCRA LR CU MS 1710
1970 — » DE IAN. I. rV QAUM cu qeu EN Lr E 1711
1971 — » Jo DU QD uc Ww NE tU 1712
1972. — » 3. 2.02.31 V SE EL green GERE TRE Pa 1713
1973: — » cocos cle e e a N 1714
1974 — » Dona e n, Do ti o x L715
1975: — » Distorsione Vid 1716
1976 — » Dini T CIN M T e aU UM MEE T 1717
1977 - » Dite 1718
1978 — » 3c lr pu ue NM LN LE M MN E QR 1719
1979 — » Dan 1720
1980 — » Don 1721
1981 — » P d.eé.icessc 4 de MA QE LM E Le MC NO 1722
1982 — » Di SIA M NM RR. 1723
1983 — » Bos sl cbe icq UL MM a 1728
1984 — » » Rosa per l’Elezione del Priore............ 1732
1985 — Tavola de. Sig-=Ufficiali #0 inline ieri 1733
1986 — Altra-del.c. il/i 1748
1987 — » » ta 1750
1988 — Sonetto per la Festa della Risurrezione nel Priorato del

Sig. Pietro. Boyer ......X99... 00005, a 1756
1989 — Altro nel Priorato del Confratello Luigi Toniaca........ 1764
1990 — Tavola.de Sigg. Ufficiali del*9....5.. 2:4... Eres 1786
1901 — Altra del esed ER e dA CIE, CLAU 1787
1992 — » Peu PN LUND UNE CONECTA TO 1788
1993 — » IET MET EE ECL MESURE A 1789
1994 — » AN EC TAM cw ES 1790

1995 — » n e LOT OL ODE ex
I € P

a FaTO
trance
TUUM

272

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

N24990 — Altra deh |. eee 1794
» 1997 — » In d E Ep NOR ru RS cT 1796
» 1998 - » RR O cd M CT ET 1797
» 1999 — » A Ip AI SI DER OMUMEN A 1800
» 2000 — » Dicono norton 1801
» 2001 - » RR RR I A I 1302
» 2002 — » Pri giaieiciaiei adito IRE RI E E MEE 1803
» 2003 — » Sexe. STRESA I et. dU. RE cS de 1804
» 2004 — » picci o sclgbo wee quA E DI RN 0 1805
» 2005 - » Dici li SION I NE 1808
» 2006 — » Dil ONE, Sl 1809

. 2116

2117
2118
2119
2120
2121
2122
2123

Seguono le Tavole delle Sig. Consorelle

— Elezione della Priora fatta li 6/1/1707 . ............. 1707
—-Tavole delle Sig: Ufficiale:del..-.-..;... gp... 1726
— Sonetto per la Festa dell'Invenzione di S. Croce nel Prio-

rato della. Margherita VàaV co dere 1761
- lLavole.delle-Sig: Ufficialedel.-.......... 5 25-5 1785
z Altra del |... 4 12 cuts sred iode cq dde 1801
— » poc c d pace cse c usse de 1804
— » E SEAN, 1805
- Leelee 1807
Sa » Joijeeie)ejejejeje]e e eie d a s ose e|. e s 0.0 o e e ose 0.0.0.9 2 o » eU5/e jo 1808
Xo» RR LACCI E 1809

CATTEGORIA DECIMASESTA
LETTERE, MEMORIE, STATI DE REDITI E PESI

Lettere del Secolo 1500
2 » » » 1600
E » » » 1700
p » » » 1800
— Memorie del Secolo 1600
E- » » » 1700
E » » » 1800
— Stati de rediti e pesi della Compagnia

n
)l ca -
UP.

.

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

CATTEGORIA DECIMASETTIMA
DEPUTAZIONE CAPITOLAZIONI SUPPLICHE PER DOTI ED ALTRE
2174 — Deputazioni

2175 — Capitolazioni
2176 — Supliche per doti ed altre

CATTEGORIA DECIMAOTTAVA
DisEGNI DIVERSI

2196 — Disegni diversi della Chiesa e Case

CATTEGORIA DECIMANONA

ScRITTURE DIVERSE

. 2217 - Brogliasso delle Messe tenuto da Pietro Antonio Bertoni da

10/1/1516 al 30/11/1517

2218 — Nota del Denaro pagato per purgare la Chiesa di S. Paolo de
23/11/1599

2219 — Copia di conferma del Privilegio accordato a Carlo Decosse
S. Brisac d'estrarre l'acqua dal fiume Orio sui Confini di Ca-
luso in data del 1560, autentica Sandrietto......

2220 — Allegazioni riguardanti due case enfiteutiche dipendenti dalla
Parrocchia di S. Paolo del 1573.

2221 — Brogliasso in cui sono descritti quelli che non hanno pagato
l'annuale e di quelli che sono o non sono intervenuti alla Santa
Comunione Processioni ed altre fonzioni della Compagnia dal
1569 al 1573 —

2222 — Nota delle Confraternite d'Italia aggregate a quella di Roma
del 1586.

2223 — Fede del Retore della Confraternita de Disciplinanti della
Vezza a favore di Giacomo Raimondo per facilitarli l'accet-
tazione in quella di S. Croce di Torino de 10/1/1596.

2224'- Nota de fratelli che devono dare alla Compagnia per annuali

o messe del 1598.
===

——
T AU

274

N.

»

»

»

»

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

2225 — Inventaro delle Suppellettili sacre che li Sindaci Matteo Bi-
gliore e Ludovico Bertone Consegnano ai Sindaci Successori
Giacomo Rubino ed Antonio Manzolino de 19/7/1598.

2226 — Nota ricavata dai Minutarj di Firmino Longo de Legati fatti
a S. Croce nel 1599.

2227 — Estimo della Casa di Antonio Rustino in data de 20 Aprile 1603.

2228 — Declaratoria della Curia Apostolica d'anteriorità di aggrega-
zione della Confraternita dello Spirito Santo a quella di S.
Croce di Torino in data 26/10/1605.

2229 — Compromesso tra la Confraternita di S. Croce e Giacomo Ore-
glio in data 10/6/1608.

2230 — Fede d'accettazione nella Compagnia di S. Croce di Chieri a
favore di Giorgio Marucco — 17/4/1609.

2231 - Inventaro delle robbe della Sacrestia di S. Croce di Torino
rimesse a Bernardino Piccolino e Filiberto Panealio Sacristi
nel Priorato di Gio. Pietro Lesna — 5/7/1609

2232 — Vendita fatta dai fratelli Gaspare e Baldassarre Langini d'un
organino di registri 4!/, alla Compagnia di S. Croce di Torino
per il prezzo di Ducatoni 60 a fiorini 14 cad. in data de 3/9/1617

2233 — Editto del Vicario Generale di Torino contro chiunque sappia
essersi fatti legati Pii in data de 10 Maggio 1617.

2234 — Fede del Rettore o sia Priore Nasis della Confraternita di S.
Croce a-favore di Bernardo Comparotto confratello della me-
desima — 8/4/1618.

2235 - Lista di Giacomo Martinetto delle Spese fatte nella Festa di
S. Rocco de 16/8/1619

2236 — Testimoniali di visita della Bealera di Settimo Torinese in data
25/4/1621

2237 — Nota delle annualità pagabili dai Particolari di Cumiana per
le giornate seminate a Riso in data 16/11/1623.

2238 — Attestazioni del Priore e Confratelli di S. Croce di Torino ri-
guardante il quaresimale da farsi nella loro chiesa 11/9/1626.

2239 — Attestazione riguardante la morte senza prole di Giovanni
Sandrio Panataro 29/4/1647.

2240 — Attestazione riguardante l'affittamento fatto di sua Casa dal
sud. Sandrio a favore di Gio. Gindro 23/9/1647.

2241 — Attestazioni riguardanti le intenzioni del fu S. Medico Arboreo
verso la Confraternita di S. Croce 22/3/1650.

2242 — Inventaro ed altre scritture riguardanti l'Eeredità del fu Ga-
di i mH RR R17 M LLL EP CRESDU

»

»

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO 275

spare Miolino di cui ne restó erede la Confraternita di S. Croce
delli 5/7/1664.

. 2243 — Fede dei Capi Mastri riguardante il Michele Micca e la Sig.

La Bianca 16/5/1664.

2244 — Quattordici partiti di varj Capi Mastri in occasione della Fab-
brica della Chiesa del 1679. |

2245 — Partiti per la formazione delle Colonne in pezzi dieci delli
12/11/1679.

2246 — Arbitramento dell'Arcivescovo di Torino riguardante la for-
mazione di dette colonne 16/11/1679.

2247 — Partito riguardante la Casa Padone propria della Compagnia
di S. Croce del 1679.

2248 — Convenzione fatta dalla Compagnia di S. Croce con Gio. B.
Albesano per la costruzione del Coro del 1679.

2249 — Decreto della Sacra Congregazione relativamente alle sepol-
ture di Secolari nelle Chiese delle Monache di Torino in data
27/3/1681

2250 — Testimoniali di Stato della Cassina Barathia propria della
Compag. di S. Croce autentiche Capra in data 6/12/1688.

2251 — Descrizione degl’effetti del fu Giuseppe Cattera in data de
22/1/1689.

2252 — Calcolo riguardante la Chiesa di S. Croce del 1690.

2253 — Visita della Cassina Barathia delli 12/10/1690.

2254 — Partito riguardante la porta della Chiesa di S. Croce de 3/7/1695.

2255 — Calcolo di misura della fabbrica della nuova Chiesa di S. Croce
de 28/1/1763.

2256 — Fede del Misuratore Giacobino 19/5/1706.

2257 — Fede del Segretaro della Città di Torino riguardante le quattro
Torchie stabilite darsi annualmente dalla Città alla Confra-
ternita di S. Croce in occasione della Processione di S. Secondo
in data de 19/12/1710.

2258 — Estimo della Cassina Barathia propria della Confraternita di
S. Croce 13/4/1717.

2259 — Parere di due avocati sul fatto annesso riguardante il legato
fatto dal fu Domenico Galliziano alla Confraternita di S. Croce
del 1718.

2260 — Attestazione a favore della Confraternita di S. Croce riguardo
alla Casa vecchia de 7/12/1720.

2261 — Opposizione ai Conti del S. Rosso Tesoriere della Confraternita

sottoscritta Pitoe de 31/3/1723.
276

N.

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

2262 — Misura ed estimo della casa Alfassi a richiesta della Confra-
ternita di S. Croce de 5/6/1723.

2263 — Erezione della Confraternita de SS. Maurizio e Lazzaro fatta
per indulto Apostolico delli 3/4/1729.

2264 — Tre rose per l'elezione della Priora negli anni 1707 1728 ; 1729.

2265 — Esortazione in stampa ai Confratelli e Consorelle di S. Croce
delli 12/1/1729.

2966 — Ordine della Ra. Camera riguardo alle monete vietate in data
30/10/1755.

2267 — Descrizione degl'Instromenti e scritte rimesse dal Tesoriere
Gio. Antonio Donaudi 8/5/1785.

CATTEGORIA VENTESIMA

Conti MANDATI E QUITTANZE

. 2317 — Conto Mandati e Quittanze di Gabriel Magistri ........ 1590
2318 — » » » » » Tesoriere Nicolo Cortesia 1603
2319 — » » » » » Antonio Tarinetto ..... 1606
239) => » » » » Tesoriere Nicolo Cortesia 1610
2321: <» » » » » Tesoriere Nicolo Cortesia 1612
2399 — Quittanze diverse... 0909... 2.020920. n ie QS 1615
2323 — Conto Mandati e Quittanze di Tesoriere Peirolino .... 1616
2324 — “n » » » » Tesoriere Cheiso . ...... 1617
2395 — QuiIttanze diverse; ...... «c e rrr tee nn 1618
2326 — Conto Mandati e Quittanze del Tesoriere Succha ...... 1619
2327 — Ouittanze*Diverse + sa. iti IIS eS Ae 1620
2328 — » DON NES ION cedes sete 1623
2329 — Conto Mandati e Quittanze del Tesoriere Rosso . ...... 1630
2990:— 0» » » » » » Alessandro Bianco 1632
2331 — » » » » » » Proya . 1633
2992/7: 9 » » » » » HiS859 5.222 1637

1638
2333 —- » » » » » » Miolino Padone 1640
2334 - » » » » » » Manzolino .... 1641
1642
2335 — » » » » » » Cassuloiz:..... 1643
1644

2336 — » » » » » » Besnate. ess 1645

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CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO

2337 — Conto Mandati e Quittanze del Tesoriere Uttino . ...... 1646
2338 — » » » » » « Camiglia...... 1647
2399 — ..» » » » » » «4 Lochass dv 1648
2340 — » $E» » » » *Cubito...... s 1651
2341 — Mandati«esQuittanze .:...5.. ta 1653
2342 — Conto Mandati e Quittanze del Tesoriere Gianolio...... 1654
2343 — .» » » » » » Gianolio.::.::.è- 1655
2344 — » » » » » » Manzolino ... 1656
2345 — » » » » » » DE QS 1658
2346 — » » » » » » Lochari®....& 1659
2347 — » » » » » » Freglino: ....+; 1659
2348 — » » » » » » Vernoni . .... 1661
2349 — .» » » » » » Freglino.....; 1660
2350 — » » » » » » Manzolino . .. 1663
2351- » 3 492 » » » Bogetto..:. 51064

1665
2352 — » »6s 2.» » » » Agiliot- «55 1666
2353 —- » » » » » » Bussone...... 1666
2354 — » Dis » » Sindaco Bogetto e Fisa .. 1667
2355 — » » » » » Tesoriere Campeggio . .. 1668
2356 — » » » » » » Giofredo . .... 1669
2357 — » » » » » » Giofredo. .... 1670
2358 — it» » » » » » Mestiatis 1671

1672
2359 — Conto e Quittanze del Tesoriere Peruca.,.............. 1674
2360 — Conto Mandati e Quittanze del Tesoriere Vernoni...... 1675
2361 = Mandati RARO URTEL EIN IN 1676
23624 Mandabtiss. sist . 0. 2e re eere dee RR 1677
2363 — Mandati e Quittanze del Tesoriere Campeggio ............ 1679
2364 — Conto Mandati e Quittanze del Tesoriere Vernoni . .... 1681
2365 —- .» » » » » » pet e qm 1680
2309: 3» » » » » » Calastro....... 1682
2367 - » » » » » » Anselmetto .. 1683

1684

1685
2368 — |» » » » » » Trnlzo «= 1685
2369 — Mandati e Quittanze del Tesoriere Vernasso. .......... 1689
2370 — Conto Mandati e Quittanze del Tesoriere Solaro. ...... 1691
2371 — Mandati e Quittanze del Tesoriere Solaro . ............ 1692

2372 - Conto Mandati e Quittanze del Tesoriere Solaro. .....
CONFRATERNITA DEI DISC:PLINATI DI S. CROCE IN TORINO

. 2373 — Mandati e Quittanze del Tesoriere Solaro . ............
2374 — » » » » » zc eu E
2375 — » » » » » Dici r.i SM
2376 — » » » » » DE CI
2377 — » » » » » Gaidano ttt... da
2378 — Conto e quittanze del Tesoriere Ferraris ..............
2379 — » » » » » Vernom <=... ww}

2380 — Quittanze -.& rt So ee v vL s C
2381 - Ouitiunze .. 43. . — Rie. ala a
2382 — Conto Mandati e Quittanze del Tesoriere Gaidano

000000

9389. D» » » » » » Casanovo ....

25984. .Quitlanze di... LLL oo
2365: c: mtlanze cr ELI LC C S

2386E cMandablbs: at.
2387 — Conto Mandati e Quittanze delli Camosso e Revil......
2388 — Conto della Cupola, mandati e quittanze del Galleani ....

2389 — Conto Mandati e Quittanze del Rettore Micheletti .

[LL

2390 — Conto di Morra Dubois Bertolero e Donaudi ..........
2391 — Conto Mandati e Quittanze d'Orgeas e Donaudi .
2392 —- » » » »

riere-Anselmetton.: = hei 10H
2393 — Conto Mandati e Quittanze del Tesoriere Fontana
2394 — » » » »

d'Orgeas Donaudi e Teso-

di Roveda:e Valle-........

2395 — <<» » » » del Tesoriere Berlenda
2396 — » » » » del Tesoriere Berlenda
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2908 —. » » » » » Durando. ....
2399 — » » » » » » Durando. -. ;.;

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CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S. CROCE IN TORINO 279

N. 2400 — Conto Mandati e Quittanze del Tesoriere Durando. .... 1740

1742

) » 2401 - » » » » » » Durando. .... 1743

è 1744

| » 2402 — » » » » » » Durando. .... 1748

» 1750

3524093. — Quittanze: 3:51. aura Ip. epus iuit o. Cobb. n 1755

» 2404 — Conto Mandati e Quittanze del Tesoriere Berta . ...... 1751

1754

» 2405 - » » » » » » Berta; 1756

1759

» 2406 — Mandati e Quittanze del Tesoriere Berta .............. 1758

» 2407 — Conti Mandati e Quittanze di Gattinara e Tunione .... 1760

i 1761

» 2408 - Mandati e Quittanze del Tesoriere Berta .............. 1761

1764

» 2409 — Conto Mandati e Quittanze del Tesoriere Berta ....... 1766

1769

P » 2410- » » » » » » Berta. nc 1770

| 1771

». DAL = Sp » » » » » Donaudi..... 1772

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de 2412: — -» » » » » » Donaudr.. <<. 1773

1774

» 2419.— » » » » » Donaudi .-....:1775

1778

» 2414 — Contode Sindaci Faccio e Michela . .................. 1776

1782

» 2415 — Conto Mandati e Quittanze del Tesoriere Donaudi . .... 1780

» 24160:— 5 > » » » » Sindaci Piazza e Gianolio . 1781

| » 2417» » » » » Tesoriere Donaudi. .... 1782

1783

»-2418 — » » » » » Mancio; -....... 1784

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| 5.2419 — 5 » » » » » Mancio... 1786

| 1787

| » 2420- » » » » » » Mancio: <..- 1788

| 1789

| » 2421 - » » » » » » Mancio sov 17290

| 1791
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CROCE IN TORINO

CONFRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI S.

N. 2422 — Conto Mandati e Quittanze del Tesoriere Mancio ...... 1792
1793 |
» 2423 — » » » » » » Buttiè.. .,. 1794 ]
1796
» 2424 - » » » » » »ocButlie s ni 1797
1799
» 2425 — Mandati e Quittanze del Tesoriere Buttié ............ 1800
» 2426 — » » » » » DER CES 1801
» 2427 — » » » » » i 1802
» 2428 — » » » » » TRA 1803
» 2429 — » » » » » AI A 1804
» 2430 — » » » » » 32 5 Single a 1805
» 92431 — Liste ;... 512009] SEED. SERIE I le sie tata HE Ss. att 1807
» 2432 — Conto Mandatie quittanze del Tesoriere Ghigo !).......... 1808

Torino, 20 Aprile 1824

CATTEGORIA VENTUNESIMA

MEMORIE E SCRITTURE INUTILI 4

N. 2491 — Fascio n. 1

N. 2492 - Fascio n. 2

N. 2493 — Fascio n. 3
Torino, 20 aprile 1824

ADAMI

CARLEVARIS Sot. segr. (?)

(1) Scritta da altra mano si legge la seguente data con due firme.
INDIGE

Memorie

FaBBI ANSANO, Il lebbrosario della Valnerina e la Scuola chirur-
gica di Preci

Fonti

BriAGETTI ANGELO, Federico Cesi il Linceo e il Palazzo ducale di
Acquasparta in tre inventari inediti del XVII secolo.
Cronaca di Giambattista Marini. Trascrizione di MARIO RONCETTI.

Note e documenti

BeLLINI Luici, Appunti per una storia dell'economia umbra dal
1840 al 1910 i

Recensioni

MANCINI Franco, Todi e i suoi castelli. Pagine di storia e d’arte.
Città di Castello, Unione Arti Grafiche, 1960.

FruTTINI MARCELLO, La dominazione napoleonica in un comune
dello Stato Pontificio. Storia di Gualdo Tadino dal 1809 al
1814. Perugia, Edizioni N. Simonelli, s. a. UY

MonELLI LAMBERTO, Terni e le città della sua provincia: Narni,
Amelia, Orvieto con i dintorni del capoluogo ecc. Terni, Tip.
Frattaroli, 1960 î ai

Statuti di Spoleto del 1296 a cura di Cioni ii Firenze,
Leo S. Olscki Editore, 1962 : o

BALLO ALDO-GURRIERI OTTORINO, Perugia, Boni Liù; 1962.

RogarI (Mons.) OrIGENE, Storia di Gubbio. Gubbio, Tipografia
Oderisi, 1964 (Giovanni Cecchini) ia

CENTRO DI DOCUMENTAZIONE
SUL MOVIMENTO DEI DISCIPLINATI

Arpu EmiLIo S. J., Confraternita dei Disciplinati di S. Croce in
Torino

Pag.

109

167

181

182

184

185
137

188
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