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VOLUME LXVII

FASCICOLO SECONDO

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DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA
PER L'UMBRIA

VOLUME LXVII
FASCICOLO SECONDO
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Pubblicazione semestrale - Sped. abb. post. Gruppo IV
ARTI GRAFICHE CITTÀ DI CASTELLO
Città di Castello (Perugia)
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Memorie

Un inventario dell'archivio privato

della famiglia Michelotti

Considerazioni su Biordo e i suoi fratelli

.. the dagger which had ended
the life of Biordo had also destroyed
Perugian liberty

Hevwoopn, A history of Perugia

Destino di Porta Sole! Sul colle più alto di Perugia, là dove
aveva fissato la sua dimora e dove lo colse la morte, accanto alla
piazza che pure al suo nome si intitola, dopo secoli dovevano tor-
nare a rivivere le memorie di Biordo Michelotti, quasi a riproporre
a posteri sempre più distratti e frettolosi l’esempio di un grande
per cui il nome di Perugia sonò alto nell’Italia del Trecento.

Riconsiderare, anche alla luce dei nuovi documenti, la figura di
Biordo Michelotti e dei fratelli che ne assecondarono e continuarono
l'opera, significa riprendere in esame una delle pagine più tormen-
tate e drammatiche della storia medioevale di Perugia, allo scorcio
di un secolo denso di luci e di ombre, contrassegnato da lotte vio-
lente e profonde trasformazioni. Se nella prima metà del Trecento,
in coincidenza con l’esilio avignonese, la città aveva conosciuto il
momento del massimo splendore e della massima espansione poli-
tica, intorno alla metà del secolo aveva dovuto piegarsi ad un este-
nuante dialogo con il legato pontificio cardinale Albornoz *, preludio
a quella sottomissione alla Chiesa che invano clamorosi quanto epi-
sodici exploits, come la cacciata del Monmaggiore, tenteranno di
contrastare. Frattanto, logorate dalle lotte intestine tra le fazioni
e dalle guerre esterne alimentate da fuorusciti e venturieri, le isti-
tuzioni comunali entrano in crisi e il terreno diviene propizio per i
primi esperimenti di signoria.

La crisi del comune del popolo, il vacillare del libero pacifico e
tranquillo stato popolare della città di Perugia, quale si era venuto
2 MARIO RONCETTI

configurando nel corso del secolo xiu con l'ingresso delle corpora-
zioni delle arti nella struttura costituzionale del comune e all'inizio
del secolo xiv con l'istituzione della suprema magistratura dei priori,
costituisce appunto lo sfondo giuridico-politico contro il quale si
muovono i protagonisti di questa pagina di storia.

Dei quali é chiaro che non intendo qui rinarrare per esteso le
gesta, ma piuttosto tentare un riesame critico della storiografia che
li riguarda, attraverso cui non é escluso che possa giungere a formu-

lare qualche rettifica o qualche precisazione.

«Inter Raspantes cum civitatis regimine potirentur, quattuor
fratres fuere, quorum matrem prudentissimam feminam saepe di-
xisse traditum est, sibi quattuor filios esse : Biordum, qui et dicendo
et faciendo excelleret : Ceccholinum, qui facere quidem egregie nos-
set, eloqui nesciret : Antonium, cui dicendi copia cum esset, faciendi
non esset: et Eganum, qui et facere et dicere ignoraret » ®. Per
quanto già nota ? la definizione fornita dal papa umanista mi pare
che possa essere assunta come valido punto di partenza per un di-
scorso che si propone di sottolineare la risonanza dei Michelotti negli
scrittori del Quattrocento, come ad esempio il Campano, che pur
militando per cosi dire.in campo avverso non esita a qualificare
Biordo «bellicae rei laude insignis, atque illa aetate [1392] claris-
simus » ? e di lui riferisce il gesto magnanimo della liberazione di
Braccio, dopo un memorabile colloquio nel corso del quale i due
ebbero modo di guardarsi negli occhi e valutare la rispettiva gran-
dezza 9.

Al santo arcivescovo di Firenze Antonino é logico che Biordo
appaia fondamentalmente come un usurpatore del patrimonio ec-
clesiastico, a tal punto che « Bonifacius pontifex non solum Bior-
dum excommunicavit cum suis complicibus ut manifestum ecclesie
inimicum et bonorum ecclesie usurpatorem : sed crucem contra eum
predicari fecit: indulgentiam generalem largiendo plenarie remis-
sionis pergentibus contra eum et suos in bellum » 9.

Nel poema di Lorenzo Spirito é invece la figura di Ceccolino
quella che emerge tra la folla dei personaggi di secondo piano, anche
se ritratto nell'infausta giornata della battaglia di S. Egidio:

«Già era stato preso Ceccolino
Dopo lunga difesa, essendo certo
Che a lui ne va la vita col domino » ?.

pae
UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 3

Il tono elegiaco della descrizione si accentua quando il poeta ce
lo presenta tutto immerso nei suoi tristi presentimenti :

«‘O Ceccolino, perché stai sì pensoso ?
Che l’esser preso suole intervenire”.

Allora quasi tutto lacrimoso

Rispose e disse: ' L'anima ferita

Non lassa al corpo avere alcun riposo.

A te la robba, a me ne va la vita :

O signor Carlo, io non ispero mai

Di questa prigionia trovar l'uscita' » ®.

In realtà i timori del prigioniero dovevano rivelarsi fondati, se
nonostante un'esplicita promessa :

«Ma non abbiate tema, ché io vivendo
Certo che salve arete le persone,
Né d'offenderve in quelle punto intendo » 9?

Braccio, immemore di come si era comportato nei suoi confronti
il più grande dei Michelotti, lo fece morire nel luglio del 1419 *),

Di Francesco Maturanzio è l’epitaffio che segue ; esso fa parte
di una serie di ottave scritte su commissione di Braccio «II» Baglioni,
per illustrare i ritratti dei perugini famosi nelle armi dipinti nel pa-
lazzo di lui:

«Immagin sono di quel magno Biordo
Che al mondo sugiugò tante cittadi,

Di ventidue stendardi io mi ricordo
Venirgli insieme in gran solennitade ;
Ai suoi nimici il viver mise in ordo,
Tenendo il proprio nido in libertade

E feci sì per piani e monti e rive

Che, polver l’ossa, il nome ancora vive » 1).

Tra le fonti storiche locali più propriamente considerate, un
posto di rilievo occupano le cronache perugine, prima fra tutte la
Cronaca del Graziani :®, che integrata dal Quarto Supplemento per
gli anni precedenti il 1398, narra diffusamente l’episodio dell’assas-
4 MARIO RONCETTI

sinio di Biordo ed i fatti che ne seguirono. L'aver confidato a Simone
Guidalotti il disegno « de diventare grandissimo homo per mezzo de
certi gran maestri, peró che molto era amato da essi et da ogni altra
persona, tanto da richi quanto da poveri, più che homo che avesse
mai Peroscia, et questo era per la gran benignità piacevolezza et
amore che regnava in lui»? sarebbe stata dunque l’imprudenza
che gli riusci fatale: d'altra parte anche Francesco Bonaini, nella
sua lucida prefazione, afferma : « Né so bene se Biordo vivendo per
molto tempo, avesse saputo o potuto aiutare costantemente la parte
popolare, per quella sua natura alcerto non mite nei desiderj, e
mostrarsi quel temperato cittadino che dicono esser egli stato finché
gli bastò la vita » 19.

Ma quali che fossero le sue intenzioni, il fatto è che finché visse,
Biordo seppe mantenersi nell'ambito della legalità, manifestando co-
stantemente un profondo rispetto per le istituzioni e le magistrature
comunali, come ben rileva il Fabretti? ; diversamente da quanto
ebbe a verificarsi durante il precedente esperimento di signoria ad
opera di Pandolfo e Pellino Baglioni, di cui le fonti offrono testi-
monianze del seguente tenore: « E non ostante che'] Papa havesse
la signoria, non si facea in Peroscia se no quanto voleva Pellino e
Pandolfo de' Baglioni, et faceansi allora in Peroscia molte laide
cose, et di rubare et uccidere et ogni altro male...»!9; e ancora:
«Il reggimento de i gentiluomini era durato anni nove e mesi tre,
cioè dal 1384 et primo d'aprile fino al 1393 sempre gridando : muo-
iano i Raspanti ; nel qual tempo regnarono in questa povera città
inganni, rapine, omicidii, assassinamenti, latrocinii, adulterii, vio-
lenzie, sagrilegii e licenza d’ogni male»?, Giudizio che non ha
certo bisogno di commento e che é stato accettato senza riserve
da Roberto Valentini 19 e Roberto Abbondanza 19),

Accanto alle Cronache pubblicate a Torino dal Fabretti 29, oc-
corre ricordare i Documenti : uno dei quali riguarda Ceccolino, esen-
tato da imposizione straordinaria al tempo del re Ladislao 21) ; men-
tre un secondo fornisce l’elenco dei Michelotti esiliati, insieme a
tutti gli altri fautori del governo popolare, dopo il trionfo di Brac-
(AREE

Particolarmente significativa la cronaca pubblicata dal Cheru-
bini cirea i rapporti di Biordo con Bettona *?: essa dimostra come
il nostro, pur essendo un figlio del suo tempo e come tale seguace
del costume dei venturieri, quando gli fu possibile cercò di rispar-
miare dal flagello delle compagnie le terre dell'Umbria. UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 5

Con la Cronaca del Montemarte * il panorama si allarga alla
considerazione delle vicende svoltesi nell'Umbria meridionale, in par-
ticolare a Todi, Orvieto e Città della Pieve: per quest'ultima loca-
lità anzi l'autore rivendica alla sua famiglia il contributo determi-
nante prestato ai Michelotti: «... et Biordo e fratelli si riputaro
molto serviti da noi: et disse sempre Biordo haver auta la Pieve
per Dio et per casa Montemarte » ?9,

La Cronaca del Minerbetti *? infine, nel narrare le vicende ita-
liane dello scorcio del secolo, rispecchia naturalmente il punto di
vista dei fiorentini. L'uccisione di Biordo, per quanto stranamente
anticipata al 1397, vi é descritta con sufficiente dovizia di partico-
lari e di essa vien fatta risalire la responsabilità al papa, che grandi
promesse avrebbe fatto al Guidalotti senza poi mantenerle ??.

Passando a trattare delle storie, non si puó certo prescindere
dalla fondamentale Historia del Pellini 29, di cui finalmente sono
state ricostruite le oscure vicende redazionali ed editoriali e ci é
stata fornita una preziosa chiave di lettura *9 : sufficientemente in-
formato, sereno ed obiettivo, nonostante il conformismo di fondo,
al Pellini non si puó rimproverare che qualche inesattezza cronolo-
gica, come l'aver assegnato al 1391 anziché al 1395 l’inizio della
signoria di Biordo su Orvieto ?°).

E sulla scia del massimo storico perugino, ecco l'erudito Ma-
riotti *) e l'eloquente Bonazzi *? ; ecco il filone degli storici anglo-
sassoni con lo Heywood * e la Symonds #4; ecco F. Guardabassi 5
col suo modo alquanto stizzoso di narrare le patrie vicende.

Ma il nome di Biordo Michelotti ricorre anche in storie di inte-
resse e portata nazionale, dagli Annali del Muratori #9, che non fu
certo tenero verso di lui, suscitando la giusta reazione del Fabretti
specialmente là dove affermò che Biordo, entrato in Perugia nel
1393, «tirannicamente ne prese il dominio »*?, alla recente monu-
mentale Storia di Milano *, ove le vicende del nostro s'inquadrano
nel capitolo « Milano contro Firenze », che pur essendo dovuto alla
penna di Francesco Cognasso, forse per eccesso di schematizzazione
incorre nell’abbaglio di definire i Guidalotti come « appartenenti al
partito avverso dei Beccherini » 29).

Tra i contributi di carattere biografico ricorderò al di là della
classica eloquenza degli Elogi dell’Alessi ‘°, il breve profilo del Cri-
spolti *», l'appassionata opera giovanile del Fabretti *? da cui questo
lavoro ha preso le mosse, la miniera di notizie rintracciabili nel
Dizionario del Moroni *9, i riferimenti contenuti nella fondamentale
6 MARIO RONCETTI

opera del Ricotti ‘ e le «voci» che figurano in recenti dizionari,
come quello curato dall'Argegni *? o addirittura il Dizionario Enci-
clopedico Italiano *9.

Un rapido cenno meritano anche gli storici di parte avversa,
come Louis de Baglion *? e Baleoneus Astur '9. A] primo natural-
mente riesce difficile intendere il senso della « boucherie » in cui
perde la vita Pandolfo Baglioni, che tra l'altro per una strana coin-
cidenza era sposato con una Michelotti. Se, come egli dice, «la fu-
reur des raspanti ne connait plus de bornes», è lecito pensare che
con essi fosse insorto tutto il popolo, esasperato contro l'oppressore.
Per il resto egli cerca di sminuire la portata del successo di Biordo,
salvo poi a rimanere colpito dal fatto che il sipario del massimo
teatro cittadino riproduca « en peinture épisodique d'une assez bonne
facture » quel medesimo trionfo *?.

Il più recente storico dei Baglioni invece, più sereno ed obiet-
tivo, si limita a ironizzare sull’entusiasmo con cui il Bonazzi, da
buon democratico dell’Ottocento, descrive i benefici effetti della si-
gnoria borghese di Biordo, giungendo a paragonare la spada data
dai perugini al Michelotti alla spada mandata dagli italiani del Ri-
sorgimento all'eroe di Montevideo 5°.

Accanto alle cronache e alle storie, esiste nella pubblicistica pe-
rugina sull’argomento un filone più squisitamente letterario, che
non si può certo passare sotto silenzio. Intendo riferirmi ai racconti
storici fioriti intorno alla figura di Biordo Michelotti, a cominciare
dal romantico Amore e morte di Alberto Tei 5), che con taglio cine-
matografico illustra gli ultimi mesi di vita del venturiere. Il rac-
conto si inizia con la descrizione delle nozze fastose, veramente «a
splendid pageant » come direbbe la Symonds, e si sviluppa attra-
verso una acuta caratterizzazione psicologica dei fratelli Guidalotti,
i quali nella gelosia dell'ardente Annibaldo per la giovane sposa di
Biordo trovano un movente di piü per indursi al loro truce delitto.
Quasi contemporaneo é l'appassionato romanzo di Luigia Fabretti
Cuori di ferro *9, che. con respiro più ampio narra le vicende del
nostro sullo sfondo della politica italiana del tempo. La frase «in-
vano si fissa il nido all'aquila volatrice » 9, con cui l'autrice allude
all'ansia di Biordo per piü vasti orizzonti e alla sua decisione di ri-
prendere la via della Marca dopo il trionfo perugino, puó aver ispi-
rato il titolo all'opera di Enzo T. Tiberi L'aquila e i falchi *9, con-
tinuamente sospesa tra retorica campanilistica e storia militare. Pur

«áo UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 7

essendo dedicata a Braccio Fortebraccio, essa riconosce a Biordo
il posto che gli compete nella storia di Perugia e sottolinea la con-
nessione politica e militare esistente tra i due condottieri. Dopo la
loro scomparsa, si inizia fatalmente per Perugia la parabola discen-
dente, dal momento che i Baglioni « non ebbero né l'audacia e l'abi-
lità politica di Biordo, né il genio di Braccio. Essi non furono che i
falchi pur se s'annidarono nel nido dell'aquila » 59.

Venendo infine alla piü recente letteratura storiografica sui Mi-
chelotti, ci si imbatte nel documentato saggio di Gino Franceschini 59,
che la vicenda di Biordo presenta come un episodio della lotta in-
gaggiata tra Milano e Firenze per il predominio dell’Italia centrale :
interpretazione questa che riprende e sviluppa un’idea già avanzata
dal Guardabassi 5°. Recentissimo è poi il lavoro del Goldbrunner
sulla dedizione di Perugia a Giangaleazzo Visconti *9, recensito in
questo stesso « Bollettino » da Lodovico Scaramucci 59). Al recensore
tuttavia vorrei far osservare che non mi sembra esatto usare al ri-
guardo la parola «resa » o « capitolazione » (traducendo forse troppo
letteralmente dal tedesco Übergabe): in realtà dovette trattarsi di
una responsabile scelta politica, di una decisione presa dai magi-
strati e dai consigli perugini nel contesto di circostanze eccezionali,
alla quale non fu certamente estraneo il coraggio e lo spirito reali-
stico di Ceccolino Michelotti. Che del resto, tutto sommato, sia stata
una saggia decisione, é confermato dallo stesso Franceschini, il quale
ritornando sull'argomento *? pone in luce le ragioni profonde che
consentirono in breve tempo al Visconti di realizzare quasi l'unità
del regnum Italiae. Se la repubblica fiorentina incarnava il modello
dello stato democratico e per bocca del suo grande cancelliere Co-
luccio Salutati si faceva propugnatrice degli ideali di libertà e di
unità dell'Italia, nella prassi politica molto spesso da quegli ideali
si allontanava e non la salvezza ma la rovina dell'Italia favoriva
affidandosi interamente alle armi straniere. Viceversa lo stato vi-
sconteo, ad onta della sua natura di stato autoritario e nonostante
la sua tumultuaria organizzazione, godeva di una piü larga base di
consensi proprio perché aveva superato il particolarismo municipale,
attribuendo incarichi di governo a magistrati provenienti da ogni
provincia e confidando la difesa del vasto territorio esclusivamente a
capitani italiani. Cosi, sebbene per pochi anni, anche Perugia poté
usufruire dei vantaggi derivanti da tale situazione.
8 MARIO RONCETTI

A Ceccolino, e alla sua vera o presunta attività poetica, è dedi-
cato l’ultimo paragrafo di questa veloce rassegna. Si può prendere
lo spunto dalla recensione segnalata sotto la voce Ceccolino Miche-
lotti nel volume degli Indici di questo « Bollettino » 9), per risalire
all'articolo recensito * in cui Albino Zenatti illustra il contenuto di
un codice di antiche rime appartenuto a G. B. Boccolini, arcade
vissuto a Foligno nella prima metà del secolo xvin. Tra altri com-
ponimenti poetici, vi figura al n. 19 la ballata « Non spero mai con-
forto » di un Ceccolino non meglio identificato, «edita di su questo
codice dal Vincioli, cui l'aveva comunicata il Boccolini, nel 1720 ».
In nota lo Zenatti fornisce i riferimenti bibliografici dell’antologia
di poeti perugini curata dal Vincioli ©), nonché della raccolta data
alle stampe dal Carducci *, ove la ballata è riprodotta con qualche
emendazione ed attribuita, sia pure col beneficio del dubbio, ad un
« Ceccolino [de' Michelotti] da Perugia ». Nella nota di presentazione
anche il Carducci fa riferimento alla edizione del Vincioli, che oc-
corre quindi esaminare con una certa attenzione. L’autore vi è indi-
cato semplicemente come Ceccolino ; nella nota di commento che
segue i versi il Vincioli, sull'autorità del Crescimbeni *9?, afferma che
questo poeta « può credersi della famiglia Michelotti », trovandosi
un Ceccolino ambasciatore a Firenze nel 1326 e un altro, il nostro,
che morì nel 1419. Ma per quest’ultimo il Vincioli ripete la nota
sentenza di Pio II, secondo la quale « facere quidem egregie nosset,
eloqui nesciret », mostrando perciò di dubitare che un uomo d’azione
«subitaneo e terribile », un capitano di ventura dalla vita intensa e
travagliata, potesse coltivare sia pure da dilettante ambizioni lette-
rarie. Rimane pertanto ancora da dimostrare l’ipotesi del Fabretti,
suggestiva e romanzesca quanto si vuole, secondo cui Ceccolino
avrebbe inviato questi versi, del resto di valore alquanto limitato,
alla moglie Lodovica di Cante de’ Gabrielli da Gubbio, quando chiuso
in un carcere disperava di rivedere la patria, i parenti e gli amici *9.

> >k

Il ms. 1665 della Biblioteca Comunale Augusta di Perugia (Fondo
Mariotti) è un codice membranaceo del secolo xv in., che misura
mm. 220 x 150 (dimensioni della legatura : mm. 230 x 155) e con-
sta, secondo una recente numerazione a matita, di cc. I + 45, di
cui sono bianche le cc. I, 2, 3, 4, 7, 8, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 18,
19, 20, 24, 25, 26, 27, 28, 31,.33, 34, 37, 38, 40, 41, 42. UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 9

Il codice, in buono stato di conservazione, si compone di sei
fascicoli, che sono tutti quaderni tranne il terzo che é un terno.

La scrittura é una minuscola notarile tardo-gotica, tutta della
stessa mano. ;

La legatura in pergamena molle originariamente si ripiegava sul
piatto anteriore in modo da consentire l'allacciatura mediante una
stringa di cuoio. Il piatto anteriore reca la seguente indicazione
(scrittura a penna del secolo xvrir) : « Memorie della famiglia delli
Michelotti ».

Nell'eseguire la trascrizione, mi sono attenuto fedelmente al
testo manoscritto, affidando alle note il compito di correggere al-
cune sviste materiali e non pochi errori di latino dell'amanuense.

L'inventario, redatto dopo il 1413 da un cancelliere di Cecco-
lino, forse lo stesso ser Coluccio di Arquata di cui si parla a p. 49,
si articola in tredici capitoli, che si susseguono in quest'ordine :

1) Privilegi e concessioni pontificie . . . . (pp. 24-26)
2). Sacro; Romano. Imperos +: svi. 154.05 (p. 20. »)
3) Residi. Napoli 3405895940009. ia a (pp?27-28)
4); Comune:di:Perugiais ius i 59 sta c9 (ppis29-32)
9) Castel della Pieve BO, LI. qoos (DD492293)
6) Gualdo cc o RR d 5. (DD: 39597)
7) Nocera u SR ER LUIS (Dputs7399)
8) Salmaregia RR ga Dp E pp3m9740)
9) Postignano Renn) V doi (pp340:41)
10) ASSISIEsS sini. SOIRS. se aes. c(ppárd1-44)
11) Spello Rio)
12)iGannara: fiati ia bg PU et Xp 68. 9)
I3) Exthnaordinaria: ib. sie. 0809 0 (pp. 040552)

Si tratta di una generale ricognizione dei documenti che costi-
tuivano l'archivio privato della famiglia Michelotti, eseguita quando
il secondo dei fratelli senti il bisogno di fare un bilancio di venti
anni di predominio familiare. A lui soprattutto i documenti si ri-
feriscono, ma non mancano quelli che riguardano il fratello mag-
giore Biordo « bone memorie », o gli altri fratelli Sighinolfo ed Egano.

I documenti risultano descritti in modo alquanto sommario,
con indicazione dell'autore, dell'oggetto, della data e talvolta del
notaio estensore. Accanto agli atti di carattere pubblico, che evi-
dentemente rivestono maggiore interesse, assai numerosi sono gli
10 MARIO RONCETTI

atti privati (soprattutto atti di compravendita di case e terreni,
nonché prestiti di denaro): anche questi del resto, mettendo in ri-
salto la consistenza patrimoniale ed economica della famiglia, con-
corrono a spiegarne le fortune.

Come si puó notare, nella redazione dell'inventario é stato se-
guito il criterio di classificare i documenti secondo l'autorità da cui
promanano, ovvero secondo l'ubicazione territoriale dei relativi di-
ritti. Sotto la voce « extraordinaria » l'ultimo capitolo raggruppa do-
cumenti di assai varia natura, che male sarebbero rientrati nei ca-
pitoli precedenti.

I documenti del primo capitolo, « PRIVILEGI E CONCESSIONI
PONTIFICIE » coprono un arco di tempo che va dal 1403 al 1410
e rispecchiano quel periodo della storia di Perugia compreso
tra il breve dominio visconteo e la sottomissione della città al re di
Napoli. Durante questi anni Ceccolino Michelotti *?, conclusa la
pace con il pontefice Bonifacio IX *9, ottiene da lui e dai suoi suc-
cessori Innocenzo VII e Gregorio XII di poter rimanere come vi-
cario pontificio nelle città e nei territori occupati: del 1404 è la
bolla che accorda a lui ed ai suoi fratelli il vicariato di Gualdo e
di Castel della Pieve *9?; seguono negli anni successivi la conces-
sione di Cannara ? e di Postignano ?).

Per queste località i Michelotti pagano regolarmente alla Ca-
mera Apostolica i censi stabiliti, che il più delle volte hanno un va-
lore puramente simbolico *?, conservando le quietanze relative 79).

Non manca un solenne attestato dei servizi resi da Ceccolino
alla Chiesa, rilasciato con bolla di Gregorio XII del 1407 7). Lo
stesso pontefice nel 1410 gli concede il vicariato di Gualdo Catta-
neo 9? e lo iuspatronatus sul monastero di S. Stefano di Parrano ?9).

Nel secondo capitolo, « Sacro Romano IMPERO », si trova re-
gistrato un solo documento, che tuttavia è sufficiente a far crol-
lare le maligne insinuazioni degli storici circa il titolo nobiliare por-
tato da Biordo negli ultimi anni di vita. Se dal Pellini l’ipotesi di
una più o meno arbitraria assunzione del titolo è avanzata in forma
dubitativa e indiretta "?, dal Guardabassi la cosa è data per certa ?8).

Ma ora ecco che queste tre righe d’inventario, smentendo tali
gratuite affermazioni, ristabiliscono la verità : perché effettivamente
nel 1396 l’imperatore Venceslao l’aveva creato conte di Castel della
Pieve:?9),

Ancora una volta il Fabretti aveva visto giusto 89; anche se UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 11

poi, sulla scorta di quanto scrive il Moroni 8), si debba a onor del
vero precisare che l’investitura giunse grazie all’intercessione del
potente signore di Milano, senza escludere addirittura che, proprio
dietro l'esempio del Visconti, essa sia stata pagata in moneta so-
nante.

Del terzo capitolo protagonista è ancora l’impreteribile Cecco-
lino 5, alle prese questa volta con il giovane e ambizioso « RE DI
NapoLi » Ladislao. Come è noto, la nuova dedizione di Perugia fu
decisa in funzione antibraccesca nel giugno del 1408 e durò fino
alla morte del sovrano, avvenuta nell’agosto del 1414. L’inventario
ricorda i patti conclusi tra il re da una parte e il comune di Perugia
e i fratelli Michelotti dall'altra *9, « patti assai più vantaggiosi per
la libertà perugina, che non quelli di Gian Galeazzo e del papa » *9,
rinnovati con Ceccolino il 10 ottobre 1412 85),

Tra i privilegi elargiti al nostro dal re di Napoli, troviamo la
concessione del dominio sulle città di Spello, Gualdo Cattaneo e Col-
lemancio (29 giugno 1409) #9, l'esenzione del castello di Bastia da
qualsiasi obbligazione nei confronti del comune di Assisi 8°), l'asse-
gnazione del feudo di Biccari in Puglia in cambio di seimila fiorini
d'oro 88),

La fiducia di Ladislao verso il condottiero perugino si mani-
festa anche nel permesso accordatogli di rilasciare salvacondotti 89)
o di estrarre bestiame dal regno ®), ma soprattutto nell'averlo chia-
mato a militare ai suoi stipendi, come risulta da vari documenti *»,

Nel quarto capitolo sono elencati i privilegi concessi ai Miche-
lotti dal « ComunE DI PERUGIA », nonché i diritti da essi acqui-
siti nella città e nel contado. In mezzo ad un materiale alquanto
eterogeneo, spiccano le concessioni fatte a Biordo dopo il trionfo
del 1393 *, che ho voluto riportare integralmente in appendice, in
una trascrizione eseguita dalle Riformanze del Comune ®); c’è poi
un primo accenno ai rapporti col duca di Milano *? e una testimo-
nianza indiretta del favore di cui godeva in Perugia l’« onesta e ri-
spettata persona » di Francesco Ricciardi, viceré di Ladislao *9. Si
tratta di una sentenza resa dal vicario di lui in favore di Ceccolino
e fratelli contro certi «emptores gabelle communis », incaricati pro-
babilmente di esigere quell’imposizione straordinaria da cui i Mi-
chelotti erano stati espressamente esentati *9,

Numerosi gli atti privati : in città acquisti di case, generalmente
ubicate «in monte Porte Solis », quasi a crearvi una piccola citta-
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12 MARIO RONCETTI

della familiare ; nel contado acquisti di case e di terreni, situati di
volta in volta a Umbertide ®, a Deruta *?), nella villa di Candio-
ne 9, a Castel delle Forme 199),

Nel quinto capitolo sono descritti i documenti relativi ai di-
ritti acquistati da Ceccolino negli anni 1408-1413 a « CITTÀ DELLA
PIEVE ». Situata ai confini sud-occidentali dell'Umbria, la ridente
cittadina che di lì a poco doveva dare i natali al Perugino era ancora
conosciuta col nome di Castel della Pieve, e per i Michelotti costi-
tuiva se non il cuore certo uno dei caposaldi del loro ambizioso
disegno di crearsi una stabile signoria nelle terre della Chiesa. Ot-
tenutone come abbiamo visto il vicariato, Ceccolino provvede ad
acquistarvi case e terreni, non solo da privati ma anche da persone
giuridiche, come la locale Confraternita della Vergine Maria 19) o
l'Ospedale della Misericordia di Perugia !°®. A due pievesi vengono
prestati per un anno trecento ducati 1°),

Dei capitoli che seguono, dal sesto al nono, è possibile trattare
contemporaneamente, dato che interessano la stessa area geografica,
approssimativamente individuata da un quadrilatero avente ap-
punto per vertici « GuALDO », « NOCERA », « SALMAREGIA » e « Po-
STIGNANO ». A giudicare dal numero e dalla varietà degli atti
elencati sotto tali voci, bisogna riconoscere che particolare im-
portanza era attribuita dai Michelotti a questa zona : il cui controllo,
realizzato minuziosamente attraverso una catena ininterrotta di roc-
che, castelli e borghi fortificati, mulini e gualchiere, consentiva loro
di disporre a piacimento di quel « passaggio a nord-est », di quella
via della Marca, per la quale aspiravano ad estendere l'orizzonte
del proprio dominio, assicurando altresi una continuità territoriale
con i possedimenti del conte Antonio da Montefeltro, signore di
Urbino e massimo fautore della politica viscontea nell'Italia centrale.
Ció é tanto piü vero se si pensa che questo territorio era collegato a
Perugia attraverso i possedimenti del contado di Assisi e di Spello,
come si vedrà piü avanti.

Rientrano nel quadrilatero le località di Gaifana 1°, Boschet-
to :°5) e le Molina !°), mentre ne fiancheggiano il lato occidentale
Lanciano 19) e Crocicchio 1°), verso il confine di Gubbio.

Alla varietà degli atti ricordati corrisponde una molteplice for-
ma di intervento nell’area in questione : intervento che in certi casi
assume il carattere di un vero e proprio investimento produttivo.
Accanto ad acquisti di case e di terreni genericamente indicati,
troviamo infatti l'acquisto e il cottimo di poderi 1°), l'acquisto di

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mcd (SIP L AIL : sio o xa ae IT ome T pm e Aem dae MEI Sy e

a UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 13

una vigna per cento fiorini »?, l'acquisto di molini a olio e a grano 111),
l'acquisto di una fornace per la fabbricazione del vetro 11) e soprat-
tutto gli atti necessari all'impianto di un'azienda per la tessitura dei
panni di lana 1), in vista della quale Ceccolino stipula addirittura
un contratto di società «ad medietatem lucri vel dampni», prov-
vedendo al finanziamento dell'impresa con l'anticipazione di cento
fiorini 114),

Nel corso di questa intensa attività giuridica ed economica il
Michelotti entra in rapporto con varie persone e istituzioni religiose
di Gualdo : i monasteri di S. Benedetto, S. Lucia e S. Maria Madda-
lena, e lo stesso arcivescovo 115),

Per Nocera l’inventario registra anche alcuni documenti pub-
blici, tra cui una supplica indirizzata dalla comunità a Giovannello
Tomacelli in occasione del crudele assedio del 1402 115), e la conces-
sione del dominio sulla città del 1404 119),

A Salmaregia troviamo una serie di mutui elargiti da Ceccolino
nel 1412 per una somma complessiva di oltre quattrocento ducati :
probabilmente allo scopo di legare a sé un certo numero di persone
fedeli in questo importante castello di confine.

A Postignano acquisti di campi e di vigne, mutui, e due carat-
teristici contratti di soccida 118) abbastanza naturali del resto, se si
pensa che la rocca sorge tra i pascoli del versante orientale del Su-
basio.

Attraversato il monte, si giunge nel contado di «Assisi». Il de-
cimo capitolo dell’inventario presenta al riguardo una serie di do-
cumenti assai interessanti, che risalgono al secolo aureo della città,
all’epoca di Francesco e di Federico.

Si tratta della documentazione concernente i diritti feudali sul
castello di Sassorosso, di cui nel 1214 il duca di Spoleto Diopoldo
aveva investito una nobile famiglia di Assisi 11°), e che ora dai di-
scendenti di questa vengono trasmessi a Biordo (1396) 12 e a Cec-
colino (1405 e 1408) !2. L’importanza del castello, situato verso il
confine con il comune di Spello, era notevole, specialmente in rela-
zione alle esigenze di collegamento con i caposaldi dell’altro ver-
sante del Subasio, di cui si è già parlato. Ad esso inoltre era colle-
gato un ricco pedaggio '*? in grado di fornire un considerevole get-
tito economico.

Scendendo dal monte ed avviandosi verso Perugia, i Michelotti
potevano disporre di sicuri punti d’appoggio a Bastia e all'Ospeda-
licchio 129),
Li

s

14 MARIO RONCETTI

Tra le persone giuridiche nominate in questo capitolo vi sono
i monasteri di S. Agnese '?*) e di S. Paolo 1*5), nonché il sacro con-
vento di Assisi 129),

Nel capitolo dedicato a «SPELLO», l’interesse si concentra sul-
l'acquisto di palazzi, di case e di orti situati entro la cinta delle
mura urbiche o nel borgo : la felice posizione della cittadina e la
conformazione delle sue strade atte alla difesa dovevano rendere
estremamente appetibile questo luogo che di lì a poco sarebbe dive-
nuto una roccaforte dei Baglioni.

Ma nel contado di Spello si trova il castello di Collepino, che
Ceccolino strappò ai fuorusciti perugini nell’estate del 1401. L’in-
ventario ne fa cenno più avanti 12°).

Di «CANNARA» si è già parlato a proposito della concessione
pontificia del 1405 :29 : il brevissimo capitolo dell’inventario che si
intitola a tale località accenna soltanto ad un atto di sindacato del
comune 2, di cui peraltro non è ben chiara la natura.

L'ultimo capitolo dellinventario contiene, come si è detto,
« EXTRAORDINARIA», vale a dire una serie di documenti che sfuggono
ad una precisa classificazione. Si puó dire in generale che si tratta
di obbligazioni, o comunque di atti concernenti rapporti personali
tra i Michelotti da un lato e dall'altro un'ampia rosa di più o meno
illustri personaggi contemporanei.

Un primo nucleo si puó individuare nelle relazioni intercorse
col duca di Milano, di cui rimane la testimonianza di lettere 159),
capitoli **9 e una condotta di 100 lance 2, Balzano quindi in evi-
denza i rapporti con i piü famosi condottieri e capitani di ventura
del tempo, come Corrado Lando 92, Azzo da Castello 92, Marino
Tomacelli?:9, Giovanni Colonna 99, Bartolomeo Gonzaga 9?, Ma-
latesta Malatesta *9 e Francesco da Carrara 159),

Si incontrano anche obbligazioni per cospicue somme di dena-
ro *» e non mancano esempi di cifre sborsate per il riscatto di pri-
gionieri 141),

Le aree geografiche interessate da questi documenti sono pre-
valentemente le Marche e l'Abruzzo ; ma degno di nota é pure un
accenno alla signoria dei Malatesta in Todi 14), poco prima che essa
cedesse il campo a quella di Biordo.

MARIO RONCETTI

— gg UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 15

NOTE

') Una esauriente ricostruzione di questo capitolo di storia perugina
si deve a MARIA Pecuci For, Il Comune di Perugia e la Chiesa durante il pe-
riodo avignonese con particolare riferimento all' Albornoz, in « Bollettino della
Deputazione di Storia Patria per l'Umbria », Lxv (1968), fasc. 11, pp. 5-102 ;
LXVI (1969), fasc. 1, pp. 67-150.

") Pius PP. II (Enea Silvio Piccolomini), Pii Secundi Pontificis Max.
Commeníarii rerum memorabilium, quae temporibus suis contigerunt, a R. D.
Ioanne Gobellino vicario Bonnen. iamdiu compositi, et a R. P. D. Francisco
Band. Picolomineo Archiepiscopo Senensi ex vetusto originali recogniti . . .
Romae, Ex Typographia Dominici Basae, 1584, p. 77 A, B.

*) Cir. ARIODANTE FABRETTI, Note e documenti raccolti e pubblicati da
A. F. che servono ad illustrare le Biografie dei capitani venturieri dell Umbria.
Montepulciano, Coi tipi di Angiolo Fumi, 1842, p. 138, n. 1; nonché le va-
rianti riportate da RANIERO GIGLIARELLI, Perugia antica e Perugia moderna.
Indicazioni storico-topografiche ... Perugia, Unione Tipografica Cooperativa
Editrice, 1907, pp. 647-648. Fonte preziosa per una ricerca storico-genealo-
gica sono le Notizie della Famiglia Michelotti Perugina raccolte dal Sig. D."
Vincenzo CavALLUCCI (Ms. 1889 della Biblioteca Augusta, cc. 126-193;
ibidem, Ms. B 27, cc. 16r-34v).

*) G. A. CAMPANO, Braccii Perusini vita et gesta ab anno MCCCLXVIII
usque ad MCCCCXXIV... A cura di Roberto Valentini. Bologna, N. Zani-
chelli, [1929] (RR. II. SS.?, Tomo xix, Parte Iv), p. 11.

*) «Fertur Biordus ante quam ille rediret ad suos, perbenigne hominem
allocutus, obtulisse, si secum militare vellet, stipendium quantum ne apud
Feltranos quidem habuisset : magna et in hoste et in victore clementia. Illum
vero egisse gratias tradunt et in hunc ferme modum respondisse : non vo-
luntatem quidem sibi deesse sub illo militandi, ceterum fortunam ipsam ad-
versari. ' Si tua, inquit, stipendia sequi velim, aut ipse ignavum me senties,
aut patria proditorem. Si enim tua secutus signa in acie non stetero, si tuum
hostem non feriam, si castra deseram, quid nisi ignavi militis et perfidi trans-
fugae opus egero? Sin vero inter primos in acie constitero, contra quos
erit eundum ? Si egregie pugnavero, quos petam ? Si fugientes persecutus
fuero, si gladium perstrinxero, fratres invadendi erunt, feriendi amici, patria
denique ipsa violanda. Proinde quod fortuna nostra non patitur, nec tu pe-
tere debes, nec ipse praestare'. Ille animi magnitudinem admiratus, abeundi
potestate facta, hominem apud suos saepe postea commendavit, ut virtus
etiam apud hostem laudari solet ». (Ibidem, p. 14).

*) S. ANTONINO DI FIRENZE, Tertia pars Historiarum Domini Antonini
Archipresulis Florentini in tribus tomis discretarum : solertiorique studio re-
cognitarum : cum triplici eiusdem Indice nunc luculentius edito : et a mendis
16 TE MARIO RONCETTI

quamplurimis expurgato. Lugduni, Iacobus Myt, 1527, c. 128 v. Analogo é
il punto di vista del Platina, presso il quale tuttavia si riscontrano anche
molte inesattezze (BARTOLOMEO SACCHI DETTO IL PLATINA, Le vite de’ pon-
tefici... In Venetia, Appresso Gio : Battista Brigna, 1685, p. 378).

7?) Lorenzo SPIRITO GUALTIERI, Altro Marte de la vita et gesti de lo il-
luxtrissimo et potenti capitano Nicolò Picinino. Vicenza, [Simone Bevilacqua],
1489, libro 1, cap. xix. Analogamente il Campano (op. cit., p. 102) : « Cicco-
linus quoque, fortissime pro patria et salute dimicans, capitur...».

8) LORENZO SPIRITO GUALTIERI, op. e loc. cit. Seguo generalmente la
lezione di ARIODANTE FaBRETTI, Note e documenti ... cit., pp. 110-112.

*) Ibidem. Ho accolto la lezione del Valentini. Secondo Fabretti il primo
verso andrebbe letto : « Ma non abbiate tema, ch’io vi rendo ».

19) Roberto Valentini, commentando la reticenza del Campano (op. cit.,
p. 103, n. 1 e 2) sull'argomento, cerca di ricostruire le ragioni politiche che
avrebbero indotto Braccio a prendere una tale decisione, ma non può esi-
mersi dal sottolineare la crudeltà di questo « principe » ante litteram nei con-
fronti di Ceccolino, « nobile figura di patriota e guerriero ... che segna con
la sua cattura il tramonto della libertà in Perugia ». Sulla fine di Ceccolino
cfr. Pompeo PELLINI, Dell'historia di Perugia... Parte Seconda, p. 241.

Sul diverso trattamento riservato ai prigionieri, ecco la testimonianza
di Paolo Giovio : «... Braccius in Asisiatum campis, memorabili pugna su-
M peratos Carolum Malatestam, et Cecholinum vivos cepit: Recuperata ex
ea victoria urbe Perusia, Carolum tanquam hostem, ingenti pecunia redimi
permisit: Cecholinum autem uti inimicum, et adversarum partium acerri-
mum Ducem in carcere necavit ». (PAoLo Giovio, Vita Sfortiae clariss. du-

cis... Romae, Antonius Bladus excudebat, 1539, c. xxvi r. e v.).
4) Nel trascrivere il brano, mi sono attenuto alla lezione offerta dal
FABRETTI (Note e documenti ... cit., p. 47, n. x), allontanandomene solo

per la prima parola del quarto verso (Vencelli), che ho sostituito in base
ad un raffronto col testo manoscritto (Ms. 562 (H. 47) della Biblioteca Au-
gusta, c. 145r, n. 10).

Un accenno alle dimensioni europee delle gesta di Biordo si trova anche
nell'opera del Giovio già ricordata, ove si dà per certa una sua onorevole
partecipazione alla guerra dei Cento anni: «. . . Biordus quoque, qui in Gallia
adversus Britannos, magna mercede, et multo maiori cum laude militarat,
apud Perusinos Principatum fuerat consecutus » (PaoLo Giovio, op. cit;
€. III: V.): i

1) Cronaca della città di Perugia dal 1309 al 1491 nota col nome di Diario
del GRAZIANI ... pubblicata per cura di ARIODANTE FABRETTI con annota-
zioni del medesimo di F. BoNAINI e F. PoLIDORI, in « Archivio Storico Ita-
liano », Tomo xvi, Parte 1, Firenze, 1850, pp. 69-750 ; v. particolarmente le
pp. 255-269.

13) Ibidem, p. 264.

14) Ibidem, Prefazione, p. Lx.

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UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 17

15) Ibidem, p. 268, nota 1.

16) Cronaca del conte FRANCESCO DI MONTEMARTE E CORBARA, a cura di
Luigi Fumi. Bologna, N. Zanichelli, 1917 (RR. II. SS.*, Tomo xv, Parte v,
Fasc. 3, pp. 211-268), p. 256. Questa edizione riprende e migliora l'edizione
in due volumi dal titolo : Cronaca inedita degli avvenimenti d'Orvieto e d'altre
parti d'Italia dall'anno 1333 all'anno 1400... corredata di note storiche e
d'inediti documenti dal marchese FrLiPPo ANTONIO GUALTERIO. Torino, Dalla
Stamperia Reale, 1846.

") Memorie di Perugia dall'anno 1352 al 1398, in Cronache della città
di Perugia edite da ARIODANTE FABRETTI. Volume 1 (1308-1438). Torino,
Coi Tipi privati dell’Editore, 1887, p. 52.

19) Nel commento all'opera cit. di G. A. CAMPANO, p. 12, nota 4.

19) ROBERTO ABBONDANZA, Pandolfo Baglioni, in Dizionario Biografico
degli Italiani, v, pp. 238-239.

2°) Oltre quella già citata, v. Memorie di Perugia dall'anno 1351 al 1438,
in Cronache della città di Perugia edite da ARIODANTE FABRETTI. Volume 1
(1308-1438). Torino, Coi Tipi privati dell'Editore, 1887, specialmente alle
pp. 204-206 ; Memorie di Perugia di FRANCESCO DI NicoLò DI Nino dall'anno
1393 al 1541, in Cronache... cit., Volume 1 (1393-1561). Torino, Coi Tipi
privati dell’Editore, 1888, pp. 74-80.

^) Documenti di storia perugina editi da ARIODANTE FABRETTI. Volume
nu. Torino, Coi Tipi privati dell'Editore, 1892, n. 2 (Il Comune di Perugia
mette una imposizione per un anno agli abitanti della città e del contado
in ragione delle loro facoltà e del numero delle bocche (an. 1410), pp. 68-94,
particolarmente le pp. 69, 79.

^) Documenti ... cit., Volume 1. Torino, Coi Tipi privati dell'Editore,
1887, n. 29 (Accordi tra il Comune di Perugia e il Duca di Urbino per difen-
dersi dai fuorusciti (an. 1425), pp. 189-197, particolarmente p. 190.

2°) Biordo Michelotti e Bettona (dal 1380 al 1398). Frammenti storici
estratti dai manoscritti di Fra SrEFANO Tori scrittore bettonese. Offerti da
Claudio Cherubini per nozze Emilia Bianconi-Augusto Morelli. Torino, Stam-
peria dell’Unione Tip.-Editrice, 1885. Pubblicazione recensita in « Archivio
Storico per le Marche e per l'Umbria », vol. 11 (1885), p. 388 : « Ha fatto bene
il Cherubini a pubblicare questi frammenti di fra Stefano Tofi. Avrebbe
fatto meglio a indicarci dove si trova il ms. del Tofi e fornire dati biografici
sull' A. ».

24) Vedi nota 16 in questa stessa pagina.

35) Ibidem; :p.: 257;

^) Cronica volgare di Anonimo Fiorentino dall'anno 1385 al 1409 già
attribuita a PrERo DI GIOVANNI MINERBETTI a cura di Elina Bellondi. Bo-
logna, N. Zanichelli, 1917-1918 (RR. II. SS.?, Tomo D Parte 11, Fasc. 2
e 3/4), in particolare le pp. 153-245.

??) Ibidem, pp. 226-227. |

**) PomPEO PELLINI, Dell'historia di Perugia... Parte Prima... Parte
18 MARIO RONCETTI

Seconda... In Venetia, Appresso Gio: Giacomo Hertz, 1664. Vedi parti-
colarmente 1, p. 1306 ; 11, pp. 25, 28, 58, 64, 88-91, 95-98.

29) Cfr. Luciano FAINA, Dell'Historia di Perugia di Pompeo Pellini
(e particolarmente della sua « Terza Parte »). Notizie, date, considerazioni rac-
colte a riguardo per gli amici di Perugia. Roma, Marzo 1969 (Dattiloscritto
di pp. 58 donato alla Biblioteca Augusta). Questo lavoro è stato compiuto
per onorare la memoria di Uguccione Ranieri di Sorbello, al quale la questione
stava molto a cuore, ed è poi confluito con lievi modifiche nell’edizione foto-
meccanica : Pompeo PELLINI, Della historia di Perugia Parte Terza con un’ In-
troduzione di LuciANO FAINA. Perugia, Deputazione di Storia Patria per
l’Umbria, 1970 («Fonti per la Storia dell'Umbria », N. 8).

89) PoMPEO PELLINI, op. cif., Parte Seconda, p. 25. Cfr. Cronaca del
MONTEMARTE cil., p. 262.

3) ANNIBALE MarioTTI, Saggio di memorie istoriche civili ed ecclesia-
stiche della città di Perugia e suo contado. Opera postuma . . . In Perugia, Presso
Carlo Baduel, 1806, Tomo 1, Parte 1, pp. 91-100.

33) LurG1 Bonazzi, Storia di Perugia dalle origini al 1860 a cura di Giu-
liano Innamorati con una nota di Luigi Salvatorelli. Città di Castello, Unione
Arti Grafiche, 1959-1960?, Volume 1, pp. 405-424 ; 483-513.

3) WILLIAM Hevwoop, A history of Perugia... edited by R. Langton
Douglas. London, Methuen & Co., 1910 («The States of Italy»), pp. 273-
283.

34) MARGARET. SvMoNDs - Lina Durr Gorpon, The story of Perugia...
Illustrated by Helen M. James. London, J. M. Dent & Sons Ltd., 1927 1°
(« The Mediaeval Towns Series »), pp. 33-43. Cfr. anche il recente volume
di MicHAEL ADAMS, Umbria, London, Faber and Faber, 1964, pp. 133-134.

35) FRANCESCO GuARDABASSI, Sforia di Perugia. Perugia, Tip. della Ri-
voluzione Fascista G. Donnini, 1933-1935, Volume 1, pp. 245-262.

36) Lopovico ANTONIO MunaTonri, Annali d'Italia dal principio dell'era
volgare sino all'anno 1750... In Lucca, Per Vincenzo Giuntini, 1762-1764,
Tomo viri (1301-1400), pp. 355-373.

37) Ibidem, p. 356. Tale affermazione è decisamente contestata da A.
Fabretti nell'opera Note e documenti... cit. (p. 26) e nel commento alla
Cronaca del GRAZIANI già ricordata (p. 268 n. 1).

?8) Storia di Milano, Fondazione Treccani degli Alfieri per la Storia di
Milano, 1953-1966, vol. vi (1955), pp. 31, 43, 44.

3?) Ibidem, p. 43.

4°) CESARE ALESSI, Elogia civium Perusinorum qui patriam rerum pace
ac bello gestarum gloria illustrarunt. Centuria prima... Fulginiae, apud Au-
gustinum Alterium, 1635, pp. 69-70 (Biordo), p. 87 (Ceccolino).

4) CESARE CRISPOLTI, Perugia Augusta... In Perugia, Appresso gli
Eredi di Pietro Tomassi, & Sebastiano Zecchini, 1648, p. 287.

4) ARIODANTE FABRETTI, Biografie dei capitani venturieri dell’ Umbria
scritte ed illustrate con documenti . . . Montepulciano, Coi tipi di Angiolo Fumi,

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ud sr UE D Ei e aii apii m eg ATL - — € ER
UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 19

1842-1846, vol. 1, pp. 25-56; ARIODANTE FABRETTI, Note e documenti .. .
cit., pp. 19-41, 137-146.

4) GAETANO Mononti, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica . . . In
Venezia, Dalla Tipografia Emiliana, 1840-1861 (Indice, 1878-1879), ad voces :
Città della Pieve, Fermo, Macerata, Orvieto, Perugia, Todi, Treia, Viterbo.

44) ErcoLE RicoTTI, Storia delle compagnie di ventura in Italia. Torino,
G. Pomba e C., 1845 (« Opere utili ad ogni persona educata raccolte col con-
siglio d’uomini periti in ciascuna scienza »), vol. 11, pp. 182, 185, 196, 197,
202, 204, 205.

45) CORRADO ARGEGNI, Condottieri, capitani, tribuni. Milano, Istituto
Editoriale Italiano Bernardo Carlo Tosi S. A., 1936-1937 (« Enciclopedia
Biografica e Bibliografica Italiana », Serie xix), vol. 11, pp. 254-255.

**) Dizionario Enciclopedico Italiano. Roma, Istituto della Enciclopedia
Italiana fondata da Giovanni Treccani, 1957, vol. vir, p. 720.

4?) Louis DE BAGLION DE LA DUFFERIE, Pérouse et les Baglioni. Étude
historique d’après les Chroniqueurs, les Historiens et les Archives... Édition
nouvelle... Paris, Émile-Paul Éditeur, 1909, pp. 41-47, 495.

18) BALEONEUS AsTUR, 7 Baglioni. Prato, La Tipografia Pratese, 1964,
pp. 37-40.

4°) Louis DE BAGLION, op. cit., p. 41, n. 1. Cfr. RANIERO GIGLIARELLI,
op. cit., p. 652 ; ALBERTO Inaciz, Il Teatro Morlacchi di Perugia, in « Perusia »,
n. 13 (maggio 1954), pp. 9 e 11. Il sipario dipinto da Mariano Piervittori
nel 1874 fu accolto favorevolmente dal pubblico, tanto che gli spettatori
« evocarono il pittore alla ribalta e ancora oggi lo riguardano con civica com-
piacenza ».

50) BALEONEUS ASTUR, op. cit., p. 39, n. 1.

*) ALBERTO TEI, Amore e morte. Pagina di storia perugina 1397-1398.
Perugia, Premiata Tipografia Umbra, 1903 (Estratto dai N.ri 19-20-21-22
dell'« Umbria, Rivista d'Arte e Letteratura»).

*) LurGiA FABRETTI, Cuori di ferro. Perugia, Guerriero Guerra Tipo-
grafo Editore, 1904, pp. 69-174.

$9 Jbidem; p: 117:

54) Enzo TiBERIO TIBERI, L'aquila e i falchi. Genova-Roma-Napoli-
Città di Castello, Società Anonima Editrice Dante Alighieri, 1942.

55) Ibidem, p. 91. Oltre che le arti figurative e la letteratura, la figura
di Biordo avrebbe ispirato anche la musica lirica, fornendo argomento al-
l'opera « La Perugina » di Edoardo Mascheroni (1859-1941), secondo quanto
scrive UGUCCIONE RANIERI DI SoRBELLO, Perugia della bell'epoca 1859-1915,
Perugia, Volumnia Editrice, 1969, p. 509. L’opera, su libretto di Luigi Illica,
andò in scena al teatro S. Carlo di Napoli il 24 aprile 1909. Sul compositore
cfr. CArLo ScHMIDL, Dizionario universale dei musicisti, Milano, Casa Editrice
Sonzogno, 1937-1938, vol. iz, p. 55 e la voce in Enciclopedia dello Spettacolo,
vol. vir, coll. 246-248.

*) Gino FRANCESCHINI, Biordo Michelotti e la dedizione di Perugia al D

20 SE MARIO RONCETTI

duca di Milano, 1n. « Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l'Um-
bria », vol. xrLv (1948), pp. 92-133.

57) FRANCESCO GUARDABASSI, Op. cit., vol. 1, p. 254, dove afferma che
Biordo «giuoca a partita doppia fra due delle potenze piü temute d'Italia,
il Duca di Milano e il Comune di Firenze ».

58) HERMANN M. GOLDBRUNNER, Die Übergabe Perugias an Giangaleazzo
Visconti (1400), in «Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven
und Bibliotheken », B. 42/43 (Tübingen, Max Niemeyer Verlag, 1964), pp.
285-369.

59) « Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria », vol.
LXVI (1969), fasc. I, pp. 151-154.

6°) Gino FRANCESCHINI, La dedizione di Perugia a Gian Galeazzo Vi-
sconti Duca di Milano, in « Archivio Storico Lombardo », Serie Nona, vol.
III (1963), Milano, Società Storica Lombarda, 1966, pp. 287-305.

61) Indici dei volumi I (1895) - LI (1954) a cura di OLGA MARINELLI,
che del « Bollettino » costituiscono il vol. LII-LIMI (1957), p. 268. La recen-
sione si trova nel vol. vi (1900), pp. 121-122.

6) ALBINO ZENATTI, Violetta e Scochetto. Noterella dantesca, in « Gazzet-
tino Letterario » di Catania, Anno 1, Num. 4-5 (15 maggio 1899), pp. 1-2.

ss) Rime di Francesco Coppetta ed altri poeti perugini scelte con alcune
note di GiAciNTO ViNCIOLI. Tomo Primo. Perugia, per l'Er. del Ciani, e Fr.
Desiderj, 1720, pp. 19-20.

64) Cantilene e ballate, strambotti e madrigali nei secoli XIII e XIV a
cura di Giosuè CARDUCCI. Pisa, Tipografia Nistri, 1871, p. 85.

65) GIOVANNI MARIO CRESCIMBENI, Dell'istoria della volgar poesia...
Volume Quinto. In Venezia, Presso Lorenzo Basegio, 1730, p. 217, n. 29:
« Ceccolino, che ha Ballate nel Codice Boccoliniano, non si sa di che famiglia,
né di che paese fosse: Ma avendo noi avvertito, che simil nome fu anticamente
molto frequente nella famiglia Michelotti di Perugia, trovandosi nelle Storie
di detta Città del Pellini par. 1 lib. 6 car. 485 sotto l’anno 1326 un Ceccolino
di M. Perone de’ Michelotti, che fu mandato Consigliero della Lega in Firenze ;
e par. 2 lib. 11 car. 241 un altro Ceccolino Michelotti, che morì nel 1419 e
rapportandosene anche dall’Alessi Elog. Civ. Perus. Cent. 1, pag. 87 potrebbe
essere, che egli fosse uno di questi ». Le sottolineature sono mie.

66) ARIODANTE FABRETTI, Note e documenti . .. cit., pp. 141, 145, 146.

Il nome di Cante Gabrielli non deve trarre in inganno : non si tratta
qui del celebre podestà di Firenze persecutore di Dante, vissuto un secolo
prima, bensì di un omonimo discendente della stessa famiglia, che nel 1381
capeggiò la sommossa contro il vescovo signore di Gubbio e nel 1384
ne cedette il dominio ad Antonio da Montefeltro. Cfr. GIrusTINIANO DEGLI
Azzi VITELLESCHI, Gabrielli, in Enciclopedia Italiana, xvi, 241. Lodovica
Gabrielli aveva recato in dote a Ceccolino il castello della Piscina (oggi Bi-
scina, frazione del comune di Gubbio, situata 20 km. a sud del capoluogo).
Cfr. GiroLaMo BiGazziNr, Libri cavati dai Libri pubblici della Cancelleria

m UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA. MICHELOTTI 21

dei Signori Priori del Magistrato di Perugia (copia di Pompeo Barzi del 1638),
Ms. 1424 della Biblioteca Augusta, cc. 18v, 112r. Già feudo dei Bigazzini,
conti di Coccorano, il castello di Biscina sembra ripetere il suo nome dal tor-
tuoso percorso del Chiascio che ne attraversa il territorio. Vedi in proposito
A.M.A. CALANDRA, Un po’ di luce sull' Umbria. Arte-Folclore-Storia. Studi
e ricerche storiche. Numero speciale di « Storia e Nobiltà », 1v (1970), n. 6-7
(Giugno-Luglio), pp. 30-32.

8?) « Il quale, prestandosi con tanta buona grazia... a tante mutazioni
di governo, si valeva della sua influenza pel meglio del suo paese e pel meglio
di se medesimo, e coi denari del comune difendeva così le proprie come le
città della patria ». Lu1a1 BoNAZZI, op. cit., vol. 1, p. 486.

s8) L’inventario cita al riguardo una copia dei patti conclusi tra le parti,
un transunto degli stessi e la bolla papale di ratificazione. V. pp. 26, 25, 24.

69) V. p. 24.

79) V. p. 24.

7)-V. p. 24.

7?) Un mulo, un paio di fagiani. V. pp. 25, 26.

7) V. pp.. 25, 26.

74 V. p. 25.

'5) V. p. 24.

18) V. D:$20;

7) « Et ne libri publici si trova, che egli di questi tempi [1397] fu co-
minciato a chiamarsi Conte di Castel della Pieve...». PoMPEO PELLINI,

op. cit., vol. 11, p. 88. Cfr. Appendice 2.

78) «... Si è già attribuito il titolo di Conte di Città della Pieve... ».
FRANCESCO GUARDABASSI, Op. cit., vol. 1, p. 254. ;

eV p?:20.

89) ARIODANTE FABRETTI, Biografie... cit, vol. 1, p. 51: «Fin dal
1396 aveva il titolo di Conte di Castel-della-Pieve, di che gli era stato cor-
tese l'Imperator Venceslao . . . ». ;

81) GAETANO MoronI, Dizionario . .. cit., vol. xii, p. 262: « Questi col
favore del duca Filippo Maria Visconti, prese il titolo di Conte della Pieve ».
È chiaro che Filippo Maria è un lapsus per Gian Galeazzo.

8) La definizione è di Lura1 BoNAZzzi, op. cit., vol. 1, p. 498.

1$) Vi -pp:: 28; 91:

84) LUIGI BONAZZI, op. cit., vol. 1, p. 491.

Vip 28:

20) NS 2D: 27.

1): V8 DD:-27;- 91.

33) Vv: 27.

INE 28.

20): V5 28.

LI FAVE 28.

25): 29.

iu O
M ÀÀ

< n 22 MARIO RONCETTI

|| ‘ *)) V. Appendice 1.
| *4) V. p. 29.
95) La definizione è di LurGi BoNAZZI, op. cit., vol. 1, p. 491.
35)5V.«D::30:. Cfr.nota:21: a pia17.
$3) Vie Dis90;
$5) VEED: 30.
33) VD 91.
105) V 2Dp3:31; :32-
10) V Duda:
109) V. E.Da:92:
108) Vi D: 33:
100 V. DD: «365.38:
188) aV XD: 99:
100) V D. 99:
CES BE
105) VO D2327-
10) V DD.-33,; 94, 35; 1360;
Ho cV. p. 34.
ubi V: DD: 34; 37.
Hs). .D:294.
15: V--np- 345135:
| 114): V- 1D. £35.
| 15) V. pp. 33, 34, 35, 36, 39.
16) V. p. 38.
119) Via pi 39.
118) V. Dp. 41.
118)-Vi pp. 41542:
130) Vi p: 42.
HV Dpa 42,043:
| 13) V. p. 43.
| 142) Vi DD:943,:44:
184) V. p. 43.
15 V. D. 43:
130 .Vi:p. 44.
| 1812) V. D. 48.
222) VV. nota-70.a p. 21.
15 VD. 406.
180) VD 40;

em Il 31) V. pp. 46, 49.
i 133). VD. 49;
33) Vi D. 47.
24) - V. D. 47.
335 V.D: 47
186) V. p. 47.

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UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 23

189) V5: D5:50;

1315y5V-—pD:50;

159): Va Dardi

140): V. Dp. 46, 47; 48; 49:50, 51, 52.
14) V. pp.-48, 51.

143) Vip. 50:
B.
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[PRIVILEGIA PONTIFICIA]

In Dei nomine amen. Infra describuntur privilegia et concessiones fac-
tas ^) magnifico domino Ciccholino et fratribus per infrascriptos summos pon-
tifices.

Imprimis describitur in presenti inventario una bulla papalis vicariatus
Gualdi ?) Nucerine diocesis, Castri Plebis ? et aliorum locorum magnificorum
dominorum Ciccolini, Sighynolfi et Egani, pontificatus domini Bonifatii ?
anno .xv. 9.

Item bulla una papalis retificationis^) et confirmationis pactorum *)
habitorum cum domino nostro papa et ipsos Ciccolinum, Sighynolfum et
Eganum, pontificatus eiusdem anno quintodecimo.

Item bulla vicariatus Gualdi Captaniorum *) ligata cum aliis bullis, pon-
tificatus Gregorii ? anno quarto *).

Item bulla Innocentii ? pape de concessione Pustignani !9, pontificatus
eiusdem anno secundo 2,

Item in una scatula magna cum certis aliis bullis est bulla Innocentii

pape VII de concessione castri Cannarii '? pro .virr. florenis auri debitis

a) Si legga facte b) Sta per ratificationis

1) Gualdo Tadino, nella diocesi di Nocera Umbra.

?) L'attuale Città della Pieve.

3) Papa Bonifacio IX (Pietro Tomacelli) eletto il 2 novembre 1389, morì il 1° ottobre
1404.

4) Dal novembre 1403 al settembre 1404. Esattamente la bolla è datata 31 gennaio
1404. Cfr. GUERRIERI, 115.

5) Vedi nota 25 a p. 26.

5) Gualdo Cattaneo sorge nei pressi di Bevagna, sulle colline che separano Todi
da Foligno. Apparteneva alla diocesi di Spoleto, mentre oggi rientra in quella di Todi.
Cfr. MoRONI, Lxix, 27.

*) Papa Gregorio XII (Angelo Correr) eletto il 30 novembre 1406, deposto dal
concilio di Pisa il 5 giugno 1409, rinunzia definitivamente il 4 luglio 1415.

8) Dal dicembre 1409 al novembre 1410.

?) Papa Innocenzo VII (Cosimo Gentile de’ Migliorati) eletto il 17 ottobre 1404,
morì il 6 novembre 1406.

10) Vedi nota 1 a p. 40.

11) Dall’ottobre 1405 all’ottobre 1406.

12) Cannara, nella diocesi d'Assisi, si trova alla confluenza del Timia col Topino,
nella pianura di fronte a Spello.

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C VNNELXZUSZLUSUNKESAXDPITUTITS7M UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 25

Ciccolino per Romanam Ecclesiam pro suis stipendiis, pontificatus eiusdem
anno primo 1°),
Item in eadem scatula copia concessionis terre Canna facta per papam

Innocentium dicto magnifico domino Ciccolino pro (VIII. florenis, ut supra
continetur.

Item in eadem scatula bulla bone licentie et boni servitii dicti magnifici
domini Ciccolini a papa Bonifatio, Innocentio et Gregorio, anno primo pon-
tificatus eiusdem Gregorii ^) 14).

Item in eadem scatula quoddam mandatum appostolicum Gregorii pape
de solvendo certas talias pro terra Gualdi Nucerine diocesis, Spelli, Colli-
mancii^):2, Gualdi Captaniorum et Cannarii. /

Item unum transu [m]ptum pactorum et capitulorum factorum inter do-
minum nostrum papam, commune Perusii et dittos Ciccolinum, Sighynolfum
et Eganum, pontificatus domini Bonifatii anno .xv. !9).

Item quietatio et refutatio censuum debitorum Romane Ecclesie per
Ciccolinum et fratres pro terra Gualdi, Castri Plebis, Pustignani ab Antonio 1?)
episcopo Bononiensi, camerario Gregorii pape XII, pontificatus eiusdem anno
primo 18).

Item quietatio et refutatio census Castri Plebis pro duobus paribus fa-
sianorum !? facte per Lionardum ?*? camerarium Innocentii pape VII, pon-
tificatus eiusdem anno secundo 21). ;

Item alia quietatio census pro terra Gualdi, Castri Plebis et turris Pus-
tignani*?) per Lionardum electum Firmanum, camerarium Innocentii pape
VII, pontificatus eiusdem anno secundo.

a) Seguono anno primo depennati. b) Sciolgo cosi I? abbreviatura eccessivamente sintetica
Collii, sulla base di un ulteriore passo del testo. Cfr. p. 27.

18) Dall'ottobre 1404 all'ottobre 1405. Esattamente la bolla è datata 21 agosto
1405. Cfr. la trascrizione eseguita da ANNIBALE MARIOTTI nel ms. 1486 della Biblioteca
Augusta, cc. 302r-303v.

14) Dal dicembre 1406 al novembre 1407.

15) Collemancio, frazione del comune di Cannara, sorge sulle colline a ridosso di
Bettona. Sarebbe da identificare con l’antico Urbinum Hortense.

1°) Dal novembre 1403 al settembre 1404. È possibile tuttavia assegnare l'atto
allo scorcio del 1403, sulla base di quanto scrive PELLINI, II, 138-140.

1?) Antonio Correr (1369-1445), nipote e camerlengo del papa, vescovo di Bologna
e cardinale. Cfr. EuBEL, I, 31, 141.

18) Dal dicembre 1406 al novembre 1407.

1°) Altre fonti parlano soltanto di un paio di fagiani : cfr. MoronI, xir, 262. È
possibile peraltro che qui, come più avanti, il periodo computato sia un biennio.

20) Leonardo Fisici, vescovo di Fermo, concittadino e camerlengo del DARA: Cfr.
MoronI, xxiv, 35 ; EUBEL I, 250.

21) Dall'ottobre 1405 all'ottobre 1406.

2) Vedi nota 1 a p. 40.

SEN. x h

E. 7 9 US A C
UP SC a CERE) aeg cari pue

MARIO RONCETTI

Item alia quietatio per Lionardum predictum de duobus mulis *) pro
censu terre Gualdi Nucerine diocesis pro duobus annis, pontificatus Innocen-
tii anno primo 24).

Item in una scatula copia certorum capitulorum ?9? inter dominum pa-
pam Bonifatium, commune Perusii et etiam pro Ciccolino et fratribus, vide-
licet in uno libro carte pecudine manu ser Philippi Mactheutii Pelloli de Pe-
rusio, subscriptorum per certos alios notarios de Perusio.

Item in eadem scatula quedam bulla Landulfi?9? cardinalis et legati
apostolici de latere concessionis licentie de fortificando palatium filiorum
Crescii ?*? in comitatu Assisii, concesse ditto magnifico domino Ciccolino anno
primo ?9 pontificatus domini Innocentii.

Item quoddam privilegium Gregorii pape XII cum bulla pendenti de
concessione licentie reparandi domos et ecclesiam monasterii Sancti Stephani
de Parrano?? et etiam de iure patronatus ditti monasterii, concessum per
eundem pontificem magnifico domino Ciccolino et suis heredibus adveniente
causa vacationis etcetera, pontificatus eiusdem .x. kalendas decembris anno
quarto 3°). //

23) Cfr. GUERRIERI, 115.

24) Dall’ottobre 1404 all’ottobre 1405.

25) Si tratta certamente della pace tra Perugia e il papa dell’autunno 1403, già
ricordata. Cfr. PELLINI, 1r, 138-140.

26) Landolfo Maramaldo o Maramauro (t 1415), già arcivescovo di Bari. Cfr. EUBEL,
I, 24, 129. 1

2?) Probabilmente in prossimità della attuale porta S. Francesco, designata negli
Statuti manoscritti del 1469, Libr. III, Rub. 168, come «porta filiorum Crisci». Cfr.
ARNALDO FonrINI, Assisi nel Medio Evo... Roma, Edizioni Roma, 1940, pp. 208, 319.

28) Dall'ottobre 1404 all'ottobre 1405.

29) Monastero benedettino nella diocesi di Nocera Umbra, costruito nel 1010. Cfr.
LunBiN, 281 ; JACOBILLI, 1, 569-570.

30) 22 novembre 1410.

SACRI IMPERII

In nomine Domini amen. Infra describitur ^) quedam bulla imperialis.
Item in quadam scatula est bulla imperialis 9) de concessione comitatus
Castri Plebis facta magnifico domino Biordo anno Romanorum .xxri.? //

a) Corretto da describuntur mediante l'espunzione di tre aste.

1) Venceslao IV di Lussemburgo (1361-1419) figlio dell’imperatore Carlo IV, gli
succedette nel regno di Boemia e nel regno di Germania. Coronato re dei Romani il 1°
giugno 1376, alla morte del padre (1378) ereditò l'impero, pur non potendo mai venire
a Roma per essere incoronato imperatore.

?) Dal giugno 1396 al maggio 1397. Il 20 agosto 1397 il titolo di conte di Castel
della Pieve appare nelle riformanze del Comune di Perugia. Cfr. Appendice 2.

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UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 27

REGIE MAYESTATIS

In nomine Domini amen. Infra describuntur privilegia et concessiones
facte magnifico domino Ciccolino per sacram regiam mayestatem 1).

Inprimis describitur in presenti inventario quedam bulla cum sigillo
domini regis Ladizlai, in qua continetur quod castrum Bastite ? non tenea-
tur in aliquo cum commune Assisii, anno .XxII. *) regnorum eiusdem.

Item in quadam scatula quedam alia bulla ditti regis de donatione castri
Gualdi Captaniorum de ducatu 9, facta magnifico domino Ciccolino anno
.xximr. 9) regnorum eiusdem.

Item in eadem scatula quietatio facta Ciccolino per regiam mayestatem
de florenis sex milibus pro terra Bicchari 9, anno Domini .Mccccxi.

Item in eadem scatula quietatio facta Ciccolino per regiam mayestatem

de SVLXXXXIL. ducatis et tarinis duobus pro collectis terre Viccari ?, videlicet
pro .vi. collectis, indictione ^) quarta 9.

Item una commissio regis Ladizlai in Hermanno Tomacello ? et Iannone

Torto 1°).

Item in eadem scatula quedam littera domini regis de concessione regi-
minis terrarum Spelli, Gualdi Captaniorum et Collimancii, facta magnifico
domino Ciccolino die .xxvirri. iunii, secunde indictionis 13).

Item in eadem scatula quedam alia littera ditti domini regis de conces-

a) Segue indictione ripetuta.

1) Ladislao d’Angiò Durazzo (1377-1414) re di Napoli: dal 1386 al 1400 sotto la
reggenza della madre Margherita, quindi da solo.

*) Bastia Umbra, nel contado di Assisi. Cfr. PELLINI, 11, 169. V. nota 6 a p. 43.

*) Dal febbraio 1407 al febbraio 1408.

4) La denominazione dell’antico ducato longobardo di Spoleto rimase a lungo a
contrassegnare una circoscrizione amministrativa dello Stato della Chiesa.

5) Dal febbraio 1409 al febbraio 1410.

*) Biccari o Víccari, nella diocesi di Troia, in Puglia. Cfr. MoronI, rxxxvit, 103.
Attualmente è comune della provincia di Foggia.

*) V. nota precedente.

8) 1411.

*) Membro della nobile famiglia napoletana dei Tomacelli, anche se non altrettanto
famoso come i fratelli del papa Bonifacio IX Andrea e Giovannello. Sulle origini e le
fortune della famiglia cfr. Monowr, xir, 122.

10) Giovanni (Giannotto:o Giannozzo) Torti, nominato dal re Ladislao senatore
di Roma (23 aprile 1408-4 gennaio 1410 ; 1° gennaio-24 febbraio 1414 1). Cfr. MonoNI,
LVII, 312, 314; GnEGOROVIUs, II, 594, 602, 621.

1) 29 giugno 1409.

: Br
. 6v

28 + MARIO RONCETTI

sione licentie extrahendi de regno? omne genus bestiarum facta magnifico
domino Ciccolino.

Item sunt in eadem scatula nova capitula et conventiones facte inter
regiam mayestatem et dittum magnificum dominum Ciccolinum sub .MccccxII.,
die .x. mensis ottubris, in quodam filio ^) carte bombicinis.

Item quedam apodissa regie mayestatis promissionis mille sexgentorum
quatringnetorum ?) ducatorum facta dicto magnifico domino Ciccolino per
totum mensem ianuarii venturi .Mccccxui., facta sub die .xviri. ottubris
.MCCCCXII. /

Item copia cuiusdam capituli '? habiti per commune Perusii, Ciccolinum
et fratres a regia mayestate de retinendo omnes terras et castra quas nunc
tenent, sine aliqua solutione et cum regia promissione de defendendo dictum
Ciccolinum et fratres et loca preditta ; quod capitulum reperitur in cancel-
laria comunis Perusii 14) manu Antonii de Perusio, apostolica et imperiali
auctoritate notarii, sub annis Domini .Mccccvrinr., indictione prima.

Item nova capitula inter regiam mayestatem et magnificum dominum

Ciccolinum pro anno venturo de conductione iir. lancearum 15) pro se et
.L. pro Guidone 9, facta sub .Mccccxmr., die .rir. mensis novembris ; que
capitula sunt in cassa in quadam parva schatula.

Item quedam bulla sacre regie mayestatis, in qua continetur quod mag-
nificus dominus Ceccholinus possit facere salvos conductos quemadmodum
sacra regia mayestas, facta sub ditto .wccccxin. et die .vit. novembris, que
est in eadem scatula una cum dittis capitulis.

Item quedam bulla de assistentia et certa potestate concessa Ciccolini ^)
super facto prelatum ?) terrarum Ciccolini. //

a) Si legga folio
per prelato

b) Sta per quatringentorum c) Sta per Ciccolino d) Sta

12) Il regno di Napoli.

18) Cfr. PELLINI, II, 167-169. L’accordo fu concluso in Roma il 19 giugno 1408.
Il testo latino è integralmente riportato da G. BeLFORTI, Serie de’ legati, vice-legati e
governatori di Perugia, Tomo 1r, Parte 11, ms. cartaceo del 1787 nella Biblioteca Comunale
Augusta di Perugia (Ms. 1825), pp. 261-278.

14) Archivio di Stato di Perugia, Archivio Storico del Comune di Perugia, Diplo-
matico, pergamena segnata CC. (= sec. xv) n. 15. Cfr. GrusePPE BELFORTI, Transunto
delle pergamene volanti, che si conservano nella Cancelleria Decemvirale, Tomo 1 : Contratti
diversi, pp. 389-390 (ms. del 1792).

15) È noto che per «lancia » deve intendersi un terzetto di armati a cavallo (l’uomo
d’arme principale, armato di lancia e perciò detto capo di lancia, il famigliare e il ragazzo).
Cfr. REZASCO, 543.

16) Guido o Guidone dei Michelotti, nipote di Ceccolino (PELLINI, II, 241) e forse
figlio di Biordo, trucidato in carcere, come Ceccolino, alla rocca di Narni nel 1419. Cfr.
FABRETTI, Note, 145; FRANCESCHINI, 92. Escluderei il riferimento a Guido d’Asciano,
capitano di ventura già alleato di Biordo. Cfr. RicoTTI, 11, 187; FRANCESCHINI, 109.
UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 29

PERUSII

In nomine Domini amen. Infra describuntur iura, exem [p]tiones, .con-
cessiones ac etiam em[p]tiones et alia iura concessa, habita et facta in ci-
vitate Perusii bone memerie ^) Biordi, Ciccolino et fratribus.

Imprimis describitur quedam quietatio domini Guiglielmi facta magni-
fico domino Ciccolino de tricentis florenis auri, ut patet manu ser Ruberti
Cole de Perusio porte Solis sub .Mccccvirrr.

Item quedam scripta Tebaldi Danoli de Perusio cum mentione dena-
riorum habitorum in Lombardia.

Item quedam deliberatio facta per dominos priores Perusii de conces-
sione turris Cluxii 1) magnifico domino Biordo.

Item sunt in quadam cassecta, in quodam libro carte pecudine, singu-
las 5) donationes et concessiones factas ^) magnifico domino Biordo per com-
mune Perusii ?, ligatas ?) cum quatuor libris.

Item instrumentum confirmationis certorum capitulorum ? cum do-
mino duce Mediolani ?), manu ser Isacchi de Perusio sub .Mcccc.

a) Si legga memorie b) Sta per singule c) Sta per facte d) Sta per ligate

1) « Clusium Perusinum est tractus ille, et agri portio, quae iacet inter Clusinam
paludem vulgo Chiane, et Lacum Trasimenum ». Così GIGLIANI, 70. Sulla base del Rilievo
topografico di Ignazio Danti (1577) ho compiuto un sopraluogo nella zona e ritengo di
poter affermare con sufficiente sicurezza che tale «turris Cluxii » va identificata con la
Lorre di Beccatiquello, anche per la connessione esistente tra questa e Città della Pieve.
Narra infatti il PELLINI, sotto l'anno 1293 (1, 314): «... et ultimamente fu ordinato
dalli sudetti Magistrati, che si tirasse a fine la Roccha, che si faceva nel territorio del
Chiugi Perugino non lungi dalle Chiani su la costa hoggi chiamata di Beccatiquello, et
fu ordinato che la communità di Castel della Pieve ne prendesse cura, et che da Signori
Consoli di Perugia le si somministrassero li danari secondo il bisogno ». Nella « Tabula
exituum Camere Perusine » del 1424 si trova che il castellano di questa torre percepisce
una retribuzione di 104 fiorini (cfr. Fuwr, 5, 14). Abbastanza ben conservata (se si eccet-
tua la merlatura), dall'alto di una collinetta essa domina con la mole possente la ben
piü modesta torre a pianta ottagonale di Beccatiquesto, che sorge sull'altra sponda del
torrente Tresa, il quale anche oggi segna in quel punto il confine tra l'Umbria e la Toscana,
tra la provincia di Perugia e la provincia di Siena.

?) Si tratta delle ricompense concesse a Biordo dopo la vittoria dei Raspanti del-
l'agosto 1393. Cfr. Appendice 1.

?) Cfr. PELLINI, ir, 118-119.

^) Gian Galeazzo Visconti, conte di Virtü (1347-1402). Successo al padre Galeazzo
II (1378) come signore di Pavia, divenne nel 1385 signore di tutto lo stato milanese, im-
pegnandosi in un'ambiziosa politica espansionistica. Nel 1395 ottenne dall'imperatore
Venceslao il titolo di duca di Milano, trasformando cosi la signoria in principato eredi-
tario. Cfr. Storia di Milano, vol. v e vr; ARGEGNI, 11r, 369.

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b:

. 9v

30 MARIO RONCETTI

Item instrumentum procurationis Ciccolini in personam Iacobi Vintu-
rutii et sotii de Perusio, manu ser Damiani Nicolutii de Gualdo Nucerine
diocesis notarii sub .MCCCLXXXXVIIII.

Item processum Vince Perusinelli, manu ser Pelloli Francisci de Perusio
porte Sancti Angneli notarii sub .wMcccormt.

Item instrumentum emptionis trium domorum de Fracta Filiorum U-
berti 9), manu ser Herculani Vannis de Fracta notarii sub .Mccccvir.

Item instrumentum emptionis medietatis certarum domorum in civi-

tate Perusii, emptarum a Cola Restori de Perusio pro XXXXL. florenis auri,
ut patet manu ser Petri Nutii de Gualdo Nucerine diocesis notarii sub mille-
simo .CCCCXII. /

Item processus et sententia factas ^) et lata pro magnifico domino Cic-
colino et fratribus super facto gabellarum et pedagii, contra Nicolaum Io-
hannis Futii et Petrum Ciure, emptores gabelle communis Perusii, per do-
minum Cataldinum vicarium viceregium, in cartis pecudinis manu ser Pauli
de Sancto Gemino notarii domini viceregis 9.

Item capitula exemptionum ? Biordi et fratrum pro comune Perusii
subscripta manu ser Galieni cancellarii Perusii sub .MCCCLXXXXIII.

Item instrumentum em [p]tionis duarum domorum a Paulo Vannis Tan-
cii ser Vannis de Perusio et a Pelle Ugolini de Insula 9, manu ser Francisci

Iohannis Ture de Gualdo Nucerine diocesis notarii sub .MIIIIVII.

Item in uno quaternello instrumentum emptionis unius domus in monte
porte Solis a Iacanello domini Nicole de Perusio, ut patet manu ser Cal-
futii Menecutii de Perusio notarii sub .Mccccvi.

Item in eodem quaternello instrumentum emptionis facte ab Angelo
Francisci de Gualdo Captaniorum, procuratore condam ser Angeli de Bic-
tonio ?, de omnibus possexionibus et bonis domine Vanne, file *) condam
ditti ser Angeli, sororis carnalis ipsius Andree, sitis in castro Diruti !? comi-
tatus Perusii porte Sancti Petri et eius pertinentiis et distriptus ^), et in per-

a) Si legga factus b) Sta per filie c) Sía per distriptu

5) L’attuale Umbertide.

*) Messer Francesco Ricciardi da Ortona, vicerè di Ladislao in Perugia (1408-1414).
Cfr. notizie e stemma in G. BeLFORTI, Ms. 1825 cit., pp. 281 e ss. ; A. MARIOTTI, Saggio
di memorie, I, 11, 315-316.

?) Cfr. Appendice, 1.

8) Bastia. V. nota 6 a p. 43.

?) Bettona.

1?) Deruta, castello del contado perugino, nel territorio di Porta S. Pietro, verso
il confine di Todi ; oggi è comune autonomo. Cfr. FABRETTI, Documenti, 1, 92 ; BELLUCCI,
119. Per la storia civile ed ecclesiastica di Deruta v. GrusEPPE FABRETTI, Memorie (Mss.
2001-2004 della Biblioteca Augusta di Perugia).

ALE

VICARI TIR ERU T. UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 31

tinentiis et districtus ^) ville Candionis ) comitatus Perusii, vel ubicumque

in comitatu Perusii, ut patet manu ser Calfutii suprascripti sub .MIHIVIII.

Item in eodem quaternello instrumentum emptionis unius tenimenti ter-
rarum et vinearum olivatarum et silvatarum cum domo et puteo in eo exis-
tente, siti in pertinentiis ditti castri Diruti a Nicolao condam ser Petri ma-
gistri lohannis de Perusio, ut patet manu ser Calfutii suprascripti sub
.MIIVIII.

Item in eodem °) quaternello instrumentum emptionis unius domus cum
furno in monte porte Solis, empto a Bartolomeo condam Ugolini de Perusio

porte Sancti Angeli, ut patet manu ser Calfutii anteditti sub -MITHXI. "i

Item in eodem quaternello instrumentum e[m]ptionis medietatis unius
domus empte a Iohane Restori de Perusio, posite in parochia Sancte Marie
de Mercato, ut patet manu ser Calfutii suprascripti sub .mccccxm.

Item in uno alio quaternello instrumentum emptionis unius domus cum
claustro non murato et quodam puteo in monte porte Solis a domina Gronda
olim Nicolai Iacobi de Perusio, ut patet manu ser Nicolutii Crescii de Pe-
rusio porte Eburnee notarii sub .MccccxII.

Item in ditto quaternello instrumentum emptionis unius domus site in
porta Solis, empte a Scimone Bicchutelli de Perusio, ut patet manu dicti ser
Nicolutii sub mix.

Item instrumentum emptionis unius domus empte a domina Nonna site
in monte porte Solis, ut patet manu ser Calfutii Menicutii notarii de Perusio
sub .Mitmx. {

Item instrumentum emptionis unius domus site in Castro Formarum 2
comitatus Perusii porte Sancti Petri, empte a Christofano do [m]pni Blaxii
Vivoli de dicto castro pro magnifico domino Ciccolino, ut patet manu ser
Honofrii magistri Egidii de Perusio porte Sancti Angeli et parochie Sancti
Fortunati notarii sub .wrtrxrr.

Item instrumentum em[p]tionis unius tenimenti terre laboratorie site
in villa Candionis comitatus Perusii porte Sancti Petri, empti a Loddovico
condam Antonii Nicolai Bartoli de Perusio porte Sancti Petri et parochie
Sancti Martini pro magnifico domino Ciccolino, a ditto Loddovico nomine
suo et domine Costantie sue uxoris, pro pretio qui[n]gentorum florenorum
auri cum retificatione ^) ipsi venditori per dictam dominam Costantiam,

a) Sta per districtu b) Segue in eodem ripetuto. c) Si legga ratificatione

11) La villa di Candione, nel territorio di Porta S. Pietro, sede della chiesa di S.
Pietro in Candione, dipendente dall'abbazia di S. Pietro di Perugia. Cfr. FABRETTI, Do-
cumenti, 1, 93; BrErLucci, 119 ; TABARELLI, 468.

12) Castello delle Forme, nel territorio di Porta S. Pietro, oggi frazione del comune
di Marsciano. Cfr. FABRETTI, Documenti, I, 92; BELLUCCI, 119.

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32 MARIO RONCETTI

manu ser Nicolutii Crescii notarii de [Perusio] sub .Mccccxm., .v. indictionis
et die .xrr. mensis augusti.

Item instrumentum emptionis duarum partium unius domus site in
monte porte Solis, empte a Florutia filia condam Martini de villa Sancti
Petri !*) comitatus Perusii, ut patet manu ser Calfutii de Perusio sub
.MCCCCXII. /

c. 10v Instrumentum en[p]tionis alterius tertie partis anteditte domus, empte
a Marino Angelelli de Perusio pretio .vii. florenorum auri, ut patet manu
ser Luce Lilli notarii de Fulgineo 14 sub .MCCCCXIII.

Item instrumentum emptionis unius domus empte a Tano Allegrutii et
Valentino Tancii de Castro Formarum, posite in ditto castro, ut patet manu
ser Nicolutii Crescey de Perusio sub .Mccccoxmr. //

13) Nel contado perugino si trovano due località con questo nome: villa Sancti
Petri in Pariete, nel territorio di Porta S. Angelo, e villa Sancti Petri in Sigillo, nel ter-
ritorio di Porta Eburnea. Cfr. FABRETTI, Documenti, 1, 97, 92; BeLLUCCI, 120, 119.
V. anche la Tariffa, e regola per stimare i terreni che deonsi allibrare nel nuovo Ca-
trasto della Città di Perugia... In Perugia, Pe’l Costantini, 1727, p. 67: opera
utilissima per cogliere l'evoluzione della toponomastica perugina nel passaggio dal
latino al volgare.

14) Foligno.

ce: 17r GAsTRI PLEBIS

In nomine Domini amen. Infra describuntur iura et emptiones habita
et facta [a] magnifico domino Ciccolino in Castro Plebis, videlicet :

Imprimis describitur instrumentum emptionis certarum domorum et ca-
salinorum in Castro Plebbis a Francisco et Munaldo Buoncontis de Urbeve-
teri2, ut patet manu ser Iacobi Tome de Urbeveteri notarii sub .MCccccx.

Item instrumentum emptionis medietatis unius casamenti et apotece a
parte anteriori et edifitiorum quorumcumque a domina Francescha, filia
olim Putii Nutii, alias presente uxore Nerutii Oddonis de Castro Plebis, ut
patet manu ser Guasparris Christofari de Castro Plebis sub .Mccccx.

Item instrumentum emptionis alterius medietatis ditti casamenti, apo-
tece et edifitiorum a fraternitate Virginis Marie de Castro Plebis, ut patet
manu ditti ser Guasparris sub ditto .Mccccx.

Item instrumentum em[p]tionis certarum domorum in Castro Plebbis
ab hospitale Misericordie de Perusio et a Bartolomeo Blaxii de Castro Plebis,
ut patet manu ser Christofari Blaxii de Perusio notarii sub .MCccccx.

1) Orvieto.
Il trionfo di Biordo (1393). Sipario storico del Teatro Morlacchi
dipinto da Mariano Piervittori.
DEUS atte TEN,
Biordo Michelotti. Ritratto a olio appartenente alla raccolta
della Biblioteca Augusta, Perugia.
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Stemma di Biordo Michelotti (troncato: nel 1* onde d'argento in campo rosso,
nel 2? corona d'oro in campo azzurro) cui sovrasta la corona di conte. Perugia,
Biblioteca Augusta, Ms. 1825, c. 5r.
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UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 33

Item instrumentum em[p]tionis et procurationis unius domus cum ca-
saleno et terrenis, ubi est molendinum in teritorio Castri Plebis, pro magni-

fico domino Ciccolino, ut patet manu ser Pelloli notarii de Perusio sub
.MCCCCVIII.

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Item instrumentum emptionis siti Toiani ?), teritorii ^) Castri Plebis ultra
Chianam, cum medietate unius caseleni ") et cum omnibus et singulis casa-
lenis positis inter dittum situm et cum omnibus et singulis iuribus, perti-
nentiis etcetera. Item emptionis unius tenimenti terrarum positarum in
dicto vocabulo Toyano, videlicet emptarum a Nerutio Oddi et Philippo Ga-
lassini de Castro Plebis, cum consensu uxoris dicti Nerutii, ut patet manu ser
Guasparri Christofari de Castro Plebis sub .MCCCCXIII., pretio .xL. floreno-
rum auri. /

Item instrumentum emptionis facte a Vanne, Cecco et Antonio, filiis
condam Putii Ugoline de Castro Plebis, medietatis unius casaleni positi in
loco Toiani pro indiviso cum magnifico domino Ciccolino cum certis teni-
mentis terarum, pretio florenorum .XXX., ut patet manu ser^) Guasparri
Christofani Caselle de Castro Plebis sub .MCCCCXII., .VI. indictionis.

Item instrumentum ducatorum tricentorum mutuatorum Angelo Ton-
celli et Iacobo monne Nere de Castro Plebis pro uno anno, ut patet manu
ser Gasparri Christofani de Castro Plebis sub millesimo .ccccxrrr. 2)

a) In realtà nel testo si legge teritoritorii b) Sta per casaleni c) Segue Christo-
iani depennato d) Seguono Instrumentum empti[onis]

?) Ancora oggi nella zona di S. Bartolomeo, oltre le Chiane, esiste un podere di
proprietà del dott. Giulio Andreoli di Città della Pieve denominato « Toyano ». La casa
colonica di detto podere è indicata nelle mappe catastali del comune di Città della Pieve

al foglio 84, particella n. 60. Devo questa informazione al sindaco, che qui pubblicamente
ringrazio.

GUALDI NUCERINE DIOCESIS

In nomine Domini amen. Infra describuntur iura et emptiones ^) facte
per magnificum dominum Ciccolinum in tera") Gualdi et eius distriptus, vi-
delicet :

Imprimis describuntur duo instrumenta de concessionibus certorum po-
derium Sancti Beneditti 2 de Gualdo Nucerine diocesis pro .virr. annis,
factis Iohanni Pelli de Gualdo.

a) Corretto da exemptiones mediante l’espunzione delle prime due lettere. b) Si legga terra

1) L’abbazia benedettina di S. Vito, prope Gualdum, costruita nel 1006, successi-
vamente ampliata assunse il titolo di S. Benedetto, che divenne S. Benedetto Vecchio

c. 17v

c. 21r c. 21v

MARIO RONCETTI

Item est etiam quoddam consilium pro monasterio Sancti Beneditti de
benefitio Sancti Nicolai *), comitatus Perusii.

Item instrumentum emptionis unius vinee Antonii Bonanni, site in
teritorio Gualdi Nucerine diocesis, empte pro magnifico domino Ciccolino ab
heredibus et fideiconmissariis ditti olim Antonii Bonanni pro centum florenis
auri, ut patet manu ser Angeli Raynaldi notarii de Gualdo sub .MccccxII.

Item instrumentum emptionis unius orticelli sive cassaleni in terra Gual-
di, empti ab uxore Barilis pro .vr. anconitanis pro ditto domino Ciccolino,
ut patet manu ser Elemosine ser Benvenuti de Gualdo notarii sub .wcccoxrr.

Item instrumentum emptionis molendinorum ab oleo emptorum a Cola
Cecchi Angeli de Gualdo preditto, ut patet manu ser Petri Nutii de Gualdo
notarii sub .MCCCCVII.

Item instrumentum emptionis facte a Catarutia Compagnutii de Gualdo
de quadam domo, ut patet manu ser Petri Nutii sub .Mccccvrrr.

Item instrumentum scindicatus monasterii Sancti Beneditti, pro cop-
timo poderium quos habet dominus Ciccolinus pro .vi. annis, ut patet
manu ser Berardi Luce de Gualdo notarii de Gualdo sub .Mcccc. primo. /

Item instrumentum ditti coptimi dittorum poderium pro .vinr. annis,
inceptis in kalendis mensis iunii sub .Mcccc. primo, ut patet manu ser Be-
rardi preditti.

Item instrumentum emptionis alterius domus empte a domina Cate-
rutia Conpagnutii de Gualdo, ut patet manu ser Petri Nutii notarii sub
.MCCCCVII.

Item instrumenta duo ^) emptionis domorum de fornace vitrii, facta pro
magnifico domino Ciccolino a quampluribus de Gualdo, ut patet manu ser
Helemosine notarii, simul alligata sub anno .MCCCCVI.

Item instrumentum emptionis molendini scribe in Gualdo pro magnifico
domino Ciccolino a Limosina Bartolelly, ser Angelo ser Benvenuti et Poli-
sena eius uxore, ut patet manu ser Nutii de Gualdo sub .Mccccvi.

Item duo instrumenta in una pagina scripta manu ser Angeli Raynaldi,
videlicet unum instrumentum emptionis domorum pro purgo ?, emptarum a
Mactiolo Baldi Iohannis Valentini sub .Mccccx.

a) Corretto da duorum mediante lespunzione delle ultime tre lettere.

quando, nel 1251, fu fondato intra Gualdum il nuovo monastero di S. Benedetto. Questo
assunse un’importanza notevole nella zona, tanto che gli fu unito il monastero di S. Ste-
fano di Parrano (v. nota 29 a p. 26). Cfr. LuBIN, 166-167 ; JACOBILLI, I, 85-86, II, 301-303;
GUERRIERI, 307-325.

?) Probabilmente la chiesa di S. Nicoló di Spina, castello del territorio di Porta
Eburnea. Cfr. FABRETTI, Documenti, 1, 92; BELLUCCI, 119 ; TABARELLI, 550. Oggi Spina
é frazione del comune di Marsciano.

3) Operazione di lavaggio. connessa con l'esercizio dell'arte dei panni di lana. UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 35

Item in eadem pagina instrumentum emptionis unius domus empte ab
Antonio Ciutii Mancie, videlicet prima emptio preditta pro .vir. florenis et
ista alia secunda emptio predicta pro .vir. florenis sub .wccccx.

Item instrumentum em[p]tionis unius domus em[p]te a domina Io-
hanna Augustini de Gualdo, tutrice Rose filie ipsius et heredis Iohannis
Iacopelli de ditto loco, pro pretio et nomine pretii .v. florenorum auri, ut
patet manu ser Helemosine sub .wcccc. primo.

Item instrumentum emptionis unius domus empte a Raynaldo Vannu-
tii alias Antico cum consensu Tyani pro iure suo, pretio .xII. florenorum
auri, ut patet manu ser Petri Nutii sub .Mccccxi. /l

Item instrumentum em[p]tionis unius domus empte a Cola Ruffini de
Gualdo pro .vi. florenis auri, ut patet manu ser Petri Nutii sub .MCCCCXI.

Item instrumentum em[p]tionis cuiusdam orti pro edifitio tiratorii 4)
pannorum, empti a Petrutio Petri pro magnifico domino Ciccolino, ut patet
manu ser Petrii Nutii sub .Mccccxi.

Item instrumentum emptionis unius domus empte a ser Martino Io-
hannis et Angelo eius filio cum consensu curatorum dicti ser Martini, cum
inclaustro et aliis rebus contiguis, ut patet manu ser Petri Nutii sub -MCCCCXI.

Item instrumentum mutui ipsius domini Ciccolini centum florenorum
auri, videlicet ducatorum medii carati, mutuatorum per ipsum Corradutio
Sanctutii, videlicet pro arte tente 5) fiende in ditta terra per ipsum Coradu-
tium ad medietatem lucri vel dampni, ut patet manu ser Lemosine sub
.MCCCCX.

Item instrumentum coptumi certorum poderium monasterii Sancti Be-
nedicti pro annis .vIIII. pro magnifico domino Ciccolino, ut patet manu ser
Angeli Raynaldi sub .Mccccx.

Item instrumentum emptionis unius orti empti a Iohanne Stephani
alias Tiano de Gualdo pro pretio sex anconitanorum, ut patet manu ser
Petri Nutii sub .Mccccxr.

Item instrumentum emptionis unius orti seu casaleni pro edifitio teri-
torii ^), empti a domina Luciola uxore Bartolelli Cecchi, tutorio nomine Ius-
tine sue filie heredis Macthei Iohannis de Flos in Florio habitatricis terre
Gualdi, ut patet manu ser Petri Nutii sub .Mccccxrr.

Item instrumentum emptionis unius orti empti a ser Martino Iohannis
et a filio ditti ser Martini et curatoribus eiusdem, ut patet manu ser Petri
Nutii sub .Mcccoxi. /

Item instrumentum em[p]tionis certe partis orti de Sancta Lucia °),

a) Sta per tiratorii

4) «Locus ubi panni extenduntur et explicantur» (Du CANGE, vit, 112).

*) «Tenta : locus in quo panni explicantur seu extenduntur» (Du CANGE, VIII, 64).

*) Il monastero benedettino femminile di S. Lucia sorgeva fuori delle mura di
Gualdo, verso nord, in un sito esposto alle devastazioni del tempo di guerra. Secondo

c. 22r

c. 22v 36

MARIO RONCETTI

empti a domina Clarella uxore Antonii ser Iacobi, ut patet manu ser Iohannis
ser Macthei sub .Mccccx.

Item instrumentum emptionis alterius partis ditti orti, empte a Barto-
lomeo magistri Petri de Gualdo pro se, domino Andrea ?) archiepiscopo et
aliis suis fratribus, ut patet manu ser Petri Nutii sub .Mccccx.

Item instrumentum mutui centum florenorum auri, mutuatorum per
dittum magnificum dominum Ciccolinum ser Nicolao Mei de Gualdo, ut
patet manu ser Petri Nutii sub .MCCCCXI.

Item instrumentum centum florenorum auri mutuatorum Luce Merende,
ut patet manu ser Petri Nutii sub .MCCCCXII.

Item instrumentum emptionis unius siti terreni, empti ab abatissa,
monialibus et conventu monasterii Sancte Marie Magdalene 9), ut patet
manu ser Petri Nutii, videlicet extra cassarum girfalchi ? Gualdi, sub
.MCCCCXII.

Item instrumentum emptionis terrarum, facte ab Andrea Bondi et ab
Augustino Cagni de terris iusta domum Parigii, pro .Lxxxx. florenis auri,
manu ditti ser Petri Nutii notarii sub .MCCCCXII.

Item instrumentum emptionis terre prope molendinum Gayfane 19), sub-
tus Sanctum Egidium ?), a Cola Blaxii herede Angeli pro .xII. florenis pro
dicto magnifico domino Ciccolino sub .Mccccxrm., manu ser Petri Nutii su-
praditti.

Item instrumentum emptionis poderis Plani Claxii??, empti a domina
Oddolina, uxore condam Petrutii de Scalellis de Perusio, pro magnifico do-
mino Ciccolino, ut patet manu ser Petri predicti sub .MCCCCXII. /l

GuERRIERI, 337 la peste del 1348 contribuì a renderlo quasi deserto, tanto da essere
soppresso. Ció giustificherebbe la liquidazione del suo patrimonio immobiliare.

7) Andrea da Montefalco, francescano, vescovo di Nocera dal 3 gennaio 1404 al
17 marzo 1419 T. Cfr. GAMs, 710 ; EUBEL, 1, 373.

8) Del monastero di S. Maria Maddalena di Gualdo (monache benedettine) si igno-
rano le origini, ma si hanno testimonianze della sua esistenza già alla metà del secolo
xmr. Nel secolo xv «andò rapidamente aumentando la prosperità del Monastero, che
numerosi beni immobili, case e terreni, giunse a possedere nel Comune di Gualdo e in
quelli limitrofi di Nocera Umbra e di Fossato di Vico...». GUERRIERI, 337-340.

9) Probabilmente una delle fortificazioni della cinta delle mura castellane. Cfr.
GUERRIERI, 46.

19) Gaifana, località situata al confine tra Gualdo e Nocera, frazione di entrambi
i comuni. Cfr. GUERRIERI, 774.

11) La chiesa di S. Egidio sorge all’ingresso settentrionale del borgo di Gaifana,
ai margini della via Flaminia. Cfr. GUERRIERI, 561-562, che dà notizia di un atto del
1231 interessante il molino in questione.

1) La valle del Chiascio, fiume che nasce dai monti di Gubbio e confluisce nel Te-
vere presso Torgiano.

TAR, Do
E MEMO. di UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 37

Item instrumentum emptionis unius casaleni seu coti?9? molendini, in
quo iam fuit molendinum ad molendum bladam, discopertum sive vastum
situm in terra Gualdi in porta Sancti Beneditti 14) iuxta vias a tribus lateri-
bus, em[p]ti a do[m]pno Mactheo de castro Casa-Castalde !? comitatus, Pe-
rusii, abbate monasterii Sancti Petri de Rasina 9 Nucerine diocesis, et a
do[m]pno Cicco monaco et scindico dicti monasterii Sancti Petri, pro magni-
fico domino Ciccolino, ut patet manu ser Petri preditti sub .wccccxrrr.

Item instrumentum emptionis duarum petiarum terre site in Plano
Crucicchii 0, empte a Francischo Angelelli de Branca 18) comitatus Eugubii,
ut patet manu ditti ser Petri sub .Mccccxrrr.

Item instrumentum de lx. ducatis auri promissis per Lucam Rubei
Manni de Gualdo, ut patet manu ditti ser Petri notarii sub .Mcccoxrrt.

Item instrumentum emptionis molendini empti in terra Gualdi ab ab-
bate et sindico monasterii Rasine, ut patet manu ditti ser Petri sub ditto
millesimo.

Item instrumentum mutui centum viginti florenorum auri, mutuatorum
per dictum dominum Ciccolinum Luce Merenne sub ditto millesimo et die
.xxim. novembris, ut patet manu ditti ser Petri, conputato alio instrumento
centum florenorum auri de quo supra fit mentio. //

18) «Cotum, cautum: locus defensus» (Du CANGE, n, 244).

14) Porta S. Benedetto, o Porta di Sotto, una delle quattro porte (cui corrisponde-
vano altrettanti quartieri) di Gualdo Tadino. Cfr. GUERRIERI, 46-47.

15) Casa Castalda, castello del territorio di Porta Sole, situato presso la confluenza
della Rasina con il Chiascio. Cfr. FABRETTI, Documenti, 1, 94; BELLUCCI 119; GAE-
TANO BENSI, I! Castello di Casacastalda. Frammenti di Storia Civile ed Ecclesiastica...
Milano, Boehringer, 1957. Oggi è frazione del comune di Valfabbrica.

16) Monastero benedettino nella diocesi di Nocera Umbra. Fondato nel 1006 per
le monache, passò intorno al 1200 all’ordine maschile. Rasina distava da Nocera 5.000
passi. Cfr. LuBIN, 314; JACOBILLI, II, 305; GUERRIERI, 330-332.

17) Il castello di Crocicchio, frazione del comune di Gualdo, verso il confine di Gub-
bio. Cfr. GUERRIERI, 477-484.

18) Uno dei feudi più antichi del contado eugubino : i conti della Branca furono
costantemente guelfi. Cfr. LUCARELLI, 248-250. Attualmente è frazione del comune di
Gubbio, distante 13 km. dal capoluogo.

NUCERII [ET] COMITATUS

In nomine Domini amen. Infra describuntur concessiones et donationes
facte per commune Nucerii magnifico domino Ciccolino ac etiam certas ?)
emptiones fattas ?) per dittum magnificum dominum Ciccolinum in comita-
tu ditte civitatis, videlicet :

a) Si legga certe

b) Si legga fatte

c. 28r

c. 20r c. 20v

MARIO RONCETTI

Imprimis describitur una scatula cum certis scripturis infrascriptis, vi-
delicet littera una dompni Macthei Puccioli, canonici Nucerini, directa do-
mino Tome Paulutii ser Bartolomei Iohannis et certis aliis de Nucerio.

Item una supplicatio civium et communitatis Nucerii directa domino
Iohannello Tomacello 1).

Item instrumentum promissionis de custodiendo turrim de Lanciano ?,
ut patet manu ser Iohannis Vestri de Nucerio sub .Mccccirrr.

Item instrumentum concessionis molendinorum merlatorum ?) de Nu-
cerio, fatta ^) magnifico domino Ciccolino, ut patet manu ser Cole de Monte
cancellarii Nucerii sub .Mccccrrrr.

Item instrumentum emptionis silve de Gayfana iuxta Malbuschettum ^,
empte a Macthiolo de Gayfana, ut patet manu ser Antonii de Interampne 9?
sub .MCCCCVII.

Item instrumentum emptionis molendini de Gayfana a domina Miglio-
rutia et Iohanne Morici de Gayfana, ut patet manu ser Nutii de Gualdo sub
.MCCCCIIII.

Item instrumentum [emptionis] terre cum domibus iuxta molendinum
Gayfane, ut patet manu ser Antonii de Gualdo Captaneo sub .Mccccvi.

Item instrumentum emptionis domorum cum ortali 9 de Gayfana a ser
Angelo ser Benvenuti de Gualdo, ut patet manu ser Nutii sub .Mccccv. /

Item instrumentum emptionis et concessionis facte de molendino Gay-
fane a fratre Petrutio Cicchi Corradi de Gualdo, ut patet manu ser Nutii
sub .MCCCCVI. i

Item instrumentum em[p]tionis certorum casalinorum et terreni cum
cortinalibus ?, iusta molendinum Gayfane, a Nicolutio Cole Cangnotii, ut

a) Si legga fatte

1) Giovanni (Giovannello, Giannello) Tomacelli, fratello del papa Bonifacio IX,
conte di Sora (feudo concessogli dal re Ladislao), capitano generale delle genti della Chiesa
e rettore del ducato di Spoleto. Fu il principale artefice della nuova sottomissione di
Perugia (1403), dopo il breve dominio visconteo. Cfr. GREGOROVIUS, 111, 568, 570 ; Mon-
TEMARTE !, II, 205, 345-352 ; PELLINI, II, 138-140 ; BONAZZI, 1, 484-487. La città di No-
cera, tenuta da Ceccolino, fu appunto uno dei luoghi che ebbero a risentire maggiormente
dell'azione di riconquista alla Chiesa. Cfr. PELLINI, 11, 128 ; SANSI, Storia, 1, 275.

?) Lanciano, frazione del comune di Nocera Umbra, sorge sui contrafforti orien-
tali del monte Subasio (alt. m. 672), pochi chilometri a nord della Rocca di Postignano.

3) Le Molina, frazione del comune di Nocera Umbra, situata a nord del capoluogo,
a soli 3 km. da Gaifana.

4) Località probabilmente da identificare con Boschetto, frazione di Nocera Um-
bra, distante km. 2,5 da Gaifana.

5) Interamna Nahars, nome latino di Terni.

6) Terreno coltivato a orti. Cfr. Du CANGE, Iv, 235.

") «Cortinale : atrium, la court d'une maison» (Du CANGE, 1r, 589).

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maia argani
UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 39

patet manu ser Nutii sub .mccccvi. ; que duo instrumenta sunt simul ligata
videlicet in eadem pagina publicata.

Item instrumentum coptumi duorum poderium a domino episcopo 9?
Nucerino pro ipso magnifico domino et felce, ut patet manu ser Angeli Ray-
naldi de Gualdo sub .Mccccx., cum instrumento sindicatus simul ligato.

Item instrumentum mutui .vir. florenorum Barnabutio de Summare-
gio ?), ut patet manu ser Iohannini de Nucerio sub .Mccccx.

Item instrumentum mutui .xir. florenorum Cole Ronzeni de Sumaregio,
ut patet manu ser Iohanni[n]i de Nucerio sub .Mccccx.

Item instrumentum mutui .x. florenorum Putio de Visso !°), ut patet
manu ditti ser Iohannini sub ditto millesimo.

Item su[n]t in quadam cassecta tria instrumenta publica, unum videlicet
de concessione dominii civitatis Nucerii sub .Mccccrirr.

8) Vedi nota 7 a p. 36.

?) Vedi nota 1 del cap. seguente, in questa stessa pagina.

10) Visso, comune della provincia di Macerata, situato nell'Appennino marchigiano,
poco oltre il confine umbro (alta valle del Nera).

DE SUMMAREGIO!)

Item duo instrumenta obligationis in una pagina scripta manu ser Petri
Nutii de Gualdo Nucerine diocesis, videlicet unum de restituendo .CLXXXXxv.
ducatos magnifico domino Ciccolino, factum per Antonium et Contem Nico-
lai Monaldutii et Andriozzum de Summaregio eorum patruus ^), aliud de res-
tituendo eidem magnifico domino Ciccolino .xxvI. ducatos, solidos .vr., de-
narium .r, factum per Nicolaum Angeli de Sumaregio sub .MCCCCXII.

Item duo instrumenta obligationis in una pagina scripta manu ditti
ser Petri, videlicet unum de restituendo .Lxv. ducatos, solidos .xv., denarios
.II1., factum per Francischum Cicchi de Summaregio dicto magnifico domino
Ciccolino. //

Aliud de restituendo eidem magnifico domino Ciccolino .xvi. ducatos,
libram .1., solidos .virr., denarios .x., factum per Lippum Masscii de Summa-
regio sub .MCCCCXII.

a) Si legga patruum

1) Il castello di Salmaregia (alt. m. 606, oggi frazione del comune di Nocera Um-
bra, distante 15 km. dal capoluogo) sorge dietro il monte Penna, proprio al confine con
le Marche (Provincia di Macerata). Abbastanza ben conservato, con l’alta torre ancora
svettante verso il cielo, per la sua posizione giustifica non solo l’etimologia del nome,
ma anche le aspre lotte combattute per il suo possesso. Cfr. GUERRIERI, 109-110.

CU JUL C 92r

40 MARIO RONCETTI

Item duo instrumenta obligationis in una pagina scripta manu ditti
ser Petri Nutii notarii, videlicet unum de restituendo dicto magnifico domino
Ciccolino .xLII. ducatos, libram .r., solidos .xv., factum per Meum Cecchi
de Summaregio; aliud de restituendo ditto magnifico domino Ciccolino
.XXxi. ducatos, libras .I1., solidos .vir., factum per Vannutium Gentilis de
Summaregio sub .MCCCCXII.

Item duo instrumenta obligationis in una pagina scripta manu ser Petri
Nutii notarii predicti, videlicet unum de restituendo .xviti. ducatos, libras
.I., soldos .x1., denarios .vir., factum per Andrutium Francisci 4 de Sum-
maregio ; aliud de restituendo ditto magnifico domino Ciccolino .xxxir. du-
catos, libras .1r., solidos .xvir., denarios .vir., factum per Dominicum Augus-
tini de Summaregio sub .wccccxrm. //

a) Aggiunto in margine in sostituzione di Dominicum Augustini che è stato cancellato.

PusTIGNANI?

In nomine Domini amen. Infra describuntur emptiones facte per magni-
ficum dominum Ciccolinum in teritorio Pustignani.

Imprimis ^) describitur instrumentum emptionis unius vinee empte in
teritorio Pustignani ab Angelo Mancie de Nucerio, cum uno petio silve, ut
patet manu ser Giovanini de Nucerio notarii sub .MccccxII.

Item instrumentum emptionis unius vinee empte a Ciucio Raynaldutii
de Pustignano, posite in pertinentiis Pustignani, ut patet manu ser Iohannis
ser Macthei de Gualdo sub .Mwccccxi.

Item instrumentum [emptionis] unius campi de Pustignano a Sabbato
Sensi de Victiano *), ut patet manu ser Iohannini de Nucerio sub .MCCCCXII.

Item instrumentum emptionis unius campi de Pustignano de bonis
Sarti de Eugubio, ut patet manu ser Iohannini de Nucerio sub .MCCCCXII.

a) Corretto da Item

!) La rocca di Postignano (alt. m. 778) sorge in prossimità della Villa omonima
(frazione del comune di Nocera Umbra, km. 6 dal capoluogo) su un colle che domina
tutta la Valtopina, dietro il monte Subasio. Legata anche a ricordi francescani, di essa
non restano che ruderi di selvaggia desolazione, anche se come sempre il panorama è
stupendo. Cfr. Fumi, 15; FORTINI, I, 1, 223; OrronmiNo GURRIERI, Un nido di aquile,
in Tuttitalia, Umbria, p. 162.

?*) Vittiano, località poco distante da Postignano, verso sud, sempre nel contado di
Nocera.

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s rai a 5 «xm i e Tav. VIII

FAMIGLIA MICHELOTTI

Perone (1) di Michelozzo, conte di Civitella (c. 1200)

| |
Michelotto (2) (1237) Ranieri (1237) Ceccolino (1237)
| Martinello Perone Giovannello Baldino o Balduccio
da Castel Nuovo (3)
1 |
Arlottolo Michelotto Tinto
L |
è | |
Arlotto Simone Andreuccio Biancia (6) Lodovico Ceccolino (5) Ranaldo
(Avignone T 1371)
Teo (4) |
Vanna Niccolò Alessandro
ae s DS o Odoardo (8)
| | Da m
Roberto Michelozzo (7) (t 16 giugno 1390) Federico
| | | |
| | T: Li . » :
Tinto Margarita (9) Monalduccia Diordo Ceccolino Sighinolfo o Antonio Egano Pietro Lodovico Roberto Diana Leonello Aleandro Michciot! Dino Marzia Gaspare (10)
(13 nov. 1397 sposa (1411 sposa Lodovica (1399 sposa Costanza
Giovanna di Bertoldo di Cante dei Gabrielli. di Giovanni Orsini)
Orsini. t 10 marzo 1398) T luglio 1419)
NZGSQPRILSSSR)
FONTI: A = ENRICO AGOSTINI, Famiglie perugine (Archivio di S. 1l. In A si trova costantemente Pierone. Oscillazione si riscontra 7. L'esatta collocazione del padre di Biordo costituisce il pro-
Pietro, C. M. 211, cc. 110r-129r). invece tra i termini Michelotto e Michelozzo. blema più grave di questo tentativo di ricostruzione genealcgica. Infatti
C VINCENZO CAV E NoHeie dellac PAID MAL 2. Nominato insieme ai due fratelli nei Libri Summissionum, C lo dice chiaramente figlio di Ceccolino e fratello di Niccolò : tuttavia
= 1 D Dl c a ca: 1 oun ne M Hd Ms ed y01::B7:605:27177:30: la documentazione recata da V e soprattutto da A mi sembra prevalente.
otti Tu t jeca Augusta, Ms. 1889, cc. 126r- : R AUS PES ay Ups
19s erudito (PDL Loca patita > os di 3. Castel Nuovo «luogo poco lontano da Castel della Pieve pos- 8. Detto anche Aldovardo. Adovrando, ecc. fu vescovo di Assisi
e Perl: seduto da Michelotti, ed ora distrutto » Secondo C è da considerarsi la . (c. 1388), di Chiusi (1393), di Perugia (1404- + 1411). Cfr. EUBEL, I, 113,
\ V GIACINTO VINCIOLI, Rime di Francesco Coppetta ed altri sede originaria della famiglia. 195, 396. :
poeti perugini... Tomo Primo. Perugia, per l'Er. del 4. Noel 1355 ambasciatore a Carlo IV in Pisa. 9. Consorte di Annibaldo di Simone di Ceccolo dei Guidalotti,
Ciani, e Fr. Desiderj, 1720, p. 20. 5. Nel 1326 consigliere presso la lega in Firenze, il piü antico uno degli uccisori di Biordo.
Ceccolino contende al nostro la paternità della ballata. 10. Ebbe per madre Onesta di Baglione Baglioni.

6. Consorte di Pandolfo Baglioni.
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UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 41

Item instrumentum emptionis unius tenimenti terre in teritorio Pustig-
nani a Loddovico de Armenzano ?, ut patet manu ser Francisci ser Iohannis
Ture de Gualdo sub .Mccccvrrr.

Item instrumenta duo soccite in una pagina scripta manu ser Petri
Nucii notarii de Gualdo, videlicet unum de una vaccha cum una vitula pi-
laminis bugie vel quasi, factum per magnificum dominum Ciccolinum An-
tonio Ciccharelli de Pustignano, extimata .x. florenorum auri communiter
inter eos. Aliud de una vaccha cum uno vitulo pilaminis rubei vel quaxi,
factum per dictum magnificum dominum Ciccolinum Gorio Nicolutii de
Pustignano, extimata .vii. florenorum auri communiter inter eos : que quan-
titates fuerunt solute per ser Franciscum Andrutii de Nucerio cancellarii 4)
Gualdi sub .Mccccxin. /

Item instrumentum mutui .xv. florenorum mutuatorum Goro de Pus-
tignano, ut patet manu?) ser Petri Nutii notarii de Gualdo sub .Mccccxrr.

Item instrumentum mutui .vi. florenorum auri mutuatorum Nicolao de
Pustignano, ut patet manu dicti ser Petri sub ditto millesimo.

Item instrumentum mutui .xv. florenorum auri mutuatorum Ciucio
Raynaldutii de Pustignano, ut patet manu ditti notarii sub dicto millesimo. //

a) Sta per cancellarium b) Segue ut patet manu ripetuto e non cancellato.

®) Armezzano o Armenzano, frazione del comune di Assisi posta sul versante orien-
tale del Subasio (alt. m. 759), costituiva una delle 51 balie del contado assisano. Nei suoi
confini si conservano i resti dell'antico castello dei signori di Armenzano, una delle prin-
cipali famiglie feudali del comitato di Assisi. Cfr. FoRrTINI, 11, 430-433 ; mr, 146-147;
FonTINI-MiGLIOSI, 16-17.

ASSISII ET COMITATUS

In nomine Domini amen. Infra describuntur instrumenta emptionis,
iura et concessiones habita et facte magnifico domino Ciccolino tam per
commune Assisii quam per certos alios, videlicet :

Imprimis describitur instrumentum concessionis facte per Diopultum ?

!) Diopoldo (Diepoldo, Dropoldo, Leopoldo) di Vohburg (o di Hohenburg), uno
dei più abili e spietati condottieri dell'esercito imperiale di Enrico VI Hohenstaufen,
compare sulla scena italiana nell'ultimo decennio del secolo xii. E nel regno meridionale
dovette crearsi una notevole fortuna, se di volta in volta lo troviamo castellano della
rocca d’Arce, conte di Venafro, signore di Salerno, conte di Acerra, finché, in cambio dei
servigi prestati ad Ottone IV di Brunswick, ottenne da lui nel 1210 l’investitura del du-
cato di Spoleto. « Poco appresso (1216), cedendo la fortuna d’Ottone innanzi a quella

c. 32v

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42 MARIO RONCETTI

ducem Spoletanum, comitem Assisii, Leonardo et aliis filiis Gislerii et Gui-
dono Munaldi nepoti ipsorum ? de castro Saxi Rubei *), ut patet manu ser
Griffoli Oddutii de Perusio porte Sancte Subxanne, facto ^) .wccxinr., cum
sententia et processu quibusdam factis super ditto castro Saxi Rubei, per
que apparent confinia ditti castri et padagii")* alligata cum ditto instru-
mento.

Item instrumentum concessionis facte magnifico domino Biordo per
Antonium Sbaragliati alias Corazza et Iohannem Munaldi de Assisio de
iuribus Saxi Rubei, ut patet manu ser Bonacquisti de Assisio notarii sub
.MCCCLXXXXVI ^).

Item instrumentum concessionis facte per ser Iohannem magistri Mac-
they, nomine suo et Petri sui fratris, magnifico domino Biordo de iuribus
Saxi Rubei, ut patet manu ditti ser Bonacquisti sub .MCCCLXXXXVI.

Item instrumentum emptionis et concessionis facte per Iohannem Mu-
naldi, procuratorem Antonii alias Corazze de Assisio, de iuribus Saxi Rubei
et eius montis et pedagii magnifico domino Ciccolino, ut patet manu ser
Antonii de Sancto Miniate 5), cancellario ? communis Assisii, sub .Mccccv.

a) Si legga factum b) Sta per pedagii c) Corretto da .MCCCCLXXXXVI. mediante
l’espunzione del quarto C d) Sta per cancellarii

di Federico, ed essendo già il regno tutto commosso per lui, Diopoldo, sorgendogli qui
incertezze e pericoli, e volendo recarsi colà per provvedere a’ suoi interessi, si fuggì del
ducato ; ma traversando le terre della Chiesa, quantunque in abito villereccio e caval-
cando un asino, fu presso Tivoli riconosciuto e preso, e s’ebbe a riscattar con danaro.
Fecelo poi imprigionare anche Federico ; il quale però, supplicato da’ suoi Tedeschi,
lasciò che lo sciagurato andasse a finir la vita in Germania ». SANSI, I duchi, 129-130 ;
cfr. MoRONI, xxxvi, 148; LXVII, 208 ; LXIX, 90; LXxx, 68; xc, 134; SANSI, Storia, I;
35 ; FORTINI, I, 1, 389. Diopoldo fu il penultimo duca di Spoleto e contemporaneamente,
come risulta anche dal testo che qui si pubblica, conte di Assisi.

?) Girardo, Leonardo e Fortebraccio, figli di Gislerio, e Guidone figlio di Monaldo
(a sua volta figlio del nominato Leonardo) appartenevano ad una delle famiglie feudali
piü potenti del contado di Assisi, di comprovata fede ghibellina (combatteranno al se-
guito di Federico II) V. FoRTINI, II, 137-146 ; a p. 138 albero genealogico.

?*) Il castello di Sassorosso (altezza m. 835) sorgeva su uno scoglio del versante
meridionale del monte Subasio, nella balia di Gabbiano, verso il confine con il comu-
ne di Spello. Di forma quadrata, misurava trenta piedi per ogni lato, aveva mura
alte otto piedi ed una torre di venti piedi. Nel 1244 sarà demolito per ordine della
Santa Sede, perché i signori erano «infideles et inimicii Ecclesiae ». Cfr. FORTINI, II,
143; nr 79; FonrINI-MiGLIOSI, 13-15.

*) Il pedaggio di Sassorosso, posto al di sopra della selva di Gabbiano che segnava
il confine orientale del comune di Assisi, rivestiva un'importanza notevole, tanto che in
forza d'una norma statutaria fu sottratto alla disponibilità degli antichi signori e attri-
buito al comune. Cfr. FORTINI, II, 143-144.

*) San Miniato, comune della provincia di Pisa, a metà strada tra questa città e
Firenze.

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UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 43

Item instrumentum venditionis et concessionis facte per Iohannem Mu-
naldi ^), ser Iohannem et Petrum magistri Macthei ser Angeli de Assisio de
iuribus Saxi Rubey, ut patet manu ditti ser Antonii cancellarii Assisii sub
millesimo .ccccv. /

Que omnia instrumenta sunt simul alligata.

Item instrumentum [emptionis] unius petii terre cum palatio, in comi-
tatu Assisii, a Santulo Crescii empte [per] Ciccolinum, manu ser Andree
Nicolutii de Casa Castalda notarii sub millesimo .ccccvrr.

Item instrumentum emptionis unius domus cum edificiis, empte ab
Angelo Ceccoli Mellis de Assisio, ut patet manu ser Ghirardi domini Iohannis
de Assisio notarii sub .MCCCCVIIlI.

Item quoddam instrumentum examinationis certorum testium super pe-
dagio Saxi Rubey, ut patet manu ser Francisci ser Iohannis de Assisio no-
tarii sub millesimo et cetera.

Item instrumentum cuiusdam reformationis facte per commune Assisii
super gabellis et pedagiis triplicandis, ut patet manu ser Antonii cancellarii
communis Assisii sub .MCCCLXXVII.

Item instrumentum certarum obligationum et promissionum certorum
civium civitatis Assisii, de restituendo certas res et bona existentia in castro
Bastite 9, ut patet manu ser Antonii Micchaelis cancellarii civitatis Assisii
sub .MCCCLXXXXVIII. »).

Item instrumentum emptionis trium vinearum in comitatu Assisii a
monasterio Sancte Angnetis ?, ab Angelo Petri de Assisio et Iohanne Cole,
ut patet manu ser Ghirardi sub .Mccccxi.

Item in uno quaternello carte pecudine, videlicet emptio iurium de Saxo
Rubeo a Conte sub .wccccvrn.

Item instrumentum emptionis unius petie terre ab abatissa, monialibus
et conventu Sancti Pauli 9 de Assisio, posite in comitatu Assisii, ut patte
manu ser Ghirardi de Assisio notarii sub .Mccccx.

a) Munaldi aggiunto a margine. b) Corretto da .MCCOCCLXXXXVIII. mediante l’espun-
zione del quarto ©

*) Il castello di Bastia, borgo fortificato sulla riva sinistra del Chiascio, nel contado
di Assisi, nella balìa dell’Isola. La denominazione subisce alterne vicende (Balia castri
Insule, Balia Insule Romanesche), finché dal sec. xrv si afferma sempre più il nome di
Bastia. Oggi è comune autonomo, contrassegnato da un notevole sviluppo industriale.
Nel centro storico conserva ancora lunghi tratti di mura medioevali e una delle porte.
Cfr. FORTINI, III, 107-108.

*) Del monastero femminile di Santa Agnese, chiamato anche di Santa Annessa,
si possono scorgere le rovine nella stretta gola del Tescio, detta anticamente la « Valle
Cupa », uscendo dalla città di Assisi per la porta Perlici. Apparteneva alla balìa di Mo-
sciole. Cfr. FORTINI, i1, 137.

8) Il monastero femminile di San Paolo delle Abbadesse, che accolse santa Chiara,

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€: 36r

44 MARIO RONCETTI

Item instrumentum emptionis unius petie terre posite in comitatu Assci-
sii ^, empte a scindico et procuratore fratrum et conventus Santi Francisci ?
de Assisio, ut patet manu ser Ghirardi sub .Mccccxi.

Item instrumentum emptionis unius vinee site in comitatu Assisii, empte
a Francisco Paulini, ut patet manu ser Ghirardi de Assisio sub .Mccccx. //

Item instrumentum promissionis centum quinquaginta florenorum auri,
cum obligatione certorum petiorum terre, facte magnifico domino Ciccolino
per Iohannem Pauli de Assisio in calculo rationis facte inter eos, que petie
terre site sunt in comitatu Assisii, in vocabulo et contrada de l'Uspidalic-
chio 1°, ut patet manu ser Petri Nutii de Gualdo sub .Mccccxrt.

Item instrumentum emptionis duorum casalinorum, cum spiactia ante
et iuxta dictos casalenos positos in agiunta castri Insule Romanesche 11),
emptorum ab Angelello, Petrutio et Iohanne de heredibus de dicto castro,
ut patet manu ser Ciucii de Gualdo Captanio sub .mccccx.

Item instrumentum emptionis cuius petii terre vineate a Berardo Gay-
donis de Assisio, site in comitatu Assisii in baylia Sancte Lucie 12) ut patet
manu ser Ghyrardi de Assisio sub .MCCCCXII.

Item instrumentum retificationis?) facte per Iohannem Gaydoni circa
supradittam venditionem, etiam instrumentum quietationis quantitatis, ut
patet manu ser Ghirardi de Assisio sub .MccccxII.

Item instrumentum em[p]tionis facte ab Averardo Gaydoni de Assisio
et fratribus de omnibus et singulis eorum bonis stabilibus, videlicet terris
aratoriis, vineatis, sodatis, mogliatis 19) cuiuscumque generis et etiam de do-
mibus, casalenis positis in comitatu Assisii, in baliis Sancte Lucie, Sancti
Bartoli 14) et etiam in castro Bastite dicti comitatus, ut patet manu ser Ghi-
rardi de Assisio sub millesimo .ccccxm. //

a) Si legga Assisii b) Sta per ratificationis

sorgeva nei pressi di Bastia, nella omonima balìa di San Paolo. Ctr. FORTINI, II, 388-
392 ; 1x1, 109.

*) Cfr. GrusePPE FRATINI [ma ANTONIO CRISTOFANI], Storia della basilica e del
convento di S. Francesco in Assisi... Prato, Ranieri Guasti Editore - Libraio, 1882.

10) Ospedalicchio (Hospidalichius de Campagnia) nella balìa di San Cristoforo del con-
tado di Assisi. Cfr. FoRTINI, rir, 110. Attualmente è frazione del comune di Bastia. Segna
anche il confine tra la diocesi di Assisi e la diocesi di Perugia, rientrando in questa ultima.

11) Bastia. V. nota 6 a p. 43.

12) Vasta balia che si estendeva fra la via antica, la traversa, il Chiascio e i confini
di Bettona. Prendeva il nome dalla chiesa di Santa Lucia, vero gioiello dell’arte roma-
nica, posta ad ovest di Bastia, oltre il Chiascio, che è stata demolita circa cinquanta
anni fa. Cfr. FORTINI, 111, 105-107.

1°) « Ponere ad moglum (molium, mollum) = immersum aliquid detinere» (Du CAN-
GE, V, 440).

14) La balia di San Bartolomeo prendeva il nome dalla chiesa di San Bartolomeo,
o San Bartolo, presso Bastia. Cfr. FORTINI, II11,-109.

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UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 45

SPELLI ET DISTRIPTUS

In nomine Domini amen. Infra describuntur iura et emptiones habita et
facte per magnificum dominum Ciccolinum in terra Spelli et eius distriptus.

Imprimis describitur una carta publica de obligatione bonorum domini
Petri de Asti.

Item instrumentum venditionis facte per dominam Laurentiam Becti
de Eugubio de uno palatio cum una volta, suptus domos Francischoni Io-
hannis Vagnoli de Spello, et de una alia domo in terra Spelli, ut patet manu
ser Marini Mascioli de Spello notarii sub .Mccccv.

Item quoddam instrumentum cuiusdam promissionis facte magnifico
domino Ciccolino per ser Iohannem Putii et Santulum Crescii de Spello, pro
factis domini Petri de Asti et filiorum, ut patet manu ser Petri Santuri et
ser Iacobi condam Corradi de Assisio sub .Mcccc. et sub .Mcccc. primo.

Item instrumentum emptionis orti de Spello, prope portam ? Spelli, ut
patet manu ser Francisci ser Iohannis Ture de Gualdo sub .Mccccrr.

Item instrumentum em[p]tionis unius palatii cum volta in Spello a do-
mina Laurentia de Bictonio, ut patet manu ser Marini Mascioli de Spello
sub .Mccccv.

Item instrumentum emptionis domorum Francischoni in Spello, ut patet
manu ser Marini sub .Mccccx.

Item instrumentum emptionis unius domus in Spello a do[m]pno Putio,
ut patet manu ditti ser Marini sub .MCCCCXI.

Item instrumentum emptionis unius domus in Spello a Vanne Petrilli,
ut patet manu ditti ser Marini sub .Mccccvimt.

Item instrumentum emptionis unius domus in Spello a Cola Vannis
Berardoli, ut patet manu ser Bartolomei Dominici de Spello sub .Mccccvrm. /

Item instrumentum emptionis orti in burgo Spelli ? a domina Iohanna
Benedicti de Bictonio, ut patet manu ser Loddovici de Cannario sub .Mccccxr.

Item instrumentum emptionis unius domus in Spello empte a Petro
Putii Berardoli, ut patet manu ser Marini Massioli de Spello sub .Mccccxr.

Item instrumentum emptionis duarum domorum emptarum in Spello
a domina Divicia, ut patet manu ditti ser Marini sub .Mccccxir.

Item instrumentum emptionis unius domus em[p]te in Spello a Mannolo
Putii Mannoli, ut patet manu ser Francisci ser Iohannis Ture de Gualdo no-
tarii sub .MCCCCXII.

1) Porta principale di Spello è considerata la Porta Consolare, che dà sulla piazza
del Mercato (cfr. Moroni, LxvI, 223). Ma non è escluso che qui si alluda alla monu-
mentale Porta Venere, fiancheggiata dalle due torri a pianta dodecagonale, dette le
torri di Properzio.

2) Il Borgo, la parte bassa dell'abitato di Spello, con la piazza del Mercato. Cfr.
PRETE PEDRINI, 362.

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46 MARIO RONCETTI

Item instrumentum emptionis unius domus empte in Spello a Cibaldelo
Ebii de Spello, ut patet manu ditti ser Francis[c]i sub .«ccccxrrr.

Item instrumentum emptionis trium domorum emptarum in Spello ab
Antonio Putii Petri Berardoli et a Bionda uxore condam dicti Putii Petri,
ut patet manu ser Marini Massioli de Spello notarii sub .Mcccoxrrr.

Item instrumentum emptionis unius domus empte in Spello a Putio
Cangni Moriconi, ut patet manu supraditti ser Francisci notarii sub .MCCCCXIII.

Item instrumentum emptionis unius domus empte in Spello a Marculo
Taddioli, ut patet manu ditti ser Francisci sub .Mccccxirrr. //

CANNARII

In nomine Domini amen. Infra describuntur iura et emptiones facte et
fiende in castro Canarii ) per magnificum dominum Ciccolinum, videlicet :
Imprimis describitur scindicatus communis Cannarii pro centum sex-

decim florenis auri etcetera, ut patet manu ser Thome Stephani de Cannario
notarii. //

a) Si legga Cannarii

LlXTRAORDINARIA

In nomine Domini amen. Infra describuntur certa ^) iura et obligationes,
apodisse et quam plures varias?) et diversas ^) scripturas ?) condam bone
memorie Biordi et magnifici domini Ciccolini et ad eos pertinentia.

Imprimis describitur una carta publica obligationis .L. florenorum, fac-
tam *) per Guiglielmum Petri de Grosseto.

Item una scripta in qua fit mentio de quadam sententia lata in Sarzano

per Ciccolinum, arbitrum inter magistrum Guglielmum ? et heredes Iohanis
Ciccharelli.

Item .vi. littere et una domini ducis, una supplicatio et una licentia.
Item quedam scripta rationis ser Guidotti.
Item capitula habita cum domino duce et dittum Ciccolinum.

a) Aggiunto nell’interlinea in sostituzione di cetera depennato.

b) Sta per varie
c) Sta per diverse d) Sta per scripture e) Sta per facta

1) Probabilmente da identificare con quel maestro Guglielmo, medico inglese «in
medicinalibus scientia et fama prepollentem », al quale il comune di Perugia nel 1415
concede il permesso di allontanarsi per dodici giorni dalla città, per recarsi a curare Ma-

rino Tomacelli castellano della rocca di Spoleto. C

fr. FABRETTI, Documenti, 1, n. 5, pp.
11-13.

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I

UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 47

Item una scripta promissionis comitum de Aquila ? de mille et uno flo-
renis auri.

Item una scripta promissionis Bigotti de .xr. florenis auri.

Item in quadam scatula est una scripta, in qua est mentio qualiter ser
Egidius Pacini est rogatus de compromisso facto inter magnificum olim do-
minum Biordum et dominum Corradum Prosper[um]?) super factis castri
Cannarii et Bastite, in magnificos viros comitem Corradum ? et Azzonem 5)
de Castello.

Item una apodissa domini Marini Tomacelli °° de ducentis florenis auri
a Ceccholino receptis pro facto domini Petri de Asti.
Item certa pacta facta inter magnificos viros Iohannem de Colu [m]pna ?

3) V. nota 17 a p. 49.

?) Corrado Prospergh, capitano di ventura alleato di Biordo e Ceccolino. Cfr. PEL-
LINI, II, 64-65; FABRETTI, Biografie, 1, 43-44. Cospicue testimonianze dell'attività di
questo condottiero sono state esposte recentemente nella sezione documentaria della
mostra sulle compagnie di ventura, allestita a Narni nel quadro delle manifestazioni
celebrative del vr centenario della nascita di Erasmo Gattamelata (1370-1970) a cura
dell'Archivio di Stato di Perugia.

^) Il conte Corrado Lando, seguace dell'Acuto, con la propria compagnia infesta ‘
i territori di Siena e Firenze ; nel 1392 presso Perugia si unisce ai condottieri italiani,
venendo ad ingrossare la nuova Compagnia di S. Giorgio. Cfr. RicottI, rr, 182, 183, 188,
194, 197.

*) Azzo o Azzone da Castello (tf 1395), condottiero modenese, uno dei capitani
della nuova Compagnia di S. Giorgio ; seguace di Boldrino da Panicale, negli anni 1392-
1393 scorre la Marca e partecipa con Biordo all’assedio di Macerata, atrocemente vendi-
cando la misera fine del venturiero umbro, che vi era stato ucciso a tradimento da An-
drea Tomacelli. Cfr. MINERBETTI, 173-174; MonoNi, xLI, 53; Lxxxim, 39; FABRETTI,
Biografie, 1, 39-40 ; RicotTI, 11, 196-200; ARGEGNI, I, 57.

*) Marino Tomacelli, nipote del papa Bonifacio IX, che nel 1394 lo inviò a reggere
come castellano la rocca di Arcevia, chiave della Marca. Divenuto quindi castellano
della rocca di Spoleto, vicerettore e poi rettore del ducato, ebbe il comando delle milizie
spoletine che insieme alle genti del Mostarda e del conte di Carrara mossero al recupero
di tutti i luoghi del ducato ; nel 1402 fu assediata e crudelmente presa Nocera, che era
tenuta da Ceccolino ; quindi le stesse truppe passarono nel contado perugino, arrecando
molti danni nel territorio di Brufa, e fatta una grossa preda di bestiame se ne tornarono
a Spoleto. Cfr. MoRoNI, xxxvi, 273 ; PELLINI, 11, 128 ; SANSI, Storia, 1, 275 ; ARGEGNI,
IIIj:915:

*) Il capitano Giovanni Colonna (morto a Frascati il 6 marzo 1413), della nobile
famiglia romana di antica fede ghibellina, insieme al fratello Nicoló, combatté aspra-
mente il governo papale, tentando di impadronirsi della signoria di Roma, forte dell'al-
leanza di Ladislao re di Napoli. Cfr. GREGOROvIUS, III, 564, 565, 572, 575, 578, 590, 612
n. 50, 615; ARGEGNI, I, 184.
c. 44v

me:

48 MARIO RONCETTI

et Ciccolinum cum Ciucio 9 de Paterno ? et Nanni'? de Fichino 1), exis-
tentes in Collupino ??.
Item una scripta Bictini de Cesena de florenis .cr. habitis a Biordo. /

Item una scripta Nicolai Francisci de Capitonio de florenis AN. habitis
a Leone Ebreo 3 nomine Biordi. 3

Item scripta una Antonii de Camerino de florenis .VILX. habitis et de-
bitis Biordo.

Item quedam scripta ducis Adrie 14) de florenis Att Il. pro fatto rede[m]p-
tionis 15),

8) Il capitano Ciuccio da Paterno nel 1393 era castellano della rocca della Fratta
(Umbertide), quando, appreso il successo dei Raspanti in Perugia, si schierò dalla loro
parte e teso un agguato a Braccio lo fece prigioniero, rinchiudendolo nella rocca. Ma
Biordo, dopo aver invano sollecitato la sua collaborazione, lo lasciò andar libero. Cfr.
CAMPANO, 13 (n. 2)-14; FRANCESCHINI, 101, 106.

?) Località del contado perugino, rione di Porta Santa Susanna, secondo il censi-
mento fiscale del 1410. Cfr. FABRETTI, Documenti, 11, n. 2, p. 86.

10) Il capitano Nanni da Fichino con Ciuccio da Paterno e i fuorusciti perugini
resistettero per alcuni mesi, nell’estate del 1401, nel castello di Collepino all’assedio po-
stovi da Ceccolino, finché questi non riuscì a snidarli, imponendo ai due capitani la taglia
di 1400 fiorini d’oro. Cfr. FABRETTI, Note, 140.

11) Di questa località si parla nella Cronaca del MoNTEMARTE ?, 258-259. Secondo
le Notizie della Famiglia Michelotti... cit. (Ms. 1889, c. 181v) sarebbe da identificare
con Figline.

12) Colle Lupino è il primitivo nome del castello di Collepino, oggi frazione del
comune di Spello. « Da questo eccelso solatio dirupo / ad oriente del Subasio monte, /
difeso a tergo da selvose vette / d’auree ginestre dall’effluvio aulenti, / tu, Collepino,
piccolo Castello, / domini luminoso la vallea / solcata a fondo dal torrente Chiona, /
e lunge miri l’ubertosa piana / che dalla Rocca del Sangallo, a quella / del Gattaponi,
carche di memorie, ospita e nutre laboriose genti ...». La strada che conduce dal capo-
luogo a tale amena località (km. 6) passa accanto alle rovine dell’antico monastero be-
nedettino femminile di Vallegloria. Cfr. LuIrGI SAMPALMIERI, Estri Poetici, Perugia, Edi-
zioni Frate Indovino, 1969, pp. 49-56, da cui ho tratto i versi che precedono.

3) Probabilmente da identificare con «Leo Consilgli porte Sancti Angeli par. S.
Fortunati » che é annoverato tra quegli ebrei che nel 1389 prestano settecento fiorini
d'oro al comune di Perugia, per mantenere l'abbondanza delle vettovaglie. Cfr. FABRETTI,
Documenti, 11, n. 8, p. 113.

14) La città veneta di Adria, situata tra la foce dell'Adige e quella del Po, era un
antico possedimento degli Estensi, loro confermato nel 1354 dall’imperatore Carlo IV.
Ma anche supponendo che, per una svista dell'amanuense, si debba leggere « Andrie »
anziché « Adrie », l’individuazione non cambia, dal momento che il ducato d'Andria
fu recato in dote nel 1305 ad Azzo VIII d'Este dalla moglie Beatrice, figlia di Carlo II
d'Angió re di Napoli e Sicilia. Cfr. L. Ariosto, Orlando furioso, 111, 39, 40 ; G. B. PIGNA,
Historia de principi di Este... In Ferrara, Appresso Francesco Rossi Stampator Ducale,
1570, vol. 1, pp. 51, 305.

15) Il riferimento fa pensare al marchese Niccolò III d'Este (1393-1441), il quale

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UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 49

Item unum par bisacciarum cum certis scripturis veteribus tangneti-
bus ^) sotios.

Item tres libri simul ligati cum tribus bastardellis, quorum duo sunt
Francisci de Cortonio, relicus cum bastardellis fuit Micchilini de Perusio,
Est enim in libro ditti Micchilini unum parvulum librum, in quo reperitur
et est copia cedule magistri Pacis de Turre Magistra, cum quibus etiam libris
est ligata una saccula rationum et scripturarum ditti Francisci de Cortonio.

Item reperitur in ditto libro Micchilini unum quaternum non ligatum.

sunt etiam in ditta cassecta tres libri simul ligati, quorum duo sunt
rationes sotiorum Ciccolini, manu ser Antonii Egidii et ser Colutii de Ar-
quata cancellarii ditti Ciccolini, relicus liber est mostre scriptionis centum
lancearum cum domino duce. Est autem alligatus cum dittis libris tribus
unus liber Francisci de Cortonio.

Item quoddam instrumentum certorum capitulorum et pactorum inter
dominum ducem, per manus Peri Scrofingni !9, et commune Perusii, Cecco-
linum et fratres.

Item sunt in dicta cassecta multe et varie scripture et littere diverssis
materiis.

Item est in ditta cassecta carnerium unum panni lini, in quo sunt certe
scripture et capitula certorum dominorum et capitaniorum, inter quos sunt
scripture de facto consilcis ?) Antonutii de Aquila !?, quedam apodissa domini
Artimanni de florenis .Lxxm. auri, iura et instrumenta trasmissa per ser Alo
de Bastita.

Imprimis quoddam instrumentum de factis Antonii de Sangro 18), manu
Antonii Nicolai de Sulmonio, cum certis capitulis sigillatis sigillo dicti An-
tonii sub .MCCCLXXXXVI.

Item capitula facta inter magnificum dominum Biordum et commu-

a) Si legga tangentibus b) Si legga comitis

nel giugno 1414, mentre si recava in pellegrinaggio al santuario di San Giacomo di Ga-
lizia (Santiago de Compostela), fu fatto prigioniero e tenuto per un mese in un solitario
castello, finché non si fu riscattato con denaro. Cfr. Diario ferrarese dall'anno 1409 sino
al 1502 di autori incerti. A cura di Giuseppe Pardi, Bologna, N. Zanichelli, 1928-1933,
(RR. II. SS. 2, Tomo xxiv, Parte vir), p. 14.

16) Il padovano Pietro degli Scrovegni, inviato nel 1399 quale commissario ducale
in Perugia, ne riceve la signoria nel gennaio del 1400. Cfr. Storia di Milano, vi, 44 ; vir,
897.

17) Il conte Antoniuccio dall'Aquila farà « maraviglie in difesa della Patria » asse-
diata da Braccio. Cfr. MurartorI, Annali, 1x, 97; ORLANDI, n, 151-152; VALENTINI,
41, 110.

18) Membro di una nobile famiglia abruzzese, i cui discendenti si distingueranno
nella guerra di Braccio. Cfr. VALENTINI, 19, 21.

4
c. 45r

50 MARIO RONCETTI

ne Firmi!?, cum duabus aliis litteris patentibus ditti communis sub
.McccLxxxxv. //

Item quedam scripta domini Ottonis, cum eius sigillo, de denariis per
eum habitis a Baldino *? sub .MCCCLXXXXVI.

Item quedam scripta Bartholomei de Gonzacha ?? sigillata de denariis
receptis a Baldino sub .MCCCLXXXXVI.

Item certa capitula non sigillata inter magnificum comitem Guidum de
Bagno ?2, pro se et magnifico domino Malatesta de Malatestis *9, et Petrum
Angelelli pro communi Tuderti sub .MCCCLXXXXVv.

19) « Eodem millesimo [1394] et die martis, xvi mensis junii de mane, hora tertia-
rum, Azzus de Castello, Biordus de Perusio cum magna comitiva venerunt et posuerunt
campum in Rota nostra Grifonis pro redimendo nos... Ambasciatores communis Firmi
fuerunt cum ipsis pro faciendo concordiam, semel et pluries ; et primo dicebant velle
x millia ducatorum, postea venerunt ad vir millia, et demum venerunt ad v millia ; et
sic fuit conclusum ...». DE Minicis, 21. E ancora: « Eodem millesimo [1395], die rr
mensis decembris, civitas Firmana rehabuit ad suas manus terram Montis Granarii cum
cassero, solutis primo septem mille et quingentis ducatis Biordo de Perusio, in terra
Fabriani, per Mattheum Marci et Ioannem magistri Thome de Firmo, nuncios et amba-
sciatores ad predicta ». Ibidem, 22. Cfr. anche le pp. 18, 27.

20) Un Baldino di Ermanno «coltore del fuoco », cioè esattore dell'imposta sui
focolari, si trova operante a Perügia nel quarto decennio del secolo xv. Cfr. FABRETTI,
Documenti, 1, n. 7, pp. 25-26. Un Baldino di Pietro figura invece nell'elenco dei Raspanti
esiliati redatto nel 1425. Ibidem, n. 29, p. 191.

21) Bartolomeo Gonzaga, capitano di ventura il cui nome è legato alla Compagnia
della Rosa, fu anche senatore di Roma nel primo semestre del 1422. Cfr. MoRoNI, LVII,
316 ; RIcOTTI, II, 206 n. 2; ARGEGNI, II, 16.

22) Guido dei conti Guidi di Bagno (Bagno di Romagna), vicario dei Malatesta in
Todi. Cfr. MoroNI, LXXxVI, 225 ; MoNTEMARTE ?, 257. « Dalla metà del sec. xiv alla fine
del xv questo ramo [dei conti Guidi] va lentamente decadendo, perché non riesce a con-
quistarsi una stabile signoria. Esso conta insignificanti personalità, che... si muovono
fiaccamente nell’orbita dei grandi condottieri di ventura ». Così ANTONIO FALCE, Guidi,
in Enciclopedia Italiana, xvin, 250-252.

23) Malatesta di Pandolfo della nobile famiglia riminese dei Malatesta, divenuto
durante lo scisma d’occidente signore di Todi (nel 1392 si accorda col papa Bonifacio
IX, che gli concede il perdono e il governo della città per dieci anni in cambio di un censo
annuo di 3.000 scudi d’oro ; ma ribellatosi di nuovo nel 1394 il papa lo scomunicó e privò
dei beni, concedendo Todi ad Andrea Malatesta signore di Pesaro ; in ogni caso la sua
signoria non durò oltre i primi del 1395 e fu seguita da quella di Biordo). Nel luglio
1398 nonostante i suoi trascorsi fu nominato da Bonifacio IX senatore di Roma per sei
mesi. Uomo di grande valore militare fu anche capitano generale dei fiorentini, avendo
ai suoi ordini Francesco Sforza e Braccio Fortebraccio. Cfr. MoroNI, rnxxvi, 225 ; Mon-
TEMARTE ?, 261 ; GREGOROVIUS, III, 564, 566, 601; GeTuLIO CECI, Malatesta di Pandolfo
Malatesta e il Comune di Todi, recens. in « Bollettino della Società Umbra di Storia
Patria », 11 (1896), 566; AncEGNI, II, 151-152.

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UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 51

Item in quadam scatula quedam alia littera carte bombicinis, promis-
sionis de restituendo centum ducatos ditto magnifico domino Ciccolino,
facta ^) per dominum Perdicassum *? comitem Montis Odorisii *9, sigillata
et subscripta sigillo et manu ditti domini Perdicassi.

Item una scatula cum certis capitulis gentium armorum, insstrumentis
procurationis et aliis scripturis modice conditionis.

Item est in scatula privilegiorum quedam apodissa domini comitis de
Carraria *9, de saldo rationis facte cum Iohanne de Assisio et de reductione
debitorum ditti Iohannis et etiam de satisfatione quingentorum quinquaginta
ducatorum, facta per magnificum dominum Ciccolinum dicto magnifico do-
mino comiti pro dittis debitis ditti Iohannis cum quietatione etcetera.

Item instrumentum obligationis Nicolai de Massa et Simonis Herici de
Stancollis et promissionis de restituendo ditto magnifico domino Ciccolino

florenos VIXX., pro residuo denariorum solutorum per dittum Ciccolinum
pro redimere predittos de Neapoli etcetera.

Item copia") capitulorum initorum inter regiam mayestatem, Ciccoli-
num et fratres, qualiter rex concedit dittis Ciccolino et fratribus terras, castra
et locha que possident cum mero et misto imperio, promictens plenam de-
fensionem etcetera ; et quod Bastita Insule ?? [vel] homines ditti loci ad ni-
chilum tenea[n]tur communi Assisii nec alteri, nisi dittis Ciccolino et fra-
tribus. /

Item quedam scripta Averardi Gardini de Assisio, de restituendo
magnifico domino Ciccolino .Lxxx. florenos per totum mensem septembris
.MCCCCXIII.

Item quedam littera promissionis magnifici domini comitis Guidi ?9,
facte magnifico domino Ciccolino, de conservando indempnem ipsum Cicco-

a) Si legga facte b) Segue copia ripetuta e non cancellata.

24) Perdicasso Barile, uno dei conti abruzzesi che si distingueranno nella guerra
di Braccio. Cfr. VALENTINI, 17 n. 5.

25) Monteodorisio è oggi comune della provincia di Chieti.

26) Sul conte Francesco da Carrara trovo le seguenti notizie : nel 1402 partecipa
col Mostarda e Marino Tomacelli alla riconquista di Nocera ; nel 1410 entra con 500
cavalli a Perugia per difenderla dagli assalti di Braccio ; nel 1413 riceve dal re Ladislao
l'investitura della città di Ascoli per sé e i propri figli Obizzone e Ardizzone ; nel 1420
ottiene dal papa Martino V di rimanere in Ascoli come vicario in temporalibus. Morto
nello stesso anno, gli succede nel dominio della città il figlio primogenito Obizzone. Cfr.
MoronI, nur, 53; RIcOTTI, II, 244; ARGEGNI, III, 315.

2?) Bastia. V. nota 6 a p. 43; nota 2 a p. 27.

28) V. nota 22 a p. 50.

c. 45v
52 MARIO RONCETTI

linum de promissione facta per ipsum Ciccolinum de florenis N. pro Antonio
de Paganellis 9) de Monte Alboddo *°), conducto cum regia maiestate ^). //

a) Segue 1tem qued[am]

29) La potente famiglia dei Paganelli, signori di Montalboddo loro patria e di altri
feudi, fioriva già nel secolo xi. Cfr. MoRoNI, xxxvi, 278.

80) Montalboddo, borgo fortificato che ebbe un'importanza notevole nel medioevo
per la sua posizione prossima al Monte Catria e al confine di Gubbio. Attualmente va
sotto il nome di Serra Sant'Abbondio ed è comune della provincia di Pesaro e Urbino.
Cfr. MonoNi, xxxvi, 277-279 ; BEVILACQUA, 360-361.

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LASA

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BIBLIOGRAFIA DELLE OPERE CITATE SOMMARIAMENTE NELLE
NOTE AL TESTO

(Non vi compaiono le opere citate per esteso in precedenza)

BELLUCCI ALESSANDRO, L'antico rilievo topografico del territorio perugino mi-
surato e disegnato dal p. Ignazio Danti, in « Augusta Perusia », 11 (1907),
pp. 89-92, 118-126 + carta topografica.

BEVILACQUA EUGENIA, Marche. Torino, Unione Tipografico-Editrice Torinese,
1961. «Le Regioni d’Italia », vol. x.

Cronaca fermana di Antonio di Niccolò notaro e cancelliere della città di Fermo
dall'anno 1176 sino all'anno 1447, in Cronache della città di Fermo pub-
blicate per la prima volta ed illustrate dal Cav. GAETANO DE MiNICIS . . .
colla giunta di un Sommario cronologico di carte fermane anteriori al se-
colo XIV con molti documenti intercalati a cura di Marco Tabarrini .. .
In Firenze, Coi tipi di M. Cellini e C. alla Galileiana, 1870. « Documenti
di Storia Italiana pubblicati a cura della R. Deputazione sugli Studi di
Storia Patria per le provincie di Toscana, dell'Umbria e delle Marche »,
Tomo rv, pp. 1-98.

Du CANGE, CHARLES Du FRESNE SEIGNEUR, Glossarium mediae et infimae
latinitatis ... Graz, Akademische Druck-und Verlagsanstalt, 1954 (Un-
veründerter Nachdruck der Ausgabe von 1883-1887).

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Sgariglia, 1879-1884. « Accademia Spoletina - Studi Storici ».

Liber contractuum (1331-32) dell’ Abbazia Benedettina di San Pietro in Perugia
a cura di Don CostANZo TABARELLI 0. S. B. con introduzione di Giuseppe
Mira. Perugia, Deputazione di Storia Patria per l’Umbria, 1967. « Fonti
per la Storia dell'Umbria », N. 3.

Cantari sulla guerra aquilana di Braccio di anonimo contemporaneo. A cura
di RoBERTO VALENTINI... Roma, Tipografia del Senato, 1935. « Fonti
per la Storia d’Italia pubblicate dall’Istituto Storico Italiano per il
Medio Evo. Scrittori. Secolo xv ».

— A x SA T T7 LR iù EZIO
Te -—— CE P LI NU ! x ZUM 4 i
Am aed era aar E MEN TED pe en De VII
APPENDICE

I

1393 agosto 22, Perugia.

Il consiglio dei priori e camerlenghi delle arti, su mandato del podestà
Giovanni Panciatichi di Pistoia, delibera la concessione di onorificenze e ri-
compense in denaro a Biordo Michelotti, alla sua famiglia, alle sue truppe.

(Perugia, Archivio di Stato, Archivio Storico del Comune di Perugia,
Consigli e Riformanze n. 39, cc. 29v-33r, nuova cartolatura : cc. 166v-170r).

Item, cum ad felicitandam et in glorie perpetuitatem Pro militia, pro-
f i visionibus, dona-
conservandam unamquamque rem publicam summe conveniat tionibus et remu-
eos qui patriam adiuverint, conservaverint, auxerint, quibus AULA SA
constat secundum etiam paganorum dotissimorum senten- "*
tias certum esse in celo difinitum locum ubi beati evo sempiterno ser-
vantur, muneribus prosequi gratiosis, ea propter supradicti domini prio-
res et camerarii, considerantes virtutum eminentias, quibus ut inter
alio[s] emineret vir magnificus et civis amantissimus Perusinus Miche-
locti[us] de Micheloctis de Perusio, largitor // bonorum omnium, ipsum mul-
tifariam insignivit et fructus laudabiles ipsius per secula memorandos, quos
in exercitiorum suorum preclarissimorum gimnasiis erga salutem patrie, re-
cuperationem status popularis et pacifici civitatis Perusine peperit et extulit
tot exercitiis, tot expensarum perfluvia, tot labores et pericula, que conti-
nuatis studiis exhibuit operosis affectibus in lucem et ad vota popularium
salutem amantium patrie quorumcumque, propter que venit merito extollen-
dus ad sidera et donis et largitionibus et honorificentiis publicis, perpetuitate
fame et nominis ad posteros cum eternitate glorie transituris multifariam
ampliandis, ut quanto ad altiora provectus extiterit et uberius fructificet et
gratitudinis publice exemplo alliciantur et alii ad similia studia continuatis
peragenda vigiliis ad conservandam, augendam et iuvandam rem publicam
Perusinam ; et etiam intendentes ad executionem remunerationum et pre-
miationum agendarum erga personam ipsius Beordi et suorum iuxta votum
totius populi Perusini, de cuius remuneratione ^) in generali adunantia ar-
tium et artificum civitatis Perusii die .xx. presentis mensis, ut supra constat
manu mei notarii infrascripti, fuit facta mentio et translatio arbitrii in specie
opportuna, habitis super hiis?) infrascriptis omnibus consiliis matura deli-

a) remunneratione b) hiis aggiunto a margine.

c. 20v
c. 166v

COS9Ü0r
c. 167r
56 MARIO RONCETTI

beratione digestis tam inter dictos dominos priores quam inter dictos dominos
priores et camerarios, et obtento partito de levando ad sedendum ex omnibus
potestatibus et arbitriis concessis et actributis dictis dominis prioribus et
camerariis ab adunantia supradicta, providerunt ^) et statuerunt hac lege
perpetuo duratura erga premiationem et remunerationem huiusmodi Beordi
omnia et singula infrascripta et quodlibet ipsorum, videlicet :

Quod Scordia ef- Imprimis quod prefatus Beordus possit et valeat honore
ticratur miles po- Te ; . . A . E . ele e e
puli Perusini. militatis cinguli ad eius beneplacitum insigniri, et effici miles

populi Perusini, et quod arma communis, iocalia et insigna quelibet oppor-
tuna expensis communis Perusii pro honore dicti communis et excellentia
et honorificentia tam communis quam ipsius Beordi fieri possint et de-
beant opportuna, sicut exigit talis actus, et quod ad hoc ut quelibet sicut
talis exposcit honorifica materia peragantur, quod domini priores eligant
decem prudentes et expertos cives qui habeant videre et examinare ea que
cognoverint circa huiusmodi militiam quomodolibet convenire et circa expen-
sas pro armis, equis, iocalibus et aliis rebus et causis propter ea vel ob id
ratione vel causa aliqua expedire et ea omnia sic examinata in scriptis
reducere ad consilium dominorum priorum et camerariorum presentium ar-
tium dicte civitatis, ut super hiis fieri possit deliberatio et provisio oppor-
tune, prout materia flagitabit et visum fuerit ipsis dominis prioribus et
camerariis quomodolibet convenire.

SO DEDE Item, quod ad perpetuam rei memoriam, more maiorum
Beordi ei fiat Romanorum, ob insigna et preclara prefati Beordi gesta et
statua t). ASTA 3 ARL H ES LES

ut ceteros ad similia studia semper alliciat, fiat et fieri pos-
sit et debeat una eius statua insignita et sculturis et celaturis, orna-
mentis quibuslibet excellentibus, prout in similibus quondam fieri sta-
tuis consuevit et prout camerariis deputandis videbitur convenire; et
ponatur et poni debeat in loco eminenti et evidenti, in frontispitio Sanc-
ti Laurentii vel alibi notabiliter, prout eidem placuerit seu camerariis
antedictis ; que quidem statua fiat et fieri debeat expensis communis
et collocari ; et quod presentes domini priores eligant et eligere debeant quin-
que camerarios, quos ad talia actos congnoverint, qui habeant arbitrium et
potestatem ipsam statuam celari et sculturis et ornamentis necessariis per-
fici facere et poni facere in huiusmodi loco eligendo notabili et evidenti et
honorificentiori, et ipsa expendendi de peccunia communis Perusii in ea quan-
titate prout putaverint convenire, quam quantitatem prout capiet conser-

a) provideret

1) Cfr. « Electio camerariorum ad faciendum statuam Beordi », sotto la data del
12 settembre dello stesso anno (c. 41r, 188r).
UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 57

vatores monete dicti communis expendere, dare et solvere debeant ipsis ca-
merariis vel magistro eam facienti et aptanti sine alio precepto vel mandato.

Item, quod pro defensione et manutentione presentis 404 Peordus sil
status popularis boni pacifici et tranquilli civitatis Perusii, 74/is ^ gentium
belli et pacis tempore, idem Beordus sit et esse debeat st et de arbitrio.
capitaneus generalis quarumcumque gentium armatarum, equitum et
peditum dicti communis Perusii presentium et futurarum, et ex nunc
ex dictis arbitriis adunantie generalis eundem Beordum in capitaneum
generalem huiusmodi communis eligerunt et eligunt cum potestate, ar-
bitrio ^), offitio et baylia omnimoda et promptissima facultate, quod et
quas habent") vel habere possunt vel habere quomodolibet dinoscuntur ge-
nerales capitanei gentium armorum et guerre, de consuetudine vel de iure,
et salvos / conductos quoslibet concedendi illis personis et locis, prout tem-
porum locorum negotiorum et rerum et personarum qualitate et condictione
sua circumspectio noverit quomodolibet convenire ; et omnia et singula ge-
rendi faciendi mandandi et exercendi pro exercitio et administratione dicti
capitanei offitii et circa ipsum, que concedere facere gerere exercere mandare
possent huiusmodi capitanei generales gentium armorum et guerre ut supra,
de consuetudine vel de iure, et quod huiusmodi salviconductus et alia que per
ipsum Beordum, pro exercitio dicti capitanei offitii seu circa ipsum vel eius
occasione vel prout ad ipsum offitium spectare dinosci[tur] vel quomodoli-
bet pertinere, de consuetudine vel de iure, concessa facta provisa gesta exer-
citata vel mandata fuerint, quoquo modo valeant et teneant pleno iure et
exequi et observari possint et debeant per omnes et ab omnibus cum effectu,
perinde ac si facta gesta provisa seu mandata essent per presentes dominos
priores et camerarios ex arbitriis antedictis in presenti consilio et per presens
consilium supradictum, ea omnia providentes ex nunc et facientes et man-
dantes et concedentes et ipso iure pro provisis factis et mandatis et concessis
haberi volentes specifice et expresse; et in ipsum Beordum, in hiis et super
hiis et quolibet ipsorum et circa ea quantum ut supra ad huiusmodi capi-
tanei offitium spectare dignoscitur, de consuetudine vel de iure, arbitrium
plenarium potestatem bayliam et facultatem omnimodam transferentes et ut
supra mandantes per omnes et ab omnibus que per ipsum Beordum, prout
supra exprimitur, facta fuerint exercita vel mandata provisa concessa vel
administrata seu gesta, inviolabiliter et plenarie exequi adimpleri et obser-
vari, aliquo quod loqueretur seu disponeret in contrarium vel aliter quomo-
dolibet non obstante.

Item, quia tale ministerium honorificum et maximis e MA Rd.
; : : a : : È . beat pro provisio-
humeris semper merito inponendum et huiusmodi capitanei ne mille florenos

SEE : 3 SN T in mense.
offitii pace vel bello nequit sine maximis sumptibus sup-

a) Segue et espunto. b) Segue si[ve] espunto.

c. 30v
c. 167v
CIT
c. 168r

58 MARIO RONCETTI

portari, quod ad ipsum nomen et offitii honorifice continue perferendi
et ad sui et gentium suarum honera commodius ^) substinenda, idem
Beordus habeat et habere debeat de peccunia et avere communis Pe-
rusii, quo adviserit et ubicumque eundem esse vel militare contigerit,
pro provisione sue persone mense quolibet a camera conservatorum mo-
nete dicti communis florenos mille de auro sine aliqua soluctione gabelle ;
que summa mille florenorum de cetero mense quolibet in dicti Beordi vita
solvi possit et debeat ipsi vel eius procuratori sine aliqua solutione vel retten-
tione gabelle per conservatores monete qui pro tempore fuerint, sine alio
precepto vel mandato, de quibuscumque peccuniis communis Perusii que
pervenient quomodolibet ad eorum manus, omni exceptione remota.

Do PS iorino. Item, quod pro preteritis laboribus et ad presens sub-
fue OE Pret Ssceptis et pro substentatione gentium cum ipso Beordo ad
Beordo. presens militantium in Perusio et comitatu, idem Beordus
habeat et habere [debeat] pro presenti a camera conservatorum monete
communis Perusii de peccunia dicte camere duo milia florenorum de
auro, per ipsum inter dictas gentes distribuendorum ad beneplacitum
ipsius; quam summam duorum milium florenorum ipsi conservatores
possint et debeant sine alio ordinamento vel mandato dare et solvere
dicto Beordo sine aliqua solutione gabelle, decernentes quod in presenti
mandato conprehendatur et veniat et venire intelligatur omne aliud manda-
tum et ordinamentum hactenus factum super soluctione dicte summe duo-
rum milium florenorum, sub quavis verborum conceptione appareat ; decla-
rantes et providentes quod si necessarium fuerit in totum aut in parte ipsam
summam duorum milium florenorum, non suppetentibus presentibus introi-
tibus communis Perusii, pro presenti acquirere sub cambio vel usuris, quod
ipsi conservatores possint eam acquirere in illa summa et pro illa provisione
seu cambio et pro illo tempore [et] quantitate propter ea expendere, prout
putaverint convenire libere et in proprium.

De domo emenda ^ dod
vel danda Beordo Item, quod prefatus Beordus, pro eius et suorum filio-
i ; ; APA 3 :
CECI E rum et descendentium habitatione condigna et etiam ut

tie Aleri, Panica- possit necessarii ad victum et alia necessaria sicut congruit
che etcetera. suis exigentibus gloriosis servitiis et meritis abundare, ha-
beat et habere debeat sub et cum modis et condictionibus infrascriptis
unam amplam et spatiosam domum et emendam et aptandam expensis
communis Perusii, vel unam de domibus communis Perusii, si eam quam
emendam malluerit, et per quinque camerarios // per dominos priores eligen-
dos assignandam, quam domum sive ematur sive elegerit unam ex domi-
bus dicti communis habeat et habere debeat iure proprio et in perpetuum per

4) commodiis UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 59

se et suis heredibus. Item habere debeat fortilitium Montis Aleri 2 et eius
comunantiam cum pertinentiis et iuribus ipsius, postam Panicaiole Clusii
Perusini et comunantiam Rene Bianche ?) communis Perusii cum earum et
utriusque earum pertinentiis et iuribus per se et eius filiis masculis et aliis
ab eo descendentibus legitimis masculis usque in sui tertiam personam in-
clusive per maschulinam lineam, salvo semper et reservato communi Peru-
sii iure domini[i] et proprietatis in et super dictis fortilitio et comunantiis
et posta et pertinentiis earum et iuribus et cuiuslibet earum et dicti fortili-
lii. Et quod pro dicta domo emenda aptanda amplificanda et exornanda ad
eius beneplacitum in ipsa civitate Perusina et pro necessariis fulcimentis et
pro pretio in totum possit expendi de peccunia et avere communis Perusii
usque in summam quatuor milium florenorum de auro ; pro qua emenda et
aptanda ipsi domini priores de collegio presenti dominorum camerariorum
teneantur et debeant eligere et deputare ut supra quinque camerarios quos
expertos et actos congnoverint, qui habeant et habere intelligantur plenariam
potestatem ipsam domum in ipsa civitate Perusina existentem emendi pro
ipso Beordo et suis heredibus et ipsam ampliandi exornandi et aptari faciendi
ad ipsius Beordi beneplacitum commodum et formam sicut noverit oportere,
et pro pretio ampliationis exornationis aptationis predictarum expendendi
de peccunia et avere communis Perusii in totum usque in summam quatuor
milium florenorum de auro. Si autem idem Beordus mallet aliquam domum
de domibus communis Perusii in ipsa civitate existentibus, quod eidem sit
licitum pro eius beneplacito ipsam domum eligere, quam predicti quinque
camerarii ut supra eligendi sibi debeant consignare, quam nichilominus ipse
Beordus possit accipere et eius possessionem capere et intrare et captam te-
nere et habere et possidere pro se et suis heredibus iure proprio et in per-
petuum cum omnibus iuribus et actionibus ipsius ; et si ampliatione repara-

*) Celebre castello situato su un'altura che domina la riva meridionale del Lago
Trasimeno. Cfr. ANGELO LuPATTELLI, J| Castello di Montalera presso il Lago Trasimeno.
Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1914; ApAMO Rossi, I castelli del contado
perugino. Il castello di Montalera, in « Bollettino della Regia Deputazione di Storia
Patria per l'Umbria » xxxvi (1939), pp. 5-39, particolarmente D3i23:

®) Su Panicarola, attualmente frazione del comune di Castiglione del Lago, v.
il recente studio del parroco Don Earpro BrnAccHIELLA, Memorie di Panicarola. Milano,
Tip. del Pont. Ist. Missioni Estere, 1969. Secondo questo autore per posía deve inten-
dersi un centro di conferimento della terza parte dei prodotti agricoli dovuta alla Ca-
mera Abundantiae di Perugia. Da Panicarola aveva inizio il Chiugi perugino.

4) Circa quest'ultima concessione, ecco come si esprime Louis DE BAGLION (op.
cit., p. 44): «La confiscation des biens s’opère sur une large échelle et, supréme ironie,
le fief de Renabianca, naguère concédé et reconcédé à Oddo Baglioni en témoignage

d'éternelle gratitude populaire, constituera une part du butin de Michelotti (17 juin
1394) ».
60 MARIO RONCETTI

tione ? vel exornatione quomodolibet indigeret, ipsi camerarii ad ipsius Beordi
beneplacitum possint teneantur et debeant ipsam domum sic electam facere
extimari condigne et ab extimatione et quantitate in qua fuerit appretiata et
extimata supra usque in summam quatuor milium florenorum predictorum
possint pro huiusmodi ampliatione reparatione et exornatione expendere
prout fuerit oportunum ; et ipso Beordo domum communis ut supra eligenti
ad emendam aliam nullatenus teneantur, sed ad illam quam elegerit consi-
gnandam ; et super hiis [et] quolibet dictorum casuum potestatem habeant
plenariam et mandatos quoslibet faciendi nomine dicti communis de con-
cessionibus, consignationibus huiusmodi et super ipsis faciendis, cum pro-
missionibus, obligationibus, penarum adiectionibus et aliis membris et capi-
tulis opportunis prout congnoverint expedire, ita quod plenarie de iure sub-
sistant in omnibus et quoad omnia, tam de iure quam secundum consuetu-
dinem approbatam ; declarantes et providentes mandando conservatoribus
monete communis Perusii presentibus et futuris, quatenus sine alio precepto
vel mandato possint et debeant de quibuscumque peccuniis dicti communis
que pervenerunt seu pervenient ad eorum manus, si domus ut supra ematur
pro ipso Beordo, pro eius pretio et ampliatione actatione exornatione pre-
dictis dare et solvere dictis quinque camerariis usque in dictam summam
quatuor milium florenorum de auro sine aliqua soluctione gabelle ; si autem
idem Beordus mallet domum aliquam communis, possint et debeant a valore
et extimatione ipsius domus supra, pro ampliatione aptatione exornatione
predictis, dare et solvere dictis quinque camerariis occasione predictorum
usque in dictam summam quatuor milium florenorum de auro, prout capiet et
summabit, sine aliqua soluctione gabelle, prout superius est expressum. Sta-
tuentes insuper quod omnia que per ipsos camerarios, tam in tempus eorum
offitii quam post usque ad premissorum consumationem, facta fuerint vel
executa valeant et teneant pleno iure ac si facta essent per totum presens
consilium ; ea omnia et quodlibet eorum ex nunc providentes facientes et
esequentes et pro provisis factis et executis, ex nunc prout ex tunc et ex
tunc prout ex nunc, haberi eo ipso decernentes et volentes specifice et ex-
presse. Insuper, ad pleniorem valitudinem et iuris efficatiam premissorum
per viam et modum contractus, ex arbitriis adunantie generalis predicte, vice
et nomine communis et populi Perusini obligantes dictum commune et om-
nia et singula eius bona pro premissorum et infrascriptorum observatione, et
presentibus nobilibus viris Andrea Nicholay de Minerbectis et Guidone do-
mini Tomaxii, civibus et ambaxiatoribus honorabilibus Florentinis, testibus
ad predicta et infrascripta habitis, ipsi domini priores et camerarii dederunt
donaverunt tradiderunt ex causis et rationibus supradictis pure libere et

5) Cfr. «Mandatum pro reparatione domus habitationis Beordi » (c. 65r, 202r).
Vi si legge che necessita di riparazioni « domus communis Perusii existens in citadella,
quam pro habitatione nunc Beordus habet ».

vera, LT CEI N (COSE Sow LEUR n pum SI
te ci cd rin tan tt cain, a
UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 61

simpliciter et irrevocabiliter inter vivos et concesserunt prefato Beordo ibi-
dem presenti stipulanti et recipienti, videlicet dictam domum pro se et suis
heredibus iure proprio et in perpetuum, utroque dictorum casuum sive ema-
tur sive mallit aliquam ex domibus communis predicti ; si[ve] ipsum fortilitium
Montis Aleri et eius comunantiam, postam Panichaiole Clusii Perusini et
comunantiam Renebianche dicti communis, cum earum et cuiusque earum
et dicti fortilitii pertinentiis et iuribus, pro eodem Beordo, filiis legitimis et
aliis ab eo descendentibus legitimis masculis usque in sui tertiam personam
inclusive per lineam maschulinam, salvo semper iure domini[i et] / proprie-
tatis dicto communi Perusii in et super dictis fortilitio Montis Aleri et eius
comunantia, posta Panicaiole et comunantia Rene Bianche et iuribus et
pertinentiis earum et cuiusque earum et dicti fortilitii, iuxta earum et cuius-
libet ipsarum latera vocabula et confines et in quibuscumque pertinentiis
intra comitatu [m] et districtum Perusii sint et esse dinoscantur ; que vocabula
pertinentie latera et qui confines hic habeantur et sint iure ipso pro suffi-
cienter expressis et declaratis, ac si specifice omnia essent declarata et speci-
ficata, ad habendum tenendum et possidendum ; et quicquid sibi de dicta
domo deinceps et suis heredibus placuerit in perpetuum faciendum et de
dictis fortilitio Montis Aleri et eius comunantia, posta Panicaiole, comu-
nantia Renebianche earumque pertinentiis et dicti fortilitii sibi et suis legi-
timis filiis masculis et aliis ab eo descendentibus legitimis usque in sui ter-
tiam personam inclusive per lineam maschulinam, iure tantum domini[i] et
proprietatis ut supra semper salvo, placuerit deinceps quomodolibet facien-
dum, cum omnibus et singulis que in confines dictorum bonorum et rerum
et cuiusque ipsorum et earum quomodolibet continentur, cum accessibus et
egressibus suis usque in vias publicas et cum omnibus et singulis que dicta
bona et res habent seu habere quomodolibet dinoscuntur super se, intra vel
infra se, seu super se in integrum, omnique iure et actione usu seu requisi-
tione dicto communi Perusii expensis bonis et rebus aut pro ipsis aut ipsis
vel alicui aut aliquo ipsorum modo aliquo pertinentibus. Que quidem bona et
res ipsi domini priores et camerarii nomine quo supra constituerunt se dicti
Beordi nomine possidere, donec ipsorum bonorum et earum rerum posses-
sionem acceperit corporalem ; quam accipiendi sua auctoritate et retinendi
deinceps ei licentiam et facultatem omnimodam contulerunt, promictentes
nomine quo supra eidem ut supra recipienti et stipulanti predictam donatio-
nem et concessionem et omnia et singula suprascripta perpetuo firma et rata
habere et tenere et non contrafacere vel venire per se vel alios aliqua ratione
vel causa seu ingenio vel quovis colore quesito seu de iure vel de facto quo-
modocumque aut qualitercumque, nec donationem et concessionem huius-
modi modo aliquo iure causa vel forma revocare seu nullam dicere pretestu
excedentis summe valoris vel extimationis a iure canonico vel civili com-
muni vel municipali quomodolibet inhibite et pretiose donationis vel alie-
nationis publicorum et stabilium bonorum inhibite seu non permisse, nec

c. 31v
c. 168v
il
ll 62 MARIO RONCETTI

i aliquid contra predicta seu aliquod eorum allegare obicere vel opponere per
t se vel alium seu alios. Et hoc egerunt et promisserunt pro iustis meritis et
| servitiis ab ipso Beordo ut supra perceptis secundum legem per secula memo-
randis ; que subscepisse omni pretiosissima et maxima re et premiatione dig-
nissimis fuerunt confessi spontanee et contenti. Et ex dictis arbitriis provi-
dentes et statuentes quod contra predicta vel aliquod ipsorum nullo tempore
possit vel debeat directe vel indirette nomine communis Perusii vel alio quo-
vis nomine per aliquam personam corpus collegium seu universitatem ali-
quid dici opponi vel obbicii, agendo vel excipiendo in iuditio vel extra quo-
modocumque aut qualitercumque. Et per nullos magistratus seu offitiales
dicte civitatis presentes vel futuros, quovis fungantur arbitrio vel potestate,
possit vel debeat aliquid in predictorum vel alicuius eorum preiuditium ali-
quid provideri statui fieri vel decerni vel quomodolibet aptentari. Si quis
autem non solum fecerit sed aliquid actentare quicquam presunserit contra
predicta vel aliquod eorum, ipso facto incidat et incidisse intelligatur in pe-
nam extimationis et valoris omnium ipsorum bonorum et rerum, et nichi-
lominus secus vel aliter facta non teneant ipso iure. Adimentes ex nunc,
quoad predicta omnia et quodlibet ipsorum et dependentia et connessa,
cuilibet magistratui dicte civitatis presenti et futuro iurisdictionem auctori-
tatem potestatem omnimodam et quamlibet facultatem actu quolibet, ita
quod quilibet ut et tamquam privatus quoad predicta eo ipso haberi debeat
et censeri et loco privati fungi.

De soluctionibus : : : x : SE
fans cone Item, ad hoc ut omnia supradicta maxime ubi disponi

servatores. tur de solutionibus peccuniarum faciendis verum sortiantur
iI effectum, providerunt mandaverunt et mandant conservatoribus monete
| communis Perusii presentibus et futuris, quatenus possint, tenantur et
debeant dare et solvere de quibuscumque peccuniis dicti communis et
camere conservatorum introitibus omnes quantitates florenorum tam pro
domo emenda et aptanda quam pro statua quam pro provisione dicti
Beordi et pro aliis causis et occasionibus contentis et declaratis in supra-
dictis capitulis illis personis et eo modo et forma et in illis quantitatibus
et summis prout in dictis capitulis vel aliquibus seu aliquo ipsorum quo-
modolibet continetur, visis dumtaxat dictis capitulis et presente, sine aliquo
alio precepto vel mandato; et huiusmodi solutiones in ipsis contentas
capitulis et quamlibet earum et ex causis in ipsis capitulis declaratis facere
c. 32r possint [et] teneantur sine aliqua solutione // vel retentione gabelle et de-
€. 169r beant, sub pena mille florenorum pro quolibet contrafaciente et vice qua-
libet, auferendorum per maiorem sindicum et quemlibet alium offitialem
communis Perusii requisitum, non obstantibus quibuscumque legibus sta-
tutis ordinamentis seu reformationibus dicti communis vel camere con-
servatorum in contrarium premissorum vel alicuius eorum vel aliter in
genere vel in specie disponentibus quoquo modo, et maxime quod nulla
UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 63

solutio fieri possit sine aliqua solutione vel retentione gabelle, vel quod
nichil possit expendi ultra exitus ordinatos per formam statutorum camere
sine deliberatione consilii oportuna, vel quod nullus civis possit conduci ad
provisionem vel stipendium dicti communis, vel aliis in contrarium seu ali-
ter disponentibus vel loquentibus quoquo modo, quibus quoad predicta de-

rogaverunt expresse, aliquo quod loqueretur in contrarium quomodolibet
non obstante.

Item, ad ostendendam perpetuam gratitudinem, non 475 m vi fer.

insi 1 : o _ irum in vita eo-
solum erga personam ipsius Beordi, sed etiam ex eius con rum ab oneribus
sideratione patris et germanorum eius erga genitoris sui Publicis.
reverentiam et personas fratrum et germanorum eiusdem Beordi, qui
unascum continuis laboribus insudarunt et ponunt etiam studia inces-

santer pro recuperatione et defensione status popularis boni pacifici et
tranquilli communis et populi Perusini, quod idem Beordus £c nota de pa-

ire ei fratribus
Michiloctus, eius genitor, Ceccholinus, Signolfus, Eganus eius- Beordi.
dem Beordi germani et quilibet ipsorum sint et esse intelligantur liberi
exempti et immunes ab omnibus et singulis fattionibus et oneribus
realibus et personalibus communis Perusii, inpositis et inponendis in
civitate et comitatu Perusii, mistim vel divisim, aliqua ratione vel
causa, quomodocumque aut qualitercumque, aut in civitate tantum aut
in comitatu tantum. Et quod occasione vel causa talium factionum
seu onerum realium et personalium seu realium tantum aut personalium
[tantum] inpositorum seu inponendorum, non possint vel debeant ipsi vel
aliquis eorumdem exigi molestari seu gravari realiter vel personaliter,
aut alius pro eis vel aliquo eorum, seu res vel bona eorum vel alicuius eorum,
quomodocumque aut qualitercumque, dirette vel indirette, quovis colore
quesito per aliquos offitiales communis Perusii presentes aut futuros vel
alias quascumque personas cuiuscumque condictionis gradus seu dignitatis
existant. Et quod ipsa immunitas et exemptio et privilegium non possit
vel debeat tolli impediri suspendi vel revocari vel in aliquo revocari, dirette
vel indirecte, quomodocumque aut qualitercumque, per aliquem futurum
magistratum seu offitialem dicte civitatis presentem aut futurum, quovis
fungatur offitio potestate vel arbitrio etiam ab adunantia generali vel aliquo
quovis iure, sub pena mille librarum a quolibet ipso facto vice qualibet, et
si offitiales fuerint, de salario offitialis auferendarum et retinendarum eius
tempore sindicatus ; et nichilominus secus facta non teneant ipso iure, adi-
mentes quoad predicta cuilibet offitiali presenti et futuro dicte civitatis iuris-
dictionem et potestatem quamlibet in cognoscendo sententiando exequendo
et alio quocumque actu, ita quod quilibet ut et tamquam privatus eo ipso
haberi debeat et censeri. Quam quidem immunitatem et exemptionem pro
meritis et servitiis ut supra receptis concesserunt predictis et cuilibet ipso-
rum et durare voluerunt inrevocabiliter in eorum et cuiusque ipsorum vita,

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c. 169v

64 MARIO RONCETTI

Generalis der?9^- absolventes eosdem ex nunc prout ex tunc et quemlibet
ipsorum et eorum bona ab hiis omnibus oneribus realibus et personalibus
et factionibus quibuscumque presentibus et futuris inpositis et inponendis
in civitate et comitatu, aut in civitate tantum seu in comitatu tantum,
modo aliquo iure causa seu forma quomodocumque et qualitercumque,
non obstantibus supradictis in dictis capitulis contentis aut aliquo ipsorum,
quibuscumque legibus statutis aut ordinamentis seu reformationibus dicti
communis Perusii factis seu faciendis in contrarium premissorum vel ali-
cuius eorum, seu aliter in genere vel in specie disponentibus quoquo modo,
etiam si talia vel tales essent de quibus aut super quibus specialis mentio
aut derogatio requiratur, ut de verbo ad verbum deberet fieri expressa
mentio quoquo modo, quibus quoad predicta derogaverunt expresse, aliquo
generali vel speciali quod loqueretur in contrarium non obstante.

dicceptatio, Beer: Postquam idem Beordus in presentia dictorum domino-

rum priorum et camerariorum et presentibus magnificis viris Andrea
Nicholay de Minerbettis et Guidone domini Tomaxii ambaxiatoribus Flo-
rentinis, auditis et intellettis supradictis, ad requisitionem et mandatum
dictorum dominorum priorum et camerariorum, exibitis gratiarum actioni-
bus ut decebat, ea omnia acceptavit in eius et suorum favorem provisa
ordinata et concessa omni via iure et forma quibus efficatius potuit, salvo
quod de militari cingulo assumendo, de quo commisit et remisit in ipsos
ambaxiatores Florentinos, ut habeant declarare prout noverint convenire.
[Omissis].

Mandatum pro Item, cum pro remuneratione et provisione facienda
Genta Feordi gentibus armigeris militantibus sub magnifico Beordo de Mi-
None: chiloctis capitaneo etcetera, que pro defensione status civitatis
Perusii boni et pacifici posuerunt et ponunt studia indefesse, fuerit et
sit ex consiliis nonnullorum hominum Perusinorum consultum ut pre-
fato Biordo occasione predicta dentur et solvantur duo milia flore-
norum et iam quedam quantitas sit soluta, exhibitis ut supra consiliis
et obtento partito ex arbitriis ab adunantia predicta concessis, supradicti
domini priores et camerarii providerunt et statuerunt et providendo manda-
verunt et mandant conservatoribus monete quatenus, visis presentibus or-
dinamentis dumtaxat de quibuscumque peccuniis seu avere dicti communis
Perusii que pervenerunt seu que pervenient ad eorum manus, possint tenean-
tur et debeant dicto Biordo dare et solvere dictam quantitatem duorum
milium florenorum sine aliqua solutione vel retentione gabelle ; et etiam in
casu quo dictam quantitatem de introitibus communis Perusii promtam spe-
cialiter non habere[n]t, quod usque in dictam summam, prout necessarium
eis fuerit, possint et valeant quantitatem oportunam et defficientem sub
quibuscumque cambiis seu provisione, sumptibus communis Perusii, acci-
UN INVENTARIO DELL'ARCHIVIO PRIVATO DELLA FAMIGLIA MICHELOTTI 65

pere pro illo tempore et sub illa provisione seu cambio, prout melius potue-
runt et ipsam provisionem seu // cambium ^?) solvere prout capiet et summa-
bit iuxta eorum conscientiam libere et impune, non obstantibus quibuscum-
que legibus statutis sive legibus dicti communis et camere conservatorum,
maxime disponentibus quod ultra exitus ordinatos non possit expendi sine
deliberatione et consilio opportunis, et quod nulla solutio fieri possit sine
solutione gabelle, vel aliis in contrarium seu aliter disponentibus seu loquen-
tibus quovis modo, quibus quoad predicta derogaverunt expresse aliquo
non obstante.

II

1397 agosto 20, Perugia.

Il consiglio dei priori e camerlenghi delle arti delibera la concessione a
Biordo dei beni dei figli di Francesco di Magia, in risarcimento dei danni da
costoro prodotti nei suoi possedimenti. Biordo appare nel documento con la qua-
lifica di conte di Castel della Pieve.

(Perugia, Archivio di Stato, Archivio Storico del Comune di Perugia,
Consigli e Riformanze n. 42, c. 87v, nuova cartolatura: c. 248v).

Item, cum pro parte magnifici et dilecti civis nostri Ordinamentum
Biordi de Michiloctis comitis Castri Plebis fuerint magnificis $^ fus de.
dominis [prioribus] et camerariis artium civitatis Perusii ‘re Magie.
quam plures lictere destinate, continentes quod filii domini Franciscii
domine Magie?) cives iniqui Perusini multa dampna fecerunt in terris
ipsius et spetialiter occupando terram Porcharie?) quam ipse de sua
propria pecunia emerat, quod placeret dictis dominis prioribus et ca-
merariis quod bona ipsorum essent eidem pro dictis dampnis per ipsos
illatis data et adiudicata ; idcircho supradicti domini priores et camerarii
videntes petita per dictum Biordum iustitiam continere, matura delibera-
tione prehabita, exibitis consiliis et facto misso et obtempto partito ad bus-

TROIA

a) Passando ad un nuovo foglio, prima di questa parola lam se ha rip
la formula : cambio prout melius poterunt et ipsam provisionem seu

per errore

1) Secondo il Fabretti da identificare con Francesco degli Arcipreti. Cfr. Cronaca
del Graziani, p. 268 nota 1.

?) Oggi Portaria, frazione del comune di Acquasparta, 6,5 km. a sud del capoluogo,
nella provincia di Terni. Il castello sorge sul versante occidentale dei monti Arnolfi (con-
tinuazione dei monti Martani) e rientra nel contado storico di Todi. Cfr. FRANCO MAN-
cINI, Todi e i suoi castelli. Pagine di storia e d'arte. Città di Castello, Unione Arti Grafiche,
1960, pp. 147, 286, 287, 290, 291.

ex

c. 33r
c. 170r
66 MARIO RONCETTI

sulam et fabas albas et nigras secundum formam statutorum et ordinamen-
torum communis Perusii, non obstantibus quinque fabis nigris in contrarium
repertis, ex omnibus arbitriis supradictis providerunt statuerunt et refor-
maverunt quod omnia iura que ad presens supradicti filii domini Franciscii
habent seu [h]abere quomodolibet dinoscuntur super quibuscumque eorum
possessionibus et rebus sitis in civitate et comitatu Perusii ex nunc sint et
esse intelligantur applicata et concessa dicto Biordo occaxionibus antedictis ;
hoc tamen expresse declarato et reservato quod prefatus Biordus non possit
nec valeat aliquid de dictis bonis et iuribus dictorum filiorum domini Francis-
cii concedere nec dare alicui civi vel comitatensi civitatis Perusii nec alicui
alii; et quod dictus Biordus solvat et solvere debeat de dictis bonis datas
et collectas tam inpositas quam inponendas per commune Perusii, eo modo
et forma prout antea solvere erat consuetum pro dictis bonis et rebus, non
obstante quod dictus Biordus gaudeat privilegio inmunitatis et solvere non
teneatur aliquid in communi, non obstantibus quibuscumque in contrarium
loquentibus.
INDICE DEI NOMI DI PERSONA ;

ALO (ser) de Bastita 49

ANDREAS (frater) de Montefalco epi-
scopus Nucerinus 36, 39

ANDREAS ser Angeli de Bictonio 30

ANDREAS Bondi 36

ANDREAS Nicholay de Minerbectis
v. MINERBETTI Andrea

ANDREAS (ser) Nicolutii de Casa
Castalda 43

ANDRIOZZUS de Summaregio 39

ANDRUTIUS Francisci de Summare-
gio 40

ANGELELLUS de Bastita 44

ANGELUS (ser) de Bictonio 30

ANGELUS de Gayfana (heredes) 36

ANGELUS (ser) ser Benvenuti de
Gualdo 34, 38

ANGELUS Ceccoli Mellis de Assisio 43

ANGELUS Francisci de Gualdo Cap-
taniorum 30

ANGELUS Mancie de Nucerio 40

ANGELUS ser Martini Iohannis 35

ANGELUS Petri de Assisio 43

ANGELUS (ser) Raynaldi de Gualdo
34, 35, 39

ANGELUS Toncelli 33

ANTONIUS de Camerino 48

ANTONIUS (ser) de Gualdo Captaneo
38

ANTONIUS (ser) de Interampne 38

ANTONIUS de Paganellis de Monte
Alboddo v. PAGANELLI (dei) An-
tonio

ANTONIUS (ser) de Perusio 28

ANTONIUS (ser) de Sancto Miniate
cancellarius communis Assisii 42,
43

ANTONIUS de Sangro 49

ANTONIUS episcopus Bononiensis v.
ConnER Antonio

ANTONIUS Bonanni 34

ANTONIUS Ciccharelli de Pustignano
41

ANTONIUS Ciutii Mancie 35

ANTONIUS (ser) Egidii 49

ANTONIUS ser lacobi 36

ANTONIUS (ser) Micchaelis cancella-
rius communis Assisii 43

ANTONIUS (ser) Nicolai de Sulmonio
49

ANTONIUS Nicolai Monaldutii de
Summaregio 39

ANTONIUS Putii Petri Berardoli 46

ANTONIUS Putii Ugoline de Castro
Plebis 33 .

ANTONIUS Sbaragliati alias Corazza
42

ANTONUTIUS (comes) de Aquila 49

ARCIPRETI (degli) Francesco v.
FRANCISCIUS Magie

ARTIMANNUS (dominus) 49

AUGUSTINUS Cagni 36

AveRARDUS Gardini de Assisio 51

AVERARDUS Gaydoni de Assisio 44

Azzo de Castello 47

BALDINUS 50

BARILE (uxor) 34

BARNABUTIUS de Summaregio 39

BARTHOLOMEUS de (Gonzacha v.
GONZAGA Bartolomeo

BARTOLELLUS Cecchi 35

BARTOLOMEUS Blaxii de Castro Ple-
bis 32

BARTOLOMEUS (ser) Dominici de
Spello 45

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68 MARIO RONCETTI

BARTOLOMEUS magistri Petri de
Gualdo 36

BARTOLOMEUS condam Ugolini de
Perusio 31

BeRARDUS Gaydonis de Assisio 44

BERARDUS (ser) Luce de Gualdo 34

BicTINUS de Cesena 48

BiGoTTUS 47

BioNDA uxor condam Putii Petri
Berardoli 46

Bionpus de Micheloctis v. MIcHE-
LOTTI Biordo

BoNACQUISTUS (ser) de Assisio 42

BonIFATIUS PP. IX (Pietro Toma-
celli) 24, 25, 26

CALFUTIUS (ser) Menecutii de Peru-
sio 30, 31, 32

CATALDINUS vicarius viceregius 30

CATARUTIA Compagnutii de Gualdo
34

CECCOLINUS (Ciccolinus) de Miche-
loctis v. MicHELOTTI Ceccolino

CEccus Putii Ugoline de Castro Ple-
bis 33

CHRISTOFANUS dompni Blaxii Vivoli
de Castro Formarum 31

CHRISTOFARUS (ser) Blaxii de Pe-
rusio 32

CIBALDELUS Ebii de Spello 46

Ciccus monacus et sindicus mona-
sterii Sancti Petri de Rasina 37

Ciucius (ser) de Gualdo Captanio 44

Ciucius de Paterno 48

Ciucius Raynaldutii de Pustignano
40, 41

CLARELLA uxor Antonii ser Iacobi 36

CoLA (ser) de Monte cancellarius
Nucerii 38

Cora Blaxii de Gayfana 36

Cora Cecchi Angeli de Gualdo 34

Cora Restori de Perusio 30

Cora Ronzeni de Summaregio 39

PT ossi — : -

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Cora Ruffini de Gualdo 35

Cora Vannis Berardoli 45

CoLonnA Giovanni 47

CoLuTtIUus (ser) de Arquata cancel-
larius Ciccolini 49

comes de Carraria (Francesco da
Carrara) 51

comites de Aquila 47

ConTE de Saxo Rubeo 43

CoNTE Nicolai Monaldutii de Sum-
maregio 39

Corrapus Landus (comes) 47

ConRADUS Prosper 47

ConnRADUTIUS Sanctutii 35

CorRER Angelo v. GREGORIUS PP.
XII

ConRRER Antonio 25

CosrANTIA uxor Loddovici condam
Antonii Nicolai Bartoli de Peru-
sio 31

CnEsciUS (filii) 26

DAMIANUS (ser) Nicolutii de Gualdo
30

DiopuLTUSs dux Spoletanus 41, 42

Divicia (domina) 45

DomiNnIcus Augustini de Summa-
regio 40

dux Adriae (Niccolò III d’Este,
marchese di Ferrara) 48

dux Mediolani (Gian Galeazzo Vi-
sconti, conte di Virtù) 29, 46, 49

EcaNUS de Micheloctis v. MIcHE-
LOTTI Egano

EGIDIUS (ser) Pacini 47

ELEMOSINA V. HELEMOSINA

EsTtE (d’) Niccolò III, marchese di
Ferrara v. dux Adriae

Fisici Leonardo 25

FLORUTIA filia condam Martini de
villa S. Petri 32

Sy -3

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ci EA E o tne e e m dE p e ETE ci sii dici ca citt

-— e ——————— INDICE DEI NOMI DI PERSONA 69

FRANCESCA [ilia olim Putii Nutii,
uxor Nerutii Oddonis de Castro
Plebis 32

FRANCESCO da Carrara v. comes de
Carraria

FRANCISCHONUS Iohannis Vagnoli de
Spello 45

Franciscius Magie 65, 66

FRANCIScUS de Cortonio 49

FRANCIScUS (ser) Andrutii de Nu-
cerio cancellarius Gualdi 41

FRANCISCUS Angelelli de Branca 37

FRANCISCUS Buoncontis de Urbe-
veteri 32

Franciscus Cicchi de Summaregio
39

FRANCISCcUS (ser) ser lohannis de
Assisio 43

FRANCISCUS (ser) Iohannis Ture de
Gualdo 30, 41, 45, 46

FRANCIScUS Paulini 44

GALIENUS (ser) cancellarius Perusii
30

GHIRARDUS (ser) Iohannis de Assisio
43, 44

Gonzaga Bartolomeo 50

Gonrus Nicolutii de Pustignano 41

Gorus de Pustignano 41

GnEGORIUS PP. XII (Angelo Cor-
rer) 24, 25, 26

GRIFFOLUS (ser) Oddutii de Perusio
42

GRONDA olim Nicolai Iacobi de Pe-
rusio 31

GUASPAR (ser) Christofari (Christo-
fani) Caselle de Castro Plebis 32, 33

GUGLIELMUS (magister) 46

Guipo de Micheloctis v. MIcHELOT-
TI Guido

Guipo Tomaxii (ambaxiator Floren-
tinus) 60, 64 .

GuipoNus Munaldi de Assisio 42

GuipoTTUS (ser) 46

Guipus (comes) de Bagno 50, 51
GuiGLIELMUS (dominus) 29
GUIGLIELMUS Petri de Grosseto 46

HELEMOSINA Bartolelly 34

HELEMOSINA (ser) ser Benvenuti de
Gualdo 34, 35

HERCULANUS (ser) Vannis de Fracta
30

HERMANNUS Tomacellus v. ToMA-
CELLI Ermanno

HoNornIUs (ser) magistri Egidii de
Perusio 31

IACANELLUS domini Nicole de Pe-
rusio 30

IAcoBus (ser) condam Corradi de
Assisio 45

lAcoBus monne Nere de Castro Ple-
bis 33

IAcoBus (ser) Tome de Urbeveteri 32

IAconBus Vinturutii de Perusio 30

IANNOo Tortus v. Tonr: Giovanni

INNOCENTIUS PP. VII (Cosimo Gen-
tile de' Migliorati) 24, 25, 26

loHANNA Augustini de Gualdo 35

IOHANNA Benedicti de Bictonio 45

IOHANNELLUS Tomacellus v. ToMA-
CELLI Giovanni

IOHANNES de Assisio 51

IOHANNES de Bastita 44

IoHANNES de Colu[m]pna v. Co-
LONNA. Giovanni

IoHANNES Ciccharelli 46

IOHANNES Cole 43

IOHANNES Gaydoni de Assisio 44-

IoHANNES lacopelli de Gualdo 35

IoHANNES magistri Macthey ser An-
geli de Assisio 42, 43

IoHANNES (ser) ser Macthei de Gual-
do 36, 40

IoHANNES Morici de Gayfana 38

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70 MARIO RONCETTI

IOHANNES Munaldi de Assisio 42,
43

IOHANNES Pauli de Assisio 44

IOHANNES Pelli de Gualdo 33

IOHANNES (ser) Putii de Spello 45

IoHANNES Restori de Perusio 31

IOHANNES Stephani alias Tianus de
Gualdo 35

IOHANNES (ser) Vestri de Nucerio
38

IOHANNINUS (ser) de Nucerio 39,
40

IsAccus (ser) de Perusio 29

IusTriNA filia Luciolae 35

LADIZLAUS rex Neapolis
51, 52

LANDULFUS cardinalis v. MARAMAL-
po Landolfo

LAURENTIA de Bictonio 45

LAURENTIA Becti de Eugubio 45

Leo Ebreus 48

LEoNARDUS Gislerii de Assisio 42

LIMOSINA v. HELEMOSINA

LionARDUS episcopus Firmanus v.
Fisici Leonardo

Lippus Masscii de Summaregio 39

Loppovicus de Armenzano 41

Loppovicus (ser) de Cannario 45

Loppovicus condam Antonii Nico-
lai Bartoli de Perusio 31

Luca (ser) Lilli de Fulgineo 32

Luca Merende 36, 37

Luca Rubei Manni de Gualdo 37

LucioLA uxor Bartolelli Cecchi 35

27, 28,

MAcTHEUS (dompnus) de castro
Casacastalde abbas monasterii
sancti Petri de Rasina 37

MaAcrTHEUuS Iohannis de Flos in Flo-
rio 35

MaAcrTHEUS Puccioli canonicus Nu-
cerinus 38

MacrHioLuUs de Gayfana 38

MacrioLus Baldi Iohannis Valen-
tini 34

MALATESTA de Malatestis v. MALA-
TESTA (dei) Malatesta

MALATESTA (dei) Malatesta 50

MANNOLUS Putii Mannoli 45

MARAMALDO Landolfo 26

MarcuLus Taddioli 46

MARINUS Angelelli de Perusio 32

MARINUS (ser) Mascioli (Massioli) de
Spello 45, 46

ManiNUS Tomacellus v. TOMACELLI
Marino

MARTINUS (ser) Iohannis 35

Meus Cecchi de Summaregio 40

MiccHILINUSs de Perusio 49

MicHELOCTIUS de Micheloctis v. Mi-
CHELOTTI Michelozzo

MicHELOTTI Biordo 26, 29, 30, 42,
46, 47, 48, 49, 55, 56, 57, 58, 59,
60, 61, 62, 63, 64, 65, 66

MicHELOTTI Ceccolino 24, 25, 26,
2/::28::20; 30,915,332; 33, 34; 35,
36, 37, 38, ‘39, 40, 41, 42, 43,
44, 45, 46, 47, 48, 49, 51, 52,
63

MicHELOTTI Egano 24, 25, 63

MicHELOTTI Guido (Guidone) 28

MicHELOTTI Michelozzo 55, 63

MicHELOTTI Sighinolfo 24, 25, 63

MIGLIORATI (de’) Cosimo Gentile v.
INNOCENTIUS PP. VII

MiGLIORUTIA (domina) de Gayfana
38

MiNnERBETTI Andrea (ambasciatore
fiorentino) 60, 64

MunALDUS Buoncontis de Urbeve-
teri 32

NANNES de Fichino 48
NERUTIUS Oddi v. NERUTIUS Od-
donis

———— — ———
QM

INDICE DEI NOMI DI PERSONA 71

NERUTIUS Oddonis de Castro Plebis
32, 33

NicoLAus de Massa 51

NicoLAus de Pustignano 41

NicoLAus Angeli de Summaregio
39

NicoLAus Francisci de Capitonio
48

NricoLAus lohannis Futii 30

NicoLAus (ser) Mei de Gualdo 36

NicoLAus condam ser Petri magistri
Iohannis de Perusio 31

NicoLuTIUS Cole Cangnotii 38

NICOLUTIUS (ser) Crescii de Perusio
PGES 231592

NoNNA (domina) 31

NuTIUS (ser) de Gualdo 34, 38, 39

ODDOLINA uxor condam Petrutii de
Scalellis de Perusio 36
OTTo (dominus) 50

PACE (magister) de Turre Magistra
49

PAGANELLI (dei) Antonio, signore
di Montalboddo 52

PaRIGIUS de Gualdo 36

PAULUS (ser) de Sancto Gemino 30

PaAuLus Vannis Tancii ser Vannis
de Perusio 30

PELLE Ugolini de Insula 30

PELLoLus (ser) Francisci de Peru-
SiO: P: 85A::30533

PrERDICASSUS comes Montis Odori-
sii 51

Prnus Scrofingni v. SCROVEGNI (de-
gli) Pietro

PETRUS (dominus) de Asti 45, 47

PETRUS Angelelli 50

PeTRUS Ciure 30

PETRUS magistri Macthey ser An-
geli de Assisio 42, 43

PETRUS (ser) Nutii de Gualdo 30,
34, 35, 36, 37, 39, 40, 41, 44

PETRUS Putii Berardoli 45

PETRUS (ser) Santuri de Assisio 45

PrETRUTIUS de Bastita 44 :

PETRUTIUS de Scalellis de Perusio 36

PETRUTIUS (frater) Cicchi Corradi
de Gualdo 38

PeTRUTIUS Petri 35

PHiLIippus Galassini | 33

PHiLIPPUs (ser) Mactheutii Pelloli
de Perusio 26.

POLISENA uxor ser Angeli ser Ben-
venuti 34

PuTIus (dompnus) de Spello 45

PutIus de Visso 39

Purrvus Cangni Moriconi 46

PutIus Petri Berardoli 46

RaAvNALDUS Vannutii alias Antico
35

rex Romanorum (Venceslao IV di
Lussemburgo) 26

RicciaRDI Francesco v. vicerex La-
dizlai

Rosa Iohanne Augustini de Gualdo
35

RugBeRTUs (ser) Cole de Perusio P.
5:520

SABBATUS Sensi de Victiano 40

SANTULUS Crescii de Spello 43, 45

SAnTUS de Eugubio 40

ScIiMoN Bicchutelli de Perusio 31

ScnovEGNI (degli) Pietro 49

SicHyNoLFUS de Micheloctis v. Mi-
CHELOTTI Sighinolfo

Simon He[n]rici de Stancollis 51

TANUS Allegrutii de Castro Forma-
rum 32
TeBALDUS Danoli de Perusio 29
72 MARIO RONCETTI

THomas Paulutii ser Bartolomei Io-
hannis de Nucerio 38

THomas (ser) Stephani de Cannario
46

TOMACELLI Ermanno 27

ToMACELLI Giovanni 38

TomacELLI Marino 47

TOMACELLI Pietro v. BONIFATIUS
PP EX

TOMACELLUS V. TOMACELLI

Torti Giovanni 27

Tonrus Ianno v. TortI Giovanni

''YANUS v. IoHANNES Stephani alias
Tianus

VALENTINUS Tancii de Castro For-
marum 32

VANNA filia condam ser Angeli de
Bictonio 30

VANNES Petrilli 45

VANNES Putii Ugoline de Castro
Plebis 33

VANNUTIUS Gentilis de Summaregio
40

VENGESLAO IV di Lussemburgo v.
rex Romanorum

vicerex Ladizlai (Francesco Ric-
ciardi) 30

VINCE Perusinelli 30

ViscowTI Gian Galeazzo v. dux Me-
diolani
INDICE DEI NOMI DI LUOGO

ADRIA 48
AQUILA 47, 49
ARMENZANUM, Armenzano castrum
comitatus Assisii 41
ARQUATA, Arquata del Tronto 49
ASISIUM, Assisi 26, 27, 41, 42, 43,
44, 45, 51
baylia Sancte Lucie 44
baylia Sancti Bartoli 44
comitatus 26, 43, 44
commune 27, 41, 42, 43, 51
conventus Sancti Francisci 44
monasterium Sancte Agnetis co-
mitatus 43
monasterium Sancti Pauli comi-
tatus 43
palatium filiorum Crescii comita-
tus 26
AsTI 45, 47

BAGNUM, Bagno di Romagna 50

BASTITA, Bastia Umbra castrum co-
mitatus Assisii 27, 30, 43, 44,
47, 49, 51

BIiccARUM, Biccari o Viccari 27

BIcTONIUM, Bettona 30, 45

BoscHETTO v. MALBUSCHETTUM

BRANCA comitatus Eugubii 37

CAMERINUM, Camerino 48

CANNARIUM, Cannara 24, 25, 45,
46
commune 46

CAPITONIUM 48

CARRARIA, Carrara 51

CASA CASTALDA castrum comitatus
Perusii ‘37, 43

CASTELLUM 47

CASTRUM FonMARUM comitatus Pe-
rus 31, 32

CASTRUM PLEBIS, Città della Pieve
24, 25, 26, 32, 33, 65
fraternitas Virginis Marie 32

CESENA 48

CHIANA 33

CLAXIUM, Chiascio 36

CLuxiuM, Chiugi 29, 59, 61

CoOLLIMANCIUM, Collemancio 25, 27

COLLUPINUM, Collepino 48

CoLUMPNA, Colonna 47

ConToNIUM, Cortona 49

CnucriccHIUM, Crocicchio castrum
comitatus Gualdi 37

DioEcEesis Bononiensis 25

DioEcEsIs Firmana 25

DioEcEsIis Nucerina 24, 26, 30,
33:94, 37,:398

DiruTUM, Deruta castrum comita-
tus Perusii 30

DucATUM Spoletanum 27, 42

EccLEsIA Romana 25
EucuBium, Gubbio 37, 40, 45

FicuiNUM, Figline (?) 48
FrnMuM, Fermo 50
commune 49, 50
FLOS IN FLORIO. 35
FrACcTA FiLioRuUM UBERTI, Umber-
tide 30
FuLGINEUM, Foligno 32

GAYFANA, Gaifana 36, 38
ecclesia Sancti Egidii 36
74 MARIO RONCETTI

molendinum 36, 38
silva 38
GOoNZACHA, Gonzaga 50
GnossETUM, Grosseto 46
GUALDUM CAPTANIORUM, Gualdo
Cattaneo 24, 25, 27, 30, 38, 44
GuALDUM Nucerine dioecesis, Gual-
do Tadino 24, 25, 26, 30, 33, 34,
35, 36, 37, 38, 39, 40, 41, 44, 45
cassarum girfalchi 36
monasterium Sancte Lucie 35,

36
monasterium Sancte Marie Mag-
dalene 36
monasterium Sancti Benedicti
33;-34, 35

porta Sancti Benedicti 37

HosPIDALICHIUS, Ospedalicchio co-
mitatus Assisii 44

INSULA ROMANESCA V. BASTITA
INTERAMNA, Terni 38

LANCIANUM, Lanciano comitatus
Nucerii 38
LOMBARDIA 29

MALBUSCHETTUM, Boschetto comita-
tus Nucerii 38

Massa 51

MEDIOLANUM, Milano 29

MoriNA (Le) v. NucERIUM molen-
dina merlata

Mons ALERI, Montalera 58,59, 61

Mons OporisiuMm, Monteodorisio
51

Mons Popius, Serra Sant’ Abbondio
52

MonTtALBoDDO v. Mons Popius

NEAPOLIS, Napoli 51

ume NN E. TA 1 DE * RR Y È
iss d iat A Ee t ene ia

NucERIUM, Nocera Umbra 37, 38,

39, 40, 41
comitatus 37
commune 37, 39 è

molendina merlata 38

ORVIETO v. URBSVETUS
OSPEDALICCHIO V. HOSPIDALICHIUS

PALATIUM FILIORUM CRESCII comi-
tatus Assisii 26

PANICHAIOLA, Panicarola 58, 59,
61

PARRANUM, Parrano monasterium
Sancti Stephani 26, 34

PATERNUM comitatus Perusii 48

PERUSIUM, Perugia 25, 26, 28, 29,
30, 31,. 32, 33, 34, 36, 37, 49, 55,
56, 57, 58, 59, 60, 61, 62, 63, 64,

65, 66
comitatus 30, 31, 34, 37, 58, 61,
63, 64, 66

commune 25, 26, 28, 29, 30, 49,
56; 57; 58,:59, 00, 61, 62; 63,
64, 65, 66
ecclesia Sancti Laurentii 56
hospitale Misericordie 32
parochia Sancte Marie de Mercato
31
parochia Sancti Fortunati 31
parochia Sancti Martini 31
porta Heburnea 31
porta Sancte Susanne 42
porta Sancti Angeli 30, 31
porta Sancti Petri 30, 31
porta Solis 29, 30, 31, 32
PLANUM CLAXII 36
PLANUM CRucIccHII 37
PoRrcHARIA, Portaria 65
PUSTIGNANUM, Postignano 24, 25,
40, 41
pertinentie 40

Ue CLERO n
$XQN 3 ^ —
INDICE DEI NOMI DI LUOGO 75

RASINA monasterium Sancti Petri
37

ReGNUM Neapolis 27

RENA BrawNCHA, Renabianca 58,
59, 61

SALMAREGIA V. SUMMAREGIO

SANCTUM MiNiATUM, San Miniato
42

SANGRUM, Sangro 49

SARZANUM, Sarzana 46

SAXUM RUBEUM, Sassorosso castrum
comitatus Assisii 42, 43

SERRA SANT'ABBONDIO v. Mons
PoDIUS

SPELLUM, Spello 25, 27, 45, 46
burgum 45
porta 45

SPINA castrum comitatus Perusii
ecclesia Sancti Nicolai 34

SULMONIUM, Sulmona 49

SUMMAREGIO, Salmaregia comitatus
Nucerii 39, 40

TERNI v. INTERAMNA

TovANUM, Toiano territorii Castri
Plebis 33

TUDERTUM, Todi commune 50

TuRRIS CLUXII 29

TuRRIS DE LANCIANO 38

TuRRIS MAGISTRA 49

TURRIS PUSTIGNANI 25

UMBERTIDE V. FRACTA FILIORUM
UBERTI
URBsvETUS, Orvieto 32

VICCARUM v. BICCARUM

VICTIANUM comitatus Nucerii 40

VILLA CANDIONIS comitatus Perusii
31

ViLLa SANCTI PETRI comitatus Pe-
rusii 32

Vissum, Visso 39

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I prototipografi in Perugia

Fonti documentarie

E motivo di questa pubblicazione la prossima ricorrenza del
quinto centenario dell'introduzione della stampa in questa città
di Perugia.

La data di questo principio é quella del 26 aprile 1471.

In questo giorno un notaio perugino stese in pubblica forma
i capitoli delle convenzioni, con cui alcuni cittadini perugini si as-
sociarono a due maestri di nazione germanica per formare la prima
compagnia «ad imprimere libri ».

La ricostruzione delle vicende storiche, relative a questo par-
ticolare argomento, si conduce con varia fortuna ormai da due
secoli, sulle due grandi direttive della ricerca delle fonti librarie e
della ricerca delle fonti documentarie.

Gli studiosi che si sono succeduti in questo intento attraverso
i tempi, hanno variamente contribuito all'accertamento della verità
storica, nell'uno o nell'altro dei due sensi suddetti, ma una parola
definitiva sull'argomento non é stata ancora detta; il discorso do-
vrà continuare, fintantoché non possano considerarsi esaurite le
ricerche effettuate nei due campi.

Nel campo della ricerca delle fonti documentarie, il primo e
più importante contributo ci è dato dalle indagini operate dallo
studioso perugino, Adamo Rossi. I risultati dei suoi studi ci sono
pervenuti in una pubblicazione rimasta incompleta, e per di più
disponibile soltanto in pochi e rari esemplari ".

Nello stesso campo di ricerca documentaria dobbiamo giun-
gere fino al 1963 per ricevere altri contributi, costituiti questi dalle
comunicazioni fatte a Città di Castello, per il V? Convegno Storico
Regionale della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria.

Quelle comunicazioni, il cui testo è consegnato negli atti del
Convegno pubblicati nel volume Lx del «Bollettino», furono fatte



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78 GIOCONDO RICCIARELLI

dal P. Ugolino Nicolini e da me, rispettivamente relative ai due
tipografi Giovanni di Giovanni da Augsburg e Federico Eber.

Le nuove fonti documentarie, reperite dalla mia ricerca con-
tinuata sempre se pure con vario impegno, possono, in questa
occasione, essere offerte alla informazione degli studiosi specia-
lizzati, ed insieme costituire la mia personale partecipazione alla
celebrazione.

L'ampliamento della documentazione biografica sui prototipo-
grafi é la condizione essenziale per estendere il discorso a nuove
ipotesi di attribuzione, nel novero delle fonti librarie giunte fino
a noi prive in tutto o in parte di dati anagrafici, nonché per ag-
giungere o togliere credibilità alle ipotesi già formulate.

Accompagnandole con qualche ragionamento, disporró qui di
seguito, le notizie biografiche inedite, raggruppate cronologica-
mente sotto i vari nominativi, anch'essi ordinati secondo il tempo
della loro apparizione.

Nella successione cronologica, saranno inseriti richiami al con-
tenuto dei documenti già noti e descritti dal Rossi, al fine di man-
tenere la continuità e la comprensibilità del discorso, sopratutto
per coloro che non dispongono di quell'opera.

Dei nuovi documenti, come già feci per l'Eber, non daró la
trascrizione, ma soltanto un sunto essenziale e la collocazione
archivistica, poiché la edizione di questi testi, a mio avviso, do-
vrebbe andare insieme ad una riedizione di quelli già trascritti
dal Rossi, che ad una più attenta lettura, appaiono suscettibili
di numerosi emendamenti ?).

1. — Pietro DI PrEeTRO DA CoroNiA E GIOVANNI DI NicoLrò DA
BAMBERGA.

Il 26 aprile 1471, questi due maestri si accordano definitiva-
mente con quattro cittadini perugini : il magnifico Braccio Baglioni,
Matteo Baldeschi dottore di leggi, Bacciolo Fumagioli mercante, e
Costantino di messer Andrea, cartolaio. Insieme costituiscono, re-
golandola con vari capitoli, una compagnia « ad artem et exercitium
imprimendi ac scribendi» letture e libri non meglio specificati ?.

La compagnia durerà sedici mesi, i quattro perugini finanzie-
ranno l'impresa per complessivi 250 ducati d'oro: Braccio, Bac-

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I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 79

ciolo e Costantino per 50 ducati ciascuno e Matteo per 100. Questo
capitale d'esercizio sarà destinato a fornire la materia prima, stagno
e marcassite, per la formazione dei caratteri mobili, gli ingredienti
necessari alla composizione degli inchiostri, l'uso di una casa adatta
ad abitazione dei maestri e ad ospitare l'officina tipografica, le
spese di bocca per i due maestri e per i garzoni che essi assume-
ranno, la carta per la stampa, il salario per uno o due correttori
di bozze.

La casa sarà quella messa a disposizione da Matteo Baldeschi
e di proprietà del padre di lui Baldo di Matteo, posta in piazza
grande, accanto alla bottega di Baldassarre di Francesco cartolaio,
padre di quel Francesco Cartolari che, trenta anni dopo, sarà il
primo tipografo perugino.

I maestri daranno l'opera ed il magistero loro nell'impresa e
fabbricheranno i caratteri per la stampa, secondo l'esempio mo-
strato ai soci e depositato. Costantino terrà i conti della compa-
gnia, e del ricavo della vendita dei libri stampati, pagate le spese
fatte dai finanziatori pro rata, si farà metà per i perugini e metà
per i maestri.

Cosi si farà pure metà dei libri non venduti, e della attrez-
zatura di esercizio dell'impresa, eccetto che degli strumenti se-
greti dei maestri, i quali ne resteranno unici proprietari.

Cinque studenti tedeschi si fanno garanti della osservanza
delle obbligazioni assunte dai due maestri ; i loro nomi sono : « D. Jo-
hannes Heinrich, D. Hermannus Johannis de Elforvia, D. Vincen-
tius de Deil de Colonia, D. Sigismundus Johannis Cece de Hof,
D. Hermannus Tuleman de Padis ».

Non si sono ancora rinvenuti documenti di piü antica data
relativi ai due maestri, possiamo peró pensare che non ve ne siano ;
infatti i due maestri sono certamente qui giunti insieme, e sap-
piamo per certo che mastro Pietro é a Perugia da pochissimo tempo.

Nei libri del catasto antico del Comune di Perugia esiste l'al-
libramento suo, fra i «forenses » del rione di Porta S. Pietro, nella
parrocchia di S. Stefano, in data 13 novembre 1477 ».

In quel giorno mastro Pietro si presentó agli officiali comunali
dell'armario, disse di essere in Perugia ormai da sette anni e di
desiderare di avere una sua libra, dichiaró sotto giuramento di
non possedere beni immobili né in città né nel contado, e pertanto
fu allibrato con il minimo imponibile, stabilito per i residenti in
città in 25 lire grosse.
80 GIOCONDO RICCIARELLI

Fu suo fidejussore Ranaldo di Francesco di mastro Giaco-
mo, mercante perugino, già suo socio, e socio di altri tipografi in
Perugia.

Con la data poi del 10 giugno 1496, in calce a questo allibra-
mento, ne é registrata la cancellazione, a richiesta del dottore Pie-
rangelo Perigli procuratore del maestro, il quale già da otto mesi
è rientrato in Germania, con l'intenzione di non più tornare a
Perugia.

È così stabilito che per venticinque anni, questa città fu suo
domicilio e centro delle sue attività.

Cosa fece mastro Pietro in questi venticinque anni ?

Anzitutto, il giorno 20 ottobre 1472, in casa di Matteo Bal-
deschi, troviamo presenti tutti i soci della prima compagnia, ec-
cetto Braccio che è invece rappresentato dal mercante Ranaldo di
Francesco di mastro Giacomo. Mastro Pietro da Colonia è insoli-
tamente indicato col patronimico di Angelino, patronimico che
pensiamo sia quello del di lui padre ; inesatta indicazione abbastanza
ricorrente negli atti notarili. .

La compagnia costituita sedici mesi prima è giunta alla pre-
vista scadenza e viene sciolta 9.

Quali furono le convenzioni intervenute fra le parti per la
liquidazione delle attività sociali ?

Si fa menzione, nell'atto, di libri stampati e invenduti, i quali
dovranno rimanere, ancora per quattro mesi, di proprietà comune,
e depositati presso Ranaldo ; di essi si fissa anche il prezzo minimo
di vendita.

Questi libri sono :

le Letture sopra il sesto libro del Codice, di Baldo degli
Ubaldi ;

le Letture sopra la prima parte del Digesto Vecchio, di
Bartolo da Sassoferrato ;

le Letture sopra le appellazioni e nullità delle sentenze, di
Filippo Franchi.

Non si parla come esistente fra le rimanenze, della Lettura
sopra la seconda parte del Digesto Vecchio di Bartolo, ma anche
essa è giunta fino a noi in qualche esemplare, e dunque di essa se
ne stamparono meno copie di quanto richiesto.

Della vendita dei libri rimasti, si incaricheranno durante questi
quattro mesi, Costantino e mastro Pietro, in Perugia e fuori di
Perugia, sulle piazze di Roma, Bologna, Siena, Napoli, Pavia e

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I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 81

Ferrara, mentre Ranaldo potrà vendere solo in Perugia e dovrà
dare a Costantino qualche libro per mostra e campione. Del rica-
vato di questa vendita supplementare si dovrà far uso per sod-
disfare prima i creditori rimasti, e poi rimborsare pro rata i com-
pagni finanziatori di quanto ancora restano ad avere; del residuo
poi si farà metà, come è previsto, fra i perugini ed i maestri.

I maestri per far fronte alle loro spese giornaliere e a quelle per
i garzoni, potranno avere anticipazioni fino alla somma di 30 ducati ;
trascorsi i quattro mesi, dei libri ancora rimasti invenduti si farà
lo stesso uso che si fece per il denaro, prima ai creditori, poi ai
compagni per le loro quote pro rata, ed infine metà e metà.

Ebbe questa prima impresa un successo economico ? I dati di
cui disponiamo non sono bastanti per saperlo con qualche appros-
simazione, e la ricostruzione dei costi non appare facile con quel
che sappiamo ; occorrerebbero almeno contratti di acquisto della
carta usata per la stampa, da rintracciare con qualche indagine
archivistica nei luoghi di produzione viciniori.

Ma un nuovo contratto di compagnia, nella quale entra come
nuovo socio, un avveduto mercante perugino, ci dimostra che co-
munque i maestri ed i loro soci non si erano persi di coraggio e che
l'impresa novissima era sempre giudicata promettente.

Già il giorno 21 ottobre 1472, successivo a quello in cui si sta-
bilirono le clausole di liquidazione della prima compagnia, nella
bottega di Ranaldo di Francesco di mastro Giacomo mercante in
piazza Sopramuro, troviamo che i due maestri insieme con Co-
stantino di messer Andrea, anche «pro sotiis eorum in exercitio
scriptorie quod nunc fit in civitate Perusii », contraggono un mutuo
di 40 ducati da rimborsare entro due mesi, con Paolo di ser Poli-
doro, e Ranaldo se ne fa garante 9.

Una settimana dopo ció, il 28 ottobre 1472, in una casa di
Matteo Baldeschi, forse la stessa che i maestri abitano in piazza
grande, e nella quale hanno lavorato ai primi libri, convengono
Matteo Baldeschi, Ranaldo di Francesco ed i due maestri, tutti
insieme per dar pubblica forma ai loro accordi e costituire una se-
conda compagnia ?).

Ranaldo stipula per sè e per i suoi soci «in arte velorum et
pannorum»; è riservata -un'opzione a Braccio Baglioni, e così a
Costantino di messer Andrea, conosciuto col soprannome di « Urcio ».
Quest'ultimo é al momento assente dalla città e dovrà versare la
sua quota entro otto giorni dal suo ritorno ; le quote saranno di

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82 GIOCONDO RICCIARELLI

50 ducati ciascuno per Braccio, Matteo e Costantino, e di 100 ducati
per Ranaldo, dei quali 50 in altrettanta carta.

Se di carta se ne dovesse acquistare ancora di più, lo si farà
con denari appositamente mutuati, da rimborsare con il ricavo
della vendita dei libri. I denari delle quote si depositeranno presso
Ranaldo, che li erogherà secondo il bisogno, e sempre, prima della
fine della stampa di ciascun libro, si dovrà fare il conto dei costi
relativi alla operazione.

Quello che si troverà in profitto, sarà diviso a metà fra i maestri
ed i « patroni societatis »; nessun indugio si faccia ai maestri nella
consegna della carta che i mulattieri portano a Ranaldo, e così
pure si sopperisca sollecitamente alle spese della famiglia dei maestri,
nella quale son compresi i garzoni d’officina, che come d’uso fan
vita comune con loro, come si suol dire «ad unum panem et ad
unum vinum ».

Tutte le masserizie e suppellettili della casa e dell’officina,
pagate con i denari della società, saranno di proprietà comune,
ma per le spese occorrenti a far gli inchiostri, i maestri dovranno
esser sovvenuti senza obbligo di specificare la loro destinazione.

Se Braccio o Costantino lasceranno cadere l’opzione riservata
loro, nessun altro potrà entrare in compagnia in loro vece, senza
l’unanime consenso dei soci tutti.

Matteo Baldeschi dovrà riattare la casa dei maestri come pro-
messo, altrimenti i maestri non saranno obbligati a restarvi, e co-
munque i maestri tratteranno con lui e non con suo padre Baldo.

Uno o due fra i soci saranno incaricati della vendita, dentro
e fuori Perugia ; in caso di peste, i maestri son fin d'ora autorizzati
ad andare a lavorare nel contado.

Di questo secondo contratto di compagnia si é rinvenuta una
minuta di mano di mastro Pietro, evidentemente da lui fornita al
notaio prima dell'atto. La minuta che consta di un unico foglio
scritto su un solo lato, é da allora rimasta infilata nella copertina
pergamenacea del volume, in cui é contenuto l'atto pubblico. [Ta-
vola I]

La minuta autografa ricalca quasi fedelmente il testo del con-
tratto, le poche aggiunte di carattere formale appostevi di mano
del notaio essendo di scarsa rilevanza, salvo una postilla che ri-
pete il modo già noto di ripartizione dei profitti. Qualche clausola
prevista dal maestro risulta soppressa nell'atto definitivo, quale la
consegna della carta portata dai mulattieri «ad domum in quo impri-
I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 83

mitur», come forse le esperienze fatte nel recente passato avreb-
bero consigliato di fare, per avere una maggiore speditezza nel
lavoro.

Prevalse fra i patroni il concetto del controllo concomitante
all'uso della carta e fu stabilito che si depositasse presso Ranaldo ;
cosi pure fu soppressa la nota riserva già fatta dai maestri circa
gli strumenti segreti relativi ai caratteri, alla composizione ed alla
stampa vera e propria.

La clausola soppressa diceva: « Item instrumenta nostra se-
creta retinebimus pro nobis et etiam omnia que pertinent magi-
stris non erunt in communi, quia si aliquid deficeret, oportet quod
faciant expensis eorum, dempta ea que pertinent ad litteras, com-
positores et impressores ».

Che la minuta sia di mano del maestro risulta dal testo già
riportato, se non bastassero altre frasi come «nulla mora nobis
fiat in istis pecuniis exponendis » e «quod dominus Matheus ap-
tabit nobis domum ».

Il Rossi che ci diede il testo dell’atto pubblico, non vide questa
minuta; la sua indagine fu forse frettolosa, come sembrano di-
mostrare le molte inesattezze della trascrizione.

Quel mutuo contratto dai maestri nell'ottobre, con Paolo di
ser Polidoro, fu puntualmente rimborsato come promesso, entro
due mesi; cosi infatti risulta in data 19 dicembre 1472 9.

In quest'atto sono presenti Ranaldo e Costantino, il quale è
dunque entrato in compagnia, e mastro Pietro «de Colonio com-
positor librorum in forma ».

Mastro Giovanni non é presente, e nulla si sa dell'opzione ri-
servata al magnifico Braccio.

Che cosa si stampó durante questa seconda compagnia, la
quale doveva aver termine con l'ottobre 1473 ?

Si puó arguire che una seconda edizione della lettura di Bartolo
sopra la seconda parte del Digesto Vecchio, cosi presto esaurita
la prima edizione, facesse parte di questa seconda serie di libri,
comunque le fonti documentarie mancano per ora di darci una ri-
sposta, e non é qui luogo per ripetere le congetture che gli studiosi
han fatto sulla base delle fonti librarie.

Sappiamo che in data 15 ottobre 1473 ? i due maestri Pietro
e Giovanni hanno lasciato la casa Baldeschi abitata fin qui, e non
si sa se riattata o no da Matteo. I maestri sono andati ad abitare
in una casa del rione di Porta S. Susanna, nella parrocchia di S. Gre-
84 GIOCONDO RICCIARELLI

gorio, locata loro da Luigi di Lorenzo di messer Piero, mercante
| perugino, per la durata di un anno.

La seconda compagnia essendo appena terminata, i due maestri
si son resi liberi di abitare altrove, e di intraprendere nuovi lavori.

Che cosa peró stampassero in questo terzo periodo nessuna
fonte ce lo dice. È fra le fonti già note un contratto in data 15 marzo
14749? con il quale mastro Pietro riceve promessa di pagamento
per un libro chiamato «speculo» venduto e consegnato al reve-
rendo padre G. Battista Gaglioffi di Aquila.

Appartiene quest'opera al secondo o al terzo periodo dell'at-
tività tipografica dei due maestri? Non si sa ancora, né d'altra
parte ci si può riferire allo Speculum Judiciale di Guglielmo di Du-
rante, del quale fin qui non si conosce alcuna edizione dichiara-
tamente perugina.

Se ne conoscono 14 edizioni, e l'Hain pone in principio una
edizione senza luogo, né data, né nome del tipografo, con «addi-
tiones » di Giovanni d'Andrea e di Baldo, che potrebbe essere questa,
specificata in rv volumi, ma una nuova fonte di cui parleremo ap-
presso, ci dice che quest'opera venduta ad Aquila era in tre vo-
lumi e non in quattro.

Dopo la fine della seconda compagnia nell'ottobre 1473, una
terza compagnia fu formata, probabilmente senza che questa co-
stituzione fosse consacrata in un pubblico atto, che altrimenti sa-
rebbe stato menzionato nel momento dello scioglimento. Lo scio-
glimento di questa terza compagnia risulta da un atto datato 6
aprile 1474 ?»,

Diciamo una terza compagnia e non una prosecuzione della
seconda, questa che dovette durare circa sei mesi, poiché la fonte
ci indica presenti a questo scioglimento, patroni che non son piü
tutti quelli che conosciamo associati nella seconda compagnia.

I patroni sono Braccio e Ranaldo, mancano Matteo e Costan-
| tino, i quali se soci sarebbero essi pure intervenuti.
| Leggiamo indicata genericamente una pluralità di soci accanto
al nome di Ranaldo, ma rammentiamo che Ranaldo operava in
questo campo sempre come esponente di una compagnia mercan-
tile «ad artem velorum et pannorum », di cui si è già parlato più
sopra.

Questo succedersi di compagnie con breve vita si spiega, con-
'siderando che ogni successiva impresa ha scopi ben limitati, propo-
nendosi di stampare una o più opere prefissate, in un numero di
I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 85

esemplari certamente predeterminato, e che conclusasi l'opera-
zione economica che ha alleato temporaneamente le varie parti,
queste riprendono ciascuna la propria libertà di manovra.

I maestri, padroni della tecnica di produzione, finché questa
è preminente, saranno i medesimi, mentre i soci che si qualificano
per l'apporto finanziario e per l'anticipazione del capitale di eser-
cizio dell'impresa, sono del tutto fungibili, secondo le circostanze.

Di alcuni libri stampati da questa terza compagnia si parla
nell'atto medesimo di liquidazione ; fra gli 889 volumi complessivi,
oggetto della sua attività produttrice, sappiamo far parte almeno
la Lectura super quinque libros decretalium di Nicola Tudeschi detta
Abbas de Sicilia, la Lectura sopra la seconda parte dell'Infortiato
di Bartolo, dall'incipit « De legatis primo », e la lettura di Bartolo
sopra la seconda parte del Digesto Vecchio, dall'incipit « Rubrica
sì certam petatur ».

Fatti tutti i calcoli finali, risulta che i maestri hanno introitato
dalla vendita dei libri 79 fiorini e 60 soldi in piü, dedotte le spese
di cui dovevano essere rimborsati.

Vi sono libri non venduti giacenti a Perugia, e ve ne sono fuori
di Perugia, sui vari mercati, mandati a vendere tanto da Ranaldo
che dai maestri; si dividono queste giacenze in modo che vadano
ai patroni i libri che si trovano a Pisa, a Bologna, a Ferrara, a Pa-
dova ed a Firenze, nonché quelli già in mano di Ranaldo e dei suoi
fiduciari, ed invece vadano ai maestri i libri rimasti a Siena, a
Roma ed a Napoli.

Le masserizie, i banchi, le forme, i caratteri rimangono anche
ai due maestri, i quali rimborseranno a Ranaldo i 79 fiorini e 60
soldi incassati in piü, versando in contanti 46 fiorini e 80 soldi,
e per il residuo cedendogli 10 dei volumi di loro spettanza nelle
rimanenze, piü precisamente 6 « Abbati» e 4 « Bartoli ».

Dopo il documento finale di questa terza compagnia, la suc-
cessione cronologica delle fonti documentarie dà il posto ad un
atto del 12 agosto 1474, al quale abbiamo prima accennato !?.
E l'atto con cui mastro Pietro dà ricevuta al rev. P. G. Battista
Gaglioffi da Aquila, abbate di S. Giovanni di Lucoli, per i 10 du-
cati promessigli e dovutigli « ex causa venditionis speculatoris scripti
in tribus voluminibus ».

Dieci giorni dopo, il 22 agosto 1474? i due maestri, garantiti
da Ranaldo, pagano il canone di locazione per la casa che abitano
già dal 15 ottobre 1473, fino alla scadenza del primo anno, e cioé

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86 . GIOCONDO RICCIARELLI

fino al 31 ottobre 1474, ed insieme rinnovano l'affitto per soli altri
sette mesi, fino al 31 maggio 1475.

Ci rendiamo ragione di questo comportamento, se pensiamo
che, per la buona stagione del venturo anno, i maestri facciano
conto di aver terminati i lavori che hanno in corso, e siano inten-
zionati di sciogliere poi il loro sodalizio che sarà durato quattro
anni, per spostarsi forse in altri centri o per tornare in patria.

Questa ultima ipotesi vediamo potersi applicare al secondo
maestro, Giovanni di Niccolò da Bamberga. Infatti il 13 maggio
1475 !9 mastro Pietro paga l'ultimo canone del fitto convenuto in
11 fiorini, in assenza di mastro Giovanni da lui rappresentato nel-
l’atto.

Il secondo maestro scompare di scena, né più si parlerà di lui ;
è partito per altri mercati, è tornato in patria, è rimasto vittima
della grande moria appena scoppiata in Perugia ? Non abbiamo
né prove né indizi sulla sua sorte. Per quanto riguarda mastro
Pietro, se anche si sia allontanato dalla città per fuggire la peste,
e pertanto sia rimasto inattivo dopo la partenza del suo primo com-
pagno di lavoro, é poi presente in Perugia l'anno successivo di-
nanzi ad un notaio, il 20 marzo 1476, per costituire quella che allo
stato della documentazione disponibile, si conviene chiamare la
sua quarta compagnia 15),

Accanto a mastro Pietro compare un nuovo maestro di na-
zione germanica ; il suo nome è Giovanni di Ermanno. La società
durerà due anni, si terrà «ad artem exercitium et ministerium im-
primendi libros », anche qui senza meglio specificare quali; di pa-
troni non c’è che Ranaldo.

Ranaldo anticiperà il denaro necessario per i banchi, i metalli,
la carta, l’atramento, il salario dei garzoni, il fitto della casa e per
tutte le altre necessità dell'impresa. Per questo anticipo avrà diritto
di prelevare dai libri impressi e fino alla concorrenza del suo cre-
dito, quinterni stampati in ragione di sedici per ogni ducato an-
ticipato.

I libri che non saranno andati a Ranaldo a titolo di rimborso,
si venderanno fuori di Perugia, e del ricavo, detratte le spese, si
farà metà fra Ranaldo e i maestri, come ormai consueto. Soltanto
Ranaldo potrà vendere in Perugia, e venderà i libri che ha accet-
tato in rimborso della sua anticipazione. Uno dei maestri o anche
se necessario qualche altra persona di fiducia, andrà a vendere
fuori di Perugia, ritornando periodicamente a render il conto.

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I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 87

I conti di costo relativi ad ogni libro si faranno sempre alla fine della
stampa, senza indugio alcuno.

Durante la vita della società, né i maestri né Ranaldo si ado-
preranno a vendere altro che i libri prodotti dalla società, e sol-
tanto quando questi saranno tutti venduti, Ranaldo potrà man-
dare a vendere fuori di Perugia, quelli che ha avuto in rimborso,
nel caso che gliene fossero rimasti di invenduti.

Si fanno le solite riserve di segretezza « de aliquibus rebus spec-
tantis ad inclaustrum », si riparla anche dei noti istrumenti se-
greti, forse perché si dà luogo per quest'impresa ad allestire una
nuova serie di caratteri. Si doveva infine credere da tutti in quel
giorno di marzo 1476, che il pericolo della peste fosse allontanato,
quando si fece obbligo a Ranaldo di fornire altro alloggio fuori
città «casu quo pestis vigeret ».

In seguito alla obbligazione contratta, Ranaldo, il 18 aprile
1476, prende in affitto una casa per la durata di un anno ; la casa
è posta nel rione di Porta S. Pietro « prope scalas S. Herculani » 19).

L'atto non lo dice, ma noi lo sappiamo da un documento suc-
cessivo di cui parleremo ; la casa dovrà servire ai maestri per la
impresa testé assunta. Ma la peste a torto creduta spenta, deve
essere nuovamente esplosa con grande violenza, né altro sembra
possibile pensare, se a soli tre mesi dalla costituzione, la quarta
compagnia viene sciolta per comune consenso dei soci.

Il 25 maggio 1476 '? sono convenuti innanzi al notaio, i soci
Ranaldo di Francesco di mastro Giacomo ed i tedeschi tipografi
mastro Pietro di Pietro da Colonia e mastro Giovanni di Corrado,
i quali di comune accordo, sciolgono e danno termine alla società
costituita fra loro «in imprimendo libros ».

Diciamo subito che il Giovanni di Corrado di questo atto e il
Giovanni di Ermanno dell'atto costitutivo di tre mesi prima, non
possono essere altri che la medesima persona, se non si vuol ri-
correre ad ipotesi assurde.

In ambedue i casi il maestro è stato correttamente indicato
dal notaio ovvero in uno dei due è intervenuto un errore? Noi
spieghiamo il fatto come lo spiegammo per mastro Pietro di Pietro
che abbiamo visto una volta diventare Pietro di Angelino, e cioé
il patronimico di Corrado che compare in secondo luogo per Gio-
vanni, non é il suo ma quello di suo padre Ermanno. Per diretta
esperienza, abbiamo abbastanza sovente visto indicare negli atti
notarili, una qualche persona, talvolta col vero patronimico, tal-
88 GIOCONDO RICCIARELLI

volta con il nome della madre vedova o con quello di un avo per-
ché più popolarmente noti, e del resto tale è l'origine di molti nomi
di famiglia.

Cosi il nome completo del secondo maestro crediamo sia Gio-
vanni di Ermanno di Corrado, confortati anche dal fatto che ci è
noto un Ermanno di Corrado «scriptor de Alamania Bassa diocesis
Menesteriensis » che il 30 gennaio 1450 promette ad uno studente
di scrivere per lui «quandam lecturam d.ni Florentini super Cle-
mentinis » 19),

Come andarono a sistemarsi gli affari di questa breve com-
pagnia ?

In questi tre mesi di esercizio, Ranaldo aveva già anticipati
64 ducati e mezzo, andati per le spese di bocca dei maestri e dei
garzoni, per l'acquisto del piombo e dello stagno e di quant'altro
per fabbricar caratteri, più il canone di locazione della casa affit-
tata due mesi prima «prope scalas S. Herculani». I maestri con-
tinueranno a tenere la casa, rimangono proprietari dei caratteri
fabbricati, e per rimborsare Ranaldo di quanto da lui già speso,
gli daranno tanti volumi delle « Appellazioni» al momento non
ancora completate di stampare, in ragione di due fiorini ogni vo-
lume, valore calcolato evidentemente al puro costo, dalla vendita
dei quali Ranaldo trarrà il suo giusto profitto.

Queste « Appellazioni » in corso di stampa, costituiscono una
seconda edizione dell'opera di Filippo Franchi perugino, la prima
edizione essendo stata oggetto del lavoro della prima compagnia.

Se i maestri stamperanno altri libri, dopo completato questo
delle appellazioni (e tanto saranno stati intenzionati di fare se lo
prevedono) e se i libri dati a Ranaldo risultassero parzialmente da
lui non venduti, i maestri li sostituiranno con altri fra i libri an-
cora da stampare, calcolando sempre in ragione di sedici quinterni
di carta stampata per ogni ducato.

Tutti questi particolari sembrano indicare in Ranaldo quello
dei soci volente recedere, e la intenzione dei maestri di continuare
il loro lavoro, restando nella medesima casa e trattenendo a loro
conto i risultati ottenuti dalla impresa fino a quel momento.

La casa che sta alle scale di S. Ercolano, doveva finora esser
stata adibita soltanto ad officina, se il 28 giugno 1476, il suo pro-
prietario, che l’aveva locata a Ranaldo, promettendo di adattarla
ad abitazione, riconosce di non averlo ancora fatto, e concorda con
Ranaldo di spostare la decorrenza del contratto di affitto dal 1o

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I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 89

maggio secondo che era convenuto, alla nuova data del 1° luglio
prossimo da venire 19),

Di qual genere fosse l’attività di mastro Pietro dopo questa
estate 1476, in cui ha avuto termine la sua quarta compagnia, ce
ne dà qualche informazione una nuova fonte documentaria.

Anzitutto con la sua richiesta di allibramento nei libri del
catasto comunale avanzata, come abbiam visto, il 13 novembre
1477, dovremo constatare l’intenzione del maestro di mantenere
a Perugia il centro dei suoi interessi, ed anche notare che nella sud-
detta petizione agli officiali dell’armario, il maestro si dichiara abi-
tante nel rione di Porta Eburnea nella parrocchia di S. Stefano,
donde il giudizio più sopra fatto sulla casa vicino alle scale di S. Er-
colano, come casa adibita a sola officina, si afferma come abba-
stanza veritiero. Del resto questa casa di Porta Eburnea e l’altra
«prope scalas S. Herculani» erano assai vicine fra loro, nella me-
desima parrocchia di S. Stefano, la cui giurisdizione si stendeva
parte nel rione di Porta S. Pietro e parte in quello confinante di
Porta Eburnea.

Non era cessato poi il suo sodalizio di lavoro col maestro Gio-
vanni di Ermanno di Corrado, come ci dice la nuova fonte docu-
mentaria, dalla quale apprendiamo essere esistita una ulteriore
compagnia, che chiameremo quinta per comodità di esposizione.

Il 6 ottobre 1479, in casa di Pietro Baldeschi, in piazza grande,
sono convenuti i soci di una compagnia « occasione divisionis socie-
tatis inter dictas partes inite in impressionem librorum et ad im-
primendum libros, et causis pendentibus, emergentibus et connexis
ad componendum per totum mensem decembris proxime futurum » 29,

Questa società sembra sciogliersi piuttosto repentinamente, se
ha opere in corso di stampa, come sappiamo da quel problema emer-
gente da risolvere, circa la necessità di comporre almeno per altri
due mesi.

I soci non sono d'accordo sulla procedura di liquidazione e
costituiscono con questo atto come arbitri delle loro difficoltà e
differenze gli illustri dottori Pietro Baldeschi e Mariotto Boncambi,
insieme al ben noto mercante perugino Ranaldo di Francesco di
mastro Giacomo.

I soci nominati nell'atto suddetto sono mastro Pietro, che
interviene anche in nome del suo socio mastro Giovanni assente,
e tre studenti tedeschi tutti « de Alamania alta», i cui nomi sono
Giacomo « Avitatii », Niccolò di Tomaso e Sigismondo di Lodovico.
90 GIOCONDO RICCIARELLI

Fra i tre patroni, Niecoló di Tommaso, si dichiara anche fi-
decommissario « Fiderigi de Alamania », che quindi è pure socio.
Chi è questo Federico ?

Se rammentiamo che l’atto si stipula in casa di Pietro Baldeschi,
autore di quella Repetitio de testamentis, appena allora presa a stam-
pare da Federico Eber, come si disse a Città di Castello, ci é con-
sentito di pensare che anche l'Eber fosse associato in questa quinta
compagnia, ed a causa della sua assenza o fuga dalla città per ti-
more di morire per contagio di peste, avesse lasciato questi suoi
interessi in mano ad un fiduciario. Rammentiamo anche di aver
già parlato del contratto 13 marzo 1479 fatto dall'Eber per la stampa
del De dotibus di Baldo Novello Bartolini, stampa non portata a
termine, e di aver anche detto dell'acquisto dall'Eber fatto il 21
maggio 1479 del manoscritto della Repetitio di cui è autore Pietro
Baldeschi, e tutto ci sembra concorrere a concludere che questo
Federico, assente il 6 ottobre 1479, fosse proprio l'Eber.

Se poi nella compagnia l'Eber aveva l'incarico non fungibile
di comporre l'opera per la cui stampa si era formata questa quinta
compagnia, ecco che comprendiamo pure in cosa consista il pro-
blema di dover comporre almeno fino a tutto decembre ; l'opera
era in corso di stampa e non ancora finita di comporre quando re-
pentinamente l’Eber si assentava; di conseguenza il problema era
di come e con chi sostituire l'assente.

Un nuovo documento, appena rinvenuto, ci conferma valide le
nostre supposizioni; il 20 gennaio 1480 (ormai il problema della
composizione doveva già essere stato risolto) tale « Joannes Johan-
nis Almanus furnarius et panetterius Sapientie Veteris» in pro-
prio nome e «tamquam heres magistri Federici Eber de Alamania »
per causa di morte, nomina suo procuratore messer Giacomo di
Enrico alemanno studente della detta Sapienza «ad omnes et sin-
gulas lites, excepto tamen in laudo ferendo per d.num Petrum de
Ubaldis et d.num Mariottum de Boncambiis et Rainaldum Fran-
cisci magistri Jacobi», per cui già è intervenuto compromesso 2).

se attribuimmo già, fondatamente, la stampa della Repetitio
de testamentis di Pietro Baldeschi al maestro Federico Eber, non
dicemmo, per mancanza di informazione, dove avesse egli impian-
tato i suoi torchi, per stampare questa nuova opera, mentre la sua
officina, finanziata da quel G. Battista di Pietro nelle cui mani
restó l'incompiuto De dotibus, stampava appuuto questa opera del
Bartolini.

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I PROTOTIPOGRAFI IN: PERUGIA 91

Possiamo pensare che la Repetitio che si sa portata a termine
malgrado l'assenza dell'Eber, fosse appunto l'opera che stesse stam-
pando questa quinta compagnia di mastro Pietro, e che abbisognava
ancora per due mesi dell'opera del compositore, come piü sopra
si è detto?

L’altro patrono Sigismondo di Lodovico poi, è la medesima
persona che insieme con mastro Pietro in un tempo successivo,
con atto dell’11 marzo 1482, si accordò con il socio dell’Eber, Gio.
Battista di Pietro rimasto possessore dell’incompiuta De dotibus,
terminata poi nella officina di Giovanni Widenast.

L'intreccio dei fatti è notevole come quello degli interessi che
variamente li motivano, e non è facile tenere il filo degli eventi
in mezzo a tanta attività ; vogliamo notare avanti di proseguire,
che non ci si deve stupire che i maestri si interessassero contempo-
raneamente a piü operazioni di stampa, in quanto la produzione
doveva essere sempre inferiore alla richiesta della popolazione stu-
diosa e comunque ogni compagnia si formava per stampare o ri-
stampare opere diverse una dall'altra; in definitiva problemi con-
correnziali non dovevano porsi.

Il 29 decembre successivo 14792, con altro atto, gli stessi
soci prorogano agli arbitri eletti il termine già loro dato per la for-
mazione del lodo.

Nell'ordine cronologico della documentazione, abbiamo poi no-
tizie di mastro Pietro, da due documenti: il primo dei quali, da-
tato 29 aprile 1480 *9, è una procura alle liti che il maestro fa a
messer Paolo Antonio di ser Giovanni, che lo rappresenterà « maxime
contra Astorem Perantonii de Gratianis » col quale aveva una im-
precisata differenza.

Il secondo documento, colla data di un anno dopo, 14 aprile
1481 29, è un'altra procura alle liti.

Osserviamo, fra parentesi, quanto ci sia stata utile agli effetti
della ricostruzione dei fatti, questa ostinata litigiosità e l’attacca-
mento ai proprii interessi che dimostrano più o meno tutti i nostri
personaggi e di quanta documentazione noi saremmo stati privati
se essi fossero stati animati da un bonario spirito di tolleranza.

È dunque una procura alle liti che messer « Nicolaus Hebl
clericus Pataviensis diocesis scolaris Sapientie Veteris Perusine »
conferisce a messer Sigismondo di Lodovico Alemanno, a noi già
noto, ed a Giovanni detto Trombone pure tedesco famiglio dei
Signori Priori, una procura che è maggiormente precisata «ad pe-
92 GIOCONDO RICCIARELLI

tendum exigendum recuperandum omnem quantitatem pecunie et
aliarum rerum quas dictus constituens debet habere, recipere et
consequi a quibuscumque personis omnium societatum contrac-
tarum inter dictum constituentem ex una et magistrum Petrum
de Colonia ex altera et prefatum dominum Sigismundum et alios
suos sotios ».

In questo periodo, in cui sappiamo presente ed operante in
Perugia il maestro, abbiamo cosi un nuovo documento con cui è
provata l'esistenza di una sesta compagnia, ovvero siamo ancora
dinanzi agli st ascichi della quinta?

Il documento successivo non è più una procura vera e pro-
pria, ma una sostituzione di procura, anch’essa per difesa di mi-
nacciati interessi.

Il 19 maggio‘ 1481, mastro Pietro da Colonia si dichiara
procuratore di mastro Giovanni Krag, cittadino di Würzburg, esi-
bisce al notaio ser Girolamo, un mandato per mano di ser Bernardo
da Guttemberg (Baviera, Alta Franconia), chierico della diocesi di
Bamberga, e dichiara di voler sostituire a se medesimo in questo
mandato, tale Johannes detto Jannes merciaio abitante in Perugia,
con lo scopo di transigere, comporre e concordare le differenze
esistenti con mastro Stefano impressore di libri, che é forse lo stam-
patore Stefano Aquila, di cui si parlerà in seguito.

Le operazioni di liquidazione di quella che era stata la quarta
compagnia, cosi precipitosamente sciolta il 15 maggio 1476, si con-
cludono, ben sei anni dopo, con un atto datato 26 gennaio 1482 2°).

È questo un atto di quietanza, con cui Paolo di Angelo «la-
niator » dichiara di avere ricevuto da mastro Pietro, che è presente
anche in nome del socio mastro Giovanni « Corradi de Alamania »,
tutto quanto gli era dovuto per fornitura di carni vendute fino a
quel giorno ai due maestri, fornitura di cui si era reso garante Ra-
naldo di Francesco, il quale viene così pure liberato dalla sua ob-
bligazione. Contemporaneamente lo stesso Ranaldo dichiara ai due
maestri di aver ricevuto tutti i volumi «librorum nuncupatorum
appellatione » già promessigli, per il valore complessivo di 64 du-
cati e mezzo aurei.

Questo atto potrebbe, per la banalità del suo oggetto, appa-
rire scarsamente interessante ai fini della nostra indagine, tuttavia
esso ci assicura che i due maestri sono rimasti insieme fino a quel
giorno, e certamente non in ozio ; altri incunaboli adespoti potranno
trovare per ciò una attribuzione nuova.

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I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 93

Qui segue cronologicamente, l'atto 11 marzo 1482??, con cui
mastro Pietro e soci, rimettono in cammino la stampa interrotta
dell'opera « De dotibus » del Bartolini, affidandone il compimento
all'offieina di Giovanni Widenast, detto Gianni bidello. i

Il 20 marzo 1484, troviamo un atto di procura alle liti rila-
sciata da mastro Pietro a messer Giovanni di Ferrante « Sabinensis
diocesis »*9), ma non sappiamo di qual lite si tratti, finché altri
documenti non ce lo diranno.

Dopo l'atto di chiusura della liquidazione, piü sopra visto, e
cioè dopo il 26 gennaio 1482, nessuna notizia ci è giunta relativa
ad una prosecuzione della attività tipografica o quantomeno edi-
toriale di mastro Pietro di Pietro da Colonia.

Il 22 aprile 1485, è però sempre chiamato « impressor librorum »
in un atto di locazione che stipula con l'Ospedale di S. Maria della
Misericordia per una casa di abitazione, che appigiona per un anno
e che é posta sempre in quella zona della città intorno a S. Erco-
lano, nella quale egli ha lavorato dopo aver lasciato la casa Bal-
deschi 29),

La nuova casa è locata dal maestro soltanto per suo uso e non
più in società con altri maestri, il maestro è quindi solo, e se con-
tinua a stampare, lo fa assistito soltanto da garzoni.

Tuttavia ce ne fa dubitare, non solo la mancanza di prove
documentarie, ma pure la considerazione della rilevante importanza
che ha nel processo produttivo il ruolo del compositore, come ab-
biamo avuto già modo di constatare nei due casi sopra narrati,
quando abbiamo visto fermarsi la stampa in due officine contem-
poraneamente, per la repentina scomparsa di Federico Eber, che
certamente si occupava nell’impresa con questo importante ruolo.

Dopo tre lustri e più che la stampa aveva cominciato a dif-
fondersi in Italia, presentando, in tutti i maggiori centri di cultura
e di civiltà, sempre nuove opere, in centinaia di esemplari stampati
e ristampati, incessantemente, con tecniche in continuo perfezio-
namento, prodotti da imprese sempre piü organizzate, e con il
crescente interessamento del capitale, si andava concomitante-
mente accentuando l'interesse degli operatori verso il commercio
librario. La necessità e la convenienza di inviare a vendere i libri
stampati anche fuori del centro di produzione, si sono manifestate
subito insieme ai primi passi delle prime imprese.

Di seguito a queste prime operazioni che all'inizio non erano
altro che spaccio di prodotti della tecnica direttamente al consu-
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94 GIOCONDO RICCIARELLI

matore, si saranno poi andate introducendo le operazioni pura-
mente mercantili di operatori nuovi e diversi, i quali avranno as-
sunto in proprio il problema dello spaccio, mediante l'acquisto di
partite di libri presso le compagnie tipografiche e la successiva
rivendita nei luoghi più propizi, con l'ovvio e naturale profitto
derivante dalla differenza fra i due prezzi, cosi come da secoli si
era fatto e si faceva con altri prodotti della industria artigiana,
per esempio con i tessuti.

Nella seconda metà del suo soggiorno a Perugia, mastro Pietro
sembrerebbe essersi dedicato, prevalentemente diciamo almeno fino
a prova contraria, ad una attività puramente mercantile.

Di questa sua attività di mercante abbiamo informazioni da
una piccola serie di documenti inerenti ad una causa civile.

L'azione legale si inizia nel 1486 quando mastro Pietro cita
davanti al Vicario generale nella Curia episcopale perugina, Fe-
derico Tietz chierico della diocesi di Wuerzburg sul Meno.

Questo Federico é a noi già noto, perché nominato in un atto
di procura ?9?, con cui messer Giorgio di Giorgio Ostenberger, chie-
rico anch'egli « Erbipolensis diocesis » e scolaro della Sapienza Nova,
incarica quattro suoi connazionali della riscossione di certi suoi
denari giacenti presso il banco «seu fundico Nurembergensium » di
una città non nominata *?9,

I quattro procuratori non sono presenti alla formazione del-
l'ato e sono cosi nominati dal notaio: «magister Georgius Lauer
impressor librorum, magister Johannes Brotreich alias Kerhup (?),
dominus Johannes Cluppfeld et dominus Federicus Tietz de Ala-
mania ».

Il 20 marzo 1484 troviamo poi il Tietz costituito procuratore
a rappresentare insieme a Giovanni di Ferrante, a messer Giorgio
Foit (Voigt) Bamberghese e a messer Giuliantonio di ser Nicola
perugino, gli interessi e le ragioni di messer Wolfango Tegel No-
rimberghese studente in Perugia, offeso e ingiuriato da messer
Antonio da Monaco pure studente ?»,

Nello stesso giorno e luogo e davanti ai medesimi testimoni,
a sua volta, Federico Tietz fa suo procuratore alle liti il sudetto
Giovanni di Ferrante, il quale, sempre sotto la stessa data, abbiamo
visto divenire anche procuratore di mastro Pietro. Il che per ora
non ci dice altro che, a quel momento, il Tietz e mastro Pietro do-
vevano aver interessi in comune, se avevano nominato la stessa
persona come procuratore.
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I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 95

Il primo documento della causa civile ci perviene in un fascicolo
dell’archivio giudiziario perugino *9, Trattasi di un verbale datato
27 febbraio 1486, collocato insieme ai documenti di dieci anni
prima, per errore dell’archivista. i

Davanti al Vicario vescovile compare mastro Pietro ed espone
esser egli creditore verso Federico Tietz per parecchi titoli, tanto
per i libri di proprietà di mastro Pietro, venduti ed amministrati
da Federico, quanto anche per il fitto di una casa in piazza del So-
pramuro, come pure per denari mutuati e per spese fatte dal mae-
stro per conto di Federico.

Il credito del maestro ammonta a circa 127 ducati ed a prova
egli produce la testimonianza di messer Mattia da Aquisgrana stu-
dente in Perugia.

Il teste, previo giuramento, dichiara di aver visto Federico
stare e operare alla vendita dei libri in detta casa o bottega del
Sopramuro per circa quattro anni, e di aver veduto una polizza di
mano di Federico per la somma di sei fiorini aurei di Renania,
nonché molte lettere di mano di Federico trattanti dei sudetti
libri. ;

Infine su richiesta di mastro Pietro il giudice, poiché Federico
è forestiero sospetto e fuggitivo, nonché privo di beni immobili
nella città e nel contado, ammette l’istanza e concede licenza di
sequestro reale e di arresto personale contro il presunto debitore.

Il Tietz resosi latitante in previsione della cattura, fin dal 10
dello stesso mese di febbraio * aveva nominato suo procuratore
alle liti il notaio perugino ser Mariano di Petruccio, che vediamo
poi presentarsi in curia nel corso del dibattimento.

Successivamente troviamo il documento iniziale della causa,
datato 10 aprile 1486, costituito dal verbale delle prime udienze,
cui è allegata la petizione autografa del maestro 85)

Nella petizione, che il maestro ha scritto tutta di suo pugno su
tre pagine [Tavola II a.b.c.] son narrati gli antefatti come appresso :
sono ormai dieci anni e più che il maestro, in più volte ed in più
luoghi, specialmente a Roma ed a Venezia, consegnò al Tietz una
grande quantità di libri, affidandogliene la vendita.

Il valore complessivo di queste consegne sale ad oltre 127 du-
cati d’oro, ed il Tietz che dovrebbe averli tutti venduti, mai diede
conto della sua amministrazione, né mai versò somme o restituì
alcunché.

Inoltre, già da parecchi anni, il maestro ha preso in fitto dal-

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96 GIOCONDO RICCIARELLI

l'Ospedale della Misericordia, una delle nuove botteghe in Sopra-
muro, per il canone di dodici fiorini annui. Durante questo tempo,
il Tietz, talvolta insieme al maestro, e talvolta in assenza di lui,
da solo, abitó sempre in questa casa o bottega, e vi tenne i libri
per vendere, operandovi per circa quattro anni, studiando e facendo
quel che più gli piacque, usando anche il letto del maestro, quando
era fuori città, ospitandovi persino una donna per certo tempo,
e studenti e persone in altra occasione.

Per i quattro anni predetti, il Tietz avrebbe dovuto pagare
metà del fitto, ma non lo fece mai, e tutto fu sempre pagato dal
maestro. à

Inoltre, per spedire una causa che il Tietz aveva in Roma,
mastro Pietro vi si trattenne continuamente per quaranta giorni,
e vi ritornó poi ancora, con detrimento dei suoi propri affari; per
curare gli interessi del Tietz, in questa occasione spese di tasca
sua, circa sei ducati.

Da ultimo, in altra circostanza, il maestro prestó al Tietz an-
che la somma di sei fiorini Renani.

Piü volte richiesto del rendiconto dei libri venduti e delle
somme dovute, per tutti i suddetti motivi, sempre il Tietz ricusó
di fare il debito suo.:

Per tutte queste ragioni, mastro Pietro chiede al giudice di
pronunciare sentenza esecutiva contro il debitore.

Nel verbale di causa è segnata, sotto la data del 15 aprile 1486,
la presentazione in giudizio delle controdeduzioni del Tietz ; l'ori-
ginale di questa esposizione si è trovato però altrove 5°).

Premesse le solite eccezioni formali, osserva anzitutto il Tietz
che laddove il maestro dice avergli consegnato da oltre dieci anni,
libri di sua proprietà, in luoghi diversi, non dice e non prova quanti
e quali siano tali luoghi, e di seguito afferma che quei beni che il
maestro dice essere suoi di diritto, egli invece li ha avuti da mastro
Johannes Krag mercante di Würzburg, persona a noi già nota quale
mandante di negozi imprecisati, citato più sopra nell'atto del 19
maggio 1481.

Nessuna prova esiste, dice poi Federico, che per quel tempo
in cui egli stette nella casa del Sopramuro, fosse in alcunché debi-
tore del maestro, né che fosse suo socio ; per quel tempo non potrà
provarsi altro che egli Federico era invece al servizio del maestro,
per il governo della casa e qual gestore dei suoi negozi, e ció da
quando egli ebbe tale incarico dallo stesso maestro. Da quello stesso

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I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 97

tempo invece, il maestro è obbligato a pagargli a titolo di salario
e mercede la somma di 20 fiorini d'oro, che in questa sede egli chiede
gli sieno pagati. ;

Giammai potrà provarsi che il maestro stette in Roma e spen-
desse alcunché, se non per i suoi stessi interessi, né che quel che
fece o spese, sia stato a profitto di Federico, come se il maestro
fosse stato suo gestore.

Mai egli ha avuto in mutuo i sei ducati che il maestro reclama,
e quando si provasse, si dichiara pronto fin d'ora a fare il dover suo.

Per tutto ció chiede di essere assolto dalle richieste del maestro
e domanda per lui la condanna ai danni, spese ed interessi.

In via di riconvenzione, afferma poi, che esso Federico stette
con il maestro in Perugia per tre anni e piü al suo servizio «ad
gerendum et facendum negotia ipsius magistri»; altrettanto fece
in Roma per la durata di un anno ed oltre, e durante quel tempo
anzi pagó per lui il fitto della bottega in sei ducati, ma lo fece « animo
rehabendi ».

Pertanto il maestro é tenuto a pagargli il salario di 24 ducati
per il tempo di servizio fatto a Perugia e di 12 ducati per il tempo
che stette in Roma, in piü dovrà rimborsargli i 6 ducati pagati per
il fitto della bottega. Chiede quindi che il maestro sia obbligato
a soddisfare il suo debito verso Federico, anziché ricusare di farlo
come ricusa, impedendogli cosi di arricchirsi ai danni di Federi-
co, in peccato e pregiudizio dell'anima sua, e chiede che oltre al
debito gli sia fatto obbligo di pagare i danni e le spese.

La causa si conduce cosi, attraverso successive udienze, in una
delle quali Federico quale studente dello Studio, afferma il suo
privilegio di declinare il foro competente a giudicarlo, ed in virtü
di tal privilegio, rifiuta la competenza del Vicario vescovile, ed
elegge a suo giudice messer Pietro degli Ubaldi, dottore. A ció ri-
sponde il Vicario minacciandolo di scomunica e Federico dichiara
di volersi appellare al Governatore.

Il verbale di causa si ferma alla udienza del 23 maggio, e noi
non siamo piü oltre informati sulle conclusioni della vertenza.

A questo punto si arresta la serie delle fonti documentarie fin
qui reperite su questo maestro tipografo; nella successione dei
tempi, rammentiamo la registrazione catastale del 1496 citata in
principio di questo discorso, con la quale è annullato l’allibramento
di mastro Pietro, poiché è provato « dictum magistrum Petrum fuisse
et esse absentem a civitate et comitatu Perusii et ipse reversus fuit

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98 GIOCONDO RICCIARELLI

in Alemania, modo non revertendi, iam sunt octo menses vel circha ».

Dalla considerazione di tutto quanto fin qui narrato e docu-
mentato, si puó ripartire l'attività del maestro Pietro da Colonia b
in due distinti periodi: il primo che va dal 1471 al 1485 circa, nel
quale si sa prevalente la produzione di varie opere, accanto ad una
attività mercantile di semplice spaccio dei suoi prodotti; il se-
condo che va dalla fine del primo, al 1495, anno del suo ritorno
in patria, nel quale la situazione si é invertita con il prevalere invece
del commercio librario vero e proprio, senza poter però escludere
una sua partecipazione anche saltuaria ad altre imprese editoriali.

2. — GIOVANNI DI GIOVANNI DA AUGUSTA (Augsburg, Baviera).

Incontriamo questo maestro già nel 1472, quando il giorno 2
settembre, nella spezieria del Giglio d'oro in piazza grande, egli
acquista dal proprietario Mariotto di Arcangelo di Meo, una casa |
nel rione di Porta S. Angelo, per il prezzo di sessanta florini. »

Mastro Giovanni, qui chiamato «scriptor teotonicus Augu-
stensis diocesis », promette di pagare la metà del prezzo entro lo
stesso mese di settembre, entro il quale tempo è convenuto che la
casa gli sia consegnata, e l'altra metà entro diciotto mesi *»?.

Il maestro deve essere a Perugia da qualche tempo, poiché
l'aequisto di una casa non è certamente atto da compiere, senza un |
preventivo ambientamento e senza coltivare disegni per l’avvenire, |
e cosi i trenta fiorini che egli anticipa subito o quasi per l'acquisto |
della casa, debbono essere il profitto di precedenti attività abbastanza |

remunerative, forse mercantili, forse solo attinenti alla sua profes-
sione di «scriptor», forse ad ambedue, seguendo l’eclettismo ope- |
rativo del tempo. |

Il prezzo della casa, promesso per la metà entro 18 mesi, fu do-
vuto pagare con qualche fatica, se soltanto poco meno di tre anni
dopo, il 28 giugno 1475, il venditore Mariotto rilascia al maestro de-
finitiva quietanza dell’intera somma dovutagli per la vendita della
casa 89),

Nessun cenno di informazione ci viene da alcuna parte, relativa- d
mente anche a questo periodo 1472-1475, in cui il maestro ha acqui-
stato la casa ed ha finito di pagarla, e nulla quindi sappiamo di lui,
dei suoi movimenti e della sua attività.

Il 13 ottobre dello stesso anno 1475, nella adunanza della fra-
ternita di S. Croce e S. Barbara, detta anche Cappella degli Oltra-

ec CORPUS RIE VI INE S d BENE Ur Ane PARE By c2» I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 99

montani, dalla cappella eretta per loro sepoltura in S. Maria dei
Servi, rione di Porta Eburnea, sono congregati venti confratri,
diciotto di nazione tedesca e due di nazione francese ; é presente fra
gli altri un «magister Johannes Johannis teotonicus » non meglio
indicato ?»,

In seguito, abbiamo le prime informazioni da un contratto, da-
tato 7 dicembre 1475, dal quale apprendiamo che mastro Giovanni
in quel momento é socio «ad imprimendum libros» con « Petrus
Venantii de Alexo » 9),

Non si tratta di un atto costitutivo di compagnia, la quale
già esiste, e non si tratta neppure di un atto di scioglimento, infatti
la comune impresa continua, allo scopo appunto di eseguire la com-
missione che costituisce l'oggetto del contratto, la stampa, cioé,
di un'opera giuridica su incarico ed a spese degli eredi dell'autore.

I committenti sono Filippo Benedetti e Angelo Titi, soci mer-
canti; mastro Giovanni si obbliga di consegnare loro entro il pros-
simo mese di giugno 1476, cioé entro circa sei mesi, quattrocento
esemplari stampati dei Consilia, opera di Benedetto Benedetti detto
il Capra, famosissimo dottore, padre del detto Filippo, esemplari cor-
redati di un indice e composti secondo il testo manoscritto, il quale
consta di ventiquattro quinterni.

I committenti si impegnano di consegnare in tipografia, il te-
sto dei Consilia, corretto e pronto per la stampa, almeno per la
prima parte, e consegnare la seconda parte in tempo sufficiente a
ché si possa stampar senza sosta, anche con quattro o cinque ban-
chi per la composizione delle forme, se necessario.

Cosi pure la consegna della carta regale bolognese, che i com-
mittenti dovranno fornire a loro spese, sarà fatta tempestivamente in
modo che in stamperia non si perda tempo.

Come mercede per l'opera di stampa dei quattrocento volumi, i
committenti pagheranno complessivamente duecento quindici fio-
rini, in ragione di dieci fiorini al mese, a cominciare dal 1° gennaio,
e forniranno vitto e legna al prezzo corrente del mercato, detraendone
l'ammontare dal saldo finale.

Mastro Giovanni non potrà stampare altri esemplari dei Consilia,
oltre quelli a lui commissionati, sotto pena di cento ducati d'oro ;
tutte le spese per la stampa dei volumi commissionati saranno a
carico del maestro, salvo quanto detto circa la correzione dell'opera e
la fornitura della carta necessaria.

Da questo documento è pertanto da desumere, con assoluta

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certezza, che a quel tal giorno del dicembre 1475, mastro Giovanni
aveva un'officina completamente attrezzata, con banchi per com-
porre e torchi per tirare.

Questa officina fino a quel momento, aveva certamente lavorato
a stampare qualche opera, ma di qual genere fosse questa produzione
fin qui poco o nulla si sa di sicuro; tuttavia crediamo di poterne
dare qualche indizio, attraverso la comparazione delle seguenti fonti.

Chi era «Petrus Venantii de Alexo» ?

In un atto datato 8 marzo 1469, tale « Petrus Juliani de Ala-
mania» acquista suppellettili alberghiere *".

Il 23 aprile 1471, tal « Petrus Juliani de Alesse de Alamania »
abitante a Perugia ed « hospitator in Porta Solis et parochia S.
Andree », prende in fitto una grotta con terrato, nella medesima par-
rocchia 2).

Il 24 maggio 1475, « Petrus Juliani Venantii de Asser (?) pro-
vintie Alamanie » prende in fitto una casa per cinque mesi, a comin-
ciare dal 1° giugno seguente. La casa è posta nel rione di Porta S.
Angelo e nella parrocchia di S. Maria del Verzaro; vi è annesso un
orticello, ed è fornita di certe masserizie.

Insieme a Pietro, sono altri due locatarii : messer Federico di
Giovanni «de Herbiperi provintie Alamanie alte» (Erbipoli id.
Würzburg sul Meno) e Giovanni di Giovanni «de Garmundia de
Alamania Alta » 49).

Il 20 dicembre 1475, « Petrus Juliani alias de Venanzo hospi-
tator in rembucco polaiolorum », e insieme con lui mastro Giovanni
di Giovanni da Augusta, prendono in fitto la medesima casa per un
anno a partire dal 1° novembre, al termine cioè del sopradetto con-
tratto 49.

La serie di questi atti dimostra in maniera incontrovertibile, che
il nome completo del patrono di mastro Giovanni, a lui associato
nell’impresa tipografica, al momento dell’assunzione della commis-
sione di stampa dei Consigli del Benedetti, è « Petrus Juliani Ve-
nantii » a conferma anche di quanto già avemmo a dire in proposito
dell'uso dei patronimici.

Tutto ció detto, prendiamo ora in esame un atto pubblico datato
4 giugno 1479 *9, dal cui contenuto apprendiamo che tal « Michael
Peregrini » oriundo «de Bona provintie Alamanie » si dichiara de-
bitore di Pietro di Giuliano «alias de Nanzo » albergatore, per la
somma di tredici ducati papali, a chiusura di calcoli fatti sulle re-
ciproche ragioni.

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I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 101

La suddetta somma è dovuta a Pietro, per aver Michele venduto
libri di proprietà dello stesso Pietro, ed il debitore Michele promette
di restituire la somma, passato che sia il prossimo Natale.

In garanzia di tale adempimento egli consegna in pegno a Pie-
tro, un certo arnese o strumento atto «ad faciendum litteras», il
quale strumento é indicato come proprietà di mastro Giovanni stam-
patore in Perugia, chè da lui Michele lo ebbe.

Per di piü, Michele consegna anche cinque some di libri « ma-
gistri Paulini de Venetiis » e quarantadue « offitioli Virginis Marie » ;
i primi saranno probabilmente esemplari della Somma Paolina,
stampata, come ripeteremo piü avanti, fin dal settembre 1476, dal-
l'offüina di mastro Giovanni.

Questi libri son dati in pegno e garanzia del suo debito,
dunque sono di proprietà di Michele, e sono distinti da quelli di pro-
prietà di Pietro che egli riconsegna a chiusura dei conti, e dichiara
giacenti a Napoli ed a Benevento.

La tecnica di queste consegne e riconsegne di libri gia-
centi in altre città, si concepisce agevolmente se si pensa che i
libri giacciano in magazzini mercantili, con rilascio, da parte
dei mercanti depositari, di fedi di deposito, cioé cedole o polizze
con la descrizione della merce, ed il nome del possessore deposi-
tante.

I] possesso (e quindi il diritto a ritirare la merce depositata) e
trasmissibile per cessione provata da atto pubblico, o anche per gi-
rata posta in calce alla polizza ed autenticata da notaio ; qui l'atto
parla della mercanzia «pro ut in duabus scripturis manu merca-
torum subscriptorum et manu dicti Michaelis ».

In fine, Michele riconsegna a Pietro, «loco octo Posteriorum »
(esemplari che sono evidentemente di proprietà di Pietro), due li-
bri « Codicis », indicati come giacenti a Napoli, e presumibilmente
di egual valore venale.

Si prevede poi che, se Michele non pagasse, come ha promesso,
ovvero anche, se Pietro, per qualche motivo, non potesse entrare in
possesso dei detti libri, giacenti fuori di Perugia, Michele resterà
obbligato come lo era prima della stipulazione del presente atto,
che dunque si é fatto, come si suol dire, dando quietanza condizio-
nata, pro solvendo, cioè, e non pro soluto.

In caso di insolvenza, allora, Pietro potrà liberamente vendere
tutti i libri di proprietà di Michele e da lui dati in pegno, libri che
gli si consegneranno nelle città sunominate, e questa libera vendita

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102 GIOCONDO RICCIARELLI

dovrà trovare il suo limite nell'ammontare del credito di Pietro
verso Michele.

Questi pone come condizione finale, che Pietro gli lasci fuori
della vendita, almeno «unum Savarellum super Clementinis » e
nove opuscoli « Johannis Grisostomi », esemplari che si puó pensare
fossero da lui già promessi ad altri.

Noi vediamo questo Michele di Pellegrino da Bonn, di nazione
tedesca, come uno dei garzoni stati a lavorare nella officina di ma-
stro Giovanni (la proprietà dell'arnese a far lettere dato in pegno,
sembra rivelarcelo), garzone uscito, ad un certo tempo, di bottega,
con l'incarico di andare a vendere su altre piazze i libri prodotti
dalla stamperia, e venuti in proprietà a Pietro quale socio e pa-
trono.

Offerti cosi, ai ricercatori delle fonti librarie, questi elementi
indiziarii ad agevolare il lavoro di attribuzione e di accertamento,
passiamo all'esame dell'atto, 26 settembre 1476, che segna la na-
scita della edizione della Summa di Paolo Nicoletti veneziano, dopo
peró aver inserito al suo posto nella successione cronologica, un do-
cumento breve, ma interessante e significativo. Trattasi di una
ricevuta di mano di mastro Giovanni, di breve tenore, rinvenuta
slegata ed isolata, in una miscellanea di documenti giudiziari**.
[Tavola IIIa].

Il tenore della cedola è il seguente: «1476. Ego Johannis de
Augusta, recepi instrumenta et necessaria nostra a Friderico, duo-
decima mensis Januarii, et me incipiendo. 13. eiusdem mensis, et
sibi e converso restituere decem diebus elapsis, et hoc recognosco
cum ista cedula manu mea propria scripta ».

Chi fosse stato quel Federico, sembra facile indicarlo nell’Eber,
che si sa essere stato vivente a quella data, e quindi operante in
Perugia; quegli strumenti e le cose necessarie nostre saranno ap-
punto stati strumenti e materiali pertinenti alla tecnica tipografica
nuova, strumenti cioè atti alla incisione dei punzoni, alla forma-
zione delle matrici dei caratteri, e materie prime per la fusione degli
stessi caratteri o per la composizione degli inchiostri, ambito tecnico
tipografico entro il quale tutti si collocano per la genericità della
indicazione.

Ma in merito ad essi molte domande restano senza risposta.

Che cosa si è inteso dire con quell’aggettivo « nostra » ? Nostri
strumenti perché pertinenti alla comune arte impressoria, ovvero
perché di proprietà comune dei due maestri? Dobbiamo escludere

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I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 103

questa seconda ipotesi, perché non avrebbe richiesto una ricevuta,
né un termine di restituzione, e dunque escludiamo un periodo di
lavoro comune fra i due maestri.

Perché mai allora mastro Giovanni si fa prestare dall'Eber
questi strumenti ? Cosa ne era stato degli strumenti suoi propri ?
Era questa sua momentanea necessità in relazione con l'impegno
preso, circa un mese prima, per la stampa dei Consilia del Bene-
detti ?

Lo stato di provata difficoltà economica di mastro Giovanni,
sul quale stato ci fermeremo appresso, ci induce a pensare che gli
strumenti suoi proprii non fossero piü tutti in suo possesso (ne ab-
biamo visto uno in mano di Michele di Pellegrino), forse dati in
pegno a creditori, e se rammentiamo la segretezza con cui ogni mae-
stro circondava questi strumenti, base del loro monopolio tecnico,
abbiamo la misura delle impellenti necessità che han costretto mastro
Giovanni a cedere i suoi.

Senza poter dare risposte certe a queste domande, continuiamo
il discorso su questo maestro, passando al documento, datato 26
settembre 1476 47).

Trattasi di un vero e proprio contratto di compagnia «a pro
et in dampno », per la stampa della Summa di Paolo da Venezia,
il cui testo è stato trascritto nella citata pubblicazione ed alla lettura
della quale rimandiamo chi ci segue.

Vogliamo però fare in merito ai fatti qualche nostra osserva-
zione ed esporre le relative deduzioni.

Troviamo qui citato un solo patrono, il quale è Pietro dei Veli,
mercante perugino, ed anche cittadino, ma oriundo da Città di Ca-
stello e figlio di Giovanni di ser Lando, chiamato popolarmente
«dai Veli» dall'oggetto dei suoi traffici.

Egli finanzia l'impresa con la somma di dodici fiorini, somma in-
credibilmente piccola, alla quale notizia è dato prestar fede, soltanto
dando luogo alle seguenti considerazioni.

Pensiamo anzitutto che mastro Giovanni avesse già disponibile
la maggior parte dei materiali occorrenti per quella stampa, cioé
carta, inchiostri, caratteri e quant'altro, poiché con soli 12 fiorini,
e per di piü pagati a rate settimanali, le quattrocento copie della
Summa non si sarebbero potute stampare né nei due mesi che sono
previsti, né mai.

La esiguità della somma ed anche la periodicità della sua ero-
gazione, ci fan credere che quel che doveva mancare a mastro Gio-
104 GIOCONDO RICCIARELLI

vanni, era soltanto il denaro liquido per le spese giornaliere di bocca,
sue e dei garzoni, al che bene sopperivano le rate settimanali del
patrono.

Questi, benché lasciasse intravedere e si riservasse anzi la possi-
bilità di intervenire, in prosieguo di tempo, con maggior copia di
contante, per il momento si manteneva su frontiere di estrema pru-
denza, e rischiava soltanto una piccola somma.

Mastro Giovanni promette di restituire la somma delle antici-
pazioni, metà a Carnevale e metà a Pasqua dell'anno successivo, e
dà garanzia del debito, concedendo ipoteca, col consenso della mo-
glie sua, creditrice forse per beni dotali, sulla casa che il maestro
aveva acquistato circa quattro anni innanzi.

Che a mastro Giovanni poco o nulla mancasse, quanto ad at-
trezzatura e materie prime, per l'operazione che si iniziava, ce lo
dice anche la frase compresa nei capitoli della intervenuta conven-
zione, in cui è detto; «... mastro Giovanni promette... laborare
et fare laborare libri in forma, cioè la Somma de mastro Paolo da
Venezia, o altro volume che metesse utile a la compagnia, con suoi
massarie e fornemente da laborare, e carte ».

Il prudentissimo mercante Pietro de’ Veli rischia quindi di
rimetterci il solo profitto, dato che il suo piccolo capitale di eserci-
zio è molto ben garantito, e gli è inoltre riservata una opzione; la
facoltà cioè di portare, se lo crederà, il finanziamento fino a cin-
quanta fiorini, se a ciò incoraggiato dal buon andamento dell’im-
presa ; comunque alla fine « tirerà » il profitto secondo la messa sua.

Mastro Giovanni sembra certo aver subito un forte rovescio
di fortuna nelle sue imprese, circondato come è, da cosi scarsa fidu-
cia, poiché ciò avviene malgrado che la nuova arte abbia già dato
prova di sé da cinque anni ed oltre sulla piazza di Perugia, e su al-
tri mercati della penisola secondo quel che si sente dire, e tutti sanno
che queste nuove imprese tipografiche sono sicuramente profitte-
voli.

Comunque la stampa di questa Somma doveva prospettarsi
affare assai promettente, se stimolava l'audacia di tanto prudente
mercante, e obbligava il tipografo ad accettare pesanti condizioni
di finanziamento, pur di iniziare il lavoro.

Non tralasciamo di citare anche il seguente documento, datato
13 marzo 1477, per il caso che si venisse a dimostrare pertinente alla
attività del maestro, ma da esso sappiamo solo trattarsi di una pro-
cura alle liti, rilasciata al proprio fratello di nome Fiorenzo ed al

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notaio Cristoforo di Giacomo, dalla moglie del maestro « domina
Matea Angeli Meneci P. S. A. », e per il momento pensiamo pos-
sibile trattarsi delle prime avvisaglie di azioni legali dei creditori
del maestro sulla casa, sopra la quale son garantiti pure i beni 'do-
tali della donna #9).

I creditori insoddisfatti cominciano a proliferare, e cominciano a
moltiplicarsi i segni del loro malcontento, insieme alle traccie delle
loro azioni.

Rammentiamo che mastro Giovanni si era fatto prestare da Fe-
derico Eber i ferri del mestiere, ma non sappiamo poi se egli li abbia
restituiti nel tempo promesso.

Nel frattempo Federico é morto di peste ed i suoi eredi do-
vranno aver preso in considerazione questo prestito, del quale é
prova la cedola rilasciata da mastro Giovanni scritta di sua mano;
abbiamo trovata questa cedola in un fascicolo di atti giudiziari,
e pensiamo che costituisse l'allegato di una citazione giudiziale, in
corrispondenza di una mancata restituzione, altrimenti la ricevuta
sarebbe tornata in mano di mastro Giovanni e noi non la avremmo
piü trovata.

Che mastro Giovanni stesse attraversando un periodo di grosse
difficoltà, ce lo dice anche un atto pubblico del 4 giugno 1477 +».

E questo una domanda inoltrata al giudice del Podestà, depu-
tato alle cause civili per il rione di Porta S. Susanna, nella quale il
petente Bartolomeo di Giacomo chiede che mastro Giovanni sia
chiamato a comparire per soddisfare un imprecisato suo debito.
La documentazione non va oltre, e quindi noi non abbiamo chiari-
menti sull'oggetto e sulla soluzione della lite; sappiamo che il cre-
ditore, Bartolomeo di Giacomo é cartolaio e bidello dello Studio,
siamo quindi sempre nell'ambiente in cui si muovono tutti questi
nostri personaggi, e la divergenza finita in tribunale avrà avuto
di certo per oggetto fatti pertinenti alla impresa tipografica.

Della identità di Bartolomeo, abbiamo notizia dall'atto 19 de-
cembre 1472, di cui abbiamo già parlato a proposito di mastro Pie-
tro da Colonia, il quale atto si stipulò proprio « in apoteca Bartolomei
Jacobi bidelli studii perusini, cartularii, sita in pede platee magne ».

Veniamo ora a parlare di un documento riportato succintamente
dal Rossi, e da lui anche frettolosamente letto e malinteso, docu-
mento di cui dobbiamo dire qualcosa di più, per chiarirne il vero
tenore.

L'atto è datato 19 febbraio 1478 59 e ci narra come quel pru-
106 GIOCONDO RICCIARELLI

dentissimo mercante che si dimostró essere Pietro de' Veli, quando
promise aiuti al maestro per soli dodici fiorini a rate settimanali,
passato poco piü di un anno e mezzo dall'inizio della stampa della
Summa, si trova invece ad avere anticipato ben 113 fiorini per l'im-
presa, «pro pagis decursis», passando dalle spese di bocca addi-
rittura al pagamento dei salari dei garzoni.

I termini di pagamento, previsti per il rimborso di questo debito,
non sono ancora decorsi per tutto l’intero ammontare del debito
stesso, tuttavia «dictus Perus requisivit pluries dictum Johannem
de solutione », poiché esso Pietro intende e vuo!e porre la somma che
mastro Giovanni gli deve, nella società che al presente egli ha con
Alberto di Niccoló di ser Cola Bartolini «in arte velorum et guar-
nellorum panni lane, lini et fiandre ».

I] malcapitato maestro, che é certamente in piena attività ti-
pografica, e spera di trarre dal suo lavoro tanto profitto da rimediare
alla sua situazione apparentemente assai scomoda, non ha mezzi
per rimborsare il patrono, né ne avrà fino al compimento dell'opera.

Ed ecco che l'astuto mercante scopre le sue carte, proponendo,
con grande magnanimità, di rinunciare al desiderato apporto nella
società dei veli e guarnelli, concedendo invece una ulteriore dila-
Zione per la somma dovutagli, ed anzi offrendo altro denaro, « pro
pagis decurrendis » da corrispondere nel prossimo futuro ai garzoni
fino al termine dell'impresa, a patto peró che mastro Giovanni lo
indennizzi del danno cui egli Pietro va incontro, colla rinuncia ad
una piü larga partecipazione sua al traffico sopradetto.

Il maestro posto dinanzi al pericolo di doversi fermare a metà
strada, non ha alternative e non puó che inchinarsi alla proposta
del socio mercante.

Promette quindi di pagare «pro provisione dictorum floreno-
rum debitorum pro pagis hinc usque decursis et in futurum decur-
rendis » la stessa quantità di denaro che Pietro potrebbe lucrare « cum
dictis pecuniis si ipsas immisisset in dicta arte et pro ut lucrabitur
dictus Perus de pecuniis quas habet in dicto exercitio pro rata, se-
cundum quod apparebit per rendicuntum componendum per ipsos
SOCIOS ».

Pietro mercante ritiene quindi l'affare tipografico lucroso e si-
curo, altrimenti sarebbe uscito di società ed avrebbe agito giudizial-
mente per avere il suo, ed approfitta delle strettezze del maestro,
assicurandosi con questo artifizio, un utile maggiore di quello che
gliene verrebbe se soltanto commisurato alla messa sua.

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I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 107

Pochi giorni dopo questo accordo intervenuto con Pietro de’
Veli, il giorno 3 marzo 1478 (Rossi cita erroneamente 1477), fra
«maister Johannes Johannis de Augusta de Alamania impressor
librorum » da una parte, e « maister Stefanus Aquila similiter de Ala-
mania » dall'altra parte, si forma una società e comunione « ad exer-
citium imprimendi libros et sculpendi licteras pro dicto exercitio
impressorie librorum », associazione da durare sei anni 54),

sappiamo che la incisione dei punzoni è materia di delicata mae-
stria, e sentiamo che mastro Stefano è qualificato nel contesto del-
l'atto come «scultor »; ambedue i maestri promettonsi vicendevol-
mente di porre la propria persona e industria nella comunione, e di
operare «juxta eorum posse die noctique» dividendo ogni lucro
ed ogni danno.

Notiamo in questo atto due caratteristiche, interessanti e nuove.

In primo luogo, la durata del contratto, prevista, come dicem-
mo, in anni sei, ed in secondo luogo, a spiegazione forse anche della
lunga durata, l'ampliamento dell'oggetto dell'impresa, non piü
diretta soltanto alla stampa dei libri, ma estesa alla fabbricazione
di caratteri tipografici, destinati ad essere venduti ad altre imprese
tipografiche, e prevedendo quindi nelle medesime, la convenienza
ad acquistare i caratteri già pronti, anziché fabbricarseli da sé.

La novità ci sembra importante per il suo significato e per le
sue conseguenze pratiche.

E questo il primo passo che si fa nell'ambito di questa nuova
arte, nella direzione della specializzazione tecnica, ad indicare l'ini-
Zio di un processo di evoluzione naturale comune a tutte le arti dopo
la loro primitiva affermazione, passo compiuto qui per la prima volta
a Perugia, ma, con tutta probabilità, già effettuato in altri centri di
produzione tipografica.

Cade la privativa di ogni maestro sull'uso di tipi propri, cade
il privilegio dell'uso personale di strumenti segreti che fin qui han
fatto cosi forte la posizione contrattuale, in ogni impresa, dei mae-
stri tipografi venuti dalla Germania, non protetti come sono da una
loro corporazione, difesi soltanto dalla durata dei loro segreti, e
agenti in condizioni di libera concorrenza.

Le conseguenze pratiche sono poi di grande rilievo nel campo
della ricerca delle fonti librarie, per le edizioni perugine e per quelle
di altri centri, poiché il criterio di comparazione dei tipi, usato per la
attribuzione di opere a stampa a quella o a quell'altra tipografia,
perde di gran lunga di efficacia, se non si puó piü avere la certezza che
108 GIOCONDO RICCIARELLI

un certo tipo sia stato usato per le edizioni di una sola stamperia.

Lo spazio in cui si muove l'induzione, nella ricerca delle fonti
librarie si restringe enormemente, e questa deficienza non puó essere
compensata che da un paziente approfondimento della ricerca do-
cumentaria.

Ritornando alla serie cronologica della documentazione, ram-
mentiamo che dopo i Consigli del Benedetti e la Somma Paolina,
che secondo il colophon fu finita di stampare il 25 gennaio 1477, non
abbiamo altre indicazioni né prove per attribuire altre opere alla
stamperia di mastro Giovanni, ma la sua attività editoriale è conti-
nuata, e di tale continuità abbiamo altre prove documentarie.

Il 17 giugno 1478, vediamo infatti « maister Johannes Johannis
de Augusta de Alamania, scriptor in licteris cum forma seu implon-
tatis cum forma » abitante già in P. S. A., parrocchia di S. Cristoforo,
nella casa sua propria, da lui comprata «a Mariotto de Cordigliano
manu mei notarii, et nunc habitator in Viridario » (nella casa cioè
presa in fitto insieme con Pietro Venanzi il 20 dicembre 1475), che
si dichiara debitore per venti fiorini avuti in mutuo da Simone Fo-
magioli « pro exercendo dictam artem scriptorie » somma che pro-
mette di restituire entro tre mesi. È suo fideiussore il cognato Fio-
renzo di Angelo di Menico, fratello di sua moglie *?.

A questo mutuar denari presso altri terzi, nell'opera del maestro,
si accompagna il finanziamento del mercante Pietro dei Veli, il quale
continua ad intervenire, come convenuto un anno prima «pro pa-
gis decurrendis ».

Il 15 gennaio 1479, infatti, apprendiamo che Pietro dei Veli
ha venduta una sua casa a Fioravante di Tomaso per il prezzo di
65 fiorini, dei quali già ebbe in conto quattordici, ed ora riscuote
il saldo di 51 fiorini, che il compratore versa per suo conto a mastro
Giovanni di Giovanni tedesco stampatore, contestualmente, com-
putando in questo saldo, sette fiorini e mezzo già da lui versati al
maestro 5). Pietro mercante, sempre più preso nell’ingranaggio
dell'impresa tipografica si procura quindi denaro liquido, senza di-
stoglierne da altre operazioni, ma invece mobilizzando suoi valori
immobiliari.

Lo stesso giorno 15 gennaio, davanti allo stesso notaio e mede-
simi testimoni, al verso della medesima carta dello stesso protocollo,
abbiamo un atto, riportato anche dal Rossi come documento n. 22,
che ci informa con molti particolari su quel che avviene.

Ormai legati da sperimentati rapporti, mastro Giovanni e Pie-
I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 109

iro dei Veli si associano in una nuova operazione non tipografica,
ma mercantile.

Mastro Giovanni ha «fornito de imprimere (cioè ha finito di
stampare) in una compagnia contracta con Stefano tedesco » due-
mila breviari, dei quali, per sua rata, é possessore della metà, ed in
società con altre persone non indicate, fece la stampa di altri bre-
viari. Su tutta questa quantità di breviari già finiti di stampare, e
sulla vendita che se ne farà, Pietro dei Veli entra in società col mae-
stro, fornendo allo scopo sessanta fiorini, dei quali cinquantuno ma-
stro Giovanni ha incassato poco prima dalle mani di Fioravante di
Tommaso, acquirente della casa di Pietro, ed il residuo da versare
entro un mese, che saranno utilizzati dal maestro «per pagare li
garsone e altre spese della compagnia ».

Ad una attenta lettura, il testo appare chiarissimo : l'accordo
è per la rata spettante a mastro Giovanni sui breviari già finiti di
stampare nella compagnia che egli ha con Stefano dal 3 marzo 1478,
e sui breviari che il maestro ha stampati d’accordo con altre per-
sone.

La compagnia con Stefano è sempre in piedi e mastro Giovanni
associa Pietro nei diritti ed obblighi che in detta compagnia a lui
spettano pro rata.

Il profitto di Pietro si calcola esattamente : «... facto conto de
tucte le spese facte per lo imprimere li dicti libri insino a loro com-
plemento, el dicto Pietro debbia tirare per questa rata (di sessanta
fiorini) che esso ha messo... cioè che si la spesa montasse fiorini
trecento, el ditto Pietro debbia tirare l’utele per quinto, e cusì si
montasse più o meno, per la dicta rata e a dicta ragione . . . ».

Cento esemplari del breviario dovranno depositarsi presso il
Guardiano dei frati del Monte (o.f.m.) e vi rimarranno fino alla
fine di tutta l'operazione, e del ricavo della vendita dei detti libri
depositati, (per trattamento speciale) Pietro avrà la metà dell'in-
casso ed il maestro l'altra metà. Dalla vendita invece di tutti gli al-
tri, detratti prima tutti i debiti per le spese fatte e detratte le messe
di Stefano e degli altri soci, cioè sul profitto netto calcolato secondo
i capitoli della compagnia imprenditrice, e sulla rata spettante al
maestro, come detto, Pietro avrà un rateo del profitto, in base alla
sua quota di sessanta fiorini.

A. norma di Pietro ed a memoria di mastro Giovanni, sono poi
anche ripetuti gli obblighi che gravano sul maestro, in base appunto
ai suddetti capitoli, cioè l'apporto « della sua persona » e della « fa-

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110 GIOCONDO RICCIARELLI

tigha messa in detto imprimere » senza particolare compenso, nonché
« l'esercitare la sua persona in Peroscia e de fuore per dare opera alla
vendita de li dicti libri, senza alcuno salario per la sua persona, ma
le spese occurrente che facesse fuore de Peroscia sí, per la boccha sua,
gabelle, vecture e cavallo, debbiano gire e mecterse a spese dela
compagnia cioé pro rata, como se tira de l'utele ».

L'atto si conclude infine su un nuovo accordo, relativo al de-
bito antecedente di Giovanni verso Pietro, debito che partito da 10
fiorini, come vedemmo, è oggi salito a circa centoventi.

A conto di questi 120 fiorini di debito antico, il maestro pro-
mette di pagare cinquanta fiorini entro il prossimo mese di marzo,
cioè entro circa tre mesi. Nel caso che non pagasse entro tal data, è
inteso fin d’ora che Pietro aggiungerà anche questa somma di 50
fiorini alla sua messa originaria di sessanta, investita nello spaccio
dei breviari.

Procede, sembra senza sosta, l’attività tipografica del maestro, e
vediamo, oltre un anno dopo, il 6 marzo 1480, mastro Giovanni
promettere a Pierguglielmo di Gian Francesco da Fabriano, di pa-
gare a saldo dei conti fatti fra loro per le rispettive ragioni, la somma
di 127 fiorini e 10 bolognini di moneta anconetana, residuo del suo
debito per fornitura di carta regale e carta mezzana bolognese *).

Già da sei anni ed oltre, sposato a madonna Mattea di Angelo
di Domenico, come vedemmo, soltanto nel 1483, a dì 19 di maggio,
mastro Giovanni riceve la dote della moglie, dalle mani della
madre di lei, madonna Maddalena, ed egli garantisce la dote, ipo-
tecando la casa che egli possiede ancora in P. S. A. e che comprò
più di dieci anni innanzi da Mariotto da Cordigliano. 59. Questa
dote sarà il viatico del maestro, poiché dopo tal data, egli scompare
dalla città di Perugia.

Sempre nell’anno 1483, il giorno 9 ottobre, nella casa di abita-
zione della suocera « Maddalena olim Angeli ser Mathei », al notaio
rogante, in rappresentanza del maestro assente, il mercante Ranaldo
di Francesco di mastro Giacomo, a noi ben noto, dà quietanza,
per sé e per i suoi soci, a conto del « magister Johannes Johannis
almanus impressor librorum in forma », per la somma di quindici
fiorini, in diminuzione del debito totale di 36 fiorini e 76 soldi, do-
vuti alla compagnia di Ranaldo, «ex causa mutui et mercantiarum
venditarum et traditarum, pro ut in libris eorum apotece» 59,

Per la residua somma di 21 fiorini e 76 soldi, la suocera Madda-
lena, insieme alle figlie Mattea, moglie di lui, e Lorenza, promettono

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——*

I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 111

a Ranaldo di pagare esse medesime entro un anno, ed a garanzia
della promessa danno ipoteca sopra una loro casa sita in P. S. A.
e parrocchia di S. Cristoforo.

In questo importante atto mastro Giovanni è assente dalla città,
e sono ormai passati tre anni, da quando lo incontrammo a far conti
col suo fornitore di carta. In questi tre anni, i suoi affari debbono
essere andati sempre peggiorando e sempre in aumento le sue dif-
ficoltà economiche, se le donne di casa sua sono costrette ad inter-
venire personalmente in suo favore, certamente ad evitare guai
maggiori, facendo promesse ed ipotecando quel poco che posseggono,
a «render cauto » quel grosso e potente mercante che è Ranaldo,
il quale potrebbe, anche fuori di Perugia, render difficile la vita al-
l’assente maestro.

Quando precisamente mastro Giovanni sia partito da Perugia,
e perché se ne sia dovuto allontanare, e se sia veramente fuggitivo
per tema di perdere la libertà, perseguitato dai creditori e dalla cu-
ria del Podestà, non possiamo dire, mancando completamente di
documenti a questo riguardo, ma alcuni documenti di nuova in-

venzione ci informano sulle sue gesta e sul luogo di esse, proprio

per questo anno 1483.

Il 12 ottobre 1484, davanti all’Uditore dei signori Consoli del-
l’Arte della Mercanzia, compare messer Biagio Chiarello da Ve-
nezia, libraio, il quale oltre ai suoi propri interessi, rappresenta anche
quelli di mastro Antonio « de Strata de Cremona stampatoris libro-
rum Venetiis » 5?).

Presenta messer Biagio due scritture di mano di mastro Gio-
vanni di Giovanni tedesco, venditore di libri, « olim » abitante nella
città di Perugia.

La prima scrittura è datata da Venezia il 12 giugno 1483, ed in
essa Giovanni riconosce di aver ricevuto «tanti libri che summa-
riamente montano in tutto » 63 ducati veneziani e cinque libre
di denari, e di essi libri, che egli ha ricevuti «in credenza »,
dichiara di restar debitore verso il maestro Antonio sopradetto ;
nella medesima scrittura, al medesimo modo, si dichiara debitore
di Andrea da Asolo, di tanti libri da lui ricevuti per il valore di se-
dici ducati e cinque libre.

Nessun termine o condizione sono indicati per la restituzione o
per la scadenza della obbligazione ; i libri di Andrea da Asolo sono
indicati come segue :

« Missali diece.

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112 GIOCONDO RICCIARELLI

Pisanella cum Sax(oferrat), numero diece.

Doctrinale cum comento, numero diece.

Donati, numero cinquanta ».

La seconda scrittura, datata 16 febbraio 1484, da Pesaro, è
anche una obbligazione del maestro per tanti libri, del valore di sei
ducati d'oro veneziani, ricevuti da Biagio Chiarelli libraio.

Questa seconda cedola, fatta otto mesi dopo la prima, porta
clausole piü restrittive per il debitore, il quale promette di pagare
ad ogni richiesta del creditore messer Biagio, e si obbliga alla resti-
tuzione «senza nessuna contradizione, possendo stringere in ogne
loco dove se sia, renumptiando feriati o fiera o ogni altro privilegio
che fusse in mio favore ».

Le due scritture son presentate in originale, e messer Biagio
le allega alla sua petizione, chiedendo ai signori Consoli, che si de-
gnino udire i testimoni che egli presenta, affinché sia stabilita le-
galmente la autenticità delle due scritture autografe del maestro,
allo scopo evidente di farne la base di una azione giudiziaria contro
il debitore.

Le due scritture sono riportate in copia, e non sono ovviamente
rimaste allegate agli atti della prova ; i due testimoni sono il mer-
cante Ranaldo e l'albergatore Pietro di Venanzo, personaggi per noi
già operanti nell'ambiente dei tipografi e librai.

Previo giuramento, Ranaldo asserisce ambedue le scritture es-
sere veramente di mano del maestro Giovanni, ed interrogato «in
causa scientie », dice che egli « habuit praticam et conversationem
a decem annis et citra, cum dicto Johanne et multotiens vidit ipsum
scribere et vidit multas scripturas scriptas manu propria dicti Johan-
nis»; termina indicando in Pietro di Giovanni da Castello, (cioé
il noto Pietro dei Veli) altra persona che potrebbe testimoniare in
tal senso.

Pietro di Venanzio tedesco afferma la stessa cosa circa la auten-
ticità delle scritture mostrategli, ed interrogato «in causa scientie »,
dice che anche lui ebbe «conversationem cum dicto Johanni per
plura tempora et vidit ipsum multotiens scribere». Per di piü
egli stesso é creditore del maestro, e possiede scritture, scritte e
sottoscritte da lui, «de credito ipse testis habet cum dicto
Johanni ».

Quale seguito abbia avuto la cosa, é facile immaginare, ma non
disponiamo di documenti che ce ne parlino ; lo stato di insolvenza e
ormai manifestamente cronico e sembra impossibile credere che sia
I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 113

soltanto dovuto ad insipienza o sfortuna, ma non piuttosto anche a

calcolo e dissipatezza. ;
L'ultimo documento di cui disponiamo su questo maestro, ci

conferma la sua definitiva rovina, e ci dà notizia della sua morte.

Altri otto anni son trascorsi, quando il 28 febbraio 1492, in-
contriamo di nuovo Pietro dei Veli, creditore ancora insoddisfatto 5*).
Egli, acquisiti per via giudiziale i suoi diritti, anche contro la moglie
del maestro, Mattea di Angelo, che deteneva la casa di proprietà del
maestro stesso posta in P. S. A., quale creditore «olim magistri
Johannis Johannis de Alamania » ha fatto vendere all'asta la detta
casa «tamquam de bonis dicti olim magistri Johannis », e di detta
casa è rimasto aggiudicatario tal Mariotto di Costanzo. Da Mariotto
di Costanzo, forse suo prestanome, Pietro ha avuto la casa in ces-
sione, ed ora la rivende per il prezzo di 65 fiorini ad Assalonne di
Ottaviano di Lorenzo, perugino, pittore.

Si chiude qui il nostro discorso sulla successione delle prove
documentarie relative a questo maestro ; le date certe della sua atti-
vità tipografica in questa città di Perugia, si collocano fra il 1475
ed il 1480 almeno con sufficiente certezza, non escludendo per fon-
dati indizi, che il periodo suddetto possa allargarsi in quello compreso
fra il 1472 ed il 1483.

La sua produzione è soltanto parzialmente conosciuta, come ab-
biam visto ; altre edizioni di opere da lui compiute potranno venire
accertate dalla ricerca bibliografica.

3. — FEDERICO EBER.

Le ricerche continuamente condotte dal 1963, dopo il Convegno
di Città di Castello, mi mettono oggi, che riprendo l’argomento,
nella necessità di fare su questo maestro un supplemento di comu-
nicazione, dovendo apportare a quanto già dissi su di lui, quelle
« rettificazioni e giunterelle » delle quali anche il Rossi chiede venia
ai suoi lettori, spiegando che «è nella natura del lavoro che s'in-
titola Ricerche, non ismettere mai di ricercare, e delle ricerche metter
fuori il frutto, quando ne si offre il destro ».

Eccomi dunque a fare qualche aggiunta di notizie su questo
maestro ed anche a rettificare la interpretazione da me data allora
ad un documento, sulla scorta di quello che allora non sapevo.

Vedemmo per la prima volta manifestarsi, presente in Perugia,

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114 GIOCONDO RICCIARELLI

Federico Eber, il 26 marzo 1477, in un atto pubblico in cui egli
dà procura a difesa dei suoi interessi, non si sa in qual luogo mi-
nacciati, ad un messer Giovanni di Ferrante da Rocca Antica, luogo
del distretto di Aquila, oggi della provincia di Rieti 59),

Se a quella data egli aveva qui interessi da difendere, comin-
ciamo col pensare che non fosse appena giunto a Perugia, ove in-
vece risiedeva già per qualche sua attività, forse tipografica.

Da un documento, datato 12 giugno 1478, rinvenuto ultima-
mente, vediamo il maestro interporre appello al Governatore av-
verso una sentenza emessa contro di lui dal Vicario vescovile. Mastro
Federico era stato citato da un messer Giorgio di nazione tedesca,
studente della Sapienza Nova, per esser obbligato a restituire una
certa veste, avuta in possesso sembra legittimamente, ovvero a pa-
garne il valore che si pretende esser di otto ducati d’oro ; l'appello
è ammesso e quindi i fatti verranno riesaminati, non si sa con qual
soluzione °°). L'oggetto dell'atto non è pertinente ai nostri scopi,
se non perché ci prova la presenza dell'Eber in Perugia, anche in
questo anno 1478.

Come apprendemmo da un successivo atto, poiché l'atto costi-
tutivo originale non si é ancora rinvenuto, si sa che il 13 marzo
1479, Federico Eber intraprese, sotto il patronato di un mercante
perugino, Giovanbattista di Pietro, la stampa dell'opera De dotibus
et dotatis mulieribus scritta da Baldo Novello dei Bartolini.

Poco tempo dopo, il 21 maggio 1479, vedemmo mastro Fede-
rico procurarsi il manoscritto della Repetitio in capitulum Raynutius
De testamentis, opera di Pietro II Baldeschi, con l’intento di com-
pierne la stampa entro i successivi tre mesi 9).

Ma l’impegno creativo del maestro si arrestò dinanzi al deci-
sivo, imprevisto evento della propria morte, per la quale, delle due
opere prima accennate, egli nessuna poté portare a termine.

A torto giudicai, nel 1963, questo evento insufficientemente
provato, e volli giustificare l’assenza del maestro, soltanto con una
fuga dalla città, per il timore del contagio ; ciò oggi posso affermare,
dopo che altri documenti, venuti in luce più tardi, ci accertano del-
l’effettivo decesso dell'Eber.

Federico Eber fu colpito dal morbo, mentre era alla composi-
zione delle due opere, la Repetitio del Baldeschi ed il De dotibus
del Bartolini ; ciò dovette avvenire sulla fine del mese di settembre,
poiché abbiamo visto i suoi soci costretti a dividersi ed affidarsi
ad un arbitrato, in un atto del 6 ottobre 1479 (di cui parlammo a

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I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 115

proposito di Pietro di Pietro), atto nel quale uno dei soci, Niccoló
di Tomaso si presenta anche come fiduciario di mastro Federico,
non ancora defunto ma già «corpore languens ».

Ambedue le opere, provvedutosi alla sostituzione del composi-
tore, furon portate a termine; per quel che riguarda la Repetitio
Raynutius, ce ne dà certezza un inventario di libri, che cita questa
opera, fra altri titoli assai interessanti per la ricerca delle fonti li-
brarie, secondo quel che ci dice un pubblico atto datato 24 dicembre
1484, del quale già parlammo *). Quanto all'opera De dolibus del
Bartolini, ci é restato l'atto con cui i soci dell'Eber (fra cui mastro
Pietro da Colonia) ne rilevano la parte già compiuta dal defunto,
e ne affidano il compimento a Giovanni Widenast, atto dal quale,
come sopra detto, apprendiamo pure l'esistenza di un accordo per
questa stampa, conclusosi dall'Eber col mercante Giovanbattista di
Pietro, fin dal 13 marzo 1479 *).

Adamo Rossi, che attribuisce all'Eber questo solo trattato, l'ha
reperito in vari cataloghi di incunaboli, fra gli adespoti, e ne riporta
il colophon **).

La certezza della morte del maestro Federico Eber ci viene da
un primo documento, datato al 20 gennaio del successivo anno
1480 (come si vide prima d'ora, discorrendo di Pietro da Colonia)
quando Giovanni di Giovanni tedesco, fornaio e panettiere della
Sapienza Vecchia si presenta «tamquam heres magistri Friderici »,
alla tutela dei suoi interessi, in quella compagnia di mastro Pietro,
detta per comodità quinta, alla quale appartengono, come maestri
tipografi, oltre all'Eber, Pietro di Pietro e Giovanni di Ermanno
di Corrado, e come patroni Giacomo « Avitatii », Niccolò di Tomaso
Hebl, e Sigismondo di Lodovico, tutti tre tedeschi e scolari della
Sapienza Vecchia, come lo é il procuratore di Giovanni fornaio,
messer Giacomo di Enrico.

L'attività tipografica dell'Eber sappiamo esser stata dedicata nel
1479, anno della sua morte, alle due opere già nominate, ma il mae-
stro era a Perugia già da almeno due anni quando venne a morire,
e per questo periodo in cui di certo operó come tipografo, abbiamo
indizi dell'oggetto del suo lavoro, da un nuovo documento che ci dà
anche una ulteriore conferma della sua morte.

Il 28 agosto 1480, trascorso nemmeno un anno dalla scomparsa
dell’Eber, troviamo un Giovanni di Gherardo, merciaio di nazione
tedesca, al quale «recommissa fuit apoteca cum libris societatis olim
magistri Friderici Eber impressoris et sotiorum, videlicet maistri

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116 GIOCONDO RICCIARELLI

Johannis et maistri Petri de Colonia impressorum librorum », ope-
rare, per mandato del luogotenente del Legato pontificio, «in qua-
dam apotecha hospitalis Sancte Marie Misericordie sita in platea
supramuri » alla divisione di certi libri ivi giacenti, ed alla loro con-
segna agli aventi diritto *).

Trattasi di una operazione relativa allo scioglimento della com-
pagnia; si consegnano a «domino Nicolao de Alamania procura-
tori» i libri seguenti: «triginta libros impressos qui vocantur Do-
minicus super secunda parte sexti, item quadraginta libros repetitio
super capitulo quoniam contra falsam de probationibus, item tri-
ginta libros impressos videlicet tractatus de testibus». Ed anche
dieci « Dominicus », dieci «repetitio » e dieci « de testibus » son dati
a «domino Sigismundo de Alamania ».

Quel messer Niccolò socio, già più sopra incontrato come Nic-
coló di Tommaso e come «Nicolaus Hebl», ritira una quota piü
grande perché procuratore di altri soci assenti (conosciamo Giacomo
«Avitatii » e gli stessi maestri Pietro da Colonia e Giovanni di
Ermanno di Corrado), ma comunque non è con ciò detto che con
tal consegna si esaurisse la divisione dei libri stampati dalla com-
pagnia ; altri libri saranno stati giacenti in deposito su altri mercati,
come si é già visto esser avvenuto per altre stamperie.

L'elemento piü importante, portato cosi a nostra conoscenza,
consiste in questi tre titoli di opere, sicuramente stampate da quella
che chiamammo, piü sopra, la quinta compagnia di mastro Pietro
da Colonia, e di cui avemmo la prima notizia, al momento in cui
veniva a sciogliersi il 6 ottobre 1479, e si conferivano poteri di com-
porre le differenze a tre arbitri.

Questi tre titoli corrispondono in effetti a quelli di tre incuna-
boli fin qui privi di attribuzione, di cui si parlerà in sede di descri-
zione delle fonti librarie.

Prima di chiudere queste note sull’Eber, vogliamo ancora dire
che la nostra antecedente perplessità a considerare la sua morte ci
veniva anche dalla conoscenza di un atto datato 15 febbraio 1486,
che citammo a prova della sopravvivenza dell’Eber alla epidemia
del 1479 **).

L'atto si stipuló nella bottega di Francesco di ser Batista car-
tolaio, sita in piazza grande sotto le case del vescovo ; quel Francesco
cartolaio dichiaró aver ricevuto in consegna, con l'incarico di farne
la vendita, certi libri « expectantes et pertinentes ad magistrum Fe-
dericum teotonicum de Alamania impressorem librorum », annotati

Pesa i. cer. pa" E TRS) BENT i LL aedem e DER
I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 117

in una scritta insieme ai relativi prezzi a cui avrebbero dovuto essere
venduti.

Il cartolaio Francesco di ser Batista non si assumeva la respon-
sabilità «de casibus fortuitis qui evenirent in dictis libris »,' ed
avrebbe avuto come compenso «unum carlenum pro quolibet flo-
reno redacto ex venditione dictorum librorum et restituto dicto do-
mino Federico » col patto peró che egli «nil aliud pro pensione apo-
tece petere possit dicto magistro Federico ».

Questo Federico, talvolta nell'atto chiamato « magister » e tal-
volta « dominus », e presentato all'inizio come «impressor librorum »,
benché il suo nome non fosse accompagnato da indicazione patro-
nimica, e tuttavia indicato come tedesco «de Alamania », ci sem-
brò naturale identificarlo con l’Eber, sul quale non si aveva a quel-
l’epoca, prova alcuna della di lui morte.

Presentatesi queste prove, nel successivo corso delle indagini
archivistiche, nel contesto degli atti, datati 6 ottobre 1479, 20 gen-
naio e 28 agosto 1480, ci siamo trovati dinnanzi all’interrogativo
della identità di questo nuovo maestro Federico tedesco e stam-
patore.

Ebbene ora possiamo dire con l’assistenza di prove certe, che
questo secondo Federico, non è altri che quel Federico Tietz di cui
abbiamo a lungo parlato per la sua lite con Pietro da Colonia.

Questa lite abbiamo veduto prendere il suo corso giudiziale il
10 aprile 1486, ma avrà avuto manifestazioni di carattere privato
qualche tempo prima ; Federico Tietz sarà stato costretto ad abban-
donare con armi e bagagli, la bottega in cui Pietro da Colonia gli
aveva dato asilo fino a quel momento, ed ecco che egli consegna i
libri di sua proprietà, che non può più tenere nella bottega di Pietro,
a Francesco cartolaio che li conserverà nella sua medesima bottega
e si incaricherà della vendita.

Una seconda circostanza ci prova questa identità : il notaio che
roga questo atto di consegna del 15 febbraio 1486 è Mariano di Pe-
truccio, quello stesso notaio che il Tietz ha nominato suo procura-
tore con l’atto già elencato sotto la data 10 febbraio, e che abbiamo
veduto intervenire in questa veste di procuratore del Tietz nella
causa intentata contro di lui da Pietro da Colonia.

Nel contesto di questo atto di consegna, rogato, ripetiamo, da
Mariano di Petruccio, è detto : «libri autem sunt omnes infrascripti,
excepto uno libro Clementinarum in bombicino ... qui liber ulla-
tenus sit in obligatione dicti Francisci ex quo dicta die et coram

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118 È GIOCONDO RICCIARELLI

dictis testibus rehabuit in dicta apoteca dictus magister Federicus
et ipsum largitum fuit mihi domino Mariano notario infrascripto
procuratori dicti domini Federici pro labore sue procurationis et
patrocinii prestitis et prestandis in quadam causa dicti domini Fe-
derici in curia episcopalis et alibi...». Queste indiscutibili prove
dell'identità di Federico Tietz, ci propongono ora un problema, che
dobbiamo lasciare al momento senza risposta, sul perché, cioè, Fe-
derico Tietz è chiamato «impressor librorum ».

Il Tietz sappiamo esser stato almeno per gli ultimi quattro
anni, avanti l’inizio della sua vertenza con mastro Pietro, nella sua
bottega in Sopramuro, incaricato da lui di negozi mercantili, e dun-
que non sembra possibile che egli fosse dedicato ad una attività
tecnica nel campo tipografico ; egli era uno studente della Sapienza
Vecchia, come è ripetutamente chiamato in molti atti, ed anche se
fosse intervenuto come patrono in qualche compagnia tipografica,
come abbiamo visto fare ad altri studenti della Sapienza Vecchia,
mai nessuno di essi è chiamato « magister impressor librorum » negli
atti che ce li fanno conoscere come patroni.

Questa qualificazione che il notaio ci dà di lui, non può essere
addebitata ad errore del notaio, il quale è un notaio di città e non
di campagna, ben noto e stimato, con una grossa clientela, come ci
dimostrano gli atti che di lui abbiamo, e che merita anche da noi
quella « publica fides » che meritava in Perugia, quando era in vita,
né poteva bastare a questa qualificazione il sodalizio che il Tietz
aveva avuto per molti anni con mastro Pietro.

Il quesito è, per ora, senza risposta, e noi lo lasciamo aperto
alla indagine dei ricercatori.

Ancora qualcosa dobbiamo dire circa questi libri che il Tietz
possiede e dà a vendere a Francesco di ser Batista cartolaio : che
provenienza hanno questi libri stampati ?

Abbiamo visto nel corso della causa mossa da mastro Pietro
da Colonia, come egli affermasse aver consegnato al Tietz per la
vendita molti libri di sua proprietà, e quindi da lui stampati, mentre
il Tietz ribatte esser questi libri di proprietà di mastro Giovanni
Krag da Würzburg tipografo o libraio che fosse, del quale del resto,
Pietro era procuratore in Perugia, come sappiamo.

Fra i libri che il Tietz consegna, possiamo pensare che sieno
comprese opere stampate dall’officina di Pietro, in Perugia ? È que-
sto un nuovo interrogativo senza risposta, per quel che riguarda gli

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LIE ura Sa bI il aca ARTI: Mem EE Eo d EE e ci ve -
I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 119

attuali risultati della ricerca documentaria, ma suscettibile di solu-
zione nel campo della ricerca libraria.

Ed é per questa ragione che pensiamo sia di estrema utilità il
dar, qui di seguito, la trascrizione di questo elenco, senza attender
l'esito di altre possibili indagini, e fornire cosi alla ricerca delle fonti
librarie, un ulteriore elemento deduttivo.

«Libri autem de quibus supra fit mentio sunt isti in effectu
videlicet » :

4 Antonio Ghuarino de velen(is) et contra pest(em). libre quatro.
2 volume de Paolo de Castro supra el secondo e terzo del codico.
1 digesto vechio.

1 espositione del salmista s(an)c(t)o siste.

Vinti e tre volume de secretis mulier(um).

uno volume Eusepio de evangelica preparatione.
uno volume de cento novelle.

uno Strason.

quatro volume de Persio con comento.

quatro volume de secundo de Bonaventura.

una pandetta de medecina.

doy Dionisio Alicharnasio de antiquitate romanorum.
doie volume de Quintiliano storie.

doie volume de la vita dei s(an)te p(at)re.

uno Salustio.

uno Tortelio.

tre volume de Lorenzo Valla.

uno Oratio.

doi volume de Giovenale ei teste

una pratica Sarapion(um)

doi volume d'opra d'Ovidio

uno Eusepio romano(rum) deg(e)n(er)at(ione) et corruptio(n)e.
una seconda parte de Domeneco.

sette volumi tract(atus) de verbo(rum) ob(ligatione).
duo volumina tractat(us) de test(ibus).

uno tractatus quoniam contra et de probat(ionibus)
tre volume de storie de Ranaldo.

unum Altobellum.

unum salmista.

quinque strolabie.

uno Dionisio de situ orbis.

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120 GIOCONDO RICCIARELLI

unum breviarium sancti Dominici.
Agregator in medicina unum.
rectorica nova Tulii unum.
octo offitioglie.
doie diurne.
doie Clementine legate.
uno Servio con Virgilio legato.
uno Valerio Maximo legato.
uno Giovenale commento et Persio legati.
uno Prisciano legato.
uno comento de pistole de Tulio legato.
uno Catullo Tibullo Propertio ligati.
uno dotrinale commento et
doi quatragesimali de frate Bartolomeio legati.
uno Origenes contra Jesum ligato.
tre Bartoli de verborum obligat(ione).
uno Bartolo sopra el codico.
uno Pavolo de Castro sopra el secondo del digesto novo.
ligati simul: una servitus rusticorum.
uno quoniam contra.
uno de testibus.
una successione ab intestato.
uno de li statute de Baldo.
Vocabulario et catolicon.
Qui ha termine l'elenco che ritengo prezioso per lo studioso
bibliografico, alla cui osservazione richiamo il fatto che i tre titoli
dei libri della eredità Eber vi si trovano tutti ripetuti.

4. — GIOVANNI DI ENRICO WIDENAST ED ENRICO DI ENRICO CLAYN.

La presenza in Perugia di Giovanni Widenast ci viene segnalata
per la prima volta, con tutta certezza, il 26 luglio 1471, in un atto
che ci é pervenuto ad informarci che, in quel giorno, nella casa di
Braccio Baglioni, uno studente tedesco, chiamato «dominus Er-
mannus Bichehingen de Alamania Maguntine diocesis » cede in ga-
ranzia certi suoi benefici ecclesiastici, dei quali gode in patria, a
quei tre suoi compatrioti che han dato fidejussione per lui, in un
contratto di mutuo che egli ha stipulato col perugino Pietro di Gio-
vanni speziale. I tre fidejussori son chiamati: «d. Raynerius Hane,
—aÓ

I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 121

d. Johannes Rielis et Johannes Videnast de Alamania habitator in
civitate Perusii » *?.,

Giovanni Widenast non sembra appartenere al gruppo dei mae-
stri tipografi tedeschi che hanno, in piü tempi di questo periodo,
emigrato in Italia, la qualificazione di «magister » non essendosi
mai accompagnata per lui alle sue generalità, nei molti atti in cui
egli compare.

Né Giovanni Widenast figlio di Enrico, può esser confuso con
un altro Giovanni di Enrico, che abbiamo incontrato qua e là, du-
rante le nostre indagini, e considerato con qualche iniziale perples-
sità agli effetti della identificazione ; questi è sempre indicato come
«ser Johannes Henrici scriptor teotonicus ». Egli è venuto a Pe-
rugia circa il 1434, vi ha soggiornato dieci anni, esercitandovi l’arte
sua «scriptorie » prima di ottenere il beneficio della «civilitas »,
come apprendiamo dal suo catasto, il 25 luglio 1444 3),

Troppo anziano, a nostro modo di vedere, per esser il Widenast,
a toglierci ogni dubbio, lo abbiamo trovato presente come teste, in
un atto di cui diremo, nel quale, sotto la data 16 febbraio 1477, è
narrato di un certo donativo che il Widenast fece ad una promessa
sposa.

Vogliam credere che Giovanni Widenast sia giunto a Perugia,
assai giovane, dopo aver lasciato la sua patria in cerca di fortuna,
e peregrinato per il mondo, pronto a tutti i mestieri, conducendosi
qua e là al servizio di vari potenti, con mezzi successivamente e
fortunosamente acquisiti, affidandosi come molti suoi coetanei, alla
propria scaltrezza ed al proprio giovanile vigore, per sopravvivere
ed anche prosperare quanto possibile.

Così ci piace di credere, fino a contraria prova, che Giovanni
Widenast fosse tale « Johannes Herigj et Caterine, de Alamania,
juvenis medie stature, grossus, oculis albis, facie plene, capillis,
barba et supraciliis nigris » che vien descritto, fra gli altri compo-
nenti la famiglia del podestà messer Jacopo Silvestrini da Norcia,
in un documento proveniente dalla cancelleria comunale, datato 14
marzo 1457, ed andato a finire in un fascicolo di atti giudiziari *9?.

Fosse o non fosse stato lui, questo giovane armigero, dall'atto
che abbiam visto all'inizio, sappiamo che il Widenast, già nel 1471,
si muove nell'ambiente .degli studenti tedeschi, e quindi della Sa-
pienza Vecchia e de.lo Studio, ed ha accesso nella casa di Braccio
Baglioni.

Lo troviamo successivamente, quale teste, e chiamato « Jannes
122 GIOCONDO RICCIARELLI

Herici de Perusio », nell'atto del 15 marzo 1474, di cui parlammo a
proposito di Pietro da Colonia, e che ci narra di una promessa di
pagamento fatta al maestro dal reverendo padre Gianbattista Ga-
glioffi da Aquila per la vendita di un libro chiamato « Speculo ».

Per appoggiare la sua identità in questo atto, vogliamo citare
una delibera di concessione di cittadinanza, presa dai Priori il 15
maggio 1466, a favore di «Jannes teotonicus » da molti anni abi-
tante in Perugia «et ad servitia magnificorum dominorum Prio-
TUTIDPETO):

Questi «servitia » a lor volta si appoggiano ad un'altra delibera
dei Priori che, il 16 maggio 1464, avevan eletto « Jannem Herighi
de Alemania in tabulaccinum palatii » 7).

I] 28 luglio 1475, poi, i Priori cassarono e dimisero dall'offizio
di loro famulo, « Johannem Erigii teotonicum famulum M. D. P.
pro Porta S. Petri » *».

Questa «cassatio » doveva esser stata probabilmente promossa
dallo stesso Widenast che aveva bisogno di libertà per dedicarsi ad
altro piü impegnativo lavoro.

Adamo Rossi ce lo presenta, per la prima volta, in un impor-
tante atto, datato 23 febbraio 1476, e stipulato nell'udienza dell'Arte
dei pannilani, in piazza del Sopramuro "».

Apprendiamo dal tenore del documento, che, a quella data, una
compagnia già operava alla stampa del Digesto Vecchio, e che l'atto
pubblico in questione veniva steso in occasione dell'ingresso in com-
pagnia del mercante perugino Ranaldo di Francesco di mastro Gia-
como, personaggio su cui ci siamo ripetutamente intrattenuti.

La compagnia sembra esser sorta da accordi, redatti su carte
private, poiché nessun accenno vien fatto ad un precedente pub-
blico atto costitutivo, ed anche non ci vien detto, perché vi entrasse
successivamente Ranaldo, ma il motivo di ciò sembra evidente,
data la potenza economica di questo mercante, necessaria a com-
pletare i mezzi di cui fin lì avean disposto gli altri soci, mezzi che
dovevan essersi rivelati insufficienti al compimento della impresa.

Gli altri soci erano « dominus Jacobus Garlasii de Saxonia stu-
dens in civitate Perusii, magister Henricus magistri Henrici de Ale-
mania impressor librorum... et Jannes Henrici de Alemania et
nunc civis Perusinus P. H.». Dal contesto dei capitoli della com-
pagnia, compilati in volgare, apprendiamo che «d. Jacobus Garlasii »
aggiunge al suo patronimico il cognome di «Langhebeck » e che
« Janne de Arigo » é bidello dello Studio.

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—— —-—— — — — —

I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 123

La compagnia è fatta allo scopo di «fare libre in forma », cioè
il Digesto Vecchio, che «al presente se lavora », ed altri libri che
«se volessero fare in forma, finito che serà quisto digesto vecchio »,
ovvero anche subito operare anche ad altra stampa, senza attender
questo compimento, cioè «comenzare cum uno bancho o cum dua,
in primo che quisto se finisca ».

Della natura dei conferimenti dei soci nella compagnia, ci chia-
risce la prefazione alla edizione del Digesto Vecchio, ora stampato,
si dice, ad aggiunger gloria alla città di Perugia, «impensis...
Jacobi Languenbeke Saxonis et Joannis Widenast Sicambri » non-
ché «coelandi sculpendique Henrici Clayn Svevi arte » ?9.

Il tenore dei capitoli di compagnia dice che «el dicto maestro
Arigo debbia exercitare la sua persona in fabricare lectere et fare
gecture et fare ogne cosa opportuna et bisogno »; i due soci finan-
ziatori metteranno in compagnia quelle quantità di denaro che «li
serà in piacere de mectere» e tutto quello che metteranno, come
quello che hanno messo finora, «serà fermo infino che serà finita
dicta compagnia » e nessuno «avrà mercede nisuna » né « altra pro-
visione de sua fatigha» se non nel modo e quantità che sarà fissato
«qui de socto ». Quanto a Ranaldo mercante, dovrà fornire carta
reale bolognese «quanto serà de bisogno », ma se volesse metter
anche «denare, grano, vino, olio, stagno, piombo, o altre cose»,
gli sia «leceto de mectere ».

Abbiam già visto Ranaldo entrar socio in altre compagnie ti-
pografiche, ed è facile notare che la sua «messa » è sopratutto in
natura, e diretta a fornire ai tipografi le materie prime necessarie
ed ogni cosa occorrente alla vita ed al lavoro quotidiano dei maestri
e dei garzoni, tutto ciò insomma di cui è importante avere tempe-
stiva disponibilità, se l’operazione deve procedere senza tempi per-
duti, e quindi con il minor costo di produzione.

È certo che la presenza in Perugia di tal facoltoso e potente
mercante, e la sua continua convinzione che queste imprese rappre-
sentassero un nuovo, sicuro e lucroso affare, costituiscono una com-
ponente determinante nell’affermarsi di questa arte nuova nella città
di Perugia, subito allineatasi fra le prime città italiane, che, in or-
dine di tempo, si fecero' centri di diffusione di questo nuovo, mira-
bile strumento di divulgazione della cultura.

Appena finiti di stampare, i libri verranno messi in vendita per
conto di tutti i soci, al fine di ricavarne denaro da pagare la carta
«tolta, e che se avesse a togliere », e i creditori tutti della compa-

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124 GIOCONDO RICCIARELLI

gnia. Frattanto mastro Enrico «non obstante che dicte credetore
non fossero satisfacte » potrà prelevare, in conto della sua parte di
profitto, due balle dei detti libri, che potrà vendere dove vorrà, ma
«de fuore de Peroscia ».

Eliminati i debiti dell'impresa, i libri si divideranno in due metà,
una delle quali andrà a mastro Enrico, e l'altra ai tre patroni, messer
Jacomo, Janne e Ranaldo, in modo che «chi à più messo più deb-
bia tirare per rata », previa però la attribuzione su questa seconda
metà, di otto libri per ognuno a messer Jacomo e a Janne, a com-
penso e mercede « per loro fatigha », nel lavoro prestato fino a quel
giorno, prima dell’accordo intervenuto con Ranaldo.

I due patroni debbono quindi aver lavorato nell’impresa come
compositori o correttori, in aiuto a mastro Enrico.

Ranaldo dovrà subito esser informato dei conti di costo del-
l'impresa fino a quel giorno, «si che el dicto Ranaldo sia in compa-
gnia come fosse suto nel principio d'essa compagnia ».

Mastro Enrico non potrà vendere i suoi libri nella città di Pe-
rugia, mentre invece questa piazza sarà riservata alla vendita per
gli altri tre soci, ma i libri non potranno esser venduti « per mancho
de ducate cinque d'oro l'uno ». Infine son d'accordo che sieno rico-
nosciuti due ducati d'oro al mese «per lo passato e per l'avenire »
a Janne, a compenso dell'opera prestata dalla sua donna, dalla sua
«mammola » e dalla «fantesca di casa », e per l'uso delle masserizie
messe da lui e da messer Jacomo.

Questo mastro Enrico Clayn, che, solo, compare indicato come
stampatore dell'opera, e come « Ulmae vetusta et nobilissima Ger-
manie civitate ortus», negli esemplari del Digesto Vecchio, con la
data del compimento (1476, 29 aprile), sempre da solo, ci si pre-
senta in un documento che segue di pochi giorni la suddetta con-
venzione.

Il giorno 8 marzo 1476, davanti all'Uditore del Governatore, il
Clayn, qui indicato come «magister Erigus almanichus Perusii li-
brorum impressor », ricorre contro una petizione contro di lui pre-
sentata da tale « Johannes Blickardus almanichus » 79).

Premesse le solite eccezioni formali, il Clayn comincia .con l'os-
servare che l'attore Giovanni Blicardo é forestiero e nulla possiede,
è «fugitivus et suspectus de fugha et recessu », e poiché «inanis est
actio quam inopia debitoris excludit », prima di procedere nel giudi-
zio, chiede che il Blicardo sia chiamato a dar fidejussione «quia ipsum,
dictus magister Erigus reconvenire intendit in maiori quantitate ».

pr RAN VN E nn ra
I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 125

Narra quindi il Clayn che, al tempo che il Blicardo si condusse
con lui «ad componendum litteras pro impressione librorum », il
detto Giovanni con certi suoi soci, promise di riconsegnare ogni
dodici giorni « quinternum unum, more impressorum, perfectum et
scriptum in forma debita et consueta », cioè tante forme o pagine
composte per la successiva stampa di un quinterno del libro. In
mancanza di ció, Giovanni e soci sarebbero incorsi nella penale di
tre carlini « pro qualibet forma non impressa que deficeret in quin-
terno », e ciò «ex consuetudine et more impressorum observata et
approbata a tempore .x.xx.xxx.xL. annorum et ultra ».

Dice quindi che, alla data del terzo giorno del corrente mese di
marzo, Giovanni e soci risultavano deficienti «in decem et septem
formis » e pertanto eran debitori verso il maestro di 51 carlini,
somma che il Blicardo «pro rata sua » doveva esser condannato e
costretto a pagare, mentre in alcun modo si sarebbe potuto pro-
vare che egli non fosse stato sempre soddisfatto di quanto gli era
dovuto per il suo lavoro di compositore.

Dopo averci informati su questo particolare aspetto dell’im-
presa tipografica e dei contratti verbali di cottimo con cui il pro-
cesso operativo era solitamente condotto, questo documento nul-
l’altro ci dice sullo svolgimento successivo dell’azione giudiziaria,
che può ritenersi rimasta a quel punto, lasciando ad ognuna delle
parti, la propria ragione.

Dopo il compimento della stampa del Digesto, terminata nel-
l’aprile, il 15 giugno del medesimo anno 1476, incontriamo i tre
soci, messer Jacomo, mastro Enrico e Janne bidello, mentre, sempre
nella medesima udienza dei pannilani, stringono patti di fornitura
con certi cartari di Camerino.

Manca Ranaldo, e per questo fatto, come per le clausole del-
l'acquisto della carta, convenuto con dilazioni di pagamento e ga-
ranzie, dobbiamo pensare che questo socio non abbia piü voluto
partecipare alla stampa di opere, successive alla stampa del Digesto,
fatto che sappiamo dalle fonti librarie essersi verificato almeno con
la edizione della Lettura di Pier Filippo della Cornia sul Sesto del
Codice, terminatasi, come dice il colophon, il 14 giugno 1477.

I cartari camerinesi, Mariotto di Simone e Giacomo di Sante,
promisero di consegnare, franco di trasporto in Perugia, 288 risme
di carta reale bolognese del peso di almeno 36 libbre per risma, al
convenuto prezzo di complessivi 384 ducati larghi.

I fornitori consegneranno tutta la carta entro il prossimo mese

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126 GIOCONDO RICCIARELLI

di ottobre, mediante consegne settimanali «pro rata temporis et
carte » ed i compratori pagheranno il debito, per la metà entro sei
mesi e per la metà entro nove mesi, consegnando in garanzia, e de-
positandoli presso Piergiovanni di Simone bambacario, tanti libri
già stampati e giacenti in officina, quanti piacerà di richiederne ai
due camerinesi *9,

Adamo Rossi nel documento n. 19, ci dà un brevissimo regesto
di una carta, datata 1477 (senza giorno né mese), esistente presso
Annibale Mariotti, e citata dal Vermiglioli nei suoi Principi della
stampa a pag. 56; trattasi di condanna comminata a Giovanni Wi-
denast, forse dal Vicario vescovile, con cui lo si obbligava a resti-
tuire certa somma di denaro a lui prestata, e per la quale aveva dato
in pegno tre volumi del Digesto impressi nella sua officina.

Il 16 febbraio 1477, «Johannes alias Janne Erigi olim de Ala-
mania habitator Perusii in Porta S. Petri» promette a Martino di
Alberto tedesco, promesso sposo di monna Caterina di Paolo della
Villa di S. Faustino, una dote di 20 fiorini, ed insieme con certi
vestimenti muliebri, anche «quidam liber digesti veteris relictus
dicte domine » ??.

Il 18 giugno 1477, « Johannes Herigi de Alamania bidellus Stu-
dii Perusini » abitante in P. S. Pietro e parrocchia di S. Silvestro,
promette di pagare a Ventura di Abramo ebreo, 34 fiorini per prezzo
di duecento libbre di « bordia », (merce ignota che si pensa possa
esser fettuccia tessuta per legature) *9.

Il 3 luglio 1477, Giovanni Widenast promette di pagare ad Evan-
gelista di Giovanni, bambacario, 24 fiorini e 42 soldi, per prezzo di
una balla «lane albe matricine », e consegna in garanzia « quatuor-
decim volumina juris civilis videlicet septem digestos veteres in car-
tis bombicinis impressos et septem volumina lecture domini Filippi
super sexto codicis » "9.

Il 26 luglio 1477, «in domo solite habitationis Johannis Erigi de
| Alamania habitatoris Perusii in Porta S. Petri et parochia S. Sil-
TH | vestri», si stende un pubblico atto, dal quale apprendiamo che tal
Iri Luca da Argentina «de Alamania » (Strasburgo) depositó, presso
Andrea calzolaio, tre volumi in carta bombicina, appartenenti a
«Janni Erigi et sotiis impressoribus litterarum et dictorum diges-
torum», e impegnati per garanzia di un prestito di 8 ducati e 7
| bolognini.

Luca volendo allontanarsi da Perugia e «ignorans de reditu »
lasciò istruzioni di non riconsegnare detti libri che a lui stesso ov-

VS e e ZA costine Car PAR ASINI ET
I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 127

vero ad Andrea « Federici de Erfordia de Alamania », ma «cum di-
catur ad presens dictum Lucam decessisse nullis relictis filiis, cum
testamento quo dicti libri dentur et consignentur dicto Andree »,
cosi Andrea di Federico ritira i libri e ne dà ricevuta ad Andrea cal-
zolaio, quindi fa anche ricevuta a Giovanni di Enrico della sudetta
somma mutuata dal defunto Luca, e restituisce il pegno 2°.

Nel gennaio di quell’anno 1477, l’esimio dottore Pierfilippo della
Cornia aveva ricevuto certi libri dalla compagnia di Clayn e Wide-
nast, promettendo di pagare per essi 75 ducati, ed avendo comple-
tato il pagamento di detta somma, versata in più volte, Ranaldo di
Francesco e Giovanni di Enrico bidello gliene rilasciano ricevuta
liberatoria, con un atto datato 13 settembre 1477. Considerando
l’epoca della consegna, e sapendo che i soci si erano accordati di
non vendere in Perugia il Digesto Vecchio per meno di 5 ducati
d’oro, è facile identificare i suddetti libri, non meglio specificati, in
quindici esemplari della prima edizione del Digesto Vecchio 8).

È ora il momento di parlare di un fascicolo di documenti giu-
diziari, che va sotto la data del 22 settembre 1477, di cui si occupò
prima del Rossi anche G. B. Vermiglioli *»,

Si tratta di una petizione avanzata da «Stefanus de Maguntia
impressor morans in civitate Perusii » contro Janne « ubidellum almi
studi perusini ». Narra Stefano che egli, «inter alia tempora quibus
stetit cum dicto Janne», fra le altre volte che stette con Gianni,
«stetit cum ipso per tempus unius anni» cominciando dal 1476,
dalla metà del mese di luglio fino al mese di febbraio dell'anno suc-
cessivo, e poi dal principio del mese di febbraio alla metà del mese
di giugno 1477 (l'atto dice prima luglio poi giugno, ma il conteggio
è fatto per giugno).

Egli Stefano stette «ad servendum ei in domo sua, ad libitum
et voluntatem dicti Jannis ubidelli » e precisamente «ad compo-
nendum litteras in exercitio imprimendi ». Poiché il Digesto fu finito
di stampare il 29 aprile 1476, e la Lettura di Pierfilippo della Cornia
il 14 giugno 1477, è ben chiaro che Stefano attese a comporre questa
seconda opera e non la prima, nella stamperia del Widenast ; alla
sua possibile partecipazione alla composizione del Digesto, deb-
bono se mai riferirsi quegli «alia tempora» precedenti, a cui fa
cenno. i

Per questo servizio di compositore, Stefano era tenuto a rice-
vere «pro suo salario et mercede », due ducati per il primo periodo
(dalla metà di luglio 1476 alla fine di gennaio 1477) ed altrettanto

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128 GIOCONDO RICCIARELLI

per il secondo periodo (19 febbraio — metà giugno 1477), e su questo
suo credito, egli, alla data della sua petizione, aveva avuto soltanto
un acconto di nove ducati. Gianni avrebbe dovuto dargli il saldo
entro il passato mese di giugno, ma richiestone da Stefano, il quale
«fuit et est recessurus a civitate et comitatu Perusii », i1 Widenast
«retinuit ipsum Stefanum in verbis et numquam sibi satisfecit ».

Dal mancato pagamento di quanto dovutogli, Stefano fu im-
pedito di partirsene da Perugia e costretto a starsene in ozio, con
un danno di 16 ducati, calcolati fino a quel giorno di settembre,
«pro expensis factis et lucro cessante » in questo periodo di attesa
« culpa dicti Jannis ».

Presentata la petizione il giorno 22 settembre, Stefano é am-
messo ad esporre «ad probationem suorum jurium », gli argomenti
o «capitula» sui quali Gianni deve esser interrogato, e che «si
negabuntur, probare intendit » che se negati dal convenuto, egli
attore si offre di altrimenti provare.

Negail convenuto che Stefano stette a servirluielasua famiglia,
nella sua casa, dal 15 luglio 1476 fino alle calende di febbraio 1477 ?

Non è forse vero, che in quel tempo in Perugia imperversò
«maxima pestis », sicché tutti, cittadini e forestieri, si allontana-
vano dalla città, e quelli che rimasero, quasi tutti « moriebant, vel
morbo infirmabantur adeo quod stare in dicta civitate Perusii per
dictum tempus, fuit et estitit pericolosissimum, et qui steterunt se
morti exposuerunt » ?

E vero che durante questo tempo di peste, cadde infermo e
mori lo stesso Teodoro, figlio del convenuto ?

E vero che in quel medesimo tempo, non si poteva trovare al-
cuno in Perugia che volesse «servire in domo », anche se lo si avesse
voluto pagare quattro ducati e più al mese, «attento periculo et
timore pestis » ?

Nega il convenuto che Stefano stette «ad componendum lit-
teras » in casa sua dal 19 febbraio alla metà di giugno 1477 ?

E vero che ai compositori si suol dare per salario due ducati
al mese, oltre al mantenimento ?

E vero che Stefano se ne andó dalla casa nello scorso giugno,
e che da allora egli sempre ha chiesto il suo avere, che Gianni pro-
mise sempre di soddisfare, rimandando di giorno in giorno, e lasciando
Stefano in attesa e sulle spese, fino ad oggi ?

Nega il convenuto che Stefano durante questo tempo di attesa
possa aver speso «pro expensis et rebus sibi necessariis », dieci du-

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I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 129

cati, come sa ogni diligente uomo «qui expertus esset de similibus
expensis faciendis, attenta penuria que viguit et viget »?

Nega il convenuto che Stefano debba ricevere da lui 13 ducati
per il primo periodo di servizio prestato e 9 ducati per il secondo
«pro tempore quo stetit ad componendum »? ed anche debba ri-
cevere sette ducati «pro tempore quo non potuit laborare nec re-
cedere », ed il rimborso di dieci ducati spesi per suo sostentamento
in questo periodo di carestia ?

Non é forse vero che Stefano non si stancó mai di chiedere il
suo avere, anche in presenza di testimoni ?

Risponda a tutto ció il convenuto, e se nega alcunché, dichiari,
sull'argomento, quale è per lui la verità.

Alla fine dei capitoli di interrogatorio, son riportate le testimo-
nianze dei testimoni a favore di Stefano ; il primo di essi è « Craftho
teotonicus diocesis Magontine ».

Dice Craftho esser vero che Stefano prestasse servizio in casa
di Gianni, per il primo periodo, poiché egli stesso vi era, e vide e
udi; egli poi si allontanó da Perugia « propter pestem », ma fu pre-
sente al funerale del figlio di Gianni, sepolto in S. Maria dei Servi.
In conseguenza della fuga dalla città, esser diventati rari i garzoni,
anche per un salario doppio del salario consueto, (il quale egli ben
conosce essendo egli stesso compositore di lettere) Craftho dichiara
di corrispondere a verità, come pure che Stefano abbia prestato il
secondo periodo di servizio, perché Gianni dichiaró a Stefano di assu-
merlo per un anno ed egli fu presente, e udi e vide, ed insieme a
lui, certi Pietro tedesco e Niccoló tedesco ed altri di cui non ricorda
il nome.

Era notorio che Stefano volesse recedere dalla città, e che fosse
costretto a rimandare la sua partenza, di giorno in giorno, per colpa
di Gianni, e di ció posson dare testimonianza anche mastro « Janne »
(d'Augusta) mastro « Herigo » (Clayn), mastro « Fedricus » (Eber) ed
altri, scolari della Sapienza Vecchia. Infine, egli fu presente alle
grandi spese fatte da Stefano, nel periodo di attesa, e vide ed udi,
e presenti eran pure «eorum femine seu mulieres ».

Il secondo teste è « Johannes Ainbach de Maguntia », il quale
pure afferma le asserzioni e pretese di Stefano esser veritiere, ed
egli ció dice perché anche lui fu presente e vide e udi.

In un successivo giorno di ottobre, che il documento non pre-
cisa, «Johannes Erigi» presenta le sue eccezioni formali contro la
richiesta di Stefano, e contesta le sue affermazioni, e quelle dei te-

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130 GIOCONDO RICCIARELLI

stimoni «que minime probant, nec probare possunt, quia ad hoc
probandum, est necesse quod testis continue steterit in domo dicti
Johannis et viderit dictum Steffanum servire et opera personalia
facere, videlicet in componendo vel imprimendo vel alia faciendo
que requiruntur in similibus ». Cosi Craftho a quel tempo non stette
in Perugia né tantomeno in casa di Gianni, e cosi Giovanni Ainbach,
in quel tempo in cui infieri la peste, fu infermo e stette in ospedale,
e non poté vedere né Stefano né Gianni.

Dice quindi Gianni che i testimoni non sono credibili, perché
ebbero ed hanno interessi comuni con Stefano dopo la sua par-
tenza, furono «continue commensales, et stant ad unum panem
et unum vinum, et in una et eadem domo habitant, et sunt fratres
jurati ».

Dopo queste prime eccezioni, Gianni bidello, il 6 ottobre, pone
a sua volta 1 «capitula » per l'interrogatorio.

Non é vero che Stefano abbia servito o abbia prestato servizio
alcuno a Gianni bidello, e neppure alla famiglia di lui, nella sua casa,
si ché se ció fosse stato, i testimoni che saranno ascoltati, avrebbero
veduto e saputo, o ne avrebbero avuto notizia, (egli nega con ciò
il periodo di famulato, cioé il primo).

Nel tempo in cui Stefano dice di esser stato in casa di Gianni,
questi aveva per il servizio suo e della sua famiglia, due famuli,
che manteneva, «quibus faciebat expensas », e cui dava un salario
adeguato al loro servizio, e ció era sufficiente, poiché in quel periodo
non esercitava la sua arte, « nec ipse indigebat alios famulos pro suo
servitio ».

Stefano poi «nescit servire nec famulari nec equos gubernare
nec coquinare » né fare altro lavoro manuale, ma soltanto dedica
la sua abilità a ben mangiare e meglio bere, andare a spasso ed in-
trattenersi continuamente con donne. Al tempo che Stefano stette
in casa sua, vi stette colla sua donna, ed egli Gianni gli dette una
stanza nella sua casa, un letto, la legna, il cibo ed ogni cosa neces-
saria al sostentamento di un uomo ; e ció nel secondo periodo, poi-
ché nel primo periodo, e cioè dall'agosto 1476 al gennaio 1477, egli
non lavoró «nec laborare fecit exercitium et artem imprimendi ».

Per il periodo in cui lavoró per lui, Gianni diede a Stefano nove
ducati e pure una Lettura stampata, cioè quella dell'esimio dottore
Pierfilippo della Corgna sopra il sesto del Codice.

Quando Stefano lasció la sua officina, non stette affatto in
ozio, ma anzi lavoró e fu aiutato da Crafto «ad limandum et aptan-
I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 131

dum punctellas, matrices et litteras aptas ad imprimendum libros »,
almeno per tutto il mese di agosto 1477, e cosi pure «laboravit et
composuit dicto tempore... unum instrumentum aptum ad jac-
tandum licteras ad imprimendum libros ».

Quanto a Crafto poi, egli è socio e fratello giurato di Stefano, e
fanno vita comune ; nel mese di giugno del 1476, egli lasció Perugia
per la peste, e si recò a Roma, ove restò dieci mesi, più o meno, ed
in quella città «laboravit punctellas et matrices aptas ad impri-
mendum libros ».

Quanto a Giovanni Ainbach, egli é conosciuto come uomo irre-
quieto, « vagabundus », socio e compatriota di Stefano, al quale è
legato da «nimia » amicizia. Egli si allontanó da Perugia, e fu as-
sente fino all'ottobre 1476, e dopo il suo ritorno si ammalò e stette
infermo nell'ospedale della Misericordia, per il morbo pestifero, al-
meno per due mesi.

Precisa infine Gianni che la casa sua, nella quale tenne Stefano
e la sua donna «dormiendo in lecto dicti Jannis et aliis masseritiis
et rebus utendo » é contigua alla casa del magnifico Braccio.

In questo intrecciarsi di argomentazioni, è opportuno distin-
guere, che, fare le spese, cioè alloggiare ed alimentare era d'uso
tanto per i «servientes » che erano veri e propri domestici al ser-
vizio della famiglia per la cucina e per la stalla, quanto ai garzoni
che operavano «ad auxilium in exercitio et arte imprimendi ».

Ai capitoli di interrogatorio proposti al giudice da Gianni bi-
dello per l'interrogatorio dei testi, si aggiungono altri capitoli in un
«interrogatorium productum pro parte Steffani de Maguntia contra
testes examinandos pro parte Johannis bidelli », i quali, se, sopra i
capitoli proposti da Gianni, diranno «nihil scire, non interrogentur
ulterius, sed si dicerent aliquid scire, interrogentur ut infra ».

Chiede cosi Stefano che si domandi loro: come sanno che Ste-
fano non stette con Giovanni, e che cosa facevano Stefano e la sua
donna nel tempo che lo stesso Giovanni dice di averli tenuti e « gu-
bernati » in casa sua, e faceva ciò Giovanni «causa Dei an propter
eorum laborerio » e come sanno che Stefano non lavorava, se non
stavano «continue» con lui, ed anche come sanno che Crafto e
Stefano eran fratelli giurati, e quando fu contratta questa fratel-
lanza, quale notaio ne fu rogato e chi ne fu testimone, e pure come
sanno della malattia di Crafto e della sua assenza, e quanto dura-
rono l’una e l’altra, e non sono essi testi famigliari di Gianni e non
abitano in casa di lui a sue spese, e sono essi stati «sollicitatores et

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132 GIOCONDO RICCIARELLI

intrigatores istius cause solvendo pecunias notarii baiulis et alia fa-
ciendo et solicitando » ?

Il primo testimonio per Giovanni Widenast è un «dompnus
Petri alamanicus », che, dall'atto, visto prima alla data del 26 luglio
1477, relativo al deposito di Luca d'Argentina in cui appare come
teste, sappiamo essere rettore della chiesa di S. Biagio, parrocchia
del rione di Porta Eburnea.

Questo teste «juratus et monitus » comincia col dichiarare che
egli mai vide Stefano prestare servizio a Gianni nella sua casa, dice
poi di sapere che Gianni teneva e tiene in casa «duos famulos ad
serviendum dicto Janni et familie pro aqua et servitiis et aliis ne-
cessariis », e comunque «credit » che Stefano sappia «servire et fa-
mulari ».

Dice inoltre di aver visto Crafto menar vita comune con Ste-
fano, dopo che questi «recessit a domo dicti Jannis », e crede che
egli fosse assente da Perugia nella estate precedente, poiché egli
non lo vide mai. Egli sa che Giovanni Ainbach è compatriota di
Stefano, in quanto ambedue «sunt de una parte que vocatur Ma-
guntia », sa che l'Ainbach lasció Perugia al tempo della peste e senti
dire che era andato a Roma, lo vide poi, dopo che tornó, e lo vide
infermo di peste all'ospedale «per multos dies». Dice infine «nil
aliud scire ».

Il secondo teste è un altro tedesco, di nome « Giorgius Fede-
rigi », il quale dice di sapere soltanto, perché lo vide, che Stefano
stette in casa di Giovanni Widenast per parecchi mesi, «tamen
nescit si auxilium et servitium prestitit », e ció accadde oltre un anno
fa ; dice inoltre che, poiché « conversabatur aliquando in domo dicti
Jannis », egli vide Gianni bidello tener in casa un famiglio chiamato
Pietro, il detto Stefano e un certo Giovanni che tuttavia non sa
dire se fosse li « pro famulo seu pro socio ».

Quanto a Crafto egli lo vide far vita comune con Stefano, da
quando Stefano lasció la casa di Gianni; Crafto si era assentato
dalla città nel luglio dell'anno precedente e stette assente per circa
dieci mesi, durante i quali non lo si vide andare per la città.

Quanto a Giovanni Ainbach, egli è amico di Stefano «sicut sunt
theotonici qui comuniter sunt amici » (con ció ribatte l'insinuazione
che fra i due ci fosse «nimia amicitia », come più sopra s'é visto),
ed é notorio che si assentó da Perugia fino al mese di ottobre del
precedente anno, e dopo il suo ritorno si infermò, e stette in ospedale
per molti giorni. Dice infine «nil aliud scire ».

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I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 133

Il terzo teste è anche lui di nazione germanica, è uno « scriptor »
e si chiama « Johannes Petri alias Papa ».

Attesta il detto « Papa» che Stefano lavorò in casa di Gianni
per cinque mesi al salario di sedici carlini (due ducati) al mese, il
che egli sa bene poiché vide ed udi, essendo anche lui dimorante
con Gianni; «interrogatus de tempore dixit quod jam sunt sex
menses vel circa ». Dice poi che Gianni tenne due famuli in casa sua
«quibus expensis ministrabat et salarium dabat»; interrogato sul
tempo risponde « quod est annus de uno famulo, de alio autem sunt
octo anni vel circa ».

Anche lui crede che Stefano sappia bene servire in casa, in cu-
cina e per la stalla, dice inoltre che Stefano e Crafto sono soci nel-
l'arte loro, e che egli lo sa perché «cognoscit dictos Stefanum et
Johannem et etiam presens fuit tempore contracte societatis ».

Dobbiamo qui osservare che il teste dice prima Stefano e poi
Giovanni, donde risulta, o che Crafto si chiama anche Giovanni,
ovvero che il teste si riferisce non a Crafto ma ad Ainbach ; non vi è
da pensare che sia un errore del teste o del notaio, poiché questa
diversità sarà notata anche da Stefano, nella sua ultima replica, e
quindi dobbiamo credere che Crafto non si chiama Giovanni.

Proseguendo nella testimonianza di Papa, egli, interrogato « de
loco », dice nella città di Foligno, e, interrogato « de tempore », dice
«quod sunt plures anni »; è quindi certo che molti anni prima in
Foligno, Stefano era socio di Crafto o piuttosto di Ainbach, «in
arte impressionis litterarum », probabilmente nella ben nota officina
di Giovanni Neumeister.

Prosegue Papa dicendo che Crafto si assentò da Perugia per
circa dieci mesi, che Stefano e Giovanni Ainbach sono compatrioti
«et distant loca ipsorum et terre per tria miliaria », sono ambedue
quindi dei dintorni di Magonza. Egli poi vide Ainbach infermo,
per un mese circa, nell’ospedale della Misericordia, e conclude, in-
terrogato secondo le richieste di Stefano di cui sopra, dicendo « quod
est familiaris et habitat in domo dicti Jannis ».

Il fascicolo si chiude con una breve replica di Stefano alle argo-
mentazioni addotte dai testi di Gianni, dicendo che i testi suddetti
«conentur probare contenta in articulis, tamen itla non probant, et
maxime quando velint dicere quod Stefanus non servivit, quia licet
dicant ipsos non vidisse eum servire, tamen potuit servire et servi-
vit, licet ipsum ignorant et non viderint ».

Ed anche «alia ratione, quia non probat Papa quod Crafto





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134 GIOCONDO RICCIARELLI

fuit frater dicti Stefani et si bene inspicientur verba ipsius Pape,
apparebit non dicere de Crafto nominato in processu, sed de Johanne,
et sic de personis diversis meritus non probat ».

Il lungo rapporto che abbiam fatto su questo processo si é reso
necessario per i preziosi particolari acquisiti, ai fini della attività
del Widenast e soci e di quella di questo Stefano da Magonza, non-
ché per ampliare le notizie più succintamente date dal Rossi, e
rettificare qualche sua interpretazione del testo di questi atti giu-
diziari, che sempre richiedono per una corretta interpretazione, una
attentissima lettura.

Prima di proceder oltre, dobbiamo dir qualcosa su quel « Jo-
hannes Ainbach de Maguntia », teste a favore di Stefano, nel pro-
cesso che abbiamo appena visto; H. O. Lange, che si occupó dei
prototipografi perugini, in un suo saggio di sessanta anni or sono,
ci propose di credere che questo Giovanni Ainbach fosse quel fa-
moso tipografo « Hans Amerbach » che operó a Basilea con una sua
officina dal 1478 in poi *».

Il Lange, appoggiandosi a fonti che cita, fa nascere questo Hans
Amerbach a Reutlingen in Svevia nel 1444 ; a parte la diversa orto-
grafia del cognome, la tesi non è credibile per noi, che disponiamo
della testimonianza, più sopra riportata, fatta da Giovanni di Pietro
detto Papa.

Questi ha affermato che Stefano da Magonza e Giovanni Ain-
bach erano compatrioti ed infatti ambedue si dichiarano « de Ma-
guntia », per di più ha attestato che «distant loca ipsorum et terre
per tria miliaria » ; ora Magonza dista da Reutlingen più di duecento
dei nostri moderni chilometri.

Se vogliamo invece considerare che la comune provenienza « de
Maguntia » si riferisce al luogo dove hanno appreso l’arte loro, per
Giovanni Ainbach, il solo dei due che abbia qui un cognome (che il
Rossi legge inspiegabilmente ora « Ambrach » ora « Ambach », men-
tre nel testo la parola è ripetutamente riportata, ed anche da due
mani diverse, così, « Ainbach » con la «i» sempre puntata) pos-
siamo considerare quel cognome come la sua provenienza originale,
e riportatane la grafia fonetica italiana a quella tedesca, troviamo
che in Germania di « Heimbach » ce ne sono ben tre, uno presso
Acquisgrana, uno presso Coblenza ed uno vicino a Treviri, tutti
assai distanti da Reutlingen che si trova invece a sud-est di Stoc-
carda.

Procediamo nel nostro discorso, riferendoci ad un atto riguar-

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I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 135

dante il Widenast solo in via indiretta, poiché parla di una sua opera
tipografica, ma che crediamo opportuno non tralasciare, per il caso
che altre eventuali possibili fonti, ci chiariscano esser pertinente
alla nostra indagine, la attività in Perugia del soggetto che lo .sti-
puló, il giorno 10 febbraio 1478 89.

E costui «Johannes alias Ciaffutius Jannis de Alamania Cos-
tantiensis diocesis impressor librorum habitator nunc Perusii » ; nel-
l'atto suddetto egli dichiara di aver ricevuto da Marco di Ranaldo,
per conto del di lui padre Ranaldo di Francesco, diciotto volumi,
stampati in Perugia, della Lettura di Pierfilippo della Cornia, pro-
messigli da Ranaldo, con l'intesa che egli non li venda a Pisa e nel
distretto di quella città, sotto pena di 25 ducati d'oro ; non si parla
di prezzo né di termini di pagamento.

Dopo aver notato che Ranaldo dispone di esemplari della Let-
tura del Corneo, come se fosse stato partecipe anche a questa stampa,
mentre che da altre circostanze, piü sopra considerate, sembrereb-
be che Ranaldo abbia finanziato soltanto la stampa del Digesto,
prima di passare oltre, vediamo brevemente che cosa sappiamo, per
mezzo delle fonti disponibili, in merito a questo « Ciaffusio » tipo-
grafo.

Otto mesi prima, il 4 giugno 1477, madonna Caterina di Gio-
vanni «olim de Alamania », abitante nel rione di Porta S. Pietro e
moglie «Johannis Schafusano de Alamania », dichiara di aver ri-
cevuto cinque tazze di argento da Giovanni di Gherardo tedesco,
ora cittadino perugino anch'egli del rione di P.S.P.; dunque Ciaf-
fusio aveva il suo domicilio a Perugia, già da qualche tempo 89).

Lo stesso anno 1478, il giorno 26 decembre, con atto in pubblica
forma, « Johannes alias Jannes Jannis Schaffausen de Alamania » in
nome proprio e come marito di Caterina di Giovanni, costituisce
suoi procuratori « Jannem Erigi» (Widenast) e quel Pietro di Ve-
nanzo che abbiam conosciuto socio di Giovanni da Augusta ; il man-
dato è generico «ad lites », ma anche «ad componendum et paci-
scendum », e la differenza sembra aver per oggetto gli interessi della
moglie Caterina, ché altrimenti non sarebbe stata rappresentata dal
marito, e non sarebbe citata nell'atto di procura *9.

Il giorno successivo, 27 dicembre 1478, in un altro atto pubblico,
steso «in palatio domini capitanei populi et civitatis Perusii », cioè
in sede giudiziaria (la lite sembra dunque questa), « magister Mar-
tinus Johannis de Alamania » disse e dichiaró di aver ricevuto, in
tempo precedente, argento, perle ed altre gioie e preziosi apparte-
136 GIOCONDO RICCIARELLI

nenti a Giovanni « Schafusen » ed a madonna Caterina sua moglie
«que ascendunt ad summam et quantitatem trigintasex ducatorum
auri», e poiché «dicte res pro parte sunt consistentes et pro parte
non reperiuntur», al fine di «cautos reddere» i due proprietari,
si riconobbe debitore della suddetta somma e promise di pagarla a
richiesta degli stessi *?.

Troviamo poi la definitiva conclusione dell'incidente, in un atto,
datato 20 agosto 1479, nel quale « Jannes Jannis Scafosen de Ala-
manea », come marito e procuratore di sua moglie Caterina, riscuote
presso il fondaco perugino di Francesco e Galeotto, figli di Oddo,
mercanti, la somma di 36 ducati d'oro larghi ovvero papali, deposi-
tati a questo scopo presso il fondaco, «per magistrum Martinum
teotonichum ad petitionem dicte d.ne Caterine et Petri Juliani et
Jannis bidelli eius procuratorum ». Qui é chiaramente detto il mo-
tivo del deposito : «ex eo quia dictus magister Martinus eidem fure-
verat » ; il marito qui è procuratore della moglie, e di questo mandato,
dice il notaio, «patere vidi publicum instrumentum manu ser AI-
berti condam ser Dominici de Aligellata notarii de Bononia sub die
.xI. agusto 1479 et autenticatum per literam testimonialem Univer-
sitatis dicte civitatis, cum sigillo, sub dicta die, manu ser Tomassi
de Fagnionis (?) notarii. dicte Universitatis » #9.

Su questo Giovanni Ciaffusio terminan qui le notizie rinvenute :
egli era dunque originario di Schaffhausen, località della diocesi di
Costanza, ed il nome di questo paese natio diventó per lui, come si
è visto anche per altri, l'appellativo che lo distingueva da altri omo-
nimi; la sua attività di impressore, nessuna traccia ha lasciato in
Perugia, ove certo ebbe domicilio, almeno fino al 10 febbraio 1478,
giorno in cui riceve i diciotto volumi del Corneo, e poiché li ricevette
ad un titolo non indicato, possian pensare che fossero l’equivalente
di una mercede o di un profitto per la sua partecipazione alla stampa
dello stesso volume nella officina del Widenast. Dopo tale data lo
troviamo a Perugia soltanto in occasione del giudizio promosso per
il recupero dei gioielli della moglie, dei quali si era indebitamente
appropriato il suo connazionale mastro Martino, e dal luogo ove la
moglie gli rilascia l’atto di procura per ritirare il denaro al fondaco
dei mercanti perugini, apprendiamo che, ora, la sede della sua atti-
vità e centro dei suoi interessi è Bologna, ove ferve il lavoro delle
stamperie, come a Perugia.

Ritornando ora a considerare le gesta del Widenast, troviamo
che il giorno 4 febbraio 1479, egli salda il debito che sappiamo aveva

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contratto con Ventura di Abramo ebreo perugino per l’acquisto di
certa mercanzia chiamata «bordia »; e lo salda, cedendogli un suo
credito di 25 fiorini e 40 soldi su Pierfilippo della Cornia, e per il
residuo di 8 fiorini e 60 soldi occorrente a fare i 34 fiorini del suo
debito gli dà « quatuor volumina digestorum veterum in forma fac-
torum » 89).

Notiamo, per inciso, che i quattro Digesti valevano cinque du-
cati d'oro ognuno, cioé venti ducati d'oro, pari a venticinque fio-
rini, secondo il valore corrente, e che eran dati in pagamento di 8
fiorini e 60 soldi; il sopramercato era usura o margine di garanzia
sul credito non ancora riscosso verso il Corneo ?

Il 28 agosto 1480, troviamo Gianni bidello-fra i testimoni alla
consegna dei libri relitti nella sua bottega da Federico Eber, atto
di cui abbiam già detto.

Il 13 marzo 1481, «Jannes Herici impressor librorum » si di-
chiara debitore per 22 fiorini di Giacomo di Pietro e soci, mercanti
perugini, e « pro securitate » dà loro in deposito «septem volumina
Digesti veteris in formis impressos » ; poiché il debito é scaduto ed
egli « non habeat facultatem satisfaciendi », dà loro licenza di ven-
derli in tutto od in parte « pro illa quantitate et pretio pro ut cum
emptore seu emptoribus erunt in concordia », ponendo il ricavo alla
sua ragione °°),

Il Digesto Vecchio che già si stampava, come vedemmo, nel
febbraio 1476, si continua a stampare in edizioni successive, se an-
cora Gianni bidello se ne serve in continuità, per pagare o garantire
i suoi debiti, presso i varii fondachi ? E questi debiti, che sono accesi
uno dopo l’altro, lo sono per far fronte alle necessità dell’attività
tipografica ?

Mastro Enrico Clayn, che abbiamo incontrato l’ultima volta
quando trattava con i cartari camerinesi, il 15 giugno 1476, ed il
cui nome non è più comparso nel colophon della Lettura del Corneo,
è forse rimasto vittima, come l’Eber, della peste che mieteva le vite
degli abitanti della città, sul finire del medesimo anno ?

Widenast si servì, come sappiamo dell’opera di Stefano da Ma-
gonza per la composizione della Lettura del Corneo, ma non sap-
piamo con chi lo sostituì più tardi nella sua officina, per l’attività
tipografica che continuò a svolgere.

Questo ci sembra il momento adatto per accennare brevemente,
anche per mancanza di altre notizie, che in una sentenza datata,
10 giugno 1477, il podestà Azzo de’ Lapi da Cesena condannò a
138 GIOCONDO RICCIARELLI

pagare 25 libbre di denari, tale « Gutius theotonicus impressor lit-
terarum in forma de Alamania»; costui era incorso in tal pena,
«super eo quod de anno presenti 1477 et mense maii... dictus Gu-
tius... proiecit in faciem et oculos Johannis Savii de Mediolano
unum cratum vini...» *2. Sarà costui il sucessore di Stefano da
Magonza nella officina di Gianni bidello, o è soltanto un garzone ?

Dei soci e patroni del Widenast, sappiamo invece qualcosa da
un pubblico atto, formato in data 14 aprile 1481, con il quale messer
Niccolò Hebl, chierico della diocesi di Padova e scolaro della Sa-
pienza Vecchia, dà procura a messer Jacopo di Enrico, tedesco,
rettore della Sapienza stessa, perché egli rappresenti e tuteli gli
interessi del mandante nella società contratta fra l’Hebl, lo stesso
rettore e Gianni bidello *2,

Questo Hebl è lo stesso che, in quel medesimo giorno, 14 aprile,
aveva dato egual procura a messer Sigismondo di Lodovico ed a
Giovanni Trombone, suoi connazionali, perché lo avessero rappresen-
tato nella compagnia tipografica di Pietro da Colonia, nella quale
era anche interessato, come a suo luogo si vide, e le due procure
saran state fatte, con molta probabilità, alla vigilia di assentarsi da
Perugia.

Questa concomitanza delle due procure, e la necessità per l'Hebl
di farne due, ci indica pure che le due compagnie, l’una che va sotto
il nome di Pietro da Colonia e l’altra che va sotto quello di Giovanni
Widenast, erano operanti con distinti interessi e mediante distinte
organizzazioni tecniche di maestranze e di impianti, e ciò non im-
pediva che una medesima persona fosse fra i patroni nelle due so-
cietà, contemporaneamente, ma, ovviamente, con distinti apporti di
capitale.

È quindi nell'ambiente degli studenti tedeschi così numerosi fra
gli scolari della Sapienza Vecchia, che troviamo ancora i patroni di
Gianni bidello per il periodo successivo al recesso del mercante pe-
rugino Ranaldo, verificatosi finita che fu la stampa del Digesto ;
(recesso dal processo produttivo, ma non anche dal commercio li-
brario, al quale lo abbiam visto continuare a partecipare).

Entra, a questo punto, nella serie cronologica delle fonti do-
cumentarie, il fascicolo di una causa civile, promossa da mastro
«Steffanus de Alamania » contro messer Jacopo « Doleator », ret-
tore della Sapienza Vecchia, per salari promessi e non corrisposti 99).

La collocazione indicata dal Rossi sembra esser stata esatta,
ma nella busta fra il fascicolo 17 e quello 19, secondo la numerazione

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I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 139

fatta dal Belforti, il fascicolo 18 manca del tutto ; il suo nuovo col-
locamento, dovuto certamente ad errore, é sfuggito ad ogni nostra
pià attenta ricerca.

Dobbiamo quindi procedere, senza verifica, sulla base della tra-
scrizione parziale offertaci dal Rossi, colla data del 15 maggio 1481,
e delle succinte notizie che la accompagnano.

Il convenuto é indicato come messer Jacopo Doleatore rettore
della Sapienza vecchia, e di lui conosciamo anche il patronimico,
per esser egli stato indicato come Jacopo di Enrico, nella procura
Hebl del 14 aprile 1481, e più indietro ancora, sempre come Jacopo
di Enrico, quando il 20 gennaio 1480, lo abbiam visto operare come
procuratore di Gianni fornaio erede dell'Eber, al tempo in cui era
soltanto uno studente scolaro della Sapienza e non ancora eletto
rettore.

L'attore è indicato come «magister Steffanus de Alamania »;
egli dice di essersi condotto « pro famulo vel garsone ad artem im-
pressorie litterarum » con messer Jacopo Doleatore, il quale gli pro-
mise come salario, tre ducati d'oro papali al mese, e lavoró undici
mesi, dal maggio del precedente anno 1480 fino allora. Sui 33 du-
cati d'oro per ciò spettantigli, Stefano aveva ricevuto in più volte
otto ducati, restava quindi creditore di 25 ducati, e per di più do-
veva esser rimborsato delle solite spese di vitto ed alloggio dal mese
di gennaio in poi, in ragione di quattro bolognini al giorno «sicut
alii socii et famuli habuerunt ».

Questa azione legale ha molte analogie con quella promossa nel
settembre 1477 da Stefano da Magonza contro Giovanni Widenast,
azione che abbiamo ampiamente esaminato piü sopra ; ambedue son
compositori di lettere, il primo Stefano aveva un salario mensile di
due ducati, ed il secondo Stefano un salario mensile di tre ducati,
ad ambedue il capo dell'impresa « ministrabat expensas »; tuttavia
la quasi completa omonimia e le dette analogie relative alla posi-
zione dell'operatore nell'impresa, non ci convincono, fino a contraria
prova, che i due Stefani siano la medesima persona.

Perché il secondo Stefano non si dichiarerebbe piü «de Ma-
guntia » come già aveva fatto il primo ? Il Widenast poi, anche se
in questo secondo caso, sembra aver meno autorità che nel primo,
avrebbe consentito di vedersi d'intorno in officina quello stesso Ste-
fano con cui aveva acerbamente conteso in giudizio, quattro anni
prima ?

Alle eccezioni di messer Jacopo, propone Stefano la prova te-

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140 GIOCONDO RICCIARELLI

stimoniale : il primo teste è Giovanni bidello, che dice di aver per-
sonalmente condotto Stefano, per mandato di Jacopo e socii, ad
attendere alla composizione e quanto di pertinenza dell'esercizio.
Dice anche che Stefano compose il trattato De testamentis ed altre
opere, e che lavoró nella stessa casa del teste, poiché i soci di messer
Jacopo eran lo stesso teste e messer Niccolò (a noi già noto, come
Niccolò di Tomaso Hebl), e che altri quattro socii attendevano «ad
laborandum » insieme allo stesso teste.

Il secondo teste è messer Sigismondo di Lodovico, che abbiam
conosciuto socio e patrono di mastro Pietro da Colonia e di mastro
Federico Eber, nella cosidetta quinta compagnia ; su di lui abbiam
più ampi dati anagrafici da un documento dell’anno successivo, al-
lorché il 9 marzo 1482, forse nell'atto di lasciar Perugia, « D. Sigi-
smundus Ludovici de Monacho diocesis Friburgensis de Alamania »
tanto in nome proprio che come erede del fratello suo Giorgio, no-
mina fra Lorenzo da Ratisbona ofm, procuratore per la tutela dei
suoi interessi «ad petendum et exigendum omnes et singulas quan-
titates pecunie florenorum et libros lecture et alias quasdam scrip-
turas eidem constituenti debitas... a domino Jacobo olim rector
Sapientie veteris » °).

Messer Sigismondo. dichiara di aver udito da messer Niccoló
Hebl ed anche da certi garzoni della stamperia (che chiama uno
Ungaro e l'altro Giovanni Scultes) che le spese che si rimborsavano
ai garzoni erano appunto di quattro bolognini al giorno.

Il terzo teste è pure a noi noto come Pietro di Venanzo « hos-
pitator », il quale afferma aver egli ospitato nella sua locanda certi
garzoni loro, al prezzo di quattro bolognini al giorno, da lui conve-
nuto con messer Jacopo e messer Niccolò.

Questa causa si conclude con la vittoria di mastro Stefano, al
quale è data licenza di recuperar il suo credito esecutoriamente, se
messer Jacopo non provvede a pagare quanto gli deve.

Prima di proceder oltre, rammentiamo che mastro Pietro da
Colonia e mastro Giovanni di Ermanno di Corrado eran pure soci
di questa impresa, e forse anche ad essi si riferisce Gianni bidello,
quando parla dei quattro soci che attendevano «ad laborandum ».

L'11 marzo 1482, l'officina di Giovanni Widenast prende a com-
pletare l'altra opera incompiuta dell'Eber, cioé il De dotibus et de
dotatis mulieribus di Baldo Novello Bartolini. Come abbiam già visto,
l'opera si cominciò a comporre in seguito all’accordo intervenuto il
13 marzo 1479, fra Federico Eber ed i mercanti perugini Gianbat-

PIC SONE RE Nn E e
-

I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 141

tista di Pietro di Gnagne, Bacciolo di Pietro (Fomagioli) e Alberto
di Niccolò ; in seguito alla morte dell'Eber, il lavoro è quindi ri-
masto incompiuto per quasi tre anni; adesso mastro Pietro da .Co-
lonia e messer Sigismondo di Ludovico da Monaco, convengono con
Gianbattista di ridar vita agli accordi originari, poiché intendono
che «opus ceptum ad debitum finem deducatur ».

In quei patti originari, mastro Pietro e messer Sigismondo si
pongono negli obblighi e nei diritti già, a suo tempo, spettanti al-
l’Eber, e finita che sarà l’opera di stampa, il profitto si dividerà
come previsto in quegli stessi patti. All’officina di Giovanni Widenast,
messer Sigismondo e mastro Pietro consegneranno «lectere et te-
laja necessaria per dicta opera », e Giovanbattista darà tutta la
carta necessaria ; di più, quest’ultimo pagherà le spese di bocca per
il Widenast e per altri quattro compagni, nonché il salario dei tre
garzoni, in ragione di due ducati d’oro al mese per ognuno. A Gianni
bidello, quale suo salario e «provisione » si daranno cinque ducati
d’oro al mese, ma il salario del quarto garzone sarà a carico suo ;
a lui andrà anche pagata la pigione della casa «per quillo tempo
che se opererà in dicta casa per dicta opera » *".

Non vogliamo terminar di parlare di questo periodo di attività
cui ha partecipato il Widenast, senza dire ancora qualche parola
sulla questione dei due Stefani, con i quali egli successivamente ha
avuto a che fare, Stefano da Magonza prima, e Stefano «de Ale-
mania » poi. Fermo restando per noi, il concetto che le indicazioni
anagrafiche che si riscontrano negli atti notarili, sono generalmente
attendibili, e che è solito indicare le parti con la qualificazione che
li distingue, nella vita quotidiana, da altri omonimi (qualificazione
distintiva di varia origine, secondo i casi singolarmente considerati)
affermiamo che il secondo Stefano si è dichiarato ed è conosciuto
come «de Alemania » proprio per distinguersi dall'altro, conosciuto
come «de Maguntia ». Una risposta certa in merito, non è, per il
momento, di grande rilevanza, ma, per eventuali futuri rinveni-
menti documentari, potrebbe diventarlo, e perciò vogliamo aggiun-
gere l'indicazione di altri documenti che ci son noti, e che potreb-
bero esser di ausilio nello stabilire la verità storica.

Il primo di questi documenti ha la data del 20 ottobre 1477,
ed è una procura alle liti data a messer Giovanni di Giulio Ferranti,
che abbiam già veduto raccogliere altre procure ; in questo caso i
mandanti sono « Stefanus Herici de Maguntia provintie Alamanie et
domina Catherina eius uxor», abitanti «ad presens Perusii» *9.

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142 GIOCONDO RICCIARELLI

Nulla per ora ci impedisce di credere, che questi sia il nostro
Stefano da Magonza, che conosciamo sposato, che in questo periodo,
circa un mese prima, il 22 settembre, aveva iniziato, stanco di at-
tendere, la sua azione legale contro il Widenast, e che aveva forse
bisogno di un secondo procuratore, oltre a ser Mariano Petrucci
che stava già per lui in giudizio.

Il secondo documento ed il terzo si riferiscono ad uno « Stefa-
nus Leonardi de Alemania »; nel primo dei due, datato 17 gennaio
1472, egli si dichiara debitore di un « magistri Fiderigi Johannis de
Alamania Perusii nunc commorantis », per la somma di otto ducati
d’oro veneziani, pagati per suo conto «et animo rehabendi », dal
detto Federico a certo Giovanni Boemo «occasione cuiusdam equi
dicti Johannis Boemi ad manus dicti Stefani perventi ». Il secondo
dei due é un documento di molti anni dopo, datato 13 novembre
1487, in cui tale « magister Moer Froequort de Alamania, scolaris
studens in civitate Perusii», riceve in prestito venti ducati d'oro
dal fondaco degli eredi di Alfano, e per lui garantiscono « magister
Baldassar Genterii de Alamania et Stefanus Lionardi de Alamania
venditor librorum » ??,

Anche qui nulla, per ora, ci impedisce di credere che questo
«Stefanus Leonardi de Alemanea » sia il nostro secondo « Stefanus
de Alemania », e ci conforta in tal senso, quella professione di ven-
ditore di libri che dichiara quindici anni dopo ; l'altro personaggio
chiamato « magister Fiderigus Johannis » è di professione merciaio, tin-
tore e conciator di pelli, come rileviamo da un atto costitutivo di
compagnia del 7 dicembre 1471 9),

Dell'altro « magister Baldasar Genterii » e del Giovanni Boemo,
null'altro sappiamo.

Procedendo nel tempo, non si hanno piü documenti relativi
alla attività tipografica del Widenast e neppur si sa nulla di una sua
attività mercantile nel settore librario.

Della sua vita privata, sappiamo che ebbe un figlio di nome
Teodoro, e che lo perdette nel 1476, al tempo della moria, sappia-
mo che sua moglie aveva nome Elisabetta ed era figlia di Mar-
co di Bartolomeo di Puccio, come ci dice un atto del 26 luglio
1486, in cui ella vende una sua casa in P. S. Susanna e parrocchia di
S. Luca 9»,

Il 6 maggio 1488, Gianni dichiara di aver ricevuto dalla moglie
una dote di 80 fiorini, e due giorni dopo, in due atti contemporanei,
ambedue i coniugi si donano reciprocamente quanto posseggono ; in

fe iile A ——— neon TE SI t — podio PR io
I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 143

quest'ultimo atto egli & chiamato «bidellus collegii doctorum et
universitatis civitatis Perusii » 199),

Dal 1489 al 1499 ed oltre, Giovanni Widenast riceve dai Priori
una mercede per il servizio di coadiutore che egli presta nella Can-
celleria del Comune '*», Gli annali del 1489 e 1490 essendo andati
perduti, citiamo quello del 1491 *°2) in cui i Priori ordinano al depo-
sitario di pagare sei fiorini al Widenast «iam tabolacinus nostri pa-
latii, cum ipse continue moram trahit in cancelleria nostri Comunis
ad servitia et commoda cuiuscumque habentis interesse etiam exis-
tentibus in ea volentibus habere aliquam notitiam et commodum ».

Nel 1497 per due mesi e nel 1498 in perpetuo fu ammesso alla
mensa priorale !?»»,

Il 19 giugno 1497, Gianni bidello e sua moglie Isabetta com-
prano un pezzo di terra, coltivata a vigna, nei sobborghi del rione di
Porta S. Pietro, da tal Francesco di mastro Bartolomeo, per il prezzo
di 47 fiorini, pagati contestualmente 1°),

Il 27 settembre 1498, troviamo Giovanni Widenast intervenire
in qualità di teste all’atto costitutivo di una compagnia mercantile ;
egli sottoscrive l'atto di suo pugno '*9, [Tavola III b]

Nella casa che egli abitava nel rione di Porta S. Pietro e nella
parrocchia di S. Stefano, il 2 febbraio 1502, « Jannes Arigi teotoni-
cus bidellus almi studii Perusini », sano di mente e di corpo, dichiara
le sue ultime volontà, per il caso della sua morte ; son presenti quat-
tro religiosi, frati professi della chiesa di S. Gerolamo in Porta S.
Pietro «extra duas portas », ed un tale chiamato Tomaso di Fran-
cesco di Feo.

Gianni bidello chiede di esser sepolto nella cappella degli OI-
tramontani, in S. Maria dei Servi, quale membro della confraternita
di S. Barbara ; nomina poi sua moglie Elisabetta sua erede univer-
sale ed esecutore testamentario messer Gentile di Guido Baglioni.

Dichiara di aver ricevuto in più volte da sua moglie, in moneta
e beni, la somma di 112 fiorini, per la quale obbliga a suo favore
tutto quello che egli possiede. Ad essa, sua erede universale, fa ob-
bligo di «regere et gubernare de victu et de vestitu » la famula Eli-
sabetta, tedesca, che vive in casa, vita sua natural durante, ed anche
di dare asilo e abitazione nella sua casa, a «Stefanus Arigi teoto-
nicus quatterus palatii M. D. Priorum », finché egli vivrà «et dum
honeste vixerit ».

Obbliga quindi madonna Elisabetta sua moglie a rimaritarsi
entro tre mesi dalla sua morte, e dovrà prender in sposo un citta-

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144 GIOCONDO RICCIARELLI

dino perugino, che sia un artigiano e non sia forestiero, ovvero an-
che, in vece di rimaritarsi, potrà entrare in convento; «et casu
quo non vellet nubere » e neppure «intrare in religionem », allora
cadrà da ogni diritto sulla sua eredità, la quale dovrà andare «ad
monasterium, capitulum et conventum S. Hieronimi situm in P. S. P.
extra duas portas » 1*9,

Dal catasto dei cittadini di P. S. P. della parrocchia di S. Ste-
fano, apprendiamo le ultime notizie sulla vita di Giovanni Widenast.

Il giorno 30 dicembre 1500, tre anni dopo averne fatto l'acquisto,
allibra il terreno che possiede nei sobborghi di P.S.P., in vocabolo
«la madonna squarciata ».

Sotto la data del 17 aprile 1506, leggiamo la notizia della sua
morte, ed il nome del secondo marito della vedova: «ad petitio-
| nem Tome Francisci Fei, additum est eius nomen et prenomen, quia
constavit dictis offitialibus prefatum Tomam sequi libram dicti bi-
| delli per mortem ipsius bidelli et quia domina Isabetta uxor olim
dicti bidelli, se nupsit dicto Toma » 1°”.

5. — STEFANO AQUILA.

Il più antico documento in cui sia citato Stefano Aquila, se-
condo i reperti documentari oggi disponibili, è un atto di donazione
che porta la data del 19 aprile 1477, e di cui ci dà una parziale tra-
scrizione il Rossi '*9,

Trattasi di una donazione fatta da un « magister Johannes Ke-
reg de Alamanea alta impressor librorum in civitate Perusii », ed
in tal modo noi leggiamo questo cognome, diversamente da quel
che ne ha fatto il Rossi 109).

Mastro Giovanni Kereg stampatore dona irrevocabilmente a mes-
ser Giovanni di Giulio Ferranti da Rocca Antica dimorante in Pe-
rugia, a noi già noto per altri rispetti, tutti i diritti «et actiones
reales et personales » che il maestro ha «contra et adversus Stefa-
num Aquila de Saxonia », e contro il di lui fidejussore ser Giovanni
di Enrico «olim de Alamanea et nunc » cittadino perugino, anche
egli già noto. Dice il maestro che Stefano «iam se pepigit pro gar-
sone cum dicto magistro Johanne» e non mantenne le promesse
fatte, donde contro di lui « motum est judicium », davanti all'Udi-
tore del reverendissimo Governatore ; il giudizio non è concluso an-
cora, e Stefano sarebbe in carcere come sospetto di fuga, e nulla
I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 145

tenente, ma l'intervento del fidejussore «qui fidejussit pro dicto
Stefano de judicio fisci et judicatum solvendo » gli è valso per man-
tenere la sua libertà, almeno provvisoriamente.

Non disponiamo degli atti del giudizio, e quindi non conosciamo
né l’antefatto né l'oggetto dell'azione legale, evidentemente mossa
da inadempiuti rapporti di lavoro; ma qui non è il garzone che re-
clama un salario promesso e non corrisposto, è invece il maestro che
reclama il mantenimento di promesse fattegli dal garzone stesso.
In quale occasione ciò potrebbe essersi verificato ? Pensiamo possi-
bile trattarsi di un incarico di vender libri stampati su vari mercati,
come abbiam visto altre volte accadere, incarico dato ad uno dei
maestri o garzoni che parteciparono all’operazione di stampa ; se è
così, la operazione di stampa deve esser stata fatta in altra località
diversa da Perugia, altrimenti il tipografo avrebbe venduto diretta-
mente senza intermediarii, ed il fatto che il Kereg non dà altri segni
di sé come tipografo in questa città, ci conferma la convinzione di
trovarci di fronte ad un forestiero, sopraggiunto a Perugia, sulle
orme di un socio o garzone, il quale, partito con balle di libri da ven-
dere, non abbia più dato notizie di sé.

Il secondo documento in cui compare Stefano Aquila, è un atto
di società «et comunionem ad exercitium imprimendi libros et
sculpendi licteras pro dicto exercitio impressorie », nel quale egli si
associa con mastro Giovanni di Giovanni da Augusta, per sei anni.
L'atto é datato, 3 marzo 1478, ma Rossi lo riporta con il mille-
simo 1477 (per pura svista, poiché la datazione è chiaramente
indiscutibile) sia a p. 19 del testo della sua opera, sia al doc. n. 16.

Abbiam già molto a lungo esaminato questo documento, e non
diremo di più di quel che ne abbiam detto, parlando delle gesta di
mastro Giovanni da Augusta; notiamo soltanto che quell'errore di
data, di cui più sopra, ha costretto il Rossi ad una congettura, oggi
palesemente priva di fondamento, con cui ci propone esser stato
questo nuovo maestro Giovanni Kereg (per lui cosidetto « Reseps »)
un compagno di lavoro di Giovanni d'Augusta, senza dare alcuna
ombra di appoggio alla sua asserzione. Mastro Giovanni Kereg non
ha lasciato un suo procuratore, come si fa quando ci si assenta pre-
cariamente, ma anzi ha ceduto i suoi diritti nella causa contro Ste-
fano Aquila, come fa chi se ne va per non piü ritornare ; cosi avrà
fatto questo maestro, chiamato dai suoi affari a tornare indietro,
od a proseguire nel suo viaggio ; la sua necessità di lasciar definiti-
vamente la città, ci sembra una logica motivazione per questa ces-

10
146 GIOCONDO RICCIARELLI

sione di diritti, ed il Ferranti avrà trovato il suo tornaconto nel
rilevarli da lui per qualche prezzo.

Sappiamo che in questa società fra Giovanni d'Augusta e Ste-
fano Aquila, si stamparono Breviari, poiché ne fummo informati
dall'atto 15 gennaio 1479, in cui Giovanni d'Augusta associava a sé
nella vendita di detti Breviari, il mercante Pietro de' Veli.

Stefano Aquila, già garzone con mastro Kereg, è diventato mae-
stro Stefano «scultor litterarum » nella compagnia con Giovanni di
Augusta, ma questa compagnia non duró come era programmato e
terminó molto prima di sei anni. La moria del 1479, che fece tutti
fuggire sul finire dell'estate, e andó innanzi per l'autunno e l'inverno
successivi, sarà stato il colpo di grazia per la traballante situazione
di mastro Giovanni d'Augusta, e Stefano si sarà pur egli posto in
salvo, almeno per qualche mese.

Per qualche mese, diciamo, ma non oltre l'estate dell'anno suc-
cessivo, poiché un documento, da noi recentemente rinvenuto, ci
parla di lui, alla data 3 ottobre 1480 11°).

Mastro Stefano Aquila, evidentemente sciolto dai suoi impegni
precedenti, con mastro Giovanni d'Augusta, costituisce ora una sua
propria compagnia «ad imprimendum libros » una compagnia cioè
in cui egli non sia più subordinato ad altri maestri. I patroni sono
anche qui due studenti tedeschi « dominus Levo Leve de Alamania
videlicet de Saxonia studens Perusii in Jure pontificio et dominus
Theodoricus Tzenen de Saxonia studens Perusii in jure predicto »,
non soltanto tedeschi quindi, ma anche della stessa sua provenienza ;
egli è qui indicato per la prima volta col suo patronimico, come « ma-
gister Stefanus Jannis Aquila de Saxonia provintie Alamanie habi-
tator Perusii magister imprimendi libros ».

Con ciò scompare anche l’ombra della congettura avanzata da
qualche studioso, fra cui il Lange nel suo citato saggio, che Stefano
Aquila si potesse identificare con il precedente Stefano da Magonza,
garzone di Giovanni Widenast. I due patroni suddetti promisero a
mastro Stefano « ponere et mictere omnes et singulas pecunias qui-
bus erit opus dicte societatis » per l'esercizio dell'arte « imprimendi
libros ad omnem instantiam et requisitionem dicti magistri Stefani ».
Questo fecero i due patroni perché a sua volta mastro Stefano pro-
mise di applicare se medesimo alla stampa dei libri «bene et dili-
genter et bona fide et solliciter die noctique ad usum et morem boni
et legalis magistri », nonché di porre nell'attività sociale tutti gli
strumenti e tutte le masserizie pertinenti a detta arte, che il maestro

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I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 147

stesso possiede, e di arruolare quei garzoni che saranno necessari al
compimento della operazione.

I salari dei garzoni «solvi debeant expensis societatis », ed ogni
lucro e danno nascente dall'esercizio sociale, « durante tempore ip-
sius » si dovrà dividere e ripartire «in duas partes equales » metà
per i patroni e metà per il maestro. « Hoc tamen declarato » che le
somme di denaro «per dictos dominos exponende et immictende »
si debbano «tirare » non prima della fine della società e dopo che i
libri stampati in essa siano stati venduti, ma sempre prima di divi-
dere il profitto.

Quel che era divenuto il costume nel regolamento dei rapporti
fra i soci, in tutte le compagnie tipografiche, è anche in questa os-
servato e seguito ; quanto alla durata dei reciproci impegni, non ne
viene fissata alcuna, e la compagnia «incepta intelligatur die primo
presentis mensis octobris, et finire quando placuerit dictis partibus ».

Prima di parlare dell'attività editoriale di questa compagnia di
mastro Stefano Aquila, i cui prodotti ci sono in parte noti, dobbiamo
dire di un documento che abbiamo già esaminato durante il discorso
fatto su Pietro da Colonia; trattasi di una sostituzione di procura,
del 19 maggio 1481. Mastro Pietro da Colonia, in quel giorno, sostitui
a sé tale Gianni tedesco merciaio, in qualità di procuratore degli
interessi del maestro Giovanni «krag, civis erbipolensis diocesis »,
piü precisamente «ad transigendum, componendum, concordandum
cum magistro Stefano impressore librorum ».

Il motivo di questa sostituzione puó trovarsi nella necessità
per mastro Pietro di recarsi per qualche tempo fuori di Perugia,
mentre gli interessi che rappresentava avrebbero richiesto una con-
tinua presenza. Questo Giovanni Krag suo mandante è nominato,
sempre come Giovanni Krag, anche da Federico Tietz nella causa
che gli ha fatto Pietro per riavere il suo denaro ed i suoi libri, nel-
l’anno 1486, e Federico dice che il Krag è proprietario dei libri di
cui Pietro reclama la restituzione od il prezzo.

Questo mastro Stefano impressore che ha una qualche diffe-
renza con quel mastro Giovanni Krag di Würzburg, è difficile pen-
sare che non sia Stefano Aquila de Saxonia che poco fa abbiam sa-
puto esser stato garzone di un mastro « Giovanni Kereg de Alamania
alta impressor librorum» ; Kereg e Krag son certo due interpretazioni
grafiche di un medesimo cognome, la cui vera ed esatta ortografia
non siamo in grado, al momento, di indicare e documentare. Che il
Krag (o Kereg che fosse) abbia lasciato una procura a Pietro da Co-

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148 GIOCONDO RICCIARELLI

lonia per comporre e transigere la differenza con mastro Stefano il
quale ora che è diventato capo d'impresa, è meglio disposto a farlo, |
non si accorderebbe con la cessione di diritti ed azioni contro Ste- $
fano Aquila fatta dal Kereg (o Krag) a Giovanni Ferranti, ma da |
allora son passati quattro anni, e puó trattarsi di fatti diversi e |
successivi ; la cessione fatta si riferiva particolarmente ad un «ju-
dicium fisci » ed a una pretesa «solutio judicati », su cui poteva già
esser intervenuta composizione fra Stefano ed il Ferranti cessiona-
rio, mentre adesso che siamo nel 1481, la differenza puó aver avuto
altro oggetto. Sono comunque tutte ipotesi che al momento non
sembrano aver rilevanza agli effetti della nostra indagine.

Per parlare della produzione tipografica perugina di Stefano
Aquila, dobbiamo in ordine logico, parlare prima sul saggio di Lange
già citato ; questo studioso di Danimarca, nel 1907, ci diede il risul-
tato di ricerche da lui fatte per documentarsi sui precedenti italiani
di uno stampatore tedesco, Stefano Arndes, che nel 1486 stampò
nella città di Schleswig un « Missale Slewicense », con tipi di grande è
pregio. Dopo ciò l'Arndes si trasferì a Lubecca, ove operò fino al-
l’anno 1519, nel quale anno morì. Da un’operetta stampata, secondo
il Lange, dallo stesso Arndes nel 1493 a Lubecca col titolo « De
Sacramento altaris mundo et transformato », opera che tuttavia è
catalogata come adespota dal Proctor (7424), per il fatto che il co-
lophon era scritto in lingua italiana, trasse il Lange lo spunto per
ricercare i precedenti italiani di questo stampatore.

In Italia, a Perugia, il Lange trovò questi precedenti negli in-
cunaboli che Adamo Rossi ci descrive alle pag. 35 e seguenti del suo
testo, e cioè : il Quadriregio di Federico Frezzi, stampato a Perugia
«per maestro Steffano Arns almano » nel 1481, il De componendis
versibus di Francesco Maturanzio stampato ‘a Perugia «artificio et
labore ingeniosi viri Stephani Arnes Ancisburgiensis Anno D .M.cccc.-
LXXXI. die Junii decimasexta », i Fioretti di S. Francesco d'Assisi,
stampati a Perugia « per magistro Steffano Arns de Hamborch » I'11
luglio 1481, e le Constitutiones Marchiae Anconitane del cardinale
Egidio Albornoz, stampato a Perugia «per magistrum Stephanum
Arnes Hamburgensem » insieme con i soci Gerardo di Tomaso «de j
Buren » e Paolo.

Alle sudette quattro opere, Ruggero Orfei nel suo saggio recente-
mente pubblicato "2, accompagna l'opera descritta da Tammaro de
Marinis sull’unico esemplare esistente conserva'o nella Stadt Bi-
bliothek di Ulma "7, opera chiamata il Libro delle Sorti di Lorenzo

SEU Lt ini cdl tati — ore AVI IENE SES n PL
I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 149

Spirito, stampato a Perugia nel 1482, da «Stephano Arendes de
Hamborch et Paulus Metcher et Gerardus Thome de Alamania com-
pagni ».

Questa molteplice diversità nella grafia di un medesimo co-
gnome é spiegata dal Lange, con la voce del tedesco medievale
«arn, arnt, arent», che significa, in italiano, «aquila ».

La desinenza in «s, es » è quella del genitivo, donde « di aquila » ;
se questo «aquila» non é un soprannome, ma un toponimo, tro-
viamo la sua origine in Sassonia, con Arneburg sull'Elba e anche
con Arnsdorf presso Dresda. Il significato della voce tedesca latiniz-
zato in « Aquila » ha dato modo al Lange di identificare nel socio
di Giovanni d'Augusta, Stefano Aquila, lo Stefano Arnds di Lu-
becca, dall'unico documento su questo personaggio, riportato dal
Rossi con qualche rilievo, senza peraltro aver pensato ad identifi-
carlo con l'Arns o Arnes, di cui pure provvide a citare le edizioni,
che abbiamo piü sopra indicate.

Ecco quindi che con questo discorso, noi possiamo ricollegarci
al contratto di società stipulato il 3 ottobre 1480, da mastro Stefano
Aquila con i due tedeschi di Sassonia, Levo Leve e Paolo Metcher,
e stabilire che con essi « patroni » stampò il Quadriregio, il De com-
ponendis ed i Fioretti, e successivamente con Gerardo von Buren e
Paolo Metcher, le Costituzioni e Le sorti.

Chiudiamo il discorso su Stefano di Giovanni da Amburgo detto
Aquila, con un ultimo documento, datato 30 maggio 1481, che tratta
di una commissione di operazione tipografica da lui ricevuta 119),

A questa data, in Perugia, nel fondaco di Francesco e Galeotto
figli di Oddo, « magister Stefanus Johannis de Amburg de Sassonia,
dyocesis Bremensis provintie Alamanie impressor librorum in civi-
tate Perusii » promette al nobil uomo Francesco di Oddo « de Oddo-
nibus novellis » mercante, che tratta per se e per suo fratello Galeotto,
di stampare cinquecento libri, « vocati lo specchio de l’ordene dey
frate menore », perfetti e completi, « de litteris modernis in forma »,
entro il tempo di cinque mesi a cominciare dal successivo 4 giugno,
operando «omni die exceptis diebus festivis ».

I committenti forniranno la carta necessaria e pagheranno cen-
todieci fiorini, di cui sessanta per il salario dei garzoni e per le spese
di esercizio, e cinquanta «pro eius provisione, salario et magis-
terio ».

Il maestro si obbliga a non stampare « alios libros similes » nella
città di Perugia, finché i committenti non avranno venduti « dictos
- DEC T

150 GIOCONDO RICCIARELLI

libros impressos », e la sua provvigione di cinquanta fiorini potrà
anche essergli pagata in tanti libri «ita impressis » fino al valore di
25 fiorini 114),

La serie dei documenti riguardanti Stefano Aquila si conclude
qui; dalla sua ultima opera perugina, che al momento conosciamo
stampata nel 1482, alla sua prima opera stampata nel 1486 dopo
il suo ritorno in patria, questo maestro avrà molto probabilmente
esercitato ancora la sua attività in altre imprese tipografiche e pro-
dotto altre opere librarie ; varrà a colmare la lacuna oggi esistente
nella documentazione il possibile rinvenimento di ulteriori fonti di
informazione.

6. - H. M.

Dell'identità di questo stampatore che si é cosi misteriosamente
indicato in una sola opera, giunta fino a noi, non si é finora rintrac-
ciata alcuna prova. L'opera é il Tractatus de Pulsibus del dottore
Pietro Vermiglioli, che oltre alle due iniziali sudette, porta la data
della edizione, cinque febbraio 1480, ma non il luogo della stampa ;
non sappiamo quindi neppure se fu stampata a Perugia.

Riteniamo che il mistero potrà diradarsi quando si potrà sco-
prire il motivo di questo anonimato ed il perché lo stampatore abbia
voluto celarsi dietro due iniziali, poiché sarebbe meglio riuscito al
suo scopo non nominarsi affatto 115),

GIOCONDO RICCIARELLI

NOTE

1) L’opera è intitolata, L’arte tipografica in Perugia durante il secolo XV
e la prima metà del XVI ed andò alla stampa nel 1868, per i tipi di G. Bon-
compagni & C. Editori in Perugia.

?) Mi è di debito ringraziare qui, la Direzione dell'Archivio di Stato di
Perugia, nella persona del Direttore prof. dott. Roberto Abbondanza, per
la buona accoglienza e le massime possibili facilitazioni, fatte al mio lavoro
di ricercatore.

3) Rossi A., op. cit., doc. 19; ASP, Atti di Ser Francesco di Giacomo,
protocollo n. 203, c. 154r.

mcum RECO M E ENO

e-
I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 151

1) ASP, Archivio Storico del Comune di Perugia, Cat. Ant. Gruppo 19,
libro n. 34, c. 630v., fo. cLv.
5) Rossi A., op. cit., doc. 29; ASP, Atti di ser Francesco di Giacomo,

è protocollo n. 204, c. 300r. à
6) ASP, Atti di ser Girolamo di Angelo di Antonio, bastardello n. 162,
c: 60r:

?) Rossi A., op. cit., doc. n. 4; ASP, Atti di ser Francesco di Giacomo,
protocollo n. 204, c. 305v.

8) ASP, Atti di ser Marsilio di ser Francesco di ser Stefano, bastar-
| dello n. 87, fascicolo 119, c. 28r.
| ?) Rossi A., op. cit., doc. n. 5; ASP, Atti di ser Francesco di Giacomo,
protocollo n. 205, c. 294v.

19°) RossI A., op. cit., doc. n. 6 ; ASP, Atti di ser Francesco di Giacomo,
prot. n. 206, c. 122r.

1) Rossi A., op. cit., doc. n. 7 ; ASP, Atti di ser Francesco di Giacomo,
prot.-n..206; c. 152v:

1?) ASP, Atti di ser Girolamo di Bartolomeo, bastardello n. 164, c. 16r.
| 1) Rossi A., op. cit., doc. n. 8 ; ASP, Atti di ser Francesco di Giacomo.
4 prot. n. 206, c. 256r.

14) Rossi A., op. cit., doc. n. 9; ASP, Atti di ser Francesco di Giacomo,
prot; n:: 2075:c.:: 191r:

15) Rossi A., op. cit., doc. n. 12; ASP, Atti di ser Francesco di Gia-
como, prot. n. 208, c. 133r.

16) ASP, Atti di ser Francesco di Giacomo, prot. n. 208, c. 166r.

17) RossI A., op. cit., doc. n. 13; ASP, Atti di ser Francesco di Gia-
como, prot. n. 208, c. 210r.

18) ASP, Atti di ser Tomaso di mastro Antonio, bastardello n. 163,
e. 179r: :

19) ASP, Atti di ser Francesco di Giacomo, prot. n. 208, c. 242r.

20) ASP, Atti di ser Tolomeo di ser Niccolò, bastardello n. 78, c. 685r.

21) ASP, Atti di ser Marsilio di ser Francesco, bast. n. 179, c. 31r.

2) ASP, Atti di ser Tolomeo di Niccolò, bastardello n. 78, c. 789v.

2) ASP, Atti di ser Girolamo di Bartolomeo, bast. n. 171, c. 139r.

24) ASP, Atti di ser Marsilio di ser Francesco, bast. n. 179 c. 131v.

25) ASP, Atti di ser Girolamo di Bartolomeo, bast. n. 171, c. 139r.

#6) Rossi A., op. cit., doc. n. 26; ASP, Atti di ser Francesco di Gia-
como, prot. n. 214, c. 59v.

| *?) Rossi A., op. cit., doc. n. 27; ASP, Atti di ser Francesco di Gia-
como, prot. n. 214, c. 134v.

28) ASP, Atti di ser Girolamo di Bartolomeo, bast. n. 171, c. 260r.

??)) Rossi A., op. cit., doc. n. 35; ASP, Atti di ser Francesco di Gia-
como, prot. n. 217, c. 248r.

30) ASP, Atti di ser Giovanni di Sante, bastardello n. 65, c. 34v.

81) La città non indicata nell'atto dovrebbe esser Roma, poiché quel
152 GIOCONDO RICCIARELLI

mastro Giorgio impressore é certamente Giorgio Launer tipografo tedesco,
nativo di Ratisbona, che impiantó a Roma, nel monastero di S. Eusebio,
una stamperia, dove lavoró dal 1470 al 1472, e successivamente, operò fuori
del monastero, prima in società col maestro Leonardo Pflugel, poi da solo
almeno fino al 1482.

8) ASP, Atti di ser Gerolamo di Bartolomeo, bast. n. 171, c. 260r.

8) ASP, Jura diversa, busta vi, aa. 1475-1479, ad diem.

4) ASP, Atti di ser Girolamo di Bartolomeo, bast. n. L71307

85) ASP, Processus, busta n. 85, fascicolo n. 5.

**) ASP, Jura diversa, busta xir, aa. 1485, 1486, 1487, ad diem.

?**) ASP, Atti di ser Pietro di Lorenzo, prot. n. 197316::515t1:

**) Rossi A., op. cit., p. 38 del testo, nota 1 ; ASP, Atti di ser Pietro di
Lorenzo, prot. n. 174, c. 134r.

?*) ASP, Atti di ser Bartolino di Niccolò, bastard. n. 137 c. 75r.

**) Rossr A., op. cit., doc. n. 14; ASP, Atti di ser Francesco di Giacomo
prot. n. 207 c. 126v.

41) ASP, Atti di ser Francesco di Giacomo, prot. n:2017:c/:75r:

*) ASP, Atti di ser Gaspare di Ercolano, bastardello n. 189, c. 254v.

4°) ASP, Atti di ser Cristoforo di Giacomo, bastardello n. 196, c. 362v.

44) ASP, Atti di ser Cristoforo di Giacomo, bastardello n. 196, c. 395v.

*) ASP, Atti di ser Cristoforo di Giacomo, vacchetta allegata al prot.
n:5501; c.-37v:

4) ASP, Fondo Giudiziario Perugino, Jura diversa busta VIII;:aa.
1475-1479, ad diem.

+’) P. UcoriNo NicoLINI 0FM, « Boll. Dep. St. Patria per l'Umbria », vol.
LX, (1963) ; ASP, Atti di ser Matteo di Nardo, prot. n. 327, c. 107r.

48) ASP Atti di ser Gerolamo di Bartolomeo, bast. n. T71; ic. *65v.

**) ASP, Atti di ser Simone di Giovanni, prot. n. 315, c. 42v.

*»)) Rossr A., op. cit., doc. n. 21 ; ASP, Atti di ser Francesco di Giacomo
prot: n. 210,:c:578r:

5) Rossi A., op. cit., doc. n. 16; ASP, Atti di ser Paolo di Simone,
prot. n. 367, c. 163r.

*) ASP, Atti di ser Pietro di Lorenzo di Matteo, prot. n. 175, c. 141v.

5) ASP, Atti di ser Francesco di Giacomo, prot. n. 211, c. 22r.

**) Rossi A., op. cit., doc. n. 24 ; ASP, Atti di ser Francesco di Giacomo,
prot. 5n.*212;-c. 101v;

55) Rossi A., doc. n. 31; ASP, Atti di ser Simone di Giovanni, prot.
n. 315, carta slegata segnata c. 177r.

59) ASP, Atti di ser Marsilio di ser Francesco, bastardello n. 120, c. 27v.

**) ASP, Fondo Giudiziario Perugino, Processus, busta n. 79, A. 1484,
fascicolo n. 8.

3) ASP, Atti di ser Francesco di Giacomo, prot. n. 225; c. 86r.

5) ASP. Atti di ser Marsilio di ser Francesco, bastard. n. 178, c. 55r.

9) ASP, Jura diversa, busta 1x, aa. 1478-1479, ad diem.

dit — LA n pren YR mnis I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 153

61) ASP, Atti di ser Benedetto di Massarello, bastard. n. 214, c. 63r.

*j Rossi A., op. cit., doc. n. 34; ASP, Atti di ser Francesco di Gia-
como; prot.:in. :216,:c::352v:

* Rossr A., op. cit., doc. n. 27; ASP, Atti di ser Francesco di Gia-
como, prot. n. 214, c. 134v.

*) Rossi A., op. cit., p. 29 del testo.

*5)) ASP, Atti di ser Paolo di Simone, prot. n. 367, c. 215r.

**) ASP, Atti di ser Mariano di Petruccio, bastard. n. 180, c. 232r. «ma 221r».

6?) ASP, Atti di ser Giovanni di Sante, bastardello n. 63, c. 156r.

*) ASP, Archivio Storico Comune di Perugia, Catasti, Gruppo 19,
libro n. 14, c. 632r. fo. crxxvrimr.

**)) ASP, Jura diversa, Busta n. 2, aa. 1451-1460, ad diem.

7?) ASP, Arch. Storico Com. di Perugia, Consigli e Riformanze, vol.
n::3102;1cs26yv:

7) ASP, Arch. Stor. Com. di Perugia, Consigli e Riformanze, vol. n. 100,
c.: 50v.

7?) ASP, Arch. Stor. Com. di Perugia, Consigli e Riformanze, vol. n. 111,
c... 76r:

7?) Rossi A., op. cit., doc. n. 10; ASP, Atti di ser Francesco di Gia-
como, prot. n. 208, c. 96v.

^) Se vogliamo ricercare dell'origine di coloro che usano un cognome
di apparente natura toponomastica, notiamo che in Sassonia, prossimo a
Dresda, vi é un luogo chiamato Langebrueck (Pontelungo); l'ortografia é
leggermente differente, ma si sa, che in materia di cognomi, é universalmente
convenuto accettare, in ogni tempo, tali lievi differenze, sopratutto quando
neppure l'interessato, e questo é uno dei tanti casi, si attiene ad uno stretto
rigore ortografico. Quanto al secondo cognome ridotto dalla grafia fonetica
italiana alla grafia tedesca di Klein, probabilmente di origine non toponoma-
stica, corrisponderebbe al nostro Piccoli o Piccini ; comunque di toponimi
che comincino con Klein, in Germania ve ne sono a diecine, e ve ne sarà uno
anche vicino ad Ulma. La grafia del terzo cognome dovrebbe forse esser piü
correttamente Windenhast, ma una nostra prima ricerca fra i possibili to-
ponimi non ha dato risultato.

7%) ASP, Jura diversa, Busta vin, aa., 1475-1479, ad diem.

7) Rossi A., op. cit., doc. n. 15 ; ASP, Atti di ser Francesco di Gia-
como, prot. n. 208, c. 228r.

7?) ASP, Atti di ser Giovanni di Sante, bast. n. 64, c. 139r.

75 ASP, Atti di ser Simone di Giovanni, vol. n. 309, c. 72r.

79) ASP, Atti di ser Francesco di Giacomo, prot. n. 209, c. 247v.

89) ASP, Atti di ser Giovanni di Sante, bast. n. 64, c. 167r.

81) ASP, Atti di ser Simone di Giovanni, prot. n. 309, c. 83r.

8) VERMIGLIOLI G. B., Della Tipografia Perugina del secolo X V. Lettera al
signor dottore Luigi Canali. Perugia, Baduel, 1806 ; Rossi A., op. cit., doc.
n. 18; ASP, Archivio Giudiziario, Processus, Busta n. 52, a. 1477, fasc. n. 14.
154 GIOCONDO RICCIARELLI

8) LANGE H. O., Les plus anciens imprimeurs à Pérouse 1471-1482.
Estratto dal Bollettino della Reale Accademia di Scienze e Lettere di Dani-
marca, a. 1907, n. 6, pp. 265-301.

#8) Rossi A., op. cit., p. 23 del testo, nota 2 ; ASP, Atti di ser Francesco
di Giacomo, prot. n. 210, c. 53r.

85) ASP, Atti di ser Giovanni di Sante, bastardello n. 64, c. 152v.

86) ASP, Atti di ser Giovanni di Sante, bast. n. 64, c. 253v.

87) ASP, Atti di ser Giovanni di Sante, bastardello n. 64, c. 254r.

88) RossI A., op. cit., p. 38 del testo, nota 1 ; ASP, Atti di ser Cristoforo
di Giacomo, vacchetta allegata al prot. n. 501, c. 42r.

89) ASP, Atti di ser Simone di Giovanni, prot. n. 310, cc. 45v e 46r.

90) ASP, Atti di ser Francesco di Giacomo, prot. n. 213, c. 115r.

8) ASP, Giudiziario, Sentenze del Podestà, Busta ad annum, fascicolo
segnato con n. 225, « Copie domini Azzi », ad diem.

*) ASP, Atti di ser Marsilio di Francesco, bast. n. 179, c. 132v.

*) Rossi A., op. cit., doc. n. 25 ; ASP, Archivio Giudiziario, Processus,
Busta n. 67, seconda dell'anno 1481, fascicolo n. 18.

94) ASP, Atti di ser Marsilio di Francesco, bast. n. 179, c. 191v.

*) RossI A., op. cit., doc. n. 27; ASP, Atti di ser Francesco di Gia-
como, prot. n. 214, c. 134v.

96) ASP, Atti di ser Angelo di Domenico, bastard. n. 223, c. 365r.

9?) ASP, Atti di ser Matteo di Pietro di Massolo, bast. n. 262, c. 162r.
ASP, Atti di Michelangeló di Melchiorre di Cecco, bastard. 219, c. 106r.

98) ASP, Atti di ser Francesco di Giacomo, prot. n. 203, c. 388v.

99) ASP, Atti di ser Marsilio di Francesco, bast. n. 123, fascicolo 19,
c. 49r.

100) ASP, Atti di ser Francesco di Giacomo prot. n. 221, c. 306r e 310v.

101) RossI A., op. cit., p. 38 del testo ; ASP, Annali Decemvirali, Indice
as annum.

19) Annali Decemvirali, lib. 121 a c. 63r.

193) ASP, Annali Decemvirali, Indice ad annum.

14) RossI A., op. cit., doc. n. 37 ; ASP, Atti di ser Pietropaolo di Bar-
tolomeo, prot. n. 322, c. 135r.

195) ASP, Atti di ser Pietropaolo di Bartolomeo, prot. n. 322, c. 203r.

19) ASP, Atti di ser Severo di Pietro di Meo, prot. n. 458, c. 10v.

107?) ASP, Archivio Storico Comune di Perugia, Catasti, Gruppo 2°, li-
bro 29, c. 532v. fo. CGVIII.

108) Rossi A., op. cit., doc. n. 17; ASP, Atti di ser Paolo di Simone,
prot. n. 367, c. 163r.

19) Rossi legge «fHReseps», ed è una lettura inesatta, per le seguenti
ragioni : la prima lettera della parola è maiuscola, può sembrare una «erre »
ma non lo è, ed è invece una «cappa », molto simile ad una «erre », conve-
niamo, ma con differenze patenti. Una «erre » maiuscola parte con il « duc-
tus » dalla base del rigo, sale sopra il rigo, forma l'occhio superiore, richiu-

TICCQOENSQIUyAERIT GU DOW WENT CENE II —-—CO— [A n eor P D Do

C_ ME n Ua

)

I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 155

dendosi sull’asta e prosegue con un segno che riscende alla base del rigo quan-
do non vien legato alla lettera seguente ; una « cappa » invece parte dall’alto
sopra il rigo, e scende perpendicolarmente alla base del rigo dalla quale poi
risale come la «erre » a formare un occhio che si richiude e prosegue con il
segno che ridiscende alla base del rigo quando non si lega. Il notaio volle
dapprima scrivere la « cappa » minuscola, la quale è come una «bi », dal cui
occhiello chiuso alla base del rigo, parte un segno discendente, che in genere
non si lega ; ma invece di chiudere l’occhiello proseguì il segno in basso oltre
la base del rigo, e ne venne una « acca » minuscola ; allora il notaro tralasció
di continuare e tiró un rigo di cancellazione sullo scritto, seguitando poi
con una vera « cappa » maiuscola. La seconda e la quarta lettera sono anche
per Rossi due «e » minuscole ; la terza lettera è letta dal Rossi come « esse »
minuscola, ma non lo é, apparendo come una piccola macchia d'inchiostro
quasi tonda, che non esce dal rigo né sopra né sotto, come invece farebbe
una «esse », la mia versione che legge «erre », é assai piü plausibile. La quinta
ed ultima lettera, é chiaramente una minuscola «gi», che ha sorelle gemelle
nel medesimo atto, e prima e dopo in altri atti dello stesso protocollo ; come
faccia Rossi a leggervi addirittura il nesso «ps», non saprei spiegare. Per
spiegare invece le incertezze notarili, teniamo presente che la lettera « cappa »
era ormai rarissimamente usata, essendo passato qualche secolo dal tempo
di «sao ke kelle terre ».

110) ASP, Atti di ser Tolomeo di Niccolò, bastardello n. 79, c. 313r.

"1 RuGGERO ORFEI, Rassegna della produzione tipografica a Perugia nel
sec. XV, in « Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria »,
vol. LXIII, fasc. 2°, p. 127. Perugia, 1966.

11?) TAMMARO DE MARINIS, Appunti e ricerche bibliografiche. Milano,
Hoepli, 1940.

113) ASP, Atti di ser Rubino di Giacomo, prot. n. 373, c. 71r. per gen-
tile segnalazione di D. Costanzo Tabarelli OSB.

114) P. Ugolino Nicolini ofm ci ha formulato l’ipotesi che questo documento
possa riferirsi al testo in volgare conosciuto con questo titolo, e scritto dal
francescano P. Giacomo Oddi, appunto in quell’epoca, del quale non si co-
noscono edizioni anteriori a quella moderna, compiuta nel 1931 dall’editore
Olschki di Firenze, col nuovo titolo La Franceschina.

115) Abbiamo fatto una breve indagine bibliografica sul fondo incuna-
boli della Biblioteca Augusta: i tipi del trattato De pulsibus (inc. 1058
Bib. Aug.) ci sembrano gli stessi di quelli dei Canones de Astrolabio Roberti
Anglici (1088 B. A.) e di quelli del trattato De testibus di Tindaro Alfani
(1033 B. A.); questo trattato dell'Alfani potrebbe essere quell'omonimo
trattato che faceva parte della eredità Eber, di cui all'atto in data 20 gen-
naio 1480.

Diciamo anche, per quanto riguarda il maestro Stefano Aquila, che i
tipi dell'opera La Spera di Leonardo Dati (1089 B. A.) ci sembrano gli stessi
di quelli che conosciamo nelle cinque opere sue pervenuteci.
26 aprile :

26 luglio :

2 settembre :
20 ottobre :

21 ottobre :

28 ottobre :

15 ottobre :

15 marzo :

6 aprile :

APPENDICE

PROSPETTO DELLE DATE ESSENZIALI

1471

Costituzione della prima compagnia tipografica per
la durata di sedici mesi fra Pietro da Colonia, Gio-
vanni da Bamberga, Braccio Baglioni, Bacciolo
Fumagioli, Matteo Baldeschi e Costantino d’An-
drea ae TR i E US
Giovanni Widenast compare come fidejussore

1472

Giovanni d’Augusta acquista una casa in P. S. A.
Scioglimento della prima compagnia di Pietro da
Colonia, costituita il 26 aprile 1471 . :
Pietro da Colonia e Giovanni da Bamberga pren-
dono'n prestito 40*ducatb . 92 55. QU pad
Seconda compagnia di Pietro da Colonia e Gio-
vanni da Bamberga con Matteo Baldeschi e Ra-
naldo di Francesco, per la durata di un anno .

1473

Pietro da Colonia e Giovanni da Bamberga vanno
ad abitare in P.S. S. e parr. di S. Gregorio . .

1474

Pietro di Pietro vende uno «Speculo» a P. Ga-
glioffi da Aquila, teste Giovanni Widenast .
Scioglimento della terza compagnia di Pietro da
Colonia e Giovanni da Bamberga con Braccio Ba-
glioni e Ranaldo di Francesco che costituitasi in
data imprecisata duró circa sei mesi .

- HEU GNE: it ii NS "CO E TTI mesa È a È LA E sie, EAS SESIA

120

98

80

81

81

83

84

A— 22 agosto :

28 luglio :

7 decembre :

13 gennaio :

23 febbraio :

8 marzo :
20 marzo :
25 maggio :
15 giugno :

26 settembre :

26 marzo :
19 aprile :

4 giugno :

I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA

Pietro da Colonia e Giovanni da Bamberga rin-
novano la locazione della casa fino al 31 maggio
1475

1475

I Priori cassano Giovanni Widenast dall’offizio di
famulo del palazzo

La compagnia già corrente tà Giovanni d Augusta
e Pietro di Giuliano di Venanzo, costituitasi in
data imprecisata, accetta di stampare.i Consigli
del Benedetti

1476

Giovanni d’Augusta si fa prestare i ferri da Fede-
rico Eber RR E I I,
È già corrente una compagnia fra ‘Frico Con.
Giovanni Widenast e Jacopo Garlasii per la stam-
pa del Digesto vecchio, vi si aggrega Ranaldo di
Francesco > 7 3

Enrico Clayn cita Giovanni Blicardo :
Costituzione della quarta compagnia di Pietro da
Colonia e Giovanni di Ermanno di Corrado, con
Ranaldo di Francesco per la durata di due anni .
Scioglimento della quarta compagnia di Pietro da
Colonia, costituita il 20 marzo precedente .
Jacopo Garlasii, Enrico Clayn e Giovanni bidello
acquistano carta a Camerino . :
Contratto di Giovanni d'Augusta con Pietro de
Veli per la stampa della Somma di Paolo Nico-
letti

1477

Federico Eber dà procura a Giovanni Ferranti .
Giovanni Krag dona a Giovanni Ferranti i suoi
diritti contro Stefano Aquila

Giovanni d’Augusta è citato da Bartolomeo bi-
dello

^ - , 7 —.
A. t RN Du “ 7 n uz N
UN MERLEN hcc DE 5 X 7 ' J ica

^ y^ M LS ar Tae, © E A 2

157

122

99

102

122

124

86

87

125

103

114

144

105
158

10 giugno :
26 luglio :

13 settembre :

22 settembre :

20 ottobre :

13 novembre :

10 febbraio :
19 febbraio :
3 Marzo :
12 giugno :

17 giugno :

26 decembre :

15 gennaio :

13 marzo :

21 maggio :

4 giugno :

GIOCONDO RICCIARELLI

Guzio stampatore è condannato dal Podestà
Giovanni bidello riprende i libri già dati a Luca
d’Argentina : isi
Giovanni Widenasti e Ranaldo di Fraicesco quie-
tanzano Pier Filippo della Cornia per il prezzo di
15 Digesti vecchi È
Stefano da Magonza cita Giovanni bidello per sa-
lario non corrispostogli dal luglio 1476 .

Stefano di Enrico da Magonza e sua moglie Cate-
rina danno procura a Giovanni Ferranti .
Allibramento catastale di Pietro da Colonia .

1478

Giovanni Ciaffusio riceve da Marco di Ranaldo
18 volumi della Lettura del Corneo .

Nuovi patti di finanziamento fra Pietro dei Veli
e Giovanni d’Augusta iue uide :
Società per sei anni fra Giovanni TOA e Ste-
fano Aquila . Fear
Federico Eber è citato da uno studente per una
veste È 2 : ;
Giovanni dA EUER Drehde i in pri tito 20 fiorini,
Giovanni Ciaffusio dà procura per conto di sua
moglie a Giovanni bidello ed a Pietro di Giuliano
di Venanzo

1479

Pietro dei Veli finanzia Giovanni d’Augusta per
la sua quota nella società che ha con Stefano Aquila
alla stampa dei breviari

Costituzione di compagnia fra Federico Eber e G.
Battista di Pietro per stampare l'opera De dotibus
di Baldo Bartolini : :
Federico Eber ottiene il iei delli Ron
titio De testamentis di Pietro Baldeschi .
Chiusura dei conti fra Michele di Pellegrino e Pie-
tro di Giuliano di Venanzo .

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3 ottobre :

13 marzo :
14 aprile :

14 aprile :

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20 gennaio :

f 15 maggio :

19 maggio :

30 maggio :

I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA

Scioglimento della quinta compagnia di Pietro da
Colonia con Giovanni di Ermanno di Corrado,
Giacomo Avitatii, Niccolò Hebl e Sigismondo di
Lodovico, e con l’assente Federico Eber, mediante
lodo da darsi dai dottori Baldeschi e Boncambi
insieme con Ranaldo di Francesco .

Morte di Federico Eber

1480

Giovanni fornaio erede di Federico Eber fa suo
procuratore Giacomo di Enrico studente per gli
interessi che l’Eber aveva nella quinta compagnia
di Pietro da Colonia, scioltasi il 6 ottobre dell’anno
precedente

Giovanni d’Augusta fa i conti con E Pierguelislino
cartaro AES

Giovanni merciaio CORSCEUE i libri relitti dall'Eber
ai soci Niccoló Hebl e Sigismondo di Lodovico,
teste Gianni bidello 3 A
Costituzione di compagnia fra Stefano di Giovanni
detto Aquila e gli studenti Levo Leve e Teodo-
rico Teznen, senza prefissata scadenza .

1481

Giovanni Widenast dà in pegno 7 Digesti .
Niccolò Hebl dà procura a Sigismondo di Lodovico
ed a Giovanni Trombone per la tutela degli inte-
ressi che egli ha nella disciolta quinta compagnia
di Pietro da Colonia

Niccolò Hebl dà anche procura a \iakobo: di En-
rico rettore per rappresentarlo nella compagnia
corrente fra l'Hebl, Jacopo rettore e Widenast .
Stefano de Alemania cita Jacopo Doleatore rettore
e soci (Hebl e Widenast) per salario non corrispo-
stogli dal maggio 1480 :
Pietro da Colonia é procuratore di Giovani Ku
per la differenza che il Krag ha con Stefano Aquila
I fratelli Oddi commettono a Stefano Aquila la

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11 marzo:

22 aprile :

19 maggio :
9 ottobre :

20 marzo :
20 marzo :

12 ottobre :

GIOCONDO RICCIARELLI

stampa dello Specchio dell’ordine dei frati Minori
Stefano Aquila si associa a Gherardo di Tommaso
von Biiren e Paolo di Mattia Metcher per stampare
almeno fino al 1482

1482

Paolo macellatore fa quietanza a Pietro da Colonia
ed a Giovanni di Ermanno di Corrado per il prez-
zo della fornitura di carne fino a quel giorno e
Ranaldo di Francesco anche fa loro quietanza per
i libri delle Appellazioni dovutigli . :
Pietro da Colonia e Sigismondo di Lodovico dun
no a completare la stampa del De dotibus del Bar-
tolini iniziata da Eber alla officina di Gianni bi-
dello in cui egli é socio con Jacopo rettore e Nic-
coló Hebl

1483

Pietro da Colonia prende in fitto una casa dell'O-
spedale della Misericordia :
Giovanni d'Augusta riceve la dote doa E Cre :
La famiglia di Giovanni d'Augusta si impegna di
pagare a Ranaldo di Francesco il residuo debito del
maestro

1484

Federico Tietz dà procura a Giovanni Ferranti
Pietro da Colonia dà procura a Giovanni Fer-
ranti 7 SERA PRA $ DUM
Biagio Chiarelli si fa anitenticàre le Obbligazioni
scritte da Giovanni d'Augusta

1485

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| I PROTOTIPOGRAFI IN PERUGIA 161
1486

! 15 febbraio: Federico Tietz consegna i suoi libri a Francesco

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27 febbraio: Inizio della causa di Pietro da Colonia contro Fe-

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Note e documenti

Iscrizione latina rinvenuta a Perugia
in località Verzaro presso le mura
etrusche

L'iscrizione ), che ricorda le opere compiute da un magistrato
municipale romano, fu rinvenuta nella primavera del 1965, nel
corso dei lavori eseguiti dalla Università di Perugia nel palazzo
dei Barnabiti al Verzaro — già appartenuto nell'Ottocento a Ma-
rianna Florenzi Waddington — acquistato dall'Ateneo perugino per
essere destinato a sede della Facoltà di Magistero.

Per realizzare il progetto di trasformazione — che prevedeva
la creazione di alcune aule nell'area del giardino pensile situato
sul retro del palazzo e compreso fra questo e l'antica cinta mu-
raria della città — era necessario svuotare il terrapieno sostenuto
dalle mura etrusche. La Soprintendenza alle Antichità dell'Um-
bria, informata del progetto, chiese ed ottenne dal Rettore Ma-
gnifico dell'Università di eseguire alcuni saggi di scavo a fianco
delle mura prima di procedere agli sterri, che pure furono control-
lati per tutta la durata dei lavori ?.

Non é questa la sede per riferire i risultati dei sondaggi, che
richiedono una relazione a parte, ma non si puó fare a meno —
prima di iniziare l'illustrazione dell'epigrafe — di riassumere qui
molto brevemente alcune osservazioni sulle mura in questa parte
della città, specie per quanto puó riguardare il ritrovamento del-
l'iscrizione.

I saggi hanno permesso di fare utili osservazioni sui modi di
costruzione del muro di cinta della città e di osservarne la faccia
interna (Tav. I).

Per innalzare il muro antico fu praticato nel terreno un taglio
a mezza costa, sul quale fu impiantato il primo filare di blocchi e
successivamente eretto il muro. Nei punti in cui il pendio del colle
saliva e quindi il muro doveva essere impostato a maggiore altezza,
veniva praticato nel terreno una specie di gradino (Tav. II).
164 ANNA EUGENIA FERUGLIO

Man mano che si innalzava il muro, lo spazio esistente fra
questo e il pendio naturale del colle veniva riempito di terra, in
modo da formare un terrapieno ? dietro le mura, nel quale si rin-
vengono strati di scaglie di travertino, risultato della lavorazione
dei blocchi: ció dimostra che il terrapieno fu innalzato man mano
nel corso dei lavori di costruzione delle mura e quindi il materiale
rinvenutovi puó dare utili elementi di datazione.

Mentre all'esterno anche in questo tratto delle mura * i blocchi
sono lavorati piuttosto regolarmente e uniti fra loro con commes-
sure abbastanza precise, la faccia interna, destinata ad essere
nascosta dal terrapieno, era lasciata grezza: i blocchi non sono
squadrati e probabilmente sono stati messi in opera quasi come
provenivano dalla cava, senza subire notevoli rilavorazioni. Fra
un blocco e l'altro sono spesso inserite zeppe o scaglie di traver-
tino.

Tuttavia, in un piccolo tratto conservato presso i margini della
zona interessata dai lavori (Tavv. I, III, IV), i blocchi dei tre filari
più alti sono lavorati a faccia vista anche all’interno, ciò che fa-
rebbe supporre che anche l’interno del muro fosse visibile nella
sua parte superiore 9. Si potrebbe supporre che all’interno, lungo
il muro, corresse in antico una strada, ciò che potrebbe spie-
gare la presenza in questa zona dell’iscrizione rinvenutavi. Pur-
troppo, la parte più superficiale del terrapieno interno alle mura
(e con questa anche l’eventuale piano di calpestio antico) è stata
rimaneggiata in età più recente. È probabile che, in un primo pe-
riodo, quando venne meno l’opera di manutenzione delle mura,
i blocchi più alti siano crollati o siano stati riutilizzati e quindi
vi sia stato un abbassamento del muro e del terrapieno interno.
Successivamente, col rifiorire della vita nella città, in questo tratto
la cinta muraria antica fu sopraelevata, contemporaneamente al
terrapieno interno, in periodi diversi, dal Trecento all’Ottocento,
forse con lo scopo di sorreggere gli orti interni. La località Verzaro
avrebbe assunto appunto questo nome «per la copia dei giardini
che anticamente vi erano » 9.

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L'iscrizione è incisa su un lastrone di travertino, spezzato in
due frammenti, rinvenuti separatamente ma a pochi metri di di-
stanza l'uno dall'altro, nei pressi del punto in cui, forse nel xvi o
nel xvii sec., nella cinta muraria antica era stato aperto un varco,

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ISCRIZIONE LATINA RINVENUTA A PERUGIA 165

successivamente richiuso e poi riaperto nel corso dei lavori, per
permettere l'accesso alle aule interne ?.

Il primo e maggiore frammento dell'iscrizione fu rinvenuto nel
terrapieno immediatamente all'interno delle mura, a circa 2 m.
di profondità, in terreno rimaneggiato in età relativamente re-
cente. Il secondo frammento, minore, che attacca col primo, era
stato riutilizzato nella sopraelevazione posteriore delle mura. La
iscrizione quindi non è stata trovata in situ: si può senz'altro am-
mettere che essa provenga da Perugia, ma non si può affermare
con sicurezza se essa in origine si trovasse nei pressi del luogo in
cui è stata rinvenuta o se vi sia stata trasportata da un’altra zona
della città. Tale precisazione ha particolare importanza, date le
indicazioni topografiche contenute nell’iscrizione. Sembrerebbe tut-
tavia più probabile che l’epigrafe provenisse dalla zona in cui è
stata rinvenuta o da non molto lontano : se infatti il frammento
riutilizzato per la sopraelevazione del muro poteva anche essere
stato trasportato da lontano per venire reimpiegato, è più difficile
immaginare che ciò sia avvenuto per l’altro frammento maggiore,
abbandonato nel terreno di riempimento all’interno del muro, e
che non sembra essere mai stato riutilizzato.

L'iscrizione è attualmente conservata nel Museo Archeologico
Nazionale dell'Umbria in Perugia, mentre nella Facoltà di Magistero
dell’Università è esposto il calco, eseguito — integrando le parti
mancanti — dopo aver ripulito e riattaccato i due frammenti.

L'iscrizione (Tavv. VI, IX) è ripetuta, in un identico testo, sulle
due facce — che chiameremo A e B — del grande lastrone ret-
tangolare di travertino, ora ricomposto parzialmente — come si è detto
— da due frammenti e mutilo in alto e nella parte inferiore : alt.
massima conservata m. 0,81 (lungo la cornice sin. della faccia A);
larghezza m. 0,885 ; spessore m. 0,165 - 0,18 lungo i margini ; m. 0,12 -
0,125 in corrispondenza della zona iscritta. Il campo rettangolare
su cui è incisa l’epigrafe è largo m. 0,66 sulla faccia A e. m. 0,68
sulla faccia B. Esso è delimitato su entrambe le facce da una cor-
nice (larga m. 0,105 - 0,12) liscia lungo il margine esterno e con
due modanature verso l’interno che la collegano al campo iscritto.
La cornice correva sicuramente almeno su tre lati: a causa della
rottura del lastrone non è possibile stabilire se essa continuasse
anche in basso, sul quarto lato, nè come il lastrone fosse confor-
mato inferiormente, onde permettere la posizione verticale e la
visibilità di ambedue le facce dell’iscrizione.

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166 ANNA EUGENIA FERUGLIO

Si potrebbe confrontare una stele di età claudia dal Foro vec-
chio di Leptis Magna, iscritta però da un solo lato, che era inserita
inferiormente entro uno zoccolo di base più largo *.

La nostra iscrizione, ricordando le opere di sistemazione stra-
dale compiute dal magistrato perugino, doveva essere sistemata in
modo tale che le due facce fossero leggibili a chi percorreva la strada
nei due sensi. Sempre a Leptis Magna, nell’arco di Tiberio ®, che
ricorda l’opera di pavimentazione delle strade della città, lo stesso
testo è ripetuto sulle due facce dell’arco, evidentemente anche in
questo caso per far sì che l’epigrafe potesse essere letta da chi per-
correva la strada in tutti e due i sensi. Più difficile immaginare
quale fosse la collocazione dell’iscrizione perugina, per consentire
la lettura delle due facce.

Si deve notare che sulla faccia A della nostra iscrizione vi sono
tre profondi incavi per grappe: uno in basso a sinistra, presso la
cornice, presenta tracce abbondanti della colatura di piombo ; il
secondo si trova al centro, in corrispondenza della frattura me-
diana 15 cm. circa più in basso del precedente ; un terzo si trova
in basso a destra, presso la cornice, 12 cm. circa al di sotto del
precedente. Congiungendo le tre grappe visibili sulla faccia A, si
ha una linea obliqua discendente da sinistra verso destra, che cor-
risponde, grosso modo, alla frattura inferiore del blocco di traver-
tino, la quale interessa tutti e tre gli incavi per grappe, sia pure
a diverse altezze. È possibile che le grappe servissero a fissare il
lastrone su una base che ne consentisse la posizione verticale e che
il lastrone si sia spezzato nel punto di maggiore sforzo.

Le grappe, tuttavia, potrebbero essere dovute anche a un
restauro antico, successivo alla frattura del blocco di travertino
in quel punto. Possiamo cioè supporre che il lastrone si ingrossasse
nella parte inferiore, destinata a essere infissa nel terreno onde per-
mettere la posizione verticale — in modo simile ad esempio al
«cippo perugino » (C.I.E., 4538) — e che esso si sia spezzato in
un punto rimasto fuori terra. Tale ipotesi — che riferisco per pren-
dere in considerazione tutte le eventuali possibilità — mi pare
tuttavia poco convincente, data anche la regolarità della disposizione
dei tre incassi per grappe, che sembrerebbe determinata da partico-
lari esigenze e non fatta semplicemente in funzione di una frattura
che, con ogni probabilità, non poteva essere regolarissima.

Sul lato B — almeno nella parte conservata — non vi sono
tracce di simili grappe.

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ISCRIZIONE LATINA RINVENUTA A PERUGIA 167

Si dà qui di seguito il testo dell'iscrizione, incisa sulle due facce
del lastrone.

- Faccia A: C(aius) Fir[---] / Gallus |..... ] / viam Thorre
[...] / ab ara Silvani ad | aream Tlennasis | de sua pec(unia) stravit |
et crepidines posuit.

Faccia B : [- --] C(ai) f(ilius) | [..... ]s IIvir | [. .. .] Thorre-
nam | ab ara Silvani ad | ar[e]am Tlennasis | de s[u]a pec(unia) stra-
vil | et crepidines posuil.

Sulla faccia A le lettere dell’iscrizione sono alte mm. 80-85
nella prima riga ; mm. 72-75 nella seconda ; mm. 67-70 nella terza ;
mm. 59-60 nella quarta (ma la i di Silvani è alta 67 mm.) ; mm. 56-60
nella quinta; mm. 56-59 nella sesta e mm. 55-59 nella settima (ma
la 1 di posuit è alta 65 mm.). Sulla faccia B le altezze delle lettere
sono le seguenti: 1? riga: 85 mm. ; 2? riga: 74-77 mm. ; 3? riga:
67-72 mm. ; 4? riga : 64-67 mm. (73 mm. la i di Silvani) ; 5? riga:
64-67 mm.; 6? riga: 62-690 mm.; 7? riga: 63-67 mm.

Accostando quanto rimane delle due repliche si può trarre il
testo quasi completo dell’iscrizione : l’unico elemento mancante ed
incerto è il gentilizio del personaggio ricordato :

C(aius) Fir| ---] C(ai) f(ilius) | Gallus, (duo)vir, | viam Thor-
renam | ab ara Silvani ad | aream Tlennasis | de sua pec(unia) stravit
| et crepidines posuit.

Le lettere sono piuttosto regolari e provviste di lievi apica-
ture. Le parole sono divise da segni a volte triangolari, a volte a
forma di virgola, che mancano alla fine delle righe. L'occhiello
della P è aperto inferiormente.

Sulla faccia A la # finale di posuit è più alta delle altre lettere.
Sulla faccia B, poichè dopo la i di posuit non vi era spazio suffi-
ciente per la f, questa è stata indicata sommariamente con un trat-
tino orizzontale, inciso al di sopra della i.

Su ambedue le facce dell'iscrizione la i finale di Silvani è più
alta delle altre lettere. Il Gordon !'? osserva che la i lunga si dif-
fonde nel I sec. a.C. è in uso soprattutto nel I sec. d.C., pur
trovandosi ancora nel II-III sec. d.C. La nostra iscrizione potrebbe
datarsi con molta approssimazione al I sec. d.C.!D.

La forma delle lettere appare abbastanza affine a quella dei cippi
perugini C.I.L., xi, 1923, di età augustea, rinvenuti in località
Verzaro 1); ma è più regolare e si direbbe senz'altro più recente.

L'iscrizione ricorda le opere di sistemazione stradale compiute
da un duoviro del municipio di Perugia.

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VERDE. "a de + - < 7 + ce (i 4 » A
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168 ANNA EUGENIA FERUGLIO

Iscrizioni relative a lavori stradali sono assai frequenti nel
mondo romano, come si puó vedere anche dagli esempi raccolti
dal Dessau 19),

Possiamo ricordare inoltre il cippo viario osco dalla Porta
di Stabia di Pompei'? che, riferendosi a un tessuto urbano già
parzialmente noto, fornisce interessanti dati topografici e soprat-
tutto toponomastici sulla Pompei sannitica.

Forse a lavori stradali si riferisce anche un’altra iscrizione
perugina, C.I.L., xi, 1945, se si accetta il supplemento proposto
dal Mariotti !5 — probabiliter secondo il Bormann? — alle ri-
ghe 5-7: su[a pecunia] ste[rnenda]m cur[avit].

Ma torniamo all'iscrizione dal Verzaro.

I] nome del magistrato é composto di prenome, gentilizio,
patronimico e cognome: manca l'indicazione della tribü. Il per-
sonaggio non mi risulta altrimenti noto.

Il gentilizio è mutilo e non si può supplire con sicurezza. Sulla
faccia A, alla F iniziale del gentilizio segue un'asta verticale, si-
curamente una i, quindi un'altra asta verticale di un'altra lettera
che leggerei r, dato che lungo il margine della frattura é inciso il
secondo tratto inferiore, un po' curveggiante, della r, della quale
mancherebbe dunque tutto l'occhiello. Non mi pare possibile altra
lettura se non r.

In via del tutto ipotetica proporrei di integrare il gentilizio
con Firmius, già noto a Perugia '?, anche se non è frequentissimo.
Le forme Firmidius, Firmilius, Firminius, Firmasius, etc.?9 sono
troppo lunghe per lo spazio a disposizione, come si puó constatare
dal disegno ricostruttivo dell’iscrizione che qui si pubblica 19
(Tavv. VII e IX).

Il cognomen Gallus è frequentissimo *° ed è già noto anche
a Perugia *?: l'iscrizione C.I.L., xi, 1953, ricorda un Sex. Annius
Gallus, forse unito da parentela agli Appi Galli). Le iscrizioni
C.I.L., x1, 1927, 1928, ricordano l’imperatore C. Vibius Trebonianus
Gallus, di origine perugina, e a membri della sua famiglia si riferisce
l'iscrizione C.I.L., xi, 1926. Si veda l’albero genealogico nel com-
mento del Bormann a quest’ultima iscrizione.

Il personaggio ricordato ricopriva la carica di duovir.

Com'é noto, nel municipio di Perugia ci sono attestati e quat-
tuorviri e duoviri. In due casi (C.I.L., x1, 1943 e 1944) gli stessi
personaggi sarebbero stati prima quattuorviri, poi duoviri.

Il Bormann? suppose che prima del «bellum perusinum »

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Il gradino creato nel «tassello » per l'imposta dei blocchi, visto in una trincea.
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Particolare dei filari lavorati a faccia vista.

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Disegno della faccia A con integrazione delle lettere mancanti.

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Disegno della faccia B, con integrazione delle lettere mancanti.

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ISCRIZIONE LATINA. RINVENUTA A PERUGIA 169

Perugia fosse retta da quattuorviri, come avviene di regola per i
municipi, mentre nel successivo ordinamento augusteo la città
sarebbe stata retta da duoviri. Tale teoria è stata accettata dal
Beloch 24 e dal Rudolph *9. Più recentemente l'argomento è stato
ripreso da A. Degrassi?9 e A. J. Pfiffig*?. La nostra iscrizione,
che ricorda un duovir, dovrebbe dunque essere posteriore al « bel-
lum perusinum » e tale datazione non contrasta con quella, molto
generica, che si puó ricavare dai caratteri epigrafici. Devo inoltre
notare che l'iscrizione é stata rinvenuta nei pressi di un breve tratto
dell'antica cinta muraria (Tav. V) che appare restaurato — con
blocchi di pietra calcarea anziché di travertino — in periodo poste-
riore alla sua fondazione, con ogni probabilità fra la fine della repub-
blica e l'inizio dell'impero, come ricaverei da un primo esame della
ceramica proveniente dai saggi di scavo. Questo dato va preso tut-
tavia con estrema cautela poiché, come si é detto, l'iscrizione non
è stata ritrovata in situ.

Passiamo ora a considerare le indicazioni topografiche forniteci
dall’iscrizione.

Il nome della via Thorrena non mi risulta finora attestato in
questa forma a Perugia in età antica, né mi pare che il termine
presenti confronti stringenti con altri termini noti. Esso potrebbe
forse riallacciarsi ai gentilizi Thorius, Thorenas che lo Schulze ri-
collega al gentilizio Thormena, già noto a Perugia ed equivalente
al gentilizio etrusco turmna, 9urmna *® : in tal caso il nome della
via dovrebbe ricollegarsi a un nome di persona. Ma tali confronti
non mi appaiono molto stringenti né soddisfacenti.

Un riflesso del nome della via Thorrena si potrebbe forse ritro-
vare nella toponomastica perugina di età posteriore: la porta
chiamata ora più comunemente Porta della Mandorla era detta
anche Turrena o Turnia, oltre che Eburnea, Bornia o Borgne ??.,

Un'eco di questo toponimo, sia pure in forma mitica, si trova
anche nella storia del Pellini*?: «Erano in quella antichità de
tempi in questo nostro luogo due Colli, i quali per cagion della
valle, che v'era in mezzo, erano talmente divisi, che etiandio infino
al presente vi si scorge quella medesima antica effigie, e prospe-
tiva di sito, che v'era; hor quivi Noé, che per la cagion di sopra
detta si chiamava da tutti Iano, edificó (...) in uno de due Colli,
in quello ch'era meno elevato volto a mezzogiorno, la suddetta
Roccha con un Tempio et insieme con un Castelletto, over Tor-
retta, ch'egli la chiamó TURRENA AUGUSTALE, il che non solo aper-

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170 ANNA. EUGENIA. FERUGLIO

tamente appare per gli scritti di Marcho Catone, ma lo conferma
il nome imposto al luogo, et la voce istessa del Colle, per cio che
la Roccha, che come si disse, si chiamava Turrena Augustale, gli
ultimi fondatori nostri poi, come di sotto dirassi, ponendo la let-
tera N innanzi alla E che le precedeva, e togliendo alla voce Tur-
rena una delle R, essendo molto piü agevole alla lingua nostra,
cosi proferirle, havendo molto in uso l'andar sincopando et ab-
breviando le parole, cominciarono di Turrena a chiamarla Turnea,
e indi poi quelli piü ultimi, ponendo per la conformità delle let-
tere, la B per la T la chiamarono BURNEA per Turnea laquale hora
è una delle cinque Regioni della città, chiamata volgarmente Bon-
GNE». Similmente troviamo nelle Memorie della città di Perugia
e suoi cilladini contenute in un manoscritto della Biblioteca Au-
gusta di Perugia *9, nelle quali ci si richiama all'Orazione delle ori-
gini e lodi di Perugia di Mario Podiani. Gli autori piü recenti si
rifanno probabilmente alle stesse fonti.

Ai Tirreni e a Tarconte, figliolo di Turreno, si rifà invece il
Crispolti *) : « Vi passarono doppo altri popoli (...); vi passò me-
desimamente con i popoli Lidi, e Tirreni Tarconte figliuolo di Tur-
reno, e pronepote di Ercole, il quale (....) eleggendo detto luogo
per sua regal sede, e edificandovi la Turrena Augustale, dalla quale
sì crede, che prendesse poscia il nome quella contrada, che chia-
masi Burnia quasi Turnia, e corrottamente Borgne ».

Una spiegazione meno mitica dà il Siepi ®: «fu [Perugia] nei
bassi tempi denominata anche Turrena per la moltiplicità delle Torri
che fra il x1 e xin secolo, come in molte Città d’Italia, singolar-
mente in questa si ersero a particolare difesa ....».

Non è possibile tuttavia stabilire se il nome attestato negli
autori moderni derivi da quello antico o se esso sia semplicemente
una invenzione erudita, priva del benché minimo fondamento.
Si puó anche supporre che le spiegazioni mitiche date al nome della
Porta Turrena siano dovute al desiderio di spiegare un toponimo
già esistente e oscuro. Sarebbe interessante accertare se un topo-
nimo di questo tipo é noto a Perugia anche in età pre-rinascimen-
tale, ció che potrebbe convalidare l'ipotesi della sopravvivenza di
un toponimo antico. Lascio questa ricerca a chi piü di me sia esperto
di archivi e manoscritti, per evitare di cadere in fantasie non dissi-
mili da quelle di chi si richiamava a Noé, a Giano o a Turreno. Ci
invita alla prudenza anche il fatto che una tradizione affine è atte-
stata per Viterbo, tanto da essere illustrata nella Sala Regia del

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ISCRIZIONE LATINA RINVENUTA A PERUGIA 171

Palazzo dei Priori, negli affreschi di Baldassarre Croce, il quale
sembra essersi ispirato agli scritti di Annio da Viterbo *9.

Mi pare tuttavia assai interessante sottolineare il tentativo,
che ricorre in vari autori locali — anche se evidentemente spesso
dipendenti l’uno dall’altro — di spiegare il nome di Turrena, at-
tribuito a Perugia o a una delle porte della sua cinta muraria.

Se supponiamo che il toponimo moderno si ricolleghi a quello
antico si può presentare una difficoltà : la porta della Mandorla
o Turrena non è la porta più vicina alla località in cui è stata sco-
perta l’iscrizione ; la porta più vicina alla piazza del Verzaro, infatti,
è la Porta Trasimena o Arco di S. Luca, oppure, dalla parte op-
posta, la supposta porta in corrispondenza dell’Arco della via Ap-
pia*9, o altrimenti — ove non la si ritenga antica — l’Arco di
Augusto. Si potrebbe pensare che la via Thorrena si fosse estesa per
lungo tratto all’interno della città. Il fatto che nell’iscrizione sia
specificato che la via lastricata va dall’ara Silvani all’area Tlen-
nasis può far supporre che essa fosse più lunga e ne sia stato la-
stricato soltanto un tratto. Se ammettiamo di poter ricollegare
il nome dell’antica via Thorrena col nome moderno della Porta
Turrena, potremo anche supporre che esso derivi dal nome di un
centro antico verso il quale la via si dirigeva : si veda per esempio
il caso delle vie di Roma (Praenestina, Tiburtina, Nomentana, La-
bicana, etc.) e quello delle porte di Gubbio ricordate nelle tavole
iguvine 89),

Proprio in direzione di Gubbio ci porterebbe il toponimo Veia
Thurrena, ricordato in un manoscritto secentesco recentemente
pubblicato *?, che colloca tale località nei pressi della chiesa di
S. Maria della Vittoria, nella piana di Gubbio, non lontano dalla
città. Il Costantini, nel citare il manoscritto e nel mettere in con-
nessione il toponimo Veia Thurrena col nome della porta Veia,
menzionata nelle tavole di Gubbio, ricorda anche l'iscrizione Vheia
Turena *, che sarebbe venuta alla luce a Gubbio verso la metà
del secolo xvi.

sarebbe assai interessante approfondire le ricerche in questa
direzione, senza tuttavia dimenticare che toponimi simili si possono
trovare in località diverse *?, Mi parrebbe infatti assai strano che una
via che partiva da Perugia prendesse nome da una località vero-
similmente minore e non dal centro maggiore di Gubbio.

Se pensiamo a un centro nei pressi di Gubbio verso il quale
la via si dirigeva e dal quale prendeva il nome, dovremmo esclu-

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172 ANNA EUGENIA FERUGLIO

dere una sopravvivenza.del toponimo antico nel nome moderno
della porta Turrena, rivolta in tutt'altra direzione.

E chiaro tuttavia che a questo punto siamo completamente
nel campo delle ipotesi. Inoltre sembrerebbe piü probabile che la
via Thorrena di cui parla la nostra iscrizione fosse interna alle mura,
come fanno supporre le successive maggiori precisazioni topogra-
fiche e la presenza di crepidines.

Il tratto della via Thorrena che è stato lastricato è ulterior-
mente precisato e delimitato, nel testo dell’iscrizione, da altre due
indicazioni topografiche : l'ara Silvani e l'area Tlennasis. Anche in
questo caso, come avviene per molte are di Roma 49, l'ara Silvani
ha finito coll’acquistare un valore topografico. Il culto di Silvano 4),
di larghissima diffusione in tutto il mondo romano *?, è già testi-
moniato anche a Perugia da un'iscrizione dedicatoria 4), di cui
però si ignora l’esatta provenienza e che quindi non ci può in al-
cun modo aiutare a localizzare i dati forniti dalla nostra iscrizione.
(Del resto non è escluso che nella stessa città potessero esservi più
luoghi sacri a Silvano).

L'altra indicazione topografica che precisa il tratto della via
che è stato lastricato è l’area Tlennasis, cioè una zona libera o uno
spiazzo, assai probabilmente all'interno della città 4). Poiché le
areae potevano avere caratteri diversi 9, l'esatta comprensione del
termine Tlennasis potrebbe consentire di precisare meglio il ca-
rattere dell'area ricordata nell'iscrizione e in particolare meglio
definire se si tratti di un'area pubblica, privata o sacra. Purtroppo,
non mi risulta che il nome Tlennasis sia attestato in questa forma,
né mi é stato possibile trovare un confronto preciso a questo ter-
mine nell'onomastica latina, etrusca, italica o greca. Esso presenta
una certa assonanza col gentilizio etrusco (lesna 4, largamente
diffuso a Chiusi e nel territorio chiusino, ma finora ignoto a Pe-
rugia. Se accettiamo questo confronto, dovrebbe trattarsi di un'area
privata e vi sarebbe quindi indicato il nome del proprietario.

Può essere interessante ricordare l'iscrizione C.I.L., xi, 5399,
da Assisi 4), cioè da un centro molto vicino a Perugia, assai simile
come contenuto alla nostra, nella quale viene pure delimitato il
tratto della via che é stato lastricato, da un luogo presumibilmente
pubblico (a cisterna) a un luogo privato (ad domum L. Muti).

Le indicazioni topografiche offerte dall'iscrizione appaiono di
estremo interesse ; purtroppo, al momento attuale, non ci é possi-
bile localizzare in aleun modo nel tessuto topografico della città

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ISCRIZIONE LATINA RINVENUTA A PERUGIA 173

antica 4) — di cui conosciamo cosi poco, oltre il percorso della ill
cinta muraria con le porte — i dati fornitici dall’iscrizione, non il
solo per la mancanza di punti sicuri di riferimento, ma anche per-
ché non è certo che l’iscrizione si trovasse in origine nel punto in |
cui é stata rinvenuta. Mi auguro che in seguito nuovi trovamenti o |
ricerche di archivio che ci attestino la sopravvivenza di qualche |
elemento toponomastico in età successiva, ci permettano di co-
minciare a precisare qualche dato della topografia di Perugia romana.

ANNA EucGENIA FERUGLIO

NOTE

!) Delle ricerche in località Verzaro e del rinvenimento dell’iscrizione,
che qui si pubblica per la prima volta, è stata data notizia in « Studi Etru-
schi», xxxiv, 1966, p. 304. Ringrazio vivamente il Soprintendente alle An-
tichità dell'Umbria, dott. Umberto Ciotti, per i suggerimenti datimi nel
eorso della redazione del presente articolo.

?) Nell'occasione l’Università di Perugia ha dato il suo pieno ap-
poggio all'esecuzione degli accertamenti archeologici aderendo alle richieste
della Soprintendenza e mettendo a disposizione la mano d'opera necessaria.
Per questo si ringrazia il Rettore dell'Ateneo prof. G. Ermini, il progettista
arch. G. Nicolosi e il direttore dei lavori ing. G. Tosti.

) Nel corso dello scavo si è riusciti spesso a distinguere le carrettate
di terra diversa gettata a costituire il terrapieno.

*) Per la tecnica costruttiva delle mura si veda V. CAMPELLI, La cinta
murata di Perugia, in « Riv. Ist. Archeologia e Storia Arte », v, 1935, pp. 11-14.

5) Devo notare che in questo punto si verifica l’incontro di due diverse
squadre di operai ed è quindi possibile che ciascuna di esse iniziasse il tratto
di muro a faccia vista a una diversa altezza.

*) S. SriepI, Descrizione topologico-istorica della città di Perugia, 1822,
p. 146.

) Si potrebbe avere il sospetto che il varco corrispondesse a una po-
sterula antica: ma i filari dei blocchi del muro continuano nella parte in-
feriore, al di sotto del piano di calpestio attuale, per tutta la larghezza del
Varco. :
*) S. AURIGEMMA, in «Africa Italiana », viu, sett. 1940, p. 35 ss., fi-
gure 4, 5, 20. Nella stele leptitana la cornice corre anche lungo il lato infe-
riore di base.

°) P. ROMANELLI, in « Africa Italiana », vir, giugno 1940, p. 91:88.

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iii oc ure O pali LAN i — LT fa SUR Vga x Aa d as , NS - ali ©
174 ANNA EUGENIA FERUGLIO

19) J. S. e A. E. Gorpon, Contributions to the palaeography of latin in-
scriptions, University of California publications in classical archaeology,
vol. 111, 1957, p. 216. i

1) In questo senso si espresse anche il prof. A. Degrassi che nell’ul-
timo periodo della sua vita ebbe la bontà di esaminare le fotografie del-
l'iscrizione.

1) C. CRISPOLTI, Perugia Augusta, 1648, p. 28: «...nella Contrada,
che chiamasi Versaio, ove non é gran tempo, che trovati furono questi pie-
distalli, con altri simili, non lungi dalle mure vecchie della Città ».

1) H. DESSAU, Inscriptiones latinae selectae, 11, 1, p. 355 ss., nn. 5364 ss.

14) G. O. OnoRATO, La sistemazione stradale del quartiere del Foro Trian-
golare di Pompei, in « Rendiconti Accademia Nazionale dei Lincei », 1951,
serie vir, vol. vi (pubbl. 1952), p. 250 ss., con bibliografia precedente.

15) A. MARIOTTI nel manoscritto di D. ScurILLo, Storia di Perugia,
conservato nella Biblioteca Augusta di Perugia.

16) C.I.L., x1, 1945, commento all’iscrizione.

t-C.E:E.:3941-—=-G.I.L., xr.7105: Lartia . Firmi . |‘ Sì controntino
anche la tegola C.I.L., xi, 6689, 101, dal territorio di Todi, e i vasi vitrei
C.I.L., xi, 6710, 7, rinvenuti nella regione tuderte e nella necropoli peru-
gina del Palazzone.

18) W. ScHULZE, Zur Geschichte lateinischer Eigennamen, p. 167.

19) Il disegno è stató eseguito dal sig. C. Ponzi della Soprintendenza
alle Antichità.

2°) FORCELLINI, Lexikon, tomo v, Onomasticon, 1940, p. 657, s.v. Gallia ;
De Vir, Onomasticon, 1883, p. 204, s.v. Gallus ; Prosopographia Imperii Ro-
mani; IV, 1; p. 12'ss.

52) C.I.L. x1; 1920; 1927,;..1928, 1953.

2) Prosopographia Imperii Romani, 1, 1933, p. 117, n. 692.

3) G.L LL... XI, p.-392:499:

*5) K. J. BeLOCH, Rómische Geschichte, Berlin, 1926, p. 503.

*5) H. RupoLpH, Stadt und Staat in rómischen Italien, 1935, p. 113.

26) A. DEGnassr, Quattuorviri in colonie romane e in municipi retti da
duoviri, in « Memorie Accad. Naz. Lincei », vit, 11, fasc. 6, 1949 (pubbl. 1950),
p. 328 e in «Scritti vari di antichità », 1, p. 156 ss.

?7) A. J. PriFrriG, Zur historischen Begründung der IIIIviri Ilviri in
Perugia, in Studi in onore di Luisa Banti, 1965, p. 275 ss.

28) W. ScHuLze, Zur Geschichte lateinischer Eigennamen, p. 98.

?*9) A. MARIOTTI, Saggio di memorie istoriche, civili ed ecclesiastiche della
città di Perugia, 1806, 1, p. 15; S. SiepI, Descrizione topologico-istorica della
città di Perugia, 1822, 1, p. 15; R. GIGLIARELLI, Perugia antica e Perugia
moderna, 1907, p. 46 ; P. J. Rus, The etruscan city gates in Perugia, in « Acta
Archaeologica », v, 1934, p. 68 s. ; V. CAMPELLI, La cinta murata di Perugia,
in «Riv. Ist. Archeol. e Storia Arte», v, 1935, p. 15 e nota 38 a p. 32.

*°) P. PELLINI, Dell'Historia di Perugia, Venezia, 1664, vol. 1, p. 7.

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ISCRIZIONE LATINA RINVENUTA A PERUGIA 175

") Ms. B 7. FROLLIERI e altri, Memorie di Perugia ed altri scritti, p. 419.

*) C. CRISPOLTI, Perugia Augusta, 1648, p. 3 s.

*) S. SIEPI, Descrizione topologico-istorica di Perugia, 1822, vol. 1, n 11.
Si veda anche R. GIGLIARELLI, Perugia antica e Perugia moderna, 1907,
p. 405.

*) R. Wziss, in Italian studies presented to R. Vincent, 1962.

5) P. J. Rus, The etruscan city gates in Perugia, in « Acta Archaeo-
logica », v, 1934, p. 67.

**) G. DEvoTO, Le tavole di Gubbio, 1948, pp. 15, 17.

?*) F. COSTANTINI, Ipotesi sulla topografia dell'antica Gubbio, in « Atti
e Memorie dell’Accademia Toscana di Scienze e Lettere « La Colombaria »,
XXxv, 19070; p. 57.

S) C ELD., X1,:5905.

*) L'amico prof. G. Colonna mi segnala nel Viterbese la località Pian-
torena, in cui ci sono testimonianze dell'esistenza di un centro antico. Cfr.
G. ScHMIEDT, Visione aerea del territorio di Bagnoregio dall'antichità ai tempi
di San Bonaventura, in « Doctor Seraphicus » (Bollettino d'informazioni del
Centro di Studi Bonaventuriani), n. 16, agosto 1969, p. 53.

‘°) E. DE RucecrERO, Dizionario epigrafico, s.v. ara, p. 603.

^") PAULY-WisSOWA, s.v. Silvanus; W. H. RoscHER, Ausführliches
Lexikon der griechischen und ròmischen Mythologie, vol. rv, col. 824 ss., s.v.
Silvanus ; A. v. DomaszewsKi, Silvanus auf lateinischen Inschriften, in
«Abhandlungen zur rómischen Religion », 1909, p. 58-85.

^) Basta vedere la frequenza con cui ricorre in alcune delle ultime

annate dell’« Année épigraphique »: 1949: nn. 94, 100, 128, 129; 1952:

n. 28; 1954: nn. 107, 194; 1955: nn. 64, 67, 112; 1956: nn. 49, 51, 53,
268 ; 1957 : n. 164 ; 1958 : n. 307 ; 1960 : nn. 219, 223-4, 234-5, 242, 251-2.

e) G.I E. xü5 1921

'* FLOR. dig. 50, 16, 211: «locus .... sine aedificio in urbe area,
rure ager apellatur »; VARRO, ling. 5, 38: «in urbe loca pura areae ».

45) E. DE RvucaiEno, Dizionario epigrafico, s.v. area; DAREMBERG-
SAGLIO, Dictionnaire, vol. 1, s.v. area; PAULY-WISSOWA, S.V. area.

**) W. ScHuLzE, Zur Geschichte lateinischer Eigennamen, p: 575 ;:H* Rix;
Das etruskischen Cognomen, pp. 90, 296, 315, 317, 320, 341.

^) P. Decimius P.l. Eros | Merula VIvir | viam a cisterna | ad domum
L. Muti | stravit ea pecunia | ...

^) Si veda PAuLY-WissowaA, s.v. Perusia ; Enciclopedia dell’ Arte An-
lica, s.v. Perugia, con la bibliografia precedente. Per il recente trovamento
di un tratto della strada antica che portava alla Porta di S. Ercolano, si
veda M. BizzaRRI, Contributo alla topografia della Porta Urbica di S. Er-
colano in Perugia, in « Notizie degli Scavi», 1965, Suppl, p. 126 ss.

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Un recente saggio
sul paesaggi agrari dell'Umbria

Il prof. Henri Desplanques, dell'Università di Lilla, va condu-
cendo da vari anni interessanti ricerche di geografia in Italia e in
particolare in Umbria «...région, aimée désormais comme une
seconde patrie...». Di recente pubblicazione é una importante
monografia ® che, frutto di lunghi e ripetuti soggiorni in questa
regione, risulta di eccezionale interesse sia per l’approfondita disa-
mina dei vari aspetti della vita rurale, sia come modello di ricerca
di geografia agraria in un ambito regionale. La ricca documentazione
fotografica, le numerose cartine, i grafici e i diagrammi per la mag-
gior parte originali, un breve ma esauriente glossario di termini
agricoli sia antichi che attuali, nonché una ricchissima bibliografia
(oltre 700 titoli suddivisi in: fonti cartografiche e statistiche ; archivi
e manoscritti elencati per comune ; pubblicazioni) costituiscono un
prezioso corredo all'ampio e scrupoloso lavoro.

Questo studio, che inizialmente doveva avere come oggetto
la sola Valle Umbra : « par ses eaux, sa verdure, son agriculture in-
tensive et sa population abondante, il semble une petite Lombardie
perdue en Italie Centrale ...», si è successivamente esteso ad un
territorio di circa 6000 Kmq che corrisponde pressappoco alla Pro-
vincia di Perugia. In proposito l'A. precisa che la ricerca è stata
condotta dal punto di vista della « géographie totale » per cui « non
ci si può limitare agli aspetti formali del paesaggio, che deve essere
considerato come espressione fisionomica di realtà più profonde
ma diverse»; queste tuttavia non debbono necessariamente inqua-
drarsi in una unità regionale né presentare tratti di somiglianza,

1) Campagnes ombriennes, Paris, A. Colin, 1969, pp. 573.

12
z:

178 LUIGI V. PATELLA

in quanto «la région n'est pas le but de nos recherches, elle fournit
seulement le cadre, nécessairement localisé, où elles se sont déroulées
et où se rencontrent des milieux trés différents ».

Il quadro regionale infatti si presenta ricco di contrasti con ri-
levanti differenze, tra una zona e l’altra, che l’A. vede poste in parti-
colare risalto dalle diversità fondamentali che contrappongono la
pianura e la bassa collina, in cui predominano la policoltura e l’in-
sediamento disperso, alla montagna con campi aperti e insediamenti
accentrati. Le pianure sono assai ridotte (poco più del 15%) e il
paesaggio è caratterizzato oltre che dalle numerose case coloniche,
che ne attestano l’intenso popolamento, dalle coltivazioni di cereali
e foraggere in campi, spesso arborati con viti maritate, suddivisi in
parcelle di superficie ridotta e forma per lo più regolare. Contri-
buiscono ad evidenziare queste forme geometriche le tracce delle
bonifiche idrauliche eseguite nel corso dei secoli per drenare le terre
più basse.

La zona collinare (circa il 32%) si presenta con caratteristiche
peculiari e assai varie a seconda che si tratti delle colline basse o di
quelle più elevate. Nelle prime, argillose nel Perugino, si riscontra
un disordinato alternarsi di vigneti e oliveti a campi con grano e
medica, inframmezzati da querce isolate o lembi di querceta come
sui versanti nord-occidentali dei M. Martani. Sulle pendici calcaree
invece, del Subasio e lungo il margine orientale della Valle Umbra,
predomina l'oliveto. In entrambi i casi l’insediamento è in. pic-
coli nuclei, mentre diviene disperso nelle zone a coltura mista
vite-olivo. A quote più elevate, sulle alte colline arenacee o mar-
noso-arenacee, come a oriente della Valle del Tevere, sccmpare
l'olivo e si riduce anche la superficie coltivata a vite: l’utilizza-
zione del suolo è discontinua e campi nudi si alternano a pascoli ar-
borati e a terreni a sodo o abbandonati ; ovunque sono assai evidenti
le tracce di una intensa erosione.

La zona montana occupa più del 50% della superficie, e sulle
pendici dei rilievi calcarei, le cui sommità arrotondate e spesso spia -
nate sono scaglionate fra 1200 e 1500 m, si hanno estesi pascoli che
talvolta conservano le tracce di una antica parcellazione ; i versanti
più ripidi sono boscati e nei fondivalle non mancano prati perma-
nenti. Fra 600 e 1000 m, e oltre, si aprono alcuni piani con evi-
denti tracce di carsismo ; in questi, i campi coltivati, con parcella-
zione per lo più regolare, sono spesso orlati da lembi di bosco e gli
insediamenti sono accentrati o a nuclei.

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UN RECENTE SAGGIO SUI PAESAGGI AGRARI DELL'UMBRIA 179

L'evoluzione morfo-tettonica quaternaria ha modellato i ri-
lievi dell'Umbria, per cui ne è derivata una orografia assai varia ;
tuttavia i singolari contrasti che si osservano tra alcune zone deri-
vano anche dalle diverse condizioni climatiche. I terreni con pen-
denze notevoli (fra 20 e 50%) come quelli calcarei del settore centro-
orientale, e così pure alcuni ripidi pendii delle alte e medie colline,
sono poveri e soggetti alla erosione ; solo nelle pianure di fondovalle
(dove talora i depositi alluvionali e detritici raggiungono 500-600 m
di spessore), sui terrazzi e sulle pendici delle basse colline si trovano
i terreni più fertili che si prestano meglio alla utilizzazione.

Le caratteristiche climatiche sono nell’insieme abbastanza fa-
vorevoli alla agricoltura. Le temperature non eccessive e le precipi-
tazioni in generale sufficienti consentono anche colture asciutte du-
rante l’estate, sebbene le più adatte siano quelle tradizionali del
frumento, vite e olivo. Non mancano tuttavia marcate irregolarità
termiche e pluviometriche che dipendono dalla presenza in Umbria
di un clima di transizione fra quello mediterraneo e il continentale.
Si possono verificare infatti condizioni sfavorevoli: eccessive piog-
ge invernali e gelate tardive (fino alla fine di maggio) che danneg-
giano le colture, in particolare quelle industriali e foraggere, o ca-
lure precoci (punte di oltre 30° già in aprile) che spesso determinano
la stretta del grano, mentre poco ne risentono la vite e l’olivo.
Queste irregolarità sono molto dannose nei confronti della produ-
zione perché spesso le colture vengono praticate in zone potenzial-
mente non adatte dal punto di vista climatico. Così ad es. : il grano
che viene seminato nei fondivalle più umidi, la vite che sui pendii
più assolati si coltiva fin quasi a mille metri e l’olivo che scende fino
al di sotto del limite della inversione termica — fenomeno questo
frequente, in inverno e primavera, nei bacini e vallate interne.

L’irrigazione è comunemente praticata ed è indispensabile per
garantire i raccolti delle colture industriali e foraggere intensive ;
queste infatti sono danneggiate dalle frequenti e lunghe siccità
estive, che possono prolungarsi fino a tutto ottobre. I numerosi la-
ghetti collinari sono, a questo proposito, uno degli aspetti più inte-
ressanti della evoluzione delle tecniche agricole.

Di notevole importanza in una regione di così antico popola-
mento sono le influenze del retaggio storico sul paesaggio che è
un «complexe de nature et d'histoire » ; infatti all’impronta etrusca
e romana visibile tuttora nell'impianto di alcune città, nella strut-
tura della rete viaria e nella parcellazione, si affianca quella alto-
5 cm n- r A T d "E 3

180 LUIGI V. PATELLA

medievale con castelli e borghi fortificati e quella piü recente
con insediamenti sparsi. Le grandi bonifiche iniziate già nel XVI
secolo, e la recentissima meccanizzazione sono alla base delle mo-
difiche attuali di questi paesaggi rurali cosi impregnati di « contin-
genze» storiche ed umane. Tuttavia sono proprio queste che giu-
stificano, in parte, un certo ritardo nella evoluzione delle campagne
umbre rispetto a quelle contermini marchigiane e toscane. La crisi
agricola infatti, già in atto nella seconda metà degli anni cinquanta
(nel 1951 si era registrato un massimo assoluto di addetti alla agri-
coltura), soltanto dopo il 1961 appare in tutta la sua gravità con
delle trasformazioni irreversibili nelle strutture sociali, negli inse-
diamenti, nei sistemi colturali e nelle colture stesse.

L'organizzazione territoriale delle campagne umbre non sem-
bra quindi, nel complesso, dipendere direttamente dalle condizioni
imposte dall'ambiente fisico quanto piuttosto da cause storiche,
anche in relazione alla mancanza di confini ben precisi della regione
che, pur incentrata sul bacino del Tevere, ai margini assume le
caratteristiche delle regioni confinanti. L'Umbria infatti, malgrado
sia popolata da oltre due millenni, deve essere considerata come re-
gione di transizione, sia dal punto di vista morfologico che umano
ed economico : Spoleto e Terni ad es. gravitano su Roma piü che su
Perugia. In particolare i paesaggi rurali dell'Orvietano sono del
tutto simili a quelli degli espandimenti lavici e dei ripiani tufacei del
Viterbese ; nel Ternano sono analoghi a quelli della conca Reatina
e della Sabina in genere ; infine l'alta Valle del Tevere e la zona a
ovest del Trasimeno sono veri e propri lembi di Toscana.

Al contrario, nelle strutture fondiarie si riscontrano notevoli
differenze che, caso del tutto insolito nelle trasformazioni in atto
in tutta Italia, tendono a mantenersi inalterate. La distribuzione
delle proprietà ad es. non ha subito radicali mutamenti nel corso
dei secoli: lo dimostrano infatti alcuni estesi possedimenti di mona-
steri medievali che, nonostante l'avvicendarsi di vari proprietari,
hanno mantenuto sino ad oggi immutate le loro dimensioni. Non si
sono avute modifiche considerevoli nemmeno in epoca recente, né
a seguito delle vicende politiche né dei progressi della tecnica, che
hanno invece avuto come conseguenza l'esodo rurale da un lato
e lo sviluppo della meccanizzazione dall'altro. Pertanto il mercato
della terra é ormai relativamente poco attivo e nella proprietà ter-
riera vige un conservatorismo del tutto anacronistico.

In montagna manca praticamente la grande proprietà privata

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E — UN RECENTE SAGGIO SUI PAESAGGI AGRARI DELL'UMBRIA 181

o ecclesiastica, mentre prevalgono quella piccola contadina e quella
collettiva delle comunanze che sono tra loro complementari. In
pianura e nelle colline invece, in cui la mezzadria e lo sfruttamento
intensivo sono la norma, si riscontrano piccole e medie proprietà pri-
vate; lungo la Valle del Tevere e nel Perugino non mancano te-
nute anche superiori a 100 ha; estensione maggiore — oltre 1000
ha — hanno alcuni possedimenti di Enti ospedalieri e Fondazioni.
Proprio in queste, la cui direzione tecnica è di solito affidata a /at-
lori di notevole competenza, si attua meglio il processo di ricon-
versione agricola che, invece, é assai rallentato nelle minori e so-
prattutto nella piccola proprietà coltivatrice che tende a svilupparsi
per il progressivo smembramento delle fenute. Altra caratteri-
stica della struttura fondiaria è che la maggioranza dei proprietari,
grandi o piccoli che siano, risiede nelle città o nei centri che quindi
esercitano una assai marcata influenza sulla campagna. Ció deriva
evidentemente dal permanere della tradizione dei comuni medievali,
e del resto lo stesso piccolo proprietario coltivatore é in stretta re-
lazione con la città alla quale deve ricorrere per le esigenze imposte
da una vita piü moderna rispetto a quella propria dell'arcaico iso-
lamento autarchico del podere. Inoltre, spesso vi esercita un qualche
mestiere per integrare l'attività agricola.

Non é comunque da sottovalutare l'importanza, soprattutto
nel passato, della mezzadria che, sorta alla fine del Medioevo e di-
venuta fenomeno di massa nei secoli XV e XVI, ha consentito la
colonizzazione e lo sfruttamento di nuove terre. In epoche piü re-
centi ha indubbiamente ostacolato la polverizzazione delle proprietà,
ma contemporaneamente ha favorito il permanere di una antiquata
economia agricola di sussistenza imperniata sul lavoro familiare.
Ció é stato determinato dal fatto che la mezzadria é intimamente
connessa alla proprietà di residenti in città che non sono in grado
di realizzare, o per incapacità tecnica o per mancanza di capitali,
la evoluzione in atto nelle moderne tecniche e sistemi di sfrutta-
mento agricolo. La mezzadria predomina tuttora nelle terre migliori
delle colline, fino a 600 m. circa, dove è possibile la policoltura, e
nelle pianure, dove si pratica l'arboricoltura promiscua, mentre é
in netto declino nei poderi a quota piü elevata, di estensione maggiore
o meno fertili, nei quali l'abbandono é ormai un fenomeno generaliz-
zato. La flessione che si registra (fra il 1950 e il 1961: — 15 % di terre,
— 60 % di famiglie coloniche e — 60% di componenti la famiglia) in-
teressa in minor misura la piccola mezzadria : le aziende fra i 10 e i
182 LUIGI V. PATELLA

50 ha occupano oltre il 50 % dei terreni e quelle inferiori ai 10 ha
circa il 20 94. Il frazionamento è più sensibile nelle piccole aziende
e diminuisce scendendo dalla collina verso la pianura ; ciò dipende
soprattutto dalle differenti condizioni climatiche, pedologiche e mor-
fologiche che comportano un diverso grado di adattamento delle
colture.

La fine della mezzadria si annuncia assai prossima e le modifiche
nella ripartizione dei prodotti nonché la recente legge che vieta la
stipulazione di nuovi contratti ne hanno praticamente stabilito il
termine ; si tratta di una sostanziale modificazione delle strutture
sociali e fondiarie tradizionali, che vanno evolvendosi verso forme
di aziende capitalistiche, con conduzione a salariati, da un lato e
piccola proprietà contadina dall’altro. Nel caso della conduzione
a salariati è la stessa carenza di mano d’opera che consente una agri-
coltura intensiva specializzata ; tale carenza è dovuta alla disgrega-
zione della famiglia contadina o all’esodo rurale e entrambi questi
fenomeni favoriscono a loro volta la ricomposizione fondiaria e incre-
mentano la meccanizzazione. L’agricoltura specializzata che ne con-
segue è basata in genere su colture industriali suscettibili di com-
mercializzazione a seguito di trasformazioni spesso operate nell’am-
bito delle stesse aziende. Nel caso della piccola proprietà coltivatrice,
invece, è prevalente l’intervento dello Stato, ma la mancanza di
fondi o la rallentata erogazione per esigenze burocratiche rendono
meno sollecita l’evoluzione.

In merito alla organizzazione degli spazi rurali sì deve notare
che l’azione dell’uomo, protrattasi per secoli, è stata così profonda
da sovrapporsi talvolta completamente a quella che sarebbe ottimale
per un determinato ambiente naturale; ne sono derivati dei pae-
saggi che, sebbene spesso in contrasto con questo si sono tuttavia
mantenuti inalterati nel tempo. Nelle zone più scoscese i terrazza-
menti e i filari a girapoggio o cavalcapoggio hanno attenuato solo
in parte i fenomeni erosivi ; responsabili principali di questi sono il
diboscamento e la messa a coltura di pendici collinari e montane,
eccessivamente declivi, iniziati già nel xvi secolo. Si è così deter-
minata una assai irregolare utilizzazione del suolo e lo stesso manto
boschivo, spesso degradato e frammentato, sebbene occupi più del
20 % della superficie regionale, è assai ridotto considerando la na-
tura prevalentemente montuosa dell'Umbria.

Gli imponenti alluvionamenti delle pianure hanno ripetuta-
mente distrutto le opere di bonifica realizzate nel corso dei secoli.

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UN RECENTE SAGGIO SUI PAESAGGI AGRARI DELL'UMBRIA. 183

Queste infatti, già iniziate in epoca etrusco-romana (ad es. il prosciu-
gamento dei laghi Umber e Clitorius nella Valle Umbra), dopo
un prolungato periodo di abbandono durante l’alto Medioevo fu-
rono riprese dalle abbazie e dai comuni e continuarono fino al xix
sec. quando sorsero i Consorzi di bonifica. I recenti interventi sta-
tali hanno consentito la realizzazione di ingenti opere di regima-
zione delle acque (arginature, dighe di ritenuta, casse di espansione,
bacini artificiali, ecc.) che lasciano bene sperare, ma che tuttora non
hanno impedito il ripetersi di dannose alluvioni che colpiscono soprat-
tutto le plaghe più fertili e dove più avanzate sono le tecniche coltu-
rali, come accade lungo il corso del Tevere e dei suoi principali
affluenti. È da notare comunque che il regime delle precipitazioni
e la stessa natura giovanile del reticolo idrografico, oltre che l’inter-
vento prolungato e spesso irresponsabile dell’uomo sono fra le cause
principali del disordine idrologico attuale.

In questo ambiente, in complesso fortemente umanizzato, i
motivi di ordine storico, sociale e politico hanno lasciato delle tracce
che coesistono in un presente in profonda e rapida evoluzione. Del
resto l’utilizzazione del suolo consegue soprattutto a esigenze econo-
miche connesse a strutture sociali e tecniche colturali di tipo tradi-
zionale. In particolare colpisce il contrasto fra i tipi di suolo e la
distribuzione delle colture : più marcato nelle zone collinari, ma
evidente anche in pianura dove predominano la mezzadria o la pic-
cola proprietà coltivatrice che, in genere, hanno voluto « tout culti-
ver tout partout ». Manca invece questo contrasto nel caso di alcune
colture industriali i cui limiti sono fissati dalle possibilità di irriga-
zione. Spesso queste stesse o quelle foraggere intensive e qualche
oliveto e vigneto specializzati costituiscono l'eccezione nei con-
fronti dei molteplici tipi di coltivazioni che sussistono l’uno accanto
all’altro. Infatti molto frequente è la loro giustapposizione: in pia-
nura anche le razionali e moderne colture di tabacco sono infram-
mezzate a seminativi, che talvolta per la presenza di filari di viti e
di alberi da frutto sono nel contempo vigneto e frutteto. Inoltre
le colture ortive sono diffuse un po’ ovunque in relazione alla dispo-
nibilità di acqua o alla migliore agibilità e lavorabilità.

Altrettanto si verifica per gli allevamenti : il pascolo ad es. si
pratica nelle boscaglie, talvolta rupestri, e anche negli oliveti che
con la potatura forniscono legna da ardere; moderne e razionali

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184 LUIGI V. PATELLA

stalle per bovini e suini sorgono accanto a villaggi nei quali permane
l'allevamento familiare di qualche capo che viene ricoverato in locali
all'interno della stessa abitazione. In definitiva, secondo l’A., l'evo-
luzione in atto accentua ulteriormente l'inconfondibile varietà delle
campagne umbre.

L'insediamento rurale, mantenutosi inalterato per molti se-
coli rispecchia anch'esso fedelmente strutture sociali ed economiche
del passato. Questo si riscontra nelle tracce dell'impianto di città
e vie romane, come avviene nei bacini interni e lungo le grandi valli,
nell'insediamento accentrato che tuttora permane riunito attorno ai
castelli medievali sorti dovunque, con funzioni difensive, dalla
pianura alla montagna nei secoli xii e xiv, e anche in quello sparso
derivato dalla colonizzazione agricola mezzadrile dal tardo Medioevo
in poi. Attualmente si stanno verificando negli insediamenti delle
rapide trasformazioni, conseguenti in parte a quelle in atto nelle
strutture agricole, e la società rurale é in grave crisi come testimo-
nia l'esodo verso le città o centri che consentono altri tipi di oc-
cupazione.

La deruralizzazione iniziata nei terreni piü poveri dell'alta
collina si é estesa anche a quelli piü fertili di pianura, e la popola-
zione agricola attiva si è addirittura dimezzata dal 1951 al 1965;
si tratta comunque di un fenomeno che va inteso secondo l’A. come
progresso sociale in quanto la fuga dalla campagna si giustifica nella
ricerca di attività meno gravose e piü remunerative di quelle che
assicura la produzione dei soli mezzi di sussistenza. « Ce n'est pas
seulement la fin du métayage, c'est la fin de toute une agriculture »
e la crisi delle stesse strutture fondiarie, l'arretratezza dei metodi
colturali, lo scarso reddito, la mancanza di investimenti non sono
che alcuni degli aspetti del fenomeno cui fanno riscontro l'indu-
strializzazione, l'emancipazione contadina, la facilità di comunica-
zioni e di scambi.

L'importanza e l'entità di queste modifiche si rilevano chiara-
mente nelle trasformazioni in atto negli insediamenti: infatti alle
numerosissime case abbandonate, siano queste isolate in campa-
gna o accentrate nei borghi, si contrappongono le nuove costruzioni
di tipo cittadino che si addensano lungo le strade. Tuttavia i piccoli
proprietari coltivatori, gli stessi salariati che hanno sostituito i mez-
zadri, gli operai di estrazione agricola che lavorano nelle officine,
nei cantieri, nel commercio, pur ricusando l'abitazione contadina
tradizionale, sono peró inclini a mantenere dei rapporti con la terra

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ISI

UN RECENTE SAGGIO SUI PAESAGGI AGRARI DELL'UMBRIA 185

che si realizzano appunto con questa forma di insediamento, in cui è
evidente il modello urbano. Sono pertanto i centri che avanzano ver-
so la campagna e in queste zone periferiche si concreta l’integra-
zione del decadente mondo rurale in un nuovo tipo di società.
Non è da escludere comunque, che alcune dimore abbandonate,
in campagna e nei centri antichi, e già se ne hanno esempi nelle zone
più panoramiche, possano venire nuovamente utilizzate a scopo
turistico per la villeggiatura, soprattutto dagli emigrati che tornano
per trascorrere le vacanze nel paese nativo: «une civilisation du
bien-étre et des loisirs tend à relayer l'agriculture de subsistance ».

In definitiva la nuova società che si viene realizzando tende a
rendersi sempre piü indipendente dall'ambiente naturale e storico-
culturale, ma si puó concludere con il Desplanques : «les paysages
évoluent moins vite que les sociétés rurales ou la conjoncture éco-
nomique, et les traces du passé, nous devrions dire de plusieurs pas-
sés, y restent toujours présentes...... mais il est certain que
toute cette évolution est en train de donner aux campagnes ombrien-
nes un visage nouveau ».

Luigi V. PATELLA

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RECENSIONI

FRANCESCO SANTI, Galleria Nazionale dell Umbria. Dipinti, sculture e oggetti
d’arte di età romanica e gotica. Roma, Istituto Poligrafico dello Stato,
1969, pp. 220 e tavv. 187. « Cataloghi di musei e gallerie d’Italia, a cura
del Ministero della Pubblica Istruzione ».

Primo di una progettata serie di tre, il libro illustra 187 oggetti conser-
vati nella Galleria Nazionale dell'Umbria: quelli, cioè, anteriori ad una data
corrispondente pressappoco al 1420.

L’Autore, che ormai da molto è direttore di quell’Istituto, dimostra
un’eccezionale familiarità con il materiale trattato, ed una serietà scientifica
e diligenza, che gli fa pazientemente ripercorrere la storia critica di ogni
oggetto, per giungere spesse volte a risultati che si discostano notevolmente
dalla tradizione precedente.

Nella prefazione, egli traccia, su materiali d’archivio tutti di prima mano
una storia della raccolta, dalle soppressioni napoleoniche in poi, che è, di per
sé, una vivace pagina della storia culturale perugina nell’800 e nel '900.

Ma passiamo ad un esame un po’ più ravvicinato del corpo del volume,
dopo aver sottolineato la ricchezza e la buona qualità del materiale illustra-
tivo, in gran parte dovuto ai fotografi della Soprintendenza di Perugia.

Il quadro che vien fuori dalle schede costituisce, con qualche lacuna, un
panorama dell’arte a Perugia nei secoli xir, xiv e negli inizi del xv, con
qualche excursus nell'arte del resto dell'Umbria: impresa notevole per vastità,
e non più tentata con mezzi adeguati dal tempo delle fatiche critiche ed eru-
dite di Umberto Gnoli.

Ci sia concesso, ora, formulare qualche parere su singole questioni af-
frontate nel corso dell’opera.

I quattordici dipinti umbri duecenteschi, grazie anche a qualche oculato
incremento recente, quale il dossale di S. Felice di Giano, danno un’idea
abbastanza adeguata dello svolgersi della pittura in Umbria in quel torno
di tempo, e, se pochi dipinti ci testimoniano dei pittori di ascendenza spole-
tina, ben rappresentato è l’ambiente perugino, in cui vengono portate ad
esiti personali le lezioni di Giunta, e poi di Cimabue ; se, ormai, il Maestro
di S. Francesco è personalità abbastanza definita, il Maestro del Farneto è
ancora da accertare nell’estensione dell’opera e nelle ascendenze culturali ;
e spiace che il Maestro di Cesi non sia rappresentato che attraverso un assai
sbiadito riecheggiatore. Altra rilevante personalità, distinta dalle prece-
denti e, finora, « pictor unius operis », è l’autore del tabernacolo n. 14, che,

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188 RECENSIONI

peró, per esperienze e per ambiente di formazione, non differisce molto dalle
personalità precedenti ; è proprio perché, salvo i grandi apporti culturali dei
maestri forestieri operanti ad Assisi, la pittura umbra vive, nel duecento, di
tradizioni e di vita autonoma, che, nella perdita di molti elementi del tessuto
di relazioni che allora si era instaurato, risulta parecchio difficoltoso collocare
ciascun pittore e ciascuna opera al suo debito posto; é come se si dovesse
ricostruire la pittura toscana coeva senza le preziose indicazioni del Vasari
e degli altri storiografi antichi. :

Diverso é il discorso che puó nascere dalla considerazione delle opere
che costituiscono la parte piü cospicua, almeno numericamente, del catalogo :
i prodotti, cioé, di pittori perugini, o almeno operanti a Perugia, nel '300 ;
come già altri, e in primo luogo il Longhi, hanno affermato, sfortuna ha voluto
che la personalità piü facilmente ricostruibile del primo '300 in Perugia,
per copia di opere firmate e di documenti, sia stata quella, uggiosa e medio-
crissima, di Meo da Siena ; sicché si é teso a costruire, attorno a questo im-
pacciato personaggio, tutta una «scuola» di più o meno prossimi seguaci ;
e non ultima responsabile di questo stato di cose è proprio la Pinacoteca pe-
rugina, nella quale, a dire il vero, il gruppo di opere trecentesche piü omogeneo
è proprio la serie di tavole e polittici di Meo.

Certo, nella Pinacoteca non è presente tutto il meglio delle produzioni
perugine del '300 : ma la tavola del Maestro della Maestà delle Volte richiama
ben altre meditazioni che l’elementare trascrizione di modi ducceschi e marti-
niani eseguita da Meo : si tratta di un colto, elegante e raffinato pittore ope-
rante nell'ambiente di Simone.

Che Perugia non fosse « provincia », ma luogo di scambi e di dibattiti
artistici vivaci, e che quanto avveniva nella vicina Assisi vi avesse immediata
risonanza è cosa tanto limpida che non vale perdersi in dimostrazioni : ac-
cenno soltanto al protogiottismo degli affreschi della Sala Maggiore alla
numerosa, agguerrita, culturalmente aggiornata serie dei miniatori, ai fre-
scanti, se non altro, delle cappelle del S. Domenico.

Si guardi, tra le opere presenti in Pinacoteca, agli affreschi staccati
nn. 34 a, b e c, 37, 69, 74, tutti esulanti da una pedissequa prassi artigianale,
tutti testimonianza di una lunga storia di intere riflessioni e di contributi
esterni, anche questa ancora tutta da scrivere.

Sempre preciso, anche se, ovviamente, in questa parte sono meno nu-
merose le novità, é il catalogo nell'enumerare le non poche opere, di alta
qualità eseguite da artisti forestieri: da Duccio a Vigoroso da Siena, a Lippo
Vanni, a Taddeo di Bartolo, a Domenico di Bartolo.

A questo punto si inserisce la pattuglia dei pittori « gotici fioriti » : Ot-
taviano Nelli, Lorenzo da Sanseverino, Gentile da Fabriano e il suo ottimo
seguace Lello da Velletri, esponenti di una pittura cortese che trova, da ori-
gini lombarde e adriatiche, ottima accoglienza anche presso i dinasti delle
signorie umbre.

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REGENSIONI 189

Segue un breve manipolo di sculture: tra esse, poco é ancora con-
cesso di dire di opere capitali come il crocifisso n. 112, o la testa n. 113,
per la mancanza di un corpus della scultura lignea medievale, che consenta
di eseguire confronti tra manufatti assai spesso sflgurati da interventi se-
riori ; i frammenti della Fonte di Piazza sono ormai troppo noti per tentare
su di essi un discorso ; si deve invece al Santi la scoperta del secondo scriba
della fonte di Arnolfo, ed il tentativo di una ricostruzione architetto-
nica dell'intero monumento che, pur non soddisfacendo in tutti i particolari,
pone le basi per successivi approfondimenti critici.

In fine, il libro è concluso da accurate schede riguardanti lavori, metal-
li ed oreficerie, stoffe: anche qui si trovano opere capitali, come il calice e le
patene di Benedetto xri, il calice di Cataluccio da Todi, e così via.

Per quanto riguarda le numerose tovaglie « perugine », le notizie fornite
dal Santi, che si mantiene giustamente assai prudente nelle datazioni, vanno
integrate qua e là, con la menzione di oggetti chiaramente databili, come il
frammento inglobato come fodera nel reliquiario-trittico trecentesco del
Museo Civico di Gubbio, o, tra gli incontrovertibili precedenti, lo scialle, for-
se in seta, di Jacopa dei Settesoli, conservato nella raccolta di reliquie della
Basilica di S. Francesco di Assisi.

Insomma, il catalogo risulta uno strumento di lavoro preciso, aggior-
nato, ricco di novità, indispensabile per chi d’ora in poi si occupi di arte in
Umbria, e specialmente a Perugia.

ANTONINO CALECA

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190 RECENSIONI

MARCELLA CASINI BrunI, Lettere di Gerardo du Puy al Comune di Orvieto
(1373-1375). Perugia, Istituto di Storia Medievale e Moderna della
Facoltà di Lettere e Filosofia, 1970, pp. 153, 6 tavv. f. t.

L'Istituto di Storia medievale e moderna della Facoltà di Lettere e
Filosofia dell'Università perugina, diretto dal prof. Massimo Petrocchi, inizia
con questo volume la pubblicazione di una serie di tesi di laurea sulla storia
umbra.

Il lavoro della Casini Bruni consiste nell'edizione delle lettere che l'abate
di Monmaggiore invió al Comune di Orvieto, inserite in due volumi delle
Riformanze (nn. 162 e 163 dell'Archivio storico comunale), preceduta dalla
bibliografia (pp. 5-7), da un'introduzione storica (pp. 9-56) e da una premessa
all'edizione con un preziosissimo prospetto delle lettere edite (pp. 59-65), e
seguita da un esauriente indice dei nomi di persona e di luogo. L'edizione è
impeccabile. L'intelligenza del testo, resa talvolta disagevole dalla trascu-
ratezza e fretta dei notai copiatori e dalla complessità del formulario cancel-
leresco, é quasi sempre salvaguardata ; la sola volta che non riesce ad esserlo,
ció é dichiarato in nota (cf. lettera n. 45). L'apparato critico é limitato allo
stretto necessario ; forse sarebbe auspicabile una sola nota in piü, per dichia-
rare l'esattezza della lettura « quantenus » per «quatenus» (p. 67); valga
questo appunto, il più grave che sono in grado di fare, a sottolineare lo scru-
poloso rigore della trascrizione.

Le lettere che l'abate di Monmaggiore, rettore dello Stato pontificio
dall'agosto del 1372 alla fine del 1375, invió al Comune di Orvieto tra il feb-
braio del 1373 (nelle riformanze dei mesi precedenti non c'é traccia di comu-
nicazioni del rettore) e il dicembre del 1375, e che furono copiate dai notai
del Comune, Aloisio «Nicole» da Offida e Giovanni «condam ser Angeli
Aldrovandini » da Perugia, nei registri delle riformanze degli anni corrispon-
denti, sono in totale 76. Di esse due sono inviate, anziché da Gerardo rettore,
dal suo uditore Gerardo « de Meccipanibus » di Corneto (nn. 15 e 31) ; una
(la n. 76, del 6 dicembre 1375, il giorno prima della famosa rivolta perugina),
é di attribuzione incerta, recando nel protocollo solo l'«inscriptio » e non
l'«intitulatio », e presentando alla fine del testo una specie di firma: « Bo-
noniensis », che la fa riferire forse a quel Bernardo vescovo di Boulogne sur
Mer, chiamato popolarmente « vescovo di Bologna », che Gregorio XI mandó
nell'ottobre del 1375 a controllare, come tesoriere generale, la disinvolta
politica finanziaria dell'abate (cf. E. DuPRE THESEIDER, La rivolta di Perugia
nel 1375 contro l'abate di Monmaggiore e i suoi precedenti politici, in BDSPU,
xxxv [1938], p. 109, p. 119). Le missive sono tutte date a Perugia. Quanto ai
destinatari, la gran parte delle lettere (49) è indirizzata al Comune o a magi-
strati di Orvieto ; 8 sono indirizzate a funzionari centrali, dipendenti diretta-
mente da Gerardo, ma evidentemente riguardano Orvieto ; 19 infine sono let-
tere circolari, destinate ai vicari o ai. comuni delle provincie ecclesiastiche

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RECENSIONI 191

una delle quali, del giugno 1373, è un’interessante costituzione sui monasteri.
Solo a quest'ultima categoria di lettere può riferirsi l'accenno fatto dalla
Casini Bruni (p. 59) alla fretta con la quale i notai dovevano copiare le let-
tere, dovendole riconsegnare subito al corriere, come motivo delle ripeti-
zioni e interruzioni nel dettato e del disordine cronologico nella registrazione.

Si presenta così un problema diplomatico di particolare interesse, quello
dei criteri con i quali le comunicazioni di Gerardo venivano trascritte e inse-
rite nelle riformanze comunali. Delle lettere non si conserva, almeno nel-
l’Archivio storico comunale di Orvieto, alcun originale ; le conosciamo, per
ora, solo attraverso le copie inserite nei registri numerati, come si è detto,
162 e 163. Le lettere sono copiate in spazi lasciati (appositamente o no ?)
in bianco, in calce a riformanze riferentisi a giorni talvolta precedenti, com’è
naturale, talvolta successivi alla data delle stesse. Quest’ultima circostanza
va spiegata con l’intervallo tra la data di spedizione da Perugia (che, si badi,
non coincide con quella di emissione) e quella di arrivo ad Orvieto ; infatti
tutte le lettere di cui è annotata, in calce, la data di presentazione oltre che
di emanazione (in totale 13) sono inserite in carte riferentisi a giorni prece-
denti la presentazione stessa. È lecito, dal disordine cronologico delle regi-
strazioni, dedurre perciò una addirittura caotica irregolarità nei servizi di
spedizione e recapito delle missive ufficiali : l’intervallo tra la data della
lettera e quella di presentazione varia da un solo giorno (n. 23) a più di un
mese (nn. 9, 51); ma la lettera n. 49, inviata il 3 dicembre 1374, è registrata
al 4 giugno dell’anno dopo, che dovrebbe precedere, come si è detto, la pre-
sentazione ! Vanno in questo modo spiegati gli accavallamenti dei documenti,
datati dopo e registrati prima di altri, e viceversa; più che dalla fretta o
dalla confusione della cancelleria comunale, tale disordine cronologico sem-
bra dipendere dal precario funzionamento del servizio di corrispondenza del
rettore, che doveva svolgersi, in quegli anni turbolenti, in circostanze certo
drammatiche.

Un altro problema riguarda più direttamente la cancelleria di Gerardo.
Molte lettere riportano in calce una nota di registrazione (es. : «registrata
folio .CLXXI. .f.»), comprendente l'indicazione del volume della cancelleria
— così va interpretata, senza dubbio, la lettera finale — e del foglio nel quale
era registrata l’emissione del documento. La strana alternanza delle forme
maiuscola e minuscola per le lettere indicanti il registro va ascritta alla mano
dei copisti, non all’originale. Anche in questo caso, un esame pure superfi-
ciale delle note rivela incongruenze non spiegabili. I registri cancellereschi
attestatici dalle annotazioni sono dieci (lettere D. E, F, G, I, K,L, 0, P, V);
molti di essi arrivano a un alto numero di carte, fino a 225 ff. : tanto da far
pensare a un’attività cancelleresca intensissima. L’ordine di registrazione però
non segue quello cronologico, come ci sarebbe da aspettarsi in un ufficio ben
organizzato : prendendo in esame, per es., le lettere registrate nel libro « K »,
si legge che una lettera del 28 maggio 1373 (n. 5) è registrata al f. 162, mentre
lettere posteriori (nn. 18, 24, 26, 29) sono riportate in fogli precedenti (rispet-

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192 RECENSIONI

tivamente ff. 25, 83, 82, 120). Infine, la frequenza della nota di registrazione
decresce col tempo : intensa fino al gennaio 1374 (26 note su 35 lettere), si
dirada fino a diventare sporadica nel prosieguo (solo 3 sulle restanti 36 let-
tere). A questa tendenza, indicativa probabilmente di un funzionamento
meno regolare della cancelleria, si ricollega anche il passaggio graduale, nel
testo delle lettere, da forme articolate e relativamente ampie a comunica-
zioni brevi e stringate. Si ha così l'impressione, che va corroborata con ul-
teriori ricerche d’archivio, di un ufficio alle prese con un’attività talmente
intensa da non poterla sbrigare regolarmente e, va ricordato, con un momento
politico altamente tormentato.

Veniamo così al contenuto propriamente storico delle lettere, al quale
è dedicata l’ampia introduzione del volume. In essa l’A. si limita volutamente
alla documentazione offerta dall’ Archivio storico comunale di Orvieto, e cir-
coscrive la sua indagine ai fatti rivelati dalle lettere edite, per mezzo di un
continuo ed esatto raffronto con le risultanze degli statuti e delle riformanze
comunali. L'andamento stesso dell’introduzione, piano, espositivo, talvolta
un po’ disarticolato (troppi capoversi !), mostra come l’intento della Casini
Bruni sia quello di dare un’informazione corretta e stretta ai fatti, più che
di arrivare a conclusioni generali o di risolvere problemi. Il lavoro risulta
in questo senso indicativo dell’indirizzo della nuova collana di studi, volta a
«lumeggiare — pur nell’ambito di ricerche giovanili — la storia dell’illustre
‘regione’ umbra, che in tanti momenti della sua storia attende ancora un
esame minuto e paziente, di rilevamento e di presentazione di testi e sugge-
stioni nuove » (dalla Presentazione del prof. Petrocchi).

Lo scopo è raggiunto pienamente : anzitutto sono messe a disposizione
degli studiosi queste preziosissime lettere ; in secondo luogo l’organizzazione
e la vita comunale di Orvieto dopo la restaurazione dell’Albornoz sono de-
lineate con precisione; soprattutto è portato un notevole contributo alla
chiarificazione della personalità e del modo di governo dell’abate di Mon-
maggiore : della sua esosa politica fiscale in primo luogo ; della sua continua
opprimente presenza nella vita del Comune, fin nelle più minute questioni
giurisdizionali ; della sua politica di espansione verso la Toscana ; dei suoi
poteri nella nomina di ufficiali e funzionari. Ne risulta «l’immagine di un
uomo astuto ed ambizioso, volto all'attuazione di una politica di accentra-
mento ma anche alla organizzazione di uno Stato ‘moderno’ ed efficiente »
(p. 56).

Ma resta ancora molto da ricercare attorno a questa controversa ma
poco studiata figura: la pubblicazione delle lettere di Orvieto é in questo
senso fonte di stimoli e di suggerimenti. Sono auspicabili ricerche archivi-
stiche in altre città del Patrimonio, come Città di Castello, Spoleto, Trevi,
Assisi, Gubbio, nelle cui riformanze son registrate le lettere di Gerardo (man-
ca per questo periodo, com'é noto, la documentazione perugina). È auspica-
bile una ricostruzione, su queste basi, del funzionamento della cancelleria e

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RECENSION : 193

in genere della burocrazia del rettore. Ed è auspicabile infine una monografia
completa sull’abate di Monmaggiore, capace di affrontare e risolvere tutti i
problemi che restano insoluti per la definizione della sua opera: opera di
un uomo politico che apparteneva di diritto — e il volume della Casini'Bruni
ulteriormente lo conferma — alla categoria dei « cattivi pastori », contro cui
si scagliava santa Caterina da Siena.

ATTILIO BARTOLI LANGELI

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Necrologi

FRITZ WEIGLE

Quattro anni sono ormai passati dall’improvvisa morte di
Fritz Weigle, ma ancora il suo ricordo è assai vivo fra tutti quelli
che l'hanno conosciuto e stimato.

Fritz Weigle era nato il 14 maggio 1899 ad Einlage, un piccolo
paese vicino alla città di Danzica in Germania, ma ben presto si
trasferì con i suoi genitori a Berlino ; qui frequentò le scuole e più
tardi l'università, cosi che, come spesso diceva, si sentiva un vero
« berlinese ».

Dopo aver partecipato alla Prima Guerra Mondiale sui fronti
russo e francese e dopo i primi esami si dedicó all'insegnamento nelle
scuole. Soltanto in un secondo tempo, abbastanza tardi, precisamente
nel 1934, si laureó a Berlino con una brillante tesi di laurea su « Le
lettere del vescovo Raterio di Verona » ; suo relatore era il prof. Pe-
rels, a cui rimase sempre legato da amicizia ed al quale piü tardi,
dopo la tragica morte, dedicó un commosso necrologio.

Le sue tendenze politiche spinsero poi il Weigle, sempre assai
contrario al nazismo, a rinunciare all'insegnamento nelle scuole e a
dedicarsi alle ricerche storiche sul medioevo. Ebbe la fortuna che
il prof. Paul Kehr, allora presidente dei Monumenta Germaniae Hi-
storica, lo chiamasse come collaboratore nell'ottobre 1934 a questo
importante centro di studi medievali in Berlino. Il Kehr in quel
periodo stava per completare l'edizione dei diplomi di Carlo III e
cosi il Weigle collaboró per diverso tempo a questi lavori.

Ben presto peró al Weigle fu dato l'incarico di una edizione
indipendente, cioè quella delle lettere del periodo degli Ottoni. Il
primo volume doveva comprendere le lettere del vescovo Raterio di
Verona. Il Weigle, già ben preparato a questo compito grazie ai
lavori compiuti per la sua tesi di laurea, si dedicò alacremente a
questi studi, come mostrano anche le diverse pubblicazioni su Ra-
terio, elencate nella bibliografia. All’inizio del 1940 le prime bozze
erano tirate, ma poi la Seconda Guerra Mondiale impedì la prose-

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196 NECROLOGI

cuzione della stampa e cosi le lettere di Raterio poterono essere
pubblicate soltanto nel 1949.

Il Weigle preparò anche molto materiale per un altro volume
di questa serie; ma purtroppo tutte le annotazioni, copie e foto-
grafie, ricoverate insieme con l'altro materiale dei Monumenta Ger-
maniae Historica nella miniera di sale di Stassfurt, furono distrutte
alla fine della guerra nel corso di un saccheggio indiscriminato com-
piuto da elementi stranieri.

Alla sua vita tranquilla di studioso del decimo secolo diede
però un altro indirizzo la chiamata del Weigle a Roma all’Istituto
Storico Germanico, prima per un periodo di un semestre nel 1937
e poi definitivamente nell'ottobre 1939, quando era già scoppiata
la Seconda Guerra Mondiale ; la chiamata avvenne su proposta mia,
dal momento che lo conoscevo già da anni, dai tempi che ci occupa-
vamo tutti e due di problemi della storia veronese, lui di Raterio,
io degli Scaligeri.

L'incarico dato al Weigle fu quello di compilare una specie
di catalogo di tutti i tedeschi che avevano frequentato in qualche
maniera le università italiane fra 1200 e 1800. Esistevano pochi
lavori preparatori ed in fondo si camminava su «terra vergine ».
Il Weigle iniziò i suoi studi con vero entusiasmo, malgrado le dif-
ficoltà connesse con le misure precauzionali di protezione del ma-
teriale archivistico prese in vista del pericolo di una guerra. Dietro
mio suggerimento iniziò il lavoro in Umbria, proprio a Perugia, e
mi ricordo ancora bene del giorno in cui lo presentai ai direttori
delle biblioteche ed archivi che doveva frequentare. Dopo Perugia
esaminò con me anche il materiale dei piccoli centri delle Marche,
p. e. Macerata, Fermo ed Ascoli Piceno, ed infine i ricchi tesori ar-
chivistici che offriva Siena. Diverse pubblicazioni di quegli anni
(vedi la bibliografia) ci mostrano i progressi fatti. In quel tempo
fummo spesso insieme, studiando lui i «suoi» studenti, io il Due-
cento. Furono belle giornate di intenso lavoro, malgrado la burra-
scosa tempesta della guerra che picchiava anche alle porte dell’Ita-
lia. Da tanti colloqui avuti con lo Scomparso in quei tempi so come
si trovava bene in Italia, specialmente nell’« Umbria verde », e come
era grato per tutte le facilitazioni concesse al suo lavoro in tempi
così difficili.

Fu chiamato sotto le armi soltanto dopo l'8 settembre 1943,
ma rimase lontano dal fronte ; nella sua posizione di interprete di un
comando a Verona potè fare molto per la tutela di archivi e biblio-
EI

NECROLOGI 197

Leche, come posso testimoniare meglio di ogni altro io, che ero al-
lora incaricato speciale per simili questioni presso il Comando Su-
premo Germanico in Italia.

Dopo la fine della guerra il Weigle tornò in Germania e divenne
per due anni (1945-1947) referente culturale presso l’amministrazione
centrale della Franconia. Era una vita movimentata con mille dif-
ficoltà in una Germania travolta dalla guerra e così c’era tutto da
rifare. Fra gli altri incarichi dovette anche occuparsi delle questioni
pratiche connesse con la sopravvivenza e riattivazione dei Monu-
menta Germaniae Historica, che erano stati trasferiti da Berlino al
castello di Pommersfelden per evitare i bombardamenti massicci ai
quali era esposta Berlino. Più tardi spesso parlò di tutto quello che
aveva fatto ed organizzato in quella posizione ; infatti in fondo si
interessava moltissimo anche dei problemi politici del momento,
come dimostra anche lo sviluppo dei suoi studi universitari, durante
i quali inizialmente, prima di dedicarsi allo studio della storia me-
dievale, si era occupato di sociologia, di teorie dello Stato, di poli-
tica e di storia moderna.

Ma nell'autunno del 1947 ebbe in lui il sopravvento l'amore
per il lavoro scientifico e tornò ai Monumenta Germaniae Historica
come collaboratore. Ebbe l’incarico di provvedere ad una nuova
edizione delle lettere di Gerberto da Reims (Silvestro II). Per anni
— prima a Pommersfelden, poi dal 1949 a Monaco di Baviera — la-
vorò accanitamente per questa edizione, come dimostrano anche i
suoi studi in proposito apparsi nel « Deutsches Archiv » (vedi bi-
bliografia). Finì la stesura del volume con le lettere di Gerberto, sor-
vegliò la stampa, ma non ebbe la gioia di veder uscire il volume stesso,
un momento che aspettava con impazienza.

Il suo vivo desiderio era di tornare a Roma all'Istituto sinto
Germanico quando questo fu restituito alla Germania e riattivato
nel 1953; ma purtroppo il numero dei collaboratori allora era assai
ristretto e così fu impossibile richiamarlo.

Questo fatto rattristò moltissimo il Weigle, ma ebbi la gioia
di ottenere da lui la continuazione della sua collaborazione con
l’Istituto. Così fu possibile finanziare numerosi viaggi per permetter-
gli di continuare i suoi studi sugli studenti tedeschi in Italia, dove
era già tornato nel settembre 1948 per partecipare al Congresso Inter-
nazionale di Diritto Romano e di Storia del Diritto tenutosi a Verona.
Così poterono uscire numerosi suoi articoli nelle « Quellen und For-
schungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken » dell’Isti-
198 NECROLOGI

tuto Storico Germanico, dedicati a Perugia, Fermo, Pisa e Padova,
e infine le stesse matricole della « Nazione Germanica » a Perugia
e Siena, due opere poderose di grande utilità per i futuri studiosi
di tali problemi. Stava preparando un lavoro simile anche per Pa-
dova, quando lo raggiunse la morte, ma c’è da sperare che i suoi la-
vori possano essere ripresi da altri!

Negli ultimi anni di vita si dedicò alla redazione della storia
dei Monumenta Germaniae Historica negli ultimi decenni, in occa-
sione del 150° Anniversario di tale istituzione, ma purtroppo anche
questo lavoro rimase incompiuto.

Quando lo vidi l'ultima volta, nell'ottobre 1966 a Venezia,
sempre pieno di ottimismo ed energie, nulla lasciava prevedere la
sua fine improvvisa, avvenuta in seguito ad una operazione chirur-
gica a Monaco di Baviera il 28 dicembre 1966.

Si chiuse così una intensa attività scientifica e nei numerosi
partecipanti ai funerali era chiaramente visibile la commozione,
anche se il Weigle aveva pochi veri « amici » intimi, come so bene da
numerosi colloqui con lui quando mi parlava a cuore aperto. La vita
non gli aveva risparmiato delusioni, ma pensava sempre con viva
soddisfazione al tempo dei suoi studi in Italia e a tutte le acco-
glienze cortesi ricevute in questo paese e specialmente in Umbria.
È significativo che un suo «curriculum vitae», da me scoperto fra
le sue carte, chiuda cosi :

«La Deputazione di Storia Patria per l'Umbria mi nomino il
28 ottobre 1956 membro corrispondente, un atto che mi ha fatto
moltissimo piacere ! ».

WOoLFGANG HAGEMANN

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NECROLOGI 199

BIBLIOGRAFIA DEGLI SCRITTI |

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Die Matrikel der Deutschen Nation in Perugia (1579-1727), in « Bibliothek

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200 NECROLOGI

des Deutschen Historischen Instituts in Rom », xxi, Tübingen 1956,
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sches Archiv », xiv, 1958, pp. 149-220.

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Deutsche Studenten in Italien, IV. Deutsche Studenten in Pisa, in « Quellen
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1959, pp. 173-221.

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Monumenta Germaniae Historica, in « Studi Medievali », Serie terza, rv, 1963,
pp. 813-820.

Ein Brieffragment Rathers von Verona ?, in « Deutsches Archiv », xix, 1963,
pp. 489-493.

Die deutschen Doktorpromotionen in Philosophie und Medizin an der Univer-
sitàt Padua von 1616 bis 1663, in « Quellen und Forschungen aus ita-
lienischen Archiven und Bibliotheken », xLv, 1965, pp. 325-384.

Die Briefsammlung Gerberts von Reims, Monumenta Germaniae Historica,
Die Briefe der deutschen Kaiserzeit, II, Weimar 1966, pp. 286.

D ————— —————ÁÉÓÁ Wu I:
MARIO BIZZARRI
(1914-1969)

Rievocare la figura di Mario Bizzarri in un periodico perugino
illustre, a due anni circa dall'improvvisa fine, significa dire prima
di tutto che egli amó la sua terra non per idolatrarla o fanaticamente
suo accendersi di entusiasmo per essa, ma per suo cogliervi il senso
del passato, la ragione dell'essere di se stesso nella vita millenaria
della sua regione.

Ne diede la prova nei suoi scritti, nel suo legame alle varie
istituzioni, nel rifuggire da ambizioni che ne lo distogliessero. Solo
la Toscana veniva subito dopo. Se Orvieto fu la sua sede come fun-
zionario, fu anche il suo agone di lancio scientifico.

Disorientato subito dopo la guerra, si ritrovó tutto negli studi
e nella Fondazione Museo « Claudio Faina », che si avvalse della sua
opera di esperto e di compagno premuroso nella fatica comune per
un ente scientifico, che aveva alle spalle una splendida fama e pos-
sedeva una grande collezione. Una fondazione che mirava a creare
una tradizione di nuovi studi e un sano impulso a degne iniziative
di scavo e di sistemazione per il Museo Faina, arricchito dalla giu-
stapposizione nello stesso palazzo delle collezioni civiche e statali
di Orvieto in un solo centro di raccolta, con il contributo collabo-
rativo del Comune, dell'Opera del Duomo, della Direzione Generale
delle Antichità e Belle Arti. In questo, incoraggiato dalle iniziative
della Fondazione e della Soprintendenza alle Antichità di Firenze,
fu alacre e fine, ma la morte impedi — o ritarda ancora — un pronto
svolgimento, cui non sarebbe egli mancato, essendo titolare, negli
ultimi tempi, della direzione dell'ufficio staccato della Soprinten-
denza alle Antichità dell'Umbria in Orvieto, ed in grado di abbre-
viare le pratiche e semplificare i rapporti fra i vari enti e con la
stessa Soprintendenza.

La virtü di essere un eccellente collaboratore era fra le sue
maggiori qualità; in un certo senso, lo fu di se stesso, quando, alle
prime prove di massimo impegno ed onore per la pubblicazione degli
scavi di Crocefisso del Tufo, ascoltó i consigli di chi gli stava vicino

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202 NECROLOGI

più vecchio d’anni per meglio aiutarsi nella elaborazione dei dati
di ricerca e stendere i suoi primi lavori con criterio di equilibrio.

Ammirò suo padre come studioso e tutore dei monumenti ed
ebbe la forza di scriverne e dirne gli indirizzi mentali e le opere
compiute con grande spirito, che gli veniva dalla coscienza di essere
obiettivo.

Amò i libri, la fotografia come documentazione, il libero atteg-
giarsi in ogni circostanza decisiva, sempre gentiluomo e generoso.

Mario Bizzarri fu da me conosciuto durante i lavori del 1 Con-
gresso Internazionale di Preistoria e Protostoria Mediterranea nel
'00, a Firenze. Per la prima volta, dopo la guerra, respiravo aria
di convegni. Parlava poco, con senso di umorismo. Un anno dopo
lo ebbi accanto a me insieme con altri collaboratori, con certe man-
sioni, dalle quali meritava di essere gradatamente sollevato, ed alle
quali occorreva aggiungerne altre di più confacenti e degne per un
buon archeologo, quale a me parve di scoprire e quasi prevedere
in lui.

Fu gentile, semplice, e signorile, nel mettermi in Perugia in
contatto con il padre, Soprintendente ai Monumenti, e con Bertini
Calosso, ch’era venuto da Roma per l’occasione, e con il quale an-
dammo ad Orvieto, dove ero stato parecchi anni prima in un giorno
di neve, che faceva bianco dovunque. Orvieto mi apparve segregata
dal resto della giurisdizione archeologica. Sin da allora la affidai a
Bizzarri, che vi era di casa, sapeva stare al suo posto (lo dimostrò
più volte). Prima che si creasse un ufficio staccato della Soprinten-
denza alle Antichità, che collegasse le presenze e le attività archeo-
logiche locali, così importanti, a cui egli fosse assegnato, si dovette
sudare. Per piantare le tende ci vollero tutta la sua tempestività
d’azione e tutta la sua modestia nel precisare un minimo di esigenze
atte a cominciare. Il resto si sarebbe svolto aprendoci la strada.
Gradatamente s'immerse nell'archeologia, cui una sua vena lette-
raria e filosofica dava un certo colore. Ed ogni giorno di più nel-
l'archeologia prese posto quella orvietana, che scoppiò a nuovo dietro
la nuova, a sua volta, Fondazione Museo « Claudio Faina ». I suoi
commenti, le sue distinzioni e glosse alle scoperte erano una parte-
cipazione intrinseca più che un’aggiunta erudita. La stessa tecnica
fotografica gli fu necessaria in quanto seppe crearsela per essere lui
stesso a cogliere e ridestare l’intima essenza dell’oggetto.

Dell’oggetto riuscì ad essere buon collocatore nelle vetrine, di
qualcuna delle quali fu ideatore. In lui circolava una esperienza, di

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E NECROLOGI 203

cui era prodigo con tutti; era un faber attento, sorretto da spirito
di sacrificio e d'immedesimazione, e da un senso dinamico, e stoico,
del lavoro e della lotta d'ogni giorno per le ricognizioni sul terreno,
ilibri da leggere, gli uomini stessi e la stessa fatica personificata,
vuoi l'esplorazione del Crocefisso del Tufo, vuoi Montecavallo o
Colfiorito (antica città di Plestia); nelle stanze di restauro, come
nel teatro dello scavo.

In una particolare vigilia di certe cose archeologiche, lo vidi
improvvisamente esausto e smarrito. Fu facile vederlo riprendersi
e tornare ad essere quale occorreva fosse.

L'opera sua maggiore sono i due volumi sugli scavi promossi
dalla Fondazione Faina a Crocefisso del Tufo pubblicati nella rivista
del nostro Istituto. Un'introduzione retrospettiva delle precedenti
conoscenze fu la base di partenza per la sua impostazione di lavoro
nell'illustrare i complessi risultati ottenuti, scavando senza soluzione
di continuità (secondo stabilito con la Soprintendenza e Fondazione
Faina), in quella famosa necropoli, cioé a tappeto.

Ma anche altri suoi articoli sono un esempio di obiettiva espo-
sizione, non pedissequamente svolta, congiunta sopratutto con la
capacità di vedere i vari problemi e saperli definire.

Ci si rende conto del giudizio critico di J. Heurgon, che in una
recensione (« Latomus », xxv, 1966) dice il Bizzarri eccellente, vi-
gile, prudente archeologo, e per noi tutti ha già dichiarato che non
si sarebbe potuto mai riconoscerlo abbastanza.

Fu Mario Bizzarri un etruscologo a ciclo compiuto (come pochi
a lui eguali); dallo scavo, al restauro, allo studio, alla consegna in
museo. Favorì al massimo l’unificazione delle collezioni archeologiche
orvietane : possibile solo dentro il Palazzo della Fondazione Faina,
legata al corpo del suo proprio museo e pur protesa in avanti per
la sua stessa massa di potenzialità archeologica e promozione cultu-
rale formativa. È questa l’eredità che egli lascia ai successori e re-
sponsabili per arricchire sistematicamente la visione storica di Or-
vieto antica, la cui conoscenza si è tanto rischiarata per suo merito
ed in modo indissolubile da lui.

C'é da sperare che l'Ufficio Staccato della Soprintendenza alle
Antichità perugina abbia il suo direttore sul posto e la sede orvietana
non sia vacante ad oltranza, nel momento dell’ordinamento della
Regione Umbra, nel campo delle memorie patrie e nella civiltà delle
istituzioni culturali proprie.

Giacomo CAPUTO
204 NECROLOGI

BIO-BIBLIOGRAFIA

Laureatosi a Roma nel 1941 ; Ispettore a Firenze, dopo varie ricerche,
presso la Soprintendenza alle Antichità d'Etruria e direttore a capo dell'uf-
ficio staccato di Orvieto sin dal 1956 (ufficio ora dipendente dalla Soprin-
tendenza dell'Umbria). Membro di varie istituzioni e socio corrispondente
dell'Istituto di Studi Etruschi. Preposto all’insegnamento dell'archeologia
classica e dell’etruscologia a Firenze presso l’Istituto Culturale di Villa
Mercede e l’Istituto Pio XII di Villa Schifanoia.

Contributo all’aggiornamento della Carta Archeologica del Municipio romano
di Assisi, in « Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l'Um-
bria », xLIV (1947), pp. 39-44.

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Assisi, 1948, pp. 88.

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269 sgg.; xxII, 1952-53, pp. 209 sgg.

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Nove mesi di attività archeologica in Maremma, in « Bollettino della Camera
di Commercio di Firenze », 1952.

Collab. Catalogo della Mostra dell’ Arte e della Civiltà Etrusca, Milano, 1955.

Museo Archeologico dell'Opera del Duomo di Orvieto (Settimana dei Musei),
Orvieto, 1957.

Una nuova tazza del pittore di Antiphon, in « Studi Etruschi », xxvr, 1958,
pp. 259-265.

Dovere morale e prassi del cittadino italiano in fatto di archeologia, in « Bol-
lettino dell'Istituto Storico Artistico Orvietano », xiv, 1958, pp. 1-9.

Rinvenimenti e scavi nella regione orvietana nel corso del 1959, ibidem, xv,
1959, pp. 43-47.

Ritrovamenti archeologici a Poggio Rotigli (Grosseto), in «Notiz. Scavi»,
xin, 1959, pp. 53-63.

Grosseto - Rinvenimenti vari nella provincia, in « Notiz. Scavi», xim, pp. 89-
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lettino della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria », LVII, 1960,
pp. 103-112.

Voce Orvieto, in EAA, V.

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ee agp n mL RI eA e m a OE e TS. 0318
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L'ultima città etrusca, ibidem, pp. 319 sgg.

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Un ripostiglio eneo nell'Isola del Giglio, in « Studi Etruschi » XXXIII, 1965,
pp. 515 sgg., tavv. cxix-cxx.

Contributo alla topografia della Porta Urbica di S. Ercolano in Perugia, in
« Not. Scavi», xix, 1965, pp. 126 sgg.

Una importante scoperta per l'antica topografia di Orvieto, in « Bollettino
dell'Istituto Storico Artistico Orvietano », xIx-xx, 1966, pp. 118-125.

La necropoli del Crocefisso del Tufo - II, in «Studi Etruschi », xxxiv, 1966,
pp. 1-190.

Arnolfo Bizzarri. Necrologio, in « Bollettino dell'Istituto Storico Artistico Or-
vietano », xxI, 1967, pp. 101-104.

Orvieto Etrusca (Arte Storia). 1967, pp. 35, tavv. 38.

Magica Etruria (con Claudio Curri), Firenze, 1968.

Uno specchio etrusco inedito da Orvieto, in Hommages à Marcel Renard, 11,
1968 (Coll. Latomus, 103).

Orvieto e S. Venanzo. Scoperte, in «Studi Etruschi », xxxiv, 1966, p. 302.

Orvieto - Crocefisso del Tufo. Scavi 1967, in «Studi Etruschi », xxxvi, 1968,

p. 162.

Postumo : Recensione a RoBERT CoarEs, Beyond The Alps, in « Bollettino
dell'Istituto Storico Artistico Orvietano », xxir, 1968, p. 90.

Postumo : Relazione campagna scavo di Orvieto 1968, in «Studi Etruschi »,
XXXVII, 1969, pp. 279-280.

Postumo : Trovato in Orvieto il ceiyog di Zonara ? in La città etrusca e ita-
lica preromana, Bologna-Imola, 1970, pp. 153-160.

Postumo : Nuova sezione del Museo Civico-Statale a Palazzo Faina, in « Mu-
seum » prossimo ad uscire.

ATTIVITÀ ESPLORATIVA ORVIETANA

1958-1959 : Necropoli etrusche di Montecavallo, Casa Pisana (Castel Giorgio),
S. Lorenzo (Montecchio), S. Quirico.

1963: Tombe etrusche «La Rota », Titignano, Castel Rubello (Porano),
S. Maria (Monteleone d’Orvieto).

1965 : Pozzi etruschi di Via Farnese nella stessa città di Orvieto.

1960-1968 : Annuali campagne a Crocefisso del Tufo.

Vf DAI TORIA ES 1
P. GIUSEPPE ABATE

Decedeva in Roma il 2 dicembre 1969 nella clinica di Nostra
Signora della Mercede il Rev.mo P. Giuseppe Abate dei Frati Mi-
nori Conventuali, munito dei conforti della Fede ed assistito da con-
fratelli, parenti e religiose della clinica.

Nato a Casteltermini (Agrigento) il 3 giugno 1889, aveva da
poco compiuto gli 80 anni. Frequentò prima in patria le scuole
medie e poi nel collegio di Montevago, in cui chiese di essere accet-
tato nell’Ordine nel 1905, emettendovi i voti religiosi il 9 giugno
1906 e poi nella forma solenne per sempre il 4 aprile 1912.

Per le sue ottime qualità di mente e per una spiccata applica-
zione allo studio i superiori lo scelsero per essere inviato a Roma.
Entrato nella Pontificia Università Gregoriana portò a compimento
gli studi filosofici e teologici. Nel 1909 conseguì la laurea in filosofia
presso la Pontificia Accademia di S. Tommaso e nel 1913 quella in
teologia presso la Pontificia Facoltà Teologica dell'Ordine. Intanto
seguì corsi di specializzazione nella letteratura italiana conseguendovi
il diploma nel 1912.

Il 25 agosto 1912 riceveva l’ordinazione sacerdotale. Rimase in
Roma sino al conseguimento della laurea in teologia, e dall’anno
successivo incomincia nel collegio di Montalto Marche, con le prime
esperienze d’insegnamento, ad impegnare le primizie della sua for-
mazione spirituale e culturale a tutto vantaggio dei giovani del suo
Ordine.

L’inclinazione per gli studi storici prevalse sempre nella sua
formazione scolastica. Era assiduo nella frequenza di lezioni e corsi
di conferenze che i vari istituti culturali romani ed esteri organizza-
vano durante l’anno.

Con lo scoppio della prima guerra mondiale (1915-18) il P. Abate
fu chiamato alle armi come tenente cappellano nel 13° Reggimento
di Fanteria. Partecipò a diverse azioni belliche meritandosi quattro
medaglie al valore.

Perché l’apporto eroico all’ultima guerra d’indipendenza con il
sacrificio di ufficiali e soldati del suo reggimento non cadesse nel-
NECROLOGI 207

l'oblio il P. Abate raccolse fatti e dati nel volume : Jl 13 Fanteria
(Brigata Pinerolo) nell'ultima guerra d'indipendenza 1915-1918. Pre-
fazione di Raffaello Biordi. Con illustrazioni, ritratti, carte topogra-
fiche. Milano, nell'anno della pace [1918], pp. 262.

Al termine del conflitto i superiori lo richiamarono a Roma
aderendo al suo desiderio di frequentare i corsi della Pontificia Scuola
di Paleogratia e Diplomatica e Scienze archivistiche presso l'Archivio
Vaticano ch'egli segui sotto la guida dei proff. Angelo Melampo e
P. Bruno Katterbach, conseguendovi i rispettivi diplomi nel 1921
e 1922.

Nuovamente dovette occuparsi dell'insegnamento — sempre in
Roma — sino al 1924 nel collegio dell'Ordine presso le Terme di
Caracalla.

Intanto tra i diversi propositi di ricerche miró principalmente
ad utilizzare il grande Archivio generale dell'Ordine. Con la sua
collaborazione si giunse alla formazione di un Inventario delle Per-
gamene, in esso conservate e che datano dal sec. xri, cioè dal primo
secolo francescano in poi.

Il P. Abate nel 1924 lascia Roma per Amelia inviato dai supe-
riori come Rettore in quel nuovo Collegio Missionario, primo del ge-
nere in Italia, rimanendovi sino al 1927 quando il medesimo si tra-
sferi nel Sacro Convento di Assisi e con altro personale direttivo.

Con la retrocessione di tutto il complesso monumentale da parte
del governo italiano all'Ordine, il P. Abate fu nominato primo Cu-
stode il 4 ottobre 1927 quando si concludevano le celebrazioni del
vir centenario del transito di S. Francesco.

Il nuovo superiore non si trovò impreparato per affrontare il
razionale ripristino degli ambienti conventuali, malamente trasfor-
mati ed adattati ad altri usi dagli occupanti laici. La Soprintendenza
ai Monumenti di Perugia l’ebbe pronto e valido collaboratore perché
l’insigne monumento potesse raggiungere la originaria ed autentica
fisionomia sulla base della documentazione archivistica.

Il biennio 1927-1929 costituisce pure per il P. Abate una cono-
scenza più approfondita della biblioteca ed archivio del Sacro Con-
vento, collocati nella Biblioteca Comunale di Assisi nel 1900, cioè
dalla sua forzata costituzione quando il Comune decise di acquistare
per tale scopo il palazzo Valemanni.

Nel medesimo biennio saranno concretizzati argomenti di ricerche
che andranno anche oltre l’interesse di famiglia per allargarsi al-
la storia locale e che lo studioso non abbandonerà sino alla fine dei

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208 NECROLOGI

suoi giorni. Ció é dimostrato dai diversi quaderni di appunti che il
P. Abate ha lasciato con gl'innumerevoli scritti inediti.

Nuovamente in considerazione delle sue qualità didattiche e pe-
dagogiche viene chiamato a Roma per essere Rettore del Collegio
Serafico Internazionale (1930-1936). In tale incarico si rivelò auten-
tico maestro di menti e di cuori nella formazione alla vita france-
scana e all'amore delle sacre discipline di numerose schiere di gio-
vani di ogni provincia e nazione.

Intanto con il medesimo incarico dal 1931 assunse la direzione
della rivista « Miscellanea Francescana », ceduta all'Ordine dal fon-
datore mons. Michele Faloci Pulignani.

Fu somma premura del P. Abate di non alterare la fisionomia
dell'autorevole periodico, procurandovi la collaborazione di insigni
studiosi, anche quando nel 1936 sarà edito a cura della Pontificia
Facoltà Teologica dei Frati Minori Conventuali in Roma.

Con la comparsa della traduzione italiana del vol. xvi, p. s.
della Storia dei Papi di Ludovico von Pastor, la tanto attesa bio-
grafia del papa Clemente XIV si riveló troppo sfavorevole ed irri-
guardosa. Com'é noto, alla morte dell'insigne storico austriaco (30
settembre 1928) l'editore affidó ad altri l'elaborazione dei volumi
postumi, ai quali risale in parte la responsabilità dei giudizi. Il
P. Abate d'intesa con gli altri redattori, tra cui il P. Leone Cicchitto,
prese la difesa del confratello e sommo pontefice dando lo spunto
per una breve polemica. Da questa scaturì l'impegno, dall'altra parte,
della pubblicazione di nuovi documenti, da cui molto si aspetta per
la formulazione di un giudizio complessivo, ma che « non potrà va-
riare di molto da quanto fin’ora si è detto in proposito da ambo le
parti, attenuato — si comprende — quanto di eccessivo si é potuto
fin'ora scrivere » (Enc. Catt., v. 111, col. 1841).

Nel capitolo generale dell'Ordine — tenuto in Assisi nel 1936
— jn considerazione delle varie e numerose benemerenze, il P. Abate
entró a far parte della Curia generalizia con l'incarico di Segretario
generale. Ció gli offriva una favorevole occasione nella visita di
molti conventi italiani ed esteri per interessarsi della ricerca di ma-
noscritti ed edizioni rare che si potettero salvare dalle conseguenze
delle leggi eversive del secolo scorso.

Sempre in tale incarico si occupó del riordinamento dell'Archi-
vio generale dell'Ordine in vista del trasferimento in nuovi ambienti
e convenientemente attrezzati.

Accanto al grande Archivio formó con immane fatica, sostenuta
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NECROLOGI 209

personalmente, una biblioteca con acquisti, doni e cambi, che do-
vette poi emigrare altrove nella medesima sede di Piazza dei SS.
Apostoli, accanto all'omonima basilica.

Il P. Abate era membro di vari Istituti e Società di studi sto-
rici: Socio ordinario dal 1952 e dal 1956 Consigliere della nostra
Deputazione di Storia Patria, sotto i cui auspici aveva recente-
mente pubblicato La Casa natale di S. Francesco e la topografia di
Assisi nel sec. XIII (1966), come già analogo studio su la Casa e
famiglia di S. Chiara.

L'illustre studioso e storico ha conchiuso i suoi giorni senza
conoscere la spontanea difesa del dott. Giovanni Floris con l'arti-
colo In quante case è nato S. Francesco d'Assisi ? apparso nell'« Al-
manacco dei Bibliotecari italiani» e riprodotto nel numero maggio-
giugno 1970 della rivista « Accademie e Biblioteche d’Italia », 1970 (pp.
191-196) in merito alla dottrina ed onestà dello studioso e con par-
ticolare riferimento alla documentata storia sulla Casa paterna e
natale del Santo.

Sarebbe troppo lungo in questa sede esaminare anche somma-
riamente gli altri numerosi scritti dal P. Abate. L’elenco completo
della bibliografia potrà darne un'adeguata idea e valutazione .

Spesse volte si é fatto cenno all'esistenza di molti studi incom-
piuti lasciati dall’insigne studioso. Tutti sono suscettibili di ulte-
riori integrazioni e interessano storici in genere, di storia francescana
e medievalisti.

In migliaia di schede il P. Abate ha raccolto una specie di cata-
logo di Incipit di manoscritti, classificati in altri cataloghi per ano-
nimi, ma da lui identificati. Sempre in schede lascia un Onomasticon
franciscanum di autori e scrittori francescani con l'indicazione della
fonte inedita o di repertori in corso, un Titularium mediaevale, con-
tenente titoli di scritti di autori medievali non sempre presenti nei
noti repertori. Sino alla fine ha lavorato intorno al Catalogo dei mano-
scritti della Biblioteca Antoniana di Padova, che si può dire pronto
per la stampa e di cui l'attesa é viva in quel centro universitario e
negli altri ambienti culturali.

GIUSEPPE ZACCARIA

1) Per la Bibliografia degli scritti del p. Giuseppe Abate, O. F. M.
Conv. si rinvia a quella compilata da p. Lorenzo di Fonzo O. F. M.
Conv. e pubblicata nel vol. 70 (gennaio-settembre 1970), fasc. 1-111, pp 3-
90 di «Miscellanea Francescana ».

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ARNALDO FORTINI
(1889-1970)

Arnaldo Fortini ha chiuso la sua operosa giornata il 15 maggio
1970, nella sua Assisi, della quale, nobile restauratore delle glorie
passate, aveva rispecchiato l'anima mistica, interpretato lo spirito
guerriero e la tradizione umanistica e cortese.

Nato il 13 dicembre 1889, nel 1896 era già orfano di padre
e di madre. Dopo aver frequentato il ginnasio comunale della città
natale e il collegio liceale di S. Anna a Perugia, nel 1912 si laureava
in giurisprudenza all’Università della stessa città. Partecipò, fin
dal 1915, come volontario alla prima guerra mondiale, assegnato
prima al Corpo Bersaglieri di stanza a Roma, poi come ufficiale
difensore al tribunale militare del V Corpo d’Armata a Valdagno
(Vicenza), da dove, nel 1919, conduceva sposa ad Assisi Emma
Mettifogo, dalla quale, nel 1926, ebbe la figlia unica Gemma. Dal
1919 la sua attività si esplicò in tre precise direzioni: la pubblica
amministrazione, la professione forense, gli studi assisani. Ricoprì
la carica di sindaco, poi di podestà di Assisi, dal 1923 al 1944. Que-
sta responsabilità amministrativa lo mise a contatto con diversi
membri di Casa Savoia, con Mussolini e con altre personalità emi-
nenti. Nel 1940, trattando con autorità di diversi paesi, faceva
proclamare Assisi città aperta e ospedaliera. Ma l’aver esercitato
l'amministrazione civica gli fu causa, negli anni 1944-45, di un
vero e proprio calvario: requisita la villa, dal luglio al settembre
del 1944 conobbe il campo di concentramento inglese di Padula
(Salerno), poi un anno di carcere in Perugia e l’esilio a Roma. Ri-
tornato ad Assisi nel dicembre del 1945, riprendeva quell’attività
forense che nel 1943 lo aveva visto valido difensore di Tullio Cia-
netti al processo di Verona, e al tempo stesso continuava i non mai
interrotti studi assisani.

Di attività esuberante, sostenuta da altezza d'ingegno e da
nobiltà di carattere, il Fortini mostró sia nella pubblica ammini-
strazione che nella professione di avvocato e di scrittore, una pas-
sione instancabile per il bene pubblico. Mantenendo un difficile

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NECROLOGI 211

equilibrio nei rapporti tra le esigenze della società moderna e quelle
derivate dal carattere mistico della città di Assisi, fu attento a co-
gliere tutte le sollecitazioni che gli venivano dalla realtà delle par-
ticolari condizioni assisane: nel 1926 si prodigava nell'organizza-
zione dei solenni festeggiamenti del VII centenario della morte di
san Francesco; nel 1933, dopo la morte di Paul Sabatier e di Fran-
cesco Pennacchi, accettava la presidenza della Società Internazio-
nale di Studi Francescani da lui tenuta fino alla morte; nel 1957
promoveva l'istituzione della cattedra di Studi francescani presso
la Facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Perugia, di cui
tenne l'incarico fino ai raggiunti limiti d'età, contribuendo con stru-
menti validi alla diffusione del messaggio assisano nel mondo. Dalle
particolari condizioni assisane nacquero tutti i suoi studi storici e
letterari, sollecitati anche dall'amicizia con studiosi di vaglia, come
Sabatier e Joergensen, stimolando a sua volta letterati e artisti,
come Riccardo Bacchelli, che a lui e ai suoi scritti chiesero con-
siglio.

Uomo e scrittore di eloquenza robusta ma capace di tonalità
tenere e familiari, illustrò e difese con passione ardente soprattutto
luoghi e personalità francescane di Assisi. Non è questa ovviamente
la sede per un esame critico della sua attività di s:udicso; ci limi-
tiamo qui a dare soltanto un catalogo completo dei suoi scritti.
Fu da questa passione per i problemi assisani e francescani che
ebbe origine anche la sua biblioteca personale che raccoglie un no-
tevole e prezioso materiale librario e manoscritto.

Nel suo intenso, sofferto, amore per Assisi, il Fortini visse e
lavorò per questi ideali civili, religiosi, francescani che si richiamano
costantemente nella sua visione d’intellettuale e nel suo operato
di cittadino. Rievocando questa armoniosa corrispondenza, il pen-
siero corre necessariamente alla larga e commossa partecipazione
con la quale, il 17 maggio 1970, autorità e popolo assisano hanno
reso l'estremo omaggio alle sue spoglie mortali, poiché essa definisce
in modo evidente l’incomparabile prestigio goduto nella sua città.

STANISLAO DA CAMPAGNOLA

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Mozione
212 NECROLOGI

BIBLIOGRAFIA DEGLI SCRITTI

a cura di Gemma Fortini

OPERE

Parte di sopra e Parte di sotto nella storia di Assisi. Assisi, Tipografla Meta-
stasio, 1913, pp. 52.

Leggende, avventure, battaglie nella Rocca d'Assisi. Assisi, Tipografia Meta-
stasio, 1920, pp. 23.

In commemorazione di Alfonso Brizi. Assisi, Tipografia Metastasio, 1921, pp. 20.

I nostri morti. Foligno, Reale Stabilimento Lito-tipografico Campitelli, 1923,
pp. 143.

Assisi ai Delegati della Repubblica Czecoslovacca. Assisi, Tipografia Meta-

stasio, 1924, pp. 8.

Il dono del mattino nel costume nuziale del secolo decimo. Città di Castello,
Unione Arti Grafiche, 1925, pp. 21.

Compagnia dei Cavalieri di Satriano. S. Maria degli Angeli - Assisi, Tipografia
Porziuncola, 1926, pp. 85.

Nova Vita di San Francesco d'Assisi. Milano, Casa Editrice Alpes, 1926,
pp. 478.

Il ritorno di San Francesco. Milano, Treves Editori, 1928, pp. 465.

Le nozze regali di Assisi. Milano, Treves Editori, 1931, pp. 381.

Il più ardente poeta d'amore. Foligno, Tipografia Campitelli, 1931, pp. 170.

Gli ultimi crociati. Milano, Edizione d'arte Emilio Bestetti, 1933, pp. 267.

Nella luce di Assisi. Milano, Treves Editori, 1934, pp. 233.

La tradizione musicale della Basilica di Assisi. Perugia, Società Anonima
per le arti grafiche, 1935, pp. 8.

Quelli che vinceranno. Foligno, Editore Del Romano, 1946, pp. 266.

Infondatezza di una recente critica che vorrebbe contestare al luogo di S. Da-
miano la gloria del Cantico del Sole. Assisi, Tipografia Metastasio,
1955, pp. 24.

La Patria al suo Santo. Roma, Tipografia della Biblioteca di Storia Patria,
1955, pp. 16.

Altre ipotesi sul luogo dove fu composto il Cantico del Sole. S. Maria degli Angeli -
Assisi, Tipografia Porziuncola, 1956, pp. 38.

La fortuna letteraria di Properzio. Venezia, Nuova Editoriale, 1956, pp. 40.

La Madonna dell’Oliva. Venezia, Nuova Editoriale, 1956, pp. 33.

Curzio Malaparte, fante perugino. S. Maria degli Angeli - Assisi, Tipografia
Porziuncola, 1957, pp. 21. .

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NECROLOGI 213

Festa delle mazze fiorite sul monte Subasio. Assisi, Tipografia Metastasio,
1957, pp. 15.

I fioretti delle Carcerelle. Venezia, Nuova Editoriale, 1957, pp. 188.

La lauda in Assisi e le origini del Teatro Italiano. S. Maria degli Angeli - As-
sisi, Tipografia Porziuncola, 1957, pp. 560.

Le corporazioni artigiane medioevali nella città di San Francesco. Roma, Ti-
pografia Arte della Stampa, 1957, pp. 52.

Per la rinascita delle bande musicali. S. Maria degli Angeli - Assisi, Tipo-
grafia Porziuncola, 1957, pp. 41.

Settimana Santa in Assisi. Venezia, Nuova Editoriale, 1957, pp. 16.

Nel settimo centenario della morte di Frate Ginepro da Assisi. Venezia, Nuova
Editoriale, 1958, pp. 34.

Nel 7519 anniversario della fondazione dell'Ordine dei Frati Minori. S. Maria
degli Angeli - Assisi, Tipografia Porziuncola, 1959, pp. 33.

Nova Vita di San Francesco. S. Maria degli Angeli - Assisi, Tipografia Por-
ziuncola, 1959, pp. 2264.

San Francesco in Egitto. S. Maria degli Angeli - Assisi, Tipografia Por-
ziuncola, 1959, pp. 71.

Nel settimo centenario della traslazione del corpo di Santa Chiara. S. Maria
degli Angeli - Assisi, Tipografia Porziuncola, 1960, pp. 15.

Santa Chiara Patrona della Televisione. S. Maria degli Angeli - Assisi,
Tipografia Porziuncola, 1960, pp. 61.

Nel 5? anniversario della morte di Antonio Fogazzaro. S. Maria degli Angeli -
Assisi, Tipografia Porziuncola, 1961, pp. 68.

Ricordo delle onoranze di Assisi al Colonnello del 49 Reggimento Bersaglieri
medaglia d'oro Guglielmo Scognamiglio. S. Maria degli Angeli - Assisi,
Tipografia Porziuncola, 1961, pp. 31.

Il significato storico e spirituale della visita di Giovanni XIII alla Tomba di
San Francesco. Assisi, Tipografia Metastasio, 1962, pp. 16.

I notai nella città di San Francesco. S. Maria degli Angeli - Assisi, Tipo-
grafia Porziuncola, 1962, pp. 58.

D'Annunzio e il Francescanesimo. S. Maria degli Angeli - Assisi, Tipografia
Porziuncola, 1963, pp. 275.

Il fondamento storico di San Rufino in Assisi. S. Maria degli Angeli - Assisi,
Tipografia Porziuncola, 1964, pp. 40.

Il trillo del diavolo. S. Maria degli Angeli - Assisi, Tipografia Porziuncola,
1964, pp. 40.

Per il cinquantesimo anniversario del Messaggio di pace rivolto alle Nazioni
dalla Società Internazionale di Studi Francescani all'inizio della prima
guerra mondiale. S. Maria degli Angeli - Assisi, Tipografia Porziuncola,
1964, pp. 30.

Francesco d'Assisi e l’Italia del suo tempo. Roma, Tipografia della Biblioteca
di Storia Patria, 1967, pp. 378.
214 NECROLOGI

ARTICOLI

Il drappo funebre di S. Francesco di Assisi e la leggenda di Madonna Iaco-
pa dei Settesoli, in «L'Unione Liberale », 5 febbraio 1914.

Le serenate in Assisi, in « Il Messaggero », 22 settembre 1920.

Le feste di San Francesco in Assisi, in «La Tribuna », 2 ottobre 1920.

Assisi rievoca Dante sulla Tomba di S. Francesco, in « La Tribuna », 31 lu-
glio 1921.

L’anno dantesco in Assisi, in « Atti dell’Accademia Properziana del Suba-
sio », novembre 1923.

Il Mistero del Venerdì Santo in Assisi, in « La Lettura », 1° aprile 1924.

L’austera cerimonia inaugurale del Congresso dei Combattenti, in « Il Nuovo
della Sera », 28 luglio 1924.

La notte del VII Centenario delle Stimmate di San Francesco, in « Il Popolo
d’Italia», 18 settembre 1924.

22 giugno la festa francescana della Patria, in « La Tribuna », 22 giugno 1925.

Autori melodrammatici nell’ Accademia Properziana, in « Atti dell’Accademia
Properziana del Subasio », 1925.

La tradizione musicale della Basilica di Assisi, in « Perusia », settembre-ot-
tobre 1937.

D'Annunzio e il Fraricescanesimo, in « Bollettino della Regia Università Ita-
liana per Stranieri », 20 dicembre 1939.

Le Frére Elie constructeur de la Basilique d'Assise, in « Les Amis de Saint
Francois», janvier-mars 1940.

La fulgente figura di S.S. Pio XII, in « Crociata », maggio-giugno 1942.

Il cimitero abbandonato, in « Il Patrono d'Italia », settembre-ottobre 1948.

La sera del tre ottobre, in « Ecclesia », ottobre 1949.

I documenti degli Archivi Assisani e alcuni punti coníroversi della Vita di
San Francesco, in « Archivum Franciscanum Historicum », 1950, fasc. I-II.

La sposa di Iacopone, in «Il dramma sacro », novembre-dicembre 1950.

Cittadini di San Francesco pellegrini nella città madre, in « Il Tempo », 22
luglio 1951.

A tutela dell’Eremo delle Carceri, in « Il Messaggero », 9 dicembre 1951.

In ricordo di Ulderico Fiumi, in « Il Tempo », 22 ottobre 1952.

Salviamo gli ulivi sul colle di San Damiano, in « Il Tempo », 25 novembre
1952.

Madre d'eroe, in « Il Tempo », 12 dicembre 1952.

Messaggio ai devoti di San Francesco, ai Frati Minori degli Stati Uniti d' A-
merica, in «L'Italia Francescana », gennaio-febbraio 1953.

Nuove notizie intorno a S. Chiara di Assisi, in « Archivum Franciscanum
Historicum, 1953, fasc. I.

L'ultimo maestro italiano a Tunisi rievocato nell' Istituto Tecnico di Assisi,
in «Il Tempo», 19 aprile 1953.

4
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e. D EO EX NOTTI

NECROLOGI 215

Il castello di S. Chiara, in « Il Tempo », 1 maggio 1953.

Il sacro bosco del Subasio, in « Il Tempo », 15 luglio 1953.

Frate Gabriele, in « Il Tempo », 21 luglio 1953.

Soldato e sacerdote Mons. Castellani difese l'italianità nelle terre dell'Africa
Orientale, in « Centro Italia», 29 settembre 1953.

A Sassoferrato il mistico fervore di una cronaca medioevale; antichi eremiti
e giovani madonne ricantano la gloria di Santa Chiara, in « Il Messaggero »,
28 ottobre 1953.

Alessandro Borroni musicista serafico, in « Città di Vita », ottobre 1953.

Sorrento tutta in festa per celebrare Santa Chiara, in « Il Tempo », 25 novem-
bre 1953.

La patria e la famiglia di Frate Angelo di Tancredi, in « Frate Francesco »,
gennaio 1954.

Celebrato dai bersaglieri il 118° anniversario del Corpo, in « Il Tempo », 24
giugno 1954.

Tradizione e folclore; nella dolce notte d' Assisi accesi i fuochi di San Giovanni,
in «Il Tempo», 24 giugno 1954.

Refice ad Assisi, in « Centro Italia », 27 settembre 1954.

Un monastero sacro al ricordo di Santa Chiara, in « Le vie d’Italia », settem-
bre 1954.

Una regina clarissa, in « Betlemme serafica », 1954.

Giulio Locatelli, spirito francescano, in « Il Giornale d’Italia », 6 aprile 1955.

Il Santo degli Italiani, in « Centro Italia », 10 ottobre 1955.

Serata d'autunno al Monastero di Montesanto, in « Centro Italia », 17 ottobre
1955.

Sull'epoca in cui fu costruita la primitiva chiesa di S. Rufino in Assisi, in
«Italia francescana », novembre-dicembre 1955.

In memoria di Guido Capitanucci, un eroe del Col di Lana, in « Centro Italia »,
16 gennaio 1956.

L'affratellamento dei popoli nella tradizione francescana, in Atti del Congresso
del Rotary International 92° distretto, aprile 1956.

Oggi echeggiano a Bastia i vecchi canti dei Bersaglieri, in « Il Tempo », 24 giu-
gno 1956.

San Bonaventura e Assisi, in « Doctor Seraphicus », luglio 1956.

Far conoscere la liturgia scopo del convegno di Assisi, in « Il Giornale d’Italia »,
23 settembre 1956.

Domenica di Passione a San Giovanni Rotondo, in « Rassegna del Protomo-
nastero di S. Chiara di Assisi », II trimestre 1956.

San Francesco fideiussore di pace, in « Rassegna Giuridica Umbra », anno
1956, fasc. I.

San Francesco e il Diritto, in « Ius », gennaio 1957.

L'eroismo degli umbri secondo Malaparte, in « Il Messaggero », 19 dicembre
1957.

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216 NECROLOGI

Commemorazione di Licinio Refice, in « Bollettino ceciliano », dicembre 1957.

La settimana sanía in Assisi, in « Ecclesia », marzo 1958.

Il ginepro sul Campidoglio, in « Ecclesia », maggio 1958.

Frate Pietro di Assisi primo maestro di Bartolo da Sassoferrato, in « Rasse-
gna Giuridica Umbra», 1959, fasc. I.

Il settimo centenario della Compagnia dei Disciplinati, in « Ecclesia », novem-
bre 1960.

Un'opportuna precisazione sulla cattura di Cesare Battisti, in « Il nostro Cam-
panile » gennaio 1961.

Un capitolo non scritto di « Piccolo mondo antico», in « Nuova vita vicentina »,
giugno 1962.

Commossa rievocazione, in « Luce Serafica », luglio 1963.

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T ATTI DELLA DEPUTAZIONE

ADUNANZA DEL CoNsiGcLiI0 DinETTIvO DEL 9 APRILE 1969

Presenti: il Presidente prof. Giovanni Cecchini, il Vicepresi-
dente dott. Francesco Santi, i Consiglieri prof. Luigi Salvatorelli
e prof. Leopoldo Sandri.

La seduta è aperta alle ore 10, con la lettura ed approvazione
del verbale della precedente adunanza.

A proposito della pubblicazione degli Statuti medievali del
Comune di Foligno, il cui testo, dopo la revisione effettuata dal-
l’Istituto di Paleografia e Diplomatica dell’Università di Roma, è
pronto per la stampa, il Consiglio, al fine di non protrarre ancora la
pubblicazione di questa importante fonte storica, rinuncia, sia pure
con rammarico, all’aggiunta di un opportuno saggio di inquadra-
mento storico-giuridico, limitandosi ad includervi l’introduzione
lasciata da don Angelo Messini e completata da Feliciano Baldac-
cini.

Circa le altre pubblicazioni in corso, il Presidente riferisce che
il volume delle Reformationes Comunis Perusii dell'anno 1262, cu-
rato dal Socio ordinario Ugolino Nicolini, é stato dal medesimo
curatore corredato delle indispensabili note storiche, ed é ormai
pronto per la stampa che avrà luogo nel corrente anno. Per il vo-
lume di don Ettore Ricci sulla Chiesa Nuova di Perugia, la revi-
sione delle cui bozze é prossima al completamento, il Consiglio
raccomanda vivamente che vi sia premessa una nota che puntua-
lizzi il reale apporto che esso arreca alla migliore conoscenza del-
l'argomento.

Il Consiglio decide che venga indetta l'Assemblea dei Soci or-
dinari per sabato 3 maggio alle ore 16 in prima, e alle ore 17 in
seconda convocazione. Raccolte le varie proposte avanzate dai
singoli membri del Consiglio in merito alle proposte di nuovi Soci
da presentare alla Assemblea dei Soci ordinari, viene compilata
la seguente lista.

Soci ordinari: prof. Roberto Abbondanza, prof. Raoul Man-
selli, prof. Adriano Prandi.

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218 ATTI DELLA DEPUTAZIONE

Soci corrispondenti: dott. Antonino Caleca, dott. Riccardo
Capasso, dott. don Giuseppe Chiaretti, dott. Anna Eugenia Feruglio,
Silvestro Nessi, dott. Lia Sbriziolo.

Soci aggregati: rag. Eugenio Alessandrelli, ing. Antonio Cal-
deroni, avv. Francesco Innamorati, avv. Enzo Parlavecchio, dott.
Maria Pecugi Fop.

La seduta é tolta alle ore 12.

La Segretaria Il Presidente
PAOLA PIMPINELLI GIOVANNI CECCHINI

ADUNANZA DEL CoNsiGLIo0 DringTTIvO DEL 16 NoveMBRE 1969

Presenti : il Presidente prof. Giovanni Cecchini, il Vicepresi-
dente dott. Francesco Santi, il Consigliere prof. Leopoldo Sandri,
la Segretaria prof. Paola Pimpinelli. Hanno giustificato la loro as-
senza i Consiglieri p. Giuseppe Abate e prof. Luigi Salvatorelli.

La seduta è aperta alle ore 11, con la lettura e l’approvazione
del verbale della precedente adunanza.

Pubblicazioni in corso ed in programma - Sono ormai stampati
i due volumi di Statuti medievali del Comune di Foligno, e il Pre-
sidente ritiene opportuno che si inviti l'amministrazione comunale
di quella città ad organizzarne la presentazione ufficiale. Anche
il volume di Reformationes Comunis Perusii dell'anno 1262, a cura
di Ugolino Nicolini, è uscito e nella prossima settimana sarà pronta
l'opera di Ettore Ricci sulla Chiesa Nuova di Perugia.

E invece assai piü lento e laborioso l'andamento per quanto
concerne l'edizione delle Carte di Sassovivo, in collaborazione con
l'Università degli Studi, e quella dello Statuto perugino da parte
di Roberto Abbondanza, il quale ha messo il Presidente al corrente
dello stato dei lavori.

Il Presidente informa il Consiglio delle trattative fruttuosamente
intercorse con il conte dott. Luciano Faina, il quale, con un pa-
ziente e oculato lavoro di ricognizione e di integrazione delle copie
della parte terza della Historia di Perugia di Pompeo Pellini, si
è posto in condizione di permetterne la ristampa in off-set. Il Con-
siglio ritiene assai opportuno ed utile affrontare l’impresa di tale
ristampa, e ne discute le modalità : si conviene di fare entrare il
volume nella serie delle Fonti per la Storia dell'Umbria, di adot-

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ATTI DELLA DEPUTAZIONE 219

tare per esso un formato analogo a quello realizzato nella ristampa
anastatica delle parti I e II dall'Editore Forni di Bologna, e di
diffondere stampati di propaganda offrendo ai prenotatori un prezzo
inferiore a quello che sarà il prezzo di copertina.

Il Consiglio ritiene che sia opportuno predisporre la pubbli-
cazione di uno studio, da parte di uno specialista della materia,
sui riflessi della questione romana in Umbria, e incarica il Presi-
dente di entrare in contatto con uno studioso di storia risorgi-
mentale.

La situazione finanziaria, pur tenendo conto delle rilevanti
spese di stampa che si vanno affrontando, non spinge a valuta-
zioni pessimistiche, anche per l'aumento del contributo da parte
del Ministero della Pubblica Istruzione.

Premio « A. Bertini Calosso » - In relazione alla decisione del-
l'assemblea dei Soci ordinari del 3 maggio c.a., il premio — di-
venuto triennale e dotato quindi di lire trecentomila — sarà ban-
dito, con le modalità consuete, per il 1970.

Centro di Documentazione sul Movimento dei Disciplinati -
Giunti alla fine del primo quinquennio di finanziamento da parte
del Consiglio Nazionale delle Ricerche, si è rilevata l’opportunità
di tenere — ciò che sarà fatto nella prima quindicina di dicembre —
un Convegno internazionale di studio, che consenta di attuare
contemporaneamente il consuntivo e la verifica dell’attività sin qui
svolta, e il rilancio per gli anni futuri della Ricerca stessa. Il Con-
siglio discute ampiamente i particolari della realizzazione del Con-
vegno, il programma di relazioni e comunicazioni, l’organizzazione
di ospitalità e le relative esigenze finanziarie, la diffusione nella
stampa quotidiana. Si ritiene opportuno che si chieda al Sodalizio
Braccio Fortebraccio l’uso, come sede del Convegno, dell’Oratorio
di Disciplinati di S. Agostino.

Esauriti gli argomenti all'ordine del giorno, la seduta è tolta
alle ore 13.

La Segretaria Il Presidente
PAOLA PIMPINELLI GIOVANNI CECCHINI

ADUNANZA DEL ConsigLIo DIRETTIVO DEL 4 APRILE 1970

Presenti: il Presidente prof. Giovanni Cecchini, il Vicepresi-
dente dott. Francesco Santi, i Consiglieri prof. Luigi Salvatorelli
e prof. Leopoldo Sandri.

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220 ATTI DELLA DEPUTAZIONE

Il Presidente apre la seduta alle ore 9,30, dando lettura del
verbale della precedente adunanza, che viene approvato all’una-
nimità.

Figura all’ordine del giorno la compilazione di una lista di no-
minativi da proporre alla prossima assemblea dei soci ordinari per
la nomina di nuovi soci. Dopo ampia ed approfondita discussione,
la lista concordata è la seguente :

Soci ordinari: prof. Giulio Battelli.

Soci corrispondenti: prof. Mario Bellucci, Fernando Costan-
tini, dott. Maria Pecugi Fop.

Soci aggregati: ing. Franco Checcarelli, conte dott. Luciano
Faina, Carlo Natali, dott. Aldo Zama.

Il Consiglio procede quindi ad esaminare la situazione che si
è creata con la scomparsa del compianto Consigliere p. Giuseppe
Abate ; si apre la discussione sui nominativi che vengono proposti,
ciascuno con precisa motivazione, per la surrogazione. Poiché tut-
tavia non si può definire alcuna concreta proposta, il Consiglio
decide di suggerire all’assemblea dei Soci ordinari, che si terrà in
questo stesso giorno, di soprassedere alla nomina del nuovo membro
del Consiglio medesimo.

Esauriti gli argomenti all’ordine del giorno, la seduta è tolta
alle ore 10,30.

La Segretaria Il Presidente
PAOLA PIMPINELLI GIOVANNI CECCHINI

ADUNANZA DEL ConsiGLIo DirETTIvo DEL 30 NoveMBRE 1970

Presenti : il Presidente prof. Giovanni Cecchini, i Consiglieri
prof. Luigi Salvatorelli e prof. Leopoldo Sandri, e la Segretaria
prof. Paola Pimpinelli; assente il Vicepresidente dott. Francesco
Santi.

La seduta è aperta alle ore 16,30, con la lettura del verbale
della precedente adunanza, che viene approvato all'unanimità.

Il Presidente nella sua relazione tratta i seguenti argomenti :

Pubblicazioni - Particolare rilievo assume tra le pubblicazioni
più recenti della Deputazione la Terza Parte della Historia di Perugia
di Pompeo PELLINI, in edizione fotomeccanica, che viene a col-
mare una lacuna lungamente lamentata dagli studiosi di storia :

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ATTI DELLA DEPUTAZIONE 221

si spera quindi che la diffusione del volume possa essere adegua-
tamente ampia. A tale scopo sono stati fatti alcuni passi anche
presso l'Editore Forni di Bologna che ha prodotto la ristampa ana-
statica delle prime due parti dell'opera. ;

In corso e in programma di piü o meno prossima attuazione
sono : il secondo fascicolo del volume rxvri del Bollettino, del quale
si illustra e si discute la composizione, che comprenderà — in li-
nea di massima — studi di Giocondo R'cciarelli, Anna Eugenia
Feruglio, Mario Roncetti, Fiorella Bartoccini, recensioni, necrologi,
atti della Deputazione, materiale del Centro di Documentazione ;
un volume da inserire nelle Appendici al Bollettino, contenente
una raccolta di medaglie perugine messe insieme e illustrate da
Mario Bellucci. Per le Riformanze del Comune di Perugia é pre-
sentato un piano di lavoro che, col concorso di nuovi collaboratori,
Soci della Deputazione (dott. Mario Scaramucci, dott. Maria Pe-
cugi Fop, dott. Giocondo Ricciarelli) copre gli anni dal 1266 al
1280. Per le Carte di Sassovivo si é assicurata la ripresa della edi-
zione, dopo la morte del prof. Giorgio Cencetti, con il ruolo assunto
in seno all'Istituto di Paleografia dell'Università di Roma dal prof.
Pratesi.

Il Presidente presenta infine una proposta avanzata dal Socio
ordinario prof. Adriano Prandi per una collezione di studi storico-
artistici su monumenti ignorati o poco studiati di Perugia, riser-
vandosi di precisare modi e tempi della attuazione, dopo ulteriori
contatti col prof. Prandi; il Consiglio giudica interessante la pro-
posta e la approva in linea di massima.

Premio « A. Bertini Calosso » 1970 - L'elenco delle opere che
concorrono al Premio comprende :

ATTILIO BarToLI LANGELI, Il « Fondo Diplomatico » e la storia
di Perugia dal 1202 al 1261.

ANTONINO CarECA, Miniature in Umbria. I - La Biblioteca
Capitolare di Perugia. Firenze, Marchi & Bertolli, 1969.

GIANNA DAREGGI, Recupero e riesame di una collezione privata
nei dintorni di Perugia, in «Studi Etruschi », vol. xxxvir, 1969,
pp. 463-486.

HenrI DespLaNQUES, Campagnes Ombriennes. Paris, Colin,
1969.

Il Consiglio decide all’unanimità, viste le materie delle opere
stesse, di invitare a far parte della Commissione i proff. Giulio
Battelli, Giuseppe Mira, Adriano Prandi.

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è 222 ATTI DELLA DEPUTAZIONE

Situazione finanziaria - La stampa della Historia del Pellini,
aggiungendosi a quella dei volumi di ordinaria amministrazione,
incide gravemente sulla situazione finanziaria; tuttavia è bene
rilevare che in questo periodo si nota un sensibile incremento delle
vendite, e si spera che, nonostante il periodo di congiuntura che si
attraversa tra il vecchio e il nuovo Piano quinquennale per la Scuola,
sì possa ottenere dal Ministero della Pubblica Istruzione un
contributo straordinario adeguato a quello ottenuto nell’anno in
corso.

Per l'eventuale aumento dei prezzi delle pubblicazioni, l'ultima
Assemblea dei Soci ordinari aveva demandato al Consiglio Diret-
tivo la facoltà di provvedere in merito: il Consiglio non ritiene
opportuno accogliere tale invito ; giudica invece, per ora, utile la
iniziativa di mettere in vendita i più consistenti fra gli estratti.

Centro di Documentazione sul Movimento dei Disciplinati - Il
Presidente riferisce sulla formazione del volume di Atti del Con-
vegno tenuto nel dicembre 1969, che si spera possa essere pronto
nel giro di qualche mese.

È stata da poco trasmessa al Centro la comunicazione del
finanziamento disposto per il 1970 dal Consiglio Nazionale delle
Ricerche, e questo .consentirà la continuazione della Ricerca, di
cui si rileva di anno in anno sempre più impegnativa la comples-
sità : tanto che aspetti particolari della vita del Movimento (con-
sistenza finanziaria, attività ospitaliera etc.) dovranno via via es-
sere studiati e trattati da specifici collaboratori.

Statuto regionale dell'Umbria - Il Presidente legge al Consiglio
due articoli, l'8 e il 15, della bozza di statuto regionale, che con-
cernono la valutazione che la Regione fa delle iniziative in campo
genericamente culturale e più specificamente storico, artistico e
archeologico. I consiglieri discutono sulla formulazione dei due
articoli e, relativamente al n. 15 («La Regione riconosce nel suo
patrimonio storico, archeologico, artistico e paesistico un premi-
nente contributo ai valori della civiltà ed aspetto inalienabile della
cultura regionale») ritengono che dalla Regione dovrebbe essere
precisato l’impegno atto a favorire l’incremento dei valori sto-
rici, archeologici, paesistici etc.; mentre nel n. 8 («...La Re-
gione riconosce il valore sociale delle ricerche archeologiche, spe-
leologiche ed ecologiche, anche dilettantistiche e concorre a rego-
larne l'esercizio contribuendo ai mezzi necessari») sarebbe oppor-
tuno sostituire all'ambiguo termine « dilettantistico » un'espressione
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ATTI DELLA DEPUTAZIONE 2223

più acconcia, quale potrebbe, per esempio, essere « volontaristico »,
«di iniziativa privata», « prescientifico » etc.

Esauriti gli argomenti all'ordine del giorno, la seduta è tolta
alle ore 19.

La Segretaria
PAOLA PIMPINELLI

Il Presidente
GIOVANNI CECCHINI

ASSEMBLEA DEI Soci ORDINARI DEL 3 MAGGIO 1969

Presenti i Soci ordinari : prof. Ignazio Baldelli, prof. Giovanni
Cecchini, prof. Gino Franceschini, prof. Franco Mancini, p. Ugo-
lino Nicolini, don Mario Pericoli, prof. Luigi Salvatorelli, dott.
Francesco Santi, don Costanzo Tabarelli, e la Segretaria prof. Paola
Pimpinelli.

Hanno giustificato la loro assenza per iscritto i Soci Cencetti,
Dupré Theseider, Frattegiani, Grassini, Mira, Pallottino, Pietrangeli ;
oralmente il Socio De Dominicis.

Il Presidente apre la seduta alle ore 17, in seconda convoca-
zione. Viene letto ed approvato il verbale della precedente assemblea.

Secondo l’ordine del giorno, il Presidente espone la sua rela-
zione per l’anno 1968. Innanzitutto egli commemora brevemente i
Soci defunti rag. Angelo Biagetti, dott. Mario Bizzarri, prof. Pietro
Pambuffetti. Procede poi fornendo i seguenti dati :

Consiglio Direttivo. Come risulta dai relativi verbali, si è riu-
nito il 12 ottobre 1968 e il 9 aprile 1969.

Soci. Hanno presentato le dimissioni il dott. Ascanio Marchetti
e Lamberto Morelli di Terni, la dott. Ada Ragnotti Bellucci di
Perugia, il dott. Giuseppe Orsini di Todi.

Pubblicazioni. È stato pubblicato il vol. Lxv (1968) del Bol-
lettino in due fascicoli, di pagine rispettivamente 260 e 228; e il
Libro di censi del sec. XIII dell'Abbazia di S. Croce di Sassovivo,
a cura di Riccarpo Capasso. Sono in corso più o meno avanzato
di stampa i seguenti volumi: Reformationes comunis Perusii quae
extant anni MCCLXII, a cura di UcoLINo Nicoriwri, La Chiesa
dell’Immacolata Concezione (Chiesa Nuova) in Perugia di ETTORE
Ricci, Statuta Communis Fulginei, in due volumi; nonché i primi
due volumi delle Carte di Sassovivo.

Premio « Bertini Calosso» 1967. La Commissione, costituita

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224 ATTI DELLA DEPUTAZIONE

dai proff. Raoul Manselli, Adriano Prandi, Leopoldo Sandri, ha
attribuito il premio all'opera Nora FeEDERICI - LurGi BELLINI,
L’evoluzione demografica dell'Umbria dal 1861 al 1961. Ha inoltre
suggerito che sia pubblicato a cura della Deputazione uno studio
sulle Comunanze del Comune di Perugia, del dott. Rino Fruttini,
meritevole di segnalazione particolare fra quelli presentati al
concorso; e che infine il Premio sia trasformato da biennale in
triennale.

Passando in rassegna altri aspetti dell’attività della Deputa-
zione, il Presidente ricorda che nel 1968 non sono stati organizzati
convegni ; ed illustra come con Deputazioni, Società storiche, Istituti
vari si sia intensificato il cambio di pubblicazioni, e come la De-
putazione sia stata rappresentata ad alcuni convegni storici.

Centro di Documentazione sul Movimento dei Disciplinati. Viene
illustrata l’attività svolta dal Centro, il quale continua ad usufruire
del finanziamento del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Il 24 no-
vembre 1968 un Incontro di Studio ha riunito proficuamente i col-
laboratori centrali e periferici. Allo scadere del quinquennio di
lavoro del Centro vi sarà un Convegno riepilogativo dell’attività
svolta, specie nei riguardi del materiale documentario raccolto.

Sede. In considerazione del trasferimento della Biblioteca
Augusta nella nuova sede il Presidente ha ripetutamente inoltrato
al Comune di Perugia la richiesta in uso della sala adiacente a quella
attualmente occupata dalla Deputazione, previa intesa con la So-
printendenza ai Monumenti e alle Gallerie, la quale è disposta ad
escludere dalla richiesta dei locali lasciati liberi dalla Biblioteca
Augusta l’ambiente sopra indicato.

Il Presidente fa l’esposizione del conto consuntivo dell’anno
1968 con ampia delucidazione delle cifre che lo compongono. Dà
poi lettura della relazione che accompagna il conto consuntivo
1968, a proposito della quale è da notare che essa reca la firma di
un solo Revisore, essendo deceduto nel corso dell’anno l’altro, Socio
ordinario Angelo Biagetti, che verrà sostituito con regolare elezione
durante la presente assemblea. Il conto consuntivo è approvato
all'unanimità. |

Il Presidente dà quindi lettura del conto preventivo per il 1969,
che — fermi restando i contributi corrisposti dai vari enti nel 1968 —
nonostante i prevedibili forti impegni per spese di stampa in re-
lazione alle pubblicazioni in corso, non dovrebbe destare preoc-
cupazioni, in virtù del ragguardevole avanzo di amministrazione,

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ATTI DELLA DEPUTAZIONE 225

in gran parte recuperabile. Detto conto preventivo é approvato
all'unanimità.

Periln. 4 dell'ordine del giorno, che prevede la nomina dei
soci, il Presidente legge la lista di nominativi che il Consiglio
Direttivo ha compilato, nelle forme prescritte dall'art. 9 lettera c
dello statuto:

Soci ordinari: prof. Roberto Abbondanza, prof. Raoul Man-
selli, prof. Adriano Prandi.

Soci corrispondenti: dott. Riccardo Capasso, Silvestro Nessi,
dott. Antonino Caleca, dott. don Giuseppe Chiaretti, dott. Anna
Eugenia Feruglio, dott. Lia Sbriziolo.

Soci aggregati: rag. Eugenio Alessandrelli, ing. Antonio Cal-
deroni, avv. Francesco Innamorati, avv. Enzo Parlavecchio, dott.
Maria Pecugi Fop.

L'Assemblea approva senza riserve la nomina delle persone
sopra indicate.

Poiché il Consiglio Direttivo a termine di statuto (art. 6 comma
secondo) é decaduto, si procede alla elezione del nuovo Consiglio
e delle altre cariche. Effettuato lo scrutinio delle schede, il nuovo
Consiglio risulta cosi composto : prof. Giovanni Cecchini, Presidente ;
dott. Francesco Santi, Vicepresidente ; p. Giuseppe Abate, prof.
Luigi Salvatorelli, prof. Leopoldo Sandri, Consiglieri; prof. Paola
Scaramucci Pimpinelli, Segretaria; prof. Ignazio Baldelli, notaio
Francesco Duranti, Revisori dei Conti.

L'Assemblea approva la periodicità triennale anziché biennale
del Premio « A. Bertini Calosso ».

Il dott. Francesco Santi espone la situazione attuale, ancora
fluida, circa la destinazione dei locali lasciati liberi dalla Biblioteca
Augusta, e chiede che la Deputazione eserciti una pressione sul
Comune per una soluzione che soddisfi le esigenze sia della Depu-
tazione che della Soprintendenza ai Monumenti e alle Gallerie.
L'Assemblea delibera alla unanimità di esprimere un voto nel
senso indicato dal dott. Santi, demandandone la formulazione
al Consiglio, col mandato di darne comunicazione alla stampa
cittadina.

Esaurita la trattazione degli argomenti all'ordine del giorno,
il Presidente dichiara.chiusa la tornata dell'Assemblea alle ore 13.

Il Presidente
GIOVANNI CECCHINI

La Segretaria
PAOLA PIMPINELLI

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226 ATTI DELLA DEPUTAZIONE

ASSEMBLEA DEI Soci ORDINARI DEL 4 APRILE 1970

Presenti i Soci ordinari: prof. Giovanni Cecchini, prof. Mario
De Dominicis, prof. Franco Mancini, p. dott. Ugolino Nicolini,
prof. Luigi Salvatorelli, prof. Leopoldo Sandri, dott. Francesco
Santi, e la Segretaria prof. Paola Pimpinelli. Hanno giustificato
la loro assenza per iscritto i Soci Abbondanza, Ermini, Franceschini,
Frattegiani, Grassini, Mira, Morghen, Pericoli; oralmente i Soci
Baldelli, Manselli, Prandi.

Il Presidente apre la seduta alle ore 11, in seconda convoca-
zione. Viene letto ed approvato il verbale della precedente assemblea.

Si dà anche lettura del testo del voto espresso dall'Assemblea
dell’anno precedente a proposito della sistemazione dei locali la-
sciati liberi dalla Biblioteca Augusta, la cui formulazione era stata
allora demandata al Consiglio Direttivo. Se ne trascrive qui di se-
guito il testo.

«L’Assemblea dei Soci Ordinari della Deputazione di Storia
Patria per l'Umbria, riunita in sessione ordinaria nella sede della
Deputazione il 3 maggio 1969, rilevato che la ristrettezza del lo-
cale a disposizione. costituisce un notevole intralcio al normale
funzionamento dell’Ufficio e rende precario l’ordinamento della
Biblioteca, che non è più in grado di dare una collocazione agli
Atti di Accademie e Istituti culturali, nonché alle pubblicazioni
che pervengono costantemente;

esprime unanimente il voto affinché l’Amministrazione Comu-
nale si compiaccia quanto prima possibile adottare gli opportuni
provvedimenti per la destinazione dei locali lasciati liberi dalla
Biblioteca Augusta con l’assegnazione alla Deputazione della sala
adiacente alla sede da essa attualmente occupata ;

auspica parimenti che in tale congiuntura siano devoluti alla
Soprintendenza ai Monumenti e alle Gallerie dell'Umbria i locali
che consentano una adeguata sistemazione dei servizi speciali e
l'ambito completamento della Galleria Nazionale dell'Umbria, sia
per soddisfazione di esigenze turistiche, sia per l'integrazione di
quella documentazione storico-artistica che Perugia e l'Umbria
sono in grado di fornire ».

Si dà quindi luogo allo svolgimento degli argomenti all'ordine
del giorno. Il Presidente ricorda i soci defunti nel corso dell'anno:
p. Giuseppe Abate, che ha lasciato nel Consiglio Direttivo un vuoto

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(* ATTI DELLA DEPUTAZIONE 227

particolarmente doloroso, prof. Arsenio Frugoni, mons. Canzio
Pizzoni, p. Raimondo Polticchia, p. Raniero Sciamannini.

Espone quindi la sua relazione per l'anno 1969, articolandola
nei punti seguenti.

Consiglio Direttivo - Come risulta dai verbali relativi, si è riu-
nito il 16 novembre 1969 e il 4 aprile 1970.

Pubblicazioni - Sono usciti nel corso dell'anno il volume rxvi,
fasc. 1 del «Bollettino»; Reformationes Comunis Perusii quae extant
anni MCCLXII a cura di UgoLINo NicoLini ; Statuta Communis
Fulginei a cura di AnceLo MEssINI e FELICIANO BALDACCINI ;
La Chiesa dell'Immacolata Concezione e di S. Filippo Neri (Chiesa
Nuova) in Perugia, Saggio storico-artistico di Errore Ricci d.O.

Sono in stato di più o meno avanzata preparazione : il secondo
fascicolo del volume Lxvi del «Bollettino» ; i primi due volumi delle
Carte di Sassovivo, la Parte Terza della Historia di Perugia di
Pompeo PELLINI.

Si verificano interventi di Soci che esprimono pareri e consigli
circa le pubblicazioni in corso, e poiché si ritiene in primo luogo
necessario incrementare l’edizione della Riformanze del Comune di
Perugia, il Socio Salvatorelli raccomanda vivamente che si repe-
riscano a tale scopo nel maggior numero possibile collaboratori
qualificati.

Premio « Bertini Calosso» - È stato bandito il concorso per
l'assegnazione del Premio, divenuto per il 1970 triennale, come
si nota nel verbale precedente.

Sede - Ottenuto da parte del Comune di Perugia l'ampliamento
dei locali ormai divenuto indispensabile, il Presidente ha avviato
la pratica necessaria per avere dal Ministero della Pubblica Istru-
zione l'arredamento. Dopo di che, é proposito del Presidente e del
Consiglio attuare un'apertura bisettimanale al pubblico della Bi-
blioteca, data l'importanza che essa riveste specie per le collezioni
di periodici non reperibili presso altre biblioteche della città.

Centro di Documentazione sul Movimento dei Disciplinati - Il
Presidente illustra l’attività svolta nel 1969, sempre con il finanzia-
mento del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Poiché si era giunti
allo scadere del primo quinquennio della Ricerca, per un consuntivo
e una verifica dei metodi della ricerca stessa, e per un rilancio di
essa, nei giorni 5-7 dicembre 1969 è stato tenuto un Convegno in-
ternazionale di studio sul tema : « Risultati e prospettive della Ri-
cerca sul Movimento dei Disciplinati ». Il Convegno ha dato frutti

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228 ATTI DELLA DEPUTAZIONE

assai proficui, forse al di là del previsto, sia sul piano scientifico
che su quello della organizzazione della Ricerca. Gli Atti verranno
pubblicati in volume a parte, da inserire nella serie delle Appendici
al Bollettino.

I] Presidente fa l'esposizione del conío consuntivo dell'anno
1969 con dettagliata illustrazione delle cifre che lo compongono, e
dà lettura della relazione dei Revisori dei conti che accompagna
il conto stesso. Il consuntivo è approvato all'unanimità.

Il Presidente dà quindi lettura del conto preventivo per il 1970,
che — fermi restando i contributi corrisposti dai vari enti nel 1969 —
a causa dei prevedibili forti impegni per spese di stampa relative
alle pubblicazioni in corso, e nonostante il ragguardevole avanzo di
amministrazione in gran parte recuperabile, offre qualche dubbio
circa le possibilità di pareggio finale. Detto conto preventivo è
approvato dall'Assemblea all'unanimità, congiuntamente ad un
voto di plauso per l'intensa attività svolta dal Consiglio Direttivo.

I] Presidente comunica che non si sono conclusi i passi fatti
presso i Soci ordinari probabili successori del compianto Consi-
gliere p. Giuseppe Abate, in modo che il Consiglio non ha potuto
formulare concrete proposte in merito da sottoporre all'approva-
zione dell'Assembleà; pertanto la prevista surrogazione viene rin-
viata ad una ventura assemblea ordinaria o straordinaria.

Per la nomina di nuovi soci, il Presidente legge la lista di no-
minativi che il Consiglio Direttivo ha compilato, nelle forme pre-
scritte dall'art. 9 lettera c dello statuto :

Soci ordinari: prof. Giulio Battelli.

Soci corrispondenti: prof. Mario Bellucci, Fernando Costantini,
dott. Maria Pecugi Fop.

Soci aggregati: ing. Franco Checcarelli, conte dott. Luciano
Faina, Carlo Natali, dott. Aldo Zama.

Il prof. De Dominicis propone inoltre per la categoria dei Soci
corrispondenti mons. Delfo Gioacchini. L'Assemblea approva senza
riserve la nomina a Soci delle persone sopra indicate.

Aperta la discussione sulla situazione economico-finanziaria
della Deputazione, il Socio De Dominicis avanza la proposta di
un aumento della quota sociale. Dopo ampio dibattito, l'Assemblea
delibera per ora di unificare a L. 2.500 la quota per tutte le cate-
gorie di Soci, aumentando perció quella degli aggregati prima fis-
sata in L. 2.000, e delega il Consiglio a studiare eventuali possi-
bilità di aumenti ulteriori. Analogamente demanda al Consiglio la
ATTI DELLA DEPUTAZIONE 229

facoltà di aumentare i prezzi delle pubblicazioni, particolarmente
nel caso in cui possano considerarsi di antiquariato.

Esaurita la trattazione degli argomenti all'ordine del giorno,
il Presidente dichiara chiusa la tornata dell'Assemblea alle ore 13.

La Segretaria Il Presidente
PAOLA PIMPINELLI GIOVANNI CECCHINI

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CENTRO DI DOCUMENTAZIONE
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Un'indulgenza
a favore della Confraternita
della Santa Croce di Ascoli Piceno

(20 novembre 1291)

Dalla lettura di questo docnmento, che é una concessione di
indulgenza, si ricavano molti elementi per definire la fisionomia dei
disciplinati di Ascoli Piceno. Innanzi tutto è da segnalare che in
questo anno il papa è un ascolano, Niccolò IV * (Girolamo Masci),
che era stato generale dei Francescani dopo san Bonaventura; e
numerosissime sono le sue bolle in favore delle loro chiese ; egli aveva
aperto nella sua città, che faceva parte della Marca di Ancona, uno
studio di diritto canonico, di diritto civile, di medicina. Il 24 ottobre
1290 aveva dato facoltà alla maggior parte dei comuni di eleggere i
propri magistrati ?.

Frate Salvo é dell'Ordine dei Predicatori, eletto vescovo di
Recanati da Niccolò IV il 12 dicembre 1289»; in questo anno 1291
è a Roma vicario del papa 9, per questo suo incarico credo può
estendere l'indulgenza a un anno e 40 giorni (il vescovo di solito
poteva conferire 40 giorni) e fa di sé una presentazione solenne :
« Nos et quivis licet indigni pastoralis custodie gregis dominici mi-
rabilem favorem gravati ». Peró nella lacuna della prima riga della
pergamena non mi pare si possa inserire dopo «et in urbe de...»,
le parole « domini pape vicarius », perché mi pare sia da attribuire
alla parte superiore della lettera / il segno rimasto.

Il nome della città vien fuori nel terzo paragrafo, nel quale è
delineata la fisionomia della Congregazione della Santa Croce di
Ascoli e si fa quasi un sunto dei suoi statuti recentemente sta-
biliti. Dice infatti il testo. «Cum itaque Esculanorum nonnulli
indigene, cosp ratione divina gravati, memoresque passionis do-
minice, in honorem et reverentiam sancte crucis et in earum salu-
tis auxilium animarum, fraternas ordinationes inter se de modo
234 ANGELA MARIA TERRUGGIA

vite ducende laudabili et laudes Domino referendi, de novo in eadem
civitate ordinaverint atque inceperint ».

Di questi statuti, che forse sono stati mostrati al vescovo
salvo, abbiamo una eco nella descrizione che segue di come agisce
la Congregazione della Croce di Ascoli. Due volte alla settimana
rivestiti con una veste lugubre vanno per la città camminando in
modo grave e umilmente si percuotono le spalle con le proprie
discipline, cantando lodi all'Altissimo della cui passione rappresen-
tano le vestigia. Questa ultima frase si puó meglio tradurre in:
della cui passione seguono le orme ; ma io vorrei sottolineare il verbo
«representant », che è lo stesso usato dai disciplinati di nostro si-
gnore Gesü Cristo di Assisi (1327) e di Gubbio nel capitolo dei loro
statuti che parla delle processioni e di quello che i confratelli de-
vono fare il Venerdì Santo. Il testo latino dice: «in qua ecclesia
lacrimosas laudes et cantus dolorosos et amara laminta Virginis
Matris vidue proprio orbate Filio cum reverentia populo represen-
tent magis ad lacrimas intendentes quam ad verba » e nello statuto
coevo dei disciplinati di san Lorenzo di Assisi tradotto in volgare
dice : «con reverentia al popolo representano ».

Nel testo di Ascoli si intravvede il desiderio di dar spetta-
colo quando si fa la disciplina con l’intenzione di commuovere gli
spettatori che li vedono incedere, rappresentando quasi di nuovo
la passione di Gesù.

Un altro elemento importante per definire questi disciplinati ci
dà il documento : « parteque huius congregationis collegio, alii tan-
tum indigene simili exemplo adhereant ».

Il vescovo Salvo, affinché i sunnominati cristiani tanto più
ferventemente si dedichino a quel modo di vivere quanto più sen-
tano di ricevere da quello graziosi doni, e volendo procurare ad essi
con benevoli affetti, dalla grazia di Dio e dalla sede apostolica a
lui concessa, compassionevolmente rimette un anno e 40 giorni di
penitenza a loro imposta, a tutti i cittadini di Ascoli e agli abitanti
del loro distretto, presenti e futuri, i quali con perseveranza nei pre-
detti giorni si comporteranno, con la devota e dovuta riverenza,
secondo il modo di vivere di tale congregazione. Concede pure l’in-
dulgenza a coloro che daranno aiuto e consiglio salutare.

Questa larghezza nel distribuire l’indulgenza mi pare dimostri
la possibilità di diffusione, se pur non è già avvenuta, di gruppi della
Congregazione della Santa Croce nel territorio del distretto di Ascoli.
Uguali sintomi di espansione si sono notati a Bologna e a Cividale.

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sc 6. —

UN'INDULGENZA A FAVORE DELLA CONF. DELLA S. CROCE DI ASCOLI P. 235

Nel '300 una Confraternita della santa Croce esisteva a Offida, paese
della diocesi di Ascoli; mentre nella città capoluogo nel '300 i disci-
plinati assumono altre denominazioni.

ANGELA M. TERRUGGIA

NOTE

1) EuBEL C., Hierarchia Catholica Medii Aevi, 2 ed., Münster, 1913,
D: 1H.

?) FABIANI G., Ascoli nel Quattrocento, 2° ed., Ascoli Piceno, 1958, vol. I,
p. 9, nota 1 e p. 274.

*) EuBEL C., Hierarchia Catholica Medii Aevi, cit., p. 410 e PoTTHAST A.
Regesta Pontificum Romanorum. Berolini, 1875, vol. II, 23139.

‘) Le Registre de Nicolas IV. Recueil des bulles de ce Pape par ERNEST

LANGLOIS, Paris, 1891, nn. 5077, 9081, 5461 e PoTTHAST A., op. cit., vol. 11,
23714.

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BOLLA DI INDULGENZA

La pergamena misura mm. 286 x 365. E la numero sei dell'elenco datti-
loscritto « pergamene varie » unito all'elenco « pergamene riguardanti la Con-
fraternita della Scopa ». Dalla Biblioteca Comunale di Ascoli Piceno queste
pergamene sono state date in deposito al locale Archivio di Stato. Nell'elenco
(compilato, mi é stato detto, da mons. Giuseppe Fabiani) si legge : « n. 6-20
novembre 1291. Bolla del vescovo Salvino, datata da Roma apud Sanctam
Agathem in cui concede 40 giorni d'indulgenza ai confratelli di S. Croce di
Ascoli quando si radunano per cantare laudem deo.... veste induti lugubri
incedentes in honorem et reverentia etc. Crucis (segnatura n. 25).» La se-
gnatura é stata corretta, sotto, in 41. Due dati sono inesatti: il nome del
vescovo che è Salvo, e l'indulgenza che è di un anno e 40 giorni.

La pergamena é piegata per il lungo in tre scomparti uguali e pure in
ire scomparti per l'alto, due grandi uguali e uno piü piccolo, quello
inferiore, che serviva come risvolto per l'applicazione del sigillo. Ci sono
sul verso dei tre scomparti della striscia lunga centrale delle annotazioni che
testimoniano la collocazione antica della pergamena in un archivio. Sono :

1) Scrittura antica (fine '300 ?) : « unu anu, xr die de perdono qualun-
ca / volte se raduna la fraternita / qualunca persona se scoparà e quando
prendano autorità / de li scopaturi ». Come segnatura c'é y.

2) Scrittura sec. xv: «concessio dierum xr. visitantibus / frater-
nitatem ».

3) a caratteri grandi e marcati, del sec. xvi o xvir: Nom.*. 4° / Bolla
del vesc." Fra Salvo / con indulgenza a chi / prenderà [abi]to negro / nella
Congr.ne di S. Croce ».

Frater Salvus Dei et apostolice sedis gratia Ricanatensis ^) episcopus et
in Urbe de[gens] [e]l[ectus] ") [dilectis] sibi in Christo viris prudentibus uni-
versis presentes licteras / inspecturis de Congregatione Sancte Crucis tam
presentibus quam futuris salutem et ..... in [Christo] g[ratiam] salutarem.
Nos et quivis licet indigni pastora / lis custodie gregis dominici mirabilem
favorem gravati, letitia exul[tantes], compellimur pacem vestram debitam
domino Deo nostro, cum mentes christifidelium ad / celestia devote suspi-
rant, ad viam salutis ci[tius] concurrunt, passionem crucis dominicam [ma]-
lunt, ^) recognoscendo eundem proprium creatorem. Cum itaque Escu
la norum nonnulli indigene, cospiratione divina gravati, memoresque passio-

a) Recanatensis /a piegatura della pergamena ha fatto scomparire una delle aste. b) lettura
dubbia. c) malunt.


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UN'INDULGENZA A FAVORE DELLA CONF. DELLA S. CROCE DI ASCOLI P. 237

nis dominice, in honorem et reverentiam sancte crucis et in eorum salutis
auxilium animarum, fraternas / ordinationes inter se de modo vite ducende
laudabili et laudes Domino referendi, de novo in eadem civitate ordina-
ver[in|t atque inceperint, veste induti lugubri inceden/tes, humilique facie
tergum eorundem suis disciplinis percutientes, bis in edomata qualibet ge-
[rere], l[au]desque [con]dentes Altissimo, cuius passionis ex eo vestigia /
representant. Talis itaque dispositio digne iverit [geren]dum, dignisque
hiidem substantes..... et in eorum vite perseverantia numerus augeatur,
par/teque huius congregationis collegio alii tantum indigene simili exemplo
adhereant ; nec non et adepti in predicte conversationis vita stabiliantur vi-
rilius, ac / etiam confirmentur. Intendentes igitur ut prefati christifideles,
ad eundem vivendi modum eo ferventius accendantur, ‘) quo senserint ex
hiis dona suscipere gra/tiora, et volentes eisdem de gratia Dei et apostoli-
ce sedis nobis exhibita, benivolis affectibus providere, universis nostris di-
lectis civibus Esculanis eorundemque districtu / degentibus presentibus et
futuris qui in huiusmodi congregatione perseverantia vitam et habitu duxerint
in predictis diebus cum reverentia tam debita quam de/vota, ac omnibus
qui hiis dederint auxilium et consilium salutare, vereque penitentibus et con-
fessis, de omnipotentis Dei misericordia, et virginis Matris / eius, nec non et
beati Flaviani martiris patroni nostri meritis benignis confisi, unum annum
et .xL. dies de iniunctis sibi penitentiis misericorditer re/laxamus cum de
assensu eorum diocesium ut per eius licteras vidimus sit in hac parte
concessum ut eisdem quivis possit indulgentiam impartiri.

Datum Rome apud Sanctam Agathem de Montibus, anno Domini Mille-
simo .CC. LXXXXI, indictione .imr. et die .xx. novembris. In cuius rei testi-
monium presentibus licteris nostrum sigillum / duximus apponendum.

d) Cosi sembra.
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Una indulgenza alla Fraternita
dei Disciplinati di Cascia
(1329)

Il documento pergamenaceo, che reca la data del 30 dicembre
1329, si trova nell'Archivio Comunale di Cascia. Riguarda la con-
cessione di una indulgenza di 40 giorni ai membri della Fraternita
dei Disciplinati di quella città da parte del vescovo di Spoleto, l’ago-
stiniano Bartolo — o Bartolomeo — «de Bardis» ®, per ognuna delle
numerose opere e preghiere espressamente indicate. Per le sue ca-
ratteristiche rientra nel gruppo dei privilegi di indulgenze rilasciati
con una certa facilità alle varie fraternite durante il periodo avigno-
nese, sull'esempio di quelli provenienti direttamente da Avignone ?.

Dalla lettura del documento si ricavano alcuni dati fondamentali.

La fraternità laicale era appoggiata all'Ordine agostiniano
tramite le monache del monastero di S. Lucia; non è però indicato
il grado di dipendenza della fraternita dalle regole o dalla spiritualità
dell'Ordine;

ne facevano parte uomini e donne, sotto la guida di un non
meglio identificato «servo » o « priore »;

i fratelli avevano uno statuto che stabiliva norme per le
adunanze settimanali, le discipline periodiche (il venerdì ?), la rece-
zione dei sacramenti della confessione e della comunione, la parte-
cipazione ai funerali con i confratelli vestiti di sacco ; particolare
interesse si mostra, nel documento, per la confessione ordinaria e ge-
nerale °); molto rilievo è dato all'esercizio della carità verso i po-
veri e gli ammalati, mediante l’assistenza personale agli infermi,
su espresso invito del priore, e l'andar mendicando di porta in porta
per i più bisognosi;

erano previste processioni penitenziali per le vie del paese e
per le frazioni del contado, con pubbliche flagellazioni « quoties-
cunque cum dissiplina per terram ibitis » e canto di laudi religiose
«quandocunque per villam et terram laudes cantando ibitis»;

si coltivava devozione alla S. Trinità, a Cristo crocifisso, alla

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240 GIUSEPPE CHIARETTI

Madonna, a s. Lucia : nel documento, anzi, é trascritta una giacula-
toria indulgenziata, da recitare devotamente genuflessi dinanzi
all'altare, all'entrata o all'uscita dall'oratorio: « Laudatum bene-
dictum sit nomen domini nostri Jesu Christi crucifixi et beata Ma-
ria mater eius et beata Lucia cum omnibus sanctis !»; in grande
venerazione era la Vergine e si annettevano indulgenze ad alcune
pratiche di pietà fatte in suo onore : la recita di tre Ave Maria ogni
sera al suono della campana del convento di S. Agostino e del mo-
nastero di S. Lucia ; la recita della Salve Regina « cum toto eo quod
sequitur»; ed il saluto «quinquies pro quolibet die ».

Tra le tante opere e preghiere indulgenziate, minutamente ed
anche confusamente indicate nel documento, merita attenzione, oltre
alla preghiera per il papa — allora Giovanni XXII — e a quella
«pro bono statu Terre Cassie », la preghiera « pro terra Saracenorum
quae redeat ad fideles ». Non sarà ozioso ricordare, a questo propo-
sito, a conferma di quanto il problema dei Saraceni fosse allora
sentito nell'ambiente, che pochi anni dopo la concessione dell'in-
dulgenza, e cioé nel 1334, il religioso agostiniano Andrea Casotti di
Mucciafora di Cascia, già fondatore nel 1308 del convento di S. Croce
in Valle Noce presso Roccatamburo, si recó a predicare la fede tra
i turchi *.

Il monastero agostiniano di S. Lucia, cui era appoggiata in ori-
gine la Fraternita dei Disciplinati, andò col passare del tempo in
rovina, tanto che nel 1478, d’autorità del vescovo di Spoleto, finì
per essere unito con tutti i suoi beni alla collegiata di S. Maria di
Cascia 5. Per accertare compiutamente la sorte dell’antica fraternita
occorre una minuziosa ricerca d’archivio, ora non consentita. Qui
può aggiungersi qualche notizia in merito alla sopravvivenza del-
l’uso della flagellazione in qualcuna delle numerose fraternite lai-
cali casciane, e particolarmente in quella di S. Sebastiano, detta pure
« della morte ». Lo storico di Cascia don Marco Franceschini così ne
parla : « Essa fu eretta nella collegiata di S. Maria di Cascia, dove
è presentemente una piccola chiesa in cui si venera una bellissima
statua di legno rappresentante detto santo. Non è certo l’anno in
cui fu eretta tal confraternita : credo però che avesse origine nel fine
del secolo passato (xv) per riconciliare gli animi dei casciani, troppo
dediti alle inimicizie, mediante le loro pubbliche penitenze e batti-
ture, detti però i fratelli di essa compagnia «i battenti ». Sino ai
nostri giorni seguitava a battersi detta confraternita nella proces-
sione del venerdì santo e del sabato in albis, nel quale giorno si porta

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Privilegio d'indulgenza concessa dal vescovo di Spoleto Bartolo «de Bardis» alla Fraternita di Disciplinati di Cascia (1329)
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Cascia, Processione del venerdì santo, detta «dei penitenzieri ».




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UN'INDULGENZA ALLA FRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI CASCIA 241

detta compagnia processionalmente alla Madonna SS. delle Grazie
fuori di Cascia ; ma per i giusti riflessi furono proibiti tali « battenti »
dallo zelo di mons. Locatelli, vescovo di Spoleto 9. Questa compa-
gnia accompagnava i condannati al patibolo : ed ancora si conserva
nelle stanze di detta compagnia una pace grande di legno, che da-
vasi a baciare a detti condannati prima di morire. Tal compagnia
era quasi abolita, ma per impegno d’alcuni zelanti casciani è stata
rimessa in piedi nel 1795 con grandissimo concorso dei fratelli, che
concorrono in tutte le domeniche e feste a recitarvi l’ufficio di Maria
SS.ma nell’oratorio di S. Sebastiano, dove, terminata la recita del-
l'ufficio, ascoltano la S. Messa che s'applica in suffragio dei morti
con l'elemosine che si raccolgono nelle bettole e nella questua, che
fanno essi fratelli la domenica per la terra di Cascia » ?.

Sempre di quest'ultima fraternita merita qui ricordare un altro
episodio. Nel 1712, in occasione della visita pastorale del vescovo di
Spoleto Lascaris, la prima visita effettuata dopo il disastroso terre-
moto del 1703, la fraternita di S. Sebastiano fu unita a quella della
Misericordia ?. Due anni più tardi, nel 1714, si svolse a Cascia una
grandiosa missione al popolo, predicata dai pp. Baldinucci e Can-
cellotti, e, come narra il cronista, «l'ultimo giorno della missione
fu fatta una solenne processione, cosi divota e penitente che gli
stessi missionari hanno detto che dopo Bologna non hanno veduto
la simile. In detta processione fu rappresentata tutta la. passione,
furono portate croci in gran copia e di smisurata grandezza, corone
di spine, funi propiziatrici, catene al collo, ai piedi ed anche alle
mani; vi furono «battenti» in grandissima abbondanza, che rap-
presentavano le battiture di Gesü Cristo alla colonna. Furono rap-
presentate ancora le cinque piaghe di Gesü Cristo, con grandissima
devozione. A tal funzione concorsero in Cascia piü di settemila per-
sone con grandissimo stupore dei missionari, i quali rimasero edifi-
catissimi, non tanto per la processione di penitenza, quanto per il
numero delle persone ivi accorse. Data la benedizione, i missionari
subito partirono per Bevagna, dove arrivarono il 19 ottobre; ma,
a motivo della vendemmia, non poterono dar principio alle dette
missioni sino ai 26 dello stesso mese. Il popolo di Cascia, spinto dal
grande amore e divozione verso i missionari, staccó la compagnia
«della morte» di Cascia, numerosissima di fratelli, per andare a
Bevagna a ricevere la benedizione dei missionari. Parti la compagnia
il di 23 ottobre, credendo di arrivare a Bevagna il giorno della bene-
dizione. Andava con somma devozione, vestita tutta di pellegrini,

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242 GIUSEPPE CHIARETTI

ed ogni fratello portava seco la frusta di ferro, senza scarpe, con le
sole zandole. E siccome i missionari, il giorno prima di dare la bene-
dizione in Cascia, si erano fatti portare nel palco tutte le carte da
gioco e tutte le armi proibite, la compagnia suddetta, prima di par-
tire, portó processionalmente dalla collegiata alla [chiesa della] beata
Rita dette armi e carte, in trionfo, come trofei della missione, acció
la beata Rita s'impegnasse presso l'Altissimo a non far ritornare
alla vita cattiva tanti sgherri e giocatori che l'avevano abbando-
nata. Portate queste armi alla beata Rita, la compagnia tornó alla
collegiata. Ivi, fatte le sante devozioni, ricevuta la benedizione del
santissimo ed animati tutti i fratelli da un fervoroso discorso, s'in-
camminò verso Bevagna, ancorché cadessero dirottissime pioggie. Ma
uscita la compagnia fuor la porta del Pago, il cielo si rasserenò, e
durò il sereno sino a che arrivò la compagnia la sera a riposo, e su-
bito ricominciò a piovere. La mattina, incominciato a sviare la com-
pagnia, si rasserenò il cielo ; ma la sera, arrivati all’alloggio i fratelli,
cominciò di bel nuovo a piovere ; e così seguitò il tempo a tenere
tal temperamento fino che giunse a Bevagna. Arrivata la compagnia
a Bevagna, entrarono tutti i fratelli processionalmente, a piedi scalzi
e con gli occhi bassi, e con tale devozione che i beanati dicevano
che era una compagnia di santi. Si portò subito nella chiesa colle-
giata di quella città, dove ringraziarono Dio e la nostra beata Rita
del buon viaggio ricevuto. Ringraziato il Signore, fu invitata da quei
signori beanati, i quali facevano a gara per riceverla in casa loro ;
ma il figlio del sig. dottore De Angelis ebbe la sorte di ricevere tutti
i detti fratelli in casa sua, il quale li trattò famosamente, ed impiegò
quattro barili di vino caldo con salvia rosmarino e lauro per fargli
lavare i piedi. I missionari la sera stessa diedero principio alla mis-
sione, e fecero l’entrata in città, e li andiedero a prendere i fratelli
della morte di Cascia. Il giorno seguente la nostra compagnia rice-
vette dai missionari pubblicamente la benedizione papale straordi-
naria, e subito ritornò verso Cascia » ?).

Di tutte queste tradizioni, derivate più o meno direttamente
dalle costumanze ascetiche dell’originaria fraternita dei flagellanti,
resta ancor oggi traccia nella folkloristica processione del venerdì
santo, detta «dei penitenzieri », che vede sfilare, come in antico,
penitenti dal volto coperto con il cappuccio, scalzi e vestiti di sacco,
i quali precedono il simulacro del Cristo morto recando sulle spalle
grosse croci e, ai piedi, pesanti rumorose catene.

GIUSEPPE CHIARETTI
UN'INDULGENZA ALLA FRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI CASCIA 243

NOTE

!) Cf. C. EuBEL, Hierarchia Catholica Medii Aevi 1, Münster, 1913, p. 461.

?) Cf. ANGELA M. TERRUGGIA, Battuti deila Fraternita di S. Maria di
Cividale. Perugia, 1967 (Centro di documentazione sul Movimento dei Disci-
plinati, Quaderno n. 5), pp. 23-24.

*) Della confessione si fa menzione piü volte, con espressioni di chiaro
sapore giuridico, quali: « concedimus ut omnia bona, que in laboribus dis-
siplinis ieiuniis orationibus elemosinis et aliis caritatis operibus facitis, sint
vobis ad remissionem peccatorum, quorum memoriam non habuistis confes-
sionis tempore, nec habetis, et eorum forte que incurristis propter imposi-
tam vobis penitentiam non impletam, et ad supplementum omnium defectuum
qui, vel ex parte vestra in confessione non fuerunt expressi, vel ex parte sa-
cerdotis in impositione penitentie non condigne ». In questa insistenza, mo-
dellata sugli schemi della dottrina teologica e canonistica intorno alla confes-
sione nell'età della Scolastica, puó forse scorgersi anche un'eco delle antiche
costumanze ascetiche della religione, testimoniate dalla nota formula di
confessione in volgare, risalente al sec. xr, in uso nell'abbazia benedettina di
S. Eutizio, poco distante da Cascia, dove si ricordano anche le penitenze im-
poste e non fatte: « me accuso de li mei adpatrini (— confessori) et de quelle
penitentie ke illi me puseru e nnoll observai »: cf. Pietro Pirri, L'Abbazia di
Sant' Eutizio in Val Castoriana presso Norcia e le chiese dipendenti, in « Stu-
dia Anselmiana », fasc. 45, Romae, 1960, pp. 42-53 (bibl.).

*) Cf. Manco FRANCESCHINI, Raccolta degli uomini celebri nella santità,
nelle lettere, nell'armi e nelle belle arti che sono fioriti in Cascia e nel suo terri-
torio. Ms. inedito nell’archivio Franceschini di Cascia, sec. xix, al n. 3
(« Terzo soggetto casciano celebre in santità ») ; In. rp., Memorie storiche di
Cascia. Cascia, 1913, p. 50.

5) Cf. MaRco FRANCESCHINI, Memorie storiche cit., pp. 219-220.

*) Cf. RITZLER - SEFRIN, Hierarchia Catholica cit., vi, Padova, 1958,
p. 386. Il Locatelli, fatto cardinale nel 1801, fu vescovo di Spoleto dal 1772
al 1811.

?) Cf. Marco FRANCESCHINI, Memorie storiche di Cascia e suo territorio,
che incominciano dalla fondazione di Cascia sino ai nostri tempi. Tomo I,
che contiene le Memorie suddette sino all'anno di nostra salute MDCC. Scritta
in Cascia l'anno MDCCCII. Ms. inedito nell’arch. Franceschini di Cascia,
sub anno 1501.

8) Cf. Manco FRANCEScHINI, Memorie storiche di Cascia... Tomo II,
che contiene le memorie suddette dall'anno MDCC sino al giorno d’oggi. Ms.
inedito nell’arch. Franceschini di Cascia, sub anno 1712. Gli oratorî delle
fraternite di S. Sebastiano e della Misericordia erano crollati con il terre-
moto del 1703 : cf. ibid., sub anno 1703. Ambedue gli oratorî erano attigui

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244 GIUSEPPE CHIARETTI

alla chiesa collegiata di S. Maria. Per la costruzione di quello della Miseri-
cordia, la fraternita aveva ottenuto dal Comune di Cascia, nel 1564, un sus-
sidio di 60 fiorini ; scudi 4 ottenne due anni dopo per l'acquisto di una « im-
magine » di N. S. Gesù Cristo: cf. Cascia, Arch. Comunale, Lib. 14, cons.
c. 111 (consiglio del 4 aprile 1564) e c. 155t (consiglio del 3 febbraio 1566)
citati da Lurci FRANCESCHINI, Memorie storiche della città di Cascia. Tomo
I. Ms. inedito nell'arch. Franceschini di Cascia, sec. xix, ad annum. Anche
la Fraternita della Misericordia prendeva parte all’allestimento della proces-
sione del venerdì santo, come ricorda il medesimo L. Franceschini: « Una
delle funzioni sacre che celebravansi con maggior pompa era la processione
del venerdì santo. La confraternita della Misericordia si recava colla sua
copiosissima schiera di fratelli in S. Maria: e quanto ancor oggi si pratica
può dare un’idea dell’antica usanza. Il priore di quel sodalizio si rivolse al
comune per un sussidio e gli vennero accordati scudi dieci » : cf. Cascia, Arch.
Com., Lib. 37, cons. c. 135d (consiglio del 23 marzo 1642), citato da L. FRAN-
cESCHINI, Memorie storiche cit. Tomo II. Ms. inedito nell’arch. Franceschini
di Cascia, sec. xix, sub anno 1642.

9) Cf. Marco FRANCESCHINI, Memorie storiche cit. Tomo II, ad annum.
Il p. Baldinucci, celebre oratore del suo tempo, tenne altri corsi di predica-
zione in quelle zone dopo il terremoto del 1703 : nel 1705 fu a Leonessa, nel
1716 fu ad Amatrice : cf. GiusePPE CHIARETTI, Archivio leonessano. Docu-
menti riguardanti la vita e il culto di san Giuseppe da Leonessa. Roma, 1965,
p. 18, nota 41. O
UN'INDULGENZA ALLA FRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI CASCIA 245

PRIVILEGIO DI INDULGENZA

,

Spoleto, 1329, dicembre 30. Il Vescovo di Spoleto Bartolomeo de Bardis con-
cede indulgenze di 40 giorni alla Fraternita dei Disciplinati di Cascia.
(Cascia, Archivio Comunale. Pergamene antiche).

Pergamena di cm. 51 x 40,5, legata con nastro rosso, da cui pende un
grosso sigillo di cera di mm. 62 x 50, elissoidale, consunto. Il sigillo vescovile
è a forma di scudo quadripartito, con figurazioni così suddivise : la Vergine
con Bambino, in alto; un santo vescovo con mitra e pastorale, al centro a
sinistra ; un altro santo non meglio identificabile, al centro a destra ; l'em-
blema del De Bardis, in basso. Tutt'intorno si legge con caratteri maiuscoli,
da destra a sinistra: « BARTHOLOM.S DE BAR /DIS..... SPOL ». La
pergamena reca fori di tarli, macchie e i segni delle plicature. Sul verso si
leggono due indicazioni archivistiche di epoche diverse: l'una dice «1329 /
Indulgentia Ste Lucie - per fratrem / Bartholum Epis. Spolet.m », e l'altra
«1329 / Breve spedito dal V.» / di Spoleto in favore dei / Fratelli disciplinati
di / Cascia ». Il testo del documento é scritto su 26 righe, con caratteri go-
tici notarili.

Frater Bartholus, miseratione divina Episcopus Spoletanus, Dilectis in
Xpo Hominibus et Mulieribus presentibus et futuris Congregationis dissi-
plinatorum monasterii Sancte Lucie ordinis sancti / Agustini de Cassia nostre
Spoletane diocesis, salutem in Domino sempiternam. Commissi nobis pasto-
ralis officii cura requirit ut per me melioris ingressum, ad salutem tendentibus
auxilii nostri dexteram cum expedit / favorabiliter exstendam’ ut m.. itis
exortationibus et spiritualibus nostris subsidiis adiuti in sua devotione su-
scipiant incrementum. Eapropter attendentes quod curis secularibus preter-
missis ad celestem patriam, vestros / gressus dirigere salubriter e ... istis,
Vobis et ceteris vestrum ad honorem et gloriam, ac reverentiam sancte Tri-
nitatis Jesu Xpi crucifixi et beate Marie semper Virginis et omnium sancto-
rum quorum imitationibus tanquam vestris ducibus in spiritualibus / consi-
liis inherentes paterna benignitate concedimus ut omnia bona, que in labo-
ribus dissiplinis ieiuniis orationibus elemosinis et aliis caritatis operibus fa-
citis, sint vobis ad remissionem peccatorum quorum me-/moriam non ha-
buistis confexionis tempore nec habetis et eorum forte que incurristis propter
impositam vobis penitentiam non impletam Et ad supplementum omnium
defectuum qui vel ex parte vestra in confessione / non fuerunt expressi, vel
ex parte sacerdotis in impositione penitentie non condigne Et quia quolibet
die dominico et sabbati et die Lune aliquando aliquis quolibet die Veneris et
246 GIUSEPPE CHIARETTI

omni die quando conveneritis / ad predicta, sive diebus singulis vel quolibet
sero, in locis antedictis, sive in loco quocunque per vos ordinando, ad dissi-
plinandum, colloquendum, orandum, vel laudes canendum, ac de elemosinis
pro pauperibus / ordinandum, ad audiendum verbum Dei, ad missam, ad
exequia, ad visitationem et pro aliis caritatis operibus, statutis horis consue-
vistis convenire seu congregari disponitis in futuro. Volentes vos in huius-
modi / bonis et laudabilibus operibus confovere ac de bono in melius incitare
confixi de misericordia sancte Trinitatis et Xpi crucifixi et beate Marie sem-
per virginis ac beate Lucie virginis et omnium sanctorum patrocinio vene-
rando / vobis et cuilibet vestrum, necnon cuilibet per vos vocato venienti
ad vestrum servitium et profectum vere penitentibus et confexis, quoties
ad predicta et quodlibet predictorum cum devotione conveneritis, Quoties-
cunque etiam / ad predicta vel alia infrascripta conveneritis ante altare ora-
torii vel loci in ingressu vel egressu dixeritis devote genuflexi laudatum be-
nedictum sit nomen domini nostri Jesu Xpi crucifixi et beata Maria mater
eius / et beata Lucia cum omnibus sanctis, Et quotiescunque cum dissiplina
per terram ibitis, seu dictis congregationibus offerre volueritis vos et alii in
altari et alibi ubi volueritis convenire vel feceritis dissiplinam / et ad am-
plioris gratie incrementum, omnibus qui vitam vestre fraternitatis assum-
pserint seu elemosinam fecerint vel legaverint, vel alicui infirmo vel infirme
mandato vestri servi seu prioris vel alterius alicuius / eorum vicem gerentis,
serviverit personaliter vel de... us, aut pro substentatione pauperum man-
dato dicti servi seu prioris, vel eorum vicem gerentis fuerit et elemosinas
mend(ica)ndo vel quandocunque per villam / et terram laudes cantando ibitis
et quandocunque ad correctionem conveneritis et alia que ad conservationem
vestre congregationis et profectum vestrarum fuerint animarum, Et etiam
quandocumque ordinatione seu statuto vestre / congregationis, legitime pro-
curabitis confiteri vel pro peccatorum et offensionis satisfactione, quando-
cumque impleveritis opus grave, ac etiam quotiescunque de sero ad pulsa-
tionem campane loci fratrum heremitarum / beati Agustini, vel dicti Monas-
terii sancte Lucie pro laudibus devote genuflexi, cum Ave Maria ter saluta-
veritis beatam virginem matrem Dei, et quodlibet capitulum vestre frater-
nitatis seu congregationis studii / eritis observare, Quicumque adimpleverit
de supradictis capitulis communiter vel divisim in quibuscunque locis vel
ecclesiis et coram quocunque altare Quotiescunque etiam aliquis vestrum,
aliquem vel aliquam ad confitendum / induxeritis, vel ad aliquam de dictis
fraternitatibus seu congregationibus assumendam, Et quandocunque aliquod
impediveritis periculum vel peccatum Et quandocumque in ingressu ecclesie
vel egressu, aquam benedictam / super se asperseritis, Et quotiescunque
saccis vestiti ibitis processionaliter ad sepelliendum corpora defunctorum et
quandocumque in dictis locis vel alibi, vobis fiet per aliquem sacerdotem
confexio generalis, Et / quandocumque devote audieritis sive dixeritis Salve
Regina cum toto eo quod sequitur Et etiam quandocumque quinquies pro A a CO r » ( rmm a v JA. , A ; E 1
ML " Sv a m X Mí E VENE EX A AGR x 4 Rd X. Mu

i UN'INDULGENZA ALLA FRATERNITA DEI DISCIPLINATI DI CASCIA 247

| quolibet die beatam Mariam salutaveritis Et etiam quicumque rogaverunt
| Deum pro domino / summo pontifice domino Johanne papa XXII sanctis-
simo, seu pro toto fideli populo christiano, seu pro Terra Saracenorum quae
$ redeat ad fideles, et bono statu Ecclesie et bono statu Terre Cassie Et etiam
| / quicumque rogaverit pro nobis prefato Episcopo Spoletano Et quod Deus
| dissipet potentiam inimicorum fidey et Ecclesie vel convertat eos, Quadra-
| ginta dies pro quolibet predictorum, de iniuncta vobis et cuilibet / vestrum
penitentia in domino Jesu Xpo crucifixo misericorditer relaxamus. Datum
Spoleti Anno Domini Millesimo. coco. Vicessimonono Indictione duodecima
tempore domini Johannis pape XXII, et die .xxx. mensis decembris. /
Claroctius de Florentia notarius dicti domini episcopi
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sirene WOMEN MIEIDLAA:

INDICE. DEL VOLUME

Memorie

MARIO RoncetTTI, Un inventario dell'archivio privato della fami-
glia Michelotti

GioconDo RICCIARELLI, I prototipografi in Perugia - Fonti docu-
mentarie

Note e documenti

ANNA EucENIA FERUGLIO, Iscrizione latina rinvenuta a Perugia
in località Verzaro presso le mura etrusche .

LuiGI V. PATELLA, Un recente saggio sui paesaggi agrari dell’ Um-
bria

Recensioni

FRANCESCO SANTI, Galleria Nazionale dell’ Umbria. Dipinti, scul-
ture e oggetti d’arte di età romanica e gotica. Roma, Istituto
Poligrafico dello Stato, 1969 (Antonino Caleca) .

MARCELLA CASINI BruNI, Lettere di Gerardo du Puy al Comune di
Orvieto (1373-1375). Perugia, Istituto di Storia Medievale e
Moderna della Facoltà di Lettere e Filosofia, 1970 (Attilio
Bartoli Langeli)

Necrologi

WOLFGANG HAGEMANN, Fritz Weigle

Giacomo Caputo, Mario Bizzarri

GIUSEPPE ZACCARIA, Giuseppe Abate
STANISLAO DA CAMPAGNOLA, Arnaldo Fortini .

Atti della Deputazione

Adunanza del Consiglio Direttivo del 9 aprile 1969 :
» » » del 16 novembre 1969

» » » del 4 aprile 1970
» » » del 30 novembre 1970
Assemblea dei Soci Ordinari del 3 maggio 1969
» » del 4 aprile 1970
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250 INDICE DEL VOLUME

CENTRO DI DOCUMENTAZIONE
SUL MOVIMENTO DEI DISCIPLINATI

ANGELA MaRIA TERRUGGIA, Un’indulgenza a favore della Confra-
ternita della Santa Croce di Ascoli Piceno (20 novembre

ID a pi 293
GiusEPPE CHIARETTI, Una indulgenza alla Fraternita dei Disci-
plinati::di Gascia (1329) —... |. — — {<< 1. » 239

PRor. GiovaNNI CECCHINI - Direttore responsabile

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