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DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA
PER L'UMBRIA

VOLUME LXX

FASCICOLO PRIMO

PERUGIA-1973
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PERUGIA- 1973
Pubblicazione semestrale - Sped. abb. post. Gruppo IV

ARTI GRAFICHE CITTÀ DI CASTELLO
Città di Castello (Perugia)
Mercanti di incunaboli a Perugia

Doveva questo argomento seguire e concludere il mio discorso
sui prototipografi perugini, la presenza dei quali e la cui attività
di lavoro si andavano testimoniando per il tramite delle molteplici
fonti documentarie da me reperite «labore et studio », e salvate
dall’oblio con la loro pubblicazione per merito della Deputazione di
Storia Patria per l'Umbria ».

Quel mio discorso, essendo in qualche modo commemorativo
per il compiersi del 59 centenario dalla data di introduzione in Peru-
gia dell'arte della stampa — 26 aprile 1471 — ,nella intenzione della
Presidenza della suddetta Deputazione doveva venire in luce tempe-
stivamente, il che mi costrinse a tagliar corto per arrivare in tempo.

Rimase quindi, «fuor dell'uscio » quel Lorenzo Berot, che pure
era stato oggetto di studio, a chiusura dello stesso periodo, nell'opera
lasciata incompiuta da Adamo Rossi 2, sulle orme del quale io ero
venuto svolgendo la mia ricerca.

Non necessariamente però doveva il Berot chiudere la fila dei
prototipografi perugini, poiché se poteva con qualche fondamento
congetturarsi che egli fosse un maestro tipografo, tuttavia a Perugia
non risultava che egli avesse stampato nulla, e, se mai aveva svolta
una sua attività produttrice ciò era avvenuto prima e altrove. A
Perugia invece, come diremo, Lorenzo Berot aveva lavorato a ven-
der libri prodotti da altre imprese tipografiche, e pertanto doveva
considerarsi solamente un mercante; questa attività di mercatura
era svolta anche da altri numerosi personaggi, dei quali molte fonti
ci parlano, e trattare di Berot e dei suoi colleghi richiedeva un di-
scorso a parte, di qualche lunghezza.

Da tutto ciò nasce la mia esposizione odierna sul mercato li-
brario perugino considerato nel suo primo manifestarsi, cioè nella
prima sua fase che possiamo chiamare incunabolistica.

Conducendo questa esposizione sarò costretto a riallacciarmi al
mio discorso precedente sui prototipografi, e richiamarne qualche
fonte documentaria.
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2 GIOCONDO RICCIARELLI

Osserviamo, per cominciare, che lo svolgersi della attività pro-
duttrice nelle prime stamperie perugine, per la necessità di lottare
contro il tempo, deve esser stata in certo modo febbrile.

Il libro a stampa era già comparso da oltre tre lustri e stava
rapidamente cambiando la faccia del mondo, mentre fardelli e far-
delli di libri stampati dilagavano, a dorso di mulo, dai centri di pro-
duzione verso i luoghi ove si raccoglieva più numerosa la popolazio-
ne studiosa, con moto incessante malgrado la lentezza delle comuni-
cazioni.

In Italia, prima a Subiaco poi a Roma, indi a Venezia e più vi-
cino a Perugia, a Trevi e Foligno, libri a stampa erano già usciti e
continuavano ad uscire senza tregua, diffondendosi subito per esser
presentati alla vendita sui più propizi mercati.

La fame del sapere e la curiosità non parevano saziarsi di quan-
to fin lì la attività delle compagnie tipografiche e quella mercan-
tile che ne distribuiva celermente i prodotti, venivano offrendo agli
studiosi ed agli amatori.

Anche il numero delle stamperie si veniva moltiplicando con
la velocità di una deflagrazione ; nel medesimo anno in cui si era
cominciato a lavorare in Perugia, si fece altrettanto in altri sette
centri italiani come Ferrara, Milano, Firenze, Treviso, Bologna, Na-
poli, Savigliano, e nel successivo anno 1472, altre sette città italiane,
prima fra esse Padova, videro lavorare i primi torchi.

Per quanto non se ne abbia fin qui alcuna prova, non è diffi-
cile pensare che, forse già nel 1471, anche a Perugia fosse comparso
qualche libro a stampa, nato in Germania o in Italia, e portato qui
probabilmente da quegli studenti tedeschi della Sapienza Vecchia,
che son cosi frequentemente presenti in questo collegio studentesco
e che nei tempi successivi abbiamo trovato altrettanto frequente-
mente fra i soci « patroni » dei prototipografi perugini.

Il tempo era quindi il più temibile nemico dei profitti di questa
nuovissima impresa, appena protetta dall'ancora insufficiente numero
dei tecnici padroni dei segreti dell'arte, discesi bensi a frotte dalla
Germania ma operanti in libera concorrenza e senza lo scudo di
alcuna corporazione, si che nulla avrebbe potuto ostacolare il natu-
rale e progressivo rivelarsi dei segreti medesimi, e la formazione di
un gran numero di artigiani tipografi di nazione italiana, come chia-
ramente risulta dalla esistenza di oltre 150 compagnie tipografiche
alla fine del secolo, soltanto nella città di Venezia.

Febbrile attività produttrice quindi, per la quale anche con-

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MERCANTI DI INCUNABOLI A. PERUGIA 3

trattualmente si richiedeva applicazione di magistero « die noctique »,
e, successiva alla produzione, opera per opera, instancabile attività
mercantile, per la presenza piü rapida possibile dei libri prodotti in
tutti i possibili centri di consumo.

Nei primi contratti perugini, formati a fondamento di compa-
gnie tipografiche, abbiamo veduto indicati questi centri di vendita ;
furono essi le città di Roma, Siena, Napoli, Pavia, Ferrara, Padova,
Firenze, Benevento ed altre minori.

In quei contratti, stipulati per la stampa di questa o quell'opera,
abbiamo ripetutamente trovato regolamentata la vendita dei libri da
produrre, vendita di cui spesso si incaricavano gli stessi maestri ti-
pografi personalmente ma anche a mezzo di fiduciari scelti fra i
loro compagni di lavoro.

Cosi pure i mercanti finanziatori dell'impresa, detti « patroni »,
sostenuta la impresa col loro denaro, anziché attender che la produ-
zione venisse venduta, preferivano talvolta farsi assegnare, in ac-
conto del loro capitale e dei loro profitti, partite di libri affidate
poi in vendita sulle varie piazze ad operatori della stessa arte, mae-
stri o operai che fossero, e talvolta depositate presso altri colleghi
mercanti specialmente dell’arte dei cartolai.

Per esemplificare l'attività mercantile oltre che produttiva dei
maestri impressori, ricordiamo che mastro Pietro di Pietro da Co-
lonia teneva in Roma un fondaco per questo scopo e vi si recava
spesso, come abbiamo appreso dalla sua lite con Federico Tietz.

Così pure mastro Giovanni di Giovanni da Augusta si impegnava
con i suoi patroni a dare opera alla vendita, in Perugia e fuori, senza
alcun salario per la sua fatica, salvo il rimborso delle spese di bocca,
di vettura e gabelle varie. Il suo profitto, come per norma costan-
temente osservata a favore di tutti i maestri, sappiamo trovarsi nello
spettargli la metà del ricavo delle vendite, mentre l’altra metà an-
dava a profitto dei patroni, previo pagamento delle spese di pro-
duzione e rimborso dei capitali investiti. Si è detto che accadeva
anche che i patroni si attribuissero parte della produzione e ne or-
ganizzassero la vendita direttamente, per ottenere in tal modo un
realizzo più rapido ed una più sollecita chiusura della operazione
economica cui si erano temporaneamente associati.

Un contratto a noi noto, datato 4 giugno 1479, ci testimonia co-
me Pietro di Venanzo, albergatore e patrono di mastro Giovanni Au-
gustano, regolasse i suoi conti con Michele di Pellegrino da Bonn,
già garzone di mastro Giovanni, al quale Pietro aveva affidato per

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4 GIOCONDO RICCIARELLI

la vendita libri venuti in sua proprietà dalla sua associazione con il
suddetto tipografo.

Ma se la produzione libraria perugina partiva celermente, so-
meggiata, per altri mercati, non mancano prove del giungere con lo
Stesso mezzo a Perugia, della produzione libraria di altri centri, della
cui vendita si incaricavano pure maestri tipografi perugini, contem-
poraneamente ed accanto alla loro personale attività produttrice
esplicata nelle officine tipografiche operanti in Perugia.

Un contratto notarile, datato 24 maggio 1479 ? ci prova di una
ragione calcolata fra mastro Giovanni d'Augusta e tale Antonio di
Giovanni «de Avinione mercator librorum in formis ».

Una conferma dell'attività mercantile di questo maestro Gio-
vanni Augustano esplicata fuori di Perugia, ci viene dal documento
ricordato da Tammaro de Marinis nel recensire il repertorio del Co-
pinger 9.

Il documento é nel Registro Privilegiorum camerae summariae
n? 53 dell'Archivio di Stato di Napoli, ed in esso a fol. 84 si legge
avviso dato in Napoli l'anno 1482 a di 25 di giugno, «quibusvis
passageriis plateariis cabelloctis dohaneriis ». Con esso si informa es-
ser stato concesso a Giovanni di Giovanni da Augusta, tedesco, abi-
tatore della città di Napoli, di recarsi « per Regnum ad civitates ter-
ras et castra, causa in illis vendendi libros impressos seu de stampa »
per i quali « nullum jus exigitur in dohana », onde si comanda di
non richieder né pretender il pagamento di alcunché dai conduttori
dei detti libri.

Altro documento di cui precedentemente parlammo, ci richiama
ad affari di mercatura libraria per lo stesso mastro Giovanni, che
a Venezia nel 1483 riceve libri «in credenza » per la vendita da Biagio
Chiarelli librario veneziano, da mastro Antonio da Stra di Cremona
e da Andrea da Asolo stampatore, e nel successivo 1484 a Pesaro
ancora dal Chiarello.

I maestri tipografi forestieri non sono presenti a Perugia con
la loro produzione da vendere soltanto attraverso i loro colleghi che
qui risiedono ed operano, ma anche personalmente e per tramite di
loro fiduciari, sempre uscenti questi ultimi da precedenti attività tec-
niche tipografiche. Si hanno di ció cosi ripetute testimonianze da la-
sciar convinti che questi incarichi di vendita quali sorgenti di buon
profitto, costituissero quasi una sorta di premio di cointeressenza nella
impresa, che i maestri riservavano ai loro migliori operai «seu gar-
zoni ».

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MERCANTI DI INCUNABOLI A PERUGIA 5

Cosi si era verificato per quel maestro Giovanni Krag stampa-
tore tedesco proveniente da Würzburg e sopraggiunto a Perugia sulle
orme del suo garzone Stefano Aquila sassone, contro il quale il mae-
stro vantava crediti, non specificati ma assai probabilmente per libri
datigli a portare in giro per la vendita, come ci dice l’atto 19 aprile
1477, già esaminato nelle precedenti fonti.

Anche quel Giovanni di Giovanni tipografo da Schaffausen,
detto Ciaffusio, che a Perugia aveva anche preso moglie, troviamo
provenire da Bologna, mentre in Perugia, il 10 febbraio 1478, stipula
un atto notarile per la consegna fattagli di certi volumi, da vendere
ovunque men che a Pisa o nel suo distretto.

Altro nome da aggiungere a quelli di mastro Giovanni Krag e
di Giovanni Ciaffusio, per testimoniare la presenza in Perugia di
maestri forestieri in veste di mercanti e non di tipografi, è quello
di un « magister Bonus Johannis de Bectona de partibus Piccardie
impressor librorum ».

Il suo passaggio per questa città fu breve, ed infatti noi lo in-
contriamo qui il 31 agosto 1480, in atto di dettare il suo testamento,
mentre giaceva nella infermeria dell'Ospedale di S. Maria della Mise-
ricordia, colpito da quel morbo pestifero, che stava facendo strage
di vite umane in questa città da oltre un anno, e che conosciamo
aver colpito con esito mortale Federico Eber e forse anche Enrico
Clayn, ambedue maestri tipografi operanti in Perugia.

Nel testamento ? mastro Bono, chiesto di esser seppellito nella
chiesa dell'Ospedale 9, ove ancora verosimilmente le sue ossa ripo-
sano, lasció ogni bene ai poveri dell'Opera di S. Maria della Miseri-
cordia, raccomandando ai Priori della Confraternita di assistere il di
lui figlio naturale Giuliano, ed indicando aver in Perugia, depositati
presso il mercante cartolaio Costantino di messer Andrea detto l'Ur-
cio, uno dei primissimi patroni perugini, certi fardelli di libri ed una
somma in denaro.

Che mastro Bono morisse nel medesimo giorno in cui testó, ce
lo dice una registrazione della contabilità del detto Ospedale ? ove
sotto la data dell'anno 1480 « ultimo de agosto » si registrano in en-
trata di cassa sei fiorini, 48 soldi e 4 denari « che tanto foreno trovati
nela morte de magistro Bono francioso morto nella nostra infirmeria »,
cioé fra i panni del defunto.

Di questo maestro e della sua vita, le ricerche fatte ci han for-
nito una cospicua documentazione relativa al suo passato operare
in Colle Valdelsa e piü indietro a Siena, a Pisa ed a Padova.
6 GIOCONDO RICCIARELLI

Egli proviene da Béthune in Piccardia, é conosciuto come « Bo-
nus Gallus » ed ha operato come stampatore a Colle, come mercante
a Siena e Pisa, come garzone a Padova.

La documentazione che lo riguarda scioglierebbe qualche in-
terrogativo bibliografico e merita una esposizione che faremo in
altra sede, poiché qui in Perugia mastro Bono venne a vendere ma
non stampò nulla.

Riprendiamo a questo punto del nostro discorso, rispettando.
l'ordine cronologico delle fonti documentarie di cui disponiamo, la
esposizione delle gesta del francese Lorenzo Berot.

Il numero delle fonti stesse ci permette di ampliare l'esame di
molti aspetti della sua biografia e di acquisire molte cognizioni sulle
condizioni e sulle circostanze in cui si svolse l'attività di questo mer-
cante d'incunaboli, al punto di venir formando nel loro complesso una
figura-tipo con caratteristiche plausibilmente estensibili anche ad
altri mercanti suoi colleghi.

Il primo documento che riguarda il Berot ha per oggetto un
contratto di lavoro intitolato dal notaio rogante « Laurentii Barructi
francigene conductio » e datato al dì 12 marzo 1482 9.

Il Berot è indicato nell’atto come già abitante in Perugia ed è:
presumibile che vi si sia soffermato e stabilito qualche tempo prima,
per scopi inerenti all’arte, forse come garzone di maestri impressori
qui operanti, forse come fiduciario di maestri forestieri per la ven-
dita dei loro libri in questo centro universitario.

Nell'atto si presenta come controparte Francesco Gaffuri da
Milano, procuratore di Giovanni da Colonia e di Niccolò di Giansone
soci «in arte librorum impressorum Venetiis ».

Giovanni da Colonia ed il francese Nicola Jenson sono i noti
stampatori che in Venezia proseguirono l’opera di Giovanni da Spira
e di suo fratello Vindelino ; notiamo di passaggio che lo Jenson, per
quanto è risaputo, dovrebbe esser morto nel settembre 1480, ma se-
condo il nostro atto pare che così non sia.

Francesco Gaffuri milanese, per procura della suddetta stam-
peria veneziana, conduce dunque « pro garzono factore ac negotio-
rum gestore dicte societatis» Lorenzo « Barrocti» francese, allo scopo
di vendere i libri che or ora gli furon consegnati e tutti quelli che in
futuro gli saranno mandati al medesimo scopo « nomine dicte societa-
tis », ed anche « ad faciendum alia quecumque negotia dicte societa-
tis ad beneplacitum et mandata dictorum principalium ... cum sa-
lario et provisione ad rationem .xLv. ducatorem auri papalium anno

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MERCANTI DI INCUNABOLI A PERUGIA 7

quolibet quo serviret eis in predictis, odierna die incipiendo, et pro
persona sua tantum et eius industria et labore ».

Le spese per l’affitto di un fondaco, nonché tutte le altre spese
necessarie e pertinenti all’officio cui il Berot è destinato andranno a
conto dei detti principali, mentre le spese di vitto e di vestito e tutte
le altre « que pertinent ad usum et commodum suum et sue familie . .
dictus Laurentius teneatur de suo facere et ad eius computum po-
nere ».

Promette Lorenzo di gestire ed esercitare « eius commissionem
et officium ... bene prudenter et legaliter » e vendere i libri « pro
pretio sibi costituendo », nonché di render ragione del denaro incas-
sato « ac etiam de libris qui supersunt sibi in fine sue commissionis ».

Particolarmente si riservano i principali di « eum privare dicta
commissione... quandocumque voluitur » ed al momento del ren-
diconto i libri mancanti saranno posti a conto di Lorenzo «ad ean-
dem rationem ac si eos vendidisse Perusie ».

Se poi egli dichiarasse di aver venduto qualche libro ad un prez-
zo minore di quello prescrittogli « tunc teneatur solvere nomine pene
vice qualibet ducatos .xxv. auri ». Egli non potrà prender interesse,
né per se né per altri, alla vendita di altri libri che non siano della
società, né con denari della società associarsi in altri simili esercizi
se non in nome della società stessa. I principali potranno rivedere i
conti in ogni momento, e Lorenzo dovrà dar conto di ogni cosa «et
restituere et rassignare ... pecunias exactas ac libros qui supersunt
et alia quecumque pertinentia . .. sine aliqua contradictione ». Fun-
gerà da tesoriere e depositario il banco di Mariotto di Antonio di ser
Lorenzo e soci, corrente in Perugia, e Lorenzo procurerà che il detto
banco rimetta ogni somma a Venezia. Per Lorenzo e le sue obbliga-
zioni interviene come fidejussore Pascante di Meo da Castel S. Savino,
che vedremo piü avanti esser suo suocero. La condotta comincia su-
bito e durerà «ad beneplacitum dicte societatis ».

Pochi giorni dopo questa condotta di Lorenzo Berot, il Gaffuri,
procuratore dei due stampatori veneziani, é presente in un atto da-
tato 18 marzo 1482, in cui i fratelli mercanti perugini Baldo e Berardo
«Tome Vici Baldi » si riconoscono debitori « Johannis de Colonia et.
Nicolai Jansonis et sotiorum de Venetiis » per la somma di cento du-
cati d’oro larghi ®.

Era questa una somma dovuta a precedenti vendite di libri fatte
dalla società per le quali il banco dei detti fratelli aveva fatto da te-
soriere ? Nulla si sa precisamente al riguardo, ma la concomitanza



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8 GIOCONDO RICCIARELLI

dell'incarico dato al Berot, con stipendio ed apertura di apposito
fondaco, ci consente di pensarlo e di congetturare anche che i prece-
denti affari fossero stati incoraggianti al punto da richiedere l'im-
pianto diretto di un proprio fondaco per svilupparli.

Compare fra le fonti, subito dopo, un primo atto attestante
l'opera di Lorenzo Berot nella sua qualità di «factor et negotiorum
gestor ».

In data 21 marzo 1482, da tal Francesco di Angelo di Alberto
«Laurentius Barrocti francigena » prende in fitto per un anno un
fondaco in piazza grande, al convenuto canone annuo di 25 fiorini 1%,

Il 14 giugno dello stesso anno 1482, ecco la ricevuta rilasciata
dal Berot a messer Antonio Pagani da Fermo vicario generale del
Vescovo di Perugia per la somma di sette ducati d'oro « debitis vir-
tute unius libri qui dicitur li decretali » che Lorenzo ha venduto e
consegnato al detto vicario 15.

Datati 31 agosto 1482, ci sono poi pervenuti due atti, con il primo
dei quali il Berot, sempre « ut factor sindicus et procurator » dei prin-
cipali veneziani prende a prestito per quattro mesi 45 fiorini da quel
Pietro di Giovanni cittadino perugino oriundo da Città di Castello,
che conosciamo come prudente e scaltro patrono di mastro Giovanni
Augustano per la stampa della Summa di Paolo da Venezia, e che
talvolta è chiamato Pietro «de Velis » per l'oggetto consueto della
sua attività mercantile. Con il secondo atto, nel medesimo giorno, il
Berot anticipa a Piermatteo e Berardino fratelli e figli di Agostino,
perugini, di mestiere mulattieri, la somma contante di 14 ducati lar-
ghi ; ciò evidentemente allo scopo di assicurarsi un più preciso e solle-
cito servizio di trasporto di mercanzia libraria da Venezia a Perugia».

Il 16 gennaio 1483 Lorenzo Berot fa quietanza a Guidantonio
di Simone per la somma di 25 ducati d'oro che egli paga per conto
di messer Pierantonio di Lazzaro da Bolsena, scolaro in Perugia 1°).

Il 22 gennaio 1483 con qualche ritardo sulla promessa fatta, Lo-
renzo restituisce al mercante Pietro di ser Giovanni dei Veli i 45
fiorini avuti in prestanza 19).

Il 5 aprile 1483 Francesco di Angelo di Alberto fa quietanza a
Lorenzo del canone dovutogli per il fitto del fondaco nell’anno de-
corso e gli rinnova la locazione per un altro anno 15.

Il 15 aprile 1483 Lorenzo « Barroti de Francia », qui per la prima
volta chiamato maestro, cita davanti al giudice del Podestà, Fran-
cesco di Matteo di Pietro da S. Lucia dei Colli, per esser liberato da
certa fidejussione fatta per tal Ragno di Ragomino 19).

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Nei documenti contabili dell'Ospedale di S. Maria della Miseri-
cordia, sotto la data 11 settembre 1483, troviamo poi registrata una
entrata di cassa di 60 fiorini, che il notaio ser Francesco di Jacopo,
cassiere pro tempore della Confraternita, motiva cosi: « Da maestro
Lorenzo de Barote de Francia impressore de libri ad 11 de setembre
fiorini 60 a bolognini 40 per fiorino. Recò contanti. Sonno per parte
de fiorini 120 de la monta de una casa cum uno casaleno a lui ven-
dute. Quale forono de la Madalena de Mactheio de Ciechone . . . . » 1°.

Qui il Berot oltre che maestro è chiamato anche stampatore,
e chi lo indica così è un notaio, persona degna di fede che non avrebbe
così qualificato il Berot senza fondamento. Siamo nell’anno 1483, e
latto visto sopra, in cui il Berot è chiamato maestro, è pure del
1483 ; negli atti relativi ai precedenti anni il Berot non ha qualifi-
cazione alcuna all’infuori di quella relativa alla sua nazionalità. Dob-
biamo pensare che in questo anno 1483 egli abbia cominciato a stam-
pare in una sua officina ? Egli era sempre «factor» dei due vene-
ziani, ma la condotta che abbiamo più sopra esaminato, non gli vie-
tava altra attività che quella di vender libri altrui, se possiamo quindi
pensarlo legato a tal condotta anche per la stampa di nuovi libri,
una sua attività in questo senso, se si è verificata, deve esserlo stata
col consenso dei suoi principali.

Un paio di mesi dopo, il 14 novembre 1483, sempre nel libro di
cassa dell’Ospedale e sempre scritto di mano del notaio ser Francesco
di Giacomo, troviamo la registrazione del versamento della somma
di altri 60 fiorini a saldo del prezzo della casa: « Da maestro Lo-
renzo de Barote de Francia a dì 14 de novembre fiorini 60 a bologni-
ni 40. Recò contanti. Sonno per resto de la monta de una casa colo
casalino a lui venduta como apare contracto per mano mia ...»19).

Non abbiamo trovato questo contratto nell’archivio dell’Ospe-
dale, ma l’abbiamo rinvenuto fra i protocolli del suddetto notaio,
sotto la stessa data 14 novembre 1483 ; in esso i due Priori ed i due
Visitatori pro tempore dell'Ospedale vendono « magistro Laurentio
Baroti de la Francia impressori librorum in formis habitatori Perusii
in Porta Solis et parochia S. Florentii », che compra come maggior of-
ferente «ad bampnimenta », una casa con casalino contiguo, posta
in Porta Sole e nella parrocchia di S. Fiorenzo, proveniente all’Ospe-
dale da donazione ereditaria, al prezzo di 120 fiorini, dei quali 60 già
ricevuti e 60 versati contestualmente in presenza dei testimoni e del
notaio 1°). ;

Appare certa da questo acquisto la prosperità di Lorenzo Berot
10 GIOCONDO RICCIARELLI

che da un anno e mezzo è fattore in Perugia della stamperia vene-
ziana con lo stipendio di 45 ducati papali annui, non sufficienti di
per sé a costituire il prezzo della nuova casa, poiché 120 fiorini
perugini a quel tempo corrispondevano a circa 90 ducati del papa;
pertanto Lorenzo che già possedeva una casa in parocchia S. Fio-
renzo, prima di acquistare questa seconda casa dall'Ospedale, doveva.
aver accumulato profitti, anche anteriormente alla condotta avuta
l’anno precedente, se durante la condotta stessa aveva legalmente
ed in buona fede gestito nel solo interesse dei suoi mandanti.

Il 17 novembre 1483, Lorenzo «Barotti de Francia magister
librorum habitator Perusii in Porta Solis et parochia S. Florentii »
riceve da Pascante di Meo da Castel S. Savino 10. fiorini per parte.
della dote di Antonia sua moglie e figlia di Pascante, « pro matri-
monio inter eos contracto et consumato », e per tal somma ipoteca
ed obbliga la casa che abita in S. Fiorenzo posta sulle mura antiche
della città 2°.

Quella seconda casa fu forse comperata dai Priori dell'Ospedale
perché la precedente era inadatta ad ospitarvi sua moglie, e, notia-
mo, che questo notaio lo chiama soltanto maestro di libri e non stam-
patore.

Il 27 marzo 1484, la condotta con i due stampatori veneziani
durava già da due anni, quando Lorenzo Berot « ut factor » dava ri-
cevuta ai fratelli mercanti Baldo e Berardo « Tome Vici Baldi » dei
100 ducati che essi dovevano alla società veneziana 2).

Compiuti col 31 marzo 1484, due anni di condotta con Giovanni
da Colonia e con Niccolò di Giansone, l’officio di Lorenzo come « fac-
tor et negotiorum gestor » è terminato, e troviamo, sotto la data del
14 giugno dell’anno medesimo 1484, che egli stipula un rendiconto
finale con i sopraggiunti procuratori dei suoi principali veneziani,
cioè con Ugolino di Gianfrancesco da Fabriano e con Giovanpiero:
Bonomini da Cremona ?».

I due procuratori, a ragion veduta, fanno quietanza a Lorenzo
« Barrocto francigene » di ogni avere spettante alla società veneziana
« occasione consignationis librorum et voluminum librorum in diver-
sis facultatibus sibi nomine dicte societatis consignatorum ad ven-
dendum et pecuniarum exinde receptarum et exactarum . . . ».

Lorenzo riceve una dichiarazione di benservito per l'opera sua
«quia dictum Laurentium bene et diligenter et sine fraude facta et
negotia dicte societatis fecisse et administrasse...» ed i procura-
tori sudetti si dichiarano integralmente e pienamente soddisfatti « de:

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libris et residuo librorum sibi consignatorum et etiam de pecuniis
ad eius manus perventis ex venditione dictorum librorum . . . ».

In fine Lorenzo rimane, «facto calculo et visa et bene calculata
ratione », creditore dei suoi principali per la somma di 54 ducati ve-
neziani « cum dimidio ».

Con atto immediatamente successivo ibidem, Lorenzo si rico-
nosce debitore verso i due procuratori come rappresentanti dei ve-
neziani, della somma di 84 ducati veneziani e 6 libbre di denari
« partim ex causa 50 voluminum librorum diversarum sortium et fa-
cultatum venditorum per dictum Laurentium et partim ex causa plu-
rium expensarum », poste queste spese a conto della società vene-
ziana anziché a proprio debito, somma che egli pagherà per 54 ducati
e mezzo col suo credito sopra calcolato, e per ducati 30, libre 2 e
soldi 3, di qui a due anni *».

A. Ugolino di Gianfrancesco da Fabriano ed a Gianpiero Bono-
mini da Cremona inviati a Perugia come loro procuratori con l'in-
carico di chiudere i conti con il loro agente Lorenzo Berot, i due
stampatori veneziani Giovanni da Colonia e Niccoló di Giansone fran-
cese devon aver passato la mano, disinteressandosi direttamente della
piazza di Perugia, se troviamo un atto notarile in data di appena
15 giorni piü tardi, nel quale Ugolino e Gianpiero intervengono non
più come procuratori dei due tipografi veneziani ma in proprio ?9.

Infatti, il 3 luglio 1484, « Laurentius Baroti de Francia... con-
duxit se ad vendendum libros in formis impressos » con i detti Ugo-
lino e Gianpiero, per il tempo di un anno.

I] nuovo contratto porta il testo delle convenzioni redatto in
volgare. « Lorenzo Baroti habitante in Peroscia s'é convenuto et con-
viene cum Ugolino ...et Giovanpiero... et obligase a vendere li-
bri...quali al dicto Lorenzo per loro parte se consegneronno et son-
no consegnate et di per di se manderonno, como infra loro per let-
tere et scripte de loro mano se farà mentione, per quilli prezi che al
dicto Lorenzo piacerà... in conscientia del dicto Lorenzo ».

Questi due nuovi principali si fidano della esperienza di Lorenzo
e si rimettono alla sua lealtà e buona fede per la cura migliore dei
loro interessi, come non era stato fatto due anni prima con i pri-
mi mandanti. Il Berot aveva quindi acquistata fiducia e meritata
stima nell’eseguire l’officio suo per conto dei due primi principali, e
la ragione fu veduta ed il calcolo fatto in piena pace e armonia.

Lorenzo non è qui chiamato stampatore ma «buono et liale
garzone et venditore » ; rispetto al precedente mandato le condizioni
12 GIOCONDO RICCIARELLI

fatte al Berot sono assai migliorate ; infatti « bisogniando andare
. .. de fuore de Peroscia ad alcuna fiera como a Racanate et Fuligne
... tucte le spese [che] se faronno in condurre dicti libri et per vec-
ture de cavallo et de bocha del dicto Lorenzo debbia andare a spese
de li dicte Gulino et Giovanpiero » ed ugualmente quando «a re-
quisitione deli dicte compagne » dovrà andare «de fuore de Pero-
scia per rescuotere li debitore ».

Anche in questo contratto «le spese [che] se faronno in con-
durre dicti libri [dal luogo di stampa a Perugia] et per pegione de
bocteghe, debiano gire a conto de dicte compagne ». Non potrà Lo-
renzo «fare alcuna credenza ad alcuna persona » e facendo credito
« debba paghare di suo », con l'obbligo di render ragione del denaro
incassato e delle rimanenze fattane debita consegna; «trovandose
che el dicto mastro Lorenzo avesse venduto alcun libro a majure
prezzo che non assegnerà, promecte . .. per nome de interesse pagare
al doppio de quillo [che] fraudasse ».

Il salario di Lorenzo per detto anno è stabilito in 40 ducati ve-
neti d'oro, e se avverrà che il tempo del servizio si prolunghi, egli
sarà pagato «pro rata temporis ad dictam rationem ».

Una pena di 200 ducati aurei veneziani si obbligano le parti a
pagare in caso di inadempienza.

Il 28 aprile dell'anno seguente 1485, nella sacrestia della chiesa
di S. Francesco « magister Laurentius Berotus francigena » autorizza
frate Pietro sacrista a restituire al canonico salisburghese don Sigi-
smondo Necar due casse di libri di sua proprietà ivi depositate, sulle
quali il Berot aveva avuta licenza di sequestro dal Vicario vescovile ;
ciò consente, essendo stato altrimenti garantito dal debitore per la
somma di 25 ducati che gli eran dovuti 2). Non dovrà frate Pietro
restituire certi codici anche depositati dal Necar, per la proprietà
dei quali è in corso una causa a Roma fra il canonico e un messer
Lodovico « Torretti francigena ».

Non son molti anni che Lorenzo Berot ha fatto di Perugia il cen-
tro dei suoi affari, ma ci si deve trovare a suo agio se rivolge una sup-
plica ai Magnifici Signori Priori della città per chieder di esser am-
messo al beneficio della cittadinanza « humiliter et devote » in questa
Perugia, ove egli dichiara di risiedere da circa sette anni, esercitando
«artem librorum ubi et honor et utilitas civitatis et civium consi
stit », e durante i quali anni egli si sposò con donna « originaliter
perusina », ed ebbe figli da lei.

I dieci Magnifici Priori « cupientes civitatem Perusii repleri bo-
MERCANTI DI INCUNABOLI A PERUGIA 13
nis civibus et virtuosis hominibus » gli concedono il desiderato be-
neficio e lo ricevono «in civem cum sua prole et descendentibus »,
imponendogli « in recognitione » dell'ottenuta dignità, di donare una
tazza d'argento del valore di almeno 24 libbre di denari, con l'effige
del grifo smaltata sopra, da riporre nella argenteria del palazzo.

La deliberazione, datata 10 marzo 1486, *9 è riportata per esteso
nell'allibramento catastale che Lorenzo Berot chiede subito dopo agli
officiali dell'armario *2, e che viene registrato colla data del 28 aprile
1486, sotto un’elegante intestazione in maiuscole di colore alternato
bleu e rosso, nel catasto della parrocchia di San Fiorenzo in Porta
sole.

Il nome del Berot è riportato qui con la nuova grafia di « Ba-
roth » usata nella deliberazione priorale con la semplice qualifica-
zione di maestro; mastro Andrea «priore de li Serve » cappellano
di palazzo che segna di sotto ricevuta della tazza d’argento scrive
« Barotth » e attesta che la tazza fu opera di Berardino di Niccolò
« orpho ».

Non avendo proprietà nel contado, Lorenzo è posto nella libra
«mortua» con un imponibile di 25 libbre «ad grossam», pari a 50 fio-
rini, e vien descritta come sua unica proprietà una casa in San Fio-
renzo, che non è quella comprata dell’Ospedale, perché i confini in-
dicati son diversi, ma piuttosto quella che «familiariter habitat » e
che già possedeva fin dai primi tempi del suo arrivo qui. Nella sup-
plica ai Priori Lorenzo dice di esser in Perugia da circa sette anni,
cioè dal 1479, e bene giudicammo esser egli da tempo fra le nostre
mura, quando assunse la condotta di Giovanni da Colonia e di Nic-
colò di Giansone nel 1482.

Non vi è traccia della casa già dell'Ospedale, comprata pure poco
prima nel novembre 1483, né l’allibramento catastale reca successivi
mutamenti o registrazioni ; se non si rivengono altre intestazioni nei
catasti, c'è da credere che il Berot abbia sempre avuto soltanto una
«libra mortua », e nulla sia stato intestato al momento della sua
morte a quei figli che nomina nella sua supplica ai Priori.

Il 2 agosto 1486, cioè nell'anno medesimo della sua « civilitas »,
«Laurentius Berotus civis perusinus librarius » dichiara di avere in
deposito certi libri di Giovanberardino di messer Venanzo « olim de
Fabriano » con l’incarico di venderli; tali libri rimasero invenduti
ed egli ricevette una lettera da Giovanberardino con cui gli si in-
giunge di restituirli a messer Sebastiano Montano scolaro della Sa-
pienza Vecchia, ma dubitando « an sit littera dicti Johannis Berar-

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GIOCONDO RICCIARELLI

dini, dictus magister Laurentius pro abundantiori cautela...» re-
stituisce i libri al detto messer Sebastiano in presenza di testimoni e
del notaio rogante 29).

Notiamo in questo atto l'uso della qualificazione «librarius »
per indicare l'oggetto della attività mercantile del Berot, adottata
per analogia sull'antico significato di «copista, scrivano », catego-
ria soppiantata dai tipografi, alla quale non era certo ignota una atti-
vità di vendita o di mediazione di vendita dei codici, accanto a
quella precipua di copiatura dei testi ??.

Il 9 giugno 1487 compare «magister Laurentius Barroth olim de
partibus Francie et nunc civis perusinus» in un atto notarile, stipu-
lando per se « et nomine Johannisperi sui sotii ad exercitium et traf-
fichum librorum » ; questo socio non meglio indicato ci richiama alla
mente quel Giovanpiero Bonomini da Cremona che aveva trattato
col Berot tre anni prima come procuratore dei due stampatori vene-
ziani Giovanni da Colonia e Niccoló di Giansone francese.

Qui Lorenzo fa quietanza a tal maestro Andrea « Johannis Mi-
chaelis de Bindo de Cenne de Golino de Ugholinis de Florentia ci-
tariste palatii » dei Magnifici Priori delle Arti; oggetto della quie-
tanza sono due libri, uno «chiamato Virgilio con Servio » e l'altro
«qui vocatur Nicoló de Lira sopra la Bibbia », libri che mastro An-
drea restituisce a mastro Lorenzo rimborsando anche certe spese,
probabilmente incontrate dal Berot per reclamare giudizialmente i
libri stessi, acquistati con promessa di pagamento ma non pagati *.

Il 21 luglio 1488, da Firenze, Francesco Bonomini da Cremona
stila su « domino Lorenzo Barructi in Perosa » una sua lettera « cam-
bii sive pagamenti », con la quale gli ingiunge di pagare « per quista
prima nostra de cambio a ser Andrea de Simone da Fabriano du-
cati vinticinque larghi a tempo a pagare per tucto octobrio pro-
ximo ». È un ordine di pagamento, oggi chiamato «tratta », che il
Bonomini emette sul Berot « per la valuta hauta qui da meser Ga-
sparre de Sasche », di che lo informa, e lo invita a porre, se accetta
di pagare, «a conto de Giovanpietro nostro », di accreditarne cioè
l'importo a favore del suo socio, che vediamo quindi esser proprio
quell’altro Bonomini che si pensava che fosse. Il traente Fran-
cesco Bonomini chiude il suo dire con la consueta succinta formula
«Non altro. Christo da male ve guardi ».

Il 14 decembre successivo lo «spectabilis et egregius magister
ser Andreas Simonis de Fabriano », in presenza di testimoni e del
notaio, presenta la lettera di cambio al Berot e ne richiede il paga-

La BE. ia, PRESO HNCRUAUENNE URS IE it SEU NOTTI

cr nine; 6 MI 7 MERCANTI DI INCUNABOLI A PERUGIA 15
mento «offerens se paratum recipere dictam quantitatem et dictas
litteras cambii sive pagamenti ut moris est inter mercatores resti-
tuere » a detto Lorenzo, «aliter protestatus fuit et protestatur eidem
dampna expensas et interesse tam facta quam fienda in futurum ».
Lorenzo risponde, e l'atto fedelmente riporta la sua dichiarazione
cosi : « Io non l'acepto et non voglio pagare niente perché non so' de-
bitore in aleuna cosa al ditto Francesco immo ho saldato con lui
et ho la quitantia in bona forma » 32.

Il 22 febbraio 1491, «magister Laurentius Barocchie» pro-
mette a messer Gerolamo Seati da Urbino di consegnargli entro il
prossimo mese di giugno «librum integrum vocato Baldo super pri-
mo secundo et tertio Codicis », il cui valore « pro communi extima-
tione » è di 13 carlini papali *». Non disponiamo di altre fonti fino
al 30 aprile 1491, data in cui « magister Laurentius Barotti » si ri-
conosce debitore di tal Angelo « Jacobi Herculani dicto da l'ochio

. coyario » per 45 fiorini, in seguito alla vendita fattagli di 600
libbre di pelli bianche, in ragione di sette fiorini e mezzo al centi-
naio ?9,

Questo grosso quantitativo di pelli bianche, probabilmente di
capretto, ci lascia credere che il Berot si occupasse anche di lega-
toria.

Da ultimo siam andati a ricercare il Berot fra i registri della
contabilità comunale relativi alla imposta straordinaria chiamata
« sussidio focolare » *». i

Nel ruolo compilato e terminato di scrivere «adi 25 de febraio
1493 », fra i tassati della parrocchia di S. Fiorenzo, figura « mastro
Lorenzo de Baroth » per 25 libbre di imponibile; nel registro for-
mato per l’anno 1499 troviamo, sotto S. Fiorenzo, « Lorenzo del
Barotto » per lo stesso imponibile, ed in quello dell'anno 1501 « Lo-
renzo Barotte » sempre per 25 libbre *».

L'ultimo documento sul Berot di cui disponiamo è del 3 giugno
1513, quando egli si trovava a Perugia da quasi 45 anni, e quindi
abbastanza prossimo alla fine della sua vita, della data della quale
peraltro non abbiamo notizia.

L'eccellentissimo dottor in ambedue le leggi Gaspare di Barto-
lomeo di Mariozzo cittadino perugino dichiara sotto giuramento
«qualiter magister Laurentius Baroti librarius » con cui era legato
da «amicitia et conversatione », gli aveva dichiarato « pluribus et
diversis vicibus et temporibus » di esser stato del tutto pagato, ec-
cetto per un solo fiorino, «in pecunia et grano », per il prezzo della

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16 IE ‘GIOCONDO RICCIARELLI

sua casa in P. Sole, venduta a Barso Barsi per 100 fiorini, dei quali,
50 lo stesso Gaspare aveva incassati a cancellazione di una obbli-
gazione ipotecaria che Lorenzo gli aveva data in garanzia di un suo
debito equivalente *9. Abbiamo così forse ritrovata qui quella casa
che Lorenzo Berot avea comprata dall’Ospedale 30 anni prima, e
della vendita della quale nessun notaio era stato rogato ancora,
poiché mancava ancora un fiorino al suo saldo.

A questo punto, sono esaurite le fonti con cui si è potuta de-
lineare la biografia di questo mercante, tessuta su aspetti e carat-
teristiche per analogia applicabili anche ai mercanti suoi colleghi
per le gesta dei quali la ricerca dette risultati fin qui minimi.

Abbiamo continuato nel nostro discorso a chiamare questo mer-
cante, Lorenzo Berot, usando i due nomi che gli attribuì il Rossi,
e ciò facemmo per non confondere le idee di chi ci ha seguito nella
nostra ricostruzione, tuttavia: diremo ora che più opportunamente
questo personaggio dovrebbe esser indicato come Lorenzo Barrot
per discostarci men possibile da tutte le grafie del suo secondo nome
incontrate nelle fonti. |

Ricordandole sulla sequenza dei documenti, sono esse : Barruc-
tus, Barroctus, Barrotus, de Barote, Barotus, Barottus, Berotus,
Baroth, Barotth, Barructus, Barocchie ; ci sembra quindi che l'uso
della grafia « Barrot » sia la più plausibile.

Adamo Rossi lo chiamò Berot, non si sa perché, tanto più che
mai così era indicato nei documenti che il Rossi conobbe.

Per quanto riguarda l’origine della parola, non crediamo che
si tratti di un patronimico, se non come generato da un sopran-
nome; se si considera « Barrot» come una indicazione del luogo
di provenienza, notiamo che Barrot é il nome di una cima delle
Alpi Marittime e che Barraux e una cittadina francese del diparti-
mento dell’Isère, antica piazzaforte sabauda vicina a Chambéry,
latinamente chiamata « Barrana Arx ».

Corrono ancora poi fra i casati francesi i Barraud ed i Barrault,
foneticamente simili al nostro Barrot, che del resto riproduce fe-
delmente il cognome di un uomo politico del Secondo Impero, ri-
cordato in molte enciclopedie : Odilon Barrot.

Per chiudere il nostro discorso sui mercanti di incunaboli a
Perugia dobbiamo far ancora pochi nomi, secondo le fonti documen-
tarie raggruppate sotto tale argomento.

In casa di Francesco di Lodovico Baglioni «in contrata dicta
el colle de Landone » davanti a notaio, compare il magnifico ed in-
MERCANTI DI INCUNABOLI A PERUGIA 17

vitto cavaliere messer Matteo « Tuscanus de Mediolano » per dar.
ricevuta di 51 ducati e due carlini a quel mercante cartolaio di nostra
conoscenza, qui chiamato mastro Costantino di messer Andrea detto
l’Urcio ; la data è quella del 14 aprile 1483.

Questi paga per conto di un « magistro Georgio teotonico » non
meglio specificato, ma non paga in denaro; leggiamo nell'atto che
egli paga « dictam quantitatem in libris factis et compositis in forma
in carta bambagina » di proprietà di mastro Giorgio, i quali libri
furono oggetto di sequestro giudiziario ; una sentenza sarà seguita al
sequestro e ne avrà comandata la consegna al cavalier Matteo. Que-
Sto mastro Giorgio, proprietario di libri depositati presso un mer-
cante cartolaio, cosa puó essere se non un mercante anche lui, o
forse anche un maestro tipografo già editore ed ora dedito alla
mercatura ?

Il pensiero ci va a Giorgio Lauer tipografo in Roma, e a Giorgio
Sachsel od a Giorgio Herolt pure tipografi in quella città, ma ci
manca ogni prova ??,

Continuando la ricerca sui documenti contabili dell'Ospedale di
S. Maria della Misericordia, abbiamo incontrato un personaggio pe-
raltro fin qui sconosciuto, operante anche lui in un fondaco come
Lorenzo Barrot.

Trattasi di un mastro Giovanni « francioso », che dal 21 luglio
1484 al 26 di maggio del 1485 risulta aver « appigionato » un qualche
locale dell'Ospedale, per il quale pagò un canone di 24 soldi al mese ;
questo locale deve esser stata non una bottega in Sopramuro che
pure troviamo registrata a « mastro Pietro da Cologna » per un ca-

none di 1 fiorino e mezzo al mese, ma piuttosto una « boctiga nelle ‘©

case de l’Ospedale » come quella per cui un «mastro Jacobo tode-
Scho pentore » paga anche lui 24 soldi.

Le registrazioni rimandano dall’entrata di cassa ad un «re-
gistro deli pegionante » che non è arrivato fino a noi ; nel registro di
cassa mastro Giovanni «francioso » è chiamato «maestro de libri
in forma » ed anche « impressore » ; resta così insoluto il mistero della
sua identità, ma pensiamo che egli abbia almeno le caratteristiche
fin qui assunte per chiamarlo a far parte della nostra lista di mer-
canti di incunaboli, a giusto titolo 9.

Il 20 gennaio 1487, nella parrocchia di S. Fiorenzo, ed in casa
di mastro Lorenzo « Baroti », alla presenza dello stesso maestro e di
mastro Giovanni « Tomaxii pictor» perugino, tale Bartolomeo di
Percivalle « de Priolis de Alesandria » dimorante in Perugia «ad ven-

2
18. GIOCONDO RICCIARELLI

dendum libros », tanto in proprio nome quanto nella sua qualità di
procuratore dei fratelli Silvestro e Battista « de Tortis de contrata.
sancti Cassiani» abitanti in Venezia, dichiara di aver ricevuto da
Berardino di Gaspare Cavaceppi e fratelli, mercanti perugini, tutti
i libri presso di loro esistenti e di proprietà del defunto Biagio « Chia-
relle Ciciliani » già abitante nella città di Venezia. Bartolomeo ri-
ceve i libri sudetti a fronte della somma di 31 ducati dovutigli dagli
eredi e successori del detto Biagio ed in forza di una sentenza giu-
diziale ottenuta contro di loro ?*).

Come fidejussore di un mutuo contratto col banco degli eredi di
Alfano da un « magister Moer Froe Quort de Alamania » scolaro stu-
dente in Perugia, in un atto che già esaminammo. il 13 novembre
1487, abbiamo incontrato uno «Stefanus Lionardi venditor libro-
rum in civitate Perusii», del quale non abbiamo altre notizie 9.

Un ultimo mercante di incunaboli, stabilmente impiantato in
Perugia con bottega in piazza grande, compare in un atto di loca-
zione, datato 30 dic. 1489, che egli contrae col proprietario del
fondaco, Baldo Perigli « famosissimus U. J. doctor ». Questo ultimo.
mercante della nostra lista è tale Paolo Cataneo «condam domini
Jacobi de Novaria » che agisce in nome e per conto della società
formata dai due fratelli Silvestro e Battista « de Tortis de Castro.
novo » mercanti «librorum in stampis » nella città di Venezia *".

GIocoNDO HICCIARELLE

NOTE

1) G. Ricciarelli, 7 prototipografi in Perugia, nel Bollettino della Depu-.
tazione di Storia Patria per l'Umbria, vol. LxvII, fasc. 2, pp. 77-161, Peru-
gia, 1970.

?) Adamo Rossi, L'arte tipografica in Perugia durante il secolo XV e la:
prima metà del XVI, Perugia, Boncompagni, 1868.

3) ASP, Fondo Notarile Perugino, atti di ser Rubino di Giacomo, proto-
collo n° 372, c. 50 r.

*) La Bibliofilia, A. 1v°, p. 237, nota 3, Firenze, Olschki, 1902.

5) ASP, Fondo Notarile Perugino, atti di ser Francesco di Giacomo, liber
testamentorum, protocollo n° 226, c. 163 v.

*) Ancora esistente ma sconsacrata, ed oggi adibita a sede di un isti-
tuto bancario, in Via Oberdan.
MERCANTI DI INCUNABOLI A PERUGIA 19

?) ASP, Archivio Ospedale della Misericordia Entrata e Uscita, Registro
n? 35, c. 20 v.

*) ASP, Fondo Notarile Perugino, atti di ser Pietropaolo di ser Barto-
lomeo di ser Roberto, protocollo n° 319, c. 33. ; ADAMO Rossi, Op. cit., do-
cumenti, p. 33, doc. n° 28. ;

*) ASP, Fondo Notarile Perugino, atti di ser Pietro Paolo di ser Barto-
lomeo di ser Roberto, prot. n° 319, c. 34 v.

10) ASP, Fondo Notarile Perugino, atti di ser Pietro Paolo di ser Barto-
lomeo di ser Roberto, prot. n° 319, c. 37.; A. Rossi, Op. cit., documenti,
p. 34, doc. n° 29.

1) ASP, Fondo Notarile Perugino, atti di ser Gerolamo di Bartolomeo
di Andrea, bastardello n° 172, c. 27 v.

1?) ASP, Fondo Notarile Perugino, atti di ser Pietropaolo di ser Barto-
lomeo di ser Roberto, prot. n° 319, c. 45 r.

15) ASP, Fondo Notarile Perugino, atti di ser Pietropaolo di ser Bartolomeo
di ser Roberto, prot. n° 319, c. 59 r.

^) ASP, Fondo Notarile Perugino, atti di ser Pietropaolo di ser Bartolo-
meo di ser Roberto, prot. n° 319, c. 59 v.

15) ASP, Fondo Notarile Perugino, atti di ser Pietropaolo di ser Bartolo-
meo di ser Roberto, prot. n° 319, c. 66 r.

*) ASP, Fondo Notarile Perugino, atti di ser Mariotto di Giovanni Cal-
cina, Liber causarum civilium, prot. n° 467, c. 128 v.

1?) ASP, Archivio Ospedale S. Maria della Misericordia, Entrata e Uscita,
Registro n° 36 segnato « Y », c. 13 v.

18) ASP, Archivio Ospedale S. Maria della Misericordia, Entrata e Uscita,
Registro n° 36 segnato « Y », c. 15 r.

19) ASP, Fondo Notarile Perugino, atti di ser Francesco di Giacomo, prot.
n° 215, c. 523 v. ; A. Rossi, Op. cit., documenti, p. 35, doc. n° 32.

*) ASP, Fondo Notarile Perugino, atti di ser Giovanni di Antonio Alessi,
prot. n° 516, c. 52 v.

^) ASP, Fondo Notarile Perugino, atti di ser Pietropaolo di ser Barto-
lomeo di ser Roberto, prot. n° 319, c. 94 v.

*) ASP, Fondo Notarile Perugino, atti di ser Pietropaolo di ser Bartolo-
meo di ser Roberto, prot. n° 319, c. 99 r.

2) Tenendo presente che una libbra di denari è formata invariabilmente
da 20 soldi, abbiamo qui una prova che.il ducato veneziano in quel momento
valeva 154 soldi di denari. Tanto ci risulta dallo svolgimento della equi-
valenza :

Duc. ven. 84 + Ib. 6 — Duc. ven. 543 + Duc. ven. 30 + lb. 2 + soldi 3.
^) ASP, Fondo Notarile Perugino, atti di ser Francesco di Giacomo, prot.
n° 216, c. 335 r. ; A. Rossi, Op. cit., documenti, p. 35, doc. n° 33.

*) ASP., Fondo Notarile Perugino, atti di ser Mariano di Petruccio, ba-
stardello n° 180, c. 92 v.
^*) ASP., Archivio Storico del Comune di Perugia, Consigli e Riformanze,
—— ————— Í—
rr e

20 GIOCONDO RICCIARELLI

vol. n° 119, c. 102 v. già 100v.; A. Rossi, Op. cit., documenti, p. 37, doc. n° 36.

*) ASP., Arch. St. del Comune di Perugia, Catasti, gruppo 19, libro n°
18, c. 362 r. già CxIIJ.

28) ASP., Fondo Notarile Perugino, atti di ser Mariano di Petruccio,
bastardello n° 180, c. 322 r. già 333 r.

29) Come si organizzava presso i bidelli degli antichi Studii e come è
pervenuta fino a noi, che abbiamo tutti comprate le nostre ciclostilate di-
spense universitarie presso i bidelli delle Università.

30) ASP., Fondo Notarile Perugino, atti di ser Simone di Giovanni di
Giacomo, prot. n° 316, c. 144 r.

31) ASP., Fondo Notarile Perugino, atti di ser Pietropaolo di ser Barto-
lomeo di ser Roberto, prot. n° 321, c. 519 r.

33 ASP., Fondo Notarile Perugino, atti di ser Fioravante di Piergio-
vanni, bastardello n° 329, c. 31 r.

83) ASP., Fondo Notarile Perugino, atti di ser Giacomo di Cristoforo di
Giacomo, prot. n° 419, c. 160 r.

34) BARTOLOMEO GILIANI nel suo Compendium Juris municipalis civi-
tatis Perusiae, Perusiae apud Angelum Bartolum, 1635, p. 254, lo definisce
«quod urgente necessitate exigitur et tunc solum prestandum est ».

35) ASP., Archivio storico del Comune di Perugia, Sussidio focolare, ri-
spettivamente Registro n° 203, c. 121r; Registro n° 234, c. 73 v. ; Registro
n° 242, c. 71 r.

35) ASP., Fondo Notarile Perugino, atti di ser Mariotto di Giovanni alias
Calcina, prot. n° 492, c. 429 r.

37) ASP., Fondo Notarile Perugino, atti di ser Roberto di Meo, protocollo
n° 306 del settore bastardelli, c. 12 recto ma 98 recto. Questo nostro cava-
liere Matteo Toscano è forse lo stesso omonimo personaggio che nel 1478,
quale podestà di Firenze, si trovò ad eseguire le sentenze degli Otto di Balìa
contro i Pazzi, i Salviati e gli altri congiurati.

38) ASP., Archivio Ospedale S. Maria della Misericordia, Entrata e Uscita,
Registro n° 36, c. 23 v., 26 r., 27 r., 28 r., 29 r., 30 v., 32 r. ; Registro n° 38
c LI,.2 V

39) ASP., Fondo Notarile Perugino, atti di ser. Simone di Bartolomeo,
bastardello n° 471, c. 4 r. Sono quindici casse di libri di cui si dà nell'atto
un sommario elenco, il quale fa parte della documentazione che vengo rac-
cogliendo in preparazione di successivi lavori sull'argomento della incuna-
bolistica perugina.

*) ASP., Fondo Notarile Perugino, atti di ser Michelangelo di ser Mel-
chiorre, bastardello n° 219, c. 106 r.

41) In contrada S. Cassiano, come sappiamo dall'atto esaminato più
sopra ; la località « Castro novo » è seguita dalla parola « tortonensi » cancel-
lata, che peró ci precisa trattarsi di Castelnuovo Scrivia presso Alessandria,
città di origine di Bartolomeo Prioli. ASP., Fondo Notarile Perugino, atti
di ser Pietropaolo di ser Bartolomeo di ser Roberto, prot. n9 319, c. 200 r.
L'incisore perugino
Pietro Sante Bartoli

Pietro Sante Bartoli nacque a Perugia nel 1635 «... d’onesti,
civili e facoltosi genitori » ® come c'informa il Pascoli, suo biografo.
Dopo un'infanzia appartata i genitori si risolsero di mandarlo a
Roma «...dubitando non coll'occasione delle parentele, e delle
amicizie si disviasse in patria nel conversare » ®. Sempre più lar-
gamente l'atmosfera culturale perugina andava aprendosi agli in-
flussi e ai suggerimenti provenienti dalle scuole romane : « Le studiose
riunioni di amatori dell’arte, promosse e favorite dal cavalier Ga-
gliardi, si succedevano nella nostra Accademia ; e i nostri giovani
accorsero più numerosi alle scuole dei Carracci, del Reni, e di Do-
menichino » ?.

Un'altra fonte preziosa per la ricostruzione della vita dell’ar-
tista e per una, sia pure minima, identificazione dei moventi ideo-
logici dell'opera è costituita dagli scritti preposti alle raccolte delle
sue incisioni, sebbene vi compaiano spesso notizie viziate, dirette
cioè a rintracciare i presentimenti di una vocazione: «...mi sentivo
già dai primi anni portato dal genio all'ammirazione del bello, che
rapisce l'anima e che nella proportione consiste...» 9.

A Roma fu affidato, per compiere gli studi, a Nicolas Poussin
«...maggior d'ogni altro professore della nazione, perchè è stato
il massimo della Francia...»9?; durante il discepolato eseguì
alcuni quadri «...per un Casino di Villa al Principe Borghese,
alcuni altri per la chiesa di Porto, ed uno per San Pietro in Vin-
coli...»9; purtroppo non è stato possibile rintracciare nessuno
di questi dipinti.

Nello stesso tempo dipingeva copie da opere antiche e moderne ;
le numerose richieste e i guadagni cospicui che gliene derivavano
lo convinsero a preferire tale attività alla pittura d'invenzione.
Anche riguardo alla: tecnica si ebbe un mutamento altrettanto
deciso: senza ripensamenti abbandonó i pennelli per l'incisione a
22 MARIA CECILIA MAZZI

bulino e acquaforte, tecnica molto piü adeguata, del resto, al ge-
nere di riproduzione.

L'altro dato fondamentale della sua esperienza umana e cul-
turale é la conoscenza con il Bellori. Per il giovane educato alle so-
lenni idealizzazioni dell'antico compiute da Poussin e suggestionato
dal fascino di Roma e delle rovine che da qualche tempo venivano
riscoperte, la conoscenza con il critico assume un valore determi-
nante nel chiarificare le ‘inclinazioni’ e definire le scelte: «La
cognitione del famoso signor Gio. Pietro Bellori allora vicino a me
d'habitatione mi fu di grande sprone a perfetionar l'inclinatione
innata ....Laonde come da pungentissimi strali trafitto .. mi sen-
tivo costretto a dar di mano, e disegnar con esattezza quegli avvanzi
della dotta ed erudita antichità » ?. Per chiarire la sua adesione
a un certo clima culturale è interessante la notizia, fornita ancora
una volta dal Pascoli, del volume di riproduzioni da dipinti 9? di
cui restano solo fogli sparsi. Raffaello, Giulio Romano, i Carracci,
l'Albani e il Maratta : la scelta degli artisti si opera secondo criteri
di gusto generalmente diffusi a Roma in quel momento in cui si
assisteva alla ‘vittoria dei conservatori’ (P. PonmrocnuEesr, Roma
barocca, Roma, 1966) e ci si avviava con il Maratta alla creazione
del ‘ grand-goùt ’. Proprio da Bellori, è noto, il programma classi-
cista riceveva la sua codificazione in quegli anni.

Erudito, abile e brillante nella conversazione, introdotto dai
due più prestigiosi nomi del momento, Poussin e Bellori, percorse
agevolmente il cursus honorum.

Nel 1670 fu eletto all'Accademia di San Luca ? e lavorò sempre
per i committenti più accorti ed informati: « Era stipendiato dal
Duca di Parma, di Mantova e dalla Regina di Svezia...»!% e
richiesto dal re di Francia.

Nel 1677 il cardinale Massimi gli affidò l’incarico di copiare
le illustrazioni di uno dei più antichi e preziosi manoscritti della
Biblioteca Vaticana, un’edizione di Virgilio, e fu l’ultimo, raffina-
tissimo atto di un collezionista appassionato e sensibile !%: il car-
dinale infatti morì l’anno seguente. Le tavole non furono però pub-
blicate fino al 1725 e quindi ripubblicate con il testo curato da
Bottari.

In queste incisioni ad acquaforte i particolari sono ricercati
e descritti con tocco lieve e preciso mentre gli sfondi, siano campe-
stri o architettonici, assolvono la funzione di racchiudere il racconto.
La morte di Didone (Tav. I) si esprime in un linguaggio che si va-

A s uud GPRPRCSO TORSERE E. iei oc be e RS
L'INCISORE PERUGINO PIETRO SANTE BARTOLI 23

nifica nella declamazione dei singoli brani disgiunti l'uno dall'altro
«ome monologhi : una Didone dal corpo dolcemente tornito e acca-
rezzato nei panneggi abbandona il ferro in un atto privo di pathos
fra il gesticolare delle donne e il bisbiglio delle due figurette sulla
sinistra.

E allantico Bartoli sarà sempre fedele dimostrando finezza
d'intuito nell'andare a ricercarlo anche in quelle opere che prime,
accanto ai resti archeologici, avevano avviato la commossa rifles-
sione sull'antichità. È nota'» l'importanza che le opere tarde di
Raffaello e dei suoi allievi alle Logge assumono nei confronti del
Manierismo agendo in direzione di un gusto piü sottilmente deco-
rativistico. In questo momento che si può identificare come prima
fase della produzione del nostro incisore (pur nella difficoltà di una
precisa collocazione cronologica determinata dalla scarsezza di
opere datate) l'atteggiamento di Bartoli nel modo di fare l'antico
è vicino al prezioso mondo dei manieristi per i contenuti, per lo
spirito e per i procedimenti stilistici. Si serve largamente dei ter-
mini ormai fissati in modo definitivo dai primi scolari di Raffaello
€ li usa con uno spirito di scientifica indagine archeologica 19). Af-
fronta il tema dell'antichità con contegnosa serietà senza alcuna no-
stalgia e incide in 43 lastre « Parerga atque ornamenta » i dipinti
sugli archi e i pilastri della seconda Loggia Vaticana (Tavv. II e III).
Elenca pazientemente persone e oggetti sugli sfondi in penombra
con un regolare sistema di tratti, le fa emergere mediante un'at-
tenta graduazione di chiaroscuri finché si torniscono vigorosamente
alla luce dei primi piani che ne definisce i volumi e fa risaltare le
torsioni michelangiolesche. L’equilibrio compositivo è impostato
‘sul ritmo largo del bassorilievo antico complicato dall’innesto di
soluzioni linearistiche di raffinata eleganza.

Bartoli lavorò a lungo per quell’attivissimo raccoglitore e edi-
tore di accurati volumi che fu Giovanni de’ Rossi e per il suo erede
Domenico. Frutto di tale collaborazione è la serie di quindici inci-
sioni (dedicata a Leopoldo de’ Medici) tratte dai disegni di Raf-
faello per gli arazzi dello zoccolo delle Logge Vaticane raffiguranti
la vita di Leone X. Il corteo del nuovo papa; cardinale Giovanni
de’ Medici (Tav. IVa) si avvia solennemente verso la città; la di-
gnità dell’evento si esplicita nella nitida scansione dei volumi, nella
bilanciata posa statuaria delle figure ribadita dalla geometricità
dei cappelli cardinalizi.

Dal punto di vista tecnico c'è da notare come Bartoli tratti
24 MARIA. CECILIA. MAZZI

"l'aequaforte con lo spirito del bulino, con un sistema di tratteggio

regolare e serrato, interamente descrittivo. I gruppi che compaiono
nella scena del supplizio dei cospiratori contro i Medici (Tav. IVb)
sono singolarmente bloccati nei diversi momenti dell'azione, i pan-
neggi ricadono con classica compostezza, il galoppo dei cavalli, il
nervoso fremito delle narici e delle criniere è rattenuto e fissato
in un tono di nitido classicismo, per essere tramandato austera-
mente ai posteri.

La ricezione da parte di Bartoli delle modulazioni fantasiose
introdotte da Giulio Romano ci viene confermata dall’esame di
un'altra opera, «Il ratto d’Ila » (Tav. V), dove la linea prevarica
sulla composizione solo apparentemente calibrata e si fa nervosa e
insinuante, ornamentale e fremente di irrequietudine. Il movi-
mento si accampa in primo piano dove un groviglio di braccia si
tende melodrammaticamente verso il giovane, il brivido impa-
ziente dei capelli si confonde con lo scorrere concitato delle acque.
Nei confronti della storia, così densa di richiami arcani per i clas-
sicisti, (basti pensare a qualche esempio di Poussin) Bartoli si pone
come attento catalogatore, senza divagazioni decorative. Ne è un
esempio «Liberalità di Scipione» da Giulio Romano (Tav. VI):
nella scena il bilanciato e rigoroso equilibrio della composizione
segue le regole della classicità, i personaggi conservano il sapore
della citazione statuaria; Bartoli rievoca con simpatia i soldati,
ne descrive con appassionata minuzia le corazze, i mantelli, i cal-
zari in ogni particolare, riassume in margine la storia nell'intento di
fissare per sempre nel tempo il contenuto e il modello di un'anti-
chità utile al pittore per 'correggere' la natura.

Tappa obbligata di un itinerario culturale sostanzialmente ri-
tardatario, come appare quello di Bartoli, è l'incisione del Fregio
di Polidoro da Caravaggio alla Maschera d'oro, riprodotto in otto:
stampe (in ottimo stato e pregevole per la tiratura fresca e nitida
la serie conservata a Firenze, al Gabinetto Disegni e Stampe degli
Uffizi). Dal mitico corteo di Africani ed Egiziani (Tav. VIIa), di
uomini, donne, cavalli, dove la luce è significante di ricerca volu--
metrica e di stilizzazione geometrica tesa a far risaltare, nelle figure:
in primo piano, la nitida struttura plastica della forma mediante
un lucore di bianchi splendenti, si giunge al decorativismo sottil--
mente sensuoso della Battaglia navale (Tav. VIIb). Sgorga così
un ritmo più concitato dalle torsioni dei nudi e dal viluppo dei
corpi che si rinnova nei fregi delle navi, non più quindi i moduli

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L'INCISORE PERUGINO PIETRO SANTE BARTOLI 25

strutturali del bassorilievo : lo sfondo appiattito, in penombra,
reso con un regolare sistema di tratti da cui le figure si staccano
in atti classicamente composti ed equilibrati ma la prevalenza di
soluzioni linearistiche giocate abilmente a suggerire un'irrealtà fer-
vida, propagata nello spazio.

Le opere più tipiche e significative ci sembrano i corpóra di
antichità, cioè raccolte di «...fregi, fogliami, cornici, e medaglie
con l’idea buona dell’antico ...»!4 accompagnate dal testo di
Bellori che assume la funzione di lunga didascalia. Esse infatti
nascono da una poetica consapevole e ci sembrano anche stilistica-
mente più autonome delle precedenti dove di volta in volta agiva
la suggestione del modello. Nel 1672 fu pubblicata la serie di inci-
sioni tratte dai bassorilievi della Colonna Traiana, di poco poste-
riore è la compilazione del volume ‘Columna Antoniniana ' e forse
a questo proposito va ricordata l’importanza rivestita nel pensiero
critico di Bellori dalle colonne istoriate quali fonti ai fini dell’ap-
prendimento della storia e quali modelli di composizione.

Sulla serietà dell'impegno con il quale riprodusse le storie della
Colonna Traiana c’informa il Pascoli ; i bassorilievi furono disegnati

dal vero: «...a uno a uno sopra i ponti che d'ordine suo vi fu-
rono fatti...»'9. Le immagini della successiva raccolta furono
eseguite «...iuxta delineationes in Bibliotheca Barberina osser-

vatas cum antiquis ipsius columnae signis collatas », secondo quanto
ci dice il Bellori nell'introduzione.

Dal medesimo intento di conservare le memorie di Roma e di
tramandarne il senso morale, nella profonda convinzione cioé che
quelle notizie servissero a nobilitare lo stile degli artisti moderni,
nasce nel 1680 il volume Le antiche pitture del sepolcro de' Nasoni
Au descritte e illustrate da Gio. Pietro Bellori.

Dalle parole introduttive del Bellori viene la conferma del
ruolo assunto da Raffaello nella coscienza dei classicisti, egli infatti
«... primo rivolse gli occhi alli vestigi che duravano ancora nelle
Terme di Tito e di Traiano in Roma ...»'9. Il contatto con il
gusto decorativo della pittura romana suggerisce all’incisore una
vena di levità ornamentale e stimola la sua fantasia a disegnare
silhouettes garbate e aggraziatissime.

L'attività di ricercatore e di raccoglitore si fa per Bartoli sem-
pre più attenta ed esclusiva : « Né l’età, né la corpulenza trattener
lo potevano dall’entrare nei sotterranei per genio, per gusto, e dir
si poteva ancora per istinto »'?. Nel 1690 pubblica una serie di
26 MARIA, CECILIA MAZZI

incisioni nelle quali riproduce la pianta, i bassorilievi degli archi
trionfali di Roma. Nel 1691 produce una delle sue cose piü interes-
santi, il volume che raccoglie la serie delle Antiche lucerne sepolcrali
figurate (una delle poche opere che Mariotti conobbe come attestano
le postille manoscritte al Pascoli).

Le lucerne ricercate con cura minuziosa e diligenza non sono
state tutte ritrovate nei sepolcri né provengono soltanto da Roma,
ve ne sono infatti alcune rinvenute a Perugia : tale circostanza in-
duce a supporre che Bartoli vi tornò o ebbe rapporti con la città
natale. L'introduzione, scritta dallo stesso Bartoli, ha il sapore di
un chiarimento a se stesso e al pubblico della propria poetica analoga
‘alle idee belloriane ma ormai cresciuta e maturata in proprio così
da divenire fiducia in un autonomo operare, caldo di entusiasmi.
Vi si afferma per primo il desiderio di conservare questi oggetti
«di fragil loto» che ritengono però «faci di erudizione » per tra-
‘mandarle, e quindi il convincimento di essere parte attiva di un
processo più vasto e suggestivamente inafferrabile : «...il Tempo
ha invano procurato di estinguerla, poiché da tanti suoi colpi ab-
battuta e scossa, sempre risorge dalle ceneri in varie forme, con
l’immagine dei suoi trionfi, eternandosi ne’ monumenti delle let-
tere » 19).

Alla Biblioteca Augusta di Perugia esiste una bellissima edi-
zione dell’opera con incisioni fresche e nitide. Il volume è diviso
in tre parti : nella prima sono riunite le lucerne che illustrano i giochi
funebri, nella seconda quelle con figurazioni di divinità, nella terza
infine compaiono le lucerne raffiguranti simboli ed emblemi cri-
stiani. L'esauriente commento fornito dal Bellori costituisce una
ricca fonte di informazioni circa gli autori delle lucerne e i posses-
sori delle stesse (da sottolineare che appartengono quasi tutte a
Bartoli o Bellori), gli attributi delle divinità e i modi tradizionali
di rappresentazione; l'abate raccoglie inoltre, citandone gli autori,
i passi di opere latine in cui si fa riferimento alle divinità raffigurate
nelle lucerne e interpreta il significato iconografico delle lucerne
cristiane (Tavv. VIII e IX).

Ancora in collaborazione con il Bellori lavora alla raccolta Ad
miranda Romanorum antiquitatum ac veteris sculpturae vestigia,
paziente elencazione di urne, bassorilievi, monumenti e dipinti,
‘allora visibili o recuperati dalla cura degli appassionati.

Anche dopo la sua morte Bellori continua ad essere l’ideale
guida di Bartoli. Nel 1697 esce, sempre per i tipi di De Rossi, il

LM DTE s RE TIME AE
L'INCISORE PERUGINO PIETRO SANTE BARTOLI 27

volume Gli antichi sepolcri overo Mausolei romani ed etruschi, che,
nato dall'intento di completare in una visione più ampia le due ope-
re precedenti, raccoglie incisioni di tombe latine, greche ed etrusche
(ritrovate queste ultime quasi tutte a Perugia). Di ogni sepolcro
l'autore descrive la pianta, la facciata, riproduce i bassorilievi e le
pitture ornamentali e riporta le iscrizioni. Chiudono la raccolta al-
cune riproduzioni di urne cinerarie e sepolcrali.

In quest'ultimo, conclusivo volume della trilogia dedicata ai
sepolcri il Bartoli è sollecitato a rievocare le tappe e riassumere
i programmi ideali della sua attività in una sorta di autobiografia
cui si è accennato all'inizio.

Il ruolo dell’artista «libero professore delle Accademie », quale
si sente il Bartoli in sintonia con le concezioni del suo tempo è quello
di fornire «... materia ai nobili letterati » particolarmente nume-
rosi «...in questa felice età, in cui si vedono risvegliati i belli spi-
riti e raffinati nell'invenzione, eruditione e perfettione delle arti » !».
Ci sembra immediato il riferimento alla concezione della decadenza
‘e rinascita delle arti espressa dal Bellori.

Succedette al Bellori nella carica di Antiquario Apostolico
ed ebbe anche incarichi presso Cristina di Svezia, dalla collezione
di monete della regina trasse una serie di incisioni. « Guadagnava
-.. Somme immense; ma le spendeva generosamente col trattarsi
...alla grande...»?%. Presso il suo ricco museo si davano con-
vegno alcuni fra i personaggi piü in vista della società romana:
abili politici e amateurs raffinati, basti accennare al marchese del
Carpio *? e all'intenditore-mercante Nicola Simonelli, dedicatario di
alcune opere.

Dopo una primitiva fase di studio animata dal commosso en-
tusiasmo con cui si getta a ricopiare Raffaello e i resti antichi Bar-
toli sbocca ad una ricognizione capillare dell'antichità condotta
con intenti quasi museografici e metodi storici, se si pensa ai rag-
gruppamenti per materia. La sua smania di conoscere e catalogare
si organizza in eruditi repertori i modelli di un mondo sentito come
perfetto : ideale e virtuoso. Il suo modo descrittivo di fare l'antico
si riallaccia a tutta l'opera critica e archeologica del Bellori da cui
forse gli viene anche la consapevolezza del ruolo mitizzante nei
confronti dell'antichità ; questo ci sembra la traccia rivelatrice del-
l'aderenza ad un tipo di sensibilità diffusa: se si tratti di tendenze
conservatrici o meno- si può anche discutere, ma esse sono co-
munque largamente testimoniate da tutta una corrente di pensiero
28 MARIA. CECILIA. MAZZI

e di realizzazioni figurative in cui si può collocare agevolmente an-
che Bartoli.

La sua fama come precursore si diffuse ampiamente in tempi
di Neoclassicismo : in Benjamin West, ad esempio, si ritrovano
scene citate dalle sue incisioni 2.

Gli scrittori d’arte perugini ed umbri nel tardo '700 e nell’800
rivolgeranno una particolare attenzione al Bartoli e questo fatto
contribuisce a chiarire certi atteggiamenti della critica d’arte lo-
cale 2. In quel momento si stava verificando infatti una frettolosa
e superficiale condanna della situazione moderna, un attaccamento
e una concentrazione del gusto e dell'ammirazione su Raffaello e
soprattutto sul Perugino, una generica difesa a oltranza degli idoli
che furono e nasceva il desiderio preciso di inovare serbando, la
massima che «...l'egregia scrittrice la signora Brunamonti vor-
rebbe scolpita sul vestibolo di tutte le Accademie...»?9,

Maria CEcILIA MAZZI

NOTE

1) L. PascoLI, Vite de’ pittori, scultori et architetti perugini, Roma, De
Rossi, 1732, p. 229. i

?) Ibidem.

*) L. Bonazzi, Storia di Perugia, Perugia, Boncompagni, 1879, vol. II,
p. 406.

‘) P. S. BARTOLI, Gli antichi sepolcri overo Mausolei romani ed etruschi,
Roma, De Rossi, 1697, p. vi.

5) L. PASCOLI, op. cit., p. 229.

‘) P. S. Banrorr, Gli antichi sepolcri cit., p. nr.

?) Ibidem.

9): L:: PASCOLI, 0p. ;citzip. 231.

*) L. PascoLr, op. cit, p. 232 e inoltre M. MissrniNi, Memorie per
servire alla Storia della Romana Accademia di San Luca, Roma, De Romanis,
18283. p: 80: ;

10) E. PASCOLI; 0D. cil, D. 231.

1!) Sulla figura del Massimi come protettore delle arti cf. F. HASKELL,.
Mecenati e pitlori, Firenze, 1966, p. 188 e segg.

") G. BRIGANTI, J| Manierismo, Roma, 1945, e inoltre G. BRIGANTI,.
La maniera italiana, Roma, 1961.

13) Sul tema del ‘rovinismo’ a Roma cfr. R. MACAULEY, Pleasure of ruins,
London, 1953; circa il gusto dei committenti ancora F. HASKELL, op. cil.
L'INCISORE PERUGINO PIETRO SANTE BARTOLI 29

14) Le vite de’ pittori, scultori et architetti moderni scritte da Gio. Pietro
Bellori, Roma, Eredi Mascardi, 1672, p. 472.

15) L. PASCOLI, op. cit., p. 230.

16) P. S. BARTOLI, Le antiche pitture del sepolcro de’ Nasoni disegnate
e intagliate da Pietro Sante Bartoli descritte e illustrate da Gio. Pietro Bellori,
Roma, Bussotti, 1680, p. Ix. i

17) Ibidem.

18) P. S. BARTOLI, Le antiche lucerne sepolcrali figurate, Roma, Buagni,
1691, p. vi.

19) P. S. BARTOLI, Gli antichi sepolcri cit., p. v.

3) L. PASCOLI, op. cit., p. 232.

21) Sulla figura del marchese e la sua attività di collezionista cfr. F.
HASKELL, op. cit., pp. 299-302.

3) Cf. G. Evans, Beniamin West and the taste of his times, Southern
Illinois, University Press, 1959, tavv. 1 e 2.

23) Cf. B. Toscano, La fortuna della pittura umbra e il silenzio sui pri-
mitivi, in « Paragone » a. xvir, marzo 1966, pp. 3-32.

24) A. LuPATTELLI, Storia della pittura in Perugia, Foligno, Campitelli,
1895, p. 91.

SOGGETTI RELIGIOSI

Nota: Le incongruenze formali rilevabili nelle didascalie sono conformi agli originali.

ADORAZIONE DEI MAGI, da Raffaello

Tre stampe da riunire, mm. 470 x 920. Acquaforte. In margine: Petrus
Sancti Bartolus delin. et sculp.

Roma, Calcografia Nazionale.

G. Gonr GANDELLINI, 1771, p. 61; G. D. PassavaANT, 1882-91, II, p. 248; G. K.
NAGLER, 1835-52, I, p. 291, n. 15; LE BLANE, 1854-89, p. 160, n. 33 ; G. FERRARIO,
. 1836, p. 30.

PARERGA. ATQUE ORNAMENTA EX RAPHAELIS SANCTIS PRO-
TOTYPIS A IOANNE NANNIO UTINENSI IN VATICANI PA-
LATIJ XYSTIS, PARTIM OPERE PLASTICO, PARTIM COLORI-
BUS EXPRESSA, AD VETERUM ORNAMENTORUM ET PIC-
TURARUM QUAE EXTABANT IN RUINIS DOMUS IMPERAT.
TITI, ELEGANTIAM, da Raffaello
43 stampe, mm. 130 x 180. Acquaforte. Le stampe sono tutte firmate.

Roma, Calcografia Nazionale.

G. G. DE Rossi, 1677, p. 42; G. Gonr GANDELLINI, 1771, p. 61; G. D. Passa-
vANT, 1882-01, p. 198; G. K. NAGLER, 1835-52, p. 291, n. 24.
30 MARIA. CECILIA. MAZZI

SOGGETTI TRATTI DAL VECCHIO E NUOVO TESTAMENTO
DALLO ZOCCOLO DELLE FINESTRE DELLE LOGGE VATICA-
NE, da Raffaello

mm. 80 x 240. Acquaforte.
G. D. PASSAVANT, 1882, p. 198.

SOGGETTI TRATTI DALLA STORIA SACRA, DAGLI ARAZZI DI
RAFFAELLO, da Raffaello

14 stampe, mm. 100 x 270. Acquaforte. Le stampe sono tutte firmate.

Roma, Calcografia Nazionale.

G. Gori GANDELLINI, 1771, p. 61; G. G. DE Rossi, 1677, p. 42; G. D. Passa-
VANT, 1882, p. 188, p. 232, p. 234, p. 235.

SPOSALIZIO DI MARIA VERGINE, da Nicola Berrettoni

mm. 320 x 180. Acquaforte. In margine: Nicolaus Berrettonus Pisau-
riensis in. pinxit in Ecclesia S. Laurentii in Piscibus de Urbe. Petrus.
Sanctes Bartolus sculpsit sumptibus Add. R.D. Iacobbi Mucciolis Pisau-
riensis auctori familiarissimi.

Roma, Calcografia Nazionale.

G. Gori GANDELLINI, 1771, p. 62; L. Lawzr, 1815, p. 165; G. K. NAGLER, 1835-
52, I, p. 393.

SAN BERNARDO INCATENA. IL DIAVOLO

Opera dispersa.
C. LE BLANC, 1854-89.

SANTO STEFANO CON LA CORONA DI MARTIRE

Opera dispersa.
G. K. NAGLER, 1835-52, I, p. 291, n. 24.

LA NASCITA DI MARIA, da F. Albani
Opera dispersa.
C. C. MALVASIA, 1678, II, p. 123 ; G. K. NAGLER, 1835-52, I, p. 291, n. 18.

DANIELE NELLA. FOSSA DEI LEONI, da Pietro Berrettini da Cortona:
Opera dispersa.
G. K. NAGLER, 1835-52, I, p. 292, n. 32.

SAN CARLO BORROMEO IN GINOCCHIO CON UN ANGELO, da An-
tonio Carracci

Opera dispersa.
C. C. MaLvasIa, 1678, II, p. 108 ; G. Gon1 GANDELLINI, 1771, p. 63.
L'INCISORE PERUGINO PIETRO SANTE BARTOLI

SANT'ANTONIO DA PADOVA, da C. Maratta
mm. 241 x 190. Acquaforte. In lastra a destra: Pet. Sanctus Bartolus.
a sinistra : Carol. Marat. inci.

Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi.
G. Gori GANDELLINI, 1771, p. 63.

STORIA DI SAN PIETRO E PAOLO CHE DOVEVANO DIPINGERSI
NELLA LOGGIA DELLA BENEDIZIONE IN VATICANO, da Lan-
franco

18 fogli. Acquaforte.

Roma, Biblioteca Hertziana.
G. GorI GANDELLINI, 1771, p. 62 ; G. K. NAGLER, 1835, I, p. 291, n. 89.

ADORAZIONE DEI PASTORI, da Annibale Caracci

mm. 507 x 368. Acquaforte. In lastra Annibal Caracci invent. Petrus San-
ctus Bartoli delin. et s. In margine a destra: Annibal Caracci pinxit. Al
centro: Facta est multitudo militiae caelestis laudantium Deum et dicen-
tium Gloria in altissimis Deo et in terra pax hominibus bonae voluntatis.
Pastores venerunt festinantes et invenerunt Mariam et Joseph et infantem
positum in Praesepio.

Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi.

G. GoRI GANDELLINI, 1771, p. 62 ; G. K. NAGLER, 1835, p. 393 ; C. LE BLANC, 1854,
p. 160, n. 32.

TEATRO FATTO NELLA BASILICA DI SAN PIETRO PER LA CANO-
NIZZAZIONE DI SAN PIETRO DI ALCANTARA E DI MARIA
MADDALENA DEI PAZZI

Opera dispersa.
G. G. DE Rossi, 1677, p. 16 ; G. Gori GANDELLINI, 1771, p. 59.

S. PIETRO IN CARCERE, da Lanfranco
mm. 227 x 262. Acquaforte. Non è né firmato né datato.

Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi.
G. Gori GANDELLINI, 1771, p. 62.

SANT'ANDREA. APOSTOLO, da Carlo Maratta

mm. 289 x 186. Acquaforte. In margine a sinistra : Carolus Maratti in-
ventor. Si stampa da Matteo Giudici alli Cesarini. A destra : Pietro Santi
Bartoli delin.
Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi.
Non è citata nella Bibliografia.
MARIA. CECILIA. MAZZI

S'OiG:G:E:T:T-I-SM*ET:0:L°0'G TG: ES TO REGI

LEONIS ADMIRANDAE VIRTUTIS IMAGINES, da Raffaello
Acquaforte. Serie di quindici tavole firmate.

il Roma, Calcografia Nazionale; Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli
Uffizi.
G. G. DE Rossi, 1677, p. 42 ; L. PascoLI, 1732, p. 228 ; G. GorI GANDELLINI, 1771,

| p. 61; G. D. PassaAvaNT, 1882, p. 225, n. 183; G. K. NAGLER, 1835, I, p. 291 ; C.
| LE BLANC, 1854, p. 162, n. 413-22.

SIGISMUNDI AUGUSTI MANTUAM ADEUNTIS PROFECTIO AC
TRIUMPHUS

mm. 180 x 400. Acquaforte. Serie di 24 stampe piü frontespizio.

Roma, Calcografia Nazionale e Biblioteca Hertziana.
L. PascoLI, 1732, p. 228 ; G. GorI GANDELLINI, 1771, p. 60,

ERCOLE AL BIVIO, da R. Vanni
ill Opera dispersa.
| G. GorI GANDELLINI, 1771, p. 62.

| LIBERALITÀ DI SCIPIONE, da Giulio Romano

mm. 212-366. Acquaforte. In lastra a sinistra: Petrus Sanctus Bartholus.
sculps. In margine : Scipio Romani exercitus Imperator expugnata nova Car-
thagine, cum inter opima hostium spolia, nobilis nec vulgari forme virgo
ante Praetorium adduceretur, ipseque Lucetio Celtiberorum principi dispon-
satam ab omni militari licentia immunem eidem tradi iussit, additis in do-
tem thesauris, quos in premium restitutae liberati parentes obtulerant. Sic
barbaras Iberias gentes, quas nondum ferro contriverat, Romanae virtutis
exemplo potentius fregit ac perdomuit.

Roma, Calcografia Nazionale e Gabinetto Nazionale delle Stampe.

G. GorI GANDELLINI, 1771, p. 60 ; G. K. NAGLER, 1835, p. 293 ; C. LE BLANC, 1854,
p. 161, n. 398.

RIPOSO DEI SOLDATI DI SCIPIONE DOPO LA PRESA. DI CARTA- |
GINE, da Giulio Romano

| | mm. 130 x 370. Acquaforte. In lastra a destra : Julius Romanus invent.
A sinistra : Petrus Sanctus Bartholus sculp.

Roma, Calcografia Nazionale.

G. GorI GANDELLINI, 1771, p. 60 ; G. K. NAGLER, 1835, p. 291 ; C. LE BLANC, 1854,
p. 161, n. 399.
L'INCISORE PERUGINO PIETRO SANTE BARTOLI

-MASSINISSA S'INVAGHISCE DI SOFONISBA, da Giulio Romano

mm. 360 x 210. Acquaforte. In lastra a destra: Iulius Romanus inv.
A sinistra: Petrus Sanctus Bartholus sculp. Dominicus de Rossi heres Io.
Iacobi formis Romae ad templ. S. M. de Pace cum priv. S. Pont. In mar-
gine : Masinissa in potestatem populi romani redacto Syphacis regno, cap-
taque urbe Cirtha, Sophonisbes regis uxoris illecebris capitur, decusque im-

peratorium, quod armorum gloria sibi adsciverat, vesano amore perditus de-
turpavit.

Roma, Calcografia Nazionale e Gabinetto Nazionale delle Stampe.

G. GorI GANDELLINI, 1771, p. 60 ; G. K. NAGLER, 1835, p. 293 ; C. LE BLANC, 1854,
p. 162, n. 400.

STORIE DI COSTANTINO, da Giulio Romano

Serie di 12 stampe firmate, compreso il frontespizio. Acquaforte.
Roma, Calcografia Nazionale ; Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe de-
gli Uffizi.

G. DE Rossi, 1677, p. 31 ; G. Gon1 GANDELLINI, 1771, p. 60 ; G. K. NAGLER, 1835,
p. 291, n. 19 ; C. LE BLANc, 1853, p. 124, n. 401-12.

'CORIOLANO COMMOSSO DALLA MADRE, da Annibale Caracci
Opera dispersa.
G. GORI GANDELLINI, 1771, p. 64; C. LE BLANC, 1854, p. 124, n. 438.

-FREGIO SULLA FACCIATA DEL PALAZZO ALLA MASCHERA D'O-
RO, da Polidoro da Caravaggio

mm. 158 x 456. Acquaforte. Serie di otto stampe. In margine a sinistra :
Petrus Sancti Bartholi del. et Inc. A destra: Polydorus Caravagiensis
inven.

Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi ; Roma, Calcografia Na-
zionale.

| G. G. DE Rossi, 1677, p. 41 ; G. GorI GANDELLINI, 1771, p. 61 ; G. FERRARIO, 1836,
p. 30; C. LE BLANC, 1854, p. 124, n. 62.

4L RATTO D'ILA, da Giulio Romano |

mm. 540 x 310. Acquaforte. In margine a sinistra : Julius Romanus In-
vent. A destra: Petrus Sanctus Bartholus sculp.IO. Iacobi de Rubeis For-
mis Romae. Al centro in basso: Hylas a nimphis raptus. Cum Hercules
siliens Hylam puerum ad Ascanium flumen misisset, ut aquam hauriret, a
Nimphis ob pulchritudinem in fontem raptus est.

G. G. DE Rossi, 1677, p. 40 ; G. Gori GANDELLINI, 1771, p. 60 ; G. K. NAGLER, 1835,
p. 292 ; C. LE BLANC, 1854, p. 124, n. 66 ; L. PascoLi, 1732, p. 228.
————M

34 MARIA CECILIA MAZZI

GIOVE CHE FULMINA I GIGANTI, da Giulio Romano
9 stampe compreso il frontespizio. Acquaforte.

Roma, Calcografia Nazionale.

L. PascoLI, 1732, p. 228 ; G. Gon1 GANDELLINI, 1771, p. 60 ; G. K. NAGLER, 1835,
p. 291 ; C. LE BLANC, 1854, p. 124, n. 62.

GIOVE BAMBINO ALLATTATO DALLA CAPRA AMALTEA, da
Giulio Romano

Opera dispersa.

L. PascoLI, 1732, p. 228 ; G. K. NAGLER, 1835, p. 292, n. 33 ; C. LE BLANC, 1854,
p. 124, n. 61.

LA NINFA IO TRASFORMATA. IN VACCA, da Pietro Testa
mm. 291 x 440. Acquaforte. In lastra al centro: P. Testa in. A destra :
Petrus S. B. sculp.
Roma, Calcografia Nazionale e Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe
degli Uffizi.
G. Gori GANDELLINI, 1771, p. 62 ; C. LE BLANC, 1854, p. 124, n. 63.

MONUMENTI SEPOLCRALI

SEPOLCRO DI MONSIGNOR AGOSTINO FAVORITI, da L. Geminiani
mm. 520 x 347. Acquaforte. In lastra a sinistra: Lodovico Geminiani
Inventor. A destra: Petr. S.ti Barto.li sc. In margine : Deposito di Monsi-
gnor Agostino Favoriti nella Basilica di S. Maria Maggiore eretto in ordine
del Vescovo e Principe di Munster Ferdinando di Furstembergh. Architet-
tura di Lodovico Geminiani e scultura di Filippo Carcari.

G. GorI GANDELLINI, 1771, p. 59 ; C. LE BLANC, 1854, p. 162, n. 441.

MONUMENTO SEPOLCRALE CON UN LEONE, da Pietro da Cortona

Opera dispersa.
G. GorI GANDELLINI, 1771, p. 61 ; G. K. NAGLER, 1835, p. 292, n. 36 ; C. LE BLANC,

1854, p. 162, n. 440.
MONUMENTO SEPOLCRALE DI URBANO VIII, da G. L. Bernini

Opera dispersa.
G. K. NAGLER, 1835, p. 292, n. 35 ; C. LE BLANC, 1854, p. 162, n. 439.

SEPOLCRO DI INNOCENZO III
mm. 305 x 195. Acquaforte. In lastra a sinistra: Petrus San. Bartolus

incidit.

Roma, Biblioteca Nazionale dell'Istituto di Archeologia e Storia del-

l'Arte. Non é citata nella bibliografia.
MONUMENTO SEPOLCRALE DI ANNA D'AUSTRIA, da G. F. Grimaldi

L'INCISORE PERUGINO PIETRO SANTE BARTOLI 35

mm. 555 x 462. Acquaforte. In lastra a sinistra : Jo. Fran. Crimaldi Bo-
non. inv. A destra : Petr. Sanct. Bart. sculp.

Roma, Gabinetto Nazionale delle Stampe. Non é citata nella bibliografia.

INCISIONI DA MONUMENTI ANTICHI E RACCOL-

TE DI ANTICHITA

BASSORILIEVO RAFFIGURANTE L'INCORONAZIONE DEL DUCE

VINCITORE DA PARTE DELLA VITTORIA MENTRE IL RE DEI
PARTI SI GENUFLETTE

mm. 145 x 410. Acquaforte. In margine a sinistra: Petr. Santi Bartol.
del. et Sculp. A destra: in urna ad usum fontis in Hortis Vaticanis. In
basso : Deus sive Imperator exercitus rebus contra Parthos praeclare gestis
a victoria coronatur Parthorum regulus se dedens genuflexens clementiam
implorat ex captivis alii vincti dicuntur, alii subiacent trophaes adligati.
Roma, Gabinetto Nazionale delle Stampe.

Non è citata nella bibliografia.

LE ANTICHE LUCERNE SEPOLCRALI FIGURATE, RACCOLTE DAL-

LE

LE CAVE SOTTERRANEE E GROTTE DI ROMA, DISEGNATE
E INTAGLIATE DA PIETRO SANTE BARTOLI CON L'OSSERVA-
TIONI DI GIO. PETRO BELLORI

I edizione : Roma, Buagni, 1691 ; II edizione : Roma, Antonio De Rossi,
1729 ; III edizione : Roma, De Rossi, 1732.
tavole 37, 46, 33, mm. 150 x 110.

L. PascoLI 1732, p. 228 ; G. GoRI GANDELLINI, 1771, p. 58; G. K. NAGLER, 1835,
p. 291, n. 6 ; C. LE Brawc, 1854, p. 124, n. 957-973.

PITTURE ANTICHE DELLE GROTTE DI ROMA E DEL SEPOL-
CRO DEI NASONI DISEGNATE E INTAGLIATE DA PIETRO
SANTE BARTOLI E DA FRANCESCO BARTOLI DESCRITTE E
ILLUSTRATE DA GIO. PIETRO BELLORI E DA M. A. CAUSSEI
DE LA CHAUSSE

I edizione : Roma. Zenobi, 1706 (Roma, Biblioteca Hertziana) ; la secon-
da edizione con il titolo di PICTURAE ANTIQUAE CRYPTARUM
ROMANARUM ET SEPULCHRINASONUM, DELINIATAE A PE-
TRO SANTE BARTHOLI, DESCRIPTAE A BELLORIO é del 1738.
Volume di 74 fogli-di cui 29 firmati da Bartoli. Acquaforte.

G. GorI GANDELLINI, 1771, p. 59 ; G. K. NAGLER, 1835, p. 291, n.4; C. LE BLANC,
p. 124, n. 811-45.
36 MARIA. CECILIA. MAZZI

LE PITTURE ANTICHE DEL SEPOLCRO DEI NASONI DISEGNATE
E INTAGLIATE DA PIETRO SANTE BARTOLI DESCRITTE E
ILLUSTRATE DA. GIO. PIETRO BELLORI.

I edizione : Roma, Bussotti, 1680 (Roma, Biblioteca dellìIstituto di Ar-
cheologia e Storia dell'Arte) ; II edizione : Roma, De Rossi, 1702.
Volume di 35 fogli più 4 disegni. Acquaforte.

L. PascoLi, 1732, p. 228 ; P. A. ORLANDI, 1753, p. 434 ; A. MARIOTTI, 1788, p. 250 ;
C. LE BLANC, 1854, p. 124, n. 846-80.

| URNA SEPOLCRALE CON LE FIGURE DI ALESSANDRO SEVERO
| E DI MAMMEA

| | | Opera dispersa.

G. Gori GANDELLINI, 1771, p. 59 ; C. LE BLANC, 1854, p. 124, n. 956.

GLI ANTICHI SEPOLCRI OVERO MAUSOLEI ROMANI ED ETRU-
SCHI, TROUATI IN ROMA ET IN ALTRI LUOGHI CELEBRI
NELLI QUALI SI CONTENGONO MOLTE ERUDITE MEMORIE,
RACCOLTI, DISEGNATI E INTAGLIATI DA PIETRO SANTE
| BARTOLI.
n I edizione : Roma, Antonio De Rossi, 1697, tavv. 110 ; ILedizione : Roma,
Antonio De Rossi, 1699, tavv. 126 ; III edizione : Roma, Calcografia Ro-
mana, 1768, tavv. 112. Acquaforte.

| | L. PascoLI, 1732, p. 228 ; G. GorI GANDELLINI, 1771, p. 58 ; G. K. NAGLER, 1835,
| p. 292, n. 7; C. LE BLANC, 1854, p. 124, n. 701-810.

VETERES ARCUS AUGUSTORUM TRIUMPHIS INSIGNES EX RE-
LIQUIS QUAE ROMAE ADHUC SUPERSUNT NOTIS ILLUSTRA-
TI:
40 tavole. Acquaforte.
| I edizione : Roma, G. G. De Rossi, 1690 ; II edizione : Roma, Carlo Fea,
| 1 | 1824 con il frontespizio inciso da Van Andenaert (Roma, Calcografia Na-
zionale).

G. GorI GANDELLINI, 1771, p. 58 ; G. K. NAGLER, 1835, p. 291, n. 2; C. LE BLANC,
1854, p. 162, n. 661-700.

ANTIQUISSIMI VIRGILIANI CODICIS FRAGMENTA ET PICTU-
RAE EX BIBLIOTHECA VATICANA AD PRISCAS IMAGINUM
FORMAS A PETRO SANCTE BARTHOLI INCISAE.

63 tavole. Acquaforte.
II edizione : 1741 (Roma, Calcografia Nazionale).

L. PascoLi, 1732, p. 228 ; G. GorI GANDELLINI, 1771, p. 59; G. K. NAGLER, 1835,
p. 292, n. 13-14.
L'INCISORE PERUGINO PIETRO SANTE BARTOLI 37

NOVA. NUPTA IN GENIALI TALAMO
mm. 207 x 770. Acquaforte. In lastra: P. S. Bartol. sculp. Io. Iac. de
Rubeis formis Romae ad Temp. Pacis cum Priv. S. Pont.
Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi.
G. Gori GANDELLINI, 1771, p. 64; C. LE BLanc, 1854, p. 162, n. 589.

COLUMNA ANTONINIANA

77 tavole piü frontespizio, mm. 146 x 336. Acquaforte.
L. PAscOLI, 1732, p. 228 ; G. GorI GANDELLINI, 1771, p. 60.

ADMIRANDA ROMANORUM ANTIQUITATUM AC VETERIS SCUL-
PTURAE VESTIGIA A PETRO SANCTE BARTOLO DELINEATA,
INCISA.

Acquaforte. II edizione: Roma, Domenico De Rossi, 1693 (Roma, Cal-
cografia Nazionale) 84 tavole.

G. G. DE Rossr, 1677, p. 10 ; G. Gon1 GANDELLINI, 1771, p. 61 ; G. K. NAGLER, 1835,
p. 291, n. 1; C. LE BLANC, 1854, p. 162, n. 580-660.

ROMANAE MAGNITUDINIS MONUMENTA
67 tavole. Acquaforte.
Roma, Calcografia Nazionale.
G. Gori GANDELLINI, 1771, p. 59; G. K. NAGLER, 1835, p. 291, n. 3.

COLONNA. TRAIANA

125 tavole. Acquaforte. I edizione : Roma, De Rossi, 1672 con l'esposi-
zione in latino di Alfonso Ciaccone ; II edizione senza data, accresciuta
di tre tavole e con il commento del Bellori. La I edizione si conserva
nella Biblioteca dell'Istituto di Archeologia e Storia dell'Arte di Roma.

G. G. DE Rossi, 1677, p. 10; L. PascoLI, 1732, p. 238 ; G. GorI GANDELLINI, 1771,
p. 59 ; P. A. ORLANDI, 1753, p. 34; G. K. NAGLER, p. 1835, p. 291, n. 11; C. LE
BLANC, 1854, p. 161, n. 68-190.

D. PETRI CONFESSIO MARMORIBUS ET PICTURIS EXORNATA
SUB PAULO V

mm. 300 x 212. Acquaforte. In lastra, a sinistra: Petrus San. Bartolus
incidit.

Roma, Biblioteca dell'Istituto di Archeologia e Storia dell'Arte.

Non é citata dalle fonti.

VAS PORPHYRETICUM PRO SACRO BAPTISMATE AEREIS AU-
REISQUE ORNAMENTIS DECORATUM

mm. 264 x 196. Acquaforte. In margine a sinistra : Petrus San. Bartolus
incidit.
MARIA CECILIA MAZZI

Roma, Biblioteca dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte.
| Non é citata dalle fonti.

ACQUEDOTTO DI CIVITAVECCHIA E ALTRE VEDUTE RELATIVE
4 stampe da riunirsi, mm. 510 x 1780. Acquaforte.
Roma, Calcografia Nazionale.

G. GorI GANDELLINI, 1771, p. 59 ; G. K. NAGLER, 1835, p. 293 ; C. LE BLANC, 1854,
p. 163, n. 1137-39.

NUMMOPHYLACIUM REGINAE CHRISTINAE QUOD COMPRHEN-
DIT NUMISMATA AEREA IMPERATORUM ROMANORUM LA-
TINA, GRAECA
63 tavole. Acquaforte.

Roma, Biblioteca dell'Istituto di Archeologia e Storia dell'Arte.

L. PascoLi, 1732, p. 228 ; G. K. NAGLER, 1835, p. 291, n. 12.

MUSEUM ODESCALCUM SIVE THESAURUS ANTIQUARUM GEM-

MARUM CUM IMAGINIBUS IN IISDEM INSCULPTIS ET EX
IISDEM EXCULPTIS QUAE A SERENISSMA CHRISTINA SVE-
| CORUM REGINA. COLLECTAE IN MUSEO ODESCALCO ADSER-
VANTUR ET A PETRO SANCTE BARTOLO QUONDAM INCISAE
li NUNC PRIMUM IN LUCEM PROFERUNTUR

il | 2 volumi, tavv. 48, 53. Acquaforte. L’edizione Roma, Salomoni, 1751 si
trova alla Biblioteca Augusta di Perugia.

L. PascoLI, 1732, p. 232 ; G. K. NAGLER, 1835, p. 201, n. 10 ; C. LE BLANC, 1854,
p. 163, n. 974-1136.

RR BIBLIOGRAFIA

G. G. Rossi, Indice delle stampe, Roma, Stamperia della Camera Apostolica,
1677.

C. C. MaLvasIA, Felsina pittrice, Bologna, Barbieri, 1678.

L. PascoLi, Vite de’ pittori, scultori et architetti perugini, Roma, De Rossi, 1732.

P. A. ORLANDI, Abecedario pittorico, Venezia, Pasquali, 1753.

G. Gori GANDELLINI, Notizie storiche degl'intagliatori, Siena, Pazzini, 1771.

A. ManiorTI, Lettere pittoriche perugine, Perugia, Baduel, 1788.

L. LANZI, Storia pittorica d'Italia, Pisa, Capurro, 1815.

Catalogo dei più celebri intagliatori in legno e in rame, Milano, Vallardi, 1821.

Li M. MissiRrINI, Memorie per servire alla Storia della Romana Accademia di San

| Luca, Roma, De Romanis, 1823.
L'INCISORE PERUGINO PIETRO SANTE BARTOLI 39

G. MANCINI, Istruzione storico-pittorica per visitare le chiese e i palazzi di Città
di Castello colle memorie di alcuni artefici del disegno che in detta città fio-
rirono, Perugia, Baduel, 1832.

G. K. NagLER, Neues allgemeines Künstler-Lexicon, München, Fleischmann,
1835.

G. FERRARIO, Le classiche stampe dal cominciamento della calcografia fino al
presente, Milano, Santo Bravetta, 1836.

C. LE BLanc, Manuel de l'amateur d'estampes, Paris, Bouillon, 1854.

G. DupLEssIs, Le meraviglie dell'incisione, Milano, Treves, 1875.

J. MEYER, Künstler-Lexicon, Leipzig, Engelmann, 1878.

G. D. PAssAVANT, Raphael d' Urbino, Paris, Renouard, 1860.

L. Bonazzi, Storia di Perugia dalle origini al 1860, Perugia, Santucci, 1875.

U. THIEME-F. BECKER, Allgemeines Lexicon der bildenden Künstler, Leipzig,
Semann, 1907-35.

A. LuPATTELLI, Perugia e i suoi uomini illustri, Città di Castello, Lapi, 1895.

A. LuPATTELLI, Sforia della pittura in Perugia, Foligno, Campitelli, 1895.

P. KRISTELLER, Zncisori e xilografi, Berlino, 1922.

G. Borrriro, Frontespizi incisi nel libro italiano del Seicento, Firenze, 1922.

C. A. PETRUCCI, Catalogo generale delle stampe, Roma, 1924.

A. DE WITT, La collezione delle stampe, Roma, 1938.

A. DE WITT, L'incisione italiana, Milano, 1950.

L'ideale classico del Seicento in Italia e la pittura di paesaggio, catalogo della
V Mostra Biennale d'Arte Antica, Bologna, 1962.

F. HASKELL, Mecenati e pittori, Firenze, 1966.
=

Cronache, carteggi, memoriali

Lettere di
Leopoldo Tiberi a Vittoria Aganoor

Pubblicando nel 1967 le lettere di Vittoria Aganoor a Domeni-
co Gnoli », Biagia Marniti volle rapidamente puntualizzare le diffi-
coltà del reperimento e della raccolta delle carte Aganoor, divise fra
gli eredi della sorellastra di Guido Pompilj, Ada Palmucci in Fran-
cisci; e si augurò nel contempo che il suo lavoro avviasse a chiari-
mento e a sblocco la situazione.

Muovendomi ad un analogo fine, che perseguo da vari anni, ri-
tengo che la soluzione del problema sia appena avviata, con la colla-
borazione cortesissima di alcuni degli eredi Francisci, che non mi con--
sente peró se non la utilizzazione di zone casualmente frammentate.
(come risultano dalla divisione dell'asse ereditario) del materiale. Ho
quindi rinunciato per ora alla preparazione di una edizione completa
delle carte Aganoor e procederó invece alla pubblicazione di quelle:
reperite, divise secondo i corrispondenti ; ho d'altronde constatato
che il materiale (e di qualche parte di esso sono già venuta a cono-
scenza) è da cercarsi anche al di fuori delle carte comprese nell'asse:
ereditario Palmucci, e fuori dell'Umbria ; dovunque l'implacabile car--
teggiare di Vittoria Aganoor, che nei rapporti epistolari dovette tro-
vare — per cosi dire — una ragione di essere, si sia esteso. E anche
in queste direzioni i reperimenti appaiono spesso fortunosamente ca-
suali.

Si dà inizio alla pubblicazione con un gruppo di lettere dirette:
a Vittoria Aganoor da Leopoldo Tiberi : lettere « perugine », che ap-
paiono private, e private non sono quando se ne sviluppa una com-
plessità di legami tra i due personaggi e la «storia » perugina del
tempo.

Dopo le nozze con Guido Pompilj, celebrate a Napoli il 28 no-
vembre 1901, Vittoria Aganoor si stabilì a Perugia, alternando la

1) VITTORIA AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli ... a cura di BIAGIA

MARNITI, Caltanissetta, Sciascia Editore, 1967.
— €:

42 PAOLA PIMPINELLI
residenza in città con lunghi soggiorni nella villa di Monte del Lago
e brevi puntate a Roma, dove ogni tanto la richiamavano la posizio-
ne del marito o qualche impegno di ordine culturale e mondano.
L'ambiente ch'ella si costitui in Perugia, o che per meglio dire gra-
vitó spontaneamente intorno a lei già variamente testimoniato, si
definisce con qualche ulteriore elemento nella lettura delle lettere di-
rette alla Aganoor da Leopoldo Tiberi.

Il pacchetto di corrispondenza cui mi riferisco copre gli anni dal
1906 al 1910 ; il contenuto della corrispondenza, e anche la sua diver-
sa frequenza, suggerisce l'esistenza di altre lettere che non ho a tut-
t'oggi reperite o che sono andate disperse ?. Si tratta di trentanove
pezzi ?, tra lettere, biglietti e cartoline postali, con intensità diversa
e punta massima nel 1907, relativamente al Congresso delle Società
per l'Arbitrato e la Pace tenuto in Perugia, ed anche al momento in
cui il Tiberi ingenuamente sperò di agire sulle scelte politiche del de-
putato Pompilj per mezzo della moglie di lui ?.

*
*ok

I rapporti, amichevoli con sfumature da parte di lui di omaggio
mondano e di deferente ammirazione, sono già stabiliti al momento
cui ci porta la prima lettera di cui si dispone, e che non é, come si
desume facilmente dal testo, la prima della corrispondenza. Il tono
vagamente salottiero non cela nella prosa del Tiberi la puntigliosa
eleganza del letterato e del professore, né evita di animarsi al calore
dei risentimenti polemici e della passione politica, né di sottinten-
dere una piü confidente quotidianità quando il discorso cala a que-
stioni domestiche o di affari.

Non si é trovata la corrispondenza relativa da parte dell'Aga-
noor, anche se mi auguro che la ricerca non sia alla lunga infruttuo-
sa 9: è tuttavia lecito il sospetto che dalle lettere di lei dovesse tra-

1) Le lettere del Tiberi mi provengono da una degli eredi Francisci, la
signora Guglielma Del Buon Tromboni Gigliarelli, che ringrazio vivamente.

:) Ventiquattro lettere, tre cartoline postali, dodici biglietti.

3) Il Tiberi alterna la grafia Pompili con quella Pompilj, cui sembra at-
tribuire una intenzione ironica.

3) Nel numero de « La Favilla » (1910) dedicato alla memoria di Vittoria
Aganoor, il Tiberi asserisce di possedere — dalla poetessa a lui dirette — ben,
cinquecento lettere.
LETTERE DI LEOPOLDO TIBERI A VITTORIA AGANOOR 43
sparire un riserbo cauto — si può ipotizzare addirittura un disagio
— allorché il Tiberi tentava di spingerla a prendere posizioni o ad
accettare giudizi su situazioni politiche e amministrative di Perugia,
in cui fossero inevitabilmente coinvolti non solo Guido Pompilj (la
cui presenza del resto nell’ambito perugino è più sbiadita negli anni
cui ci riferiamo, gli anni in cui egli è delegato italiano alla Conferen-
za dell’Aja e sottosegretario agli Esteri), ma anche personaggi e fa-
miglie dell’aristocrazia o dell’alta borghesia perugina, ben cari al-
l'amicizia di Vittoria, che il Tiberi accomuna nella brusca usuale de-
finizione di consorteria, anche quando ne individua rivalità e fazioni,
e cerca di isolarne, con il Pompilj, l'elemento migliore. Ci fu un mo-
mento in cui veramente il Tiberi pensó di poter persuadere il Pom-
pilj a staccarsi « dall'albero condannato ad essere reciso » ? ? La co-
stante polemica de « La Provincia » nei confronti dell'Unione monar-
chico-liberale ® ; i particolari dell'ambiente politico perugino che il
Tiberi accenna o descrive all'Aganoor con tono fra accorato e stiz-
zoso non sembrano arrivare fino a lei: né d'altronde dal suo corri-
spondente viene proposta una concreta alternativa politica.

Presente nella stessa misura nelle intemperanze de « La Provin-
cia » e nel garbo provinciale de «La Favilla », nella confluenza dei
diversi filoni di pensiero e di azione politica, derivanti da tutta la
tradizione laica e democratica cui si collegava, il Tiberi assommava
istanze di giustizia sociale, posizioni pacifiste e antimilitariste, un
profondo anticlericalismo, le prime esigenze dell'irredentismo ? : ma
alla sua corrispondente non sembra possibile attribuire in questi at-
teggiamenti piü che una sincera partecipazione emotiva.

Traspare piuttosto da alcune lettere l'esigenza intima del Tiberi
di sfogarsi, di confidarsi: un misto patetico di polemica e di solitu-

1) Vedi lettera 8 dicembre 1907.

?) E dello stesso Pompilj, che a parole — vi si dice — propugna idee ar-
ditamente liberali, da « centro-sinistro », e tali da potersi adeguare al program-
ma dei radicali ; ma le sue alleanze e amicizie (con Fani, Franchetti, Tittoni
etc.) non permettono di riconoscere in lui sincerità o almeno coerenza ; d'al-
tronde il suo partito lo utilizza in questa apparente spregiudicata libertà e
pensa che sarebbe dannoso estrometterlo. Il lungo e polemico esame della po-
sizione del Pompilj (a firma Sempre Idem) compare ne «La Provincia » del
15 giugno 1906 ed é ripreso dallo stesso giornale in un trafiletto nel numero
del 4 dicembre dello stesso anno.
?) Vedi lettera 13 dicembre 1907.

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44 PAOLA PIMPINELLI

dine che si accentua negli anni ?». I momenti più fervidamente ope-
rativi e distesi appaiono invece quelli dedicati con entusiasmo alla
Società per l'Arbitrato e la Pace, e ai suoi convegni.

Sul terreno concretamente quotidiano del padre di famiglia e:
del proprietario terriero, sul piano garbatamente critico o piü spesso
scopertamente ammirativo di un discorso fra letterati, l'Aganoor
sembra — resto sul piano delle ipotesi — seguirlo di buon grado:
pur dovendosi, mi pare, escludere la piacevolezza stimolante e la dut--
tile apertura che emergono dagli scritti di corrispondenti quali lo.
Gnoli e soprattutto il Nencioni.

Negli anni che precedono questa corrispondenza, una indica-
zione sui rapporti tra il Tiberi e la poetessa ci viene costantemente:
fornita dalla rivista del Tiberi, «La Favilla », via via più sollecita.
nel pubblicare poesie dell’Aganoor, nel dare notizie di lei, della sua
attività, dei suoi successi, di traduzioni delle sue poesie ®. In par-
ticolare nel fasc. 11-111 del 1905, alle pp. 33-40, a firma L. T. usciva
una scheda biografico-critica, volta a mettere in risalto nella poe-
tessa (temi che il Tiberi riecheggerà — nel 1910 — nel necrologio)
la generosità degli ideali, la pietà per gli oppressi, la ribellione contro:
le ingiustizie; da questa particolare interpretazione, anche le sim-
patie del Tiberi verso composizioni ch'egli considera ispirate da vivo.
e naturale « desiderio di sociali rivendicazioni »: Esaù, Isaia, Agar,
Dalla terrazza ®. Un equivoco di più, se vogliamo, autorizzato dalle-
incertezze di poetica e di collocazione culturale che la poesia dell'Aga-
noor denuncia.

AI di là di questo, è difficile immaginare che l'onesto e compas--

1) Vedi lettera 6 settembre 1909.

?) Nel febbraio 1903, l'Aganoor, invitata dalla Giunta Comunale a te-.
nere il discorso commemorativo di Alinda Bonacci Brunamonti, avendo gar--

batamente rifiutato, fu sostituita nell'incarico dallo stesso Tiberi: ampi reso-
conti e cenni ne «La Favilla ». Nel fascicolo del novembre usciva La sugge--
stione del veleno (Vedi in Poesie complete, a cura di Lu1G1 GRILLI, p. 211),.

seguita nel fascicolo di dicembre da due poesie, del Lesca e del Montesperelli,.

che la echeggiano. Fittissima la presenza dell'Aganoor negli anni 1904 e 1905 ::
poesie (tra cui, a p. 3 del fasc. 1, anno 1904 un modestissimo Madrigale non.
accolto nelle Poesie complete), traduzioni in spagnolo e notizie di traduzioni
in armeno (a cura di Arsenio Ghazikian) e in tedesco (di Paul Heyse) di sue:
poesie, segnalazioni bibliografiche.

3) In Poesie complete, ed. cit., rispettivamente alle pp. 213, 294, 324, 67..
LETTERE DI LEOPOLDO TIBERI A VITTORIA AGANOOR 45

sato professore di storia, candidamente perplesso di fronte alle poe-
sie d'amore ?, entrasse con la sua corrispondente nelle specifiche
competenze del mestiere di poeta : all'affascinante signora dall'eso-
tica provenienza era caldamente disposto ad attribuire doti di poeta ;
ma — ben s'intende — nobili Camene che muovano le « corde della
cetra », meglio se «in romitorio lacustre » ?).

Dal 9 febbraio 1910 alla morte dell’Aganoor non esistono in
questo pacco altre carte.

Si avverte che la trascrizione ha seguito fedelmente gli autogra-
Ti, anche nelle eventuali anomalie ortografiche e sintattiche, che non
‘verranno quindi segnalate caso per caso. In corsivo sono stampate
parole ed espressioni che appaiono sottolineate nell’originale.

L’ordine adottato è quello cronologico.

Le note si propongono essenzialmente di fornire chiarimenti —
‘ove siano stati reperibili — sugli uomini e sulle situazioni minori, i
‘cui limiti di importanza e di estensione li pongano nell’oscurità, forse
anche nello stesso ambito provinciale in cui si sono realizzati.

PAOLA PIMPINELLI

1) Vedi lettera 19 dicembre 1906.
?) Vedi lettera 12 dicembre 1906.
PAOLA PIMPINELLI

LETTERE



Perugia 5 aprile 1906

Ilustre Signora,

graditissima mi è giunta la sua, molto più che io temevo, non avendo
avuto da Lei piü nuova alcuna, che Ella potesse essere in collera con me, per
qualche motivo da me ignorato, o per qualche mia colpa, in cui fossi inconsa-
pevolmente caduto. Ma sono ben lieto che ogni mia supposizione sia stata
dispersa dalla sua bella e cortese lettera. Della conferenza *), la quale è riuscita
molto meglio di quanto il mio desiderio e la mia speranza avessero potuto fi-
gurarla, devo in grande parte a Lei il merito, a Lei che mi ha fatto avere dal
Consorzio quelle bellissime fotografie, che proiettate e ingrandite riuscirono
veramente affascinanti, e pure a Lei, di cui ho potuto ancora una volta reci-
tare i versi incantevoli del suo Trasimeno grande 2), che, come dissi, sembrano
scritti da chi si trovava dinnanzi alla vista delie bellezze del Lago, in uno
stato di sogno magico, come quello in cui si deliziavano i seguaci del Veglio
della Montagna, dopo aver bevuto l'atchis, che apriva al loro sguardo le mera-
vigliose delizie di un Eden promesso. L'effetto prodotto sull'uditorio fioren-
tino è stato anche una volta sorprendente, certamente non cosi procelloso,
come alla lettura dell’« Isaia » 9j, ma non meno unanime e delizioso.

Quanto avrei desiderato, che Ella fosse stata presente, a godere, con
buon diritto, del suo meritato successo. Forse, con qualche mutazione, il Tra-
simeno si ripeterà anche a Perugia, e allora voglio sperare che Ella vorrà degnarsi
di venire a darmi forza per meglio colorire le sue immagini e il suo nirvana.

1) Ne «La Favilla » anno xxv, fasc. 1-11, gennaio-giugno 1906, pp. 58-
59, nella rubrica Notizie letterarie si dà notizia che il 28 marzo Leopoldo
Tiberi tenne una conferenza, alla Pro-Cultura di Firenze, su 1/1 Trasimeno
nella storia, nell'arte, nelle lettere. La lettura provocó l'intervento di Emma
Boghen Conigliani che invió a Vittoria Aganoor Pompilj suoi versi sul Tra-
simeno, riprodotti a p. 59 di questo numero de «La Favilla »; a sua volta
Antonietta Lembo recitó una sua composizione (p. 60 dello stesso numero
della rivista) al banchetto organizzato il 30 marzo in onore di Leopoldo
Tiberi. Il testo della conferenza del Tiberi uscì poi in « Augusta Perusia »,
anno i, nn. XI-Xir novembre-dicembre 1907, pp. 177-185.

®) Trasimeno, in quartine di ottonari, è compresa nella raccolta Nuove
liriche, a p. 200 delle Poesie complete a cura di LurGir GRILLI, Firenze, Le
Monnier, 1927, 3? ediz.

3) Il componimento, compreso in Nuove liriche, p. 294 dell'ediz. cit.,
reca la didascalia : Leggendo il « Libro » e il giornale durante la guerra russo-
giapponese. Fu recitato dallo stesso Tiberi in una lettura tenuta nel 1905
in Perugia, alla Sala dei Notari : dell'avvenimento si legge un resoconto am-
pio e laudativo ne «La Provincia », n. 13, giovedi 29 marzo 1906. LETTERE DI LEOPOLDO TIBERI A VITTORIA AGANOOR 47

Lessi sui giornali, che Ella sarebbesi recata a Napoli 9; lessi pure, che le
facevano premure, perché si stabilisse in Roma. Malgrado le grandi attrattive
della metropoli, Ella, credo, troverà sempre un poco di tempo per raccogliersi
nella quiete di Perugia, da dove ha pure saputo sciogliere tanto arditi voli.
Questo é almeno il voto mio e dei miei concittadini.

Ho veduto che l'on. Pompilj si è messo a capo di un raggruppamento
parlamentare regionalista 9. Quantunque di questa cosa molti saranno per lo-
darlo, io non saprei unirmi alle lodi, che non gli mancheranno. Fino ad oggi
il nord e il sud d'Italia avevano dato il non bello esempio di dar vita a gruppi
regionali, per ottenere alle loro rispettive provincie vantaggi, privilegi, favori,
preferenze. L'Italia centrale, o perché non sapesse, o perché veramente non
volesse, era rimasta immune da questa lebbra. Ed ora eccola, anch'essa, spe-
cialmente la nostra Umbria, cosi aliena dall'intrigare e cosi disadatta, eccola
anch'essa col suo bravo consorzio politico, nel quale i deputati non sono piü
né conservatori, né liberali ; ma sono specialmente, od esclusivamente, depu-
tati della regione, ed é facile, per questa via, che diventino obbliosi della loro
vera carica, di essere cioé deputati della nazione. Aggiungasi poi, che nel caso
presente ci si affibbia la nomea di pitoccanti, o di fanciulli stizzosi, che ve-
dendo dare un pomo al fratellino, ne vogliono uno subito e contemporanea-
mente per sé pure. Mentre non si dovrebbero mai fare e per nessuno leggi ec-
cezionali, né di favore, né di sfavore, tanto in politica quanto in economia.
Ma perché l'annoio, e la infastidisco con tali chiacchiere tanto disadatte, e
inopportune, a rivolgersi a chi vive d'arte e di poesia ? Oramai le ho scritte e
me le perdoni nella sua infinita indulgenza. Le rimando i saluti devoti di mia
moglie e dell'Ada?) e mi confermo con la più profonda ammirazione

Suo obbligat.mo
Leopoldo Tiberi

1) L'Aganoor fu spesso ospite, a Napoli, della sorella Angelica sposata
al Duca Mirelli.

?) Dal marzo 1906 «L'Unione Liberale » andava polemicamente richia-
mando le benemerenze dei deputati umbri nei confronti della regione; e
in particolare «il grido d’allarme dell'on. Pompilj pro Italia Centrale ». Lo
stesso quotidiano, nel numero del 22-23 marzo 1906, dà notizia della con-
vocazione dei deputati del Lazio, dell'Umbria e delle Marche, per discutere
sulla proposta di estensione alle suddette regioni dei provvedimenti in favore
del Mezzogiorno ; e nei numeri successivi si seguono le vicende della Commis-
sione, di cui Guido Pompilj si era messo a capo. Il Memoriale del raggrup-
pamento è pubblicato il 28-29 marzo 1906 dall’ «Unione ». «La Provincia »
nel numero 12 (giovedì 22 marzo 1906) esprime un riconoscimento sobriamente
positivo del «gruppo parlamentare umbro-lazio-marchigiano », ma ribatte
sulla necessità che non si chiedano, per nessuno, «considerazioni speciali ».
*) La figlia del Tiberi, che compare anche ne «La Favilla » come tra-

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48 PAOLA PIMPINELLI

[Sulla busta :]
Alla Illustre Signora
Sig.a C.a Vittoria Aganoor Pompilj
S. P. Mani
19 giugno 906
Illustre Signora
Le scrivo mentre assisto agli Esami 9. Ho gradito la Sua gentile lettera e
il Suo invito ; oggi alle 5 p. sono libero e avrò l’onore di venirLa a riverire di
persona.

Suo devot.
L. Tiberi
{Biglietto postale, con indirizzo :]
Alla Illustre Signora
Sig.a Cont.a Vittoria Aganoor-Pompilj
Perugia

4 luglio 906
Illustre Signora.

Una distinta signora, scrittrice perugina, che manca dalla sua città da
più di un quarto di secolo, allieva dell’Istituto normale perugino, alla quale
ricordo di aver dato un dieci con lode, quando la esaminai alla sua prova per
la patente normale, per un veramente bello componimento italiano, Rosmun-
da Tomei ?), maritata al prof. Finamore preside del Liceo di Lanciano, autrice
di parecchi libri pregiati, sia in verso che in prosa valente (per carità, chiu-
diamo il periodo, per non morire per esaurimento di fiato) è qui di passaggio.
Avrebbe il più ardente (aggiungo io) legittimo desiderio di conoscere di per-
sona quella infinitamente buona e infinitamente brava scrittrice, che risponde
al nome bellissimo di Vittoria e orientalissimo di Aganoor e perugino di
Pompilj. Me ne ha espresso la brama. Io le ho detto, che non sapevo se Lei
era in Perugia e le promisi, che me ne sarei informato. Che devo risponderle ?
Me lo scriva. Devo accompagnarla ? Devo dirle, che è assente o incomodata ?
Io le scriverò sotto Sua dettatura. Posso dire come Virgilio ad Augusto :
Avvezzati a ricevere gli omaggi e l’adorazione dovuta agli Immortali. Se
per andare a vedere Tito Livio andavano a Padova dai più remoti paesi,
una brava e buona perugina, che torna per qualche giorno a Perugia è scu-
sabile, se ambisce di vedere e riverire Vittoria Aganoor.

Omaggi del sempre Suo devoto ammiratore L. Tiberi

duttrice dal francese (v. alle pp. 117-124 dell'anno xxv, fasc. v-vr, agosto 1906)
di una novella, Ciò che passa di Rustica (Berthe de Puybusque), e di altro.
Delle sue vicende scolastiche appare qua e là traccia nelle lettere seguenti.
1) Il Tiberi era insegnante di storia al Liceo di Perugia.
?) Rosmunda Tomei Finamore, nata a Perugia, collaboratrice di varie ri-
viste, conferenziera, autrice di raccolte di versi nonché di libri per ragazzi.
LETTERE DI LEOPOLDO TIBERI A VITTORIA AGANOOR Si 49

5-VI-906 1)
Gentile Signora,

Che ne dice della mia protetta? Certamente, in quel breve tempo e in quel-
le condizioni, Ella non puó averne valutate le qualità migliori. Sembrava una
pastorella alla Corte di una regina, buona, amabile, gentile, quanto si vuole,
ma regina, e circondata dalla sua Corte. Eppure se sentisse che bei quattro
sonetti che mi ha dato per la Favilla/ Sono intitolati — Le Ispiratrici, che
sono : Beatrice, Laura, Fiammetta, Eleonora. Sono certo, che Le piaceranno,
e credo che quella donnina, che li ha fatti, se non si fosse trovata in mezzo a
quel chiacchierio di conti e di contesse, avrebbe fatto forse balenare qualche
buon lampo. Ad ogni modo mi piacerebbe di sentire quale impressione abbia
fatto alla patavina Tita Livia la curiosa pellegrina venuta dalla remota
Gades per conoscere la celebre scrittrice !

Ella ha, oltre tante rare qualità, anche un finissimo accorgimento, e me
ne sono convinto dalle giuste parole e assennate con le quali ha risposto alla
proposta di una piccola Leonardo perugina. Anche la giovane sposa del buon
proponente ha dimostrato di avere un concetto e una conoscenza pratica del-
l'ambiente e delle cose, meglio del consorte, che credo sia fatto manovrare da
alcuni, che cercano con simili espedienti farsi un po' di largo nel mondo peru-
gino. Ella ha detto benissimo ; si potrebbero spendere meglio ; eppoi, che cre-
de ? i letterati, in genere, é meglio, che si avvicinino poco tra loro, perché, per
natura, sono piü facili a mordersi, che ad aiutarsi. V'é un piccolo gruppetto,
poi, che mi si dimostra amico, ma si raccoglie, per farmi sfregio ; io non me ne
scaldo. Hanno formato un Comitato per l'Esposizione d'Arte Umbra 3); v'han-
no messo anche i miei peggiori scolari e mi hanno escluso da ogni incarico ;
volevano fare una Sezione Letteraria di un sedicente Istituto di Scienze e Let-
tere perugine 4), e a me non ne hanno fatto pure parola ; ora meditano fare un
Club Letterario, ed io ne sento parlare come fossi l'ultimo della mia terra. Io
ne rido, perché so, che del mio corso di matematiche, (essendo uscito dal Po-

1) Deve certamente leggersi 5-vit, dal momento che il contenuto in-
dica che la lettera succede immediatamente al biglietto postale datato 4
luglio.

?) I quattro sonetti di Rosmunda Tomei Finamore Le ispiratrici (Bea-
trice, Laura, Fiammetta, Eleonora) compaiono ne «La Favilla », anno xxv,
fasc. rmr-1iv, luglio 1906, pp. 73-74.

3) La Mostra di Antica Arte Umbra restò aperta nel Palazzo dei Priori
dal 29 aprile al 15 novembre 1907. Ebbe il suo periodico ufficiale « Augusta
Perusia », diretto da Ciro Trabalza; presidente del Comitato fu il sindaco
conte Luciano Valentini e vicepresidente il dott. Romeo Gallenga.

4) Si tratta probabilmente dell’Istituto Umbro di Scienze e Lettere,
di cui era attiva almeno la Sezione di Scienze.
50 PAOLA. PIMPINELLI

litecnico di Milano) questo almeno mi rammento ; che tanti zeri sommati in-
sieme fanno uno zero e nulla più. Purché io non veda la mia cara e veramente:
brava Signora impegolarsi in quelle panie ; ma sono sicuro, che non accadrà
questo ; tanto ne la guarda il senno e il cuore.

Fra due o tre giorni andrò alla quiete della campagna 9; là spero di tro--
vare qualche buona idea, per potere comporre infine un lavoro ; e ne sarei fe-
lice e orgoglioso.

Suo devot.mo Leop.o Tiberi

Mi ero dimenticato di dirle, che la signora Finamore è rimasta enchantée
della graziosa accoglienza ricevuta. Ma come a meno ?

Se Ella avesse bisogno di me, mi scriva a questo indirizzo « Mercatello.
per Cibottola ». Occorrendo potrebbe anche per mezzo della Tipografia Um-
bra telefonarmi, anzi col suo stesso telefono, farmi avere qualche ambasciata.
alla stazione telefonica di Spina.

Gentile e amabilissima Signora, mi ritorna dalla Campagna a Perugia,
dove da qualche giorno e per qualche altro giorno mi trattengo il suo caro e
cortese biglietto. Ella dunque ha sentito recitare al Frontone, dei versi miei,
e sul Frontone, e Le sono piaciuti, ed ha voluto subito, con squisita compi-
tezza informarmi della buona impressione avutane. Davvero Ella riescirà a.
farmi divenire orgoglioso, malgrado l'indole mia.

Ma che versi ha ricordato il Lupattelli ? Io credo di non aver mai can-
tato il Frontone, quantunque piü volte vi abbia pensato. A meno che si tratti.
di versi, che io stesso abbia dimenticato, e questo pure potrebbe essere cosa.
possibile.

Leggo le Sue nuove fatiche d'Ercole, alle quali è condannata, come:
consorte di un deputato e Sotto-Ministro ; lessi, che erasi dovuta trovare:

al Frontone ad assistere alla discorsa del Lupattelli?; lessi, che si è trovata.

1) La casa di campagna e i poderi del Tiberi erano a Cibottola, nella.

zona di Mercatello (provincia di Perugia). Ciò che la consuetudine della.
campagna ha significato nella famiglia dei Tiberi è visibile in un racconto
romanzato, in fragile equilibrio tra un ingenuo compiacimento di lettera-
tura e il cicaleccio, che della sua adolescenza compose il figlio minore di
Leopoldo (Giorgio TIBERI, Ombre cinesi, Perugia, Grafica, 1956); e in cui
si riconoscono molte situazioni che le lettere propongono.

2) Un discorso di Angelo Lupattelli, dal titolo « Il Frontone, sua storia.

e sue vicende dal xv al xix secolo » fu tenuto, nel quadro di varie manife-
stazioni, sabato 21 luglio 1906 per l'inaugurazione del Frontone restaurato.
V. ANGELO LuPATTELLI, Il Frontone, Perugia, Tip. Guerra, 1906.

OR I I ir Y CR ipd Non ai LA
LETTERE DI LEOPOLDO TIBERI A VITTORIA AGANOOR 91

a fare i complimenti, ai Murelli 9, ai ciclisti ; insomma il povero Belli direbbe,
che = sono fatiche da facchino e quello che è peggio la distolgono dalle a
Lei tanto propizie Camene, (l'idea dell'Arcadico Frontone mi porta alla penna
le frasi di Titiro e di Melibeo) e temo che queste possano dolersene e farlene
rimprovero.

Mi ha detto Grilli, quanto Ella ha fatto a pro della sua figlia ; é un'altra
prova, se ve ne fosse di bisogno, della sua rara bontà e benevolenza a pro di
coloro che le vogliono bene e l'hanno in gran conto. La prima metà d'agosto,
forse, torneró a passarla in Perugia con la Famiglia, giacché l'Ada non resi-
sterebbe a una campagna di tre mesi continui, in quella mia vera campagna,
cioè lontano da ogni civile consorzio. Verrò allora ad ossequiarla, se me lo
permetterà, e a gustare qualcuno dei preziosi dolci, coi quali mi abitua alla
ghiottoneria ; ma piü che per altro verró a gustare le belle e buone.cose che
Ella sa dire, con quel grazioso accento veneziano, che risento poi a lungo ri-
suonarmi all'orecchio anche quando non Le sono piü davanti. Mi conservi
la Sua benevolenza, e mi conti sempre tra i suoi piü devoti

Devotissimo

Perugia 25 luglio 1906 : Leopoldo Tiberi

Perugia, 6 agosto 1906
Gentilissima Signora.

Ho letta la Sua acuta osservazione sulla contradizione nel sonetto
«Laura» della Finamore ?.

Peraltro ho voluto rileggere il sonetto, e parendomi troppo stridente e
cruda la contradizione nei termini, ho sollevato nella mia mente un dubbio,
una nuova interpretazione, che salverebbe la scrittrice dall'addebito mossole.
Credo adunque, che si debba credere che l'ultima terzina sia diretta a Messer
Francesco e non a Madonna Laura. «Oh pria sparir (Messer Francesco) in
grembo d'ardente rogo, anziché, farfalla incauta, bruciar l'ali, a poco a poco,
come faceste voi, intorno all'immoto raggio di Laura ». È vero però, che tutto
il sonetto é rivolto a Laura : O Laura bionda etc... di che tempra fu il tuo
core etc.... tu alimentasti senza posa il foco. ... Certamente venir poi nel-
l'ultima terzina a rivolgersi al Petrarca é una mossa imprudente, e ci sarebbe
voluto un vocativo, che avrebbe tolto il dubbio. Ma tuttavia, io credo, che
la poetessa abbia avuto in mente di commiserare il Petrarca, e chiamare
«immoto raggio » — luce senza foco la beltà fredda e insensibile di Laura.
Che ne dice ? Ho fatto la parte piuttosto di causidico che di critico ?

1) Località alla periferia di Perugia, sulla via Tuderte, poco dopo la
Pallotta: dal casale detto «I Murelli » dei marchesi Monaldi,
2) Ne «La Favilla », anno xxv, fasc. m-rv, luglio 1906, p. 73.
PAOLA PIMPINELLI

Veramente caro mi é giunto il suo amabilissimo biglietto, che mi ha rag-
giunto nei miei monti e nelle mie selve solitarie. Mi domanda chi è il Boeri? 1)
È un nuovo acquisto della Favilla, e mi pare un buon acquisto ; per ora so
solo che sta a Firenze, e scrive nella Florentia nova. Ma ne saprò presto di più
e gliene darò maggiori nuove. Legga lo scritto del Biadego ?, che è molto inte-
ressante, quantunque la poesia inedita dell’Aleardi, poeticamente, valga po-
chino. Ho saputo finalmente quali sono i versi citati dal Lupattelli e che eb-
bero la fortuna di piacerle. Fanno parte di una mia poesia = Sul Giardinetto
di Perugia?; ho molto ricercato, per trovarne una copia e mandargliela ; ma
non mi è stato possibile di rinvenirne nessuna. Del resto degli 8 versi citati
dal Lupattelli, uno non è mio, ma del Tasso — Aura spira da voi, che mi ri-
crea 4) — ed è virgolettato nel mio testo. Ma questo verso, credo, non potrebbe
essere per nessun altro luogo più adatto, che per il nostro largo e delizioso
orizzonte. Un altro di quegli otto versi contiene lo spunto di un altro verso
del Tasso : — Oh! belle agli occhi miei tende latine 5) — cambiato, per l'oc-
casione, in Oh belli agli occhi miei colli e montagne !

Cosicché una buona parte del Suo benevolo giudizio, spetta di diritto,
a Torquato. Se riuscirò a trovare il rimanente di quel Canto, glielo manderò ;
mi è capitato invece un mio — Soccorrete Ischia! 9 e per farle omaggio gliene
mando una copia... prima che la riperda. Godo schiettamente e assai nel
sentire i suoi Fasti e mi permetterà che ne dia notizia nella Favilla d’Agosto ;
ma la prego a mandarmi di nuovo scritto con chiarezza da sfidare il proto,
il nome del traduttore inglese di alcune sue Liriche, e se fosse il caso, potrem-
mo riportare qualche lirica Sua breve, tanto nell’originale italiano, quanto

1) Di Giovanni Boeri, autore di raccolte di versi, che collaborò anche
a «Poesia» e alla «Miscellanea storica della Valdelsa», compaiono quattro
sonetti (Ad un cinico, Vani sforzi, Il ciano, Quante volte...) ne «La Fa-
villa», anno xxvi, fasc. mr-1v, luglio 1906, pp. 97-98.

*) GrusEPPE BrApEGO, Maria Luigia e un carme inedito di Aleardo
Aleardi, ne « La Favilla » anno xxv, fasc. 1-11, gennaio-giugno 1906, pp. 3-10,
e fasc. ir-1v, luglio 1906, pp. 87-96. Il carme è una satira politica intito-
lata Per la morte della arciduchessa Maria Luigia.

®) Il Giardinetto di Perugia. Canto di LEoPorpo TinBEnr. Perugia, Tip.
G. Boncompagni e C., 1878.

*) TonQUATO Tasso, La Gerusalemme Liberata, canto vi, ottava 104.

5) Ottava citata.

*) Soccorrete Ischia! Canto di LEoPorpo TigERI recitato la sera del
XH agosto MDcccLxxxmII al Teatro Morlacchi dalla Signorina Matilde Maf-
fucci. In Perugia, presso Vincenzo Santucci, 1883. In occasione di una se-
rata di beneficenza per i sinistrati di Ischia.
LETTERE DI LEOPOLDO TIBERI A VITTORIA. AGANOOR 53

nella traduzione inglese. La Sicania? non mi giunge. Dove si stampa ? Cosi
pure la Rivista Unica.
Ho udito io pure con grande rammarico la notizia dell'incendio Milanese?).

Ma, a questo proposito, La prego a non spargere più d’ora innanzi le sue

lacrime in presenza dei cronisti ®); anzi tutto dirò con ]a romanza nota: — Far
pianger si begli occhi è un gran peccato ! — e poi dare simile spettacolo a un
arfasatto di cronista, che ripetendo il fatto, riesce a far ridere il pubblico, con
la sua goffaggine patocomica, è cosa che dispiace a chi le vuol bene. È vero,
come sento dire, che l'onorevole Cesare? ha mandato un telegramma, col quale
unisce e mesce le sue « lacrime a quelle delle due Gentildonne » ? Se non è vera
è bene inventata. Sono tornato a Perugia, dove mi tratterrò una diecina di
giorni, perché trovo, che ci si sta benissimo, ed è da pazzi andare a spendere
altrove in estate, per star peggio. Ed Ella ha ripreso, dopo tante cure e
brighe, la sua penna ? E può trovare un po’ di serena quiete? — Carmina
proveniunt animo deducta sereno — scriveva Ovidio e io traducevo : — Dal
sereno del cor deriva il canto — Poiché, è vero, che per cantare bisogna aver
conosciuto il morso della sventura ; ma nel momento in cui si scrive non bi-
sogna avere piccole, fastidiose brighe per il capo, che frastornino l’animo, e
che richiamino al mondo della prosa la mente desiderosa d’immergersi nel pe-
lago delle idealità.
Voglia sempre essermi buona e gentile e considerarmi per suo sempre
devot.mo
L. Tiberi

[Biglietto postale, con lo stesso indirizzo di quello del 4 luglio]

13 agosto 1906

Gentile Signora.
Ricevo questa sera il suo biglietto e subito Le rispondo. Le pare che io
possa o debba essere in collera con Lei ? Non venni né sabato, né domenica

1) «Sicania». Rivista varia mensile, illustrata. Anno I, n. 1 (aprile 1906).
Messina. Direttori: G. B. Magno e Alessandro Previtera.

*) Si tratta dell’incendio sviluppatosi alle prime ore del mattino in
alcuni padiglioni dell'Esposizione di Milano.

3) «L’Unione Liberale» nel numero del 4-5 agosto 1906: «...Ab-
biamo veduto stamane la presidente del Comitato per la Mostra Ars Umbra,
che figurava nell’Esposizione milanese, marchesa Torelli e la contessa Aga-
noor Pompilj piangere desolate, come di personale sventura ».

*) Il deputato Cesare Fani, uno dei più evidenti e frequenti bersagli
delle impennate e delle polemiche del Tiberi contro la consorteria mode-
rata. Il Fani fu eletto per la prima volta nel primo collegio di Perugia nel
maggio 1886.
54 PAOLA. PIMPINELLI

perché un poco indisposto — una cosa da nulla. Ho letto l' Armenian ?, che le
riporterò con Sicania. Verrò domani alle 5 p. e se Ella non potesse in quel
giorno e in quell’ora, me lo faccia sapere.

Mi creda sempre e invariabilmente a Lei devotissimo

Leopoldo Tiberi

1) Probabilmente da riferire a Notizie letterarie ne «La Favilla », an-
no xxv, fasc. v-vi, agosto 1906, pp. 165-166. Vi si annuncia che il perio-
dico « L'Armenia », pubblicato a Boston, nel fascicolo di luglio contiene uno
scritto bibliografico-critico su Vittoria Aganoor, giudicata molto favorevol-
mente ; e varie sue poesie tradotte in inglese. Il Tiberi ritiene utile pubbli-
care I mille cavalieri (compresa in Leggenda eterna col titolo Mai!, p. 5
dell’ediz. cit.) nell’originale e nella traduzione fatta da Arshag Der Mahdes-
sian. Le due raccolte di Vittoria Aganoor furono tradotte in armeno da
Arsenio Ghazikian, dei mechitaristi di S. Lazzaro. È abbastanza nota ai
biografi, e in varie occasioni richiamata dalla stessa Vittoria, l’origine armena
della famiglia Aganoor; desta quindi qualche sorpresa leggere in una let-
tera (non datata e incompleta) della poetessa al marito quanto segue: «Per
esilararti ti riporto qui un brano di lettera di quel Ghazikian di S. Lazzaro,
traduttore della mia Leggenda Eterna, che, avendo letto l’articolo di Ur-
bini [G. URBINI, Vittoria Aganoor Pompilj, in « Nuova Antologia », 1° ot-
tobre 1908] si ribella per ciò che dice che gli Aganoor sono di origine per-
siana, e dice che invece furono portati in Persia, ma sono di origine Armena.
Dopo avermi citato un brano di storia, per provarmi che gli Aganoor furono
dall’ Armenia con altre 12 mila famiglie, portati a Nuova Guelfa (?) e di là
in India, dove (dice) stanno ancora ; aggiunge: « È di là che son passati
in Europa il Suo Nonno e Padre. Col tempo scriverò un fascicolo in italiano,
mettendo la storia e tutto, perché non voglio che ci strappino una gloria
così insigne, né i Persiani barbari, né gli Italiani. Questi ultimi possono van-
tarsi delle loro Brunamonti e Ada Negri; la nostra, non è roba italiana.
Dove hanno visto occhi così grandi e splendidi di poesia e di luce ? pensieri
così virili e sublimi ? tante doti di natura, una bellezza così lucente ? Io
certo non ne vedo niente né da Brunamonti né da Ada Negri, né da altri.
Mi dispiace che non ho tempo di continuare : ho una voglia di scrivere cento
pagine di questa materia». Gli risponderò che non scriva nessun « fasci-
colo » e che, a malgrado della sua storia, avendo io sentito ripetere molte
volte da mio padre che gli Aganoor erano di origine persiana, mi dorrebbe
che si scrivesse negando quella sua affermazione, e così la finirò. Ma ti ho
trascritto quel suo brano di lettera, perché, per essere d’un prete, o monaco
che su per giù è tutt'uno, mi pare abbastanza infocata e comica ».
LETTERE DI LEOPOLDO TIBERI A VITTORIA AGANOOR 95
(Sulla busta, stesso indirizzo del biglietto precedente — aggiunta da V. A.
la data 20 agosto 906]

Perugia 20 agosto 1906
Illustre e gentile Signora.

La prego a volermi prestare per pochi minuti Leggenda eterna che mi oc-
corre subito ; potrà mandarmela per mezzo del mio Enzo ?, che le porta que-
sto biglietto e che attenderà la risposta, e che Le riporterà subito il Libro.

Nella metà del mese venturo mi recheró a Milano ; assisteró al Congresso
Universale delle Società per la Pace, che s'inaugura il 17 7bre. In quell'occa-
sione avrei pensato di potere scambiare con l'on. Pompilj un qualche tele-
gramma, presso a poco del tenore di quello, che m'invió, come al Presid. della
S.* della Pace di Perugia, quando rispose ad una lettera, che questa gli aveva
inviata congratulandosi della sua nomina a Sotto-Segretario.

Vorrei, che Ella fosse tanto gentile d'interpellarnelo prima in proposito.
Non so se la cosa potrebbe spiacere al Ministro, vedendo rivolgersi al Sotto-
Ministro. Ma io potrei trovare addentellati dal telegramma precedente e dal
fatto che l’On. Pompilj rappresentò l’Italia alla Conferenza della Pace al-
l’Aja.

Naturalmente noi vorremmo un’adesione ai nostri principi. E per parte
mia e della mia Società, sosterrò al Congresso, che i Governi stanzino per pro-
‘pagare le idee pacifiche una minima parte di quelle somme che impiegano per
assicurarle a mezzo degli armamenti. Se potessi avere, seduta stante, una pro-
messa in questo senso, credo che oltre a avere ottenuto una cosa bella e santa,
l’on. Pompilj ne uscirebbe con molto plauso. Ad ogni modo Ella, che deve es-
ssere il suo Agathodemon, saggi il terreno e influisca in bene. Ella pure potrà
vantarsi di aver contribuito a questa buona cosa.

Vi è qualche Governo in Europa, ma di potenze minori, che già stanzia
una somma nel bilancio dello Stato per promuovere e favorire la propaganda
delle idee pacifiche ; poiché quando veramente queste idee fossero diffuse ge-
neralmente e ricevute, difficilmente si verificherebbero i casi di pazzie guer-
esche, quali quella del ’70 in Francia, con le stolte grida : A Berlin ! à Berlin !

Di questo mi risponderà con Suo comodo ; io resto a Perugia fino alla
fine di Agosto.

Mi creda sempre tutto Suo devot.
Leop. Tiberi

1) Uno dei figli del Tiberi, poi generale d’artiglieria, autore di una vita
«di Braccio Fortebraccio da Montone: Enzo TiseRIO TiBERI, L’aquila e i
falchi, Città di Castello, Soc. Ed. Dante Alighieri, 1942. Il libro porta la
dedica: «A mio padre / Camicia Rossa a Mentana / in Castel Sant'An-
gelo ed a Civitavecchia. / prigioniero / che / all’amor cittadino / sacrificò /
gli averi, l'ingegno / e la fama di poeta ».
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———————————— BÓ

56 PAOLA PIMPINELLI

[Al margine superiore, di mano di V. A. :]
Ti mando 1a lettera del Tiberi, abbi la pazienza di leggerla tutta.

22 agosto 906
Gentile e illustre Signora

Ben s'intende, che quando Le scrissi dello scambio desiderato di tele-
grammi, pensavo che si dovessero prima concordare. Il fatto sta così. Il Con-
gresso internaz. delle Società della Pace si inaugurerà a Milano il 14 del pros-
simo 7bre. I lavori cominceranno il 15. Non saprei oggi dire il giorno preciso
in cui mi sarà dato di parlare, per fare alcune proposte e sottoporle all'appro-
vazione del Congresso. Tra queste ve ne é una, alla quale sono particolar-
mente affezionato ed é questa. Indurre i Governi Civili a stanziare nei loro
bilanci una piccola parte delle ingenti somme, che sogliono assegnare per con-
servare la pace cogli armamenti, allo scopo non meno preservativo, che sa-
rebbe la diffusione e la propaganda delle idee pacifiche. La grande difesa delle:
spese che gli Stati fanno per gli armamenti e per le fortificazioni é che queste
spese sono una specie di quota d'assicurazione che si paga per evitare i danni.
di una guerra. E ció va bene, fino a che non sia possibile un accordo e una
speciale convenzione internazionale, che permetta una graduale diminuzione:
delle spese militari. Ma vi sarebbe anche un altro mezzo più economico, più
razionale, più nobile per rendere meno frequenti le guerre e questo sarebbe il
diffondere tra i popoli la persuasione, che i loro litigi, le loro controversie:
possano essere molte volte, se non sempre, risolute amichevolmente, col mezzo.
di arbitrati internazionali. Quando i popoli si convincessero dell’opportunità.
di adottare fra nazione e nazione le stesse norme che vengono adottate tra i
privati, per definire i loro disaccordi, cioè si rimettessero al giudizio di un
tribunale, le guerre si vedrebbero molto raramente scoppiare. Questa propa-
ganda dovrebbe farsi in moltissime maniere : con libri, pubblicazioni popolari,
conferenze, nelle scuole ; e con l’aiuto del governo la propaganda diverrebbe.
estesa ed efficace. Già le idee pacifiche, che vent’anni fa erano derise, vanno
facendo progressi rapidi e grandi, quantunque la stampa politica sia molto
avversa, o almeno scettica e indifferente a questa missione. Ed è naturale.
I giornali politici triplicano e centuplicano la loro tiratura, quando i rapporti
fra nazioni si alterano, e apparisce sull’orizzonte qualche nube guerresca ;
mentre in tempo di pace sono appena letti. È naturale perciò, che essi non
solo non vagheggino la pace, ma spesso la turbino ed eccitino i sentimenti
guerreschi e provochino, e attizzino fiamme.

Il mio telegramma suonerebbe presso a poco cosi: —Il Congresso si ri-
volge al Ministro degli Esteri a cui particolarmente è affidato l’ufficio di man-
tenere i buoni rapporti internazionali e di allontanare i conflitti fra gli Stati,.
ed invoca, che, seguendo il nobile esempio di alcuni civilissimi Governi, stanzi
nel suo bilancio una somma allo scopo di promuovere e favorire, nei modi che:
saranno riconosciuti più adatti, la propaganda delle idee pacifiche, per ren-
dere sempre meno frequenti le soluzioni violente delle controversie fra le na-
LETTERE DI LEOPOLDO TIBERI A VITTORIA AGANOOR 57
zioni. — Non so se potrà migliorarsi questo telegramma, che ho buttato giù -
ora ; ma i concetti devono essere questi. L’on. Pompilj potrebbe modificarne
i termini, e se vi fosse da aggiungere e togliere me lo farà col Suo mezzo cono-
scere.

Come pure bramerò anch’io sapere presso a poco, come risponderebbe.
Il telegramma lo dirigerei all’on. Pompilj come Sotto-Segretario e come Mem-
bro della 1* Conferenza dell'Aja e designato a rappresentare l'Italia anche
nella 2? Conferenza. Ha veduto in Inghilterra il partito liberale, come si è mo-
strato favorevole alle idee pacifiche e non soltanto a parole ? Anche la Francia
e gli Stati Uniti daranno un appoggio effettivo. Il nostro governo dovrebbe
non rimanere indietro in questa nobile gara. Io vorrei, che la risposta dell'on.
Pompilj fosse presso a poco di questo tenore — Il governo italiano segue con
simpatia gli sforzi generosi della Società della Pace e prenderà in benevola con-
siderazione la proposta di stanziare una somma allo scopo di favorire la pro-
paganda pacifica, nei modi che saranno riconosciuti piü acconci a raggiun-
gere lo scopo. Che le pare, chiedo troppo ? Certo, se invece della semplice
presa in considerazione potesse dare una piü esplicita assicurazione di accet-
tazione sarebbero piü soddisfatti tutti i Congressisti. Ma prenderemo quello
che ci si darà, confidando nella parola dei gentiluomini.

La ringrazio tanto, tanto, dell'interessamento, che Ella prende alla cosa
e che mi mostra ancora una volta la Sua anima bella e superiore. Lo scritto
della Fiumi ? è gia stampato ; ne ha riviste da sè le bozze di stampa e uscirà
alla fine di agosto. Mi creda sempre con la maggior devozione ed affetto
tutto suo
L. Tiberi

Perugia 25 agosto 906
Ilustre Signora.

Ho meglio riflettuto sulla nota proposta dello scambio di telegrammi. Ho
veduto che il Congresso é sotto la Presidenza d'onore del Ministro Tittoni ;
perció conviene pensare a fare in modo che questo non s'abbia a dolere, per
mancato riguardo, qualora il Congresso si rivolgesse all'on. Pompilj anziché
a lui. Perció si potrebbe girare la posizione. Poiché la proposta della somma
da stanziarsi nel bilancio a scopo di propaganda pacifica é fatta dalla peru-
gina Associaz.e della Pace e da questa è presentata al Congresso, cosi potrem-
mo, nello svolgere la proposta, completarla con la lettura di uno scambio di
lettere o telegrammi interceduti tra questa Società locale e l'on. Pompilj ;
e qualora la risposta del Pompilj fosse adesiva si proporrebbe un voto di
vivo ringraziamento e di plauso a lui, per l'assistenza dataci in questa occor-

1) Di Ortolana Fiumi (Assisi, 29-1-1872 - Perugia, 18-7-1956) è pub-
blicata la novella Rivelazione ne «La Favilla », anno xxv, fasc. v-vi, agosto
1906, pp. 145-148. 1
«di mano del Tiberi].

58 PAOLA PIMPINELLI

renza. Vorrebbe Ella comunicare subito all'on. Pompilj questo nuovo mezzo,
che forse toglierebbe lui pure da un imbarazzo ?

E poiché ora Le scrivo, in funzione di Presid. della S.* della P. peru-
gina, vorrebbe Ella esservi ascritta?! e prendere il posto lasciato dalla buona
Alinda Brunamonti ? — Le viene la Vita Internaz. del Moneta ? Vorrebbe
Ella intervenire a quel Congresso, o autorizzarmi a portare una Sua lettera di
adesione, che sarebbe letta e molto lietamente accolta ? Mi creda in fretta.

Suo devoto
Leop.° Tiberi

[Biglietto da visita]

Illustre Signora — Mentre ero in pensiero, perché non avevo da Lei nes-
suna risposta, mi capita, infrascato in altre carte, un Suo biglietto, senza
data, ma che dubito sia di ieri o dell’altro ieri e nel quale m’invita a venire
a parlare con Lei. Non sono venuto, perchè non avevo letto l’invito. Verrò
oggi, se non Le disgrada alle 5 p. — Mi abbia per iscusato.

Suo devoto
L. Tiberi

28 agosto 906.

Posso con la sua adesione tenerla iscritta alla S.* della Pace ? La quota
è di una lira all'anno. 3)

!) Dalla rubrica dei soci, esistente fra le carte della Società (ASP, Carte

«della Società per l’ Arbitrato e la Pace in Perugia, busta 63) risulta che

Vittoria Aganoor fu iscritta e che nel 1906 pagò le quote per i dieci anni
futuri. L’elenco, aggiornato al 1907, comprende 174 nominativi.

?) Si dà notizia dell’adesione di Vittoria Aganoor Pompilj alla Società
ne « La Favilla », anno xxv, fasc. VII-VIII, settembre-ottobre 1906, pp. 244-
245, e si ripubblica la poesia Pax, già compresa in Leggenda eterna (Milano,

‘Treves, 1900): il testo era stato inviato al Tiberi con il seguente biglietto
(ASP, Carte della Società per l’ Arbitrato e la Pace in Perugia, busta 63):

«Illustre e gentilissimo Presidente, Come mia «lettera d'adesione » Le tra-
scrivo alcuni miei versi sulla pace. Ma anche in prosa Le dico: — Per
tutte le Primavere recise ; per tutte le madri dementi d’angoscia ; per tutte
le speranze, le opere e l’amore devastati dalla guerra ; con anima accesa di

‘sdegno e di pietà invoco e imploro la Pace.

Sua dev.ma
Vittoria Aganoor Pompilj »

[Perugia — 19 settembre 1906 — La data é probabilmente aggiunta

Gr
LETTERE DI LEOPOLDO TIBERI A VITTORIA AGANOOR 59

Perugia 12 Xbre 906
Illustre e amabilissima mia Signora
Ella dirà che io sono morto, o almeno che non mi faccio vivo, e non Le
rispondo alle Sue cortesissime 9. No, non sono morto ancora e non credo di
morire così presto. Stetti in campagna fino allo scorso mercoledì; aspettai,
prima di scriverle, di parlare con Cesare Tiberi, per fargli la sua ambasciata
ed eccitarlo a decidersi presto a venire ai suoi servizi. Attesi perciò di vederlo
martedì ; ma fino a mezzogiorno, so che non venne in piazza ; io lo vidi alle
2 p. e gli dissi, che ci saremmo abboccati più tardi. Invece seppi che egli fu
‘costretto a partire per alcune incombenze. Così non gli potei parlare. Gli ho
scritto dandogli abboccamento per sabato. Perciò, non so dirLe nulla sul conto
Suo, per ora.

Dunque Ella si è rassegnata a rimanere in campagna ; m’immagino la
vita del Molino ; ma spero, che Ella avrà pure qualche persona fidata per
sorvegliare, perché i mugnai cominciano a mezzanotte a lavorare e terminano
all'avemaria. Io nel mio Molino ho cambiato orario e faccio cominciare alle
‘6 del mattino fino a mezzanotte, dando ai Mugnai il riposo dalla mezzanotte
alle 6 del mattino, che mi sembrano le ore più opportune per dormire.

Ho sentito parlare vagamente di una Sua poesia, pubblicata in non so
quale Rivista, in cui si parla di due che s’incontrano in America, o tornati
dall’ America, non so bene, perché non mi hanno saputo precisare. Di che si
tratta ?

E in mezzo alle fastidiose cure della campagna, Le riesce di toccare qual-
che corda alla cetra ? E il suo romitorio lacustre durerà lungo tempo ? Vi si
annoia ? Vi si diletta ?

x

Oggi ho avuto avviso, che è giunto l’ordine o mandato di pagamento
delle Lire 250 per la nostra Società della Pace. Siamo al 12 e forse sarà un po’
tardi per allestire 1’ Almanacco « Il Pensiero Umbro » ma ad ogni modo si farà
una pubblicazione di propaganda per il 22 febbraio, festa mondiale della pace,
anniversario della nascita di Washington.

Potrà Ella prepararci qualche sua cosa ?
Intanto di nuovo ringrazio Lei del sussidio inviatoci dal Ministero. È poca

cosa ; ma pure il significato ne è grandissimo, e pure questo ci è sufficiente.
È la prima manifestazione pacifica effettiva e pratica da parte del governo

italiano. Io credo, che col tempo queste assegnazioni saranno più notevoli e

1) Forse c'era stato davvero un così lungo periodo di silenzio epistolare,
ma nel frattempo «La Favilla » aveva pubblicato testi poetici dell’Aganoor,
nel fasc. 1-11 (In morte d'un poeta) e nel fasc. vri-virr (Parabola. A monsieur
Verslibre, con cenni alle divertenti vicende della sua composizione). I due
componimenti sono compresi nelle Poesie complete, ediz. cit., pp. 277 e 389.

"7
60 PAOLA PIMPINELLI

più frequenti. Io sono rimasto dispiacentissimo dell’esito dell’inchiesta Trabal-
za). Anche qui il Ministero ha ceduto davanti alla paura dell’agitazione della
Società Magistrale, che minacciava di sollevarsi. Intanto si è avuto questo
risultato, che un insegnante il cui valore è riconosciuto anche dai suoi avver-
sari, soltanto perché aveva tentato di usare una lodevole severità verso stu-
denti asini, se li è visti aizzare contro da un complotto di insegnanti, deside-
rosi di sbarazzarsi di un collega forse troppo rumoroso e spavaldo, ma che
avrebbe dovuto trovare sostegno da parte dei Superiori.

Ma il mondo è così. Trabalza si è rifiutato di recarsi a Velletri e ha fatto
benissimo.

Ha sentito l'Urbini nominato a insegnare Storia dell'Arte all’Istituto Su-
periore di Firenze? ? — È un piccolo incarico, di un'ora la settimana ; ma ad
ogni modo è una bella e meritata onorificenza.

L’Ada non può sapere, se potrà ottenere un permesso di dare gli esami,
per il diploma di Francese al prossimo aprile in Roma. Si obbligherebbe a
non valersi del Diploma, qualora lo conquistasse, prima di aver raggiunto
l’età prescritta dal Regolamento. Spero, che non avrà mai bisogno di servirsi
del Diploma ; ma vorrei tuttavia, che lo acquistasse. Ha saputo nulla dall’on.
Guido ? Vorremmo saperlo, perché in caso di assoluto divieto, le farei cessare
lo studio intenso, che ora fa e la rimetterei al passo ordinario, anziché alla
marcia accelerata. Noi siamo fra le nevi e ne siamo circondati. Ella godrà cer-
tamente dei tepori delle sponde del lago, quel tepore che fa crescere in quella
regione gli olivi alla grandezza, quasi, delle querci. Tuttavia, mi sta in
capo, che d'inverno il lago non sia attraente, come, per me, non è attraente
neppure il mare, d’inverno, e credo, che se gli affari non la costringessero,
Ella starebbe meglio nella Sua bellissima dimora di Perugia.

Mi conservi la Sua benevolenza, della quale son si lieto e mi creda sempre

Suo devot.mo
Leop. Tiberi

1) Ciro Trabalza fu trasferito a Velletri, donde ebbe invece il trasferi-
mento alla Scuola Normale Maschile di Perugia Dino Provenzal. Il Tra-
balza, avendo rifiutato la sede di Velletri, fu poi assegnato a Padova. La
polemica a proposito dell’inchiesta, lunga e fastidiosa, si concluse con un
comunicato chiarificatore, dato alla stampa e firmato congiuntamente da
Giuseppe Greco, Dino Provenzal e Leopoldo Tiberi (V. «L’Unione Libe-
rale », 17 gennaio 1907; «La Provincia », 4 e 11 gennaio 1907).

*) V. «L'Unione Liberale », 11-12 dicembre 1906. Giulio Urbini, di Assisi,
storico e critico d’arte, visse dal 1860 al 1924,
LETTERE DI LEOPOLDO TIBERI A VITTORIA AGANOOR 61

Perugia 15 Xbre 906
Ilustre Signora
Oggi ho parlato con Cesare Tiberi e gli ho detto quanto Ella mi scrisse
e l'ho sollecitato a venire presto al suo servizio. Egli mi ha detto che il Bonucci
é a Roma e che prima di parlare con lui per licenziarsi desidera avere stretto
il foglio con Lei. Vorrebbe perció sapere quando verrà l'on. Pompilj, per con-
chiudere e firmare. Vorrà quindi avvertirlo o col mio mezzo o come crederà,
ché egli verrà subito. Ha detto pure che potrà mandare suo figlio al piü pre-
sto, ed egli si riserberà di venire poco dopo.

Ella dunque é incantata del Suo Lago, anche d'inverno, e me lo descrive
in modo che ne innamorerebbe chiunque La sentisse. Certamente non ha tor-
to quando parla delle noie che sogliono accompagnare le feste di Natale e
di Capo d'anno in città, dove le seccature sono tante ; ma vedrà che anche
in campagna non ne mancheranno. Io quest'anno invece passeró le Feste si-
curamente a Perugia, perché invece di aprire il Molino ho venduto l'oliva a
Lire 20 il quintale e non avró l'inconveniente di stare distante dalla famiglia,
e tenere la moglie per una mesata lontano.

Oggi ho veduto la Poesia (di cui Le scrissi) in un giornale di Manduria,
intitolato il Bibliografo. La poesia è molto erotica. È intitolata — Per musica
e comincia — Di lontano paese, dove amore non v'ha senza catene ecc. e
termina — Alla mia torneró terra lontana. Credo che sia veramente un'evo-
cazione del Suo Genio lirico : non c'entra l'America, come mi avevano con-
fusamente riferito — ma il mare e un incanto paradisiaco, tra un continente
e l'altro. Ma é stata scritta ora ? Non mi ricordo d'averla letta nella « Leg-
genda eterna ».

Io attenderò con molto piacere il suo Canto di Gioia. Ha ragione, è me-
glio di finirla coi piagnistei ; ma pure anche in mezzo alla gioia quell’amari
aliquid non dispiace e forse non è evitabile e dà più risalto e quel che è più,
è troppo spesso vero e naturale. La ringrazio di questo Canto di gioia e di
quello che spero pure scaturirà per il 22 febbraio.

Qui, cara Signora, abbiamo un bel freddo, forse non ha torto a starsene
lontana. Domani, domenica, vado in campagna e non tornerò che mercoledì.
Attenderò di sapere qualche cosa riguardo all’Adina, se le sarà concesso di
dare l'esame a Pasqua. Qui si lavora per rendere quotidiana la Provincia ?;

1) Nel Libro Terzo (Rime sparse) delle Poesie complete, ediz. cit., p.
408.

?) «La Provincia» fondato nel 1874, ebbe periodicità settimanale. Il
tentativo di renderla quotidiana ebbe il suo momento piü intenso (ma an-
che il suo fallimento) al Convegno Radicale tenuto a Foligno il 13 gennaio
1907. Nel numero del 4 gennaio 1907 veniva aperta una sottoscrizione per
la vendita di azioni, al fine appunto di rendere il giornale quotidiano.

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62 PAOLA PIMPINELLI

non so se si troveranno i mezzi necessari, ma sarebbe assai bene di sottrarre:
il paese dall’esclusiva quotidiana imbibizione del giornale clerico-moderato.
Due campane danno miglior suono, che una non dia.

Hanno oggi terminato gli esami i concorrenti all'insegnamento di Figura.
e di Pittura all'Accademia di B. A”. Se sapesse, quante se ne dicono ! Niente-
meno si dice per tutto, che gli esaminatori hanno il segreto proposito, di man-
dare a monte il concorso e di concludere, che non vi è nessun candidato pos-
sibile, e a questo si vorrebbe giungere, per rimettere nell'insegnamento quello:
che é stato di già ritenuto insufficiente, e che entró nell'Accademia per un.
accordo di Lemmo Rossi-Scotti e Bruschi Domenico ?), i quali non volevano,.
che in Perugia venisse un insigne artista, che desse loro ombra.

Ora si teme, che avvenga lo stesso, e non si voglia un artista eccellente:
in Perugia. Vedremo, come finiranno le cose ! Ha sentito, come la Francia si
è scossa di dosso le cotte e le calotte ! Forse si va anche più in là di quello che:
converrebbe ! Ma, invece, da noi quale odore di agnus dei ! — Ha letto nella
Provincia l’articoletto di Liber intitolato «L'on. Fani emulo di Clemenceau ? »**
Ma come è possibile, che siasi potuta dire nella nostra Camera la incredibile
millanteria, che con la legge delle guarentigie, i moderati italiani, quarant'anni
fa, hanno preceduto l'odierna politica ecclesiastica della Francia! Ci vuole,.
per dir ció, una bella faccia franca e fare troppo a fidanza con la bontà tri-
plicata dell’uditorio. Ma Ella mi garrirà, e a ragione, che l’annoio con le mie:
chiacchiere ! Colpa in parte della Sua bontà, che mi fa credere di poterle par-
lare di tutto quello che sento, come a una buona sorella, e mi fa dimenticare,.
che alle Signore si dovrebbe almeno risparmiare il fastidio della politica. Me-
ne vorrà Ella male ?

Mi perdoni e mi creda sempre

Suo devotissimo-
Leop.° Tiberi.

1) Perplessità e dubbi traspaiono in genere, su questo concorso, da.
vari giornali cittadini, tra il gennaio e il febbraio 1907. Protestò contro il
concorso, ma in ritardo, anche l’insegnante precedentemente incaricato,.
Ulisse Ribustini.

" Domenico Bruschi (Perugia 1840 - Roma 1910), pittore, attivo in
Inghilterra dal 1862 al 1868, docente dal 1880 nell'Accademia di Belle Arti
di Roma. Lemmo Rossi Scotti (Perugia 1848 - Roma 1926), paesaggista e
pittore di quadri di genere, sotto l'influsso del Valeri e del Minardi.

*) Discorso dell'on. Cesare Fani sulla politica ecclesiastica, nell'espo-.
sizione del Bilancio di Grazia e Giustizia. V. «La Provincia » anno XXXI,

n. 50 (13 dicembre 1906): violentemente ma genericamente anticlericale
e antipapale.
LETTERE DI LEOPOLDO TIBERI A VITTORIA AGANOOR 63.

Perugia 19 Xbre 1906.
Illustre Signora

Ho ricevuto in campagna la Sua carissima lettera. Giunto oggi a Perugia.
Le rispondo. Anzitutto Le dico, che io non mancai di rispondere all'on. Pom-
pilj fino dal giorno 16 per ringraziarlo del sussidio inviato alla nostra Società
per la Pace. È vero, che sono un poco negligente, ma tuttavia non a tal se-
gno da dimenticare le più elementari norme dell’urbana consuetudine. Man-
cava il Segretario della Società, che non era in Perugia ; questo può aver fatto
ritardare di un giorno o due la risposta.

Ha dunque trionfato la sua proposta poetica di un Natale lacustre ? —
Parlerò con Cesare Tiberi, lunedì, 24, che è giorno di mercato ; ma intanto
gli scriverò in precedenza, per avvertirlo del Suo desiderio, che egli vada a
trovarla costà, a Monte del Lago il 26 o il 27 corrente. Vedrà, che egli vi si
recherà indubbiamente.

Mentre la stagione si fa assai cruda per noi, Ella godrà le tepide aure la-
ghigiane, e malgrado le noie del Molino, gusterà la tradizionale bruschetta (nel
Veneto non sapranno neppure che cosa sia) ma al cantuccio del focolare del
molino, con un bel piatto di uccelletti, ed erba copiosamente condita con l’o-
lio nuovo, che sa un poco di verzume è un cibo patriarcalmente delizioso.
Lo provi: è dell'Umbria autentica e primitiva.

Della poesia = Per musica = nessuno me ne ha detto male ; mi fu fatta
conoscere, come una Sua cara cosa ; solo, è vero, letta staccata dal bozzetto
pel quale era stata scritta, e senza data, potè sembrare alquanto ardita. Ma
non sa che io dovetti cessare dal pubblicare poesie amorose, poco dopo es-
sere entrato nella via dell’insegnamento ? Avere davanti a se un centinaio
o due di giovanotti e delirare in versi mi pareva inconciliabile, e così mi pri-
vai da gran tempo di uno dei maggiori gusti intellettuali che mi avessi, quello
di scrivere descrivendo i miei sogni.

E così Lei, un’Eccellenza oggi, una donna celebre, di cui si vanno inda-
gando con curiosità indiscreta fin le minuzie, può trovarsi qualche volta a
disagio davanti ai microgeni per la pubblicazione di versi scritti vent’anni
prima. Ma però quello che è bello è bello e lasci cantare i chierici in chiesa.

Le Sue parole sulla condotta che dovrebbe tenere la stampa, sono bel-
lissime. Ma è più facile il dire, che il fare. À la guerre comme à la guerre. E.
quando si snuda la spada come la penna, non è facile trattenere l’una, come
l’altra. Le avevo accennato all'articolo della Provincia?, perché prevedevo
che avrebbe avuto un seguito, nel quale sarei messo in ballo — e vorrei, che
come legge ciò che dicono i Guelfi, leggesse pure quello che dicono i Ghibel-
lini, specialmente quando tra questi si trova un Suo fedelissimo amico.

1) Il numero del 20 dicembre 1906 de «La Provincia » porta infatti,
come articolo di fondo a firma « Liber », una Polemica di Storia Contempo-
ranea contro il sig. G. M. dell’ « Unione Liberale ».

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PAOLA. PIMPINELLI

È tardi; la notte scorsa non ho quasi mai dormito, perchè sono stato in
viaggio. La saluto e Le auguro il buon anno, dolente di non poter certamente
rivederla fino ad un altro anno.

Con la più sincera espressione di devozione e di affetto mi confermo

Sempre Suo obbligat.
Leopoldo Tiberi

L'on. Pompilj mi ha scritto chiedendomi, che gli dica con precisione ciò
che desidero e chiedo per la mia Ada. Gli ho risposto subito.

[Sulla busta è annotato da V. A. 20-22 Dic. 906. L’indirizzo è :]
Illustre Signora
Sig.^ Cont.* Vittoria Aganoor Pompilj
Magione per Monte dei Lago

[Cartolina postale — stesso indirizzo della busta precedente]

Perugia, il giorno di
Natale del 1906
Ilustre Signora.

Ieri parlai con Cesare Tiberi e mi disse che sarebbe venuto costà il 27,
come Lei mi scrisse. Qui abbiamo di passaggio Girolamo Ragusa-Moleti 2, che
ha mostrato vivo desiderio di rivederla — questa sera cenerà in mia casa —
domani sera una eletta di amici gli darà una cenetta d'onore. Qui abbiamo
una stagione cruda e monotona — e non si sta bene. Possa godersi Ella il
suo tepido Trasimeno, quantunque di questa stagione la vista dell’acqua non
mi sembra che sia attraente. A quando la sua rientrata nell'Augusta Tur-
rena ? Mille auguri sinceri per il nuovo anno, che Le rechi quanto desidera
Lei e quanto Le sollecita col pensiero

il Suo devot.mo L. Tiberi

Perugia 27 Xbre 1906
Cara Signora.

Cado dalle nuvole! Avevo da me parlato con Cesare, lunedi scorso, a
Perugia e mi aveva promesso che sarebbesi da Lei recato in persona. Gli dissi

1) Il poeta palermitano Gerolamo Ragusa Moleti (1851-1917), amico
e già in anni precedenti ospite a Perugia di Alinda Bonacci Brunamonti.
LETTERE DI LEOPOLDO TIBERI A VITTORIA AGANOOR 65
«he Loro non ne volevano sapere di accettare il figlio prima e senza di lui,
€ perciò gli dissi, che si liberasse e si sciogliesse dal Bonucci, gli desse il tempo
sufficiente per provvedersi di altro Fattore e magari ritardasse di qualche me-
se la sua entrata in servizio. Io di più non potevo dirgli. Aggiungo, che io
fin dalle prime trattative gli avevo detto, che essendo io amico del Bonucci,
non volevo guastarmi a levargli il Fattore ; ma egli mi rispose, ché tanto,
egli era deciso a lasciarne il servizio, e che già aveva detto alla Signora Orintia,
che egli desiderava andare a riposarsi a casa sua. Come mai ora tentenna ?
Ma non aveva anche con Lei chiaramente parlato e trattato della cosa ? Io
non volevo impicciarmene, perché so che spesse volte accade, che credendo
«di fare un servizio, si entra negl'imbrogli. Ma veramente ho conosciuto Ce-
sare sempre galantuomo e me ne faccio meraviglie. Gli ho scritto subito que-
:sta sera una lettera assai salata e gli ho dato il consiglio di recarsi subito, al
piü tardi domenica, costà, perché a voce si possono risolvere tante difficoltà.
Vedremo, se mi darà ascolto ; sabato forse lo vedró a Perugia. Sono dispia-
centissimo dell'accaduto, ma non me ne vorrà rimproverare, avendo io cer-
cato di fare cosa utile a grata tanto a Lei, quanto anche a Cesare, che avrebbe
potuto istradare suo figlio, che io conosco poco, ma che se avesse fatto buona
prova, come é da sperare, avrebbe trovato una buona occupazione. Creda pure,
che se Lei ne é inquieta, ne sono rimasto anche io irritatissimo.

Ho ricevuto la sua graziosa poesia = Allora e oggi!! — È questa il Canto
di gioia che mi annunziava, o non é che un preludio, e un'avanguardia ? Me
lo farà sapere.

A momenti, alle 7 pom. una raccolta di amici daremo una cenetta a Ra-
:gusa-Moleti e non mancherò di portargli i Suoi saluti. Saluti ed auguri a Lei
€ all'on. Pompilj, al quale La prego a domandare, se può darmi nessuna ri-
sposta intorno alla probabilità di avere o no per l'Ada, il permesso o con-
cessione di dare gli esami per il Diploma d'insegnamento di Francese, quan-
tunque non abbia vent'anni, come è prescritto da un Regolamento. L'Ada
:si obbligherebbe a non valersi della patente, qualora l'ottenesse, prima che
‘effettivamente avesse raggiunto l'età voluta. Buon anno! Suo

L. Tiberi

La festa per la quale le scrivono da Catania è la medesima, che si celebra
in tutto il mondo il 22 febbraio anniversario della nascita di Washington.

1) Ne «La Favilla », anno xxv, fasc. xi, gennaio-marzo 1907, p. 325 ;
la poesia é inclusa tra le Rime sparse delle Poesie complete (p. 416 della ediz.
cit.) con la data, evidentemente inesatta, 1909, apposta dal Grilli. Il canto
della gioia appartiene invece alla raccolta Nuove liriche, p. 278 dell'ediz. cit.

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[Cartolina postale — stesso indirizzo che nei casi precedenti]

Perugia 28 - 12 - 906
Ilustre Signora.

Ho parlato in questo momento con la nota persona. Egli mi assicura che
non pensa affatto a cambiare di pensiero e quando ha dato una parolala man-
tiene a qualunque costo. Egli non può licenziarsi dall'attuale Padrone, fino
a tanto che non abbia stretto il patto col nuovo. Che non vuole lasciare in
asso l'attuale di cui non ha da lamentarsi, ma vuole dargli un certo tempo
per trovare chi lo sostituisca. Ieri fu assolutamente impedito per servizio del
principale. L'ho indotto a venire da Loro, costà, domenica mattina. Credo
che tutto si accomoderà, essendo egli disposto alla cosa. Quando è là, gli fac-
ciano firmare il capitolato e non dubitino di nulla 9. Solo gli accordino almeno
un paio di mesi per un motivo molto giusto e che procede da un sentimento.
commendevole.

Cordiali saluti dal Suo devoto Leop.° Tiberi

Perugia 20-2-907
Illustre Signora.

Ricevo ora (ore 8 pom.) il bel telegramma dell’on. Pompilj. Domani sarà.
stampato. Mi è venuto peraltro un dubbio, che, cioè, vi sia stata un’omis-
sione in un punto. Glielo trascrivo, perché, se occorre, mi si mandi subito la.
correzione o il benestare. Farò indugiare i tipografi. Ecco il punto: = . . prego
l'esimio professore Tiberi festeggiante per diritto e festeggiato per merito di
gradire il mio memore saluto ed augurio per lui e per la sua Rivista soprav-
vivente esempio di buona fede due cose che vanno esulando anche dalla let-
teratura. = 3)

Ecco, a me sembra, che dopo buona fede vi doveva essere qualche altra.
parola perché altrimenti non saprei spiegare le = due cose che .... Interes-

1) Da lettere inviate da Vittoria al marito nel 1907 risulta infatti che
il fattore Tiberi, parente di Leopoldo, era in regolare servizio.

?) Il testo completo ne «La Favilla », anno xxv, fasc. xir, gennaio-
marzo 1907, p. 369: «Antico, modesto collaboratore in versi e in prosa
della Favilla avrei voluto mandare in questa fausta ricorrenza ancora qual-
che pensiero. Ma la politica seguita a sequestrarmi dalle lettere, involan-
domi ogni respiro di tempo per gli studi ameni. Prego l’esimio professore
Tiberi, festeggiante per diritto e festeggiato per merito, di gradire il mio
memore saluto ed augurio per lui e per la sua Rivista sopravvivente esempio
di buon gusto e di buona fede; due cose che vanno esulando anche dalla
letteratura, sempre più preda di mercenari barbarici e di estemporanei ciar-
latani. Pompilj ». Si celebrava il venticinquesimo anno di vita della rivista.
LETTERE DI LEOPOLDO TIBERI A VITTORIA. AGANOOR 67

sandomi, che il telegramma esca esatto, La prego a farmene subito sicuro.
Non ho ricevuto (e nemmeno lo stampatore, che è il Tipografo Donnini) le
bozze della sua poesia = 22 febbraio? = L'ha ricevuta ? Eppure le è stata
mandata raccomandata al Grand Hétel, come mi aveva Ella dato l’indi-
rizzo. Spero, che domani la riceverò. Io non Pho ricevuta, e non ho più nep-
pure il testo, che Le è stato rimandato. Siamo alle porte coi fasti — doman
l’altro terrò la conferenza all’Aula Magna alle ore 4 pom. e per quell’ora,
tutto deve essere pronto. ?

Ieri è stato il terribile 19! Come è andato il convito ?); è stata vinta la
jettatura ? — Si diverta, giacché lo può e mi scriva, se ne ha tempo, e quando
ne ha tempo una delle Sue graziose lettere, che sono veramente amabili e
belle.

Ringrazi l’on. Pompilj delle gentilissime sue parole ed Ella mi creda
sempre per Suo devoto

Leop.° Tiberi

[Cartolina postale, indirizzata a :]

Illustre Signora
Sig.? Cont.® Vittoria Aganoor-Pompilj
Grand'Hotel
Piazza delle Terme Roma
Perugia 9 marzo 1907
Illustre Signora.

Non le ho risposto prima, perché solo oggi ho potuto parlare con Cesare
Tiberi. Mi ha detto che egli ha scritto all'on. Pompilj e mi ha promesso che
andrà sul luogo a una Fiera, perché sembra che alcuni coloni abbiano biso-
gno non so, se di vendere o comprare. Domani andrà per combinare di certi
passoni o tronchi di castagno, che sembrano occorrere per il lago.

Ora poi la ringrazio della speranza fatta balenare all'Ada con la lettera
del Ciuffelli. Procuriamo che alle buone parole tengano dietro i fatti. Ci vor-

1) Ne è dato l'annuncio nelle Notizie letterarie de «La Favilla » anno
xxv, fasc. xr gennaio-marzo 1907, p. 377, dove il canto è definito «sin-
golarmente drammatico e pieno di vigore e di bontà ». Il testo compare
poi ne «La Favilla » anno xxvi, fasc. 1-11, aprile-maggio 1907, pp. 26-28 ;
e nella raccolta Poesie complete (ediz. cit., Libro Secondo, Nuove Liriche),
a p. 286.

?) Annuale celebrazione della Giornata della Pace.

®) Si allude forse al banchetto offerto al Palace Hotel al cav. Carlo
Stuart, Reggente la Procura Generale di Perugia e trasferito come Presi-
dente di Sezione a Torino (V. «L'Unione liberale », 20 febbraio 1907).
68 PAOLA. PIMPINELLI

rebbe, credo io pure, una buona e opportuna leggina, che ripari a una ingiu-
stificabile omissione fatta da chi propose la legge, senza forse neppure pen-
sare ai danni che con questa si recavano a chi si stava preparando a fruire
di disposizioni che da lungo tempo vigevano.

Ha ricevuto il 300° della Favilla ?? Che gliene pare ? A Lei non nascondo
che quel plebiscito, in cui figurano tanti eminenti ingegni, mi ha reso per un
istante felice. A un uomo combattuto, quasi quotidianamente, dai ranocchi,
quella dimostrazione é una rivincita e le stesse esagerazioni degli amici piac-
ciono, perché si contrappongono alle esagerazioni dei malevoli. Mi dia Sue
nuove, che mi giungeranno carissime. Saluti e ringrazi l'on. Pompilj e mi
creda sempre

Suo devoto Leop. Tiberi

[Carta intestata : Società per la Pace e l'Arbitrato in Perugia]

Perugia 6 maggio 907
Illustre Signora i
Molte cose ho da dirLe ; molte Ella pure mi ha promesso di dirmi. Vuole
concedermi un’ora di colloquio ? Me ne scriva indicandomi l’ora.
Suo devoto
L. Tiberi

Perugia 29-VI-907

Illustre Signora
Ieri sera vi fu adunanza generale del Comitato Cittadino per le onoranze
a Garibaldi *. Era molto numeroso. Colsi l'occasione per fare la proposta di

1) Ne «La Favilla », anno xxv, fasc. xir, gennaio-marzo 1907, p. 361:
« Illustre Signor Direttore, Vorrei saper scrivere una «Laude» mirabile
pel 25° anno d’una Rivista come la sua che sfidò tempo e vicende di mu-
tate foggie, e tendenze, e prevaricazioni letterarie, serbandosi fresca, vi-
vace, gagliarda, sotto la provvida disciplina del suo Direttore ; il cui se-
greto sta, io penso, in ciò : ch’egli non è soltanto un Professore erudito, ma
un artista e un poeta, senza tenaci intransigenze e guelfe ostinazioni ; che
ogni forma di vera bellezza e di vera arte sa accettare ed accogliere ; fermo
e saldo soltanto nel rifiutare il falso e il deforme, molto e sempre perdo-
nando alla sincerità. Evviva e avanti! Non vedremo le Nozze d’oro... Ma
chi sa? Sua devotissima Vittoria Aganoor Pompilj ».

?) Il Comitato fu inizialmente formato da: Ulisse Rocchi, Icilio Tar-
ducci, Benedetto Baglioni, Ettore Pernossi, Decio Lelmi, Vittorio Ascoli,
LETTERE DI LEOPOLDO TIBERI A VITTORIA AGANOOR 69

dare al Sindaco la Presidenza onoraria, dimostrando, che con questo atto sug-
gellavamo il carattere di concordia e di unanimità, che avrebbe dato alla ma-
nifestazione del 4 luglio la solennità massima e desiderabile. Sono dispiacente
di dirle che il mio desiderio non è stato completamente secondato. Fu obbiet-
tato, che l'atto era oramai intempestivo e serotino, e quello che é peggio ave-
va l'aspetto, non da parte del Sindaco, ma da parte di alcuni partigiani mo-
narchici, di una specie d'imposizione, e quasi di condizione. Si fece notare
lassenza dalla riunione dei rappresentanti dell'Unione Liberale e dell’ Asso-
ciazione Monarchica, i quali col loro non intervento autorizzavano la opinione,
che essi e i loro rappresentanti schifano i contatti ovvero subordinano la
loro partecipazione a questo atto — che, alcuni asserivano, se quei Signori
fossero stati presenti, avrebbero ottenuto assai probabilmente. Insistetti, ed
ero al punto di essere quasi sicuro della vittoria, quando i rappresentanti delle
Associazioni repubblicane, socialiste, dichiaravano, che essi avevano avuto
il mandato di annunziare, che qualora con questa nomina si venisse a togliere
alla cerimonia il carattere di popolarità, i popolari non vi avrebbero preso
parte e avrebbero fatto da sé. Cosi per evitare uno scisma, andavo incontro ad
un altro ancor piü clamoroso. Mi convenne ammainare le vele in buon ordine
e mettere a voti invece un'altra proposta, cioé d'invitare il Sindaco o la rap-
presentanza del Comune a intervenire alla cerimonia del 4 luglio. Questa pro-
posta fu votata all'unanimità. Del resto, io senza questa deliberazione, avevo
di già fatto l'invito al Sindaco e al Comune.

Stetti perplesso, se dovessi dimettermi dalla Presidenza ; ma essendo or-
mai alla porta coi fasti, ho creduto piü patriottico di restare — per non met-
tere lo scompiglio alla commemorazione. Io spero, che ancorché non sia stata
fatta la nomina del Sindaco a presidente onorario, il Conte Valentini non ces-
serà di coadiuvarmi e dimostrerà, che il suo aiuto non dipendeva da un atto,
che avrebbe potuto lusingarlo, ma che non poteva, né doveva ritenersi indi-
spensabile. Dai cosidetti moderati (e ce ne erano vari nella Sala), non ebbi
alcun appoggio, o almeno assai scarso.

Speriamo, che le cose non si guastino ; é necessario, che tutti da ogni
parte a questo ci adopriamo.

Con affetto devoto-
Suo Leop. Tiberi

Terzo Bellucci, Giuseppe Gaviani, Cesare Papini, Guglielmo Miliocchi, Giu-
seppe Cavallotti, Coriolano Mazzerioli. Dalla stampa locale si rileva che do
vette procedere fra molte difficoltà ; in particolare «L'Unione liberale »
del 4 aprile 1907 pubblica con un commento polemico una lettera con la
quale il Tiberi motiva le scelte — originarie e successive — nella compo-
sizione del Comitato stesso.

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70 PAOLA PIMPINELLI

Perugia 12 luglio 1907
Illustre Signora.

Alla vigilia della mia partenza per la campagna Le scrivo per dirLe, che
ove Ella abbia occasione di richiedermi per renderle servizio, mi scriverà al-
l’indirizzo di Mercatello per Cibottola. Così pure, se Ella avrà da darmi qual-
che notizia, che riguardi l’Ada e gli esami suoi.

E poiché ho la penna in mano, mi lasci che Le richiami l’attenzione sui
fatti cittadini, che non saranno certo sfuggiti ad un occhio vigile e ad una
mente accorta quale è la Sua ®). La cacciata dell'avv. Cipriani dalla Giunta ;
la nomina dell’avv. Umberto Angeloni e del march. di Sorbello all’assessorato
sono più che indizi, prove patenti che nell’amministrazione Comunale,e nelle
cariche che da questa dipendono, l’on. Pompilj non può contare amici, anzi
egli vede ivi insediarsi gli avversari suoi più accaniti e irreconciliabili. Tutte
queste mutazioni non possono essere state fatte senza l’intelligenza, il con-
senso, la volontà di due persone : l’on. Fani prima ; il conte Valentini poi.
Ella è tutta fidente e sicura dei Faina ai quali vedo quanto è affezionata.
Ma è supponibile, che il conte Luciano agisca senza il beneplacito del vecchio
Senatore ? e lo stesso on. Fani si arrischierebbe ad agire in contrasto con lui ?
Non lo credo. Qualche mina si prepara. Ne trapela l’odore della polvere e
della miccia, anche ai profani. Ella mi dirà, perché mai m'interesso di ciò.
Ma la ragione non è difficile a ritrovarsi. Io ebbi già da molto tempo l’idea,
l’illusione forse, di sottrarre l’on. Pompilj alle catene, certo non facilmente
distrigabili della consorteria perugina, e trarlo a più spirabile aere, al quale
mi parrebbe dalle sue inclinazioni, dai suoi principii inclinato e diretto. Non
è la prima volta che io insisto su questo punto ; io credo che l'on. Pompilj
distaccandosi in un momento bene scelto dai suoi vecchi carcerieri, potrebbe
capitanare un partito ben più vitale, più popolare e veramente liberale. Non
s'illuda, l'on. Pompilj ; se egli conosce bene la tenacia dei suoi avversari egli
deve riconoscere, che non gli daranno quartiere, lo isoleranno, e malgrado il
suo valore personale, che è moltissimo, e i parecchi amici, lo coglieranno
in mal punto. Non sarebbe bene, che c’intendessimo a tempo ? Non è la
mia una posa da marchese di Posa; è una confidenza, alla quale mi ha
aperto l’adito la Sua forse eccessiva benevolenza a mio riguardo, e alla quale
non saprei corrispondere meglio che con un’azione che ad un tempo, a mio
avviso, potrebbe tornare, all’evenienza, utile al mio partito e allo stesso on.
Pompilj.

Ella non ha mai voluto su questo punto darmi o dirmi una sola parola,
e si è mostrata di una diplomazia la più cauta e riservata, quantunque qua-
lunque parola che fosse a me diretta sarebbe tenuta nella più rigorosa custodia.
Ma le cose, che io altre volte accennai, vanno sempre più a delinearsi netta-
mente. Non so forse, che il conte Manzoni, da alcuni proposto a candidato al

1) Si fa riferimento alle elezioni amministrative del 23 giugno 1907.
LETTERE DI LEOPOLDO TIBERI A VITTORIA AGANOOR

Consiglio Comunale, fu respinto, quasi esclusivamente perché da Lei caldeg-
giato ?

È il tempo di decidersi: A galeotto, galeotto e mezzo ! — Sento che verso
la metà d'agosto contano che la Conferenza dell'Aja sia finita 9. Ella dunque,
se, come mi disse vuole andarvi a passare alcuni giorni, starà preparando le
valige per il paese dei pantani, dei tulipani e delle aringhe. Si diverta e goda,
Ella che puó e si ricordi qualche volta del Suo devotissimo

Leop.° Tiberi

[Biglietto postale; indirizzo :]
Alla Illustre Signora
Sig.* Cont.» Vittoria Aganoor-Pompilj
Perugia
Perugia 13 luglio 1907
Ilustre e buona Signora.

La ringrazio della buona nuova per l'Ada — che é con tutti i miei in cam-
pagna, già da qualche giorno. Domani partiró io pure alle 3 pom. quindi non
mi sarà possibile trovarmi a salutare la Levi in Sua casa. La prego a volermi
scusare e farle i miei complimenti. Credo che la lettera che ricevetti ieri sera,
sia stata scritta prima che Ella avesse ricevuta l'ultima mia, non vedendo
che ne abbia fatto accenno e vedendo un = le scriverò a lungo. Ed io atten-
deró con molto interesse, come sempre, i Suoi scritti.

Suo devotissimo
Leopoldo Tiberi

Perugia 19 sett. 1907
Ilustre Signora,
siamo alla vigilia del Congresso ? e avrei caro di sapere se l'on. Pompilj ci
manderà il suo saluto, o per lettera o per telegrafo dall'Aja. Ne sa nulla Lei ?
Intanto io mi trovo in mille fastidi, perché dei miei due segretari non mi posso
valere di nessuno.

1) Conferenza per la Pace e l'Arbitrato internazionale. Per il Pompilj,
che vi era presente in veste di delegato italiano, il Tiberi aveva preparato,
con data 10 giugno 1907, una lunga lettera in cui erano contenuti le aspi-
razioni e i suggerimenti della Società per la Pace in Perugia (ASP, Carte
della Società per l’ Arbitrato e la Pace in Perugia, busta 63).

3) Terzo Congresso. Nazionale delle Società Italiane per la Pace in Pe-
rugia, 20-21-22 settembre 1907.

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PAOLA. PIMPINELLI

Infatti il Vignaroli?, il mio aiutante nella propaganda pacifica, si trova.
ancora nei monti dell'Appennino, come ingegnere, che ha l'obbligo di valu-
tare i danni della grandine, per conto di una Società d'assicurazione. L'altro
mio Segretario, l’avv. Arnolfo Rossi, l’altro ieri è partito per Roma per farvi
una cura alla sua nevrastenia. Così tante e tante cosucce, che era solito far-
mi il Vignaroli in simili circostanze, devo farle da me e non le so fare, o fare
fare da chi non ha la pratica del mestiere. Intanto il generale Türr, che pa-
reva dovesse venire, mi scrive una bellissima lettera (della quale darò lettura.
al Congresso) ma non viene. Questa sera alle 8 e 4 arriva il Moneta da Mi-
lano e forse la Scodnik ? da Napoli. Di altri non ho avuto avviso, ma hanno
promesso di venire i rappresentanti di Torino, di Milano, di Roma, di Palermo,
della Repub.® di S. Marino, di Voghera, di Torre Pellice, di Città di Castello,
di Foligno, di Terni, di Rieti, di Assisi, e vari pacifisti, che rappresentano sé
stessi.

Rimane stabilito che si nomineranno tre Presidenti onorari : il Sindaco,
l'on. Pompilj, Moneta. Domani alle 11 si terrà l'inaugurazione ; salvo muta-
zioni, che non credo possibili, parlerà il Suo umile sottoscritto, il Sindaco,
quantunque non ci sia in Perugia, o chi per esso, e l'on. Moneta. Avrei molto.
piacere, che Ella non solo intervenisse all’inaugurazione del Congresso, del
che non dubito, ma anche al ricevimento del Municipio, che sarà alla Pinaco-
teca alle 5 pomer. Vorrei presentarla ai Congressisti, dei quali molti mi hanno:
per lettera espresso il desiderio di poterla conoscere. Hanno scritto belle let-
tere, oltre il Türr, il Morandi, il Rapisardi, il Molmenti, il Cervesato 9, il se-
natore Luigi Rossi ed altri molti di cui non ho qui la nota. Ma io non leggerò.
che la lettera del Türr e quella dell'on. Pompilj, se, come spero mi giungerà
qualche suo scritto o telegramma 9. Io non gli ho scritto direttamente per
offrirgli la presid. onor.?, ma ne avevo fatto cenno a Lei già da tempo ed
anche recentemente, onde non credo che questo debba essere cagione del suo
silenzio.

1) Ing. Edoardo Vignaroli.

*?) Irma Melany Scodnik, nata a Torino nel 1857 da padre italiano e
madre ungherese ; tradusse dal tedesco ; collaborò a periodici con gli pseu-

'donimi Maria Sordello e Irma; fu vicepresidente per l’Italia dell'Alleanza

universale femminile per la Pace e l’Arbitrato internazionale.

®) Arnaldo Cervesato. V. anche lettera 1° febbraio 1910, nota 3.

*) Il telegramma (ASP, Carte della Società per l’ Arbitrato e la Pace in
Perugia, busta 63) parti da Gravenhage il 22 settembre: « Ringrazio presi-
denza onoraria per me onorifica, mi compiaccio plauso trattato concludendo
il quale abbiamo predicato coll'esempio. Invio saluti cordiali al Congresso,
auguri sinceri alla sua buona causa. Pompilj ».
LETTERE DI LEOPOLDO TIBERI A VITTORIA AGANOOR 73.

Ieri sera l'Unione stanpó il nostro Manifesto con parecchie scorrezioni 4

cercherò che la Provincia lo pubblichi meno scorretto, se sarà possibile 1).
Le dirò pure, che nel mio discorsetto d’apertura, accenno ad un famoso
= basta! = che una nostra gentile ispirata Poetessa gridava con tanto fe-
lice energia, in uno dei suoi più vigorosi canti? alla vista delle immani car-
neficine della guerra russo-giapponese *. Del teatro, vedrò in che consista
questo promessoci ribasso. Se posso, prenderò due o tre Palchi a metà prezzo,
per i Congressisti ; vedrò di prenderne uno anche per Lei, se me lo autorizza
(naturalmente a metà del prezzo) al 2° Ordine, che sul cartellone costano
20 lire per quella sera, e perciò verrebbe a costare Lire dieci. Mi scriva subito
e mi mandi la risposta su questo punto, subito, allo Studio Vignaroli, Via
Ospedale n. 2 - Piano terreno, dove mi sono insediato — portandovi il mio
quartiere generale. Rapisardi ha scritto una lettera molto bollente e direi
anche violenta? ; perciò forse non la leggerò alla 13 seduta, ma ne darò
conoscenza ai Congressisti in qualche seduta meno: popolata.
Sempre Suo devoto:
Leop.° Tiberi
* La conosce ella chi sia ?

1) Il programma è integralmente pubblicato ne «La Provincia », 19
settembre 1907.

°) Si tratta della poesia Pax (in Poesie complete, ediz. cit., p. 157) in-
viata al Tiberi nel 1906 (V. lettera 28 agosto 1906, nota 2).

®) 16 settembre 1907, Catania.

«La Pace! E chi non la desidera ? Cooperare ad essa è dovere di tutti.
Agli apostoli insigni dell’Ideale sublime di tutte le nazioni, al Passy, al Mo-
neta, a voi, Leopoldo Tiberi, io mando il mio saluto augurale. Ma sperare:
che il summum bonum della vita sociale ci possa venir concesso o agevolato
dagli Unti del Signore, mi pare illusione pietosa; e se penso che il più fer-
vido promotore ed attore delle commedie dell’Aja è il macellatore del suo
popolo, la mia diffidenza si muta in orrore. Imperi fondati su ciò che il Vol-
taire chiamava (forse ironicamente) le droit de conquéte et le droit de naissance
poggiano su le bajonette (poco comodamente, se vogliamo) ma senza tal
sostegno andrebbero tutti in rovina. Gli eserciti, che dissanguano le nazioni,
non son tanto mantenuti per guerreggiarsi tra loro, quanto per opprimere
il popolo che del suo miglior sangue li alimenta. Per questo io considero
l'antimilitarismo come precursore della pace. La quale interessa unicamente
ai popoli, mai ai sovrani, e alla quale i popoli giungeranno, dopo d'essersi
sbarazzati di tutti gl'inciampi, che per grazia di dio si oppongono alla giu-
stizia, alla libertà ed alla prosperità del genere umano. M. Rapisardi ». (ASP,
Carte della Società per l’ Arbitrato e la Pace in Perugia, busta 63).
74 PAOLA PIMPINELLI

[Per questa e due lettere seguenti, carta intestata :]
Terzo Congresso Nazionale delle Società
Italiane per la Pace in Perugia
20-21-22 settembre 1907

Illustre Signora

Vorrebbe Ella unirsi con me, Moneta e i principali Pacifisti nel Banco
della Presidenza ?

Ne saremmo altamente onorati e lieti. Suo L. Tiberi

20-9-907
Illustre Signora

Ella mi disse, che avrebbe invitati ad un dejeuner alcuni Congressisti.
Io, in verità, senza prendere assoluto impegno, accennai a Moneta, alle due
Signore Irma Melani Scodnik (cognata del povero Matteo Renato Imbriani,
delegata della Società delle Signore di Palermo, presieduta dalla Sig.* Cimino),
accennai pure alla Sig.® Luisa Mussa, ottima Signorina, Segretaria della So-
cietà della Pace di Torino, e avrei pure accennato al Sig.r Vittore Prestini,
Segretario della Società della Pace di Roma.

Sarebbero due Signori e due Signore ; di me non si curi, che sono in mille
faccende. Certamente avrei pensato alle principali Società, cioè a quella di
Milano (Moneta), di Torino (Mussa), di Roma (Prestini), di Palermo (Scodnik).
Mi scriva subito, se la cosa le va, perché io possa regolarmi domani.

Mi creda

Suo dev. L. Tiberi

Moneta invece mi ha detto, che non è sicuro di poter venire da Lei do-
menica. Io gli ho fatto premure. Sarebbe per domenica all’una.

21 7bre 907
Gentile e illustre Signora

Ho parlato con Moneta e abbiamo pensato di modificare così. Verrò col
Moneta, col Principe di Cassano, col Comm. Eugenio Popovic Ministro ple-
nipotenziario del Montenegro a Roma, e il prof. Uzielli, insigne geografo 1) —
tutti caldi pacifisti. Mi dica se ciò le sta bene, prima che io ne dia comunica-
zione. Monteverde mi ha insistito di non poter venire, avendo ricevuto una
lettera, che lo richiama.

Suo devoto L. Tiberi

!) Gustavo Uzielli, livornese (1839-1911), storico della geografia ; par-
tecipò alle spedizioni garibaldine in Sicilia e in Trentino.
LETTERE DI LEOPOLDO TIBERI A VITTORIA AGANOOR

{Biglietto postale, indirizzato :]
Alla Illustre Signora
Sig.* Cont.» Vittoria Aganoor-Pompilj
Perugia

Perugia 26 7bre 1907

Illustre Signora, ;
prima di partire per la campagna, dove spero di poter passare una setti-
mana in pace e riposo, sento il dovere di ringraziarla, non avendo potuto, do-
menica scorsa, quando partii in fretta da Lei, neppure dirle cosa alcuna. Le
devo pure porgere gli omaggi di Moneta e di Popovic, che prima di partire da
Perugia, mi commisero di officiarla a loro nome. La prego a leggere la lettera
a me diretta dal Moneta? e pubblicata nel Messaggero di oggi, e sarà pubbli-
cata anche nella Provincia e forse nell' Unione. Il Moneta, come gli altri Con-
gressisti, ebbero a dichiarare la loro grande soddisfazione per le molte cose in
breve tempo svolte e concluse nel nostro Congresso, e constatavano l'alto li-
vello di cultura e d'intelletto di cui diedero prova i nostri Relatori?. Ció na-
turalmente mi ha fatto molto piacere. La Conferenza dell'Aja andrà a ter-
minare verso la metà di ottobre, e se l'on. Pompilj deve andare anche a Pa-
rigi, non potrà essere di ritorno prima di novembre, protraendosi cosi sover-

chiamente la sua vedovanza per forza diplomatica.

Suo devoto
L. Tiberi

Anche l'appello alla Nazione dovetti improvvisare da me, che volevo
lo facesse il Moneta, il quale mi disse = Fallo tu, io non ci ho stile! = Pol-
troneria o modestia ?

[Carta intestata :]
Associazione per la Pace e per l'Arbitrato Internazionale di Pe-
rugia.
11 nov. 907
Ilustre Signora
Col più vivo rammarico ho sentito, che Ella non si trova in buone con-
dizioni di salute ; mi auguro, che presto si rimetta, specialmente se darà poco
ascolto ai medici ; solo tenendosi in riposo e godendo dell'aria buona e aperta.

1) La lettera del Moneta uscì anche ne «La Favilla » anno xxvi, fasc.
VII-VIII, pp. 198-199, e ne «L'Unione Liberale », 26 settembre 1907.

?) Per la documentazione relativa al Congresso, v. ASP, Carte della
Società per l'Arbitrato e la Pace in Perugia, busta 63.
CCIE TETTI

ni satire

IRICTZIZET

e a e e a a t uwu_=_—=_————

PAOLA PIMPINELLI

Avevo avuto il timore che Ella mi serbasse il broncio, per cagione della
Provincia?, e non volesse menarmi buone le ragioni che io Le scrissi. Certo, la
Provincia, ogni tanto non si tiene ; ma del resto, io non posso spesso impe-
dirla ; mi si osserva : l'on. Pompilj non appartiene forse tuttora a quell’As-.
sociazione monarchica farsesca, che noi combattiamo, combattuti ? non ne è
forse il V.° Presidente ? e questo, malgrado che in quel sinedrio facciano e:
disfacciano i suoi più irreconciliabili nemici ? gli Angeloni, i Moretti, i Sorbel--
lo, i Bonucci? ecc. Perché non se ne stacca ? prima che gli giochino un brut-
to tiro ? Vi sono adesso parecchi uomini che si sono staccati dalla monarchica,
che accetterebbero volentieri di raggrupparsi con l’on. Pompilj, purché si al-
lontanasse dalla Monarchica. Fra questi cito il Conte Pucci, Ascoli, Lelmi,
Tocchi ®) ecc. — moltissimi dei miei amici, qualora lo sapessero distaccato dal
moderatume lo accetterebbero. Questo volevo dire all’on. Pompilj, ma non.
sapevo, che sarebbe partito subito. Non mancherà tempo.

Ma ciò che più vale, Ella si curi con del buon umore, con calme letture,.
senza pensieri, senza brighe. Oggi io vado a far S. Martino in campagna ; ne:
tornerò fra qualche giorno, e spero che al mio ritorno Ella sarà guarita, gua-
ritissima.

Forse darò una capatina a Roma per andare a riprendere l'Ada.

Mi creda sempre a Lei devotissimo

Leop. Tiberi

[Carta intestata : Terzo Congresso ... v. precedenti]

Perugia 8 decembre 1907
Gentilissima mia Signora

Ieri sera mi giunse dall’on. Pompilj il seguente telegramma :

= Accorgendomi ora non aver in mezzo a tanti gravi affari risposto alla.
cortese di Lei lettera come presidente della Società della Pace, ricevuta circa
un mese addietro, sebbene con grande involontario ritardo, voglio ringraziar-
La facendo naturalmente dovute riserve sopra alcune opinioni ivi contenute.
e valutando il benevolo pensiero personale. Saluti ed auguri. Pompilj —

1) «La Provincia » del 10 ottobre 1907 pubblica un satirico commento:
ad incontri e banchetti avvenuti — per iniziativa dell'on. Cesare Fani —
tra esponenti della «consorteria » per il ritorno del Pompilj dalla Confe-
renza dell'Aja. Un giudizio sul gruppo monarchico-liberale vuole essere-
già nel titolo Agonia ?

*) Presumibilmente è da intendere: avv. Publio Angeloni, cav. Vence--
slao Moretti, march. Ruggero Ranieri di Sorbello, cav. Leopoldo Bonucci:
(o Lucio Bonucci).

*) Presumibilmente si tratta di: avv. Decio Lelmi, Domenico Tocchi.
LETTERE DI LEOPOLDO TIBERI A VITTORIA AGANOOR 77

Confesso, che non avendo io avuto alcun cenno alla mia lettera, scritta
al Pompilj dopo il suo ritorno dall'Aja 9, avevo pensato, che gli fosse riuscita
spiacevole. Questo telegramma mi fa vedere che io m'ero ingannato. Certa-
mente diverso è il modo di giudicare le cose di chi è un semplice e libero uomo,
come si chiamava Ugo Foscolo, e chi siede sulle alte scranne del potere ; ma
ho sempre creduto il Pompilj degno di ascoltare anche cose e giudizi ai quali
non possa, per convenienza di grado, aderire.

Ha veduto la mia lettera alla baronessa Suttner? e la risposta di Lei, e
‘meglio che la risposta, l’immediato appello pubblicato dalla Suttner a nome
‘delle Società della Pace, austriache, appello cordiale, che richiama gli animi
‘esacerbati a concordia ? Quell’appello io devo ritenere essere stato la migliore
risposta alla mia lettera.

Ha visto il grave articolo dell’ Avanti! su la Consorteria Umbra ? ?) Si ha
un bel negare, ma il fondo di quell'articolo è vero, è verissimo. Io vivo in
mezzo al popolo e sento che si è stanchi di una dittatura e di una oligarchia
affaristica, e presto verranno fuori anche dei documenti.

Perché l’on. Pompilj non si distacca dall’albero condannato ad essere
reciso, e non si spoglia di una tunica che deve essergli una vera camicia di
Nesso ?

Egli ha autorità, grado, indipendenza ; egli può mettersi a capo di una
forte levata di scudi. Osi una volta, prima che sia tardi ; prima che gli tirino
il colpo che preparano da lunga mano. Ella mi dirà, che questa è la mia fis-
sazione ; che Lei non vuol saperne di nulla e che pensa soltanto a fare la cura
delle iniezioni. Eppure anche questi miei pensieri, questi miei sentimenti vor-
rebbero essere una iniezione e non puramente epidermica, ma nel fondo del-
l’animo.

La mia Ada ha ricevuto una vera scossa dal patito scacco, che io ritengo
assolutamente immeritato. È stata male, e non istà ancora veramente bene
— quantunque io abbia cercato di consolarla. Oggi parto per campagna,
dove mi tratterrò fino a mercoledì. Ho venduto anche quest’anno l’oliva al
prezzo di Li. sei allo staiolo di Litri 42 e me ne trovo arcicontento. Mi mandi
notizie della Sua salute, cosa che non fece nell’ultima sua, quantunque ne
la avessi richiesta. Ma spero, che si possa dire col proverbio = nessuna nuo-
va, buona nuova = Mi creda sempre con la più affettuosa devozione

Suo Leopoldo Tiberi

1) La lettera, sobria ma esplicitamente delusa dei risultati della Con-
ferenza dell'Aja, è pubblicata ne «La Favilla », anno xxvi, fasc. vII-VII,
ottobre-novembre 1907, pp. 199-200, e ne «La Provincia », 24 ottobre 1907.

?) V. «La Provincia », 28 novembre 1907. La baronessa Berta Suttner
era Presidente dell’Associazione Austriaca della Pace in Vienna.

3) Il tema è ripreso e sviluppato nell'articolo di fondo de «La Pro-
vincia », 12 dicembre 1907 (La Consorteria a Perugia).

—— — Rc —————^A— ——— DL:
emme €

123 CETT

PAOLA PIMPINELLI

Perugia 13 Xbre 907
Ilustre Signora

La ringrazio della premura e degli auguri: la mia salute é a prova di
bomba e di raffreddori ; sono stato in casa anche oggi per eccesso di difesa,
e perché la brutta stagione mi persuade a fare un poco il poltrone. E Lei
come sta ? Sempre meglio, come già mi scrisse e come io Le auguro. Ho sen-
tito col più grande giubilo la notizia della vittoria del Moneta 9, a cui telegra-
fai subito — e non dimentico, che Ella vi ha potuto contribuire. È questa
una delle cose a cui la mia Fata ultrapotente é riescita e riesce sempre...
quando vuole. Ho avuto la Commissione, con vive premure, di fondare in
Perugia una Sezione della — Trento e Trieste — che ha la sua sede in Padova,
e che è al di fuori e al di sopra dei partiti politici?. Io mi trovo un poco im-
barazzato, nella mia qualifica di Presidente della Società della Pace. È vero
che il programma della = Trento e Trieste = è pacifico anch'esso e come
quello della — Dante Alighieri — intende esclusivamente a difendere la
nazionalità italiana, nelle province irredente. Basta, ci penseró un poco. Ella
che me ne dice ?

Ho ricevuto dall'Austria una lettera anonima, nella quale chi scrive, men-
tre si professa amicissima (è una donna, almeno lo dice) dell'Italia, mi fa sa-
pere, che gli studenti italiani son sempre i provocatori, che attaccano brighe
coi loro colleghi tedeschi, che li insultano chiamandoli vigliacchi se non rea-
giscono, insomma sono agenti provocatori ecc. e che io sono in buona fede,
e che si vuole una Università a Trieste, per farne un centro di agitazione
politica, altrimenti già l'avrebbero avuta una Università a Bolzano, che puó
considerarsi una — quasi italiana —. E poi aggiunge l'anonima, che se si con-
cedesse una Università a Trieste per gl'italiani, ne vorrebbero ivi un'altra an-
che gli slavi, che sono numerosi e prepotenti?. Insomma non dice nulla di nuo-
vo, se non che gli studenti italiani sono sempre quelli che cercano il conflitto.

1) A Teodoro Moneta fu assegnato nel 1907 il Premio Nobel per la
pace. In data 2 agosto 1907, il Tiberi aveva scritto a Edoardo Vignaroli :
*... Appena ricevetti la vostra tornai a Perugia e interessai vivamente la
Signora Aganoor per Moneta. Essa non ha perduto un istante ; ha subito
scritto a chi doveva. Sarebbe una vera giustizia! . . . » (ASP, Carte della
Società per l'Arbitrato e la Pace, busta 63).

? L'Associazione «Trento e Trieste» per la difesa della nazionalità
nelle provincie italiane soggette all'Austria. Ne «L'Unione Liberale »117
dicembre 1907, si fa cenno ad una sezione perugina della Associazione pre-
sieduta dall'avv. Giulio Majoni. Della « Dante Alighieri » il Tiberi aveva
fondato la sezione perugina nel 1894,

*) A propositio di questa sollecitata Università italiana a Trieste, v.
«La Provincia », 12 dicembre 1907 (Echi dei conflitti di Vienna e di Gratz).

Trio e sies iui do Vip] i Ros 211 eai c
LETTERE DI LEOPOLDO TIBERI A VITTORIA AGANOOR 79

Sta a vedere, che dovremo sostituire al noto motto — querelle d'allemand — |

l'altro — querelle d'italiano — !
Mi creda sempre a Lei
devot.mo Leop.9 Tiberi

[Biglietto da visita]

Illustre e gentile Signora,

scrissi all'on. Pompilj dirigendogli la lettera a Novara, raccomandando
a quel Prefetto la consegna della mia. In quella lettera dicevo, che non gli
si prescriveva un tempo determinato, e questo perché ben comprendevo le
sue molte cure e faccende. Quanto alla sua posizione ufficiale, non nego, che
renda difficoltoso e cauto il parlare, ma non convengo che lo vieti in modo
assoluto. A me pare, che all'on. Pompilj come collega del Tornielli 9 nei lavori
dell'Aja converrebbe assai il tenere di lui parola in forma solenne e questo
tributo d'onore sarebbe veduto con simpatia da tutti. Non dispero quindi,
che l'on. Pompilj, non pressato da vincolo di tempo, possa rispondermi fa-
vorevolmente ?).

In fretta grande

Suo devot. Leop. Tiberi

15 agosto 1908

[Carta intestata : Associazione per la Pace..... Annotazioni varie indicano
che l'Aganoor deve aver trasmesso la lettera all'attenzione del Pompilj.]

Perugia 31 8bre 908

Ilustre Signora
Ho letto questa mattina nel Giornale d'Italia 'annunzio di una sua nuo-
va pubblicazione di poesie, che vedrà la luce nel prossimo novembre ?. Avrei

1) Giuseppe Tornielli, ambasciatore italiano in Francia, e anche lui
delegato alla Conferenza dell'Aja.

3) Il Tiberi intensificava le sue insistenze in coincidenza con il Congresso
internazionale della Pace (a Londra) e con quello nazionale (a San Marino).

®) Si tratta della raccolta Nuove Liriche (Roma, Nuova Antologia,
1908), di cui il Tiberi inserì poi una calda recensione nella rubrica Notizie
letterarie de «La Favilla » anno xxvir, fasc. vIri-1X-x, gennaio-marzo 1909,
pp. 294-297; il Tiberi segnalava nelle liriche «vigoria, originalità, ardi-
tezza » che attribuiva ad uno «spirito maschio e ribelle », da lui contrap-
posto, in tono di elogiativo stupore, all’atteggiamento che ci si aspetta da
«un’amabile figlia d’Eva ».

——————ÁÉ—M—

N CNN = pe e e sn e RE — —..
$80 PAOLA. PIMPINELLI

piacere di poter dare nella prossima Favilla questa notizia con qualche altra
informazione in proposito, e cioé il titolo del Libro, se ancora é stato fissato ;
l'editore, e se si tratta di poesie inedite e possibilmente anche i titoli di tutte
9 di alcune ; insomma qualche cosa che possa aguzzare, meglio che si puó,
la naturale attesa.)

Ricevetti (non so se Le ne ho scritto) dall'on. Ciuffelli una lettera, tem-
po fa, nella quale mi assicurava, che il Min. Rava aveva accolto favorevol-
mente la proposta della nostra Associaz.? della Pace, perché il Governo apris-
se con premi il concorso per la compilazione di due Libri di Letture ?, l'uno
per gli scolari delle Elementari, l'altro per gli Scolari delle Scuole Medie, a-
venti lo scopo ambedue questi libri di dimostrare che i sentimenti di patria
e di umanità non sono discordi, ma possono coesistere benissimo, ed anzi si
devono ambedue nutrire e svolgere — due libri di buona propaganda. Il Ciuf-
felli mi aggiungeva, che ora non manca altro se non l’approvazione del Con-
siglio Superiore della P. I. — Io ho scritto a Guido Mazzoni raccomandan-
dogli la cosa, e questi mi ha scritto una bella e cortesissima lettera, assicu-
randomi, che quando verrà la cosa portata al Consiglio, egli la sosterrà calo-
rosamente. Ma dunque non è ancora neppure stata portata al Consiglio la
proposta ? Mistero !

La prego di un favore. Vede bene che io non cesserò mai con le impor-
tunità mie. Non so se Ella si ricorda di un mio nepote, Capitano nel 37° fan-
teria; mi sembra che egli siasi trovato presente ad una di quelle seratine di
famiglia, che Ella ebbe la bontà di presenziare in mia casa. Ora Le dirò, che
essendosi egli qualche mese fa recato a Budapest, mia moglie ed io gli facem-
mo una commendatizia presso tre amabili Signorine Ungheresi, che avemmo
la fortuna di conoscere, quando mia moglie ed io ci recammo a Budapest a
un Congresso Internaz. della Pace una diecina d’anni fa.

Ora che cosa è accaduto ? Sembra che l’Italia e l'Ungheria si stringe-
ranno con un nuovo legame di alleanza, molto intimo. — Da quello che ve-
demmo, nei pochi giorni in cui ci trattenemmo in Ungheria, ci parve risul-
tare, che queste signorine appartengano ad una famiglia molto distinta di Bu-
dapest. Col generale Tiirr ne tenni qualche parola talvolta per mandar loro
i saluti. Ma ora veramente vorrei avere qualche notizia un poco più precisa.
Non potrebbe Ella col mezzo dell’on. Pompilj sotto-Ministro degli Esteri,
farmi avere qualche nuova e informazione delicatamente raccolta ? Le ne sa-
rei graditissimo. Le tre Signorine di cui si parla sono le Signorine Anna, Car-

1) La prossima pubblicazione è in realtà annunciata da «La Favilla »,
nel supplemento al fasc. v (novembre 1908), terza pagina di copertina ; il
supplemento è dedicato al resoconto del rv Congresso nazionale della So-
cietà della Pace, tenuto a San Marino, cui il Tiberi aveva portato il voto
augurale dell’ Aganoor.
*) V. articolo di fondo de «La Provincia» del 21 maggio 1908.
LETTERE DI LEOPOLDO TIBERI A VITTORIA. AGANOOR 81

lotta e Clara de Makray abitanti in Deak utcza. 6 Haas Palais Budapest.

La fidanzata, (perché siamo già a questo) sarebbe la piü giovane, cioé Clara,
che dal ritratto, ed anche dal ricordo che ne serbo, é molto amabile e graziosa.
Sono tre sorelle innamoratissime dell'Italia, che ci fecero tante attenzioni
quando fummo colà — e abbiamo sempre conservato amichevoli relazioni con
lettere e piccoli doni scambievoli in questi dieci anni. Vorrà compiacermi ?
Grazie e mi creda sempre
Suo devotissimo
L. Tiberi

[La busta é indirizzata :] :
Alla Illustre Signora
Sig.* Cont.» Vittoria Aganoor-Pompilj
Perugia

[e non é inviata per posta.]
29 agosto 9091)
Illustre Signora

Ho ricevuto la variante, che veramente migliora il testo primitivo, che
è ottimo. Lo leggerò a Milano in qualche buona occasione ; poi lo pubbliche-
remo nella Vita internazionale e nella Favilla. Se non le sarà troppo molesto,
vorrei rimandarle il mss e averlo integro di suo pugno.

Oggi ho fatto la minuta della lettera, che la Società nostra manderà
all’on. Tittoni. Ho pensato di mandarne una copia all’on. Pompilj premet-
tendovi una mia raccomandazione, come d’intesa. Perché il Pompilj l'avesse,
non per via burocratica, la manderei a Lei, perché gliela trasmettesse.

Mi creda sempre tutto

Suo dev.° Leop.° Tiberi
Pax è inedita ?

[Il foglio è intestato :]
Società Pace e Arbitrato Internazionale in Perugia
6 7bre 1909
Illustre Signora,
Ella non ricorderà, forse, che quasi un anno fa io mandai, per il Suo
mezzo cortese, all'on. Pompilj una lettera del Ministero della P.» I.e, nella

1) Tra questa lettera e la precedente, una lacuna che non può non essere
dovuta alla mancanza di carte superstiti ; non sembrano esserci ragioni di si-
lenzio tra i corrispondenti. Tra l’altro, ne «La Favilla », anno xxvu, fasc.
VIII-IX-X, gennaio-marzo 1909, pp. 276-278, il Tiberi includeva la poesia in en-
decasillabi sciolti La madre Messinese dedicandola a Vittoria Aganoor Pompili.

6
PAOLA PIMPINELLI

quale si diceva, che lo Stato non ha fondi da adoperare per premiare e favo--
rire le pubblicazioni di propaganda pacifista ! ! Trasmisi l'originale di quella.
lettera, perché l'on. Pompilj mi promise, che si sarebbe interessato, per ve-.
dere, se avesse potuto mutare quella decisione. Ora io non ho avuto nessuna
nuova. Nulla spero. Solo prego che mi si voglia rimandare la lettera ministe-
riale. Il prossimo Congresso delle Società della Pace italiane, che si terrà in.
Roma nel nov. o dicembre, si occuperà dell'argomento e avrei piacere di pos--
sedere quel documento, che a Lei diedi, e che l'on. Pompilj, mi disse, a voce,
che aveva messo in una sua valigetta, e ne avrebbe dato esito — qualunque-
potesse essere.

Ed ora, già che Le scrivo d'ufficio della nostra S.® della Pace, mi lasci
dire qualche cosa.

È interrotta, anzi è rotta, ogni nostra comunione intellettuale ? Ne ho io.
forse la colpa ? Non vede con quale accanimento si lavora, da ogni parte,
per aggredirmi ? Tiene Ella dietro alle vicende di un Suo amico devoto ? Se.
ne interessa punto ? La menzogna, la sgarberia, l'invidia si coalizzano contro.
di me in questi ultimi anni miei. Ma non riusciranno a sopraffare, chi ha.
visto ben altre tempeste. Ha letto la intervista mia sul Messaggero ? Io ho.
sempre sostenuto, che era debito d'onore del partito mio di non contrastare-
all'on. Pompilj il suo seggio, sia perché lo ritengo quasi impossibile a to-.
glierglielo, sia perché l'on. Pompilj ancora in tempi, in cui il Rocchi ? e la sua.
amministrazione erano indecentemente combattuti dalla consorteria peru-
gina, aveva avuto il coraggio di difenderlo = a viso aperto =. Da qui le ire,
che non sono ancora spente. Oggi, dopo silenzi lungamente repressi, avevo.
pronto uno scritto, che prendendo e vuotando il sacco per i pellicini, diceva
molto di verità. Ma ho dato anche oggi prova di moderazione e ho aderito.
alla proposta di sottomettere ogni cosa ad un Arbitrato.

Presidente per la Società per l'Arbitrato potevo rifiutarmi ad accet-.
tarlo ? Lo accetto con fiducia, sicurezza e tranquillità.

Ella, che in altri tempi mi ha scritto con tanta confidente espansione,.
non si meraviglierà, che oggi Le scriva di cose che potrebbe ben dirmi, non
La interessano e Le sono estranee. Ma nel mondo si vive per avere la stima.
delle persone che si stimano, e una loro parola in certi momenti giunge più
grata di qualunque cosa. Quando si vive in mezzo a malfattori, che provano.
a spargere il dubbio sulla partecipazione mia ad una campagna nazionale ?),.
da me fatta nella primissima giovinezza ; quando mi si vuole far passare per-
un colpevole di appropriazione indebita di titoli, perché a Parigi, pregato, par--
lai a nome della mia città, e ne avrei dovuto avere pubblico ringraziamento,

1) Ulisse Rocchi (1836-1919) apparteneva alla Associazione Democra--
tica, fondata nel 1876 e trasformata nel 1889 in Associazione Democratica.
Costituzionale ; fu sindaco di Perugia fino al 1903.

?) Il Tiberi allude evidentemente alla sua presenza a Mentana.
per gli effetti morali ottenuti ; quando, infine, da chi non si sa a quale partito
abbia mai appartenuto od appartenga, mi si muove accusa d'infedeltà al mio
partito, una parola di una persona che si é sempre venerata ed amata giun-
gerebbe di grande conforto — se spontanea, naturale, benevola.
Oggi parto per la campagna, dove ho la mia famiglia e mi chiamano
gl'interessi. í
Accolga i miei sentimenti di verace devozione e immutata
Suo Leop. Tiberi

P.S. A proposito, che vi è di vero nelle dimissioni dell'on. Pompilj dal-
l'Associaz.? Monarchica ? È una fiaba ?

[Biglietto da visita ; in alto a sinistra di mano dell’Aganoor è aggiunta a lapis
la data : 4 Genn. 1910.]

31-XII-1909

Illustre Signora

Non voglio che termini quest'anno, senza che io Le mandi i più sinceri
e vivi auguri di felicità per l’anno nascente e il voto, che Ella continui a creare
sempre nuovi poetici lavori all'ammirazione e al plauso degl’italiani. Le tra-
smetto pure i voti della mia Famiglia ed Ella voglia trasmettere i miei auguri
anche all’on. Pompilj, che, libero dall’abito gallonato di Eccellenza, potrà
far sentire la sua voce a difesa di una politica estera dignitosa e indipendente,
orientata verso la luce, anziché incatenata ai governi ancora feudali e semi-
dispotici.

Ahimè, pur troppo io temo, che Guicciardini riabiliterà Tittoni 1), quan-
tunque la cosa sia più difficile di una impresa d’Ercole ! Ella mi perdoni le
ciance e mi conservi la sua cara benevolenza.

‘Suo devot. Leopoldo Tiberi

Perugia 1. febr. 1910

Illustre e gentile Signora
Ho sentito con molto piacere, che Ella ha proposto di far tenere una
conferenza a Diego Garoglio?), nel ciclo promosso dal Comitato delle Signo-
rine?, che sono state tanto anticavallerescamente bistrattate da chi non

? Tommaso Tittoni fu prefetto a Perugia dal 1898 al 1900; amica
dell'Aganoor era sua moglie, Bice Antona - Traversi.

°) Diego Garoglio (1866-1933), poeta e critico letterario ; tra i fonda-
tori de «Il Marzocco ».

*) Nella stampa locale si parla di un Comitato delle Signorine o Comi-
tato Femminile di Perugia promotore di un ciclo di conferenze al fine di
raccogliere fondi per l’Opera Bonomelli per gli emigranti. Risulta che nel-

LETTERE DI LEOPOLDO TIBERI A VITTORIA AGANOOR 83
84 PAOLA PIMPINELLI

conosce altro chela rigida intolleranza pretesca, ché preti ce ne sono anche
senza cotta.

Non vorrei, peraltro, che il Garoglio non fosse stato esattamente e pie-
namente informato dello stato delle cose, e che poi dovesse o trovarsi esso im-
barazzato, o che mettesse il Comitato delle Signorine in imbarazzo. Ella, che
lo ha proposto e gli ha scritto, lo ha informato almeno un poco di quello, che
potremmo chiamare = l'antefatto ? = Voglia, cara Signora avere la corte-
sia di dirmene il Suo avviso ?

Ho letto il Suo = Ultimo canto di Saffo =! una meraviglia, e benché io
sia idolatra del Leopardi, ritengo il Suo molto superiore e sopra tutto molto
più vero di quello scritto dal Recanatese. Pur troppo per la mia Favilla, Ella
non ha più nulla ; ma non per questo io meno La pregio e l'ammiro, e chiamo
Lei, come Platone chiamó Saffo — la decima Musa ! —

Mi creda sempre Suo devotissimo amico

Leop.° Tiberi

[Biglietto da visita]
Perugia 7-2-910
Ilustre e cara mia Signora :
ha Ella ricevuto dal Garoglio nessuna risposta ? Io non so spiegarmi
questo prolungato silenzio. Le faccio sapere, che il 22 feb. (Festa mondiale
della Pace) quest'anno sarà celebrata, anziché con la consueta Conferenza al-
l’Aula Magna dell'Università con uno splendido trattenimento drammatico-
musicale al Teatro Morlacchi?. Avremo in tale serata una Commedia in un at-
to, non ancora fissata, — il Trio Perugino, che ha riportato meritati trionfi
in vari teatri italiani e nella difficile Milano ; avremo pure un Coro o due
cantati da una bella e numerosa schiera di Signore e Signorine perugine. un
bellissimo bouquet di giovinezza, eleganza e amabilità. Di più avremo qual-
che duetto e qualche a solo e qualche poesia e un Coro della Pace e la Marsi-

l'ambito di questo programma il 9 gennaio 1910 fu tenuta da Arnaldo Cer-
vesato, alla Sala dei Notari, una conferenza su Giovanna d'Arco.

1) In Poesie complete, ed. cit., p. 411.

2) Breve cenno alla manifestazione ne «La Favilla» anno xxvi,
fasc. vin-ix, febbraio-aprile 1910, pp. 268-270. Ne «L'Unione Liberale »,
28 febbraio 1910, cronaca piuttosto ampia, con qualche cenno polemico nei
confronti del Tiberi. Il Coro di signore e signorine, sotto la direzione del
maestro Paccoi, cantò la Marsigliese, il Canto d’addio di Mendelssohn e il
Chorus Puellarum di Mancinelli. Di Gallina fu recitata la commedia Così
va il mondo bimba mia. Si esibì anche il Trio Perugino, che era allora com-
posto dal pianista Giovanni Minguzzi, dal violinista Giuseppe Lucietto e
dal violoncellista Ferruccio Carlo Alberti.
LETTERE DI LEOPOLDO TIBERI A VITTORIA AGANOOR 85

gliese cantata, spero con grande effetto, e l'incasso andrà a beneficio dei dan-

neggiati dalle inondazioni in Francia. Cosi all'idea della Pace uniremo quella
della beneficenza a favore di una nazione, alla quale siamo debitori di tanto.
E adesso non mi batta, se Le faccio una domanda : potrebbe per quella sera
e per cosi bello e santo scopo improvvisarmi qualche Sua strofe, qualche Sua
sempre gradita e cara — goccia d'anima — qualche favilletta del suo Genio ?
Senza complimenti, mi dica di no, se non avesse né tempo, né voglia, né il
felice quarto d'ora. Naturalmente, se mi manda qualche verso, lo faró reci-
tare. Mi creda sempre Suo devot.

Leop. Tiberi

[Biglietto da visita]

Gentilissima Signora,

faró sapere alle Signorine, che il Garoglio non puó venire altrimenti il 13.
Ma naturalmente chiederanno, se sarebbe disposto a venire in altro giorno a
sua scelta. Questa soluzione, che l'on. Pompilj, con termini diplomatici chia-
merebbe à fin de récevoir, non mi sembra naturale. Comprendo bene, che Ella
sia seccata della cosa, ed io lo sono più di Lei, ma non vedo la necessità, che
il suo nome sia mescolato nella faccenda. Per parte sua ha fatto quello che
doveva. Ha avvertito il Garoglio dello stato delle cose, gli ha detto che Lei
non è profetessa e non può garantirlo del silenzio di qualche giornale. Fatto
ciò, Ella ha detto tutto e può lasciare il Conferenziere libero di accettare o
rifiutare. Del resto, per la verità, convien pure constatare, che Moneta scrisse,
che era pronto e disposto a venire, quando fosse guarito, a tenere la Confe-
renza. È certo, che io eseguirò la Sua commissione, e farò sapere alle Signo-
rine che il Garoglio non può venire per il 13, come Lei mi scrive. Ma m’im-
magino, che, dopo, la stancheranno col chiederle, che dica se verrebbe in al-
tro giorno.

I temi, che tratterebbe, sono attraenti. Le Signorine con una Conferenza
Garoglio avrebbero modo di provare, che sono mosse da concetti di larga li-
bertà e non legati a un freno confessionale e per loro sarebbe una specie
di rivincita, in questa gazzarra suscitata contro di loro anticavallerescamente.
Del resto la Sig.na Lund! ha proposto Viazzi repubblicano. Moneta, se
guarirà presto, verrà esso pure.

Conchiudo, non intendo premere sulle sue decisioni, ma vorrei, che Ella
lasciasse libero nel suo consiglio il Garoglio di accettare o rifiutare e parte-
cipasse alle Signorine o l'accettazione o il rifiuto.

Suo devot. Leop.° Tiberi
9 feb. 1910

1) La pacifista norvegese Raghnild Lund.
I

86 PAOLA PIMPINELLI

[Carta intestata : Società Pace e Arbitrato ..... ]
31. luglio 1910 ?

Gentilissima Signorina, :

sono di passaggio in Perugia, e ne riparto oggi stesso. Prima di partire
ho dato ordine allo Stampatore che le prime due copie della Favilla, come Le
avevo promesso, Le fossero presentate e spero che avranno eseguito la com-
missione. Confido che Ella vorrà gradire questa bella e veramente solenne glo-
rificazione di due illustri Estinti, e constatare con piacere, che vi hanno preso
viva parte tanti dei piü celebrati scrittori e scrittrici italiane.

Qualora a Lei ne occorressero altre copie, voglia farmelo sapere, che mi
faró premura di inviarLe.

Il mio indirizzo fino alla prossima domenica, nel qual giorno ritornerò
con la Famiglia in Perugia, è Mercatello per Cibottola.

Col massimo ossequio mi confermo
Suo devot.mo

Leop. Tiberi

1) Includo nella raccolta questa lettera che penso sia stata indirizzata
alla sorella del Pompilj, Ada Palmucci. Il numero de «La Favilla » cui si
fa riferimento è il fasc. xir, anno xxvii, luglio-agosto 1910, completamente
dedicato alla memoria di Vittoria Aganoor e di Guido Pompilj. Cronaca di vita perugina

di un pizzicagnolo (1847-60)

Nell'archivio di famiglia abbiamo rinvenuto un vecchio volume
:dall'aspetto esteriore consunto e dimesso, ma fortunatamente il suo
interno è ben conservato ed interessantissimo.

È un manoscritto su carta pesante le cui pagine portano regi-
‘strate : da una parte le spese per l'acquisto dei generi alimentari
e dall’altra le entrate giornaliere per la vendita al dettaglio dei
generi suddetti. L'anno della prima registrazione è il 1847 e continua
ininterrottamente fino al 1860. È uno dei libri mastri della « Pizzi-
«‘cheria Calderoni » la cui gestione fu la principale attività dei nostri
avi.

Questo commercio iniziato anteriormente al 1830 dal vecchio
Giacomo (1770-1855), profugo politico in Perugia dalla nativa Ra-
venna, sotto la spinta delle vittoriose truppe napoleoniche, ebbe
sede nell'attuale Piazza Matteotti quasi all'imbocco di via Oberdan.

Ma prima di parlare di questo documento crediamo opportuno
dare un breve cenno storico della piazza antistante il « fondaco » in
quanto questa era per ampiezza la seconda piazza, ma commercial-
mente la più importante, di Perugia.

Circa la metà del duecento fu costruito un ampio piazzale sopra
il muro e le volte del Campo di Battaglia e venne chiamato Piazza

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88 GIACOMO CALDERONI

del Sopramuro. Che ivi si commerciasse sin dai lontani tempi ne
abbiamo la prova dagli Statuti del 1342»: «Nullo ardisse bugliare
alcuna sozzura o vero immondezza fetida ... in Sopramuro dua se
vendono glie poma e glie vasa ».

Successivamente questa Piazza tra i molti appellativi che si sus-
seguirono negli anni ebbe quello di Piazza Piccola per contrapporla
all'altra adiacente al Palazzo Comunale e detta Piazza Grande.

Dai primi dell'ottocento non piü per consuetudine, ma ufficial-
mente, fu chiamata Piazza delle Erbe per indicare la specifica ubi-
cazione del quotidiano mercato perugino.

A maggior documentazione del servizio che tale piazza faceva
riportiamo un brano di editto riferentesi alla fontana che nel mezzo
di questa piazza esisteva alla data di pubblicazione del documento
(4 maggio 1663) : « Volendo noi per quanto potiamo che la fontana
fatta in Piazza Piccola per maggior utile e servizio dell'interesse
pubblico... ordiniamo et espressamente comandiamo ... che nes-
suno ardisca ... di condurre bestie di qual sia sorte a bevere... né
da quella prendere l’acqua con qual si voglia sorte di vasi di legno
che a tutti si prohibiscono, ma solamente possa ciascuna persona
torre dell’acqua con vasi di terra di tutta politezza, e privi d’ogni

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CRONACA. DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO 89

bruttezza, né in detta fontana lavare mani, vasi né qual si voglia
altra cosa, perché non é decente che l'acqua destinata per servizio
degli Erbaggi, che nella Piazza su detta si portano .....».

Adamo Rossi nel suo opuscolo La Piazza del Sopramuro ®
dice: « Prospiciente la Piazza, a capo di questa via ?, era situata
la pizzicheria Calderoni... ».

Questo commercio di pizzicheria e drogheria, avviato da Gia-
como il vecchio, come si è detto, verso il 1830 (è infatti del 1835
la licenza di apertura eccezionale del fondaco in giorno festivo qui
riprodotta) prosperò rapidamente, sia per l’attività dei Calderoni,

sia per la felice posizione prescelta per il negozio tanto da esser
nominata anche dal Bonazzi nella sua Storia di Perugia 9: «...
Due sole pizzicherie erano allora in Piazza Piccola, la maggiore di
Giacomo Calderoni .. . ».

Continua poi lo storico con una descrizione della vita che si
svolgeva verso metà dell’Ottocento nella piazza ed alla cui lettura
invitiamo il lettore in quanto l’autore riporta ben colorito il vivere
di quel periodo storico della città ed aiuta a comprendere meglio
vicissitudini delle operazioni commerciali e le numerose chiose rac-
colte nel registro.

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GIACOMO CALDERONI

Uno dei primi periodi di attività della ditta « Giacomo Calde-
roni » coincide con il passaggio e la sosta in città di forti contingenti
militari austriaci, reduci dalla occupazione di Napoli, ed ovviamente
questi frequenti movimenti di truppe apportavano nella cassa della
bottega, in quei tempi magri, lucenti scudi che davano lustro e vigore
all’avviato commercio, il quale di giorno in giorno progrediva e
«diveniva uno dei più importanti empori della città, emporio dove si
vendeva ancora di tutto: dal formaggio agli insaccati, dal riso al
‘pesce secco, dalle spezie alle candele.

Ma nell’anno 1838 la drogheria fece corpo a sé e si scisse dalla
‘pizzicheria, la quale passò nell’attiguo locale più ampio e fornito
«di magazzino e grotte 9.

In quell’anno e nella stessa piazza in cui era situata la pizziche-
ria, avvenne un episodio di intolleranza : una rivolta di popolo alla
‘persecuzione politica della polizia papalina; ribellione che si ri-
«corda come «il fatto della farmacia Tei ».

In questo periodo, sopratutto nell’anno 1836, ed in quasi tutti
gli anni dell’infelice pontificato di Gregorio xvi (1831-1846) si ebbero
stagioni infauste, ora per la siccità, ora per la pioggia e vennero spesso
supplicati invano i tradizionali Gonfaloni che, come il 3 giugno 1853,
erano portati in processione.

La violenta carestia, prodotta da questa inclemenza metereolo-
gica, fece quasi scomparire i generi di prima necessità, i quali resi-
duati fuggendo dalla libera contrattazione, alimentarono il mercato
oggi chiamato nero ad altissimi prezzi per cui accaddero tumulti,
miseria e fame tra i meno provvisti di scudi. Per contro questo
«nero » servi ad irrobustire ancor più l'avviamento della azienda.
Questa è una nostra gratuita supposizione perché non abbiamo prove
che in qualche modo possano provarcelo. Questo libro di cassa, che
porta una grossa lettera « B » scritta sul dorso pergamenaceo, inizia
la sua documentazione sotto il regno del successore di Gregorio e
cioè con il pontificato di Pio IX. La prima pagina del mastro porta
in prima riga: «Generi esistenti al bilancio del 26 ottobre 1847 ».

Occorre premettere, a questo punto, un breve ritratto delle per-
sone addette all’azienda. Fu Giacomo Calderoni, il vecchio, che diede
il nome e l’avvio al negozio, ma prima di raggiungere i 77 anni lasciò
le redini in mano al figlio Antonio di 35 anni, cervello dell’attività
commerciale, rigido ed assoluto dominatore, se così si può dire, del
‘clan’. Ma il contabile della ditta, il responsabile dei libri mastri,
CRONACA DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO 91

genito Luigi, allora di 28 anni, detto in seguito ‘ Cucurbita ' in omag-
gio alla... zucca, dai giovanissimi nepoti i quali, studentelli eruditi
€ figli di papà irridevano quel loro zio giovane si ma non molto colto,
timido ed introverso ma profondamente artista nell'animo. Tutto
il suo cospicuo patrimonio fu lasciato per testamento all'Accademia
di Belle Arti a cui lui, scultore dilettante e premiato alle annue mo-
stre, era attaccatissimo. Esiste ancora una lapide nella locale sede
dell’Accademia ad eternare il ricordo. Luigi Calderoni, scapolo per
vocazione e per temperamento, era attaccatissimo al lavoro, bra-
vissimo nel frodare il dazio, il cui successo in merito veniva fredda-
mente annotato nel registro : « Oggi fatto fraudo al Comune... ».
In fatto di denaro, di commercio, di economia era prosaicamente ed
intransigentemente conservatore, ma liberale nell’animo, per quanto
prudente, esultava ad ogni moto patriottico dei suoi concittadini,
pronto però a criticarne sia gli eccessi che i ripensamenti. Dopo
il 1860 fu luogotenente della guardia nazionale e precisamente per
la cronaca, presso il comando della 6° Compagnia 2° Battaglione.
Abbiamo tra le carte di famiglia molti documenti comprovanti ap-
punto questa sua patriottica disciplina.

I nepoti eruditi, di cui so-
pra, erano : Cesare di 12 anni,
Giacomo iunior di 9 e Rodolfo
di 6; quindi la guerra fredda
con lo zio e l'invenzione dell'ap-
pellativo ‘ Cucurbita ' dovette es-
sere effettuata circa dieci anni
più tardi, verso il 1857.

Il profilo psicologico del no- |
stro contabile si può rilevare |
dalle chiose e frequenti disegni -
al libro mastro che riportano
appunto i personali commenti
del freddissimo uomo dei conti. Per darne un esempio chiarificatore
sia dal lato grafico che del suo spirito interpretativo diamo qui la
riproduzione di una pagina del suo diario. Anche da una semplice
macchia d’inchiostro sapeva ricavare uno spiritoso disegno, ed il suo
umorismo era spesso mordace.

Con la scorta di questi documenti cerchiamo di penetrare nel-
l'animo suo, nei suoi pensieri e leggiamo insieme alcune annotazioni
anno per anno : 1847, il fatidico 1848, il tristissimo 1849.

È
GIACOMO CALDERONI

Ricordiamo per titoli un po' di quella storia :

1847 Feste e speranze per l'elezione di Pio IX. Aspirazione dei popoli
alla libertà e riforme in tal senso concesse dal Pontefice, dal Gran-
duca di Toscana, Carlo Alberto di Piemonte, Ferdinando di Napoli.

1848 Le cinque giornate di Milano, la rivoluzione di Vienna e di Parigi,
ed infine i 25mila piemontesi penetrati con grandi speranze in Lom-
bardia, seguiti da tanti giovani volontari delle nostre contrade.
Poi la delusione di Custoza. La fuga di Pio IX a Gaeta. L'assemblea
Costituente. La proclamazione della repubblica. Quindi il crollo di
ogni speranza sia in Roma che in Venezia nel 1849.

Luigi, uomo prudente, italianissimo di sentimento, tace in tre-
pida attesa, ma verso la fine del 1847 esplode quando è material-
mente sicuro dell'impunità e tutto dice in quei fogli a lui vietati |
sino a quella data. Il 2 febbraio 1848, accanto all'incasso di bottega
che in quel giorno era di scudi 54,28, scrive cosi :
| « Vaga illuminazione al Nobil Teatro per la Costituzione di Na-
| poli ». Il teatro dei nobili era il ‘ Pavone’ e la ‘ vaga illuminazione '
di quel teatro indica che anche gran parte della nobiltà si univa al-
lora alla borghesia ed al popolo nell’unanime esaltazione.
Il 9 dello stesso mese sottolinea : « Gran funerale a San Pietro

T. r 3
iaia Pc Sasso ua pepe RM Le CRONACA. DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO 93

per i martiri italiani». In quel ‘ Gran’ sottolineato c’è il consenso e la
certezza in tutte le classi sociali dell'immancabile avvento di libertà.

Il 22 febbraio si esalta : « Repubblica proclamata in Francia ».
Ed aggiunge il 12 marzo, quasi sorpreso dagli eventi : « Rivoluzione
in Vienna ». Ed ecco finalmente a grandi lettere espressa la sua più
riposta e gioiosa speranza: 15 marzo 1848. « Pubblicata la Costi-
TUZIONE a Roma», e subito appresso, il giorno 20, ignorando le
cinque giornate di Milano quasi fosse un episodio non appartenente
agli unitari moti italiani di liberazione, può annotare in seguito
ad una recita udita in teatro : « Tartufo, produzione in prosa ripe-
tuta tre volte. Rappresentava le gesta d’un ipocrita gesuita ». In
questa parola vi è tutto il suo sfogo alla «...riconcessaci PRETINA
schiavitù ». come scriveva più tardi, e precisamente il 2 agosto
1849, a seguito di un «... triduo di ringraziamento in San Dome-
nico », promosso da papalini in esultanza per la restaurazione del
governo pontificio con l’aiuto delle armi austriache.

Dopo una: «Peschiera è presa » del 1° giugno 1848 vediamo,
il 12 dello stesso mese, annotato : « È in Perugia il letterato Gio-
berti » poi, con la identica forma grafica, tre giorni dopo scrive :
«Venne il nuovo garzone (di pizzicheria) Giuseppe Carlini detto
Macchiavelli ».

L’accostamento dei due avvenimenti, anche se di valore storico
agli antipodi, avevano per lui in quel momento lo stesso pratico
valore, l’uno in funzione della libertà italiana, l’altro riguardante il
buon funzionamento della sua pizzicheria. Luigi non era dunque un
idealista assoluto e benché, in questi primi anni presi in esame,
fosse ancora giovane (28 anni) ed a volte soggetto ad esaltarsi ed
entusiasmarsi, i suoi piedi erano ben ancorati in terra e puó quindi
rappresentare il pensiero del ceto medio perugino in quegli storici
frangenti a noi lontani nel tempo.

Base di tutta la nostra analisi é, come dicemmo all'inizio, il
libro tenuto contabilmente dal nostro Luigi detto ‘ Cucurbita ' e da
lui chiosato ed arricchito di schizzi a penna che fermavano sulla
carta quadri di vita perugina e dei piü interessanti fatti del giorno.

I generi riportati in questo libro in partita semplice, costi e
ricavi giornalieri di bottega, si traducono in denaro con la moneta
base della contabilità pontificia : cioè con lo scudo romano da cento
baiocchi (equivalente a lire italiane 5,3796) 9. Il peso per i generi
è la libbra (equivalente a Kg. 0,339) ed il rapporto costo-genere
è lo scudo per cento libbre. Tutti i generi importati dall'estero (come :
94 GIACOMO CALDERONI

parmigiano, baccalà, alici, ecc.) sono valutati, come primo rapporto,
in lire austriache (valuta 0,85/0,88 di lira italiana) tradotte poi de-
finitivamente in scudi pontifici.

Ogni anno, verso la fine di settembre — primi d’ottobre, viene
effettuato il bilancio dell'anno finanziario già trascorso riportando e:
numerando i generi alimentari esistenti in bottega con a fianco se-
gnato il valore della merce, come si è detto, in scudi. Il prezzo è
ricavato da sommarie analisi di costo (costo, dazi, spese, ecc.) prezzo»
generalmente tenuto inferiore al valore di mercato per tener conto.
del margine di realizzo.

Esponiamo qui appresso l'elencazione dei generi con il relativo
prezzo ricavato dai bilanci che vanno dall'anno 1847 sino al 1860.
Anni quindi interessanti in quanto i mercati risentivano solo in pic--
cola parte delle momentanee vicissitudini politiche di fuori regno,
mentre su essi influivano quelle locali del momento. Riteniamo ciò
dovuto, per i primi, alla lentezza delle informazioni, comunicazioni e
rapporti di commercio allora esistenti che non erano tali da deter--
minare oscillazioni immediate di mercato, mentre per i secondi pen--
siamo molto sia dovuto al riserbo mentale del cittadino ad ogni
mutamento politico contingente non compreso o non valutato ap--
pieno.

Segue la tabella prezzi di inventario dei generi esistenti in bot--
tega nei relativi anni e valutati in scudi per 100 libbre di merce o
per quantità unitaria (barile) per il pesce salato.

Occorre subito precisare che i prezzi dei generi segnati nella.
tabella non erano ricavati da rigorose analisi di costo, ma rispecchia--
vano, grosso modo, i prezzi di mercato al giorno dell'inventario od'
erano prezzi di comodo tenuti alcuni piü bassi, altri piü alti per
prudenziali esigenze di bilancio o per effettivi aumenti o diminuzioni.
dei costi.

Anno 1847-1848

Diamo qui un esempio dell'analisi di costo da noi eseguita 9 :

Analisi della voce ‘burro’ ricavata dai registri.
9 novembre 1847 (dopo il bilancio del 26 ottobre 1847)
(da Codogno) : « Bertelli spedì burro L. (libbre lorde) 248 per L. 228 (nette) ».
a lire (austriache) 98 = (scudi) 35,40 +
9,060 (dogana, dazio, porto, ecc.)
(scudi) 41,00

(prezzo su piazza).
CRONACA DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO 95.

Nel libro mastro del bilancio 20 ottobre 1848 il burro è segnato.

per scudi 18 ogni cento libbre esistente in magazzino ; tale dato è
arrotondato in eccesso dato che questo genere alla analisi risulta
scudi 17,98 ; infatti :

sc. 41,00

ie nop
L vage opu

Cosi di seguito per tutti i generi é stata eseguita l'analisi. Le-
voci che piü ricorrono nell'elencazione dei generi spediti dai vari
procacciatori, residenti fuozi zona, sono : il baccalà e l'aringa affu-
micata. Il loro modico prezzo rispetto agli altri generi alimentari.
fece sì che formassero il vitto base della famiglia modesta.

Per il 6 marzo 1848 spedizioniere del baccalà era un certo Bi-
liotti ed il costo all’analisi è risultato di scudi 4,44 per 100 libbre,
mentre per un barile di aringhe la stessa operazione ha dato sc. 11,37
il barile (ogni barile conteneva aringhe per 230 libbre). Nel bilancio:
dell'ottobre 1848 il baccalà è riportato al valore di scudi 4,70%.
mentre il barile di aringhe scudi 12,30 anziché 11,30. Misteri del
computista !

Grandi eventi in questo periodo storico vengono annotati dal
nostro Luigi sulla stessa linea che porta al margine l'incasso del:
giorno :

in data 2 aprile «Partono civici e volontari per l’armata d’Italia in.
Lombardia ».

d 3.4 » « Predica il padre Gavazzi, infervora dei giovani alla:
partenza per la crociata italiana. Magnifiche feste ».

» 0..A$ » «Partenza di civici e volontari (e con scrittura evi--

dentemente aggiunta a posteriori) porzione dei quali
vilmente retrocessero.
Vituperio eterno ! ».

Questa postilla (porzione dei quali...) si riferisce alla conse--
guenza degli ordini e contrordini emanati dal comando pontificio-
che, mentre denunciavano il malvolere del governo nella ‘ crociata '
contro l'Austria, provocavano i ripiegamenti e le incertezze delle-
nostre milizie.

Nel successivo mese, tra la partenza di un vecchio garzone e-
l’arrivo di un giovane di pizzicheria, in data 15 maggio abbiamo :

« Notizia della morte dell'aiutante Maggiore Pompeo Danzetta al campo-
di Monte Belluno presso Treviso ».
"reo

GIACOMO CALDERONI

PREZZI D'INVENTARIO

Data diinventario | 26/10/47 | 24/10/48 | 28/10/49 | 16/ 9/50 | 10/10/51 4/10/52
Prosciutti 7,5096 9,- 9,- 9,— 8,— 8,-
Capocolli 10,00% e— 9,— 9,- 10,- -—
Formaggio Rom. 7,50% 9,20 8,50 8,50 8, 8,50
Pecorino nostr. 7,25% 7,25 7,— 5,75 — 7,90
Baccalà 4,50% 4,70 4,80 3,40 5,- 3,10
Parmigiano 14,00 95 15,- 15,- 15,- 16,- 15,-
Lardo, Ostrutto

0, m By ad E
Ventr., Barboz. 6,00% E 9; 1,90 9, ps
Salami, Mortadelle | 12,00% 13,- 13,- 13,- 13,- 13,-
Mortad. Bologna — — — — — 15,-
Burro 20,00% 18,- 18,- 17,- 16,- 16,-
Salmone 9,00% |1/3bot 13,- 9,- 1/3bot 15,-|1/2bot 20,- —
Caviale 32,00 96 45,— — 40,— 32,- 34,-
Riso 319095 3,50 3,- 2,60 3,— 3,-
Sarde (a barile) 11,00 95 12,30 13,- 12,12 12,50 10,50
Alici id. 20,00% 22,50 30,- 21,- 26,— 22,50

Tonno (a botte)

17,00%
CRONACA DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO

SCUDI PER 100 LIBBRE

2 30/ 9/53 | 29/ 9/54 | 31/10/55 | 16/ 9/56 | 1/10/57 | 28/ 9/58 | 14/10/59 | Sett. '60
ve 8,50 10, 9,— 10,— 0. 9 (n
o s i Di T 10, NE 10,— a
8.— 8,50 9,50 sei 10,- 10,— 9,25 11.
7,50 8,20 8,75 7,50 8,80 9,20 9,50 9,75
4,70 5c 4,20 4,50 5, 5,50 4,90 4,50

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4/5bot 25,-| 9,00% i -lifibot 20,4 a i di
32,- 38,- 46,50 60,— =. 50,— 55,— 52,-
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oi - DI CaVec | 197 23,35 27,50 18,70 zie
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iUd sua BEL: 19:5: — 15,- 17,75 —

RE At e ——————————— M è. eee GIACOMO CALDERONI

La morte dell'ufficiale perugino avvenne effettivamente nello
scontro con gli Austriaci il 9 maggio nei pressi di Cornuda. Questa
sventura fini per scoraggiare i nostri volontari, assaliti da troppe
forze nemiche, per cui fu scritta da Luigi, piü tardi, la frase aggiunta
all'entusiasmante notizia dell'8 aprile, più sopra riportata, e cioè
quel: « Vilmente retrocessero » Tutto il disastro fu dovuto effetti-
vamente, come dicemmo, alle incertezze delle direttive militari, per
cui tardivamente giunse il generale Durando a capo delle truppe
regolari di Pio IX ; ed allo stesso pontefice rimonta la responsa-
bilità dell'insuccesso dovuto alla sua palese avversione a questa
guerra, non voluta al vertice ma imposta dalla massa degli italiani.
Nulla dunque si poté fare in aiuto ai volontari ed avvenne cosi il
triste episodio di Cornuda, quello appunto del: « Vituperio eterno ».

Giungiamo cosi rapidamente al luglio fatale con la perdita della
battaglia di Custoza ; il nostro cronista non annota nulla e, volto lo
sguardo volutamente ed esclusivamente agli affari di bottega, ci
rende noto che il 10 luglio: «Sposó Michele Cantarelli giovane di
bottega ». Per questo il relativo salario passò dagli otto ai nove
scudi mensili. E giacché ci siamo analizziamo con Luigi il primo
bilancio che é appunto dell'anno 1848.

‘ Bilancio del 24 ottobre 1848

Acquisto generi e relativi oneri anno 1847-1848 ............ sc. 13.534,00
Sspeseperpigionedi:bottega" ti metin » 60,00
Salario ad Antonio Fratini sc. 6 mensili + regalia sc. 9 » 81,00
» a Cantarelli mesi 8 a sc. 5, mesi 4 sc. 9 + y»: y f9 » 82,00
» a Lorenzo Angelini dimesi5,1/2asc.5 + » » 2 » 29,50
Totale spese sc. 13.786,50

Incassi al 24 ottobre 1848 ...... sc. 13.067,68

Capitale in generi portato a nuovo » 2.274,85

» 15.342,53

13.786,50

Utile d’esercizio sc. 1.556,03

Gli elementi che emergono dalla semplice analisi di questo pri-
mo bilancio sono molteplici: ben tre erano i garzoni addetti al ne-
CRONACA DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO 99

gozio con vari stipendi a seconda del grado di anzianità e degli anni

di lavoro, ma tutti indistintamente percepivano una doppia mensi-
lità, sotto forma di regalia o, se cosi puó chiamarsi, di tredicesima al
termine dell’anno finanziario. Altro elemento è il notevole movi-
mento di acquisti e vendite dei vari generi alimentari che contri-
buivano a realizzare i più alti utili d’esercizio di tutti i negozi di
pizzicheria che in quei tempi erano in Perugia. A proposito avevamo
dimenticato di dire che le pizzicherie in Perugia, negli anni presi
in esame, erano solamente quattro; quella di Poggini, quella del
Calderoni (entrambe in Piazza Piccola), poi una del Tomba e l’altra
dello * zoppo’ Petrini. Al negozio Calderoni si rifornivano spesso di
alcuni generi alimentari, non solo i negozianti della provincia, ma
anche i tre concorrenti della città, in special modo il Poggini, se-
condo quanto ci ha lasciato scritto il nostro Luigi, però a volte si
trattava di semplice scambio di generi come nel caso della morta-
della di Bologna di cui pare che il Tomba avesse l’esclusiva.

Dopo il bilancio del 1848 gli eventi storici per lo Stato Ponti-
ficio precipitano, si stringono i tempi e le emozioni vengono così
registrate sul libro dei conti :

15 novembre
24 »
13 dicembre

« Fu stillettato a Roma il Ministro dell’Interno Rossi ».

«Questa notte partì da Roma Pio IX ».

« Alle ore 12 messo mano alla demolizione del Forte

Paolino ».

25 » « Natale : aperto per ore 7....... incasso sc. 13,53 ».
(Il governo laico si fece subito notare per questo obbligo di com-

merciare in giorno festivo in passato rigorosamente vietato).

28 dicembre «A Perugia il General Garibaldi si trattenne ore 4,
alloggiò all’albergo Casali, gli dettero un pranzo in
casa Baldeschi di Piazza a spese di diversi, aveva seco
il moro ».

21 gennaio 1949 « Votazione per la Costituente Italiana, tutta la civica
sotto le armi, banda, illuminazione ecc. ».

24. » »

9 febbraio »

«La sera furono proclamati i nomi dei Deputati ».
« PROCLAMATA. LA REPUBBLICA A ROMA ».

Si noti la frase dubitativa : « Vedremo le conseguenze » a de-
stra del disegno del fascio repubblicano. Pochi, per non dir nessuno,
poneva ormai fede nella durata della repubblica benché questo pen-
GIACOMO CALDERONI

siero si tenesse riposto e si ostentassero coccarde rosse all'occhiello
o nastri sui cappelli. Nel mese di marzo troviamo annotato :

19 marzo 1849 «La sera successe un brigantaggio a Pila, parti la
civica in n° 160 e ne arrestarono n° 16 contadini.
(chiosa posteriore aggiunge :) ed il 21 n° 7 condan-
nati ».

È forse questo per l'Umbria il primo esempio di quella forma di
reazione all’unità italiana che fu espressa dalla più retrogada parte
pretesca e che tanto dolorosamente esplose negli anni seguenti la
raggiunta Unione Nazionale.

8 marzo 1849 «L'esplosione di una Mina in Fortezza rovinó n° 36
persone e 4 mortalmente. Portò i sassi alla via Nuova ».
(Via Mazzini).

Così, senza altre note politicamente importanti, si giunge al
mese di aprile, mese di rilassamento piuttosto che di abbandono di
tutte le speranze nell'unità nazionale. Questo stato d'animo fu con-
seguenza della prostrazione che segue ad ogni esaltazione ; benché
la fiducia piena nel raggiungimento di tutte le aspirazioni non fosse,
come si é detto, eccessiva eppure, per il popolo oppresso e maltrat-
tato dal governo dei preti, il sogno era tanto bello che l'euforia del
momento aveva contagiato tutti e perció tutti ne risentirono. CRONACA DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO 101

Riportiamo qui, in ordine di data, gli sfoghi segreti che il nostro
contabile scrive nella pagina di questo mese:

10 aprile 1849 « Caduta di Genova e capitolazione con i piemontesi »
(forse fu da lui misurato appieno il sintomo di scon-
forto che pervase i patrioti a quella brutta notizia,
la parola ‘capitolazione ' ne è l'indice).

12 » » « Miseria, si conosce dall'incasso, artisti senza lavoro

AUI NOI NC MD AP AUR COP UAE (incasso) sc. 10,03.
W la Rb (Repubblica) e l'Assemblea ».
(evidentemente il cattivo influsso degli eventi sulla
attività della ditta hanno dato il colpo definitivo alla
fiducia del nostro contabile sulla buona riuscita della
proclamata repubblica).

Del resto tutti i torti Luigi Calderoni non aveva dal suo punto
di vista economico ; abbiamo infatti: incasso dal 1 al 30 aprile del
1848 sc. 1199,18 con una media d'incasso giornaliera di sc. 39,97
mentre, nel medesimo periodo del 1849, si ebbe un incasso di sc.
834,19 con una media giornaliera di sc. 27,80. Inoltre il 1849 sarà
l'unico anno con la chiusura del bilancio aziendale in deficit, come
tra breve diremo.

12 aprile 1849 « Firenze rimette gli stemmi del Grd ». (Granduca).

17 » » « Il sale da quattrini 10,5 messo a baiocchi 1 la libbra ».
(Il governo per rendersi più accetto e benvoluto, volle
realizzare un antico e sentito desiderio della cittadi-
nanza perugina, la quale collegava l'antica guerra del
Sale con la fortezza Paolina in demolizione, e ridusse
quindi della metà circa il prezzo d'acquisto del sale) ”.

In calce alla pagina del mese suddetto leggiamo :

30 aprile «I Francesi si battono con i Romani ma con perdita
per cui si ritirano ».
3 maggio « Partono i volontari per Roma contro i Francesi ed

i Napoletani e seguitano a partire volontari di Perugia
e paesi. Il General Garibaldi batte l’avanguardia na-
poletana e li vince ponendoli in rotta. Questa notte:
partono circa 120 volontari dei paesi circonvicini ».
11 maggio 1849 « Gli Austriaci occupano Livorno dopo breve resistenza.
A Bologna si battono per la seconda volta coi Tedeschi.
I Francesi si ritirano di nuovo, poi rivanno contro
Roma ».
——— MÀ:

GIACOMO CALDERONI

Luigi Calderoni ricordiamo era luogotenente nella milizia cit-
tadina quindi abbastanza al corrente di quanto accadeva nella le-
gione.

30 maggio 1849 « Per la notizia della venuta dei Tedeschi spediscesi

a Todi porzione de’ fucili dei civici ».

31 « Circa 4mila Austriaci entrano a Perugia con 16 pezzi
(di artiglieria) non rinnovando nulla, punto Governo
od altro ».

2 giugno 1849 « Questa mattina alle 2,30 ant. partirono tutti gli Au-
striaci. L'aquila resta, e gli alberi ».
(Riteniamo che questa annotazione, per quanto fero-
cemente ironica, nasconda anche un profondo rimpianto
per le speranze di libertà ormai perdute, unito al ri-
sentimento per il diminuito introito commerciale).

In questo mese di giugno si raggiunge il colmo della circolazione
dei Buoni del Tesoro. A quelli emessi prima della fuga del governo
pontificio si aggiunsero quelli emessi poi dal governo repubblicano.
Infatti dopo la sconfitta di Novara (23 marzo) il ministero emise
250 mila scudi di buoni dichiarando infruttiferi quelli emessi pre-
cedentemente dal governo pontificio. Alla pagina di giugno, per la
prima volta, vengono annotati incassi con buoni :

9 giugno 1849 « Con scudi 21 di buoni ER : 47,26
13 «Con scudi 14,12 di buoni 27,95
20 « Con sc. 22 buoni dei frati di Assisi 44,79

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GIACOMO CALDERONI

È di poco anteriore, o dello stesso giugno, la lettera del delegato
Rosa, diretta a Giacomo Calderoni, che dimostra le difficoltà del
governo repubblicano nelle sue ultime giornate di vita quando non
trovava altro modo di far denaro valido se non elemosinando alla
porta dei singoli privati,

Il 21 giugno Luigi Calderoni ci avverte : « Giunse il battaglione
Pianciani » e subito dopo, il 24 l'annuncio funebre della repubblica :
«Giungono da 6 a 700 Tedeschi da Gubbio, obbligano rimettere
l'arme Pontificio : Stemma rimesso partono per la Toscana ».

Luglio 1849. Il mese di Custoza, battaglia che segnò l'ultima,
veramente l'ultima possibilità per allora di unire l'Italia ; cosa que-
sta che oggi possiamo sottoscrivere ma che in quel momento non fu
valutata appieno data la confusione che regnava.

In questo mese il nostro cronista scrive cose che non possiamo
omettere perché rispecchiano, oltre i fatti, la fonte del pensiero
politico perugino in cittadini colti ed attenti.

2 luglio 1849 «A Roma i Francesi entrano in città, li ricevono a

: fischi con replica. Si stillettano quelli che si dimo-
strano partitanti fra quali dei preti.

I Francesi formano nuovo ministero e secolare. Gari-

baldi é sortito con molti tesori donatogli e un buon

esercito in specie: Cavalleria, dragoni, carabinieri e 4

o 6 pezzi. Gli altri corpi sciolti, disarmati tornano alle

loro case ».
8 » » «Qui giungono un 2mila Tedeschi. Siamo senza Governo ».
9 » » « Per l'iniquo spirito dell’infame Glis(cer) 1°) vien tolto

alla civica il quartiere di piazza Piccola e consegnato
per caserma ai Tedeschi ».

10 » » «Ordine del deposito di ogni arme, termine 48 ore.
Tolta la civica. Vien formata giunta di Governo (pre-
tesco). Imposta la sopratassa dei dazi dagli Austriaci

di una metà al di più, pagabile 1/3 a carta (buoni) -

2/3 effettivo.

14 » » «Sorte notificazione di Savelli. Incaricato pontificio
(solo ecclesiastico del primo Ministero con incarico in-
terno e polizia) che abolisce i boni meno quelli di
Pio 5 o (IX) ».

Sotto i giorni 23, 24, 25 luglio (le giornate di Custoza) l'ex luo-
gotenente della guardia civica disciolta, Luigi Calderoni, con evi-
dente rabbia mal contenuta, rende noto :
———7- — —

CRONACA DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO 105.

«Il gran Gliscer ci fa vedere le nuove reclute de * Patatucchi" da lui
fatte pel Papa, con le daghe dei Civici », e termina definitivamente il 2 agosto.
con la compromettente frase: « Triduo a San Domenico in ringraziamento:
della riconcessaci PRETINA schiavitü ».

Il 3 agosto, da buon computista commerciale appunta : « Riduzione della.
carta moneta dopo la lettera O al 35 meno per cento ».

Continua poi la sua cronistoria :

10 agosto 1849 «Il Gen.le Spagnolo viene a far visita al Colonnello
Tedesco e riparte dopo 3 ore. L'11 giunse il Commis-
sario D'Andrea scortato da 10 carabinieri ».

16 » ) «Formazione di nuova amministrazione municipale
provvisoria fatta dal Commissario D'Andrea ed il Ve-
scovo di tutte persone brigantesche ».

18 » «Gli Austriaci festeggiano qui l'anniversario dell'Im-
peratorino. S'erige altare nella porta di S. Lorenzo per
la funzione. Pranzo di 98 persone nella sala dei No-
tari ».

21 » ) « Partì il Colonnello Paumgartenn che comandava la
piazza di Perugia. Eccellente persona ».

Cucurbitaceo o non cucurbitaceo Luigi diceva bene o male dei
suol simili a suo giudizio e senza pregiudizi di sorta, lo comprova
quell’ « eccellente persona ».

Siamo così giunti al secondo bilancio d’esercizio, cioè al 28 set-
tembre 1849. Non lo riportiamo per esteso ma lo ricordiamo perché
è l’unico, in tutto l'esercizio più che decennale, che si chiude con
un passivo di scudi 571,77.

Dall'esame dei risultati delle analisi, del 1848 e del 1849, ve-
diamo che, malgrado le guerre, gli eventi tumultuosi e le difficoltà
economiche, nessuna variazione di rilievo si è avuta nei prezzi dei
generi alimentari, compresi quelli d'importazione ; mentre il bilancio
del '49 presenta, oltre ad una sensibile diminuzione delle vendite,
il primo ed unico deficit di tutta la gestione. A conclusione di ciò.
possiamo affermare che, nel periodo bollente, la sensibilità del com-
mercio, pure attraverso gravissime vicende politico-finanziarie, si
esprimeva esclusivamente in una diminuzione della quantità di merce
contrattata e non sul prezzo di essa che restava pressoché invariato.

Continuando con il mese di settembre in data 23 troviamo nel
libro mastro questa annotazione: «Benedizione ed apertura del
nuovo Campo Santo di Monterone » che, secondo il Bonazzi, fu isti-

pe .. — “E

“i eee SII LIZA I e SIA
106 GIACOMO CALDERONI

tuito sin dal 1816 in occasione di una moria dovuta ad una carestia,
ma concretizzato definitivamente solo nell’anno e nel mese di cui
sopra. Altra notizia di sapore locale è la seguente: 24 dicembre
1849. «Si riapri il Duomo di Perugia col nuovo piancito di marmo ».

A questo punto entriamo nell'anno finanziario della pizzicheria
Calderoni 1849-1850, e subito rileviamo che nel periodo che va dal
febbraio 1849 al 12 marzo 1850 le spese di porto, dogana, comunali,
ecc., ebbero il seguente andamento considerando la voce ‘ aringhe '
che vale per tutto il pesce salato :

8 febbraio 1848-12 marzo 1850

Porto »- 0,20 per 100 libbre ..—.:... sc. 0,38 per 100 libbre
Dogana » 0,60 » » US ie » 0;90 59 3 »
Comune » 0,55 » » Dn E M LS »20:83 » -» »
Spesa » 0,04 » » e LEES »0083 » .»* »

Tot. scz1,35:per; 100: libbre::::5:..5.:. sc. 2,23 per 100 libbre

Rileviamo anche che le alici, che prima d'ora provenivano esclu-
sivamente di Sicilia, ora vengono anche da Anzio:

21 giugno 1850 « Troiani spedi 5 barili alici di Sicilia a sc. 21,00
» ps5 » di Porto d'Anzio » » 15,50».

Non sappiamo quale fosse la vendita al dettaglio delle due
qualità di alici ma riteniamo, conoscendo le persone ed il relativo
‘ saperci fare’, che queste furono smerciate allo stesso prezzo ; in-
fatti la rimanenza fu riportata in bilancio cumulativamente al va-
lore di scudi 21 a barile.

Dal bilancio del 28 settembre 1849 a quello positivo d’utile per
scudi 1121,71 del 1850 nessun fatto politico di rilievo viene anno-
tato. Dopo la bufera una calma è discesa sulla città come una cappa
di piombo ed il nostro ‘ Cucurbita ’, ritornato computista e scrivano,
tranquillamente ci segnala in data 27 gennaio 1850: «Un vento
straordinario, turbine ». Ma soltanto un mese dopo ci rende noti
furti, devastazioni di appartamenti da parte di squadre militari
austriache con pretesto di perquisizione per ricercare armi nascoste.
Si inizia così la lunga serie delle vendette ' austro-pretine '. Luigi
Calderoni tristemente annota :
CRONACA DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO 107

26 febbraio 1850 «Squadre di 20 e 50 tedeschi partono per i contorni
della campagna nel pretesto di perquisire per le armi
nel casino Coppoli a S. Enea, ed a Bucajone dal Cav.
Ricci. Atterrano porte, rubbano e bevono bottiglie,
rompono terraglie, forano con baionette letti con co-
perte e tutto, rubbano camige, orologgi, posate, chic-
chere. Insomma assassinano ».

5 marzo » «Alla Pallotta una ruzzola striscia leggermente nella
gamba del cavallo del Colonnello Descoviz. Lui con 2
ufficiali speronano i cavalli a galoppo serrato, sguaina

Disegno a penna raffigurante il carcere pontificio situato nel palazzo Comunale

di Perugia le cui inferriate si aprivano sulla Piazza della Fontana e che furono

poi murate dopo il 1860. Molti dei ‘ pensionati’ delle suddette prigioni fini-
vano così i loro giorni sul patibolo della ghigliottina.

E de o cese P a a
108 GIACOMO CALDERONI

| lo squadrone, fa imprigionare il figlio di Inglesi e di
Gab. Bruschi e gli disse all'esame: so che non siete

stati voi due ma direte chi è stato; dunque in pri-
gione acció facciano la spia ».

15 » » « Perquisizione a Passignano, imprigionano Buatini di

anni 84 perché riteneva delle armi, e portato a Perugia.
il med.° volle venire in papusse, berretta e veste da
camera come si trovava, insaccocciò circa sc. 500 oro
e dette un bel rinfresco ai Tedeschi. Fu poi trasportato. |
in Ancona e condannato a 3 mesi di detenzione a Pe-
rugia, ma con li denari poté diminuire la durata ».

E
x,

12 aprile » « A 21 ora torna in Roma Pio IX ».
13 » » «All'Ave Maria suonano tutte le campane a festa,
Tedeum in S. Lorenzo in musica, illuminato il Corso, i
luoghi pii e poche case brigantesche. Furono impri-
gionati li due giovani Foschi ».
! 20 agosto 1850 « A Spello arresti diversi ».
! 22 » » «A Città di Castello arresto di 11 individui : Bufalini,.
Signoretti, Celestini, Cherubini, Baldeschi, Lenzi, Ca-

trani, Costarelli, Corbucci, Montani, Carlo di Lillo ; e [
perché ? ».

| In questo ‘ perché?" vi è tutta la curiosità ansiosa caratteri-
| stica di quel tempo di manovre segrete, spiate, repressioni indiscri-
> minate, tutte cose atte a suscitare sospetti e timori.

23 settembre 1850 « Arresti per sciarpe e fazzoletti tricolori ».

i AMNCT Sie, PIREO SI IRE POOR SIRIO E VT CRONACA DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO 109

Il 22 ottobre uscì una notificazione, datata 26 settembre, la

quale, premettendo che rimanevano ancora in circolazione i famosi
buoni, già ridotti notevolmente di valore, avvertiva che questi erano
in corso sino al 15 ottobre. Pochi giorni dopo questa gelida notizia
‘e precisamente il 29 ottobre a grandi lettere, sottolineate per l'enor-
mità del caso, esplode l'indignazione della comunità artigiana-com-
merciante perugina alla seguente notificazione :

« Affissione della tassa arti e mestieri. Comblotti, indignazione e malu-
mori per la stravagante imposizione, ed unanime proponimento di non pagare
che con l'esecuzione ».

Diamo qui appresso un ristretto dell'editto del Segretario di
Stato a proposito della ‘stravagante imposizione’ che da noi sol-
tanto dopo quasi cinque anni fu potuta attuare mediante progres-
sive intimazioni :

Editto del 14 ottobre 1850

«La necessità di provvedere all’equilibrio delle rendite colle spese dello
Stato... impone il penoso dovere di ricorrere a nuove tasse .... Essendo
poi giusto che ogni classe di persone concorra a sostenere li pubblici pesi in
proporzione, per quanto è possibile, dei vantaggi che ritrae dall’ordinamento
sociale, così sembra equo di sottoporre ad una tassa d’esercizio delle profes-
sioni, arti, industrie e commercio ....... ecc. ».

Le arti, le industrie ed i commerci furono ripartiti in dieci ca-
tegorie e gli esercenti tassati proporzionalmente al luogo ed all’en-
tità dell’esercizio. I Comuni vennero divisi in cinque classi : da una
popolazione maggiore di 20mila abitanti a quelli di mille. Ed in
ogni Comune erano stabiliti sei gradi, che oggi si chiamerebbero
categorie. Chi esercitava in più Comuni, ovvero nello stesso Comune,
ma in botteghe separate lo stesso commercio, era tassato per cia-
scun luogo come negozianti distinti. Non erano soggetti a tassa i
proprietari di terre per la vendita delle derrate, bestiame e prodotti
dei rispettivi terreni, i giornalieri, i lavoratori, gli operai.

2 novembre 1850 « Fiera dei Morti ».
3 » » « Fischi perché volevano far chiudere le botteghe nel-
(domenica) l'ora dei divini uffizi quantunque Fiera: Fischi ed

aperto ».
110 GIACOMO CALDERONI

Evidentemente qualche cosa era rimasta nell'animo dei citta-
dini delle leggi repubblicane in specie per quanto riguardava la li-
berazione dalle imposizioni chiesastiche. A questo proposito e per
giustificare almeno in parte l'operato di quei tutori della legge,
dobbiamo ricordare che il 2 ottobre 1850, cioè appena un mese
prima, era stata data alle stampe una : Istruzione pastorale e Editto
sulla santificazione delle feste da parte di mons. G. Pecci arcivescovo
di Perugia !..

Continuano frattanto le vendette austro-pretine e sporadiche
reazioni cittadine :

12 novembre 1850 « Carcerazione di Gustavo Sanguinetti, Costantino Ros-
si, Cerquali calzolaro, 3 Ribechini muratori. E poi
portati davanti al tribunale militare austriaco il 3 di-
cembre successivo ».

30 » di «Parte la guarnigione Austriaca Romeni e vengono:
800 dei bianchi. Cattivi Ladri ».

Questo commento, assai pericoloso, é scritto in chiaro con mano
ferma, con la stessa grafia ed inchiostro precedente ; quindi é da
ritenersi contemporaneo o di poco posteriore alla notizia.
Siamo ora in presenza delle prime teutoniche nerbate :

S2 MNT Sha, TITO US CGNNCNUCNENEENE SIRIO UR SESTO UII
CRONACA DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO 111

5 dicembre 1850 «Date 30 frustate a Guido Manganelli nel chiostro di
S. Domenico ».

13 » » « Un campagnolo, (Franco o Felice Cini di Pietrafitta)
parente di Pascucci, avendo sciarpa con anche li 3
colori, preso dai carabinieri e consegnato ai Tedeschi,
gli dettero 40 legnate nel preterito ».

20 febbraio 1851 « Il gessaro Pettieri vendeva una statuetta che fü cre-
duta Mons.r Savelli e lo stesso Gov.r di Roma in cari-
catura, fü preso d'ordine del Coms.o D'Andrea, e dai
Tedeschi fatte dare in S. Agostino 30 legnate sonore
nel culo.

Fü carcerato Francesco Moretti, e Cesare Ragnotti con
perquisizione ».

19 marzo » «Mori il chirurgo Inglesi e fu inibito dal Governo
l'accompagnamento al Campo Santo » 12),

Il 5 aprile 1851 un fulmine a ciel sereno nella nostra bottega !

Luigi scandalizzato dice:

«Parti il giovane (di bottega) Michele Cantarelli il
Fulignato e senza neppure farne una parte. Da vero
| birbaccione e gli fecero fraudo di circa libbre 400 di
| carne salata che accomodò per scudi 20 ».

ne 7.. — «CO

MET «i UA — ID LI a TRO rinunciare ad un pizzico in più d'umorismo.

GIACOMO CALDERONI

Poi in data 11 aprile:

« Giunse il re di Baviera e parti, senza fermarsi, per
Ascagnano » 13),

Tutte queste notiziole, che pure con la loro pochezza riempi-
vano le pause di lavoro nel negozio, ci tramandano il sistema di vita
borghese, di Perugia a metà secolo xix?, di quel ceto medio ove,

‘conoscendosi bene l'un l'altro, era un aiutarsi a vicenda nei comuni

interessi. Regnava una vera familiarità patriarcale, benché non di-

giunta da innocui pettegolezzi e ben coperte gelosie. Non solo negli
impieghi privati, ma anche nei pubblici, i figli succedevano ai padri.

Governata da ecclesiastici quella società ne rispecchiava il carat-

tere cauto non sempre sincero e poco incline alle espansioni. L'auto-
rità era morbida, quasi carezzevole, non mai insensibile alle racco-
mandazioni, sopratutto di donne o di nobili, sempre disposta a be-
nevolenza e clemenza, tranne in politica.

In quanto all'economia agraria, indiscutibilmente la piü im-

portante risorsa finanziaria della provincia, con la restaurazione

(1850) si era tornati alla secolare consuetudine dell'affitto delle te-
nute, per la piü parte, ancora proprietà di famiglie nobili. Era tanto

comodo riscuotere la mercede locativa ogni tre mesi, ed in denaro
sonante, senza curarsi dei capricci della stagione ! 14).

Ora il nostro ‘ Cucurbita ', dopo averci rattristato narrandoci le

‘cattiverie degli uomini, ci dà modo di farci sorridere : riproduciamo

in foto quanto scrisse il 2 maggio 1851 perché trascriverlo sarebbe

RESI! SEC Sd TIRES RR TORE 3
CRONACA DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO 113 I |

Lasciamo al lettore apprezzarne appieno il lato comico. Sicu-
ramente, in buona fede, Luigi voleva intendere ‘... una casa di ni
carità: * Ili

Il 20 maggio troviamo una vignetta, qui riprodotta, che ci il- |
lustra un primo episodio di resistenza passiva antiaustriaca ed anti- |

governativa messa in opera dai perugini ; ed il successivo 9 giugno
si ebbe la prima conseguenza di tale atteggiamento : |

« Una donna di (Città di) Castello (Maria Biagi per la storia) per aver
detto brigante ad uno che fumava fu portata a Perugia e date 20 legnate nel

preterito ».
114 GIACOMO CALDERONI

Il 17 dello stesso mese anche due altri cittadini di Città di Ca-
stello Giuseppe Lupattelli e Mariano Lolli furono, per lo stesso mo-
tivo, bacchettati. La persecuzione della polizia politica si accentua
in questo periodo e si fa più aspra rendendosi anche ridicola, infatti
il 26 giugno leggiamo :

« Altro editto : proibizione di nastri, fazzoletti e sciarpe rosse e tricolori ».
Hl 28 si tocca il fondo dell’idiozia :

«I Tedeschi proibiscono le scarpe di vitello bianco ai giocatori di pal-
lone, e fermano diversi per esser vestiti di rigatino tutt'un colore. Ad |
una contadina l’obbligano cavarsi in piazza il sacchetto rosso ed altro ».

Il 1° agosto 1851 con soddisfazione ci comunica:

« Parte per Roma per non tornare il Commissario D’Andrea e subentra |
delegato Alessandro Baldeschi Eugenì ».

Il 18 agosto sottolinea :

« Carcerazioni di alcuni individui per essere stati in conblotto di molti
a Monteluce, al Campo, al foro ecc., tutti con bastoni e trombette »

e prosegue il 9 settembre successivo :

«Undici giovanotti tornati dal lago Trasimeno tutti con bastoni di fi-
nocchio del lago, girando per la città, furono presi dai Tedeschi e gli
furono consegnate a chi 25 a chi 30 legnate nel culo ».

29 agosto 1851 «La Ristori a Perugia per 5 recite ».

18 settembre 1851 « Si arresta in chiesa S. Antonio un tale Magna per l’af-
fare di Monteluce. Si arresta certo Bencivenghi, Ros-
sini ed ùn abbate del Ospedale ».

I Dobbiamo qui riprendere l'esame dell'andamento commerciale
"m della pizzicheria nell'anno 1850-1851 perché troviamo importanti va-
a riazioni di alcuni prezzi di maggior consumo. Quello che salta alla |
vista è la voce dell’alimento base della famiglia meno agiata e cioè
il baccalà, che passa dal costo di sc. 3,30 le 100 libbre, in sei mesi,
a scudi 4,36, quasi un 33% d’aumento. Così, mentre altri generi
erano stazionari o in diminuzione, il baccalà subiva un brusco au-
mento. Non ne sappiamo la ragione ma, poiché anche le alici pas-
sano da sc. 21 le 100 lib. a sc. 26, pensiamo ciò dovuto a scarsa pe-
scagione per avversità atmosferiche.
CRONACA DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO 115

Il bilancio del 10 ottobre 1851 si chiude con un saldo utile di
scudi 641,95 e dopo questo, cioè dall'ottobre '51 all'ottobre '52, le
notizie dall'interno riportate dal nostro cronista riguardano sopra
tutto arresti, perquisizioni, deportazioni di ritenuti pericolosi poli-
ticanti e, come notizie dall'estero, è importante solo la seguente :

2 dicembre 1851 « Luigi Napoleone scioglie l'assemblea, fa imprigionare
personaggi di qualche riguardo, non che dei generali
e dà disposizioni ammirab(ili) ».

Questo commento ' ammirab ' é scritto abbreviato, con carat-
tere sottile ed inchiostro tanto diluito da potersi cancellare facil-
mente, forse avrà pensato che in quel momento era meglio usare
prudenza.

Continua la Cronaca in data 3, 4, 5, stesso mese:

«A Parigi barricate, fuoco con molti morti, le truppe sono per Bonaparte
e 2/3 bastono a ritornare la quiete. Le potenze sembrano proteggerlo ».

Cosi dalla penna di Luigi è riportato il colpo di stato che fu com-
piuto da Luigi Napoleone il 2 dicembre 1851 con l'appoggio di parte
dell'esercito e che gli diede i poteri per riorganizzare il governo sul
modello della costituzione consolare del 1800. Forse per il nostro
cronista fu la sola magica parola udita in quei giorni ‘ Costituzione '
che lo spinse a sottolineare con ' ammirabili ' il pericoloso commento.

Le notizie interne riportano piccoli avvenimenti paesani, come
Der es.

21 ottobre 1851 « Ebbe gli schiaffi da un ufficiale tedesco Cacciatori,
Mancini, detto ' Tofoletto ’ al caffè Baduel per fare il
* burlandot '. Benone ! ».

26 dicembre » «Dal Delegato Alessandro Baldeschi rinfresco son-
tuoso, ma con poco concorso »

Conclude soddisfatto che la sua Perugia ‘bene’ abbia cosi ri-
sposto alle ufficialità papiste in combutta con gli invasori.

7 febbraio 1852 « Pio Cesari nel Corso da un ufficiale tedesco riceve
una stiratura d’orecchi ed un grossissimo schiaffo ».

Notiamo che, mentre per il ‘ Tofoletto ' che ricevé lo schiaffo
dal tedesco il commento è: ‘benone’, per Pio Cesari la notizia è

FISM E uc SETA 7 — OPENS

Re IRL LT ie ZO, am CP 1
116 GIACOMO CALDERONI

data senza aggiunta alcuna. Evidentemente questa ultima notizia
rendeva il Calderoni pensoso e forse rammaricato. Per chiarire il
perché dell'atteggiamento diverso tra due casi identici nella forma,
siamo ritornati di alcuni mesi addietro ed in data 3 novembre '51
abbiamo trovato questa nota che può essere la chiave per la risolu-
zione del problema :

« È fermato Toto Cesari al confine della Toscana, perquisito fino alla
camiscia . .

Riteniamo che Pio Cesari doveva appartenere alla stessa fa-
miglia di Toto Cesari, individuo questo evidentemente sospetto per
la polizia austro-pretina ; mentre il personaggio ' Tofoletto ' è chia-
rito dal suo stesso nomignolo.

12 febbraio 1852 «L'11 (corrente) S. Santità aumenta il sale da quattrini
10,5 a 13 e la salina da quattrini 12,5 a 15, ed aumenta
li dazi sulli zuccari, pepe ed altre droghe per beneficio
dei suoi sudditi ».

Questo ultimo com-
mento è appena leggi-
bile in quanto cancellato
vistosamente da altra
mano più prudente della
sua. Pur tuttavia non
è stata cancellata la di-
dascalia alla vignetta
qui riprodotta ed abba-
stanza eloquente ben-
ché contenga abbrevia-
zioni. Forse la frase era
sfuggita all’occhio del
vecchio Giacomo che,
unico della famiglia, pa-
pista convinto, non am-
metteva certe ironie.

Nel luglio del 1850 il
cardinale Antonelli, se-
gretario di stato, pub-
blicò un editto in cui, rilevando un forte disavanzo nel bilancio dello
stato, aumentava di un bimestre la Dativa del 1851. Si chiamava

ESE I 3 Lo) SE Sd TORRES SPIRA O SIE
CRONACA DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO 117

allora Dativa la tassa erariale riguardante i terreni. Il nostro Luigi
riporta la notizia per la prima volta il primo agosto 1853 scrivendo
sotto tale data: « Il S. Padre aumenta la Dativa dei dazi di un bi-
mestre e cosi l'anno é convertito in 14 mesi». Il primo luglio del-
l'anno seguente lo stesso annuncio ricompare rendendo quindi sta-
bilita definitivamente di un bimestre in più la tassa e confermando
anche che per la prima volta si pagó a Perugia l'aumentato onere
fiscale il primo agosto del 1853.

Ma un epiteto fortemente ingiurioso esplode dalla penna di
Luigi dimostrando tutto il suo risentimento per il seguente colpo
di fulmine :

19 maggio 1852 « Aumento di dazio: Parmigiano a baiocchi 5 la lib-
bra, Burro a baiocchi 5 la libbra, Caviale a baiocchi
5 la libbra e tanti altri generi diversi. Ladri assasini ».
11 » » « Il maresciallo austriaco Conte Nobili è a Perugia,
ebbe abboccamento a Foligno col Cardinal Antonelli ».

Riportiamo questa notizia per segnalare in un unico ‘ abbocca-
mento’ due degli esseri più spregevoli del nostro Risorgimento :
l'italiano rinnegato al servizio dell'Austria e l'ambizioso cardinale
al servizio dell’idea anti-italiana. Così facendo pensiamo, se non altro,
di poter in parte vendicare, anche dopo cento anni i nomi di coloro
che nei mesi di giugno, luglio, agosto '52 vennero arrestati e con-
dannati; tanto per citarne alcuni: l'11 e 16 giugno, Castelletti ed
altri cinque individui, quindi Danzetta ed altri quattro con depor-
tazione in Ancona. In settembre, stessa sorte per il Palmieri, Cesari,
Bettini, Moretti, Pericle Ansidei, Tiberio Blasi chirurgo, seguono
altri quattro oscuri nomi che, per l’idea, sacrificarono parte di se
stessi.

In data 9 settembre 1852 il Calderoni sfoga l'animo esasperato
da tante angherie poliziesche con una nota di sapore locale : « Finto
rubbamento al Zoppo Petrini. Lad. ». Ricordando che il Petrini era
gestore di una pizzicheria e quindi un concorrente nel commercio e
per quanto detto sopra, a proposito del suo stato d’animo, anche
questa maldicenza può essere, in senso lato, giustificabile. Ancora
una nota d’intolleranza poliziesca e latente reazione d’un popolo in
risveglio :

24 ottobre 1852 «A Ripa fu arrestato un tale Riccio fuorescito per
“ladro, molti contadini accorsero per curiosità ed un

—————————————
118 GIACOMO CALDERONI

bardasso !? ebbe da un Carabiniere un colpo col calcio
del fucile, il padre del bardasso ed altri si riscaldarono,
sciusciarono '9) e gli dissero : bracco di boja. L'ispettore
di pul.a frustacani fece rapporto esagerato. Furono
mandati 40 Tedeschi e vari Carabinieri con detto ispet-
tore a spese di detto luogo ; vi stanziarono 8 giorni,
arrestarono 17 e tre fuggiaschi ».

1 dicembre » « Venne il nuovo delegato Dello Schiavo ».
2 » » «Fu proclamato Imperatore Luigi Napoleone III».
19 » » «Sortono 10 dei detenuti di Ripa innocenti ».

Il 1852 è l'anno dei martiri di Belfiore commemorati anche dal
nostro Luigi il 14 dicembre con il semplice annuncio su due righe :
« Gli Austriaci a Mantova fanno impiccare dei detenuti politici fra
i quali un prete ».

Dice il Bonazzi, a proposito del canonico Pascucci ! cacciato
dall'Università per far posto al papista Antinori, che: «... agitava
la face pronuba alle nozze dell’Università col S. Uffizio. Né ciò fu

il peggio. Il favoritismo, piaga tutta propria del sanfedismo, ucci-
deva la sposa . . . ».

Se Bonazzi diceva cosi dell'Antinori con sarcasmo, Luigi Calde-
roni nella sua semplicità umoristicamente bolla a fuoco.

Forse fu la solita mano del vecchio padre Giacomo a tentare l'im-
possibile cancellazione della qualificatissima figura. Non dobbiamo
dimenticare che il padre di Luigi fuggi dalla nativa Ravenna per la
sua fede sanfedista.

La notizia ha pure una coda e, come al solito, piena di veleno.
Eccola :

16 gennaio 1853 « Fu perquisito il fonditore Camilletti che gli levarono
CRONACA DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO 119

una medaglia che stava lavorando d'ordine degli stu-
denti dell'Università, ove era inciso un motto di be-
nemerenza per il loro ex Rettore Pascucci e furono
chiamati in polizia vari dei studenti ».

Dalla notizia della « Lieve coltellata al collo » ricevuta il 18 feb-
braio dall'imperatore d'Austria per mano dell'ungherese Libényi, con
l'immancabile ‘ Te Deum ' di ringraziamento, alla cantata dello Sta-
bat di Rossini nella sala del delegato il 20 settembre dello stesso
anno, nulla di grande importanza ci viene segnalata oltre la vignetta
che riproduciamo :

H

Da notare in questa vignetta è quel ‘poco’ aggiunto a pro-
posito della notizia del furto di 70 scudi al Tomba che, con la con-
sueta comprensione, si giustifica ricordando che questo tale era uno
dei tre concorrenti pizzicagnoli della città. E questa volta il ' rub-
bamento' dové risultare vero ; il che confermerebbe la veridicità
del precedente ‘ finto rubbamento al Zoppo Petrini’ di cui già par-
lammo.

Ripetiamo che il 19 agosto 1853 giunse per la prima volta la
notizia esplosiva: « Il S. Padre aumenta la Dativa dei dazi di un
bimestre e cosi l'anno è convertito in 14 mesi ». A prima vista sem-
brerebbe questa imposizione gravosissima, e ciò è dovuto al fatto
che oggi la tassazione è giunta oltre il massimo della sopportazione

T

Pr:

2

ITAQUE, le - EMUSE PSI NE. SALME EL. CDI
tata
CRONACA DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO 121

dd

per cui l'aumento di un bimestre d'imposta porterebbe al collasso,
ma sulla scorta di documenti apprendiamo che allora la Dativa non
superava uno scudo e 30 baiocchi, pari a 6 lire e 98 centesimi, per
ogni cento scudi di estimo censuario ; e poiché il valore effettivo di
un fondo si può considerare, con criterio medio, tre volte superiore
al censito, così quella tassa, considerata la più gravosa, veniva cor-
risposta nella proporzione di lire 2 e centesimi 33 per ogni 100 scudi
di estimo reale ; e quindi in percentuale lo 0,243 circa.

Un genere nuovo appare portato nella partita acquisti nell’aprile
del '52 e cioè : ‘ Mortatelle di Bologna ’, il che dovrebbe farci in-
tendere che l'importazione e la vendita di tale prodotto non era stata
in passato effettuata nel negozio Calderoni. Trascriviamo dagli ac-
quisti : 30 aprile 1852. « Mortatelle di Bologna per Lib. nette 230 a
sc. 13,50... sc. 31,05 ». Non compare né porto, comune ecc., il che
dice esser merce ricomprata da esclusivista locale e Luigi in seguito
ci confermerà che questo genere proviene dalla bottega del Tomba.
Comunque in bilancio fu prudentemente riportato il valore a scudi
15,00 anziché a 13,50 di cui all'acquisto.

Il bilancio del 4 ottobre 1852 segna un guadagno netto di scudi
1956,05 mentre il bilancio del 1853 porta l'utile più alto di tutto
il periodo di tempo contenuto nel registro e cioè scudi 2.178,02.

L'anno finanziario 1853-1854 alla pagina che va dal primo al-

l'ultimo giorno d'ottobre si apre funereamente con due sentenze di
morte : una per decapitazione e l'altra per fucilazione. Lasciamo: alla
riproduzione della relativa intiera pagina del registro ogni illustra-
zione e commento.
t# L'antico ceppo, con relativa mannaia, fu sostituito nel 1810
dalla ghigliottina di rivoluzionaria memoria. Questa fu costruita
nella fortezza di Perugia da operai specializzati in materia e contem-
poraneamente fu istruito alla manovra il boia ufficiale, che abitava
allora fuori porta del Bulagaio, con esercitarlo alla decapitazione di
alcune pecore.

L'arnese di morte fu fabbricato con lusso e senza badare a spese,
costò 930 scudi ed alcune dame e relativi cavalieri furono per grazia
speciale ammessi ad ammirarla entro la fortezza Paolina ove era
stata montata in tutta segretezza. In un secondo tempo fu offerta
alla pubblica vista nel piazzale di S. Francesco al Prato.

Altro sistema di morte era la fucilazione, ma questo ultimo sup-
plizio era esclusivamente riservato ai delitti ricadenti sotto il codice
militare. ;
p rut t ud p

ia Lu. ni! ig) perta ISTE
n ni A ATA alla
CRONACA DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO 123

Oltre al Leandri, di cui si parla nel disegno «altro spento da.

ghigliottina » fu un Domenico Carloni, omicida, il 7 febbraio 1857 e
Pietro Macciocchi «detto Brugia » il 25 febbraio 1858.

Ma proseguiamo con ordine la nostra ricognizione storica. Verso
la fine dell'anno 1853 l’Austria, ormai certa dell'efficienza repressiva
delle mercenarie truppe al servizio della Santa Sede e soprattutto
sicura della rinnovata polizia politica di Pio IX°, ritirava gradata-
mente le sue milizie dalla nostra regione per trasportarle al Nord.
La città sembrava essere tranquilla, gli affari della bottega andavano
a gonfie vele, mai le vendite furono cosi copiose, vedemmo infatti
che il bilancio del settembre aveva dato un utile non indifferente
per i suoi tempi, e cioé scudi 2178,02.

Eppure sotto la cenere il fuoco covava ; infatti furono sufficienti
alcune voci di scarsità di grano in città perché numerosi uomini e
cittadini «sabato 4 febbraio 1854 sfasciarono la porta del granaio
di Gaspare Rossi e vi rubarono 4 o 6 sacchi di grano, ma soprag-
giunta la forza arrestarono quelli che erano restati in magazzino per
circa 32. Le truppe svizzere che perlustravano in pattuglie fecero
ben presto sedare i tumulti ». Cosi é descritto l'episodio nel diario,
episodio che di poco precede fatti ben più gravi e che andiamo in
breve a ricordare. - |

MT itai dee IENE, dle I RON I POE on VA
ILILIUITe Ad adr c erectum pom

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D: x =

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GIACOMO CALDERONI

Come dopo la sommossa del ’31 accaddero i tristi fatti del '33
culminati a Perugia nella violenta repressione dei tumulti iniziati
nella farmacia Tei in Piazza Piccola, così dopo la rivolta del '48
accaddero quelli del '53. Sino a questo anno anche i più caldi libera-

li aspiravano alla repubblica mazziniana, ma dopo il fallimento degli .

esperimenti del '48, molti patrioti, anche mazziniani cercarono altre
vie per l'unificazione della patria e per coerenza alla nuova idea i più
impegnati pensarono ad una fusione delle varie tendenze politiche.
È comprensibile che i più accesi e irriducibili repubblicani ostaco-
lassero in tutti i modi queste tendenze politiche dei ‘fusi’. Alcuni
popolani con animo cattivo, guidati da cieco fanatismo, assalirono
nell'ombra e ferirono alcuni esponenti del movimento di ' fusione '.
Le vittime, ed i loro aderenti, credettero questi gravi fatti di sangue.
opera del partito repubblicano e cominciarono ad agitarsi e sparlare
dell'uno e dell'altro degli ex compagni di fede rimasti al di là della
barricata, fin tanto che la polizia pontificia, avuto sentore di quelle
voci, non interrogó i piü qualificati dei ' fusi '. Allora tra essi vi fu
chi non resse alle pressioni poliziesche e cosi gli stessi amici di ieri,
con le loro delazioni, furono causa di arresti, carcerazioni e deporta-
zioni di tanti patrioti.

Luigi Calderoni narra l'inizio della tragedia con queste parole:

« Il 13 (febbraio 1854) predicò in San Lorenzo il canonico Pascucci per le
funzioni che si facevano per il detto terremoto (avvenuto nella notte
del 3 febbraio) e detta sera Pascucci ritornando a casa fu aggredito da
un giovane alto forestiere che gli dette una stillettata fra il collo e la
clavicola ma che non fu mortale ».

« Il 18 (febbraio 1854) stillettato Franco Donini ».

Tra questi due attentati il cronista ci dà per inciso una notizia
che descrive lo stato di disagio che soffriva allora Perugia per il
malgoverno pontificio, disagio che produsse poi la rivolta esplosa
cinque anni dopo e che fu soffocata nel sangue il 20 giugno del ‘59.
Ecco la notizia :

«La sera del 17 (febbraio) giunge una staffetta da Roma al Delegato Lo
Schiavo con l’ordine di subito ‘partire per la capitale, e alle due dopo
mezzanotte partì e lasciò il desiderio che non torni più ad investire
questa nostra provincia tanto mal amministrata e sacrificata da questo
tristo monello ; al teatro allegria e si fanno in varie case allegrie, ricre-

azioni per questa partenza. La mattina del 22 alle otto antimeridiane

N
gw

CRONACA. DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO

ritorna per la via di Todi inaspettatamente il Delegato con stupore e
dispiacere generale ».

Il delegato partì definitivamente il 18 aprile e due giorni ap-
presso, perdurando una lunga siccità, furono fatte preghiere al gon-
falone di San Lorenzo per ottenere la pioggia. Questa si ebbe subito
abbondante e puntuale. Preghiere e funzioni religiose furono fatte
in precedenza anche per invocare la protezione di Dio a difesa della
città dal terremoto, di cui già parlammo a proposito del ferimento
del Pascucci. Luigi così dà la cronaca del moto tellurico :

3 febbraio 1854 « Alle 8 1/4 di notte s’intese una forte scossa di terre-
moto e cascarono molti camini. La notte dell’11 e del
12 si sentirono sei scosse e la più forte fece soffrire
più case in particolare la chiesa di S. Domenico ; fece
cadere... la loggia di casa Baglioni ».

26 » » «Il Cardinale (Pecci) fa gran Pontificale in ringra-
ziamento della grazia ottenuta per i terremoti e la
sera fa un invito scelto ma numeroso di gente e ricco
di rinfreschi che riuscì decoroso e brillante».

Abbiamo riportato questo tratto di cronaca anche per dimostrare
come il nostro Luigi fosse anticlericale nel campo puramente politico
e non mai in quello religioso.

Il 23 aprile morì il marchese Antinori, rettore dell’ Università,
inviso ai più per il suo zelo papista. Questi episodi furono commen-
tati dallo spirito caustico del popolo ed a noi lo riferisce il Calde-
roni :

23 aprile 1854 «Mori Giovanni marchese Antinori, rettore dell'Uni-
versità dopo malattia di tre giorni e fu accompagnato
: a S. Agostino dalla scolaresca con qualche fischio e
fu trovata fra tante satire una che diceva: Il San
Gonfalone ha fatto tre grazie e cioé tre P. — Partenza

del Delegato, Panacea 9 di Antinori e Pioggia ».
2 maggio » « Arrestato Rossini Saba, Milli Trutolo, un tal Donini,
Garbini, Agostinucci. Fabretti fuggì, Baduel fuggì.
Arrestato Grifoni sarto ed il suo giovane e si dice per

complicità alla congiura delle stillettate ».

Così ce ne rende noto il cronista che, senza saperlo, chiude con
queste parole un triste periodo del nostro Risorgimento nell'Italia
centrale.

ACRES VERSA PRI

RT Nu P EL eee CI db AE 1
DIAM:

126 GIACOMO CALDERONI

Questo periodo segnò d’altra parte un rinnovamento ed un mi-
glioramento del volto ed aspetto della città. Ed ecco infatti :

4 marzo 1854 «Si mette mano alla strada che gira intorno le mura.
di S. Pietro e Frontone fino a S. Anna ».
18 maggio » « Si rifà la facciata al palazzo, in piazza Piccola della.

libreria pubblica ».

21 ) » : «Si mette mano ad ampliare l'androne del palazzo
Pubblico atterrando le divisioni con le quali (si era)
assai ristretto l'androne suddetto, e si rifà la prima
branca delle scale che ora é a cordonata di mattoni
con cordone di pietra viva, e si rifà di pietra morta,
appiedi la cui branca si fanno due parapetti e si met-
tono intorno alle pareti diversi armi? ritrovati nei
suffitti unitamente a delle colonnette e pezzi delle belle
finestre gotiche del palazzo, demolite nei tempi ad-
dietro, da cui si vede quanto facessero conto delli
belli monumenti ».

In questo commento vi è tutto l'animo ed il pensiero di Luigi
Calderoni artista dilettante e critico d'arte detto ingiustamente con
cattiveria ‘ Cucurbita ' dai nipoti, 'sapientissimi' come li avrebbe
chiamati ironicamente lui.

Veniamo a sapere che in data 16 giugno 1854 la fonte di Piazza
del Sopramuro, detta anche Piccola o delle Erbe, viene scomposta
e ricostruita nel punto ove attualmente si trova, cioè accanto la
chiesa di S. Ercolano. Poi ripetiamo la seguente notizia ' fulmine * "REUS alf, " uL; dE rv NM

CRONACA. DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO 127

del 2 luglio successivo : « Il Santo Padre aumenta la dativa di un
bimestre facendo cosi l'anno di 14 mesi come fece per il precedente ! »
A questa notizia si aggiunge altra nota finanziaria :

« Alla fine di questo mese (luglio) si ritirano tutti li buoni di scudi 20
del Tesoro e vennero fuora li nuovi della Banca con immensa quantità di
detta banca da scudi 100-50-20 e 10 ».

Termina l'annata 1853-1854 con la seguente dolorosa perdita
di un altro artistico monumento, e Luigi bolla d'ignoranza il re-
sponsabile. Ecco il documento riprodotto e la trascrizione fedele del
testo :

« In via S. Pietro, sotto
casa Manganelli, in faccia
a S. Croce?" esisteva un
bellissimo portoncino antico
ingresso della chiesa del
Collegio ‘ Pietre e legnami *
S. Claudio, stava ora crean-
dosi la commissione d'ornati
che precariamente era ob-
bligo per ogni lavoro far
petizione al Comune. Vo-
lendosi ridurre a bottega
questo fondo fu fatta istan-
za al Comune per chiedere |
di allargare questo portone |
con togliere le due magni- |
fiche mensole ed un buon |
pezzo di spalletta che erano |
di pietre rosse e bianche; |
infatti accesse l'ingegnere
d S ED. fessi IGNORANTISSIMO LARDONI
e gli accordò licenza di massacrare questo lavoro a forza di punta di
scarpello ».

Questo episodio di sensibilità artistica che a lui, modesto con-
tabile non molto colto, anzi ‘ zuccone ’ secondo i nipoti, permetteva
di dare dell'ignorante all'ingegnere Lardoni del comune, noto e qua-
lificato professionista, ci aiuta a conoscere ancor meglio il nostro
| simpatico commerciante.
| Così come sono descritte le cose dal punto di vista artistico

ima 7 erro ^ DENM Le VE e E e a" X. BRIO MORTI
==

128 GIACOMO CALDERONI
Luigi, attaccatissimo ai monumenti della sua città, aveva senza
dubbio ragione, ma a difesa dell'impiegato comunale non ci dice, o
lo ignorava, chi dietro le quinte poteva essere il vero responsabile
di tali barbare decisioni. Un dubbio ci assale perché non dobbiamo
dimenticare che allora la prepotenza dei nobili, oltre quella dei preti,
dettava legge. Lo stesso Calderoni ce ne dà un esempio:

16 agosto 1857 « Il conte Alessandro Baldeschi chiede al Comune once
d'acqua dai sopravanzi della fonte di S. Ercolano per
conduttarla nel suo giardino di casa. Ed il Comune
essendo nobile e prepotente a unanimità gliela concede
gratuitamente ».

Tutta la vita sociale di allora si imperniava sopra due assi pa-
ralleli : il clericato ed il laicato. Il primo costituito dall'intiera scala
gerarchica del sacerdozio, il secondo dai nobili in primissimo grado,
poi a molta distanza, dalla borghesia e dal basso popolo. Il patrizio
si compiaceva dell’amicizia di un alto prelato e questi, a sua volta,
ne era felice soprattutto se di modesta origine. Ma se il porporato
o i monsignori che comandavano non erano più che riguardosi nei
confronti del nobile prepotente questi, mal tollerando tale contegno,
si vendicava come poteva, magari coprendo di ridicolo presso i suoi
pari l’uomo che apparteneva a quel mondo ecclesiastico tutto pieno
di contrasti per la sua stessa eterogenea composizione.

L’annata finanziaria 1854-1855 si apre con una serie di numerosi
‘ fulmini’ che via via sono piovuti sul capo del nostro commerciante.
(Abbiamo spesso scritto ‘fulmini’ perché Luigi a fianco delle noti-
zie improvvise, specie quelle di carattere economico, disegnava una
saetta):

12 ottobre 1954 «Aumento dei dazi doganali sul caffè, zucchero, can-
nella, garofano, alici, caviale, tonni, ecc. ».

Continuando la lettura del libro dei conti notiamo :

20 ottobre 1954 « Vento forte che fece cadere coppi e tegole ».
Così dal 21 al 24 novembre ’54 ripete :

« Tempaccio, il 23 si pranza con la lucerna ».

Riportiamo ora uno schizzo molto spiritoso ed interessante che
trasporta nella realtà il fantasioso racconto dell" Elisir d'amore '
Ir*et "Ber - adf, È f. j sae "

CRONACA DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO 129
e rende vivo e vero il personaggio di Dulcamara. La data dello schiz-
zo è del 26 ottobre 1854. Luigi qualificava cosi il ciarlatano :

« Un celebre impostore Francese vende caraffine di acqua verde a ba-
iocchi 16 ; ne dà via moltissime ma capi il tempo . . . e per la fiera (dei morti)
non c'era piü ».

P

:

PILA la > BMBE ES CIS SHEEP E SALI UNDAE



perl

Invece per la bella fiera del 3 novembre successivo fu giocata
una tombola in piazza del valore di 100 scudi. Sappiamo che furono
vendute 24.000 cartelle e Luigi Calderoni aggiunge :

«La vinse una giovane di Magione. L’assicurazione fu fatta d’azionisti
particolari ».

Sul libro mastro troviamo scritto in data 15 novembre 1854 :

« Viene fuori nuovamente notificazione del ministro delle Finanze Galli
per la tassa Arti e Mestieri diminuita da quello che era stato imposto altre
volte [ma senza effetto]. La polizia è incaricata [ad arbitrio] per l'esigenza ;

Chi vuole esercitare professione è obbligato in primo dell’anno prendere la
patente ».

Il 20 dello stesso mese gioiosamente, con un po’ di acredine, ri-
ferisce :

« Il Ministro Galli dimesso ma con pensione di 2000 scudi annui perché
non gli bastava quello che aveva rubato ».
GIACOMO CALDERONI

Il 21 dicembre 1854 nuovo colpo di ' fulmine ':

« Il Municipio per nuova imposizione messa da Roma di scudi... nom
sapendo dove mettere altri dazi fu costretto a mettere un dazio di baiocchi
1/2 la libbra sul pesce di mare, quattrini 1 a libbra sulla carne vaccina e ca-
prina, ed un aumento di 1/5 circa sul ' focatico ' di campagna ».

17 gennaio 1855 « Grandi scissure ?) per la tassa arti e mestieri che a.
tutt'oggi, non essendo andato nessuno a fare le patenti,
ordina il Governo al Registro che non sia registrato-
nessun contratto di artisti se non provano di aver
preso la patente, e cosi ai Curiali e Tribunale. In Do-
gana nessuno dazia se non ha la patente...».

Pensiamo oggi che, non avendo trovato nel libro di bottega al-
tro riferimento a questo annoso problema della famosa tassa, con
buono o cattivo viso, fu allora pagata. In data 7 febbraio '55 ab-
biamo una notizia di cronaca che riteniamo interessante riportare :

«Due giovani fabrianesi, avendo costrutto un telegrafo, lo portarono
qui in Perugia e lo misero in esecuzione dalle camere presso al Gesù alla Sa-
pienza Vecchia con buonissimo successo ove concorse molta gente per vedere
gli esperimenti che riuscirono molto soddisfacenti ; piü di tutto fu ammirata.
la gaiezza della macchinetta concentrata in un piccolissimo ordegno quale:
fu acquistato dal Prof. Martini che ne fece dono all’Università ».
CRONACA DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO

Intanto il tempo si fece calamitoso :

14 febbraio 1855 « Dopo piü di 20 giorni di pioggia continua i fiumi, e
in particolare il Tevere, ha dato fuori nella notte de-
corsa con piena straordinaria non tanto per l'altezza
quanto per la durata. A Pieve S. Stefano, in, Toscana,
una lamata nel Tevere allagó istantaneamente ;.gli abi-
tanti circa 5 mila e 1/2 furono costretti fuggire tutti
a Borgo S. Sepolcro senza aver tempo di prendere
niente. Solo 4 vittime ; sopra le acque si vedeva solo
la punta del campanile ».

22-29 marzo 1855, una mano ignota appunta a margine due
notizie : « Pioggia forte ininterrotta. Gigio (Luigi Calderoni) a letto
malato ». Questa risulta essere l’unica volta che il nostro contabile,
in tanti anni di registrazione presi in esame, sia stato costretto a
letto da una malattia evidentemente causata dal cattivo tempo.
Con il cattivo tempo anche la vita si fa più violenta, infatti è stato
puntualmente registrato, in data 5 maggio 1855, il primo dei tre
attentati a Napoleone III ad opera del faentino Antonio Pianori,
attentato avvenuto a Parigi il 28 aprile ; sono inoltre annotati l’inizio
della costruzione del «circolo di legno al Piazzone » * in data 30
luglio 1855, e tra i «numerosi casi di rubbamenti quello subito

E —M cre ee mr 1 E

| Uc LA 414, — fft :
Jet fuma Pg. Ala Lrtfaja as Mori [M

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| | Met p Reparti, £ p, uota mh - comò Cr ta (Ink! ve

prete amr itta seta "uc eni
132 : GIAGOMO CALDERONI

dai Calderoni nella loro casa di Via S. Ercolano il 20-21 aprile '55,
e l'altro subito nell'agosto dello stesso anno dai Salmoni :

« Questa notte rubbano agli Ebrei sfasciando il muro della bottega del
calzolaio Cerquali. Rubbarono delle seterie per circa 3 0 4 mila scudi...».

Ma il più politicamente saporito dei furti è il seguente :

1° aprile 1855 «Rubbano al tagliolinaro Sabatini che ne dette parte
‘in Polizia, perché era stato avvisato ed avea sospetti,
ma la polizia disse che non potea fargli nessun bene.
Il giorno di poi fu chiamato il Sabbatini in Polizia
con gran premura per cui sperava avessero trovato il
ladro ; ma invece ebbe una forte strapazzata perché
porta il capelletto alla California. Si può dare beffa
maggiore ? ».

Da notare che la «proibizione dei cappelli alla California» *? è
del maggio dell’anno precedente. In definitiva, a parte l'ulteriore
idiozia poliziesca, tutti questi rubamenti erano «... dimostrazioni
di inquieta povertà ».

Il primo settembre 1855 è scritto : « Oggi è terminato il gran
circolo di legno al Piazzone del mercato che costò scudi 800». La sua
costruzione era stata iniziata il 30 luglio come è stato detto.

Il 31 ottobre 1855 essendosi chiuso l’anno agricolo disastrosa-
mente Luigi ci dice: «Il grano vale scudi 11,50 il rubbio *9. Il vino
baiocchi 24 il boccale 29° e non si trova che nessuno vuò venderlo
per cui tutti si adattano e bevono vini artefatti di più specie».

Il bilancio del 1855, rapportato a quello dell'annata precedente,
non ha differenze sensibili sui generi di prima necessità, solo il lus-
suoso caviale da 38 scudi per 100 libbre passa a 46,50 compiendo
così un bel salto importante però solo ai fini statistici in quanto
ritenuto genere voluttuario.

Luigi ora qui dà una importante notizia di urbanistica ponti-

ficia :

1° ottobre 1855 «Fuori di porta S. Costanzo per opera del colto genio
Comunale si demolisce il bel turrione rotondo ; ed in
porta S. Susanna si sfasciano vandalicamente le mura
etrusche presso l’arco della Luce per farne finestroni
ad un mulino della Commenda e si tolgono 28 pie-
troni ».
CRONACA DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO 133

La sensibilità dell'artista Calderoni era messa a dura prova dalla
faciloneria ed incompetenza dei funzionari governativi che commet-
tevano deturpazioni al patrimonio artistico lasciato dagli avi; ma
noi sappiamo anche con quali appellativi si vendicava il computista
Luigi una volta alle prese con le sue carte.

Il novembre del 1885 si apre con una luttuosa notizia:

« A Pozzuolo due ispettori del macinato fermano della farina che ma-
cinata in Toscana tornava (in Umbria)... fra i contrabandieri vi era il
figlio del guardiano di Donna Maria Bonaparte... l'spettore... sparó e
fece secco il figlio del guardiano ».

Questo brutto episodio sta a dimostrare che il contrabbando
all'ingrosso, di cui i porti franchi di Ancona e Civitavecchia erano i
maggiori centri, come si svolgeva in frode alle leggi doganali, cosi
in dettaglio, o meglio al minuto, si era esteso a tutto il territorio
dello Stato pontificio in cosi alto grado per cui gli ordini di repres-
sione erano impartiti in modo severo ai tutori della legge e, come
conseguenza, arrestati e sangue. Lo stato era sempre poverissimo,
specie in quelle regioni, come la nostra, dove piü forte era lo squi-
librio fra la terra ed i suoi abitanti, per cui affannosa era la ricerca
governativa di nuove imposte. Questo provocava reazioni popolari
in ambiente malcontento conseguendo costrizioni poliziesche e fa-
talmente repressioni politiche.

Allora nello Stato pontificio, diviso in 18 provincie, i capi non
erano piü scelti tra i saggi vescovi o cardinali, come nei secoli pas-
sati, ma le provincie erano per lo più in mano a giovani ecclesiastici
quasi tutti inclini alle debolezze umane. Di ció ne approfittava l'oc-
cupazione austriaca con gli arresti indiscriminati, i processi indi-
ziari, le vergate, i soprusi ecc., non trovando freno né moderazione
dalla autorità del rappresentante pontificio.

Il 27 dicembre 1855 mori il vecchio Giacomo Calderoni fonda-
tore della pizzicheria e drogheria, aveva circa 85 anni. Suo figlio
Luigi, il nostro cronista, ne commemora cosi semplicemente il tra-
passo :

« Fatalissimo ...... (incassati) sc. 21,08 ». Neppure la morte
del capofamiglia arrestò per un attimo l’attività del negozio. Solo i
punti sospensivi, dieci per la storia, dimostrano l’interno suo do-
lore; forse più pensato che sentito. Erano fibre dure!

——————
134 GIACOMO CALDERONI

4 febbraio 1856 «I Comune mette il dazio nell'entratura in città della
farina di baiocchi 5 le 100 libbre ».
21 » » « Vengono trasportati a Roma tutti i detenuti per

l'affare dei stilletti per la causa che va a Roma di que-
sto affare ».

Sappiamo che, tranne l'assoluzione di Ciro Falci, tutti furono
condannati a 20 anni con l'imputazione di: «... fondazione di so-
cietà segreta ».

7 marzo 1856. «Oggi appiccò fuoco la bottega Pimpinelli alle ore
2 1/2 pom. e si propagò sul Tribunale ».

Nel relativo disegno si può notare la vivacità della rappresen-
tazione grafica dell’incendio e dei mezzi usati per contenerlo.

ite Pre iL a D

PATO

30 marzo 1856 «A Parigi si firmò il trattato di pace fra le potenze
alleate e la Hussia 7...»

I punti sospensivi che si notano qui, come in altri casi impor-
tanti al termine della frase, farebbero sospettare un lontano pen-
siero di Luigi sugli sviluppi futuri del caso. Certo è che egli fissò
sulla carta la notizia della pace, anche perché tutti ne parlavano,
sicuramente in relazione alla partecizione piemontese alla guerra.

senti iui did DRS ina gi init i CRONACA DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO 135

Non riportiamo il bilancio del 16 settembre 1856 in quanto
normalmente si chiude con utile ; questa volta é di scudi 956,51.
Vari atti di brigantaggio aprono il nuovo anno finanziario :

3 novembre 1856 « Fiera dei Morti, per lo stradale della Magione, verso
i Terraioli 14 assassini armati hanno fermato e de-
rubato diversi ».

13 » » « Per lo stradale di Todi, passato Deruta, verso Pan-
talla 3 malviventi assassinarono diversi reduci dalla
fiera di Todi ».

23 » » «A Cerqueto ... al brigattiere Burattoni e 8 suoi uo-
mini da una delle finestre si sparò ... contro di loro

al che i gendarmi risposero con scariche (verso) la casa
ove erano già altri 5 assassini..... ».

Ma verso la metà del nuovo anno i perugini furono ripagati da
importanti visite e non più di briganti : giunse a Perugia il 7 mag-
gio 1857 « S. A. Imperiale l'Arciduca Carlo » secondogenito del Gran-
duca di Toscana, ed il giorno successivo 8 maggio cosi scrive Luigi :

« Pio IX giunse in Perugia e andó a dimorare nel Palazzo Comunitario.
Non portó seco nessun Cardinale; fu appagatissimo dell'accoglienza peru-
gina, restó sorpreso della Cattedrale vagamente addobbata, nonché del ben

messo quartiere ...;?9 ordinò la traslocazione delle carceri dal Palazzo Co-
munale alla Fortezza e la ripristinazione del detto Palazzo Comunale come
era anticamente... Fu fatto un arco trionfale colossale nel Corso presso S.

Isidoro, da capo al Corso presso la Fortezza un prospetto monumentale con
nicchia entro la quale seduto il simulacro di Pio IX. Al Duomo prospetto
gotico artefatto vagamente dipinto. Oltre l’illuminazione a fiaccole fu pure
fatta una luce elettrica sopra la loggia del Seminario la cui luce assomigliava
‘al vero sole, e quanto più lontano più illuminava ».

A completamento della cronaca possiamo dire che l’effetto del
* vero sole ' fu opera del fisico prof. Dal Pozzo. Per quanto le acco-
glienze al papa fossero ovunque generalmente buone e spontanee,
in quanto i popoli vedevano in lui non il capo dello Stato Pontificio
ma il pontefice della Santa Romana Chiesa, pure un vago senso di
inquietudine teneva la mente di Pio IX. Forse un presentimento
del prossimo 1860 ? Infatti il 24 luglio di quell'anno, 1857, a Ravenna
sul libro delle firme illustri alla tomba di Dante lasció scritto :

‘Non è "1 mondan rumore altro che un fiato
Di vento che va quindi ed or va quinci
E muta nome perché muta lato ?.
——— ——X

GIACOMO CALDERONI

In quell'anno stesso, verso la fine di settembre, avvenne un caso
per Luigi Calderoni, e per l'intiera cittadinanza, straordinario ; ec-
colo :

«Fu cacciato il cocchiere del carro che trasporta i cadaveri al Campo
Santo perché introduceva entro la città senza dazio, prosciutti ed altro al
Zoppo Petrini, mettendoli entro la cassa dove collocavano i cadaveri, e fu
messo sotto processo. Al Petrini fu screditato il negozio che nessuno più vi
andava e fu costretto farsi fare una visita sanitaria che figurò rigorosissima
levandogli tutta la robba e trasportata al magazzino suo stesso quale fu
biffato, e dopo 6 o 8 giorni rimise tutto in bottega e così riacquistò un poco
d’avventori ».

La strepitosa notizia che avrebbe dovuto mandare in solluc-
chero il nostro Luigi e strappargli di penna i consueti epiteti di
‘ladro’ e simili appellativi, questa volta, stranamente, è riportata
secca secca così come trascritta. Conosciamo le opinioni che aveva
espresso il Calderoni circa la personalità del Petrini, per cui pensiamo
che il machiavello, escogitato dal concorrente per frodare il dazio,
questa volta, se non consenziente, lo trovò simpaticamente accetto,
e forse con punta d’ammirazione non esternata però per dignità del
nome.

Il rendiconto dell'annata '56-57 fu:

‘Rotale- attività. =. a sc. 16.382,30
>. DASBIvita ;...l. olv des eds S » 14.985,69

Utile sc. 1.402,68

L'apertura della nuova annata '57-'58 si inizia in data 2 ottobre,
ma la prima notizia è del 13 : « Rifatto il piancito della drogheria » *?.

8 dicembre 1850 «Fu aperto il Nuovo Conservatorio di S. Anna con
quattro ragazze, ma per essere le suore direttrici della
stirpe Gesuitica, il locale non fece fortuna e quantun-
que molti avevano divisato metterci le loro figlie, non.
ce le misero piü, ma delle quattro che vi erano ne le-
varono due ».

Il 14 gennaio 1858 Pieri, Orsini ed altri mazziniani, dice Luigi,
«... attentarono a Parigi alla vita di Napoleone III ». Il 22 gennaio
«cadde neve grossa che stazionò immobile per 6 giorni. Il Tevere
gelò da una riva all’altra nonché il lago ». Dopo la notizia della morte
CRONACA DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO 137

sul lavoro di un campanaro di S. Lorenzo in febbraio e la fuga dalle
carceri di un ladro nell’aprile, nel mese di maggio abbiamo una fi-
gura con questa didascalia interessante :

«La Bachina con 3 delle sue ancelle assalgono Bellucci e con nerbi che
aveva sotto i loro scialli lo nerbarono in faccia alla nostra bottega. Luisa
Bachini solamente fu arrestata e vi stette per circa un mese e mezzo ».

Il giornale * La Nazione ’ del 14 settembre 1960 sotto il titolo :
‘ Cento anni fa arrivarono Granatieri e Bersaglieri ecc.’ ricordando
l’entrata di questi ultimi da Porta S. Antonio, scrive: ‘ Non v'é
gran battaglia a porta S. Antonio : anzi non ve n’è affatto ; una don-
na, tal Bachina, apre la porta a tre colonne di bersaglieri che en-
trano con il 16° battaglione guidato dal Maggiore Pallavicini '. Oggi,
grazie a Luigi Calderoni, si può rispondere all’interrogativo : ‘ Chi
fu la Bachina ?' che si pone il cronista nel proseguo dell'articolo, e
| senza possibilità di dubbio. Per comprendere la sua normale atti-
vità è sufficiente invitare il lettore all'esame della vignetta e delle
frasi che l’illustrano ; il numero delle ancelle ed il loro contegno
verso l’uomo parlano chiaro. Tuttavia noi oggi dobbiamo ricordare
Luisa Bachini esclusivamente per l’azione da lei svolta a porta S.

Antonio il 14 settembre del 1860 :9».
Alla fine di giugno una notizia finanziaria : « Ritiro dei baioc-
coni da 5 di rame » a cui fa seguito, circa due mesi dopo, e precisa-

mente il 28 agosto 1858 la
omma orte.

GIACOMO CALDERONI

« Notificazione delegatizia del deprezzamento delle Svanziche *? da ba-
iocchi 16 a 15,50, le Mezze da baiocchi 8 a 7,50 senza parlare affatto dei quar-
tini e bucate ».

Un lontano sentore di ‘ Belle époque ' il nostro Luigi ce lo fa

conoscere il 15 settembre 1858 con la brevissima nota: « Benefi-

ziata della ballerina Maywood (con) Polliuto e Attila » e subito ap-
presso annota: « Teresa Augusta Mayer voló nel pallone che dal

giuoco del pallone andò a calare...». In questi brevissimi appunti

è contenuto l’inizio di tutto un periodo di storia che va dalle esalta-
zioni di metà secolo xix e gli inizi del xx.

Mediante la contabilità di Luigi apprendiamo che la lira au-
striaca nell’agosto del 1858 è quotata 86,88 infatti: «25 agosto
1858. Nesi spedì 6 barili di Sarde per libbre 1156 a Lire 20 = ————

1156 x 20 + 0,8688
sc. 37,53 » quindi abbiamo: s 5 x = 37,33 + 0,20 =
= 37,53

Riportiamo il bilancio 1858 perché appare per la prima volta

la vendita all’ingrosso, segno evidente dell’intraprendenza della ditta.

Bilancio del 28 settembre 1858

Pigione di bottega.e magazzini .......5. pile tnnt sc. 100
‘Salario a Fratino di 1 anno sc. 6 mese + sc. 9 regalia ........ E91
» » Lotti » » ) » 355 » LL -».6 Bou oo E » 66

» » Ansuini » » eee 9 L9 70 yc codes VUE » 54
Totale sc. 301

"Spese per acquisto gener =... tenta sc. 11.781,31
Capretti ammalati e pelli comprate ....................-- » 1.092,71
Salari e affitto NEgoziosreec" ^. oo een no » 301,00
Tot. passivo sc. 13.175,02

wVendità generi al-dettaglio 23:509 220 2009 AGEIEOES e s eren sc. 10.762,22
Vendita a diversi per 16 barili di tonno ....... P OVMECHOEONE » 218,21
Incassi da pelli*9 di capretti vendute .................. » 777,66
Capitale in-bottega a bilancio... ne » 3.040,09
Tot. attività sc. 14.798,18

» 13.175,02

Utile sc. 1.623,16
CRONACA DI VITA. PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO 139

L'annata che segue è storicamente la più importante di tutte
le altre perché segna, per l'Italia, la conclusione del suo risorgimento
e per Perugia la liberazione dopo i fatti di sangue del 20 giugno
1859. Nel giorno di Natale del 1858:

« Viene riaperto il teatro nobile del Pavone riattato dal pittore Benve-
nuti, rifatte le banche con sedie distinte e ridotto il 59 ordine a barcaccia o
Lubione tutto aperto ». L'anno precedente, sempre a Natale era stato rifatto
«piü gaio l'ingresso, fatte tutte le bussole, ridipinto e dorato le decorazioni
e fatto un quadro nel soffitto ». Il 3 luglio 1858 : « Si riapre il teatrino di Mi-
nerva restaurato ».

Il primo gennaio del '59 apprendiamo dal nostro Luigi l'effetto
del primo sciopero organizzato ; ecco ciò che riferisce in proposito :

« Per un dazio imposto dal Comune sulle legne grosse e minute da bru-
gio, non gravoso, i contadini formarono congiura con minacce ai legnaioli
che non entró piü un pezzo, ma poi il Comune chiamati diversi possidenti di
macchie e ribassata la tassa, fece si che rivennero legne e fascine in abbon-
danza ».

Il 7 febbraio, essendo deceduto il liberale Bernardino Tei, quello
dei fatti del 1838 della omonima farmacia, Luigi scrive :

« Vi andarono diversi in abito nero e si videro per lo stradale alcune
ghirlande e fiori sparsi qua e là ».

Analoga dimostrazione si ebbe a Venezia il 22 successivo al
funerale di Emilio Dandolo.

Il 13 marzo furono piantati gli alberi nella nuova strada di S.
Anna, ora viale Roma, e questo fu l’ultimo pacifico atto del tra-
ballante governo pontificio in Perugia. Infatti il 22 seguente Luigi
trionfalmente annuncia che :

«In seguito delle voci di imminente guerra per la libertà Italiana par.
tono anche da Perugia in più volte e vanno ad arruolarsi a Torino ».

Seguono alla notizia diciotto nomi : dal nobile conte Cesarei ai
popolani Brugnolino e Marocchino. Dobbiamo notare che l'ulti-
matum dell'Austria al Piemonte fu deciso a Vienna solo il 19 aprile
e la dichiarazione di guerra avvenne il 26 successivo.

Il patriottismo del cittadino Luigi, rigido contabile, cassiere
della pizzicheria Calderoni, si rivela ora chiaramente. Infatti sino
a questo mese era stato un perfetto computista tenendo aggiornato,
n(——

arta mr m am ma t e

140 GIACOMO CALDERONI

con le somme progressive a fondo pagina ed i relativi riporti, il suo
libro mastro, ma da questo mese di aprile sino a dopo il bilancio
del 14 ottobre '59 mancano le somme, i riporti e persino le opera-
zioni del bilancio.

Ma quale ripercussione nel consumo dei generi ebbero gli eventi
storici nella nostra città ? Questo lo potremo vedere esaminando le
pagine del registro. Prendiamo il periodo dal primo al 30 aprile,
cioè quello immediatamente prima della guerra, poi quello dal primo
al 31 maggio e quello dall'inizio della guerra alla fine di giugno.
Abbiamo allora :

Incasso dal 1 al 30 aprile = sc. 893,12 . 893,12/29 = media gior. 29,77
» » 1» 31 maggio = » 475,27 . 475,27[31 = » pi:15;33
» » 1» 30 giugno = » 672,59 . 672,59/29 » » 23,20

Da quanto sopra notiamo che da normale incasso di aprile si
passa, con incredibile calo, al mese di maggio, mese di attesa di
eventi, per risalire poi con altrettanta facilità, quasi alla stessa media
di aprile, nella prima metà del mese di giugno, periodo delle esal-
tanti vittorie nazionali, mese in cui certamente si sarebbe raggiunta
una media superiore senza la parentesi di sangue del ‘20 giugno’ ;
cosa questa che esamineremo più dettagliatamente.

Tentiamo, dove possibile, con riassunti di mantenerci aggior-
nati sugli eventi dei giorni caldi vissuti dal nostro Luigi.

21 aprile 1859 «Quattordici giovani volontari spoletini per andare in
Piemonte furono dai pontifici fermati alle Tavernelle
e rinviati a casa ».

27 » » «Il Granduca di Toscana chiesto da Deputazione che
abdicasse a favore del figlio e che si dichiarasse se
partitava per l’Austria o Piemonte, trastullò, trastullò
ma alla fine chiese di partirsene che gli fu accordato ;
e Firenze fece nuovo Ministero ed innalzò la Bandiera
Piemontese e prese le redini del Governo Vittorio Ema-
nuelle mandandoci commissari e soldati. I volontari si
arruolano in Arezzo e il Col.llo Ceroti ne ha incarico
formarne Reggimento ed ivi istruirli per le Manovre ».

Così familiarmente Luigi racconta con rigorosa verità storica il
retroscena dell’annessione della Toscana al Regno d’Italia.

1 maggio 1859 « Gli Austriaci in Ancona padroni della piazza organiz-
zano una resistenza».
CRONACA DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO 141

La fine di maggio segna le prime diserzioni di numerosi dragoni
che passavano dal soldo pontificio all'arruolamento piemontese.

7 giugno 1859 «Alle 24 ore notizia dell’ingresso degli alleati a Mi-
lano, subbito si riunì il popolo ed il concerto, girarono
per la città con la massima prudenza e fu improvvisata
una illuminazione. Il giorno di poi i negozi chiusi, e
gli artisti senza lavorare, insomma festa solennissima.
Dopo il pranzo Tedeum a S. Domenico poi concerto
con plotoni di gioventù in nero, si andò al Frontone
fino a notte e fu un bello stare. La sera vaga illumina-
zione, molto popolo, ma senza evviva e quiete ».

14 » » «Mutazione di governo, dai piü non approvato, no-
nostante per giustizia é da osservarsi che nella sua
poca durata niente accadde contro il buon senso, nes-
suno fu insultato rispettando le opinioni. Approfitta-
rono dell'erario di 2mila scudi compresa la compra di
390 fucili ».



16 giugno 1859. L'invocazione della ‘gentile città’ (cosi si
esprimeva riferendosi a Perugia il governo provvisorio nel suo pro-
gramma) è integralmente riportata con la riproduzione del signifi-
cativo testo telegrafico.
142

GIACOMO CALDERONI

Luigi Calderoni in data 20 giugno 1959, chiuso nel suo negozio

Hr i con le robuste porte di legno ben sprangate cosa che faceva nei mo-
| | menti burrascosi, scrive : « DoLoRosA GIoRNATA venuta delle truppe

| svizzere e gendarmi e finanzieri pontifici; 3 ore di fuoco, saccheg-
| gio, fucilazioni, devastazioni, assassinio . . . . . ».

L'incasso del negozio nei giorni precedenti e seguenti il 20 giu-

| gno é connesso con la situazione del momento talché dalle cifre

Hn puó interpretarsi l'animo della popolazione in quella settimana di
IL dolore :

| 27 giugno, incasso sc. 20,90 normale acquisto

18
| 19

na Md au. o | ore

» » » 42,93 accaparramento

» » » 17,27 paura

» — -— - « Dolorosa giornata »

» » » 19,46 timido affaccio

» » » 28,72 superamento del pericolo
» » » 20,80 ritorno alla normalità

In tale frangente il pensiero e la penna di Luigi sono costante-

mente rivolti ai due maggiori personaggi dell'indipendenza italiana.

24 giugno 1859 «Il Colonnello Schmid fatto generale e decorati gli
26 giugno 1859

28 » »
21 luglio »
» »
10 agosto »
14 » »
|
19 » »

1 settembre 1859

CRONACA DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO 143.

Svizzeri che più si erano distinti nel saccheggio, la-
droneggio ed uccisioni degli inermi ».

« Illuminazione, Tedeum, tre concerti, compreso il no-
stro che fu obbligato intervenirci. Niente popolo né
mattina né sera ».

« Carcerazione di Francesco Angeletti del Ponte S. Gio-
vanni e '] figlio di Domenico Rossi dopo rigorosa per-
quisizione, come pure la Bachina ».

«Gran cena data dal Generale Schmid all’ufficialità
dal Cocone, fuori dell’albergo concerto quantunque as-
sai buono e che si sapeva facessero delle suonate ma-
gnifiche, pure fu una soddisfazione non vedere affatto.
popolazione, mantenendo i perugini la loro dignità ».
« Il Caffè Baduel, il più bello ed il più accreditato.
ora rimette le spese, perché andandoci gli ufficiali Sviz-
zeri, che sono anche spilorci, nessun borghese vi ha
posto più piede ».

« Il Generale Schmid, al Piazzone distribuisce alle va-
lorose truppe le medaglie ... facendogli un discorso in
elogio per la bravura fatta nella difficoltosa espugna-
zione di Perugia ».

«I Svizzeri fanno altro pranzo per solenizzare la di-
stribuzione delle medaglie. Fra loro malumore cono-
scendo la parzialità della distribuzione. Il Generale
promette che l’avranno tutti, ma i soldati si ricusano
dicendo che questa premiazione è stata fatta ai più
ladri, preferiscono non averla ».

« A S. Pietro legnati 5 svizzeri... ».

È da questa data che hanno inizio le diserzioni in massa dei
soldati di ogni arma dell'esercito pontificio già in via di disfaci-
mento; ad esempio, il 29:

«La guardia di Porta S. Susanna disertó in corpo,
lasciò i fucili e fuori di porta buttarono via i ' giacó '.
Oggi in tutti 17 disertati ».

«I soldati nei quartieri a S. Pietro specialmente, sono
in bisbiglio maggior parte per voler disertare... la
notte le sentinelle si avvedono che una intera com-
pagnia era tutta sui tetti... per un canto dove era
facile la sortita, che però a tempo fu inibita ».

. «I Svizzeri nuovamente chiudono le Porte : cioè Bor-

nia, S. Susanna, Rastello . . . ».
144 GIACOMO CALDERONI

2 ottobre » « Il Generale Schmid facendo la rivista nel Corso vide
entro la spezieria Mollaioli il giovane Brogioni con cap-
pello alla Cavour), lui stesso lo chiamò fuori, gli intimó
levare quel cappello e lo fece imprigionare : bassezza !

Pensiamo di aver dato così un quadro esatto di quello che i
Perugini commentavano dopo la ‘riconcessaci pretina schiavitù”.
Tanta era la passione politica di quel momento che, finalmente li-
berata, questa esplose sorpassando di gran lunga ogni cura perso-
nale, persino per i Calderoni l'interesse dell'azienda stessa passò in
seconda linea, infatti il nostro computista trascurò di riportare con
il consueto scrupolo nel suo libro quell’inventario del 14 ottobre
1859 che, certamente fatto in brogliaccio fu da tutti ritenuto suffi-
ciente e di poi, dimenticato in qualche angolo del negozio, andò
disperso.

Trascurando le cifre andiamo a trascrivere le notizie dell'annata
1859-1860.

16 ottobre 1859 « Vengono da Firenze al Banco Faina circa 3mila scudi
che si somministrano ai danneggiati del giorno 20
giugno ».

18 » » « Il Papa manda, oltre i sc. 1000, altri sc. 5000 all’av-
vocato Lattanzi per sovvenire i danneggiati del giorno
20 giugno ».

Le ‘Stragi di Perugia’, come furono chiamati i fatti del 20
giugno, commossero le due correnti opposte ; da una parte l’italiana
con Firenze, dall'altra la papalina con Roma. Ambedue, per emu-
lazione, fecero una specie di gara per far giungere piü abbondanti
e rapidi gli aiuti alle famiglie colpite dalla furia delle schiere papaline.

Il 22 ottobre 1859 al Convento di S. Girolamo, parte del quale
era stato requisito a caserma per le truppe, accadde un fatto per cui
si dovette costruire un muro di separazione fra i soldati e i frati.

4 novembre 1859 « Avrebbe dovuto riaprirsi l'Università ma si dice che
non vogliono che si riapra. Il gobbo Murra ex-Rettore
che sta a Roma e che tuttora tira scudi 400 e più al-
l’anno, fa di tutto acciò non si apra perché non vuò
mettere un facente funzione .. . ».

21 » » «I Svizzeri fucilano un loro soldato — Meckt — al
piazzone per aver fomentato le diserzioni, non solo,
ma per averne quindi fatto delazione al Generale onde

averne la mancia ».
1 gennaio 1860

20 gennaio 1860

CRONACA DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO

« I Svizzeri solennizzano il primo dell'anno, fanno gran
pranzo. Il concerto suonava, dettero scudi 1 a testa
ad ogni ufficiale, baiocchi 50 ad ogni soldato perché
facciano bisboccia, di modo che tutto il giorno fu piena
la città di ubriachi. Si dice che le Corporazioni pensas-
sero a questa contribuzione e le monache dettero delle
paste, e quelle di S...... fecero cadò al Generale di
un bel zuccotto ricamato in oro. Era tanto ebbra di
vino la soldatesca che cadevano da ogni canto e la sera
mancarono all’appello 76, la mattina furono ritrovati
alcuni, ma 31 disertarono ... Il 6 seguente altro pranzo
degli ufficiali Svizzeri dal Cocone, ebbero ciascuno sul
tovagliolo un mazzetto tricolore, non si sa spiegare
il significato .....».

« Il Generale emette notificazione che permette le ma-
schere ed anima a divertirsi, far veglioni, festini e ad
onta che siano chiusi i teatri e nessuna idea vi sia di
ballare e divertirsi ».

Mentre continuano le diserzioni singole ed in massa, tra cui
anche «due del concerto il bravo Bombardone e Bombardino », tro-
viamo scritto in data 30 gennaio :

« Gendarmi a tutte le porte perquisiscono chi entra e levano le carte che

‘credono. La polizia alla Posta verifica se vi siano scritti e apre lettere ecc. »

30
GIACOMO CALDERONI

Non soltanto a Perugia si fanno più frequenti le diserzioni,
ma anche a Gubbio :

L'8 febbraio «diserta tutta la brigata di n° 12 carabinieri e va in To-
scana ».

12 febbraio 1860 « Partono continuamente dei Perugini per l'Italia cen-
trale ad arruolarsi ».

La pagina del registro che va dal 20 febbraio al 19 marzo del
1860, densa anche essa di notizie, episodi e commenti, la riprodu-
ciamo ed in parte trascriviamo perché si possa vedere come la cer-
tezza del disfacimento dell'odiato governo pontificio ormai sovrasti,
nella mente e nel cuore di Luigi, l'arida annotazione giornaliera degli
scudi.

20 febbraio 1860 «I Svizzeri danno una festa da ballo dal Cocone ma

non ebbero là vana gloria di avere neppure una donna
perugina ».
« Ultimo di Carnevale ; saputosi che i Svizzeri vole-
vano mascherarsi, far carrettoni al Corso, i soldati
allegrare a lor talento, si concertó dai Perugini chiu-
dere tutti i negozi e andare in massa al Campo Santo.
Obbligano riaprire i negozi chiudono tutte le porte
della città. Carcerazione di Sabbatini Mario, Brugnoli
Domenico, Verdesi, Cittadini, Lancetti, Pagnacca, Bo-
Mazzi. =»:

La popolazione di Perugia non subisce più passivamente tale
prepotenza ma, ricordando il 20 maggio 1851, dichiara lo sciopero
del sigaro con la frase riportata da Luigi: «Non si fuma più ». Il
12 marzo uscì di prigione Domenico Brugnoli, e subito l’ordine :
«Si rifumi ».

15 marzo 1860 « Due sergenti maggiori Svizzeri con permesso del Ge-
nerale andettero al confine toscano fingendosi diser-
tori per esplorare chi aiutava i disertori, ma incon-
tratisi in un contrabbandiere, che era appunto uno di
quelli ma abbastanza scaltro, immaginó qualche cosa
e con pretesto di soddisfarli li fece passare il confine

. e li fece far prigionieri ».

16 aprile « Giunse a Firenze Vittorio Emanuele II ove concor-

sero molti forestieri cosi di Perugini quali, meno pochi,
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GIACOMO CALDERONI

fu negato il passaporto, ma circa 300 vi andarono
senza... La polizia si limitó a multare scudi 10 o
giorni 5 di carcere solo quelli che avevano chiesto il
passaporto e che, negato, erano nonostante partiti ».

Il 13 maggio con chiara grafia esplode lentusiasmo di Luigi
annunciando : «Garibaldi va in Sicilia, sbarca in Calabria ».

21 giugno 1860 « Anniversario dell'esaltazione di Pio IX. Alla funzione
in chiesa nessun borghese, al Corso tre concerti e illu-
minazione, nessun borghese meno spie, frati, preti, sol-
dati ».

Ció era il segno del mutamento d'animo degli Italiani nei ri-
guardi del papa in contrasto con quello osannante del 29 aprile del
'48, quando pronunciò la fatidica frase : ‘Benedite gran Dio l'Italia '
o quello più contenuto ma sincero del maggio '57 durante la sua vi-

sita a Perugia.
Tra diserzioni di Svizzeri ed arresti di cittadini per futili motivi

politici il 17 luglio il Calderoni scrive :

«Il forte Paolino si va ricostruendo con alacrità con l’assistenza del
fanaticissimo Cap.no Forti ».

11 agosto 1860 «Festa a S. Lorenzo, molto concorso e siccome sonò
per il Corso il nostro concerto vi fu moltissimo popolo
a sentirlo, il che fu fatto per dimostrare ai Svizzeri
che non è che non ci piace Ia musica, ma che il con-

a 7 e COTTI I LIDI
24 » »

27 » »

CRONACA DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO 149

certo di chi ci assassina non lo vogliamo sentire, come
infatti il contegno dei Perugini fu ammirabile, non
così delle signore femmine ».

« Formandosi in Roma un battaglione di ‘fedeloni ”
detti Barbacani ne vennero (da) Pesaro 2 ufficiali uni-
formati *) quasi per campione. Furono derisi e per il
Corso, verso le ore 22, uno d’essi ebbe una sassata in
una spalla... e si decisero subito ripartire ».

« Per la fiera a Castello vennero da Perugia 2 compa-
gnie di Svizzeri, misero le sentinelle alle porte della
città, disertarono tutte, più ne disertarono dai quar-
tieri saltando finestre, muri d’orti ecc. ... gli manda-
rono dietro un distaccamento con 6 carabinieri che
anche questi disertarono, e furono però gli ufficiali co-
stretti a riportarli a Perugia prima che disertassero
tutti ».

Questo episodio segna l’evidente stato di sfacelo in cui si dibat-
teva l’esercito del papa.

30 agosto 1860

6 settembre 1860

«Il Generale Lamoricière la sera alle ore 11 visita la
ricostruzione della fortezza col lume di luna e manda
gendarmi per le campagne a prendere più manuali per
ultimarla ; la podagra lo tiene in casa, esso anche per
le notizie di Napoli é inquietissimo e strapazza tutti,
fa venire 120-140 Irlandesi... che per istigazione del
Cap. Forti li fa collocare nel palazzo Donini, obbli-
gando Donini in poche ore di sloggiare e renderlo tutto
libero. Queste canaglie massagrano quanto ponno, spor-
cano e perfino pisciano e cacano per le finestre, non
conoscono subordinazione, vanno per le botteghe man-
giano e non pagano e obbligano con la baionetta a dire
‘ viva Pio IX e gli Irlandesi', ma se trovano gente di
grinta sono carogne e giungono perfino a chiedere per-
dono in ginocchio ».

«Convulso via vai di soldati pontifici in una ridda
di ordini e contrordini che denotano nervosismo. In
fortezza si fa gran provvista di ogni genere, pan bi-
scotto, Caffè, Zucchero, Legumi, Bovi, Fieni, col pre-
testo di garantire i popoli romani dal sacco. I Piemon-
tesi vengono il 7 ai confini in 40mila alla Cattolica e

con 30mila circa ad Arezzo... Il Forti fa partire la

sua famiglia, le Piceller partono nonché altre famiglie
GIACOMO CALDERONI

paurose... staffette in moto... alcuni Perugini an-
dati a Città della Pieve ne suscitano una rivolta uni-
tamente a 180 volontari, in poco tempo molti altri
volontari da qui e da altre parti ne ingrossano il nu-
mero, quindi vanno ad Orvieto a fare il simile... Il
Gen. Schmid viene ‘ infierito ', mette stato d'assedio.
La notte (dal 9 al 10 settembre) perquisizioni al Dott.
Giamboni e Corbucci ed arrestati e perquisizione ad
Ansidei, Romualdi ecc. Viene un ufficiale maggiore
Piemontese con dispaccio e va dal Gen. Schmid ove
trova l'aiutante di Lamoricière, gli parlò e quindi ri-
partì subito per Spoleto. I ladri Svizzeri vanno in molti
negozi con canestroni, prendono a forza roba più che
ponno senza pagare ed al più, se qualcuno lo esigeva,
lasciavano una ricevuta, a chi aveva chiuso si sfasciava
la porta ».

Ed ecco la narrazione di Luigi dei fatti che accaddero tra il 14
ed il 29 settembre 1860 :

«Qui avevamo un 700 uomini fra Svizzeri, Irlandesi ed indigeni, ma la
stessa mattina torna da Città della Pieve Schmid con 900 uomini e 2 pezzi
di cannone. I Piemontesi a Porta S. Margherita trovano resistenza dei Sviz-
zeri. Fu brevissima e quasi subito entrarono, e dopo alcuni piccoli scontri
entro la città i Pontifici si ritirarono tutti al Forte, ed incomincia vivo foco
di moschetti e cannoni che inibisce trasportare le artiglierie piemontesi, ma
che però le introdussero al Corso dalla via Vecchia. I pontifici chiesero 3 ore
di tregua che fu accordata.

Ripreso il fuoco alcune granate uccise e ferì un 30 ufficiali e soldati nel
Forte e chiesero capitolare, ma non combinarono. Durante la tregua dal
Forte una cannonata uccise alcuni cannonieri il che sdegnò i Piemontesi e
rincominciarono vivo fuoco che obbligò i pontifici a rendersi a discrezione.
La sera stessa sortirono dal Forte tutti i Pontifici disarmati... e la mattina
(del 20) trasportati tutti in Alessandria, nel trasportarli la popolazione indi-
gnata fece degli sciusci ??).

Don Baldassarre Santi, curato di S. Donato, uccise... ufficiali. Fu arre-
stato e per consiglio di guerra fu fucilato in piazza del Forte. Il 15 i Piemon-
tesi partirono subito per Foligno, Spoleto. Viene qui il commissario Gual-
tiero e venne pure Pepoli commissario per l'Umbria. I morti 20 in tutti, fe-
riti più di 100.

Al commissario ed alla città spiacque che alcuni del popolaccio si intro-
ducessero in alcuni conventi e rubassero a sacco, ma si lavoró alacremente e
si imprigionarono 13 subito e piü in seguito.
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GIACOMO CALDERONI

Il 29 sei colpi di cannone al Forte ci annunciarono la resa di Ancona...
per due sere illuminazione, concerto. Al teatro civico veglione in maschera.
con libero ingresso ».

9 ottobre 1 60 « Alcuni parrochi tennero congregazione. Il governo ne
ebbe subito stereografia del concluso che ne produsse:
carcerazione del curato di S. Maria di Colle, di Don. |
Giuseppe Orlandi e del curato Flamini subito traspor-
tati a Livorno, imbarcati per Civitavecchia e poi per
Roma, per aver congiurato contro il governo ».
13 » » « Il Forte viene ceduto dal RE al Municipio. L'univer-
sità viene autorizzata a reggersi da per se con una en-
trata annua di scudi 30mila che avendone soli 17mila.
viene facoltizzata a prenderli sulle mani-morte ».

| i Calmatosi l'entusiasmo, ormai tranquillo e soddisfatto l’animo:
per la raggiunta unità d'Italia Luigi Calderoni, il contabile patriota
ritornó rapidamente nei ranghi commerciali e ci mostra in pulito
ed in tutta completezza il bilancio del 19 ottobre.

i Eccolo :
| e |
| Bilancio del 19 ottobre 1860 |
È Acquisto: generi... 125 no sc. 10.123,00
| Per carnessuina:; .. 5 42 0. nno » 1.433,99
1 Mattatura capretti... inn » 664,20
il Pigione di bottega e magazzino ............ » 100,00
Salario e reggalia ad Antonio per 1 anno .... » 81,00
ij » sii» sx °Anzuini. $0455 3 ss » 66,00
EIS » ET a Lotti RUP c e eres » 66,00
| Totale passivo sc. 12.534,19
i| Incassi dell'annata — .......... sc. 10.407,64
| Dalle pelli di capretto ........ » 748,33
I Generi esistenti a bilancio .... » 2.481,32
! sc. 13.637,29

Utile sc. 1.103,10

Dopo questo ultimo bilancio riprendiamo la cronaca :

26 ottobre 1860 «Vennero 117 Bersaglieri bresciani...».
28 » » « Alla piazza del Forte benedizione delle due bandiere

Triennio I pla] iie s DTE edle CRONACA DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO 153.

donate al 1° Battaglione nazionale dalla Pepoli, al 2°
Battaglione dalla Bonaparte ... le bandiere le benedì
il Canonico Crescioli fiorentino ».

4 novembre » « Giorno della votazione fu visto un immenso numero
di campagnoli venuti a votare ben ordinati marciando
quattro a quattro con alla testa alcuni padroni a ca-
vallo aventi molte bandiere ed il SI sul cappello e
ciascuna compagnia portava un cartello col nome della
terra cui apparteneva e vi erano pure gli abitatori dei
Ponti con diverse femmine tenenti bandiere e grida-
vano spesso ‘viva V.E. viva l’Italia” ».

8 » D «Oggi vengono giungendo le urne dalle diverse città
e paesi del territorio perugino, fra queste : Terni, Narni,
Acquasparta, Bastia... ecc. le cui bande tutte suo-
navano in diversi punti del Corso... Il Corso era
tutto illuminato, era gremito di popolo... il 9 a mez-
zogiorno si pubblicò (il plebiscito), la Nazionale fa-
ceva cordone, le bande suonavano : fu una giornata di
Paradiso ».

18 » » « Festa in Porta S. Pietro per la riapertura di S. Do-
menico, riusci brillantissima, le finestre tutte piene di
arazzi, bandiere e ghirlande. La statua di Vittorio
Emanuele nella piazza di S. Domenico... Bellissima e
rieca illuminazione, fuorché a S. Pietro. Due palloni
areostatici. La casa Baldeschi solo rimase muta alla
festa. Fu visto nel portone una testa di morto con
due lumi e quindi l'effige di ‘Pignattone ’ (Pio IX)
con due candele ».

24 novembre » « Alle ore 11 di sera viene notizia telegramma dell'ac-
cettazione fatta da Vittorio Emanuele dei voti del-
l'Umbria e Marche. Tutta la notte popolo col concerto
e faci girò tutta la città... Carcerazione di alcuni
parrochi per aver negato assoluzione, sposalizio ecc.,
a chi aveva votato per V. E. ».

10 dicembre » « Tornó da Torino Pepoli commissario, porta notizia
che l'Università riprenderà i suoi diritti su Castiglione
del Lago, cioé sc. 4000 annui e arretrati ».

12 » » «Notificazione a norma della legge napoleonica del 7
maggio 1810. Soppressione generale delle mani morte ».

Non soltanto platonica fu la reazione del clero perugino agli
atti del nuovo Regio governo ; infatti in data 20 dicembre leggiamo
nel registro di cassa :
gal e E TIT

GIACOMO CALDERONI

«D’ordine del governo andavano deputazioni alle Cure di campagna
per avere i libri amministrativi che i preti davano volontariamente. A S.
Nicolò di Celle il parroco Don Pasquale Banetta fece suonare le Campane
e si adunò un, 300 villani armati che non fecero prendere i libri. Il governo
verificò il fatto e la notte di poi spedì con un iniquo temporale una compa-
gnia Toscani ed una compagnia Piemontesi con molti gendarmi; arresta-
rono il Parroco suddetto che entrato in Perugia con altri 3 villani prigioni,
gli fù buono il legno per liberarsi dal furente popolo ».
28 dicembre 1860 «Si pone mano alla demolizione del Forte... . ».

Questa cronologia, quanto cioè resta del registro diario di Luigi

Calderoni, finisce qui con una parola che sarà per molto tempo ri-.

cordata con dolore dagli italiani e con preoccupazione dalle autorità
regie :

2 gennaio 1861 «Magnifica cena di 125 data al Teatro Nobile dagli
ufficiali piemontesi e toscani... Il giorno dopo gli
ufficiali piemontesi rendevano la cena ma d'ordine te-
legrafico dovettero partire subito verso Ascoli ove era
per fugare nascente brigantaggio ».

GiacoMO CALDERONI

RI 2. SPS TETTE IRE è RIN FAO
CRONACA DI VITA PERUGINA DI UN PIZZICAGNOLO

NOTE

1) Libro rv, 38.

?) ApaMo Rossi, La Piazza del Sopramuro in Perugia. Perugia, Guerra,
1883, p. 5.

*) Via dell'Ospedale, oggi via Oberdan.

*) L. Bonazzi, Storia di Perugia. Perugia, Santucci, 1879, vol. 29, p. 554.

*) Locali attualmente della merceria: Il paradiso delle signore.

*) MARTINI, Manuale di Metrologia, ediz. 1883.

?) MARTINI, op. cit., p. 354 : Lira austriaca 1837-1851 di cento centesimi,
ufficialmente — Lit. 0,87.

L. 228 x 98 (lire austriache) x 0,852 (lira italiana)
9,98 (lire per scudo pontificio)
spese di porto 1,00
» » dogana 2,50
» » comune 2,10

» » Scudi 5,60

*) Il baiocco equivaleva a 5 quattrini.

1) Gliscer, ufficiale pontificio posto al comando della piazza di Perugia. ,

11) In biblioteca Calderoni, Miscellanea D-VIII-23.

12) Il chirurgo Inglesi era un patriota noto alla polizia ed al popolo pe-
rugino.

13) Vi risiedeva la bella Florenzi che, per quanto quarantottenne, ancora
poteva affascinare un re.

^) Anche i Calderoni erano, benché in maniera complementare all'at-
tività commerciale, interessati alla conduzione, come affittuari, di tenute;
infatti Luigi, in data 25 novembre 1857, scrive : «reso l’affitto di Torgiano ».

15) Bardasso = Ragazzotto.

16) Sciusciarono = Gridarono.

1?) BONAZZI, op. cit., vol. II, p. 649.

18) Panacea. Insieme con Igea impersonava l’essenza della divinità sa-
lutifera : Igea della sanità e Panacea della guarigione.

19) Armi. Stemmi in pietra.

20) ... in faccia al lato della chiesa di S. Croce prospiciente via Cavour.

21) Scissure. Commenti discordi.

?) Piazzone : attuale piazza dei Partigiani.

* Cappelli alla California: copricapi a cupola tipo sacerdotale portati
in America dai Quaccheri di J. Wilbur.

2) Rubbio : lt. 282,96 = due sacchi.

3) Boccale: » 2,27 = un fiasco.

2) Luigi sottolinea ‘ ben messo’ con punta d’orgoglio in quanto il sa-
lotto ‘ Luigi XVI’ che addobbava l’appartamento del papa, era stato, come

8

= sc. 35,40
156 GIACOMO CALDERONI

consuetudine, chiesto in prestito dal comune alla famiglia Calderoni. Anche
questa é voce di famiglia.

27?) Per tradizione sappiamo che era formato di tavole di abete inchio-
date su listelli dello stesso legno.

28) Il Gigliarelli (Perugia antica e Perugia moderna. Perugia, Unione Tip..
Coop., 1907, p. 737) a proposito di questa sconosciuta dice: « Ai 14 di set-
tembre del 1860... quando i soldati avevano anche dalla loro i cittadini,
la porta (S. Antonio) si apri senza resistenza da una tal Bachina, dicesi, di
spiriti liberali e di ardimento piü vigoroso che a donna paresse consentito »..

29) Svanzica, pronunzia italianamente volgarizzata della voce tedesca
* Zwanzig' con cui veniva indicata la lira austriaca.

3°) Sappiamo per voce di famiglia che queste pelli venivano inviate a.
Napoli quale materia prima per la fabbricazione di quei guanti per signora.
lunghi al gomito che tanto fecero moda nel periodo della ‘belle époque '..

31) Cappello alla Cavour: cappello con cupola a forma tronco-conica.
3?) Uniformati cioè in uniforme.
33) Sciusci: grida e gesti incivili.

do rm Titina ——————X —— to
Bibliografia

Periodici umbri

di partiti politici (secc. XIX-XX)

Pubblichiamo col consenso della Direzione della Biblioteca G. G. Feltrinelli
di Milano alcune schede bibliografiche compilate con molto impegno e acuta
competenza dal nostro Socio, immaturamente scomparso, prof. Luigi Bellini
per la Bibliografia della Stampa Periodica Operaia Italiana ; schede che lIsti- IN
tuto milanese per l'incomplelezza del lavoro non ha utilizzato (N. d. D.). III

1. Titolo: LA SvegLIA. Dal n. I, 1 settembre 1865, al n. 44, 15 giu-
gno 1866.

LA Nuova SvegLIA. Dal n. I, 6 aprile 1867, al n. 39, 30 dicem- |
bre 1867. |

LA SvegLIA. Dal n. I, 4 gennaio 1868, al n. 12, 21 marzo 1868.
2. Sottotitolo : Giornale politico settimanale per la democrazia.
3. Motto :
4. Luogo di pubbl. : Perugia.

5. Luogo di stampa e Tipografia : Perugia. Tipografie : dal n. 1 (1 sett. 1865),
a. 1 al n. 15 (13 luglio 1867), a. 1 [u1] Stabilimento Tipo-litografico di
S. Severo ; dal n. 16 (20 luglio 1867), a. 1 [11] al n. 28 (13 ott. 1867)
a. 1 [ru] Tip. Martini ; dal n. 29 (21 ott. 1867), a. 1 [111] alla fine Soc.
Tipo-litografica diretta da Boncompagni e C.

6. Durata : Dal 1° settembre 1865 al 21 marzo 1868 con una vacanza dal 15
giugno 1866 al 6 aprile 1867.
Sequestrati, ma presenti nella raccolta: n. 34 (31 marzo 1866), a. 11;
n. 23 (7 sett. 1867), a. nr, per una lettera di Mazzini al Morelli sulla
emancipazione della donna ; n. 27 (7 ott. 1867), a. 111 « Essendo incrimina-
TIZIA III

158 LUIGI BELLINI

bile l’articolo di fondo come contenente provocazione a reato, quali sono
le ostilità nel Pontificio non autorizzate dal governo » ; n. 34 (23 nov.
1867), a. III.

Supplementi : al n. 3 (14 sett. 1865), a. 1 per due lettere del Sindaco di
Perugia Ansidei alla Società Operaia di Mutuo Soccorso ed al suo Pre-
sidente Mencarelli a proposito della verifica delle liste elettorali ; al n.
15 (3 luglio 1867), a. i11 per patrocinare una questione personale del-
l’avv. Vincenzo Micheletti, influente esponente del giornale e, forse
anche suo finanziatore.

7. Periodicità: Settimanale.

8. Direttore : Non compare mai sul giornale, ma, all’inizio, fu sicuramente
Raffaele Erculei, cui successe Ercole Ovidi prima e, poi, Emilio Lelmi
il quale, a sua volta, lasciò la Direzione con il n. 27 (7 ott. 1867), a. rir
non si sa da chi sostituito.

9. Gerente resp. : Cesare Pagliazzi dal n. 1, a. 1 al n. 44 (15 giugno 1866) a. rr,
Luigi Bartolini dal n. 1 (6 aprile 1867), a. 1 [11] alla fine, salvo la firma
di Odoardo Coppioli sul n. 30 (30 ott. 1867), a. 1 [111].

10. Formato : Dal n. I al n. 9 (13 ott. 1865), a. 1 cm. 21 x 31 ; dal n. 19 (16
dic. 1865), a. 1 (ma probabilmente dal n. 10 non reperito) al n. 44 (15
giugno 1866), a. r1 cm. 26 x 37 ; dal n. I (6 aprile 1867), a. 1 [ru] al
n. 26 (28 sett. 1867), a. 1 [r1] cm. 30 x 41; dal n. 27 (7 ottl 1867),
a. n1 alla fine cm. 26 x 37.

11. Numero pagine: I numeri 2-3-4-7-9 (8-14-21 sett. ; 5 e 13 ott. 1865), a.
1 ad 8 pagine ; il n. 5 (28 sett. 1865), a. 1 a 12 pagine ; il n. 6, (1 sett.
1865), a. 1 a 2 pagine : il n. 8 (8 ott. 18 5), a. re tutti gli altri numeri
della collezione a 4 pagine.

12. Caratteristiche tipografiche : Impaginazione a due colonne per il primo for-
mato, a tre per tutti gli altri ; composizione a mano ; testata in caratte-
ri tipografici che cambiano con il cambiare del formato e della testata.
stessa.

DESCRIZIONE INTERNA

Esce alla vigilia delle elezioni dell'ottobre 1865, ad iniziativa dei repub-
blicani della città, aderenti alla Associazione Elettorale Italiana alla cui pre-
sidenza onoraria è Giuseppe Garibaldi. Annibale Vecchi, figura di primissimo»
piano del movimento politico perugino pre e post-unitario, dirigente della

Sm
PERIODICI UMBRI DI PARTITI POLITICI 159

sezione repubblicana, é il promotore e principale realizzatore della iniziativa ;
il suo nome peró non apparirà mai, in alcun modo, sul giornale.

Il programma viene cosi annunciato sul n. 1 (1 sett. 1865) : « Vogliamo
anzitutto la libertà religiosa, cardine interno a cui si ravvolge la libertà po-
litica e civile. Vogliamo la libertà per tutti, non il fantasma della libertà. Vo-
gliamo la risoluzione, in armonia con le aspirazioni nazionali, dei grandi pro-
blemi della disciplina ecclesiastica, che è quanto dire la soppressione di tutti
gli ordini religiosi e l'indemaniazione dell'asse ecclesiastico. Vogliamo il rior-
dinamento finanziario, l'abolizione della pena irreparabile ; vogliamo infine
che nessuno sia superiore alle Leggi e che gli sfregi recati alla loro autorità
siano severamente puniti come nel Ministro, cosi nell'ultimo dei cittadini ».

La polemica anticlericale é uno dei motivi dominanti del giornale: si puó
dire che ogni questione venga trattata, direttamente o no, sempre in quella
prospettiva ; anche l'organizzazione delle forze popolari viene sempre vista
come liberazione del popolo dalla soggezione al prete.

Il giornale reca corrispondenze fisse da Firenze di Cesare Lunel prima,
di Luigi Castellazzo poi; da Genova di Antonio Consacchi ; da Napoli di Con-
cetto Procaccini, redattore del « Popolo d’Italia » ; da Torino di don Giovanni
Battista Monti, un sacerdote ardente patriota. Inoltre ha informazioni da
tutti i centri della regione con le quali si documenta soprattutto l’attività
delle Società Operaie di Mutuo Soccorso, primo strumento organizzativo delle
forze popolari.

I primi 9 numeri (dal 1 sett. al 13 ott. 1865) sono, com’è naturale, to-
talmente assorbiti dalla polemica elettorale. Il n. 8 (8 ott. 1865), a. 1 reca un.
saluto del Guerrazzi al giornale che gli era stato mandato in omaggio ; sul

n. 20 (23 dic. 1865), a. 1 si prende decisamente posizione contro il ripristino

della tassa sul macinato ; scritti di Mazzini vengono riportati sui numeri :
36 (14 apr. 1866), a. 11, Indirizzo letto alla riunione delle Associazioni Demo-

cratiche Italiane il 10-3-66; 44 (15 giugno 1865), a. rz, Le due guerre (la guerra.

nazionale e la guerra del popolo per la sua completa liberazione) ; 23 (7 sett.
1867), a. 111, Lettera a Morelli Salvatore — già pubblicata sul « Popolo d'Ita-
lia » — sulla emancipazione della donna ; il n. 17 (27 luglio 1867), a. 111 reca
un caloroso indirizzo di saluto della Associazione Democratica di Perugia a
Bennito Juarez: la redazione vi premette peró che il giornale rimane fedele
ai propri principi sull'abolizione del patibolo ; sul n. 32 (10 nov. 1867), a. ri
Le ultime ore della giornata di Mentana di Agostino Bertani ; sul n. 25 (30
nov. 1867), a. n1 è riportato un elenco di perugini detenuti nei carceri di
Civitavecchia, Monterotondo e Mentana per aver fatto parte dei volontari
garibaldini ; sul n. 9 (29 febbr. 1868), a. 1v si celebra l'anniversario della in-
surrezione di Parigi del 24 febbraio 1848.

*

In complesso il giornale è vivo e battagliero, ma sterile ; resta però il

primo giornale democratico della regione, l'unica fonte di informazione di-

retta sui primi passi dell'organizzazione popolare in Umbria.

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NOTA BIBLIOGRAFICA

‘GIUSTINIANO DEGLI Azzi. Per la storia di un giornale democratico (La Sveglia),
in « Archivio Storico del Risorgimento Umbro », a. II, vol. 1.

BeLLINI Luigi, La Sveglia giornale democratico, in « Cronache Umbre », a.
IL. n. 4.

COLLOCAZIONE DEGLI ESEMPLARI

I. PERUGIA, BiBLIOTECA COMUNALE AUGUSTA — coll. I- B- 9 - 9 (in una uni-
IM ca rilegatura).

Alla collezione mancano i seguenti numeri:
WE a. 1: I -dal 10 al 18.

Tur a. nr: 22-25-38.

| a try: 0: :

II

1. Titolo: ALTA UMBRIA.

2. Sottotitolo : Periodico Socialista.

3. Motto : « Proletari di tutto il mondo unitevi ! » (fino al n. 10, a. ri cioè:
fino al 9 marzo 1902, a. rir, n. 10).

4. Luogo di pubbl.: Perugia.

5. Luogo di stampa e Tipografia: Perugia, Tipografia Umbra.

a 6. Durata : 25 nov. 1900 (a. 1, n. 1) - 25 genn. 1903 (a. tv, n. 4).

| | Sequestrato, ma presente nella raccolta, il n. 29, a. r1 (14 luglio 1901),
WM per offese alla religione.

| | Supplementi : ai n. 21 (25 maggio 1902) e 23 (7 luglio 1902), in occa-
sione delle elezioni nel Comune di Umbertide ;

Straordinario del 4 luglio 1902 per le elezioni amministrative nel Comu-
ne di Perugia, recante il programma dei socialisti.

. Periodicità : Settimanale.

=]

8. Direttore : Gustavo Castellini fino al n. 46, a. 111 (23 nov. 1902), poi Fu-
rio Rosi.
PERIODICI UMBRI DI PARTITI POLITICI 161

9. Gerente resp. : Garbini Arbace ; dal n. 18, a. r (22 aprile 1901) al n. 29,
a. r1 (14 luglio 1902) Paglialunga Enrico ; dal n. 30 (27 luglio 1902) al
n. 39 (4 ottobre 1902), a. 111 Garbini Arbace ; dal n. 40 (12 sett. 1902)
al n. 48 (7 dic. 1902), a. ru Biagetti Riccardo ; dal n. 50, a. Ir al n. 2,
a. IV Biagetti Arnaldo ; per gli ultimi due numeri Biagetti Riccardo.

10. Formato : cm. 35 x 50.

11. Numero pagine : 4.

12. Caratteristiche tipografiche : Impaginazione sempre a 5 colonne, compo-
sizione a mano ; testata, fino al n. 10 (9 marzo 1902), a. ir in caratteri
tipografici in una composizione decorativa rappresentante due figure
umane che agitano un nastro sul quale è riportato il motto del giornale ;

dal n. 11 (6 marzo 1902), a. 1 fino alla fine, testata in soli caratteri
tipografici gotici.

DESCRIZIONE INTERNA

E l'organo della Sezione Socialista di Perugia. Il suo programma è sin-
tetizzato nell'editoriale del n. 1 in queste parole di Edmondo De Amicis :
«Approvo i principi del socialismo e la sua condotta generale senza restri-
zione alcuna, con la piena e profonda persuasione che i suoi principi si fon-
dano sulla verità e sulla giustizia, che i suoi propositi sono onesti e generosi
€ che la sua condotta é logica, leale e legale ». Un socialismo quindi che ba-
dava soprattutto ai sentimenti, espressione com'era di strati artigianali e di
piccola borghesia commerciale ed intellettuale ; che si infiammava solo nella
polemica anticlericale, sempre viva e il più spesso veramente feroce, che co-
sterà al giornale l'unico sequestro, e che la Sez. Socialista di Perugia appro-
verà calorosamente in questo ordine del giorno pubblicato sul n. 31, (3 ag.
1902) a. r1: «L’assemblea generale della Sez. Socialista di Perugia rivolge
un caldo plauso alla redazione dell’« ALTA UMBRIA » per la coraggiosa ed
energica campagna intrapresa contro i clericali e i mistificatori della legge di
Cristo, esortandola in pari tempo a proseguire imperturbabilmente nell’inte-
resse della civiltà e della classe operaia ».

Ma se la polemica anticlericale caratterizzava tanti numeri del giorna-
le, la più gran parte dello spazio è sempre dedicata sia a rivendicare un pro-
fondo e radicale rinnovamento economico e sociale, sia ad una continua cam-
pagna stimolante il proletariato ad organizzarsi ed alla registrazione dei suc-
cessi che in questo senso si conseguiscono con il continuo sorgere di leghe di
resistenza. Servono al-primo scopo, oltre gli scritti esemplificativi, in verità
di ben modesta levatura e sempre di elaborazione redazionale, sull’essenza
162 LUIGI BELLINI

del socialismo, anche scritti di Tolstoi, Zola e De Amicis e alcuni articoli dr
dirigenti e teorici socialisti : La pace e il socialismo di E. Ferri (n. 2, 12 genn.
1902, a. rrr) ; L'espropriazione di N. Badaloni (n. 10, 9 marzo 1902, a. 11) ;.
La scheda di C. Treves (n. 26, 29 giugno 1902, a. 111) ; Il vero scopo del sociali-
smo di O. Morgari (n. 44, 9 nov. 1902, a. 111).

A] secondo scopo assolvono le larghe notizie di cronaca locale e le cor-
rispondenze dai piü importanti centri della provincia toccati dal giornale
(quelli a nord di Foligno) e della provincia di Arezzo. Particolare rilievo viene
dato alla costituzione della Camera del Lavoro (n. 37 8 sett. 1901, a. 11) ed alla.
elezione del Consiglio Direttivo di essa (n. 4 26 genn. 1902, a. i11). Né manca
una vivace polemica intorno ai problemi delle Amministrazioni comunali. In.
proposito si sviluppano accese polemiche con i repubblicani — i quali contro-
battono dal loro organo « Il Popolo » — e si discute il problema delle alleanze.

Particolari considerazioni merita la posizione che il giornale assume
verso i contadini che costituivano i 3/4 della popolazione della regione. Ben-
ché essa non si configuri unitariamente nei vari scritti in proposito (e ve ne:
sono uno o più in ogni numero), il più indicativo e riflettente la posizione uf--
ficiale del giornale è quello di Giuseppe Benveduti: Chi vincerà? apparso sul
n. 46, 10 nov. 1902, a. rr. In esso, denunciate le condizioni di miseria in cui
versano le masse dei lavoratori della terra ed affermata l'esigenza di una più
giusta retribuzione del lavoro, si riconosce altresì che anche i proprietari non
vivono in condizioni eccellenti, ma li si invita a sviluppare le culture per au-
mentare la produzione e così poter soddisfare meglio le richieste dei contadi-
ni e non essere costretti, dopo, a cedere con, la forza.

È naturale che, con una simile impostazione, di fronte alle denuncie con-

tinue che giungono al giornale dei soprusi dei padroni, della nera miseria dei
coloni, la risposta sia (come è nella premessa ad una lettera sul n. 13, 30 marzo.
1902, a. 111) che la colpa è dei contadini stessi i quali non si organizzano, non.
lottano e si giungerà addirittura a non pubblicare una di queste lettere «...

perché dice le solite cose, mentre l'importante è che i contadini pensino ad.
organizzarsi ». Ed è significativo che, nonostante questo interessamento, i gran-

di movimenti contadini degli anni 1901-1902, i primi nella regione, vi trovi-

no una eco assolutamente inadeguata. Non mancano però posizioni più inte-
ressanti come quella espressa da « Frusta » in una corrispondenza da Città.

di Castello in risposta ad un opuscolo di un proprietario terriero sul n. 12
a. III (23 marzo 1902) o da « Il villano » sul n. 14, a. 111 (6 aprile 1902).
Ricordiamo ancora di interessante : sul n. 5, a. 11 (27 genn. 1901) Socia-

lismo nell'arte, riflessioni su alcuni quadri di Patini ; n. 20. a. 11 (12 maggio

1901) Cronaca del Convegno Socialista Umbro-Aretino di Citerna ; dal n. 20
al n. 29, a. r1 (14 luglio 1901), in appendice, I! calvario dei vecchi lavoratori
di Jules Destrée ; n. 50, a. 11 (8 dic. 1901). Polemica contro le tesi approvate

al Congresso repubblicano di Ancona ; n. 4, a. ri (26 gennaio 1902), Le due
tendenze non esistono articolo di fondo tendente a dimostrare, in vista del Con-
PERIODICI UMBRI DI PARTITI POLITICI 163

gresso di Imola del Partito Socialista, che non esistono differenze sostanziali
fra Ferri e Turati ; n. 8, a. 111 (23 febb. 1902) Per il lavoro delle donne e dei fan-
ciulli articolo di fondo a sostegno della proposta di legge che lo deve regolare.
Per molti numeri dell'anno 1902 1r viene poi condotta una grande campagna
per la riduzione delle spese militari, per una politica produttivistica, per l'eli-
minazione della disoccupazione ; a questo proposito, sul n. 47, a. 1t1 (30 nov.
1902) si pubblica l'appello delle Camere del Lavoro Contro la disoccupazione.
E motivo di numerosi articoli sono anche la questione del divorzio e dell’or-
ganizzazione femminile. Sul n. 2, a. 1v (11 gennaio 1903) appare poi un arti-
colo di fondo Troppa carne al fuoco nel quale si esprime opinione contraria
ad un allargamento del suffragio elettorale, perché, prima di dare il voto ai
contadini, è bene che essi siano bene istruiti, altrimenti voteranno per il pa-
drone. Il n. 4, a. 1v, (25 gennaio 1903) con cui il giornale cesserà le sue pubbli-
cazioni, annuncia che, in quello stesso giorno, si terrà a Foligno il I° Con-
gresso Umbro-Sabino del Partito Socialista. Infine, in un supplemento straor-
dinario del 24 febbraio 1903, in cui è riportata fra l’altro una succinta crona-
ca del Congresso di Foligno, si annuncia che il giornale riprenderà le pubbli-
cazioni con la testata « IL SocIALISTA », divenendo organo della istituita fe-
derazione collegiale di Perugia.

COLLOCAZIONE DEGLI ESEMPLARI

PERUGIA, BIBLIOTECA COMUNALE AUGUSTA, coll. I- Y - 8.

Mancano alla collezione i numeri : 45, a. rx e 49, a. mi il n. 48, a. 111 7
dicembre 1902 ; il n. 44, a. 113 novembre 1901 ; il n. 50, a. 111 14 dicembre ; il n.
46, a. 11 10 novembre 1901.

III

1. Titolo: LA RIVENDICAZIONE.

2. Sottotitolo : Periodico socialista dell'Alta Valle del Tevere.
(manca il 1° Maggio 1903, a. 1r, n. 30).

3. Motto: Proletari di tutto il mondo unitevi !
I! motto manca il 1° Maggio 1903 (a. 11, n. 30) e dal 2 giugno 1906 (a.
v, n. 192), per riprendere il 10 luglio 1909 (a. vini, n. 357). Successi-
vamente sono senza motto i numeri del 4 febbraio (erroneamente gen-
naio) 1911 (a. x, n. 443) e il 6 gennaio 1912 (a. xi, n. 491), (erronea-
mente 1911, a. x).
| alla cessazione delle pubblicazioni del giornale, sicché i numeri degli

164 LUIGI BELLINI
4. Luogo di pubbl. : Città di Castello (prov. di Perugia).

5. Luogo di stampa e Tipografia: Città di Castello - Stamperia Tosco-Umbra.
Dal 4 luglio 1903 (a. 11, n. 39) : Stamperia Angelo Falchi.

Dal 29 settembre 1903 (a. 11, n. 51 bis) : Stamperia Giuseppe Pannacci.
(Il cambiamento fu conseguenza del comportamento scorretto del Fal-
chi, che, socialista, fu espulso dal partito).

Dal 28 gennaio 1905 (a. rv, n. 122): Stamperia Socialista di proprietà
del giornale.

6. Durata: Dal 12 ottobre 1902 (a. 1, n. 1) al 26 marzo 1921 (a. xx, n. 973),
(erroneamente a. xvrr). Questo è l'ultimo numero della raccolta e,
quasi certamente, del giornale, costretto dalla violenza fascista ad in-
terrompere le pubblicazioni.

Nell’arco dei 20 anni della sua esistenza «La Rivendicazione » esce
sempre regolarmente, anche durante gli anni di guerra allorché gli
altri giornali popolari della regione debbono ridurre la periodicità o
sospendere le pubblicazioni.

La numerazione e le date risultano varie volte scorrette : il 18 e il 25
aprile 1903 (a. 11, n. 28 e 29), erroneamente 1093 ; il 30 maggio 1903
(a. 11, n. 34), erroneamente n. 33 ; il 1° agosto 1903 (a. rr, n. 43), erro-
neamente n. 48; il 30 gennaio 1904 (a. rrr, n. 69), erroneamente n.
68 ; il 10 giugno 1905 (a. 1v, n. 141), erroneamente n. 140 ; il 30 marzo 1907
(al vi, n. 235), erroneamente n. 234 ; il 4 febbraio 1911 (a. x, n. 443), erro-

neamente gennaio ; il 27 maggio 1911 (a. x, n. 459), erroneamente 20

! maggio 1911 (a. x, n. 458); il 6 gennaio 1912 (a. xr, n. 491), erronea-

| mente a. x ; il 21 e 28 febbraio 1920 (a. xix, nn. 916 e 917), erronea-

mente 912 e 913.

Dall’anno 1916 è poi sbagliata l'indicazione ordinale delle annate : fi-

no al 5 ottobre 1918 (n. 844), è infatti indicato a. xrv (cioè l'annata ri-

ferita al 1915) ; dal 12 ottobre 1918 (n. 845) si ha: a. xv, il 25 ottobre

1919 si ha la definitiva rettifica in : a. xvir. Tale essa resta, però fino

anni 1920 e 1921 hanno l’ordinale delle annate sbagliato.

Edizioni speciali e supplementi. In particolari circostanze si dà luogo a
seconde edizioni del giornale, con data diversa e contenuto modificato
soltanto nella prima pagina. Sono conservate — e si può fondatamente
ritenere che altre non ve ne siano state — quelle del 29 settembre 1903
(a. 11, n. 51) ; del 14 dicembre 1903 (a. 11, n. 62) e del 6 giugno 1904 (a.
rr, n. 87), dedicate a polemiche locali sull'ospedale o l’attività dell'am-
ministrazione comunale.

I supplementi hanno alcune caratteristiche delle edizioni speciali, (di-
versa data e contenuto diverso nella prima pagina del numero cui si ri-
feriscono), ma se ne differenziano sia perché recano la dizione « supple-
PERIODICI UMBRI DI PARTITI POLITICI 165

mento », sia perché riguardano anche avvenimenti di rilievo nazionale.
Risultano usciti : il 20 settembre 1904 (suppl. al n. 102, a. mn, del 17
sett.), per lo sciopero generale contro gli eccidi di Buggerru, Castelluz-
zo e Sestri Ponente ; il 5 giugno 1905 (suppl. al n. 140, a. 1v, del 1° giu.),
reca il titolo : « L'agitazione granaria a Città di Castello » ; il 19 maggio
1906 (suppl. al n. 187, a. v, del 28 apr.), dedicato alla celebrazione della
festa dei lavoratori ; il 22 ottobre 1913 (suppl. al n. 585, a. xri, del 18
ott.), per le elezioni politiche ; 1’8 luglio 1919 (suppl. al n. 883, a. xvii
del 5 luglio), in foglio unico, dedicato alla lotta contro il caro-viveri.
La seconda pagine é bianca e al centro reca, a grossi caratteri neri,
la scritta: «Lavoratori, fiancheggiate l'opera che sempre va svol-
gendo in ogni circostanza il Partito Socialista e rispondete all'appello
che vi sarà rivolto, nell'interesse dell'umanità, il 20 e 21 corrente » (si
tratta dello sciopero generale deciso appunto per quella data in tutta
Italia, n.d.r.) ; il 29 giugno 1920 (suppl. al n. 934 del 26 giu.) in occa-
sione dello sciopero dei ferrovieri ; il 6 novembre 1920 (suppl. al n. 953,
con la stessa data), per l'anniversario della rivoluzione russa, ed ha
forma di manifesto.

Sequestri : Il 18 e 25 febbraio 1905 (a. 1v, nn. 125 e 126), per articoli
contro il re ; i due numeri sono presenti nella raccolta.

7. Periodicità : Settimanale.

8. Direttore : Solo negli ultimi mesi di attività del giornale —precisamente

dall'8 gennaio 1921 (a. xx, n. 962), (erroneamente a. xvin) — il nome
del direttore viene dichiarato nella persona di Aspromonte Bucchi, il
quale era già stato redattore resp. dal 29 luglio 1916 (a. xv, n. 730),
(erroneamente a. xiv) al 30 settembre 1916 (a. xv, n. 739), (erronea-
mente a. xiv) e dal 7 giugno 1919 (a. xvii, n. 879), (erroneamente a.
Xv). In precedenza l'indicazione del redattore resp. era apparsa soltan-
to nei numeri del 31 dicembre 1905 (a. 1v, n. 170) e 6 gennaio 1906 (a.
v, n. 171) col nome di : Mari Benedetto.
In epoche diverse furono sicuramente alla direzione del giornale — pur
senza che il loro nome apparisse ufficialmente in tale veste — France-
sco Bonavita, nei primi anni, e Francesco Paoloni, per alcuni mesi dal
giugno 1911.

9. Gerente resp.: Giuseppe Bonacci; dal 23 aprile 1904 (a. 1, n. 81) : Faloci
Pietro ; il 23 dicembre 1905 (a. rv, n. 169) : Fiorucci Eugenio ; dal 13
gennaio 1906 (a. v, n. 172) : Fiorucci Eugenio ; dal 7 ottobre 1916 (a.
xv, n. 740), (erroneamente a. x1v) : Bonacci Giuseppe.

Le voci 8. e 9. sono fra loro complementari, nel senso che il nome del
direttore o redattore resp. é riportato solo in assenza di quello del ge-
rente ; e viceversa.

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166

LUIGI BELLINI

10: Formato : cm. 34,5 x 49 (così dopo la rifilatura ; doveva perciò essere 1/4

elefante, cioè cm. 35 x 50); dal 29 novembre 1902 (a. 1, n. 8) al 20 di-
cembre 1902 (a. 1, n. 11) : cm. 32 x 47. :

11. Numero pagine : 4.

Numeri ad 8 pagine : 27 dicembre 1906 (a. v, n. 221).

Numeri a 6 pagine : 18 aprile 1908 (a. vir, n. 290) ; 8 ottobre 1908 (a.
vii, n. 315) ; 4 settembre 1909 (a. virrr, n. 366); 9-16-23 ottobre 1909
(a. vini, nn. 371-372-373) ; 11 dicembre 1909 (a. virr, n. 380) ; 8 gennaio
1910 (a. rx, n. 384) ; 12 novembre 1910 (a. 1x, n. 430) ; 19 maggio 1915
(a. xiv, n. 665).

Numeri a 2 pagine : dal 29 agosto 1914 (a. xii, n. 630) al 28 novembre
1914 (a. xnur, n. 643); dal 19 maggio 1917 (a. xvi, n. 772), (erronea-
mente a. xiv) al 15 dicembre 1917 (a. xvi, n. 802), (erroneamente a.
XIV): tutti i numeri pari ; dall'8 dicembre 1917 (a. xvi, n. 801), (erro-
neamente a. xiv), al 15 marzo 1919 (a. xvin, n. 867), (erroneamente
a. Xv) : tutti i numeri dispari tranne il 23 dicembre 1917 (a. xvi, n. 803),
erroneamente a. xiv) e il 1° maggio 1918 (a. xvII, n. 821), (erroneamen-
te a. xiv), ma con in più l'8 maggio 1919 (a. xvi, n. 822), (erronea-
mente a. xv).

12. Caratteristiche tipografiche : 'Testo su quattro colonne, composizione a ma-

no; testata in maiuscolo, a caratteri non tipografici. Dal 13 gennaio
1912 (a. xr, n. 492) i caratteri del testo sono completamente rinnovati ;
la testata resta inalterata. De

È listato a lutto il supplemento del 20 settembre 1904 (a. rr, n. 102),
per l’eccidio di Buggerru ; il 16 ottobre 1909 (a. viti, n. 372) è listata
a lutto la 1v pagina, per l'assassinio di Francisco Ferrer. Listature a
lutto su una o due colonne si hanno: il 14 marzo 1903 (a. rt, n. 23),
nell’anniversario della morte di Mazzini ; il 5 febbraio 1905 (a. 1v, n.
123), per le vittime della rivoluzione russa ; il 12 novembre 1910 (a. 1x,
n. 430), per la morte di Cesare Abba ; il 14 gennaio 1911 (a. x, n. 440),
per la morte di Pietro Gori ; il 18 marzo 1911 (a. x, n. 449), per la morte
di Luigi Soleri, un garibaldino tifernate (Tifernum è l'antico nome di

Città di Castello), poi anarchico.

Dal 1914 sono riprodotte caricature in silografia, di solito riprese da al-
tri giornali soprattutto dall'« Avanti ! » (Scalarini).

Il 1° maggio 1915 (a. xtv, n. 665) la testata è in rosso.

Il 18 aprile 1908 (a. vir, n. 290) e il 23 ottobre 1909 (a. vitz, n. 373) la
quarta delle sei pagine è bianca. j

In tutti i numeri l’ultima pagina è riservata — per lo più interamente —
alle inserzioni pubblicitarie di ditte locali.
PERIODICI UMBRI DI PARTITI POLITICI

COLLOCAZIONE DEGLI ESEMPLARI

a

BIBLIOTECA COMUNALE DI CITTÀ DI CASTELLO.

La collezione è raccolta in 5 volumi rilegati, ciascuno comprende 4 an-
nate.
Risultano mancanti i seguenti numeri :

‘a. II, n. 97.

a. in, n. 103.

a. IX, n. 432 (ma la periodicità è rispettata, sicché o si tratta di un erro-
re di numerazione o vi è stato un numero straordinario di cui, però, non
si fa cenno successivamente).

a. x, n. 445.

a. XI, n. 525.

È, inoltre, mancante il supplemento al n. 187 del 28 aprile 1906, a. v,

«dedicato al 1° maggio.

IV

. Titolo: IL Poporo.

Sottotitolo : Organo dei repubblicani Umbro-Sabini.

Dal 7 gennaio 1905 (a. v, n. 198) : Settimanale Repubblicano.

. Motto : Spianate il sentiero al popolo, però che dove voi nol facciate,

egli lo farà, e volontariamente. (Mazzini)

Luogo di pubbl. : Perugia.

Luogo di stampa e Tipografia : Tipografia V. Bartelli e C. Perugia.

Dall’8 febbraio 1902 (a. 11, n. 43) : Unione Tipografica Cooperativa, Pe-
rugia.
Dal 1° ottobre 1904 (a. 1v, n. 182) : Tipografia Umbra, Perugia.

. Durata: Dal 20 aprile 1901 (a. 1, n. 1) al 9 giugno 1921 (a. xxt, n. 809),

ultimo numero esistente nella raccolta. Il giornale non sospende mai le
sue pubblicazioni, ma durante la guerra è costretto a lunghe interru-
zioni. Innumerevoli gli errori di numerazione e di data che, a volte, im-
pediscono di sapere se un numero è veramente mancante. Impossibile
elencare tutti quelli registrati, per molti dei quali non è possibile alcu-
na ricostruzione logica. Basti indicarne solo alcuni particolarmente ri-
168

LUIGI BELLINI

levanti. Il n. 277 porta data posteriore al n. 278 : 14 luglio e 12 luglio
1906 rispettivamente ; alla successione di date: 29 ag. 1-3-12 e 26 set-
tembre 1908 corrisponde la seguente numerazione : 389-386-394-391-393 ;
é completamente saltata la numerazione dal n. 520 al n. 529 dell'anno
1911 ; nello stesso anno 1911, secondo l'ordine cronologico : 30 sett. 4-
7-11-18-21 e 28 ott. - 25 nov., si ha le seguente numerazione rispetti-
vamente : 551-554-552-555-552-556-552-553-557. Dopo confronto del con-
tenuto dei diversi numeri, si puó affermare che i n. 554-555-556 portano
erroneamente le date di ottobre dovendosi invece attribuirsi ad essi quel-
le di novembre e che il ripetersi del n. 552 è la attribuirsi al mancato
suo cambiamento. Dal n. 564 del 13 dicembre 1912, si riprende il 25
gennaio con il n. 563. I n. 623-624-625-626 dell'anno 1913 sono ripetu-
ti con date dei mesi di aprile e di maggio, date che risuitano cronologi-
camente esatte secondo la consueta periodicità del giornale. I n. 676-
677-678 dell'anno 1914 portano le date del mese di aprile anziché di
maggio. È opportuno tenere anche conto che si fanno a volte seconda
edizioni con cambiamento, oppure no, di numero e data.

Supplementi ed edizioni speciali : L'8 febbraio 1902 (a. rr, n. 43): se-
conda edizione ad un solo foglio, interamente listato a lutto, per una
disgrazia sul lavoro che è costata la vita a tre operai. L'8 marzo 1902.
(a. 11, n. 47) : supplemento straordinario a 6 pagine per una vertenza
cavalleresca fra un redattore della locale « Unione Liberale » e il diret-
tore del giornale. Il 17 settembre 1904 (a. rv, n. 179) : seconda edizione
speciale per il Congresso Nazionale dei Maestri che si teneva a Perugia.
Il 14 ottobre 1905 (a. v, n. 238) : supplemento dal titolo « Rivelazioni
dell’Associazione di alcuni commercianti di Perugia », contro l’azione
della locale Camera di Commercio. Il 6 e 13 marzo 1909 (a. rx, n. 417
e 418) é stampato unitamente a «LA BATTAGLIA », settimanale so-
cialista, in occasione della lotta elettorale politica condotta congiunta-
mente dai due partiti ; i numeri recano le testate di entrambi i giornali.
Il 31 maggio e l’11 giugno 1910 (a. x, n. 476 e 478) : supplementi ad un
foglio per le elezioni supplettive nel collegio di Perugia rr. Il 19 aprile
1913 (a. xir, n. 625): supplemento a cura di E. Vignaroli dal titolo :
«Il Municipio di Perugia segatore di pietra ». Il 18 ottobre 1913 (a.
Xii, n. 649) : supplemento a un foglio per le elezioni politiche.
Sequestri : Il 3 agosto 1901 (a. I, n. 16): per offese alla religione ; il 7
settembre 1901 (a. 1, n. 21): per offese alla famiglia reale ; il 4 giugno:
1904 (a. 1v, n. 164) : per offese al re ; il 17 dicembre 1904 (a. tv, n. 195) ;
per offese alla legge militare. I numeri sequestrati sono tutti presenti
nella raccolta.

7. Periodicità: Settimanale.

Con l’inizio della guerra essa subisce profonde alterazioni non ripren-
PERIODICI UMBRI DI PARTITI POLITICI 169
dendo appieno nemmeno dopo la fine di essa, allorché il giornale hà
vita molto stentata che prelude, come é chiaramente espresso nell'ul-
timo numero conservato nella raccolta, alla sua fine.

8. Direttore : Zopiro Montesperelli. Cosi nella generale considerazione, alme-
no per i primi sette od otto anni di vita del giornale, ma mai ufficial-
mente confermata.

Dal 2 aprile 1910 (a. x, n. 468) direttorc resp. Guglielmo Miliocchi.

9. Gerenle resp.: Vitaliano Sciacqui.
Dal 6 giugno 1910 — erroneamente indicato maggio — (a. x, n. 477) :
Pulcini Alfredo.
Dal 1917 figura, come semplice responsabile : Guglielmo Miliocchi.

10. Formato: cm. 33 x 46.
Dal 16 gennaio 1919 (a. 1x, n. 410) : cm. 36 x 50.

11. Numero pagine : 4.

12. Caratteristiche tipografiche : Impaginazione su 4 colonne, composizione a
mano, testata in carattere maiuscolo diritto. Dal 16 gennaio 1909 (a. 1x, n.
410) a 5 colonne ; I'8 febbraio 1913 (a. xir, n. 615) e il 10 marzo 1915
(a. xv, n. 716) la testata è in rosso. Particolare caratteristica tipografi-
ca è l’uso sistematico, soprattutto nei primi anni, della apertura in pri-
ma colonna a lutto, per il doloroso ricordo di avvenimenti recenti o pas-
sati: repressioni di manifestazioni popolari, morte o anniversario della
morte di personalità illustri della politica, della letteratura, dell'arte o
di figure di primissimo piano del movimento repubblicano in Umbria.
Il 14 marzo 1914 (a. xiv, n. 663) e il 20 settembre 1915 (a. xv, n. 716)
la prima pagina é interamente occupata da una fotografia che, nel
primo caso é quella del basamento del Monumento ricordo del xx
Giugno 1859, per invitare i cittadini a votare, nelle elezioni politiche di
ballottaggio, contro il candidato clericale ; nel secondo caso è invece
quella di Oberdan. L’ultima pagina del giornale è sempre, ed esclusiva-
mente, riservata alla pubblicità — tranne rarissime eccezioni; sono,
di solito, inserzioni di ditte locali.

DESCRIZIONE INTERNA

«Sarà l’organo dei repubblicani della nostra bella e vasta regione (ma
in realtà limiterà la sua influenza alla sola zona ecntrale di essa, n.d.r.) ...
fedeli seguaci del pensiero politico e sociale del grande maestro » ; afferma

SENE SUM AZIO «O

iii inn. crizariiii__u—_u_nnnn 170 LUIGI BELLINI

poi «.... il convincimento che la via da esso tracciata alla redenzione finale
«del popolo italiano non debba essere battuta rimanendo immobilizzati in ta-
lune formule convertite ad immutata essenza dogmatica, ma si debba inve-

ce, col trasformarsi dei tempi e coi nuovi ed incalzanti bisogni che si vanno

man mano determinando, seguir metodi ed abbracciar criteri che armonizzi-
no con lo spirito moderno, né vadano a ritroso del momento storico in cui ci
troviamo a combattere per il trionfo dello stesso principio...» e conclude:
«... non si creda che noi intendiamo respingere in modo assoluto dal nostro
programma quello che nel processo di evoluzione costituirebbe l’ultima for-
ma di esso, quando, maturati gli eventi e trovando il nemico tuttavia resi-
stente sui suoi ultimi baluardi, ogni altra via ne fosse preclusa per toccare
l'estrema tappa della marcia lunga e faticosa ». Così si scrive nell'editoriale
del 20 ap. 1901 (a. 1, n. 1) che, in verità, non chiarisce quella che sarà la più
spiccata caratteristica del giornale: essere nello stesso tempo sensibile agli
interessi della classe operaia ed a quelli di una borghesia cittadina soprattutto
industriale, che, in quegli anni, faticosamente tentava di farsi le ossa. L'in-
trecciarsi di queste due esigenze contribuisce a fare del giornale un documento
di grande interesse per la conoscenza della vita della regione, in tutti i suoi
aspetti, lungo i quindici anni per i quali la conservazione degli esemplari
permette la formulazione di un giudizio.

Il legame con gli strati operai e contadini è largamente esemplificabile,
ma va aggiunto che esso ha ampi periodi di rilassamento e sono i momenti
in cui il giornale si risolve in una serie di notizie di scarso rilievo, di polemi-
che personali, di stucchevoli e retorici sermoni propagandistici. Il 18 mag.
1901 (a. 1, n. 5), nel fondo « Rinascenza operaia » è detto : « Occorre adunque
che il popolo, insieme alle conquiste economiche, miri costantemente alla con-
quista della sovranità politica, unico mezzo per giungere a conseguire quelle
finalità sociali compatibili con la natura umana. Governo di popolo, ossia go-
verno di tutti, senza distinzioni di classe, deve essere il problema immediato
«da risolvere, il bisogno sopra ogni altro sentito ; perché esso è, in una parola,
il terreno unicamente adatto per gettarvi la sementa, da cui deve nascere
e svilupparsi vigorosa la pianta della giustizia sociale ». E Costantino Fusac-
chia, il 24 luglio 1909 (a. 1x, n. 434) esprime la più completa adesione ad un
articolo di Rigola, apparso sul Bollettino della Confederazione Generale del
Lavoro, e particolarmente alle parole : « Il movimento delle classi lavoratrici
sbocca nella repubblica universale operaia e socialista, la sola grande ideali-
tà per cui valga ancora la pena di sognare, lottare e sperare ».

Ampio è sempre l’interesse alle vicende organizzative delle Leghe e
della Camera del Lavoro, con notizie riportate in rubriche fisse dal titolo :
« Movimento operaio », « Cronache del lavoro », « Tribuna del lavoro » ; fra il
1910 e il 1915 la Camera del Lavoro, quando esiste, e le più importanti leghe
‘operaie sono dirette da elementi repubblicani. Uguale interesse si ha verso
le classi contadine ; viene data notizia delle agitazioni che si sviluppano nelle
varie zone della provincia, si dimostra la validità delle richieste. Nel 1914
a

PERIODICI UMBRI DI PARTITI POLITICI 171
ssi dà spazio alla notizia della costituzione, per iniziativa repubblicana, di
una fratellanza contadina nel comune di Perugia ; alla richiesta di migliora-
menti avanzata ai proprietari ed alla cronaca di una assemblea di proprieta-
ri e coloni per la costituzione di una commissione che, sotto la presidenza
del sen. Eugenio Faina, ebbe l'incarico di preparare il nuovo patto colonico.

La preoccupazione per lo sviluppo economico della regione, ed in parti-
‘colare della città di Perugia, si manifesta in diverse forme. In diretta connes-
sione con essa è l'atteggiamento negativo in occasione di agitazioni, scioperi
o anche soltanto di costituzione di leghe di resistenza in alcune aziende, dan-
«do in tal caso luogo ad accese discussioni con i socialisti, nelle quali si pone il
problema dei compiti del sindacato e se ne rivendica l’apoliticità. La giustifi-
cazione è che non si debbano creare difficoltà ad imprese in fase di essestamento
o di sviluppo ; è vero, si dice, che le richieste degli operai sono giuste, ma il
superiore interesse generale esige anche dagli operai un po’ di sacrificio. (30
nov. 1901, a. I, n. 33, per la costituzione della lega mugnai al molino di Pon-
te S. Giovanni ; 16 genn.-28 magg.-6 giu. 1904, a. 1v, n. 144-163-164 per agi-
tazioni alla fabbrica di fiammiferi di Perugia ; il 9 genn. 1909, a. 1x, n. 409
invece si consiglia di non far scioperi nel settore industrie della seta, perché,
date le difficoltà del momento, gli industriali potrebbero chiudere gli stabi-
Alimenti).

L'attenzione é portata anche al sorgere di nuove fabbriche con invito
ai risparmiatori di sostenerle (8 magg. 1909, a. 1x, n. 424) ; alle vicende degli
Istituti di credito locali, particolarmente all'assorbimento della Banca di Pe-
rugia da parte della Banca Commerciale (17 magg. 1908, a. vii, n. 378) ed
al crollo improvviso del Nuovo Credito Umbro (13 luglio 1912, a. xir, n. 586);
alla costituzione e successive riunioni della Associazione per il risorgimento
economico dell'Umbria in appoggio alla richiesta di prolungare a 10 anni il
beneficio dell'estensione all'Umbria della legge 1906 a favore del Mezzogior-
no (9 lug.-10 sett.-10 nov. 1910, a. x, n. 481-490-500) ; mentre si sviluppa una
vivace polemica sulla costruzione della Ferrovia Centrale Umbra, per l'uti-
lizzazione in Umbria della energia elettrica prodotta a Terni e per l'interven-
to a favore di industrie locali, contro l'atteggiamento della amministrazione
comunale (6 ap. 1910, a. x, n. 469).

Uno degli argomenti sui quali maggiormente si accentra l'interesse del
giornale è la propaganda antimonarchica. La pregiudiziale repubblicana è il
metro con cui si valutano le posizioni politiche di amici ed avversari ; e que-
sto dava ragione in gran parte a chi sosteneva che i repubblicani non avesse-
ro un vero e proprio programma economico, accusa contro la quale si insor-
ge vigorosamente (Pubblicisti monarchici, di A. il 17 genn. 1903, a. 111, n. 92).
È significativo a questo proposito l’atteggiamento verso i socialisti. Fino alla
rottura definitiva, allo scoppio della guerra mondiale e di cui parlerema ap-
presso, pur con i naturali momenti di tensione, verso di essi v'é sempre un
atteggiamento unitario che si esprime nelle battaglie elettorali condotte uniti,

——

Ps

È

——— P —— 172 LUIGI BELLINI

in manifestazioni varie organizzate insieme (il termometro di questi rapporti é
solitamente la ricorrenza del 1° Maggio celebrata o no unitariamente) e che
nasce dalla preoccupazione di unire in un fronte unico, laico e repubblicano,
tutte le forze di sinistra, comprendendo anche i radicali. (Puó darsi anzi,
pur con le approssimazioni implicite in ogni schematizzazione, che la parabola
del giornale va individuata nello spostamento, sempre più pronunciato dopo
il 1910, da posizioni piü vicine ai socialisti a posizioni piü vicine ai radicali,
con l’eccezione del periodo fra il dicembre 1913 e l'agosto 1914, allorché è a
Perugia, inviato dalla Direzione Nazionale a dirigere la sez. repubblicana e
il giornale, Lamberto Duranti, le cui posizioni sono spesso molto vicine a
quelle dei socialisti).

Questa costante azione unitaria non fa dimenticare le differenze ideo-
logiche esistenti fra i due movimenti. Il 28 dic. 1901 (a. I, n. 37), in polemica
con il periodico socialista ALTA UMBRIA, si scrive: «... non possiamo rico-
conoscere la solenne utopia della vostra lotta di classe, perocché noi conside-
riamo tutti gli uomini alla stessa stregua e siamo convinti che debbano co-
stituire una sola ed unica classe, né vogliamo che ad una tirannia se ne aggiun-
ga un’altra » E il 7 marzo 1903 (a. rrr, n. 99), in: «La nostra superiorità »
di Luce, si scrive ancora: « Perché la pubblicazione esclusivista del dovere
fatta dai preti e dai monarchici genera la tirannia ; la predicazione esclusi-
vista del diritto fatta da socialisti e anarchici genera la tirannia ; mentre il
sentimento del proprio dovere, unito a quello del proprio diritto, come inse-
gnano i repubblicani, rende l'uomo virtuoso e libero ». Queste differenze non
sono mai, peró, il motivo della polemica a volte condotta verso i socialisti ;
essa ha la giustificazione nelle posizioni possibilistiche, circa una collabora-
zione con la monarchia, di Turati e dei turatiani, ciò nella mancanza di un
preciso impegno antimonarchico ; da ció nasce anche la condanna, espressa in
un corsivo premesso ad un articolo di Giuseppe Macaggi il 3 ag. 1912 (a.
xir, n. 589), del partito riformista, nato dalla scissione con i socialisti. Si é
invece sempre solleciti a registrare con soddisfazione tutte le dichiarazioni di
esponenti socialisti in cui si ponga la pregiudiziale repubblicana ; cosi si
attacca Marx per difendere Mazzini, ma si riportano le frasi di Marx sulla
inevitabilità della repubblica.

Con altrettanto vigore si sostiene l'anticlericalismo, l'altro fondamen-
tale metro di valutazione della sincerità democratica di uomini e partiti. La
violenta avversione a Giolitti, ad esempio, nasce fondamentalmente dall'aver
egli riportato, col patto Gentiloni, le forze cattoliche alla ribalta della vita
politica nazionale. La polemica, serrata e continua, investe le istituzioni re-
ligiose e tutte le forme attraverso le quali rappresentanti clericali si inseri-
scono nella vita sociale. Basti ricordare le ricorrenti rubriche anticlericali, il
grande spazio dedicato a riportare notizie di immoralità compiute da sacer-
doti e monache, l'azione contro il ripristino dell'insegnamento religioso nelle
scuole e quella contro il ritorno delle monache in servizio all'ospedale di Perugia.

NONIS SIR Fa G6 e
PERIODICI UMBRI DI PARTITI POLITICI 173

Altro importante motivo ricorrente é la denuncia del militarismo, sotto
qualunque forma si manifesti, anche quella del nazionalismo, contro il quale
appunto si prende posizione nell'articolo : « Triplice e nazionalismo », di Fabe
il 25 genn. 1912 (a. xir, n. 563). Ripetutamente ci si pronuncia contro l'im-
presa libica e contro tutti coloro che ad essa hanno inneggiato ; il 9 dic. 1911
(a. xi, n. 559) Giovanni Miceli, nel fondo : « Politica nostra », denuncia «...
la politica di connivenza con tutto ció che suona oppressione di popoli e la
imposizione di una politica imperialista anziché di redenzione del popolo no-
stro ». Questa posizione trova completa espressione il 1° ag. 1914 (a. xtv, n.
668) allorché sotto il titolo, che prende tutta la pagina : « Abbasso la guerra !
Mentre i governi spingono al macello i loro popoli, i popoli dichiarano guerra
ai loro governi », si pubblicano tre articoli in cui si denuncia la canea belli-
cista e si invita alla vigilanza. A partire dal 14 ag. 1914 (a. xtv, n. 690) l'at-
teggiamento comincia a cambiare. A. Ghisleri, nell'articolo : « Che cosa deve
fare l’Italia », esalta l'amicizia con Francia ed Inghilterra e rivendica Trento
e Trieste ; il 29 ag. 1914 (a. xiv, n. 692), ne: « Il nostro posto », si scrive :
«Se l’Italia deve uscire dalla Triplice il suo posto non può essere che contro
l’Austria » ; il 12 sett. 1914 (a. xtv, n. 694) infine, in un articolo di Napoleone
Colajanni : « La neutralità Italiana » si sostiene che l'Italia non puó perdere
l'occasione di divenire una grande potenza mondiale. Da allora il giornale di-
viene decisamente interventista, la polemica contro i socialisti si scatena rab-
biosa.

La nuova posizione viene giustificata dicendo che si tratta di solida-
rizzare con un popolo aggredito e che ció non significa solidarizzare con la
monarchia — che si orienta allo stesso modo — ma lavorare per abbatterla,
perché la guerra dovrà significare proprio il crollo di tutti i regimi monar-
chici («L'ora presente e l’avvenire », il 14 nov. 1914, a. xiv, n. 702 e uno scritto
senza titolo il 10 ap. 1915, a. xv, n. 721). Essa peró non aveva trovato gene-
rale consenso fra i repubblicani ed infatti il giornale accoglie uno scritto di
A. R. contro l'interventismo (« Repubblicani e Mazziniani», 23 genn. 1915, a.
Xv, n. 709) e attesta l'esistenza di repubblicani intransigenti a Perugia (24
ap. 1915, a. xv, n. 723). Del resto lo spirito di solidarietà con la Francia ag-
gredita é cosi profondo e sincero che il direttore del giornale L. Duranti —
sostituito, come successivamente si apprende, da Alfredo De Donno, fino al-
l’8 magg. 1915 (a. xv, n. 725) — con G. Miliocchi ed altri parte volontario
per il fronte francese, prima dell'entrata in guerra dell'Italia. I1 Duranti vi
lascerà la vita ; il Miliocchi manderà lunghe corrispondenze.

Notevole importanza ha, fin dagli inizi, la polemica con quei gruppi che
si dicevano di repubblicani mazziniani o repubblicani rivoluzionari, parti-
colarmente forti a Terni e Narni ove avevano sezioni e circoli propri in dissi-
dio con quelli ufficiali del partito.

Grande rilievo ha l'azione per rivendicare il suffragio universale, sem-
pre posto fra le rivendicazioni essenziali. Largo spazio viene dedicato alle

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174 LUIGI BELLINI

campagne elettorali, specie a quella politica del 1913, svolta in alleanza con.
i radicali; principale argomento è l'attacco a Gallenga, esponente clericale e:
monarchico, per l'opera di corruzione messa in atto.

Largo spazio hanno sempre gli scritti di propaganda repubblicana, in.
applicazione di un principio che informa tutta l'attività del giornale e del
partito : essere uno dei compiti essenziali l'educazione del popolo per renderlo.
capace di trasformare la propria condizione. Lo riassume molto bene B. B.
il 2 lug. 1904 (a. 1v, n. 168) : « Bisogna educare il popolo, educarne i costumi,
ispirargli l'amore dell'onestà, l'amore pel lavoro, l'amore per gli altri uomini »..
Quegli scritti hanno anche, spesso, lo scopo di definire, sul piano teorico, il
pensiero repubblicano. Per l'occasione l'estensore è Benedetto Baglioni. Il 10-
magg. 1902 (a. 1, n. 56) egli scrive: «... non è vero che fra coloro i quali
pensano che a nuovi ordinamenti politici debbansi far precedere nuovi ordi--
namenti sociali e viceversa, esistano profonde insuperabili incompatibilità. I
repubblicani, pur combattendo il collettivismo, che sarebbe l’ultima espres-
sione del socialismo marxista, idealità remota dalla quale il socialismo mo-
derno tende sempre più a distanziarsi, ed opponendogli il libero associazioni-
smo mazziniano, sono al pari dei socialisti convinti della suprema necessità.
di profonde riforme nel campo economico ». E il 20 marzo 1909 (a. 1x, n. 417),
nel fondo : « La concezione conservatrice e democratica della società », scrive:
ancora: «La base dello stato democratico deve essere l'uguaglianza di dirit-
to non solo, ma altresì il lavoro come sua condizione ... quindi il fatto fon-
damentale degli stati futuri sarà un fatto economico determinato s'intende
da un fatto politico, in cui nessun ordine privilegiato dovrà sussistere » e
chiude affermando che l'autorità dello stato deve emanare da tutto il popolo
e che ció puó avvenire soltanto attraverso il suffragio universale.

Associazionismo e collettivismo, i due termini in cui si riassume l’anti-
tesi fra i repubblicani e socialisti, sono anche motivo di scritti vari e cosi il
cooperativismo di cui parla spesso Luigi De Andrei. Si inserisce qui la conti--
nua esemplificazione dei vantaggi che lo stato repubblicano offre rispetto a
quello monarchico e si stabiliscono confronti, su questioni economiche e so-
ciali, fra l’Italia e paesi repubblicani, in particolare modo la Francia, che vie-
ne sempre esaltata come un modello da imitare.

Notevole attenzione viene portata all'attività dell'amministrazione co-
munale e di quella provinciale, contro l’azione della consorteria laica e cleri--
cale. Uno dei motivi principali è, per lungo tempo, l'aumento dei prezzi, con-
tro il quale si rivendica una precisa azione calmieratrice.

Con immediatezza si esprime la solidarietà operaia ; a favore dei serrati
di Piombino si apre anche una sottoscrizione (3 sett. 1911, a. xr, n. 647).
Grande forza ha la protesta per l'uccisione di Francisco Ferrer (16 ott. 1909,.
a. IX, n. 444) : una solenne commemorazione del martire viene fatta a Peru-
gia al grido di : « Via i preti da ogni scuola ! » La data é ricordata con larghez-
za ogni anno successivo. Ampiamente commentati i fatti della Settimana.

HC C C ET
PERIODICI UMBRI DI PARTITI POLITICI 175
Rossa di Ancona. Il 16 giu. 1914 (a. xiv, n. 681) L. D. nel fondo « La prova.
generale » esalta lo spirito combattivo dimostrato nell’occasione dal prole-
tariato e dice che quei fatti hanno costituito la prova generale della sua ca-
pacità rivoluzionaria. Nel successivo numero del 20 giugno si riporta un arti-
colo dal « Lucifero » di Ancona in cui si attaccano il Partito Socialista e la
Confed. del Lavoro, colpevoli di aver invitato alla ripresa del lavoro nel mo-
mento decisivo della lotta. Sempre vivo è il ricordo di date storiche di gran-
de significato democratico: la Repubblica Romana del '49, la Comune di
Parigi (e scritti di Amilcare Cipriani hanno spesso posto nel giornale), il xx
giugno '59.

Danno la loro collaborazione al giornale, ripetutamente, numerose per-
sonalità di primo piano : U. Comandini, A. Ghisleri, N. Colajanni, Chiesa, Pi-
rolini, ecc. ; compare anche, per due volte, la firma di Pietro Nenni : il 25
febb. 1911 (a. xr, n. 513) e il 24 ap. 1915 (a. xv, n. 723) rispettivamente negli
articoli : « Parlamentarismo accademico » e « La voce del paese », quest’ultimo.
a favore dell’entrata in guerra.

Dalla provincia l’invio di corrispondenze, quasi sempre incentrate su
polemiche locali e personali è, in certi momenti, ampio tanto da interessare
quasi tutti i centri più importanti, in altri ristretto e frammentario.

Dai cinque numeri del periodo successivo al 1915, e conservati, segna-
liamo : 1’8 giugno 1916 (a. xvi, n. 746) il fondo : «La nostra guerra » in cui
si tornano a spiegare le ragioni dell'interventismo repubbllicano ; il 22 marzo
1917 (a. xvi, n. 752) il saluto al successo della rivoluzione in Russia, a con-
ferma, si dice, di quanto affermato dai repubblicani che la guerra sarà so-
prattutto guerra di redenzione dei popoli ; il 12 magg. 1921 (a. xxr, n. 808)
dedicato alle elezioni, con il programma del partito e la lista dei candidati.

COLLOCAZIONE DEGLI ESEMPLARI

PERUGIA, BIBLIOTECA COMUNALE AUGUSTA - Coll. I- E- 8.

Fino a tutto il 1914 sono rilegati annata per annata ; successivamente
in una rilegatura comune anche ad esemplari di altri giornali. L'ordinamento
non sempre è esatto. Risultano mancanti nella collezione i seguenti numeri :

1904 : 181-187.

1905 : 236-244-245.

1906 : 250-253-264-279-281-a 285-287-289-291-299.

1907 : 301-307-313-315-316-317-319-321-327-329-331-336-337-339-340-344.
346-350.

1908 : 355-365-375-382-384-394-a 410-403 a 406.

1909 : 408-411-a 415-428 a 431-439-442-443-445-449 a 452-455.

1911: 464-465-471-493-494-498-499-502. -


176 LUIGI BELLINI

1912 : 576-605-609.
1918 : 612-646-647.
1914 : 667-672-685-794.
1915: 728-729.

Degli anni dal 1916 al 1921 esistono 5 numeri in tutto e precisamente :
il 745 e il 746 del 14 maggio e 8 giugno 1916 ; il 752 del 22 marzo 1917 ; 1’808
e l'809 del 12 maggio e del 9 giugno 1921.

N.B.- Non si é ritenuto giusto indicare come mancanti quei numeri
che sono chiaramente risultati tali solo per errori di numerazione di cui si é
pure fatto cenno al punto 6.

1. Titolo: IL SOCIALISTA.

2. Sottotitolo : Organo della Federazione Collegiale di Perugia. Dal 5 giugno
1905 (a. vi, n. 1) Organo della Frazione Rivoluzionaria Umbra.

3. Motto :

4. Luogo di pubbl. : Perugia.

o. Luogo di stampa e Tipografia: Perugia, Tip. Umbra. Dal 31 genn. 1904
(a. v, n. 5): Tip. Petrelli. Dal 1° maggio 1904 (a. v, n. 1): Tip. Econo-
mica.

6. Durata : 8 marzo 1903 (a. 1v, n. 1) — 2 luglio 1905 (a. vi, n. 5) con interru-
zioni dal 28 febb. 1904 (a. v, n. 9) al 1° magg. 1904 (a. v, n. 1) e dal 30
genn. 1905 (a. vi, n. 5) al 4 giugno 1905 (a. vi, n. 1).

Il numero ordinale dell'annata continua quello di « ALTA UMBRIA »,
mentre ad ogni ripresa dopo le interruzioni, il numero ordinale settima-
nale ricomincia da 1, così ogni annata ha identici numeri per date di-
verse.Numerosissime sono poi le inesattezze di numerazione e di data ;
la più grave riguarda i numeri a partire dal 2 agosto 1903 (a. Iv, n. 22)
per i quali, pur rispettandosi nella data la normale periodicità settima-
nale del giornale, si ha la seguente successione ordinale : n. 22-24-25-
26-29-30-31-32- ecc.
Sequestrati, ma presenti nella raccolta, i numeri del 6 dic. 1903 (a. rv,
n. 41) ; del 24 lug. 1904 (a. v, n. 14) per offese alla religione ; dell'8 genn.
1905 (a. vi, n. 2) per l’articolo I coscritti contro il militarismo.
PERIODICI UMBRI DI PARTITI POLITICI

"7 Periodicità : Settimanale.

38. Direttore: Furio Rosi: dal 28 giugno 1903 (a. rv, n. 17) al 14 ag. 1904
(a. v, n. 16) e dal 4 giugno 1905 (a. vr, n. 1) al 2 lug. 1905 (a. vr, n. 5).
Appaiono invece con la qualifica di « Redattore responsabile » : dal 21
ag. 1904 (a. v, n. 17) Lorenzini Antonio ; dal 9 ott. 1904 (a. v, n. 24)

Rosi Furio ; dal 20 nov. 1904 (a. v, n. 29) al 10 gen. 1905 (a. vr, n. 2):
Cippiciani Egisto.

‘9. Gerente resp.: Biagetti Riccardo : dall'8 marzo 1903 (a. 1v; n. 1) al 21
giugno 1903 (a. rv, n. 16) ; Pulcini Alfredo : dal 15 genn. 1905 (a. vr,
n. 3) al 30 genn. 1905 (a. vi, n. 5).

10. Formato : cm. 35 x 50.

11. Numero pagine : 4.

12. Caratteristiche tipografiche : Impaginazione a 4 colonne, composizione a
mano ; testata in caratteri tipografici : prima in « bastone » maiuscolo
nero, poi, dal 1° maggio 1904 (a. v, n. 1) in «bodoniano » alto e basso.

DESCRIZIONE INTERNA

È la continuazione dell’« ALTA UMBRIA »: di essa raccoglie imposta-
‘zione e programma. Ma, testimonianza dello sviluppo organizzativo, politico
«ed ideologico del partito nella regione esso, pur non rinunciando ad alcuno
«di quelli che erano stati i temi e i motivi fondamentali delle polemiche e de-
gli scritti dell’« ALTA UMBRIA » (eccettuata una minore attenzione ai pro-
blemi contadini, forse in relazione alla più ristretta zona di diffusione com-
presa, all’incirca, nel triangolo Perugia-Todi-Foligno, ma certamente anche
da attribuirsi alla incomprensione del problema contadino, già chiara, del
resto, negli articoli di « ALTA UMBRIA ») si caratterizzerà soprattutto per
la costante attenzione alle polemiche interne del partito fra riformisti e rivo-
Juzionari.

Fino al Congresso di Bologna del 1904 la posizione del giornale, pur chia-
ramente a favore di Ferri e dei rivoluzionari, é conciliativa ; dopo il Congres-
:s0, la polemica si farà sempre più violenta finché esso non sarà più la voce
:del partito ma, dal 4 giugno 1905, l'organo della Frazione Rivoluzionaria
Umbra. Le ragioni che avevano portato a questo sono cosi riassunte nell'edi-
toriale Ai socialisti rivoluzionari dell' Umbria : «... Assuma dunque ognuno
il proprio posto nelle file del Partito Socialista, ché in esso v'é luogo per tutti ;
ma non si seguiti sotto la maschera del rivoluzionarismo, a fare azione ad

42

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cicci nni _cffiiaiuiuo_nnr Y i E A SG
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178 LUIGI BELLINI

esso contraria. Ció non é degno di socialisti, ma di truffaldini politici ; e noi
nell'atto di assumere apertamente il nostro posto, sentiamo il diritto e anche
il dovere — e ci proponiamo da queste colonne adempierlo — di ricondurre
nelle file del nostro partito, senza riguardi ad alcuno, la sincerità e la lealtà
indispensabili a raggiungere l'affiatamento necessario per fare un lavoro
utile e proficuo.

E tale lavoro noi sintetizziamo in questi scopi da raggiungere :

A) Disciplina nelle sezioni mediante il rispetto delle minoranze ai de-
liberati delle maggioranze. In una parola: libertà d'opinione, ma unità di
azione.

B) Intensificazione della propaganda integrale del socialismo spe-
eialmente nelle organizzazioni economiche, onde evitare che in esse vada a
predominare il piü gretto spirito corporativistico.

C) Azione politica di massa del proletariato organizzato con tutti i
mezzi di cui esso puó disporre per la conquista dei suoi diritti.

D) Azione di controllo verso i partiti borghesi, forcaioli o democra-
tici che siano, e non di collaborazione con essi, da parte dei nostri compagni
sia nelle amministrazioni locali che nel Parlamento. ....» (4 giugno 1905,
a. VI, n. 1).

Largo posto avranno sul giornale le notizie dello sviluppo organizzativo
della Camera del Lavoro (il direttore del giornale ne diverrà segretario nel
gennaio 1904) e la cronaca delle agitazioni operaie ; le informazioni sui suc-
cessi del movimento socialista nel mondo ; la polemica anticlericale, che trova
sempre nuovi motivi per rinvigorirsi (il 25 dic. 1904, a. v, n. 34 cosi si scrive :
«.... In questo momento politico in cui il governo ha venduta la vecchia
tradizione laica del popolo nostro al Vaticano, é dovere di ogni onesto la lotta
contro il germe clericale, che tende a riaffacciarsi alla vita pubblica, dopo un
lungo periodo di isolamento salutare. E ciò, s'intende, per opporsi, in unione
ai partiti borghesi, alla irrefrenabile marcia delle idee socialiste, delle grandi
idee umanitarie. ») ; la propaganda dei principi del socialismo (per la prima
volta appaiono due brevi pensieri di Marx) ; le discussioni sull'azione dei rap-
presentanti socialisti nelle amministrazioni comunali, motivo di accese po-
lemiche sia all'interno del partito che, all'esterno, con i repubblicani.

Appaiono piü volte le firme di dirigenti nazionali del partito : Bissolati,
Prampolini, Ferri, Morgari, Rigola, Cabrini con articoli sia di propaganda che
di polemica interna ; ma, in genere, si nota un ragguardevole sforzo locale di
elaborazione su temi di interesse nazionale, particolarmente negli scritti di
Furio Rosi e in quelli di Doddo, probabilmente il Rosi stesso.

Ricordiamo ancora di significativo : il 19 marzo 1903 (a. 1v, n. 3) é ri-
portato il programma, veramente interessante, dei socialisti per le elezioni co-
munali a Perugia ; il 12 aprile 1903 (a. rv, n. 7) è dedicato allo sciopero gene-
rale a Roma ; il 1° nov. 1903 (a. IV, D. 36) reca la cronaca del Convegno Regio-
nale Giovanile del Partito Socialista tenutosi ad Assisi ; l'8 nov. 1903 (a. Iv,

"^. e | x
di — ——— (EU aci iii iii
PERIODICI UMBRI DI PARTITI POLITICI 179

n. 37) riporta l'ordine del giorno della Sezione Socialista di Perugia, propo-
sto da F. Rosi, in cui si chiede la convocazione di congresso straordinario per
risolvere la crisi di funzionamento della Direzione del partito ; il 19 dic. 1903
(a. 1v, n. 42), necrologio di H. Spencer ; il 7 febb. 1904 (a. v, n. 6) necrologio
di Antonio Labriola ; dal 1° maggio 1904 (a. v, n. 1) il giornale, uscendo in
veste rinnovata, inaugura una rubrica figurata : « La forcaioleria ümbra », in
cui verranno via via presentati uomini rappresentativi delle forze reaziona-
rie ; il 5 giugno 1904 (a. v, n. 6) é riportato il voto della Sezione Socialista di
Perugia per l'unità del partito e per l'esistenza di una sola sezione socialista
in tutte le località ; il 26 giugno 1904 (a. v, n. 9) si dà ampio resoconto, sotto
il titolo « Vittoria ! », del successo dei lavoratori di Torre Annunziata in scio-
pero da 70 giorni, e, già il 6 agosto 1903, a. rv, n. 30, il giornale era insorto
contro l'eccidio perpretato in quella città ; il 28 ag. 1904 (a. v, n. 18) si com-
mentano le decisioni del Congresso Internazionale Socialista di Amsterdam ;
il 18 sett. 1904 (a. v, n. 21) reca l'appello al popolo perugino per lo sciopero
generale contro i fatti di Buggerru e Castelluzzo ; il 2 ott. 1904 (a. v, n. 23)
è riportata la cronaca del Congresso Regionale Socialista di Spoleto, presen-
te E. Ferri ; il 25 luglio 1905 (a. vr, n. 4): Mazzini e i socialisti firmato Noi
tutti.

Pur badando ancora soprattutto ai sentimenti, il giornale riesce ad espri-
mere il tentativo dei socialisti umbri di cercare motivi più profondi e duratu-
ri alla loro azione politica. La crisi che travaglia il giornale nel suo ultimo
anno di vita, e che sicuramente riflette la crisi del partito, é crisi di crescenza :
tale si confermerà negli sviluppi successivi del movimento.

COLLOCAZIONE DEGLI ESEMPLARI

PERUGIA, BIBLIOTECA COMUNALE AUGUSTA, coll. I- Y - 8.

Mancano alla collezione i.numeri : 11 e 44 dell'anno 1903 (1v).

VI
1. Titolo: LA BATTAGLIA.

2. Sottotitolo : Giornale della Federazione Socialista Umbra.
Dal 14 marzo 1911 (a. 1v, n. 4): Giornale della Sezione Socialista di
Perugia.
Dal 6 settembre 1913 (a. vi, n. 33): Giornale della Federazione Inter-
collegiale di Perugia.
Dal 14 marzo 1915 (a. vi, n. 3) : Settimanale socialista di Perugia.

cr — Mm
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LUIGI BELLINI

Dal 16 febbraio 1919 (a. vr, n. 2) : Quindicinale socialista di Perugia.
Dal 14 febbraio 1920 (a. vir, n. 3) : Organo della Federazione Socialista
Umbra.

3. Motto: Dal 28 febbraio 1914 (a. vir, n. 9) a tutto il 1915, in una fascia

sotto la testata, per tutta la larghezza del giornale, divisa in tre parti,
sono riportate le seguenti frasi :
al centro, a caratteri grandi : « Proletari di tutti i paesi unitevi » di Marx ;
a sinistra, a caratteri piccoli : « L'unità dell'avvenire non può avere che
una patria senza frontiere disputate, senza animosità nazionali, senza
eserciti che si sgozzano ; l'uomo sarà cittadino del mondo ed il suo pa-
triottismo sarà la fratellanza universale » di Carlo Cattaneo ;
a destra, a caratteri piccoli : « Dissipare le tenebre dell'oscurantismo dal-
la mente di quegli esseri deboli in cui le superstizioni allignano, cresco-
no, ingigantiscono, cioé alla scuola della menzogna, della tirannide e
del servilismo sostituire la scuola della verità, dell'amore e della giusti-
zia : tale il nostro compito ».

4. Luogo di pubbl. : Perugia.

5. Luogo di stampa e Tipografia : Stabilimento Tip. V. Bartelli e C., Perugia.
Dal 24 dicembre 1908 (a. 1, n. 1v) : Tip. Umbra, Perugia.
Dal 14 marzo 1915 (a. vini, n. 3): Stab. tip. V. Bartelli e C., Perugia.
Dal 19 marzo 1919 (a. vr, n. 3) : Tip. Umbra, Perugia.
Dal 12 luglio 1919 (a. vr, n. 8): Tip. Perugina, già Santucci, Perugia.
Dal 29 novembre 1919 (a. vr, n. 15) : Tip. Umbra, Perugia.
Dal 17 gennaio 1920 (a. vi, n. 1) : Tip. Perugina, già Santucci, Perugia.
Dal 1° maggio 1920 (a. vir, n. 10) : Tip. Sociale, Perugia.

6. Durata: Dal 5 dicembre 1908 (a. 1, n. 1) al 19 marzo 1921 (a. vi, n. 6),
ultimo numero presente nella raccolta. Esce regolarmente fino a tutto
l'anno 1914 con interruzione dal 14 gennaio al 14 marzo 1911. Nell'an-
no 1915 esce molto irregolarmente fino al 27 novembre (a. vin, n. 16).
Da allora il giornale riprenderà le pubblicazioni il 1° febbraio 1919 con
l'errata indicazione di a. vi. Da allora si hanno interruzioni dal 1° mag-
gio al 12 luglio 1919 (i due numeri recano intrambi l'indicazione : a.
vi, n. 8) per il sabotaggio degli industriali tipografici che si rifiutavano
di stampare il giornale — e ne nascerà l’iniziativa di una sottoscrizione
per dotare il giornale di una propria tipografia — e dal 4 ott. (a. vi, n.

14) al 29 nov. 1919 (a. vi, n. 15).

La numerazione e le date sono spesso irregolari, queste ultime soprat-

tutto in coincidenza del cambiamento del mese. Le maggiori di queste

irregolarità sono : il salto dal n. 23 al n. 30 (senza che vi sia salto di da-

I —— AWO ——————— i: re PERIODICI UMBRI DI PARTITI POLITICI 181

ta) nel 1911 e, nel 1920, la esistenza di due n. 11 con data rispettiva-
mente 15 e 30 maggio e di due n. 13 entrambi con data 12 giugno ; è
da ritenere per certo che il secondo n. 11 sia in effetti il n. 12 e che il se-
condo n. 13 sia il n. 14, i quali risultano appunto mancanti.
Supplementi ed edizioni speciali: I numeri del 6 e 13 marzo 1909 (a.
I n. 10 e 11) sono stampati unitamente a «IL PoPoro », settimana-
le repubblicano, in occasione della lotta elettorale politica condotta con-
giuntamente. I numeri recano la testata di entrambi i giornali.

Il n. 26, a. rr1 del 24 giugno 1910 reca un supplemento di 6 pagine, for-
mato più piccolo del giornale, per le elezioni suppletive nel collegio di
Perugia rr. Altro supplemento a due pagine reca il n. 47, a. 111 del 26
novembre 1910 per una polemica contro il Comune di Perugia a propo-
sito dell'arbitrario licenziamento di un medico. Il 27 gennaio 1921 (a.
VIII, n. 2) edizione straordinaria a cura della Camera del Lavoro su:
« Fasti e nefasti del fascismo ».

7. Periodicità: Settimanale.

Nel 1915, praticamente, non v'é periodicità alcuna. Alla ripresa nel 1919
il giornale diviene quindicinale, tranne un breve ritorno al settimanale
dal 14 febbraio 1920 (a. vii, n. 3) al 6 marzo 1920 (a. vir, n. 6).

8. Direttore : Francesco Ciccotti. Come tale è espressamente citato nel primo

numero, anche se mai il suo nome appare in tale veste. Egli viveva a
Roma e si recava a Perugia dal giovedì al sabato.

In una lettera al giornale del 22 gennaio 1910 (a. mr, n. 4) Giovanni
Lerda annuncia di assumere la direzione. Come direttore resp. apparirà
poi dal 2 aprile 1910 (a. 111, n. 13) al 28 maggio 1910 (a. rrr, n. 21). Dal
27 gennaio 1912 (a. v, n. 2) al 2 agosto 1912 (a. v, n. 28) appare, come
redattore resp. Ciucci Arnaldo.

9. Gerente resp. : Sciacqui Vitaliano.

Dal 3 giugno 1910 — il giornale porta aprile, ma è palesemente errato
(a. ur, n. 22): Pulcini Alfredo ; dal 9 agosto 1912 (a. v, n. 29): Grilli
Alfredo ; dal 9 agosto 1913 (a. vi, n. 29) : Pulcini Alfredo ; dal 24 luglio
1920 (a. vir, n. 16) : Belladonna Guglielmo.

10. Formato : cm. 38 x 53.

11. Numero pagine : 4.

Il 6 marzo 1910 (a. 1, n. 9) a 6 pagine per riportare integralmente la
sentenza del processo contro il giornale per un articolo riguardante ca-
sa Faina. Dal 17 settembre 1914 (a. vir, n. 37) al 28 novembre 1914
(a. vii, n. 47) a 2 pagine.
182 LUIGI BELLINI

12. Caratteristiche tipografiche : Impaginazione su 5 colonne, composizione a
mano, testata in carattere maiuscolo diritto. Dal 27 novembre 1909 (a.
II, n. 47) la testata viene cambiata in corsivo alto e basso. Dal 14 marzo
1915 (a. vin, n. 3) la testata torna in maiuscolo diritto e le colonne
divengono 4.

Alla ripresa delle pubblicazioni nel 1919 si cambiano ripetutamente te-
stata e numero delle colonne : si riprendono le vecchie testate o se ne
fanno con altri caratteri ; per le colonne si ritorna a 5 per passare a 4
prima e poi a 3, per tornare infine ancora a 4.

La caratteristica più interessante della testata, dopo la ripresa del 1919,
é la presenza, da uno solo o da entrambi i lati di essa, di manchettes
recanti parole d'ordine di agitazione e di lotta e, abolite le manchettes,
quella, a partire dal 19 maggio 1920 (a. vir, n. 10) sulla sinistra della
testata, del simbolo del partito : falce e martello in cerchio formato da
due spighe di grano.

L’ultima pagina del giornale è sempre, ed esclusivamente, riservata alla
pubblicità, tranne rarissime eccezioni ; sono, di solito, inserzioni di ditte
locali.

DESCRIZIONE INTERNA

È la continuazione ideale, a tre anni di distanza, de « IL SOCIALISTA »
e testimonia, col suo nascere, un processo di maturazione e di sviluppo del
movimento socialista della regione. Ambisce ad essere organo provinciale
senza però mai riuscirvi, ché le sezioni socialiste dei centri che disponevano
di un proprio periodico (Città di Castello, Spoleto, Terni, Narni, Orvieto) ri-
fiuteranno sempre, allorché in sede di congresso regionale la questione verrà
ripetutamente posta, di riconoscere la convenienza finanziaria ad unificare le
iniziative. In realtà «LA BATTAGLIA », indipendentemente dal sottotitolo
che via via recherà e dalle corrispondenze più o meno numerose ed ampie
dalla provincia, sarà sostanzialmente la voce della Sez. Socialista Perugina
interessando tutta la zona comprendente i collegi elettorali di Perugia 1 e rr
e cioè la parte centro-occidentale dell'Umbria. Va però aggiunto che la qua-
lifica di organo provinciale poteva competergli, quando esplicitamente di-
chiarata, in quanto la sua direzione veniva esercitata da chi era chiamato a
ricoprire l’incarico di segretario-propagandista nella Fed. Prov. Socialista, in-
carico che ebbe effettivamente vita solo quando le condizioni finanziarie lo
permettevano.

Nei primi anni, fin verso la metà del 1911, lo ricoprono Francesco Cic-
cotti prima e Giovanni Lerda poi, uomini che non erano espressione del mo-
vimento socialista umbro, anche se il Ciccotti era stato per anni in Umbria
PERIODICI UMBRI DI PARTITI POLITICI 183

attivo organizzatore e propagandista, specie a Terni fra gli operai e ad Or-
vieto fra i contadini, ma che indubbiamente portarono al suo sviluppo un
notevole contributo. Ció portó anche, peró, ad un certo distacco fra la sua
reale consistenza, struttura e capacità politica, cosi come si caratterizza nella
azione quotidiana, e quello che appare dal giornale. Infatti le giuste indica-
zioni e sollecitazioni su problemi specifici — l'organizzazione degli operai e
dei contadini, ad esempio — in ben scarsa misura vengono realizzate, come
puó ben vedersi dai risultati raggiunti e dalla sostanziale inefficienza della
Camera del Lavoro la cui ricostruzione, dopo il primo scioglimento di forza
del "98, realizzata in un certo momento, si riproponeva tre mesi dopo.

Queste brevi osservazioni valgono per il periodo che va fino alla sospen-
sione del giornale per la guerra (1915), poiché, alla ripresa nel febbraio 1919,
ogni numero testimonia l'imperioso sviluppo delle organizzazioni operaie, con-
tadine e del partito.

Per una descrizione particolareggiata appare opportuno dividere i due
periodi.

I. PERIODO (1908-1915). Lo spirito nuovo con cui si presenta, rispetto
ai precedenti giornali socialisti pubblicati nella città, é documentato molto
bene da Ciccotti il 5 dic. 1908 (a. 1, n. 1) nel fondo di apertura in cui si invita-
no i socialisti, i democratici tutti a non credere di aver esaurito il proprio
compito nella denuncia dei soprusi e delle malefatte degli esponenti della con-
sorteria imperante ; costoro, si dice, fanno il loro mestiere, difendono le loro
posizioni ; ma per limitare prima e distruggere poi il loro prepotere è necessa-
rio agire con serietà e metodo e con l’organizzazione creare le condizioni obiet-
tive dell’azione contro di loro. La preoccupazione di uscire dal vuoto della
retorica parolaia riecheggia anche nelle istruzioni che si danno ai corrispon-
denti dalla provincia invitandoli ad evitare che i loro scritti si esauriscano
nella disputa personale, nella controversia spicciola, affrontando invece i pro-
blemi del lavoro e della vita del popolo.

Continua ed intransigente è l’azione contro il militarismo, per una po-
litica di pace, che F. C. così esemplifica nel fondo « Ragioniamo » del 24 dic.
1908 (a. 1, n. 1v) : « Meno caserme e più scuole ; meno fucili e più macchine
industriali ... volere un’Italia con minori analfabeti e delinquenti, con minor
miseria, disoccupazione ed emigrati, significa amarla in maniera seria, sin-
cera ed elevata ». Essa diviene anche lotta contro ogni posizione nazionali-
stica ; e del nazionalismo si individua l'essenza con molta chiarezza: «... il
nazionalismo non può esistere se non a patto di allearsi e di servire alle ten-
denze più antisociali, più retrograde ...» (Nazionalismo e socialismo, 21 mag.
1911, a. 1v, n. 14). La guerra libica e poi quella mondiale offrono particolare
occasione a ripetute prese di posizione sull'argomento. Della prima si denun-
cia con forza lo spirito militarista che l'ha determinata e l'opera di oppressio-
ne che l'Italia va a svolgervi annotando che, se opera di colonizzazione si
voleva fare, non c'era che da guardarsi intorno in patria. Contro la seconda

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184 LUIGI BELLINI

si sviluppa un'azione continua per chiedere la neutralità dell'Italia, in vio-
lenta polemica con tutta l'altra stampa locale.

Non meno vivace la lotta al clericalismo, che trova nuovi motivi nel-
l'attività organizzativa, sindacale e politica, che i preti conducono. Se é vero-
che essa é ancora soprattutto affidata all'attacco violento ad ogni forma di
espressione religiosa, si fanno anche strada nuove posizioni, come quelle ri-
flesse nell'interessante articolo : Anticlericalismo e socialismo nell Umbria, del
26 genn. 1914 (a. vir, n. 4), firmato wor, in cui si denunciano i limiti politici
di un anticlericalismo verbale, ritenendo che la cosa fondamentale è lottare.
per l’elevamento morale e materiale del proletariato, perché proprio il non.
aver fatto questo ha impedito lo sviluppo dell’idea socialista ed il formarsi
di una coscienza di classe.

Molta attenzione viene portata ai problemi interni del partito sociali-
sta contro ogni posizione riformistica, di conciliazione con la monarchia, con-
tro la massoneria, per un partito decisamente orientato in senso rivoluziona-
rio ; ma con poca chiarezza ideologica. Il 24 dic. 1913 (a. vr, n. 50) V. R., in
polemica con i repubblicani, scrive : « I posteri costruiranno e forse né Marx.
né Mazzini avranno avuto la visione giusta della società futura. Noi siamo
unicamente e solamente antiborghesi . . . » ; e, successivamente, il 3 genn. 1914
(a. vir, n. 1): « In verità noi socialisti moderni non siamo dei costruttori, ma.
dei demolitori ». Largo spazio hanno il commento e l’attacco alle posizioni
di dirigenti di primo piano come Ferri, Bissolati, Bonomi fino alla loro uscita.
dal partito ; la cronaca dei congressi nazionali e regionali, la vita delle se-
zioni. Particolare interesse hanno : il n. 21 a. 11, del 22 maggio 1909 per la
cronaca del Congresso Regionale di Spoleto, congresso che per l'ampiezza e
la profondità della discussione, l'importanza degli argomenti trattati e le de-
cisioni adottate, costituisce un momento fondamentale della vita del partito
socialista in Umbria ; i n. 13 e 23 del 28 marzo e 6 giugno 1914 rispettivamen-
te, relativi allo scioglimento e ricostituzione della Sez. Socialista di Perugia,
per il prevalere di posizioni riformistiche.

La questione della organizzazione dei contadini é affrontata ripetuta-
mente e con larghezza. Il 20 marzo 1909 (a. r1, n. 12), in una lettera inviata.
al Comitato Federale Socialista dal titolo: Per lavorare sul serio, Ciccotti
scrive : « In quasi tutta l'Umbria i contadini che dovrebbero essere la vostra.
forza piü viva e piü sicura, l'avete abbandonati alle turlupinature dei preti o
alla soggezione dei padroni, salvo poi a dolervi se essi nelle elezioni votano
contro i vostri candidati. E occorrerebbe stringerli in leghe .... per atti-
vare fra essi il mutuo soccorso moderno, le assicurazioni sociali e le affittanze
collettive e la tutela dei loro svariati interessi economici, politici e ammini-
strativi, interessi dei quali essi non sono neppure consapevoli ». Ed il 1° mag-
gio 1909 (a. rr, n. 18) in: Gli scopi delle leghe rurali, il Ciccotti scrive ancora è:
«... nell'ora attuale le leghe dei contadini possono e debbono esplicare un
programma tranquillo di operosità redentrice, oltre allo sciopero », ed indica.
PERIODICI UMBRI DI PARTITI POLITICI 185.
le seguenti questioni di cui preoccuparsi : mutualità moderna, infortuni, pro-
biviri, affittanze collettive, case coloniche, revisione dei patti colonici. Il 20:
sett. 1913 (a. vr, n. 37) si pubblica un: Programma per l’organizzazione dei
contadini, in cui fra l’altro si rivendica la divisione dei prodotti ai due terzi a
favore del colono per le colonie di alta collina e di montagna ; e il 14 marzo
1914 (a. vir, n. 11), a cura di Francesco Paoloni, una proposta di.risoluzione
sulla questione agraria, proposta approvata poi al successivo congresso re-
gionale socialista.

L’azione per l’organizzazione operaia è più frammentaria e limitata, ma
v’è da notare che l’attività produttiva della zona aveva strutture essenzial-
mente artigianali; vivace è la polemica con i repubblicani sulle funzioni e
gli scopi del sindacato, sulla sua apoliticità e quella contro il sindacalismo e
la costituzione di un partito del lavoro (Un partito del lavoro ?, di G. Lerda,
26 nov. 1910, a. 111, n. 47).

Fra le questioni locali in primissimo piano quelle relative alle ammini-
strazioni comunale e provinciale, investendone sia l’azione generale che quel-
la su problemi particolari. Lo scopo cui sempre si tende è di denunciare al-
l'opinione pubblica l'attività antipopolare e di favoritismi che esse svolgono.
Largo spazio è dedicato alle campagne elettorali amministrative e politiche.
Rilievo enorme è dato a quella politica dell’ottobre-novembre 1913, per la.
prima cosultazione a suffragio allargato. Il giornale sviluppa un’accanita lot-
ta contro Gallenga, candidato del conservatorismo laico e clericale, di cui si
denuncia l’ampia opera di corruzione che gli garantirà una elezione plebisci-
taria. Il risultato della consultazione è decisamente negativo per i socialisti ;.
i redattori del giornale non trovano di meglio che inveire contro operai e con-
tadini tacciandoli di incoscienti, venduti, ingrati e di essersi macchiati della
più nera ignominia. L'8 nov. 1913 (a. vr, n. 45) la redazione informa di aver
rassegnato le dimissioni. Il 6 dic. 1913 (a. vr, n. 47), rinnovata la redazione,
nel fondo : Il nostro dovere, Ag. enuncia, con sereno spirito critico, le ragioni
che hanno determinato la disfatta socialista in Umbria : provvisorietà o nul-
lità organizzativa ; scarso legame con operai e contadini in appoggio alle loro
rivendicazioni ; attività propagandistica affrettata e generica.

Una questione che interessa sempre vivamente é quella del carovivere.
La cronaca di agitazioni, manifestazioni, scioperi contro l'aumento dei prezzi
e per imporre alla amministrazione comunale ed al prefetto iniziative calmie-
ratrici congiunte ad una decisa azione contro gli speculatori, ha larghissimo
spazio e spesso anche l'articolo di fondo. In uno di questi : Produttori e consu-
matori del 26 lug. 1910 (a. 111, n. 28), si definisce però fallace la idea che, poi-
ché gli aumenti di salario vengono generalmente annullati dal susseguente au-
mento del costo della vita, sia meglio allora lottare per far diminuire i prezzi.
Il carovivere è anche, con altre questioni politiche e sociali, uno dei principali
motivi di attacco al governo ed allo stato e a Giolitti in particolare, simbolo.

x

della borghesia corrotta e corruttrice. Largo spazio è riservato alla propa- 186 LUIGI BELLINI

ganda della cooperazione ed alla illustrazione, con esempi pratici, dei suoi be-
nefici.

Con viva partecipazione si seguono le vicende economiche interessanti
varie categorie della città e della provincia ; va ricordata in particolare la
violenta campagna di stampa per denunciare quella che il giornale chiamò :
La vendita di Perugia industriale (24 dic. 1909, a. 11, n. 51), cioè l'acquisto,
da parte della Banca Commerciale, della Banca di Perugia, già Cassa di Ri-
sparmio, acquisto che, in seguito ai nuovi criteri di gestione, provocò una dif-
ficilissima situazione per migliaia di piccoli operatori economici.

Nei rapporti con le altre forze politiche, ove il settarismo è ancora pre-
valente, non mancano momenti di intelligente apertura. Il 27 nov. 1909 (a.
It, n. 47) F. Ciccotti, nell’articolo : È l'ora di osare, invita il partito radicale
a farsi elemento coagulatore della borghesia intelligente per un movimento
di rinnovamento, nello sviluppo economico, della vita del paese. Serrata è
la polemica con liberali, monarchici, moderati e clericali ; con i repubblicani
si alternano momenti di alleanza, per alcune grandi battaglie elettorali po-
litiche-amministrative, a momenti di vivace contrasto, finché la rottura di-
viene definitiva allo scatenarsi del conflitto mondiale divenendo i repubbli-
cani decisi interventisti.

Una larga mobilitazione popolare è sviluppata intorno alla rivendica-
zione del suffragio universale, culminata in una manifestazione regionale nella
primavera del 1911.

Immediata, vivace, a volte anche molto ampia l’azione di solidarietà
e di protesta in occasione di grandi scioperi o di eccidi operai. Due episodi
vanno segnalati. Il primo riguarda la condanna a morte di Ettor e Giovan-
nitti, due organizzatori sindacali degli Stati Uniti. Per alcuni numeri la loro
vicenda riempie la prima pagina, si pubblica la fotografia di entrambi, del
Giovanniti anche : 7! salmo della pace e della vita (17-24-31 ag. 7 e 21 sett.
1912, a. v, n. 30-31-32-33-35). Il secondo si riferisce ai fatti accaduti ad An-
cona per la Settimana Rossa : la cronaca è infiammata di sdegno per la re-
pressione e gli arresti e di fiducia nella forza del popolo che, anche a Perugia,
ha risposto compatto allo sciopero generale (13 giugno 1914, a. vir, n. 24).

Gli avvenimenti più importanti del movimento operaio e democratico
internazionale sono ricordati e seguiti con interesse : mai si dimentica di ce-
lebrare la Comune di Parigi; si solidarizza con la rivoluzione cinese di Sun
Yat Sen; si protesta per l'uccisione di Jean Jaurès (8 ag. 1914, a. vir, n. 32)
e per l'arresto di Rosa Luxenburg e Karl Liebknecht a Berlino (14 ag. 1914,
a. vit, n. 33) ; il 31 dic. 1914 (a. vi, n. 51), nell'articolo : L'internazionale ri-
sorge !, Ivano saluta l'annuncio che l'Internazionale socialista non è morta,
dopo che lo scoppio della guerra ne aveva paralizzata l'attività e il 23 ott.
1915 (a. vini, n. 16) se ne annuncia la riunione a Zimmerwald come un messag-
gio di fede nella forza dell'ideale socialista. Dal 31 genn. 1914 (a. vir, n. 5)
il giornale riporta la rubrica fissa: «L'internazionale proletaria » in cui si
Z 3E NE n... ova OR NE S

PERIODICI UMBRI DI PARTITI POLITICI 187

danno notizie ed informazioni sul movimento operaio di tutto il mondo.

Scarsa é la collaborazione di dirigenti politici di primo piano. Di stra-
nieri appaiono soltanto due scritti di Jean Jaurès ed uno di E. Vandervelde,
ripresi da altri giornali. Degli italiani scrivono E. Ciccotti, C. Treves e la Ba-
labanoff, che in quegli anni svolgeva la sua attività in Umbria, facendo an-
che parte del Consiglio direttivo della Federazione regionale. Chi ritorna con-
tinuamente con i suoi articoli (sempre ripresi da altri giornali italiani o fran-
cesi), le sue fotografie, il suo commosso ricordo è Amilcare Cipriani. Il 26 gen-
naio 1914 (a. vir, n. 4) il giornale esce con due giorni di ritardo per celebrarne
l'elezione a deputato nel vi collegio di Milano con eccezionale ampiezza poi-
ché, oltre al suo valore simbolico, — a Cipriani era impedito, da una di-
sposizione di polizia, di rientrare in Italia —, alla volontà di rendere ancora
una volta omaggio al popolare combattente della Comune di Parigi.

II. PERIODO (1919-1921). Dal suo riprendere le pubblicazioni, mentre
sulla sinistra della testata appare la frase di Marx : « Proletari di tutti i paesi
unitevi ! », sulla destra appaiono le seguenti : « Rivendicazioni immediate del
Partito Socialista : 1) Immediata smobilitazione generale ; 2) Ritiro delle trup-
pe alleate dalla Russia ; 3) Restaurazione delle libertà costituzionali ; 4) Am-
nistia ai condannati politici ». Dal 15 marzo 1919 (a. vr, n. 4) ai quattro punti
se ne aggiunge un quinto : Scrutinio di lista e rappresentanza proporzionale.
Dal 9 ag. 1919 (a. vr, n. 10) la manchette viene sostituita dalla seguente :
« Costituzione della Repubblica Socialista dei Soviet. Principio: Chi non la-
vora non mangia. Fine : Soppressione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Mezzo : Durante la lotta decisiva del proletariato contro i suoi sfruttatori il
potere deve appartenere totalmente ed esclusivamente alle classi lavoratrici ».
E della Rivoluzione d'ottobre e della Russia si parla continuamente per illu-
strarne i principi e le prime realizzazioni.

Da ogni riga del giornale traspare l'aspirazione, che sempre piü diviene
sicurezza assoluta, alla conquista rivoluzionaria del potere. L'esempio della
Russia è il faro che guida questa aspirazione e dà questa fiducia. Entusiasmo
e fiducia sono continuamente rafforzati dai grandi successi organizzativi sia
del partito che dei sindacati, in particolare della organizzazione contadina.
Ogni numero reca la notizia della costituzione di nuove leghe e sezioni socia-
liste : non v'é zona della regione che rimanga estranea al movimento.

È nell’agosto del 1920 che comincia a serpeggiare la sfiducia nella azione
temporeggiatrice svolta dalla Direzione del Partito Socialista e dalla Confe-
derazione Generale del Lavoro : si ritiene che non si sia saputo afferrare il
momento buono per la rivolta. Raccogliendo queste voci di scontento, e pur
attaccando l’atteggiamento della direzione e soprattutto della Confederazio-
ne del Lavoro, il 22 ag. 1920 (a. vir, n. 18) si invita ad aver fiducia nel proces-
so di disgregazione, in atto nella società borghese, e negli organismi dirigenti
politici e sindacali. Questa messianica fiducia ispira anche uno scritto del 12
dic. 1920 (a. vi, n. 28) dal titolo : Il fascismo in cui premesso che vi sono nel

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188 LUIGI BELLINI

partito valutazioni discordanti intorno ad esso in quanto v'é chi lo ritiene
un fenomeno di nessuna importanza e chi invece mostra di preoccuparsene
seriamente, dopo averlo definito espressione delle miserabili condizioni in cui
versa la borghesia italiana, cosi conclude : « Noi siamo soddisfatti di questa
ultima evoluzione borghese. Qualunque danno possano arrecare i fascisti, ri-
mane per essi salda e splendente di piena luce la verità enunciata dal Marx che:
tutta l'organizzazione del regime borghese non rappresenta altro che un vano:
tentativo di dare carattere di onestà e di giustizia a ciò che è l’espressione:
brutale dell'egoismo piü sordido, della prepotenza piü sfacciata ».

Già nello stesso numero però Ferba (Ferdinando Bartoccioli, con Et-
tore Franceschini, primo sindaco socialista di Perugia, l'uomo di maggior ri-
lievo della redazione) in un fondo dal titolo: « Il pane », chiama il popolo-
alla rivolta, fine supremo il comunismo, contro il governo che vuole aumenta--
re il prezzo del pane ; e lo stesso Ferba, il 26 dic. 1920 (a. vir, n. 29) nel fondo +
«Reazione borghese e violenza socialista » scrive che alla violenza della bor-
ghesia ormai giunta al suo crollo, bisogna mobilitare ed opporre la violenza.
del proletariato. Il 23 genn. 1921 (a. vi, n. 2) si legge di nuovo nell'articolo :
Verso la fine : « Povera borghesia completamente impazzita ! La crisi si ag-
grava e si estende ed essa, col suo riso idiota e repugnante, esaspera la folla
affamata di pane e di libertà e la schernisce. È l'epilogo fatale. È il suicidio ! »-
Ma il 27 genn. 1921 (a. vii, n. 2) nel numero straordinario a cura della Ca-
mera del Lavoro: I fasti e i nefasti del fascismo, si denuncia la spedizione
tentata dai fascisti a Perugia due giorni prima e si riportano i manifesti della.
Giunta Comunale e della Camera del Lavoro in, cui si invitano le leghe a te-
nere gli iscritti mobilitati per controbattere ogni altro eventuale tentativo di
violenza. Il 6 febb. 1921 (a. vir, n. 3) si dà una precisa definizione del fasci-
smo scrivendo : « Il fascismo quindi ha una sua funzione storica che é quella.
della difesa del capitalismo e contro anche la volontà dello stato ; è l'arma
ultima violenta della borghesia per impedire la ascensione del proletariato-
alla conquista del potere politico » ; e il 5 marzo 1921 (a. vi, n. 5) si chiama
ancora il proletariato a rispondere con la violenza alla violenza fascista. Ma.
ormai è la fine. Scompaginata l'organizzazione contadina dalla furia reazio-
naria scatenata dagli agrari attraverso centinaia, migliaia di denuncie e di
arresti per le agitazioni per il patto colonico nel luglio 1920 — violentemente:
denunciata il 4 ag. 1920 (a. vir, n. 19) da F. B. nell'articolo : Giù le mani dai
contadini | in cui si chiamano gli operai a difesa delle conquiste dei mezzadri ;
di modesto rilievo la forza delle organizzazioni operaie, le squadre fasciste-
toscane poterono invadere la città, distruggendo il gionale e ridurlo al silenzio.

Oltre il problema del fascismo largo spazio hanno le questioni contadine :
la cronaca dei congressi della Federazione Prov. dei Lavoratori della Terra. le-
agitazioni, gli scioperi, i successi organizzativi e rivendicativi, specie nel giu-
gno-luglio 1920 allorché viene conquistato il nuovo patto colonico provinciale.
Una certa attenzione viene anche data ai problemi delle amministra-
PERIODICI UMBRI DI PARTITI POLITICI 189

zioni locali ; il 14 febb. 1920 (a. vir, n. 3) V. R. pubblica una bozza di program-
ma : Per le elezioni amministrative intorno alla quale si sviluppa, nei numeri
Successivi una certa discussione. Tale programma è molto farraginoso e ri-
sente notevolmente di esperienze che la rivoluzione russa aveva reso popola-
ri. Successivamente la conquista del comune da parte dei socialisti non trova
grande rilievo sul giornale, che, del resto, non dà il dovuto risalto nemmeno
al fatto che dal 1° maggio 1920 esso si stampava in una propria tipografia
acquistata con il denaro di una sottoscrizione popolare.

Anche la discussione all'interno del partito vi trova raramente pcsto.
In vista del Congresso di Livorno, il 12 dic. 1920 (a. vir, n. 28), nell'articolo :
Verso il Congresso, pel Comunismo, a firma F.A.C.E., è detto : « Occhio dun-
que alla svolta. Né con Bombacci, né con Serrati, ma con il comunismo, con
la Terza Internazionale, lavoriamo di più e chiacchieriamo di meno ». Il 23
genn. 1921 (a. vri, n. 2) Ferba, commentando i risultati del congresso e di-
cendo di aderire alla frazione comunista unitaria (erroneamente è scritto uma-
nitaria) di Baratono e Serrati, si augura che in molte sezioni la scissione pos-
sa essere evitata e che nell'azione pratica l'unità possa essere in ogni caso
mantenuta.

Le vicende del movimento socialista internazionale, in particolare di
quello di Germania e di Ungheria, offrono spesso motivo di informazione e di
commento ; il 9 ag. 1919 (a. vr, n. 10), nell'articolo di fondo, si esaminano le
ragioni della caduta di Bela Kun e successivamente si dà notizia di una serie
di manifestazioni di protesta contro il terrore bianco in Ungheria.

A. due problemi infine si dà grande rilievo : il carovivere e la casa ; il
primo soprattutto é motivo di agitazioni di grande ampiezza che giungono
fino allo sciopero generale.

Nel complesso il giornale, lungo l'arco dei suoi tredici anni di vita, dà
del movimento socialista dell'Umbria, in particolare della zona di Perugia,
della sua azione, del suo sviluppo, dei suoi punti di forza, dei suoi limiti, una
immagine fedele.

COLLOCAZIONE DEGLI ESEMPLARI

PERUGIA, BIBLIOTECA COMUNALE AUGUSTA - Coll. I- S - 9.

Fino a tutto il 1914 sono rilegati annata per annata ; successivamente
in una rilegatura comune anche ad esemplari di altri giornali. L’ordinazione
non sempre risulta esatta. Risultano mancanti nella collezione i seguenti nu-
meri :

1919 : 11-15-19-20-22-24-40-46.
1910 : 1-5-23-44-48.
1911
to) 48.

1912 :
1913:
1914 :
1915 :
1919 :
1920 :
1921 :

LUIGI BELLINI

: 1-2-3 (ma questo numero risulta non essere mai stato pubblica-

1-21-36-48.

10-33-34-51.

10-49.

2-6-7-8-12-14-15.

1-11.

2-20-21.

Tutti i numeri dopo i primi 6.

N.B. — Non si è ritenuto giusto indicare come mancanti quei numeri
che sono chiaramente risultati tali solo per errori di numerazione di cui si è
fatto pure cenno al punto 6.
Necrologi

GIOVANNI AMBROSI

Ricordare Giovanni Ambrosi ad un anno dalla sua morte è per
me motivo di mesto rimpianto per la dipartita di un uomo con cui
ebbi lunga dimestichezza di vita dal lontano 1940, quando da Fa-
briano si trasferì a Perugia come insegnante nel ginnasio superiore.
Avemmo per molto tempo aule vicine e potei, fin dai primi incon-
tri, ammirare il suo mirabile sapere, il profondo spirito di umanità,
la grande comprensione verso i giovani quando sembravano indocili
e recalcitranti. Erano gli anni turbinosi della guerra ; l'Europa era
in fiamme e ricordo che un giorno, di fronte a notizie sempre piü
drammatiche, egli, che tanto profonda aveva la fede religiosa, si
lamentó tristemente che non fosse rimasto un minimo di senso cri-
stiano a trattenere l'Europa dal baratro nel quale stava inesorabil-
mente sprofondando.

Anche in quei tempi drammatici, benché ai comuni motivi di
ansia si aggiungessero per lui le preoccupazioni familiari per la nu-
merosa famiglia e per la salute malferma della sua diletta sposa, egli
attendeva al lavoro scolastico con tutto l'impegno e tutta la passione
e nascondeva nel volto sereno gli interni travagli dell'animo, trovan-
do conforto e sollievo al diuturno travaglio nelle composizioni in la-
tino che avrebbero dovuto dargli un posto di grande rilievo tra i poeti
moderni in lingua latina.

Negli anni precedenti, quando fu insegnante a Spello, Ascoli
Piceno, Gubbio, Foligno e Fabriano, egli aveva principalmente de-
dicato la sua attività di scrittore e di critico ad autori e momenti
della letteratura italiana. Aveva cominciato nel 1925 con i Saggi su
Niccoló Tommaseo, due brevi studi, seguiti da un assai utile elenco
bibliografico, che rivelano una viva acutezza critica ; qualche anno
dopo, nel 1933, pubblicó un volume di circa 200 pagine che ebbe l'ono-
re di una prefazione di Vittorio Rossi, severo critico e storico della
letteratura italiana, che elogió i fini commenti manzoniani, i discorsi
nutriti di sincero fervore e i vissuti ricordi di guerra dell'Ambrosi.

Ma parlando dell'opera di Giovanni Ambrosi l'attenzione del let-
tore si sofferma principalmente sulle opere in lingua latina che, sca-
turite da una assidua ed amorosa lettura dei classici e confortate
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192 NECROLOGI

dal suo innato gusto artistico, videro la luce durante il periodo pe-
rugino.

Del 1952 é il Columbus, premiato al Certamen Capitolinum, esal-
tazione della impresa di Cristoforo Colombo, di qualche anno dopo
il Materni carmen amoris, idillio in 110 esametri latini d'una madre
che siede presso la culla del piccolo ancora dormiente e ricama e si
abbandona alle fantasie in attesa del suo risveglio per la consueta
poppata vespertina. Del 1963 è la Nox ultima mundi, un poemetto di
circa 400 versi esametri e polimetri che ottenne il primo premio
della Università di Bologna ed é una interpretazione storico-poetica
della leggenda dell'ultima notte dell'Anno Mille. Ma troppo lungo
sarebbe soffermarsi sui vari carmi, epigrammi, epigrafi latine dove
sempre si rivela il gusto raffinato dell'Ambrosi e la rara vivezza e
dovizia del suo lessico. ;

Ma non si puó passare sotto silenzio l'opera alla quale l'Ambrosi
attese per molti anni, si puó dire dal 1954, quando pubblicó Fran-
cisca el Paulus, interpretazione in distici latini del celebre episodio
dantesco, fino agli ultimi anni della vita e a cui diede il fascinoso
titolo di Iter Dantis in Deum.

L’opera che accanto al titolo latino porta un sottotitolo italiano
« Con Dante dalla selva all'Empireo », fu edita in 2.000 copie dalla
Casa Editrice Salvati di Foligno nel 1965, settimo centenario della
nascita di Dante.

È un profilo e commento di tutta la Divina Commedia in prosa
latina e corrispondente testo italiano in cui si distinguono diciotto

episodi — sei per ogni cantica — in distici latini che offrono i punti

salienti del cammino del poeta e dove si riflettono piü vivi i senti-
menti morali e religiosi, familiari e poetici di Dante nel suo straordi-
nario viaggio attraverso i tre regni ultramondani. L'opera riscosse
unanimi consensi; mi limiteró a ricordare il giudizio di Ch. Sin-
gleton, uno dei piü illustri studiosi viventi di Dante : « La traduzione,
oltre a rivelare un alto senso della forma latina e l'affettuosa con-
suetudine col Poema, pone in una nuova suggestiva luce il testo di
Dante, diventando cosi un utile strumento per lo stesso critico ».

È questo certamente il lavoro più importante dell'Ambrosi poi-

ché alla sua creazione hanno cooperato insieme e in armonia la singo-

lare dottrina dell'autore, la finezza del suo ingegno artistico e il gran-

de amore per Dante.

Ma il componimento nel quale piü palpitante si rivela il suo
profondo senso umano e il suo attaccamento per i giovani, ai quali
NECROLOGI 193

egli aveva profuso i tesori del suo animo e del suo sapere, è l'Tfer
peractum, scritto nel 1956, in occasione del suo collocamento a ripo-
so. Il carme, scritto in uno stile fluido, in un metro irreprensibile, ove
la scelta delle parole dimostra una finezza singolare ed una conoscen-
za perfetta del più raffinato lessico latino, fu onorato della « magna
laus » nel concorso latino di Amsterdam.

Canta le impressioni di un vecchio professore che si reca a scuo-
la per l’ultima volta, un po’ prima dell’inizio della lezione e davan-
ti alla sua cattedra, nell’aula vuota, rievoca le innumerevoli immagi-
ni dei suoi allievi. Sono volti che il tempo ha sfumato nel ricordo,
alcuni coi capelli bianchi, altri forse strappati nel fiore degli anni
dalla guerra nefanda e il Maestro ricorda i suoi quarant'anni di la-
voro, di studio e di passione.

Amplius ille quater denos ornaverat annos ingenii puris dapibus
convivia, dignis discipulis grata...

Ma il campanello che squilla interrompe i ricordi e la classe si
affolla ; nel silenzio generale uno degli allievi si alza in piedi ed espri-
me, a nome di tutti, dei presenti e degli assenti, il ringraziamento
al Maestro per i lunghi anni di solerte, amoroso lavoro :

... Grates, quia duxque severus candidus et judex, preceptor
amice, fuisti, accipias... nostras nostrique memento.

Nell'onda dei ricordi il Maestro ride e piange e saluta nei pre-
senti la lunga teoria di coloro che sono lontani o non sono piü, ma
son sempre presenti al suo memore spirito.

Iamque valete omnes : juvenes, mea cura, valete.
Ominibus faustis pelago decurrite aperto
incorrupti animos viresque, Deoque favente.

Con questi versi augurali mi piace concludere queste mie po-
vere parole scritte per ricordare un insigne umanista, un valente mae-
stro, un amico impareggiabile.

OTTAVIO PROSCIUTTI

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194 NECROLOGI

BIBLIOGRAFIA DEGLI SCRITTI

IN ITALIANO

In morte dello studente Piero Del Piano assassinato a Torino per odio politico.
Foligno, Sbrozzi, 1919

Il Milite Ignoto, in occasione del trasporto trionfale della salma del Combat-
tente ignoto dal fronte a Roma, per essere tumulata nell'Altare della Pa-
tria il 4 novembre 1921, in « La Fiamma », Foligno

Spigolando per i giovani dal Poema Dantesco. Numero unico dantesco, nel cen-
tenario della morte del Poeta, per gli studenti secondari. Foligno, Sbroz-
zi, 1921

Autumnalia. Sonetti, ai candidati durante gli esami nelle scuole secondarie-
di Spello. Foligno, Sbrozzi, 1922

Un antico istituto umbro per i giovani. Memorie storiche, in « L'Avvenire del-
l'Umbria », agosto 1923

La Cappella del Piermarini in San Lorenzo di Spello. Studio storico-artistico,
con schizzo a penna dello stesso autore, in « Numero unico del Congresso.
Eucaristico Umbro ». Foligno, Salvati, 1925

Saggi su Niccolò Tommaseo. Spoleto, Panetto e Petrelli, 1925

Un bel libro di fede vissuta. Sintesi e recensione d'un libro di esegesi religiosa,
Pater noster, dello scrittore pugliese FRANCESCO FANELLI, in « L'Impero »,.
10 settembre 1927

Una lettera inglese inedita foscoliana tratta dall'archivio Ranghiasci di Gubbio.
Studio critico, in « Rassegna italiana », aprile 1930

Intorno ad uno studio del valente letterato e storico folignate don Angelo Messini
sul primo secolo di vita dell'antica Accademia Fulginia, in « La Fiamma »,.
novembre 1932

Pagine letterarie con prefazione di Vrrromio Rossi. Foligno, Sbrozzi, 1933.

Per consacrazione episcopale. Recensione e commento di due studi di mons.
Domenico Della Vedova. Foligno, Campi, 1933

Federico Frezzi. Profilo storico dell’autore del Quadriregio, in « Pro Foligno »,.
anno v (1942), n. 3

Un umanista moderno, il calabrese Giuseppe Toraldo, in « Il Popolo », 23 ago-
sto 1950

Polemica su questioni scolastiche, in « Il Rinnovamento della Scuola », 10 no-
vembre e 20 dicembre 1951

Un insegnante poeta folignate, Augusto de Dominicis. Profilo, in « Pro Foligno »,.
anno vir (1954), n. 1

Maria, Mater Sapientiae, nella cultura e nell'arte, in « La Porziuncola », gen-
naio 1955

Pensieri di redenzione, dedicati ai carcerati, in « Redenzione », Perugia, anno

v, n. 9, settembre 1961
NECROLOGI 195

Un grande Santo del '500, il patrizio veneto Girolamo Emiliani. Studio storico-
agiografico, in « Bollettino dell'Ordine Somasco », vol. xxxvi (1961) ; col
titolo Santità e Rinascenza in « Bollettino annuale del Liceo Classico G.
B. Vico di Roma », n. 11, 1961

Nuove osservazioni sulla Battaglia di Plestia nel 217 a.C., in « Bollettino della
Deputazione di Storia Patria per l'Umbria », vol. LvIII (1963)

IN LATINO

In mulierem suam gravi iamdiu maerore adflictam. Elegia, in « Mondo clas-
sico », luglio-settembre 1947

Carme epigrammatico latino, in « Gazzetta di Foligno », 29 giugno 1950

Phalaeceum salutationis munusculum, in « Il Segno », Perugia, numero spe-
ciale, 1951

Columbus, in « Studi Romani », 11, 1952, pp. 37-50

Columbus, con prefazione di ANTONIO Bacci, in « Bollettino del Civico Isti-
tuto Colombiano », Genova, 1, gennaio 1953

Angelus Domini, in « Latinitas », 11, 1953

Francisca et Paulus, in « Studi Romani », 11, n. 2, 1954

Latini Divinae Comoediae interpretes, in « Latinitas », 111, 1954, pp. 200-209

Episodi danteschi interpretati in distici latini, in :
« Euphrosyne », Lisbona, 1, 1957
« Bollettino annuale del Liceo Classico G. B. Vico di Roma », n. 12, 1962
« Musa perennis », Padova, 1964
« Palzstra latina », Barcellona, nn. 183, 185, 186, 187, 189, 1962-65

Iter peractum, Carme in esametri latini. Amsterdam, Accademia Hoeufftia-
na, 1958

Epigrafe latina e La preghiera di Dante alla Vergine, in distici, in « La Voce »,
Perugia, 24 gennaio 1960

Olisipo et Perusia, in « Euphrosyne », 111, 1961, p. 555

Materni carmen amoris, in « Vita Latina », Avignone, maggio 1962

Carmen in Mingarellianum Bononiense Certamen, in « Musa perennis », Pa-
dova, 4, 1963

In humanae consortionis vita et historia obscurus tenuiorum labor, in « Latini-
tas », rv, 1963, pp. 262-275

Nox ultima mundi, in « Palestra latina », n. 181, 1963, pp. 17-30

Elegiacum carmen a Mons. Bruno Frattegiani, in « La Voce », numero spe-
ciale, 1964

Dantis iter in Deum. Con Dante dalla selva all'Empireo. Foligno, Poligrafi-
ca F. Salvati, 1965, pp. xr-420

Epigrafi ed epigrammi in latino composti per diverse occasioni.
Atti della Deputazione.

ADUNANZA DEL CONSIGLIO DIRETTIVO
DEL 12 OTTOBRE 1971

Il giorno 12 ottobre 1971, alle ore 17, nella sede della Deputa-
zione il Presidente prof. Giovanni Cecchini apre la seduta del Con-
siglio Direttivo, alla presenza dei Consiglieri prof. Ignazio Baldelli e
prof. Leopoldo Sandri, e della Segretaria prof. Paola Pimpinelli.

Si dà per letto e si approva il verbale della precedente adu-
nanza.

Il Presidente sottopone all’esame del Consiglio la proposta avan-
zata dal chiarissimo prof. Henri Desplanques, della Faculté Libre de
Lille, che la Deputazione assuma l’organizzazione di un congresso
internazionale di alto livello scientifico promosso dalla Conférence Eu-
ropéenne Permanente pour l'Etude du Paysage Rural. Tale con-
gresso, che sarebbe il primo da tenersi in Italia, secondo le scadenze
usuali osservate dalla suddetta Conférence, dovrebbe cadere nella
primavera del 1974. Le precedenti riunioni hanno avuto luogo in
Francia, Svezia, Gran Bretagna, Germania, Belgio, Irlanda del Nord.

Il progettato congresso dovrà avere per tema «I paesaggi rurali
mediterranei », e, poiché abitualmente questi congressi si svolgono per
una parte con relazioni e discussioni in aula e per un'altra parte con
visite a prescelte aree geografiche, esso si attuerà per la prima parte
a Perugia e per la seconda in zone dell'Umbria e dell'Abruzzo da
precisare.

Il Consiglio unanimemente si esprime a favore dell’accettazione
della proposta, molto importante ; riluttando peró ad assumere im-
pegni a troppa distanza di tempo, propone alla Conférence, tramite
il prof. Desplanques, di far svolgere il progettato Congresso nella
primavera del 1973.

Tenuto conto che i partecipanti a queste manifestazioni non su-
perano generalmente il numero di sessanta-settanta, e che provve-
dono a proprie spese al soggiorno, l’onere che la Deputazione dovrà

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198 ATTI DELLA DEPUTAZIONE

sostenere riguarda qualche forma di ospitalità e la pubblicazione de-
gli Atti del congresso.

Esaurita la trattazione dell'unico argomento all'ordine del giorno,
la seduta è tolta alle ore 18.30.

La Segretaria Il Presidente
PAOLA PIMPINELLI GIOVANNI CECCHINI

ADUNANZA DEL CONSIGLIO DIRETTIVO
DEL 29 APRILE 1972

Il giorno 29 aprile 1972, alle ore 17, nella sede della Deputazio-
ne, il Presidente prof. Giovanni Cecchini apre la seduta del Consiglio
Direttivo, alla presenza del Vicepresidente dott. Francesco Santi, del
Consigliere prof. Leopoldo Sandri e della Segretaria prof. Paola Pim-
pinelli. Assenti giustificati i Consiglieri prof. Ignazio Baldelli e prof.
Luigi Salvatorelli.

Si dà lettura del verbale della precedente riunione, che viene
approvato.

Iniziando la trattazione degli argomenti all’ordine del giorno, il
Presidente espone la situazione finanziaria, fornendo al Consiglio i
dati del Consuntivo 1971 e del Preventivo 1972, che domani saranno
sottoposti all'approvazione dell'Assemblea dei Soci Ordinari. Desta
qualche preoccupazione l’aumento, di circa il 30%, delle spese di
stampa, che potrebbe costringere la Deputazione a ridimensionare il
suo programma di pubblicazioni, ferma restando la periodicità se-
mestrale del « Bollettino », ove non si produca un corrispondente in-
cremento nelle entrate.

In linea di massima, per il 1972, per quanto concerne le pubbli-
cazioni si prevedono i due fascicoli del « Bollettino », dei quali il Pre-
sidente prospetta e discute con il Consiglio la composizione ; inoltre
dovrà uscire il volume degli annali tipografici di Orvieto, curato da
Lucia Tammaro Conti, il cui testo è pronto già da tempo ; in corso
di revisione è il Diplomatico del Comune di Perugia fino al 1262 a
cura di Attilio Bartoli Langeli.

Si ricorda che venne a suo tempo deliberato di affidare al prof.
Antonino Lombardo l’edizione degli statuti medievali del Comune di
Gubbio : informato dal Presidente di ulteriori sviluppi della situa-
zione e di intese con il prof. Lombardo, il Consiglio decide di affian-
ATTI DELLA DEPUTAZIONE 199
cargli per la trascrizione e le note testuali Fernando Costantini.
Il Consiglio viene informato dal Presidente che è pronto un altro
volume delle Riformanze del Comune di Perugia, relativo agli anni
1279-80, e si pone il problema del contrasto che può determinarsi
tra la successione cronologica dei volumi delle Riformanze e il nu-
mero di collezione (Fonti per la Storia dell'Umbria), ove il curatore
di un volume cronologicamente posteriore consegni il materiale pri-
ma di un altro relativo ad anni precedenti. Dopo ampia discussione
il Consiglio delibera che i volumi delle Riformanze (il cui ordine sarà
del resto fornito dagli anni che risultano nel titolo) continuino ad es-
‘sere inseriti nella collezione delle Fonti senza seguire uno stretto or-
dine cronologico, e anche se nella collezione stessa saranno alternati
con volumi di altro argomento.

Procede intanto la preparazione dell'edizione delle Carte di Sasso-
vivo, in collaborazione con l'Università degli Studi di Perugia, ed è
prossimo ad uscire il primo volume.

Il nuovo statuto della Deputazione, come il Presidente ha po-
tuto accertare, é al termine dell'ifer ministeriale per l'emissione del
decreto del Presidente della Repubblica ; ma non potrà essere reso
operante alla prossima assemblea dei Soci Ordinari ; il Consiglio de-
‘cide quindi di non portare all'assemblea stessa proposte per la no-
mina di nuovi soci.

Per la sede sociale e il suo eventuale trasferimento, di cui si
parló già nella riunione del Consiglio del 17 aprile 1971, i contatti
con l'Amministrazione Comunale non si sono portati al di là di una
fase interlocutoria, e il Consiglio non giudica siano per ora da farsi
altri passi.

Il Presidente informa il Consiglio che la Conférence Européenne
Permanente pour l'Etude du Paysage Rural ha accettato il suggeri-
mento di tenere nella primavera del 1973 il congresso che si svolgerà
:‘a Perugia e sarà organizzato dalla Deputazione.

Si illustra quindi l'attuale sviluppo di lavoro del Centro di Do-
cumentazione sul Movimento dei Disciplinati, il ritmo del quale è in-
'dubbiamente rallentato (anche se l'attività continua) dal lunghis-
simo ritardo del C.N.R., da cui il Centro è finanziato.

Esauriti gli argomenti all’ordine del giorno, la seduta è tolta
alle ore 19.30.

La Segretaria Il Presidente
‘PAOLA PIMPINELLI GIOVANNI CECCHINI

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ADUNANZA DEL CONSIGLIO DIRETTIVO
DEL 27 DICEMBRE 1972

Il giorno 27 dicembre 1972, alle ore 17, nella sede della Depu-
tazione, il Presidente prof. Giovanni Cecchini apre la seduta del Con-
siglio Direttivo, alla presenza del Vicepresidente dott. Francesco
Santi, del Consigliere prof. Leopoldo Sandri e della Segretaria prof.
Paola Pimpinelli. Assenti giustificati i Consiglieri prof. Ignazio Bal-
delli e prof. Luigi Salvatorelli.

Si dà per letto e si approva il verbale della precedente riu-
nione.

Il Presidente conferisce una breve relazione sulla attività attua-
le della Deputazione, ed illustra in modo particolare le difficoltà
finanziarie prodotte dall’aumento delle spese di stampa, che incidono
gravemente su un bilancio le cui entrate rimangono da vari anni
pressoché inalterate. Si prospetta quindi la necessità di ridurre il nu-
mero delle pubblicazioni, fermi restando i due fascicoli annuali del
« Bollettino ».

Il Presidente informa il Consiglio che è stata rinnovata da parte
di amministratori del Comune, e in particolare dell'Assessore all'I-
struzione, la richiesta per la riconsegna al Comune stesso dei locali
attualmente oecupati dalla Deputazione. In linea preliminare é stato
fatto osservare alla Amministrazione che dalla sua istituzione (1895)
la Deputazione é sempre stata ospitata nel Palazzo dei Priori, sia
pure in diversi ambienti. Inoltre, nell'impossibilità da parte della De-
putazione di trovare una nuova sede senza aggravio di spesa per
fitto locali, è stato invitato il Comune a fare proposte concrete per
una nuova sede che presenti le medesime condizioni di quella attual-
mente occupata. L'Amministrazione Comunale, con la favorevole di-
sposizione della Direzione dell'Archivio di Stato, ha proposto alla De-
putazione di trasferirsi nei locali sinora occupati come abitazione pri-
vata dal Direttore dell'Archivio. Tali locali, di ampiezza sufficiente,
sono incorporati nella sede dell'Archivio, che, per trattative in corso.
e non maturate, sta per passare di proprietà dal Comune allo Stato.
Il Presidente ritiene che, a passaggio avvenuto, non sussistano cir-
costanze di durabilità per la permanenza della Deputazione in quella.
sede; circostanze che potrebbero realizzarsi se quei locali venissero.
scorporati da tutti gli altri nel passaggio allo Stato e rimanessero di
proprietà comunale. Il Consiglio consente pienamente sulla posizione:

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ATTI DELLA DEPUTAZIONE 201

assunta dalla Deputazione, in modo che, mediante precisi atti for-
mali, sia assicurato l'uso gratuito a favore della Deputazione di quei
locali per un congruo numero di anni. La Deputazione rimane in at-
tesa di determinazioni in proposito da parte dell' Amministrazione Co-
munale.

Circa il Convegno internazionale sul paesaggio rurale, e in par-
ticolare su quello mediterraneo, promosso dalla Conférence Euro-
péenne Permanente pour l'Etude du Paysage Rural, il Presidente in-
forma il Consiglio sullo stato attuale dell'organizzazione.

Per quanto concerne la Ricerca sul Movimento dei Disciplinati,
in considerazione dell'irregolare funzionamento del Consiglio Nazio-
nale delle Ricerche, per cui c'é da temere che per il futuro possa venir
sospeso il contributo per l'alimentazione della Ricerca stessa, il Pre-
sidente propone al Consiglio di orientarsi verso una possibile istitu-
zionalizzazione del Centro, per assicurare la prosecuzione della Ri-
cerca almeno per un certo numero di anni.

Il Consiglio ritiene valida tale prospettiva e dà incarico al Pre-
sidente di assumere gli elementi necessari per conseguire tale scopo,
riferendone a tempo debito al Consiglio.

Esauriti gli argomenti all'ordine del giorno, la seduta e tolta alle
ore 19.30.

La Segretaria Il Presidente
PAOLA PIMPINELLI GIOVANNI CECCHINI

ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI ORDINARI
DEL 30 APRILE 1972

Domenica 30 aprile 1972, alle ore 11 in seconda convocazione,
nella sede della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria, il Presi-
dente Giovanni Cecchini apre la seduta alla presenza dei Soci Ordi-
nari Roberto Abbondanza, Giulio Battelli, Umberto Ciotti, Franco
Mancini, Raffaello Morghen, Ugolino Nicolini, Adriano Prandi, Leo-
poldo Sandri, Francesco Santi, Costanzo Tabarelli; e della Segreta-
ria Paola Pimpinelli. Hanno giustificato l'assenza inviando regolare
delega i Soci Piero Grassini, Raoul Manselli, Giuseppe Mira, Massimo
Pallottino, Mario Pericoli.

Il verbale della precedente assemblea viene dato per letto, ed
approvato all'unanimità.
202 ATTI DELLA DEPUTAZIONE

I] Presidente espone la relazione sull'attività svolta nel 1971,
dopo aver ricordato con rimpianto i Soci deceduti nell'anno (i Cor-
rispondenti prof. Giovanni Ambrosi, prof. Luigi Bellini, Armando
Comez, dott. Antonio Muzi, prof. Anna Paoletti, e l'Aggregato
prof. Marino Fioroni); ed aver annunciato le dimissioni presentate
da due Aggregati (dott. Francesca V. Dalessandro e prof. Corrado
Rosini).

Il Consiglio Direttivo si è riunito il 17 aprile, il 12 luglio e il
12 ottobre 1971 ; mentre i Soci Ordinari sono stati convocati in as-
semblea ordinaria il 18 aprile e in assemblea straordinaria il 10 ot-
tobre 1971.

Nel corso dell'anno sono usciti i due fascicoli del vol. LXVIII
del « Bollettino » e i «Quaderni del Centro di Documentazione »
nn. 11 e 12, nonché il volume di M. Bellucci, Medaglie perugine
dal XV al XX secolo, e gli Atti del Convegno tenuto nel 1969,
Risultati e prospettive della Ricerca sul Movimento dei Disciplinati.
Sono attualmente in preparazione piü o meno avanzata, oltre al
vol. LXIX del « Bollettino », gli Annali tipografici di Orvieto, pre-
parati da Lucia Tammaro Conti, il Diplomatico del Comune di Pe-
rugia fino al 1262 a cura di Attilio Bartoli Langeli, gli Statuti del
Comune di Gubbio a cura di Antonino Lombardo e Fernando Co-
stantini, come pure i Quaderni n. 13 e n. 14 del Centro di Documen-
tazione. Avendo poi il Presidente annunciato che é a buon punto il
volume delle Riformanze del Comune di Perugia relativo agli anni
1279-80, l'Assemblea esamina e discute il problema della successione
cronologica dei volumi delle Riformanze e del loro inserimento nella
serie delle Fonti per la storia dell' Umbria, giungendo alla conc]usione
(che collima con il parere espresso dal Consiglio Direttivo ne la sua
ultima riunione) che ciascun volume sia pubblicato non appenal pron-

. to, rinunciando, se necessario, a seguire strettamente l’ordin e cro-

nologico e alternandoli nella collezione delle Fonti con volumi di di-
verso argomento. Da parte del prof. Abbondanza viene comunicato
che due fogli di Riformanze del 1278 sono stati rinvenuti e trascritti
dalla dott. Clara Zazzerini Cutini ; è opinione dell’ Assemblea che deb-
bano essere uniti alle Riformanze del 1277 o a quelle del 1279.

Il Socio Abbondanza chiede poi la parola per dare notizie del suo
lavoro di preparazione della edizione dello Statuto perugino del 1279,
e dichiara che pensa di poterlo concludere nell'estate del corrente
anno ; nel suo intervento egli fa anche menzione di integrazioni che
possono essere fornite da carte di diversa provenienza. Il Presidente

di Dr Pit siria Y ace^ pag uf Ros ioi TRAN
ATTI DELLA DEPUTAZIONE

‘esprime la soddisfazione sua personale e della Assemblea tutta per
la notizia fornita dal prof. Abbondanza.

Il Presidente presenta all'esame dell'Assemblea il conto consun-
tivo 1971 illustrandone le varie parti, e offre alla lettura dei presenti
la relazione dei Revisori dei conti e il bilancio preventivo per il 1972.
Dopo favorevoli considerazioni di alcuni Soci i due conti vengono ap-
provati all'unanimità.

In rapporto anche con le necessità finanziarie della Deputazione
che emergono dai conti suddetti, il Presidente propone l'aumento del-
la quota sociale ; l'Assemblea discute a lungo la proposta, ma ritiene
opportuno lasciarla in sospeso e riprenderla alla prossima riunione.

Dovendosi poi procedere alla elezione delle cariche sociali per il
quadriennio 1972-76, il prof. Raffaello Morghen esprime, facendosene
interprete, il plauso dei Soci per l'attività del Consiglio, e propone
che esso sia confermato per intero. Poiché l'Assemblea approva al-
l’unanimità per acclamazione, le cariche sociali restano cosi attri-
buite :

Giovanni Cecchini presidente,

Francesco Santi vicepresidente,

Ignazio Baldelli, Luigi Salvatorelli, Leopoldo Sandri consiglieri,

Francesco Duranti, Ugolino Nicolini revisori dei conti.

Il Presidente procede quindi ad illustrare altri aspetti della at-
tività della Deputazione, e in primo luogo gli accordi presi, previa
deliberazione del Consiglio Direttivo, con la Conférence Européenne
Permanente pour l’Etude du Paysage Rural perché il congresso, di
notevole rilievo scientifico, che la Conférence terrà a Perugia nel
maggio 1973 sia organizzato dalla Deputazione.

Per il nuovo statuto l’ifer ministeriale è stato del tutto percorso
e si attende l'emissione del decreto del Presidente della Repubblica ;
in attesa di tale nuovo strumento, i Soci Ordinari sono del parere
di non procedere per quest'anno alla elezione di nuovi soci.

Infine il Presidente illustra l'attività che nell'ultimo anno si è
svolta al Centro di Documentazione sul Movimento dei Disciplinati,
e che ha subito qualche rallentamento per il ritardo con cui vengono
erogati i fondi dal C.N.R.

A proposito del mosaico romano, rappresentante Orfeo e le fiere,
ora incorporato in un edificio universitario, l'Assemblea, udita la di-
chiarazione del Socio dott. Umberto Ciotti circa il progetto di restau-
ro e la necessità di una conservazione migliore dell’attuale, formula
il voto — salvo la riserva del dott. Ciotti — da rivolgere sia al Ret-

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tore dell'Università degli Studi, sia alla Soprintendenza alle Antichi-
tà, affinché in attesa che si proceda alle operazioni di restauro del-
l'opera venga provveduto a proteggerla con uno schermo almeno dal
lato della strada.

Il Presidente chiude la sessione alle ore 13.

La Segretaria Il Presidente
PAOLA PIMPINELLI GIOVANNI CECCHI NI
NINE SITI

INDICE DEL VOLUME

-—:

Memorie
GiocoNpo RicciARELLI, Mercanti di incunaboli a Perugia . . PP. 1
Maria CECILIA Mazzi, L'incisore perugino Pietro Sante Bartoli » 21

Cronache, carteggi, memoriali

PAOLA PIMPINELLI, Lettere di Leopoldo Tiberi a Vittoria Aganoor » 41

GIACOMO CALDERONI, Cronaca di vita perugina di un pizzicagnolo
(1847-00) ==: ale ai » 87

Bibliografia

Luici BELLINI, Periodici umbri di partiti politici (secc. XIX-XX) » 157

Necrologi

OTTAVIO ProsciuTTI, Giovanni Ambrosi... . . 4 + + + » 191

Atti della Deputazinne

Adunanza del Consiglio Direttivo del 12 ottobre 1971 O » 197
Adunanza del Consiglio Direttivo del 29 aprile 1972 . . .. » 198

Adunanza del Consiglio Direttivo del 27 dicembre 1972 . . . » 200

Assemblea ordinaria dei Soci Ordinari del 30 aprile 1972
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Pror. GIOVANNI CECCHINI - Direttore responsabile
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