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^ DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA
PER L'UMBRIA -

VOLUME LXIX

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) VOLUME LXIX

FASCICOLO PRIMO

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Pubblicazione semestrale - Sped. abb. post. Gruppo IV

ARTI GRAFICHE CITTÀ DI CASTELLO
Città di Castello (Perugia)

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Memorie

Il gioco del pallone a Perugia

I lavori per la costruzione dell’Anfiteatro furono iniziati, se-
condo il Siepi ?, nel 1804, mentre dalla Cronaca di G. B. Marini »,
si apprende, alla data del 27 luglio 1802, che «si proseguirono nuo-
vamente i lavori nei fossi della Fortezza dalla parte del Rastello
per formarvi un Anfiteatro per i pubblici spettacoli ».

Il Siepi nella sua Descrizione Topologico-Istorica della Città di
Perugia scrive: «La parte occidentale della fortezza rimaneva an-
cora fiancheggiata dalle inutili sue fosse e dal deforme ingombro
del terreno accumulato che la riparava all’esterno. Surse ad Orazio
Boccanera il pensiero che questo locale avrebbe potuto rendersi
assai adatto a quei giochi ginnastici, a quelle giostre di animali ed
a que’ profani spettacoli, che per l’addietro si davano nella via e
piazza del Corso, con incomodo dei passeggeri e con danno talvolta
dei negozianti e degli abitatori adiacenti ».

Il Boccanera, unitamente ad altri quattro soci, conte Fran-
cesco degli Oddi, Francesco Maria Rosa, Vincenzo Ciofi e Sci-
pione Antonini, ottenne con chirografo di Pio VII la concessione
enfiteutica di detto luogo per anni novantanove.

Trascriviamo, qui di seguito, il testo del pontificio chirografo,
che abbiamo rintracciato presso l'Archivio di Stato di Roma : ?

«R.mo Cardinal Giuseppe Doria Pro-Camerlengo di S. Chiesa.

Ci è stato rappresentato per parte del conte Francesco Degli
Oddi, Francesco Maria Rosa, Vincenzo Ciofi, e Scipione Antonini
tutti della nostra Città di Perugia, che per quanto la stessa Città
sia stata ben trattata dalla Natura, ed abbellita dall’Arte vi è sem-
pre mancato un’acconcio Luogo pubblico, ove dare il divertimento
del Giuoco del Pallone, Caccia de’ Tori, ed altri simili Spettacoli, i
quali si sono esercitati ora in una Piazza, ed ora in un’altra senza
decoro del Paese, e la quiete pubblica, il buon Ordine, ed il Comodo
degli adjacenti Abitanti, e Bottegai, che ne hanno sempre oltremodo

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sofferto. Ci hanno inoltre rappresentato: che un Locale più adatto

ial. bisogno non potrebbe idearsi di quello, ch'esiste: appresso la: For-

tezza dalla Parte di Ponente, e precisamente entro la Fossa di quella
poco lungi dalla Porta del Rastello, che per renderla ad uso di An-
fiteatro per gli anzidetti usi sarebbero pronti gl'Intraprendenti sud-
detti a disporla, e ridurla a tutte loro spese, purché ci degnassimo
di accordar loro, ed ai loro successori un tal sito in Enfiteusi per
anni novantanove esibendosi di pagare alla nostra Camera un'an-
nuo Canone di Libre due di Cera bianca lavorata.

E finalmente ci hanno esposto, che in vista delle gravissime
spese, alle quali vanno essi a far fronte, coll'incertezza poi, che
l'Utile, che un giorno ne ritrarranno, li compensi abbastanza della
Spesa, hanno anche implorate due grazie, una cioé di provvedere,
che in quell’Ore, che si stà giuocando al Pallone o si fanno le Giostre
chiamate Steccati non possano introdursi nella Fortezza persone di
veruna condizione, né permettere, che da veruna parte del Forte
godano dello Spettacolo, ma solo sia lecito alla Truppa del Presidio
e agli Inservienti, ed Addetti al medesimo ; e l'altra, che costruito
un solo Anfiteatro non sia lecito, né permesso fare altrove detto
Giuoco del Pallone, o Giostre chiamate Steccati. E Noi udita la
vostra Relazione, in cui ci avete riferito di avere inteso su di ciò
il sentimento della Congregazione Militare, la quale, aderendo an-
cor essa all’Istanza degli Associati, e intraprendenti, non ha però
mancato di rilevare, che nello scavo fatto prima ancora di avanzare
l’Istanza, si è alquanto profondato verso l'adiacente muro della
Fortezza, cosicché ne rimangono in qualche parte scoperti li Fonda-
menta, e perciò abbia suggerito la stessa Congregazione Militare di
obbligare gl’indicati Associati Intraprendenti in solidum a rinfor-
zare a proprie spese li Fondamenti con una nuova Fodera di Muro,
affinché questi non abbia a patire un danno ulteriore ed oltre a ciò,
perché in qualsivoglia disegno non abbia a rimanere impedita l’azione
dell'Artiglieria, sia necessario prescrivere, che li Muri da inalzarsi
non siano cosi elevati da frapporre ostacolo all'indicata Azione. Ed
avendoci ancora riferito, che oltre all'obbligazione solidale degli As-
sociati suddetti per l'osservanza di quanto viene suggerito dalla
detta Congregazione Militare nel suo Biglietto delli 23 maggio pros-
simo passato a Voi diretto, si obbligherebbero al versamento di
un'annuo Canone di Libre due di cera bianca lavorata da pagarsi
nella Nostra Camera de' Tributi nella Vigilia o Festa de' gloriosi
Apostoli SS. Pietro e Paolo. Ci siamo perció determinati di accor-

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dare loro la richiesta Grazia. Pertanto col presente Nostro Chiro-
grafo, in cui abbiamo per espresso, e di parola in parola inserito il
tenore. dell'Istanza fatta dalli detti Associati e Intraprendenti, la
vostra Relazione, ed il sentimento della detta Congregazione, e di
Monsignore Tesoriere interpellato da Voi sullo stabilimento del Ca-
none diate, e concediate, conforme Noi diamo, e concediamo al Conte
Francesco Degli Oddi, Francesco Maria Rosa, Orazio Boccanera,
Ferdinando Cinelli, Vincenzo Ciofi e Scipione Antonini della nostra
Città di Perugia la Concessione in Enfiteusi per Anni novantanove
del Sito esistente presso la Fortezza della nostra Città di Perugia,
dalla Parte di Ponente entro la Fossa di quella poco lungi dalla
Porta detta del Rastello più specificatamente descritto nella Pianta,
che dovrà inserirsi nell’Istromento, ad oggetto di costruirvi un An-
fiteatro per istabilirvi il Giuoco del Pallone, e darvi in esso le solite
Giostre di Vaccine chiamate comunemente Steccati. Costruito poi,

che sarà detto Anfiteatro vogliamo, che non sia lecito, né permesso -

ad alcuno nella detta Città di Perugia fare detto Giuoco di Pallone,
o Giostre chiamate Steccati. Ordiniamo ancora, che nel tempo degli
accennati Trattenimenti non possa, né debba essere ammesso alcuno
nella suddetta Fortezza, che non sia inserviente, o addetto alla mede-
sima. Vogliamo inoltre che venga onninamente eseguito quanto si
prescrive dalla Congregazione Militare nel suo Biglietto delli 23 mag-
gio 1804, cioè ch’essendo stato alquanto profondato lo Scavo già
eseguito verso l’adiacente Muro della suddetta Fortezza dalli sud-
detti Associati Intraprendenti a proprie loro spese e rischio, siano
rinforzati i fondamenta con una nuova Fodera di Muro, ed altresì,
che li nuovi Muri da inalzarsi non siano così elevati da frapporre
ostacolo all’azione dell'Artiglieria della predetta Fortezza. E final
mente ordiniamo, che per il pagamento del Canone stabilito da Mon-
signore Tesoriere di Libre due di Cera bianca lavorata da pagarsi
ogni Anno nella Camera dei Tributi la Vigilia, o Festa dei SS. Apo-
stoli Pietro e Paolo a forma della Costituzione della S.C.N. di Gre-
gorio XIII, Nostro Predecessore, li suddetti Associati Intrapren-
denti non solo debbono obbligarsi per pubblico Istromento per loro
stessi, loro Eredi, e Successori utisingoli et in solidum, e persino
a tanto che durerà la predetta Convenzione Enfiteutica, ma che deb-
bano inoltre obbligarsi di adempire........... 2 dalla Congrega-
zione Militare che dovrà esserci da verbo ad verbum inserito nell’in-
dicato Istromento, al quale dovrà andare unita la Pianta indicante
il Luogo, il Sito prescelto, e l’altezza del Muro da elevarsi, doven-

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done restare una Copia nella Congregazione Militare, ed un'altra
nella Cancelleria del Governo di Perugia unitamente alla Copia dei
suaccennati Istromenti, e Chirografo, commettendo Noi a Monsig.
Governatore di Perugia l'esecuzione del predetto Chirografo sotto
però l'immediata vostra dipendenza. E per l'esecuzione delle cose
premesse stipulerete l'indicato Istromento, darete gli ordini neces-
sari, ed opportuni, pubblicherete Editti anche penali, e farete tut-
t'altro, che per l'effetto suddetto crederete necessario, ed espediente,
volendo, e decretando, che il predetto nostro Chirografo, benché
non ammesso, né registrato in Camera, e ne' suoi Libri vaglia, e
debba aver sempre il suo primo effetto, esecuzione, e vigore colla
nostra semplice sottoscrizione, né gli si possa mai opporre di Surre-
zione, Correzione, né di alcun altro vizio, o difetto ancorché sostan-
ziale, e formale, e che cosi, e non altrimenti debba sempre definirsi,
e giudicarsi da qualunque Giudice, e Tribunale ancorché Collegiale,
togliendo loro, ed a ciascuno di essi la facoltà di definire e giudicare
diversamente, dichiarando fin d'adesso nullo, irrito, ed invalido tutto
ció, che si facesse, e decidesse in contrario, ancorché non vi siano
stati chiamati, citati, né sentiti e Monsig. Commissario della Nostra
Camera, e qualunque Persona, che vi avesse, o pretendesse avervi
interesse, non ostante il Bollo di Pio IV Nostro Predecessore ad re-
gistranda, la regola della Nostra Cancelleria de Jure quesito non
tollendo e quali si siano altre Costituzioni ed Ordinazioni Nostre, e
de’ Nostri Predecessori, Leggi, Statuti specialmente della Nostra
Città di Perugia, Riforme, Usi, Stili, Consuetudini, ed ogni altra
cosa, che facesse o potesse fare in contrario alle quali tutte, e sin-
gole avendone il loro tenore qui per espressa e di parola in parola
inferto e registrato supplendo Noi colla pienezza della Nostra Supe-
riore Autorità a qualunque vizio, e difetto quantunque sostanziale
e formale, che nelle cose premesse fosse ritenuto per questa volta
sola, ed all'effetto predetto specialmente deroghiamo.

Data dal N.ro Palazzo Aplico Quirinale questo di 1 ottobre
1804 Pius PP. VII»

L'istromento fu rogato in Roma il 9 ottobre 1804 da Francesco
Gregori, segretario e cancelliere della R.C.A., presente ed accet-
tante l'avvocato Antonio Brizi, come da procura avuta dagli asso-
ciati assenti, con l'obbligo di attenersi a quanto era stato prescritto
dalla Congregazione Militare nel biglietto del 23 maggio 1804, in-
serito nel predetto istromento, del seguente tenore :

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« Dopo avere la Congregazione Militare esaminate le due istanze
trasmesse da V.ra Em.za Re.ma, l'una relativa alla costruzione di
un'anfiteatro per pubblico Spettacolo, e per il Giuoco del Pallone
in un Fianco della Fortezza di Perugia, l'altra riguardante la forma-
zione di una Piazza di Mercato alla Porta della indicata Fortezza
denominata di S. Carlo, ha essa veduto, che quante volte si osser-
vino, e si prescrivano agl'Intraprendenti alcune Cautele, non viene
a rimaner pregiudicata né la solidità delle Mura del Forte, né viene
ad impedirsi l'azione della medesima in qualunque bisogno. Due
pertanto sono gli oggetti ad aversi in mira nella circostanza, che sia
permesso ai Sig.ri Perugini di por mano alle sopracitate imprese.

Il primo che nell'eseguire i Scavi per i fondamenti delle nuove
mura non si arrechi detrimento a quelle della Fortezza. Il secondo,
che non venga dall'altezza delle mura che deggionsi elevare preclusa
l'azione della medesima.

Nell’accesso fatto in Perugia dall'Ufficiale del Genio incaricato
dell'oggetto dalla stessa Congregazione non ha potuto egli non ac-
corgersi, che nello scavo fatto prim'ancora, che dai Cavalieri Intra-
prendenti l'opera del novo Anfiteatro ne fosse avanzata l'opportuna
supplica a V.ra Em.za, si é alquanto profondato verso l'adiacente
muro della Fortezza, cosicché ne rimangono in qualche parte sco-
perti li fondamenti. Ad oggetto di riparare a questo errore bisogna
obbligare i detti Cavalieri a rinforzare a proprie spese i fondamenti
mediante una nuova Fodera di Muro, acció non abbiano questi a
soffrire un danno ulteriore. Oltre a ció, perché in qualsivoglia bisogno
non abbia a rimanere impedita l'azione dell'Artiglieria è necessario
prescrivere, che le Mura da innalzarsi non siano cosi elevate da frap-
porre ostacoli all'indicata azione.

E benché in ogni caso si possa dal Governo ottenere tuttoció
di propria autorità, pur tuttavia crede opportuno la Congregazione
Militare di obbligare preventivamente i Cavalieri intraprendenti alle
accennate condizioni, perché non credano Essi di avere acquistato
un positivo diritto colla acquiescenza. Questo è riguardo all'Anfi-
teatro ».

Da quanto viene riferito dalla Congregazione trova conferma
ciò che ha scritto il citato Marini, cioè che l'inizio dei lavori si deve
far risalire al 1802, prima che gli associati ne fossero stati autoriz-
zati.

I soci con foglio privato firmato il 27 dicembre 1804 determi-
narono la esecuzione dell'opera, su progetto dell'architetto Vincenzo

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Ciofi, progetto che fu in molte parti variato e perfezionato dallo
stesso Boccanera.

Con un editto del 24 novembre 1804 * si fece obbligo a tutti
coloro che ricavavano macerie dai fabbricati di farle trasportare
nella nuova piazza «per riempire il vuoto affinché abbia termine e
si riduca a perfezione la Nuova Piazza Grande di rimpetto all'in-
gresso della. Fortezza di questa Città, onde riempire il vuoto del
Circolo situato nel limitrofo della strada, che conduce alla porta del
Rastello ».

I lavori ebbero inizio nel dicembre del 1804 in modo che il ter-
reno risultasse capace ed idoneo per il « Giuoco del Pallone ». Furono
costruiti in tre lati un ordine di sedili di quattro gradini e questo
lavoro fu compiuto ai primi di giugno del 1805, tanto che il 6 luglio
fu aperto per la prima volta ad eccellenti giocatori di pallone che vi
diedero il primo spettacolo e, successivamente, per tutta la stagione
estiva destando cosi grande interesse tra gli spettatori fino a tra-
scendere in un «tifo» intemperato e sfrenato, qualificato allora
«spirito di partito », che degenerava in risse, costringendo, come si
può rilevare da una notificazione datata 2 agosto 1805 ®, il Dele-
gato Apostolico ad intervenire per evitare: «.... li plausi smodati,
le derisioni indecenti, le fischiate disonore voli, ed altri tratti di poca
educazione, che si rimarcano nel Giuoco del Pallone », aggiungendo :
«che molto meno si deve. tollerare delle esteriorità popolari, e dei
pubblici contrasegni di gioia per alcuno dei vincitori, come qualche
fantasia riscaldata ha potuto forse meditare, senza che fortunata-
mente per altro siasi fatto luogo alla esecuzione ».

Soltanto il 12 luglio 1806 con foglio privato a stampa i soci
presero in enfiteusi il Circo e fra gli altri obblighi che assunsero vi
fu quello di conservare e di mantenere a loro totali spese detto edi-
ficio, come del resto era espressamente stabilito nel chirografo.

Non abbiamo rintracciato il documento; tuttavia, da una peti-
zione rivolta in data 9 agosto 1838 ? al Gonfaloniere ed Anziani del
Comune di Perugia, si apprende che esso comprendeva circa 18 ar-
ticoli, alcuni dei quali possiamo qui riportare, in quanto ci forni-
scono una idea delle caratteristiche della costruzione.

All’art. 11 si dice che «la porta, e suoi ferramenta di conve-
niente proporzionata grandezza si farà a carico e spesa totale dello
intraprendente » ; all'art. 12 si legge «tutti i palchi si costruiranno
per maggiore sicurezza e stabilità non già di pericolosi legnami con
fragili coppi, ma di forte masso, e con suo mattonato, la volta su-

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IL GIOCO DEL PALLONE A PERUGIA 11

periore di detti palchi; ond'é'che alla occasione potrà essere anche
pratticabile un: simile: circondario a: comodo. principale:dei padroni
dei palchi e rispettive famiglie».

All’art. 17 viene espresso che «fino alla consumazione dell'en-
fiteusi tanto il palco, quanto quella porzione pratticabile che lo
ricoprirà, sarà non particolare proprietà di ogni associato, di modo
che nella occasione di qualunque spettacolo sarà ognuno il padrone
assoluto del proprio palco, e suo superiore pratticabile, né in alcun
tempo mai potrà da chicchesia essergli impedito o risolto per qual-
siasi titolo, capo o causa ».

Si è parlato di palchi in quanto il Boccanera volle perfezionare
il primo progetto dell'opera con la costruzione di essi e di logge me-
diante la contribuzione di altri soci dal 19 ottobre 1806 fino al giu-
gno 1808, anno in cui l'opera vide il suo compimento.

L’opera viene cosi descritta dal Siepi: «Ella è dunque un edi-
ficio quadrilungo ricurvato agli angoli, di lunghezza pal. 334, di
larghezza pal. 110 e di altezza pal. 54. Il muro del corridoio che
unisce il maschio alla tenaglia della fortezza, gli serve di appoggio
al lato orientale. Negli altri lati sorgono n. 59 archi tre de’ quali
corrispondono ai due separati ingressi dei gradini, e al medio del-
l'arena dello Anfiteatro ; e gli altri ad altrettante logge vagamente
tutte in diversa maniera dipinte a seconda del gusto dei respettivi
proprietari. Ciascuno di detti archi è diviso da pilastri dorici che li
sostengono, e sopra di esso gira un cornicione che forma la base
della balaustra ad esagoni traforati di mattone che si estende sul
piano della ringhiera la quale gira parimenti sopra le volte delle
logge, onde dar luogo ad un maggiore numero di spettatori. Tutto
l’edificio, compresi alcuni spazi a guisa di cortili, ove si tratten-
gono gli animali in occasione delle giostre, è chiuso da un muro ester-
no che ha separati ingressi. La porta principale che serve di adito
agli spettatori è ornata da un frontespizio a centina in mezzo a cui è
scritta l'epigrafe tratta dall'Andria di Terenzio « FAVETE ADESTE
AEQUO ANIMO ET REM COGNOSCITE ).

Come abbiamo detto l'Anfiteatro non era adibito al solo gioco
del pallone ma a giochi equestri, alla caccia dei tori maremmani,
delle bufale, del bue, nonché alla « cuccagna », ai « fochetti », a tutti,
cioè, quei pubblici spettacoli che allora venivano organizzati in oc-
casione di feste popolari e sacre e di fiere.

Spigolando, infatti, la. « Cronaca » del Marini ®, nonché le serie
degli « Editti e Bandi », apprendiamo che il 12 luglio 1806 fu fatta

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nella sera la illuminazione per le Feste del S. Anello e nel Circo del
Rastello illuminato, furono sonate varie sinfonie; il 7 dicembre
1812 ®, per solennizzare l'anniversario dell'incoronazione del re e della
battaglia di Austerlitz, ebbe luogo uno spettacolo della giostra gra-
tis ; il 1€ settembre 1816 le corsa dei fantini a cavallo, alla quale pre-
senziarono 5.000 spettatori ed al vincitore fu assegnato un premio
di scudi 50, corse che si ripeterono nei giorni 17, 18 e 19 con affluen-
za di forestieri ; il 29 settembre 1817 lo steccato del bove e il 30
il gioco del pallone; il 13 luglio 1818 la giostra col fantino, il 14
la «Caccia ai Tori maremmani » e il 16 la caccia delle bufale ; il
16 agosto? la corsa dei cavalli con fantino e nella sera i fochetti.

Nel mese di maggio 1824 vi fu la cuccagna in occasione di una
gran festa alla Conca nella Chiesa Parrocchiale di S. Elisabetta al-
l'immagine del SS. Salvatore in pietra e nel maggio 1825 due gio-
stre di vaccine, tori e maglioni, in occasione della traslazione delle
ossa di S. Costanzo e di ciò fu stampato un avviso datato 15 aprile
1825 1 che fu inviato nelle città e castelli circonvicini.

Il 12 settembre 1830, in occasione di una gran festa in Duomo
alla Madonna delle Grazie, nella sera con il concorso di «una im-
mensa quantità di popolo e gente forastiera », vi furono i fochetti,
il giorno successivo la corsa, il 14 lo steccato, il 15 la giostra e an-
cora lo steccato il giorno 16.

Nei giorni 3 e 4 settembre 1838 le corse dei cavalli ; nell'agosto
1843, in occasione delle celebrazioni di Maria Santissima delle Gra-
zie, pubblici spettacoli (fochetti, corse di cavalli con fantino, ecc.),
tra cui, negli ultimi giorni di agosto e nel sucessivo settembre la
compagnia Guillaume e Le-Cerf diede spettacoli equestri e di gin-
nastica.

Il gioco del pallone, in particolare, ebbe largo seguito, tanto che,
«intollerabile abuso », veniva praticato ovunque nella città, nei bor-
ghi, anche di rimpetto alle chiese, conventi e monasteri di monache,
cagionando in primo luogo notevoli danni, specie ai vetri delle fi-
nestre, ed in secondo luogo non lieve incomodo, perché in certe ore
i clamori interrompevano il riposo, alteravano la tranquillità e fra-
stornavano le persone dedite al lavoro.

In conseguenza dei continui reclami con editto del 15 maggio
1809 :2, si ordinò «... che in avvenire a niuno sia lecito giuocare
in qualsiasi maniera a palla entro la Città e borghi in qualunque
siasi pubblica strada, e nelle pubbliche piazze, e molto meno innanzi
alle chiese, monasteri e conventi in qualunque tempo ed ore sotto

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IL GIOCO DEL PALLONE A PERUGIA 13
pena in caso di contravenzione di sc. 10 per ciascuna volta, e per
ciascuna persona, oltre alla carcerazione formale, e rifazione de’
danni fatti, assegnando per un tal giuoco il luogo denominato lo
Scozzone sotto le mura della Fortezza ».

Già con notificazione datata 19 luglio 1805 '», a firma di Paride
de' marchesi Giustiniaui, Governatore Generale e Preside dell'Um-
bria, si ordinava, fra l'altro «.... in avvenire nessuno ardisca di
giuocare al pallone, e dare steccati, se non nel nuovo Anfiteatro si-
tuato dalla parte di ponente al di sotto della Fortezza presso la porta
del Rastello », comminando, per i trasgressori, «ipso facto », la pena
della carcerazione, ed altre ad arbitrio.

Altre ordinanze furono emanate negli anni successivi come, per
citarne alcune, quelle datate 20 maggio 1810 19, 18 maggio 1811 :*,
3 giugno 1812 ‘9, nonché le notificazioni del 6 agosto 1851 '? e del
27 aprile 1852 !9, con le quali il divieto veniva esteso anche ai sub-
borghi di Fonte nuovo e di S. Pietro fino alla porta di S. Costanzo,
mentre veniva accordato il permesso di giocare alla palla (oltreché
all'interno del Circo) nella piazza del Campo di Battaglia presso la
porta di S. Margherita, e nella metà dell'area della piazza di S. Fran-
cesco opposta alla chiesa.

Si stabiliva che ciascun contraventore fosse soggetto al carcere
per due giorni, o alla multa di scudi due a scelta, raddoppiando la
pena per i recidivi. In caso di multa essa veniva divisa in due parti
uguali, l'una da devolversi alla Forza e agli accusatori, l'altra a
profitto della Compagnia della Carità per l'assistenza dei poveri in-
fermi.

L'avviso del 2 luglio 1853 !9 modificava tali sanzioni portando
la pena del carcere a quindici giorni, ferme restando le multe di
scudi due, raddoppiando la pena per i recidivi, oltre la riparazione
dei danni eventualmente arrecati.

Ritornando alla storia del Circo e alle sue vicissitudini, rile-
viamo come ad un certo momento sorsero delle difficoltà per il pa-
gamento di alcune tasse. Infatti, da un documento datato 20 marzo
1821 2°), si rileva che «i condomini de’ Palchi del Circo detto il Giuo-
co del Pallone, bramosi di porre un termine alle annue vertenze che
vanno ad incontrare per il pagamento delle annue Dative e Tasse
Communitative per non esservi persona a tale effetto incaricata,
per cui si trovano annualmente soggetti a multe, ed esenzioni, han-
no divisato di unanime consenso di dividere questa partita che
trovasi intestata al Catasto Urbano sotto nome di Proprietari de’

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Palchi del Circo ammontante a scudi 465 in tante rate quante sono
i proprietari de' Palchi ».

Tra i 24 firmatari dell’istanza citiamo i nomi del, conte Ales-
sandro Baldeschi Eugenj, Jacopo Piceller come erede Francesco Sie-
pi, Giovanni Antinori, Alessandro Bruschi, Salvatore Rosa, Anni-
bale Boccanera, Giacomo Antinori, Raniero Veracchi, Enrico Per-
nossi.

In seguito gli enfiteuti presentarono il 9 agosto 1838 *? al Gon-
faloniere ed Anziani del Comune, una domanda in questi termini :
« Fin dal 1806 il sig. conte Francesco Degli Oddi, Orazio Boccanera,
Francesco Maria Rosa, Vincenzo Ciofi e Scipione Antonini con foglio
privato a stampa del 12 luglio di detto anno presero ad Enfiteusi
il Circo destinato al Giuoco del Pallone, e ad altri pubblici spetta-
coli, e fra gli altri obblighi che assunsero vi fu anche quello di con-
servare, e di mantenere a loro totali spese il detto Edificio.

Da qualche anno a questa parte.peró si vede questo bello Edi-
ficio, che ha importato tante spese e tante cure, con dispiacere uni-
versale, e singolarmente dei sottoscritti abbandonato e negletto per
incuria e trascuratezza di coloro ai quali incombe l'obbligo della sua
conservazione. Minacciando questo decoroso Edificio una prossima
rovina, e vedendo per conseguenza i qui sottoscritti compromessa
la duplice loro proprietà (dei respettivi Palchi e dei corrispondenti
superiori Loggiati) non possono piü rimanere indifferenti; e a Voi,
o illustrissimi Signori, si rivolgono pieni di rispettosa fiducia, onde
piacciavi prontamente accorrere a sostegno e difesa dei loro sacri
diritti. Imploriamo inoltre dalla ben conosciuta vostra rettitudine,
che i Sig.ri Enfiteuti vengano, siccome e giusto, costretti a soddisfare
all’obbligazione assunta nell'art. 11, intorno alle Porte dei Palchi e
loro annessi e tanto piü che quante volte i sottoscritti hanno costruito
queste a loro proprie spese, altrettanto han ben dovuto soffrire il
vederle guaste o private de' respettivi loro ferramenti ».

Il 6 settembre 1838 ?» il Veracchi non aveva avuto risposta sul-
l'argomento rappresentato nella precedente memoria tanto che il 12
settembre 1839 22), con foglio n. 953, la magistratura riferisce che
«il Comune non potrebbe far valere il diritto di cui si riferisce il
privato foglio del 12 luglio 1806 » e prosegue che «saranno esami-
nati i termini precisi dell'obbligazione che i Consoci del Circo assun-
sero analogamente alla natura stessa del contratto enfiteutico, re-
clamando, quindi, il modo da conseguire la conservazione e la manu-
tenzione dell'edificio da parte dei medesimi ».

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IL GIOCO DEL PALLONE A PERUGIA 15

Non abbiamo rintracciato successivamente altri documenti at-
traverso i quali conoscere come ed in che modo fu definita la que-
stione, soltanto alla data del 14 settembre 1852 9» risulta inoltrata
al Gonfaloniere una istanza con la quale gli enfiteuti chiedevano di
essere esonerati e graziati dalla forte tassa di scudi 405 rappresen-
tando come « detto locale trovasi bastantemente gravato tanto nelle
annue Dative, che nelle Tasse Comunitative, poggiandovi anche
quella (con vera sorpresa) degli Alloggi Militari ».

Il Gonfaloniere, Alessandro Antinori, con foglio n. 3017 del 10
novembre 1852 9, si rivolge, pertanto, al Cardinale Bofondi, Pre-
fetto della Congregazione del Censo, in questi termini : « Fra le pra-
tiche iscritte nel Censo Urbano di questo Comune una ve n’ha sotto
il nome di « Proprietari de’ palchi del Circo » ammontante a sc. 405,
sulla quale gravano le pubbliche imposizioni camerali e municipali,
che vengono d’ordinario riscosse a carico di un solo de’ proprietari ;
e questi poi con somma difficoltà può ottenere da alcuno degli altri
il rimborso. Ad ovviare questo inconveniente tutti i proprietari sud-
detti concordemente chiesero al Cancelliere del Censo di questa Città
perché avesse diviso la suddetta partita di sc. 405, aggiungendo l’im-
porto dell’estimo relativo di ciascuna rata, alle partite del Censo
respettivo di ogni proprietario de’ palchi, come risulta dalla copia
che accludo all'Em.nza V. Ill.ma ».

Non ebbe luogo tale operazione perché i richiedenti stimarono
gravosa la tassa che per tale divisione fu ad essi richiesta di oltre
baj. 90 per ogni partita e che nel complesso sarebbe ascesa a piü
di sc. 45, somma non corrispondente alla entità del capitale di sua
natura infruttifero, gravoso per l'annua manutenzione e d'altronde
non di assoluta proprietà dei richiedenti, poiché al termine di anni
99 l'intero locale sarebbe restato al Municipio, padrone diretto.

Il Cardinale Bofondi con dispaccio datato 20 gennaio 1853 29,
n. 12519, indirizzato al Cancelliere di Perugia, replica che «i sin-
goli proprietari dei Palchi eseguiscano le respettive volture in base
‘ad un’atto di assenzo debitamente registrato, e ad una relazione
del Perito d’Officio che dimostri la quota di estimo a ciascuno com-
petente ».

Dopo tale dispaccio, portato a conoscenza del Gonfaloniere in
data 24 gennaio 1853, prot. n. 3842 *?, Raniero Veracchi con let-
tera a stampa chiede ai soci di versare la somma di baj. 60, quale
contribuzione per ciascun palco (28 gennaio 1853).

Non abbiamo rintracciato altri documenti così da conoscere

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come venne risolta la questione, mentre sappiamo che il « Circo »
veniva richiesto in data 15 gennaio 1855, prot. n. 850 *? dal Coman-
dante la Guarnigione per la scuola di manovre militari dei sotto uf-
ficiali e in data 8 maggio 1860, prot. n. 4273 *° il Gonfaloniere rap-
presentava agli enfiteuti una richiesta avanzata dal Generale Gover-
natore Militare di Perugia, affinché il locale del Circo « venga aperto
ad oggetto che la milizia possa esercitarsi nella ginnastica al quale
effetto potranno ordinare al custode che dia libero accesso al locale
per l'oggetto che sopra nelle ore stabilite ».

Siamo alla vigilia di importanti avvenimenti storici per la no-
stra città che culminarono nella giornata del 14 settembre 1860 ed
il « Giuoco del Pallone » subirà il destino riservato alla Rocca Pao-
lina, tanto piü che gli enfiteutici, e per alcuni i loro eredi, avevano
trascurato di mantenere l'edificio efficiente, ponendo mano a quelle
riparazioni che si rendevano necessarie ed indispensabili col tra-
scorrere degli anni. Si pensó di cederlo al Comune e, a tal fine, la
Giunta Municipale nella tornata del 30 marzo 1864 *9», deliberò di
portare in Consiglio tale progetto, invitando il conte Pietro Donini
Ferretti di «farlo redigere in buona forma aggiungendovi tutte
quelle osservazioni, e sottoscrizione dai Signori proprietari de' Pal-
chi ».

Che l'edificio andasse in rovina si puó desumere anche da una
richiesta inoltrata in data 7 maggio 1862 * dalla direttrice della
drammatica compagnia Elena Pieri-Tiozzo, che si esibiva al Teatro
del Pavone, di «attivare nel giuoco del Pallone un’anfiteatro per
darvi alcune rappresentazioni ». L'autorizzazione fu concessa in data
8 maggio 1862, purché «si prendano accordi con l’enfiteuta Sig.
Salvatore Rosa e che il palcoscenico venga costruito in modo che gli
spettatori non debbano star collocati nella parte ove l’anfiteatro soffre
e minaccia rovina ».

La domenica 11 maggio 1862 la Compagnia rappresentò il dram-
; ma Le vittime del Chiostro ovvero Fenelon al convento delle Monache

j di Cambray ed una farsa intitolata J| muto di S. Malo.
Inoltre, nel 1864, sia per la costruzione del carcere giudiziario,
m sia per la realizzazione della Piazza d'Armi da servire anche per il
25. mercato, si dovette abbattere la Tenaglia ed espropriare l'orto del
| giuoco del Pallone che, come risulta dagli Atti del Consiglio (Ses-
E sione straordinaria del 9 luglio 1865) # era «un'orto asciutto delle
antiche fosse che circondavano il braccio del Forte Paolino, detta
Tenaglia, oggi spettante agli enfiteuti condomini dell'Anfiteatro.

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III. — Interno del Gioco del pallone.
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Notificazione del Maire di Perugia (4 dicembre 1812) per lo spettacolo gratuito della Giost

Appenaice v.

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Li Deputazione incaricata da S. E. il Signor Gonfaloniere di questa Città per soprassie-
dere alla Corsa de' Cavalli che avrà luogo la sera di Domenica 16. del corrente Agosto nel nuo-
vo Anfiteatro ad oggetto di assicurare il buon'ordine dello Spettacolo stesso stabilisce, e notifica
i regolamenti, che Sieguono : -

1. Tutti quelli, che vorranno esporre alla Corsa i loro Cavalli saranno obbligati di farsi iscri-
vere nel giorno precedente prima delle ore 24. nella nota, che si riterrà dal Signor Filippo Ba-
rattini in Via Nuova al Num. 2.

2. Alla mattina del giorno, che dovranno aver luogo le Corse alle ore 7. nella Sala del
HC ctae alla presenza almeno di due dei Signori Deputati si farà l'estrazione dei posti, che i
Barberi dovranno avere al Canapo. Vi potranno essere presenti anche i proprietarj del Cavalli, o
altra persona che li rappresenti. Il primo posto sarà quello dalla parte della stecconata .

3. I proprietarj dei Cavalli saranno obbligati di far quindi segnare in bianco in una parte ri-
marcabile de’ loro jc Barberi&il numero; che è a ciascuno toccato in sorte.

4. Prima che abbia luogo la Corsa sarà permesso ad ognuno, che ha avuto l'ingresso nell’
Anfiteatro di passeggiare nel Parterre fino a che sarà sparato il primo colpo di Mortaro.

. $* Dopo il primo sparo non potrà veruno rimanere nello spazio ove debbono correre i Ca-
valli, e tutti dovranno prendere posto o nelle Gradinate , o nell’interno della: Stecconata .

.6-. Al secondo sparo dovranno entrare nell’ Anfiteatro tutti quei Cavalli, che si troveranno
già iscritti nella nota di quelli destinati a correre, e dopo, che avramno fatti tre giri nel medesi-
mo sotto la mano del Barbaresco si presenteranno al Canapo col respettivo Fantino montato.

7. Oltre il Fantino montato non potrà essere col Cavallo, che un solo Barbaresco per te-

nerlo fermo al Canapo , il quale subito dopo data la mossa dovrà ritirarsi o nelle "Gradinate , o

nell’ interno della Stecconata .
8. Il Fantino sino dal momento, che si presenterà alla mossa non potrà far uso di altri sti-

moli pel Cavallo, che del solo Sperone. Restano perciò proibite le bacchette, fruste, nerbi, e si- ,

mili. Come pure sarà vietato in tempo della Corsa ad ogni Fantino di arrestare colla mano; e
molto meno percuotere i loro competitori .

9. Seguita che sarà la mossa in regola il primo, che avrà percorse quattro girate guadagne-
rà il Palio; a meno che’ i Signori Deputati per la molticiplità de Cavalli fatti iscrivere non cre-
dessero di disporre diversamente con i tre esperimenti come si è altra volta praticato. Un terzo
colpo di Mortaro annuncierà , che la Corsa è finita.

10. Se dopo cominciata la «Corsa cadesse un Fantino da Cavallo, ed il Barbero continuasse
a correre se sarà il primo a compiere le quattro girate avrà vinto il Palio come se fosse montato
dal Fantino, ° BEL

11. 1 Padroni dei-Cavalli saranno obbligati mandare decentemente vestiti i loro Fantini.

Si avverte, che il sopradetto Spettacolo verrà condecorato di Banda Militare .

Perugia 14. Agosto 1818.

Marchese Cavaliere Coppolo Coppoli :
Marchese Rodolfo Monaldi
Luizi Tantini

Giuseppe Rosa”

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In Perugia 1818. Presso Calindri, Santucci, e Garbinesi ( Stampatori Camerali ) .
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Regolamento della corsa dei cavalli indetta per il 16 agosto 1818.
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L Impresario per le Giostre nel Circo murato di Perugia annunzia
al Pubblico, che gli Spettacoli in detto locale ‘enunciati nel Manifesto
del dì 7. Aprile corrente dall’ Illustrissima Deputazione incaricata della
direzione de’ sudetti, sono stabiliti nei seguenti giorni, e colle regole so-
lite a praticarsi.

Mercoledì 4. Maggio Prima Giostra di Vaccine, Tori, e Maglioni.

Venerdì 6. Seconda Giostra .

Si avverte , che in ambedue leGiostre saranno ammesse qualunque sorte di
Vaccine, Tori, e Maglioni; a-condizione, che debbansi orecchiare, re-
stando escluse soltanto quelle Bestie di Masseria apocate dall’ Impresario .

I PREM] SONO I SEGUENTI
Scudî TRENTA per quella Vaccina che lotterà meglio col Cane.

Scudi VENTICINQUE per quella Vaccina, che meglio giostrerà

coll’ Uomo.
Scudi QUINDICI pel Cane che farà miglior presa, esclusi quelli che
prenderanno in falso.

Un tal regolamento di distribuzione di premj verrà praticato in am-

bedue le Giostre .

Tali Spettacoli verranno decorati dai più valenti, e rinomati Giostra-
tori fra quali si distinguerà il Terz4zo così chiamato Cizíbella , come pu-
re vi sarà la Banda Istrumentale, e tutt' altro che possa rendere brillan-
te lo Spettacolo, e di soddisfazione al Pubblico.

Una speciale Deputazione invigilerà al buon andamento di ambedue
le dette Giostre .

Le assegne delle Bestie Vaccine, come quelle dei Cani si prenderanno dal
Sig. Filippo Barattini in Via Nuova al Num. 2. fino alle ore 12. meridiane.

Parucra li 15. Aprile 1825. Umiliss. Devotis. Servitore

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Avviso per la Giostra del 4 e del 6 maggio 1825.

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NOTIFICAZIONE

PARIDE DEMARCHESI GIUSTINIANI -

Genovese , Abate Commendatario di San Martino dell'Tsola Gallinaria, del una e ! altr&
Segnatura Referendario, Protorotario Apostolico , di N. S. Papa Pio Settimo Prelato
Domestico, della Città di Perugia suo Distretto, e Territorio Governatore
Generale, e Preside dell’ Umbria.

La Santità di N. S. PAPA PIO VII. felicemente Regnabte sull’Esposto umiliato dagli
Associati per lo stabilimento del Nuovo vasto comodo Edificio destinato per il Givo-
co del Pallone, Giostre di Tori chiamati Steccati, ed altri consimili pubblici Spetta»
coli, si mosse benignamente ad accordar loro la enfiteutica concefsione di detto Luo-
go per Anni Novantanove, come diffusamente risulra dal Pontificio Chirografo , che si
trova inserito nel pubblico Istromento rogato in Roma dal Sig. Francesco Gregorj Se-
gretario e Cancelliere della R. C. A. fino dal dì 9. Ottobre 1804. , copia del quale
esiste a0cora in questa nostra Segretaria di Provincia .

ll lustro, il decoro, che un si bene ideato Edificio avrebbe reso a questa Città, l' inco-
modo, e il detrimento, che risentivano gli Adjacenti di que'Luoghi , e Piazze, dove

\ impropriamente per l'addietro si esercitavano gli stessi pubblici clamorosi spettacoli,
ed il riflesso zlle gravissime Spese, alle quali gli Associati sarebbero andati a far fron-
te coll'incertezza poi che l'atile che un giorno ne avessero ritratto, li compensasse
abbastanza dalla Spesa, furono tutti riflessi, che indussero la Santità di N. S. ad ac-
cordar loro , oltre Ja già detta Epfiteutica Concessione del Locale per Anni Novsntano-
we, anche un ampla privativa, ordinando con lo stesso benigno Chirografo , che sola-
mente nel nuovo Anfiteatro situato io quella parte di Fosso della Fortezza nella vici-
nanza della Porta del Rastello si eseguissero tanto lo Spettacolo del Giuoco del Pallo-
ne , quanto quello dellaj giostra de’ Bovi, e Tori conosciuta sotto nome di Steccato , so-
liti darsi antecedentemente in diversi Luoghi ,.e Piazze della Città.

Inerendo perciò Noi alle Sovrane Concessioni. espresse nel suddetto Ghirografo, ordinia-
mo, ed espressamente comandiamo , cbe ih avvenire nessuno ardisca di ginocare a
Pallone, e dare Steccati, se non che nell'anzidetto nuovo Anfiteatro situato dalla parte
di Ponente al di sotto della Fortezza presso la Forta del Rastello di questa Città.

] trasgressori alle presenti disposizioni incorreranno ipso facro nelle pena della carcerazione,
ed altre ad arbitrio . S

Affissa poi, c pubblicata che sia la presente ne' Luoghi soliti di questa Città avrà forza,
e vigore come se fosse etata 9 ciascano partidelarmente intimata.

Perugia 19. Luglio 1805.
P.-GIUSTINIANI GOV. GEN, E PRESIDE, DELL' UMBRIA.

Felice Ciofi Segr. della Provincia.

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In PERUGIA 1805. Presso Carlo Baduel Stampatore Camerale

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Notificazione del Governatore Generale dell'Umbria (19 luglio 1805).
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IL GIOCO DEL PALLONE A PERUGIA. 17

L'orto posto nel rione di Porta Eburnea marcato nella nuova
mappa censuaria al n. 1 é confinato a levante dai muri della Te-
naglia a ponente dalla strada del Circo a tramontana dall’Anfiteatro
e ad ostro dalle mura urbane.

Nei lati di tramontana e ponente è circondato da mure della
altezza media di m. 2,50 ed a levante ed ostro dai muri del Forte
ed urbani che ne assicurano la proprietà ma che lo rendono pagi-
noso ».

Come scrive il Bonazzi?? «per infiltrazioni di pioggie e per
incuria dei proprietari, esso é tutto in rovina, anche se tra il giugno
ed il settembre del 1868 ospiterà la compagnia equestre del Guil-
laume che, con gesto altamente lodevole, si astenne sia il 20 giugno,
sia il 14 settembre, di dare spettacolo, per recarsi con «l’intera città
a ricordare pienamente quel funesto avvenimento che tanto contribui
al risorgimento della intera Nazione ».

Nel 1871 crolla un pezzo delle gradinate e nel 1874 esplodono
le prime mine che abbattono lo sferisterio appoggiato alla Tenaglia,
finché, come riferisce il Sorbello*9 in Perugia della bell'epoca, nel
1373 «si giocano in agosto le ultime partite di pallone nel con-
dannato sferisterio. Per questa manifestazione, organizzata dai su-
perstiti giocatori a mo' di addio, dopo anni di quiescenza, niente
biglietto. Solo un vassoio alla porta dove deporre le offerte della
nostalgia ».

Scompariva questo grandioso edificio che per il passato aveva
goduto una famosa tradizione, questa maestosa opera che per piü
di sessantanni era stata al centro delle manifestazioni sportive care
ai perugini e che era servita per tanti spettacoli che avevano ri-
chiamato notevole pubblico; finiva un esercizio, quale il gioco del
pallone al bracciale, squisitamente atletico ed agonistico, nonché
spettacolare, che aveva avuto una folta schiera di magnificatori nel
campo delle lettere e della poesia, tra cui il Leopardi, si da essere
popolare come lo sono ai giorni nostri il calcio, la pallacanestro, e
di valenti praticanti come il Gentiloni, il Moro, Massimo e Didimi.

Fu rimpiazzato da altro edificio di pubblica utilità, il grande
Politeama ideato e costruito da Guglielmo Calderini, in seguito
alla iniziativa di alcuni cittadini, tra cui: il marchese Alessandro
Antinori, il cav. Francesco Baldoni, Trasone Piceller, l'avv. An-
gelo Senesi, Gio. Carlo Ticchioni e l'avv. Raniero Veracchi, che det-
lero vita ad una società per carati.

Il Comune cedette l'area fra il Forte Paolino e la Piazza d'Armi

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a condizione che i costruttori si impegnassero a demolire il Corri-
doio e la Tenaglia, nonché l'antico Gioco del Pallone.
Si inizió la costruzione e nel giro di pochi anni la grande mole
si alzó. Ma divamparono polemiche, le opere si arrestarono verso il
1875, i fondi finirono, il Comune adoperò il grande edificio come ma-
gazzino, finché il Politeama rimase in un disastroso abbandono,
tanto che, verso il 1889 avvenne il crollo del tetto e dell'arcone del
palcoscenico e fu costruito al suo posto, in seguito al « Piano Rego-
latore » redatto dall'arch. Umberto De Angelis, adoperando i ma-
teriali della demolizione, la Caserma dei Carabinieri e le due palaz-
zine Biscarini.
ReMO COPPINI

NOTE

1) Step1 S., Descrizione topologico-istorica della Città di Perugia. Pe-
rugia, Garbinesi e Santucci, 1822, vol. rr, p. 683.

2?) MARINI G. B., Cronaca, in « Bollettino della Deputazione di Storia
patria per l'Umbria », vol. xxxiv, 1937, p. 89.

3) A.S.R., Notari della Reverenda Camera Apostolica, n. 977.

4) A causa della rottura del foglio nel punto della rilegatura non sono
leggibili alcune parole. .

5) Arch. Storico del Comune di Perugia, in Arch. di Stato, Editti e
bandi, b. 70, n. 72.

) A.S.P., Arch. St. del Comune di Perugia, Notificazioni, n. 142.

7?) A.S.P., Arch. St. del Comune di Perugia, Amministrativo, 1817-
1859, b. 113, ad annum.

8) MARINI G. B., Cronaca, ibidem, voll. xxxix-Lxi, passim.

*) A.S.P., Arch. St. del Comune di Perugia, Editti e bandi, b. 63, n. 208.

10) A.S.P., Arch. St. del Comune di Perugia, Avviso, b. 68, n. 137.

11) A.S.P., Arch. St. del Comune di Perugia, Avviso, b. 72, n. 21.

12) A.S.P., Arch. St. del Comune di Perugia, Editti e bandi, b. 59, n. 22.

33) A.S.P., Arch. St. del Comune di Perugia, Notificazioni, n. 138.

14) A.S.P., Arch. St. del Comune di Perugia, Ordinanze, b. 62, n. 52.

15) A.S.P., Arch. St. del Comune di Perugia, Ordinanze, b. 63, n. 46.

16) A.S.P., Arch. St. del Comune di Perugia, Ordinanze, b. 63, n. 94.

17) A.S.P., Arch. St. del Comune di Perugia, Leggi, circolari, regola-
menti, vol. 14, n. 72.

15 A.S.P., Arch. St. del Comune di Perugia, Leggi, circolari, regola-
menti, vol. 15, n. 30.

19) A,S.P., Arch. St. del Comune di Perugia, Avviso, b. 16, n. 53.
IL GIOCO DEL PALLONE A PERUGIA 19

^) Le note dal n. 20 al n. 26 si riferiscono alla busta citata alla nota
n. 7, con riferimento ad annum.

*?) A.S.P., Arch. St. del Comune di Perugia, Amministrativo 1860-
1870, b. 22, ad annum.

28) A.S.P., Arch. St. del Comune di Perugia, Atti del Consiglio, n. 17,
p. 164.

°°) A.S.P., Arch. St. del Comune di Perugia, Amministrativo 1860-

1870, b. 22, ad annum.
°°) A.S.P., Arch. St. del Comune di Perugia, Atti del Consiglio, n. 18,
p. 282.

*) A.S.P., Arch. St. del Comune di Perugia, Amministrativo 1860-70,
b. 22.

*) A.S.P., Arch. St. del Comune di Perugia, Atti del Consiglio, n. 18.

*) Bonazzi L., Storia di Perugia. Città di Castello, Unione Arti Gra-
fiche, 1960, vol. 11, p. 535.

^") RANIERI DI SoRBELLO U., Perugia della bell'Epoca. Volumnia Ed.
in Perugia, 1969, p. 218.

Appendice v.

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nel 1820

Il governatore di Foligno dott. Ludovico Alberici informava la
Segreteria di Stato del Papa che erano stati «rinvenuti indosso
a Lorenzo Longhi il 25 luglio 1820 » un Catechismo di Apprendente
ed una Spiega per i materiali per il pranzo dei Carbonari, ció che
lo stesso Longhi confermó «avanti li testimoni Vincenzo ed An-
tonio Giannini » in una dichiarazione firmata dal segretario di Po-
lizia Pio Tamberlich e da due testimoni ».

Naturalmente l'informazione provocó una corrispondenza tra
Roma, il Delegato Apostolico di Perugia ? ed il suddetto Governa-
tore di Foligno ?.

1. Il carabiniere Benedetto Rizzoli

Quattro giorni dopo il Governatore di Foligno in un suo dispac-
cio del 29 luglio al card. Consalvi, Segretario di Stato, nomina un
sartore Benvenuti il quale « non fu quegli che rese visibile agli riu-
niti nella Piazza anzidetta (S. Maria Infraportas) una coccarda tri-
colorata ?, ma quella fu mostrata dal reduce Uffiziale Ignazio Bre-
goli che accompagnò l'atto con delle espressioni allarmanti proferite
contro il Governo nelle quali il Benvenuti non ebbe alcuna parte e
l'equivoco lo fece nascere la ventaglia rotonda di carta coll'ornato
di tre colori con la quale lo stesso Benvenuti faceva vento sul viso
del Bregoli, che prese argomento dall'ornato tricolorato della mede-
sima di scoprirsi il petto e far vedere non la coccarda, ma una tra-
colla tricolorata, che celata portava sotto il corpetto distintivo di
Gran Maestro della Setta dei Carbonari. Mons. Delegato di Perugia
in seguela del mio rapporto mise a mia disposizione un espertissimo
Esploratore nella persona del carabiniere Rizzoli, vestito alla bor-
ghese e conoscitore della Setta anzidetta, perché esegui molti ar-

Presenza della Carboneria a Foligno.

^ Appenaice v.

— V7
DA GIUSEPPE ZACCARIA

resti nella città di Macerata 9. Questi ha potuto abboccarsi una sol
volta con il Bregoli, perché dopo il fatto di S. Maria Infraportas es-
sendo sparito non si è più veduto, né si è potuto penetrare qual
direzione abbia preso, né dove si trovi.

«Le operazioni del Rizzoli non sono state infruttuose, perché
dai fidi del Bregoli, ha rilevato essere in numero di nove gl’Individui
da lui battezzati ed ascritti nella Setta dei Carbonari, fra i quali
sono due miei sostituti. Costoro sebbene nei scorsi giorni sembras-
sero baldanzosi, dopo la partenza del Bregoli sono in qualche timore
perché affatto isolati e privi di ogni speranza, che ripongono soltanto
nella Francia, e più in Napoli sulla imminente sollevazione che desi-
derano, o vivamente attendono ?.

«Dopo gli arresti avvenuti a Macerata non hanno più alcuna
corrispondenza e meno ciò che possono espiscare dai viaggiatori
ascritti alla Setta medesima non altre relazioni. In ultimo luogo
passò per Fuligno un certo Piergiovanni che non le annunziò né
cognome, né provenienza e li richiamò colla speranza di un immi-
nente cambiamento per la parte di Napoli. Il mio esploratore sup-
pone che costui potesse venire da Fermo o da Macerata e per quanto
poté espiscare sembra fosse diretto a Napoli. In assenza del Gran
Maestro Bregoli tutto ciò il Rizzoli ha potuto risaperlo dal sem-
plice Maestro Raffaele Casali. Costui con i Compagni è privo di
Carte, o se le ha le tiene celate unitamente alle armi, che nessuno
ha voluto manifestare ove le tengono. Ho tentato col mezzo dello
stesso Esploratore di farli riunire per sorprenderli ed arrestarli, ma
inutilmente, perché appena fingono di conoscersi, o non parlano
assieme, che in dettaglio e nascostamente. Oltre i nove ha esternato
il Maestro Casali, che ve ne sono un altro centinaio non Battezzati,
ma che pensano bene alla foggia loro, e che alla prima mossa Popo-
lare formano la stessa unione. I Nove surriferiti sono tutti disperati
perché o le manca la sussistenza o sono gravati di debiti. Il ricor-
dato esploratore ha risaputo dal Maestro Casali che in Narni ve ne
sono altri dodici ascritti e pensano nel modo stesso.

« Il tenente Colonnello Naselli ha inteso dal Capitano dei Cara-
binieri di Spoleto che Egli scrisse a questo Tenente acciò avesse
sorvegliato il Bregoli, perché essendosi condotto in quella Città pro-
curava farsi dei seguaci. Io fin qui non ho tentata alcuna carcerazione
perché se nulla si rinviene a costoro che possa costituire un corpo
di delitto va a farsi un passo intempestivo e pregiudicievole ad ul-
teriori scoprimenti » ?.

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"EON DEGNO QuET DI D YS « PROS TE NIMM AUT VA pe ri i ja" TERRIER X
PRESENZA DELLA CARBONERIA A FOLIGNO NEL 1820 23

La risposta della Segreteria di Stato reca la data del 9 agosto
ed il card. Consalvi nel prendere atto della precisazione fatta «in
data del 29 del passato luglio » all’altra « precedente del 25 del detto
mese » in merito al sartore Benvenuti e al reduce Ignazio Bregoli,
chiede di mandargli «i nomi dei 9 Carbonari » e se esiste «un fon-
damento di reità li carceri, e specialmente il Casali, cui farà un per-
quiratur » e si raccomanda infine di continuare nella consueta vigi-
lanza 9.

2. Bregoli fuggiasco

Successivamente il governatore Alberici inviò altre informazioni
a Roma perché «il carabiniere Benedetto Rizzoli negli ulteriori
giorni di permanenza qui fatta, dopo il 29 perduto luglio, in cui
partecipai all'Em.za Vostra Rev.ma che nove erano gli iscritti alla
Setta dei Carbonari, ne scoprì degli altri ancora, come potrà rilevare
dalla Nota che umilio » ®.

«Non ammette dubio — prosegue l’Alberici nella sua del 12
agosto — che il Rizzoli fosse bene istruito dei stemmi di questi set-
tari, dei segni con cui si riconoscono, dei riti della setta medesima
e perciò voglio credere che sarà stato fedele ed esatto nelle sue ope-
razioni e scoperte, giacché asserì essere stato confidato da uno degli
ascritti, che qui sono nel numero di trentuno. Il reduce Bregoli tro-
vasi fuggiasco ed il sostituto Montani con Raffaele Casali e Vieri
sono sotto le forze perché ristretti nelle carceri di Perugia. I Com-
pagni di questi menano una vita ritirata ed attualmente non si ac-
compagnano più né meno in due. Sonosi fin qui rese infruttuose le
particolari indagini da me pratticate per iscoprire il luogo di asilo
del ripetuto Bregoli, ma non desisto però da porre in opera ogni
mezzo per giungere all'intento » 19.

Con una «riservata » del 23 agosto il card. Consalvi si mostra
molto interessato all’abilità del carabiniere Rizzoli per cui scri-
veva all’Alberici : «Le commetto di prendere dal medesimo un ac-
curato e segretissimo esame di quanto Egli sappia intorno alla Setta
medesima » 15),

3. Riservata del Delegato Apostolico

Mons. Spinola anch’egli interpellato da Roma dopo le prime
notizie del Governatore di Foligno rimase sorpreso delle novità senza

V. Appendice V.

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24 GIUSEPPE ZACCARIA

nascondere il suo disappunto per l'iniziativa dell'Alberici e si sforza
di apparire piü zelante del suo compito come della sicurezza dello
Stato.

« Quantunque il Governatore di Fuligno — egli scrive da Pe-
rugia il 2 settembre — non mi facesse alcun rapporto relativamente a
certi emblemi della Setta Carbonica, pure mi furono resi ostensi-
bili. Io per altro non me ne diedi molto carico per due motivi. Primo,
perché non erano fatti, né rinvenuti presso persona sospetta di Fo-
ligno, ma gli aveva delineati quella persona medesima da me colà
spedita '? facendo ciò per farsi maggiormente credere del loro par-
tito. Secondo, perché detti emblemi altro non sono che quelli, che
si usavano nelle Marche nel 1817, avendoli il mio confidente colà
appresi, e non in Fuligno, dove a suo dire in parte né anche si cono-
scevano bene da' Settari. Ora per altro che il Confidente medesimo
me ne ha fatto tenere una copia colle analoghe spiegazioni, credo
opportuno di farne invio all'Em.za Vostra Rev.ma dichiarandole
peró, che ció non puó valutarsi in alcun modo a carico de' malin-
tenzionati di quella città, per i motivi sopra espressi » 19).

Mons. Spinola oltre a presentare il cosiddetto Quadro dei vari
simboli usati dalla Carboneria fornisce alla Segreteria di Stato ge-
neriche notizie, utili per risalire agli autori o ideatori dei medesimi.

In conseguenza di un’analoga esperienza avuta ad Ascoli Pi-
ceno ! afferma che «questo quadro viene costrutto per mezzo dei
Ufficiali, e de’ varj Inglesi, che l’ [ha]nno fatto conoscere nel Regno
di Napoli, quando erano alleati con l'ex Re Gioacchino, che diede
a diversi Ufficiali dei lumi, e poi ricevuti nelle Baracche. Da queste
poi quasi tutto il Regno di Napoli se ne è riempito. [I] Napoletani
quando vinnero nelle Marche incominciò a ricevere nella Società
molti individui Borghesi, tanto in Ascoli, S. Benedetto, Grottea-
mare, Fermo, S. Ginesio, Monte Giorgio, Santa Vittoria, Montelu-
pone, Ritricoli, Montalto, Ufida, Ripatranzona, S. Elpidio, Mace-
rata, Loreto, Recanati, Ancona, Senigalia, Pesaro, Rimini, Faenza,
Imola e Bologna, che hanno fatto dei Battesimi, e formato una delle
più forti Sette della Società Carbonara.

I detti Ufficiali hanno dato dei Lumi a molti Individui, che in
seguito hanno fatto dei Maestri, e poi hanno ricevuto da loro in di-
versi Luoghi, e si sono Illuminati di questa Unione settaria.

Il segno di Maestro è di prendere la palma della mano allungata
di fare un cerchio con il dito Medio della detta mano dritta e bat-
tere con detto dito il polzo così: tà... tàtà... tà... tà.... tà.

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post. A ML mdi + nie NA TENE Ce IA VOI — imb INI UNS p. NIBUS
PRESENZA DELLA CARBONERIA A FOLIGNO NEL 1820 25

Questo è il segno per farsi riconoscere Maestri, il porsi la mano dritta
nella parte del cuore, piatta e posarla in seguito nella Tavola, o
Banca, [con] le parole poi : Onore, valore, probi... tà... tà... tà.
Altro segno a parola, Onore, Costanza e Fedeltà.

Il segno poi per l’apprendenti è di prendersi la mano piatta e
di stringerla trè volte : la prima presto, e le due seconde distaccate
una dall'altraooo. La loro parola, è fede, speranza, carità. Se venisse
qualche individuo ad ascoltare i discorsi, si fa conoscere è nostro,
se è dei nostri si pone il dito medio al cappello levato, e si cava,
come anche rimetterlo, e si saluta ; le loro firme sono CC, che vuol
dire Cugini Carbonari » 15),

4. Il «quadro » del Rizzoli

A Roma intanto si voleva sapere di più e da ogni parte. Dopo
la riservata del Delegato Apostolico di Perugia con l’invio dei di-
segni e relative spiegazioni dei simboli della Carboneria, il Governa-
tore di Foligno rispose al card. Consalvi il 5 settembre alla richiesta
del 23 agosto : « Sottipostosi da me — egli scrive — ad un accurato
e segreto esame il carabiniere Benedetto Rizzoli in conformità del-
l'ordine abbassatomi dall'Em.za Vostra Rev.ma col n. 73119 sulla
conoscenza di tutto ció, che la Setta de' Carbonari risguarda, mi
faccio un dovere di umiliarle gli assunti rilievi. Compiego pertanto
un quadro dello stesso Rizzoli rozzamente delineato, che presenta
tutti gli Emblemi proprii della Setta suindicata :*), unitamente alle
necessarie spiegazioni de' medesimi, che rinverrà in alcuni fogli se-
parati, ove troverà ancora descritti i segnali con cui si riconoscono
e le Cerimonie che usano nel ricevere e Battezzare coloro che aspi-
rano alla Setta di annoverarsi 1°). |

« Con questi segnali non ammette dubbio che il Rizzoli disco-
prisse qui in Foligno i Carbonari descritti nella nota che umiliai al-
l'Em.za Vostra Rev.ma sotto il 12 prossimo passato agosto, lo che
mi hà fatto concepire una vantaggiosa oppinione dell'attività, e di
lui scaltrezza, per cui lo stimerei abile a più vantaggiose scoperte.

«Lo stesso Rizzoli, dopo essere stato nella qualità di Esplora-
tore qui in Fuligno, acciò non venisse da qualcuno di questa città
riconosciuto in Perugia, traslocato venne in Città di Castello, da
dove lo ho dovuto richiamare, lo che hà portato un ritardo al disca-
rico, che io all'Em.za Vostra Rev.ma dovea » 19.

V.

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Appendice v.

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GIUSEPPE ZACCARIA

9. Il processo di Perugia

Durante la precedente corrispondenza saranno intervenuti altri
fattori se a Perugia il 2 agosto 1820 ha inizio il processo avanti il
Dr. Marc'Antonio Ducci, giudice deputato «di machinazione contro
il Governo e di proposizioni allarmanti tendenli ad una rivolta » a
carico di Crispoldo Montani, Piero Pieri, Raffaele Casali, Domenico
Fonti, il marchese Francesco Elisei, Santa Brunetti e Gregorio Fran-
chi, carcerati ; Giuseppe Bartoccini, Giuseppe Grisci, Giovanni Hicci,
Antonio Todino, Giuseppe Mancini, detto Murillo, Paolo Campili,
Bartolomeo Maurizj, Ignazio Bregoli ex capitano reduce dall'armata
francese, contumace, Vincenzo Benvenuti, Raffaele Banchetti e Pel-
legrino Massimi, assenti 19.

Sin dalla prima udienza del mercoledì 2 agosto (1820) si appren-
de che: « Aggiornata la Segreteria di Stato di quanto è accaduto
per fatto dell'ex Capitano reduce Ignazio Bregoli nel giorno 23 del
mese di luglio scorso nella pubblica piazza di S. Domenico di Fu-
ligno ove il Bregoli alla popolazione in vistoso numero adunata per
assistere alla Processione che facevasi in onore di Maria SS.ma si
permettesse proferire delle proposizioni allarmanti e tendenti ad una
rivolta ; ed aggiornata del pari che diversi individui fossero complici
col Bregoli, come si ebbe avviso con segrete notizie manifestate alla
prelodata Em.za Sua, si è questa determinata ordinare con riser-
vato dispaccio in data 31 luglio, portante il n. 72402, che si procu-
rasse onninamente la cattura non solo del detto Bregoli già fuggito
da quella città, ma ancora Crispoldo Montani suo intrinseco amico,
e come quello, che più degli altri in continua relazione ed unione col
suddetto Bregoli, molto più che procurò di avere un certificato dal
Comandante di quella Piazza Sig.r Sertorio, per poter giustificare
essere detto Bregoli realmente capitano reduce e pensionato, onde
con questo poter facilitare la fuga del medesimo Bregoli, a cui fu
negato il passaporto e di più si vuole che detto Bregoli abbia scritto
Lettere in questa città per sapere se vi era contro di lui alcun’ordine
di arresto, e che la risposta si facesse avere al suddetto Montani,
che era incaricato di fargliela giungere, con che si dimostra ad evi-
denza del detto Montani col Bregoli, tanto più rimarcabili in quanto
che si trova egli salariato della Cancelleria civile e criminale del Go-
verno di Fuligno, il quale invece di manifestare i sentimenti del Bre-
goli lo tiene occulto alle indagini del Governo medesimo » *".

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PRESENZA DELLA CARBONERIA A FOLIGNO NEL 1820

6. Le « risultanze » a carico dei carcerati

Il processo continuò da una udienza all'altra 2), e durante la
pausa del 23 agosto furono inviate le risultanze emerse a carico dei
carcerati alla Segreteria di Stato ?2.

« Crispolto Montani, carcerato ; sostituto della Cancelleria. Preteso
nemico del Governo, carbonaro e massone. Amicizia stretta col Bregoli.
Unioni antecedenti e posteriori al delitto con esso e gli altri coinquisiti. Let-
tera del Bregoli all’Ufficio dei Carabinieri per sapere come regolarsi, qual
lettera avea la soprascritta di carattere del Montani. Sarcasmo diretto ad
un Ignoto, che avea servito il Re di Napoli, dopo che questo era stato astretto
ad accettare la Costituzione. Notizie da lui date del Bregoli dopo la sua
fuga in Regno. Premura di leggere una lettera del Bregoli diretta al Pieri
che l’Inquisito impugna, smentito dallo stesso Pieri. Suo impegno per avere
il documento che il Bregoli era Capitano reduce, lo che impugna, ammet-
tendo l’accesso, ma per altro fine, che non vuol palesare. Scuse addotte per
favorire il Bregoli, pollicendo il fatto di questo con l’ebrietà smentita. Sue
cattive qualità anche in materia religiosa ».

« Pietro Pieri, carcerato. È reputato massone, o carbonaro. Amico di
Bregoli e coinquisiti. Continuamente unito ad essi prima e dopo il delitto.
Si tenne in sua casa la cena con alcuni di essi nella sera del delitto. Era
unito al Bregoli all’orché questo fece le proposizioni allarmanti, alle quali
sorrise. Intervenne alla ricreazione nella casa di campagna del Casali nei
giorni seguenti. Malgrado il fatto del Bregoli continuò a stare unito a lui
anche nel giorno precedente alla sua fuga. Impugna la scienza della fuga
del Bregoli, sebben fosse con lui nella mattina e sera precedente. A lui il
Bregoli diresse da Spoleto una lettera che lesse al Montani ; [...] che fosse
unito al Bregoli per la rivolta ».

« Raffaele Casali, carcerato. Preteso massone e carbonaro, amico del
Bregoli e dei coinquisiti. Unito ad essi in città e campagna sin dal maggio
precedente, nel giugno e successivamente. Riunioni frequenti dei coinquisiti
in sua casa. Era unito al Bregoli nel giorno stesso del delitto. Lo era del pari
nella sera in casa Pieri, in cui cenarono. Lo era ugualmente nel dì seguente,
alla ricreazione in campagna. In sua casa si riunirono nel dì 25, da cui sorti-
rono divisi in diverse partite e riunironsi nella cantina Gentili. Presente
ai segreti colloqui nella medesima, specialmente tra il Bregoli e il Montani.
Negativo nella scienza della fuga del Bregoli. Segreti colloqui con un Fora-
stiere sospetto alla Polizia, che egli dice essere Benedetto Rizzoli, Maestro
di scherma e Brigadiere nel. cessato Governo. Cattiva condotta anche in
linea morale ».

V.

Appendice v.

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GIUSEPPE ZACCARIA

« Domenico Fonti, carcerato. Si pretende settario. Fu sempre unito al
Bregoli sino al giorno del delitto, nonché agli altri correi, come lo fu il Casali.
In sua bottega solevano frequentemente adunarsi i conquisiti ed il Bregoli
con altri ufficiali reduci. Unito al Bregoli allorché questo eccitó alla rivolta.
Vi si riuni la sera in casa del Pieri ove suppone aver sgridato a solo il Bre-
goli per l'operato, scusandolo insieme coll'ebrietà. Vi si riuni pure nei due
giorni seguenti in campagna, in casa Casali, e nella cantina Gentili. Suppone
aver ignorato la fuga del Bregoli. È imputato di condotta immorale e di
contrarietà anche alli religiosi ».

«Il Marchese Francesco Elisei, carcerato. Anch'egli è reputato settario
e contrario al Governo Pontificio. Era amico ed associato agli altri inquisiti,
e specialmente al Bregoli anche in tempo prossimo al delitto. Frequente-
mente con loro accedeva in campagna. Frequentemente il Bregoli andava
in sua casa. Con questo andò egli in Perugia, Assisi, Trevi e Spoleto. Ebbe
premura di stare in Trevi a solo col Bregoli ed altra di andar col medesimo
a Spoleto per Posta. Stette unito a Spoleto con alcuni giovanotti ignoti.
Fù in tal occasione che il Bregoli millantò di commandare più del Papa,
ed avere a sua disposizione 5 o 6 cento volontari. In sua casa si portò il
Bregoli nella mattina precedente alla sua fuga. Frequentava la bottega del
Fonti cogli altri Inquisiti. È riguardato come incredulo e libertino, poiché
neppur si cavava il cappello al passaggio del Ss. Viatico ed è stato soggetto
ad altre inquisizioni pedonali ».

« Santa Brunetti, carcerata. Amica del Bregoli e del Montani. Sue pre-
mure a favore di questo. Suo risentimento contro il Tenente Freddi dei
Carabinieri, imputandolo di intelligenza col Bregoli e poi di tradimento.
Latrice della lettera del Bregoli al suddetto Tenente. Espressioni, che do-
veva ringraziarsi per aver taciuto in Delegazione e che se il Processo an-
dava avanti si sarebbero scoperti dei Perrucconi, o due Perrucconi di Roma,
il che in principio negò, poi ammise supponendolo equivoco, e riferibile al
Governatore locale ed altri Individui. È la scienza delle millantazioni del
Bregoli, che gli Ufficiali reduci avrebbero fatto la forza » 23).

« Gregorio Franchi, sostituto della Cancelleria del Governo di Foligno.
Si manifestò settario e partigiano della Costituzione essendosi espresso che
il Governo era cattivo e si era sostenuto con la Politica ; che ancora qui si
sarebbe abbracciata la Costituzione, come in Spagna e Napoli ; che ognuno
avrebbe internamente osservato quella Religione che voleva ; che si sarebbe
stato meglio che nel governo attuale. Lo grava di ciò un testimonio d’ascolto
in cui si esclude ogni causa di inimicizia.

E si avvalora : Per la sua amicizia col Montani ; per le sue irreligiose
espressioni deposte da altro testimonio per rapporto del precedente ; E per
la pubblica voce, che fosse unito al Bregoli ».

Lom. M ÁoaesnRUACu MS v Lees an Ei rac mto leid TARE ta eam
PRESENZA DELLA CARBONERIA A FOLIGNO NEL 1820 29

« Vincenzo Benvenuti, sartore ed altri 9 individui assenti. Non sono
più gravati dei carcerati, ma taluno meno di essi ».

« L’ufficiale reduce pensionato Ignazio Bregoli, contumace. Avversione
al Governo Pontificio, benché ne fosse pensionato, ed al sacerdozio ed alla
Polizia. Suo attaccamento al passato sistema, conservando e portando co-
perta la decorazione di Murat ed il busto di Napoleone che ardì ancora mo-
strare al Commandante la Piazza di Foligno. Replicati eccitamenti alla se-
dizione in quella circostanza favorevole per la riunione del Popolo. Millan-
tazioni con la sua amica che presto sperava riemettere le spalline, e che avreb-
bero fatta la forza gli Ufficiali Reduci. Unioni frequenti con Ufficiali Re-
duci di transito per Foligno. Stretta amicizia e corrispondenza cogli altri
coinquisiti. Giornaliere cenioni con essi dentro e fuori della città, cessate
dopo il giorno del tentato delitto. Sua unione con tre di essi e più intimi
nello stesso giorno, anche dopo il tentato delitto, specialmente nella sera
in casa di uno di loro. Reiterati accessi a Trevi col Marchese Elisei e col
Bartoccini. Cambiamento di discorsi nella Locanda all’apparire del locan-
diere. Premuroso accesso a Spoleto coll’Elisei e collo speziale Grisci, ove si
trattennero poche ore a fronte della spesa della Posta, il che esclude viep-
più, che fosse per divertimento, nella qual città, videro uniti a 3 o 4 giova-
notti. Sua iattanza in tal’occasione che contava più del Papa ed aveva 5
o 600 uomini a sua disposizione e voleva dirlo in pubblico. Successive unioni

e colloqui cogli altri coinquisiti a tutto il giorno 25. E fuga nel Regno, ove
rimane impiegato » 24),

7. Altra corrispondenza

Successivamente il Bregoli si trova nominato in un Foglio di
Relazione inviato dalla Sacra Consulta alla Segreteria di Stato con
altri nominativi non meno interessanti di quel tempo: « Tenutasi
nella mattinata dei 7 giugno [1821] corrente la Congregazione Cri-
minale per le cause di titolo politico furono prese le seguenti deli-
berazioni da comunicarsi alla Segreteria di Stato per riportarne il
Sovrano oracolo della Santità Vostra. 1. I Fratelli Pietro e Francesco
Maroncelli, arrestati il primo a Milano, ed il secondo in Bologna
sono rei di pertinenza alla Setta Carbonica, e d'intelligenza per co-
stituire una così chiamata Vendita di essa in Milano. Essendone ne-
gativo il detenuto Francesco benché gravato dall’incolpazione del
confesso suo fratello, e.dubitandosi, che delle stesse intelligenze sia
colpevole un tal Zubboli. di Bologna fu differito il giudizio della
Causa affine di conoscere se nelle Legazioni sia stato pubblicato

Appendice V.

V.
30 GIUSEPPE ZACCARIA

l'Editto di Segreteria di Stato dei 15 Agosto 1814 *" ; di avere copia
autentica del Processo di Milano nella parte, che riguarda il negativo
Marroncelli e di sentire insieme se da questo risulti alcun giudizio
contro il nominato Zubboli *». 2. L'ufficiale reduce Ignazio Bregoli,
in un giorno del passato Luglio tentó con vivi eccitamenti di muovere
il Popolo di Fuligno riunito per una Festa religiosa all'esecuzione
della Rivolta contro il Governo. Essendosi quindi dato alla fuga
furono carcerati alcuni Individui complici tra quali contasi una don-
na sua Amica. Attesa la di loro negativa per procurare il discuopri-
mento di ogni filo della trama, che potesse supporsi tuttora occulto
al Governo si differi il giudizio della causa, e si ordinó la traduzione
della donna in Roma, l'arresto degli Inquisiti, e l'assunzione dei
costituti di alcuni di loro men gravati, nell'intelligenza di ammet-
tere al beneficio dell'impunità, chi di loro si rendesse piü utile in
causa » 27).

A riguardo della Brunetti il Direttore di Polizia di Roma invia
al card. Segretario di Stato il « Risultato dell'esame di Santa Bru-
netti inquisita nella causa di Perugia a titolo di macchinazione con-
tro il Governo e tradotta a Roma ed analogo sentimento » in data
4 luglio 1821 *9. Per cui in conformità della risoluzione presa dalla
Congregazione criminale del Governo «nella causa di Perugia con-
tro il contumace Ignazio Bregoli ufficiale reduce ed altri carcerati,
ed assenti, imputati di machinazione contro il Governo, essendo
stata tradotta nella carceri di Roma la detenuta Santa Brunetti si
è immediatamente sottoposta a nuovo esame onde indurla a mani-
festare il vero significato delle sue espressioni : che doveva ringraziarsi
per aver taciuto in Delegazione, e che se il Processo andava avanti si
sarebbero scoperti dei Perucconi, o due Perucconi in Roma, giacché
non si credette dalla congregazione di apprezzare lo sfogo, già da essa
dato al tribunale di Perugia su tali espressioni. Essa per altro ha per-
sistito serenamente nelle stesse assertive assicurando che siccome di-
cevasi per Foligno che l’altro inquisito Montani avesse avvertito il
suddetto Bregoli dell'ordine di arresto per questo si era appreso alla
contumacia, essa esternò che se avesse sussistito tale avviso poteva
essere derivato non dal Montani, ma forse da qualche Peruccone di
Roma. Ma ciò per mera sua supposizione, giacché negli anni scorsi
il Bregoli gli disse che erano stati fatti contro di Lui dei ricorsi per
i quali se non spediva a Roma dei documenti correva pericolo di
perdere la Pensione, ed esser condotto nel Forte S. Angelo, ma di
poi gli fece noto che aveva rimediato il tutto col mezzo di una certa

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PRESENZA DELLA CARBONERIA A FOLIGNO NEL 1820 31

signora Protettrice di sua famiglia, indicatagli per Madama Folcari,
la quale aveva delle relazioni in Roma. Tale adunque fu il suo ar-
gomento per cui fu la surriferita espressione sospetta. Ha infine as-
sicurato che sapesse qualche cosa su tale oggetto lo avrebbe di già
manifestato liberamente al tribunale di Perugia, il quale a tal fine
non ha trascurato d’insistere nei di Lei esami ed ha continuato a
protestare la propria innocenza. In questo stato di cose [.. ,]:e:di
subordinato parere che convenga frattanto abilitarla ad avere la
città di Roma in luogo di carcere, poiché in appresso la suddetta
Congregazione deciderà del di lei destino a termini di Giustizia » 2°.

8. Lenlezza del Processo

Il processo andava avanti tra una udienza e l'altra con lunghi
intervalli. Ad una supplica dei detenuti il card. Consalvi rispon-
deva il 2 marzo 1822 al Governatore e agli Anziani di Foligno che
«mi è stata trasmessa una Supplica dei Detenuti nel Forte di Peru-
gia per sedizione, machinazioni, con cui richieggono che sia pas-
sato sollecitamente il Processo costruito a di loro carico al Tribu-
nale, che deve giudicarli. Questa giusta disposizione fü da me data
subito che mi pervenne il suddetto Processo, in guisa che esso esiste
già presso Monsignor Governatore, e Direttore Generale di Polizia,
la di cui Congregazione Criminale, la quale ha una volta interloquito
sul merito della Causa, dovrà emettere il giudizio definitivo, il quale
non ha potuto finora aver luogo, attesa la sopravvenienza nelle Forze
della giustizia di Ignazio Bregoli designato reo principale, di cui
appena sarà giunto nella Capitale si assumeranno i necessari Costi-
tuti » 3°.

Infatti il 29 marzo 1822 si ha la lunga deposizione « del luogo,
tempo e causa dell'arresto di Bregoli Ignazio di Giovanni del Porto
di Fermo, d'anni 32 » 31).

«Mi trovavo in Napoli — dichiara il Bregoli — il dí 25 o 26
marzo dello scorso anno, ed era insieme con me Niccola Antonio
Allegretti, che credo sia nativo di S. Angelo della Marca d'Ancona,
ma ritengo à domicilio nella città di Recanati. Avendo ambedue
militato insieme nel passato governo del Regno Italico nel 7.mo
Reggimento di Linea, io nella qualità di Tenente Capitano, ed egli
di semplice Tenente, pensammo ambedue d'andarcene a Bari, tanto
per visitare quel Santuario di S. Nicola, quanto per trovare in quel

Appendice V.

V.

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EL ES A, Sarti ca, ise d eR 9 di URS

Mi adi —

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A
ior RIA SCIE SE 32 GIUSEPPE ZACCARIA

Porto un imbarco per Ancona e restituirci così alle nostre Patrie.
Non avendolo però trovato passammo a Taranto, ma non potemmo
trovare altro imbarco, che sopra un Legno carico d'olio diretto a
Civitavecchia, dal di cui padrone fummo accettati, perché eravamo
muniti entrambi di Passaporto separato del Sigr. Console Pontificio
Sigr. Cavalier Albertazzi, che ce lo aveva rilasciato nei giorni in-
nanzi alla nostra partenza da Napoli, avendone di poi riportata la
vidimazione di quel Sig.r Ministro degli Affari Esteri, allora Duca
di Circello *», giaché appunto il 25 o 26 marzo suddetto entrarono
le Truppe Austriache in Napoli, ne fu disciolto il governo costituzio-
nale e ristabilito il governo Regio sull'antico sistema » 9.

Intanto da Foligno giungeva a Roma il 18 maggio (1822) un
altro sollecito da parte dei detenuti di Perugia e presentato dal Gon-
faloniere di Foligno. La risposta si ebbe il 5 giugno (1822) in cui
il card. Consalvi assicura che le « Cause dei Detenuti Politici di Pe-
rugia » furono già proposte nella Congregazione del Governo, ma
se «ne differì il Giudizio onde facessero ulteriori indagini ed esami
di Persone in qualche modo indiziate. Anche il Bregoli che figura
reo principale è stato già costituito, e senza dubbio si proporrà la
Causa per il giudizio su tutti nella prima Congregazione imminen-
te3*5;

Detta Congregazione non potette ienersi cosi imminente fin-
tantoché non si fosse conclusa l'istruttoria nei confronti del Bregoli.

9. L'arresto del Bregoli

E il medesimo Bregoli che nella udienza del 29 marzo (1822) nar-
ra come avvenne il suo arresto insieme all'Allegretti. Da Taranto
«il suddetto capitano del Legno mercantile dovette per altro prima
portarsi in Messina per suoi interessi e per imbarcare altri due Fore-
stieri, com'egli disse. Il 22 maggio giungemmo in quella e discesi
a terra per prender prattica, fummo quasi all'istante arrestati io e
l'Angeletti, pretendendosi da uno dei Commissari di Polizia, cioè
da Antonio Caglià messinese, che fossimo due emissarj, o due spie
contrarie, come suppongo, al ripristinato governo. Spogliati dei no-
stri effetti, e denaro, che io avevo in circa scudi trenta, altrettanto
circa avendone l'Allegretti e collocati in una pessima prigione, l'uno
diviso dall'altro, col trattamento di solo pane ed acqua, vi fummo
ritenuti 36 giorni, dopo i quali fummo imbarcati e condotti a Pa-

NLIS

a at Pa ix ^ 4 Me s ; &
3 sor 4. + ME QM | + Vida RIE ESA ll V 1 MLSES Ans. ree e ROMEA AEN AP TON. | po VIA seno ÀÁ I
S E sio doll'antica Romana Legislazione emanarono rigorosi divieti penali sulle segrete ,
ed occulte Coadunazioni di Persone, perché la loro stessa gelosa clandestinità era bastan-
te » far presumere o che vi si tramasse qualche sediziosa congiura contro lo Stato , € la
tranquillita pubblico , o vi si esercitasse una Scuola di depravaziooe , a molto maggior
diritto i Sommi Pontefici banno dovuto concepire , e ritenere costantemente gli stessi
sentimenti su quelle Aggregazioni,che sono conosciute sotto la denominazione di così
detti Liberi Muratori , o Illuminati , o Egiziani, o simili, comechè accompsgoano le lo-
ro tenebrose operazioni con forme , cerimoniali , riti, giucamenti di Segreto sospetto
almeno , e specialmente con l'aggregazione indistinta di Persone di ogni Classe , e Na-
gione , € di qualunque morslità, o cultoze che perciò non possono non ingerire il più
fondato sospetto di attentare non ai Trovi soltanto , ma ancor più alla Keligione , e
specialmente all’anica vera di Gesù Cristo, della quale il Romano Pontefice fu dall’ is-
tesso Suo Divino Fondatore , e L-gislatore costituito Capo , Maestro , e Custode.

Istruiti da queste nozioni , ed animeti dal noto loro zelo, benchè non avessero per anche
veduto, come pur troppo si veduto da «atti ai nostri tempi,tutto losviluppo devasta-
tore degli arcani disegni di queste infernali Conventicale , i Pontefici Clemente XII. e
Benedetto XIV. di gloriosa memoria, si opposero al già inondante disordine con tuttoil

ERCOLE di S.Agata alla Suburra Diacono della S.R.C. CARDIN/
della Santità di Nostro Signore PIO PAPA VII. Segretario «

geote la Polizia generale di auo Stato bene orc
anche quivi si vadano ad estendere itratti di
fausto del disordine, e delP einpietà , chebs
pobblicegione del presente Editio. Poco, 0 n
piste mortifera ad infettare i) Territorio , ed:
lasciati trsscìnare dalle circostanze, e di questi c
nesil travismenti, cosi vorrebbe poterli dimenti
meciterselo col pronto, e stzbile ravvediment:
cui non vi è Cttadioo , che non sia responsabi!
que, e perregola , basta che sappiano, e vie)
conosce distintamente : Che non ignore i iuogî
radunarsi : Che si terrà occhio attento, como:
fra loro si Capi de? Tribunali, onde impedire «
lunque caso di recidiva , 1 paesati trascorsi verrano
più in oggi difendersi coll'aatico pretesto, che vc
tie preparatoria di azioni talora indiff-renti, e ric
mente a bada gl’iviziati per disporli ai misteri di
ü que alle giuste, ed opportune. provvidenze prr i:

vigore deli'Apostolico lor Mioistero. Il primo con Sua Costituzione , che i incia z
In einiuenti Apostolatus Specula = pubbli li 27. Aprile 1738., non solo proibi, e con-
ione le Coad ici, ed Aggregazioni delli sudderti Liberi Mura.

dannò in tutta |”
tari , o altre coosìmili , qualunque denominazione assumessero,ma impose eziandio ag
Jadividol ascritti, e iniziati sotto qualuoque grado alla medesima , ovvero C lenti,
e Fautori, la Scommanica da incorrersi ipso factastoza bisagno di alcuna declaratoria,
e da cui níuo altro potesse assolvere se noo il RomanoPontefice pro tempare,cccetto che
in articolo di morte. L^i diato S Bened ! do ta somma im.

portanza,e necessità di questa disposizione specialmente per il bene della Cattolica Retl- *

gione,e per ls sicurezza pubblica,con oltra Costituzione,che comiociazPravídas Roma.
norum Pontificumzpromulgota nel di Vega. Sp 1751. , non solo confermò pi

quella del suo Predecessore, inserendola nella «ua di parola in parola, 1a di più con fa
solita Sua Sapienza espose anche in dettaglio ($.7.) le ragioni gravissime, che dovesn
muovere qualnnquePotestà dellsTerra alla proibizione medesima,e cheorale clamorose
esperienze lianno «es» quasi superfluo di rammentare nemmeno si più idioti detPopolo.

Nè qui si restriosero le loro provide cure.ll solo ocror del delicto , e il fulmine delle Cen-
sure Ecclesiastiche,che bastano a prevenire , e scitotere salutarmente la coscienza de’
buoni,per | malvagi ordinariamente non hanno effetto,se non viè aggiunta l'apprensio-
ne della pena esteriore.Perciò il prelodatoPontefice Clemente XII, per mezzo di Editto
pubblicato dal Card.Giuseppe Firrao enoSegretoria di Stato in dota dei 14, Gennaro
1739. determinò contro i trasgressori le più ^m e temporali,e diede insieme altre
disposizioni per assicuraroe esecuzione: e la S. M. di Benedetto XIV. nella citataSua
Costituzione per avvalorare le medesime providenze inculcó ai Magistrati di usare sul
proposito tutta la possibile vigilanza , ed energia.

Nello sconvolgimento però di ogui ordine di cose avvenuto nel corso delle passate vicende
si nello Stato,che nella Chiesa,providenze si giuste, salutari, e indisp bili sono state
impunemente disprezzate, e le Coadi ioni iggregazioni suddette ebbero tutto il
comodo non meno di stabiliesiiaRomza,ma di diffondersi eziandio in varjPaesi delloSteto,

Quindi sollecita la Santità di NostroSignore PIO PAPA SETTIMO di accorrere presto ai
rimedi efficaci di un male,che esige na taglio pronto, e risotuto,scciò a guisa della can-
€re02 non serpeggi ad infettare tutto f) corpo dello Stato,ci ordina,ed inculca di far note
2 tuti le Sue Leon determinazioni,che debbono in vigore del presente Editto aver
pieno forza di legge , e servir di regola pe'Tribuasli, e Giudici dell'uno, e dell’altroFo-
ro in tutti , e singoli i Paesi, Città, Terre,e Proviocie , che appartengono al Dominio
temporale della Sede Apost .

Vale a dire , che agere al Foro della coscienza,e alle pene Ecclesiastiche,che e'incorro-

c

no da quelli infelici,che pel tempo decorso,o pel tratto successivo ( che Dio non in,
4 amatissimi Sudditi) avessero la yr demi ci re
,

specislmente per veruno de'e t
Jo qualsi»si maniera alle qui iodicate criminose Aggregazioni, e Ai

la SANTITA* SUA li rimette ia tutto,e per tutto Uy nea alle pene che si esprimo.
no nelle due riferiteCostituzioni de'suoi gloriosi P yche intende quivi di richia.
mare, e confermare,se ve ne fosse bisognoia tutto il'ivro tenore.Mosso quindi il S.PA-
DRE dai più vivi sentimenti del euo zelo Pastorale, e del suo cuore Paterno, ricorda,e
racc da cald per quanto stà ad essi s cuore l’eterna loro salute a tutti e sia-

he si. e

goli i Fedeli,che si trovassero avvolti lo si deplorabile T y -
tano seriamente in qual baratro di perdizione abbiano gettata l’anima loro,caricandola
di si enorme misfatto,e della Scomunica maggiore,che 1 da ogui bene dell’Eccle.
siastica comunione,ed è per pent » quel irn: aevi ove nolla Lea

eto, e ove spariscono tutti mpegni,e cercano ni L
o1 Y nea pad fta le braccia della Chiesa la-

nino dunque solleciti per mezzo di una pe
ro pietosa Madre, che l'iavita, ed è per accoglierli amorossmente,e riconclliadiial gran
Padre delle misericordie, cui hanno voltato fograti fe spalle.

Quaoto poi ol Foro stesso esteriore, e per quanto può comportare in così spinoso fran-

B. CARD, PACCA Camerlengo di Santa Chiesa , e Pro-Segretario di Stato. É

aifor te a quanto si dispone neli’accennato È
proibito in primo luogo a chiunque sì în Roma ,
cio dicontinvare, riassumere, ripris:inare, o is
ri Muratori « o altre consimili SOTTO QUALUN
TICA, MODERNA, 0 NUOVAMENTE 1M
sl detti Carbonari , li quali bagno sparso on prete
pe, che porta secoi caratteri. evideotissimi di 6:
trovarsi presente anche per una pela volta sd aic
tolo, velame , o colore, di ricercare, istigore, «
di somministrare sci nte do di Cesa.
congregarsisnche per titolo di Affitto, prestito, «
tra qualunque maviera prestargli ajuto, consiglio ,
2. Questa proibizione s21á comune eziandio a quelli fr:
nissero per qualanque diretta, o indiretta, immed
dette Adunanze , erette, 0 da erigersi fuori dello 5
3- Non potrà esser lecito ad alcuno di ritenere presso

Stemmi, Emblemi, Statut! , Memo, Potenti, c:

all’ esercizio effettivo di dette Aggregez oni .
4. Chianque avrà notizia , che sit
ge , 0 sia ricercato d'intervenirvi , aderirvi, o case

coasspevole , per quello rigoarda la Capitale, il C «c
allo Stato , i Capi di Provincia , ed ora li Delegsti Apc
vigore del prcseate Articolo saranno obbligati alla den.
che verranno tenuti inviolabilinente segreti ; che saranno ea:
ade
iun proporzi remio e
e e prove sufficienti in verificazione
ciò ordina espressamente SUA SANTITA*chesiano tutti
ogni Individuo Socizie

che talvolta avessero potato incorrere a titolo di
9vraono a carico del deling i
sai

obbligo naturale , e Cristiano , che bs
$a impedirne le , un iniqua cospirazione

Republica + € della Religione, non può conteocrsì mai 555:
‘ proprio: e che quante giuramento si f.sse. fatto ia. con:
LI

vincolo d'íniqui
lo, e che lascia latetto il dovere contrario .

5. Le contro i Ti ssori di quanto sl à fin qui di
di “msg valise a " A

» proporzionate nel loro grado sile qualità , al

ano acora tali sec:

:ONSALVI
i9.
;le la SANTITA* SUA, che

na clemenza pel tempo in-
il felice suo ritorno, e la
innanzi era arrivata quetis
intifici. Molti si son di poi
^NTO PADRE deplora li fu-
mpre , Tocca però s loro di
nelia condotta esteriore, di
alla Società. Per ora dun-
he i! Governo li sà , e li
ove quà , ela eran soliti di
oche i nomi de’ principali
> al delitto ; El in qua-
i$ co'nuovi . Niuno puo
teca male in in quella se-
cui i tenevano artificiosa-
eratezze , Venendo dun-
ts'ivo 3 È
:4. Gennara 1739. resta
c M Dominio Pontifi-
mne di così detti Libe-
'OMINAZIONE AN-
,sotto il nome dei co-
ontificio di approvazio-
inoltre di ascriversi , o
; sotto qualunque ti.
vano ad aggregorvisi,o
"gue altro luogo per
i4 contratto, o in sl-

iqueli vi contrave-
cata relazione alle sud-
ificio .
altrove Jrtromenti ,
lunque cosa ausioga

3, dovrà farne subito
di Roma , e quanto
» Quelli! poi che in
+ potranno. esser sicuri;
^ groziati delta pena,
o complitità , e che
niario , quante volte
:ie deounzie ; E su di
restiti,che come in quest?
di rivelate a chi pos-
‘naccia 1’ ordine della
Ji disonorante, e d'im-
sido , diverrebbe aozi

,; Che

che tutti senno non produrre obbligosic:e alcana di maatener-

isposto , saranno; Ze afflitiive
dolo , ©

alle circostanse della tresgressione, e con la stessa norma si riaviranno anche quel

le di totale , o ale con,

di Beni, o di multe pecuniarie , delle quali sarsn--

no fatti partecipi 1 Ministri, ed Esecutori dei Tribuoali, a misura che avranno util-

1neote , ed

delinquenti a termini di
6. Specialmente vuole,

come

iustizia .
ordina SUA SANTITA' che

ad ad

efficacemente agito per il discoprimento , procedura, e

puoizione dei
gli edifizi qualunque fosseto,

Palazzi, Case, Ville, oaltro luogo comonque murato , o chiuso} in coi ve-
M^ icole indicate, o fattavi Loggia , come usan dire; uo tal

nissero on
locale, subito che se ne abbia in processo la prova in specie, debba cedere a favore

del Fisco , riservando al
col

eterio del Fondo , qualora sitrovasse ignaro, e non
» li diritto di ewerne ladeoniszato a carico solidale dcl Patrimonio de Com.

_ 7. Restano finalmente incaricati tutti i Capi de’Trituuali , e Giusdicenti Loesli s non

omettere cure , e diligenza
ligvasa cho. per qualutigue dubbio a loro iusor
,2 questa Segretaria diStato per averne il Supremo
Dato dallo Segretaria di Stato questo di 15.Agosto 1814.

l'adempimento delle presenti disposiziopi,nelia iotel-
: itardo

€, si dirigganno senza ii
Mo

=

IN ROMA 1814. Nella Stamperia di Francesco » e Felice Lazzarini .

TAV. I.

(Archivio Vaticano,

Bandi sciolti, I, 81).

clandesti T Aduno:

Editto del card. Ercole Consalvi con cui nuovamente si proscrivevano (15 agosto 1814)
tutte le « Segrete ed occulte coadunazioni di persone » nominatamente i Liberi Muratori e i Carbonari.
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PRESENZA DELLA CARBONERIA A FOLIGNO NEL 1820 33

lermo, e da li a Napoli, ove senz’essere mai stati esaminati, ci fu
decretata la pena della pubblica frusta, che subì il mio compagno,
non però Io in grazia di permanenti ed abituali incomodi di salute,
verificati da due Fisici del governo. Finalmente nel passato Feb-
braio fummo posti in viaggio per questa Capitale sotto scorta e giun-
gemmo in queste Carceri Nuove sul principio del cadente marzo 29.
Ingiusto è stato quel governo nel pronunciare a nostro carico quella
pena, poiché né eravamo emissarj, o spie, né presso di noi fu rinve-
nuto alcuna carta o cosa, che potesse dar alcun sospetto sulle nostre
persone, avendo presso di noi soltanto i certificati del servigio pre-
stato nel Regno Italico onde neppur so per qual ragione siamo stati
tradotti a queste carceri e su di che debba [essere] ora esaminato.
Int. Se abbia mai appartenuto ad alcuna segreta Società. Risp. Mai
ho appartenuto a veruna Segreta Società prima del mese d’ottobre
dell’anno 1820, giacché sin dal mese precedente d’agosto andetti da
Foligno, in questo Stato Pontificio, ove ero domiciliato, e vivevo
con mio Padre Ispettore di quella Dogana, nel Regno di Napoli
e precisamente nella Città dell’Aquila, dalla quale di poi passai a
Napoli. Ivi vigeva allora il governo Costituzionale di poco prima
proclamato. Anzi fui come sospetto arrestato in Aquila e tradotto
a Napoli, ed ivi per fortuna riconobbi D. Peppino Lagherre, Capo
del Dicastero di Pubblica Sicurezza, per aver alloggiato in sua casa
nel 1815 il mio colonnello, mentr'ero tuttora al servizio Italico ;
ed egli mi fece garanzia per essere posto in libertà, ma m’insinuò
Egli stesso d’ascrivermi alla Setta dei Carbonari; la quale allora
comandava in quel Regno, ed con il sostegno di quel governo, per
esimermi da ogni vessazione e pericolo, e perciò m'ascrissi a tal So-
cietà, in una di quelle Baracche, essendomene stato rilasciato il
Diploma nel semplice grado di Apprendente, senz'essere stato av-
vanzato ad altro grado; Diploma che bruciai nell'ingresso dell'Ar-
mata Austriaca in Napoli. Credo, che anche l'Angeletti fosse ascritto
alla stessa Setta, benché mai me lo abbia Egli detto, e non abbia
lo avuto altro argomento, che quello per cui lo credo tale, cioé di
averlo veduto permanente in Napoli, nel gennaio 1821, in appresso ;
e perciò niuna carta è stata trovata in nostro potere all'occasione del
nostr'arresto in Messina, onde credo che anch'Egli avesse, come Io
leci, bruciato il suo Diploma, e tanto piü debbo credere ch'Egli
fosse ascritto alla Setta, perché in quei tempi in Napoli accadeva
ben spesso che i Settarj Lazzaroni non conoscendo le persone, gli
si presentassero improvvisamente innanzi, gli dicevano : Tu sei Lupo,

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ole m MS dd» c Plana, 78

"—M 34 GIUSEPPE ZACCARIA

scuopriti, cioè, Tu non sei Carbonaro, e se lo sei provalo, per cui do-
vea allora mostrare il Diploma. Nel resto prima della suddetta epoca
d'ottobre 1820, io non sono stato addetto a veruna segreta Società.
Int. Per qual motivo si portasse nell'agosto 1820 da Fuligno nel
Regno di Napoli, com'ha detto di sopra onde... Risp. Mi portai
nel Regno di Napoli per il motivo che le diró. Nel 23 luglio dello
stesso anno 1820 si fece in Fuligno la solita Processione per la Festa
della Madonna del Carmine. Io mi trovava circa le ore 21 su quella
Piazza di S. Domenico in compagnia di Pietro Pieri di Macerata,
maestro di Ballo, domiciliato a Fuligno, il quale peró rimaneva in
qualche distanza da me. Nel passarmi accanto un certo Giuseppe
Campitelli stampatore di carattere, il quale per qualche tempo [...]
ha fatto lo scrivano in quella Brigata de' Carabinieri, mi diede un
urto violento, che ben compresi essermi stato fatto volontariamente,
e non per accidentalità. Gliene feci qualche risentimento con sem-
plici parole, ma forse con qualche espressione piccante. Esso mi ri-
spose in egual modo e concluse minacciandomi nei termini: Non
dubitare, che ti voglio accomodare Io. Fui avvertito poi nella stessa
sera non ricordo da chi, ch'Esso aveva fatto a quel sotto Direttore
Sigr. Bucchi il rapporto che Io nella suddetta occasione avevo spar-
lato del Governo, e fui quindi avvertito a stare in guardia perché
probabilmente sarei stato arrestato. Io temei veramente, che fosse
per accadermi ciò, perché il suddetto signor Bucchi cercava occa-
sione di perseguitarmi [...], onde credo Esso facesse giungere ano-
nimi memoriali contro di me nella Congregazione militare quattro
o cinque mesi prima, e procurasse di farmi perdere la Pensione di
scudi 12 che mi si passava dal governo ; non essendo potuto riuscire
in ciò perché rimasero smentite le imputazioni addossatemi, questo
timore s'accrebbe quando nella sera di tre giorni dopo la Processione
suddetta nel ritornare a casa mi avvidi che alcuni Carabinieri sonda-
vano straordinariamente all’intorno della mia casa, per cui voltai
strada, e tal quale mi trovai andiedi a Castello S. Felice sopra Spo-
leto, lontano da Foligno circa 18 miglia in casa d'un certo Bernardo
Latini altr'Ufficiale reduce, e dopo avervi passato il giorno e la notte
passai a Leonessa in Regno scortato da una guida, che Io stesso
presi per la strada, e nel giorno seguente passai all'Aquila in casa
d'un certo Monsieur Dò francese, ch'era stato un tempo a Fuligno,
e perció lo conoscevo, ma dopo quattro o cinque giorni fui arrestato,
come sospetto e tradotto a Napoli, come ho riferito. Int. Se nella
suddetta occasione in cui trovavasi sulla Piazza di S. Domenico in

LONE, ST 5 4

; Lt, 4 V
Al Ua COSS n! a e. m iint a o lal vella aro vela
PRESENZA. DELLA CARBONERIA A FOLIGNO NEL 1820 35

Fuligno per la Festa che si celebrava non facesse realmente alcuna
espressione contro il Pontificio Governo, e contro l'attual'ordine pub-
blico. Risp. Negativa. Int. Se avesse particolari amici, tanto in Fu-
ligno che in Spoleto, o altri luoghi vicini e specialmente a Trevi,
coi quali fosse solito conversare. Risp. In Fuligno non trattavo in-
trinsicamente se non che il suddetto Pieri, che mi dava lezione di
ballo. Andavo spesso a Spoleto tanto per mio diporto, quanto per
visitare le mie sorelle carnali. Cosi a Trevi per vedere le cugine so-
relle e loro mariti, giacché non ho altre amicizie » 39.

Il giorno successivo, 30 marzo 1822 si passò ad interrogare il
compagno del Bregoli, Nicola Antonio Angeletti del fu Giuseppe,
nativo di S. Angelo di Fermo, d’anni 31.

I verbali del Processo di Perugia con gli Atti addizionali fu-
rono inviati a Roma alla Sacra Consulta per la sentenza a termini
di giustizia, di cui non si è potuto conoscere né la data e né il con-
tenuto.

Esistono alcuni fogli da cui si rileva che il Bregoli presentò
nella metà di agosto una supplica al card. Segretario di Stato qua-
lificandosi « detenuto politico nel Forte di Civita Castellana » e nello
scritto «espone l'infelice stato in cui esso è ridotto avendo di già
perduto un occhio con pericolo imminente di perdere anche l’altro,
come rilevasi dal certificato dei Professori, che annesso si umilia...
implora [...] la remissione della pena per il tempo che gli resta a
consumare e qualora degno non lo credesse di questa grazia, volersi
almen degnare di accordargli quella del suo traslocamento nel Forte
di Perugia, onde poter respirare un’aria più pura e meno fatale alla
di lui salute » ?",

Un riscontro alla supplica del Bregoli é del 27 ottobre 1824
inviato dal Governatore di Roma e Direttore generale della Polizia
al Comandante del Forte di Civita Castellana nei seguenti termini :
«Si compiacerà V.S.I. di significare al detenuto Ignazio Bregoli,
che non fu punto ritardato il corso della di lui supplica diretta a
N.S. della quale ora ha richiesto l'esito, ma che questo presso la re-
lazione fattavi alla Santità Sua non é stato favorevole. Egli ed ogni
altro dei detenuti, a risparmio di simili loro richieste debbono atte-
nersi alla regola comune, che quando non reggono in tutto, il risul-
tato favorevole della loro supplica per la grazia debbono supporlo
contrario » 88).

Cinque anni dopo il Bregoli dal Forte di Civita Castellana rin-
nova la supplica a Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Benedetto Capelletti,

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36 GIUSEPPE ZACCARIA

Direttore generale di Polizia di Roma (14 aprile 1829) in cui afferma
di «trovarsi fin da due mesi in quà assalito da fiera amaurosi al-
l'occhio destro, che unico gli rimaneva, dopo la perdita notoria del-
l'altro, per equivocata esplosione a suo danno d'un'arme da fuoco
in Fuligno accaduta [...] Faccia Ecc.za Rev.ma ch'esso venga tra-
sferito o alla Patria o alla Capitale, onde sperimentare tutti i tenta-
tivi dell'arte » 8%. Una postilla d'ufficio ha: Relatum et lectum, di
cui si diede comunicazione al Maggiore Trulli, Comandante del Forte.

GIUSEPPE ZAccARIA, OFMConv.

N:O:T-E

!) Archivio Vaticano, Segreteria di Stato, Interni 1820, Rubr. 165, fasc. 48,
c. 102. V. Appendice I e II. Già dopo la Restaurazione apparve un Editto
del card. Ercole Consalvi del 15 agosto 1814 con cui si proscrivevano le Se-
grete ed occulte Coadunazioni di Persone, nominatamente i Liberi Muratori
e i Carbonari, in Archivio Vaticano, Bandi Sciolti, 1 :81::.V.. Tavola, Cf
P. ILARIO RINIERI, Le Sette in Italia dopo la Restaurazione del 1814. La
congiura di Macerata (1817), in « Il Risorgimento Italiano », 32 Serie, 19
(1926) pp. 1-76.

°) Mons. Ugo Pietro Spinola, già delegato di Ascoli Piceno fu trasferito
a Perugia il 19 settembre 1818, giungendovi il 12 gennaio dell’anno suc-
cessivo. Archivio Vaticano, Segr. di Stato, Interni-Esteri 1818, Rubr. 26,
fasc. 8, c. 7r; altre notizie in R. RITZLER-P. SEFRIN, Hierarchia Catholica
Medii et Recentioris Aevi, VII (1800-1846) p. 25 ; Archivio di Stato di Roma,
Miscellanea di carte politiche e riservate, Busta 75, fasc. 2353 ; 97, fasc. 2974.

*?) Né a Foligno e né a Perugia, nei rispettivi Archivi di Stato, esiste
traccia della corrispondenza esistente nell’Archivio Vaticano (Ivi). Per Fo-
ligno si hanno due lettere di risposta con firma del card. Consalvi a riguardo
del processo (v. nota 30). Per Perugia il manoscritto Inventario della Dele-
gazione Apostolica (1555-1860) del 1905 a p. 45 indica mancanti le buste
degli anni 1819 e 1820, Divisione III, Titolo I° Polizia.

‘) Allude ad un precedente dispaccio, forse inviato per conoscenza alla
Delegazione Apostolica di Perugia, insieme al « rapporto » di cui parla ap-
presso.

5) Per le condanne dei fatti di Macerata cf. P. ILARIO RINIERI, op. cil. ;
ORESTE DiIro, Massoneria, Carboneria ed altre Società Segrete nella storia
del Risorgimento, Torino-Roma, 1905. Inoltre il Processo di Roma contro
rivoltosi della notte 24 giugno 1817 in Macerata e che a norma del Piano sarebbe
stata accompagnata dalla strage dei buoni e pacifici cittadini e dal saccheggio

E - Ns 1
A VE M. nes an e.
PRESENZA, DELLA CARBONERIA. A FOLIGNO NEL 1820

37

ed usurpazioni delle private e pubbliche proprietà, Archivio Vaticano, Bandi
sciolti, I, 85 ; altre sentenze dell’8 e 25 novembre 1818, Archivio Vaticano,
Ivi. Altro a riguardo delle Marche, in Archivio di Stato di Roma, Miscel-
lanea di carte politiche e riservate, Buste 46 e s.

*) Cf. ORESTE Drro, op. cit. ; la seconda parte tratta della Rivoluzione
Carbonarica del 1820 in Napoli, pp. 202-273 ; P. ILaRIO RINIERI, La Rivo-
luzione di Napoli del 1820, in « Il Risorgimento Italiano », 17 (1924), pp. 589-
628 ; RENATO SoniGA, Le Società segrete e i moti del 1820 a Napoli, in « Ras-
segna Storica del Risorgimento », 8 (1921), fasc. speciale, pp. 147-164.

?) Archivio Vaticano, Segr. di Stato, Interni 1820, Rubr. 165, fasc. 48,
c:: 102v.

5) Il testo si conosce soltanto dalla minuta, Archivio Vaticano, Ivi,
c. 106v.

*) Appendice III.

19) Archivio Vaticano, Ivi, c. 107r.

11) Anche questo testo si conosce dalla minuta, Archivio Vaticano, Ivi,
GP 7107y.

12) Sarebbe il carabiniere Benedetto Rizzoli, l'Espertissimo Esploratore,
messo a disposizione del Governatore di Foligno.

13) Appendice IV. Il disegno eseguito dal Rizzoli per il Delegato Apo-
stolico di Perugia non reca le leffere con cui sono spiegati i diversi simboli.

14) V. nota 2.

15) Archivio Vaticano, Ivi, cc. 93r-101v.

9) Tavola: IE

Hy Appendici V. VI, VIII e IX.

8) Archivio Vaticano, Ivi, c. 112r.

!) Archivio di Stato di Roma. Tribunale supremo della Sacra Consulta.
Commissione speciale pei processi delitti politici (1804-1870). 'Tomo I, dal
2 agosto 1820 al 23 settembre 1820 (cc. 457+457). Busta 19 ; questo Tomo
è preceduto da un « Estratto dei Cognomi e Nomi delle Persone comprese
nel Processo segnato con N. 56 » (cc. 25 4-25 n.n.) ; Tomo II, manca ; Tomo III
parte prima, dal 23 agosto 1821 al 22 dicembre 1821 (cc. 566 4-566). Busta 19 ;
Tomo III parte seconda, dal 3 ottobre 1820 al 21 gennaio 1821 (cc. 1005 +

-1005). Busta 20 ; Tomo IV « Tentato suicidio e somministrazione di oppio

Marchese Francesco Elisei detenuto Politico e Vincenzo Borghi carcerato »,
dal 18 ottobre 1821 al 3 gennaio 1822 (cc. 234+234). Seguono « Atti addi-
zionali al Processo di Perugia contro Santa Brunetti, Ignazio Bregoli ed
altri» dal 24 giugno al 21 luglio 1822 (cc. 1044-104). Busta 20.

s0)Ypi,:c.. 18.

2) Con l'interrogare i carcerati e numerosi testi di Foligno, di altre
località dell'Umbria ed allegandovi documenti e attestati di autorità civili
ed ecclesiastiche.

?) Archivio di Stato di Roma, Miscellanea di carte politiche e riservate,

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38 GIUSEPPE ZA.CCARIA

Busta 60, fasc. 1948 (2019). Il fondo comprende una vastissima miscellanea
formata nella fondazione dell'Archivio di Stato con carte di difficile o fa-
ticosa classificazione, di grande interesse per la storia moderna, della Chiesa
e del Risorgimento.

^) La figlia Anna Maria Brunetti il 19 dicembre 1820 inviò a Roma una
prima domanda di grazia per la madre perché sofferente di blenorragia.
Una seconda senza data «per implorarne giustizia e compassione. Essa,
-scrive- si trova fra i 7 Folignati detenuti per causa di opinione nelle carceri
criminali di Perugia, il di cui processo ora è sotto gli occhi dell'Em.za Vostra
Rev.ma e vi é anche Santa Brunetti, vedova e madre infelice della suppli-
cante [...] Sofferse con pazienza e rassegnazione il suo arresto [T :In-
tanto il tempo trascorre e segna ormai il settimo mese da che questa scia-
gurata Madre geme tuttora fra lo squallore di un carcere [...]». Ivi. Busta 60,
fasc. 1948 (2019).

4) Ivi, Kc.
2) V. nota 1 e relativa illustrazione per il testo. Pio VII il 13 settem-
bre 1821 con la Lettera Apostolica « Ecclesiam a Jesu Christo . . .» con-

dannava esplicitamente la Società detta de’ Carbonari. Esemplare a stampa
in Archivio di Stato di Roma, Miscellanea di carte politiche e riservate, Bu-
sta 60, fasc. 1959 (2030).

°°) A. GENNARELLI, Pietro Maroncelli e i Carbonari dal 1820 al 1821
su documenti inediti degli Archivi Romani, in « Nuova Antologia », 17 (1879)
pe 21408:

^) Archivio di Stato di Roma. Miscellanea di carte politiche e riservate,
Busta 60, fasc. 1948 (2019).

28) Ivi, lc. i

38) ID; Lc.

*" Foligno, Biblioteca Comunale. Fondo ex Museo del Risorgimento,
Stampe, fasc. n. 3 ; Cf. anche Per la storia del Risorgimento Italiano. Foligno.
Documenti e Memorie riguardanti la storia del Risorgimento Italiano inviati
dalla Città di Foligno all'Esposizione di Torino, Aprile 1884, Foligno, 1884.

?) Archivio di Stato di Roma. Tribunale supremo della Sacra Consulta.
Comm. speciale pei processi delitti politici, Busta 20, « Atti addizionali al
processo di Perugia contro Santa Brunetti, Ignazio Bregoli e altri », c. 14r e s.

**) Cioè Tommaso Di Somma, marchese di Circello (Benevento) capo
del governo provvisorio del marzo 1821 e ministro degli Affari esteri fino
al giugno 1822. Cf. LucA DE SAMUELE CAGNAZZI, La mia vita. Memorie
inedite a cura di Alessandro Cutolo, pp. 114, 141, 166. Il Cagnazzi parte-
cipó in Napoli agli avvenimenti di questo periodo da attore e da spettatore.

?) Archivio di Stato di Roma. Tribunale supremo della Sacra Con-
sulta, l.c.
^) Foligno, Biblioteca Comunale. Fondo ex Museo del Risorgimento, 1.c.
^) Il Bregoli e l'Angeletti arrestati a Messina furono consegnati ai

——Q-
— d

PRESENZA. DELLA CARBONERIA. A. FOLIGNO NEL 1820 39
confini di Terracina dalla polizia di Napoli a quella di Roma il 31 gennaio
1822.

36) V. nota 31.

3?) Archivio di Stato di Roma, Miscell. di carte politiche e riservate,
Busta 60, fasc. 1948 (2019).

15). pr, l.c.
n JT» Te.

APPENDICI

I
Catechismo di Apprendente *)

D. Siete voi Carbonaro ?
R. Per tale mi hanno riconosciuto i miei B[buoni] CC[ugini].
D. Da dove venite mio B.C.?
R. Dalla Foresta.
D. Cosa ci apportate colà ?
R. Salute, ed amicizia a tutti i B.CC.
D. Cosa avete fatto colà ?
R. Ad ogni costo ho procurato dei Materiali per il Fornello.
D. Dove siete stato ricevuto ?
R. In una Baracca di Uomini illustri e di onore.
D. Come eravate in Baracca ?
R. Decentemente vestito, ma bendato.
D. Quante luci compongono la baracca ?
R. Nove, e quelli sono Gran Maestro, 19 Assistente, 29 Assistente, Se-

gretario, Oratore, Maestro di Cerimonie, Maestro Terribile, Corritore ed il

Maestro esperto.
D. Quando vi hanno sbendato, cosa avete osservato ?
. Un tronco d'albero, sopra di cui c'erano undici simboli.

R
D. Vi hanno fatto fare qualche viaggio ?
R. Ne ho fatto due, uno per la Foresta ed altro per il Fuoco.

!) Si conoscono altri esemplari manoscritti in Archivio di Stato di Roma, Mi-
scellanea di carte politiche e riservate, Busta 42, fasc. 1432 ; id., 47, fasc. 1640: id. 71,
fasc. 2191. Esemplari a stampa : Catechismo carbonico per gli Apprendisti, s.l. e s.a. ;
Catechismo e Travagli per gli Apprendisti CC, Napoli 1820 ; in P. ILARIO RINIERI, Le
Selle in Italia dopo la Restaurazione del 1814. La congiura di Macerata (1817), in « Il
Risorgimento italiano », 3* Serie, 19 (1926) pp. 1-76 ; OnEsTE Diro, Massoneria, Car-
boneria ed altre Società Segrete nella storia del Risorgimento, Torino-Roma, 1905.

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GIUSEPPE ZACCARIA

D. Cosa vi indica quello della Foresta ?

R. Che la vita umana è circondata di pericoli,
sere accorto e attento.

D. Cosa vi indica quello del Fuoco ?

R. Che i cuori dei B.CC. devono essere accesi della fiamma della Carità
e di soccorrere a quel che possiamo ai nostri B.CC.

D. E vi hanno fatto far altro?

per evitarli bisogna es-

R. Dopo poi diedi il mio sacro giuramento sopra al pannolino bianco
ed indi mi sbendarono, e mi trovai circondato da sciabole e poi mi diedero
tutti segno, e paro la farà? e cosi vi venne la luce.

II
Spiega per i materiali per il pranzo

Il Salvietto si chiama il Grenbiale
Il Bicchiere - Il vano

La Forchetta - La Rastella

Il Pane - Il Carbone

Il Vino - Buona carbonella

Il Sale - La terra bianca

Il Pepe - La terra nera

Il Cocchiaro - La pala

Il Coltello - L’accetta

III

Ignazio Bregoli Maestro, e primo Illuminato, Uffiziale re
nato con scudi 12 il mese.

Raffaele Casali Maestro, di professione Pizzicarolo (arrestato).

N. Pieri di professione Ballerino (arrestato).

Il Comandante di Piazza,

Fratelli Marchesi Elisei, Patrizi di Foligno all’eccesso decaduti.

Fratelli Massimi, Patrizi di Foligno all’eccesso decaduti.

Crispoldo Montani, Negoziante il Padre, i figli oziosi, ma possidenti.

Gregorio Franchi, Sostituto civile del Tribunale (arrestato). Fu sostituito.

Domenico Fonti, Falegname e custode del Teatro.

Raffaele Banchetti, assiste il Preposto del Bollo e Registro.

Domenico Gentili, Patrizio di Fuligno, reduce di fresco da Napoli, ri-
dotto in miseria dopo aver dissipato l’intiero Patrimonio.

duce pensio-

?) Si crede fiducioso di mantenere il giuramento»

amets eas AA rn MTA EI ans al ee. —
PRESENZA DELLA CARBONERIA. A. FOLIGNO NEL 1820 41

Don Nicola Toccacieli, Sacerdote, Maestro e Pedante di circa 20 ragazzi.
N. Todini, di professione Pizzicarolo.

Carlo, Caffettiere in Via della Campana.

Il Figlio del Caffettiere, detto il Trevano.

Giovanni Battista Trabalza, Curiale di professione.

Giovanni Bocchini, Locandiere.

IV

A L'occhio significa grande Illuminato ed il Sole e la luna dimostra
il giorno e la notte che tutti della Società devono essere vigilanti, special-
mente i Maestri per ricevere individui della Setta, tanto in giorno che notte,
quando li hanno riconosciuti nella loro maniera di pensare.

B Il braccio colla Mannaia dimostra il gran Maestro. La detta Man-
naia poi significa il taglio di tutte le teste de’ Sacerdoti ed altri individui
contrarij alla loro Setta che vengono nominati Lupi.

C Il Scintillon?) significa un ordine; questo bucato nel mezzo, ove
si passa tre piccoli nastri, che sono Rosso, Nero e Torchino, che vuol dire
Sangue il Rosso, vendetta il Torchino e Morte il Nero, il detto Scintillon
viene costrutto di Piombo nella maniera che si vede nel quadro, questo serve
per i Maestri e di Legno agli apprendenti o sia Carbonari semplici, detto
segno in caso di Rivoluzione la mette come una decorazione nel terzo Bot-
tone della veste, o vestito per farsi conoscere essere tutti fratelli cugini car-
bonari, e la loro sicurezza.

D Il panno bianco dimostra un segno d'interrogazione. Siete voi buon
amico ? Risponde di sì, dove siete passato ? Nel panno bianco ?, e se non
risponde così, non viene riconosciuto, e ripugnato dalla medesima Società,
detto panno è un segno il più Forte per gli apprendenti, dato a conoscenza
dai Maestri.

F La gabbia dimostra, che le teste da loro tagliate devono essere
poste entro e appiccate nelle case, o Palazzi di quelli Lupi a loro contrarj.

G La Croce significa Passione, la grossa Falce, che non resteranno
nessuno Individuo contrario alla detta Setta, la Pala poi dimostra che ser-
virà per amontonare le teste tagliate.

I Il suo protettore San Teubaldo *) con il dito medio levato e gli altri
abbassati, che è detto dito è un segno tanto nell’avere il Cappello, come

1) Per échantillon, mostra, campione, saggio.
*) Cioè Teobaldo, santo ed eremita. Nacque nel 1033 a Provins nella Champagne

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42 GIUSEPPE ZACCARIA

nel rimetterlo, si serve ancora di detto dito per porsi la mano nel viso con
allungarlo nella parte sinistra del naso. La fascia repubblicana o sia sc[i]arpa
è di tre colori, che il detto Santo la porta a tracolla è pure Rossa, Torchina
e Nera con un Cristo a piedi della medesima, che i Maestri si pongono in tra-
colla quando sono per ricevere qualche individuo in Baracca. Il detto Santo,
se in caso viene da qualche individuo interrogato : chi è il tuo Protettore,
e che risponde invece S. Ubaldo viene pure ripugnato e riconosciuto tra-
ditore per qualche a loro scoperta, mentre deve dire S. Teubaldo.

L Il sale significa sapienza, che un Maestro deve esser sapiente in
tutto quello, che gli aspetta al suo grado.

M Il Gruppo, di essere sempre vicini e in stretta buona amicizia.

N La Fontana dell'acqua chiara significa la purità, che tutti devono

essere puri, a quanto gli viene stato significato nella prima lettura del Bat-
tesimo.

O Il tronco dimostra Fortezza, che devono essere forti a qualunque
circostanza a non mai svelare a costo di qualunque pena gl'individui Car-
bonari, e delle cose segrete della loro Setta. I serpenti poi significa[no] unione,
che tutti devono essere uniti fedeli sino alla morte e odiare tutti quelli, che
le vanno contrarj; detti serpenti sopra il Tronco vol dire la Setta Fram-
massonica e la Carbonara, che sono unite, perció dimostra unione.

P Il Bosco, che sorte un Lupo, e vi è un braccio con uno stilo alla
mano, significa che tutti quelli che non sono della medesima Setta sono
tutti Lupi e che meritano stare nei Boschi e cercare di trocidarli a fillettate.

Q La Baracca con la Civetta per di sopra dimostra che li chiama tutti
alla morte; detta Baracca significa una fornace per dar segno di Carbo-
naria ove si riceve nella Società Individui apprendenti e che pensa bene.
La Baracca è un sito il più remoto, qualche nascosto Palazzo o casa, e che
non vi siano persone abitate. Si riuniscono, a poco a poco, entrano in qual-
che Sala tutti armati di stilo, ed i Maestri con una piccola mannaja ben ta-
gliente, si chiudono, e l'individuo che devene essere ricevuto resta fuori in
altra camera per attendere il Battesimo, il conduttore sorte per ordine del
Maestro della Sala, dove detto Maestro resta a sedere con il suo ordine a
tracolla, vicino ad una tavola ed un Crocefisso sopra a detta tavola, con
due candele smorzate ; detto conduttore lo va a prendere lo benda con due
fazzoletti agl'occhi, ben stretto lo prende sotto il braccio, e lo conduce fino
alla porta dove é tutta la riunione, il conduttore batte la porta. Battuta

da nobile casato. A vent'anni senti viva l'aspirazione alla solitudine. Vestitosi da men-
dicante si diede al lavoro dei campi e dei boschi facendo in modo particolare il carbonaio.
Cf. Bibliotheca Sanctorum, XII, col. 196.

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tà...tàtà; allora il Maestro risponde chi è che viene a disturbare la no-
stra Società ; dice il conduttore è un Pagano che dimanda la Luce, il Maestro
risponde non vogliamo Pagani, vogliamo Buoni Cristiani, fatelo andar fuori ;
risponde l'Individuo, io non voglio sortire, io son venuto fin qui, ed io vo-
glio la Luce, vedendo il Maestro che gli pare fermo lo fa inginocchiare, e in
seguito il Cancelliere legge un foglio nella maniera in cui si deve contenere
essere fedele, non essere traditore, non farsi mai torto, amarsi come fra-
telli ed amare fino alla morte, guardarsi a non far torto alle mogli dei nostri
amici, non palesar mai cosa alcuna della nostra Setta sotto la pena di essere
trucidato, abruciato, e le ceneri gettate al vento. In seguito poi il Maestro
lo fà alzare, io prima di dare la Luce vi devo provare ; un individuo ha tra-
dito la nostra Società, e questo è condannato ad esser ammazzato, e dice
un nome di qualche individuo, che deve morire, perciò voi dovete eseguire
quanto vi ordina la Società, ed il Maestro, allora il Conduttore le pone uno
stilo alle mani e lo conduce con strepito e con urti entro in qualche Camera
ove esiste un bamboccio di straccio, quando è giunto, precisamente vicino
il detto conduttore, li fa conoscere di vibrare il colpo, è vivo questo, è quello
che tu devi far morire ; dopo provato, che ha disteso il colpo con fermezza,
vi prende lo stilo e lo conduce con qualche altra prova di strapazzo nella
Sala dove esiste il Maestro e gli altri individui, lo fà porre in ginocchio di
bel nuovo ed esso : conosciamo che tu sei un buon carbonaro, e presto avrai
la Luce, e vedrai un altro Mondo, e molto più bello di quello che eri avanti.
Prende detto Maestro un chiodo involto con un pezzo di carta, prende un
Cristo lo pone sul capo dell'Individuo, e con questo chiodo al di sopra del
Crocifisso, prende una chiave e batte sopra della testa tre volte, così tà . . . tà
tà...tàtà dicendo io ti batizzo a nome del Gran Maestro dell'Universo ;
ordina poi di tirare fuori tutti gli stili, mostrando come volessero menare
a quel già ricevuto ; leva poi i fazzoletti dagl'occhi, e si vede tutte quelle
armi intorno, allora si leva, e abbraccia il Maestro, e lo bacia, con tre baci
O0 ... 0 0, € così cogli altri ; ordina che dal conduttore venga istruito in quelli
segni necessarj per un apprendente, cioè la battuta tà ...tà tà, le parole di
Fede, Speranza, Carità. Il Protettore S. Teubaldo riconoscere per il me-
desimo, il cavar del cappello con il dito di mezzo all’aria, come per pren-
dere la mano e stringerla tre volte 0 ... 0 o, che se vi trovasse in qualche
Paese, dove riconosciuto qualche individuo Cugino Carbonaro, e se vi sono
degl’altri, che non sono conoscenti, deve dire a quello che conosce : ci piove ?
Vol dire che si puol parlar franco, allora risponde si o nò, e se ve ne sono
dice sono dei Lupi.

E questo si chiama quadro ; questi segni non li deve conoscere che i
Grandi Illuminati o i bravi Maestri, o che sia di molto talento, ed il detto
quadro gli serve per una forte Patente, ed in caso che questi gli riuscisse
una rivoluzione, diverrebbero gran Personaggi. Gli altri apprendenti poi
non conoscono questo in alcun modo.

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44. GIUSEPPE ZACCARIA

V
Spiegazioni del Quadro appartenente alla Setta de’ Carbonari

N. 1° L’occhio che presenta questo primo numero significa un Grande
Illuminato.
2°, 3° Il Sole e la Luna portati nei numeri 2, 3: ricorda a tutti i Car-
bonari la vigilanza per non esser traditi, ed ai Maestri l'obbligo di ricevere
€ di giorno e di notte chiunque voglia ascriversi alla Setta dopo averlo spe-
rimentato sulla maniera di pensare.
49 Il Braccio, che impugna una scure rappresenta il Gran Maestro che
taglia le Teste dei Preti. e di qualunque altro Individuo alla Setta contrario,
giacché chi non è ascritto a quella appellasi da’ Carbonari Lupo.
5° In questo numero vedesi una Gabbia destinata a custodire tutte
le Teste tagliate dai Carbonari a quelli, che pensano diversamente da loro,
e che chiamano Sanfedisti, perché attaccati alla Religione.
6° Le fittuccie che formano tre capi fermate mezzo di un piombo è
un ordine, che appellasi Scintillon. I nastri sono di tre colori, cioè Rosso
denotante Sangue, Turchino esprimente vendetta e Nero indicante Morte.
Questo Scintillon dai Maestri portasi di Piombo, e dai Carbonari semplici
di Legno, fatto e tagliato alla stessa foggia e con la fettuccia dei medesimi
colori. Dai Carbonari viene pure risguardato per un segno Repubblicano
ed, alla circostanza, di una Rivoluzione appeso viene come una decorazione
nel bottone terzo del vestito e per farsi conoscere dai Fratelli Cugini Car-
bonari, ed essere esenti da qualunque offesa.
7° Osservasi in questo numero un panno bianco guernito con fettuccia
tricolorata, e serve per sostenere le interrogazioni dei Carbonari ; per esem-
pio, se un Carbonaro vede farsi qualche segno, per accertarsi se veramente
sia della Setta, l’Individuo che fa il segnale lo interroga : Siete Voi buon
amico ? Se la risposta è affermativa, soggiunge : Per dove siete passato ?
Se chi riceve l’interrogazione replica sopra il Panno bianco risguardato al-
lora viene per vero Carbonaro, se diversamente, indice sospetto ;. ciasche-
duno lo riggetta e guardasi di Lui, perché si crede un Esploratore. Lo stesso
Panno Bianco è un Emblema il più distinto che abbia la Setta.
8° Trovasi in questo Numero una Croce intersiata da una falce da fieno
e da una Pala. La Croce significa Passione e Morte. La falce esprime che
con quella dovranno esser mietute tutte le vite di coloro che si dimostrano
contrari alla Società dei Carbonari. La Pala è destinata ad ammonticchiare
e radunare tutte le Teste recise.

9° Non Ubaldo, ma San Teubaldo viene da’ Carbonari nominata la
Statua che osservasi in questo Numero e che i Carbonari tengono per loro
Gran Protettore. Le tre iniziali S.V.M., scolpite sulla base della Statua me-
desima, significano : Sangue, Vendetta, e Morte.

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PRESENZA DELLA CARBONERIA A FOLIGNO NEL 1820 45

10° Il Gruppo che trovasi nel presente numero è Sale indicante che un
Maestro esser deve molto Sapiente nello spiegare gli Emblemi del Quadro
e tutt'altro proprio della Setta de’ Carbonari.

11° Un nodo il numero undecimo presenta esprimente la stretta unione
in cui sempre esser devono i Carbonari per trovarsi pronti a qualunque
chiamata.

12° Osservasi in questo numero una Fontana d’acqua chiara deno-
tante la purità di quei sentimenti, che vengono insinuati dal Maestro a quello,
o a quegli che Battezza.

13° Trovasi in questo numero un Tronco in cui sono avviticchiati due
Serpenti. Denota il tronco la Fortezza che aver devono tutti i Carbonari,
e la Costanza, che a qualunque occasione devono dimostrare di non isvelare
i Segreti della Setta, a costo di soffrire i più atroci tormenti. I Serpenti poi
sono il Simbolo dell’Unione la più stretta, e della fedeltà la più costante,
che devono tutti gli ascritti alla Setta conservare fra di loro fino alla morte,
odiando sempre quelli che sono alla Setta contrarii. Sono egualmente il
Simbolo dell’unione, e della Fratellanza che passa fra la Setta Massonica
e Carbonara, perché quest’ultima è Figlia della prima.

14° Un Bosco trovasi in questo Numero dal quale sorte un Lupo, che
ferito viene ed ucciso da un braccio armato di pugnale. Per Lupi i Carbo-
nari intendono tutti quelli, che non sono nella Setta annoverati, e che me-
ritevoli sono di stare ne’ Boschi dai quali uscendo sono dai Settari trucidati
con pugnalate.

15° Quest’ultimo numero presenta una Baracca, con una Civetta, che
è il Simbolo della Morte, che subir devono tutti i Lupi, cioè Preti, Religiosi,
Impiegati non ascritti, e chiunque altro non sia uniforme ai sentimenti de’
Carbonari. La Baracca poi è il Luogo ove si riuniscono i settari per Batez-
zare, tenere congressi e deliberare su ciò che viene proposto. La fornace si-
gnifica Carboneria. Per Baracca intendono i Carbonari un locale per lo più
scelgono una Casa, un Palazzo disabitato che resti però in sito il più remoto
e nascosto per non essere osservati.

VI
Cerimonie che si praticano dai Maestri Carbonari nel Batezzare

Allorchè i Carbonari devono congregarsi per ricevere qualche Aspirante
nella loro Setta, il Maestro dal suo Cancelliere fa avvisare tutti i suoi di-
pendenti ; gli fa conoscere il luogo, ed indicare l'ora in cui devono riunirsi
per dare la Luce ad un Pagano col mezzo del Batesimo.

Giunta l’ora stabilita introducesi nel luogo destinato prima il Maestro,
indi i Carbonari sotto la sua ‘direzione, ma in dettaglio. Tutti questi Settari

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46 GIUSEPPE ZACCARIA

armati sono di stile, ed il Maestro di una piccoía Mannaia tagliente, per es-
sere un distintivo a Lui solo dovuto. Riuniti tutti i Carbonari cogli aspi-
ranti, vengono destinate delle Guardie di fuori in qualche distanza per loro
sicurezza ad effetto di non essere scoperti, né sorpresi. Il Maestro con i suoi
subalterni si riuniscono in Camera, mentre in altra trovasi pronto ad ogni
chiamata l'Aspirante sotto la Custodia di un Conduttore. Lo stesso Maestro
attorniato da' suoi Fratelli Carbonari, indossato il distintivo della Tracolla
tricolorata in Rosso, Turchino e Nero, ponesi a sedere avanti un piccolo
Tavolino sopra del quale esser deve un Crocifisso con due Candele spente,
carta, calamaio, e penna. Dopo il tutto cosi disposto fa chiamare a sé l'Aspi-
rante al Batesimo. Il Conduttore presi allora due fazzoletti, benda gli occhi
dell'Aspirante, lo introduce nella Camera de’ Congregati e prendendolo sotto
il braccio gli dei degli urti e scosse violenti per isperimentare la sua fortezza,
e per vedere se rifiuti di sostenere quel momentaneo strapazzo. Dopo tale
sperimento, per ordine del Maestro condotto viene al suo Tavolino, ben-
dato, come trovasi, e fattolo mettere in ginocchio prende il Crocifisso lo
pone sulla testa dell’Aspirante, e con un chiodo incartato dà tre colpi sul petto
del Crocifisso medesimo nella seguente maniera : tà . . . tàtà, e dice io ti Ba-
tezzo in nome del Gran Maestro dell'Universo. Esequitasi questa Cerimonia
viene il nuovo Ascritto sbendato, ed allora, avvedesi essere in mezzo agli
altri Carbonari armati di pugnale sguainato, e così intendesi, che abbia ri-
cevuta la Luce, ed acquistati i lumi necessari per essere buon Settario.

Sussequentemente presenta il Maestro una Carta al nuovo Candidato,
che deve firmare, indi giurare fedeltà e segretezza inviolabile, altrimenti
intendesi che abbia sottoscritta la sua sentenza, di soggettarsi alle pugna-
late de’ Carbonari che proseguono in quest’atto al giuramento a tenere lo
Stile imbrandito per atterrirlo. Consumate tutte queste Cerimonie desti-
nato viene al nuovo Settario altro Carbonaro più Anziano perché s’istruisca
di ciò, che devono sapere i Carbonari semplici. Ultimata così la funzione
collo stesso ordine che tutti i Congregati sono entrati, n’escono dalla Ba-
racca, la quale però è d’avvertirsi non essere sempre la stessa, ma viene
spessissimo, e quasi in ogni riunione cambiato locale per non indurre so-
spetti, e per non essere sorpresi.

VII

Insegnamenti che si danno agli Apprendisti e segnali colli quali si riconoscono
i semplici Carbonari

In primo luogo si fa conoscere agli Apprendisti che il Santo Protettore
della Setta è San Teubaldo. Che la fascia di cui è decorato è di tre colori,
cioè Rosso, Turchino e Nero indicanti : Sangue, Vendetta e Morte, essendo

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PRESENZA. DELLA. CARBONERIA. A FOLIGNO NEL 1820 47

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questo il significato delle tre iniziali S. V.M., che impresse sono sulla base
della statua ; che tiene il dito medio della destra mano elevato perché i Car-
bonari suoi Protetti possano distinguersi fra di loro con questo segnale,
giacché incontrandosi si salutano col dito medio tenendo chiusi gli altri.
Per conoscere gli Amici ascritti alla Setta salutano col dito medio, come
si é detto, e cavano il Cappello colla mano destra, portando il ridetto dito
medio nel mezzo del Cappello, sempre elevato, e cosi lo rimettono, ed al-
| lora se chi riceve il saluto è Carbonaro subito si accosta a parlare. Se in un
crocchio di più persone Settarii e cogniti giunge altro Carbonaro, che tutti
non conosca, chiede subito alli conoscenti se gli altri sono buoni amici colla
| seguente interrogazione: Ci piove qui? Se riceve la risposta negativa è
segno che gl'Individui da lui non conosciuti sono pure Carbonari, e che puol
parlare libero, e se negativamente gli si risponde, s'intende, che Gl'Incogniti
sono Lupi, cioé antisettarii, e si limita in questo caso a parlare di cose in-
differenti.
Se un Carbonaro incontra altr'Individuo che corrisponde ai suoi segni,
fermasi seco lui a discorrere e per assicurarsi se veramente sia della Società
domanda le parole, che essendo vero Carbonaro, deve rispondere: Sangue,

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| Vendetta, e Morte. Altre parole ancora sono: Fede, Speranza, Cari... tà- LA
..tà...tà. Se poi vogliono i Settari darsi i segnali senza parole si pren- x

dono per la mano, l’uniscono palma a palma, e si stringono tre volte con P

è le seguenti battute: tà ...tàtà. Altro segnale finalmente è quello di ricer- |
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care dall'Individuo incognito per dove é passato, e se risponde: sopra il
Panno Bianco, allora non ammette piü dubbio, che egli sia stato ricevuto
in Baracca e Batezzato. Tutti i suddescritti segnali sono per i semplici Car-
bonari, ed Apprendisti.

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VIII
Obblighi dei Maestri

Devesi in primo luogo dai Maestri ben conoscere il Quadro, e sapere il

significato di tutti gli Emblemi che contiene per ispiegarlo ai subalterni.

Quando un Semplice Carbonaro sale al grado di Maestro, altro Maestro

i piü anziano gli consegna il quadro, che le serve di Patente, e lo istruisce
delli segnali particolari, che hanno i Maestri delle Cerimonie, e di tutt'altro

| necessario a sapersi da un buon Maestro, il di cui grado lo autorizza a ba-
| tezzare e ricevere altr'Individui nella Setta. CSS
| In secondo luogo, obbligo del Maestro è quello di notiziare tutti i suoi
Dipendenti delle novità che riceve da altri Maestri domiciliati in altre Città
| e Luoghi, relative ai torbidi che nati esser possono in qualche Regno per
essere sempre pronti nella circostanza di qualche sommossa popolare.
cnc aie Di ian,

GIUSEPPE ZACCARIA

Il Quadro, o sia Patente serve di requisito ai Maestri, perché avvenendo
una Rivoluzione, sono assai considerati nei gradi del Militare, e negl’Impieghi.

IX
Segnali particolari dei Maestri per essere tali riconosciuti

Se un Maestro entra in un Caffè, in una casa, o in un ridotto ove tro-
vansi molte Persone, e siavi il comodo di un qualche tavolino, ponesi vicino
a quello a sedere e portata la mano destra aperta al petto, dalla parte del
cuore, la posa poi dignitosamente e con disinvoltura sul medesimo dandovi
un lievissimo colpo colle dita, restando la palma della mano fuori del tavo-
lino ridetto, ed allora se vi sono Individui ascritti alla Setta, corrispondono
collo stesso segnale o con altri sopra indicati. Mancando il tavolino per tro-
varsi al passeggio, in crocchio in qualche Piazza, od in altro luogo con più
Individui incogniti ed ignorando se siano amici Carbonari, pone la destra
mano sul viso, porta alla sinistra guancia il dito medio allungato sotto l’oc-
chio vicino al naso, per vedere se con egual segnale viene corrisposto ; e se
vi sono Carbonari, per farle conoscere che seco loro ama parlare.

Nei discorsi dei Maestri bene spesso per farsi distinguere proferiscono
le parole di Onore, Valore, Probità; ed ancora Fede, Costanza e Fedeltà.
Se con tali parole e segni suindicati trovasi qualche altro Maestro, che cor-
risponde in allora prendendosi per la mano, incrociando i pollici rispettivi,
ed venendo ambe le mani, palma a palma, fanno col dito medio allungato
un circolo sotto il polso, cioè sul fine dell’antibraccio, e principio del tarso,
indi collo stesso dito danno le seguenti battute: tà... tàtà... tà... tà,
per essere queste battute quelle che distinguono i Maestri dai semplici Car-
bonari, ma se uno dei due Maestri non corrisponde esattamente ai segni
ed alle battute, quello che sbaglia preso viene per un Esploratore, e schivato.

I Maestri portano per lo più la Tracolla tricolorata, come quella del
loro Santo Protettore Teubaldo.

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Note e documenti

Nota sul Palazzo dei Priori a Perugia

Carlo Martini ne Il Palazzo dei Priori a Perugia, in « Dedalo »,
1970, 1-1v, pp. 39-72, sulla scorta anche di alcuni documenti inediti,
riesamina le vicende urbanistiche della Piazza Grande di Perugia
per quanto riguarda gli edifici delle magistrature cittadine e riper-
corre la storia architettonica del più importante monumento civile
di età gotica in Umbria, ma limitandosi al periodo che va sino a
metà del secolo xiv.

Lo studio è condotto su abbondanti fonti documentarie e biblio-
grafiche ; ma, pur apprezzando l'encomiabile impegno del giovane
studioso, non possiamo non rilevare, insieme ad una certa mancanza
di organicità e chiarezza, come alcune tesi, sia dal punto di vista
storico, che critico, siano difficilmente accettabili.

Fra l'altro, l'A., sulla base di una riformanza del 30 settembre
1317, ipotizza che la finestratura superiore del nucleo originale del
palazzo nella fronte sull'attuale corso Vannucci, per il tratto cioé
comprendente le prime dieci trifore, sia il risultato di una modifica
della primitiva espressione architettonica : tale facciata avrebbe
avuto in origine i due ordini di finestrature con lo stesso tipo di
aperture, quelle cioè del piano inferiore ; solo dopo un incendio del
1315, appunto nel 1317 si sarebbe stabilito di conferire alle aperture
superiori, previa demolizione del manufatto esistente, l’attuale espres-
sione.

Ma, rileggendo attentamente il documento (sul testo originale)
del 1317, a noi non sembra che esso sia interpretabile sicuramente in
questi termini: che un intervento nel nucleo originale del palazzo
sia stato deciso in tale anno non v'é dubbio, ma che le norme e le
misure dettate nella riformanza indichino la sostituzione di aper-
ture, e per di più del tipo delle sottostanti, con altre di nuova forma,
non ci sembra proprio che risulti dal documento : per primo luogo
la riformanza prescrive che « poste et lignaminum que mitterentur
in dictos arcotrabes altientur ultra formam predictam olim ei datam

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50 FRANCESCO SANTI

ita quod altitudo cuiuslibet terrati sit, etc. » : si prescrive cioè che le
travi (e non imposte degli archi) e gli altri legni delle finestre siano
di misura piü alta delle precedenti, una prescrizione che sembra
riguardare altre aperture, poiché le trifore e quadrifore della fac-
ciata hanno tutte architravi in pietra e ad arco e non in legno 7.
Si stabilisce poi che si facciano dieci finestre «in pariete dicti palati
ante plateam de trevertino scarcande et demurande », cioè nella pa-
rete sulla piazza che si deve demolire, e che tali finestre debbano
essere larghe cinque piedi perugini ed alte sei piedi e mezzo al som-
mo dell’arco; «et debeant mensurare ex latere anteriori et quod
pro omnibus et syngolis supradictis additis primo pacto et forme »,
debbono inoltre tali finestre avere le misure sia sulla fronte, che nelle
altre parti secondo il primitivo contratto e la forma primitiva : il
che parrebbe indicare addirittura che ci si riferiva ad un precedente
modello ; contratto e forma precedenti, ai quali si fa del resto cenno
anche in altra parte della riformanza, la cui interpretazione, come
si vede, è tutt'altro che chiara e sicura. Ma l'A., sulla base della sua
lettura, che posticipa le trifore superiori, avanza la tesi che tali
trifore del palazzo perugino siano state esemplate su quelle del Pa-
lazzo del Capitano a Todi e non viceversa, come si è sempre ritenuto
e come noi riteniamo per l'evidente riduzione qualitativa del tipo
nel palazzo tuderte, la cui datazione 1290-96, per le finestrature
almeno, va controllata sulle fonti. Comunque riteniamo che le due
architetture siano per lo meno contemporanee.

In conclusione, ci sembra che l'espressione architettonica del
Palazzo dei Priori sia stata sin dall'origine ben definita in un pro-
getto organico, per quanto riguarda il rapporto gerarchico fra i
tipi di trifore del primo e del secondo ordine ; rapporto che non puó
essere frutto di successivi interventi slegati fra loro. I richiami a
Venezia ci sembrano inoltre coglibili non solo in certi particolari
delle aperture — come la cornice perimetrale nelle aperture inferiori,
o come il pinnacolo sopra il timpano delle trifore superiori — ma
anche appunto nella alternanza di spazi completamente chiusi e di
zone aperte da finestrature continue.

?) Per il significato del termine poste, v. le voci postis = trave; po-
stellum = palo, tavola; de postibus = tavola de dia, in S. SELLA, Glos-

sario latino-italiano, (Stati della Chiesa - Veneto - Abruzzi), Città del Va-
ticano, 1944.

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NOTA SUL PALAZZO DEI PRIORI A PERUGIA 51

Interessante é la proposta di conferire ad Ambrogio Maitani un
ruolo piü ampio nella sistemazione della facciata nord del palazzo
a seguito dell'inglobamento dell'area della chiesetta di S. Severo;
ma estendere questo ruolo alla generale progettazione, ci sembra
eccessivo : ripetiamo, la progettazione originale e generale del nucleo
relativo all'area della grande Sala ora detta dei Notari deve essere
stata, secondo noi, già formulata all’inizio dei lavori, nell'ultima
decade del Duecento ; il Maitani potrebbe aver progettato la parte
aggiunta, interessante l’area della chiesa di S. Severo, ed il complesso
di scale e di terrazze.

Altro punto dello studio del Martini che ci trova dissenzienti è
quello relativo al portichetto sottostante la Sala della Vaccara. È
merito dell'A. aver individuato lo scultore di due dei quattro splen-
didi capitelli corinzi, Vestro Zuti di Porta S. Pietro. Ma, poiché il
documento relativo, del 26 maggio 1330, parla solo di due dei quat-
tro capitelli, l'A. conclude che Vestro scolpi solo i due con gli stemmi
recanti il Grifo, mentre gli altri due — a loro volta, si badi bene,
diseguali fra loro — sarebbero romani, antichi, e Vestro li avrebbe
diligentemente imitati. Ma capitelli antichi, di travertino, a nasci-
mento ottagono e, pur della stessa misura, disuguali, divisi in due
blocchi a metà del fogliame (divisione identica a quella dei due
scolpiti da Vestro) ci sembrano davvero poco credibili ; il lapicida
del 1339 avrebbe dovuto avere stupefacenti intenzioni di moderno
falsario, non tanto di imitatore del sec. xiv.

È, invece, davvero singolare come il Martini non abbia avver-
tito la unicità di mano in tutti e quattro i capitelli; una mano, che
ancora sì rivela sottilmente gotica nei taglienti profili del fogliame
appiattito e senza spessore, nel quale il primo ordine di foglie d’acanto
si distanzia dal superiore per più di un terzo del capitello, con modi
e proporzioni che invano ricercheremo in capitelli corinzi antichi
(nei quali ultimi, inoltre gli ordini di foglie sono sempre tre); per-
dendo così, l'A., la buona occasione di individuare in questo porti-
chetto una delle piü precoci e rare affermazioni classicheggianti del-
l'architettura del Trecento, avvertibile, del resto, nelle proporzioni
generali.

Il materiale illustrativo dello studio — per altro, ripetiamo, op-
portuno e pregevole — presenta aspetti negativi: mancanza di pre-
cisi rilievi planimetrici e di sezioni, lamentata dallo stesso A., ma
che ci sembra avrebbe dovuto sconsigliare conclusioni definitive ;
uso di materiale di seconda mano, come nel caso della fig. 15, co-

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52 FRANCESCO SANTI

stituita da una fotografia (ripresa da una piccola guida di O. Gur-
rieri), nella quale la facciata del palazzo su Via della Gabbia risulta
«restaurata » alla meglio a penna (fra l’altro, è scomparsa la fram-
mentaria monofora gotica vicina alla torre). Pubblico qui la vera
fotografia di questa parte del palazzo, anteriore ai lavori di restauro,
diretti da chi scrive ed in corso dal dicembre del 1969.

FRANCESCO SANTI

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Sulla datazione del grifo perugino

L'ipotesi sull'origine medievale del grifo perugino è raffor-
zata dalla precisazione temporale risultante da un documento
recentemente rinvenuto nell’Archivio di Stato di Perugia, che con-
sente di ricollegare l’attuazione dell’opera alla serie di iniziative ar-
tistiche promosse e realizzate dal comune negli ultimi decenni
del sec. xiii. La notizia, emersa nel corso del lavoro di inventa-
riazione dell'archivio giudiziario antico di Perugia, é contenuta
in un registro pergamenaceo di complessive carte 101, intito-
lato Liber condemnationum domini Pellegrini de Guidonibus capita-
nei comunis et populi Perusii ?, nel quale sono raccolte, anzitutto,
le sentenze emesse dal gennaio 1273 al dicembre dello stesso anno.
Alla registrazione delle sentenze segue quella delle entrate e delle
uscite del Comune di Perugia, relative ai primi sei mesi del 1274,
che fanno capo a cinque ufficiali dell'amministrazione finanziaria
del comune, — uno per ciascuna Porta della città — denominati
camerlenghi. Da c. 43r a c. 79r sono elencate, mese per mese, da
gennaio a giugno, le somme riscosse da ogni camerlengo ; la fonte
principale, anche se non esclusiva, di provenienza delle entrate è
costituita dalla riscossione delle pene pecuniarie inflitte negli anni
precedenti dai giudici del capitano e del podestà, e ció spiega, forse,
almeno per quanto riguarda le entrate, il motivo del loro inseri-
mento in un registro dell'amministrazione giudiziaria. Per ogni ca-
merlengo la descrizione delle entrate è seguita da un riepilogo con-
tabile — che riassume i dati di quelli compilati mensilmente —
sulla situazione di cassa derivante dalle riscossioni e dai pagamenti
effettuati nel corso del semestre.

Dopo la registrazione delle entrate ha inizio quella delle uscite,
che tuttavia non presenta lo stesso carattere di completezza: da
c. 82r a c. 99r vengono elencate infatti, e limitatamente al mese di
maggio dell'anno 1274, le spese effettuate dai soli camerlenghi di

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94 CLARA. ZAZZERINI CUTINI

Porta Sole, Porta Eburnea e Porta San Pietro ®. Tra i titoli di spesa,
risultanti dalle singole causali, sono compresi i salari di alcuni uf-
ficiali del comune, tra cui quelli degli stessi camerlenghi e dei ri-
spettivi notai, e i compensi relativi all'attività svolta da amba-
sciatori e arbitri. La causale di alcune spese riguarda, invece, i pa-
gamenti originati dall'acquisto di materiali e dall'esecuzione di la-
vori pubblici. Da c. 88r a c. 90r sono annotate le Expense facte per
Bonascagnium Gezii, camerlengum pro Porta Eburnea, de mense madii
anni curentis .MCCLXXIMI., e, a c. 90r, tra le spese effettuate in data
posteriore al 24 maggio, Boniohannes [de] Guidonibus, notaio del
camerlengo, annota un'uscita della quale è beneficiario lo stesso
Bonascagno. La registrazione suona testualmente : Item extrazit pro
se diclus camerlengus pro quatuor diebus quibus stetit quando fuit
factum griffonum .XII. solidos.

Alle considerazioni che emergono dalla lettura del documento
mi sembra opportuno premettere alcuni dati, che necessitano pe-
raltro di ulteriori approfondimenti, sull'ufficio dei camerlenghi. La
deliberazione del consiglio speciale e generale del comune e del po-
polo di Perugia che, il 18 gennaio del 1274, fissa in 40 soldi l'entità
del salario da assegnarsi ai camerlenghi e ai loro notai ®, contiene
anche alcuni riferimenti ad una precedente riformanza, presumibil-
mente di non molto anteriore, del consiglio del popolo e dei rettori
delle arti, con la quale si era provveduto a disciplinare la composi-
zione e la durata dell'ufficio. Si è pertanto in grado di precisare che
i camerlenghi sive massarii 9, eletti in numero di cinque, uno per
ogni Porta della città 9, e assistiti ciascuno da un notaio, restavano
in carica sei mesi, al termine dei quali la loro attività era sottoposta
a sindacato ?. Le notizie relative alla composizione e alla durata
dell'ufficio dei camerlenghi, quali risultano dalle norme emanate
agli inizi del 1274, corrispondono esattamente a quelle che si rica-
vano dagli elenchi di entrate e di uscite contenuti nel registro di
sentenze in questione, elenchi che, per quanto risulta, costituiscono
l'unica fonte che testimonia l'attività svolta dall'ufficio in quell'an-
no ?).

Nel mese di maggio, e si tratta dell'ultima uscita registrata,
Boniohannes de Guidonibus, notaio del camerlengo di Porta Eburnea
Bonascagnius Gezii 9, provvede, come si è già visto, ad annotare,
— e rendiamo adesso il testo in italiano — : « Anche ha estratto
per sé detto camerlengo, per i quattro giorni nei quali é stato pre-

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sente quando è stato fatto il grifone 9, dodici soldi». Il compenso

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ASP, Giudiziario, Sentenze del Capitano, a. 1273, c. 90r.
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SULLA DATAZIONE DEL GRIFO PERUGINO

disposto a proprio favore dal camerlengo si riferisce chiaramente
all'esercizio di un'attività svolta dal Bonascagno per specifico in-
carico del Comune di Perugia e che, certamente, non doveva essere
ricompresa tra le sue ordinarie attribuzioni di camerlengo del co-
mune, alla retribuzione delle quali, come risulta da un'uscita regi-
strata, sempre nel mese di maggio, dal notaio Bongiovanni, il camer-
lengo aveva già provveduto: Ilem habuit diclus camerlengus de de-
nario comunis Perusii pro sallario sui offitii, de quibus fecit mihi
Boniohanni finem et refutationem, .XL. solidos *?. Non altrettanto
chiaro e, invece, il significato da attribuire al termine stetit adottato
nell'annotazione per specificare il tipo di mansioni esercitate dal
Bonascagno quando fuit factum griffonum. Per quanto la laconicità
del documento non consenta di affermarlo con sicurezza, la qualifica
di ufficiale finanziario del comune rivestita nel primo semestre del
1274 dal Bonascagno, induce a formulare l'ipotesi che il compito
svolto in tale occasione dal camerlengo vada identificato con un'at-
tività di sorveglianza '?, motivata dalla necessità di garantire la
qualità e la quantità dei materiali metallici — verosimilmente for-
niti dal comune — impiegati nella fattura (e vorremmo dire senz'al-
tro fusione) del grifo, o comunque intesa ad impedire eventuali sot-
trazioni o sostituzioni dei materiali stessi.

Da osservare, inoltre, che, nel contesto dell'annotazione, il verbo
stetit individua un unico tipo di prestazione, resa dal camerlengo in
un periodo continuato di quattro giorni. La necessità della presenza
fisica e la durata della permanenza di un camerlengo del comune,
quando fuit faclum griffonum, confermano, a mio parere, che il do-
cumento faccia senz'altro riferimento alla fattura '? della statua
bronzea del grifo, in quanto, con la formulazione di ipotesi diverse,
sarebbe difficile trovare una spiegazione logica all'esigenza del co-
mune di richiedere l'apposito intervento, della durata di quattro
giorni, di un camerlengo.

Muovendo da tali premesse, la più evidente considerazione che
emerge dalla lettura del documento é quella relativa alla data di
esecuzione dell'opera, che risulta pertanto attuata nell'anno 1274.
La concordanza di alcuni dati, desunti dalla frammentaria documen-
tazione comunale esistente per quell'anno, consente di circoscrivere
ad un periodo di tempo ancor meglio delimitato l'esecuzione del
grifo.

Nelle riformanze del 1274», pervenuteci peraltro in una reda-
zione incompleta, che contiene solo le deliberazioni relative ai primi

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quattro mesi di quell'anno, non si trova alcun accenno al grifo, ed

è pertanto da escludere che l'esecuzione dell'opera sia avvenuta tra |

il gennaio e l’aprile. È verosimile, inoltre, che, potendo il camerlengo

provvedere direttamente, con i fondi da lui amministrati, alla re-

munerazione dell’attività svolta per incarico del comune, il paga-
| mento del compenso di 12 soldi, registrato in data posteriore al 24
| maggio, si riferisca ad un servizio reso in un periodo di tempo di
| non molto anteriore.

Sembra quindi possibile circoscrivere alla fine del maggio 1274 14)
il periodo quando fuit factum griffonum *9, tenuto conto che, in or-
dine di tempo, il primo documento conservatoci che testimoni della
sua esistenza data al 1276 1°),

La frammentarietà della registrazione delle uscite effettuate dai
camerlenghi, non consente un'analisi comparativa delle singole spese
che permetta di individuare il rapporto esistente tra l'entità del
compenso, di volta in volta deliberato dal comune, e la lontananza
del luogo in cui doveva svolgersi l'attività del soggetto destinatario
dell'incarico, rapporto che, necessariamente, doveva variare anche a
seconda della qualificazione sociale della persona e della valutazione
dell'importanza del servizio. Non si ha perció la possibilità di indi-
care, in relazione all’entità del compenso unitario di tre soldi al giorno ?
ricevuto dal camerlengo, la distanza da Perugia della località nella

| quale avvenne la fusione del grifo ma é da presumere, data la
| brevità del periodo di permanenza — quattro giorni, nei quali vanno
| ricompresi anche i tempi necessari per l'andata e il ritorno —, che
la località debba essere individuata non molto lontano da Perugia,
se non si tratta di Perugia stessa.

CLARA ZAZZERINI QUTINI

NOTE

!) ASP, Giudiziario, Sentenze del capitano, a. 1273.
°) Ma i riepiloghi mensili, che, come si è già notato, seguono la registra-
zione delle entrate, fanno anche riferimento alle somme complessivamente
pagate ogni mese dai camerlenghi e testimoniano quindi dell’attività degli
stessi, per quanto riguarda le uscite, anche nei mesi per i quali non posse-
diamo le relative dettagliate registrazioni.
*) ASP, Archivio storico del Comune di Perugia, Consigli e riformanze,
n. 7, c. 112v (110v): [.. .] Item quod placet conscilio ordinare pro sallario
i camerariis et eorum notariis qui debent esse pro sex mensibus venturis, cum

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Rr Sin. SULLA DATAZIONE DEL GRIFO PERUGINO 57
sit reformatum quod sint pro sex mensibus venturis .v. camerarii et totidem
notarii per consilium populi et rectores artium.»; Idem, c. 114v (112v):
« [. ..] Item placuit maiori parti quod quilibet camerarius comunis Perusii
habeat et habere debeat pro suo sallario de avere comunis Perusii .xr. solidos
denariorum et non ultra [...]»; « [...] Item placuit omnibus quod notarii
camerariorum habere et percipere debea[n]t pro eorum sallario, videlicet qui-
libet ipsorum, .xr. solidos denariorum et non ultra [...]».

*) L'identificazione dell'ufficio dei camerlenghi con quello dei massari
risulta dal contesto di una riformanza del 26 gennaio 1274: concernente
il giuramento dei camerlenghi « [...] Item si placet conscilio quod camerarii
comunis Perusii, qui ellecti sunt in ipso officio, possint iurare dictum offi-
cium et iurasse coram domino capitaneo et eius notariis, non obstante capi-
tulo populi in quo continetur quod dicti camerarii sive massarii teneantur
iurare ipsum officium et recollectam dare in conscilio comunis Perusii, et
valeat ipsum iuramentum et recolectam datam coram capitaneum et eius
notariis ac si esset datum et iurassent in maiori conscilio » (ASP, Archivio
storico del Comune di Perugia, Consigli e riformanze, n. 7, c. 119v).

*) ASP, Archivio storico del Comune di Perugia, Consigli e riformanze,
n. 7, c. 113r (111r): « [...] Super facto camerariorum dixit et consuluit et
notariorum ipsorum, quod elligantur ut ordinatum est per consilium populi
et rectores artium, videlicet unum camerarium per portam et unum nota-
rium, et elligantur ad brixola [...]».

*) Che i camerlenghi o massari, al termine dei sei mesi, dovessero ren-
dere ragione dell'attività svolta, risulta anche dall'annotazione di un'entrata
registrata da Jacoputius Mercati, camerlengo per Porta Sole, il 29 giugno
«[...] post rationem reditam [...]» (Giudiziario, Sentenze del capitano,
a. 1273, c. 49r). Analogamente Bonascagnius Gezii, camerlengo per Porta
Eburnea, registra nel mese di luglio un « [...] introitum receptum post ra-
tionem reditam » (Idem, c. 79r).

?) La serie delle registrazioni contabili dell'amministrazione economica
del comune, conservata presso l'Archivio di Stato di Perugia, data dal 1277.

*) Bonascagnus Gezii de Porta Eburnea, parochie sancti Bartolomei, com-
pare in un documento del 17 ottobre 1276, con il quale « [. ..] datus est ter-
minus dicto Bonascagno, per dominum Olivierium iudicem predicti domini
capitanei, faciendi suam defensionem ad tertium diem, de eo quod ipse Bo-
nascagnus dixit coram domino Olivierio quod bailini faciebant id quod fa-
ciebant pro malis rectoribus et pro mala segnoria » (ASP, Giudiziario, Sen-
lenze del capitano, a. 1276, n. 3, c. 62v).

*) Nella traduzione italiana il termine griffonum, adottato nel contesto
latino senza ulteriori specificazioni, quasi ad indicare il grifo per antonoma-
sia, si è reso senz'altro con il vocabolo « grifone ».

10) ASP, Giudiziario, Sentenze del capitano, a. 1273, c. 88v.

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58 CLARA. ZAZZERINI CUTINI

professionale del Bonascagno come privato cittadino, non si può però esclu-
dere la possibilità che il compenso di 12 soldi si riferisca invece ad un suo
diretto intervento in una delle operazioni tecniche necessarie per l’esecuzione
del grifo, considerato anche che lo stesso notaio individua con il verbo stare
l’attività svolta da due artigiani locali nei lavori eseguiti « pro cubiculo do-
mini capitanei»: « [...] Item duobus magistris qui steterunt tribus diebus
.xVII. solidos » (ASP, Giudiziario, Sentenze del capitano, a. 1273, c. 88r).

?) Il verbo facere, usato nella registrazione, non consente dubbi in pro-
sito, essendo il suo significato e il suo impiego ben distinti da quelli di ap-
fare, reaptare, facere laborerium, che si trovano adottati nei documenti, di
epoca posteriore, riguardanti il grifo.

*?) ASP, Archivio storico del Comune di Perugia, Consigli e riformanze,
n. 7, cc. 110-166 ; si tratta delle deliberazioni del consiglio speciale e generale
del comune e del popolo di Perugia, nelle quali, come si é detto, si trovano
numerosi riferimenti alle contemporanee riformanze del consiglio del popolo
e dei rettori delle arti, che peró non ci sono state conservate.

^") Va rilevato che l'entità delle spese effettuate dal Bonascagno nel
mese di giugno di quell'anno, registrata globalmente in 2638 lire, 5 soldi e
1 denaro, é notevolmente superiore non solo a quelle riferite dagli altri camer-
lenghi nello stesso mese, ma, comparativamente, anche a quelle sostenute
nei mesi precedenti dai cinque ufficiali finanziari. Non avendo a disposizione
l'elenco dettagliato delle singole uscite, il dato ha, peró, un significato pura-
mente indicativo, che testimonia soltanto il maggiore onere finanziario so-
stenuto dal comune in quel mese.

15) L'espressione stessa, annotata dal camerlengo senza altre specifi-
cazioni, fa riferimento ad un evento che doveva essere chiaramente identifi-
cabile dai contemporanei, tanto per la recente attuazione dell'opera, quanto
per l'impegno, anche finanziario, da essa richiesto.

1°) Si tratta del documento del 5 febbraio 1276 (ASP, Archivio storico
del Comune di Perugia, Consigli e riformanze, n. 7, c. 190r), con il quale il
comune dispone la vendita dei vecchi rivestimenti del leone e del grifo e le
modalità di acquisto dei nuovi. Il documento é stato pubblicato integralmente,
insieme con altri relativi alle due statue bronzee, da V. MARTINELLI, Arnolfo
a Perugia, in Atti del sesto Convegno di Studi Umbri, Perugia, 1971, pp. 16,
20 e 35 (si dà la numerazione dell'estratto). In ordine di tempo, il successivo
documento dovrebbe essere costituito da quello datato 3 marzo 1276, che si
é rinvenuto in un altro registro dell'archivio giudiziario antico di Perugia,
e che riguarda la vendita all'incanto delle stoffe che « remanserunt ad opus
leoni et griffoni » (ASP, Giudiziario, Sentenze del capitano, a. 1276, n. 9, c.
136r e v). Il documento, é contenuto in un « [...] liber omnium rerum
venditarum nomine comunis Perusii per dominum Buezium de Lavellolongo,
honorabilem capitaneum comunis et populi Perusii, vel eius iudices vel
notarios, in anno currente millesimo .cco LXXVI, indictione quarta [. . .] »,
SULLA DATAZIONE DEL GRIFO PERUGINO 59

che si trova inserito nel registro di sentenze dello stesso capitano del popolo :
« [...] Die martis tercio intrante marcio. Bencevenutus preco comunis
Perusii alta voce exclamavit voce preconia et sono tube in platea comunis
ex parte domini capitanei si quis est qui velit emere unum corium equi et
reliquias panni que remanserunt ad opus leoni et griffoni et arma que
erant in camera massarii.

[...] Monaldus Bonagure de Porta sancte Sussanne de parochia sancti
Andree posuit reliquias drapi leonis et griffonis in tribus libris denariorum.

[...] Iacopellus Iohannis de Porta sancte Sussanne de parochia sancti
Andree posuit reliquias leonis et griffonis in .v. libris denariorum.

[...] Supradictus Monaldus posuit dictas reliquias in .vi. libris dena-
riorum.

[...] Suprascriptus Iacopellus Iohannis de Porta sancte Sussanne po-
suit reliquias leonis et griffonis in .vir. libris denariorum. //

[...] Bartucius Angeli de Porta sancte Sussanne de parochia sancti
Stephani posuit reliquias leonis et griffonis in .vir. libris et dimidia.

Dictus Bartucius posuit dictas reliquias in .viti. libris denariorum.

Iohannes domini Michelis de Porta sancti Petri de parochia sancti Sal-
vestri posuit reliquias leonis et griffonis in .x. libris et .x. solidis.

Item idem Iohannes promisit .xr. libras denariorum.

Scagnolus Benedictoli de eadem Porta de parochia sancti Stephani pro-
misit .xr. libras et .x. solidos denariorum.

Savarellus Iacopi de Porta sancti Petri de parochia sancti Donati pro-
misit .xir. libras denariorum [...]».
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RECENSIONI

PAoLA Rowizi Ricci, Il notaio perugino Pietro di Lippolo e le sue « imbre-
viaturae » del 1348, in « Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia della
Università degli Studi di Perugia », vol. vir (1969-1970), pp. 349-500.

In base alla pubblicazione delle « imbreviaturae » di Pietro di Lippolo,
l’A. ha strutturato la ricerca secondo una duplice direzione : il tratteggia-
mento della carriera e dell'opera del notaio e quello delle strutture e degli
atteggiamenti di una società comunale quale quella perugina di fronte alla
pestilenza del 1348.

L'organizzazione dei dati raccolti segue un preciso e coerente orienta-
mento metodologico, soprattutto per la ricostruzione della vita e dell'opera
del notaio. Il punto di partenza è appunto il 1348, che vede il suo «lancio »
professionale ; ma non si manca di chiarire ció che poté effettivamente de-
terminare la sua rapida crescita in prestigio, oltre la sua abilità professio-
nale e la «fortunata» circostanza che gli procuró lavoro e possibilità di
rendersi noto. Il nostro notaio ha avuto, ovviamente, una formazione uni-
versitaria, e parte da una «base» patrimoniale non inconsistente, come
appunto l'A. non manca di far osservare, appoggiandosi a una rigorosa do-
cumentazione (riuscire a scoprire la professione effettiva del padre potrebbe
però aiutarci a risolvere alcuni problemi circa la provenienza sociale di giu-
risperiti e notai, pur all’interno di classi che, con qualche prudenza, si po-
trebbero raggruppare sotto il nome di «borghesia »).

Il senso d’iniziativa del notaio, dunque, ma anche il suo inserimento di
partenza in una classe sociale ben precisa fanno sì che cominci a ruotare
il meccanismo ricchezza-prestigio-uffici-ricchezza, nel quale ognuno dei ter-
mini è in relazione con tutti gli altri, li produce e ne è prodotto. Pietro di
Lippolo si fa rapidamente strada nell’arte, raggiungendo ben presto i posti
di controllo della professione ; e va da sé che si inserisca anche, progressi-
vamente, nei quadri dell’amministrazione del comune, fino a diventare no-
taio dei Priori nel 1380 ; da notare che, in uno schema cronologico dell’ascesa
sociale e politica di Pietro di Lippolo, alle cariche occupate si affiancano
sempre più proficui investimenti in proprietà terriere (conformemente anche
alla tendenza corrente di «mettere al sicuro », in questo modo, il denaro

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62 RECENSIONI

liquido; con maggior ragione, poi, nel periodo di ricorrenti crisi politiche
che vede lo svolgersi della carriera del notaio).

Si ha l’impressione, però, che il quadro così tratteggiato della carriera
di Pietro di Lippolo conservi, pur nei continui riferimenti alla situazione
sociale, economica e politica, una frammentarietà che non spiega sempre i
motivi del suo procedere, e del suo procedere in certe direzioni, o di alcuni
suoi momentanei arresti. Tutto ciò è dovuto, a nostro parere, proprio al
fatto che l’A. non ha proseguito la ricerca, oltre la prima elaborazione dei
dati e coerentemente all'indirizzo metodologico di partenza: l'essenziale
è considerare Pietro di Lippolo non per se stesso, ma come rappresentante
di un gruppo sociale in cui è inserito. Inoltre, le ricerche del Petrucci (No-
tarii. Documenti per la storia del notariato italiano, Milano, Giuffré, 1958,
citato anche dall’A.) o del Romano (Le classi sociali in Italia dal Medioevo
all’età contemporanea, Torino, Einaudi, 1965), per fare due esempi, hanno
ampiamente dimostrato la funzionalità del ceto notarile come strumento
della classe dominante, qualunque sia la sovrastruttura politica attraverso
la quale essa si esprime: uno strumento, poi, che per lo più, come nel no-
stro caso, le è economicamente e socialmente omogeneo. La « borghesia
degli uffici » ha i suoi primi rappresentanti in questi intraprendenti giuris-
periti, che, adattabili a qualunque pubblico ufficio, sono largamente uti-
lizzati dallo stato comunale e forniscono poi i quadri per la solida buro-
crazia del successivo stato accentrato.

È così, dunque, che potremmo riuscire a spiegare, approfondendo la ri-
cerca, le singole fasi della carriera di Pietro di Lippolo : e i risultati ci ser-
virebbero, a loro volta, per l’approfondimento di un’indagine più ampia
sulla funzione dell’« intellettuale » nella società cittadina del secolo XIV;
o, più particolarmente, sull’evoluzione del ruolo del giurisperito nella for-
mazione di una classe burocratica e amministrativa fra il sec. xiv e il XV,
nel periodo della formazione degli stati territoriali italiani: perché non è
affatto casuale (anzi, in base a quanto detto, risulta logico) che nel 1400,
al momento della dedizione di Perugia al Visconti, i quadri dell'ammini-
strazione politica, salva la supervisione milanese, non siano cambiati, e
Pietro di Lippolo sia stato notaio dei Priori, come lo era già stato due volte
in momenti politici diversi.

D'altro canto, l'arco della carriera del notaio, dal 1348 al 1401, va di
pari passo con quello della politica perugina dello stesso periodo : e l’una
può servire a spiegare l’altra, una volta accettata la chiave interpretativa
della classe sociale di Pietro di Lippolo e del suo adattamento alle « svolte »
di governo (anche utilizzando quest’ultimo strumento con la dovuta pru-
denza). Ognuna delle cariche da lui occupate, vista sotto questa luce, as-
sume un suo significato politico : si pensi alle funzioni di controllo conferi-
tegli — cosa che, specie in momenti di crisi quali quelli di cui ci occupiamo,
non poteva avvenire che con uomini di fiducia — con gli uffici dell’armario,

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RECENSIONI 63

o dellabbondanza (inutile ricordare l'importanza dell'approvvigionamento,
o le vicissitudini delle proprietà terriere, nel periodo di guerra continua, di
carestia e di lotte tra le fazioni della seconda metà del '300): per non par-
lare di altre cariche di piü delicato carattere politico, probabilmente anche
segrete, come osserva l'A. E potremmo spiegarci anche la contemporanea
occupazione di tre uffici nel 1364, o le lacune che si notano nel « curriculum »
di Pietro di Lippolo solo nei momenti immediatamente successivi ad avvi-
cendamenti politici tra i partiti. Ovviamente, come abbiamo detto, lo stru-
mento interpretativo di confronto fra la carriera del notaio e la situazione
economica e politica può funzionare anche all’inverso : e anche questo te-
stimonierebbe che la figura di Pietro di Lippolo è significativa non di per
sé, ma solo se serve ad aprire un raggio d'indagine piü ampio.

Quanto alla seconda direzione in cui si muove l'analisi della Romizi
Ricci, bene nota l’A. la difficoltà di un quadro articolato, a causa dell'omo-
geneità dei documenti, quasi tutti disposizioni testamentarie. Ció non to-
glie, comunque, che alcuni aspetti di carattere generale possano ugualmente
risultare, soprattutto se si tiene presente, come si é fatto, la circostanza in
cui i documenti furono stilati: tutto sommato, l'incombenza, nello stesso
momento, di un destino uguale per tutte le classi sociali, senza alcuna di-
scriminazione, puó costituire un elemento di confronto interessante per
tentare un'analisi della stratificazione sociale. Cosi, l'esame dell'A. giunge
ad enucleare una serie di caratteristiche comuni dei documenti, con le quali
ricostruisce acutamente, anche se con stile un po' impressionistico, certi
aspetti della società e della vita civile. Ne risulta una società fortemente
caratterizzata dai legami personali: di famiglia (l'A. mette l'accento sulla
cura che si ha per la conservazione delle linee di discendenza), di corpora-
zione, di confraternita religiosa (e qui si presenta l'interessante problema
del significato della confraternita in chiave, oltre che sociale, di antropo-
logia culturale). Giuste anche le osservazioni sull'importanza economica
dei monasteri, che riterremmo opportuno integrare con una ricerca sulla
possibile loro incidenza — positiva o negativa — sullo sviluppo dell'eco-
nomia, vista la grande quantità di lasciti loro destinati.

L'aspetto piü interessante di questa seconda parte della ricerca é quello
che riguarda la stratificazione sociale del rione di Porta S. Pietro, a cui quasi
esclusivamente si riferiscono i documenti. La popolazione appare divisa,
anche socialmente, dalla linea di demarcazione delle mura: chi abita nel
borgo é in genere assai piü povero, anche se, sulla base dei documenti, non
siamo in grado di dargli una caratterizzazione precisa di mestiere. Tutti
o quasi, però, hanno la loro piccola « petia terre » : qual'é l'origine di questa
piccola proprietà, sulla cui frammentazione — di contro ai vasti possedi-
menti dei monasteri — si pone l'accento ? L'A. parla di piccoli artigiani e
commercianti aggiuntisi per ultimi alla popolazione cittadina, e quindi re-
sidenti in periferia : è probabile, allora, che il piccolo terreno sia l'investi-

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64 RECENSIONI

mento dei primi guadagni; ma non possiamo fare a meno di formulare i
nostri dubbi e l'ipotesi che potesse anche trattarsi di piccoli coltivatori che
avessero mantenuto il possesso del loro campicello : perché non sembra,
dall'ammontare dei beni mobili lasciati in eredità, che si guadagnasse molto
più dell'indispensabile.

Per il resto, non potremo che porre l'accento su un particolare che ri-
salta da testamenti di usurai: le forti somme prese in prestito da piccoli
comuni (l'A. l'ha notato per Assisi; possiamo aggiungere l’Isola Polvese),
ma anche da rappresentanti della grande nobiltà terriera (doc. LII), come
Baglioni, Montesperelli e Montemelini : il che pone altri interrogativi e pro-
spettive di ricerca politica (non si dimentichino le lotte di potere di cui le
grandi famiglie furono protagoniste) ed economica (sulla crisi delle piccole
collettività a base corporativa, o su una crisi economica delle classi « feu-
dali » che si riflette in crisi politica).

Il saggio, dunque, assai articolato ed accurato, offre molteplici spunti
d'interesse; né pretendiamo di averne esaurito l'esame (altri sviluppi di
ricerca potrebbero darsi sul piano paleografico e diplomatico). Crediamo,
d'altro canto, che le ipotesi di lavoro proposte potrebbero essere utili per
l'approfondimento di qualcuno degli argomenti trattati.

ANNA IMELDE GALLETTI

Disegni umbri di artisti tedeschi dell'800. A cura di L. C. PICKERT, con una
nota introduttiva di P. SCARPELLINI, Perugia, Volumnia Editrice, 1971,
pp. 142 con 100 illustrazioni, L. 8.000.

E pubblicata, in una elegante ed accurata veste editoriale, una intel-
ligente scelta di disegni del terzo e quarto decennio del xix secolo — il piü
antico è del 1819, il più tardo del 1837 — di sette pittori tedeschi, che
in quegli anni visitarono l'Umbria e in questi disegni documentarono gli
aspetti monumentali ed ambientali di Assisi, Spoleto, Terni, Narni, Spello,
Foligno, Orvieto, Gubbio, ma soprattutto di Perugia, alla quale sono de-
dicate circa metà delle opere riprodotte ; la scelta è stata effettuata dagli
Editori sul materiale reperito dalla Pickert in collezioni pubbliche e private
in Germania. I disegni sono raggruppati per artisti — G. von Dillis, J. A.
Kock, C. W. von Heideck, T. M. Rehbenitz, F. M. Hessemer, K. W. F. Oe-
sterley, G. H. Busse — dei quali accurate ed esaurienti biografie precedono
le opere. Il bel volume si apre con una informatissima e pur agile introdu-
zione dello Scarpellini.

Pietro Scarpellini — uno studioso che già in passato ha dato saggio
di una approfondita conoscenza storica e critica della pittura in Italia nello
scorso secolo — ci presenta questi documenti pittorici come una delle te-
RECENSIONI 65
stimonianze dell'evolversi della cultura europea — inglese e tedesca in par-
ticolare — dal classicismo settecentesco al romanticismo ottocentesco ; di

quel profondo mutarsi e maturarsi del gusto che permise il recupero della
coscienza critica, ed anche quindi la conservazione materiale, del patri-
monio artistico medioevale; un fenomeno che interessò l'Umbria quanto
mai, chè due secoli e mezzo di stasi economica e sociale vi avevano consen-
tito la sopravvivenza di un importante e prezioso patrimonio artistico e
monumentale dei secoli dal xin al xv.

Una considerazione vorremmo aggiungere: questi disegni quasi sempre
sono di grande interesse anche per la storia topografica delle città umbre,
di Perugia in particolare. Dei sette pittori, lo Hessemer ci sembra il piü
dotato, per il segno preciso e tuttavia arioso ed elegante, per il rigore nel
documentare i particolari dei paesaggi e degli edifici (era, appunto, un ar-
chitetto), ma anche per il taglio scenografico delle vedute ; a lui segue l'Oe-
sterley, per analoghe doti, anche se possedute in tono minore ; più modesti
gli altri cinque. Giustamente, nel volume, largo spazio è stato appunto dato
alle opere dello Hessemer, 48 disegni; da questi abbiamo la più accurata
immagine dell’aspetto di Perugia, quando ancora la città non aveva subito
quelle alterazioni, che, iniziate con l'abbattimento di parte della Rocca
Paolina nel 1848-49, si andarono via via intensificando durante il secolo xIx
e più ancora nel xx : la città antica, ammantata sui bordi di giardini pensili,
era allora a contatto diretto con la campagna, la vera campagna dei campi
di grano, di olivi e di viti. Lo stesso si dica per i 18 disegni dell’Oesterley,
alcuni dei quali sono uniche testimonianze di alcuni punti della città, ora
radicalmente mutati : la chiesa di S. Francesco al Prato, nella cui parte an-
teriore si incastravano le case di una confraternita, dalle quali si dipartiva
un alto muro che lasciava alla campagna tutta la parte settentrionale della
piazza attuale ; la Via delle Conce, allora niente più che un viottolo cam-
pestre ; la Porta del Sole o della Pesa, un caratteristico insieme formato dalla
porta trecentesca e da case quattrocentesche ad essa addossate e che sor-
geva nel luogo dell’attuale largo dinanzi all’arco detto dei Tei. Testimo-
nianze che integrano la documentazione fotografica esposta al pubblico
nel 1956 all'Accademia dei Filedoni.

FRANCESCO SANTI

GiusEPPE ERMINI, Storia dell’ Università di Perugia. Firenze, Leo S. Olschki
editore, 1971, 2 voll, pp. 1113, 170 tavv. f.t.

Ricostruire la storia dell’Università di Perugia è non solo trattare di
scienza e di didattica, ma .fare la storia di Perugia per sei secoli, o perlo-
meno portare alla sua migliore conoscenza un pingue contributo da un tra-

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66 RECENSIONI

guardo particolare ; ed è sotto questo profilo che essa suscita il vivo inte-
resse di questo periodico.

Questa seconda edizione costituisce per ampiezza di visuale, per ricchezza
di documentazione, per organicità di struttura un tale progresso rispetto
alla prima da annullarla, per quanto questa sia stata della nuova un valido
schema.

Circa l’impianto, il disegno generale dell’opera, che potremmo quali-
ficare monumentale, è opportuno rifarsi a quello già adottato nella prima
edizione del 1947 (Bologna, Zanichelli) quello cioè di «esporre non solo la
storia degli ordinamenti di governo e del funzionamento della scuola, ma
altresì quella dell’attività di insegnamento e di ricerca dei suoi maestri, in
modo da offrire una visione d’insieme, sintetica e ad un tempo, per quanto
possibile, ampia ed esatta, della vita dello Studio dal suo nascere alla se-
conda metà dell’Ottocento, e di quanto il medesimo abbia conferito con
la sua esistenza al sapere ».

Il cursus della vita dell’Università è diviso in tre periodi «in base al
diverso carattere che l’Istituto assunse e che non solo ne contrassegna gli
ordinamenti ma anche gl’indirizzi scientifici », e cioè quelli « dello Studio
generale del Trecento, gestito dal libero comune e dall'Università degli sco-
lari, e volto, con le sue immunità, al soddisfacimento degli interessi cultu-
rali della monarchia universale, pontificia e imperiale, del medioevo ; dello
Studio signorile e principesco dei secoli xv-xvIti, vincolato agli interessi
del signore e principe in Perugia, il Pontefice romano ; e infine dell’Uni-
versità imperiale e francese e della monarchia pontificia del secolo XIX, cen-
tro di cultura dello Stato della Chiesa ». In questa seconda edizione la nar-
razione oltrepassa il 1860, ‘che era il termine finale nella prima, per giun-
gere al 1925, includendo la fase della libera Università, che si chiuse con
l’inclusione dell’Ateneo perugino fra gli statali.

Notato il trapasso dallo Studium particulare della seconda metà del
Duecento, di cui sussitono vari se pur saltuari documenti, che denunciano
l'impegno posto dal comune nel promuoverlo e favorirlo, alla costituzione
dello Studium generale, la prima parte dell'opera, cioè i capitoli 1-5, com-
prende la trattazione dello Studio generale del Trecento. È questo il pe-
riodo piü fulgido dell'Università perugina per genuinità di costituzione,
per fervore organizzativo, per rigoglio di vita studentesca, per alto valore
didattico e scientifico dei docenti, per ampiezza di fama acquisita nel mondo
civile, dei cui riflessi la giovane istituzione usufruirà nei secoli successivi,
almeno sino al Cinquecento. L'A. ne fornisce un quadro analiticamente
completo e sinteticamente suggestivo, illustrando origine, caratteri e governo
dello Studio, facoltà, cattedre e lettori, scolari, vita della scuola, operosità
didattica.

Ma la lenta trasformazione della società e le violente lotte di fazione
nella seconda metà del Trecento producono un evolversi degli organi pub-

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RECENSIONI 67
blici verso nuovi orientamenti e assestamenti. Le vicende politiche del primo
venticinquennio del secolo xv con la soggezione di Perugia a potentati si-
gnorili e regali spianarono la via all'avvento del potere assoluto del papa.
Pertanto «lo Studio generale pontificio e imperiale del Trecento, guidato
e sostenuto dal comune con la collaborazione del vescovo cittadino nel con-
ferimento del dottorato, curato nella sua interna disciplina dall'università
degli scolari, iniziava col secolo xv una graduale quanto radicale riforma
dei suoi ordinamenti, conseguente all'altrettanto profondo alterarsi e tra-
sformarsi del suo originario carattere di Studio della medievale monarchia
universale in quello piuttosto di Studio del signore e poi del principe ponte-
fice ». Il carattere e gli ordinamenti dello Studio si adeguano agli indirizzi
delle strutture politiche e sociali. L'A. distingue, caratterizza e illustra sotto
tutti gli aspetti tre fasi di questa evoluzione, che si sviluppa dal secolo xv
alla fine del secolo xvirr. Nella prima fase sino al 1467 esso è formalmente
universale e comunale, ma sussiste per concessione signorile ; nella seconda
si manifesta sempre piü attivo l'intervento del signore pontefice, il quale
per tramite dei suoi delegati amministrativi locali sostituisce con i propri
gli antichi organi direttivi dello Studio accettuandone il carattere princi-
pesco. Nella terza fase con la riforma attuata nel 1625 da papa Urbano vii
a seguito di disordini e turbamenti, di cui é larga eco nel carteggio dei Priori
di Perugia, lo Studio riceve un ordinamento che, sia pure con successive
modifiche, sopravvivrà sino alla fine del Settecento al sopraggiungere del
sommovimento provocato dalla rivoluzione francese.

La vita relativamente tranquilla condotta dall'Università sul binario
dell'ordinamento sancito dal papa Urbano vini venne d'improvviso scon-
volta alla fine del Settecento dal turbamento portato dalle ripercussioni
della rivoluzione francese ; e per buona parte del secolo successivo in con-
nessione con eventi politici e guerreschi essa subì varie alternative, alcune
delle quali angosciose, come quella che la minacció di soppressione.

Ma intanto l'evoluzione dei tempi aveva portato l'Università ad assu-
mere carattere e fini ben lungi da quelli primordiali. « Ogni traccia af-
ferma l'A. — del primitivo carattere d'istituzione comunale e ad un tempo
universale, pur conservatosi attraverso i secoli, vuole ora decisamente scom-
parire; mentre al carattere di organismo culturale principesco, mantenuto
in vita per benevola concessione e munificenza del principe verso la città,
allo stesso modo che un giorno da una concessione pontificia e imperiale
lo Studio aveva tratto origine, subentra quello di centro di cultura che lo
Stato rende efficiente e dirige in ottemperanza al suo preciso dovere d'istruire
i cittadini e perché in esso trovino l'educazione morale, civile e professionale,
non solo i perugini come tali e non tanto gli stranieri, quanto piuttosto 1
sudditi tutti indistintamente della monarchia . E quei rivolgimenti politici
e sociali iniziati alla fine del Settecento e sviluppati nell'Ottocento «non
possono intendersi disgiunti da un altrettanto profondo mutamento del

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68 RECENSIONI

pensiero e della cultura e dei metodi d'insegnamento e di studio ; e sono
anzi quei rivolgimenti da riguardarsi in un certo senso sopratutto quale
espressione di una nuova situazione civile e culturale, che, venutasi lenta-
mente evolvendo, s'impone a pieno nell'Ottocento, determinando anche
nelle Università il sorgere di nuovi ordinamenti e di nuovi orientamenti
scientifici ».

Con ampio sviluppo e dettagliata giustificazione dei fatti è esposta
nel secondo volume 1a storia dell'Istituto nelle fasi napoleonica e pontificia
sino ad assumere nella seconda metà dell'Ottocento la struttura di Libera
Università per giungere poi all'approdo del riconoscimento di essa come
Università statale conferito col decreto-legge 29 ottobre 1925, n. 2102.

A questo punto si conclude l'opera, che è corredata di un'amplissima
Indicazione opere citate, che costituisce di per se un ingente repertorio bi-
bliografico storico-scientifico, di un'Indicazione delle illustrazioni, di un
puntuale Indice analitico a cura del prof. Danilo Segoloni.

L'A. ha cosi realizzato una testimonianza monumentale del glorioso
Istituto profondendovi le vive risorse della propria cultura storico-giuridica
insieme a un fervore affettivo che non altera l'equilibrio del giudizio ma
conferisce un efficace calore alla esposizione. Nel corso della narrazione
delle vicende plurisecolari dell'Università sono costantemente tenuti pre-
senti gli stretti vincoli che la legano economicamente, civilmente, cultural-
mente alla città che l'ha espressa, sicché nell'opera é inserita tanta storia
di Perugia. Fra i vari pregi dell'opera non si puó fare a meno di rilevare un
costante ritmo di ordinata materia, una coerente misura nell'esposizione
e una preclara limpidezza di espressione.

Questa storia é la prima di una collana di storie delle Università ita-
liane diretta da Giuseppe Ermini.

GIOVANNI CECCHINI

NicoLa Suppa, Lo Statuto dell’ Arte dei calzolai di Assisi (1377). S. Maria
degli Angeli - Assisi, Tip. Porziuncola, 1971... Dp.;190, 5-tavv.. ft.

La pubblicazione di antichi statuti costituisce sempre un valido con-
tributo per la conoscenza delle fonti di storia particolare, specialmente se
quelle coeve — ufficiali ed originarie — non tutte sono pervenute sino ai
nostri tempi.

A proposito dell'umile arte dei calzolai di Assisi l'A. con la pubblica-
zione dello Statuto del 1377 fornisce contributi importanti di storia comunale
e sociale di Assisi. Dal contenuto o testo del medesimo è possibile conoscere
usi e costumi che attraverso quelle particolari disposizioni raggiungono
un interesse peculiare per un'epoca di lotte e di contrasti sostenuti dalla

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RECENSIONI 69
città per garantirsi una efficiente vita comunale anche con le tecniche dei
relativi mestieri, con la genuinità dei prodotti e con l'onestà della vita.

Dai pochi documenti — già noti — l'A. ha ricavato innanzitutto una
rapida sintesi, da cui risulta che in Assisi alcune arti già si trovano formate
e organizzate nei primi decenni del sec. xIr1°. Occorre poi giungere sino al
1469 quando gli Statuti Comunali ebbero una ulteriore revisione, di cui
esiste 1a redazione manoscritta, per poi nuovamente rivederli ed aggior-
narli con l'edizione a stampa eseguita in Perugia (1534-1543).

In questa alla rubr. 395 del Libro 1 sono elencate 20 arti in Assisi,
compresa quella dei calzolai. Queste disposizioni statutarie forniscono norme
riguardanti l’organizzazione delle arti, specialmente per quanto concerne
l'elezione dei camerari, che si occupavano dell'erario dell’arte, e dei rapporti
che questi avevano con le magistrature comunali.

L'A. nell'Introduzione si occupa dell'ordinamento dell'Arte dei cal-
zolai come risulta dallo Statuto, che oltre ai camerari, doveva avere il mas-
saro, il nunzio, il notaio, i consiliarii, i boni homines e i rationatores. Le
rubriche x, xir XIII, xiv, regolavano le funzioni attinenti a dette cariche
sociali.

Pertanto le disposizioni di un particolare statuto dovevano essere con-
formi e non in contrasto con gli statuti comunali, i quali conservavano la
superiorità giuridica. Ció era assicurato dal periodico controllo da parte
dei Priori del Comune, uno per ogni Porta (S. Rufino, Perlici, S. Giacomo,
S. Francesco, S. Chiara) piü uno del contado.

L'A. al testo dello Statuto, dopo la matricola coeva al testo inedito,
fa seguire le Approvazioni dello Statuto (p. 112) con l’indicare soltanto la
data e il nome del notaio comunale. Se tutte — per l'indole della pubbli-
cazione — non potevano essere prese in considerazione, era opportuno dare
un saggio delle medesime per la conoscenza del formulario usato dal notaio,
i nominativi dei Priori ed altri elementi utili ed integrativi di altre fonti
di storia locale.

Il testo manoscritto dello Statuto trovasi presso l'Archivio comunale
nella Biblioteca comunale di Assisi e l'A. nel darne la descrizione presenta
note e contrastanti notizie a riguardo dei legittimi possessori. Per l'altro
«materiale storico » dell'Arte dei calzolai, l'A. avrebbe dovuto controllare
le informazioni di seconda mano, di cui si è ampiamente servito. Cosi quel
«materiale storico » non tutto é andato perduto, come appare dalla pub-
blicazione Gli Archivi dell' Umbria, citata nella bibliografia. A p. 93:tra i
registri e le carte degli Archivi delle Opere pie, vi sono alcuni che riguardano
detta arte.

Inoltre il controllo doveva estendersi ad un'altra sensazionale notizia
riguardante la presenza in Assisi di papa Paolo III il 13 aprile 1547 «in-
tervenuto di persona all'adunanza nel palazzo dei Priori», per esaminare
lo statuto dei Guarnellari, cui « dà la sua approvazione » (p. 18). Si tratta

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70 RECENSIONI

invece di un elemento di cronologia che gli atti pubblici e privati segnala-
vano con altri in uso, tra cui l’indizione, l’anno del pontificato del papa,
seguito dal nome e dall’ordinale.

La pubblicazione si completa con un Indice dei nomi citati nello Statuto
e nelle 47 pp. dell’ Introduzione.

GIUSEPPE ZACCARIA, OFM Conv.

GUGLIELMO ZAPPACOSTA, Francesco Maturanzio umanista perugino. Bergamo,
Minerva Italica, 1970, pp. 294.

La storia della cultura perugina tra gli ultimi decenni del xv secolo
ed i primi del xvi non è, magari, tutta da fare, ma resta alquanto lacunosa
ed è in parte da ricomporre su basi più sicure di quelle volonterosamente e
pur utilmente costituite dagli studiosi che partecipavano, direttamente o per
eredità, alla cultura del cosiddetto « metodo storico ». Prezioso metodo, del
resto, che attuò un ricollegamento degli studi eruditi, entro uno sforzo col-
lettivo e con una comune e dichiarata metodologia di base, con la più antica
tradizione della cultura settecentesca, quella che da noi trova un punto di
riferimento essenziale nell’opera del Vermiglioli. Dopo di lui non sono man-
cati, in Umbria e particolarmente a Perugia, studiosi di grande o meglio di
notevole rilievo, ma è tuttavia mancato (non sarebbe difficile dire perché
mancò) il tecnico assiduo e sicuro, il ricercatore e l'interprete infaticabile
della compagine documentaria che tocca la storia della piccola patria peru-
gina. Qualche altro lavoro moderno, specialistico e perciò di grande respiro,
ha assunto la responsabilità ed il merito di rappresentare anche la fase uma-
nistica e rinascimentale della cultura perugina o umbro-perugina che voglia
dirsi. Penso proprio ai contributi offerti dal lavoro di Ignazio Baldelli, i
quali consentono di guardare alla storia culturale umbra con maggiore am-
piezza e maggiore intensità in virtù di uno scavo linguistico-stilistico concen-
trato su materiali bene individuati e trattati anche come testimonianze della
storia economica e sociale afferente ai testi.

Ottima l’idea dello Zappacosta di dedicarsi allo studio di Francesco
Maturanzio, proprio perché la zona di lavoro che egli ha scelta non era stata
sufficientemente frequentata dagli studiosi e perché in essa si tratta di un
argomento altamente espressivo della crisi tematica, formale ed ideologica
che investì la coscienza e la esperienza di un umanista provinciale (o, di-
ciamo meglio, periferico) che fu maestro e tramite di una particolare interpre-
tazione dell’insegnamento umanistico. La produzione retorica e letteraria del
Maturanzio è restata in ombra, fino ad oggi, ed è da augurarsi che sulla base
d’invito costituita dalla presente antologia dei suoi scritti si muovano altri

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RECENSIONI

studiosi per indagare la storia dell'umanesimo civile e della letteratura uma-
nistica perugina.

Leggendo le centotré pagine del saggio introduttivo, divise in quattro
sezioni (L'uomo ; Il maestro ; L'erudito ; Lo scrittore e il poeta) si ottiene molta
informazione di quanto ci hanno tramandato le fonti antiche (a partire dal-
l'Antiquario) fino ai moderni studi dedicati alla storia della università pe-
rugina. Il Maturanzio ottiene già da questo lavoro un considerevole cortri-
buto di conoscenza. Se mai é da osservare che la molta informazione non ri-
sulta del tutto perspicua, perché l'Autore ha seguito con qualche eccesso di
perentorietà consequenziale la divisione di comodo del proprio lavoro in
quattro sezioni e non è riu.cito a ricomporre la unità umana e storico-culturale
del Maturanzio dalla varietà dei suoi impegni applicativi. Di questo fraziona-
mento anatomico-descrittivo risente in modo particolare il primo capitolo,
dedicato all’« uomo », ma di conseguenza anche gli altri, sebbene in essi l'esa-
me tecnico delle componenti culturali dello scrittore risarcisca efficacemente
il lettore.

Nelle pagine dedicate al « maestro » è assai interessante l'esame che lo
Zappacosta fa del concetto di virtus, quale fu probabilmente inteso dal Ma-
turanzio (pp. 35-36) in quanto difensore di un compromissorio suo ideale
rettorico umanistico-cristiano ; ma piü notevoli ci paiono le pagine dedicate
ai principi pedagogici che la virtus deversa nei canali della eruditio e nella
attuazione di questa nella pratica della exercitatio (rapporti tra docente e
discente, tra genitori e figli) onde si costituiscono e si giustificano i fat-
tori del labor e della delectatio. Sono echi di ascendenza guariniana ed alquanto
irrigiditi dal discendente perugino, discepolo di un discepolo del grande Gua-
rino veronese. A proposito della virtus, inoltre, pare un poco forzata la ipo-
tesi dello Zappacosta che tende ad identificare assolutamente l’umanistico
criterio dei boni mores con il « superiore modello » del Christianus vir. La ipo-
tesi è fondata sulla base del valore esplicativo della congiunzione et, con-
sueto in Virgilio e riscontrabile nel Maturanzio, soprattutto nel caso della
ammonizione relativa al fatto che poetarum bonis moribus et Christiano viro,
ne contendam plurimum prodesse, haud perinde obesse posse (pp. 37-38). Non
c'era bisogno in fondo di cercare una consuetudine stilistica di origine virgi-
liana per asserire tranquillamente ciò che tutto, del Maturanzio, clamorosa-
mente dichiara, e cioè che il figlio della assai tradizionalistica Perugia ridu-
ceva ogni questione entro i termini giuridico-teologici della propria fede tra-
dizionale e che si ritraeva con sospetto dalle avventure razionali più coerenti
con l’indirizzo della cultura umanistica. Di quella cultura, che era sua più
per ambizione che per effettiva scelta e che egli adoperava senza essersene
mai investito a fondo, il Maturanzio accettava bensì il metodo retorico e la
conseguente retorica professione, ma sfuggiva davanti alle responsabilità in-
tellettuali che erano implicite nell’esercizio della professione umanistica. Fi-
lologia, pedagogia, politica. erano troppo nettamente unite in quella profes-

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72 RECENSIONI

sione per sperare di uscire netti da una opzione particolare scarsamente mo-
tivata o quasi immotivata, se non addirittura di comodo. Non di comodo,
ma di necessità e di pur moderna ambizione al successo pare materiata la
energia filologica e pedagogica del Maturanzio, tecnico di prestigio, ma sus-
siegoso tecnico e quasi celebrante di riti grammaticali nello spazio vuoto
del suo ciceronianismo assoluto, presso che platonico.

Nel discorso dello Zappacosta si dà troppo per scontato il valore ed il
senso della presenza del Maturanzio ai vertici della contemporanea conver-
sazione culturale. Mi sembra alquanto dubbia, per esempio eminente, la ipo-
tesi che il rètore perugino abbia suggerito ad Erasmo da Rotterdam la uma-
nistica definizione del concetto che unisce cultura e religione, la connessione
della eruditio con la pietas. (p. 39, n. 10). Pare che ad un tale argomento con-
verrebbe un corredo di dimostrazione propriamente storico-filologico che
purtroppo lo Zappacosta non dà. Lo suggerisce soltanto, per non dire che
lo adombra o che lo butta là, seme di grano o loglio.

Ma veniamo all’« erudito ». Il terzo paragrafo del saggio svolge due ar-
gomenti essenziali e concorrenti. Il primo è costituito dalla dichiarazione e
dalla illustrazione critica del ciceronianismo del Maturanzio, il secondo dal-
l'esame di una assai importante lettera inviata dal Maturanzio a Giacomo
Antiquario il 19 di novembre del 1501.

Tra le ragioni probabili del ciceronianismo del Maturanzio primeggia,
secondo lo Zappacosta, la fedeltà dello scrittore alla etica storica ed alla
disciplina politica della curia di Roma. Questo marcatissimo tono morale
dello scrittore perugino é assai utilmente rievocato dal critico per illustrare
indirettamente la perplessità intellettuale del Maturanzio. Il giovane rétore
disse di *no* a Roma per via del Valla (e prima ancora per via del Leto),
altrettanto ‘no’ disse a Firenze (la neoplatonica Firenze del Ficino e del
Poliziano) per la stessa cagione dell'umanesimo impeciato di razionalismo
anticuriale e di ideologismo magari cristiano ma di difficoltosa e discutibile
cristianità di fronte agli ufficiali deputati agli esami.

Rifiutata Roma, rifiutata Firenze, il Maturanzio si colloca con qualche
intelligenza nel novero degli umanisti che, per cosi dire, sentono il mestiere.
Sfugge tuttavia a Ferrara e lo troviamo nella zona compromissoria di Vicenza,
Padova, Venezia, tutti luoghi sicuri e cari ad una tradizione di cultura collau-
data ad assorbire senza drammi (ma con precisa volontà e capacità di rivincita)
persino il trauma della ideologia umanistica. E sia pure che il maestro Ogni-
bene da Lonigo abbia funzionato da tramite della ideologia guariniana in
ambienti che per il Maturanzio non esprimevano piü l'impegno e la utopia
della educazione umanistica dell'uomo. (Il viaggio in Grecia del Maturanzio
é una visitazione, non una ricognizione esplorativa).

Ma il ciceronianismo del Maturanzio è assai efficacemente illustrato nella
esposizione critica della citata lettera all'Antiquario, dove lo Zappacosta
riconosce giustamente la dichiarazione della fede retorica dello scrittore, fermo
RECENSIONI 73
rivendicatore della Ciceroniana facilitas, contro tutte le mode umanistiche
del tempo, devianti secondo lui verso impensate eleganze, sorprendenti ar-
tifici. Che la firma facilitas dello stile ciceroniano attraesse, anzi obbligasse
il quattrocentesco perugino, è tratto chiaramente notevole, quasi un riscontro
assai utile di storia della cultura e della storia di un uomo onestamente e
validamente attaccato ai suoi propri princìpi. Inimmaginabile un Maturanzio
disposto ad accogliere le esperienze moderne dello stile apuleiano, che nel
loro sperimentalismo frondoso, immaginoso ed ardito significavano uno spo-
stamento di frontiera della ricerca non soltanto stilistica degli umanisti.
L'intelligente conservatore che fu il Maturanzio obbediva ad una logica ben
precisa quando rifiutava con sdegno i lenocini di Apuleio ed insisteva sulla
validità perpetua della facilitas ciceroniana. Questione di coerenza e di sussi-
stenza ideologica, del resto : sposata la causa del latino modernamente antico,
l'alto mestiere del rétore si difendeva dalle avventure mistilingui e più ancora
dalle avventure sempre protestatarie delle mescidazioni degli stili. Noto è
difatti il disdegno del Maturanzio per lo scrivere in volgare e il suo dispetto
per Dante. Chi, come lui, non capiva il senso ed il valore della fatica di quanti
affrontavano (o avevano già affrontato) i problemi brucianti della classicità
in rapporto con il parlato, con la lingua delle scritture, con i dialetti, con i
linguaggi artificiosi (dal polifilesco al fidenziano al macaronico e cosi via)
non poteva certo recedere dal totale asserimento di una autorità unica ed
essenziale, di una firma facilitas ciceroniana promossa a dogma retorico, a
certezza di un bene stilistico pari al bene assoluto che su un diverso piano,
metafisico, promette in eterno Dio nell'ordine supremo del paradiso. Solo
la solita, dispettosa ironia dei fatti, e diciamo pure della storia o della realtà,
irride al latinismo, ciceroniano o no, del Maturanzio con i documenti del suo
inizio di carriera da poeta in volgare e con la sua conclusione in qualità di
storico in volgare. Né é da dubitare che alla cronaca dei fatti di Perugia sia
affidata, dalla ironia provvidenziale dei fatti, la fama di Francesco Matu-
ranzio.

Lo Zappacosta di seguito analizza con cura e competenza il metodo cri-
tico del suo autore e lo dimostra esaminando la lettera a Ludovico Cendrata
che poneva un quesito relativo al luogo natale di Plinio il Vecchio e la lettera
indirizzata ad Ambrogio Nicandro per rispondere al diverso e piü complesso
quesito relativo all'argonauta Phlias. Certamente notevole è il rigore con cui
il filologo discute la integrità della lezione del passo in cui Plinio si dichiara
conterraneus di Catullo e l'abbondanza di motivi culturali con cui discute il
valore da attribuire alla espressione conferraneus (qualora da accettarsi nel
testo), perché da sottoporre alla esegesi storico-linguistica e semantica. Sono
i punti di forza di un umanesimo tuttora armato di una professionale dignità,
al di là dei limiti delle chiusure ideologiche.

Lo scrittore e il poeta sono infine studiati secondo un criterio che affe-
risce direttamente all’analisi -stilistico-retorica degli scrittori classici, come si

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usa. Utilissimi elenchi formalistici, analisi non meno utili degli usi, delle pre-
valenze di tipi sintattici, di clausole, di ritmi. L'esame conferma in pieno
(e non c'era alcun dubbio in proposito) la prevalenza del ciceronianismo del
Maturanzio, quod erat demonstrandum. Che poi il ciceronianismo fosse in fun-
zione armonica dell'aristotelismo tomistico, del classicismo conservatore, dello
stesso antiplatonismo del Maturanzio, ebbene questo, ormai ce lo aspetta-
vamo. Ma lo Zappacosta non pare soddisfatto delle proprie vittorie celebra-
tive ed insiste a tentare, dopo il passato, anche il futuro, sicché perviene ad
una collocazione del suo autore sotto il segno mirabile dei « probabiles auc-
tores » della poesia religiosa italiana. Dopo S. Ambrogio e Prudenzio il tema
della Vergine passa per Maturanzio ed arriva, assai dopo, ad Alessandro Man-
zoni. No, qui non possiamo proprio essere d'accordo con il sagace e peritis-
simo restauratore del Maturanzio! Che su temi religiosi le fonti ed i temi
siano comuni é troppo facile intendere. Non inutile, inoltre, avere messo a
confronto statistico l'uso diverso o simile di quelle grandi fonti. Piü utile
comunque sarebbe stato non confondere le acque della civiltà letteraria e
lasciare in pace il Manzoni che, in quanto poeta, non ebbe mai nulla in co-
mune con il vecchio perugino, se non la M iniziale del cognome. Anche la fede
lo'o aveva un tono alquanto diverso !

Questi appunti sulla cultura del Maturanzio sono stati provocati dalla
diffusa e bene armata descrizione dello Zappacosta, che tra i molti meriti
ha solo il difetto di costruire una dignità critica impropria al soggetto, anche
se, peraltro, le sue pagine sono ricche di informazioni tecniche di notevole
rilievo.

GIULIANO ÍNNAMORATI

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e
SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

SOMMARIO : Preistoria, Archeologia classica e cristiana p. 75 ; Storia poli-
tica, civile, religiosa p. 79; Filologia e Glottologia p. 92; Storia e Critica let-
teraria p. 94 ; Storia e Critica delle arti p. 96 ; Geografia p. 105; Scienze politiche,
giuridiche, economiche, sociali, Statistica p. 107 ; Scienze agrarie p. 145 ; Fran-
cescanesimo p. 121; Biografia p.124 ; Bibliografia, p. 126; Folklore p. 126;

Varie p. 127.

PREISTORIA, ARCHEOLOGIA
CLASSICA E CRISTIANA

Amelia

BLANCK H., Eine Kundara in Amelia,
in « Rom. Mitth. », 76 (1969), pp. 174-
182.

Bevagna

GIACOMELLI GABRIELLA, l'iscrizione
di Ofedio, in «Studi Etruschi »,
XXXVIII (1970), pp. 379-386.

Iscrizione in lingua umbra pro-
veniente da Bevagna nel Palazzo
dei Consoli di Gubbio.

LEONARDI ConnRADO, Di S. Vincenzo
Vescovo e Martire a Bevagna e
della chiesa di S. Vincenzo del
Furlo, in « Bollettino della Depu-
tazione di Storia Patria per l'Um-
bria », LXVII (1970), fasc. I, pp.
5-29.

Torna a riproporre l’impossibile
identificazione del muro in opus
reticulatum esistente fuori porta San
Vincenzo a Bevagna con i resti di
una primitiva chiesa dedicata a
S. Vincenzo.

Foligno

SUSINI G., in « Epigraphica », XXIX
(1967), p. 181.

Pubblica una iscrizione funeraria
del 2° sec. d.C. della abbazia di
Sassovivo.

Gualdo Cattaneo v. Montefalco

Gubbio

PFIFFIG JOosEF AMBROS, Studien zu
den Agramer Mumienbilder, in
« Denkschr. Oest. Akad. Phil. Hist.
Kl.» LXXXI (1963).

RECENSIONI : A. NEPPI MoponaA, in
«Revue Belge de Philologie et
d’Histoire », XLII (1964), pp. 1436-
37 ; KARL OrzscHA, in « Gnomon »,
XXXVI (1964), pp. 332-335.

DevoTto GIacoMO, Interpretazioni um-
bre. IV. Il nome « Naharko » e gli
antefatti dell'umbro di Gubbio, in
« Studi Etruschi » X XXIII (1965),
pp. 369-377. GR.

CosrANTINI FERNANDO, Ipotesi sulla
topografia dell'antica Gubbio. E-
stratto da «Atti e memorie del-

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Sabot. CORDE. UN
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l'Accademia Toscana di Scienze e
Lettere * La Colombaria ' », XXXV
(1970). Firenze, Leo S. Olschki
editore, 1970, pp. 51-73, 1 tav. f.t.

Mediante l’impiego di dati topo-
grafici e toponomastici con opportuni
raffronti con la documentazione me-
dievale sul filo di un ragionamento
lineare e coerente nella sua avveduta
misura viene delineata la configura-
zione di Gubbio umbro-romana con
la indicazione in vari casi assai va-
lida della dislocazione di elementi
urbanistici. G.. C.

Montefalco

Nessi SinLvESTRO, Nuove epigrafi in
Umbria, in «Studi Etruschi»,
XXXIII (1965), pp. 553-555.

Iscrizioni in S. Bartolomeo di
Montefalco (con menzione dei Ma-
rones) e a Gualdo Cattaneo.

Monteleone di Spoleto

SOFFREDI ADRIANA, La necropoli del
Colle del Capitano nel quadro del
Protovillanoviano in Italia, in « Stu-
di Etruschi», XXXVIII (1970),
pp. 345-359.

Orvieto

ARIAS PAoLo Ewnico, Ricerche ar-
cheologiche in Orvieto, in « Bollet-
tino dell'Istituto Storico-Artistico
Orvietano », XVIII (1962), pp. 77-
84.

MonELLI CESARE, Della identità di
Orvieto etrusca, in « Bollettino del-
l’Istituto Storico-Artistico Orvie-
tano », XVIII (1962), pp. 3-76.

Bizzannui MARIO, Una importante
scoperta per la antica topografia
di Orvieto, in « Bollettino dell'Isti-
tuto Storico-Artistico Orvietano »,

XIX-XX (1963-64), pp. 8.

76 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

BizzARRI MARIO, Un raro vasetto di
vetro della necropoli nord di Or-
vieto, in Studi in onore di Luisa
Banti. Roma, 1965, pp. 57-61.

BizzARRI MARIO, Relazione campagna
di scavo di Orvieto 1968, in « Studi
Etruschi », XXXVII (1969), pp.
279-280.

CAMPOREALE GIOVANNANGELO, Un
gruppo orvietano di lekythoi glo-
bulari e ovaleggianti, in « Archeo-
logia Classica », XXI (1969),
pp. 262-269.

DonaATI L., Vasi di bucchero decorati
con teste plastiche umane. Zona di
Orvieto, in «Studi Etruschi »,
XXXVII (1969), pp. 443-462.

FERUGLIO A. E., in « Studi Etruschi »,
XXXVII (1969), pp. 339-342.

Pubblica alcune iscrizioni su la-
mine auree e oggetti di bronzo pro-
venienti dalla abbazia di S. Severo
e Martirio presso Orvieto, conservate
nel Museo Archeologico Nazionale
dell'Umbria a Perugia.

BizzARRI MARIO, Trovato in Orvieto
il «ciyog di Zonara?, in La città
etrusca e italica pre-romana. Bo-
logna-Imola, 1970, pp. 153-160.

CAGIANO DE AZEVEDO MICHELANGE-
Lo, L’autenticità del sarcofago di
Orvieto da Torre S. Severo, in
« Roem. Mitth. », 77 (1970), pp. 10-
18. Gp

Guzzo Piero G., Una classe di broc-
chette di bronzo, in «Atti della
Accademia Nazionale dei Lincei »,
Rendiconti, Classe di Scienze mo-
rali, storiche e filologiche, vol.
XXV, fasc. 3-4, marzo-aprile 1970,
pp. 87-110.

Propone una derivazione delle broc-
chette da un esemplare di Crocefisso
del Tufo (Orvieto), t. 51, n. 1024.

EP. KLAKOWICZ BEATRIX, La Collezione
dei Conti Faina di Orvieto. La sua
origine e le sue vicende. Roma,
1970.

MANSUELLI GUIDO ACHILLE, La ne-
cropoli orvietana di Crocifisso del
Tufo: un documento di urbanistica
etrusca, in «Studi Etruschi»,
XXXVIII (1970), pp. 3-12.

Otricoli

Rauss M., in « Epigraphica » XXX
(1968), pp. 102-104.

Su una dedica alla Fortuna Au-
gusta (CIL XI, 4081).

Perugia

BizzARRI MARIO, Contributo alla to-
pografia della Porta Urbica di
S. Ercolano in Perugia, in « Not.
Scavi », 1965, suppl., pp. 126-129.

PrFIFFIG AMBnmos JosEr, Zur histori-
schen Begrundung der IIIIviri in
Perugia, in Studi in onore di Luisa
Banti. Roma, 1965, pp. 275-280.

SUSINI GIANCARLO, Sul luogo di rin-
venimento dell’ Arringatore, in « Ar-
cheologia Classica », XVII, I (1965),
pp. 141-146.

DAREGGI GIANNA, in «Studi Etru-
schi» XXXVII (1969), pp. 342-
343.

Pubblica una iscrizione etrusca su
urna cineraria conservata a Perugia
in via Coriolano Monti 7.

DAREGGI GIANNA, Recupero e rie-
same di una collezione privata nei
dintorni di Perugia (loc. S. Proto),
in «Studi Etruschi», XXXVII
(1969), pp. 461-486.

FERUGLIO ANNA E., Coperchi di urne
cinerarie a Villa Monti (Perugia),

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

24

in «Studi Etruschi» XXXVII
(1969), pp. 485-490.

DAREGGI GIANNA, Iscrizioni latine
nel parco della Villa Angelini Rota
ad Agello (Perugia), in «Studi
Etruschi », XXXVIII (1970),
pp. 292-293.

FERUGLIO ANNA EUGENIA, Iscrizione
latina rinvenuta a Perugia in lo-
calità Verzaro presso le mura etru-
sche, in «Bollettino della Depu-
tazione di Storia Patria per l'Um-
bria », LXVII (1970), fasc. II, pp.
163-175.

FrrTSCHEN KLAUS, Der « Arringato-
re» ein rómischer Biirger?, in
« Róm. Mitth» 77 (1970),
pp. 177-184.

PrirFIG A. J., Neues archivalisches
Material zum Cippus Perusinus,
in «Studi Etruschi», XXXVIII
(1970), pp. 373-375.

Plestia

CrotrTI UMBERTO, La battaglia al
Lago Plestino, in Atti del Convegno
di Studi Annibalici, Cortona, 1961.
(« Annuario dell’Accademia Etru-
sca di Cortona », XII (1961-64),
pp. 251-259).

Spoleto

Nessi SILVESTRO, Un pavimento ro-
mano sotto la demolita chiesa di
S. Luca, in «Spoletium», XII
(1970), p. 45.

Todi
DE SrMoNE Carro, in « Studi Etru-
schi» XXXVII (1969), pp. 345-
347.

Pubblica una iscrizione etrusca su
urnetta di terracotta conservata nel

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Museo Oliveriano di Pesaro, prove-
niente dal suburbio di Todi.

Lago Trasimeno

OLIVER ANDREW Jn., Two Hoards
of Roman Republican Silver, in
« Bulletin of the Metropolitan Mu-
seum of Art, New York», XXIII
(1965), pp. 177-185.

Si illustra tra l'altro un gruppo
di oggetti di argento che si dice siano
stati trovati in una tomba femminile
nei pressi del Lago Trasimeno.

CP

Urbinum Hortense

BizzozzeRo GIOVANNI, Il Municipio
romano di Collemancio. Estratto
da « Nuova Economia » edito dalla
Camera di Commercio, Industria
e Agricoltura di Perugia, n. 2,
febbraio 1972, pp. 3.

L’A., da molti anni promotore
degli scavi archeologici della zona
di Collemancio, torna a riproporre,
con l’appoggio di citazioni di docu-
menti d’archivio, l’identificazione del
municipio sepolto con Urbinum Hor-
tense, e avanza sommarie ipotesi
sulla derivazione del nome.

ESE,

Vira Flaminia

HeRrziG HEINZ, Le réseau rouitier
des régions VI et VII d'Italie.
Bologna, Cappelli, 1970, pp. 108.

Raccolta dei milliari della Via
Flaminia. Conferma l’ipotesi del Radke
(in «Gymnasium», LXXI (1964),
p. 216) che la vera Flaminia sarebbe
quella che passa per Narni-Spoleto-
Foligno.

Umbria

PAOLETTI ANNA, Materiali archeolo-
gici nelle chiese del Umbria. Sar-
cofago con il mito di Meleagro.
Un gruppo di sarcofagi di età

PO EET III CONTI IO TOA

78 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

imperiale romano-tarda. Perugia,
Salvi, 1961.

RECENSIONI : BALTY JANINE, in « Re-
vue Belge de Philol. et d’Hist. ».,
XLI (1963), pp. 1362-1363 ; Coun-
CELLE PIERRE, in «Latomus »,
XXII (1963), p. 603 ; PicARD CA.,
in « Revue Archéologique », 1964,
II, pp. 97-98.

CHIARETTI GIUSEPPE, La cultura ar-
cheologico-numismatica in Umbria
nel secolo XVII attraverso l'opera
di Durante Dorio, in « Bollettino
della Deputazione di Storia Patria
per l'Umbria », LXVI (1969), fasc.
II, ppi: 5-171;

FERUGLIO A. E., in « Studi Etruschi »,
XXXVII (1969), pp. 280-281.

Scavi nel territorio della Provin-
cia di Perugia a Pieve di Campo
(Perugia), Strozzacapponi (Perugia),
Civitella d'Arna, S. Valentino (Mar-
sciano), Vaiano (Castiglione del La-
go), Panicarola (Castiglione del La-
go), Colfiorito (Foligno), Annifo (Fo-
ligno).

Ciorri UMBERTO, Crocevia fra Etru-
sco-Italici e Romani, in Umbria.
Banca Nazionale del Lavoro, 1970,
pp. 81-212.

FERUGLIO ANNA E., in « Studi Etru-
schi », XXXVIII (1970), pp. 300-
321.

Iscrizioni etrusche e latine in va-
rie località di Perugia e dintorni,
nonché a Ponte S. Giovanni, Com-
presso, Cerqueto (Marsciano), De-
ruta, Spina (Marsciano), S. Martino
Delfico, S. Maria degli Angeli, Castel
del Piano, Pieve di Campo, Corciano,
Mantignana, S. Mariano.

Jahrb. d. Inst. Archaeologischer An-
zeiger, 1970, pp. 318-327.

Notizie di lavori e scoperte nel-
lambito della Soprintendenza alle
Antichità di Perugia ad Amelia, As-
sisi, Carsulae, Cascia, Castiglion del
Lago (Panicarola), Foligno (Plestia),
Nocera Umbra, Orvieto, Perugia,
Spello, Terni, Todi, Umbertide.
GP.

DAREGGI GIANNA, Urne cinerarie
etrusche nel Palazzone di Cortona.
Accademia Etrusca, Cortona. « No-
te e documenti », 2. Cortona, Gra-
fiche:=Calosci, 190707 DD. 158, 3
tavv. ft.

Il Palazzone è la villa che fu co-
struita nel secolo XVI per il cardi-
nale Silvio Passerini dall'architetto
perugino Giovanni Battista Caporali.

PSP:

STORIA POLITICA, CIVILE,
RELIGIOSA

BRENTANO RoBERT, The bishops’
books of Città di Castello, in « Tra-
ditio », XVI (1960), pp. 241-254.

L’A. in questo pregevole contri-
buto prende in esame, analizzandone
ampiamente la composizione e il
contenuto, i registri notarili (secoli
XIII-XV) della curia vescovile di
Città di Castello ; quelli che il Kehr
nell'Italia Pontificia segnalava bre-
vemente come «Actus episcopatus
Castellani ». U. N.

CASTAGNARI GIANCARLO, Aspelli di
vita fabrianese negli anni della
Restaurazione (1815-1825), in « Atti
e Memorie della Deputazione di
Storia Patria per le Marche»,
serie VIII, vol. V (1966-67), pp. 15-
28.

Nell’anno 1816 Fabriano fu col-
pita da una grave carestia, che la
costrinse a chiedere aiuti a Perugia,
come ad altre città. In questa situa-
zione si originarono gravi polemiche
contro il perugino Giovanni Borini,

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

79

gestore di un forno, accusato di frode
alimentare. PisPi

SACCONI GIANFRANCO, Inventario delle
Riformagioni del Comune di Or-
vieto del secolo XIV, in « Bollet-
tino dell’Istituto Storico Artistico
Orvietano », anno XXIII (1967),
pp. 3-41.

L’inventario, redatto in forma es-
senziale, prospetta l'elenco dei vo-
lumi contenenti gli atti deliberativi
degli organi comunali in uno spazio
di tempo che va dal 4 luglio 1295
al 25 gennaio 1401, con qualche
lacuna intermedia, per un complesso
di 116 unità. Poiché in alcuni vo-
lumi la sequenza degli atti non ri-
spetta la successione cronologica sa-
rebbe stata utile una tavola che pro-
spettasse tale successione cronolo-
gica. G. C.

CISTELLINI ANTONIO, Una visita a
Brescia di un celebre religioso to-
scano del Cinquecento, in « Com-
mentari dell'Ateneo di Brescia »
per l'anno 1968, anno accademico
CLXVII, pp. 131-157.

Il domenicano Serafino Razzi, nato
nel 1531 a Rocca S. Casciano, fu
priore ad Orvieto nel 1568, a Spoleto
e Foligno nel 1569, anno in cui fu
anche maestro allo Studio di Perugia ;
nel 1572, partendo da Foligno ove
sarebbe tornato dopo tre mesi, in-
traprese il viaggio nell’Italia setten-
trionale di cui tratta l’articolo ; nel
1582 priore a Perugia, vi promosse
il culto della beata Colomba da
Rieti, e l’anno seguente ebbe la
reggenza dello Studio perugino, che
ripetè nel 1589. PP.

DAL Pino ANDREA M., O.S.M.-
DrAs OpIR JACQUES, ll registro
di entrata e uscita del generalato
di fra Andrea Balducci (1305-1306),
in «Studi storici dell’Ordine dei

Servi di Maria», anno XVIII

(1968), fasc. I-IV, pp. 5-72.

ni
i aai 2

DE

a dise

Di: Il registro, inedito fino ad oggi e
utilizzato parzialmente per lavori
storici inerenti all’Ordine, contiene
le spese e gli introiti di due anni del
generalato di Andrea Balducci, le
cui vicende gli autori ricollegano
nelle pagine introduttive «con l'in-
tricata situazione venutasi a creare
nella zona tosco-umbro-emiliana al
tempo e dopo la morte di Bonifa-
cio VIII, sotto il breve pontificato
di Benedetto XI (1303-04) e i primi
anni di Clemente V ». L’edizione è
fornita di note testuali ed esplica-
tive, e di un breve glossario.

Sono da rilevare, per quanto si
attiene all’Umbria, citazioni e riferi-
menti a: conventi dell’Ordine dei
Servi di Maria, di Città della Pieve,
Città di Castello, Foligno, Orvieto,
Perugia, Todi; capitoli generali del-
l’Ordine tenuti a Città di Castello
(1 maggio 1304), a Perugia (1 mag-
gio 1305), a Città della Pieve (1
maggio 1306); appartenenti all'Or-
dine: fra Angelo da Todi, priore;
fra Bartolomeo da Foligno, priore ;
fra Bartolo da Todi, priore; fra
Giacomo da Perugia, priore ; fra Mi-
chele da Città di Castello, vicario
generale ; fra Pietro da Todi; fra
Tommaso da Perugia, priore. P. P.

Dias OnprR JAcQuES, Estremi di ge-
neralato dei priori generali O.S.M.
dal 1496 al 1522, in « Studi storici
dell'Ordine dei Servi di Maria »,
anno XVIII (1968), fasc. I-IV,
pp. 85-139.

L'A. ricostruisce i fatti relativi al
generalato di Andrea da Perugia
(1496-98) (pp. 87-89), e a quello
di Ciriaco da Foligno (1506-1510)
(pp. 99-103); per Taddeo Tancredi
da Bologna (1499-1506) si rileva che
egli fu privato di ogni autorità e
titolo nel capitolo generale tenuto a
Foligno nel 1509, e presieduto da
Luca, vescovo della città (p. 94).
In appendice sono pubblicati, tra gli
altri, i seguenti documenti: Conces-
sione fatta dal priore generale fra

80 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Andrea da Perugia a fra Giovanni
Andrea faentino (Perugia, 10 giu-
gno 1496); Lettera patente di fra
Taddeo Tancredi da Bologna che no-
mina fra Ciriaco da Foligno vicario
generale [inizio 1505]; Breve con
cui Giulio II conferma fra Ciriaco
da Foligno vicario generale (Roma,
15 maggio 1505); Attestato di fra
Ciriaco da Foligno, vicario generale,
relativo alle indulgenze concesse da
Giulio II in preparazione al capitolo
generale dell'Ordine (Roma, 18 feb-
braio 1506); Lettera patente con
cui il priore generale fra Taddeo
Tancredi da Bologna approva un
nuovo ramo dell'Osservanza, i « filii
de observantia sub prioris generalis
obedientia » (Roma, 23 febbraio 1506),
con ulteriore approvazione del vicario
generale fra Ciriaco da Foligno (17
maggio 1508); Atto con cui il ca-
pitolo generale, lasciando a fra Tad-
deo Tancredi da Bologna solo il
titolo di priore generale, ne delega
tutti i poteri al vicario generale fra
Ciriaco da Foligno, con diritto di
successione in caso di morte del
Tancredi senza convocazione di un
altro capitolo (Roma, 30 maggio
1506); Lettera del cardinale pro-
tettore Bernardino Carvajal al priore
di Foligno (Firenze, 14 ottobre 1510).

BP.

FaGIoLI RoBERTO M., 0.S.M., Il P.
Calisto Lazzarini o.s.m. e il famoso
‘ orvietano’, in «Bollettino del-
l’Istituto Storico Artistico Orvie-
tano », anno XXIV (1968), pp. 70-
80.

Richiamandosi all'articolo sull'e-
lettuario noto col nome di * orvieta-
no', già pubblicato nel medesimo
periodico da Antonio Brighetti, l’A.
ne ha rintracciato una prescrizione
dal titolo Virtù et uso del Bezuar mi-
nerale in polvere in un volume con-
servato nell’Archivio del convento
dei Servi di Orvieto riferibile al p.
Calisto Lazzarini orvietano, del quale
egli traccia un profilo biografico.

GG.

^ &
: } ARN Y
A. PROS MULA ETE etti e d GOLDBRUNNER HERMANN, / rapporti
tra Perugia e Milano alla fine del
Trecento. Estratto dagli Atti del
sesto Convegno di Studi Umbri,
Gubbio, 26-30 maggio 1968. Parte
seconda : Storia e arte in Umbria
nell’età comunale, pp. 641-694.

L’A., che si era già occupato pro-
ficuamente dell’argomento, esamina le
vicende politico-militari dell’ultimo
ventennio del secolo XIV per enu-
clearne le premesse da cui emersero
quei fattori economici, diplomatici,
bellici e d’imperio che nel complesso
gioco delle contrapposte potestà in-
dussero la repubblica perugina a en-
trare nell’orbita del duca milanese.
Qui si rende chiaro e plausibile il
passo compiuto da Perugia, che a
prima vista potè sembrare inspie-
gabile al Pellini, mentre il Bonazzi
adombra quegli elementi e quei fat-
tori che nel presente contributo sono
strettamente connessi in una logica
successione di eventi. GiC.

NicoLINI UGoLINO, Le mura medie-
vali di Perugia. Estratto dagli
Atti del sesto Convegno di Studi
Umbri, Gubbio, 26-30 maggio 1968.
Parte seconda: Storia e arte in
Umbria nell’età comunale, pp. 695-
769, 26 tavv. f.t.

L'A. ha condotto una diligente e
fruttuosa ricerca documentaria, met-
tendo insieme tutte le provvidenze
adottate dal Comune di Perugia nei
secoli XIII e XIV, sia per la manu-
tenzione della cerchia antica delle
mura della città, sia per la costru-
zione della nuova per includervi lo
sviluppo urbano. Abbondanti e pre-
cise le notizie sui materiali da co-
struzione impiegati, sulle provenienze
di essi e sui principali cantieri di
lavoro. Lo studio è corredato da
una nutrita appendice di documenti,
che sono composti col medesimo
corpo di caratteri del testo senza
interlineatura, mentre, al ‘solo ef-
fetto visivo, sarebbe piü efficace la

6

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 81

composizione in carattere piü pic-
colo interlineato. Sarebbe stato op-
portuno distinguere con segni parti-
colari nel grafico della Tav. I le
porzioni di mura secondo l'epoca di
costruzione. G::C.

STROPPIANA Luigi, Storia dell'Ospe-
dale di S. Maria della Misericordia
e S. Nicolò degli Incurabili in
Perugia. Perugia, Grafica, 1968,
pp. 43, ill.

E una breve, lineare esposizione
delle vicende dell'Ospedale di S. Ma-
ria della Misericordia (1305-1958)
particolarmente sotto l'aspetto eco-
nomico e organizzativo con un cenno
all’istituzione dell'Ospedale di S. Ni-
coló degli Incurabili (1584). In fine
é l'atto di fondazione dell'Ospedale
di S. Maria della Misericordia già
pubblicato da Raffaele Belforti (1939).

G.-G;

BEsoMi OTTAVIO e RecoLIOSI Ma-
RIANGELA, Valla e Tortelli. III.
RecoLIosI M., Nuove ricerche in-
torno a Giovanni Tortelli, in « Ita-
lia medioevale e umanistica », XII
(1969), pp. 129-196.

Nel soggiorno a Costantinopoli,
iniziato nel giugno 1435, l'umanista
Tortelli ebbe fra gli altri a compagno
Gregorio Tifernate (p. 140). In rap-
porto con la sua biografia e con le
sue amicizie sono ricordati Gaspare
da Todi (pp. 155, 157, 158) e il me-
dico Niccolò Tignosi da Foligno
(p. 164). Infine si cita il soggiorno
del Tortelli a Spoleto, dove per la
pestilenza era riparata la Curia pa-
pale, nell’estate del 1449 (p. 179).

pP.

BUZZELLI SERAFINI MARIA CONSILIA,
La reazione del 1799 a Roma, in
« Archivio della Società Romana
di Storia Patria», vol. XCII
(1969), fasce. I-IV, pp. 138-211.

A pp. 187-88 si fa cenno alla
reazione del 1799 in territorio peru-

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gino, con particolare richiamo ad
Annibale Mariotti. PP:

DAL Pino ANDREA, Un gruppo evan-
gelico del Duecento. I sette fonda-
tori dei Servi di Maria con una
nota iconografica a cura di Eu-
GENIO M. CASALINI. Prefazione di
Davip M. TuRoLDo. Bergamo, Edi-
zioni Il Conventino, 1969, pp. 120,
6 tavv. f.t.

La nascita dell'Ordine dei Servi
di Maria é dall'A. inserita negli ele-
menti che gli appaiono di maggiore
rilievo storico, religioso, sociale nel
sec. XIII; con particolare evidenza
nelle Tavole cronologiche (pp. 69-115)
in due colonne, quella di sinistra per
i dati relativi all'ambiente, quella di
destra per i dati attinenti all'Or-
dine. Fra questi ultimi, sono prin-
cipalmente da rilevare, in riferimento
all'Umbria, notizie della fondazione
(1255) su terreno avuto in dono nel
1251, e delle prime vicende del
convento dei Servi a Città di Ca-
stello ; della donazione (27 settem-
bre 1260) ai Servi della chiesa di
S. Pietro in Vetera da parte del
vescovo Jacopo di Orvieto; della
morte, in Todi, di s. Filippo Benizi,
il 22 agosto 1285; della lettera di
protezione inviata nel 1287 da papa
Onorio IV al convento dei Servi di
S. Giacomo di Foligno ; di una de-
cisione di Bernardo vescovo di Fo-
ligno (9 maggio 1287) in favore dei
frati dello stesso convento; della
lettera dell'11 settembre 1289 con
cui Niccolò IV permette ai frati di
Città di Castello di celebrare in
tempo di interdetto ; della lettera di
protezione di Bonifacio VIII (3 lu-
glio 1297) per il convento dei Servi
di Maria di Perugia. ESE,

GENNARO CLARA, Giovanni Colom-
bini e la sua «brigata», in « Bul-
lettino dell’Istituto storico ita-
liano per il Medio Evo e Archivio
muratoriano », n. 81 (1969), pp. 237-
271.

82 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Ricostruendo la biografia e l’atti-
vità del Colombini, l'A. rileva che
l’area di diffusione del movimento dei
Gesuati si allargò dalla Toscana al-
l'Umbria, particolarmente alla zona
di Città di Castello (p. 247), dove
trovò un naturale inserimento, sia
pure con alcuni contrasti; ottimi i
rapporti con il vescovo Buccio
(pp. 249-251; p. 256). Al notaio
tifernate Benedetto di ser Pace il
26 luglio 1367 il C. dettava quello
che viene usualmente considerato il
suo testamento (p. 268). Tra i frati
predicatori con cui i Gesuati furono
in rapporti è ricordato frate Pietro
da Narni, priore del convento di
S. Martino fuori le Mura di Pisa
(p. 253); BIB

LAZZARONI GIOVANNI, / Trinci di
Foligno dalla signoria al vicariato
apostolico. Bologna, Forni Editore,
1969, « Biblioteca istorica della an-
tica e nuova Italia », n. 14, pp. 85,
4 tavv. ft.

L'A. utilizzando gli scritti afferenti
all'argomento e alcuni importanti
documenti sinora inediti, conservati
nell'Archivio Segreto Vaticano e negli
Archivi di Stato di Firenze e di
Siena, ricostruisce sinteticamente le
vicende dei Trinci signori di Foligno
dall’iniziale loro affermazione sugli
Anastagi (1305) al vicariato di Ugo-
lino III (1386-1415). Attenzione par-
ticolare é rivolta all'esame delle ma-
gistrature del Comune di Foligno,
minutamente definite nel corpo degli
Statuti, del Comune e del Popolo,
la cui formazione si é svolta in piü
fasi durante il dominio dei Trinci.
In Appendice sono riprodotti undici
documenti inediti. GC

Luzzati MicHELE, Ricerche sulle at-
tività mercantili e sul fallimento
di Giovanni Villani, in « Bullettino
dell'Istituto storico italiano per il
Medio Evo e Archivio Murato-
riano », n. 81 (1969), pp. 173-235.
Nel procedimento fallimentare dei
Buonaccorsi (1342), Gualtieri di
Brienne affiancó ai sindaci dei soci
Buonaccorsi, come consigliere e con-
trollore, il giudice Giovanni da As-
sisi, sostituito provvisoriamente, a
partire dal 7 gennaio 1343, da Ja-
copo di Pietro da Assisi (pp. 215-
216). Pb

MARANI ALBERTO, Lettere di Muzio
Calini a Ludovico Beccadelli, in
«Commentari dell'Ateneo di Bre-
scia » per l'anno 1969, pp. 59-143.

Le lettere, comprese nel periodo
5 gennaio 1564-10 gennaio 1570, sono
una testimonianza dei lavori della
commissione per il breviario e il
messale del Concilio di Pio IV. Vi
si trovano riferimenti a Filippo Ge-
rio (Gheri), vescovo di Assisi (1564-
1575), e a Giovanni Francesco Buo-
namico, vicario del vescovo di Spo-
leto. Dal 31 marzo 1568 le lettere
sono datate da Terni, dove Muzio
Calini fu vescovo e dove mori nel
1570. BE

SiGISMONDI (Gino. S. Maria della
Ghea. Fabriano, Arti Grafiche «Gen-
tile»; 1969, pp. 103, 11*tavv: 1t.

L'A. sul reperimento e sull'inter-
pretazione di validi documenti piut-
tosto intervallati nel tempo e appli-
cando all'argomento con criterio ana-
logico le conoscenze apportate dalla
piü sicura e recente storiografia,
ricostruisce con la perizia e la dot-
trina consuete, nelle diverse fasi le
vicende della località della molto
antica plebs, castrum, curtis, curia
di S. Maria della Ghea e del suo
santuario mariano oggi dipendente
dalla parrocchia di Purello nel Co-
mune di Fossato di Vico.

Ardue e contrastate sono l'attri-
buzione stilistica e la datazione della
statua lignea raffigurante la Ma-
donna col Bambino, che sembra non
vada al di là del XIII-XIV secolo.

G. C.

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

83

Archivi (Gli) del IV Corpo d'esercilo
e di Roma capitale. Inventario a
cura di RAouL GUÉZE e ANTONIO
PAPA. Roma, Ministero dell'In-
terno, 1970, pp. XXIV-277, « Pub-
blicazioni degli Archivi di Stato »,
LXXI.

Da segnalare, nell'abbondante con-
gerie di documenti regestati, quelli
— molto numerosi — riferentisi a
località dell'Umbria : Narni (p. 212) ;
Orvieto (pp. 11, 25, 31; 212); Pe-
rugia (pp. 22,24: 25. 26; 27, 30):
Spoleto (pp. 7, 9, 23, 27, 29, 30, 43);
Terni (pp. 22, 30; 31-32; 208):
Umbria (pp. 27, 255). p Pp

Archivio (L’) Arcivescovile di Siena.
Inventario a cura di GIULIANO
CATONI e SonNIA FiNnEscHI. Roma,
Ministero dell’ Interno, 1970, « Pub-
blicazioni degli Archivi di Stato »,
LXX.

Nella parte Sante Visite, che va dal
1409 ai giorni nostri, sono indicati
gli Atti della visita apostolica ef-
fettuata dal vescovo di Perugia
mons. Francesco Bossi nel 1575
(p:::15). PB.

Archivio di Stato di Siena. Libri
dell'entrata e dell'uscita del Comune
di Siena detti della Biccherna.
Registro 30° (1259, secondo se-
mestre) a cura di GIiuLIANO CA-
TONI. Roma, Ministero dell’ Interno,
1970, « Pubblicazioni degli Archivi
di Stato », Fonti e sussidi II,
pp. XL-169.

Tra le indicazioni di spesa è regi-
strato un pagamento a favore di
« Bernardino Ranuccii Concengni civi
Urbevetano » (p. 81) e uno a « Bo-
necto de Augubio » (p. 105). P.P.

BLack CHrIstopHER F., The Ba-
glioni as Tyrants of Perugia, 1488-
1540, reprinted from the « En-
glish Historical Review», vol.
LXXXV, n. CCCXXXV, 1970.

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a
x
ic VERRA
Y RECENSIONE: CONTINI GAETANO,
in « Rassegna degli Archivi di Stato »,
vol. XXX/3 (1970). P. P.

CARAFFA FiLippo, Il monastero fem-
minile trebano di S. Angelo di
Orsano (1280-1477), in «Bene-
dictina», anno XVII, fasc. I,
gennaio-giugno 1970, pp. 30-46.

A p. 39 é ricordata la convoca-
zione della comunità del Sacro Speco
effettuata il 14 giugno 1372 dal vi-
cario Tommaso da Narni. Peri

ConTINI GAETANO, Contributo docu-
mentario per uno studio sulle con-
dizioni finanziarie del Comune di
Perugia alla vigilia della ‘ Guerra
del sale’. Estratto da « Rassegna
degli Archivi di Stato », anno X XX,
n. 2, maggio-giugno 1970.

Il contributo verte su un esiguo
ma importante registro di Eritfus
Camerae Apostolicae Perusinae (1°
maggio 1538-30 aprile 1539) con-
servato nella Biblioteca Nazionale
di Firenze (Magl. CI. XXV. 330)
non segnalato dal Mazzatinti e quin-
di neanche dal Fumi. La pubblica-
zione delle registrazioni in esso con-
tenute e delle notizie ad esse inerenti
offre l'occasione all'A. per accennare
alla problematica attinente al rap-
porto esistente fra la documenta-
Zione economico-finanziaria e fiscale
e l'elaborazione storica con il ri-
chiamo di pertinente bibliografia.

GC.

DE SANDRE GASPARINI GIUSEPPINA,
La Confraternita di S. Giovanni
Evangelista della Morte in Padova
e una « Riforma» ispirata dal ve-
scovo Pietro Barozzi (1502), in
Miscellanea Gilles Gérard Meersse-
man, II, pp. 765-815. Padova,
Editrice Antenore, 1970.

Gli statuti della confraternita pa-
dovana attribuiscono la fondazione

84 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

della stessa (1363) a un fra Antonio
da Perugia, sulla cui figura, tuttora
avvolta dall’oscurità, l'A. tenta qual-
che congettura (pp. 765-767). P. P.

Dias OpIR J., 7 registri dei Priori
O.S.M. dal 1285 al 1625. Presen-
tazione e contenuto. Roma, Ar-
chivum Generale Ordinis Servorum,
1970, pp. 430.

Dalle registrazioni emergono rife-
rimenti relativi ai conventi dei Servi
di Maria di: Città della Pieve,
Città di Castello, Foligno, Gubbio,
Narni, Orvieto, Panicale, Perugia,
Spello, Spoleto, Todi; e ai Capitoli
generali tenuti a Città della Pieve
(1298, 1306), Città di Castello (1292),
Perugia (1293, 1497); nonché ai se-
guenti religiosi, che raggruppiamo
per luogo d'origine: da Città della
Pieve - Agostino, Angelico, Dionisio,
Filippo, Matteo, Niccolò, Stefano ;
da Città di Castello - Bartolomeo,
Giacomo, Giovannangelo, Ignazio,
Michele, Serafino; da Foligno -
Bartolomeo, Ciriaco, Cristoforo, Eu-
sebio, Fabio, Giacomo, Giovanni Bat-
tista, Servo, Tommaso ; da Gubbio -
Filippo, Girolamo, Ludovico, Ma-
riano; da Narni - Feliciano; da
Orvieto - Bernardo, Dionisio, Ga-
briele, Giovanni Battista, Luca ; da
Perugia - Niccolò Alfani, Andrea,
Angelo Maria Berardi, Anselmo, Ber-
nardino, Claudio, Domitilla, Felice,
Filippo, Fulvio, Gaudioso, Gilberto,
Girolamo, Graziano, Guglielmo, Leo-
nardo, Leone, Giovanni Mattioli,
Mercurio, Niccolò, Tommaso Oddi,
Paola, Paolo, Feliciano Penna, Au-
relio e Marcello Raffaelli, Roberto,
Ruperto, Taddeo, Vincenzo ; da Todi
- Eliseo, Feliciano, Pietro. Pib:

Dupré 'THESEIDER EuGENIO, Sul
«Dialogo contro i fraticelli» di
S. Giacomo della Marca, in Mi-
scellanea |. Gilles Gérard | Meersse-
man, II, pp. 577-611. Padova, Edi-
trice Antenore, 1970.
SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 85

A p. 603 un cenno ai centri di
presenza dei fraticelli in Umbria,
assai ridotta rispetto al Trecento,
come nel resto dell’Italia centrale.
Per la ricostruzione della sequela
dei «papi» della setta, l'A. desume
notizie interessanti dal processo di
Foligno del 1455 contro i fraticelli
(pp. 608-609). PE

Fonseca Cosimo DAMIANO, Medioevo
canonicale. Milano, Editrice Vita
e Pensiero, 1970, pp. VII-213,
13 tavv. f.t.

Nell'esame dei manoscritti conte-
nenti le sillogi normative delle fon-
dazioni canonicali dell’area italiana
sono presi in considerazione: un
codice senza segnatura del Museo
della Cattedrale di Città di Castello
(già appartenuto alla canonica di
San Florido della stessa città); il
cod. n. 24 del Museo Capitolare di
Perugia ; il cod. n. 630 (ora perduto)
dell'Archivio Capitolare di Perugia,
descritto dal Garampi nell'/fer ur-
bevetanum et perusinum.

Si ricorda che nella polemica, del
sec. XV, tra canonici lateranensi e
monaci di Santa Giustina, fu inter-
mediario Antonio, vescovo di Gub-
bio, luogotenente del card. Pietro
Barbo. DP:

FoRTINI GEMMA - MigLIOSI D. OTEL-
LO, I castelli di Assisi. Monografia
storico-artistica a cura del Lion
Club di Assisi. S. Maria degli
Angeli, Tip. Porziuncola, s.a. [1970]
pp. 41, 8 tavv. f.t.

Dalla premessa del Presidente del
Club sembrerebbe che questo opu-
scolo facesse parte di un vasto pro-
gramma di illustrazione storico-arti-
stica dei monumenti di Assisi e del
suo territorio. Questa presentazione
dei castelli è a mezza via tra l’espo-
sizione storica e la segnalazione per
fini turistici, sicché non se ne vede
l'utilità. Il testo di scarso interesse
storico e privo di testimonianze do-

cumentarie è corredato da tavole
contenenti riproduzioni fotografiche
dei castelli in piccolo formato.

G. C.

GALLETTI ANNA IMELDE, Conside-
razioni per una interpretazione del-
l’Eulistea. Estratto dall’« Archivio
storico italiano », Dispensa III-
IV, 1970, pp. 305-344.

Definire l'ambiente politico e cul-
turale di Perugia sullo scorcio del
Duecento e stabilire il rapporto esi-
stente fra esso e il poema di Bonifacio
da Verona intitolato Eulistea è il
compito che si è prefisso questo
studio condotto con largo impiego
delle fonti documentarie e delle pub-
blicazioni direttamente o indiretta-
mente afferenti all'argomento.

Ma quanto più positivi e risolutivi
sarebbero stati i risultati a cui esso
sarebbe potuto giungere se avesse
potuto usufruire dell'apporto di due
indispensabili condizioni. La prima
riguarda un’esatta, concreta cono-
scenza della struttura delle categorie
sociali e della composizione degli or-
gani rappresentativi del comune in
quel tempo, che implica una disa-
mina sistematica dei gruppi sociali
e familiari che riveli la reale con-
sistenza delle forze operanti nella
sfera politica. Altrimenti i termini
magnati, borghesia, popolo etc., pre-
standosi alla significazione di classi
rigidamente e compattamente costi-
tuite, finiscono per divenire simboli
astratti, avulsi dalla realtà. Nel ri-
mescolio sociale e per il processo
di trasformismo economico e sociale
e di camuffamento politico prodottosi
nella seconda metà del secolo e ai
primi del Trecento è necessario te-
nere il filo delle vicende badando
alle persone, ai gruppi familiari, alla
provenienza e alle posizioni di essi
nelle strutture portanti della orga-
nizzazione politica e degli organi
rappresentativi del potere.

La seconda riguarda il testo del-
l'Eulistea, che, passato dalla pro-

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i Me ndn -— —— prietà privata a un istituto univer-
sitario, é giunto sino a noi in una
copia corrotta per interpolazioni e
deformazioni; è indispensabile che,
mediante un'edizione critica, se ne
ristabilisca la genuina consistenza,
il cui esame soltanto allora consentirà
di valutare se il poema al di là del
suo fine celebrativo puó contenere
apprezzabile carattere di fonte sto-
rica. G-C.

GRUNDMAN JoHN, Documenti umbri
sulla carestia degli anni 1328-1330,
in «Archivio Storico Italiano »,
CXXVITII (1970), disp. II, pp. 207-
253.

L’A. ha trovato fra i documenti
giudiziari conservati nell'Archivio di
Stato di Perugia, per il decennio
1320-30, venti sentenze riguardanti
crimini annonari, che gettano luce
sulla carestia degli anni 1328-30,
nonchè sui metodi di approvvigio-
namento delle derrate agricole da
parte del Comune perugino. John
Grundman ne pubblica cinque con
un breve commento destinato a
suggerire qualche ipotesi causale,
in riferimento all'attività militare di
Perugia in quegli anni e alla presenza
dell'imperatore Ludovico il Bavaro
col suo esercito nel territorio umbro,
oltre alla generica dipendenza dalle
condizioni atmosferiche. S. M.

GUALDO GERMANO, Giovanni Tosca-
nella, in «Italia medioevale e
umanistica », XIII (1970), pp. 29-
58.

Nel 1445 Eugenio IV conferiva
in commenda al Toscanella il prio-
rato benedettino di S. Cristina, in
diocesi di Perugia: il documento
relativo è pubblicato in Appendice
alle pp. 54-55. PP.

LeEccIsoTTI TOMMASO, Documenti per
l’annessione di Montecassino alla
Congregazione di S. Giustina, in

86 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

« Benedictina », anno XVII, fasc. I,
gennaio-giugno 1970, pp. 59-91.

Nel primo documento, concernente
le trattative per l’unione di Monte-
cassino e S. Lorenzo di Cremona,
i definitori del capitolo generale della
congregazione di S. Giustina confer-
mano (13 maggio 1504) tra i pro-
curatori don Eusebio, abate di S.
Pietro di Perugia. Nel documento
quarto (Atto della presa di possesso
di Montecassino da parte della con-
gregazione di S. Giustina, 12 gen-
naio 1505) sono nominati: « domno
Stephano de Urbeveteri, domno Bis-
sarione de Perusio, domno Cosmate
de Perusio ». p B

Libro di censi del sec. XIII dell' Ab-
bazia di S. Croce di Sassovivo a
cura di Riccarpo Capasso. Pe-
rugia, Deputazione di Storia Pa-
tria per l'Umbria, 1967.

SEGNALAZIONE BIBLIOGRAFICA : in

« Benedectina », anno XVII, fasc. II,
luglio-dicembre 1970, pp. 367-368.

Pi Pi

MARIANO D’ALATRI, 0.F.M.Cap., Ar-
chivio, offici e titolari dell’ Inquisi-
zione toscana verso la fine del Due-
cento, in «Collectanea Francisca-
na», XL (1970), pp. 169-190.

Scrivendo delle vicende dell'In-
quisizione toscana nel periodo in-
dicato, l’A. cita un Liber inquisitionis
hereticae pravitatis ab anno 1239 ad
annum 1269 dell'Archivio comunale
di Orvieto, matricola 861, libro che
non sembra finora studiato. Tra i
vari personaggi che figurano nei do-
cumenti si nota fra Filippo da Pe-
rugia, ministro dei frati Minori della
Toscana, che nel 1281 nomina inqui-
sitore fra Salomone da Lucca.

U..N.

MELIS FEDpERIGO, Movimento di po-
poli e motivi economici nel giubileo
del 1400, in Miscellanea Gilles
Gérard Meersseman, I, pp. 343-

EI n ol t Reo s t ri
367. Padova, Editrice Antenore,
1970.

Gli archivi mercantili cui l'A. fa
riferimento illustrano i riflessi eco-
nomici provocati da vicende eccle-
siastiche (spostamenti del papa da
Roma, manifestazioni religiose po-
polari etc.); a proposito di località
umbre coinvolte in queste vicende
v. nota 2 p. 345. BP.

MiccoLi GiovANNr, Di alcuni passi
di san Bonaventura sullo sviluppo
dell'ordine francescano, in «Studi
Medievali », 1970, pp. 381-395.

Vi si sostiene la tesi che san Bo-
naventura, presentando la sua Le-
genda maior, che il capitolo di
Parigi del 1266 decretava come
unica valida mentre ordinava la di-
struzione di tutte le precedenti, si
proponeva di offrire una vita edul-
corata di san Francesco con il du-
plice scopo di far fronte ai contrasti
presenti all’interno dell’Ordine in-
torno all’interpretazione e all’ap-
plicazione della regola — ed è chiaro
che in questo senso gli insegnanenti
e gli episodi della vita francescana
rappresentavano un forte condizio-
namento — e al tempo stesso agli
attacchi dei secolari. La sua costru-
zione dunque mirava a rendere meno
urgente il condizionamento dell’esem-
pio e della regola, e a spostarlo su
un piano meno strettamente prag-
matico-organizzativo : in definitiva a
farlo diventare semplicemente un
ammaestramento spirituale.

Nella revisione operata da san
Bonaventura — di cui esamina al-
cuni brani anche in contrapposizione
con Tommaso da Celano — si cerca
di togliere ogni ragion d'essere a
quanti sostenevano la necessità che
l'ordine restasse strettamente fedele
alla propria origine, si cerca in so-
stanza di dimostrare l'indipendenza
dell'Ordine da san Francesco, con-
siderandone la creazione come un
fatto quasi accidentale nell'itinerario
spirituale del santo. S; "M.

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

87

Notiziario, in « Accademie e Biblio-
teche d’Italia », anno XXXVIII,
n. 4-5, luglio-ottobre 1970, pp. 350-
390.

Brevi cronache, nella rubrica Gli
avvenimenti, del convegno di studio
su «Le compagnie di ventura nella
storia d'Italia e d'Europa » tenuto a
Narni dal 31 maggio al 2 giugno
1970; dell’VIII convegno di studi
promosso dal Centro di Studi umbri
di Gubbio sul tema « Prospettive di
storia umbra nell’età del Risorgi-
mento » svoltosi dal 31 maggio al
4 giugno ; del convegno organizzato
dall'Accademia Tudertina, dall’11 al
14 ottobre, su «La coscienza citta-
dina nei comuni italiani nel Due-
cento ». PP;

Notiziario, in « Accademie e Biblio-
teche d’Italia », anno XXXVIII,
n. 6, novembre-dicembre 1970,
pp. 444-471.

Alle pp. 445-446 breve cronaca
dell’XI Convegno storico interna-
zionale tenuto a Todi dall’11 al 14
ottobre 1970 sul tema « La coscienza
cittadina nei comuni italiani nel
Duecento ». TELL

PANTONI ANGELO, 7] Cassinesi a
Siena tra S. Eugenio e S. Dome-
nico, e un ciclo pittorico su S. Be-
nedetto, in «Benedictina », anno
XVII, fasc. II, luglio-dicembre
1970, pp. 202-218.

I monaci del S. Eugenio ebbero
per, un certo periodo, nel sec. XV,
dimora nel monastero di S. Spirito,
in località Chiaravalle o Poggio Fa-
rolfi, cui altri monasteri più ricchi,
fra i quali quello di S. Pietro in
Perugia, dovettero corrispondere sus-
sidi (p. 203, n. 8).

Nel 1464 era abate di S. Eugenio
un fiorentino, d. Luca, che l’anno
precedente era stato abate a Perugia ;
e in questo monastero tornava l’anno
1465 (p. 204). PIP.

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88

PrERUcCI CELESTINO, A proposito di
un eremo mai esistito e di una pre-
lesa dipendenza di Fonte Avellana
da S. Lorenzo in Campo, in « Be-
nedictina », anno XVII, fasc. II,
luglio-dicembre 1970, pp. 341-345.

L'equivoco cui il titolo accenna
deriva da cattiva interpretazione di
un documento che é qui pubblicato
in appendice: un diploma dell'im-
peratore Ottone III al monastero
di S. Lorenzo in Campo, datato
1001 marzo 7, Perugia. Pi.

SALVI GuGLIELMO, La Badia di S.
Giuliano d’Albaro in Genova, in
« Benedictina », anno XVII, fasc. I,
gennaio-giugno 1970, pp. 47-58.

L’A. ricorda che don Teodoro
Cappelli, abate di S. Giuliano, ri-
fiutò il vescovato di Norcia, cui era
Stato designato da Pio X (p. 57).

BP

TABACCO GIOVANNI, Espansione mo-
nastica ed egemonia vescovile nel
territorio aretino fra X e XI se-
colo, in Miscellanea Gilles Gérard
Meersseman, I, pp. 57-87. Padova,
Editrice Antenore, 1970.

L’Abbazia di S. Maria di Farneta
in Val di Chiana ebbe chiese e beni
fra i comitati di Città di Castello e
di Perugia, e nella città stessa di
Perugia (p. 73). EE

Tosi PATRIZIA, Artigianato e tecnica
nella società dell'alto medioevo oc-
cidentale, in « Aevum », anno XLIV,
fasc. V-VI, settembre-dicembre
1970, pp. 564-569.

Il titolo è il tema della XVII
settimana internazionale di studi
sull’alto Medioevo, tenuta a Spoleto
nei giorni 2-8 aprile 1970, di cui si
fa qui la cronaca. EE:

ARONICA FERDINANDO, Don Brizio
Casciola e la neutralità italiana
alla vigilia della prima guerra

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

mondiale, in «Rassegna storica
del Risorgimento », anno LVIII,
fasc. II, aprile-giugno 1971, pp. 277-
304.

Con l’utilizzazione della documen-
tazione esistente nell’archivio del-
l’irrequieto e geniale prete don Brizio
Casciola conservato dalla signorina
Sofia Idelson a Messina, l'A. con
questo saggio si propone «di porre
in evidenza il pensiero e l’azione che
don Brizio e un gruppo di suoi amici
svolsero in senso antinterventistico,
nei mesi che precedettero l’entrata
in guerra dell’Italia », di spiegare «i
motivi del dibattito sulla neutralità
italiana e sulla cosidetta ‘Lega dei
Paesi Neutrali ’ aperto su ‘ L’Azione ’
di Cesena, organo della ‘Lega de-
mocratica cristiana italiana ’», «di
precisare il ruolo determinante che
nella iniziativa della ‘ Lega dei Paesi
Neutrali^» ebbe don Brizio; infine
«di determinare meglio l’apporto
che alla iniziativa diede la rivista
‘ Cenobium" di Lugano ».

In Appendice son pubblicate le
lettere a don Brizio di p. Semeria,
di Eligio Cacciaguerra direttore de
* L'Azione' di Cesena, di don Canzio
Pizzoni e quelle di don Brizio a
M. A. Nella scarna bibliografia su
don Brizio non è ricordato il con-
tributo di Silvestro Nessi pubblicato
in questo ' Bollettino" (Vol. LXII,
pp. 247-258). G0.

Carteggio di Pileo de Marini arcive-
scovo di Genova (1400-1428) a cura
di Dro PuncuH, in «Atti della
Società Ligure di Storia Patria »,
nuova serie, vol. XI (LXXXV),
fasc. I (1971), pp. 5-307.

Nell'ampia e importante raccolta,
che é un documento delle tormen-
tate vicende italiane del primo Quat-
trocento, si colgono i seguenti riferi-
menti ad uomini e fatti dell'Umbria :
l'intervento di Angelo Baglioni da
Perugia, cappellano del papa, per-
ché il fiorentino Spinello de' Ca-
stellani ottenga il pagamento di un
credito (p. 51); l'attività di legato
e la morte di Giacomo de Camplo
vescovo di Spoleto (pp. 38, 144, 190) ;
legati e legazioni a Perugia (pp. 189
e 200). Particolarmente citato nel
carteggio l'avvocato concistoriale Ga-
spare Bonizi da Perugia. PB.

FABBI ANSANO, Antichità umbre (na-
tura, storia, arte). Assisi, Pontificio
Seminario Regionale, 1971, pp. 448,
40° tavv. ft. L. 0:000.

La trattazione, esclusa ogni re-
mora di rigore critico nel metodo,
nell'informazione, nell'esposizione,
spesso vivace e spregiudicata, va
dalle fasi della strutturazione geo-
logica della regione agli inizi del
Rinascimento ; compito che impen-
sierirebbe un enciclopedico ben fer-
rato, ma non evidentemente un poli-
grafo appassionato della sua terra.
Fa meraviglia che un istituto come
il Pontificio Seminario Regionale se
ne sia assunta la paternità editoriale.

GG.

MAHMOUD SALEM ELSHUKH, Testi se-
nesi del Due e Trecento, in « Studi
di filologia italiana », volume XXIX
(1971), pp. 113-145.

In un gruppo di documenti per-
venuti all'Archivio di Stato di Siena
dal convento di S. Francesco si
trova una lettera inviata tra la fine
del.sec. XIII e.i primi del XIV a
madonna Mirada mantelata in Siena
da un tale Vanni, sicuramente senese,
che era stato costretto, non si sa
per quale motivo, a lasciare la sua
città e si era stabilito a Chastelo de
la Pieve. P. P.

NicoLiINI UcoLINO O.F.M., I Mi-
nori Osservanti di Monteripido e
lo ‘ Scriptorium' delle Clarisse di
Monteluce in Perugia nei secoli
XV e XVI, in «Picenum Sera-
phicum », a. VIII (1971),-pp. 100-
130,:2.tavyv. ft

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 89

L’articolo è un importante contri-
buto — indirettamente valido per
la costruenda storia di Perugia su
esatta verifica di fonti documentarie
e bibliografiche — non solo per la
precisa determinazione di un argo-
mento già da altri autori sfiorato o
trattato, quello cioè del consistente
‘ scriptorium’ del convento perugino
di Monteluce e per l’allaccio di rap-
porti tra esso e i più culti esponenti
del convento di Monteripido, ma
anche perché divulga pertinenti ed
importanti documenti. Unica menda
dell'articolo non imputabile all'A.
una certa quantità di refusi, tra cui
sembra da includere un inspiegabile
* aurium '. GC.

OnsiN1 Fausto, Un socialista del
Risorgimento : Luigi Pianciani, in
«Rassegna storica del Risorgi-
mento», anno LVIII, fasc. I,
gennaio-marzo 1971.

Si valuta la posizione di partecipe

e interprete dell’idea socialista del
mazziniano patriota spoletino conte
Luigi Pianciani mediante l'esame di
una sua opera inedita, se pure in-
completa, intitolata Della rivolu-
zione, che fu composta nel 1852-53
durante l'esilio a Londra e che si
conserva nell'Archivio di Stato di
Roma con le altre carte Pianciani.
G3.G;

PieRuccIi CELESTINO, Rilievi sulla
soppressione della Congregazione di
S. Croce di Fonte Avellana, in
« Benedictina », anno XVIII, fasc.
II, luglio-dicembre 1971, pp. 278-
313.

I padri capitolari di S. Croce, dopo
inutili resistenze, si disposero il 5
agosto 1569 ad accettare l’unione ai
Camaldolesi voluta da Pio V, e
nominarono tre procuratori, fra i
quali don Maurizio Agostini di Gub-
bio. Sono ricordati nell’atto notarile
pubblicato alle pp. 293-95 fra i pa-
dri presenti i seguenti umbri : « Chri-

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PY" —— M—

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ZUM cdi
stophorus Poratinus» e « Camillus
Poratinus » di Costacciaro ; « Angelus
Ciottus, Augustinus, Joannes Ac-
corombonus, Sebastianus, Ubaldus
Petripauli» di Gubbio; « Bartolus,
Herculanus Biagiottus » di Perugia ;
assente invece "Vincenzo Mira da
Spoleto. PP.

RaAPoNI NicoLa, Per la storia del-
l’ Archivio di Stato di Milano. Eru-
dizione e cultura nell'« Annuario »

del Fumi (1909-1919), in « Ras-
segna degli Archivi di Stato »,
XXXI/2, maggio-agosto 1971,
pp. 213-332.

Con l'assunzione della direzione
dell'Archivio di Stato di Milano da
parte dell'orvietano conte Luigi Fu-
mi, avvenuta nel 1907, si produssero
in quell'importante istituto due pro-
fonde innovazioni: nell'ordinamento
del materiale archivistico e nell'in-
dirizzo scientifico-didattico nella Scuo-
la di paleografia e diplomatica an-
nessa all'Archivio. Nell'ordinamento
del materiale archivistico, messi da
parte i criteri d'ispirazione illumi-
nistico-enciclopedico praticati da Ila-
rio Corte e da Luca Peroni e quelli
di empirismo metodologico del tem-
po di Cesare Cantü e del Malaguzzi-
Valeri, Luigi Fumi introdusse i me-
todi della più avanzata dottrina ar-
chivistica europea mirando, per quan-
to possibile, alla ricostituzione del-
l’unità storico-istituzionale dei fondi
archivistici. Analogo indirizzo venne
impresso alla Scuola di diplomatica
e paleografia affidata a Giovanni
Vittani assistito da Cesare Manaresi.
A coronamento della sua opera, an-
che per una valorizzazione culturale
e sociale dell'Archivio, il Fumi creó
uno strumento assai valido di testi-
monianza dell'operosità attuata nel-
listituto con la regolare pubblica-
zione dell’« Annuario del R. Archi-
vio di Stato di Milano », che conte-
neva una relazione del direttore,
prospetti statistici relativi ai fondi
ordinati e aglinventari redatti, gli

V Vl Hr MSS nA

: - EN È La,"
* Gk o uan

tire

90 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

elenchi degli studiosi e dei frequen-
tatori dell'Archivio con l'indicazione
dell'argomento studiato, notizie con-
cernenti la biblioteca e la scuola,
l'elenco degli scritti pubblicati dai
funzionari dell'Archivio, le prolusioni
annuali tenute nella scuola, studi e
saggi sulle magistrature e sugli uf-
fici di cui venivano ordinati i fondi
archivistici. L'« Annuario dell'Archi-
vio di Stato di Milano » é in parti-
colare l'oggetto di questo notevole
studio. Gal

RurENBURG VicToR, Popolo e movi-
menti popolari nell' Italia del '300
e '400. Bologna, Il Mulino, 1971,
pp. 421.

«Il XIV e gli inizi del XV secolo
sono l'epoca delle grandi sommosse
contadine e cittadine del Medioevo ».
Esse sono l'espressione piü genuina
e veritiera della profonda trasforma-
zione operatasi nell'ambito della eco-
nomia europea, che sta alla base
dello sconvolgimento politico e so-
ciale che reca in sé gli elementi di
dissoluzione delle strutture feudali.
L'industria manifatturiera italiana
che compare nel XIV secolo rappre-
senta, sia pure in forma primitiva,
un modo di produzione basato sullo
sfruttamento e sull’accumulo del
plusvalore in forma capitalistica : il
Rutenburg individua quindi in tale
rapporto di produzione le cause
prime dei moti popolari nelle città.
Il volume prende inizio dalla lenta
ma ineluttabile trasformazione dei
sottoposti alle Arti in operai salariati
o in artigiani dipendenti, citando
come esempi tipici tre città, Perugia,
Siena e Firenze, dove questo processo
si sviluppa in grado progressiva-
mente crescente. Per Perugia non
si può ancora parlare che di prepa-
razione, di vigilia dell’istituirsi di
primitivi rapporti capitalistici di pro-

duzione — avveratisi solo col XV
secolo — e in un campo ben delimi-
tato, quello delle arti tessili. Ciò

nonostante la plebe perugina è la

1 Ee 4
PRIA APRO pen CORDE |
SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 91

prima a insorgere nel 1371, al ter-
mine di un lungo periodo di scon-
tento e di disagi, esasperati dalla
guerra contro gli eserciti del papa
e dalla successiva consegna della
città nelle mani del legato pontificio
e della reazione. Nel capitolo dedi-
cato a Perugia vengono esaminate
non solo le cause immediate e remote
della rivolta, le conseguenze e i fatti
particolari, ma anche l’importanza
di tale avvenimento nei confronti
delle successive insurrezioni di Sie-
na e di Firenze. S. M,

VITALE MARCELLA, Il Quaderno di
ricordi di messer Filippo de’ Ca-
valcanti (1290-1324), in «Studi di
filologia italiana », volume XXIX
(1971), pp. 5-112.

Tra le Carte Strozziane dell’Ar-
chivio di Stato di Firenze, si trova
questo testo, indicato come Libro
di creditori e debitori per ragioni di
banco di Filippo Cavalcanti. Dalle
annotazioni risultano rapporti d'af-
fari con Assisi (pp. 47 e 52) e con
Perugia (pp. 64 e 65). poop.

ZAMA ALpo, La Medicina a Foligno
nei secoli XVI e XVII (a propo-
sito dei medici della famiglia De
Dominicis). Estratto da « Pagine
di storia della medicina », anno XV,
n. 4, luglio-agosto 1971, pp. 11.

Facendo seguito ad un suo pre-
cedente scritto e rilevando la tradi-
zione ereditaria della medicina nella
famiglia De Dominicis, VA. tratta
in particolare della figura del me-
dico Agostino De Dominicis, rettore
dello Studio di Padova nel 1591, e
poi dello Studio urbinate. Pb.

HAGEMANN WoLFGANG, /aiser-und
Papsturkunden im Archivio Capi-
tolare von Narni, in « Quellen und
Forschungen aus italienischen Ar-
chiven und Bibliotheken », Band 51,
pp. 250-304.

È la diligentissima edizione di di-
plomi imperiali, privilegi e lettere
pontifici sino al 1272 conservati
nell'Archivio Capitolare di Narni
pubblicati dal dr. Hagemann, che
ha usufruito del beneficio di acce-
dere a quell’istituto.

A un’introduzione storico-critica su
detto archivio segue la pubblica-
zione integrale dei documenti con
relativo apparato critico, tra i quali
documenti v'é il diploma di En-
rico III del 1047 smarrito da de-
cenni, oltre a due lettere sconosciute
di Celestino III. Ce

Pecuci Fop Mania, Lineamenti di
una storia dei rapporti tra il car-
dinale Egidio Albornoz ed il Co-
mune di Perugia, attraverso i do-
cumenti perugini. Publicado en El
cardenal Albornoz y el Colegio de
Espafia. «Studia Albornoziana »,
vol. XI. Zaragoza, Cometa S.A.

Sulla base dellampio saggio in-
tessuto con l'apporto di numerosi
documenti in gran parte inediti, già
pubblicato in questo « Bollettino »,
l'A. compone una lucida sintesi dei
rapporti enunciati, portando un de-
cisivo contributo di chiarificazione
alla conoscenza delle intricate vicende
di quel travagliato periodo storico,
da cui emerge la duttile condotta
seguita dal Comune di Perugia.

Gi

Sensi MARIO, Tre Monti frumentari
del secolo XV. Estratto da Civiltà
del Rinascimento nel Maceratese,
in «Studi Maceratesi », 5, pp. 285-
305.

Nel breve, ma sostanzioso contri-
buto sono rintracciate l’origine e la
costituzione dei Monti frumentari di
Foligno (1488), Macerata e Annifo
(1492) ed è messa in evidenza la
differenza esistente tra Monte di
pietà e Monte frumentario, pur es-
sendo generati dalla medesima ma-
trice ideale e sociale. G. iC.

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FILOLOGIA E GLOTTOLOGIA

BocELLI ARNALDO, Tecchi e il senso
degli altri, in « Nuova Antologia »,
anno 104, vol. 505, fasc. 2017,
gennaio 1969, pp. 24-35.

La raccolta degli scritti tecchiani,
uscita postuma da Bompiani, che si
intitola appunto JI! senso degli altri
comprende, tra l'altro, il singolare
scritto I! letto di Procuste, fondamen-
tale per la comprensione della poe-
tica ed etica dello scrittore. La ca-
ratteristica del T. sarebbe quella
di appartenere agli scrittori «bi-
valenti », ovverosia critici e narratori
ad un tempo, tormentati da un
eterno scontento di sé e da una vi-
gile preoccupazione che l’attività
critica possa ridondare a danno di
quella poetica. Questa antinomia è
individuata attraverso tutta l'opera
di^ BsF: M.:€* O9.

MaNciNI Franco, Il Codice Olive-
riano 4 e l'antica tradizione mano-
scritta delle laude Jacoponiche, in
«Studia Oliveriana», XV-XVI
(1967-68).

RECENSIONE : ALHAIQUE PETTINELLI

RosANNA, in «Rassegna della
Letteratura italiana», anno 739,
serie VII, gennaio-aprile 1969.

M. GC O0.

PnRospociwr Arpo Luigi, Note sulle
tavole di Gubbio, in « Atti e me-
morie dell'Accademia patavina di
scienze, lettere ed arti», anno
accademico 1969-70, vol. LX XXII,
parte III. Memorie della classe di
scienze morali lettere ed arti,
pp. 35-52.

Osservazioni nate in margine ad
un lavoro di insieme sulle Tavole
iguvine e sulla Koiné culturale ita-
lica, cui l'A. dichiara di stare atten-
dendo, e un capitolo del quale é
già uscito nella rivista dell'Accade-

% ai. NOI
E. IL cau VE SS ve Hr ees anni Eee. —

92 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

mia «La Colombaria»
1969, pp. 1-124).

(XXXIV,
BiePi

CATANELLI LuIGI, Raccolta di voci
perugine con dieci disegni dell’au-
tore e una cartina geografica. Nota
introduttiva di FRANCESsCO A. Uco-
LINI. Perugia, Istituto di Filolo-
gia romanza dell’Università degli
Studi di Perugia, 1970, Seconda
edizione, pp. 223.

x

Con umiltà è intitolata ‘raccolta ’
questa cospicua silloge di vocaboli,
locuzioni, canzoncine, usanze, topo-
nomastica, nomignoli, giuochi e pro-
verbi tradizionali perugini. È in-
dubbiamente opportuno e meritorio
questo paziente lavoro di raccolta e
cernita di elementi di un linguaggio
dialettale, sotto il quale possono più
agevolmente in trasparenza delinearsi
il temperamento intellettuale, il pro-
filo morale, il carattere di costume
del popolo che l’ha creato, ma il cui
uso con l’evolversi del tempo e della
società si viene progressivamente
attenuando ; sicché, in vista di tale
processo di abbandono dell’uso dia-
lettale, è pienamente giustificata
questa pubblicazione, al fine di
«fissare per il capoluogo un mo-
mento della sua fisionomia linguisti-
ca», come dichiara Francesco Ugo-
lini nella Nota introduttiva, nell'am-
bito del «piano di ricerca sui ne-
gletti dialetti umbri ».

I singoli vocaboli sono sempre
corredati da esempi per precisarne
meglio il valore concettuale e per
sottolinearne le sfumature nelle varie
accezioni. Senza voler sottilizzare, si
può tuttavia rilevare che non sempre
l'equivalente in lingua del termine è
calzante. Qualche esempio: in ar-
cutinà è larvatamente, ma non espli-
citamente indicato il concetto eco-
nomico del mettere insieme e recu-
perare briciole e frammenti. Fie-
scolo, termine in senso traslato tra-
sferito dalla molitura dell'oliva, non
è equivalente a pasticcio, ma indica
una condizione di strettura, di an-

Een usc i lt o liem cn p s cn
gustia quindi e difficoltà. Per sca-
fata non é indicata la proiezione del
termine nella sfera intellettuale e
psicologica. Cosi spiticchià non equi-
vale al semplice lavorare, ma indica
l'applicazione a un compito assolto
con impegno, con difficoltà e con
ostinazione. Ma questi esempi, presi
a caso, non intaccano il merito del
pregevole lavoro, indicano soltanto
l'esigenza di un approfondimento
qualitativo, di cui sarebbe opportuno
tener conto in seguito.

In lavori del genere la completezza
assoluta non si puó pretendere, anzi
é un traguardo irraggiungibile ; in-
fatti qualche termine da aggiungere
v'é certamente, e non mancherà oc-
casione per un supplemento, met-
tendo da parte un senso di ritegno
dinanzi a termini anche un tantino
volgari, ma significativi.

Precedono la raccolta congrui Ap-
punti grammaticali ; utilmente pratica
la Toponomastica e gustosa la rie-
vocazione di popolari tipi di perugini
sotto il titolo Nomignoli. La presente
pubblicazione fa parte, col n. 1,
dell'Opera del Vocabolario dialettale
umbro. G. C.

CHERCHI PaoLo, Nuovi appunti sulle
rime del Coppetta, in « Giornale
storico della letteratura italiana »,
vol. CXLVII, anno LXXXVII,
fasc. 460 (1970), pp. 534-540.

Segnala un manoscritto originale
contenente 24 sonetti del Coppetta,
la cui indicazione non è compresa
nella recente raccolta fatta da Ar-
mando Balduino. Già appartenente
alla collezione del principe Strozzi,
il manoscritto è stato recentemente
acquistato dalla Newberry Library
di Chicago. I vari quaderni che lo
compongono risalgono alla seconda
metà del Cinquecento e ai primi del
Seicento. In testa alla c. 99r si legge
«Del Coppetta » : seguono otto so-
netti inediti e sedici già raccolti
nella edizione laterziana del Chior-
boli (Bari, 1912). Gli otto sonetti

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

93

sono tutti di tema religioso, ad ec-
cezione di due, e dovrebbero appar-
tenere all’ultimo periodo dell’attività
poetica del Coppetta.

M..C. O.

GuTHMÜLLER Bono, Un altro auto-
grafo di Lorenzo Spirito Gualtieri.
Estratto da «Studi e problemi di
critica testuale », n. 2, aprile 1971,
pp. 213-221.

Si tratta del ms. XIII F 35 della
Biblioteca Nazionale di Napoli, con-
tenente la traduzione dei libri XI-
XV delle Metamorfosi ovidiane, ade-
spoto e privo di indicazioni dell’ama-
nuense, ma cui l’A. riconosce gli
stessi caratteri grafici e linguistici
di altri autografi dello Spirito.

ED

LAZZzERINI Lucia, « Per latinos gros-
S08....». Studio sui sermoni me-
scidati, in « Studi di filologia ita-
liana» volume XXIX (1971),
pp. 219-339.

Indagine sulla lingua usata nella
predicazione medioevale : fra gli esem-
plari sono citati i testi del « predi-
catore maccheronico fra Cherubino
da Spoleto ». PSP.

PAuLIS GiuLIO, Umbrica, in « Rendi-
conti dell'Istituto Lombardo. Ac-
cademia di Scienze e Lettere »,
Classe di Lettere e Scienze Mo-
rali e Storiche, vol. 105, fasc. I,
1971, pp. 87-122.

L'esame di VI b 49-50 induce alla
conclusione che queste righe delle
Tavole Eugubine trattano di un
esono- concernente la cottura del
poni e che aso VI b 50 è attributo
di poni corrispondente a frehtu IV 31.

DP.

Pozzi GIOVANNI, Rileggendo il Can-
tico di frate sole, in « Messaggero
Serafico » anno LX, n. 8, dicem-
bre 1971, Orselina (Canton Ti-
cino).

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ll dioe M Filologo e cappuccino, il Pozzi
affronta la questione del Cantico di
frate sole con la doppia attrezzatura
della propria esperienza. Se il filo-
logo contribuisce professionalmente
alla lettura critica del testo, l’uomo
di fede porta ad essa l’intelligenza
della natura spirituale, o meglio,
dell’essenza religiosa del componi-
mento. Scartata, comunque, la vec-
chia discussione «sui confini tra
poesia e preghiera o sulla radice
comune che le confonde », Pozzi si
chiede: «quali cose volle dire san
Francesco col cantico ? e perché le
espresse in forma di poesia? in
quella forma di poesia ed in quella
lingua ? ». Anzitutto è ribadita la
dipendenza del Cantico di frate sole
dal biblico Cantico dei tre fanciulli
nella fornace, tratto da Daniele. Ma
san Francesco ha selezionato e rior-
dinato il materiale che il modello
gli offriva con intenti ben precisi e
con sensibilità affatto innovatrice.
Ecco i fatti salienti : 1) una diversa
strutturazione nella lista delle crea-
ture nominate (significativa l’esclu-
sione degli angeli e degli animali);
2) l'appellativo di fratello e sorella
dato alle creature ; 3) l’introduzione
del concetto dell’indegnità dell’uomo
a lodare il Signore ; 4) l’uso costante
della forma passiva («laudato sie »)
invece di quella esortativa del Be-
nedicite. Dall’analisi di questi punti
emerge la conclusione che l’incontro
con la poesia di Francesco non può
realizzarsi che «sul registro di una
implacabile discesa all’essenza delle
cose per toccarvi la presenza di
Dio ». M. C. O.

STORIA E CRITICA LETTERARIA

GRANDI TERENZIO, Epistolario di Giu-
lia Modena. I., in « Ateneo Vene-
to », vol. 6, n. 1, gennaio-giugno
1968, pp. 87-134.

Nella raccolta di lettere della mo-
glie di Gustavo Modena se ne tro-

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S NUpÁs NOE ND. LEI

94 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

vano alcune indirizzate a Luigi Bo-
nazzi, già pubblicate da Cesare Ago-
stini nella rivista « L'Umbria », non
nel 1903 come qui è detto, ma nel
num. 21-22 dell’anno V (1902), alle
pp. 169-179. PP;

CATTANA VALERIO M., Sermoni mo-
nastici inediti dell’olivetano Gia-
como da Traietto (1504), in « Bene-
dictina », anno XVII, fasc. I, gen-
naio-giugno 1970, pp. 92-108.

Giacomo da Traietto entrò novi-
zio nel monastero olivetano di Monte
Morcino di Perugia nel 1479.

P. P.

PADOAN Giorgio, La raccolta di testi
teatrali di Marin Sanudo, in « Ita-
lia medioevale e umanistica », XIII
(1970), pp. 181-203.

Nell’inventario figurano: al n.
[13] comedia perugina di augustino
degli parechij, in cui per un banale
errore di trascrizione si trasforma il
nome di Agostino Pennacchi; al n.
[21] comedia plebana per vicenzo putio
perusino ; il nome del Putio é regi-
strato dal Vermiglioli (Biografia degli
scrittori perugini.. .). RENE,

ScARPA ATTILIO, Pagine di poesia e
di critica. I, Poesie ; II, Prose edite ;
III, Prose inedite. Vicenza, Scuola
Grafica Istituto San Gaetano, 1970,
voll. 3, pp. 158, 426, 327.

In questa ottima edizione fuori
commercio, promossa da Maria Irene
Scarpa Belgeri e curata dal prof. Ari-
stide Dani con la collaborazione della
prof. Annamaria Dani Braiucca, di
Maria Italia Dani Del Degan, del pit-
tore prof. Otello De Maria e della
pittrice prof. Nerina Noro, sono rac-
colte le opere edite e inedite, in prosa
e in versi del noto critico e letterato.
Tra le inedite da segnalare gli scritti
che hanno per tema tra i Personaggi

} asa ‘
dissent da 1! ae or ltd p io c v Y
danteschi Oderisi da Gubbio e San
Francesco. G. C.

MENESTO ENRICO, Coluccio Salutati.
Editi e inediti latini dal Ms. 53
della Biblioteca Comunale di Todi.
Presentazione di UBALDO PIZZANI.
;L001, 1971, pp. 1075; ill. « Res. Tu-
dertinae », n. 12.

Nel ms. 53, alle cc. 49r-51r, sono
contenute in copia del sec. XV la
Declamatio Lucretiae e due lettere del
Salutati, edite dal Novati ma al cui
testo sembra si debbano apportare
alcune correzioni ; una esercitazione
retorica su una altercatio tra Diomede,
Priamo e un guerriero troiano, che
l'A. presume debba attribuirsi al Sa-
lutati, una cui minuta di prova l'ama-
nuense avrebbe trascritto con va-
rianti e doppie redazioni ; infine una
breve lettera che l'A. ipotizza possa
considerarsi inviata a Coluccio da un
ignoto mittente. Ad una analisi som-
maria dei singoli testi, il M. fa se-
guire, oltre alla descrizione del co-
dice, a vari riferimenti codicologici e
bibliografici e a citazioni di fonti, la
trascrizione dei testi e la traduzione
di essi, avvertendo peró che questa
è stata condotta accettando varianti
e correzioni di edizioni precedenti.

DB

NuTI FERNANDO, La Passione. Lauda
drammatica religiosa nell'idioma
dell'antiche genti eugubine (sec.
XIV). Presentazione del prof. FRAN-
CESCO A. UcoLINI. Pisa, Giardini,
1971, pp. VIII-50, 6 tavv. f.t.

La spinta a ripubblicare con un
estroso e composito commento, epi-
sodicamente filologico, la lauda (edita
da GiusEPPE MAZZATINTI, Canti po-
polari umbri raccolti a Gubbio, Bo-
logna, Zanichelli, 1883 e ripresa da
PIER PAoLO PASOLINI, La poesia po-
polare italiana, Milano, Garzanti,1960)
viene al N. da suggestioni della sua
infanzia in cui egli vuole attingere
insieme il recupero dei valori essen-

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

95

ziali della gente eugubina (il N. pre-
cisa polemico che la lauda non è ge-
nericamente umbra) e la proiezione
di condizioni politico-sociali del pas-
sato a riscontro con sue maturate
posizioni.

L'ultimo capitoletto é dedicato ad
un frammento (pure edito dal Mazza-
tinti) in quartine di ottonari de La
Samaritana ovvero La maliarda am-
maliata. P SB:

STANISLAO DA CAMPAGNOLA O. F. M.
Cap., Il « Giardino di orazione » e
altri scritti di un anonimo del Quat-
trocento. Un’errata attribuzione a
Niccolò da Osimo, in « Collectanea
Franciscana » XLI (1971), pp. 5-
59.

L’occasione per questo studio è
stata offerta all’A. dal ritrovamento
di un commento inedito sul « Giar-
dino » del filologo piacentino Stefano
Marcheselli nell'Archivio di S. Pietro
di Perugia. Esclusa l’attribuzione al
Minore osservante Niccolò da Osimo
o a qualche monaco, l'A. dimostra
che il Giardino d'orazione potreb-
be avere per autore un appartenente
a qualche gruppo di chierici secolari
di vita comune. Dall'analisi di altre
opere dello stesso anonimo (una copia
de L’arbore de l'humilità è nel ms.
D 36 della Biblioteca Comunale di
Perugia) e dal confronto di queste con
il Giardino, si passa all'esame delle
molteplici fonti familiari all'anonimo,
tra le quali è anche Iacopone da
Todi. UN.

PrioLo OsvaLpo, Autografi inediti
di Francesco Domenico Guerrazzi,
in « Quaderni della Labronica », n.
4, S. a., pp. 60.

L'A. pubblica, con note, trentanove
lettere custodite, con altri autografi
guerrazziani, nella Biblioteca Comu-
nale di Orvieto e provenienti dalla
raccolta dell’orvietano Domenico Tor-
di. PSbi

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STORIA E CRITICA DELLE ARTI

« Bollettino d'arte » del Ministero del-
la Pubblica Istruzione, a. LII (1967),
fasc. I. Notiziario, pp. 52-59.

Con precise notizie di dati tecnici
e notazicni stilistiche Francesco Santi
riferisce su diversi restauri effettuati
dalla Soprintendenza : ad Amelia sono
state restaurate le due tavole di Pier-
matteo di Amelia in Palazzo Comu-
nale e il Crocefisso di Livio Agresti ;
in Assisi è stato consolidato il trittico
di un giottesco umbro nella basilica
di Santa Chiara, nella cattedrale di
San Rufino è stata pulita dalle ridipin-
ture la Crocefissione di Dono Doni,
nella chiesa di San Damiano si è ri-
sanata e pulita la tavola Madonna con
Bambino che l’autore attribuisce non
tanto al * Maestro del Farneto ’ quan-
to ad un collaboratore. Nella chiesa
di San Crispolto a Bettona si é rad-
drizzata la tavola di Dono Doni Ado-
razione dei pastori.

A Camporeggiano (Gubbio) è stata
rimessa in luce la cripta della chiesa
di San Bartolomeo ; a Cannara (Pe-
rugia) la tavola di Nicolò di Libera-
tore detto l'Alunno La Vergine e due
Santi è stata risanata e trasportata
nella chiesa di San Francesco ; dal
trittico dello stesso autore, conser-
vato nella chiesa di San Matteo, sono
state eliminate le aggiunte agli an-
goli e rintracciate le impronte del-
l’originaria cornice gotica.

A Foligno si è provveduto a re-
staurare la Crocefissione e due Santi
di Pier Antonio Mezzastris ; a Gual-
do Tadino si sono restaurati la Ma-
donna in gloria di Bernardino di Ma-
riotto (Pinacoteca Comunale), la Ma-
donna e devoti di Bernardo di Gero-
lamo di Matteo e la Madonna con
Bambino, Santi e Arcangeli di Avan-
zino Nucci.

A Gubbio è stato staccato l’affre-
sco di Pietro Coleberti da Piperno Ma-
donna di Loreto ; a Norcia cinque sale
de ‘La Castellina’ sono state adi-
bite a museo, dove è stata posta una

“Trota AP rn.

96 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

tavoletta raffigurante San Francesco,
attribuita ad un senese.

Ad Orvieto è stata pulita la tavola
Madonna con Bambino che, dopo il
restauro, viene attribuita alla bot-
tega di Matteo di Giovanni. Il re-
stauro effettuato sulla pala raffigu-
rante la Madonna con i Santi Savino
e Giovenale (Museo dell’Opera del
Duomo) permette di negare la tradi-
zionale attribuzione al Boccati per
assegnarla ad un pittore non umbro.

A Pale di Foligno è stato restau-
rato il gonfaloncino di Lattanzio di
Nicolò Liberatore Santa Maria di
Giacobbe ; a Panicale la Madonna,
Angeli e Santi di Pietro Perugino è
stata trasportata su nuova tela .

M. C. M.

« Bollettino d'Arte » del Ministero del-
la Pubblica Istruzione, a. LII (1967),
fasc. I. Notiziario, pp. 52-59.

Si dà notizia dei lavori architetto-
nici effettuati dalla Soprintendenza
di Perugia con finanziamenti mini-
steriali: a Città della Pieve (orato-
rio dei Bianchi), a Città di Castello
(chiesa di S. Egidio di Petraja), a
Foligno (abbazia di Sassovivo), a
Gubbio (convento di S. Francesco),
ad Orvieto (Palazzo Vescovile), ad
Otricoli (chiesa di S. Maria Assunta).
A Perugia si stanno rifacendo le co-
perture della basilica di San Pietro
e lavori in San Michele Arcangelo, a
Todi é stata restaurata la chiesa di
S. Maria della Consolazione (Renzo
Pardi). M. C. M.

« Bollettino d'Arte » del Ministero del-
la Pubblica Istruzione, a. LII(1967),
fasc. IV. Notiziario, pp. 255-257.

Resoconto dei restauri pittorici ef-
fettuati a Città di Castello (decora-
zione a graffito del Palazzo Vitelli
alla Cannoniera di Cristofano Ghe-
rardi) ; a Gualdo di Narni, chiesa Par-
rocchiale dei SS. Pietro e Paolo ; a
Norcia, Madonna e Santi di Antonio
da Faenza. Sono state restaurate una
Madonna (Perugia, Galleria Naziona-
le dell'Umbria) di Matteo di Giovan-
ni ; a Spoleto due tele di Maffeo Ca-
talli: San Pietro predica ai Senatori
di Spoleto e San Pietro martire appare
durante la battaglia di Spoleto del
1391 (Francesco Santi).

M. C. M.

SANTI FRANCESCO, Gli affreschi del-
l’abside del San Francesco a Mon-
tone, in «Bollettino d'Arte» del
Ministero della Pubblica Istruzione,
a. LII (1967), fasc. II, pp. 97-98.

A cura della Soprintendenza sono
stati scoperti e consolidati gli affre-
schi della volta e delle pareti del-
l'abside della chiesa di San Francesco
a Montone. L'A. accenna al nome di
Antonio Alberti ma preferisce con-
cludere, per ora, orientandosi verso
la qualificazione di un documento di
cultura tardogotica della zona con-
temporanea a quella nellesca.

M. C. M.

« Bollettino d'Arte » del Ministero del-
la Pubblica Istruzione, a. LIII
(1968), fasc. II-III. Notiziario, pp.
161-164.

Visi riferisce sull'attività di restauri
della Soprintendenza: a Gubbio è
stata consolidata la cappella del Ro-
sario nella chiesa di Santo Spirito e
sono stati ripuliti gli affreschi della
chiesa di San Giovanni. Sono state
ripulite dalle ridipinture e consolidate
due statue lignee, una della II metà
del XIII secolo e l'altra della II metà
del secolo XIV, conservate a Norcia.
A Perugia sono stati consolidati gli
affreschi di Antonio Pandolfi nella
sacrestia di San Lorenzo ; il San Gi-
rolamo di Pietro Perugino (Galleria
Nazionale) é stato staccato e traspor-
tato su tela; l'Eterno e Angeli di
Marcello Leopardi (oratorio di San-
t'Andrea) é stato rintelato, pulito e
consolidato. A Cerreto di Spoleto é
stata consolidata e ripulita la tela di
Ignoto del XVII secolo raffigurante

7

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

97

lAnnunciazione e conservata nalla
chiesa di Santa Maria Annunziata
(Francesco Santi). M. C. M.

« Bollettino d'Arte » del Ministero del-
la Pubblica Istruzione, a. LIII
(1968), fasc. II-III. Notiziario, p.
162.

Resoconto dei restauri architetto-
nici effettuati dalla Soprintendenza a
Corciano nella chiesa di San France-
sco dove la rimozione degli intonaci
ha fruttato il ritrovamento di affre-
schi dell’inizio del secolo XIV. A
Norcia è stata restaurata la chiesa
di San Giovanni (Renzo Pardi).

M. C. M.

BruGNOLI MARIA VITTORIA, Recupero
di un crocefisso trecentesco nel mu-
seo di Palazzo Venezia, in « Bol-
lettino d’arte » del Ministero della
Pubblica Istruzione, a. LIII (1968),
fasc. II-III, pp. 80-83.

S'interessa di una Croce dipinta
proveniente dall’ottocentesca raccol-
ta di Giulio Sterbini, maldestramente
‘restaurata’ nell’Ottocento tanto da
essere classificata come opera di scuo-
la umbro-toscana dapprima e poi di
scuola marchigiana ma comunque del
Quattrocento. In seguito all’inter-
vento di restauro l’autrice colloca
l’opera tra Firenze e Assisi entro il
secondo decennio del Trecento.

M. C. M.

HorFMANN-CumRTIUS KATHRIN, Das
Programm der Fontana Maggiore in
Perugia. Diissendorf, Rheinverlag,
1968.

Diligente e accurata monografia ar-
ricchita da numerose tavole.
Grab:

PickERT Luise CHARLOTTE, Miszellen
aus Assisi,in «Mitteilungen desKun-
sthistorischen Institutes in Flo-
renz », 1968, fasc. III-IV, pp. 391-
96.

ZONES Rue JT ABRE IOS, SENE

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Cx

t L'autrice ha trovato ad Assisi nuo-
ve tracce dell'attività di artisti te-
deschi del XIX secolo. Attraverso
l'esame della corrispondenza di Ed-
ward Steinle prova la partecipaz'one
dell'artista all'affresco di Friedrich
Overbeck sulla facciata della Por-
ziuncola in Santa Maria degli Angeli.
L'autrice inoltre indica Wilhelm Ahl-
born come collaboratore dello Steinle
per il dipinto Il miracoloso aumento
del pane di Santa Chiara in San Da-
miano. M. C. M.

SATOLLI ALBERTO, ll complesso ar-
chitettonico di S. Giovenale e S.
Agostino a Orvieto, in « Bollettino
dell'Istituto Storico Artistico Or-
vietano » anno XXIV (1968), pp.
3-69, 16 tavv. f. t.

Approfondito studio tecnico-stori-
co del singolare complesso architet-
tonico in relazione a operazioni di
restauro conservativo per finalità di
destinazione ad uso culturale e so-
ciale dei due monumenti.

GG.

SETTIS FRUGONI CHIARA, Il fema del-
l’Incontro dei tre vivi e dei tre morti
nella tradizione medioevale italiana,
in « Atti della Accademia Nazionale
dei Lincei », anno CCCLXV, serie
VIII, vol. XIII (1967-68), pp. 146-
251.

Nella larghissima documentazione
letteraria ed iconografica del tema,
assai importante nella storia della spi-
ritualità medievale, l'A. ha occasione
di citare l'affresco della chiesa infe-
riore di San Francesco d’Assisi in cui
il Santo addita uno scheletro coro-
nato, considerandolo una specie di
riduzione del dramma a due attori
(p. 149). prp.

Archivio di Stato di Roma. Pietro da
Cortona. Mostra documentaria. Iti-
nerario. Roma, Arti Grafiche Fra-
telli Palombi, 1969, pp. 35.

ux!

LS A
Uses Ito d a COTTA

98 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Fra i documenti esposti, sono per-
tinenti all'Umbria i seguenti, inclusi
nella sezione quarta (Altre pitture) :

n. 176. 1657 luglio 10. G. A. Bernabei
d. O. comunica al suo confratello
Simone Perini a Perugia che ha
dato a Pietro da Cortona le misure
del quadro della Concezione com-
messo per la Chiesa Nuova di Pe-
rugia. Perugia, Archivio storico dei
Filippini.

177. 1657 luglio 14. G. A. Bernabei

d. O. scrive a Simone Perini a Pe-

rugia, per dirgli di avere incontrato

Pietro da Cortona, per trattare del

quadro della Concezione commesso-

gli per la Chiesa Nuova di Perugia.

Perugia, Archivio storico dei Fi-

lippini.

n. 178. 1658 gennaio 5. Questioni re-
lative alla esecuzione del quadro
della Concezione, che Pietro da
Cortona doveva dipingere per la
Chiesa Nuova di Perugia. Roma,
Archivio di Stato.

n. 180. 1660. Notizie sul quadro della
Natività di Maria dipinto da Pie-
tro da Cortona per Sofonisba Pe-
trinij e da innalzare nella chiesa
dei Filippini a Perugia. Perugia,
Archivio storico dei Filippini.

n. 184. 1662 ottobre 21. Lettera di
Pietro da Cortona al proposto dei
Filippini a Perugia, per ringraziare
del gradimento per la sua « Con-
cezione » per la cappella Capponi.
Perugia, Archivio storico dei Fi-
lippini.

n.



(Sull'argomento vedi anche: La
Chiesa dell’ Immacolata Concezione e di
San Filippo Neri (Chiesa Nuova) in
Perugia. Saggio ... di ErrorE Ricci
d. O. Perugia, Deputazione di Storia
Patria per l'Umbria, 1969). Pxope

ASKEW PAMELA, The Angelic Conso-
lation of St. Francis of Assisi in
Post-Tridentina Italian Painting, in
« Journal of the Warburg and Cour-
tauld Institute », a. X XXII (1969),
pp. 280-306.
SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 99

Lettura iconologica ed iconografica
di numerose opere riguardanti la vita
di S. Francesco corredata da vasto
materiale illustrativo e da una nu-
trita bibliografia. Sottolinea l'impor-
tanza del significato assunto dal San-
to nella dottrina post-conciliare da
cui fu sentito come l'uomo piü si-
mile a Cristo. M. C. M.

Bacci Mina, Il punto su Giovanni
Boccati. II, in « Paragone », a. XX,
n. 233, luglio 1969, pp. 3-21.

L’Autrice conclude il suo vasto
esame dell’opera del Boccati ripro-
ponendo acutamente il problema del-
la definizione di una cultura oscillan-
te fra gotico e rinascimento.

Data la Madonna dell’orchestra (Pe-
rugia, Galleria Nazionale) fra il 1448
e il 1458 in quanto risente degli in-
flussi del soggiorno padovano : il tro-
no e il baldacchino arricchiti di in-
tagli di marmo e di fregi classici tra-
discono l’assimilazione dell’archeolo-
gica cultura padovana.

Altrettanto efficace è l’analisi del
polittico attualmente diviso fra la
Pinacoteca Vaticana, quella di To-
rino, e l'Allen Memorial Art Museum
di Oberlin (Ohio) per il quale sugge-
risce l'ipotesi di una destinazione
umbra: il beato nella cuspide di si-
nistra iconograficamente si rivela qua-
le lo pseudo-beato Giovanni da Pian
del Carpine, missionario francescano.
Nella Crocefissione inoltre il gruppo
delle Pie Donne con san Giovanni
presenta i nimbi col nome iscritto,
motivo introdotto in Umbria da Be-
nozzo Gozzoli (Pala della Sapienza
alla Pinacoteca di Perugia) e ripreso
dal Bonfigli e dal Caporali.

Con una precisa documentazione
chiarisce i rapporti e le distanze fra
il Boccati e Girolamo di Giovanni
prima di affrontare la lettura stili-
stica delle opere dell'ultimo soggior-
no perugino. L'indagine si appunta
sulla Pala già nella cappella di San
Savino nel Duomo di Orvieto ora
nel Museo di Budapest e sul gonfa-

lone raffigurante la Pietà (Perugia,
Pinacoteca) purtroppo in pessimo
stato di conservazione.

Fra la Pala d’Orvieto e la Pietà
(1479, ultima opera datata) inseri-
sce cronologicamente le due tavolette
Madonna del latte e Madonna della
Misericordia (Perugia, Galleria Na-
zionale) per motivi stilistici quali la
dilatazione della forma e l'attutirsi
del colore.

Accenna anche alle affinità, sia
pure esteriori, con Fiorenzo di Lo-
renzo. M. C. M.

CARDELLI ENnico, Tentativo di ri-
pristino ideale della chiesa di S.
Rufino in Assisi. Assisi, s.n.t., 1969,
pp. 63, tavv. f. t.

L'A., pur rendendosi consapevole
dell'impossibilità di fornire, in base
alla documentazione storica e ai ri-
lievi tecnico-costruttivi, una solu-
zione integrale all'assunto, fornisce
congrue considerazioni e suggerimenti
plausibili ai fini della ricostruzione,
sia pure ideale, delle strutture primi-
genie dell'insigne monumento.

GG.

FERRARI MIRELLA, Segnalibri del se-
colo XV in codici bobbiesi, in « Ita-
lia medioevale e umanistica », XII
(1969), pp. 323-328.

Si ricorda che nell’inventario della
biblioteca di S. Domenico di Perugia
del 1474-78, di un messale si dice che
si presenta « cum signaculis de serico
et margharitis ». pip

Giotto e i giotteschi in Assisi. Roma,
Canesi, 1969, pp. 311, XXX tavv.
f.t. a colori.

Il volume, dotato di un ricchissimo
apparato illustrativo, inaugura una
collana dedicata alla produzione arti-
stica assisiate ; vi sono raccolti i sag-
gi di eminenti studiosi esposti in oc-
casione delle Celebrazioni Assisane del
VII centenario della nascita di Giotto

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organizzate dai Frati Minori Conven-
tuali della Basilica di San Francesco
e dall'Azienda Autonoma del Turi-
smo. Fra gli altri si segnalano gli
studi di Carlo Volpe sulla formazione
di Giotto per la quale si sottolinea
giustamente l’importanza anche delle
novità architettoniche e della conce-
zione generale della decorazione pitto-
rica e vetraria. L’A., oltre ad una
accurata ricostruzione del percorso
culturale giottesco di cui enuclea le
componenti toscane, ci offre pagine
altrettanto stimolanti per la defini-
zione delle novità figurative del Mae-
stro cui la cultura classica servì da
metodo conoscitivo della realtà con-
temporanea. Giovanni Previtali si oc-
cupa delle Cappelle di S. Nicola e di
S. Maria Maddalena nella Basilica in-
feriore ; il saggio è stato successiva-
mente rielaborato per il volume Giot-
to e la sua bottega (Milano, F.lli Fab-
bri, 1968). Particolarmente utile ci
sembra il resoconto di Enzo Pagliani
sul restauro della cappella della Mad-
dalena (1967) e del braccio destro
del transetto e delle Vele della Basi-
lica inferiore (1968), ricco di nota-
zioni sul materiale e la tecnica di
composizione. Si noti anche che la
documentazione fotografica del vo-
lume in larga parte è posteriore al
restauro.

Innestandosi con perspicacia sui
più recenti orientamenti critici e a-
prendo nuove problematiche, Pietro
Scarpellini mette in evidenza alcune
figure di artisti con l’intento di ar-
ricchire il repertorio della storia arti-
stica umbra, troppo a lungo privata
di nomi o ritenuta scarsa di atteggia-
menti autonomi. In contrasto con le
tesi più superate della vecchia sto-
riografia, Scarpellini ribadisce la tesi
che i pittori locali guardarono consa-
pevolmente a Giotto, pur rielaboran-
done le novità con accenti personali.
Lo studioso esamina alcuni dipinti
offrendo ai lettori anche dei preziosi
inediti quale Le stimmate di San Fran-
cesco (Chiesa di Rocca Sant'Angelo,
Assisi) utile per confermare un’edu-

ARR anh rin ie NE VGA vela. X "TL

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

cazione umbra del ‘ Maestro di Fi-
gline* (identificato nello stesso vo-
lume da Giuseppe Marchini nell'assi-
sano Giovanni di Bonino), rivelata
dal modo tutto umbro d’interpretare
Giotto attraverso la tradizione dugen-
tesca.

Stimolante ci sembra l’intervento
sul corpus del ‘ Maestro espressionista
di Santa Chiara’ arricchito di una
‘ Maestà’ sempre a Rocca Sant'An-
gelo, e di un’altra ‘ Maestà ’ (Gubbio,
Fraternita dei Bianchi) ma soprat-
tutto nell’identificazione, su una base
documentaria e stilistica, in Puccio
Capanna dell’autore di un gruppo di
affreschi interessanti.

Giuseppe Marchini, oltre a proce-
dere all’importante riconoscimento
già detto, dedica il suo validissimo
saggio all’illustrazione del complesso
delle vetrate della Basilica, un raro
esempio di compattezza nell’arte ita-
liana, indicando le varie maestranze
che vi operarono. M. C. M.

NEssI SiLvEsTRO, Una tavoletta giot-
tesca nella chiesa di S. Francesco a
Montefalco, in « Commentari », a.
XX (1969), fasc. III-IV, pp. 157-
161.

Pubblica una Madonna con Bam-
bino inedita che, sia per temi icono-
grafici che per atteggiamenti stilisti-
ci, conduce a riferimenti quali Duccio
e Coppo di Marcovaldo ; la qualità e
la forza nella modellazione sono at-
tribuibili ad un maestro vicino a Giot-
to, arricchito di altri influssi.

M. C. M.

RAGGHIANTI CARLO Lopnpovico, Per-
corso di Giotto, in « Critica d’arte »,
marzo-aprile 1969, fasc. 101-102,
pp. 3-76.

Analisi delle piü significative tappe
dell'itinerario stilistico giottesco con
principale attenzione alle componenti
arnolfiane. M. C. M.

"
SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 101

Raspi SERRA JosELITA, Nuove ipo-
lesi per le «vele» di Assisi, in
« Commentari », a. X X (1969), fasc.
I-II, pp. 20-36.

Sulla base dei piü recenti apporti
critici all'opera di Giotto e di una
lettura agevolata dal restauro pro-
pone che le « vele » (salvo la Gloria)
siano opera di una équipe di artisti
che eseguì cartoni e disegni di Giotto.

M. C. M.

RoLi RENATO, 7 disegni italiani del
Seicento. Treviso, Libreria Editrice
Canova, 1969, pp. Lxxx-167, tavv.
192.

Pubblica un vasto ed interessante
materiale grafico e bibliografico rela-
tivo anche alle zone meno esplorate
della cultura del tempo. Partendo
dall’importanza del Barocci nei con-
fronti della cultura figurativa umbra
fornisce le biografie e illustra alcune
opere del Camassei che rappresenta
un esempio della « fuga » degli artisti
umbri verso Homa e Firenze, e di
altri operanti nell’ambiente locale :
Avanzino Nucci, Cesare Sermei, Luigi
Scaramuccia, Giandomenico Cerrini e
Francesco Allegrini. M. C. M.

VERTOVA Luisa, Il maestro della pala
Bagatti Valsecchi, in « Antichità vi-
va » a. VIII, n. 1, gennaio-febbraio
1969, pp. 3-14.

Indaga sul periodo in cui a Siena
si affermarono il Perugino, Signorelli
e Pinturicchio e sulle influenze da
essi esercitate per precisare ed unifi-
care attribuzioni generiche o sparse.

M. C. M.

BERTELLI CARLO, Un corale della Ba-
dia a Settimo scritto nel 1315, in
« Paragone », a. XXI, n. 249, no-
vembre 1970, p. 23.

Dà notizia che i corali di Santa
Croce in Gerusalemme giunsero a
Roma dopo la soppressione della Ba-

dia a Settimo (1783), nel 1875, dopo
essere passati per Perugia e Cortona.
M. C. M.

BnuscHETTI CELESTINO, Le tavole di
rame incise dell’ Accademia Etru-
sca. Accademia Etrusca, Cortona.
« Note e documenti », I. Cortona,
Grafiche Calosci, 1970, pp. 44, ill.

Questo diligente e accurato cata-
logo della interessante serie di inci-
sioni possedute dalla celebre Accade-
mia, costituisce, come annuncia Pie-
tro Romanelli nella Presentazione, il
primo contributo della nuova collana
di pubblicazioni « Note e documenti ».
Fra le incisioni illustrate ve ne sono
alcune di argomento o di interesse
umbro : le quattro tavole della Nic-
chia di marmo trovata nelle vicinanze
di Todi illustrate da Andrea Giovan-
nelli in Saggi di dissertazioni accade-
miche (tomo VIII (1783), pp. 104-
109); le sei tavole del Sepolcro di
Porsenna disegnate da Baldassarre
Orsini ; la Carta geografica di Etru-
ria, Umbria e Piceno incisa da Ago-
stino Costa; l'Arco etrusco di Pe-
rugia (iconografia e prospetto).

CATTANEO ENRICO, Il battistero in
Italia dopo il Mille, in Miscellanea
Gilles Gérard Meersseman. I. Pa-
dova, Editrice Antenore, 1970, pp.
171-175.

L'A., fornendo un elenco di edifici-
battisteri di cui si abbiano notizie
dopo il Mille, e cercando quindi testi-
monianze degli usi civici che ai batti-
steri furono attribuiti in età comu-
nale, cita il caso di Orvieto, ove nel
1323 fu stabilito : « Cum libri et pri-
vilegia et instrumenta Comunis male
custodita sint..... Capitaneus ipsa
deponat et fideliter faciat custodire
et poni apud ecclesiam sancti Joan-
nis... » (p. 190). Pie.

CATTIN GiuLIO, Tradizione e tendenze
innovatrici nella normativa e nella

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Lc: VERRA FRASE): SII

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pratica liturgico-musicale della Con-
gregazione di S. Giustina, in « Be-
nedictina » anno XVII, fasc. II,
luglio-dicembre 1970, pp. 254-299.

Nell'ambito delle concessioni del
Capitolo del 1444 relativi all'uso del-
lorgano nelle funzioni, fu concesso
un nuovo organo al monastero di S.
Pietro di Perugia, nel 1454 (p. 260).

DEP:

Conoscenza con l'aeropittore. Amore-
volmente esaltate da G. Ballo coe-
renza e forza espressiva di G. Dot-
tori, in « Bollettino italiano », n. 6,
1970, pp. 4-5.

Si segnala la monografia dedicata
da Guido Ballo al perugino Gerardo
Dottori. pep

CorBo ANNA MARIA, L'insegnamento
artistico a Roma nei primi anni
della Restaurazione, in « Rassegna
degli Archivi di Stato », anno XXX,
n. 1, gennaio-aprile 1970, pp. 91-
119.

Tra i documenti pubblicati in ap-
pendice e relativi all'Accademia di
San Luca, sono le relazioni presen-
tate nel 1819 al cardinale Pacca, pro-
tettore dell'Accademia stessa, dagli
insegnanti. Se ne ricavano nominativi
di scolari umbri: Giacomo Petrucci
e Domenico Cassarotti di Città di
Castello, Giuseppe Andreoli di Città
della Pieve, Giovanni Boni e Anto-
nio Bonti di Perugia, Valentino Se-
verini e Nicola Monachesi di Terni.

PSP.

Curto SiLvio, Annotazioni circa il
Palazzo dell’ Accademia delle Scienze
di Torino, in « Atti della Accade-
mia delle Scienze di Torino », II,
Classe di Scienze Morali, Storiche
e Filologiche », volume 104, fa-
scicolo II, luglio-dicembre 1970,
pp. 489-509.

Nella ricostruzione delle vicende
architettoniche del Palazzo nella se-

MLT vene a n.

102 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

conda metà del secolo XIX, si rileva
che la strutturazione della cosidetta
«Manica Nuova » consentì al peru-
gino Ariodante Fabretti, direttore del
Museo d’Antichità, di collocare per-
fettamente le sue collezioni (pp. 497-
98). prep

MaRcoNI PaoLo, Visita e progetti di
miglior difesa in varie fortezze ed
altri luoghi dello Stato pontificio.
Trascrizione di un manoscritto ine-
dito di FRANcEsCO LAPARELLI ar-
chitetto cortonese (1521-1570). Cor-
tona, Accademia Etrusca, « Note
e documenti », n° 3, 1970.

Il manoscritto contenente questa
relazione con piante di fortificazioni,
inedite in gran parte e in precario
stato di conservazione, è conservato
dai conti Laparelli Pitti Magi Dili-
genti di Firenze. Il Laparelli vi rende
conto della missione compiuta per
visitare molte località dello Stato
pontificio e progettarne il rafforza-
mento a scopo militare ; missione af-
fidatagli dal papa Pio IV preso da
mania fortificatoria, analoga a quella
svolta quasi contemporaneamente da
un altro architetto militare, Cipriano
Piccolpasso, nelle località della pro-
vincia dell'Umbria. Fra le città com-
prese in questa relazione vi sono
Narni, Terni, Spoleto, Città di Ca-
stello, Perugia, Todi e Norcia.

Gal.

Mostra di arti figurative e di armi.
Le Compagnie di ventura. Catalogo
a cura di VALENTINO Pace. Roma,
Istituto Grafico Tiberino, 1970,
pp. 38, 50 tavv. f.t.

Il catalogo in accurata edizione il-
lustra la Mostra allestita nell'ex chie-
sa di S. Domenico di Narni in con-
comitanza del Convegno storico per
la celebrazione del sesto centenario
della nascita di Erasmo da Narni
detto il Gattamelata.

La scelta delle opere incluse nella
Mostra e la raccolta documentaria
SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 103

segnano i limiti e il carattere della
manifestazione, la quale, oltre a rie-
vocare le figure di condottieri, di-
ciamo, professionisti del Quattrocen-
to, contribuisce e mira a definire un
clima storico pieno di irrequietezze
e di vitalità sotto il pungolo di smi-
surate ambizioni e di irreducibili ri-
valità.

Il Convegno storico svoltosi a Nar-
ni dal 31 maggio al 2 giugno 1970,
per concorde volontà dei numerosi e
qualificati partecipanti ha dato luogo
alla costituzione del Centro di studio
sulle compagnie di ventura, la cui or-
ganizzazione strutturale è affidata
alla fattiva intraprendenza dell’avv.
Mario Bigotti. Già C.

PiIovANELLI GIANCARLO, 7] capitelli
dei mesi nel Palazzo del Broletto
in Brescia, in « Commentari del-
l'Ateneo di Brescia» per l’anno
1970, pp. 237-250.

Prende in esame raffigurazioni dei
mesi su mosaico o su sculture, ese-
guite in Italia nei secoli XII e XIII,
tra cui quelle della Fontana Maggiore
di Perugia, e ne confronta i simboli
con quelli dei capitelli del Broletto.

pP.

PREVITALI GIOVANNI, Arte in Valdi-
chiana, in « Paragone », a. XXI,
n. 249, novembre 1970, pp. 101-
105.

Nota sulla mostra ‘ Arte in Valdi-
chiana dal XIII al XVIII secolo ;
Cortona, 9 agosto-10 ottobre 1970.

Mette in risalto, oltre ai filoni to-
scano e senese, la presenza di una
commistione di elementi umbri e fio-
rentini, riscontrata nell’opera di Pie-
tro d’Antonio Dei detto Bartolomeo
della Gatta che avrà un seguito nelle
opere di bottega del Signorelli.

MGM:

PREVITALI GIOVANNI, Secondo studio
sulla scultura umbra del Trecento,

in «Paragone», a. XXI, n. 241,
marzo 1970, pp. 9-27.

Ripropone i legami con l’area cul-
turale umbra piuttosto che con quella
senese di un gruppo di sculture li-
gnee del Trecento (cfr. « Paragone »,
n. 181, gennaio 1965).

Pene quale prototipo iconografico
di una Madonna col Bambino (Or-
vieto, Museo dell'Opera del Duomo)
e di una Madonna (Monaco, Bayeri-
sches Nationalmuseum) una perduta
Madonna di Nicola Pisano eseguita
negli ultimi anni di vita dell'autore.

L'ipotesi dell'esistenza di un mo-
dello di Nicola Pisano valido per i
gruppi umbro e toscano si basa sul
ritrovamento di una statua di mar-
mo (Firenze, coll. privata) che assol-
verebbe le funzioni di prototipo ico-
nografico e stilistico sia come opera
di Nicola sia di allievi a lui molto
vicini.

L'autonomia dell'arte umbra viene
ribadita da una statua lignea del
terzo decennio del Trecento esposta
da Nella Longari alla Mostra dell'An-
tiquariato nel 1969. M.C.M.

RAGONA ANTONINO, Di due miniatori
del tardo sec. XVI, Paolo Bramè
palermitano e Cesare Franchi peru-
gino, in « Archivio Storico per la
Sicilia Orientale» anno LXVI
(1970), fasc. I-II, pp. 145-155.

In base ad elementi di carattere
storico, l'A. ritiene di poter correg-
gere la data di morte (1615) di Ce-
sare Franchi indicata da Leone Pa-
scoli (Vite de' pittori, scultori ed ar-
chitetti perugini. Roma, Antonio de’
Rossi, 1732, pp. 177-180), asserendo
che il miniatore perugino fu giusti-
ziato nel 1600, dopo che fu respinta
la domanda di grazia presentata per
lui da undici miniatori assai noti.

Per l’attività artistica del Franchi,
di cui non si conosce alcuna opera,
vengono riportati i giudizi dell'Alessi
e del Pascoli. BP.

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SANTI FRANCESco, L’affresco baglio-
nesco della Galleria Nazionale del-
l'Umbria, in «Commentari», a.
XXI (1970), fasc. I-II, pp. 51-53.

Riferisce sul restauro di un affresco
staccato proveniente dalle case Ba-
glioni e rimasto a lungo nei depositi.
L’opera, purtroppo in cattivo stato
di conservazione, viene attribuita a
Domenico Veneziano sulla base di
connotati stilistici estranei all'ambito
umbro e riferibili alla presenza del-
l'artista a Perugia. L’attribuzione è
permessa da un’anticipazione crono-
logica dell’opera documentata da una
lettera di Jacopo Antiquari al Matu-
ranzio. M. C. M.

VALERI Mino, Appunti per una storia
della pittura a Terni nel novecento,
in « Rassegna Economica », N. 3,
maggio-giugno 1969, pp. 38-43 ; N.
9, settembre-ottobre 1969, pp. 30-
37; N. 1, gennaio-febbraio 1970,
pp. 17-23 ; N. 2, marzo-aprile 1970,
pp. 45-47 ; N. 4, luglio-agosto 1970,
pp. 43-50 ; N. 5, settembre-ottobre
1970, pp. 37-43.

Ampio e interessante panorama di-
vulgativo della pittura ternana, a
partire dal noto naif Orneore Metelli
agli attuali Fatati, Spaziani, ecc.

AGE

WuHÙite JoHN, The Reconstruction of
Nicola Pisano’s Fountain, in « Jour-
nal of the Warburg and Courtauld
Institute », a. XXXIII (1970), pp.
70-83.

Propone la possibilità di una sug-
gestiva ricostruzione della fontana di
Nicola Pisano sulla base di un'at-
tenta e acuta interpretazione icono-
grafica, prospettando anche due va-
lide soluzioni per il problema dei
« Numerals » base delle precedenti si-
stemazioni. M. C. M.

BopART DrprER, Journal d'un pein-
tre frangais à Florence en 1821, in

104 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

« Mélanges de l'École Francaise de
Rome». Moyen Age, Temps Mo-
dernes, tome 83, 1 (1971), pp. 123-
147.

Nel diario del pittore, che resta
sconosciuto, alla data «30 aoüt» si
registra una tappa in Umbria : «...
Mauvais chemin jusqu'à Narni. A
Terni un orage affreux nous a ac-
compagnés jusqu'à Papigno...» (p.
46). D. P.

Giotto e il suo tempo. Atti del Con-
gresso Internazionale per la cele-
brazione del VII Centenario della
nascita di Giotto. Roma, De Luca,
1971, pp. xxI1v-664. M. C. M.

LAMBERTINI Luigi, Alberto Burri, in
« Capitolium », anno XLVI, mag-
gio-giugno 1971, pp. 25-32.

Rassegna dell’attività dell’artista
tifernate nelle sue diverse fasi.

PSP:

Mode Med Italien. Copenhagen, Thor-
valdeen Museum, 1971.

Disegni danesi, tedeschi e scandi-
navi tra il 1770 e il 1840. Tra gli
altri :

E. N. Strassberger (Lipsia 1796 -
ivi 1866), Erinnerung an Perugia, feb.
1833 (n. 100), Hamburg, Kunsthalle
1965-67.

A. Teerlink (Dordrecht 1776 -
Roma 1857), Veduta tra Orvieto e
Bagnorea (n. 40), Roma, Istituto
Olandese.

J. L. Lund (Kiel 1777 - Copenhagen
1867), Spoleto: Monteluco (n. 138,
riprod.), Copenhagen, Gab. Stampe.

GR.

PADOVANI SERENA, Un contributo alla
cultura padovana del primo rinasci-
mento : Giovan Francesco da Rimini,
in « Paragone », a. XXII, n. 255,
maggio 1971, pp. 1-31.

———yFy "e «€ Ricorda anche il trittico eseguito
per la chiesa di San Francesco al
Prato ora conservato nella Galleria
Nazionale dell'Umbria. Ribaltando la
tradizionale linea interpretativa vede
il pittore come un tramite importante
per l'arrivo in Italia centrale di un
rinascimento di tipo squarcionesco.

M. C. M.

PAOLUCCI ANTONIO, Per Bernardino
di Mariotto, in «Paragone», a.
XXII, n. 255, maggio 1971, pp.
33-43.

Con brillantezza di taglio indaga
sul significato e sulla sostanza del-
l’arte di Bernardino di Mariotto.

All’accurata ricostruzione del per-
corso cronologico e stilistico dell’ar-
tista unisce una penetrante indagine
sull’ambiente, la cultura, e il gusto
nel quale egli si è trovato ad operare :
mentre a Sanseverino le oscillazioni
fra Crivelli e gli umbri (Perugino e
Pinturicchio) sono capite in quanto
adatte al gusto artigianale della peri-
feria, negli ultimi a Perugia si veri-
fica il distacco dall’ambiente, cultu-
ralmente più avanzato. È interes-
sante notare come nel pittore tale
dissonanza si traduca nell’accentua-
zione della finitezza ed esibizione ar-
tigiana piuttosto che in un tentativo
di aggiornamento. M. C. M.

ScHERLIESS VoLKER, Drei Fresken
von Bernardino Poccetti, in « Mit-
teilungen des Kunsthistorischen In-
stitutes in Florenz », 1971, n. 3,
pp. 315-320.

Riproduce per confronto un dise-
gno di Bernardino Poccetti raffigu-
rante un angelo, conservato nella
raccolta Cristofani a Perugia.

M. C. M.

STORELLI Enzo, L’antico romitorio e
la chiesa della SS. Trinità sul Mon-
te Serrasanta (m. 1348) nel territo-
rio di Gualdo Tadino. A eura della

Confraternita della SS. Trinità in

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

105

Gualdo Tadino. Assisi, Tip. Por-
ziuncola, 1971, dépliant di € fac-
ciate, ill.

Essenziale illustrazione storico-ar-
tistica della chiesetta montana co-
struita tra l'XI e il XII secolo, re-
centemente restaurata, e sorta sul
luogo del romitorio già esistente nel-
l'alto medio evo. GG.

Don Antonio Brunozzi pittore a cura
di mons. DOMENICO BARTOLETTI.
Gubbio, Tipografia Vispi & Ange-
letti, febbraio 1972, pp. 47, ill.

Contiene i contributi conferiti dal
sindaco prof. Giuseppe Tittarelli, da
mons. Domenico Bartoletti, dal prof.
Aroldo Aleandri, dal prof. Enzo Sto-
relli in occasione della commemora-
zione del pittore di Sigillo don Antonio
Brunozzi tenuta il 5 dicembre 1971
nell'aula consiliare del Comune, dove
era stata allestita una mostra delle
opere dell'artista. Nello stesso giorno
fu tumulata nel cimitero la salma di
dcn Brunozzi riportata in patria da
Guastalla. G. C.

GEOGRAFIA

ALBERTINI R., Gli aspetti geografico-
economici della zona industriale ter-
nana, in Atti del XIX Congresso
geografico italiano (Como, Villa O1-
mo, 18-23 maggio 1964), Vol. II,
Relazioni scientifiche e contributi.
Como, Noseda, 1965, pp. 571-586,
tavv. statistiche e 1 cartina f.t.

Analizza la nascita della struttura
industriale ternana, dal 1875 in poi,
fornendo dati interessanti sotto il pro-
filo geo-antropico. Purtroppo l’indu-
stria di base del ternano non ha pro-
dotto una diffusa industrializzazione
secondaria, come sostiene l’A.

Rispetto allo studio sulla zona pe-
rugina, comunque, questo appare più
preciso, omogeneo e informato.
AGP.

————ÁEÓ

F Toa Dee us
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».

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on BN oe ere aero ALBERTINI R., La zona industriale pe-
rugina e le basi geografico-economi-
che del suo sviluppo, in Atti del
XIX Congresso geografico italiano
(Como, Villa Olmo, 18-23 maggio
1964), Vol. II, Relazioni scientifi-
che e contributi. Como, Noseda,
1965, pp. 555-569, tavole statisti-
che e 1 cartina f. t.

Primi insediamenti industriali a
Perugia. Origine artigiana abbastan-
za recente. Decentramento di alcuni
di essi nelle nuove zone (S. Sisto) o
lungo direttrici di sviluppo interco-
munali (Olmo-Ellera) o in alcune fra-
zioni (i « Ponti») o lungo assi stra-
dali. Panoramica delle maggiori im-
prese industriali, con notizie «sto-
riche ».

Il saggio, tutto sommato, risulta
alquanto frettoloso e superficiale e
non privo di alcune inesattezze.

A. G.:R.

GriANoTTI FRANCESCO SAVERIO, Lago
Trasimeno: Pesci, Paesaggio ecce-
tera eccetera, in « Rivista Umbra
di storia sulla gastronomia », a. I,
n. 1, ottobre 1970, pp. 17-21.

Annotazioni veloci sul patrimonio
ittico e sui problemi della conserva-
zione dell’ambiente lacuale.

ALUQSSP:

DESPLANQUES HENRI, Campagnes et
paysans de l'Ombrie. Resumé de la
conference donnée le 6 février 1971
en l’Hotel de la Société de Géogra-
phie par D. H. professeur à l'Uni-
versité Catholique de Lille, s. n. t.

Partendo dalla constatazione che
nel 1951 la percentuale della popola-
zione agricola attiva era in Umbria
circa il 41% e nel 1970 è scesa al
18%; l'A., che ha una profonda co-
noscenza della regione, alla quale ha
dedicato una pluriennale attenzione
di studio, si è assunto il compito di
ricercare «les consequences de cette
evolution dans la maison rurale, dans

Lp A ^
Vcr od a Ro

106 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

les villages ruraux et dans les paysa-
ges campagnards ». G. C.

DESPLANQUES HENRI, Les bassins in-
térieures de l'Apennin. Observations
de Géographie agraire. Extrait de
« Méditerranée », n9 5-6, janvier-
juin 1971, pp. 429-464, ill.

Dei bacini interni dell'Appennino
nell'Italia centrale, cioé le zone pia-
neggianti inserite fra le alture, l'A.
localizza la più acuta attenzione su
due : il bacino di Gubbio e la pianura
di Sulmona, ciascuna con propri ca-
ratteri dal punto di vista agrario, ma
legate da comuni difficoltà e carenze.

G. C.

DESPLANQUES HENRI, L’influence ur-
baine sur les paysages ruraux en
Italie centrale (Ombrie), in L’habi-
tat et les paysages ruraux d’ Europe.
Comptes-rendus du Symposium te-
nu à l’Université de Liège du 29
juin au 3 juillet 1969. Université
de Liège, 1971, pp. 93-101.

L'A. nei riguardi dell'Umbria de-
finisce il rapporto di subordinazione,
quasi di sudditanza, della campagna
alla città, stabilitosi nel medio evo e
mantenuto per secoli col sistema della
mezzadria. Egli indica inoltre le prin-
cipali forme che ha assunto, sopra-
tutto al tempo attuale, la urbanizza-
zione della campagna. Ge

DESPLANQUES HENRI, Campagnes om-
briennes. Paris, Colin, 1969.

RECENSIONE: Guipo LEMMI, in
«L’Universo » anno LI, n. 1, gen-
naio-febbraio 1971, p. 249.

PB

MATTIOLI Bruno, Fenomeni speleo-
genici nei Travertini di Màrmore,
in «L’Universo », anno LII, n. 2,
marzo-aprile 1972, pp. 411-426.

L’A. si propone di considerare le
cavità che si aprono presso la Ca-
scata delle Marmore (Terni), studian-
done le modalità genetiche «in fun-
zione dell'evoluzione geografica, geo-
logica ed idrologica del deposito di
'Travertini impostatosi alla confluenza
del Velino con il Nera ».

pzE

SCIENZE POLITICHE,
GIURIDICHE, ECONOMICHE,
SOCIALI; STATISTICA

Esposito DE FALCO SALVATORE,
L'artigianato dell’ Umbria. Carat-
teristiche, problemi, prospettive. Mi-
nistero dell’Industria e del Com-
mercio, Direzione generale del-
l'artigianato e della piccola in-
dustria. Roma, Tip. Failli, 1962,
pp. 86, 50 tavv. statistiche n.t.

Il volume si divide in tre parti:
Importanza dell’artigianato nell’eco-
nomia umbra. Struttura dell’artigia-
nato regionale. Misure per promuo-
vere lo sviluppo dell’artigianato del-
l'Umbria. L'indagine promossa dal
Ministero, e che ha riguardato 12.043
imprese sulle 13.469 interpellate (qua-
si l'universo di quelle iscritte negli
albi), ha tra l’altro rivelato queste
carenze di fondo: difficoltà credi-
tizie, specie a medio termine, impos-
sibilità di riconversione delle strut-
ture, deficiente assistenza tecnico-
artistica, mancanza di infrastrutture
e di capitale fisso sociale onde otte-
nere vitali « economie esterne ».

As CCP;

GiorGI Enzo, / laghetti collinari in
Italia. Notizie sulla diffusione e
sul loro inserimento nell’economia
dell’azienda collinare, Istituto spe-
rimentale per lo studio e la difesa
del suolo. Firenze, Tip. Coppini,
1965, pp. 184, tavv. statistiche.

L'Umbria in particolare alle pp. 81
e seguenti e a p. 152. (Numero dei
laghetti al 1961: 690, di cui 319

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

107

in esercizio. Superficie irrigabile et-
tari 16.714; capacità d'invaso mc.
18.064). AS GSP;

AUTORI VARI, La storia sociale della
proprietà attraverso le immagini
con presentazione dell'on. GIUSEPPE
PELLA e prefazione dell'Accade-
mico di Francia JÉROME CARCO-
PINO. Milano, Giuffré Editore, 1966,
pp. XII-137, ill.

Fra le figure riprodotte v'é (p. 34)
quella dell'episodio di S. Francesco
che rinunzia ai beni terreni rappre-
sentato da Giotto nella cappella
Bardi in S. Croce a Firenze, con di-
dascalia di Heinz Schier.

G. C.

BoNELLI FRANCO, Evoluzione demo-
grafica ed ambiente economico nelle
Marche e nell’Umbria dell’Otto-
cento. Archivio economico dell’uni-
ficazione italiana, Serie II, vol. XII.
Torino, ILTE, 1967, pp. 378, LII
tabb. statistiche, 28 figure n.t.,
l«carta. Lt.-a. c., ril

In una nota di segnalazione, quale
è questa, è impossibile, non dico
riassumere, quanto dare un giudizio
non avventato sullo studio del Bo-
nelli. Folto di note, di grafici, di
tavole statistiche, di indici preziosi,
si é di fronte ad una ricostruzione
quanto mai felice delle particolari
condizioni storiche e sociali nelle
quali si é andato evolvendo l'am-
biente economico delle due regioni
nel secolo scorso. Ne é risultato un
saggio demo-sociologico di grande
interesse, pur con i limiti che VA.
ha l'onestà scientifica di premettere,
limiti propri a tutti i tentativi di
sintesi storica. L'analisi demografica
è disaggregata nelle attuali 337 cir-
coscrizioni comunali (91 in Umbria
e 246 nelle Marche) e fornisce la
popolazione anche per alcuni anni
prima dei censimenti del Regno
d’Italia (ogni dieci anni dal 1861
al 1911).

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Il volume si divide in sette capi-
toli: Le fonti. L'aumento della po-
polazione. I caratteri della popola-
zione. La natalità e la fecondità.
La mortalità. La componente migra-
toria. Condizioni economico-sociali
ed evoluzione demografica.

Assai interessanti i dati relativi
all’istruzione, alle condizioni sanita-
rie e alle caratteristiche professionali.
Lo studio è accompagnato da due
appendici : una statistica e una do-
cumentaria. Inoltre da un’ampia bi-
bliografia (fonti archivistiche, fonti
a stampa e bibliografia), da un in-
dice dei nomi di persona e da un
indice degli argomenti. A OP,

CaAPonIONI VITTORIO, Introduzione al-
lo svolgimento di una attività di
pianificazione nel territorio dei Mon-
ti Sibillini. Roma, Privitera, 1967,
pp. 112, ill.

Indagine conoscitiva promossa dal-
l'Associazione per la valorizzazione
della zona dei Monti Sibillini e
condotta da un'équipe guidata dal-
l'arch. Caporioni. L'Umbria, come
Si sa, é interessata al problema con
quattro comuni: Norcia, Preci, Sel-
lano e Cerreto di Spoleto.

AsC.=D.

FioRELLI FRANCO, Gli schemi di svi-
luppo delle regioni dell’Italia cen-
trale, in « Tempi moderni », n. 30,
estate 1967, pp. 84-99.

L’A. esamina i punti salienti conte-
nuti negli «schemi di sviluppo »
delle regioni dell’Italia centrale, so-
prattutto quelli attinenti all’assetto
del territorio, che risulta un pro-
blema globale dell’intera fascia cen-
trale di depressione economica.
AG. P;

FrIiz GIULIANO, Le strade dello Stato
Pontificio nel XIX secolo. Archi-
vio Economico dell'Unificazione I-
taliana, serie I, vol. XVI, fasc. 1.
Roma, 1967, pp. 156, 31 prospetti

Pr UE; fi i
Lo A III a A sa LOSS ama — o

108 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFIGHE

n.t. e XVIII tabb. statistiche f.t.,
19 tavv. f.t. di cui una a c.

L'A. ricostruisce, con dovizia di
particolari, di dati e scrupolosa do-
cumentazione, un importante aspetto
della vita dello Stato Pontificio e
confuta alquanto il luogo comune
circa il pessimo stato della viabilità
nello Stato della Chiesa, che almeno
godeva — rispetto ad altri Stati —
della rete viaria romana, sopravvis-
suta in tutta la sua grandiosità e in
tutta la sua perfezione tecnica. Il
Friz, dopo un'ampia premessa, tratta
fra l'altro dell'ordinamento giuridico-
amministrativo (ordinamento del
1817, del 1833 e di Pio IX), della
rete stradale, dei servizi pubblici di
trasporto (forse la parte più avvin-
cente), del costo dei trasporti e, in
un capitolo a sé, della viabilità nei
territori ex pontifici dopo l’unifica-
zione.

Tre appendici chiudono l’interes-
sante studio : un’appendice statistica,
una legislativa e una ricca bibliogra-
fia (fonti, giornali, bibliografia).

ASQ SP.

NEGRI Pietro, Le ferrovie nello
Stato Pontificio (1844-1870). Ar-
chivio Economico dell’Unificazione
Italiana, serie I, vol. XVI, fasc. 2.
Roma, 1967, pp. 164, 6 prospetti
n.t., XXXIX tabb. statistiche f.t.,
20. IL TI.

Studio, al pari di quello del Friz
sulle strade, notevole e accurato.
L'opera prende avvio con la trat-
tazione sulle concessioni ferroviarie
nello Stato Pontificio e sulla realiz-
zazione della Roma-Frascati (1856),
e prosegue con l'analisi dello sviluppo
della rete pontificia: Roma-Civita-
vecchia, nascita della Società Ge-
nerale Strade Ferrate Romane (1859-
1860), Roma-Ceprano (1862), Roma-
Corese-Orte (1865-1866) e Civita-
vecchia-Orbetello (1867), quindi della
posizione della SGSFR tra Governo
italiano e Santa Sede. Concludono

FERRI SPETTA ania ruin. oo oen |
SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 109

il volume un'appendice statistica,
una legislativa, e un'ampia biblio-
grafia (fonti archivistiche, fonti delle
società concessionarie, emerografia e
bibliografia). A: QP.

ASTENGO GIOVANNI, Situazione e pro-
spettive della pianificazione territo-
riale in Umbria. Centro Regionale,
Collana degli studi per il Piano,
vol. X, tomo I, Perugia, 1968, pp.
1245 carte e: tavv. nt. e ft. in
b.n. e ac.

Si tratta dello studio sull’assetto
del territorio, effettuato come appro-
fondimento delle ricerche realizzate
in Umbria nel periodo dell’elabora-
zione del « Piano di sviluppo econo-
mico ». Anche se in parte cronologi-
camente superato, il lavoro di Asten-
go resta un importante modello di
«aménagement du territoire ».

AGP.

CAMERA DI COMMERCIO DI PERUGIA,
Compendio di statistiche agrarie
per la provincia di Perugia. Peru-
gia, Tip. Guerra, 1968, pp. 318.

Curato dal dott. Giovanni Lau-
renzi, che vi ha premesso un esau-
riente commento, il compendio sta-
tistico — basato sui dati ISTAT,
INEA e su elaborazioni della CCIAA
— si articola in quattro parti: dati
generali; statistiche agrarie; stati-
stiche zootecniche ; statistiche fo-
restali. Malgrado grosse lacune (il
fattore uomo, ad esempio), il com-
pendio risulta un pregevole e agile
strumento di consultazione, soprat-
tutto in quanto raggruppa e/o di-
saggrega elementi sparsi in vari testi.

A. GP.

Coppa Manio, Storia dell'urbanistica
(dalle origini all'ellenismo). Tori-
no, Einaudi, 1968. Primo tomo:
pp. XIV-530. Secondo tomo:
pp: :532/1218,. 1020. ill: nt; .:38

quadri sinottici f.t.

Vi sono trattati, talvolta diffusa-
mente, numerosi centri umbri, tra
cui: Colfiorito, Collemancio, Cesi,
Assisi, Foligno, Gubbio, Perugia,
Plestia, Orvieto, Spoleto, Todi.

AGG.

Coppa. MARIO, INSOLERA ITALO, PAR-
DI RENZO, Il centri storici della
Valle del Clitunno, del Monte Pe-
glia e del contado perugino. Centro
Regionale, Collana degli studi per
il Piano, vol. X, tomo II, Perugia,
1968, pp. 126, numerose illustra-
zioni, cartine e piante.

Il più notevole contributo, a tut-
t'oggi, sul problema dei centri storici
minori. Pur se parziale, l’indagine in-
dividua e indica soluzioni per la sal-
vaguardia e il risanamento di diecine
di incantevoli borghi. A“:G.-P.

Livi Bacci M., PiLLoTon F., Po-
polazione e forze di lavoro delle
regioni italiane al 1981. Svimez,
Collana di Monografie. Milano,
Giuffrè, 1968, pp. 224, numerose
tavole statistiche.

Sviluppo della popolazione e delle
forze di lavoro. Componenti dello
sviluppo. Risultati analitici. Per la
Umbria, in particolare le tavole alle
pagine 176, 197, 211 e 218.

AGR:

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PERU-
GIA, Annuario. Anno Accademico
1967-68. Perugia, 1968, pp. 776.

Contiene : La struttura accademica
(Facoltà, Istituti, docenti, assisten-
ti, ecc.) Normativa. Pubblicazioni
scientifiche del corpo docente. Elenco
delle tesi di laurea. Altri dati sta-
tistici e regolamentari.

ASCHE:

ANBI (Associazione Nazionale delle
Bonifiche), Annuario 1968. Roma,
1969, pp. XX-680.

Vas I

eo eme en mns
nen da RA.

In Umbria: 4 consorzi di boni-
fica, 3 di bonifica montana. Totale
superficie consorziata ettari 299.935.

A. GP.

BELLINI LuriGr, Alcune esperienze
nelle indagini demografiche per il
piano di sviluppo economico re-
gionale dell' Umbria. Estratto dalla
«Rivista italiana di economia de-
mografia e statistica », vol. XXIII,
fasc. 1-4, 1969, pp. 183-192.

Si tratta di una memoria metodo-
logica relativa all'esperienza che l'A.
ha maturato durante le ricerche de-
mografiche per l’elaborazione del
Piano di sviluppo economico del-
l'Umbria del 1962. (Vedi: FEDERICI-
BELLINI, L'evoluzione demografica del-
l'Umbria dal 1861 al 1961. Perugia,
Centro Regionale, 1966).

A. CP.

CAMERA DI COMMERCIO, Sintesi eco-
nomica e programmatica della Pro-
vincia di Perugia. Perugia, 1969,
pp. 120, tavv. stat, 7 grafici
tac.

Relazione generale. Andamento e-
conomico nel 1968. Appendice sta-
tistica. At

CENTRO REGIONALE PER IL PIANO
DI SVILUPPO EcoNOMICO DELL’UM-
BRIA, Le fendenze di sviluppo e
le modificazioni strutturali dell’in-
dustria in Umbria nel periodo
1961-1968. Inserto di « Centro Re-
gionale Informazioni », n. 5-6, set-
tembre-dicembre 1969, pp. 1-72.

La struttura e la dinamica del-
l'industria umbra nel periodo 1951-
1961. L'industria umbra 1951-1961
in rapporto alla dinamica nazionale.
L'indagine diretta sulla consistenza
industriale e sulle modificazioni in-
tervenute dal 1961 al 1968. La strut-
tura industriale al 1968. Le trasfor-
mazioni intervenute nella struttura
tra il 1961 e il 1968. La dinamica
delle classi nel ramo manifatturiero.

D Wl TITTI COMPE ARI

110 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

La distribuzione territoriale dell’in-
dustria umbra. Caratteristiche del-
l’industria umbra. Aspetti organizza-
tivi e problemi funzionali in una
indagine campionaria.

Da questo elenco degli argomenti
trattati si evince come lo studio
sia quanto di più ampio e serio si
sia scritto dopo l’indagine Leonardi
e Indovina del 1963, condotta come
ricerca di settore nell’ambito degli
studi per il piano di sviluppo.

Av D.

FonNAcrI CuRrIO, Ancora sul sistema
idroviario del Tevere, in « Rassegna
Economica», n. 6, novembre-di-
cembre 1969, pp. 29-52, ill.

L'ing. Fornaci torna al suo tema
preferito: la via d'acqua o meglio
un sistema idroviario del Tevere,
canale scolmatore da Castel Giubileo
a settentrione di Fiumicino, una
rete idroviaria specifica da Terni a
Orte, da Orte a Ponte Felice e da
qui a Nazzano fino a Castel Giubileo.
Inoltre Civitavecchia-Latina-Terraci-
na; Roma SO-Fiumicino. Possibili
estensioni a venire : Tivoli-Roma SO ;
Orte-Viterbo con innesto al tratto
Lago di Bolsena-Civitavecchia.

Lo studio — che sembra abba-
stanza bene documentato — odora
un po’ di fantascienza, anche perché
non offre un’analisi costi-ricavi.

AS Gt Pi

CAPPAGLI GIUSEPPE, La direttissima
ferroviaria dei due mari. Livorno-
Ancona in íre ore, in «Nuova
Economia », n. 12, dicembre 1969,
pp. 24-28; n. 1, gennaio 1970,
pp. 13-17.

Si tratta di un progetto, piuttosto
estemporaneo, per collegare rapidis-
simamente Livorno con Ancona, via
Pisa-Siena-Perugia-Fabriano.

A. GarP.

BoEREN PETRUS ConNE LIS, Les « Apo-
stillae » de Michel Carcano de Mi-
lan, O.F.M. au «Consilium de
usuris » d'Ange de Castro, in « Ar-
chivum Franciscanum Historicum»,
LXIII (1970), pp. 174-180.

Le postille di fra Michele Carcano
hanno avuto origine certamente nel
clima della polemica intorno alla
liceità dei Monti di Pietà, polemica
che riarse in occasione della fonda-
zione del Monte di Padova (1494 e
1496), quando furono divulgati i
consigli del collegio dei teologi e
giuristi delle Università di Padova
e Perugia. Notiamo che il ms. 57
dell'Archivio di S. Pietro di Perugia
non contiene il « Consilium de usuris »
di Angelo da Casttro. UN.

CispeL (Confederazione Italiana dei
Servizi pubblici degli Enti locali),
Annuario 1970. Roma, Tip. delle
Terme, s.a. [1970], pp. 416.

Perugia : ATAM. Spoleto : Azienda
Elettrica Municipalizzata (AEM). Ac-
quedotto comunale. Terni: Azienda
Servizi Municipalizzati (ASM). Azien-
da Farmaceutica Municipalizzata.

AUD,

XIX Festa nazionale della montagna.
Ispettorato Ripartimentale delle
Foreste di Perugia. Perugia, Tip.
Benucci, s. a. [1970], pp. n. n.

In occasione dello svolgimento in
Umbria (Piano delle Macinare) delle
manifestazioni della Festa della Mon-
tagna, l'Ispettorato ha curato que-
sto opuscolo che illustra l'attività
svolta in favore dell'Appennino:
rimboschimenti, difesa idro-geologica,
viabilità montana, iniziative « agro-
turistiche ». ASQ P.

Dieci anni di programmazione in
Umbria e l’Ente Regione, in « Cen-
tro Regionale Informazioni », n. 1-3,
ottobre 1970, pp. 6-23.

Dibattito sull'esperienza umbra nel
campo della programmazione econo-
mica, alla luce dell'avvento istitu-

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

111

zionale delle Regioni a statuto nor-
male, fra: Luigi Bellini, Ferruccio
Chiuini, Fabio Fiorelli, Nicola Fogu,
Lodovico Maschiella, Mario Santi,
Tullio Seppilli, Mario Serra.
ATQ:

FrANDRA Fausto, Dinamica del red-
dito e dei consumi nella provincia
di Perugia, in « Nuova Economia »,
n. 6, giugno 1970, pp. 4-7.

Commento, per ció che attiene alla
provincia di Perugia, del noto — e
annuale — consuntivo che il Taglia-
carne va da tempo pubblicando
(sulla rivista della BNL «Moneta
e Credito »), sotto il titolo: I conti
regionali e provinciali. AGD;

GuAITA ENRICO, Alle origini del ca-
pitalismo industriale italiano: la
nascita della « Terni », in «Studi
Storici », XI (1970), pp. 292-312.

Vi si parla del processo di forma-
zione delle Fonderie e Acciaierie di
Terni, compresa la scelta non casuale
del luogo, l’Umbria, Terni in parti-
colare, e il ruolo e la funzione di
tale industria nella politica economica
italiana intorno al 1880. In partico-
lare si mette in rilievo la volontà del
gruppo dirigenziale di mantenere
l'industria in grado di dominare
completamente il mercato interno
nei precisi limiti delle possibilità di
assorbimento, senza tentare un au-
mento del livello produttivo ; in tal
modo il complesso ha potuto mante-
nere inalterati dei profitti altissimi
e le proprie caratteristiche di orga-
nismo finanziario piü che industriale.

S. M.

Livi Bacci M., PiLLOTON F., Po-
polazione e forze di lavoro delle
regioni italiane al 1986. Svimez.
Milano, Giuffrè, 1970, pp. 100.

Le previsioni al 1981 del volume
già segnalato, vengono qui «slit-
tate » al 1986. AGP.

P i gi abuse?

rd

tia

PUB VOCINA SEIN
n TIE N ANNI TITANI IR

MessINI Luigi, Le ricchezze idroter-
mali dell’ Umbria, in « Rivista um-
bra di studi sulla gastronomia »,
a. I, n. 1, ottobre 1970, pp. 12-16.

Rapido ma esauriente excursus sul
patrimonio idrotermale della regione,
quasi affatto inutilizzato. Al Messini
si devono molti scritti sull'argomento,
tra cui, assai informato : Le sorgenti
di acque minerali poco note dell’ Um-
bria, Perugia, 1954. ASGP.

Nucci RAFFAELE, Da otto secoli vive
a Piegaro la tradizione vetraria.
Sempre di vetro il contenitore ideale,
in « Nuova Economia », n. 1, gen-
naio 1970, pp. 6-10.

Breve pezzo — con notizie sto-
riche — sull’attività della Coopera-
tiva vetraria piegarese, continuatrice
di una tradizione centenaria.

AG P.

Per la terza Italia. Atti del Convegno
economico per un indirizzo di svi-
luppo dell’Italia Centrale nel qua-
dro della politica nazionale, (Fi-
renze, febbraio 1970). Firenze,
Stab. Grafico Commerciale, 1970,
pp. 304.

La «terza Italia », che poi sarebbe
l’Italia centrale (Alto Lazio, Marche,
Umbria e Toscana meridionale), è
stata oggetto di un convegno (in-
detto dalle Camere di Commercio
delle suddette regioni) grandioso co-
me organizzazione ma non per ri-
sultati e novità. Di buono, oltre ad
alcuni interventi che o hanno rifiu-
tato o ridimensionato questo mito
piuttosto campanilistico di una terza
Italia, il volume contiene le due re-
lazioni di base : Struttura e dinamica
economico-sociale dell’Italia Centrale
del prof. Benedetto Barbieri e In-
dicazioni sull’assetto territoriale del-
l'Italia Centrale del prof. Silvestro
Bardazzi. A.C. P,

PoTENZA MARIO, RurriNi BRUNO,
Carta delle vocazioni e delle pro-

112 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

spettive turistiche in Umbria. Pro-
vincia di Perugia. Perugia, Ente
Provinciale per il Turismo, 1970,
pp. 464, grafici, figure e tavv. sta-
tistiche.

La «carta », che sarebbe più esatto
definire «studi preliminari per la
redazione di una carta delle voca-
zioni turistiche », o meglio ancora
«inventario delle preesistenze e delle
vocazioni», parte da un'indagine
comune per comune mediante que-
stionario, che fotografa in una scheda
gli elementi di carattere turistico o
paraturistico. (Sintetici dati stati-
stici, geografici, patrimonio artistico,
suscettività, vincoli paesaggistici e
panoramici, ricettività, attrezzature,
ecc.). Il volume espone, inoltre, per
grafici, la dinamica della ricettività
tradizionale e della ricettività com-
plementare. Tratta, in una serie di
capitoli, i valori ambientali, le ri-
sorse artistiche, i centri storici, il
paesaggio, la climatologia, le acque
curative, ecc. Studia, ancora per
grafici, il movimento dei forestieri
(1960-1969). Individua, infine, dieci
comprensori turistici e ne delinea
la realtà e le prospettive turistiche.

A: GTP.

SERPOLLA QuiNTILIO, J| Comune di
Umbertide, in « Nuova Economia »,
n. 5, maggio 1970, pp. 9-12.

Succinta «scheda » statistica.
Ati:

BATTISTACCI GIORGIO, CAMILLI CoR-
RADO, Alcuni rilievi ad una prima
lettura dello Statuto regionale umbro,
in « Centro Regionale Informazio-
ni», n. 1-4, 1971, pp. 1-16.

Articolata e «avanzata » analisi
giuridica dello Statuto regionale.
AS GP.

Benozzo RiccarDo, Umbria: l'isola
dell’eterna programmazione, in « Sin-
tesi economica », a. XXIII, n. 5-6,
maggio-giugno 1971, pp. 48-55.
I problemi economici, sociali e
politici dell'Umbria visti con occhio
fin troppo giornalistico.

AG, P.

CAMERA DI COMMERCIO DI TERNI,
Brevi considerazioni sull'andamento
economico della Provincia nell'anno
1969. Terni, Tip. Nobili, s. a. [1971],
pp. 40.

La solita sintesi economica came-
rale basata sui dati disponibili (po-
polazione, produzione agricola, ana-
grafe camerale, fallimenti, tributi,
ecc. ); AGP.

CENTRO REGIONALE, Prime conside-
razioni sui problemi riguardanti
l’obiettivo della piena occupazione
in Umbria. Inserto di « Centro Re-
gionale Informazioni», n. 1-4
(1971), pp. 1-18.

Quale contributo alla discussione
sul documento programmatico della
Giunta della Regione dell'Umbria :
« Proposte per un programma regio-
nale di sviluppo », questo studio af-
fronta il problema principe dell'Um-
bria, cioé l'occupazione insufficiente,
causa della perdita di popolazione
(passata dal 1951 al 1971 da 803.918
a 771.391 abitanti). Indica, inoltre,
quali sono i problemi economici piü
scottanti, che riguardano l’agricol-
tura e la medio-piccola impresa in-
dustriale, essenzialmente.

Aut OS P.

CoMITATO REGIONALE UMBRO DEL
PSI, Programma economico nazio-
nale e programma regionale di
sviluppo. Contributi e proposte. Pe-
rugia, 1971, pp. 26.

Il documento socialista alle Pro-
poste per un programma regionale di
sviluppo della Giunta della Regione
dell'Umbria. AGR

ConnRADI Lurci, La strada a quattro
corsie Terni-Rieti e l’assetto viario
della Conca ternana, in « Rassegna

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 113

Economica », n. 5, settembre-otto-
bre 1971, pp. 43-46.

Accurato panorama dei problemi
viari di Terni e del suo hinterland.
A, CD.

Esiste la « Terza Italia » ?, in « Itine-
rari», Numero speciale, a. XVIII,
n. 159-162, gennaio-aprile 1971,
pp. 62.

Si riporta la calibrata segnalazione
de «L'Espresso/Colore », n. 37 del
12 settembre 1971: «Di un riferi-
mento a questa nuova entità geo-
politica si era già parlato in un
convegno dello scorso anno, certa-
mente con intenti polemici, per sot-
tolineare l'arretratezza delle regioni
centrali del paese. L'interrogativo
proposto da Francesco C. Rossi, e
la sua prefazione agli interventi,
smentiscono l'esistenza di una « Terza
Italia » innanzi tutto per motivi
storici. I problemi delle Marche,
della Toscana del sud, dell’Umbria,
dell’alto Lazio, sono comunque spi-
golati dagli interlocutori, politici e
managers. Le opinioni non sempre
concordano, ma da quanto affer-
mano Martino Bardotti, Franco Fo-
schi, Franco Grassini, Lelio Lagorio,
Enrico Manca, Ernesto Manuelli,
Gianfranco Merli, Francesco Mer-
loni, Gianlupo Osti, Luciano Radi,
Giuseppe Serrini, appare chiaro che
lo sviluppo dell’Italia centrale non
può essere considerato una questione
separata dalle più gravi contraddi-
zioni che ritardano la saldatura tra
le due Italie ». AA GSP.

FRASCARELLI GERVASI LEANDRO, Lo
sviluppo dell'industria ceramica da
rivestimento e di pavimentazione in
Italia. Perugia, Unione delle Ca-
mere di Commercio dell'Umbria,
1971, pp. 436, XLV tavv. stati-
stiche, 14 fig., numerose cartine a
due colori.

L'A., assistente all'Università di
Perugia, snoda la sua vasta e appro-

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E. v^.
xu fondita ricerca in tre parti: l'eco-
nomia dello sviluppo industriale nel
settore ceramico ; la produzione nei
suoi aspetti economico-tecnici; la
programmazione del processo pro-
duttivo, trattando ampiamente an-
che il settore presente in Umbria,
e precisamente a Spello, a Gualdo
Tadino e, ovviamente, a Deruta.
Ai:G.=#P.

OTTAVIANI DARIO, Le seconde lavo-
razioni in Umbria, in « Rassegna
Economica », n. 3, maggio-giugno
1971, pp. 33-35.

Considerazioni sui «tronchi senza
rami », che sarebbero i grossi im-
pianti industriali del ternano (« Ter-
ni », Polymer, ecc.) che non hanno
provocato, fino ad oggi, un’indu-
strializzazione indotta.

A GP:

Per il rinnovamento delle strutture uni-
versitarie in Umbria. Numero spe-
ciale di « Cronache umbre », XVII,
n. 3-4, novembre-dicembre 1971,
pp. 108.

Il numero speciale raccoglie mate-
riali preparatori ad una Conferenza
regionale sul tema «L'università in
Umbria ». Interessanti gli interventi
di T. Seppilli, A. Savelli, P. Brutti,
P. Abbozzo e L. Briziarelli.

AG... B.

PonTI ANTONIO CARLO, Moderni in-
dirizzi per il turismo umbro, in
«Quaderni umbri », n. 2, giugno
1971, pp. 64-66.

In margine ad una ricerca del
Centro Regionale sul turismo umbro.
AG P.

Programmazione democratica fonda-
mento di ogni ipotesi di sviluppo
regionale, in «Quaderni Umbri »,
n. 2, giugno 1971, pp. 9-15.

È il documento politico del Co-
mitato Regionale della DC, in ordine

114 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

alla elaborazione del piano regionale
di sviluppo, cui sta lavorando la
Giunta della Regione dell'Umbria.
Un paragrafo del documento con-
tiene una valutazione quantitativa
della situazione socio-economica um-
bra. AGSC=P.

REGIONE DELL'UMBRIA, Statuto. Pe-
rugia, 1971, pp.. 32.

Tiratura popolare (centomila co-
pie) dello Statuto della Regione del-
l'Umbria, approvato con legge 22
maggio 1971, n. 344. A (CP.

STROPPOLATINI ELENA, BARONE AN-
TONIO, Il problema della scelta
della Facoltà universitaria nella
città di Terni, in « Rassegna Eco-
nomica », n. 1, gennaio-febbraio
1971, Dp. 29-30, n. 2, marzo-
aprile 1971, pp. 35-38 ; n. 3, mag-
gio-giugno 1971, pp. 41-56 ; n. 4,
luglio-agosto 1971, pp. 23-28 ; n. 5,
settembre-ottobre 1971, pp. 33-35 ;
n. 1, gennaio-febbraio 1972, p. 21.

Della vasta, e ben condotta, in-
dagine, si riassumono i punti sa-
lienti: Definizione di « popolazione »
pre-universitaria e universitaria. La
scelta della sede universitaria e cenni
sullo sviluppo della città di Terni.
Analisi dei risultati, per facoltà.
Numerosi grafici e tavole statistiche
corredano il testo. A E.

«Mondo Umbro». Rivista di pro-
blemi regionali, febbraio 1972,

pp. 76.

Il primo fascicolo di questo perio-
dico, edito dal Centro Editoriale
delle Regioni e diretto da Antonio
Pellicani, é occupato in parte pre-
valente da interventi di esponenti di
diverse correnti politiche su Le pro-
spettive politico-economiche della Re-
gione. Fra altri argomenti rapida-
mente impostati: L'università a Ter-
ni, Gli industriali e il piano regionale,
etc.

OTTAVIANI DARIO, La ferrovia Terni-
L’Aquila-Sulmona, in «Rassegna
Economica », n. 1, gennaio-febbraio
1972, pp. 17-19.

Bilancio funzionale ed economico
della linea ferroviaria, che assume
sempre di più importanza.

ACC UE

BELLINI Luicr, Aspetti statistici della
struttura economica dei comuni um-
bri dal 1861 al 1951, Bozze di
stampa.

Il compianto Autore, benemerito
studioso della storia economica del-
l'Umbria, non ha potuto vedere
l’uscita di questa sua fatica, tuttora
in bozze, ma di prossima pubblica-
zione a cura dell’Istituto di Demogra-
fia dell’Università di Roma.

Lo studio, che rivela, come sem-
pre, vasta dottrina, grande amore per
la terra umbra e profonda erudizione,
risulta essere un’analisi estremamente
interessante della struttura economica
regionale nel corso di un secolo.

L’assunto centrale dell'A. è que-
sto: l'economia umbra, subito dopo
l’unità, presentava un perfetto equi-
librio fra attività in pianura, in col-
lina e in montagna. Questo equili-
brio entró in crisi nel primo decennio
del secolo XX, quando si incrinó
l'equilibrio economico nazionale. Il
Bellini aggiunge che, fino a quando
questo equilibrio non sarà ritessuto,
non vi saranno possibilità di sviluppo.
Occorrerà far vivere anche le zone
di alta collina e di montagna, pena
la continuazione di una situazione
socio-economica umbra squilibrata
territorialmente e settorialmente. Il
saggio è corredato da statistiche
storiche di grande interesse e da
una corposa bibliografia, ricca di
144 voci. A. Gb.

SEGNA.LAZIONI BIBLIOGRAFICHE

SCIENZE AGRARIE

INEA, ] comprensori di bonifica.
Vol. II. Italia Centrale. Roma,
Edizioni Italiane, 1947, pp. 232.

L’Umbria è specialmente trattata
da:p. 153. a. p...161. A.'"C.. P.

ANTONIETTI A., VANZETTI C., Carta
dell’utilizzazione del suolo d’Italia,
INEA. Milano, Feltrinelli, 1961,
pp. 82, 11.carte f.i. a.c.

Umbria : in particolare alle pp. 53
e 73. A. (BD.

SARTI DomENICO MARIA, Indagini
sperimentali sulla composizione chi-
mica della lana di tre razze-popo-
lazioni ovine allevate in Umbria:
Appenninica, derivata Suffolk e
Sopravissana, in « Annali della Fa-
coltà di Agraria dell’Università di
Perugia », vol. XIX (1964), pa-
gine 189-200.

L’analisi chimica dei filamenti di
lana appartenenti ad ovini delle razze-
popolazioni Appenninica, derivata
Suffolk e Sopravissana, allevate in
Umbria, ha evidenziato come il
contenuto in sostanze proteiche sia
nell’Appenninica e nella derivata
Suffolk notevolmente più elevato
che nella Sopravissana, mentre la
lana di quest’ultimo gruppo etnico
è più ricca in grasso ed in ceneri delle
altre. M. S.

ANTONIETTI A., D'ALANNO A., VAN-
zETTI C., Carta delle irrigazioni
d’ Italia, Roma, INEA. 1965, pa-
gine 352, tavv. statistiche, 16
carte f.t. a colori.

Umbria: pp. 10-11; 15-16; 95-
100 ; 271-273. AQ D.

Rossi JowE, Indagine chimico-mi-
crobiologica del latte crudo fornito
alla città di Perugia e ricerca della
deindrogenosi per alcuni gruppi
tì n"
METEO RE da nm.

microbici, in «Annali della Fa-
coltà di Agraria dell'Università
degli Studi di Perugia», vol. XXI
(1966), pp. 271-279.

Sono state condotte analisi micro-
biologiche e chimiche del latte crudo,
fornito direttamente al consumo, di
alcune zone della città di Perugia.
I risultati rivelano delle anomalie
in senso quantitativo nella composi-
zione chimica percentuale (grasso,
materia secca, residuo secco magro)
e nel contenuto microbico.

M. S.

Contributo tecnico per incremento
delle colture ortive. Numero spe-
ciale di « Umbria Agricola », n. 11-
12, novembre-dicembre 1967,
pp. 215-255.

Cenni sulle possibilità umbre in
campo ortivo. AC P.

STRINATI NAZZARENO, L'Associazione
dei produttori ortofrutticoli in Um-
bria, in « Umbria Agricola », n. 9-
10, settembre-ottobre 1967,
pp. 159-164.

L'A. tratta diffusamente di due
cooperative ortofrutticole (Trestina
e Passaggio di Bettona), che in base
alla legge 27 luglio 1967, n. 622, si
sono consorziate, con crescente suc-
cesso, per la vendita del prodotto
sul mercato comunitario e su altri
mercati europei. AGP:

SARTI DoMENICO MARIA, Confronto
fra la fogliosità e la composizione
chimica di due cultivar di erba
medica : « Flamande D.100 » e « Lo-
cale di Casalina ». S. Maria degli
Angeli - Assisi, Tip. Porziuncola,
1968, pp. 12.

I risultati della prova hanno messo
in evidenza come, fra le due cultivar,
allevate nel nostro ambiente, non
esistano differenze significativamente
valide sia nei riguardi della fogliosità
che della composizione chimica.

M. S.

"T QUT DTI DR RA

116 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

SARTI DoMENICO MARIA, Diametro,
resistenza alla trazione e allunga-
mento alla rottura del filamento
lanoso di tre razze-popolazioni al-
levate in Umbria: Sopravissana,
Appenninica e Suffolk x Appenni-
nica. Perugia, Tip. Perugina, 1968,
pp. 23.

Si sono messi a confronto i dati
ottenuti per i tre gruppi etnici onde
rilevare l’esistenza di eventuali dif-
ferenze statisticamente valide tra i
gruppi medesimi. M..S.

SAnTI DoMENICO Mania, Sul con-
tenuto in calcio ed in fosforo di
fieni prodotti in aziende della pro-
vincia di Perugia, in « Annali della
Facoltà di Agraria dell’Università
degli Studi di Perugia », vol. XXIII
(1968), pp. 375-395.

La determinazione del Ca e del P,
contenuto in fieni prodotti e consu-
mati in aziende della Provincia di
Perugia, ha rivelato come tutti i
fieni esaminati siano estremamente
poveri di P, per cui si rende neces-
sario integrare la razione con tale
elemento per gli animali allevati nel
comprensorio suddetto. M.. S.

VELATTA Massimo, Alcuni aspetti
scientifico-tecnici del Trasimeno nel-
la storia e nell’attualità, in « Ri-
vista di Storia dell'Agricoltura »,
a. VIII, n. 2, giugno 1968, pp. 111-
140.

L'A. illustra i provvedimenti di
natura idraulica che vennero proget-
tati o attuati per la sistemazione e
conservazione del lago "Trasimeno,
con particolare riguardo agli ultimi
cento anni, onde salvaguardare i
molteplici, e talvolta contrastanti,
interessi di carattere sociale, igienico
ed economico della zona. Non man-
cano notizie storico-culturali relative
a persone legate in qualche modo
all'ambiente di questo lago.

cuim Pi: n ol ml Roe c n ee

rr
ABBOZZO PaAoLo, Il Piano Irriguo
del Ente Autonomo della Val di
Chiana e l’agricoltura umbra, in
« Regione Umbra », a. I, maggio
1969, pp. 12-15.

L’A., dopo avere eseguito un am-
pio esame sotto il profilo sia tecnico
che economico del piano irriguo del-
l'Ente Autonomo della Val di Chiana,
esprime le serie preoccupazioni degli
ambienti agricoli della regione circa
i tempi di attuazione del piano stesso.

M. S.

Cassano Cosimo, Situazione dell’agri-
coltura umbra e sue prospettive,
in «Centro Regionale Informa-
zioni », n. 5-6, settembre-dicembre
1969, pp. 19-22.

La breve rassegna, che reca con-
siderazioni di razionale e attuabile
politica agraria, è il testo della re-
lazione che il prof. Cassano ha svolto
al convegno tenuto in occasione
della Prima Fiera-Mostra-Mercato
dell’Agricoltura di Bastia Umbra
(settembre 1969). AC.

CircoLo PiERO CALAMANDREI, Rap-
porto sull’istruzione professionale in
agricoltura. Perugia, 1969, pp. 22-
XIV.

Curato da Luciano Giacchè e
Olindo Stefanucci, l’opuscolo, d’im-
pianto sociologico, basato com’è su
domande e risposte di licenziati de-
gli istituti professionali, risulta al-
quanto polemico nei confronti di chi
gestisce e impartisce l'istruzione
professionale d'indirizzo agrario. Per
cui puó capitare che un licenziato
uscito da scuola sa tutto sulla van-
gatura, poco sulla potatura e niente
sui rinnovi. Assi

GrovAGNOTTI CELSO, La frana a
monte del nuovo quartiere « Rina-
scita» della Città di Assisi, in
«Annali della Facoltà di Agraria
dell’Università di Perugia », vol.

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

117

XXIV (1969), pp. 11 (in corso di
stampa).

Sul nuovo quartiere « Rinascita »
della città di Assisi grava il pericolo
di una frana. Dopo un attento
esame della situazione geomorfolo-
gica e della costituzione geologica
della zona interessata, vengono avan-
zate alcune proposte volte a risol-
vere tale grave problema.

M. S.

ScorrTOoN MARIO, 7 tempi e l'energia
nella raccolta dell’uva, in « Annali
della Facoltà di Agraria dell’Uni-
versità di Perugia», vol. XXIV
(1969), pp. 10, foto 3 (in corso di
stampa).

L’A. riporta i risultati di una
indagine, durata cinque anni, sulla
raccolta dell'uva in un vigneto spe-
cializzato in una zona collinare um-
bra, dove si fa ancora largo uso di
manodopera. M. S.

BATTAGLINI BERNARDINI MARCELLA
- RicciARDELLI D'ALBORE GiAN-
cARLO, Nuove osservazioni sulla
flora pollinifera bottinata dalle api
nella zona di Perugia, in « Note
ed appunti sperimentali di ento-
mologia agraria », fasc. X III (1970),
pp. 25.

Gli AA. riferiscono i risultati delle
loro osservazioni sulla flora pollini-
fera bottinata dalle api nel 1968 e
formulano alcune ipotesi circa le
probabili cause che inducono le api
ad operare le loro scelte nell'ambito
della flora disponibile. M. S.

BATTAGLINI BERNARDINI MARCELLA
- RICCIARDELLI D’ALBORE GIAN-
carLo, Sulla flora pollinifera di
alcune zone dell’ Umbria, in « Note
ed appunti sperimentali di ento-
mologia agraria », fasc. XIII (1970),
pp. 24.

Si è indagato sulla flora pollinifera
umbra, fornendo un quadro esau-

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riente dei pollini più rappresentativi
di questa regione. M;.S.

« Bonifica (La) montana dell' Alto Chia-
scio e Assino », a. I, n. 1, maggio
1970, pp. 20.

L'intero numero è dedicato alla
attività del Consorzio di bonifica
montana al 1970, con dati statistici
e descrizione degli interventi.

A. G..P.

Cassano Cosimo, Tendenze dell'agri-
coltura di Foligno, in « Umbria
Agricola », n. 1, gennaio-febbraio
1970, pp. 10-21.

Caratteristiche del territorio. Di-
namica della popolazione agricola
1951-1968. Prospettive di sviluppo.
Previsioni sulla consistenza della po-
polazione agricola al 1980. (Estratto
dagli studi di base per la Variante
al Piano Regolatore Generale di
Foligno realizzati dal Centro Regio-
nale). 7X MESE

Cassano C., L'Agricoltura di Todi
e le previsioni occupazionali. Estrat-
to da « Centro Regionale Informa-
Zioni», n. 4/6, dicembre 1970,
pp. 1-5, cartina f.t.

I] breve saggio, dopo aver trattato
le caratteristiche del territorio dal
punto di vista agrario, analizza la
dinamica della popolazione agricola
nel periodo 1951-1968, esamina le
prospettive di sviluppo del settore
e conclude indicando le previsioni
sulla consistenza della popolazione
agricola di Todi al 1980.

Bou ne

ENTE DI SVILUPPO NELL'UMBRIA, La
cooperazione per lo sviluppo del-
l'agricoltura. Iniziative promosse e/o
assistite dall’ESU. Perugia, 1970,
nna 1:

Opuscolo divulgativo sull’inter-
vento dell’Ente in campo coopera-

118 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

tivo agricolo. Al settembre 1970 ri-
sultavano assistiti o sorti per ini-
ziativa dell'Ente trentanove organi-
smi (olivicoli, zootecnici, di serv zi,
vinicoli, maidicoli), di cui quattro
in via di costituzione. AGR.

GIAMMARIOLI PaoLO, L'economia degli
allevamenti nell'agricollura umbra,
Parte 53, in « Nuova Economia »,
n. 2, febbraio 1970, pp. 7-10.

Le altre parti sono state comprese
nelle precedenti Segnalazioni biblio-
grafiche. Questa è la puntata con-
clusiva. A. .C;.P.

LoRENZETTI F. - PANELLA A., Aspetti
del miglioramento genetico delle gra-
minacee foraggere per la valorizza-
zione delle terre collinari marginali,
in « Rivista di Agronomia », a. IV,
(1970), n. 3, pp. 155-165.

Le terre collinari dell'Italia Cen-
trale, e in particolare dell'Umbria,
di difficile meccanizzazione, abban-
donate dai coltivatori, dovranno es-
sere destinate al pascolo. L'ovino
sembra l’animale più adatto a va-
lorizzare erbe che sono di modesto
sviluppo. Di norma, per l'impianto
dei pascoli, si importa seme, dal
Nord Europa o dal Nord America,
che non é adatto alle nostre condi-
zioni ambientali. Si dimostra che
esistono in loco ecotipi veramente
pregevoli e si indicano le vie per il
loro miglioramento. M.5S.

PAMPANINI ALBERTO, Intorno al vivo
e scottante problema del Monte
Subasio. Estratto dagli « Atti della
Accademia Properziana del Su-
basio », Serie 58, n. 7, aprile 1970,
pp. 26, una carta corografica f.t.
a colori.

Problemi inerenti la conservazione
del monte. Sintesi degli interventi
realizzati dalla Azienda di Stato per
le foreste demaniali, di cui l'A. è
SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 119

direttore. Il fascicolo è presentato
dal compianto Arnaldo Fortini.
A. (P.

PiccHI ANTONIO, Riflessioni sul con-
tributo dei CRPE per una carat-
terizzazione regionale e democratica
della politica agraria, in « Rivista
di Economia Agraria », a. XXV,
n. 6, giugno 1970, pp. 61-113.

Puntuale ricognizione delle scelte
che i quindici Comitati Regionali per
la programmazione economica (tra
cui quello umbro) hanno fatto in
tema di agricoltura. A-GrP,

ScorroN MARIO, Il fabbisogno di la-
voro nel vigneto specializzato, in
« Rivista di Ingegneria Agraria »,
a. I (1970), n. 3, pp. 133-142.

L’A. espone i risultati della ri-
cerca, durata un quinquennio, sul
lavoro richiesto da un vigneto spe-
cializzato di recente impianto, si-
tuato in una zona tipica della collina
umbra. M. S.

ScorroN MARIO, La meccanizzazione
integrale dell’agricoltura (Azienda
di S. Apollinare: risultati anno
1969). Selci-Umbro (PG), Stab.
Tip. « Pliniana », 1970, pp. 31.

L’A. riferisce sui risultati del
quarto anno di sperimentazione re-
lativo ad un programma di ricerca
per la meccanizzazione integrale delle
aziende agricole, in corso di svolgi-
mento presso l'Azienda di S. Apolli-
nare (Perugia) con finanziamento
del Consiglio Nazionale delle Ri-
cerche. M. S.

UNCEM (Unione Nazionale Comuni ed
Enti Montani), Annuario 1970 dei
Comuni e degli Enti Montani.
Roma, 1970, pp. 314.

Territorio montano per regione e
comuni. Territorio classificato in
comprensorio di bonifica montana.

Consorzi di bonifica montana. Az'en-
de speciali. (Umbria: specie alle
pp. 147-151). A CE

ABBOZZO PaoLo, Formazione ed ar-
rotondamento di proprietà contadina
in Umbria in base alla legge 2
giugno 1961, n. 454 e 26 maggio
1965, n. 590 nel decennio 1961-70.
Perugia, Tip. Perugina, 1971,
DD. 47:

Lo studio trae origine da un'ap-
profondita indagine che mette in
evidenza quelle che sono state le
tendenze spontanee manifestatesi nel-
la formazione e nell'arrotondamento
della proprietà diretto-coltivatrice in
Umbria durante il decennio 1961-70,
in seguito all'applicazione delle leggi
citate. MSS.

BATTAGLINI BERNARDINI MARCELLA
- RicciARDELLI D’ALBORE GIAN-
CARLO, Contributo alla conoscenza
dei mieli italiani. 1. Origine bota-
nica dei mieli della Provincia di
Perugia, in « L'Apicoltore moder-
no », a. LXII (1971), n. 4, pp. 64-81.

Sono stati analizzati al micro-
scopio n. 51 mieli della provincia
di Perugia allo scopo di verificarne
l'origine botanica e di conoscere le
fonti nettarifere più importanti per
le api. M. S.

BoNCIARELLI FRANCESCO - PANELLA
ADELMO, La foraggicoltura in Um-
bria, in « L'Informatore Agrario »,
1971 (Numero speciale), pp. 7423-
7429.

La produzione foraggera della re-
gione umbra é esaminata dal punto
di vista della tecnica colturale, delle
produzioni ottenibili e della utiliz-
zazione, con riferimenti ad aziende
reali, nelle seguenti diverse situazioni
agronomiche: terreni irrigui, ter-
reni non irrigui facilmente mecca-
nizzabili, terreni difficilmente mec-
canizzabili, pascoli e prati-pascoli.

M.. S.

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Mn ENTE DI SVILUPPO DELL'UMBRIA, Po-
polazione agricola, dinamica ed evo-
luzione della struttura aziendale
nella IV zona agraria omogenea
nel periodo 1960-1970. Perugia,
Tip. Guerra, 1971, pp. 220, 294
tavv. statistiche f.t.

Il volume riproduce a stampa una
ricerca che il Centro Regionale ha
condotto su incarico dell'Ente di
Sviluppo. La ricerca, molto parti-
colareggiata e completa, é un vali-
dissimo strumento per operare in
concreto nella quarta zona (di pia-
nura), soprattutto nella prospettiva
dei « piani zonali » che l'Ente è te-
nuto ad elaborare. A. GB.

Funzione (La) della cooperazione per
lo sviluppo e il rinnovamento del-
l’agricoltura e lo stato della sua
evoluzione in Umbria. Bastia, Co-
mune di Bastia, 1971, pp. 62.

Sono qui riuniti gli atti di un
convegno sulla cooperazione agricola,
organizzato nell’ambito della seconda
edizione della fiera-mostra-mercato
dell’agricoltura, manifestazione che
si tiene annualmente a Bastia a metà
settembre.

Sommario del fascicolo : relazione
introduttiva (dott. Antonio Carlo
Ponti del Centro Regionale), rela-
zioni del dott. Guido Rutili, Ispetto-
re Compartimentale dell'Agricoltura ;
dott. Giuseppe Buroni, Ente Auto-
nomo Irrigazione ; rag. Egidio Fu-
naro, Ente di Sviluppo nell'Umbria :
dott. Davide Castori, Associazione
Cooperative. Inoltre interventi di :
Mario Belardinelli, Alberto La Volpe,
Lodovico Maschiella, Mario Roych,
Elio Pirami, Cosimo Cassano, Mario
Mariani, Alberto Vitali.

AGE.

LoRENZETTI F. - CECCARELLI S.,
Il pascolo con ovini per la valoriz-
zazione delle terre collinari abban-
donate, in «L’Informatore Agra-
rio », XXVII (1971), 32, pp. 6205-
6210.

nen e E o TRA

is Ma NEP CENE SOTTESA

120 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Il pascolo con ovini costituisce un
mezzo di sfruttamento economico
delle terre collinari abbandonate. I
risultati ottenuti nel campo speri-
mentale di Collestrada (Perugia) del
C.N.R. indicano che in Umbria è
possibile allevare in media 10 pecore
per ettaro senza ricorrere al mercato
dei mangimi. Per l'impianto del pa-
scolo è necessario ricorrere al seme
dei tipi locali, in quanto le varietà
commerciali vanno incontro, in breve
tempo, a notevolissimi diradamenti.

M. :S.

ScorTON MARIO, La meccanizzazione
integrale dell’agricoltura (Azienda
di S. Apollinare: risultati anno
1970 e sintesi quinquennio 1966-
1970). Selci-Umbro (PG), Stab.
Tip. « Pliniana », 1971, pp. 51.

L'A. riferisce sui risultati del quinto
anno di sperimentazione, con una
sintesi del periodo 1966-1970, in
ordine ad un programma di ricerca
per la meccanizzazione integrale delle
aziende agricole, attuato presso la
azienda di S. Apollinare (Perugia)
con finanziamento del Consiglio Na-
zionale delle Ricerche. M. S.

ScoTTON MARIO, L'impiego delle ope-
ratrici nella meccanizzazione inte-
grale dell'azienda agraria. Selci-
Umbro (PG), Stab. Tip. «Pli-
niana », 1971, pp. 44.

L'A. riferisce sui risultati dell'im-
piego delle macchine operatrici du-
rante un quinquennio di sperimen-
tazione nell'azienda di S. Apollinare
(Perugia), in cui era attuata la
meccanizzazione integrale. M. S.

GUERRIERI GIUSEPPE, Considerazioni
sui problemi attuali dell'agricoltura
in Umbria, in « Nuova Economia »,
n. 3, marzo 1972, pp. 31-36.

Il maggiore esperto di problemi
agricoli umbri esamina qui i problemi
del settore e propone alcune soluzioni

P—————— Á——

: i — >
SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 121

di medio periodo (irrigazione, viti-
coltura, zootecnia, cooperazione, ecc.).
ARG: P:

ABBOZZO PaoLo, Considerazioni sui
modi e sui tempi di utilizzazione
delle acque umbre. Perugia, Tip.
Perugina, s.a., pp. 13.

L’A. riferisce dapprima sulle di-
sponibilità e attuali utilizzazioni idri-
che del Tevere, nel cui bacino l'Um-
bria ricade quasi completamente.
Passa poi ad esaminare il contrasto
giuridico sorto tra l'ENEL e l’Ente
Autonomo per la Bonifica e l'Irri-
gazione e la Valorizzazione Fondiaria
in merito all’utilizzazione di tali
acque, contrasto che può causare
una cristallizzazione della situazione
con grave nocumento per l’agricoltura
umbra. MisS.

FRANCESCANESIMO

ABATE P. GiusEPPE, La « Vita pri-
ma » di S. Antonio. Estratto dalla
Rivista « Il Santo », An. VIII, Fasc.
2-3, maggio-dicembre 1968, pp. 102.

ABATE P. GriusEPPE, Le fonti biogra-
fiche di S. Antonio, in « Il Santo »,
Rivista Antoniana di storia, dot-
trina, arte, Anno IX, Fasc. 2, mag-
gio-agosto 1969, pp. 149-189.

L’eruditissimo studio critico del va-
loroso storico francescano non solo
mira a mettere ordine nell’intricata
congerie della letteratura esegetica e
storica sulla tradizione manoscritta
della vita di S. Antonio, ma presenta
in nuova edizione, che può ritenersi
definitiva, la Vita prima, nota anche
come Assidua, e la Vita Secunda at-
tribuita a Giuliano da Spira. Tra i
manoscritti presi in considerazione
dall’A. vi sono il n° 272 e il n° 603
della Biblioteca Comunale di Assisi,
provenienti dal Sacro Convento assi-
sano, e il n° 227b della Biblioteca
Comunale di Terni. Gi C.

JOERGENSEN GIOVANNI, Lettere ine-
dite agli amici assisani, a cura di
FRANCEScO SANTUCCI. Santa Maria
degli Angeli, Tipografia Porziun-
cola, 1969, pp. 18, L. 500.

Le lettere di carattere confiden-
ziale, che rispecchiano il tenace at-
taccamento dello scrittore a S. Fran-
cesco, ad Assisi, all’Italia, sono di-
rette al prof. Giuseppe Tofanetti, a
don Mariano Dionigi, a mons. Giu-
seppe Placido Nicolini, vescovo di
Assisi. GG.

CRESI DomENICcO 0. F. M., Sant’ An-
tonino di Firenze e il card. Alderano
Cibo per il convento della Verna, in
« Archivum . Franciscanum Histo-
ricum », LXIII (1970), pp. 169-
174.

Si tratta di un consulto (emesso
nel marzo 1451) di nove dottori ca-
nonisti e civilisti circa la questione
della « quarta canonica » pretesa dal
vescovo di Città di Castello per un
lascito testamentario in favore della
Verna, fatto da un innominato tifer-
nate. Tra i consulenti si notano i
nomi di Pagano, Niccolò, e Amedeo
Giustini, cittadini tifernati, i cui giu-
dizi sono sottoscritti da sant’Anto-
nino. UN

FLonis GIOVANNI, In quante case è
nato S. Francesco d'Assisi ? (Pro-
posta di lavoro e arbitrato all'Ac-
cademia dei Lincei) in « Accade-
mie e Biblioteche d'Italia », anno
XXXVIII, n. 3, maggio-giugno
1970, pp. 165-179.

Con questo articolo, riprodotto dal-
l'Almanacco dei Bibliotecari Italiani
1970 (Roma, Fratelli Palombi Edi-
tori, pp. 191-206), l'A. riepiloga le
vicende della secolare intricata que-
stione della casa paterna e del luogo
natale di san Francesco, con l’intento
di rivendicare la serietà scientifica e
la solidità documentaria esplicata da
p. Giuseppe Abate in diverse fasi del
suo lavoro su questo argomento, fino

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— iiis v 37 M 122 SEGNALAZIONI

allo studio rigoroso e sostanziale del
1966, La casa natale di S. Francesco
e la topografia di Assisi nella prima
metà del secolo XII, in « Bollettino
della Deputazione di Storia Patria per
l'Umbria», vol. LXIII, fasc. I, pp.
5-110, in polemica sia con i sosteni-
tori della Chiesa Nuova, sia — e più
— con la tesi di Arnaldo Fortini re-
lativa ad una terza casa, fatta pro-
pria dai Terziari Regolari di san Fran-
cesco. In secondo luogo, tuttavia, e
in conseguenza di una serie di inter-
viste che la rivista ha effettuato nel
1969 sulla « verifica e il rilancio della
funzione delle Accademie », l'A. pro-
pone all'Accademia dei Lincei l'in-
tervento scientifico-storico (non reli-
gioso né politico) sulla questione. In
appendice all'articolo compare una
breve ma densa ricostruzione della
figura e dell'attività di studioso del p.
Abate; nonché un rapido commosso
corsivo determinato dalla morte di
Arnaldo Fortini. pP BE

GATTI MARCELLA, Le Carceri di San
Francesco del Subasio. Assisi, a cu-
ra del Lions Club, 1969, pp. 198,
ill.

RECENSIONE : in « Collectanea
Franciscana », XL (1970), pp. 445-6.
U

€ iN.

IMPERATO ALBERTO, O.F.M, Il
Francescanesimo nel territorio di
Principato nel sec. XIII, in « Ar-
chivum Franciscanum Historicum»,
LXIII (1970), pp. 241-258.

L'A. dimostra tra l'altro — che
linsediamento dei Frati Minori nel
Principato non fu opera diretta di
san Francesco ma della prima gene-
razione di francescani. Nell'articolo
vengono vagliate criticamente le leg-
gende e le tradizioni (senza fonda-
mento storico) circa la presenza o i
viaggi di san Francesco nella Cam-
pania. Di. N.

Lasic DrionysIus, O. F.M., Sermo-
nes S. Iacobi de Marchia in cod.

Lp A è
PERE oo ai ti a

BIBLIOGRAFICHE

Vat. lat. 7780 et 7642 asservati, in
«Archivum Franciscanum Histo-
ricum », LXIII (1970), pp. 476-565.

Il ms. Vat. lat. 7780 è quasi tutto
autografo di san Giacomo. In esso
sono contenute molte notizie di cro-
naca contemporanea perugina, riguar-
danti i francescani dell'Osservanza
(convento di Monteripido) e i con-
ventuali di S. Francesco al Prato. È
ricordato anche il nobile perugino An-
tonio dei Montesperelli, protagonista
di una guarigione miracolosa, effetto
della devozione al nome di Gesù. Il
ms. Vat. lat. 7642 contiene il Quadra-
gesimale di san Giacomo, con 123 ser-
moni, 20 in più del codice C.A.IX.
1. 11 della Biblioteca Comunale di
Foligno. ON:

SANTUCCI FRANCESCO, Giovanni Joer-
gensen Presidente della Società In-
ternazionale di Studi Francescani
(Epistolario inedito). Assisi, s. t.,
1970;:pp. 12; ill

Dopo un breve cenno alla nascita
della Società Internazionale di Studi
Francescani di Assisi, son pubblicate
sei lettere inedite relative agli anni
in cui Joergensen fu presidente della
Società (1930-32): tre dello stesso
presidente, una di Giovanni Papini,
una di Maria Pia Borgese e una di
Emile Ripert; v'é anche riprodotta
una lettera di Guido Mazzoni già
edita. GG.

TERzri ARDUINO, Ultime battute sul
luogo di nascita del Cantico di Frate
Sole. Roma, Scuola Tipografica
Francescana, 1970, II ediz., pp. 95.

AI testo della prima edizione (1960)
si aggiunge una appendice in pole-
mica con Luciano Canonici. P. P.

BicARONI ManiNo, O. F. M., Lettere
inedite di San Leonardo da Porto
Maurizio, in « Archivum Franci-
scanum Historicum », LXIV (1971),
pp. 172-196.

aene t n hs ol imt Bu e ene
Sono sei lettere dirette da san Leo-
nardo al vescovo di Assisi Ottavio
Ringhieri tra il 15 sett. 1738 e il 25
marzo 1739. Le prime quattro ri-
guardano l'organizzazione della Mis-
sione che il santo predicó in Assisi
dall'11 al 25 nov. 1738. Tra le per-
sone che furono in rapporto con san
Leonardo é ricordata donna Leoparda
Colonna Sperelli, che eresse un sar-
cofago al defunto marito principe don
Giacomo Colonna in S. Domenico di
Perugia. DN.

IMPERATO ALBERTO, O.F.M, Il
Francescanesimo nel territorio di
Principato dal secolo XIII al se-
colo XVI, in « Archivum Franci-
scanum Historicum », LXIV (1971),
pp. 3-70.

Tra i ministri provinciali di Terra
di Lavoro si notano il b. Agostino di
Assisi (m. 1226) e fra Antonio da Ca-
scia (1410). Non sappiamo se l'altro
fra Gelasio da Napoli si debba iden-
tificare con il «frater Galassus » pure
da Napoli, che fu ministro provinciale
dell'Umbria nel 1431 (cf. « Arch.
Franc. Hist. » LI X [1966], p. 320).

UN.

MeTOoDIO DA NEMBRO O. F. M. Cap.,
Missionari gesuiti, francescani e
cappuccini nell’ Etiopia del ’ 600, in
«Collectanea Franciscana », XLI
(1971), pp. 315-339.

Nello studio, tra i missionari fran-
cescani, non è menzionato p. Ignazio
da Perugia, Minore riformato, che
secondo G. B. Vermiglioli (Biografia
degli scrittori perugini, II, Perugia,
F. Baduel, 1829, p. 201) sarebbe stato
anche l’autore d’una relazione scritta
sulle sue peripezie in Etiopia. Tut-
tavia dai documenti pubblicati dalla
Biblioteca bio-bibliografica della Terra
Santa e dell’Oriente serafico, serie ter-
Z8, t. I, p. I, Quaracchi, 1928; pp.
4-57, concernenti gli anni 1634-1637,
non risulta che il p. Ignazio da Pe-
rugia sia mai partito per lEtiopia.

UN.

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

123

NERI FILOMENA, Scritti editi e ine-
diti di Niccolò Papini Tartagni
(1784-1834), in « Collectanea Fran-
ciscana », XLI (1971), pp. 409-423.

Dall'elenco delle opere risalta l'in-
faticata attività storica ed erudita,
svolta in gran parte nella Toscana e
nell'Umbria, del grande studioso fran-
cescano. UN.

PERINI GIULIANA, Un « Libro di vita »
di Gabriele da Perugia composto tra
il 1494/1503, in « Collectanea Fran-
ciscana », XLI (1971), pp. 60-86.

Lo studio è condotto sui codici 993
e 1074 della Biblioteca Comunale di
Perugia, scritti da una «équipe » di
clarisse del monastero di Monteluce,
per incarico dell'autore, frate Ga-
briele da Perugia, confessore e cap-
pellano dello stesso monastero.
U. N.

PIANA CELESTINO O. F. M., Il beato
Bernardino Caimi da Milano. Un
epigono della predicazione Bernar-
diniana nell'ultimo Quattrocento, in
«Archivum Franciscanum Histo-
ricum », LXIV (1971), pp. 303-336.

Bernardino Caimi non va confuso
col fratello Bartolomeo, anch’egli
francescano. Alcune notizie biogra-
fiche fornite dall’A. su Bernardino
fanno vacillare la cronologia dei cu-
stodi di Terrasanta che, per gli anni
1487-1489, è connessa alla rinuncia
di fra Francesco da Perugia. Tra le
prediche di Bernardino Caimi ri-
corre un « exemplum » di santa Chia-
ra da Montefalco. U. N.

RiTtzLER REMIGIO O.F.M. Conv.
Cardinali e papi dei Frati Minori
Conventuali, in « Miscellanea Fran-
cescana », LXXI (1971), pp. 3-77.

Rassegna utilissima, con le indi-
cazioni delle fonti e della bibliografia
dei singoli personaggi, alcuni dei quali
umbri o in molteplici rapporti con

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lUmbria, specialmente con Assisi e
Perugia. Si notano, tra gli umbri, i
cardinali Bentivegna Bentivegni da
Todi e Matteo d'Acquasparta, che
non sarebbe fratello di Bentivegna.

DEN:

SCHMUCKI OcTAVIANUS O. F. M. Cap.,
« Scripta Leonis, Rufini et Angeli
sociorum S. Francisci », in « Col-
lectanea Franciscana », XLI (1971),
pp. 141-147.

L'A. fa un'ampia rassegna critica
dell'opera di RosaLIND B. BRooKE:
Scripía Leonis... The Writings of
Leo, Rufino and Angelo, Companions
of St. Francis. Edited and translated
by..., (Oxford Medieval Text). Ox-
ford, At the Clarendon Press, 1970.
Si tratta, in sostanza di stabilire
quale posto occupa tra le fonti fran-
cescane la « Legenda Perusina », detta
anche «Legenda antiqua» e anche
«Flosculi trium sociorum » o «Le-
genda Delorme» dal nome del fa-
moso studioso francescano che la sco-
pri nel ms. 1046 della Biblioteca Co-
munale di Perugia, e ancora « Com-
pilatio Perusina » nome piü appro-
priato secondo l'autore della rasse-
gna. DN.

THoMsoN WILLIEL R., Checklist of
Papal Letters relating to the Three
Orders of St. Francis. Innocent
III - Alexander IV, in « Archivum
Franciscanum Historicum », LXIV
(1971), pp. 367-580.

L'elenco comprende ben 3036 let-
tere pontificie edite, con l’indica-
zione della data, del luogo di spedi-
zione, del destinatario e della fonte
in cui si trovano pubblicate, dal Bul-
larium Franciscanum dello Sbaraglia
e dai Regesta del Potthast fino alle
più recenti pubblicazioni. UL N.

DALLARI PrIMo (P. DANIELE), Frate
Elia architetto della Basilica di As-
sisi e di Cortona (nel primo sviluppo
del francescanesimo nell’ultima lotta

lip A À
Vins ie aC aa.

124 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

del Sacro Romano Impero). Milano,
Unione Editoriale Italiana, s. a.,
pp. 139, ill. ;

V'é una certa discordanza tra il
titolo dello studio e il contenuto del
testo. Dal primo sembrerebbe che
fosse una trattazione dell'opera di
frate Elia come ideatore, architetto e
costruttore della basilica di Assisi e
della chiesa di S. Francesco di Corto-
na. Mentre a quest'argomento sono
riservate quattro pagine, lo studio é
un'attenta, essenziale e compiuta bio-
grafia di frate Elia, arricchita col cor-
redo di molti riferimenti documentari
e bibliografici, e considerata nel con-
testo delle vicende incerte e contra-
state del movimento francescano e
della lotta politica fra papato e im-
pero. Le pagine da 113 a 139 prose-
guono la numerazione di quelle del
testo, mentre costituiscono prevalen-
temente tavole di illustrazioni fuori
testo. G.-C.

BIOGRAFIA

PALOMERA J. ESTEBAN, S.J., Fray
Diego Valadés o.f.m. egangelizador
humanista de la Nueva Espafia.
El hombre y su epoca. S.A. Mexico,
Editorial Jus, 1963, pp. 230, ill.

Fra Diego Valadés fu forse uno
dei primi meticci della Nuova Spa-
gna ammessi nell’Ordine Francescano.
Venuto in Europa nel 1571, fu poi
a Perugia, dove nel 1579 stampò,
per i tipi di Pietrogiacomo Petrucci,
la famosa Rhetorica Christiana, cor-
redata di numerose incisioni da lui
stesso preparate. L’A. mette in ri-
lievo la figura dell’umanista che,
tra gli altri meriti, ebbe quello di
offrire ai missionari operanti tra gli
indios un manuale insuperato per
il metodo didattico attivo. ON.

La Contessa Pisana. Venerabile suor
Florida Cevoli, cappuccina di S.
Veronica nel 29 Centenario della
SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 125

morte (1767-1967). Città di Castello,
Tipografia Grifani-Donati, [1967],

[pp. 16], ill.

Il fascicolo celebrativo contiene,
oltre la cronaca dei festeggiamenti
del secondo centenario della morte
della ven. suor Florida (nata a Pisa
nel 1685), un profilo biografico della
stessa che ebbe « quasi più concetto
e stima » di santa Veronica Giuliani,
e una nota storica di A. Ascani su
mons. G. B. Lattanzi vescovo di
Città di Castello, contemporaneo del-
la venerabile cappuccina, nonché au-
tore del Trattato dei seminari e col-
legi (1770) e «di un singolare cate-
chismo di dottrina cristiana ».

DN.

Pietro (P.) Pirri della Compagnia di
Gesù. Commemorazione tenuta nel-
la Abbazia di S. Eutizio in Val
Castoriana. Piedivalle di Preci. 22
giugno 1969. Norcia, Stab. Tip.
A. Millefiorini-Eredi, s.a., pp. 14
nn., Il tavyv. sit:

Con la presentazione di mons. Er-
nesto Benedetti, Mario Scaduto S.J.
traccia una misurata, efficace rievo-
cazione del valoroso gesuita p. Pie-
tro Pirri (1881-1969) mettendone a
fuoco la tempra di sacerdote, l'ope-
rosità di storico dai larghissimi in-
teressi culturali e spirituali, la fe-
condissima attività pubblicistica.

GGG.

RHopEs DENNIS E., Pompilio Totti :
Publisher, Engraver, Roman Anti-
quary, in « Papers of the British
School at Rome», vol. XXXVII
(1969), pp. 161-172.

Il Totti nacque a Cerreto di Spo-
leto, presumibilmente intorno al 1590.
Psp.

Commemorazione del Gr. Uff. Raf-
faello Silvestrini professore eme-
rito di Clinica medica nel cente-

nario della sua nascita. Estratto
da « Annali della Facoltà di Me-
dicina della Università degli Studi
di Perugia », Vol.. 61, fasc. III,
(1970).

Con discorsi dei professori Bruno
Bellucci, Lucio Severi, Giuseppe Des-
sy il 2 aprile 1968 ad iniziativa del-
l'Accademia Anatomico-chirurgica di
Perugia fu tenuta nell’aula delle
Cliniche generali del Policlinico 1a
solenne commemorazione dell'illustre
maestro. GG:

Di Fonzo LorENzZO, ofm conv., Il
Padre Giuseppe Abate dei Frati
Minori Conventuali (1889-1969).
Estratto da ‘Miscellanea france-
scana', 70 (1970), fasc. I-III,
pp. 3-90.

È una completa biografia e una
affettuosa, reverente rievocazione del-
l’integro carattere, della fervida spi-
ritualità francescana, della mirabile
attività scientifica del valoroso e in-
dimenticabile storico. Importantis-
sima è la minuziosa bibliografia de-
gli scritti editi di p. Abate, che
comprende 132 numeri. Non meno
importante il catalogo delle opere
inedite nel loro opportuno raggrup-
pamento in schedari letterari e ono-
mastici, volumi, appunti di studio.
In questa imponente congerie di
materiale storico fanno spicco due
monumentali repertori bibliografici,
cioè l’Incipitario Operum latinorum
initia ab antiquitate classica ad an.
1600, che comprende 124.000 schede,
e il Titularium latinum patristico-
medievale, repertorio di titoli di
opere latine medievali, titoli diversi
per una stessa opera, costituito da
15.000 schede.

È auspicabile che queste due rac-
colte, frutto di sistematiche ricerche
in biblioteche italiane e straniere,
siano date alle stampe, previa at-
tenta revisione, affinchè i cultori di
discipline storiche e religiose possano
giovarsene. Gi Gi

AI E a

FAT. VENI

T

E dd
HR ZA
ULTRA TT sia ini

MANSUELLI Guipo A., Mario Biz-
zarri e l’archeologia orvietana. Or-
vieto, Fondazione per il Museo
« Claudio Faina », 1971, « Collana
di quaderni d’Archeologia e Sto-
ria3;-n. 2, DD. 23, 2 tavv. ft.

È qui pubblicata la diffusa e pe-
netrante commemorazione che l'A.
tenne del valoroso archeologo peru-
gino il 7 febbraio 1970 alla Fonda-
zione, che ne ha poi effettuata la
pubblicazione. G. C.

BIBLIOGRAFIA

LEMMI Guinpo, Saggio di bibliografia
speleologica | dell Umbria. Univer-
sità di Perugia. Facoltà di Agraria.
Istituto di Mineralogia e Geologia.
Perugia, Tip. Perugina, 1969,
pp. 23.

E una comunicazione presentata
al X^ Congresso Nazionale di Spe-
leologia (Roma, 1968) aggiornata al
1969. Questa raccolta bibliografica
é in rapporto allo sviluppo preso
negli ultimi anni dall'attività spe-
leologica nei riguardi sopratutto della
migliore conoscenza del * Carsismo
profondo' della regione. Questa bi-
bliografia abbisognerebbe di maggiore
coerenza formale. G. C.

SOTTILI AcGosTINO, I codici del Pe-
trarca nella Germania Occidentale.
III, in « Italia Medioevale e Uma-
nistica », XII (1969), pp. 335-476.

Nel catalogo sono comprese alcune
opere di Matteolo Perugino (pp. 394-
395). Bi:

PONTI ANTONIO CARLO, STEFANETTI
Massimo, La Regione. Rassegna
bibliografica. Estratto da «Centro
Regionale Informazioni », n. 1-3,
ottobre 1970, pp. 1-16.

Ampio repertorio bibliografico, sud-
diviso per materia, sul tema «re-

Tic

D del A sé LOSS anh aloe e. — n

126 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

gione ». Molte voci riguardano l'Um-
bria. AGI P.

SCHLAURI IGNACE, O.F.M.Cap., Saint
Frangois et la Bible. Essai biblio-
graphique de sa spiritualité évan-
gélique, in « Collectanea Francisca-
na», XL (1970), pp. 365-437.

Il ricchissimo saggio bibliografico
contiene 466 titoli. Essi non riguar-
dano tutti direttamente san Fran-
cesco e la Bibbia, ma sono ugual-
mente utili allo studioso perché
danno un prospetto d’insieme delle
numerose questioni connesse con l’ar-
gomento. UN.

GuRRIERI OTTORINO, Scritti e lavori.
Perugia, Stab. Tip. ‘Grafica’ di
Salvi e C., s.a., pp. 25.

L'abbondante materia, che testi-
monia l'intensa attività dell'Autore,
è distribuita metodicamente, per ciò
che concerne gli scritti, in monogra-
fie, novellistica, studi, guide, cro-
nache e critiche d'arte, biografie e
storia, turismo, documentari, teatro.
I lavori sono raggruppati in monu-
menti civili, opere d'arte, musei e
ricordi di uomini illustri, monumenti
religiosi. G. C.

FOLKLORE

SANTUCCI FRANcESCO, Stornelli um-
bri. Estratto da «Lares», anno
XXXII, fasc. III-IV, luglio-dicem-
bre 1966, pp. 173-176.

Breve raccolta di stornelli umbri e
particolarmente assisani: questi ul-
timi sono definiti dal raccoglitore
inediti. BiSP:

SANTUCCI FRANCESCO, Stornelli a di-
spetto del contado di Assisi. Estrat-
to da « Lares », anno XXXII (1967),
fasc. III-IV, pp. 217-225.

mr 9i 1 n sl mal B ic c e rl
Nella breve introduzione, il S. dice
di aver raccolto gli stornelli nella cam-
pagna di Assisi, sopratutto nella pic-
cola frazione rurale di Tordibetto.

] 55d 945

SANTUCCI FRANCESCO, Preghiere po-
polari umbre. Estratto da « Lares »,
1969, fasc. I-II, pp. 64-66.

Le sei preghiere, raccolte dalla viva
voce, I'A. afferma che non sono « del
tutto inedite », ma gli sembra inte-
ressante pubblicarle per «certe va-
rianti dialettali e di contenuto », che
egli tuttavia non precisa. JE duds

SANTUCCI FRANCESCO, La mamma nel
canto popolare assisano. Estratto
da « Lares » anno XXXVI (1970),
I-II, pp. 121-124.

Raccoltina di testi che il S. dice
inediti (tranne quelli già inseriti in
sue precedenti sillogi) sul tema, quasi
sempre ironicamente svolto, della ma-
dre dell'amato (o dell'amata).

BSP.

VARIE

I gruppi culturali in Italia, DC-SPES.
Foggia, Tip. Leone, 1967, pp. 156.

Umbria : pp. 65-72. Gruppi analiz-
zati : 20, di cui 7 gruppi istituzionali,
10 di iniziativa generale e 3 di ini-
ziativa giovanile. Alcuni dei gruppi
studiati: ORUP, Centro Internazio-
nale Magistrati Severini, Fonte Mag-
giore, Festival dei Due Mondi, Sagra
Musicale Umbra, Centro Studi sul-
l’Alto Medioevo, Associazione Amici
della Musica, Centro Studi sulla Spi-
ritualità Umbra. Ai GiUP.

Dri BENEDETTO FiLIPPo, Leonzio, O-
mero e le « Pandette », in « Italia
Medioevale e Umanistica », XII
(1969), pp. 53-112.

Rilevata l’importanza délla riva-
lutazione, avvenuta negli ultimi anni,

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

127

di Leonzio Pilato, l'A. ricorda la tra-
duzione latina di un trattatello pseu-
doaristotelico, del cui reperimento dà
notizia nel 1381 Lorenzo di Antonio
Ridolfi e Jacopo di Sozzino Tolomei,
vescovo di Narni, e che è esplicita-
mente attribuita a Leonzio dall’inven-
tario dei libri di Leonardo Mansueti
(T. KaEPPELI, Inventari di libri di
San Domenico di Perugia. Roma,
1962, pp. 225-26) (pp. 54-56). A pro-
posito poi di un autorevole personag-
gio che nel sec. XV propose la tradu-
zione dei passi greci del Digesto, viene
fatta l'ipotesi che si tratti del peru-
gino Baldo degli Ubaldi (p. 109).
pp

« Atti della Accademia Nazionale dei
Lincei », anno CCCLXVII, 1970.
Rendiconti, Classe di Scienze mo-
rali, storiche e filologiche, volume
XXV, fascicolo 7-12 (luglio-dicem-
bre 1970). Seduta del 14 novembre
10707: 77. Comunicazioni varie, pp.

In questa seduta la Classe decise
di affidare ai Soci Gnudi e Volterra
il compito di predisporre un voto con
il quale si chieda la rimozione delle
porte bronzee collocate nella facciata
del Duomo di Orvieto. A p. 487 é
pubblicato il testo del voto, nella for-
mulazione approvata all'unanimità
dalla Classe. PB.

Castel del Piano. Feste venticinquen-
nali del SS. Crocifisso, 3-10 mag-
gio 1970. Perugia, Scuola Tipogra-
fica Olmo, s. a., pp. 71, ill.

È una minuziosa, completa raccolta
di notizie e di fonti storiche concer-
nenti l’antico castello del territorio
perugino e riguardanti tutti gli aspetti
della vita religiosa, civile, sociale, sco-
lastica, artistica. La raccolta dal par-
roco don Pietro Bozza è stata attuata
con la collaborazione del conte Leo-
nardo Serego Alighieri, don Lino Bot-
toloni, la prof. Irma Menicucci Ta-
ramelli, il dott. Vincenzo Mariotti,
l’ins. Nestore Magni. GIG. E
Maie dn

128

Il migliore dell'annata 1969. Una sta-
tuetta di Manzü premierà a Spo-
leto il film artisticamente piü va-
lido, in « Bollettino italiano », n. 6,
1970, p. 14.

Si dà notizia delle manifestazioni
che la « Sezione cinema » del Festival
dei Due Mondi attua a Spoleto nella
primavera-estate 1970. EB

I Convegno Internazionale sul Movi-
mento dei « Disciplinati » a Perugia,
in «Accademie e Biblioteche di
Italia », anno X XXVIII, n. 1, gen-
naio-febbraio 1970, p. 70.

Cronaca del Convegno tenuto dal 5
al 7 dicembre 1969 dal Centro di Do-
cumentazione sul Movimento dei Di-
sciplinati. Ci sia consentito osservare
che si tratta non del I ma del II
Convegno Internazionale sui Disci-
plinati ; il primo fu tenuto a Perugia
nel 1960. Pep.

Un po’ di luce sull’ Umbria, Numero
speciale dedicato all’Umbria di
« Storia e Nobiltà », n. 6-7, giugno-
luglio 1970, pp. 56. -

Il fascicolo tocca vari argomenti :
castelli, folklore, storia dell'Umbria,
tutti a firma del direttore A. M. A.
Calandra, che dirige questa incredi-
bile rivista che tratta, come dice il
sottotitolo, di castellologia, vessillolo-
gia, genealogia, ecc. A «GP.

« Accademia Spoletina. Notiziario »,
anno accademico CCCCXCIV, nuo-
va serie, anno I, n. 1, settembre
1971.

L'Accademia riprende la consuetu-
dine di dare notizie della propria at-
tività.

« Accademia Spoletina. Notiziario »,
anno accademico CCCCXCIV, nuo-
va serie, anno I, n. 2, dicembre
1971. pP.

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

CassrEni Giuseppe, Elogio di Norcia,
in « Quaderni umbri », n. 4, ottobre
1971, pp. 46-49.

Pezzo di colore su Norcia, Preci e
Valnerina già apparso su «Il Mes-
saggero ». AGP.

Dedicato alla Valnerina, Numero spe-
ciale di « Quaderni Umbri », a. IV,
n. 3, settembre 1971, pp. 88.

Centoventuno immagini della Val-
nerina e della quasi smantellata Fer-
rovia Spoleto-Norcia. Assai buone —
anche se stampate su carta non adat-
ta — le fotografie di Massimo Stefa-
netti. ASUCTP.

GuRRIERI OTTORINO, Bartholus hic
iacet. Perugia, Brigata perugina de-
gli Amici dell’Arte, 1971, pp. 18
n.n; 12 tavv. fit:

In decorosa edizione non venale,
quale omaggio della Brigata editrice
ai partecipanti al S.I.R.P. (ottobre
1971) sono rievocate le travagliate
vicende subite dalle spoglie mortali
del grande giurista sino alla defini-
tiva sistemazione entro un sarcofago
romano collocato in una nicchia nella
ex cappella Baldeschi nella chiesa di
S. Francesco al Prato a cura della
Brigata perugina degli Amici del-
l'Arte. Gal.

MILANESI GIANCARLO, Religione e li-
berazione. Ricerca sull'insegna-
mento della Religione in Umbria.
Torino, SEI, 1971, pp. 288, grafici
e tavv. statistiche.

Apparso su «Orientamenti peda-
gogici », questo studio, promosso dal-
l’Ufficio Catechistico Regionale Um-
bro, si presenta assai articolato e pro-
fondo e dal punto di vista religioso e
da quello sociologico, in quanto è uno
spaccato (nella fattispecie gli studenti
delle scuole medio-superiori) notevole
di ciò che i giovani sentono, e rap-
presentano, oggi. AuGsbi
SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 129

PonTI ANTONIO CARLO, Al punto zero.
Perugia, Bianco Luno, 1971, pp. 40.

Alcune poesie sono di argomento
umbro. pP.

PonTI ANTONIO CARLO, La frantuma-
zione della cultura rurale, in « Qua-
derni umbri », n. 4, ottobre 1971,
pp. 64-68.

Prima parte di un’inchiesta sulla
cultura in Umbria. A O.P:

TuroLDo DaAvip M., CAVALLINA PAo-
LO, BARGELLINI PrERO, Assisi. Pa-
dova, Messaggero, 1969.

RECENSIONE : PASSERI RENATO, in
«L'universo » anno LI, n. 3, mag-
gio-giugno 1971, pp. 713-714. P. P.

« Accademia Spoletina. Notiziario »,

anno accademico CCCCXCV, nuo-

va serie, anno II, n. 1, marzo 1972.
p. P

«Cittadino e Provincia». Rivista
mensile della Amministrazione Pro-
vinciale di Perugia, anno II, n. 1
e 2, gennaio-febbraio 1972.

PpIP:

GURRIERI OTTORINO, Per la sacra me-
moria di Gioacchino Pecci Vescovo
di Perugia e Cardinale di Santa
Romana Chiesa Papa Leone XIII.
Perugia, Grafica, febbraio 1972,

D

Questa istanza diretta a S. E. mons.
Ferdinando Lambruschini, arcivesco-
vo di Perugia, dall'A. che si qualifica
‘ cattolico e difensore di tanta gran-
dezza’ mira a persuadere il destina-
tario a riconsiderare l’opportunità di
alcuni divisati propositi e a indurlo
a rinunziare all'attuazione di essi. Con
l'esposizione di numerosi e validi ar-
gomenti l’A. affronta, pur con la do-
vuta deferenza, il tema dell'inoppor-
tunità di due propositi che investono
la sensibilità per il culto delle patrie
memorie e gl'interessi culturali della
città : la locazione cioé del piano no-
bile del palazzo arcivescovile con con-
seguente alienazione di parte dei mo-
bili e degli arredi che vi si trovano
(compresi quelli della camera da letto
di Gioacchino Pecci) e la vendita di
palazzo Della Penna, dove é in corso
la costituzione dei Musei civici, nei
quali, oltre a quello di scienze natu-
rali, già ordinato, si disporrebbero al-
tre raccolte a testimonianza della
storia, dell'arte, dell'artigianato, della
cultura della città. GE

PoNTI ANTONIO CARLO, Montaigne in
Umbria, in «Nuova Economia »,
n. 2, febbraio 1972, pp. 45-47.

Commento alle impressioni di Mon-
taigne sull’Umbria, tratte da quello
strano e affascinante réportage che è
il suo Journal de voyage en Italie.

PP

SIGLE DEI COLLABORATORI

. P. Antonio Carlo Ponti

Celestino Bruschetti

uo»

C

B

P; Carlo Pietrangeli
C Giovanni Cecchini
C

Maria Cecilia Mazzi

M. C. O. Maria Clotilde Ottaviani

M. S. Maria Scaramucci
Phi Paola Pimpinelli
S. M. Serena Mazzi

DIN; Ugolino Nicolini
Necrologi

ARSENIO FRUGONI
(1914-1970)

Nel ricordo di Arsenio Frugoni rivive un maestro, un amico, e
uno studioso di storia.

E ancora dopo due anni, il desiderio di incontrarlo.

Altri hanno già riferito e ripercorso i momenti della sua vita di
studioso, e della sua bibliografia, ma se è difficile sempre e parziale
la ricostruzione di un uomo attraverso quanto ha scritto, per A.
Frugoni da una parte il ricordo dei suoi scritti testimonia bene il
succedersi e la molteplicità dei suoi interessi, dall'altra non basta a
capire la difficile dimensione, e spesso dura e profondissima, del-
l'uomo.

ok ok

Due furono scientificamente i momenti piü importanti : la Scuola
Normale Superiore di Pisa — prima come allievo e poi come do-
cente — e l'Istituto Storico Italiano per il Medioevo.

Il primo incontro avvenne in un momento di formazione e in-
flui profondamente nell'acquisizione di una tecnica di lavoro, filo-
logicamente attenta ma non superflua, e lui stesso molti anni dopo
ricordava di quegli anni gli incontri con Giovanni Battista Picotti
e con Giorgio Pasquali, che diceva e sentiva maestri, cosi come gli
era caro ricordare «ricordo struggente, piü personale » Carlo Mo-
randi [La fortuna di Arnaldo da Brescia, Prolusione tenuta il 3 feb-
braio 1955 iniziando l'insegnamento di Storia della Scuola Normale
Superiore di Pisa, in « Annali della Scuola Normale Superiore di
Pisa », S. 11, 24 (1955), p. 146]. A questi giustamente P. Zerbi ag-
giungeva i nomi di Gentile, Kristeller e Calogero [Arsenio Frugoni,
in « Rivista di Storia della Chiesa in Italia », 25 (1971), pp. 643-652].

Da questi anni di lavoro ci vengono gli Scritti inediti di Bene-
detto Colucci da Pistoia (Firenze, 1939) che apparvero nella Nuova

VELI GET SEA —

MN——— 95
132 NECROLOGI

collezione di Testi Umanistici inediti o rari pubblicati sotto gli auspici
della R. Scuola Normale Superiore di Pisa da G. Gentile e A. Mancini,
la pubblicazione della tesi di laurea, sostanzialmente inalterata, Pa-
pato e Impero e Regni Occidentali. Dal periodo carolingio a Innocenzo
III (Firenze, 1940) e di quel libretto Maria Teresa d' Austria. Con-
sigli matrimoniali alle figlie sovrane (Firenze, 1947) che é una delle
tante spie bibliografiche degli interessi varii di Frugoni. Accanto a
questi titoli sono da aggiungere le raccolte di saggi Momenti della
Rinascita e della Riforma cattolica (Pisa, 1943) ; Incontri nel Rina-
scimento. Pagine di erudizione e di critica [Brescia, 1954], che in-
sieme con l'edizione del Carteggio umanistico di Alessandro Farnese
(dal cod. Gl. Kgl. S. 2125 Copenaghen) (Firenze, 1950) nella Nuova
collezione di Testi umanistici inediti o rari pubblicati sotto gli auspici
della Scuola Normale Superiore di Pisa da A. Mancini e P. O. Kri-
steller testimoniano quanto profondamente e duraturamente in lui
agi l'interesse per il nostro Umanesimo e Rinascimento.

Gli anni romani all'Istituto Storico Italiano per il Medioevo
avvennero quando ormai una maturità compiuta, raggiunta a prezzo
di sofferte esperienze personali, gli valse una scelta di temi piü
omogenea rispetto ai propri interessi.

Il risultato saranno i due volumi dedicati ad Arnaldo da Brescia
ed a Celestino V, che apparvero contemporaneamente nel 1954 negli
«Studi Storici » dell'Istituto.

In entrambi trova chiara attuazione quel metodo di lavoro che
con molta semplicità e chiarezza dichiarava nella Prefazione : il su-
peramento del metodo filologico-combinatorio per cui le fonti diven-
tano fessere perfette di un mosaico e le testimonianze, cioè i fatti te-
stimoniati, sono accostati con una infinita fiducia nella Provvidenza,
lanto benevola nel confronti degli storici da offrire loro, sempre, tutti
gli elementi per una soddisfacente ricostruzione biografica (Arnaldo
da Brescia nelle fonti del secolo XII, Roma, 1954, p. vii).

Se tanto chiaro era per lui quello che lo studioso di storia —
così preferiva, quando era costretto a farlo, chiamarsi — doveva
evitare, altrettanto lo era, e i due libri lo provano ampiamente, il
momento costruttivo. E ogni fonte... è per noi un testimone. Vogliamo
anzitutto renderci conto dei suoi interessi e dei suoi ideali, della sua
coltura e delle sue conoscenze; poi ascoltarlo attentamente quando ci
parla di Arnaldo.

È suggerita una serie di momenti successivi per la lettura della
fonte in cui solo all’ultimo è possibile valutare il senso e il valore

^.

xs ORIO Mt PES dica: X d NE iS ode bete. PS. ole iae m CIC EN VGA i]
NECROLOGI 133

per la interpretazione del soggetto di storia. Come subito dopo ag-
giunge, solo allora è possibile esaminare in controluce la sua deposi-
zione. È una frase che ha avuto fortuna, ma epidermica, in un am-
biente culturale che tentava una tarda e lenta reazione alla lettura
in senso positivistico delle fonti, ma che ha anche provocato reazioni
e incomprensioni per quanto di troppo soggettivo e psicologico la-
sciava intravvedere, quasi fosse un tradimento nell'abbandono e
nella sfiducia nella verità della storia.

In questo senso la interpretazione piü esatta sembra tuttora
quella di O. Capitani che vi ha visto una esigenza di introspezione. . .
di ricerca di una soggettiva, parziale, ma umana verità delle cose [Dove
va la storiografia medioevale italiana, in « Studi Medievali », S. ur.
8 (1967) p. 647]. E proprio l'umanità come denominatore comune
tra lettore moderno e fonte medioevale che Frugoni cercava, e che
per lui aveva interesse e costituiva ragione di lavoro.

Questo momento della costruzione è, in prospettiva, altrettanto
importante, e piü nella sua ragione ed economia di lavoro, pure se
anche questa volta viene affermato per negazione: Non cercare di
adattare le sue affermazioni a quelle di un altro testimone, magari lon-
tanissimo da lui, o a una situazione tracciata per generalità, ma a
quanto sappiamo della fonte che stiamo interrogando.

Questo lavoro di restauro, di liberazione dalle incrostazioni e dalle
superfetazioni, ci restituisce non la morta immagine, lo scheletro
del soggetto in esame: ma quello che è testimonianza di Arnaldo pre-
cisa, impegnata, si invererà della nostra stessa esperienza di critici,
attenti a giudicare ma sempre dal di dentro (ibid., p. 1x).

È veramente un rapporto reciproco dialettico tra due intelli-
genze, non più allontanate da diaframmi temporali, morali, religiosi,
da sovrastrutture filologiche e da preoccupazioni di ortodossia.

Se si vuole è anche in parte qualcosa vicina, in un primo mo-
mento, alla partecipazione personale dell’esegeta allo spirito del testo

.. ma partecipazione che non si raggiunge se non a patto di mitsin-
gen con il cronista che si ha dinnanzi (Capitani, op. cit., p. 650), ma
è insieme superamento della partecipazione nel momento che la
fonte diventa nel rapporto dialettico della lettura l’altro. In ogni
caso è da tener ben chiaro che quella proposta da Frugoni non era
e non voleva essere, come ha giustamente chiarito P. Zerbi, una
nuova metodologia storica di cui era in ogni caso insofferente, con-
sapevole che per uno storico è più giusto, sempre, parlare di fempe-
ramento e di scelta.

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134 NECROLOGI

Con maggiore positività — nel senso di reale concretezza e leg-
gibilità, facilità di lettura — la fase costruttiva e positiva la raggiun-
geva con i contemporanei Celestiniana (Roma, 1954). Volume ap-
parentemente non omogeneo nella struttura in quanto raccolta di
saggi, ma che conquistava una effettiva unità nella realtà del Cele-
stino frugoniano, un uomo il cui rifiuto non credo debba essere inter-
pretato in chiave di viltà: per me è ancora espressione dello stesso
temperamento volitivo, ardente, che ha accettato, « quasi inspirante Deo »,
la prova del concreto governo, e, di fronte al fallimento, ha il coraggio
di rinunciare e la tenacia, che in verità occorse grande, per riuscire a
rinunciare (p. 95).

E le pagine da Frugoni dedicate alla « autobiografia » di Cele-
stino V sono tra le più belle che di lui abbia letto ; al di là e al di
sopra delle formule il testo restituisce una figura di Celestino in cui
non c’è viltà e non c'é dramma,ma solo come diremmo con parole
abusate, l'impegno di un uomo e la sua religiosa partecipazione alla
«ecclesia spiritualis ».

*ockok

Era seguito un periodo dedicato anche alla organizzazione cul-
turale, dapprima al Dizionario Biografico degli Italiani, poi all'Isti-
tuto Storico Italiano per il Medio Evo come coordinatore delle pub-
blicazioni dell'Istituto, e più in generale, per un certo periodo, come
organizzatore dell'attività tutta dell'Istituto.

Contemporaneamente accanto alla ripresa per precisazioni e ap-
profondimenti e chiarimenti della tematica piü propriamente reli-
giosa del medioevo ed ereticale [Subiaco Francescana, in « Bull. Ist.
stor. ital. », 65 (1953), pp. 107-119 ; Una nota arnaldiana e una nota
sublacense, ibid., 67 (1955), pp. 289-296 ; La fortuna di Arnaldo da
Brescia, op. cit. ; Iacopone Francescano, in Iacopone e il suo tempo,
in Convegni del Centro di studi sulla spiritualità medievale, 1, (Todi,
1959), pp. 75-102; Incontro con Cluny, in Spiritualità Cluniacense,
ibid., (Todi, 1960), pp. 11-29] e al mai sopito interesse per la cultura
umanistica (che è soprattutto possibile seguire nei lavori proposti
agli allievi per le tesi di laurea) [Appunti sul De bello italico di Mattia
Palmieri ; in « Annali della Scuola Speciale per Bibliotecari ed Ar-
chivisti della Università di Roma », 1 (1961), pp. 77-81, che riprende
un interesse di molti anni prima, cfr. La crociata di Pio II nel « De
bello italico » del pisano Mattia Palmieri, in « Bullettino Storico Pi-

ar NES TUOI: T» La Ia TE
PETS Wc VE ^
AMAN. + Mida BERN "I IET TODAS ni ERE FE n TE ct NECROLOGI 135

sano », 9 (1940), pp. 3-11] accanto dicevo, si vengono sviluppando i
due interessi che diventeranno man mano preponderanti: quello
iconografico [I temi della Morte nell'affresco della Chiesa dei Disci-
plini a Clusone, in «Bull. Ist. stor. ital.», 69 (1957), pp. 1-88; A
pictura cepit, ibid., 78 (1967), pp. 123-135] e quello dantesco [La
Roma di Dante tra il tempo e l’eterno, in « Lucca. Rassegna del Co-
mune », 9 (1965), pp. 23-31 ; Dante e la Roma del suo tempo, in Dante
e Roma. Atti del Convegno di Studi tenutosi a Roma l’8. 9. 10 aprile
1965, Firenze 1965, pp. 73-96 ; Dante, Epist. XI, 24-25, in « Rivista
di cultura classica e medioevale, 7 (1965), pp. 477-486 ; Le epistole di
Dante, in « Terzo Programma ». Quaderni trimestrali, 4 (1965), pp.
88-96 ; Il canto III del Purgatorio, in Nuove Letture Dantesche, III,
(Firenze, 1969), pp. 267-290]. L’uno e l’altro interesse sono manife-
stazioni di quel superamento ormai avvenuto in lui dell’attenzione
alle fonti narrative in senso stretto, perché parziali nel suo incontro
con il medioevo.

Che anzi per le fonti iconografiche può valere quanto ha detto
R. Manselli, secondo il quale Frugoni le sentiva espressione più im-
mediata dell’artista e del mondo che gli era circostante più di quanto
lo fossero quelle scritte ove... avvertiva il forte influire di elementi
allotrii, ma è da tener presente che in lui l’uso delle fonti iconogra-
fiche è sempre parallelo a quello delle fonti scritte e ne costituisce
un naturale cemplemento, quando non sono addirittura interdipen-
denti, come, al di là della felice coincidenza del testo studiato, di-
mostra uno degli ultimi lavori [Convenevole da Prato e un libro figu-
rato in onore di Roberto d'Angió, in « Bull. Ist. stor. ital. », 81 (1969),
pp. 1-32].

*ckok

se l'incidente del 31 marzo 1970 interrompeva imprevedibilmente
gli affetti terreni, deludeva la sua speranza di attendre chez soi bien
doucement la mort, come dice l'ultimo di alcuni versi in cui si identi-
ficava e che aveva voluto nel suo studio di Solto — un paese sparso
sulla collina a guardare il lago d'Iseo dove ritrovava il piacere del-
l'amicizia, del ritorno alla terra d'origine e dei contatti piü semplici
e diretti con gli uomini — ; se ha soltanto interiorizzato i rapporti
con lui di quanti gli erano vicini, rimane tuttora irrisolta la sua ere-
dità; ma è, nei casi migliori, accadimento solito.

E sentiamo insieme di averlo perduto quando appena lo ave-
vamo incontrato.

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uA diis e 1 ME Aufl PW ANB Sec a TIEREN

TA.

E mW 2 uidet Dai ian.

NEGCROLOGI

E sentiamo di averlo perduto troppo presto, diceva nel ricordo,
che gli era carissimo, di Paolo Lamma.

A chi rimane non resta, spesso, che la delusione dei ricordi, a
noi, attraverso di lui, la volontà e la vocazione del lavoro.

Massimo MiGLIO

Arsenio Frugoni era Socio Corrispondente di questa Deputazione
ed ha attivamente partecipato alla determinazione dei criteri scien-
tifici ai quali si è poi informata la Ricerca sul Movimento dei Disci-

plinati. (N.d.D.)

inm i n 7 ht 1104 tm SE So n
GIORGIO CENCETTI

Con la scomparsa di Giorgio Cencetti, avvenuta in Roma il
13 giugno 1970, la Deputazione di Storia Patria per l'Umbria non
ha perduto soltanto uno dei soci effettivi di maggiore prestigio, ma
anche uno studioso di storia umbra e delle sue fonti fra i più com-
petenti ed attivi ; specie da quando, divenuto nel 1959 titolare della
cattedra di paleografia nell'Università di Roma, aveva intrapreso
con la collaborazione dei suoi allievi la valorizzazione di taluni fondi
documentari che, conservati negli archivi della nostra regione, at-
tendevano da tempo di essere meglio conosciuti e di venir pubbli-
cati in edizioni criticamente valide.

Di questa attività da lui promossa e diretta sono testimonianza
l'edizione delle Carte più antiche della abbazia di S. Maria Val di
Ponte (Montelabate), curata da Vittorio De Donato, il cui primo
volume, che comprende documenti dall’anno 969 al 1170, ha veduto
la luce nei Regesta Chartarum Italiae (Istituto Storico Italiano per
il Medio Evo, Regesta Chartarum Italiae n. 35, Roma, 1962) e l’altro
volume, lavoro anch’esso d’un suo discepolo, Riccardo Capasso, Libro
di censi del sec. XIII dell'Abbazia di S. Croce di Sassovivo, che è
stato edito nella serie Fonti per la storia dell Umbria (Deputazione
di Storia Patria per l'Umbria, Fonti per la storia dell'Umbria, n. 4,
Perugia, 1967).

Questo lavoro era stato, peró, occasionato da una iniziativa ben
piü vasta, quella della edizione delle carte della Abbazia di S. Croce
di Sassovivo che, programmata dal suo predecessore nella cattedra
romana di paleografia, il compianto Franco Bartoloni, era stata dal
Cencetti ripresa con l'entusiasmo che gli era proprio e verso la quale
aveva indirizzato alcuni suoi discepoli. Nell'inverno del 1963-64 sotto
la sua guida venne esaminato e riordinato quell'importantissimo
fondo documentario. Egli poi, si assunse il compito della edizione
critica delle carte più antiche, quelle cioè, dal 1023 al 1115. Si tratta
di duecentoventinove documenti, dei quali al momento della scom-
parsa aveva portato a termine la trascrizione e l'apparato critico.

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138 à NECROLOGI

L'opera che costituirà il primo dei volumi dedicati appunto alla
edizione delle carte di Sassovivo é in corso di stampa ; questa ini-
ziativa editoriale promossa e finanziata dall'Università degli Studi
di Perugia é curata dalla Deputazione di Storia Patria per l'Umbria.
Contemporaneamente aveva indirizzato altri giovani allo studio delle
Riformanze dei secc. xix e xiv del Comune di Orvieto, alcuni re-
gistri delle quali hanno formato oggetto di ricerche e tesi di laurea ;
lavori preparatori di una futura edizione di quelle testimonianze a
tutti note per il loro grande interesse storico, e non solo per l'Umbria.

La vasta conoscenza che, cosi, era andato acquistando della
documentazione medioevale della regione, vivificata dalla magistrale
competenza che aveva non solo nelle scienze paleografiche diploma-
tistiche ma anche archivistiche e storico-giuridiche, gli permisero,
attraverso il raffronto con le altre fonti edite, da lui ben conosciute,
di calarsi, per cosi dire, nella vita di quei secoli, si da poterne far
rivivere con sensibilità ed acutezza e le vicende politiche e gli aspetti
economico-sociali.

Un saggio, fondamentale per gli studiosi di un determinato mo-
mento della nostra storia, ed esemplare per il rigore critico applicato
alla interpretazione dei testi, è dato dalla relazione tenuta in occa-
sione del Convegno di studi per il millenario della Abbazia di S.
Pietro, che ebbe luogo in Perugia nel 1966 (29 settembre-2 ottobre)
che ebbe per argomento L'Abbazia di S. Pietro nella storia di Perugia
e pubblicata negli atti di quel Convegno (Bollettino della Deputa-
zione di Storia Patria per l'Umbria, vol. rxiv, fasc. 11, 1967, pp.
46-68).

La sua immatura fine — era nato a Roma il 30 gennaio del
1908 — ha concluso tanta attività e noi lo ricordiamo qui con grande
rammarico non solo per quello che avrebbe potuto ancora dare agli
studi storici della nostra terra, ma allargando lo sguardo al campo
vastissimo dei suoi interessi culturali per il vuoto che fatalmente si
è aperto nel mondo scientifico in quelle discipline che gli erano
proprie, la paleografia, la diplomatica e l'archivistica. Lo ricordiamo
anche, e questo acuisce il rimpianto, perle sue qualità umane che an-
davano dalla amicizia pronta e sincera al consiglio precisissimo dato
sempre in ogni questione scientifica, alla capacità di suscitare ini-
ziative culturali di ampio respiro, all'esempio di una costante dedi-
Zione al lavoro con serenità ed umiltà.

LEOPOLDO SANDRI

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18.

NECROLOGI

BIBLIOGRAFIA DEGLI SCRITTI DI GIORGIO CENCETTI
a cura di P. Supino MARTINI

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di Bologna », 20 (1933), pp. 17-18.

. Le carte bolognesi del secolo decimo. I. Introduzione, in « L’Archigin-

nasio », 28 (1933), pp. 269-291.

. Le carte bolognesi del secolo decimo (Continuazione), in « L’Archiginna-

sio », 29 (1934), pp. 49-74; 271-294. V. n. 2.

. Recensione di K. A. Fink, Die áltesten Breven und Brevenregister, in

«L’Archiginnasio », 29 (1934), pp. 153-154.

. Recensione di P. TuLLio, La forma delle lettere minuscole e maiuscole

dai manoscritti di una sola regione dal Quattrocento in poi, in « L’Ar-
chiginnasio », 29 (1934), pp. 363-364.

. Aneddoti di storia degli Archivi. II. Anton Francesco Marchioni (Ar-

chivista bolognese), metà del secolo XVIII, in « Archivi d’Italia », ser. II,
1 (1933-34), pp. 219-233.

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. Turchi e Bolognesi fra il secolo XVII e il XVIII, in «Il comune di

Bologna», 21 (1934), pp. 77-93.

. Le carte bolognesi del secolo decimo (Continuazione), in « L’Archigin-

nasio », 30 (1935), pp. 72-111. V. n. 2.

. Recensione di V. FeDERICI, La scrittura delle Cancellerie italiane dal

secolo XII al XVII, in « L’Archiginnasio », 30 (1935), pp. 218-220.

. Alcuni documenti sul commercio librario bolognese al principio del se-

colo XVI, in «L’Archiginnasio », 30 (1935), pp. 355-357.

. Aneddoti di storia degli Archivi. III. Jacopo Maria Fava archivista

bolognese (1518-1590 ?), in « Archivi », ser. II, 2 (1935), pp. 50-54.

. Camera actorum Comunis Bononiae, in « Archivi », ser. II, 2 (1935),

pp. 87-120.

. Inventario delle carte Aldini, Bologna, 1935. Pubblicazioni del R. Ar-

chivio di Stato di Bologna, II, p. 127.

. Le tre Legazioni, Antonio Aldini e il Congresso di Vienna, in « Bolo-

gna», 22 (1935), pp. 17-28.

. Recensione di B. PAGNIN, La littera Bononiensis. Studio paleografico,

in «L'Archiginnasio », 30 (1935), pp. 227-228.

. Le carte bolognesi del secolo decimo (Fine), in «L'Archiginnasio », 31

(1936), pp. 100-119. V. n. 2. L'intero lavoro é stato stampato a parte
con la data Bologna, 1936.

Recensione di U. MoriNI, Araldica, in « L'Archiginnasio », 31 (1936),
pp. 165-168.

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Stemmi di podestà e capitani del popolo di Bologna nei secoli XIII e

XIV, in «Rivista Araldica », 34 (1936), pp. 241-248 ; 309-317.

Lo stemma di Bologna, in « Bologna », 24 (1937), pp. 18-22. |
Sull'archivio come « universitas rerum », in « Archivi », ser. II, 4 (1937),

pp. 7-13. Il lavoro è stato ristampato in Scritti Archivistici (v. n. 140), |
pp. 47-55.

Il I Convegno della R. Deputazione toscana di Storia Patria e la questione
degli archivi privati, in « Archivi», ser. II, 4 (1937), pp. 14-17.

Le idee politiche di Giosuè Carducci e il tumulto studentesco del 1891, )
in «Nuova Antologia », ser. VIII, 394 (1937), pp. 427-451.
Proposía per il piano di pubblicazione di un codice diplomatico bolognese,
in «Atti e memorie della Deputazione di Storia Patria per l'Emilia
e la Romagna », 2 (1936-37), pp. 35-41.

Recensione di CAvALCABÓ Agostino, Le ultime lotte del comune di Cre-
mona per l'autonomia, in « L’Archiginnasio », 32 (1937), pp. 136-137.
Recensione di Fonfes vitae S. Catharinae Senensis historici, cura et
studio M. H. LAURENT et F. VALLI, in « L’Archiginnasio », 32 (1937),
pp. 137-138.

Recensione di GiuLio PRUNAJ, Notizie e documenti sulla servitù dome-
stica nel territorio senese (sec. VIII-XVI), in « L’Archiginnasio », 32
(1937), p. 140.

Recensione di 7! liber secretus iuris caesarei dell’ Università di Bologna,
a cura di A. SoRBELLI, I, 1378-1420, in « L'Archiginnasio », 32 (1937),
pp. 316-319.

Recensione di Inventare des Wiener Haus-, Hof- und Staatsarchivs. 4.
Gesamtinventar des ' Wiener Haus-, Hof- und Staatsarchivs, in « Ras- |
segna storica del Risorgimento », 24/5 (1937), pp. 843-844. |
Recensione di B. PeRONI, Fonti per la storia d'Italia dal 1789 al 1815 |
nell' Archivio Nazionale di Parigi, in « Rassegna storica del Risorgimento », |
24/6 (1937), pp. 1021-1023.

Recensione di A. DA Mosto, L'Archivio di Stato di Venezia. Indice |
generale, storico, descrittivo e analitico, in « Rivista di storia del diritto

italiano », 10 (1037), pp. 388-390.

« Archivio ». Progetto di voce per vocabolario di CH. SAMARAN. Tra-

duzione e osservazioni, «in Archivi», ser. II, 5 (1938), pp. 83-90. Il |

lavoro è stato ristampato in Scritti Archivistici (v. n. 140), pp. 29-37.

Gli archivi dello Studio bolognese, Bologna, 1938. Pubblicazioni del

R. Archivio di Stato in Bologna, III, pp. 127.

Il contratto di enfiteusi negli statuti delle città emiliane, in « Annali della

Società Agraria della provincia di Bologna », 65 (1938), pp. 73-88. |
Echi e documenti, in « Nuova Antologia », ser. VIII, 395 (1938), pp. 238-

240.
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NECROLOGI 141
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2 (1938), pp. 48-49, 51-63, 243-248, 254-256 ; 3 (1939), pp. 52-54, 57-61,
123-126, 239, 249-250.

Recensione di Il liber secretus iuris caesarei dell’ Università di Bologna,
a cura di A. SoRBELLI, I, 1378-1420, in « Rivista storica italiana »,
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Diplomatica dell’enfiteusi bolognese, in « Rivista di storia del diritto
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La « Leggenda maggiore » di S. Caterina da Siena e il suo volgarizza-
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Archivio dci canonici regolari lateranensi di S. Giovanni in Monte e
S. Vittore, I, Bologna 1939, pp. 262 ; II, Bologna 1940, pp. 303, Char-
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di Bologna dalle origini fino al secolo XV pubblicati per opera del-
l’Istituto per la storia dell’Università di Bologna, XII, XIII.

. Il fondamento teorico della dottrina archivistica, in « Archivi », ser. II,

6 (1939), pp. 7-13. Il lavoro è stato ristampato in Scritti Archivistici
(v. n. 140), pp. 38-46.

Inventario bibliografico e inventario archivistico, in « L’Archiginnasio »,
34 (1939), pp. 106-117. Il lavoro è stato ristampato in Scritti Archi-
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. Recensione di M. T. Fuzzi, L’ultimo periodo degli Oderlaffi in Forlì.

G. DonaTI, La fine della signoria dei Manfredi in Faenza, in « L'Ar-
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. Recensione di N. RosseLLI, Nuovi documenti inglesi su Carlo Alberto,

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. Gli archivi dell'antica Roma nell’età repubblicana, in « Archivi », ser. II,

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(v. n. 140), pp. 171-220.

. Giovanni di Ignano, «capitaneus populi et urbis Romae », in « Archivio

della Società Romana di storia patria », 63 (1940), pp. 145-171.

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NECROLOGI

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Recensione di A. Lisini - G. BraNcHi BANDINELLI, La Pia dantesca,
in «L'Archiginnasio », 35 (1940), pp. 127-128.

Recensione di A. Zazo, Atlante paleografico e diplomatico, in « L'Ar-
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Il pensiero medioevale e lo studio di Bologna, in « L’Archiginnasio »,
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Note di diplomatica vescovile bolognese dei secoli XI-XIII, in Scritti
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R. MARICHAL, CH. PERRAT, in «La Bibliofilia », 49 (1947), pp. 95-101.

di Faiano ti O! 10 li e s e Pri
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NECROLOGI 143
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Vecchi e nuovi orientamenti nello studio della paleografia, in «La Bi-
bliofilia », 50 (1948), pp. 4-23.

Il problema delle scuole d'archivio, in « Notizie degli Archivi di Stato »,
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I lavori di riordinamento dell' Archivio di Stato di Bologna, in « Notizie
degli Archivi di Stato», 8 (1948), pp. 58-59.

Bibliografia degli scritti di Albano Sorbelli, in « L'Archiginnasio », 39-43
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Il ’48 sulle cantonate, in «'48. L'Italia s'é desta », numero unico, Bo-
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Lezioni di paleografia tenute dal prof. Giorgio Cencetti nell’anno ac-
cademico 1948-49. I. Corso generale, pp. 72, ciclostilate.

Lezioni di paleografia tenute dal prof. Giorgio Cencetti nell’anno ac-
cademico 1948-49. Corso speciale. La scrittura latina nell’età romana,
p. 72, ciclostilate.

Note paleografiche sulla scrittura dei papiri latini dal I al III secolo d.C.,
in « Memorie dell’Accademia delle Scienze di Bologna », Classe di scienze
morali, ser. V, 1 (1950), pp. 2-58.

Archivi e microfilm, in « Notizie degli Archivi di Stato », 10 (1950),
pp. 34-44. Relazione tenuta al I Congresso degli archivisti italiani.
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Rolandino Passageri dal mito alla storia, in « La Mercanzia », 6 (1950),
pp. 3-8. Il lavoro è stato ristampato in « Rivista del notariato », 4 (1950),
pp. 373-387.

Bologna, in L'Università di Bologna, a cura dell'Università degli studi,
[Bologna, 1950], pp. 3-12.

Storia dell’ Università, in L’ Università di Bologna, a cura dell’Università
degli studi, [Bologna, 1950], pp. 20-32.

Ludovico Antonio Muratori e la storia, in « Emilia », 1 (1950), pp. 39-45.
Recensione di L. SANTIFALLER, Urkunden und Forschungen zur Ge-
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della Deputazione di Storia Patria per le provincie di Romagna », ser. III,
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Stato », 11 (1951), pp. 49-50.

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. Ricerche sulla scrittura latina nell'età arcaica. I. Il filone corsivo, in

NECROLOGI

Lezioni di Paleografia tenute dal prof. Giorgio Cencetti nell’anno ac-
cademico 1950-51. Parte prima. Introduzione e materie scrittorie, pp. 52
ciclostilate. Parte II. La scrittura latina dell’età romana. Fascicolo I.
Il periodo arcaico, pp. 43, ciclostilate.

Lezioni di paleografia tenute dal prof. Giorgio Cencetti nell’anno ac-
cademico 1951-52. Parte seconda. La scrittura latina nell'età romana.
Fascicolo II. I! periodo classico, pp. 13; Appendice, pp. XXXI, ci-
clostilate.

La preparazione dell’archivista, in « Notizie degli Archivi di Stato »,
12 (1952), pp. 15-34. Relazione tenuta al III Congresso Nazionale
Archivistico italiano (Salerno, 1951). Il lavoro è stato ristampato in
Scritti Archivistici, (v. n. 140), pp. 135-168.

Ricordo di Luigi Simeoni, in « Studi Romagnoli », 4 (1953), pp. 197-
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gresso di Studi Romagnoli.

Bibliografia degli scritti di Luigi Simeoni, in « Atti e Memorie della
Deputazione di Storia Patria per le provincie di Romagna », n. ser. 4/1
(1951-53), [Studi in memoria di L. Simeoni, I], pp. 21-29.

Sigilli medievali italiani del Museo civico di Bologna, in « Atti e Me-
morie della Deputazione di Storia Patria per le provincie di Romagna »,
n. ser. 4$1 (1951-53) [Studi in onore di L. Simeoni, I], pp. 437-512.
Tabularium princips. Gli archivi centrali di Roma nell’età repubblicana,
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naresi, Milano, 1953, pp. 133-166.

Archivio Paleografico Italiano, XII, fasc. 59, Roma 1953, tavv. 16-34.
Diciannove carte notarili bolognesi dei secoli XI e XII con esempi
di rogationes, in edizione fototipica ampiamente commentata.
Lineamenti di storia della scrittura latina, Bologna [1954-56], pp. 522.
Paleografia e papirologia, in Guida allo studio della civiltà romana antica,
diretta da V. UssAN1 e F. ARNALDI, II, Napoli, 1954, pp. 555-629;
2% ediz., con revisioni e aggiunte, Napoli, 1962, pp. 597-668.

Le nuove « Pubblicazioni degli Archivi di Stato », in « Notizie degli ar-
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Postilla nuova a un problema paleografico vecchio: l'origine della mi-
nuscola «carolina », in « Nova Historia », 7 (1955), pp. 9-32.

Archivi e scuole d’archivio dal 1765 al 1911. I precedenti storici e legi-
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102.

103.

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Recensione di A. ALLOCATI, L’erudizione e la diplomatica nella storio-
grafia avanti il Muratori e l’opera di L. A. Muratori, in « Annali della
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dell’Università di Genova », 4 (1965), pp. 1-13.

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in « Bullettino dell'Archivio Paleografico Italiano », ser. III, 2-3 (1963-
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L'Abbazia di S. Pietro nella storia di Perugia (Note critiche e diplo-
matiche sui suoi piü antichi documenti), in « Bollettino della Deputa-
zione di Storia Patria per l'Umbria », 64/2 (1967), pp. 46-68.
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ternazionale di studi Accursiani, Bologna 21-26 ottobre 1963, I, Milano
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La conservazione dei libri e dei documenti. (Cenni storici). Riassunto
della lezione tenuta dal prof. G. Cencetti, in « Bollettino dell'Istituto
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NECROLOGI

novembre 1969 ai corsi di aggiornamento per Bibliotecari di 1? classe
organizzati per la Direzione Generale delle Accademie e Biblioteche,
pp. 32, fascicolo dattiloscritto.

. Il palazzo dei Notai in Bologna, in Quattro monumenti italiani, Roma,

1969, pp. 33-77.

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e tecnica degli archivi moderni, III), pp. 312.
Raccolta dei più importanti studi di archivistica dell’autore, già al-
trove editi (v. nn. 13, 21, 32, 42, 43, 49, 63, 71, 89, 93, 103, 125).

. Genesi e sviluppo dello « Studium Parmense », (Nota su una recente in-

dagine), in « Studi medievali », ser. III, 11 (1970), pp. 331-341.

. Le carte dell'Abbazia di S. Croce di Sassovivo, vol. I, in corso di

stampa.

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ANNA PAOLETTI

E morta, il 13 dicembre 1971, in Perugia dove era nata il 16
aprile 1888, la dott. Anna Paoletti professoressa di lettere classiche
e studiosa di archeologia.

Si era laureata in lettere il 20 aprile 1921 alla Università di Fi-
renze ed aveva conseguito il 5 agosto 1946 il diploma di perfeziona-
mento in archeologia.

Nel 1923 ebbe l'incarico di direzione al Museo Etrusco-Romano
di Perugia di cui si occupó con grande competenza sia per la cata-
logazione affidatale dalla Soprintendenza di Firenze, sia per lo
studio e la illustrazione dei monumenti.

Si dedicó con la massima cura all'insegnamento di storia del-
l'arte al Liceo classico di Perugia e in seguito all'insegnamento di
lettere latine e greche al Liceo classico di Assisi pur non trascurando
mai le sue ricerche archeologiche e la sua passione per l'arte etrusca,
romana e greca.

Delimitó il territorio archeologico umbro e descrisse le necro-
poli di Monteluce, di Strozzacapponi, di Civitella d'Arna, di San
Mariano presso Perugia ; fece pubblicazioni su monumenti di Orvieto,
di Chiusi, di Todi, di Spoleto, di Assisi.

I suoi lavori migliori sono quelli scritti con amore e ammira-
zione per la sua città, Perugia. Sono stati da lei illustrati i bellis-
simi sarcofagi, usati per altari, nelle chiese di san Costanzo e di san-
t'Ercolano, il sarcofago della chiesa di San Bernardino usato prima
come tomba per il beato Egidio, poi come altare. Il sarcofago con il
mito di Meleagro nel chiostro grande del convento di san Domenico
ove ora è stato trasportato il Museo Etrusco-Romano fu confron-
tato con altre opere simili ora disperse in altri musei di Europa, e
con profonda competenza furono studiati il sarcofago del leone a
Spoleto, e quello di san Rufino ad Assisi.

Notevoli i suoi contributi per la accuratezza della documenta-
zione iconografica, per-le citazioni, per l’interpretazione delle rap-
presentazioni; essa ritrovava impensate origini e sviluppi di pen-
150 NECROLOGI

siero espresso nei marmi che sono rimasti testimoni della civiltà della
città.

Recentemente attendeva a un lavoro sul sarcofago di san Lo-
renzo di Perugia servito come fonte battesimale, ora al Museo E-
trusco-Romano, che testimonia la ripresa della vita a Perugia, dopo
l'incendio che l'aveva distrutta, essendovi scolpita la corona spicea
dei fratelli Arvali a cui apparteneva Augusto nel 14 dopo Cristo.
Aveva anche quasi ultimato una completa descrizione del territorio
umbro e dei documenti romani in Perugia perché ne fosse completa
la storia archeologica.

I suoi allievi, anche dopo lasciata la scuola, venivano a trovarla
e si interessavano ai suoi scritti, alle notizie degli scavi, perché né
l'età, né la debole salute avevano invecchiato la sua fibra e tutti
avrebbero sperato che fosse vissuta ancora a lungo.

Negli ultimi anni della sua attività archeologica è stata coman-
data nella Soprintendenza ai Monumenti per l'Umbria, dove ha
avuto possibilità di ampie ricerche sulla sua materia.

Sarebbe opportuna una raccolta delle sue opere cominciando
da quelle scritte dopo i primi studi fatti in Grecia, e quelli fatti in
Roma fino alle pubblicazioni sui monumenti di Perugia e dell'Um-
bria di cui fu ultimo, nel 1968, il lavoro sui Marmi Tudertini.

Era Socio Corrispondente della Deputazione di Storia Patria
per l'Umbria.

LAURA PAOLETTI

BIBLIOGRAFIA DEGLI SCRITTI DI ANNA PAOLETTI

Scoperta di una tomba etrusca in Strozzacapponi. Perugia, Frazione Castel del
Piano, in « Notizie degli Scavi», anno 1921, fasc. 109, 11° e 12°,
Studi su Perugia etrusca. Necropoli del Frontone, di Monteluce e dello Speran-
dio. Perugia, Tipografia Guerriero Guerra, 1923.

Ua tomba romana nelle necropoli etrusca di Monteluce. Perugia, Tip. Eco-
nomica, 1925.

Perugia. Delimitazione del territorio archeologico, in « Bollettino della Depu-
tazione di Storia Patria per l'Umbria », vol. xxx, pp. 119-141.

Gruppi Omerici. Odisseo e Polifemo. Perugia, Grafica, 1935.

La base marmorea del museo di Todi, in « Bollettino Deputazione di Storia
Patria per l'Umbria », vol. xxxii (1935), pp. 111-133.

Cratere a colonnette di Civitella d'Arna. Perugia, 1939.

Testa di marmo del Museo di Perugia. S.l., Arti Grafiche, 1940.

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NECROLOGI 151

Urna del Museo dell'Opera del Duomo di Orvieto. Perugia, Grafica, 1941.

Artemide Diktynna del Museo di Canea (Creta). Perugia, Tipografia Donnini,
1942.

Ricerche di materiale archeologico nelle Chiese Umbre. San Costanzo. Perugia.
Perugia, Tipografia Donnini, 1947.

Alcune lastre bronzee rinvenute nella importante scoperta di Castel San Mariano.
Perugia, Tipografia Donnini, 1948.

Statuetta di terracotta di Todi. Perugia, Grafica, 1948.

Frammento marmoreo di una statua chiusina di Niobe. Perugia, Tipografia
Donnini, 1950.

De Hypogeo sepulcro Volumniorum. Santa Maria degli Angeli, Tipografia
Porziuncola, 1951.

De reliquis artis vetustissimae in templis Umbriae. Santa Maria degli Angeli,
Tipografia Porziuncola, 1951.

Statuetta di bronzo. Guerriero del Subasio. Perugia, Tipografia Donnini, 1952.

Ipogeo dei Volunni — Perugia. Santa Maria degli Angeli, Tipografia Porziun-
cola, 1953.

Ricerche di materiale archeologico nelle Chiese Umbre. Perugia. S. Ercolano.
Santa Maria degli Angeli, Tipografia Porziuncola, 1953.

Due statue del Museo del Foro — Assisi. Perugia, Tipografia Donnini, 1954.

I materiali archeologici nelle Chiese dell' Umbria. San Bernardino. Perugia.
Perugia, Grafica, 1954.

Sarcofago con caccia al leone in Spoleto. Perugia, Grafica, 1955.

Gruppi Omerici — Scilla. Perugia, Grafica, 1956.

Materiali archeologici nelle Chiese dell'Umbria: San Rufino, Assisi. Perugia,
Grafica, 1958.

Saggio di Arte Traianea. I rilievi dell’ Arco di Benevento. Perugia, Grafica,
1958.

Materiali archeologici nelle Chiese dell’ Umbria. Sarcofago con il mito di Me-
leagro. Perugia, Grafica, 1961.

Marmi Tudertini, I Edicola — Ara — Base di candelabro. Todi, 1968, « Res

Tudertinae », n. 6.

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Gli Statuti in volgare trecentesco
della Confraternita dei Disciplinati
di S. Lorenzo in Assisi

I — La Confraternita dei Disciplinati di S. Lorenzo in Assisi

Se appare notevolmente nutrita la documentazione di carattere
generale sul Moto dei Disciplinati 9 (sul cui luogo e sulla cui data
d'origine non ci sono più dubbi ?), non sempre altrettanto può dirsi
per quanto riguarda la vita del Movimento nelle singole città.

Ció vale anche per Assisi, che pure registró «una vera fioritura
di fraternite, degna della patria di San Francesco » ®.

A proposito, il Monti ? ricorda «quelle di San Gregorio, che
sorse prima del 1272, delle Stimmate, che si riuniva in S. Leonardo,
di cui la prima notizia risale al 1330, di S. Maria delle Rose (1346),
S. Biagio (1354), S. Lorenzo (1384), S. Antonio (1396), oltre a quelle
di S. Chiara, S. Francesco e S. Rufino di cui non sappiamo le date
di origine, ma che appaiono fra le altre confraternite in un rituale
trecentesco di una compagnia assisiate di Disciplinati » ?.

In verità, il Monti desume la data di fondazione di dette con-
fraternite dalle « Storie » del Cristofani 9, il quale fissava appunto
al 1384 la fondazione della confraternita di S. Lorenzo.

Si accorse di questo errore il Fortini ?, il quale fa risalire al
1329 «e più in là» ® la nascita di detta fraternita.

Gli Statuti, di cui ci stiamo occupando, recano, infatti, la data
del 1329.

Va, però, notato che non sempre le Costituzioni erano con-
temporanee all’istituzione delle confraternite. A questo proposito,
il Monti ® ricorda che alcune volte erano addirittura posteriori di
anni, e cita l’esempio della Compagnia di S. Bernardino di Firenze,
che ebbe gli Statuti dopo venti anni dalla fondazione, e di quella
antica senese, intitolata a S. Antonio, che se li diede dopo essere
«vissuta tanto tempo senza alcun capitolo ».
156 FRANCESCO SANTUCCI

In una Bolla di Innocenzo III del 26 maggio 1198» è fatta
menzione di una cappella sancti Laurentii che potrebbe essere la
stessa che nel 1217 figura tra le chiese dipendenti da S. Rufino
di Assisi 1,

In un atto del 1267 compare una parrochia sancti Laurentii 12).

Si tratta sempre, probabilmente, della stessa chiesa nella quale
ebbe poi sede ed oratorio la confraternita di S. Lorenzo, i cui primi
Statuti risalgono al 1329 e vennero letti e pubblicati dal notaio
Barnabuccio de Felicciano '?, quando era priore Vagne d'Andriolo 14).

Alla congregazione del 1343, nel corso della quale furono ap-
portate le prime riforme agli Statuti, parteciparono ventisette uo-
mini'9. A quella del 15 giugno 1387 ne furono presenti trenta-
nove 9. Nel luglio del 1573 i confratelli erano cento e si riunivano
la prima domenica del mese 17).

La confraternita aveva di rendita, in quell'anno, 10 some di
grano, 50 barili di vino, 18 caldarelli d'olio 19.

Il Fortini'9 ricorda che «Nell'archivio di S. Chiara si con-
serva il testamento di Vanne di Bongiovanni di Assisi di Porta
Perlici, che reca la data del 1337, nel quale si contengono le se-
guenti disposizioni in favore delle confraternite assisane :

* [tem reliquit fraternitati Sancte Marie...

Item reliquit fraternitati disciplinatorum Sancti Gregorii . . .
Item reliquit fraternitati Sancti Laurentii pro anima sua”... ».

Segno evidente che nel 1337 la fraternita di S. Lorenzo era
attiva nella città.

Un documento del 1693 fa risalire la data di erezione della
nostra fraternita al 10 agosto dell'anno 1356 29.

Più incerta è la data di conferma e approvazione dei varii
capitoli degli Statuti *»,

Nei locali della confraternita di S. Lorenzo vennero ospitati
anche i Cappuccini, dopo che questi si furono stabiliti in Assisi
nel luogo delle Carcerelle, sul monte Subasio (1535) :».

Nel 1573 l’«ospedale » annesso alla confraternita (l'anno di
fondazione del quale non ci é dato conoscere) disponeva di quattro
letti per la cura e il ricovero di infermi e pellegrini.

Nello stesso anno il Visitatore Apostolico mons. Camajani
disapprova e condanna i « mangiamenti » delle confraternite secolari
di Assisi e decreta la demolizione dei camini e delle cucine per i
suddetti « mangiamenti » ?».

Ma soltanto nel 1591 la Sacra Congregazione dei Riti e Rego-
GLI STATUTI IN VOLGARE TRECENTESCO 1957

lamenti approva le risoluzioni di mons. Camajani, affinchè «...l'a-
buso di magnare nelle Compagnie sia tolto via non a forza di cin-
ture, ma con persuadere all'offiziali che non è bene continuare » 21.

Fino ad allora era possibile trovare, infatti, gli stessi «fra-
telli » in più di una Compagnia, onde avere più occasioni di ...
mangiare.

In un documento del 20 settembre 1615, ricordato dal For-
tini 2, si parla dell'intervento alla cerimonia della fondazione della
Chiesa Nuova di Assisi di tutte le confraternite cittadine — e
S. Lorenzo é tra queste — « vestibus seu saccis diversorum colorum
indutis secundum ritum et suorum Divorum respettive vexillum
insequentibus ».

Tra questi vessilli doveva certamente figurare anche il gon-
falone della fraternita di S. Lorenzo, eseguito dal «maestro Gi-
rolamo Manni, coevo del Doni », nel 1552 29.

Il Doni eseguì, invece, per la nostra confraternita due belle
tavole che recano la data del 1563 e che si trovano, attualmente,
nel Museo della Cattedrale di S. Rufino, e un gonfalone, «passato
poi a Spoleto nella galleria Tordelli » *?.

Altri affreschi, commissionati dalla Confraternita di S. Lo-
renzo, eseguirono nell’Oratorio e nel Capitolo della stessa i pittori
Girolamo e Margherita Marinelli *9, con l’Alunno, Cola dell'Ama-
trice e Ciro Ferri, oltre al più antico Cola di Petrucciolo d'Orvieto 29).

In una guida di Assisi a stampa *, del 1618, si legge: « Ec-
coci...a S. Lorenzo, Confraternita molto onorata, che oltra l'altre
opere di Pietà, governa uno spedale .. . ».

Ciò sta a significare che la riduzione dei cinque ospedali della
città a uno solo o, al massimo, a due — uno per gl’infermi e l’altro
per i pellegrini poveri — decretata nel 1573 dal Visitatore Apo-
stolico mons. Camajani *) non era stata ancora eseguita.

Le cinque confraternite assisane che avevano l’obbligo del-
lospitalità per gl'infermi erano quelle di S. Gregorio, S. Pietro,
S. Antonio, S. Stefano e S. Lorenzo 22.

Da una lettera del 1615, inviata dal Vescovo di Assisi Mons.
Crescenzi dimorante a Roma al suo Vicario Generale, si apprende
che gli ospedali delle cinque confraternite suddette erano spesso
ricovero di malviventi e di donne di facili costumi 9.

Per cui, nel 1620 la Sacra Congregazione approva senz'altro
la riduzione dei cinque ospedali ad uno solamente *.

Risulta, però, che nel 1693 l'ospedale di S. Lorenzo è ancora

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adibito all’alloggio de «li poveri mendichi, che capitano in questa
Città », e dispone di quattro letti #), e che nel 1735 gli ospedali
sono sempre cinque *°, nonostante la loro riconosciuta inutilità e
il loro funzionamento non sempre ideale. E ciò, ovviamente, contro
i divieti provenienti da Roma.

Ci fu, addirittura, chi cercò di migliorare gli ospedali, piut-
tosto che sopprimerli o ridurli di numero.

Il 9 marzo 1719, infatti, il Vescovo Mons. Palmerini, terminata
la visita pastorale alla chiesa, alla sagrestia e all'oratorio della nostra
confraternita, «si portò a quella dell'Ospedale della detta Con-
fraternita, quale trovò mal tenuto e provveduto di quanto occorre
con tre soli letti e però in esso fece li seguenti decreti. Si proveda
di tre pagliacci decenti, e di tutto il bisognevole. Si restauri e rim-
bianchi tutto il suddetto ospedale, e questo si riduca in forma più
decente e in avvenire ordinò all’ospedaliere che lo tenga con più
diligenza e polizzia sotto le pene ad arbitrio, ecc... » »?.

Nel 1735 la Curia dà comunicazione di un « Ripartimento da
farsi sopra tutte le Confraternite Secolari di Assisi per la neces-
saria contribuzione alla fabbrica ed al continuo mantenimento del
pubblico Spedale per gl'Infermi della Città e del territorio » *9.

Le cinque confraternite che hanno l'obbligo dell'Ospitalità
per glinfermi (S. Gregorio, S. Pietro, S. Antonio, S. Stefano e S.
Lorenzo) sono chiamate a contribuire «alla ragione della quarta
parte dell'entrata di ciascuna secondo la nota esibita. E per le altre
non gravate di questo peso, cioé di S. Maria del Vescovado, di
S. Chiara, di S. Francesco, di S. Rufino, di S. Antonino e di S. Vi-
tale, alla ragione della sola quinta parte dell'entrata, come sopra,
con questa distinzione, peró, che l'annua contribuzione delle prime
cinque dovrà essere perpetua siccome perpetuo viene ad essere l'ob-
bligo dell'Ospitalità ad esse ingiunto laddove la contribuzione delle
ultime sei dovrà intendersi durabile per il solo tempo e bisogno della
Fabbrica. Le prime cinque dunque dovranno contribuire o in ef-
fetti naturali, ovvero in contanti: S. Gregorio scudi 30, S. Pietro
scudi 20, S. Antonio scudi 41, S. Stefano scudi 25, S. Lorenzo
scudi 17 » 89),

Delle cinque aventi l'obbligo, la fraternita di S. Lorenzo era
dunque quella che godeva di minori entrate, come si puó facilmente
rilevare anche dal Catasto del Comune di Assisi del 1733 49),

Nel 1750, con decreto di Ottavio de’ conti Ringhieri ^9, Ve-
scovo di Assisi, l'ospedale della Confraternita di S. Lorenzo
GLI STATUTI IN VOLGARE TRECENTESCO 159

viene definitivamente soppresso insieme a quelli di S. Gregorio e
di S. Pietro.

Tali soppressioni precorrevano di circa 50 anni quelle napo-
leoniche.

Dopo il 1750 restano cosi, soltanto gli ospedali di S. Antonio
e di S. Stefano.

La Confraternita di S. Lorenzo nel 1762-63 celebrava una messa
| tutte le prime domeniche del mese, una nel giorno di Pasqua, una
a Natale, una nel giorno di S. Lorenzo e una nel giorno dei Morti,
in Cattedrale, come risulta dai documenti rimastici della quarta
visita pastorale del Vescovo Sermattei 42.

Ma, poco dopo, lo stesso mons. Sermattei, Vescovo della città
e diocesi di Assisi dal 1755 al 1780, «arricchi di nuove rendite il
seminario aggiungendovi le dotazioni delle compagnie de' laici di
S. Gregorio, di S. Biagio, di S. Lorenzo e di S. Pietro da lui sop-
presse »*9? con Breve Apostolico del 1772 4.

Le entrate di S. Lorenzo, che nel 1752 assommavano a scudi 95,
baiocchi 5, 3 quattrini, « provenienti dalla vendita de’ grani, me-
stumi, mosto, vino, canepa, olio, frutti de’ Censi » *9, passavano,
così, al Seminario.

Soppressa la Confraternita di S. Lorenzo, la chiesa omonima
veniva «ceduta dal Seminario a favore delli Fratelli della Con-
| fraternita di S. Antonio per maggior comodo de’ medesimi » 49.

FRANCESCO SANTUCCI

| II — Il Codice
a) Descrizione

| Il codice, pergamenaceo, di carte 41, misura cm. 21 x 15.
| La cartolatura è stata eseguita nel 1936 dal can. don Mariano Dionigi,
Priore ed Archivista del Capitolo della Cattedrale.
Da notare che la carta che reca il n. 40 va posta prima della 31.
| Da c. ira a c. 32va (più la c. 40r) il codice è in gotica libraria con
rubricazione in rosso o in turchino dei titoli e sottotitoli dei vari capitoli.
| Da c. 33ra a c. 36v la scrittura è corsiva dei primi del Quattrocento.
| Le cc. 37r-37v sono in corsivo del tardo Cinquecento.
Le cc. 34v, 38r, 38v, 39r, 39v, 40v sono bianche.

——————ÀÁBB

M——— c PR 160 FRANCESCO SANTUCCI

Fino alla c. 30v la scrittura è su due colonne di ventun righi. Con la
c. 31r cambia il numero dei righi. Da c. 35r a c. 37v si ha il testo su tutta
la pagina e non piü su due colonne.

I] manoscritto si divide in nove parti :

I) da c. ira a c. 30ra (dodicesimo rigo), recante il testo degli Sta-
tuti della Fraternita di S. Lorenzo, in data 1329 (prima mano);

II) da c. 30ra (tredicesimo rigo) a c. 30vb (più le cc. 40ra/40rb)
con le riforme del 7 dicembre 1343 *? (prima mano);

III) da c. 31ra a c. 31vb con altre riforme del 10 agosto 1386 (se-
conda mano);

IV) da c. 32ra a c. 32va con le riforme del 15 giugno 1387 (terza
mano);

V) da c. 33ra a c. 34r con le riforme del 22 dicembre 1402 (quarta
mano);

VI) da c. 35r a c. 35v con l'inventario delle cose appartenenti alla
Fraternita di S. Lorenzo, in data 1 luglio 1403 (quinta mano);

VII) da c. 36r a c. 36v con un secondo inventario delle medesime
cose, salvo qualche piccola differenza *9, compilato il 30 gennaio 1429 (se-
sta mano);

VIII) a c. 37r con un sonetto caudato tardocinquecentesco, di conte-
nuto religioso (settima mano);

IX) a c. 37v con uno strambotto, pure del tardo Cinquecento, sui dieci
Comandamenti (stessa mano della parte precedente ?) 49).

La prima parte — quella recante gli Statuti del 1329 — si suddivide
in dodici capitoli ed è di mano del notaio Barnabuccio de Felicciano.

Il codice è un volgarizzamento *? ad verbum delle Costituzioni della
Confraternita di S. Stefano, in Assisi, scritte dal notaio Jacobum quondam
Vannis il 23 agosto del 1327 in latino, e ricopiate, sempre in latino, dal no-
taio Filippo Cecce *).

Da queste Costituzioni viene preso ad litteram anche l'appellativo di
protomartire, attribuito così pure a S. Lorenzo *?).

Ma al sedicesimo rigo della c. 29rb ha inizio una parte, riguardante :
La perdonanga de meser l'ovescovo, che negli Statuti di S. Stefano non compare.

La traduzione riprende fedelmente a c. 29vb (quarto rigo: i primi tre
sono depennati) con le parole: « Lecte e publicate fuoro le predicte ordena-
menta e costitutiune per me Barnabuccio de Felicciano notario ...».

Gli Statuti di S. Stefano terminano con le parole: «Lecta publicata
fuerunt predicta ordinamenta et costitutiones per me Jacobum quondam
Vannis notarium... ».

Da c. 30ra (terzo rigo compreso) fino alla fine gli Statuti di S. Lorenzo
non presentano piü alcun riferimento agli Statuti di S. Stefano.

Da notare, infine, che gli Statuti di S. Lorenzo, sul modulo di quelli
di S. Stefano, si ripartiscono in dodici capitoli, che sono, pure, anche nel
titolo, la traduzione letterale di quelli.

amm ir 7 15) iml Ree n i
GLI STATUTI IN VOLGARE TRECENTESCO

b) Criterio di trascrizione

Trascrivo il testo separando opportunamente le parole, usando maiu-
scole e minuscole, introducendo una moderna punteggiatura. Metto accenti
e apostrofi. Sciolgo le comuni abbreviazioni. Conservo gli et del codice e
rendo con ef la nota tironiana. Scrivo le date, espresse in numeri romani,
con lettere maiuscole. Conservo la j soltanto nell’ultima cifra dei numeri
romani trascritti in lettere minuscole. Conservo sempre la y. Rendo con
Christo il compendio Xpo. Conservo la grafia ct, pt, Igl, mn, ngn, mpn, ec,
tp; «c.

Conservo anche A in forme come: habitassero, ciaschuno, ecc.

Unisco le congiunzioni: emperciò, overo, perchè, conciosiacosachè, cioè,
emperíanto ; ma lascio: aciò che, emperciò che.

Nello scioglimento di comuni parole abbreviate col punto in alto mi
sono uniformato, quando é stato possibile, alla grafia delle stesse parole tro-
vate sciolte in altre parti del codice, come: etiamdio, denare, tienpo, con-
pagnia ...

In qualche caso di scempiamento, indico la mancanza della vocale con
un trattino (e- livero 35r: 35v).

Pur trovandosi sciolta la nasale davanti a f oltre che in emfermiere an-
che in enfermiere, nei casi di abbreviazjoni col punto in alto sciolgo sempre
la nasale davanti a f con m, essendo piü numerose nel codice le parole
sciolte con quest'ultima consonante.

Risolvo ca e cap in «capitolo », come trovasi sciolto a c. 6vb e é capi-
toli a c. 3va.

Intendo l'espressione el priore el sopriore, ricorrente con molta frequenza,
come segue : el priore e ’l sopriore.

Risolvo sia in con che in com il segno 2 ; ma, quando si tratta di pa-
role identiche ad altre sciolte altrove, mi uniformo a queste, come in con-
pagnia, sciolta a c. Orb.

Riproduco in nota le parole cancellate del codice, le correzioni e le
postille.

Con le parentesi ( ) indico gli scioglimenti e le ricostruzioni delle ab-
breviazioni meno comuni.

Con le parentesi [ ] indico le integrazioni da fare, ove il testo presenti
dimenticanze dellamanuense o insufficiente chiarezza per una sicura tra-
scrizione.

Con le parentesi ( ) indico le espunzioni da esercitare nel caso di lettere
errate, di ripetizioni di lettere, di sillabe o di intere parole.

Mantengo la successione delle carte del manoscritto, ad eccezione della
c. 40, che ricolloco dopo la c. 30.

Le carte che risultano divise in due colonne nell'originale vengono qui
distinte con le lettere a e b; avremo cosi: c. ira, c. 1rb, c. 1va, c. 1vb...

11

e m P CÓ A
c. lra

c. lrb

c. lva

ce. 1vb

c. 2ra

c.

2rb

162 FRANCESCO SANTUCCI

III — Testo del Codice 76 dell'Archivio della Cattedrale di San Rufino
di Assisi

Apparve la gratia de Dio nostro salvatore a tucti gl’omine, amaestrante
nuy, aciò che, anegante la impietà e i secolari desiderii, sobriamente et giu-
stamente et piatosamente viviamo en questo seculo, aspectante la beata
spene e l’avento della gloria del grande Dio. Avengha Dio dilectissimi che
la immensa e la infinita bontà de Dio a tucte agia sè donato abondevele-
mente, emperciò che vole che tucte gl’omini sieno salvi; non empertanto
la gratia de Dio tucte oguale/mente onno recevuta. Ma perchè tucte obedi-
scono al Vangelio, secondamente che è manifesto dalla parte ella evangelica
parola del Salvatore del seme semenato e in diversi modi referente fructo.
E questa è che più apertamente dechiara l’Apostolo, ne le parole predicte,
dicendo che la gratia de Dio a tucte apparve, ma no tucte ogualmente amae-
strò, ma nuy singularmente ad alcuno stato de penetentia chiamati, la
quale chiamatione expiana l’Apostolo, quando sequita aciò che abne/gante
la impietà, cioè le peccata spirituale e i secolare desiderii, cioè le peccata
carnale. Ecco una parte de la perfecta iustitia, la quale è cessare dal male ;
sequita l’altra parte, la quale è fare el bene. Emperciò ci agionse « sobria-
mente », cioè quanto a sè, aciò che siamo sobrii ello vivere, ello vestire, el-
landare, nello usare, nell’affecto, nell’acto. Sequita «giustamente », cioè
quanto allo proximo, aciò che a tucte rendiamo quello che loro è, cioè ai ma-
giure la reverentia, ai/pare la benivolentia, ai menure la clementia e la mi-
sericordia. Sequita « piatosamente », cioè quanto a Dio, che piatosamente de
Dio sentiamo, piatosamente a Luy ne moviamo e acostiamo. Ma, aciò che
l’opera nostra sia perfecta, è bisogno che se continove ; emperciò bene se-
quita «expectante la beata spene e l'avento della gloria del grande Dio ».
Questo è, dilectissimi, el modo e la forma del vivere dei disciplinati del no-
stro Signore Ihesù Christo crocefixo, en queste cose vivere, /queste cose pen-
sare, questo desiderare, q(ue)ste cose procurare, da le cose no lecete abste-
nere, procurare le meretorie, renuntiare alle peccate, delle passate fare pe-
netentia, piangere le peccata commesse e no commetterle più; ma se ade-
vengha per l’umana fragilità en esse peccata encadere, a penetentia, quale
è la seconda taola, po’ el pericolo vaccio recorrere, en nuy e ene gl’altre amare
la pace. Celare lo stato pacifico della citade e po’ lo stato pacifico e Dio /
onne dì pregare, en nuy e en gl’altre la lite aramortare, ai mali e ai pericoli
reparare quanto se pò; ma, se no se pò, almeno denante a Dio orare con
pianto e com priece humile, pregare gl'uomene al bene spirituale, maxima-
mente al bene comuno della citade enducerli, le cose contrarie empedire,
se è possibile revellarle a coloro che possono i nostre costume conrregere,
la vita en melglo emendare, coi boni exempli provocare a bene, le correc-

e. 2va tiune e le gastigatiune di peccati / recevere humilemente e volentiere. Alle

qual cose tucte. Emperció che per nuy non semo ydonei, né sufficienti pen-

IUIUS GT AE pn. INDIGET;
GLI STATUTI IN VOLGARE TRECENTESCO 163
sare covelle da nuy virtuoso quanto minor cosa nella nostra opera se possa
dire overo operare; per la qual cosa, onne nostra solecetudene en Dio po-
nenti, luye preghiamo humilemente e devotamente, che chi ha comencato
l'opera bona el fornisca de fine al di de Jhesü Christo che come per nuy que-
ste cose no podemo, en luy possiamo, del quale el medesmo apo/stolo dice: c. 2vb
« Tucte le cose en coluy che me conforta ». De l'altre cose etiamdio, emper-
ció che i peccature e Dio non uode e nuy confessamo d'essere peccature,
emperció che, se dicessamo che non avemo peccato, nuy medisme n'engan-
namo e non è en nuy veretà, sì come dice Sancto Giovanni Apostolo. Em-
perció tucte pregamo ell'enteriore de Ihesü Christo per lo impetrabele precco
del Sangue benedecto i quali nuy vegono, overo odono, che se alcuna cosa
en nuy reprensibile giudecaronno, / caritativamente moniscano e reprendano, c. 3ra
no detragano, no morsecheno, no squarteno coi morsi del nemico, non agiano
envidia col dente alivido, ochio in animo iracondo, ma en caritade fraterna
sopporteno, coll'oratiune aiuteno, ació che q(ue)lo che per nostre mereta
no podemo, per loro intercessione ne sia donato, e coluye che l'oratiune de
multe congregate en uno exaudi, quello che per gle nostre pochi meriti no
concede m(u)ltiplicati per nuy i pregature ne con/ceda. Sí che qui di peccati c. 3rb
gratia, e ello futuro agiamo la gloria, la quale a nuy prestare digne quello
Salvatore e datore Christo Ihesü, Crocifixo per nuy, el quale col Patre e
collo Spirito Sancto, en Trinità perfecta, per infinita secula vive e regna.
Amen. A laude, reverentia e honore de Ihesù Christo Nacareno Crocefixo e
della beata e gloriosa sempre Vergene Maria sua Matre, etiamdio a salute
e consolatione dell'aneme nostre.

Encomenca la vita, overo modo e forma / de vivere dei disciplinati del c. 3va
nostro Signore Ihesü Christo Crocefixo. La vita e ’1 modo e la forma de vi-
vere è questa ; cioè le comandam(en)ta de Dio e della Chiesia sancta ser-
vare, la caritade avere con onne persona, l'altruye no desiderare né tenere,
penetentia di peccate fare, gl'altre, quanto piü puoy, enducere a penetentia
di peccate fare. Ma, perché piü de legiero se possa mectere nella memoria,
per alcuni capitoli, che de sotto se notaronno, se destingua :

E prima se ordine de / quilgle che voglono questa vita e modo de vi- c. 3vb
vere pilglare, e en que modo se degano recevere.
Secondo: del devino offitio e digiuno.
Terco: della confessione et comunione.
Quarto: del modo del conversare dentro.
Quinto: del modo de exire de fore.
Sexto: della congregatione e della visitatione.
septimo : della correctione de coloro che fallano.
Octavo : delle processione.
Nono : di testaminte.
Decimo : delle suffra/gie di morte. c. dra
Undecimo : della electione del priore.

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164 FRANCESCO SANTUCCI

Duodecimo : dello offitio del priore e del sopriore, e del visetatore e
degl’offitiali dei predicti.

DE COLORO CHE VOGLONO QUESTA VITA E MODO DE VI-
VERE PILGLARE E EN QUE MODO SE DEGANO RECEVERE: CA-
P(ITOL)O I.

Se alcuno vorrà q(ue)sto modo de vivere pilglare e verrà ai fratelgle
nostre, mandegle al priore de q(ue)sta fraternita al quale solamente e no ad
altre de recevere i tagle sia / conceduta lecentia. Ma el priore diligentemente
examine quilgle cotagle se sonno pronti a portare i carche della fraterneta,
le quale cose per lo priore gle sieno exposte diligentemente, se sonno de de-
veto expediti, se sonno d’odio maculati, se sonno de etade legetema, cioè
de più de xx anni, entro alla quale etade non volemo che veruno sia rece-
vuto, se no per forteca de corpo o per endustria de senno, overo ch’ello fosse
de tale conversatione che la sua receptione famo/sa e bona fosse avuta dal
popolo e dal chirecato. Po’, questo sia examinato se è stato cacciato de ve-
runa fraterneta, overo exitone per sè medesmo, maximamente della frater-
neta de Sancto Grigorio, di quagle niuno, cacciato, overo escito, ella nostra
fraterneta se receva, nè recevere se possa. Da puoy, el priore, avuto el con-
silglo dei descrite, overo dei consilglieri, ademande e cirche diligentemente
della vita e della fama di tagle. E s’ello el trovarà de bona conversatio /ne
e honesta vita 5) e de fama integra, de consilglo di sopradicti discreti, i tagle
solamente possa recevere, e senca consilglo de loro niuno possa essere re-
cevuto e q(ue)sto tale, che de’ essere recevuto, ella sua receptione, asse-
gnare e offerire degha ell’altare d’essa fraterneta una livera de cera pura,
e paghe x s. de denare. Volemo, empertanto, che ella nostra fraterneta niuno
se possa recevere che no sia artefece d’alcuna arte, overo che alcuna arte
exercite, se no prima / ella congregatione se deliverasse e optenessese per le
doye parte a scotrino ; e, se alcuno altramente se receverà de fore del modo
e della forma qui de sopra taxata, tale receptione sia vana ; el priore, en
tal modo recevendo, paghe per onne volta x s. Ma el modo del recevere è
cotale. Coluy che de’ essere recevuto, quando entra en casa, trove tucte
vestiti delle veste proprie, sì che da luy no possano essere conosciuti nè
quando entra, nè quando se parte, e / alora tucti, en ginochiune, stieno nei
proprio lucchi ; quello che se de’ recevere stia denante all’altare, similmente
en ginochiune, e cantese sollennemente l’ynno : « Veni Creator Spiritus. Con-
firma hoc Deus quod operatus es in nobis. R. — A templo sancto tuo quod
est in Ierusalem. Deus qui corda fidelium ». Cantese per lo visetatore, overo
per lo priete, overo per un altro della fraterneta al quale el priore l’agia com-
messo. E alora stieno duy vestite con duy cirie appicciate en mano, uno
dal / lato ricto e l’altro dal mancho de quello che se de’ recevere. Ma que-
sto che se de’ recevere sia tenuto, enfra octo dì, assegnare per suo veste e
desceplina al camorlengo della fraterneta predicta xv s., overo assigne la
vesta sua de sacco e la desceplina de pelo. Ma, se questo cotale serà cacciato

— OD SIRIO E e E O IE I S EUM
GLI STATUTI IN VOLGARE TRECENTESCO 165

per suo defiecto o che per suo volontà se parta, volemo che da luy la no-
stra fraterneta sia al postucto absciolta e nulla cosa gle sia tenuta de rendere.
DEL DEVINO / OFFITIO E DEL DIGIUNO. II CAP(ITOL)O.
Ordenamo che ciaschuno de la fraterneta nostra degha dire l'ore suoye,
cioè per lo matotino vij paternostre, per ciascun'altra hora, cioè : prima,
terea, sexta, nona, vespero e compieta, per ciascuna d'esse v e tante ave-
marie ; de' etiamdio, i di delle domeneche e delle feste, odire la messa tucta,
se poderà, che non agia manifesta necessetà o emfermetà, ma gl'altre di
degha odire la messa, se commodamente poderà, overo / almeno vedere
el corpo del nostro Signore Ihesü Christo onne di, e allora prieghe Dio per
la fraterneta nostra e per la citade che Dio la conserve em buono stato. Ma
i lecterati, i quagli voglono dire le ore canoniche, overo de Sancta Maria, no
sieno tenuti de dire le ore di paternostre de sopra poste. Etiamdio, ciascuno,
enante che mangie, dica una volta el paternostro e l'Ave Maria, questo me-
desmo faccia, puoy che à prangato, overo cenato. Ma / le predicte hore
ciaschuno se studie de dirle devotamente. Ciaschuno, etiamdio, della frater-
neta nostra tucta la Quaraesema maiure e tucte gl'altre digiunii comandati
dalla Chiesia fermamente degano digiunare, etiamdio una volta la septe-
mana, cioé uno di piü congruo alla suo devotione, overo voto, overo pene-
tentia ànno ditermenato, sia strecto, se pó, de digiunare, etiamdio digiuneno
octo di enante la Natività de Christo, e dui di enante / l'Ascensione, se pò.
Ma la Quaraesema, la quale comenca dalla Ascensione define alla Pente-
coste, la quale se dice che i Sante Apostoli la digiunaro, coloro che volon-
tariamente la digiunano sieno benedicti da Dio, e coloro che no volglono no
ne sieno astricti se no solamente duy di, cioè el venardi e ’1 sabbato enante
la Pentecoste.
DELLA CONFESSIONE E DE LA COMUNIONE: III CA(PITOL)O.
Ciaschuno della fraterneta nostra, de conscientia del priore, una volta
el mese al/meno se degha confessare, e sempre agia con luy uno della fra-
terneta nostra, el quale gle possa rendere de ciò testemonianca. Ma, ació
che questo meglo se faccia, el priore al visetatore nostro degl'uomene della
fraterneta reduca en escripto, per la qual cosa questo capitolo meglo se os-
serve. Etiamdio ciaschuno sia tenuto almeno doye volte l'anno pilglare el
corpo de Christo, cioè la Natività de Christo e la Resurrectione. E niuno ce
remangha che/no comuneche senca lecientia del priore e cagione legetema,
la quale cagione, se é legetema, se giudeche per lo visitatore ; e chi contra
facesse per lo visitatore, overo per lo priore, asperamente sia punito.
DEL MODO DE CONVERSARE DENTRO: IV C(APITOL)O.
Ordenamo che ciaschuno della nostra fraterneta, quando entra ella casa
en la quale se fa la desceplina, se degha enginochiare denante a l'altare e
dire: « Benedecto e laudato sia el Signore Ihesü Christo Crocefixo e la /
sua Matre Vergene Maria », e tucte gl'altre respondano : « Sempre sia bene-
decto e laudato el nome suo sanctissimo », se no se dicesse la messa, overo

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166 FRANCESCO SANTUCCI

se predecasse, e allora dica la salutatione predicta so' silentio, che da niuno
sia odito, ació che no possa empedire coluy che predica o che dice la messa,
e puoy se pona a sedere e ore el Signore in silentio, e questo medesmo faccia
quando se parte. Ma, quando el priore farà el segno della campanella per
fare la de/sceplina, tucte s'enginochino dicendo uno paternostro, ma al-
l'altro segno tucte se lieveno e vadano per la vesta loro, e devotamente e
honestamente se vestano dicendo quelle cose che 'ro serà imposto per lo
priore, e che niuno remanga che no se vesta la vesta, se no gle fosse con-
ceduta la lecientia dal priore e dal sopriore. Ma niuno la vesta sua enante
el segno de la campanella tolla ; né niuno con suo saputa tocche la vesta
de l'altro, e chi contra / le predicte, overo alcuna delle predicte cose farà,
page xij denare. Ma, finita la disciplina, niuno se vesta define che per lo
priore no gle serà comandato. Ma, puoye che tucte seronno vestiti, ciaschuno
arpongha la vesta sua, e, argendo al luoco suo, de li no se parta, né lieve
senca licentia del priore, e chi contra fecesse cada em pena de vj denare.
Etiamdio a niuno sia leceto, ella predicta casa, do' che la devotione nostra
se farà, puoy che ella / predicta casa entrarà, parlare con alcuno, ma pre-
gare Dio piano, né no faccia turbatione al compagno, cioé parlando, overo
orando alto ; e chi contra fecesse scientemente, per ciaschuna volta sia te-
nuto de dire xij paternostre colla disciplina. Anchi che a niuno sia leceto
exire fore del luocho della nostra devotione co' la disciplina, senca expressa
lecientia del priore o del sopriore, e chi contra facesse, paghe ello ceppo della
fraterneta xij denare, / e sia tenuto de dire xv paternostre colla desceplina.
Etiamdio a niuno sia leceto dentro dal nostro loco bevere, overo mangiare
se no aqua, senca lecientia del priore, overo del sopriore, salvo i guardiane
della dicta casa che ce demorano continovo, overo alcuno per emfermetà
o per debeletà che avesse, ma ello luocho dello oratorio niuno ce pó fa' be-
vere, nè mangiare, se no aqua, per alcuno muodo o cagione, salvo i guar-
diane della casa e i debili, overo im/firmi. Niuno etiamdio agia audacia dei
fructi, overo altre cose del nostro luoco torre, né far torre per sé, overo per
altre, overo ad altre prestare de fore del luoco nostro senga spetiale lecientia
del priore, prima dechiarata al dicto priore la quantità e la qualità della
cosa, salvo a quilgle che lì habitassero, che di fructi del dicto loco, cioè erbe
e folgle, per loro necessetà possano torre. A niuno, etiamdio, sia leceto al-
cuno forestiere o fore della terra o citadino / a lecentiare, overo allocare
per estare più che tre dì senca conscientia del priore o del sopriore, e dei
descrite ; e questo a deschifare multe pericogle. Ma chi contra le predicte,
overo alcuna delle predicte cose facesse, per ciascuna volta paghe v s. Ma,
se ’1 priore, overo un altro, contra l’ultimo paragrafo, quale de sopre mo’
è expresso, farà, paghe per ciascuna volta xx s. e a questo fermamente sia
tenuto. Anchi che niuno enduca ello loco nostro alcuno che no sia della fra-
ter/neta nostra senca lecentia del priore o del sopriore ; e chi contra farà
paghe ij s. e vada a Santa Maria degl'Agnoli colla disciplina.

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GLI STATUTI IN VOLGARE TRECENTESCO 167

DEL MODO DE EXIRE DE FORE: V CAP(ITOL)O #4).

Ordenamo che niuno della nostra faterneta fore della cità, overo del
contado d'Ascisce vada, cioè per estare più che octo di se no de lecientia
del priore, overo del sopriore, se la presentia del priore no se podesse avere,
overo se no l'annuntiasse ad alcuno della nostra fraterneta, se la presentia
del priore o / del sopriore no se podesse avere, e sempre con bona, matura
e honesta conpagnia e legetema, se essa conpagnia comodamente poderà
avere, e en avere bona conpagnia se studie quanto pó. Ma cosi quilgle che
vonno de fore se guardeno dalle cose inlicete e dagle inhoneste convite, dai
giuoche, dalle cancune dessolute, dai mucte, dalle merende, maximamente
inhoneste, dalle spese inlicete, dalle contese e litigii, maximamente che so-
nasse alcuna partialità che del comuno e / pacifico stato della nostra citade,
ma ciaschuno degha celare per lo comuno e pacifico stato della nostra citade.
Da queste cose inlicite e prohibite tucte della nostra fraterneta per la ci-
tade e per lo contado d'Ascisce se guardeno al postucto, e chi contra farà
e fossene accusato per lo priore asperamente sia punito, considerato la qua-
lità della cosa e della persona e dello loco ; ma, se s' accusarà prima che
da altre sia accusato, empongaglese la penetentia mi/sericordevelmente.
E niuno degha portare arme, se no gesse fore della cità, overo fosse en oste,
o devesse gire per loco dubitoso, overo per la guardia della terra al tempo
che gle fosse comandata, overo che avesse nemistade publeca, overo oculta,
la quale al visetatore e al priore, se comodamente poderà, el degha revelare.
Etiamdio niuno ardisca per battagla o per victoria de quingnunqua per-
sona, maximamente do' che morte d'omo sia ade/venuta, fare signe de le-
titia dentro dalla citade, overo de fore, se no fosse optenuta victoria della
Chiesia contra gle infedigli. Ma chi contra le predicte o alcuna delle pre-
dicte cose fecesse, d'albitrio del visetatore, overo del priore, sia punito, con-
siderata la quantità del delicto e le circostantie di delicti e delle persone.
E ciascheuno della nostra faterneta sia tenuto denuntiare chi contra facesse
al priore, al sopriore, overo etiamdio allo visetatore. /

DELLA CONGREGATIONE E DELLA VISETATIONE: VI C(A-
PITOL)O.

Ordenamo che tucte della nostra fraterneta se degano aradunare a fare
la reverentia, overo disciplina, doye volte la septemana, cioé el venardi a
sera, dicto el vesporo, e la domenecha adomane 9, altre feste dalla Chiesia
comandate, cioé elle feste degl'Appostoli e de Sancta Maria. L'adomane se
studie ciaschuno qui d'arvenire e offerire devotamente $5) ma chi no ce
verrà paghe ello ceppo xij denare e più e me/no d'albitrio del priore sia pu-
nito. Ma la ultima domeneca del mese se degano tucte aradunare a odire la
messa dello Spirito Sancto, la quale se de' dire allora per la salute de tucte
quilgle della fraterneta ; alla quale messa vadano tucte devotamente a odirla
e no se ne partano define che la messa 6 fornita, e tucte sieno tenute d'offe-
rire, e l'offerte se degano dare per lo priore, overo per lo sopriore ai povere

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168 FRANGESCO SANTUCGI

de Ihesü Christo. Ma la visitatione se faccia al/meno una volta el mese,
almeno, della confessione e di defecti publici, ma la visitatione ordenaria se
faccia sempre enfra dui misi una volta almeno per lo visetatore che serà
al tienpo. El quale visetatore, enseme col priore, agia piena e libera podestà
de punire, amonire e corregere, de cacciare, etiamdio de sospendere e amo-
vere gle homini della dicta fraterneta per gle loro defecti em pecunia o en
qualunqua altra penetentia, possa etiamdio el dicto visetatore visetare /
publicamente e ocultamente, etiamdio le nostre observantie e ceremonie no
servate. E ció che sopre le predicte visitatiune de punitione, de inquisitione,
de monitiune enseme col priore e sopriore e descrite per luy serà deliberato,
agia forca e fermeca, come se fosse per tucti q(ui)gle della fraterneta ge-
neralmente constituto. De la cui sententia niuno degha contradire, overo
alla penetentia gire contra, overo scacciarla, overo cercarla, ma sia tenuto
de adempir/la fermamente. Ma qualunqua la sententia, a lui emposta per
lo dicto visetatore enseme col priore, overo per lo priore, con animo con-
tumace, overo revello contendesse e essa adempire no volesse, se tre volte
serà monito, e enfra termini tre con conveneveli intervalli a prendere la pe-
netentia tornare no volesse e sometterse alla penetentia humele e devota-
mente, d'allora enante el visetatore, enseme col priore e col consilglo di de-
scrite, overo al priore col consilglo di descri/te, quello cotale possa cacciare,
e al postucto sia cacciato. Sieno tenuti tucti quilgle della fraterneta nostra
al predicto visetatore portare reverentia co' le parole e coi signe, e con re-
verentia parlargle ; e chi contra farà sia punito gravemente secondo la quan-
tità del delicto. Ma el di de la visitatione tucte della fraterneta se studieno
d'ardunarse fedelmente. E niuno ce remangha senca spetiale lecientia del
priore e cagione legetema. Ma chi contra farà, cioé / no venendo, paghe per
ciascuna volta xij denare. Ma se ’1 priore em procurare, overo fare la vise-
tatione, fosse negligente, paghe de sua pecunia per ciaschuna volta ij s.
Ma ciascheuno della nostra fraterneta al visetatore, en quelle cose che ap-
pertengono al suo offitio, sia tenuto obedire fermamente.

DELLA CORREPTIONE DE COLORO CHE FALLANO : VII C(A-
PITOL)O.

Ordenamo e dicemo che qualunqua della fraterneta nostra per istiga-
tione del diavolo mortalmente / peccarà, cioè de peccato carnale, e de que-
sto appagano dui testemonii, digne de fede, de viso, overo del facto, overo
de violenta suspectione en lo loco e ’1 tempo, etiamdio per suspecta e fre-
quente usanca, overo per odito da coluy che è accusato, conciosiacosachè
la precedente enfamia sia reputata sufficiente prova, da lì enante della no-
stra fraterneta al postucto sia extolto. Ma, se vorrà reconoscere la sua colpa
e somecterse alla penetentia humelmente, per albitrio / del visetatore, del
priore, del sopriore e di descrite, page xx s. e empongaglese la penetentia
con misericordia, e questoduno peccato tanto. Ma, se ce recadesse una altra
volta, della nostra fraterneta al postucto sia cacciato. Ma, se uno testemo-

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GLI STATUTI IN VOLGARE TRECENTESCO 169
nio appaga degno de fede con fama sia sospeso, overo separato dalla fra-
terneta per lo dicto visetatore, define alla degna satisfatione, al giudicio
del visetatore, del priore, del sopriore e etiamdio d'alcuno di descrite. Etiam-
dio / sia tenuto el priore per sé, overo per altrectal tempo envestegare sole-
cetamente e cercare diligentemente del facto, overo della fama, e ció che
trovarà che gle faccia diligentemente. Ma se contra el predicto sola la fama
lavora e al iudicio del visetatore paga la purgatione a luy sia indicato ca-
nonica da esser purgato per alcuni della fraterneta del suo stato. Se el pec-
cato predicto per confessione solamente de colui che falla serà trovato e la
fama no / preceda, siegle emposta la penetentia enfrascripta, cioé che vada
tre volte alla Carcere colla disciplina, e questo en tal modo se faccia che della
sua infamia se guarde. Ma qualunqua al predicto peccato enducerà alcuno,
overo solecetarà, overo che scientemente accompagnarà a peccare, a quella
medesma pena sogiaccia e quella prova ce baste, la quale mo’ de sopra è
expressa. Anche ordenamo che niuno della fraterneta degha gire alle taver/ne,
né entrare ella casa della taverna publica, overo oculta, né bevere apriesso
alla taverna ella strada, overo en luoco publico, si che da chi passa no possa
esser veduto a doye case o piü, che no solamente dal male, ma etiamdio da
la spetie del male, ne amonisce l'A(s)postolo, che ne deghiamo abstenere.
Ma chi contra le predicte cose farà, paghe per ciaschuna fieda vj denare e
sia tenuto de dire x paternostre en desceplina. Ma chi de venardi / farà con-
tra la predicta prohibitione, la pena e la penetentia predicta al postucto
sia redoppiata, e questa pena sia tenuto el priore de scotere, la quale, se
coluy che é accusato contenderà de pagare ello termene che gl'é posto per
lo priore, possa e dega essere casso per lo priore, de consilglo di descrite ;
se no s'acusasse expontaneamente enante che fosse accusato da altre, e al-
lora paghe per ciaschuna fiada la mità della pena, e degha dire xij pater-
nostre colla desceplina. Ma / chi en taverna, overo en ei luochi predicti,
overo altre luochi no honesti, come è ella piaga del comuno e en altre ta-
verne, ove se vende pane e vino, covelle mangiarà, la pena sopradicta gle
sia redoppiata ; quello medesmo dicemo de coloro che bevono en ei burghe,
overo en ei luochi abiacenti alla cità. DE COLORO CHE GIOCANO AI
DADE. Anchi che niuno della nostra fraterneta degha giocare a dade, overo
ad altre giochi vetati / dentro ella citade *?. Ma chi giocarà ai dade paghe
per ciascuna fiada xx s. e receva una disciplina ella congregatione publica,
la quale dure per lo dire de xv paternostre. Ma se gioca a taole, pena xx s.
E de onne altro gioco do’ gesse denaio, chi ce gioca sia tenuto de pagare per
ciascuna fiada xij denare e sia tenuto de dire i sopradicte paternostre ; nè
niuno ce tenga a mente, e chi contra farà, sia punito d’albitrio del priore.
Ma se la cosa serà publica, e de ciò infa/mia ne sia nata, vada all Carcere
de Sancto Francesco, cioè ello monte colla disciplina, e altramente ad al-
bitrio del priore sia punito, considerato la qualità e la quantità del peccato
e delle persone, nientemeno la pena sopradicta sia tenuto de pagare; ma

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170 FRANCESCO SANTUCCI

se, al tempo d’uno priorato, el sopradicto peccato commetterà, doye fiade
siegle redoppiata la pena ; ma se ’1 commetterà tre fiade e la cosa serà pu-
blica, sia sospeso, overo remosso dalla nostra fraterneta per tre misi e paghe
v s. / e vada en qualunqua luoco per lo priore gle serà emposto, el quale,
se più ce caderà, de lì enante della fraterneta al postucto sia cacciato ; quello
medesmo iuditio de tucti i peccati gravi e publice, quanto alla iteratione
e punitione, sia avuto per certo e entendase el peccato grave, overo grave
acto, overo che publicamente, overo notoriamente è facto, overo che è ite-
rato frequentemente. Ma excludese da questo ultimo paragrafo el peccato
della / carne, el quale peccato à la punitione propria, secondo che ello primo
paragrafo de questo capitolo è expresso, la quale punitione en suo forca
permanga e agia sempre forca e fermeca. Nè no possa el priore, overo el so-
priore, despensare con alcuno nella punitione predicta del primo paragrafo,
se a tucta la fraterneta altro no paresse. Anchi che niuno della fraterneta
altro no paresse. Anchi che niuno della fraterneta nostra ardisca, overo
presuma gire, overo empacciarse alla battal/gla en Somentune, overo en al-
tro luoco do’ se facesse, e chi contra fecesse paghe per ciascuna fiada v s.
e più e meno all’albitrio del priore, e en la nostra fraterneta receva una di-
sciplina, la quale dure per dire de xij paternostre, del facto suo humilmente
accusandose. Anchi che niuno della nostra fraterneta ardisca, overo pre-
suma scongiurare, overo maledire, pena x s., envano nominare el corpo de
Christo, overo el sangue, overo alcuno / membro del nostro Singnore Ihesù
Christo, overo della Vergene Maria sua Madre, overo d’alcuni suo Sancti,
overo alcuno boto desonesto fare. Ma chi contra farà, per lo priore e sopriore
fortemente sia punito ella quantitade de ij s. e en qualunqua altra pene-
tentia convenevele che a luy parrà, a tanto che essa penetentia no se possa
extendere de fore della citade o destrecto d’Ascisce, e se sieno manifeste
peccate e de ciò sia nata infamia, pena doppia gle sia imposta, entendase
etiam/dio della confessione espontanea, che se confessaronno spontanea-
mente, sie ’ro lassata la mitade della pena ; etiamdio quello medesmo dicemo
quanto alla iteratione e multiplicatione dei peccati, come de sopre è expresso.
E perchè negle statute nostre frequentemente se fa mentione della expul-
sione, remotione, overo suspensione, e no se dechiara en issi dal quale, overo
per lo quale se degano emponere queste pene, dicemo e ordenamo / che la
pena della scacciagione e della suspensione per niuno se dega emponere se
no per lo visetatore con consilglo del priore e sopriore e de tucte i descrite,
overo per lo priore, collo consilglo del sopriore e di descrite e etiamdio del
visetatore, s' el poderà avere. Ma coluy che è cacciato, overo che spontanea-
mente se n’ escerà della nostra fraterneta, no se dega recevere ella predicta
fraterneta define a l'anno fornito. E questo se en tal modo mutarà / la vita
sua, che come gl’ altri à *9 apucate col peccato, così coi boni exempli reedi-
fiche coloro che lo resguardaronno. E de questo el priore e ’1 sopriore sieno
soliciti che fedelmente e solecetamente della vita e apertamente e molto

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GLI STATUTI IN VOLGARE TRECENTESCO 171

spesso del tale cirche e se per la divina gratia quello cotale cacciato la vita
sua corregerà em meglo fra l'anno; fornito l'anno, per lo priore, con con-
silglo e deliberatione del sopriore, di descrite, et di consilgliere, come no-
vitio ella / nostra fraterneta se possa recevere, ació che ella sua receptione
dega offerire ell' altare della dicta fraterneta una livera de cera pura e as-
segnare encontenente, enante la receptione, la vesta e desceplina, la :quale
de nuovo dega avere, ma altramente per niuno modo se possa recevere, e
se per altro modo se recevesse per lo priore e sopriore, descrite e consilgliere,
encorrano em pena de v s. per ciascuno de loro, e tale receptione no valgla
e per ricevuto / no se degha avere.

DELLE PROCESSIUNE: VIII CAP(ITOL)O.

Ordenamo a reverentia e honore del nostro Signore Ihesü Christo e del
beato patre nostro Lorenco protomartire, precipuo advocato nostro, che
tucte gl’ uomene della nostra fraterneta ]' adomane, per tempo, ella festa
del dicto Santo, ello luoco della nostra devotione se degano adunare alla
pena de xij denare, della qual pena per niuno modo se dispensi e li la devo-
tione e I' oratiune fare, secondo la destin/tione di tempi, en ella quale festa
en l’ altare della chiesia de Sancto Lorenco de Ascisce, nella quale chiesia
é la nostra fraterneta, se degha offerire per duye, i quagle elegerà el priore
e ’1 sopriore, doye facole de cera de peso de ij livere, e più e meno, secondo
che per lo priore e per gle discrite serà deliberato al tempo che se de’ cele-
brare la messa ella dicta chiesia, e viij candele grosse de peso de una livera,
le quale s' appicceno mentro se dice la messa, e acconcise entorno / a V al-
tare secondo che bisogna, le quale facole degano remanere ello dicto altare
de la chiesia sopradicta per lo lume delle messe e del divino offitio. Per la
qual cera pagare e satisfare sia tenuto e degha ciascuno de la nostra fra-
terneta pagare quella quantità de pecunia che per lo priore, sopriore e de-
scrite s' emporrà e deliberarà ; e comince el camorlengo recevere la pecunia
emposta xv di enante la festa predicta, sì che, iiij di enante la festa, tucta
la pecunia sia / pagata. Ma chi contra farà, no pagando nel termene sopra-
dicto, sia tenuto de pagare el doppio, e nientemeno sia costrecto de pagare
tucta la somma enante la festa. Ma, emperciò che ciaschuno christiano se de’
studiare quanto po' conformarse a Christo, crocifixo per nuy, e maximamente
en di della Passione e de la morte sua, ordenamo che ella nocte sacratissima
de Venardi Sancto, cioé la sera della quinta feria, tucti q(ui)lgle della frater-
neta che possono, enante nocte, de/votamente s’ araduneno a luocho no-
stro, a celebrare con reverentia devota e profonda humiltà, alla quale la
devina maestà a lavare i piede di pescadure e di serve s'enchinó, mustrando
a nuye exempio de humiltà che come esso fe', Signore e Maestro, cosi nui,
con disciplina e en carità del servo e en humilità, l' uno a l'altro faciamo,
cioè i maiure lavando i piede ai menure ; e comince el priore, el sopriore e
gl' offitiagle a tucte i menure e piü povere; / fornito el mandato, coloro
che vorronno em quella devotissima nocte predicta ello loco nostro stare,

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172 FRANCESCO SANTUCCI

aciò che tucta quella nocte lagremosa e dolorosa expendano en lagreme,
sieno benedicte da Dio, ma chi vorrà argire alla propria casa a hora de ma-
totino, d' arvenire a loco nostro sia tenuto fermamente a odire la Passione
e ’1 dolore e i sospiri de Christo, e devotamente s' aduneno e lì stieno de-
fine a hora de prima. Ma a l’ora de prima tucti, vestiti / de le veste, vadano
a la chiesia de Sancto Francesco e de Sancta Maria degl’ Agnoli le lagremose
laude e cante dolorosi e amari laminte della Vergene Matre, vedova rema-
sta del Filglo, con reverentia al popolo representeno, più a le lagreme enten-
dendo che alle parole, overo alle vuce. Ma, facte che seronno le laude, tucte
enseme arvengano al loco nostro e fare lì la devotione, secondo che Dio gle
spirarà. Ma, el dì de Venardì Sancto, solo a l’offitio de / la passione e alla
predecatione entendano aciò che elo dì predicto no se faccia processione,
se no paresse a la magiur parte de la fraterneta altro. Altra processione nulla
se faccia, maximamente colle veste, se no al tempo di morti, della quale al
suo loco de socto se dirà. E en queste sollempnetade e feste, cioè ella festa
de la Indulgentia de Sancta Maria en kalende agosto, en Sancto Rofino M(ar-
tire), en Sancta Chiara V(ergene) en Sancto Francesco confes(sore), en
Sancto Vectorino ovescovo / e M(artire), en 1’ Assumptione de Sancta Ma-
ria d' agosto, alla quale chiesia maiure dell'Ovescovato se porteno i torticci
aprisi e doye facole de peso d'una livera, overo de doye, secondo che parrà
al priore, al sopriore e ai descrite.

DI TESTAMINTE: IX CAP(ITOL)O.

Ordenamo che se alcuno de la nostra fraterneta adevenesse che em-
fermasse, per gl 'enfermiere, a ció spetialmente deputate, fedelmente e so-
lecetamente sieno visetate. I quagle emfermieri sieno solicite / nuntiare
agl' altre che degano visetare gle emfirme e stare con loro. E se seronno en
necessetà, overo em povertà, el priore e ’1 sopriore sieno tenute de prove-
derlo de le lemosene comune. Sia tenuto etiamdio el priore per sé, overo
per altre, quando gle serà nuntiato dello 'mfermo, visetarlo o fare visetare,
secondo che allo ’mfermo bisognarà. El quale priore, per sé, overo per altri,
i quagle reputarà a ciò sufficienti enducere lo ’mfermo a bona dispositione
e compara/tione, aciò che delle cose suoie piamente despona e questa di-
spositione se faccia en presentia de dui della fraterneta, i quagle lo ’nfermo
dirà esser più familiari e secriti a lui, e, se se pò, facciase per uno notario
della fraterneta ; se piacerà a lo 'mfermo, enducanlo etiamdio con modo
leceto e honesto a elegere la sepoltura en locho religioso che a luye piaccia
che l’anima sua possa esser meglo aiutata. Ma avengha Dio che en questo
capitolo se comande che / el testamento se faccia quando emferma grave-
mente; nientemeno volemo che se osserve nella nostra fraterneta senca
fallo quello che en gl’ altre ordenaminte è ordenato. Che ciaschuno, quando
pilgla questa vita, sia tenuto fra l' anno a fare testamento, se comodamente
e lecetamente porrà. En lo quale testamento agia recomandata la fraterneta,
emperciò che no daria bona speranca che avesse devotione ad essa, se a

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GLI STATUTI IN VOLGARE TRECENTESCO 173

coloro, coi quagli vive e more, no lassasse covelle. / Sieno tenuti etiamdio
gl’ emfermiere far sì e procurare che ciascuno emfermo, maximamente gra-
vato, per duy della fraterneta almeno onne di sia visitato. Anchi dicemo che
con quilgle che sonno gravemente emfirme, se esso emfermo el permecte,
sempre de nocte alcuno de la nostra fraterneta ce giaccia, almeno dui, i
quagle per gl' emfermieri, overo per lo priore, discretamente per ciaschuna
porta sieno assegnati, ai quagli emfermiere ciaschuno sia tenuto de obedire
de quelle / cose che appertengono a loro offitio humelemente quando serà
rechiesto. E chi contra farà, no obidendo e no se possa scusare legetema-
mente, paghe per ciascuna fiada ij s.

DELLE SUFFRAGIE DI MORTE: X CA(PITOL)O.

Ordenamo e dicemo che quando alcuno de la nostra fraterneta passarà
de questa vita, enante che moga, alcune de la nostra fraterneta gle degano
stare enante, maximamente i lecterati l’ anima del fratello loro aracoman-
dando a Dio con salmi / e con l’ altre oratiune. El quale morto con la vesta
sua propria se dega seppellire e essere accompagnato e portato per gl' uo-
mene de la nostra fraterneta. E quello che ordenamo se faccia. El priore,
subbito che gle serà nuntiato de la morte d' alcuno de la nostra fraterneta,
sia tenuto e degha fare rechedere tucte gl ' uomene de la dicta fraterneta,
i quagle, ordenatamente adunate, legase la messa di morti per l'anima del
morto, se comodamente se poderà e l'ora / debita serà, e facciase sollenne-
mente la desceplina come è dicto. Puoy che ’1 corpo serà sepolto, finita la
desceplina, tucte quilgle de la fraterneta, vestiti delle proprie veste, overo
de le veste comune, secondo la providentia del visetatore, overo del priore
e de tucte i descrite, i quagle tucte aseme degano iudicare, pensate le con-
dictiune de luoco, del tempo e de la persona, se degono gire en desceplina
o no ; e questo modo al postucto se osserve. Ma el corpo del morto / per al-
cuni de la fraterneta sia portato alla sepoltura. E puoy che el corpo serà
posto ella chiesia, se dirà el sopradicto visetatore etcetera che degano en
desceplina gire alla sepoltura, lo enfrascripto modo fermamente s'osserve.
Che, posto el corpo ella chiesia per fare l' offitio, tucti stieno enginochiate
entorno alla bara en silentio, l' anima del morto devotamente recomandando
a Dio, e niuno de li se dega partire, define che ’1 corpo del morto serà se-
polto. / Finito l’ offitio eclesiasteco, el priore dega ordenare che lì se faccia
l' offitio nostro, cioè cantare le laude e '1 salmo « De profundis », per coloro
che ’1 sonno, e legere una lectione di morte. Anchi ordenamo e volemo che
ciaschuno della nostra fraterneta, enfra una setemana po' la morte del morto,
per l'anima sua dega dire 1 paternostre, cioè xxv en desceplina e xxv senca
desceplina con « Requiem eternam ». Chi vorrà lege 5? uno grande noturno
e enfine de ciascu/no salmo dica : « Requiem eternam », da questa reverentia
sia exempto. Anchi dicemo e ordenamo che ciascuno de la nostra fraterneta
enfra ’1 tempo nominato de sopra, cioè d'una septemana, sie tenuto de far
dire una messa per l'anima del dicto morto, e chi nol farà ello termene so-

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pradicto sia tenuto de farne dire doie. E de questo en ciascuna visitatione
se ne demande come questo capitolo se oserva, e ciascuno se studii de questo

c. 21ra el priore e ’1 visetatore rendere / cierte per lo compagno, el quale sia stato
presente quando à facto dire la messa. Anchi ordenamo che en ciascuno
mese sia tenuto el priore e ’1 sopriore, cioè el primo lunedi de ciascuno mese,
una messa per gle muorte faccia celebrare, no lassando de dire l' altre messe.
E a questo el priore e '1 sopriore fermamente sieno tenute. E se ’1 priore en
questo fosse negligente, esso o '1*9? sopriore sieno tenute l'uno e l’ altro per

c. 21rb ciascuna fiada de pagare ij s., di quali / per gle loro soccessure sieno puniti
e missi nel ceppo.

DELLA ELECTIONE DEL PRIORE: XI CA(PITOL)O.

Tucte gl'uomene de la nostra fraterneta sieno tenute sempre d' avere
uno priore e uno sopriore de la nostra fraterneta, e a loro en quelle cose che
espectano a loro offitio fermamente obedire, l’ offitio di quagle dure tre misi
almeno. Ma la electione loro en tale ordene se faccia. El priore e ’1 sopriore

e. 21va che seronno al tempo, almeno xv dì enante la fine del suo offitio, / tucte
gl’ uomene de la fraterneta fedelmente rechieste, propona en meco de la
electione dei sopradicti. E puoye el priore e ’1 sopriore provedano affectuosa-
mente e discretamente de iiij boni e ydonei huomene de la dicta fraterneta
per lo nuovo priore e sopriore d’essa fraterneta, e en concordia gle elegano
e questo solamente se faccia d’ ademane e alora se dica la messa dello Spi-
rito Sancto, e le nomora degle dicte eliecte scripte en una cedola se ponano

c. 21vb pe ]’ altare a/presso ai corporagle, overo sotto issi. Ma el visetatore, se serà
presente, prieghe tucte per l’ aspersione del sangue del nostro Signore Ihesù
Christo a la electione che con descrectione del cielo de Dio e de la comuna

M utilità se opereno ; e se ’1 visetatore ce mancarà, faccialo el priore. Ma, men-
tro la messa se dice, tucte enginochiate devotamente priegheno Ihesü Christo
che 'ro dia gratia de elegere persona ydonea a gl' offitii sopradicti. Ma cia-

c. 22rà schuno sia tenuto, ne la electione predicta / e ne I altre electiune, temore,
amore, odio, overo favore posposte, solamente coloro nominare i quagle a
suo giudicio reputarà milglure. Ma ®) guardese ciascuno, en onne electione,
de no enducere l’ altro per priego, per priecco, per segno, overo per parola,
per resguardamento, de enducere, promectendo, menacciando, commen-
dando, overo con mencugne detrahendo. Ma chi contra farà paghe per cias-

c. 22rb chuna fiada ij s. Dicta la messa, el priore e '1 sopriore facciano / legere e de-
chiareno tucte le nomora di dicte eliecte per priore e sopriore e agiano duy
notarii de la fraterneta, gle quagle scrivano fedelmente e con estudio el dicto
de tucte, en presentia de tucte. Ma l'uno scriva le buce*? del priore e |'
altro del sopriore. I quagle, se per devina gratia en alcuni duye consente-
ronno a coloro che più de la mitade vuce averonno, cioè per lo priore, come
fermamente eliecte sieno avute. Ma se en buce*? oguagle remangano, sia

e. 22va arfacto lo scutrino / define a tanto che i duy agiano più vuce che l'altre.

Fornito lo scutrino, el priore e ’1 sopriore chiameno i loro descrite e a loro

CUR e ce ree

e Lian GLI STATUTI IN VOLGARE TRECENTESCO 175

revieleno le nomora degl’electi ; e alora, apprisi i lume, se cante devota-
mente: « Te Deum laudamus»; enfine, l'oratione « Actiones nostras» per
lo visetatore, se serà presente, overo per un altro prete, overo per un altro
de la fraterneta se cante. Le quale cose facte, el priore chiame gl' eliecte
quando melglo gle parrà, ma, enante che entrino en offitio e empona ’ro
l’of/fitia sopradicte, comandando 'ro che l'offitia a loro emposte devota-
mente le recevano e fedelmente le facciano secondo la gratia che da Dio
'ro serà data. I quagle eliecte senca rebellione, né condictione alcuna, hume-
lemente e reverentemente obediscano, e niuno renuntie l'offitii a luy emposte
con animo contumace, che qualunqua l'offitio che gle serà emposto final-
mente no volesse recevere e fosse inobediente per j di naturale, facti i con-
venevegli entervalli, / de la nostra fraterneta al postucto sia casso. Quel
medesmo se faccia de coloro che contennero l'ordenam(en)ta de la frater-
neta e no vorronno obedire e fare la reverentia agl' offitii a loro empuoste
e q(ue)llo iudicio en gle termini e en gl’ entervalli al postucto s'osserve. Ma
a questa congregatione tucte sieno tenute d'aradunarse fedelmente e niuno
cen remanga senca cagione legetema e spitiale lecentia del priore. Ma chi
contra farà paghe per ciaschuna fiada xij denare. / Eliecti el priore e '1 so-
priore, el priore e ’l sopriore, che ell'offitio seronno, degano chiamare vj,
i quagli sieno offitiagle principagle della fraterneta, e de loro expresso con-
silglo degano provedere alla fraterneta del camorlengo, del notario, de x
consilglieri e iij descrite e de j emfermiere, d'uno vestiario, de j bailio e uno
portannaio. E en tucti quisti offitii e Dio sempre avendo enante gl'ochi,
ponano coloro i quagle reputaronno piü acte. Ma tucti q(ui)ste offitii come
priore / e sopriore ij misi dure, a niuno modo possa esser priore enante che
forni[s]cha un anno po' el suo offitio, né veruno sia electo priore el quale
sia stato sopriore vj misi enante, né etiamdio possa esser sopriore chi fosse
stato li enante priore, né etiamdio alcuno sia posto ell'offitio del priorato
e del sopriorato se non é stato en la fraterneta vj misi almeno. Né alcuno
de la nostra fraterneta cacciato, overo per sé exito, ne sia posto ell'offitio
del priorato, overo en altro enante che fornis/ca ij agni. Niuno absente possa
ad altre commettere le vuce suoy en la electione del priore, overo d'altro
offitiale e chi contra farà la voce sua al postucto sia avuta per no data.
Ma, se contra la dicta forma e modo predicto, la electione del priore e del
sopriore se fecesse, no valgla né tenga, e no sieno avute per eliecte coloro
che contra la electione, qui de sopre scripta, fussero eliecte, se altramente
no paresse a tucta la fraterneta en concordia.

DELL' OFFITIO DEL PRIORE / E DEL SOPRIORE E DEL VI-
SETATORE E DEGL' OFFITIALI DI PREDICTI: XII CA(PITOL)O.

Ordenamo e dicemo che ’1 priore della dicta fraterneta che serà eliecto
secondo la forma mo?’ de sopre tassata agia piena e libera podestà e libertà
de monire, de corregere gl'uomene de la dicta fraterneta de tucti i loro de-
fecti, ma elle grave cose, senca consilglo del visetatore, no proceda, se 'l

e. 22vb

c. 23ra

c. 23rb

c. 23va

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e. 25vb

176 FRANCESCO SANTUCCI

visetatore se trovarà ella terra e, se '1 visetatore no serà en la terra, el priore
possa procedere col con/silglo e deliberatione del sopriore e di descrite. Ma

sieno tenute tucte de la fraterneta predicta en q(ui)le cose che spectano

all’offitio del priore fargle reverentia, e humelmente obedire publicamente

e ocultamente, nè alcuno sia ardito inreverentemente de parlargle con segno

o con parola dentro da loco nostro, overo de fore. E chi contra farà da la

fraterneta nostra per uno mese al postucto sia sospeso, e ij misi, po’ el mese
fornito, venga a onne nostra congregatione e / receva una desceplina denante
a tucti humelmente, e ciaschuna dure per lo dire de vj paternostre. Anchi

dicemo de la reverentia che se dega fare al visetatore e al sopriore che a
questa medesma pena sogiaccia chi contra loro covelle tentarà. Dega etiam-

dio el priore ordenare e desporre de tucte le cose che en la nostra frater-
neta sonno da fare. Cioè de le congregatiune, de le processiune, de le vise-
tatiune e de tucte le cose che en la fraterneta nostra occorressero de fare. /
Anchi etiamdio niuno ardisca en l’ adunanca de la dicta fraterneta alcuna
proposta fare, overo arenga, overo alcuna novetà proporre senca conscientia
del priore e del sopriore, e no dega parlare, overo respondere ello consilglo
de la dicta fraterneta senca licientia del priore demandata e optenuta. Nè
etiamdio l’ uno dega parlare fine che l’ altro parla ; ma aspecti fine che '1
primo averà finito el dicto suo. E chi farà contra alcuna de le predicte cose
sia punito a d' al/bitrio del priore. Sia tenuto etiamdio el priore l’ ordena-
m(en)ta sopradicte farle legere e exporre almeno tre volte al tempo del suo
priorato per lo notario de la fraterneta, el quale fedelemente le lega e dili-
gentemente l’espona, aciò che sia scemplece la cagione de fallare de sopre
perchè meno e gle statuti facti reservare se no sia chi gle faccia servare.
Dicemo e ordenamo che ’1 priore sia soleceto a l'osservantia de gle statute
e sieno punite asperamente coloro che fallano, / ació che coloro che el buono
amore no gle retra dal male, almeno da le cose vetate gle retraga el temore
de la pena. Anchi dicemo e fermamente ordenamo che entorno agle statute
predicte, puoy che seronno correcte e per tucti gl' uomene de la fraterneta
fermamente approvate, né priore, né sopriore, né consilglieri, né descrite
ce possano agiognere né manovare covelle, né mutare, senca expresso consil-
glo e consentemento e volontà e concordia de tucta la fraterne/ta, overo
de la magiure parte. Ma, ació che questo meglo s' osserve, ordenamo e di-
cemo che ’1 priore tucte le penetentie e sententie per luy e per lo visetatore
date, enante j mese le faccia mandare ad executione, se no forse la pene-
tentia rechedesse magiure tempo. E se ’1 priore contra farà a questo statuto,
overo ad alcuno altro capitolo de questo volume, conte(m)nendo lo statuto,
overo negligendo per ciaschuna fiada de sua pecunia, sia tenuto de pagare
XX /S., se no fosse excusato, considerate la gravità e la levità del defiecto
lassato. Ma possa el priore, al tempo del suo priorato, col consilglo del so-
priore, del camorlengo e etiamdio d' alcuno di descriti, per le necessità che
occorrono delle comune, expendere v s. e questo s' entenda che quatro volte
Spare Lagracia
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attorno a S. Lorenzo, 1563.
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GLI STATUTI IN VOLGARE TRECENTESCO 177

el possa fare al tempo del suo priorato e no più. Anchi ordenamo che ’1 dicto
priore sia tenuto al tempo del suo priorato, denante al sopriore e al camor-
lengo e ai descrite, almeno una / volta rendere la ragione. Ma, en la fine
del suo offitio, de tucte l’ entrate e le spese denante al priore nuovo e so-
priore e offitiagle nuove dega rendere generale ragione ; e se ’1 priore nuovo
trovarà el priore, el camorlengo e ’1 sopriore vechi avere fallato en covelle
contra q(ui)ste statute, o essere state negligiente, possa e dega luy, overo
loro, che ha fallato, overo che onno fallato, overo sonno state negligiente,
punire ne le penetentie sopradicte, e en I altre cose che a / luy toccano per
alcuno capitolo de questo volume el priore contra facesse en no punire per
lo suo sopriore en quella pena la quale i dicti priore e sopriore vechi devieno
punire degano esser condannati e en lo ceppo fare mectere la pecunia condan-
nata di predicti. Ma guardese el priore, al tempo del suo offitio, da onne ar-
rogantia contra i subditi, ació che per questo no nasca scandalo ne la fra-
terneta. Emperció che così de’ esser: che ’1 priore sia servo de tucte, se-
condo la parola del Salvatore dicen/te: « Chi vorrà enfra nuy esser maiure,
serà vostro servo, e chi precessore é come ministratore, come el Filgluolo
de l'omo no a esser ministrato, ma a ministrare venne ». Né ardisca el priore
alcuno capitolo, overo comandamento lassare, overo sciolglere senca con-
scientia de tucti i descrite e cagione legetema, e se contra farà enfine del suo
offitio acerbamente sia visetato e nientemeno paghe per ciascuna fiada ij s.
Ma el sopriore, en absentia del priore, quello medesmo / offitio agia en onne
cosa che al priore é concesso e quella podestà en onne cosa. Dega emperció
el sopriore aiutare el priore en la sua penetentia, en quelle cose che gle parrà
che bisogne e che gle seronno emposte per lo priore. Ma guardeno che no
se turbeno aseme, ma faccianse l'uno a l'altro honore e reverentia debita
e devota. Anchi volemo e comandamo che fermamente sia osservato che
' sopriore *) e i descrite al tempo de ciascuna congregatione sieno tenute
e degano ense/me col priore, enseme en uno luoco e sedio ordenato sedere
en la dicta casa de la nostra fraterneta e esso priore accompagnare e aiutare
en le cose lecete e honeste, secondo el bisongno digli suo comandaminte,
che se esso, overo alcuno de loro, contra fecesse, no sedendo e aiutando,
come é dicto de sopre, cada em pena de xij denare, di quagli per lo priore
sia constrecto mettergle en lo ceppo, non emperció consentano ne le cose
no lecete, incongrue, e inhoneste. Guardese etiamdio / el priore che non esca
de la terra senca altro consilglo, ació che no adevenga che la fraterneta re-
manga senca capo. Studiese etiamdio el priore che niuno de la nostra fra-
terneta vada a altra fraterneta, né altre venga alla nostra, al tempo de la
disceplina, e se ce venesse, per niuno modo ce sia recevuto senca cagione
legetema e lecientia spitiale, la quale dega mustrare en escripto ; questo
medesmo faccia chi de la nostra fraterneta ad altra fraterneta gesse. Ma
sia tenuto / el sacrestano, el quale alla guardia dei vestiminte, de 1’ altare
e de le vasa serà deputato, de issi avere solecetudene mondamente e fedel-

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178 FRANCESCO SANTUCCI

mente. Emperciò che se coloro che portavano le vasa del tempio che era
figura e coloro che ministravano al sacrifitio che se figuravano el vero sa-
crifitio del Corpo de Ihesù Christo, se devieno mondare e da le proprie mol-
gliere abstenere se comandava al tempo de loro sacrificio, quanto maiur-
mente ®) chi porta le vasa e serve en lo vero sacrificio del ve/ro tempio se
dega mundare spiritualmente e temporalmente ; sia etiamdio soleceto che
essa paramenta e pangni sieno monde, gle lume appicciare e tucte quelle
cose che entorno a l’ altare sonno necessarie mondissimamente apparechiare.
Ma guardese che no sia tardo al venire; maximamente quando se de’ ce-
lebrare, sia tenuto el dicto sacrestano fare bona guardia a le cose e a le pa-
ramenta e a le vasa e a gl’ altre ornaminte de l’ altare, e no prestar/lo a per-
sona, nè trarle de fore de la nostra casa senga lecientia del priore, che, se
contra farà, per ciascuna fiada al postucto sia punito en v s. Ma el camor-
lengo, che a la guardia de le lemosne serà deputato, dega scrivere le spese
diligentemente e de tucte l’entrate e l’escite rendere debita ragione, nè al-
tramente possa expendere senca lecientia e expresso comandamento del
priore o del sopriore. Lo ’nfermiere sia soleceto diligentemente cercare de
gle emfirme e subito co’ / saperà, gl’ enfirme (subito) solecetamente gle
visete e faccia visetare, e nuntie al priore le cose che a lo ’mfermo sonno
da fare, secondo gle nostre ordenaminte. El vestiario faccia l’ offitio suo so-
lecetamente, le veste guaste araconciare e en gle luochi proprii collocargle,
ació che niuno agia matieria de toccare la vesta de l altro, secondo che de
sopre è ordenato ; dega etiamdio lavare *9 le spere e nutricarle, e de questo
agia soleceta cura. El notario l’ offitio / suo faccia fedelmente, cioè quelle
cose che sonno da scrivere, solecetamente scrivendo ; ma le sententie e le
penetentie, maximamente le notabele e le citatiune e le cassatiune e le so-
spensiune e i termine elle dicte punitiune assengnate, en forma publica se
bisognarà retrare ; e tucte quelle cose che sonno da fare ela fraterneta,
cioè : testaminte, legati, procuratiune, scendecate, promissiune, refidance e
le simile cose che ce occorressero fare. El portannaio sia soleceto honesta/-
mente respondere a tucti, la porta solecetamente guardare, al tempo de
la disciplina niuno extraneo al postucto mectere dentro ; nè ad altro tempo
senca spetiale lecentia del priore. Ma niuna femena al postucto ce sia las-
sata entrare, senca lecentia del priore, del sopriore e de i descrite. E chi con-
tra farà da l’offitio con vergogna sia remosso, e nientemeno de suo denare
sia tenuto de pagare ij s.

LA CONCLUSIONE DE TUCTE I DICTE STATUTE ©?)

A niuno adonqua sia leceto que/sta carta de la nostra ordenatione e
forma de vivere infringere, overo sia auso contra girgle. Ma qualunqua questo
presumesse d’ atentare, a la colpa mortale per questo modo per gle nostre
Statute tanto volemo sogiacere se no fosse forse tal colpa che de sè se giude-
casse mortale ; empertanto, ne le pene soposte se conosca. Reservamo de
sopre e concedemo e daemo licentia, auctorità e albitrio al pri[ore] 8) e so-

veli: MSS nad.
GLI STATUTI IN VOLGARE TRECENTESCO 179
priore, che seronno al tempo, descretamente de limitare, agiongnere, overo
menovare de / le pene e penetentie che se contengono en q(ui)ste Statute a
coloro che fallano secondo che al giuditio e a la provisione, a la descreptione
e al consilglo suo e del visetatore, overo di descrite parrà, per lo milglore e
comuna salute de l’ anime nostre e acrescemento de la nostra fraterneta.
Ma per altro modo capitolo de q(ui)ste Statute lassare no degano.
LA PERDONANCA DE MESER L' OVESCOVO.

Anchi che qualunq(ua) de essa fraterneta l|' altro d' essa fraterneta
trovasse, dega dire al suo fratello : « Laudato sia / Ihesù Christo » e qualun-
qua questo farà per parte de meser l’ ovescovo agia de perdono xl dì. E
quando aseme s' adunaronno, ciascuno d' essa fraterneta, per parte de me-
ser l' ovescovo agia de perdono xl di. Anchi dice meser l’ ovescovo che tucte
e singuli sopradicti capitoli se degano senca fallo osservare, e no se possano
diminuire per niuno modo ; e chi contra fecesse sia levato d' essa fraterneta,
e, se "1 priore contra fecesse elle predicte cose de essa fraterneta, sia casso
per parte de meser l’ ovescovo. / Lecte e publicate fuoro le predicte orde-
na(men)ta e constitutiune per me Barnabuccio de Felicciano notario en
la generale congregatione d' essa fraterneta, e per gle huomene d' essa uni-
versale e generale congregatione d' essa fraterneta ella casa de l'oratorio
d' essa fraterneta unanimamente e concordevelmente, [ni]uno *? de loro
discordante, confermate, aprovate e validate de capitolo a capitolo. Anno
mille CCCo» XXVIIII, en/dictione XII, al tempo de Papa Giovagni XXII.
Vagne d' Andriolo, priore, Golino de Niuccio, sopriore, Passaro de Giliuolo,
Cecce de Semoncello, Andruccio de Nardo, Ceccole de Lello, Franco de Sa-
batuccio, Vagnuccio de meser Matheo ?), Nallo de Thomassuccio. Al nome
de Dio, amen. Anno mille CCC? quaranta e tre, endictione undecima, al
tempo de Papa Clemente VI, de domeneca, adi VII de dicembre, congre-
gata la generale adunanca de la fraterneta di desceplinate de / Sancto Lo-
renco ello loco consueto, como é usanca, de comandamento e lecentia di
descrite huomene, Nardo de Lello del Tardino, priore d' essa fraterneta, e
de Mentuccio de Biagio, sopriore. Ela quale adunanca Nardo de Lello, priore
predicto, de volontà e deliberatione del consilglo di descrite de la dicta fra-
terneta propone e fa proposta que pare e piace a essa adunanca e agl' uomene
staiente en essa provedere, o denare e reformare sopre rendere ragione elle
cagiune civile eveniente e che potessero / evenire enfra gl' uomene de la dicta
fraterneta per lo priore de la fraterneta predicta e del modo e de la forma
che se dega tenere generalmente se consilgle. Sopre le qual cose tucte e sin-
gole e comune, Ser Cecco de Ser Angnelo de Cecole, uno de la dicta fraterneta,
levandose, arengando, disse e consilgló sopre la dicta proposta che ’1 priore
e 'l sopriore de la dicta fraterneta, che sonno mo’ e che per gle tiempe se-
ronno, possano, sieno tenute e degano rendere ragione a ciascuno de la no-
stra fraterneta che la de/manda d' alcuno de la dicta fraterneta è fare co-
mandamento primo, secondo e terco, e emponere la penetentia che gle parrà

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180 FRANGESCO SANTUCCI

a colui che de' pagare alcuna quantitade ad alcuno per alcuna cagione, de-
fine en la quantità de cento solde de denare, e fare la quarta munitione, se
vorrà el priore, overo el sopriore ; e passata la terga, overo la quarta moni-

tione, possano el priore, overo el sopriore, quel cotale no obidiente levare
e cassare ; e sieno tenute e degano per certo cassarlo, e / se el priore, overo
el sopriore, serà negligente en le predicte cose, sia casso de la dicta frater-
neta e al postucto sia casso e cacciato, e questo ordenamento sia preciso
che torre, né derogare no se possa per niuno modo, e che tucte le questiune
predicte sieno terminate en lo dicto loco e no altroie, e li se renda ragione.
En la reformatione e forma de la quale adunanga, facto e messo el partito
a bossole e pallocte, per lo dicto Nardo priore, piacque a xxvij huomene li
staiente / el dicto del dicto Cecco consilgliere, i quagle le loro pallocte mi-
sero en la bossala nera del si, no obstante v huomene, i quagle le loro pal-
locte misero ella bossola biancha del no, e cosi fo optenuto e reformato. Deo
gratias. Amen. / Anno Domini m(illesim)o CCCo LXXXVI, indictione VIII,
die X mense aug. 9 Anchi decemo et reformamo per estato e mantene-
mento della nostra fraternita che per lo priore e lo [so]priore che serà per
lo tienpo sieno tenute de fare gle consilgliere de 1[a] dicta fraternita et scia
tenute el priore e '1 sopriore de mectere lo scrotino *? che allegano quactro
buone huomene, e de q(ui)ste quactro huomene se n' allegano dui [i] quagle
averuonno piü buce [e] scienno facte sindiche a revedere l'offitio del priore
et dello soppriore e camorlen/go de sie misce en sie misce, comencando el
di de Sancto Lorienco, et che gl'ofitiagle della dicta fraterneta scienno te-
nute et degano procedere secondo gl' urdene della dicta casa ; che gle dicte
sindiche, fornito el tienpo del priore et sopriore, veggano se uonno facto
l'ofitio loro bene et lialemente, et se uonno facta iustia o eniustia agl'uom-
mene della dicta fraternita et che se el dicto priore [et] sopriore o altre o[fi-
tia]gle avessero facta en/giustitia agl'uommene della fraterneta, scienno con-
danati per gle dicte sindeche en q(ue)la pena che fosse caduto niuno del
luocho ad suo tienpo, et che se gle sindeche non gl' avesse condannate al
tienpo del loro offitio, gle scindeche che ?) nuone aggiano simele autorità
de vedere sopre lo offitio delgle sindeche passate se none avessero facto quello
che l'ordene se contene. Et cosci de scime[le] en simele delgl’ o[fitia]gle
che seruon/no per lo tienpo che de' venire. Ello qualunqua delgle dicte of-
tiagle fosse negligente ad suo tienpo, cioene el priore e ’1 sopriore de’ fare
gle sindeche cascheno en pena de xl s. per ciascheduno de loro. / Al nome de
Dio, amen. A(nno) mille CCCo LXXXVII, addi XV del mese de giungno.
Congregata la generale adunanca della fraternita de Sancto Lorienco,
el luoco consueto, commo è usanca de lecentia dei descrite huomene
l’Agnelo de Cola priora della fraternita et de dompno Agnelo de ??)
Francesco de Peccio soppriore, con consilglo di descrite huommene,
cioè Cecco de Buorrocco e Vangnuolo de Felippuccio e Cecce de
Pietre, per adempiere le bossole et / che ce fosse el visitatore fo messo

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GLI STATUTI IN VOLGARE TRECENTESCO 181

el partito et fuoro xxxviij lopine del sci et uno lopino del no e, se ve-
runo homo della fraternita decesse el cuntrario del dicto ordene facto, scia
schiuso, overo sospeso per v agne et page c s. al luoco et se questo cotale ce
volesse arvenire, fornite v agni, arvenga de nuovo et paghe c s. et vada alle
Carcere colla desscepina. E che qualunqua offitiale fosse per lo tienpo faccia
dire l'ossiequio / enfra tre mise per l'anema di morti passate et chi cuntra
fecesse casche en pena xv s. per uno ?? e, dove che no pagassero, che gl’
offitiagle nuove degano fare la secotione et dove che nol facessero gl' offi-
tiagle che sequetano de po' lloro gle n' degano schiudere. / Al nome de Dio,

(o,
ame[n]. A(nno) D(omini) mille IIII II, adi XXII de dicembre. Ad ho-
nore et reverentia de Christo et della sua Matre Vergene Maria et de mesere
Sancto Lorencio nostro patre et protectore. In prima ordinamo et reformamo
per stato et mantinemento della nostra fraternita per lo priore et sopriore
et disscriti *9 et consilgliere, cioè : Martinuccio de Ceccole, priore ; Mastro
Semone, sopriore ; Giovangne de Masscio, Ang(ne)lo di Cola, Giapoco d'An-
drea, sua disscriti ; Angnelino de ser Paulo, Giovangne de Cecce, Gilio de
Rainaldo, Antoni[o] de Pucciarello, / Nofrio de Vangne et Rofino de Spene,
suoi consilglieri *9, In prima che qualunqua p(erson)a della nostra frater-
nita serà sc[h]iuso per veruno tempo, overo sospeso et entandase *) per
colore che ne sonno schiusci, overo cassci, che non possano arvenire al no-
stro loco senca licentia del priore che '1 cassa et quello che per lo tempo serà
et possa arvenire se non per novitio et paghe quella pena che en prima fo
condannato. Anchie ordinamo et reforma (ma )mo che, quando se rechiamasse
l'uno dell'altro al priore che per lo tempo serà, che '1 priore dega la dicta
questione definire fra xv dì o sialgli *? / compromectere ad duie boni(ni)
homini de casa de ragione et de facto ; et se Igli predicti homini non for-
nessero dicta questione siero penale per ciasscheduno de loro quaranta soldi
de d(enar)i. Anchie semilemente ordinamo che qualunqua del nostro loco
se rechiamasse ad veruno offitiale del comun(i)o d' Asisii, overo camorlengo
d' arte senca licentia del priore et del sopriore che per lo tento 83) serà, de
veruno del nostro loco sieglie pena de xx s(oldi) [de] d(enari). Et nientemeno
la dicta questione se dega deffinire per lo priore che po' lloro serà et no lla
fornesse encorra ella sopradicta pena. / Anchie dicemo che lli dicti ordina-
minti agiano pina fermeca et valgliano mo' et sempre cum pino affectu. Et
ad tanto sia pena a ciasscheduna persona del nostro loco della nostra fra-
ternitade che quisti ordini contradicesse per ciasscheduna fiata gli sia pena
c soldi [de] d(enari). Et da tre fiate en su che contradicesse sia schiuso en
perpetuo et se '] priore fosse negligente ad fare la dicta secutione, encorra
ella dicta pena de ciento soldi [de] d(enari). / Anchie similemente ordinamo
che, si alcuno della nostra fraternitade dicesse parole eniuriose overo bac-
tesse alcuno della nostra fraternita o con sangue o senca sangue, che priore
et sopriore et discriti gli possano enporre quella penitentia che a lloro pia-
cerà et, se 1gli dicti offitiagli fossero negligenti, sia penale per ciassche[d]uno

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c. 33ra

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c. 35r 85)

c. 36r

182 FRANCESCO SANTUCCI

de loro xx s(oldi) [de] d(enari). Et degano pagare fra quindeci dì et altra-
men[te] senno cassci della nostra fraternitade. Et degano mandare quilgli
cotagli ad Sancta Maria delgli Angnegli *) et alle Carcere de Sancto Fra[n]-
cesscho. / In nomine Domini, amen. A(nno) MCCCCIII, adi primo del mese
de lulglio. Quessto è e- livero de l'aventario fatto al tienpo de l’ Angnilo de
Cola priore et de Mario sopriore. In prima si c’è l’ altare co’ la nosstra Donna
et con iiij angnigli, con ij Giesuini *9, con una tagola d' arlique con ij candie-
liere et con (con) uno chuoio et chon una tovalglia et un aparato de biada.
Item ci é el gonfalone grande co' la (la) cassa de le(nn)o. Item ci é el gon-
ffalone picholo (ne) picholo et una croce grande et uno crocefisso co’ la benda.
Item cie so’, fra grande et pichole, vij cruce de le(nn)o. Item ci *? è la ta-
gola di morte et una tagoleta colla casseta et j legio et iij torticcie. Item
cie sonno iij circhi de fierro colle sspere. Item cie sonno la cassa denante al
priore con iiij tovalglie co' uno guardanapo et xij tovalglete. Item j pia-
neta bianchia con iiij tovalgliette fregiate fra bone e rie et una campanela.
Item le paramenta de l'altare co' le vesstementa del priete per dire la messa.
Item ci è lo sscringnio *? con ij messagli. Item ci è el calglice d'arghen-
to *9. Item j piumaciaglo * de seta et j tovalgleta. Item j corpor[a]gli et
j cassa de corporagli. Item una vana biancha et ij cortine. Item cie sonno
ello locho de la fraterneta lxviij...*? / Item ci è elo sscringnio viij bende
noe et vei. Item ci é e- livero de laude grande et ij liveri de laude *? pichio-
gli et livero de l'orationii. Item j livero di cassci et j livero de la "ntrata et
de la sscita et uno quatierno *9) da cantare et da *) la solfa. Item cie sonno
iiij livere legate enseme. Item una casseta con iij serime con ij bossole. Item
una bossola dall'osstie et ij bossole da mette el partito. Item ci è el cofa-
neto con carte et cho’ la bossola da priore et dal sopriore. Item ci è lo
sscringnio con una tenevella grossa et ij tinevilgli co' xxiiij gavatune. Item
cie sonno ello dito locho viij banchora da sedere et ij tagole de le(nn)o et
iij trisspede de le(nn)o et j casseta guassta et c' é el pilello da l'accha
benedeta. Item cie sonno xix corone *? con iiij angnili et j paio d'alie et vj
banne de pelo et uno scammello da l’altare. Item ci è elo cellarolo iij ca-
rate(lgli), et j scringniolo con i solde, ....... scudelete *9, iij tovalglie *?
et ij pingnia grande de rame et metalo *9?) et ij catina de terra missticatoie
et j scutina *) .... et la pala del fiero et la brocha da linno. Item ci è el
palo del fierro et j pisstelo. Item ci é el calamaio de le(nn)o da la terra.
Item c'é j benda fregiata et j tovalglieta, posta a l'altra carta al presente. /
Al nome de Dio, amene. A(nno) D(omini). Me CCCCXXVIIII», adi XXX
de Gienaio. Questo si è el livero de l' aventario novo ; fatto fo al tienpo de
Gabriel de Masser Nofrio priore et de Bartolomeio de Passqia sopriore et
Giapocho de Giachieio camorlengo. En prima l' altare colla nostra Dona
con iiij anghiogle et con duie Giesuine et la tagola degl’ ariquie et con ij
candeliere et con uno cuoio covertato sopra la tovagla. Item una paratoia
de biada. Item iij tovalgle, una col °°) el fregio et doie sensa fregio. Item

cune" i s 9 te o led EE ri c e t
GLI STATUTI IN VOLGARE TRECENTESCO 183
ci é uno palio che se pone derieto all' altare ch'é giallo. Item uno chrucifiso
grande co’ la benda 1%) et uno picholo. Item uno tirabole?*? de rioncienso
et doie pipiogle et doie bossole. Item ci è el gonfalone co’ la ciengua et con
l'asta et la cassa. Item ci è una chrocie grande et vij pichole. Item ci è una
tagola dy morte et un'altra tagoletta con la casa. Item ci é ij torticie cho'
le laste ; item j torticio d(e) "?) Item ci è iij circhie de ffiero con doie espere.
Item ci è una cassa denante al priore. Item ci è iij tovalgle rotte et uno
guardanappo roto. Item ci è ij tovalgl(e)te rotte ; item ci è doie 1%) toval-
gla nova, la quale cie diè Andreia da Porciano. Item ci è iiij tovalglete fre-
giate dall’altare, rotte. Item ci è una pianeta biancha et una9) ,.. Item
ci è le paramenta de l’al(la)tare et per lo pri(i)ete per dire la [messa]. Item
ci è duie 1%) messagle, el piumaciolo de seta. Item ci è uno calice d'ar-
giente et con una tovalgleta. Item ci è una cassa con gle corporagle. Item
ci è una vana biancha et doie cortine. Item ci è vj bende fra bone et rieie.
Item ci è duie livere da le lagode grande. Item ci è duie livere pichogle
da le lagode. Item ci è duie legiie, ij !°?)...., duie torticie. Item ci è tre
paie d’ale, una facie mesicie. / Item ci è ij livere da l'orazione et livero
dy casie. Item ci è j livero dal ‘°8) trata !1°*) et la sita 1°), Item ci è j qua-
tierno da la solfa. Item ci è una casseta con iij serime, una bossola dal par-
tito. Item ci è j cofaneto da!) trare el priore et sopriore con cierte carte
dentro. Item cie son v corone de carta. Item cie sono iiij corone de peltro,
una tagola grande con iij trispede, viii banche. Item uno paio de lenzola
et j capezzo de panno grosso 2, Le masarie del cielaio: en
prima uno tinaciolo. Item iiij carat(elle, anchie v 113). ....... , doie 19
brocha envetriata. Item v brochole envetriate et xlviij gavatune. Item j
lamiera de ffiero, ij enpozatoie vechie et una nova cho' la chatena da la
citerna, una estaga del fiero, anchie uno trispedo viechio et uno novo, una
catena da fuocho. Item xvij talgliere et xlviij eschudele. Item ij ramaigle
et ij cochiare et una de fiero. Item j esckocinatoio, una pultela de fiero ve-
chia. Item ci é uno pillelo da l'aqua benedeta. Item ci é ij pingnada, uno
de mitallo, uno de ramo. Item ci é uno eschringnio guasto elo giodio da l'o-
razione ...... 15). . 9 schariolo da l'altare. [Item] ci è ij torticie da l’altare,
unaivana biancha;, [Item] ij canestra 305155... 0. 2, och. Sox /
[Item] ci é Ixxxiiij eschudele de tera envetriate.

NOTE

1) Vedi, in proposito, Il Movimento dei Disciplinati nel settimo Cente-
nario dal suo inizio (Perugia - 1260), Deputazione di Storia Patria per l'Um-
bria, Perugia 1962 e gli Indici del volume « Il Movimento dei Disciplinati
nel settimo Centenario dal suo inizio (Perugia - 1260) », a cura di Lopovico
ScaARAMUCCI, Deputazione di Storia Patria per l'Umbria, Perugia 1965.
?) I. BALDELLI, La Lauda e i Disciplinati, in « La Rassegna della let-

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184 FRANCESCO SANTUCCI

teratura italiana », LxIv, 1960, pp. 396-418 e in Il Movimento dei Discipli-
nati..., cit., pp. 338-367; ora in Medioevo volgare da Montecassino al-
l'Umbria, Bari, Adriatica Editrice, 1971, pp. 323-363.

°) G. GALLI, I Disciplinati dell'Umbria del 1260 e le loro laudi, Torino,
Loescher, 1906 (suppl. rix al «Giorn. Stor. letter. it. » p. 26.

*?) G. M. MontI, Le Confraternite Medievali dell’ Alta e Media Italia,
vol. I, Venezia, La Nuova Italia, 1927, p. 117.

5) M. CATALANO, Laudari ignoti di Disciplinati Umbri, Assisi, estr. da
«Annuario Istituto Magistrale », 1925,55p.:: 7.

*) ANTONIO CRISTOFANI, Le Storie di Assisi, rv edizione, Nuova Edi-
toriale, Venezia 1959, pp. 259-60.

?) A. FoRTINI, La lauda in Assisi e le origini del teatro italiano, Assisi,
Tipografia Porziuncola, 1961, p. 69.

8) Ibidem.

") G. M. MONTI, op. cit, vol. 11, p. 47.

!°) Archivio Comunale Assisi, Busta 1, pergamena A 1.

") A. FORTINI, Nova Vita di S. Francesco, Assisi, Tip. Porziuncola,
1959, vol. 111, p. 53.

?) Archivio Sacro Convento Assisi, Str. 1, 46.

?*) Assisi, Arch. Cattedrale, cod. 76, c. 29vb.

14) Ibidem, c. 30ra.

15) Ibidem, c. 40ra.

6) Ibidem, c. 32rb.

1?) Arch. Vescovile Assisi, Visitatio Apostolica Camajani, 1573.

^ Dalle Notizie preparatorie per la compilazione di una Storia della
Chiesa di Asisi, desunte dalla Visita Apostolica di Monsignor Camajani 1573
e seguenti di mons. ANDREA ULLI, ms., Arch. Vesc. Assisi.

19) A. FORTINI, La lauda... cit.,#pii70;

^) Raccolta di Documenti, Decreti ed Atti, AS, xxii, Arch. Vescovile
Assisi, f. 109.

^) Il medesimo documento le fa risalire addirittura al 1556, per opera
del Vicario Generale di mons. Filippo Gerio Vescovo di Assisi. Ma va no-
tato che il Gerio fu vescovo della città dal 1564 al 1575. Quindi, la notizia
è per lo meno imprecisa.

") P. FRANCESCO DA VICENZA, Le Carcerelle e i primi Cappuccini in
Assisi (1535-1935), in « Collectanea Franciscana », anno v, fasc. rr, aprile
1935, pp. 241-260; A. FoRTINI, / fioretti delle Carcerelle, Venezia, Nuova
Editoriale, 1956. (Il Fortini, diversamente da Francesco da Vicenza, sostiene
che « Non vi sono elementi per ritenere che già prima del 1535 i Cappuccini
venissero in Assisi e fossero ospitati nella Confraternita di San Lorenzo . . . ».
È d’accordo, invece, nell'ammettere la loro ospitalità dopo quell'anno).
?*) Arch. Vescovile Assisi, Confraternite, B.A. n. 2.
^) Ibidem.

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KC NET TIE NOTTI Lr a Pi
GLI STATUTI IN VOLGARE TRECENTESCO

*) ARNALDO FORTINI, La lauda...cit., p. 90.

*) ANTONIO CRISTOFANI, Le storie di Assisi, cit:,.:p:.502.

??) ARNALDO Fortini, La lauda ... cit., p::.305;

?)) A. CRISTOFANI, op. .Cil.,. pp. 553-4.

?) A. FORTINI, op. cit., p. 71. Irrisolto, a tutt'oggi, è il problema del-
l'attribuzione del tabernacolo a lunetta presso l'ex Chiesa di S. Lorenzo.
Piuttosto che ricghoscervi la mano di Cola dell'Amatrice o di Cola di Pe-
trucciolo d'Orvieto, G. CRISTOFANI è propenso a ritenere autore dell'affresco
l’assisano Nicolò di Giovanni. (Cfr. « Atti dell’Accademia Properziana »,
Assisi, Serie V, n. 2, 1955, pp. 24-25).

?) A. F. Earpr, Guida de’ Pellegrini, Assisi, Salvi, 1618. Opera ormai
rarissima. Vedansi, a proposito, le notizie che ne dà F. MororTI, in Tipo-
grafia ed editoria in Umbria, Perugia, Dep. St. Patr. per l'Umbria, 1966, p. 5.

8) Visitatio Apostolica Camajani, cit.

?? Arch. Vesc. Assisi, Confraternite, B.A. n. 2.

?3) Ibidem

** Arch. Vesc. Assisi, Confraternite, B.A. n. 2.

** Raccolta di Documenti Decreti ed Atti, As, xxii, Arch. Vesc. Assisi,
f. 109.

3) Arch. Vesc. Assisi, Confraternite, B.A. n. 2.

*?) Dalla Prima Visita Pastorale di Mons. Palmerini, anni 1717-1719,
Arch. Vesc. Assisi.

38) Arch. Vesc. Assisi, Confraternite, B.A. n. 2.

®*) Arch. Vesc. Assisi, Confraternite, B.A. n. 2.

4°) Arch. Comunale Assisi, presso Biblioteca Comunale.

4) Vedilo a stampa nellArch. Vesc. Assisi, cartella Editti di Mons.
Ringhieri.

4) Arch. Vesc. Assisi.

*) A. CRISTOFANI, Le storie..., cit., pp. 560-61.

4) Arch. Vesc. Assisi, Confraternite, Busta di S. Vitale e di S. Lorenzo.
Ora, il Breve è, però, introvabile. (Cfr. Prima e Seconda Visita di Mons.
Giampè, Arch. Vesc. Assisi).

4) Arch. Vescovile Assisi, Confraternite di S. Vitale e di S. Lorenzo.

4) Arch. Vesc. Assisi, Prima e Seconda Visita di Mons. Giampè.

+?) Queste prime due parti sono della stessa mano ; per cui è pensabile
che anche il volgare della prima parte — quella degli Statuti — sia del 1343,
o di poco posteriore a questa data.

4) Ne fa cenno A. M. TeRRuGGIA in Il Movimento dei Disciplinati nel
settimo Centenario... cit., p. 451.

**) Di queste due ultime composizioni poetiche, che non hanno nulla
a che vedere con gli Statuti della Fraternita, do la trascrizione in appen-
dice al testo.
5°) G. M. MontI, Le Confraternite Medievali dell’ Alla e Media Italia,



m— HI ——— A
n II. Ca COTE

186 FRANCESCO SANTUCCI

vol. r1, cit., a p. 49, citando il BEsTA, ricorda che, come gli statuti delle Cor-
porazioni, quelli delle Confraternite « furono volgarizzati pure nella forma :
in essi fu abbandonata l'antica favella latina per sostituirvi la parlata del
popolo. L'uso di una lingua incomprensibile alle plebi parve presto assurdo
là dove il fermento di una nuova vita richiedeva espressioni piü spontanee
ed aperte ».

9) Si tratta del cod. 78 dell'Archivio della Cattedrale di Assisi.

9) ANGELA MARIA TERRUGGIA, In quale momento i Disciplinati hanno
dato origine al loro teatro ?, in Il movimento dei Disciplinati nel settimo Cen-
tenario dal suo inizio, cit., p. 440. Una grossolana svista del genere è ricor-
data anche da IGNAZIO BALDELLI, La Lauda e i Disciplinati, in Il movi-
mento dei Disciplinati ..., cit., p. 356. A tale proposito, il Baldelli ricorda
anche : «... per San Marco si applicò la lauda per San Luca, tanto che nel
Perugino (e nel Vaticano 4834) è rimasta la strofa che ne parla come di me-

dico... » E noto, infatti, che San Luca era medico, mentre non lo era
San Marco.

?*) vita nell'interlinea e di altra mano.

* V CAP(ITOL)O scritto sul rigo sottostante a destra.

*) Un'altra mano coeva aggiunge sul margine : audita prius missa a pa-
rochiali suo.

*) Un'altra mano coeva aggiunge sul margine: audita prius missa a
parochiali suo.

57) né ello contado, come da aggiunta in alto della stessa mano.
58) Segue fe depennato.

°°) Così il codice: si dovrà forse pensare a una caduta dell’abbrevia-
zione e proporre legere.

9) 1 nell’interlinea.

61) Segue una g depennata.

©) b corretta su v.

©) b corretta su v.

64) so nell'interlinea.

5) -te nell’interlinea.

** Segue un'altra volta lavare depennato.

°°) -TUTE scritto nel rigo sottostante, a destra.

*5 Parte abrasa.

**) La colonna destra della carta ha inizio con questa frase depennata : E se

de la fraterneta no escesse, sia exco(mun)icato per parte de meser l'ovescovo.
7°) Parte abrasa.

^) -theo sul rigo sottostante.
?) Questa carta è la continuazione della c. 30vb.

^?) La c. 40v è bianca; vi si nota, ricalcata, la c. 40r. Le cc. 39r e
39v sono bianche.

^) Rigo scritto su tutta la pagina.

E NV. 1 » "^vi
S Er MESES nA EI. Ri csi alli Seni ici iti »
GLI STATUTI IN VOLGARE TRECENTESCO

75) Segue cle depennato.

7) Segue un altro che. depennato.

77), Segue pe depennato.

78) per uno nell’interlinea.

7) La i appare soprasegnata ad una precedente e.

89) suoi consilglieri scritto a c. 33ra.

81) Nel codice sicuramente entandase, probabilmente per entendase.

8) Di difficile comprensione.

83) Evidentemente per tempo.

84) delgli Angnegli aggiunta nel margine sinistro con segno d'inserzione.
8):La c. 34v ricalca. la c. .34r.

86) L’ultima i corretta su 0.

87) La i nell’interlinea.

88) O sscringnino ?

89) Seguito da et uno de pelto depennato.

99) La o corretta su precedente i.

*) La parola seguente è illeggibile.

?) d nell'interlinea, della stessa mano.

°®) La u è nell'interlinea, della stessa mano.

**) da nell'interlinea, della stessa mano.

9) Seguono alcune parole depennate : el quale givonno elo livere de la Bibia.
96) JI numero precedente è illeggibile.

9?) ijj t in postilla.

*5) Seguono : trisspede de fiero, depennati.

*) Il manoscritto, in questo punto, è assai poco decifrabile.

19°) Con segno abbreviato su o.

191) Co’ la benda interlineato.

1?) Con t preceduta da r depennata.

193) Non leggo la parola che segue.

104) Corretto su una, con cui concordano le quattro parole che seguono.
10) Non leggo la parola che segue.

19) Corretto su uno.

197) La parola che segue è illeggibile perchè assai sbiadita.

108) Corretto su dy e seguito da casie depennato.

109) Così ms.

110) Così ms.

11) Seguito da met depennato.

12) Questo rigo è tutto scritto nell'interlinea, con inchiostro più chiaro,

ma della stessa mano.

113) Non leggo la parola che segue.

114) Corretto su una, con cui concordano le due parole seguenti.
115) Seguono parole illeggibili.

116) Idem. 1

ur ciocca ar nt N
188 FRANCESCO SANTUCCI

IV — Appendice al Codice

Riporto qui le due composizioni poetiche del pieno Cinquecento, che si
trovano nel codice dopo gli Statuti, le riforme e gl'inventarii della Fraternita

dei Disciplinati di San Lorenzo di Assisi.

Quel che ’1 ciel, aer, terra e ’1 mar corregge
A quel che tanto acepto e grato adesso,
Ch'affaccia affaccia parlo seco spesso,
Nel monte Synai diede le legge,

Ché senza guida non sta bene ’1 gregge,

Né senza quelle ’1 viver è permesso :
Serria qual legno in mar, spezzato o fesso,
Senza vela, timon e quel che ’1 regge.

Voi che del viver vostro norma havete,
Gli ordin descripti qui servate tucti,
Se la strada del ciel trovar volete

Et del vostro servir cogliere i frutti,
Ché per un ben mille ne rehaverete
Da quel che di niente n' ha producti.

Et siate ben istructi

Che chi ben serve a Dio con syncer core
Contento vive e poi salvato more.

Schema di questo sonetto caudato : ABBA - ABBA - CDC - DCD - DEE.

Li X Comandamenti de la legge

Un solo Dio se deve adorare;

Nè per '] nome suo iurare invano,
Sue sancte feste anchor santificare

Et li parenti amar non te sia strano.
Furti, omicidi, etiam luxuriare,

Iurare il falzo sian da te lontano.
L'altrui donna e robba c'assai piace
Non le desiderar che a Dio dispiace.

Schema: ABABABCC. E il classico strambotto di tipo toscano, cne

chiude le rime alternate con un distico a rima baciata.
GLI STATUTI IN VOLGARE TRECENTESCO

———————

V — Glossario

Registro alfabeticamente (metto c con z) soltanto le voci che hanno
un particolare valore linguistico e dialettologico, proponendomi, altresì,
di rendere più agevole la comprensione del testo.

Noto di passaggio che alcune di queste voci sono ancora vive nel dia-

letto di Assisi e dintorni, come: covelle, mo’, appicciare, arvenire, nutrica-
Te; écc. ..

5———meÓ————À P

Per quanto attiene alle voci verbali, qui riporto soltanto alcuni infiniti
e participi.

abnegante, 1rb/va. il
affectu * effetto ^ 33vb. d
agne 'anni' 32rb ; agni 32rb. ul
alie * ali’ 35v ; ale 36r.

alivido * invido " 3ra.

allocare ‘ alloggiare’ 8vb.

altramente 34r.

altrectal * altrettanto" 12va.

altroie * altrove’ 40ra.

aparato de biada ‘ corporale’ 35r.
appicciare 27vb ; appicciate 5rb.
apucate 15vb.

araconciare ‘ rammendare ’ 28rb.
aramortare ‘ smorzare ’ 2rb.
ardunarse 11va.

arenga 24vb.

arfacto 22rb.

arghento 35r ; argiente 36r.

argire 17va.

arlique ‘reliquie’ 35r; ariquie 36r.
arvenire 32rb ; 33rb.

astricti * costretti" 6va.

auso ‘ solito ’ 29ra.

aventario ' inventario ' 35r; passim.

bailio .‘ balio, custode’ 23rb.

banchora ‘ banchi’ 35v.

banne de pelo ‘strisce di crini di cavallo per la disciplina’ 35v.

bossola dall'osstie * pisside’ 35v ; bossole da mecte el partito ‘ urne per le vo-
tazioni’ 35v.
190 FRANCESCO SANTUCCI

boto desonesto ‘desiderio cattivo’ 15ra.
brochole * brocche" 36v.

calglice 35r.
| camorlengo 5va ; passim.
| candieliere 35r.
canonica ' obbligatoria" 12va.
capezzo de panno grosso ‘rotolo di panno grezzo’ 36v.
cassci ‘cancellati’ 35v ; casie 36v.
cellarolo ‘ cantina’ 35v ; cielaio 36v.
ceppo 'cassetta per le elemosine’ 10rb; 26rb; passim.
chiamatione 1rb.
| chiesia 16va.
HI ciasscheduna 33vb.
ciengua ‘ cinghia’ 36r.
circhi 35r.
citerna 36v.
cochiare 36v.
commo ‘come’ 32ra.
comuno «il comune’ 13va; 33va.
conciosiacosachè 12ra. |
| con suo saputa ' coscientemente ’ 7va. |
| T continovo ‘ continuamente ’ 8rb.
fl contumace ‘ostinato’ 11rb; 22vb.
convenevegli * opportuni’ 22vb.
corporagli ‘ corporali ' 85r ; corporagle 36r.
covelle * qualcosa’ 2va ; 13va; 19ra; 24va; 25rb ; 26ra.
covertato ‘ coperto ' 36r.
define : « define a hora de prima» 17 va; «define che» 20rb.
denaio 13vb.
denante 35r.
derieto ‘ dietro’ 36r.
deschifare ‘schivare, evitare’ 8vb.
descreptione 29rb.
discreti * consiglieri’ 4vb ; descrite 8vb ; passim; discriti 34r.
devotione ' esercizio della disciplina’ 6rb; passim.
dompno ‘signore’ 32ra.

empertanto 29ra ; non empertanto 1ra.
emperciò 2vb.

encadere ‘ricadere’ 2ra.

encontenente 16ra.

eniuriose 34r.

SQ rt ir NE " Y Y X D gh. e n Ax dires n 2a" imn di I olt AE i vo i GLI STATUTI IN VOLGARE TRECENTESCO

enpozatoie * impozzatoi per il mosto’ 36v.
enseme 35V.

envetriate 36v.

eschringnio 36v ; sscringnio 35r; passim.
eschudele ‘ scodelle’ 36v; passim.
esckocinatoio ‘ schiumarola 36v.
expectante 1vb.

estaga ‘ stanga’ 36v.

estare 8vb ; 9ra.

evenire ‘ accadere’ 30va.

excomicato ‘ scomunicato ’ 29vb.

erxempto ‘ esonerato ’ 20vb.

expediti 4rb.

fallato * che non ha rispettato gli Statuti’ 26ra.
feria 17ra.

fermeca 33vb.

fiada 13rb ; 13vb ; passim; fiata 33vb.

fornita * terminata’ 10va ; fornito 15va ; passim.
fraternitade 33vb ; passim; fraterneta 4vb ; passim

gavatune ' gavette’ (?) 35v ; 36v.
Giesuini ‘ crocifissi’ 35r; Giesuine 36r.
giodio 36v.

guardanapo 35r; guardanappo 36r.

Indulgentia : «festa de la Indulgentia de Sancta Maria en kalende agosto »
18ra.

infringere ‘ non osservare, non seguire" 29ra.

iteratione 15rb.

iterato 14rb.

lagode * laudi" 36r.

lassare © non rispettare’: «comandamento lassare » 26va ; «queste statute
lassare » 29rb.

lassato : « defiecto lassato » 25vb.

legiero : « de legiero » : ‘ facilmente’ 3va.

legiie ‘ leggii’ 36r.

le(nn)o ‘legno’ 35r; linno 35v.

lulglio 35r.

maculati 4rb.
mandato : cerimonia della fraternita che ricorda il ‘ mandato ’ di Cristo agli METTER v3 MR aia

192 FRANCESCO SANTUCCI

Apostoli nell’ Ultima Cena : « Mandatum novum do vobis, ut diligatis
invicem », 17va.
mantinemento ‘ governo ’ 33ra.
matieria ‘ modo, possibilità’ 28rb.
menovare ‘togliere’ 25rb ; 29ra.
mentro ' mentre’ 16va ; 21vb.
meretorie ‘ azioni meritorie' 2ra.
messagle ‘ messali' 36r.
misce ‘mesi’ 31rb; mise 32va.
misericordevelmente 9va/vb.
mitade 15rb ; 22rb.
mitallo 36v.
mo’ ‘or ora’ 8vb; passim.
molgliere ‘ mogli’ 27va.

nemistade 9vb.

noe ‘nuove’ 35v.

nomora ‘nomi’ 21va ; passim.
notario ‘ segretario ’ 28rb.

nuone ‘non’ 31va; none 31va.
nutricarle ‘ pulirle? 28rb.

offitiagli 34r ; offitiali 4ra ; offitiagle 32va.
ossiequio ‘cerimonia funebre’ 32rb.
ovescovo 29rb ; passim.

paratoia de biada ‘ corporale’ 36r.

penale * pena’ 34r.

perdonanga 29rb.

pichiogli * piccoli’ 35v.

pilello da l’ accha benedeía ‘ secchiello per l'acqua santa’ 35v ; pillelo 36v.
pingnada ‘ pignatte’ 36v.

pino ‘ pieno’ 33vb.

pisstelo ‘ pestello’ 35v.

piumaciaglo * piumacciolo * 35r; piumaciolo 36r.
po' 32va.

portannaio 23rb ; 28va.

postucto (al) * ad ogni modo’ 23ra ; 24rb ; passim.
priete 35r ; passim.

pultela ‘ferro per l’ostie’ (?) 36v.

quatierno 35v.
questoduno 12rb.
GLI STATUTI IN VOLGARE TRECENTESCO 193

ramaigle ‘ ramaiuoli' 36v.

ramo ‘rame’ 36v.

receptione Avb ; 5ra.

referente ‘ recante’ 1rb.

refidange ‘ fideiussioni’ 28va.

resguardamento ‘ sguardo ’ 22ra.

revello ‘ ribelle’ 11rb.

reverentia ‘ esercizio della disciplina’ 10rb ; 20vb ; passim ; (altrove significa
‘rispetto’ 11va; passim).

rie ‘ cattive’ 35r ; rieie 36r.

salvo ‘ eccetto ’ 8rb.

scammello ‘ sgabello ’ 35v.

scemplece ‘ semplice’ 25ra.

scringniolo * piccolo scrigno ’ 35v.

sc[h]iuso ‘cacciato dalla fraternita ' 33rb ; passim.
scimele ' simile’ 31va.

scotere ‘ riscuotere denaro’ 13rb.

scutrino ‘scrutinio delle elezioni’ 22rb ; passim; scotrino dra.
secutione 33vb ; secotione 32va.

sedio ‘ panca’ 27ra.

serime (?) 35v ; 36v.

solfa ‘ solfeggio’ 35v ; passim.

sollempnetade ‘ solennità’ (plur.) 18ra.

spere (dell'orologio) 28rb ; sspere 33r.

'sscila ‘ uscita’ 35v ; sita 36v ; escite 28ra.
staiente * che stanno’ 30rb ; 40ra.

lagola ‘tavola’ 35r; passim; tagoleta 35r.

tarata ‘ detta, esposta’ bra; lassata 24ra.

lenevella * trivella? 35v ; tinevilgli * trivelli* 35v.
tinaciolo * piccolo tino’ 36v.

tirabole da rioncienso * turibolo per l’incenso ’ 36r.
torticcie 35r ; torticie 36v ; torticci 18rb.

tovalgleta 35r ; tovalglieta 35v.

trisspede * treppiedi’ 35v; trispede 36v ; trispedo 36v.

vaccio ‘ subito ’ 2ra.

vei ‘ vecchie" 35v.

veruna ‘ qualche’ 4va.

vesporo 10rb.

vestiario ‘ custode delle vesti della fraternita' 23rb; 28rb.
viselatore 4ra ; passim.

'elare * mantenere con zelo" 2ra; c. 9va.
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194 FRANCESCO SANTUCCI

VI — Repertorio onomastico e toponomastico
A

Agnelo de Cola 32ra (priore nel 1387).

Agnelo de Francesco de Peccio 32ra (sottopriore nel 1387).
Agnoli (santa Maria degl’) 9ra; Agnogli 17vb; Angnegli 34r.
Andreia da Porciano 36r.

Andruccio de Nardo 30ra.

Angnelino de ser Paulo 33ra.

Angnelo de Cola 33ra.

Angnilo de Cola 35r (priore nel 1403).

Antoni[o] de Pucciarello 33ra.

Ascisce 9ra; Asisii 33va.

B

Barnabuccio de Felicciano (notaio) 29vb.
Bartolomeio de Passqia 36r (sottopriore nel 1429).

C

Carcere (santuario) 12vb ; 14ra; 32rb; 34r.
Cecce de Pietre 32ra.

Cecce de Semoncello 30ra.

Cecco de Buorrocco 32ra.

Cecco (ser) de ser Angnelo de Cecole 30va ; 40rb.
Ceccole de Lello 30ra.

Chiara (santa) 18ra.

Clemente VI (papa) 30ra.

F

Francesco (santo) 17vb ; 18ra; Fra[n]cesscho 34r.
Franco de Sabatuccio 30ra.

G

Gabriel de masser Nofrio 36r (priore nel 1429).
Giapoco d' Andrea 33ra.

Giapocho de Giachieio 36r.
Giesuine 36r ; Giesuini 35r.

asm Pi? Rn a limi TRE i e GLI STATUTI IN VOLGARE TRECENTESCO

Gilio de Rainaldo 33ra.

Giovagni XXII (papa) 30ra.

Giovangne de Cecce 33ra.

Giovangne de Masscio 33ra.

Giovanni (santo) 2vb.

Golino de Niuccio 30ra (sottopriore nel 1329).
Grigorio (santo) 4va.

L
Lorengio (santo) 33ra; Lorenco 16rb; 16va; 30rb; Lorienco 3irb ; 32ra.

M

Maria 3rb ; 6ra; passim.

Mario 35r (sottopriore nel 1403).

Martinuccio de Ceccole 33ra (priore nel 1402).
Mentuccio de Biagio 30rb (sottopriore nel 1343).

N

Nallo de Thomassuccio 30ra.

Nardo de Lello del Tardino 30rb ; 40ra (priore nel 1343).
Nagareno (Cristo) 3rb.

Nofrio de Vangne 33rb.

P
Passaro de Giliuolo 30ra.

R
Rofino de Spene 33rb.
Rofino (santo) 18ra.

S

Semone (mastro) 33ra (sottopriore nel 1402).
Somentune (porta di Assisi) 14vb.

V

Vagne d' Andriolo 30ra (priore nel 1329).
Vagnuccio de meser Matheo 30ra.
Vangnuolo de Felippuccio 32ra.

Vectorino (santo) 18ra.
FRANGESCO SANTUGCCI

NOTA BIBLIOGRAFICA

AA.VV., Il Movimento dei Disciplinati nel settimo Centenario dal suo inizio
(Perugia - 1260), Deput. St. Patria per l'Umbria, App. al Boll. n. 9,
Perugia, 1962. i

BALDELLI I., La Lauda e i Disciplinati, in « La Rassegna della letter. ital. »,
LXIV, 1960, pp. 396-418 e in Il Movimento dei Disciplinati nel settimo
Centenario dal suo inizio (Perugia - 1260), Perugia, 1962, pp. 338-367 ;
ora in Medioevo volgare da Montecassino all' Umbria, Bari, Adriatica
Editrice, 1971, pp. 323-363.

BaLDELLI L, Medioevo volgare da Montecassino all’ Umbria, Bari, Adriatica
Editrice, 1971, pp. 323-363.

CATALANO M., Laudari ignoti di Disciplinati umbri, in Annuario dell'Istituto
Magistrale « R. Bonghi » di Assisi, Assisi, 1925, pp. 52-67.

CRISTOFANI A., Le storie di Assisi, IV ed., Venezia, Nuova Editoriale, 1959.

FonriN1 A., La Lauda in Assisi e le origini del teatro italiano, Assisi, Tip.
Porziuncola, 1961.

FoRTINI A., Nova Vita di San Francesco, voll. 4 in 5 tomi, Assisi, Tip. Por-
ziuncola, 1959.

GaLLI G., I Disciplinati dell Umbria del 1260 e le loro laudi, Torino, Loe-
scher, 1906 (suppl. rx al « Giorn. Stor. letter. ital. », p. 26).

MontI G. M., Le Confraternite Medievali dell’ Alta e Media Italia, Venezia,
La Nuova Italia, 1927, voll. 2.

TERRUGGIA A. M., In quale momento i Disciplinati hanno dato origine al loro
teatro ?, in Il Movimento dei Disciplinati nel settimo Centenario dal suo
inizio (Perugia - 1260), Perugia, 1962, pp. 434-459.

FONTI MANOSCRITTE

Assisi, Arch. Cattedrale : Codice 76.

Assisi, Arch. Cattedrale : Codice 78.

Assisi, Arch. Comunale : Copia autentica della Bolla d’Innocenzo III (1198),
busta 1, perg. Al.

Assisi, Arch. Comunale : Catasto del 1733.

Assisi, Arch. Sacro Convento : Str. I, 46.

Assisi, Arch. Vescovile : Visita Apostolica di Mons. Camajani, 1573.

Assisi, Arch. Vescovile : Notizie preparatorie per la compilazione di una
Storia della Chiesa di Assisi, desunte dalla Visita Apostolica di Mon-
signor Camajani 1573 e seguenti di Mons. Andrea Ulli.

Assisi, Arch. Vescovile : B.A. n. 2, Confraternite.
GLI STATUTI IN VOLGARE TRECENTESCO 197

Assisi, Arch. Vescovile: Raccolta di Documenti, Decreti ed Atti, AS xx,
f. 109.

Assisi, Arch. Vescovile : Prima Visita Pastorale di Mons. Marco Palmerini,
1717-1719.

Assisi, Arch. Vescovile : Decreto di Ottavio de? Conti Ringhieri, 1750. Cartella
degli editti di Mons. Ringhieri.
Assisi, Arch. Vescovile: Quarta Visita Pastorale di Mons. Sermattei (1755-

1780).
Assisi, Archivio Vescovile: Visita prima e seconda di Mons. Giampè, 1797-
1805.

Assisi, Arch. Vescovile : Cartella delle Confraternite di S. Vitale e S. Lorenzo.

—— —————— BááÓ

————— A—-— 2"
INDICE DEL VOLUME

Memorie

REMO CopPINI, Il gioco del pallone a Perugia . È
GIUSEPPE ZACCARIA, Presenza della Carboneria a Foligno 13i 1 820

Note e documenti

FRANCESCO SANTI, Nota sul Palazzo dei Priori a Perugia .
CLARA ZAZZERINI CuTINI, Sulla datazione del grifo perugino .

Recensioni

PAoLA Romizi Ricci, Il notaio perugino Pietro di Lippolo e le sue
« imbreviaturae », in « Annali della Facoltà di Lettere e Fi-
losofia della Università degli Studi di Perugia », vol. VII
(1969-70) (Anna Imelde Galletti) . EIER

Disegni umbri di artisti tedeschi dell' $00. A cura di L. C. Pu
con una nota introduttiva di P. SCARPELLINI. Perugia, Vo-
lumnia Editrice, 1971 (Francesco Santi) .

GIUSEPPE ERMINI, Storia dell’ Università di Perugia. Firenze, Tio
S. Olschki editore, 1971 (Giovanni Cecchini) . 3

NicoLa Suppa, Lo Statuto dell’ Arte dei calzolai di Assisi (137 n).
S. Maria degli Angeli-Assisi, Tip. Porziuncola, 1971 (Giu-
seppe Zaccaria) ARES a eu EE

GUGLIELMO ZAPPACOSTA, Francesco Mafurdntio umanista peru-
gino. Bergamo, Minerva Italica, 1970 (Giuliano Innamorati)

Segnalazioni bibliografiche

SOMMARIO : Preistoria, Archeologia classica e cristiana ; Storia po-
litica, civile, religiosa ; Filologia e glottologia ; Storia e Critica
letteraria ; Storia e Critica delle Arti ; Geografia ; Scienze po-

p:

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21

49
d3

61

64
INDICE DEL VOLUME

litiche, giuridiche, economiche, sociali, Statistica ; Scienze

agrarie ; Francescanesimo ; Biografia ; Bibliografia ; Folklore ;
ER Pp:

. LI . . . . LI LI * . . . . . .

Varie ON

Necrologi

Massimo MiaLro, Arsenio Frugoni .
LeopoLpo SANDRI, Giorgio Cencetti . . .
Laura PaorErTI Anna Paoletti . . . .

CENTRO DI DOCUMENTAZIONE
SUL MOVIMENTO DEI DISCIPLINATI

FnRANcCESCO Santucci, Gli Statuti in volgare trecentesco della Con-
fraternita dei Disciplinati di S. Lorenzo in Assisi . . . . .

131
137
149

Pror. Giovanni CeccHINI - Direttore responsabile

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