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Memorie

L'Arte dei Guarnellari
e dei Bambagiari di Assisi”

I due appellativi non devono far pensare a due distinte arti. Nel
passato troviamo nominati soltanto i guarnellari nel 1309 », Si tro-
vano invece nominati soltanto i bambagiari nel 1425 ?.

Ambedue gli appellativi si devono pertanto riferire alla mede-
sima arte, che confezionava guarnelli servendosi per la trama anche
della bambagia ?. Negli Statuti comunali questa materia prima fi-
gura tra gli oltre cento prodotti d'importazione ?, di cui si doveva
pagare il pedaggio (imposta di consumo) per ogni salma 9.

Il testo del Breve ? o dello Statuto, giunto sino ai nostri tempi
fu approvato la prima volta nel 1351 ?. Le altre approvazioni si
susseguono periodicamente sino alla nuova redazione manoscritta
degli Statuti comunali di Assisi ® ed anche dopo l'edizione a stam-
pa 9.

Le periodiche approvazioni da parte dei cinque Priori del Co-
mune tendevano ad impedire l'introduzione di arbitrarie disposizioni
o sanzioni nello Statuto, in aggiunta o — peggio — in contrasto
con i vigenti Statuti comunali.

Il testo rinnovato dello Statuto dell’arte prevedeva per gl'im-
matricolati disobbedienti o negligenti nell'eseguire ordini del came-
rario o del massaro la pena pecuniaria di quaranta soldi di denari
o l'altra più grave del confino in località non distante da Assisi più
di venti miglia !'9. Sei anni dopo queste pene nuovamente esaminate
dai Priori del comune in carica furono riconosciute invalide per l'evi-
dente incompetenza del camerario e del massaro ?.

Similmente tra le approvazioni trovasi un atto notarile dell'8

* Questo articolo fa parte di un volume di prossima pubblicazione
dedicato alle Arti del Comune di Assisi, che comprenderà anche una Intro-
duzione generale (N.d.D.).
2 GIUSEPPE ZACCARIA

luglio 1359, con cui collegialmente si prende la decisione di confe-
zionare pezze di guarnelli di tipo peloso (= spugna), com’erano quelli
di Todi?2. Però le pezze dovevano avere la lunghezza di 25 brac-
cia, e non meno !? ; e dovevano recare il sigillo dell'arte dei guar-
nellari di Assisi. Ai trasgressori che continuassero a fabbricare tela
rasa e non pelosa e con gli otto fili di ordito, la pezza doveva essere
troncata per tutta la lunghezza, più dovevano pagare una multa,
di cui la metà andava all'arte e l'altra metà al Comune ^».

Sulla piazza del Mercato (Comune) di Assisi arrivavano mercanti

di altre terre per vendere al minuto bambagia e stoffe di guarnello.

Per impedire che essi praticassero la frode per pesare l'una, come nel
misurare le altre, nel 1410 si fissarono norme e penalità per i tra-
sgressori !9.

Intanto s'imponeva che tanto il camerario, come il massaro o
due uomini dell'arte erano tenuti a passare da una bottega all'altra
per ispezionare, scrutare e cercare gli eventuali trasgressori. Quelli
che erano trovati colpevoli erano denunziati alle autorità comunali.
La denunzia comportava il pagamento della multa di cinquanta
soldi di denari, che andavano a beneficio dell'arte '9.

I mercanti forestieri di bambagia e di guarnello al minuto do-
vevano pagare all'arte cinquanta soldi, che il massaro doveva ri-
scuotere e da impegnarsi poi per preparare il fortitio, quando gli
uomini dell’arte dovevano recarsi a venerare i corpi dei Santi pa-
troni sepolti nelle chiese della città !?.

Altra collegiale decisione vietava ai forestieri vendere bordias 19)
in città e contado, mentre quelli di Assisi non potevano acquistare
tale vesti a Perugia, alla pena di due ducati d’oro. Di detta pena
metà andava al Comune e l’altra metà era divisa tra l’accusatore
e gli esattori della pena.

La decisione tendeva a garantire la vendita di bordias al prezzo
consueto e dovevano portare il sigillo del Comune di Assisi per im-
pedire le frodi 1°).

INCENTIVI FAVOREVOLI

Senza ricorrere alla redazione manoscritta del 1469 degli Sta-
tuti comunali, la edizione a stampa, che è più accessibile, ma ra-
rissima ?? riporta diverse disposizioni per le materie prime che ver-
ranno impiegate nella confezione dei guarnelli.

S'ingiunge principalmente che tale tessuto ed indumenti siano

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L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 3

confezionati senza alcuna frode, anzi l’arte dovrebbe essere sempre
più migliorata ed incentivata. Per quelli che intendevano lavorare
la bambagia per la confezione dei guarnelli si richiamavano le dispo-
sizioni del proprio statuto o breve con le relative sanzioni, sempre
conformemente e non contrarie a quelle degli Statuti comunali 22.

Per la tessitura dei guarnelli occorreva il lino o la canapa. Gli
Statuti comunali prescrivevano che né l’uno e né l’altra si potevano
introdurre in città e nei borghi che non fossero incigliati *9 per mo-
tivi di pulizia nelle strade, ossia di nettezza urbana *9.

Se il cotone, cioè la bambagia era materia prima d’importa-
zione, le altre due impiegate per la tessitura del guarnello, cioè il
lino e la canapa erano di produzione locale nelle Paludi, che com-
prendevano i luoghi: Bosco del Regio, Sabbione, Pantano, Salceto,
Spineto nel territorio tra Spello e Cannara 29.

La rispettiva lavorazione doveva farsi sul luogo della coltiva-
zione, per cui era vietata la macerazione del raccolto nel fiume Te-
scio 29).

IMMATRICOLAZIONE

Tutti i magistri e le magistrae, che esercitavano l’arte potevano
farsi iscrivere nel Breve. Però nessuno poteva iscriversi senza aver
premesso il giuramento sul libro dei Vangeli, impegnandosi ad osser-
vare integralmente tutti gli ordinamenti, fatti o da farsi per il bene
e l'incremento dell'arte, e ciò per quanto fosse in proprio potere e
secondo le proprie capacità 29.

Come se questa disposizione non fosse del tutto sufficiente, i
correttori la vogliono meglio garantita con la rubr. xxxii.

Pertanto si faceva obbligo a chiunque esercitasse l’arte in As-
sisi, e tra le nuove mura ?*?, di inviolabilmente osservare le disposi-
zioni statutarie, comprese le sanzioni. Ciò era richiesto anche a
quelli che non risultavano iscritti nel Breve (matricola) e che non
avevano fatto il regolare giuramento. Però gli ufficiali dell'arte (mas-
saro e camerarii) dovevano farsi rilasciare una formale dichiarazione
(protestationem) dai non iscritti circa l'osservanza dello statuto del-
l'arte.

In conseguenza gli eventuali trasgressori fuori matricola dove-
vano sottostare alle penalità fissate per gli altri ?9.

Dopo il giuramento i nuovi artigiani entravano a far parte del
collegio, ossia della fraternità, com'era la prassi usata per gli altri e
4 GIUSEPPE ZACCARIA

le altre arti. Forse qualche artigiano poteva avere l’interesse di far
parte del collegio, ma non intendeva vincolarsi con il prescritto giu-
ramento (sacramentum) per poi denigrare l’arte. Oppure si fosse di-
mostrato un pessimo lievito per danneggiare la fraternità e l’arte,
gli ufficiali dovevano ricorrere al Capitano del popolo per costrin-
gere il renitente a prestare il giuramento. Se poi costui continuasse
ad esercitare ugualmente l’arte incorreva nella pena di cento soldi
di denari, che gli veniva condonata con la prestazione del giura-
mento.

Inoltre per il renitente era prevista la pena di cento soldi di
denari se pur continuando ad esercitare l’arte il suo comportamento
risultasse sprezzante per la predetta ingiunzione. Spettava al Co-
mune riscuotere la multa, che andava in favore del medesimo.

Similmente dai correttori si volle un’aggiunta alla predetta rubr.
XXXIII per coloro che avessero rifiutato il giuramento. Essi non
potevano in alcun modo far parte del collegio, cioè non potevano
affatto trattare con gli altri. I trasgressori, cioè quelli che si tro-
vassero in relazione o rapporto di lavoro con i non giurati erano
puniti con la multa di cinque soldi di denari in favore dell’arte.

Invece era riservata la multa di dieci soldi di denari per gli
ufficiali se riconosciuti negligenti o compiacenti nel non applicare
la predetta disposizione 29.

Massaro E CAMERARII

Sarebbero gli ufficiali ordinari dell'arte. L'elezione del primo
avveniva per scrutinio segreto fra dodici boni homines, già scelti
come candidati. La durata dell’ufficio era di tre mesi e quindici
giorni. Prima della scadenza il camerario di turno doveva mettere
a scrutinio la nuova elezione.

L’elezione dei camerarii avveniva nel medesimo modo, ma in
tempo differente per farla coincidere con la scadenza dei tre mesi
per il massaro. Poiché la rubrica v prescriveva che se uno era stato
eletto per massaro mentre il suo nome risultava scelto all’ufficio
del camerlengato, non poteva essere camerario durante l’ufficio della
massaria.

Ad essi spettava di regolare e tenere in buon ordine l’ammini-
strazione di quanto apparteneva all’arte. Per il denaro dovevano
tenere libri particolari in cui si dovevano registrare gl’introiti e gli esiti.

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Al termine del loro incarico i libri passavano ai nuovi eletti 39),

Inoltre al massaro e ai camerarii spettava vigilare se gli ordi-
namenti dell’arte erano osservati dagli artigiani ed applicare le multe
contro i trasgressori.

Per la loro prestazione a servizio dell’arte era fissato un salario
di dieci soldi di denari di ogni libra e di ogni multa, che non pote-
vano condonare ad alcuno perché vincolati dal giuramento, altri-
menti si rendevano colpevoli di spergiuro ?.

Al massaro e ai camerarii erano attribuiti anche poteri discre-
zionali perché vengano fissate multe per i disobbedienti alla volontà
dei medesimi o se qualcuno si fosse rifiutato di fare loro un favore
o prestare aiuto, sempre per il bene dell’arte. I disobbedienti erano
puniti con quaranta soldi di denari ed anche con il confino sino a
venti miglia da Assisi ?2). |

Tra gli ordinamenti dell'arte si trova quello che impegna i ca-
merarii a convocare l'adunanza generale degli artigiani maestri en-
tro tre mesi dalla loro elezione. Il luogo poteva scegliersi o nella
chiesa di S. Nicola *? o nella vicina di S. Paolo 24.

- La partecipazione era obbligatoria per tutti gl'iscritti nella ma-
tricola. Pertanto ogni volta si faceva l'appello e per gli assenti —
non giustificati — era prevista la multa di cinque soldi di denari *9.
Anche l'operato del massaro e dei camerarii non era esente da esame
e controllo da parte degli artigiani. Per evitare la facile calunnia
da parte di sinistri interessati, l'accusa era accettata con il giura-
mento. Questo diritto era sancito dalla rubr. xxxvi. Sempre si do-
veva credere all’accusa e al giuramento che l'accusatore avrebbe
fatto alla presenza di due testimonii degni di fede.

PUREZZA DEL PRODOTTO

Soltanto i maestri potevano garantire la purezza del prodotto
e per riflesso la continuità del mercato. Pertanto si vietava di ac-
quistare bambagia soda o battuta o filata, oppure il tessuto (guar-
nello) da altre persone che non fossero maestri del collegio, oppure
da mercanti di tale prodotto, ma non dagli artigiani dell’arte 29, Il
divieto si estendeva anche per motivi di pignoramento. Nel caso
poi che qualcuno con frode o sospettato di frode recasse ad un altro
del collegio pezze intere di guarnello o quantitativi di bambagia con
proposta di vendita, costui doveva trattenere il materiale per poi
6 i . GIUSEPPE ZACCARIA,

notificare tutto al massaro o ai camerarii. Da questi il materiale
doveva passare all'esame dei maestri, che dovevano giudicare della
purezza del prodotto ??.

Invece nelle altre fasi della lavorazione per quell iscritti nella
matricola la collaborazione era favorita: e retribuita con un corri-
spondente salario.

Gli artigiani potevano dare a filare la boditonidi per il corri-
spettivo salario di due soldi di denari per ciascuna libra e la libra
doveva corrispondere esattamente a dodici once.

Inoltre l'interessato poteva esigere che il filato fosse anche an-
che piü sottile ed il prezzo doveva essere quello richiestogli per ogni
esatta libra.

Nessuno poteva portare o mandare a filare la bambagia alla
casa di qualche filatore o filatrice che non fosse del collegio, cioé
che non appartenesse all'arte. Per impedire l'infrazione la rubr. x
ammetteva l’accusa del trasgressore, che aveva valore soltanto se
accompagnata da giuramento, e alla presenza di due testimonii.

Questo reciproco controllo era favorito anche dalla prospettiva
che per l'accusatore era riservata metà della multa che doveva pa-
gare il trasgressore ?9.

Il guarnello doveva essere tessuto con bambagia pura e di prima
mano per cui era interdetta la lavorazione del prodotto già lavorato
in cultris *9), panis *9, cuffiis 9, diploydibus *», mactaratiis *9 e cose
simili, come pure la cardatura di qualche guarnello. La multa per
i trasgressori era forte e cioé di 100 soldi di denari. Dippiü sia la
tela tessuta con detta bambagia, come tutti gli arnesi ed accessori
dovevano essere bruciati sulla piazza (superiore) di S. Francesco,
sino a che tutto non fosse stato ridotto in cenere :9.

ESCLUSIVITÀ PER L'INTERNO

La lavorazione dei guarnelli doveva farsi soltanto in Assisi e
non nel contado o borghi della città. Ció neppure era permesso nei
monasteri di religiose di Assisi perché la loro riputazione e stima si
potesse mantenere salva ed integra.

Intanto la preferenza di dare ad altri la tessitura di guarnelli
non poteva dirsi del tutto soppressa. Gli artigiani che avessero dato
a tessere guarnelli fuori della città, dovevano dare i nomi di tali
tessitori o tessitrici ivi esistenti.

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L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI

I guarnelli, parte o pezze intere, fatti tessere fuori di Assisi e
poi introdotti in città erano soggetti a sequestro e dovevano essere
consegnati al massaro o agli scrutatori dell’arte.

Nel caso che detti guarnelli risultassero difettosi o maliziosa-
mente confezionati — contro il dispositivo dello statuto — 4 il
delinquens era punito con la doppia multa di ottanta soldi di denari.

Per stroncare tale preferenza o abuso, il massaro e i camerarii
inviavano periodicamente scrutatori nel contado di Assisi per sco-
prire quelli che mandavano fuori a lavorare i guarnelli. Gli scrutatori
erano tenuti a fare una relazione che poi confermavano con giura-
mento 4°).

Il prodotto prima di essere immesso in commercio fuori o dentro
Assisi doveva passare dal curatore che si occupava di farlo diventare
candido liberandolo da macchie o impurità emerse durante la la-
vorazione.

L'artigiano-fabbricante poteva sollevare difficoltà per detto la-
voro, forse non riuscito di suo gradimento. Il parere del massaro o
dei camerarii diventava risolutivo per le argomentazioni dell'arti-
giano scontento.

Per evitare le frodi era pure assolutamente vietato di acqui-
stare pezze di guarnelli da altri artigiani della medesima arte e che
non fossero preventivamente bollate alle due estremità con il mar-
chio (sigillo) del fabbricante *?.

Un'altra distinzione del prodotto assisano era fissata dalla rubr.
XXVI, in cui si prescrive che l'orditura del tessuto doveva essere di
unica misura e cioè di cinque braccia *9.

Il braccio doveva essere fissato dal Comune, di cui il massaro
e i sensali dovevano avere una bindella, della lunghezza esattamente
di cinque braccia.

SCRUTATORI E CURATORI.

Oltre al massaro: ed ai camerarii nella fraternità si dovevano
eleggere due scrutatori (sensarii) dell’arte.

L'elezione avveniva nel modo seguente : su pezzi di carta erano
scritti tutti i nomi che esercitavano detta arte e poi si mettevano
in un bussolo e da questo se ne estraevano due che risultavano eletti
per l’ufficio di scrutatori. Avvenuta l’elezione gli eletti emettevano
il giuramento sul libro dei Vangeli, con cui s'impegnavano ad osser-
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8 GIUSEPPE ZACCARIA

vare fedelmente ed integralmente quanto lo statuto prescriveva per
l'esercizio del loro ufficio.

Gli scrutatori ogni mese, andando di casa in casa, dovevano
ispezionare i telai con i relativi pettini ed altri arnesi piit il prodotto
tessuto, lavorato o da rifinire.

Quelli o quelle che erano trovati trasgressori di qualche dispo-
sitivo dello statuto erano multati in conformità dei corrispondenti
capitoli (rubriche). Gli scrutatori — come si è visto — dovevano
avere libero accesso alle fextrine, ove si trovavano i telai, i guar-
nelli, la bambagia filata ecc. Se qualcuno o qualcuna si fosse opposto
all'ispezione si poteva essere certi che la lavorazione doveva esse
manchevole. Il renitente era multato a quaranta soldi di denari.
Tuttavia l'ispezione doveva farsi lo stesso servendosi della persua-
sione, altrimenti forzatamente con l'aiuto del Capitano del popolo,
e ció per la difesa della purezza del prodotto e per impedire frodi e
difetti che avrebbero danneggiato tutta la categoria ed il buon nome
di Assisi.

L'ufficio degli scrutatori durava tre mesi e ricevevano come sa-
lario due soldi di denari per ciascuno e per ciascun mese 49). Invece
se si fossero trovati negligenti nel loro ufficio erano multati con cin-
que soldi di denari. In caso di forzata assenza da Assisi o per causa
d'infermità potevano essere sostituiti con altri uomini dell'arte 59),

I guarnelli dai telai dei tessitori o tessitrici passavano ad altri
artigiani, che ne curavano la rifinitura prima di metterli in com-
mercio. Si aveva una fabbrica che per le diverse fasi della lavora-
zione del guarnello aveva i suoi reparti dislocati nelle private abi-
tazioni degli artigiani.

I curatori erano responsabili della qualità del prodotto tessuto
in Assisi e della concorrenza di altri artigiani delle città vicine.
Pertanto le pezze di lavorazione forestiera pervenute nelle loro mani
dovevano consegnarle entro tre giorni al massaro o ai camerarii.

Ai curatori spettava fissare il prezzo di calmiere che era rego-
lato d’intesa con gli altri ufficiali. Un loro arbitrario aumento pre-
vedeva la forte multa di cento soldi di denari.

Un compenso era fissato per il lavoro e tempo impiegati nel-
l'esaminare le pezze, che era di cinque soldi per ogni pezza di guar-
nello di venticinque braccia o poco oltre. Invece il compenso si rad-
doppiava se la pezza era di cinquanta braccia o poco oltre 52,

In aggiunta si vincolava il massaro ed i camerarii col giura-
mento e alla pena di venti soldi di denari se fossero remissivi nel

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L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 9

chiedere il giuramento ai curatori forestieri con cui s'impegnavano a
consegnare ai predetti ufficiali tutte e singole le pezze dei guarnelli.
La merce restava in possesso dei medesimi sino a quando i
forestieri non avessero pagato sei denari per ciascuna pezza. Mentre
a questi curatori forestieri era riservata la multa di cento soldi di
denari se risultavano trasgressori della predetta disposizione.

MISURE E SIGILLI

L'arte doveva avere tre passetti di ferro della lunghezza di due
braccia ciascuno e tre sigilli (bullae) cui doveva essere incisa la
lettera A (= Assisi) con cui si dovevano bollare le pezze dei
guarnelli.

Passetti e sigilli erano tenuti in custodia dal massaro e da due
scrutatori, uno per ciascuno con cui dovevano misurare e marcare
le pezze tessute dagli uomini dell’arte, ma non quelle di altri con-
correnti. i

Ogni pezza non doveva essere inferiore a venticinque braccia,
altrimenti il misuratore la doveva tagliare per metà riducendola in
due strisce (frustra) 52.

Il sigillo ossia il marchio di fabbrica era tenuto anche dai mae-
stri (principali) ed un esemplare (copia) doveva essere depositato
presso il massaro e i due scrutatori. Ognuno era custodito in un sac-
chetto, cui era attaccata una striscia di pergamena, su cui era scritto
il nome ed il soprannome (pronome) dei maestri e delle maestre.
Ciò serviva per controllare la qualità del prodotto e per eventual-
mente scoprire frodi o difetti anche dopo i diversi controlli ed ispe-
zioni 5°).

A nessuno era permesso bollare col proprio marchio le pezze
dei guarnelli di altri artigiani. Come pure era vietato a chiunque di
mettere in vendita fuori di Assisi le pezze dei guarnelli che non fos-
sero bollate in ambedue le estremità della pezza con il sigillo
dell’arte, a conferma che era stata misurata dai curatori o con-
trollori.

Con il sigillo o marchio dell’arte doveva figurare quello del-
l’artigiano *9. Lo stesso si richiedeva per le pezze de capeccis *9. A
questo capitolo fu aggiunto che chi non poteva essere camerario o
massaro, secondo la disposizione degli Statuti di Assisi, costoro non
potevano avere il passetto e né il sigillo (marchio) dell'arte.
GIUSEPPE ZACCARIA

LE SANZIONI

Come esempio tra queste note sono state indicate soltanto
alcune penalità o multe che si dovevano applicare per i tra-
sgressori delle disposizioni fissate in ciascuna rubrica del Breve
(Statuto).

Nessun vincolo morale legava tra loro quelli che entravano a
far parte della corporazione o collegio, se si eccettua la prestazione
del giuramento, richiesto in casi particolari per l’osservanza dello
Statuto 59.

Per i previsti casi di rifiuto si poteva chiedere l’aiuto del Capi-
tano del popolo per assistere gli ufficiali dell’arte 5. Il Capitano
poteva esigere le multe dai renitenti, le quali però andavano a be-
neficio del Comune 5°.

I Rettori (ufficiali) dell’arte erano tenuti a difendere la corpo-
razione nel Consiglio delle Arti o in altre assemblee, con coraggio
ed impegno. Per i negligenti, e a causa delle loro negligenze era
comminata la multa di quaranta soldi di denari e l’esclusione
dagl’incarichi per cinque anni. Ai medesimi dopo la loro ele-
zione si prescriveva di leggere o di fare leggere in volgare il
testo dello Statuto e degli altri ordinamenti e decreti perché ai
«rudi» non sia data l’occasione, il pretesto di diventare involontari
trasgressori.

Tutta l’attività dell’arte era sostenuta dall’incremento della ge-
nuina produzione del tessuto e dalla vendita del prodotto dentro e
fuori di Assisi, cui si deve aggiungere l’efficacia delle penalità o multe
per assicurare l’osservanza dei capitoli (rubriche).

La rubr. xxx si occupa particolarmente di quelli che si rifiu-
tavano di pagare le multe. Costoro entro dieci giorni dovevano com-
piere il loro dovere, altrimenti la penalità era maggiorata di un
quarto in più 9°),

Per impedire abusi ed evasioni lo Statuto toglieva all'assem-
blea degli artigiani la facoltà di condonare le multe o di prorogare
la riscossione oltre la scadenza stabilita ‘2.

Sempre in fatto di pagamenti gli artigiani erano agevolati nel-
l'acquisto di una o più balle di bambagia. Il pagamento di tale
quantitativo non poteva essere richiesto sull'istante, ma dovevano
passare almeno tre mesi. A nessuno poi era lecito fare pressioni per
essere saldato prima di tale scadenza *».

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Un'altra figura di primo piano nell'arte — come negli altri
uffici del Comune libero — era il notaio che aveva funzioni di se-

L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI

IL NoTAIO

gretario o cancelliere della corporazione.

L’elezione del notaio avveniva ogni anno in agosto, quanto du-
rava il suo ufficio. La scelta era fatta durante un’assemblea generale
degli uomini dell’arte. Il suffragio era espresso con l’uso di una delle
palluctae (palline) che erano di due colori e si immettevano in un

bussolo.

L'ufficio del notaio incominciava il primo settembre e terminava
il primo settembre dell'anno seguente. Le sue attribuzioni erano

simili a quelle delle altre arti.

Oltre ad essere presente alle assemblee e registrare le delibe-
razioni o riformanze, teneva in ordine la matricola per i nuovi iscritti
e cancellare quelli che passavano ad un'altra arte o lasciavano As-
sisi o perché defunti. Al medesimo spettava rivedere lo Statuto e
fare le correzioni richieste dall’assemblea, scrivere gli atti contrat-
tuali o di processi e sentenze ecc. Le riformanze si dovevano scrivere
e poi renderle di pubblica ragione in quaderni di fogli in pergamena
o di carta comune, e dati in custodia al massaro o ai camerari del-

l’arte.

Come compenso al notaio spettava ogni anno una fiaccola di
cera del peso di due libbre e mezza, con cui doveva prendere parte
alla luminaria e processione che si faceva dall’arte per la festa di
S. Rufino (11 agosto) ©. Oltre a ciò non era vietato al massaro e
ai camerari o con il consenso della maggioranza degli artigiani di
dare qualcosa in più in considerazione ed in relazione del lavoro e
tempo occupato per il disbrigo delle pratiche e relative scritture *9.

La serie dei capitoli, ossia delle rubriche termina con la 40%
disposizione che prevedeva la modifica di tutto lo Statuto, se ciò
verrebbe richiesto dai voti di due parti degl'iscritti nell'arte.

Intanto con questo testo tutti i precedenti ordinamenti s'in-
tendevano aboliti e dichiarati di nessun valore *9.

In conformità della consuetudine locale era obbligatorio far fare
e tenere sempre preparato un fíortitio (o duplerio) di almeno qua-

LUMINARIE E RIPOSO FESTIVO
12 GIUSEPPE ZACCARIA

ranta libbre di cera (= kg. 12 ca) per le processioni in onore della
Beata Vergine Maria (15 agosto), S. Rufino (11 agosto), S. Vitto-
rino (12 giugno), S. Francesco (4 ottobre) e S. Chiara (12 agosto) ‘9.

Dietro al fortitio gli uomini dell’arte dovevano portare in mano
una fiaccola accesa, di almeno una libbra di cera. Per gli assenti
era prevista la multa di cinque soldi di denari, che non pagava chi
era iscritto in un’altra matricola, oppure impedito per giusto mo-
tivo.

La spesa occorrente per la confezione del fortifio era sostenuta
da tutti gli uomini, cui i camerarii d’intesa con il massaro fissavano
un’imposta. Se poi detti ufficiali si fossero dimostrati negligenti in
ciò, a loro era riservata una multa di dieci libbre di denari per cia-
scuno ed in favore dell’arte *?.

Nei predetti giorni era obbligatorio il riposto festivo oltre a
quelli fissati dagli Statuti comunali. Inoltre il riposo festivo si esten-
deva alle altre feste di Santi e Sante in cui la Chiesa interdiceva
qualunque esercizio manuale o vendita di prodotti. Ai trasgressori
si sarebbe applicata la multa di venti soldi di denari **.

NOTE

1) Appendice di documenti, vir.

?) Ivi, XI. i

3) Era un panno tessuto di accia, cioè di filo (= td. garn) greggio di
lino o canapa e bambagia. Il colore era bianco o bigio. Nell’uso dialettale
dell’Italia centrale si indicava la sottana bianca con corpetto scollato e sen-
za maniche, portata dalle contadine per casa o sotto altre vesti più belle.
Il guarnello si trova citato nella Regola del Terz'Ordine Francescano : « So-
rores etiam chlamyde induantur, et tunica de huiusmodi humili panno in-
duantur, et tunica de huiusmodi humili panno factis, vel saltem cum chla-
myde habeant guarnellum, seu placentinum coloris albi aut nigri, paludel-
lum amplum de canabo seu lino absque ulla crispatura consutum ». Bulla-
rium Franciscanum, t. rv, n. 150, p. 95.

*) Libro 1, rubr. 333.

5) Misura che variava da luogo a luogo da kg. 158 a 213 ca.

*) Cioè capitoli (o rubriche) di statuto particolare che supponeva l’esi-
stenza di altro o di altri del Comune.

?) Appendice B, c. 13v. Il ms. figura in un «Elenco di tutto ciò che
si contiene nell'Archivio Segreto della Comunità di Assisi, alla riordinazione

VETE XUTUTERMUO TROISI TO ISIS TOR NC TETTO È oo EC RCM
L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 13

del quale la Visita Frenfanelli del 1802, articolo 6, Decreto 13, approvata
dalla Sagra Congregazione del Buon Governo, elesse l'infrascritto. Di ordine
poi del Gonfaloniere Sigr. Baldassarre Bini nel 1823 e 1824 fu detto Archivio
assestato, riordinato, e disposto dal patrio archeologo Cav. Francescantonio
Frondini, come segue e prima Pergamene riguardanti la Comunità di Assisi,
divise in fascicoli, segnati con lettera A... Lettera D 1 — Statuto originale
di Assisi del 1469, Manoscritto in pergamena ; 2 — Statuto suddetto stam-
pato in pergamena ; 3 — Materie statutarie, un fascicolo ; 4 — Statutum
Artis Guarnellorum, Manoscritto ; 5 — Arte della Lana e sue risoluzioni

. ». V. Cataloghi e appunti dell'archivio della Biblioteca Comunale di Assisi.

8) Assisi, Archivio storico comunale, ms. D 1.

*) Ivi, D 2. Iniziata nel 1534 fu ultimata nel 1543.

10) Appendice A, rubr. VIII.

") Appendice B, c. 13r.

15 TDi; ic, «460:

?) Unità di misura lineare che differiva da luogo a luogo. In Assisi
poi sarà adottata la canna, altra differente misura lineare, voluta dagli Sta-
tuti comunali ed affissa alla torre comunale ed ivi ancora esistente. « Item
statuerunt et ordinaverunt quod canna affixa in turri populi comunis Assi-
sij debeat adiustari et signari per dominos priores... Et dicta canna sit
adiustata et signata : et intelligatur et sit vera canna panni lane et guarnelli
cum qua assectari et adiustari debeant passetti et canne omnium venden-
tium pannum lane et guarnelli infra octo dies postquam dicta canna fuerit
signata et adiustata ... Et simili modo in dicta turri affigatur unus passet-
tus panni lini iustus et recte signatus cum quo vendentes pannum lini eorum
passettos debeant adiustare...». Libro 1, rubr. 254. Altri adattamenti si
ebbero con l'introduzione del sistema metrico decimale (dopo il 1790 e 1801
in Francia, internazionale nel 1875). A mt. 0.583 é incisa la scritta M [isura]
SETA ; a mt. 0.743, si legge M[isura] LANA ; a mt. 1.040, cioè al termine
della verghetta si legge M[isura] LINO.

4) Appendice B, c. 15r.

1!) Appendice B, c. 21r.

16) Tpi,' o3: 21v;

1) Toi.

18) Tessuto distinto di colori vari, specialmente a strisce.

19) Appendice B, c. 38v.

*) Alcuni esemplari in Roma : Biblioteca del Senato (Statuti 1209, 97.
11.28) ; Biblioteca Casanatense (G.x1.7); Archivio di Stato (708); Biblioteca
Ap. Vaticana (Racc. Gen. Storia 11 958).

2) «Ad hoc ut fraus in laboritijs artis guarnellorum aliqua non com-
mittatur: et ut ipsa ars de bono in melius augumentetur. Statuerunt et or-
dinaverunt : quod omnis persona que operabitur in futurum aliquid de ope-
ritio bambagij, vel artis guarnellorum debeat generaliter exercere et operari
14 GIUSEPPE ZA.CCARIA.

secundum ordinamentum artis guarnellorum ad penam in ipsis ordinamentis
contentam : dummodo dicta ordinamenta non sint contra formam ordina-
mentorum dicte civitatis ». Libro 1, rubr. 406.

:)) Cioè battuti e preparati a fastelli.

2) «Item statuerunt et ordinaverunt. Quod nullus presumat ad ci-
vitatem nec Burgos portare, nec portari facere linum, nec canappam, nisi
tantum incigliata ». Libro 1v, rubi. 80.

2) V. nota 32 [e] dell’Introduzione generale. Nel 1507 (15 novem.) a S.
Costanzo, in località Padule si seminava ancora la canapa. Assisi, Archivio
storico comunale (Fondo notarile) M 5, seconda num., c. 76r.

25) « Ordinaverunt et statuerunt: Quod nullus de Civitate vel comita-
tu Asisij audeat vel presumat cannepam seu linum macerare seu macerari
facere publice vel occulte: de die vel de nocte: vel alio modo cannepam
seu linum a flumine Texij versus castrum insule romanesche (— Bastia Um-
bra) usque ad fontem Montignatij. Et a clasio intus versus insulam usque
ad ecclesiam S. Donati ...». Libro rv, rubr. 53.

26) Appendice A, c. 2v, rubr. 1v.

2?) In cui è compreso il Borgo Aretino con la Porta e la Piazza Nuova.

28) Appendice A, c. 10r e v., rubr. XXXIII.

35) Ivi.

39) Ivi, c. 3v, rubr. vir.

3) Ivi, c. 4r, rubr. VIII.

35) V. nota 10.

3) La chiesa di S. Nicolò era sino al 1927 al posto degli attuali uffici
delle PP. e TT. Esiste ancora la cripta con l'ingresso in via Portica, n. 2.
Notizie e descrizione V. E. Zocca, Catalogo delle cose d'arte e di antichità
d’Italia, Assisi, p. 253.

34) All'inizio della omonima via, al n. 5, del sec. x1tI, assai rimaneggiata.

35) Appendice A, c. 10v, rubr. XXXIII.

3€) Ivi, c. 4r, rubr. viri. Per il controllo dei prezzi : Appendice B, c. 37v.

?7) Ivi. Appendice B, c. 32r e nota 18.

39) Ivi, c. 4v, rubr. x.

39) Coperta da letto, che era tessuta con lino e bambagia. V. RAIMONDO
DA. CAPUA, Vita di S. Caterina da Siena, in Acta SS., tomo 3°, p. 950.

40) Invece di vannis, era una specie di coperta che si metteva tra il
materasso e le lenzuola.

41) Copertura del capo per donne ed uomini.

4) Specie di mantello da potersi avvolgere due volte intorno alla per-
sona.

4) Da intendersi sia il sacco che si stende su tutto il letto, che il ri-
pieno di lana o di bambagia.

4) Appendice A, c. 4v, rubr. xI.
45) Ivi, c. 4v, rubr. XII.

ETTI

— —
della

L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI

10? Tp, c; Sr.
47) Ivi.
**) V. nota 13 ; Appendice A, c. 8v, rubr. xxvi. Similmente : Appendice

. 93V, 35v.

4°) Appendice A, c. 6v, rubr. xvi.

5e) TD

5) V. nota 48.

*) Appendice A, c. 7v, rubr. xx.

53) Ivi.

5s IDÎ;:C. 8r, rubr. xxr.

*) Per analogia la stoffa tessuta ed avvolta da formare un guanciale
larghezza del letto per una persona.
ss) Appendice A, c. 10v, rubr. XXXIII.
sry sIpE:

58) Ivi.

59) Ivi, c. 10r, rubr. xxxIII,

©) Ivi, c. 9v, rubr. xxx.

*) Ivi.

*?) Ivi.

* Ivi, c. lir, rubr. XXXVII.
4) Ivi.

6) Ivi, c. 12r, rubr. xxxx.

^) Per le notizie biografiche, recenti ed attendibili, con la relativa

bibliografia di S. Rufino e S. Vittorino si vedano le rispettive voci trattate
da A. BnuNACCI, in Bibliotheca Sanctorum, xi, col. 4606s. ; xir, col. 1302s.
Per S. Chiara; A. BrAsuccir, rni, col. 1202s. Per S. Francesco, L. Di Fonzo
e A. PoMPEI, v, col. 1052s. La prescrizione delle luminarie é fedele a quella
degli Statuti comunali. Libro 1, rubr. 212 e 395.

7); Ivi, c. 2r, rubr. I.
*9) [Di, c. 2v, rubr. 1r.
GIUSEPPE ZACCARIA

APPENDICE A

c. 2r. In nomine domini Amen. Ad honorem et reverentiam omnipotentis
dey et Beatissime Virginis / Marie eius matris et beatorum apostolorum
Petri et Pauli et beatorum Ruphiny Victori/ni, Francisscij et beate Clare
Virginis et omnium Sanctorum et Sanctarum dey. Et / ad honorem omnis
felicitatis et prosperitatis augumentum comunis et populi Civi/tatis Assisi].
Incipit Breve artis Guarnellariorum et bambacariorum / Civitatis assisij no-
viter correctum, editum, factum et compositum per cor/rectores infrascrip-
tos ex auctoritate, baylia et potestate eis concessa per universitatem et /
collegium dicte artis. Nomina quorum inferius denotantur videlicet :

Giolus Magistri Jacobi

j Massius Vangnolj Ugolini Crissij

P | Santorus Gutij De Civitate Assisij
di Jacobus Andreutij et
Laurentius Magistri Francisscij

DE DUPLERIO FACIENDO PRO HONORE FESTIVITATUM SAN-
CTORUM ET DE PENA NON EUN/TEM POST IPSUM IN FESTIVI- |
TATIBUS SUPRADICTIS ET INFRASCRIPTIS :

In primis statuerunt et ordinaverunt unaminiter et concorditer Cor-
i I° rectores predicti ad hoc / ut deus omnipotens sit in eorum et dicte artis prin-
EB || cipio in cuius principio bonum melius / in medio et optimum in fine sub-
sequitur, quod ad honorem et reverentiam Beate Marie / virginis matris
eius et beatorum Sanctorum Ruphini, Victorini, Francisscij et beate Clare /
Virginis fiat et fieri debeat secundum consuetudinem aliarum artium Ci-
vitatis Assisij / unum tortitium de xr? libris de cera ad minus expensis ho-
minum dicte artis causa deferendi / in festivitatibus dictorum Sanctorum.
Et quod quilibet guarnellarius et de dicto collegio / opifex tempore quo lu-
minaria fient cum sua facula de una libra de cera ad minus et / in manu ire
post ipsum duplerium teneatur ad penam v solidorum denariorum vice qua- |
libet / auferendam nec fuerit in brevi alterius artis scriptus vel nec habeat
aliam legitimam scusam / Et quod massarius et camerarij qui pro tempore
fuerint teneantur et debeant tempore durante / eorum officio imponere im-
positam inter homines dicte artis pro quantitate necessariam pro dicto /
tortitio emendo et ipsam impositionem discutere et executionem facere et
dictum tortitium / novum alio massario subsequenti consignare et reassi-
gnare sine aliquo debito / et si predicti massarius et camerarij fuerint negli-
gentes in predicto vel aliquis predictorum // incurrant in penam decem libra-

ME GIURO ORO LINE TCR REUNIR DC L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 17

rum denarij pro quolibet ipsorum dicto collegio applicandam de / facto au-
ferendam per camerarium novum subsequentem dicte artis.

DE PENA LABO/RANTIUM IN FESTIVITATIBUS

Item statuerunt et ordinaverunt quod nemo de dicta arte et de dicto
collegio opifex audeat vel / presumat laborare seu aliquod exercitium in
dicta arte facere vel fieri facere palam in / festivitatibus domini nostri Ihesu
Christi et Beate Marie virginis et matris et omnium apostolorum / Beatorum
Ruphiny, Victorini, Francisscij et beate Clare virginis et aliis festivitatibus /
Sanctorum et Sanctarum dey in quibus per Sanctam Romanam ecclesiam
prohibetur a christianis ma/nualia exercitia fieri seu aliqua predictarum. Et
quicumque contrafecerit xx solidos denarij vice / qualibet solvere teneatur
dicto Collegio applicandos auferendos de facto per / Camerarium et Capita-
neum dicte artis vel maiorem partem ipsorum.

DE CONGREGATIONE / FACIENDA IN ECCLESIA SANCTI NI-
CHOLAY SIVE IN ECCLESIA SANCTI PAULI

Item statuerunt et ordinaverunt quod quicumque fuerint de artis Ca-
merarii infra tres menses tempore sui / camerlengatus teneantur vinculo ju-
ramenti et ad penam xx solidorum denariorum pro qualibet congregatione /
facere in ecclesia Sancti Nicolay sive in ecclesia Sancti Pauli semel ad minus
de hominibus et magistris dicti collegij causa tractandi et ordinandi eaque
eis videbitur in statu et / commodo dicte artis, et quod quilibet de dicto
collegio teneatur ire ad adunantiam / quandocumque fieret seu imponeretur
per massarium dicte artis vel alterius eorum nuncupantium. / Et quod in
dicta adunantia legantur omnia nomina magistrorum dicte artis. Et quicum-
que / non fuerit inventus in dicta adunantia v solidos denariorum vice qua-
libet solvere teneatur au/ferendos de facto per Camerarium et Massarium
dicte artis vel maiorem partem ipsorum.

QUALITER / RECIPIANTUR MAGISTRI IN DICTO COLLEGIO
ET QUOD OMNIA NOMINA MAGISTRORUM SCRIBANTUR IN
BREVI

Item statuerunt et ordinaverunt quod in ipso brevi omnia nomina
magistrorum et magistrarum qui vel que / per se ipsos operarentur dictam
artem vel operari facerent vel si non operaverint / dicta artem et in dicta
arte intrare voluerint scribantur et ponantur in presenti / brevi. Et quod
in dicta fraternitate et Collegio nemo possit recipi nisi primo / iuraverit ad
Sancta dey evangelia corporaliter tactis scripturis omnia ordinamenta /
dicte artis facta et facienda integre observare et in eo quod poterit observari

II°

III°

IIII°
C.

'r

18 GIUSEPPE ZACCARIA

facere / et honorem et statum dicte artis et ipsam artem manutenere custo-
dire / omnique sua affectione salvare et in bonum in eo quod poterit aug-
mentare. Et // quando aliquis vel aliqua voluerit dictam artem intrare et
in dicto collegio / recipi solvat et solvere debeant massario dicte artis reci-
pienti pro dicta arte / centum solidos denariorum. Si vero filius, nepos vel frater
alicuius magistri dicte artis / possit et debeat de gratia recipi in dicta arte
si dictam artem intrare / voluerit dummodo solvere teneatur massario dicte
artis pro dicta arte recipienti pretium decem solidos denariorum /. Et quod
massarius et camerarij qui pro tempore fuerint una cum duobus hominibus
dicte / artis possint recipere quicumque voluerint in dicta arte servatur
semper / modo, ordine et forma supradictis, nec aliquis alio modo nec ut
dictum est in dicto / brevi scribatur. Et nichilominus dicens vel aregans
in dicta congregatione / contra modum et formam supradictas immediate
per tassatam, solvere teneatur et conpellatur / per massarium dicte artis
eidem massario pro dicta arte recipienti: x L solidos denariorum. Et came-
rarii / vel alter eorum proponens in dicta congregatione c solidos denariorum
penam penitus incurrant / exequendam et recipiendam per ipsum massa-

rium pro dicta arte.

3v

VI° possint et debeant percipere omnes / introytus dicte artis et expenses om-

DE ELECTIONE / MASSARIJ ET CAMERARIJ PREDICTE ARTIS

Item statuerunt et ordinaverunt quod Camerarius predictus teneatur
et debet eligi / facere ad scrutinium dicte artis in dicte artis congregatione
x1J bonos homines / dicte artis et congregatione et eos electos in dicto scru-
tinio qui plures voces / habuerint ponantur et mictantur in quodam bussolo
et de dicto bussolo massarius / extrahatur. Cuius offitium duret tres menses
et quod xv diebus ante finem eius offitij / massarius modo similiter de bus-
solo extrahatur et si camerarius predictus contra fecerit penam x solidos
denariorum / incurrat auferendam de facto si contra predicta esset negli-
gens per massarium dicte artis / qui pro tempore fuerit et dicto collegio ap-
plicetur. Et quod quicumque ad dictum offitium / electus fuerit ipsum offi-
tium teneatur acceptare et non renuntiare. Et si quis contra fecerit penam
X L solidorum denariorum incurrat dicto collegio applicandam auferendam
de facto per / camerarium. Et si aliquis fuerit extractus de dicto bussolo pro
massario dicte artis / fuerit electus ad offitium camerlengatus non possit
nec debeat esse camerarius / durante offitio sive massarie nec ad ipsum offi-
tium camerarii recipiendum cogi possit dicto offitio massarie durante

QUALITER MASSARIUS ET CAMERARIUS / FACIANT INVEN-
TARIUM DE INTROYTIBUS PREDICTE ARTIS //

Item statuerunt et ordinaverunt quod massarius et camerarij predicti

Di

E ^ i t A sa v: da! 2
moweper Riario icaro MT riti
L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 19
nes facere que pro dicta arte fuerint opportune dummodo / de dictis yn-
troitibus omnibus et exitibus dicte artis, aliis futuris massario camerariis
teneantur / reddere rationem. Et quod de omnibus rebus que ad manus eo-
rum vel alterius eorum perve/nerint nomine artis prelibate inventarium fa-
cere teneantur. Et ipsum inventarium / in fine eorum offitij dictis massario
et camerariis relaxare ad penam .x x. solidorum denarij pro quolibet / eo-
rum et si in aliquo predictorum contrafecerint dicti collegij nomine vice
qualibet auferendam de facto massarium et camerarios novos dicte artis
vel maiorem partem ipsorum.

DE / OFFITIO MASSARIJ ET CAMERARIJ DICTE ARTIS

Item providerunt et ordinaverunt quod dicti massarius et camerarij
vel duo ipsorum ad minus possint / et debeant invenire et inquirere contra
omnes facientes contra dicte artis ordinamenta / vel contra dictam artem.
Et tales contrafacientes punire et eis penas et condemnationes de / facto
auferre procedendi contra eos sine aliqua juris solempnitate et formalitate
vel juris / ordine servato vel non servato prout eis vel maiori parti ipsorum
videbitur utilius expediri /. Et quod de quolibet delicto et offensa predictis
massariis et camerariis vel maiori parti ipsorum / eorum verbo symplici sine
aliqua probatione credatur. Et si dicti massarius et / camerarii essent negli-
gentes vel aliqui eorum in puniendo ut dictum est facientes contra / ordina-
menta dicte artis vel contra dictam artem quod per alios futuros massarium
et camerarios pena duplici puniantur qua non punirent qui puniendi fuerint
per aliquod capitulum / brevis dicte artis dicto collegio applicanda. Et quod
de qualibet condempnatione / per predictos massarium et camerarios executa
et accepta .x. solidos denariorum pro qualibet libra eis communiter pro ip-
sorum salario et labore gratissime concedatur, qui .x. solidos denariorum
pro libra qualibet / nullus massarius et camerarij qui sunt modo et erunt
per tempora possit remictere nec di/mictere alicuj vinculo sacramenti et
periurj.

DE PENA NON OBBEDENTIUM / MASSARIO ET CAMERARIIS
PREDICTE ARTIS

Item statuerunt et ordinaverunt quod nullus de dicto collegio audeat
vel presumat impedi /mentum prestare dictis massario et camerariis vel maiori
parti ipsorum in aliquo eorum offitio / vel executione, sed quilibet de dicto
collegio teneatur et debeat eis vel maiori parte / ipsorum obbedire et eis
et cuilibet eorum prestare auxilium consilium et favorem et eum / qui con-
trafecerit in predictis vel aliquo predictorum predicti massarius et camerarij
possint // vice qualibet si voluerint .x r. solidos denariorum penam punire

VII°

VIII°

ce, 4r
20 GIUSEPPE. ZACCARIA

et imponere cuilibet contrafaciente / dicto collegio aplicandam de facto au- |
ferendam per ipsos vel alterius ipsorum. Et etiam / praedicti massarius et
camerarij possint et eis liceat omnes et syngulos homines de dicta / congre-
gatione inobbedientes et qui mandata predictorum massarij et camerariorum
contempserit / obedire et noluerit parere et obedire mandatis praedictorum
massarij et camerariorum mictere / ad confinia in illo loco vel in illis locis |
prout eis videbitur convenire, dum/modo nullus possit mictere ad confinea
longe a civitate Assisij x x milia / supra. Et quicumque de dicto collegio |
praedicta facere recusaverit et mandato dictorum / massarij et camerarii )
obedire noluisset x libras denariorum penam incurrat auferendam de facto /

per praedictos massarium et camerarium a quolibet contrafaciente dicto col-

legio applicandam. |

QUOD NEMO [EMAT] BONBICIUM VEL GUARNELLUM NISI A |
MAGISTRIS DE DICTO COLLEGIO VEL MERCATORIBUS

Item statuerunt et ordinaverunt quod nulla persona de dicto collegio
non emat nec modo aliquo in se / transferat per se vel submissam personam
VIIII° bonbigium sodum vel bactutum seu filatum / aut guarnellum nec sub pin-
gnore recipiat ab aliqua persona nisi a magistris de dicto / collegio vel a mer- |
chatoribus aliis qui sunt consueti vendere non tamen a laborantibus / qui |
pro aliis laborant in dicta arte ad penam .x. solidorum denariorum contra- )
facienti vice qualibet au/ferendam et denunptiandum et accusandum qui-
libet admictatur. Ad hoc ut magistris de dicto collegio furta minime conmic-
tantur. Et si aliqua persona suspecta veniret / ad aliquem de dicto collegio
que defert causa vendendi bonbigium sive guarnellum quod illa talis per- |
sona de dicto collegio debeat si poterit ipsum bonbigium sive / guarnellum
retinere et ostendere et dare massario et camerariis dicte artis ad penam /
.X X. solidorum denariorum quoties quis contrafecerit. Et hoc non habeat
locum in petijs integris. Et / quod dicti massarius et camerarij quando ad-
signaretur eis ipsum bonbigium teneantur notifi/care et obstendere magistris
de dicto collegio ad dictam penam de facto auferendam per / massarium et |
camerarios dicte artis vel maiorem partem ipsorum. |

QUOD NULLUS DE DICTA ARTE DET ULTRA IJ SOLIDOS DE
LIBRA BONBIGIJ ET QUOD NULLUS PORTET AD FILANDUM
DOMI FILATORIBUS

IX» Item statuerunt et ordinaverunt quod aliqua persona de dicto collegio |
non det nec dari faciat pro filatura libras bonbigij ultra 17 solidos denariorum |
de qualibet libra, que libra esse debeat xi; unciarum et non plus nec minus

c. i» studiose. Additum fuit huic capitulo quod // quicumque voluerit filatum

nC AE Ree pri n Um Y WUONNWCT wol. ide Y TONS TEENIRS Qo DIM NOR UNE DRE L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 21
magis soctile possit dare pro filatura libras dicti bonbigij illud pretium quod
voluerit ad suam voluntatem que libra esse debeat justa / ut supra dictum
est. Et quicumque contrafecerit solvat pene nomine v solidos denariorum
pro / qualibet libra et qualibet vice dicto Collegio applicandam. Et quod
nulla persona de dicto / collegio portet vel mictat bonbigium ad filandum
ad domum alicuius filatoris / ad penam .x. solidorum denariorum pro qua-
libet libra et qualibet vice contrafaciente vice qualibet auferendam / de facto
per massarium et camerarium dicte artis. Et quod quilibet de dicta arte ad-
mi/tatur ad denumptiandum et accusandum et credatur suo juramento us-
que in duabus libris / bonbigij et ab / inde super dictis accusantis vel denump-
tiantis juramento cum duobus testibus / credantur et admitatur et aliter
non. Et quod talis denumptians vel accusans et Camerarius dicte artis ha-
beat de ipsa pena auferenda medietatem et ars aliam medietatem /

DE PENA LABORANTIUM BONBIGIUM QUOD FUERIT ALITER
OPERATUM IN VANIS ET CULTRIS

Item statuerunt et ordinaverunt quod aliqua persona de dicto collegio
non filet nec filari faciat / nec texat nec texii faciat aliquod bonbigium ma-
litiosum quod aliter fuerit operatum / in cultris, vanis, cuffijs, diploydibus
et mactaratijs vel hijs similibus / nec etiam cardaturam alicuius guarnelli
ad penam c solidorum denariorum contrafacienti cuilibet / vice qualibet
auferendam de facto per massarium et camerarium dicte artis vel per ma-
iorem / partem ipsorum. Nec non ipsum bonbigium tela in qua ipsum bonbi-
gium operaretur et / telarium et telam cum omnibus suis pertinentibus in
quo et cum quibus ipsi vel dictum / tale bonbigium operaretur debeat tota-
liter comburi et conburatur in platea Sancti / Francissij ita quod tam dic-
tum bonbigium quam telam telarium cum omnibus suis hedifitijs / et rebus
ad ipsum telarium pertinentem in cinerem convertatur.

QUOD NEMO / TEXAT VEL TEXI FACIAT EXTRA CIVITATEM
ASSISIJ NEC IN ALIQUO MONASTERIO

Item statuerunt et ordinaverunt quod nulla persona de dicto collegio
audeat vel presumat / texere nec texij facere aliquod guarnellum extra civi-
tatem Assisij et eius burgos et / suburgos dicte civitatis nec in aliquo mona-
sterio sororum civitatis Assisij vel extra ad / hoc ut dictarum sororum ho-
nestas plenissime conservetur penam c solidorum denariorum. Si vero / ali-
quis de dicto collegio texetur vel texi faceret aliquod guarnellum extra dic-
tam / civitatem, burgos et suburgos quod dictus talis qui hec faceret teneatur

XI

XII
XIII

c. 5v

22 GIUSEPPE ZACCARIA

et debeat / dare infrascriptis massario et camerario omnes texitrices vel
texitores quos extra civitatem / haberent. Et si guarnellos vel petias guar-
nellorum quos texij fecissent // extra dictam civitatem vellent deferre vel
deferri facere et aportare ad civitatem / Assisij teneatur et debeat eos assi-
gnare massario et scrutatoribus dicte artis vel / alteri eorum, Et qui contra-
fecerit, non dando in scriptis ipsos texetores et tessetrices et / non adsignan-
dos guarnellos et petias guarnellorum ut dictum est penam x r solidorum
denariorum incurrunt / dicto collegio applicandam et per ipsos massarium
et camerarium auferendam / pro qualibet vice. Et si dicti guarnelli texiti
extra dictam civitatem essent aliter / reperirentur in aliquo defectu vel ma-
litia, contra formam ordinamentorum brevis huius artis pu/niatur delin-
quens cui tale opus inveniretur fieri fecisse in duplo pene qua / puniri deberet
per formam alicuius ordinamenti huius brevis auferende per dictos massa-
rium / et camerarium vel maiorem partem ipsorum et collegio applicande.
Et si dicti massarius et / camerarii vel alter ipsorum vellet aliquem de dicta
arte mictere ad videndum laboreria / predicta que fierent extra dictam civi-
tatem, et invenirent ille qui micterentur opus / labor in dicta arte in defectu
vel non motus ut dictum est illo vel illi cui ipsum opus inveniretur per illum
qui esset modo predicto deputatus puniatur simili modo / in duplo pene ut
superius propie est predictus et illi qui micterentur ad predicta videnda de
relationibus suis suo juramento credatur.

QUOD NEMO TEXAT CUM / ALIQUO PECTINE VACUO ET QUI-
BUS PECTEN SIT ET ESSE DEBEAT X LEGATORUM

Item statuerunt et ordinaverunt quod aliqua persona mas vel femina
non texat nec texij faciat / aliquem guarnellum seu telarium guarnelli cum
aliquo pectine qui non sit x / legatorum et legatum seu legamen non sit c
filorum et nullus et nulla non / texat cum aliquo pectine vacuo a duobus
dentibus supra non computando unum / colendellum pectini qui possit sem-
per esse vacuus nec etiam texi faciat quod si qua persona contrafecerit sol-
vere teneatur ille cuius dictum opus a duobus dentibus supra / usque in v
quantucumque remanserint vacui non obstante quod pectem sit maior /
.x. legatorum vel ut tela sit in alijs dentibus dicti pettinis xi denariorum
pro quolibet / dente a v dentibus vero supra usque in vir®® y solidos denario-
rum pro dente solvere teneatur / a vi3 vero dentibus supra amputetur tota
tela iuxta guarnellum contextum. Et ipse guarnellus contextus dividatur
a tela non contexta. Et ille cuius fuerit / ipsum opus summarie solvat no-
mine pene x solidos denariorum tantum et non plus. Et si / aliquis texeret
vel texij faceret cum pectine rx legatorum vel viij? vel quod // essent vii
vel viij ligatorum quod ipsa tela tota amputatur iuxta guarnellum conte-
xtum et ipse / guarnellus contextus dividatur per longum a tela contexta

E NUNEERE TROISI TO TA DIM. (ODIOM SS SORPRESA FIERO
L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 23
et ipsa tela non contexta amputetur / de frusto, quodlibet frustum sit lon-
gitudinis unius passicti et solvat nomine pene xx! solidos denariorum pro
qualibet vice et quolibet contrafaciente auferendos per predictos massarium
et camerarium et collegio / applicandos. Et si ille cuius dicta tela fuerit que
non esset x legatorum vel que texeretur / cum pectine vacuo a vis dentibus
supra non permicterent predictos massarium et camerarium vel aliquem eo-
rum amputare telam predictam et etiam quacumque alia persona de dicto
collegio non permicteret / predictos massarium et camerarium eorum offi-
cium facere vel si eos vel aliquem eorum impedirent in eorum / officio in
x librarum penam debeant omnimode condempnari dicto collegio applican-
dam et quicumque / vel quecumque texeret cum aliquo pectine vacuo pro
alio a duobus dentibus supra / usque in vis solvere teneantur pro quolibet
dente vi denarios a viJ vero dentibus supra, v solidos denariorum tantum
solvere teneantur auferende de facto omnes supre dicte pene per massarium
et per camerarium dicte artis / vel maiorem partem ipsorum. Et predicta
locum habeant in guarnellis rigatis qui / sunt et esse debeant viij? legatorum
ad minus. Et quod paliocti similiter sint et esse debeant / xi3 legatorum.
Et federe sint et esse debeant x3 legatorum servata modo et forma et / or-
dine supradictis in omnibus supradictis sub pena et ad penam in presenti
capitulo contentis.

QUANTUM PRETIUM DARI DEBEANT TEXITORIBUS ET TEXI-
TRICIBUS PRO QUALIBET TELA GUARNELLJ

Item statuerunt et ordinaverunt quod nulla persona de dicto collegio
ex pacto facto vel faciendo det/nec dari faciat per se vel alium alicui texitori
vel texitrici pro texitura alicuius tele / pilose ultra xxx solidos denariorum
pro qualibet tela barbarasa pro texetura xxxvJ solidos denariorum. Et /
pro texetura cuiuslibet tele rigate sive accordellate xxxvJ solidos denario-
rum. Et / pro texetura / cuiuslibet tele paliocti v libras x solidos denariorum,
Et pro texetura cuiuslibet tele foderarum / quatuor libras denariorum et
non plus computat bosima vel imbosimatura et canellis, salvo / quod illis
qui vel que texunt cum eorum telarijs et fornimentis ipsorum telaiorum pos-
sint / dari duos solidos denariorum plus pro qualibet tela. Et si quis contra-
fecerit solvat nomine pene / vice qualibet xr solidos denariorum dicto col-
legio applicandos. Salvo quod texitoribus et texitricibus / possit dari ultra
dictum salarium habitatio domus et lectus et de coquina et etiam dissi/pulis
sine pena. Additum fuit huic capitulo quod nullus vel nulla persona audeat
vel / presumat de dicta arte, accomodet nec accomodari faciat alicuj labo-
renti seu / laborente ultra c solidos denariorum ad penam xr solidorum de-
nariorum pro qualibet vicé per massarium et camerarium dicte artis / vel
maiorem partem ipsorum de facto auferendam et dicto collegio applicandam.

XIIII®
XVo

XVI

GIUSEPPE ZACCARIA,

DE PENA ADULANTIUM /ET DETRAHENTIUM TEXITORES
ET BACTITORES ET ALTEROS //

Item statuerunt et ordinaverunt quod aliqua persona de dicto collegio
non audeat nec presumat temptare vel temptari / facere aliquem texitorem
vel texitricem seu aliquem laborantem cum aliquo in dicta arte ut / dictus
talis laborans secedat ab illo cum quo laborabat et vadat ad laborandum cum
/ aliquo alio ad penam .c. solidorum denariorum contrafacienti vice qualibet
auferendam. Et ad accusandum et / denumptiandum quilibet admictatur.
Et si de predictis non fieret accusa vel denunptia possit / et debeat inquiri
per massarium et camerarios dicte artis vel maiorem partem ipsorum. Et
ad / probationem predictorum sufficiat dictum unius testis et habeatur pro
plena probatione et pro teste ydoneo / quilibet tam masculus quam femina
maior annorum .xIIIJ. sive sit ambaxiator / sive sit mediator sive sit temp-
tans, sive non, sive recipiat vel recipere debeat / aliquid pro mercede aptem-
tari faciente vel temptato, vel alia persona. Et omnis persona cuiuscumque
/ condictionis et status existat sit et habeatur privilegio teste dummodo sit
maiori etate predicta et / contra dictum testem nulla possit opponi exceptio,
juris vel facti repelli possit nec reprobaretur / de falco non ostante aliquo
jure, canonico vel civili. Et si aliqua persona requisita sit / per massarium
vel camerarios dicte artis vel maiorem partem ipsorum ut testificetur contra
eis / vel altero ipsorum et recusaverit testem veritatis, facere, sive facere
velle intra terminum adsignatum / eidem per massarium et camerarium
dicte artis vel maiorem partem ipsorum vel alium de voluntate predictorum
vel maioris partis ipsorum camerarius, qui esset pro tempore, cum volup-
tate massarij dicte / artis, vel maioris partis ipsorum, possit et debeat per-
cipire cuilibet de dicta arte / quod non det predicte persone ad laborandum,
donec dictam testificationem faciat ad penam .c. solidorum denariorum /
in qua incidat qui contrafecerit et eam possint et debeant dicti massarius et
camerarius vel maioris / partis ipsorum auferri de tali contrafacientj quoties
contrafecerit vel invenerit. Et predicti / massarius et camerarii qui modo
sunt et per tempora esse debeant de predictis syngulis in mense in/quisitio-
nem facere et contrafacientes punire ad penam .x x. solidorum denariorum
pro quolibet eorum et qualibet vice.

QUALITER ELIGANTUR SENSARIJ ET [DE] EORUM OFFITIO

Item statuerunt et ordinaverunt quod in congregatione et fraternitate
dicte artis, eligantur duo / scrutatores qui sint sensarij dicte artis una cum
dicto massario. Hoc modo quod / scribantur omnia nomina illorum qui per
se dictam artem operantur vel operari faciunt et / ipsa nomina quilibet per
se duo ad dictum officium exercendi. Et quod nullus possit remicti in dicto

» NUMETE TROISI TAO IE TRO TO E DIRI SORTI VETO
E: €
L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 25

bussolo nisi primo perficiatur numerus existentes in eo. Et quicumque fuerit
extractus de dicto bussolo et / noluerit per se ipsum offitium exercere possit
alium sufficientem. de dicto Collegio // eligere quem voluerint loco sui quo-
rum offitium duret r1 menses. Qui iurent ad / Sancta dei evangelia omniaque
ad eorum spectant, officium fideliter exercere integre et habeant / omnia
guarnellatorum telaria et curas inscriptis dicte inscriptis dicte artis et ipsa
telaria telas et / guarnellos et curas eundo et intrando domus et texituras
ubi sunt possint teneantur / et debeant una cum dicto massario semel ad-
numerari, mense quolibet perscrutari. Et / si qua persona contra ordina-
menta dicte artis vel contra dictam artem facientem invenerint / predicti
massarius eligere quem voluerint loco sui quorum offitium duret 117 menses.
Qui jurent ad / Sancta dei evangelia omniaque ad eorum spectant, officium
fideliter exercere integre et habeant / omnia guarnellariorum telaria et cu-
ras inscriptis dicte artis et ipsa telaria telas et / guarnellos et curas eundo et
intrando domus et texituras ubi sunt possint teneantur / et debeant una
cum dicto massario semel adnumerari, mense quolibet perscrutari. Et / si
qua persona contra ordinamenta dicte artis vel contra dictam artem facien-
tem invenerint / predicti massarius et camerarius vel maior pars ipsorum
talem personam teneatur omnimode condempnare / et condempnatam de
facto auferre prout deliquerit seu deliquisse per formam alicuius capituli /
dicti brevis in quo deliquisse seu deliquerit. Et de quolibet excessu symplici
/ eorum verbo credatur. Et debeant habere de denarijs dicte artis mense
quolibet in / quo scrutati fuerint .1J. solidos denariorum pro quolibet ipso-
rum. Et si quis contrafecerit in predictis / vel aliquo predictorum in v soli-
dos denariorum vice qualibet debeat condempnari nec habent legitimam
scusam. Et si aliquis se absentaverit vel infirmaverit quod predicti massarius
et / camerarii possint alium quem voluerint eligere loco sui. Additum fuit
huic — capitulo quod quicumque non potest esse camerarius vel massarius
dicte artis secundum formam / statutorum civitatis Assisij non possit ha-
bere passectum nec sigillum dicte artis.

DE PENA IMPEDIENTUM MASSARIUM ET CAMERARIOS ET
SCRUTATORES IN EORUM OFFICIO

Item statuerunt et ordinaverunt quod nemo de dicto Collegio recuset
predictos scrutatores /et massarium et camerarios vel aliquem eorum textri-
nam seu locum aliquem ubi sint / telaria seu guarnellos vel bonbigium vel
filatum intrare, scrutari et videre / telaria, telas bonbigium seu guarnellos
prout voluerint, quod si qua persona contra / fecerit habeatur pro confesso
in omni laborerio falsitatem artis predicte. Et quod qualibet / vice in xr
solidos denariorum debeat condempnari. Et eidem de facto auferri per mas-
sarium et camerarios / dicte artis vel maiorem partem ipsorum. Et nichilo-
minus dicti scrutatores massarius et camerarius vel duo ipsorum ad minus

c. 6v

XVII?
c. 4r

— XVIII

26 GIUSEPPE ZACCARIA

si non potuerit scrutari et videre ut dictum est debeant / recurrere ad domi-
num capitaneum civitatis Assisij ^. Qui dominus capitaneus suo juramento
talibus / massario et camerario scrutatoribus et offitialibus dicte Artis pre-
stare auxilium consilium et favorem / dando eis cuilibet eorum familiam et
bayliam et mandatum et mandata semel et pluries / facere ad voluptatem
et sententiam dictorum offitialium dicte artis causa revidendi et prestandi /
opera supradicta. Ad hoc ut fraus nullatenus commictatur. Et si quis dic-
torum offi/tialium dicte artis contrafececit in predictis vel aliquo predicto-
rum in .c. solidos denariorum debeat // condempnari dicto collegio appli-
candos auferendos de facto per massarium et camerarios dicte artis / vel
maiorem partem ipsorum /

QUOD BACTITORES CARDATORES COGANTUR INTRA LEGA-
LITATEM ARTIS

Item statuerunt et ordinaverunt quod omnes et synguli bactitores,
cardatores et curatores / guarnellariorum qui modo sunt et in futuro erunt
in civitate et districtu Assisij / cogantur et cogi debeant per supra dictos
massarium et camerarios qui sunt modo et fuerint pro / tempore ad juran-
dum statum et legalitatem dicte artis. Et omnia et syngula ordina/menta
artis predicte inviolabiliter observare et observari facere. Et tali juramento /
prestito, ex dono et sine aliquo denario, predicti bactitores, cardatores et
curatores / debeant scribi in brevi dicte artis, remoti ab alijs magistris non
tamen quod possint / habere aliquod officium in dicta arte nisi operaretur
dictam artem pro se ipsis vel operari facerent et tunc solvant .xx. solidos
denariorum pro quolibet eorum qui dictam artem per se ipsis operarentur
vel operari facerent. Et quod donec solvant xx solidos denariorum predicti
bactitores, curatores et cardatores / nullam fractionem dicte artis solvere
teneantur, nisi tamen medietatem solutionis / quam solveretur quilibet Ma-
gister dicte Artis pro quolibet in festo Sancti Ruphyni pro cereo /. Et quod
in brevi dicte Artis scribantur per se remoti ab alijs Magistris predicti col-
legij. Et quod quicumque dictorum massarius et camerarij in predictis vel
aliquis predictorum / fuerint negligentes xr solidos denariorum penam vice
qualibet puniatur dicto Collegio applicandam / auferendam de facto per
massarium et camerarios futuros) dicte artis vel maiorem partem / ipsorum.

QUOD BACTITORES NON BACTANT ALIJS MAGISTRIS QUI
NON SUNT IN DICTO COLLEGIO

Item statuerunt et ordinaverunt quod aliquis de dictis bactitoribus,
curatoribus et cardatoribus non / bactat, curet nec cardet nec bacti curari

a) nota marginale: de auxilio per officiales comunis camerario et massario prestando.
b) ms. futurum.

"UE SIVE TROISI TUNES uel c e EM MEN Wo
L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 27
et cardari faciat alicui qui non / sit in brevi Artis predicte scriptus bonbi-
gium causa filandi pro guarnellis et guarnelli / causa curandi et cardandi,
et si quis contrafecerit .xL. solidos denariorum penam vice qualibet / pu-
niatur de facto auferatur per massarium et camerarios dicte Artis vel maio-
rem partem / ipsorum. Et si quis dictorum bactitorum cardatorum et cura-
torum penam quam sua culpa incidetur et solvere recusaret, quod Magister
cum quo staret ad laborandum nec aliquis / alius de dicto Collegio postquam
ei fuerit iniunctum per massarium et camerarios dicte Artis / seu aliquem
eorum talem bactitorem, cardatorem et curatorem non debeat retinere /
nec ei in aliquo exercitio dare ad laborandum et si quis contrafecerit penam
predictam / similiter puniatur et de facto auferatur per massarium et came-
rarios dicte Artis vel maiorem partem ipsorum. Liceat tamen dictis carda-
toribus et curatoribus cardari et curare et cardari et // curari facere pannos
guarnellorum sive guarnellos forensium qui micterentur ad curandum / et
cardandum ad civitatem Assisij vel districtus et omnes guarnellos qui da-
rentur ad curandum et cardandum per aliquem terrignam vel forensem si
essent signati cum syngno dicte / Artis non obstante quod dictus talis ter-
rigena vel forensis non sit in brevi dicte Artis / sine aliqua pena et banno.

DE PASSECTIS ET BULLIS HABENDIS PER DICTAM ARTEM
CAUSA MENSURANDI / ET BULLANDI PANNOS

Item statuerunt et ordinaverunt quod expensis hominum dicte Artis
habeantur tres passecti de ferro justi duorum brachiorum, et 117 bulle mangne
sive / sygilla ad Montem et in dictis sigillis sit lictera A ad representandam
nomen ho/norifice civitatis Assisij causa bullandi iustas petias guarnello-
rum. Et quod / Massarius et scrutatores dicte Artis debeant habere passectos
et sygilla seu bullas / quilibet suum per se. Et teneantur et debeant mensu-
rare omnes petias guarnellorum / magistrorum dicte Artis, alias vero petias
aliorum non. Et omnes petias iustas bullarentur / dicta bulla Artis, videli-
cet quilibet eorum prout fuerit requisitus per se. Et quod unus ad dictam
/ bullationem et mensuram sufficiat. Et quod quelibet petia guarnelli debeat
esse ad / minus xxv brachiarum que si non reperiretur .xxv. brachiarum de-
beat per eum qui / mensuraverit ipsam petiam amputandam per medium
et fierent duo frustra. Et quod de qualibet / petia guarnelli quam bulla-
mentum ab illo cuius fuerit dicta petia habere debeant / massarius et sensarii
predicti pro ipsorum labore .r. denarium. Et quod dicti massarius et scruta-
tores / vel aliquis eorum non possint nec debeant eorum offitium commictere
alicuj qui / non sit in brevi dicte Artis scriptus. Et si quis ipsorum in aliquo
predictorum contrafecerit .x. solidos denariorum penam vice qualibet pu-
niatur dicto Collegio applicandam.

XVIIII®

c. 7v

XXo
XXI

AME c. 8r

XXII

GIUSEPPE ZAGCARIA

QUOD CAMERARIJ ET / SCRUTATORES HABEANT COPIAM
OMNIUM BULLARUM MAGISTRORUM ET QUOD PANNI UBI
NON EST BULLA ARTIS

Item statuerunt et ordinaverunt quod predicti massarius et scruta-
tores seu sensarij habeant et habere debeant / et habere teneantur copiam
omnium bullarum magistrorum et magistrarum dicte Artis guarne/llorum
in quodam capecco de guarnello cum cedulis de carta pecudina sutis in dicto
capecco super syngna dictarum bullarum. Et quod in qualibet cedula pre-
dicta / scribatur nomen magistri cuius fuerit ipsum syngnum, dicendo hec
est bulla talis / magistri seu magistre nominando nomen et scribendo pro-
nomen dictorum magistrorum et / magistrarum et quod dicti massarius et
sensarij nullam petiam guarnelli debeant bullare bulla artis ubi non repe-
riatur bulla illius magistri qui fecit seu fieri fecit / ipsam petiam, et nisi ut
dictum est de dicta bulla habeant copiam in dicto capecco / guarnelli. Ad
hoc ut si aliquo tempore fraus aliqua reperiretur in aliqua petia / guarnelli
quod sciatur nomen eius qui commiserit dictam fraudem. Et si in aliquo
/| dicti massarius et camerarii et sensarij vel alter eorum contrafecerit in
predictis vel altero predictorum vice / qualibet et pro qualibet petia guar-
nelli v solidos denariorum penam puniantur dicto Collegio applicandam. /
Et quod aliquis de dicto Collegio non bullet nec bullare debeat sua bulla
aliquam petiam nisi de tali bulla prius fidem fecerit et copiam dederit, ut
dictum est, dictis massario et / sensarijs dicte Artis. Et si quis contrafecerit
predictam penam, similem vice qualibet puniatur /. Et quod nullus debeat
bullare propria sua bulla petias guarnelli unam vel plures / quem vel quas
alius vel alia persona fieri fecisset ad dictam penam nisi tamen petias quas /
dicta talis persona, cuius dicta bulla esset fecit seu fieri fecit.

QUOD NULLUS VENDAT / GUARNELLOS NON BULLATOS, ET
QUOD NULLUS RECUSET SOLVERE SALARIUM SENSARIJS

Item statuerunt et ordinaverunt quod nullus de dicto Collegio solvere
recuset camerario et sensarijs / predictis eorum salarium tam de sensaria
quam de mensura. Et si quis contrafecerit penam .xx. solidorium denario-
rum / vice qualibet puniatur et de facto auferatur per massarium / dicte
artis ^) vel maiorem partem ipsorum. Et quod nulla persona de dicto collegio
vendat / nec alienet aliquam petiam guarnelli integram vel immictat ipsam
extra terram / sive ad curam que non sit bullatam in utroque capite bulla
dicte artis et mensurata / per mensuratores vel alterum eorum et que non
sit eodem modo bullata bulla magistri qui fecit / aut fieri fecit dictam pe-

a) frase ripetuta.
L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 29

tiam, dummodo de bulla talis magistri copia penes massario / dicte artis
ut dictum est in superiori precedenti capitulo, ad penam superius nomina-
tam dicto / collegio applicandam, auferendam de facto per dictos massarium
et camerarium dicte Artis vel / maiorem partem ipsorum.

QUOD NULLUS DEBEAT CURARE NEC CARDARE / GUARNEL-
LOS UBI NON SIT BULLA ARTIS VEL MAGISTRI

Item statuerunt, ordinaverunt quod nullus curator seu cardator guar-
nellorum possit nec / debeat curare vel cardare aliquam petiam guarnelli
ubi non sit bulla artis / predicte in utroque capite nec aliquam petiam de
capeccijs ubi non sit bulla alicuius / magistri dicti collegij ad penam v so-
lidorum denariorum pro qualibet petia quotiens contrafecerit dicto collegio /
applicamdam de facto per massarium et camerarium dicte artis auferendam.
Et quilibet / curator teneatur et debeat fideliter et legaliter curare et curari
facere et competenter / albare omnes et syngulos guarnellos quos haberent
et sibi dati fuissent ad curandum / ad curam suam. Et reddere et restituere
illi, cuius ipsi guarnelli sunt, candidos et / albos. Et si de laborerio et albe-
dine non esset contenptus, ille cuius sunt guar/nelli, quod stetur iudicio et
declarationi massarij et sensalium dicte artis vel maioris / partis ipsorum.

QUOD NULLA PERSONA DE DICTO COLLEGIO POSSIT EMERE
ALIQUAM PETIAM / GUARNELLI AB ALIQUO EX MAGISTRIS
DE DICTO COLLEGIO //

Item statuerunt et ordinaverunt quod nulla persona de dicto collegio
possit emere nec in se transferre / aliquam petiam guarnelli ab aliquo ex
magistris de dicto collegio. Et si emerit aliquis aliquam petiam guarnelli
unam, vel plures eas nullatenus recipere possit nisi primo bu/llata sit in utro-
que capite bulla magistri qui fecit aut fieri fecit ipsas petias / unam vel plu-
res /. Et si quis contrafecerit penam xx solidorum denariorum vice qualibet
pro qualibet petia / incurrat dicto collegio applicandam et auferendam de
facto per massarium et camerarium dicte / Artis vel maiorem partem ip-
sorum.

QUOD NULLUS DE DICTO COLLEGIO AUDEAT BACTERE NEC
FILARE BONBIGIUM PRO ALIQUA / PERSONA EXTRANEA

Item statuerunt et ordinaverunt quod nullus magister ex dicto Collegio
audeat vel presumat / bactere nec filare seu bacti et filari facere aliquod

XXIII?

c* 8v
XXIII

genus bonbigij, pro aliqua alia / persona que non sit brevi dicte Artis scrip« XXve

3
XXVI°

XXVII

c. 9r

30 GIUSEPPE ZA.CCARIA

ta penam et bannum c solidos denariorum quam penam / contrafacientes
ipso facto incurrat et auferetur per massarium et camerarium dicte Artis
vel / maiorem partem ipsorum et Collegio predicto applicetur. Liceat tamen
ipsis magistris et / cuilibet eorum bactere, filare et bacti et filari facere de
suo bonbigio tantum / sine pena et banno.

QUOD OMNIA ORDITORIA GUARNELLARIORUM SINT UNIUS
MENSURAE

Item statuerunt et ordinaverunt quod omnia et singula orditoria ci-
vitatis et burgorum Assisij et que sub burgis ubi guarnellorum tale ordina-
tione sint et esse debeant unius / mensure mensurata ad brachium comunis
civitatis Assisij et longitudinis v bra/chiarum. Et quod dicti massarius et
sensarij dicte Artis habeant unam bindellam / longam v brachiarum ad bra-
chium Comunis Assisij, bullata et sigillata / in utroque capite bulla plumbea.
Et quod dicti massarij et sensarij teneantur / vinculo juramenti quando
vadant scrutando revidere et remensurare orditoria cum dicta / bindella.
Et si aliquod orditorium invenerint quod non sit mangum et iustum / ut
dictum est, quod ille cuius dictum orditorium fuerit solvat vice qualibet /
penae nomine xx solidos denariorum et nichilominus dum orditorium de-
beat emendari inme/diate ad dictam penam auferendam de facto per mas-
sarium et camerarium dicte Artis vel / maiorem partem ipsorum.

QUOD QUICUMQUE INCEPIT LABORARE CUM ALIQUO NON
SECEDAT AB EO

Item statuerunt et ordinaverunt quod aliquis vel aliqua persona qui
vel que inceperint texere / vel bactere vel aliquod exercitium facere cum ali-
quo vel aliqua de dicta arte / non possit nec debeat secedere ab eo vel ab
ea donec teneatur sibi in aliquo / satisfacere nisi primo satisfaciat in ho-
spitio suo restaurando quod tenetur | vel quod satisfaciat ad voluptatem
eius cui quid tenetur vel quod satisfaciat // ad voluptatem eius et si quis
contrafecerit vice qualibet xr solidos denariorum penam incurrat au [feren-
dam de facto per massarium et camerarium dicte Artis vel maiorem partem
ipsorum. Et tandundem penam incurrat si quis vel si qua de dicto Collegio
tali laboranti daret / ad laborandum postquam esset ei protestatus fuerit
ille vel qui vel que ut / dictum est recipere ut teneretur. Et cuilibet dicto
de Collegio credatur suo iuramento / contra quemlibet qui vel que cum eo
stetisset usque in quantitate xx solidorum denariorum ab / inde vero in
antea cum juramento duorum testium.

T

E QUUWERE ROSTER A VIS" 2, FRASI SSR ODIATO
L’ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 31

QUOD NULLUS PERMICTAT ALTERIUS GUAR/NELLOS TEXI
CUM SUO TELARIO

Item providerunt, statuerunt et ordinaverunt quod nemo de dicto
Collegio / permictat aliquem suum texitorem vel texitricem vel aliam .per-
sonam texere nec / texij facere aliquem guarnellum sive capeccum guarnelli
cum suo telario / sine suo fornimento telarij, qui guarnellus sive capeccum XXVIII
guarnelli / non sit illius cuius est ipsum telarium sive fornimentum telarij
ad penam / xx solidorum denariorum qui contrafecerint vice qualibet au-
ferendam de facto per massarium et camerarium dicte Artis vel maiorem
partem ipsorum.

QUOD MASSARIUS ET CAMERARIUS POSSINT FACERE / RA-
TIONEM HOMINIBUS DICTE ARTIS ET ALIIS

Item statuerunt et ordinaverunt quod massarius et camerarii dicte
Artis possint et debeant et quilibet eorum facere rationem inter artifices / XXIX*
magistros et laboratores dicte artis, mares et feminas, de omni quantitate /
quod alicui de dicta arte peteretur. Et etiam eis et culibet eorum semel /
in die tamen penam v solidorum denariorum imponere. Et ipsam penam quan-
documque et qualiter / cumque et quotiescumque eis vel alteri eorum vide-
bitur de facto auferre ex eorum / offitio. Et si quis ipsorum de dictis mas-
sario et camerariis contrafecerit .xx. solidos denariorum / vice qualibet pe-
nam incurrat auferendam eis per futuros massarium et camerarios / vel
maiorem partem ipsorum dicto Collegio applicandam.

QUOD QUILIBET SOLVAT / SUAM CONDEMNATIONEM INTRA
x99" DIES PENAM QUARTI

Item statuerunt et ordinaverunt quod quicumque fuerit in aliquo con-
demnatus / secundum formam ordinamentorum dicte artis factorum vel fa-
ciendorum vel alterius / eorum vel si fuerit ei preceptum a massario et ca- xxx»
merariis predictis vel maiori parte / ipsorum aliquam penam solvere tam
ex forma ordinamentorum dicte Artis quam ex offitio eorum / quandocum-
que eis vel maiori parte ipsorum videbitur ipsum condempnari seu penam
infra x dies post ipsam condepnationem seu preceptum ei factum ad penam © ?v
quarti // pluris solvere teneatur, quam penam quarti si non solverit ut dic-
tum est ipso jure incurrat et tali non solventi dicti Collegi nomine penam et
quartum per dictos massarium et / camerarium dicte Artis vel maiorem par-
tem ipsorum totaliter auferendam.
XXXI°

XKXXXII°

XXXIII?
c. 10r

GIUSEPPE ZACCARIA,

QUOD QUICUMQUE EMERIT ALIQUAM BALLAM BONGIGIJ IN-
TELLIGATUR EIUS TERMINUS TRIUM MENSIUM

Item statuerunt et ordinaverunt quod quandocumque aliqua persona
de dicto Collegio emerit bonbi/gium sodum unam ballam vel plures a qua-
cumque persona emerit sive terrigena / sive forense et in venditione dicti
bonbigij non fuerit terminus solvendi pretium dicti / bonbigij expecificatus
quod intelligatur predictus terminus trium mensium esse datus / ad solven-
dum pretium supradictum. Et quod talis emptor a die emptionis dicti bon-
bigij / usque ad tres menses proximos subsequentes pretium supradicti bon-
bigij per aliquem / modo aliquo nullatenus conpellatur. Nec conpelli possit
aliqua ratione.

QUOD NULLA CONDEMPNATIO SEU PENA POSSIT REMICTI
IN DICTO COLLEGIO

Item statuerunt et ordinaverunt quod aliqua condempnatio alicuius
non possit in dicto Collegio / remicti nec pena sive solutio pene alicuius in-
posita per predictos massarium et / camerarium vel maiorem partem ipso-
rum nec cassari in totum vel in partem nec derogari / nec terminus solutioni
alicuius pene prorogari de toto sive parte per homines / dicte Artis. Et quod
nullus de dicto Collegio nec aliquis alius debeat in / dicto Collegio propo-
nere, consulere vel arengare nec ad ipsum partitum tenere / quod condemp-
natio alicuius nec aliqua solutio pene ut dictum est in aliquo cassetur / vel
prorogetur alicuius terminus ad solvendam suam condempnationem sive pe-
nam ei impositam / et quicumque contrafecerit in predictis vel aliquo pre-
dictorum c solidos denariorum penam qualibet vice incurrat, dicto Collegio
applicandam auferendam de facto / per massarium et camerarium dicte
Artis vel maiorem partem ipsorum.

QUOD RECTORES / DICTE ARTIS TENEANTUR DEFENDERE
DICTAM ARTEM QUANDO TRACTARETUR VEL DICERETUR IN
CONSILIO CONTRA EAM

Item statuerunt et ordinaverunt quod quandocumque per aliquem spi-
ritum nequam vel quamcumque / personam aliquid contra Collegium Artis
predicte vel contra dictam Artem seu diceretur in Consilio camerariorum
vel alio Consilio ubi camerarij dicte / Artis vel alter eorum essent presentes
vel presens quod tales camerarij si presentes // essent unus vel plures te-
neantur et debeant vinculo juramenti dictam artem defendere / prout fue-
rint et poterint in omnibus et per omnia. Et nichilominus tale tractatum

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Lus L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 33

vel / dictum immediate quam citius poterit notificare teneatur massario et
sensarijs vel / alicui eorum dicte Artis vel maiori parti ipsorum. Et si dicti
Rectores prout / dictum est vel alter eorum essent negligentes vel non no-
tificaverint seu no/tificaverunt dictam materiam infra secundam diem post
dictum tractatum vel dictum .x r. solidos denariorum vice qualibet quilibet
eorum penam incurrat, auferendam de facto per ipsos massarium et sensa-
rios vel maiorem partem ipsorum et Collegio applicandam. Et nichilominus /
pro dicta Arte inde ad v annos aliquod offitium habere non possit.

ORDI/NAMENTUM CONTRA ILLOS QUI EXERCENT ARTEM ET
NOLUNT EAM LEGALITER OPERARE NEC JURARE AD OR-
DINAMENTA DICTE ARTIS

Item ad hoc ut Ars predicta ob alterius delictum non possint aliqua-
liter / diffamari. Et ad hoc ut quelibet persona fideliter et legaliter in civi-
tate Assisij exerceat dictam Artem statuerunt et ordinaverunt et delibera-
verunt unaminiter et concorditer / Correctores predicti quod aliqua persona
que in civitate Assisij vel intra muros novos / dictam Artem exerceat per se
vel per alium vel exercuerit in futuro non sit nec esse / possit exentus a dictis
ordinamentis Artis predicte vel aliquo eorum nec a penis / ipsorum vel al-
terius eorum tam factorum quam faciendorum, sed ipsa ordinamenta et
quodlibet / eorum quilibet teneatur inviolabiliter observare. Et Artem pre-
dictam, bene, fideliter et legaliter etjuridice exercere secundum formam or-
dinamentorum Artis predicte non obstante quod / non sit scriptus in brevi
dicte Artis vel quod non iuraverint dicta ordinamenta / observare et quod
supradicti massarius et camerarij dicte Artis vel alter eorum teneantur et /
debeant omnibus qui intra muros novos civitatis predicte per se vel alios
dictam / artem exercent protestari quod dicta ordinamenta et dictam artem
fideliter et legaliter / observent, custodiant et exerceant. Et si post dictam
protestationem aliquis dictorum / artificum deliquerit in dicta arte, vel se-
cundum dicta ordinamenta vel alterius eorum quod predicti massarius et
camerarij vel maior pars ipsorum possint, teneantur et debeant / talem de-
linquentem punire eo modo et secundum quod punirent alios magistros /
qui sunt in brevi quando taliter delinquent vel deliquissent. Et quod dicti /
massarius et camerarij debeant cogere omnes qui vel que intra muros novos //
dicte civitatis Assisij per se vel alios dictam Artem exercent vel exercebunt
in futuro / ad jurandum quod ordinamenta dicte Artis et dictam Artem fi-
deliter et legaliter exer/ceant, observent et custodiant. Et tali juramento
recepto, tales artifices in / dicto collegio et fraternitate recipere teneantur,
secundum quod sunt alios recipere consueti /. Et si aliquis vel aliqua dictum
sacramentorum ut dictum est prestare recusaret, volens tamquam pessimum
fermentum massam totius Artis prefate corrumpere et de [nigrare, quo pre-
dicti massarius et camerarij habeant et habere debeant recursum ad domi-

XXXIIII9

c. 10v
34 GIUSEPPE ZACCARIA

num capitaneum / civitatis Assisij qui nunc est vel qui pro tempore fuerit.
Qui dominus capitaneus vinculo / juramenti teneatur et debeat dictos mas-
sarium et camerarius nomine dicte Artis favorire et / tali jurare recusanti
precipere quod iuret. Et quod Artem predictam vel aliquod exercitium ‘/
in dicta Arte non faciat nec fieri faciat ad penam c solidorum denariorum
donec predictum prestiterit juramentum. Et quod si talis persona predictum
preceptum contempserit vel in aliquo contrafecerit vinculo juramenti teneatur
talem contrafacientem in c solidos denariorum nomine comunis Assisij pu-
nire vel condempnari. Et nichilominus postmodum talem personam cogere
/ penitus ad jurandum. Et supplicat Ars predicta reverenter domino ca/pi-
taneo quod predicta ei placeat observare. Additum fuit huic ordinamento /
quod nullus de dicto Collegio donec aliquis iurare ut dictum est recusaverit /
quod talem personam que sic jurare recusaret non debeat assotiari nisi primo
juraraverit / ad penam v solidorum denariorum quoties quis contrafecerit
dicto Collegio applicandam. Et quod si massarius et camerarij essent negli-
gentes penam x solidorum denariorum pro quolibet eorum incurrant / et
dicto Collegio applicentur et per eorum futurum massarium et camerarios
vel maiorem partem / ipsorum debeat condempnari et dicto Collegio appli-
candam.

QUOD MASSARIUS ET CAMERARIJ HABEANT / QUARTAM
PARTEM

Item statuerunt et ordinaverunt quod de omni eo quod predicti mas-

XXXV» sarius et camerarij qui erunt pro tempore / facient venire in dictam Artem

occasione alicuius qui juraverit dictam Artem / debeant habere v solidos
denariorum pro qualibet libra. Et pro equali parte ipsorum massarij et /
camerariorum pro eorum labore, hoc pacto quod ipsi massarius et came-
rarij teneantur et debeant / ire et remanere tribus vicibus tempore eorum
offitij pro illis personis qui exercent / dictam Artem et non juraverint in
dicta Arte ad penam x solidorum denariorum pro quolibet massario et came-
rario ipsorum. Et ipsas personas juramentum faciant iuxta eorum posse in

c.lir dicta Arte ad dictam penam //

QUOD CUILIBET SIT LICITUM / ACCUSARE FACIENTES CON-
TRA ORDINAMENTA

Item statuerunt et ordinaverunt quod cuilibet de dicto Collegio sit

XXXVI* licitum accusare / et denuntiare massarium et camerarios dicte Artis om-

nes et syngulas personas / que contrafacerent vel non observarent huiusmodi
statuta et ordinamenta et capitula / ipsorum vel aliquod capitulum contemp-
nerent et lapsarent contra formam et tenorem ordinamentorum / et statuto-

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^

L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 35

rum brevis huius et credatur sacramento accusatoris vel denunptiantis et
nomen eius / teneatur in credentia usque in quantitatem pene xx solidorum
denariorum in qua incurrere deberet accusator / et denunptiator pro eo de-
licto de quo fuerit accusatus et solvere deberet per / formam alicuius capi-
tuli dictorum ordinamentorum et ab inde semper credatur suo sacramento
cum duobus / testibus fide dignis. Et ipse accusator massarius et camerarij
habeant et habere debeant / medietatem eius pene quam solverit accusatori
et alia medietas Collegio applicetur.

QUOD QUOLIBET / ANNO FIAT ELECTIO NOTARIJ ARTIS

Item statuerunt et ordinaverunt quod in adunantia et Collegio dicte
Artis / quolibet anno de mense augusti fiat electio notarij cuiusdam dicte
Artis / ad bussolas et palluctas cuius officium duret uno anno incipiendo in
kalendis / septembris proxime subsequenti, et finiendo in alijs kalendis sep-
tembris proxime subsequentibus et finiendo in alijs kalendis septembris
proxime subsequentibus /. Qui notarius teneatur et debeat esse procurator
et advocatus dicte Artis et redigere / in publicam formam si expedierit om-
nes Scripturas et Reformationes et ordinamenta que fierent / tempore sui
offitij. Et nichilominus teneatur et debeat omnes Reformationes que / fie-
rent, scribere et publicari in quodam quaterno cartarum pecudiarum vel
bonbicinarum qui remaneant et sint apud massarium et camerarios dicte
Artis, qui / pro tempore fuerint. Et dictus notarius habeat et habere debeat
a Collegio dicte Artis / pro suo feudo et salario annuatim in festo sancti Ru-
phyni de mense augusti / unam faculam a duabus libris et mediam cere, cum
qua debeat ire ad / luminariam dicti festi cum hominibus dicte Artis post
tortitium dicte Artis. Et / plus aliter ab inde supra sibi provideatur et detur
prout massarius et camerarij / dicte Artis vel maiori parti ipsorum videbi-
tur expedire et convenire considerato / labore et opere notarij predicti. Et
Si dicti massarius et camerarij negligentes fuerint / in faciendo fieri dictam
adunantiam et electionem penam xx solidorum denariorum pro quolibet
ipsorum / incurrat, auferendam de facto per futuros eorum massarium et
camerarios et Collegio applicandam.

QUOD LEGANTUR PREDICTA ORDINAMENTA SEMEL TEM-
PORE CUIUSLIBET MASSARIJ ET CAMERARIORUM //

Item statuerunt et ordinaverunt quod omnes et synguli qui fuerint
electi per futura tempora, massarius et / camerarij predicte Artis vel alter
eorum et cuiuslibet eorum offitij semel ad minus teneantur / et debeant legi
facere et vulgarizari in adunantia dicte Artis et Collegio omnia decreta /
ordinamenta et statuta a principio usque ad finem, ne rudibus sit occasio

XXXVII?

c. 11v

XXXIII?
XXXVIIIIO

c. 12r

36 GIUSEPPE ZACCARIA

delin/quendi. Et si dicti massarius et camerarij vel alter ipsorum negligen-
tes fuerint obmi/tendo predicta in non legi et vulgarizari faciendo dicta
ordinamenta et statuta, ut / dictum est, quilibet eorum contrafacientes pe-
nam xx solidorum denariorum incurrat per futurum eorum massarium /
et camerarios de facto auferendam et Collegio applicandam.

QUOD CURATORES NON RECIPIANT / PROCURATURAM GUAR-
NELLORUM NISI ILLUD QUOD CONTINETUR IN CAPITULO

Item statuerunt, providerunt et ordinaverunt quod nulla persona de /
civitate Assisij vel comitatus eiusdem vel alinde qui vel que curaverint guar/
nellos ^) in civitate vel comitatus Assisij de magistris et hominibus / dicte
Artis audeat vel presumat recipere vel accipere procuraturam alicuius /
petie guarnelli xxv brachiarum longitudinis ultra, .v. solidos denariorum et
non plus. Et / pro qualibet petia dupla guarnellorum .x. solidos denariorum
recipere teneantur a dictis hominibus / et magistris de dicto Collegio. Et si
dictus curator contrafecerit in predictis vel / aliquis predictorum in reci-
piendo vel auferendo ultra quantitatem supradictam declaratam, penam /
Centum solidorum denariorum incurrat de facto auferendam per massarium
et camerarios dicte Artis qualibet / vice qua contrafecerit et pro qualibet
petia. Et predicti curator sive curatores de civitate vel comitatus Assisij
vel aliunde qui curant sive in futurum curaverint / guarnellos in civitate vel
comitatus Assisij teneantur et debeant consignare et adsi/gnare massario et
camerarijs dicte Artis qui pro tempore erunt inscriptis omnes et syngulas /
petias et pannos guarnellorum forensium quos vel quas curaverint infra
tertiam diem postquam ad manus ipsorum vel alterius eorum pervenerint
et antequam dictos / guarnellos micterentur in cura ad curandos penam .x.
solidorum denariorum pro qualibet petia et / qualibet vice qua contrafece-
rint de facto auferendam per massarium et camerarios dicte Artis dicto col-
legio applicandam. Et quod predicti massarius et camerarij qui pro tempore
erunt in futurum / teneantur et debeant vinculo juramenti et ad penam .xx.
solidorum denariorum pro quolibet contrafaciente ipsorum / eis auferendam
per futurum et subsequentes camerarios et massarium de facto dicto Collegio
applicandam / predictos curatores sive curatorem juramentum facere ad
sancta dey evangelia corpora/liter tactis scripturis quod adsignent vel ad-
signare teneantur dictis massario et camerarijs / omnes et syngulas petias
guarnellorum quos vel quas ipsi curaverint in // civitate vel comitatus As-
sisij et ipsos guarnellos retinere donec predicti forenses / solverent massario
et camerarijs dicte Artis pro dicta Arte recipienti vr denarios pro qualibet
petia. Et si dictus Curator vel Curatores fuerint negligentes in obmictendo
et observando predicta .c. solidorum denariorum penam pro quolibet in-

a) audeat vel, espunto.

nidis :

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——M—«.9
L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 37

currat ei auferendam de facto per camerarios et / massarium dicte Artis
dicto Collegio applicandam totiens quotiens fuerit per eum vel eos / in aliquo
contra factum vel venturum.

QUALITER OMNIA CAPITULA SINT FIRMA

Item statuerunt et ordinaverunt quod nullum in totum vel in partem
nullum nomen vel pronomen / de dicto brevi possit tolli annullarij vel minui
seu prorogari nisi essent due / partes in concordia hominum dicte Artis.
Omnia alia ordinamenta et reformationes facta, usque in presentem diem
publicata huius brevis sint cassa et irrita et nullius valoris nec aliquem ob-
tineant roboris firmitatem.

Infrascripta sunt nomina omnium syngulorum hominum et personarum
Artis guarnellariorum et bambachariorum Civitatis Assisij quorum nomina
inferius denotantur ?.

1) V. Appendice C.

XXXXo
c. 13v

GIUSEPPE ZACCARIA,

APPENDICE B

Lecta et publicata fuerunt dicta ordinamenta et statuta in congrega-
tione facta de supradictis correctoribus in ecclesia sancti / Pauli de Assisio
per me Francisschum Ciolj de Assisio / notarium et nunc notarium et scri-
bam dicte Artis per dictos dominos correctores / specialiter deputatum.
Necnon per ipsos dominos correctores ipsa ordinamenta et statuta Comuni-
tatis et concorditer ipsorum nemine discrepante, approbata / et solepniter
confirmata mandantes michi notario ut ea in presenti volumine publicarem.
Sub anno Domini Millesimo Trecentessimo quinquagessimo/primo. Indictione
quarta, tempore domini Clementis pape Sexti, die nona mensis februarij :

ST Et Ego Francisschus Cioli de Assisio / imperiali auctoritate no-
tarius et judex ordinarius et nunc / notarius supradictis predictis omnibus
interfui et ea rogatus de mandato dictorum correctorum in publicam for-
mam redegi meumque syngnum consuetum apposui.

Lectum et publicatum fuit dictum Breve et dicta ordina/menta et
quecumque et singula capitula et statuta et ordinamenta dicti Brevis / per
[dictos dominos priores et coram dictis dominis prioribus et p.] ?).

Finellum magistri petri, porte S. Rufini

Cicchinum Mecutij, porte Perlaxij

Vangnutium Elemosine, porte S. Jacobi

Vannum domini Petri, porte S. Francissci et

Ser Johannem Lucij, porte Sancte Clare
priores populi Civitatis / Assisij et coram ipsis / dominis prioribus ipsis exi-
stentibus in palatio eorum habitationis.

Quod Breve / et Capitula et Statuta syngula in dicto Brevi contenta
et quod in Capitulis supradictis continetur approbaverunt et approbata in
qualibet / parte ipsorum esse voluerunt et declaraverunt, in quantum non
in quantum non sint / contra formam Statutorum vel alicuius capituli Sta-
tutorum Civitatis Assisij /. Que si reperiantur contraria ex nunc extra for-
mam cassaverunt / et annullaverunt et ea cassa et irrita voluerunt et decre-
verunt. Et me infrascriptum notarium ipsorum de predictis rogaverunt in
palatio supradicto sub annis Domini Millesimo cccLis. Indictione v3, tempore
domini / Clementis pape VI, die xx1y Junij.

ST T Et Ego Andreas magistri Jacobi de Assisio, imperiali auctori-
tate notarius et nunc notarius et officialis dictorum dominorum priorum,
predictis omnibus interfui rogatus de mandato dictorum dominorum prio-
rum scripsi et publicavi.

a) aggiunta in margine e poi depenn a.
L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 39

In Nomine Domini. Amen. Lectum et publicatum fuit dictum Breve
et ordinamentis quam capitulis et statutis in dicto Brevj contentis per pro-
bos viros:

: . *, porte S. Ruphini
Vausütius Ciccoli, E Perlaxj
Tomassutius Petrutij, porte Sancti Jacobi
Vannis Ugolinj Brolj, porte S. Francisci
. >), porte S. Clare

Prioros' peo et Civitatis Assisij et coram ipsis dominis dominis prio-
ribus ipsis existentibus in palatio eorum habitationis. Quod breve et statuta
syngula in dicto brevi contenta et quod in capitulis predictis continetur ap-
probaverunt et adprobata in qualibet parte esse voluerunt et declaraverunt
in quantum non sint contra formam statutorum vel alicuius capituli statu-
torum Assisij. Que si reperiantur ex nunc extra formam cassaverunt et an-
nullaverunt et ea cassa esse voluerunt et decreverunt et me infrascriptum
notarium ipsorum rogaverunt de predictis in palatio supradicto sub annis
Domini millesimo cccrv. Indictione vir, tempore domini Innocentii pape
VI, die xxvir novembris.

ST T Ego Petrus condam : . *) de Assisio publicus
imperiali auctoritate notarius, judex ordinarius et nunc notarius ipsorum
dominorum priorum predictis omnibus interfui rogatus et mandato eorum
dominorum priorum publicavi.

In nomine Domini Amen. Anno Domini Millesimo tricentesimo quin-
quagesimo / sexto. Indictione nona, tempore domini Innocentij pape Sexti,
die ultima mensis novembris. Providi viri et disscreti viri priores populi
infrascripti, videlicet :

Ser Mactheus Faga Johannis, porte Sancti Ruphiny
Cicchinus Marci, de porta perlaxij

Paulutius Andreutij, de porta Sancti Jacobi

Ser Thomas magistri Thome, de porta Sancte Clare

Priores populi dicte / Civitatis Assisij in palatio habitationis priorum
existentes omnes in numero quatuor in concordia, viso dicto breve artis
guarnellariorum ipsum breve / et omnia et singula capitula dicti brevi in
quantum possunt tenentur et debent ex auctoritate et potestate eis concessa
per formam statutorum dicte civitatis Assisij adpro/baverunt ed adfirmave-
runt et pro adprobatis ed adfirmatis haberi voluerunt preter capitula dicti
brevi, que essent contra formam statutorum et ordinamentorum dicti Co-
munis /. Que quidem capitula ex nunc cassaverunt ed adnullaverunt et pro
cassis et adnullatis / haberi voluerunt ex nunc expresse, sub anno Domini

a) raschiatura dall’uso. b) id. €) id.

c. 140

c. 13r
c. lv

c. 13r

40 i GIUSEPPE ZACCARIA

Millesimo tricentesimo quinquagesimo / sexto, jndictione nona, tempore do-
mini Innocentij pape sexti, die ultima mensis novembris.

ST T Ego Andreas Petrioli domine Bernardine jmperiali auctoritate /
notarius et nunc notarius et officialis dictorum dominorum priorum hijs /
approbationi et adfirmationi interfui et mandato dictorum dominorum prio-
rum / scripsi et publicavi et meum syngnum apposui consuetum.

In nomine Domini Amen. Anno Domini Millesimo cccLvis®. Indictione
X?, tempore domini Innocentij / pape VI€, die xvy mensis Novembris, pro-
vidi et discreti viri :

Gualdus Fagiani, porte Perlaxij

Corradus Lellj b., porte Sancti Jacobi
Andrutius Moncelli, porte Sancti Francisci
Lellus Bartholi, porte Sancte Clare

Priores populi Civitatis Asisij, immo quatuor ex/quinque unaminiter
in concordia existentes / in palatio vero novo dicti comunis, eorum / habi-
tationis, visso et lecto dicto et infrascripto / Breve et capitula infrascripta,
infrascripti brevis et vulgaricata per ordinem de verbo ad / verbum per
me Franciscum notarium infrascriptum ad ipsorum dominorum priorum ple-
nam et intelligentiam / ipsumque brevem et capitula infrascripta brevis ex
auctoritate eis concessa adprobaverunt / affirmaverunt omni modo et jure,
quibus melius potuerunt. Salvo capitula ipsius / Brevis loquentia seu quo-
quomodo facientia contra formam statutorum et eiusdem comunis Asisij /
que ex nunc improbaverunt, infirmaverunt et adnullaverunt ipso Jure ac
etiam infirmaverunt et improbaverunt capitula loquentia quod camerarij
dicte artis possunt homines inhobedientes sibi dicte artis confinare seu ad
confinia mictere et penam pecuniariam eis / imponere a x solidis supra re-
ducentes ex nunc ipsa capitula ad instar et modum videlicet quod ipsi ca-
merarij non possunt aliquem dicte artis confinare nec sibi penam pecunia-
riam a x solidis supra imponere modo aliquo, sine expressa potestate, vo-
luntate et licentia dictorum priorum populi Civitatis Asisij, penae in statutis
contentae.

Ego Francischus condam Angeli Jacobi Ciccholi de Asisio / publicus
imperiali auctoritate notarius et iudex ordinarius, nunc notarius dictorum
dominorum priorum populi et comunis Assisij oredictis omnibus et singulis
presens interfui et ut supra legitur rogatus mandato dictorum dominorum
priorum scripsi et publicavi.

In Nomine Domini Amen. Anno Domini Millesimo ccc?Lvir*. Indic-
tione .x. tempore domini Innocentij / pape VI8 , die xxvi mensis novembris,
providi et discreti viri :

Gualdus Fagiani, porte perlaxij
Corradus Lelli, porte Sancti Iacobi

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L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI

Andrutius Moncelli, porte Sancti Francisci
Lellus Bartholi, porte Sancte Clare
priores populi Civitatis Asisij, numero quatuor ex / quinque 9, unanimiter
in concordia existentes / in palatio novo ?) ? dicti comunis, eorum / habita-
tionis, visso et lecto dicto et infrascripto / Breve et capitula infrascripta,
infrascripti brevis et vulgaricata per ordinem de verbo ad | verbum per me
Franciscum notarium infrascriptum ad ipsorum dominorum priorum, ple-
nam intellegentiam / ipsum breve et capitula infrascripti brevis ex aucto-
ritate eis.concessa, adprobaverunt /, affirmaverunt omni modo et jure quibus
melius potuerunt, salvo capitula ipsius / Brevis loquentia, seu quoquo modo
facientia contra formam statutorum et ordinamentorum comunis Assisi /
que ex nunc improbant, infirmant ed adnullant ipso jure ac etiam infir-
mant / et improbant capitula loquentes quod camerarii dicte artis possunt
homines inhobedientes / sibi dicte artis confinare seu ad confinia mictere et
penam pecuniariam eis / imponere aut penam, sicut supra, reducentes ex
nunc ipsa capitula ad instar et modum videlicet / quod ipsi camerarij non
possunt aliquem dicte artis confinare nec sibi penam pecuniariam / a decem
solidis supra imponere modo aliquo sine expressa potestate, voluntate et
licentia / dominorum priorum populi Civitatis Assisij penam in statutis
contentam.

Ego Franciscus condam magistri Iacobi Ciccholi de Asisio / publicus
imperiali auctoritate notarius et iudex ordinarius et nunc notarius dictorum /
dominorum priorum populi et comunis Assisij predictis omnibus et singulis
presens / interfui et ut supra legitur rogatus mandato dictorum dominorum /
priorum scripsi et publicavi.

S{T

In nomine Domini Amen. Anno Domini Millesimo cccrvrrj? Indic-
tione xir, tempore / domini Innocentii pape Sexti. Die octavo mensis Iulii,
actum / Assisij in porta Sancti Francissij, ante cameram, quam tenet Lau-
rentius / magistri Francissij, presentibus Iohanne Gualdi, Iacobo Cecce Nuni
testibus / ad hec vocatis et rogatis.

Coadunatis ante cameram predictam mandato Mactioli Petri Ugolelli,
camerarij / Artis Guarnellariorum Civitatis Assisij. Laurentius condam Fran-
cisci de Assisio dicte artis, Mactiolus Petri, camerarius predictus, Negretus

a) rip. Zn palatio novo.

1) Manca infatti quello di Porta S. Rufino
*) La costruzione fu iniziata nella prima metà del sec. XIII. Non re-
stano notizie dei successivi rimaneggiamenti del Trecento, nei quali prese
l'aspetto odierno. V. E. Zocca, Catalogo ... Assisi, p. 256.

e. 15r
‘ec. 159

c. 179

42 GIUSEPPE ZACCARIA.

Massioli, Laurentius condam magistri Francisscij, Jacobus Andrutij et Fi-
nus Cecce Vannis domini Blundi, Vangnutius condam Petri, boni homines
dicte Artis Guarnellariorum, vocati et electi / per dictum Mactiolum, came-
rarium dicte artis vigore et auctoritate eidem / camerario adtributa per ge-
neralem addunantiam Artis predicte ut de / predictis dixerunt apparare pu-
blicum [instrumentum] manus mei Thome Petrutij Passari, notarij dicte
Artis, pro utilitate et comodo dicte Artis, omnes / supradicti in concordia et
unanime voluntate stantiaverunt et ordinaverunt quod nunc liceat et li-
citum sit cuilibet de dicta arte / facere et fieri facere Guarnellos pelosos in
dicta Civitate et comunitate Assisij de octo ligaminibus et de illa longitu-
dine / seu ampiezza qua sunt Guarnelli Tudertini pelusij / dummodo queli-
bet petia dictorum Guarnellorum sit ad minus / et esse debeat longitudinis
vigintiquinque brachiorum Guarnelli ad passeptum Artis Guarnellariorum
Civitatis Assisij et quod dicte petie seu petia dictorum Guarnellorum syggil-
lentur per sensalem dicte Artis Guarnellariorum Civitatis Assisij. Et qui-
eumque contra fecerit vel fecerit aliquam petiam rasam / de dictis octo li-
gaminis, quod dicta petia sive petie per / dictam artem trunchetur per lon-
gium, per medietatem et condempnetur, medietas sit et applicatur dicte Arti
et aliam / medietas sit Comunis Assisij. Et // quod dictum ordinamentum
ponatur / et scribatur et publicatur per notarium dicte artis, qui nunc est
in brevi / dicte Artis. Et predicta non intelligantur, nec locum habeant in /
aliquibus alijs Guarnellis, nisy in pelosis tantum ad dictam penam.

S t T Ego Thomas Petrutij Passari de Assisio / imperiali auctoritate
notarius predictis omnibus interfui / et rogatus mandato dicti Camerarii et
Massarij / et aliorum supra nominatorum Bonorum hominum dicte / Artis
scripsi et publicavi.

In nomine Domini Amen. Anno Domini Millesimo ccc Sexagesimo.
Indictione xi172, tempore domini / Innocentij pape Sexti, die xxvij? mensis
novembris. Providi viri :

Ser Daniel domini Franciscj, porte S. Ruphyni.
Lodovicus Corradi, porte Perlaxi.

Thomas Petrutij, porte S. Jacobi.

Vagnutius Benvenuti, porte S. Francisci.
Corradus Cicharelli, porte S. Clare.

Priores populi Civitatis / Assisij existentes in camera / palatij eorum
habitationis. Viso / presenti Breve et capitula supradicta / in eo contenta
ipsum Breve cum / capitulis supradictis approbaverunt et confirmaverunt,
exceptis capitulis supradictis reprobatis /? manus Ser Francisci magistri
Jacobi, tunc notarius dominorum priorum, et exceptis capitulis / que essent
contra vel preter formam alicuius capituli Statutorum Civitatis Assisij /

1) Nec. 1v'e 135

E EL M rd, E PRIN tit i in E E

e >
L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 43

et omnibus capitulis et ordinibus dicte Artis, que scripta et posita non sunt
in presenti / Breve, que quidem capitula predicta exceptuata ex nunc pro
cassis et / reprobatis huiusmodi voluerunt. Et de predictis omnibus et syn-
gulis rogaverunt / me Angelum notarium infrascriptum.

S f T Ego Angelus condam domini Nutij de Assisio, imperiali aucto-
ritate / notarius et nunc notarius dictorum dominorum priorum rogatus de
predictis eorum / mandato subscripsi et publicavi.

In nomine Domini. Amen. Anno Domini Millesimo Trecentesimo se-
sagesimo primo, die xxvirJ?, mensis Novembris, providi et discreti viri :
Vannutius Morici; porte Santi Ruphynj
Ser Franciscus Ceccie, porte Perlaxj
Vanutius Belli bella, porte Santi Jacobi
Petrutius Bartoli Rubee, porte Santi Francisci et
Cola Bertelli, porte Sante Clare
Priores populi Civitatis Assisij existentes in palatio / eorum, habita
auctoritate eis concessa in omni modo, jure, via et forma quibus melius po-
tuerint, viso presenti Breve et omnibus et syngulis capitulis et ordinamentis
supra in eo contentis ipsum Breve et omnia et syngula capitula et ordina-
menta predicta approbaverunt, confirmaverunt et ratificaverunt exceptis ca-
pitulis et ordinamentis que essent contra vel preter formam alicuius capituli
statutorum civitatis Assisij, que / capitula et ordinamenta essent contra vel
preter formam statutorum predictorum in ea parte reprobaverunt et infir-
maverunt. / Et pro reprobatis, infirmatis ex nunc haberi voluerunt et decla-
raverunt ac etiam reprobaverunt omnia et syngula capitula et ordinamenta
que scripta et apposita non essent in presenti Breve.
ST T Ego Vitalutius Vannis de Assisio publicus imperiali auctoritate
notarius et nunc notarius dictorum / dominorum priorum predictis interfui
et ea rogatus mandato dictorum dominorum priorum scripsi et publicavi.

In nomine Domini. Amen. Anno Domini M ccc LxirJ*. Indictione pri-
ma, tempore domini Urbanj pape Quinti, die xxvii mensis novembris. Pro-
vidi et discreti viri :

Mathiolus Bretolani, porte Sancti Ruphyni

Petrus Pagolucij; porte Perlaxij

Andrutius Marchi, porte Sancti Jacobi

Crispoltus Moncelli, porte Sancti Francisci

Francisschus Magistri Thome, porte Sancte Clare
priores populi Civitatis Assisij / existentes in palatio eorum / habitationis
auctoritate eis concessa / et omni modo jure via / et forma quibus melius
potuerint, viso presenti Breve et / omnibus capitulis et ordinamentis in eo
contenptis, ipsum Breve et omnia capitula et ordinamenta / predicta ad-
probaverunt, confirmaverunt et ratificaverunt, exceptis capitulis / et ordi-

c. 16r

C. 18r
n c. 18v

c. 16v

44 GIUSEPPE ZACCARIA.

namentis que essent contra vel preter formam alicuius capituli statuti co-
munis Assisij / Que capitula et ordinamenta que essent contra vel preter
formam statutorum predictorum / in ea parte tantum reprobaverunt et in-
firmaverunt. Et pro reprobatis et in/firmatis haberi ex nunc voluerunt, ac
etiam reprobaverunt omnia et / singula capitula et ordinamenta que scripta
non essent in presenti breve.

S t T Ego Francisschus condam Magistri Johannis de Asisio, imperiali /
auctoritate notarius et nunc notarius dictorum dominorum priorum predictis
omnibus / interfui et ea rogatus mandato ipsorum dominorum priorum scripsi
/ et publicavj.

In Nomine Domini. Amen. Anno Domini Millesimo cccrxingJ. Indic-
tione 133, tempore / domini Urbani pape Sexti, die xxvii mensis Novem-
bris, providi et / discreti viri

Andreas domini Johannis, porte Sancti Ruphyni

Jacobus Matey, porte Perlaxij

Thomas Petrutij, porte Sancti Jacobi

Magister Francischus Pucciarelli, porte Sancti Francisci

Andreas Putij, porte Sancte Clare

Priores populi Civitatis Assisij existentes in camera audientie eorum

palatij / auctoritate eis concessa et omni modo, jure, via et forma quibus
melius potuerint / viso presenti Brevi et omnibus et singulis capitulis et
ordinamentis supra in eo contentis / ipsum Breve et omnibus et singulis
capitulis et singula capitula et ordi/namenta predicta aprobaverunt et con-
firmaverunt et ratificaverunt, exceptis capitulis et ordinamentis que essent
contra vel preter formam statutorum et ordinamentorum comunis Assisij
que / capitula et ordinamenta reprobaverunt et infirmaverunt et pro repro-
batis et infirmatis / ex nunc haberi voluerunt et declaraverunt etiam repro-
baverunt / omnia et singula capitula et ordinamenta que scripta et apposita
non essent in presenti Breve.

ST T Ego Jacobus Caccoli sora . . 4) imperiali auctoritate / no-
tarius et nunc notarius dictorum. dominorum priorum predictis / omnibus
interfui ea rogatus et de mandato dictorum dominorum priorum scripsi et
publicavi.

In nomine Domini. Amen. Anno Domini Millesimo Tricentesimo se-
xagesimo quinto. Indictione 113*, tempore domini / Urbani pape quinti, die
xx111J® mensis Novembris. Providi et discreti Viri:

Maccarius Magistri Thome, porte Sancti Ruphynj
Vanatius Nutij, porte Perlaxij

a) raschiatura.



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Assisi. Piazza del Mercato (o del Comune) ai primi anni del secolo. Visibile il
'alazzo dei Priori, spesso nominato dai notai nei periodici controlli ed approvazioni
dello Statuto dei Guarnellari e Bambagiari,
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Assisi. Piazza del Comune, la Torre del Palazzo del Capitano del Popolo. Sotto le
forme delle P[ianelle], dei M[attoni], dei C[oppi] e dei Q[uadroni| si vedono fissati
i Passetti e la Canna. (Vedi nota n. 13 dell Introduzione).
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La prima pagina degli Statuti dell'Arte dei Guarnellari e Bambagiari di Assisi,
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(Assisi, Archivio Storico Comunale - Biblioteca Comunale ms. D. 1).
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Una delle periodiche approvazioni del testo degli Statuti dell'Arte dei Guarnellari
e Bambagiari.

(Assisi, Archivio Storico Comunale - Biblioteca Comunale ms. D. 1).

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L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI

Angelutius Marie, porte Sancti Jacobi
Andreutius Marie, porte Sancti Francisci
Ser Mactheus Lutij, porte Sancte Clare
Priores populi Civitatis Assisij, existentes in palatio eorum / habita-
[tionis], auctoritate eis concessa et omni modo jure, via et forma quibus /
melius potuerint, viso presenti Breve et omnibus et singulis capi/tulis et
ordinamentis supra in eo contentis, ipsum Breve et omnia et singula Capi-
tula et ordinamenta predicta approbaverunt, firmaverunt et / ratificaverunt,
exceptis Capitulis et ordinamentis, que essent contra vel preter formam ali-
cuius Capituli statutorum Comunis / Assisij, que Capitula et ordinamenta
que essent contra formam statutorum predictorum in ea parte tamen re-
probaverunt et infirmaverunt et pro reprobatis et infirmatis ex nunc haberi
voluerunt. Et declaraverunt ac etiam / reprobaverunt omnia et singula Ca-
pitula et ordinamenta que scripta et apposita non essent in presenti Breve.
Ego Johannes Ser Petri de Assisio, imperiali auctoritate notarius et
nunc notarius dictorum dominorum / priorum predictis omnibus interfui et
de mandato dictorum dominorum priorum scripsi et publicavi.

In nomine Domini. Amen. Anno eiusdem Millesimo Trecentesimo se-
xagesimo sexto. Indictione 11132, / tempore domini Urbani pape V, die XXVIJA,
mensis novembris. Providi viri, videlicet /

Paulus Vangnutij Nuti, porte Sancti Ruphyni

Andreutius Nutij, porte Perlaxij

Conradus Belli Bellagrote, porte Sancti Jacobi

Macthiolus Andrutij, porte Sancti Francisci et

Johannes Cecce Marinutij, porte sancte Clare
priores populi Civitatis Assisij, existentes / in palatio eorum habitationis
auctoritate eis concessa / et omni modo, via, jure et forma quibus melius /
potuerunt, viso presenti Breve et / omnibus et singulis capitulis et ordina-
mentis supradictis in eo positis et contentis. Ipsum Breve et omnia et sin-
gula capitula et ordinamenta predicta / approbaverunt et firmaverunt et
ratificaverunt, exceptis capitulis et ordinamentis que / essent contra vel
preter formam alicuius Capituli Statutorum comunis Assisij. Que Capitula
et ordinamenta / que essent contra formam Statutorum predictorum in ea
parte tamen reprobaverunt et infirmaverunt / et pro reprobati[s] et infir-
mati[s] ex nunc haberi voluerunt et decretaverunt, etiam reprobaverunt /
omnia et singula Capitula et ordinamenta que scripta et apposita non essent
in presenti Breve.

S T T Ego Francisscus Andrioli de Assisio, imperiali auctoritate nota-
rius et judex ordinarius / et nunc notarius dictorum dominorum priorum
predictis omnibus interfui et de mandato dictorum dominorum priorum scrip-
si et publicavi. ;

c. 1?r
——————_—_____—

c. 19r

GIUSEPPE ZACCA.RIA

In Nomine domini Amen. Anno domini Millesimo Trecentesimo sep-
tuagesimo Indictione / vi1s®, tempore domini Urbani. pape quinti die ultima
mensis octubris prudentes viri /

Francisschus Bertelli, porte sancti Ruphyni

Francisschus Angelutij, porte perlaxi

Ciccharellus Santutij, porte sancti Iacobi

Angelus Ser petri, porte sancti Francisci

Vitale Butinelli, porte sancte Clare
priores populi Civitatis Assisij / existentes in palatio eorum habitationis. Et
una cum / eis providi viri ser Mactheus / lutij et Ser Angelus lutij / de As-
sisio. Sapientes quos ipsi domini priores elegerunt et habere voluerunt /
ad videndum et examinandum Brevia artium dicte Civitatis et ea / et Ca-
pitula eorum approbandum vel reprobandum. Ex auctoritate et commis-
sione / et vigore auctoritatis et commissionis in eos facere per Mangnificum /
dominum dominum Comitem Ugolinum de Corbario ? locumtenentem in ci-
vitate / Assisij Reverendissimi patris et domini, domini Petri miseratione
divina tituli sancte Marie in / transtiberim presbiteris Cardinalis vicarij se-
dis appostolice in provincia Spoletani / ducatus et quibuscumque alijs pro-
vincijs et terris Romane Ecclesie. Super Revisione / examinatione et appro-
batione vel reprobatione omnium et singulorum Brevium / artium Civitatis
Assisij et Capitulorum contentorum in eis et quolibet eorum. / De qua com-
missione et auctoritate per dictum dominum Comitem locumtenentem /
predictum factis in dictos dominos priores cum sapientibus quos eligere et /
habere vellent, patet plene manu Ser Anthonij Macchabeis / de Sancto Mi-
neate notarij iutoris cancellarij Assisiensis specialiter rogati / a dicto domino
Comite. Visis et examinatis hoc breve artis Bamba/cariorum Civitatis pre-
dicte et Capitulis in eo contentis ipsum Breve et / omnia et singula capitula
supra in eo descripta approbaverunt et confirmaverunt / decernenten vim,
robur et effectum habere et debere in singulis suis / partibus per artifices
dicte artis descriptos et describendos in Breve artis / predicte et alios sub-
ditos arti predicte realiter et effectualiter observari et / executioni mandari.
Reprobantes tamen et nullatenus confirmantes, si quid / forte in dicto Bre-
vi vel aliquod sint aliquibus eius capitulis esse vel reperiri / contingeret quod
expresse vel subintellectu aliter resultaret vel liqueret / aut resultare possit
contra libertatem ecclesiasticam vel eius juris diminuitionem / quoquo modo
tacite vel expresse vel contra statuta vel aliquod capitulum statutorum dicte
Civitatis Assisij.

ST T Ego Iohannes domini Angeli de Assisio, publicus imperiali auc-
toritate / notarius et judex ordinarius et nunc notarius dictorum dominorum
priorum predictis / omnibus et singulis interfui ea rogatus scribere eorum
mandato scripsi et publicavi.

1) Cf. A. CRISTOFANI, Le Storie di Assisi, rv ed., pp. 204, 214.

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L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 47

In nomine Domini. Amen. Anno Domini Millesimo Trecentesimo sep-
tuagesimo septimo. / Indictione decimaquinta, tempore domini Gregorij pape
undecimi, die decima quarta / mensis decembris, prudentes viri /

Blasius Bartoli, porte Sancti Ruphyni

Ser Petrus Vannis, porte perlaxij

Amatutius Magistri Angeli, porte Sancti Iacobi

Munaldus Bentij, porte Sancte Clare
priores populi Civitatis Assisij /. Existentes in palatio eorum re/sidentie.
Visis et diligenter / examinatis per eos presenti Brevi / artis Guarnellariorum
et bam/bacariorum Civitatis Assisij et omnibus et singulis capitulis in eo
contentis. / Ex auctoritate in hoc eis concessa per formam decreti et or-
dinamenti comunis Assisij, comuniter / et concorditer dictum Breve et om-
nia et singula in eo contenta confirmaverunt / approbaverunt. Dummodo
ipsum Breve et contenta in eo non sint contra honorem sancte Matris eccle-
sie et honorem et statum dominorum Gonfaloniorum et priorum populi /
dicte Civitatis Assisij, vel contra bonos Mores, sive contra formam alicuius
statuti / ordinamenti, reformationum vel decreti dicti comunis.

Et Ego Christoforus Martini de Assisio, publicus imperiali auctoritate /
notarius ac judex ordinarius. Et nunc notarius dictorum dominorum prio:
rum, approbationj / predicte, presens interfui, et predicta omnia et singula
de mandato dictorum dominorum / priorum scripsi et publicavj, signoque
meo solito singnavi, rogatus / et requisitus in fidem et testimonium omnium
premissorum

STT

In nomine Domini, amen. Anno Domini millesimo tricentesimo Sep-
tuagesimo octavo / Indictione prima tempore domini pape Sexti Urbani.
Sapientes et disscreti viri:

Bartolus Victorutij Iaconelli, porte Sancti Rufini

Salvolus Mancie, porte Perlaxij

Angelinus Ser Pauli Ciccoli, porte Sancti Iacobi

Silvester Magistri Juncte, porte Sancti Francissci et /

Lippus Cecce Ugolelli, porte Sancte Clare /
priores populi Civitatis / Assisij omnes in concordia / existentes in camera
Audentie eorum solite habitationis et residentie / visis et diligenter exami-
natis per eos presenti breve artis Guarnellariorum / et Bambacariorum Ci-
vitatis Assisij ex auctoritate et baylia eis concessa et adtributa / per formam
Statutorum et ordinamentorum comunis Assisij omni modo, jure, via et /
forma quibus melius potuerunt, dictum Breve, capitula et ordinamenta /
in eo contenpta adfirmaverunt, iustificaverunt et adprobaverunt preter /
illa que essent contra formam alicuius statuti reformationis comunis Assisij
et contra honorem Sancte matris Ecclesie et illa que essent contra hono-
rem, pacificum et bonum statum dominorum offitij prioratus totius Civi-

c. 20r

c. 20v
c. 15v

c. 16v

48 GIUSEPPE ZACCARIA

tatis et comitatus Assisij, que illa / ex nunc reprobaverunt et infirmaverunt
et pro reprobatis et infirmatis haberi voluerunt et mandaverunt.

ST T Ego Iohannes condam Magistri Iacobi Petri de Assisio nota-
rius / publicus imperiali auctoritate hijs omnibus et singulis / supradictis
presens interfui et ea de mandato dictorum / dominorum priorum scripssi
et publicavj.

In Nomine domini. Amen. Anno domini Millesimo Tricentesimo No-
nagesimo Septimo / Indictione quinta tempore Santissimi patris et domini
domini Bonifatij pape Nonj, / die decima Septima mensis aprilis prudentes
virj

Dominus Micchael Finelli, porte Sancti Rufini

Andreas Cintij faber, porte perlaxij

Johannes Ser Johannis Gilij, porte Sancti Jacobi

Francisschinus Uguiccionis, porte Sancti Francisscj et

Cicchus Blaxij alias Cinguilglia, porte Sancte Clare
priores populi Civitatis Assisij. Existentes in palatio eorum residentie. Ex
commissione facta eis / super hac materia per ordinamentum / conditum per
ipsos dominos priores et decem bonos Cives Civitatis Assisij refor/matores
proxime preteritos dicte Civitatis de quo ordinamento condito die xv dicti /
mensis Aprilis publice constat manus Ser Antonij Cancellarij comunis Assi-
si). Videntes et / cognoscentes hoc pertinere ad reformationem dicte Civi-
tatis Assisij viso per ipsos dominos / priores hoc brevi Guarnellariorum et
banbacariorum dicte Civitatis Assisij et ordinamentis / et capitulis in ipso
brevi contentis, ipsum breve et predicta ordinamenta et capitula : in quan-
tum non sint contra formam Juris et status comunis Assisij et non sint con-
tra bonos / mores vigore dicte commissionis adprobaverunt et confirmave-
runt et hec / voluerunt plenum effectum et firmitatem et mandaverunt quod
debeant in omnibus / et per omnia observari per camerarios et homines dicte
Artis / è

S T T Ego Sante Angeli notarius de Assisio et nunc notarius dictorum
dominorum / priorum Rogatus ab eis de adprobatione predicta eadem fide-
liter scripsj / et publicavi singnumque meum apposuj consuetum.

In nomine Domini. Amen. Anno Domini Millesimo quatrigentesimo
primo, indictione viri? tempore sanctissimi / patris et domini domini Bo-
nifatij pape noni, die xxx mensis decembris, prudentes viri /

Gilius Raynaldi, porte Sancti Rufini
Antonius Affectati, porte Perlaxij
Angelus Ciccolj Mellis, porte Sancti Jacobi
Andreas Paulj, porte Sancti Franciscj et
Johannes Becti, porte Sancte Clare
priores populi civitatis Assisij existentes in camera / audentie palatij habi-

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L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 49
tationis dominorum priorum populi / dicte civitatis ex auctoritate eis con-
cessa et tributa / per formam statutorum et ordinamenti sive reformationis
comunis Assisij, viso presenti breve et omnia singula contenta in eis / ex
auctoritate eis concessa et tributa per formam statutorum et ordinamento-
rum comunis predicti omni modo / jure, via et forma quibus melius potue-
rint ipsum breve et omnia et singula in eo / contenta ratificaverunt et ad-
probaverunt, preter illa que essent contra formam alicuius / statuti et ordi-
namenti, sive reformationis comunis Assisij et contra honorem Sante matris
eclexie / et contra honorem et pacificum statum Illustrissimi domini domini
nostri ducis mediolani ?) et contra honorem et pacificum statum offictij
prioratus civitatis Assisij, que ex nunc illa infirma/verunt et reprobaverunt
ex auctoritate eis concessa et abtributa per formam statuti / et ordinamenti
comunis Assisij. :

ST T Ego Johannes condam Honofrij notarius de Assisio et nunc no-
tarius dictorum dominorum / priorum rogatus ab eis de adprobatione pre-
dicta eadem fideliter scripssi / et publicavi singnumque meum apposui con-
suetum.

In nomine Domini. Amen. Anno Domini Millesimo rrrj?ri? Indictione

Xi, tempore Sanctissimi in / Christo patris et domini domini Bonifatij pape
nonj, die xviij mensis decembris, prudentes viri

Gabriel Magistri Nofrij, de porta Sancti Ruphinij

Firmus Guidi, de porta perlaxij

Angelus Ciccoli Mehis, de porta Sancti Jacobi

Franciscus Vannij, de porta Sancti Francisci et

Ser Nicolaus Ser Thomas de porta Sancte Clare
priores populi Civitatis Assisij / exixtentes in palatio eorum / residentie,
visis, examinatis / diligenter per eos presenti Brevj / artis banbacariorum
Civitatis Assisij / et omnibus et singulis capitulis et ordinamentis in eo
contentis, ex auctoritate ipsis dominis / prioribus in hoc commissa per
Magnificum militem, dominum dominum Henricum / Thomaccum locum te-
nentem in dicta Civitate Assisij excelsi domini domini / Johannellj Tomac-
chij, Rectoris provincie spoletane ducatus ?, approbaverunt / et confirmave-
runt concorditer ipsum Breve et omnia et singula in eo contenta / dummodo
non sint contra honorem et statum Sancte Matris Ecclesie vel contra bonos
mores et / non sint contra formam alicuius statuti, ordinamenti vel Refor-
mationis Comunis Assisij.

Ego Niccolaus Vangnutij, notarius de Assisio et nunc notarius supra-

dictorum dominorum priorum / approbationis supradicte per eos facere dum

1) Gian Galeazzo Visconti (t 3/9 1402). Cf. A. CRISTOFANI Le Storie di
Assisi, p.248 e288s.
3) Cf. A. CRISTOFANI, Le Storie di Assisi, pp. 240, 243, 290, 291.

c. 17r
50 GIUSEPPE ZACCARIA
agebantur predictis interfui. Et de ipsa rogatus / supradicta omnia et sin-

gula de ipsorum mandato scripsi et fideliter publicavi, signumque meum /
consuetum apposui

ST

c. 2Ir In nomine domini Amen. Anno domini millesimo quatringentesimo deci-

mo. Indictione tertia. Tempore / Sanctissimi in Christo patris et domini nostri
domini Gregorij divina providentia pape duodecimj / die decimaseptima men-
sis Augusti. Congregatis et cohadunatis hominibus artis / Guarnellariorum
et Bambacariorum Civitatis Assisij in Ecclesia sancti Pauli de pede / platee
Civitatis Assisij. Cui ecclesie a primo strata publica, a secundo res monaste-
rij sancti Benedicti / et alia latera. De mandato providi viri Riccardi taddei
de Assisio Camerarij dicte artis / et Andree Niccolutij de Assisio Massarij
artis predicte. In qua quidem congregatione interfuerunt et presentes fue-
runt una cum dictis Camerarijs et Massario infrascripti / homines et persone
dicte artis videlicet :

Riecardus taddei Camerarius

Andreas Niccolutij Massarius

Dominicus Vannis

Vicus Machutij

Cicchus Cecce Magistri Guidi

Martinus vannutij mortis

Putius vannis farolfi

Iacobus Massi Crissi

Antonius Iacobi Migliarini

Soldanus Scolarij

Franciscus Andreutij

Blaxius Andreutij et

Gerardus Iacobj

Qui sunt due partes et ultra hominum dicte / artis existentium nunc

in dicta Civitate / unannimiter et concorditer ipsorum nemine / discordante
pro commodo et utilitate hominum et mulierum dicte Civitatis et comitatus
Assisij / et pro honore dicte artis providerunt / ordinaverunt ac reformave-
runt quod nullus / de Civitate vel comitatu Assisij vel aliunde / cuiuscum-
que condictionis et status existat / sive sit masculus, sive sit femina audeat
/ vel presumat in Civitate vel comitatu Assisij / vendere vel ponderare, ali-
quod genus / bombicis nisi cum belancijs et ponderibus adiustatis et sigil-
latis sigillo comunis Assisij / ad minutum. Nec etiam mensurare aliquem
guarnellum preterquam cum passecto, seu canne adiustato et sigillato si-
gillo comunis Assisij. Et quoniam ut plurimum aliqui cives / Civitatis Assi-
sij, sive forenses, vel alij qui non sunt scripti in breve / dicte artis, et qui
non fecerint nec faciunt ea ad quem tenerentur facere secundum formam

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L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 51

brevis dicte artis exercent artem predictam in Civitate vel comitatu / Assi-
sij tam mares quam feminae in vendendo bambagium sive guarnellum /
in dicta Civitate vel comitatu Assisij, quod non modicum cedit ad verecun-
diam dicte / artis et hominum dicte artis voluerunt, deliberaverunt et re-
formaverunt / quod Camerarius dicte artis vel Massarius dicte artis qui modo
est vel / pro tempore fuerit una cum uno, vel duobus hominibus dicte artis
qui pro tempore fuerint / possit et sibi liceat ire, inquirere, et rimari pro
contrafacientibus in predictis /. Et repertos culpabiles denunptiare offitia-
libus comunis Assisij et nichilominus / ipsum talem contrafacientem possint
teneantur et debeant dicti Camerarius / vel Massarius qui pro tempore fue-
rint cogere dictum talem sive tales contrafacientes / sive contrafacientem ad
solvendum Quinquaginta solidos denariorum applicandos / dicte arti summa-
rie sine strepitu et singnia iudicij et de facto, voluerunt insuper et reforma-
verunt quod forenses Civitatis Assisij si voluerunt / se scribi facere in dicto
Brevi, nec solvere et facere ea ad quem tenentur // homines dicte artis scripti
in dicto brevi qui venerint ad vendendum bambagium / ad minutum sive
guarnellium ad retalglium in Civitate vel comitatu Assisij / quod teneantur
et debeant solvere arti predicte pro quolibet qui venerit ad / predicta fa-
ciendum vel venerit in futurum quolibet anno quo venerit ad / predicta
faciendum in Civitate vel comitatu Assisij pro confectione tortitij / dicte
artis refitiendi pro veneratione Beatorum Corporum requiescientium / in
Civitate predicta et pro alijs expensis occurentibus pro arte predicta soldos /
Quinquaginta domino Massario dicte artis qui pro tempore fuerit predicta
arte / recipienti. Et nichilominus predictus Camerarius sive Massarius cum /
uno vel duobus hominibus dicte artis ut supra premictitur possit, teneatur /
et debeat et sibi liceat ire, inquirere et rimare contra predictos non scriptos /
in dicto brevi qui ponderarent vel mensurarent aliter quam supra dictum
est / et eos vel eum accipere si reperti fuerint culpabiles in predictis quin-
qua/ginta soldos denariorum arti predicte applicandos summarie vel de plano
et sine / strepitu et singnia iudicij et de facto. Et predicta etiam habeant lo-
cum / in mulieribus et alijs personis masculis sive feminis civibus comita-
tensibus sive forensibus predicta facientibus ut de supra dictis / forensibus
supra proxime dictum est. Volentes insuper et reformantes / quod pro pre-
dictis omnibus adimplendis et executioni mandandis predicti Camerarius /
sive Massarius qui modo sunt et pro tempore fuerint habeant et habere de-
beant / recursum ad dominum potestatem Civitatis Assisij sive eius officiali,
qui / modo fuit et pro tempore fuerint. Qui dominus potestas et eius offi-
tiales vinculo / juramenti teneantur et debeant dictos Camerarium et Mas-
sarium nomine dicte / artis facere et adimplere in omnibus de quibus supra fit
mentio ad / penam decem librarum denariorum comuni Assisij applicanda-
rum. Et quod dictus potestas / sive officialis qui pro tempore fuerit habeat
et habere debeat de omni eo quod / devenire fecerit in dicta arte ab eis qui
contra predicta fecerint duos / soldos denariorum pro qualibet libra. Et si dicti

c. 21v
ri

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di

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[
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52 GIUSEPPE ZACCARIA

camerarij sive Massarius / in predictis vel aliquo predictorum fuerint vel
fuerit negligentes tantundem solvere teneatur dicte arti. Et per futurum
proximum Camerarium sive Massarium / exigendam ad similem penam dicto
Massario et Camerario futuris vero exigendam

Ego Iohannes Cicchi Bevignatis de Casagastalda Civis Civitatis As-
sisij publicus imperiali auctoritate notarius et judex ordinarius predictis
omnibus ut supra legitur in / presenti ordine descriptis et confectione ip-
sius presens interfui et rogatus scribere / Scripsi et publicavi signumque
meum apposui consuetum

StT

In nomine domini amen. Anno domini Millesimo quatricentesimo un-
decimo. In/dictione quarta, tempore sanctissimi in Christo patris et domini
domini Gregorij divina / providentia pape duodecimj, die octava mensis
Ianuarij. Magnificus dominus / dominus Comes Riccardus de Mutiliana,
Gubernator civitatis et comitatus Assisij pro / Excelso domino Guidantonio
comite Montisferetri, Urbini etc. vicario pro Sancta / Romana Ecclesia dic-
torum civitatis et comitatus Assisij9. Recepta per ipsum dominum Gu/ber-
natorem informatione, quod suprascripta ordinamenta et capitula contenta
in hoc / Brevi artis Bambacariorum civitatis Assisij, sunt iusta et rationa-
bilia ac bene / et rite facta et composita. Ideo vigore offitij ipsius domini
Gubernatoribus et vigore / auctoritatis in quam habet per licteras supra-
dicti Excelsi domini domini Comitis Guidantonoij vicarij antedicti, registra-
tus in cancelleria comunis Assisij, super regimine et gubernatione dictorum
civitatis et comitatus Assisij, Ratificavit, confirmavit et appro/bavit omnia
et singula ordinamenta et capitula supradicta et ipsum breve dicte Artis
Bam/bacariorum. Et providit et ordinavit quod valeant et habeant plenum
effectum / et firmitatem et per homines dicte Artis observentur et observare
debeant. Non / obstante statuto comunis Assisij continente per quos et qua-
liter brevia artium civitatis / Assisij debeant anno quolibet approbari, cui
statuto quo ad suprascriptam presentem approbationem dictorum ordina-
mentorum et capitulorum dicte artis Bambacariorum ex nunc si et / esse
intelligatur per dictum dominum Gubernatorem eius auctoritate predicta,
expresse ac / specialiter derogatum.

Acta fuerunt suprascripta in Civitate Assisij in Camminata superiori,
picta de / viridi palatij novi comunis Assisij, siti iuxta plateam ipsius co-
munis, habitationis et residen/tie supradicti domini Gubernatoris. Presenti-
bus Nobili et Egregio legum doctore domino / Lello domini Niccolay, Ser

1) Cf. A. CRISTOFANI, Le Storie di Assisi, p. 160.

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L'ARTE DEI GUARNELLA,RI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 53

Angelo, Ser Iohanne et Ser Putio ser Pucciapti, omnibus / de Assisio testibus
ad ipsa vocatis, habitis et rogatis.

Ego Antonius condam Michaelis de Sancto Miniate, Imperiali auctori-
tate / Notarius et Iudex ordinarius, et nunc cancellarius comunis Civitatis
Assisij / Supradictis omnibus et singulis dum agebantur, presens interfui et
ea / rogatus / scribere, fideliter scripsi et publicavi signumque meum appo-
sui / consuetum.

In nomine Domini Amen. Anno Domini M cccc? xin. Indictione vJ8, c. ?2v

tempore domini Iohannis pape XXIIJ/ die x mensis septembris.

Magnificus dominus Riccardus Comes de mutilano Gubernator civita-
tis et / comitatus assisij pro Illustrj et Excelso domino Guidantonio Comite
Montisferetrij Urbini etc. / Necnon vicario generali pro Sancta romana Ec-
clesia. Existentes in civitate Assisij in palatio sue Residentie, viso dicto
Breve et eius capitulis et ordinamentis in ipsis omnibus diligenter examina-
tis / auctoritate quam habet a dicto Illustre et Excelso domino dictum Bre-
ve et omnia capitula et ordinamenta in eo contenpta / Ratificavit, approbavit,
confirmavit et omologavit in omnibus et per omnia prout jacent. Et ipsa
mandavit et decrevit inviolabiliter observari preter illa ordinamenta que
essent contra formam statutorum / et ordinamentorum comunis assisij seu
contra statum Sancte matris Ecclesie aut contra statum et honorem dicti /
Excelsi domini vel comunis assisij que dumtassat reprobavit et annullavit
eius auctoritate predicta /. Et mandans mihi notario infrascripto ut publicum
conficerem instrumentum.

Et Ego Mariozus Blaxij petrucoli de Eugubio Imperiali auctoritate
Notarius publicus / Et nune Cancellarius supradicti domini locumtenentis
omnia et singula approbata eius / mandato scripsi et publicavi et signumque
meum apposuj

S{T

In nomine domini Amen. Anno domini Millesimo quatringentesimo c. 24

quinto decimo. Indictione / octava, tempore sanctissimi in Christo patris et
domini Johannis divina providentia pape / XXIIJ, die octava mensis aprilis.
Nobiles et prudentes viri

Ugolinus Jacobi Ninj, porte Sancti Rofini
Johannes Ruffinj de Campa, porte perlaxij
Ser Johannes pompei, porte Sancti Jacobi
Christoforus Francisci Filippj, porte Sancti Francisci et
Farolfus Vannis, porte Sancte Clare
Priores populi Civitatis Assisij / Existentes in cancellaria nova / dicte
Civitatis posita sub pallatio / dominorum priorum dicte Civitatis, cui / a
à

—— _—ÉÉ
Figi PERE RI RIMIS —

za.

54 GIUSEPPE ZACCARIA

primo latere platea comunis, a secundo tertio / et quarto vie publice. Ex
auctoritate / eis concessa et atributa per formam statutorum et ordinamento-
rum Civitatis Assisij, viso presenti Breve et omnia et singula capitula in eo
contenta Reformaverunt / et approbaverunt unanimiter et concorditer dic-
tum Brevem preter alia que / essent contra formam statutorum et ordina-
mentorum comunis Assisij vel contra statum et honorem / sancte matris
ecclesie seu contra honorem et statutum illustris et excelsi domini nostri
Comitis / Guidantonij Comitis Montisferetri Urbini, etc. Que ex nunc Re-

probaverunt / et annullaverunt omni modo via, jure et forma quibus melius
potuerunt.

Et Ego pace condam Cecchi de iaia de Urbino pu-
blicus imperiali auctoritate / notarius et nunc Scriba et cancellarius comunis
Assisij a predictis prioribus de / aprobatione huius brevis Rogatus fuit et
ea scribere scripssj signumque meum appo/sui consuetum

S{T

In nomine domini Amen Anno domini Millesimo cccc xxJ? Indictione
XinJ?, tempore Sanctissimi / in Christo patris et domini domini Martini
divina providentia pape Vi et die vir mensis Martij.

Nobilis Vir Lodovicus Sobalzi de Acerbis de perusia honorabilis po-
testas et Commissarius / Civitatis Assisij pro illustri et Excelso domino Brac-
chio de Forte Bracchijs Comite / montonj perusie nec / non Civitatis et co-
mitatus Assisij in temporalibus Vicario generali / pro Sancta Romana Ec-
clesia 9, Existentes in Civitate Assisij in palatio novo comunis / Assisij, sue
solite habitationis et residentie. Viso dicto Breve et eius capitulis et ordi-
na/mentis et ipsis omnibus diligenter examinatis ex auctoritate quam habet
a dicto Illustri / et Exelso domino dictum Breve et omnia capitula et ordi-
namenta in eo contenta / ratificavit adprobavit confirmavit et admologavit
in omnibus et per omnia / prout jacent et ipsa mandavit et decernit invio-
labiliter observari preter / illa ordinamenta que essent contra formam Sta-
tutorum et ordinamentorum comunis / Assisij seu contra Statum Sancte
Matris Ecclesie, aut contra Statum et honorem / dicti Excelsi domini vel
comunis Assisij que dumtassat reprobavit et annullavit / eius auctoritate
predicta omni modo jure et forma quibus melius potuit mandans michj no-
tario infrascripto ut publicum conficerem instrumentum.

S f T Ego Pellinus condam Ser Johannis Pelloli de Assisio publicus
appostolica / ac Imperiali auctoritate notarius et judex ordinarius et nunc

a) lettura incerta.

1) Cf. A. CRISTOFANI, Le Storie di Assisi, p. 292 sg.

cir: aec: Gi

iS

i dii eiicdpto ND i e Wb ah c, Pi
L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 55
notarius ad hec per ipsum dominum commissarius spetialiter deputatus su-
pradicte adprobationi et omnibus / et singulis presens interfuj et ea rogatus
scribere de mandato dicti / domini commissarij scrissj et publicavj. Signum-
que meum apposuj consuetum : - :- :-.

In nomine domini Amen Anno domini Millesimo quadrigentesimo vi-
gesimo sexto. Indictione quarta / tempore Sanctissimi patris et domini no-
stri domini Martini divina providentia pape quinti. Die xi11J* mensis novem-
bris. Nobiles viri /

Petrus Fulignoli, porte Sancti Rufini

Andreas Iacobi berti pro se et nomine /

Cicchi contis qui voce sua dimisit ei /

Soldanus Scolarij Ioli, porte Sancti Francisci

Nicolaus Ysolani, porte Sancte Clare
domini Priores populi civitatis Assisij in palatio eorum / residentie colle-
gialiter existentes, ex auctoritate concessa eis per / formam statutorum co-
munis Assisij, visis et examinatis capitulis / et ordinamentis supra in pre-
senti brevi et libello contentis omni / modo iure via et forma quibus melius
potuerunt, ipsum breve / et omnia et singula capitula et ordinamenta dicte
artis Guar/nellariorum et bambacariorum supra contenta et tanquam utilia
et necessaria dicte arti approba / verunt et ratificaverunt, mandantes et
volentes ipsum breve capitula et ordinamenta in eo contenta / utique utilia
et equa inviolabiliter observari debere sub pena et ad penam in ipsis con-
tenta, dummodo / non sint nec redundare possint contra ecclesiasticam li-
bertatem, nec contra formam alicuius statuti / civitatis Assisij; quo casu
que contra predicta essent reprobaverunt et pro reprobatis penitus habue-
runt.

ST T Ego Johannes quondam Angelutij simonis de Assisio publicus
Imperiali et apostolica auctoritate / notarius et nunc notarius Reforma-
tionum et cancellarius comunis Assisij predictis omnibus interfui ro/gatus
scripsi et publicavi et signum quo usus sum postquam effectus notarius apo-
stolicus apposui.

In nomine domini amen. Anno domini Millesimo ccccxxvij Indic-
tione .v. tempore / Sanctissimi in Christo patris et domini domini nostri
domini Martini divina / providentia pape V. Die ultimo novembris.

Antonius accorsini, porte S. Ruphini
Franciscus lodovici, porte perlaxij
Dominus Iacobus conradi, porte S. Iacobi
Iacobus andree Abbatis, porte S. Francisci
Farolfus Vannis, porte S. Clare

c. 19v

c. 23r
c. 25r

GIUSEPPE ZA.CCA.RIA

Priores populi / Civitatis Assisij / in palatio dictorum / dominorum,
unanimiter et / concorditer omni modo, via et forma quibus / melius potue-
runt ex auctoritate eis concessa per formam statuti / comunis Assisij viso
presenti Brevi et capitulis et ordinamentis in / eo contentis predictum Breve
et omnia et singula in eo contenta appro/baverunt et ratificaverunt et pro
approbatis et ratificatis / haberi voluerunt. Mandantes dicta statuta et or-
dinamenta et / capitula ab omnibus quos tangunt inviolabiliter observari
deberi, preter / illa ordinamenta que essent contra statutum Sancte Matris
Ecclesie que / reprobaverunt et pro reprobatis haberi voluerunt.

Ego Gregorius Magistri nicolaj de Signia, publicus Imperiali / aucto-
ritate notarius et nunc cancellarius comunis Assisij predictis omnibus / in-
terfui et Rogatus scripsi et publicavi et signum quo usus / sum apposui

S{T

In nomine domini Amen. Anno domini m cccc? xxvirs® pontifica-
tus / sanctissimi in Christo patris et domini nostri domini Martini divina
providentia / pape V°. Anno eiusdem xiJj?^ mense novembri die vicesima-
nona / vi Indictione. Nobiles viri:

Iohannes bartholutij, porte sancti Rufini
Bartholomaeus Costantini, porte perlaxi
Iohannes ser Iohannis gine, porte sancti Iacobi
Petrus Iacobi, porte sancti Francisci

Philippus politi, porte sancte Clare

Priores populi Civitatis Assisij unacum presentia sapientium virorum
Ser / Iohannis Costantini et Ser Angelini Nicolutij Alegrecti ad infrascripta
fa/ciendum per eosdem dominos priores electorum vacatorum et assumpto-
rum stantes / in camere Audientie palatii eorum, consuete residentie. Ex
auctoritate / eis concessa per formam statutorum et ordinamentorum dicte
civitatis immo necnon ad / maiorem cautelam ex auctoritate eis actributa
per consilium generale cohadu/natum pro huiusmodi materia et pluribus
aliis sollepniter in palatio prelibato / et die xxvii: dicti mensis ut de ipse
consilio et auctoritate apparet in cancellaria / Assisii in libro reformatio-
num? mihi infrascripto cancellario viso per eosdem dominos / priores et
doctos sapientes electo presenti breve et considerato quod omnia capitula /
in eo contenta et declarata sunt iuri consona. Ipsum breve et omnia et sin-
gula / in ea contenta unanimiter ratificaverunt et approbaverunt praeter
illa que essent / contra formam alicui statutorum ordinamentorum sive re-
formationum comunis dicte Civitatis / et que essent contra statum ecclesie

1) Non esiste.

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L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 57
et domini nostri pape que ex nunc pro reprobatis et annullatis / haberi vo-
luerunt omni modo via, iure et forma quibus melius potuerunt.

Ego Cicchus Vallentis de Alatrio publicus Imperiali auctoritate nota-
rius et nunc / Cancellarius comunis Assisij a predictis dominis prioribus et
dictis sapientibus / electus de approbatione huiusmodi brevis rogatus scri-
bere scripsi signumque meum apposui consuetum. è

ST

In nomine domini Anno domini Millesimo cccc? xx viri? die xv®
mensis novembris. Tempore / Sanctissimi, in Christo patris et domini, do-
mini Martiny, divina providentia pape V nobiles prudentes viri,

Pace Angeli, porte Sancti Rufiny,

Iacobus Lucarelli, porte Perlaxj.

Dominus Iacobus Mariani, porte Sancti Iacobi.
Macthiolus Iacobi lane, porte Sancti Francissi.
Egilius egili, porte Sancte Clare.

Priores populi civitatis Assisij, Existentes / in palatio residentie ip-
sorum dominorum priorum dicte / Civitatis Assisij cuius a primo platea
comunis a secundo / Tertio vie publice ex auctoritate eis con/cessa et tributa
per formam statutorum et / ordinamentorum civitatis Assisij viso presenti
breve et omnibus et singulis in eo contentis / omni modo via iure et forma
quibus melius potuerunt ipsum breve et omnia singula capitula in ipso con-
tenta confirmaverunt et approbaverunt preter illa que essent contra formam
/ alicuius statuti, sive ordinamenti, comunis Assisij vel contra statum Sancte
matris ecclesie / Etcetera que ex nunc reprobaverunt et annullaverunt omni
modo Jure et forma quibus / Et melius potuerunt et debuerunt.

Ego Amedutius Pucciti, de Assisio notarius dictorum dominorum prio-
rum predictis interfui, mandato ipsorum predictam approbationem et con-
firmationem scripsi, et propria manu me subcripsi, meumque signum ap-
posui.

STT

In nomine domini Amen Anno domini Millesimo cccc xxxiJ. Indic-
tione x tempore Sanctissimi in Christo / patri et domini domini Eugenij
divina providentia pape quarti die xvii; mensis / decembris prudentes virj

Johannes Mathioli, porte Sancti Rufinj
Alexander Tome, porte Perlaxij
Antonius Johannis, porte Sancti Iacobi
Gabriel Silvestrellij, porte Sancti Franciscj
Laurentius Cicchj, porte Sancte Clare
priores populi Civitatis / Assisij existentes in palatio eorum residentie Viso

c. 26r
c. 26v

58 GIUSEPPE ZACCARIA

dicto Breve et eius Capitulis et / ordinamentis Et etiam / ipsis omnibus di-
ligenter examinatis ac contentis et comprehensis in eis ex auctoritate / eis
concessa et actributa per forma Statutorum dicte Civitatis Assisij dictum /
Breve et omnia capitula et ordinamenta in eis contencta unanimiter et con-
cordi/ter confirmaverunt aprobaverunt et omologaverunt in omnibus et per /
omnia prout jacent Et ipsa mandaverunt inviolabiliter observarj preter /
illa que essent contra formam Statutorum et ordinamentorum dicte civita-
tis / Assisij et contra Statum sancte Matris Ecclesie Que ex nunc tenore /
presentium irritaverunt cassaverunt annullaverunt et deroga/verunt ceteris
alijs in suo robore et firmitate remanentibus / omni meliori modo, via Iure
et forma quibus melius / fieri potest mandantes mihi Pellino notario infra-
scripto ut de predictis / publicum conficerem instrumentum.

S t T Ego Pellinus quondam Ser Johannis Pellolj de Assisio publicus
/ appostolica et Imperiali auctoritate notarius et Iudex ordinarius approba-
tioni predicte presens interfui et ea Rogatus scribere de mandato dictorum
dominorum priorum / scripsi et publicavj Signumque meum apposui con-
suetum.

In dei Nomine amen Anno a Nativitate domini Nostri Yesu Christi
Millesimo Quatragentesimo / trigesimo quarto Anno xij tempore domini
Eugenij pape quarti die xv mensis novembris.

Ugolinus Iacobi Ninj, porte Santi Rufini

Francischus Lodovici conradi, porte perlaxi

Felippus Maye; porte Sancti Iacobi

Bartolomeus Iohannis Amatutij, porte Sancti Francisci
Iohannes Cicchi ponzani, porte Sancte Clare

Magnifici priores populi Civitatis Assisij exitentes in unum in Audien-
tia palatij / habitationis et Residentie ipsorum dominorum priorum unani-
miter et concorditer visis / omnibus et singulis capitulis in presenti brevi
seu matricola descriptis omni meliori / modo via Ire et forma quibus melius
potuerunt vigore arbitrij eis concesse pro forma statutorum comunis Assisij
aprobaverunt et confirmaverunt et omologaverunt omnia et singula / capi-
tula et ordinamenta ex nunc haberi voluerunt et mandaverunt exceptis et
reservatis / omnibus ordinamentis et capitulis facientibus in aliquo contra
formam alicius statuti dicti comunis Assisj vel contra presentem pacificum
et tranquillum statum. Illustris et excelsij domini nostri domini Nicholaij
de fortibraccis Sancte sacre Sinodi sancteque Romane / ecclesie capituli ge-
neralis etc domini generalis dicte Civitatis Assisij? quibus sic /in aliquo con-
tra facientibus expresse derogaverunt et irritaverunt et pro cassis / atque
annullatis ex nunc haberi voluerunt et mandaverunt omni meliori modo,

1) Cf. A. CRISTOFANI, Le Storie di Assisi, p. 305.

meum UNO I AL IN E RI) TORTO” È EAT ORC DE
L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 59
via Iure et forma quibus melius potuerunt Mandantes mihi / Antonio Ia-
cobi notario infrascripto ut de predictis publicum con/ficerem instrumentum.

Ego Antonius Iacobi Salvoli de Assisio, imperiali / auctoritate notarius
supradittorum dominorum priorum supradicte / aprobatione presens inter-
fui et hec Rogatus / scribere scrissj de mandato dictorum dominorum prio;
rum signum / que meum apposui consuetum.

S{T

In nomine domini Amen. Anno domini Millesimo cccc xxxvJ. Indic-
tione xirxj tempore / domini domini Eugenij pape quarti die xxvirj mensis
novembris prudentes virj

Johannes Bartolutij, porte Sancti Rufinj

Johannes Marcj, porte perlaxij

Alisander Antolinj, porte Sancti Jacobi

Gentile Magistri Bartolomej, porte Sancti Franciscj
Laurentio Cicchj pelagalli, porte Sancte Clare

Priores populi Civitatis Assisij Existentes in palatio / eorum habita-
tionis auctoritate eis concessa et omni modo, Iure / via et forma quibus me-
lius / potuerunt viso presenti Breve et omnibus et singulis capitulis / et or-
dinamentis superius in eo contenptis ipsum Breve et omnia et singula capi-
tula et ordinamenta / predicta adprobaverunt, Confirmaverunt et Ratifi-
caverunt / exceptis capitulis et ordinamentis que essent contra vel preter
formam alicuius / capituli statutorum comunis assisij. Et contra honorem
et statutum Sancte Matris / Ecclesie. Que capitula et ordinamenta que es-
sent contra vel preter formam statutorum predictorum in ea parte tamen,
Reprobaverunt et infirmaverunt Et pro/reprobatis et infirmatis ex nunc
haberi voluerunt. Ac etiam / reprobaverunt omnia et singula capitula et
ordinamenta que scripta non essent / in presenti Breve.

Ego Nicolaus condam Andreutij de assisio Imperiali auctoritate no-
tarius / et ex nunc notarius dictorum dominorum priorum predictis omnibus
interfui et ea rogatus / mandato ipsorum dominorum priorum scripsi et pu-
blicavi et singnumque meum adposui.

STT

In nomine domini Amen Anno domini Millesimo cccc? xxxviJj In-
dictione quinta decima / sanctissimi in Christo patris et domini et domini
Eugenij pape quarti die x mensis Novembris prudentes viri
Tomassinus Blaxij, porte Sancti Rufini
Petrus Bini, porte perlaxj
Paulus Niccholutij, porte Sancti Iacobi
Antonius Biancholini, porte Sancti Francisci
Antonius Pontiani, porte Sancte Clare

c. 27r

c. 270
GIUSEPPE ZACCARIA

Priores populi civitatis assisij / Existentes in palatio eorum residentie
habitationis auctoritate eis concessa / et omni modo Iure via et forma quibus
melius potuerunt Viso presenti breve et omnibus / et singulis capitulis et
ordinamentis supra in eo contentis ipsum breve et omnia singula / et ordi-
namenta predicta adprobaverunt et confirmaverunt et Ratificaverunt Ex/
ceptis capitulis et ordinamentis que essent contra formam alicuius / capituli
statutorum comunis assisij et contra honorem Sante Matris Ecclesie. Que
capitula et / ordinamenta que essent contra vel preter formam statutorum
predictorum in ea parte tantum Re/probaverunt et infirmaverunt et Re/pro-
batus et Infirmatus ex nunc haberi voluerunt et etiam reprobatione omnia
et singula capitula et ordinamenta que scripta non essent / in presenti brevi.

Ego Sante Santutij de assisio, imperiali auctoritate notarius et ex
nunc / notarius dictorum dominorum priorum predictis omnibus interfui et
ea rogatus de mandato ipsorum dominorum priorum scripsi et publicavi
singnumque meum consuetum / apposui.

Sue

In nomine domini Amen Anno domini millesimo quatragentesimo tri-
gesimo nono Indictione secunda / tempore Sanctissimi in Christo patris et
domini Eugenij divina providentia pape quartj et die / decima quinta mensis
Novembris

Victorinus Giaconelli, porte Sancti Rufinj

Alexander Tome, porte perlaxj

Christofanus Franciscj Filippj, porte Sancti Iacobi

Antonellus Iacobi Salvolj, porte Sancti Francissj

Franciscus Finj, porte Sancte Clare
priores populi Civitatis Asisij Existentes / jn palatio Eorum solite residen-
tie / omnes in unum congregati viso dicto breve et eius / Capitulis et ordi-
namentis et ipsis di/ligenter Aceptis et examinatis auto/ritate eijs concessa
ed adtributa per / formam statutorum Civitatis Asisij dictum breve et om-
nia Capitula In eo contenta / unanimiter et concorditer Adfirmaverunt et
Approbaverunt in omnibus et per omnia / prout iacet et mandaverunt ea
inviolabiliter observari preter illa que essent contra Ecclesiasticam liberta-
tem vel contra statum Illustri et Exelsi domini C[omitis] F[rancisci] Fortie
vice Comitis Cotignole / et Ariani Comitis sacrosante Romane Ecclesie Gon-
falonerij et cet. 9 vel contra statum / dicte Civitatis Asisij et statutorum et
ordinamentorum eiusdem que ex nunc harum serie cassa/verunt et ipsis
Expresse derogaverunt ceteris aliis in suj Roboris firmitate manentibus /

1) Di parte feltresca, perché Assisi in questo periodo ondeggió per il
dominio tra le parti di Perugia, papale e feltresca. Cf. A. CRISTOFANI, Le
Storie di Assisi, p. 313, n. 12 e 13.

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L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 61

omni meliori modo via jure et forma quibus magis et melius fierj potest et
debet /

Et ego Franciscus Christoforj de Asisio notarius et nunc notarius dic-
torum dominorum priorum Rogatus a dictis dominis prioribus de approba-
tione predicta eandem fideliter scripsi et publicavj signumque meum appo-
suj

STT

In nomine domini Amen Anno domini Millesimo Quatragentesimo
quatragesimo / primo indictione quarta tempore sanctissimi in Christo patris
et domini / Eugenij divina providentia pape quarti et die xxIry mensis no-
vembris /

Arcangelus georgij, porte Sancti Rufini

Antonius Asseptati, porte perlaxi

Antonius Angeli alias toso, porte Sancti Iacobi

Angelus Victorini, porte Sancti Francisci

Antonius Angeli Morici, porte Sancte Clare
priores populi Civitatis Asisij / existentes in palatio eorum solite residentie
omnes / in unum congregati viso dicto Breve et eius / capitulis in eo con-
tenctis et ipsis diligenter / examinatis et adceptatis et auctoritate eis / con-
cessa et adtributa per formam statutorum civitatis Assisij dictum Breve et
omnia capitula in eo contencta unanimes et concorditer affirmaverunt et
approbaverunt / in omnibus et per omnia prout iacet et mandaverunt ea
inviolabiliter / observari praeter illa que essent contra ecclesiasticam liber-
tatem vel contra statum Illustri et Excelsi domini C[omitis] F[rancisci]
Sfortie vice comitis etc. 9) vel contra statum / dicte Civitatis Assisij et sta-
tutorum et ordinamentorum eiusdem que ex nunc harum / serie cassaverunt
et ipsis expresse derogaverunt Ceteris / aliis in sui roboris firmitate manen-
tibus omni meliori modo via Iure et forma quibus magis et melius desidera-
bitur possit et debet.

Et ego Rossius Andree Iacobecti de Assisio publicus et Imperiali auc-
toritate et Iudex ordinarius verbo et mandato dictorum Magnificorum do-
minorum priorum rogatus scribere scripsi et publicavi signumque meum con-
suetum apposui ;

SI

Signum mei Rossij notarij infrascripti

In Christi nomine, amen. Anno a nativitate eiusdem millesimo quadri-
gentesimo quinto Indictione / tertia, pontificatus Sanctissimi in Christo

1) Francesco I Sforza (f 8 marzo 1466). Il fratelto Alessandro guidò
le truppe mercenarie su Assisi e consegnó la città al papa Eugenio IV. Cf.
A. CRISTOFANI, Op. cit., p. 310, n. 17.

5

c. 28v

c. 30v
62 GIUSEPPE ZACCARIA.
patris et domini nostri domini Calisti divina providentia pape tertii Anno
primo die xx1J mensis decembris. Magnifici viri Iacobus paulotij, porte sancti

Rufini
Salves Benece, porte perlaxij
“I Petrus pezzanere, porte Sancti Iacobi
I Iacobus Levj, porte Sancti Francisci
MI Monalditius Francisscij, porte Sancte Clare

ii Priores populi civitatis Assisij existentes in palatio Comunis eorum
solite residentie / viso dicto brevi Guarnellariorum et Bambacariorum et
omnibus ordinibus et / capitulis in eo descriptis ipsisque diligenter examinatis
: | ex auctoritate et bailia sibi ut supra concessis actributis unanimiter et con-
a | corditer eorum nemine discrepante / vel contradicente breve ipsum ac omnia
hordinamenta et capitula in eo descripta / adprobaverunt et confirmaverunt
exceptis hiis si qua forent que essent et fore reperirentur contra statum et

i liber/tatem Ecclesie ac honorem et statum prefacte civitatis Assisii et pre-
I | factorum dominorum priorum et suj offitij nec/non contra bonos mores et
Î| | formam Statutorum et ordinamentorum dicte civitatis que et nunc prout
- MEI ex tunc / voluerunt esse cassa, irrita dicta valida et confirmata in suo / ro-

2 (IN bore duratura et ab omnibus inviolabiliter observari omnibus melioribus

modo via iure et forma quibus / magis et melius potuerunt et possunt tam

de jure quam de consuetudine.

| Et ego petrus Antonij Silvestrij de Assisio notarius et nunc notarius
dictorum dominorum priorum rogatus / a dictis dominis prioribus de apro-

T | batione predictam eadem fidelitate scrissci et publicavi Signum /que meum

il I adpposuj

STT

il c. 29r In Christi nomine amen. Anno a nativitate eiusdem Millesimo quadri-
ui gentesimo quadragesimo octavo, jndictione unde/cima pontificatus vero Bea-
t! lissimi in Christo patris et domini domini Nicolai divina providentia pape
quinti / Anno secundo mensis decembris decimoctavo. Magnifici domini
MI Antonius Georgij, Porte Sancti Ruffini

a Aloisius Apolonij, Porte Perlasij

"a Johannes Beggatis, Porte Sancti Jacobi

di Ser Nicolaus Antolini, Porte Sancti Francisci

| Nicolaus Isolani, Porte Sancte Clare

| Priores populi Civitatis Assisij, existentes in palatio Comunis eorum /
solite residentie viso dicto breve Guarnelariorum et bambachariorum / et
omnibus ordinibus et capitulis in eo descriptis ipsisque diligenter exa/minatis
ex auctoritate et bailia sibi ut supra concessa et actributa una /nimiter et
concorditer eorum, nemine discrepanti vel contradicente / breve ipsum, ac
omnia ordinamenta et capitula in eodem conprehenssa approbaverunt et

a AA

ibi
i

bero cose recon CRERTNTTOE = 7

PSR ate CORI Ot o L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 63

confirmaverunt, exceptis / hijs si qua forent que essent et fore repperirentur
contra statum et libertatem Ecclesie, ac honorem et statum prefate Civi/ta-
tis Assisij et prefatorum dominorum priorum et sui officij, nec/non contra
bonos mores, et formam statutorum et or/dinamentorum dicte Civitatis que
ex nunc prout ex tunc voluerunt esse cassa irrita et nullius roboris / vel mo-
menti. Mandantes predicta valida et confirmata in suo robore duraturà, et
ab omnibus inviolabiliter / observari omnibus melioribus modo, via Iure,
et forma quibus et melius potuerunt et possint tam / de jure quam de con-
suetudine.

ST T Ego Johannes piato quondam ser Albertini piato de Montes-
silicis civis paduanus, publicus Apostolica et imperia/li auctoritate notarius
et dicti Comunis Assisij Cancellarius premissa confirmationi et aprobationi
suprascripti brevis, et conten/torum in eo presens fui et rogatus ac mandato
prefatorum dominorum priorum fideliter scripsi et publicavi sub meis signo
et nomine consuetis.

In Christi nomine amen: Anno a nativitate eiusdem Millesimo rr1J
XLVIIIJ®: indictione vij: pontificatus Sanctissimi Domini Nostri domini /
Pij divina providentia pape secundi anno secundo : die vero r1 Decembris :

Magnifici domini /
Patruspaulus Ser Angelini
Nicolaus Cichj epe

Petrus Bartholutij tessor
Iacobus Ugolini

Palemon Ugolini et
Marinus Nicolai de palatio

Priores populi civitatis Assisij: viso dicto Breve: et capitulis in eo-
dem descriptis / discussis et examinatis existentes in unum congregati et
cohadunati in / camera secrete audientie palatii eorum solite residentie : ex
arbitrio et / facultate eis tam per consilium generale quam per colloquium
concessis et attri/butis: tam de iure quam de consuetudine: ipsum Breve
et omnia et singula capitula in eodem / contenta et descripta confirmaverunt
et approbaverunt: illis tamen exceptis / si qua forent: que essent contra
ecclesiasticam libertatem, vel contra formam statutorum ordinamentorum
et reformationum : ac etiam contra bonos / et honestos mores: quibus ex-
presse derogaverunt: illa totaliter cassantes et annullantes: aliis vero in
suo robore / duraturis omni modo etc.

ST T Et ego Nicolaus Antonij de Montefalco publicus imperiali auc-

toritate notarius iudex / ordinarius : et nunc Cancellarius et notarius Refor-
" mationum prefate Civitatis Assisij: que predictis omnibus et singulis / dum
sic ut supra confirmaverunt et annullaverunt interfui et presens fui: eaque
rogatus scribere scripsi / et publicavi : signumque meum apposui consuetum.

C, d 1v
c. 29r

c. 290

64

GIUSEPPE ZACCARIA

In Christi nomine amen. Anno a nativitate eiusdem Millesimo quadra-
gentesimo quadragesimonono Indictione duodecima | die vigesimotertio men-
sis decembris, pontificatus vero prefati domini Nostri pape Anno tertio.
Magnifici domini

Andreas breccie, porte Sancti Ruffini

Menecutius petri, porte Perlasij

Santes Mathej Vitalis, porte Sancti Jacobi

Magister Franciscus Magistri Johannis, porte Sancti Francisci
Franciscus Jacobi Berti, porte Sancte Clare

Priores populi dicte Civitatis Assisij, existentes in palatio Comunis /
eorum solite residentie, viso dicto brevi Guarnellariorum, et / omnibus or-
dinibus et capitulis in eo descriptis, ipsisque diligenter exa/minatis, ex auc-
toritate et bailia sibi, ut supra, concessis : et actributis / unanimiter et con-
corditer eorum nemine discrepante vel contradicente breve / ipsum ac om-
nia ordinamenta et capitula in eo descripta approbaverunt et confirmaverunt,
exceptis hiij si qua / forent que essente et fore reperirentur contra statum et
libertatem Ecclesie ac honorem et statum prefate Civitatis / Assisij et. pre-
fatorum dominorum priorum et sui officij; necnon contra bonos mores et
formam statutorum, et ordinamentorum / dicte Civitatis que ex nunc prout
ex tunc voluerunt esse cassa irrita, et nullius valoris. Mandantes / predicta
valida et confirmata in suo robore duratura: et ab omnibus inviolabiliter
observari omnibus melioribus modo / via Iure et forma quibus magis et me-
lius potuerunt et / possint tam de jure quam de consuetudine /

S t T Ego idem Johannes piato cancellarius scripsi ut supra

In Christi nomine Amen. Anno domini ab eiusdem nativitate mille-
simo quatercentessimo quinquagessimo / indictione xrr;, tempore Sanctis-
simi in Christo patris et domini Nostri domini Nicolai divina providentia
dignissimi pape V^ die vero xvii; mensis decembris pontificatus eiusdem
domini Nostri anno quarto /

Petrus Paulotij, porte Sancti Rufini

Honofrius Magistri Lene

Jacobus Lucarelli, porte perlasij

Johannes Franciscus domini Jacobi, porte Sancti Jacobi
Apollonius doni, porte Sancti Francisi

Magnifici domini priores dicte Civitatis Asisij / absente tamen Johanne
ponzani, porte Sancte Clare / priore, eorum sotio aliquibus legitimis de cau-
sis / Existentes in unum congregati et cohadunati in / pallatio eorum solite
Residentie. Viso dicto brevj / guarnellariorum et omnibus ordinibus et ca-
pitulis in eo descriptis ipsisque diligenter examinatis / ex auctoritate et ba-
lia eisque ut supra concessis et actributis, unanimiter et concorditer ipsorum /
nemine discrepante vel contradicente, breve ipsum ac omnia ordinamenta et

Ue

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L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 65

capitula in eo descripta appro/baverunt et confirmaverunt exceptis ipsis si
qua forent que essent et fore reperirentur contra / statum et libertatem Ec-
clesie ac honorem et statum prefate Civitatis Assisij et prefatorum / domi-
norum priorum et sui offitij, nec non contra bonos mores et formam statu-
torum et ordinamentorum dicte / Civitatis, que ex nunc prout ex tunc, vo-
luerunt esse cassa jrrita et nullius valoris / Mandantes predicta valida et
confirmata in suo robore duratura, et ab omnibus inviolabiliter / observari
omnibus melioribus modo, via, jure et forma quibus magis et melius potue-
rint et / possent tam de jure quam de consuetudine.

Et ego Ghuiglelmus Bartholomei de Spoleto publicus imperiali aucto-
ritate notarius / et judex ordinarius nunc vero Cancellarius ac notarius Re-
formationum prefate Civitatis Assisij / que supradicte confirmationi et ap-
probationi brevis et contentorum in eo presens fui et rogatus / ac mandato
prefatorum dominorum priorum fideliter scripsi et publicavi, meoque solito
signo signavi.

In dei Nomine Amen. Anno domini millesimo ccccLi indictione x11132.
Tempore Sanctissimi in Christo patris et domini et domini Nicolaj / divina
providentia pape quinti die vero xi? mensis decembris

Evangelista fantusati, porte Sancti Ruphini
Mennecus caiote, porte perlaxi

Iohannes Vezantis, porte Sancti Iacobi
Mannes Ciminelli, porte Sancte Clare

Ser Iulianus pauli Ser Iacobi

Magnifici domini priores populi dicte civitatis Assisij Existentes in /
unum congregati et cohadunati in palatio eorum solite residentie et / in
audentia dicti palatii viso presenti brevi et omnibus et singulis / ordinibus
capitulis et ordinamentis in Ipso brevi descriptis ipsisque / cum diligentia
examinatis cognoscentesque ipsa fore utilia et necessaria / et auctoritate eis
in hac parte concessa et adtributa, unanimiter et / concorditer ipsorum ne-
mine discordante neque contradicente, dictum breve / et omnia et singula
capitula et ordinamenta in eo descripta conprehensa et adnotata confirma-
verunt et approbaverunt / in omnibus et per omnia sicut iacent, Mandantes
ea inviolabiliter observari, demptis illis si qua forent / que essent et fore
reperirentur contra statum Sanctissimi Domini nostri pape sancteque ro-
mane ecclesie et statum et honorem / dicte civitatis Assisij et preter et con-
tra formam statutorum et ordinamentorum eiusdem Civitatis Assisij et pre-
fatorum dominorum priorum presentium / et qui pro tempore erunt et con-
ira bonos mores predicte civitatis que et quodlibet ipsorum ex nunc cassa-
verunt /irritaverunt et abolerunt et pro cassis irritis et abolitis ac et nullius
valoris esse voluerunt / ceteris vero aliis in sui roboris firmitate manentibus
omni meliori modo via Iure causa et forma / quibus magis et melius de Iure
et secundum formam dictorum statutorum civitatis Assisij fieri potest et debet

c. 29v
c. 30r

c. 30r

GIUSEPPE ZAJQGCARIA

S t T Ego Ludovicus Isolani publicus Imperiali auctoritate notarius et
iudex ordinarius et nunc notarius / cancellerie comunis Assisii et ad predicta
per presentes magnificos dominos priores predictos electus et deputatus pre-
dictis / confirmationi approbationi cassationi et adnullationi in omnibus
supradictis in proximo precedenti contenta contentes interfui et presens fui,
eaque rogatus scribere scripsi et publicavi signumque meum / consuetum
adposui, ad fidem et testimonium omnium premissorum

In Christi nomine Amen Anno a nativitate eiusdem millesimo 1HJLIJ.
Indictione xv. die vero xx1y mensis decembris / pontificatus Sanctissimi in
Christo patris et domini nostri domini Nicolai divina providentia dignissimi
pape VÉ.

Anno suprascripto Magnifici domini /

Iacobus Egidi, porte Sancti Rufini

Alexander thome, porte perlasij

Magister Franciscus magistri Johannis porte Sancti Jacobi
Lucas Iohannis Fini

Bartutius petri, porte Sancti Francisci

Petrus de quarto, de tre porte Sancte Clare

Priores populi dicte civitatis Assisij Existentes in unum congregati et
cohadunati / in Pallatio comunis eorum solite Residentie. Viso dicto breve
et ordinibus et / capitulis in eodem descriptis ipsisque diligenter examinatis.
Et auctoritate et / baylia eisdem dominis prioribus concessis et actributis
Ipsum breve ac etiam capitula / in eodem contenta et apposita, confirma-
verunt et approbaverunt. Illis tamen / exceptis si qua forent vel essent re-
perirentur contra Ecclesiasticam libertatem necnon contra statuta ordina-
menta ac reformationes et bonum publicum honestatem et bonos mores
prefate civitatis : que ex / nunc volunt et esse cassa irrita ac nullius valoris
efficacie vel momenti mandantes predicta valida / et confirmata in suo
robore duratura ab omnibus inviolabiliter observari: omnibus melioribus
modo etc.

S t T Et Ego Guglelmus Bartholomaei de Spoleto publicus imperiali auc-
toritate notarius et judex ordinarius et nunc / cancellarius et notarius Re-
formationum prefate civitatis Assisij que predicte confirmationi et deroga-
tioni / interfui et presens fuy ea de mandato Rogatus scribere scripsi et pu-
blicavj signumque meum apposui consuetum.

In dei nomine. Amen. Anno domini millesimo ccccLus3 Indictione
prima. Tempore Sanctissimi in Christo patris et domini / domini Nicolaj
divina providentia pape V! et die prima mensis decembris. Magnifici et
spectabiles virj

Angelus Gabrielis porte Sancti Rufini
Octavianus Logi, porte Sancti Iacobi

UxT

iam c T ig een ome —-- tu

dei Es e SR aprire A i TM e MO Wh he i vip, QOBA. No S oon c e ePi m
L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 67

Rainaldus petrutii, porte Sancti Francisci et
Lodovicus ser Antonij, porte Sancte Clare

Priores populi civitatis Assisii. Existentes in audentia palatii / eorum
solite Residentie, eorum propriis nominibus et nomine et vice domini | Ma-
zici Christofori prioris porte perlaxi unanimiter et concorditer / ex auctori-
tate et arbitrio eis concessis tam per formam Statutorum comunis | Assisij
quam per consilium generale dicte civitatis, viso presenti brevi et ordinibus
et capitulis in eo descriptis ipsumque / diligenter examinatis ipsum breve ac
etiam capitula in eodem contencta et apposita confirmaverunt et / appro-
baverunt illis tamen exceptis si qua forent vel esse reperirentur contra eccle-
siasticam libertatem nec non / contra statutum et ordinamenta ac reforma-
tiones et bonum publicum honestatem et bonos mores prefate Civitatis /
que ex nunc voluerunt esse cassa irrita et nullius valoris efficacie vel momenti.
Mandantes / predicta valida et confirmata in suo robore duratura ab omni-
bus inviolabiliter observari omnibus / meliori modo, via jure et forma quibus
magis et melius possunt et debent etc.

S f T Et ego Polidorus Lodovici de Assisio publicus imperiali auctori-
tate notarius et judex ordinarius predicte approbationi presens interfui et
ea rogatus scribere mandato prefatorum dominorum priorum scripsi et pu-
blicavi, signumque meum apposui consuetum ad fidem et testimonium om-
nium premissorum.

In Christi nomine, amen. Anno a nativitate eiusdem millesimo quadrigen-
tessimo quinquagessimo quarto / Indictione secunda, pontificatus Sanctissimi
in Christo patris et domini nostri domini Nicolai divina providentia dignissimi
pape V anno / octavo die vero xv mensis decembris. Magnifici domini

Nicolaus Silvestri, porte Sancti Rufini
Alexander Thome, porte perlasij
Jacobus petri, porte S. Jacobi

Franciscus philipputij, porte S. Francisci
Nicolaus Ysolanj, porte S. Clare.

Priores populi civitatis Assisij viso dicto breve et / capitulis in eodem
descriptis discussis et examinatis / Existentes in unum congregati et coha-
dunati in / camera secrete Audentie pallatij eorum solite residentie / Ex
arbitrio ac facultate eis tam per consilium generale / quam etiam per collo-
quium concessa et actributa tam de jure quam de consuetudine ipsum breve
et omnia / et singula capitula in eodem contenta et descripta confirmaverunt
et approbaverunt illis tamen / exceptis si qua forent que essent contra eccle-
siasticam libertatem vel contra bonos et honestos mores quibus expresse
derogaverunt / illa totaliter cassantes et adnullantes aliis vero in suo robore
duraturis omni modo etc.

ST Et ego Ghuiglielmus Bartholomaei de Spoleto publicus imperiali
auctoritate notarius et judex ordinarius / et nunc cancellarius et notarius

c. 30v
ari cet

casa criar

c.31r

c. 31v

68 GIUSEPPE ZACCARIA

Reformationum prefate civitatis Assisij qui predictis omnibus / et singulis
dum sic ut supra confirmarentur adnullarentur interfui et presens fui. Ea
que Rogatus scribere scripsi et publicavi Signumque meum apposui consue-
tum.

In nomine domini amen. Anno a nativitate eiusdem Mcccc Lvij??
indictione quinta: pontificatus Sanctissimi in Christo patri et domini nostri
domini Nicolai divina providentia dignissimi pape quinti ^) anno tertio die
vero xviJ Decembris. Magnifici domini Nicolaus Silvestri alias Roborella
porte Sancti Rufini

Dominus Mazichus Christophori, porte Perlaxi
Angelus Chiavarini, porte Sancti Iacobi
Petrus Tribulmi, porte Sancti Francisci
Nicolaus Archangeli, porte Sancte Clare.

Priores populi Civitatis Assisij viso dicto Breve / et capitulis in eodem
descriptis discussis et examina/tis Exixtentes in unum congregati et coha-
dunati / in camera secrete audientie palatij eorum solite residentie / ex ar-
bitrio et facultate eis tam per consilium generale / quam etiam per collo-
quium concessis et attributis tam de iure/ quam de consuetudine ipsum Breve
et omnia et singula capitula in eodem contenta et descripta confirma/verunt
et approbaverunt: illis tamen exceptis si qua forent que essent contra li-
bertatem ecclesiasticam / vel contra formam statutorum ordinamentorum et
reformationum : ac etiam contra bonos et honestos mores / quibus espresse
derogaverunt : illa totaliter cassantes et adnullantes: alijs vero in suo ro-
bore / duraturis omni meliori modo via iure et forma etc.

ST T Et ego Nicolaus Antonij de Montefalco publicus imperiali auc-
toritate / Notarius et iudex ordinarius : et nunc cancellarius et notarius Re
for/mationum prefate civitatis Assisij: quod predictis omnibus et singulis
dum sic ut supra / confirmarentur ed adnullarentur interfui : et presens fui:
eaque rogatus scribere / scripsi et publicavi : signumque meum apposui con-
suetum :

YHS

In Dei nomine Amen Anno domini M? cccc? LxJ*. Indictione nona /
Tempore domini pij divina providentia pape secundi et die penultima mensis
decembris in audentia Magnificorum Dominorum Priorum sita in palatio
eorum solite residentie iuxta suos confines

Magnifici virj
Iacobus Bartholutij
Antonius ser Mariani

a) ms. Tertii.

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XN GONE. ^.

L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI

Batista mathiolj Lanj

Sanctorus bonolini

Sanctes Iacobi berti et

Cichus Iohannis marie
priores populi Civitatis Asisij de / mense novembris et decembris dicti anni /
Choadunati et congregati in unum una/nimiter et concorditer et nemine ip-
sorum discrepante. Existentes in dicta eorum / audentia auctoritate eis data
et attributa / in similibus more solito tam per consilium generale / quam per
conloquium et remissione, volentes exequi laudabilem consuetudinem et ite-
rum / in similibus observatam omni meliori modo et via viso dicto brevi
et capitulis in eo de/scriptis dictum breve et omnia dicta capitula appro-
baverunt et confirmaverunt et ratifica/verunt illis tamen exceptis si que
essent contra statum sancte matris ecclesie, contra bonos / mores et contra
formam statutorum Civitatis Asisij quibus expresse derogaverunt / aliis
vero in suo robore permaneant duraturis etc.

S f T Et ego Iacobus condam mathioli de Assisio, publicus imperiali /
auctoritate notarius et judex ordinarius supradictis omnibus et singuli pre-
sens fui / interfui et ea rogatus scribere scripsi et publicavi signumque meum
apposui in fidelitate et testimonium premissorum. Et quia ser Georgium
Nicolai de Assisio notarius prefatorum Magnificorum Dominorum priorum
quantocumque occupatus ad maiora et negotia eorundem commisit supra-
scripta michj Iacobi notario suprascripto, ut de predictis publicum confice-
rem instrumentum, etc.

In dei Nomine amen. Anno domini M?ccccLxvJ indictione [xiv] /
tempore sanctissimi in Christo patris et domini domini paulj divina provi-
dentia pape / secundi die vero decimo sesto mensis decembris. Magnificj
domini /

Bonusacquistus de Senebei
Pulimante

Nardus ponzani

Beraddinus benedicti

Bartolomeus Rosciecti et

Tomas cole de castro sancti gregory

Priores populi civitatis Asisisij, viso dicto brevi et capitulis in / eo
descriptis et diligenter examinatis. Existente congregato et / quoaddunato
insimul in audentia / palaty, solite residentie dictorum dominorum / priorum
Ex arbitrio et auctoritate eis concessa per consilium generale et longa / con-
suetudine dicte civitatis ipsum breve et omnia capitula in eo conptenta /
descripta, confirmaverunt et adprobaverunt illis tamen Exceptis que essent
/| contra ecclesiasticam libertatem vel contra formam statutorum et ordi-
namentorum et reforma/tionum civitatis Assisij et contra bonos et onestos

c. 32r
c. 32V

70 GIUSEPPE ZACCARIA

mores et illa capitula / vel aliqua ipsorum quae essent contra utilitatem ali-
quorum civium dicte civitatis Asisy vel / quae essent in dicta arte bamba-
cariorum et maxime improbant et reprobant illa / capitula vel capitulum
quibus cavetur quod nullus bambacharius possit vel debeat / battere alicui
civy vel forensi aliquam quantitatem bombacis novi vel veteris cum / illud
capitulum aregat in danpnum civium et comitatensium quod capitulum vo-
luerunt Expresse voluerunt esse nullius valoris ac etiam reformaverunt om-
nia capitula quo cavetur quod nullus forensis / possit portare ad civitatem
Asisy vel eius comitatus causa vendendi aliquod genus bombacis / sive ten-
tum sive album sive bordiam quod capitulum Expresse annullaverunt et
voluerunt esse nullius valoris omni meliori modo etc.

Et ego Bartolomeus Antonij de Asisio publicus et imperiali auctoritate
notarius et Nunc / notarius dictorum dominorum priorum predictis interfui
et ea Rogatus de mandato / ipsorum dominorum priorum Asisy scripsi et
publicavi singnumque meum aposuy / consuetum

Signum f mey Bartolomey notari
suprascripti

In nomine domini nostri Iesu Christi Amen. Anno domini a nativi-
tate eiusdem millesimo / quadringentesimo sexagesimo septimo. Indictione
decimaquinta: tempore Sanctissimi in Christo / patris: et domini domini
Pauli divina providentia pape secundi: Die vero decimanona mensis / De-
cembris : Magnifici domini /

Dominus Nicolaus Ser Antonij de pelis

Honofrius Cole.de Vallechio

Victorinus Mathei

Mariottus Antonij Georgij :

Bartholomeus Cole Cole et

Iohannes Meneci de Castronovo
domini priores Comunis et populi Civitatis Asisij in unum congregati / in
audentia secreta palatij eorum solite residentie : Viso / suprascripto breve
Guarnellariorum et bambacariorum et / omnibus capitulis et ordinamentis
in eo descriptis et an/notatis, hisque visis lectis et diligenter examinatis /
auctoritate balia et potestate sibi et eorum officio attributis omnibus / me-
liori modo via jure, et forma quibus magis et melius tam de jure, quam de
consue/tudine potuerunt et possunt ipsum breve, et omnia et singula eius
capitula, et ordi/namenta prout descripta, et annotata sunt per omnia et
singula exceptis in his que / in totum vel in partem essent contra ecclesia-
sticam libertatem, et contra bonos mores / huius civitatis seu eius pacificum
statum, quibus et eorum cuilibet omnino derogaverunt / presentium tenore
approbaverunt, laudaverunt, et confirmaverunt : Mandantes dictum / breve
et ordinamenta / et capitula predicta inviolabiliter observari etc.

Ego Benedictus ser Baptiste de Montefalco publicus apostolica et im-
periali auctoritate notarius et judex / ordinarius: et nunc cancellarius et

zs —

o CUN ISSUE KL o id PRIN ORC

———
L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 71

notarius reformationum Comunis et populi dicte civitatis Asisij / premissis
omnibus et singulis dum sic ut premittitur agerentur iterfui, et ea rogatus
scribere / scripsi: et signum meum quo usus sum postquam effectus sum
notarius apostolicus et Imperialis / simul apposui consuetum

STT

Time Deum à

In Nomine domini nostri iesu christi amen. Anno domini millesimo
cccc? LXXXJJ* Indictione [xv] / tempore Sanctissimi in christo patris et
domini domini Sixti pape IIII, et die xv® mensis decembris / Congregatis
et cohadunatis hominibus artis bambacariorum civitatis Asisij jn ecclesia /
Sancti Pauli de Asisio cui ecclesie a primo strata comunis a secundo res San-
cti Benedicti et alia / latera, de mandato providorum virorum Iacobi Cri-
stofori camerarij dicte artis et Gregorij Sanctis massarij dicte Artis. In qua
quidem congregatione interfue/runt et presentes fuerunt infrascripti homi-
nes dicte artis, videlicet unacum supradictis camerario et massario /

Antonius Francisci Contis

Franciscus paulonj

Antonius Saccomanni

Lippus Galassi

Franciscus benedicti vici

Antonius Riccardi

Sensus Mathei

Laurentius Stefani

Andreas Iacobi alias coccio

Galassus Lippecti, statim veniente post prescriptos etc.

Qui sunt et representant due partes hominum dicte artis / in dicta
civitate nunc existentes unanimiter et concorditer / nemine ipsorum discre-
pante pro commodo et utilitate dicte artis atque hominum providerunt or-
dinave/runt et reformaverunt quod de cetero quicumque / forensis masculus
sive femina veniret ad civitatem Asisij et eius comitatus cuiuscumque con-
ditione / existat ad emendum vel vendendum velectos, drappellos et / stren-
gitoras bombici et alias res ad dictam artem pertinentes solvat et solvere
teneatur et de/beat massario dicte artis soldos decem pro / ipsa arte reci-
pientem. Et etiam quod omnes cives comitativi et habitantes / in dicta civi-
tate volentes emere seu ementes aliquas res ad dictam artem per/tinentes
ut supra declaratum est faciat vel faciant se scribi in brevi dicte artis. Et
si in dicto brevi nolunt esse descripti teneantur solvere et debent massario /
dicte Artis pro ipsa arte recipiente soldos quinquaginta quolibet anno. Et
quod Massarius et Camerarius debeant inquirere contra predictos delinquen-
tes et re/pertos culpabiles punire et solvi facere summarie et de facto. Et
si aliqua / persona vel plures reperta vel reperte fuerint in predictis culpa-
biles et nollent solvere / dictis massario et camerario dicte artis qui pro tem-

c. Jór
Cc. 33V

72 GIUSEPPE ZACCARIA

pore fuerint dicti massarius / et camerarius habeant et habere debeant re-
cursum ad dominum potestatem et eius of/ficiales qui modo sunt et pro tem-
pore fuerint. Qui dominus potestas et eius officiales pro tempore ex/stentes
teneantur et debeant vinculo juramenti ad petitionem dictorum Camerarij
et massarij / contra delinquentes in predictis executionem facere. Et quod
potestas sive eius offiales habeant / et habere debeat a quolibet delinquente
soldos duos pro qualibet libra.

Ego Franciscus Soldani de Asisio publicus imperiali auctoritate nota-
rius et judex ordina/rius predictis omnibus et singulis interfui et ea rogatus
scribere scripsi et publicavi / Signumque meum consuetum apposui

STT

In dei nomine Amen anno domini millesimo ccccrxxxij* Indictione

xv? / die vero ultima mensis decembris tempore Sanctissimi in Christo patris
et domini domini / Sisti divina provicentia pape quarti / die vero ultima men-
sis de/cembris. Magnifici domini

Andreas philippi

Petrus paulus apolonij

Christofarus pagliarischi

Cichus ser donati

Ioannes gambacelle

Ioannes canonis de Castro Novo
priores Comunis et populi Civi/tatis assisij in unum congregati in audi/en-
tia secreta palatii eorum solitae residentiae : viso suprascripto breve Guar/
nellariorum et bambacariorum et omnibus / capitulis et ordinamentis in eo
descriptis / et annotatis hisque visis lectis et diligenter examinatis auctori-
tate balia et potestas sibi et eorum / officio atributis omnibus meliori modo
via iure et forma quibus / magis et melius tam de jure quam de consuetudine
potuerunt et / possunt ipsum breve et omnia et singula eius capitula et or-
dinamenta / prout descripta et annotata sunt per omnia et singula confirmant.
Exceptis / in his que in totum vel in parte essent contra ecclesiasticam li-
bertatem / et contra bonos mores huius civitatis seu eius pacificum statum /
et volumus etiam quod mulieres et unusquisque civis terrigena vel habitans
/ in dicta civitate faciens aliquod genus veli vel strengetore et / cuiusvis
generis simile ut possit impune et absque aliqua pene / solutione vendere et
similiter unusquisque et unaqueque possit emere / et e converso vendere
ut libet absque pena aliqua nec teneatur / describi in libro ipsorum: nisi
qui emeret causa vendendi aliis et / qui extra ferunt huiusmodi genera velo-
rum aliter non intelligantur / describendi in arte. Quibus omnibus et eorum
cuilibet omnino presentium tenore aprobaverunt et confirmaverunt: Man-
dantes dictum breve et ordinamenta et capitula predicta inviolabiliter ob-
servari.

tai dapi mie ida D a e obe v vi. LOB. Naz S aio Ml m rm Pena;

——
L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 73

S t T Ego Antonius Pucciantes de Sarnano publicus et imperiali auc-
toritate notarius et modo cancellarius / predicte urbis et judex ordinarius
predictis omnibus interfui et ea rogatus scripsi / et publicavj signumque
meum, apposui consuetum.

In Dei nomine Amen anno domini millesimo cccc LXXXIIJ® die / c. 35v

XXVIIIJ® decembris tempore sanctissimi in Christo patris et domini domini /
Sixsti divina providentia pape quarti.

Rainaldus Iacobi egidij

Jacobus prioris

Antonius comitis

Ser hieronimus de portella
et college. Magnifici domini / priores Comunis et populi Civitatis / assisij
in unum congregati in audentia / secreta palatii eorum solite residentie ma-
tura / inter eos deliberatione viso suprascripto breve / Guarnellariorum et
bambacariorum et omnibus capitulis / et ordinamentis in eo descriptis et
annotatis / hisque visis lectis et diligenter examinatis auctoritate / et po-
testate sibi et eorum officio atributis : omnibus meliori / modo via iure causa
et forma quibus magis et melius tam de iure quam de consuetudine potuerunt
et pos/sunt dictum breve, omnia et singula eius capitula et ordina/menta
infrascripto brevi descripta aprobaverunt: Exceptis / hijs que essent contra
statum romanae ecclesie et bonos et paci/ficum vivere et bonos et laudabiles
mores huius / civitatis Et excepto in hoc: quod volumus quod mares / et
femine tam cives quam habitantes in ea facientes / aliquod genus veli vel
strengetore et cuiusvis / generis simile ut possit absque aliqua solutione pe-
cunie / vendere et similiter unusquisque et unaqueque possit emere / et e
converso vendere absque aliqua pena nec teneantur / describi in dicto libro
ipsorum nisi qui emerent causa reven/dendi aliis : et qui extra ferunt huiu-
smodi genera velorum ac aliter non intelligantur describendi in arte ipsorum :
Quibus / omnibus et eorum cuilibet omnino derogaverunt : cetera vero pre-
sentium / tenore approbaverunt et confirmaverunt : Mandantes dictum bre-
ve, ordinamenta et capitula inviolabiliter observari.

1 Ego Antonius Pucciantes de ser Nanno publicus imperiali auctori-
tate notarius et modo cancellarius / predicte civitatis et notarius reforma-
tionum et judex ordinarius predictis omnibus / interfui et eorum praecepto
rogavi et scripsi et publicavi et signum meum apposui consuetum.

Iesus

In Dei nomine amen Anno Domini millesimo quatringentesimo octua-
gesimo quinto / Indictione secunda tempore sanctissimi in Christo patris et
domini domini Innocentii divina providentia / pape octavi, die vero xx
Ianuarij. Magnifici domini / domini

c. à4r

CC — ——— —P Pr (P —— E Sire ai

nz

GIUSEPPE ZACCARIA.

Georgius ser Peri

Galassus lipperti

Evangelista Vannis Filiputij

Ioannes petrus baptiste

Liberator manani et

Bernardinus Bartholomaei de mora
priores Comunis et populi civitatis Asissij in unum / congregati in audentia
secreta palatij eorum / solite residentie. Viso suprascripto breve / Guarnel-
lariorum et bambacariorum et omnibus / capitulis et ordinamentis in eo
descriptis et annotatis / hisque visis, lectis et diligenter examinatis / aucto-
ritate, potestate et balia sibi et eorum offitio attributis omnibus meliori
modo / via, jure et forma quibus magis et melius ac validius de iure fieri
et de / consuetudine potest et debet ipsum breve et omnia capitula in ipso
contenta ac ordi/namenta prout descripta et annotata sunt per omnia et
singula exceptis in hijs / quae in totum vel in parte essent contra statum et
ecclesiasticam libertatem et contra bonos / ac laudabiles mores huius civi-
tatis quibus et eorum cuilibet omnino derogaverunt / praesentium tenore
aprobaverunt, laudaverunt et confirmaverunt. Et pro confirmatis / haberi
voluerunt et mandaverunt /.

Ego Blasius Melchioris de Civitate castelli publicus apostolica atque
Imperiali auctoritate / notarius et nunc Cancellarius et notarius reformatio-
num prefate civitatis Asisij premissis / omnibus et singulis dum sic ut prae-
mictitur interfui et ea rogatus scribere / scripsi signumque meum consue-
tum apposuj

STT

0:340 In Dey Nomine, amen. Anno domini Millesimo cccc rxxxv. Indic-

tione tertia tempore sanctissimi in Christo patris et domini / domini Inno-
centii divina providentia pape octavi. Priores civitatis Asisij videlicet :

Petrus Antonij cichi Silvestri

Franciscus ser antonij

Angelus tarsie

Franciscus ser donati

Franciscus Rainaldi (?)

Franciscus Iuliani
unaniminiter et concorditer cohaddunati in eorum audientia / secreta apro-
baverunt, omologaverunt predictum brevem / et contenta in eo Exceptis
hiis que essent contra statum sancte / romane ecclesie et statum civitatis
Asisij et contra bonos mores / omni meliori modo etc.

Et ego Thaffarnius (?) condam ser Salvis de assisio publicus et apo-

stolica auctoritate notarius et judex ordinarius dum / sic agebantur et fie-
bantur interfui et presens fui eaque rogatus scribere scripsi et publicavi et

eco >
—Troee

TOTECDENU2UCNEGUTSILITNI S UVIMT La om x .
Mm n Mr ED TEM DM n

m =
L’ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 75

ad /fidem et testimonium omnium premissorum signumque meum consuetum
apposui
S TOS

In Dei nomine amen Anno sacratissimae nativitatis eiusdem 1488. c. 35v
Indictione [vi], tempore sanctissimi / in Christo patris et domini domini
Innocentij domini nostri, divina providentia pape octavi dignissimi, die vero
22» presentis / mensis decembris. Magnifici domini priores populi Civitatis
Asisij videlicet :

Galassus Lippetti

Simon Iohannis mactei

Ser Petrus Iacobus domini thome
Pulimantes magistri gentilis
Germanus Pauloni et

Ser Jeronimus Iohannis

Existentes unanimiter congregati in audentia palatij / eorum solite
residentie nomineque ipsorum discrepante pre/sens breve et capitula con-
firmaverunt pariter et appro/baverunt et pro approbatis et confirmatis ha-
bere vo/luerunt: et mandantes inviolabiliter observari praeter / illa quae
essent contra ecclesiasticam libertatem et statum pa/cificum comunis et po-
puli dicte civitatis : quae ex nunc harum serie irrita esse voluerunt et / ipsis
expresse derogaverunt : Ceteris alijs in sui roboris firmitate manentibus /
omni meliori modo etc.

Et ego Iohannes condam francisci de Asisio publicus et Imperiali auc-
toritate notarius premissis omnibus / interfui et ea que rogatus scribere scripsi
ac publicavi et signum meum apposui consuetum

T Signum mej notarij supradicti.

In dei nomine amen. Anno domini M? cccc rLxxxxiJ. Indictione Xr. c. 36r
Tempore sanctissimi in / Christo patris et domini nostri domini Alexandri
divina providentia pape sexti die pe/nultima decembris :

Magnifici viri videlicet :

Marioctus Martorelli

Leonellus bartholomei

Iacobus petri Bine

Cicchus Vagnozzi

Ludovicus luce

Andreas Mariocti
priores populi civitatis Asisij existentes in audentia pa/latij eorum solite
residentie unanimiter et concorditer / ex auctoritate et arbitrio eis concessis

?) Il testo della seguente approvazione (c. 35v) è illegibile perché l’in-
chiostro si é sbiadito nel tempo.
76 GIUSEPPE ZACCARIA

tam per formam statutorum civitatis Assisij quam per consilium generale
dicte civitatis viso / ipsum breve ordinamentis et capitulis in eo descriptis
et annotatis / diligenter examinatis Ipsum breve ac etiam capitula in eo con-
tenta et apposita confirma/verunt et approbaverunt in illis tamen exceptis
si qua forent vel esse reperi/rentur contra ecclesiasticam libertatem nec
contra statuta ordinamenta et reformationes / ac bonum publicum hone-
stos et bonos mores prefate Civitatis que ex nunc voluerunt / esse cassa irrita
et nullius valoris efficacie vel momenti mandantes / predicta vallida et con-
firmata in suo robore duratura ab omnibus / inviolabiliter observari omni
meliori modo via iure causa et forma quibus magis / et melius debeant fieri
possunt et debent.

Et Ego Ludovicus ser polidori de Asisio publicus imperiali auctoritate
notarius iudexque ordinarius predicte approbationi presens interfui et ea
rogatus scribere scripsi et / publicavi signumque nomenque meum apposui
consuetum.

STT

In dei nomine Amen Anno domini millesimo quinque centesimo quinto.
Indictione / octava pontificatus Sanctissimi in Christo patris domini domini
nostri domini Iulij dignissimi pape ij die vero xxvii; Septembris / Magnifici
domini priores populi Civitatis Asisij videlicet

Salvator Brecciae
Salvator Corni
Gicchus Malitiae
Cecchus Vagnozij et
Simon de mora

Visto dicto Breve et Capitulis / in eo descriptis discussis et / examina-
tis existentes et in una congregati et coaddunati / in camera secreta audientie
palatij / eorum solite residentie ex ar/bitrio et facultate eis concessis et ad-
tributis tam / de iure quam de laudabili consuetudine ipsum Breve / et om-
nia et singula Capitula in eo contenta et descripta / confirmaverunt appro-
baverunt: Ilis tamen exceptis / si qua forent que essent contra libertatem
ecclesiasticam / vel contra formam statutorum ordinamentorum et Refor-
ma/tionum : ac etiam contra bonos et honestos mores quibus expresse dero-
gaverunt : Illa totaliter cassantes, et adnullantes / Aliis vero in suo robore
duraturis omni meliori modo via / jure et forma.

‘ Ego Marius de Coppis de Montefalco publicus et Imperiali auctoritate /
notarius et Notarius et cancellarius Reformationum / dicte Civitatis Asisij
predictis omnibus et singulis dum sic agerentur interfui et ea Rogatus scri-
bere scripsi et publicavi et ad fidelitatem signum meum apposui

STT

LAN TED E m
L’ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 77

[In] Nomine domini. Amen. Anno domini m°p°rx° Indictione xi Tem-
pore Sanctissimi / in Christo patris et domini nostri domini Iulii divina pro-
videntia et pape secundi, Die vero xir; Mensis Apri/lis. In mei [presentia]
notarij publici, in infrascripto loco infra posito et confinato congregatis et
coa/dunatis hominibus artis Guarnellarorum et Bambacariorum civitatis Asi-
sij in ecclesia / Sancti Pauli de pede platee civitatis Asisij, Cui ecclesiae a
primo strata publica, a secundo bona monasterij sancti Benedicti et alia
latera. De mandato providorum virorum Marci Iohannis Francisci de Asisio
Camerarii dicte artis et massarij dicte artis: in qua congregatione interfue-
runt et presentes fuerunt una cum dictis Camerario et massario infrascripti
homines et personae artis predicte videlicet

Marcus Johannis Francisci

Antonius Saccomanni

Lippus Galassi

Galeoctus Iacobi pastochie

Mattheus Saccomanni

Alfonsus Andree

Petrus Paulus Iacobi pastochie

Andreas Iacobi pastochie

Iohannis Baptista Germani pauloni

Diamas Iacobi mariani Comitis

Gregorius Mariani

Matheus Arcangeli
qui sunt due partes et ultra hominum dicte ar/tis existentes tunc in Civi-
tate Asisij unanimiter et concorditer et ipsorum nemine discrepante, pro /
comodo et utilitate hominum et mulierum dicte / civitatis et comitatus Asi-
sij et pro honore dicte / artis, providerunt ordinaverunt ac reforma /verunt
quod in posterum nemo dicte Civitatis vel Comi/tatus Civitatis Asisij cu-
iuscumque conditionis et status / existat, audeat vel presumat in Civitate
et Comi/tatus Asisij: vendere vel vendi facere aliquod / genus bombicis vel
quantitatem aliquam cuicumque persone, pro maiori pretio que fuerit ordi-
natum taxatum, et appretiatum per massarium et homines dicte artis, qui
consideratis pretijs quibus empte fuerint bombices per bombicinarios dicte
civitatis et artis quolibet anno habeant auctoritatem limitandi taxandi et
ordinandi pretium predictum prout et sane eis melius et utilius [....... 15):

In dei nomine amen. Anno domini nostri Jesu christi millesimo quin-
gentesimo vigesimo : Indictione / vir®. Tempore pontificatus Sanctissimi in

Christo patris et Domini nostri Domini Leonis divina / providentia pape

decimi : Die vero 1117? mensis novembris dicti anni.
Consilio generali hominum populi Civitatis Assisij ad sonum campane
hodie pul/sate, nunptiorum requisitione, herique bannito per publicos pre-

a) testo incompleto e privo del S t T...

c. 37v

c. 38v

puuum—OI—————————————

ndis
78 GIUSEPPE ZACCARIA

cones et bannitores comunis ut / moris est, rite congregato et cohadunato
in prima sala magni palatij residen/tie solite Dominorum priorum dicte Civi-
tatis Assisj positi in dicta Civitate iuxta plateam / Comunis : palatium apo-
stolicum detto del governatore residentiam in presentiarum magnifici domini /
Locumtenentis infrascripti : stratas publicas : alia latera, in presentia et cum
auctoritate / Excellentissimi utriusque juris doctoris Domini Sani de bar-
bariis de monte abbatie farfensis in / dicta civitate et comitatus Assisij lo-
cumtenentis Illustrissimi et Reverendissimi in Christo patris et domini no-
stri / Domini Franciotti tituli Sancte Marie in Cosmedin diaconi cardinalis
Ursini 9 dicte Civitatis / Assisij pro sacrosanta romana Ecclesia et prelibato
Sanctissimo Domino nostro leone divina / providentia papa decimo guber-
natoris et protectoris, fuit inter alia sollem/pni misso et otento partito se-

© xagintaquatuor lupinos albos affirmativos / non ostantibus quinque nigris

c. 39r

contrarijs negativis matura prehabita consultatio/ne victum statutum et re-
formatum : Quod nullus forensis possit vendere bordias ? in Civitate et co-
mitatu Assisij ullo te/mpore et presertim tempore indulgentie ? nec aliquis
de Assisio seu eius comitatu / possit emere bordias predictas in Civitate pe-
rusiae seu eius comitatu, sub pena duorum ducatorum auri de facto pro
medietate camere prelibati Rev.mi Domini Cardinalis Ursini / pro quarta
officiali exequendi, et pro quarta accusatori applicandorum in hoc quod
Bordie que / vendantur in Civitate Assisij et eius comitatu debeant vendi
pro solito pretio et cum sigil/lo comunis ne possit in eis committi aliqua
fraus.

Et ego Simo paulotius de assisio publicus: apostolica auctoritate no-
tarius et judex ordinarius et nunc vice cancellarius et notarius reformatio-
num comunis dicte Civitatis Assisij predictis omnibus / et singulis dum sic
ut premittitur agerentur fierent interfui et presens fui: Eaque ro/gatus
scripsi et publicavi ac ad fidem et testimonium premissorum signum nomen-
que // meum ut infra apposui consuetum.

StT

Signum mei Simonis notarij predicti

?) Franciotti Orsini, chierico del clero romano. Card. diacono di S. Gior-
gio al Velabro (1517, luglio 6) poi di S. Maria in Cosmedin (1519, agosto 8).
Nel frattempo era governatore di Assisi e amministratore ap. delle diocesi
di Boiano, Forli e Rimini. Mori nella Curia romana prima del 1534 (gennaio
14). Cf. C. Eubel - G. Van Gulik, Hierarchia Catholica Medii Aevi, vol. 3,

p. 18.
*) V. nota 18.

3) Cioè l'indulgenza della Porziuncola. La fiera si teneva otto giorni prima
e otto giorni dopo il 17 agorto. Cf. Statuti comunali, Libro I, rubr. 200 e 405.
L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 79

In dei nomine amen. Anno Domini millesimo quingentesimo vigesimo
primo / Indictione nona. Tempore Sanctissimi in Christo patris et Domini
nostri Domini Leonis divina / providentia pape decimi, die vero xxv® men-
sis maij. In mei notarij publici / in infrascripto loco. Infra predicta et con-
finato. Congregatis et cohadunatis hominibus artis guarnellariorum et bam-
bacariorum civitatis Asisij in ecclesia / Sancti Pauli de pede platee civitatis
Asisij cuiusque ecclesie a primo strata publica / a secundo bona monasterij
Sancti Benedicti et alia latera. De mandato providorum / virorum Baptista
germani camerarij dicte artis et marciani Franciscij bise / de asisio massarij
dicte artis et vocatis in dicta congregatione Coglielmo/Iohannis Gregorio
bochoni, Diamante Iacobi et alfano andree licet absentibus et non congrega-
tis propter eorum absentiam a dicta civitate [?] et licet non sint due partes
tamen domini camerarius et massarius promiserunt de rato pro aliis de dicta
arte Unanimiter et concorditer et nemine ipsorum discrepante pro augu/-
mento comodo et utilitate dicte artis et hominum ipsius receperentur in
dicta arte...) dicte artis omnes infrascriptos homines, solvendo ...) et
quantitate deductam secundum tenorem capitulorum dicte artis suprascrip-
torum usque ad festum / Absumptionis beate Virginis Marie de mense au-
gusto proxime futuro et quod non solverit / usque ad ipsum festum non in-
telligentur descripti nec recepti in collegio... ^) sive dicte artis nec aliquo

modo intelligantur legiptime descripti sed habeantur irritis et annullatis
Quorum nomina sunt

Baptista marci Sachomanni
Iheronimus Andree Iacobi pastochie
Carnelio de cecho de marina
Iacobus berardini prioris

Ioannes Antonius alias
Ventura del angeli Sachoni
Franciscus bartholomei evangeliste
Larinus cherubini mancini
Iheronimus angeli ser thome
Federicus francisci Iacobi pastonchie
Guidangelus evangeliste
Prosper ludovicj petrj pauli
Bartholomeus baptiste marcelli
Laurentius domini Francisci Ser Ioannis baptiste
Berardinus michaelis
Ugolinus Christofori
Iulius ser Ioannis baptiste
Petrus magistri Galiani

DINH peas IA oed)
Darius ser petri Iacobi

a) abrasione. b) abrasione. c) abrasione. d) illegibile.

c. 40r

|
|
|
I
|
c. 40v

c. 39v

GIUSEPPE ZA.CCARIA.

Antonius franciscus ... ^) Iacobi pastonchie
paulus bini doni

Mariangelus francisci soldani

Andreas magistri evangeliste

franciscus alfani

petrus Iacopetti

Cichus petrj honofrij

Iacobus baptiste

Ser perangelo de antonio

Franciscus Iacobi pastochie

Berardino de petro paolo de pastochia
Matthiangelus Andree Angeli Gabrielis
Angelo de Iacomo

Ser Silvius petri pauli

palso de mastro de sachomanne

Marcus Antonius alias marchionne Angeli
Berius rustici [?]

Eodem anno, indictione, pontificatus, die et loco. Coadunati...9^).

In dei nomine amen. Anno domini nostri Jesu Christi 1521. Indictione
VIIIJ®. Tempore pontificatus / Sanctissimi in Christo patris et domini nostri
domini Leonis divina providentia pape decimi : die ve/neris v1J® mensis iunij
dicti anni. Actum in civitate Assisij in palatio residentie magnificorum do-
minorum prio/rum dicte Civitatis videlicet in secreta audentia dicti palatii
positi in dicta civitate iuxta plateam magnam / Comunis palatium aposto-
licum decto del governatore residentiam in presentiarum Magnifici domini
locumtenentis dicte civi/tatis stratas publicas alia latera presentibus ser Pe-
rangelo Antoni Bartholi et Ieronimo Leonelli Bartholi de / Assisio testibus
habentibus Baciucius Thome Baciutij Bartolus evangeliste Antonii Agnetis
Cichus Galassi Maltempi de Assisio Magnifici Domini Priores dicte Civitatis
existentes in unum congregati / et cohadunati in dicto loco viso dicto Breve
Guarnellariorum et bamba/cariorum et omnibus in eo contentis ac iis dili-
genter examinatis ad instantiam / et petitionem Baptiste Germani Pauloni
de Assisio camerarii dicte artis bambacariorum presentis petentis in / no-
mine eorum et sociorum dicti comunis Assisij ex auctoritate potestate fa-
cultate et baylia eis concessa / et attributa ex forma statutorum et ordina-
mentorum dicte Civitatis Assisij, seu ex consuetudine omni / meliori modo
jure dictum Breve et omnia capitula statuta ordinamenta in eo contenta et
descripta appro/baverunt confirmaverunt et omologaverunt illis tamen ex-
ceptis que essent contra libertatem ecclesia/sticam et contra formam statu-

a) abrasione. b) Testo illegibile, per abrasioni, inchiostro sbiadito e scrittura sulla parte
del pelo della pergamena.

==

TINO * ci à — re a

È EN Ace CUN D NEN DIM INR
L’ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 81

torum et ordinamentorum dicte civitatis et bonos et laudabiles mores eiu-
sdem et pro / approbatis et confirmatis haberi voluerunt omni meliori modo
etc.

Et Ego Simo Paulotius de Assisio publicus apostolica auctoritate nota-
rius Iudex ordinarius et nunc / vice cancellarius reformationum Comunis et
populi dicte civitatis Assisij predicte omnibus et singulis dum sicut ut pre-
mittitur agerentur et fierent / interfui et presens fui Eaque rogatus scripsi
et publicavi et ad fi/dem et testimonium premissorum signum nomenque
meum ut infra apposui consuetum

StT

Signum mei Simonis notarij predicti

In dei nomine amen. Anno domini millesimo quingentesimo vige-
simo primo Indictione / nona tempore Sanctissimi in Christo patris et
domini nostri domini Leonis divina / providentia pape decimi actum in ec-
clesia sancti Pauli posita iuxta stratam publicam / alia latera die vero ul-
tima iunij. Congregatis in dicto loco hominibus artis bamba/cariorum civi-
tatis Asisij de mandato Baptiste germani camerario dicte artis Marciani
cichi bise massucij dicte artis massarius dicte artis

Baptista Germanj camerario
Marciono massucio pendentis
Diamante Iacobi mariani
Baptista massei Sachomannj
Jheronimo Andree Iacobi pastonchie
Cornelio Francisci Carancine

Ioanne Antonio alias binno cichi mise
Ventura arcangeli Sachoni ?)
Francisco Bartholomei evangeliste
Larino bernardini Menechj ^)
Iheronimo arcangeli ser thome
Prospero ludovici

[?] Lactario domini frane

Bernardino Michaelis

Iulio ser Iohannis Baptiste

Petro magistri Galeocti

Paulo beni doni

Marinangelo francisci soldani

Andreas magistri evangeliste

Cicho ...^) honofrij

vocatis omnibus aliis de dicta
arte

a) cancellato.

b) cancellato. c) abrasione.

c. 39r
c. 42r

ce. 37r

GIUSEPPE ZACCARIA,

In Dei nomine amen anno Domini millesimo quingentesimo vigesimo
quinto, indictione / xir. Tempore sanctissimi in Christo patris et Domini
Nostri Domini Clementis divina providentia pape VII, amen. In ecclesia
Sancti Pauli de pede platee propinquius stratam publicam et alia latera
novissima. Die vero v? novembris. Congregatis / et cohadunatis in dicto
loco hominibus artis guarnellarorum ac bambacariorum Civitatis Asisij vide-
licet :

Baptista magistri Sachomanni ?)

Cornelio Cichi Chaterine

Iacobo Berardini prioris

Ioanne Antonius alias Binno Cichi Mise

Ventura Angeli Stachoni 5)

Francisco Bartholomei Evangeliste

Prospero Ludovici

Iulio ser Ioannis Batiste

Andrea magistri Evangeliste

Cicho Penci Honofry

Martinangelo Andree Angeli Gabrielis

Angelo Iacobi Victorini
omnibus de Asisio intentio riunionis de omnibus hominibus dicte artis facte
per Petrum Darolle Manno publicum bannimentum meis emissariis Asisij
prout publice...^) et mihi notario infrascripto predicta die in predicto loco
et licet aliis absentibus, tamen ipsi... promiserunt... pro nonnullis de
dictis hominibus...

In dei nomine amen Anno domini millesimo quingentesimo vigesimo
quinto. Indictione xir; / tempore Pontificatus Sanctissimi domini nostri
domini Clementis divina providentia pape / VIJ die vero x3? mensis novem-
bris dicti Anni /

Magnifici Domini Priores populi civitatis asisij videlicet :

Perus francisci de rubeis
Paulus lionore

Paulus octaviani
Andreas ser Antonij
Moricus caiote

Andreas de castro palatij

Existentes in unum congregati et quo / addunati in audentia secreta
palatij / eórum solite residentie viso dicto brevi et capitulis in eo descriptis
et illis / discussis et examinatis: ex auctoritate / arbitrio et facultate eis
concessis / et attributis tam de jure de laudabili consuetudine / ipsum breve
et omnia et singula capitula in eo contenta et / descripta confirmaverunt

a) cancellato. b) cancellato. c) abrasione ed ‘inchiostro sbiadito, come nel resto del
documento.
L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 83
et approbaverunt: Illis tamen exceptis si qua forent / que essent contra
libertatem ecclesiasticam vel contra formam statutorum / ordinamentorum
et reformationum / Ac etiam contra bonos et laudabiles mores quibus ex-
presse derogaverunt illa totaliter cassantes / et annullantes: aliis vero in
suo robore duraturis / omni meliori modo.

Et ego Ioannes Maria Nuti de Asisio publicus apostolica et imperiali
auctoritate et / judex ordinarius et notarius et vice cancellarius reforma-
tionum dicte civitatis / asisij predictis omnibus et singulis dum sic ageren-
tur et fierent interfui / et presens fui: Et ea rogatus scribere, scripsi et pu-
blicavi. Et ad / maiorem fidem signum nomenque meum apposui consuetum.

STT

Signum mej Iohannis marie notarii predicti : - -

In dei nomine amen. Anno domini millesimo quingentesimo trigesimo.
Indictione / tertia, die vero vigesima sexta mensis augusti /
Ser Ioannes Bernardinus antonii
Sanctes Turchi alias Sanctochia
Cichus Bernardini Pelleoli
Andreas Thome de palatio

Magnifici Priores Civitatis Assisij / existentes in audentia secreta /
Palatij eorum residentie coram / me notario etc. Viso et discusso supra-
scripto brevi cum capitulis in eo contentis et habita inter eos / matura deli-
beratione unanimiter ipsum breve cum capitulis in eo / appositis tamquam
iustum, et rationabilem ac ipsa capitula / confirmaverunt et approbaverunt
illis exceptis capitulis et clausulis / qui tenderent et introducta essent contra
libertatem ecclesiasticam / ac contra formam Statutorum Assisij mandantes
mihi notario et vice cancellario / infrascripto ut de premissis publicum con-
ficerem instrumentum etc.

Et Ego Jacobus Jacobutius de Assisio publicus apostolica auctoritate
notarius Vice cancellarius Civitatis Asisij premissis omnibus et singulis in-
terfui eaque rogatus et iussus respective scripsi et publicavi et in fidem si-
gnum nomenque meum apposui dicta die anno et mense et loco.

STT

Signum meum Iacobi notarij predicti

In dei nomine amen. Anno domini Mm p xxxij. Indictione quinta,
tempore Pontificatus S.mi D. N. domini / Clementis divina providentia
papa VIJ, die vero ultima mensis octobris dicti anni.

Magnifici Domini Priores populi civitatis Asisij videlicet :

Ludovicus Cherübini raynaldi
Iulius ser Johannis baptiste

c, 41r

e. 43r
c, 43v

GIUSEPPE ZACCARIA,

Nicolaus herculani roscetti

Hieronimus Angeli ser tome

Bartolomaeus Gasparis Cozi et
Simo mariani de castro palatij

Existentes in unum congregati et quoaddunati in audi/entia secreta
palatij eorum solite residentie viso dicto / brevi et capitulis in eo descriptis
et illis discussis et / examinatis ex auctoritate, arbitrio et facultate eis con-
cessis et attributis tam de jure quam laudabili consuetudine ipsum breve et
omnia et singula capitula in eo contenta et descripta confirmaverunt et ap-
probaverunt : Illis tamen exceptis si qua forent que essent contra liberta-
tem, ecclesiasticam vel contra formam statutorum, ordinamentorum et re-
formationum. Ac etiam contra bonos et laudabiles mores quibus expresse
derogaverunt illa totaliter cassantes et annullantes : alijs vero in suo robore
duraturis omni meliori, modo via jure et forma. Mandantes mihi notario et
vice Cancellario infrascripto ut publicum conficerem instrumentum de pre-
missis, etc.

Et ego Johannes Maria Nutus de Asisio publicus apostolica et imperiali
auctoritate notarius et Iudex ordinarius et notarius et vice Cancellarius re-
formationum dicte civitatis Asisij predictis omnibus et singulis dum sic age-
rentur et fierent interfui et presens fui: et ea rogatus scribere scripsi et pu-
blicavi. Et ad maiorem fidem signum nomenque meum apposui consuetum.

S4T

Signum mei Iohannis Marie notarij predicti

In dei nomine amen. Anno domini 1534. Indictione septima, tempo-
re Pontificatus Sanctissimi in Christo patris et / domini nostri domini Cle-
mentis divina providentia pape septimi, die vero xxirJ mensis / septembris
dicti anni

Perus georgij

Brancaleonis ser benigni
Serafinus alfani

Nicolaus pauli Polidori

Ser Franciscus bottachianius
Cherubinus Stefani de porciano

Magnifici domini Priores populi civitatis asisij existentes in unum /
congregati et quoaddunati in audentia secreta palatii / eorum residentie
viso dicto brevi et Capitulis in eo de/scriptis et illis discussis et examinatis
ex auctoritate arbitrio et facultate eis concessis et attributis tam de jure
quam / laudabili consuetudine ipsum breve et omnia et singula capitula /
in eo contenta et descripta confirmaverunt et approbaverunt: Illis tamen
exceptis si qua forent / que essent contra libertatem ecclesiasticam vel con-
tra formam statutorum ordinamentorum et reforma/tionum Ac contra bonos

“a 4

—z 4
L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI 85
et laudabiles mores: quibus expresse derogaverunt illa totaliter / cassantes
et annullantes alijs vero in suo robore duraturis omni meliori modo etc. Man-
dantes mihi notario et vice Cancellario infrascripto ut publicum conficerem
instrumentum /

Et ego Iohannes Maria Nutus de asisio publicus apostolica et impe-
riali auctoritate notarius et Judex ordinarius et ad presens notarius .refor-
mationum et vice Cancellarius comunis civitatis asisij predictis omnibus et
sin/gulis dum sic agerem et fierent interfui et presens fui et rogatus scribere

scripsi et publicavi Et ad maiorem fidem signum nomenque meum apposui
consuetum.

ST

Signum mej Iohannis Marie notarii predicti

In nomine Domini. Amen. Anno Domini 1536. Indictione 9, tempore
pontificatus / Sanctissimi in Christo patris et domini nostri domini Pauli
divina providentia / pape IIJ. Die vero 29 junii dicti anni.

Pesi 40 co 9)

Prosper Ludovici
Hieronimo Mazichi
Bartholomaeus Cichi Catarine

Vicus Rosciole de Costano ;

Magnifici domini Priores populi / Civitatis Asisij existentes / coadu-
nati in lodia palatij eorum residentie, viso dicto brevi / et capitulis in eo
contentis / bene discussis et examinatis omnibus bene visis et consideratis /
auctoritate . .. ^) officij dictum breve et omnia / et singula in eo contenta
et descripta, approbaverunt et confirmaverunt in quantum sint iusta ra-
tioni consona / et contra ecclesiasticam libertatem non tendant...*^).

Et ego Ioannes Franciscus domini [Sammartini] de Asisio / publicus
apostolica et imperiali auctoritate notarius ac reformationum dicte Civitatis
notarius et vice Cancellarius predictis / omnibus et singulis dum sic ageren-
tur ut premittitur / interfui et presens fui, eaque rogatus scripsi ac / publi-
cavi signumque meum apposui.

STtT |

Signum mei notarij predicti

In nomine Domini, amen. Anno eiusdem millesimo quingentesimo tri-
gesimo octavo / Indictione xr. Tempore pontificatus sanctissimi in Christo

patris et domini nostri domini Pauli, divina providentia pape IIJ. Die vero
26 augusti.

a) Patronimico illegibile nel ms. b) abrasione. c) idem.

c. 44r

c. 45r
c. 46v

GIUSEPPE ZACCARIA

Ser Perangelus Antonij
Porre ed)
ara au ode worrasb)
Franciscus Bechacolus
Rubius «cop o)set
Martinus Georgij de Turre Becti
Magnifici Domini priores populi Civitatis Asisij / in unum congregati
in audientia secreta palatij / ipsorum dominorum Priorum et viso presenti
brevi ac / omnibus capitulis in eo descriptis, ipsum breve ac omnia et sin-
gula in eo descripta approbave/runt tamquam justa / honesta et rationa-
bilia, mandantes publicum confici instrumentum /

Et ego Iohannes Franciscus [Sammartini] de Asisio publicus aposto-
lica et imperiali auctoritate notarius predictis omnibus et singulis, dum sic
ut premittitur agerentur / et fierent interfui et praesens fui et ea rogatus
scripsi et publicavi, signum, nomenque meum apposui in fide

S-pT
mei notarij predicti

In nomine Domini, amen. Anno Domini 1543. Indictione prima, tem-
pore pontificatus sanctissimi in Christo patris et domini, domini nostri do-
mini Pauli divina providentia Pape III, die vero xxirmr Junii, congregatis
et coadunatis hominibus artis bambacariorum civitatis Asisii in ecclesia Sancti
Pauli de Asisio, cui ab uno strata Comunis, bona Sancti Benedicti et alia
latera, de mandato providorum virorum Prosperi Ludovici camerarii dicte
artis et Serafini Alfani eiusdem artis in qua quidem congregatione interfue-
runt et presentes fuerunt:

Posper Ludovici camerarius
Serafinus Alfani massarius
Cornelius Cichi Catarine
Lactantius domini Francisci
T[h]omas Thome Pacis
Federicus Antonii
Mathiangelus Soldani
Ioannes Antonius Mariani Bise
Andreas Marchesii

Marcus Antonius Bernardi
Andreas magistri Evangeliste
Modestus Iovangnitti
Ioannes Antonius Mite
Rufinus Francisci Mei

a) abrasione. b) idem.

c) idem.
L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI

Profilius Lucidi

Mamoctus Galeotti

Sanctes Venture

Cesar Latini

Ioannes Matheus Christofori

Nazarenus Peri
qui sunt e representant duas partes hominum dicte artis in dicta civitate
nunc existentes unanimiter et concorditer nemine discrepante : Pro conser-
vatione et manutentione dicte artis statuerunt et ordinaverunt quod nullus
forensis possit, nec debeat vendere res bombicinas nisi in loco eis deputato
vel deputando per M[agnificos] D[ominos] P[riores] Comuni et massarium
dicte artis sub pena decem denariorum pro quolibet et qualibet contrafa-
ciente applicandorum pro dimisia camere Rev.mi et Illustrissimi Cardinalis
de Sancta Flora presenti Gubernatoris civitatis Asisii et pro alia exequtori
et accusatori et omnibus liceat contrafacientibus denunciare. Nihilominus
vendentes in locis deputatis teneantur solvere pro quolibet et qualibet vice
massario dicte artis solidos viginti pro tribus diebus et non ultra permanere
non debeant in civitate et in comitatu Asisii nisi tempore nundinarum et
pro observatione predictorum semper habeatur recursus ad dictum Locum-
tenentem ? etc.

In Dei nomine, amen. Anno Domini millesimo quingentesimo quatra-
gesimo tertio Indictione prima Pontificatus Sanctissimi Domini nostri Pauli
divina providentia pape III Die vero ultimo mensis Iunii. Magnifici Domini
Priores civitatis Assisii videlicet : Dominus Galcanus Philipputius, Ser Pro-
fectus Andree, Marianus Polimantis, Hieronimus Metuli, absens Nicolaus
Roscetti et habentes pre manibus omnes scriptum brevem, eoque diligenter
viso, et considerato unacum capitulis in eo comprehendis et descriptis illud
idem cum omnibus capitulis sponte et unanimiter tamquam iustum et ho-
nestum confirmandum duxerunt et confirmaverunt duxerunt et confirma-
verunt ac in omnibus et per omnia approbantur illis dumtaxat exceptis que
contra libertatem ecclesiasticam et formam statutorum Assisii tenderent et
ea omnia observari mandarunt omni meliori modo rogantes me cancellarium
de premissis publicum conficerem instrumentum.

1) Luogotenente, ossia Legato di Paolo III° era il card. Ascanio Pa-
risano, vescovo di Rimini e forse nativo di Santa Fiora (Grosseto), il quale
fu creato legato dell'Umbria e di Perugia il 27 gennaio 1542. Cf. C. EUBEL,
Hierarchia Catholica Medii Aevi, vol. III, p. 29. Invece governatore di Assisi
era Giovanni Andrea Cruciani, nobile romano, severissimo e rigidissimo os-
servator di giustizia, il quale — tra altro — principalmente aboli l'antica
divisione della città in cinque Porte o Rioni e la divise in tre Terzieri. Cf.
A. CRISTOFANI, Le Storie di Assisi, ed. IV, p. 483.

c. 46r
(GIU M c. 46v

GIUSEPPE ZACCARIA

Et ego Iacobus Iacobectus publicus apostolica auctoritate notarius ac
cancellarius Comunis Assisii que premissis omnibus et singulis interfui eaque
rogatus scripsi ideo in fidem et robur premissorum omnium signum nomen-
que meum apposui.

S{T

In nomine Domini Amen. Anno Domini millesimo quingentesimo qua-
tragesimo septimo Indictione quinta tempore Pontificatus Sanctissimi in
Christo patris et domini nostri domini Pauli divina providentia pape tertii.
Die vero decima tertia Aprilis. Magnifici Domini Priores populi civitatis
Asisii videlicet : Dominus Baldus Insignia, Diddimus Rainaldi Manni, Fran-
ciscus Thomae Ser Patri Iacobi, Andreas Chelle et Baldus Christophori de
Mora. Visis et bene consideratis suprascriptis capitulis et omnibus et sin-
gulis premissis Vnanimi a[pprobaverunt] eadem capitula et omnia et sin-
gula in eis cantenta tamquam iusta et honesta // confirmaverunt et approba-
verunt in omnibus et per omnia auctoritate eis concessa et qua funguntur
in hac parte exceptis dumtaxat illis que contra libertatem ecclesie aut sta-
tuta dicte civitatis tenderent omni meliori modo etc. dictaque capitula ad
unguem observari mandaverunt rogantes em notarium et cancellarium
infrascriptum etc. Actum Assisii in Palatio solite residentie Magnificorum
Dominorum priorum predictorum de Asisio testibus ad predicta habitis vo-
catis et rogatis.

Et quia ego Christophorus Mamilianus de Spoleto publicus imperiali
et apostolica auctoritate notarius et judex ordinarius ac civitatis Asisii
cancellarius et notarius reformationum predictis omnibus interfui unacum
supradictis notatis testibus idem scriptis publicum instrumentum exinde con-
feci subscripsi et publicavi. Et in fidem premissorum signum nomenque meum
consuetum apposui mutato priore signo ?)... difficilior

STIL

a) lacuna.

TEN rara [2

IE ROSIE TAI E ON IER CUPS N ©

chi. va
NC

Magister Nofrius Machtioli Crissij
Massius Vangnolis Crissij
Negutius Massiolj b.

Ugolinus Bartholj Crissij

L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI

APPENDICE C

Laurentius Magistri Francisscij

Crissie Magistri Petri Ugolini
Iacobus Andreutij

Ciolus Magistri Jacobi
Puceptus Ninj

Naldus Fagiani

Santorum Zutij
Fanus Cecce domini Blundi
Cola Marchesis

Giovannes Thome

Andreas Victorini

Amerigus Magistri Niccoli
Cecchus Angelutij

Blaxius Magistri Petri Ugolini
Andreutius Zutij

Ruphinus Santorij
Nicolutius Pucciarelli
Angelus Vibaldi

Vannes Cole

Andriolus Putij

Vangnus Magistri Petri
Bartholutius Uberti
Vagnutius frater Angelutij
Dominicus Vannis

Nofrius Ceccoli

Vicus Macthej

Mactheus . ithrgii ye
Niccolus Nini domini Andree
Ciccolus Roselli

Dominichus Herculanj
Antonius Zutij de Fabriano

se)

Bonaventura Gilij de Fabriano

Marchus de Egubio
Mino de Egubio

a) I puntini stanno ad indicare le abrasioni o le lacune nel ms.

Angelutius Zutij de Fabriano
Giacobus de Egubio j
Cicchus frater Mini de Egubio
Petrinchellus de Egubio
Francisschus Ioli magistri Jacobi
Angelus Marci Vermilglie
Petrutius Marci Vermilglie
Vannes Sabbatutij de Egubio
Vannes Christofori de Egubio
Iohannes Giraldi Fagiani
Andreutius Vangnolj Balglonis
Machteus domini Bartoli de Fabriano

Eum T . Cole
Albertinus Nicolellj
Mactheus Petri Ugolellj
Cola Gennarij
Nofrius Vannis
Francischus dictus Niccholuccio
Nicolellus Ciccolj
Francisscus Magij decessit
Niccolellus Ciccoli de Egubio
Nofrius Francissquinj
Vitale Vannutij
Francischutius berti Andree
Cichus Francisscj Catarine
Ciccus Abatis quondam Guidi
Martinus Vangnutij Blaxij
pol m . Andree
Gasparus Lutij
Gregorius Cecce
Andreas Magistri
Erancisseus . .ann£ ai
Francisscus Bartholomej
Putius Vannis Farolfj
Jacobus Pauli
c. 24v

Ruphinus de Cecce;. . . . 7,
Jacobus-Massi] ^. . 5 7 [9
3 . . Andreutij
Franciscus Mannj

Gherardo de Vitho

Antonio de Thrapeti

Migliarino

90 GIUSEPPE ZACCARIA

de stolaio (?)
Gerardus Iacobi

Francisscus Laurentii de perusio
Philippus ser Francissi

Antonius Benedetti

Jacobus Laurentii de Perusio
Paulus... ia Niccole
Franciscus... A6 e eo NE SUIS X

Infrascripta sunt nomina omnium et singulorum hominum et perso- |
narum / artis guarnellianorum et bambacariorum civitatis assisij quorum

nomina inferius denotantur imprimis

Giovannes tome 1)
Amerigus Magistri nicole
Dominicus Vannis ?

Vicus Matiutij

Giacobus Cecce bruni ?)
Nicolellus Ciccoli ?
Andreas Nicolutij

Ciccus cecce Magistri guidi
Martinus vangnutij mortis
Franciscus andrutij

Putius vannis farolfi 9 .
Giacobus masci crisci
Mennecutius andrutij
Gherardus mei

Mannus dominici 9
Antonius Iacobi Migliarini
Sodanus scolaris
Ghirardus Giacobi ?
Giacobus laorentii de perusio
Paolus

Ricardus Taddei

Ser Francisscus dominici
Christofanus francisscij
Batista francissi

Menicus Iacobi locis

Manno de Gaspare de gnole

Nicolao de Giforij |
Sensus Mathei de perusio |
Pulidorus ser nicola

Germano de mariotto de perusia
Bartolomeus francisce conti |
Nicolaus Iacobutij |
Brunus Nofriy |
Soverinus »
Vangnutius vannis alias Ritium

Francessco de sconfessa

Giapoco de rone

Giovagnie de fino chinato

Antonio de bertoluccio da perusia

Marianus francissy comitis

Appolonius Iacobi Lucarelli

Galassus linecti Vannis

Gaspar benedicti vici

Franciscus soldani

Ciccus Arcangeli

Iohannes lippetti

Nandus putij )
Francesscho de Nino
Francesscho de Benedicto |
Iacomo del priore

a) Diversi nominativi son» stati cancellati con una linea.

(Le note (1-7) corrispondono all’indicazione : mortuus. I primi 13 nomi

della prima colonna, eccettuati i morti, sono stati cancellati da una linea.
L'ARTE DEI GUARNELLARI E DEI BAMBAGIARI DI ASSISI

Francesco de Arcangelo Francesco d’Andrea

Bactista de ceccho de fiorella Antonius Riccardi

Sancte de Vital macteio Francischus Christofori contis
Niccolo de arcangelo de Ser Angelo Iacobus Christofori

Santenne de Niccolò brince

In Dei nomine amen. Anno Domini millesimo quingentesimo vigesimo
primo / Indictione nona. Tempore Sanctissimi in Christo patris et domini
nostri domini Leonis, divina / providentia pape decimi, die vero xxv® men-
sis maij. In mei notarij publici / in infrascripto loco. Infra predicta et con-
finato. Congregatis et cohadunatis hominibus artis guarnellariorum et bam-
bacariorum civitatis Asisij in ecclesia / Sancti Pauli de pede platee civitatis
Asisij, cuiusque ecclesia a primo strata publica / a secundo bona monaste-
rij Sancti Benedicti et alia latera. De mandato providorum / virorum Bap-
tista Germanij, camerarij dicte artis et Marciani Franciscij Bise / de Asisio
Ciglielmo / Iohannis, Gregorio Bochoni, Diamante Iacobi et Alfano Andree,
licet absentibus et non congregalibus propter eorum absentiam a dicta ci-
vitate (?) et licet non sint due partes, tamen domini camerarius et massarius
concorditer et nemine ipsorum discrepante pro augu/mento comodo et uti-
litate dicte artis et hominum ipsius, receperunt in dicta arte... dicte artis
omnes infrascriptos homines, solvendo... et quantitatem deductam secun-
dum tenorem capitulorum dicte artis supra-scriptorum usque ad festum
Absumptionis beate Virginis Marie de mense augusto proxime futuro et quod
non solverint / usque ad ipsum festum non intellegentur descripti nec re-
cepti in collegio... sive dicte artis, nec aliquo modo intelligantur legiptime
descripti, sed habeantur irritis et annullatis. Quorum nomina sunt:

Baptista Marci Sachomanni Berardinus Michaelis
Iheronimus Andree Iacobi Pastochie ^ Ugolinus Christofori
Cornelio de Cecho de Marina Iulius ser Ioannis Baptiste
Iacobus Berardini Prioris Petrus magistri Galiani (?)
Ioannes Antonius, alias . Darius ser Petri Iacobi

Ventura del Angeli Sachoni Antonius Franciscus... Iacobi Pa-
Franciscus Bartholomei Evangeliste stonchie
Larinus Cherubini Mancini Paulus Bini Doni
Iheronimus Angeli ser Thome Mariangelus Francisci Soldani
Federicus Francisci Iacobi Paston- Andreas magistri Evangeliste
chie i Franciscus Alfani
Guidangelus Evangeliste Petrus Iacopetti
Prosper Ludovicj Petri Pauli Cichus Petrj Honofrij
Bartholomeus Baptiste Marcelli Iacobus Baptiste

Laurentius domini Francisci ser Io- Ser Perangelo d'Antonio
annis Baptiste Franciscus Iacobi Pastochie

€. 40r
Berardino de Petro Paolo de Pasto-
chia

Matthiangelus Andree Angeli Ga-
brielis

Angelo de Iacomo

92 GIUSEPPE ZACCARIA.

Ser Silvius Petri Pauli

Palso de mastro de Sachomanne

Marcus Antonius, alias Marchionne
Angeli

Berius Rustici (?)

c. 41v Infrascripta sunt nomina omnium et singulorum ho/minum artis guar-
nellariorum et bambacariorum civitatis Asisij, videlicet : )

Marianus Francisci Contis
Galassus Lippeti
Gaspar Benedicti Vici
Franciscus eius frater
Ser Franciscus Soldani
Franciscus Minj
Iacobus Prioris
Baptista Cicchi Fiorelle
Santonus Nicholai
Franciscus Andree Paulonj
Menicus Iacobi Levis
Antonius Ricchardi
Sensus Mactei
Iacobus Cristofori
Germanus Marini
Guglielmus Iovannis
Lippus Galassi
Laurentius Stefani
Bartolomeus Francisci Ciane
Antonius Francisci Contis
Antonius Saccomannj

c. 44p lacobus Andree Paulonj
Andreas Iacobi de Perusio
Pietro Pavolo de Giapoco de Pasto-

chia

Bastianus Francisci
Benedictus Mercedis
Perbaptista Iacobi Petri

Franciscus Melchiorris Ioannis
Franciscus Ser Donati
Alfanus Andree
Liberator Mancini
Ser Petrus Iacobus domini Thome
Petrus Filippus Archangeli |
Baldus Patriarce
Lodovicus Gasparis
Guiglelminus Matei Petri 1)
Vicus Mei de Cannario |
Galiottus Iacobi Pastochie
Diamantes Iacobi Mariani
Macteus Saccomanni
Cesar Arcangeli Angeli
Iacobus Bartolomei alia Bartolaccio
Andrea de Giacopo de Pastochia
Pietro Pavolo de Giapoco de Pasto-

chia
Ioannes Baptista de Germano
Mateus de Arcangelo
Ventura de Cecho de Paulino
Mariano de Cecho
Gioliano ... de Bisa

Innocentio...
ag de Bactaglia
Marcho de Ioanne Francesco de Can- )
nara

è dnomstizi

1) Da questo nominativo in poi le aggiunte sono di mano posteriore.

Se Di A Re ciro rare RENE e VP REM
eem

Un perugino tra due rivoluzioni :

Fabio Danzetta (1769-1837)'

Nel febbraio 1797 l’esercito pontificio viene rapidamente scon-
fitto dalle truppe francesi : cadono Ancona e Pesaro e anche la s:ra-
da per Perugia è libera. Qui un piccolo gruppo di patrioti, sconcer-
tato dalla rapidità degli eventi, desideroso di agire prima dell'arrivo
dei Francesi, ma timoroso di una possibile reazione da parte delle
truppe papaline, non sa quale decisione prendere. A toglierlo dall'im-
barazzo sarà lo stesso presidio pontificio, che considera come unica
soluzione possibile l'abbandono della fortezza, non avendo mezzi suf-
ficienti per resistere ad un eventuale assedio da parte delle truppe
francesi.

Cosi i capi del Comune decidono di inviare quattro membri
della municipalità perugina ai Francesi ormai vicini; Giulio Cesa-
rei, capo dei Decemviri ed esponente del gruppo giacobino, provvede
ad organizzare una buona accoglienza. Il 16 febbraio 1797 quaranta
dragoni al galoppo, prima avanguardia delle truppe francesi, percor-
rono il Corso; alle tre di notte giungono in città 1550 soldati 2).

I patrioti escono dalla clandestina oscurità in cui hanno finora
complottato e, accompagnati da alcune donne — cosa che fece scan-
dalo —, vanno incontro ai Francesi. Nei giorni successivi tentano di
abbattere lo stemma pontificio e di innalzare l'albero della libertà,
ma vengono fermati dallo stesso comandante francese, perché, nel
frattempo, era giunta notizia del trattato sottoscritto a Tolentino
da Pio VI (19 febbraio '97).

Grande é la delusione di chi tanto aveva sperato nell'aiuto dei
Francesi : questi si dimostrano ora pronti a far rispettare la sovra-
nità del pontefice e l'abbandono appare un tradimento ai patrioti,
inaspriti anche dal fatto che, caduta Perugia in fama di città gia-
cobina, ormai corre il pericolo di una reazione da parte del restau-

Ta
94 CLAUDIA, MINCIOTTI

rato governo pontificio. Il nuovo governatore, Tommaso Arezzo,
mostra di essere in perfetta armonia con gli occupanti, inasprendo
ancor più i patrioti, che presentano al generale Rej un’istanza col-
lettiva, in cui si richiede il suo aiuto per costituire in repubblica la
città. Unico effetto di tale appello è la precauzione presa dai Francesi
di piazzare alcuni cannoni nei punti strategici della città e l’intima-
zione della consegna di tutte le armi ?.

I Francesi, in seguito agli accordi col pontefice, abbandonano
Perugia il 24 marzo '97 : nello stesso giorno entrano dalla porta di
S. Costanzo 250 militi pontifici, dei 3000 assoldati dal principe Co-
lonna. Questa volta la stragrande maggioranza della popolazione,
che si sente liberata da un incubo e che aveva guardato con terrore
all'avvicinarsi degli stranieri, accoglie con festose acclamazioni i mi-
liti pontifici. A descrivere questo stato d'animo popolare bastano
le seguenti parole di Annibale Mariotti, in una sua memoria scritta
nel 1800 per difendersi dalle accuse di giacobinismo : « Ho io veduto
cogli occhi miei pianger le madri sul destino de’ loro teneri figliuo-
letti, che si stringevano al collo e singhiozzando baciavano, perché
prevedevano che essi avrebbero servito di pasto alle soldatesche
francesi. Ho io sentito colle mie orecchie le semplici donniciuole, e
i deboli del volgo, alzando le mani al Cielo e, facendo delle braccia
croce, parlare a vicenda delle vituperose licenze, che i Francesi si sa-
rebbero prese contro la femminile onestà, degli empi riti, co’ quali
accompagnavano l’innalzamento dell’emblema repubblicano, cioè del-
l’Albero della libertà ; dell'esecrando religioso culto che a questo pre-
stavano ; del divieto de' Sagramenti, dell'uso tra loro introdotto di
sbattezzarsi, della loro poligamia, della loro valgivaca Venere, del
ballo angelico e di mille altri infami atti di barbaria e d’empietà, di
cui l'ignoranza, o la malizia gli accusava artificiosamente per met-
terli in detestazione » 9.

La città riprende i suoi consueti colori : i patrioti sono ormai iso-
lati e ben nettamente individuati ; se prima era corsa per la città
qualche voce sommessa di segrete attività e congiure giacobine, ora
circolano chiaramente i primi nomi dei «rei»: Cesarei, Meniconi,
Brizi, Cocchi, Mezzanotte, Mariotti, Danzetta. Ed é proprio di que-
st'ultimo che ci occuperemo, tentando, attraverso la sua figura, di
delineare una delle componenti del pensiero e dell'azione giacobina
a Perugia.

Fabio Danzetta é il primo esponente «rivoluzionario » di una
delle famiglie più note dell'alta borghesia perugina, una fra le più

Am UUUNCUE

S < meum Ur T MD EN m
UN PERUGINO TRA DUE RIVOLUZIONI: FABIO DANZETTA (1769-1837) 95

antiche, le più ricche e le più ligie ai canoni e ai dettami della poli-
tica ecclesiastica. Una rapida indagine documentaria permette di in-
travedere le origini e le tappe della sua ascesa sociale.

Si ignora da chi o per quale motivo Angelo di Leonardo, verso
la metà del sec. xv, venisse chiamato col soprannome di Danzetta :
fatto è che tale nome restò poi ai suoi figli e quindi ai loro discen-
denti. Il mestiere da loro esercitato era quello del calzolaio e del com-
mercio di pelli, ma tale redditizia attività presto si estese ad altri
campi; presero in affitto terreni agricoli e ampliarono la sfera dei
commerci, sempre con successo e notevoli guadagni. Sorretti da una
cospicua ricchezza, cominciarono a tentare la via di una maggiore
affermazione nell’ambito della vita cittadina. Alcuni membri della
famiglia, iscritti alle Arti della Lana e delle Pelli, ottennero cariche
pubbliche, anche di grande importanza, come quella di priore e di
camerlingo nel Collegio dei Pellicciai.

Intorno alla prima metà del sec. xvi la famiglia aumentò la sua
fortuna economica, grazie ad una ben avviata industria di panni di
lana, e continuò la sua ascesa sociale : un Girolamo di Niccolò, nel
1520 9, entrò nell'Arte del Macello e per tre volte sedette tra i ca-
merlinghi ed una fra i priori, mentre suo fratello Angelo fu camerlin-
go nel 1550 e ben due volte priore, nel 1554 e nel 1573. Essa poteva
contare fra i suoi membri anche studiosi di fama e così, accanto al-
l’industria, prosperava la cultura. Questo è il caso di Giovanni di
Niccolò, professore di legge, addottoratosi nel 1524, insegnante nello
Studio di Perugia e di Bologna, e che poté vantare tra i suoi disce-
poli Alberico Gentili. Lo stesso Giovanni fu eletto avvocato della Ca-
mera apostolica, giudice del Comune, lettore alla Sapienza.

La famiglia Danzetta continuò ad arricchirsi sempre più, non
solo per lo sfruttamento delle sue ben avviate e fortunate imprese,
ma anche per una accorta politica matrimoniale con esponenti del-
l’alta borghesia di Perugia, che portarono nutrite doti di fiorini e di
immobili. Ormai non mancava che la gloria militare ed anche il me-
stiere delle armi venne intrapreso con successo da alcuni suoi mem-
bri: da Niccolò che, nel 1569, al seguito di Giovanni Orsini, com-
batté in Francia contro gli Ugonotti ©, e nel 1571 a Candia contro
i Turchi ; da Fabio di Cesare, che militò in Germania sotto l'impera-
tore Ferdinando ; da Fabio di Leonardo, che, al seguito di G. Mat-
teo, marchese di Sorbello, combatté in Oriente ; da Claudio, che mori
combattendo contro gli Ugonotti nel 1569.

Nel sec. xvii si assiste ad un ripiegamento della famiglia sulla

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96 CLAUDIA MINCIOTTI

scena cittadina, anche se le occupazioni e le fortune sono analoghe.
Alcuni suoi membri risultano iscritti al sodalizio di S. Martino e nella
metà del secolo anche all'Arte dei Calzolai. Solo dopo più di un secolo
il loro nome torna in primo piano con Giacomo, nell'Arte della Mer-
canzia, come priore e console. Ma questo ripiegamento si fa ancora
più palese lungo il sec. xvii ? ; allo scoppio della Rivoluzione fran-
cese, la famiglia forma un gruppo tranquillo ed un po’ apatico, or-
mai pago della sua ricchezza e della sua posizione, che vegeta, in-
somma, all’ombra dei ricordi del suo attivo passato, ormai perfetta-
mente inserito nella più alta società perugina, anche se non ha titoli
nobiliari da vantare. Ma mentre Giacomo e Gianantonio Danzetta
continuano a vivere in quest'atmosfera invecchiata e sonnolenta, la
famiglia riceve una brusca scossa dall’attività politica del fratello mi-
nore Fabio, nato a Perugia il 19 luglio 1769 da Niccola e Chiara
Friggeri.

Allo scoppio della Rivoluzione francese ha appena venti anni;
non è facile ricostruire la sua formazione culturale e le sue prime
esperienze politiche : anche la nuova, ricca documentazione ora a no-
stra disposizione non può indicare l’origine delle sue idee, così di-
verse da quelle dell'ambiente in cui vive e studia.

Quelle poche notizie che abbiamo su Perugia all’epoca della sua
prima giovinezza non danno certo, almeno in apparenza, il quadro
di un ceto d’intellettuali avanzato sul piano di teorie politiche pro-
gressiste, un ceto che abbia maturato ed assorbito ideali illumini-
stici, che abbia nette e precisate aspirazioni sociali, programmi ispi-
rati a sentimenti di libertà ed indipendenza. L’ambiente in cui si
muove Fabio, e che ci è consentito intravedere attraverso le pagine
del Lupattelli, del Bonazzi, del Sanna e del Cecchini 9, è invecchiato,
irrigidito ed inerte, quasi del tutto estraniato dai problemi, effettivi
e gravi, della sua età. E, questo, in un momento in cui in tutto lo
Stato pontificio ed anche a Roma, ci sono fermenti di progresso,
ansie di novità, esigenze di riforme, nonostante che la tendenza e il
carattere della politica interna potessero ridursi.... « alla formula :
nessuna novità ad ogni costo » ?).

A Perugia si è in un periodo di decadenza culturale : i circoli
che hanno maggior successo sono l’immagine di un mondo quasi
ancora tipicamente secentesco, chiuso nei suoi problemi di erudizio-
ne, di filologia, di grammatica. Di questo tipo sono le Accademie
che sorgono via via durante tutto il corso del sec. xvi, tutte
di breve durata e che non riescono a fornire incitamento e sprone a

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UN PERUGINO TRA DUE RIVOLUZIONI: FABIO DANZETTA (1769-1837) 97

ingegni sonnolenti : la Accademia dei Filogrammatici, fondata dal
sacerdote Carlo Bruschi nel 1746, l'Accademia dei Fisiocritici del Ca-
vallucci e l'Accademia Augusta, istituita da Camillo Penna, secondo
le idee del padre Bina. Grande avvenimento che mette sossopra la
città è quando Perugia diviene, nel 1778, una delle principali, colo-
nie dell'Arcadia romana. Assistiamo allora a veri e propri duelli poe-
tici tra pastori e pastorelle, che, nei verdi giardini del Frontone, « be-
larono il nuovo nome colonico e bamboleggiando in vario metro can-
tarono al suono di agreste tibia e sotto il velo allegorico le adulazio-
ni ai principi e amori scipiti » 1°. E una mentalità che prospera e
cresce, tanto che, allo scoppio della Rivoluzione francese, a Perugia
è considerato ancora un onore il poter appartenere all’Arcadia, e po-
ter cantare poesie in mezzo agli esponenti della alta società cittadi-
na. Ciò è indice del fatto che nella città si assorbe tutto in ritardo :
l'erudizione (sentita però stancamente, perché mancano uomini di
profonda cultura, a parte Annibale Mariotti, che costituisce quasi
un'eccezione) e l'Arcadia (esperienza più facile, che degenera subito
in moda) regnano e imperano incontrastate proprio quando la nuova
cultura illuministica e riformatrice si fa prepotentemente strada an-
che in Italia. Il quadro generale delle condizioni della regione ci
aiuta in parte a capire i motivi di questa sordità : le condizioni civili,
economiche e sociali dell'Umbria, infatti, non sono tali da favorire
i rapporti col mondo esterno e, attraverso questi rapporti, una fiori-
tura di lettere, arti e scienze.

Anche Fabio non resiste alla moda del tempo e viene affiliato
all'Arcadia il 4 giugno 1789 col nome di Egelindo Clitoneo 1). Alla
luce dei successivi avvenimenti e delle successive prese di posizione,
è facile arguire che si tratta più di un fenomeno di moda che di un'a-
desione motivata da seri interessi poetici.

Un documento, conservato alla Biblioteca Augusta 19, dà qual-
che indicazione orientativa circa i suoi studi: si è laureato in legge
nel 1789, poco più che ventenne, e sappiamo i nomi, in verità non
troppo conosciuti, fatta eccezione per Luigi Canali, dei suoi maestri :
Martodini, Doni, Baldeschi, Marcarelli e Calvadri ; troppo poco per-
ché si possa comprendere quale influenza abbiano avuto gli studi o,
meglio, i professori su di lui. Dallo stesso manoscritto si ricavano
scarne notizie sul suo inserimento nella vita pubblica perugina : en-
tra nel Collegio della Mercanzia nello stesso giorno di Giovambattista
Vermiglioli ed è capo ... [parola indecifrabile] nel gennaio 1795 19.
Tra le carte della famiglia Danzetta si trova una patente '2, rila-

——Á—————

E 98 / CLAUDIA. MINCIOTTI

sciata in data 25 settembre 1790, da G. B. Bussi de Praetis, decano
della Reverenda Camera e commissario generale dell'Armi pontificie,
con cui Fabio è investito del titolo di capitano onorario della
milizia a cavallo dell'Umbria, grado ambito dai cadetti delle piü alte
famiglie perugine. Quindi Fabio si presenta come un giovane di for-
mazione tradizionale, bene inserito nella vita sociale della città, bene
inserito anche nella vita pubblica, conosciuto ed apprezzato dalle au-
torità pontificie. Ed è per questo che riesce difficile comprendere do-
ve egli possa aver assorbito idee cosi diverse dal mondo da lui fre-
quentato ed in cui ha una parte di rilievo, dove egli abbia potuto
captare ed assimilare quei germi rivoluzionari che, dopo lo scoppio
della Rivoluzione in Francia, stavano invadendo anche l'Italia. E
Perugia non ne era rimasta immune, anche se le tracce dell'avanzata
di nuove idee si perdono nell'atmosfera apparentemente cosi statica
della città, non sono molto chiare e sicure, i documenti scarseggiano
o non sono espliciti, nonostante qualche sporadica testimonianza di-
retta (circolano voci sull'attività « sovversiva » del dottor G. Angelo
Cocchi a Corciano, di Vincenzo Egidi a Castel Rigone, e dei due fra-
telli Guerrieri, non meglio identificati) : comunque, è soprattutto nel-
le invettive e nelle accuse degli avversari che dobbiamo ricercare l'e-
sistenza di un gruppo di innovatori 15).

«L’Umbria era la rocca del papismo e il zelante clero di questa
regione lottava strenuamente contro l’avanzarsi e il diffondersi delle
nuove idee. .... L'arma principale usata era ....la stampa » 19. Cosi
il Muzzarelli si lamentava che ovunque siano diffusi gli « eretici »,
come si può vedere « dai libri, dalle massime, dai fatti, che sono sot-
to l’occhio, e l’orecchio di tutti » e che il numero degli « increduli »
non è poi così piccolo come alcuni credono 1°. « I meno cattivi, e i
meno irreligiosi fanno la figura di sostenitori della religione, in parole
e in fatti, quando una volta sarebbero stati aborriti » 19).

Perciò, anche se l'Umbria sul finire del sec. xvin si presenta
come il massimo centro di resistenza e di opposizione alle idee rifor-
matrici che esistesse negli Stati romani (tale è la copia di libri, li-
belli e scritti di ogni genere, diretti a combattere ogni novità reli-
giosa o politica) 19, è fuori discussione l’esistenza di un nucleo di «ri-
belli », che si sta facendo faticosamente strada in un ambiente dif-
ficile e prevenuto. E come a Città di Castello l'Accademia dei Li-
beri 2°, sotto il colore di studi letterari e scientifici, funge da luogo
d'incontro e riunione fra quelli che saranno i riformisti del luogo,
cosi a Perugia funzione analoga deve aver rivestito l'Accademia dei
UN PERUGINO TRA DUE RIVOLUZIONI: FABIO DANZETTA (1769-1837) 99

Forti *9. Infatti non dobbiamo dimenticare che suo fondatore ne è
stato G. B. Agretti *9, per cui è facile che, relegata ogni attività let-
teraria al ruolo di copertura, tale Accademia sia diventata una « cen-
trale di innovatori ». E, a conferma di ciò, basta consultare l’elenco
dei membri e citarne alcuni tra i più significativi : Annibale Mariotti,
Giulio Cesarei, Domenico Torelli, Antonio Brizi..., cioè uomini che
si sarebbero distinti poi nelle vicende politiche della città.

Ma non dobbiamo dimenticare un altro, importantissimo fatto-
re che ci permette di completare questo quadro, culturale e politico,
della città : anche ignorando, o poco cogliendo, o magari frainten-
dendo i fermenti innovatori che venivano da fuori, non mancano al-
l’interno motivi di malcontento e di reazione per la situazione esi-
stente. Strade bloccate, ambizioni insoddisfatte, ansie di affermazio-
ne, desideri di partecipazione attiva alla vita amministrativa citta-
dina, malesseri diffusi, tutto ciò contribuisce a spingere alcuni bor-
ghesi ed elementi della piccola nobilità ad animare una opposizione,
che però va intesa come « spirito », non come « movimento » ; che si
sovrappone — fenomeno molto diffuso nelle province dello Stato
romano — al preesistente spirito di opposizione municipale contro
l'assolutismo papale e all’ostilità dei laici contro il governo prelati-
zio.

Fabio non aspetta l’arrivo dei Francesi per esporsi, se già pri-
ma del 1797 è perseguitato dalla polizia ®); comunque, si comincia
più apertamente a farne il nome fra quello dei giacobini che aveva-
no accolto i Francesi. A confermare la cosa, si sa, da una lettera del
cardinale Doria Pamphili al governatore di Perugia, che egli subisce
il carcere per colpa politica prima dell'agosto ’97 *). Anche questa
volta non si sa in quali circostanze avvenisse l’arresto, ma certo non
fu effetto di una reazione particolarmente violenta da parte del re-
staurato governo pontificio (la generale situazione d’incertezza che
regnava nello Stato pontificio consigliava una certa prudenza e mo-
derazione nelle azioni contro i ribelli), dal momento che Fabio, pur
essendo ormai ben conosciuto dalla polizia, nello stesso anno 1797
per ben due volte consecutive rappresenta il Collegio della Mercan-
zia cui appartiene.

Lo rappresenta anche nel primo trimestre del 1798 : è, anzi,
«capo d'ufficio » nella suprema magistratura del Comune ?*9?, quando
i Francesi entrano per la seconda volta in Perugia, il 4 febbraio 1798,
nell'invasione dello Stato pontificio seguita alla morte del generale
Duphot. I Cisalpini si spingono fino ad occupare Gubbio e Città di

uw 100 CLAUDIA, MINCIOTTI

Castello e in questa cittadina, dove si era istituito un governo prov-
visorio, si rifugia da Roma uno dei colpevoli del tumulto in cui era
stato ucciso il Duphot, cioè l’Agretti. Cogliendo il momento propizio,
egli agisce presso il Direttorio di Milano affinché, a reggere il futuro
governo repubblicano di Perugia, siano antecedentemente designati
il dottor Annibale Mariotti, il dottor Angelo Cocchi e l’avvocato
Antonio Brizi. Quindi incita i Perugini a sollevarsi in modo che i
Francesi, ormai prossimi alla città, non la trovino occupata dalle
truppe pontificie. Non c’è rivoluzione : le truppe stesse vengono fatte
allontanare per ordini superiori, e Fabio Danzetta, come capo d’uf-
ficio del Magistrato, riceve in custodia la Fortezza.

È il 4 febbraio 1798 : a Perugia viene proclamata la repubblica.
Per ordine del Comitato insurrezionale, viene spezzato e dato alle
fiamme lo stemma pontificio ; nella piazza centrale della città si in-
nalza l'albero della libertà 29. Nello stesso giorno, sul far della sera,
giungono 150 soldati francesi. Si cerca di evitare lo scoppio di una
lotta tra i giacobini e i sostenitori del papa con un proclama che di-
chiara unico scopo della marcia su Roma la vendetta della morte del
Duphot. Febbrile è l’atmosfera dei giorni seguenti. Prima preoccu-
pazione dei Francesi è quella di creare una « municipalità centrale »,
a formare la quale vengono chiamati 17 municipalisti, tra cui è Fa-
bio Danzetta; Angelo Cocchi ne è eletto presidente e G. B. Agretti
vice-presidente ??.

Frenetica ed instancabile é l'attività di questo comitato nell'in-
trodurre innovazioni di ogni genere. Vengono abolite tutte le distin-
zioni di titoli nobiliari: niente più trine e galloni alle livree, niente
più stemmi gentilizi. Si proibisce d'indossare l'abito religioso e di
pronunciare voto prima dei vent'anni, si obbligano i frati ad abban-
donare i loro conventi *9. Viene fatta a pezzi la statua in terracotta
di Paolo III, mentre vengono calate dai loro piedistalli quelle di Giu-
lio III e Sisto V (esse sono salvate dalla distruzione solo per l'inter-
vento del prefetto consolare, Annibale Mariotti) ; sotto l'albero della
libertà si bruciano i libri dell'Inquisizione. Tutti i cittadini, dai 19
ai 50 anni, non esclusi i sacerdoti, sono chiamati a prestare servizio
nella guardia nazionale, istituita dal Mariotti secondo le disposizio-
ni del Bremond, ministro della guerra in Roma ; Fabio Danzetta vie-
ne eletto comandante del I° battaglione 29. Si elegge poi un comitato
per la cura della pubblica istruzione ; si procede alacremente alla ven-
dita dei beni ecclesiastici, anche se, in genere, il tempo sarà trop-
po breve perché si arrivi molto al di là dei semplici elenchi *». Viene

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UN PERUGINO TRA DUE RIVOLUZIONI : FABIO DANZETTA (1769-1837) 101

diminuito il prezzo del sale e del pane, mentre è abolita la tassa sul
macinato.

Questa, in sintesi, l’attività della municipalità centrale di Pe-
rugia nei suoi diciotto mesi di esistenza burrascosa, difficile, incerta,
ma sempre priva di quegli eccessi, a volte anche sanguinosi, che si
sono verificati altrove. E questo merito spetta in gran parte all’a-
zione moderatrice di quello che si può considerare il nucleo più ge-
nuino del partito repubblicano perugino, in cui rientra anche il Dan-
zetta, composto da Annibale Mariotti, Angelo Cocchi e Antonio Bri-
zi, che, nel successivo rimpasto di governo fatto dai Francesi, si tro-
veranno a capo della città, gruppo che chiameremo « giacobino » se-
condo l’accezione tradizionale, che tende a comprendere sotto questa
etichetta qualsiasi corrente politica di collaborazione con i France-
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Brizi, Cocchi, Mariotti, Danzetta sono i piü tipici esponenti della
borghesia progressista e novatrice della città : sono tutti stimati pro-
fessionisti, conosciuti e apprezzati in ogni ambiente cittadino e tra
la gente di ogni grado sociale. Anche per loro, come avviene quasi
ovunque in Italia, l'inserimento nel governo repubblicano è determi-
nato dal desiderio e dalla volontà di partecipare fattivamente alla
vita politica e amministrativa ai cui margini sono stati finora, più
che da una vera e propria adesione al credo rivoluzionario. Sono mo-
derati che cercano, in ogni situazione, di fare da arbitri tra il vecchio
regime ed il nuovo, di impedire gli eccessi degli occupanti, di non
esasperare il popolo. Ma, in genere, hanno una scarsa possibilità di
agire liberamente, perché dipendono strettamente dal governo cen-
trale di Roma e l’unica loro funzione sembra quella di eseguire ogni
decisione dei Francesi, anche se, qualche volta, possiamo notare una
certa resistenza nel soddisfare le loro sempre più pressanti ed impo-
polari richieste. Queste le caratteristiche comuni a quasi tutti i mem-
bri del gruppo giacobino di Perugia : gente onesta e in buona fede,
che cercherà di portare avanti esigenze di trasformazione politica
e civile in una posizione di mediazione tra gli occupanti e la popola-
zione, rimasta fondamentalmente legata al vecchio regime. Fabio
Danzetta partecipa abbastanza attivamente alla vita politica della
sua città : alcuni atti della Giunta di governo recano la sua firma 22.
In genere sono ordinanze che investono ogni lato della vita ammi-
nistrativa e sociale della città, importanti anche perché testimonia-
no quanta poca libertà avesse il governo di Perugia nei riguardi di
scelte politiche e quanto strettamente dipendesse dai Francesi e da
102 CLAUDIA MINCIOTTI

Roma in tutte le questioni che non fossero inerenti con le pratiche
comuni dell’amministrazione cittadina.

Comunque, Fabio non resta a lungo in Perugia : il generale Bal-
liard, che lo aveva confermato nelle sue posizioni di potere, crean-
dolo membro dell'amministrazione centrale, gli fa ottenere un'altra
importante carica. Alle 10 di notte del 5 marzo '98 un corriere straor-
dinario del generale in capo delle truppe d'occupazione lo avverte di
farsi trovare entro il giorno 16 in Roma, senza fornire spiegazioni in
merito. Il Danzetta obbedisce e grande è la sua sorpresa quando,
giunto a Roma, si vede ascritto tra i tribuni.

La nomina (sostenuta molto probabilmente da Antonio Brizi,
che lo aveva preceduto fin dal 14 febbraio, come delegato della città
di Perugia alla festa della federazione e che successivamente era
stato eletto senatore), anche se non giunge forse del tutto inattesa, lo
riempie di soddisfazione, ma lo mette anche nell'imbarazzo di una
decisione, in quanto non gli sfuggono gli oneri e le preoccupazioni
cui andrà incontro *?. Nonostante il parere contrario del fratello Gia-
como, che lo sconsiglia ad esporsi ulteriormente e a compromettersi
ancora di piü col governo repubblicano, finisce per accettare la no-
mina : in qualità di tribuno deve risiedere obbligatoriamente a Ro-
ma, insieme agli altri umbri eletti alla stessa carica : G. Angelo Coc-
chi, Damaso Moroni, Giuseppe Rosa, Domenico Torelli, tutti di Pe-
rugia. Partecipa con ‘assiduità, ma senza mettersi particolarmente in
mostra, ai lavori dell’assemblea : il 14 germile è eletto nella com-
missione che redige il progetto di legge sull’accrescimento della trup-
pa sedentaria ; il 22 dello stesso mese entra nella commissione che
deve formulare provvedimenti contro gli « aristocratici » che, emi-
grando, producono un grave danno all’economia dello Stato. Il 13
fiorile gli viene affidato l’incarico di redigere un progetto di legge

‘ contro le insegne nobiliari, per distruggere tali « emblemi di schiavi-

tù, di superstizione e di tristezza che tendono ad avvilire il coraggio
e a deturpare il carattere nazionale » 24).

La corrispondenza di questo periodo con il fratello Giacomo è,
purtroppo, di non rilevante importanza : dalle lettere inviate da Ro-
ma non è possibile dedurre quali ambienti Fabio frequenti e chi sia-
no gli uomini con cui è maggiormente in contatto ; è difficile anche
accertare le sue idee sugli avvenimenti politici o militari che si sus-
seguono rapidamente e di cui egli fornisce troppo schematici reso-
conti senza formulare alcun giudizio. Sembra essere soprattutto col-
pito dall’apparenza formale della realtà : le uniche notizie abbastan-
Mari

UN PERUGINO TRA DUE RIVOLUZIONI: FABIO DANZETTA (1769-1837) 103

za particolareggiate e ricche di dettagli sono quelle che riguardano
una solenne festa per il popolo, organizzata dal Tribunato 9. Co-
munque, anche se da queste lettere non emerge alcuno sforzo di Fa-
bio di far comprendere al fratello ciò che sta alla base del nuovo re-
gime, le sue innovazioni, le differenze con quello passato, il suo mes-
saggio umano e sociale, è proprio questa documentazione — o man-
cata documentazione — che ci permette, per la prima volta, di valu-
tarlo direttamente, sia sul piano ideologico che su quello dell’azione
(è una valutazione negativa, perché lo coglie, in fondo, impreparato
e forse anche non perfettamente consapevole del significato del mo-
mento che sta vivendo). L’unico problema che egli tratta diffusa-
mente è quello religioso, in quanto sembra toccare abbastanza pro-
fondamente la sua coscienza di credente. In una lettera a Giacomo,
che doveva avergli manifestato preoccupazioni diffuse a Perugia, ten-
ta di spiegare, anche se un po’ ingenuamente, che le nuove leggi non
vogliono assolutamente abolire la religione cattolica, ma solo dare a
tutti la possibilità di agire secondo il proprio culto; ciò che vera-
mente importa non è tanto appartenere a questa o a quella religione,
ma operare nel bene secondo la propria coscienza : «... La costitu-
zione non riconosce alcuna religione dominante, perciò chi farà il be-
ne sarà premiato con la vita eterna, chi farà del male sarà punito
nell’altro, ma tutto si deve fare volontariamente. L’opinione degli
uomini è diversa, né crediate che tutti siano Cattolici, e nello stesso
Tribunato vi sono molti Deisti, e perciò sarebbe un farsi mettere in
ridicolo senza ottener nulla il voler sostenere la religione cattolica
per Dominante, onde ciascuno osserva quella religione che più gli
persuade. Io son cattolico : questa religione mi capacita e in questa
spero di morire. La medesima non potrà mai farmi dimenticare i
principi repubblicani, come neppure i principi repubblicani mi faran-
no scordare quei cattolici .....» 9.

Queste parole non trovano ascolto in Giacomo che si professa
sempre decisamente avverso al regime repubblicano, tanto da finire
in carcere per vilipendio al pubblico governo *?. Questo non gli im-
pedisce di mantenere contatti assidui con il fratello, non tanto per
discutere con lui le proprie convinzioni ed idee, i dubbi e i tormenti
del momento, quanto per chiedergli informazioni di natura econo-
mica, ad esempio sul valore delle cedole emesse dalla repubblica, e
soprattutto per chiedergli di far diminuire le tasse imposte dal regi-
me ai suoi amici « ex-nobili », o perché- — problema assai più grave
e complesso — intervenga in loro favore, in occasione dell'arresto di

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104 CLAUDIA MINCIOTTI

alcuni di loro quali provocatori di una sommossa nel Perugino. Era
stata, infatti, appena scoperta una vasta congiura, che si proponeva
di armare i contadini e di scagliarli contro i Francesi : Fabio segue
la situazione e riferisce che queste bande armate avevano la prote-
zione del cardinal Albani, attraverso il quale si poteva forse risalire
al papa stesso *9. A Perugia vengono arrestati Alessandro Oddi, Fran-
cesco Oddi, Pietro Vermiglioli, Francesco Maria Oddi e Aurelio Bar-
tolucci, in quanto gli insorgenti sono in gran parte loro coloni e fat-
tori. Ma vengono subito rilasciati, perché è nell’interesse del governo
non drammatizzare gli eventi e mettere a tacere ogni voce che possa
turbare la popolazione 8.

Comunque, le richieste sempre più pressanti di Giacomo al pro-
posito provocano, alla fine, la reazione di Fabio : « La compassione
che dimostrate per questi ex nobili proverrà da animo sensibile, ma
riflettete che molti altri innocenti assai più di loro hanno provato un
egual sorte nel passato governo, con questo di più che l’arresto [che]
è stato fatto seguiva una sollevazione in tutto il Perugino, che i fat-
tori di costoro si trovavano alla testa, che si sapeva doversi eccet-
tuare solo 40 case dal sacco ; il tentativo che fecero gli insorgenti pe-
netrati in Perugia non è forse una prova che avessero denaro del par-
tito ? In questa circostanza sopra chi dovevasi rivolgere il sospetto ?
Sopra quei ch'hanno tanto predicato contro la Democrazia, ch'han-
no inveito, e tentato di rovinare i patriotti, che avevano riscaldato
le teste de’ loro domestici contro i patriotti, che insolentivano per le
strade, che pagavano la gente per insultarci ; molte di queste cose le
ho provato, e mi hanno posto al punto di rovinarmi.

Sono stato 4 mesi in carcere ; ho avuto la fortuna di non esser
stato compatito da niuno ex-nobile, anzi doppo uscito, m’anno fatto
una lega onde nessuno mi parlasse, e questa non è una menzogna,
giacché Pietro e Alessandro Vermiglioli repplicate volte me lo anno
detto, e ancora Righetti, Borgia, Rossetti e Massini. Che sia stato
innocente lo provato, essi lo proveranno. Esistono per altro contro
3 di quelli individui molte accuse esistenti qui in Roma; voi, pe-
raltro, sete troppo attaccato a quel ceto che più non esiste, e che io
da gran tempo vi ò rinunciato » *°.

Questa è l’ultima lettera inviata da Roma ; la documentazione non
permette di colmare il vuoto che va dall’agosto al novembre del 1798,
quando il re di Napoli invade il territorio romano, sgomberato prece-
dentemente dal generale Championnet. Nello sgomento e nel disor-
dine del momento, anche Fabio Danzetta si allontana da Roma : non
UN PERUGINO TRA DUE RIVOLUZIONI: FABIO DANZETTA. (1769-1837) 105

essendo possibile trovare mezzi di trasporto, con il concittadino Rosa
è costretto ad un lungo, difficile e penoso viaggio a piedi verso Peru-
gia 4). Anche qui la situazione non si prospetta bene : la città non è
stata neppure sfiorata dall’invasione napoletana, ma il fenomeno del-
l'insorgenza sta ormai per dilagare in tutta la sua tragica dramma-
ticità. Fabio ha poco tempo per godere delle buone notizie prove-
nienti dal Lazio e della sconfitta del generale austriaco Mack, per-
ché, poco dopo, sarà travolto nella caduta del regime repubblicano.

Se il 1796 era stato l’anno della « grande paura », il 1799 si pro-
spetta ora come l’anno del trionfo della reazione. Per quanto riguar-
da il problema dell’insorgenza in Umbria, esso ha radici negli anni
passati : la religiosità popolare aveva favorito, fin dal primo arrivo
dei Francesi, un’aperta rivolta dei contadini, rivolta che, nell'Ap-
pennino umbro-marchigiano, era sfociata in una vera e propria guer-
riglia. Nella regione le masse, a partire dal 1789, erano state oggetto
soprattutto da parte del clero di una martellante e capillare propa-
ganda antifrancese che tendeva, qualche volta col ricorso alle storie
più strane ed assurde, a terrorizzarle e ad inculcare in esse un odio
fanatico contro i rivoluzionari ‘9.

Passioni contingenti si univano a uno stato cronico d’indigenza
e di malcontento, a cui le leggi repubblicane non portavano pro-
fondo sollievo ; l’insorgenza, quindi, si presentava come la conclu-
sione drammatica di questo incontro di bisogni e di sentimenti.

Tutto il territorio era in uno stato endemico di agitazione e in
condizioni di estrema infiammabilità : bastava un nonnulla per far
scendere il popolo armato nelle piazze ad abbattere gli alberi della
libertà, per far ammassare e muovere i contadini verso le città « gia-
cobine ». Fin dalla metà del 1798 in Umbria si erano manifestati
moti reazionari, che, da Castel Rigone, andavano successivamente
estendendosi a tutti i paesi intorno al Trasimeno, creando una situa-
zione di paura e d’insicurezza. I tumulti si avvicinavano sempre più
a Perugia : erano insorti Stroncone, Montefranco, Arrone, Papigno,
quindi Corciano, Cerqueto, S. Enea, Magione, Pontepattoli, Agello,
S. Fortunato, S. Martino in Campo. Inevitabili le conseguenze da
parte francese : arresti, saccheggi, condanne e fucilazioni. Anche in
città si procedeva a pubbliche esecuzioni *?.

La situazione, col passar del tempo, si fa sempre più critica,
fino a raggiungere punte drammatiche nel corso del 1799: già da
tempo il generale Breissand, non nutrendo più alcuna illusione, cer-
ca di conquistare, con continui manifesti e proclami, il popolo, di-
106 CLAUDIA MINCIOTTI

ventato sempre più inquieto ed insofferente, e vieta, sotto la minac-
cia di severe pene, di spargere notizie allarmanti.

Il locale gruppo giacobino, di cui fa parte Fabio Danzetta, si
trova in una situazione ormai difficilissima : si intuisce che la Re-
pubblica perugina non ha alcuna speranza di sopravvivenza ; la cit-

tadinanza rifiuta programmi idealistici e parole altisonanti cui non

corrispondono realtà e realizzazione ; il saccheggio brutale e siste-
matico perpetrato dai Francesi quasi ininterrottamente per tutto il
triennio 1796-99 ha creato uno stato d’animo di fortissima ostilità
nei loro riguardi ed ha finito per coinvolgere in questo astio anche gli
stessi perugini al governo ; l'ombra di una non lontana restaurazione
pontificia incoraggia la reazione a diventare sempre più minacciosa
e carica di pericoli. Anche se mancano documenti specifici che pos-
sano illuminarci in proposito, risulta evidente (da alcune carte con-
servate all'Archivio di Stato di Perugia e, indirettamente, da future
lettere del Danzetta stesso) che il gruppo giacobino, di fronte al pro-
blema della crisi finale, cerca di agire come elemento moderatore tra
le pretese e le imposizioni francesi e le esigenze della popolazione e
dei nuclei conservatori, cerca di farsi intermediario tra le due parti,
nella speranza di salvare il salvabile e di non inasprire ulteriormente
la situazione.

Pur tuttavia, in un primo momento, cercando forse di eludere il
problema, i patrioti perugini tentano di non lasciar trapelare la gra-
vità della situazione ai propri concittadini, organizzando feste e diver-
timenti. Ma il pericolo è talmente imminente che, non appena giun-
ge la notizia che gli Aretini *? hanno raggiunto Cortona, S. Sepolcro
e Città di Castello, il comitato governativo ritiene inutile e dannoso
tentare di mascherare la realtà effettiva delle cose ; ormai la Repub-
blica di Perugia ha i giorni contati e si può solo sperare di ritardarne
la caduta con un’ultima resistenza militare. Si procede perciò a la-
vori di riparazione e di fortificazione, si provvede a stabilire un re-
golare corpo di sorveglianza alle porte per evitare l’accesso in città
di elementi sospetti 4), mentre si cerca, con atti di moderazione, di
non esasperare i sentimenti della popolazione. L’insurrezione delle
masse contadine comincia a lambire la città: da Castel Rigone si
estende rapidamente a Val di Pierle, Preggio, Magione, Umbertide ;
in Perugia, considerata l’ultimo baluardo delle idee repubblicane, si
rifugiano i giacobini della regione che riescono a sfuggire all’arresto
0, spesso, al massacro. Verso la metà del luglio '99 due commissari
delle truppe austro-aretine, venuti ad intimare la resa, sono aspra-

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UN PERUGINO TRA DUE RIVOLUZIONI: FABIO DANZETTA (1769-1837) 107

mente respinti dal Sagaut, luogotenente del Breissand, il quale ave-
va fatto prendere nel frattempo alcuni ostaggi tra i cittadini più
illustri 49).

Successivamente, durante una seduta generale da lui convocata,
nella Sala Grande del Palazzo Nazionale, esposte le ragioni che lo for-
zano a partire, esorta i cittadini alla concordia e libera gli ostaggi,
invitando i patrioti ad allargare lo schieramento governativo con l’in-
serimento di nuovi elementi. Vengono così eletti tre aggiunti al trium-
virato, il conte Cesare Meniconi, Federico Baldeschi e Benedetto Ber-
nardi, e tre aggiunti alla municipalità, Francesco Giovio, Antonio
Maria Sorbello e il dottor Luigi Canali, personaggi tutti strettamen-
te legati al regime pontificio.

Il 28 luglio iniziano le ostilità e il Sagaut di nuovo respinge l’in-
timazione di resa. I Francesi resistono abbastanza bene, ma il pe-
ricolo maggiore viene dall’interno della città stessa, dove la popola-
zione è sempre più irrequieta, perché su di essa cercano di far leva
gli elementi reazionari e perché sente sicuro l’arrivo degli « amici »
e la sconfitta dei « nemici ». Sono proprio gli elementi aggiunti al go-
verno per volere del Breissand con l’illusione di ottenere una conci-
liazione tra le parti, nonostante la loro ostilità (faranno poi parte
della Reggenza Imperiale), a proporre il 1° agosto una nuova capi-
tolazione al comandante della piazza, che la respinge nuovamente.
Scoppia, allora, in alternativa, la rivolta interna : il giorno successi-
vo la città è messa in subbuglio da una sommossa popolare, organiz-
zata molto probabilmente dagli stessi aggiunti, per chiedere pane. Il
Sagaut, tenuto consiglio con i patrioti, decide di rendere al nemico
la città, ma non la fortezza, spiegando con una lettera alla cittadi-
nanza le cause della sua azione *?. Mentre ritira i suoi soldati entro
la fortezza, seguito dalla maggior parte dei patrioti, le truppe austro-
aretine entrano in città. Tra i capitani di fanteria, numerosi gli ap-
partenenti alla grande nobiltà e all'alta borghesia perugina : Tor-
quato Cesari, Giovan Battista Ansidei, Innocenzo Massini, Giacomo
Antinori, Francesco Maria Degli Oddi, Leopoldo Salvatori, Giacomo
Baldeschi, Filippo Friggeri, Pietro Vermiglioli, Alessandro Baglioni,
Ascanio Baldeschi, Giuseppe di Sorbello, Francesco e Giacomo Gio-
vio 19.

Il 6 agosto viene nominata dallo Schneider la reggenza, in at-
tesa di una completa restaurazione da parte del governo pontificio ;
vengono nominati anche quattro giudici per giudicare i prigionieri
politici, già in numero di 362. Il 31 agosto cade la fortezza ; le trup-
108 CLAUDIA MINCIOTTI

pe francesi sgombrano la città, mentre giunge da Firenze il conte
Camillo Della Gherardesca, commissario imperiale, che forma una
nuova reggenza e dà inizio alle feste in onore del papa.

Non è possibile ricostruire completamente l’attività di Fabio
Danzetta durante questo periodo. Egli, quando il Tribunato riapre
la sessione, dopo l’invasione napoletana, rinvia la partenza per Ro-
ma di circa dieci giorni, per potersi rimettere dalle fatiche soppor-
tate durante il viaggio a piedi verso Perugia ; il 24 nevoso è di nuo-
vo a Roma, dove viene chiamato a far parte di una commissione spe-
ciale che deve decidere sull’organizzazione della Guardia Nazionale
sedentaria ; ‘partecipa alle sedute del 25 e del 29 nevoso e a quella
del 22 piovoso, in cui il tribuno Petrini legge la relazione sul proget-
to di legge che dichiara Perugia benemerita della Repubblica ‘9.

Fabio deve poi aver fatto ritorno nella sua città : nelle lettere
scritte successivamente dal carcere vanterà di aver esercitato un'a-
zione moderatrice nel momento teso e drammatico della capitola-
zione. Ciò sembrerebbe giustificato dal fatto che, al contrario di quan-
to hanno fatto tanti suoi compagni, egli non si è rifugiato nella for-
tezza all’arrivo delle truppe austro-aretine, ma ha preferito chiudersi
in casa, sperando nella protezione della contessa Angela Degli Oddi,
protezione che non si manifesta in tempo o che non è talmente for-
te da assicurargli l'impunità: «La contessa Angela degl’Oddi è la
cagione che io non sia partito, del resto non mi avrebbero preso.
La medesima mi ha ingannato ed io ò il rossore di aver creduto alle
Suesceiarle nane » 59. Il 4 agosto viene arrestato per ordine dello
Schneider e rinchiuso in una cella del convento di S. Tommaso, adi-
bito a carcere per i rei politici ». Qui attende invano per lunghi
giorni di essere messo al corrente dell'esito del processo rapidamente
celebratosi in Fontenuovo ; poi, sempre all’oscuro di tutto, il 23
agosto, improvvisamente, è tradotto in Arezzo con altri patrioti tra
cui Annibale Mariotti 52).

Da questo momento in poi, fino alla sua scarcerazione, avvenuta
nel novembre 1800, tutta una ricca serie di lettere al fratello Gia-
como sono un'utile testimonianza delle sue condizioni e dei suoi
sentimenti *?.

L'impressione generale è che, nonostante le sofferenze prodotte
da una vita dura e difficile, tra gli stenti e i disagi di una comunanza
forzata con altri prigionieri, nell'incertezza del futuro, egli man-
tenga una certa tranquillità e sicurezza : sembra che abbia fiducia
nelle alte protezioni che potrebbe sfruttare attraverso la sua fa-

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UN PERUGINO TRA DUE RIVOLUZIONI : FABIO DANZETTA, (1769-1837) 109

miglia, rimasta legata al governo pontificio, e che speri nel fatto
di non essersi particolarmente esposto durante il regime repubbli-
cano. L'unica amarezza, forse, oltre al senso di ingiusta punizione
subita, che trapela dalle sue lettere, dipende dai rapporti piuttosto
tesi con il fratello: Giacomo, forse per paura di compromettersi,
non gli scrive che di rado e gli fa attendere a lungo i denari neces-
sari per il suo sostentamento. In una lettera dell’8 gennaio, sempre
spedita dal carcere, Fabio lo avverte brevemente di essere stato
interrogato e di essere in procinto di uscire; ma il tempo passa ra-
pidamente e la liberazione non viene. L’attesa di novità diventa
spasmodica, quasi dolorosa: «... questo lusingare, anzi accertare
la nostra (s)carcerazione, e poi non farla in effetto è una nuova
maniera di tormentare »... scrive a Giacomo in una lettera del 20
gennaio.

Pochi giorni dopo viene annunciato ai detenuti che, per ordine
del conte Della Gherardesca, saranno rimandati a Perugia: Fabio
vi arriva in carrozza verso la mezzanotte del 30 gennaio e, contra-
riamente alla sua aspettativa, non trova nessun familiare ad atten-
derlo 59. All'amarezza per essere stato lasciato solo si aggiunge ben
presto la delusione e il dolore nel veder crollare ogni speranza di
scarcerazione o, almeno, di domicilio forzato. Resta ancora per quat-
tro lunghi mesi nella prigione di S. Tommaso e, quando crede di
poter tornare finalmente a casa, é trasferito in una cella della Sa-
pienza Vecchia, anch'essa adibita a carcere politico, dove attenderà
per altri cinque mesi l'esito dei suoi ricorsi. Poi, improvvisa, giunge
la grazia.

Il 2 novembre 1800 viene affissa in ogni angolo di Perugia la
notificazione di S. S. Pio VII riguardante il perdono generale con-
cesso ai « patriotti ribelli eccettuati per altro quelli prima della ri-
voluzione » 5). Ma il Danzetta gode di una libertà di brevissima
durata : nella notte tra il 13 e il 14 dello stesso mese viene condotto
in stato di arresto a Roma, insieme a Silvestro Bruschi, Antonio
Costantini e Alessandro Cecchetti 59. Quali i motivi della nuova
prigionia ? Nonostante la vasta documentazione in nostro posses-
so *?, non è possibile conoscerli con sicurezza, ma l’accusa non do-
veva essere leggera, considerata la pena, piuttosto dura, alla quale
fu successivamente condannato. Restano alcune ipotesi : viene arre-
stato o perché «ribelle » prima del 1796 (e questa è la spiegazione
data dal Bonazzi) *9 ; o perché rientrava nel novero di tutte quelle
persone che la Giunta di Stato avrebbe dovuto «inquirere, proce-

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dere, punire » per aver contravvenuto alle leggi emanate, dopo l’in-
gresso nello Stato pontificio delle truppe napoletane, per la conser-
vazione della « tranquillità pubblica o che, in seguito, con i fatti o
con le parole, con la divulgazione di voci sediziose o in qualunque
altra maniera, avessero in qualche modo attentato al buon ordine
pubblico » e non rientravano nelle norme della capitolazione *°) ; o
per una denuncia anonima, caso frequentissimo a Perugia, in quanto
presso la reggenza era conservata « una bussola per le accuse : l’ac-
cusatore può tacere anche il nome, si producono due testimoni e su
questo solo dato si arresta. Tutto questo è Vangelo » 9° ; o perché
coinvolto in qualche atto immediatamente successivo alla sua scar-
cerazione. Quest'ultima ipotesi sembra comunque avvalorata dal fat-
to che Giacomo rimprovera il fratello di aver tenuto una condotta
incauta dopo la scarcerazione, di non essere immediatamente par-
tito e di aver frequentato « cattive compagnie ». Fabio, in due lettere
da Roma, del 6 e del 29 maggio 1801, gli risponde di aver frequenta-
to solo il Caffè Fucelli e di non aver potuto respingere compagni di
prigione di Arezzo e Perugia che andavano a trovarlo : « Condotta
diversa da quella ch'ó tenuta in questi ultimi tempi non saprei te-
nere, giacché é stata cosi circospetta, che niuno puó vantarsi d'aver-
mi sentito dire una parola che potesse offendere il principato in ve-
runa maniera, e in tutto il resto mi sembra aver condotto una vita

da Cappucciaro » °D.

La colpa di questa sua nuova detenzione sarebbe da attribuire,
secondo lui, piuttosto ad inimicizie pericolose di alcuni nobili nei
suoi riguardi, allo « spirito soverchiatore di alcuni e il fare piccante
di altri » *9. Conoscendo lo spirito con cui era stata emanata la leg-
ge. del perdono, larga sui trascorsi passati, rigida per quanto riguar-
dava le manifestazioni « nuove » di opposizione al regime pontificio,
la spiegazione appare superficiale. Egli doveva essere accusato di rea-
ti recenti e gravi: forse di aver partecipato alla congiura Tei, con-
giura che successivamente mostrerà di ben conoscere *9, e che ave-
va come scopo l’insurrezione armata di Gubbio e Città di Castello
e l'abbattimento del governo pontificio anche in Perugia. Questa con-
fidenza, che Fabio farà in via riservatissima a Giacomo, é una chiara
dimostrazione, se non della sua azione diretta, di come egli abbia
continuato a mantenere con gli ex-compagni rapporti anche politici.

L'arresto giunge cosi improvviso che Fabio non ha neppure il
tempo di prendere gli oggetti piü strettamente personali, né di for-
nire una qualche sommaria spiegazione dell'accaduto all'impressio-

^

CLAUDIA, MINCIOTTI

-

taco Ric va NN ne a We Wb aei e Na Mone al oen rit
UN PERUGINO TRA DUE RIVOLUZIONI: FABIO DANZETTA (1769-1837) 111

nata famiglia. Giacomo, superato il primo momento di confusione e
di sbigottimento, si preoccupa subito di fargli pervenire i suoi effet-
ti a Narni, dove i prigionieri sono fatti sostare per il disbrigo di al-
cune formalità burocratiche. Incarica il cognato Giovanni Conesta-
bile, là risiedente, di fare ogni sforzo possibile per chiarire con il
congiunto (che nel frattempo si è procurato un avvocato per pro-
vare la sua innocenza : innocenza .... «che dice di avere» ... è il
commento un po’ ironico e scettico del Conestabile)® i motivi che
hanno portato al nuovo arresto.

È un momento di estrema confusione ed agitazione, di paura e
di incertezza per i familiari : le notizie che giungono a Perugia sulla
sorte dei prigionieri sono superficiali e contraddittorie ; Giacomo af-
fida ad un vecchio amico, il canonico Oddone Degli Oddi — che
svolge la sua attività presso la S. Sede, dove conta numerose cono-
scenze — il compito di assistere il fratello, di venire in aiuto alle sue
necessità e di promuoverne la difesa, cercando di sollecitare il pro-
cesso. E così, attraverso la fitta corrispondenza di Oddone Degli Od-
di con Giacomo, si viene a conoscenza di particolari riguardanti la
prigionia del Danzetta nelle Carceri nuove di Roma, accenni alla sua
salute e alle sue condizioni psicologiche, rapide impressioni sull’at-
teggiamento del governo e della Consulta di Stato nei suoi riguardi.

Nonostante le numerose istanze rivolte da parenti ed amici a
monsignor Cavalchini, governatore delle carceri, egli viene confinato
nei sotterranei, in una segreta piccola, stretta, senz’aria e senza lu-
ce *9, Il rigore del trattamento lo avvilisce e lo preoccupa, perché
non riesce a farsene una ragione; afferma di essere innocente, « di-
cendo che doppo il ritorno di Arezzo non crede di essere reo di un
pensiero » *9 e che è necessario istruire subito un processo chiarifi-
catore e discolpatore, in quanto ...«se doppo tornato di Arezzo ha
parlato con qualche Repubblicano, l’ha fatto per opporsi a loro sen-
timenti e per procurare la pubblica quiete...» *?. Sono parole, que-
ste, che non hanno bisogno di alcun commento, tanto chiaramente
dimostrano la crisi spirituale ed ideologica in cui si dibatte Fabio,
la sua stanchezza, la delusione sempre più forte e, soprattutto, la
paura di essersi irrimediabilmente compromesso.

Il canonico Degli Oddi consegna al legato di Stato il memoriale
in cui illustra la buona condotta civica e religiosa del suo protetto,
la sua onestà mantenuta anche in periodi di eccessi e violenze come
quelli da poco trascorsi. È chiaro comunque che il processo non si
farà tanto presto, che la scarcerazione è ancora lontana *9 e che l'u-

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112 CLAUDIA MINCIOTTI

nica cosa che si possa fare è quella di adoperarsi per rendergli meno
dura la segregazione. Dopo tante insistenze, Fabio viene trasferito in
una cella più ampia e, in un secondo tempo, si pone fine all’isola-
mento ; le sue condizioni di salute rimangono però critiche e, anzi,
peggiorano con il passare del tempo.

Numerose sono le lettere che egli invia a casa, dal gennaio fino
al luglio del 1801 *9»: lo vediamo in questa lettera del 23 gen-
naio 1801, la più significativa di tutto il gruppo, elencare, in un lin-
guaggio pittoresco, tutti i mali che lo hanno colpito, soffermandosi
sui particolari con un’insofferenza e una rabbia malcelata ed impo-
tente : « Carissimo fratello, i
corre il terzo mese che son costretto a soffrire i colpi della più cru-
dele e barbara tirannia nel fondo di una segreta senza essere stato
mai essaminato, e senza mai sapere quale essere possa il mio manca-
mento. A chi mai mi è permesso di reclamare umanità e giustizia
che ad un mercenario guardiano, poco interessato nel sollevare af-
flitti. Ad altri non m'è permesso di rivolgere i miei lamenti che alle
mura, o ad altri infelici. Se fuvvi mai al mondo democrazia vera è
quella che io ó provato e provo tuttora poiché l’uomo onesto è stato
messo in compagnia del ladro, dell’omicida, dello sgrassatore, del mo-
netario falso, del vetturino, del facchino. Un mese di continuo ó do-
vuto dormire in uno strapunto ben cattivo e senza lenzoli. Son co-
stretto a mangiare senza posata affatto, e ció che un ladro e sudicio
oste mi vuole dare senza essermi permesso di cambiarlo, benché ab-
bia piü volte reclamato e rimandata la robba indietro.

Oltre la privazione del lume, del foco, e del passeggio solito dar-
si in altri luoghi meno barbari, mi sono riempito di pidocchi, pulci,
cimici e piattole. Le mie gambe sono tutte piaghe per cui non ci pos-
so tenere neppure le calzette ; per la vita tutte bolle e nelle mani 2
giraditi e per colmo dell’opera sono in qualche sospetto di avere la
rogna.

Questa è la condotta che si tiene da un sovrano, ch’esser do-
vrebbe il più umano e il più giusto; se Pio VII per altro sapesse
qual condotta si tiene dai suoi ministri son siguro che non soffrireb-
be in pace che venisse così oltraggiata la misera umanità. Glieri fi-
nalmente risolvettero di pormi nell’infermeria segreta la qual muta-
zione mi ha prodotto un raffreddore terribile, ed oggi ò un poco di
febbre, che temo possa esser terzana, essendovi persone qua dentro
che l’anno. Poco ho guadagnato in questo cambiamento, ma quello
che mi dà sollievo si è di farvi capitare le mie lettere.

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quum ROSETO E NINO ©
UN PERUGINO TRA DUE RIVOLUZIONI: FABIO DANZETTA (1769-1837) 113

Il canonico Degli Oddi che sui primi veniva a trovarmi qualche
volta ora più non lo vedo e sono circa 2 mesi. Tutto questo vedete di
rappresentare a cotesto Governatore, e vedere se fosse mai possibile
di movere a compassione quel barbaro cuore facendogli un quadro
perfetto della mia situazione. Dicendogli che l’infermeria segreta non
è al caso di potermi liberare da tanti incomodi che soffro mancando-
mi chi serve, e poi l’alito cattivo degli altri infermi non fanno che
attaccarmi le loro infermità tanto più che sono tenuti con sudiceria.
Badate per altro di non dirgli che io vi ò scritto essendo questo un
contrabando. Anzi dirigete la risposta al Can.co Friggeri che sta alla
larga, che esso troverà il modo di farmela recapitare.

Chiedete a Monsignore che io sia immediatamente levato da que-
sto carcere e posto in un convento come sarebbe i Filippini od altro
richiedendolo così la mia salute, o che venga subito essaminato se è
possibile senza altra dilazione o che altrimenti mi mandi un veleno
per così terminare di più penare in questa vita. Si rammenti il Pre-
lato che le persecuzioni anno fatto de Martiri ; io a bon conto sono
diventato ciò che non ero » 9.

Pochi giorni dopo Fabio è improvvisamente sottoposto ad un in-
terrogatorio ed esaminato separatamente dagli altri compagni di pri-
gionia, con i quali non può avere un confronto diretto ; questi sem-
brerebbero i preliminari del processo, ma ancora non se ne discu-
te 7); riesce a rimanere in infermeria, soprattutto per le pressanti
insistenze dei congiunti, ma non sarà più possibile parlargli *». Il
tempo passa : Fabio sembra essere stato dimenticato e le sue condi-
zioni di salute si fanno sempre più critiche, nonostante il trasferi-
mento in una cella più grande ed ariosa ?®.

Poi, inaspettatamente, giunge a Giacomo una lettera di Oddone,
piena di ottimismo : la liberazione, forse, non è tanto lontana, per-
ché gli è stato assicurato da fonti ben informate che essa sarà de-
cretata nella Congregazione della Consulta che deve tenersi di lì a
pochi giorni '9. Contemporaneamente alla missiva del canonico, vie-
ne recapitata al Danzetta un’altra lettera, dell’avv. Antonio Brizi,
ex-giacobino e amico di Fabio, ritornato libero dal 21 ottobre 1800,
per aver «ben meritato della religione e dello Stato» 9; a Roma,
dove svolge parte della sua professione legale, egli è entrato in con-
tatto con il Degli Oddi e ha visitato in carcere Fabio, che gli è ap-
parso «...mal ridotto ed emaciato ».

La situazione è molto confusa, perché non si riesce a sapere do-
ve sia finito il voluminoso incartamento del processo che era stato

ur 114 CLAUDIA. MINCIOTTI

spedito a Perugia per essere ampliato con la documentazione di nuo-
ve testimonianze e nuovi particolari. Il Brizi, comunque, ha ricevu-
to assicurazioni da monsignor Riganti, segretario della Consulta, che
intenzione di quest'organo sarebbe quella di chiudere il processo con
un editto di perdono, per non turbare ancor più l’opinione pubblica,
già tanto scossa e sensibile ; monsignor Leandri, inoltre, lo ha infor-
mato che dal delegato di Perugia, Rivarola, è stata scritta una pe-
tizione in favore dei detenuti '9. È una falsa speranza : il 9 maggio,
Oddone, dissipando l’atmosfera di fiduciosa attesa che aveva creato
con la sua precedente lettera, annuncia che la Consulta non solo non
ha decretato la liberazione di Fabio, ma il suo caso, come quello
degli altri detenuti, non è stato neppure preso in esame *?. Né mi-
gliori sono le notizie che a Giacomo invia il Brizi : egli si è recato di
nuovo da monsignor Riganti, il quale gli ha detto che «...l’E.mo
Segretario di Stato ha in mano il grosso processo insieme con il ri-
stretto inviatogli da monsignor Ponente (il Leardi), nel quale si a-
prono tutte le strade alle destinate disposizioni equitative ed econo-
miche, e che l'E.V. deve farne relazione al Papa, ma affollato com’è
da tanti gravi affari non l’ha finora fatto » ... Comunque, è riuscito
ad ottenere un altro colloquio con Fabio, che gli sembra «.. .da qual-
che giorno assai migliorato anche di aspetto ...», e a cui ha riferito
gli avvenimenti e i consigli sul suo futuro comportamento, perché
«... se vuol capire il suo bene, e la sua quiete », si deve allontanare
da « certi cattivi soggetti, che lo strascinarono al precipizio » ... ?9).

Ma improvvisamente, senza che segni particolari avessero fatto
sospettare qualche cosa, la situazione precipita, cogliendo tutti di
sorpresa : Fabio viene condannato «alla fortezza .... per un tempo
indefinito » ?9).

Il Brizi, colpito dall’esito così inaspettato del caso, asserisce che
niente gli avrebbe fatto supporre una simile conclusione, anche se
monsignor Riganti si era dimostrato un poco riluttante a svelargli
l'accaduto, dicendogli che... «i Prelati deputati si eran proposti
il segreto », e «... che la causa era stata riferita al papa...:»; ma
poi, in seguito alle sue insistenze, si viene a conoscenza delle con-
danne : esilio, « galera », « fortezza » e « notificazioni di penitenze, co-
me è stato stabilito pel Dott.r Bruschi ». All’obiezione che la condan-
na è stata data in un processo in cui gli imputati non si erano potuti
difendere, il Riganti risponde che « si era così fatto un vero servizio
agli inquisiti, perché giudicandosi con le dovute formalità la causa,
molti andavano a finire in un patibolo » 8°.

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UN PERUGINO TRA DUE RIVOLUZIONI: FABIO DANZETTA (1769-1837) 115

Viene affidato al canonico Degli Oddi il compito di avvertire
Fabio dell’esito della causa, compito non facile, perché il Danzetta,
conosciuta la condanna, «...in quel primo impeto diede nelle smanie,
e non se ne può dar pace, sostenendo di essere innocente . . . ». Unica
speranza che rimane è quella di veder procrastinanta l’esecuzione del-
la condanna, cosa che spinge il Brizi a nuovi tentativi ed intervénti*».
Discute a lungo con Fabio, che in un primo momento rifiuta di chie-
dere la grazia 8°, per stabilire i « passi più efficaci anche direttamen-
te innanzi al trono » e, a questo scopo, fa indirizzare da Fabio un
brevissimo memoriale a Pio VII, memoriale che si può condensare in
poche parole :« o mi volete assolvere, e io la prenderò anche per una
grazia, e un tratto di clemenza, e assolvetemi. O mi volete condan-
nare, come già son condannato, e allora non mi negate ciò che a
niuno: si nega mai, cioè il difendersi ». Il Brizi asserisce di aver sa-
puto in via confidenziale che la situazione è precipitata « per le forti
premure degli accusatori, falsi testimoni, brigatori ecc., che temono
esser scoperti, e recriminati, e vessati, e soggetti a rifar danni ecc.,
e che perciò questo processo non vedrà più luce»: già si sarà otte-
nuto tanto se si riuscirà a far uscire Fabio di prigione 8. Infine, do-
po tanti tentativi, tante istanze e richieste, la pena viene commuta-
ta in esilio e, secondo il Brizi, « questo per lui non è pena ; giacché
meditava già di andare nella Cisalpina, dal che non lo dissuasi,
perché altrimenti tornando costì, ... si sarebbe di nuovo esposto a
mille pericoli...» 89.

Fabio abbandona il carcere, e questa volta sarà per sempre.
Rimane a Roma alcuni giorni, visitando la città come un turista
qualsiasi, « col libro del Vasari in mano »; sembra tranquillo e se-
reno, lontano com'é da «cattive influenze » 89; vorrebbe soggior-
nare più a lungo nella capitale, ma le autorità non glielo permet-
tono e così, dopo il disbrigo di tutte le formalità, parte per l'esilio :
prima tappa è la Toscana. Di nuovo, come era successo al tempo del
suo soggiorno a Roma nel 1798 in qualità di tribuno, sorgono con il
fratello dissapori per questioni finanziarie : non si riesce a trovare
un accordo sul mensile da versargli (200 scudi), se non dopo. molti
tentativi dell'avvocato Brizi, che fa da mediatore tra le due parti.

Le notizie sugli spostamenti del Danzetta dall’agosto 1801 al
marzo 1802 sono assai scarse : si sa solo che egli percorre instanca-
bilmente la Toscana, visitando città e paesi. Da Firenze, in data
20 marzo 1802, scrive a Giacomo una riservatissima lettera, in cui
gli ricorda di avergli fornito prima dell’arresto una preziosa infor-

tg 116 :- CLAUDIA MINCIOTTI

mazione sulla congiura Tei, affinché potesse, « come un componente
il Magistrato ...», «renderne di tutto ció avvisato monsignor De-
legato perché prendesse quelle misure che le circostanze gli permet-
tessero ... *9». In cambio di questa lontana confidenza, Fabio vuole
un attestato di buona condotta, in cui risultino tutte le sue qualità
di cattolico e di cittadino, e lo ottiene da Vincenzo Fittaioli, parroco
di S. Martino in Perugia, in data 27 marzo 1802 *?: esso, però,
non si rivela sufficiente a facilitargli il ritorno in Perugia.

La documentazione che si riferisce agli anni 1802 e 1803, pur
essendo notevole per quantità, è priva d'importanza dal punto di
vista politico, in quanto permette di sapere solo che il Danzetta
viaggia in continuazione: soggiorna a Bologna, Ferrara, Padova,
Venezia, Treviso, Vicenza, Verona, Milano, Torino e Genova. Non
sembra aver contatti e interessi particolari, e l’unica cosa che sem-
bra preoccuparlo è la questione finanziaria; da ciò derivano le
frequenti e pressanti richieste di denaro al fratello, che non sempre
gli versa puntualmente la somma dovuta. Dalle sue lettere trapela
una nostalgia non facilmente dissimulata per la propria casa e le
proprie terre, nostalgia che si rivela nei consigli che Fabio dà, an-
che se lontano, sulla conduzione delle tenute, sugli interventi da
farsi nelle campagne e sui rapporti con i fattori.

Tramite il Brizi, egli continua ad agire per ottenere il permesso
di rimpatrio, ma ogni sforzo risulta vano, perché .... «il papa
pensa alla cattiva fama» di cui gode #9. Comunque, egli non si
perde d’animo, e scrive personalmente una petizione ad Agostino
Rivarola, che era stato delegato apostolico in Perugia durante il
suo ultimo arresto, e che ora svolge le sue mansioni a Macerata.
Il Rivarola gli risponde che, secondo i suoi sentimenti e la stima che
ne ha, «... se io fossi ancora in Perugia non avrei alcuna difficoltà
ch’Ella ritornasse, come han fatto molti altri, che avean forse mag-
giori torti di Lei. Ma atteso il cambiamento, che io ho fatto di go-
verno, non ho più in questo alcuna influenza » ; inoltre afferma che
«... le relazioni con monsignor Riganti non sono tali da poter lu-
singare che le potesse essere utile la raccomandazione » #9.

Visto fallito ogni tentativo di ottenere la grazia, Fabio stabilisce
la sua sede in Milano, città aperta ad ogni innovazione, ricca di e-
venti, di fermenti e di idee *°. Attraverso le numerose lettere in-
viate alla famiglia dal 1804 al 1809, se ne ha un quadro rapido ed
esteriore, un quadro in cui egli evita di mostrarsi particolarmente
inserito. Sembra quasi che, a parte il timore della censura, egli sia

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UN PERUGINO TRA DUE RIVOLUZIONI: FABIO DANZETTA (1769-1837) 117

riluttante ad aprirsi liberamente con Giacomo, così estraneo alle
sue idee, a parlargli dei propri interessi e delle proprie amicizie.
Fabio è considerato dalle autorità locali un emigrato e, come tale,
è soggetto a misure di polizia : gli esuli giacobini, in questo momento,
sono guardati con una certa diffidenza e più volte egli teme che non
gli sia rinnovato il permesso di soggiorno o la carta di sicurezza.
Regolarmente informa il fratello di ciò che accade: comunica ogni
spostamento delle truppe francesi o austriache verso l’Italia ed il
Reno, l’arrivo del generale Jourdan come capo d’armata in Italia
e tutti gli avvenimenti di cui viene a conoscenza ®).

Napoleone prepara la sua incoronazione e grande é l'eco che
questo avvenimento suscita a Milano, dove si discute se sia vera la
notizia che «... il S. P. si porterà in Francia con sei cardinali...
e che vada a Lione» o a Parigi per celebrare personalmente questa
grande solennità *9?, Fabio, sempre sensibile a quelli che sono gli
aspetti esteriori delle manifestazioni ufficiali, descrive l'entrata di
Napoleone in Milano, per cingere la corona dei re longobardi, con
parole da cui traspare viva l'ammirazione per il potente nuovo so-
vrano, per lo splendore e la magnificenza delle splendide feste e
delle solenni parate 99.

La pace ha breve durata: già nel settembre 1805 iniziano le
ostilità tra Napoleone e la terza coalizione. Fabio scrive: «... Le
nuove di qua altro non risuonano che guerra, ma preparativi non
se ne vedono ...». Poi annuncia che il generale Masséna è venuto
ad assumere il comando dell'Armata d'Italia e che, per un decreto
imperiale, «... é stata posta una contribuzione militare di 6 mi-
lioni di lire onde approvvigionare l'armata e la piazza..... . La
guerra è cominciata in Germania, ma è cominciata assai male per
gl'Austriaci, giacché nel primo fatto d'armi ha l’armata di Bona-
parte fatto da 15 mila prigionieri .... Gran disfatte date dalle ar-
mate francesi in Sassonia ai Prussiani. Si conta morto il principe
Luigi Ferdinando nepote del Gran Federico e il maresciallo Molen-
dorf, 30 mila prigionieri e 110 pezzi di cannoni. La rapidità di tale
vittoria farà, voglio sperare, concludere una pace generale ....»99.

La pace di Presburgo, stipulata con la sola Austria, apporta
altri mutamenti in Italia ; nel febbraio dello stesso 1806 Napoleone
fa invadere il Regno di Napoli, costringere di nuovo Ferdinando IV
e Maria Carolina a rifugiarsi in Sicilia sotto la protezione inglese ;
il blocco continentale si estende a tutte le terre occupate. Fabio
asserisce che a Milano la guerra non è stata neppure avvertita, ma

wx 118 . CLAUDIA. MINCIOTTI

ugualmente circolano in città voci di scontento, anche se non sa
spiegarsene il perché ; già si parla di una probabile occupazione mi-
litare della Toscana e di pace con l'Inghilterra, di cui «se ne dicono
i capitoli, i quali vanno circolando, ma di 2 specie diverse, perció
apocrifi ambedue . . . . » *9. Nel mese di marzo egli si reca a Bologna
e vi soggiorna fino ad aprile; si sposta a Ravenna e a Rimini, poi
in maggio fa un giro per la Romagna e si ferma a Comacchio : questi
spostamenti di un suddito pontificio in una zona cosi «calda » per
i rapporti con Roma hanno certo un loro preciso scopo politico,
ma non é possibile uscire dal campo delle ipotesi, visto che le sue
lettere in questo periodo sono completamente prive di un accenno
a missioni o a incarichi speciali. Egli ritorna a Milano nell'ottobre
o forse nel novembre e continua a dare notizie sulla guerra 29.
Scoppia, frattanto, lungamente preparato, il conflitto tra Na-
poleone e Pio VII: l'imperatore fa occupare nel novembre 1807
le Marche, con il pretesto di garantirsi il libero transito verso il
Regno di Napoli; le trattative, in corso dal mese di agosto tra la
Francia e lo Stato pontificio, vengono irrimediabilmente compro-
messe. In una lettera a Giacomo, del 2 gennaio 1808, Fabio sinte-
tizza ed esprime la drammatica situazione :.... «L'Imperatore è
partito alla volta di Parigi fin dal 24 dello scorso [dicembre], ed è
partito assai disgustato del S. P. . Il suo disgusto lo ha manifestato
qua a tutto il clero e particolarmente lo ha detto al cardinal Caselli
al cardinal Lopizzoni e al arcivescovo di Ravenna L. Cotronchi.
Si è lagnato fra le altre cose, che gl'anno mandato uno stordito
(De Bojanne) e senza pieni poteri come lo avevano lusingato. Disse

. prima di partire: ‘ Quando sarò a Parigi sentirò che cosa mi dice

il mio cardinal Caprara, e poi risolverò che dovrò fare del Papa”
- .. . Io non vi faccio riflessioni su ciò che vi ò detto poiché ciascuno
è al caso di farle da se stesso » ??.

Questa è la penultima lettera che Fabio scrive da Milano, dove
resterà fin verso la metà del marzo 1808; gli eventi di quei mesi,
che facevano intravedere prossimo il crollo dello Stato pontificio,
lo spingono ad avvicinarsi a casa. Il 10 gennaio 1808, infatti, le truppe
francesi al comando del gen. Miollis si erano mosse verso Roma,
dove giungono il 2 febbraio. L’occupazione, presentata come tem-
poranea e destinata a durare finché il papa non si fosse convinto
ad entrare nel sistema federativo napoleonico, si trasforma ben pre-
sto in definitiva e nell’aprile le province marchigiane ex-pontificie
sono annesse al Regno italico.

è qUUNNE ND cio ciao MRS ARTI iper, d D WENN. CIIM EN
UN PERUGINO TRA DUE RIVOLUZIONI : FABIO DANZETTA (1769-1837) 119

Nello stesso mese il Danzetta si trasferisce a Livorno, da dove
ammonisce il fratello a non fare « l’eroe », compromettendosi in una
| inutile e dannosa opposizione ai Francesi, ormai in procinto di pe-

netrare anche in Umbria *9 ; si reca quindi a Firenze, dove rimane
| fino all’ottobre : l’antico giacobino ha accettato l’evoluzione poli-
| tica degli ultimi anni e si mostra già ben inserito negli ambienti del
nuovo regime. Il 21 dicembre ritorna a Roma dopo ben otto anni
di esilio, e vi resterà per tutto il 1809, salvo un breve viaggio com-
piuto nel marzo 1809 a Napoli, città che lo colpisce e sorprende |
positivamente per l'opera di rinnovamento che vi compiono re Giu- |
seppe ed i Francesi. |
Il 17 maggio un decreto imperiale riunisce all’Impero le pro-
vince pontifice non annesse al Regno italico, facendo di Roma la WI
seconda città dell'Impero, e il 10 giugno su Castel S. Angelo viene AMI
issata la bandiera francese in luogo di quella pontificia. Lo stesso |
giorno Fabio si affretta a comunicare a casa questo importantissimo 1
avvenimento, parlando anche della Giunta provvisoria di governo, |
composta «di Miollis, governatore, di Saliceti, ministro del re di dl
| Napoli, di Degerando, Gianne, Del Pozzo e Deballe, segretario di Il |
Stato ....»9. i UT
| Caduto drammaticamente il governo temporale del papa con I Il
la deportazione di Pio VII a Savona, egli fa finalmente ritorno a il if
Perugia 1%); il suo soggiorno a casa è, però, di breve durata: a |
| parte un nuovo viaggio a Napoli tra il luglio e l'agosto, nel dicembre
del 1809 si trova già a Spoleto, per svolgervi l'ufficio di consigliere |
di prefettura. | {DI
La nuova situazione politica lo riporta ad una posizione di primo i T
|
hi

piano e l’antico « giacobino », come tanti altri, non ha difficoltà ad
inserirsi nei nuovi quadri napoleonici; è una fenomeno caratteri-
stico del regime imperiale: pochi sono, anche in Umbria, quelli
che restano fedeli agli ideali rivoluzionari, cosa che conferma la ten-
denza moderata della maggioranza di questi giacobini « della prima M
) ora ». Fabio stesso ci fornisce un esempio tipico di questa tendenza,
a lui più congeniale del radicalismo rivoluzionario, e dell'aprirsi |
ora degli ex-rivoluzionari verso quell’aristocrazia tanto disprezzata
nel periodo precedente ; essi, per ispirazione anche francese, fanno
da tramite tra la nuova autorità e l’antica nobiltà perugina, alla
quale si cerca di conservare un ruolo nella vita cittadina, interessan-
dola anche all'amministrazione locale 1°. Egli si trova perfettamen-
te a suo agio nel nuovo incarico ; all’inizio si trattiene poco a Spo-
" — Va Tin eres Io | PETE CU S IESU wee A Eur TE c DIRT e e UR LU UMS.
- — ma IZDLIOM ORTI CND PERFETTI VERI DO GEO ASSE ORI EE aa DEN EU n Fred" y HERNAN CASH T Er Nox BA dor n Est pao 1
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cioe een em. I = D Pri ira - asa "a ==“

120 CLAUDIA. MINCIOTTI

leto : è sempre in viaggio per affari a Firenze e a Roma, dove ha
occasione di stringere rapporti piuttosto stretti col gen. Miollis, che
lo invita frequentemente nella sua casa !°2). Se ha accettato questo
incarico è perché, come lui stesso afferma, «à pochissima responsa-
bilità e poi per non fare che con la sua rinunzia venisse rimpiazzato
da un altro che non fosse Perugino », e poi anche perché così egli
può finalmente star lontano dalle « brighe » 1°); ben presto però cam-
bia idea, in quanto si trova coinvolto nel contrasto tra Perugia e
Spoleto « dilettissima » (come egli la chiama con evidente ironia in
una lettera del 2 maggio 1810) 104).

La polemica era sorta in seguito alla decisione della Consulta
di far capoluogo del dipartimento del Trasimeno quest’ultima città.
«... Il Prefetto sui primi era più propenso per Perugia che per Spo-
leto ora però che i Spoletini gli fanno una gran corte il medesimo
dice che si trova contento. E in verità la Nobiltà ancora molto si
presta per fargli onore che ci è molta società per obbligare il Prefetto
a restare nella loro città. Ànno poi descritta la Nobiltà di Perugia
al medesimo per superba, e prepotente, servendosi per un esempio
di M.te Sperelli nella causa presente. Gl'anno detto che è un popolo
inquieto e sussurrone, che non abbiamo acqua, che non vi sono pa-
lazzi da paragonarsi ai Spoletini, che per andare in città bisogna at-
taccare i buoi e altre scempiagini. Questi signori non si sostengono
che a furia d’imposture. Gradirei che la Città facesse smentire que-
sti intriganti ed impostori. Credetemi che la Prefettura in Perugia sa-
rebbe d'un utile grande per tutti i rapporti..»!*», I decemviri di
Perugia Pietro Busti, Domenico Torelli e Luigi Tantini affidano ad
Antonio Brizi, considerato il miglior avvocato della città e giudice
del Tribunale, il compito di propugnare a Roma la causa di Perugia ;
egli ne scrive una difesa, a cui risponde un Benedetti di Spoleto. La
causa si trascina nel tempo e Fabio viene ripetutamente incitato dal
maire di Perugia, Giulio Cesarei, suo vecchio ed affezionato amico, a
richiedere l'intervento del prefetto Roederer a favore della città 109).

È evidente, dalle sue lettere, che il Danzetta non prende diretta
posizione con i Francesi su questa delicata questione ; però è possi-
bile avvertire il suo dispiacere nel vedere la propria città « declassa-
ta » e quasi umiliata, privata di quella prerogativa di capoluogo che
sempre aveva avuto e che sembrava essersi meritata, ora più che
mai, con la sua strenua difesa degli ideali di libertà contro le truppe
del Suvorov nel 1799.

Comunque, ogni sforzo risulta inutile e, come dice il Bonazzi,
UN PERUGINO TRA DUE RIVOLUZIONI : FABIO DANZETTA. (1769-1837) 121

«se la irrevocata risoluzione ci venne dalla Consulta, ciò sarà stato
per avere vicino a sé il centro del secondo dipartimento, per ripar-
tire i vantaggi o per altra consimile ragione di preferenza ; e se ci
venne da Napoleone, a cui era ingratissima ogni memoria di repub-
bliche e dolcissima invece quella di Guido imperatore, o dei Longo-
bardi soggiogati dal suo antecessore Carlo Magno, egli avrà potuto
scorgere che come non si creano le nazioni, così non si creano nem-
meno i capoluoghi, perocché appunto quando Perugia fu cantone di
Spoleto, presieduto dal marchese Spada, sottoprefetto, essa seguitò
a risorgere più che mai dal letargo che aveva dormito nel secolo
precedente, e acquistò sempre più per la civiltà e gentilezza la diffi-
cile simpatia dei francesi, i quali, in mezzo a certi termini di compa-
razione, solevano scherzare sulle parole Pérouse e Paris » 10).

La corrispondenza Danzetta-Cesarei, lungo tutto il 1810, è pie-
na degli echi della lotta, sempre più serrata, che si sta combattendo
tra il papa e Napoleone e delle risoluzioni prese da quest’ultimo per
abbattere ogni traccia del potere papale ed estendere la sua ingeren-
za anche in campo religioso. La resistenza di Pio VII e la sua condi-
zione di esule influenza molto le popolazioni, soprattutto rurali, del-
l'Umbria, così tradizionalmente legate al regime ecclesiastico e offese
nei loro sentimenti religiosi ; si ammira la fermezza di carattere del
pontefice e vi si scorge una grande prova della sua santità. Già gli
avvenimenti degli anni precedenti avevano riacceso l’irritazione che
i ceti inferiori avevano sempre nutrita contro i Francesi : tra l’ago-
sto e il settembre 1808, nelle province marchigiane di recente annes-
se, erano riprese le sollevazioni che avevano caratterizzato i primi
momenti dell’occupazione francese ; si erano ribellate Fabriano, Ca-
gli ed Ascoli, e gli echi di questa rivolta, che si erano ripercossi sulle
popolazioni umbre, non si erano ancora spenti nel 1810. Le campagne,
come dirà il Cesarei al Danzetta, sono fonte permanente di preoccu-
pazione per i frequenti sintomi di inquietudine e malcontento che vi
si notano.

Le leggi ecclesiastiche si succedono rapidamente : il 23 maggio
Fabio scrive al fratello che « pare prossima la demanazione di tutti
i beni ecclesiastici e la secolarizzazione de’ medesimi » 198) e che fra
non molto uscirà il decreto per «la secolarizzazione di tutti i regolari,
comprese anche le monache » 199; questo «stabilisce che nel dipar-
timento del Trasimeno vi sarà una Casa religiosa nella quale potran-
no raddunarsi quelle monache che passano i 70 anni » 119),

Come vede Fabio un problema così grave ? Trapelano dalla sua

gr.
--—__

——- - - -
Ac MATTIE III AVI

122 CLAUDIA MINCIOTTI

corrispondenza con il fratello e con il Cesarei imbarazzo e cautela,
un imbarazzo e una cautela che non sembrano nascere solo dalla
consapevolezza delle reazioni negative che i provvedimenti suscita-
no nella regione, ma anche da un intimo travaglio di coscienza e di
sentimento. Infatti a Giacomo, che non manca di fargli sentire l’e-
spressione della sua avversione e del suo turbamento verso la nuova
legislazione ecclesiastica, confessa : « Mi volevano incaricare di anda-
re a fare l'inventario in un Convento ma non ci son voluto andare
perchè sugli affari di Demanio non amo impicciarmi » **. Inoltre
critica aspramente i provvedimenti, piuttosto duri e « acidi » verso
le Monache Colombe di Perugia, adottati dal dottor Savi, che, «es-
sendo stato nel 99 molto strapazzato, non potendo bastonare l'Asi-
no, bastona il Basto » "2. Si preoccupa poi di conservare una reli-
quia arrivata alla Prefettura, tra tanti altri oggetti sequestrati in
chiese e conventi, per la quale conta di ottenere l'autentica dal ve-
SCOVO.

Presso il fratello, Giacomo esercita ancora quella funzione me-
diatrice che ha svolto nel periodo precedente della rivoluzione gia-
cobina, e sempre più pressanti diventano le sue richieste — durante
tutto il 1810 — per una concessione di pensioni o di impieghi ad ec-
clesiastici che si sono ritrovati senza un ricovero, o per un intervento
presso la Prefettura per il rilascio di passaporti ai religiosi che hanno
intenzione di abbandonare l’ex-Stato pontificio o vogliono essere au-
torizzati a restare nella regione. Anche il Cesarei richiede passaporti
o pensioni per sacerdoti e suore, ma con una maggiore apertura po-
litica, trovando in Fabio orecchio attento ; gli rivela di non sentirsi
assolutamente tranquillo per la nuova legislazione ecclesiastica, che
costituisce, in maniera sempre più evidente, un fattore di inquietu-
dine e turbamento con le sue innovazioni : l'introduzione del divor-
zio, l'imposizione del catechismo imperiale e della festa di S. Napo-
leone, che avrebbe dovuto sostituire quella tradizionale dell’ Assunta,
il 15 agosto. Altro incentivo a una resistenza popolare più aperta,
oltre al fatto della cattività del papa che, come abbiamo detto, ha
così scosso e commosso l’opinione pubblica ad ogni livello, è quello
derivante dalla deportazione dei religiosi che non giurano : il Cesa-
rei ha paura degli eventuali disordini che potrebbero sorgere per l'al-
lontanamento dei sacerdoti, specialmente nelle campagne, fra i con-
tadini, che sempre si sono mostrati ostili ad ogni cosa che potesse
intaccare la religione, anche solo esteriormente 1). Sembra evidente
che gli uomini di governo, accortisi dell’ostilità palese che tali leggi

TACITO rr y—

i tc eric dio SI MTM Rc ME tit pria
UN PERUGINO TRA DUE RIVOLUZIONI : FABIO DANZETTA. (1769-1837) 123

suscitano tra le masse popolari, nell’applicarle agiscono con delica-
tezza, moderazione e cautela.

Le lettere che il maire Cesarei invia al Danzetta ogni due o
tre giorni offrono, inoltre, un quadro abbastanza ampio della atti-
vità del nuovo ceto dirigente e della vita perugina, in quanto egli
informa coscienziosamente l’amico sulla situazione locale e ne chie-
de, di volta in volta, l'aiuto e l'intervento presso il prefetto Roederer,
ne sollecita consigli e suggerimenti sui problemi che via via si pre-
sentano nell’applicazione del sistema politico e amministrativo napo-
leonico.

E così il Danzetta, pur restando a Spoleto, è ampiamente immerso
nelle questioni della sua città, e, se si era illuso di poter svolgere un
lavoro senza molta responsabilità, si accorge ora di quanto sia in-
vece difficile e complicato far applicare ovunque e con successo i
molteplici ordinamenti che l’amministrazione perugina va emanan-
do a ritmo crescente. Si può avvertire nella corrispondenza col Ce-
sarei la sua piena approvazione con scarse riserve per alcuni aspetti
(abbiamo visto quello religioso) e nessuna visione di possibile alter-
nativa alla nuova legislazione che sta mutando la vita del paese, la
sua fiducia in miglioramenti e vantaggi e, anche, il suo entusiasmo
nello svolgere un lavoro che lo convince e gli piace. Innumerevoli so-
no i problemi su cui egli deve dare il proprio consenso, problemi ma-
gari secondari rispetto alle grandi linee della politica napoleonica e
di carattere strettamente locale, a volte minimi e facilmente risolvi-
bili, ma ugualmente significativi, perché mostrano per la prima volta
l’adesione al regime napoleonico e l’efficienza di questa nuova classe
burocratica, la sua volontà e capacità di lavoro e, anche, di riflesso,
quel senso di rinnovamento e di vitalità che penetrano in ogni set-
tore della vita cittadina, scuotendola da quel torpore che le era pro-
prio. Ora si tratta di trovare il modo di evitare gli accaparramenti di
grano e i disordini che ne conseguono per l'aumento dei prezzi e per
l'abusivo trasporto in Toscana ; ora si devono rimproverare i macel-
lai per la scadente qualità della carne messa in commercio ; ora si
tratta di convincere gli osti a chiudere le botteghe alle 7 di sera e
non oltre. Non facile poi si mostra la campagna per l’inoculazione
del vaiuolo, perché le famiglie, specie nelle zone rurali, sono estre-
mamente prevenute e sospettose ; spesso si devono radunare gli eco-
nomi per il pagamento delle pensioni ecclesiastiche o per provvedere
ai poveri, che vengono esentati dai dazi o impiegati nei numerosi la-
vori pubblici. Questo è uno dei settori in cui il Danzetta opera più
124 CLAUDIA. MINCIOTTI

attivamente: su richiesta dell'amico Cesarei si interessa vivamente
— conscio dei vantaggi che la regione, in generale, e Perugia, in
particolare, ne possono trarre — allo stato di conservazione delle vie
di comunicazione e alle difese dei corsi d’acqua ; incarica l’ingegner
Giovanni Fabbroni, di Firenze, di redigere un piano per i lavori di
costruzione di nuove strade, per il riattamento delle vecchie e per
la elevazione di argini sui fiumi più pericolosi 119),

Su richiesta sempre del Cesarei, egli riesce a trovare i fondi per
restaurare la strada deila Collina, che porta a Solomeo; concede
l'autorizzazione al taglio di alcune macchie cedue nei pressi di Pe-
rugia, per renderne più spaziose le vie d’accesso e, anche, per evitare
che vi si annidino i briganti; interviene presso il prefetto affinché
provveda a risarcire il Comune di Perugia di danni subiti in seguito
a un violentissimo temporale estivo, che ha reso impraticabili tutte
le strade che portano alla città ; incarica l’ingegnere Francesco Ama-
dio di progettare un acquedotto e di far riattare tutte le antiche
fontane di Perugia 115),

Prescindendo da questi problemi, strettamente legati alla vita
amministrativa locale, è frequentemente chiamato in causa anche per
questioni più delicate e personali. Varie sono le suppliche che riceve
da parte di persone in disgrazia, come nel caso di Pietro Vermiglioli,
conosciuto come uno degli uomini più reazionari della città e nemi-
co acerrimo dei patrioti durante il triennio 1796-99, che si trova ora
in prigione e chiede l’intervento dell’ex-rivale per poter riacquistare
la libertà "9, Il Danzetta, ancora una volta, si rivela sensibile alle
necessità e alle richieste della parte avversa, continuando a svolgere
un ruolo di mediazione tra il vecchio e il nuovo ceto dirigente. Il
governo, infatti, sempre più ricerca nei territori annessi un equili-
brio politico appoggiandosi al consenso degli aristocratici e della vec-
chia classe di potere; anche in Umbria c’è la ricerca continua da
parte dei Francesi di un aggancio con la grande nobiltà perugina 119).
Napoleone stesso sceglie tra le famiglie più antiche di Perugia dieci
ragazzi, affinché vengano istruiti nelle arti militari nei collegi di
Saint-Cyr, St.-Germain e della Flèche, mentre, al contrario, Spoleto
non ne fornisce che uno solo : ciò sopisce in parte il rancore di Peru-
gia verso il capoluogo del Dipartimento e riporta un certo orgoglio e
una certa soddisfazione tra i Perugini 119),

Non tutti i nobili però si lasciano attrarre dal nuovo regime, né
si lusingano per gli onori loro concessi dai Francesi : l'avversione della
famiglia Oddi-Baglioni al nuovo sistema di cose provoca il sorgere di

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UN PERUGINO TRA DUE RIVOLUZIONI: FABIO DANZETTA, (1769-1837) 125

una delicata questione, nella quale è coinvolto anche Fabio. Il conte
Alessandro Oddi-Baglioni rifiuta infatti di far accettare al figlio la
carica di vice-prefetto, con il chiaro pretesto che nella famiglia non
si sono avuti uomini politici da ben cinque generazioni e che ogni at-
tività deve essere svolta esclusivamente nell’ambito dell’amministra-
zione del patrimonio avito 19).

Questo rifiuto ad una richiesta partita dallo stesso ministro dello
Interno provoca smarrimento ed imbarazzo in Fabio, combattuto tra
la sua posizione ufficiale e i suoi rapporti amichevoli con i Baglioni,
messo in primo piano dal fatto di essere stato intermediario della ri-
chiesta ; questo atteggiamento di ripulsa gli sembra un atto di aper-
ta ribellione al governo. Perció scrive a Giacomo per tentare di con-
vincere il Baglioni ad accettare, prospettandogli che « il posto di sot-
toprefetto oltre che è luminoso di per se stesso apre l'adito a impie-
ghi molto più luminosi ed utili » *9. Dopo il rifiuto, arriva da Parigi
un'altra nomina per Alessandro Baglioni e per Donini ; Fabio scrive
al fratello che « se ànno un piccolo amore di Patria dovrebbero non
esitare un momento ad accettare un impiego che non obbliga che 2
mesi all'anno..» e prevede altri guai in caso di un rifiuto. Alla fine
il conte Alessandro, anche se malvolentieri, accetta 12).

Altre richieste di raccomandazioni continuano a giungere a Fa-
bio, tutte riguardanti il problema della coscrizione obbligatoria : la
leva militare incontra ovunque una generale resistenza e le diserzioni
continuano a crescere, fino a diventare rilevantissime. Il clero, che
conserva i registri dello stato civile, fa di tutto per ostacolarla, rifiu-
tandone la consegna ; in molti casi i giovani che non si danno alla
fuga e non si nascondono in montagna fingono attacchi di epilessia
o simulano la pazzia. La situazione continua a precipitare con il venir
meno della fortuna militare di Napoleone e con il profilarsi delle sue
difficoltà e delle sue sconfitte 122).

Durante questo periodo il Danzetta viaggia molto: nel marzo

1811 é ad Ancona e l'attività della città desta la sua ammirazione ;
poi si sposta a Bologna, Venezia, Trieste, Milano ; a metà giugno e
a Firenze, dove trova «un gran mondo di Perugini chi vanno per
divertimento chi per interesse » 12) ; si reca a Roma nel febbraio 1812
per una breve sosta.

Non torna a casa frequentemente e si limita a brevi gite a Pe-
rugia ; proprio riferendosi a uno di questi suoi soggiorni nella città
natale Adamo Rossi, autore della sua biografia e precedentemente
citato, cosi scrive: ...... «in una delle gite a Perugia vi istitui una

9
M ace zena

126 CLAUDIA, MINCIOTTI

fermeté o scuola di massoneria. Egli, iniziato ai misteri di quella
setta fin dal 1808, ebbe in essa il titolo di deputato del Trasimeno,
e per i suoi lumi, moralità, zelo ed attaccamento all’ordine, meritò
la fiducia, la stima e la riconoscenza del grand’oriente e di tutte le
logge ..»':2. Nonostante le numerose lettere in nostro possesso, non ab-
biamo nessun’altra notizia su questa sua iniziativa. Possiamo comun-
que confermare che era massone : poco prima di partire per il breve
esilio al momento della restaurazione pontificia, così scrive al fra-
tello : « Nel cambiamento di governo io nascosi tutti i Diplomi, e
bigiù appartenenti alla Massoneria, e li nascosi sopra i celi della fe-
nestra della mia cammera da dormire e non ci ho fatto più memoria,
ma avendo inteso che si volevano lavare le tendine sarebbe bene le-
varli onde non cadessero in mano della Famiglia, bisognerebbe guar-
dare in ambedue i celi, ma ci vuole la scala...» 125).

Oltre a questa testimonianza da lui stesso fornita, ce n'é un'al-
tra, risalente al 26 settembre 1814, e ben più importante : si tratta
di un documento firmato dal parroco Vincenzo Fittaioli (lo stesso
che tanto tempo prima gli aveva rilasciato un attestato di buona
condotta), nel quale il Danzetta, preoccupato evidentemente dal crol-
lo dell'Impero e desideroso di tirarsi fuori dai guai, dimostra... « vi-
vo desiderio d’esser assolto dalle censure ... incorse per essersi ag-
gregato alla Società chiamata dei Liberi Muratori...»e«.... rimane
strettamente tenuto a denunciare quanto prima potrà a monsignor
Vicario tutti i singoli complici e tutti gli atti fatti in detta setta
...»9, È un atto significativo non solo per quanto riguarda la sua
appartenenza alla Massoneria, ma anche per quanto riguarda il suo
atteggiamento politico : egli avverte netta la crisi del regime e cerca
già di cautelarsi, per non incorrere nuovamente nei pericoli del 1799.

Il 1813 è l’anno delle ultime vittorie napoleoniche ; l’Italia, cui
il sistema continentale e lo stato di continua guerra hanno addos-
sato pesi insostenibili e gravissimi sacrifici di sangue, sfugge di ma-
no ai Francesi. L'opposizione interna si fa sempre più forte e in essa
finiscono per confluire e ritrovarsi insieme conservatori, costituzio-
nalisti e repubblicani, in un’atmosfera di confusione e ambiguità.

Fabio per tutto il 1813 è impiegato a Spoleto nella gravosa que-
stione dell'imposizione di nuove tasse, che il paese crede mal ripar-
tite ; le proteste sono respinte e vengono suddivisi altri 12.000 fran-
chi tra le famiglie che non erano mai state tassate. Le più gravate
d'imposte sono le case Sorbello e Vermiglioli, mentre altre, magari
più ricche, godono di particolari esenzioni in quanto hanno inviato i

SETTE |
UN PERUGINO TRA DUE RIVOLUZIONI: FABIO DANZETTA (1769-1837) 127

più giovani (come le famiglie Conestabile, Lippi e Baldeschi) a pre-
stare servizio nella Guardia reale in Francia. La protesta contro l’ec-
cessivo fiscalismo è portata avanti da Oddi-Baglioni, Borgia e Guer-
rieri, «cosa che — giudica Fabio — si potrebbe qualificare come
complotto » !*?). L’opposizione rialza la testa.

Con il 1814 la situazione precipita ovunque. In Umbria è molto
confusa : essa, facente parte dell’ex-Stato pontificio, viene annessa
dal Murat al suo regno, ma l’incertezza e lo sbandamento sono tali
che «il tribunale civile segnava le sentenze a nome di Napoleone, il
tribunale militare a nome di Gioacchino, badando l’uno al sovrano;
l’altro all’occupatore dello stato » ...:29.

Il Danzetta, da Spoleto, non sa più che cosa fare, se fuggire o
tornare a casa, visto che anche il prefetto Roederer, insieme a Janet,
è partito il 24 febbraio per rifugiarsi in Francia 99. A Perugia la
fortezza è consegnata al maire e occupata dalla guardia civica e nella
notte del 31 gennaio viene deposto lo stemma imperiale. Viene da
Napoli ad organizzare un governo provvisorio, a nome di Murat, il
cavaliere Macedonio, con le funzioni di presidente del consiglio di
stato. Alla notizia dell'abdicazione di Napoleone, giunta il 24 aprile,
s'innalza lo stemma pontificio, si suonano le campane a distesa per
annunciare il prossimo ritorno del papa ; arrivano i commissari che
formano la « Provvisoria Pontificia Amministrazione » e s'inizia così
il duro e difficile lavoro della restaurazione.

Questa volta, Fabio, memore delle traversie sofferte all’epoca
della prima restaurazione, non rimane ad aspettare eventuali conse-
guenze per la sua condotta ma, al ritorno del delegato apostolico
in Perugia, prudentemente si reca a Firenze. Qui ha subito notizia
che i suoi timori non erano infondati : alla sua richiesta di fargli sa-
pere al più presto « quali individui sono gl’arrestati, i motivi che
hanno cagionato questo arresto, l’ordine da chi è venuto, e dove so-
no tenuti..»*9, Giacomo gli spedisce subito la nota richiestagli.
Sembra ripetersi, ancora una volta, la storia precedente. Il Danzetta
si sente minacciato e in pericolo, in ansia per il proprio futuro ; scri-
ve : « Gradiró di saper se in appresso vi sono altre novità non perché
io tema di nulla giacché la mia coscenza è pura e nulla ho che mi
rimorda, e sotto monsignor Nembrini non temo soverchierie come sot-
to Rivarola dovetti provare.

La mia partenza è cagionata da timore di me stesso che non
potevo soffrire l’ingratitudine di tal’uni, i quali oltre a vergognarsi
che mostravano di salutarmi, avevano fatto tagliate (sic) sopra di
128 CLAUDIA MINCIOTTI

me senza fine inventando un fardello d’imposture. Io che per 5 anni
sono stato in Spoleto per far del bene a tutti, sì amici che nemici,
non potevo vedere con indifferenza la guerra sorda che mi si veniva
facendo, per cui ero stimolato a far qualche scappata con tal uno di
questi .... La mia idea, tornando a Perugia, sarebbe quella di an-
dare a stare qualche poco di tempo al Pian di Ronzano, giacché la
solitudine campestre pare non mi debba disgustare....» 19.

Ma unica prospettiva possibile, per il momento, gli sembra quella
di sfuggire a un probabile arresto. Da Firenze si trasferisce a Bologna
e la lettera, con cui annuncia la partenza, è l’ultima che abbiamo
per tutto il corso del 1815 e parte del 1816 '*». A partire dal 27 mar-
zo 1816 Fabio stesso racconta rapidamente le sue esperienze, le sue
impressioni e tutto ciò che maggiormente lo ha colpito ed interessato
durante un lungo viaggio all’estero da lui intrapreso dal maggio al
settembre dello stesso anno **). Egli parte da Perugia (si ignora in
quali circostanze vi abbia fatto ritorno : prova, comunque, della man-
canza di durezza e della diversa atmosfera di questa Restaurazione,
che non infierisce contro gli esecutori del passato regime) il 27 marzo
1816 e si ferma a Firenze : di qui si sposta verso Pistoia e Modena,
passando per i gioghi montani dell'Appennino, che lo affascina per
il paesaggio innevato, aspro ed estremamente maestoso. Da Modena,
dove si ferma alcuni giorni, si sposta a Mantova e Padova, e quindi
a Venezia, da cui si allontana il 29 aprile, per recarsi a Milano, dove
giunge il 2 maggio. Non è più la Milano che lo aveva già accolto
esule, viva ed esuberante : Fabio vi nota un senso d’abbandono e di
squallore che lo colpiscono profondamente, e «la popolazione (è) di-
minuita d’un quarto, e cresciuta di poveri che per lo addietro non ve
n’era alcuno ...»; si coglie, in queste semplici parole, un’allusione un
po’ malinconica e un rimpianto per un tempo ormai definitivamente
perduto, colto con nostalgia nella sua luce migliore.

Dopo quasi quindici giorni di permanenza nella città, parte alla
volta di Torino e di qui, per la strada del Novalese e del Moncenisio,
si dirige verso il confine con la Francia. Piacevolissimo è il viaggio
per Parigi, allietato dal buon tempo e dalle simpatiche, occasionali
compagnie ; procede in diligenza o in barca attraverso una campa-
gna ricca di vigne. Arriva a Parigi la mattina del 2 giugno : la città
lo affascina con il suo Palais Royal, « che è una piccola città ove si
trova tutto ciò che può venire in capo ad un uomo » ; con i suoi bou-
levards, « che non vi sono né a Roma, a Napoli, a Milano, a Londra,
a Vienna » ; con i suoi animatissimi caffè ; con le sue cerimonie reli-
UN PERUGINO TRA DUE RIVOLUZIONI : FABIO DANZETTA. (1769-1837) 129

giose ; con i suoi teatri, con tutte le sue curiosità e la sua vita gaia.
Il 30 giugno si imbarca per l’Inghilterra sul ferry-boat « Principe
Leopoldo » : la traversata dura undici ore. Il 3 luglio, partendo da
Dover, dopo un lungo tragitto in diligenza, arriva a Londra. La città
non suscita la sua ammirazione : trova che è troppo grigia e troppo
grande, i suoi abitanti non hanno la grazia e la cordialità dei France-
si, il tempo è piovigginoso e i prezzi sono altissimi. L'unica nota di-
vertente gli è data dalla compagnia di alcuni italiani, milanesi e ro-
mani, che alloggiano nel suo stesso albergo e che si trovano lì per
affari.

Fabio lascia Londra prima del previsto, il 22 luglio ; il 24 arri-
va a Dunquerke, dopo un viaggio penosissimo a causa del mare agi-
tato; quindi, per via di terra, il 25 tocca Gand e, la sera dello stesso
giorno, Bruges. Dopo una breve visita a Valenciennes e Cambrai, ri-
torna a Parigi, dove sosta il tempo necessario per riscuotere dei bi-
glietti di credito, e riparte per l’Olanda. Si ferma ad Amsterdam,
che lo colpisce positivamente per le sue strade magnifiche, i suoi ca-
nali e la sinagoga degli Ebrei; si porta poi all'Aja e infine fa ritorno
a Parigi.

Dopo una visita al prefetto Roederer, che vive in campagna, il
16 agosto abbandona definitivamente la capitale francese ; costeggia
la Marna, sosta brevemente a Nancy e Strasburgo ; il 2 settembre è
a Basilea, quindi tocca Zurigo, Berna, Losanna e il 13 dello stesso
mese fa ritorno in Italia attraverso il passo del Sempione.

Mancano in questi taccuini notizie interessanti da un punto di
vista politico; Danzetta non riporta in essi che una schematica de-
scrizione delle città che visita e dei luoghi che attraversa, limitan-
dosi a registrare i particolari che più lo colpiscono, come l’abbiglia-
mento di certe popolazioni e il modo di vivere, assai « libero », delle
Francesi. Egli non osserva con l’occhio critico di chi vorrebbe tro-
vare l’eco delle passate vicende nell’atmosfera dei paesi in cui si fer-
ma, incontrare i superstiti di un vecchio mondo travolto, ma, forse,
viaggia proprio per dimenticare, per operare una frattura con il pas-
sato, in modo da potersi poi reinserire nel presente, nella vita della
sua città. Perugia, al momento del suo ritorno, gli fa l’effetto di una
città morta : « al lungo strepito delle armi succede un lungo ma lu-
gubre silenzio » '*2, Il 1816 è un anno estremamente duro, soprattut-
to da un punto di vista economico 9? ; ma per quanto riguarda la
vita pubblica l'atmosfera è ben diversa da quella della precedente,
breve restaurazione pontificia: il delegato apostolico De Simoni si

LS

- Duc a ATTI EID ERU

130 CLAUDIA. MINCIOTTI

sforza di attuare le direttive consalviane, cioé di salvare gli elementi
positivi delle trasformazioni avvenute nel periodo precedente, so-
prattutto in campo amministrativo, e di evitare urti frontali politi-
ci, assorbendo in parte l'opposizione nella nuova struttura ammini-
strativa 199).

Fabio Danzetta non riesce a rimanere inattivo e scrive ad un
suo amico di Roma, non identificato, per sapere quante e quali pos-
sibilità ha di poter ottenere un impiego in Perugia. L'amico non tar-
da a rispondergli: « Quantunque non abbia relazioni strette in Se-
greteria di Stato, nonostante per servirvi ho parlato a qualche ami-
co, che conosceva alcuni colà impiegati, onde scoprire quale fosse
l'animo di quel Dicastero sulla vostra persona, qualora voi vi risol-
veste a domandare un impiego. Mi è stato risposto, che nella Segre-
teria nulla vi é contro di voi, che la qualità d'impiegato nel cessato
Governo non preclude la strada a domandare impieghi nell'attuale
e che a conseguire questi moltissimo giova l'ottima relazione del De-
legato o una relazione ed appoggio diretto coi superiori immedia-
Loic.»

Il 1817 è l'anno che segna, quindi, il reinserimento di Danzetta
nella nuova vita che si è venuta a creare nella città dopo la restau-
razione. Un reinserimento pacifico e accettato senza turbamenti di
coscienza. Ha quasi cinquant'anni e quel certo spirito avventurose,
di cui era senz'altro dotato in gioventü, é quasi del tutto scomparso ;
egli dà ora l'impressione di essere un uomo stanco, desideroso solo
di tornare in linea con le attuali condizioni di governo.

Questo stesso anno segna anche una data importante nella sua
vita, perché, per quanto egli si sia sempre considerato uno scapolo
convinto, viene deciso il suo matrimonio. La famiglia é sul punto
di estinguersi: a Giacomo, l'unico ammogliato, viene a mancare la
moglie e non ha eredi ; cosi, radunatosi il consiglio familiare, si deci-
de che Fabio debba sposarsi e i fratelli, forse per meglio convincerlo
a questo passo, stabiliscono di donargli la loro parte di eredità, in
modo che il patrimonio familiare, unificatosi, ne risulti rafforzato 159).

Il progetto di matrimonio, di cui Danzetta mette a parte i suoi
piü cari amici, come il Montani di Spoleto, il Massi di Milano e il
Moroni di Roma, suscita in principio la loro incredulità e anche la
loro ilarità 9, ma poi, tutti insieme, si mettono alla ricerca di un
«buon partito ». Ricerca non certo facile, perché il Danzetta non
vuole solo una moglie, ma anche una dote, per di più abbastanza
elevata : da 12.000 a 15.000 scudi. Comunque, dopo vari tentativi, la

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UN PERUGINO TRA DUE RIVOLUZIONI: FABIO DANZETTA (1769-1837) 131

scelta definitiva cade su Tommasa Oddi-Baglioni, figlia di Alessan-
dro Baglioni e Caterina degli Oddi, una delle più contese esponenti
del bel mondo perugino, di ventitré anni più giovane di lui 149),

Per Fabio il partito è vantaggioso sotto tutti gli aspetti : c’è la
gioventù, c’è la ricchezza, c’è la posizione sociale. Ancora un suc-
cesso nella lunga politica « matrimoniale » della famiglia Danzetta,
che così riesce a rafforzare la sua posizione in seno alla più alta so-
cietà perugina. E così, il 31 agosto 1818, con una splendida e fastosa
cerimonia a cui partecipa tutta la nobiltà, Fabio Danzetta si sposa.

Scarsissima è la documentazione per l’ultimo periodo della sua
vita : le lettere conservate all’Archivio sono molto generiche e prive
di elementi salienti. Il matrimonio raggiunge lo scopo prefisso, visto
che da esso nascono ben cinque figli : quattro maschi, Nicola, Giu-
seppe, Pompeo, Cesare, ed una femmina, Chiarina, che muore in
tenera età.

Le giornate di Fabio trascorrono tranquille e serene sui binari
di una ordinata routine familiare ; sua cura principale sembra essere
quella dell’amministrazione del patrimonio familiare notevolmente ar-
ricchitosi in terreni e case ; è una vita pigra, trascorsa per la maggior
parte nelle sue tenute di campagna, tra i divertimenti e i piaceri che
il suo rango gli concede. Non si hanno notizie su di una sua parteci-
pazione all'amministrazione cittadina, mentre sappiamo che è prio-
re del Sodalizio di S. Martino, a cui è affidata l'amministrazione del
patrimonio dei poveri della città '«».

Si giunge cosi all'anno della prima, violenta crisi che sconvolge
quella parvenza d'ordine duramente acquistata dallo Stato pontifi-
cio : la rivoluzione del 1831.

Quando Perugia è raggiunta e scossa dalla rivoluzione e si pro-
clama libera, il nome del Danzetta non è tra quelli che aderiscono al
Comitato insurrezionale. Sembra invece evidente che egli abbia te-
nuto un contegno di riserva assoluta, se non di appoggio alle autorità
pontifice : lo prova il fatto che, allo spegnersi della crisi rivoluziona-
ria, il Danzetta vede premiato il suo atteggiamento. Il 16 aprile 1831
viene eletto consigliere anziano del primo ceto dal nuovo delegato
monsignor Cagiano da Azevedo 49, quindi, nel settembre dello stes-
so anno, consigliere comunale di Perugia, in ottobre consigliere di
Castiglione del Lago e nel novembre deputato comunale di Bastia 149).
Inoltre, a sottolineare la benevolenza del governo pontificio nei suoi
riguardi, egli ha l'onore di essere designato barone dal papa Grego-
rio XVI, che, sotto il pretesto di volerlo premiare per le sue virtü 132 CLAUDIA, MINCIOTTI

familiari, lo ricompensa, invece, per la prova di fedeltà fornitagli nel
1831 149),

Singolare caso, questo di Fabio Danzetta, che, mentre rappre-
senta la « prima generazione rivoluzionaria » della sua famiglia, rag-
giunge quella affermazione che lui stesso aveva cercato nella rivolu-
zione e il tanto sospirato titolo nobiliare, che corona l’ascesa sociale
della sua casa, dalle mani di un papa, il cui dominio temporale ave-
va osteggiato nel periodo più lungo della sua vita.

Gli ultimi anni della vita di Fabio scorrono tranquilli e sereni,
dedicati soprattutto all’educazione dei quattro figli maschi. E pro-
prio nei figli, che saranno protagonisti delle lotte successive contro
il governo dei papa, continuerà a vivere e a fruttificare l'esempio
del vecchio repubblicano del 1798 e il suo spirito avventuroso. Or-
mai staccato da ogni passione e in pace con tutti, questi si spegne
nella sua città il 4 marzo 1837 149),

CLAUDIA MINCIOTTI

NOTE

1) Il recente versamento del Fondo Danzetta all'Archivio di Stato di
Perugia offre agli studiosi la possibilità di compiere un’interessante ricerca
globale sull’ascesa economica, sociale e politica di questa famiglia perugina,
divenuta una delle principali protagoniste del Risorgimento umbro. L’inda-
gine è stata iniziata con la figura di Fabio, il primo ad inserirsi attivamente
nel nuovo contesto di lotta che si apriva, dopo la Rivoluzione francese, alle
forze di opposizione al regime pontificio. Il ricco carteggio permette di se-
guirlo in tutto l’arco della sua vita, nella sua formazione e nella sua esperien-
za, nella sua attività e nel suo impegno, nella sua evoluzione e nella sua in-
voluzione ideologica, fino allo scoppio della rivolta del 1831. Quanto questo
tipo d’indagine biografica, soprattutto per quanto riguarda gli esponenti del
mondo giacobino italiano, sia difficile — e desiderabile — è stato ripetuta-
mente affermato dagli studiosi del periodo (cf. V. E. GIUNTELLA, introduzio-
ne a La Rivoluzione francese e l'Impero napoleonico, in Bibliografia dell'età del
Risorgimento in onore di A. M. Ghisalberti, vol. I, Firenze, Leo S. Olschki

editore, 1971, pp. 79 seg.). Il carattere del fondo documentario, di tipo stretta-

mente familiare, non ha permesso, invece, come era nelle intenzioni iniziali,
di utilizzare maggiormente lo studio del personaggio per approfondire il qua-
dro — complesso e poco noto — delle condizioni, esperienze e reazioni della
società perugina, colta tra due rivoluzioni ; crediamo tuttavia che gli storici
che affronteranno il problema su altri terreni di ricerca potranno ugualmente

———À À€—À
UN PERUGINO TRA DUE RIVOLUZIONI: FABIO DANZETTA (1769-1837) 133

trovare in questo articolo qualche utile indicazione, per esempio sul caratte-

re della formazione e delle scelte politiche, sui ruoli e sui rapporti dei vari
gruppi sociali.

Il Fondo Danzetta, depositato dai discendenti all'Archivio di Stato di
Perugia (d’ora innanzi citato A.S.P.), consta, oltre ad una serie di documenti
isolati, di 26 buste di lettere, suddivise sommariamente per annate da un
membro della famiglia, appassionato di studi storici; per quanto riguarda
Fabio, spiccano, in un materiale vario e frammentario, tre nuclei fondamen-
tali di lettere, cioè quelle da lui scritte al fratello Giacomo, la corrispondenza
con Giulio Cesarei e le lettere di Antonio Brizi a Giacomo Danzetta. Per la
descrizione di tale Fondo, si veda il mio articolo, Le carte. Danzetta, in
«Rassegna storica del Risorgimento », a. LX (fasc. III), 1973, pp. 435-454.

L’intero fondo è in fase d’ordinamento : la collocazione qui indicata è
provvisoria. Alla lettura di questi documenti si è aggiunta una ricerca su al-
tri materiali archivistici : all'A.S.P. è stato utilizzato il Periodo 1797/1816
(il materiale, vastissimo, è accuratamente inventariato e diviso in cinque fon-
di: Repubblica Romana, Imperiale Reggenza, Governo Pontificio, Impero Fran-
cese, Governo Pontificio) ; alla Biblioteca Augusta (d'ora innanzi citata B.A.):
S. Tassr, De claritate Perusinorum (mss. 1430-1449-1450) ; Appunti biografici
da servire per la compilazione delle biografie dei Pastori Arcadi (ms. 1619);
Memorie di Francesco Macinara dal 1225 al 1505 (ms. 1862); C. CRISPOLTI,
Annali delle guerre civili. Libro X dove si contengono le cose dall'anno 1559
persino all'anno 1570 (ms. 1959) ; ms. 1976, senza un titolo ben preciso, con-
tiene notizie dei seguenti Collegi: Cambio, Ciabattini, Cimatori, Lana, Ma-
cello, Merciari, Taverna. Alla Comunale di Assisi, Fondo moderno, è stato
consultato il Saggio storico-filosofico sullo stato di Perugia nel tempo della Re-
pubblica del p. GERoLAMo RAMADORI di Loreto (ms. 238).

?) La narrazione è desunta dalla « Cronaca » del sacerdote perugino don
Temistocle Lupattelli (ms. 3242 della B.A.), adoperata da Ettore Ricci co-
me supplemento alle indicazioni mancanti di un'altra cronaca perugina ano-
nima, da lui scoperta fra le carte di P. Enrico Bondi dell'Oratorio, parroco
di S. Filippo Neri, e pubblicata con il titolo di Cronaca della Repubblica Fran-
cese in Perugia, nel « Bollettino di R. Deputaz. di Storia Patria per l'Um-
bria » XXXI (1934), pp. 4-57, e XXXIII (1935), pp. 1-88.

*) In Cronaca della Repubblica Francese in Perugia, cit., XXXI (1934),
pp. 6-7.

*) Parlata intorno ad alcune imputazioni che si credono date ad Annibale
Mariotti per supporlo reo di giacobinismo. Dalla villa del Pantano, 18 giugno
1800, S.n.t., pp. 57-58. V. anche: G. SANNA, Le origini del Risorgimento in
Umbria, Perugia, Premiata Tipografia Umbra, 1907, pp. 23-28, e R. DE FE-
LICE, Paura e religiosità popolare nello Stato della Chiesa alla fine del XVIII
sec., in Italia giacobina, Napoli, Ediz. Scientifiche Italiane, 1965, pp. 294-295.
*) « Hieronimus Nicolai Danzetta de V.S.A. receptus 1520 : mortuus an-
ER a TTT PESTE VIII *

= Creta CAL

134 CLAUDIA MINCIOTTI

no 1552 », in ms. 1976 della B.A., f. 33 (Fondo Ariodante Fabretti). Notizie
su vari personaggi della famiglia possono essere rintracciate nell'opera ma-
noscritta di SinisaLpo Tassi, De claritate Perusinorum, mss. 1449 e 1450
della B.A.

*) C. CrispoLTI, Annali delle guerre civili. Libro X dove si contengono le
cose dall'anno 1559 persino all'anno 1570, ff. 117-118 (ms. 1959 della B.A.).

?) Dal sec. XVII appare nella famiglia Danzetta la tendenza ad affida-
re il patrimonio e la continuazione della famiglia ad un solo membro di essa.
Infatti dei quattro figli maschi avuti da Pompeo II (n. 1640, m. ?), ben tre
abbracceranno la carriera ecclesiastica. Giacomo, l'unico sposatosi, ebbe a sua
volta tre figli maschi, di cui due entrarono in ordini religiosi, per cui, di
nuovo, ogni onere della casa ricadde su di uno solo, il secondogenito Niccola.
I figli di costui, Giacomo e Giovan Antonio, affideranno — vedremo — il
patrimonio familiare e la rappresentanza della famiglia a Fabio. Inoltre
aggiungiamo, per completare il quadro, che i Danzetta abbandonarono
ogni loro attività commerciale ed industriale fin dalla prima metà del
sec. XVII: fra i personaggi citati non ce ne fu uno che si dedicasse piü a
quelle imprese che avevano fatto la fortuna della famiglia nei secoli prece-
denti. Il patrimonio venne investito in proprietà terriere ed immobili ed
amministrato tramite intendenti. Tali notizie si possono desumere, come
le precedenti, oltre che dalla consultazione del Fondo Danzetta cit., anche
dall’ Albero genealogico della Perugina Famiglia Danzetta con note storiche ai
nomi dei personaggi che lo compongono, per il Prof. ApAMo Rossi, Bibliote-
cario della Comunale di Perugia, Pisa, presso la direzione del « Giornale aral-
dico », 1881 (B.A., ms. 1556), da consultare però con cautela, perché in talu-
ni punti è apparso inesatto.

8) A. LUPATTELLI, I salotti perugini del sec. XIX e l' Accademia dei Fi-
ledoni nel primo secolo di sua vita (1816-1916), Empoli, Tip. A. Lambruschini
e C., 1921; L. Bonazzi, Storia di Perugia dalle origini al 1860, a cura di G.
Innamorati, Città di Castello, Unione Arti Grafiche, 1960, vol. II ; G. SANNA,
Le origini del Risorgimento in Umbria, cit. ; G. CECCHINI, Saggio sulla cultura
artistica e letteraria in Perugia nel sec. XIX, Foligno, F. Campitelli editore-
tipografo, 1921.

*) G. CECCHINI, op. cit., p. 6.

1?) L. BONAZZI, op. cit., p. 346 ; G. CECCHINI, op. cit., pp. 6-24-25.

1) A.S.P., Fondo Danzetta, b. 18-II (2) e b. 18-II (3).

« All’inclito ed Erudito Signore
Il Sig.r Fabio Danzetta Perugino

Essendo per mezzo de’ Gentilissimi e Valorosissimi Compastori nostri
Corebo Ilisiade e Macone Cefisio pervenuta in Serbatojo la notizia del desi-
derio, che Voi nudrite di essere tra i Pastori Arcadi annoverato, la piena Adu-
nanza della Pastoral nostra Letteraria. Repubblica; a riguardo delle singolari
virtù e degli ottimi costumi, che in Voi risplendono, e dell’ornamento delle

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UN PERUGINO TRA DUE RIVOLUZIONI: FABIO DANZETTA. (1769-1837) 135

più nobili scienze e della più scelta erudizione che possedete, ha di buona |

voglia condisceso alla istanza, che i suddetti Compastori hanno fatta per Voi,
dichiarandovi Pastore Arcade soprannumero col nome di Egelindo e
coll'onore di poter recitare nel Bosco Parrasio ; onde meritar poi le Campa-
gne, le quali solamente dopo un'anno dall'infrascritta data in occasione di
vacanze potete chiedere al Saggio Collegio d'Arcadia, per divenire allora di
numero, e godere anche gli altri onori che godono gli Arcadi delle Campagne
investiti. Ha finalmente ordinato che il vostro nome sia posto nel catalogo
degli Arcadi coll'obbligo della esatta osservanza delle Arcadiche leggi, e di

tutti i decreti pubblicati tanto a vantaggio della nostra Adunanza, quanto .

contra ogni Ceto letterario, che si arroghi alcuna ragione d'Arcadia ; senza
ladempimento de’ quali questa vostra annoverazione vuol che sia nulla, e
che sia reputata di niun valore. Vi viene adunque recata di tutto ció notizia,
perché conosciate quanto si distingua da Noi il merito de' nobili e chiari in-
gegni ; e col presente diploma munito del sigillo del nostro Comune si pubbli-
cano le sopranarrate cose a perpetua memoria. Data in piena Ragunanza
d'Arcadia nella Capanna del Serbatojo dentro il Bosco Parrasio alla
Neomenia di Sciroforione. Olimpiade DCXLI Anno IV, ab S.I Olimpiade
XXV Anno. Giorno lieto per General Chiamata

Nivildo Amarinzio Custode Generale

Corimbo Melicronio Sotto Custode ».

«Il Saggio Collegio d'Arcadia per dare un maggior'attestato di stima al
vostro merito, Gentilissimo, e Valorosissimo Egelindo, derogando a qualun-
que legge in contrario, ha decretato che nel medesimo giorno, in cui siete
ammesso fra gli Arcadi, sia trasferito in voi il Possesso delle vacanti Campa-
gne Clitonee dalle quali Egelindo in avvenire dovrete fra noi denominarvi ;
dichiarandovi con ció Pastore Arcade di numero. Dato dalla Capanna del
Serbatojo col nostro solito Custodial Sigillo, questo di 4 giugno 1789

Nivildo Amarinzio Custode Generale
d'Arcadia
Corimbo Melicronio Sotto Custode ».

12) Ms. 1619, Appunti biografici da servire per la compilazione delle bio-
grafie dei Pastori Arcadi, vergati dallo stesso Danzetta in data 17 aprile 1813 :
«Fabio Danzetta nato li 19 luglio 1769 da Niccola e Chiara Friggeri. Belle
Lettere — Marcarelli e Calvadri ; Legge — Martodini — dot. Filippo Doni —
Baldeschi ; Logica — (Canali. ....... ; Addottorato in ambo le leggi
nel 1789 ».

13) Ibid.

14) A.S.P., Fondo Danzetta, b. II (4).

15) Per il Ramadori la maggior parte dei sostenitori del regime repubbli-
cano del 1798-99 era costituita da ..... «libertini ed ambiziosi, che avanti
la rivoluzione si mostravano religiosi solo davanti ai semplici e ai creduli
perché non era ancor tempo di urtarli di fronte...... La rivoluzione francese
"===

136 CLAUDIA. MINCIOTTI

fece vedere, che molti di costoro erano da gran tempo fieri suoi partigiani
OE », in «Saggio storico-filosofico sullo stato di Perugia nel tempo della
Repubblica del p. GERoLAMo RamaDORI di Loreto», 1799, Comunale di
Assisi, Fondo moderno, ms. 238, f. 270.

16) G. CECCHINI, op. cit., p. 9.

17) A. MuzzaRELLI, Delle cause de’ mali presenti e del timore de’ mali fu-
turi e suoi rimedi, Foligno, per Giovanni Tomassini, 1792, p. 105 segg. ; v.
anche : G. SANNA, op. cit., pp. 44-45.

18) ANoNIMO, Divozione secondo lo spirito e verità, Perugia, s.n.t., 1786,
p. 70.

19) Centri massimi di questa propaganda reazionaria erano Assisi, dove
la tipografia vescovile Sgariglia stampava innumerevoli opere originali, ri-
stampe e traduzioni ; e Foligno, dove apparivano, notevoli per combattività
e dottrina, gli scritti del canonico ferrarese A. Muzzarelli. V. anche : Tipo-
grafia ed editoria in Umbria: Assisi, a cura di F. Morotti, Fonti per la
Storia dell'Umbria, n. 2. Deputazione di Storia Patria per l'Umbria. Città di
Castello, Tip. « Unione Arti Grafiche », 1966.

2) U. Bronpi, L'Accademia scientifica e letteraria dei Liberi in Città di
Castello, Città di Castello, Tipografia dello Stab. S. Lapi, 1900, pp. 24-29.

8) G. CIANELLI, L'Accademia dei Forti, in Studi storici e letterari in me-
moria di A. Mariotti, Perugia, Tipografia Guerriero Guerra, 1901, pp. 209-213.

3) Su questo interessante personaggio, autore del Catechismo repubbli-
cano tratto dal francese dal cittadino G. B. Agretti prefetto consolare presso i
tribunali del Trasimeno per uso dei suoi figli, Assisi, per il cittadino Ottavio
Sgariglia Stampatore Nazionale, 1798, v. la voce di R. De Felice, in Diziona-
rio Biografico degli Italiani, vol. I, Roma, Istituto della Enciclopedia Ita-
liana, 1960, pp. 500-501, e la relativa bibliografia.

23) Si veda un appunto anonimo del 27 ottobre 1796 (A.S.P., Fondo Dan-
zetta, b. 18): « Il sig. Fabio Danzetta fu arrestato per ordine supremo, per
quanto si è potuto sapere in Segreteria di Stato, per causa della di lui lingua re-
lativamente agli affari correnti... [parola illeggibile] che si procede all’arresto
in simili circostanze, questo non succede mai per sorpresa, ma previo un se-
greto processo informativo, che dà poi causa alle supreme determinazioni,
come nel caso. Il sig. F. Danzetti non papista, che sia stato trasportato fuor
di Perugia, ma per i riscontri avuti, è tuttavia detenuto in quella città... ».

*) La notizia di questa prigionia è fornita nella breve biografia di Fabio
compresa nel già citato Albero genealogico (B.A.), ed è confermata da un
accenno da lui stesso fatto su di una sua detenzione « di quattro mesi » in
una lettera inviata al fratello Giacomo, del 2 messifero '98 (A.S.P., Fondo
Danzetta, b. 15).

%) B.A., ms. 1619, cit.; v. anche Cronaca perugina del sacerdote G. B.
Marini (1798-1800), con prefazione di G. Degli Azzi, in « Archivio Storico del
Risorgimento Umbro », a. VIII (1912). fasc. II-III, p. 208.
UN PERUGINO TRA DUE RIVOLUZIONI: FABIO DANZETTA (1769-1837) 137

*) Cronaca della Repubblica Francese in Perugia, cit., XXXI (1934),
pp. 9-10.

27) A.S.P., Periodo 1797-1816, Repubblica Romana, b. 5, f. 2.

?*) V. R. DE FELICE, La vendita dei Beni Nazionali nella Repubblica
Romana del 1798-99, Roma, Ediz. di Storia e Letteratura, 1960, p. 120.

29) A.S.P., Periodo 1797-1816, Repubblica Romana, b. 27, f. I.

*°) Oltre al cit. De Felice, v. A. Duroung, Le régime jacobin en Italie.
Etude sur la République Romaine 1798-99, Paris, Lib Acad. Didier, Perrin et
C.ie, 1900, e V.E. GiunTELLA, La giacobina Republica Romana, in « Archivio
Storico della Società Romana di Storia Patria »; LXXIII (1950), pp. 1-213.

1) Sul complesso ed importante dibattito, v. P. VILLANI, La questione
del « giacobinismo », in Dalle riforme all’età napoleonica, Bari, Laterza, 1968,
con le indicazioni sulla precedente bibliografia.

? V., in particolare, A.S.P., Periodo 1797-1816, Repubblica Romana, b.
14, 1. 5;*n. 21.;"b. 14, 1:7; n. 32 5:14, £::46;:n.-75;3b4 14, f116) n: 78;
b. 14, f. 17, n. 82.

? B.A., ms. 1619, cit. ; A.S.P., Fondo Danzetta, b. 15 : « Mercoledì cir-
ca le ore dieci della notte pervenne un corriere straordinario del general in
capo, che dentro il giorno 16 ci fossimo trovati qui in Roma. Questa mattina
al mezzogiorno sono arrivato, e con somma mia sorpresa mi son veduto de-
scritto fra i Tribuni: potete figurarvi che specie mi abbia fatto una tal
carica. Vedete, caro fratello, che questo é onore grande per me, ma ancora
di molta briga, e per questo sto in dubbio, se debbo rinunziarlo, o no. Voi
per altro che vi trovate fuori di queste cose le vedrete in un aspetto indiffe-
rente, e perció potreste consigliarmi se debbo accettare o no questa carica
PORNO, ». (Lettera a Giacomo, del 17 ventoso 1798).

*) G. DeGLI Azzi, Gli Umbri nelle assemblee della patria, in « Archivio
Storico del Risorgimento Umbro », Perugia, a. VIII (1912), fasc. II-III, pp.
102 segg.. Un breve accenno è in T. Casini, JI Parlamento della Repubblica
romana del 1798-99, in « Rassegna storica del Risorgimento », a. III (1916),
pp. 548-549.

85) V., per es., la lettera a Giacomo del I pratile 1798, in A.S.P., Fondo
Danzetta, b. 15.

?6) Ibid., lettera del 7 pratile 1798. Non è, questa del Danzetta, una po-
sizione tattica com'é in altri che, nella consapevolezza della tenace e fana-
tica ostilità popolare, adeguavano i loro piani in materia religiosa alla
situazione di fatto, commisurando ad essa i tempi dell'azione rivoluzio-
naria. Su tale problema: V.E. GIiUNTELLA, L'esperienza rivoluzionaria,
in Nuove questioni di storia del Risorgimento e dell'unità d'Italia, Mila-
no, Marzorati ed., 1961, vol. I, pp. 320-325; R. DE FELICE, L'evangelismo
giacobino e l'abate Della Valle, in Italia giacobina, Napoli, Ediz. Scientifi-
che Italiane, 1965, pp. 169-287; A. C. JEMoro, Il giansenismo in Italia
prima della Rivoluzione, Bari, G. Laterza & figli Tipografi Editori, 1928,


rc

138 CLAUDIA, MINCIOTTI

pp. XVIII-XXIII; P. ArATRI, Appunti per una storia del movimento catto-
lico in Italia, in « Società », V (1949), n. 2, p. 246 ; V. E. GIUNTELLA, Cristia-

nesimo e democrazia in Italia al tramonto del Settecento. Appunti per una ri-

cerca, in Atti del XXXI Congresso di Storia del Risorgimento italiano, Roma,
Ist. per la storia del Risorg., 1956, pp. 125-132.

27) Nota di Annibale Mariotti del 7 vendemmiaio 1798 (anno 7) al mi-
nistro di Giustizia e Polizia, in A.S.P., Periodo 1797-1816, Repubblica Romana,
b. 27.

:5) Lettere a Giacomo del 13, 16 e 17 floreale 1798. V. anche Cronaca
della Repubblica Francese in Perugia, cit., XXXI (1934), pp. 28-29.

39) Verbale della seduta dell'Amministrazione centrale di Perugia, del 21
fiorile, anno VII (10 maggio 1798); in A.S.P., Periodo 1797-1816, Repubblica
Romana, b. 5, f. 7.

40) A.S.P., Fondo Danzetta, b. 15, lettera a Giacomo del 2 messifero 1798.

41) G. DEGLI AZZI, op. cit., pp. 118-119 ; T. CASINI, op. cit., p. 549.

42) V. G. SANNA, op. cit. ; G. LumBRroso, J moti popolari contro i Francesi
alla fine del sec. XVIII, Firenze, F. Le Monnier, 1932; V. E. GIUNTELLA,
L'esperienza rivoluzionaria, cit.; R. De FELICE, L'Italia nel periodo rivolu-
zionario, in Italia giacobina, Napoli, Ediz. Scientifiche Italiane, 1965 ; R. DE
FELICE, Paura e religiosità nello Stato della Chiesa alla fine del sec. XVIII, cit.

4) Furono eseguite soprattutto nel maggio, giugno e settembre del 1798.
Tranne che nel caso di Orazio Palazzi, perugino, della parrocchia di S. For-
tunato, di professione beccaio e di anni 55, tutti gli altri condannati prove-
nivano da paesi del circondario o da altre regioni, come Romualdo Marchetti,
di Fabriano, e Luigi Benedetti, di Napoli; v. Cronaca della Repubblica Fran-
cese in Perugia, cit., XXXI (1934), pp. 32-44.

4) Sull’insorgenza nella zona di Arezzo e sullo sconfinamento in Umbria,
in particolare sul movimento del « Viva Maria » : G. SANNA, op. cit. ; G. Lum-
BROSO, 0p. cit. ; G. Amicizia, Città di Castello sulla fine del sec. XVIII o il
« Viva Maria». Cronistoria delle rivoluzioni del 12 gennaro, 16 aprile e 5
maggio 1798, Città di Castello, Tip. dello Stab. S. Lapi, 1899, e soprattutto
il recente G. TurRI, « Viva Maria ». La reazione alle riforme leopoldine, Firenze,
Leo Olschki editore, 1969 (con ulteriore bibliografia).

4) Fabio Danzetta viene nominato alla sorveglianza di Porta Sant'An-
tonio con ordinanza del 2 agosto 1799: A.S.P., Periodo 1797-1816, Repub-
blica Romana, b. 22.

1) L. Bonazzi, Storia di Perugia dalle origini al 1860, cit., p. 382. Gli
ostaggi furono monsignor Filippo Pacetti, vicario generale ; il marchese Giu-
seppe di Sorbello e Ugolino di Sorbello ; il conte Reginaldo Ansidei ; il conte
Gianantonio Ranieri ; il marchese Niccola Antinori ; Filippo Friggeri ; il con-
te Francesco Maria degli Oddi ; Camillo Mandolini ; Alessandro Vermiglioli ;
il dott. Carlo Negroni. V. anche Cronaca della Repubblica Francese in Perugia,
cit., X XXIII (1935), p. 30.

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UN PERUGINO TRA DUE RIVOLUZIONI: FABIO DANZETTA (1769-1837) 139

*') Il testo si trova in D. BaRTOLUCCI, Le truppe austro-aretine a Peru-
gia, in Studi storici e letterari in memoria di Annibale Mariotti, Perugia, Ti-
pografia Guerriero Guerra, 1901, pp. 291-292. Per la descrizione di questi
fatti v. anche il « Giornale di tutto ciò che è accaduto dopo l’intimo fatto
al Comandante francese di rendere la piazza di Perugia dagli insorgenti di
Arezzo » redatto, assai schematicamente, dallo stesso Fabio (A.S.P., Fon-
do Danzetta, b. 18 (111)).

**) I nomi sono molti e questa presenza così massiccia e compatta fra
le truppe austro-aretine sembra un'efficace smentita all'affrettato giudizio di
parte, alquanto ricorrente presso una certa storiografia di impronta ottocen-
tesca, che vorrebbe tutta la nobilità e borghesia perugina, senza alcuna ecce-
zione, di sentimenti patriottici. V., per es., il Bonazzi.

49) G. DEGLI Azzz, op. cit., pp. 118-122.

s°) Lettera di Fabio a Giacomo dalle carceri di Arezzo del 13 settembre
1799 : A.S.P., Fondo Danzetta, b. 15.

*) Cronaca della Repubblica Francese in Perugia, cit., XXXIII (1935),
p. 38.

5) La Cronaca sopra cit., p. 39, parla di 10 detenuti tradotti nelle carceri
di Arezzo, mentre l’A/bero genealogico cit. riporta il numero di 15 detenuti.
Essi, invece, erano 20, come risulta chiaramente da una nota redatta il 13
novembre 1799 dal custode del carcere di Perugia: A.S.P., Periodo 1797-
1816, Imperiale Reggenza, b. 132 (I).

5) A.S.P., Fondo Danzetta, b. 15 : lettere del 13 settembre, 16 ottobre,
10 e 17 novembre, 23 dicembre 1799 ; 8, 20 e 25 gennaio 1800.

** Una lettera del 31 gennaio 1800 scritta da Fabio a Giacomo dal car-
cere di S. Tommaso in Perugia (A.S.P., Fondo Danzetta, b. 15) permette di
stabilire con esattezza la data del suo arrivo in città ; le notizie della Cronaca
della Repubblica Francese, cit., XXXIII (1935), p. 56, e dell' Albero genealo-
gico, più volte citato, sono errate.

55) Cronaca della Repubblica Francese in Perugia, cit., XXXIII (1935),
p. 82.

5*) Ibid., p. 84; Cronaca inedita di G. B. Marini, in « Bollettino della
Deputaz. di Storia patria per l'Umbria » XXXIII (1935), p. 106. Di An-
tonio Costantini sappiamo che si trovava tra i venti detenuti politici di
Arezzo e che era uscito dal carcere di S. Tommaso a Perugia il 14 febbraio
1800, per motivi di salute, e sottoposto a libertà vigilata (A.S.P., Periodo
1797-1816, Imperiale Reggenza, b. 132 (1)).

*") La corrispondenza tra Fabio e Giacomo e le lettere del canonico Od-
done degli Oddi e dell'avv. Antonio Brizi (nel Fondo Danzetta all'A.S.P., in
una busta non numerata). Ancora una volta l'Albero genealogico, citato, ap-
pare errato in quanto sposta la prigionia al 1815, come conseguenza della
Restaurazione pontificia.

53) L. BONAZZI, op. cit., vol. II, p. 391.

IRE EP PE — = ————

MM —

res ruat.

E ora
CLAUDIA. MINCIOTTI

59) V. M. C. BuzzELLI SERAFINI, La reazione del 1799 a Roma. I processi
della Giunta di Stato, in « Archivio della Società Romana di Storia Patria »,
XCII (1969), p. 152.

*») Jbid., p. 181.

61) A.S.P., Fondo Danzetta, b. 15 : lettera a Giacomo del 6 maggio 1801.

*3) Sempre al fratello, il 29 maggio 1801 (ibid.).

*3) Fabio ricorda al fratello, il 20 marzo 1812 (ibid.) da Firenze, di aver-
gli dato una preziosa informazione, poco prima del suo arresto del 14 no-
vembre 1800, sull'esistenza di « una congiura nel nostro territorio particolar-
mente verso la Fratta, e Sorbello alla testa della quale vi era un certo Tei
di Gubbio con 2 preti di quei contorni con altri patriotti di Gubbio e Città di
Castello, i quali volevano fare in quei luoghi una rivoluzione, e rubbare e
massacrare il partito aristocratico, che accendendovi questo fuoco, e appros-
simandosi verso Perugia poteva quivi recare delle funestissime conseguenze
per le gravi inimicizie che vi erano...... ».

*) A.S.P., Fondo Danzetta, b. non numerata: Giovanni Conestabile a
Giacomo Danzetta, Narni, 27 novembre 1800.

5) Ibid., Oddone degli Oddi a Giacomo Danzetta, Roma, 29 novembre
1800. |

**) Ibid.

7) Ibid., Oddone degli Oddi a Giacomo Danzetta, Roma, 10 novembre
1800.

*5) Ibid., Oddone degli Oddi a Giacomo Danzetta, Roma, 20 dicembre
1800 e 19 gennaio 1801.

**)) Ibid., b. 15 e b. non numerata.

7?) Tbid., b. 15.

7) Ibid., b. non numerata: Oddone degli Oddi a Giacomo Danzetta,
Roma, 31 gennaio 1801.

7) Ibid., Oddone degli Oddi a Giacomo Danzetta, Roma, 7 febbraio 1801.

73) Ibid., Oddone degli Oddi a Giacomo Danzetta, Roma, 29 aprile 1801.

7%) Ibid., Oddone degli Oddi a Giacomo Danzetta, Roma, 6 maggio 1801.

#) L. GENNARI, Antonio Brizi, in Dizionario Biografico degli Italiani,
vol. XIV, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1972, pp. 362-363.

7) A.S.P., Fondo Danzetta, b. non numerata : A. Brizi a Giacomo Dan-
zetta, Roma, 6 maggio 1801.

7?) Ibid., Oddone degli Oddi a Giacomo Danzetta, Roma, 9 maggio 1801.

?8) Ibid., A. Brizi a Giacomo Danzetta, Roma, 16 maggio 1801.

79) Ibid.

8°) Il fatto di questa dura condanna ad un uomo che non è stato mai tra
i più accesi giacobini della città (e questo lo dichiara lo stesso card. Riva-
rola, riconoscendo che altri «hanno più marcato assai ne’ vaneggiamenti ri-
voluzionari » : A.S.P., Fondo Danzetta, b. 21, lettera a Fabio, da Macerata,
del 1804) sembra confermare quanto afferma M. C. Buzzelli Serafini, (op.

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—— cioe SI dn WS NENNT (o RS

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UN PERUGINO TRA DUE RIVOLUZIONI: FABIO DANZETTA (1769-1837) 141

cit., p. 140), circa il carattere di una repressione tesa più a reprimere il ca-
rattere e la continuità di un’azione sovversiva che a punire un’attività passata.

81) A.S.P., Fondo Danzetta, b. non numerata : A. Brizi a Giacomo Dan-
zetta, Roma, 20 maggio 1801.

8) Ibid., b. 15: Fabio a Giacomo Danzetta, Roma, 29 maggio 1801.

8) Ibid., b. non numerata: A. Brizi a Giacomo Danzetta, Roma, 30
maggio 1801.

*) Ibid., A. Brizi a Giacomo Danzetta, Roma, 10 giugno 1801.

85) Ibid., A. Brizi a Giacomo Danzetta, Roma, 1° luglio 1801.

8) V. nota 61.

8?) A.S.P., Fondo Danzetta, b. 13, doc. XXXIII, f. 2.

88) Ibid., b. 21: A. Brizi a Fabio Danzetta, 20 novembre 1801.

8°) Ibid., b. 21: lettere di monsignor Agostino Rivarola a Fabio Dan-
zetta, Macerata, 24 luglio 1803 e 13 gennaio 1804.

°°) M. RoBERTI, Milano capitale napoleonica. La formazione di uno Stato
moderno, 1796-1814, voll. 2, Milano, Fondazione Treccani degli Alfieri per
la storia di Milano (tip. A. Cordani), 1946-1947.

91) A.S.P., Fondo Danzetta, b. 15 : lettere di Fabio a Giacomo Danzetta,
Milano, 11 febbraio e 14 marzo 1804.

?) Ibid., lettere di Fabio a Giacomo Danzetta, Milano, 25 agosto e 15
settembre 1804.

*) Ibid., Fabio a Giacomo Danzetta, Milano, 11 maggio 1805.

« Mercoledì arrivò Napoleone dalla parte di Pavia, ove aveva dimorato
due giorni; egli entró verso le 5 della sera in mezzo a un’infinità di truppa,
la quale arrivava una posta fuori di città, oltre la Guardia Imperiale e Reale,
ch’era circa 4 mila uomini, la Guardia d’onore, la Nazionale, e la 2° mez-
za brigata. Vi erano 4 reggimenti di Corazzieri vestiti di ferro, sul gusto
dei Svizzeri del Papa, quando sono in gala, che facevano un superbo cade-
re. Egli entrò per le mura come facevano gli antichi Romani, allorché torna-
vano vittoriosi dal campo. Archi trionfali, parature, iscrizioni, ..... DA

**) Ibid., b. 15: lettere di Fabio a Giacomo Danzetta, Milano, 3 agosto,
14 e 21 settembre, 19 ottobre 1805 e 25 gennaio 1806.

9) Tbid., lettere di Fabio a Giacomo Danzetta, Milano, 8 e 22 febbraio 1806.

®*) Ibid., lettere di Fabio a Giacomo Danzetta, Milano, 27 dicembre
1806 e 8 marzo 1807.

97) Ibid.

8) .... « Ho inteso che voi vi troviate capo di Magistrato: è un gran
destino per noi il trovarci capi di Magistratura in tempi li più critici, io nel
secolo passato voi nel presente. Io voglio sperare che non vi verrà la frenesia
di fare l’eroe giacché da tutto quello che avete veduto accadere da qualche
anno a questa parte per tutto il mondo si farà abbastanza scorgere essere
cosa inutile qualunque opposizione.

D’altronde il vostro impegno con il principe è quello stesso di qualun-
142 CLAUDIA, MINCIOTTI

que altro suddito verso il suo sovrano, non essendo voi né un Ministro o un
salariato del principe, ma solamente un amministratore e conservatore degli
interessi della città. Nono mancano poi dei mezzi termini, onde salvare la
capra coi cavoli, come suol dirsi» ..... (ibid., Livorno, 14 aprile 1808).

9) Ibid., lettera di Fabio a Giacomo Danzetta, Roma, 10 giugno 1809.

19) Per il periodo napoleonico in Umbria, v. Y. M. BERCÉ, Société et
Police dans l'Ombrie Napoleonienne, in Prospettive di Storia Umbra nell’età
del Risorgimento. Atti dell VIII Convegno di Studi Umbri, Gubbio-Perugia,
31 maggio-4 giugno 1970. A cura della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ Uni-
versità degli Studi di Perugia, MCMLXXIII, pp. 17-41 ; A. MaRONGIU, Pro-
blemi ed aspetti giuridici ed organizzativi dell' Umbria sotto Napoleone, ibid., pp.
43-61.

101) A.S.P., Fondo Danzetta, b. 15: Fabio a Giacomo Danzetta, Roma,
2 settembre 1809 :

«SE «vi dicevo che il conte Alessandro Baglioni [basta paragonare
questa lettera alle precedenti per avvertire un mutamento nell’atteggiamen-
to di Fabio] sarebbe stato nominato ad un posto luminoso ed assai onorifico,
che non rinunziasse perché la sua rinunzia molto potrebbe pregiudicare alla
mia Patria, poiché se le persone oneste si ritirano dagli impieghi, ne verrà
per conseguenza che ne saranno sostituiti degli altri li quali forse non averanno
una buona opinione ed accaderà come nel 98-99 che vari impieghi furono oc-
cupati da persone poco degne, e che dettero dell’inquietudine particolarmen-
te alla nobiltà........ ».

19) Come appare dalle sue lettere, Fabio resta a Roma all'incirca fino
al 10 maggio, mentre a Firenze si ferma per un periodo che va dal 13 aprile
al 2 maggio.

19) A.S.P., Fondo Danzetta, b. 15: Fabio a Giacomo Danzetta, Roma,
16 febbraio 1810.

104) Ibid., Fabio a Giacomo Danzetta, Spoleto, 2 maggio 1810.

105) Ibid., Spoleto, 6 febbraio 1810.

199) Tbid., b. 22: varie lettere di Giulio Cesarei a Fabio Danzetta, Peru-
gia, del gennaio 1811. Il conte Giulio Cesarei, appartenente ad un'antica fa-
miglia perugina, aveva organizzato l’accoglienza ai Francesi al momento del-
la loro prima occupazione di Perugia e si era successivamente distinto durante
il regime repubblicano cittadino ; al momento della restaurazione pontificia
si era ritirato dalla vita politica, ma ora, con l'impero, venne chiamato a ri-
coprire la non facile carica di maire (su di lui, v. L. Bonazzi, op. cit., vol.
II, p. 405).

107) Ibid., p. 402.

108) A.S.P., Fondo Danzetta, b. 15.

109) Ibid. : Spoleto, 30 maggio 1810.
110) Ibid. : Spoleto, 5 giugno 1810.
111) Ibid. : Spoleto, 12 giugno 1810.

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UN PERUGINO TRA DUE RIVOLUZIONI: FABIO DANZETTA (1769-1837) 143

112) Ibid., Spoleto, 15 giugno 1810.

11) Ibid., b. 21: varie lettere di Giulio Cesarei da Perugia, per il 1810,
a Fabio Danzetta ; sull’atteggiamento del clero, v. L. BONAZZI, op. cit., vol.
II, pp. 403-404, e A. MERCATI, Elenchi di ecclesiastici dello Stato Romano de-
portati per il rifiuto del giuramento imposto da Napoleone, in « Riv. di storia
della Chiesa in Italia », 1953, a. VII, n. I, pp. 51-98.

114) Ibid., b. 22: lettera di Giovanni Fabbroni a Fabio Danzetta, Firen-
ze, 7 settembre 1811 (relazione sulle strade e sui fiumi in Umbria).

15) Ibid., lettere di Giulio Cesarei a Fabio Danzetta, Perugia, 5 e 9 di-
cembre 1811, 29 febbraio 1812, 10 giugno 1813.

11) Ibid., lettere di Pietro Vermiglioli a Fabio Danzetta, Perugia, 1° e
9 agosto 1811.

117) A casa Sorbello, in particolare al marchese Giuseppe, per consiglio
di Fabio, si destina I'« Ordine del Unione » (Ibid., b. 15 : lettera di Fabio, da
Spoleto, 10 giugno 1812).

118) Ibid., lettere di Giulio Cesarei a Fabio Danzetta, Perugia, 3 e 16
settembre 1811.

119) Ibid., b. 22: lettera di Alessandro Baglioni ad Eleonora Vermiglio-
li, Colle, 13 febbraio 1811. Lettere di Giulio Cesarei a Fabio Danzetta, Peru-
gia, 13, 18 e 21 febbraio 1811.

120) Ibid., b. 15 : lettere di Fabio a Giacomo Danzetta, Spoleto, 16 e 22
febbraio 1811.

121) Ibid., lettere di Fabio a Giacomo Danzetta, Spoleto, 8 e 18 marzo
1811.

122) In data 7 settembre 1813 viene spedita da Perugia una lettera ano-
nima al prefetto Roederer, in cui gli si chiede di adottare dure misure contro
circa sessanta coscritti che si erano nascosti, proponendo l’arresto dei con-
giunti, padri o fratelli, e il loro invio nei campi di battaglia (ibid., b. 22).

123) Ibid., n. 15: lettera di Fabio a Giacomo Danzetta, Firenze, 23 giu-
gno 1811.

14) Albero genealogico, cit.

125) A.S.P., Fondo Danzetta, b. 15 : lettera di Fabio a Giacomo Danzetta,
Firenze, 5 aprile 1816.

128) Ibid., b. 13, doc. XXIII, f. 3.

12?) Ibid., b. 15 : lettere di Fabio a Giacomo Danzetta, Spoleto, 18 mag-
gio e 30 luglio 1813.

128) L. BONAZZI, op. cit., p. 409.

12) Era in ottimi rapporti di amicizia col Roederer ; questi, ormai scom-
parso Napoleone e attutiti gli echi delle sue imprese, gli scrive varie lettere
molto affettuose, in cui rievoca il passato con un tono di nostalgia, ricorda
con rimpianto le bellezze dell'Umbria, chiede notizie di comuni amici, parla
delle sue due figlie, Alessandrina e Luisa, nate a Spoleto e soprannominate
«le Romanine » (A.S.P., Fondo Danzetta, b. 23).

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144 CLAUDIA. MINCIOTTI

130) Ibid., b. 15: lettera di Fabio a Giacomo Danzetta, 19 maggio 1815.
131) Ibid., lettera di Fabio a Giacomo Danzetta, 26 maggio 1815. Nella
b. 18 f. III si trova questa curiosa annotazione : « Nota di quei individui che
doppo il cambiamento di Governo seguito il dì 10 maggio 1814 hanno tenu-
to un contegno poco soddisfacente con Fabio Danzetta : 1) Giulio Cesarei :
Fu amico intrinseco fino che fu consigliere e prova ne sono le molte lettere
che ancora conserva ; 2) Coppolo Coppoli : Fu per impegno mio diminuitagli
la contribuzione per la Guardia d’onore a Franchi 200 ; 3) Ruggiero Ranieri ;
4) Ippolito Borgia : Fu esentato dalla prima contribuzione ; 5) M.se Giuseppe
di Sorbello : Fu posto in ottimo aspetto presso il Prefetto ; 6) la M.sa di lui
moglie ; 7) la C.sa Cesarei vedova ; 8) il Sig.r Bartoletti : molto perorai per
lui dal Prefetto ; 9) il prete Bartolini ; 10) il prete D. Stefano Bettelli.

18?) Ibid., lettera di Fabio a Giacomo Danzetta, 5 giugno 1815.

1:3) Questi piccoli taccuini (conservati all'A.S.P., Fondo Danzetta, b. 18-
II-(xxiv)) recano il titolo « Libro primo de’ viaggi di Fabio Danzetta del 1816»
e « Proseguimento del viaggio di Fabio Danzetta fatto nel 1816 » ; le loro no-
tizie smentiscono quelle dell’ Albero genealogico, cit., che pone tale viaggio tra
il 1801 e il 1809.

134) L. BONAZZI, 0p. cit., p. 417.

135) Ibid.

186) V, M. PerRoccHI, La restaurazione romana (1812-1853), Firenze, F.
Le Monnier (Tip. Enrico Ariani), 1943.

137) A.S.P., Fondo Danzetta, b. 22 : lettera a Fabio Danzetta, Roma, 4
gennaio 1817.

138) Le notizie sono desunte dal già citato Albero genealogico e sono con-
fermate dalla tendenza già riscontrata nella famiglia nei secoli precedenti
(VEDA)

139) Così gli scrive Damaso Moroni da Roma, in data 26 aprile 1817:
«... I vostri scherzi li rispetto, e li gradisco. Mi congratulo con la Patria.
Se voi prendete moglie, perché fortes gignuntur fortibus ».... (A.S.P., Fon-
do Danzetta, b. 22). Le lettere degli altri amici, contenute nella medesima bu-
sta, sono dello stesso tono e particolarmente divertito per tale notizia si di-
mostra il Massi, il quale lo sconsiglia ripetutamente a compiere questa
« follia ». i

49) V. Albero genealogico, cit ; e O. SANTARELLI, Ai pregi e alle virtù del-
la Baronessa Tommasa Danzetta nata contessa Oddi Baglioni, Perugia, Tipo-
grafia di V. Santucci, 1866.

141) Albero genealogico, cit.

14) A.S.P., Fondo Danzetta, b. 22.

14) Ibid., b. 24: lettere del 28 settembre, 16 ottobre e 10 novembre
1831. Per gli anni precedenti, l’unica notizia che abbiamo circa la sua parte-
cipazione all'amministrazione cittadina, è quella fornitaci da una lettera di
monsignor Cherubini, delegato di Perugia, in data 24 gennaio 1828, con cui

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UN PERUGINO TRA DUE RIVOLUZIONI : FABIO DANZETTA (1769-1837) 145

si informa Fabio della sua nomina a « Consigliere della Comunità di Perugia

in virtù dello art. 171 del Moto Proprio della Santità di Nostro Signore
Papa Leone XII» (A.S.P., Fondo, Danzetta, b. 23).

14) Albero genalogico, cit., e la lettera di Wenceslao Pezzolli, sediario di
S. S., che si congratula col Danzetta per il baronato conferitogli (A.S.P.,
Fondo Danzetta, b. 24). |

15) Unica voce discorde, in mezzo ai tanti giudizi positivi sulla persona-
lità e sull’operato di Fabio, è quella di Francesco Macinara; alla B.A. è
conservato il suo diario (ms. 1862), in cui, dopo una serie di ricordi che
vanno dal 1225 al 1505, l’autore tratta alcune notizie su delle persone
appartenenti alle famiglie Ansidei e Danzetta relativamente a un periodo che
va dal 1639 al 1859. Non sappiamo chi fosse Francesco Macinara, ma i suoi
schematici appunti colpiscono per l’ironia, a volte sarcastica, con cui pun-
tualizza negativamente la figura di Fabio.

«1837 — Nel quattro marzo morì Fabio Baron Danzetta di Annibale
[si tratta di un errore, in quanto il padre di Fabio si chiamava Niccola], e
portando il suo cadavere a S. Agostino, alcuni lo fischiarono con villanie.

Nel 1798 e '99 era Repubblicano. Dopo il 1814 Papista, e si faceva ve-
dere in pubblico con la corona in mano, che molti lo beffavano di simile suo
contegno.

All’ingegniere Gabriello Calindri nel redigere una perizia, Fabio scrisse
B. F. Danzetta, invece di Baron Fabio Danzetta, che il pubblico informato
diceva Barone Fottuto Danzetta.

Vivendo fu fatto rettore o amministratore della Compagnia di S. Mar-
tino, e dava denari al figlio Niccola, che, invece di passarli ai poveri della cit-
tà, li adoprava per coltivare i suoi vizi, come dicevano ».
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Cronache, carteggi, memoriali

. Lettere di
Enrico Nencioni a Vittoria Aganoor

Le lettere che vengono presentate furono dirette dal Nencioni
alla Aganoor ? fra il 1892 e il 1894 ; fanno parte delle carte Aganoor
la cui utilizzazione mi é consentita dalla signora Guglielma Del
Buon Tromboni, non costituiscono l'intera corrispondenza intercorsa
fra i due e in qualche elemento (che sarà di volta in volta indicato)
si completano con altre cortesemente fornite dalla signora Sabina
Gigliarelli Palmucci. I termini cronologici indicati sopra sono stati
spesso desunti da dati interni (e in questi casi l'anno è posto tra pa-

1) Enrico Nencioni (1837-1896), formatosi, come è noto, in ambiente
carducciano, dal quale aveva preso le mosse per uno squisito e appassionato
iter di lettore da romantico a decadente, si era dal 1882 trasferito nuovamente
a Firenze da Roma, dove era stato chiamato nel 1879 da F. Martini come
redattore capo del « Fanfulla della Domenica»; e, nonostante l'acuta no-
stalgia del mondo romano che traspare da molte sue lettere, anche alla Aga-
noor, a Firenze rimase, ricoprendo la cattedra di letteratura italiana all'Isti-
tuto di Magistero Femminile e poi anche all'Istituto di Poggio Imperiale.
Continuava intanto la collaborazione, documentata largamente anche da
questa corrispondenza, a diverse riviste e in particolare alla « Nuova Anto-
logia », aspirando inutilmente, in un periodo che si colloca nel 1894, a rico-
prirvi una funzione di redattore. A Firenze era noto, e assai positivamente
valutato, anche per il suo fascino di conversatore e di conferenziere ; le con-
ferenze alla Sala Ginori sono rievocate nel carteggio.

Vittoria Aganoor (1855-1910) viveva in questo periodo a Venezia con
la madre, si trasferiva nel periodo estivo a Basalghelle e soggiornava di tanto
in tanto in Campania. Abbastanza nota per componimenti usciti in varie
riviste, era in frequente corrispondenza con esponenti della letteratura ita-
liana contemporanea ; non aveva ancora pubblicato la prinia raccolta, Leg-
genda eterna, che sarà edita da Treves solo nel 1900. Il matrimonio con Guido
Pompilj e il conseguente trasferimento a Perugia avverranno nel 1901. Nuove
liriche saranno pubblicate dalla Nuova Antologia nel 1908.
148 PAOLA, PIMPINELLI

rentesi quadre), poiché è frequente abitudine del Nencioni di datare
le lettere in forma incompleta.

La grafia è talvolta di particolare difficoltà, specie nei periodi
in cui il Nencioni accusa dolori e disturbi agli occhi; dubbi eventuali
di lettura saranno segnalati caso per caso.

Si è rispettata nella trascrizione qualunque particolarità e ano-
malia (ortografica, sintattica, di interpunzione), provvedendo a com-
porre in corsivo le espressioni sottolineate nell'originale ?.

Nella lettura autobiografica tenuta nel 1906 al Collegio Romano
Vittoria Aganoor affermava (e l’indicazione è stata globalmente ac-
cettata da chi si è occupato dell’opera sua) : « Morto lo Zanella, . . .
ebbi a secondo maestro e guida preziosa, Enrico Nencioni; quel
mago della parola e del sentimento, prodigioso rivelatore d'immensità,
che ebbe tutte le comprensioni, le intuizioni, le divinazioni del
bello » ».

A sua volta Bruno Cicognani, tracciando l’animata biografia
che accompagna una antologia nencioniana, osservava rapidamente :
«Un ultimo amore brillò al tramonto della sua vita : quello per la
poetessa Vittoria Aganoor: ma fu un amore che neppure minima-
mente fece torto al legame domestico : ormai lontani i tempi delle
passioni devastatrici » 9.

Due indicazioni generiche, il contenuto delle quali può essere
puntualizzato da questo gruppo di lettere.

La pagina del Nencioni si svolge aritmica e disuguale, disordi-
nata e impulsiva, seguendo le suggestioni di una sensibilità delicata
e apprensiva, di una inquieta e tenera memoria, di una polemica
presenza e urgenza di contemporaneità, per le quali le espressioni
emergono insieme dal tono quotidiano e — sembra con naturale
letterarietà — da pagine di autori vicini e remoti.

*) Per altre indicazioni sulle carte Aganoor si veda PAOLA PIMPINELLI,
Lettere di Leopoldo Tiberi a Vittoria Aganoor, in « Bollettino della Deputa-
zione di Storia Patria per l'Umbria », vol. Lxx, fasc. 1; p. 41.

*) In «Giornale d'Italia », 2 marzo 1906.

*) Le più belle pagine di EnrIco NENGIONI scelte da BRUNO CICOGNANI.
Milano, Garzanti, 1943, p. 325. :

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| LETTERE DI ENRICO NENCIONI A VITTORIA AGANOOR 149

La frequenza di espressioni sottolineate è vivacemente indica-

tiva nella prosa nencioniana degli scatti del sentimento, delle im-
pennate di gusto e di scelta, di giuochi sottili e spesso soggettivi di
richiami, di allusioni, di accostamenti. Altrettanto si dica — con
un che, forse, di più insistito e compiaciuto — per l’uso di parole e
citazioni in lingue straniere. i

All'epoca della prima lettera (24 ottobre 1892) i due non si
conoscono ancora di persona: sussiste fra loro uno scambio di cor-
rispondenza su temi prevalentemente letterari, che si dilatano qua
e là a questioni familiari o a considerazioni sull'attualità o a rifles-
sioni più ampie ; vi scivola qualche espressione più intima e affet-
tuosa, come volutamente sospesa (e per questo forse più insinuante
e incisiva), ma il rapporto fondamentale resta quello — ampiamente
inteso — di maestro ad allieva.

Le lettere sono un tessuto, rapido e come casuale, e pure in-
sistente, di suggerimenti, di esortazioni a leggere certi autori: e
mentre li propone alla « allieva » stimolandone la curiosità, il « mae-
stro»? suscita la sua emulazione chiedendo a sua volta giudizi e
confronti, e sottende a quelle che il Praz ha chiamato « filze di nomi,
come elenchi di stazioni che riassumano deliziosi pellegrinaggi spi-
rituali » ® l'enunciazione di criteri e di giudizi fondamentali. Se ne
ricostruisce a poco a poco l’intero tessuto della critica (o della «let-
tura ») nencioniana : il concetto aristocratico dell’arte, il lirico fer-
vore con cui aderisce a certe pagine e a certi autori ; la ricerca nella
poesia della « passione » e nel romanzo della « vita », e insieme il
cauto sgomento di fronte al sospetto dell’estetismo e della osce-
nità ?; la sensibilità attenta e squisita nei confronti della produ-
zione europea, e l'illusione addirittura di una vergine letteratura
americana, e insieme il restare ancorato ai grandi europei della ge-
nerazione precedente; la abilità rara del traduttore (spesso i suoi

5) Per un comportamento del tutto analogo da parte del Nencioni
verso il corrispondente si confrontino le sue lettere a Gegè Primoli: MAR-
CELLO SPAZIANI, Con Gegè Primoli nella Roma bizantina. Roma, Edizioni di
Storia e Letteratura, 1962.

*) MARIO Praz, La casa della fama. Milano-Napoli, Ricciardi, 1952,
p. 378.

") Oltre alle osservazioni sul D'Annunzio che si ricavano dalle lettere,
si veda Questioni ardenti, in Alla ricerca della verecondia di G. CHIARINI, L.
Lopi, E. NeNcIONI, E. PANzAccHI. Roma, Sommaruga, 1884.

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150 PAOLA PIMPINELLI

articoli che egli consiglia all'Aganoor sono più importanti per le
traduzioni che non per le note e le valutazioni), e insieme la som-
marietà di affermazioni critiche e tecniche: si leggano per esempio
le osservazioni (in polemica indiretta, però, con lo Zanella) sui tra-
gici greci e le battute sull’uso e sul valore della rima ?.

L’invadenza autobiografica che è caratteristica simpaticamente
ingenua della pagina nencioniana non è soltanto nella frequente
citazione di articoli propri (il che potrebbe avere — tutto conside-
rato — un valore didattico), ma nella presenza piü accentuata —
di lettera in lettera — dell'uomo Nencioni, con i temi generosi e
spesso indeterminati della sua spiritualità, con il senso incombente
della morte, con l'umanitarismo non sostenuto da principi politici,
ma — se mai — dalla letteratura, e con le risentite aristocratiche
insofferenze per il mondo contemporaneo ; dell'uomo con le diffi-
coltà della vita di lavoro e di famiglia, con la irrequieta metereo-
patica sensitività, con i rimpianti per ciò che è perduto o avrebbe
potuto essere; con le impennate, le vanità, le antipatie e perfino i
capricci.

Col 17 novembre 1892 la prima lettera (« Ó femme que j'au-
rais aimée...») in cui la «passione» (usiamo il termine caro al
Nencioni) accenna a divampare : in realtà pagine di contenuto let-
terario-filosofico-sentimentale veramente paradigmatiche, nel loro
complesso, di ció che il Nencioni fu nella sua scoperta disponibilità
e insieme nella sua trepida irresolutezza, e nella soluzione letteraria
che egli trovava al suo mondo affettivo.

Il momento dirompente del sentimento si verifica nei giorni in
cui, attuandosi un breve passaggio di Vittoria da Firenze, i due si
conoscono di persona 9, incanalandosi poi in una sorta di amicizia
affettuosa : il primitivo rapporto da maestro ad allieva si alterna
a momenti di tenerezza, le riflessioni patetiche sulla vita e sulla
morte alle impennate bizzose contro i «filistei » d'ogni genere, e in
specie contro quelli che lo fanno sentire frustrato ed estraneo all'ari-
stocratico ambiente di Vittoria; e sembra d'altronde risentire di
variabili-ed ipersensibili umori della corrispondente.

Col 1894 il punto focale della corrispondenza diviene un viaggio
del Nencioni a Basalghelle, nella residenza estiva dell'Aganoor: de-

8) Si vedano particolarmente le lettere 26 ottobre 1892 e 29 giugno
[1893].
?)) Lettere del 15 e del 17 maggio 1893.

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LETTERE DI ENRICO NENCIONI A. VITTORIA AGANOOR 151

siderato, progettato, rinviato, atteso fino alla stanchezza, insidiato
da impegni di lavoro e malattie reiterate, condiziona fino al para-
dosso l'ultima parte di questa corrispondenza, che è d'altronde —
come ho avvertito — incompleta. Che infine il viaggio si compisse,
lo si desume da una lettera dell'Aganoor allo Gnoli '?, ma prima an-
cora da un biglietto che ho inserito dopo la lettera del 21 agosto
[1894]. Del resto, dopo quest'anno la salute del Nencioni andava
rapidamente declinando. Nel corso del 1895, l'Aganoor scriveva a
Marina Baroni 12, che soggiornava allora a Firenze, in data 7 mag-
gio : « Grazie infinitamente anche delle buone nuove che mi dai del
Nencioni; speriamo nel caldo e nello stabilirsi della stagione », e il
28 ottobre : « Ti mando dei versi miei giacché ne vuoi, ma in quanto
al volume... che fare? il Nencioni non é ancora forte, ed io non
oso fare da me dopo quel suo desiderio di parlarne al Treves ».

Il 1* febbraio 1896 l'Aganoor invia al Nencioni una prova de
La strega *, che le viene restituita, annotata di suggerimenti, con

10) In data 18 ottobre 1898, descrivendogli la residenza e il paesaggio
di Basalghelle, aggiunge: « Il Nencioni fu cosi felice qui! povero amico !»
(VirrrTORIA AGANOOR, Lettere a Domenico Gnoli . .. a cura di BragIia Man-
NITI. Palermo, Sciascia, 1967, p. 76). Nel numero unico Fata Morgana pei
danneggiati del terremoto in Calabria e Sicilia (Roma, 12 febbraio 1895)
a p. 9 è compresa una poesia del Nencioni, intitolata Basalghelle, che si ispira
a Villa Aganoor.

") Marina Sprea moglie del conte Baroni-Semitecolo, per la quale
l'Aganoor nutri viva affettuosa amicizia testimoniata dalle 147 lettere con-
servate nella Biblioteca Civica di Bassano del Grappa, da cui si estraggono
i passi qui utilizzati.

1) La redazione de La strega che l’Aganoor manda al Nencioni è in stro-

fe di cinque endecasillabi e un senario, ed é accompagnata dal seguente
biglietto :

Venezia 1° febbraio 96

Se non fosse che per darle una prova del mio buon volere col rifaci-
mento della Strega — eccole il primo tentativo. Se non vuol annoiarsi e affa-
ticarsi a dirmene con dettaglio basterà che mi rimandi questo foglio, segnando
con lapis i versi o le idee, o le immagini che non le vanno e capiró. Spero
ch'Ella stia meglio. Le saró grata se.mi dirà che crede si possa lasciare la
prima parte cosi com'é, a strofe rimate. Se no me lo dica e grazie mille delle
molte noie che Le do. Le stringo la mano
Sua aff.* dev.» Vittoria Aganoor

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152 PAOLA PIMPINELLI

la breve sconfortata lettera posta alla fine della raccolta. Poi la
morte del Nencioni ela testimonianza del rimpianto di lei in due
passi di lettere ancora a Marina Baroni: «Si... la morte del po-
vero Nencioni mi addolorò molto e tanto più che da un certo tempo
egli pareva migliorare e mi scrisse sei giorni prima della catastrofe,
dicendo sentirsi proprio benino» (8 settembre 1896) e «Ma non
posso dirti Marina mia quale e quanta perdita fu per me la morte
del Nencioni! Mi spronava, mi sgridava, mi consigliava, mi voleva
bene; s'interessava alle mie prove, lo sentivo fratello e maestro,
guida e rifugio. Io non so dirti, ma non so rassegnarmi alla sua spa-
rizione » (20 novembre 1896) 19.

Al di là di una « passione » piü di testa che di cuore, trepida e
immaginata, dovevano certo essere stati importanti per Vittoria
proprio lo stimolo e la guida a leggere e a produrre ; e le indicazioni
in questo senso sono tali comunque da delineare il quadro — vivo
nella sua asistematicità — della contemporanea produzione lette-
raria in Italia e fuori. Non altrettanto efficaci, forse, le singole e
specifiche osservazioni spesso sottoposte agli impulsivi entusiasmi e
agli impulsivi rifiuti del fiorentino.

Alla produzione dell'Aganoor che il Nencioni viene di lettera in
lettera richiamando, egli riconosce come dato positivo « passione e
forza », e certo la sincerità del sentimento : la freschezza del quale
puó essere al suo gusto insidiata dall'educazione zanellianamente
letteraria o dall'enfasi «alla Maffei», corretta gradatamente dalla
«influenza musicale» del D'Annunzio 9. Ad una suggestione mu-
sicale corrisponde in fondo l'intolleranza del Nencioni per i metri
barbari e l'esigenza della rima nella strofa lirica ; e possono rispon-
dere allo stesso criterio i suggerimenti puntuali e puntigliosi di cui
sono postillati certi componimenti dell'Aganoor.

La predilezione per le liriche in cui Vittoria crea immagini feli-
cemente rapide, espressive di una sensibilità misticheggiante che

Vi sono apposti dal Nencioni segni a penna e a lapis rosso, e l'anno-
tazione « Farla tutta in versi sciolti ». (Carte Sabina Gigliarelli Palmucci).
Nell'edizione delle Poesie complete a cura di Lu1a1 GRILLI (Firenze, Le Mon-
nier, 1927, pp. 92-95) é composta in endecasillabi sciolti.

13) Vedi nota 11.

14) Vedi lettera 15 aprile [1894].
—————— @

LETTERE DI ENRICO NENCIONI A, VITTORIA AGANOOR 153

trova nella natura la spiritualità e la passione :5), ed è talvolta insi-
diata da vicino dalla tentazione di un facile simbolo ; o evoca il
senso incombente della morte che è, ben più vivamente, caratte-
ristica inquieta della personalità del Nencioni, non esclude in lui
l'apprezzamento per il «realismo » di Impressioni di salotto 19.

Nel complesso tuttavia gli orientamenti del Nencioni sulle poesie
dell'Aganoor appaiono impazienti e disuguali : dall'entusiasmo caldo
e immediato per alcune, alle esitazioni non sufficientemente motivate
nei confronti di altre, probabilmente in corrispondenza con diverse
situazioni psicologiche e sentimentali. Certo è che la scelta per la
«Nuova Antologia » si trascinò a lungo, con incertezze di gusto
in cui il Nencioni poteva addirittura avanzare la candidatura di
prodotti banali, come Pioggia 1°.

Certo è, ancora, che il volumetto di Leggenda Eterna, l'Aga-
noor lo mise insieme dopo la morte del Nencioni ; e ne escluse com-
ponimenti a lui cari 19),

I motivi di queste scelte — se motivi consapevoli ci furono —
dovrebbero comunque esaminarsi in un discorso diverso, relativo
alla poesia dell'Aganoor: al quale fornirebbe qualche utile indica-
zione appunto questo spaccato di vita umbertina e « bizantina », tra
il perbenismo e la « passione », tra lo Zanella e il D'Annunzio.

PAOLA PIMPINELLI

5) «Io sono... un mistico naturalista. La Natura ai miei occhi è so-
prannaturale ». (Lettera 26 aprile [1893]).

16) In Poesie complete, ediz. cit., p. 29.

1?) In Poesie complete, ediz. cit., p. 12.

18) Calma, Novembre, Quando mi porteranno al Camposanto, in Poesie
complete, ediz. cit., rispettivamente alle pp. 356, 400, 352.

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cc ne)
me nerina IT
PAOLA. PIMPINELLI

LETTERE

Firenze 24 ottobre [1892]
Egregia Amica,

Aspetto gli Estratti del mio articolo su Tennyson pubblicato nell'ultimo
fascicolo della Nuova Antologia ?. Dovrei riceverli domani, o al piü tardi do-
man l'altro. E io le manderò in plico raccomandato la mia lettera la Confe-
renza ? il ritratto e Tennyson. Non sorrida e non si adiri. Se doman l'altro il Ten-
nyson non mi fosse giunto, le do parola che, a ogni modo, ella avrà giovedi
la lettera e le altre due cose. Una lunga lettera dove risponderó a tutto —
e lei tornerà a volermi bene. Prepari intanto dei versi.

Stringa per me la mano al carissimo Michelino... Quante memorie
mi evoca questo nome, tristi, soavi, tragiche — e anche comiche! Tra le
ultime, gli rammenti, se vuol vederlo ridere di cuore, la Buvette, e i bei tipi
— Don Enrico — il Padre Rossi — i ragazzi di Padre Tudone — il Corso
dei Fiori — i Cefali — e la Terrazza del Vomero ....

Caro Don Miguel! buono e vero amico, sarei felice di rivederlo | ma pur-
troppo, per ora... basta — diró tutto nella grande epistola.

il Suo, il vostro, Enrico

Firenze 26 ottobre 92
Egregia Amica ;

Eccole (finalmente !) la Conferenza ? e il ritratto (mosso e orribile — ma
somiglia). Speravo poterle mandare insieme una copia del mio articolo su
Lord Tennyson *), pubblicato nell’ultimo numero della N. Antologia — ma
quel benedetto direttore 5) non mi ha ancora mandato i chiesti Estratti —
e chi sa quando, e se, gli manda. Avrei caro che lei leggesse questo mio scritto,
specialmente per le traduzioni di molte ammirabili poesie del Laureato.

Spero avrà avuto jer l’altro una mia breve lettera in risposta a quella
del bigliettino di Michele. Ha riso Michelino di quei ricordi ?

Eccomi ora a rispondere a varie cose della sua adorabile del .... il ros-

1) EnrIco NeENCcIONI; Lord Tennyson, in «Nuova Antologia », anno
XXVII, fasc. xx, 16 ottobre 1892, pp. 613-631.

*) La conferenza su La letteratura mistica, tenuta a Palazzo Ginori,
compresa nel volume La vita italiana nel Trecento. Milano, Fratelli Treves,
1892.
°) V. nota 2 lettera 24 ottobre [1892].

‘) V. nota 1 lettera 24 ottobre [1892].
5) Giuseppe Protonotari.

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LETTERE DI ENRICO NENCIONI A, VITTORIA, AGANOOR 155

sore mi brucia il viso... del 3 Settembre! Eppure le giuro che a quella sua
tanto cara lettera ogni giorno volevo rispondere e poi per un motivo o per
un altro ero costretto a differire. Perché in questi 2 ultimi mesi mi son pio-
vuti mille tegoli sulla testa tutto quello che c’è di più uggioso e provocante
nella vita l'ho dovuto provare — o riprovare — perché io sono stato sempre
disgraziato e spesso addirittura infelice. Contando i giorni non dirò felici
ma tranquilli e contenti della mia già lunga vita (son nato il 19 gennaio 18391)
...) non si arriverebbe a fare un semestre. E pochi lo credono; perché di-
cono che la nota dei miei scritti è giovanile vivace ecc. Sarà — ma so che ho
sofferto molto e se dovessi scegliere tra il rifare la vita che ho avuto, e mo-
rir subito, non esiterei un momento a risolvermi — e direi: morire subito.

Ma io non scrivo, né parlo mai dei miei passati dolori e delle mie noie
presenti (e stupisco ora di questo sfogo). Anzi detesto gli scrittori che par-
lan molto di sé in tono elegiaco. Ammiro, ma non amo punto il Leopardi,
per esempio: e adoro Roberto Browning.

Io volevo venire a farle visita a Basalghelle — ebbene, per piü ragioni
non posso lasciar Firenze. Non son potuto andare neppure per una setti-
mana a Vallombrosa da Story?. E noti che a Venezia ho un antico e per-
sistente invito del figlio di Browning che abita il palazzo Rezzonico, di sua
proprietà.

Vedrei Lei che ardo dal desiderio di conoscere personalmente — benché

già la conosca tanto, oh sì tanto! — rivedrei il giovane Browning — e il
mio caro Michele — e non posso, per ora almeno, muovermi di quà.
Ho riso, e rido ancora, del ritratto che ella fa di sé stessa .... le rughe,

i solchi, la «carnagione verdolina tutta costellata di lentiggini », ecc. Ma
sa che ella è naturalmente umorista ? — L'aneddoto dell’attendòn è scritto
deliziosamente : pare una pagina di Carlo Lamb. E il ritratto dello Zanella ?
e la lettura serale dei Poeti greci, e il sonno invincibile ? e i rombi e i tor-
renti e i cannoni del dormiveglia tormentoso mentre fonava la voce del Professor
fatidico ?... Povero Zanella! e sono, credo, quei grandi e noiosi poeti greci
che hanno soffocato in lui quel germe di modernità che pure vi era, e avea

!) Piccolo falso di civetteria, che mi dà l'occasione di mettere un punto
fermo all'ondeggiare — da un testo all'altro — tra il 1836 e il 1840 della data
di nascita del Nencioni: lo stesso Cicognani nell'op. cit. indica a p. 319 il
1836 e a p. 4 il 1837. Nel vol. 241 dello stato civile toscano (nati) dell'anno
1837, comunità di Firenze, num. int. 11 è registrato che Giovanni Battista
Enrico Nencioni di Angiolo e di Carolina Mangani nacque a Firenze il 1° gen-
naio 1837, fu battezzato il 2 gennaio nell'oratorio di S. Giovanni Battista ;
il popolo di appartenenza della famiglia era quelle della SS. Annunziata.

*?) William Story, poeta e critico inglese, che il Nencioni conobbe a
Marciano di Siena, nella villa dei Gori Pannilini dove egli era precettore,
e che al Nencioni fece conoscere i Browning e Savage Landor.

—————— AN
156 PAOLA, PIMPINELLI

balenato nella Conchiglia. I poeti greci non si posson gustare che nell’origi-
nale — e anche là per noi gente del sec. xix, tolta qualche scena sublime
di Eschilo e qualche scena patetica di Sofocle e di Euripide, ci troviamo af-
faticati in un mondo di credenze, di simboli, di allusioni etc. troppo diffe-
rente dal nostro. Figuriamoci delle giovinette.... e per tre o quattr'ore!

Il suo giudizio sull'Elegie del D'Annunzio è secondo me cosi giusto sia
nell'elogio che nelle censure che io non esiterei a sottoscriverlo. Il titolo della
poesia che ella non ha decifrato è Consolazione (e l'altro titolo è Climene
e non Chimere). Ma ha ragione, quando scrivo in fretta scrivo come una
gallina ....

Il fascicolo dell'Antologia dov'è il mio articolo su Aurora Leigh*) è quello
del 1° maggio 1884, e quello dov'é l'articolo su Cora Fabbri è del 16 febbraio
di quest'anno corrente *). Quello sulla Cora spero le piacerà. Vi ho tradotto
alcune sue deliziose poesie.

E lei perché non mi manda più Versi? Gli aspetto avidamente.

Che cosa legge di cose serie ora ? Dica : conosce i romanzi di Thacke-
ray ? e quelli di George Eliot ? Credo certo di sì. Ma in caso diverso, legga
subito Vanity Fair del primo — e Adam Bede del secondo (o seconda).

Che cosa le pare delle Poesie della Negri? ? Michelino é sempre costà ?
Me lo saluti di nuovo caramente.

Vorrei dirle tante tante tante altre cose... ma ohimé debbo lasciarla
per occuparmi di detestabili seccature....
Addio... vorrei poter dire a rivederci — ma chi sa?

A segno che non è più adirata, che mi ha perdonato, mi scriva presto
una letterona — e mandi dei Versi. Tante cose alla sua cara famiglia

il suo Nencioni

1) EnRICO NENCIONI, Aurora Leigh (Poema di Elisabetta Barrett Brow-
ning), in « Nuova Antologia », anno xix, fasc. rix, 1 maggio 1884, pp. 5-18.

?) EnrIco NENCcIONI, Una nuova poetessa americana, in « Nuova An-
tologia », anno xxvii, fasc. Iv, 16 febbraio 1892, pp. 672-686.

3) L’atteggiamento fondamentalmente negativo dell’ Aganoor nei con-
fronti di Ada Negri, su basi vagamente ideologiche nonché di gusto, è chia-
ramente indicato in una lettera a Marina Baroni (Bassano, Biblioteca Ci-
vica, carte citate). L'Aganoor vi esprimeva il timore che i suoi versi Ai falsi
redentori (pubblicati con qualche variante e col titolo Ai falsi socialisti dal
« Fanfulla della Domenica » nel 1898, e inclusi col titolo A certi agitatori in
Poesie complete, ediz. cit., p. 394) fossero interpretati diversamente da quello
che intendevano essere: «... appunto una parodia, o una risposta sdegnosa
a certi versi della Negri appunto, scritti nello stesso metro che cominciano
appunto così: — Sono cento, son mille, son milioni / Son orde sterminate
. » (ApA NEGRI, 7 vinti).

u———MÓ—À— DR an Ni mit rie
LETTERE DI ENRICO NENCIONI A, VITTORIA AGANOOR 157

Firenze 7 Novembre 92

Via delle Caldaie 17
Cara Vittoria, cara Amica,

Zitta! Non mi rimproveri! Non le ho scritto subito dopo la cara cara
sua lettera — ma ho pensato sempre a Lei. Io avrei da dirle un milione di
cose... ma come fare ?... io son sempre con l’acqua alla gola. La mia vita
è un continuo spicciarmi.....

Ebbe la partecipazione Nozze e mando per Lei i più cordiali saluti e
i più felici auguri agli sposi e alle loro Famiglie +).

Michelino è stato da me e abbiam tanto parlato di Lei. Ho saputo tante
cose — e ne ho domandate fante. Sa ? speravo che ella fosse più vecchia. Per-
ché ? Non so — ma lo speravo.

Ho saputo dalla moglie di Michele che la sua Mamma legge tutte le let-
tere a lei dirette, e, naturalmente, anche le mie. Ciò mette la martinicca a
certe mie espansioni e confidenze innocenti — ma che avrei voluto deporre
soltanto nel suo orecchio di poeta... e di blessée.

Michele è scandalizzato del ritratto che le mandai, dice che è orribile
che mi invecchia di 10 anni ete. Sarà — ma intanto mi somiglia, e a lei è
stato caro e mi basta. La Negri è poeta — ma troppi luoghi comuni socia-
listici, e adulazioni ai santi e belli e prodi figli del povero popolo ecc. E poi
la forma è troppo spesso scorretta, o volgare : gremita di epiteti comuni ed
oziosi. È poeta — ma non è artista. Più artista — e anche più poeta, nono-
stante i tanti e odiosi difetti, la Vivanti.

Ha letto la mia Conferenza su La Mistica? e i miei articoli Ann Leigh
e Cora Fabbri? Che cosa le pare delle Poesie della Cora?

È stata per due anni mia scolara : aveva un’adorazione per me, pove-
rina! L’ultima lettera che scrisse, due giorni prima di morire, è diretta a
me. Era un vero genio lirico. Ed era bellissima.

Io leggo pochi romanzi — ma ho un debole per i romanzi di Bourget —
e li ho letti tutti.

Ho finito ora l’ottimo uscito ora: La Terre promise. È un capolavoro
di analisi psicologica. Lo legga.

La sua lettera e i bei Proverbi che rileggo e rimedito, mi han fatto bene.
Son più calmo — e poi lavoro come un negro — e il lavoro per me è un gran
calmante. Posso dire col Ruskin : « Work is my sore burden, but it is also
my great resource. 7 eat my heart out, When I am not up to the neck in work

Da

A proposito di Ruskin (uno dei autori favoriti) ha letto le sue Stones of
Venice — e St Mark's Rest — Se non ha letto questi due gran libri li legga
subito. Legga di Ruskin anche The two Paths — The seven Lamps of Archi-

1) Si tratta del matrimonio di Virginia Aganoor, celebrato con il duca
Mirelli di Santomenna il 26 ottobre.

11
158 PAOLA. PIMPINELLI

tecture — Crown of wild Olive — e Sesame and Lilies. (Quest'ultimo è un libro
delizioso, pieno di grandi verità ....)

Veniamo ai Versi.

Le quattro Poesie che più mi son piaciute di questa mandata, sono :

Grandine in campagna ? (Non mi piace il titolo)

— Calma?

— Nel vecchio Parco ?

e quel delizioso e luminoso schizzo lunare 9.... Ne ha altre ? Mandi, mandi,
io le serbo tutte — e poi farò la scelta di tre o quattro per la Nuova Anto-
logia. E poi penseremo al volume (Io farò la recensione).

Ora lavoro a una specie di Medaglione della Contessa Giulietta Guic-
ciardi — la sola donna amata da Beethoven. E parlerò molto di questo genio
sovrano, il solo moderno paragonabile a Dante, Michelangelo e Shakespeare.

Mi riscriva presto.

(Oh quanto desidero di parlarle viva voce)

Addio cara e brava e buona Vittoria !

il suo Enrico

Firenze, sabato 12 Novembre "'92
Amica dell'anima mia |
Cara - tanto !
Di Spavalderie preferisco il 29 Sonetto — « Noi vogliamo cantar liberi
al sole »5) — largo di fattura e ispirato. Bella (e come triste !) la Visione. Per-

?) In Poesie complete, ediz. cit., p. 50, con il titolo Grandinata.

®) In Poesie complete, ediz. cit., p. 356.

*) In Poesie complete, ediz. cit., p. 45.

4) Schizzo, in Poesie complete, ediz. cit., p. 48.

*) In Poesie complete, ediz. cit., p. 79 il sonetto porta il titolo Noi vo-
gliamo ... In un manoscritto (Carte Sabina Gigliarelli Palmucci) segue ad
un altro sonetto, intitolato Spavalderie, di cui si leggono cinque varianti ;
trascrivo l’ultima :

Dunque vestiamo l’armi, e condottiero
non ci sia né l’arcadico Ideale
né quell’enorme (che si finge il Vero)
caricatura dell’originale.
Non per l’antica o giovane morale
non per l’antico o novo magistero
piglierem campo, che a servir non vale
questo di giogo sprezzator pensiero.
LETTERE DI ENRICO NENCIONI A VITTORIA AGANOOR 159

ché ha cancellato la strofa ultima +) ? La lasci, che va benissimo. Stelle chiare
è un sospiro poetico. « Sempre liete — sempre ignare — Come i ceri sull’al-
tare », buonissimo ?. Ma la cosa più forte in quest’ultimo manipolo di versi
è Impressioni di salotto 3) : è di un realismo poignant, e di effetto sicuro. Brava !

Sbaglio, o lei ha amato una volta sola, e con ardente passione ? è anche
lei un’anima devastata, che ha tentato e tenta ancora di ricomporsi, di ri/-
crearsi, e rivivere ?

Mi mandi subito il giornale (che Le rimetteró) dov'é descritta lei « lu-
minosa nella sua bruna bellezza ». Voglio leggerlo.

Ella ha dunque 37 anni. Io ne ho 53 suonati. Fra me e lei ci corrono
16 anni e qualcosa: più di quello che Tacito chiamava «grande mortalis
aevi spatium » 4). Mi dispiace: la speravo più agée... più ravagée dai dolori
e dagli anni, perché i nostri pensieri e i nostri cuori fossero più all’unisono

Ride ? Eppure dico proprio sul serio. Trentasette anni! Se io avessi
37 anni, mi parrebbe d'esser felice. Quante cose oserei progettare e avviare !
Ma passata la cinquantina, si sente troppo quanto è effimero il sogno della
Vita : io mi sento sempre in quella terribile vicinanza — in quella redoutable
imminence della Morte. Penso : la media della vita umana è 70 anni. Dun-
que, andando bene le cose, avrò da vivere ancora 17. Diciassett’anni! Ma
diciassette anni fa, mi par jeri.... Ella invece può contare su 34 anni. Gran-
de differenza, e vedrà che ho ragione. Non è vero, bambina mia!

E poi, oltre la imminente vecchiezza, mi rende penosa la vita lo stato
attuale della società, e del mio paese in particolare. Tutti gli ideali della
Vita son soppressi o minacciati. La scienza atea e presuntuosa trionfa —
il livello morale è spaventosamente abbassato — regna una intolleranza

Solo pel dritto di cantare al sole
senza gl'intenti di profeti sommi
daremo un’arme alle inesperte mani,
né baderemo a prepotenti scole,
né baderemo dei censori ai dommi,
n tanti e diversi quanti i vizi umani.

1) In Poesie complete, ediz. cit., p. 53; non vi è pubblicata la terza
strofe cui allude il Nencioni, e che si trova manoscritta fra le carte Sabina
Gigliarelli Palmucci :

Somiglia la dimora un triste core ;

la vecchia una decrepita speranza,

che inconscia segue per l’antica usanza
un lontano a riandar sogno d’amore.

?) In Poesie complete, ediz. cit., p. 33.

3) In Poesie complete, ediz. cit., p. 29.

4) TacITO, Agricola, cap. 3.
160 PAOLA, PIMPINELLI

religiosa e politica peggio che sotto i Borboni — il Parlamentarismo, colle
sue mandre di uomini-fantasmi, colle sue frasi stereotipate, ci guasta e
dissangua. La stampa, in mano di filibustieri politici e letterari, è diventata
una cancrena, una peste quotidiana che ammorba i cuori e turba le intelli-
genze. Nessuno crede più nulla. Eccettuati Bismarck, Gladstone, e Leone
XIII, nessuno in Europa sa più quel che vuole. Pensi chi sono oggi i rap-

presentanti d’Italia, i governatori d'Italial... E in Francia è quasi....
[manca il foglio successivo della lettera]

Firenze 17 Nov. [1892]
Cara !

O femme que j'aurais aimée ».... È la terza lettera che comincio.
La sua ultima mi ha fatto troppo bene e troppo male al cuore. Posso dire
come la Tekla di Schiller : « Sognai. Due belle ore di cielo ».... Ma crudele
e fredda la ragione mi tira giù dal mio empireo — e finisco per ridere del
mio delirio.

E forse ella non capisce quello che ora le scrivo — e il divino tumulto
che ha destato nell'anima mia la divina sua lettera .... Ma voglio, debbo,
esser calmo ; come si addice e alla mia età e alla mia condizione. E vi riu-
sciró. Chi mi avesse detto che avrei riprovato coi capelli grigi, a 53 anni,
quello che provai a 25 9 ? E che lo avrei provato per una donna che non ho
mai vista! la cui voce — che sento e adoro — non ho mai udita.........

Non é vero, sa ?, che nelle mie passeggiate pensassi solo ai poeti, e guar-
dassi solo ai boschi. Una immagine cara era sempre dinanzi a me. Ma io deb-
bo evitare di evocarla di vagheggiarla — debbo averne paura, come la pol-
vere della scintilla. Che cosa diverrebbero per me l'arte i libri e il mondo se
potessi riamare come una sola volta ho amato ? Ha letto fra i miei Meda-
glioni quello della Lespinasse? e quello di Lavinia ?? Io intenderei l'amore
a quel modo — una adorazione una passione una malattia — delizia ed erinni
a un tempo..... Ma bisogna esser giovani, ahimé! e quel che é bello, e
per me anche ammirabile, dai 18 ai 40 anni, all'età mia sarebbe ridicolo (e
io ho troppo vivo il senso dell'humour).

1) Fra parentesi, a questo punto, sono scritte e cancellate le parole
«Com'é vero che l'animo é sempre giovine!», che il Nencioni senti forse
banali.

?) Giulia Lespinasse, in EnRIco NENCIONI, Medaglioni, Roma, Som-
maruga, 1883, pp. 87-110.

*) Il medaglione di Lavinia uscì prima in «Cronaca Bizantina » (di-
rettore G. D'Annunzio), anno v; n. 5, 1° gennaio 1886 ; fu poi incluso in Nuovi
Medaglioni. Bologna, Zanichelli; 1922.
LETTERE DI ENRICO NENCIONI A, VITTORIA AGANOOR 161

Se non trova senso in queste parole — figuri che queste due pagine non
siano scritte, e cominci di qui la lettera. Punto e da capo:

— Dunque noi «ci siamo sempre conosciuti, ci siamo sempre voluti
bene, abbiamo sempre amato le stesse alte cose, disprezzato le stesse viltà,
deplorato le stesse miserie » — è vero. Ma c’è una differenza. Ella si rassegna
facilmente con una teoria fatalistica — tutti i guai sociali ed umani son per
lei insignificanti incidenti — ed inevitabili — nessun volere eroico di uomo
muterà la ferrea necessità del destino. Quel che è, doveva essere ecc. — No,
cara, io non la penso così. Cotesta è una teoria pericolosa che per ultima,
logica conseguenza, ci porterebbe a non far più distinzione fra le azioni di
Nerone e quelle di Washington. Io credo alla libertà dello spirito umano,
e che si deve /ottare contro il male. E ammiro i lottatori, gli eroi, i vari lea-
ders della umanità. La storia universale è una serie di biografie di questi
eroi, da Mosè a Odino, da Timoleone a Washington, da Solone a Mirabeau,
da Dante a Cromwell, da Carlomagno al gran Federigo, da Colombo a Bona-
parte. Io non posso (forse lo potrei se distratto da un grande amore assor-
bente — allora si diventa un po’ egoisti) io non posso veder percuotere fero-
cemente e ingiustamente un povero asino di barrocciai, senza soffrire per
delle ore, e veder tutto nero, e odiare la società, e dubitare di Dio .... L'ot-
timismo, una gran pietà per ogni dolore, è la caratteristica del mio attuale
modo di essere .... Capisco anch'io la inutilità di preoccuparsi di certe ini-
quità così universali — ma non posso farne astrazione, non posso non pen-
sarci. Forse mi riuscirebbe se non uscissi mai di casa, se non fossi costretto
a veder tutti i giorni dei bambini seminudi e affamati — delle povere bestie
da soma bastonate dalla mattina alla sera — insomma un'infinità di iniquità
quotidiane. E l’infame vivisezione ? 1! Basta....

Venezia sarebbe per me un nido ideale. Sarei vicino a Lei e vivrei in
una città quieta, poetica, e non avrei più dinanzi agli occhi il quotidiano spet-
tacolo dei cavalli muli e asini, massacrati dalle feroci bestie bipedi che sono
padrone e tiranne di quei pazienti e intelligenti martiri quadrupedi ....
Ma che posto potrei domandare ? Non vi è. Io quà son professore ordinario
in un Istituto superiore, pareggiato di grado alle Università (R. Istituto
Superiore femminile di Magistero) — e Professore, pure titolare, nell’Edu-
candato dell’ Annunziata. Dove troverei, a Venezia, l'equivalente di grado e
di stipendio ? — Fossi libero e solo, oh sarebbe altra cosa... ma io non sono
né solo, né libero 1).

I have «no peace within — No calm around...» Dopo la disgrazia
essi ss ern... ).e improvvisa. della morte di un mio ..cognato mi
trovai sulle braccia quasi tutta la famiglia di mia moglie : una vera invasione

1) Analoghe constatazioni il Nencioni faceva scrivendo al Primoli, quan-
do aspirava a tornare a Roma. (V. MARCELLO SPAZIANI, op. cil.).
?) Parola non decifrabile.
162 PAOLA, PIMPINELLI

di parenti... La mia casa par diventata una pensione. Ma se io mi ricusavo
di assistere questi disgraziati avrei dato troppo grave dolore a mia moglie.
È vero che avrei potuto (e dovevo farlo) assisterli di lontano e non empirmi
la casa di suocera cognata ecc. che per me è una disperazione .... Fortuna
che io pranzo spesso fuori. Ma è rimasta sacrificata anche mia moglie 9 — una
buona incolta semplice angelica creatura, che io sposai quando mi trovai
senza famiglia dopo la morte di mia madre — ma che non feci felice, né fui
fatto felice da lei, perché troppo abituati a due mondi diversi. Quel che
preoccupa me, per lei è indifferente. Ma essa val più di me. Io avrò la cul-
tura, e forse l'ingegno — essa ha la virtù, la bontà.

Un souffle nous emporte...

La force la plus forte

est un coeur innocent.

E perché non mi basta la sua calma eguale devota affezione ? E perché

la sposai ? A momenti ne provo rimorso, come di un delitto .....

19, sabato mattina

Torno a lei, cara, riprendendo la lettera, interrotta involontariamente. .
(Ieri ebbi gli Esami commissione ecc.). Ma che le dirò ? Per dirle tutto quello
che vorrei confidarle, mi ci vorrebbe una risma di carta .... Scriverò così
disordinatamente quel che prima mi viene in mente — e poi un giorno, pre-
sto spero, a Venezia, viva voce, le dirò tutto, le aprirò intera l’anima mia
. +... Io ho appena tempo di respirare, e questo è uno dei tormenti della mia
vita. Casa piena — parenti e bestie — ho due grandi cani, magnifici, che
amo molto, e che sono la mia tribolazione ... Lezioni pubbliche e private
— impegni con giornali e in particolar modo con l’ Antologia — impegni di
Conferenze — Ne debbo fare una fra poco nelle sale Ginori su Torquato Tasso 3)
— impegni con editori per la ristampa dei vecchi Medaglioni, con aggiunta
di 10 non ancora riuniti in volume, Lavinia, la Tallien, la P.8* Orsini, la
Duchessa d'Orleans, Enriqueta, Cora, ecc. E poi vorrei, dovrei cominciare a
raccogliere «le fronde sparte » — a riunire in volumi i miei Saggi Critici,
Ritratti letterari, Studi di Letteratura straniera ecc. Sa che io ho scritto quanto
Santo Agostino ? E di riunito in volume, non ho nulla o quasi nulla?...
(solo il volumetto delle Poesie? e il volumetto dei Medaglioni *) E son cer-

1) Il Nencioni sposò alla fine del 1880 Talia Amerighi ; di lei il Cico-
gnani (op. cit.) scrive che «seppe amarlo con un’intelligenza, una fede, una
riservatezza silenziosa ammirevoli » (p. 8).

" Pubblicata in La vita italiana nel Cinquecento. Milano, Fratelli Tre-
ves, 1894.

*) ENRICO NENCIONI, Poesie. Bologna, Zanichelli, 1880.

*) V. nota 2, p. 160.

DRE CU NC CEUERORETN IT AE

—————ÁBáÁÓ RZ Reader
LETTERE DI ENRICO NENCIONI A, VITTORIA AGANOOR 163

cato, pregato, dagli Editori.... e ancora non ho trovato fempo di occu--

parmi delle ristampe in volume, perché via via ho sempre da scrivere altri
nuovi articoli... Ora ho da farne uno su i Nuovi Romanzi, per l'Antologia 1)
Io ho amato una volta sola, con frenesia, una donna bellissima, gran
signora, non cattiva, ma pervertita e corrotta, moglie d'altri, e maggiore
di me di 13 anni?. Io ero un giovinetto di 19 anni quando la conobbi — lei
aveva 30 anni — ma era ancora florida di bellezza tremenda. Essa mi adoró
per due anni — poi si stancó — amò altri — io lo seppi e non mi riuscì di
guarire e dimenticare o fuggire... Soffrii agonie per altri due anni, fui
vile e infelice.... e benché sian passati trent'anni incirca, la cicatrice è
sempre sensibile — e talvolta basta una parola, un suono, un motivo musi-
cale, un tramonto, un odore.... per farmi male. Essa é morta nel 1889 —
ed ebbi e conservo il suo ritratto da morta, terribile, spaventoso — e quando
lo guardo sento tutto il nulla, tutta la vanità assoluta, delle nostre effimere
agitazionis: ur. i gut.
Ma veniamo ai suoi Versi. Si sente che ella ha amato più intensamente
di quello che ora non le pare.... Ma no — cara — perdoni oggi, ora, non
posso scrivere della critica. Nella prossima lettera, le parlerò dei versi. Ora
le dico solo che sono nofevolissimi. Quando mi porteranno al Camposanto,
Novembre ?, e il secondo sonetto. Ma ne riparleremo . . . Addio — addio cara,
troppo cara amica dell'anima —
— aff.mo Enrico —

Mi seriva sempre con tutta libertà. Nessuno vede, o vedrà mai, le sue
lettere. Le ho io direttamente .... Saluti alla sua cara mamma!
E. N.

Firenze, 22 Novembre [1892]

Leggendo questa sua lettera son rimasto umiliato, e addolorato !
Strappi, bruci, distrugga subito quella mia ; La prego....

1) ENRICO NenNcIONI, Nuovi romanzi, in «Nuova Antologia » anno
XXVII, fasc. xxiv, 16 dicembre 1892, pp. 613-630.

?) B. CICOGNANI, op. cit., p. 322: «... da casa Digny passò verso il
1859 in casa del Conte Gori Pannilini, patrizio senese. La contessa: una Or-
sini, dei principi Orsini di Roma. Avvinto a lei da macerante passione, soffri
l'indicibile, per le gelosie, gli avvilimenti, i rimorsi.....».

3) Tanto la prima, di cui esistono copie manoscritte tormentate di
varianti, che la seconda composizione, escluse da Leggenda eterna, furono
pubblicate nelle Poesie complete (ediz. cit., pp. 352 e 400 rispettivamente)
dal Grilli, il quale erroneamente appose alla seconda la data 1907.
164 PAOLA PIMPINELLI

Che dirle ?... Il suo ritratto, i suoi versi, certe parole delle sue ultime
lettere, mi fecero più impressione di quel che dovevano. Ella ne è innocen-
tissima — e io ingenuamente, imprudentemente, forse sconvenientemente,
Le espressi questa mia viva e strana ma sincera impressione.... ah! fui
troppo sincero! Mi pregava di dirle fuífo — e io le aprii tutta l'anima mia
— E la chiama una lettera di ammonimenti ? 11! Ma non ha capito — o
non ha voluto capire ? — che se le parlai delle molte, troppe mie occupazioni,
non era appunto per scusarmi di aver talvolta indugiato a rispondere a lei ?
SR . — Sta bene. Le scriverò a Venezia — le parlerò dei suoi ultimi
versi. Mi mandi subito la elegante edizioncina 1).

Creda sempre, conti sempre, su la invariabile amicizia del suo

Enrico Nencioni

Sarò un entusiasta, ma non sono un fatuo — e la lezione che mi ha data
è, in grandissima parte, immeritata ; almeno nella sua intonazione fredda e
cattiva ... Se parlai di ridicolo ecc. non era solo per me ? per quel mio de-
lirio di speranze e di sogni ?....

E. N.

Prima di distruggerla, rilegga quella mia. Vedrà che non vi è ombra
di ammonimenti ... tutt’altro!.... soltanto fu scritta troppo .... naive-
ment — Io son vecchio e in certe cose son sempre fanciullo .... Mi compa-
tisca. Le dissi tante cose intime del mio passato e del mio presente, in quelle
12 pagine scritte ex imo corde! — Basta.

25 Nov. [1892]
Cara, unica mia!

Sì — mia!... Sì, noi ci vorremo sempre un bene immenso, alto e degno.
Che importa il nome con cui si chiama, e certe stupide distinzioni ? Sì — le
stringo le mani, le care mani, e.... sì abbiamo fatta la pace. Cara | col cap-
pello in testa, il mantello sulle spalle, ha trovato tempo di scrivermi per
rassicurarmi. Grazie. Ero cosi triste e sgomento ! Tremavo che la mia ultima
avesse fatto peggio dell'antecedente. E aprii con mani trepidanti la lettera
sua. La lessi. Quale felicità ! Mi sento con l'ali al cuore — e giovine come
a vent'anni. Che bambini cattivi siam stati! Ma ora tutto è passato, non
è vero ? E nessuno spirito maligno riuscirà a separarci.

Senta ! Io voglio leggere i versi scellerati di cui mi scrive ? — ora che
tutto è passato avrò un gusto supremo a leggerli! Me li mandi subito. E

1) I cavalli di San Marco, pubblicati a Venezia nel 1892, dalla tipo-
grafia Visentini.

*) Probabilmente Il canto dell'odio, in Poesie complete, ediz. cit., p. 12.
LETTERE DI ENRICO NENCIONI A. VITTORIA AGANOOR 165

altri versi. E la edizioncina dei Cavalli ? L'aspetto. Io le manderò presto

un mio ritratto meno infame di quello che ha. E la Review of Reviews ove
si parla di me e del mio Tennyson. Mi dica per tempo quali sono i versi che
ella preferirebbe veder pubblicati nell’ Antologia. Io preparo un lungo e bat-
tagliero articolo su i Nuovi Romanzi Italiani 9. Lo leggerà nella N. Antologia
del 15 Dicembre.

Ma sa che « Quando mi porteranno al Camposanto » ha dei versi di una
straordinaria bellezza ? da vero poeta ? Sì, che lo sa.

«Quanti rimorsi amari

quanto tardivo affetto

dal loro opaco tetto

vedon quei ciechi! È il solo acre conforto
che ad un cuore di morto, ultimo resta ».

Mi è restata negli occhi e nel cuore una fanciulla, che lei conosce, che
io, conosco e.. .... amo.

«Una fanciulla guarda, ascolta, pensa,
e a lei daccanto, in cesellato vaso,
una dracena, il ciel sognando, muore ».

Mi dica se per le Feste Natalizie ella sarà in Venezia o se andate a pas-
sarle a Basalghelle. Mi dica se è vero che il Checchi è stato ed è intimo amico ?
vostro, come mi vien fatto credere. Mi dica se lei è restata sola con la sua
cara mamma — e come ora a Venezia passerà le giornate, e le serate. Rice-
vete tutte le sere ? Sa che io son geloso ? lo sa ?

Cara, vorrei seguitare a scriverle per delle ore — e debbo invece andare
a fare gli Esami di riparazione. Si figuri come avrò la testa con me... Ad-
dio per oggi. Non più nuvole mai! il cielo della nostra amicizia dev'essere
sereno e placido — un oceano d'azzurro —

il suo Enrico

— Legga certo il mio articolo su Cora Fabbri (N. Antologia del 16 Feb-
braio 1892).
Mi riscriva presto. Saluti a mammà.

1) 5V2-n0ta-s5*p:**1063:

?*) Eugenio Checchi (1838-1932), il giornalista e critico teatrale noto
anche con lo pseudonimo di Tom, fu in rapporti di amicizia con tutta la fa-
miglia Aganoor. Di questa amicizia, e in particolare di quella con la poe-
tessa, è testimonianza in un gruppo di lettere (tra il 1° giugno 1893 e il 30
dicembre 1898), che attualmente sono nell'archivio dello scrittore presso il
figlio Leopoldo. Fortunatamente una copia di queste lettere, eseguita se-
condo la sua dichiarazione verbale dallo stesso figlio, è affluita con il Fondo
Trompeo alla Biblioteca Centrale dell'Università degli Studi di Perugia.
166 PAOLA. PIMPINELLI

Firenze, Domenica sera, 27 Nov. [1892]
Dearest ! i

Eccomi da lei cara amica, felice di prender la penna per seguitare il no-
stro colloquio ... Desidero che ella legga le poesie (da me tradotte letteral-
mente) della Cora Fabbri, e se non trova costì il fascicolo, glielo manderò
io da Firenze. Non c’è nessuna ragione, dearest !, di gelosia. Vedrà ....

Non fa nulla che alcune delle sue poesie siano state pubblicate. Chi ram-
menta più quei numeri ? anzi, chi si ricorda di quei defunti giornali ? Bisogna
darle tutte come inedite ; o meglio, non dir niente se edite o inedite. Ma
ora sarebbe bene darne tre o quattro alla N. Antologia. Mi dica quali ella
preferirebbe ? Forse i Paesaggi ? (Grandine Plenilunio Pioggia ? ecc.). Aspet-
to l’edizioncina dei Cavalli. Ma poi faremo il volume — e io le farò una stron-
catura feroce in qualche giornale — per vendicarmi del Canto dell' Odio ? (tanto
caro e adorabile |). Mi mandi presto altri versi per la collezione.

Non voglio che ella si affatichi a lavorare per me... Per me è bellis-
simo, e sempre sta con me, il porta-carte con Vittorina al balcone che guarda
le piante rinfrescate dalla pioggia recente. E i nostri due nomi uniti.....

(Lunedì mattina) Quell'opera men che mediocre dei Rantzau?, dove
non è di veramente notevole che quel che è rubato, grazie alla claque alla
reclame e alla moda pare che a Roma abbia avuto più successo che a Firenze
.... Nella Tribuna d'oggi vi è un articolo, anzi due abbastanza sensati :
li veda (benché anche li, troppo elogio).

Ho finito jeri di leggere la Terre promise del Bourget. La donnée forse
& falsa — vi sono lungaggini, incoerenze, raffinatezze di fin de siécle....
ma vi é una cosa che ricompensa tutti i difetti, una cosa rara, quasi singolare
nel romanzo contemporaneo: l'accento vero, il singhiozzo, il grido della
passione. Le pagine da 253 a 265 di Un Crime d'amour, e quelle da 236 a
250 di Terre promise, sono le pagine piü intensamente passionate che io co-
nosca. Per trovar loro delle equivalenti, bisogna risalire alla Fanny di Fey-
deau — o alla Valentine di George Sand.

In tanti milioni di romanzi, quanto son pochi quelli dove la passione
è sinceramente espressa! La lista si fa presto: La nouvelle Heloise, Manon
Lescaut, Ceci n'est pas un conte, Werther, Adolphe, Volupté, La dame aux
camélias, Fanny, Raphaél, Le lys dans la Vallée, Jane Eyre, Indiana, Va-
lentine, André, Crime d'amour 9. — Noi, non ne abbiamo nessuno. In tutta

1) V. anche note 1, 2, 3, p. 158.

*) V. nota 2, p. 164.

®) I Rantzau, opera di Pietro Mascagni rappresentata nel 1892.

*) Un arco di nomi e di date di pubblicazione copre questo elenco ner-
voso e suggestivo: da Rousseau a Saint-Beuve, da Feydeau a Balzac, da
Bourget alla prediletta George Sand. Ovviamente dalla Sand sono tolti i
soprannomi affettuosi (Fadette e Landry) che i due si attribuiscono.

DIS

“= TRCTREI vige zan - ; rà "

POVERE TROIS VINEIS RITA SIRO” CIIM DURUM NERO

—MÀÓnÓ A DERE
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LETTERE DI ENRICO NENCIONI A VITTORIA. AGANOOR 167

la nostra letteratura, accenti di vera passione non sono che in Dante, e in

Leopardi. In Francesca, Consalvo, Aspasia. —

E poi io ho letto Terre promise in giorni nei quali ero maggiormente
disposto a intendere e gustare un tal libro — un raggio d'aurora brillava
sul grigio autunno della mia vita — ero (e sono) nella divina sorpresa di ri-
trovar vivo e giovine il cuore, morto da due o tre secoli....

Come nascono certi sentimenti ? Oh, la loro genesi é misteriosa, come
è misterioso il loro dileguarsi. Un gesto, un sorriso, una parola, un ritratto,
son spesso le cause infinitamente piccole di un sì grande effetto... e ba-
stano a metterci in quello stato che chiamerei lirico-estatico che la musica
interpreta meglio della poesia. Nessuna lirica d’amore sia pure di Heine o
di Rückert o di Shelley, esprimerà quel che esprimon certe arie di Chopin,
le note di Gounod — « Dammi ancor contemplare il tuo viso » — o di Meyer-
beer — « Una vergine divina, di sua luce mi abbaglió » ecc. Non le pare ? Ma
la massa ignorante e filisteica crede di trovar lo sfesso accento divino anche
nelle poesie di Tom Moore ? e dell'Aleardi — o nella musica del Marchetti ?)
e in quella, anche più detestabile, dell'Amico Fritz. Non ci illudiamo — per
le masse ci vogliono dei Mascagni, e non dei Mozart — dei Longfellow, e non
dei Browning. La massa é bestia, é radicalmente bestia, e la grand'arte, la
sola vera, é essenzialmente aristocratica. Non diamo le perle ai maiali. Man-
cano forse ghiande nei boschi della bella penisola ?....

Mi dica: conosce lei Pompeo Molmenti*? ? Mi mandò due suoi libri, su
Venezia — un po' common place, con frasi rettoriche e romantiche, ma dove
sono notizie curiose e interessanti, e qualche bella e vivente pagina. Gli pro-
misi parlarne nell'Anfologia e gli ho involontariamente mancato di parola.
Mi sa dire se ora é a Venezia, e se abita sempre alla Ca' d'oro?

Sul Checchi, non mi disse tutta la verità .... Cara, unica mia, Vittoria
cara, debbo lasciarla per oggi e rimettermi a lavorare al mio articolo su I
nuovi romanzi Italiani che ella leggerà nella N. Antologia del 15 Dicembre.
Che noia! Doversi occupare dei personaggi di questi stupidi romanzi ! tutti
o imbecilli oziosi, o sales coquines... Ha letto Un furto, del Placci 9 ? Che
cosa ne dice ? Me lo scriva.

Alla sua cara mamma, i piü rispettosi e cordiali saluti.

A. lei, cara, un mondo di cose dal

suo Enrico

1) Può trattarsi del poeta e musicista irlandese Thomas Moore (1779-1852).

°) Filippo Marchetti (1831-1902), maestro di canto, compositore di opere
teatrali e di musica vocale da camera, e presidente dell'Accademia di S. Ce-
cilia.

*) Pompeo Gerardo Molmenti (1852-1928), studioso di letteratura e
d'arte, specialmente veneta.
‘) CARLO PLaccI, Un furto. Milano, Treves, 1892.

———
168 PAOLA, PIMPINELLI

[Telegramma indirizzato a :]

Contessa Vittoria Aganoor — Palazzo Zorzi Ponte... [il resto
è strappato]

Sto bene. Scritto oggi lettera. Grazie. Affettuosi saluti
Nencioni

[Di mano dell’A. è aggiunta la data 19 Dicembre 92].

29 Xbre [1892]
Cara e brava e buona !

Ma che dirai ? che io ho le vacanze e riposo ecc. ? e lei è affaccendata ?

Ma io son disperato delle noiose cose da fare in questi santi giorni!!!
visite e lettere due serie di penose e pur troppo inevitabili corvées .... Ho
una barca di lettere carte libri inviati ecc. C'é da perder la testa. Era meglio
davvero se piantavo ogni cosa e venivo ora a Venezia.

La sua lettera è stata per me un oasi nel Deserto o meglio un canto di
uccello tra la grassa e ghiaccia nebbia delle odiose convenzionalità. Cari i
versi, cara la prosa! Ma le riscriverò in proposito, e lungamente, il primo
giorno che avrò un po’ di tregua. E bisogna pensare alla scelta di versi per
la N. Antologia.

L'edizione dei Cavalli è bellissima. I Cavalli potevano esser meglio.

Il ...* non ha ancora tirato i famosi ritratti. Ma son venuti bene,
naturali, e appena li avrò, glieli mando.

Non creda perché oggi non le scrivo lungamente, e non rispondo ancora
a tante cose delle sue lettere, che io non pensi, o pensi meno, a Lei! Io penso
sempre a lei — e se ella fosse a Firenze, o io fossi costà — credo che sarei
sempre con lei — e forse finirei col tediarla ....

Le stringo le care mani, le fo un milione di felici auguri a lei e alla sua
cara mamma che io amo senza conoscerla personalmente (come un’altra
persona ; la conosce lei ?) — e mi dico, e son felice di dirmi,

Suo per la vita
Enrico Nencioni

Firenze 7 Gennaio 93
Dearest |

Fui io l’ultimo a scrivere: ma annunziavo una lunga lettera che ella
non ha avuta, né ha avuto i ritratti, né la scelta dei versi, né altro... Il
suo silenzio mi fa indovinare le sue giuste mormorazioni... «io le immagino

1) Due parole non decifrabili.

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Loos

MA

— sale

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—_T_—_—_

LETTERE DI ENRICO NENCIONI A, VITTORIA AGANOOR 169

sì che già le sento »?. Eppure, questa volta, io non ho quasi nessun torto verso

di lei. Oltre le solite noiose ipocrite atroci convenzionalità di queste sacro-
sante Feste, corvée feroce ed inevitabile; sono stato malato d’occhi e di denti.
Presi un colpo d’aria uscendo la sera di Casa Cacci dov'era una vera for-
nace de’ Maccabei e fuori una tramontana con nevischio. Il giorno dopo,
l’occhio afflussionato, e dolore ai denti, e gota gonfia come di un tubicinante
del Mantegna.

Camomilla all’occhio — lattuga in bocca — maledizioni et reliqua ...
Aspettavo una cara Sua — non venne nemmen quella !.... e invece un
centinaio di lettere, cartoline, e carte, ma ho intenzione di buttar tutto nel
caminetto.

Ora son quasi guarito. Scriverò lungamente prestissimo e manderò i
ritratti in questa lunga lettera che raccomanderò. Manderò anche lista Poesie
scelte. Ma intanto lei mi scriva, mi dia sue notizie, mi compatisca e mi ami
sempre, perché sempre lo merito.

Maledetta la lontananza! ... Se fossi costà, quanti milioni di cose vor-
rei dirle, e come mi farei perdonare! Mi scriva subito che mi perdona,
e mi vuol sempre bene. Sii cara, sempre cara, sempre più cara, scrivimi e
sii sempre sempre sempre mia, la mia Vittoria, la mia Poesia!

E non mi sgridi! Sia carina come prima, proprio come prima.

il Suo Enrico
Tante cose alla cara Mamma!

[Telegramma. È indirizzato a Venezia ; scarsamente decifrabile la data].

[Gennaio 1893]
Grazie gentile pensiero. Sto meglio, scrivo.
Nencioni

Sera del 25 Gennaio [1893]
Cara Vittoria ;

Grazie del caro telegramma, così buono, affettuoso e gradito ! Ma per-
ché mi manda sempre risposta pagata? Non voglio.

Cara, se io avessi tutti o quasi i denti come ha lei, credo che forse avrei
trovato il coraggio di farmi levare i due denti malati. Ma a me ne cavaron
già sefte.... Ora però, grazie a Santa Lucia, no — volevo dire a Santa Agata
— i denti son quasi guariti, e uno è già filled with gold dal bravo Schaffner.

Ma al male di denti ha tenuto dietro l'influenza, con febbre, dolor di

1) DANTE ALIGHIERI, Inferno; canto XXIII, v. 24.
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1c Née a: n €———M P ——Q EDEN PERS ENNIUS iti cori

170 PAOLA, PIMPINELLI

gola e di testa ecc. E anche ora sto così cosi.... E poi è una stagione infer-
nale piü che invernale.... Vento, freddo a 7 gradi sotto zero, neve, l'Arno
tutto una lastra.... Io passo le ore quasi dentro al caminetto — come una
salamandra !

Le mando uno dei due ritratti — quello che mi pare il meno cattivo
— e, se vuole, quest'altra volta le manderò anche quell'altro....

Ha letto Cosmopolis di Bourget ? Che impressione le ha fatto ?

E ha letto negli ultimi due fascicoli della Nuova Antologia la novella
della Serao intitolata Tramontando il sole? 9

Da molti anni non avevo letto un racconto così bello, uno studio ana-
litico così penetrante. Alla fine, dopo tante novelle e bozzetti e romanzi sotto
la mediocrità, l'Anfologia ha pubblicato un capolavoro: paragonabile, se-
condo me, alla Lavinia di G. Sand e alla Double Méprise di Mérimée. La si-
tuazione, a momenti, rammenta quella, cosi dolorosa, di Adolphe. Se non
l’ha letta, legga subito subito questa poetica e straziante novella. È la più
bella cosa che abbia scritto Matilde Serao. Noti la scena nel palco all'Ar-
mida — e il primo colloquio in casa di Clara — e la notte delle smanie, delle
agonie di lei.... Ma che vo io indicando a lei ? Ella, son certo, ha già no-
tato le pagine più belle di questa maravigliosa novella. — Così bella e così
triste! L'analisi di un cuore morto!

Che dice del putridume Romano — Banche ecc. ? — e dell'atroce mas-
sacro degli affamati contadini di Catta...... — iniquo come le infami,
e impunite, soppressioni già fatte dai nostri ufficiali-briganti a Massaua
.... (I Tanlongo e i Livraghi si moltiplicano nel nostro latin sangue gen-
(ile: .») Basta... oggi sono di cattivo umore... . effetto forse dell'influenza.

Godo di sentire che la M.*? Marcello va un poco meglio.

Cara Vittoria — la lascio per rimettermi a scrivere tre bozzettini per
la N. A. e cinque (hélas!) lettere di affari scolastici . ... Mi compatisca !
e mi conforti con una Sua letterina cara.

Tante cose alla Mamma.

aff.mo Nencioni

1) MATILDE SERAO, Tramontando il sole. Novella, in « Nuova Antolo-
gia», vol. xxvirr, fasc. 1, 1° gennaio 1893, pp. 51-77; fasc. rz, 15 gennaio
1893, pp. 268-298.

*) Al pensiero angosciato del Nencioni si presentano, con i moti con-
tadini siciliani e le infelici imprese d'Africa, due personaggi coinvolti nelle
vicende della Banca Romana, fra cui il Governatore Tanlongo, che Giolitti
nominó senatore alla vigilia delle elezioni dell'autunno 1892, e fu poi arre-
stato per gravi irregolarità mentre la Banca veniva — come è noto — messa
in liquidazione.

7:

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LETTERE DI ENRICO NENCIONI A, VITTORIA AGANOOR 171

[Telegramma ; di mano dell’A. è aggiunta a lapis la data: 25 febbraio 93]

Lunedi riceverà lettera spiegazioni affettuosi saluti.
Nencioni

[Anteriore al 15 marzo 1893]
[Manca la parte iniziale della lettera.

.... Per scrivere una lettera anche alla persona più cara mi ci vuole
uno sforzo. Mia madre si lamentava sempre della rarità delle mie lettere.
Quando (Consule Planco)? facevo all'amore, era un continuo lamento di lei
per le rare e corte lettere di /ui.

Il 15 del prossimo Marzo terró qui alla Sala Ginori una Conferenza sul
Tasso. Se la Società Fiorentina di Lettura mi concede di ripeterla fuori di
Firenze contenteró il Fogazzaro che me ne fa viva preghiera, e verró a ri-
peterla, nella prima metà d'aprile, a Vicenza. Forse ella verrebbe a udirmi,
con mammà, e io vi riaccompagnerei a Venezia.

Le Conferenze alla Sala Ginori quest'anno sono sul sec. XVI 9. Parle-
ranno Carducci, Panzacchi, Salvini, Masi, Symonds, Biaggi, Ferrari, Nen-
cioni, ecc. Io spero di dire delle cose nuove sul vecchio tema del Tasso.

Se la società non concede, io verró a Venezia nella Settimana Santa,
da Lunedì a Sabato, e fra i milioni di cose che le dirò, ci sarà la lettura della
mia Conferenza Tassesca. Insomma, in Aprile, voglio vedere lei, e rivedere
Venezia.

Porteró meco il Pacco dei suoi Versi. Li rileggeremo tutti, insieme, e
faremo la scelta per la Nuova Antologia. Sento che ora è in vena poetica . . .
Mi mandi i versi che ha scritto. Mi dica che libri ha letto. Ha letto Cosmopolis ?

Conobbi qui all'Istituto Sup. Fem. una signora Baroni *). Mi disse esser
sua intima, averle suggerito il tema della Poesia su i Cavalli,.... e io vo-
levo domandarle /anfe cose.... e non domandai nulla — e la guardavo
interdetto, con la mia aria di stupido o d’astratto, e devo esserle parso un
cretino, Quando questa buona filistea mi parlava (non è vero che è un po’
filistea ?) io pensavo intensamente a Vittoria, e la sentivo vicina. E la Baroni

1) Questo titolo oraziano (ode xiv del libro it : « Non ego hoc ferrem
calidus iuventa / consule Planco ») il Nencioni dette all'articolo in cui rie-
vocó i suoi inizi di scrittore, sotto forma di lettera al Martini, nel volume
Il primo passo per cura di FERDINANDO MARTINI e Guripo Braar. Firenze,
Sansoni, 1922, pp. 223-236.

*) La Vita Italiana nel Cinquecento. Milano, Fratelli Treves, 1894.

*) V. nota 11 dell'Introduzione. L'Aganoor le inviò il testo, poi rima-
neggiato, de I cavalli di San Marco con una lettera del 30 gennaio 1890 (Bas-
sano, Biblioteca Civica, carte citate).
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172 PAOLA, PIMPINELLI

seguitava a discorrere di Bonghi e Banche, e Aleardi e Zanella, e Scuola e
Istruzione . . ..

Ella giudica troppo severamente Tramoníando il sole. Il carattere di
lui è falso — ma Clara è vera e indimenticabile. La scena in teatro all'Ar-
mida, Ja prima entrevue in casa di lei, la notte delle smanie, la scena al
Colosseo, son trovate con felicità, rara da noi. Per quel che dà l'Italia, mi
pare una Novella ammirabile. Mi riscriva presto — e non scemi di un gra-
nellino il bene che mi voleva. Io son cattivo pigro ingrato perfido — ma le

voglio immenso bene.
il Suo Enrico

Firenze, 15 Aprile [1893]

Vittoria cara!
Vorrei dirle tante cose, che non so proprio da quale cominciare....

La sua ultima adorabile e detestabile lettera suscitó in me i piü diversi sen-

timenti. Avrei voluto averla qui per baciarle le mani... e per baíterla. Ella
non capisce me, e io non intendo Lei.....
Crede che io tenga davvero agli applausi della folla .... che mi diverta

a far le Conferenze ecc. ? S'inganna. Le due ultime che ho fatte hanno avuto
un successo trionfale. Lo dico, perché é la verità. Ma il mio cuore non ne ha
goduto. Anzi, io ho provato come un turbamento curioso. Le ho fatte e per
impegno, e anche un po' per bisogno... Ma preferisco scrivere articoli, in
santa pace. Io non son vano, punto — almeno di vanità letteraria — e so
quanto lei, più di lei, perché son tanto più anziano di lei, che cosa vuol dire
pubblico e che cosa sono i filistei che in gran parte lo compongono. Amo
l'Arte, la grande Arte, soprattutto la Poesia — ma di un amore il piü disin-
teressato e il più puro. Provo vive intense ancora le gioie della ammirazione,
della riverenza. La lettura, rilettura, di certi autori; Browning, Carlyle,
Michelet, Ruskin, Taine, Shelley, Keats, G. Sand, George Eliot, Heine —
e i vecchi, Dante, Shakespeare, Cervantes, Virgilio, Sofocle ecc. son la mia
felicità. Adoro la grande Musica Beethoven Mozart Gluck, molte cose di
Rossini di Wagner .... le pitture del Tiziano, di Velasquez, di Rembrandt —
le statue greche, di Donatello, di Michelangelo.

Io ero nato poeta — e con altra vita, altri ambienti, avrei potuto forse
riuscire qualche cosa. Ma.... mi basta oramai di colorire qualche pastello
o medaglione, e fare della critica un po’ meno terne e nojosa di tanti altri,
e dire in tono un po’ nervoso e suggestivo, delle Conferenze .... Ormai son
vecchio — ho cento anni — e morirò senza che nessuno abbia capito certe
mie idee, e apparenti contradizioni... Per lei ho avuto fin da quando lessi
i suoi versi e vidi il suo ritratto, una irresistibile simpatia, anzi qualche cosa
più di una semplice simpatia — ne fui felice e al tempo stesso atterrito . . . .
Non Pho dimenticata mai, se l'ho trascurata. E in questi ultimi tempi io

SA TERE - ua da "
Piadena me Na. ca dino abr ul SIAT DR SI vada
LETTERE DI ENRICO NENCIONI A VITTORIA AGANOOR 173

sono stato accablé dalle cose nojose da fare .... Potessi dirle tutto! La
mia vita è stata una vera corvée — ora sono stanco, e pure mi tocca a scri-
vere un articolo per la N. Antologia e per la Nazione letteraria. Nei nostri
giudizi ci troviamo quasi sempre d’accordo : d’accordo su Cosmopolis, su
Mascagni, sul Falstaff, sulla Negri. Sulla Serao, non andiamo d'accordo.
Pazienza.

Perché suppone che io non leggo, o leggo a pezzi, e disattento, le sue
care lettere ? Perché avevo dimenticato cose da lei scrittemi ? Ma non sa
che io sono il più smemorato e astratto degli uomini ? In una cosa son reo
— nel non avere ancora mandato alla N. Antologia le sue Poesie. Lo farò —
e le manderò io, insieme al mio manoscritto. Le riscriverò della scelta.

Non mi vuole né vedere né udire, non vuol sapere se sono alto o basso,
magro o grasso, se ho gli occhi blù o grigi o neri... Ma io voglio vederla
— e voglio che sappia che sono magro e piuttosto alto, e che ho gli occhi
castagno-cupo e lo sguardo attonito, un po’ da sonnanbulo. Giacché lei non
mi vuol costà faccia una cosa. Venga lei con la sua cara mamma a Firenze
per 8 o 10 giorni. Io le farò da Cicerone — darò vacanza e starò sempre con
voi due. Sarò sempre buono attento carino simpatico .... una delizia di
Enrico. Venga prima d’andare a Napoli. Firenze ora — da due mesi — è
divinamente bella. Ricorda i versi dell’Ariosto :

E chi va per le vie vi sente fuore
da tutte quelle case uscire odore? —

Oggi c’è il Corso dei Fiori. Sarà splendido. Io non ci vo. Non amo i fiori
recisi, o meglio in mazzi. Gli adoro nella pianta, nei giardini, nei campi. (È
una mia stranezza . ...)

Il suo sonetto è ardente di passione. È Heiniano — o meglio Musset-
tiano di intonazione *). Come deve averlo amato 11! Io lo invidio ... Tre mesi
fa le avrei domandato : Chi è? — Oggi dopo la sua ultima non ne ho più
il coraggio.... Ella è sublime di tenerezza quando parla di sua madre. È
una delle tante cose per le quali io le voglio bene (Vada per quelle per cui
io la batterei....)

Ha ragione. Enrico è nome simpatico. Nencioni è un casato orribile ....
da riscuotitore di tasse.

Uscirà fra giorni il volume delle Conferenze dov'é la mia dell'anno scorso,
La Lirica del Rinascimento 9. Credo, spero, le piacciano le pagine su quel
magnetico Pico della Mirandola.

1) Lopovico Arrosto, Orlando Furioso, canto xvir, ottava 19.
?) Potrebbe trattarsi di Tutto quel che l’orgoglio avea dettato, in Poesie
complete, ediz. cit., p. 17.
*) La Vita Italiana nel Rinascimento. Milano, Fratelli Treves, 1893.

——————
174 PAOLA, PIMPINELLI

Il ramo di pesco ? è poesia fresca e rugiadosa come un bel mattino di aprile.
Addio, Vittoria cara! Addio o a rivederci?

Baci la mano per me alla Sua cara mamma.

A lei... un mondo di cose... aff.mo Enrico

Non ho detto la millesima parte di quel che volevo, vorrei, dirle ....
Che passione ! Potessi stare con lei, causer, per ore e ore, per un mese al-
meno ... Forse le direi tutto quello che vorrei, e non so dire per lettera.
Addio, cara! cara! Vittoria cara !....

E. N.

Firenze 22 aprile [1893]
Vittoria cara |

Che gelida letterina! Ma me la merito... Non ha risposto a varie cose
alle quali aspettavo risposta.

I versi « A mio Padre») sono pervasi di sentimento vero e intenso, ma
nella forma c’è qualche cosa di enfatico che non mi piace : certi epiteti (santo,
divino, ecc.) certi ammirativi alla Andrea Maffei, che sono un po’ invecchiati.
Ma, ripeto, v'é l’essenziale : la sincerità, e il sentimento — e v'é il ritratto
vivente della persona.

Lavoro a un articolo su recenti volumi di versi, per la N. Antologia.
Spero sia in tempo per il fascicolo del 1° maggio — Se no, certo per quello
del 15. Parleró delle nuove poesie del D'Annunzio del Graf del Mazzoni della
Negri del Mastri di lei... si anche di lei, i Cavalli, A mio Padre, accenneró
al prossimo volume di suoi versi 9). Col mio manoscritto, manderò al Proto-
notari alcune delle sue Poesie (quelle che più mi son piaciute).

Io ero rimasto male per la freddezza della sua ultima lettera che pure
mi è una delle più care fra le sue lettere per il buon annunzio che mi dà della
sua venuta a Firenze. Anche fosse di passaggio anche fosse per un giorno
la vedrò e parleremo .... alla fine!

Quando verrà ? Me lo dica per tempo sì che io pregusti questa grande
gioia. Mi scriva presto.

Tante cose a mammà. A Lei una affettuosa lunga stretta di mano dal

suo Enrico

1) Per mia sorella malata, in Poesie complete, ediz. cit., p. 58.

®) In Poesie complete, ediz. cit., p. 130.

3) ENRICO NENCIONI, Poeti e poetesse. Nuovi volumi di versi italiani,
in « Nuova Antologia », anno xxvIII, fasc. xr, 1° giugno 1893, pp. 381-412.
Per il D'Annunzio l'articolo tratta ampiamente le Elegie Romane, le Ultime
Poesie e le Odi Navali. Delle poesie di Vittoria Aganoor sono notate in modo
particolare I Cavalli di San Marco, A mio Padre e L’ultima Primavera.

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NEL EIER ED REM
LETTERE DI ENRICO NENCIONI A. VITTORIA AGANOOR 175

Firenze (sera del 26 aprile) [1893]
Vittoria cara |

Volevo rispondere subito jeri — e per noiosi, odiosi, motivi, non ho po:
tuto farlo neppure stamani.

Mi pare di riconoscere il felice uomo a cui è diretto il sonetto ......
ma non oso dirlo neppure io stesso a me stesso .... non oso | Perché si trat-
terrà soltanto qualche ora a Firenze ? Io avrei bisogno almeno di una set-
timana per domandarle, dirle, tante cose ! E chi sa ? Forse non avrò neppure
modo di parlarle da solo a sola, come ardentemente desidero ....

L’Ultima Primavera è una delle sue più belle Poesie, come írovatía e
come esecuzione. Vorrei trattenere la cara donna «dalla smorta faccia »
sull'orlo del precipizio, e renderla al sole, ai fiori, alla speranza alla vita....
ma «pourquoi promenez-vous ces spectres de lumiére — Devant le rideau
noir de ma nuit ?»....

L’Ultima Primavera ? è fra le 4 o 5 che avrei scelte per mandare alla N.
Antologia.

Si, o donna che avrei amata, si, leggendo certe sue lettere, certi suoi
versi, non mi illudo di pazze illusioni, ma sento sorridere nel mio cuore il
raggio di un'ultima primavera. Questa nostra mutua simpatia intellettuale
e spirituale é la suprema poesia dei miei ultimi anni....

«Austera e soave» mi piace. Perché questa antipatia per la povera
Serao ? N'é forse gelosa ? Si consoli. Da un pezzo, non mi scrive più — e
non mi ha neppur mandato l’ultimo suo romanzo. Mi scrive invece spesso
il D'Annunzio il quale ha preso in buona parte il mio severo articolo su
L’ Innocente 9). Ha letto le sue ultime Odi, nella N. Antologia *) ?

Vuol sapere quali sono le cose per le quali dissi che la batferei volentieri ?
(Ah, cara, non la batterei neppure con una foglia di rosa . . .) Eccole : anzi,
eccola : per avermi scritto che non le importava nulla di vedermi ecc. e
altre cattive cose di quella lettera impermalita.

Ma ora abbiam fatto la pace non è vero ? La ho vista passare, sparsa
le nere trecce sul candido peplo, pallida nella luce pallida delle stelle — e
ho baciate le sue care mani stese alle ardenti mie labbra.

Non mi canzoni mai né del mio misticismo, né per la mia simpatia e
compassione per gli animali. Se non simpatizza con questi due miei senti-
menti, non c'intenderemo mai interamente. Se è ormai necessario, inevita-
bile, l'uccidere gli animali, non è in verun modo scusabile il forturarli — per

1) In Poesie complete, ediz. cit., p. 63.

?) Enrico NencIoNI, Nuovi romanzi, in «Nuova Antologia», anno
XXVII, fasc. xxIv, 16 dicembre 1892, pp. 613-630.

8) G. D'ANNUNZIO, Odi navali. La Nave, Pel battesimo di due paranze,
In memoriam; in « Nuova Antologia », anno xxvIt, fasc. virr, 15 aprile 1893,
pp. 748-754.
176 PAOLA, PIMPINELLI

qualsiasi motivo. Fra un boia e un vivisezionista, ci fo piccolissima differenza
— e se mai, è tutta in favore del boia... Un uomo che accieca col ferro ro-
vente un fringuello o un rosignolo, perché cantin meglio, per me è un mal-
fattore incomparabilmente peggiore di chi in una rissa ha tirato una col-
tellata.

Io sono una specie (non rida!) di Bramino battezzato — un mistico
naturalista. La Natura ai miei occhi è soprannaturale — simbolica, sacra,
trascendentale ; anche nelle sue forme più repulsive, del ragno del rospo,
del serpente. Il mio cristianesimo è veramente cattolico; cioè universale,
— da una lucciola al brulichio di universi della Via Lattea .... E sa? non
fo delle frasi. Io sono Wonder-struck dal miracolo permanente della Natura,
e la vita, anche del più umile insetto, è per me cosa sacra. I sette savi della
Grecia e Archimede e Empedocle e Aristotele e Newton e Galileo e Cuvier
e Volta e Darwin e Omero e Shakespeare e Michelangelo e Beethoven messi
insieme non potrebbero dar vifa e pensiero a un moscerino — né risuscitare
una formicola. Ci pensi! ... (e non ririda !)

Non ho ancora visto il nuovo nostro Prefetto 2. So che desidera cono-
scermi personalmente e lo desidero ancor io. Andrò a trovarlo. Ma ora è a
Messina.

Mi saluti la cara mamma, e mi scriva presto, per dirmi che verrete presto
quà — e che vi tratterrete almeno per qualche giorno. Vorrei visitare con
lei la Galleria e il Museo nazionale — e salire il Viale dei Colli con lei. Quando
verrà ? — Conto i minuti !

Addio — a rivederci !

il Suo Enrico

2 Maggio [1893]

Vittoria cara |

È una fatalità — non ci intendiamo mai ! Forse la colpa è mia. Se scrivo
una lettera buona ricevo una lettera cattiva — se son freddo ricevo una
lettera che si direbbe passionata. Se esprimo il desiderio di parlarle da solo
a sola, ella mi dice che posso scrivere quel che avrei da dire. Se parlo degli
animali torturati ella mi risponde che oltre i gatti ci sono anche certi bam-
bini che soffrono ecc. A voce fra noi sarebbe credo una continua battaglia
ma si finirebbe per intenderci. Per lettera come si fa ? Tra una spiegazione
e l’altra invece di un mezzo minuto ci vuole una settimana.

Forse io non ho mai inteso bene lei — forse io non mi son mai fatto ca-
pire.

1) Il conte Guglielmo Capitelli, buon amico di Vittoria Aganoor, tra-
sferito in quest'anno da Messina a Firenze, dove rimase fino al 1894.

"=== rr

A N SEIT RO TERR, ORE SRI
LETTERE DI ENRICO NENCIONI A VITTORIA AGANOOR 177
Speriamo in una di quelle cerule notti nelle quali fra le tante magiche

visioni, a lei

Parole tornano

che un dì si accolsero

con disattento

orecchio — e parvero

scure ; ora l’intimo

foco, sprigionasi

dal freddo accento 1).

È quel condizionale appunto che vorrei spiegarle viva voce, e da solo
a sola. E domandarle fino a che punto è vero il suo sonetto — se quegli son
io... E come allora concilia certe sue espressioni di foco con la freddezza
di altre.... ma basta! a ogni modo ci vedremo, e spero potremo parlarci
in libertà (foss'anco per una sola mezz'ora.)

Sugli animali anche non mi sono si vede spiegato bene.

Io, Vittoria cara, preferisco come lei il mio prossimo agli animali —
un bimbo a un cane — ma non ammetto, e son furibondo con chi l'ammette
— (e temo, tremo, che lei, Vittoria cara, lo ammetta — non so perché, ma
lo temo —) che per ipotetiche e quasi sempre fallaci supposizioni di giovare
alla salute fisica dell’uomo, si torturino sistematicamente, quotidianamente,
migliaia e migliaia di animali innocenti e sani, applicando loro le più dolo-
rose e spaventose operazioni chirurgiche. Se anche la vivisezione potesse
giovare (il che non è) alla umanità, non si può, né si deve ammettere perché
il fine buono non giustifica i mezzi cattivi, e il male è sempre male, anche se
fatto a fin di bene. Se si giustifica la vivisezione, bisogna logicamente scu-
sare anche la fortura, il Principe di Machiavelli, il Terrore in Francia, ecc.
Il fine loro non era cattivo : sapere la verità, fare l’Italia, salvar la Repub-
blica, ecc. E certo che non sono i sentimentali i più accaniti nemici della vi-
visezione — ma i più forti e virili ingegni e caratteri moderni : Carlyle, Glad-
stone, Bismark, Schopenhauer, V. Hugo, Michelet, Ruskin, Tolstoi, ecc.

Conosce le terribili parole di Roberto Browning (il più forte intelletto
moderno) contro i vivisezionisti e i loro infami giardini tisiologici?

So che la £edio con la vivisezione e il misticismo — e non le parlerò più
né dell'uno né dell’altra.

Manderò al Protonotari dei suoi versi nella stessa busta in cui gli mando
il manoscritto del mio articolo. Sceglierò io.

Fra gli alberghi vicini alla stazione vi è quello di Bonciani (Via dei
Panzani) e, non lontano, Hótel Milano via Cerretani. Bonciani è più modesto
ma il vitto vi è eccellente. Forse, per due signore, più indicato 1’ Hótel Milano.

1) Il Nencioni cita da Notturno, in Poesie complete, ediz. cit., p. 65;
ma la metrica è diversa.
PA,OLA, PIMPINELLI

Ardo dal desiderio di vedere l’argento dei capelli, il fosco delle occhiaie,
le rughe, le macchie verdi di Gabrina-Vittoria. (E so che è irresistibilmente
adorabile ....)

Mi riscriva presto — e mi annunzi il fortunato giorno.

Tante cose alla mamma.

A Lei, oggi, solamente il dito mignolo ....

Enrico

Firenze 9 Maggio [1893]
Vittoria cara |

Cara, sempre più cara, e al condizionale e al presente e al futuro !

Grazie della cara letterina, dell’artistico schizzo veneziano così bello,
della felice notizia ! Dunque fra una settimana io la vedrò, udirò la sua voce,
stringerò la sua mano!....

Il sole è tornato a risplendere, il mal di gola è quasi passato .... Io mi
sento felice, Vittoria cara!

Fossi davvero con lei in quella gondola ! Come il condizionale diverrebbe
subito — per me — un celeste presente | Rispetto le sue decisioni. Non verró
alla stazione.

Aspetto la letterina da Venezia. E poi, quà, l'avviso dall'albergo — e io
voleró a lei « come colomba dal desìo chiamata »....

Vorrei precipitare le ore.... Addio — cara — a rivederci fra poco...
fra poco!

il Suo Enrico

Martedi 15 [maggio 1893]
Vittoria: #4
Non voglio scrivere in momenti di troppo viva emozione .... col cuore
in tumulto...
E poi ho troppe cose da rispondere — troppe da dire.
Scriverò lungamente domani o doman l’altro. Avrà la mia, certo, ve-
nerdì sera o sabato mattina.
Sono con Lei — Lei sola — a tutte le ore....
Enrico

Sera del 17 Maggio 93/Firenze

Amor mio |
Il 17 è di cattivo augurio ? Tu, cara, me lo hai detto, tante volte — e
il 17 fu per noi.... che cosa fu? Non lo so — certo un giorno fatale! —
l'alba.di una nuova, insperata, unica felicità, quale oso appena sperare —
e il principio di una serie di dolori e di delusioni e di rimorsi e di agonie....
LETTERE DI ENRICO NENCIONI A VITTORIA, AGANOOR 179

A ogni modo, oggi le nostre anime si sono, come dire ? fuse insieme —

e ti sento nell’intime fibre del cuore, e ti sento nella mano carezzata da te,
e negli occhi, e sulle labbra, e in tutto me stesso .... Lo sapevo — lo pre-
sentivo ....]lo speravo — e così è accaduto ! Vivo, respiro, in te. Il mio cuore
ha le ali — sono come in un ambiente di entusiasmo lirico, di vera vissuta
poesia.

Ma, ohimè, io non posso uccidere in me la parte perfida e acida e dis-
solutrice del dubbio, della riflessione, della logica ....

Tu sei sempre giovine, bella, di straordinario ingegno, di aristocratica
famiglia, libera, e ricca. Io ho qualche cosa più di 50 anni — sono ammo-
gliato — e vivo del mio lavoro. Son vecchio, per te, e son geloso. Vedi, cara,
anche quel filisteo del C. .. 9... m'ha già fatto un poco soffrire. Quando ti guar-
dava con una certa aria di chevalier à bonnes fortunes gli avrei volentieri get-
tato un piatto sul muso, povero diavolo !

Mi pare di esser tornato a vent’anni. Non vedo che te. Tutto mi sembra
meno che nulla, al paragone di te. Per esser felice bisognerebbe che ti vedessi
sempre, che fossi sempre con te — vorrei adorarti come un angelo, e posse-
derti come una donna ! vorrei che tu fossi mia interamente e solamente mia.
Son geloso quasi anche di tua madre .... È un anno che questo incendio
cova nel mio cuore : la tua presenza lo ha fatto divampare.

Ebbene, tutto questo sarà una sventura per me, per te, per tua madre
e per mia moglie ? Fino al 15 maggio ho sperato di aver forza bastante per
vincermi, per proporti di esser forti e virtuosi, di aver fra noi una corrispon-
denza puramente letteraria, artistica, intellettuale, evitando ogni idea ogni
espressione di simpatia, di desiderio, d'amore....

Ora è troppo tardi!... Ho bevuto il filtro voluttuoso e angoscioso,
sono come inebriato di te, di te sola, di te sempre ; e se è una malattia, non
me ne guarirà che la morte....

18 Maggio

Aspetto una tua lettera domani, venerdì o doman l’altro, al più tardi.
Domenica, o Lunedì, spero una risposta a questa mia. Scrivi pure con tutto
abbandono. Le lettere vengono ora direttamente nelle mie mani. (Per il fu-
turo, ti prospetterò un nuovo modo di corrispondenza, ossia di indirizzo.)

Lavorerò all’articolo con vivo zelo. Certo lo leggerai nella N. A. del 1°
Giugno ®. Poi farò il Medaglione di Giorgio Sand, per la Nazione Letteraria.
Te lo manderò.

Ma come scrivere così, tutto assorto in te ? Eppure bisogna che lavori,
e assiduamente ... Stanotte ripensavo a quell'ora divina del thè — a quello

1) Allude evidentemente al prefetto Capitelli. V. anche nota 1, p. 176.
?) V. nota 3, p. 174.
180 PAOLA. PIMPINELLI

istante che vale una eternità .... sentivo la tua fragranza — le emanazioni
affascinatrici dei tuoi occhi neri come l’inferno, il magnetico, elettrico, con-
tatto delle tue dita di fata...

Scriverò il Medaglione di G. Sand in sì passionate disposizioni che sarò
degno interprete di Valentine e di Jacques e di Mauprat ... mi crede-
ranno un giovine di 25 anni... (e ne ho più del doppio...) So che non mo-
stro l’età che ho — ma gli anni ci sono... pur troppo! Tu non vuoi conve-
nire, cara.... almeno per ora.

Veggo nei giornali annunziata la pubblicazione del nuovo volumetto
(Treves) delle Conferenze Ginori, Letteratura del Rinascimento. Il volumetto
contiene 4 Conferenze e tra queste, la mia su La Lirica del Rinascimento.
È quella che lessi a Firenze e a Roma. Loescher ancora non l’ha. Se ai li-
brai di Napoli fosse giunto il volumetto, compralo e leggi subito le ultime
pagine su Pico della Mirandola, e la scuola di vita.... Son delle migliori
pagine che io abbia scritte — e voglio che £u le conosca. Se non lo trovi dai
librai (Marghieri ecc.) te lo manderò io alla Cava.

Oggi piove — è una giornata triste come di Novembre. Sento che tutto
mi manca. Riprovo antiche sensazioni, dolorose-deliziose ; come se un fiore
seccato, stato chiuso in un vecchio libro per anni ed anni, rifiorisse e risen-
tisse la rugiada ed il sole....

Mi parvero minuti le ore dal tuo arrivo alla partenza — e mi pare un
secolo dalle sette di jersera alle quattro di oggi...

Hai pensato sempre a me ? serbasti la rosa che ti detti al Viale ? Hai
il mio vecchio ritratto coi capelli lunghi ?

Addio per oggi, cara — addio — do un triplice bacio ai tuoi ritratti,
(anche alla monachina adorata). E trattengo un lungo, eterno bacio su le
tue labbra ....

Enrico tuo.

Firenze 21 Maggio [1893]

Amor mio !
Oggi son nervoso... mi trema la mano. Si, saró calmo: hai ragione.
Capisco — la mia lettera era esaltata — ma sincera ; imprudente, ma
vera. Vi son cose che forse non dovevo scriverti... Strappala, te ne prego.

Soffrii tanto nel vederti partire. Le mie osservazioni pedantesche, fuor
di luogo, delle quali mi fai quasi rimprovero, le faceva la lingua, per dir qual-
che cosa, invece delle tante cose che ti avrei detto, che ardevo di dirti... .
e non potevo. Discorrevo meccanicamente. Come non te ne accorgesti ? Ma
quelle cose te le dirò alla Cava o a Basalghelle, quando saremo qualche ora
soli.

Non oso affidarle alle lettere... come tu non ardisci, me ne sono ac-
corto, aprirmi il tuo cuore intero, scrivendo, esser mia come il minuto del
thè .... E ti compatisco...

I
LETTERE DI ENRICO NENCIONI A. VITTORIA AGANOOR 181

Io ora ti amo troppo — ora son io che amo di più — prima del tuo ar- |
rivo, ti amavo meno assai. Era piü viva amicizia e simpatia intellettuale che
amore. Da quando ti vidi e mi parlasti, mi sentii come trasformato, ine-
briato... Non avrei mai creduto di riprovare questo celeste sentimento
all’età mia, provarlo con la poesia l'entusiasmo l'intensità dei 25 anni....

Ma siamo calmi. Tu già lo sei. La tua visione notturna é adorabile...

Sentii che mi chiamavi, sai ? lo sentii.

Siamo calmi, sarò Zanella II. Sei contenta così ?....

Perché non mi hai risposto se serbasti la mia rosa ? e se hai con te il
mio ritratto ?

Dimmi : sei per me la stessa, tal quale, come nel momento del thè e
come alla stazione ? e lo sarai sempre ? sempre ?

Quando andate alla Cava? Mi darai il nuovo indirizzo.

Sei felice di esser amata, adorata così ?

Sorrido pensando che sto scrivendo di te nell’articolo 9 ... e tu sorri-
derai leggendo .... Sarò pedante, mi vendicherò.

I tuoi occhi non sono neri come l'inferno (come ti scrissi) ma sono pas-
sionatamente e tenebrosamente tristi e ardenti — e la tua bocca è triste
anch’essa — voluttuosamente triste .... Tu sei piccola di statura, come la
Sand e la Browning — come Saffo e Madame Roland — come le donne di
grande sentimento. La tua mano è magra, breve, elettrica — dal gesto im-
perioso, quasi prepotente. Ricordo : quando tu abbassi gli occhi le tue pal-
pebre nere si velano di ineffabile malinconia ....

Il tuo ritratto — il primo che mi mandasti — è somigliante, ma duro.
Quello non è il tuo sguardo.

Mi gettai nel lavoro da jeri l’altro come Curzio nella voragine. Il lavoro
mi obbliga a pensare anche a qualche cosa che non sia te.... e mi calma.
Calmato, goderó di pensar a te anche lontana .... ora sento troppo il dolore
di non averti con me.

Il mio articolo escirà certo nel fascicolo 1° Giugno (che esce il 5).
Potrai avere la Nuova Antologia?

Hai letto la mia conferenza e il ritratto di Pico della Mirandola ?

Ancora non sono andato dal Prefetto 1! Ma domani vi andrò, un po’
a malincuore.

Addio, Vittoria mia. Riprendo l’articolo ... Saluta la mamma ela so-
rella. Amami tanto .... Scrivimi presto.

Enrico tuo

Firenze, 25 maggio [1893]
Amica mia. Grazie della cara e buona tua lettera. Grazie. Ti scrivo poco

perché non ho ancora finito questo benedetto articolo, che pure mi è caro

1) Poeti e poetesse cit.
182 PAOLA PIMPINELLI

perché vi parlo di fe e vi sono i tuoi versi. .*.. Debbo impostarlo sabato,
immancabilmente. Poi, ti scriverò una lunghissima lettera.

Dunque «tu vivi ora solo, mi ami e amerai sempre come in quel momento
.... e non potresti mutare senza morire!» Oh ripetimi sempre queste parole,
che mi hanno fatto, e mi fanno, tanto felice !

Cara, su Zanella 2° io scherzai : per vendicarmi dei tuoi maestro profes-
sore ecc. i

Cara adorata! Tu sei dunque completamente trasmutata e in bene —
sei calma e serena — e non t’importa che di me — e niente dell'illustre....
niente di nessuno, non è vero ?... Andai a cercare del Capitelli. Mi dissero
che era partito per Napoli. È costi? È curioso, è ridicolo, eppure.... non
ebbi piacere di saperlo partito per Napoli... (Io voglio dirti sempre tutto
— ogni ubbìa, ogni sciocchezza, che mi passi per la testa).

Ti amo tanto, che ho paura di tutto .... Oltre l'articolo, sono assillato
da altre cose. In questi giorni mi sono stati mandati versi e romanzi da cento
parti, da uomini e da donne, con iscrizioni flatteuses ecc. e ne ho già un mon-
te, e bisognerebbe rispondere almeno con una carta a p. r. — e non ho tempo !
... € poi ho le Tesi di Esame — e il Medaglione da scrivere ecc.

Ma penso a fe, sento la tua nella mia mano, e mi calmo, e torno al lavoro.
Addio per oggi. A kiss! lungo e ardente, cara !

tuo Enrico
PS:

Tra i libri che ho ricevuto, ve n’è uno di Neera — curioso, strano, a
giudicarlo da 3 o 4 pagine che ho letto, intitolato Nel sogno. Lo conosci ?
E conosci i Bozzetti Veneziani di Mario Pratesi ? Ricordati di dirmelo.

Godo ti sia piaciuta la mia Conferenza e specialmente il passo su Pico
della Mirandola. Tante cose alla cara mamma.

29 Giugno, Firenze [1893]
Cara !

Vi ringrazio delle cose che avete risposto al senatore Righi.

I miei Marradi e Graf ? Del primo non parlai nemmeno — e col secondo
fui, mi dicono, anche troppo severo !.... Rattoppa-calzette ? ma questo se-
natore è matto | (o non ha neppur letto ciò che scrissi di te).

Ho sentito con dispiacere quel che mi scrivete della vostra sorella. Mi
auguro di aver presto notizie buone e rassicuranti.

Volete la verità intera su i versi corretti ? Due correzioni non mi vanno.
«Sì questo che a nembose orme viaggia » è prosa altisonante e non bella : il
nembose non mi piace (e forse è improprio).

1) Poeti e poetesse cit.
LETTERE DI ENRICO NENCIONI A VITTORIA AGANOOR

(Quale sogno d’iniquo amor vi tiene
O vinti gioghi o mar signoreggiato ?) 1)

son due bellissimi versi — ma sono oscuri. Non capisco bene questa pa-
rentesi. Ma forse é colpa mia.

La prima quartina ora é perfetta.

Il novo Tirteo mi sa di banchi di scuola. Levatelo via. Dimenticate per
sempre ogni frase, voce, allusione mitologica. Sono i vecchi fronzoli che noc-
quero tanto e al Maffei e allo Zanella. Spogliatevene affatto. Siate moderna,
ultra-moderna, nel pensiero, nel sentimento, nella forma. Ardite molto —
non temete — in voi é latente una grande forza poetica, che ha fatto, credo,
finora repressa, il vostro tormento.

Il mio articolo sul Giornale di Delacroix ? è già stampato — ne ho ri-
visto ora le bozze di stampa. Ve lo manderò sotto-fascia. È un gingillo un
po' tirato via — ma vi sono certo delle sante verità e qualche passo pitto-
resco (genere Medaglioni . . .).

Sul Varese io scrissi un lungo articolo su la Nuova Antologia (fascicolo
del 1886, Settembre)?. Dissi bene, e molto bene, di alcune sue traduzioni
da Heine — per es. della trad. del Mare del Nord. Ma dissi un po' di male,
e tornerei a dirlo, di certe sue traduzioni dei Lieder di Heine — di certe strofe
dov'egli mette due o tre epiteti comunissimi per uno significante e po-
tente che é nell'originale — strofe ove sono espressioni sbagliate, o ridicole ;
come provai sempre, citando e confrontando .... Forse egli s’ebbe a male
che io dissi che le liriche di Heine non si traducono in versi. E sempre più
me ne persuado ! Anzi, oggi aggiungerei che nessuna poesia veramente li-
rica, e in strofe rimate, è traducibile in versi rimati in altra lingua. Il fatto
solo della rima basta a obbligare il traduttore a dir la cosa in un altro modo ;
con altro giro di parole. Ora, il vero lirico ha la parola eletta, inevitabile,
e sacra; che non si può cambiar con un'altra... Heine, Rückert, Musset,
la Browning, Swinburne, i veri lirici, non si posson tradurre che in prosa
letterale, come fa il Taine, il Sarrazin, e come ho fatto sempre io. Non vi
pare ?

Vi scrivo un po’ abbattuto dagli Esami feroci, e dal caldo feroce (33
gradi di massima). Chi inventò di far gli inutilissimi Esami nel Luglio ? Chi

1) Il treno, in Poesie complete, ediz. cit., p. 30; i tre versi vi appaiono
così modificati : « Sì, lo spettro che torbido viaggia » e « libere vie liberamente
tiene / sui vinti gioghi e il mar signoreggiato ».

?) EnrIco NENCIONI, Il giornale di un artista (Eugène Delacroix), in
«La Nazione Letteraria », 1, n. 4, luglio 1893.

*) EnRrICO NENCIONI, / canti di Heine e di Goethe, e le nuove traduzioni
italiane (di C. Varese e A. Zardo), in « Nuova Antologia », anno xxi, fasc.
xvni, 16 settembre 1886, pp. 197-213.
184 PAOLA. PIMPINELLI

fu? Nerone? Caligola? Ezzelino ? Gengiskano ? Torquemada ? Se lo sa-
pete, ditemelo nella prossima vostra lettera. E poi io ho una casa bella, lu-
minosa, sui giardini... ma ardente e popolata di zanzare come una locanda
Veneziana. Ho bruciato più zampironi che non si bruciaron cartucce a Wa-
terloo — e nulla vale.

«Sono di punti rossi tutto tinto,
somiglio proprio una notte serena ».
(Fare thee well — dearest love !)
Scrivetemi presto.
Cordiali saluti dal vostro
Enrico

RBS

Scordavo il dear pussy. Te lo raccomando. I poveri gatti, in generale,
sono antipatici. Il genere umano, cosi profondamente egoista ed ipocrita,
accusa il gatto di egoismo e di ipocrisia. E forse è vero — il gatto è egoista,
e dissimulatore e simulatore .... Ma perché ? Perché il gatto, per lunga ere-
ditaria esperienza, sa che non può fidarsi di questo spietato bipede — l’uo-
mol... Ma com'è intelligente, e artistico, e grazioso, e fantastico. Com’è
grato e buono quando ha prove di essere amato !... Se mi mettessero in
un fondo di torre, con un gatto, io non mi sentirei mai solo. (Basta ! Sento
che tu mi canzoni.... e io m’impermalisco ... e fo silenzio. ... cara, ado-
rabile Vittoria mia !). Un’altra cosa. — Quell’animale di quel senatore trova
che io ti ho trattata come una ciabattina ....

Ho riletto ora, obiettivamente, serenamente, come se non fosse mio,
l’articolo Poeti e Poetesse. Si sente benissimo che io ti riconosco come un
vero originale potente ingegno di poeta. Basterebbero queste parole : « I Ca-
valli di San Marco sono una rapida lirica visione della grande e tragica storia
di Venezia .... è poesia oratoria e pittoresca ad un tempo... vi è un fare
largo, quasi sdegnoso, un soffio potente d'ispirazione, di indignazione...
la paragonerei a uno di quei vasti affreschi luminosi e tumultuosi del Tin-
toretto .... Passione e forza distinguono i versi di questa poetessa Vene-
ziana .... Ha ingegno virile, e cuore di donna ....»

Come si può dire che io vi tratto come una rattoppa-calzette?

E ora addio davvero, cara amica, Vittoria Cara; "addio . 2. cara”.
(mille saluti ?)

di Enrico

3 aprile [1894]

Cara !
Ho quasi finito di scrivere in parte, in parte di segnare indicazioni, per
far questa benedetta Conferenza sul Barocchismo nell'Arte e nella Vita del
LETTERE DI ENRICO NENCIONI A VITTORIA AGANOOR 185

sec. XVII 1). Mi par mill'anni d'esserne uscito, cioè d'essere al di /4... Sarà
una Conferenza molto svariata — Parlo del Bernini, di San Pietro, della
Roma blasonica, delle Chiese, delle Ville, di Cristina di Svezia, delle mode,
degli spettacoli, dei delitti, dei cerimoniali, di Virginia di Leyva, di Salva-
tor Rosa... Figurati!... Te la leggerò a Basalghelle ; insieme a quella
dell’anno scorso sul Tasso. (E sarà il più dolce frutto che ne avrò ricavato.)

Ferdinando Martini mi scrive che la N. Antologia se seguita a andar
come va dacché ne è redattore-capo lo Gnoli, è destinata a perire. (E ha
mille ragioni : hai visto gli ultimi sei o sette fascicoli ?) Mi aggiunge che avreb-
be intenzione di dirigerla lui se il Protonotari accettasse le condizioni che
egli farebbe ecc. Io so che il Protonotari è disgustato dello Gnoli, e che lui
non ha il tempo necessario a occuparsi dell’Antologia. Se si accomoda il Mar-
tini, io mi fo traslocare a Roma — è interesse del Martini di farmici andare
... La cosa deve decidersi subito, o prestissimo. Io aspetto perciò a man-
dare i tuoi versi. Con quel professore Gnoli c’è poco gusto. Stiamo a vedere.
A ogni modo io li manderei al Protonotari: e debbono essere pubblicati.

Di questo che ti ho scritto a proposito Martini e N. Antologia, non fare
parola a nessuno: per ora è un segreto.

Come stai di salute ? Io sto meglio, molto meglio, son quasi guarito.
Abbiamo una stagione di paradiso — anche troppo caldo. La Regina d’In-
ghilterra ci ha portato e mantiene il buon tempo. Questa antipatica bas bleu
non ha che due meriti : portare il buon tempo e chiamarsi Vittoria, come te !

Oggi doveva venire a fare una Conferenza alla Sala Ginori il Molmenti
ma ha telegrafato che è malato di nefrite e sarà rimessa. S'aspetta poi il
Guerrini (Stecchetti) poi il Panzacchi, poi io. Di quelle fatte finora una sola
è piaciuta quella di Ernesto Masi su la Riforma Cattolica. Le altre tutte no-
iose lezioni e pezzi di libro piuttosto che Conferenze.

Quando andate in campagna ? Che cosa leggi ora ? hai scritto altri versi ?
Pensi a me, tanto ?

Del ritratto ancora non ho saputo nulla. Ti mando qui accluso i due
Roundabout Papers. Serbameli, perché non ho altra copia. Me li renderai a
Basalghelle, con le tue mani care. Addio per oggi, cara cara cara! — Ti ri-

scriverò presto.
— il tuo Enrico. —

Sera del 9 aprile [1894]

Vittoria cara ;
.... Non volevo più scriverti: sono adirato, sono scoraggito. Non so

come fare per non offendere continuamente la tua suscettibilità, i tuoi dubbi

1) In La Vita italiana nel Seicento. Milano, Fratelli Treves, 1895.
"cauto

186 PAOLA, PIMPINELLI

e cattivi sospetti... Ti scrissi: « A questa mia non stare a rispondere » —
perché quella non era una vera lettera, ma l'annunzio di una lettera.

E tu traduci cosi : «le tue troppe lettere mi seccano ; mi scriverai quando
piacerà a me; quando te ne daró il permesso». Rimasi di sasso.

Ma dunque, tu credi che le mie lettere, le mie espressioni d'amore, siano
una commedia, che il tuo affetto mi pesi, come la catena al forzato .... E
allora, perché mi scrivi ?......

Ho letto Poiesis —? bella, ma cambierei alcune cose che ti indicheró in
altra mia.

Ho visto la Cometa ? sul Fanfulla domenicale. Perché non mi dicesti che
la mandavi al Fanfulla ? — Sei in regolare corrispondenza col Checchi ? . . . 3)

Quei versi dell'Albertoni son perfidi. Vorrei dirti fante cose .... ma non
ho più coraggio, e son triste .... Anche io non porto che dispiaceri alla tua
vita.... è una fatalità!

il tuo Enrico

13 aprile [1894]

Cara !
Ho qui da me Enrico Panzacchi; domani devo fare questa aspettata
(troppo aspettata) Conferenza — ma non voglio lasciar passare un giorno

senza rispondere alla tua buona triste e adorabile lettera.

Se ti perdono ? — Ma sei tu che devi perdonare a me! Come non capii
subito che ciò che ti dispiacque e ti fece anche ingiusta e crudele fu in sostanza
un sentimento d’amore una prova d’amore ?

«Oh se mi amasse davvero (forse è così che ti dicesti) sarebbe felice di
avere anche una lettera ogni ora da me.... Perché dirmi — a questa non
stare a rispondere ?» Come non lo capii subito, e ti scrissi quella lettera pe-
dantesca e cattiva ? Invece tu come sei carina in questa tua! Io son pazzo
di questa tua lettera — la tengo qui sul cuore — e ve la terrò anche domani
quando parlerò. Voglio sentir te, fe sola, presso il mio cuore. Ogni giorno
che passa, io ti amo di più. Ah! noi uomini non intendiamo quasi nulla
a certe delicatezze del cuore .... il maschio è brutale goffo egoista e su-
perbo ..-..

Non credere che mi preoccupino troppo le Conferenze, gli articoli, la
società ecc. Io non ho che un pensiero caro e costante — e sei tu. Il resto
mi par meno che nulla. Non ho altro che una speranza, uno scopo, un'at-
fente — rivederti! avere, sentire la tua nella mia mano, riudir la tua voce,
esserti vicino, guardare nei tuoi occhi neri....

1) In Poesie complete, ediz. cit., p. 174.
°) La Cometa di Tempel, in Poesie complete, ediz. cit., p. 104.
*) V. anche nota 2, p. 165.

È IERI: RE AGER
Io tdi e VR DES SIRO bm dritti =
LETTERE DI ENRICO NENCIONI A VITTORIA AGANOOR 187

La Poesia è divinamente bella una delle più belle. Ma mi ha fatto un
po’ male... Chi è quello a cui è diretta ? — (Come allor. ... le passate estasi
.... Non credi tu che il nostro morto amore risorgerebbe ? .. . 9) .). Ma di
chi parli ? — Mi dici che è cosa sincera e vissuía.... Se non dicesse morto
amore sarei felice di immaginare che pensavi a me.... O dunque? Dimmi
la verità intera, come sempre. Sento che mi ami — ma son geloso anche del
tuo passato — e questa bella poesia mi è penosamente enigmatica. Ma com’è
bella! La prima strofe è degna della Browning.

Quel triste cenno finale della tua lettera mi fa pena anche quello. Per-
ché mi dici che sei malata sempre.... che i malati non vivon molto....
O cara, per carità non mi dir mai queste cose — tu devi vivere sana lieta
fiorente ed esser felice e far felice me.... e la tua mamma.

Addio addio .... a prestissimo. Scrivimi...

il tuo Enrico

[La busta porta di mano dell'A. 18 aprile 94 ; è indirizzata :]
Ill.ma Signorina
Contessa Vittoria Aganoor
Palazzo Zorzi Ponte dei Greci Venezia
15 Aprile [1894]
My Beloved
Fatta la Conferenza. Successo vero, applausi, durante e dopo. Ma non
successo trionfale come fu quello degli altri anni. Per me si potrebbe dire
un mezzo successo. Nonostante, bada, é stata per ora la piü applaudita di
quest'anno.
Del resto, io sono supremamente indifferente. La vanagloria non mi ha
dato mai né gioie né amarezze. E son contento che anche questa è passata . . .
Ebbi la cara tua e sento con gran gioia che stai bene — e che in luglio
ti rivedrò ridente e fiorente. Non ti lasciar prendere da subiti e spesso irra-
zionali abbattimenti. Quando ti senti malata di spirito, scrivi a me, confi-
dati in me sfogati con me — e io ti riscriverò, ti conforterò.
Riletti, i versi e prosa mi son parsi anche più belli : la traduzione è ma-
gistrale.
Ah! ma che impressione mi ha fatto il ritratto ! Sei fu... Bella e triste.
È una somiglianza, dirò così, spirituale, che mi ha colpito in modo singolare.
Le tue ultime poesie sono veramente bellissime. A Basalghelle le porterò
meco tutte — e faremo il volume. Bisogna pubblicarlo verso Natale : e farlo
pubblicare in uno dei volumetti Treves — come il Marradi, il Libro Para-
disiaco del D'Annunzio ecc. — Sai ? tu da qualche tempo subisci l’influenza

1) La vecchia anima sogna. .., in Poesie complete; ediz. cit., p. 34; il
terzo dei versi citati suona esattamente : « il seppellito amore /risorgerebbe ? ».
188 PAOLA, PIMPINELLI

musicale delle Poesie del D'Annunzio — e ti ha fatto bene — ti ha corretto
di quella specie di enfasi ritmica che ti aveva inoculata Andrea Maffei.

17 — (Riprendo la lettera che dovetti interrompere per mille seccature
scolastiche e giornalistiche).

A costo di farmi un po’ canzonare — ma no, son certo che tu non ci
ridi — ti dirò che la settimana scorsa ebbi un vivissimo dispiacere. Mi morì
un magnifico gatto rosso, dagli occhi d’oro — intelligentissimo e affeziona-
tissimo. Povero Pussy! Lo avevo con me da sei anni. Lo salvai piccolino
dalle mani di certi « animali ragionevoli » che si divertivano a farne alla palla
e gli avevan già slogata una zampina. Nei tre anni che abitai al Viale dei
Colli veniva fuori con me e mi accompagnava lungo il Viale come un ca-
gnolino. È morto, pare, di un colpo apoplettico. Lo trovai a un tratto come
intirizzito e con i belli occhi chiusi. Non si riebbe. Poco prima che spirasse,
quando io gli dicevo Povero Pussy ! egli apriva un pochino gli occhi e sco-
teva leggermente la punta della coda, in segno di riconoscimento e di addio.
Non ebbe penosa agonia. Fu sepolto qui nell’orto di casa. Aveva; credo,
sette anni. Addio, dear Pussy ! ... Non dispero di rivederti in qualche altro
pianeta..... Chi sa?

Sto traducendo in versi l'Ode al Rosignolo di Keats. Provatici anche
tu. Vediamo se in due si riesce a fare una traduzione almeno passabile. Ad-
dio Vittoria cara — addio per oggi

il tuo sempre Enrico

21 Aprile (Firenze) [1894]

Dearest ;
In Poiesis ? sono bellissime strofe, versi bellissimi. Mi piace più nei par-
ticolari che nell'insieme. La parte di mezzo é forse la meno bella. Non mi

1) In Poesie complete, ediz. cit., p. 174; con molte e radicali varianti,
tuttavia, sul testo seguente, reperito fra le Carte Sabina Gigliarelli Palmucci,
e fittamente segnato in rosso e blu, probabilmente dal Nencioni.

Poiesis Tra i baleni e il fragor della procella
Prima — vulcani in rabbia erti sull’acque
Ruggenti — e al raggio de la prima stella
Questa immortale nacque.
De la bellezza col soave impero
Vinse d’Adamo il fango riluttante ;
Lampi accese nei ciechi occhi d’Omero,
Fiamme nel cor di Dante ;
E mille forme assume, ed or selvaggio
Fiore, Ofelia consola, or s’imprigiona
In un bianco di Luna epico raggio
E inonda Maratona.

- E — Á—— Sea
PORRE TRIO DART PRESA PES TRO © ILS ER

——
LETTERE DI ENRICO NENCIONI A VITTORIA AGANOOR 189

piace s’imprigiona in un raggio — né vi dimenate invano — né ribalderie —

né mugolando in coro.

Pur fra le tombe ella consola il grande
Silenzio, con la sua mistica voce ;
Veste di raggi e cinge di ghirlande
Ogni povera croce.
) Nelle notti d'April, sparse le belle
Trecce sul peplo candido, il profondo
Sguardo rivolto alle tacenti stelle
Passar la vede il mondo.

O cantori di menadi e baccanti
Invan trattate con esperta mano
Il sistro, e come folli coribanti
Vi dimenate invano
A vincerne un sorriso! insigni prove
Questa possente impone, e dagli sguardi
Suoi, non un raggio di clemenza piove
Sugli ignavi e i codardi !
| Già troppo il volgo, di scomposte chiome,
|
|
|

Di seni ignudi, e di comprati amori
Farneticò, cingendosi, nel nome
Suo, d’usurpati allori !
| Ella velossi gli occhi sovrumani
E puni tosto quella sciagurata
Genia, migrando ai suoi cieli lontani...
| Ma ritornó invocata ;
| Tornó invocata, e sull'iniqua terra
La rea turba con gli occhi folgorando,
Meraviglioso arcangelo di guerra
Dal superbo comando,
Tonar s'udi: — Troppo è che delirate
Nel fango, non piü lazzi ebeti e guasta
Plebe, non piü ribalderie rimate,
Su briachi ! ora basta! —
Come sferzati assorsero costoro
Da quella mota, e con la fronte inchina
Fuggiron tutti mugolando in coro: —
— Veramente è divina! —

Va la vittoriosa e nuovi ardori
E più gagliardi palpiti raccende

siselzabtta
190 PAOLA, PIMPINELLI

Belle le strofe 42 e 5» — la 52 e ultima in particolar modo.
«Lampi accese nei ciechi occhi d’Omero » è un verso stupendo. |
Rivedrò riammirerò con piacere Nuova Primavera* nel giornale del |
di “. + Checchi;

j Non conosco la poesia lodatavi dal figlio della Signora Maxboroough.
A / Su la Cometa? hanno ragione. I metri barbari non son più tollerabili
N | . neppure nel Carducci. La strofa lirica deve essere rimata.

B È assurda la ragione che dici per non provarti a tradurre l'Ode di Keats.
Tu sei pià poeta di me.

Ho sorriso al tuo humour sul povero Pussy... « Voi gli riparlerete, ri-
vedrete i suoi occhi d'oro e la Fadette starà in disparte, aspettando, di avere
una parola anche lei...».

Quanto sei perfida e... cara!

Ti accludo tre giudizi di tre giornali Fiorentini, Nazione Fieramosca e
Corriere su la mia Conferenza.

L'articolo di quella signora Ferruggia ? è abbastanza curioso — ma è
fatto con un certo senso d'artista. (Inutile dirti che non ho neppure pensato
a paragonare il Rosa a Dante e al Parini...) Questa Ferruggia é una Mi-
lanese di passaggio a Firenze — me la presentarono al Ginori. Ha scritto
un romanzo intitolato Nel Nulla (11)

Sono oggi di pessimo umore e mi pare quasi di essere adirato anche con
te. Perché ? Non lo so — mi sento cosi.... Qui è una stagione infernale
— vento, freddo, pioggia...

Scrivimi una lettera buona e carina ; che mi rimetta il sole nell'anima.
Ne ho bisogno. :

Fare thee well!

ER

il tuo Enrico

Or d'ombre avvolta or cinta di splendori
Le simboliche bende.
Nelle notti d'April, sparse le belle
Trecce sul peplo candido, il profondo 1
Sguardo rivolta alle tacenti stelle
Passar la vede il mondo.
1) Nova Primavera, in Poesie complete, ediz. cit., p. 61 ; uscita dapprima |
nel « Fanfulla della Domenica ». |
*?) La Cometa di Tempel ; v. nota 2, p. 186.
*) Gemma Ferruggia (1868-1930), romanziera, conferenziera, attrice. Il
romanzo che il Nencioni cita é Verso il nulla, edito la prima volta nel 1890,
la seconda nel 1895.

D PCT TES NEN "© n° LETTERE DI ENRICO NENCIONI A, VITTORIA AGANOOR 191

26 aprile (Firenze) [1894]
Vittoria cara!

Non ti dissi bugiette. Sì, fu un successo — ma inferiore agli altri anni.
E se tu sapessi quanto io sono indifferente agli applausi del pubblico ! — inol-
tre sono sensibilissimo all’approvazione dei pochi veri artisti. Eccotene una
prova. Pregato di ripetere la mia Conferenza al nostro Circolo Filologico,
ho rifiutato. Invitato a ripeterla a Roma o a Napoli, ho rifiutato. Sai quando
benedirò la mia Conferenza con tutti i barocchi ? Quando la leggerò a te, ado-
rata, e alla tua mamma, nella pace del vostro salotto. Vi leggerò anche quella
su Torquato Tasso.

Hai cominciato la traduzione ? È terribilmente difficile — ma provia-
moci.

Levami una curiosità. Quale è la mia traduzione da Vernon Lee che ri-
porta la Roma Letteraria ? è dal Settecento? da Belcaro ? è un pezzo di
critica musicale? Qui non si trova la Roma Letteraria. Doman l’altro vedrò
dunque sul Fanfulla la tua Primavera. Un pochino mi dispiace che il pub-
blico, cioè una massa di filistei, legga nel santuario della tua anima di poeta
.... Ne sono geloso, quasi offeso .... (Perdonami.)

Sui metri barbari è di gran peso la tua obiezione : le Elegie Romane e

‘Je Odi Navali. Ma, per me, anche quelle maravigliose produzioni sono piut-

tosto della stupenda prosa ritmica e poetica — dei Semiritmi maravigliosi
— che delle vere liriche. Non so concepire una vera lirica, senza rime. Forse
ho torto. Non so concepire un vero lirico nato, un Burns, un Rückert, un
Heine, un Keats, un Victor Hugo, un Musset, una Browning, che scrivano
delle strofe barbare, ossia senza rima.

Qui è tornato un sole splendido, e Firenze è immersa in una gran ca-
nestra di fiori : la cerchia dei colli è tutta un giardino fragrante. Ora mentre
scrivo le rondini gridano sul cornicione della mia finestra e un mazzo di rose
è qui sul mio tavolino — io le odoro pensando a te. Oh se tu fossi qui, ora,
nel mio studio, fra i fiori e i poeti — se sentissi a un tratto la tua voce, e ve-
dessi i tuoi occhi!.... Basta.... addio cara — scrivimi presto.

Smetto di scriverti, ma non ti lascio ... mail
il tuo Enrico

4 Maggio [1894]
Vittoria cara |
Piove a dirotto da vari giorni, il cielo è livido, par d’essere di novembre
. ma appena prendo la penna per scriverti mi pare che brillino cento soli,
e mi cantano in cuore cento rosignoli....
Certo è stata una necessità — dolorosa, molto dolorosa, l’intendo — ma
pure necessità, l'avere affidata alle cure di uno specialista e messa in una
192 PAOLA PIMPINELLI

buona Casa di salute la povera Maria 9. Io spero, io credo, che in breve tempo
potrete riaverla con voi perfettamente ristabilita. Poverina! Io non l'ho
mai veduta — ma mi ispira un vero, vivo interesse .... (e poi è tua sorella,
e io l'amo come una sorella mia....)

Ho riletto Primavera nel F.d.D.? Hai ragione. Sono in contradizione.
O non si deve pubblicare il volume ? O non ne ve ne son tante personali e
amorose ? Hai ragione.... eppure io sento come una specie di gelosia strana
nel pensiero che il pubblico abbia la confidenza dei segreti della tua anima
.... Ma è una sciocchezza lo so — e la poesia è bella e deve esser conosciuta
e apprezzata e il volume deve pubblicarsi.

Ma appunto a proposito di questa tua poesia, io pensavo che la poesia
moderna in generale e più specialmente in Francia e in Italia è stata, ed è,
troppo personale e subiettiva. Io vorrei che si smettesse un po’ di leggere
e imitare i Byron, i Leopardi, i Musset, gli Heine, e si imitasse un po’ più
l'esempio di Victor Hugo — e soprattutto del grandissimo Browning: il
quale in 23 volumi di Liriche e di Poemi, non ha due righe in proprio nome.
Quel che ha pensato sofferto goduto lo esprime sempre in monologhi lirici
di personaggi immaginari o storici: Evelyn Hope — Andrea del Sarto —
Abt Vogler — Rabbi ben Ezra — Any wife to any husband — ecc.

La tua risposta alle mie obiezioni alle odi barbare è trionfale e in gran
parte mi hai convinto. Ma per carità non chiamar sonaglietti, le rime. Son
sonaglietti che han servito a Dante (che non saprei concepire in versi sciolti)
a Goethe a Shelley a Victor Hugo, a Browning, a Byron, a Enrico Heine,
all'Ariosto, a Molière. ....

Come concepiresti un Canto Lirico, un lied, Burns Heine, senza rime ?
La rima é un elemento coefficiente di poesia, é una suggestione, una armonia,
uno charme, una voluttà, ed é nello stesso tempo un mistero, nelle sue rapide e
magiche associazioni di idee ....

Pensa: il più grande intelletto poetico-artistico dell'età moderna,
scrive un poema drammatico-lirico, dove da Dio al rospo, da Elena alla strega,
da Talete ad homunculus, sono tutti i personaggi — dove la Natura rivive
in tutte le sue espressioni, in tutti i suoi simboli, — dove sono espressi tutti
i sentimenti umani — tutti i sistemi filosofici ; ... ebbene, questo poema è
tutto rimato: si, il Fausto è tutto sonaglioletti.... (sono un po’ cattivo ?
perdono, Fadettina mia.)

Ho capito. Quel passo di Vernon Lee da me tradotto fa parte di un mio
vecchio articolo, pubblicato nella Nuova Antologia sotto il Titolo di Musica
e Novelle. Lo conosci ? Dopo le parole di Vernon Lee da me tradotte, vi sono

1) Una delle sorelle di Vittoria, morta molto più tardi nel manicomio
di Verona.
?) V. nota 2, p. 190.
LETTERE DI ENRICO NENCIONI A VITTORIA AGANOOR 193

due pagine mie su la Musica paragonata alla Poesia, che avrei caro tu leg-

gessi. È nel fascicolo 15 agosto 1889). Se hai l'Antologia, leggile.

Il ritratto è venuto così cosi.... Mi invecchia, ma mi somiglia. Siccome
mi invecchia, non te lo mando. Mi sorprendo come invasato di una vanità
di primo attore, dacché ti voglio bene .... Sì, vorrei esser bello — e vorrei
avere 25 anni! — (Suis-je fou ? suis-je fat?) !

Sai che cosa vagheggio ora ? che cosa desidero, e sogno, e anelo, ed ado-
ro?... Le torture!

Si, quelle torture che mi darai, che prometti di darmi, a Basalghelle !
Che cosa mi farai, per farmi soffrire ? Si, sii crudele... e io saró felice ! Si,
fai di me una vivisezione, «ti bevi il sangue mio » — e io sarò beato!

Addio cara — ti ho fatta un po' ridere ? — Cura la tua salute, mi rac-
comando. Voglio trovarti in luglio florida e lieta come una rosa di maggio...

Ti do mille... (saluti?) (0?.. .)

il Tuo Enrico

Giovedì, 10 Mag. [1894]
Beloved | dearest little Victory !

Imperial Victoria !
piccola nasty creature !
Amor mio !

Oggi solamente l'amico dottor Billi mi ha permesso di scrivere (non
più di una pagina, dice lui). Ho avuta una resipola (come la chiamate a Ve-
nezia ?) al viso, che mi ha fatto gonfiare, infiammare, e dolere acerbamente
l'occhio destro. Ahimé ! io sono una vera rovina! una Specie di Terme Dio-
cleziane in carne e ossa.... E tu, diletta, mi ameresti anche più vecchio

.. anche tutto canuto ?... (Con che piacere ho letto queste parole della
tua adorabile lettera !)

Quanto mi consola il pensiero che la buona Maria ? sia quieta, e relativa-
mente contenta, del suo nuovo soggiorno ! Quel dottore dev'essere un'anima
eletta ^4

Non voglio che mi «sacrifichiate il volume».... Il volume deve es-
ser pubblicato. Non prendere alla lettera certe mie asserzioni. La mamma
deve vedere il volume stampato. Che vuol dire che ve ne siano delle per-
sonali ? Se non si dovessero pubblicare poesie personali non avremmo né
Byron; né Musset, né Heine, né Burns, né Leopardi... Io volli dire solo

1) EnRICO NENCIONI, Musica e Novelle, a proposito dei « Miei Racconti »
di Enrico Panzacchi, in « Nuova Antologia », anno xxIv, fasc. xvI, 16 agosto
1889, pp. 613-631.
3); Vianota :1, pis192:;
——n "qan ————— ——

D MÀ

194 PAOLA, PIMPINELLI

... (ma già mi avete capito benissimo.) Curiosa, oggi vi do di voi — ma no,
non voglio.

Il Carducci è stato quà. Gli ho parlato di te. Conosce alcune tue cose
— ammira i Cavalli di S. Marco. La tua Primavera ha fatto furore a Firenze.
HPlacci, ilz. 2, il Gargano mi domandan mille cose (curiosi !) di te....

Non saprei concepire Margherita al fabernacolo, la scena della Cattedrale,
la notte Walpurgis, il finale mistico, in versi sciolti.

Se Goethe scrisse in rima il Faust, vuol dire che credeva la rima una
suprema ed estetica necessità. Ho avuto i Sonetti del Pascarella. Ve ne sono
una quindicina bellissimi, spiritosissimi, pittoreschi, geniali. Ve n'é almeno
una trentina sciatti, commonplace, filisteici, (brutti, in una parola). Villa
Glori, L'America, mi piacciono meno, molto meno, della Serenata e del Morto
di Campagna. Quelle con la nota originale e moderna del Pascarella. Lasci
stare i Colombo, e ci dipinga le tragedie popolari romane dei nostri giorni.

Sto leggendo Trionfo della Morte del D'Annunzio. Ne ho lette solo poche
pagine fra jeri e stamani. Il leggere mi fa più male agli occhi che lo scrivere
.... Ma ho già notate bellezze sovrane di forma e di colore. Sai che la Revue
des Deux Mondes ne pubblicherà la traduzione francese ? Come già la Revue
de Paris ha pubblicato tradotto l'Episcopo. Come fremono, e fanno bocca
amara, i professori del bello Italo Regno l|... Ci ho proprio gusto. Il D'An-
nunzio, oggi anno di grazia 1894, è, incomparabilmente, il primo artista
della parola, in Italia, tanto in versi che in prosa!

Dopo lui, come romanziere, metterei Matilde Serao, anch'essa ingegno
meraviglioso. Hai visto il suo ultimo volume, uscito ora, Le Amanti? Che belle
cose vi sono! Fra le altre la stupenda Novella Tramontando il Sole, per la
quale tu sei un po’ severa. Per me, è un capolavoro. E non ti nego che mi
è stata una dolce sorpresa, il vedere che l’ha dedicata a me.

Sì sì, cara, mi forturerai a morte! Che voluttà! patire per te, languire
per le tue mani!.... Rassicura, adorata mia, il Piglio pensoso .... Verrò,
sì, verrò in luglio a Basalghelle — e starò per ore e ore, sempre e sempre,
con te. Che felicità! M'inebria il solo pensarvi.

Cara, smetto di scrivere perché l’occhio comincia a frizzare. Ti riscriverò
prestissimo e più lungamente.

Addio, amore! — a rivederci. ..!

il fuo Enrico

[Foglietto a metà; manca la prima parte della lettera.]
[1894]

.... momenti cattivi, i tuoi impeti matti di puledra selvaggia, le tue sotto-
missioni di bambina, i tuoi sogni, i tuoi tormenti, i tuoi fremiti e gemiti di

1) Un nome non decifrabile.

SNO 2OcQERNIANPUSRAKLV URGET T EURILILIMYONUEMR iacet e mr T ——
ED
LETTERE DI ENRICO NENCIONI A VITTORIA AGANOOR 195

poeta e di donna, le tue lettere vertiginose . . . . Sì, cara, anche per me tutto
è una infinita miseria, paragonato a.... (finisci tu la frase, come io ho fi-
nito la tua...) Il tuo amichetto sta meglio, ma non è ancora guarito degli
occhi. Mi ha fatto molto bene il borace. E tu di salute ora come stai ? Andrete
presto in campagna ? Io anelo all’ora di rivederti! Quanti miliardi di cose
da dirti, che non posso, non so, dire in una lettera! Appena fatti gli Esami
dell'Istituto di Poggio Imperiale (saranno fra il 15 e il 20 luglio) io parto.
Staró con te, con te | fino che sarà possibile.... Oh, potessi restarvi sempre !
(non posso neppur pensare che dovremo poi separarci... .)

Sì, leggi Le Amanti. Grande fiamma, e Tramontando il Sole, mi paiono
le due cose più belle del libro 1). È vero che il D'Annunzio, come artista della
parola, è di gran lunga superiore alla Serao: ma essa lo vince nella larga e
varia rappresentazione della Vita. Egli è nato poeta : la Serao è nata roman-
ziera.

Cara, ti lascio per andare a una Adunanza della Società Dantesca. Fi-
gurati |... un vero congresso di filistei. Povero Dante 1...

il fuo Enrico.

Le lettere mi giungono anche senza l’indirizzo di casa. Ma per maggior
sicurezza non dimenticare di metter Via delle Caldaie. In quest’ultima non
c’era.

Di chi sono quei versi francesi ?

24 Maggio (Firenze) [1894]
Vittoria cara ;

Sì, sì, vi sono nei romanzi e nelle novelle della Serao molti, moltissimi,
difetti. Commonplaces, francesismi, manierismi, lungaggini, inverosimiglianze,
vi è dell'artificioso, vi è del falso. San Giorgio non sarà là, il nome del....?9
sarà sbagliato, ne convengo — ma che vuol dire ?

Nonostante questi reali difetti, essa è il romanziere Italiano che più
largamente e variamente dipinga la vita moderna Italiana, rappresenti più
efficacemente la Vita umana. La seconda metà di Fantasia è un miracolo
di analisi. Nessuno ha fotografato il mondo giornalistico come lei in Ric-
cardo Joanna. Nessuno ha meglio dipinto la Roma attuale (Conquista
di Roma) e la vita delle operaie (Il romanzo delle fanciulle) o la commedia e
la tragedia del gioco (Paese di Cuccagna). Nessuno ha scritto delle Novelle
deliziose, veri capolavori come Terno secco, Telegrafi dello Stato, Un suicidio,
Tramontando il sole. E in quella stessa novella Grande Fiamma da te sì giu-
stamente censurata, e dove son tanti sciattezze e sbagli, vi è pure un sen-

1) Di Matilde Serao ; v. anche lettere precedenti.
®) Parola non decifrabile.
196 PAOLA, PIMPINELLI

timento vero di Venezia — Venezia d’inverno — che è ammirabile in chi l’ha
vista solo per qualche giorno. Il Verga, il Capuana, il Fogazzaro, il D'Annun-
zio, la Serao — sono i cinque nostri. più notevoli romanzieri e novellieri.
Fra questi, la Serao è quella che è più nata romanziera : più larga, più varia,
più serena, più comprensiva di tutti: anche più del forte Verga. E ora ec-
coti la mia testa, o Erodiade !

Io credo che il D'Annunzio é un artista della parola meraviglioso, unico,
incomparabilmente superiore a tutti i viventi scrittori d'Italia tanto in prosa
che in versi. Ma come romanziere come rappresentazione della vita, è più
artificioso della Serao, spesso falso, sempre monotono, esteticamente e fati-
cosamente osceno. L’Innocente e il Trionfo della Morte sono due libri mera-
vigliosi... ed infami.

E rieccoti la mia testa, se non l'hai già tagliata ....

Cara Fadette non mi dire che agli anni non devo badare ecc. Dimmi
che mi amerai anche vecchio e ne sarò consolato — ma non far confronti
fra te e me.... Tu sei giovine ancora ; io sono sulla soglia almeno della vec-
chiezza. Non son le rughe — son gli anni che mi preoccupano .... Ma se
la Fadette vuol bene a Landry anche canuto, a Landry parrà di essere sem-
pre giovine.

Son certo che ti rivedrò tal quale ti vidi a Firenze — ma se per caso
ti rivedessi un po’ deperita, e anche un po’ invecchiata, mi pare che ti amerei
anche di più.

Ecco, mi spiegherò meglio. Io non ho paura dei miei anni per il presente
— ma sono a una età in cui ogni anno che passa vale per dieci... la sessan-
tina non è poi tanto tanto lontana !!.. Tu invece, con tutte le tue famose
rughe e mal di fegato e fili di argento, ci hai un pezzo a arrivare a quaranta
anni.... Ecco la radicale differenza, caro grelot! Quando arriverò a ses-
sant'anni tu non potrai avere per me che della... amicizia. È una legge di
natura, e volenti o repugnanti, è forza di sottomettersi. Ebbene, sì, brucerei
anche le scrittrici — senza eccezione — per risparmiarti un dolore (ma quando
tu sapessi quelle povere donne sul rogo, son certo che telegraferesti per la
grazia.... anche per la povera grassa...)

Hai delle cose crudeli... quando mi scrivi. Quel compensarmi ... No,
tu non credi, forse non hai creduto mai, che io ti ami intensamente.

La storia di quel povero Righi mi ha intenerito. Che gran cosa é la Morte !
la inevitabile, tremenda imminenza! Pensa: fra non molti anni, tu sarai
vivente, al sole, fra i fiori,... e io sarò sottoterra, un mucchio di ossa e di
fracidume — e ciò sicuramente, com’è sicuro che ora sto scrivendoti questa
lettera.... Ma l’anima ?... È vero — e io voglio crederci — e amo Gesù
il Salvatore — e aspiro a una vita immortale .... Ma óhimé! il tarlo del
dubbio mi rode, anche a me, la intelligenza ed il cuore. Sono anche io un
figliolo del secolo decimonono. Ahimé ! l'uomo non crede più in Dio. Questo
è il grand'albero della morte sotto cui languiamo e moriamo. Non si crede
gg

Arie n BP

LETTERE DI ENRICO NENCIONI A VITTORIA AGANOOR 197

più in Dio. Abbiamo troppo letto, e sofisticato, e peccato... l'orgoglio del- :

l'intelletto, la superbia della scienza, ci uccide — e le cose sole importanti,
e sole consolanti, Iddio le rivela agli umili di cuore e ai pazienti .... Ma smetto
il Monologo-predica — e ti stringo la mano forte forte, e per oggi ti lascio,

il tuo Enrico

— Quà da 8 giorni freddo vento e pioggia. Par d’essere di novembre,
e costà ?

— Di chi erano quei versi francesi?

[A matita blu, di mano dell'A. é aggiunta la data 28 Mag.]
Cara ; [1894]

Ebbi jeri la tua cattiva lettera. In alcune cose hai ragione, in altre no.
Non posso risponder oggi come vorrei. Ti scriverò certo domani martedì.
Questo è un rigo per salutarti, per dirti che non sono adirato, che anzi...
basta — tutto a domani.

A kiss, from my heart of hearts....

Henry

29 Maggio Firenze [1894]
Fadettina cara;

Quando a torto o a ragione sei impermalita, mi fai pensare e dire cose
alle quali non ho neppure sognato. La tua ultima mi fece un po’ arrabbiare.
Non risposi subito, e forse fu bene. Ma ti scrissi due righi perché tu stessi
tranquilla, e devi averli avuti stamani.

Tu mi dici, sottolineando con doppia linea, che io non capisco nulla!
Ho inteso perfettamente in che senso l’hai detto, e non me ne sono avuto a
male. Tu vuoi dire delle cose del cuore, del tuo cuore, che non ho tatto in
certi entusiasmi, che non intendo certi silenzi, certe premure — che vivo
troppo di lettere e arti — e la vita schietta e vera dell’affetto e dell’anima
non so apprezzarla degnamente, che vivo troppo intellettualmente ecc. Sì,
sì, ho capito — e in parte, forse, è vero : ma solo in parte — a momenti. In
fondo dell’anima, io sono una creatura primitiva, istintiva, ed amante. Se
avessi il genio di Musset, potrei dir come lui: J'aime, et pour un baiser je
donne mon génie. Amo, adoro, certi libri ; ma più come rivelazioni dell'anima,
che come produzioni letterarie.

Quel che ti scrissi della Serao fu una risposta a quello che tu me ne avevi
scritto.

Avrò torto — ma ti dissi francamente la mia opinione, come te l’avrei
detta en causant nel tuo salotto.

rc

T T T TL E - 198 PAOLA. PIMPINELLI

Dei miei dubbi, delle mie idee, Dio Morte Vita futura ecc. ti scrissi come
altre volte perché son talmente idee fisse che mi preoccupano — e con te
vorrei pensare ad alta voce, dirti fuífo quel che mi passa per la mente e pel
cuore — ma vedo che con te non si può fare : sei ombrosa di tutto, a giorni,
e interpreti tutto a rovescio.

Io non ti ho detto mai di credere fermamente alla infallibilità del Papa,
neppure nelle cose spirituali. Dissi solo, e ripeto, che un vero cattolico deve
credere quel che la Chiesa gli impone di credere — e siccome la fede nella
infallibilità del Pontefice in materia religiosa, è domma cattolico, dissi che
una persona che la nega può essere deista, o cristiano evangelico, ma non
è cattolico. Un cattolico che discute ciò che la Chiesa insegna, è già protestante.

Non voglio che la mia Fadette sia malata : che sia una umile di cuore,
che non dubiti mai di Dio, me la rende anche più cara.

Dici bene : « poveri, deboli, ciechi cuori | ». L'amore solo può illuminarli,
fortificarli, consolarli — e noi ci amiamo.... e siamo cattivi l’uno con
l’altro.

Quando sarò costà, a voce, ti spiegherò tante mie apparenti contradi-
zioni.... e tu mi capirai e scuserai e amerai forse anche più.

Come stai ora ? Come curi il tuo stomaco ? Vedi di affrettare l'andata
in campagna. Penso con gioia inesprimibile che fra meno di due mesi saremo
insieme. Conto partire il 20 luglio (Ma a momenti, mi pare che vi sia un se-
colo di qui al 20 luglio !) Penso che ti vedrò a tutte le ore del giorno, che ti
parlerò, tenendo la tua mano nella mia, che rivedrò quei tuoi occhi, riudrò
la tua voce.... Ma come farò poi a ripartire ? a lasciarti ?

Come sta la tua buona mamma ? e la sorella ?

Scrivimi presto, dimmi che sei in pace, che mi ami tanto, tanto, che sono
il tuo tuo tuo Landry, for ever!

Le parole con cui accompagni la firma Fadette, nella tua ultima che
stoltamente ho chiamato cattiva, sono fra le più care e adorabili che tu mi
abbia scritto. Le ho baciate con vera effusione di cuore. Eccole : « Fadette
che vuol bene ; e vorrà bene, a Landry anche canuto, anche cadente; anche
decrepito, per la vita, e più in là....»

Grazie, amor mio !

Firenze, 2 Giugno [1894]
Fadette cara |
Il rifacimento di Poiesis è addirittura ammirabile 1). Brava ! Mandalo
subito al Checchi per il F. d. D. o alla Tavola Rotonda.
Due sole osservazioni o censure :
— 18 — Il verso breve della 1® strofe è un quinario — mentre tutti
gli altri delle strofe seguenti sono setfenarj.

1) V. nota 1, p. 188.
ine

LETTERE DI ENRICO NENCIONI A VITTORIA AGANOOR 199

— 2% — Non mi piace — e lo muterei — «Passa, ventando un soffio

d’infinito
nel nostro ansante cuore » 1).
È gonfio, e un po’ barocco ....

Fadette, Fadettina, Fadettinetta, Fadettuccia, Fadettleia, Fadettchen,

Fadette mia, mia Fadette, cara Fadette, Fadette cara, Vittoria mia'| quanto
é adorabile questa tua ultima lettera! L'ho baciata cento volte.

Quando venne quà il Martini e fece la Conferenza sul Giusti, brillante
e arguta, (benché di eccessivo inno al Giusti) ed ebbe, e alla Conferenza e al
pranzo d'onore, gli inni del Sindaco Torrigiani e del Prefetto Capitellil...
io ero a domicilio coatto per un dolore atroce ai denti, e la gota gonfia come
Eolo.... Mi dispiacque — anche perché avevo urgente bisogno di parlare
con Martini, a proposito Nuova Antologia ecc.

Certo è che se seguitano a pubblicare dei fascicoli come questi 4 o 5
ultimi, l'Antologia muore inevitabilmente. Hai veduto ? Tutti articoli col

continua — nulla di interessante e di attuale. Veri massi della ...? Nu-
meri tonnellata! Io ho scritto al Protonotari. Non risponde, e non si
sa neppure dov'é.... Il Mantegazza il Panzacchi il Verga la Serao il

Chiarini ecc. tutti stizziti perché né Protonotari né Gnoli si fan più vivi.
Un vero disastro. Domani sarà qui il Carducci e mi consiglierò con lui sul
da farsi (o fentarsi) per salvare da certa morte la nostra prima Rivista.

Povero Marchese Bianchi! io benedico la sua memoria, perché ti vo-
leva bene.... Son tanto contento di sentire che tua sorella Maria sta assai
bene, e che le notizie di tua madre son ottime.

Sì — riposai per il ritratto — e venne assai bene. Ne avrò copia lunedì
e te ne manderò una — o te la porterò a Basalghelle insieme all’originale ? —

Vernon Lee (la geniale e bruttissima Vernon Lee) è partita jeri per Pa-
rigi.

Povero Landry! è così innocente e vuoi torturarlo ? — Ma si, cara,
mi tormenterai torturerai.... e io sarò felice delle tue torture .... di sen-
tirmi svenare da te!

Poor dear Fadette, gonfiata dal latte delle Muse e da quello delle muc-
che, ha proprio bisogno che Landry la faccia un poco arrabbiare, perché
non ingrassi troppo. Che fa quel caro Paulo ?, dai pesantissimi pugni, e dai
non leggeri volumi? È proprio guarito ? Salutamelo caramente. Dunque
partite lunedì o martedì ? Mandami l’indirizzo preciso, se vi è qualcosa di

1) In Poesie complete, ediz. cit., p. 174, i due versi appaiono così cor-
retti : «... svela passando un raggio d’infinito / al nostro intento cuore... ».

?) Parola non decifrabile.

*) Allude probabilmente a Paulo Fambri (Venezia, 1827-1897), volon-
tario nelle campagne del Risorgimento, deputato; giornalista, scrittore di
teatro e d’altro.
m e e TUR INTEN ET TIP DETTI COORTE AMORI PERTINI T0 SED TEO I LIA A È

200 PAOLA, PIMPINELLI -

mutato — e mandami presto l'indicazione del treno preferibile per venire
da Venezia alla tua villa. Io vorrei venire difilato, senza posarmi, da Firenze
a Basalghelle. Che mi importa Venezia stessa, senza di te ? Ci verremo in-
sieme, se mai... non é vero?

Ricordati che io odio il viaggiar di notte, perché in treno non posso
chiuder occhio. Non si può partire la mattina presto da Firenze e la sera, an-
che tardi, essere a Basalghelle ? Io lo spero.

Addio mia diletta. Aspetto la prossima lettera da Basalghelle. A thou-
sand kisses from

Landry

Firenze 8 Giugno [1894]
Cara Fadettina mia;

Peggiorai del male all'occhio e il Pereira mi ordinó assoluto riposo, evitar
luce viva ecc. Oggi sto benino — ma non abbastanza per scrivere lungamente.
Domani, o, al più tardi, domenica, ti scriverò lungamente e risponderò a
tutte le cose della cara ultima tua. Dirigerò a Venezia, se non ricevo avviso

in contrario. Questa cosa dell’occhio mi impensierisce .... Mia madre morì
cieca. Se perdessi la vista, mi ucciderei.... Addio a domani, o doman l'altro.
Landry tuo

Grazie del telegramma che ho ricevuto ora. Basta il semplice indirizzo :
Venezia per Basalghelle ?
o Oderzo per Basalghelle ?
Non mi ricordo bene.
Mandami subito una cartolina.
Scriverò domenica. Cara Fadettina mia !
Grazie del pensiero gentile,
il tuo Landry

Firenze, 12 giugno [1894]
Cara Fadettina mia;

Non sto peggio — ma non son guarito di questa maledetta congiunti-
vite — né zinco né borace valgono a guarirla radicalmente : ma il Pereira
mi assicura che è cosa da nulla e passeggera : ma non dovrei applicarmi a
nulla — né scrivere, né leggere, né prender sole ecc. Dovrei stare in ozio e
quasi al buio, come un uccello nella muda....

Ma io non sono cristiano cattolico ortodosso come tu dici. Ossia lo sono
di desiderio di aspirazioni — ma in fondo vive in me, pur troppo, il razio-
nalista e lo scettico : son figlio anch’io del mio secolo. È vero che la morta
gora dell’ateismo non è mai arrivata a bagnarmi la suola delle scarpe...


i mamas da tiro ac m

LETTERE DI ENRICO NENCIONI A VITTORIA AGANOOR

201

ma la fede cristiana cioé la fede in Cristo, Dio e Redentore, troppo spesso

mi manca : forse tu l'hai più di me, o Fadettina !
Grazie dell'adorabile manina! Oh quanto l'ho gradita e baciata !
Il quinario è benissimo mutato.
In quale sera ....
PIQUNS un immortale
nimbo cinse alla morte, ?
ma « un lembo d'infinito »? non mi piace — lembo è troppo finito per infinito.
L'infinito non é frazionabile.

Il povero tuo Landryetto è fin ora innocente: da quella povera Signora
non son mai piü tornato.

Ti manderó la fotografia quest'altra volta: voglio raccomandarla da
me e oggi non esco perché piove a dirotto. Aspetto la tua prima da Basal-
ghelle. Grazie dell'orarietto carino. Curioso! non si passa da Venezia, come
credevo.

Addio per oggi, Fadettinella. Saluta la mamma. il tuo Landryetto

[Carta intestata : R. Istituto Superiore di Magistero Femminile in Firenze.]

Firenze, 16 giugno 1894
Fadettinella !

La mia donna mi ha portato qui all'Istituto (dov'era adunanza alle 8
ant. !) le due care lettere. L'ufficialetto (ah, Fadette !) fu esatto, come ve-
dete

Ti rispondo subito una riga in fretta. A questo rigo succederà una let-
terona e l'orrida fotografia ....

Sto meglio del male agli occhi — molto meglio, e per ora non voglio
mettervi nulla — né zinco, né borace, né pietre celesti... Ma grazie della
ricetta, e se peggiorassi ricorreró al solfato di rame.

Riso, raggio, o soffio !

Essendovi infenío cuore, preferisco raggio.

Riso d'infinito, non mi dispiace ma sa un po’ di lista di restaurant . . . ?

Soffio, no certo.

Saluti e ringraziamenti alla mamma.

Passare per Venezia!11111]
Se le pietose braccia

non apri, o Fadettina,
dove celar la faccia
coperta di rossor ?....

1) Dalla prima strofe di Poiesis, in Poesie complete, ediz. cit., p. 174.
3) V. nota 1, p. 199.
3) Sempre a proposito di Poiesis: v. lettere precedenti.
PAOLA. PIMPINELLI

Per consolarmi un poco vorrei pensare a Shakespeare che ha messo il
mare in Boemia .... ma Shakespeare non aveva avuto come me una me-
daglia in geografia! Sicuro! All’Istituto Rellini 9, da ragazzo, quasi qua-
rant'anni fa, ebbi il premio in geografia!! E ora... Eppure lo sapevo,
sì, o Fadette, lo sapevo, che i vagoni in mare .... basta!... apri, apri le
tue nervose e delicate e adorate braccine, e lasciami nascondere le fiamme
del viso... (finisci tu la frase!)

E addio per oggi, amor mio.
Landry

[Cartolina postale indirizzata:]
Alla Nobil Signorina
Contessa Vittoria Aganoor
Treviso Oderzo
(per Basalghelle)
Firenze 17 giugno
[1894, timbro postale]
Cara Contessa ;
Bagliori e voci... troppo. Meglio raggio, come vi scrissi jeri nella mia
lettera in risposta alle due vostre ?).
Vi riscriverò presto e lungamente.
Cordiali saluti a voi ed a mammà.
Il vostro Landry
Sto molto meglio all'occhio — sono quasi guarito.

22 Giugno [1894]
Fadette cara ;
Eccoti il ritratto, anzi due ritratti. Vedi, leggi, e inorridiscil.... Io
sono da qualche mese la vittima della critica femminile.
Questa signora Caramelli che conobbi in casa Giarré mi fa la sorpresa
di far introdurre il mio ritratto della collezione Brogi (ritratti di Conferen-
zieri) a mia insaputa, e manda alla Tavola Rotonda, a mia insaputa, il Pro-

filo letterario che leggerai.... Invece di ogni flutfo — si stampa ogni frutto
— invece di «ha una voce e ogni alma un gemito » si scrive : «é un'anima
che geme » — invece di Antico Marinaro, si stampa Marcia ecc. — poi la

solita « manina guantata » ecc. e tutto ciò sotto un ritratto che par quello

1) La prima scuola che il Nencioni frequentò : v. Le più belle pagine . . .
scelte da BRuNOo CICOGNANI cit., p. 319.

?) Ancora a proposito di Poiesis. Ovviamente la cartolina postale im-
pone l'uso del voi e un tono convenzionale.

rr 9o svwRtrr9g1@@r@@- ec
meus MET Rd a NR Rin ta

—«—M—
LETTERE DI ENRICO NENCIONI A VITTORIA AGANOOR 203

di Ras Alula. E questa Caramelli crede, certo, di avermi fatto una gradita |

sorpresa ....

Sai? sto peggio degli occhi. Non mi ha giovato neppure il solfato di
rame e la pietra miracolosa. Pereira mi ha ordinato le mignatte, e riposo
assoluto e star quasi al buio,.... e figurati che avrei 12 Tesi da leggere e
correggere — più di 40 Componimenti dell'Esame di Licenza da rivedere

. e un monte di lettere da scrivere... e l'articolo promesso alla N. An-
tologia 1! Son proprio disperato. Sempre male, ma di quest'epoca è un vero
disastro aver offesa la vista...

Scrivimi tu, cara, e io appena posso farlo ti scriverò un’epistola lunga
come quella di San Paolo ai Romani....

Addio per oggi

aff.to Landry

25 giugno [1894]
Cara Fadette
Tanto cara e tanto cattiva |
Sto un poco meglio dacché ho buttato via tutti i minerali e i veleni del-

l'oculista.... Non adopro che acqua tepida di camomilla — e mi son sentito
riavere !... l’infiammazione è scemata, e con essa l’intollerabile prudore
alle palpebre. Speriamo bene. Domani cominciano gli Esami all'Istituto di
Magistero : Esami di passaggio, di licenza, di diploma .... Dureranno due

settimane, poi viene il Poggio — ma lì duran meno. Quest'anno debbo fare
io lo speech per la Distribuzione dei Premi. Oratori, io e il Capitelli, e forse
il Masi.

Appena finito di parlare, torno a casa, fo la valigetta, e volo diretto a
Basalghelle (senza nemmeno passare da Venezia).

La tua lettera è agra e ingiusta, e non meritata .... Dunque in me è
fugace il sorriso buono e costante l’aria di canzonatura ? Dunque io sono
innamorato di me — e gli altri mi fanno pietà ? Così mi scrivete.

Può essere che dalla espressione del mio viso spiri un’aria di ironia, di
canzonatura se volete: ma è effetto di lunghe e dolorose esperienze, non di
acrimonia o di rancore... è humour ; non disdegno, o dispregio. — Inna-
morato di me ? Ma io non ho l’ombra di vanità personale — sono indiffe-
rentissimo alle censure e alle lodi — non mi son curato mai di riunire e pub-
blicare i miei scritti — godo, son felice, di sentir lodare, quando lo meritano,
i miei amici, e anche i miei malevoli.

Ho tanti difetti, perché volete accusarmi di un difetto che non ho?

1) Ermengarda Caramelli tracciò un profilo del Nencioni anche nel vo-
lume Figure di altri tempi. Firenze, Le Monnier, 1931, pp. 77-143.
204 PAOLA PIMPINELLI

Ah, cara Fadette, se io avessi avuto un gran concetto e un grande amore
di me, sarei oggi in ben altra posizione.

Perché gettate degli ironici dubbi su la mia gita a Basalghelle ? Se non
muoio, vi giuro che verrò a farvi la visita desiderata (desiderata da me forse
più che da voi...).

Siate buona e carina. Non mi fate ingiusti rimproveri, e scrivetemi una
lettera che mi faccia bene.

Per oggi fo punto. Addio Fadettina .... incorreggibile e adorata !

il tuo Landry

Stampata, Poiesis, mi ha fatta eccellente impressione. Quà è molto
piaciuta... e mi domandono se vi conosco — chi siete, come siete, di dove
siete, ecc. Est-ce dróle ?

[Cartolina postale indirizzata :]
Alla gentilissima Signorina
Contessa Vittoria Aganoor
(Treviso) Oderzo
per Basalghelle
Firenze, 191luglio 94
Gentilissima Contessa,

Questa é per tranquillizzarvi del mio silenzio. Non ho potuto scrivere
stamattina come mi ero proposto. Lo faró certo domani, in giornata. Non
sono guarito, ma seguito a migliorare degli occhi. Seguo alla lettera i vostri
savi consigli. Grazie delle care 4 foglioline.... a voi e alla buona mamma
i più cordiali saluti.

Vostro affezionatissimo
Landry

Firenze 1° luglio 94
Cara !

La compagna simpatica al mio intimo io, l’ho trovata tardi: l'anima
sorella che mi intende amando — l’ho incontrata nell’ultimo, o penultimo,
versante della vita .... e m'é perciò anche più teneramente cara, più ineffa-
bilmente cara, ... e quella sei tu, o mia Fadette adorata !

Grazie del trifoglio dalle quattro foglie — l’ho chiuso accuratamente
nel portafoglino.

Poiesis mi ha fatto eccellente impressione a leggerla stampata : il che
non vuol dire che manoscritta non mi piacesse. La stampa ha confermato
la mia prima impressione.

—TrTrr_—r_recsee-eeren e
Au Ur NR rit cor
LETTERE DI ENRICO NENCIONI A VITTORIA AGANOOR 205

Mi ha fatto dolorosa impressione la tragica morte di Carnot 1) — ma (non

inorridire |) mi fa pietà anche il suo assassino. Egli è il braccio meccanico
e cieco di una forza diabolica. La colpa prima ricade su coloro che in Europa
hanno scristianizzato le masse. La belva umana ricompare, armata di tutti
gli strumenti di distruzione che la scienza ha trovato. Il povero affamato,
e non più cristiano, è logicamente anarchico e nichilista. Chi ha visto più chiaro
di tutti in questa questione sociale, è Leone XIII. (Vedi le sue due ultime
Encicliche) ?).

Leone e Bismark sono oggi i soli che capiscono, e vedono, e prevedono.
Il resto, cominciando dal nostro buono e stupido re, sono dei ciechi che bal-
lano sopra una corda sospesa su un vulcano, che scoppierà presto e terribile
in tutta la vecchia Europa.

Sono ingolfato in Tesi Esami noje supreme... ma come fare ? è indi-
spensabile perché in fondo è anche un dovere.

Sto meglio degli occhi — il che non vuol già dire che sia guarito. Ma
sto meglio. Unica cura, lavarli con acqua di camomilla tepida tre volte al
giorno — passeggiare la mattina presto — non bever vino, né fumare. Spero
fra una diecina di giorni di essere affatto guarito. La tua letterina ultima è
veramente adorabile e mi ha fatto tanto tanto bene! E com'è bella! già
tutte le tue lettere sono bellissime, anche le cattive (e ne hai delle tremende 1)

Come passi ora la tua giornata in cotesti ozi rurali ? E come sta la tua
buona mamma ? Dille tante cose rispettosamente affettuose in mio nome.

Riscrivimi presto.

il tuo Landryetto

3 luglio — Non mi prendere né per un codino né per un clericale. In
realtà sono un cristiano piü di aspirazioni che di pratica — e politicamente
sono per la unità e indipendenza nazionale — ma aborro lo stupido e fatale
regime parlamentare, con le sue Camere, le sue commedie di elezioni,
i suoi re costituzionali, che regnano e non governano — (e per non governare,
hanno venti milioni l’anno .. .).

Sono addoloratissimo della tragica fine del mio vecchio amico Bandi ®)
stilettato a Livorno. Povero Beppe! era entusiasta Mazziniano, un sogna-
tore umanitario come il Marchese di Posa, un poeta di azione... Fu dei
primi fra i Mille : si batté eroicamente a Custoza. Finire così... è cosa che
fa raccapriccire ....

1) Marie-Francois-Sadi Carnot (1837-1894), più volte ministro e pre-
sidente della Repubblica Francese ; ucciso dall’anarchico Caserio.

?) Per ragioni cronologiche, c’è da pensare che il Nencioni alluda, oltre
che alla Rerum novarum, a lettere ispirate a questioni sociali, quali la Nihil
Vobis optatius e la Optatae Nobis.

3) Giuseppe Bandi (1834-1894), scrittore e patriota, mazziniano.
206 PAOLA. PIMPINELLI

Il caldo è diventato eccessivo : oggi, 34 di massima : finora, la giornata
più calda che abbiamo avuto. Per giunta, in questa casa, quest’anno, ci
sono le zanzare, le terribili zanzare, di cui io ho più paura che degli anarchici,
e delle tigri ircane....

E a questi calori, ridi o Fadette, sono infreddato |! Sicuro ! Tornai do-
menica scorsa a casa molto accaldato. Mi misi in maniche di camicia a scri-
vere... e la sera già l'avevo acchiappata . .. Ora ho la tosse, e un rimasuglio
di congiuntivite, con gli Esami, e il caldo a 34... « E se non piangi, di che
pianger suoli ? »

Scrivimi presto, Vittoria cara, Fadettina mia cara!

Landry
9 luglio 94

Cara !
Se vai una ferza volta nell'hamaca, mi scrivi una vera filippica... Sii

buona, ninetta mia, Fadettina mia, e non contribuire anche tu a torturarmi
. .. Abbastanza fa il caldo a 34 gradi, le zanzare diurne e notturne, gli Esami
dalle 7 ant. alle 12 — e poi dalle 3 alle 6 pom. — questo strascico d’infred-
datura, e i miei cani diventati intollerabili dal gran caldo ... c'è da impaz-
zire .. .

Hai ragione — e ti giuro che non commetterò più imprudenze. Diven-
teró cauto, prudente, salutisía come te. Si, tu sei salutista. Tu hai un monte
di ricette per tutti i mali... Tu credi alla medicina — e sei più singolare di
me che vorrei credere al Papa. Tu sei salutista, zanelliana e monarchica.
E perciò quando sarò costà ti tortureró più che potrò. Tu non rispondi nulla
quando ti tocco i tuoi Reali — tu sei una worshipper della famosa Stella sa-
bauda — tu, Veneziana e Repubblicana per natura, sei capace di declamare :
« Donde venisti ? quali a noi secoli » e tutte le altre eleganti adulazioni ora-
ziane del convertito Enotrio Romano ... allora ti vorrei aver sotto le unghie,
e cominciare a torturarti agli occhi, sulla bocca, sui capelli... oh quanto!

Sai, tu sei un pochetto Prefettessa . ... Vedi infatti come ti scrive, come
ti vuol bene occhi di vetro, il tuissimo, sei la sua confidente, la sua Musa,
il suo idolo....! Verrà da te per la fine di luglio o in agosto ? — Se si, se
ve n'é solo la possibilità, avvertimi — e io verró da te quando egli sarà par-
tito 1).

Il mio caro amico Angelo Conti (Doctor Mysticus) che ha scritto ora
una eccellente monografia sul Giorgione 9), viene a Venezia verso la fine del
mese. Farò il viaggio con lui fino a Mestre — e probabilmente tornerò a Fi-
renze con lui.

1) Allude al prefetto Guglielmo Capitelli.
?) ANGELO CONTI; Giorgione. Firenze, Fratelli Alinari, 1894.
LETTERE DI ENRICO NENCIONI A VITTORIA AGANOOR 207

I verbi in izzare, organizzare ecc. non sono, dicono, di buona lega —
ma io in fatto di lingua seguo il vecchio precetto oraziano — genitor usus —
Quando una parola è adoperata generalmente nella lingua parlata, perché
non scriverla ? Tranquillizzare si dice sempre e da tutti anche in Toscana.
Perché non scriverlo ?

Tranquillizzati dunque, o Fadette, e seguita a adoperare quella parola !

Te felice ! sdraiata in un hamac, al fresco di una abetina, senza esami,
senza zanzare, senza bollori, non hai altre noie e altre punture che le trouffe-
ries di Landry. Il quale ti stringe sul cuore con entusiasmo e non vuole
né lui né che altri si dica vostrissimo. Quell'imbecille!....

Landryetto

[Cartolina postale indirizzata :]
Alla Nobile Signorina
Contessa Vittoria Aganoor
Oderzo per Basalghelle

15 luglio (S.to Enrico) [1894]
Gentilissima Contessa
Ebbi la carissima vostra. Risponderó a tutto domani. Sto benino (non
bene) degli occhi... Cordiali saluti a Voi e a MammA.

il vostro Landry

Firenze 17 luglio 94
Fadettinella
Esco ora dal far Esami insieme a E. Masi 1) — con 34 gradi di massima
— gli occhi.... non guariti, e un malumore massacrante ....
La tua ultima mi aveva rallegrato tanto... È così viva e spiritosa e
di vena. Quel colloquio con la Regina — quei versi al Parroco ? — quell’apo-

1) Ernesto Masi (1837-1908), letterato, critico e conferenziere, nonché
provveditore agli studi e docente di storia del Risorgimento a Firenze.
2) Lungi le cure vigili
i torbidi pensieri
e dei presagi neri
lungi l’atroce fiel;
sono venduti i bozzoli
sorride la campagna ;
unica qui si lagna
del destino crudel
208 PAOLA. PIMPINELLI

logia della medicina... Ho riletto con piacere sul giornale anche quei versi
un po’ troppo Rembrandiani d'intonazione e di chiaroscuro, ma originali
e efficaci. Sai che cosa non mi è piaciuto di quest’adorabile tua letterina ?
L’indifferenza, la scherzosa serenità, con cui parli dei muggiti lamentosi
della bianca ruminante cui tolsero il figliuolo. Ho rammentato i versi così
umani di Lucrezio — ho ricordato di aver quasi pianto in Val di Chiana nel
sentire quei muggiti strazianti, che gridano a Dio e alla Natura contro il
bipede animale razionale .... E tu ci scherzi ? Ah Fadette!.... qui non ti
riconosco.

Che felicità sarà di essere tuo prigioniero... Ma non ti parlerò di ri-
torni e di addii. Verrò da te cara .... e non penserò ad altro. Verrò alla fine
del mese. Il di 29 debbo essere qui per i Premi all’Ist. dell’ Annunziata —
devo ahimé fare uno speech .... La mattina del 30 parto e alle 5 sarò fra
le... mani della Fadette. Vi sono ancora 12 giorni.... che mi parranno
12 secoli.

Ah! vorrei esser guarito del male agli occhi... che sono ora cosi brutti
di cimmeria nebbia e di sangue.... Ah Fadette tu non mi ameresti piü se

e mugge nella prossima
stalla con froge spante
la bianca ruminante
cui tolsero il figliol...
Ma ride il cielo limpido
ma cantano gli uccelli
che con salvia e lardelli
arresteranno il vol
tra poco... innanzi all'ilare
fiamma dei focola1i
dannati tra gli alari
sullo spiedo, a girar
finché burrati « in ordine »
e a punto arrosolati
ci verranno portati
sul desco famigliar,
sul desco ove nell'anfore
qual liquido rubino
rosseggia il vecchio vino
di gioia eccitator.
Beviam, ridiam, si scordino
questi capelli bigi.
Evviva San Luigi
e il nostro buon Pastor.
(Carte Sabina Gigliarelli Palmucci)

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m——— PEINE CUR IMPOR NEN 0 EP ORC
LETTERE DI ENRICO NENCIONI A, VITTORIA AGANOOR 209

vedessi questi poveri occhi ! — non più misteriosi né indagatori, ma afflus-
sionati ed orribili ....

Anzi ora mi dolgono perché li ho un po’ stancati nel far gli Esami —
e smetto di scriverti — ma non di star con te, con la quale posso dire che
intellettualmente e cordialmente sto sempre. Riscrivimi, cara.

il tuo perfido e caro
Landryetto

Firenze 28 luglio [1894]
Fadette !

Che dirai? che avrai detto del mio lungo silenzio ?

Sono stato malato. Peggiorai del male agli occhi — e vi si aggiunse un
mal di stomaco spasmodico che non so a che cosa attribuire — se non forse
al caldo eccessivo di Firenze (38 gradi).

Son pallido ed emaciato come un Cristo di Cimabue o come un Giobbe
di Alberto Durero. Spero rimettermi a Basalghelle — ma come affrontare
10 ore di viaggio a questi bollori canicolari e nello stato di debolezza in cui
mi trovo ? Il mio medico mi consiglia di stare ora in assoluto riposo, rimet-
termi un po’ in forze, e appena mi è possibile farlo senza peggiorare le mie
condizioni, lasciare Firenze. Io conterei di partire entro la prossima setti-
mana. Ma ti riscriverò in proposito.

Porterò meco tutta la roba che mi dici. Tu riscrivimi presto, e a lungo
— io non posso perché ogni rigo mi costa una trafitta agli occhi.

il tuo Landry

Tante cose cordiali alla Mamma.

Firenze, 1° Agosto [1894]
Cara Fadettina !

Ma Dio buono! o che dobbiamo esser tutti malati ? Anche la tua cara
mamma ! Spero che a quest'ora sia cosa passata — ma intanto... e tu ti
strapazzi, e stai inquieta — e io son qua, a domicilio coatto, con gli occhi
inservibili, a un caldo che oscilla fra 33 e 39 gradi — e malato di stomaco . . .
Non ho mai passato, quanto a salute fisica, un mese più penoso, più tedioso,
più affannoso, e più eferno, del luglio di quest'anno! mai in tutta la mia
già lunga vita!

Ma ne sarò compensato nei giorni che passeremo insieme... Appena
calmati un po’ questi eccessivi calori e scemato almeno questo male allo
stomaco, verrò da te. Il medico vorrebbe che andassi subito, per qualche
giorno almeno, in luogo fresco assai — e avrei due inviti — uno all’Abetone,
e uno a Camaldoli, luoghi freschi, quasi freddi — ma io una volta che posso
mettermi in viaggio, non vo che a Oderzo, cioè da te. E poi, se a Basalghelle
210 PAOLA, PIMPINELLI

vi sono delle boscaglie, ombra e fresco vi dev'essere — e se anche vi fosse
caldo, io verrò costà, e solo costà.

Non potendo leggere da me che pochissimo, mi fo leggere dalla mia
sorella Giulia (che sa bene l’inglese e il francese e un po?’ il tedesco). Jeri mi
lesse per due ore dagli Specimen Days di Whitman. Stamani cinquanta pagine
del Lourdes di Zola. Da me leggo, a brevi tratti, i Derniers Essais di Taine.

Mi scrivono per avere qualche cosa per il N° Unico per il Monumento
a Shelley in Viareggio. Manderó qualche cosa — una strofe, un pensiero ....
Hanno scritto anche a te ? Io veramente ho scritto anche troppo su lo Shelley.
J'ai fait le tour de l'homme et de l'oeuvre : dal mio primo articolo su lui nel
1879, a quello sul suo Centenario ("92) nella Nuova Antologia 9. Lo Shelley
è col Carlyle, col Browning, col Tennyson, col Swinburne, e con Whitman,
uno dei sei ai quali ho consacrato più articoli — e che, posso dirlo senza vanto,
io ho rivelato all’Italia.

La tua lettera mi ha tranquillizzato — sì, pensavo con angoscia che a
ogni costo dovrei mantenere le care promesse... tu mi hai indovinato. Ma
la tua lettera mi fa pena là dove dici che la Fadette è « gialletta gialletta
come una foglia novembrina » — Cara! — Sì hai ragione — il selciato fio-
rentino deve venire da qualche vulcano satanico .... Sii certa che mi curo
— collirio, zinco, polvere di bismuto, laudano, ho qui un monte di scatole,
di pillole, di fiale, di boccettine . ... sembro uno dei Malades di Molière ....
Riscrivimi presto, o adorata Fadettinella. Eccoti le mani....

il tuo Landry

Firenze 7 agosto [1894]
Fadettina ;

La tua ultima è in perfetta contradizione con le precedenti ultime let-
tere. Dopo avermi consigliato, pregato di aspettare per muovermi di esser
guarito affatto e che gli eccessivi calori del solleone siano un po’ mitigati —
mi scrivi ora una lettera che letta fra le righe viene a dir questo : « Se tu dav-
vero mi amassi a quest’ora saresti qua, male o non male, caldo o non caldo
.... Tu sei o indifferente o poltrone o egoista. Non credo nulla a tutti co-
testi mali. Del resto, fa’ quel che vuoi. Se non sei spinto a venir da me dalla
forza irresistibile del cuore, è meglio che tu non venga. Io ne soffrirò poco.
Ti leggo nell'anima e son guarita delle mie illusioni . . . non son più la Vittoria
di una volta. Fa’ quel che vuoi — e non avere scrupoli inutili ».

È vero? Hai voluto dire cosi? proprio così ?....

1) ENRICO NencIoONI, Nel primo centenario di Percy Bisshe Shelley (4
agosto 1792-1892), in « Nuova Antologia», anno xxvir, fasc. xv, 1° agosto
1892, pp. 412-425.

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LETTERE DI ENRICO NENCIONI A VITTORIA AGANOOR 211

Ecco — io ti risponderò poche ma sincerissime parole.

Sono stato malato, e sono ben lungi dall’esser guarito. Venire in casa
tua a far l’invalido mi seccava. Volevo aspettare di sentirmi bene. Son libero
fino al 20 ottobre. Non vo, non andrò, in nessun altro luogo — né a Camal-
doli né a Abetone né in altri luoghi dove sono invitato. Resterò qua, non mi
muoverò se non per venire da te.

Ma se è vero, proprio vero, che tu sei mutata, che non sei più la Vittoria
di una volta; allora non verrò neppure a Basalghelle.

Per una relazione puramente intellettuale, non c’è bisogno di vedersi —
e possiamo contentarci di una regolare corrispondenza postale ....

Non è vero ? non è vero ?.....

Enrico

Firenze sera del 9 Agosto [1894]
Cara !

Oh, sii sempre così! così carina, buona, soave e indulgente ! Questa
tua lettera mi è stata una vera intensa gioia... Grazie, Fadettina mia ado-
ratal... No, non voglio andare in nessun posto prima di venir da te. E
verrò prestissimo, appena migliorati gli occhi, e un poco scemato l’atroce
caldo. Credi che mi riguardo e non merito i tuoi rimproveri. Mi sgridi perché
leggo un pochino e un pochino scrivo. Ma come potrei passare queste lunghe,
eterne, e « meste per tanta luce ore d’estate », senza far nulla ? Leggo e scrivo
a intervalli. Ho dettato una specie di speech per il Monumento a Shelley in
Viareggio. Lo vedrai stampato.

Quà non ho ora nessuno con cui parlar d’arte di letteratura ecc. e se
non leggo o scrivo mi annoio mortalmente.

Io aborro e spregio la noia e gli annojati — i Werther, gli Obermann, i
Leopardi, mi danno sui nervi coi loro monotoni e inutili piagnistei.... Mi
piace l'azione, la forza, la gioia eroica della lotta e della vita... ma, e questo
è il mio gran tormento, io son nato annoiato ! Se un amore, uno scritto, un
libro, un'idea, non mi occupa tutto — se non sono un po’ agitato, muoio di
tedio. Quel che diverte tutti, o quasi tutti, gli altri, — mi annoia.

Leggi nell'Antologia l'articolo del Bonghi su « Leone XIII e mons. Ire-
land » 9, È assai suggestivo.

Quella parola, angoscia, che pare ti sia rimasta a gola, non sai che la
scrivesti fu per la prima scrivendomi «non voglio stiate in angoscia per le
promesse ritrattate ? ecc. ».

«Le due romite », mi dici. Che gusto se vi troverò sempre romite! Se
vi saran delle visite aristocratiche, sarò molto... genato. Ti voglio tutta
per me in quei giorni.

1) Ruceero Bowaur, Leone XIII e Mons. Ireland, in « Nuova Anto-
logia », anno xxix, fasc. xv, 1° agosto 1894, pp. 381-398.
212 PAOLA, PIMPINELLI

Quante cose da dirti, da domandarti, da confidarti! Io credo, spero,
poter partire prima del 20 corrente. Ma ti riscriverò il giorno preciso. Se-
guirò il tuo orario. Si può da Firenze prendere il biglietto per Oderzo — o
bisogna prenderlo per Treviso ? Ho visto che si muta treno 3 volte! A Bo-
logna, a Mestre, e a Treviso. Non si cambia tanto per andare a Parigi. Ba-
salghelle è un nome allegro, scherzoso e veneziano. Oderzo è un nome brusco e
fresco, quasi freddo. E Aganoor è come il nome di un’isola, remota, magica,
da fate! Ti bacio gli occhi cari.

1 Landry

14 Agosto [1894]
Cara Vittoria ;

Con te, Fadette mia, non si puó mai scherzare. Prendi subito le cose
sul serio, come le parole sul muíar treni, e sui biglietti — prendi sul serio,
e dai sfogo ai tuoi sarcasmi acerés.... Ma sai che sei cattiva davvero | E
io mi aspettavo questa volta una letterina buona e affettuosa. Ma no, non
ti rimprovero — una parte della tua lettera è carina e buona. E le storie
della croce e della cire perdue son deliziose di humour,

No — non partirò di venerdì, poi che tu, illustre poetessa, lo vieti. Così
ti chiamava un mio giovine amico jeri — un bel giovane, e poeta anche lui
— l’autore di Sposa mystica 1). « Ah, Professore, lei va in villa della illustre
poetessa ? della forte e simpatica poetessa dei Cavalli di San Marco? Le
presenti i miei riverenti saluti. Io sono entusiasta di tutte le sue poesie —
le ho lette tutte — ne so due a mente. Mi dica : com’è ? è bruna o bionda ?
mi fa vedere il ritratto, se ce l'ha?» .... insomma un niagara di domande
e di ammirazioni da... farmi geloso. Certo non te lo farò mai conoscere —
e comincio dal non dirti chi è.

Io son guarito dello stomaco, il caldo è un po’ scemato — ma questi
occhi non voglion guarire .... Anzi, oggi, sto un po’ peggio — e domani
anderò a consulto dal Pereira. Forse mi fece male jeri una passeggiata alle
Cascine coll'amico tuo ammiratore ; v'era polvere e si fece un po’ tardi la
sera. Ma santo Dio! se non devo né leggere, né scrivere, né passeggiare, né
viaggiare .... che vita diventa la mia ? Non mi dolgono molto gli occhi,
ma sono infiammatissimi e rossi come quelli del Caronte di Dante.

E se leggo o scrivo mi lacrimano e allora anche mi dolgono ... come
ora — e perciò smetto e ti riscriverò più lungamente quest’altra volta. Addio
per oggi Fadettina — e sii buona col tuo, poor old Landry.

1) Angiolo Orvieto.
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LETTERE DI ENRICO NENCIONI A VITTORIA AGANOOR

[Cartolina postale indirizzata :]
Alla Nobil Signorina

Contessa Vittoria Aganoor

Oderzo per Basalghelle

(Prov. Treviso)
19 Agosto [1894] Firenze

Ho seguito scrupolosamente il savio consiglio. Tre giorni assoluto ri-
poso. Sto meglio assai. Domani spero poter scrivere lettera abbastanza lunga.
Intanto cordialissimi saluti a Lei e a Mammaà. Valete !

Landry

Firenze, 21 Ag. [1894]
Cara Fadette ;
Il 19 ti scrissi una cartolina per darti le mie nuove, dopo l'assoluto ri-

poso di tre giorni. Il riposo mi ha fatto bene... e seguito a tener gli occhi
in un riposo relativo, se non assoluto .... Speriamo di guarire presto, e ra-
dicalmente. ....

Ho ricevuto i Versi a Shelley 9). Brava ! Sono bellissimi e originalissimi :
non muterei sillaba.

Questo signor Fava io non lo conosco. Mi dicono che è cronista di non
so qual giornale. Venne da me a nome del Comitato per chiedermi qualche
cosa in prosa o versi — sul monumento allo Shelley — per il Numero Unico
da pubblicarsi in occasione dell’inaugurazione. Mi domandò anche il nome e
l'indirizzo delle più note poetesse e io naturalmente detti il vostro nome
— e quello della Lara, della Negri etc. etc.

Ma temo, a quel che mi vien detto, che Festa, inaugurazione monumento,
Numero unico ecc. sian tutto un bel sogno di quei bravi giovani di Pisa e di
Viareggio. Le Feste dovevan essere entro il corrente Agosto — siamo quasi
alla fine del mese — e nulla è pronto... Prima di dare a questo Signor
Fava l'autografo dei tuoi bei versi, voglio info;marmi meglio. Per ora, nes-
suno ha dato nulla. Gli dirò che la Contessa Aganoor ha scritto che manderà
qualche cosa, e che io la passerò al Comitato. (E darei a ogni modo la copia
dei versi, e non l’autografo.)

Io sto meglio — non bene, ma meglio. Posso un poco leggere e scrivere.
Ma son triste, tanto ! Quà è tornato il caldo — 31 grado — e un cielo spie-
tatamente sereno. Da due mesi non è venuta una gocciola d’acqua. L’Arno
è un letto di sabbia affricana e di sassi bianchi. La sera il cielo è color di rame
— un cielo da Apocalisse.

1) Pel monumento a Shelley, in Poesie complete, ediz. cit., p. 142. Prove
e varianti su un foglio delle Carte Sabina Gigliarelli Palmucci.

— Bü
PAOLA PIMPINELLI

Ho avuto stamani una bella lettera del Panzacchi, con dei bei versi
in morte del povero Muzzioli 1). Belli, ma meno belli, e meno originali, dei
tuoi a Shelley.

Tu come stai ? Sei triste come me, lo sento anche dalla tua ultima let-
tera.... Scrivimi presto, Fadette cara, e consolami un poco con una cara
tua letterina.

il tuo Landry

P. S. È ritornato a trovarmi il Fava. A sentir lui l’inaugurazione potrà
farsi in settembre. Mi ha fatto vedere varie poesie avute per il Numero unico
— e ho riconosciuto gli autografi del Marradi, del Panzacchi ecc. Visto ciò,
gli darò domani il mio scritto (brevissimo) e i tuoi versi. Di questi però ser-
berò copia.

Per consiglio del Pereira anderò lunedì prossimo, 27, per due giorni a
Vallombrosa, nella speranza che un po’ di fresco affretti la guarigione dei
miei occhi. Poi sistemate alcune cosucce qui all’Istituto — partirei per Oder-
zo, alla fine del mese.

Tante cose alla mamma. A te una lunga affettuosa. stretta di mano.
Sai? Il Capitelli è stato traslocato Prefetto a Genova. Dicono che qua
ha fatto un monte di debiti .... Ma forse son ciarle infondate. Addio, cara
Fadettina, scrivimi una lettera e che io l'abbia prima di lunedi. Mercoledì
sera, 29, sarò di ritorno in Firenze.

E. N.

[Foglietto rigato.]

Buon giorno! È un sole splendido, e, da due ore, the little birds sing
cheerfully .... Volete avere la bontà di mandarmi due francobolli ? Al tocco
faremo i conti.

— Landry — 2)

20 aprile 96

Mi pare soggetto per un breve e bellissimo racconto in prosa; e sento
che saprete farlo. In versi non mi va, assolutamente. Aspetto il racconto.
Bellissime invece, a mio gusto, le strofe di Natale *). Leverei solo quell'anzi,

1) Deve trattarsi del pittore Giovanni Muzzioli (Modena 1854-1894).
*) Ritengo che il biglietto sia stato scritto durante il soggiorno del
Nencioni a Basalghelle.
*) Sul Natale l'Aganoor scrisse diverse poesie; il Nencioni potrebbe

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LETTERE DI ENRICO NENCIONI A VITTORIA AGANOOR 215

come io ho levato quel pro’ giustamente incriminato. Sono sempre profon-
damente infreddato e non so che santo o diavolo invocare e « odio la luce e
il di» come il bandito Ernani. Auguri d’ogni bene

Enrico Nencioni *)

alludere a quella più vicina per data, Natale 1895 (in Poesie complete, ediz.
Cit, p. 177).

1) Il Nencioni restituiva, accompagnata da queste righe, una prova de
La strega, con annotazioni.
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Atti della Deputazione

ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI ORDINARI
DEL 15 APRILE 1973

Domenica 15 aprile 1973, alle ore 10.30 in seconda convocazione,
nella sede della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria, il Pre-
sidente Giovanni Cecchini apre la seduta alla presenza dei Soci Or-
dinari Roberto Abbondanza, Giulio Battelli, Umberto Ciotti, Pie-
ro Grassini, Ugolino Nicolini, Mario Pericoli, Adriano Prandi, Leo-
poldo Sandri, Francesco Santi, Costanzo Tabarelli, e della Segre-
taria Paola Pimpinelli.

Hanno giustificato l'assenza inviando regolare delega : Mario De
Dominicis, Giuseppe Ermini, Bruno Frattegiani, Giuseppe Mira, Raf-
faello Morghen, Carlo Pietrangeli, Luigi Salvatorelli.

Si dà lettura del verbale della precedente assemblea, che viene
approvato all'unanimità ; quindi il Presidente espone la relazione
sull'attività svolta dalla Deputazione nel corso del 1972, dopo aver
ricordato con rimpianto i Soci defunti nell'anno (dott. Tommaso
Biondi e prof. Giuseppe Tofanetti, entrambi aggregati) ed aver an-
nunciato con rammarico le dimissioni presentate per motivi di salute
dal Socio Corrispondente prof. Paolo Toschi.

Il Consiglio Direttivo si è riunito il 29 aprile e il 27 dicembre
1972; i Soci Ordinari sono stati convocati in assemblea ordinaria
il 30 aprile 1972.

Nel corso dell'anno sono usciti i due fascicoli del volume rxix
del « Bollettino » e i numeri 13 e 14 dei « Quaderni del Centro di
Documentazione ».

Per ció che concerne le altre pubblicazioni (a prescindere dalle
Carte dell'Abbazia di S. Croce di Sassovivo la cui edizione è curata
dalla Deputazione per conto della Università degli Studi), il cui
ampio e articolato programma risulta dai verbali precedenti, si deve
purtroppo constatare una battuta d'arresto, o almeno un rallenta-
mento del ritmo, dovuti alle difficoltà finanziarie determinate dal
fortissimo aumento delle spese di stampa.
218 ATTI DELLA DEPUTAZIONE

Il Presidente illustra le fasi attuali, ed ultime, di preparazione
del Convegno su «I paesaggi rurali europei », dal 7 al 12 maggio
p.v., tenuto dalla Conférence Européenne Permanente pour l'étude
du paysage rural» e organizzato dalla Deputazione; risponde
quindi ad interventi dei Soci Ciotti e Abbondanza, i quali chiedono
che del Convegno siano adeguatamente informate, rispettivamente,
la Soprintendenza alle Antichità e la Regione.

Il nuovo statuto ha ricevuto il definitivo decreto del Presidente
della Repubblica, e potrà essere applicato, con l'annesso regola-
mento, anche per la elezione di nuovi Soci, fino dalla presente As-
semblea.

Il Presidente espone l'attuale situazione economica e l'attività
scientifica del Centro di Documentazione sul Movimento dei Disci-
plinati, che sempre piü gravemente risente delle lentezze e delle in-
certezze del finanziamento da parte del Consiglio Nazionale delle
Ricerche. Il Socio Prandi prospetta la possibilità di estendere il
campo di ricerca all'Italia meridionale, chiedendo un contributo alla
Cassa per il Mezzogiorno.

Nell'anno decorso la Biblioteca della Deputazione, che svolge
un limitato ma regolare orario di apertura, ha ulteriormente incre-
mentato il cambio con riviste di vari istituti.

Presentati dal Presidente il conto consuntivo 1972 e il bilancio
preventivo 1973, e data lettura della relazione dei Revisori dei conti,
i due bilanci vengono approvati all’unanimità.

Di fronte al sempre piü rilevante aumento delle spese corren-
ti, il Presidente propone che dal 1974 sia aumentata la quota asso-
ciativa e vengano anche elevati i prezzi delle pubblicazioni: dopo
ampia discussione l'Assemblea delibera l'aumento della quota a L.
9.000 per tutte le categorie di Soci, e demanda al Consiglio l'inca-
rico di provvedere ad una adeguata revisione dei prezzi delle pub-
blicazioni, a seconda della loro importanza e rarità.

Poiché l'Assemblea si trova nella necessità, accettata con ram-
marico vivissimo, di sostituire nel ruolo di Consigliere il prof. Luigi
Salvatorelli, dimissionario per ragioni d'età e di salute, il Consiglio
propone con meditate motivazioni che egli sia surrogato dal prof.
Giuseppe Mira: l'Assemblea lo elegge con voto unanime, e nello
stesso modo procede a nominare il terzo Revisore dei conti (sup-
plente) nella persona del dott. Giocondo Ricciarelli.

Secondo il nuovo statuto della Deputazione, si procede quindi
alla elezione di Soci nelle diverse categorie.
A—— —

ATTI DELLA DEPUTAZIONE

219

Su proposta della Presidenza sono promossi a Soci Onorari Alba

Buitoni Gatteschi e mons. Bruno Frattegiani.

Dopo che si è proceduto alla verifica dei poteri e delle deleghe,
per regolare votazione, a maggioranza, fra i nominativi che a norma
di statuto erano stati proposti dai Soci Ordinari, risultano eletti
Soci Ordinari : Giovanni Antonelli, Anna Eugenia Feruglio, Pier Lo-
renzo Meloni, Paola Pimpinelli, Giocondo Ricciarelli, Lodovico Sca-
ramucci, Pietro Scarpellini.

A Soci Corrispondenti sono eletti: Francesco Agostini, Attilio
Bartoli Langeli, Gaetano Contini, Clara Zazzerini Cutini, Henri Des-
planques, Leonardo di Serego Alighieri, Luciano Faina, Hermann
Goldbrunner, Alberto Grohmann, Giovanni Lazzaroni, Cecilia Zipoli
Mazzi, Alessandro Pratesi, Francesco Santucci, Mario Sensi, Lodo-
vico Silvestri, Stanislao da Campagnola, Lucia Tammaro Conti.

Dopo un ultimo intervento del prof. Abbondanza, il quale chiede
che sia intensificato il rapporto tra la Deputazione e gli istituti sto-
rici delle facoltà universitarie, esauriti gli argomenti all’ordine del
giorno, il Presidente chiude la seduta alle ore 13.

Il Presidente
GIOVANNI CECCHINI

La Segretaria
PAOLA PIMPINELLI
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dA

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CENTRO DI DOCUMENTAZIONE
SUL MOVIMENTO DEI DISCIPLINATI
nato RR s 5 M aacapito > a TORE D EM wo QM IPM EM

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Raccomandati di Maria e disciplina

a Spello nel secolo XIV

Frammentarie sono le notizie pervenuteci sui Disciplinati di
Spello 9, terra già appartenente alla diocesi di Spoleto, passata poi
nel secolo xvin alla diocesi di Foligno, ma la scoperta casuale di
un'indulgenza, la cui problematica si inserisce nella nota controver-
sia suscitata dal Kern al Convegno del vir Centenario del Movimento
dei Disciplinati - i rapporti tra Raccomandati di Maria e Discipli-
nati - ? mi ha spinto a stendere la presente nota.

I registri comunali, nonché i volumi del Notarile di Spello sono
tutti posteriori alla seconda metà del secolo xiv, mentre gli archivi
delle fraternite spellane sono andati completamente distrutti, vana
ad esempio la ricerca di statuti e di matricole.

I lasciti testamentari del secolo xiv ricordano le seguenti fra-
ternite operanti a Spello: Fraternita di S. Giacomo, Raccomandati
di S. Maria della Misericordia, Raccomandati di S. Maria di Prato,
Fraternitas S. Anne, Fraternitas clericorum e Fraternitas cruciatorum.
Per le ultime tre fraternite nulla ci è pervenuto all’infuori del titolo 9,

La Fraternita di S. Giacomo era costituita da confratelli che
gestivano un ospitale il cui più antico ricordo risale al 1296 9. Il
27 gennaio di quell’anno Francesco, vescovo di Spoleto, concesse
quaranta giorni di indulgenza a tutti coloro che avessero contribuito
alla riparazione e al miglioramento dello Xenodochio posto « in stra-
ta pubblica, qua itur Perusium », cioè al di fuori della cinta urbana
e precisamente in località Osteriaccia, così detta perché sulle rovine
del vecchio ospitale la fraternita, che nel frattempo si era trasferita
all'interno della cinta, aveva costruito un'osteria, quamdam caupo-
nam, come annotò il visitatore apostolico, edificio ancora in costru-
zione nel 1571, al tempo della visita apostolica 9. La prima menzio-
ne della fraternita risale peró al 1311 9. I lasciti testamentari del se-
224 MARIO SENSI

colo xiv la dicono semplicemente fraternitas S. Iacobi, senza aggiun-
gere ulteriori appellativi, ma nel secolo successivo ho trovato pure
il titolo fraternitas recommendatorum S. lacobi ©. Il visitatore apo-
stolico annotò che la fraternita « gubernatur sine aliquibus capitu-
lis » 9. Il Donnola, uno storico spellano del secolo xvir, ci informa
che potevano entrare a far parte della fraternita solo coloro che aves-
sero visitato il santuario di Compostella, o quelli che potessero van-
tare tali ascendenti ®. Nessun cenno sulla disciplina.

Di particolare interesse all'indagine sono invece le fraternite di
S. Maria della Misericordia e di S. Maria di Prato.

Il più antico documento sulla Fraternita di S. Maria della Mise-
ricordia è un lascito testamentario del 19 dicembre 1311. Il testato-
re, certo Matalglatius olim Riuxii lasciò, tra gli altri, dieci soldi di
denari cortonesi fraternitati recommendatorum S. Marie de Spello 19.
E l'appellativo di Raccomandati di Maria rimane costante per tutto
il secolo xiv e per il successivo. Una sola volta il titolo di S. Maria
della Misericordia è preceduto dall'appellativo disciplinatorum, cosi
appare in una donazione del 24 luglio 1429 '». Il documento potreb-
be essere indicazione di un passaggio, anche se tardivo, dei Racco-
mandati di Maria alla disciplina, senonché lo Iacobilli, nel catalogo
degli ospitali di Spello, scrive: « Il secondo ospitale é quello decto
della Misericordia, che fu eretto nel 1300 in circa da la comunità di
Spello nella piazza della Croce, ove nel 1338, essendoci la disciplina,
fu loro concesso che potessero ergervi un oratorio con la cappella da
Bartolomeo, vescovo di Spoleto »'2. Il documento del 1338 non ci
è pervenuto, ma della giacenza in archivio di privilegi vescovili di
indulgenza si ha conferma nella visita apostolica **; non è improba-
bile quindi che lo Iacobilli abbia effettivamente consultato il testo,
o copia del documento, stilato da Bartolomeo de Bardi. Che i fratelli
praticassero la disciplina ci viene confermato anche da tre affreschi
raffiguranti la Vergine della Misericordia, posti nell’oratorio della
fraternita, rispettivamente uno sulla facciata, l’altro sulla parete d’in-
gresso, ambedue di scuola folignate del secolo xv ed un terzo posto
nel pilastrino destro dell’altare della Crocefissione, lavoro quest’ul-
timo eseguito dal pittore di Norcia Michelangelo Carducci nel
1562 ‘9. Dei primi due affreschi, che hanno identica impostazio-

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RACCOMANDATI DI MARIA E DISCIPLINA A SPELLO NEL SECOLO xiv 225

ne, migliore, quanto alla conservazione delle figure e dei colori, è
quello posto all’interno. L’affresco, che misura cm. 190 x 145, raf-
figura la Madonna della Misericordia ricoperta da un manto azzurro
e con ai piedi ventidue figure di devoti : a destra undici confratelli
oranti, vestiti di sacchi bianchi, incappucciati, con le aperture per
gli occhi, mentre per la positura non è visibile la finestra della tona-
ca; a sinistra un pontefice col triregno, un vescovo mitrato, religio-
si, laici e laiche. Nel terzo affresco, di cm. 130 x 57, ai piedi della
Vergine appaiono solo tre confratelli incappucciati e in secondo pia-
no, indice forse che quando l’affresco fu eseguito (1562) la disciplina
non era più obbligatoria.

Tardiva, rispetto alla precedente è la fraternita di S. Maria della
Concezione di Prato. La chiesa, non però l’attuale, le cui strutture
sono barocche, risale al secolo xir. Un privilegio di indulgenza del
1291, rilasciato da Gerardo, vescovo di Spoleto, ricorda una ecclesiam
S. Marie de Prato come cappella della parrocchiale di S. Lorenzo
martire, dove nell’ottava di Pentecoste, cioè nella festa della SS.ma
Trinità, «solent clerus et populus cum letaniis ob Dei reverentiam
convenire » !'9. Del 1321 è un altro privilegio di indulgenza rilasciato
da Bartolo de Bardi, vescovo di Spoleto, a favore di tutti coloro che
avessero contribuito alla riparazione della chiesa : « cum igitur dilec-
tus in Christo ... rector ecclesie S. Marie de Prato prope Spellum...
proponat et inceperit eamdem ecclesiam construere et de novo mu-
rari facere » !9. Nel 1329 i lavori di restauro non erano ancora termi-
nati se il capitolo di S. Lorenzo fu costretto ad alienare alcuni beni
«cum ad presens necessitas immineat priori, canonicis et capitulo ec-
clesie S. Laurentii de Spello ... vendendi... de bonis ipsius eccle-
sie minus utilibus pro reparanda ecclesia S. Marie de Prato, que est
cappella ipsius ecclesie S. Laurentii »??. In questi documenti non
si fa alcuna menzione della fraternita, cui in seguito fu affidata la
chiesa. Cosi ancora nel 1348, in un testamento dove, tra l'altro, si
lascia quindici lire per l'acquisto di un calice «in ecclesia S. Marie
de Prato » 19).

Al 1365 appartiene un privilegio di indulgenza diretto « Homi-
nibus et personis fraternitatis recommendatorum S. Marie de Prato
de Spello ». E il primo ricordo della fraternita ed anche l'unico do-
cumento sulla medesima che ho potuto rintracciare nell'archivio par- 226 MARIO SENSI

rocchiale di S. Lorenzo !9. Vana ad esempio è stata la ricerca degli
statuti cui accenna il visitatore apostolico : « visis confratrum capi-
tulis et rationibus admodum confusis iussit lucidiore fieri et reddi
singulis annis cum interventu alicuius a R.P.D. episcopo deputan-
di » ®©. Menzioni della fraternita per i secoli xiv e xv si hanno in
LE testamenti e rogiti dell'Archivio Notarile di Spello, dove tuttavia co-
mE stante rimane il titolo ufficiale Fraternitas recommendatorum S. Marie
Wl de Prato, senza poter mai rinvenire l'appellativo disciplinatorum, ap-
nul pellativo che del resto manca anche nel privilegio che sto per esa-
il: minare. La precisazione acquista importanza se si tien conto che il |
| privilegio in oggetto menziona ben cinque volte la disciplina.
Mi | Il documento fu concesso da Nicola di ser Francesco, vicario |
generale di Giovanni, vescovo di Spoleto: si tratta pertanto di un
atto che rientra tra le facoltà delegate al vicario. I destinatari sono
«homines et persone» della fraternita o congregazione dei Racco-
mandati di S. Maria di Prato, una seconda congregazione o fraterni-
ta di Raccomandati di Maria in Spello che, a differenza di quella
della Misericordia, non gestiva un ospitale. La designazione « homi-
nibus et personis » non la ritroviamo tra i privilegi di indulgenza e
tra i documenti diretti ai disciplinati umbri nel secolo xiv 2, ma in
documenti notarili coevi, dove sta ad indicare uomini, donne e reli- |
giosi ; così ad esempio il notaio folignate Francesco di Antonio scri-
Ve: «... in quo. quidem testamento plura relicta et legata fecerit
quam pluribus hominibus et personis et locis piis, prout et sicut in
dicto testamento legitur...» e nel citato testamento si fa menzione
di uomini, donne, religiosi e luoghi pii *».
I dati fondamentali che si possono ricavare dal privilegio sono :
i confratelli ottengono dall'autorità religiosa diocesana l'erezione ca-
nonica : «quod vos . . . possitis congregari in ecclesia S. Marie » ; han-
no una propria sede, la chiesa di S. Maria di Prato, dove i confra-
telli si riuniscono per discutere sulle opere di misericordia e di cari-
tà, nonché sulla vita interna della congregazione, per partecipare alla
messa e ai divini uffici, per cantare le lodi, per disciplinarsi e per far )
visita al SS.mo Sacramento esposto « dissiplinando », cioè disciplinan-
dosi, pratica credo finora sconosciuta alla letteratura sui disciplinati.
Presiede la fraternita un priore, detto Maggiore, il quale tra l'altro
organizza le opere di carità, la visita agli infermi, o l'assistenza a do-
micilio — il testo dell'indulgenza usa due verbi : vissitaveritis, servi-
veritis — il soccorso agli indigenti e le questue. Tra le pratiche ven-
gono ricordate, oltre le adunanze, la preghiera vocale, il canto delle

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iste RACCOMANDATI DI MARIA E DISCIPLINA A SPELLO NEL SECOLO Xiv 227

lodi, la disciplina, la partecipazione alle sacre funzioni, anche la con-
fessione fatta dinanzi all'assemblea dei confratelli. Sono ricordate
processioni penitenziali — cum dissiplina ibitis — con visita alle
chiese per deporvi le offerte e processioni per accompagnare i defun-
ti alla sepoltura. Tra le preghiere vocali : la giaculatoria « Laudatum
et benedictum sit nomen Domini Jhesu Christi et beate Marie vir-
ginis matris eius cum omnibus sanctis eorum » da recitarsi quando
si entra o si esce da qualunque chiesa, o quando si incontrano i con-
fratelli; la Salutatio beate Marie virginis, cioè l'Avemaria, da reci-
tarsi in ginocchio, tre volte, alle lodi e al vespro ; la Salve Regina
Misericordie cum toto quod sequitur ; cinque Pater Avemarie.

Il testo dell'indulgenza difficilmente trova riscontro con gli sta-
tuti dei Raccomandati di Maria, ad esempio con quelli di Assisi *?,
la terra piü vicina a Spello, e ció a parte la disorganicità della dispo-
sizione nel testo delle varie pratiche indulgenziate con quaranta gior-
ni, sembra invece condotto sulla falsariga dell'indulgenza concessa
dal vescovo di Spoleto, Bartolo de Bardi, il 30 dicembre 1329, agli
uomini e alle donne della congregazione dei disciplinati del monastero
di S. Lucia in Cascia *. La corstatazione ci lascia supporre la presen-
za, nell'archivio della Curia vescovile di Spoleto, di uno specimen,
modellato sui documenti indulgenziali provenienti da Avignone, al
cui stile appartengono ambedue le indulgenze, ma anche ci fa sor-
gere un dubbio sul rapporto tra queste due indulgenze e gli statuti
delle rispettive fraternite. In altre parole il vicario generale di Spole-
to nella stesura del testo diretto ai Raccomandati di Spello tenne
conto degli statuti della fraternita, se pure in quell'anno erano stati
stesi, o si limitó a compilare un elenco di pratiche e devozioni, già in
uso presso le fraternite dei Raccomandati di Maria e dei Disciplinati,
elenco il piü vasto possibile, onde fosse potuta rientrarvi ogni even-
tuale norma statutaria della fraternita di S. Maria di Prato ? Se ri-
sponde a verità la prima ipotesi avremmo in Spello una fraternita,
anche se tardiva, di Raccomandati di Maria i cui iscritti praticarono
sin dagli inizi la disciplina senza mutuare tuttavia il termine discipli-
natorum, come altre fraternite di Raccomandati passati alla discipli-
na, vedi ad esempio le fraternite dei Raccomandati di Cuneo, Betto-
na, Roma ?9, Se valida la seconda ipotesi, ci troveremmo di fronte
a un testo indulgenziale che non risponde agli statuti della fraterni-
ta cui é diretto, ma che tuttavia ci fornisce un elenco di pratiche in
uso presso le varie fraternite, tra cui la pratica della disciplina fatta
dinanzi al SS.mo Sacramento esposto. 228 MARIO SENSI:

Appare evidente come i documenti sopra riferiti lungi dal risol-
vere, anche se a livello locale, i rapporti tra Raccomandati di Maria
e Disciplinati, li ripresentino sotto diversa angolatura. Alla soluzio-
ne del problema, legato a sistematiche ricerche di archivio, la pre-
sente nota vuol portare il suo piccolo contributo.

Manio SENSI

NOTE

1) La visita apostolica P. de Lunel (Foligno, Biblioteca comunale, Acta
visitationis Spoletanae diocesis (1571-1572, Ms. F. 101) ci attesta per Spello
due fraternite disciplinate : la Fraternita di S. Angelo, « visitavit ecclesiam
S. Angeli, oratorium disciplinatorum ... ex eorum capitulis aliqua delevit
superstitiosa... sustentat hospitale parvum cum tribus lectis » (c. 138) e la
Fraternita di S. Girolamo, « visitavit ecclesiam S. Ruffini unitam capitulo S.
Marie, satis umbrosam licet deserviat pro oratorio confratribus S. Hieronimi
qui singulis diebus sabati illuc confluunt ad orationem et disciplinam » (c. 140).
Minimamente peró il visitatore dice disciplinata la Fraternita di S. Maria
della Misericordia, che pur sappiamo tale per altre fonti, né quella di S. Maria
di Prato di cui appresso. Da notare che per i secoli xiv e xv mai nell'Archivio
Notarile di Spello ho trovato la denominazione disciplinatorum per la Fra-
ternita di S. Angelo, già fraternità di S. Anna (vedi M. SENst, Assistenza
ospitaliera a Spello nel Medio Evo, in « Medicina nei Secoli » 3 (1972), p. 50).
La Fraternita di S. Girolamo é forse posteriore al secolo xv, mai infatti
compare nel Notarile. Leggo nell’inventario redatto dal can. Gasparo Me-
schini, beneficiato della cappella del Crocefisso nella Collegiata di S. Lorenzo
in Spello, inventario redatto nel 1728 (Spoleto, Archivio della curia vescovile,
Spello-Inventari 1727-1744, c. 2): « Compagnia del SS.mo Salvatore, detta
della disciplina, nella collegiata di S. Lorenzo ... Si sa bene che ab immemo-
rabili si è costumato, conforme anche di presente si continua farsi nella cap-
pella del SS.mo Sacramento detta l'Oratorio, nel venerdì e domenica, circa
le 23 e mezza la disciplina, dandosi il segno con tre o quattro tocchi della
campana grossa, acciò intervenghino i devoti ad una tanto santa divotione ».
Invano però ho ricercato nell’archivio di S. Lorenzo gli statuti di questa fra-
ternita la cui data di erezione lo stesso estensore dell’inventario dice di igno-
rare.

2) L. KERN, Notes sur la fondation de la Confrérie des Reccommandés à la
Vierge et ses rapports avec les Flagellants, in Il movimento dei disciplinati nel
settimo centenario dal suo inizio (Perugia 1260), Perugia 1962, pp. 253-256.

*) Spello, Archivio di S. Lorenzo, perg. 79, 1348 luglio 16 : « Item reli-
quit fraternitati clericorum de Spello .x. solidos... item fraternitati crucia-

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RACCOMANDATI DI MARIA E DISCIPLINA A SPELLO NEL SECOLO Xiv 229

torum de Spello .x. solidos » ; ivi perg. 80, 1348, giugno 7: « Item reliquit
fraternitati cruciatorum .x. solidos denariorum » ; Spello, Archivio Notarile,
bastardello di Antonio * Andrutii Bartholi ’ (1370-1377), c. 53v, 1374, maggio
16 : « Item reliquit fraternitatibus S. Marie Misericordie, S. Iacobi et S. Anne
de Spello pro qualibet ipsarum .v. solidos denariorum ». Sull'oratorio della
Fraternita di S. Anna, che in seguito prese il titolo di S. Angelo, vedi M. SEN-
si, Assistenza ospitaliera, p. 50.
| 4) Spello, Archivio di S. Lorenzo, perg. 26, ed. M. SENSI, Assistenza ospi- iii
) taliera, pp. 59-60 ; sulle vicende dell'ospitale, pp. 43-46. lil
5) Acta visitationis Spoletanae diocesis, c. 139v, 26 novembre 1571. |

*) Foligno, Sez. di Archivio di Stato, Archivio priorale, busta 576, perg. ll
33, 1311, dicembre 19. ll

?) Spello, Archivio Notarile, bastardello di Matteo Pucciarello (1404-1448), |
c. 69, 1412, aprile 27: « Item reliquit fraternitati recommendatorum S. Ia-
cobi pro fabrica dicte fraternitatis quinque florenos auri ».

8) Acta visitationis Spoletanae diocesis, c. 139v, 26 novembre 1571.

*) T. DoNwNorLA, Apologia, Foligno, 1643, p. 261.

10) Foligno, Sez. di Archivio di Stato, Archivio priorale, busta 576, perg.
33, 1311, dicembre 19 : « Item reliquit et iussit dare pro anima sua in frater-
| nitate recommendatorum Sancte Marie de Spello et in illa Sancti Iacobi de-

cem solidos denariorum cort. pro qualibet earum ».
» 11) Spello, Archivio Notarile, bastardello di Bartolomeo di Domenico
\ (1428-1439), c. 22, 1429, luglio 24: « Franciscus Cresii... de Spello... ti-
| tulo donationis... dedit, donavit, tradidit et concessit Mactheo Petrilli Mas-
selli et Cole Passari Cherie de Spello prioribus fraternitatis disciplinatorum
Sancte Marie Misericordie de Spello et Valentino Luce, syndaco et procura-
| tori dicte fraternitatis... unam domum ».

12) Foligno, Biblioteca Iacobilli, cod. C. 11r. 8, c. 35. La prima sede della
fraternita era posta in piazza del comune, là dove fu eretta nel 1358 la rocca
albornoziana, quindi fu trasferita in via della Misericordia, dove ancora si puó
ammirare l'oratorio della Misericordia, trasformato in falegnameria, nono-
stante i pregevoli affreschi, alcuni dei quali di scuola folignate del sec. xv,
vedi M. SENSI, Assistenza ospitaliera, pp. 46-48 ; per le opere d’arte vedi G.
URBINI, Le opere d'arte di Spello, in « Archivio dell'arte », serie 223, anno III,
p. 25. ili

13) Acta visitationis Spoletanae diocesis, c. 139, 21 novembre 1571 : « de- li
levit inde quasdam licteras indulgentiarum pro quarum consecutione opus
erat manibus adiutricibus ».

4) Così G. URBINI, Le opere d'arte di Spello, p. 25; e U. GnoLI, Pittori e
miniatori del Umbria, Spoleto, C. Argentieri, 1923, p. 81. | |
15) Spello, Archivio di S. Lorenzo, perg. 20, 1291, maggio 22.
16) Ivi, perg. 46, 1321, maggio 6.
17) Ivi, perg. 44, 1329, novembre 8.
230 MARIO SENSI

15) Ivi, perg. 80, 1348, giugno 7 : « Item reliquit pro augmento unius ca-
licis in ecclesia S. Marie de Prato .xv. libras denariorum ».

19) Ivi, perg. 93, vedi Appendice. Presso l'Archivio della Congregazione
di Carità di Spello giace un Ms. dal titolo Memorie e documenti storici della
confraternita di Maria SS.ma della Concezione in Prato di Spello, raccolse e
ordinò il dott. Giacomo Muziarelli, 1855, dove tuttavia si desiderano notizie
archivistiche per il periodo medievale della fraternita. Laconiche le notizie
fornite dallo Iacobilli nel citato codice C. rrr. 8, c. 35v : « Sono in Spello sei
compagnie di laici, prima é quella di S. Maria di Prato, aggregata all'arcicon-
fraternita del Gonfalone di Roma, che veste camici bianchi nelle processioni ».
La fraternita cosi é ricordata nell'inventario del Pelosio : « Fraternitas S. Ma-
rie de Spello, est censuaria domino episcopo in bolon. 2», ed. L. FAUSTI, Le
chiese della diocesi spoletina nel XIV secolo, in « Archivio per la storia eccle-
siastica dell'Umbria » 1 (1913), p. 170. Sulla soppressione della fraternita, ve-
di Spello : deliberazione nel fine e concentramento delle opere pie * confraterni-
te laicali', Foligno, 1907.

?) Acta visitationis Spoletanae diocesis, c. 137v, 20 novembre 1571.

*) Vedi P. L. MELONI, Per la storia delle confraternite disciplinate in Um-
bria nel secolo XIV, in Storia e arte nell' Umbria nell'età comunale, Perugia
1971, documenti, pp. 578-607.

?*) Foligno, Sez. di Archivio di Stato, Notarile 1, bastardello di France-
sco di Antonio (1390-1394), c. 58, 1391, marzo 30.

*) Ed. P. CAMILLA, L'ospedale di Cuneo nei secoli XIV-XVI, contributo
alla ricerca sul movimento dei disciplinati, Cuneo 1972, pp. 182-198.

^4) Ed. G. CHIARETTI, Una indulgenza alla fraternita dei disciplinati di
Cascia (1329), in BDSPU, LXvII (1970), pp. 239-247.

25) P. CAMILLA, L’ospedale di Cuneo, pp. 91-95 ; 177-199 ; P. L. MELONI,
Topografia, diffusione e aspetti delle confraternite dei disciplinati, in Risultati
e prospettive della ricerca sul movimento dei disciplinati, Perugia 1972, pp. 19-20 ;
L. KERN, Notes, p. 255.

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P RACCOMANDATI DI MARIA E DISCIPLINA A SPELLO NEL SECOLO XIV 231

APPENDICE

PRIVILEGIO DI INDULGENZA

Spoleto, 1365, aprile. Nicola di ser Francesco, vicario generale di Giovanni,
vescovo di Spoleto, concede indulgenze di 40 giorni ai Raccomandati di
S. Maria di Prato in Spello.
(Spello, Archivio di S. Lorenzo, perg. 93)
Pergamena di cm. 42 x 25, legata con nastro multicolore da cui pende
un sigillo tondo in cera di mm. 52 x 52. Il sigillo è consunto e si intra-
vedono appena le insegne vescovili. La pergamena reca fori di tarlo,
macchie e segni delle plicature.

Nicolaus ser Francisci, canonicus pistoriensis, vicarius generalis reveren-
di in Christo patris et domini domini Iohannis, Dei gratia episcopi Spoletani,
dilectis nobis hominibus et personis fraternitatis, seu congregationis Recom-
mendatorum Sancte Marie de Prato de Spello, Spoletane diocesis, salutem in
Domino.

Sanctorum meritis inclita gaudia fideles Christi assequi minime dubita-
mus qui eorum patrocinia per condigne retributionis obsequia merentur, ip-
sumque venerantur in ipsis quorum gloria Deus est et retributio meritorum.
Nos igitur ad consequenda dicta gaudia causam dare fidelibus cupientes quod
vos quicumque et quotiescumque volueritis et vobis videbitur possitis con-
gregari in ecclesia Sancte Marie predicte atque loco alio per vos ordinato, seu
etiam ordinando, ad tractandum de operibus misericordie et caritatis, ac de
statu fraternitatis eiusdem et aliis utilibus eamdem fraternitatem, sive con-
gregationem tangentibus licite et impune; nec non vobis divina officia et
missarum sollempnia celebrari faciendum in ecclesia memorata sine iuris preiu-
dicio alieni harum scire facultatem concedimus et plenariam potestatem. Et
nihilominus vobis vestrum cuilibet ad honorem et reverentiam omnipotentis
Dei, beateque Marie virginis et omnium sanctorum suorum concedimus ut
omnia bona que in laboribus, dissiplinis, ieiuniis, orationibus, elemosinis et
et aliis caritatis operibus facietis sint vobis ad remissionem peccatorum,
quorum memoriam non habuistis confessionis tempore, nec habetis et eorum
que in dissiplinis forte propter penitentiam vobis?) impossitam per vos non
plene, sicut decuit, adimpletam. Et cum ad predicta in dicta ecclesia et loco
vos congregabitis singulis diebus et vicibus ad dissiplinandum, colloquendum,
conferendum, orandum, vel laudes canendum, ac elemosinas pro pauperibus
ordinandum et ad audiendum verbum Dei ad Missam et exequia, ad vissi-

1) Segue penitentiam depennata. “SOT m anatra

232 MARIO SENSI

tationem infirmorum at aliis operibus caritatis statutis horis, temporibus et
diebus ; nec non quotiens ante altare dicte ecclesie, aut loci vestri, vel qua-
rumcumque aliarum ecclesiarum dixeritis quinque vicibus *) Pater noster cum
Ave Maria per totum ; et quotiescumque dictam ecclesiam Sancte Marie, vel
aliam quamvis ecclesiam ingressi, vel egressi fueritis et ingressu, vel egressu
dixeritis humiliter et devote, flexis genibus, Laudantum et benedictum sit
nomen Domini [Jhesu] *) Christi et beata Marie virginis matris eius cum om-
nibus sanctis eorum et quotiens cum dissiplina ibitis et offerre duxeritis in
altare cuiuscumque ecclesie et quotiens aliquem infirmum vissitaveritis, vel
eum serviveritis de mandato vestri Maioris personaliter, vel de rebus vobis
adeo collatis manus porrexeritis adiutrices, aut per subvenctionem pauper-
rimi, mandato dicti vestri Maioris, iveritis elimosinas me[n]dicando ; et quo-
tiescumque conveneritis pro vestra correctione et pro aliis que ad conversa-
tionem, manutenimentum et statum dicte vestre *) fraternitatis ; et quoties-
cumque pro vestrarum animarum salute vestra peccata vestro parrocchiano
presbitero cum effectu procurabitis confiteri et penitentiam assunseritis vo-
bis impossitam cum effectu ; et quotiescumque de sero ad pulsationem cam-
pane cuiuscumque ecclesie de Spello ad laudes flexis genibus tribus vicibus
salutabitis beatam virginem Mariam humiliter et devote ; et quotiescumque
capitula vel ordinamenta laudabilia fraternitatis vestre predicte duxeritis ob-
servanda grattiam adimplendam ; et quotiescumque vos, seu alter vestrum
aliquem, seu aliquos ad confitendum induxeritis, vel ingredien [dum congre-
gatio] nem *) vestram predictam ; et quandocumque impediveritis aliquod pe-
riculum, vel peccatum ; et quotiescumque in ingressu et egressu ecclesie su-
pradicte asperseritis aquam benedictam ; et quotiescumque duxeritis in ea-
dem ecclesia ad videndum Corpus Christi super altari conservatum dissipli-
nando ; et quotiescumque processionaliter ibitis ad seppelliendum corpora de-
functorum ; et quotiescumque vobis fiet per aliquem sacerdotem confexio ge-
neralis, ipsamque audiveritis humiliter et devote ; et quotiescumque dixeritis,
vel audiveritis Salve regina misericordie cum toto quod sequititur ; et quan-
documque pro qualibet die et vice salutaveritis virginem Mariam ; et quo-
tiescumque vobis invicem obviaveritis et dixeritis : laudatum et benedictum
sit nomen Dei et beate Marie virginis matris eius ; et quandocumque laudes
cantaveritis et quotiescumque oraveritis pro animabus defunctorum et quo-
tiescumque rogaveritis Deum pro domino summo pontifice domino Urbano
papa .v. et pro toto fideli populo christiano et pro terra saracenorum, quod
revertat ad fidelitatem Ecclesie et pro bono statu pacifico et tranquillo et
dicto domino episcopo et nobis parcere et misereri dignetur, nec non omnibus

?) Vicibus soprascritto.
®) Parola mancante per foro di tarlo.
4) Segue hereditatis depennato.

5) Lettere mancanti per foro di tarlo.

mu rene rotte TAL SETTORE EIIENEETTE
RACCOMANDATI DI MARIA E DISCIPLINA A SPELLO NEL SECOLO Xiv 233

et singulis qui ad vestrum statum et vestram conservationem dederint adiu-
torium, consilium et favorem et omnibus qui huiusmodi vestre fraternitati
et congregationi iudicaverint, legaverint, vel dederint, aut in vestris operibus
manus porrexerint. adiutrices vere penitentibus et confexis de omnipotentis
Dei, beateque Marie virginis ac beatorum Petri et Pauli, apostolorum suo-
rum, meritis et auctoritate confixi, quatraginta dies pro quolibet et vice qua-
libet de iniunctis vobis et cuilibet vestrum penitentiis misericorditer in Do-
mino relapsamus, de omnipotentis Dei et beate Marie virginis et beatorum
Petri et Pauli apostolorum suorum meritis et auctoritate confissi vobis et ve-
strum cuilibet quatraginta dierum veniam induglemus. In quorum omnium
testimonium predictas licteras sigilli curie dicti domini episcopi, quo ad cau-
sas utimur, appensione munitas duximus concedendas ; volumus autem pre-
dictas indulglentias extendendi non solum ad futurum, sed presentia et pre-
terita.

Datum et actum Spoleti in audientia episcopali, sub anno Domini mil-
lesimo .ccc.Lx. quinto, indictione .rrr., tempore domini Urbani pape .v., die
.X(..)1*) mensis aprilis, presentibus ser Daniutio Bartoli et Manulo Francie
de Spello, testibus ad hec vocatis habitis et rogatis.

[S. T.] Et ego Iohannes quondam Mattheoli de Montefalcone imperiali
auctoritate notarius et iudex ordinarius et nunc notarius et officialis dicti epi-
scopi et sue curie predictis omnibus et singulis interfui et, ut supra legitur,
rogatus subscripsi et mandato dicti domini vicarii subscripsi et publicavi.

*) Lettere mancanti per foro di tarlo.
dodo Pu Ret

ED I

|
|
|

I III
La Compagnia dei SS. Antonio e
Jacopo di Anghiari

La nascita della Compagnia dei Santi Antonio e Iacopo d’An-
ghiari è da mettersi in relazione al moto dei Bianchi *) che nell'anno
1399 interessó buona parte della penisola italiana destando grande
interesse e suscitando notevoli fermenti spirituali ). Quei Bianchi
che portandosi da Arezzo in Umbria passarono da Anghiari, pro-
vocarono un grande entusiasmo, tanto che gli Anghiaresi si aggre-
garono a loro «in numero di trenta, seguitandoli con l’abito bian-
co » *). Dopo aver pellegrinato per un periodo di tempo imprecisato
i Bianchi di Anghiari fecero ritorno al loro paese «il giorno dei SS.
Iacopo e Cristofano, portando avanti uno stendardo con l’imagine
di S. Antonio e del Crocifisso, disciplinandosi per tutta la strada » *).
Essi decisero di istituzionalizzare quell'unione che era nata occa-
sionalmente e spontaneamente, e uno di loro, Andrea del Pecora,
fece dono di alcuni locali posti nella piazza del Mercatale ; ivi essi
fecero uno spogliatoio e in seguito, nell'anno 1411, una chiesa *).
Proseguirono nell'esercizio della disciplina e furono perció chiamati
i Disciplinatori o Frustigatori, e « composero i capitoli e vivevano
nell'osservanza di quelli» *). Pertanto possiamo affermare che la
istituzione della compagnia é da porsi tra la fine del xiv secolo e
gli inizi del xv, ovvero tra il 1399 anno in cui esplode il movimento
dei Bianchi, ultimo grande movimento popolare di penitenza ?), ed
il 1411 anno nel quale la Compagnia, che può permettersi di isti-
tuire una chiesa, dimostra di godere di una certa solidità econo-
mica e di essersi trasformata in una salda istituzione.

A questo punto è necessario chiarire e certificare quei dati cro-
nologici reperibili negli ordinamenti stessi della Compagnia, cioè
quel 1425, anno di una guerra non meglio precisata nella quale
andarono perduti gli statuti originari, e quel 1427 anno in cui fu-
rono elaborati gli ordinamenti pervenutici *).
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TURPE ET

PIERPAOLO LUGERTINI

Fin dall'anno 1424, dalla battaglia di Zagonara, Filippo Maria
Visconti si era trovate dischiuse le vie della Toscana e dell'Umbria *)
e l'anno successivo affidó a Guido Torelli il compito di occupare
l’alta valle del Tevere e di puntare quindi su Firenze '*?). I Fioren-
tini, attestati ad Anghiari, si scontrarono a più riprese con i Vi-
scontei che erano acquartierati nella vicina Sansepolcro, finché il
giorno 7 ottobre 1425 « prope Anglarium totis exercitibus decerta-
tum est, et Florentini victi et profligati sunt » "). Le soldatesche di
Guido Torelli misero a sacco Anghiari e «la chiesa di S. Antonio
fu tutta depredata e abruciata, che fino al libro dei Capitoli gli
furono rubati dai soldati » !*). In seguito a questi fatti d'arme l'at-
tività della Compagnia dei Santi Antonio e Iacopo dovette subire
una notevole riduzione, una vera battuta d'arresto, se ancora tre
anni piü tardi, nel 1428, Piero di M. Guido Bonciani, Vicario fio-
rentino di Anghiari si trovó a dover provvedere al restauro ed al
riassetto di quelle «rovine fatte nelle guerre passate, quando An-
ghiari andó a sacco d'ordine di Guido Torelli capitano del Duca di
Milano » **). Fra le fabbriche da restaurare è compresa la sede della
nostra Compagnia '^).

Per quanto riguarda la data di compilazione degli Statuti per-
venutici dobbiamo osservare che quel 1427 che risulta alla c. 3v
non è da considerarsi giusto, non solo perché il 7 è stato rescritto
su rasura da altra mano, ma soprattutto perché tale data non cor-
risponde alla indizione « sexta » che viene di seguito precisata, l'in-
dizione corrisponde invece all'anno 1428 *) che deve ritenersi quale
anno della stesura. Del resto niente di più logico che proprio in
occasione della piena ripresa dell’attività, essendo stata riattivata
la sede, i confratelli abbiano provveduto a darsi questo nuovo stru-
mento per regolare la vita comune. In tale circostanza furono pro-
babilmente modificate anche parti sostanziali degli ordinamenti pre-
cedenti, nel prologo si afferma infatti con una certa veemenza che
qualsiasi ordine precedente deve essere considerato nullo '*).

E impossibile avere una visione organica della vita della Com-
pagnia, tuttavia alcuni importanti elementi ci sono stati traman-
dati dallo storico locale Lorenzo Taglieschi (1598-1661) *7) e altri ne
abbiamo reperiti consultando le « Visite» compiute dalle autorità
ecclesiastiche nel territorio di Anghiari. Ci è consentito pertanto
seguire la Compagnia fino alla soppressione in un quadro cronolo-
gico molto interessante anche se incompleto e frammentario.
Nell'anno 1499 Agniolo Prospero e Pierantonio di Francesco
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LA COMPAGNIA DEI SS. ANTONIO E JACOPO DI ANGHIARI 237

Prospero Taglieschi fecero costruire una volta sopra la chiesa della
Compagnia e pochi anni dopo, nel 1512 !*), Lorenzo di Bartolomeo
Taglieschi di Margutte fece costruire «il nicchio di pietra dove si
ripone l'imagine di S. Antonio e per grazia ricevuta dal medesimo
santo, ordinò nel suo testamento del 1515 che ogni mattina, all’alba
si dicesse una messa al detto altare da’ frati di S. Agostino a quali
lasciò parte delle sue facultà e parte alla Compagnia di S. Antonio » 19),

Pochi anni dopo (1521) * Bartholomeus Achillis de Santis’, vi-
cario visitatore, « visitando ingressus fuit fraternitatem disciplinan-
tium S. Antonii sitam extra chastrum Anglaris » **); la notizia in
sé stessa è abbastanza scarna, ma questa visita è particolarmente
importante perché nello stesso giorno il visitatore « accessit ad so-
cietatem disciplinatorum Sanctissimi Corporis Christi de Anglarii
qui regitur a secularibus personis ornate et pulcre administratam
e eb » 8); ci troviamo pertanto di fronte ad un’altra Compagnia
di Disciplinati della cui esistenza non avevamo fino ad ora notizia.

Nel 1583 ha luogo la visita Apostolica di * Angelus Perutius de
Mondulfo', Visitatore Apostolico Generale *°) ; egli ordina che gli al-
tari vengano provvisti di croce e, venuto a sapere che i fratelli nel
giorno del Giovedi Santo «conveniunt et lavant pedes et collatio-
nem faciunt», proibì tali cerimonie a pena d'interdetto *). Un cap-
pellano celebra la messa tutte le domeniche « sub annua mercede li-
brarum quinquaginta duarum » e tale messa viene celebrata « sum-
mo mane ad commodum artificum et colonorum » *).

La Compagnia possiede «certa bona stabilia ex quibus perci-
piuntur summum staria triginta frumenti » **). La festa di S. Antonio
viene celebrata in maniera molto solenne tanto che « viginti missae
et ultra celebrantur » ?*).

Il visitatore ordina che i capitoli siano inviati all'ordinario « pro
confirmatione ab ipso ordinario obtinenda» e constata con com-
piacimento che il settore amministrativo è in ordine ?").

La sede della Compagnia si arricchi e le entrate aumentarono
nel 1606 allorché Girolamo di Raffaello Taglieschi istitui una cap-
pella sull'altare della Madonna «la quale dotó di quaranta scudi
l'anno » ?9).

Anche se subirono alcune modifiche *°) gli statuti pervenutici
rimasero in vigore per oltre due secoli, dal 1428 al 1630 ; in tale anno
furono infatti sostituiti da altri nuovi ordinamenti approvati dal
vescovo di Arezzo *°) Antonio de Ricci che resse tale diocesi dal 1611
al 1637 21).

16
——

PIERPAOLO LUCERTINI

In occasione della visita al Vicariato di Anghiari del vescovo
Salviati*?, la Compagnia dei Santi Antonio e Iacopo viene visi-
tata, su incarico del vescovo, dal canonico Francesco Bonucci ; que-
sti trova che la situazione riguardo alle pratiche religiose non é
brillante *) e riscontra anche un certo disordine amministrativo ;
per esempio « non fuit confectum librum in quo describuntur onera
missarum celebratarum » #) e non mancano i debitori ai quali va
ingiunto di saldare i conti **).

Nel 1728 gli Agostiniani, che in base al testamento di Lorenzo
di Bartolomeo Taglieschi di Margutte, erano tenuti a celebrare nella
sede della Compagnia una messa « quotidie » **) risultano essere stati
notevolmente alleggeriti, infatti, « auctoritate Apostolica », tale ob-
bligo « reductus fuit ad missas tantummodo octuaginta quatuor quo-
tannis, infra annum ad libitum celebrandas » da aggiungere ad altre
sei messe da celebrarsi il giorno precedente la festa di S. Antonio 7).
Nello stesso anno 1728 la Compagnia risulta essere sottoposta al-
l'autorità granducale ai cui rappresentanti locali deve rendere i conti
annualmente **).

Cinquanta anni piü tardi (1778) ha luogo la « Visita France-
schi » *») dalla quale si trae l'impressione di una Compagnia che ha
perso definitivamente la spinta ideale e che sopravvive in funzione
dei lasciti e delle officiature connesse ; la sede stessa é in decadenza,
infatti il visitatore osserva, ad esempio, che l'altare della B. V. Maria
« squallescit » ‘°).

La Compagnia dei Santi Antonio e Iacopo d'Anghiari fu sop-
pressa nel 1785, lo deduciamo dalla « Nota delle soppresse Compa-
gnie che pagavano gli emolumenti al Cancelliere Comunitativo di
Anghiari » 41).

Non ci è possibile avere un quadro esatto della società locale
nel tempo dei presenti ordinamenti, segnaliamo tuttavia alcuni ele-
menti che possono darci un'idea sommaria dell'ambiente nel quale
comincia ad operare la nostra Compagnia.

Osserviamo che già nell’alto medioevo si ha in Anghiari una
notevole presenza religiosa se è vero che la chiesa di S. Stefano
«in pian d’Anghiari », databile fra il vit e vir secolo, fu fondata
probabilmente dopo la conversione al Cattolicesimo dei Longobar-
di *?. Altro fatto notevole è la operosa presenza per oltre quattro
secoli (dal 1104 al 1530) dell'abbazia Camaldolense #) alla quale va
aggiunta l’esistenza di una comunità di Antoniani di Vienne o del
Tau *), congregazione che, sorta con lo scopo preminente di curare

PEGI A E TORNEI NP SE da VOIR ITER ipae ro 3 DS ca
LA COMPAGNIA DEI SS. ANTONIO E JACOPO DI ANGHIARI 239

«l'ergotismo canceroso », al tempo di Bonifacio vir assunse la re-
gola di S. Agostino #5).

La situazione economico-sociale non doveva certo essere molto
florida, se si considera che i Fiorentini utilizzarono costantemente
Anghiari come avamposto militare ; infatti pochi anni dopo; la scon-
fitta subita dal Torelli essi batterono clamorosamente le truppe
del duca di Milano guidate da Niccolò Piccinino (29-6-1440), fatto
che ebbe grande rilievo anche per la politica interna di Firenze ‘Di
Che questa presenza militare abbia condizionato l’ambiente locale
appare evidente, si consideri, ad esempio, che nel 1440 oltre a Bal-
daccio Bruni (che in quest'epoca però non è più con i Fiorentini)
un piccolo centro come Anghiari fornisce ben quattro condottieri
a Firenze : Angelo Pieri, Gregorio Vanni, Leale di Cristoforo e Piero
d'Anghiari 4°).

In tale clima dunque, nel quale una forte tradizione religiosa,
una notevole presenza monastica convivono con una realtà milita-
resca e violenta, comincia ad operare la Compagnia dei Santi An-
tonio e Iacopo con il suo messaggio di pacificazione e penitenza.

I presenti ordinamenti colpiscono immediatamente il lettore
per la dettagliata normativa che regola la vita dei confratelli, per
il rigore dei principi informatori delle norme stesse, per la comples-
sità della struttura organizzativa; e desta una certa meraviglia il
fatto che una compagnia che vive in un modesto centro, abbia ri-
tenuto necessario darsi un inquadramento così rigido e minuzioso.

A questo punto è opportuno dare uno sguardo alla struttura
riassumendo schematicamente le funzioni e le prerogative degli uf-
ficiali della Compagnia.

IL PRIORE è la figura più importante; viene eletto da tutti i
confratelli a maggioranza semplice, la sua carica dura tre mesi ed
è ovviamente incompatibile con qualsiasi altro incarico in seno alla
Compagnia. Coloro che non hanno compiuto venti anni non pos-
sono ricoprire alcuna carica; i novizi, per poter esercitare le fun-
zioni di priore, supriore, vicario, debbono essere iscritti da almeno
un anno. La stessa persona non può ricoprire la carica di priore più
di una volta nello stesso anno, per gli altri incarichi invece è suffi-
ciente un intervallo di sei mesi tra la fine di un mandato e l’inizio
di un altro. Il priore neoeletto dovrà promettere nelle mani del priore
uscente di comportarsi secondo «raigione et giustitia », di rispet-
tare gli statuti e le eventuali modifiche che a questi venissero ap-
portate, si impegnerà inoltre a conservare ed accrescere la Com-
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240 PIERPAOLO LUCERTINI

pagnia ed a esercitare sollecitamente i suoi poteri. Il priore convo-
cherà uno alla volta i confratelli ed essi prometteranno « d’obedirlo
in tucte le sue voluntà et comandamenti giusti et perfecti et de fare
omni penitentia che esso emponesse al suo tenpo, et d’oservare gli
ordini et gli statuti facti et che se faranno nella dicta conpagnia ».

IL suPRIORE sarà colui che dopo il priore, nella stessa vota-
zione, avrà ottenuto più consensi; egli deve controllare l'operato
del priore e raccogliere le lamentele sul comportamento di questi ;
potrà punire il priore per « nigligentia et ordini non servati » e altre
eventuali colpe e dovrà infliggergli una pena doppia di quella che
spetterebbe a un comune confratello, nel caso che il priore non si
sottoponesse alla penitenza decadrebbe immediatamente dalla ca-
rica.

IL vicAnio viene scelto «liberamente » dal priore e rimane in
carica quanto il priore stesso, in assenza del quale egli ne esercita
tutte le funzioni ed i poteri con pari autorità.

‘I CONSIGLIERI sono tre, vengono scelti dal priore ma tale scelta
deve essere ratificata da almeno i due terzi del capitolo. Riman-
gono in carica quanto il priore e almeno due di essi devono appro-
vare le decisioni importanti, quale, ad esempio, la « cassatione »;
nel caso che i consiglieri mancassero il priore potrebbe ugualmente
agire d’intesa con il vicario e il supriore.

IL cAMARLENGO è nominato dal priore; nell'atto di prendere
le consegne dal suo predecessore egli è tenuto a fare un preciso in-
ventario e, al termine del suo mandato, deve rendere ragione al
suo successore.

IL sEGRETARIO viene nominato dal priore uscente e deve re-
gistrare gli eventuali abusi del priore nuovo e di tutti i suoi colla-
boratori. Dovrà rendere note le sue osservazioni al priore succes-
sivo che provvederà a punire le trasgressioni; qualora il segretario
fosse analfabeta potrà confidare i risultati della sua vigilanza al
« priore vecchio che lo elesse ».

I visrrATORI sono due, nominati dal priore e dal suo consiglio ;
devono far visita ai confratelli infermi con lo scopo precipuo di farli
«contrire et confessare conmo se convene », inoltre possono anche
portare un aiuto finanziario se il loro stato di bisogno è tale da ri-
chiederlo. Devono far visita anche ai confratelli che fossero in pri-
gione e nel caso che uno dei due mancasse « quello che c’è debbia
fare tucto el decto offitio humilemente ».

Lo scRrITTORE è nominato dal priore e resta in carica quanto
LA. COMPAGNIA DEI SS. ANTONIO E JACOPO DI ANGHIARI 241

lui ; egli deve « scrivere tucte le penitence, comandamenti, ordini et
scripture che se convengano de fare nella decta conpagnia et le
proposte et cassatione », inoltre, ogni domenica, deve render note
le necessità della compagnia.

PIERPAOLO LUCERTINI

ABBREVIAZIONI
A.B.C.S. : Archivio della Biblioteca Comunale di Sansepolcro.
A.S.C.A. : Archivio Storico del Comune di Anghiari.

A.V.A. : Archivio Vescovile di Arezzo.

NOTE

1) L. TAGLIEScHI, Fasti Anghiaresi, ms. A.B.C.S., p. 93.

?) M. ADRIANI, /falia Mistica, Ente per la diff. e l'ed. storica, Roma,
1968, pp. 200-201.

3) L. TAGLIESCHI, op. cit., p. 94.

*) Ibid.

5) Ibid.

*) Ibid.

?) G. ALBERIGO, Contributi alla storia delle confraternite dei disciplinati e
della spiritualità laicale nei sec. XV e XVI, in Il movimento dei disciplinati nel
settimo centenario dal suo inizio, Dep. Storia Patria per l'Umbria, 1962, p. 173.

8) V. trascrizione c. 3v.

*) G. FRANCESCHINI, Ciferna, estratto dal « Bollettino della Dep. di
Storia Patria per l'Umbria » (vol. xLIv-1947), p. 34.

19) CoLEscHI-PoLcRI, La storia di Sansepolcro, Sansepolcro, Ed. C.L.E.-
A.T., 1966, p. 59.

11) A. ASscANI, Due cronache quattrocentesche, Città di Castello, Ist. Prof.
Ind. e Art., 1966, Cronica latina, p. 30.

1) L. TAGLIEScHI, Delle memorie historiche e annali della terra d' Anghiari,
A.S.C.A., ms. 1614, p. 11, L. II, p. 26.

13) L. TAGLIESCHI, Priorista, A.S.C.A., ms. 1627, p. 12.

14) Ibid.

15) A. CAPPELLI, Cronologia cronografica e calendario perpetuo, Milano,
U. Hoepli, 1969, p. 270.

18) V. trascrizione c. 3v.
PIERPAOLO LUCERTINI

17) Le opere di Lorenzo Taglieschi sono inedite, almeno nella loro in-
tierezza, tuttavia molti se ne sono serviti in occasione di studi sull’Alta Valle
del Tevere.

18) L. TAGLIESCHI, Croniche del convento della Croce, A.S.C.A., ms. 1616, p. 9.

19) Ibid.

20) Visita di Bartholomeus Achillis de Santis, A.V.A., c. 4r.

2) Ibid., c. Sv.

22) Visita Apostolica di Angelus Perutius de Mondulfo, A.V.A.

3) Ibid., c. 372v.

2) Ibid.

25) Ibid.

26) Ibid.

27) Ibid., c. 373r.

28) L. TAGLIEScHI, Croniche del convento della Croce, A.S.C.A., ms. 1616,
p::9.

29) Si osservi l'abbassamento da 12 a 7 anni del limite di età minimo
per entrare nella Compagnia (c. 12v).

30) L. TAGLIEscHI, Croniche del convento della Croce, A.S.C.A., ms. 1616,
p. 9.
31) A. Tarr, La Chiesa Aretina dalle origini al 1032, Arezzo, Tip. Badiali,
1972, Appendice, p. 366.

35) Visita Salviati (1649), A.V.A.

$5) Ibid., c. Xxx.

34) Ibid., c. XXIX.

$5) Ibid. c. xxx.

3) V. nota 19.

?7) Visita Guadagni, A.V.A., c. 10r.

33) Jbid., C. lr.

39) Visita Franceschi, A.V.A.

19) Ibid., c. 1Iv.

41) Filza 325, A.S.C.A.

42) M. SALMI, Nuovi reperti alto medievali « intra Tevere et Arno », estratto
da Commentari, anno xxi, fasc. 1 e rit, Roma, De Luca Editore, 1970, p. 6.

4) A. NANNICINI, La chiesa della Badia Camaldolense di S. Bartolomeo
in Anghiari, Anghiari, Tip. Tiberina, 1944, pp. 1-7.

4) M. SALMI, Sant' Agostino d’ Anghiari, estratto dagli Atti del XII Con-
gresso nazionale di Storia dell’ Architettura (Arezzo, 1961), Padova, Tipografia
Antoniana, p. 191.

4) Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1948, vol. 1, pp. 1522-1523.

15) N. RUBINSTEIN, Il! governo di Firenze sotto i Medici, Firenze, La
Nuova Italia, 1971, p. 21.

+?) Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Ist. della Enciclop. Ital.,
1963, vol. v, p. 438.

— yc p qeummx CUNGOGGEUCTUNNENNEO. ATRIA C MENSES n SENTE ESSEN RS dava PUE = "ETT
LA, COMPAGNIA. DEI SS. ANTONIO E JACOPO DI ANGHIARI

DESCRIZIONE DEL CODICE

Il codice contenente gli ordinamenti della Compagnia di S. Antonio e S.
Iacopo d' Anghiari si trova nell’ Archivio storico annesso alla Biblioteca Comunale
di Sansepolcro, al presente non è inventariato ed è abitualmente coriservato in
una bacheca nella sala di lettura della Biblioteca stessa. È membranaceo, del
secolo XV; consta di 20 cc. ma, con aggiunte cartacee dei secoli XVII e XVIII,
sono state incluse 6 cc., delle quali 2 cc. bianche fungono da fogli di guardia
in principio, le altre, poste in fine, contengono i « nomina confratrum S. An-
toni Abbatis », quelli della « Compagnia delle Sagre Stimmate » e altre anno-
tazioni. Il codice è acefalo, infatti la numerazione, più tarda, dà il numero 37
a quella che attualmente risulta essere la prima carta; è anche mutilo essendo
state asportate le cc. 21 e 22 per cui rimane incompleto il 59° e ultimo capitolo.
Le carte misurano mm. 257 x 175; la scrittura (gotica libraria) affatto rego-
lare occupa in media mm. 170 x 120 ed è costantemente suddivisa in 20 righe ;
gli angoli in basso sono scuriti e spiegazzati per il lungo uso. La lettera A. ini-
ziale (c. Ir.) è miniata e porta le immagini dei due Santi Protettori ; le prime
sei righe che affiancano detta iniziale risultano malamente rescritte su rasura.
L’enunciazione di ogni capitolo è in rosso, le iniziali dei capitoli sono general-
mente in rosso ma alcune sono variamente decorate da piccoli tratti in bleu,
solo l’iniziale del capitolo 47 (c. 18r.) è in inchiostro bleu. La legatura, adattata
al manoscritto in epoca successiva consta di due piatti di legno e di un semplice
e robusto dorso di cuoio.
c. ir

c. 2r

244 PIERPAOLO LUCERTINI

I CAPITOLI

Al) nome sia dello ^) omnipotente Dio et della gloriosa vergine Madon-
na santa Maria et dei divoti et pretiosi santi messere Antonio et Iacopo no-
stri °) avocati amen ?). Questi sono ordinamenti de la conpagnia de santo
Antonio et de santo Iacopo d'Anghiari, ordinati per gl'infrascripti capitoli *).
1. De la electione del priore. 2. Del supriore et del suo offitio. 3. De chi eleggi
se medesemo. 4. De chi non po' ascoltare le boci. 5. Del vicaro et del suo
offitio. 6. Dei conseglieri et de loro offitio. 7. Del camorlengo et del suo of-
fitio. 8. De l'arbitrio del sopra?) priore. 9. Del secretario et del suo offitio. /
10. Dei visitatori et de loro offitio. 11. De lo scriptore et del suo offitio.
12. De chi non po' essare priore. E del divieto degli ufitii?). 13. De che
et come se mecta proposta. 14. Degli ufitiali vacanti. 15. Del muodo
de fare promettere?) el priore. 16. De promettare obedientia?) 17.
Conmo se lengano questi ordini. 18. Conmo se saluti l'uno l'altro. 19.
Conmo onori l'uno l’altro. 20. De le confexioni. 21. Del venire de la
domenica. E del dire l'ofitio?). 22. De l’oratione et dei degiuni. 23.
Chi non vene a le tre domeniche. 24. Conmo se vada a la chiesa^). 25.
Dei luoghi et de scuse altrui. 26. De tre comandamenti spregiati. 27. Conmo
el novitio entra en casa. E de chi è casso‘). 28. Chi non po’ essare de la con-
pagnia. E dei prestatori "). 29. Che dei mectere el novitio *). // 30. De me-
nare altrui in casa et de l'armi. 31. °) Conme non se po’ uscire de casa. 32. ?)
Conme non se mangi cosa vetata. 33. De le disscordie et male fami. 34. Di
morti de la conpagnia. 35. De l’onore del priore. 36. De l’oferta et chi non
la paga. 37. De la inquisitione del priore veghio. 38. Come servino le cose
de casa. 39. Conmo se venca el partito. 40. De la nostra festa de sancto An-
tonio. 41. De chi se debia invitare alla nostra festa ?). 42. Del tenpo de la
Quaresima. 43. Del giuvidì santo *). 44. Che non se reveli niuno secreto. 45.
Conme fa domanda per lo priore. 46. Che niuno emsuperbessca. 47. Del giu-
rare. E de chi bastimiasse *) Dio e santi. 48. De le mogli altrui. E del pec-

a) Al iniziale miniata b) dello sopra questo, altra mano ha tracciato in rosso il
monogramma yhs c) nel testo : nostrei d) dalla 1 successiva all’iniziale miniata a
amen è stato rescritto su rasura da altra mano e) da Questi a capitoli /a scrittura è in
inchiostro rosso, esclusa l’espressione de S. Antonio et de santo Iacopo d’Anghiari che
è inchiostro bleu. f) sopra interlineato g) E del divieto degli ufitii di altra mano
h) promettere su rasura, di altra mano i) fra il cap. 16 e il 17 troviamo l'espressione
Che non se procacci d’avere offitio la quale non è numerata come capitolo ma rinvia al
cap. 3 Jj) E del dire l'ofitio di altra mano. k) nel testo chieiesa l) E de chi
è casso di altra mano m) E dei prestatori di altra mano n) Interlineato, sopra
questo capitolo 29 troviamo la seguente dicitura di altra mano: a di..... de devieto
0) 31 preceduto da 32 depennato p) 32 preceduto da 33 depennato q) Questo capi-
tolo 41 è interlineato e di altra mano r) giuvidì santo seguito dalla espressione d’altra
mano : Item avanti s) bastimiasse ancora in uso nel dialetto locale.

— p QUEM O: TARE dd LADA WENNS" è VENE È | SORSPE UE NRE - rcl.

=
LA, COMPAGNIA, DEI SS. ANTONIO E JACOPO DI ANGHIARI 245

cato contra natura ^). 49. Del giocare et male conpagnie. 50. De le taverne
et chi emnebriasse 2). 51. Del padre et madre. 52. De l'ordine de l'albitrio ^)
del priore. 53. De’ prestatori. 54. De’ cassi de la conpagnia..... 7) man-
casse. 55. De gli umicidiali. 56. De' giocatori. 57. Del venire quando si more.
58. Del modo di ricevere nella morte. 59. Che niuno possa fare rechiedere
l’altro *). /

El primo capitolo 7).

Ad honore et reverentia de l'onipotente Dio et dela sua gloriosa et be-
nedecta madre vergine Maria misericordiosa et piatosa?) madre et advo-
cata di peccatori, et dei beati santi Antonio e Iacopo ?) nostri avocati *) e
sancto Bartolomeo et sancto Giovanni proctettori et defenditori del comuno
d'Anghiari et de tucti l'altri santi et sante del paradiso. I quagli sieno sem-
pre benedecti et laudati. Ad?) honore de la sancta Ghiesa de Roma et del
santissimo padre Papa et dei suoi cardinali *). Conciosiacosa che a l'omo sia
dato in questo mondo arbitrio de fare male et bene, el male procede dal ne-
mico et omni bene da Dio ; et secondo che dice santo Augustino é molto
strecta la via d'andare al paradiso et larga ene quella che ce mena a lo ’nferno,
el decto nemico invidiose sempre cerca de condure l'omo a lo n'ferno. Volendo
abandonare la via del dicto nemico sequitamo sancto Bernardo el quale
dice che niuno bene et niuna virtü ene senca ordine, perseveranca et timore
de Dio. Peró li savi et discreti homini de la conpagnia de sancto Antonio
et // Iacopo del mercatale d'Anghiari*) volendo al decto de sancto Ber-
nardo sequitare et purgare le cose passate et ordenare quelle che debbano
venire, convocati ‘) in uno i decti desiplinatori nell'oratorio de devotissimi
sancti sancto Antonio e sancto Iacopo socto el nome di quagli el decto ora-
torio) è instituito, posto nel mercatale d'Anghiari appresso ") esso merca-

a) E del peccato contra natura di altra mano b) emnebriasse così nel testo
c) albitrio così nel testo. d) conpagnia seguito da un termine illeggibile perché quasi
del tutto cancellato dall’uso e) da del padre (cap. 51) a l’altro (cap. 59) la scrittura è
di altra mano, e i capitoli sono scritti l'uno di seguito all’altro in maniera tale che i capi-
toli con numero dispari formano una colonna e quelli con numero pari un’altra f) El
primo capitolo in inchiostro rosso, sopra questa dicitura una mano più tarda ha tracciato
la data 1427 g) piatosa l'ultima sillaba sa interlineata da altra mano h) Antonio
e Iacopo rescritti su rasura da altra mano i) avocati rescritto su rasura da altra mano
J) Ad la lettera A porta un tratto centrale in inchiostro rosso k) cardinali le ultime due
sillabe nali rescritfe su rasura l) convocati la c iniziale porta al centro un punto rosso
m) oratorio la o iniziale porta al centro un punto rosso n) appresso la a iniziale è
arricchita da un punto rosso.

1) Il vocabolo «mercatale » è da intendersi come «luogo riservato al mercato »
(G. Devoro-G. C. OLI, Vocabolario illustrato della lingua italiana, Milano, 1967, vol, 11,
p. 88) ed è da identificarsi con l'attuale Pivzz4 Baldaccio Bruni.

c. 2v

c. 3r

— — ———— x
— — enza s
-- iii m

2:


—— HÓA

c. 39v

246 PIERPAOLO LUCERTINI

tale le cose de Lorenco de Nanni del Pecora ?), le cose de l'eredi d'Antonio
de Biagio ?) et altri fini observando ^) infra loro tucte quelle cose che se deb-
biano leghittimamente observare; veduto^) che niuna cosa senga ordene
se po' perfectamente observare né fare perché l'ordene é la piü bella cosa
che sia al mondo, colle fave in mano, siconme é di costume, stantiaro et or-
denaro tucti de piena ^) concordia et ad uno volere, discordante niuno de
loro, per salvamento e acrescimento de la decta conpagnia et de l'annime
de tucti coloro che sonno et seranno per l'avenire de quella congregatione 7)
la infrascripta laudabile e catolica vita per la quale qualunche persona che
sirà?^) de la con/pagnia predicta se possa governare et salvare cassando et
anullando omne altro ordene et lege per l'aderieto facti et stantiati infra
loro, et maximamente certi ordini i quagli per la guerra passata la quale
fo qui in Anghiari de l'anno m°cccc® 25 se perdettero, et questi predecti or-
dini fecero novamente gli omini de la decta conpagnia socto l'anno de la
Natività del nostro Signore Iesü Cristo mocccc? 27/) indictione sexta del
mese de marco nel quale tenpo la pace puorsequi et fo creata al tenpo del
priorato de Nicola de Checco de Caroccio *) priore de la conpagnia antedecta.

De la electione del Priore. 1

In prima conciosiacosa che senca freno la decta conpagnia transcorreria
el quale freno convene che sia el priore et gli altri suoi offitiali è necessario
che si procuri?) d'avere buono priore nel quale sia el timore de Dio et sia
de bona confacentia el quale se elegha ^) in que // sto muodo : faccia radu-
nare el priore vechio nella casa de la decta conpagnia tucti gli omini d'essa
conpagnia, overo quelgli che bastino ala dicta electione ; et esso priore vec-
chio, con bono scriptore*) segga?) in un luogo de la casa, separato *) da

a) observando /a o iniziale porta al centro un punto rosso b) veduto la v iniziale
è arricchita da un punto rosso c) nel testo pina. d) nel testo congretione €) sirà
preceduto da due lettere rasale f) mocccco 27 l'ultima cifra, il 7, su rasura di altra
mano g) necessario che si procuri su rasura h) se elegha su rasura i) con
bono su rasura ; Scriptore in margine J) segga in margine k) separato interli-
neato.

1) Lorenzo de Nanni del Pecora risulta fra coloro «tassati nell'universal Balzello
in scudi otto l'anno 1428 » (L. TAGLIEScHI, Priorista delle famiglie d' Anghiari, A.S.B.S.,
ms., vol. 1, p. 217); si tratta probabilmente del figlio o del fratello di quell'Andrea del
Pecora che donò ai Bianchi i primi locali per la loro attività.

?) Di Antonio di Biagio non siamo riusciti a reperire notizie.

1) Nicola de Checco de Caroccio risulta essere stato tassato «in scudi quattro »
nel 1428 (L. TAaGLIEScHI, Priorista delle famiglie d'Anghiari, A.S.B.S., ms., vol. 1, p.
217) e la sua famiglia proveniva da Perugia (ibidem) ; di questa origine perugina della
famiglia Carocci-Carrocciere abbiamo una importante conferma dal Cacciavillani (B.A.P.,
ms. 3108. F. CACGIAVILLANI, Stemmi delle famiglie di Perugia, c. 57r. e c. 69v.) che tut-
tavia si limita a registrare il nome e alcuni elementi del blasone.

-— ——

-— rera

LA COMPAGNIA, DEI SS. ANTONIO E JACOPO DI ANGHIARI 247

l'altri si che niuno possa udire quando le boci se danno. Et chiami ciassche-
duno de per sé e riceva da lui la voce del nuovo priore, o per escriptura, overo
per viva voce. Et cusi sequitando, tucti a uno a uno ?) le^) quali boci tucte
ricevute, faccia ognuno sedere nel suo luogo et lega tucte le boci, e^) a chi
le sono date ; e?) colui che avrà più boci, sia priore de la dicta conpagnia.
La electione niuno la possa refiutare, a la pena d'essare casso, e °) chi è electo
acepti humilemente, el cui officio duri tre mesi?) et non più, e?) non possa
avere altro offitio, per fine che dura el suo priorato.

Del soprapriore et^) del suo offitio. II

Anco ordenamo, che ne la dicta conpagnia sia el supriore ; per ché non ?)
possi essere defecto / de la persona del priore trascorrendo 7) el quale se alegga
in questo muodo : che cului che avarà le seconde piü boci, doppo quelle del
priore, sia subpriore e^) duri el suo offitio quanto che quello del priore, al
quale supriore omne homo se possa lamentare d'omni cosa ingiusta che gli
facesse el priore. El dicto supriore possa punire el dicto priore de nigligentia
et ordini non servati e!) d'altri falli e ^) spetialmente conmo seguita de
sotto.

De chi elegi se medessimo. III

Anco ordenamo che ’n la predetta conpagnia, niuno possa elegere se
medessimo, né farse elegere ad alcuno offitio, se non gli é dato per lo capi-
tolo overo per li presenti ordini "), e °), chi contra facesse sia al tutto casso
et non ce rentri se non per novitio, el decto offitio avere non possa.

De chi non po’ ascoltare le boci. IIII

Anco che niuno de la dicta conpagnia, che al tenpo de la electione del
nuovo priore, avesse doi o più boci, d'alcuno che fosse absente e ?) che lici-
tamente non podesse essere ad alegere // el priore nuovo, conmesse le dicte
voci in lui, non possa quel cotale sia chi se vole, stare a scrivere et recevare
le boci che se daranno, né esse boci ascoltare, se non quando palesemente
se legiarano per lo priore.

a) a uno a uno la seconda a è su rasura b) le in margine c) e originariamente
et ma la t ? stata raschiata d) e originariamente et ma la t è stata raschiata e) e
in margine, di altra mano f) duri tre mesi espressione espunta, la correzione in mar-
gine non è leggibile ; tre rescritto su rasura g) e originariamente et ma la t è stata
raschiata h) et nel testo el i) non interlineato j) trascorrendo rescritto su ra-
sura, altra mano k) e originariamente et ma la t è stata raschiata 1) e originaria-
mente et ma la t è stata raschiata m) e originariamente et ma la t è stata raschiata.
n) presenti ordini: la s di presenti su rasura; sopra l’ultima i di ordini segno di ri-
chiamo al margine dove, in inchiostro rosso, troviamo la seguente dicitura : « E che niuno
procassi avere alcuno officio » 0) e originariamente et la t à stata raschiata p)
rescritta su rasura.

c. 4v

c. 5r COM

c. 6r

248 PIERPAOLO LUCERTINI

Del vicario et del suo offitio. v

Anco che la decta conpagnia debbia avere uno vicario, el quale s’alecga
in questo muodo, che el priore che sirà electo, facta la decta sua electione ^),
si chiami liberamente uno vicario de la dicta conpagnia, el cui offitio duri
quanto che quello del priore ; et quando el priore, non podesse ?) essare nella
casa al tenpo che se dovesse, esso vicario stia in suo luogo et facia tucto el
suo offitio et sia temuto et obedito quanto el priore per le dicte asentie
quello che sirà facto per lui sia fermo et rato.

Di conseglieri et del loro offitio. vi

Anco che la decta conpagnia abia tre conseglieri, i quagli sieno electi
in questo muodo : che el priore nuovo chiami i dicti conseglieri, i quagli puoi
l'aprovino ^) le doi parti del capitolo radu/nato o più ; el loro offitio quanto
quello del priore duri ?), et che el priore non possa niuna cassatione d'alcuno
de la conpagnia, né cosa che portasse peso fare °) senca’) i detti conseglieri,
overo almeno senca doi ; et questo se intenda de cose, che non parlassero ei
presenti ?) et se gli avenisse che i conseglieri non ce fossaro o suficiente nu-
mero, alora el^) priore?) possa fare collo vicario suo et collo sopra priore,
omne cosa che fare podesse colgli dicti consiglieri.

Del camarlengo. vii

Anco che la dicta conpagnia abbia uno camarlengo, el quale se chiami
in questo muodo : ch'el priore che sirà, nel principio del suo offitio collo suo
conselglio, chiamare possa uno camarlengo, el cui offitio duri quanto che
quello del priore ; el quale camarlengo riceva tucti ei denari de la conpagnia
presenti et futuri, et quelgli che gli desse el camarlengo vechio et tucti li
scriva ad entrata ; et de tucte l'altre cose che sirano allui assignate dal ca-
marlengo vecchio?). E1*) priore in fine del suo offitio, gli faccia rendere
raigione a l'altro camarlengo nuovo // rasegniando ; et se la decta non fesse
rendere, che el dicto priore sia tenuto per lui ; el decto camarlengo sia solle-
cito a l'ofitio suo, la domenica spetialmente affare dire la messa ; et alla fine
del suo offitio el priore e?) i conseglieri, veghino la sua raigione et condan-
nilo e ^) libarino *) conmo trovano che lui avia facto, e?) le cose che lui asi-
gnarà, fare dare al camarlengo nuovo.

a) sua electio su rasura rescritto b) non podesse sopra, interlineata, portava una
parola in seguito raschiata, così pure due lettere a fianco di podesse c) aprovino le
ullime due lettere no su rasura d) duri su rasura e) fare su rasura f) senca
in margine g) non parlassero ei presenti su rasura h) nel testo et. i) priore
‘re’ interlineato. J) segno di richiamo al margine dove, in rosso, è scritto : faccia
l’inventario. k) El la e sbarrata in rosso 1) e in origine et ma la t è stata raschiata
m) e inorigine et ma la t è stata raschiata n) libarino : così nel testo o) e in ori-
gine et ma la t è stata raschiata; ne rimane comunque traccia evidente e leggibile.
LA COMPAGNIA DEI SS. ANTONIO E JACOPO DI ANGHIARI 249

| De l’albitrio del supriore. viri

Anco che el supriore abia libero albitrio, de punire el priore, d'onne
fallo che lui cometesse e ^) per statuti che lui non observasse, dandoli doppia
penitentia, de quello che dare se dovesse ad altri ; e^) si el dicto priore non
facesse la penitentia, a lui data ai doi comandamenti, non sia piü priore ;
e^) sia punito secondo che parà al supriore et al vicario ; et non sieno revo-
cati però gli altri offitiali, ma elegase secondo che dicto è nel principio, un

altro priore, el cui offitio duri quanto quello de l'altri offitiali del priore
privato.

Del segretario et del suo offitio. vIIII

Anco che el priore vechio debia chiamare / uno segretario de la decta c. Gv
conpagnia, el quale noti e?) scriva tucti i falli, che vedarà fare al priore, al
supriore, al vicario, et a tucti l'altri offitiali e^) puoi le manifesti in capo
de tre mesi al priore novello ; e?) in prima nolle manifesti a niuno, a la pena
d'essare casso ; et puoi el priore che novamente avarà pigliato l'ofitio, co-
nossca et punissca i decti falli, et spetialmente de negligentia ; el cui offitio
duri tre mesi?), et se esso secretario non le sapesse scrivare possa receptare
i falli al priore vechio che lo elesse, et lui le faccia punire per lo muodo che
punire se possano.

Di visitatori et del loro offitio. x ^)

Anco che el priore recevuto ch'egli ha l'ofitio, insiemi collo suo consel-
glio, chiami et chiamare debia doi visitatori, i quagli debiano visitare om-
[ini] *) de la conpagnia; et facile contrire et confessare conmo se convene,
et possino dare a lo infermo secondo el suo?) bisognio, quello che a la loro
discrictione parrà, et anco debiano visitare tucti coloro che fossa//ro inpre- c. 7r
gionati de la nostra conpagnia. Et se non ce fossaro amen doi, quello che c'é
debbia fare tucto el decto offitio humilmente.

De lo scriptore et del suo offitio. xi

Anco che la decta conpagnia, abia uno scriptore, el quale el priore che
sirà nel principio del suo offitio possa et debbia chiamare *), el cui offitio
duri quanto che quello del priore. Et debbia esso scriptore, scrivere tucte
le penitence, comandamenti, ordini et scripture, che se convengano fare

a) e in origine et ma la t è stata raschiata b) e in origine et ma la t è stata ra-
schiata c) e in origine et ma la t è stata raschiata. d) e in origine et ma la t
è stata raschiata e) e in origine et ma la t è stata raschiata f) e in origine et
ma la t è stata raschiata g) tre mesi espunto; in margine la dicitura: un anno
h) Di visitatori et del loro offitio questa dicitura si legge in margine perché inizialmente
fu scritta in ordine ‘errato i)om. ... le due lettere sono seguite da rasura che
rende illeggibile il vocabolo J) suo su rasuru, altra mano k) chiamare affiancato da
nota in margine, asportula da rasura.
c. 7v

c. 8r

c. 8v.

250 PIERPAOLO LUCERTINI

nella decta conpagnia, et le proposte et cassatione ; et omne domenica che
sarà d'un ano lega quello che fa bisognio a la conpagnia.

Chi non possa essare priore né d'altro offitio. xII

Anco ordenamo, che niuno de la dicta conpagnia, che avesse meno de
vinti anni, possa in alcuno muodo essare priore de la decta conpagnia et la
lectione di quel tale ^), che fosse electo in priore") che non fosse del predicto
tenpo sia cassa et vana e ^) procedase a la electione d'un altro / et che niuno
menore de vinti anni, possa avere?) alcuno offitio nella decta conpagnia.
Et^) che niuno d'essa conpagnia, possa avere quello offitio a sei mesi puoi
che l'avarà avuto, contando dal di de lo spirato offitio a sei mesi sequenti ;
et questo non se intenda per lo priore, peró che non volemo che alcuno possa
avere l'offitio del priorato, più che una volta l'anno ; et questo medessimo
ordenamo de supriore et del/) vicario nostro.

De che et conme se mecta proposta. xIII

Anco ordenamo che quando nella dicta conpagnia, fosse alcun. dubio,
overo cosa grave affare, la quale non fosse conceduta per li presenti ordini
o statuti), per la quale se convenga fare proposta, alora volemo ch'el priore
collo suo conselglio, si mecta essa proposta fra '1 capitulo // adunato e niuno
debia arengare sopra la proposta, né in altro muodo senca la licentia del
priore adomandata e ^) octenuta in prima ; che tucti tenghino silentio l'altri,
et cusi se proceda senpre da tucti et per tucte le cose, e i) ricto parli, e ricto
domandi licentia, e puoi c'egli ha?) parlato torni al suo luogo *) e non fa-
velli più de quella materia né d'altro, senca la dicta licentia ; e !) chi contra
facesse, dica inginochiato denanti a Sancto Antonio") v?) pater nostri et
v avemarie, innance che lui essca de casa, et si questo non facesse sia punito
asspramente, et questa penitenza faccia °) quando el capitolo se parte de
la casa, ch'el priore dà licentia d'andarsene a tucti.

De l’ofitiagli vacanti. XIIII

Anco volemo che quando alcuno offitiale de la dicta conpagnia vacasse,
che non podesse essare al suo offitio per lo tenpo che esso ane a stare, o per
morte o per altra absentia, ch'el priore che sirà collo suo conselglio, abia
pieno arbitrio de chiamare un altro offitiale en ?) suo luogo, el cui / offitio

a) di quel tale rescritto su rasura b) priore ore rescritto su rasura c) e in ori-
gine et, la t ? stata raschiata d) de vinti anni possa a espunlo ; in margine : quator-
dici anni €) Et la e sbarrala in rosso f) et de su rasura g) statuti tuti re-
scritto su rasura h) e in origine et ma la t ? stala raschiata i) e in origine et ma
la t è stata raschiata Jj) nel testo a k) parlato torni al suo luogo su rasura rescritto
da altra mano l) e in origine et ma la t à stata raschiata m) a Sancto Antonio
rescritto su rasura da altra mano n) V puntato in rosso 0) sta penitenza faccia
su rasura, altra mano p) nel testo em.

e
LA COMPAGNIA DEI SS. ANTONIO E JACOPO DI ANGHIARI 251

duri quanto quello del priore e ^) non più e^) questo volemo che se intenda
ancora per lo priore che se fosse °) vacante per li muodi predicti se legga
l’altro conme di sopra è detto?) per quel tenpo che vacasse a ciò ch'el suo
tenpo et degli ufitiagli sieno uguagli.

Conme se fa promettere el priore nuovo. xv

Anco ordenamo che el priore vechio che sirà stato?) nel tenpo che el
nuovo sirà electo sia tenuto de fare promettere al’) decto 7) priore nuovo
de fare raigione et giustitia ; et de fare observare li statuti et gli ordini de
la conpagnia de sancto Antonio et de sancto Iacopo del mercatale ; et debia
mantenere et acresciare la dicta conpagnia, et d'essere sollicito iusta el suo
podere, et anco gli ordini che se facessaro da inde innante.

De promectare obedientia. xvi

Anco ordenamo che el priore la domenica ch'esso eletto ^) sarà overo
la sequente, debbia chiamare tucti quelgli de la decta conpagnia ad uno ad
uno et facese promectare // obedientia, cioè d’obedirlo in tucte le sue vo-
lontà et comandamenti giusti et perfecti et de fare omni) penitentia che
esso emponesse al tuo tenpo, et d'oservare gli ordini, et gli statuti facti et
che se farano nella dicta conpagnia. Et questo ciasscheduno debbia promec-
tere; et se fosse alcuno che nollo volesse promectare, che esso sia al tucto
casso, e?) non ce rentri se non per novitio.

Conme se legano questi ordini. xvii

Anco ordeniamo che el priore nuovo che sirà per li tenpi nel principio
del suo offitio sia tenuto *) et debbia legere overo fare legere infra el capi-
tolo de la dicta conpagnia tucti gli decti statuti et ordini una volta al suo
tenpo de tre mesi ; a ció che ciasscheduno de la dicta conpagnia li possa avere
bene nella memoria e!) obedire et osservargli. Et se el priore fosse negli-
gente en ciò, che esso se debia punire duramente per lo sopra priore e ) non
falli.

Conme se saluti l'uno l'altro. XVIII
Anco ordenamo per mantenere l'amore de Dio / et de la conpagnia, che
ciasscheduno de la dicta conpagnia, quando se trova cun alcuno dei suoi

a) e in origine et ma la t è stata raschiata b) e in origine et ma la tè stata ra-
schiata c) ancora per lo priore che se fos rescritto su rasura da altra mano d) di
sopra è detto rescritto su rasura da altra mano e) stato su rasura da altra mano
f) promettere a rescritto su rasura da altra mano g) decto in origine dicto, ma poi la
i fu cambiata in e. h) eletto rescritto su rasura da altra mano i) fare omni la f è
chiarissima, le lettere seguenti, invece, si decifrano con fatica essendo state raschiate Je
in origine et ma la t è stata raschiata k) nel testo sia tetenulo l) e in origine et
ma la t ? stata raschiata m) e in origine era et ma (a t à stata raschiata.

c. 9r

c. 9v
c. 10r

c. 10v

252 PIERPAOLO LUCERTINI

fratelgli, dica l’uno a l’altro : laudato et benedecto sia Cristo, et se nol voles-
saro fare per gente che fosse presente, che almeno el dighino nella casa de
la loro conpagnia, et si inchinino l’uno l’altro per acto de humilità.

Conme honori l'uno l'altro. xviii

Anco ordenamo, che ciasscheduno de la dicta conpagnia, in omni luogo
honori l'uno l'altro et aiuti conmo fratelgli e^) guardise de non vilanigiare
l'uno l'altro, et chi contra facesse sia punito duramente dal priore de la con-
pagnia.

De la confessione. XX

Anco?) ordenamo che ciasscheduno de la decta conpagnia sia tenuto
de confexare due ^) volte l'anno ?), dal megliore confexore che lui possa avere
e?) colui che sirà confessato, abbia per 7) sua prova uno testimonio, overo
che se creda a lui per ubidientia domandato ; e?) volemo che chi fosse ado-
mandato per ubidientia de la dic//ta confexione, overo d'altra cosa de in-
portanca, e^) non respondesse al vero, che sia casso de la dicta conpagnia,
et chi non se confexa due volte?) l'anno da buono confessore, cioè per la
vigilia de la festa di sancto Antonio barone glorioso, e di Quaresima Sancta ))
che glie sie emposta amara penitentia, conme al priore et al suo conselglio
parrà. Et doppo l'anno *), si passasse l'altro che non se confexasse, sia casso
de la conpagnia e) non ce rentri se non per novitio e") dessposto a ubidire.

Del venire de la domenica et de la penitenca. xxi

Anco ordenamo, che ciasscheduno de la dicta conpagnia sia tenuto de
venire la domenica matina degiuno de bevare et de mangiare, a la dicta
ghiesa ^) a fare quello che se dei fare, et stare li per fine che avaranno licentia
dal priore, e?) debbino ?) venire al levare del sole de verno e) d'estate ;
et chi contra facesse sia punito secondo l'albitrio del priore, salva tucta via
legiptima scusa; et ciasscheduno quando entra?) in casa dica / denanti a
Sancto Antonio?) e inginochiato, uno pater nostro et una avemaria, et puoi
se levi su et dica : benedecto et laudato sia Cristo, et segga in suo luogo. Et ^)

a) e in origine era et ma la t è stata raschiata b) Anco affiancato, nel margine;
da segno di richiamo c) due soprascrilto a una d) volte l'anno lae di volte
soprascritta ad una a; Vanno su rasura e) e in origine et, la t è stata raschiata
f) per in margine g) e in origine et, la t è siata raschiata h) e in origine et ma
la t è stata raschiuta i) due volte sopraseritto a una volta j) da l'anno fino a
Sancta rescritto su rasura da altra mano k) Vanno reseritto su rasura da altra mano
l) e in origine et ma la t è stata raschiata m) e in origine et ma la t è stata raschiata
n) ghiesa ancora in uso nel dialetto locale o) e in orijine et ma la t è stata raschiata
p) debbino debbi su rasura rescritto. q)e in origine et ma la t è stata raschiata
r) nel testo emtra s) a Sancto Antonio rescritto su rasura da altra mano t) Et
la E sbarrata in rosso.

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LA. COMPAGNIA. DEI SS. ANTONIO E JACOPO DI ANGHIARI 253

sia tenuto el priore d’estate et de verno, quando non fosse troppo frecdo,
de fare vestire i conpagni et dire offitio nella ditta casa devotamente, disci-
plinandose ^) et questo faccia de le tre domeniche l'una, salvo che al tenpo
de la quaresima, de la quale se dirà de socto ; en?) queste domeniche sopra
dicte volemo che se facci spetiale oratione per morti de la conpagnia fratelgli
passati, et quando non se fessaro le dicte cose volemo che ciasscuno dica

devotamente, ricto o inginochiato, xxv pater nostri et 25 ^) avemarie, et
non falli.

Del muodo de recordarse de la passione. XXII
Anco 4) ordenamo che ciasscheduno de la decta conpagnia sia tenuto
| de dire omne di v pater nostri et v avemarie *^) a reverentia de le v/) piague
del nostro Signore Gesü Cristo, e?) quando vole mangiare ogni volta, e ^)
quando se col // ca e?) quando se leva, tuctavia dica uno pater nostro et c. iir
una avemaria ; e 5) volemo che ciasscheduno degiuni uno dì de la stomana,
overo paghi al camorlengo doi denari, di quagli denari el priore sia tenuto

de fare dire messe per l’anime dei vivi et dei morti de la conpagnia ; et non
se expendano in altro.

——2

Del venire de la domenica tertia. xxIII

Anco ordenamo che ciascuno debbia venire solicitamente e^) devota-
mente, omne domenica matina, a la casa de la conpagnia, et chi non ce fos-
se?) la domenica et non avesse legittima scusa, volemo che esso paghi l'oferta
passata, et dica l'oratione doppia. Et chi non ce venisse ale tre domeniche,
volemo che lui sia casso ; et questo non se intenda per chi avesse legittima
scusa o fosse fore d’Anghiari, tucta via pagando ^) l’oferte passate ; e la decta

| scusa se dega fare ^) a le tre domeniche. Et doppo la cassagione niuna scusa
| se possa fare per niuno.

Conmo se vada a la ghiesa °). xx
Anco ordenamo che ciasscuno de la detta conpagnia, debbia andare

omgni domenica matina a la / ghiesa ?) devotamente, et le feste principali ;
et chi nol facesse sia punito asspramente dal priore.

| m —ám m
l——

c. 11v

d) disciplinandose seguito da segno di richiamo al margine dove si legge signato in
questo ; sotto questa dicitura si trova un segno per noi incomprensibile. b) nel testo em
c) 25 così in cifre arabe nel testo ; il 5 porta un trattino in inchiostro rosso d) Anco
messo in evidenza da un segno di richiamo e) v avemarie il V e la m portano un
piccolo tratto rosso f) V porta un piccolo tratto rosso 9) e in origine et ma la t à
stata raschiata h) ogni volta su rasura, e come nota precedente
la t à stata raschiata J) e in origine et ma la t è stata raschiata k)e in origine et
ma la t ? stata raschiata I) Fosse soprascritto in epoca più tarda quando il precedente
era divenuto illeggibile m) pagan rescritto in epoca più tarda quando il precedente era
divenuto pressoché illeggibile ; do originale n) fare rescrillo su rasura, appena leg-

gibile 0) ghiesa ancora in uso nel dialetto locale. p) ghiesa ancora in uso nel dia-
î lettolocale.

micum rn tt

i) e in origine et ma

17
c. 12r

254. PIERPAOLO LUCERTINI

Dei luoghi et delle scuse ^) altrui. xxv

Anco ordenamo, che ciasscheduno de la conpagnia debbia sedere nel
suo luogo, che gli sirà asegniato per lo priore, e?) non se ne levi senca licen-
tia, salvo che nel tenpo da stare ricto ; el priore che sirà debbia i decti luoghi
amsegniare e °) tenga silentio dicendo oratione, e?) che niuno debbia fare
scusa per niuno che sia overo che sia stato de la dicta conpagnia d’alcuno
fallo over comandamento, né d’altra cosa che glie fosse inposta da quegli
cotagli, ma lascila fare a cui tocha. Et chi ha e) affare la decta scusa, la fac-
cia. E dica el fallo commesso /) colla lengua sua ; e chi contra fesse sia pu-
nito duramente dal priore.

Dei tre comandamenti spregiati. XXVI

Anco volemo che el priore che sirà per li tenpi sia bene?) e diligente-
mente) obedito temuto et honorato da tucta la conpagnia, in tucti i suoi
comandamenti liciti et honesti. Et che esso priore per vigore dei // presenti
ordini, e *) come per essi è permesso i) che *) lui abbia arbitrio de comandare,
tt de dare penitenge; et chi non obedisse al primo comandamento o peni-
eenca, volemo che anchora l) el secondo comandamento gli se faccia '^), al
terco si non obedisse sia al tucto casso, e?) non ce possa retornare se non

per novitio.

Conme el novitio entra in casa e dei cassi °). XXVII

Anco ?) volemo, che quando alcuno volesse intrare a l'obedientia de la
ditta conpagnia, si faccia overo faccia fare la sua petitione como pare a lui,
e 9) mandila nella conpagnia, allora el priore che sirà a quello tenpo legga o
facci legere la proposta *) e?) petitione nel capitolo ; puoi examini e^) cerchi
de la sua fama, e*) condictione, et poi mecti la petitione a partito. Et")
se la dicta proposta se vencerà ") per le doi parti del capitolo, che allora lui
sia recevuto per fratello. E ?) recevase in questo muodo cioé7) che cului
che vole entrare, venga. nella casa aconpagniato ?) d'aleuno de la conpagnia

a) nel testo sscuse b) e in origine et ma la t è stata raschiata c) e in origine
et ma la t è stata raschiata d) e in origine et ma la t è stata raschiata e) nel testo
a f) E dica el fallo commesso rescritto su rasura da altra mano g) sia bene in
margine, di altra mano h) e diligentemente rescritto su rasura da altra mano i) e
in origine et ma la t è stata raschiata j) come per essi è permesso rescritto su rasura
da altra mano k) che in margine, altra mano l) anchora rescritto su rasura da
altra mano m) gli se faccia rescritto su rasura da altra mano n)e in origine et,
ma la t è stata raschiata 0) e dei cassi in margine, in rosso, di altra mano p) Anco
affiancato in margine da segno di richiamo q) e in origine era et, ma la t à stata ra-
schiata r) proposta in margine, di altra mano s) e in origine era et ma lat è stata
raschiata t) e in origine era et ma la t è stata raschiata u) e in margine, di altra
mano v) Et la E sbarrata in rosso w) vencerà rà rescritto su rasura da altra mano
x) E sbarrata in rosso ; la t originale è stata raschiata y) muodo cioè rescritte su ra-
sura, di altra mano z) aconpagniato così nel testo.

roi PRESS VE STO SIRENE SESTA
LA COMPAGNIA DEI SS. ANTONIO E JACOPO DI ANGHIARI 255

de quegli che desporrà el priore, i quagli l’amae/strino dei 4) muodi che lui
dei tenire, cioè che gionto ^) se inginochi °) denanti al confalone, et dica tre
pater nostri e?) tre avemarie ; puoi se levi de lì, e^) inginochise denanti al
priore, et alora el priore se facci promectere obedientia, et faccisi promettere
de osservare?) tucti l'ordini facti et che se faranno iuxta la sua possa, et
amaestrilo del muodo che esso debba 9) tenere ; e #) puoi gli ponga una veste
in braccio et promecta al priore de giudicarse nella morte coll'abito de la

conpagnia ; et se*) alcuno fosse casso e?) volglia retornare, volendo mise-
ricordia, facci la petitione conmo novitio.

Chi non po’ essare de la conpagnia. XXVIII

Anco che la decta conpagnia non recevi, né recevare possa, alcuno pre-
statore ad usare né suo figliolo, né niuno che stesse in casa collui, overo de
sua famelglia ; e *) niuno che fosse meno de dodici anni !). Et che ciassche-
duno che ce vole entrare ^) innante che lui emtri sia prima aprovato per le
doi parti del capitolo o più, de la dicta sua etade conme dicto ene.

Che dei mectare el novitio in casa. XXVIII /l

Anco che ciasscheduno priore che sarà ^?) quando niuno novitio se re-
cevarà, sia tenuto de °) fare mectare al dicto novitio nella decta conpagnia ?),
innanci che lui entri, se al priore piaci, una cappa et una libra ?) de candele
de cera ; et se el priore non la facesse mectere lo riceva sopra di sé e *) che esso
priore sia tenuto nella fine del suo offitio mectarle per lui; el priore nuovo
che sequitarà sia tenuto da rescotare dal decto priore vechio le decte cose,
salvo che per povertà al capitolo *) piacesse de farli carità o gratia che possa
recevarlo; et questo se intenda ancora per li cassi per loro defecto.

De menare altrui in casa et de l'arme. xxx

Ancora ordenamo che niuno de la decta conpagnia debbia menare nella
decta casa in alcun tenpo alcuno che non fosse de la conpagnia, overo ^) fosse
casso d'essa, senca licentia del priore ; e “) chi contra facesse, vada a una ?)

a) dei su rasura, di oltra mano b) cioè che gionto su rasura, di altra mano
c) inginochi inoch su rasura, di altra mano d) e in origine et ma la tè stata raschiata
e) e in origine et ma la t ? stata raschiata f) si promettere su rasura, di altra mano ;
osservare della mano originale in parte su rasura g) debba bba su rasura, di altra
mano h)e in origine et ma la tè stata raschiata. l) se in origine si, ma la i, rima-
neggiata, è divenuta e J) e in origine et ma la t ? stata raschiata k) e in origine et
ma la t è stata raschiata 1) de dodici anni espunto ; in margine troviamo la dicitura :
di 7 anni di altra mano m) nel testo emtrare n) sarà su rasura, di altra mano
0) tenuto de su rasura, di altra mano p) conpagnia con su rasura di altra mano
q) libra ra su rasura di altra mano T) lo riceva sopra di sé e su rasura, di altra
mano S) capitolo lo ‘interlineato dalla stessa mano t) overo la lettera e su rasura ;

ro in margine, sia e che ro di altra mano u) e in origine et ma la t è stata raschiata
v) una interlineato.

C. 12x

c. 13r
c. 13v

c. 14r

c. 14v

256 PIERPAOLO LUGERTINI

ghiesa de la corte d'Anghiari, vestito colla cappa, batendose; et volemo
se dentro ^) fosse niuno di predicti, che se tenga silentio et / non se dica
officio ; et che nullo debia portare né arcare nella decta casa, quando al
capitolo vanno, alcuna arme, a la pena che piacerà al priore nostro.

A che muodo non se po’ uscire de casa. XXXI

Anco ordenamo che niuno de la decta conpagnia non debbia uscire de
la decta casa desciplinandose, calcato senca licentia del priore, et se lui aves-
se^) legittima scusa, overo che fosse troppo frecdo, che el priore dia essa
licentia, et se el priore non ne fosse dilla el vicario ; et chi contra facesse vada
a le ghiese de la corte d’Anghiari disciplinando, et chi uscise da capitolo
senca licentia predicta, sia punito da lui conme a lui parrà.

Conme non se mangi cosa vetata. XXXII

Anco ordenamo, che niuno de la nostra conpagnia mangi carne venardì
né sabbato, né de quaresima cose vetate, se non per caso de necessità o de
infirmità, a pena d’essere casso ; et questo se intenda avedutamente man-
giando d'esse. //

De le discordie et male fame, XXXIII

Anco ordenamo, che niuno de la decta conpagnia dia mala fama a l’al-
tro in niuno luogo, a la pena che piacesse al priore ; et se alcuno fosse nella
decta conpagnia, che fosse in discordia o portasse mala voluntà, o non fave-
lasse l'uno l'altro, che el priore li debbia pacificare ; e^) colui che non vo-
lesse pacificare, sia casso ?).

Di morti de la conpagnia e dei cassi d'essa ^). XXXIIII

Anco volemo che si alcuno de la decta conpagnia fosse in caso di morte,
el priore insiemi collo visitatore vada a/) lui et faccialo confessare et con-
trire, e?) confortilo ; et se lui morisse che essi el vestino colla cappa, e ^)
non l'abandonino mai; et che ciasscheduno nella sua morte se vesti a farli
honore, et sepellisscase solo colla veste predicta e*) per la sua anima ciass-
cheduno dica cento?) pater nostri et cento *) avemarie, et facciase dire per
la sua anima una) messa emfra tre me/si dal dì ch’esso more ; et si alcuno
casso morisse, che non gli se faccino le predicte cose, se prima esso non torna

a) mo se dentro su rasura, di altra mano b) avesse sse interlineato c) e in
origine et ma la t è stata raschiata d) casso messo in evidenza da segno di richiamo
e) e dei cassi d’essa su rasura, d’altra mano, in rosso f) a interlineato — g) e inorigine
era et ma la tè stata raschiata h) e in origine era et ma la t è stata raschiata i) e
in origine et ma la t è stata raschiata j) cento preceduto da rasura; la parola
asportata è forse doi k) cento preceduto da rasura ; la parola asportata è forse doi
I) una rescritto su rasura.

le d

=—_—_
____

LA COMPAGNIA DEI SS. ANTONIO E JACOPO DI ANGHIARI 257

a la misericordia facendo quello che se contene de sopra dei cassi nel capitolo
come el novitio entra in casa ^).

De l'onore del priore. xxxv

Anco ordenamo che quando vene en?) la casa el priore °) a capitolo,
che tucti coloro che sono nella decta casa, se loro fossaro a sedere, che se
debino levare sü, et chi fosse ricto gli s'inchini; et questo chi nol facesse
dica denante al gonfalone, emginochiato, v4?) pater nostri et v^) ave marie.

De l’oferta et de chi non la fa. xxxvi

Anco ordenamo che ciasscheduno de la predicta conpagnia debba pa-
gare omne domenica /) matina, per oferta, uno denaio. Et che la decta of-
ferta non se perda per licita scusa né per absentia de tre o de quattro dome-
niche, la quale tucta se debba?) pagare ma non doppia, salvo che si elgli
fosse si povaro che non podesse bene pagare, allora, si parrà al priore et al
conselglio, ch'ella glie sia remessa.

De la inquisitione del priore vechio. xxxvi //

Anco volemo che el priore nuovo che sirà electo faccia generale inqui-
sitione contra el priore ^) vechio et gli altri offitiali ; et si trovarà lui o al-
cuno de gli altri, essare stato negligente, o facto quello che non avessaro
dovuto, che esso lo ponessca per la forma de li presenti*) ordini collo suo
conselglio, conme trovarà d'?) essare el comesso delicto.

Conme se retrovino le cose de la casa *) xxxvIII

Anco ordenamo che el priore che sirà per li tenpi, sia tenuto solicita-
mente de fare trovare tucte le cose de la conpagnia o che s'apartengano a
essa, et farle dare al camorlengo et facci inquisitione de le predicte cose, et
si alcuno n'avesse e!) non la segniasse, sia duramente punito ; e) conme
dicto é tucte le cose de la conpagnia sieno in mano del camorlengo, et esso
l'abbia a mantenere e ?) riguardile °) quanto più po’ senca negligentia.

a) si nel capitolo come el novitio entra in casa rescriffo su rasura; l'enuncia-
zione del capitolo sequente, in rosso, è stata asportata per far posto a questa dicitura. Lo
stesso capitolo ? stato riportato in margine, su rasura e in rosso b) nel testo em c)
el priore in margine, di altra mano d) V sbarrato da un trattino rosso e) V sbar-
rato da un trattino rosso f) debba pagare omne domenica su rasura ; debba di altra
mano pagare omne domenica sempre su rasura ma della mano originale g) debba
su rasura, di altra mano h) priore re interlineato, della stessa mano i) presenti
l’inchiostro di en è saltato ma per accidente j) d è stata raschiata, ma ancora leggibile
k) casa in origine era stato scritto casasa, ma in seguito la sillaba in eccesso è stata
raschiata l) e in origine et ma la t è stata raschiata m) e in origine et ma la t è
stata raschiata n) e in origine et ma la t è stata raschiata o) riguardile è stato tra-
sformato, da mano posteriore, in riguardarle rimaneggiando la i in a, e interlineando la r.

c. 15r
c. 15v

c. 16r

c. 16v

258 PIERPAOLO LUCERTINI

Conme se venca el partito. XXXVIII

Anco volemo, che quando nel dicto luogo se fosse affare niuna cosa che
non fosse per li pre/senti ordeni conceduta, o che portasse ponto de peso,
volemo che el priore collo suo conselglio la debbia mectare a partito fra 'l
capitolo ; el decto partito se venca per le due?) parti?) del capitolo o per
più, non per meno; e^) ciascun che mecte la sua palotta la metta senca al-
cuno vitio ?) ; et se^) trovasse più palotte che i conseglieri, sappia el?) priore
el dilinquente 7) et domandilo per ubidientia a tucti ; et se lui el po’ trovare
ponesschilo duramente et publicamente.

De le nostre feste sancto Antonio e^) Iacopo. xxxx

Anco volemo apresso de le sopradicte cose, che le nostre pretiose et
sante feste cioè santo Antonio, la cui festa è a dì xvIr de genaio, et santo
Iacopo, la cui festa è a dì xxv de luglio, si faccino et fare si debbino nei dì
propri ne li quali vengano, in lo decto nostro oratorio, et non altroe con
grandissime solennità e?) devotione, honorando esse feste di preiti più che
se po’, facendo senpre nostro sforco ; et per fare e?) ordenare le dicte feste
/] et maximamente quella de sancto Antonio barone, el priore che sirà per
li tenpi, faccia radunare tucti gli omini de la dicta conpagnia uno mese in-
nanci che esse feste venghino, et faccia tucti i dicti homini ponere a sedere £)
notificando loro esse feste, et ad 'gnuno de per sé, per ordene, facendosi ad
uno capo) de quelgli che segano e ^) anco quelgli che non ce fossaro, faccia
proferire quella parte de denari et altre cose che vole dare ; et che el camor-
lengo che sirà nei detti tenpi scriva tucte le proferte de per sé con questo
che proferesci, et spetialmente nella festa de sancto Antonio, se già nollo
domandassero per l'amore de Dio, overo fosse inpotente, non possa proe-f
rire meno de sei soldi, perché le feste se debiano fare de proprie borsci e")
ne di proprii de le dicte feste, el priore expresso comandamento a tucti gli
uomini fa....?) de la conpagnia che sieno la mattina et al vessparo ?) nella
chiesa overo oratorio ad honorare et a fare somma solennità a esse feste /
et se al priore parà, faccia fare disciplina e) dicase ?) l'ofitio inginochione,
colle cappe in su la carne, innell'oratorio, ad uscio serato ; e #) puoi al vesparo
e laude a uscio aperto ; et chi non ce fosse el priore abbia pieno *) arbitrio

a)... ca per le due su rasura, di altra mano b) parti interlineato da altra mano
c) e in origine et ma la t e stata raschiata d) senca alcuno vitio su rasura, di altra mano
e) se seguito da rasura f) nel testo et g) dilinquente ancora in uso nel dialetto
locale h) e in origine et ma la t è stata raschiata i) e in origine et ma la t è stata
raschiata J) e in origine et ma la t è stata raschiata k) nel testo assedere 1)
ad uno capo su rasura, della stessa mano m) e inorigine et ma la t è stata raschiata
n) e inorigine et ma la t è stata raschiata o) fa.... le lettere seguenti sono state
asportate da rasura p) vessparo così nel testo q) e in origine et mala t è stata
raschiata T) dicase [a a in margine, di altra mano S) e in origine et ma la tè stata
raschiata t) nel testo pino.

y -

LA COMPAGNIA DEI SS. ANTONIO E JACOPO DI ANGHIARI 259

de ponillo aspramente salvo ^) che non avesse legittima scusa, la quale amec-
tare remanga nel pecto del priore e?) del suo conselglio ; et che in tale di
onnuno d'essa conpagnia sia confexato, socto de^) la pena decta ?).

Chi se degha invitare per la nostra festa. XXXxIi

Ancora per mantenere amore et fratellanca infra la conpagnia de Sancta
Maria de la misericordia d'Anghiari!), et la conpagnia nostra, che nel di
de la festa ^) el priore che sirà nei tenpi, la domenica matina la quale sirà
innanti a la festa, mandi e’) mandare debia doi homini de la conpagnia
nostra, et faccia invitare el priore de la conpagnia de santa Maria con tre
conpagni?) d'essa^) et al mangiare faccia?) a loro supremo honore; et
da poi?) per la festa loro d'agosto, a le spese proprie degli uomini de la con-
pagnia // nostra, s'offeresca doi ceri de cera collo segno *) del tau?) suso
e^) candele come parà a la discrectione del priore e ^) del suo conselglio che
sirà nei tenpi.

Del tenpo de la quaresima. xxXXxII

Anco che conciosiacosa ch'el tenpo de la quaresima sipiù de voto e^)
d’aguardare che null’altro tenpo, ordenamo et stantiamo che nel decto °)
tenpo se faccia più penitentia et in primo el priore faccia adunare tucta la
conpagnia tucte le domeniche de la quaresima, et faccia fare a tucti disci-
plina, et laude e ?) penitentie devotamente ; et se al priore parà, faccia ra-
dunare alcuno la sera di venardi de quaresima con alcuno °) lume simel-
mente affare.

a) salvo affiancato in margine da segno di richiamo b) e in origine et ma lat
è stata raschiata c) de raschiato, appena leggibile d) detta aggiunto da altra
mano e) festa affiancato in margine dalla dicitura de Santo Antonio di altra mano
f) e in origine et ma la t è stata raschiata g) nel testo conpangni h) essa inorigine
essi, poi la i fu trasformata ina i) et al mangiare faccia espunto ; della nota in mar-
gine sbiadita, si riesce a leggere solo il mangiare J) poi seguito da mandino che è stato
depennato k) nel testo sengno l) e in origine et ma la tè stata raschiata m) e
in origine et ma la t è stata raschiata n) e in origine et ma la t à stata raschiata
0) che nel decto su rasura, della stessa mano p) e in origine et ma la t è stata ra-
schiata h) nel testo connalcuno.

!) Santa Maria della Misericordia, o del Borghetto, è probabilmente la più antica
confraternita di Anghiari, infatti « ebbe origine l'anno 1348 nel tempo della peste », cosi
almeno afferma il Taglieschi (L. TAGLIEScHI, Croniche del convento della Croce, A.S.C.A.,
ms. 1616, p. 5).

2) Questo uso di utilizzare il «segno del tau », che altro non è che l'emblema degli
Antoniani di Vienne (Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1948, vol. 1, pp. 1522,
1523) è riferibile all'esistenza in Anghiari di una tale comunità.

c. 17r
c. 17v

c. 18r

260 PIERPAOLO LUCERTINI

Del giuvidì sancto. xxxxir

Anco che il di^) del giuvidì sancto, el priore faccia adunare tucta la
conpagnia, se lui po’, ad ora de nona o quasi °) e ^) debbia con essi radunati ?)
fare spetiale memoria e^?) recordanca che tale hora/) feci el nostro signore
Gesù Cristo colli suoi apo/stoli benedecti?) cioè che el priore devotamente
lavi i pedi a tucti quelgli de la dicta conpagnia ^) et de fare onn'altra cosa
che s’apartene de fare. Et *) puoi dolerne et lamentarne de la sua santissima
passione, et dicase l'offitio et laude, et faccise disciplina; puoi el priore
debbia colgliare l'oferta per lo venardi sequente e?) ciascuno debba *) es-
Sare!) confesso e) contrito, a la pena d'essare casso, salvata tucta via la
legiptima scusa; el venardi matina se vada a processione scalci tucti, et
debbiase fare quello che in quello di se converà ”) de fare.

Che non se reveli veruno secreto. XXXXIIII

Anco che niuno de la conpagnia dega revelare né in palese né in nass-
costo alcuna cosa che se faccia nella decta conpagnia a alcuna persona che
non sia de la decta conpagnia ; et chi contra facesse, sia al tucto casso, et
non ce rentri se non per novitio ; ciò se intenda cosa de peso o comandata
dal priore °) che se debbia tenere credenca.

Conme fa domanda per lo priore. xxxxv //

Anco se?) alcuno de la decta conpagnia fosse adomandato per obe-
dientia dal priore, overo dal suo vicario, quando sirà nel suo luogo, de niuna
cosa e?) per lui fosse negato el vero, e^) puoi se trovasse per doi testimoni
el contrario de quello che lui avesse prima dicto, ch'el priore collo suo con-
selglio sia tenuto de cassarlo #) conme falso.

Che niuno emsuperbessca. XXXXVI

Anco che se^) alcuno de la dicta conpagnia emsuperbisse o garegiasse %)
nel dicto luogo contra el priore ?) o vicario, sia asspramente punito, et si
contra altra persona d'esso luogo, sia punito ad albitrio del priore.

d) il di su rasura, di altra mano b) nona o quasi su rasura, di altra mano
€) e in origine et ma la t è stata raschiatu d) radunati in margine troviamo la se-
guente dicitura di altra mano : andare a vestire la vergine Maria di nero e poi tornare
e) e in origine et ma la t è stata raschiata f) hora ho su rasura, di altra mano
g) benedecti de interlineato h) conpagnia in margine, di altra mano, la seguente dici-
tura : nota di queste cerimonie del giovedi santo in questo, segue vocabolo illeggibile i)
Et la E sbarrata in rosso Jj) e in origine et ma la t è stata raschiata k) debba
bba su rasura di altra mano l) essare affiancato in margine dalla seguente dicitura :
obbligo del venerdi santo di altra mano m) e in origine et ma la t à stata raschiata
n) nel testo conveverà. 0) priore seguito da rasura p) se su rasura, di altra mano
q) e in origine et ma la t è stata raschiata T) e in origine et ma la t è stata raschiata
S) nel testo cassarllo t) se interlineato u) garegiasse l'ultima e, interlineata, ?
stata raschiata v) priore affiancato da nota in margine illeggibile.

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LA COMPAGNIA. DEI SS. ANTONIO E JACOPO DI ANGHIARI 261

Del giurare e de chi bastemiasse Dio o Santi ^) xxxxvII

Anco nullo de la decta conpagnia a nullo boto giuri nel decto luogo,
a pena de x pater nostri et de x avemarie inginochione denanti al gonfa-
lone. Et ^?) chi giurasse fore del dicto luogo a boti spregiati, el priore el pu-
nissca secondo el suo albitrio asspramente ; e^) chi bastimiasse Dio o vero
i Santi, sia al tucto e?) per tucto casso. /

De le molgli altrui e del paccato contra natura). xxxxvii

Anco ordenamo che chi comectesse el peccato contra natura, che esso
sia al tucto casso ; anco s’alcuno usasse contra /) matremonio ocultamente o
palesemente, sia asspramente punito et chi la tenesse o usasse detenirla en ?)
niuno modo et non lasciasse ^) el dicto tenere o uso non lasciasse, che esso
sia casso et non ce possa rentrare *) se non per novitio ; et questo se intenda
se lui del decto fallo se coregesse volendoci rentrare ?).

De giocare et de le mali conpagnie. xXXXVIIII

Anco ordenamo che nullo de la decta conpagnia possa usare con alcuna
mala conpagnia a fare *) niuna!) cosa desonesta né laida, né ad alcuno mal-
vitio, a la pena che piacesse al priore d'enponargli. Et ') che niuno debbia
giocare ad alcuno giuoco de dadi vetato et desonesto, cioè al soco ?), a la
pena che piacerà al priore, et se lui correcto doi o tre volte non se mendasse,
sia casso ; ad tavole el?) dicto giuoco faccia honestamente, non a tirare de-
nari, ma cose de recrearse, a pena sopradecta. //

Che niuno usi a taverna. L ?)

Anco ordenamo che niuno d'essa conpagnia debbia usare per taverne,
spetialmente in venardì né in domenica, ’nanti le messe, a la pena che pia-
cesse al priore, se non per necessità d'amici o che el decto usare non podesse
scusare ; neanco gli altri di?) desonestamente, et se alcuno in alcun di ine-
briasse, che esso vada ad una de le pieve ?) *) disciplinandose.

a) e de chi bastemiasse Dio o Santi in nero, di altra mano b) Et la E sbarrata
in rosso c) e in origine et ma la t è stata raschiata d) e in origine et ma la t è
stata raschiata e) e del peccato contra natura aggiunto, in nero, da altra mano
f) contra seguito da matre depennato g) nel testo em h) lasciasse le due s trac-
ciate da altra mano sopra una r. i) nel testo remtrare Jj) volendoci rentrare in
margine, di altra mano k) nel testo affare 1) niuna seguito da cosa depennato perché
scritto due volte m) Et la E sbarrata in rosso. n) nel testo et 0) Che niuno
usi a taverna L su rasura, in rosso, della stessa mano p) di interlineato q) pieve
la prima e interlineata.

1) Il gioco del «soco », gioco « vetato et desonesto », è da identificarsi con il «ludus
ad sozzum » gioco di dadi simile alla zara (Prgrno SELLA, Glossario latino-italiano, Città
del Vaticano, 1944, p. 334).

?) Le pievi presso Anghiari erano due, quella di S. Maria di Micciano e quella di

c. 18v

c. 19r
c. 19v

262 PIERPAOLO LUCERTINI

Del padre et de la madre. r1

Anco ordenamo che nullo ^) ardessca de percotare overo toccare?) al
mal muodo suo. padre o sua madre, a pena d'essare casso ; et chi redicesse
vilania o bastimiassegli, overo non gli obedisse, sia tenuto el priore de po-
nirlo asspramente.

De l'ordine de l'arbitrio del priore. LII

Anco che el priore collo suo conseglio ^) abbia pieno et libero arbitrio,
due?) gli ordini non parlassero, de procedere e?) de trovare?) e?) de po-
nire, de semigliante a semigliante, et ponire conme a loro parrà, secondo
peccato che loro vedarono. /

Di prestatori. LIII

Anco se *) niuno fosse che desse?) ad usura o Î) in oculto o *) in palese,
o facesse!) altra mala taccia, o sopra pegno, ch'esso sia al tucto casso, et
de le predicte cose el priore ne facci inquisitione, e^) niuno ^?) prestatore ?)
ce possa mai entrare; et quello cotale che facesse i dicti magli contracti,
non ce possa mai rentrare ?) fine a tanto che lui non restituiscie et restituito
se receva per novitio e?) nol faccia più,

Di cassi*) della conpagnia. Che menaciasse ?). LIIII

Anco volemo che se alcuno casso de la conpagnia menaciasse o ingiu-
riasse el priore, o suo vicario, o niuno altro de la conpagnia, che esso per
niuno muodo ce possa mai entrare *) se prima non domanda perdonanga al
priore et") agli altri suoi offitiagli "), et domandata la dicta perdonanga
non^?) c’entri fine a uno anno.

a) nullo seguito da rasura b) toccare su rasura, della stessa mano c) nel
testo consenlglio d) due così nel testo, sta per «dove » ; ancora usato nel dialetto locale
e) e in origine et ma la t è stata raschiata f) nel testo ctrovare g) e in origine ct
ma la t è stata raschiata h) se su rasura, di altra mano i) fosse che desse su ra-
sura, di altra mano J) o su rasura, di altra mano k) o su rasura, di altra mano
I) facesse su rasura di altra mano m) e in origine et ma la t à stata raschiata
n) niuno su rasura, di altra mano o) prestatore la seconda t quasi illeggibile p) nel
testo remtrare q) e in origine et ma la t è stata raschiata T) cassi le due s sono state
scritte in nero da altra mano sopra l'unica originale rossa s) Che menaciasse in nero,
di altra mano t) nel testo emtrare u) et su rasura, di altra mano 7) offitiagli
cosi nel testo z) nel testo no.

S. Maria Annunziata alla Sovara. Quest'ultima sembra che possa ascriversi alla seconda
metà del secolo viu o ai primi anni del rx, la prima menzione su documento è comun-
que del 1030 (M. SALMI, La pieve di Sovara, in Melanges offerts à René Crozet, Poitiers,
1966, p. 132).
LA. COMPAGNIA, DEI SS. ANTONIO E JACOPO DI ANGHIARI

De l’umicidiali. Lv

Anco che niuno umicidiale el quale cercasse de intrare nella dicta con-
pagnia per niuno muodo sia recevuto ; et se niuno per lui de tal cosa aren-
gasse, // sia punito dal priore o da chi fosse in suo luogo asspramente 9).

Di giocatori. El dì o notte di Pasqua ^). LvI

Anco volemo che niuno de la nostra conpagnia possa né debbia giocare
el dì de la Passca, neanco ^) de nocte, a veruno giocho per quegli tre di; e 9)
niuno debbia prestare denari ad altri per giochare ; et chi contra facesse,
sia mandato ad amendoro ^) le pieve colla cappa frusstandose si che la frusta /)
golga ?) la carne ; et se non volesse obedire sia casso ; et si el priore de la
dicta conpagnia peccasse nel sopradicto giuoco, volemo che el supriore in-
siemi colgli conseglieri, gli asegni ") la predicta penitentia ; et si non volesse
ubidire sia casso de l’ofitio et de la conpagnia.

Del venire quando si more. LVII

Anco ordenamo che quando morisse niuno *)de la dicta conpagnia ciass-°
cheduno de la predicta congregatione debba?) venire a la casa e *) vestirse,
et fare honore al suo fratello ; e?) chi questo non facesse, mandilo el priore
a la pieve d'Anghiari, disciplinandose e^) dicendo ccc? pater nostri et ccc?
avemarie / infra el gire el venire ; et questa penitentia per l'anima sua, et
se fosse tenpo de non podere andare a la pieve *) dica la dicta penitentia
in casa ; el priore debbia far fare tale sengno che chi fosse fore el possa sa-
pere, a ció che ciasscheduno possa essare a fare?) honore a quello cotale
morto.

Del muodo de recevare doppo la morte. LVIII

Anco ordenamo et stantiamo che quando acadesse che fusse ?) morto
niuno congionto ?) de quelgli che sono nella conpagnia cioé figliuolo, nepote,
o fratello, et quello cotale de la conpagnia da cui é el morto, el volesse ve-
stire de la cappa nostra, ch'el priore sia tenuto de receverlo et farlo”) ve-
stire, et faccigli fare quello honore e*) tucte quelle cose che se fanno agli
altri de la nostra conpagnia, solicitamente.

a) chi fosse in suo luogo asspra rescritto su rasura dalla stessa mano ; si legge con
difficoltà perché l' inchiostro à saltato b) el di o notte di Pasqua in rosso, di altra mano
€) neanco la seconda n in margine, di altra mano d) e in origine et ma la t è stata ra-
schiata e) amendoro significa probabilmente « amendare » f) nel testo frustra 9)
golga cosi nel testo ; una mano più tarda ha tracciato una c sopra la prima g h) nel testo
asengni i) niuno /a i interlineata dalla stessa mano Jj) debba bba su rasura, di
altra mano k) e in origine et ma la t è stata raschiata l) e in origine et ma late
stata raschiata m) e in origine et ma lat è stata raschiata — n) nel testo pive 0) nel
testo affare p) fusse interlineato da altra mano q) congionto interlineato da altra
mano r) nel testo farllo s) e in origine et ma la t è stata raschiata.

c. 20r

c. 20v 264 PIERPAOLO LUCERTINI

Che niuno possa fare reghiedare l’altro. LVIIII

Anche stantiamo et ordenamo che niuno d’essa conpagnia possa, overo
‘ardessca, per alcuno muodo “) fare rechiedare ?) l'uno l’altro d'essa con-
pagnia a la corte del vicario ?) d'Anghiari, overo ?) //

a) nel testo mudo b) rechiedare significa far chiamare, denunziare.

1) I] vicario é il rappresentante della Signoria Fiorentina, questa nel 1384 aveva
sostituito il dominio dei Pietramala. (G. FRANcESCHINI, Nota storica su Anghiari in Mo-
stra delle armi da fuoco Anghiaresi e dell'appennino tosco-emiliano, Sansepolero, 1968,
p. 9) j

?) Qui il codice si interrompe essendo state asportate, in epoca imprecisabile, le
ec. 21 e 22; quest'ultimo capitolo LvIIII risulta perciò incompleto.

——————————"———À(——Ó-—— (x
INDICE DEL VOLUME

Memorie
GIUSEPPE ZACCARIA, L’Arte dei Guarnellari e dei Bambagiari di
WusisD . . rta SO OPI 1
CLauDIA MincIoTTI, Un perugino tra due rivoluzioni : Fabio Dan-
zelb) (1769-1887) — voci oo s : » 93
Cronache, carteggi, memoriali
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Atti della Deputazione
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