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BOLLETTINO

DELLA

DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA
PER L'UMBRIA

VOLUME LXXI

FASCICOLO PRIMO

PERUGIA-1974 Pubblicazione semestrale - Sped. abb. post. Gruppo IV

ARTI GRAFICHE CITTÀ DI CASTELLO
Città di Castello (Perugia)

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Pubblichiamo per gentile concessione
del dr. conte Simone Prosperi Valenti que-
sta memoria biografica, compilata molti an-
ni fa dal Socio Ordinario conte dr. Tom-
maso Valenti. (N.d.D.)

Benedetto Valenti

Da Andreangelo di Angelo Valenti e da Laurina — detta Ro-
solina o Rosina — di Bartolomeo di ser Giacomo Pauloni nacque Be-
nedetto il 2 aprile 1486 ». Ancora in tenera età, ebbe la sventura
di perdere ambedue i genitori. Suo padre, pretore a Sassoferrato, era
già morto nel 1493 ; sua madre mori di peste nel luglio 1494 ».

Benedetto ebbe due fratelli, Ottavio e Gio. Battista. Il primo
mori, certamente di peste anch'esso, tra il 2 e il 18 luglio 1494. Ai
due superstiti lo zio paterno ser Giovanni di Angelo Valenti, lasció
la metà del suo patrimonio ed in pari tempo li affidava alla tutela
dei suoi figli Martino, medico, e Marchesino ?.

Cosi Benedetto e suo fratello Giovan Battista passarono in Tre-
vi la loro fanciullezza, sotto la cura dei loro cugini e tutori.

Di Giovan Battista dirò brevemente più avanti; qui mi occupo
soltanto delle notizie biografiche di Benedetto.

C'era a Trevi di quei tempi il « magister ludi literarii » eletto dal
comune ; e da quello Benedetto avrà appreso i primi elementi delle
lettere. Giovane, andó allo Studio di Perugia, dove ottenne la lau-
rea dottorale in utroque ; di li tornó a Trevi, circa il 1510, ed era sui
venticinque anni. Il nome suo figura la prima volta negli atti del co-
mune sotto la data 4 gennaio 1511; ma é importante osservare
che fino da allora i suoi concittadini dimostrarono a Benedetto Va-
lenti la più grande stima. Si trattava, infatti, di stipulare, dopo mol-
te liti e inimicizie, un istrumento di transazione con Montefalco per
una derivazione di acque dal Clitunno. E il consiglio vuole che alla
firma dell'atto assistano Benedetto Valenti e Gentile Gentili, « trat-
tandosi di affare di grande importanza » 9.
Pa fici grato Mi DA be

2 TOMMASO VALENTI

Benedetto Valenti si diede subito all’esercizio dell’avvocatura.
Ed è interessante sapere che la prima causa ch'egli trattò fu per una
questione ereditaria, per la quale gli fu promesso l’onorario di 49
fiorini somma assai notevole per quei tempi, ma a causa vinta : lata
sententia in favorem. E l’esito fu favorevole : sicché un anno dopo
l'avvocato Benedetto Valenti poté riscuotere la somma convenuta ?.

*
*ock

Ma non soltanto come legale Benedetto Valenti incominció da
giovane a godere la fiducia dei trevani, egli fu tenuto in considera-
zione anche per le sue doti personali, tanto che a lui ricorrevano i
suoi concittadini, ad esempio, per comporre le discordie che, per le
turbolenze dei tempi, erano frequenti e gravi. Cosi egli riesce a met-
tere pace, sia pure per breve tempo, tra le famiglie Antoniucci e U-
golini, che si erano inimicate a causa dell'uccisione di un France-
sco Ugolini 9.

Ed anche fino dall'inizio della sua professione prese l'onesta abi-
tudine di non aizzare i suoi clienti per farli ad ogni costo leticare, ma
accettava volentieri e con gratitudine l'intervento di arbitri conci-
liatori ?.

Intanto — e qui già s'intravede il futuro uomo d'affari — im-
piega subito una parte dei suoi primi guadagni professionali nell'ac-
quisto di qualche terreno ; per quanto la sua famiglia fosse già ab-
bastanza bene provveduta ?.

*
LEE

Il Comune di Trevi volle dare un attestato pratico di fiducia e
di stima al giovane dottore, quando, con deliberazione del 12 de-
cembre 1512, lo nominava suo avvocato ?. Poco dopo entrava a far
parte del Consiglio generale, per la « Balía» di Piaggia, dove egli
abitava 1°.

Molto probabilmente, quantunque da poco egli esercitasse la pro-
fessione, dovette trovarsi assai gravato di affari, se rinunciava ad
occuparsi di cause anche importanti; come quella di quattro treva-
ni imputati di un omicidio commesso a Spello nel 1513 1).

Negli atti notarili di arbitrati, in cause civili, e di tregue, in
fatti criminali figura assai spesso il nome di Benedetto Valenti ; il
quale si dedicava all’esercizio della professione con grande soddisfa-

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BENEDETTO VALENTI 3

zione dei suoi clienti, che, anche in atti pubblici, ratificavano l'ope-
ra sua «gratias referendo infinitas » 9.

*
* *

Intanto non trascurava gl'interessi di Trevi ; e troviamo frequen-
temente il nome di Benedetto Valenti nelle « Riformanze» del-
l'epoca. La quale fu tristissima, perché tra Spoleto e Trevi covavano
odii e inimicizie, a causa del conteso possesso del castello di S. Gio-
vanni. Inimicizie e odii che, appunto nel 1513, ebbero il loro tragico
sfogo in una vera e propria battaglia che gli Spoletini portarono con-
tro i Trevani, quando nel febbraio di quell'anno, in numero di circa
10.000 uomini, con le loro artiglierie, vennero a mettere a ferro e a
fuoco il territorio di Trevi. Non molti i morti — appena una ventina
— ma grandissime furono le devastazioni di case, di alberi, di terre.

Tutto ció lasciava negli animi dolorosi strascichi di risentimen-
ti e di vendette, ai quali, peraltro, i reggenti il comune non crede-
vano di opporsi, poiché forse essi stessi soffrivano ugual pena. Ecco
perché, subito passata quella bufera, il consiglio comunale delibera-
va che nessuno dei Trevani osasse parlare agli Spoletini, e Benedetto
Valenti, che, a quanto pare, era anche fine psicologo, propose
che tale divieto — pena 10 «ducati» — si estendesse anche alle
Spoletine ! 19).

*
*ock

Devo ritenere che il nostro non si allontanasse da Trevi neanche
negli anni successivi. Trovo, infatti, frequentemente il suo nome tra
i presenti alle adunanze consigliari ; nelle quali egli parlava, per lo
piü, su argomenti d'interesse legale, come quando, per esempio, pro-
poneva che si riformasse lo Statuto trevano nel senso che a chiun-
que citerà un trevano a comparire fuori di questa curia, si applichi
la penale di 5 fiorini '?. D'altra parte anche il consiglio generale mo-
strava di avere in lui fiducia, dandogli incarichi importanti, come
quello di trattare con Foligno per una questione di confini, che ave-
va dato luogo a lunghe ed aspre contese 15).

Nel 1513 o nel '14 Benedetto Valenti, in età di circa 26 anni,
tolse in moglie Felicita, di Vespasiano Petrelli, anch’essa da Trevi e
di famiglia assai stimata. Dei figli che nacquero da questo matrimo-
nio, ci darà notizia lo stesso Benedetto Valenti nelle sue Memorie.

Nel 1517 il Comune di Trevi era rientrato in possesso del tanto
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4 TOMMASO VALENTI

conteso castello di S. Giovanni, che era sui confini tra Spoleto e Tre-
vi; Benedetto Valenti ne é nominato castellano e commissario per
sei anni, con lo stipendio di 144 fiorini. Ed egli prende possesso del
gravoso ufficio, portando otto fanti per sua scorta :9.

Uomo già maturo di senno, vigila senza riguardi sugl'interessi
del comune. Richiama i notai all'obbligo di mostrare ai clienti gli
originali dei loro atti, sia pure dietro compenso '?. Un'istituzione di
cui il comune era assai geloso, il Monte di Pietà, fondato, tra i primi
in Italia, nel 1469, era minacciata da cattiva amministrazione ; Be-
nedetto Valenti accusa gli « officiali » del Monte di aver abusato del-
la loro autorità e di non ever osservato gli statuti, ed ottiene dal
consiglio che siano nominati due revisori di quei conti !9.

Simile severità egli dimostra verso quelli, ed erano certamente
suoi amici, che per affari del comune dovevano recarsi a Roma. Pro-
pone si stabilisca la spesa per la missione e la sua durata, 15 giorni,
al massimo ; se gli « oratori » si tratterranno di più, sarà a loro spese.
Avvenne una volta che gl'inviati avessero ricevuta un'indennità per
un servo ed un cavallo, che avrebbero dovuto condurre con loro ; in-
vece, ne avevano fatto a meno ed intascato il denaro. Benedetto
Valenti ottiene dal consiglio che si ricorra al legato perché quei tali
restituiscano la somma. L'interesse del comune non deve essere le-
804l 19)

In pari tempo egli, avvocato, si preoccupa delle lungaggini dei
giudizi ; e vuole che, ad eliminarle, s'inserisca nello statuto del co-
mune una disposizione in forza della quale ogni causa divile debba
essere decisa entro due mesi; pena 100 libbre di denari *?. Quanti
dei moderni causidici si sarebbero associati a tale richiesta !

Mi pare utile soffermarmi su questi particolari, perché nell'in-
sieme di tali episodi si delinea e s'intravede l'uomo integro e probo,
che ritroveremo piü tardi, rigido rappresentante delle leggi, tenuto
in grande considerazione da papi e da principi, certamente per la

sua rettitudine.

*
* *

Ma non per questo pretendo dimostrare che Benedetto Valenti
fosse immune da ogni genere di pecca ; anch'egli, giovane ed energi-
co, non poteva sfuggire all'influenza dell'ambiente in cui viveva. A
Trevi, come in tutte le città, erano sempre di quei tempi eccitati gli
animi, le antiche fazioni avevano cambiato il nome, ma non la fiso-
nomia ; onde frequenti i litigi, le risse, i ferimenti, gli omicidi.

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BENEDETTO VALENTI 5

Anche Benedetto Valenti ebbe una volta « questiae sive rixa »
con un tal Gio. Maria Filippi di Giovanni Filippi da Trevi; ma
subito dopo, pentito, si presenta ai priori del comune per fare am-
menda del suo fallo. Per obbedire agli ordini dei priori promet-
te — anche a nome dei suoi congiunti, fino al terzo grado — di non
offendere il suo avversario ; pena 100 ducati. All'atto intervengono:
come testi o come garanti i più illustri dittadini 2».

Peró — tale era il triste costume — la pace era di breve durata :
un mese appena ; donde la necessità di rinnovarla alla scadenza. E
Benedetto Valenti insieme a molti altri trevani con solenne atto, di-
nanzi a D. Pietro Pantaleoni, protonotario apostolico e priore di S.
Spirito a Foligno, fanno la pace per tutte le ingiurie, offese e ferite
che erano corse tra loro. Erano in contesa piü di quindici persone.

E pare che l'abbraccio e il bacio che si diedero-a suggello della
pace fossero sinceri, poiché non si trovano piü tracce di simili epi-
sodi 22).

Dopo un non breve tirocinio nell’esercizio dell'avvocatura e nel-
la gestione comunale, Benedetto Valenti aspira a cariche piü elevate.

Seguiva, cosi facendo, una specie di tradizione familiare, poiché
era certamente viva in lui e nei suoi la memoria dell'avo Natimbene
Valenti, che, giurista di grido, fu tra i riformatori dello Statuto di
Roma (1464) come di quello di Trevi, e che ripetutamente ebbe ca-
riche pubbliche importanti, come quella di podestà a Viterbo ed a
Lucca.

Cosi nel 1519 troviamo Benedetto Valenti podestà di Mateli-
ca *? Quanto si trattenesse colà, non so dire. La carica di podestà
durava sei mesi: ma poteva essere confermata.

Contemporaneamente Benedetto Valenti curava anche i suoi af-
fari domestici, e molti atti di compra, di permuta di terreni ci atte-
stano la saggia sua amministrazione. Nel 1521 il Comune di Trevi
gli concedeva, a sua domanda, uno dei torrioni lungo le mura citta-
dine per poter ingrandire la casa, col patto di restituirla quando la
difesa della patria lo richiedesse *9 ; ma il triste evento non è mai
piü capitato, e il torrione é ancora in nostro possesso.

Dopo la magistratura di Matelica, non trovo che Benedetto Va-
lenti occupasse altre cariche pubbliche fuori di Trevi.

Egli era certamente tornato stabilmente in patria, se nel 1521
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6 TOMMASO VALENTI

poteva accettare la nomina di avvocato consulente e procuratore al-
le liti per il capitolo della chiesa collegiata di S. Emiliano di Trevi.
Ma anche in tale occasione Benedetto Valenti mostra essere uomo
fuori dell'ordinario e, professionista coscienzioso ; poiché s'impegna-
va a difendere senza compenso le cause civili dei canonici; e ridu-
ceva a metà le sue competenze per le cause penali ??.

Il suo nome risulta anche assai frequentemente negli atti mu-
nicipali degli anni seguenti, cioé dal 1521 al 1524 ; e la parte da lui
presa nelle pubbliche discussioni é sempre ispirata a sani criteri di
equità, a dotti principi giuridici e, quel che piü importa, al piü il-
luminato buon senso pratico.

È così che propone si venga a transazione con Montefalco, col
quale si era nuovamente in lite per la derivazione d'acqua dal Cli-
tunno 9; come qualche tempo prima aveva ottenuto che si resti-
tuisse la cittadinanza trevana (civilitas) agli abitanti della frazione di
Cammoro, con la quale c'erano stati dissensi gravi ??.

Egli, buon cittadino, intuiva, in quei tempi di discordie, che so-
lo nella pace poteva prosperare la pubblica cosa.

Dalle Memorie di Benedetto Valenti e da documenti pubblici,
sappiamo che nel 1525 egli era a Gualdo Tadino, presso il cardinale
Antonio Del Monte, colà legato pontificio.

Quella piccola città fu eretta a legazione nel 1523, dopo che Leo-
ne X tolse lo stato di Urbino a Francesco Maria della Rovere. Gual-
do Tadino, per la sua ubicazione, assumeva così importanza politica
e strategica, perché situata presso i confini del ducato d’Urbino e
dello Stato della Chiesa *9. Il primo legato fu il cardinale Antonio
Ciocchi Del Monte, che prese possesso della legazione fino dal 1514.

A quale anno precisamente risalga l’andata di Benedetto Va-
lenti presso quel porporato, non ho potuto precisare. Probabilmente
fu alla fine del 1520 o al principio del 1521: poiché in un atto del
consiglio di Trevi del 4 decembre 1520 a Benedetto Valenti, che era
revisore dei conti, si propone di sostituire un altro consigliere, per-
ché egli stava per andare via (« proxime discessurus ») ??.

La dispersione di molti documenti dell’archivio di Gualdo Ta-
dino non permette seguire l'opera del nostro, durante gli anni della
sua permanenza colà. Però è interessante sapere che quando nella

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rocca Flea di Gualdo Tadino, residenza del legato, si stipulò istru-
mento solenne tra quel comune e Perugia per definire una questione
di confini, Benedetto Valenti, che interviene come procuratore di
Gualdo, è qualificato in tale atto come « causarum auditor » del car-
dinale legato. Questi era allora rappresentato dal suo luogotenente,
Balduino Del Monte ?».

La permanenza di Benedetto Valenti a Gualdo Tadino fu lun-
ga ; certamente fino a tutto il 1527, come vedremo nelle sue Memorie.
Ma con tutto ció non abbandonava, né dimenticava gl'interessi della
sua Trevi, e, di quando in quando, egli tornava a prendere parte al-
le sedute del consiglio generale, specialmente quando urgevano par-
ticolari circostanze o si prevedevano pericoli gravi.

Cosi quando, dopo il sacco tremendo di Roma, l'esercito borbo-
nico dilagava anche per l'Umbria, tutti i comuni che erano minac-
ciati da quelle orde, dovevano correre ai ripari. L'esempio crudele di
Narni, che fu devastata, aveva intimorito, ed a ragione, tutte le ter-
re che si trovavano sul passaggio di quei nuovissimi barbari *9. Ed
il Comune di Trevi corre ai ripari ed affida, in via straordinaria, il
governo e la tutela della pubblica cosa ad un comitato, si direbbe
ora, di ventuno dei suoi migliori cittadini. E Benedetto Valenti fu
tra questi.

Per un periodo di quindici giorni e piü, se occorrerà, si nomina
capitano e governatore un Sirio Contarini, da Trevi, pratico di cose
militari. E intanto, per maggior sicurezza, Benedetto Valenti propo-
ne si demoliscano tutte le case fuori e presso le porte di Trevi,
perché costituivano un pericolo. Ai proprietari si paghi il giusto
prezzo ??,

Ma sembra che, per fortuna, il nostro comune non avesse a sof-
frire danni notevoli dal passaggio dell'esercito imperiale.

Benedetto Valenti, convinto che ció avvenisse per l'intervento
della Provvidenza, vuole che il comune le dimostri la propria grati-
tudine proponendo al consiglio nuovi provvedimenti contro i bestem-
miatori. Ma, in pari tempo, persuaso che l'opera dei cittadini avesse
contribuito alla difesa della loro terra, ottiene dal consiglio altri atti
di rigore contro coloro che mancassero di fare la guardia alla città.

L'incolumità di Trevi durante il passaggio delle truppe borboni-
che fu, probabilmente, dovuto anche al personale interessamento di
Orazio Baglioni. Ed anche a questi Benedetto Valenti vuole che il
comune dia prova della sua riconoscenza con l'offerta di una grande
coppa d'argento ??.
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8 TOMMASO VALENTI

Siamo così al 1528. Clemente VII, dopo il Sacco di Roma, si era
rifugiato in Orvieto. La vita per lui, per i cardinali che l'avevano se-
guito, e per tutta la corte passava in una «inesorabile miseria »
come scriveva Jacopo Salviati. La carestia imperava in Orvieto,
come altrove ??.

Il papa era come chiuso in una fortezza, perché i dintorni erano
malsicuri, per le soldatesche che l’infestavano; onde egli — con i
suoi pochi uomini — non osava uscire dalla città.

Ai primi di marzo del 1528 una deputazione di Romani si reca
ad Orvieto per pregare il papa di voler tornare alla sua sede. Ma Cle-
mente risponde che non glielo permettevano il disordine e la miseria
grande che regnavano in Roma. Gl'inviati insistono perché almeno
facciano ritorno colà gli ufficiali di Rota e di Cancelleria. Il Papa
acconsente : ma i curiali si rifiutano di andare, per le stesse ragioni
addotte da lui. Peró poco dopo dovettero cedere e alla fine di aprile
andarono a Roma, dove la carestia era tremenda e la fame faceva
strage tra i poveri.

Ma la miseria regnava dappertutto. Il papa e i cardinali che
erano con lui muovevano a pietà.

Peró anche la dimora in Orvieto era resa sempre piü difficile per
la crescente penuria dei viveri. Occorreva allontanarsi; ma non po-
tendo tornare a Roma, si cercava un'altra residenza. Furono propo-
ste Perugia, Civita Castellana, e Viterbo ; e fu preferita quest'ultima
città.

Il papa vi si recò il 1° giugno, prendendo alloggio nella fortezza,
ma anche colà la miseria era grande per la carestia di tutto. I corti-
giani, disperati, per un « giulio » avrebbero venduto Cristo, scriveva
molto efficacemente Marin Sanudo. Sicché il papa dovette decidersi
a tornare a Roma. Il 17 settembre 1528 incominciarono a partire i
cardinali Valla e Sanseverino. Il pontefice non credette ancora pru-
dente muoversi, perché a Roma c'erano fiere ostilità tra gli Orsini
e i Colonna ; onde tutta la campagna dintorno era in armi.

Finalmente il 5 ottobre Clemente VII parte da Viterbo con tutta
la sua corte e con 1000 soldati. La sera del 6 era a Roma; ma la
città santa era ridotta un cadavere miserabile e lacero. Desolazione
e miseria dappertutto 9.

*
* *

Era necessario rievocare tutto ciò per fare conoscere quale fos-
se l’ambiente nel quale si viveva, quando Benedetto Valenti inco-

Siino Liri ar criteri e ART a ii iride Hiper n indio BENEDETTO VALENTI 9

minciò ad entrare nelle grazie del papa. Ed è anche interessante sa-
pere che lo stesso Valenti dovette dividere, almeno per qualche gior-
no, le penose privazioni di che soffrivano il papa e la sua corte.

E per meglio precisare tale circostanza, occorre tener presente
che lo stesso Benedetto Valenti ha lasciato scritto aver egli « nego-
tiato per li Signori Baglioni circa ad sei mesi appresso a sua Santi-
tà »*? ; dopo di che ebbe la nomina a Procuratore fiscale. Se tutto ciò
avvenne senza interruzione possiamo affermare che Benedetto Va-
lenti, per trattare l’affare dei Baglioni, dovette raggiungere il papa
nel suo esilio in Orvieto e a Viterbo. Infatti il consiglio generale di
Trevi deliberava, il 26 luglio 1528, di scrivere al Valenti perché ot-
tenesse dal papa che Trevi fosse tolta dal governo di Foligno *?.

È certo che Benedetto Valenti era a Viterbo nel luglio 1528.
Con lui era anche il suo suocero, Vespasiano Petrelli, il quale con
breve molto lusinghiero del 28 di quel mese fu dal papa mandato
commissario in Amelia in sostituzione di un Rosello Novelli, morto
prima di esaurire il mandato, per comporre le differenze sorte tra
quella città e Gio. Battista signore di Montoro ?*.

Pochi giorni dopo, il papa con breve 20 luglio nomina Benedet-
to Valenti commissario, con pieni poteri, per prendere possesso di
Poggio Nativo, Poggio Moiano, Poggio Mirteto, Palombara, Castel-
chiodato e Rocca Priora, già feudi dei Savelli. E un altro breve in
data 20 agosto dava ordine al Valenti di fare altrettanto per i ca-
stelli di Asola, Aspra e Cantalupo #®.

Di grande interesse per la storia del nostro sono le parole con
le quali il papa chiude questo breve. « Tu — dice al Valenti — ese-
guirai la commissione che ti diamo con fedeltà e diligenza ; in modo
che possiamo ritenerti degno di più importante incarico » *9. For-
mula che è abbastanza rara nei brevi e che, quando c’è, equivale
ad una promessa.

Dobbiamo credere che Benedetto Valenti seppe adempiere con
soddisfazione l'incarico ; poiché il papa — di li a pochi giorni —
mantenne la parola data.

*
* o *

Era stato di recente promosso all’ufficio di datario Tommaso
Cortesi, da Prato, lasciando così vacante il posto di procuratore fi-
scale. Clemente VII con suo Motu proprio dato da Viterbo, presso
S. Sisto, cioè nella fortezza, il 14 settembre 1528, dava incarico al
cardinale camerlengo Agostino Spinola, del titolo di S. Ciriaco in
co KH aria attento D

10 TOMMASO VALENTI

Thermis, ed a tutta la Camera Apostolica di immettere Benedetto
Valenti nell'ufficio di procuratore fiscale e di ricevere il giuramento,
salvo emanare il breve definitivo.

Infatti il 16 settembre il papa indirizzava a Benedetto Valenti
il breve sub anulo piscatoris per la nomina a procuratore fiscale. Lo
stesso giorno il Valenti si reca in casa del cardinale camerlengo, Spi-
nola, ed a lui ed a Filippo ‘ de Senis’ della Camera Apostolica, pre-
senta il breve pontificio. Il cardinale ammette il Valenti al possesso
della nuova carica ; e questi presta, subito dopo, il dovuto giuramen-
to, presenti D. Nicola Casulano, segretario dei brevi, e Valerio Va-
lentini, laico, di Orte.

Di questa importantissima carica che Benedetto Valenti tenne
fino alla morte, e del modo col quale egli ne adempi i doveri e ne di-
fese i diritti, tratterò ampiamente più avanti in base ai documenti
da me trovati. |

Qui peró é interessante ricordare come egli incominció ad eser-
citare le sue funzioni. Si tratta di un caso assai grave, con qualche
complicazione romantica e vale la pena di farlo conoscere, poiché fu
quella la prima occasione in cui Benedetto Valenti dovette dar prova
della sua sagacia e della sua energia.

*
*ock

Fioriva nel sec. xvi° a Foligno la famiglia dei Varcannati 4), che
era tra le principali. Un Varcannate di Cherubino di Angelo dei Var-
cannati aveva in moglie una tale Lapa, la quale, d'accordo con suo
marito, decise di uccidere il fratello di questi, Francesco, per averne
l'eredità. Fecero venire due sicàri da Fermo e il delitto fu compiuto.

Il Comune di Foligno, di fronte a tale atrocità, spese molti de-
nari per scoprire gli autori. La Lapa e suo marito, insieme con due
complici, furono condannati a morte. Ma la Lapa corruppe il custo-
de del carcere e riusci a fuggire.

L'eredità del morto fu devoluta al fisco, ma ció nonostante il
luogotenente del cardinale legato non si vergognó di rivendere alla
stessa Lapa i beni dell'ucciso per 300 ducati, mentre ne valevano
2000. Era legato il cardinale Passerini; luogotenente il conte Gio.
Battista Fiori da Fabriano.

Donde nuovo procedimento contro la Lapa; la quale doveva
avere aderenze e relazioni anche a Roma se le riuscì di ottenere « sur-
rettiziamente » un breve d’assoluzione.

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BENEDETTO VALENTI 11

Però il cardinale camerlendo ottiene dal papa che si mandi a
Foligno un giudice o probo-viro, che annulli la vendita e l’assoluzio-
ne. I beni siano dati al Comune, o a chi vorrà comprarli per 2.000
ducati.

Di questo breve abbiamo però soltanto la minuta, con la firma
del papa : Fiat ut petitur in data 12 agosto 1528 4. Ma non trovo il
breve definitivo. Probabilmente lì per lì non fu emanato, perché il
papa si contentò di mandare a Foligno, per informazioni, un Pietro
Gabrielli, il quale il 28 settembre di là scriveva al cardinale camer-
lengo ‘*) rievocando tutti i fatti precedenti, aggiungendo nuovi parti-
colari. La Lapa poté la prima volta fuggire ed avere i beni del morto
per 300 ducati perché il luogotenente del legato — quel conte Gio.
Battista Fiori — si era innamorato di lei !

Il Gabrielli è informato anche dell'affare del breve « surretti-
zio »: «cosa di male exemplo et ch’a fatto nascere un altro homici-
dio », con grande scandalo della città, dove era stato sempre solito
punire tali delitti.

Il legato aveva promesso al comune di rimborsargli le spese del
processo coi beni del morto e del fratello uccisore. Ma il legato
partì; e la Lapa rimase nelle mani del luogotenente Fiori che
fece « el retratto sopradetto », cioè dei 300 ducati.

Partito il Fiori *9, gli succedette Agamennone Bacci, da Cesena.
A questi pervenne il breve del papa, che gli ordinava di procedere
contro i rei. Ma anche il secondo luogotenente era caduto nei lacci
della Lapa ; anche lui «era in nel vinculo cum detta Lapa che era
el passato ». Non solo : ma il Bacci, per mandarla libera, aveva an-
che progettato il matrimonio dell'imputata con lo «scalco» od ese-
cutore (una specie di esattore) : « pare che s'intenda ch'el suo schal-
cho l’habbia da pigliare per moglie et il locotenente, che va a mal
camino, la debbia assolvere » ; con grave scandalo, perché si sa che
la Lapa fu causa di tutto. « Il publico se ne sta di malissima voglia,
maxime per veder che per esser bella si mancha alla justitia ».

Ed era verissimo che contro tutti questi scandali il pubblico pro-
testava; si giunse persino ad inviare una lettera anonima col-
lettiva. Sono molti cittadini che reclamano, ma non si firmano, per-
ché non si fa giustizia contro la Lapa Varcannati ; il luogotenente si
mostra verso di essa assai tenero e cerca mandar le cose per le lun-
ghe, dicendo che aspetta ordini dal legato.

Questi cittadini sono informati di tutto e pregano perché si ri-
metta al vescovo ogni decisione su questi fatti, con l’assistenza di
12 TOMMASO VALENTI

venti cittadini. Tutto ciò nell’interesse della giustizia, anche perché
il comune ha speso più di 200 scudi per ritrovar l’assassino.

In calce a questa lettera è annotato di mano di Girolamo Scle-
dus, vescovo di Vaison segretario dei brevi, che si dia incarico a Be-
nedetto Valenti perché vada e decida, prescindendo dal breve già in-

viato al luogotenente :9.

*
* >*

E fu così che Benedetto Valenti, il nuovo procuratore fiscale, ri-
cevette con breve di Clemente VII l’ordine di andare a decidere la
cosa, in persona o per mezzo di un suo rappresentante, secondo giu-
stizia 49.

Che cosa egli decidesse non sappiamo. Ma poiché Benedetto Va-
lenti continuò da allora in poi, e sempre con lode, l’esercizio del suo
mandato, dobbiamo credere che egli assai onoratamente sapesse ca-
varsi d'impaccio in quella prima complicata vicenda sottoposta al
suo definitivo giudizio e che giustizia, per suo mezzo, sarà stata cer-

tamente fatta.

*
*ock

Dal novembre 1528 troviamo Benedetto Valenti a Roma, defi-
nitivamente occupato nella sua nuova carica di procuratore fiscale ;
nonostante le tristi condizioni di Roma, conduce con sé la famiglia ‘),
composta della moglie Felicita e dei cinque figliuoli, tutti in tenera
età. La primogenita, Rosina, aveva tredici anni, il minore dei figli
aveva appena un anno.

Quando parleró delle molte e svariatissime incombenze che gra-
vavano giornalmente sul procuratore fiscale, si vedrà che la sua at-
tività era completamente assorbita da tanto lavoro.

Importantissimo fu un incarico straordinario che Clemente VII
volle dare al Valenti, con breve 13 febbraio 1529 pochi mesi dopo
che questi aveva preso possesso del suo ufficio.

Occorre appena ricordare qui le lunghe e grandi ostilità che, di
quei tempi, regnavano tra Francesco I° e Carlo V°. Il papa, memore
delle orrende sciagure piombate su di lui e sul suo stato dal sacco
di Roma in poi, volle molto chiaramente essere e protestarsi neutra-
le, resistendo ai ripetuti inviti che da ambe le parti gli venivano
fatti. E, per verità, troppe ragioni egli aveva per condursi in tal
modo *9.

Di questo prudente contegno politico del papa, il breve a Bene-

UM Rs coma e ar aa ill ie a
BENEDETTO VALENTI 13

detto Valenti ci dà nuova e fin qui sconosciuta documentazione. Da
questo risulta che il papa seppe come in alcune città e terre dello
stato papale si arruolassero fanti e cavalieri contro l’esercito del « ca-
rissimo figlio in Gesù Cristo, Carlo re di Spagna ed eletto imperato-
re ». Ma il papa non vuole che i suoi sudditi s'intromettano negli af-
fari dei principi cristiani ; perciò nomina speciale commissario Bene-
detto Valenti, procuratore fiscale, affinché provveda contro tale in-
conveniente in modo che nessuna delle città o dei comuni dello Sta-
to della Chiesa proceda a tali arruolamenti o permetta che altri
ne faccia, sotto pena di ribellione, di confisca di tutti i beni e di
10.000 ducati. Autorizza il rilascio di rappresaglie contro i disobbe-
dienti ; se si fossero già fatti arruolamenti di fanti o di cavalli sieno
immediatamente revocati; e i comuni sieno responsabili per quelli
che già fossero partiti contro la cesarea maestà ; e il padre risponde
pel figlio ; tutti i comuni dieno aiuto ed assistenza al Valenti per
l’esecuzione del breve, nel quale il papa concede al commissario tut-
te le facoltà ‘9.

A nessuno può sfuggire l’importanza di questo documento, che
è una prova caratteristica della cura speciale con cui Clemente VII
volle, in quelle tragiche circostanze, affermare la sua neutralità. Egli
non voleva che su ciò fossero equivoci, e si occupò di far risultare
in mille modi la sua indiscutibile intenzione di non favorire alcuna
delle parti contendenti.

Resta solo a vedersi in qual modo il procuratore fiscale avrà
adempiuto il mandato ; poiché assai difficile, se non anche impossi-
bile, sarebbe stato per lui il percorrere tutti gli stati della chiesa per
impedire od annullare gli arruolamenti contro Carlo V°. Mi sembra
più pratico supporre che egli abbia provveduto a tutto ciò dando ai
sostituti, che aveva in tutte le città principali gli stessi incarichi che
il papa gli aveva conferiti col breve qui ricordato.

E, per concludere, occorre qui ricordare che con l’aver prescelto
il Valenti per tale importantissima missione, il papa gli diede una
nuova, efficacissima prova dell’alta stima che aveva per lui.

*
* *

Aveva il Valenti, si può dire, appena esaurita quella grave in-
combenza, che un’altra forse, più importante, certo di maggiore
fiducia, ne ebbe dal papa con suo Motu proprio dato da Roma il
19 luglio 1530.
14 TOMMASO VALENTI

Clemente VII incomincia col dire che inutilmente egli avrebbe,
con molta sua cura e fatica, emanata una speciale « costituzione »
contro omicidi ed altri facinorosi, se in pari tempo non procurasse
che essa venisse applicata dai magistrati, giudici, officiali, anche se
legati « de latere », o rivestiti di qualunque altra dignità.

Ha saputo che in alcune provincie, città e terre della Chiesa, e
specialmente nella provincia della Marca, le autorità di ogni grado,
o a bella posta o per negligenza o per noncuranza non hanno proce-
duto contro delinquenti secondo le istruzioni avute.

Per rimediare a tutto ciò manda nella Marca il procuratore fi-
scale, di cui loda la dottrina, la conoscenza del mondo, la solerzia
e la diligenza anche in cose difficili. gli dà pieni poteri per la revisio-
ne di tutti i processi, terminati o no, e di tutte le sentenze emanate
da qualunque autorità, a partire dal 1524; anno nel quale fu ema-
nata la predetta costituzione.

Il Valenti ebbe pieni poteri anche in tale circostanza. I comuni
dovevano dare alloggio a lui ed al suo seguito ; non però il vitto per
il quale avrebbe dovuto rivolgersi a conventi, monasteri, o ad altri

luoghi ecclesiastici 59.

*
* *

Questo straordinariamente grave incarico metteva il Valenti in
grande onore. La fiducia in lui riposta dal papa doveva essere senza
limiti, se giungeva ad affidargli il mandato di rivedere i processi
istruiti e le sentenze emanate anche dai legati « de latere », cioè da
coloro che rappresentavano il papa in persona.

Una speciale osservazione meritano le ultime parole del breve,
nelle quali è dato ordine al Valenti, commissario strordinario di prov-
vedere al suo vitto soltanto presso comunità religiose. Si voleva così
tener lui e il suo seguito lontani da qualunque contatto con privati
cittadini o con ambienti non sicuri.

Nello stesso breve il papa si riserva di stabilire lo stipendio per
il commissario straordinario. Non è difficile supporre che dovette es-
sere assai lauto ; e ad esso si dovevano aggiungere le percentuali che
al fiscale spettavano su tutti i proventi delle cause anche penali.
Ma di ciò a suo luogo.

*
* *

Di altri speciali mandati ricevuti ci darà notizia il Valenti stes-
so nelle sue Memorie. Qui mi basti osservate che, per tutti gli anni

PES e o aie «Qu 9M jn e PPT, PT PIRO iara pde eie aa Lis CRIPTA or d Mii e
BENEDETTO VALENTI 15

che il nostro passò a Roma, la sua biografia, fino al giorno della
morte, s'immedesima quasi con l'esercizio della sua altissima, ma la-
boriosa carica.

A tante fatiche erano, però, compenso adeguato i lautissimi pro-

venti. Tali erano allora gli uffici della curia : una fonte inesauribile |

di guadagni per tutti gli « ufficiali», per tutti i cortigiani. Abuso, e
gravissimo, contro il quale molte voci si levavano alte a protestare.
Se Benedetto Valenti avesse fatto diversamente, non avrebbe dimo-
strato di aver compreso qual era l’ambiente in cui egli viveva. Ma,
e avrò occasione di dimostrarlo, tutti i proventi, grandi e piccoli,
erano giustificati e sanzionati da disposizioni pontificie; quindi la
coscienza di tutti era tranquilla. Non altrettanto lieti potevano dir-
si coloro che avevano a che fare con la curia, dove, per venire a con-
clusione dei loro affari, dovevano lasciarsi levare di mano ducati in
gran copia.

*
* *

Benedetto Valenti non faceva delle forti somme che guadagna-
va un uso disordinato.

Vedremo com'egli fosse benefico coi poveri, munifico con gli ami-
ci. Ma, più di ogni altro, a lui stava a cuore la numerosa famiglia.

L'archivio notarile di Trevi dal 1515 al 1541 contiene grande
numero di atti di acquisto di terreni e di case fatti da Benedetto
Valenti. Era suo agente a Trevi un tal Moscato Bernardini, detto
« Campo », che stipulava per il padrone lontano. Ma su ciò basti que-
sto breve accenno.

Benedetto Valenti, pur ingolfato nel farraginoso lavoro del suo
ufficio, aveva l’occhio ad affari di parecchie specie. Vedremo così ri-
cordato nel suo autografo soccide di bestiame ; come un documento
dell’archivio pontificio ci fa sapere che il Valenti era in società con
un tal Altobello, di Cerreto di Spoleto, per commercio di grano 5).

*
*ock

E dovere, peró, riconoscere che in mezzo a cosi gravi occupa-
zioni, Benedetto Valenti non dimenticó la sua Trevi, alla quale cer-
có sempre di essere utile, mettendo a profitto l'influenza grande che
egli aveva nell'ambiente della corte papale.

Le occasioni erano frequenti; poiché se Benedetto Valenti era
lieto di far cosa vantaggiosa alla sua terra nativa, gli abitanti di

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1
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16 TOMMASO VALENTI

questa, e per essi il loro consiglio generale, ricorrevano al Valenti più
spesso che potevano. ;

Per esempio, quando nel 1528 Clemente VII aveva imposto ai
comuni il pagamento di un sussidio straordinario del mezzo per cen-
to sul capitale posseduto da ciascuno dei cittadini, Benedetto Va-
lenti avverte il comune di Trevi perché paghi sollecitamente, ad evi-
tare gravi penalità. Il consiglio delibera d'imporre un nuovo dazio a
tale scopo. Ma poi, per intervento di Benedetto Valenti, ottiene che
la somma totale del sussidio sia fissata in soli 1.000 fiorini, mentre
sarebbe stata assai più forte *?.

Il consiglio vuol mostrarsi grato al suo concittadino. E, piutto-
sto che tenere a Roma un rappresentante per gli affari del comune,
delibera d’incaricare di ogni cosa Benedetto Valenti, al quale ogni
due mesi, cioè per la durata di ogni priorato, si sarebbe dovuto fare
un regalo 52».

Troviamo cosi che il 28 novembre 1530 si delibera regalare al
Valenti una salma d'olio *». Ma questi non vuol mostrarsi da meno e
desidera dar prova del suo disinteresse nell'occuparsi delle cose della
sua Trevi. Infatti, in ricambio del dono offertogli dal comune, regala
a questi trenta libbre di stagno lavorato ; cioé : scodelle, scodellini e
piattelli. D'argento — di quei tempi — a Trevi ancora non si parlava.

*
* *

Benedetto Valenti, vivendo a Roma e presso la corte papale, era
al caso di comprendere l’importanza di certi ordini che venivano
dall'alto ; mentre, forse, lontano da Roma, i comuni non apprezza-
vano nel loro giusto valore taluni provvedimenti.

Cosi quando Clemente VII impose un nuovo sussidio del mezzo
per cento, per soccorsi all'Ungheria invasa dai Turchi, Benedetto
Valenti si affretta a scrivere al suo comune che provveda senza in-
dugio al pagamento, per non incorrere nelle gravi pene minacciate.

Il consiglio, allora, si scuote e ridomanda al Valenti come rego-
larsi, e intanto lo prega perché s'interessi per ottenere qualche ridu-
zione.

*
*ock

Una volta a Roma, ed entrato, si direbbe ora, nell'ingranaggio
della corte e della curia pontificia, e specialmente incoraggiato dal-
l'esempio, buono o cattivo, di tanti altri, Benedetto Valenti sa che,
BENEDETTO VALENTI 17

oltre a quello di procuratore fiscale, gli è possibile avere altri inca-
richi. |

Ed è così che con motu proprio del 5 luglio 1531 ottiene la te-
soreria di Cascia. Il 6 agosto sera stipula l'istrumento di possesso e
Benedetto Valenti giura in mani del cardinale camerlengo 59. Ve-
dremo poi come provvederà a farsi rappresentare in quella redditi-
zia carica da un suo stretto parente.

*
*ock

Impossibile seguire passo passo l'attività del nostro nell'eser-
cizio del suo mandato di procuratore fiscale. Di ció faró cenno il piü
brevemente possibile nell'illustrare le sue Memorie.

A riposarsi delle sue fatiche tornava di tanto in tanto a Trevi ; e
documenti notarili e comunali ci segnalano la sua presenza in patria,
per lo piü durante le ferie natalizie, pasquali ed estive.

A Roma continua ad occuparsi anche degl'interessi del suo pae-
se nativo. Ed ottiene, per esempio, che sia ridotta a 13 scudi al mese
la tassa che doveva pagare per il mantenimento di truppe a cavallo.
Ad ogni istanza del Valenti, il cardinale Spinola, camerlengo, si mo-
stra assai arrendevole fino al punto di sospendere per qualche tempo
l’interdetto in cui Trevi era incorsa per non aver pagato quella tas-
sa 59,

Contemporaneamente crescevano la stima e la fiducia che il pro-
curatore fiscale si era guadagnata nella curia pontificia ; talché ven-
gono affidati a lui incarichi importanti, anche fuori del suo ufficio.
Di ció si ha una caratteristica prova nel fatto che Benedetto Valenti
fu da Clemente VII mandato in Ascoli Piceno con una gravissima
missione. Era governatore colà Capino De' Capi, che aveva ottenu-
ta tale nomina senza scadenza (ad beneplacitum). Il Valenti riceve il
triplice mandato di licenziare il De' Capi, dichiarandogli che il bene-
placito era finito ; di rivedere i conti della sua gestione e di mettere
al posto del De' Capi quale nuovo governatore il cugino di Benedet-
to, Antongirolamo Valenti. Tuttoció con pieni poteri, compresa la
pena di morte, per rimettere il buon ordine in quella città *?.

Per comprendere l'importanza di tutto ció occorre ricordare che
il De' Capi fu tra i personaggi piü in vista del suo tempo e tenuto
da Clemente VII in grande considerazione. Fu il De' Capi a portare
al papa il testo del trattato della pace di Madrid tra Carlo V° e Fran-
cesco I°. E pochi giorni dopo lo stesso De' Capi era inviato da Cle-
18 TOMMASO VALENTI

mente VII in Francia per trattare con Francesco I° la lega tra lui,
il papa e Venezia contro Carlo V°. E il De’ Capi si trovò alla conclu-
sione della lega, detta di Cognac, il 22 maggio 1526 59.

Pochi anni dopo, questo personaggio doveva rendere conto dei
suoi atti, quale governatore di Ascoli, a Benedetto Valenti.

*
*ock

Il 25 settembre 1534 moriva Clemente VII. Vedremo quanto a-
maramente BenedettoValenti ne piangesse la perdita e con quanta
gratitudine ricordasse i benefici ricevuti da quel pontefice ; e, nello
stesso tempo, quanta speranza egli riponesse nel successore, che fu
Paolo III.

Infatti anche presso di questi Benedetto Valenti fu tenuto in
grande considerazione ; e ne vedremo le prove numerose.

Anche al nuovo papa il Valenti raccomandó spesso gli affari
della sua Trevi. E, da uomo morigerato e saggio, insisté presso Pao-
lo III perché con un suo breve confermasse le disposizioni che il
comune aveva preso, con deliberazione del 22 febbraio 1535, per li-
mitare il lusso dei corredi e delle doti delle spose trevane #9.

*
*ock

Fu nello stesso anno 1535 che Benedetto Valenti ebbe occasione
di dar grande e difficile prova della sua abilità curiale e della sua
personale energia. E fu quando egli dovette occuparsi del famoso
processo a carico del cardinale di Ravenna, Benedetto Accolti, go-
vernatore di Ancona, reo di ogni sorta di delitti. Ma di questo im-
portante episodio della vita del nostro diró diffusamente a suo luo-
go; mi basti ora aver ricordato tale avvenimento in questi cenni
biografici del Valenti, per completare il quadro delle sue azioni e per
meglio delineare la sua figura e il suo valore di giurista.

*
* *

Siamo al 1536. Il 5 aprile di quell’anno Roma vide uno spetta-
colo di splendore abbagliante ed uno sfarzo straordinario di ricchez-
ze nel corteo col quale Carlo V° fece il suo ingresso nella città eterna.
Non tocca a me descrivere qui lo storico e coreografico avvenimen-

PE Auden oe pir us gs ili Te

a ond ele s o alie c M pe Dp ilg ap Oy t. S a at sor aene cc edes s aa Li NN
BENEDETTO VALENTI 3 19

to; rimando il lettore alle molte narrazioni dei contemporanei, ma-
gistralmente riassunte ed utilizzate da Lodovico Pastor *9.

Diró solo che Benedetto Valenti prese parte a quella grandiosa
cerimonia, insieme con i cardinali, tutti i prelati di curia, gli officiali
e magistrati nonché i patrizi romani *». E, poiché sappiamo come era-
no allora regolate le « precedenze » nelle pubbliche cerimonie, pos-
siamo precisare che Benedetto Valenti in quel corteo andava, in-
sieme agli avvocati concistoriali, ai chierici di camera, al sommista
ed ai segretari, subito dopo il procuratore dei principi *?.

Ma Benedetto Valenti fu anche onorato della personale benevo-
lenza dell'imperatore. Non sappiamo se ed in quale occasione il no-
stro poté farsi conoscere dal celebre monarca. Ma è certo che Car-
lo V* — anche se non conobbe il Valenti da vicino — ebbe di lui tali
buone e degne notizie, anche parecchi anni prima del suo ingresso
trionfale a Roma, da decidersi a scrivergli una lettera assai lauda-
tiva, con speciali espressioni di stima e non con generiche frasi di
cortigiana benevolenza.

Ecco il testo della lettera :

(a tergo :) « AI Doctor M. Benedetto de Valentibus
« advocado fiscal de nro mui Sancto Padre.

(di fianco, di carattere di Benedetto Valenti :) Littere imperatoris.

«Don Carlos por la Divina clemencia emperador de los Roma-
«nos augusto, Rey de Alemaíia, d'Espanna, de Hierusalem etc.

« Magnifico y amado nostro

« M. May del nro consejo y nro embaxador nos ha informado de
«la buena voluntad y obra que siempre ha allado en vos para las
« cosas de nro servicio. Lo qual os agradecemos y tenemos en servi-
«cio. Rogandos y encargandos que continueys lo mismo en lo que
«adelante se ofreciere, que nos tenemos memoria de todos para lo
« que os tocare como el dicho nro embaxador os lo dirà mas largo,
«a quien nos remitimos.

«De Ynspruch a xxiJ de Mayo de mpxxx aiios.

-« Yo el Rey »
Covos commendador mayor»
20 TOMMASO VALENTI

«Para el abogado fiscal del papa ».

Quali fossero le occasioni nelle quali Benedetto Valenti poté mo-
strare la sua deferenza all’imperatore, non mi è stato possibile rin-
tracciare.

Ma è certo, e questo dico a sua gran lode, che Benedetto Valen-
ti si mostrò inflessibile ed energico anche nei riguardi di Carlo V°,
quando si trattò del pagamento del censo che questi annualmente
doveva, insieme con la Chiesa, per ilregno di Napoli. E a suo tempo
addurrò interessanti documenti in proposito.

*
* =

L'ultimissimo ufficio occupato da Benedetto Valenti, oltre a met-
terlo in relazione con un numero grande di illustri personaggi, gli
procurava onorifici favori da città e comuni — specialmente dell'Um-
bria — ai quali egli aveva dato prove del suo utile interessamento.

Primo tra tutti il Comune di Trevi, che a Benedetto Valenti
diede continue prove di deferenza e di gratitudine; mentre gli ad-
dimostrava altrettanta fiducia rivolgendosi a lui nelle circostanze più
gravi, come ho già ricordato.

Il Comune di Spoleto riconosce gl’« ingenti meriti » che il nostro
aveva verso quella città ; e concede in ricambio a lui ed a tutti i
suoi discendenti la cittadinanza spoletina, con tutti i diritti e privi-
legi che godono gli originari di lì e, nello stesso tempo, con l’esen-
zione da qualunque genere di gravezze *».

Anche Perugia volle tra i suoi concittadini Benedetto Valenti,
rievocando la simpatia da lui dimostrata verso quella città, fino dal
tempo che egli vi andò la prima volta come studente, lasciando in
tutti gratissimo ricordo. E quando egli pervenne all'altissimo uffi-
cio di procuratore fiscale fu largo di benefici e di favori alla città
di Perugia, ogni volta che se ne presentò l'occasione ; come Perugia
ricorreva a lui quando ne aveva necessità.

Sicché in prova e dimostrazione di gratitudine, i Priori delle Ar-
ti e il Consiglio di quella città ascrissero il Valenti e i suoi discenden-
ti tra i loro concittadini 04).

Sono molto interessanti a questo proposito le parole di Pompeo
Pellini, illustre storico di Perugia, il quale scriveva: « 1538.... E
perché si sentivano molto obbligati a M. Benedetto Valenti, da Trevi,
«allora fiscale di Roma, per li molti favori che egli haveva fatto
«alla città et a particolari cittadini, lo crearono insieme con tutti i

LM tatto ie «Vv T dec lina AR RO Pa deri ceri rn n ii eG sepa deir È Mn
BENEDETTO VALENTI 21

«suoi figlioli e descendenti suoi in perpetuo, (non havendo con che
«altro poterle mostrare il loro grato ricordevole animo dei benefizi
«ricevuti) nel numero delli altri loro antichi et originari cittadini e
«gle ne mandarono il privilegio, confirmato etiandio dal Consiglio
«delli 50, infino a Roma con molte lodi delle sue virtù ; le quali
«civiltà (ancorché a molti si donino) di rado però si legge che senza
«essere stata domandata, sia stata ad altri, che a persone di supre-
«ma autorità e dignità, conceduta giammai » 99.

Anche i conservatori di Roma, Girolamo Ricena, Giacomo « de
Nigris » e Felice « de Vellis », comunicavano a Benedetto Valenti che
il consiglio generale e dei Caporioni aveva concessa a lui ed ai suoi
discendenti la cittadinanza romana *9. Ed è notevole che questa de-
liberazione fu presa appena un anno dopo che il Valenti era in Ro-
ma, cioè il 24 settembre 1529 ; segno che egli era già, a prescindere
dal suo ufficio, assai benevolmente giudicato, anche per le sue doti
personali.

*
* *

Dei privilegi e delle concessioni speciali che Benedetto Valenti
ottenne dai papi, dalla Camera Apostolica, dal Comune di Trevi e da
altri, esso ci ha lasciato la documentazione nelle sue Memorie, ed in
esse troveremo anche queste generose prove di liberalità usate ver-
so di lui e verso i suoi figli e discendenti. Qui non occorre dirne più
a lungo.

Nel 1540 fu a Roma carestia grandissima. Fabrizio Peregrino,
inviato del Duca di Mantova gli scriveva in data 20 febbraio, « Sua
S.tà spesso fa congregatione per reformar la corte con tutti li ma-
« gistrati et officii; questo puoco ancor ce mancha per fornire de
«rovinar noi poveri cortigiani, che ce morimo di fame, atteso la ca-
«restia grande che é del venire con le poche faccende, che si fanno
«nella corte che veramente é una compassione grandissima solamen-
«te a considerarlo, et le brigate sonno tutte desperate » etc. *?.

Per intender tutto ciò, occorre ricordare l’energico intervento di
Paolo III per reprimere gli abusi della corte. Ogni tanto era sorta
in Roma, anzi nel mondo cattolico, qualche voce di protesta contro
tutto ciò che di simoniaco o di scandaloso in genere si vedeva nella
corte romana. Senza rievocare pontificati più antichi, basti accen-
nare a quelli di Giulio II, di Adriano VI, di Paolo III, durante i qua-
li si tentò più volte di porre-riparo a tanti mali.

Fu il papa Farnese, più energico degli altri, anche per le più
22 TOMMASO VALENTI

gravi circostanze dei tempi, che volle e seppe condurre a termine
una riforma radicale della curia e della corte; riforma che culminó
nell'opera grandiosa del Concilio di Trento.

Non é mio compito, e farei cosa inutile, rievocare quanto su
ció é stato scritto, ma mi sembra necessario ricordare ció che allora
avveniva nella corte papale per dedurne quali potevano essere le
conseguenze nei riguardi di Benedetto Valenti.

Le desolate parole del Peregrino, secondo il quale i cortigiani
morivano di fame, non credo fossero applicabili a Benedetto Valenti.
Il suo ufficio non era di quelli che risentivano dell'affluenza o meno
di forestieri in Roma ; né la vita più o meno sfarzosa della corte in-
fluiva sui proventi del procuratore fiscale.

Egli, come la Camera Apostolica, esercitava il suo ufficio su tut-
ti i territori soggetti alla Chiesa, sia temporalmente, che spiritualmen-
te. Onde egli non fu certo tra quelli che ebbero a soffrire le conse-
guenze della carestia, né a temere quelle della riforma.

Benedetto Valenti continuó l'esercizio del suo ufficio con sem-
pre assiduo zelo, ma anche con sempre uguale fortuna. Gli acquisti
che egli fece di numerosi terreni nel Comune di Trevi, di Perugia e di
Montefalco fino quasi agli ultimi giorni della sua vita, sono prova

delle floride sue finanze.

*
*oK

Queste considerazioni mi fanno rammentare un curiosissimo epi-
sodio che si riferisce appunto agli ultimi mesi di vita del Valenti.

Il 4 febbraio 1541 egli, per mezzo del suo fattore Moscato Cam-
pi, dava a mutuo 61 fiorini ad una tal Medea vedova di Riano « Pe-
tripauli » ed ai figli di lei: Pierpaolo e Lucido. Avuta la somma, il
Pierpaolo, dinanzi al podestà di Trevi, al notaio ed ai testimoni pro-
mette al Campi, come procuratore di Benedetto Valenti, di abban-
donare del tutto il vizio del giuoco. Che se tornasse a giuocare, vuole
che il Valenti lo possa mandare alle triremi, videlicet « alla galera »,
per due anni. Ma per non rinunziare del tutto al suo vizio preferito
si riserva la facoltà di giuocare nei giorni di festa: ma non piü di
un «giulio » in tutto ! Il podestà conferma quanto sopra ed intervie-
ne con un suo decreto *9.

Ho voluto ricordare questo caratteristico episodio, prima per di-
mostrare l'animo gentile di Benedetto Valenti che sovviene di un
mutuo la madre e i fratelli del giuocatore, ma profitta dell'occasio-
ne per allontanare questi dal vizio; poi per mettere in evidenza la

ee o Ae n i i Rh inane ae eie ira Lie RE PINO E RON AN e ems
BENEDETTO VALENTI 23

strana procedura per la quale il Pierpaolo si accaparrava, in caso
d’inadempienza, la pena di due anni di « galera » da applicarglisi dal-
lo stesso Valenti.

*
*ock

Benedetto Valenti fu, senza dubbio, uomo d'ingegno versatile.
Infatti ad un certo momento vediamo scomparire in lui il rigido di-
fensore dei diritti della Camera Apostolica, il severo persecutore dei
delinquenti, il tutore della legge e della pubblica incolumità.

Benedetto Valenti è divenuto collezionista di oggetti d’arte. Egli
non poteva sottrarsi all'influenza dell'ambiente in cui visse. Non
erano soltanto questioni giuridiche e processi criminali che si agita-
vano intorno a lui ; Roma, che egli vide nella recente desolazione del
sacco, veniva pur assai lentamente risorgendo a nuova vita ; le sue
piaghe si sanavano, i cuori si riaprivano alla speranza.

Nella corte pontificia non si aggirava piü la folla gaia e spen-
sierata di artisti, di letterati, di poeti che ne formavano l'anima, pri-
ma del sacco ; poiché questo influi nefastamente anche sul movimen-
to artistico ©. Ciò non ostante erano a Roma Michelangelo Buo-
narroti e Benvenuto Cellini ; Antonio Sangallo e Sebastiano del Piom-
bo; Lorenzo Lotto e Giovanni da Udine; Pierin del Vaga e Mar-
cantonio Raimondi con molti altri, i quali tutti lavoravano agli or-
dini di Clemente VII che, pur non avendo ereditata la magnificen-
za di Leone X, suo cugino, non poteva a meno di non lasciar trac-
cia di sé anche nell’incoraggiamento alle arti più belle.

Benedetto Valenti conobbe tutti costoro ; e più di tutti lo sa
Benvenuto Cellini che ha lasciata memoria, come dirò, di esser pas-
sato per le mani del procuratore fiscale. E, sfogliando i registri della
Camera Apostolica del tempo, mi è spesso accaduto trovare il no-
me del nostro vicino a quello di taluno di quei famosissimi artisti,
incominciando da Michelangelo Buonarroti.

Nulla di più naturale che anche Benedetto Valenti nutrisse il
sentimento o il desiderio del bello. Ne sono prova le case che egli
aveva in Trevi e che ornò all’esterno di classici portali e finestre
bramantesche ; mentre all’interno qualche buon pittore le decorava
di eleganti fregi, con gli stemmi, dei papi Medici e Farnese, insieme
24 TOMMASO VALENTI

a quelli di molti cardinali contemporanei. Tutto ció si puó ancora
ammirare in piü edifici, abbastanza bene conservati.

Per adornare anche piü riccamente queste sue case e gli orti
e i cortili annessi Benedetto Valenti, con molto buon gusto, segui
l'esempio dei più splendidi suoi contemporanei e, benché in propor-
zioni assai più modeste, raccolse in Roma quante più opere d'arte
antica poté trovare, per mandarle a Trevi. Mise così insieme un vero
e proprio museo, che fu tra le primissime collezioni private in Italia.

« Gran numero di antiche statue — scrisse il Tiraboschi — « ave-
«va raccolto in Trevi sua patria Benedetto Valenti, avvocato del
«fisco sotto Clemente VII e Paolo III, intorno alle quali due latini
« dialoghi scrisse, intitolati De antiquitatibus Valentinis, Francesco Ali-
« ghieri ; il primo stampato in Roma nel 1537, il secondo pubblicato
«di fresco negli « Aneddoti Romani » *? (t. 2, p. 109) ove il ch. si-
«gnor Abate Amaduzzi ragionava a lungo di essi e degli errori che
« nel ragionarne hanno commessi il Marchese Maffei ed il Conte Maz-
« zucchelli, credendo che il primo dialogo fosse inedito e che in esso
« si trattasse delle antichità di Verona » ?».

Gli errori del Maffei e del Mazzucchelli meritavano veramente
una confutazione. Infatti il Maffei dimostrava di aver scritto di Fran-
cesco Alighieri e delle sue Antiquitates senza aver avuto occasione di
leggere quel libro. Se cosi non fosse stato, avrebbe in esso visto a
chiare note il nome di Benedetto Valenti, raccoglitore e proprieta-
rio delle antichità Valentinae, e non avrebbe avuto bisogno di fan-
tasticare su le Antiquitates Veronenses.

E non posso a meno di osservare che il Maffei nella sua critica
diventa umoristico quando scrive che non deve leggersi Valentinae,
cioè di Valenza, perché l'Alighieri non aveva mai viaggiato in luo-
ghi così lontani ! E infatti il buon Alighieri s'era contentato di arri-
vare soltanto a Trevi!

Il Mazzucchelli, poi '9, non solo non ha letto il libro dell’Ali-
ghieri : ma non ne conosce neanche l'esistenza, e crede che le Anti-
quitates sieno rimaste inedite.

Con tutto ciò egli ci dà una notizia interessante perché crede ri-
conoscere questo lavoro di Francesco Alighieri in un codice della « Li-
breria dei Domenicani di S. Marco a Firenze, intitolato : « Inscrip-
tiones quaedam antiquae cum adnotationibus Francisci Aligeri, Dan-
« lis tertii filij ». E di questo manoscritto ci dà anche la collocazione :
« Armario II, N° 142 ». Ma purtroppo non mi è riuscito rintracciarlo.

Anche il Mazzucchelli diventa ameno quando, non sapendo che

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BENEDETTO VALENTI 25

cosa pensare di quel Valentinae, va arzigogolando che questa parola
sia una derivazione lontana delle altre : « quaedam antiquae ».

*
*ock

Di questo lavoro di Francesco Alighieri sembrami necessario da-
re qualche notizia ; poiché trattasi di opera che merita essere stu-
diata sotto diversi aspetti : bibliografico, letterario, archeologico.

Bibliograficamente le Antiquitates Valentinae sono una rarità. Il
Fumagalli non ne conosce che un esemplare, esistente nella biblio-
teca Angelica di Roma, e porta la collocazione KK-8-52 79. Posso
aggiungere che un'altra copia, mancante del frontespizio, é presso
di me; un'altra, anche questa senza frontespizio, presso la famiglia
Natalucci, ed una quarta, completa, nella biblioteca Bartolini, pure
a Trevi.

Il libro di modeste dimensioni : — mm. 105 x 150 ; fogli 59 non
numerati — fu stampato da Antonio Blado, in Roma ; ma non si sa
precisamente in quale anno. Il Fumagalli gli attribuisce la data
1537 *?. In tre degli esemplari delle Antiquitates che esistono è scrit-
ta nell'ultima pagina da mano forse contemporanea la medesima da-
ta; invece nell'esemplare dell'Angelica, è segnata a matita con ca-
carattere modernissimo la data approssimativa 1534-1549 ; indica-
Zione troppo vaga, poiché comprende l'intero pontificato di Paolo
III*. Credo dunque attendibile la data 1537 ; e potró dimostrarlo tra
poco.

Aggiungo che questa edizione del Blado non contiene tutto in-
tiero il lavoro dell'Alighieri. Infatti l'opera completa si componeva
di tre parti : la prima, una Archeologica dissertatio nella quale, dopo
premesse molte notizie circa le usanze funebri dei Romani, l'Alighie-
ri dà l'interpretazione di tutte le iscrizioni che facevano parte del mu-
seo di Benedetto Valenti.

Segue un Dialogus del quale sono interlocutori l'Alighieri, il Va-
lenti e Sante Ponzio. Quest'ultimo era un erudito letterato di Trevi,
originario della vicina villa di Ponze : donde il cognome, che, onora-
tissimo sempre, si cambió in quello attuale di Bartolini fino dal
1734 *). Il Ponzio, amico anch'esso dell'Alighieri, l'ospitava grazio-
samente quando questi veniva a riposarsi nella quiete trevana dalle
fatiche e dalle emozioni della vita romana.

L'Alighieri premette al Dialogo una lettera di dedica, nella qua-
le dice di esser lieto dell’invito fattogli dal Valenti, come di fortuna
26 TOMMASO VALENTI

che altri non poteva meritare; non perché il Valenti sia superbo,
ma perché le troppe occupazioni non gli permettevano di fare inviti,
mentre l’Alighieri era ogni sera a cena col suo amico. Ciò gli accre-
sceva stima presso i trevani, che credevano l’Allghieri aver molta
entratura col procuratore fiscale. A lui promette, in ricambio delle
cortesie ricevute, di mandare, appena tornato a Roma, un suo scrit-
to; ed è questo il dialogo nel quale l'Alighieri dà spiegazioni circa
le statue ed i busti raccolti dal Valenti, nei quali cerca d’identificare
i personaggi, che dovrebbero, secondo lui, rappresentare.

A quelle dell’Alighieri si alternano le dilucidazioni date dall’al-
tro interlocutore Sante Ponzio ; e Benedetto Valenti, cortesemente,
e spesso argutamente, rivolge osservazioni e domande all’uno ed al-
l’altro ; sicché il dialogo si svolge variato e interessantissimo ; e si
chiude con un invito a cena; ma, per quella volta, l'Alighieri non
può accettarla perché invitato altrove.

Al dialogo fa seguito l’elenco delle statue e dei busti che forma-
vano la raccolta del Valenti, secondo l’identificazione fattane dal-
l’Alighieri. Interessantissimo documento, perché io credo che sia sta-
ta quella la prima volta che si pubblicava per le stampe un catalo-
go di oggetti d'arte antica '9.

*
*ock

Queste due prime parti dell'opera dell'Alighieri furono pubbli-
cate nell'edizione bladina del 1537. Un altro dialogo, rimasto sco-
nosciuto nei secoli precedenti, fu stampato a Roma, pei tipi di Be-
nedetto Francesi, dall'abate Gio. Cristoforo Amaduzzi professore di
letteratura greca nell'università romana '?, in opuscolo separato,
mentre contemporaneamente lo pubblicava nei suoi Anecdota litte-
raria *9.

In questo secondo dialogo di cui gl'interlocutori sono soltanto
Sante Ponzio e l'Alighieri, questi continua — dopo una breve lette-
ra a Benedetto Valenti — le spiegazioni e le illustrazioni di altre
statue che fanno parte della raccolta. Il dialogo si svolge nel villaggio
di Ponze, tra i due eruditi ; e l'Alighieri prega il Valenti, che era a
Roma, di unirsi a loro in spirito. |

Letterariamente queste prose del pronipote di Dante sono mi-
rabili. Scritte in elegantissimo latino, si leggono con assai piacere ;
la forma dialogica é indovinatissima e fra le osservazioni storiche e
archeologiche sono abilmente inserite amichevoli e spesso gaie inter-

i Ig ce e inten rr nr di i Mj eani aci on BENEDETTO VALENTI 27

ruzioni; talché è bello figurarsi quei tre buoni amici e umanisti lie-
tamente riuniti in casa dell’ospite, per dimenticare — e lo dicono
più volte — nella quiete di Trevi o di Ponze, le cure e le vicende
turbinose di Roma.

Nel secondo dialogo in specie, l’Alighieri dice apertamente d’es-
ser venuto via di là nauseato, e profittando di un momento di tregua"
nelle ostilità che ardevano tra il papa e i Colonna.

È noto che Ascanio Colonna volle, come Perugia, ribellarsi a
Paolo III col pretesto dell'aumento del prezzo del sale, riepilogando
con ciò tutte le sue precedenti pretese per il possesso di Frascati.

Paolo III avrebbe proceduto immediatamente contro di lui, se
la ribellione di Perugia non ne lo avesse per allora distratto. Ma il 10
giugno 1540 fu emanato un breve contro il Colonna per intimargli
di presentare al papa le sue giustificazioni entro tre giorni. Forse
però il breve non fu spedito, e Carlo V intervenne a favore del Co-
lonna, il quale parve cedere alle imposizioni del papa, pagando l’au-
mento del sale. Vi fu, dunque, una sosta nelle minacciate ostilità 79.

E l’Alighieri venne a Trevi « dum ii in Columnenses Pontificii
motus conticescerent ». Con ciò si può precisare che questo secondo
dialogo della Antiquitates Valentinae fu scritto nell’estate del 1540
durante la sosta delle ostilità tra il papa e il Colonna, come la Ar-
cheologica dissertatio ed il primo dialogo dovettero essere scritti nel
1535 o 1536 ; certo non prima del 1534 ; e ciò si deduce da un errore
in cui l’Alighieri cadeva, quando affermava che Benedetto Valenti
era stato nominanto procuratore fiscale da Paolo III, che fu eletto
appunto nel 1534.

L'Alighieri supplicava il Valenti di non pubblicare quei suoi la-
vori, che diceva disadorni e modestamente « fatti in casa » (domi par-
ce et pudice aluimus) ; perció lo prega di tenerli esclusivamente per
se; e gli farebbe gran favore *?. Ma il Valenti non cedette alla mo-
destia dell'amico e nel 1537 fece pubblicare quel prezioso volumetto.

Se non venne alla luce il secondo dialogo scritto — come ve-
demmo — nel 1540, ciò accadde certamente a cagione della morte
di Benedetto Valenti seguita nel 1541.

*
* *

Sotto il punto di vista dell'archeologia il libro dell'Alighieri ha,
secondo il mio modesto parere, il merito grande di essere un saggio
assai interessante delle cognizioni dell'epoca in fatto di antichità. Al
28 TOMMASO VALENTI

lume della critica odierna le osservazioni dell’Alighieri, sia nella in-
terpretazione delle iscrizioni, sia nell’identificazione delle statue, non
avrebbe, credo, molto valore. Ma, a dir la verità, è l’ Alighieri stesso
che confessa candidamente non essere, per esempio, facile utilizzare
le effigie impresse nelle monete per riconoscere i personaggi rappre-
sentati da statue e busti. Chi dice altrimenti si fa mettere in ridicolo
perché si vanta sfacciatamente.

È, prosegue l'Alighieri, cosa più divina che umana, come pre-
dire il futuro, il voler dare un nome a membra, a teste separate dal
busto. Così succede che in questa materia, anche tra i più esimii ar-
cheologi, i pareri sono disparatissimi, e, naturalmente, in tanta di-
scordia, non possono aver ragione tutti.

Ingenuamente l'Alighieri propone di dare alle imagini sconosciu-
te nomi di benemeriti della patria, come Quinto Fabio Massimo e
Publio Scipione, per avere un pretesto ad ispirarsi ai loro esempi.

*
*_*

Ma se gli scritti di Francesco Alighieri non hanno grande valore
per gli amatori di antichità, lo hanno, invece, per noi, cioè per il
fine propostomi in questo mio studio.

Infatti, a prescindere da certi passi in cui l'Alighieri per troppa
bontà e troppa ammirazione fa di Benedetto Valenti elogi superla-
tivi, egli ci aiuta assai valevolmente a ricostruire la figura morale del
nostro ; non solo, ma ci permette di farci un adeguato concetto della
stima che esso godeva ed anche dello stato di agiata ricchezza al
quale era giunto.

La cortesia e la munificenza furono, secondo l'Alighieri, tra le
piü belle doti del Valenti. Per queste era amato dagl'inferiori, fa-
vorito e protetto dai grandi, come da papi e cardinali. L'Alighieri
ne divenne amico appena l'ebbe veduto : e non finisce di dimostrar-
gli la sua gratitudine, in prova della quale gli dedica quei suoi scritti,

- dicendogli che egli, il Valenti, è un amante di cose antiche ; ma af-
fari più importanti lo tengono occupato.

È cosi che l’Alighieri ci fa sapere che il suo amico non si cura di
cose di minor conto, per dedicarsi tutto all'alto suo ufficio di pro-
curatore fiscale. Tanto che teme non abbia neanche il tempo di leg-
gere il lavoro che gli offre : ma lo prega di occuparsene a tempo per-
so o per ricreare l'animo dopo cena.

Le benemerenze di Benedetto Valenti verso la sua Trevi sono

au PISIS. i 2o niai a. oil » EO — ————"— ir i tn a ET
BENEDETTO VALENTI 29

confermate dall’Alighieri con belle parole : « Essa — Trevi — è in-
certa se lo debba chiamare padre, allievo o figlio. Perché se conside-
ra ciò che egli ha fatto per essa con tanto affetto, lo riconosce per
padre ; se si ricorda di avergli dato i natali ed averlo educato bam-
bino lo tiene per suo figlio ed allievo.

*
* *

Una eccessiva ammirazione mostra l'Alighieri anche per le con-
dizioni economiche del suo amico. E più d’una volta, ma non direi
che ciò, per quanto assai confidenziale, sia di molto buon gusto, gli
fa quasi i conti addosso, dicendo, per esempio, che il Valenti ha sapu-
to trarre profitto dall’affezione dei grandi per aumentare le sue ric-
chezze. Ma, aggiunge subito, «non hai provveduto soltanto ai tuoi,
«ma anche agl’interessi dei tuoi amici, in quanto che alcuni di essi
«assai poveri tu hai fatto in poco tempo ricchissimi coi tuoi consi-
« gli ».

E proseguendo su tale argomento aggiunge, con eccessiva fa-
migliarità : « Certo, quando ripenso ai beni che ti hanno lasciato i
«tuoi genitori ed osservo le tue ricchezze attuali, pur ammirando la
«tua integrità, pare che esse ti vengano da una bacchetta magica
«(divina virgula). Perché è incredibile a dirsi quanto denaro tu ab-
«bia splendidamente elargito, quanto ne abbia donato, con quanti
« e quali regali tu ti sia accattivato gli amici. Ma più denari tu spen-
«di e più te ne trovi tra mano. A molti ciò sembra cosa magica ; i
« più credono sia addirittura un miracolo divino » *».

Ma se gli altri credono così, l’Alighieri, senza ricorrere al mira-
colo, sa rendersi benissimo ragione della fortuna del Valenti; perché
ne conosce le virtù ed i meriti. Ecco perché, egli dice, « Pontefici,
« principi e signori ti hanno concesso tante ricchezze da farne un pa-
«trimonio vastissimo ed averne d’avanzo per regalarne ».

*
*ock

Sfrondiamo delle iperboli e delle metafore le esercitazioni lette-
rarie dell'Alighieri in lode del suo amico, e ne trarremo notizie inte-
ressanti per la biografia di lui.

L'affetto dei cittadini per il Valenti, la considerazione in cui egli
era tenuto dai papi e dai grandi, le sue premure per i figliuoli, la
rettitudine nell'esercizio del suo altissimo ufficio, i lauti proventi che
30 TOMMASO VALENTI

ne traeva e la generosità con la quale li distribuiva, pur aumentando
le proprie ricchezze, trovano dimostrazione e conferma nelle parole
dell’ Alighieri.

*
* *

Ma siamo ormai presso all'immatura fine di questo illustre cit-
tadino. Egli, sempre assiduo ai lavori della Camera Apostolica, in-
comincia a mancare a qualche riunione nel giugno 1541. L'ultima
adunanza alla quale esso intervenne fu quella del venerdi 10 di quel
mese, nella quale si decise di allocare la tesoreria di Perugia a Ben-
venuto Olivieri, da Firenze, per cinque anni *9. Da allora non tro-
viamo negli atti camerali altri ricordi di Benedetto Valenti, non so-
lo, ma il 28 giugno di quell'anno, quando dovevasi dare la consueta
protesta, come vedremo, contro i censuari contumaci che non si pre-
sentavano al pagamento, comparisce all'udienza il sostituto di Be-
nedetto Valenti, che era il suo cincittadino e parente Diomede Pau-
loni 8°).

Pochi giorni dopo, il 7 luglio 1541, Benedetto Valenti moriva
in Roma, lasciando in grande afflizione la sua dilettissima moglie
Felicita Petrelli ed i suoi sette figli, i generi, i nepoti.

Di qual malattia egli morisse, non sappiamo. Il rimpianto fu
certo grandissimo : e chi ha seguito la narrazione della vita del no-
stro si renderà certamente ragione di ció. Un uomo come Benedetto
Valenti, cosi in vista per l'alto suo ufficio, cosi stimato da papi e
da principi, cosi benemerito verso la sua Trevi e tante altre città
dell'Umbria, cosi amante della sua famiglia, non poteva scomparire
dal mondo senza il più vivo dolore di quanti lo conobbero.

I figliuoli e la vedova vollero erigere a lui un monumento se-
polerale assai decoroso nella chiesa della Madonna delle Lagrime a
Trevi 89.

ToMMASO VALENTI

so FUE ale com oe ndr aas dil D on n. e TE «aus 990. jun Paint FORFORA, rods mary on (a CORPOSO im POD TTI PESTO
BENEDETTO VALENTI 31

NOTE

1) Istrumento nuziale 22 febbraio 1479 (Trevi, Archivio notarile. Rogiti
di Francesco Mugnoni, T. 77, f. 340°). La data della nascita di Benedetto ri- ,
sulta precisa dal testamento di lui: «...manu patris mei scriptum reperij
quod natus fui die 2* mensis Aprilis 1486 ». (Archivio Valenti, Memorie, T.
VIIT).

*) Fece testamento, essendo malata di peste, il 2 luglio di quell’anno
(Trevi, Archivio notarile, Rogiti di ser Guidantonio di ser Antonio, T. 140, f.
208).

3) (Trevi, Archivio notarile, Rogiti di ser Tommaso Gabrielli, T. 120, f.
149 e 158).

4) Ex quo est res magni ponderis. (Trevi, Archivio delle 3 chiavi, Rifor-
manze, N° 185, f. 164).

*) Mandato di procura degli eredi di Antonello Menicucci, da Fabbri, a
B. V. 12 settembre 1512, quietanza di B. V. 13 settembre 1513. (Trevi Ar-
chivio Notarile, Rogiti di Pier Marco di Marco, T. 223, f. 13).

*) Istrumento di «tregua » 30 aprile 1513 (Trevi Archivio notarile, Ro-
giti di Pier Marco di Marco, T. 223, f. 18).

*) Atto 6 maggio 1512 (Ivi, Rogiti di Bernardino Valenti, T. 193, f. 92°).
B. V. ringrazia gli arbitri de bona pace et tranquillitate.

8) Istrumento di compra : 20 aprile 1513 (Ivi, d. f. 157).

*) (Trevi, Archivio delle 3 chiavi, Riformanze del 1512, N. 187, f. 24).

1°) Riformanze d. a. (Ivi, f. 58°).

11) Sostituisce al suo posto di difensore ser Costantino Cascioli. Atto 30
decembre 1513. (Trevi, Archivio Notarile, Rogiti Piermarco di Marco, T. 223,
f. 160° ss).

12) Ivi f. 104.

18) (Trevi, Archivio delle 3 chiavi, Riformanze, 20 marzo 1513, N° 187,
f. 30).

4) Ivi, 13 gennaio 1515. (Ivi, f. 120).

1) Ivi, 25 luglio 1515. (Ivi, f. 137).

16) (Trevi, Archivio delle 3 chiavi, Riformanze, 15 aprile 1517. N° 187, f.
191).

17) Ivi, 5 gennaio 1519 (Ivi, f. 164).

18) Ivi, 28 novembre 1520 (Ivi, f. 271).

19) (Trevi, Archivio delle 3 chiavi, Riformanze, 28 novembre 1520, N. 187,
f. 271).

20) Riformanze, 10 maggio 1519 (Ivi, f. 244).

21) (Trevi, Archivio notarile, Rogiti Piermarco di Marco, 23 novembre
1518, T. 226, f. 88).
32 TOMMASO VALENTI

2) (Trevi, Arch. not., Rog. Valerio Setti, 23 decembre 1518, T. 301, f.
259 ss).

3) CAMILLO AcQUAROTTA, Memorie di Matelica, Ancona, Baluffi, 1838,
p. 351.

24) (Arch. delle 3 chiavi, Riformanze, 1° settembre 1521 N° 187, f. 301).

25) (Trevi, Arch. not., Rog. Piermarco di Marco Ulmi, 5 ottobre 1521, T.
228, 1. 117).

20) Riformanze, 29 settembre 1523. N. 187, f. 338 (Arch. delle 3 chiavi).

27) Riformanze, 22 ottobre 1521 (Ivi, f. 306).

28) RuaaGERO GUERRIERI, Storia di Gualdo Tadino, Foligno, Campitelli,
1900, p. 110.

29) Arch. delle 3 chiavi, Riformanze, N. 187, f. 232.

30) Atto originale in una Raccolta di documenti storici gualdesi dal sec.
XIII al XVIII, in Archivio comunale di Gualdo. Doc. 54. (Gentile comuni-
cazione dell’erudito Dr. Ruggero Guerrieri).

3) Il notaro Valerio Setti lasciò memoria di questi avvenimenti : con
queste ingenue parole : « 2526-57. Anni armigerorum in presenti valle et alibi.
(Archivio notarile, T. 310, fogli di quardia. Cf. GrovANNI ERoLI. 7l sacco di
Borboni in Narni. Terni, Possenti, 1848).

32) Arch. delle 3 chiavi, Riformanze, 3 settembre e 7 ottobre 1527. (N.
256, f. 30).

33) Ivi, 15 novembre 1527. (Arch. delle 3 chiavi, N. 256, f. 33).

%) PAsTOR, Storia dei papi sino alla fine del Medio Evo, IV, 2, p. 314.

35) PASTOR, IV, 2, p. 306 ss.

3€) Cfr. più avanti.

37) Trevi, Archivio delle 3 chiavi, Riformanze, N° 256, f. 35.

38) Archivio Vaticano, Arm. XL, T. 22, N° 531.

39) Ivi, Ivi, T. 19, N° 749, 838.

40) Tu, itaque, commissionem nostram ea fide et diligentia complebis ut te
majori munere dignum existimemus.

3) Nei documenti da me trovati e dei quali mi servo, il casato di questa
famiglia è scritto Varcanante.

42) Archivio Vaticano, Arm. XL, T. 20, f. 321.

53) Archivio Vaticano, Principi, T. 5, f. 264 (261). La lettera è firmata :
« Humilmo e Minimissimo Servulo e schiavolino Pietro Gabrielis ».

4) Il Fiori, tornato a Fabriano, fu colà ucciso insieme a un Nicoló Ago-
stini da un complotto di delinquenti nel 1530. Toccò a Benedetto Valenti
occuparsi di costoro (Archivio Vaticano, Arm. XXIX, T. 90, f. 15 (19).

45) « Committatur D. Benedicto de Trevio, fiscal apostolico, quod accedat
in rem presentem, examinet, terminet ac decidat non obstante aut cum dero-
gatione brevis commissionis facte, locumtenenti et cum facultate substituen-
di etc. ac justitiam faciendi etc. Hic: Vasion.» (Archivio Vaticano, Prin-
cipi, T. 5, f. 305 (302)).

AI atenei Vi a e RO e e ae ca re Lei e aie E eese omi im di S e e eria nm
BENEDETTO VALENTI 33

4) Archivio Vaticano. Arm. XL, T. 22, N° 701.

1) PastoR, IV, 2, 307 ss.

4) 21 novembre 1528. Lettere patenti del cardinale camerlengo per il
mulattiere di B. V. perché possa condurre senza gabella una salma di olio,
da Trevi a Roma, per uso del Valenti e della sua famiglia. (Archivio Vaticano.
Arm. XXIX, T. 80, f. 18.

4°) Copia autentica del breve in Archivio Valenti, Memorie. T. VIII.

5°) Copia autentica del breve in Archivio Valenti, Memorie etc. T.
VIII.

51) 21 febbraio 1530. Rappresaglie a favore di B. V. contro Cerreto, per
un credito di 100 ducati contro Altobello. (Archivio Vaticano, Arm. XXIX,
T. 86, f. 84 (93).

5) Archivio delle 3 chiavi, Riformanze, N. 256, f. 75, 76.

53) Ivisfot70:

54) Archivio delle 3 chiavi, Riformanze, N. 256, f. 100 t.

55 Archivio Vaticano, Arm. XXXIV, T. 21 f. 99; T. 25, f. 85.

59) Archivio delle 3 chiavi. N. 283, f. 12, 13; Archivio Vaticano, Arm.
XL, T. 101, f. 200t.

57) Archivio Vaticano, Arm. XL, T. 47, N. 216 ; T. 48, N. 277; T. 48,
N. 299. Cfr. Emipio Luzio, Compendio di storia ascolana, Ascoli, Cesari, 1889,
p. 254.

58) PASTOR, Storia dei papi, vol. IV 2, pp. 195 n. 2, 196, 197, 199.

59) Archivio Vaticano, Arm. XL, T. 50, N. 480. Cfr. T. VALENTI, La dote
e il corredo delle spose, in Curiosità storiche Trevane, Foligno, Campitelli,
1922, p. 61.

6°) L. PASTOR, Storia dei papi, Roma, Desclée, 1914, vol. IV, p. 159 ss.

1) Il cardinale camerlengo, nei suoi Acta concistorialia sotto la data mer-
coledì 5 aprile 1536, scrive che andò a ricevere l’imperatore « comitantibus do-
minis meis S. R. E. Cardinalibus, universis curiae prelatis, officialibus, magi-
stratibus, et patritiis urbis. (Archivio Vaticano, Arch. concistoriale, Acta Can-
cellarii, T. 2, f. 24t (48t)).

€) Archivio Vaticano, Arm. XXIX, T. 82, f. 128 (130). Motu proprio
di Clemente VII sulle precedenze.

6) Archivio storico del Comune di Spoleto, Riformanze, 19 ottobre 1533 ;
Archivio Valenti, Memorie, T. VIII.

64) Perugia : Arch. di Stato, Arch. Stor. del Comune di Perugia, Consigli
e riformanze, vol. 134, f. 136.

9$) PoMPEO PELLINI, Dell'Istoria di Perugia, Parte 3*, Venezia, 1664, p.
603.

66) Diploma originale in Archivio Valenti, cit.

6?) PasTOR, V, p. 129 ; App. 36, p. 804.

*5) Trevi, Archivio notarile, Rogiti di Angelo Mugnoni, T. 512, f. 192.

*) Pastor, V, 2, p. 522...
34 TOMMASO VALENTI

70) Il titolo esatto del libro dell'Amaduzzi è : Anedocta litteraria ex mss
codicibus eruta, Roma, Fulgoni, 1773, Vol. II°.

71) GrRoLAMO TriraBoscHI, Storia della letteratura italiana, Milano, Bet-
toni, 1833, vol. III°, p. 402.

7) Gro. MARIA MazzuccHELLI, Gli scrittori d'Italia, Brescia, 1553, Vol.
I°, Parte 12, p. 493.

?) GiusEePPE FUMAGALLI, Lexicon typograficum, Firenze, Olschki, 1905,
p. 344. i

7) GIUSEPPE FUMAGALLI, Antonio Blado, tipografo romano, Bergamo, Cat-
taneo, 1893, p. 101, (Per Nozze Giacomo Belli con Palmina Piccini).

7%) CLEMENTE BARTOLINI, Le antichità valentine, Perugia, Garbinesi e
Santucci, 1828, p. 78, nota.

75) Fino ad ora era creduto ehe il più antico elenco sistematico di colle-
zioni d’arte fosse quello compilato nel 1556 dal famoso naturalista Ulisse
Aldrovandi. Questo delle « Antichità Valentine » lo avrebbe preceduto di ol-
tre venti anni. (Cfr. A. BeRrTINI CALOSSO. Le collezioni antiche ed archeologi-
che di Roma, in « Roma e dintorni» del Touring Club Italiano », Milano,
1925, p. 95).

??) FRANCISCI ALIGHIERI / Dantis III filii / De antiquitatibus | Valenti-
nis [| ex cod. ms. membranaceo saec. XVI / aliter in lucem editus / a JOHANNE
AMADUCTIO in Archigymnasio Romanae Sapientiae Graecarum literarum pro-
fessore. Typis Benedicti Francisci, Romae, 1753.

78) Anecdota litteraria ex Mss. Codicibus eruta, Romae, Apud Antonium
Fulgonium, 1772, vol. II, p. 207 et seg.

7?) PAsTOR, V, 222.

| 8°) Antiquitates, ed. Bartolini, 1838, p. 145.
| 81) Antiquitates, p. 97 ss.
Ì 8) Archivio Vaticano, Armadio XXXIV, T. 30, f. 120t.

8) Ivi, Armadio X X XIII, T. 41, f. 44, (47).

8) Vedi ToMmMASO VALENTI, La chiesa monumentale della Madonna del-
le lacrime a Trevi, Roma, Peselli, 1928, p. 269 e ss.

POSER ecco o nt itus. e a ee TRO e ui Pe ji tug ap ny aa A ad ect ee en nn OI eerie amine ndi ig rac i i n e o
La società comunale di fronte alla
suerra nelle fonti perugine del 1282

La guerra che a più riprese, nel penultimo decennio del Duecento,
coinvolse i comuni di Perugia e Foligno, e con loro le terre del Du-
cato di Spoleto, è stata finora considerata abbastanza marginal-
mente dagli storici dello Stato della Chiesa nel Medioevo *. In realtà
essa può presentare interesse, non tanto di per sé — episodi del ge-
nere sono frequentissimi nella storia dei comuni — quanto come
termine di confronto per constatare la capacità finanziaria e le con-
dizioni socio-politiche delle città protagoniste, e come strumento
per determinare in che misura lo sviluppo di interessi che ne conse-
guiva si riflettesse sull’assetto dei rapporti intercomunali nella se-
conda metà del secolo.

Compiere uno studio di carattere generale sul problema signifi-
cherebbe, in sostanza, riuscire a fare la storia dei comuni della Valle
Spoletina nel secondo Duecento : il che, tenuto conto dello stato di
sfruttamento delle fonti, finora per lo più limitato a compilazioni
erudite e memorie locali, improntate talvolta a trionfalismi munici-
palistici di stampo risorgimentale ®, imporrebbe un lavoro di pa-
ziente ricerca e riutilizzazione dei documenti, che non potrebbe esau-
rirsi in breve tempo e in piccolo spazio ?. Ho inteso dunque limitare
questo contributo all’esame delle fonti concernenti la spedizione di
Perugia contro Foligno del giugno 1282 — per la quasi totalità di
provenienza perugina, giacché ben poco è rimasto di quel periodo a
Foligno e nei comuni circostanti — ricavandone uno stralcio della
politica socioeconomica comunale in funzione delle esigenze militari.

La documentazione pubblica perugina presenta in effetti già
di per sé, in quell’occasione, caratteri particolari, rispondenti a una
esigenza di praticità e completezza, che si riscontrano tanto all’in-
terno degli uffici tradizionali del comune, con l’inserimento nei re-
gistri finanziari di fascicoli completamente dedicati alle spese di
Re eee en

36 ANNA IMELDE GALLETTI

guerra ?, quanto con la compilazione, nell'accampamento stesso del-
lesercito presso Foligno, di un «liber consiliorum, bandimentorum
et preceptorum » che riunisce dunque in sé, sotto il controllo di un
solo giudice e per opera di un solo notaio, tipi di documenti solita-
mente ripartiti in diversi uffici 9. E quest'ultima fonte, come si
puó intuire, che presenta maggior interesse dal punto di vista diplo-
matico, pur se anche in altri comuni si riscontra l'esistenza di un
costume di documentazione particolare, in caso di lontananza dalla
sede degli organi esecutivi: lo si vede a Genova, dove il comune fa-
ceva accompagnare i consoli, e poi i podestà, quando partivano per
una spedizione di guerra, da uno scriba che aveva cura di redigere
il « registrum iteragentium » 9 ; e se ne trova l'esempio più vistoso
nei registri fiorentini, poi rilegati in un solo codice, che raccolgono
una grossa quantità di documenti — liste d'uomini, materiali e vet-
tovaglie, deliberazioni ed atti vari — sulle ostilità con Siena del 1260,
fino alla vigilia di Montaperti ?.

La documentazione di varia natura prodotta dalla situazione di
guerra sarà comunque esaminata via via in seguito ; importa piut-
tosto, a questo punto, delineare sommariamente le vicende attra-
verso cui si giunse allo scoppio della guerra tra Perugia e Foligno
nel giugno 1282, pur se non si arriverà con questo a dare soluzione
definitiva agli interrogativi sulle ragioni della rivalità tra i due co-
muni. i

La resa di Foligno del 1254, che aveva concluso un lungo pe-
riodo di acerbe ostilità con Perugia, legate al conflitto papale-im-
periale, imponeva alla città vinta una serie di dure condizioni, fra
le quali il rientro dei fuorusciti, la nomina per dieci anni di un po-
destà perugino e, ció che piü per ora ci interessa, l'abbattimento
delle nuove mura e opere di fortificazione e l'impegno a non piü
ricostruirne 9. Pongo un accento particolare su quest'ultimo capi-
tolo dell’atto, perché fu quello a cui nel 1282 si appoggiò il comune
perugino nel motivare la spedizione contro Foligno, accusando la
città rivale di aver tradito l’impegno ; ma l’accanimento con cui ci
sì aggrappò a un’accusa che sembrava giungere a felice giustifica-
zione di una guerra che era già nell’aria, rifiutando ogni possibile
diversa soluzione e perfino l’arbitrato del papa, a cui Foligno si era
rivolta, fa pensare all’esistenza di cause ben più profonde e meno
contingenti, legate alla stessa esistenza e posizione geografica e vita
economica e politica delle due città. Un’accurata analisi critica delle
fonti si rivela qui indispensabile, per evitare interpretazioni superfi-

— PEE ead ER e rioni ion caa ig o ut om renes cede e Be DR io vmi n A Ie cau LR

o LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 37

ciali ed eccessive, le stesse in cui sembrano essere caduti i cronisti
e storici locali che narrarono i fatti di quell’anno.

La selezione che il tempo ha fatto delle fonti contemporanee,
documentarie e cronachistiche, ci ha lasciato, fra gli altri, tre testi
che potremmo prendere in esame come portavoce delle principali
parti in causa: di parte perugina, gli anonimi Annali dal 1191 al
1336 ® ; di parte folignate, la Cronaca di Bonaventura di Benve-
nuto !?; di parte pontificia, infine, la lettera che Martino IV inviò
al comune di Spello il 16 aprile 1282, utilissimo testimonio documen-
tario per una ricostruzione dei fatti immediatamente precedenti lo
scoppio delle ostilità, dal momento che riassume le posizioni formali
dei contendenti !. Sotto l'anno 1282 la cronaca perugina nota asciut-
tamente la spedizione '?, senza darne alcun motivo sia pur formale,
se si eccettua l'accenno premonitorio che compare all'anno 1254 :»,
Non si trova del resto menzione di Foligno — né era il caso di aspet-
tarsene, salvo casi particolari, visto il carattere stesso dell'opera —
nell'intervallo fra le due date. Non sono di maggior aiuto le notizie
della cronaca folignate relative al 12829; ma si possono trarre
dagli anni precedenti dati — come la costruzione dei castelli di Po-
poli nel 1264 e di Colfiorito nel 1269, l'acquisto del castello di Ver-
chiano nel 1265, la messa a punto infine tra il 1275 e il 1281 di una
serie di opere pubbliche, carbonare e ponti, che, se derivavano dal-
l’indubbia necessità di render praticabile il terreno paludoso della
piana folignate, avevano peró anche un'inequivocabile utilità di-
fensiva — dati, dicevamo, che contribuiscono a creare il senso di
una vitalità gradualmente rinnovatasi, o mai spenta, della rivale di
Perugia '9. La cronaca, per sua natura, annota i riflessi piü vistosi,
sul piano delle concrete realizzazioni comunitarie, del rigoglio di vita
economica che dovette spingere gli interessi commerciali folignati
sulla via della Marca e che inevitabilmente portó ad una realizza-
zione di opere pubbliche, che trova del resto il suo parallelo nella
contemporanea vita perugina. È anche vero che nella stessa dire-
zione, verso Ancona, Fabriano e Camerino, gravitavano gli interessi
della classe mercantile di Perugia, la quale aveva sempre posto
un'attenzione particolare alla situazione della strada per la Marca 19,
e che Foligno, con la sua stessa esistenza, in una posizione tanto piü
favorevole alle comunicazioni, non poteva rappresentare che un osta-
colo permanente, una rivale impossibile a tollerarsi, difficile a tener
sottomessa, scomoda fors'anche come alleata '?. Che la resa del
1254 avesse procurato un controllo solo temporaneo su Foligno, la
38 ANNA IMELDE GALLETTI

i quale poi, per il naturale evolversi di premesse insite nella sua atti-
DE vità economica, fosse tornata a fare una concorrenza troppo perico-
losa; o che non si fosse in realtà riusciti a mutar nulla di fonda-
mentale nell’equilibrio economico e politico della zona — non solo
verso la Marca, ma anche in direzione del Ducato la presenza di
Foligno era tangibile e ingombrante — il comune perugino trovò ben
disponibile, tra il 1281 e il 1282, l’appoggio giuridico della clausola
sulle fortificazioni. E non muta la sostanza delle cose il dubbio se
potesse trattarsi di reale timore da parte perugina che Foligno stesse
apprestandosi a tradurre la sua azione sul piano politico, oppure
di un comodo pretesto per dare alla clausola un’interpretazione for-
zata.

Nulla attesta, in realtà, che Foligno avesse ricostruito la cinta
delle nuove mura dalla parte di Perugia, come si ricaverebbe dal
Dorio:9 e dallo Iacobilli 1% — più prudentemente il Pellini 2° si
astiene dall’affermarlo —: a parte che una notizia così rilevante
non sarebbe certo mancata nella cronaca folignate, anche la lettera
pontificia del 16 aprile usa termini che non consentono un'interpre-
tazione così radicale : l’espressione « omnia fossata, muros et foveas
a decem annis citra facta circa civitatem » trova, a mio parere, il
suo corrispettivo nelle carbonare di cui parla Bonaventura *). Dun-
que, sembra ragionevole affermare che quello che passa per il mo-
| tivo principale della spedizione contro Foligno nasconda, come spesso
{i avviene, una causa o una serie di cause di più profonda incidenza ;
ma era forse l’unico motivo con cui Perugia potesse legittimare l’ag-
gressione — per quanto tale fosse la decisione a procedere in quel
senso che a nulla valse, come si è detto, il tentativo di soluzione in
sede di arbitrato da parte della curia papale : forse perché ben sa-
peva il comune di Perugia che in tal caso le trattative, nonché ri-
solversi pacificamente, non si sarebbero neppure risolte a suo Îa-
| vore. Ed é qui infatti che entrano in gioco le ipotesi possibili sull'at-
| teggiamento del papato di fronte ai comuni del suo territorio, città-
| stato virtualmente sottomesse da vincolo di sudditanza, ma auto-

nome di fatto nei loro interessi e nella loro politica *9. Favorire
Foligno contro Perugia poteva anche significare un aumento dell'in-
fluenza e dell'autorità del rettore del Ducato nei confronti degli
equilibri politici locali, in cui il turbolento comune perugino gio-
cava un ruolo di primo piano. S’inerociano in quell’anno con gli av-
venimenti umbri quelli di più vasta risonanza che vedono scalzato
dalla Sicilia e minacciato in più parti il dominio di Carlo d’Angiò, e

RES -— > : ; c.
Sri tried T Sua de 5e ioni pini pee ee ie ie iii crc o i ENIM De RES I
LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 39

questo può aver avuto un’influenza che non è ancora stata chiarita
sul gioco delle fazioni interne dei comuni in questione, ora come alla
metà del secolo, quando le discordie locali avevano preso le bandiere
guelfa e ghibellina *?. S'insinua forse nella vicenda, attraverso la
persona di Giovanni Colonna, anche il comune di Roma : quel co-
mune verso il quale Perugia, mentre è impegnata contro Foligno,
darà ancora segni d’amicizia nell’offrirgli aiuto per l’assedio di Cor-
neto:*».

Ma i legami che collegano la guerra ad avvenimenti e personaggi
piü lontani sono meno profondi delle ragioni d'interesse locale dei
due comuni. Ragioni che, come si é detto, non sono ancora sufficien-
temente chiare: è possibile che le future ricerche mettano in luce
aspetti più importanti di quanto ora si pensi. È un fatto che le due
città percorrono strade destinate a porle l’una contro l’altra: ma
è pur vero, per fare un esempio, che la considerazione della comu-
nanza d’interessi della classe mercantile nell’uno e nell’altro comune
impedisce di operare fra di essi un taglio così netto, di parlare di
Perugia e Foligno come di due unità contrapposte ed internamente
omogenee.

Poiché fu all’inizio del 1282 che il comune di Perugia compì i
primi atti formali di ostilità, è nel 1281 che debbono dunque essere
maturale le ultime premesse della guerra. Non sembra comunque
esser rimasto nulla che mostri con chiarezza i meccanismi della vi-
cenda ; sta di fatto che in quell’anno il comune, mentre, con pru-
denza e senza dimenticare mai i propri interessi 29, accetta il ruolo
tradizionale di difensore del pontefice, mandando propri cavalieri
contro il Montefeltro in Romagna *», nel campo d'azione umbro
sembra insistere su una funzione di arbitrato fra i comuni minori e
di loro tutela, specie presso il rettore del Ducato 29. Pur non es-
sendo in grado di datarne con precisione le tappe, si può postulare,
stando alla documentazione finanziaria del comune, un’intensa atti-
vità diplomatica tra la fine del 1281 e i primi del 1282 2). La curia
papale è meta costante di ambasciatori e sede di un procuratore del
comune ??, attraverso il quale ci si preoccupa di « preparare » la si-
tuazione dal punto di vista giuridico (è del febbraio 1282 l’iniziativa
volta ad ottenere la conferma del privilegio per cui i Perugini non
potessero. essere citati in giudizio fuori della loro curia *%); nello
stesso tempo si allacciavano legami con quegli stessi comuni che
nella spedizione del giugno sarebbero apparsi come membri di una
« societas » in cui Perugia faceva la parte del leone. Una sempre più
40 ANNA IMELDE GALLETTI

fitta rete di ambascerie, fra il gennaio e il giugno, porta i maggiori
esponenti della classe dirigente perugina verso Città di Castello,
Montepulciano, Cortona da una parte e verso le città della Valle
Spoletina dall'altra *». Non risultano chiare, per il momento, le mo-
dalità attraverso cui ebbe vita la «societas »: puó darsi che, almeno
in parte, si trattasse della conferma di vecchi patti fra il comune
e i singoli alleati*? ; è qui maggiormente che si sente il bisogno di
una ricerca volta a stabilire le basi concrete, gli interessi — o le
costrizioni e le paure — che potessero spingere all'alleanza con Pe-
rugia anche città che a prima vista — si pensi a Narni — sembre-
rebbero piü prossime a quella con Foligno, o perlomeno ad una po-
sizione di neutralità.

Per la ricostruzione degli antefatti immediati della guerra la
documentazione comunale perugina si affianca ai dati offerti dalla
citata lettera di Martino IV del 16 aprile: fu tra la fine dell'anno
precedente e l'inizio del nuovo — il «terminus ante quem » è 1°8
gennaio — che Perugia dovette far pervenire ai Folignati l'intima-
zione di abbattere quanto era stato costruito intorno alla città,
«gravibus adversus eos, si hoc omitterent, comminationibus subse-
cutis » *9. Non passano che pochi giorni e, di fronte alla contropro-
posta folignate, forse già immaginata, di trasferire la vertenza nella
curia papale, le minacce sono messe in atto ; il 17 gennaio il consiglio
generale e speciale del comune e del popolo decreta il bando perpe- .
tuo contro la città e il distretto di Foligno e stabilisce'la nomina da
parte del capitano e dei consoli delle arti di un certo numero di
«sapientes » per ogni porta, « qui provideant et ordinent ea que per
comune Perusii in predicto negotio de Fulgineo pro honore et statu
comunis Perusii fuerint facienda » *). Messosi in movimento il mec-
canismo, nonostante una probabile immediata lettera del papa *»,
creata la magistratura provvisoria destinata a coordinare l'organiz-
zazione della guerra, dal gennaio al giugno è un succedersi a breve
scadenza di provvedimenti e deliberazioni, una cura minuta e feb-
brile dei preparativi in ogni settore, dal giuridico al diplomatico al
finanziario, al piü specificamente militare. Un intervento del retto-
re del Ducato nell'ultima decade di gennaio rimane senza risultati,
se subito dopo questi avvia un procedimento contro il comune *°);
è forse anche in risposta ad esso che l'8 febbraio il consiglio stanzia
una somma per il ritrovamento degli atti relativi ai capitoli di resa
del 1254 *? e che alla fine del mese si procura copia del privilegio
di cui si è parlato.

m4. A AWARD s ^ i C c DR TERRENCE I UE ONESTA END a E AR n
LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 41

L’ultima possibilità di recedere dalla decisione la offre lo stesso
Martino IV, quando, revocato il procedimento del rettore, dietro
richiesta degli stessi Folignati invia il 2 marzo a Perugia, latore di
una lettera, lo stesso suo cappellano Pandolfo della Suburra 8. Il co-
mune prende tempo e promette una risposta al papa per mezzo di
ambasciatori *°) ; ma già durante la sua permanenza nella città il le-:
gato pontificio incontra minacciose dimostrazioni — non sappiamo
quanto spontanee — di persistenza nell’ostinato proposito; «nec
aliquis occurrebat » s'indigna il papa «qui tantae temeritatis auda-
ciam coarctaret » *? ! Non migliore il risultato dei colloqui tra il pon-
tefice e gli ambasciatori perugini, che dovettero recarsi ad Orvieto,
sede della curia, alla metà di marzo *?) : pare quasi, anzi, che i con-
tatti diplomatici si siano incamminati in una direzione preoccupante
per loro, se « insalutato hospite recesserunt » *9. Inutile anche un'en-
nesima lettera con minaccia di scomunica e interdetto *), al ponte-
fice non rimane che tentare di isolare Perugia dai suoi alleati : ne è
esempio ed unica traccia completa la lettera a Spello #9).

Ma forse più interessante della storia delle schermaglie politiche
ad alto livello si presenta il discorso sull’organizzazione del comune
per la guerra, che non può non divenire un’analisi delle reazioni della
città e del contado di fronte allo sforzo resosi necessario — si potrà
vedere in qual misura per le varie classi sociali — sul piano econo-
mico e militare, e dell'adattamento delle strutture cittadine e co-
munali alla richiesta di particolari funzioni.

La preparazione militare dovette aver inizio, stando alla do-
cumentazione, fin dai primi mesi dell’anno, quando ancora in sede
diplomatica si tentava di giungere ad una soluzione pacifica. Le nor-
me che ne regolavano lo svolgimento, pur se in massima parte si
possono soltanto dedurre, sembrano corrispondere alle consuetudini
vigenti nei comuni dell’Italia centro-settentrionale, che testimonia-
no come in questo periodo ci si trovi in una fase intermedia tra il
modello della guerra feudale e quello di uno stato che provveda com-
pletamente, con fornitura di materiale ed utilizzazione di corpi spe-
cializzati di professionisti, all'esplicazione dell'attività militare 4). È
ancora ben fondato il principio del contributo individuale e della par-
tecipazione alla guerra a spese del cittadino : ognuno figura come
custode, per conto della collettività, di quanto, fra ciò che possiede,
possa servire all’allestimento dell’esercito. Si è in grado di seguire in
particolar modo per le armi e per i cavalli il sistema praticato dal
comune : già lo statuto del 1279, infatti, prevedeva la possibilità di
42 ANNA IMELDE GALLETTI

un'annuale «impositio equorum », registrazione della disponibilità
delle cavalcature nel territorio comunale *? ; i proprietari poi, nel
momento in cui lo si richiedesse loro, erano tenuti a prestare servi-
zio con i cavalli o a concederne l'uso al comune, garantiti nei loro
diritti dalla stima che ne veniva fatta, in base alla quale erano ri-
sarciti di eventuali danni *?. Un procedimento analogo, pur se in
questo caso l'«impositio » non è testimoniata come pratica annuale,
assicurava la fornitura delle armi *?. Nella primavera del 1282 do-
veva già esistere una registrazione dei cavalli del contado, sottratti
al lavoro dei campi o al presidio dei castelli *?, e di quelli della città
e borghi 5? ; più tarda forse — i pagamenti agli ufficiali incaricati
sono datati al giugno — è l'« assegnazione » delle armi, la cui « im-
positio » risale probabilmente ai primi dell’anno *). Per l'integrazio-
ne della scorta d'armi sono comunque necessari acquisti da parte
del comune 5), mentre un ruolo importante spetta al contado per
la fornitura delle balestre, di cui doveva farsi uso particolarmente
per la difesa dei « castra » 99).

In effetti, se si guarda alla documentazione di quei mesi se ne
trae l'impressione che, tolti i contributi obbligatori per ogni appar-
tenente al comune, si facesse affidamento soprattutto sul contado
per procurare il materiale necessario : per tutta la primavera, e con
maggior intensità alla vigilia immediata della guerra, è un continuo
andirivieni di baiuli « pro preparatione exercitus » in generale, e più
particolarmente per la fornitura di biada per i cavalli, di tende per
l’esercito e di salmerie #). Prestazioni, tutte, che dovevano riuscire
assai gravose ai « comitatini », forzati a privarsi di molti degli stru-
menti necessari al lavoro e a prestare nella guerra un’opera per la
quale il soldo dato dal comune veniva ad essere un rimborso assai
misero delle giornate lavorative perdute, soprattutto nella stagione
della mietitura 5). Non è dunque casuale che, dopo la spedizione,
a molti castelli e ville del contado fossero inflitte pene pecuniarie
per mancato invio nell’esercito degli uomini fra i quattordici e i set-
tanta anni e per diserzione di alcuni loro abitanti ; anzi, il fatto che
le multe siano date per focolari, come se si trattasse di prestanze, fa
pensare che in sostanza non fossero che la sostituzione, liberamente
scelta, del servizio militare 5°).

L'organizzazione della guerra dovette invece portare incremen-
to e guadagni all’attività di mercanti ed artigiani, le cui forniture
di ogni genere di materiale al comune sono minutamente registrate.
Se in parte si tratta di pagamenti di scarso ammontare, in parte

so AI in oe nad neas ao nil wl EN Digi tei o A «M Ds P D tatg ap ROV qu a No t ame ce rit amicos coni o Ml e A
LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 43

invece le forniture di grosse partite di stoffa per le tende, di stuoie,
di orzo e spelta e perfino di calzature mostrano come, almeno al-
l’inizio, la guerra rappresentasse uno stimolo positivo all’attività
economica cittadina, pur se in fin dei conti il notevole sforzo finan-
ziario che tutto ciò costava all’amministrazione pubblica dovesse fi-
nire per ricadere in seguito anche sugli artigiani 5^.

Mentre dunque il comune si preoccupa di completare con la pub- :
blica iniziativa le scorte di equipaggiamento necessarie alla spedi-
zione, comincia anche a mettersi in moto il meccanismo più propria-
mente militare. Ancor prima del reclutamento definitivo degli uo-
mini, i contingenti d’armi e le salmerie cominciano ad essere spostati,
sotto la vigilanza dei massari che li hanno in consegna, in direzione
di Assisi e Spello, dove se ne organizza il deposito in attesa del tra-
sferimento presso l’esercito 5). Contemporaneamente, si provvede al
rafforzamento delle opere di difesa della città : si chiudono le porte
e le postierle dei borghi 5 e, poiché buona parte degli ufficiali pub-
blici dovrà partire con l’esercito, la custodia della città è affidata
ai « continentes » *?, Non sussistono invece, come per altre fasi della
guerra, tracce di organizzazione della custodia ai castelli del con-
fine 9).

Quanto all’assetto dell’esercito, la maggior parte delle notizie è
fornita dal « liber » del giugno, pur se i raggruppamenti di base sem-
brano talvolta modificati secondo esigenze momentanee. Per i mesi
precedenti c’è traccia soltanto di rassegne separate dei « pedites » e
degli « equites » nella città e nei borghi, senza specificazioni ulteriori
sulla loro organizzazione, per quanto sia logico pensare che tale pra-
tica avvenisse parallelamente, come le altre di cui si è parlato, nelle
cinque suddivisioni amministrative del comune ©); il che del resto
è confermato da un registro non datato, ma riportabile in linea di
massima a quegli anni, che presenta una lista di fanti e cavalieri di
Porta Eburnea, divisi per parrocchie : mentre i « pedites », in numero
ovviamente maggiore, appaiono raggruppati in decine ad ognuna del-
le quali è preposto un capitano, gli « equites » hanno un conestabile
per ogni parrocchia ®).

Avveniva, dunque, una registrazione degli uomini atti al servi-
zio militare, sulla base delle preesistenti ripartizioni territoriali. Era
comunque il solo modello, quello amministrativo, che si proponesse
all'organizzazione militare ? Consuetudini vigenti in altri comuni ita-
liani mostrano come i cittadini usassero combattere inquadrati anche
nelle compagnie delle arti, ed è abbastanza logico pensare che asso-
pd divani batir ita os dil Vv

44 ANNA IMELDE GALLETTI

ciazioni così comprensive di ogni aspetto della vita privata e pub-
blica dell'individuo producessero, più ancora di forme comunitarie
meno rilevanti dal punto di vista politico, un « compagnonnage » sul
piano militare ®). Sta di fatto, però, che dovrebbe rimanerne qual-
che traccia negli statuti delle corporazioni, mentre da quelli esami-
nati non si ricavano che generiche norme sull'obbedienza all'autori-
tà e sul buono stato del comune *9. È vero anche che parte dei citta-
dini era inquadrata in tempo di pace in contingenti preposti all'ordi-
ne pubblico, che in tale veste partecipano alla guerra °°), e che dove-
vano esistere riserve di armati tenute pronte per ogni eventualità ©”).
Nulla peró consente di dare all'organizzazione militare una configu-
razione precisa, tenuto anche conto della provvisorietà dell'istitu-
zione di determinati corpi in funzione di particolari esigenze poli-
tiche.

La divisione in porte sussiste anche nell'esercito in sede di ope-
razioni, ma, almeno a quanto risulta dal documento, è usata solo
per la distribuzione di compiti organizzativi o dei turni di guardia ®).
Nei momenti in cui acquista preminenza l'effettiva utilità militare
degli uomini, essa é rimpiazzata dalla piü larga, ma piü funzionale
classificazione in «equites» (o «milites ») e « pedites » (o « popula-
res ») : gli uni sono inquadrati sotto conestabili e gonfalonieri, men-
tre degli altri non si conoscono suddivisioni nell'esercito *9. Si sta
parlando sempre di cittadini, giacché gli uomini del contado, ra-.
dunati sotto un loro vessillo, quando non partecipano ai guasti dei
campi nemici sembrano avere incombenze corrispondenti alle loro
specifiche capacità, come l’innalzamento degli steccati o la cura
delle salmerie e dei corpi di rifornimento 7°; potrebbe esservi il
contributo del contado nella costituzione del corpo degli zappatori,
incaricati di aprire la via all'esercito nei «mala passagia», all'andata e
al ritorno *?. Non saprei se ascrivere ancora al contado gli « equites
discoperti », che figurano separati nella marcia dagli «equites co-
perti»: il loro equipaggiamento leggero farebbe pensare, secondo
il Ricotti, all’utilizzazione del bestiame requisito in campagna, ma
è ragionevole supporre che provenissero anche da medi e piccoli
ceti artigianali cittadini ??). Un discorso a parte meritano i bale-
strieri, per i quali nell'esercito stesso sono eletti tre conestabili ?) :
già si è visto come il comune si preoccupasse di procurarsi, con im-
posizioni o acquisti, quantità abbastanza rilevanti di balestre ; non
si sono trovate però indicazioni sulla costituzione di un corpo che,
per l’uso dell’arma, doveva richiedere degli specialisti. Poteva trat-

adr 5 Rae o At piro at nr e o ini e Me c LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 45

tarsi di una truppa formata, senza rapporti con ogni altra divisione,
indifferentemente da uomini della città e del contado, riuniti solo
dalla specializzazione; ma nulla vieta di pensare che il comune
addestrasse, come avveniva in altre città, un corpo di cittadini;
o che si trattasse addirittura di professionisti, pur se nell’esercito
figura separatamente la schiera degli stipendiari, che dovevano es-:
sere del resto tutti cavalieri ?).

Queste caratteristiche mostrano abbastanza bene come nell'eser-
cito comunale perugino convivano elementi di origine feudale con
altri più moderni, in corrispondenza del resto con un'analoga con-
vivenza nella mentalità, nell'organizzazione pubblica e nella stessa
economia 7*9. Il contributo privato, l'armamento a proprie spese ri-
sente di un individualismo ricollegabile al principio del legame per-
sonale con l'autorità ; gli «equites » denunciano al comune le loro
armi e i loro cavalli e sono pronti a fornire il sovrappiü per l'ar-
mamento comune, ma sono ancora i cavalieri feudali, nucleo e prin-
cipale nerbo offensivo dell'esercito 7°; e nulla cambia per il fatto
che, in città, siano in grado di sopperire al costo elevato dell'arma-
mento solo i maggiori esponenti del potere economico, quegli arti-
giani e mercanti che hanno assimilato i modelli di vita dell'aristo-
crazia feudale *?. Così, ora sono definiti, sintomaticamente, « po-
pulares » soltanto coloro che nell'esercito svolgono le funzioni di
«pedites » o di «equites discoperti » e che appartengono, come si
è detto, al massimo al ceto dei medi artigiani '?. In realtà la massa
della fanteria comunale ha cessato ormai da tempo, secondo la giusta
osservazione del Pieri, di rappresentare quel « populus » che ha con-
quistato il potere all'interno del comune: è il popolo minuto, o la
gente del contado, a fornirne gli effettivi *?. Parallelamente all'ana-
loga evoluzione della società comunale, nell'esercito va scomparendo,
come forza determinante, il ceto medio artigiano : si differenziano
progressivamente i grandi popolani, che rinunceranno man mano,
presi dal maggior vantaggio dei propri traffici, ad una conduzione
diretta della guerra per affidarla a professionisti — quegli stipen-
diari che, usati fin dal secolo x11, già compaiono organizzati in bande
autonome, precorritrici delle grandi condotte del Trecento — e la
massa raccogliticcia dei fanti, confinati in compiti esclusivamente
difensivi o di sussistenza e coadiutori dei cavalieri nei guasti e nei
saccheggi. Beninteso, la partecipazione diretta alle spedizioni guer-
resche porta più danno a questi che ai cavalieri: già lo si è visto
per i « comitatini », ma lo si può ben ribadire per i titolari di piccole
no KU ME lecce statine ill we

i

46 ANNA IMELDE GALLETTI

botteghe a carattere familiare o addirittura per i salariati. Il comune
si preoccupa di stabilire una paga per i militari, computata in 5
soldi giornalieri per il fante, 10 per il cavaliere con un solo cavallo
e 15 per il cavaliere con due cavalli 8°) ; è ben vero che probabilmente
il cavaliere deve provvedere ai componenti della sua «lancia », ma,
mentre a lui è possibile anche farsi sostituire nel servizio 8), avvi-
cendando l’attività di bottega con quella militare, che gli dà tra
l’altro possibilità di frutto per i riscatti dei prigionieri e per i guada-
gni degli eventuali saccheggi, il fante non è in grado di mandare
avanti nella stessa maniera il lavoro civile, mentre il soldo — che non
gli veniva neppure corrisposto immediatamente, costringendolo così
a contrarre debiti #) — si consuma nelle necessità del vettovaglia-
mento personale.

Il comune, infatti, provvede ad organizzare un movimento di
mercato fra la città e la zona di operazioni, mediante due « supersti-
tes » per ogni porta, coadiuvati da un notaio, in città e due al cam-
po *) : il che contempla anche, naturalmente, imponenti forniture
di cereali e altre derrate, consegnate dal massaro ai soprastanti, in-
sieme a somme di denaro, necessarie evidentemente ad acquisti sul
luogo *). Un elemento organizzativo non privo, certo, di funziona-
lità, ma che non sottrae il privato ai gravami individuali.

Il principio di un esercito come unità tecnica, indipendente dal-
l'autorità civile nella sua amministrazione, è del resto ancora di là.
da venire: esso è il comune stesso in armi che si sposta con tutti
gli ufficiali indispensabili al suo funzionamento #5. Il podestà e il
capitano, che lo comandano, sono prima di tutto funzionari esecu-
tivi dipendenti dall'amministrazione politica e, nonostante che il pe-
riodo del loro ufficio possa, per ragioni di continuità dell'azione co-
munale, essere prolungato, sono ben lungi dall'avere delega di po-
teri, pur nella particolarità della situazione *9. Se ne ha una prova
nella costituzione stessa dei consigli convocati al campo, che non so-
no mai, anche quando l'intestazione sembri suggerirlo, adunanze di
gente di guerra, quanto piuttosto di rappresentanti dell'ente poli-
tico; quando addirittura non si riunisca, in caso di decisioni parti-
colarmente importanti, il consiglio generale e speciale del comune e
del popolo. Gli uffici del comune sono, naturalmente, ridotti all'in-
dispensabile e spesso le competenze sono concentrate; ma, se pure
il caso particolare richieda la creazione di ufficiali appositi, sia per
la preparazione dell'esercito sia per la conduzione delle operazioni
belliche, si cerca anche, per quanto è possibile, di mantenere l'atti-

EU — Á——— ae cal TC ER JCORIILA CEST TAPPO LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 47

vità sotto il controllo dei quadri e delle attribuzioni tradizionali. È
il caso dei massari, che oltre a maneggiare le somme di denaro pren-
dono in consegna, come si è visto, il materiale e le armi acquistate
dal comune per i corpi specializzati e ne curano il trasporto nell’eser-
cito, dove si occupano della loro manutenzione e distribuzione se-
condo la necessità, controllando anche le operazioni di mercato *^.:
La documentazione dell’ufficio dei massari testimonia comunque co-
me l'esercizio finanziario fosse stato affidato anche a cambiatori o
mercanti, fornitori del comune, che anticipavano di loro tasca parte
delle somme necessarie alle spese per la guerra. Un fascicolo di en-
trate e uscite, infatti, registra l'opera di Melancio di Iacopo, cam-
biatore e più volte procuratore del comune per operazioni di mutuo,
autorizzato da un'apposita deliberazione del consiglio generale #8).
L'ammontare delle spese affrontate per l'organizzazione della
guerra e per tutte le operazioni collaterali, pur se se ne può fare
solo un calcolo approssimativo *9, doveva infatti essere tale da ri-
chiedere una serie di interventi privati, inseriti con provvedimenti di
varia natura nella pubblica attività. Una pratica del resto seguita da
tempo, e ampiamente documentata in questa occasione, era quella
di rinsanguare le finanze comunali con mutui contratti, per mezzo
di procuratori presi dal ceto degli operatori economici, presso orga-
nizzazioni di credito, per lo più aretine ?? : vi si era costretti dalla
mancanza di introiti fissi e, in ogni caso, dalla perenne insufficienza
dei cespiti di entrata, che rimanevano più che altro limitati ai frut-
ti delle comunanze ®), al sussidio focolare ®), alle pene pecuniarie
pagate per condanne *), quando non si ricorresse all’imposizione di
collette straordinarie, com'era previsto per l'evenienza dagli statu-
ti *9 e come si fece alla fine del 1282 ®5). Se comunque nel 1281 il
comune, nello stesso tempo in cui pagava debiti a prestatori aretini,
cominciava a contrarne altri per il pagamento dei soldati di Roma-
gna ?*), continua ora per la durata degli anni successivi a dibattersi
nel problema dei debiti per la guerra, in cui bisogna includere anche
i fortissimi pagamenti ai mercenari e le multe, pure ingenti, versate
in seguito alla curia romana *?: nel 1286 si registrano, come si è
visto, ancora i debiti verso i cittadini che militarono negli anni pre-
cedenti e si ricorre a collette e prestanze. Del resto, le deliberazioni
del 1286 non sono che il seguito di una lunga serie di tentativi da
parte del comune per procurarsi denaro in qualunque modo, a cui
corrisponde una resistenza sempre crescente, nel fornirlo, da parte
di coloro sui quali ricade il gravame economico, soprattutto i comi-
48 ANNA IMELDE GALLETTI

tatini 9. È in questo giro vizioso di debiti e prestanze pagati attra-
verso nuovi mutui e collette che s’inserisce, con estrema probabilità,
il rifacimento ed integrazione della libra dei cittadini, che risale a
quegli anni °°).

Alla fine di maggio l’esercito era già in moto, se si deve prestar
fede alla data del 31 attribuita a un pagamento per trasporto di
forniture «a castro Spelli in exercitum » 1°. Il «liber consiliorum »
ce lo presenta insediato, il 3 giugno, presso Spello, dove, nella chiesa
di Santa Maria, si riunisce il primo consiglio ristretto dei conestabili,
gonfalonieri e due « sapientes » per porta, presieduto dal podestà Gio-
vanni « Archionis » 1°). Ci si era mossi, come si è visto, con forze
che, ad un calcolo approssimativo, dovevano essere rispettabili, con
tutte le caratteristiche dell'« oste », ivi incluso il crisma di solennità
dato dalla presenza del carroccio !°*) ; si devono del resto aggiungere
i contingenti degli stipendiari e quelli mandati dai comuni alleati,
sebbene i rappresentanti di questi ultimi compaiano nel consiglio
soltanto il 6 giugno :®). Ma in sostanza la spedizione non risultò che
un blocco temporaneo sul Topino, né, a quanto si desume, vi furono
veri e propri scontri con i Folignati, i quali, mentre l’esercito peru-
gino faceva guasti e scorrerie nei dintorni, rimasero chiusi entro la
città o si limitarono a brevi azioni di disturbo 1°). Un simile modo
di condurre la guerra, del resto corrispondente alla pratica piü dif-
fusa del mondo feudale e comunale, non avrebbe portato di per sé a
risultati definitivi, a meno che non intervenissero soluzioni di origine
diversa '*9, Dopo dodici giorni l’esercito si ritirava, ma solo per la
durata dell'estate, e lasciando a Spello il contingente dei merce-
nari !99),

E piuttosto difficile definire concretamente i motivi di tutto
ció, tanto meno sulla base del documento, che lascia spazio solo ad
ipotesi. Certo, vista l'imponenza della mobilitazione, con tutte le
| spese e i disagi che aveva comportato, non sembra probabile che la
i spedizione avesse solo uno scopo intimidatorio. Bisognerebbe dun-
l que pensare che alla sua naturale impossibilità di una lunga du-
rata, prevista del resto, a quanto sembra di capire, dal comune, si
siano aggiunte motivazioni piü pressanti, un'inaspettata resistenza
da parte dei Folignati, l'intervento di fattori politici ? Non sembra
possibile dar per ora risposta. La soluzione piü ragionevole pare
quella di trarre dal documento il maggior numero di informazioni e
di tentare di mettere insieme qualche tessera del complesso mosaico.
D'altro canto, la lettura stessa del fascicolo presenta alcuni interro-

o KE MI eom o npa ala. ill D e ec vaca iii A «io De PH pais arn i na i em ne rm Sea ami n e Mn eir miglio
LA SOCIETÀ COMUNLAE DI FRONTE ALLA GUERRA 49

gativi, per il riferimento a deliberazioni prese in altre occasioni, ma
non altrimenti documentate, e per una serie di contraddizioni forse
solo apparenti, ma che lasciano dubbi sull’effettivo svolgimento dei
fatti.

I consigli del 3 giugno sono prevalentemente dedicati all’orga-
nizzazione dell’avanzata dell’esercito verso Foligno e alla scelta del
luogo ove porre il campo. Una decisione però, che esula dal contesto
puramente tecnico, quella di inviare due ambasciatori a Camerino,
introduce un problema più volte proposto dal documento: quello
della rete di alleanze organizzata dal comune, che si presenta, al mo-
mento della spedizione militare, ancor fluida e bisognosa di incre-
menti e consolidamenti. Lo si vedrà ancor meglio nei consigli dei
giorni successivi, in cui più che mai risalta l’atteggiamento pruden-
ziale dei comuni alleati, timorosi di una reazione folignate, e lo sforzo
di Perugia per vincolarli il più possibile ad un’azione comune. Degno
di osservazione anche il fatto che l'ambasciata sia stata decisa da un
consiglio relativamente ristretto : il che, se da una parte ribadisce
ancora una volta come la natura dell'esercito comunale non sia pu-
ramente tecnica, lascia aperti gli interrogativi sul procedimento delle
convocazioni consiliari, giacché due giorni dopo, allorché l'esercito
si sarà installato sulle rive del Topino e si sarà organizzata la custo-
dia del campo, i «sapientes » riuniranno, per decidere le modalità
di un guasto intorno al fiume, il consiglio generale del comune e del
popolo, cioé l'organo deliberativo di piü largo significato politico.
Non si riesce a capire il motivo di questa convocazione, tanto piü
che il giorno precedente il consiglio dei « sapientes » aveva già deciso
una scorreria oltre il Topino. È lo stesso guasto, che si vuol confer-
mare ? L’adunanza ha forse un significato che sfugge alla sola luce
del documento ? L’unico fatto relativamente nuovo in quei giorni, a
quanto se ne possa sapere, è la scomunica inflitta dal papa, giunta
a Perugia il 3 giugno ; ma se si vuol cercare di stabilire come la co-
municazione che dovette esserne fatta all'esercito s'inquadri in tutto
ciò, la risposta rimane nell’ipotetico 9°). È comunque da notare che
solo altre due volte si riunirà il consiglio generale: per un'azione
squisitamente politica, la nomina di un procuratore per stringere
alleanza con il comune di Trevi, e per ratificare la decisione del rien-
tro.

Il motivo politico predomina del resto nei successivi consigli, e
sempre più vivo si fa il problema dei rapporti con gli alleati. Forse
è pure da ricondursi alla scomunica la riunione, tenuta il 6, dei rap-
50 ANNA IMELDE GALLETTI

presentanti delle città alleate : Assisi, Spoleto, Narni, Spello, Beva-
gna, Montefalco, Nocera e Bettona ; una riunione dal contenuto va-
go, che lascia libera l’interpretazione ed ha il sapore di una conferma
dei poteri militari ormai definiti tra le forze in campo. Ma il discorso
sulla consistenza effettiva del sistema di alleanze va ripreso a propo-
sito della presenza nel consiglio del comune di Narni, mentre solo
alcuni giorni dopo si discuterà del suo ingresso nella « societas ». Non
credo che si tratti di un errore del notaio, vista la cura con cui si
specifica la qualità dei suoi rappresentanti !°*) ; resta l'ipotesi che
Narni si trovasse in una posizione di attesa, di constatazione dei
fatti, prima di prendere formale e solenne impegno nei confronti di
Perugia, oppure che legami indiretti di alleanza la costringessero a
partecipare comunque alla spedizione !°*), Non risulta poi, né dal con-
siglio dell'11 giugno, in cui, riferendosi a una sua « richiesta » di en-
trare nell'alleanza, le si propone di farlo, né da altri documenti, che
effettivamente essa abbia ritenuto opportuno affiancarsi con deci-
sione a Perugia 1°),

D'altro canto, la questione di Narni non è la più appariscente
al riguardo : ben più rappresentativo il caso di Trevi, che domina nei
consigli per tutto il resto della permanenza dell’esercito presso Foli-
gno. Gli uomini di Trevi sono al campo già l’8 giugno, quando, dopo
la delibera di un guasto presso Fiammenga e il rinvio al rientro a
Perugia di ogni decisione su una lettera di Giovanni Colonna — un
accenno rimasto purtroppo sibillino — si decide di cambiare la posi-
zione e se ne dà ordine a tutto l’esercito "9. Il 9 il campo si trova
presso la chiesa di San Magno, al di là del Topino, con un sensibile
spostamento sulla pianura, preparato forse dalla scorreria del gior-
no precedente. Questa volta il guasto si decide nella direzione di Spel-
lo 2 ; nel contempo sono inviati due ambasciatori al comune di Tre-
vi, perché venga nell’esercito contro i Folignati. La contraddizione
può essere risolta pensando a una posizione non ufficiale della città,
analoga a quella di Narni; e, come per Narni, nel consiglio dei « sa-
pientes » perugini e degli alleati tenuto l'11 si parla di una proposta
degli ambasciatori di Trevi di entrare nella « societas ».

Direi che sono soprattutto il consiglio dell'11 e quello generale
del 12 giugno a dare la misura dei rapporti intercorrenti, all’interno
dell’alleanza, fra Perugia e gli altri comuni e dell’atteggiamento di
questi ultimi, timorosi forse più della reazione di Foligno che delle
pressioni perugine. Si decide di accettare Trevi nella «societas » —
c'è un accenno anche a Camerino da parte degli alleati, con riferi-

Ad ii creino ill Vi alii Liri tion S pinta rici RE iii i rit pmi.
LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 51

mento forse a vicende che non conosciamo — dopo che questa ha
però discusso con il comune di Assisi « quid per eos ordinandum sit » ;
e il giorno dopo si parla di nominare un procuratore perché il comune
di Trevi «recipiatur ad mandatum conmunis Perusii », con termino-
logia che sembra non lasciar dubbi sul suo significato 19).

L'invito di Trevi nell'alleanza coincide con la decisione del ri-
torno: si voleva dunque esser sicuri di lasciare Foligno circondata
da nemici, in previsione della nuova spedizione d'agosto ? È un fatto
che, lo stesso giorno, nel decidere un ultimo guasto prima di levare il
campo, si faccia obbligo esplicito ai Trevani di parteciparvi, quasi a
volerli coinvolgere nella responsabilità collettiva senza possibilità di
tornare indietro. Ed è pure fuor di dubbio che per gli alleati il ritiro
delle truppe perugine rappresentasse un grave problema, se nel con-
siglio del 13, in cui si fissa definitivamente il ritorno per l'indomani,
il podestà di Montefaleo — un esempio per tutti — si preoccupa
solo di chiedere che si lasci al suo comune un contingente di sti-
pendiari.

Il 14, secondo le decisioni ratificate dal consiglio generale, l’eser-
cito rientrava a Spello, protetto nella ritirata dai mercenari. È a
loro, come si è detto, che il comune avrebbe affidato la prosecuzione
delle ostilità : l’ultimo dei consigli è completamente dedicato all’or-
ganizzazione della « masnada » da lasciare a Spello — probabilmente
anche a parziale soddisfazione della richiesta di protezione da parte
degli alleati — alla quale si dà come capitano il marchese Guiduccio
di Valiana.

È quasi certamente con questa decisione che si riuniscono in
un solo corpo bande di provenienza separata, che nell’esercito ave-
vano per lo più svolto funzioni di copertura inerenti al loro carattere
specialistico. Un grosso contingente era certo venuto da Città di
Castello 14), forse scendendo dalla Romagna ; altri gruppi venivano
da Montepulciano e da Cortona "9? e probabilmente vi fu l'apporto
di gruppi perugini 9. Non siamo ancora, come ho detto, al momento
della fioritura delle grandi compagnie, unite sotto un proprio condot-
tiero e caratterizzate, all’interno e all’esterno, da complessi rapporti
giuridici ed economici "?. Il comune aveva però stipulato con gli
stipendiari dei patti precisi 18), che prevedevano, oltre al pagamento
di un salario 19), il risarcimento dei cavalli feriti o morti 12°), un com-
penso per i prigionieri 121). Si venne cosi a creare fra il comune e la
masnada, nei mesi dell’attività di questa nella zona folignate, un col-
legamento continuo che illumina, attraverso la successione delle de-
52 ANNA IMELDE GALLETTI

nunce di cavalli e dei mandati di pagamento, le caratteristiche or-
ganizzative, sociali ed etniche di questo gruppo eterogeneo.

I mercenari di cui è rimasta così traccia nella documentazione
attestano una provenienza, se pur svariata, riconducibile generica-
mente ad un’area italiana centro-settentrionale ??? ; la loro compo-
sizione sociale, a giudicare dal valore dei cavalli e dell’armamento,
è estremamente varia : si va in molti casi dal probabile ex-contadino
o artigiano al piccolo nobile *®), o al feudatario che trasforma in ma-
snada i suoi sottoposti, inserendo così i rapporti feudali e signorili
in una pratica militare densa di sviluppi **). Il comune stesso, del
resto, preferisce porre a capo dei mercenari capitani di estrazione
feudale, avvezzi alle armi per tradizione di famiglia, trovando così
l'occasione di utilizzarli con maggior funzionalità, ma preparando
anche l’avvento dei grandi condottieri, pur essi feudatari, del secolo
successivo 125). Una mescolanza di elementi, dunque, che fa si che la
vecchia feudalità, prendendo le armi al servizio del comune, dia vita
ad un fenomeno che nei suoi sviluppi avrà non poca importanza per
la vita degli stati del Basso Medioevo.

Non è possibile un calcolo preciso del numero degli stipendiari
utilizzati dal comune nell’estate del 1282: è certo però che il loro
impiego richiese uno sforzo finanziario notevolissimo, in aggiunta al-
le spese per l’esercito comunale **9, Alcuni dati numerici relativi so-
no forniti da una serie di pagamenti fatti nell’agosto a sette « cone-
stabiles militum »: ognuno aveva sotto di sé una cinquantina circa
di cavalieri, un tamburino ed un equipaggiamento di una ventina di
ronzini !*?). S'intende che il numero degli armati, tenendo conto della
composizione della « lancia » — cavaliere, paggio, garzone — va alme-
no triplicato 9?) : bisogna dunque immaginare che a Spello, o nelle
sue immediate vicinanze, si sia attestato un vero e proprio esercito,
con necessità di approvvigionamento che non potevano essere certo
soddisfatte dalle ripetute scorrerie nel territorio di Foligno 1°). Ma-
lauguratamente, nulla rimane a lumeggiare la natura dei rapporti
fra i mercenari e la popolazione locale. Una serie di documenti, invece,
chiarifica i rapporti fra i mercenari stessi e testimonia una base or-
ganizzativa nella masnada : gli atti riguardanti le relazioni con il co-
mune erano infatti stesi dal notaio del capitano della masnada, la
quale dunque in qualche modo assumeva una personalità giuridi-
ca !*°) : il che è del resto testimoniato anche dal fatto che spesso i
mercenari creavano procuratore uno di loro, per la riscossione di pa-
gamenti dal comune ?», Una fase fluida e intermedia quindi nel-

a oe pair a us e. dec Vased EP Eats o phe cm ctas apap. i aa i tone ee ei Eee smi Motto non nt
LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 53

l'organizzazione, almeno stando ai documenti : il fatto comunque che
lo stipendiario sia qualificato dall’appartenenza ad una « conestabi-
liaria », che in qualche caso corrisponde alla banda separata messasi
al servizio del comune, sembra un’altra testimonianza del livello em-
brionale a cui ci si trova ancora rispetto alla grande compagnia del
“Trecento 93, i
Le vicende susseguenti immediatamente la spedizione del giu-
gno, mentre gli stipendiari continuavano la loro azione fin sotto le
porte di Foligno, non aggiungono molto di nuovo alla situazione, se
si eccettua l'offerta di aiuto al comune di Roma per l’assedio di Cor-
neto"? e un parlamento celebrato a Bevagna tra giugno e luglio,
che dovette peraltro rimanere senza effetti ^». Nell'agosto, si è detto,
si organizzava una nuova spedizione a Foligno !*), e cavalcate nel-
l'autunno, con l'apporto determinante delle truppe mercenarie 19°),
mentre la rete delle alleanze era incrementata con l’aggiunta di
Gualdo, Visso e Cascia e il papa, dal canto suo, nel novembre rinno-
vava la sentenza di scomunica **?). Ma la situazione si sarebbe risol-
ta soltanto nel 1284, con l’assoluzione dei Perugini e dei loro alleati
dietro pagamento di somme ingentissime, fonte di nuovi debiti per
il comune 198), i |
Tutto ció non valse ad eliminare la tensione latente, che a lun-
go andare non avrebbe portato che al ripetersi della situazione, dan-
do luogo nel 1288 allo scoppio dell'ultima guerra del secolo, che
avrebbe visto il trionfo di Perugia su Foligno ?. Non è dunque nei
rapporti politici intercorrenti fra le popolazioni della Valle Spoletina
che si troverà direttamente la spiegazione dell'ostilità tra i due co-
muni, ostilità che, lo si è visto per Perugia e lo si sarebbe potuto
vedere, con maggior abbondanza di documenti, anche per Foligno,
li spinge a uno sforzo produttivo e organizzativo in cui si consumano
molte delle loro risorse. Se si ritenne opportuno attuare tale sforzo,
significa che, a livello di classi dirigenti, si era convinti che ne vales-
se la pena, oppure che fosse inevitabile. Il problema doveva esser
dunque di sopravvivenza : il che, nella logica dello sviluppo econo-
mico dei due grossi comuni umbri, implicava l'affermazione sopra
tutti e ad ogni costo dei propri interessi. Tentando di far luce sulla
rete dei rapporti economici e sociali, si potrebbe ottenere una via
per la ricostruzione, in ogni aspetto, del tessuto connettivo dell'Um-
bria comunale.
ANNA IMELDE GALLETTI
54 ANNA IMELDE GALLETTI

NOTE

AVVERTENZA - Si indicheranno con la sigla ASP i fondi dell'Archivio
Storico del Comune di Perugia, depositati presso l'Archivio di Stato di Pe-
rugia.

1) Basti ricordare uno degli ultimi, D. WarEv, The papal state in the
thirteenth century, London, Macmillan, 1961, pp. 205-206, 215-216, in cui del
resto l'ampiezza del racconto è perfino eccessiva per la tecnica « évenemen-
tielle » con cui è svolto. Ma l'opera del Waley è una sintesi storico-politica,
in cui l'ostilità fra Perugia e Foligno acquista per forza di cose carattere epi-
sodico. Piü di recente l'argomento é stato approfondito in contributi partico-
lari: Ipn., L' Umbria e lo stato papale nei secoli XII-XIV, in Storia e arte in
Umbria nell'età comunale. Atti del VI Convegno di Studi Umbri, Perugia, Cen-
tro di Studi Umbri, 1971, pp. 271-287 ; G. CECCHINI, Fra’ Bevignate e la guer-
ra perugina contro Foligno, ibid., pp. 353-362. Per un panorama sui rapporti
fra i due comuni nel quadro della politica umbra del secolo xii1 rimando al
mio Considerazioni per una interpretazione dell' Eulistea, « Archivio Storico Ita-
liano », cxxvii (1970), pp. 305-334 e bibliogr. ivi cit. e ad A. BARTOLI LAN-
GELI, I documenti sulla guerra tra Perugia e Foligno del 1253-54, « Bollettino
della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria », LXIX (1972), 2, pp. 1-44 e
bibliogr. ivi cit.

?) La maggior parte delle memorie locali umbre, risalente al secolo
scorso, si puó situare in un periodo storiografico abbastanza unitario. Cf. la
rassegna critica fattane da G. INNAMORATI, Storiografia e storiografi in Um-
bria nel sec. XIX, « Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l'Um-
bria », LvIII (1961), pp. 163-177; e la collocazione politico-culturale che il
medesimo dà di uno degli storici ottocenteschi di Perugia (Ip., Notizia di
Luigi Bonazzi; in L. Bonazzi, Storia di Perugia dalle origini al 1860, 1, Città
di Castello, Unione Arti Grafiche, 1959, pp. xIII-LII).

®) Di uno studio approfondito sulla guerra tra Perugia e Foligno del
periodo 1282-1289 si sta occupando C. Fisher della Long Island University,
Brooklyn.

4) Operazioni inerenti alla guerra sono registrate con intestazione spe-
cifica in ASP, Camerlenghi, 1, che é la piü vasta tra le fonti finanziarie del
1282, dalle quali si ricava la quasi totalità dei dati in proposito, alle cc. 57r-
63v, 305r-308v (entrate e uscite dei «superstantes tentoriorum et loie comu-
nis»), 311r-318v (questo fascicolo assume, come si vedrà, particolare impor-
tanza come documento dell'attività del cambiatore Melancio di Iacopo). La
documentazione finanziaria del 1282 é pervenuta quasi al completo, ma scor-
porata in fondi diversi: ASP, Camerlenghi, 1-5, 7; Massari, 19-22 (erronea
l'atiribuzione al 1282 dei regg. 17-18 in Archivio Storico del Comune di Pe-

/ LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 55

rugia. Inventario, Roma, Ministero dell'Interno, 1956, p. 87); Diplomatico,
v, 4, 329, 330, 332, 333 ; 5, 334, 335, 337, 338 ; 7, 398-401 ; Fondo Gardone,
Miscellanea, Pergamene, 3/2-5. Mancano in ultima analisi solo alcuni mesi
di entrate, poiché per le uscite molte lacune sono colmate dai mandati di
pagamento contenuti in ASP, Massari, 16, che copre quasi l'intero anno.

5) ASP, Consigli e riformanze, 5, cc. 31r-38v (il documento è pubblicato
in appendice). Un esempio analogo per il 1283 è in ASP, Appendice provviso-
ria, 3, cc. 17r-19v (si tratta di riformanze dei consigli tenuti nell’accampa-
mento). Do qui la collocazione della restante documentazione consiliare del
1282, anch’essa importante per la ricostruzione dei preparativi di guerra :
ASP, Miscellanea, 7, cc. 29r-36v (8 febbraio-24 marzo), 39r-46v (2-31 gennaio).

*) G. CosTAMAGNA, Il notaio a Genova tra prestigio e potere, Roma, Con-
siglio Nazionale del Notariato, 1970, p. 132.

?) Il libro di Montaperti (an. MCCLX), a cura di C. PaAorr, Firenze,
G.P. Vieusseux, 1889.

8) Il 14 giugno 1254 il procuratore del comune di Foligno, Giovanni
«Magistri », promise fra l'altro di «destruere et excarcare usque ad funda-
mentum totum murum exteriorem dicte civitatis Fulginei et foveum reim-
plere, qui facti sunt in circuitu eiusdem terre pro munitione et defensione seu
concimine eiusdem terre ... et non readificare seu remurare dictum murum

. nec foveum refodere supradictum ... nec etiam aliquam aliam novita-
tem facere pro munitione seu defensione imperpetuum veniendo contra pacta
predicta » (A. BARTOLI LANGELI, op. cit., p. 36 ; lo studio è il più recente ed
accurato sui problemi di natura diplomatica e storica posti dagli atti della
resa del 1254). Nonostante la sconfitta, rimase comunque una vitalità delle
istituzioni folignati, se nel 1260 il comune, nel chiedere il podestà a Perugia,
poteva porre la pregiudiziale che il prescelto non avesse ricoperto la carica
in Foligno negli ultimi cinque anni, a norma dei propri statuti (V. ANSIDEI,
Regestum reformationum comunis Perusii ab anno MCCLVI ad annum MCCC,
I, Perugia, Regia Deputazione di Storia Patria, 1935, pp. 337-339).

*) Annali e cronaca di Perugia in volgare dal 1191 al 1336, a cura di
F.A. UGoLINI, estr. da « Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia della
Università degli Studi di Perugia », 1 (1963-1964), Perugia, « Grafica » di
Salvi e C., s.a.

10) BoNAVENTURA DI BENVENUTO, Cronaca, in Fragmenta Fulginatis
historiae, a cura di M. FaLOCI-PULIGNANI, R.LS.*, xxvi/2, Bologna, Zani-
chelli, 1933, pp. 5-26.

11) J. H. SBARALEA, Bullarium Franciscanum, 111, Romae, Typis Sacrae
Congregationis de Propaganda Fide, 1759, pp. 486-488 (n. xxiv).

12) « MCCLXXXII. In quisto millessimo, di iij de giungno, el comuno de
Peroscia uscio ad oste sopre la citade de Folingno, elo quale oste ce fo Spo-
lete e Asese, Nocea e Bevangna, Montefalco e Spello, pedone de Cortona,
pedone de Monte Pulciano e cavaliere de Nargne e.'] comuno de Peroscia.
56 ANNA IMELDE GALLETTI

Aveno fatte papa e cardenagle de pagla a avegle poste s’un somare e facea-
gle portare denante da la porta de Folingno e fecergle ardere in despregio del
papa e degl cardenagle. In quisto millessimo, dì iij de giungno, papa Martino
ne scumonecò per Folingno : tolsene l’ovescovo e tutte egl chierce e gl arle-
giose e '1 corpo de Christo e tutte el sacramenta de la chiesa. Stetece l'oste
xiij di. In quisto milessimo uscio l'oste sopre Folingno, di xviiij" d'agosto,
stette l'oste xj di» (Annali cit., p. 14).

19) « MCCLIIIJ®. In quisto millessimo el comuno de Folingno fecero egl
comandamenta del comuno de Peroscia, e a poco puoie egl ruppero egl ditte
comamdamenta » (Annali cit., p. 8).

14) « MOCLXXXII. Dominus Ioannes de Soldaneriis de Florentia. Venit
exercitus Perusinorum et Spoletanorum, Asisinatum, Nucerinorum, et alio-
rum de Valle Spoletana supra Fulginium die rrr iunii cum magna multitudine
equitum et eorum sequacium et stipendiariorum, credentes civitatem cape-
re; non potuerunt venire usque ad carbonarias, sedentes per xv dies ; nul-
lus Fulginas fuit impeditus. Et comune de Nursia sine requisitione misit pe-
dites in auxilium civitatis, intrantes plorando, credentes in ea mori, et leti
postea exierunt carbonarias cum quibusdam Fulginatibus contra inimicos »
(BoNAVENTURA DI BENVENUTO, Op. cit., p. 16).

15) ibid., pp. 14-15.

16) Sembra esserne un indice la vertenza sorta nel 1266 (erroneamente
P. PELLINI, Dell'historia di Perugia, 1, Venezia, G. G. Hertz, 1664, p. 291, la
situa nel 1276), quando Foligno tentò di costruire un castello «in loco Ban-
gni », presso Colfiorito, proprio sulla via della Marca. Camerino, che ne rite-
neva lesi i suoi interessi, si rivolse a Perugia, presentando il fatto come un
tentativo di impedirle di venire in aiuto al comune perugino in caso di biso-
gno ; e questo intervenne « viriliter » su Foligno con un’ambasceria, imponen-
dole di desistere dal proposito per non suscitare discordie nella zona, metten-
do significativamente avanti il patto di soccorso che lo legava a Camerino
e che l’avrebbe «costretto » ad agire di conseguenza (ASP, Consigli e rifor-
manze, 6, cc. 75v-76v). Dieci anni dopo, Perugia sarebbe intervenuta ancora
d’autorità su Foligno, in difesa di Nocera e Montefalco (ibid., 8, c. 92r ; 9,
c. 88v, per Nocera ; P. PELLINI, op. cit., p. 288, per Montefalco).

17) Sull'importanza della posizione di Foligno sul « diverticulum » della
Flaminia per la rete viaria umbra, cf. G. ScHMIEDT, Contributo della fotoin-
trerpretazione alla conoscenza della rete stradale dell’ Umbria nell’ Alto Medioevo,
in Aspetti dell' Umbria dall'inizio del secolo VIII alla fine del secolo XI. Atti
del III Convegno di Studi Umbri, Perugia, Centro di Studi Umbri, 1966, pp.
177-210; D. A. BuLLoucH, La « Via Flaminia» nella storia dell' Umbria,
ibid., pp. 211-233 (soprattutto, per Foligno, pp. 226-228).

18) D. Donro, Istoria della famiglia Trinci, Foligno, A. Alterii, 1638, p.
140.

19) L. IAcoBiLLI, Croniche di Foligno, Biblioteca Comunale di Foligno,

BOE Riso ee nad s. illt dle m RE Ae e MT E AREA SEPE I E PEN TOP RR LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 57

ms. F. 55. 3. 198, p. 242 (copia degli Annali di Foligno dal 1113 al 1643, Bi-
blioteca del Seminario di Foligno, ms. A.V. 6).

20) P. PELLINI, 0p. cit., p. 295.

1) J. H. SBARALEA, op. cit., p. 486.

?) Per tutto il secolo xirr, a partire da Innocenzo III, la politica del
papato nei confronti dei comuni del suo territorio fu caratterizzata da pro-
gressivi riconoscimenti di uno stato di fatto che sfuggiva ormai dalle mani
dei pontefici, e bene lo hanno delineato G. DE VERGOTTINI, Il papato e la co-
mitatinanza nello Stato della Chiesa, « Atti e Memorie della Deputazione di
Storia Patria per le Provincie di Romagna », n.s., 111 (1951-1952) (Studi sto-
rici in memoria di L. Simeoni, 1), pp. 73-162 (limitatamente all'espansione dei
comuni nel contado, ma con considerazioni anche sui loro rapporti con co-
muni minori) e D. WarEv, L'Umbria e lo stato papale cit., pp. 273-276. Ciò
non toglie che sul piano dei princìpi il papato fosse irremovibile : lo testimo-
nia la stessa lettera del 18 novembre 1282 al comune perugino, in cui Foligno,
ingiustamente assalita, è detta « de terris Ecclesie Romane » (Les registres de
Martin IV, par les membres de l'Ecole Francaise de Rome, Paris, Fonte-
moing, 1913 - E De Boccard, 1935, 280). Pure esplicito, a tale proposito, è
il testo, identico, del Memoriale potestatum Regiensium (R.I.S., virt, Medio-
lani, ex Typographia Societatis Palatinae, 1726, p. 1151) e di SALIMBENE DE
ADAM, Cronica (a cura di G. ScALIa, rr, Bari, Laterza, 1966, pp. 746-747),
che, narrando l'intervento pontificio, precisa : «erat enim Fulignum ex horto
Sancti Petri ».

?) Merita uno studio più approfondito, non foss'altro che per accertarsi
della sua effettiva incidenza, il ruolo svolto dai conti d'Antignano nella po-
litica interna del comune folignate (cf. Archivio Comunale di Bevagna, pergg.
9-11 ; ASP, Appendice provvisoria, 3, c. 24v ; G. SPETIA, Studio su Bevagna,
Roma, B. Fogar, 1972, pp. 92-93). Un discorso critico a parte andrebbe fatto
sulle notizie riportate dal Dorio (Istoria della famiglia Trinci cit., pp. 139-141)
e dallo Iacobilli (Discorso della città di Foligno, Bologna, Forni, 1966 [anast.
da Foligno, Alterii, 1646], pp. 42-43) riguardo all'alternanza del potere in
Foligno tra le famiglie degli Anastasi e dei Trinci: potrebbe avere qualche
importanza, posto che rispondesse a verità, la notizia secondo cui un Anasta-
sio Anastasi sarebbe divenuto gonfaloniere di giustizia nel 1264 (alla fine,
cioé, del dominio formale dei podestà perugini) e la famiglia avrebbe tenuto
il potere effettivo nel comune fino al 1305, quando questo passó in mano ai
Trinci, notoriamente filoperugini. Ma i due eruditi secenteschi fanno storia
di famiglie e di individui ; se la loro messe di dati reggerà all'analisi critica,
ci sarà pur da domandarsi di chi queste famiglie rispecchiassero le esigenze.

1161011 133.

2) Tale atteggiamento del comune, il cui significato è notato anche da
D. WarEv, L'Umbria e lo stato papale cit., p. 275, si riscontra nella delibera-
zione del 7 aprile 1281 di inviare presso la curia romana il capitano del po-
rt de ita. mmc pierino i ici risi QU. PDA

58 ANNA IMELDE GALLETTI

polo con cinque ambasciatori «ad videndum personam domini regis Karoli
et ad promictendum coram eo id quod pro comuni Perusii videbitur conve-
nire » (ASP, Miscellanea, 7, c. 72v ; gli ambasciatori in Diplomatico, v, 2, 274,
c. Or).

25) Cf. D. WaLEY, The papal state cit., pp. 203-205; Annali cit., pp.
13-14 ; A. PorrHasT, Regesía pontificum Romanorum, 11, Graz, Akademischen
Druck, 1957 (anast. da Berlin, R. de Decker, 1874-1875), 21755 ; ASP, Di-
plomatico, v, 2, 274, c. 5v; Massari, 18, cc. 5v, 6r, 55v.

2?) Nell’agosto 1281, Perugia manda in aiuto a Città di Castello, con-
tro fuorusciti di quel comune, un contingente militare (ASP, Diplomatico, v,
3, 291; G. MAGHERINI-GRAZIANI, Storia di Città di Castello, 11, Città di Ca-
stello, S. Lapi, 1910, p. 231). Interessante poi la procura fatta il 28 agosto
a Paolo « Angeli » e Giacano « de Iacanis » per conservare indenne il comune
di Montefalco da ogni obbligazione che potesse contrarre, per il comune di
Spoleto, presso il rettore del Ducato, e per fare analoga promessa ad ogni
comunità che si trovasse in simile condizione (ASP, Miscellanea, 7, c. 1v):
Perugia si inseriva cosi nelle vicende che fra l'agosto e il settembre coinvol-
sero Spoleto ed altri comuni circonvicini (cf. anche BoNAVENTURA DI BEN-
VENUTO, 0p. cil., p. 15). Non importa qui fissarne il preciso andamento, quanto
considerare l'atteggiamento che, previdentemente o meno, Perugia si premu-
rava di prendere nei confronti delle comunità della Valle Spoletina.

:): I] motivo dell'imprecisione è che la documentazione finanziaria, es-
sendo costituita di impegni o di registrazioni di pagamento per prestazioni
già date o future, é forzatamente anticipata o posticipata rispetto al fatto.
È nel gennaio 1282 che si cominciano a notare ambascerie relative soprat-
tutto all'affare di Foligno.

:) L'uso di tenere un procuratore presso la curia è già affermato e lo
sancisce del resto lo statuto del 1279 (ASP, Statuti, 1, c. 4r [r. 17] : « Qualiter
syndicus ordinetur in curia Romana »). Il 28 aprile 1281 si delibera la no-
mina di un procuratore (ASP, Miscellanea, 7; c. 74v), che nell'ottobre è Fo-
masio «de Presencano», un personaggio che negli anni successivi avrebbe
svolto funzioni diplomatiche di primaria importanza per il comune (ASP,
Massari, 18, c.5v).

3) La copia dal registro di Innocenzo IV, rilasciata dal «notarius ca-
mere domini pape », é datata 25 febbraio ; fu invece trascritta con la data del
27 nel registro di Martino IV (ASP, Diplomatico, v, 5, 336 ; Les registres de
Martin IV cit., 106 ; A. PoTTHAST, op. cit., 21855).

3) Sono sempre i registri finanziari a fornire i dati, per quanto solo
per gli ultimi, forse decisivi incontri prima della guerra si dica chiaramente
che avvengono « occasione exercitus » : sono le ambasciate del maggio a Mon-
tefalco, Bettona e Bevagna ed a Spello, Assisi ed altri luoghi del Ducato (ASP,
Massari, 16, c. 36v ; Camerlenghi, 1, c. 54r-v). Ma anche a Città di Castello,
Montepulciano e Cortona (forse per arruolare mercenari, cf. le note 114-115), LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 59

a Spoleto, Gualdo e Nocera sono frequenti le missioni fin dai primi dell’anno.

°*) Alcune delle città alleate di Perugia erano già legate ad essa almeno
dai tempi della sua riconquista di potere nell'ambito umbro dopo la morte di
Federico II: così, ad esempio, dal 1251 Gualdo (ASP, Sommissioni, 1, cc.
82r-83r) e Nocera (ibid., c. 97r-v) ; con Città di Castello erano stati stipulati

patti d'alleanza nel 1267 (ASP, Consigli e riformanze, 6, cc. 174r-175v) e con

Spoleto nel 1277 (Documenti storici inediti in sussidio allo studio delle memo-
rie umbre, a cura di A. Sansi, Foligno, P. Sgariglia, 1879, pp. 339-341). Ma
in data 25 maggio é registrato un pagamento « pro exemplatura quorundam
strumentorum societatis contracte cum certis vicinantiis Perusinis et ipso
comuni Perusii » (ASP, Camerlenghi, 1, c. 14v).

$3) J. H. SBARALEA, op. cit., p. 486.

%) « Congregato consilio generali et speciali comunis et populi... cum
comune Fulginei requisitum sit ex parte comunis Perusii, dominus potestas
... legi fecit statutum etcetera et petit consilium etcetera ... Item facto
similiter partito placuit toti consilio, nemine discordante, quod comune et
homines civitatis et districtus Fulginei realiter et personaliter exbanniantur
et in perpetuo banno comunis Perusii ponantur amodo in antea, nullo ter-
mino apposito in ipso banno, et pro exbannitis comunis Perusii habeantur
perpetuo et tractentur ... Item placuit toti consilio quod per dominum po-
testatem et capitaneum, et consules eligantur decem sapientes pro porta aut
plures, sicut eis dominis et consulibus videbitur et placebit, qui provideant
et ordinent ea que per comune Perusii in predicto negotio de Fulgineo pro
honore et statu comunis Perusii fuerint facienda, et quicquid providerint et
ordinaverint ipsi sapientes in predicto negotio sit ratum et firmum autoritate
presenctis consilii et observetur et adimpleatur et fiat per comune Perusii,
ipsis tamen sapientibus semper observantibus prefactum capitulum contra
comune Fulginei editum et non contravenientibus in aliquo » (ASP, Miscel-
lanea, 7, c. Air-v). Una norma statutaria del 1279 prevedeva veramente le
condizioni attraverso cui si potesse legittimamente dichiarare lo stato di
guerra: «Qualiter guerra incipi possit et qualiter non. Nulla guerra possit
incipi generaliter a comuni Perusii sine voluntate consilii generalis et specia-
lis civitatis Perusii, .c. vocatorum per portam qua[m]libet, consulum mili-
tum, capitanei domicellorum, capitanei populi et eius consilii et rectorum
artium et in ecclesia Sancti Laurentii fiat consilium me[m]oratum ; et si guer-
ra incipietur ut dictum est, non possit ex ea pax aliqua fieri sine voluntate
consilii supradicti, dummodo dicta guerra non incipiatur nisi trium consilio-
rum detenta fuerit santione » (ASP, Statuti, 1, c. 8r [r. 49]).

35) Se ne fa menzione sempre in J. H. SBARALEA, op. cil., p. 486 : « eo-
sdem per litteras nostras sub certa forma monendos, rogandos duximus et
hortandos » ; non ve ne sono però altre tracce.

?**) « Die martis .xxvrr. ianuarii. Congregato consilio generali et speciali
comunis et populi Perusii etcetera ... Reformato consilio et facto partito
60 ANNA IMELDE GALLETTI

etcetera placuit toti consilio quod per dominum potestatem et capitaneum et
consules, cum illis sapientibus qui sibi placebunt, habeant autoritatem a
presenti consilio ordinandi et firmandi de respondendo vel non respondendo
pro comuni Perusii prefatis ambaxatoribus ducis Spoleti et ipsi duci super
predicta ambaxata et litteris ducalibus super eadem materia destinatis, sicut
et qualiter honori et statui comunis Perusii viderint amplius expedire, sta-
tutis tamen et reformationibus populi et comunis Perusii et processu habito
contra comune Fulginei semper manentibus illibatis ...» (ASP, Miscellanea,
7, c. 44r). È quasi certamente in conseguenza dell'immaginabile risposta
\ che la lettera dell’aprile parla di «processum gravem per dilectum filium
nobilem virum Ioannem de Marolis ducatus Spoletani rectorem contra eos
occasione huiusmodi habitum » (J. H. SBARALEA, op. cit., pp. 486-487).

3?) « Congregato consilio generali et speciali comunis et populi Perusii
etcetera... Franciscus Recabene consuluit quod pro recuperatione instru-
mentorum promissionis Fulginatum facte comuni Perusii super devastatione
murorum, et explanatione fossati circum, civitatem eorum et super aliis que
in ipsa promissione contineri dicuntur et sindicatus sindici qui fecit ipsam
promissionem, pro comuni Fulginei, auctoritate presentis consilii possit ex-
pendi et expendatur de pecunia comunis Perusii usque ad quantitatem que
videbitur dominis potestati et capitaneo et consulibus artium civitatis Pe-
rusii. In reformatione consilii ... concordavit totum consilium in dicto pre-
dicti Francisci nemine discrepante . . . » (ASP, Miscellanea, 7, c. 29r). Dei do-
cumenti, ritrovati, furono redatte copie che sono quelle oggi conservate (per
la probabile falsificazione della data di due di essi, anticipata al 1253 dal ro-
gatario, cf. A. BARTOLI LANGELI, 0p. cit., pp. 7-10) ; due polizze di pagamento
a Recabene « Vitelli » (o « Iuvenchi ») « qui adcopiavit cartam sindicatus et
pactorum habitorum et factorum intra comune Perusii et comune Fulginei »
sono, in marzo e maggio, in ASP, Massari, 16, cc. 11v, 35r. V'é anche testi-
monianza di pagamenti in aprile al notaio Branduccio « Iacopi », « pro cartis
et scripturis habitis et factis inter comune Perusii et comune Fulginei per eum
reinventis et sua opera et vigili studio » (ibid., c. 13r) e, in aprile e maggio,
ad Andrea « domini Angeli », « pro cartis et scripturis factis et inventis inter
comune Perusii et comune Fulginei ad dampnum dicti comunis Fulginei et
statum et aumentum de bono in melius comunis Perusii » (ibid., cc. 13v, 66r).

38) J. H. SBARALEA, op. cit., p. 487; ASP, Miscellanea, 7, c. 30v : « Die
lune secundo martii, in palatio comunis Perusii. Congregato consilio generali
et speciali comunis et populi Perusii ... in quo consilio affuit venerabilis vir
dominus Pandulfus de Suburra cappellanus et legatus domini pape, qui pre-
senctatis litteris papalibus de credentia que ortatum et mandatum, contine-
bant etcetera, viva voce et pleniori serie hortationem et mandatum eadem
ex parte summi pontificis ... super quibus litteris et eorum tenore et super
tenore verborum ipsius legati prefatus dominus potestas consilium postula-
vit. Reformato consilio ... placuit toti consilio quod sapientes comunis Pe-

^ ral e T - s , à
L ini oe spi ts ili "Du dig » cis E Ee o io Ma id i in inten i Li MP ro amni m 3 i iii No LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 61

rusii electi super negotio de Fulgineo deliberent super responsione facienda
domino legato papali prefato misso ad civitatem Perusii ad instantiam Ful-
ginatum super eius legatione et litteris per eum presentatis et ipsam respon-
sionem forment et ordinent sicut eis videbitur et placebit et responsio que
per eos ordinabitur fiat ipsi legato pro comuni Perusii...». Donativi di no-
tevoli somme fatti al personaggio in aprile testimoniano come il comune si
servisse ancora di lui per contatti diplomatici nella curia pontificia (ASP,
Fondo Gardone, Miscellanea, Pergamene, 3/3, cc. 1r, 3v).

39) J. H. SBARALEA, 0p. cit., p. 487. Della risposta data al legato papale
si parla anche in ASP, Miscellanea, 7, c. 31r, ma se ne omette proprio il testo :
«Die mercurii .1irrr. martii. Congregato cons lio generali et speciali comunis
et populi etcetera ... coram quo consilio lecta fuit scedula responsionis que
visa est sapientibus comunis Perusii deputatis super negotio de Fulgineo de-
bere fieri venerabili viro domino Pandulfo de Suburra cappellano et legato
domini pape super legatione et litteris eius papalibus, cuius scedule tenor ta-
lis est: In nomine Domini etcetera ; super quorum responsione dominus Ot-
tobellus iudex et asessor domini potestatis eius vice consilium postulavit, si
placet consilio eam facere in forma denotata in scedula supradicta et si pla-
cet quod ipsa responsio detur in scriptis prefacto legato, cum responsionem
in scripctis requirat. Dominus Guido Ugonis consuluit quod responsio fiat
prefato domino Pandulfo legato appostolice sedis secundum modum et for-
mam prefate scedule lecte in hoc consilio et quod ipsa responsio detur in
scriptis ipsi domino legato, ex quo responsionem petit in scriptis. In refor-
matione consilii concordavit consilium totum duobus vel tribus exceptis...
in dicto predicti domini Guidonis... ».

40) «... dum praefatus capellanus, ejus assertione testante, per eamdem
civitatem Perusinam procederet pro commissis sibi negotiis exequendis, quam
plures, immo multi potius de Perusina civitate, praedicta cappellano audiente
praefato, ad Fuligin. sub repetione multiplici tamquam in nostrum et Ec-
clesiae Romanae opprobrium exclamabant ; nec aliquis occurrebat, qui tan-
tae temeritatis audaciam coarctaret » (J. H. SBARALEA, op. cit., p. 487).

4) Lo scompenso delle date nella documentazione finanziaria, il fatto
che talvolta i compensi venissero versati con ritardo o in piü rate, impedi-
scono di fissare con sicurezza l'identità degli ambasciatori. È vero, ad esem-
pio, che l'11 marzo un massaro versa una somma a Ugolino di Castiglione, già
comandante delle truppe perugine in Romagna, e a Guido della Corgna, il
giurista piü volte utilizzato dal comune in simili occasioni, per un'ambascia-
ta da fare presso la curia (ASP, Diplomatico, v, 5, 338, c. 1v), e che una poliz-
za dello stesso giorno fa pensare che anche il podestà, Ricciardo « de Niguar-
da », avesse avuto analogo incarico (ASP, Massari, 16, c. 24v) ; però il 2 marzo
c'é una polizza in favore delle stesse persone, per un'ambasciata già fatta.
Mi sembra, in ogni caso, che questi siano fra i nomi piü probabili, non solo
per motivi documentari, ma anche per le particolari qualità delle persone.

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62 ANNA IMELDE GALLETTI

4) Il papa nota anzi — sebbene queste parole vadano considerate con
prudenza — come gli ambasciatori non avessero saputo fornire una risposta
e una giustificazione sufficiente (J. H. SBARALEA, op. cit., p. 487).

5) Ibid. La lettera, che pure non possediamo, fu portata ai Perugini
dal vescovo di Tripoli, « Paulus O. Min. » (C. EuBEL, Hierarchia catholica me-
dii aevi, Patavii, Il Messaggero di S. Antonio, 1960 [anast. da Monasterii,
Libraria Regensbergiana, 1913], p. 498).

4) La lettera si conclude infatti con l'ingiunzione al comune di Spello
di non prestare aiuto a Perugia, ed è l'unica che rimanga ; ma le scomuniche
inviate il 18 novembre a Spoleto, Assisi, Nocera, Spello, Visso, Cascia, Gual-
do e Bevagna si riferiscono ad analoghi e contemporanei interventi (Les re-
gistres de Martin IV cit., 281-283).

4) Per gli usi militari dei comuni italiani, rimangono ancora importanti
gli studi di E. RicortI, Sulla milizia dei comuni italiani nel Medioevo, « Me-
morie della Regia Accademia di Scienze di Torino », 11 (1839), pp. 147-176;
G. CANESTRINI, Della milizia italiana dal secolo XIII al XVI, « Archivio Sto-
rico Italiano », xv (1851) (Documenti per servire alla storia della milizia ita-
liana dal XIII secolo al XVI), pp. X1i-CXxix ; A. PERTILE, Storia del diritto
italiano, 11, Bologna, Forni, 1966, per la documentazione e la copiosa casi-
stica ; P. Pieri, Il Rinascimento e la crisi militare italiana, Torino, Einaudi,
1952, piü organico e ricco di motivazioni sociali ed economiche. I dati che vi
si possono raccogliere testimoniano generalmente l'affinità delle consuetu-
dini nei vari comuni, determinata certo in parte dal continuo scambio cul-
turale che avveniva per mezzo degli ufficiali forestieri. Particolarmente inte-
ressante per il nostro periodo D. WaArnEv, The army of the Florentine re-
public from the twelfth to the fourteenth century, repr. from Florentine studies.
Politics and society in Renaissance Florence, ed. by N. RUBINSTEIN, London,
Faber and Faber, s. a., che coglie con precisione gli elementi evolutivi dell’e-
sercito comunale, col graduale inserimento dei mercenari, negli anni 1270-1305.
La sintesi più recente del costume militare italiano dall’età comunale al Rina-
scimento, condotta, in quanto tale, per larghi tratti, ma penetrante e ricca
di suggestioni, è quella di C. Ancona, Milizie e condottieri, in Storia d'Italia,
v (I documenti), Torino, Einaudi, 1973, pp. 643-665.

45) « De impositione equorum. Per totum mensem maii vel iunii pote-
stas et capitaneus teneantur proponere de impositione equorum in maiori
consilio civitatis et quod decretum fuerit per ipsum consilium effectui de-
mandetur » (ASP, Statuti, 1, c. 14v [r. 79]).

47) La norma dello statuto del 1279 intitolata « Qualiter comitatenses
cogantur facere servitia comuni Perusii » (ibid., c. 4r [r. 18]), elencando i do-
veri generali di cittadini e comitatini, prevede fra l'altro « quod arma eis
imposita et equos eis impositos habere debeant ». Per l'assegnazione dei ca-
valli, cf. Il Libro di Montaperti cit., pp. 291-308. Per la stima dei cavalli
furono nominati quattro ufficiali per porta, coadiuvati da un notaio (ASP,

Ut

Lo vidi ME Td de adeo e nn ter i eh nada Tee e Sai Ti, OI es mp ama itr ndi s ETNO e e Ne trem LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 63

Massari, 16, c. 36v) ; per i risarcimenti, cf. ibid., cc. 41r, 48v. La mancata
presentazione nell'esercito con il cavallo registrato, in mancanza di giustifi-
cazione, era punita con multe rilevanti (ASP, Camerlenghi, 1, c. 107r ; Il Libro
di Montaperti cit., pp. 309-311).

18) ASP, Statuti, 1, c. 4r.

4°) I baiuli del comune percorrono il contado delle cinque porte «oc-

casione equorum impositorum precipiendorum » (ASP, Massari, 16, cc. 6v,

14v, 16r, 27v, 31bisr; 22, c. 29v; Fondo Gardone, Miscellanea, Pergamene,
3/3, c. 2r). È probabile comunque che l’« impositio » non fosse molto anteriore,
perché tra marzo e aprile si registrano polizze di pagamento « occasione impo-
nendorum equorum » (ASP, Massari, 16, cc. 4r, 12r, 31v). In agosto, forse
per una nuova imposizione, é pagato il salario ad un ufficiale « quia fuit su-
per equis assingnandis » (ASP, Camerlenghi, 1, c. 172r).

59) La notizia della rassegna viene solo da una registrazione d'entrata
dell'agosto «pro equis et iumentis civitatis et comitatus ab hominibus qui
debebant emere equos et iumentos pro impositione eis facta a comuni Perusii
occasione exercitus » (ASP, Camerlenghi, 1, c. 311v). L'uso è poi attestato
per la guerra del 1288-89 (ASP, Massari, 24, c. 65v).

51) ASP, Massari, 16, cc. 40v, 58r, 69r, 78r, 84r ; Camerlenghi, 4, c. 2v.
Nel dicembre é attestato un notaio «super pedites qui non assignaverunt
arma » (ASP, Diplomatico, v, 7, 399, c. 2r).

52) Le armi fornite dal comune sono in genere quelle richieste dai corpi
specializzati : si registrano una spesa di 447 fiorini circa per 278 pavesi, 156
balestre con corredo, 50 telai e 22 cinghie (ASP, Camerlenghi, 1, c. 317r)e,
già nel gennaio, un pagamento ad artigiani «qui fecerunt mille palloctas de
plumbo ad arma domini capitanei » (Fondo Gardone, Miscellanea, Pergame-
ne5:3,[D; C." Or):

3) In maggio la polizza di pagamento al baiulo che ha percorso per
quattro giorni il contado di porta Eburnea «pro balistis inveniendis et
habendis occasione exercitus contra Fulgineum » (ASP, Massari, 16, c. 67r).

54) Ibid., cc. 4v, 15v, 26v, 31r, 35r-v; Camerlenghi, 1, cc. 52v-53r ; 2,
c. 3v. La documentazione sul foraggio è riferibile al 1282 senza specificazioni
di data (ASP, Camerlenghi, 1, cc. 57v, 58v) ; si tratta comunque con probabi-
lità di forniture a pagamento da inserire nel mercato per l'esercito. Nella
guerra del 1288-89 sono presenti ufficiali « super erba et taxamento erbe et
merchato » e soprastanti nell'esercito «ad recipiendum speltam et ordeum »,
mentre i baiuli vanno nel contado «occasione faciendi conduci ordeum et
speltam ad civitatem pro exercitu » (ASP, Massari, 24, cc. 18v, 25r, 31r, 36v ;
25, c. 39v). Né é meno significativo che nella stessa occasione i baiuli abbiano
ordinato a ville e castelli « ut miterent pedites et mercatum ad exercitum de
Antignano » (ibid., c. 7r). Cf. gli impegni per le forniture di grano da parte
del contado fiorentino, diviso per popoli e chiese, ne Il Libro di Montaperti
cit., pp. 103-177. È
64 ANNA IMELDE GALLETTI

55 Della riluttanza del contado a fornire uomini, materiale ed opera in
simili occasioni tiene certo conto la norma statutaria del 1279: « Qualiter
puniatur castrum vel villa non serviens comuni Perusii et non euntes in exer-
citu » (ASP, Statuti, 1, c. 52r-v [r. 370]) ; il che suona come una specificazione,
evidentemente necessaria, della norma più generale sui doveri militari di tutti
i cittadini e comitatini (ibid., c. Ar).

56) ASP, Giudiziario, Capitano, 1282 [27], cc. 1r-8r.

57) La documentazione in proposito è minuta e diffusa. Cf. per uno
sguardo d'insieme ASP, Camerlenghi, 1, cc. 13r-16r, 44v, 315v-316r. Sono an-

| che nominati due « superstites tentoriorum et loie comunis », come si è visto
(cf. n. 4).

58) ASP, Camerlenghi, 1, cc. 16v, 23v-24r, 25r, 58v. Contingenti d’armi
erano depositati presso la chiesa di S. Domenico, donde furono trasferiti nella
camera del comune (ibid., cc. 13v, 14r).

59) Ibid., cc. 16v-17r (pagamenti per riattamento delle porte dei borghi
di S. Pietro e di S. Savino), 59v (« magistro Bartolo et sociis pro lingnamine,
accutis et magisterio pro clusura ripe Sancti Bartholomei »), 60r (« pro acu-
tis clavellandis in porta Santi Prosperi occasione exercitus »), 82r (« pro ap-
tandis et claudendis pusterlis burgorum porte Sancti Angeli ») ; ASP, Fondo
Gardone, Miscellanea, Pergamene, 3/3, c. 2v.

so) Sono in data 2 giugno i pagamenti per il materiale da illuminazione
dato «continentibus qui ibant custodiendum civitatem tempore exercitus »
ASP, Camerlenghi, 1 c. 44v). C'é comunque traccia di analoghe forniture al
notaio del capitano (ibid.). Sull'esenzione dei continenti, per antico privilegio,
dalla prestazione del servizio. militare, cf. le numerose lettere pontificie, datate
dal 1221 in poi, citate da G. G. MEERSSEMAN, Dossier de l'Ordre de la Pénitence
au XIII? siècle, Fribourg, Editions Universitaires, 1961, passim. Era contem-
plata, a dire il vero, anche l'esenzione da ogni carica pubblica, il che non cor-
risponderebbe all'opera prestata, in altre occasioni, dall'ordine. A Perugia
comunque doveva essersi da tempo attuato un compromesso con le autorità
comunali, per cui i penitenti avevano cominciato a sostituire, nella collabo-
razione alle pubbliche attività, gli ordini religiosi ; senza contare che il ser-
vizio svolto in questo caso puó rientrare senza difficoltà nella loro opera as-
sistenziale. Cf. per Perugia i documenti raccolti in A. FANTOZZI-B. BvGHET-
TI, Il Terz ordine francescano in Perugia dal secolo XIII al secolo XIX, « Ar-
chivum Franciscanum historicum », 33 (1940), pp. 64-113, integrati in U. NI-
COLINI, I frati della penitenza a Perugia alla fine del secolo XIII, ne Il movi-
mento dei Disciplinati nel settimo centenario dal suo inizio (Perugia - 1260),
Perugia, Deputazione di Storia Patria per l'Umbria, 1962, pp. 371-379. Per
il ruolo dei penitenti nell'ambito comunale, cf. soprattutto STANISLAO DA

MH CAMPAGNOLA, Gli ordini religiosi e la civiltà comunale in Umbria, in Storia e
! arte in Umbria cit., pp. 469-532.
| 1) Nella seconda metà dell'anno si organizzano ispezioni e custodie nei

LAO
castelli di Marsciano, Torgiano, Fossato, Sigillo e Casacastalda (ASP, Massari,
16, c. 47v ; Giudiziario, Capitano, 1282 [28], cc. 46v-47r). Anche Castiglione
Chiusino é custodito in quel periodo, pur se forse non per la guerra (ASP,
Debitori e creditori, 6, c. 63r). Per i castelli del contado perugino, cf. O. Ma-
RINELLI, I castelli dell’ Umbria, in Storia e arte in Umbria cit., pp. 413-430 (in
particolare 421-425) e bibliogr. ivi cit. |

*») Un notaio ha l'incarico di redigere una lista di tutti i « milites ci-
vitatis et burgorum pro portando in exercitum », mentre per i fanti della
città, passati in rassegna dal giudice del podestà coadiuvato da un massaro,
esiste un « notarius ad recipiendum homines populli Perusii in exercitu » (ASP,
Fondo Gardone, Miscellanea, Pergamene, 3/3, c. 2r ; Camerlenghi, 1, cc. 26r,
81v, 267v). E fuori dubbio che la rassegna avvenisse anche nel contado e le
lacune in proposito sono integrate dai documenti sulla seconda spedizione
dell'agosto, che attestano, oltre alla registrazione dei « pedites » della città,
affidata a notai e divisa per porte (ASP, Massari, 16, cc. 102v, 108r, 115v,
124r, 132r), quella dei « pedites » del contado, con identica suddivisione (ASP,
Camerlenghi, 1, c. 164v) ; e quella dei « milites » della città e del distretto,
per porte, parrocchie e castelli (ASP, Massari, 16, cc. 101r, 106r, 122v). Ana-
loghe pratiche sono del resto documentate per la guerra del 1288-89 (ibid.,
24, cc. 13r, 46r). Cf. Il Libro di Montaperti cit., pp. 341-368.

6) ASP, Miscellanea, 19 (cf. Il Libro di Montaperti cit., pp. 312-340, in
cui gli uomini sono divisi in venticinquine). I conestabili delle parrocchie
sembrano avere una supervisione organizzativa anche sui « pedites », attra-
verso la nomina di due « boni homines » per parrocchia che facciano prestare
il giuramento di fedeltà al capitano da parte delle « populares persone » (ASP,
Miscellanea, 9, c. 2v, per il 1287).

*) Già E. RicoTtI, Sulla milizia cit., si diffonde sulla base organizza-
tiva rappresentata dalle arti per i raggruppamenti armati, pur se è inaccet-
tabile la sua teoria di corrispondenza fra arte e suddivisione territoriale. In
A. PERTILE, op. cit., pp. 195-196 è l'accenno a compagnie e società di armati
diverse dalle arti: quelle stesse società che si ritrovano nel comune perugino
e che partecipano in qualche misura alla vita pubblica. Cf. lo statuto del 1279,
nel quale le «societates militum » vedono stabiliti i loro ordinamenti e l'ele-
zione dei loro consoli, che hanno voce in capitolo, accanto ad altri organi
rappresentativi, per la decisione della guerra e della pace (ASP, Statuti, 1, cc.
8r [r. 49], 40r [r. 270]; sul potere decisionale dei « consules militum », Con-
sigli e Riformanze, 4, cc. 16r, 17r-18v). Cf. anche lo statuto del 1251 della
«societas leonum balganorum » (ASP, Diplomatico, 1v, 7, 26C). Ma allo stato
delle ricerche non si puó dire quale fosse il peso effettivo e il contributo or-
ganizzativo di queste società, che rimangono per il momento un esempio di
associazioni di mutuo soccorso e di partecipazione comune ad attività reli-
giose e politiche. Certo, un'analisi minuta dell'identità sociale e professionale
66 ANNA IMELDE GALLETTI

dei loro componenti spiegherebbe molto riguardo alla loro presenza nelle adu-
nanze pubbliche.

ss) Gli Ordinamenta hominum et universitatis artis piscium, risalenti nel-
le prime norme al 1296, obbligano i membri dell’arte a partecipare alle ope-
razioni di custodia della città (« De pena illorum qui non veniunt ad custo-
diam civitatis », Biblioteca Augusta del Comune di Perugia, ms. 960(E), c.
21v). Ma la mancanza quasi totale di statuti delle arti per il secolo xiii im-
pedisce di fare affermazioni precise.

ss) Fra gli altri, i «berruarii » partecipano alla spedizione del giugno
con probabili funzioni di copertura e d’ordine (ASP, Consigli e riformanze,
5, c. 32r-v).

*?) Sono spesso associazioni di carattere prettamente politico, come le
Compagnie del Popolo che s'incontrano nel primo Trecento a Pisa e Siena
(G. CANESTRINI, 0p. cit., pp. Xxv-xXxvi ; Statuti delle Compagnie del Popolo
di Pisa, 1300-1303 ; Statuti delle Compagnie del Popolo di Siena, del princi-
pio del secolo XIV, ibid., pp. 2-25). A, Perugia nel 1285 si parla di «pedites
qui sunt de numero seu pro numero quingentorum peditum valentium por-
tare arma secundum forman statuti populi, qui pedites sunt scripti manu
Bovicelli notarii» (ASP, Miscellanea, 7, c. 54r). A, proposito della guerra, si
cita anche un'imposizione fissa di cavalli a seicento « milites » (ASP, Debitori
e creditori, 2-6 ; Appendice provvisoria, 5).

68) ASP, Consigli e riformanze, 5, c. 33r.

s°) Mentre i conestabili, ognuno con una sua bandiera (ASP, Camerlen-
ghi, 1, c. 313v), hanno un ruolo abbastanza preciso, non si determina bene,
stando alla documentazione, il compito dei gonfalonieri, che sono forse uffi-
ciali in seconda, con diritto comunque di partecipare ai consigli ristretti. Non
soccorre neppure il nome dell’ufficio, che trova in altre città le applicazioni
più varie (E. RicottI, Sulla milizia cit., p. 152 ; Il Libro di Montaperti cit.,
pp. 2-4, 7, 10, 28, 30). Quanto alla divisione fra « milites » e « pedites », questa
compare, oltre che nelle azioni di guerra (ASP, Consigli e riformanze, 5,
c. 33v, dove, abolita ogni altra classificazione, si parla di affidare il guasto a
«omnes populares qui sunt in exercitu, tam de civitate Perusii et districtu
quam de quibuscumque aliis locis »), nel diverso ammontare, in fondo natu-
rale, delle pene per infrazioni (ibid., c. 32r). Per le bandiere — i guastatori
ne avevano pure di particolari e doveva esservi un vessillo con lo stemma
del comune, il grifone — cf. ASP, Camerlenghi, 1, cc. 313v, 314v ; Massari,
16, c. 81v. :

70) Cf. ASP, Consigli e riformanze, 5, c. 32r, dove compaiono « ambo
vessilla civitatis et comitatus » Alla manutenzione del campo sembra rife-
rirsi l'elezione di due uomini per porta, un «laycus » e un «notarius », con il
compito di «dividere steccatum per comitatum Perusii» (ibid., c. 33r).
Quanto alla funzione ausiliaria della gente del contado, oltre ad essere atte-
stata da E. RicortI, Sulla milizia cit., p. 153 e Ip., Storia delle compagnie di

so MP qe e iil D dig do xad i Mace s o fpem onirici Eee seme amr n i | s esi nm LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 67

ventura in Italia, 1, Torino, G. Pomba e C., 1845, pp. 122-123, e da P. PIERI,
op. cit., p. 217, risulta dalla documentazione riguardante l’esercito di giugno
e quello d’agosto, che conferma il servizio prestato con muli, somari e carri
(ASP, Camerlenghi, 1, cc. 22r, 267r). È da notare comunque che, mentre certi
servizi ausiliari potevano essere svolti dagli abitanti della vicina Spello, di
alcuni « vecturales » o « portitores » non è precisata la provenienza (ibid., cc.
15v, 22r-v, 23r, 165v, 166v, 320v). Anche il servizio di trasporto ebbe la sua
organizzazione per mezzo di un notaio «super .vecturis scribendis » (ASP,
Massari 16, c. 101r; il dato è del dicembre).

71) ASP, Consigli e riformanze, 5, cc. 32v, 36v. Pur se vi sono dati a
suffragare l’ipotesi di un’estrazione contadina degli zappatori, almeno par-
ziale (nel 1288 si invia nel contado un baiulo « pro somariis et cappis venire
faciendis », ASP, Massari, 24, c. 8v), non si può fare in merito un’afferma-
zione precisa, per la specializzazione richiesta dal compito, che potrebbe es-
ser svolto da componenti di arti cittadine. Cf. del resto 7l Libro di Monta-
perti cit., pp. 28, 98, in cui compaiono maestri « mannariarum », « segarum
et securum », « pichonum » di estrazione cittadina e « marraioli » e « palaioli »
provenienti dalla città e dal contado.

7?) E. RicottI, Sulla milizia cit., p. 161; Ip., Storia delle compagnie
cit., pp. 122-123. La separazione fra cavalleria pesante e leggera sembra co-
munque sussistere solo nella disposizione per la marcia : in tal caso, mentre
la prima è sempre il nucleo centrale dell’esercito, la seconda ha funzioni che
mirano a non esporla immediatamente al nemico : di retroguardia nell’avan-
zata verso Foligno, di avanguardia nel ritorno a Spello (ASP, Consigli e ri-
formanze, 5, cc. 32r-v, 37r).

?) Accanto ai conestabili è però posto il conte di Marsciano, alla cui
schiera i balestrieri sono probabilmente aggregati (ibid., c. 33r).

7) Sulla formazione di compagnie di balestrieri nelle città, cf. E. RI-
coTtI, Sulla milizia cit., pp. 174-175 e P. PIERI, op. cit., p. 269 (ma sono dati
riferibili al secondo Trecento). Il Pieri nota anche l’evoluzione della fanteria
comunale nella seconda metà del Duecento con l’impiego crescente di bale-
strieri; che si affermano, insieme ai palvesari, come elementi scelti, mentre
la cavalleria rimarrebbe il nucleo essenziale (ibid., pp. 216-218). Corpi di ba-
lestrieri dovevano, come si è detto, esistere già a difesa dei castelli, se è nel
contado che ci si procura una parte delle balestre ; quanto ai palvesari o pa-
vesati, il loro impiego sarebbe attestato dalla quantità di pavesi che il co-
mune acquista insieme alle balestre. A Firenze nel 1260 si era pure arruolato
in città un corpo di balestrieri, arcieri e lancieri e requisito un contingente
di balestre (Il Libro di Montaperti cit., pp. 35, 99).

7) Lo nota, su un piano più generale, P. PIERI, op. cit., pp. 210-211.

'*) L'«eques copertus » aveva del resto con sé almeno un paio di ser-
venti; assoldati da lui medesimo e che da lui personalmente dipendevano, ed
era spesso accompagnato dai suoi consorti armati (E. RicortI, Sulla mili-
ROME ici oe np t ill Ti

68 ANNA IMELDE GALLETTI

zia cit., p. 161). Cf. l'esempio di quel Matteo di Mauro da Rieti che militó
piü di una volta fra i Perugini ed in una di tali occasioni « accessit de Reate
ad Perusium cum quatuor sotiis equitibus armatis ad modum militum et
cum quatuor balistariis equitibus armatis et cum tot hominibus et equis quod
erant decem et octo equi et viginti homines in eius familia... et semper fuit
expensis propriis ibidem » (Reformationes comunis Perusii quae extant anni
MCCLXII, a cura di U. NicoLINI, Perugia, Arti Grafiche Città di Castello,
1969, pp. 86, 87, 90). C. ANcONA, op. cit., p. 661, nota come ancora all'epo-
ca di Micheletto Attendolo «la cavalleria corazzata d'urto continuó ad essere
il perno di tutto il sistema di combattimento e gli uomini ' nutricati ' nelle
armi ‘da piccoli’ la forza combattente principale ».

7?) Una serie di registri del 1286 (ASP, Debitori e creditori, 2-6 ; Appen-
dice provvisoria, 5) annota i debiti del comune, oltre che perla prestanza
imposta per la fabbrica dell’acquedotto, per il pagamento del soldo relativo
alle guerre del 1282-83 : è un elenco prezioso di cavalieri e fanti delle cinque
porte — alcuni anche del contado — che, soprattutto se messo a confronto
con l’allibrazione del 1285 (ASP, Libra, 1), permette di stabilire una gradua-
toria dell’equipaggiamento che corrisponde ad un’analoga gerarchia econo-
mica e sociale. I grandi mercanti ed artigiani ed i giudici, i rappresentanti
delle grandi famiglie cittadine, che rivestono negli stessi anni i ruoli politici
più importanti, infine i signori del contado sono quelli che si presentano con
maggior numero di cavalli e li tengono a disposizione per un periodo più
lungo ed anche quelli che, personalmente o per mezzo dei figli, assicurano la
presenza della famiglia nei tornei cavallereschi organizzati dal comune : po-
trebbero essere, fatte le dovute differenze, gli stessi cavalieri di cui Salvemini
traccia il profilo (G. SALVEMINI, La dignità cavalleresca nel comune di Firenze
e altri scritti, Milano, Feltrinelli, 1972, pp. 110-127, 136-151). Sulla doppia
composizione delle cavallerie comunali (« due categorie principali: una for-
mata da elementi cittadini, un’altra da vassalli del comune, residenti in cam-
pagna, e dal loro seguito ») cf. C. ANCONA, op. cit., pp. 649-650.

78) Lo si è visto in ASP, Consigli e riformanze, 5, c. 33v ; lo si può meglio
constatare dall’esame dei registri finanziari del 1286, di cui alla nota prece-
dente.

1; PA S PIERES'! Op. cit. ;: p.217.

80) Cf. ancora i registri di cui alla nota 77. Compaiono anche risarci-
menti per malattie e prigionia (ASP, Massari, 16, cc. 38r, 78r ; 24, c. 12r,
con un dato del 1288).

81) La sostituzione era fatta talora da figli o parenti, ma compare an-
che il caso di soci o di « famuli ». Per alcuni esempi, cf. ASP, Debitori e credi-
tori, 2, cc. 7r, 67v ; 3, cc. 2v, "7r ; 5, cc. 1r-v, 3v, 4r, 14v ; 6, cc. 11r, 21r. Sul-
l'uso della sostituzione, possibile in altri comuni senza speciale autorizzazio-
ne nel caso di parenti, A. PERTILE, op. cit., p. 394.

8) Nei registri del 1286, alcuni grossi nomi hanno rilevato i diritti di

eade EBD i rin any int i e ame ce eem iP essen cmi on di coetui n rn

——— LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 69

riscossione di un numero abbastanza considerevole di fanti, ed anche di qual-
che cavaliere, non solo per quanto riguarda il soldo, ma anche per la prestan-
za dell’acquedotto e per crediti di vario genere. Fra gli esempi più vistosi,
«domina Benguardata uxor olim Nercoli Gratiani » (ASP, Debitori e creditori,
2, cc. 33v-35r, 54r) ; Paoluccio « Giliutii de Deruta » (ibid., cc. 54v-55r), Fran-
cesco « Bevenuti » (ibid., 3, cc. 4v-6v ; 4, c. 2v), Giovannello « Angeli Iohan-
nis » (ibid., 5, cc. 29v-30r), Paoluccio « Bonicagni Paroli » (ibid., 6, c. 54r-v).

8) Do qui di seguito, traendoli da ASP, Camerlenghi, 1, i loro nomi,
affiancando, con valore indicativo, i! capitale fondiario per cui sono allibrati
nel 1285, in base ad ASP, Libra, 1.

Porta San Pietro :

Giacomino « Bonaventure » 500 1l. RS coi
«d. Angelus Peri Mannoli » 1600 1l. | SD SA
«d. Andreas Ruberti » 1200 1l.

Andreuccio « Boniohannis » 800 ll. «in exercitu »
Andrea « Iannis » notaio 600 1l. |

Porta Sole:

Monaldo « Iacobi » 50 ll. |

Iacopo « Boniohannis » «in civitate »
Lucchese « Bartholomei » notaio |

ser Nicoluccio « Bonaventure » 25 11.

Vagnolo «d. Benedictoli » 200 ll. «in exercitu »

Torello notaio

Porta Santa Susanna :

Bonaccorso « Iacobi » 350 ll. l

Iacopo « Boniohannis » 400 1l. «in civitate »

Iacopo detto Avultrone « Casecle » 25 1l.

Passolo « Servidoris » 2500 ll. col fratello WASEZCHOI VA

Porta Eburnea :

Recabene «de Bienolo » 100 1l.

Guglielmo « pelliparius » «in civitate »

Andrea « Guarnerii » 700 11.

Taddeuccio « Bartutii d: Tadei » 1300 ll. il padre | EN sim

%
70 ANNA IMELDE GALLETTI

Porta Sant'Angelo :

Senso « Ranaldi » 1300 ll. con la suocera

: «in civitate »
Bove « calgolarius » ti

Bucaro « Bonomi » 150 1l. 3 2
«in exercitu »

Ceccolo « Bonahore »

N.B. - L'identificazione è talvolta dubbia, come nelcaso di Iacopo « Bon-
iohannis » che, allibrato in Porta S. Susanna, compare anche fra i sopra-
stanti di Porta Sole, o di Bucaro « Bonomi », che si trova anche col patroni-
mico « Boniohannis ». Come soprastante per Porta S. Susanna c'é, in piü (o
in sostituzione di qualcuno ?), uno Iacopello « domine Pere » non meglio iden-
tificato ; e in Porta Eburnea ad Andrea « Guarnerii » si alterna, per facile
confusione, Andrea «d. Ranerii ».

Anche nel 1288 sono registrati soprastanti addetti nell'esercito « ad re-
cipiendum speltam et ordeum » (ASP, Massari, 24, c. 18v).

*) E probabile che molti prodotti di prima necessità, come il pane,fos-
sero fatti e venduti sul luogo o nelle vicinanze (cf. un pagamento « homini-
bus et mulieribus panem vendentibus », ASP, Camerlenghi, 1, c. 343v). Tutto
ció che, usato dai soprastanti, rimanesse poi nelle loro mani, era restituito
al massaro e venduto all'asta (ibid., cc. 109r, 133v, 134r) ; ovviamente, an-
che le somme ricavate dalla vendita tornavano nelle mani del massaro, il
quale registrava pure le spese fatte dai soprastanti (ibid., c. 102v ; Giudi-
ziario, Capitano, 1282 [28], c. 48r). A Firenze i mercanti della città e del con-
tado, debitamente registrati, avevano avuto l'obbligo di « deferre mercatum
et victualia in exercitu » (Il Libro di Montaperti cit., pp. 178-290).

5) Oltre al giudice dei malefici, che svolgeva funzioni più ampie di
quelle proprie del suo ufficio, ai banditori, ai « berruarii », ai massari, si ri-
scontra anche la presenza di un « medicus comunis » (ASP, Camerlenghi, 1,
cc. 21v, 316r). Cf. anche A. PERTILE, op. cit., pp. 396-397.

85) Nel febbraio 1282 si era deciso, a tale proposito, « quod potestas
eligatur comuni Perusii pro anno futuro a kalendis maii proximis in antea
usque ad alias kalendas eiusdem mensis proxime subsequentes, non obstante
additione capituli continente quod due potestates fiant durature successive
una post aliam sex mensibus » (ASP, Miscellanea, 7, c. 29v). Sulla mancanza
di autonomia dei capi militari e sul carattere « politico » dell'esercito, C. AN-
CONA, Op. cit., pp. 652-653.

8?) Cf. ASP, Camerlenghi, 1, cc. 21v, 24r, 25r. Va da sé che, come gli
altri ufficiali del comune, anche il massaro era accompagnato da un notaio
(ibid., c. 60v). I massari del periodo maggio-ottobre 1282 sono Marco « Maf-
fei Vigioli » (Porta S. Pietro), Oddone «Ranerii» (Porta Sole), Bartuccio
« Bucarelli » (Porta S. Susanna), Angeluccio « quondam Ranerii » (Porta Ebur-

pa fan tile die

nea ), Oratore « Tardutii » (Porta S. Angelo). È da notare comunque nell’ago-
sto la presenza di un « Andreas Consolis camararius in exsercitu pro porta
Solis » (ibid., c. 164r): il che riproporrebbe il problema di un’eventuale no-
mina di ufficiali appositi per l'amministrazione nell'esercito. Ma è l’unica trac-
cia che si abbia in proposito.

88) Ibid., cc. 311r-318v. Cf. la delibera riportata a conclusione del fa-
scicolo : « Cum reformatum exstiterit per consilium generale et specialem
populi Perusii et rectoribus artium dicte civitatis quod omnes et singule ex-
pense facte per Milancium Iacobi vel per superstites comunis Perusii consti-
tutos tam in civitate quam in exsercitu vel per aliquem ex camerariis vel al-
terum predictorum occasione exsercitus facti contra Fulginates auctoritate
ipsius consilii essent rate et firme et quod unus vel duo ex camerlenghis co-
munis Perusii peccuniam per supradictos vel aliquem eorum recepta et so-
lutas, ut in eorum scripturis continetur, mictere et scribi facere possint et
tenerentur in libro introitus rationum suarum et expensas in libro expensa-
rum... unde dictus Oddo Ranerii camerarius comunis Perusii pro porta So-
lis, verbo et mandato domini Gualfredi capitanei, volens exequi reformatio-
nem predictam, quamquam in veritate non habuerit nec pervenerit ad manus
suas dicit tamen habuisse et recepise intratas prenominatas, faciendo ipsas
poni et scribi in libro intratarum suarum et exitus ». Nel dicembre Melancio
riceve 7 lire «pro deterioramento denariorum quos recepit in exercitu a su-
perstitibus » (ASP, Diplomatico, v, 7, 398, c. 3v). L'attività di questo cambia-
tore, in cui rientrano le principali operazioni finanziarie di quegli anni, puó
essere assunta come sintomo dello sviluppo nel comune di Perugia, pur non
cosi avanzato in ció come quelli toscani, del ceto degli operatori economici.

89) Il solo Melancio di Iacopo spende circa 16000 lire (ma ne incassa
altrettante). Un problema è rappresentato dal fatto che, stando alla docu-
mentazione finanziaria, il bilancio del 1282, pur se fra le entrate il sussidio
focolare non appare completo e le comunanze sono pressoché assenti, non
presenta «deficit », mentre negli anni immediatamente successivi la situa-
zione finanziaria appare disastrosa. Quanto denaro, dunque, circolava nel co-
mune senza essere registrato dai massari ? o quanta — e quale — documenta-
zione economica non ci è pervenuta ?

°°) Tra il maggio e il giugno Melancio di Iacopo ed Andreotto « Legerii »,
mercante, insieme ad altri perugini con procura del comune contraggono pre-
stiti ad Arezzo (ASP, Diplomatico, v, 5, 343-354), impegnandosi per 6500 fio-
rini d’oro. Non se ne dà motivazione precisa (si parla del salario del podestà
e del capitano e di « altre spese necessarie al comune ») ; nel fascicolo di Me-
lancio di Iacopo, però, sono registrati mutui contratti per lo più presso le
stesse persone, e nello stesso periodo, per complessivi 3850 fiorini. Che si
trattasse della parte di debito gravante su Melancio o che fossero le somme ef-
fettivamente ricevute, calcolando un grosso (ma non insolito) interesse su
quelle al cui versamento ci si era impegnati, sembra probabile in definitiva
72 ANNA IMELDE GALLETTI

che fossero i medesimi prestiti, utilizzati dunque, in tutto o in parte, per spe-
se di guerra. Un esempio analogo di intervento dell’operatore privato è quello
di Nicoluccio « Ugolini », al quale nel novembre sono restituite 505 1l. con
cui ha effettuato pagamenti per la guerra (ASP, Camerlenghi, 1, cc. 415r-
416r).

*) Gli appalti del Chiusi avevano in ciò un ruolo preponderante (cf.
G. Mira, Le entrate patrimoniali del comune di Perugia nel quadro dell'econo-
mia della città nel x1v secolo, estr. da « Annali della Facoltà di Economia e
Commercio della Università di Cagliari », 1959-1960, Cuneo, s.a.) : fra le som-
me riscosse da Melancio di Iacopo sono 1000 lire « pro blado Clusii » (ASP,
Camerlenghi, 1, c. 311v); ma è ancora poco in confronto alle 12000 lire « de
denariis habitis de venditione facta de fructibus Clusii » con le quali Giovan-
nello « domine Veronice » paga nel dicembre una serie di debiti (ASP, Massari,
16, c. 120r). In settembre, 8541 ll., 12 ss., 3 dd. sono versati al massaro di
Porta Santa Susanna da « Bencevenne Sappoli scindico comunis Perusii dan-
te et solvente pro emptoribus lacus » (ASP, Camerlenghi, 1, c. 241v). L’ap-
palto della selva di Monte Malbe era valutato, per cinque anni, fra le 8000 e
le 10000 lire (ASP, Miscellanea, 8, cc. 60r, 61v-62r) ; cifre minori fruttavano
altre comunanze (ibid., cc. 63r-64v, 73r-76r ; Consigli e riformanze, 5, c. 94r).

®) Lo statuto del 1279 stabiliva che i comitatini pagassero 3 soldi per
focolare, destinati poi al pagamento del salario del podestà e del capitano
(ASP, Statuti, 1, cc. 4r [r. 18], 55r-v [r. 395]); cf. i «libri foculariorum » del
1282 (ASP, Diplomatico, v, 4, 330, 332 ; 5, 337).

*) Sembra sintomatico che nel settembre 1282 si sia promossa la re-
gistrazione di tutte le condanne, «silicet quantitates et nomina », degli ul-
timi dieci anni (ASP, Massari, 16, cc. 46r, 70r, 80v, 87r).

*) «Hic incipiunt .xI. capitula precisa. Primum est quibus de causis
mutita et collecta fiat et quibus non. Infrascripta .xr. capitula sint precisa,
quorum primum est quod collecta et mutita generalis seu data non fiat nec
ponatur nec etiam detur in civitate Perusii vel eius burgiis nisi .1r?". de
causis, videlicet pro nostra guerra, quando haberet comune Perusii, pro facto
domini pape et domini inperatoris Romanorum et si fieret pro aliqua de
predictis colleta et mutita seu data per libram fieri debeat et non aliter, cum
in extimatione libre non debeant micti turres, palatia sive domus, nec etiam
vinum, panis, arma, equi, panni delecto nec de dorso nec alie masaritie
comunes, nec libri legales iudicum et notariorum ; additum est quod ex qua-
cumque causa collecta fieret, fiat per libram de voluntate consilii et hoc ca-
pitulum de statuto in statutum ponatur et semper maneat illibatum » (ASP,
Statuti, 1, c. 7r [r. 47]).

9) E del dicembre l'imposizione di 8000 corbe di frumento nel contado
in ragione di 3,5 mine per focolare (ASP, Collette straordinarie, 226).
| i *) Nel luglio il comune bandisce in Arezzo la restituzione dei debiti
| (ASP, Diplomatico, v, 3, 287), di cui rimane traccia per ll. 4000 circa (ibid.,

BOSE Rec oe pa aa. illt De Gitai o diio c e nM Dy n tls ii f eh ram ne ieri o soa sm n d i e e cenae ron eem
LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 73

288 ; Miscellanea, 7, c. 2r) ; già dell’agosto, però, sono le procure a Raniero
« domine Falconerie » ed Andrea « Roberti » per ricevere in mutuo 10000 lire
(ibid., c. 1r) e a Rigoccio « domini Rigonis » e Melancio di Iacopo per 10000
fiorini (ASP, Diplomatico, v, 3, 292). Questi ultimi ricevono nell'agosto 4500
fiorini circa, destinati esplicitamente al pagamento dei «milites » inviati in
Romagna (ibid., 290, 293-301 ; 6, 360, 363-364) e di cui garantisce loro l’in-
dennità il notaio Bovicello « Vitelli » per conto del comune (ASP, M iscellanea,
75:6; 2r).

°?) Nel 1283 il comune riceve in prestito, sempre ad Arezzo, per mezzo
di vari procuratori (ma é da ricordare fra questi il cambiatore Nicoluccio « Bo-
naventure ») 3500 fiorini circa, una parte dei quali è destinata al pagamento
degli stipendiari ancora in azione contro Foligno (ASP, Diplomatico, v, 7,
406-419 ; 8, 424-425, 427-445). Le condizioni finanziarie alla fine dell'anno
contemplavano un debito complessivo di 80000-100000 lire, che producevano
12000 lire annue d'interessi (ASP, Appendice provvisoria, 3, c. 50v). Nel 1284,
dopo la fine delle ostilità e l'assoluzione dalla scomunica, le spese non dimi-
nuiscono, sia per la conduzione degli accordi con la curia papale, sia per i
preparativi in vista della venuta del pontefice a Perugia. Solo per quest'ul-
timo motivo il procuratore del comune, Pietro « domini Blanci », contrae nel
giugno ad Arezzo, con altri perugini, prestiti per 14340 fiorini, restituiti par-
zialmente l'anno dopo (ASP, Diplomatico, v, 9, 461-468 ; Miscellanea, 4, cc.
67r-76v ; 8, cc. 22r-24v, 31v-33r) ; e nel novembre si impegna per 15000 fio-
rini presso « mercatores camere domini pape» lucchesi, senesi e fiorentini
(ASP, Diplomatico, v, 9, 477-478). Nel dicembre si sono pagati alla camera
papale 30000 fiorini dei 40000 da versare a titolo di pena pecuniaria per la
guerra (ibid., 480) ; nel frattempo l'uditore generale del papa, per probabile
accordo con i mercanti creditori, dietro loro richiesta ha imposto al comune,
di cui si teme evidentemente l'insolvenza, il pagamento del debito entro il
1°maggio successivo (ASP, Miscellanea, 8, cc. 50v-51v) ; ma solo il 27 maggio
1285 Giovannello « domine Veronice », Recuccio « Frangepanis », Melancio di
Iacopo e Ceccolo « Bonaventure » avranno la procura per farlo (ASP, Consigli
e riformanze, 5, cc. 178r-179v). In quest'anno si contraggono ancora mutui
per più di 26500 fiorini (ibid., cc. 39v, 48r, 164r-v, 166r-167v, 169r-171r,
172v-173r, 175v-177bisv ; Miscellanea, 8, c. 9r-v), mentre si registrano av-
venuti pagamenti di debiti per ll. 90000 circa (ibid., cc. 2r-6r, 44v, 55r-60r),
rilasciando peró ai creditori « finem et refutationem et remissionem de omni
eo quod comune Perusii... petere posset occaxione usurarum vel meriti »
(ASP, Consigli e riformanze, 5, cc. 197v-198r). In questo panorama, incom-
pleto ma indicativo, si inseriscono i numerosi strumenti di mutuo in cui cit-
tadini di Perugia senza particolari procure sono debitori o creditori : stru-
menti che sono peró conservati insieme a quelli pubblici (ASP, Diplomatico,
v, 8, 421-422, 454-460, 469-476, 479 ; Miscellanea, 8, cc. 7r-8v, 9v-10r, 12v-
13r, 14r, 17v-18r) e le cui quietanze sono rilasciate al massaro del comune
74 ANNA IMELDE GALLETTI

(ibid., cc. 55r-60r), un procuratore del quale promette l'indennità ai debitori
(ASP, Consigli e riformanze, 5, c. 188r). Il significato di questa documenta-
zione dev’essere necessariamente legato al ruolo svolto nel comune — un
ruolo analogo a quello dei prestatori aretini — dagli operatori privati, sul
quale il discorso è ancora tutto da fare.

°8) Nell'estate del 1285 i debiti usurari ammontano ancora a 23000-
25000 lire e per pagarli al più presto — «cum sit periculosum tenere pecu-
niam mutuo sub usuris » — si delibera la vendita delle comunanze e l’impo-
sizione di una colletta di 40. soldi « pro quolibet centenario . .. libre » per co-
loro che non parteciparono alla guerra, in aggiunta a quella già imposta nel
contado di un fiorino d’oro per focolare, che aveva provocato malumori
e tentativi di non pagare, anche da parte dei « milites » del contado, tanto che
un'apposita commissione aveva dovuto individuare gli esenti «ratione nobi-
litatis ». Nella gravità della situazione, col passare del tempo, i provvedimen-
ti divengono febbrili e indiscriminati, tanto da obbligare al pagamento per-
fino le vedove e i pupilli che — e con ragione ! — «non servierunt in ipsis
exercitubus » e da autorizzare il capitano a costringere «summarie et sine
strepitu iuditii » alcuni perugini a rivelare « quoddam factum », del quale é
giunta voce ai consoli delle arti, «de quo incontinenti veniet maxima quan-
titas eris ». Nel settembre i debiti usurari — con l'aiuto di nuovi mutui —
sono pagati ; rimangono quelli non usurari — la prestanza per l'acquedotto,
il risarcimento dei cavalli e i pagamenti del servizio militare — per i quali
si delibera la redazione dei registri del 1286 (ASP, Miscellanea, 8, cc. 71r-
83r); ma nell'ottobre dell'anno successivo si ammette di non essere ancora
riusciti a riscuotere la colletta dai non partecipanti alla guerra. Nella stessa
occasione si osserva che «ad presens denarii non sint in comune nec apud
massarium comunis » per il pagamento dei salari e dei debiti verso cittadini
e comitatini (ibid., 7, cc. 23v-24r) ; ma nel novembre si discute su un mutuo
da prendere presso gli stessi abitanti della città, borghi e contado per pa-
gare i debiti del comune (ibid., cc. 25v-26r).

99) È del 1285 il registro dell'allibrazione di tutti gli abitanti della cit-
tà (ASP, Libra, 1) ; già nel 1283, a proposito dei rimedi alla situazione finan-
ziaria, se ne era parlato, insieme ai provvedimenti di appalto delle comunan-
ze e di vendita di grossi quantitativi di grano (ASP, Appendice provvisoria,
3, c. 50v) ; ancora nel novembre 1286 si discute sulla sua integrazione (ASP,
Miscellanea, 7, c. 26r).

19) ASP, Camerlenghi, 1, c. 21v.

101) Il « castrum » di Spello avrebbe costituito un punto fermo per tutta
la durata della spedizione e anche nei mesi successivi, come ultimo avampo-
sto del territorio perugino, in posizione piü sicura della vicina Bevagna. La
convocazione dei consigli viene anche dal capitano, alla cui presenza del resto
si svolgono le adunanze ; c'é comunque da notare come non trovi qui riscon-
tro l'opinione del Ricotti (Sulla milizia cit., p. 152), pur mitigata dal Pertile

IER iL —_ tosto m

gu I i Ae ANNE Ron adi ri Dimitri i Sdn ie E eser amine i E e riti pmi LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 75

(op. cit., p. 396), per la quale nella seconda metà del Duecento il podestà
sarebbe sostituito nel comando dal capitano del popolo o da un apposito
capitano di guerra (quest’ultimo si troverà, per Perugia, nel 1288 : cf. Annali
Gitsap:717).

102) ASP, Massari, 16, c. 81v. Sull’«oste » come spedizione di grossa
portata, in contrapposizione alla «cavalcata », cf. E. RicoTTI, Sulla milizia
cit., p. 154.

103) ASP, Consigli e riformanze, 5, c. 34r.

104) BONAVENTURA DI BENVENUTO, op. cit., p. 16. Ci si riferisce forse
ad azioni dei Folignati, quando si delibera al ritorno di far precedere gli zap-
patori «ad actandum vias... ubi necesse est » (ASP, Consigli e riformanze,
5, c. 36v).

105) È qui che si avrebbe bisogno di una cognizione precisa della situa-
zione politica all’interno di Foligno, per rendersi conto della presenza di even-
tuali appoggi ai Perugini. Ma mentre per Perugia la documentazione è co-
piosa, per Foligno, come si è detto, ci si muove nel buio, cosicché non si può
avere neppure uno schema dei rispettivi armamenti ed inquadramenti. Un’at-
tività di spionaggio, non si sa quanto legata ad eventuali azioni politiche al-
l’interno della città avversaria, si andava svolgendo fin dall’inizio dell’anno
e si intensificó durante le ostilità (ASP, Massari, 16, cc. 9r, 35v ; Camerlenghi,
1,c.315v ; Fondo Gardone, Miscellanea, Pergamene, 3/3, c. 3v), mantenen-
dosi con un ufficio apposito nei mesi successivi (ne risultano a capo prima
Baglione e poi Guido della Corgna : ASP, Massari, 16, cc. 81v, 101r). Perla
necessità di intervento di elementi di carattere non militare, connaturata al
tipo di guerra medievale, P. PIERI, op. cit., pp. 207-208.

10) Delle necessità del raccolto si è già parlato a proposito delle defe-
zioni dei comitatini ; lasciare i mercenari significava anche impedire, per quan-
to possibile, ai Folignati di soddisfare analoghi bisogni di vettovagliamento.

107) Si inserirebbe in questo momento la famosa reazione dei Perugini
alla scomunica, con l’episodio del papa e dei cardinali di paglia bruciati per
dileggio in vista dei Folignati. È un fatto ricordato dalle fonti narrative (An-
nali cit., p. 14, dove si legge anche la data della scomunica, cioè, con tutta
probabilità, del suo arrivo a Perugia ; Memoriale potestatum Regiensium cit.,
p. 1151 ; SALIMBENE DE ADAM, Op. cil., pp. 746-747) e ripreso poi da P. PEL-
LINI, 0p. cit., p. 296 e da L. IAcoBILLI, Croniche cit., p. 243, ma che non trova
alcun riscontro a livello documentario, neppure nei processi papali.

108) ASP, Consigli e riformanze, 5, c. 34r : «sapientes et conestabiles mi-
litum Nargie »; anche l'8 giugno Narni è elencata fra gli alleati a cui tra-
smettere l'ordine di spostamento del campo (ibid., c. 34v). Cf. del resto An-
nali cit., p. 14, in cui sono menzionati nell’esercito « cavaliere de Nargne ».

109) È ancora da individuare con precisione, del resto, la rete dei lega-
mi di alleanza nella Valle Spoletina e l’equilibrio politico più o meno stabile
a cui, attraverso relazioni di vario tipo fra i comuni, essa dava vita.
76 ANNA IMELDE GALLETTI

19) Non si sa come collocare, al proposito, la missione svolta da un
baiulo a Narni, probabilmente in agosto, « pro militibus quos mittere debe-
bant in exsercitum contra Fulgineum » (ASP, Massari, 16, c. 45r). Ma con
Narni vi sono ancora contatti in autunno, con l'invio di Bovicello « Vitelli »
come procuratore del comune (ibid., cc. 100r, 415v).

11) ASP, Consigli e riformanze, 5, c. 34v. La lettera di Giovanni Colonna
sembra destinata a rimanere un mistero : non è comunque a Perugia che se
ne troverà la soluzione. Il nobile romano non rivestiva in quell’anno la carica
di senatore : può darsi perciò che, almeno ufficialmente, non scrivesse a no-
me del comune di Roma. È possibile che la posizione « antifrancese e antian-
gioina » di cui a proposito dei Colonna parla E. DupenEÉ THESEIDER, Roma
dal comune di popolo alla signoria pontificia (1252-1377) (in Storia di Roma
a cura dell'Istituto di Studi Romani, xri), Bologna, Cappelli, 1952, p. 261,
lo spingesse a tener contatti con i fermenti che, nello Stato della Chiesa e
nel regno di Napoli (cf. la lettera che ricevette da Pietro d'Aragona nel 1283),
ponevano in difficoltà il partito di Carlo d'Angió e di Martino IV. Ma la stra-
da é libera per le piü varie ipotesi.

112) È probabile comunque che i luoghi dove operare i guasti non fossero
scelti a caso, ma corrispondessero (è evidente nel caso di S. Magno) a diversi
accessi, attraverso il Topino, alla città di Foligno (cf. D. A. BuLLOUGH, op.
cit. e figg. 6-8; F. BaLDACCINI, La «forma urbis » di Foligno ed una pianta
inedita del 1635, « Bollettino Storico della città di Foligno », 1 (1969), pp.
35-56).

113) È in questa occasione che si parla in termini abbastanza chiari della
«societas conmunis Perusii » nella quale si invita Trevi «cum illis pactis,
conditionibus et ordinamentis in societate predicta firmatis » (ASP, Consigli
e riformanze, 5, c. 35v). Con Trevi continuano in luglio contatti diplomatici
(ASP, Massari, 16, c. 84r).

114) Può darsi che il gruppo, col quale si prendono accordi in maggio
(ibid., c. 82r), fosse già al servizio del comune, che aveva mandato a Città
di Castello stipendiari comandati da Bonifacio « domini Symonis » (ibid., c.
40r); i capi sono comunque gli stessi che s'incontreranno nell'estate presso
Spello (ASP, Diplomatico, v, 5, 356). È probabilmente di loro che si parla
durante la spedizione come di «soldatis de Civitate Castelli » (ASP, Consigli
e riformanze, 5, c. 33v), separati da gruppi di diversa provenienza.

115) Ibid. ; si è però incerti sulla loro qualità di stipendiari, giacché gli
Annali cit., p. 14, mentre non nominano la presenza nell'esercito del gruppo
di Città di Castello, menzionano « pedone de Cortona, pedone de Monte Pul-
ciano » fra i partecipanti alla spedizione.

116) A] momento del ritorno si parla di lasciare, a sostegno degli sti-
pendiari, «homines Perusii volentes manere ad stipendium » (ASP, Consigli
e riformanze, 5, c. 37v). Non è provato che si sia realmente formato un gruppo
perugino tra gli stipendiari; comunque un afflusso, sia pur sporadico, da

sco PISIS glo com ento ill v le BE so eade inia s o iain ironici MR ee em aene cele ees oie itis Enn cerne amni di e eria iR Noni ra
LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 77

Perugia e contado dovette verificarsi : qualche mese dopo si notano un Agne-
luccio di Bartolo, « qui dicitur Muta », da Perugia e un Tomasuccio da Spello
(ASP, Diplomatico, v, 6, 374; Camerlenghi, 1, c. 172r). Può darsi che fosse
pure di provenienza perugina quel Crescino « Boniscagni », di cui si può se-
guire la «carriera », quasi come campione indicativo, lungo l'arco del 1282 :
nei primi mesi dell'anno, da solo o con compagni, approfittando del bando
appena emesso contro i Folignati, fermava e rapinava tutti quelli che passas-
sero nei pressi del confine, fossero nemici del comune o anche chierici o ignari
mercanti della Marca (ASP, Giudiziario, Capitano, 1282 [28], cc. 27r-30r).
Nulla di più redditizio per lui che passare nel corpo mercenario; nel quale
ben presto lo troviamo conestabile (ASP, Camerlenghi, 1, cc. 198r, 317v ; Mas-
sari, 16, c 115r) e con un piccolo gruppo, da lui stesso mantenuto, di cinque
« milites » (ne richiederà risarcimento al comune l'anno dopo: ASP, Consigli
e riformanze, 5, c. 138r). Nel 1285, forse a felice conclusione di qualche anno
di «lavoro » ben amministrato, Crescino è allibrato in Porta Eburnea per la
discreta cifra di 400 lire (ASP, Libra, 1, c. 138v).

17) Sul problema in generale cf. D. WaLEY, The army cit. e M. DEL
TrEPPO, Gli aspetti organizzativi, economici e sociali di una compagnia di ven-
tura italiana, « Rivista Storica Italiana », Lxxxv (1973), pp. 253-275, parti-
colarmente ricco di spunti e osservazioni, pur se l'esame verte su una com-
pagnia quattrocentesca, quella di Micheletto Attendolo, quindi sul fenomeno
nella sua fase matura. È il testo della relazione tenuta al Convegno di Studio
«Le compagnie di ventura nella storia d’Italia e d’Europa », Narni, 31 mag-
gio-2 giugno 1970, nel quale, soprattutto in fase di dibattito, si venne a
stimolanti conclusioni in merito alla composizione sociale e all’organizza-
zione economica e giuridica delle compagnie ; gli atti sono in corso di stampa.

118) È in data 21 maggio 1282 la polizza di pagamento « Francischo Ro-
mani ambaxatori comunis qui ivit ad Civitatem Castelli occasione habendo-
rum ordinamentorum stipendiariorum qui venire debent Perusium » (ASP,
Massari, 16, c. 82r). Nel 1283, riferendosi all’anno prima, ma forse non allo
stesso contratto, si dice che «cercata fuit maxnada per Contucium domini
Raynerii et Bartucium domini Tadei » (ASP, Consigli e riformanze, 5, c. 138r).
Cf. la lettera e i patti di condotta con gli stipendiari del comune di Firenze,
ne Il Libro di Montaperti cit., pp. 45-47.

119) Il salario di un mese per lo stipendiario non conestabile, senza con-
tare i premi di varia natura, era di 11 lire (ASP, Camerlenghi, 1, c. 391v) ;
i dati sono peró dell'ottobre 1282 e potrebbero riferirsi a un nuovo contratto :
la maggior parte anzi dei documenti sugli stipendiari è relativa alla seconda
metà dell'anno o addirittura al 1283, il che non sminuisce comunque il loro
valore indicativo. Per i conestabili era stabilita, secondo l'uso generale, dop-
pia paga (ibid., cc. 317v-318r). I capi e gli ufficiali erano comunque pagati
anche per i loro subalterni: questo discorso vale pure per il capitano della
masnada, il cui salario peraltro non puó avere valore di campione, per il fatto
78 ANNA IMELDE GALLETTI

che si tratta in genere di un personaggio legato al comune e non di un vero e
proprio condottiero. L'ammontare medio si aggira comunque sulle 3 lire gior-
naliere : lo si vede per Guiduccio di Valiana, nella cui paga sono però compu-
tati sei cavalli e tre uomini d’arme (ASP, Consigli e riformanze, 5, c. 37v ;
un Massari, 16, c. 122r).

Hd 120) A tal uopo il comune crea un ufficio di quattro estimatori con un
|] notaio, che non risultano gli stessi in giugno (ibid., c. 77v) e in settembre
(ibid., c. 44v), per nuovi patti con gli stipendiari o per il ricambio degli uf-
ficiali con la seconda spedizione. Il risarcimento si basa su una denuncia di
ferimento, perdita o morte del cavallo, precedentemente stimato, presentata
dallo stipendiario con la testimonianza di alcuni compagni (ASP, Diploma-
tico, v, 5, 356-358 ; 6, 358 1/2, 359, 360 1/2-362, 363 1/2, 365A, 365B, 366
1/2, 367, 369-390 1/2 ; 7, 391-396) ; dalla somma restituita, variabile da un
minimo di 15 lire al centinaio di lire dei cavalli dei conestabili o del capitano
(computati gli alti valori in fiorini d'oro), é spesso detratto il valore della
pelle del cavallo, 30 soldi (ASP, Massari, 16, cc. 43r-v, 46v, 53v, 56v, 58v,
85v, 87r, 110r, 104v, 121v, 124r ; Camerlenghi, 1, cc. 172r, 296r-v, 399r). Si
registrano anche casi di cessione di diritti (ibid., c. 296r ; Massari, 16, c. 115r)
e di procure fra stipendiari (ibid., c. 124r ; Diplomatico, v, 7, 397).

121) Il compenso era corrisposto in ragione di 10 lire per un fante e 25
lire per un cavaliere (ibid., c. 198r). Cf. per l'uso generale A. PERTILE, op.
cit., pp. 422-423.

12) Alcuni luoghi di provenienza: Padova, Cremona, Brescia, Parma,
Firenze, Siena, Montevarchi, Cortona, Pescia, Bibbiena, San Gimignano, Mon-
tepulciano, Arezzo, Borgo San Sepolcro, Città di Castello, Ascoli, Sassofer-
rato, Monte Acuto, Monteleone, Roma (cf. D. WaLEY, The army cit., pp. 92-4).
Un'eccezione indicativa è rappresentata da un «equitator», Giovanni « de
Braibante » (ASP, Diplomatico, v, 6, 385). I1 Del Treppo (op. cit., pp. 265-
267) nota per il Quattrocento come i mercenari provengano in media non
dalle grandi città commerciali e industriali (Genova, Milano, Firenze, Ve-
nezia), ma da quelle a struttura socioeconomica prevalentemente agricola (con
l'esempio di Bologna, Parma, Cremona, Bergamo, Perugia, Arezzo).

123) Compaiono parecchi figli di « domini », soprattutto nei conestabili,
fra i quali è anche un « magister » (ASP, Diplomatico, v, 5, 356, 358 1/2 ; 6,
373, 376, 377 ; 7, 393 ; Massari, 16, c. 87r ; Camerlenghi, 1, c. 317v). Una ri-
cerca a base piü larga, che richiederebbe peró un notevole sforzo di docu-
mentazione, potrebbe stabilire l'incidenza del fuoruscitismo politico sulla co-
stituzione di queste bande mercenarie ed il loro tragitto attraverso la zona
delimitata dalla provenienza dei singoli stipendiari (cf. M. DeL TREPPO, op.
cit., p. 269). Non è senza importanza nella formazione delle compagnie la fio-
il ritura di cadetti, o di feudatari impoveriti, a seconda dei sistemi di eredita-
IRE rietà (cf. C. ANCONA, op. cit., p. 654).

1) Già durante la spedizione del giugno il conte di Marsciano si pre-

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LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 79

senta con una sua schiera, distinta dal resto dell’esercito, alla quale sono ag-
gregati nel ritorno i mercenari (ASP, Consigli e riformanze, 5, cc. 32r, 37r).
Il comune l'aveva del resto convocato separatamente, come altri signori del
distretto : il conte di Coccorano, il marchese di Montemigiano, che pure porta
un proprio gruppo, il conte di Sarteano (ASP, Camerlenghi, 1, cc. 52v, 80v ;
Massari, 16, cc. 35r-36r ; Consigli e riformanze, 5, c. 33v). Quest'ultimo com-
pare poi nei mesi successivi fra i conestabili con un altro piccolo feudatario,
Ranalduccio di Guido di Antignolla, i cui beni erano stati venduti anni
prima dal comune (ASP, Massari, 16, c. 53v ; Diplomatico, v, 6, 370 ; Consi-
gli e riformanze, 2, cc. 162r-v, 164r).

15) Sull'uso da parte dei comuni di capi militari feudali, alla base del
sistema dei condottieri, cf. D. WaLEY, The army cit., pp. 84-6 e C. ANCONA,
op. cit., pp. 652-653. A, Guiduccio di Valiana succedono come capitani il mar-
chese Oddone di Colle (ASP, Massari, 16, c. 69v ; Camerlenghi, 1, c. 199r) e
Gianni di Montesperello, quest'ultimo, comunque, già validamente inserito
nella vita politica perugina (ibid., c. 360v ; cf. n. 41 p. 97). Non è peraltro da
dire che si trattasse di una pratica generale, giacché troviamo negli stessi anni,
con analogo ufficio, anche il cittadino Bonifacio «domini Symonis » (ASP,
Massari; 16, c. 40r; Appendice provvisoria, 3, c. 46v).

?9) Il periodo più ricco di dati, purtroppo incompleti, è quello fra ot-
tobre e dicembre, nel quale massari di diverse porte forniscono a Giovannello
«domine Veronice », procuratore del comune «ad faciendam pagam stipen-
diariis comunis Perusii morantibus in Valle Spoletina », 19386 1l, 1 s., 10
dd.: valore che rimane indicativo anche se parte della somma va utilizzata
per altre spese di guerra (ASP, Massari, 16, cc. 48r, 100r, 101r, 106v, 126r).
Nei mesi precedenti l'ufficio era stato svolto, anche con denaro privato, da
Melancio di Iacopo (ibid., c. 40v ; 22, c. 53v ; Camerlenghi, 1, cc. 317v-318r).

12?) Poiché i pagamenti si riferiscono al periodo giugno-luglio (sono in-
seriti nel fascicolo di Melancio di Iacopo), sembrano abbastanza indicativi
per stabilire la costituzione del primo contingente mercenario. I sette cone-
stabili, Dino da Pescia, Ranalduccio di Antignolla, Armanno « domini Al-
berti» da Parma, maestro Albertino «de Balna », « dominus » Bramondo,
Biagio da Castello, Crescino « Boniscangni », ricevono complessivamente,
contando le loro paghe doppie, i tamburini, i 378 cavalieri, i 135 ronzini, la
somma di 10178 ll., 13 ss., 4 dd. (ibid.). Al numero vanno aggiunti il capi-
tano con la sua scorta (ASP, Consigli e riformanze, 5, c. 37v) e tutte le per-
sone che, con vari uffici ed interessi, ruotano attorno alla vita della « com-
pagnia » (cf. A. PERTILE, op. cit., p. 405).

128) ibid., p. 406 ; P. PIERI, op. cit., p. 270.

129) Sui rapporti con la popolazione locale, generalmente tutelata, in
linea di principio, contro eventuali soprusi dei mercenari, i quali « erano in
dovere di pagare esattamente tutto quello di cui abbisognavano pel proprio
mantenimento », cf. A. PERTILE, op. cit., pp. 407-408.
80 ANNA IMELDE GALLETTI

139) Il notaio è Oddone « de Galera » nel periodo del comando di Guiduc-
cio di Valiana (ASP, Diplomatico, v, 5, 358) e Baglione « Rubini », perugino,
sotto Oddone di Colle (ibid., 6, 363 1/2 ; Libra, 1, c. 6r).

1.1) Il procuratore, Crescino « Boniscangni »; «nomine suo et procura-
torio nomine masnade comunis» riscuote il prezzo di tre prigionieri (ASP,
Camerlenghi, 1, c. 198r).

132) Tale qualifica compare in tutte le denunce di cavalli, in cui l'attore
è lo stipendiario stesso.

13) Il 13 luglio i Perugini, ricevuta dai Romani che assediavano Cor-
neto una richiesta di aiuto, inviarono loro un'ambasceria con offerta di rin-
forzi, che per il momento il comune di Roma poté comunque non accettare
(ASP, Diplomatico; v, 5, 355). L'intervento contro Corneto è attribuito da F.
GnEGOROVIUS (Storia di Roma nel Medioevo, 111, Roma, Newton Compton,
1972, pp. 429-430) al rinato «senso della libertà » dei Romani contro Carlo
d'Angió e il papa, dopo i Vespri. Non é questa la sede per approfondirne i
motivi ; cf. comunque sul fatto O. RinaLDI, Annales ecclesiastici, 111, Lucae,
L. Venturini, 1748, pp. 541-542 ; Le Liber Pontificalis, par L. DuGHESNE,
II, Paris, E. De Boccard, 1955, p. 460. Per tutto l'anno si registra un fitto
invio di ambasciate e messaggi da Perugia a Roma, senza che sia possibile
determinarne motivi e contenuti; nel novembre si reca a Perugia anche
un'ambasceria romana (ASP, Massari, 16, cc. 13v, 43r, 48r, 56r, 59r, 71r,
81r-v, 87v ; Camerlenghi, 1, cc. 247r, 296v, 393v ; Diplomatico, v, 7, 401, c.
4v).

134) ASP, Massari, 16, cc. 40r, 78v. Il comune vi si fece rappresentare,
oltre che, probabilmente, dal podestà, da cinque ambasciatori e da un notaio :
Baglione, Rigo « domini Armanni », Ugolino di Castiglione, Elemosina, Paolo
« Angeli » e Aldevrandino «domini Peri». Sui parlamenti, convocati in ge-
nere dal rettore del Ducato, cf. A. MARONGIU, ZL'istituto parlamentare in Italia
dalle origini al 1500, Roma, Senato della Repubblica, 1949, pp. 132-134 ;
G. ERMINI, I parlamenti dello Stato della Chiesa dalle origini al periodo albor-
noziano, Roma; Libreria di Scienze e Lettere, 1930.

13) La spedizione partì il 19 agosto (Annali cit., p. 14; ASP, Camer-
lenghi, 1, c. 165r), attestandosi in direzione di Bevagna (ibid., c. 173r).

136) La base degli stipendiari, fino al settembre, continua ad essere Spel-
lo, con spostamenti e scorrerie sul confine : si nota un guasto il 1° luglio fin
sotto le porte di Foligno, e uno scontro il 18 (ASP, Diplomatico, v, 5, 356,
358 ; Camerlenghi, 1, c. 106v). Il 18 agosto, forse in preparazione dell'arrivo dei
Perugini, la masnada fa una cavalcata fino a Fiammenga, ponendo il campo
presso l'ospedale di S. Lazzaro di Corsciano « quod moratur in confinibus ci-
vitatis Fulginei et comunis Spelli » e un altro guasto « Foligni et districtus
Foligni » é compiuto il 27 (ASP, Diplomatico, v, 6, 360 1/2, 361). Dopo il rien-
tro della spedizione d'agosto, l'azione si sposta sulla montagna del Folignate,
con una cavalcata dei mercenari il 22 settembre (ibid., 367, 385) ; in ottobre

r gsm oe sar te. iil D e - Loo Saiano dir e MN Dn Pn Datus apt. e t e rame le Liri Mr seme amici i e i Boat dead ro
LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 81

sembrano agire congiuntamente le milizie comunali sulla piana (forse verso
Spello) e le mercenarie sulla montagna : si parla di una cavalcata, fatta pro-
babilmente il 10, «in montaneis Fulginei », con uno scontro abbastanza san-
guinoso tra stipendiari da una parte e Folignati ed «altri nemici del comune »
dall'altra, «apud Cardam » (ibid., 370-373, 377-380, 383, 387, 389-396 ; Ca-
merlenghi, 1, cc. 289r-v, 296r-v ; D. Donro, Annali di Foligno, Biblioteca del
Seminario di Foligno, ms. C. VIII. 1, ad a.). Il mese successivo la cavalcata
sembra aver avuto direzione verso Foligno stessa o al piü verso Bevagna
(ASP, Diplomatico, v, 6, 374, 376, 382, 384, 386, 388 ; Camerlenghi, 1, cc. 392v,
399v). Queste spedizioni procurarono, se lo prova l'abbondanza dei documen-
ti, un numero notevole di prigionieri, che dovettero esser sistemati in case
prese in affitto e riadattate all'uopo (ASP, Massari, 16, cc. 102r, 107v, 115r,
130r, 131r; Camerlenghi, 1, cc. 296r, 320r, 321r-323r, 333v, 393r-v ; Diplo-
matico, v, 7, 398, c. 4v). La cattiva stagione dovette comunque troncare
definitivamente le attività militari, che sarebbero riprese l'anno successivo.

17) Cf. la scomunica confermata a Perugia e Spoleto ed inflitta ad As-
sisi, Nocera, Spello, Visso, Cascia, Gualdo, Bevagna da Martino IV con let-
tere del 18 novembre 1282 (Les registres de Martin IV cit., 280-283). Il
comune continuava comunque ad avere rapporti con la curia per il patroci-
nio della sua causa, tenendo una fitta corrispondenza con il suo procuratore
o i suoi agenti «in loco » (ASP, Massari, 16, cc. 42r, 78v, 100v, 130r ; Camer-
lenghi, 1, cc. 97v, 170r).

135) Il cedimento aveva cominciato a verificarsi da parte di alcuni dei
comuni alleati già nella primavera del 1283 (ASP, Appendice provvisoria, 3,
cc. 16r, 21v); Perugia delibera il 17 giugno «quod per comune Perusii et
terras societatis fiat mandata domini pape et Ecclesie Romane » (ibid.,
c. 23r). La seconda metà dell'anno trascorre in trattative, mentre però il
comune continua a tenere mercenari a Spello, sia pure « pro salvamento dicte
terre », in vista di una riscossa folignate che si preannuncia minacciosa con-
tro gli alleati dei Perugini (ibid., cc. 19r, 24v-25r, 26v-27r, 29r-v, 30v-31r,
33r ; Diplomatico, v, 8, 426, 446 ; Les registres de Martin IV cit., 470, 484).
Assisi riceve l'assoluzione già in settembre (ibid., 477) ; infine, il 30 dicembre
questa viene anche per Perugia, seguita da altri documenti analoghi nei mesi
successivi, fino alla venuta del papa (ibid., 485 ; Asp, Diplomatico, 1, 3, 59 1/2,
60, 62; A. PoTTHAST, op. cit., 22101, 22167), e dalle ultime assoluzioni
agli alleati (ibid., 22188, Narni; 22206, Città di Castello ; 22218, Gualdo ;
22221, Bettona ; 22247, Cascia e Visso ; 22260, Spello ; Archivio Storico del
Comune di Trevi, perg. 26-v1-1285, Trevi). Rimane, come si è visto, aperta
la questione finanziaria (cf. anche ASP, Appendice provvisoria, 3, cc. 76r-77r).

139) ASP, Diplomatico, v, 12, 539, 541, 554 ; 13, 555A, 555B, 555E, 555F ;
Massari, 24, 25; Miscellanea, 11. Les registres de Nicolas IV, par E. LAN-
GLOIS, Paris, Thorin, 1886-1893, 584-593, 645, 647, 2168-2169, 2179-2180,
2262, 3680, 7017-7024, 7026, 7028, 7197-7198, 7212 ; A. PoTTHAST, op. cil.,
li iaia

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c. 31r

T ipe Eo Mace 7 Aiii « di nn m. tf Rig cnt erm n int OR sse amparo M ceat aci SORT

82 ANNA IMELDE GALLETTI

22680-22683, 22699 ; BonirAcII VERONENSIS, De rebus a Perusinis gestis...
cui titulus ‘ Eulistea’, a cura di F. BoNAINI, A. FABRETTI, F. I. POLIDORI,
«Archivio Storico Italiano », xv1 (1850), pp. 43-49 ; Annali cit., pp. 16-18 ;
BONAVENTURA DI BENVENUTO, Op. cil., pp. 17-18 ; La cronaca todina di Ioan
Fabrizio degli Atti, a cura di F. MANCINI, « Studi di filologia italiana. Bullet-
tino dell’Accademia della Crusca », xiu (1955), p. 92; P. PELLINI, op. cit.,
pp. 302-305 ; D. Dorro, Istoria della famiglia Trinci cit., pp. 140-141.

APPENDICE

Libro di consigli, bandi e precetti scritto nell'esercito contro Foligno (3-14 giu-
gno 1282).

ASP, Consigli e riformanze, 5, cc. 31r-38v.

Quaterno membranaceo sciolto (mm. 333 x 235), in buono stato di conservazione,
inserito in una cartella miscellanea e numerato di conseguenza, con note archivistiche a
matita sui margini della c.31r, risalenti ai recenti inventari di consistenza. Scrittura
minuscola notarile, piuttosto calligrafica; iniziali ad inchiostro talvolta decorate. Vi sono
registrate riformanze di consigli speciali, formati da conestabili, gonfalonieri, « sapientes »
in numero variabile od anche rappresentanti dei comuni alleati, e di consigli generali ;
inoltre, un « bandimentum » del giudice dei malefici e un « preceptum » del podestà, entrambi
di carattere militare. La «completio » è sostituita, forse in forma provvisoria, dal mono-
gramma del notaio.

In nomine Domini, amen. Anno dominice incarnationis millesimo .cco.
octuagesimo secundo, tempore domini Martini pape .ititi., indictione .x?.,
mense iunii, die mercurii .111°. dicti mensis. Hic est liber consiliorum, bandi-
mentorum et preceptorum factus in exercitu quem comune Perusii supra ci-
vitatem Fulginei fecit, tempore nobilis et egregii viri domini Ioahnnis Ar-
chionis de Urbe 9 honorabilis potestatis predicte civitatis Perusii et domini
Gualfredi de Cancelleriis ® honorabilis capitanei communis et populi dicte
civitatis Perusii, sub examine discreti et sapientis viri domini Cacaguerre de
Sancto Gemingiano *) iudicis dicti domini potestatis ad maleficia deputati, et
scriptus per me Ioahnnem Angeli Riccardi notarium de Urbe, notarium dicti
domini potestatis et conmunis Perusii.

Conestabilium, confalloneriorum et duorum hominum sapientum per
quamlibet portam ad sonum trumbarum et voce banditorum in ecclesia San-
cte Marie de castro Aspelli ) de mandato predictorum domini potestatis et
domini capitanei consilio congregato, proposuit idem dominus potestas in con-
silio predicto, presente et consentiente predicto domino capitaneo, quid vide- LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 83

tur esse faciendum ad presens contra Fulginates ad eorum dapnum et lexio-
nem nunc ad presens, super quibus petiit dictus dominus potestas consilium
inpertiri.

Dominus Andreas domini Guidutii Nigri? surrexit et consuluit quod
dominus potestas et dominus capitaneus faciant preconigari per exercitum
incontinenti quod omnes milites debeant se munire et sequi vessilla domino-
rum potestatis et capitanei et vadant in collo qui vocatur Perusinus, in té-
nimento Fulginei posito 9, et ibi comodius deliberabitur et previderi poterit
ubi debeat poni canpus.

Dominus Egidius domini Simonis ? surrexit et consuluit quod hoc se-
ro non accederent in tenimento Fulginei, set potius morentur in castro Aspel-
li, et domini potestas et capitaneus habeant dominum Iacobum potestatem
Aspelli et .xrir. homines dicti castri, et cum eis poterunt deliberare quid in
predictis fuerit faciendum. /

Ioahnnellus domini Raynalli Munalli 9 surrexit et consuluit quod non
accedatur hoc sero ad providendum ubi ponatur canpus ; consuluit tamen
quod accipiatur de erba Fulginei cum consilio hominum de Aspello.

Rigocius domini Rigonis ? surrexit et consuluit quod dominus potestas
et capitaneus faciant preconicari quod omnes equites sint muniti et vadant
in tenimentum Fulginei ad providendum ubi ponatur campus.

Reformato consilio supradicto per predictum dominum potestatem, fac-
to partito ad sedendum et levandum placuit maiori parti consilii quod fiat
erba et colligatur hoc sero in tenimento Fulginei et milites omnes sint mu-
niti ad eundum in tenimento Fulginei ad providendum ubi debeat colligi er-
ba et ubi et in quo loco et parte debeat cras poni campus.

Die mercurii .11r. mensis iunii.

Supradicto consilio conestabilium, confalloneriorum et duorum sapien-
tum per portam in ecclesia Sancte Marie de Aspello de mandato dictorum
dominorum potestatis et capitanei congregato, proposuit idem dominus po-
testas, presente et consentiente dicto domino capitaneo, quid faciendum sit
ad presens de facto exercitus et in qua parte Fulginei et in qua contrata po-
natur campus cras mane et qualiter custodia exercitus ordinetur et fieri de-
beat et per quos et qualiter exeat campus eundo in tenimento Fulginei.

Siniballus Benencase 1°) surrexit et consuluit quod primo egregiatur mi-
litia ante salmariam et salmaria ^) non exeat de castro Aspelli sine mandato
dominorun potestatis et capitanei.

Dominus Balgione 1) surrexit et consuluit quod dominus potestas et
capitaneus faciant preconigari per exercitum quod omnes homines, milites
et pedites, cras mane, postquam audiverint primum sonum trumbe, muniant
se armis et equis et ad secundum sonum sint muniti et ad tertium sonum mu-

a) ms. salmaira

c. 31v

|

I
n
I
M
Il

—————————
e qe com oe nar a i D

c. 32r

c. 32v

84 ANNA IMELDE GALLETTI

niti exeant extra et sequantur dominum potestaten et dominum capitaneum,
et iste modus in eundo servetur, scilicet primo precedat // banderia seu con-
fallone Berardini !9, post eam vessillum seu confallone stipendiariorum, ter-
tia sit equitum copertorum, .rr1r. equitum discopertorum et .v. berruariorum ;
item consuluit quod postquam exercitus erit in canpo ambo vessilla civitatis
et comitatus coadunentur simul et quilibet qui fuerit armatus sequi debeat
ipsa vessilla et alii homines vadant ad guastum ;

item consuluit quod banderie dominorum potestatis et capitanei dividantur
ponende per sclerias sive acies ;

item consuluit quod campus ponatur ex parte superiori et stando extra de-
liberabitur in qua parte vel loco campus ponatur et deliberatione peracta
ubi debeat poni campus detur postea licentia sarmarie veniendi et ponendi
canpum ;

item consuluit quod quilibet debeat sequi suum vessillum seu confallone et
fiant et eligantur ambasciatores hoc sero et mictantur Camerinum.

Tudinellus Peri 9) surrexit et consuluit quod canpus ponatur in cam-
po rotundo vel liga ex parte superiori et quod cappatores antecedant per
viam salumarie ;
item consuluit quod dominus potestas et dominus capitaneus faciant preco-
nicari per totum exercitum quod nullus a banderia, vexillo suo seu scleria
discedat, sub pena .c. librarum miles et .L. librarum pedes ;
item consuluit quod fiant et eligantur ambasciatores hoc sero et mictantur
Camerinum. /

Reformatum fuit consilium per predictum dominum potestatem ; pla-
cuit toti consilio, nemine discordante, quod omnes equites et pedites cras
mane de castro Aspelli ad egrediendum versus Fulgineum vadant et interim
nullus honeret salmariam quousque fu[er]it mandatum per dominos potesta-
tem ac capitaneum ;
item et quod omnes cappatores precedant balistrarios in eundo ad omne ma-
lum passagium explanandum ;
item deliberatum atque reformatum fuit quod ponatur canpus ex parte su-
periori a via supra ;
item et quod acies seu sclerie militum vadant in hac forma: primo prece-
dat scleria seu acies Berardini, post eam acies seu scleria stipendiariorum,
tertia acies seu scleria equitum copertorum, .irí?, autem discopertorum et
.v. berruariorum ;
et quod nullus separet seu discedat a sua acie seu banderia, sub pena qua[m]
dominus potestas et dominus capitaneus vellet auferre ;
et quod potestas Aspelli cum hominibus eiusdem terre precedant balistrarios
ad demostrandum et docendum vias et stratas ;
hii sunt ambasciatores qui debent ire Camerinum 1).

e Tae nno int strette (È ERIS ER
LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 85
Die iovis .1rrif?, iunii.

Supradicto consilio sub lovia seu tintorio in exercitu supra Fulgineum
in campo prope flumen Tupini a parte montis seu collis Perusii congregato
ad sonum t[r]umbe et voce preconia de mandato dictorum dominorum po-
testatis et capitanei, proposuit idem dominus potestas, presente et consen-
tiente predicto domino capitaneo, quid videtur ipsi consilio faciendum de
custodia tam diurna quam nocturna in exercitu facienda et per quos et qua-
liter. //

Reformatum fuit dictum consilium per dictum dominum potestatem,
facto partito ad sedendum et levandum, quod custodia fiat in exercitu per
duas portas civitatis Perusii, tam de nocte quam de die ;
in primis hac nocte fiat custodia per homines porte Sancte Susanne ;
secunda per homines [porte] Sancti Petri ;
tertia per homines porte Eburnee ;
quarta per homines porte Sancti Angeli ;
quinta per homines porte Solis ;
item electi fuerunt infrascripti conestabiles :

dominus Egidius Benedictoli !9, conestabiles sclerie seu aciei bali-
Octinucius domini Trencoli 19), , Strariorum cum domino comite,
Andreas domini Acerbi !?, | de porta Eburnea ;

È . . . 18)
Maffutius Oddonis notarius 18), de ‘porta Santi Petri»
Petrus Oddonis laycus 19),

j 20)

Venturella Bemmenuti ) de porta Solis ;
Rubeus Boniaccursi notarius,

Raynerius Michaelis laycus 21) Ì b ; í
: d U Sancti eli ;

Gabriel notarius ?2, | DOC UE

Iacobus Altafeste laycus 28), |

SUO ; de porta Eburnea ;
Nercolus Gratiani notarius 24), l à

vid Conan, | de porta Sancte Susanne :

Recabene Vitelli notarius 2°),
hii debent dividere steccatum per comitatum Perusii. /

Die iovis .IrIr. iunii.

Fuerunt concordes sapientes congregati in lovio comunis in exercitu

Perusii supra Fulgineum iuxta flumen Tupini quod die crastina tempestive

b) segue Eburnea depennato

c. 33r

e. 33v
86 ANNA IMELDE GALLETTI

aciebus ordinatis ^) procedatur ad faciendum guastum de rebus existentibus
ultra Tupinum, dimissa ex ista parte fluminis acie domini marchionis de
Monte Mesano ?? cum soldatis de Civitate Castelli et cum illis qui sunt in
exercitu de Monte Pulcano et de Cortona; facto autem dicto guasto rema-
neant ad custodiam canpi illi de Castello, de Cortona et de Monte Polcano.

Die veneris .v. iunii.

Sapientes fuerunt concordes, congregati in loco superius annotato, quod
fiat et congregetur maius consilium et generale, in quo consilio proponatur
qualiter guastum fiat et qualiter et per quos fieri debeat.

Generali consilio comunis et populi, consulum et rectorum artium et
.G. consiliariorum electorum per quamlibet portam et aliis volentibus dicto
consilio interesse coadunatis sub lovio comunis in exercitu Perusino contra
Fulingiates iuxta Tupinum voce preconia et sono trumbe, ut moris est ; in
quo quidem consilio dominus potestas proposuit, presente et volente domino
capitaneo, et consilium petiit sibi dari super depopulatione et guasto faciendo
in terra et contra comune Fulginei et ubi et quando et per quos.

Siniballus Benecase consul[u]it quod incontinenti aciebus militum di-
stintis et ordinatis omnes populares qui sunt in exercitu, tam de civitate Peru-
sii et districtu quam etiam de quibuscumque aliis locis qui in exercitu per-
manent, debeant properare ad faciendum guastum in colle Perusino et a
campo predicto usque ad stratam qua itur Aspellum per planum et montem,
ita quod arbor viva non remaneat ibi, et rogentur vicinantie quod cum ea
celleritate qua possunt procedant ad predicta et cum eis dentur .c. milites. //

Dominus Belvanus index **? consul[u]it quod dominus potestas et ca-

c.34r pitaneus habea[n]t conestabiles militum et duos ?) homines per portam, qui
sunt dati per consilium, ad deliberandum predicta et cum eis deliberent quid
faciendum sit ©) in predictis.

Dominus Taurellus iudex *? consul[u]it quod fiat guastum in fuce ver-
sus Camerinum et alia fiant que domino potestati et capitaneo videbuntur
utilia.

Branducius *°) consuluit quod dum fit guastum milites sint muniti et
in scleria ordinati et alii populares omnes vadant ad guastum faciendum.

Et omnes supradicti consiliarii unanimiter voluerunt quod hoc sero
fiat guastum.

Reformato quidem consilio, facto partito ad sedendum et levandum,
placuit omnibus quod hoc sero fiat guastum circa aquam in illis locis secun-
dum quod sapientibus videbitur.

C) segue ad depennato
d) corretto su un probabile bonos
e) ms. sitt

il li
LIRE Le.

co EOM deccm oe apu itae. ill Ow ge aec Vade Ee ace om dale a MI Du i) Dy Pilas ast. ia A Sh aane e le e Lit Bessere snm i eia mp LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 87

Testes dominus Ioahnnes iudex domini capitanei, magister Galganus
notarius, Bencevenne Capuli /) trumbator 31),

Die sabbati .vi. iunii, .x. indictione.

Convocato consilio sapientum ad sonum t[r]umbe et voce preconia ut
moris est in lovio comunis Perusii existente in planitie in exercitu contra
Fulgineum iuxta flumen Tupini, de mandato dominorum potestatis et capi-
tanei, in quo quidem consilio vocati et presentes fuerunt potestas et capitaneus
civitatis Asisii et capitaneus et sapientes civitatis Spoleti, sapientes et co-
nestabiles militum Nargie et sapientes conmunis Aspelli, Bevangie, Montis-
falci, Nucerie et Vectone, proposuit idem dominus potestas, presente et con-
sentiente dicto domino capitaneo, et petiit consilium sibi dari quid sit facien-
dum, tractandum, ordinandum et deliberandum et executioni mandandum in
presenti exercitu quod pertineat ad honorem, incrementum / et utilitatem
comunis Perusii et omnium predictorum communium et quod pertineat et
esse possit dapnum, iniuriam, lexionem, depopulationem et dedecus civitatis
Fulginei.

Ad) que predicti potestates, capitanei, sapientes et conestabiles om-
nium predictorum communium unanimiter responderunt quod omnia et ^)
singula suprascripta, per predictum dominum potestatem nuper proposita,
remaneant et sint liberaliter in provisione, dispositione et voluntate ipsius do-
mini potestatis et capitanei Perusii et sapientum communis eiusdem, asse-
rentes se facturos quicquid de eorum processerit voluntate.

Die .viri. iunii.

Reformatum fuit per sapientes comunis Perusii quod guastum fieri de-
beat hoc sero iuxta Flammengam ;
item super licteris trasmissis a domino Ioahnne de Colupna ?? differatur usque
ad redditum exercitus et in civitate Perusii deliberabitur quid in predictis
fuerit faciendum.

Die lune .vrrr. iunii.

Deliberatum, stabilitum et ordinatum fuit per predictos sapientes quod
hoc sero singnificetur et dicatur hominibus de Spoleto, Asisio, Aspello, Vec-
tone, Montefalco, Trevi, Nargii, Bevangie et aliis existentibus in exercitu in
servitio comunis Perusii quod debeant se munire ita quod cras de mane sint
muniti, cum campus debeat permutari, et dictus campus ponetur in ea parte
prout alias deliberatum fuit, faciendo actari et actando passus malos, taliter

f) ‘titulus’ superfluo
g) a ripetuta j
h) et ripetuto, con nota tachigrafica e per esteso

c. 34v
88 ANNA IMELDE GALLETTI

quod milites, pedites et sarmaria possint comode transire et ire ad dictum
locum ?), eundo a parte ultra flumen Tupini.

Die martis .vinr. iunii.

Fuerunt concordes sapientes congregati in pavilgione domini potesta-
tis as sonum t[r]unbe et voce preconia ut moris est in exercitu supra Fulgi-
neum iuxta flumen Tupini, prope ecclesiam Sancti Magni *), et deliberatum
et stabilitum fuit per ipsos unanimiter, concorditer et nemine discordante

e. 35r quod requiratur commune et homines Trievi // per ambasciatores ex parte
comunis Perusii quod veniant in exercitu contra Fulgineum, secundum quod
alia communia requisita sunt et in exercitu predicto venerunt ;
item deliberatum fuit per predictos sapientes quod hoc sero et incontinenti
bandiatur guastum et fiat ex parte versus Aspellum, bonam custodiam mi-
litum dimictendo ;
ambasciatores vero qui electi fuerunt super facto comunis Trievi ad requiren-
dum ipsum commune sunt hii :
dominus Guidus Raynalli 3%),

Carioctus Sparvoli 5).

Die mercurii .x. dicti mensis iunii.

Nercolus banditor publicus comunis Perusii retulit coram domino Ca-
caguerra iudice malefic[i]orum domini potestatis se hodie per exercitum Pe-
rusinum alta voce et ad sonum trumbe de mandato dicti domini potestatis
bandisse quod quicumque equitum ?) non fuisset inventus in custodia noc-
turna usque nunc et fuisset puntatus veniat hodie per totum diem perentorie
coram domino potestate et dicto domino iudice ad faciendum omnem suam
et excusationem et defensionem ^).

Die iovis .x1. dicti mensis iunii.

Dominus potestas precepit Ioahnni Benvengiatis 39), conestabili militum
porte Eburnee, quod veniat cum militibus porte predicte et banderia sua ad
custodiendum tantum hodie et usque ad diem quod possit fieri requisitio
omnium militum ante notem, sub pena .xxv. librarum cortonensium ;
simile mandatum factum fuit Barthuc[i]o domini Tadei ??.

Die predicto iunii.

Congregato consilio sapientum Perusii et aliorum potestatum, capita-
neorum et sapientum infrascriptorum conmunium in pavilgione domini po-
testatis ad sonum t[r]umbe et voce preconia ut moris est, congregato iuxta

u i) segue extra depennato
IRE j) interlineato
k) segue et

OIM

MT EUNEUN LR WANES 1-7 mW. TEMAC OM e ERN LORI: IT CTER
LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 89

flumen Tupini prope ecclesiam Sancti Magni ex parte inferiori in exercitu
supra Fulgineum, presente et consensiente domino capitaneo), proposuit
idem / dominus potestas quod, cum ambasciatores Trievi et Nargii dixerint
et proposuerint coram ipso quod comune eorum intendant et velint in ea
societati qua sunt alii de contrata et ducati esse abstricti in societate cum
conmune Perusii et sub eadem conditione et forma ac modo et si placet eis
quod in eadem societate recipiantur, super quibus petiit consilium impertiri.

Dominus Philippus Baractanus 9 milex de civitate Spoleti consul[u]it
quod commune Trevi, Nargii et Camerini recipiantur in ea societate qua sunt
omnes alii de contrata et sub eodem modo, conditione et forma, secundum
quod alias stabilitum et ordinatum fuit per sapientes.

Dominus Faffucius potestas Asisii **) consul[u]it quod comune Nargii
et Camerini recipiantur in ea societate qua sunt alii prout hactenus ^") sta-
bilitum et ordinatum fuit per sapientes, cum comune Trevi dix[er]it quod
de hoc vult ^) deliberare cum comune Asisii quid per eos ordinandum sit
in predictis.

In reformatione cuius consilii placuit omnibus, nemine discordante, quod
comune Trevi recipiatur in ea societate cum comune Perusii et aliis in ipsa
societate obnexis secundum quod alia conmunia que sunt in ipsa societate
et cum illis pactis, conditionibus et ordinamentis in societate predicta fir-
matis ;
item quod requiratur commune Nargii si placet esse in societate ut alii de
contrata et ducatu sunt, quod recipiatur sub pactis, tenoribus et conditioni-
bus in societate predicta appositis et cum aliis conmunitatibus firmatis.

Die veneris .xrir. iunii.

Consilio generali et speciali seu parlamento conmunis Perusii congre-
gato ad sonum t[r]umbe et vocem preconis ut moris est in exercitu contra
Fulgineum sub logia comunis predicti // posito in planitie Fulginei de man-
dato domini potestatis et capitanei, in quo quidem consilio idem dominus
potestas, presente et consentiente dicto domino capitaneo, proposuit in ipso
consilio et petiit consilium sibi dari quid eis videtur et placet quod comune
Trevi recipiatur ad mandatum conmunis Perusii et quod fiat scyndicus ad
recipiendum ipsum comune et homines Trevi in societate conmunis Perusii
et aliorum conmunium que simul cum commune Perusii et inter se societa-
tem et unionem contraxerunt et eo modo et forma quo vel qua facta est
inter ipsa conmunia, vel quid aliud placet ipsi consilio, petiit ipse dominus
potestas consilium impertiri.

In quo quidem consilio seu parlamento, presentibus potestatibus et sa-

1) ms. capitameo
m) ms. hactemus
n) ' titulus? superfluo

e. 35v

c. 36r
POM in a viti i Die

e. 367

90 ANNA IMELDE GALLETTI

pientibus communium societatis communis Perusii, stabilitum et reforma-
tum fuit per ipsum consilium, nemine discordante, facto partito per ipsum
dominum potestatem ad sedendum et levandum, quod fiat sollepnis scindi-
cus in omnibus et per omnia ut in dicta impositione continetur.

Die veneris .xrr. iunii.

Congregato consilio sapientum in pavilgione domini potestatis in cam-
po in exercitu supra Fulgineum prope flumen Tupini iuxta ecclesiam Sancti
Magni ad sonum t[r]umbe et voce preconia ut moris est, de mandato domino-
rum, potestatis et capitanei, in quo quidem consiiio dictus dominus potestas
proposuit, presente et consensiente dicto domino capitaneo, quid faciendum
sit de ammovendo exercitum et discedendo a campo vel non et qualiter et
quando fiat, super quibus petiit idem dominus potestas consilium impertiri.

In reformatione cuius consilii placuit omnibus, facto partito ad sedendum
et levandum, unanimiter, concorditer et nemine discordante, quod cras ma-
ne, die sabbati .xirr. mensis iunii presentis, fiat guastum de arboribus et
rebus Fulginei et ad dictum guastum faciendum conpelletur et intersit com-
mune castri Trievi et ipso guasto de mane peracto ut est dictum exinde in
antea ammotio et discessio remaneat facienda in voluntate et promotione
dominorum potestatis et capitanei secundum quod eis videbitur et placue-
rit

Die sabbati .xrir. iunii.

Congregato consilio sapientum in pavilgione domini potestatis in campo
supra Fulgineum prope flumen Tupini iuxta ecclesiam Sancti Mangni voce
preconia ut moris est, de mandato domini potestatis et capitanei, proposuit
idem dominus potestas quid faciendum sit de ammotione exercitus et discessu
faciendo a campo et qualiter fiat et quando et quo modo.

Dominus Oddo Oddonis ‘°) consul[u]it quod dominus potestas et ca-
pitaneus faciant convocare et coram eis venire omnes conestabiles militum
hoc sero et precipiant eis quod non inveniatur ingnis in toto exercitu et ban-
diatur quod si quis micteret ingnem in exercitu vel ubi exercitus permansit
erit conmustus qui ingnem miserit ; item et quod faciant venire coram eis
omnes conestabiles et confallonerios equitum et precipiant eis quod quilibet
suis de sua conestabilia precipiat quod cras mane omnes inveniantur in scle-
ria et si quis non erit inventus haberetur ac si non venisset in exercitu ;
item quod facia[n]t venire omnes cappatores cras mane et dum milites ma-
nent in scleria vadant ad actandum vias usque ad Aspellum ubi necesse est ;
item quod omnes sollanerii faciant unam scleriam et detur eis unus bonus
capitaneus et cras mane ammoveatur campus.

Barthucius domini Tadei consul[u]it quod cras mane in Dei nomine
ammoveatur campus et de ammotione et recessu exercitus faciendo requi-

Eds cade EPA» o duin a. Mi Ds P Dna aD um e a ia e tin em rei MP cc ori amr o di S e eai aui n Nn dte eo LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 91

rantur omnes vicini nobiscum iurati et cum eis deliberetur qualiter fiat di-
scessus.

Petrus potestas Montisfalci consul[u]it et dixit quod de discessu fa-
ciendo vult esse in deliberatione partium et quod detur aliqua pars stipen-
diariorum conmuni Montisfalci ; de aliis vero vult esse et stare dictis aliorum
sapientum qui dixerunt. ;

Dominus Ioahnnes de Montesperello *? consul[u]it quod potestas et ca-
pitaneus non intromicta[n]t se in aliis nisi in discessu exercitus ; de dipen-
diariis vero ordinandis in castris ubi necesse erit non est nunc locus nec tem-
pus tractandi : postquam vero erimus in Aspello, ibi // deliberari poterit quid
sit faciendum ; et omnes stipendiarii sint in una scleria et sub uno vessillo,
scilicet sub vessillo domini Berardini comitis de Marchiano et quod rema-
neat post et retro et alia scleria fiat de militibus discopertis et alia de mili-
tibus copertis.

In reformatione cuius consilii placuit omnibus, facto partito ad seden-
dum et levandum, unanimiter quod ammotio campi et discessio facienda fiat
in Dei nomine cras in mane et fiat consilium generale et in ipso consilio pro-
ponatur quod valeant et teneant robur firmitatis pene et banda que ponen-
tur et posita sunt de illis qui micterent ingnem et discederent de scleria et
elevarent de campo tennas et pavilgiones ante pavilgionem seu tintorium
dominorum potestatis et capitanei ;
item et quod singnificetur et dicatur omnibus existentibus in exercitu seces-
sio et ammotio exercitus facienda cras in mane et de inne non mictendo ;
item deliberatum fuit quod acies militum discopertorum vadant ante omnes
et acies militum copertorum vadat post ipsam immediate ; acies vero Berar-
dini cum stipendiariis sit ultima et remaneat post et post eam remaneant
balistrarii et aliqui alii ;
que predicta omnia statuta et ordinamenta aceptata, confirmata et corobo-
rata fuerunt per consilium generale in lovio comunis Perusii existente in cam-
po supra Fulgineum in loco supradicto more solito congregatum.

Die dominico .ximr. dicti mensis iunii.

Congregato consilio sapientum, conestabilium, confalloneriorum et alio-
rum .x. virorum per portam electorum in campo Aspelli per predictos sapien-
les ac per dominum potestatem in ecclesia Sancte Marie de Aspello ad so-
num t[r]umbe et voce preconia, presente et consentiente domino capitaneo,
proposuit idem dominus potestas quid faciendum sit deinceps cum exercitus
sit ammotus supra Fulgineum et ad hoc quod Fulginates bene ledantur a sti-
pendiariis nostris, qualiter dicti stipendiarii ordinentur / et ubi ponantur et
morentur?) et qualiter et quo modo fiat in predictis, super quibus petiit
consilium impertiri, et de capitaneo eis dando.

o) et morentur interlineato

e. 37r

e.37v

— rxcc qutm
— LL ——

LC NGC eteri

TEE
92 ANNA IMELDE GALLETTI

Siniballus consuluit quod sciatur numerus stipendiariorum et si sunt in
ea quantitate quod suffic[i]ant bene quidem, alioquin suppleantur per homi-
nes Perusii volentes manere ad stipendium et ordinetur et detur eis quidam
bonus capitaneus.

Dominus Merlinus *2 dixit et consuluit quod sciatur numerus stipendia-
riorum, si sunt omnes, et quod ordinetur eis capitaneus et provideatur et or-
dinetur predicto capitaneo salarium quod habere debet et dimictantur omnes
in castro Aspelli et ibi masnada debeat permanere ; qui capitaneus eligatur
per conestabiles, consiliarios et confallonerios et duos homines per portam.

In reformatione cuius consilii placuit omnibus, nemine discordante, quod
eligatur capitaneus per conestabiles, confallonerios et duos homines per por-
tam, qui capitaneus sit eligendus, habeat et habere debeat pro suo salario
et stipendio pro .vi. equis et .ir?". hominibus armatis ipso conputato .Lx.
sollidos cortonensium, et quod maisnada tota dimictatur et maneat in castro

Aspelli.

Remanente consilio conestabilium, confalloneriorum et duorum viro-
rum per portam in loco predicto, deliberatum fuit in ipso consilio unanimi-
ter et concorditer et nemine discordante, facto partito per dominum potesta-
tem, presente et in hiis omnibus consentiente domino capitaneo, quod Gui-
diucius marchio #) sit capitaneus omnium stipendiariorum comunis Perusii
existentium ad stipendium, ipsius comunis u[s]que quo dicto comuni placue-
rit, et habeat et habere debeat pro suo salario ut superius in alio consilio
proximiori est expressum.

(M) 2).

p) il monogramma si presenta con una H capitale che include una O e una S

PAD cm oe nad ae i D e "s mM ——— X —— — P n ARA RR E ATA PERROS EE TRO RR LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 93

NOTE

1) Entrato in carica come podestà nel maggio 1282, vi rimase, in considerazione
dello stato di guerra, fino all'aprile 1283 (ASP, Miscellanea, 7, c. 29v) ; nel 1297 è ca-
pitano del popolo a Orvieto per sei mesi, come vicario di Bonifacio VIII (Luca pI Do-
MENICO MANENTI, Cronaca, a cura di L. Fuwr, R.I.S.?, xv/5, Città di Castello, S. Lapi-
Bologna, Zanichelli, 1903-1920, p. 331; Codice Liz Hu della città d'Orvieto, a cura
di L. Fumi, Firenze, G. P. Vieusseux, 1884, p. 397). I legami con la curia sono testi-
moniati dalla presenza nella famiglia, alla fine del secolo (1296), di un Oddone, arci-
prete turonense, cappellano del papa (ibid., p. 359) ; un Egidio « Arzionis » è capitano
del popolo, pure ad Orvieto, nel 1300 (ibid., p. 375).

?) Appartenente alla potente famiglia pistoiese, «di stirpe non antica e di ori-
gine forse campagnola, di Alliana, non feudale », le cui discordie interne diedero origine,
secondo le cronache, alle contese tra Bianchi e Neri in Pistoia (Storie pistoresi, a cura
di S.A. BanBr, R.LS.?, x1/5, Città di Castello, S. Lapi-Bologna, Zanichelli, 1907-
1927, pp. 3-6); durò in carica dal gennaio al dicembre 1282 (ASP, Giudiziario, Capi-
tano, 1282; Massari, 16).

?) Tra le più antiche di S. Gimignano, con «boni homines » e consoli fra i primi
esponenti, la famiglia Cacciaguerra, di parte guelfa, é allibrata nel comune nel secondo
Duecento per cifre considerevoli ; non é probabile comunque che sopravvivesse oltre
la fine del Trecento (E. Fiumi, Storia economica e sociale di San Gimignano, Firenze,
Olschki, 1961, pp. 245-246).

4) La chiesa, risalente nella prima notizia al 1025 e costruita probabilmente sul-
la base di un tempio pagano, era sede di un capitolo che aveva visto crescere notevol-
mente i suoi beni nella seconda metà del sec. xrrr con terreni «in pertinentiis Catrani
sive Paludis et alibi » (Antiche costituzioni ... di Santa Maria Maggiore colleggiata insi-
gne e suo capitolo di Spello, Assisi, A. Sgariglia, 1749, pp. 5-14).

5) Allibrato nel 1285 in S. Fortunato di Porta S. Angelo per 4000 lire, con i
figli (ASP, Libra, 1, c. 36r), proprietario a Montalera, nella zona del lago Trasimeno,
di terreni che vende al comune nel 1288 (ASP, Consigli e riformanze, 1, c. 56v), è
attivo con vari incarichi nella politica comunale fin dalla metà del secolo (ASP, Di-
plomatico, 1v, 6, 22, c. 3r; 8, 64-65; 9, 66-68; V, 2, 274, c. 1v ; Consigli e rifor-
manze, 4, cc. 3r, 9v; G. MAGHERINI-GRAZIANI, Op. cit., p. 177). Alla guerra parte-
cipa fra i «milites» con due cavalli ed è «de numero .vi€. militum » (ASP, Debitori
e creditori, 6, c. 13r).

*) Per l'identificazione del luogo non soccorre il nome, certamente non dato dai
Folignati ; dovrebbe comunque trattarsi di una delle collinette che tra Spello, Foli-
gno e S. Giovanni Profiamma si affacciano sul Chiona e sul Topino. Cf. i confini del
territorio di Foligno nella lettera del 1214 di Innocenzo III al vescovo: «a quarto
latere rivus Clona iuxta Spellum pervenit in supradictum flumen Timiam » (M. FaLocr-
PuLIGNANI, I confini del comune di Foligno, Perugia, Tipografia Economica, 1935,
p. 28). Nei pressi sorgeva l’ospedale di S. Lazzaro di Corsciano, dove si sarebbero
attestati in seguito gli stipendiari (ibid., pp. 32-33).

7) Allibrato nel 1285 in S. Maria «de Mercato» di Porta S. Pietro per 2500
lire (ASP, Libra, 1, c. 94r). Le notizie su di lui partono dal 1259 (ASP, Consigli e ri-
formanze, 4, c. 2r) ; € fra l'altro coinvolto nel 1276 nella contesa tra Spoleto e Cascia,
come podestà di quest'ultimo comune (ibid., 2, c. 156r; 3, cc. 57v-58r; 9, c. 97r).

8) La famiglia è inserita nella politica comunale prima della metà del secolo
(ASP, Diplomatico, 1v, 6, 22, c. 3r). È comunque difficile l'identificazione di Giovan-
nello nella Libra del 1285, dove compaiono uno «Iohannellus Ranaldi » allibrato coi
94 ANNA IMELDE GALLETTI

(RT) fratelli per 50 lire in S. Andrea di Porta S. Susanna (ASP, Libra, 1, c. 22r) e uno
| HH «Iohannellus Ranaldi de Barcis» allibrato per 800 lire in S. Severo « de Monte » di
Porta Sole (ibid., c. 68r).

9) Cambiatore o mercante, attivo come operatore economico durante e dopo la
guerra (cf. nn. 96-97 e docc. citt.) è allibrato nel 1285 in S. Severo «de Monte » di
Porta Sole per 600 lire (ASP, Libra, 1, c. 67r); nello stesso anno é console delle arti
(ASP, Diplomatico, v, 8, 426).

1) Con il fratello Bernardo, cambiatore (Reformationes comunis Perusii cit.,
p. 8 n. 4), é nella generazione politica che viene in luce con le guerre della metà del
secolo : compare ininterrottamente, dal 1256 in poi, tra consiglieri, ambasciatori o «sa-
pientes » (ASP, Consigli e riformanze, 2, cc. 23v-25r ; 4, cc. 1v, 68r, 104v-105r ; 5, c. 124r).
Nel 1285 é allibrato in S. Severo «de Platea» di Porta Santa Susanna per 1300 lire
(ASP, Libra, 1, c. 2v).

11) Potente rappresentante della famiglia Baglioni, che avrebbe consolidato la
sua fortuna nel secolo successivo, ed uno dei primi di cui si abbia notizia, Baglione « do-
mini Guidonis domini Oddonis » è già validamente inserito nella politica perugina alla
metà del secolo ed é forse tra i prigionieri fuggiti dalle carceri di Manfredi dopo la scon-
fitta del 1246 (Reformationes comunis Perusii cit., p. 92). Lungo l'arco del secondo Due-
cento assolve diversi incarichi per conto del comune: fra questi, l'ambasceria a Carlo
d’Angiò nel 1281 (ASP, Diplomatico, v, 2, 274, c. 5r) e le podesterie di Gubbio nello
stesso anno (0. LucARELLI, Memorie e guida storica di Gubbio, Città di Castello, S. La-
pi 1888, p. 165) e di Città di Castello nel 1283 (G. MAGHERINI-GRAZIANI, Op. cil.,
p. 235). Allibrato nel 1285 in S. Donato di Porta S. Pietro per 8000 lire (ASP, Li-
bra, 1, c. 97r), possiede terre nel circondario di Bettona (ASP, Consigli e riformanze,
5, cc. 186r-187r).

12) Da identificarsi con tutta probabilità con Bernardino «domini Ranerii » dei
conti di Marsciano, che partecipa alla guerra con due cavalli insieme al figlio Celle e ai
nipoti Nardo e Neri di Bolgaruccio (ASP, Debitori e creditori, 5, c. 7v). La famiglia,
appartenente al vecchio feudalesimo umbro, sottomette nel 1208 a Perugia, con Bulga-
rello di Bulgarello ed i figli Raniero e Bernardino, il castello di Fossato (ASP, Diplo-
matico, 1v, 6, 3), che comunque nel 1251 questi ultimi vendono a Gubbio (ibid., vir,
10, 3), e nel 1211-12 fa atto di vassallaggio al vescovo di Orvieto per i possedimenti
di Parrano (Codice diplomatico cit., pp. 59-60, 62-63). Il padre di Bernardino, Raniero
di Bulgarello, è podestà di Perugia nel 1250 e guida il comune nella vittoria di Castel
Rinaldi (Annali cit., p. 7) e nel recupero di Città della Pieve, Gualdo e Poggio di
Nocera (ASP, Miscellanea, 4, cc. 63r-65v). L'inserimento dei conti nel comune perugi-
no si completa con la vendita nel 1281 del castello di Marsciano (ibid., cc. 3v-6r,
14r-15v, 17r-38r); nel 1280 essi sono allibrati in S. Bartolomeo di Porta Eburnea (per
| 12000 lire Bernardino e per altre 12000 i figli di Bolgaruccio : ASP, Libra, 1, c. 140v).
B Questo non impedisce loro, comunque, di mantenere i contatti con la zona di Orvieto
LT (Luca DI DowENICO MANENTI, Op. cit., p. 317; Codice diplomatico cit., p. 375). Cf.
per la storia della famiglia F. UGHELLI, Albero et istoria della famiglia de’ conti di Mar-
sciano, Roma, Stamperia Camerale, 1667.

13) Allibrato nel 1285 in S. Donato di Porta S. Pietro per 300 lire (ASP, Libra,
1, c. 97r), partecipa alla guerra con due cavalli ed è «de numero .vi€. militum » (ASP,
Debitori e creditori, 2, c. 15v). Compare negli atti pubblici fin dal 1260 (ASP, Con-
sigli e riformanze, 4, c. 261v ; 5, cc. 70r, 136r, 138v, 146v).

14) Manca la lista degli ambasciatori: il dato più prossimo è un pagamento in
data 20 giugno ad Annibaldo « Udrisii » giudice e a Simone « domini Guidalocti » per
un'ambasciata ancora da inviare (ASP, Camerlenghi, 1, c. 25r). È comunque da tener
presente, oltre allo scompenso delle date nei documenti finanziari, che questa è la prima
ambasceria a Camerino di cui si faccia menzione nel corso dell’anno.

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15) Allibrato nel 1285 in S. Andrea di Porta Sole per 8000 lire (ASP, Libra, 1,
c. 59v).

16) Ottonuccio e Gizio, figli di Trencolo di Ottonello, consigliere speciale nel
1260 (ASP, Consigli e riformanze, 4, c. 9v), sono allibrati nel 1285 in S. Angelo di
Porta Eburnea per 1300 lire (ASP, Libra, 1, c. 138r). Partecipano insieme alla guerra,
con due cavalli, e ai tornei per l'elezione di Onorio IV (ASP, Debitori e creditori, 5,
c. 7r) Nel 1284 Gizio interviene nella crisi economica del comune con un prestito
di 2000 lire.

17) Attivo nella politica perugina fin dalla metà del secolo (ASP, Consigli e ri-
formanze, 4, cc. 5r, 10v), partecipa alla guerra con due cavalli, fra i «.vi9. milites »,
ed al torneo per l'elezione del papa (ASP, Debitori e creditori, 2, c. 12r) ; nel 1285
è allibrato in S. Maria «de Mercato» di Porta s. Pietro per 1500 lire (ASP, Libra,
1, c. 93v). Nella stessa parrocchia, per 1800 lire, é allibrato il fratello Paolo (ibid.),
podestà di Foligno nel 1256-57 (BoNAVENTURA DI BENVENUTO, op. cit., p. 14), che
pure va in guerra fra i «milites » con due cavalli (ASP, Debitori e creditori, 2, c. 15r).

18 Allibrato nel 1285 in S. Paolo di Porta S. Pietro per 1000 lire (ASP, Libra,
1, e. 100v).

19) Allibrato in S. Savino di Porta S. Pietro per 300 lire (ibid., c. 130r).

20) Allibrato col fratello in S. Lucia di Porta Sole per 700 lire (ibid., c. 61v).

21) Ininterrottamente presente nei consigli generali e speciali dal 1259 (ASP, Con-
sigli e riformanze, 4, c. 8v; 5, cc. 57v, 61r, 74r, 128r), è console delle arti nel 1277
(ibid., c. 9r) e nel 1285 (ASP, Miscellanea, 8, c. 71r). Alla guerra partecipa con un cavallo,
«de numero .vi©. militum » (ASP, Debitori e creditori, 6, c. 20r) ; è allibrato col ne-
pote in S. Fortunato di Porta S. Angelo per 700 lire (ASP, Libra, 1, c. 38v).

22) Identificabile probabilmente con il Gabriele « Guidonis » notaio allibrato in
S. Fortunato di Porta S. Angelo per 500 lire (ASP, Libra, 1, c. 41r); va in guerra
come «miles » con un cavallo (ASP, Debitori e creditori, 6, c. 19r).

3) Allibrato in S. Angelo di Porta Eburnea per 600 lire (ASP, Libra, 1, c. 138 r),
s'interessa piü volte, da privato e da consigliere, degli appalti del Chiusi (ASP, Con-
sigli e riformanze, 5, cc. 94v, 134r); nel 1276 si discute una vertenza relativa a be-
stiame di sua proprietà (ibid., 3, c. 60v). È fra i «.vi©. milites » ma si fa sostituire
dal figlio, maestro Corrado, procuratore del comune nel 1287 (ASP, Debitori e credi-
tori, 5, c. 4r; Consigli e riformanze, 5, c. 264v).

2) Consigliere nel 1259 (ibid., 4, c. 5v), è già morto nel 1286, quando la mo-
glie, «domina Benguardata » vanta nei confronti del comune crediti ceduti, forse al
marito, da «pedites » (cf. n. 82).

25) Allevuccio « Corbarii » o « de Corbariis » è anch'egli presente nei consigli dal
1259 (ASP, Consigli e riformanze, 4, c. 7v ; 5, cc. 118v, 128r, 143r).

26) Estensore delle copie degli atti di resa di Foligno e della lettera papale del
25 febbraio (cf. nn. 30 e 37), è ambasciatore a Gubbio nel 1276 e vicario del po-
destà di Montone nel 1279-80 (ASP, Consigli e riformanze, 3, c. 69r ; Diplomatico, 1v,
6, 22, c. 10v).

27) Il personaggio che qui compare è Guiduccio di Guido di Raniero, marchese
di Monte Migiano o del Monte Santa Maria, allibrato tra i figli « domini Guidonis mar-
chionis » in S. Donato di Porta S. Angelo per 8000 lire (ASP, Libra, 1, c. 35v). La
figura del padre è in primo piano nella politica della seconda metà del secolo, non solo
per i suoi molti uffici nel comune e le sue podesterie in Arezzo e Città di Castello,
sulle quali pure gravitava il marchesato (ASP, Consigli e riformanze, 4, cc. 8r, 23r, 88v,
255r; Diplomatico, 1v, 6, 20, 22; 7, 44; vir, 11, 10; G. Muzi, Memorie civili di Città
di Castello, 11, Città di Castello, F. Donati, 1844, p. 208; Annales Arretinorum ma-
iores, a cura di A. Bini, in Annales Arretinorum maiores et minores, R.I.S.*, Città di
Castello, S. Lapi, 1909-1912, p. 7); ma anche per la lunghissima vertenza finanziaria
96 ANNA IMELDE GALLETTI

che culmina con il bando perpetuo per il marchese riportato nello statuto del 1279 (ASP,
Consigli e riformanze, 2, c. 141r; 3, cc. 36r-37r, 62r, 66r, 68r-v; Statuti, 1, c. 70r
[r. 507]; Reformationes comunis Perusii cit., p. 33 n. 3). Ugo, fratello di Guido e zio
di Guiduccio, cappellano papale, è rettore del Ducato intorno al 1277 (D. WALEY,
The papal state cit., pp. 187, 313). Quanto a Guiduccio, che partecipa alla guerra con
due cavalli (ASP, Debitori e creditori, 6, c. 49v), è da ricordare il suo ufficio di capi-
tano e poi podestà a Città di Castello nel 1288-89, che coinvolse lui e il fratello Uguc-
cione in contese tra il comune, la parte guelfa e il vescovo (G. Muzi, op. cit., p. 209;
G. MAGHERINI-GRAZIANI, 0p. cit., pp. 237-41) ; e la sua podesteria di Gubbio del 1307
(O. LUCARELLI, op. cit., p. 166).

28) Scarse le notizie sul giudice Belvano o Belviano, che non figura nella Libra
del 1285 ; compare come ambasciatore a Montepulciano, Chiusi e Cortona in maggio
e a Todi in ottobre (ASP, Massari, 16, cc. 36r, 47v). Nel 1272 é fra i delegati che
vanno ad incontrare Gregorio X a Marsciano (P. PELLINI, op. cil., p. 283).

29) Ambasciatore a Carlo d’Angiò nel 1277 (ASP, Diplomatico, I, 3, 51); du-
rante la guerra è notaio dei soprastanti di Porta Sole «in exercitu » (cf. n. 83).

80) Forse da identificare con Branduccio « Iacobi » allibrato in S. Valentino di
Porta S. Susanna per 25 lire (ASP, Libra, 1, c. 17v), è fra coloro che si occupano
del reperimento degli atti di resa di Foligno (cf. n. 30).

81) L’importanza di Bencevenne «Sappoli» per la vita del comune va assai al
di là di quella di un semplice banditore : dal 1259 in poi, quando appare tra i cento
per porta del consiglio generale (ASP, Consigli e riformanze, c. 8r), è procuratore del
comune quasi in ogni occasione, assolvendo gli incarichi più vari e più delicati. Si oc-
cupa fra l’altro della vendita dei frutti del Chiusi e di altre comunanze (ASP, Con-
sigli e riformanze, 3, cc. 73v-74r ; 5, cc. 30r, 175r-v, 182r-184v, 206v-208v, 265r) e di
alcuni mutui contratti dal comune (ibid., cc. 231v-235r, 243v-245r, 261r-v). Nel 1283
promette, a nome del comune, al podestà e al capitano immunità dalla scomunica in
occasione della guerra (ASP, Diplomatico, v, 8, 426) e nel 1294 è ancora procuratore
per il risarcimento a Napoleone «Rainaldi» di Antignano (cf. n. 23). È allibrato
in S. Fortunato di Porta S. Angelo per 200 lire (ASP, Libra, 1, c. 46v).

3?) Figlio di Ottone Colonna, fratello di Landolfo rettore del Ducato nel 1288-89
e del cardinale Iacopo, senatore di Roma nel 1261-62, nel 1279-80, nel 1290-91 e nel
1301, rettore della Marca d'Ancona nel 1288 (A. SaAnrwEI, Senatori e Statuti di Roma
nel Medioevo. I Senatori, Roma, Biblioteca d'Arte Editrice, 1935, pp. 79-80, 85, 87-
88, 90), il nobile romano svolge qui, come si é detto (cf. n. 111), un ruolo che ri-
sulta per il momento oscuro.

3) La prima notizia sulla chiesa, situata sul fiume dalla parte della città, presso
le mura occidentali, ‘è del 1210 (M. FALocri-PuLiGNANI, / confini cit., p. 35). Sede di
un capitolo, é allibrata secondo la Libra et extimatio bonorum, possessionum et rerum
omnium et singularum ecclesiarum civitatis et diocesis Fulginatensis (Biblioteca del Se-
minario di Foligno, ms. D.I. 44, c. 42) del 1295, come «ecclesia Sancti Manni de Mar-
kyscellis », per 1740 1l. 16 ss., provenienti da possedimenti «in contrata Marckyscel-
lorum », «in contrata Burronorum », «in sodoris » «in contrata corvie », «in contrata
Sancti Stephani de villa Ramponisky », «in contrata Custini», «in lacu de tenne », «in
montorone », «in Custino », «in contrata fovearum », «in contrata flaminee » (cit. da
P. Lucano, Delle chiese della città e diocesi di Foligno nel secolo XIII, « Bollettino
della Deputazione di. Storia Patria per l'Umbria », xir (1906), p. 329).

34) Allibrato in S. Angelo di Porta Eburnea per 1500 lire (ASP, Libra, 1, c. 139r),
è in varie occasioni procuratore del comune, in particolare per l'acquisto del castello
di Marsciano (ASP, Miscellanea, 4, cc. 3v-6r, 14r-15v, 17r-38r). Nel 1285 6 nella com-
missione di giurisperiti incaricati di determinare la categoria di nobili esenti dalle col-
lette dei comitatini (ASP, Miscellanea, 8, c. 72v ; cf. n. 98).

sco pi gr tieni ili D à re rec e nn nn a a RR OST cero EE EP RN LA SOCIETÀ COMUNALE DI FRONTE ALLA GUERRA 97

**) Presente sulla scena politica fin dal 1256 (ASP, Consigli e riformanze, 2, c. 48v ;
4, c. 3v ; 5, cc. 69r, 128r), Cariotto « Spargoli » partecipa nel 1280 all'asta per l'acquisto
di appalti sulle comunanze (ibid., c. 94v). È allibrato in S. Fiorenzo di Porta Sole
per 600 lire (ASP, Libra, 1, c. 69v).

**) Consigliere dal 1259 (ASP, Consigli e riformanze, 4, c. 2v), Giovanni di Be-
vignate o « Beneveniatis Philipi » (l'identificazione sembra probabile) é nel 1260 coin-
volto in tumulti politici cittadini (ibid., cc. 371r-372v) ed è ambasciatore presso il
rettore a Spoleto per l'alleanza dei comuni del Ducato contro Manfredi (ibid., c. 117r-v).
Partecipa alla guerra con due cavalli, nel numero dei «.vi9. milites », e ai tornei in
onore del papa (ASP, Debitori e creditori, 5, c. 2v). Nel 1285 contrae per il comune un
mutuo di 8000 fiorini (ASP, Consigli e riformanze, 5, c. 188r) ; è allibrato in S. Bar-
tolomeo di Porta Eburnea per 1800 lire (ASP, Libra, 1, c. 140r).

?") Allibrato in S. Angelo di Porta Eburnea per 1300 lire (ibid., c. 139r), è con
il figlio Taddeuccio, soprastante del mercato «in exercitu » (cf. n. 83), uno dei prin-
cipali protagonisti delle vicende economiche e politiche di quegli anni. S'interessa
soprattutto delle comunanze, prendendo l'appalto del Chiusi nel 1281 e di Monte Mal-
be nel 1285 (ASP, Consigli e riformanze, 5, cc. 44v, 193r-194v ; 177, c. 34r). Parte-
cipa alla guerra tra i «.vi€. milites»; il figlio rappresenta la famiglia nel torneo per
Onorio IV (ASP, Debitori e creditori, 5, c. 15v).

*5)) Di potente famiglia feudale, Filippo « Baractalis » (cosi appare nei documenti
spoletini) è in primo piano nel comune di Spoleto fin dall'epoca delle lotte guelfo-
ghibelline : nel 1251 è il primo nella lista dei sindaci delle parti cittadine che stipu-
lano concordia fra di loro. Podestà di Spoleto nel 1254, nel 1276, come capo della
sua consorteria, dà il consenso a che la nuora doni al comune il castello di Usigni
(cf. Documenti storici inediti cit., pp. 293, 297, 323, 326, 334-336, 348, 370). La fa-
miglia é ricordata ancora fra i nobili di Spoleto nel 1417: «...nobilibus de barra-
talis, in declinatione vel ciccha Ser Marino, ancho ce éne la piazza delli barratali ap-
pressu a Sanctu Ysahc. Gibellini » (Frammenti degli annali di Spoleto di Parruccio Zam-
polini dal 1305 al 1424, in Documenti storici inediti cit., p. 170).

9) L'unica identificazione che, in via d’ipotesi, mi sembra possibile proporre
é quella con Faffuccio « de Medicis », attivo nel comune d'Orvieto nella seconda metà
del secolo: é capitano del popolo nel 1285, capitano di parte guelfa nel 1286 (Co-
dice diplomatico cit., pp. 332-333, 335, 343-344, 355; Luca pri DowENICO MANENTI,
op. cit., p. 320; ASP, Diplomatico, 1v, 7, 40). Non vi sono comunque elementi suffi-
cienti per pronunciarsi con certezza.

4) Rappresentante nel secolo xiii della famiglia degli Oddi, che, come l’altra
dei Baglioni, si sarebbe successivamente messa in luce, Oddo «de Oddonibus », alli-
brato in S. Nicolò di Porta S. Susanna per 2500 lire (ASP, Libra, 1, c. 13r), è inserito
nella politica comunale dalla metà del secolo con importanti incarichi : fra l'altro, è po-
destà di Foligno nel 1257-58 e nel 1277 (BoNAVENTURA DI BENVENUTO, Op. cit., pp. 14-
15), di Gubbio nel 1275 (O. LucARELLI, op. cit., p. 165), di Parma nel 1280 (Chro-
nicon Parmense ab anno MXXXVIII usque ad annum MCCCXXXVIII, a cura di
G. Bonazzi, R.LS.?, 1x/9, Città di Castello, S. Lapi, 1902-1904, p. 36), di Todi nel
1289-90 (La cronaca todina cit., pp. 92-93) ; nel 1288 il papa si oppone, a causa della
nuova guerra contro Foligno, alla sua nomina a podestà di Rieti e a quella del fi-
glo Longaruccio a podestà di Terni (Les registres de Nicolas IV cit., 7197-8). Nel 1282
vende al comune possedimenti presso Ponte Nuovo (ASP, Diplomatico, rv, 6, 10).

41) Di famiglia d'origine feudale, imparentato con i signori di Poggio Manente
(ASP, Diplomatico, 1v, 6, 21), ha il comando degli stipendiari nella seconda metà del-
l'anno (cf. n. 125). È allibrato in S. Lucia di Porta Sole per 3000 lire (ASP, Libra,
1, c. 60v).

4) Podestà di Bevagna nel 1260 (ASP, Consigli e riformanze, 4, cc. 212v, 224v),
98 ANNA IMELDE GALLETTI

Iacopo di Simone « qui dicitur Merlinus » è allibrato in S. Andrea di Porta Sole per 5000
lire (ASP, Libra, 1, c. 59v; nel 1262 un atto è stipulato «in platea comunis Perusii
in camera domini Iacobi Merlini » Archivio di S. Pietro di Perugia, xvii, 90). Nel
1276 ottiene dal comune un'ambasceria a Cortona «pro sua peccunia recuperanda »
(ASP, Consigli e riformanze, 3, cc. 40v, 51r); nel 1282 vende anch'egli al comune ter-
reni presso Ponte Nuovo (ASP, Diplomatico, 1v, 6, 10).

1) Si tratta di Guiduccio di Guido, marchese di Valiana, cugino di Raniero di
Uguccione «qui vulgo vocatur Nucius marchio» che nel 1277 vende al comune un
terzo del feudo (ASP, Miscellanea, 4, cc. ir-3r); già nel 1238, peró, Guido ed Uguc-
cione avevano venduto un terzo delle loro terre in Valiana ad Andrea « quondam Ia-
cobi Franciski » in cambio deli'estinzione di un grosso debito (ASP, Diplomatico, 1v,
6, 14). È probabilmente il padre quel Guido marchese di Valiana, cui è concesso il
«terrenum de Cluxio » nel 1256 (ASP, Consigli e riformanze, 2, c. 25v), podestà di Città
di Castello nel 1273-74 (G. Muzi, op. cit., p. 208) e vicario regio a Firenze nel 1275
(R. Davipsouw, Forschungen zur ülleren Geschichte von Florenz, II, Osnabrück, O. Zeller
Verlag, 1973 [anast. da Berlin, E. S. Mitler und Sohn, 1900], 1391, 1397, 1401, 1414,
1418). Gli eredi « domini Guidonis marchionis de Valiana » sono allibrati in Porta S. Su-
sanna per 4000 lire (ASP, Libra, 1, c. 24v).

he vate EPIO s e tli «itn Po S Dy ln aras. ^ n a Re e o aae i e odes Mirra amine d e e EDT m WI
Gli incunaboli del Fondo Podiani
nella Biblioteca Augusta

Questo breve studio non è e non vuol essere una biografia di
Prospero Podiani, né tantomeno un saggio critico su questa fi-
gura discussa e discutibile fin che si vuole ma, a mio parere, ancora
tutta da scoprire. In queste pagine mi propongo invece di conti-
nuare idealmente l’opera di rivalutazione e valorizzazione del biblio-
filo Podiani, cominciata da Jeanne Bignami Odier ®, sottoponendo
all’attenzione degli studiosi un interessante settore della sua bi-
blioteca e precisamente la raccolta di quegli incunaboli che, o per
la firma autografa o per il caratteristico timbro che vi compaiono,
si possono attribuire a lui con un largo margine di sicurezza. A questi
ho aggiunto, con un criterio che può apparire soggettivo, quegli in-
cunaboli che, pur non presentando alcuno degli ex-libris di cui sopra,
furono uniti ad altri, sicuramente del Podiani, con rilegatura del
XV 0 XVI secolo.

Accennerò brevemente, infine, alla biblioteca del Podiani la
quale, già alla fine del xvi secolo, era considerata tra le più presti-
giose d’Italia non solo perché ricca di circa 7.000 volumi e 600 ma-
noscritti, ma soprattutto per la qualità delle opere che il nostro
aveva scelto ed acquistato nei suoi numerosi viaggi.

L'anonimo autore dei « Ragguagli », citato dalla Bignami O-
dier ®, narra, ad un non meglio identificato Monsignore, che Ferdi-
nando dei Medici, il cardinal Farnese ed il gesuita Francisco Torres
avevano potuto trovare, presso il Podiani, opere altrimenti irrepe-
ribili o difficilmente reperibili in Italia.

Data la cultura prevalentemente umanistica del Podiani, è na-
turale che di contenuto umanistico sia la maggior parte dei suoi
volumi, ma tra essi non mancano opere scientifiche, religiose, filo-
sofiche ecc., che io penso egli acquistasse sulla traccia di quel suo
breve trattato di bibliografia ? che varrebbe la pena di veder pub-
blicato. Tra di essi, secondo quanto afferma l’autore dei « Raggua-
100 MARIA PECUGI FOP

gli » e da quanto ho potuto constatare di persona, si trovano auten-
tiche rarità.

Gli stessi criteri di scelta sembrano regolare il livello qualita-
tivo e quantitativo degli incunaboli che mi accingo a descrivere e
che appartennero quasi tutti sicuramente al Podiani o per aver essi,
ripeto, la nota di possesso autografa Prosperi Podiani Perusini et
amicorum, o per il caratteristico timbro con la dicitura « August.
Perus. Prosp. Podian. ». Ho accettato quest'ultimo elemento come
fattore d’identificazione perché già nel 1581, avendo in animo di
lasciare la propria biblioteca al Comune di Perugia, il Podiani de-
siderava che sulla legatura dei propri libri comparisse la scritta « Bi-
bliothecae Augustae Perusiae » ed inoltre che sulla prima carta di
ogni volume fosse apposto un timbro con lo stemma della città *.
Il timbro, raffigurante un grifo rampante, fu usato nella Biblioteca
Augusta fino a tutto il secolo xvi, mentre la stampigliatura con il
nome del Podiani compare solo nei volumi che appartennero a lui
personalmente : non lo si trova più, infatti, nei libri stampati dopo
i primi anni del xvii secolo. Del patrimonio librario. del Podiani,
alla fine del '500, fu redatto un inventario colle varie opere disposte
in ordine alfabetico ma prive dell'anno di edizione, per cui non ho
potuto desumere da esso tutti e solo gli incunaboli 9.

Nel 1615, alla morte del Podiani e dopo la scelta del successore
alla guida della Biblioteca, fu redatto un secondo inventario ? piü
dettagliato del primo, nel quale il numero degli incunaboli è molto
notevole comprendendo anche quelli acquistati dopo la donazione
della libreria e che pertanto erano di proprietà del Comune di Pe-
rugia: tra di essi, quelli appartenuti al Podiani non hanno alcun
elemento indicativo che li differenzi dagli altri e che li renda per-
tanto immediatamente identificabili.

Anche dal punto di vista esteriore, e quindi strettamente este-
tico, i libri della Biblioteca Podiani si possono individuare, nella
quasi totalità dei casi, a prima vista, essendo essi caratterizzati da
una elegante legatura in pelle chiara, con borchie e impressioni a
secco, oppure da una sobria legatura in pergamena, dal taglio inchio-
strato e dal nome dell’autore ripetuto a penna, sul dorso, in larghi
caratteri di sapore gotico. Tra gli incunaboli molti presentano questi
ultimi caratteri esteriori ma non mancano esemplari che, alla pre-
ziosità che deriva loro dal fatto stesso di essere incunaboli, uniscono
una signorile legatura in pelle impressa o scamosciata.

Da una prima ricerca, suscettibile di approfondimento 9, ho

pa ipe tic ii ion in RT et ei Miri eroi air i ne eia EE Mum FI PRES - sisi

GLI INCUNABOLI DEL FONDO PODIANI NELLA BIBLIOTECA AUGUSTA 101

potuto individuare o attribuire alla biblioteca del Podiani 60 opere
stampate nel xv secolo, 19 delle quali con nota di possesso autogra-
fa e 41 con il timbro « August. Perus. Prosp. Podian. ». Il seguente
elenco, nel quale ho citato i repertori classici ®, non vuol essere
una descrizione critica e scientifica degli incunaboli del Podiani, ma
un semplice mezzo per additare, ad un pubblico più vasto dei pur
numerosi bibliofili che già li conoscono, uno dei tanti tesori di cui
è ricca la Biblioteca Augusta.

Maria Pecuci Fop

NOTE

!) Nato a Perugia nel secolo xvi da cospicua famiglia, fu studioso e
bibliofilo insigne. La sua biblioteca personale costituì il nucleo della Biblio-
teca Augusta. Morì nel 1615.

?) J. BianaMI OpIER, Des manuscrits de Prospero Podiani à la Biblio-
théque Vaticane, in Studi di bibliografia e storia in onore di Tammaro De Ma-
rinis (Verona, 1964), vol. 1, pp. 91-134.

?) BIGNAMI ODIER, op. cit., p. 100; Vat. Lat. 5899, cc. 129r-148r.

‘) P. Ponrawr, Note d’autori per materia con ragionamenti bibliografici.
Perugia, Bibl. Com. Augusta, Ms I 104.

°) G. CECCHINI, L'origine della Biblioteca Augusta di Perugia, in « Acca-
demie e Biblioteche d'Italia », xxrx (1961), n. 1, pp. 8-15.

*) Index librorum Bibliothecae Augustae a Prospero Podiani donatorum.
Perugia, Bibl. Com. Augusta, Ms 3081.

?) Inventario de libri della Libraria fatto mentre la Libraria stava in Pa-
lazzo al tempo del magistrato di Carlo Baglioni e colleghi dell’anno 1617, II
semestre. Ibidem, Ms 3082.

*) Alcuni incunaboli, infatti, sono stati scorporati da raccolte miscel-
lanee, volumi nei quali il possessore raccoglieva brevi operette di contenuto
analogo (ad es. orazioni). All’inizio di essi compare sempre un’annotazione
del bibliotecario pro tempore, in genere Luigi Canali, che avverte dell’aspor-
tazione di ‘ciascun incunabolo, dando brevemente di esso autore, titolo e
note tipografiche. Nulla esclude che alcune di tali miscellanee appartenessero
al Podiani e che di conseguenza a lui appartenessero anche gli incunaboli
scorporati. Tuttavia per verificare tale particolare avrei dovuto compulsare
tutti i numerosi volumi e gli opuscoli sciolti del Fondo Antico dell'Augusta,
il che mi é stato, per ora, impossibile.

" Desidero qui ringraziare il dottor Jeremy M. Potter che con paziente
competenza ha rivisto le schede degli incunaboli sotto elencati.
ne au nt TT A Di. ol

102 MARIA PECUGI FOP

1) AMMONIUS Hermias: Commentarius in quinque voces Porphyrii [in
greco].
Venezia, [Zacharias Calierges], ed. Nicolò Blasto, [23 v] 1500.
2°, gr.

IGI 442; H* 927 = 929; GW 1618; BMC v, 580.
Legato con l'Inc. 796 (cfr. n. 54). Cartolatura a penna, del sec. xvi. IGI
segnala in Italia altri 10 esemplari.

INC. 796 (2

2) APOLLONIUS Rhodius : Argonautica [in greco].
Firenze, [Lorenzo d'Alopa], 1496. 4°, gr.

IGI 753 ; H* 1292 ; GW 2271 ; BMC vi, 667.
Legatura del sec. xvi in pelle scura con impressioni a secco ; taglio inchio-
strato; timbro « August. Perus. Prosp. Podian.». IGI segnala altri 16
esemplari.

INC. 568

3) ARISTOPHANES : Comoediae novem [in greco].
Venezia, Aldo Manuzio, id. quint. [15 vir] 1498. 2°, gr. e rom, ill.

IGI 790; H* 1656; GW 2333; BMC v, 559.

Legatura del sec. xvi in pelle scura con impressioni a secco ; postille ma-

noscritte ; timbro « August. Perus.» ecc. IGI segnala altri 41 esemplari.
INC. 1052

4) ARISTOTELES : De coelo et mundo [in latino]; comm. S. Thomas et
Petrus de Alvernia.
Venezia, Giovanni e Gregorio de’ Gregori, 31 x 1495. 2°, got., ill.

IGI 809 ; H 1532; GW 2356 ; BMC v, 347.

Legatura a busta del sec. xvi, in pergamena, che comprende altre due
opere di S. Tommaso, stampate rispettivamente nel 1501 e 1507; nota
manoscritta sul foglio di guardia anteriore ; alla c. a, : Hic liber est Prosp.
rj Podianj Perusinj, autografo su altra nota di possesso. IGI segnala altri
14 esemplari,

INC. 1117 (3

5) AUCTORES. Auctores vetustissimi. [Contiene]: MyRsILIus, De origine
Italiae ; M. P. CATO, De origine gentium et urbium italicarum ; An-
CHILOCHUS, De lemporibus ; METASTHENES, De iudicio temporum et
Annalium Persarum ; PuiLo, Breviarium de lemporibus ; XENOPHON,
De aequivocis ; C. SEMPRONIUS, De Chorographia ; Q. F. PicToR,
De aureo seculo ; ANTONINUS Pius, Itinerarium ; BEROSUS, Antiqui- GLI INCUNABOLI DEL FONDO PODIANI NELLA BIBLIOTECA AUGUSTA 103

tates ; MANETHO; Supplementum ad Berosum ; DESIDERIUS REX ITA-
LIAE, Decretum.

[Venezia], Bernardino Vitali, 1498. 4°, rom.

IGI 944; H 12527; GW 2016; BMC v, 548.
Legatura moderna in mezza pergamena ; timbro «August. Perus. » ecc,
IGI segnala altri 25 esemplari.

INC. 666

6) AVIANUS : Fabulae cum commento.
[Colonia, Heinrich Quentell], rv id. sept. [10 1x] 1494. 4°, got., ill.

IGI 1110 ; H* 2194; GW 3110; BMC 1, 283.

Mancano le cc. e;.,. La legatura, del sec. xviii in mezza pergamena, com-
prende altri 3 incunabuli. Timbro « August. Perus. » ecc. IGI segnala il
presente esemplare come unico in Italia.

INC. 469

7) BALBIS, Joffredus Lanfrancus de : Semita recta causidicorum et iudicum.
Torino, Francesco Silva, 27 rx 1497. 2°, got.

IGI 1151; H* 9879 ; BMC vir, 1055.
Legato con l'Inc. 817 (cfr. n. 21). IGI segnala altri 3 esemplari.
INC. 818

8) BERNARDUS de Gordonio : Lilium seu Practica medicinae ; De inge-
niis curandorum morborum ; De regimine acutorum morborum ; De
prognosticis ; De urinis ; De pulsibus.

Venezia, Boneto Locatello, ed. Ottaviano Scoto, xi kal. ian. [22
X11] 1498. 2°, got.

IGI 1572; H* 7800; GW 4084 ; BMC v, 451.
Legatura in assi parzialmente rivestite di pelle, con impressioni a secco ;
fermagli metallici; fogli di guardia pergamenacei tratti da messale del
sec. xIV; postille manoscritte ; sul piatto post., a penna, B.G.; timbro
«August. Perus. » ecc. IGI segnala altri 14 esemplari.

INC. 882

9) BOETIUS, Anicius Manlius Torquatus Severinus: De consolatione phi-
losophiae ; De disciplina scholarium ; comm. S. Thomas.
Venezia, Ottino di Luna, 19 vit 1499. 2°, got.

IGI 1844; H* 3408; GW 4566 ; BMC v, 569.

Esemplare restaurato ; legatura in pergamena che comprende anche gli

Incc. 825-826 ; correzioni del testo a penna ; alla c. [2] : Prosperi Podiani

et amicorum autografo su altra nota di possesso e a sua volta cancellato a

penna ; timbro « August. Perus. » ecc. IGI segnala altri 27 esemplari.
INC. 824
104 MARIA PEGUGI FOP

10) CAIETANUS de Thienis: Expositio super libros Aristotelis De anima ;
Quaestio de sensu agente ; Quaestio de sensibus communibus ; Quae-
stio de intellectu. [Segue:] JoHANNES DE GANDAVO, Quaestiones super
Librum Averrois De substantia orbis.

Venezia, Boneto Locatello, ed. Ottaviano Scoto, x kal. ian. [23
x11]-14993. . 2*5, got.

IGI 2341; H 15504 ; Pell 4942.
Esemplare restaurato ; legatura in cartone e pergamena ; postille mano-
scritte a c. 6; timbro « August. Perus. » ecc. IGI segnala altri 35 esem-
plari.

INC. 1261

11) CARACCIOLUS, Robertus : Sermones quadragesimales de peccatis ; Ser-
mo de Sancto Bonaventura ; Sermo de Sancto Bernardino ; Sermo
de Annunciatione ; Sermo de Angelis ; Sermo de beatitudine Sancto-
rum ; Sermo de animae rationalis admirandis praerogativis ; Sermo
de Spiritu Sancto.

Venezia, Andrea Torresani, v kal. oct. [27 ix] 1488. 4°, got.

IGI 2465 ; H* 4439 ; GW 6080 ; BMC v, 309.
Mancano le cc. 102, 169-184. La legatura del sec. xvi, in pelle scura con
impressioni a secco, comprende anche l’Inc. 396. Numerose postille mano-
scritte, sottolineature e richiami ; nel primo foglio di guardia ant. nota di
possesso cancellata a penna, ma di cui si legge : Iste liber est mei fratris
Angeli perusini qui emptus fuit a me...) die secunda ianuarij coram pa-
tribus et fratribus dicti Monasterii anno [incarnationis] Domini 1548. Tim-
bro « August. Perus. » ecc. IGI segnala altri 65 esemplari.

INC. 395

12) CARACCIOLUS, Robertus : Sermones varii. P. 1-1v.
Venezia, Giorgio Arrivabene, [ed. Bernardino Rasina e Benedetto
Fontana], 16 v 1496. 4° e 8°, got. e rom.

IGI 2451; H* 4491; GW 6043 ; BMC v, 386.
Legatura del sec. xvi in pelle con impressioni a secco ; fermagli metallici,
capilettera a penna ; le maiuscole della p. 1 sono tagliate in rosso ; numerosi
errori nella segnatura delle cc. che nella p. 11 sono stati corretti a penna ;
postille manoscritte nella p. rv. La nota di possesso originale, ricoperta
con etichetta, si puó interpretare : Est Teodori Canevens. ; timbro « August.
Perus. » ecc. semicancellato. IGI segnala altri 42 esemplari.

INC. 752

a) Segue una parola che non leggo.

T de nadie ERROR a dion a M Dus nS Duobus anam. in eae Pei OR eere mac condi Mi c MDC LT GLI INCUNABOLI DEL FONDO PODIANI NELLA BIBLIOTECA AUGUSTA 105

13) CARCANO, Michele: Sermonarium de poeniteniia.
Venezia, Nicolò da Francoforte, mi id. dec. [11 x11] 1487. 4°, got.

IGI 2520 ; H* 4506 ; GW 6131; BMC v, 336.
Mancarc le cc. 31-54. Legato con l'Inc. 395 (cfr. n. 11) ; postille manoscritte,
sottolineature e correzioni al testo, IGI segnala altri 43 esemplari.

INC. 396

14) CAVALCA, Domenico : Specchio di croce.
Firenze, Antonio Miscomini, 14 xri 1493. 4°, rom,, ill.

IGI 2648; H 4788; GW 6424; Sander 1855.
La legatura del sec. xviir, in mezza pergamena, comprende anche gli Incc.
482-485. Alla c. 1a : Prosperj Podianj et Amicorum | Di Prospero Podianj
Perug.no e degl'Amicj, autografo su altra nota di possesso ; alla c. 1b, a
penna, In quello se sono spegio de croze | tractato de li dece comádaméti |
Item fiore de virtude |. IGI segnala altri 13 esemplari.

INC. 484

15) CLEOPHILUS, Franciscus Octavius: Elegiae ad Juliam ; Epistolae de
amore.
Napoli, Konrad Guldenmund, ed. Basilio da Strasburgo, im id.
mart. [13 111]. 1478... 4°, rom.

IGI 3044; H 5457; GW 7128.
Manca la c. [a,] ; legato con l'Inc. 239 (cfr. n. 16) ; postille manoscritte.
IGI segnala altri 2 esemplari.

INC. 240

16) CLEOPHILUS, Franciscus Octavius : Epistola ad amicos.
[Roma, Eucharius Silber, c. 1485]. 4*, rom.

IGI 3045 ; H. 5455 ; GW 7129 ; BMC rv, 122.
La legatura del sec. xvii in mezza pergamena, comprende anche l’Inc.
240 ; foglio di guardia ant. costituito da frammento pergamenaceo, con
testo sacro, del sec. xir ; alla c. a): Presbiter Andreas qui cupiebat eas, a
penna e cancellato ; timbro « August. Perus. » ecc. IGI segnala altri 3 esem-
plari.

INC. 239

17) COLUMNA, Aegidius : Expositio in Analytica posteriora Aristotelis.
Venezia, Boneto Locatello, ed. Ottaviano Scoto, vr id. mai [10 v]
1488. 2°, gol.

IGI 3074; H 136; GW 7192.
La legatura coeva, in assi e dorso di pelle scura, con agganci metallici,
comprende anche l'Inc. 879 ; manca la c. a, ; postille manoscritte ; timbro
« August. Perus. » ecc.. IGI segnala altri 22 esemplari.

INC. 878
Eu auc dieta meri arri Pri ii MM ira

106 MARIA PECUGI FOP

18) CORNAZZANO, Antonio : Vita di Cristo ; Carmen heroicum pro laudibus
Venetiarum.
[Venezia, tip. del Cornazzano], 1472. 4°, rom.

IGI 3198 ; H 5729; GW 7550 ; BMC vii, 1147.
Esemplare restaurato : legatura in assi interamente rivestite di pelle scura
con borchie e fermagli della legatura originale ; le cc. 14-16, mutile nel
margine superiore destro, presentano un restauro piü antico, con i versi
mancanti integrati a penna imitando i caratteri a stampa ; timbro « August.
Perus. » ecc. IGI segnala altri 9 esemplari.

INC. 394

19) DEFLORATIONES. Deflorationes Patrum.
Basilea, [Michael Furter ?], 1494. 2°, got., ill.

IGI 3402 ; H* 16158 ; GW 8247 ; BMC ri, 788.

Legatura del sec. xvi in pelle scura con impressioni a secco ; borchie e fer-
magli metallici; nota di possesso autografa (Prosperj Podianj) e timbro.
IGI segnala altri 4 esemplari.

INC. 1120

20) DIOGENES Laertius : Vitae et senlentiae philosophorum [in latino], trad.
Ambrosius Traversarius.
Bologna, Jacopo Ragazzoni, 30 r1 1495. 2°, rom.

IGI 3463 ; H* 6204 = 6211; GW 8383 ; BMC vi, 848.
Legatura in pergamena cbe comprende anche gli Incc. 824-825. Numerose
postille manoscritte ; alla c. 112a (cvi), a penna, Vera humilitas ait Chry-
sostomus in epistula ad Cor. p. p.° p. cap.° erit ex cognitione veritatum
divinarum et humanarum. IGI segnala altri 38 esemplari.

INC. 826

21) FABER, Johannes: Breviarium super Codicem. [Precedono :] Johannes
OLIiveRUS, Carmen; Ludovicus Honnomus, Epistola. [Seguono :]
REPETITIO super materia quaestionum sive torturarum ; BARTOLUS de
Saxoferrato, De insignis et armis.

Parigi; André Bocard, ed. Jean Alexandre et Jean Petit, xvIII
kal. ian. [15 xir 1498] 1499 2°. got.

IGI 3784 ; H 6847; GW 9632.
Legatura del sec. xvi, che comprende anche l'Inc. 818, in pergamena tratta
da manoscritto liturgico del sec. xr; manca la c. aa,, timbro « August.
Perus. » ecc. IGI segnala un altro esemplare.

INC. 817

22) FICINO, Marsilio : De christiana religione [in italiano].
[Firenze, Nicolò di Lorenzo, c. 1476]. 4°, rom.
GLI INCUNABOLI DEL FONDO PODIANI NELLA BIBLIOTECA AUGUSTA 107

IGI 3859; H 7071; MBC vi, 625.
Esemplare mutilo in fine ; legatura in mezza pelle del sec. xvur; timbro
«August. Perus. » ecc. IGI segnala altri 15 esemplari.

INC. 406

23) FIORE. Fior di virtù.
Firenze, [Compagnia del Drago], 1498. 4°, rom,, ill.

IGI 3965 ; BMC vi, 692. :
Legatura moderna in mezza pergamena ; all'inizio : Prospero Podiani Pe-
rugino e degli Amici, autografo su altra nota di possesso ; IGI segnala
un solo altro esemplare. HM
INC. 669 TI

24) FREZZI, Federico: Il Quadriregio.
Perugia; Stephan Arndes, 1481. 2°, got.

IGI 4098 ; H 7362; BMC vi, 880.
Esemplare restaurato ; legatura in assi parzialmente rivestite in pelle
scura, con borchie e fermagli metallici originali ; all'inizio : Prosperj Po-
dianj Perusinj autografo ; grande iniziale miniata in blu, rosso e oro, ca-
pilettera in blu e rosso, maiuscole tinteggiate di giallo. IGI segnala altri 8
esemplari.

INC. 1101

25) GAGUINUS, Robertus : Compendium de origine et gestis Francorum.
Parigi, André Bocard, ed. Durand Gerlier, 11 kal. apr. [31 111] 1497. |
2°, got. Full

IGI 4119; H 7411 ; BMC vir, 156. !
Esemplare restaurato : legatura in pelle scura che incorpora larghi fram- |
menti della legatura originale. Postille manoscritte ; timbro « August.
Perus. » ecc. ; IGI segnala altri 8 esemplari. il

INC. 840 ii

26) GAZIUS, Antonius : Corona florida medicinae, seu De conservatione sani-
tatis. |
Venezia, Giovanni e Gregorio de’ Gregori, 20 vi 1491. 2°, rom, |

IGI 4182; H* 7501 ; BMC v, 341.
La legatura del sec. xvi, in pergamena con impressioni a secco, borchie e
fermagli metallici, lo unisce agli Incc. 542-544 ; fogli di guardia pergamena-
cei tratti rispettivamente da un codice in ebraico e da un codice musicale
del sec. xv; postille manoscritte ; timbro « August. Perus. » ecc. IGI se-
gnala altri 28 esemplari.

INC. 541
108 MARIA PECUGI FOP

27) GUARINUS, Baptista: Poema divo Herculi Ferrariensium duci ; Buco-
licum carmen.
Modena, Domenico Rocociola; xrv kal. oct. [17 1x] 1496. 4°, rom,

IGI 4523; H 8127; R. rr, 183.

Legatura del sec. xvirr che comprende anche gli Incc. 640-641, 643-646 ;
manca la c. a, ; all'inizio : D. Prosperj Podianj autografo su altra nota di
possesso. IGI segnala altri 14 esemplari.

INC. 642

28) HEROLT, Jchannes : Sermones de tempore ; Sermones de sanctis ; Promp-
tuarium exemplorum ; Promptuarium de miraculis Mariae Virginis.
PIDE

Norimberga, [Anton Koberger], 1402. 25, got.

IGI 4713 ; H* 8502 ; BMC ri, 435.
Legatura del sec. xvi in pergamena molle ; timbro « August. Perus. » ecc.
IGI segnala altri 2 esemplari.

INC. 896

29) HOMERUS : Opera. [Precedono :] HEnoporvus, De hortu Homeri ; PLU-
TARCHUS, De vita Homeri ; Dio Cassius, De Homero. [Tutto in
greco].

Firenze, Bernardo e N?rio Nerli, 9 xir 1488. 2° y»:gr. e rom.

IGI 4795 ; H 8772 ; BMC vi, 678 :
La data, che IGI pone tra parentesi quadre, in questo esemplare é chia-
ramente indicata alla fine del testo. Legatura del sec. xvir in pelle
marmorizzata con impressioni dorate sul dorso; postille manoscritte ;
timbro « August. Perus.» ecc. IGI segnala altri 25 esemplari.

INC. 794

30) HORATIUS, Quintus Flaccus: Opera, comm. Acron, Porphyrion, Chri-
stophorus Landinus, Antonius Mancinellus.
Venezia, Giovanni Alvise, 23 vir 1498. 25. TOm. e gr. ill

IGI 4892; H 8896 ; BMC v, 572.

Esemplare restaurato : legatura in assi e pelle scura, con fermagli metallici
originali ; prima c. e iniziale acquerellate di rosso e verde ; fogli di guardia
costituiti da due cc. provenienti da altro Inc. (Lucano, Farsaglia) ; timbro
« August. Perus. » ecc. IGI segnala altri 22 esemplari.

INC. 880

31) JACOBUS de Varagine : Legenda aurea.

[Lione, Tip. del Guido Papa ?, non dopo il 1488]. 8°, got.
C 6396 o 6397 ; Pell 76 o 77.

——— ma —ÜÓ— € pini i NE IER OD RN iaa nom
GLI INCUNABOLI DEL FONDO PODIANI NELLA BIBLIOTECA AUGUSTA 109

Esemplare restaurato, legatura in pergamena. Mancano le cc. a, e K,.
Prosperj Podianj Perusinj autografo. Nell’interno del volume, alla fine dei
capitoli, ricorre spesso la nota di possesso originale nelle forme : Berini,
Fr. P. Berini, Fr. Petrus Berini, Fr. Petrus Berini Ordinis Minorum. Alla
fine del testo (c. K,.) una postilla manoscritta : Fr. Petrus Berini acquisi-
vit de elemosinis ordinis sui anno Domini 148viii. Questa Biblioteca non
possiede la serie completa dei repertori degli incunaboli, per cui le ricerche
sul tipografo e la data di edizione sono state forzatamente limitate. Le
note tipografiche sopra citate mi sono state gentilmente fornite dal dott.
E. Cerulli.

INC. 1217

32) INSTITOR, Henricus: Tractatus et sermones contra errores adversus
Eucharistiam.
Norimberga, Anton Koberger, 26 1 1496. 4°, got.

IGI 5186 ; H* 9233 ; BMC ri, 441.
Legatura del sec. xvi in pelle con impressioni a secco ; timbro « August.
Perus. » ecc. IGI segnala altri 20 esemplari.

INC. 576

33) JOHANNES Ferrariensis : De coelesti vita. |
Venezia, Matteo Codecà, 19 xir 1494. 2°, rom. e got.

IGI 5260; H* 6982; BMC v, 485.
Legato con gli Incc. 824 (cfr. n. 9) e 826. Postille manoscritte. IGI segnala
altri 46 esemplari.

INC. 825

34) JOHANNES Gallensis : De regimine vitae humanae, seu Margarita docto-
rum. |
Venezia, Giorgio Arrivabene, 30 vir 1496. 8°, rom. e got. LAM

IGI 5266; H* 7446 ; BMC v, 386. il
Legatura del sec. xvi in pelle con impressioni a secco e fermagli metallici ;
fogli di guardia pergamenacei tratti da codice di carattere religioso del
sec. xIII. Alla c. h,, a penna : Ego frater Petrus de cavacurta ordinis servorum
Bononie emi istud librum a Benedicto librario pro pretio librarum unius, |
solidorum quatuordecim bononiensium et fuit die 4 iunii 1508. All'inizio :
Prosperj Podianj autografo e cancellato, timbro. IGI segnala altri 55 esem-
plari.

INC. 594

35) JUVENALIS, Decimus Junius: Satyrae, comm. Domitius Calderinus,
Georgius Valla.
Venezia, Boneto Locatello, vir id. mart. [8 111] 1492. 2°, rom. e gr.
110 MARIA PECUGI FOP

IGI 5595 ; H* 9705 ; BMC v, 439.
Legatura in pergamena del sec. xvin; postille manoscritte ; alla c. AA,:
Biblioteca Prosp. Podianj autografo sulla seguente nota di possesso : Bi-
blioteca Sancti Dominici de Perusio ; in fine : Grecum est adagium bis pul-
crum esse quod ter lectum placet. IGI segnala altri 20 esemplari.

INC. 972

36) JUVENALIS, Decimus Junius: Satyrae, comm. Antonius Mancinellus,
Domitius Calderinus, Georgius Merula, Georgius Valla. [Segue :] Do-
mitius CALDERINUS, Defensio adversus Brotheum.

Venezia, Giovanni Tacuino, 24 vir 1498. 2°, rom. e gr.. ill.

IGI 5602 ; H* 9714 ; BMC v, 533.
Esemplare restaurato : legatura moderna in pergamena ; postille mano-
scritte ; alla c. A) : Prosperi Podiani kai tón philón, autografo ; sul margine
superiore della stessa, altra nota di possesso depennata. IGI segnala altri
22 esemplari.

INC. 1046

37) LILIUS, Zacharias: De origine ef laudibus scientiarum ; Contra antipo-
des ; De miseria hominis et de contemptu mundi ; De generibus ven-
torum ; Vita Caroli Magni.

Firenze, Francesco Bonaccorsi, ed. Pietro Pacini, vir id. apr.
[7 1v] 1496. 4°, rom,, ill.

IGI 5762 ; H 10103 ; BMC vi, 675.
Legato con l'Inc. 642 (cfr. n. 27); alla c. a,: D. Prosperj Podianj Perusinj,
autografo, ripetuto anche sopra altra nota di possesso. IGI segnala altri
29 esemplari.

INC. 643

38) LIVIUS, Titus: Historiae Romanae decades.
Milano, Antonio Zarotto, ed. Giovanni da Legnano, x kal. nov.
[23 x] 1480. 2°, rom.

IGI 5774; H 10133 ; BMC vi, 716.
Bellissimo esemplare rilegato in pelle marmorizzata con fregi impressi in
oro ; iniziali e stemma gentilizio (alla c. D,) miniati in oro e colori vari ;
postille manoscritte ad inchiostro rosso ; su uno dei fogli di guardia ant. :
Alphani perusini a penna e il timbro « August. Perus. » ecc. IGI segnala
altri 15 esemplari.

INC. 1102

39) MAGNINUS Mediolanensis : Regimen sanitatis. [Seguono :] AnNALDUS
de Villanova, De flebothomis ; De vinis ; De regime senium et senio-
rum ; HiPPoCRATES, Astronomia de variis aegritudinibus et morbis ; GLI INCUNABOLI DEL FONDO PODIANI NELLA BIBLIOTECA AUGUSTA 111

JOHANNES de Zantuliete, De dietis ; NicoLaus Salernitanus, Trac-
tatus quid pro quo. P. 1-11.

[Parigi], Félix Baligault, ed. Claude Jaumar, Thomas Julian, [non
prima del 1500]. 4°, rom. e got.

IGI 5954 ; € 3757 + 652 + 662 (P. 1, rr); RI, 165 + 1v, 123 (P. 1, In);
Pell 1316 + 1301 (P. r1); GW 2535 + 2533 (P. rr, rr). Rettifica di IGI
869 +4 871 (P. r1, II).
Legatura del sec. xvi in pelle scamosciata ; timbro « August. Perus. » ecc.
IGI segnala altri 2 esemplari, ma solo il presente è completo.

INC. 1186

40) MANILIUS, Marcus: Astronomicon, comm. Laurentius Bonincontrius.
[Precede :] Laurentius BonINcoNTRIUS, Epistola ad Raphaelem Ria-
rium.

Roma, [tip. del Manilius], 26 x 1484. 2°, got., ill.

IGI 6128 ; H* 10706.
Legatura del sec. xviii in pergamena ; nel verso della c. [101]: Ego Va-
lerius de Ferrarijs ferentinas Anno Domini 1510 (1516 ?) die vigesima quinta
februarij accepi ordinem prime Tonsure ab episcopo nostro ferentinate in
palatio Campi Floris hora XX presentibus hiis testibus videlicet Petro Do-
minico. Et Johannes Pauli supradicte civitatis notarius fuit. Timbro « Au-
gust. Perus. » ecc. IGI segnala altri 19 esemplari.

INC. 1064

41) MARCHESINUS, Johannes: Mammotrectus super Bibliam.
Venezia, Gabriele Grassi, 1486. 4°, got.

IGI 6153 ; H. 10565.
Legatura del sec. xvi in pelle con impressioni a secco, fermagli metallici ; |
piatti coperti con pergamena tratta da un codice del sec. xiv, qualche po-
stilla manoscritta ; timbro « August. Perus. » ecc. IGI segnala altri 6 esem-
plari.

INC. 373

42) MARCO dal Monte Santa Maria: Libro dei comandamenti di Dio del
Testamento vecchio e nuovo e sacri canoni.
Firenze, Antonio Miscomini, 1494. 4°, rom., ill.

IGI 6164 ; Krist. Flor. 258 ; Sander 4222.

Legatura del sec. xviii che comprende anche gli Incc. 614-615 e 617-619 ;

postille manoscritte ; alla c. A,, l'autografo Prosperj Podianj et amicorum

che cancella la nota di possesso originale, la quale è tuttavia ripetuta alla

c.d, : Joannes Baptista de Cellis confessor. IGI segnala altri 4 esemplari.
INC. 616
112 MARIA, PECUGI FOP

43) MESUE, Johannes: Opera, comm. Mundinus Lutius, Christophorus de
Honestis. [Seguono :] Christophorus de HonEestIs, Tractatulus de
aqua ordei et de modo faciendi ptisanam ; PETRUS de Abano, Additio
in librum Mesue; FRANCIsSCUS Pedemontanus, Complementum in
opera Mesue ; NicoLaus Salernitanus, Antidotarium, comm. Johan-
nes Platearius ; Tractatus quid pro quo; Synonyma ; ABULKASIM,
Liber servitoris [in latino], trad. Simon Genuensis ; SALADINUS de
Asculo, Compendium aromatariorum. P. 1-111.
Venezia, Pellegrino Pasquali; x1 kal. dec. [2 xii] 1490, 2 xi: 1489,
18 vir 1491. 2°, got.

IGI 6391; H* 11110; BMC v, 391.
Legato con l' Inc. 541 (cfr. n. 26) ; cartolatura a penna ; postille manoscritte.

IGI segnala altri 7 esemplari.
INCC. 542-544

44) NICEPHORUS : Logica ; Astrolabium. [Con:] Georgius VALLA, De ar-
gumenlis ; EucLIDES, Quartusdecimus elementorum ; HyPsicLEs, In-
terpretatio eiusdem libri Euclidis ; PRocrus, De astrolabio ; ARISTAR-
cHUS, De magnitudinibus et distantiis solis et lunae ; TiMAEus, De
mundo ; CLEONIDES, Harmonicum introductorium ; EusEBIUs Pam-
philus, De quibusdam theologicis ambiguitatibus ; CLEoMEDES, De
mundo; ATHENAGORAS, De resurrectione ; ARISTOTELES, De coelo ;
Magna ethica ; Ars poetica; Ruasis, De pestilentia ; GALENUS, De
inequali distemperantia ; De bono corporis habitu ; De confirmatione
corporibus humani ; De presagitura ; De presagio ; Introductorium ;
De succedaneis ; ALEXANDER Aphrodisiensis, De causis febrium ;
PsELLvuSs; De victu humano. [Tutto in latino], trad. Georgius Valla.
Venezia, Simone Bevilacqua, 30 1x 1498. 2°; rom. e got., ill.

IGI 6792 ; H* 11748 ; BMC v, 523.
Legatura del sec. xix che comprende anche gli Incc. 934-936, 938 ; timbro
«August. Perus.» ecc. IGI segnala altri 24 esemplari.i

INC. 937

45) NICOLAUS de Lyra : Praeceptorium divinae legis, seu Expositio decalogi.
[Segue :] ComPENDIUM de vita Antichristi.
[Parigi, Philippe Pigouchet, s.a.]. 4°, got.

IGI 6843 ; C 3718 ; Polain 2836.
Graesse (Iv, p. 314, ed. 1863) attribuisce a questa edizione la data del 1491.
Legatura del sec. xvi in pelle scamosciata ; aforismi di carattere religioso,
a penna, sul piatto anteriore e alla c. a,, dove coprono altra scrittura,
nella quale è leggibile la data 1552 ; ivi: Prosperj Podianj Perusinj au-
tografo ; postille manoscritte di almeno due mani diverse. IGI segnala
un solo esemplare, incompleto.

INC. 157

POPE Become a apti ic dii D e T aec uade PERRO o aio «eds Pn Dp co bts acuta he cei ras NATO di M GLI INCUNABOLI DEL FONDO PODIANI NELLA BIBLIOTECA AUGUSTA 113

46) NOTTIS, Stephanus de: Opus remissionis a poena et culpa.
Milano, Leonhard Pachel, 1 xi: 1500. 2°, rom. e got.

IGI 6939 ; H* 15081 ; BMC vi, 782.
Legatura del sec. xvi in pergamena manoscritta (sec. xir-xim) ; alla c.
a, l'autografo : Prosperj Podianj Perusinj, inoltre : Presbiteri Petri An-
fonij Chalci ed una terza nota di possesso depennata ; alla c. [4] verso :
Iste [liber est] presbiteri Stephani de Linate levita scale. Emi a domino rec-
tore sancti Jovanis a 4 facies. IGI segnala altri 16 esemplari.

INC. 684

47) PETRUS de Castrovol: Super Ethicam Aristotelis.
Lerida, Heinrich Botel, 2 rv 1489. 2°, got.

IGI 7617; C 1481; Haebler 127.
Legatura del sec. xvi in pelle scura con impressioni a secco, borchie e fer-
magli metallici ; taglio inchiostrato ; sul foglio di guardia ant., a penna,
Petrus de Castro ; timbro « August. Perus. » ecc. IGI segnala altri 2 esem-
plari.

INC. 530

48) PHILELPHUS, Johannes Marius: Episwolarium novum. [Precedono :]
Ludovicus MonpELLUS, Epistola Octaviano Ubaldino ; Octavianus
UBALDINUS, Epistola Ludovico Mondello ; DIsTICHA.

Venezia, Giovanni Tacuino, 6 x 1492. 4°, rom. e got.

IGI 7719; H* 12976; BMC v, 527.
Esemplare restaurato : legatura in pergamena; allegati due frammenti
pergamenacei e due cc. manoscritte che costituivano rispettivamente la
legatura ed i fogli di guardia originali ; Dnj Prosperj Podianj Perusinj
autografo. IGI segnala altri 26 esemplari.

INC. 583

49) POMPILIUS, Paulus: De syllabis ; De accentibus ; De pedibus et eorum
structura ; Quaedam notata in lectione Vergiliana caput XII ex libro
V Notationum.

Roma, Eucharius Silber, luglio 1488. 4°, rom.

IGI 7982 ; H* 13254 ; BMC rv, 109.
Legatura in mezza pergamena del sec. xvii che comprende anche gli Incc.
379-382, 384-385 ; iniziali miniate di rosso e blu; postille manoscritte ;
la c. a, è mutila del margine superiore che conteneva probabilmente una
nota di possesso ; timbro « August. Perus. » ecc. IGI segnala altri 5 esem-
plari.

INC. 383
a adi nr o nin Li Prive ii i ü putti on

114 MARIA PECUGI FOP

50) PTOLEMAEUS, Claudius: Cosmographia [in latino], trad. Jacobus An-
gelus. [Precede :] NicoLAaus GERMANUS, Epistola Paulo II.
Ulma, Lenhart Holle, xvir kal. aug. [16 vri] 1482. 2°, rom. e
got., ill.

IGI 8183 ; H* 13539 ; BMC rr, 538.
Legatura del sec. xvi in pelle chiara con impressioni a secco, fermaglio
metallico ; la prima iniziale é miniata, le seguenti acquerellate di verde,
giallo e marrone; carte geografiche a colori; timbro « August. Perus.»
ecc. IGI segnala altri 21 esemplari.

INC. 895

51) PTOLEMAEUS, Claudius: Cosmographia [in latino], trad. Jacobus An-
gelus. [Precede :] NicoLaus GERMANUS, Epistola Paulo II. [Segue :]
De locis ac mirabilibus mundi.
Ulma, Johann Reger, x11 kal. aug. [21 vir] 1486. 2°, ram. e got., ill.

IGI 8184 ; H* 13540 ; BMC 11, 540.
L'esemplare, restaurato, conserva la legatura del sec. xvi in pelle scura
con impressioni a secco ; iniziali : miniata la prima, acquerellate le se-
guenti ; postille manoscritte ; carte geografiche a colori ; timbro « August.
Perus. » ecc. IGI segnala altri 19 esemplari.

INC. 1112

92) REGINALDETI, Petrus: Speculum finalis retributionis. [Precedono :]
DisricA ad lectorem; Guillelmus Toranus, Praefatio.
Venezia, Jacopo Penzio, ed. Lazzaro Suardi, 7 x1 1498. 8°, got., iH.

IGI 8312; H 13766 = H* 13771 ; BMC v, 565.
Legatura del sec. xvi in pergamena ; timbro « August. Perus.» ecc. IGI
segnala altri 24 esemplari.

INC. 605

- 53) SILVESTRO da Prierio : Compendium in Johannem Capreolum; Addi-
tiones. P. I, II. Cremona, Carlo Darlerio, xvii e 1v kal. mai [15 e
28 1v] 1497. 4°, got.
IGI 8990 ; H* 13346 ; BMC vii, 959.
Esemplare restaurato : legatura in pergamena ; postille manoscritte ; sul
foglio di guardia anteriore : Fratris Carmeli ed il restante reso illeggibile ;
sulla prima c.: Costo b. 80 in Roma ; timbro « August. Perus. » ecc. IGI
segnala altri 43 esemplari completi.

INCC. 728-729

94) SIMPLICIUS : Hypomnemata in Categorias Aristotelis [in greco].
Venezia, Zacharias Calierges, ed. Nicolas Blastos, 27 x 1499.
2°, gr.. GLI INCUNABOLI DEL FONDO PODIANI NELLA BIBLIOTECA AUGUSTA 115

IGI 9016 ; H* 14757 ; BMC v, 580.
Legatura del sec. xvi in pergamena ; alla c. Aa,il timbro « August. Perus. »
ecc. ; sul foglio di guardia ant., a penna e di mano quasi certa del Podiani :
In phisica Aristotelis Commentarii | in libro De Coelo | in libros De Anima |
in x predicamenta | in Enchiridion Epictetj |. IGI segnala altri 20 esem-
plari.

INC. 796 (1

55) TERENTIUS Afer, Publius: Comoediae sex [Andria, Eunuchus, Heau-
tontimorumenos, Adelphi, Phormio, Ecyra], comm. Paulus Malleo-
lus. [Precedono :] DoNaTus, Vita Terentii ; [Paulus MALLEOLUS ?],
De Tragoedia et comoedia. [Segue :] Paulus MaLLEoLUS, Epistola
Roberto Gaguino ; Epitaphium Terentii. MI
Parigi, [Georg Wolf e] Johann Philippi, x kal. mai [22 rv] 1499. | |
8°, rom. e got. li

IGI 9471; H 15388 ; BMC vin, 151.

Legatura delsec. xix in mezza pergamena ; alla c. A, piccolo stemma gen-
tilizio a colori ; timbro « August. Perus. » ecc. Segnalato da IGI come esem-
plare unico.

INC. 772

56) THEOPHYLACTUS: Enarrationes in epistolas S. Pauli [in latino], trad. |
Christophorus Persona. [Precede :] S. ATtHANASIUS, Prologus in Epi- il
stolam ad Romanos. d
Roma, Ulrich Han, 25 1 1477. 2°, rom.

IGI 9509 ; H* 1902 ; BMC rv, 25. i
Legatura e fogli di guardia pergamenacei ; a c. 1 lunga nota di mano del |
bibliotecario Luigi Canali (sec. xviii) e al centro del foglio la nota di pos- MM
sesso autografa del Podiani, sotto altra nota fittamente cancellata a penna, |
della quale si può però leggere: Ex libris Monasterii S. Augustini de |
Perusia...; qualche postilla manoscritta. IGI segnala altri 41 esemplari. lj
INC. 957

57) THOMAS (S.) de Aquino: Super libros De interpretatione et Analytica
posteriora Aristotelis ; Fallaciae. [Con :] Johannes Baptista Gna-
TIADEI, Super secundum librum De interpretatione Aristotelis.
Venezia, Guglielmo Anima Mia, xvi kal. dec. [16 x1] 1489. 2°, got.

IGI 9610 ; H 1493* ; BMC v, 411.
Legato con l’Inc. 878 (cfr. n. 17) ; postille manoscritte. IGI segnala ancora
21 esemplari.

INC. 879

98) VINCENTIUS Bellovacensis : Speculum doctrinale. |
Venezia, Hermann Liechtenstein, id. ian. [13 1] 1494 2°, got. e rom.
116 MARIA PECUGI FOP

IGI 10312; C 6241 (2); BMC v, 358.

Esemplare restaurato ; legatura in pelle scura con fermagli metallici della
legatura originale ; postille manoscritte ; sul foglio di guardia ant. ; Pro-
sperj Podianj autografo su altra nota di possesso. IGI segnala altri 46
esemplari.

INC. 913

59) VINCENTIUS Bellovacensis : Speculum morale.
Venezia, Hermann Liechtenstein, pridie kal. oct. [30 rx] 1493.
2», got. e rom.

IGI 10322 ; C 6241 (3) — 6255 ; BMC v, 358.
Esemplare restaurato : legatura in pelle con fermagli metallici della lega-
tura originale ; postille manoscritte ; alla c. a,: Prosperj Podianj auto-
grafo su altra nota di possesso. IGI segnala altri 51 esemplari.

INC. 912

60) VORRILONG, Guillelmus de: Super quattuor libros sententiarum Petri
Lombardi.
Lione, [Johann Siber], 24 vir 1489. 2°, got.

IGI 10374 ; C 6559 ; Polain 4033.
Legatura del sec. xvi in pelle chiara con impressioni a secco e fermagli
metallici. Alla c. a, timbro « August. Perus. » ecc. su altra nota di possesso.
IGI segnala altri 22 esemplari.

INC. 529

e nen B nh nt lee Sm dB itin oes ees amit md S gae ero Sit donee
Note e documenti

Nuove proposte ed acquisizioni.
sul ducato longobardo di Spoleto
in due recenti studi

In questa sede fu pubblicato anni fa un lavoro della Gaspar-
rini Leporace sui duchi di Spoleto ? consistente in una utile sche-
datura cronologica dei vari duchi, dal fondatore Faroaldo I a Ri-
naldo di Urslingen. Di recente, a breve distanza l'uno dall'altro,
sono apparsi due lavori, di Donald A. Bullough, dell'Università di
Nottingham 9, e di Carlrichard Brühl ®, dell'Università di Giessen,
che riguardano il ducato di Spoleto, con i quali si precisano l'esi-
stenza e il funzionamento di una vera e propria cancelleria per la
emissione dei documenti ducali e dei problemi di cronologia per i
duchi del periodo longobardo.

Con lo studio apparso in «Quellen und Forschungen aus ita-
lienischen Archiven und Bibliotheken » il Brühl persegue lo stesso
scopo che si prefigge nel suo Studien zu den langobardischen Kónigs-
urkunden 9 cioé fornire la base critica per la edizione degli atti
dei duchi di Spoleto, che costituiranno la prima parte del rv volume
del Codice diplomatico longobardo : questa edizione abbraccerà 38
documenti : 31 (32) precetti e 7 (6) giudicati.

L’A. ha potuto avvalersi, per questo studio, degli atti dei re
longobardi e dei duchi di Spoleto pronti per essere editi da H. H.
Kaminsky. Partendo da un accuratissimo esame diplomatistico dei
documenti il Brühl fa presente che mentre per la cancelleria reale
longobarda può essere accettata come data finale quella del 774,
poiché Carlo Magno imposterà in maniera diversa la cancelleria,
sarebbe un arbitrio accettare questa data anche per Spoleto: in-
fatti Ildeprando resta come duca anche sotto Carlo Magno e non
esistono, diplomatisticamente, variazioni nei suoi documenti, l'ul-
timo dei quali è del 787.
118 FRANCO MEZZANOTTE

Solo in seguito, sotto il franco Vinigi, cambia il formulario di
datazione dei documenti privati, mentre non abbiamo più alcun
documento ducale : la data limite per la cancelleria ducale di Spo-
leto va quindi posta al 787 v.

Accettando questa data i documenti sopravvissuti del regno sa-
rebbero 36, di Spoleto 47 e di Benevento 69. Parlare della superio-
rità, in senso numerico, dei ducati non è azzardato, ma la spiegazione
sta nel guardare al modo della sopravvivenza : mentre la maggio-
ranza dei documenti reali è di singole sopravvivenze, per Spoleto
e Benevento è il contrario : qui dominano quasi esclusivamente i
cartulari. Con la sola eccezione di un documento del ducato di Spo-
leto e di tre diplomi beneventani, tutti gli altri documenti sono
sopravvissuti in quattro cartulari : Regestum Farfense, Chronicon Vol-
turnense, Chronicon S. Sophiae e Registrum Petri Diaconi, tutti scritti
fra il 1090 e il 1135.

Benché l’edizione dei documenti spoletini e beneventani si basi
per ognuno su tre dei quattro cartulari, tuttavia il Regestum Far-
fense non contiene documenti ducali beneventani e il Chronicon S.
Sophiae non ha documenti ducali di Spoleto ; nel Chronicon S. So-
phiae è sopravvissuta la maggior parte dei precetti ducali beneven-
tani, ma anche il Chronicon Volturnense e il Registrum Petri Diaconi
contribuiscono con una dozzina di diplomi. A Spoleto la situazione
è diversa : dei 38 documenti da pubblicare non meno di 35 sono nel
Regestum Farfense e i due altri cartulari contribuiscono ciascuno
con un diploma.

Questo stato dice però che non ci sono originali né di Spoleto
né di Benevento come già si diceva per i documenti reali. Per nes-
sun documento ducale di Spoleto si può scendere più indietro del-
l’ultimo decennio dell’undicesimo secolo e così non si sa quasi nulla
di come fosse un originale dei documenti ducali longobardi di Spo-
leto.

Il Brühl ha già sottolineato altra volta 9 la rarità dei precetti
reali longobardi del vir secolo e la differenza con i documenti me-
rovingi: non si conoscono affatto documenti ducali di Spoleto e
Benevento del vir secolo. I documenti ducali di Spoleto iniziano
con l’anno 724, dal 745 si ha una serie non continua e la maggio-
ranza dei documenti sopravvissuti è dell'ultimo duca Ildeprando.

Il Regestum Farfense ha pochi falsi a differenza del Chronicon
Volturnense e del Registrum Petri Diaconi, anche il Chronicon S.
Sophiae ha degli spuri. I documenti spoletini non presentano diffi-
NUOVE PROPOST; ED ACQUISIZIONI SUL DUCATO DI SPOLETO 119

coltà di lettura, omissioni, salti di righe e non hanno problemi di
falsi come i documenti reali. Gregorio da Catino non è un falsifica-
tore, a differenza di Pietro Diacono e di Giovanni di S. Vincenzo.
L'ottima qualità dei documenti farfensi sta nella personalità di
Gregorio che non ha messo alla base della sua opera dei falsi come
è successo a Monte Cassino o a S. Vincenzo al Volturno. ;

Il Brühl, partendo dall'analisi di alcuni documenti, avanza l’ipo-
tesi che essi siano stati scritti originalmente su papiro, almeno fino
al tempo del duca Lupo, e siano stati poi copiati dal papiro alla
pergamena una prima volta tra il 775 e il 780, e questo giustifiche-
rebbe certi « aufgefrischt » (quasi aggiornamenti cancellereschi) che
alcuni documenti sembrano aver subito nel loro formulario ?, e poi
sarebbero stati nuovamente copiati da Gregorio da Catino.

Per quanto riguarda la cancelleria ducale essa si organizza de-
finitivamente a partire dal duca Lupo, differenziandosi sia da quella
reale che da quella beneventana, anche il Bullough nota che con
Lupo la cancelleria appare ormai chiaramente organizzata 9, un se-
condo momento di sviluppo si puó notare sotto il ducato di Gisulfo 9.
Il Bullough esaminando i vari documenti studia la cancelleria e i suoi
funzionari, mentre il Brühl, dopo aver sottolineato la grande quan-
tità dei giudicati in confronto al numero dei precetti sopravvissuti,
visto che non esiste alcun giudicato reale, si propone un esame dello
stesso materiale ordinato cronologicamente e prende in considera-
zione i duchi dell'vr secolo di cui sono sopravvissuti dei docu-
menti. :

Per prima cosa Brühl accorcia la durata del ducato di Faroaldo
II poiché, sulla base di alcune chartae spoletine '?, anticipa la fine
del ducato dal 724 al 719/20 in quanto il documento semplice-
mente datato con l’indizione quarta e il nome del duca Trasmondo ??)
non può essere stato fatto che nel 720, per cui il ducato di Trasmondo
II deve essere iniziato almeno nel 720. Di Faroaldo II é sopravvis-
suta solo la famosa lettera al pontefice Giovanni 19).

Anche per Trasmondo II, con cui si inizia la serie dei documenti
ducali, ci sono problemi di datazione : intanto l'inizio del suo du-
cato deve essere anticipato almeno di quattro anni; c’è poi il con-
flitto con Liutprando che porta alla prima caduta di Trasmondo
nel 739, sostituito da Ilderico, tuttavia nel 739 stesso Trasmondo
torna al potere, ma Liutprando lo caccia di nuovo nel 742 e lo fa
entrare in convento, sostituendolo col nipote Agiprando che resta
duca fino al 744, quando muore Liutprando. C'é un anno di vacanza
120 FRANCO MEZZANOTTE

prima che Lupo divenga duca. Secondo alcuni storici '9 Trasmondo
sarebbe stato nuovamente duca nel 744 e alla base di questa opi-
nione sta una charta * indirizzata a Farfa e datata al maggio di
una dodicesima indizione e al tempo domni Transmundi gloriosi et
summi ducis gentis Langobardorum et viri magnifici Picconis gastaldi
civitatis Reatine.Questa charta, in base all’indizione quarta, può es-
sere del 729 o del 744. Si potrebbe accettare la data del 729 se non
fosse per il fatto che l'abate Fulcvaldo, il destinatario, fu abate
dal 740; Bethmann e Holder-Egger 9? pensano che si tratti di un
errore di datazione, ma il dubbio per il Brühl è più forte, infatti
viene citato come gastaldo di Rieti Picco, che noi conosciamo come
fedele di Liutprando e del duca Ilderico '?, ma sotto il duca Lupo
non é piü gastaldo, essendo passato all'opposizione, e lo troviamo
nominato sotto Astolfo, quando il re ebbe nuovamente preso l'am-
ministrazione di Spoleto 9; Picco fu ucciso nel 758/59. Essendo
Picco un fedele del re e dei suoi uomini come è possibile che com-
paia insieme a Trasmondo in una donazione ? Il solo Jenny ha visto
il problema !'9?, ma la soluzione da lui proposta, una pacificazione
tra Trasmondo e Picco, appare improbabile: forse l'aggiunta del
nome di Trasmondo è frutto di un errore, come ce ne sono molti,
o di una aggiunta fatta da Gregorio, ma non si puó parlare di un
| terzo periodo di governo per Trasmondo.

MIHI Esaminando i documenti di Trasmondo il Brühl si sofferma sul
Wl problema del titolo, se gloriosus o gloriosissimus, concludendo che é
MI impossibile dare una risposta certa perché l'abbreviazione radicale

| gl si può sciogliere in entrambe i modi.

Sull’inizio e la fine del ducato di Lupo non siamo illuminati da
alcuna fonte, ma i suoi documenti sono datati dal dicembre 745
B all'aprile 751. Sotto Lupo, nota il Bullough, inizia la sua carriera
DI cancelleresca Dagario, che resterà per lunghissimi anni nel suo uf-
n ficio. Tutti i documenti di Lupo sono sopravvissuti nel Regestum
Farfense, e due anche nel Preregestum che talvolta é migliore, paleo-
graficamente, dello stesso Regestum. Il formulario dei precetti di Lupo
è ben chiaro e fisso, il suo titolo, domnus Lupus glorios(issim)us et
summus dux, è uguale a quello di Trasmondo II, con una eccezione
che si ritrova anche in un giudicato del 750, in cui il titolo è simile
a quello beneventano, cioè glorios(issim)us et summus dux gentis
Langobardorum, dovuto forse alla situazione politica del momento ;
nell'ultimo documento, del 751, compare anche la moglie ed esso è
diretto al monastero di S. Giorgio a Hieti, ció che permette un pa-

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(OM qs cim | vide it Td de Giai tran RS Dus ir Rn ee rit Mirri aridi i roc n sn rre dire NUOVE PROPOSTE ED ACQUISIZIONI SUL DUCATO DI SPOLETO 121

rallelo con i documenti reali diretti al monastero di S. Salvatore a
Brescia. L’escatocollo dei documenti mostra chiare regole della can-
celleria : la subscriptio sta prima della datazione, è nominato il no-
taio e talvolta anche il referendario, che compare nella cancelleria
ducale soltanto sotto Lupo, per cui Bullough pensa che la presenza
del referendario, che compare anche presso la cancelleria reale, sia
dovuta al cambiamento della situazione politica in Spoleto ; il Brühl,
d'accordo su questa ipotesi, allarga l'esame alla formula di data-
Zione in cui é indicato il luogo di emissione del documento e l'anno
del ducato, il gastaldo di Rieti ed altri funzionari: questa regola
resterà valida anche per il futuro. La conclusio presenta notevoli
diversità nella sua formazione rispetto ai documenti reali, dei quali
non ha la stessa rigidezza pur avendo alla base la divisione in tre
parti : la formula quatenus . .., la minatio e la formula sed... come
i documenti reali.

Dopo Lupo segue il dominio diretto del re Astolfo fino al 757
quando é duca, solo per un anno, Alboino, di cui non resta alcun
documento. Nel 759 diventa duca Gisulfo fino al 761. C'é un anno
di vacanza e poi Desiderio insedia duca Teodicio che governa per
un decennio. I] Bullough sottolinea la scomparsa di Dagario du-
rante il decennio che va dalla fine di Lupo al 761.

Il Brühl studia insieme i documenti di Gisulfo, due giudicati e
un precetto, e quelli di Teodicio, sette precetti. I giudicati sono
lontani dalle regole diplomatistiche dei precetti spoletini, di cui sono,
per loro natura, meno formali ; ma non esistono regole particolari.

Il giudicato non ha un vero protocollo né un vero escatocollo,
nella narratio è indicato il luogo del tribunale e il nome dei giudici,
segue l'introduzione dei contendenti che esprimono le loro ragioni,
poi c'è la sentenza introdotta dai verbi (com)parere o decretare, la
conclusione dice: finitum est inter eos causa(tio), la sottoscrizione è
nello stile dei precetti, dopo la nomina dello scrittore segue una
completa formula di datazione con l'indicazione del luogo, mese ed
indizione, ma senza l'indicazione degli anni del ducato, come nei
piü antichi precetti spoletini. C'é la sottoscrizione del duca e quella
dei giudici presenti al giudizio: il Brühl pensa, a differenza del
Chroust?*9?, che questa non sia una eccezione, ma una regola della
cancelleria 2). Dopo i dieci anni che dividono il precetto di Lupo ed
Ermelinda, dell’aprile 751, per il monastero di S. Giorgio a Rieti,
dal precetto di Gisulfo, -dell’aprile 761, per Farfa, i documenti di
Gisulfo e Teodicio sono completamente diversi per cui si può dire,
122 FRANCO MEZZANOTTE

con Chroust 2, che si tratta di un secondo periodo dei documenti
spoletini; come notai compaiono Dagario e Luciano.

Il precetto di Teodicio, del giugno 772 per Rieti, presenta il
problema della sua falsità. Pubblicato già da Ughelli *», attirò l'at-
tenzione del Chroust?? e solo il Toubert ® lo ha pubblicato se-
condo la copia di Cencio Sancte Romane Ecclesie scrinarius, proba-
bilmente del secondo quarto del dodicesimo secolo, con cui si dà
per la prima volta un valido testo base, ed il Toubert lo ritiene vero.
Lo Schneider *° lo ritiene un falso fatto all'inizio del dodicesimo se-
colo su un originale. Anche il Brühl lo ritiene un falso, cosi come il
Bullough, fatto all'inizio del dodicesimo secolo su una piccola parte
di un originale.

Oscura é la fine di Teodicio e dopo il settembre 773 non se ne
hanno piü notizie. j

Il nuovo duca, Ildeprando, è insediato a Roma nell'autunno
773 e le ultime notizie su di lui le abbiamo nel 788. Di lui ci restano
dodici precetti di cui due non si trovano nel Regestum Farfense :
di essi quello del Chronicon Volturnense, del maggio 778 per S. Vin-
cenzo al Volturno, è un falso e quello trascritto nel Registrum di
Pietro Diacono è invece vero : esso sta due volte, una dietro l’altra,
nel Registrum, ma si tratta di due copie dello stesso precetto per
Montecassino, afferma il Brühl, e non di due documenti diversi
come pensa il Klewitz *?. Questi undici precetti non costituiscono
un gruppo omogeneo come quelli di Teodicio, pur se restano valide
le stesse regole della cancelleria. I due precetti di Ildeprando per
Farfa, del giugno 776, meritano un posto a parte: sembrano essere
stati fatti nello stesso giorno ed hanno delle particolarità che non
ci si aspetterebbe in un periodo tardo, come l'inscriplio che non è
inclusa nel contesto e la conclusio in tre parti, il che ricorda docu-
menti reali longobardi, secondo Brühl, e non influssi franchi con-
cordando con quanto era già stato affermato da Bullough. La for-
mula di datazione peró é nuova rispetto ai precetti di Ildeprando :
essa reca, tranne che per i primi documenti datati dagli anni del
pontificato del papa Adriano, gli anni del regno italico di Carlo
Magno. Come notai appaiono Dagario, che serve cosi il suo quarto
signore, Teodelapo e il diacono Alefrid, primo e unico ecclesiastico.
Nella minatio del precetto dell'agosto 787 per Farfa si nomina anche
il conte.

I] Brühl si occupa poi dell'unico falso, sotto il nome di Ilde-
prando, che si trova fra i diplomi di S. Vincenzo al Volturno, un

dec vacare OPER s o phe MR PM Dy noit anim a i oh aa me leen rit ssp ama md e retia nm Nr d reme

—- NUOVE PROPOSTE ED ACQUISIZIONI SUL DUCATO DI SPOLETO 123

precetto del maggio 778. Il Federici 29 lo ritiene vero nella parte
essenziale, ma il nome dell’abate, che potrebbe essere una nelle
tante interpolazioni così frequenti nel Chronicon Volturnense, è falso
e la terminologia usata per indicare il luogo è sicuramente assai
posteriore. Il Brühl ritiene l'insieme opera di Giovanni, come fa
pensare il modo di indicare i luoghi : egli avrebbe costruito il di-
ploma secondo le regole cancelleresche di Desiderio, ma la sua tec-
nica a mosaico non permette di stabilire se si tratta di un falso su
documenti di Desiderio o di Ildeprando; la mancanza della sub-
scriptio complica le cose; da un privilegio di Ottone II, del novem-
bre 982 all'abate di S. Vincenzo *? possiamo vedere come quest'ul-
timo ignori di avere un privilegio di Ildeprando, il che conferma
indirettamente l'ipotesi di un falso.

Si puó concludere col Brühl che nonostante il fatto che i do-
cumenti ducali spoletini siano tutti dell’vitt secolo e si ritrovino
tutti nel Regestum Farfense non si può dire che nel vir secolo non
sia esistita una cancelleria, anche se essa sembra pienamente suffi-
ciente solo sotto Lupo, sotto cui soltanto troviamo un referendario
a capo della cancelleria ; con due soli diplomi e lontani tra di loro
di quindici anni, sotto Trasmondo II non si può scrivere una storia
della cancelleria anche se si deve pensare che lo sviluppo precedente
non sia stato grande perché si nota subito come il dictator appare
un estraneo alla cancelleria stessa. Guardando il gruppo dei 36 do-
cumenti, fra precetti e giudicati, che vanno dal 724 al 788, si vede
che essi sono stati scritti da dodici notai : la metà di essi ne ha scritto
uno solo, due ne hanno scritti due, due ne hanno scritti tre, uno
quattro, un altro sedici e non può trattarsi che di Dagario.

I notai costituiscono un gruppo chiuso, ma non sappiamo nulla
sul loro stato sociale e la loro carriera : solo Dagario, come già no-
tato dal Bullough, ebbe alla fine della carriera il titolo di gastaldo
e la probabile funzione di capo-cancelliere. Anche se sappiamo poco
della cancelleria ducale, il Bullough, ricostruendo la carriera di Da-
gario, non condivide l’opinione del Manaresi che parla di una « can-
celleria dei placiti » *?.

Per caso abbiamo però notizie di un archivio *) del duca di Spo-
leto e sembra logico pensare che l'amministrazione di esso sia stata
nelle mani del capo-cancelliere.

Con la morte di Ildeprando cessano bruscamente i documenti
ducali, sebbene il Regestum Farfense continui fino al 1110 : non si
puó pensare che i duchi non abbiano piü fatto documenti, ma resta
124 FRANCO MEZZANOTTE

il fatto che i duchi franchi non avevano più interesse a Farfa e di
altri documenti non è sopravvissuto nulla.

Così il Regestum Farfense, senza volerlo, sta all’inizio e alla
fine dei documenti ducali spoletini.

Nuove acquisizioni documentarie, ovviamente, non ci sono, ma
gli studi fatti dal Bullough e dal Briihl sul materiale preesistente,
con finalità diverse, hanno portato ad una più approfondita cono-
scenza della cancelleria ducale e ad una ricostruzione della carriera
di Dagario, seguito attraverso tutti i duchi che egli servì durante
un trentennio, fino ad ottenere il titolo di gastaldo, titolo proba-
bilmente soltanto onorifico, ma che sottolinea la sua senioritas al-
l’interno di quella cancelleria che egli indubbiamente contribuì a
regolare. Il Brühl, dopo aver proposto con argomenti indubbiamente
validi una nuova datazione per la cancelleria ducale, puntualizza la
cronologia del duca Trasmondo II, anticipandone l’inizio del du-
cato di quattro anni e respingendo l’ipotesi di un terzo ed ultimo
periodo di governo e sottolinea l’attendibilità di Gregorio da Ca-
tino che giudica un autore preciso e scrupoloso, ben diverso da Gio-
vanni da S. Vincenzo e da Pietro Diacono, che troppo spesso, a dif-
ferenza di Gregorio, hanno messo dei falsi alla base della loro opera.

FRANCO MEZZANOTTE

NOTE

1) T. GASPARRINI LEPORACE, Cronologia dei duchi di Spoleto, in « Bol-
lettino della regia Deputazione di storia patria per l'Umbria » xxxv (1938).

®) D. A. BurLoucH, The Writing-office of the Dukes of Spoleto in the
Eighth Century, in The Study of Medieval Records. Essays in honour of Kathleen
Major, Oxford 1971.

3) C. BnUnr, Chronologie und Urkunden der Herzóge von Spoleto im 8.
Jahrhundert, in « Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und
Bibliotheken », Band LI 1971, Deutsches Historisches Institut in Rom, Tü-
bingen 1971.

*) C. BruHL, Studien zu den langobardischen Kónigsurkunden, in « Bi-
bliothek des Deutschen Historischen Instituts in Rom », t. xxxii, Tübin-
gen 1970.

5) Questa stessa data è stata scelta, pur non essendoci motivi che la
impongono come a Spoleto, anche per Benevento. Accettando la data del

voco ip aaa dile ae È nitrati Ma ito int ni Mitre ii S Mo int ron Nd remm NUOVE PROPOSTE ED ACQUISIZIONI SUL DUCATO DI SPOLETO 125

774 i documenti dei due ducati sarebbero ridotti di circa il 40% passando
da 38 & 23 per Spoleto e da 74 a 47 per Beneventr. Se si tolgono dai 46 do -
cumenti reali gli 11 falsi completi e i 4 falsi fatti rielaborando documenti
originali restano 31 diplomi, mentre tra i precetti spoletini c’è solo uno spurio
e fra i beneventani ci sono 5 falsi. Accettando la data del 774 i totali sareb-
bero 31, 22, 42 rispettivamente. Paragonando la grandezza del regno a quella
dei ducati si vede la superiorità di questi ultimi riguardo la quantità, ma anche
la qualità, dei documenti sopravvissuti ed essa si accentua includendo gli
anni dal 774 al 787 essendo sopravvissuti di questo periodo 20 diplomi di
Carlo Magno a beneficiari italiani, 14 di Ildeprando e 23 di Arichi II, cosi
che i totali di paragone diventano 51, 36, 65. Ma fra i documenti del regno
si trovano anche diplomi per beneficiari dei due grandi ducati, il che è giusto
e necessario da un punto di vista diplomatistico, ma dà un falso quadro della
storia della sopravvivenza dei documenti. Sottraendo dal numero dei docu-
menti reali quelli destinati ai due ducati il numero si riduce fino al 774 a
25 e dal 774 al 787 a 11, in totale si arriva da 51 a 36. Così dal punto di vista
numerico il regno e il ducato di Spoleto si troverebbero allo stesso livello,
anzi il ducato sopravvanza il regno se gli si aggiungono documenti destinati
a beneficiari spoletini, così come è richiesto dallo stato della sopravvivenza.
Distribuendo i documenti reali e ducali nelle tre zone di sopravvivenza si ha
questo quadro fino al 774: regno 25, Spoleto 28, Benevento 42; e per gli
anni dal 774 al 787 i numeri sono : 11, 19, 27 ; per il periodo completo fino
al 787 la relazione è così: 36, 47, 69.

*) C. BrUHL, Studien... citato.

?) Documenti diplomatici n° 1 e 2.

8) D. A. BurLouaH, The Writing-office . . . citato.

®) L'invocazione è molto più lunga e diversa dall'epoca di Lupo e di-
venta : in nomine Domini Dei Salvatoris nostri Jesu Christi ; al posto dell'in-
titulatio c’è la datazione secondo gli anni del regno del re, ma il precetto di
Gisulfo per Farfa dell'aprile 761 reca anche gli anni di governo del duca;
l'inscriptio si trova ora nel contesto, e sotto Teodicio si nomina prima il re,
cosa eccezionale sotto Lupo ; nell'escatocollo non c'é alcun cambiamento.

10) Codice Diplomatico Longobardo (d'ora in poi indicato con la sigla
CDE.); v;n**1;n*2;

1) Vedi T. GASPARRINI LEPORACE, Cronologia ... citato.

1)CDE, Vi N82.

18) Essa è tramandata da Gregorio da Catino che la ritiene indirizzata
a Giovanni VI, mentre si deve trattare di Giovanni VII, ed ha suscitato
dubbi poiché vi si nomina un privilegio per Farfa di cui non esistono altre
tracce: per il Brühl non si tratta di un falso, se mai di una interpolazione
che Gregorio ha copiato in buona fede.

4) A. JENNY, Geschichte des langobardischen Herzogtums Spoleto von
570-774, Basel 1890 ; L. N. HARTMANN, Geschichte Italiens im Mittelalter,
126 FRANCO MEZZANOTTE

t. 11, 2, Hildesheim 1969; T. GASPARRINI LEPORACE, Cronologia... citato.

1) CDL., v, n° 4.

16) L. BETHMANN- 0. HorpEn-EcaER, Langobardische Regesten, in
«Neues Archiv » (1878) S. 227-318.

1:CDL., v,;n?:3.e n° 5; €DL., III; n°: 15.

19). CDL.; {V;: n*.17.del. 752.

19) A. JENNY, Geschichte... citato.

2°) A. CHRoUST, Untersuchungen über die langobardischen Kónigs- und
Herzogs-Urkunden, Graz 1888.

2) Un posto speciale merita il precetto di Ildeprando del 776, gennaio,
per Farfa, che Gregorio da Catino mette tra i precetti, mentre si tratta di
una notitia brevis, poiché non si è presentata al giudizio una delle due parti
in causa e c’è una condanna in contumacia.

®) A. CumousT, Untersuchungen ... citato.

8) F. UGHELLI, Ifalia Sacra, t. 1?, col. 1196, Venezia 1717.

*) A. CHROUST, Untersuchungen . . . citato.

*) P. TouBERT, Recherches de diplomatique et d'histoire lombardes, in
« Journal des savantes», CCC, Jen.-Mar. 1965.

2) F. ScHNEIDER, Eine langobardische Herzogsurkunde aus Spoleto, in
«Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken »,
13 (1910).

2?) H. W. KLEWITZ, Petrus Diaconus und die Montecassiner Kloster-
chronik des Leo von Ostia, in « Archiv für Urkundenforschung », 14 (1936).

28) V. FEDERICI, Chronicon Volturnense del monaco Giovanni, Fonti per
la storia d’Italia, t. 58-60, Roma 1925-1938.

*9) V. FEDERICI, Chronicon... citato.

*)) C. MANARESI, / placiti del « Regnum Italiae », vol. 1, Fonti per la
storia d'Italia, Roma 1955.

8) CDL., V, n. 8. Si tratta di un giudicato di Insario, missus del
re Rachis, che termina annunciando la compilazione di quattro copie dello
stesso documento, la terza delle quali «dedimus Luponi duci, quod sit in
in Spoleto»: è logico quindi pensare alla esistenza di un archivio.

ade Eo ace o Ae « ieu Pn Dy o at appa at A e a TO ORO Pa COSE MEL qd NYC
RECENSIONI

GIANNA DAREGGI, Urne del territorio perugino, Roma, De Luca, 1972 (Qua-
derni dell’Istituto di Archeologia dell’Università di Perugia, 1), cm.
27,8 x 23,5, pp. 141, con 57 tavole nel testo.

Si sa quanto vasto sia il repertorio dei rilievi delle urne etrusche nel-
l'opera di Brunn e Kórte, ma è stato anche detto come l’esistenza di tante
altre urne cinerarie presso privati e la scoperta di ancora altre dovuta a scavo
abbiano aggravato il problema degli inediti.

Esiste un altro problema, quello di sottoporre il materiale noto a nuove
prospettive di studio. Si possono citare due esempi positivi, quello di Clelia
Laviosa per le urne volterrane e l’altro di Francoise Hélène Pairault nello
stesso ambito, s'intende con propositi e risultati diversamente significativi.
Più che un problema questo è un fatto di scelta e dipende dalle reazioni dello
studioso ; bisogna solo augurarsi che avvenga. Per avverarsi ciò, occorre
altresì il concorso di particolari reazioni esterne. Questo è un elemento, che
entra in giuoco anche per i cataloghi. Ma i cataloghi si possono programmare
più facilmente ; solo che non si possono imporre dall'alto in modo egemo-
nico, perché anche qui bisogna trovare le persone capaci e adatte, e non sem-
pre la periferia sta ferma o si muove come vorrebbe il centro. È utile egual-
mente la pubblicazione di pezzi singoli o di parziali settori non bene cono-
sciuti, e così quella di qualunque altra raccolta purché condotta secondo le
buone regole in modo da rientrare coerentemente nella normativa scientifica.

Sul piano di predisporre una catalogazione, con tutti i dati di fatto ed
i pregi di base che essa stabilmente offre e conserva, Gianna Dareggi, assi-
stente ordinaria alla cattedra di Archeologia dell’Università di Perugia, ha
preso di mira il manipolo delle urne perugine ripescate presso privati, non
bene edite od inedite, oppure disperse in campagna. Filippo Magi, nel pren-
dere l'iniziativa della pubblicazione, al fine di convogliare, com’è naturale,
nel previsto grande inventario generale del materiale su scala nazionale, la
conoscenza di un determinato gruppo di urne etrusche, ha dato quel concreto
apporto, affidato a buone mani, che un qualche centralismo, provvido in
questo caso soltanto teoricamente e mai tempestivamente, non avrebbe
potuto realizzare, soprattutto per il genere stesso delle condizioni ambien-
tali e l'ubicazione al di fuori dei musei, che la Dareggi è stata in grado di
128 RECENSIONI

superare. Questo è nell’interesse di tutti; e viene incontro alla necessità di
avere l’edizione del maggior numero possibile di esemplari per uno studio
non solo iconografico, ma anche stilistico e cronologico, che si possa com-
piere da chi sappia e voglia, raffinando le classificazioni e traendone ogni
varietà possibile di risultati e ipotesi nuove, partendo dalla consistenza dei
materiali raccolti.

Il lavoro della Dareggi è di due parti : il catalogo con le sue schede de-
scrittive, le annotazioni inerenti al soggetto con segni evidenti di larghe let-
ture (non ad orizzonte chiuso); due appendici, una sui coperchi, un’altra
su due urne di Castiglion del Lago ; gli indici redatti accuratamente (epigra-
fico; dei nomi, delle cose notevoli, collocazione del materiale catalogato, e
tavola di concordanze con il Brunn - Kórte e con.il Corpus Inscriptionum
Etruscarum).

Un felice blocco a sé sono le illustrazioni del materiale non compreso
nel catalogo ; materiale oggi in disparati posti, dalla Dareggi richiamato alla
nostra attenzione per i necessari raffronti iconografici e per l’individuazione
critica di alcuni punti salienti dell’espressione artistica.

L’altra parte, logicamente seconda, ma prima del testo, è il commento
al catalogo, come di regola in questo genere di scritti. Le deduzioni ricavate
dal contenuto e il giudizio di consistenza sono osservazioni analitiche, sud-
divisioni metodiche delle varie rappresentazioni sulle urne. In campo sti-
listico questo senso di esame esasperato trova modo di esplicarsi diligente-
mente e correttamente, con risorse di notevole grado e scioltezza di linguaggio
nella conoscenza e l’uso dei classici argomenti di discussione sull’arte antica e
su quella etrusca in particolare.

Con riflessione matura su concetti teorici a lungo elaborati, anche se
talvolta possano apparire schematizzati, la conclusione a favore di un fattore
etrusco predaminante sull’italico e la stessa dichiarata perplessità nel defi-
nire i limiti e le sfumature tra il filone colto e quello popolare, oppure tra
l'emanazione corsiva artigianale e l'indugio formale di scuola, il tutto espresso
con proprietà di termini desunti dalla critica letteraria, la Dareggi tocca
anche il problema della permeazione ellenistica nei vari aspetti. Né le sfugge
il valore creativo di alcune forme distaccate dall’ossequio aulico e natural-
mente riconoscerne l’ispirazione nella vena culturale opposta. Molto semplice
che possa essere questa traccia critica senza punte problematiche acute, il
processo dell’indagine regge bene il catalogo.

Dal quale catalogo, preparato, per urne perugine semiperdute di vista
o ignote del tutto, si passa così a una serie di rilievi di giusto tono, dovuto
ad una consapevole misura della giovane studiosa.

Il libro si presenta in veste molto fine e m’è parso privo di errori di
stampa.

Noto che a p. 13, nota 2, poteva essere citata Clelia Laviosa per il suo
catalogo sulla Scultura tardo-etrusca di Volterra (Firenze, 1964) a proposito

AD i tenia i te pica ici ii it CÓ Ros e rnmpiriorm. RECENSIONI 129

delle urne di questa città, e a p. 13, n. 4, poteva essere ricordato A. De Ago-
stino per il suo articolo sulle urne di Asciano, le cui iscrizioni hanno dato la
possibilità di una successione genealogica, che è stata utile al fine della cro-
nologia interna (« Studi Etruschi », xxxvII (1959) : « Rivista di Epigr. », pp.
277-280).

GIACOMO CAPUTO

ANITA SEPPILLI, I Ceri di Gubbio. Saggio storico-culturale su una festa fol-
clorica, in « Annali della facoltà di Lettere e filosofia [della] Università
degli Studi di Perugia » viti (1970-1971), pp. 1-518, Perugia, 1972.

Il volume si presenta composto di due parti nettamente distinte. La pri-
ma comprende una introduzione (pp. 3-9), l'esposizione dell'argomento in
13 capitoli (pp. 11-344), delle conclusioni (pp. 345-383), la bibliografia (pp.
386-388) e 4 testi (pp. 389-396), tutto di A. Seppilli e qualificata nel fronte-
spizio degli « Annali » come «contributo ». La seconda parte comprendente
146 documenti (dal 1186 al 1893) è di Fernando Costantini, direttore dell'Ar-
chivio di Stato di Gubbio, e abbraccia le pp. 397-518 ; questa parte nel fron-
tespizio dei medesimi « Annali » é specificata appunto come « documenti ».

La festa dei Ceri di Gubbio, oggetto di questa indagine estremamente
impegnativa, é studiata non sotto l'aspetto di curiosità locale (per altro la
festa é conosciuta in tutto il mondo) ma per i complessi problemi di carat-
tere sociologico e storico-religioso che essa implica o che ad essa in molti
modi si riconducono.

In questo saggio si affrontano tutti i problemi, si approfondiscono le
cause, si analizzano i documenti, si tenta, insomma, una sintesi complessiva
con tutti gli elementi di giudizio a disposizione intorno a quel misterioso
fenomeno folclorico (al di là, s'intende, del giocondo spettacolo) che é la
festa dei Ceri, celebrata ogni anno a Gubbio il 15 maggio, nella vigilia del
«dies festus » di sant'Ubaldo, patrono della città.

La ricerca é volta alla verifica delle tre tesi principali o dei tre centri
d'interesse intorno ai quali gli studiosi moderni, direttamente come il Bower,
il Cenci, il Cecchini (per ricordare solo alcuni dei molti presi in esame dal-
l'Autrice) o indirettamente come il Devoto hanno discusso piü o meno lun-
gamente : l'esistenza di un nocciolo festivo di epoca pagana da collegarsi ai
riti di lustrazione descritti nelle Tavole Eugubine, il carattere non statico
ma dinamico della festa, con tendenza cioé a generare nuovi modi e forme
di celebrazione, la genesi vera e propria della festa e suo significato storico-
religioso.

Lo studio della Seppilli; pure svolgendo ampiamente le tre tesi suddette,
trova la sua collocazione in un punto preciso della discussione, punto cosi
magistralmente esposto dal Devoto e riferito dall'Autrice: «... una rilet-


sie CORDE AMENS IN

POM evi i spi aita. ill Td

130 RECENSIONI

tura della descrizione della lustrazione umbra antica, puó, secondo me, an-
cora permettere qualche conclusione di carattere moderno, anche se i severi
medievalisti riproverebbero, o esigerebbero qualche prova documentaria in-
termedia. Secondo me le prove si osservano e si criticano quando ci sono,
ma dalla assenza di un documento non deriva automaticamente l'assenza di
un fatto. E qui, secondo me siamo di fronte a uno dei casi tipici, in cui a
un'età preromana siamo autorizzati a risalire dall'età moderna, anche se la
saldatura documentaria non esiste» (p. 43, nota 35). Qui sta, dunque, il
punto e questo é l'intento consapevole, perseguito con determinazione e
scrupolosità scientifica : cercare nei documenti medievali la saldatura di cui
parla il Devoto ; ed ecco, in conseguenza, la giustificazione, per un medieva-
lista, di un intervento o, meglio, di una recensione dell'opera concepita come
uno studio storico-culturale su un argomento del folclore umbro.

In effetti, l'occupazione del territorio medievale in quest'opera é mas-
siccia, ma compiuta con le carte in regola. L'A. riesamina ad uno ad uno i
documenti d'archivio, alcuni dei quali già discussi dal Cenci, a partire da
quelli concernenti il culto di sant'Ubaldo fino a quelli del sec. xix. La lunga
e serratissima analisi è riassunta in otto punti. Distinti i ceri « magni » (grandi)
delle Arti da quelli del Comune, viene sottolineato che gli atti consiliari con-
servati non danno alcuna testimonianza sulle disposizioni circa i ceri stessi,
tranne l'ordine agli artigiani di andare in processione coi lumi nella vigilia
della festa. Per la datazione di tale processione I'A. si riallaccia alla bolla di
canonizzazione (1192) e alla testimonianza redatta nel sec. xvi circa un « mo-
dello » di cero ligneo, addirittura un tronco d'albero, in cui si leggeva la data
del 1186. La netta distinzione tra l'offerta dei ceri del Comune (fatta nel
giorno della festa) e quella delle Arti (fatta nella vigilia) porta alla conclu-
sione che l'attuale corsa dei ceri discende dall'offerta della vigilia e puó avere
«una eventuale e parziale matrice precristiana ». In aperto disaccordo col
Cenci; l'A. vede nella rubrica dello statuto del 1338, comprendente le norme
per i ceri grandi delle tre Arti — petraioli, merciai e asinari — una testimo-
nianza che tali ceri non erano di cera, a differenza di quelli offerti dal Co-
mune, ma di legno ; tuttavia l’affermazione non è perentoria ma esposta in
forma di ipotesi (pp. 113-121).

Quello che è stato riassunto (col rischio dell’imprecisione) non dà cer-
tamente l’idea dei ragionamenti che per molte pagine la Seppilli conduce
sul filo d’una logica sottilissima, analizzando minutamente i documenti d’ar-
chivio. Ripercorrere e commentare l'esame fatto nel cap. rv, dedicato ap-
punto all’analisi dei documenti del periodo comunale, significherebbe scri-
vere un altro libro ; tale è l'impegno con cui l'A. ha affrontato la discussione,
e tali sono le conclusioni cui é pervenuta che il restante dell'opera, per la sua
perfetta articolazione, poggia su quelle.

Il ragionamento fa leva principalmente sulla interpretazione delle ru-
briche 6, 7 e 8 di quella parte dello statuto antico, risalente al 1338, che va

Ge cadre EPA i e M Ds pn Dy nl ir al namo deeem it Pri seme amma on d S e oet en non dinem
RECENSIONI 131

sotto il nome di Liber extraordinariorum, titolo ben noto nella tradizione
statutaria dei comuni italiani. Ma da tali rubriche (docc. 8, 9, 10) e dalle deli-
bere del consiglio che ad esse si rifacevano negli anni successivi (docc. 16,
17; 21), si deduce sostanzialmente che il legislatore intendeva dividere in
due tempi la celebrazione della festa di sant'Unaldo : nella vigilia partecipa-
vano gli abitanti del contado e le arti minute — tra cui le più ricche erano
quelle dei petraioli, dei merciai e dei mulattieri — piü strettamente collegate
al contado per la natura stessa del lavoro che svolgevano ; nel giorno della
festa partecipava la città, e cioè il Comune, le arti maggiori, i nobili ecc.
Che i partecipanti portino i ceri alla chiesa del Santo, che alcune arti facciano
dei ceri più grandi, che il Comune ne ordini alcuni a nome proprio o contri-
buisca alla spesa degli altri, che i ceri più grandi vengano portati su aste,
tutto ciò fa parte di una consuetudine diffusissima in tutte le città italiane
del Medioevo e in vigore fino ai nostri giorni. Non si vede proprio in che cosa
Gubbio, a proposito del rito dei ceri quale è descritto nei documenti citta-
dini del sec. xtv, si differenzi dagli usi delle altre città. A Perugia, per esem-
pio, si gareggiava nella grandezza dei ceri anche in occasione di funerali e
il consiglio dei priori nel 1412 emanava la legge che «cerei magni in astis
magnis in funeralibus deferri non possunt » (Archivio di Stato di Perugia,
Consigli e riformanze; 57, c. 79v). Tuttavia è certissimo che uno spirito sin-
golare, un'allegria tutta « eugubina » animava la festa della vigilia, come l'A.
mette in evidenza chiaramente. Che l'allegria eccezionale e la corsa dei ceri
fossero tutt'uno, puó anche darsi, ma non si deduce dai documenti. Sotto
questo aspetto la saldatura tra il moderno e l'antico non é compiuta, ma l'opera
della Seppilli fa intravedere, nella perfetta ricostruzione di tutto il quadro
storico, che si é vicini, principalmente per suo merito, a quel momento.

UcoLINO NicoLINI O.F.M.

RENZO PARDI, Ricerche di architettura religiosa medioevale in Umbria, Pe-
rugia, Volumnia editrice, 1972, pp. 205.

Nella premessa l’A., spiegati i motivi che lo hanno indotto ad elabo-
rare l’opera, considera lo spopolamento delle campagne e dei piccoli centri
in Umbria come la causa principale dell'abbandono e della rovina dei
monumenti. Certo anche il tipo di costruzione medievale ‘a saccone ' favorisce
tale rovina.

Pardi innanzitutto propone all’attenzione chiesuole sperdute dell’Ap-
pennino, poiché presentano un organismo che precede e prepara in S. Fran-
cesco in Assisi la fioritura di edifici sacri che ad esso si richiamano. Quel
che più interessa al Pardi è-la conoscenza dello stato attuale dei monumenti ;
ed in iii ill de

132 RECENSIONI

solo conoscendo la situazione è possibile affrontare dei programmi volti a

salvare un patrimonio originale e di grande interesse storico-culturale.
La trattazione si svolge in undici capitoli ; è corredata dell'indice dei

nomi, dell’indice topografico e di quello delle tavole.

* dk

Lo studio si apre col S. Salvatore in Terni, di difficile collocazione
cronologica. Con diverse argomentazioni Pardi lo colloca fra gli inizi e la
metà dell ui secolo. La navata invece risale al xir secolo.

La chiesa di S. Lorenzo in Niflis presso Montecastrilli è situata in
aperta campagna, seminascosta da un casolare, attualmente abbandonato.
Il materiale usato nel S. Lorenzo é pietra da taglio di reimpiego in blocchi
romani anche rilavorati. La navata, unica, con volta a tutto sesto a botte
emerge da forte cornice. L'atrio é ridottissimo come in S. Agata a Spoleto
e forse a due colonne come nel S. Domenico di Carsulae, località non lon-
tana. In base ad uno studio condotto da Giorgio Castelfranco sul S. Angelo
in Massa, sul S. Martino di Taizzano, sulla S. Pudenziana di Visciano, Pardi
colloca l'edificio in un'epoca che va dalla fine del x secolo agli inizi del-
lxi. Breve esame del S. Damiano in Carsulae, chiesa molto rimaneggiata,
ma per vari motivi vicina al S. Aló di Terni, nonché al S. Nicoló in San-
gemini che Martelli fa risalire a poco dopo il mille; Pardi peró ritiene op-
portuno spostare la datazione in avanti e cioè all’xI secolo.

La trattazione considera ora attentamente l'origine e lo svolgimento
della pianta a T o «patibulata» o «commissa », nell'architettura religiosa
umbra. La chiesa di S. Pietro in Valle, presso Ferentillo, ne offre un esem-
pio tipico. Si ascrive alla metà dell'xr secolo sulla base di studi definitivi
condotti dallo Schwarz, dal Thümmler e dal Krónig.

Notevole la precisazione con la quale Pardi afferma che «l'impianto
a croce 'patibulata' di Ferentillo, in Umbria, resta concluso in sé e non
si ritrova per buona parte del xii secolo, quando ricompare dalla parte op-
posta rispetto a quella dove è situata, in rapporto al baricentro della re-
gione, la Valnerina ; esso cioé riappare sull'Appennino umbro-marchigiano,
verso Fabriano e Gubbio, in connessione con l'edificazione di chiese con-
ventuali camaldolesi ».

La chiesa di S. Pietro in Valle costituisce un caso isolato architetto-
nicamente, dato che le forme strutturali sono legate a una tradizione ormai
superata. L'influenza di Cluny II nel S. Pietro in Valle, finirà poi nell'al-
zato della chiesa di S. Eufemia in Spoleto che, secondo il parere concorde
degli studiosi, deriva dal S. Lorenzo in Verona che, nell'alzato, trova un
precedente, sempre a Verona, nella chiesa inferiore di S. Fermo, la quale
ripete, ancora nell'alzato, la chiesa normanna di Jumiéges. Altra notazione
del Pardi é che nella zona di Terni la tecnica costruttiva sembra piü com-

pierino Ma ori ARE e ni C m RECENSIONI 133

posita e progredita che nel perugino, ove mancano esempi di protoroma-
nico, che potrebbero però essere stati distrutti o essere andati in rovina.

Nel quarto capitolo l’A. raccoglie il risultato ottenuto da diversi stu-
diosi sui monumenti umbri più significativi dell’x1 secolo, al fine di ordi-
nare in senso cronologico detti monumenti. Preziose sono le indicazioni bi-
bliografiche relative ad ogni monumento e alle questioni più dibattute.

Pardi si volge al secolo xir per integrare i risultati degli studi sull'ar-
chitettura del periodo romanico vero e proprio. Egli ricerca i precedenti
del S. Francesco in Assisi; li trova in prototipi a pianta « patibulata » che
rimandano alle abbazie di Sitria e di Fonte Avellana sul Monte Catria pres-
so Scheggia. Sull'Appennino umbro-marchigiano alcune costruzioni mo-
nastiche camaldolesi uniscono la volta a botte alla pianta «patibulata » ;
la sintesi di tali componenti risulta matura di esperienza.

Da notare che il S. Francesco in Assisi risulta concepito secondo que-
sta composizione, almeno per quanto riguarda la chiesa inferiore. La diffu-
sione della pianta a T é generata dai Vallombrosani e dai Mortariensi e da
una forte corrente di ascetismo, lungo la costa tirrenica. Espressione ne é
il S. Giacomo in Tarquinia. A tal proposito Pardi cita lo studio dell'Apol-
loni che vide nel S. Giacomo «sulla scorta di solide ragioni» elementi che
richiamano S. Giovanni degli Eremiti. Infatti gli edifici del xir secolo con
pianta a T riconducono al sud d'Italia, soprattutto le chiese degli ordini
monastici. Pardi esclude invece l'influenza, sugli stessi monumenti, del-
l'architettura aquitanica, inoltre, sulla base delle corrispondenze illustrate
dal Krónig tra il S. Francesco di Assisi e il duomo di Angers, ritiene che
il sistema di pianta a T e di copertura a cupole in linea rappresenti un
momento successivo di passaggio dalle architetture camaldolesi alla ba-
silica di S. Francesco.

Il sesto capitolo è dedicato all'abbazia di Sitria e alle chiese umbre
con pianta a T. Dopo aver esaminato le fonti storiche e citato gli studiosi
del monumento, tra i quali emergono il Martelli e il De Angelis D'Ossat,
Pardi afferma che la chiesa di Sitria é del massimo interesse per la per-
fetta pianta a T, in cui la navata, unica, e i bracci del transetto sono con
volta a botte. Tracce di volta a tutto sesto anche nel presbiterio rialzato.
Segue l'esame di monumenti analoghi per elementi identici nella struttura
architettonica ; quindi l'affermazione che tali opere dipendono, per l'or-
ganismo della costruzione, dal monastero di Fonte Avellana, cosi come é
stato dimostrato dagli studi del D'Ossat. Segue l'analisi di Fonte Avellana ;
si osservano coincidenze con la chiesa inferiore del S. Francesco in Assisi.

Nel settimo capitolo Pardi tratta il tema delle chiese ad unica navata,
con volta a botte in evidente relazione cogli edifici a croce « commissa » o
«patibulata».o a T. Dopo aver citato lo studio della Wagner-Rieger nel
quale un capitolo é dedicato a questo tipo di chiese l'Autore afferma di non
potere accettare la datazione attribuita dalla studiosa, cioè il xirr secolo
134 RECENSIONI

‘inoltrato ’ ; neppure accetta la derivazione dalla chiesa cistercense di Fon-
tenay. Nel voltare gli edifici a botte su pianta rettangolare esiste in Um-
bria, secondo Pardi, una tradizione autonoma rispetto a Fontenay; pre-
cedono invece nell'Umbria centrale, elementi alverniati. Pardi ritiene inol-
tre di poter affermare che esiste anche «una tradizione umbra indipendente
dall'Alvernia », caratterizzata da volta a botte, il cui profilo a semicerchio
é di «cosi classica fattura» che si esclude ogni condizionamento francese,
presente invece nel profilo ovoide degli edifici dell'area spoletina. Pardi
perviene quindi ad esaminare le chiese piü interessanti con volta a botte
su navata unica: S. Illuminata presso Todi e S. Angelo a Marcellano presso
Gualdo Cattaneo. L'analisi di questi monumenti e di altri ancora, come
il S. Stefano in Assisi, permette di affermare con una certa sicurezza che
il sistema umbro del xir secolo, pur contenendo elementi, tuttavia spora-
dici, dell'architettura cistercense, non ne é condizionato nelle strutture com-
positive di base.

Si puó ammettere, sulle tracce di volta trovate dal Martelli nel S. Gre-
gorio di Spoleto, che dal sistema architettonico cistercense è stato preso
soltanto il sottarco, mentre la volta costituisce un elemento tipico negli
edifici religiosi locali.

L'ottavo capitolo presenta un gruppo di chiese con evidenti influssi
oltremontani. Gli organismi piü significativi sono costruzioni molto sem-
plici come la Porziuncola di S. Maria degli Angeli, la Vittorina presso Gub-
bio, la cappella dell'Assunta in S. Maria Infraportas in Foligno, il S. Da-
miano in Assisi. Tali organismi derivano da Fontenay. Espressivo di questi
condizionamenti è l’edificio di S. Antimo di Petroro, il cui rilievo è stato ef-
fettuato dagli architetti Mammoli e Mattioni che intendono pubblicare il
rilievo nelle « Res Tudertinae ». L'edificio é definito uno dei piü interessanti
dell'architettura medievale umbra. Notizia utile é che vicende analoghe
al S. Antimo subi il S. Leonard de Noblat nel Limousin ; anche qui si trova
una Struttura dell'xi secolo, alla quale fu data nuova sistemazione con « ad-
dossamento all'involucro interno di una serie di arcate sostenenti una volta
a botte ricoprente l'unica navata ». Il motivo delle arcate profonde, tal-
volta con porticina di comunicazione, si ritrova nel porticato del palazzo
abbaziale della badia di SS. Severo e Martirio, presso Orvieto, edificata dai
monaci di Prémontré. Il sistema di volta a botte, che insiste su vani anche
essi a botte, ma disposti in senso trasversale, si ritrova nel S. Philibert a
Tournus. Lo schema, diffuso fino ai Pirenei e ai Vosgi, viene adottato dai
cistercensi ed esportato.

In Italia l'assimilazione è evidente nel S. Nicola d'Agrigento e nella
S. Maria di Calena. Il S. Antonio di Petroro dovrebbe risalire al xItI secolo
in base alla datazione assegnata concordemente dagli studiosi agli esempi
nostrani. Al S. Antimo si collega la cappella del castello dei Cavalieri di
Malta in Magione, resa nota dal Martelli che la ascrive a prima del 1200 ;

$1111
ASI

A rig cinto i Te ata i e rit n in i prime ER RECENSIONI 135

sulla datazione è d’accordo anche Pardi. Segue la descrizione di S. Felicis-
simo a Gubbio. Viene ricordato il Rughi, dato che dette del monumento
l’interpretazione più convincente. Interessante in S. Felicissimo la pianta
a croce «immissa » o «capitata», forse con copertura a capriate. Questi ele-
menti arcaici dal punto di vista stilistico derivano dall'essere Gubbio in
zona montuosa ove si trovano le chiese degli ordini eremitici ; d'altra parte
le arcate acute delle fiancate permettono di datare l'edificio in un'epoca
posteriore rispetto al S. Antimo, alla metà circa del xii secolo. A questo
periodo risale anche la chiesina di S. Maria Assunta in Assisi, segnalata dal
Martelli.

Il nono capitolo prende in considerazione l'abbazia di S. Cassiano
presso Narni. Pardi nota che le notizie sono carenti ; le strutture permetto-
no peró di giungere ad una datazione accettabile. Dopo la descrizione del-
l'edificio attraverso l'operazione di restauro, cosi scrive: « Dalla somma
delle indagini sopradescritte risultó che l'originario monumento lungi dal-
l’essere appartenuto al novero degli organismi basilicali dell'Umbria di sud-
ovest era invece un edificio tendenzialmente a pianta centrale, formato da
un primo tratto di navata diviso da due colonne per lato, seguite da quat-
tro pilastri a nocciolo quadrato con quattro semicolonne su ogni faccia,
marcanti la crociera ; dai detti pilastri si dipartivano lateralmente le brac-
cia del transetto, diviso in tre navate da una colonna per parte, sostenente
la corrispondente arcata, e desinente con abside semicircolare ; la navata
proseguiva verso l’altar maggiore, con due valichi per parte, e terminava
in un’abside semicircolare ». Il S. Cassiano è un caso unico in Umbria. Il
Toesca avvicina il S. Cassiano alla S. Maria di Portonovo presso Ancona.
Sulla tipologia della S. Maria c’è una ampia dissertazione del Krónig che
ne discute la datazione, indicata dal Serra nel 1050 circa, e la sposta verso
la seconda metà del secolo xir, basandosi sugli elementi strutturali e sti-
listici abbastanza compositi. Nelle Marche e in generale nelle regioni adria-
tiche il sistema della volta a botte sulla navata centrale in un insieme di
tre navate è abbastanza diffuso, mentre in Umbria costituisce un caso iso-
lato; dunque è lecito sostenere che il S. Cassiano è posteriore agli esempi
marchigiani; così Pardi colloca l’edificio tra la fine del xir e l'inizio del
xIII secolo. A questo punto l’A. considera che il S. Cassiano non presenta
tracce di volta sulla navata centrale o su quelle laterali ; lo dimostrano le
finestre alla sommità dei muri della navata centrale. Inoltre nell’assetto
a crociera mancano gli archi trasversali.

«In definitiva — afferma l'A. — la nostra chiesa presenta un'archi-
tettura ove senz'altro è prevalente l'organismo centrico ; manca però la di-
rettrice verticale, quale sarebbe lecito attendersi in un tipo di impianto
siffatto ». In conclusione il modello del S. Cassiano è la chiesa di S. Maria
di Portonovo, anche se le varianti; come la copertura a tetto, sopraggiun-
sero a variare il progetto originario a pianta centrale. Pardi prosegue sul
136 RECENSIONI

S. Cassiano con notizie sui lavori di restauro, dopo aver ricordato i rima-
neggiamenti subiti dall'edificio nel xiv e xv secolo.

Nel penultimo capitolo si prendono in esame i problemi strutturali e
il significato storico della chiesa di S. Francesco al Prato in Perugia che fu
costruita dal 1230 al 1253.

I lavori di restauro hanno rivelato un organismo che si distacca no-
tevolmente dal S. Francesco in Assisi e da altre chiese francescane prece-
denti e seguenti. Il monumento. annulla la visione di uno spazio modulato
da ritmi di colonne o di pilastri o comunque di sostegni di parete, realiz-
zando l'impressione di una struttura assai semplificata, evidente anche nella
copertura a capriate con tetto piano. La semplicità, anzi la povertà della
costruzione dipenderebbe, secondo Pardi, dalle direttive «ossequenti alle
idee allora circolanti nell'ambito dell'Ordine Francescano, circa la maniera
di progettare nuovi edifici di culto ».

Il S. Francesco nell'esttema semplificazione delle forme mostra di
aver anticipato i sistemi provenienti dall'Anjou e di aver preparato forme
che tradurranno nella nostra regione le cosiddette ' hallenkirchen ', ovvero
chiese a sala, presenti in Perugia (viene ricordato anche S. Domenico) e
fuori, a Todi, per esempio, nel S. Fortunato. Pardi cita Krónig che vede
nel S. Francesco al Prato anticipazioni di concetti e soluzioni che trove-
ranno conferma e sviluppo nella S. Chiara in Assisi e saranno di importan-
za decisiva nell'interpretazione italiana delle chiese a sala, inserpretazione
che, secondo Krónig, si risolve in una rielaborazione in senso arcaico.

L'ultimo capitolo é dedicato a riordinare in una cronologia critica-
mente vagliata i monumenti umbri del xir: e xir secolo, fino al S. Fran-
cesco in Assisi. Pardi riassume questa sua ampia indagine osservando che
ben quaitro furono le correnti oltremontane che interessarono la nostra
architettura religiosa dall’x1 al xiii secolo e, dopo un'analisi attenta dei
gruppi di monumenti piü significativi, afferma, dissentendo dalla opinione
piü diffusa, che al S. Francesco di Assisi l'architettura della nostra regione
offri l'impianto fondamentale. Viene riportato un passo del Krónig sui pro-
blemi offerti dalla pianta del S. Francesco in Assisi ; le convinzioni del Kró-
nig sono condivise da Pardi specialmente là dove é detto che nella costru-
zione del S. Francesco non si sfruttó solo la modesta architettura degli ora-
torii; ma anche quella delle chiese dei conventi di altri ordini religiosi. Così
la chiesa superiore si collega chiaramente al S. Maurice di Angers. Ecco dun-
que l'assorbimento della terza corrente francese in Umbria che nel S. Fran-
cesco al Prato in Perugia «riceve un vistoso ridimensionamento, nel senso
di un ritorno a forme tradizionali ». Alcune soluzioni architettoniche di que-
sto monumento consentiranno alla quarta corrente francese, proveniente
dal Poitou, di influenzare gli edifici piü rappresentativi dell'architettura
umbra medievale: «le grandi hallenkirchen, preludenti nella loro chiara
spazialità alle conquiste del quattrocento fiorentino ».

CARLO MARTINI

ire Ee Race s o iiie Dn Pc D tl ans. a i ean am ee iii Es nomo amati on T ital por
RECENSIONI T37

SIMONETTA STOPPANI, Il pozzo Sorbello in Perugia, Roma, De Luca, 1973
(Quaderni dell'Istituto di Archeologia dell'Università di Perugia, 2),
em. 27,8 x em. 23,5, pp. 89, con 53 tavole nel testo.

Appare in questa collana dell'Istituto Archeologico dell'Università di
Perugia il secondo volume di argomento direttamente perugino, relativo. al
singolare pozzo chiamato Sorbello dal nome del marchese Uguccione Ranieri
di Sorbello, alla cui memoria, per particolari benemerenze, è dedicata la
pubblicazione dovuta alla dott.ssa Simonetta Stoppani, e da un sotterraneo
del cui palazzo di famiglia si può osservarne la parte superiore e tecnica-
mente più interessante.

Lo studio è illustrato da esaurienti disegni e foto dell’arch. Enrica Fian-
dra, che poté rilevare il pozzo in eccezionali condizioni rese favorevoli dal-
l'interessamento a fine scientifico portato a fondo da Filippo Magi in seguito
alla proposta esplorazione di Ranieri di Sorbello in un momento, in cui l'Uni-
versità perugina aveva già mostrato grande sollecitudine ad osservare da
vicino i due grandi bronzi del Grifo e del Leone, prendendo le straordinarie
e necessarie iniziative del caso.

Le dimensioni del pozzo della profondità complessiva di m. 35,60 e del
diametro, tenuto per m. 5 lungo un notevole tratto, dicono subito l’interesse
dell’opera in se stessa; ma esso non è tutto qui, perché è architettonico e
storico per la parte superiore rivestita in conci e per il rapporto diretto con
la vita più antica della città, i suoi bisogni e la sua difesa.

Una cartina topografica mette in evidenza la vicinanza al pozzo della
Misericordia e alla cinta delle mura antiche.

L’analisi è condotta dalla Stoppani senza nulla tralasciare : né alcuno
dei problemi, né alcuno dei sussidi obiettivi offerti dalla natura del monu-
mento (perché è tale) paragonato ad altre costruzioni simili; oltre che ai
pozzi e cisterne d’età antica. Resta solo il dubbio della precisa datazione delle
mura della città, al cui momento viene giustamente riportata (giustamente
sul piano dei metodi di studio), per l’affinità tecnica corrispondente e la pro-
venienza del travertino dalle stesse cave di Ellera, la serie dei blocchi di ri-
vestimento del pozzo. Ma per tale datazione l'A. attenderebbe un'assoluta
precisazione, che forse non verrà mai. I segni stessi incisi su qualche blocco
del pozzo non possone dirci nulla, mentre i dati di scavo sotto le mura di
cinta evidentemente non hanno dato alcuna rivelazione, diversamente se ne
sarebbe stato preannunciato il risultato cronologico.

C’è appunto da dire, in termini assoluti, che una tecnica può perdurare
oltre i limiti del suo formarsi e diffondersi ; bisogna quindi assicurarsi sull’età
del materiale, generalmente costituito da frammenti di stoviglie, sottostante
alle mura, come è stato per la città di Cosa, colonia romana del 273 av. Cr.
A. parte ciò, in conclusione si può pensare che il pozzo fosse esistente sin dal
più antico agglomerato umano, e poi, ad un certo punto, fosse stato tenuto

»
138 RECENSIONI

nel massimo conto per la sua portata d’acqua (specialmente utile in caso di
assedio). Sarebbe quindi agevole ritenerlo un’opera d'ingegneria militare,
forse romana, per quella che è la parte aggiunta, consistente, per ciò che si
ha di più interessante e ardito, in due « capriate » di pietra, che ad una certa
altezza si alzano parallele fra loro con due puntoni messi per obliquo, fra i
quali è inserito un concio che fa da cuneo centrale sagomato a martello.

Questa è la struttura predisposta per una copertura piana a lastroni da
poggiarvi sopra. Era necessario un tetto, ma gli ingegneri, piuttosto che non
conoscere la pseudocupola o la vera, non potevano adottarne il sistema. Ed
a travi di legno, cui si sarebbe facilmente pensato in linea provvisoria, so-
stituirono adeguato materiale monolitico, al posto di quello ligneo depe-
ribile, che ha resistito alla prova del tempo, traducendosi in monumentalità.

Il confronto con la tomba 12 e 29 della Necropoli del Crocefisso del Tufo
di Orvieto, di cui scrisse Mario Bizzarri dopo lo scavo della Fondazione Faina,
è stato dall’A. opportunamente indicato. Mentre nelle citate tombe si tratta
però di conci di altezza modesta, che rimanevano salienti l’uno rispetto al-
l’altro ed erano addossati lungo e sopra due pareti continue, qui le due ca-
priate sono libere (e così nacquero), nude nel loro compito, e con una carica
spaziale tutta propria, che desta ammirazione, ma forse aggrava le difficoltà
della classificazione. Essa in ogni modo è intuizicne geniale e va aggiunta
alle altre peculiarità messe in evidenza dall’A. con terminologia precisa,
sempre sul filo d’un rigoroso metodo di lavoro, con perspicacia, nel quadro
d’una documentazione completa, finalmente conseguita nell’interesse di tutti
gli studiosi.

Anche per questo volume va registrata la grande cura della stampa.

GrAcoMO CAPUTO

AZELIO ONOFRI, Storia di Narni e di altri Comuni Umbri. I servizi postali
e l’uso dei bolli dalle origini alla fine del XIX secolo. Roma, Tip. Sale-
mi, 1973, pp. 473, 8 tavv. f.t. in fine, ill.

Esiste un modo di fare della storia senza averne l’aria, ed è indubbia-
mente dei più apprezzabili. Tale è il caso di quest’opera, pingue di dati e di
notizie, nella quale l'A., assai esperto della materia, mediante la documenta-
zione fornita di atti amministrativi, di annulli e bolli postali, ricostruisce la
storia di Narni e di centri compresi in una larga zona circostante compren-
dente lembi dell'Umbria e del Lazio, con periodici richiami essenziali alle
grosse vicende della storia generale, alla quale piü di una volta porta la con-
ferma o la rettifica fornita dalla materia che tratta, soprattutto in ordine a
cronologiche precisazioni.

Poiché la linea conduttrice del lavoro é il servizio postale, l'indagine e

arde EHE e e n enni e e e aane cerle nim cde ite es seme sara c d lg nn Sn CIT
RECENSIONI 139

l'esposizione prendono le mosse dalla seconda metà del secolo xvi. Al capitolo
dedicato alla via Flaminia nei suoi rapporti come strada corriera con Narni
in particolare si passa a un rapido excursus sulle origini del servizio postale
nell’antichità per soffermarsi più a lungo nell’ambito dello Stato Pontificio
allorché si entra nel vivo dell’argomento con la caratterizzazione del servizio
dei corrieri a cavallo e poi delle diligenze. i

Abbondanti sono le notizie, ricchissime di particolari e di aneddoti su
tale servizio sino alla fine del secolo xvi ; singolare il fatto, ad esempio, che
le più antiche buche per l’impostazione della corrispondenza fra quelle con-
servate nel Museo Postale di Roma siano umbre, la più antica delle quali
proveniente da Cerreto di Spoleto reca la scritta * Lettere per la posta. 1633 '.

Appunto dalla fine del secolo xviri e a principiare dalla prima Repub-
blica Romana la trattazione si fa più nutrita, più serrata con un apporto ab-
bondantissimo di documentazione di carteggio burocratico e di corrispon-
denza, nella massima parte riprodotta nell’esposizione del testo o nelle illu-
strazioni. Tutte le strutture, organizzativa e tecnica, del servizio postale, con
le sue variazioni, connesse col cambiamento del regime politico, sin nelle più
esili sfumature, viene attentamente seguita, illustrata e documentata, rive-
lando aspetti sconosciuti alla maggior parte della gente. Così via via sino al
1870. Nel capitolo conclusivo sono ricordate le due Mostre Filateliche Um-
bre, del 1954 e del 1970, organizzate a Narni e connesse con le manifestazio-
ni commemorative del celebre condottiero Erasmo da Narni.

A, completamento. seguono : le riproduzioni con dichiarazione dei bolli
a secco e ad umido usati dalla stazione di posta di Narni dal 1615-27 al 1879 ;
l'elenco degli uffici postali istituiti nell'area umbra dopo il 1860 ; l'elenco dei
gonfalonieri e dei sindaci di Narni dalla prima Repubblica Romana alla fi-
ne del secolo xix ; un quadro statistico concernente lo stato della Città di
Narni dopo l'Unità d’Italia ; i comuni soppressi nella provincia di Terni dalla
seconda metà del secolo xix; oltre all'indice dei nomi e alla bibliografia.

Peccato che, nonostante la cura posta nel rendere molto decorosa la
veste tipografica del volume siano molto frequenti negligenze formali, che
sono richiamate in un lungo errata-corrige.

GIOVANNI CECCHINI

Piero LurigGi MENICHETTI, I! Palio della balestra a Gubbio. Storia e documen-
ti. Città di Castello, Stampa Rubini & Petruzzi, 1974, pp. 177, 20 tavv.
ft:

Presentata da una breve e succosa nota del Sindaco, prof. Pier Luigi
Neri, questo studio storico é dedicato con molto impegno alla rievocazione
formale e sostanziale di una tradizione di esercizio agonistico-militare, che
assieme alla piü famosa manifestazione di fervore mistico popolare, i Ceri,

»
140 RECENSIONI

definisce il profilo civico della popolazione eugubina. Ed è sintomatico delle
inclinazioni e delle peculiarità di un popolo come dall’impiego militare della
balestra, la più micidiale arma da gittata prima dell’uso delle bocche da fuoco
si sia passati a una manifestazione sportiva, in cui però son conservati i fon-
damentali valori di destrezza e forza fisica.

Alla descrizione della balestra pur nelle modifiche subite, specialmente
nei materiali impiegati, si passa a un breve ma essenziale cenno storico sul-
l’impiego militare e sul reclutamento dei balestrieri nelle repubbliche italiane.
Ed ecco che nell’ambito militare dei balestrieri fa capolino il Palio della ba-
lestra. A, Gubbio se ne ha la prima traccia documentaria nel 1461 nelle Cro-
nache di ser Guerriero. Siamo nel periodo in cui l’artiglieria si afferma come
decisivo strumento di offesa e di difesa negli assedi e nelle battaglie campali.

Pur se la balestra e i balestrieri per l’evoluzione dell’arte della guerra
subiscono un declassamento, l’attaccamento a una tradizione civica e a un
esercizio in cui si rifletteva la fierezza del popolo eugubino hanno impedito
che essi scomparissero per conservarli nella cerchia di una manifestazione
agonistica.

È infatti da rilevare che, come risulta da una riformanza del Comune
di Gubbio del 24 agosto 1573, i balestrieri, già costituiti in un’organizzazione
cittadina con propri capitoli, possedevano una casa con orto da servire come
poligono per esercitazione. Dell’evoluzione della Società dei Balestrieri sino
ad oggi l'A. dà, come al solito, succinte ma essenziali notizie e dall'elenco dei
soci per il biennio 1974-75 appare la floridezza della Società. Alla lunga serie
dei vincitori del Palio della balestra dalla fine del secolo xvi ad oggi seguono
vari altri brevi capitoli con larga testimonianza documentaria che attestano
l’importanza che la Società dei Balestrieri aveva nella vita della città e illu-
strano le manifestazioni, anche in campo nazionale, a cui i balestrieri parte-
cipano con molto decoro per la città che rappresentano.

Contributo, nel complesso assai valido, sopratutto alla storia di Gubbio ;
edizione modesta, ma decorosa; peccato che la resa delle riproduzioni in
qualche tavola sia mediocre a causa della comune carta da edizione su cui
sono stampate.

GIOVANNI CECCHINI

cade Eo i RM cn Ere modu a e II I CTTETITTOÌ
Necrologi

P. GIUSEPPE PALUMBO

Padre Giuseppe Palumbo, l’ancor giovane direttore della Biblio-
teca Comunale di Assisi, non è più.

La sua prematura scomparsa, avvenuta improvvisamente il 22
dicembre 1973, ha profondamente impressionato quanti avevano a-
vuto modo di sperimentare la sua intelligenza e la sua generosità.

Sempre prodigo di consigli e di aiuto a quanti a lui si rivolge-
vano per ragioni di studio, aperto e cordiale con tutti, sensibile ad
ogni problema che riguardasse direttamente Assisi e il francescane-
simo, P. Palumbo è stato negli ultimi anni un protagonista della vita
culturale della città del Poverello.

P. Giuseppe Palumbo, pugliese di origine (era nato ad Accadia,
in provincia di Foggia, il 1° novembre 1933), ma assisano di ado-
zione fin dagli anni dell’adolescenza (ad Assisi aveva fatto la pro-
fessione semplice, per entrare a far parte dell’Ordine dei Frati Mi-
nori Conventuali, il 4 ottobre 1951), impegnò sempre tutte le proprie
energie d’intelligenza e di cuore per valorizzare, far conoscere e tute-
lare il patrimonio storico, artistico, paesaggistico della città di Fran-
cesco.

Dopo la professione solenne, avvenuta il 5 dicembre 1954, e l’or-
dinazione sacerdotale del 20 dicembre 1958, si volse agli studi uni-
versitari e alle scienze archivistiche.

Conseguì, infatti, la licenza in Sacra Teologia e il diploma in Ar-
chivistica, Paleografia e Diplomatica.

Nel 1960 fu nominato direttore della Biblioteca Comunale di
Assisi e in tale funzione, tanto egregiamente assolta, rimase fino
alla morte.

Varia e multiforme fu la sua attività di organizzatore e di stu-
dioso. Ci limitiamo a ricordare alcune date soltanto.

Nel 1965 fu uno dei principali artefici della « Mostra France-
scana Dantesca », allestita presso la Basilica di S. Francesco, in As-
sisi, in occasione delle celebrazioni sette volte centenarie della na-
scita dell’Alighieri. P. Palumbo curò particolarmente, di quella Mo-

10
142 NECROLOGI

stra (11 sett. - 5 nov. 1965), il settore riguardante l’esposizione di
codici, commenti ed edizioni di Dante (fonti francescane della Com-
media, culto e diffusione del Poema nel mondo francescano).

Nel 1966 fece parte del Comitato organizzatore delle celebra-
zioni per il primo centenario della nascita dello scrittore danese Jo-
hannes Joergensen.

Nel 1967 dette la sua preziosa collaborazione al Comitato pro-
motore del Congresso internazionale per la celebrazione in Assisi del
settimo centenario della nascita di Giotto.

Presentò comunicazioni in vari congressi nazionali ed interna-
zionali. Ricordiamo quella sul codice 492 della Biblioteca di S. Fran-
cesco nella Comunale di Assisi, fatta in occasione del II Congresso
Nazionale di Studi Danteschi sul tema Dante e l’Italia Meridionale,
tenutosi a Caserta dal 10 al 16 ottobre 1965.

Ma fu soprattutto la ceramica medievale, quella assisana in par-
ticolare (di cui fu il primo studioso ad avvertire la grande impor-
tanza documentaria) ad attirare la sua passione di attento ricer-
catore.

Come esperto in questo settore, P. Giuseppe Palumbo fu invitato
a tenere una relazione al 1v Convegno Internazionale della Ceramica,
che si tenne ad Albisola dal 28 maggio al 3 giugno 1971. In quell'oc-
casione parlò di Vasi medievali ad Assisi ed illustrò l'importanza
della scoperta fatta in. seguito alla rinnovazione del pavimento set-
tecentesco del refettorio di S. Francesco.

Quei lavori di restauro — disse P. Palumbo — « hanno messo
in luce una serie di vasi medievali che costituiscono la più impo-
nente e più preziosa scoperta di ceramica medievale fino ad oggi
registrata ».

Oltre che alla ceramica, P. Palumbo dedicò la sua attenzione
agli affreschi giotteschi della Basilica di S. Francesco ed ai « pezzi »
preziosissimi della raccolta Perkins, esposti per la prima volta in As-
sisi nella primavera-estate del 1973, e di cui curò personalmente il
catalogo.

Lo Scomparso attendeva ultimamente ad un lavoro sui Fioretti
di S. Francesco, tratti da codici inediti della Comunale di Assisi.

P. Palumbo faceva parte di importanti istituzioni culturali. Era
Socio Aggregato della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria,
Socio Ordinario e Consigliere della Società Internazionale di Studi
Francescani, membro del Direttivo dell’Accademia Properziana del
Subasio.

RR et ir Mirri ii i Tn nio rn. -
NECROLOGI 143

È un vuoto che sarà difficile colmare, quello lasciato da Padre
Palumbo, che ora riposa, per volontà dei familiari, nel cimitero della
nativa Accadia.

Con questi sentimenti di stima profonda e di sincero rimpianto
noi Lo ricordiamo.

FRANCESCO SANTUCCI |

BIBLIOGRAFIA DEGLI SCRITTI DI P. GIUSEPPE PALUMBO

Il codice 492 della Biblioteca di S. Francesco nella Comunale di Assisi, in Dante
e l'Italia Meridionale, (Atti del II Convegno Nazionale di Studi Dante-
Schi), Firenze, Leo S. Olschki, 1966, pp. 463-478.

Introduzione al volume Giotto e i giotteschi in Assisi di A. G. Cicognani, G.
Fallani, C. Volpe, P. Scarpellini, G. Previtali, M. Gosebruch, E. Pa-
gliani, V. Mariani, G. Marchini, Roma, Ed. Canesi, 1969. i

Vasi medievali ad Assisi, in « Faenza », Bollettino del Museo Internazionale UU]
delle Ceramiche di Faenza, LvII (1971), n. 6, pp. 83-93. |

Un nuovo gruppo di ceramiche medievali assisane, in Atti del IV Convegno
internazionale della ceramica. Albisola, 28 maggio-3 giugno 1971, Ge-
nova, Tipografia Agis-Stringa, 1972.

Collezione Federico Mason Perkins. Sacro Convento di S. Francesco. Assisi,
Roma, Stabilimento A. Staderini, 1973.

La regola di Nicoló IV nei codici della città di Assisi, in « Analecta Tertii
Ordinis Regularis s. Francisci», XI, 1968, pp. 185-200.
RO

od

——— Tn

eade ERE e o ST

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|
Segnalazioni bibliografiche

SOMMARIO : Preistoria, Archeologia classica e cristiana p. 145 ; Storia po-
litica, civile, religiosa p. 148 ; Filologia e Glottologia p. 159 ; Storia e Critica
letteraria p. 161 ; Storia e Critica delle arti p. 161 ; Geografia p. 168 ; Scienze
politiche, giuridiche, economiche, sociali, Statistica p. 170; Scienze agrarie
p. 178 ; Francescanesimo p. 179 ; Biografia p. 184; Bibliografia e Archivistica

p. 185 ; Folklore p. 188; Varie p. 188.

PREISTORIA, ARCHEOLOGIA
CLASSICA E CRISTIANA

Gubbio

LoicQ JEAN, Les peuples étrangers
dans le rituel ombrien d'Iquvium,
in Mélanges d' Archéologie et d'his-
toire offerts à André Piganiol. Pa-
ris, 1966, pp. 683-698.

(P.

CENNI Bruno, Tecniche costruttive
romane. Teatro Romano di Gubbio.
Città di Castello, Tipolito, 1973,
pp. XI-117 di testo e illustrazioni,
2 tavv. f.t.

Il primo capitolo è dedicato alla
descrizione delle principali tecniche
costruttive romane e alla caratteriz-
zazione del teatro, dell’anfiteatro e
del circo, nonché alla notazione delle
differenze tra il teatro greco e quello
romano.

Il secondo capitolo con abbondante
suffragio di disegni e fotografie è
completamente consacrato alla illu-
strazione del teatro romano. di Gub-
bio, nei reperti archeologici, nelle

strutture. originarie, nel suo inseri-
mento nel tessuto della città, nella
ipotetica ricostruzione del complesso
e dell’apparato scenico. Gi G.

Nocera Umbra

BALDASSARRE J., Le ceramiche delle
necropoli longobarde di Nocera Um-
bra e Castel Trosino, in « Alto Me-
dioevo », I, 1967, pp. 141-185.

Orvieto

CAMPOREALE GIOVANNANGELO, La
collezione alla Querce. Materiale ar-
cheologico orvietano. Firenze, 1970,
pp. 211, tavv. 31. (Biblioteca di
studi etruschi, 5)

BARTOLI LANDO, BIzzARRI MARIO,
Le musée archéologique du Palais
Faina; Orvieto, in « Museum », 23,
1970-71, pp. 63-65.

Caputo GrACOMO, Rassegna degli sca-
vi e delle scoperte. Territorio della
Soprintendenza alle Antichità del- ili
MEC RE

POM ke ii viti i Tei

146

l’Umbria, provincia di Terni-Or-
vieto, in «Studi etruschi», XXX
IX, 1971, pp. 304-305.

Abitato villanoviano sotto la chie-
sa di S. Andrea.

PANDOLFINI M., [Iscrizioni etrusche
a Orvieto], in «Studi etruschi »,
XXXIX, 1971, pp. 366-367.

C. 3D;

Berugia

PrATTOLI RENATO, Alcune iscrizioni
del sepolcreto perugino dei Titii Ve-
sii, in « Memorie della Accademia
Lunigianese di Scienze ' Giovanni
Capellini'», vol. X XXVIII, 1968.
Scienze storiche e morali, pp. 3-15.

Dopo aver esposto succintamente
le vicende del casuale ritrovamento
a S. Sisto di Perugia del sepolcreto
etrusco della gens perugina dei Titii
Vesii e dei passaggi di proprietà della
suppellettile funeraria ivi rinvenuta,
l’A., richiamandosi a una relazione
del ritrovamento conservata nella
Carte Strozziane dell’Archivio di Sta-
to di Firenze, ch’egli suppone attri-
buibile all'erudito perugino Vincenzo
Tranquilli, prospetta una sua inter-
pretazione delle sette intitolazioni
delle urne oggi reperibili delle dodici
rinvenute nel sepolcreto. Infine egli
pubblica la relazione suddetta con la
trascrizione etrusca delle sette inti-
tolazioni interpretate. Ge

DAREGGI GIANNA, Rapporto prelimi-
nare sulla ceramica rinvenuta du-
rante le due campagne di scavo del
1966 e la campagna del 1968, in

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

«Annali della Facoltà di lettere e
filosofia», della Università degli
Studi di Perugia, n. 6, 1968-69,
pp. 357-364.

DAREGGI GIANNA, Una grotta inedita
del territorio perugino, in « Annali
della Facoltà di lettere e filosofia »
della Università degli Studi di Pe-
rugia, n. 6, 1968-69, pp. 311-320.

PrirrFiG AMmBROS JosErF, Via Thorre-
na. Uno spiraglio di luce nell’urba-
nistica etrusco-romana di Perugia,
in « Annali della Facoltà di lettere
e filosofia» della Università degli
Studi di Perugia, n. 6, 1968-69, pp.
323-329.

DAREGGI G., GioRG1 MOoNACELLI M.,
[Iscrizioni etrusche a Perugia], in
«Studi etruschi» XXXIX, 1971,
pp. 363-366.

GABBA E., The Perusine War and
Triumphal Italy, in « Harvard Stu-
dies », 75, 1971, pp. 139-160.

Spello

Gascou JAcQuES, Le rescrit d' Hispel-
lum, in «Mélanges d'Archéologie
et d'Histoire », LX XIX, n. 2, 1967,
pp. 605-659. GE

Brozzi Marro, Guida di Spello ro-
mana. S. Maria degli Angeli, Ti-
pografia Porziuncola, s.a., pp. 78,
ill..

La trattazione della materia è
suddivisa in sette capitoli concer-
nenti le vicende storiche, la topo-

pisani tie ii Ma ion int Ripi a it it RP ct rai i nine irnriiriom. - SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 147

grafia, le necropoli, il territorio in
rapporto alla centuriazione, i culti
e i personaggi notevoli, le attività
economiche, culturali e artistiche,
la diffusione del Cristianesimo. Na-
turalmente la determinazione di tutti
gli elementi atti a ricostruire nella
sua entità e nei suoi valori la Spello
romana è ostacolata dalla impossibi-
lità di compiere sistematiche e com-
plete operazioni di scavo. Riserva
che l’A. fa nella Premessa, aggiun-
gendo : « Quanto dirò, quindi, sarà
basato su ciò che ho potuto vedere
e analizzare in superficie e, per
quanto abbia cercato di condurre il
lavoro nel migliore dei modi, esso
tuttavia si presenterà, ovviamente,
in alcune parti lacunoso e suscetti-
bile di ulteriori aggiornamenti e pre-
cisazioni ».

Edizione a cura della ‘ Pro Spello '
e a spese della Cassa Rurale e Arti-
giana di Spello. GC.

Spoleto

SvME R., Spoletium and the via Fla-
minia, in «Dialoghi di archeolo-
gia», IV-V, 1970-71, pp. 422-430.

PrETRANGELI CARLO, Memorie spole-
tine a Roma, in « Spoletium », XJII,
1971, pp. 11-24.

FIDENZONI P., Spoletium : pianta del-
la città romana, 1972. Gs P.

Il teatro romano a Spoleto, in « Bol-
lettino italiano », 1974, n. 8, pp.
8-9.

Si dà notizia dell’avvenuto ini-
zio dei lavori di restauro del teatro,

attribuito al pr'mo secolo dopo Cri-
sto. PSP.

Todi

FABBRICOTTI EMANUELA, Rifrovamen-
ti archeologici sotto la Chiesa della
Visitazione di Santa Maria ‘in
Camuccia'. Metalli, monete, ossi, ce-
ramiche, vetri, lucerne, vasi, materia-
li da costruzione, ossa. Disegni di
Silvana LANARI. S. Maria degli
Angeli, Tip. Porziuncola, 1969.
«Res Tudertinae », 10, pp. 147,
LIX tavv. f.t.

È un completo e minuto catalogo
descrittivo di tutti i singoli pezzi
di materiale vario, in gran parte
fittile e frammentario, compreso tra
il V sec. a.C. e il V-VI sec. d.C.,
rinvenuti durante opere murarie ese-
guite tra il 1942 e il 1968 dietro l’ab-
side della chiesa di S. Maria in
Camucia di Todi. (C.

Trevi

SPELLANI F., Due epigrafi inedite sco-
perte a Trevi, in « Spoletium », XIII,
1971, pp. 57-58. GP.

BizzozzeRo GIOVANNI, Dove si íro-
vava la città di Trevi all'epoca dei
Romani ? Estratto da « Nuova Eco-
nomia », n. 5, maggio 1973, pp. 7,
ill.

Dopo una rapida rassegna delle
principali fonti documentarie atti-
nenti all'argomento l’A. conclude
che l'antica sede della moderna Tre-
vi, in epoca romana cioè, si trovava
in località Pietrarossa, nel piano.

G. C.
— e

148 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Umbria

BizzaRRI MARIO - CurrI CLAUDIO,
Magica Etruria. Firenze, Vallecchi,
1968, pp. 238.

Vi si parla, é naturale, di Perugia
e di Orvieto. AGD.

CoLoNNA G., Bronzi votivi umbro-sa-
bellici a figura umana. I, Periodo
arcaico, 1970. Gi B:

BeLLUZZI FLoRA MARCELLA, Testi-
monianze della vita familiare e so-
ciale degli Etruschi a Tarquinia,
in « L'Universo », gennaio-febbraio
1971, pp. 217-243. EsTSC.

DEgviNE A. M., The medial in Um-
brian, in «Studi etruschi» XXXIX,
1971, pp. 115-124.

Hannis W. V., Rome in Etruria and
Umbria. Oxford, 1971, pp. 370.
C2CPI

REBUFFAT RENÉ, Le meurtre de Troi-
los sur les urnes étrusques (La nuit
et l'aurore, V), in « Mélanges de
l'École Francaise de Rome. An-
tiquité », tome 84, 1, 1972, pp.
515-542.

Alcuni degli esemplari esaminati si
trovano in Umbria (Museo Archeolo-
gico di Perugia, Ipogeo dei Volunni,
Villa di Colle del Cardinale etc.).

PP,

STORIA POLITICA, CIVILE,
RELIGIOSA

DaL Pino FRANCO ANDREA, Edi-
zioni delle Costituzioni dei Servi
dal secolo XIII al 1940, in « Studi

storici dell’Ordine dei Servi di
Maria », vol. XIX, 1969, pp. 5-49.

Un testo redatto nel 1625 o nel
1626 (Constitutiones Ordinis fratrum
Servorum B.M.V. sub Regula s. Au-
gustini) in preparazione ad una re-
visione legislativa, porta, tra le al-
tre firme, quella di Feliciano Penna
da Perugia (p. 19).

Bisb.

Dias Opir JAcQUES, La prepara-
zione delle Costituzioni del 1580
in un memoriale di fra Giacomo
Tavanti, in «Studi storici del-
l’Ordine dei Servi di Maria », vol.
XIX, 1969, pp. 81-114.

Nella complessa vicenda della pre-
parazione delle Costituzioni sono in
vario modo menzionati Gaudioso da
Perugia, priore di S. Marcello e pro-
curatore generale negli anni 1567-
1570, i frati Giovanni, Girolamo e
Roberto anch’essi originari di Pe-
rugia, e Feliciano Capitoni da Narni,
arcivescovo di Avignone. DB.

GOLDBRUNNER HERMANN, ll domi-
nio visconteo a Perugia. Estratto
dagli Atti del settimo Convegno di
Studi Umbri, Gubbio 18-22 mag-
gio 1969. «Storia e cultura in
Umbria nell'età moderna ». Peru-
gia, Grafica, s.a., pp. 423-455.

Senza alcun preliminare riferimento
alle circostanze, di natura politica
ed economica, che indussero Perugia
a sottomettersi a Gian Galeazzo Vi-
sconti, l'accurato studio storico, dopo
un rapido esame comparativo della
forma di soggezione imposta dal du-

pe Er ace an in in caf e e n aao ole e i OE essem aaa Ti nti rn Adr SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 149

ca di Milano a Pisa, Siena e Perugia
e dopo una girandola di nomi e fi-
gure di magistrati piovuti nella città
per esercitare i poteri per il signore,
prende un normale sviluppo con ric-
chezza di notazioni critiche e di
sicura informazione documentaria.
G.a4G.

BARTOCCINI FIORELLA, La lotta po-
litica in Umbria dopo l’Unità.
Estratto dagli Atti dell’ottavo Con-
vegno di Studi Umbri, Gubbio,
31 maggio-4 giugno 1970. Perugia,
Grafica, s.a., pp. 181-269.

Nonostante le umili giustificazioni
in premessa, questo valido contri-
buto porta una decisiva chiarifica-
zione all'argomento, precisando le
forze politiche e i raggruppamenti
clientelari operanti in Umbria dopo
l’Unità in un clima di incertezze e
in parte di non sopiti rancori, che
comportano indispensabili allacci al
periodo precedente all’unificazione.

L’A., che si è venuta imposses-
sando con una tenace azione di ri-
cerca di tutte le fonti utili a una
valida ricostruzione storica del tra-
vagliato e nebuloso periodo, fonti
sinora quasi affatto neglette e in
gran parte non facilmente reperibili,
mediante sostanziosi contributi di
ampio respiro viene attuando, sia
con l’insegnamento universitario, sia
con l’attività pubblicistica, un or-
ganico programma di interpreta-
zione storica dell'Umbria nella se-
conda metà del secolo XIX.

(GS OE

Di MarriA GaiusEPPE, La Basilica
di San Francesco in Assisi dal

decreto Pepoli del 1860 all'art. 27
del Concordato del 1929. Appunti
per uno studio storico-giuridico
con Appendice di documenti. E-
stratto dagli Atti dell’ottavo Gon-
vegno di Studi Umbri, Gubbio, 31
maggio-4 giugno 1970. « Prospet-
tive di storia umbra nell’età del
Risorgimento ». Perugia, Grafica,
s.a., pp. 125 (299-421).

Questo studio, che è stato con-
ferito come relazione all'VIII Con-
vegno di Studi Umbri, è di rilevante
importanza per almeno tre motivi ;
innanzi tutto per l’argomento, tut-
tora scottante, che tratta ab imis,
poi per la pubblicazione di molti e
fondamentali documenti inediti e
infine per la essenziale, abile, pun-
tuale dipanatura di un coerente filo
conduttore attraverso le vicende e
le basilari testimonianze dei docu-
menti citati e di quelli riprodotti.

L'A. aveva già conferito due studi
specifici su questo tema: Profilo
storico-giuridico della Basilica Pa-
triarcale e Cappella Papale e del
Sacro Convento di S. Francesco in
Assisi (1966); La ‘Protectio Beati
Petri’ e la ‘ Libertas Romana” nelle
Decretali e in Benedetto XIV (1967).
Ora si propone di ritornare sull’ar-
gomento con un riepilogativo, com-
pleto e definitivo lavoro. Una delle
finalità che il presente lavoro si pro-
pone è quella di recare un contri-
buto di chiarificazione a due que-
stioni che, per diversi motivi, tra
cui la strumentalizzazione politica e
di partito, non si riesce a risolvere :
l’edificio in cui è sistemato il Colle-
gio-convitto ‘Principe di Napoli’
150

e la Biblioteca con Archivio del
Sacro Convento presso la Biblioteca
Comunale. G. C.

ScaApuTO Manio, I primordi del Col-
legio Gesuitico di Tivoli (sec. XVI)
con documenti sulla sua storia po-
steriore (sec. XVI-XVIII), in « Atti
e memorie della Società Tiburtina
di storia e d'arte», vol. XLIII,
1970, pp. 85-221.

Nella prima parte è dato rilievo
all’aiuto fornito al Collegio da un
benefattore tifernate, il sacerdote Lo-
renzo Virili. PP,

BaRTOCCINI FioRELLA, La ‘Roma
dei Romani’. Roma, Istituto per
la storia del Risorgimento Italia-
no, 1971. « Biblioteca Scientifica,
Serie Memorie », vol. XXVI, pp.
XI-553, 8 tavv. fÎ.t.

Nell’ampio e approfondito studio si
delinea il quadro delle condizioni, del-
le posizioni e delle correnti politiche,
delle implicazioni dei partiti nazionali
nella Roma dell’angustioso periodo
dal ’59 al ’70 ; quadro ricostruito con
l’illuminazione di un equilibrato e
sicuro pensiero storico e con una
quantità enorme di materiale di in-
formazione desunto da numerosis-
sime fonti documentarie ; ricorrono
nell’intreccio di quelle complesse vi-
cende parecchi nomi di patrioti um-
bri di varia estrazione politica e di
varia tendenza: Pietro Faustini,
Manfredo Fanti, Filippo Antonio
Gualterio, Luigi Pianciani, Eugenio
Brizi, Antonio Cansacchi, Paolo Cam-
pello della Spina. GG;

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

CENSI GIOVANNI, Gerano tra Tivoli
e Subiaco dalle origini al 1169,
in «Atti e memorie della Società
Tiburtina di storia e d’arte»,
vol. XLIV, 1971, pp. 49-147.

Nell’appendice di documenti fi-
gura un Giovanni de Perusio che in
data 29 marzo 1339 prende possesso,
come priore dello Speco di Subiaco,
dei beni e della chiesa di S. Cristo-
foro di Gerano (p. 133). ED

Dias OnpiR JaAcQUES, Frammenti di
un registro del generalato di fra
Pietro da Todi del 1323, in « Studi
storici dell'Ordine dei Servi di
Maria», vol. XXI, 1971, pp. 5-25.

Frammenti di un registro dell'am-
ministrazione generale dell'Ordine, di
particolare rilievo perché riferibili ad
un periodo in cui é carente la docu-
mentazione storica dell'Ordine stesso.
L'A. ritiene che vi siano annotate
entrate e uscite relative al capitolo
generale celebrato a Firenze il 1°
maggio 1323 sotto il generalato di
fra Pietro da Todi (1314-1344).

PP.

Fiore Tommaso, Un’antica Univer-
sità di Studi in Altamura, in « Al-
tamura » (A.B.M.C.), n. 13, gen-
naio 1971, pp. 31-46.

In questa università, fondata nel
1748, insegnò letteratura italiana e
latina, dall’inizio dell’istituzione fino
al 1763-64, il domenicano Orazio
Gaspari da Perugia. PE;

Savio PrETRO, Ricerche sui medici e
chirurghi dell’ospedale di Santo Spi-

se ein i P SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 151

rito in Sassia, sec. XVI-XVII,
in « Archivio della Società romana
di Storia Patria», vol. XXV,
fasce. I-IV (1971), pp. 145-168.

Negli elenchi, desunti dai libri
mastri dei mandati dell’Ospedale,
figurano i seguenti umbri ; fra i me-
dici: Ippolito da Città di Castello,
1551-52 ; Ventura da Orvieto, 1553 ;
Taddeo Collicola di Montesanto (Spo-
leto), 1623-30 ; Pietro Servi di Spo-
leto, 1636-47 ; Silvestro Collicola di
Montesanto (Spoleto), 1637-44 ; fra i
chirurghi: Bino da Todi, 1551-54;
Fabrizio da Todi, 1552-57 ; Menalba
Brancalupi da Foligno, 1554-58;
Vincenzo da Spello «cavasangue »,
1571. pP.

ASCANI ANGELO, I Cavalieri di Malta
e la Commenda di Regnaldello a
Città di Castello. Città di Castello,
Istituto Professionale di Stato per
PIndustria e l'Artigianato, 1972,
pp. 78, 9 tavv. ft.

Dopo una succinta esposizione sto-
rica dell'Ordine di Malta è tessuta
col sussidio di vari documenti la
vicenda della Commenda di Regnal-
dello a Città di Castello, costituita
sul nucleo originario dell'Ospedale
di S. Giovanni Battista eretto nel
secolo XIII. Un largo contributo
di conoscenze è portato ai rap-
porti esistiti specialmente dal secolo
XVlin poi tra Città di Castello e
l’Ordine di Malta. Di singolare in-
teresse è la questione dell'abbina-
mento dello stemma di Città di
Castello con quello dell'Ordine.

( G. C.

CAGIANO DE AZEVEDO MICHELAN-
GELO, Due iscrizioni longobarde a
Orvieto e Bagnoregio, in « Atti della
Accademia Nazionale dei Lincei»,
CCCLXIX, 1972, Serie Ottava,
Rendiconti Classe di Scienze Mo-
rali, Storiche e Filosofiche, vol.
XXVII, fascicolo 7-12 (luglio-di-
cembre 1972), pp. 375-81.

L'iscrizione orvietana è venuta fuo-
ri durante i lavori di scavo effettuati
nella chiesa di S. Andrea promossi
dalla Fondazione per il Museo ‘ Clau-
dio Faina’ di Orvieto. Essa è stata
incisa sull’intonaco in gran parte
scomparso e attribuibile alla prima
fase di costruzione della chiesa nel
VII secolo. Le lettere e i simboli che
vi si riscontrano, nonché la disposi-
zione di essi inducono a ritenere che
l'iscrizione costituisca «un'afferma-
zione trinitaria della unità e ugua-
glianza delle tre Persone, quasi una
professione di fede». Ecco la rico-
struzione che ne é data: In nomine/ 4-
p.(atris) + (et filii) Hi(esus) + S(pi-
ritus sanct)i. (x.

DoNaATI-GUERRIERI M. GABRIELLA,
Lo Stato di Castiglione del Lago e
i della Corgna. Perugia, Edizioni
Grafica, 1972, pp. 329, XVIII
tavv. f.t.

Su questo volume in ottima veste
tipografica molto curata mette conto
di far proprio il giudizio che ne ha
formulato la Commissione Giudica-
trice del Premio ‘ A. Bertini-Calosso '
1973, costituita dai proff. Raffaello
Morghen, Presidente, Raoul Manselli,
Renato Bonelli. Esso afferma: «Il li-
152 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

bro costituisce una volonterosa opera
prima, che tratta un argomento il
quale riveste oggi vivo interesse, e
cioè quello del carattere e della vita
delle minori signorie locali del Cin-
quecento. La Commissione, pur ap-
prezzando alcune qualità del lavoro,
rileva che l’impostazione data al te-
sto risulta prevalentemente orientata
agli aspetti biografici e familiari,
piuttosto che alla interpretazione del-
le origini, della formazione e della
fisionomia politica e giuridica del
singolare piccolo stato, come sarebbe
stato più opportuno e proficuo ».
G. C.

GOLDBRUNNER HERMANN M., Die
mailündische Herrschaft in Perugia
(1400-1403). Sonderbruck aus
«Quellen und Forschungen aus
italienischen Archiven und Bi-
bliotheken », Band 52, 1972, pp.
397-475b.

È il testo fondamentale di un
approfondito studio storico, che il-
lustra pienamente il complesso pe-
riodo della breve dominazione vi-
scontea a Perugia. L’A., esperto ri-
cercatore, ha utilizzato una larghis-
sima messe di documentazione archi-
vistica, buona parte della quale è
pubblicata in Appendice.

Su questo stesso tema l’A. aveva
fornito nel 1969 al Centro di Studi
Umbri di Gubbio una relazione, che
è stata pubblicata nel volume degli
Atti di quel Settimo Convegno.

G. C.

GOLDBRUNNER HERMANN M., Eine
neue Quelle zur Geschichte Perugias.

Ein Inventar des Archivs der Fa-
milie Michelotti. Sonderdruck aus
« Quellen und Forschungen aus ita-
lienischen Archiven und Biblio-
theken » Band 52, 1972.

Valutazione particolareggiata d'un
inventario dell'archivio privato della
famiglia Michelotti scoperto e pub-
blicato in questo periodico da Ron-
cetti, di cui é qui integrata e tal-
volta rettificata l'analisi. I registri
dell'Archivio Vaticano hanno con-
sentito di identificare in particolare

taluni privilegi papali. GG.

GRUNDMAN JouN, Documenti umbri
sulla carestia degli anni 1328-1330,
in «Archivio storico italiano »,
CXXVIII (1970), pp. 207-253.

SCHEDA BIBLIOGRAFICA a cura di
GAETANO CONTINI, in « Rassegna
degli Archivi di Stato», anno
XXXII, num. 2, maggio-agosto
1972, pp. 417-418. PP.

Jugoslavi in Umbria (Settembre 1943-
Giugno 1944). Regione dell'Um-
bria. Perugia, Tip. Guerra, 1972,
pp. 32.

Testimonianze e documenti sul-
l'atività dei partigiani jugoslavi in
Umbria. A (S IP

La resistenza in Umbria, a c. di SERGIO
Bovini. Roma, Editori Riuniti,
1972, 2 voll., pp. 406 e 492.

I due grossi tomi raccolgono mate-

riale vario sulla Resistenza umbra
(memoriali, documenti, libri, testi-
monianze, opuscoli, articoli, verbali,
diari, rievocazioni ecc.), tutto inte-

ail e o ipn a it ito n Ren it Wi MP rc reni i Tn nitriti. SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 153

ressante e utile, ma ordinato in ma-
niera non del tutto organica. Manca
una bibliografia, un’introduzione me-
todologica del curatore e un indice
dei nomi, dei luoghi ecc. È difficile,
quindi, orientarsi.

Anche se una nota redazionale dice
essere l’opera un’antologia di un più
vasto materiale, non era male proce-
dere con più alto senso storiografico.
La fatica di Sergio Bovini merita co-
munque qualche riconoscimento.

ASSQISPI

NEssI SiLvEsTRO, Giovanni d'Amelio
un precursore dell’ Albornoz. Estrat-
to da «Spoletium», anno XIV,
nn. 16-17, dicembre 1972, pp. 19-
34, 8 ill.

Il caorsino Jean Amiel (Johannes
de Amiel), figura di notevole rilievo,
qui efficacemente rievocata, esercitó
meritoriamente molte e varie fun-
z'oni politiche, amministrative e di-
plomatiche nello Stato della Chiesa.
Tesoriere del ducato di Spoleto dal
1317 al 1323, prima vicerettore e poi
rettore del ducato (1323-1332), messo
speciale in Italia nel 1338, poi nunzio
e riformatore generale dello Stato
della Chiesa negli anni 1339-40. Per
i meriti acquisiti eletto vescovo di
Trento nel 1368, fu trasferito l'anno
successivo alla diocesi di Spoleto ;
ivi mori nel 1371. Gi

NIicoLINI UGoLINO, Le mura medie-
vali di Perugia, in Atti del sesto
Convegno di studi umbri. Gubbio,
26-30 maggio 1968. Parte seconda.
Perugia, 1971, pp. 695-769.

SCHEDA BIBLIOGRAFICA a cura di

GAETANO CONTINI, in « Rassegna
degli Archivi di Stato », anno XXX
II, num. 2, maggio-agosto 1972,
pp. 416-417. POP.

PELLINI PowPEo, Della historia. di
Perugia, parte terza con Introdu-
zione di LuciANO FAINA. Perugia,
1970, pp. 1212, ristampa anasta-
tica [Venezia, R. Maietti, ante
1642] (Deputazione di Storia Pa-
tria per l’Umbria. Fonti per la sto-
ria dell'Umbria, 8).

SCHEDA BIBLIOGRAFICA a cura di
GAETANO CONTINI, in « Rassegna
degli Archivi di Stato », anno XXX
II, num. 3, settembre-dicembre
1972, pp. 655-656. Dp:

PeRrIcoLI MARIO, The record of the
trial and condemnation of a witch,
Matteuccia di Francesco, at Todi,
20 march 1428, in « Medicina nei
secoli», vol. IX, number 2, may-
august 1972, pp. 54-84.

Breve introduzione in inglese al
testo latino del processo, seguito da
un essenziale glossario latino-inglese.

Pa,

PIiTASSIO ARMANDO, L'opposizione del
clero umbro-sabino al processo di
unificazione nazionale durante il
Commissariato straordinario di G.
N. Pepoli (settembre-dicembre 1860),
in « Annali della Facoltà di Scienze
politiche » della Università degli
Studi di Perugia, anni accademici
1970-72, I, pp. 171-199.

Mentre nel primo periodo del suo
Commissariato il Pepoli non trovó
———— x = = I : -
——— ——— € ————
es x d milis de

2 gos cte o pittrice illit Td

154 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

opposizioni rilevanti in un clero di-
sorientato e non abituato al dibatti-
to, la resistenza acquistó vigore dopo
i gravi fatti diplomatici e mi itari
dell'ottobre 1860; ma non fu uni-
forme, e neppure lo fu la reazione
dell'alto clero verso i preti liberali,
che toccó le sue punte piü aspre
da parte dei vescovi di Città di Ca-
stello, Spoleto e Città della Pieve.
L'analisi segue su materiale archi-
vistico il relativo comportamento
del Pepoli. DTP:

PontIERI EnNESTO, La « Guerra dei
Baroni» napoletani e di papa In-
nocenzo VIII contro Ferrante d' Ara-
gona in dispacci della diplomazia
fiorentina, in « Archivio storico per
le Province Napoletane », terza se-
rie, anno X (1972), pp. 117-177.

Dalla lettera datata Firenze, 29
agosto 1486 : i Dieci di Balia infor-
mano Jacopo Guicciardini a Milano
di avere ricevuto «lettere da Piero
Capponi datum presso a Todi a li
XXV ».

«A dì XXVII» risulta ai Dieci
«essere li nostri a Colle di Pepo»
(Collepepe, Perugia); essi sono inol-
tre informati che Roberto Sanseve-
rino, inseguito dall'esercito della Le-
ga, «dovrà allogiare fra la fratta e
il montone » (p. 177) : da riconoscere
nelle due località Umbertide (non
Fratta Todina, come si legge in nota)
e Montone (Perugia). PLE

Presentazione dei volumi sulla « Storia
dell'Ospedale Civile di S. Croce di
Cuneo», in « Bollettino della So-
cietà per gli studi storici, archeolo-

gici ed artistici della provincia di
Cuneo», n. 66, 1" semestre 1972,
pp. 107-109.

L'ospedale fu fondato da una Con-
fraternita di Disciplinati, e l'opera é
quindi dal suo A. stesso presentata,
nel sottotitolo, come Contributo alla
ricerca sul Movimento dei Disciplinati.
I legami con il Centro di Documenta-
zione sul Movimento sono stati rile-
vati da un discorso tenuto, alla ceri-
monia della presentazione, dal Presi-
dente del Centro Giovanni Cecchini.

Bie:

SensI Manro, Fra Andrea da Faenza
istitutore dei Monti frumentari.
Estratto da «Picenum Seraphi-
cum», IX (1972), pp. 162-257,
2 tavv. f.t.

Ampio e attento esame storico-
critico sui Monti frumentari, istituto
legato ai Monti di Pietà, nell'Italia
centro-settentrionale e in partico-
lare sul francescano Andrea da Fa-
enza, che ne promosse l'istituzione
a Foligno (1488), Sulmona e Rieti
(1489), Spoleto, Terni e Orvieto
(1490), Padova (1491), Macerata,
Parma, Annifo di Foligno, Carpi
(1492), Cremona (1493), Trevi (1495).
La ricostruzione della vita e del-
l’opera di Andrea da Faenza da
parte dell’A. in base alla documen-
tazione reperita si limita a questi
anni. Im Appendice vari capitoli di
Monti di Pietà e frumentari.

G. C.

Sensi Manio, Niccolò Tignosi da
Foligno. L’opera e il pensiero.

MEME E in Ren i uni Mt rr ii i Mr cinte rigiro. SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 155

Estratto da « Annali della Facoltà
di Lettere e Filosofia » della Uni-
versità degli Studi di Perugia,
vol. IX (1971-72), pp. 361-495,
2 tavv. f.t.

Del medico e filosofo umanista,
docente negli Studi di Firenze e
Bologna, maestro di Marsilio Ficino,
sono in questo nutrito saggio ripre-
sentati in una visione globale, con
misurato spirito critico, la vita, l’at-
tività didattica e culturale, il pen-
siero filosofico. Il saggio è diviso
in due parti; nella prima, oltre a
puntuali riferimenti biografici, sono
esaminati l’opera e il pensiero. La
seconda parte è dedicata alla tra-
scrizione di cinque operette del Ti-
gnosi sinora inedite che Mario Sensi
ha giudicato meritevoli di pubblica-
zione, e cioè: Expugnatio constanti-
nopolitana, Quod tarde bella susci-
pienda sint, De laudibus cosmi, In
illos qui mea in Aristotelis commen-
taria criminantur, De origine fulgi-
natum. Alla essenza del pensiero fi-
losofico del Tignosi è dedicato il
capitolo su Il concordismo tra Ari-
stotele e Platone in Nicolò Tignosi.

Piccoli nei formali in un lavoro
scientificamente serio: dei Consigli
e riformanze si indica dove si tro-
vano, cioè Archivio di Stato Perugia
(ASP) ma non l’archivio cui appar-
tengono, cioé Archivio Storico del
Comune di Perugia. Per le citazioni
bibliografiche delle opere a stampa
è seguito il malvezzo oramai per
conformismo ed inerzia dilagato nel-
l'ambiente accademico-univérsitario :

é usata la forma breve, che é biblio-
graficamente parlando un errore.
GC;

SENSI Manto, Tradizioni riguardanti
il passaggio degli Apostoli Pietro e
Paolo nelle diocesi di Foligno e di
Camerino, in « Medicina nei secoli »,
vol. IX, number 2, may-august
1972, pp. 85-92.

Breve nota già uscita nel « Bollet-
tino storico della città di Foligno »,
anno I, 1969. PROP.

SPETIA GriULIO, Studio su Bevagna.
Roma, Tip. Fogar, 1972, pp. 281.

Lo scomparso conte Giulio, gior-
nalista, appena in pensione si ritiró
a Bevagna, in una villa in collina,
a «coltivare» la ricerca storiogra-
fica. Dopo un interessante saggio sul
conterraneo Alfonso Ceccarelli (il
Cagliostro umbro), ecco postumo
questo libro su Bevagna, affettuosa-
mente presentato dalia sorella Ma-
ria e curato da Alberto Presenzini
Mattoli. Il lavoro inizia con una
trattazione sugli storici di Bevagna
(B. Camassei e Fabio Alberti) e ab-
braccia un periodo di circa cinque
secoli (grosso modo dal 1090 al 1530).
Non immune da oscurità, lo studio
si distende piacevolmente, intessuto
com'é di curiose annotazioni di co-
stume, sul tipo di società e su al-
cuni personaggi di rilievo (il Beato
Giacomo Bianconi, per esempio).
Chiude il volume un'appendice con
le famiglie di Bevagna nel 1577,
una pianta della città e una genea-
logia dei signori di Bevagna, a co-
156 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

minciare dal capostipite Mainardo.
Poiché l’opera è stata compilata
molti anni fa non v’è confluito l'ap-
porto della bibliografia posteriore
sull’argomento. A GP

UaoriN: Romano, Perugia 1859 : l'or-
dine di saccheggio, in «Rassegna
storica del Risorgimento », anno
LIX, fascicolo III, luglio-settem-
bre 1972, pp. 353-361.

La breve nota, dopo una somma-
ria esposizione delle fasi prepara-
torie dell’insurrezione perugina, cul-
minata nella luttuosa giornata del
20 giugno, usufruendo di documenti
dell'Archivio Segreto Vaticano per
la prima volta utilizzati, pone l’ac-
cento sull’ordine scritto dato dal
Commissario Sostituto del Ministero
delle Armi, Mazio, al colonnello
Schmid, per la spedizione contro
Perugia, anzi ‘per ricuperare le
Provincie alla S. di N.S., sedotte da
pochi faziosi’. Ma le disposizioni
contenute nel documento per quanto
assai severe non contengono affatto
l'ordine di saccheggio. E non serve
neanche a sottintenderlo la postilla
apposta — da chi? — al docu-
mento secondo la quale Monari,
Sottointendente Militare presso il
I Reggimento estero, che aveva
quindi partecipato ai fatti, asseriva
che era stato il consigliere del co-
lonnello Schmid a suggerire il sac-
cheggio ; suggerimento che doveva
essere sbocciato nel corso dell’azione
militare, che è probabilissimo do-
vendosi galvanizzare lo spirito delle
milizie; ordine che in forma espli-

cita nel documento del Mazio non
c’è e, ovviamente, non poteva esserci.
GC.

VIOLANTE CINZIO, Studi sulla Cristia-
nità medioevale. Società Istituzioni
Spiritualità raccolti da Piero ZER-
BI. Milano, Editrice Vita e Pen-
siero, 1972, pp. XXXII-397.

Nel saggio Eresie nelle città e nel
contado in Italia dal XI al XIII se-
colo, considerando la topografia dei
gruppi ereticali, l'A. esamina la dif-
fusione dell'eresia catara nella città
di Orvieto. PP

ZACCARIA GIUSEPPE, Ricerche di ar-
chivio, pagine sparse. Assisi, Casa
Editrice Francescana, 1972, pp.
215.

È una raccolta di brevi note pre-
valentemente di carattere storico e
religioso, in gran parte pubblicate
in vari periodici; esse nella maggior
quantità riguardano Assisi e il fran-
cescanesimo. C.

BARTOLI LANGELI ATTILIO, I peniten-
ti a Spoleto nel Duecento. Estratto
da Atti del Convegno di Studi Fran-
cescani ‘L’Ordine della Penitenza
di S. Francesco d'Assisi nel secolo
XIII’ (Assisi, 3-5 luglio 1972), in
« Collectanea Franciscana », vol. 43
(1973), fasc. 1-3, pp. 303-330.

L'A. fornisce in questo accurato
studio, corredato di riferimenti bi-
bliografici in nota amplissimi, un va-
lido contributo alla migliore cono-
scenza delle concrete forme della spi-
ritualità in Umbria nel secolo XIII.

RO RR s cinte + nisi SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 157

Due sono gli argomenti oggetto del-
l'indagine e della trattazione : uno
riguarda le ‘religiose mulieres" di
Montefalco e del Monteluco, le co-
sidette carcerate, manifestazione che
non é ancora stata studiata a fondo
e nel suo insieme ; l'altro i ‘ fratres de
penitentia ' dell'Ospedale di S. Mat-
teo in Spoleto. In Appendice tre do-
cumenti inediti. G. C.

BARTOLI LANGELI ATTILIO, I ve-
scovi di Perugia e di Chiusi du-
rante il pontificato di Innocenzo IV.
Estratto da «Rivista di storia
della Chiesa in Italia» anno
XXVII, n. 1, gennaio-giugno 1973,
pp. 27.

Esauriente studio, basato su un
attento esame dei documenti di-
sponibili, attinente alla successione
e alla posizione dei vescovi di Perugia
e di Chiusi alla metà del secolo XIII.
Per esso si giunge a due conclusionii
così enunciate dall’A.: ‘il ridimen-
sionamento della figura di Frigerio
e, all’opposto, una più ampia, ar-
ticolata valutazione di quella di
Benaudito, che risulterà un po’ me-
no sconosciuto, speriamo, che dieci
anni fa”. G3 Gc.

« Bollettino della Domus Mazzinia-
na», anno XIX, 1973, n. 2.

Questo fascicolo é dedicato alle ini-
Ziative prese per la celebrazione del
centenario mazziniano (1872-1972).
Vi sono ricordate le commemorazioni
ufficiali tenute a Perugia il 10 marzo
1972 da Salvo Mastellone (pp. 131-

11

132), a Spoleto il 12 aprile da Aulo
Laudenzi (pp. 165-166), a Terni il
10 marzo da Mario Bigotti (pp. 169-
171). Pp;SP

BrEzzi CAMILLO, Orientamenti della
massoneria intorno al 1870, in
AA.VV., Chiesa e religiosità in
Italia dopo l'Unità (1861-1878).
Quarto Convegno di Storia della
Chiesa, Comunicazioni, II. Mila-
no, Vita e Pensiero, 1973, pp. 307-
340.

Per documentare la non positiva
situazione delle logge massoniche lo-
cali, l'A. esamina e pubblica, tra
l’altro, una tavola che nel giugno
1870 Luigi Pianciani, delegato masso-
nico per l'Umbria e le Marche, invió
ai Venerabili dele logge delle due
regioni (pp. 309-312). In appendice
una lettera al Pianciani della Loggia
Pietro Vannucci di Città della Pieve.

PP)

MiLLi GiusEPPE, Sforia cronologica
della città di Perugia. Perugia,
CLEUP, 1973, pp. 240.

Cronologia dalle origini al 1540.
Descrittiva dal 1600 al 1860. Appen-
dici: Istituzioni. Monumenti note-
voli. Toponomastica. Sindaci e po-
destà. Breve bibliografia.

AS GP;

MiNCrIOoTTI CLAUDIA, Le carte del
Fondo Danzetta all’ Archivio di Sta-
to di Perugia, in « Rassegna sto-
rica del Risorgimento », anno LX,
fascicolo III, luglio-settembre 1973,
pp. 435-454.
— = =: = :
ite eee eee ripiano

= a —
——

—— ——————— er

158 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Entrato da poco nell'Archivio di
Stato di Perugia l'importante Fondo
Danzetta fornirà l'occasione ai cul-
tori di storia del Risorgimento e di
storia generale per compiere fondati
studi su genuino materiale. L'A. di
questa diffusa presentazione del Fon-
do Danzetta dal punto di vista della
storia risorgimentale dà indicazione
dei vari tipi di indagine cui si pre-
sta questo fondo, e cioé: «il tono
della vita familiare e l'evoluzione dei
costumi nel corso di quattro secoli
(XVI-XIX); il modo e il ritmo di
accrescimento della fortuna di una
famiglia dell’alta borghesia umbra
con particolare riguardo al premi-
nente interesse per la proprietà ter-
riera (testimoniato dalla fitta corri-
spondenza con i fittavoli); l'evolu-
zione delle idee e dei comportamenti
sul piano spirituale e morale, econo-
mico e politico nel mutevole quadro
degli avvenimenti storici e con ri-
ferimento all’inserimento della fa-
miglia Danzetta a livelli sempre piü
alti di prestigio e di potere e alla
trasformazione della società perugi-
na ». GC.

PIETRANGELI CARLO, In Umbria,
alla ricerca di ricordi dei senatori
di Roma. Estratto dalla « Stren-
na dei Romanisti» 1973 ab U.c.
MM.DCCXXVI, pp. 336-342, 1 tav.
rt

Prendendo lo spunto dalla dispo-
sizione impartita dal cardinale Egi-
dio Albornoz, legato pontificio, per
cui all'officio di senatore di Roma
dovevano accedere non piü romani,
ma forestieri, l'A. indica vari mem-

bri di ragguardevoli famiglie umbre,
che ricoprirono tale carica. Piü nu-
trite notizie egli fornisce per Narni
e in particolare di Pietro Chitani, di
Egidio Angelo Arca e di Ludovico
Arca. (3:56;

RosiNnI GIULIANA, Alli della Compa-
gnia della Madonna delle Grazie in
Città di Castello. Città di Castello,
Edizioni Nemo, 1973, pp. 27.

La Compagnia laicale, fondata nel
1514 nel convento dei Serviti, ebbe
come compito precipuo la custodia e
la cura delle periodiche esposizioni
dell'immagine della Madonna delle
Grazie, legate ai piü rilevanti avve-
nimenti della storia di Città di Ca-
stello. L'A., sulla scorta dei verbali
della Compagnia, ne evoca le vicende
durante il periodo rivoluzionario-na-
poleonico, nonché gli insanabili con-
trasti, legati per lo piü a questioni
economiche, con i Frati Serviti.

a: BS.

CATANELLI Luici, Pagine di storia
locale : l'antifascismo dei borghi pe-
rugini, la vita di Amelito Tirilli,
detto Tirillino (1887-1967). Estrat-
to da L'Umbria nella Resistenza.
Perugia, Grafica S. A., pp. 29 +
2 n. n., ill.

Appassionata rievocazione delle vi-
cende politiche e delle lotte proletarie
a Perugia e nell'Umbria nella prima
metà del secolo corrente, in cui a
tratti si inserisce il falegname Tirilli,
generosa e nobile figura di anarchico
perugino. G. C.

do made tienimi arp. REI ren cle cem cei MP cse carae e een asi + Nm eee SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 159

FALCINELLI VITTORIO, Badia S. Ni-
colò di Campolongo. S. Maria degli
Angeli, Tipografia Porziuncola, s.a.,
pp. 185, 11 tavv. f.t.

È un’ampia ricostruzione delle vi-
cende, rievocate con senso storico
piuttosto libero, di questa abbazia
benedettina, fondata probabilmente
nel secolo XI e forse nel X, situata
nella diocesi di Assisi e nel territorio
del Comune di Valfabbrica. Passata
nel secolo XV ai francescani, è oggi
proprietà privata, in stato di abban-
dono. In Appendice al volume sono
pubblicati vari documenti inediti o
di difficile reperimento. G. C.

GURRIERI OTTORINO, Alessandro Pa-
scoli e dieci secoli di storia medica
in Perugia. Perugia, Grafica Salvi,
Sia: DD. 13.

In questo discorso pronunciato
alla Conferenza Internazionale Qua-
driennale sul cancro presso l'Univer-
sità degli Studi di Perugia il 19 lu-
glio 1973, dopo un fugace scorcio
rievocativo di coloro che nel medio
evo e sino al secolo XVII esercita-
rono in Perugia l'arte sanitaria, viene
succintamente ricordato il grande
medico e scienziato perugino Ales-
sandro Pascoli. GC.

FILOLOGIA E GLOTTOLOGIA

CASTELLANI ARRIGO, Frammenti d'un
libro di conti castellano del Du-
gento, in «Studi di filologia ita-
liana », volume XXX (1972), pp.

5-58.

La nuova edizione di questi im-
portanti Frammenti appare notevol-
mente migliorata rispetto all’altra,
data dallo stesso Castellani nel 1948,
in un opuscolo uscito sotto gli au-
spici dell’Istituto di Glottologia del-
l’Università di Firenze e intitolato
I conti dei fratelli Cambio e Giovanni
di Detaccomando (territorio d’ Umber-
tide, 1241-1272). La trascrizione è
stata emendata e integrata giovan-
dosi anche dell’ausilio d’una lampa-
da a raggi ultravioletti, e i criteri
adottati, gli stessi già seguiti dal
Castellani nella-sua edizione dei Fram-
menti fiorentini del 1211, rendono
conto d’ogni particolare grafico del
manoscritto. Un più attento esame
delle indicazioni contenute nel testo
ha permesso inoltre all'editore di
stabilire una piü esatta localizza-
zione del documento, che é da lui
ora attribuito al contado di Città
di Castello e non piü al territorio
d'Umbertide. Il testo é preceduto da
un’accuratissima descrizione codico-
logica del manoscritto e da indica-
zioni sul carattere dei negozi regi-
strati nel libro, ed é seguito da un
commento linguistico ricchissimo di
allegazioni e di rimandi, in cui si
affrontano anche problemi di no-
tevole importanza quali quello dello
scempiamento delle consonanti pro-
toniche nella Toscana orientale e
nell’Umbria settentrionale, che l'au-
tore pone opportunamente in rela-
zione con la mancanza, nelle stesse
zone, del raddoppiamento sintattico,
proponendo una soluzione comples-
siva veramente ineccepibile. Il la-
voro è corredato inoltre d’indici ono-
mastici. F. A.
160 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Liver RiccARDA, Ancora raccar nella
confessione umbra, in « Lingua no-
stra» volume XXXIII (1972),
fasc. 1, pp. 5-6. Con una Postilla
di GHINO GHINASSI, pp. 6-7.

La Liver accoglie favorevolmente
l'etimo del verbo raccar proposto dal
Ghinassi (in «Lingua nostra», vol.
XXXII, 1971, pp. 33-35) ma
avanza una diversa ipotesi per la
spiegazione del difficile passo che
lo contiene.

Nella Postilla che segue il Ghi-
nassi dichiara accettabile la proposta
della Liver e coglie l'occasione per
discutere e respingere l'etimo ger-
manico *raikjan suggerito da Hans-
Erich Keller, di cui non aveva te-
nuto conto nella stesura del suo ar-
ticolo sopra citato. ESSA.

RopoLico FnANcESCO, Qualche aspet-
lo dei rilievi nella toponomastica
dell’ Emilia, dell’ Umbria.e delle Mar-
che, in « Lingua nostra », volume
XXXIII (1972), fasc. 1, pp. 12-14.

Hid:

RonLrs GERHARD, Studi e ricerche
su lingua e dialetti d'Italia. Fi-
renze, Sansoni, 1972, pp. XVI-416.

Si tratta d’una raccolta di trenta-
due saggi dell’autore, già pubblicati
(tranne gli ultimi due) in varie ri-
viste, dal 1931 ad oggi. Alcuni di
questi articoli contengono cenni sui
dialetti e sulla toponomastica del-
l'Umbria. Fish:

SERIANNI Luca, Ricerche sul dia-
letto aretino nei secoli XIII e XIV,

in «Studi di filologia italiana »,
volume XXX (1972), pp. 59-191.

Il Serianni dà una descrizione del-
l'antico volgare aretino con frequenti
riferimenti ai dialetti contermini della
Toscana e dell'Umbria. F. A.

CASTELLANI ARRIGO, 7 più antichi
testi italiani. Edizione e commento.
Bologna, Pàtron, 1973, pp. 244.

Tra i testi presi in esame figura
anche la «Formula di Confessione
umbra », alla quale il Castellani de-
dica ben 26 pagine (pp. 77-102),
dando una nuova accuratissima edi-
zione del testo, migliorata in alcuni
punti rispetto a quelle precedenti,
ed un approfondito commento filo-
logico e linguistico.

Riferimenti ai dialetti umbri sono
frequenti anche nei commenti ad
altri testi della raccolta. Fi A.

HaLL RoBERT A. JR., Bibliografia
essenziale della linguistica italiana
e romanza. Firenze, Sansoni, 1973,
pp. 232.

Versione ridotta della grande Bi-
bliografia della linguistica italiana
dello stesso autore, aggiornata fino
al 19 novembre 1972. Le pp. 141-142
sono dedicate ai dialetti dell'Um-
bria e contengono le indicazioni dei
contributi pià importanti. E da no-
tare che l'opera eredita dalla grande
Bibliografía alcuni errori geografici
per cui troviamo Sansepolcro anno-
verata tra i centri umbri (p. 142)
ed Orvieto tra quelli del Lazio
(p. 143). E.gA.

dei ae tie o mt D al n ER en ei ctr Pri seme cama i o att nil SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 161

STORIA E CRITICA LETTERARIA

TRABALZA Ciro, Saggio di vocabo-
lario umbro-italiano e viceversa. Bo-
logna, Forni, 1970, pp. XVI-56.

È la ristampa anastatica dell’edi-
zione di Foligno del 1905. L’operetta,
uno dei primi lavori del bevanate,
è ancora godibile e sembra «reg-
gere » il tempo. ANC. «Ri

ZAPPACOSTA GUGLIELMO, Studi e ri-
cerche sull’umanesimo italiano (Te-
sti inediti del XV e XVI secolo).
Bergamo, Minerva Italica, 1972,
pp. 266.

Documentato l'interesse perla mne-
motecnica in età umanistica con la
citazione e l'esame di numerosi testi,
fra cui il Tractatus clarissimi philo-
sophi et medici Matteoli perusini,
compreso nel ms. 407 (F 78) della
Biblioteca Augusta di Perugia, l'A.
pubblica il trattato Artificialis me-
moriae regulae, composto nel 1434
dal vicentino Giacomo Ragona per
Gianfrancesco I Gonzaga.

Nella seconda parte si stampa
l’Oratio Francisci Maturantii Peru-
sini in qua laudes et origo Perusiae
tractantur, mettendo in risalto come
scopo — e quasi pretesto — della
prolusione sia l'esortare i giovani
perugini allo studio dell'eloquenza
di cui, fra tante glorie, la città é
carente ; e completandola con l'edi-
zione del testo Cristophori Saxi Pe-
rusini oratio de laudibus Perusiae
in florentissimo gymnasio habita
MDLVIII.

Segue una breve silloge di carmi

latini inediti (fra cui alcuni del Ma-
turanzio), conservati in mss. della
Biblioteca Comunale Bertoliana di
Vicenza, della Biblioteca "Vaticana,
e nel 178 (C 61) della Biblioteca
Augusta di Perugia, che allo, Z.
sembrano opportunamente documen-
tare la vita culturale perugina tra
la fine del sec. XV e la metà del
XVI, sotto l'influsso di Alfano AI-
fani. pP

STORIA E CRITICA
DELLE ARTI

Dri DARIO GuipA MARIA PIA, Pre-
cisazioni su Ugolino di Vieri e
soci, in « Napoli nobilissima », 1967,
vol. VI, pp. 217-226.

Hn Tc

ASCANI ANGELO, La cattedrale ti-
fernate. Città di Castello, Istituto
Professionale di Stato per l’In-
dustria e l’Artigianato, 1969, pp.
135, 15 tavv. f. t.

È una completa esposizione sto-
rico-artistica dell’insigne monumento
in forma piuttosto succinta, messa
insieme dall’infaticabile poligrafo ti-
fernate seguendo i numerosi autori
che se ne sono occupati. Un capi-
tolo è dedicato alla illustrazione del
Museo, in cui tra l’altro sono i pre-
ziosissimi oggetti liturgici paleocri-
stiani del tesoro di Canoscio. Cor-
redano il testo illustrativo alcuni do-
cumenti e la cronologia dei vescovi
di Città di Castello ricordati con un
medaglioncino biografico. Ga

CARDELLI ENRIcO, Tentativo di ri-
pristino ideale della chiesa di San

%
#93 4 tinti i Tae

162 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Rufino in Assisi. Roma, Tipogra-
fia della Pace, 1969, pp. 63, 8
tavv. Î.t.

L'A. conscio delle difficoltà oppo-
ste dalla mancanza di dati utili e
necessari per la realizzazione di un
concreto e sicuro ripristino del no-
bile tempio, si é limitato a conside-
rare l'origine della chiesa di S. Ru-
fino, alcune sue fondamentali strut-
ture, compendiando poi i risultati
dell'esame condotto con competen-
za e prudenza nel capitolo dedicato
alle Conclusioni. G...C.

LonGHI RENATO, Ancora per S. Gal-
gano, in «Paragone arte», marzo
1970, n. 241, pp. 6-8.

ListT.=G.

La vita e le opere di Francesco Me-
lanzio pittore di Montefalco. Mo-
stra documentaria e iconografica
allestita dal Comitato .per l''Ago-
sto Montefalchese ’. Catalogo a cura
di Silvestro Nessi. Montefalco,
Chiesa monumentale di S. Fran-
cesco. 15 agosto-12 settembre 1971.
Foligno, Tip. Mancini & Valeri,
1971, pp. 41, 7 tavv. f. t.

Rievocazione biografico-artistica di
questo noto pittore di Montefalco,
tipico interprete dei canoni della
Scuola Umbra. Nel catalogo in set-
tantanove numeri sono frammischiate
testimonianze documentarie o biblio-
grafiche e descrizioni di opere d’arte.

Gis(G.

LEFEvRE RENATO, Un cardinale del
Seicento : G.. B. Deti, in « Archi-

e enne enne td ne der nt nenti —

vio della Società romana di Storia
Patria», vol. XXV (1971), fasc.
I-IV, pp. 183-208.

Tra il 1623 e il 1624, il Cardinale
nel palazzo Aldobrandini in piazza
Colonna, fra altri importanti lavori,
fece affrescare la volta della galleria
d’angolo. Non si sa a chi fu affi-
data l'esecuzione, « anche se un no-
me risulta dalle annotazioni conta-
bili, quello di Flaminio Allegrini ap-
partenente ad una interessante fa-
miglia di pittori eugubini, particolar-
mente attivi a Roma nei primi de-
cenni del '600 » (p. 195). PP.

NEssI SiLvestRro, Architettura civile
medievale nel comprensorio dei Monti
Martani. Estratto da « Spoletium »,
anno XIII, n. 15, dicembre 1971,
pp. 25-34, ill.

È il testo di una relazione tenuta
dall’A. al Congresso di Spa nel set-
tembre 1968. Essa comunque è ema-
nazione del Gruppo spoletino di ri-
cerca per lo studio e la schedatura
dei monumenti civili medievali sotto
la guida del dr. Giovanni Antonelli.

Il Gruppo è costituito da Silvestro
Nessi, dal prof. Bruno Toscano,
mons. Mario Pericoli, mons. Ansano
Fabbi. G. C.

PALUMBO GiusEPPE-BLAKE Huco,
Ceramica medievale assisana. Un
prezioso rinvenimento nel Sacro
Convento di S. Francesco.

L’opuscolo contiene due estratti
da Atti del IV Convegno Internazio- SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 163

nale della Ceramica (Albisola, 28
maggio-3 giugno 1971): cioè un
contributo di Giuseppe Palumbo, Un
nuovo gruppo di ceramiche medievali
assisiane e un altro di Hugo Blake,
Descrizione provvisoria delle cera-
miche assisiane e discussione sulla
maiolica arcaica. L’argomento di cui
si occupano gli Autori è costituito
dall’abbondante corredo di oggetti
in ceramica del sec. XIII rinve uti
casualmente nel Convento di S. Fran-
cesco di Assisi. Naturalmente è stata
anche l’occasione per riesaminare la
questione della produzione di cera-
miche in Assisi con particolare ri-
guardo alla datazione. GG:

ZAccARIA GIusEPPE, Ricordi di Sa-
verio Mercadante in Assisi, in « Al-
tamura » (A.B.M.C.), n. 13, gen-
naio 1971, pp. 133-135.

Furono discepoli del Mercadante
a Napoli il p. Antonio Musilli e il
p. Alessandro Borroni dei Minori
Conventuali che diressero la Cappella
Musicale di Assisi, il primo dal 1842
al 1858, il secondo dal 1858; il
conte Gaspare Bindangoli Bini di
Assisi (1837-1863); Cesare Minciotti
(1834-1922) che fu Maestro di Cap-
pella nella Cattedrale di Perugia.

PP.

Clemente degli Abbati pittore monte-
falchese del secolo XVIII. Mostra
documentaria e iconografica alle-
stita dal Comitato per 1’‘ Agosto
Montefalchese '. Catalogo a cura
di Silvestro Nzssr. Foligno, Tipo-
grafia Mancini & "Valeri, 1972,
ppi 17, 7 tavvi. t: t.

La Mostra ha avuto lo scopo di
far conoscere l'attività e l'opera di
un pittore sinora sconosciuto, di non
eccelse qualità ma diligente, tale da
non sfigurare nel gruppo degli ar-
tisti che hanno operato a Monte-
falco nel secolo XVIII. G. C.

CLIFFORD I., Sebastiano Conca's Com-
munion of Mary Magdalen, in
«Burlington Magazine», marzo
1972, pp. 142-146.

Dà notizia. del ritrovamento, in
una collezione privata inglese, di
uno studio preparatorio per il di-
pinto La Comunione di Maria Mad-
dalena (Perugia, Galleria Nazionale).

M. C. M.

DONNINI G., Sui rapporti di Antonio
da Fabriano e di Matteo da Gual-
do con Girolamo di Giovanni, in
«Antichità viva», a. XI, n. 1,
gennaio-febbraio 1972, pp. 3-10.

Indaga sul momento formativo di
Matteo da Gualdo in relazione agli
stimoli culturali che gli provengono
da parte di Girolamo di Giovanni.
A tale fine si rivela importante la
lettura dell’affresco Sant’ Anna con la
Vergine e il Bambino Gesù (oggi nella
Pinacoteca Civica) di recente restau-
rato e databile alla fine del quinto
decennio del 1400. M. C. M.

DONNINI G., Un ciclo a fresco gio-
vanile di Ottaviano Nelli, in « An-
tichità viva », a. XI, n. 3, maggio-
giugno 1972, pp. 3-9.
3 dè ia | citt ii Te

de e ERE e tà na urina TAR ten or

164 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Il ciclo di affreschi dell’Oratorio
di Santa Maria della Piaggiola a
Fossato di Vico (Perugia) assai tra-
scurato dalla critica contemporanea,
viene attentamente letto dallo stu-
dioso ed assegnato ad Ottaviano
Nelli anziché al padre Martino Nelli
da Gubbio, come voleva la tradi-
zionale attribuzione. Per gli affre-
schi viene proposta una datazione
intorno al 1405. M. C. M.

FATATI FELICE, A fe uomo, a te vita.
Perugia, Centro Studi « E. Mattei »,
1972.

«A te uomo, a te vita» è una
bella cartella che contiene 37 ta-
vole di Felice Fatati (il poeta-pit-
tore-medico ternano), sentita e per-
sonalissima interpretazione grafica
del « Cantico delle Creature ».

In un opuscolo allegato scritti
dell’on. Filippo Micheli, Franco Pic-
cinelli e Italo Tomassoni. ^ A. C.P.

GAUTHIER MARIE MADELEINE, Emaux
du moyen áge occidental. Fribourg,
Office du livre, 1972, pp. 443,
tavv. 50. Lila

Honour HucH, Orafi e argentieri.
Traduzione di Elena Lante Ro-
spigliosi della Rovere. Milano, Mon-
dadori, 1972, pp. 320, tavv. 5.

E.5T8G:

NESSI SILVESTRO, SCARPELLINI PIE-
TRO, La chiesa-museo di S. Fran-
cesco in Montefalco. Spoleto, Edi-
zioni dell'Ente Rocca di Spoleto,
1972, pp. 85, 23 tavv. f.t., con

ill. « Arte e storia nell'antico du-
cato», n. 3.

Questa breve, ottima guida tiene
conto dei piü validi risultati della
piü recente critica storica e artisti-
ca ; é corredata di ampia se non com-
pletissima bibliografia e di indice
di nomi di persona e di luogo.

GihQ:

SANTI FnRANGESCO, in «Bollettino
d’arte », a. LVII, II, aprile-giugno
1972, pp. 244-45.

Dà notizia dell'avvenuto acquisto
delle seguenti opere destinate alla
Galleria Nazionale dell'Umbria :

Arnolfo di Cambio, Scriba; Va-
lentin de Boulogne, La Samaritana
al pozzo e Noli me tangere; Seba-
stiano Conca, Partenza di Rinaldo
e Erminia fra i pastori.

o M. C. M.

SANTI FRANGESCO, Un’opera perduta
di Vincenzo Danti, in « Bollettino
d'arte» a. LVII, aprile-giugno
1972, II, pp. 112-114.

Pubblica un documento di paga-
mento attestante la partecipazione
di Vincenzo Danti alla decorazione
dell’altare della cappella di S. Ber-
nardino in Duomo. L’altare fu so-
stituito nel '700 ed attualmente è
noto attraverso un disegno sette-
centesco. Dello stesso artista si pub-
blicano due opere praticamente ine-
dite: una figura allegorica in bron-
zo ed un bassorilievo in stucco (Pe-
rugia, Galleria Nazionale dell'Um-
bria). M. C. M.

n e Er
SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 165

VALERI Mino, La Chiesa di Sant’ An-
gelo da Flumine, in «Rassegna
economica », anno VIII, n. 3, mag-
gio-giugno 1972, pp. 37-40.

L’A. ricorda che a Terni nella
via omonima sorgeva la chiesa di
Sant'Angelo da Flumine, che egli
descrive brevemente sulla scorta di
testimonianze di vari scrittori di
cose ternane, e che ritiene sia stata
fino al sec. XVI destinata ai lebbrosi
e gestita dalla confraternita di San
Sebastiano. Pes:

ADORNI BnuNoO, Estremismo manieri-
stico: Simone Moschino scultore e
architetto, in « Controspazio ».. Men-
sile di architettura e urbanistica,
anno V, n. 2, luglio-agosto 1973,
pp. 74-96. List

BoLoGNaA FERDINANDO, Note sulla
preparazione delle arti minori to-
scane fuori di Toscana tra l’età
romanica e la gotica, in «Civiltà
delle arti minori in Toscana ». Atti
del I° Convegno - Arezzo 11-15
maggio 1971. Università degli stu-
di. Facoltà di Magistero in Arezzo.
Istituto di Storia dell’arte. Fi-
renze, Edam, 1973. Bata;

Boskovirs MikLos, Giunta Pisano
una svolta nella pittura italiana del
duecento, in « Arte illustrata», a.
VI, nn. 55-56, dicembre 1973,
pp. 339-352.

Sottolinea l’importanza che certe
anticipazioni di Giunta Pisano han-
no nei confronti della pittura assi-
siate. Ricorda il Crocefisso (Assisi,

S. Maria degli Angeli) e una tavola

molto tarda conservata ad Assisi,

Museo del Convento Francescano.
M. G. M.

Celebrativa di Orneore Metelli, in
« Bollettino italiano», 1973, n. 1,
p. 9.

Cenno alla mostra indetta dal Co-
mune di Terni per ricordare il cen-
tenario della nascita (1872) del cal-
zolaio pittore naif. PP

CLouacH CEkciL H., Federigo da Mon-
lefeltro's patronage of the arts,
1468-1482, in «Journal of the
Warburg and Courtauld Institutes»,
vol. 36, 1973, pp. 129-144.

Fra le opere nate sotto il patro-
nato di Federico l’A. ricorda la de-
corazione dello studiolo del palazzo
ducale di Gubbio, per il quale spe-
cificamente richiama : C. H. CLOUGH,
Federigo da Montefeltro's private stu-
dy in his ducal palace of Gubbio,
in « Apollo », LXXXVI, n. 68, 1967,
pp. 280-2. pp

La pittura umbra nella prima metà
del Trecento attraverso le dispense
redatte da Mina GREGORI del corso
di RoBERTO LonGHI nell'anno 1953-
54, in «Paragone», a. XXIV,
nn. 281-83, luglio-settembre 1973,
pp. 4-44.

La pubblicazione delle ‘sintetiche
ma compendiose dispense ’ permette
a coloro che, sempre più numerosi,
s'interessano di arte umbra del Tre-

Y
cento, di conoscere i risultati a cui
Longhi era giunto. L’argomento de-
lineato nel corso successivamente è
stato approfondito in alcuni articoli
ma non nella maniera esaustiva che
lo studioso si riprometteva.

Il discorso è documentato da un
ricchissimo materiale illustrativo, non
facilmente reperibile, e si articola in
una serie di interessanti raffronti
con la miniatura. Tale modo di pro-
cedere risulta non solo valido al
fine di chiarire la presenza di un
gruppo di artisti umbri operanti al-
meno fino al 1348, ma offre illu-
minanti spunti metodologici.

M. C. M.

MasrRonRocco EMILIA, Note su al-
cuni aspetti dell’oreficeria sacra
nella Diocesi di Arezzo, in « L’Uni-
verso », anno LIII, n. 5, settembre-
ottobre 1973, pp. 969-980.

L’A. traccia brevemente i linea-
menti delle tradizioni artistiche del-
l’artigianato aretino nel campo della
lavorazione dei metalli preziosi con
riferimento all’oreficeria umbra.

L. T.C.

MORETTI ITALO-STOPANI RENATO, Ar-
chitettura romanica religiosa a Gub-
bio e nel territorio della sua antica
Diocesi. Firenze, Salimbeni, 1973,
pp. 112, ill.

Il libro, illustrato da discrete fo-
tografie, descrive quindici chiese del-
l'eugubino (storia, piante, particolari
architettonici). In fondo: tre pagine
di bibliografia. AS QUP;

166 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

PaLUMBO GIusEPPE, Collezione Fede-
rico Mason Perkins. Assisi, Sacro
Convento di S. Francesco, 1973,
pp. 90 con molte illustrazioni a
colori e in bianco e nero.

Il volume, tipograficamente assai
curato, comprende: una nota rie-
vocativa del Perkins scritta da Giu-
seppe Bellini; la narrazione delle
vicende della Collezione Perkins di
Giuseppe Palumbo con bibliografia
degli scritti del critico americano ;
il catalogo della Collezione autografo
di Perkins redatto nel 1947. Pubbli-
cazione assai utile per la piena cono-
scenza della vita e dell’attività del-
l'esperto collezionista, ma anche per
valutare meglio il contributo recato
da studiosi stranieri, come Perkins,
Berenson ed altri, alla ricognizione
e alla divulgazione delle opere e degli
artisti primitivi italiani. GicCi

SCARPELLINI PieTRO, Un capolavoro
del Trecento Umbro, in « Paragone »,
a. XXIV, n. 279, maggio 1973,
pp. 3-31.

Il ritrovamento di un Crocefisso
(Montefalco, Monastero di Santa Chia-
ra) databile al 1330 ed attribuito alla
cerchia di Puccio Capanna, fornisce
l'occasione per il riesame di un
gruppo di Croci dipinte e di Croce-
fissioni umbre del primo Trecento.
L’autore, se ribadisce l’importanza
di Assisi nei confronti degli altri
centri, dimostra anche come non vi
fosse una maniera unitaria ma coe-
sistessero varie correnti pittori-
che. M. C. M.

————— —__ ————>+»+—-—6@6

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 167

Tavola rotonda a Perugia, in « Bol-
lettino italiano », anno XXIII,
n. 64, 15 marzo 1973, pp. 8-9.

A, sigla A.P., cronaca della tavola
rotonda organizzata dall’Istituto di
storia dell’arte della Facoltà di Let-
tere dell’Università di Perugia: vi
si discusse sulla collocazione da ri-
servare ai bronzi del grifo e del
leone, tradizionalmente posti sulla
facciata del Palazzo dei Priori, e
restaurati dall’Istituto centrale del
restauro di Roma.

PE.

VALERI Mino, Appunti per una storia
della pittura a Terni nel novecento.
Seconda parte, in « Rassegna eco-
nomica », n. 4, luglio-agosto 1972,
pp. 27-32; n. 5, settembre-otto-
bre 1972, pp. 45-56 ; n. 6, novem-
bre-dicembre 1972, pp. 47-59 ; n.
1-2, gennaio-aprile 1973, pp. 33-
45, ill.

Si tratta della seconda parte della
già segnalata rassegna (Segnalazioni
bibliografiche, BDSP, vol. LXIX,
fasc. 1). AS*GS P.

VALERI Mino, JI! Guercino e « Il
martirio di S. Biagio » nella Chiesa
di S. Lorenzo a Terni, in « Ras-
segna economica », anno IX, n. 6,
novembre-dicembre 1973, pp. 35-
di.

Il Valeri auspica il restauro del
dipinto: migliori condizioni di let-
tura consentirebbero anche la defi-
nizione dell'autore dell'opera, che
viene generalmente attribuita al Guer-
cino. 3 PSP.

Arredi sacri nelle diocesi di Terni
Narni e Amelia dal Medioevo ai
nostri giorni. Catalogo della Mo-
stra a cura di MarIo D'ONornro.
Introduzione di ADRIANO PRANDI.
Narni, Auditorium di S. Domenico
(10 febbraio-12 marzo 1974). Ro-
ma, Bulzoni Editore, s.a. [1974],
pp. 71, 53 tavv. ft.

In congiuntura col Convegno di
Studio su ‘Il Santo Patrono nella
città medievale ; il culto di S. Va-
lentino nella storia di Terni’ e co-
me integrazione di esso è stata al-
lestita la Mostra, che viene larga-
mente e puntualmente illustrata dal
presente catalogo. La scelta di pa-
rati, arredi e oggetti liturgici è
stata effettuata con metodo rigoroso
e coerente, conferendo alla Mostra un
rilevante interesse documentario e
artistico. G. C.

GURRIERI OTTORINO, La chiesa di
San Luca Evangelista del Sovrano
Militare Ordine di Malta e la Bri-
gata Perugina Amici dell’ Arte. Pe-
rugia, Grafica Salvi, s.a. [1974],
pp. 11, 4 tavv. f.t.

Narrativa delle vicende dell’antica
e della nuova chiesa di S. Luca
Evangelista in Porta S. Susanna
presso la Porta Trasimena. Questa
pubblicazione è stata fatta in occa-
sione della riapertura dell’edificio
sacro, dopo che la Brigata Perugina
Amici dell’Arte aveva portato a ter-
mine il totale restauro del complesso,
comprese le opere d’arte, con la
concessione da parte del Sovrano
Militare Ordine di Malta alla Bri-

3
Digi mand Ei rit ir rn i i

gata della custodia della chiesa e
dell'uso di essa come sede.
G. C.

L’arte in Terni. Mostra fotografica.
Introduzione e catalogo a cura di
Piero Aporno. Terni, Camera
di Commercio (11 febbraio-10 mar-
zo). Roma, Bulzoni Editore, s.a.
[1974], pp. 128, 6 tavv. f.t.

In occasione del Convegno di Stu-
dio su ‘ Il Santo Patrono nella città
medievale ; il culto di S. Valentino
nella storia di Terni’ svoltosi a
Terni nei giorni dal 9 al 12 febbraio
1974 è stata allestita questa Mostra
con le finalità e il carattere pro-
spettati da Mario Bigotti, animatore
di tutta la complessa manifestazio-
ne, nella Premessa al catalogo. Il
quale presenta accanto a una nu-
trita esposizione storico-critica un
pingue corredo di riproduzioni delle
fotografie raccolte nella Mostra.

Gi C.

Caputo GrACOMO, Relazione all'on.
Ministro della Pubblica Istruzione
sulla Presidenza della Fondazione
per il Museo ‘Claudio Faina’
d’Orvieto (Giugno 1959-giugno 1971).
Roma, Arti Grafiche Colombo,
s.a., pp. 26.

È un completo, puntualissimo re-
soconto morale, scientifico e finan-
ziario dell’attività svolta dalla Com-
missione Amministratrice sotto la
presidenza per tre quadrienni del
prof. Caputo. Vi è tracciata e docu-
mentata la nascita dell’istituzione
caratterizzata da un rigoglioso svi-

168 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

luppo nelle sue strutture e nelle
sue iniziative, ultima delle quali il
Centro di Studi Etruschi di Orvieto.

GC:

SARTORIS ALBERTO, Gerardo Dottori
Milano, Scheiwiller, s.a.

Breve monografia critica sul de-
cano dei pittori umbri. AsGsb,

GEOGRAFIA

LanDI VITTORJ CARLO, Appennino
centrale. « Guida dei monti d'Ita-
lia», Milano, CAI-TCI, 1955, pp.
520, ill., cartine f. t.

Monti Sibillini: da p. 39 a p. 91.
ALD.

Di GiovANNI MARIA VITTORIA-PRO-
SPERINI BIANCA, Gli esordi idro-
biologici di un lago serbatoio : il
lago di Corbara. (Terni-Perugia).
Terni, Arti grafiche Nobili, 1966.

LT.

PepbROTTI FnANGO-PETTIROSSI Lo-
RENZO, La palude di Colfiorito :
Problemi litogeografici e di conser-
vazione dell'ambiente. Estratto da
« Natura e Montagna », n. 1, marzo
1968, pp. 19-27.

Breve «ritratto» della palude e
del paesaggio, corredato da utili in-
dicazioni e da proposte di salvaguar-
dia. AGP.

La casa rurale in Italia, a cura di
G. BARBIERI e L. GamBI. CNR.
Firenze, Olschki, 1970, pp. 424,
ill.

e NR SOT E CISTI PAPER

——————— —— 9 ———

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 169

Lo studio, che rientra nelle « Ri-
cerche sulle dimore rurali in Italia »,
rappresenta la sintesi delle mono-
grafie regionali. L'Umbria è spesso
citata, specie nel saggio di H. Des-
planques, Le case della mezzadria
(pp. 189-218). At (EP:

MicHELI PAoLo, Osservazioni geolo-
giche sulle frane di Civita di Ba-
gnoregio, in « L'Universo », settem-
bre-ottobre 1971, pp. 1185-1194.

Lyme C.

CALANDRA ROLANDO, Le sorgenti del
Monte Subasio, in «Nuova Eco-
nomia », a. LXXXIV (nuova se-
rie), n. 5, 1972, pp. 11-27.

Definite le finalità del lavoro e
proceduto alla delimitazione geogra-
fica e ad una sommaria descrizione
geologica, climatica e idrografica del
comprensorio, si riferisce sul rileva-
mento geo-idrologico, concludendo
con la discussione dei dati raccolti
e con la presentazione di un pro-
gramma di lavoro che sarebbe utile
sviluppare per l'intera Regione.

M. S.

SOLLEVANTI F., Le cavità dei Preap-
pennini e degli Appennini intorno
alla zona di Gubbio, in « Rassegna
speleologica italiana », a. IV, n. 2,
1972, pp. 165-198.

L'A. descrive i principali fenomeni
di carsismo ipogeo interessanti la
Struttura anticlinalica dei monti di
Gubbio. Cita inoltre rinvenimenti
preistorici effettuati in alcune ca-
vità, facendo riferimento all'opera

del Pagliari che, verso la fine del
secolo scorso, descrisse alcune grotte
della zona unitamente ad oggetti
del Paleolitico e Neolitico, ivi rin-
venuti. M. S.

ALIMENTI CESARE, Geologia della sor-
gente di Sassovivo, in « Nuova Eco-
nomia », n. 8, agosto 1973, pp. 19-
24.

Interessante esposizione sull'« as-
setto geologico» di una delle piü
note sorgenti idrominerali dell'Um-

bria. A. nC. EPI

Corna PELLEGRINI GrACOMO, Con-
siderazioni geografiche su alcuni
fattori di localizzazione dell’indu-
stria italiana nel secolo XIX, in
«Nord e Sud », n. 164-165, agosto-
settembre 1973, pp. 179-207.

Vi è trattata, in breve, l’industria-
lizzazione del Ternano. ASG E;

Le vie di comunicazione in Umbria,
Atti del Seminario di Geografia
Economica (Perugia, 31 maggio-
1 giugno 1973). Perugia, 1973,
[S. Maria degli Angeli, Tip. Por-
ziuncola], pp. 312, cartine, tavv.
statistiche.

Il volume raccoglie gli atti del
Seminario promosso dall’ Università
di Perugia e organizzato dagli Isti-
tuti di Geografia Economica delle
Università di Perugia e Roma.

Relazioni: E. Massi, Vie di co-
municazione e sviluppo regionale ; L.
V. PATELLA, L'Umbria, regione di
transito obbligato per un sistema ra-
zionale di collegamento tra Nord e
Sud; C. Fornaci, Il distretto indu-
striale di Terni e i suoi collegamenti
esterni ; R. BATTISTELLA, Una scelta
del tipo di sviluppo per l’economia
umbra e un sistema di comunicazioni
adeguato.

Contributi di G. Mira, E. Scotto,
P. Migliorini, C. Palagiano, F. Co-
stantini, A. Adriani, A. Melelli, G.
Montili, R. Perari, F. Rambotti,
G. Galmacci, L. Brunelli, G. Cicchi-
teli, E. Ballatori, E. Lussana Gras-
selli (Nota bibliografica sulla viabi-
lità in Umbria). ARCER.

PaLAGIANO Cosimo, Note geografiche
della Val Tiberina, in « L'Univer-
so», anno LIII, n. 3, maggio-
giugno 1973, pp. 603-636.

Si ricostruisce la fisionomia della
regione situata fra Toscana e Um-
bria, cui si auspica, con l’istituzione
delle regioni, il riconoscimento del-
l’unità economica. ER.

SAccHI DE ANGELIS MARIA ENRICA,
Norcia e il Piano di S. Scolastica,
in «L’Universo », anno LIII, n. 2,
marzo-aprile 1973, pp. 263-286.

Analisi della zona dal punto di
vista delle condizioni economiche e
del fattore umano, di cui si mette
in evidenza il rapporto di interdi-
pendenza con l’ambiente naturale.

P=iPi

SCIENZE POLITICHE,
GIURIDICHE, ECONOMICHE,
SOCIALI; STATISTICA.

CAMERA DI COMMERCIO, Studio eco-
nomico di massima per una ferrovia

170 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

interregionale fra l'Umbria e UÜE-
milia-Romagna. Città di Castello,
Arti Grafiche, 1970, pp. 52, 2 car-
tine.

È un estratto dal volume, qui
segnalato, su Le infrastrutture stra-
dali... degli Abruzzi...

Aiu@3:B:

Carozzi CARLO-MIONI ALBERTO, L'I-
talia in formazione. Ricerche e saggi
sullo sviluppo urbanistico del terri-
torio nazionale. Bari, De Donato,
1970, pp. 542, ill.

Nell’ampio, suggestivo e assai do-
cumentato studio, i riferimenti al-
l’Umbria sono numerosi.

A. G. P.

Situazione dei servizi socio-assisten-
ziali per le persone anziane della
provincia di Terni ed indicazioni
per il loro miglioramento. "Terni,
AAI, 1970, pp. 140, ill.

L'ampia trattazione, di notevole
approfondimento, traccia un quadro
piuttosto scoraggiante della situa-
zione attuale e indica alcuni prege-
voli interventi per la soluzione dei
problemi della « terza età » (assistenza
a domicilio ecc.). A 6 P;

Rossi CLEO, I problemi della pesca
in Umbria negli anni settanta. Pe-
rugia, Tip. Benucci, 1971, pp. 221,
ill.

Contiene molte utili notizie : i corsi
d’acqua e la fauna, legislazione, con-
sorzi, pescatori professionisti ecc.

A: CAP:

hg ai im i nni ri RP I tn a rt cit Mirra ii Tit prio. Vico GIOVANNI, Istruzione e sviluppo
economico in Italia nel secolo XIX.
«Archivio Economico dell'Unifi-
cazione Italiana», serie II, vol.
XVII, Torino, ILTE, 1971: I vol.
(pp. 174, 50 prospetti statistici);
II vol. (pp. 194: appendice sta-
tistica).

L’Umbria vi appare ripetutamente
citata. A mQ «P.

Atti della Conferenza nazionale per
un piano di sviluppo dell'industria
chimica nella programmazione. Qua-
derni della Regione dell'Umbria,
n. 2. Città di Castello Tip. Po-
lidori, 1972, pp. 248, ill.

La Conferenza (voluta dalla Re-
gione dell'Umbria), tenutasi a Terni
il 21 ottobre 1972, e che ha avuto
come relatore C. M. Santoro, ha toc-
cato molti punti cui é interessato
lo sviluppo globale dell'Umbria, le-
gato soprattutto all'industrializza-
zione del ternano. AUG E

BATTISTELLA RENZO, Articolazione
del territorio e programma di svi-
luppo (esperienze e proposte), in
«Annali della Facoltà di scienze
politiche » della Università degli
Studi di Perugia, II, anni accade-
mici 1970-72, pp. 17-84.

L’A. ritiene utile conoscere in qua-
li termini «il territorio e la relativa
politica siano stati assunti negli sta-
tuti delle singole regioni ». Per l'Um-
bria sono riportati gli articoli 17 e
18 (pp. 76-77). : Ra:

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

171

COMITATO REGIONALE DELL'UMBRIA,
La Democrazia Cristiana dell’ Um-
bria per una politica di assetto
territoriale. Suppl. al n. 3. di
«Punto Spes », aprile 1972, pp. 68.

Le risultanze emerse dai lavori del
Convegno di Villalago, incentrato sul-
le relazioni di I. Carnavali e M.
Serra. AUG.

GaLLI PreR GIACINTO, Collegamento
stradale Terni-Roma nell’ambito del-
le ipotesi di assetto territoriale, in
«Rassegna economica», n. 4, lu-
glio-agosto 1972, pp. 11-16, ill. ;

n. 5, settembre-ottobre 1972,
pp. 41-45, numerose carte f. t.

Lo studio — assai documentato —

è la tesi di laurea dell'A. Propone la

strada Terni-Passo Corese quale ar-

teria fondamentale di collegamento
con Roma, Civitavecchia ecc.

AG CE.

GATTI ADRIANO, Un aeroporto per
l'Umbria, in « Nuova Economia »,
n. 9, settembre 1972, pp. 14-16.

Brevi note sul problema di dotare
l'Umbria almeno di un aeroporto re-
gionale, cui collegare sia voli ordi-
nari sia voli charter. ‘Az Gabi

GROHMANN ALBERTO, In margine ad
una carta geografica delle chiese,
dei monasteri e degli ospedali del-
la diocesi e del contado di Perugia
nel sec. XIV, in «Annali della
Facoltà di scienze politiche », della
Università degli Studi di Perugia,
172

anni accademici 1970-72, I, pp.
23-97.

L'A. prende le mosse dal ms.
Liber beneficiorum dell'Archivio di
S. Pietro, che egli ritiene da attri-
buire alla prima metà del sec. XIV,
e con largo e circostanziato uso di
fonti archivistiche e bibliografiche
si propone di risalire dalle cifre e
dal loro significato economico al
«paesaggio, all'ambiente umano che
questa successione di nomi e di cifre
viene a porre in luce». Largo cor-
redo di elenchi e di tabelle nel testo
e in appendice. EE

I Consorzi e gli Enti di Bonifica nel-
l'Umbria. Spoleto, 1972, pp. 18,
tabb. statistiche f. t., 1 cartina a c.

Curato dall'Unione regionale, il
quaderno, oltre che presentare nella
prima parte un'introduzione ai pro-
blemi della bonifica (e rapporti di
questa con le Regioni e la program-
mazione economica), nella seconda
parte illustra l'attività dei consorzi
operanti in Umbria (con dati stati-
stici) e i programmi. AGP.

Le infrastrutture stradali ferroviarie
portuali e l’assetto del territorio de-
gli Abruzzi, del Lazio; delle Mar-
che e dell’Umbria. Ass. Interre-
gionale delle Camere di Commercio
degli Abruzzi, del Lazio, delle Mar-
che e dell'Umbria. Roma, Tip.
Pinto, s. a. [1972], pp. 640, tabb.
statistiche, ill.

Si tratta di una sintesi degli aspetti
e dei problemi relativi alle infrastrut-

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

ture, considerati come portanti dello
sviluppo socio-economico. L'Umbria
è alle pp. 55-70 (strade) e alle pp. 211-
213 (ferrovie). Alle pp. 293-326 è
contenuto uno studio di massima
per una ferrovia interregionale tra
l'Umbria e l'Emilia-Romagna.
ASCQHP.

MuscoLo DomeENIcO, Relazione sul-
l’amministrazione della Giustizia nel
distretto di Perugia. Assemblea ge-
nerale del 12 gennaio 1972. Città
di Castello, Arti Grafiche Città di
Castello, 1972, pp. 41.

Dell’annuale relazione in cui il
Procuratore Generale della Repub-
blica dà notizia dell'andamento e
delle peculiarità nell'amministrazione
della giustizia nel distretto durante
l’anno precedente fanno parte pro-
spetti statistici per le materie ci-
vile e penale e per gli Affari carceri.

GG:

OcgLIARI F.-SApPI F., Segmenti di la-
voro. Storia dei trasporti itatiani.
Toscana Umbria Marche, vol. IV.
Milano, Archetipografia, 1972, pp.
873-1200, ill.

In quest’opera, nella quale è ordi-
nata un’enorme quantità di dati e
di materiali, i trasporti in Umbria,
tanto quelli ferroviari che su strada,
sono ampiamente trattati. L’Ogliari
è il direttore del Museo della Scien-
za e della Tecnica di Milano.

As10 Ri

PaATELLA Luigi, V. Comunicazioni e
viabilità nel" Umbria, in «Nuova

m» cadre EP aUe o diii e Do all appa. TER I rame ce i Pirri d S eec) mf. SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 173

Economia», n. 7, luglio 1972,
pp. 44-48.

Considerazioni sintetiche, ma geo-
graficamente ineccepibili, sul siste-
ma umbro della viabilità.

A.C P.

Proposte per un piano di sviluppo
delle attrezzature sportive in pro-
vincia di Terni. Comitato Provin-
ciale di Terni del CONI. Terni,
Tip. Nobili, 1972, pp. 40.

Un utile elenco, a livello comunale,
degli impianti e delle attrezzature
sportive nel ternano. Ne emerge un
panorama affatto carente.

‘A GP.

PROVINCIA DI ANCONA, Secondo Con-
vegno interregionale sul potenzia-
mento della linea ferroviaria An-
cona-homa nel quadro di un coor-
dinato sviluppo dei trasporti re-
gionali e nazionali (Atti. Foligno
8 dicembre 1971). Ancona, 1972,
pp. 226.

L'Ancona-Roma e i suoi riflessi
sull'Umbria. Questo aspetto é am-
piamente trattato sia nelle relazioni
che nel dibattito. AGR.

REGIONE DELL'UMBRIA, Le tappe
principali. Dal voto del ? giugno
1970 al trasferimento dei poteri.
Quaderni della Giunta, n. 1, Pe-
rugia, Tip. Guerra, 1972, pp. 186.

Sono qui riportati gli atti piü
importanti della «fase costituente ».
AWG B.

12

SEGATORI RoBERTO, Atteggiamento
del laicato nella chiesa locale um-
bra, in «Rivista di Sociologia »,
n. 1-3, gennaio-dicembre 1972,
pp. 141-194.

L’ampio e ottimo saggio del: Se-
gatori. (assistente all'Università di
Perugia) parte da un'indagine di
campo condotta su un campione di
960 cattolici umbri impegnati.

I risultati sono a volte sconcer-
tanti (ad es. il 30% non legge mai
i testi sacri), ma danno un quadro
assai veritiero della condizione del
cattolico giovane il quale, senza es-
sere «rivoluzionario » è però più
progressista degli anziani e ha una
idea della chiesa e del laicato molto
più rispondente al mondo d’oggi.

Au s D.

ToMASINO SALVATORE, Le infrastrut-
ture aeroportuali e l’assetto territo-
riale degli Abruzzi, del Lazio, delle
Marche e dell’Umbria. Ass. In-
terreg. Camere di Commercio degli
Abruzzi, del Lazio, delle Marche
e dell'Umbria. Roma, Tip. Pinto,
1972, pp. 176, ill.

La vasta trattazione sull'Umbria,
diluita per tutto il volume, si con-
clude con una « scheda » dei tre aero-
porti umbri: Castiglione del Lago,
Perugia-S. Egidio e Foligno, da cui
risulta opportuno il potenziamento
di quello del capoluogo regionale.

ASQ: P;

UwNcEM, Le comunità montane del-
l’Umbria. Suppl. al n. 1 de «La
Bonifica Montana». Gubbio, Tip.
174 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Eugubina, 1972, pp. 88, tavv. sta-
tistiche, 1 cartina f. t.

Curato dalla Delegazione regio-
nale umbra dell’Unione nazionale dei
comuni cd enti montani, l’utile opu-
scolo contiene : Atti e iniziative in
Umbria per la nuova legislazione
della montagna. Superficie e popo-
lazione delle comunità montane. I
consigli delle nove comunità. La
nuova legge nazionale per la mon-
tagna. La legge regionale istitutiva
delle comunità. La discussione al
Consiglio regionale. Schema di sta-
tuto-tipo. AQ BE.

VALENTI ANGELO, Resoconto delle
prime Giornate europee di Perugia,
22 e 23 maggio 1971, in « Annali
della Facoltà di scienze politiche »
della Università degli Studi di Pe-
rugia, II, anni accademici 1970-72,
pp. 291-298.

Le Giornate europee sono state
promosse dalla Cattedra di diritto
delle Comunità europee e dal Centro
di studi giuridici e sociali nell'in-
tento di studiare i problemi dell'in-
tegrazione europea: il tema di que-
st'anno é «il progetto della crea-
zione di un'unica Comunità europea ».

PP.

VETTORI PAoLo, La programmazione
economica regionale in Italia. Pisa,
Giannini, 1972, pp. 152.

Il capitolo quarto (pp. 102-139)
è dedicato all'esperienza di program-
mazione economica in Umbria (1960-
1970), che si estrinseca negli studi

del Crures. Il giudizio é assai lusin-
ghiero. A. «GP.

ABBOZZO PAOLO, I costi di produzione
della carne bovina in Umbria. Ente
di sviluppo nell'Umbria. Perugia,
Tip. Guerra, 1973, pp. 136.

Si tratta di uno studio puntuale
sui costi di produzione della carne
bovina, dal quale si deduce che l'av-
venire dell’agricoltura umbra è si
legato al potenziamento e alla ra-
zionalizzazione della zootecnia, ma
soprattutto ad un diverso modo di
operare l’allevamento. A Gr.

CAVAZZONI GIANFRANCO, Lo svilup-
po delle attività industriali in Um-
bria legato al mercato del credito,
in «Quaderni Umbri», n. 2, lu-
glio 1973, pp. 22-39.

Considerazioni generali sui pro-
blemi e sugli squilibri socio-economici
dell’Umbria. Obiettivi e interventi
nel settore del credito per il poten-
ziamento delle imprese medio-piccole.
Efficienza operativa della «Società
regionale per la promozione dello
sviluppo economico dell'Umbria »,
nell'attuale situazione di ritardo evo-
lutivo. Dati statistici su depositi e
impieghi bancari in Umbria dal 1960
al 1971 e rapporti con l'andamento
nazionale. ASAC*P.

CopIiGNONI Piero, Il distretto scola-
stico in Umbria, in « Quaderni Um-
bri », n. 2, luglio 1973, pp. 144-149.

Sull’attualissima unità operativa
(centro integrato di promozione cul-

trinitron nt ii PE roi Ai Mo int pri
us = —— SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 175

turale per tutta la popolazione del-
l’area interessata) che è il distretto
scolastico — su cui si impernierà
nel futuro il sistema dell’istruzione
e dell’educazione permanente — l’A.
discetta a livello divulgativo ma
molto chiaramente e indica quanti
dovrebbero essere i distretti scola-
stici dell'Umbria (almeno dodici).
A GSP.

CruRESs, Convegno di studio sui pro-
blemi della piccola industria (Atti.
Perugia, 9 giugno 1973). Perugia,
Tip. Grafica, 1973, pp. 156, 10
tabb. statistiche, ill.

Il volume assai ben curato, che
raccoglie gli atti di un convegno
sulla piccola industria indetto dal
Crures, si avvale di pregnanti rela-
zioni (Giancarlo Lizzeri, Mario Roych,
Alberto Provantini) e comunicazioni
(tra cui una di Giuseppe Calzoni).
Interessante il dibattito.

Ai 3 CP.

CnunES, La Ferrovia Centrale um-
bra e i problemi ferroviari della re-
gione. Perugia, 1973, pp. 24, 1
cartina f; ti asc:

Il breve profilo contiene alcuni
cenni al problema delle ferrovie del-
l’Umbria, una « scheda » (notizie ge-
nerali e storiche, caratteristiche, dati
statistici, sviluppo della linea ecc.)
e una bibliografia essenziale.

Arca P.

FEDERAZIONE REGIONALE DEGLI IN-
DUSTRIALI DELL'UMBRIA, Analisi e
struttura dell'industria in Umbria.

1968-1973. Perugia, Tip. Giostrelli,
1973, pp. 90, tabb. statistiche.

Si tratta di un'indagine effettuata
dal Crures per conto della Federa-
zione, ora in bozza provvisoria e
mancante dell'apparato statistico, che
verrà inserito nell'edizione definitiva.
L'indagine rileva un certo migliora-
mento quantitativo del tessuto in-
dustriale umbro, ma i problemi di
fondo restano. Am». P.

GRASSELLI PiERLUIGI, I rapporti tra
l'industria chimica e lo sviluppo
economico nella nostra regione, in
«Quaderni Umbri», n. 2, luglio
1973, pp. 5-21.

L'indagine, molto approfondita e
calibrata, tratta degli aspetti del-
l'industria chimica in Umbria, dei
settori «autonomi», delle imprese
«motrici» e dei «poli di crescita »,
della natura e del ruolo degli effetti
di collegamento intersettoriale, del-
le interdipendenze settoriali e della
politica di sviluppo industriale regio-
nale, e dei rapporti tra programma-
zione nazionale e regionale.

AG.

Le aree economico-sociali in Italia.
Roma, Unioncamere, 1973, pp. 33-
12-LXXXI, ill, 1 carta f. t.

L'Umbria è suddivisa in sette
aree: Città di Castello, Foligno,
Gubbio, Perugia, Orvieto, Spoleto e
Terni. Ai: GiaP.

Le fondazioni italiane. Milano, An-
geli, 1973, pp. 628.
UE gunt Pt - LI 7 ^ È > ca si ca - ne - ————— n lai ia Meri Dia apurstoa: —
e E eai mm Va dE pat a p Pt P en t - n is IxCYIT IENE PIANI RETI Da Ia uni v ma tatami nici

Pd è ia vini i Ta

176 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Preceduta da un saggio sulle fon-
dazioni private nell’ordinamento giu-
ridico, dovuto a Dante Cosi e da
un’introduzione di Alberto Mortara,
la rilevazione del CIRIEC, esauriente,
illustra la situazione di quasi mille
fondazioni, di cui una decina umbre.

A. C. P.

Linee per un sistema informativo sa-
nitario per la regione umbra. Qua-
derni Regione dell'Umbria, Studi.
Città di Castello, Tip. Polidori,
s. a. [1973], pp. 160, grafici.

È uno studio molto accurato della
Siemens-Data, su commissione della
Giunta Regionale. ASTQLP.

MELELLI ALBERTO, La ferrovia An-
cona-Roma. Bologna, Calderini,
1973, pp. 136, tavv. statistiche,
ill.

Lo studio, pubblicato con il con-
corso del Crures e nell'ambito delle
ricerche dell'Istituto di Geografia
dell'Università di Perugia, si articola
in cinque capitoli: storia della li-
nea, caratteristiche generali, movi-
mento dei viaggiatori, traffico delle
merci, sviluppo dei centri abitati
lungo la ferrovia. ASCA.

Parere sulle « Società finanziarie re-
gionali di sviluppo ». Roma, CNEL,
1973, pp. 152.

Il documento del Consiglio Nazio-
nale dell'Economia e del ‘Lavoro ri-
porta, oltre che notizie sulla « Cen-
trofinanziaria » di Perugia, la legge
26 febbraio 1973, n. 14, sulla « Co-

pia tic ii e iti ER I nt ir

stituzione della S. p. A. denominata
Società Regionale per la promozio-
ne dello sviluppo economico del-
l'Umbria ». Ars CLP.

Piano regionale di sviluppo. Quaderni
Regione dell'Umbria. Proposte,
Suppl. al n. 3. Città di Castello, Tip.
Polidori, s. d. [1973], pp. 132.

Si tratta delle Proposte di pro-
grammazione per il triennio 1973-
1975, presentate dalla Giunta al
Consiglio Regionale e di recente ap-
provate come Piano di sviluppo.

As« P.

Piano regionale di Sviluppo. Qua-
derni Regione dell'Umbria. Studi,
Suppl. al n. 2. Città di Castello,
Tip. Polidori, 1973, pp. 230, 91
tabb. statistiche, 3 tavv. f. t.

È un rapporto elaborato dal Cru-
res, di supporto statistico e tecnico
alle « Proposte di piano ».

AxiGeD.

Piano regionale di sviluppo. Sintesi.
Quaderni Regione dell'Umbria.
Proposte, Suppl. al n. 2, s. d.
[1973], pp. 32.

Le proposte di piano regionale di
sviluppo sintetizzate nei punti e nei
concetti principali. A.tGssP.

REGIONE DELL'UMBRIA, Atti del con-
vegno su Iniziative per la difesa
dell'ambiente in Umbria (Perugia,
29 ottobre 1972). Assisi, Tip. Por-
ziuncola, 1973, pp. 278, tavv. sta-
tistiche e cartine f. t. SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Il convegno, organizzato dalle Am-
ministrazioni Provinciali di Perugia
e Terni e dall’Associazione Italiana
per l’Igiene e la Sanità Pubblica
(Sezione di Perugia), si è incentrato
su due studi: « Inquinamento del
Tevere dalle sorgenti a Orte» e
«Inquinamento dell’atmosfera urba-
na e dell’aria negli ambienti di la-
VOTO ».

Contributi: Cronistoria trasimeni-
ca. Risultati di tre anni e mezzo di
indagini sullo stato di inquinamento
del Lago Trasimeno. Gli insetti tri-
cotteri e l’inquinamento in acque
correnti dell'Umbria.

L’insieme del volume appare piut-
tosto importante. ATSG.3P.

REZOAGLI GiovANNI, Seminario di
studi di geografia economica sul
tema : « Le comunicazioni in Um-
bria », in « L'Universo », anno LIII,
n. 5, settembre-ottobre 1973, pp.
1112-1114.

Cronaca del seminario organizzato
dagli Istituti di geografia economica
delle Facoltà di Economia e Commer-
cio delle Università di Perugia e di
Roma e dalla Società geografica per
gli studi sul territorio, con la col-
laborazione delle Camere di Com-
mercio dell’Umbria, e tenuto a Pe-
rugia il 31 maggio e il 1° giugno
1973. PES

Uso del territorio e politica urbani-
stica. Proposte per la formazione
del piano urbanistico-territoriale.
Quaderni Regione dell'Umbria,
Suppl. al n. 3. Città di Castello
Tip. Polidori, s. d. [1973], pp. 168,
tavv. statistiche, 4 cartine f. t. a c.

177

Accanto alle «proposte di piano
regionale di sviluppo», è attual-
mente in formazione la cosiddetta
ipotesi di assetto territoriale (il pia-
no urbanistico-territoriale), che do-
vrà essere il quadro di riferimento
«fisico» a qualsiasi iniziativa socio-
economica (residenziale, industriale,
turistica, dei servizi ecc.). Queste
proposte, che sono di orientamento
e propedeutiche, offrono una serie
di indicazioni, congetture e previ-
sioni tutte da verificare in concreto,
cioè il tutto è piuttosto apodittico.

Av, D,

Uso del territorio e politica urbani-
stica. Proposte per la formulazione
del piano urbanistico-territoriale.
Suppl. ordinario al n. 19 del « Bol-
lettino Ufficiale della Regione del-
l'Umbria » (15 giugno 1973), pp. 52,
tabb. statistiche, figure n. t., 9
cartine f: 0:2: c

Altra edizione del precedente do-
cumento. ANC TP.

CATANELLI LuiGi, La fabbrica dei
fiammiferi igienici a Perugia. A,
cura di Maria Bufalari Purgotti.
Perugia, Stab. Tip. « Grafica » Salvi,
1974, pp. 57, 12 tavv. f.t.

Dopo un capitolo dedicato a uno
scorcio storico sull’origine dei fiam-
miferi, si passa a seguire i progressi
maturati nel corso del secolo XIX
con individuazione di tutte le solu-
zioni attuate nella fabbricazione dei
fiammiferi. Esaminato in seguito lo
sviluppo dell’industria dei fiammi-
feri in Italia dal 1830 in poi, ecco
178 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

sullo scorcio del secolo comparire in
Perugia i Purgotti, che tra il 1899
e il 1907 riescono ad ottenere sette
brevetti per la fabbricazione dei
fiammiferi igienici con esclusione
cioè di sostanze tossiche.

La pubblicazione prosegue nella
narrazione delle vicende della So-
cietà perugina per la fabbricazione
dei fiammiferi con sistema Purgotti
sino all’assorbimento di essa da parte
della S. A. Fabbriche Riunite Fiam-
miferi di Milano. G. C.

SCIENZE AGRARIE

BARBERIS ConnADo, Sociologia del
Piano Mansholt. Bologna, Il Mu-
lino, 1970, pp. 250, tabb. statisti-
che, cartine.

L'Umbria é, in particolare, alle
pp. 200-202. A. CQ IP.

PorIsINI GIrorGIO, Produttività e agri-
coltura : I rendimenti del frumento
in Italia dal 1815 al 1922. « Ar-
chivio Economico dell’ Unificazione
Italiana», Serie II, Vol. XVII,
Torino, IL TE, 1971 : I Vol. (pp. 194,
22 figure e 21 tavv. statistiche) ;
II vol. (pp. 392 : appendice stati-
stica).

In questo volume della ricerca
promossa dall’IRI in occasione del
venticinquennio di fondazione, l'Um-
bria è ampiamente presente, sia nel
testo che nella bibliografia e nelle
statistiche. Ati GaiB:

ScorroN MarRIo-BoLLi Paora, Lo
spandimento dei concimi nella mec-

canizzazione integrale dell'azienda
agraria, in « Annali della Facoltà
di Agraria dell’Università di Pe-
rugia », vol. XXVI, 1971, pp. 213-
238.

Gli AA. hanno voluto puntualiz-
zare l’operazione di spandimento dei
concimi quale si presenta in una
grande azienda integralmente mec-
canizzata, come quella di S. Apol-
linare della Fondazione per l’istru-
zione agraria di Perugia. M. S.

Acque dolci sotterranee. Roma, ENI,
1972, pp. 916, ill.

Il grosso ed elegante volume è
un inventario dei dati raccolti dal-
lAGIP durante la ricerca di idro-
carburi in Italia. L'Umbria (tre
pozzi) é alle pp. 521-530.

A- C. P.

FARINA GIUSEPPE, Situazione e pro-
spettive di sviluppo della meccaniz-
zazione agricola in Umbria. « UMA »
Fascicoli regionali, 1972 : Umbria,
pp. 9-16.

Dopo un cenno sulle caratteristi-
che dell'agricoltura umbra, l'A. illu-
stra la situazione attuale e lo svi-
luppo della meccanizzazione agricola
della regione in rapporto ai nuovi
ordinamenti colturali. M. S.

PANELLA ADELMO-LORENZETTI FRAN-
co, Il problema del seme per i pa-
scoli dell'Italia centrale: risultati
di un quinquennio di sperimenta-
zione, in «Sementi Elette», a.
XVIII, n. 5, 1972, pp. 9-18.

pecore eee e p Dy apt ap) I a e e n ESRI ORI TIA
SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 179

Le prove di confronto fin qui con-
dotte fra varietà importate di gra-
minacee foraggere ed ecotipi locali
hanno fornito risultati decisamente
favorevoli a questi ultimi. Nel corso
delle prove particolare attenzione è
stata rivolta al Lolium perenne ed
alla Dactylis glomerata. M. S.

RutILI Guripo, Evoluzione e ristrut-
turazione delle aziende agrarie in
Umbria, in Ordinamento e strutture
delle aziende agrarie nel nuovo con-
testo regionale. Roma, Istituto di
Tecnica e Propaganda Agraria,
1972, pp. 89-95.

Rapida panoramica dell’evoluzione
e della ristrutturazione necessaria
delle aziende agrarie dell'Umbria,
attualmente polverizzate e frammen-
tate. A.P,

BARBERINI GIOVANNI, Inchiesta in
Umbria. Le terre della Chiesa, in
«Rocca», n. 7, 1° aprile 1973,
pp. 25-32.

L’A. rielabora alcune considera-
zioni sul patrimonio agricolo e fon-
diario degli Enti di culto dell'Um-
bria, sulla base delle ricerche svolte
dal Crures sul tema della proprietà
rustica degli enti pubblici (comuni,
comunanze, opere pie ecc.), qualcosa
come oltre 160.000 ettari.

AGR,

MonTtEDORO GIANFRANGESCO, I vini
umbri, in «Agricoltura Nuova »,
6, 1973, pp. 14-16. (Parte prima) ;
la Parte seconda è in corso di
stampa.

L’Autore, dopo aver preso in esa-
me lo stato attuale delle superfici a
vite e della produzione vinicola, e
le prospettive dei prossimi cinque
anni, compila una breve rassegna
della produzione vinicola regionale.
Sono presi in considerazione i vini
a denominazione di origine control-
lata, dei quali sono descritte le ca-
ratteristiche qualitative (organolet-
tiche), ed è fatto un breve cenno sui
vini comuni da pasto, con particolare
riferimento a quelli di maggior pre-
gio. M. S.

ZAZZERINI ANTONIO-D’ARMINI Ma-
RIO, Nuova malattia dell'olivo pro-
babilmente causata da Micropera,
in « Rivista dell'Ortoflorofrutticol-
tura Italiana », n. 2, 1973, pp. 157-
160.

Si segnala una nuova malattia
dell'olivo, comparsa in località Vil-
lastrada (Prov. Perugia), dovuta pro-
babilmente ad un fungo del genere
Micropera, che produce tacche ne-
crotiche sui rami, seguite da dissec-
camento e caduta delle foglie.

M. S.

FRANCESCANESIMO

QuAGLIA A. O.F.M., La genesi degli
« Actus-Fioretti ». Sassoferrato, Edi-
zioni Sentinum, 1970, pp. 44.

I « Fioretti » sarebbero nati in ita-
liano, poi tradotti in latino. Questa
tesi, molto originale, è dimostrata
con argomentazione serrata ma non
del tutto convincente. U. N.
ca

POM è ima oe spe ias i Ta

180 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE.

Sorriu A., I codici del Petrarca
nella Germania Occidentale. Padova,
Ediz. Antenore, 1971, pp. 515.

La raccolta comprende gli studi
pubblicati in «Italia medioevale e
umanistica » X (1967)-XIII (1970).
Il cod. 412 di Donaueschingen, Für-
stlich-Fürstenbergische Hofbiblio-
thek, riporta i Dicta aurea del b.
Egidio e un episodio, forse inedito,
accaduto a Gubbio (cc. 234r-237r).
Il cod. lat. 78 di Monaco, della
Bayerische Staatsbibliothek, contiene
una «oratio » di fr. Francesco d'As-
sisi, ministro della prov. Romana,
detta davanti al pontefice il 10 di-
cembre 1480 (cc. 255r-259v).

U. N.

Attualità di S. Francesco. Fra pochi
anni l'ottavo centenario della na-
scita del Serafico, in « Bollettino
italiano», anno XXII, n. 258, 31
ottobre 1972, p. 3.

Nella rubrica « Libri », a sigla A.S.,
presentazione del libro di PRIMO
DALLARI, Francesco nostro contempo-
raneo, Milano, Unione Editoriale Ita-
liana, 1972. Pai

BASETTI-SANI G. O.F.M., San Fran-
cesco è incorso nella scomunica?
Una bolla di Onorio III ed il sup-
posto pellegrinaggio del Santo a Ge-
rusalemme, in « Archivum Franci-
scanum Historicum », LXV (1972),

pp. 3-19.

Onorio III, con la bolla del 24
luglio 1217, proibiva a tutti i cri-
stiani, nel quadro dell'organizzazione

della crociata, di visitare i luoghi
santi ; infatti la visita stessa com-
portava il pagamento di un tributo
ai saraceni occupanti. Stando cosi
le cose, secondo l'A., neppure san
Francesco poté sottrarsi al rigoroso
ordine papale e cade, quindi, la tra-
dizione plurisecolare del pellegrinag-
gio di san Francesco a Gerusalemme.

U. N.

DEssBONNETS T. O.F.M. La Lé-
gende des Trois Compagnons. Nou-
velles recherches sur la généalogie
des biographies primitives de saint
Frangois, in « Archivum Francisca-
num Historicum », LXV (1972),
pp. 66-106.

Si danno i primi risultati provvi-
sori dell'ampio lavoro dell'edizione
critica della « Legenda » in prepara-
zione. UL-N.

Esser K. O.F.M., Über die Chrono-
logie der Schriften des hl. Franzis-
kus, in « Archivum Franciscanum
Historicum », LXV (1972), pp. 20-
65.

È certamente il migliore tentativo
di chiarificazione dell’intricata que-
stione riguardante la cronologia degli
«Scritti », per i quali non esistono
date incontrovertibili, tranne il caso
della «regula bullata », e qualche
altra cosa. U. N.

PIANA C. O.F.M., Il card. Albornoz
e gli Ordini religiosi, in El Cardinal
Albornoz y el Colegio de Espafia
(Studia Albornotiana XI). Bologna,
Publicaciones del Real Colegio de
Espafia, 1972, pp. 483-519.

RR LL

a E.

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 181

Vengono pubblicati e commentati
molti documenti in cui figurano vari
collaboratori dell'Albornoz. Utili le
testimonianze circa la simpatia del
Legato papale per la basilica fran-
cescana di Assisi. Tra i documenti
non figura una lettera d'assoluzione,
durante la crociata contro Francesco
Ordelaffi di Forli e Giovanni Man-
fredi di Faenza, di fr. Nicoló d'Agri-
gento, baccalario nello Studio di
S. Francesco di Perugia, in favore
di un perugino. La lettera, spedita
da Gubbio il 7 agosto 1357, riporta
quella dell'Albornoz (Ancona, 5 mar-
zo 1356) e l'altra di fr. Filippo, mi-
nistro dei Frati Minori dell'Umbria
e commissario del Legato papale
(Perugia, 10 marzo 1357). La per-
gamena che contiene le tre lettere
è conservata nell’archivio capitolare
di Perugia. U. N.

ScHMITT C. O.F.M., Une version
abrégée de l'« Historia Mongalorum »,
Metz, Bibliothèque Municipale, ms.
651, in « Archivum Franciscanum
Historicum», LXV (1972) pp.
369-388.

L'A., riassunta brevemente la que-
stione critica della Historia e di fra
Giovanni da Pian di Carpine (Ma-
gione), elenca i 21 manoscritti finora
conosciuti e offre con estrema dili-
genza tutte le varianti del nuovo co-
dice di Metz. U. N.

ScHMUCKI OcTAVIEN, Les maladies
de Saint Francois d'Assise avant
sa stigmatisation, in « Medicina nei
secoli», vol. IX, number 1, ja-
nuary-april 1972, pp. 18-57.

Si tratta del testo, rivisto e tra-
dotto in francese, di uno studio usci-
to nel 1964 in latino (De infirmitati-
bus S. Francisci Assisiensis inde a
iuventute usque ad stigmatum suscep-
tionem, in Miscellanea Melchor de
Pobladura, I, Roma). P. P.

VAUGHEZ ANDRÉ, Bulletin d'histoire
de la spiritualité : S. Francois d' As-
sise et le premier siècle franciscain,
in « Revue d'histoire de la spiri-
tualité », tome 48, 1972, 4, pp. 491-
494.

La segnalazione bibliografica rac-
coglie cinque pubblicazioni di argo-
mento francescano, uscite tra il 1966
e il 1971, fornendo per ciascuna brevi
cenni. La prima fra esse è lo studio
di GIUSEPPE ABATE, La casa natale
di S. Francesco e la topografia di
Assisi nella prima metà del secolo
XIII, uscito nel «Bollettino della
Deputazione di Storia Patria per
l'Umbria », vol. LXIII, fasc. I (1966).

p E

BENVENUTI A., Fonti e problemi per
la storia dei Penitenti a Firenze
nel secolo XIII, in «Collectanea
Franciscana », XLIII (1973), pp.
279-301.

Lo studio consiste in una appro-
fondita analisi di nuovi documenti
dell'Archivio di Stato di Firenze;
l'esame conduce l’A. a prospettare
ipotesi diverse da quelle del Meers-
seman, specialmente circa la guida
spirituale esercitata dai due princi-
pali Ordini mendicanti sui Penitenti
di abito nero e di abito grigio. In
POM qe ii i np to. illt ge

182 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

sostanza, a Firenze, sembra avere
molta importanza, nell'assistenza spi-
rituale ai Penitenti, il clero secolare.
Nellultimo trentennio del secolo fu-
rono spettatori non indifferenti delle
vicende dei grigi e dei neri i vescovi
della città, come Giacomo da Ca-
stelbuono di Perugia (domenicano)
e Francesco Monaldeschi, già vescovo
di Orvieto. U. N.

BERTAGNA M. O.F.M., Sul Terz' Or-
dine francescano in Toscana nel
sec. XIII. Note storiche e consi-
derazioni, in « Collectanea Franci-
scana », XLIII (1973), pp. 263-
277.

Tra le varie figure che illustrarono
il Terz Ordine in Toscana viene ri-
cordato anche il b. Giacomo da
Città della Pieve, detto l’Elemosi-
niere, quantunque l’appartenenza di
questo sacerdote martire all’Ordine
della Penitenza sia dubbia, allo
stato delle ricerche. ON:

BistonI M. G., La biblioteca del con-
vento francescano di Monteripido
in Perugia, in « Archivum Franci-
scanum Historicum », LXVI (1973),
pp. 378-404.

Con questo importante contributo,
dedicato alla legatoria (sec. XIV),
allo «scriptorium », allo Studio ge-
nerale degli Osservanti e all'origine
della biblioteca (sec. XV) si porta
alla conoscenza degli studiosi la sto-
ria di un centro culturale perugino
quasi del tutto dimenticato.

U. N.

CnEvTENS R. O.P., Le « Testament
de S. Dominique » dans la littéra-
ture dominicaine ancienne et mo-
derne, in « Archivum Fratrum Prae-
dicatorum », XLIII (1973), pp. 29-
72.

Lo studio critico é condotto sulle
testimonianze dei primi agiografi di
san Domenico, tra cui Costantino
d'Orvieto, e si notano continui riferi-
menti al Testamento di san Fran-
cesco. U. N.

Esser K. O.F.M., La lettera di san
Francesco ai fedeli, in « Collecta-
nea Franciscana » XLIII (1973),
pp. 65-78.

Nel ‘quadro delle relazioni su
«L’Ordine della Penitenza di san
Francesco d’Assisi nel secolo XIII »,
argomento del convegno di studi
tenuto in Assisi dal 3 al 5 luglio
del 1972 e i cui « Atti » sono pubbli-
cati nel fascicolo 1-3 del vol. XLIII
della suddetta «Collectanea », lA.
analizza e commenta la lettera di
san Francesco, mettendo in evi-
denza come il documento possa le-
gittimamente considerarsi quasi la
«magna charta» della spiritualità
laicale proposta e diffusa dalla pre-
dicazione francescana. DN:

FLEMING H. O.P., The Dominicans
and Propaganda Fide 1622-1668.
A Catalogue of the First Series of
the SOCG, volumes 31 to 55, in
«Archivum Fratrum Praedicato-
rum», XLIII (1973), pp. 137-213.

Anche in questa seconda puntata
(per la prima vedi « Arch. Fr. Praed. »,

eta iii mR Ii ei Pirri caedi nin + rire SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 183

XLI [1971], pp. 241-323), l’A. pub-
blica gli elenchi, tratti dalle « Scrit-
ture originali riferite nelle Congre-
gazioni generali», delle lettere dei
Domenicani in corrispondenza con
Propaganda Fide. Il carteggio for-
nisce utili notizie sulla vita dei con-
venti domenicani di Orvieto e Pe-
rugia per gli anni 1641-1648.

U. N.

INI A. M., Nuovi documenti sugli
Spirituali di Toscana, in « Archi-
vum Franciscanum Historicum »,
LXVI (1973), pp. 305-377.

La raccolta riunisce 68 documenti
(1310-1326), di cui 29 inediti; per
quelli già pubblicati si dà solo un
ampio regesto. Dalla lettera scritta il
4 febbraio 1322 dal Comune di Siena
a Giovanni XXII in favore del Terzo
Ordine francescano, i cui affiliati
facilmente venivano confusi con la
setta eretica dei Beghini, si apprende
che alla data suddetta Masseo da
Montefalco era capitano e capo dei
Nove di Siena. Negli stessi termini
intervengono, l’11 febbraio, il po-
destà, i priori e il Comune di Città
della Pieve, in favore dei Terziari.

U. N.

MARIANO D’ALATRI O.F.M.Cap., « Or-
do Paenitentium » ed eresia in Ita-
lia, in « Collectanea Franciscana »,
XLIII (1973), pp. 180-197.

L'A. si sofferma principalmente
sulle sentenze inquisitoriali emanate
ad Orvieto negli anni 1268-1269,
tra le quali se ne legge una contro
Domenico di Pietro Rosse, frate

«sanctissimi Ordinis Penitentum a
beato Francisco patre nostro con-
diti ». Anche se l'espressione é di un
francescano (Benvenuto da Orvieto,
inquisitore), merita nondimeno la
massima attenzione per la perento-
ria sicurezza con cui si attribuisce
a san Francesco la fondazione di un
Ordine della Penitenza. U.N.

OpoaRrDI G. O.F.M.Conv., L'Ordine
della Penitenza di san Francesco
nei documenti pontifici del secolo
XIII, in «Collectanea Francisca-
na », XLIII (1973), pp. 79-115.

Lo studio delinea, in continuo
accordo o dissenso con il Dossier
del P. Meersseman, la problematica
connessa con la documentazione pon-
tificia sull’« Ordo Poenitentiae ».

Digi

PAGNANI G. O.F.M., Comunità lai-
che francescane nell’ Appennino Um-
bro-Marchigiano, in « Collectanea
Franciscana » XLIII (1973), pp.
247-262.

Commentando i passi del Celano
(Vita I) e di san Bonaventura (Le-
genda Maior) circa la predica di
san Francesco agli uccelli presso Be-
vagna (« Mevania », «Mevanium »,
«Bevanium ») e confrontandola con
il testo degli Actus-Fioretti, VA. nota
la somiglianza del celaniano « Me-
vanium » con Mevale, castello situato
oltre il valico di Colfiorito, sulla
strada che da Foligno porta nelle
Marche. Lo stesso A. si ripromette
di chiarire in altra sede lo stato di
confusione che deriva dalle suddette
rn

pid

testimonianze. In uno dei documenti
pubblicati in appendice si legge il
nome di Rodolfo da Città di Ca-
stello, « miles et socius » del capitano
del popolo di Camerino nel 1303.
U. N.

STANISLAO DA CAMPAGNOLA 0.F.M.
Cap., L’« Ordo Poenitentium » di
san Francesco nelle cronache del
Duecento, in « Collectanea Franci-
scana», XLIII (1973), pp. 145-
179.

Contributo ricco e originale sia
per i nuovi testi presi in esame sia
per le valutazioni delle testimonian-
ze e dei silenzi dei cronisti nei ri-
guardi dei Penitenti. U. N.

BIOGRAFIA

FRUTAZ AMATO PriETRO, Fabio Gori.
Saggio bio-bibliografico, in « Atti e
memorie della Società Tiburtina
di storia e d'arte», vol. XLIV,
1971, pp. 205-243.

Di Fabio Gori, nato a Subiaco nel
1833, morto a Roma nel 1916, ri-
guardano l’Umbria le seguenti pub-
blicazioni: Belle Arti ed Archeologia
il. JE Antiche lapidi inedite o mal
copiate di Spoleto....,in « Archivio »,
II, 1878, pp. 225-238; Gazzetta ar-
cheologica....Relazione della scoperta
del Mitreo di Spoleto...., in « Ar-
chivio », III, 1878, pp. 44-62; Epi-
grafia. Iscrizione Arcaica Spoletina..,
in «Archivio », III, 1879, pp. 189-
192 ; Sulla somma importanza storica
e monumentale della Provincia del-
lUmbria...Spoleto, Bassoni, 1879;
Artisti romani in Rieti negli anni

184 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

1455, 1464 e 1511, in «Bollettino
della Società Umbra di Storia Pa-
tria», I, 1895, pp. 601-606; Sulla
distruzione di Spoleto e sulle antiche
vie..., in « Bollettino della R. De-
putazione di Storia Patria per l'Um-
bria», IV, 1898, pp. 47-56; Due
monumenti relativi ad un Vescovo e
ad un Papa francesi...., in « Bol-
lettino della R. Deputazione di Sto-
ria Patria per l'Umbria », VI, 1900,
pp. 279-287. P. B

VALERIANI AURELIO, Vitale Rosi.
Spello, Tip. Cairoli, 1971.

Agile monografia sull'educatore
umbro. A: Gi P.

Bonora FAusTO-KERN GEORGE, Does
anyone really know the life of Gen-
tile da Foligno? (Some questions
arising from a preliminary biblio-
graphical research), in « Medicina
nei secoli», vol. IX, number 2,
may-august 1972, pp. 29-53.

Sono schematicamente impostati i
problemi che si presentano a chi vo-
glia scrivere una biografia del me-
dico folignate, vissuto tra il sec.
ZGIIE;e..il. XIV. PP.

Bonora FAusTO-KERN GEORGE, Al-
fonso Ceccarelli, the physician of
Bevagna, in « Medicina nei secoli »,
vol. X, number 1, ianuary-april
1973, pp. 111-116.

EP.

PonTI ANTONIO CARLO (a cura di),
Materiali per un bilancio della
cultura umbra contemporanea. 1.

HEEL mu A on o PR SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 185

Poeti e Artisti, Speciale di « Qua-
derni Umbri », n. 3, ottobre 1973,
pp. XVII-228, 114 ill.

L’antologia, che comprende oltre
160 nomi, vuole essere, come scrive
il curatore, « un'operazione culturale
di tipo popolare », non sofisticata e
selettiva. Il panorama, purtroppo
non completo (ma seguirà un’edi-
zione aggiornata), non è del tutto
spento. Assai interessante e utile la
sezione « Notizie sugli autori », ben
documentata. PP.

BIBLIOGRAFIA E ARCHIVISTICA

CoNsiGLIO NAZIONALE DELLE RI-
cERCHE, Bibliografia Geologica di
Italia, vol. viz, Umbria, a cura
di CEsARE Lippi BoncamBi. Na-
poli, Genovese, 1960, pp. 102.

Notevole lavoro questo repertorio
di circa 1500 titoli, con indice anali-
tico. L'aggiornamento si è reso ne-
cessario. A. 4C. 4D.

DE RoccHi Sronai T., Bibliografia
degli studi sulla casa rurale in
Italia. CNR. Firenze, Olschki, 1968,
pp. 130.

Umbria : pp. 82-83. A SC SD.

BesuTTI GriUsEPPE M., Repertori bio-
bibliografici e sussidi generali O.S.
M., in «Studi Storici dell'Ordine
dei Servi di Maria», vol. XXI,
1971, pp. 90-151.

Pertinenti all'Umbria i numeri 171
(FAcioL1 RoBERTO M., I Servi di
Maria e il pulpito del Duomo. di

Orvieto), 172 (Relazione del Mona-
stero di S. Maria Nuova di Perugia
e degli Huomini illustri figli di quel
convento), 238 (Index librorum qui
in Bibliotheca Conventus S. Jacobi
Fulginiae usque ad praesentem annum
MDCCXXXVI asservantur, nempe
illorum, quorum authores sunt ex no-
stro Ordine Servorum Beatae Mariae
Virginis). Bà P.

Mosti RENZO, Un opuscolo scono-
sciuto di Domenico Piolato primo
stampatore in Tivoli, in «Atti e
memorie della Società Tiburtina
di storia e d’arte», vol. XLIV,
1971, pp. 149-173.

Dalla stamperia di Domenico Pio-
lato uscì nel 1578 una pubblicazione
finora ignorata dai bibliologi: Lucta
Tyburtina, ad Illustriss. et Reueren-
diss. D. D. Aloysium Cardinalem
Estensem. Authore Steph. Theueneto
Gallo. Tybure, Apud Dominicum
Piolatum, 1578. Un esemplare di
essa é conservato nella Biblioteca
Augusta del Comune di Perugia.

pP.

SERRA ARISTIDE M., Memoria di fra
Paolo Attavanti (1440 ca.-1499), in
« Studi Storici dell'Ordine dei Servi
di Maria », vol. X XI, 1971, pp. 47-
89.

Nell'elenco delle opere dell'Atta-
vanti, l'A. inserisce ed illustra la
Historia Perusina Balionaque (1497),
sommario di storia di Perugia pre-
ceduto dalla Approbatio generalis An-
dreae de Perusia. Delloriginale, di-
sperso almeno dal secolo XIX, re-
odiati

sta una copia fatta eseguire e au-
tenticare nel 1741 da Giacinto Grazi
nella Biblioteca Augusta di Perugia,
e conservata nell’Archivio Generale
dei Servi. Pp. P,

ALEANDRI BARLETTA EnpvicE, Un
problema posto dalle « Istruzioni per
la guida generale degli Archivi di
Stato » : la scomposizione della « Mi-
scellanea famiglie » conservata presso
l'Archivio di Stato di Roma, in
«Rassegna degli Archivi di Sta-
to», anno XXXII, n. 1, gennaio-
aprile 1972, pp. 9-26.

In appendice è pubblicato un In-
ventario parziale dell’archivio di Ni-
cola Maria Nicolai, che costituirebbe
la parte originaria della cosidetta
« Miscellanea famiglie ». Riguardano
l’Umbria le seguenti voci, in diversi
gruppi di Miscellanea :

Progetto di sistemazione per l'eco-
nomico dell’Università di Perugia ;

Quesiti per le giuste notizie delle
strade conducenti dalla città di Todi
alle due porti [sic] di Orte e Giove,
1791;

Notizie diverse sopra il lago Tra-
simeno raccolte da Finucci Giovanni,
1804 ;

Elenco delle produzioni mineralo-
giche dello Stato pontificio, cioé del
Lazio, Sabina e Umbria ;

Offerta per il dazio del macinato
dell'Umbria. PP.

Corr ENzo, Properzio, in « Cultura
e scuola», anno XI, n. 41, gen-
naio-marzo 1972, pp. 50-55.

186 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Attenta e motivata rassegna della
più recente bibliografia properziana.
REP.

FRATTAROLO RENZO, Per una storia
dell’editoria italiana, in « Accade-
mie e Biblioteche d’Italia », an-
no XL, n. 6, novembre-dicembre
1972, pp. 390-404.

Nella rassegna, che comprende gli
editori italiani dal sec. XIX, sono
ricordati, per l'Umbria, l'Argentieri
a Spoleto, il Lapi a Città di Castel-
lo, Campitelli a Foligno. IUD

The Libraries of Umbria, in « Medi-
cina nei secoli », vol. IX, number 1,
january-april 1972, pp. 85-105;
vol. IX, number 2, may-august
1972, pp. 107-120.

Il Centro Regionale Umbro Gen-
tile da Foligno, iniziando un censi-
mento delle pubblicazioni di materia
medica anteriori al 1900 possedute
dalle biblioteche dell’Umbria, for-
nisce le schede relative alla Bi-
blioteca Comunale di Terni.

Pip,

BELLINI Luigi, Periodici umbri di
partiti politici (secc. XIX-XX), in
« Bollettino della Deputazione di
Storia Patria per l'Umbria», vol.
LXX, fasc. I, 1973, pp. 157-190.

Le schede sono sei: « La Sveglia »
(Perugia); « Alta Umbria » (Città di
Castello); «Il Popolo» (Perugia);
«La Battaglia » (Perugia), così ar-

WET ee ene con comete s c ine ni e nn P
SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE 187

ticolate : notizie generali, descrizione
interna, collocazione.
Aix P.

CENTRO STUDI SANGEMINI, Sintesi
bibliografica Sangemini. Collana
Scientifica n. 1. Spoleto, Tip. Pa-
netto & Petrelli, 1973, pp. 72, ill.

Repertorio di 211 voci sull’acqua
di Sangemini. Prefazione del prof.
Baldassarre Messina. Indice analitico
e degli autori. Act P.

The Public Library of Perugia (Bi-
blioteca Augusta del Comune di
Perugia). A List of Medical Ma-
nuscripts and Incunabula edited
by dr. MARIO RONCETTI, in « Me-
dicina nei secoli », vol. X, num-
ber 2, may-august 1973, pp. 215-
281.

Il Centro Regionale Umbro Gen-
tile da Foligno prosegue con queste
schede il censimento delle pubblica-
zioni di materia medica possedute
dalle biblioteche dell’Umbria.

PP.

The Public Library of Gubbio (Bi-
blioteca Sperelliana di Gubbio,
Italy). A first list of Medical
Books edited by dr. PreRo LUIGI
MENICHETTI, in « Medicina nei se-
coli », vol. X, number 3, september-
december 1973, pp. 439-479.

Continua il censimento delle pub-
blicazioni di materia medica posse-
dute dalle biblioteche dell'Umbria.

: PP.

Una tavola rotonda sugli archivi delle
imprese industriali, in « Rassegna
degli Archivi di Stato», anno
XXXIII, n. 1, gennaio-aprile 1973,
pp. 9-76.

Fra i partecipanti alla tavola ro-
tonda Alberto Caracciolo, docente di
storia moderna nell’Università di
Perugia, Gian Lupo Osti, direttore
generale della «Terni», Ermanno
Ciocca, direttore dell’Archivio di Sta-
to di Terni. Pi Pi

REGIONE DELL'UMBRIA, Catalogo del-
le pubblicazioni periodiche umbre
esistenti in alcune biblioteche della
regione. Perugia, Tip. Guerra, 1974.
Supplemento a n. 4 di « Quaderni
Regione dell'Umbria », pp. 125.

Anche come primo tentativo di un
censimento, cui sembra debba se-
guire una raccolta completa sull'ar-
gomento, la pubblicazione é merite-
vole di plauso, anche e sopratutto
come sussidio di pratico valore ad
ogni fine. È augurabile che il volu-
metto abbia rapida e larga diffu-
sione.

Entrando nel merito, a qualche
inevitabile lacuna son da aggiun-
gere lievi deficienze di coerenza siste-
matica, che é il pregio maggiore in
pubblicazioni di questo genere. Pro-
prio infatti perché riguarda questo
periodico si rileva che esso non fi-
gura al suo posto naturale, ma sotto
il nome dell'Istituto che lo pubblica ;
mentre, ad esempio, la rivista « Spo-
letium », che analogamente è perio-
dico dell'Accademia Spoletina, é in-

————————

y serita giustamente. Per una futura
ripresa di tale lavoro sarebbe bene
non limitarsi a indicare le annate
di ogni periodico che si trovano nelle
singole biblioteche, ma accanto al
titolo di ciascun periodico gli anni
di pubblicazione. Gi C.

FOLKLORE

SANTUCCI FRANCESCO, La tradizione
canora del ‘ maggio’ nel contado
di Assisi, in Calendimaggio, Assisi
29 aprile-1 maggio 1974. Viterbo,
Agnesotti, s.a. [1974], pp. 11-15.

Esame di alcune composizioni me-
triche popolari, anzi rurali, che nel
territorio assisano nella notte tra il
30 aprile e il 1° maggio i ‘ maggia-
ioli* o ‘ cantamaggio ' andavano can-
tando. (C.

VARIE

Umbria, « Guide d'Italia ». Milano,
Touring Club Italiano, 1966, pp.
456, ill., cartine f. t.

Si tratta della guida più completa
di cui si disponga oggi, anche se
andrebbe aggiornata in alcune sue
parti (bibliografia, notizie pratiche,
introduzione). A. C..P.

Atlante della pesca in Italia. Firenze,
Sadea-Sansoni, 1967, pp. 184.

Umbria: Tevere, Corbara e Tra-
simeno. An Cab.

188 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

Guida all’Italia leggendaria, miste-
riosa, insolita, fantastica. Milano,
Sugar, 1967.

Qualche citazione tocca anche al-
l'Umbria. AGE".

ANGELINI CESARE-FRANCALANCIA
RiccarDpo, Assisi. Milano, Schei-
willer, 1968, pp. 86.

Impressioni su Assisi di uno scrit-
tore lombardo e di un pittore umbro
(R. Francalancia). Arsa.

Corsi GuGLIELMA, Un secolo di cu-
cina umbra. Assisi, Tip. Porziun-
cola, 1968, pp. 211.

Considerazioni gastronomiche e ri-
cettario. A. C.P:

VERONELLI Luiar, Umbria. Marche.
Guide Veronelli dell'Italia piace-
vole. Milano, Garzanti, 1968, pp.
236.

La cucina umbra (piatti, risto-
ranti, ricette, vini ecc.), che va da
p. 9 a p. 81, é qui narrata col piglio
dell'esperto e la verve dello scrit-
tore. AMO P,

GunnIERI OTTORINO, Perugia. Azien-
da Autonoma di Turismo. Perugia,
Tip. Grafica, 1970, pp. 138, ill.

Una guida piuttosto attenta, ma
una città non é fatta soltanto di
monumenti. Az GP.

ear» Tiarno nitriti it MP rr onora ai 3 Ti ER TRI A SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

PrEsIccI VITTORIO, Gli artigiani del-
la Provincia di Terni alla XXXIV
Mostra Mercato Internazionale del-
l’ Artigianato di Firenze, in « Ras-
segna economica », 1970, anno VI,

nm^2,-pp. 33-39. PERA.

PrEsIccI VITTORIO, L'ottava edizione
della Mostra dei vini dell’Italia
centrale e dei prodotti dell’artigia-
nato umbro, in «Rassegna eco-
nomica », 1970, anno VI, n. 4,
pp. 31-39. D T 0

ALDERISIO DANIELA, Proposta di
sviluppo turistico del comprensorio
amerino-orvietano, in «Rassegna
economica », anno VII, 1971, n. 5,
pp. 51-53. Li. Tal.

FARNETI GuiDo-PnRATESI FuLco-
Tassi Franco, Guida alla natura
d’Italia. Milano, Mondadori, 1971,
pp. 552, ill.

L’Umbria è alle pp. 239-254.
A dL P.

PresIcci ViTTOnRIO, Gli artigiani del-
la Provincia di Terni alla 35?
Mostra Mercato Internazionale del-
l'Artigianato, in «Rassegna eco-
nomica», 1971, anno VII, n. 2,
pp. 27-32. L T.C.

PnupENzi RoBERTO, La funicolare
di Orvieto, in « Rassegna econo-
mica», anno VII, 1971, n. 2,
pp. 33-34. L. 1G.

Accademia Spoletina. 150° Anniver-
sario della nascita di Achille Sansi.

189

Mostra documentaria. Catalogo a
cura di FABRIZIO ANTOLINI, ER-
MANNO Ciocca, SILVESTRO NESSI.
Spoleto, Arti Grafiche Panetto e
Petrelli, 1972.

La Mostra è rimasta aperta a
Palazzo Mauri dal 9 al 20 dicembre
1972. PP;

«Accademia Spoletina. Notiziario ».
Anno accademico CCCCXCV, nuo-
va serie, anno II, n. 2, giugno
1972.

Vi si dà l'annuncio delle manife-
stazioni per il 150° anniversario
della nascita dello storico spoletino
Achille Sansi. Pisi

«Accademia Spoletina. Notiziario ».
Anno accademico CCCCXCV, di-
cembre 1972.

Il bollettino dell’Accademia mette
in particolare evidenza il Convegno
sul tema « Funzione della storiogra-
fia municipale rispetto alla storia
nazionale », tenutosi a Spoleto il 9
e 10 dicembre 1972, nel quadro
delle manifestazioni per il 150° an-
niversario della nascita di Achille
Sansi. PiPi

A Gubbio seminario internazionale,
in «Bollettino italiano », anno
XXII, n. 258, 31 ottobre 1972,
p. 4.

Seminario di aggiornamento pro-
fessionale per il personale del ser-
vizio sociale internazionale, realiz-
zato a Gubbio dal 16 al 22 ottobre
1972. DES + iss iom citi ii we

190

Da Spoleto a Monteleone attraverso
il Monte Coscerno a cura di Sir-
VESTRO NESSI, SANDRO CECCARONI.
Spoleto, Centro Italiano di Studi
sull’Alto Medioevo. Spoleto, S.p.A.
Panetto & Petrelli, 1972, pp. 52,
ill.

La pubblicazione preparata per i
partecipanti alla XX Settimana di
studio sull’Alto Medioevo illustra le
località e i monumenti visitati nel
territorio spoletino dai partecipanti
stessi: Piedipaterno, Vallo di Nera,
Castel S. Felice, Sant'Anatolia di
Narco, Caso, Gavelli, Monteleone di
Spoleto. Presentazione di Giovanni
Antonelli; in piü bibliografia e in-
dice dei nomi di persona e di luogo.

G. C.

FALCINELLI VITTORIO, Per ville e ca-
slelli di Assisi. Assisi, Tip. Por-
ziuncola, 1972, pp. 212.

È una raccolta di molte notizie di
ogni sorta sulle località più o meno
note del territorio di Assisi; ma ge-
neralmente affastellate senza ordine.
Raramente é citata la fonte dei dati
riferiti e delle notizie. Le etimologie
dei toponimi sono per lo piü molto
arrischiate. Assai interessante l’in-
sieme di favolette, canti popolari, in-
dovinelli, proverbi, ivi raccolti.

G. C.

GunnRIERI OTTORINO, Perugia. Arte
e Storia. Terni, Fotorapidacolor,
1972, pp. 64.

Questa guida-ricordo per turisti
frettolosi redatta nel poco testo in
quattro lingue ha il suo maggior
pregio nel criterio di scelta, nel-

SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

labbondanza e nella resa delle il-
lustrazioni a vivi colori. G. C.

Incontro a Perugia per lUniversità
televisiva, in « Bollettino italiano »,
anno XXII, n. 258, 31 ottobre
1972. pid;

Incontro sui problemi e la realiz-
zazione di una università televisiva,
organizzato dalle Università di Ro-
ma e di Perugia per i giorni 21-25
novembre 1972. BP:

Massa Martana. Un approccio foto-
grafico, bibliografico, giornalistico.
Ricerche di gruppo nel doposcuola.
Scuola Media Statale « Augusto
Ciuffelli » di Massa Martana. Todi,
Tip. Tiberina, s. d. [1972], pp. 48.

Interessante volumetto, impagina-
to con perizia, redatto dai ragazzi
del doposcuola, quasi una guida a
Massa Martana. Ar Gab.

PonTI ANTONIO CARLO, La malattia
della cultura umbra, in « Quaderni
Umbri », n. 3, settembre 1972,
pp. 78-87.

È la seconda parte di un'«in-
chiesta » sullo stato della cultura
della regione. Contiene un nutrito
tentativo di «anagrafe » di poeti,
scrittori, artisti e di operatori e isti-
tuzioni culturali. PB:

Presenza di Aldo Capitini. Lettere
inedite. Perugia, Il Listro, 1972,

pp. 56.

Preceduto da una commossa te-
stimonianza di Maurizio Cavicchi, il

MEME aA dani nin ir een e ai de nn Sine CT SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

volumetto (elegantemente stampato),
è una smilza ma quanto mai succosa
raccolta di lettere inedite spedite al
Cavicchi, nel periodo 1947-1951, dal
Gandhi italiano, come recentemente
Guido Calogero ha definito il filo-
sofo perugino. A UP.

PrEsICccI VITTORIO, Gli artigiani della
provincia di Terni alla XXXV
Mostra Mercato Internazionale del-
l'Artigianato, in «Rassegna eco-
nomica », anno VIII, 1972, n. 2,
pp. 37-42. I2 dw C.

PrEsIcci VITTORIO, La mostra mer-
cato dei vini di Orvieto, in « Ras-
segna economica », anno VIII,1972,
n. 4, pp. 17-20. L.PRC.

Tamassia FRANCO, L'insegnamento
dell'italiano all’ Estero (Convegno
di studi, Perugia 27-28 agosto
1971), in « Cultura e scuola », an-
no XI, n. 41, gennaio-marzo 1972,
pp. 219-227.

Ampia cronaca ed analisi dei la-
vori del convegno e del significato
di esso. p p

VENANTI FnRANGcO-CHIOGCI FRANCO-
BALDO, Augusta Perusia Angusta
Perusia. Perugia, Volumnia Edi-
trice, 1972, pp. nn., ill.

Presentato da Roberto Gervaso,
il volume raccoglie una serie di sapo-
rosi e «cattivi» disegni del noto
pittore perugino Franco Venanti, dai
quali emerge, in caricatura, una città,
Perugia.

Il testo, leggermente qualunquista
e goliardico anche se «brillante »,

191

si deve al giornalista eugubino Fran-
cobaldo Chiocci. ATGrP.

L’Accademia di Belle Arti di Perugia
e la programmazione del lavoro
culturale in Umbria: problemi e
prospettive. Perugia, Tip. Grafica,
s. d. [1973], pp. 8.

Documento programmatico per la
Accademia di Belle Arti «Pietro
Vannucci », di Perugia, elaborato da-
gli studenti. A; Gi Pi

Orvieto suicida, in « Panorama », 22
novembre 1973, anno XII, n. 396,
pp. 62-65. LEFT. G.

PonTI ANTONIO CARLO, La stampa
quotidiana e la « mappa» dell’edi-
toria in Italia, in « Quaderni Um-
bri », n. 2, luglio 1973, pp. 161-172.

L’Umbria appare del tutto carente
di strumenti giornalistici ed edito-
riali. PIP.

PrEsIcci VirTORIO, Fervono alacre-
mente i lavori della nuova diret-
tissima Roma-Firenze, in « Rasse-
gna economica », anno IX, 1973,
n. 3, pp. 17-20. IS 1. G.

TeoporI MARIA ADELE, Un bel ga-
rage del X Secolo: speculatori.
Quelli di Orvieto stanno progres-
sivamente devastando la città, in
«L'Espresso », anno XIX, n. 39,
30 settembre 1973, p. 8.

L. 1. C.

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PERU-
GIA, Annuario. Anno accademico

mmm

Y
192 SEGNALAZIONI BIBLIOGRAFICHE

1972-1973. Perugia, Tip. Grafica,
1973, pp. 920.

L'annuario edito dall’Università
di Perugia si rivela un utile stru-
mento di consultazione. Contiene :
relazione del Rettore, una prolu-
sione scientifica, dati statistici, elen-
co dei laureati, (e relative tesi di
laurea), l'ordinamento accademico,
l'elenco delle pubblicazioni dei do-
centi. A313 P

Il 629 congresso della « Dante », in
« Bollettino italiano », 1974, n. 6,

pz 5t

Vi si dà l'annuncio che Perugia
ospiterà, dal 31 agosto al 4 settem-
bre 1974, il 629 congresso interna-
zionale della «Dante Alighieri ».

PSP,

MARIOTTI CRISTINA, Speculazione. Or-
vieto è troppo piccola : costruiamone
un’altra, in «L'Espresso», anno
XX, n, 6, 10 febbraio 1974, p. 8.

Lista C.

Perugia. Guida turistica. Perugia,
Stampa Urbani S.A.S., s.a. [1974],
pp. 47, ill.

A, cura dell'Azienda Autonoma Tu-
rismo di Perugia col testo di Ottorino
Gurrieri e molti gustosi disegni di
Pagliacci, Rossi e Tacconi, è stata
pubblicata nel corrente anno questa
elegante e ben riuscita guida turi-
stica, in cui l’illustrazione dei monu-
menti cittadini è divisa in tre iti-
nerari preceduti da un sobrio cenno
storico. GC.

PowTri ANTONIO CARLO (a cura di),
Le tesi di laurea sull' Umbria, in
« Quaderni Umbri » (Bozze di stam-

pa).

Il curatore, con la collaborazione
di Anna Maria Terenzi, ha catalo-
gato e classificato per materia oltre
mille tesi di laurea di argomento
umbro discusse all'Università di Pe-
rugia nel periodo 1947-1972. Il qua-
dro che ne esce é abbastanza nutrito
e lusinghiero. Segue un utile indice
dei nomi. Piaeb

SIGLE DEI COLLABORATORI

. P. Antonio Carlo Ponti
Carlo Pietrangeli
Francesco Agostini
Giovanni Cecchini

. C. Lucia Tammaro Conti

pog
Mio tra

. C. M. Maria Cecilia Mazzi

TNT Maria Scaramucci

iB. Paola Pimpinelli
N. Ugolino Nicolini

CUS

MENU Lec Tr ni Mr erre ii i e criterio. CENTRO DI DOCUMENTAZIONE
SUL MOVIMENTO DEI DISCIPLINATI
nn ni rr. TT eni nen tr"

dei ia tn
La Confraternita |
di santa Maria dei Battuti di
Sovizzo (Vicenza)

Il padre Gaetano Maccà nella sua Storia del Territorio vicenti-
no? —- unico fra gli storici locali — conserva la notizia di una
Confraternita di Battuti nella parrocchia di Sovizzo ?.

Parlando della chiesa arcipretale, quella che gli antichi docu-
menti designano con il nome di «s. Maria de Plebe in Summo »,
per distinguerla bene dalla filiale «s. Maria de Plano», che van-
tava anche più antiche origini e uguale ma perduta dignità ®, scrive :
«Tra i detti altari ve n'é uno volgarmente intitolato la Madonna
de’ Battuti fabbricato a spese della compagnia de Battuti stessi,
come indica la iscriz one che leggesi sopra di esso. Rapporto a que-
sta compagnia, detta anche fraglia, veggasi ciò che diremo nel
cap. vL della storia di Schio trattando della chiesa, e ospitale di
s. Giacomo ».

In tal modo, il Maccà ci ha sì conservato memoria di questa
Confraternita, ma, poco interessato a questo aspetto della vita
spirituale, al punto da ignorare quasi tutte le confraternite del
territorio, salvo a riservare inopinatamente un lungo e documentato
capitolo a quella dei Battuti di S. Giacomo di Schio, lascia cre-
dere che anche la Confraternita di Battuti di Sovizzo abbia avuto
un suo ospedale, il che non è.

Probabilmente il Maccà voleva solo riferirsi al carattere della
Confraternita di Sovizzo, che era di Battuti come quella di S. Gia-
como di Schio, senza riferimento alle specifiche attività devozionali
e caritative dell'una e dell'altra.

Rifiutandosi, poi, di dare piü particolareggiate notizie della
Confraternita di Sovizzo, di cui al suo tempo dovevano esistere
un'abbondante documentazione non ancora dispersa e informazioni
anche orali di facile reperimento, egli ha perduto l'occasione pro-
196 ARISTIDE DANI

pizia per conservare con compiutezza una pagina modesta ma,
forse, non del tutto insignificante, di storia della spiritualità nostra.

Poi, attorno alla confraternita è calato il silenzio più assoluto,
foriero di un oblìo che le indagini nell’ambito dell’attività del Cen-
tro di Documentazione sul Movimento dei Disciplinati vogliono
appunto impedire ed ovviare.

Va detto subito che gli Statuti risultano per ora smarriti. Può
darsi che in futuro — e me l’auguro — ulteriori e più fortunate in-
dagini riescano a rintracciarli. Attualmente, però, non si trovano
né nell'Archivio Arcipretale di Sovizzo, né in quello Vescovile di
Vicenza, né in quello annesso alla Biblioteca Civica Bertoliana di
Vicenza, né nell’Archivio di Stato di Vicenza da me diligentemente
consultati.

La ricerca, per altro, non è risultata inutile, e tutti, ad ecce-
zione della Biblioteca Bertoliana, hanno restituito documenti più
o meno importanti ma tali da contribuire alla ricostruzione della
vita di questa Confraternita ?.

L'Archivio Arcipretale di Sovizzo custodisce tre Libri impor-
tanti: 1) un Libro livelli della parrocchiale di Sovizzo ; 2) un Inven-
tario dei mobili della Chiesa di Sovizzo. Carte e memorie delle Mansio-
nerie, Fraglie ed altro; 3) uno Stato dei legati pii di Culto... ap-
partenenti allo stabilimento di Sovizzo: il primo del sec. xvi e gli
altri due dei primi anni del sec. xix. Inoltre, qualche notizia sparsa
e di poco conto si trova nel Libro Cronistorico e, perfino, di reim-
piego, incollata alla rilegatura di un Libro anagrafico.

Nell'Archivio Vescovile di Vicenza: Stato delle Chiese, dentro
la grossa busta intitolata « Parrocchia di Sovizzo Alto» e segnata
con il numero 298-xxxI1, si trovano tre Inventari : uno de beni mobili
della Confraternita della B.V. di Battuti di Sovizzo eretta nella chiesa
parochiale, compilato il 2 maggio 1682 ; il secondo delli affiti che si
scodono dalla ven. Fraglia di Battuti di Monte di Sovizzo, stilato
l'8 maggio 1687 ; il terzo della sacra supeletile che si trova nella sa-
cristia di questa parrochiale di Sovizzo, del 15 ottobre 1743. Inoltre,
ci sono una «memoria» volante del ballottaggio del 22 ottobre
1685 «per l'elezione delli Massari della ven. fraglia de Battuti»;
la Relazione del parroco locale preparatoria alla Visita Pastorale
del vescovo di Vicenza Marco Cornaro del 26 settembre 1770; e,
infine, una lettera 28 gennaio 1924 dell’arciprete don Domenico
Zambon ad un non meglio precisato monsignore della Curia, che
aveva chiesto notizie della statua della Madonna dei Battuti.

oe dr TT_'—.m.’c.e q':'.’'__'eier.e eee VUE TETTE
LA CONFRATERNITA DI SANTA MARIA DEI BATTUTI DI SOVIZZO 197

L'Archivio di Stato di Vicenza, fra i documenti delle Corpo-
razioni Religiose soppresse, conserva un Libro de Conti della B.V.
di Battuti di Sovizzo, catalogato con il n. 322-771. Esso risale agli
ultimi decenni del 1700 e ai primi sei anni dell’ '800.

È da questi documenti che noi dobbiamo cercare di racco-
gliere le notizie per il nostro lavoro, uniche possibili, perché inutile
si è rivelata ogni indagine fra gli abitanti del luogo e presso le au-
torità locali, i quali, al massimo, sanno che nel loro paese è esistita
una confraternita di questo nome e che davanti al simulacro della
Madonna dei Battuti si accendevano le candele quando minacciava
tempesta; ma i più addirittura non ne hanno mai sentito parlare.

Va ribadito subito che la Confraternita di Battuti di Sovizzo
non ha mai esercitato attività caritativa ospedaliera, facendo ec-
cezione rispetto alle altre del territorio « come a Schio, a Marano,
a S. Vito di Leguzzano, a Noventa, a Montecchio Maggiore e in
altri centri», dove, secondo che si esprime il Mantese ?, «come in
città, i Battuti avevano la custodia di una chiesa con annesso un
piccolo ospedale per pellegrini e infermi».

La sua fu una vita fondamentalmente penitenziale-devozionale,
con l'ovvio scopo generale di praticare le virtù cristiane individual-
mente e comunitariamente per la salvezza dell'anima e con quello
precipuo — comprensibile in un ambiente ad economia esclusiva-
mente agricola — di impetrare la protezione del Cielo sulle terre,
sul lavoro dei contadini, sui prodotti dei campi.

A proposito dell'economia di Sovizzo, così si esprime il Bar-
barano nell’opera citata alla nota 3, che, edita postuma nel 1762,
rimonta, però, alla prima metà del 1600: « Soizzo — Territorio e
Diocese di Vicenza nel Vicariato di Montecchio Maggior — gode
gran fertilità de campi sì nel piano come nel Monte, che producono
biade, frutti, e delicatissimi vini, onde non invidia certamente ad
alcun’altro luogo del Territorio Vicentino ». Per non dire dei « buo-
nissimi pesci e singolarmente anguille» del fiume Retrone, ivi scor-
rente, che il buon frate secentesco, di umilissimo ordine religioso
ma di nobilissimi natali, non tralascia di vantare ghiottamente, quasi
le gustasse davvero queste anguille, come quelle che « per testimonio
de molti scrittori superano in bontà tutte l'altre d’Italia » V.

Ed è tutto per l'economia di Sovizzo nei secoli andati : un ben
d'Iddio — modesto, invero, assai modesto nonostante i superlativi
e le iperboli del padre Barbarano — affidato alla generosità della
198 ARISTIDE DANI

terra, al buon andamento delle stagioni, ma, purtroppo, anche alle
ire delle tempeste improvvise, agli ardori della canicola estiva, allo
stillicidio mortale delle piogge, agli umidori delle nebbie, il quale
non poteva contare su altra tutela che non fosse la protezione della
buona Provvidenza, per ottenere la quale sono preziose le pre-
ghiere fidenti ma anche più preziose le penitenze che non patiscono
distrazioni, che appaiono quasi contro-offerta al Cielo per il bene
invocato.

Così dev’essere stato insegnato a quei buoni villici, eternamente
preoccupati per le loro «biade, frutti, e delicatissimi vini». Così
essi devono aver sentito. E ne è nata la Confraternita di santa
Maria dei Battuti.

In questo senso sono concordi tutti i documenti citati.

Il Libro livelli della parrocchiale di Sovizzo ci informa che:
«La festa di S. Marco 25 aprile si va processionalmente dopo il
canto dei Vesperi a visitare la Chiesa della SS. Trinità di Montec-
chio Maggiore ? cantando le litanie della Madonna, che si incomin-
ciano al suo altare dei Battuti, portando l’offerta di una torcia di
cera... pigliando la strada di Sant'Urbano, e discendendo pel
monte di Santa Colomba ; il primo di di dette Rogazioni si ha la
stazione alla Chiesa di S.ta Maria al Piano, il secondo dì all'Ora-
torio di S. Daniele e il terzo dì a quello di S.ta Reparata al Vigo,
cantando in ciascuna stazione la S.ta Messa; la mattina poi della
festa dell’Ascensione si fa processione intorno alla Parrocchiale
alla maniera delle Rogazioni ».

Spero si sia fatta attenzione al particolare delle processioni pro-
piziatorie che partivano dall’altare della Madonna dei Battuti, il
che non può significare altro se non che la preparazione, l’ossatura
e il governo di queste processioni risiedevano nella Confraternita
dei Battuti.

Se ne trova conferma nel Libro de Conti della B.V. di Battuti
di Sovizzo, dove ogni massaro ha segnato diligentemente entrate e
uscite a partire dal 1761 fino al 1806 e dove puntualmente ogni
anno si trovano segnate le spese per la processione del 25 aprile
alla SS. Trinità di Montecchio Maggiore; e così nel relativamente
recente Libro Cronistorico della parrocchia, dove al titolo « Fraglia
o Confraternita dei Battuti o flagellanti» sta scritto, ovviamente
sull'onda di una non interrotta tradizione: « La Madonna dei Bat-
tuti era venerata quale patrocinio contro le tempeste, ed ora in
sua memoria (ma, in realtà, continuando l’antica documentata tra-

ec nen te rin tele ce ea e II ARTI

—_ * *——— VEA Re e eI cg

———— +

LA CONFRATERNITA DI SANTA MARIA DEI BATTUTI DI SOVIZZO 199

dizione delle processioni rogazionali dei Battuti) si fa il pellegri-
naggio alla SS. Trinità il 25 Aprile». E il buon arciprete Domenico
Zambon nella lettera del 28 gennaio 1924 al monsignore curiale
sollecito della sorte del simulacro mariano dei Battuti, fa eco:
«La Madonna dei Battuti è venerata quale protettrice contro le
tempeste, ed ogni anno in suo onore si fa nel giorno 25 Aprile
un pelegrinaggio alla SS. Trinità di Montecchio Maggiore. Al sor-
gere di qualche temporale si accendono innanzi alla detta Madon-
na quattro candele ».

Per continuare nella elencazione delle pratiche di pietà di que-
sta Confraternita, diremo che altra processione annuale rigorosa-
mente osservata da essa era quella del 25 agosto al Monte Berico
di Vicenza, nella ricorrenza anniversaria della seconda apparizio-
ne della Madonna, appunto sul Monte Berico, a Vincenza Pasi-
ni ®, umile popolana di Sovizzo, conterranea, dunque, di questi
confratelli della disciplina.

Tuttavia, non sappiamo se si trattasse di una processione
particolare della Confraternita o, piuttosto, di una processione del-
l’intera parrocchia, cui la Confraternita dei Battuti si univa, por-
tando il contributo del suo numero, della sua devozione e del suo
folklore.

Anno per anno sono segnati nel detto Libro de Conti della B.V.
di Battuti di Sovizzo i compensi a tre uomini — presumibilmente
confratelli — «per portare il Confalon e li doppieri per la solita
procession al Monte Berico di Vicenza ».

La Confraternita, inoltre,doveva avere la «regia» della Setti-
mana Santa nella chiesa parrocchiale. Infatti, l'Inventario de beni
mobili della Confraternita della B.V. di Battuti di Sovizzo ecc. del
2 maggio 1682, reca fra l'altro: «Li 15 Misterij per la setimana
santa», evidentemente figurazioni plastiche per le processioni del
Giovedi, Venerdi e Sabato Santo, e «un tabernacolo che serve
per ponere nel sepolcro nel Venerdi santo ».

I] resto delle devozioni della confraternita, di cui è rimasta
sicura traccia, sono le messe per i confratelli defunti durante l'an-
no e «le solite esequie de confratelli il giorno de morti».

La Relazione preparatoria alla Visita Pastorale di mons. Marco
Cornaro del 26 settembre 1770 fa sapere che « Il Massaro di questa
Confraternita tiene obbligo di far celebrar ogni anno messe 44, e
sedici di queste denno esser celebrate nella Chiesa del Pian (scil.
s. Maria de Plano), come da nota cavata da libri della Confrater-
200 ARISTIDE DANI

nita stessa »: ma non sappiamo a quali festività e circostanze fossero
vincolate queste messe e neppure quale obbligo avessero i con-
fratelli di parteciparvi.

Naturalmente, vorremmo sapere tante altre cose su questo
argomento delle devozioni di una confraternita ad ispirazione pre-
valentemente devozionale, ma solo il ritrovamento degli Statuti
potrebbe, ormai, soddisfarci.

Dobbiamo aggiungere solo quel ch'é ovvio: la pratica delle
flagellazioni, che è documentata dall'ambiente sotto la chiesa ar-
cipretale, la « Scoletta» o «Scoletta vecchia», destinata, appunto,
alle congregazioni penitenziali dei confratelli, e da una noticina
dell' Inventario de beni mobili della Confraternita della B.V. di Bat-
tuli di Sovizzo ecc. del 1682: « Un campanello di metalo che serve
per chiamare li confratelli alla Disciplina ». Null'altro né sui giorni
stabiliti per le congregazioni ordinarie per la disciplina, né sulle
circostanze straordinarie per la pratica della flagellazione (decessi
di confratelli, epidemie, gravi eventi storici e naturali, ecc.), né
sulle preghiere e sui canti che introducevano, accompagnavano,
concludevano le congregazioni stesse.

La confraternita ricavava i suoi proventi da lasciti testamen-
tari, come attesta il Libro livelli della parrocchiale di Sovizzo, forse
anche da proprietà terriere, come sembra di capire dall' Inventario
delli affiti che. si scodono dalla Ven. Fraglia di Battuti di Monte di
Sovizzo, dove appaiono «affitti» anche piuttosto rilevanti, come
quello di m.r Sebastian Tecchio, di troni 35, o quello di m.r Do-
menico Vezzaro, di troni 20. Altri contributi erano pagati in fru-
mento, in incenso, in olio, in vino. Il totale degl'introiti della Con-
fraternita nel 1687 era di troni 146, soldi 8, dinari 4 annui, oltre
alle entrate in generi sopra accennate.

Al tempo della soppressione della confraternita (1806), la « So-
stanza complessiva annua della Scuola dei Battuti» era di italiche
lire 55 e 92 cts., una sostanza piuttosto esigua rispetto a quella
posseduta dalla piü recente ma piü fastosa Scuola del Rosario,
la quale era di italiche lire 118 e 15 cts. Un altro cespite della
confraternita era costituito dalle libere offerte dei confratelli. Il
più volte ricordato Inventario de beni mobili della Confraternita
della B.V. di Battuti di Sovizzo ecc. del 1682 parla di «un capeleto
che serve per efetuar le conlette». Ma si trattava, ovviamente, di
entrate in eterna oscillazione, condizionate dal numero dei con-

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i)

LA CONFRATERNITA DI SANTA MARIA DEI BATTUTI DI SOVIZZO 201

| fratelli, dall'andamento delle annate agricole, da circostanze impre-

vedibili come pestilenze, distruzioni delle messi e delle uve ad opera
di soldatesche di passaggio, dagli stessi stati d’animo che si for-
mavano nei confratelli nei rapporti con il clero e con il mas-
saro.

Queste entrate erano distribuite nelle spese ordinarie per le
processioni, per le 44 messe annuali obbligate, per i suffragi del 2
novembre e per quelli durante l’anno per i confratelli deceduti,
per la manutenzione dell’altare, per cera, olio, incenso, e nelle spese
straordinarie per la riparazione dei banchi della confraternita nella
chiesa parrocchiale, per l’acquisto di un gonfalone nuovo, di lam-
pade, di palme di fiori artificiali, di paliotti per l’altare, ecc.

Non ho mai incontrato capitalizzazioni o spese per largizioni
a poveri o per soccorso a qualche improvvisa miseria.

È tempo di chiedersi quale fosse la struttura della Confraternita.

Senz'altro possiamo dire ch'era una confraternita doppia. Il
Libro de Conti della B.V. di Battuti di Sovizzo in più punti, a ini-
ziare da p. 7, dà saldi all'Arciprete per messe « celebrate per i Con-
fratelli, e Consorelle deffonti». Naturalmente, la mancanza degli
Statuti ci impedisce di sapere le modalità di partecipazione delle
consorelle alla vita devozionale e penitenziale della Confraternita.
Ritengo, però, che disposizioni particolari non esistessero e che,
al solito, gli Statuti si limitassero a prescrivere per esse la disci-
plina «cum honestà », ch’era una perifrasi per dire che essa era
permessa singolarmente, in casa, oppure anche collettivamente ma
in luogo chiuso e con la partecipazione di sole persone dello stes-
SO Sesso.

La Confraternita doveva avere anche un Consiglio, non sap-
piamo di quante persone ed elette con quali modalità. Ritengo che
fra i compiti di questo Consiglio ci fosse anche quello della elezione
annuale del Massaro, ch'era insieme amministratore e capo della
Confraternita.

Di questo Consiglio sembra di aver notizia dalla « memoria »
volante per la « ballotazion de li Massari » conservata nell'Archivio
Vescovile di Vicenza. Come abbiamo detto, essa rimonta all’ot-
tobre 1685 ed ha il seguente contenuto: Ms. Gio Batta Danese pro-
pone Ms. Francesco Ceolon; Antonio Zandomenego propone Ms.
Francesco Mattiello; Sebastiano Caicchiolo propone Ms. Zuanne
Berton; Antonio Vencato propone Ms. Francesco Danese; Arcan-

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202 ARISTIDE DANI

gelo Signorato propone Zuanne Scalco; e Ms. Francesco Danese
propone Ms. Nicolò Donadello.

Se la « memoria » rispecchia la realtà del Consiglio, dovremmo
dedurre che il Consiglio di questa confraternita era formato di 7
membri. Ma non ne siamo così certi.

Come, poi, avvenisse questo ballottaggio non saprei dire. E
non sono in grado neppure di darne il risultato, di cui si leggono
bensì le cifre, senza, che, per altro, esse mi riescano chiare nel loro
significato :

Per Francesco Ceolon Beo (18
Per Francesco Mattiello F. 9 (.20
Per Zuanne Berton F. 14 (.15

Per Francesco Danese F. 25 (.5
Per Zuanne Scalco E28. (21
Per Nicoló Donadello RB..59

Dai non pochi documenti rimasti risulta evidente che nella
confraternita unica autorità era il Massaro: non c'é mai altro ac-
cenno ad autorità diversa.

In particolare l’Inventario de beni mobili della Confraternita
della B.V. di Battuti di Sovizzo ecc. del 1682 ricorda : « Un baston
con l’immagine della B.V. per il Masiero», bastone che, ovvia-
mente, il Massaro portava nelle congregazioni e nelle processioni
come insegna della sua autorità, e poi, con insistenza, « Una vesta
per il Masiero» e « Una cappa bianca per il Masiero ».

Il numero dei confratelli oscillava, ovviamente, in ragione dei
tempi, della mortalità (in determinati anni le messe per i confra-
telli e per le consorelle defunti nell’anno sono pochissime, nell’or-
dine di qualche unità ; in altri salgono a numeri impressionanti, an-
che dell'ordine di più diecine ”), della reviviscenza della devozione,
della capacità e del fervore di convincimento e di attrazione eser-
citata dai confratelli e in particolare dalla personalità del Massaro.

Non credo, però, che il numero dei confratelli — data la pe-
culiare caratteristica della Confraternita — sia mai stato troppo
alto e, comunque, esso è andato notevolmente scemando in seguito
alla costituzione, anche a Sovizzo, nel corso dei secc. XVII e XVIII,
delle Confraternite del Rosario e del SS. Sacramento.

Sembrano convincere due dati offerti dal solito Inventario de
beni mobili della Confraternita della B.V. di Battuti di Sovizzo ecc.
del 1682, dove si trovano annotati: « Cappe n. 17 per li fragliardi,

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LA CONFRATERNITA DI SANTA MARIA DEI BATTUTI DI SOVIZZO 203

con suoi cordoni et sue discipline » e « Banchi n. 3 con sue seradure
a chiave di pezzo ». Tre banchi in chiesa per una confraternita sia
pure rurale non sono molti e a mala pena possono offrire posto a
17 persone.

Tuttavia, non insisterei troppo su questi dati, che, pur obiet-
tivi, possono essere parzialmente ingannevoli perché, appunto,
condizionati di tempo in tempo.

Il punto più interessante e più difficile riguardante questa
Confraternita di Battuti è quello delle sue origini.

Dirò subito che la credo piuttosto tarda.

Una serie di dati concomitanti, che, alla fine, assumono va-
lore di documento, induce a concludere in questo senso.

L'Inventario dei mobili della Chiesa di Sovizzo - Carte e memorie
delle Mansionerie, Fraglie ed altro, compilato al momento della
soppressione della Confraternita nel 1806, registra una serie di le-
gati testamentari in favore della Confraternita di Santa Maria dei
Battuti di Sovizzo.

Apre cronologicamente la serie il testamento di Giuseppe Mat-
tiello, rogato l'8 ottobre 1542 dal notaio pre’ Martin Santagata, con
un lascito annuo in frumento per una messa letta.

Seguono i seguenti testamenti: Gabriele Mattiello il 25 gen-
naio 1545 lascia, sempre per gli uffici del Santagata, uno staio di
frumento annuo per la celebrazione di quattro messe lette; l'8 di-
cembre 1561 Gerolamo Marangon (notaio Battista Benvenuto) la-
scia sei once annue di incenso; il 21 novembre 1562 Angelo Cre-
scenzio lascia (notaio Girolamo Marangoni) un barile annuo di vino ;
il 30 giugno 1589 Antonio Rossetto lascia (notaio Girolamo Pala-
vicino) uno staio annuo di frumento a beneficio dell'anima sua;
il 25 novembre 1592 Sebastiano Caicchiolli lascia (notaio Pietro
Begotto) un’annua contribuzione per una messa letta ; il 27 mag-
gio 1598 Margherita Montemezzo lascia (notaio Pietro Begotto)
un annuo contributo per 12 messe lette ; il 3 gennaio 1599 Gasparino
Donadello (notaio Pietro Begotto) lascia mezzo staio annuo di fru-
mento per due messe lette ; il 16 marzo 1602 Niobe Piazzon lascia
(notaio Pietro Begotto) mezzo staio annuo di frumento per una
messa letta; il 24 giugno 1604 Zuanne Bonzolato lascia (notaio
Pietro Begotto) un annuo contributo per sei messe lette ; il 7 giu-
gno 1605 Franco di Zardi (notaio pre’ Paris Cecconi) lascia un con-
tributo annuo per sei messe lette; in questo torno di tempo An-
1 rita inni E e

204 ARISTIDE DANI

tonio Maria Donadello lascia (notaio pre’ Paris Cecconi) una lib-
bra annua di olio; il 1° giugno 1605 Girolamo Lanzarotto lascia
(notaio Pietro Begotto) un annuo contributo per una messa letta ;
il 15 febbraio 1609 Pietro Perozzo (notaio Pietro Begotto) lascia
un’annua contribuzione per tre messe; in questo torno di tempo
Ludovico Sale lascia (notaio Camillo Panciera) un annuo contributo
per una commemorazione per l’anima sua e dei suoi antenati in
tutti gli uffici divini che si celebreranno nella chiesa parrocchiale
di Sovizzo ; il 24 agosto 1616 Gio. Batta Cenzila lascia (notaio Pietro
Begotto) un’annua contribuzione per la celebrazione di due messe
lette; il 14 maggio 1621 Gio. Batta Mattiello lascia (notaio An-
driolo Andrioli) un annuo contributo per una messa letta; final-
mente, il 22 luglio 1652 Girolamo Boschetti lascia (notaio Franco
Scalabrin) un annuo contributo per dieci messe lette.

Così si chiude la serie dei testamenti in favore della Confra-
ternita di s. Maria dei Battuti di Sovizzo, che continua, però, a vi-
vere e a prosperare fino al 1806, quindi per un altro secolo e mezzo.

Che cosa può aver interrotto la serie dei lasciti ? Due circostan-
ze ben precise: la forte saturazione di obbligazioni verso la Con-
fraternita in un ambiente sociale decisamente modesto (ne sono
testimonianza le liti e i contrasti fra eredi e Confraternita segnati
in margine all’Inventario suddetto) e, soprattutto, la costituzione
nel sec. xvii di una nuova e più fortunata confraternita, quella
del Rosario, che, per le sue più modeste implicazioni devozionali,
raccolse un vasto numero di confratelli e di consorelle di ogni età
e di ogni condizione sociale; parallelamente essa fiorì anche eco-
nomicamente attraendo verso di sé ampie largizioni dirette e te-
stamentarie, che la misero in condizione di erigere nella stessa chiesa
arcipretale un fastoso altare barocco e di lasciare, alla sua sop-
pressione, nel 1806, un capitale annuo piü che doppio di quello
della Confraternita dei Battuti.

Dunque, il primo testamento in favore della nostra Confrater-
nita è del 1542, seguito da testamenti del 1545, poi del 1561, 1562,
1589.

E un avvio lento, che si infittisce solo sul finire del secolo e
soprattutto nel primo decennio del secolo successivo.

Questo avvio lento deve significare qualcosa: una presa lenta
della Confraternita nell'ambiente sociale di Sovizzo, che non puó
essere messa in rapporto altro che con una fase di generale stan-
chezza religiosa oppure con le normali difficoltà di una fondazio-

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(Prima metà del sec. xvi - Giovanni di Giacomo da Porlezza 2)

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Sovizzo (Vicenza), Chiesa Arcipretale. Altare della Confraternita di S.
Maria dei Battuti come si presentava fino al 1890.
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LA CONFRATERNITA DI SANTA MARIA DEI BATTUTI DI SOVIZZO 205

ne recente, che deve ancora entrare nelle coscienze e nell’interesse
degli uomini del luogo.

La prima ipotesi sembra da escludere, perché quelli, anzi, sono
anni di energica riscossa del sentimento religioso popolare in con-
comitanza con la sferzata al rinnovamento ecclesiale prodotta dal-
l'enorme disastro della rivoluzione luterana. Questo rinnovamento,
che incontrava notevoli ostacoli ad attuarsi nelle sfere ufficiali
della Chiesa, si veniva facendo impetuoso fra i fedeli per ispirate
iniziative di singole possenti personalità : l’Oratorio del Divino
Amore, i nuovi Ordini religiosi dei Barnabiti, dei Somaschi, degli
Scolopi, dei Teatini, dei Cappuccini, dei Fatebenefratelli, dei Ge-
suiti per l'educazione cristiana dei giovani e per l'assistenza alle
plebi, ai poveri, agli ammalati, le missioni al popolo, la ricostitu-
zione o la costituzione ex novo di confraternite, che legassero i
fedeli ai Pastori e facessero quadrato contro il dilagare dell'eresia.
Ne é esempio stupendo l'azione pastorale svolta in questo senso
da S. Carlo Borromeo 1°.

Altro dato assai significativo è che prima del 1542 non esistono
testamenti in favore della Confraternita di Battuti di Sovizzo.

Ho pazientemente esplorato nell'Archivio di Stato di Vicenza
gli atti dei notai pre’ Gio. Lorenzo de’ Burzii da Parma e pre’ Martin
Santagata, professanti a Sovizzo rispettivamente negli anni 1508-
1525 e 1523-1548, e non mi sono imbattuto mai in un lascito a que-
sta Confraternita di Battuti prima di quello ricordato di Giuseppe
Mattiello dell'8 Dicembre 1542. Taluni di questi atti sono rogati
«in caminata ecclesie sante Marie de plebe in Summo » e conten-
gono anche qualche non frequente lascito alla chiesa parrocchiale,
ma nient'altro. Dovrebbe essere la prova decisiva che la Confra-
ternita di Battuti di Sovizzo in quegli anni non esisteva ancora e
che la sua origine dovrebbe essere collocata a ridosso del 1540.

Quando la Confraternita inizió la sua vita, dovette darsi una
sede, nella quale tenere le congregazioni, compiere le devozioni
comunitarie e, soprattutto, praticare la disciplina fisica, che, ovvia-
mente, non poteva essere praticata in chiesa.

Questa sede esiste ancora, ai piedi della parete settentrionale
della chiesa arcipretale di Sovizzo, sotto un alto strapiombo, forse
in parte scavata nel monte.

È costituita da una cappella o « scoletta » o « scoletta vecchia »,
a pianta rettangolare notevolmente allungata, seguita da una stanza
normalmente rettangolare ad uso di sacrestia (Tavv. 1 e 11), cui si

14
206 ARISTIDE DANI

accede da una porta aperta sul fondo, in cornu Evangelii dell’al-
tare. La cappella è ricoperta da una volta a botte, mentre la sa-
crestia attualmente ha un solaio di travi e tavole (Tavv. n, mi e
Iv), forse in sostituzione di una volta a botte franata, se significano
questo le macerie di calce viva e di grosse pietre che l’ingombrano
tutta.

La cappella prende luce da due finestrelle rettangolari orizzon-
tali (Tavv. 1, 11, 1v) aperte nel muro settentrionale.

La documentazione di questo piccolo interessante complesso,
fotograficamente impossibile per l’affastellamento di materiali di
rifiuto, che ingombrano tutto l’interno, è stata resa possibile
dall’appassionata e raffinata opera del giovane architetto vicen-
tino dott. Domenico Trevisan, che, come già altra volta !, ha rea-
lizzato per noi, del tutto gratuitamente, pianta, sezioni interne e
veduta prospettica interna, con anche maggior lavoro e impegno
di tempo che allora, lieto di fornire la sua preziosa collaborazione
al buon esito di questa ricerca. Gli devo un caldo compiaciuto rin-
graziamento anche in questa sede.

Dei due ambienti l’unico interessante è il primo e più ampio,
la cappella. Essa è caratterizzata da un’estrema semplicità, sotto-
lineata ed esaltata dallo scialbo delle pareti e della volta e dal-
l'umile cotto del pavimento. Così è perfetto specchio della obiet-
tiva povertà e del profondo spirito di penitenza degli uomini che
l'hanno costruita come luogo della loro penitenza e della loro pre-
ghiera di devoti ed imitatori di Cristo. Inutile aggiungere che questo
ambiente é saturo di un'invincibile autenticità e suggestione (si
veda la Tav. Iv).

Però, non accoglie il più piccolo dato architettonico o sculto-
rico 0o, comunque, di cultura, che aiuti ad una datazione precisa :
non ha un’ogiva, non una volta a carena, non una finestra a tutto
sesto o una modanatura purchessia. Le porte e le finestre sono ta-
gliate nel muro a spigolo vivo. L’altare ha una sua nobile squa-
dratura geometrica, priva anch’essa di modanature o di qualsiasi
elemento decorativo.

Questa estrema semplicità è certo in armonia con la povertà
materiale ed evangelicamente spirituale degli uomini della Peni-
tenza. Ma, al di là del dato sociale e spirituale, non possono, alla
fine, non colpire e non assumere un linguaggio loro proprio questa
squadrata passione dei profili lineari e taglienti, questa scelta di geo-
metrie pure, questo ritmo nella scansione dello spazio e delle aper-

ad TAR o deine Ge P iti — creo o SIE Er m T OE
LA CONFRATERNITA DI SANTA MARIA DEI BATTUTI DI SOVIZZO 207

ture e il loro stesso modulo (Tavv. 1, tt, 1v), ignorati o, addirittura,
rifiutati in età gotica e in età proto-rinascimentale (voglio dire nel
Veneto), quando, il piü delle volte, ci s'accontentava di sostituire
le ogive con le centine a tutto sesto, quasi ció significasse un mu-
tamento del lessico architettonico. E sono passione, invece, del tem-
po di Michele Sanmicheli, di Gianmaria Falconetto, di Giangiorgio
Trissino, che diventano fantasia pittorica dispiegata e indimentica-
bili notazioni musicali nelle solenni creazioni di Andrea Palladio.

Anche la volta a tutto sesto, non così fine e sonora come
l'avrebbero realizzata quei grandi architetti, ma opera volonterosa
di umili maestranze locali, riflette questo orientamento e questa
coscienza nuova.

Ritengo, pertanto, giustificato collocare anche quest'ambiente
nella matura prima metà del Cinquecento.

Sull'altare venne collocata un’alta augusta immagine della
Madonna (Tav. v), titolare e protettrice della Confraternita. È una
affusolata, cilindrica, quasi colonnare immagine, rigorosamente chiu-
sa dentro le linee ascendenti di un ideale parallelepipedo verticale,
che ha la sua base nel basso plinto classicamente modanato, al di
fuori del quale non si sbilanciano mai le linee della materna imma-
gine e neppure le falde dei pur mossi panneggi.

Il simulacro si caratterizza per la sopravvivenza di sedimenti
proprii della scultura locale quattrocentesca fusi a lemmi del lin-
guaggio neoclassico cinquecentesco : i modi del panneggio attorno
alle spalle, la chiusa e bloccata collocazione del Putto sul sinuoso
petto materno dentro la sicura falcatura delle braccia; la perfino
un po’ rigida e forzata positura delle mani paffute e, finalmente,
il Bimbo stesso, che, a parte i rigonfi riccioli incornicianti delizio-
samente la fronte, ripete un tipo decisamente quattrocentesco, di
un quattrocento arcaico, al di là di Tommaso da Milano e di Ber-
nardino da Como, al di là di Angelo da Verona, ancora alla scuola
di Nicolò e di Antonino da Venezia, al cui riscatto non giovano certo
le trite e perfino tecnicamente incerte pieghe della vesticciola. An-
che la tradizionalissima mela, tenuta in mano dal Bambino a sim-
boleggiare la profusione di grazie largite da Cristo per la media-
zione di Maria, è un fatto iconografico decisamente arcaico. Invece
assolutamente nuovi sono lo slanciato eppur composto verticalismo,
la razionale composizione della massa dentro le ideali misure di una
geometria, il solido collo della Vergine plasticamente trattato e rea-
lizzato con sapienza anatomica, il finissimo volto di neoclassica
208 ARISTIDE DANI

compostezza e finezza evocato da remote tipologie della ritratti-
stica romana e, finalmente, la bella veste resa vibrante dalle deli-
catissime cadenze pittoriche e terminante in basso in una sorta
di voluttuosa e fiorita cascata di volute araldiche.

Dunque, un simulacro fra l’antico e il nuovo, anch’esso di una
età di transizione, che nella scultura Vicenza conosceva in questi
termini proprio nella prima metà del Cinquecento, fra le scosse
rinnovatrici di Antonio Rizzo, di Angelo da Verona, di Giacomo
Sansovino, di Michele Sanmicheli, di Giulio Romano, di Bartolo-
meo Ammannati e le espressioni più timide e conservatrici di un
Giacomo e di un Giovanni da Porlezza con la numerosa schiera dei
loro collaboratori e aiuti, Alvise Sbari, Girolamo Pittoni, Girolamo
di Antonio Rubini, per citare solo i maggiori '?.

Sarei orientato proprio verso questa bottega per un'attribuzio-
ne della Madonna dei Battuti di Sovizzo, e, in particolare, verso la
cerchia di Giovanni di Giacomo da Porlezza per il gusto sottile delle
grafie dei capelli e dei panneggi, e per la struttura longilinea e bloc-
cata che si ritrovano analoghe, anche se più convinte e curate, nelle
statuine dell’altar maggiore del Duomo di Vicenza, e per i dispie-
gati appoggi della veste a terra, che evocano le fiorite delizie aral-
diche degli stemmi fastosi tanto cari appunto a Giovanni.

Il tempo della sua esecuzione dovrebbe stare, pertanto, fra il
1430 e il 1450, in cui meglio si sviluppa, si precisa e si conclude
l’operosità di questo bel maestro : ed è, ancora una volta, il tempo
in cui i fedeli di Sovizzo hanno costruito e dotato la « Scoletta »
per le pratiche penitenziali dei loro Battuti.

Non si esce, dunque, dalla precisa indicazione, fatta ormai
documentata certezza dell’origine della Confraternita di s. Maria
dei Battuti di Sovizzo nella matura prima metà del sec. xvi, at-
torno, appunto, al già accennato anno 1540.

Altro discorso riguarda chi possa esserne stato l'ispiratore o il
fondatore. Ancora una volta sembra venirci in soccorso l'/nven-
lario de beni mobili della Confraternita della B.V. di Battuti di So-
vizzo del 1682 nell'Archivio della Curia Vescovile di Vicenza, dove
è ricordato, fra gli oggetti di proprietà della Confraternita, « Un
sopracielo dipinto con la B.V., S. Domenico e S.ta Cattarina da
Siena ».

Il dipinto reca, dunque, la precisa indicazione di una dire-
zione delle devozioni della Confraternita verso santi dell’Ordine
Domenicano. Una conferma, in questo senso, sembra venire anche

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LA CONFRATERNITA DI SANTA MARIA DEI BATTUTI DI SOVIZZO 209

dal citato uso, della Confraternita, dei 15 «misteri» plastici del
Rosario per le processioni della Settimana Santa.

‘Sarebbe, dunque, lecito pensare che la Confraternita di Sovizzo
sia sorta nell’ambito delle Confraternite di Disciplinati dell'Ordine
Domenicano '?, ad iniziativa, amiamo credere, dei frati dell'impor-
tante convento domenicano cittadino di santa Corona 0? Sareb-
be bello saperlo con certezza, per dare avvio ad un nuovo capi-
tolo di storia della spiritualità a Vicenza ad opera dei monasteri
e conventi cittadini, specie in momenti capitali per la vita della
Chiesa.

A questo punto ci par di sapere già tante cose di questa Con-
fraternita, più assai che non fosse lecito attendersi in assenza degli
Statuti e delle Matricole.

Possiamo aggiungere che nel 1702 venne costruito nella chiesa
arcipretale un altare marmoreo (Tav. vr) quello già ricordato dal
Maccà, che é una dignitosa seppur corrente realizzazione delle bot-
teghe di lapicidi vicentini. Il paliotto della mensa, sommerso da
una fitta ma ordinata disseminazione di policrome cruste marmo-
ree, è classicamente scandito in tre campi ben definiti da parastine
di marmo nero concluse da capitelli ionici.

Il grande dossale è costituito da un intercolumnio delimitato
da rosse colonne di marmo di Asiago terminanti in finissimi capi-
telli corinzi. Lo spazio dell'intercolumnio, rigorosamente bloccato
ai lati dalle colonne, sfuma nella mossa trabeazione curvilinea.
Gli angioli della trabeazione recano gli strumenti della Passione :
flagelli (Tav. vir), corona di spine e croce. La lancia è caduta di
mano all’angiolo di sinistra, che, ora, stringe il pugno innatural-
mente vuoto. Alla sommità della trabeazione è collocata la ta-
bella in marmo nero con l’epigrafe dedicatoria, che ci apprende
l’anno della costruzione e i nomi dei massari committenti del-
l’opera :

EXPENSIS FRATALEAE
DE BATUTIS
P. R. N. D.
A JOANNE BAPTISTA CENZI MASSARIO

INCEPTUM

HIERONYMO VERO SEGANO

SUCCESSORE PERFECTUM

ANNO SALUTIS MDCCII

y
210 ARISTIDE DANI

Si tratta, in sostanza, di un’architettura equilibrata e ancora
tributaria della compostezza e della misura classica cinquecen-
tesche, ben comprensibili in una terra dove il classicismo, specie per
opera del Palladio, ha posto saldissime radici, così da impedire
ogni serio tentativo di attecchimento del barocco.

In quest'altare i tributi al gusto barocco sono del tutto epi-
dermici : nella policromia ed effusione di marmi; nel modulo delle
colonne leggermente più robusto del consueto; soprattutto nella
concava trabeazione e nei suoi grossi putti; nell’estrosa arriccia-
tura della cornice della cartella dedicatoria e della incorniciatura
verticale del dossale, esterna alle colonne. L’alto fornice entro l’in-
tercolumnio è stato dettato e, di fatto, ha accolto, in perfezione
di rapporti, l’alto (m. 1,80) simulacro cinquecentesco della Ma-
donna della Confraternita, che su questo altare venne allora col-
locato e dove rimase fino al 1890, quando, per improvvida iniziati-
va, ne venne tolto per essere nuovamente collocato nell’antica sede
della «Scoletta ». Di là è passato in collezione privata vicentina,
dove ho avuto la fortuna di rintracciarlo per la documentazione
fotografica qui allegata, gentilmente concessami dai proprietari.

Nel 1750, in occasione del 18° Anno Santo, indetto dal papa
Benedetto XIV, la Confraternita di Battuti fu aggregata all'Arci-
confraternita del Gonfalone di Roma 15).

Poi si avviò lentamente verso la fine che fu nel 1806, in seguito
alla soppressione delle Corporazioni religiose decretata dal governo
napoleonico.

In mancanza delle Matricole e dopo aver citato incidental-
mente, nel corso del lavoro, qualche confratello benefattore o mem-
bro del Consiglio e i Massari costruttori dell’Altare della Confra-
ternita, sia consentito ricordare gli ultimi Massari, così come ci
sono tramandati dal Libro de Conti della B.V. di Battuti di Sovizzo
nell’Archivio di Stato di Vicenza :

Antonio Frigo, 1761-1762.
Bastian Cegan, 1762-1764.
Fortunato Donadelli 1764-1765.
Angelo Cegan, 1765-1766.
Antonio Frigo, 1766-1769.
Andrea Colombara, 1769-1770.
Antonio Frigo, 1770-1773.

Gio. Batta Cenzi, 1773-1776.
LA CONFRATERNITA DI SANTA MARIA DEI BATTUTI DI SOVIZZO 211

Antonio Frigo, 1776-1779.
Angelo Cegan, 1779-1784.
Pietro Donadelli, 1784-1793.
Bortolo Ghiotto, 1793-1796.
Girolamo Cenzi, 1796-1799.
Gasparo Cecchinato, 1799-1806.

ARISTIDE DANI

NOTE

1) Cf. Maccà G., Storia del Territorio vicentino, 1x, Caldogno, Tip.
G. B. Menegatti, 1814, p. 187.

?) Piccolo comune alla periferia di Vicenza — circa 8 Km. dalla Cit-
tà — metà in piano e metà sui colli. La Chiesa arcipretale, dedicata alla
Madonna annunciata, come la cattedrale vicentina, e dai documenti indi-
cata spesso anche con il titolo onorifico di pieve, sorge sulla sommità di
un colle baricentrico rispetto alla parrocchia assai vasta e costituita di con-
trade disperse anche lontano da essa. Perciò, poco dopo il 1920, è stato ef-
fettuato uno smembramento di tutto il territorio in pianura attorno all’an-
tica chiesa sussidiaria di s. Maria «de Plano», S. Maria in pian, come è
sempre stata chiamata, dedicata a S. Maria Assunta. In tal modo, le an-
tiche aspirazioni autonomistiche di questa chiesa, che prendevano corpo
già nel testo del Barbarano (v. nota 3) venivano soddisfatte in favore di
un più comodo e puntuale servizio pastorale. Attorno all’antica Matrice ri-
mangono ancora le contrade collinari, fra le quali, particolarmente impor-

tante — c. 300 anime — è Vigo, l’antico Vicus romano, in rapporto al
quale il nuovo insediamento sottostante ha derivato il suo nome di Sovizzo
(sub vico).

A. proposito della contrada Vigo, è interessante notare il titolo consi-
derevolmente antico (almeno rr metà del sec. rx), ma peregrino per noi, del
suo oratorio : Santa Reparata (per le notizie relative al titolo e per le sue
importanti implicazioni sociali, si veda Bibliotheca Sanctorum, vol. xr, ad
vocem).

Altra chiesa importante di Sovizzo era s. Michele, sicuramente di ori-
gine longobarda (non si dimentichi che proprio a Sovizzo è stata trovata
la più vasta e importante necropoli longobarda della «cintura di ferro »
stesa attorno alla città di Vicenza). Essa si trovava sul luogo dove oggi sor-
ge il Municipio ed è andata inconsultamente distrutta qualche decennio
212 ARISTIDE DANI

fa proprio per lasciar posto al modesto edificio comunale. Utile precisazione
può essere che questa chiesa è rimasta sempre in possesso della Comunità,
riflettendo, pertanto, lo status originario.

Da ultimo, pare opportuno ricordare, fra le numerose chiese e cap-
pelle esistite o ancora esistenti in questa parrocchia, la chiesa di s. Daniele
con annesso un piccolo convento dei Padri Servi di Maria, che hanno avuto
parte importante nella vita spirituale del luogo.

3) Cf. BarBARANO F., Historia ecclesiastica della Città, Territorio e Dio-
cese di Vicenza, vi, Stamperia di Carlo Bressan, MDCCLXII, pp. 194-195.

4) La ricerca mi ha messo, ovviamente, nella condizione di dover re-
care incomodo ai Preposti a detti Istituti, tutti estremamente gentili e di-
sponibili con me, per cui sono in obbligo di un vivo ringraziamento al rev.mo
Arciprete di Sovizzo don Arturo Zambon ; al rev.mo Archivista della Curia
Vescovile di Vicenza mons. Pietro de Boni; al Direttore della Biblioteca
Civica Bertoliana dott. Laura Oliva e alle sue impareggiabili collaboratrici
dott. Maria Cristofari e sig.na Franca Maria Galante ; e al Direttore del-
l'Archivio di Stato di Vicenza dott. Giuseppe Leonardi.

5) Cf. MANTESE G., Memorie storiche della Chiesa Vicentina, 11, Dal
Mille al Milletrecento, Vicenza, Sc. Tip. Ist. S. Gaetano, 1954, p. 395.

) Cf. BARBARANO F., op. cit.; l.c.

?) Il Barbarano (op. cit., pp. 75-76) ci informa che « Santissima Tri-
nità è una Chiesa sopra il monte appresso li due Castelli prenominati di
gran divozione, e sempre vi concorre molta gente da Villaggi circonvicini,
specialmente le prime domeniche del mese e nella prima domenica di Set-
tembre vi si fa una bella sagra. Della sua fondazione non s’ha notizia. Fu
ampliata e modernata dalla Comunità l’anno 1613 ...». Non saprei dire la
ragione di questa speciale devozione per la chiesa della SS. Trinità e non
ne ho trovato spiegazione neppure nella bibliografia consultata (cf. AGco-
sri A., Memorie storiche di Montecchio Maggiore, Arzignano, Tip. A. Dal
Molin, 1909, pp. 171-186 ; e MaNTESE G., La Chiesa Vicentina. Panorama
storico, Vicenza, Sc. Tip. Ist. S. Gaetano, 1962, pp. 179-180).

8) Sulla tradizione di queste apparizioni e sulla veggente Vincenza
Pasini si veda Rumor S., Storia documentata del santuario di Monte Berico,
Vicenza, Officina Grafica Pontificia S. Giuseppe, 1911, cap. 11 a pp. 41-51
e doc. r1 a p. 428.

*) Cf. VICENZA, Arch. di Stato, Corporazioni Religiose soppresse. Li-
bro de Conti della B.V. di Battuti di Sovizzo, n. 322-771, passim.

1) Cf. MEERSSEMAN G. G., La riforma delle confraternite laicali in
Italia prima del Concilio di Trento, in Problemi di vita religiosa in Italia nel
Cinquecento, Padova, Ed. Antenore, 1960, pp. 17-30.

11) Cf. DANI A., La Chiesa e l’Ospedale dei Battuti di sant’ Ambrogio
in Vicenza, in « Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria »,
vol. Lxix, fasc. 2, Perugia, 1972, pp. 143-188 ; e in Quaderni del Centro di
LA CONFRATERNITA DI SANTA MARIA DEI BATTUTI DI SOVIZZO 213

Documentazione sul Movimento dei Disciplinati, 15, Perugia, 1972, tt. ve vr.

12) Su questi artisti si veda Zorzi G. G., Contributo alla Storia del-
l'Arte Vicentina nei secoli XV e XVI. Il Preclassicismo e i prepalladiani,
Venezia, R. Deputazione di Storia Patria per le Venezie, 1937, pp. 56 ss.
e in part. pp. 66-87.

13) Cf. MEERSSEMAN G. G., Etudes sur les anciennes confréries domini-
caines, in « Archivum Fratrum Praedicatorum », 1950, 1951, 1952.

14) Cf. BonTOLAN D., S. Corona, Chiesa e Convento dei Domenicani in
Vicenza - Memorie Storiche, Vicenza, Tip. Ed. S. Giuseppe, 1889, pp. 372.

15) Cf. Vicenza, Arch. della Curia Vesc., Stato delle Chiese, Relazione
preparatoria alla Visita Pastorale di mons. Marco Cornaro, in Busta Par-
rocchia di Sovizzo Alto, n. 298 - xxxi.
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L'Ospedale dei Disciplini

presso S. Cristoforo a Brescia

Le notizie che vanno dalla fondazione di questo ospedale alla
sua unione con l'ospedale di Santa Maria della Misericordia si tro-
vano nel registro dell'ospedale di San Cristoforo, presso l'Archivio di
Stato di Brescia 9, in cui sono riportati regesti di compravendite,
legati, donazioni e gli Statuti riguardanti le Discipline che lo regge-
vano. Il registro è un manoscritto compilato nel 1412 dal notaio
Francesco « de Cortesiis », confratello della Disciplina di S. Nazaro
con 111 fogli scritti (numerati 122) e con indice fuori numerazione.

Vi è poi un secondo registro, riguardante gli ospedali riuniti di
Santa Maria della Misericordia e di San Cristoforo : si tratta del Li-
bro II dell'Ospedale della Misericordia ?), che va dal 1422 al 1443.

Per l’ultima parte le notizie sono state ricavate dalla lettura
delle Provvisioni del Comune di Brescia degli anni 1421-1445 "?..

CAPITOLO I

Fondazione e sviluppo

Fino alla metà del xiv secolo le Discipline bresciane sono sprov-
viste di un ospedale. Poiché la mancanza di tale istituzione è forte-
mente sentita, le Discipline, all'inizio del 1340, si riuniscono per de-
cidere la costituzione di un ospedale, per darsi uno statuto e per sta-
bilire la collaborazione nelle opere caritative. Non sappiamo con cer-
tezza quando l'ospedale di San Cristoforo sia stato fondato. Dalla
lettura dei documenti, contenuti nel registro dell'Ospedale di San
Cristoforo, abbiamo notizie riguardanti le compere fatte nel 1344 da
Lancellotto * de Pizo', quale: «... rectoris et sindici hospitalis » e
«... rectorem et gubernatorem Domus Disciplinarum Brixie ? ». Dal
citato registro, al foglio 58r, apprendiamo che il 15 luglio 1347 le
pere X

216 GUALBERTO MARI

Discipline decisero di costruire la loro Domus con il relativo Ospe-
dale in alcune case, site in contrada Albare : « Testamentum in quo
continetur quod ipse testator legavit Discipline generali burgi Al-
bare que est in domibus que fuerunt illorum De Auroldis ».

Il 10 maggio 1348, per istanza del prete Giovanni * de Barisallis
de Burno', della chiesa di S. Zenone de foro di Brescia e di Gerardino
‘de Rozonibus”, il vescovo Lambertino Balduino concede il permesso
di costruire, sul terreno delle Discipline, una cappella consacrata a
S. Cristoforo ? e il 3 gennaio 1354, in seguito alla nomina del primo
cappellano, la chiesa e l’ospedale iniziano a funzionare regolarmen-
best).

Il nucleo originale dell’ospedale si rivelò ben presto troppo an-
gusto per le esigenze dello stesso, per cui, nel 1349, si dovette prov-
vedere all'ampliamento dell’edificio col prendere in affitto le case vi-
cine, che appartenevano al monastero di Santa Giulia : « Primo unum
instrumentum sindicatus omnium Disciplinarum, specialiter ad reci-
piendum ad rectum livellum brixiense investituram a domina Abba-
tissa monasterii sancte Iullie civitatis Brixie, de pluribus domibus
simul se tenentibus et de curiis et orto secum tenentibus, iacentibus
in contrata burgi Albare... que domus curie et ortus empti sunt a
domino Dusino et Simonino de Auroldis pro certo precio, nomine
dictarum Disciplinarum pro ficto solidum .xrvrirn. imperiales bone mo-
nete brixiensis in anno » *.

L'Ospedale di San Cristoforo divenne subito importante sia per
la grandezza sia per la premura mostrata dai confratelli nell'assi-
stenza ai bisognosi. L'ospedale possedeva parecchi beni sia in città
sia nel territorio bresciano ed altri che «... per ignorantiam recto-
rum eius sunt in oblivione » 5); cosi pure numerosi erano i lasciti.
Oltre al ministro ed ai sindaci, gli stessi confratelli potevano fare
contratti, acquisti ed investiture : « Instrumentum continens quod
frater Bernardus de Vaceys et frater Pecinus de Rodengo, habitan-
tes in suprascripto hospitali, sindicatorio nomine ipsius hospitalis, in-
vestiverunt ... 9)»; mentre i rettori divengono sempre più importan-
ti sia per i titoli, di cui sono investiti, sia per le funzioni spesso deli-
cate, che debbono espletare anche nella loro vita privata ?. Alla
guida dell’ospedale erano preposti dei confratelli, il cui numero era
assai vario. Al foglio 111r. del registro, apprendiamo che l’elezione

avveniva «in sala magna, in solario domorum hospitalis Disciplina-

rum civitatis Brixie, in publica congregatione virorum Disciplina-
rum Brixie, pro pasto fiendo ...». Davanti all'assemblea l'aspiran-
L'OSPEDALE DEI DISCIPLINI PRESSO S. CRISTOFORO A BRESCIA 217

te confratello riconfermava la sua adesione, riconoscendo i suoi do-
veri e proclamando suo diritto avere come ricompensa dall'ospedale
vitto ed abito per il resto della sua vita. La domenica seguente, il
nuovo confratello riceveva, dai ministri vecchi e nuovi, una veste
bianca «que est de habitu dicti hospitalis cum signo storaco 9». I
confratelli, addetti alla raccolta delle elemosine, in cibo ed abiti, per
i poveri dell'ospedale, dovevano essere muniti, come leggiamo nel
foglio 2r. dell'indice iniziale del registro, di una lettera, rilasciata for-
se dall'Ordinario del luogo o dal suo vicario, ma di questo non abbia-
mo notizie precise, perché mancano i documenti. L'Ospedale posse-
deva tutto ció che era necessario al mantenimento di una comunità.
Ai fogli 85r. e 86 v. del registro, infatti, abbiamo un inventario dei
beni mobili del detto ospedale, eseguito da Bertolino da Mantova,
ministro generale delle Discipline, nel luglio del 1412.

A] pianterreno c'era l'ospedale grande inferiore con quattordici
letti e relative federe e materassi, lenzuola e suppellettili di riserva ;
una cucina vicino al portico; una camera «prope torchular»; una
camera vicino all'ospedale con otto vecchi letti, otto federe e sette
materassi usati e, al piano superiore, un'altra grande camera con die-
ci vecchi letti, dodici federe e tre cuscini. Queste stanze erano usate
qualora il numero degli ospiti fosse superiore al previsto. Tutti que-
sti locali erano arredati convenientemente. Anche al piano superiore
vi era una cucina, in modo da poter provvedere agli ammalati, qui
alloggiati. Vi era, poi, il granaio, che doveva contenere le provviste
necessarie all'ospedale. Esse erano costituite da : due some e tre quar-
te di frumento ; dieci damigiane di olio ; due carri e sei gerle di vino
ed una buona provvista di carne salata. C'era, inoltre, una grande
cantina, in cui si doveva custodire il vino buono e leggero, gli at-
trezzi necessari alla vendemmia, bottiglie d'aceto, di vino cotto, ti-
nozze per l'uva e il vino, scale di diversa grandezza. Nella stalla, in-
fine, doveva esserci una cavalla con sella e basto. L'ospedale, come
si legge in questo inventario, era «in camera superiori prope eccle-
siam Sancti Christofori . . . » *».

CaPrroLo II
Statuto dell’ospedale

L'ospedale era fornito di statuto, approvato nel 1412 dal Con-
siglio Generale, in presenza delle Discipline del Dom, di San Fau-
218 GUALBERTO MARI

stino Maggiore, di San Giovanni de Foris, di San Giorgio, di San
Mattia, di Sant'Agata, dei Santissimi Nazaro e Celso. L'ordinamen-
to, comunque, non portava nulla di nuovo, in quanto non faceva
che riflettere quanto già stabilito dalle regole delle stesse Discipline.
Esso consisteva nei seguenti capitoli :

Cap. I — Vendita dei beni

I beni dell'ospedale non possono essere venduti senza l’appro-
vazione del Consiglio Generale, riunito nell'ottava di Pasqua; oc-
corrono i due terzi dei voti favorevoli. Quando s'é stabilita la vendita
di una casa o di un terreno, si mette all'incanto mentre si notifica
ai cittadini la notizia della vendita, nei punti principali della città
o alle porte delle case, dove si pagano i tributi, e delle chiese più
importanti. I beni si vendono al miglior offerente e tutta l’operazio-
ne deve essere registrata nel libro dei conti « ne a modo fraus com-
mitti possit in predictis venditionibus » 1°.

Cap. II — Permute dei beni

Anche gli scambi di case o di terreni sono interdetti. Qualora
loperazione si renda necessaria o sia proficua, i ministri sottopon-
gono la proposta al Consiglio Generale per l'approvazione. Pure in
questo caso deve esserci la registrazione dell'operazione nel libro dei
conti !?,

Cap. III — Strumenti notarili

Ogni Disciplina deve possedere un registro, in cui si debbono
descrivere i propri beni immobili e trascrivere i regesti dei contratti
di ogni Disciplina. Una copia del registro deve essere consegnata al
ministro generale : « qui illam salvet et gubernet perpetuo in scrip-
neo iurium dicti hospitalis » ed i beni della Disciplina rimasta va-
cante non possono essere usurpati né goduti da altri, ma « defructen-
tur per rectores dicti hospitalis pro eo ad sustentationem paupe-
rum » ?2),

ee—_—_— vv — T——_—@xrr rire
L'OSPEDALE DEI DISCIPLINI PRESSO S. CRISTOFORO A BRESCIA 219
Cap. IV — Pasto della carità

Ogni anno all’ottava di Pasqua l’ospedale organizza il pasto
della carità per i poveri. Il ministro generale invita i massari a tra-
smettergli sei giorni prima di tale festa, il nome dei confratelli, che
vogliono partecipare al pranzo, in modo da poter far preparare un
pranzo conveniente ad abbondante « etiam pro omnibus pauperibus
in dicto hospitali tune commorantibus ». Gli iscritti debbono versare,
anche se poi rinunciano al pranzo, tre soldi e sei denari, che il massa-
ro di ogni Disciplina deve pagare al ministro generale, prima del
pranzo, per ogni confratello partecipante. Se la tassa si rivelasse
poi insufficiente, è stabilito che ogni Disciplina dovrà versare una
certa quota, secondo quanto «... fuerit deliberatum per officiales
veteres et novos eligendos in ipso die, ne hospitale inde patiatur
damnum ». È stabilito, inoltre, che ogni consigliere debba aiutare il
ministro per la buona riuscita dell'opera di carità '?.

Cap. V — Elezione dei nuovi rettori

Dopo il pranzo benefico, il ministro generale ed i suoi consiglieri
ordinano al notaio dell’ospedale di leggere i nomi dei ministri, mas-
sari e consiglieri, che rimangono in carica per un anno. I consiglieri
sono eletti uno per ogni Disciplina presente al pranzo. Gli eletti so-
no obligati ad accettare l’incarico ; in caso contrario debbono pagare
quaranta soldi di multa. I ministri non ricevono lo stipendio ; essi
debbono prestare la loro opera gratuitamente « pro mercede vitam
eternam sperando a Deo » 14).

Cap. VI — La scelta dei candidati

Al termine del suo mandato il ministro generale indica quale
confratello mostri l'idoneità all'incarico di ministro. Accenna, inol-
tre, quali terre lontane o di scarsa utilità per l'ospedale possano es-
sere vendute. Tutto ció viene messo per iscritto dal notaio dell'ospe-
dale 15).

Cap. VII — Passaggio dei poteri

Il ministro generale uscente consegna a quello appena eletto
tutto il denaro « quae penes eum restaret de intrata dicti hospitalis »,
220 GUALBERTO MARI

le chiavi dello scrigno, in cui sono conservati i libri dei conti, gli
strumenti dell’ospedale e le chiavi del granaio. Riesamina l’inventa-
rio dell’anno precedente, fa controllare la quantità di vino, frumento
e legumi, contenuti nei depositi, in modo che il nuovo ministro possa
provvedere adeguatamente. Se il ministro o il massaro uscenti sono
in credito con l’ospedale, il nuovo eletto deve soddisfare immedia-
tamente quest’obbligo, chiedendo, se necessario, il contributo di ogni
Disciplina 1°).

Cap. VIII — Obblighi dei ministri nuovi verso i poveri che dimorano
in ospedale

I ministri debbono ogni giorno procurare ai poveri dell’ospedale :
vino, pane, vivande, letto, il medico, se necessario, e culle, qualora
vi fossero bambini..I ministri, però, per provvedere a tutto ciò deb-
bono esercitare un controllo rigoroso sulle spese, aggiornarsi conti-
nuamente sul numero dei poveri che bisogna assistere sia nell’ospe-
dale sia fuori. I poveri, che si possono dimettere, debbono essere
mandati per elemosina, in modo da procurarsi il vitto giornaliero '?.

Nel periodo della raccolta, della trebbiatura e della vendemmia
l'amministratore deve recarsi personalmente nei luoghi, in cui av-
vengono queste operazioni, per dividere i redditi con i mezzadri e
segnare, quindi, su un quaderno quanto rende ogni terreno, Il su-
perfluo deve essere venduto.

Le chiavi del granaio sono tenute dal ministro, dall'amministra-
tore e da un consigliere. Qualora esistessero chiavi false, la porta
deve essere sigillata con la cera 18).

Cap. IX — Le visite all’ospedale

Ogni domenica il ministro deve recarsi all'ospedale per control-
lare che i poveri, qui dimoranti, siano trattati bene. Se l'ospedale ha
bisogno di denari, il ministro può chiederli ai massari delle Discipline,
che non possono esimersi da tale onere. Nel libro delle entrate e delle
spese si deve annotare ogni acquisto fatto dall’ospedale con la rela-
tiva spesa, data e causa. Quando l’ospedale viene beneficato di un
lascito, bisogna che tale operazione sia trascritta nell’apposito libro.
Esso deve essere custodito nello scrigno, le cui tre chiavi sono in
L'OSPEDALE DEI DISCIPLINI PRESSO S. CRISTOFORO A BRESCIA 221

possesso del ministro, dell'amministratore e di un consigliere. Ogni
affitto sia registrato e, ogni cinque anni, gli affitti pagati al mona-
stero di Santa Giulia per le case dell'ospedale.

L'ospedale é retto da un ministro, scelto tra i Disciplini. Egli
agisce col pieno consenso dell'assemblea, riunita nell'ottava di Pa-
squa per il pranzo benefico, per discutere, quindi, dei problemi eco-
nomici e per sorvegliare l'operato degli officiali, nominati annual-
mente. Il ministro è coadiuvato da due sindaci per il disbrigo dei
contratti e per sorvegliare i beni dell’ospedale. Per l’assistenza ai po-
veri ammalati vi sono all’interno dell’ospedale alcuni confratelli, che
portano un abito bianco. Sappiamo che l’ospedale è grande, ben
fornito, ma non conosciamo il numero degli ammalati normalmente
ospitati. Si pensa, comunque, che funzionasse, soprattutto, l'ospeda-
le inferiore.

CAPrroLo III

Decadenza ed unione all'Ospedale di Santa Maria della Misericordia.

All'inizio del xv secolo le Discipline cominciano a disgregarsi e,
di conseguenza, l'ospedale di San Cristoforo incomincia a decadere
ed a perdere importanza.

Per evitare la completa rovina di tale benefica istituzione, il Con-
siglio Comunale, il 4 novembre 1427, decide di mandarvi immedia-
tamente persone, suppellettili e vettovaglie in modo che i poveri pos-
sano essere adeguatamente ospitati e sostenuti e ció a spese dell'ospe-
dale, di tutte le Discipline e degli altri ospedali e paratici di Bre-
scia.19),

Il 27 dicembre 1427 il cancelliere del Comune Francesco * de Mal-
vetiis ' fa presente al Consiglio comunale che i Disciplinati hanno ab-
bandonato l’ospedale e che, di conseguenza, non si attende più al-
l'assistenza dei poveri ammalati, con grave danno del Comune. Il
Cancelliere, perciò, prospetta due soluzioni :

1) che i vicini, i nobili ed i ricchi s'assumano l'onere della spesa ;

2) oppure che i Confratelli dell'Ospedale della Misericordia ne
prendano la direzione, dato che essi «in talibus sunt pratici et ex-
perti ». *» I Confratelli della Congregazione di San Francesco, « qui
regulant et gubernant hospitale Misericordie sunt persone honeste »,
accettano la direzione dell'ospedale, da cui, tuttavia, debbono essere
allontanati i Disciplini « cum fuerunt et sint penibus negligentes at-

15
222 GUALBERTO MARI

que remissi in benefaciendo pauperibus et infirmis » 2). Si elegge, cosi,
il massaro nella persona di Marchetto * de Aregonibus ', che promette
di ricoprire tale incarico per un anno e di impegnarsi alla riforma
dell'ospedale *2. L’atto di unione è datato nel registro della Congre-
gazione di S. Maria della Misericordia il 27 dicembre 1427 *?. Nel
registro dell'ospedale di San Cristoforo non troviamo l'atto di unio-
ne, che si deduce da un regesto di locazione fatta nel 1429 da Giovanni
“de Romano”, quale « massarius et sindicus ac procurator... hospita-
lium Sancte Marie de Misericordia et Sancti Christofori Brixie » 24).
Nel 1427, poi, il territorio bresciano entra a far parte del dominio
veneziano ed essendosi ristabilita la normalità, il Consiglio comunale
decide che per il ricovero degli ammalati sia sufficiente l'ospedale
della Misericordia «magis idonea et frequentata quam alia Sancti
Christofori » e che « dicta domus Sancti Christofori tota vendatur et
tradatur cuidam nobili volenti exbursare libras 1000 planetarum ad
opera pietatis . . . » 25).

Questo fabbricato fu dato alle monache Clarisse, che vi entra-
rono nel 1447, dopo averlo adattato a monastero. Esse vi rimasero
fino al 1797 e fu chiamato Santa Chiara Nuova *..

GUALBERTO MARI

NOTE

1) AsB, Fom, Registro dell'Ospedale di S. Cristoforo, n° 99 (1412).

?) AsB, Fow, Libro II Ospedale di S. Maria della Misericordia, n° 101
(1422-1443).

3) Asc, Provvisioni Comunali, 484-493 (1421-1445).

1) AsB, Fom, Registro Ospedale S. Cristoforo, 65r-58v (7-15 gennaio 1344).
2) AsB, Fom, Registro citato, Instrumentum Donationis, c. 5v.

3) AsB, Fom, Reg. cit., Instrumentum electionis, c. 5v.

4) AsB, Fom, Reg. cit., c. 8r, 21 Settembre 1349.

5) AsB, Fom, Reg. cit., c. 51r.

*) ASB, Fom, Reg. cit., c. 16r.

?) AsB, Fom, Reg. cit., ff. 62r-56r.

8) AsB, Fom, Reg. cit., c. 111r (vedi Appendice p. 38).

*) AsB, Fom, Reg. cit., cc. 85r-86v. Vedi Appendice p. 32).

10) AsB, Fom, Reg. cit., c. 94r.
L'OSPEDALE DEI DISCIPLINI PRESSO S. CRISTOFORO A BRESCIA

11) AsB, Fom, Reg. cit., c. 94v.

1) AsB, Fom, Reg. cit., c. 94v.

") AsB, Fo, Reg. cit., c. 94v. (vedi Appendice p. 29).

4) AsB, Fom, Reg. cit., c. 95r.

5) Asp, Fom, Reg. cit., c. 95r.

16) AsB, Fom, Reg. cit., c. 95r.

1?) AsB, Fom, Reg. cit., c. 95r. (Vedi Appendice pp. 30-31).

18) AsB, Fom, Reg. Mit., c. 95v.

19) Asc, Provvisioni Comunali 484, c. 48r-50r.

°°) Asc, Provvisioni comunali (1427-1429), cc. 71v-72r. (vedi Appendice
p. 40).

*? Asc, Provvisioni comunali 484, cc. 71v-72r.

?) Ibidem, cc. 72v-73r.

3) AsB, Fom, Libro I Ospedale Misericordia, n° 100, c. 199r.

*) AsB, Fom, Registro Ospedale San Cristoforo, c. 106r.

25) Asc, Provvisioni comunali, 21 settembre 1429, c. 247r.

*) FÉ D’OSTIANI, Storia, tradizione, arte nelle vie di Brescia, Brescia,
1927, pp. 420-421.

APPENDICE

« Alcuni capitoli delle provvisioni e degli ordinamenti che riguardano
strettamente l'Ospedale di San Cristoforo retto dai Disciplini ».

(Brescia, Archivio di Stato, Fondo Ospedale Maggiore - Inventario san Cri-
stoforo, c. 94v).

«De observanciis circa pastum caritatis fiendum in dictum hospitale
in octava Pasche Resurrectionis Domini nostri Jesu Christi ».

Item quod minister generalis Discipl narum Brixie in septimana sancta
quolibet anno mittere procuret ad omnes massarios Disciplinarum Brixie
memoratum sibi quod quilibet debeat diligenter perquirere a confratribus
suis si sunt contenti ire ad caritatem fiendam ad dictum hospitale in octava
Pasce Resurectionis Domini, tunc proxima futura. Et quilibet massarius
faciat scribi illos, qui sibi promiserint, et illos dare debeant in scriptis do-
mino ministro generali ut sciat providere de habendo necessaria pro pasto
dicte caritatis, et hoc per sex dies ante dictam octavam. Et habitis in scrip-
tis omnibus sic volentibus ire ad ipsam caritatem dictus minister faciat
preparari cum bono ordine unum decens prandium et habundanter, etiam
pro omnibus pauperibus in dicto hospitali tunc commorantibus. Pro quo 224 GUALBERTO MARI

pasto quilibet qui promisisset solvere debeat etiam si non iret ad ipsam cari-
tatem massario sue Discipline solidos tres et denarios sex planetarum ; et
quilibet massarius cuiuslibet Discipline portet et solvat dicto ministro ge-
nerali ante dictum prandium dictam pecunie quantitatem, pro quolibet
suo confratre quem dedisset in scriptis ut supra. Si vero dicta taxa propter
caritudinem victualium non sufficientur ad expensam, tunc quelibet Disci-
plina debeat supplere, prout fuerit deliberatum per officiales veteres et no-
vos eligendos in ipso die, ne hospitale patiatur damnum. Et quilibet ex
consulibus colegis dicti ministri omnibus predictis prebere debeant dicto
ministro consilium et auxilium oportunum...

(Ibidem, c. 95r).

«De observandis per novos officiales circa alimenta pauperum com-
morantium in hospitali predicto ».

Officium vero novi ministri et novorum consulum ultra superius de-
clarata tale est, videlicet : Quod ipsi debent ut patres familias pauperum
Jesu Christi hospitantium per tempora in dicto hospitali diligenter providere,
ut quilibet secundum indigentiam suam et possibilitatem dicti hospitalis
subveniatur dietim per administratorem bonorum dicti hospitalis in eo com-
morantem videlicet : de pane, vino et vivanda ac lecto, congruis et etiam
de medecis si opus erit, ac baiulis pro infantibus pro tempore sibi necessario.

(Ibidem, c. 95v).

In qualibet die dominicha debent ire ad dictum hospitale et perqui-
rere a pauperibus si bene tractentur vel ne, et si maletractentur, de hoc
redarguere debeant administratorem ; et facere quod bene tractentur, ut
supra.

«Inventario dei beni mobili che si trovano nell'ospedale di San Cri-
stoforo fatto da Bertolino da Mantova, ministro generale delle Discipline,
coadiuvato dai suoi collaboratori ».

(Brescia, Archivio di Stato, Fondo Ospedale Maggiore, Inventario di San
Cristoforo, cc. 85r.-86v.).

Inventarium bonorum mobilium dicti hospitalis factum de mense
Julli 1412 per Joanninum de Cegolis paterium, ministrum generalem Di-
sciplinarum Brixie ad quem speciaiiter spectat videre si frater Johannis de
Castenedulo, generalis gubernator bonorum dicti hospitalis Disciplinarum
bene regit et gubernat bona dicti hospitalis et servit infirmis, peregrinis et
pauperibus prout debet vel ne, videlicet :
L'OSPEDALE DEI DISCIPLINI PRESSO S. CRISTOFORO A BRESCIA 225

(Segue subito con altro inchiostro) Bona autem non fuerunt ibi scripta
sed de mense aprilis 1417, amoto suprascripto fratre Johannino a regimine
bonorum dicti hospitalis, et eius loco ordinatis fratre Pecino de Rotengo
olim caligario et fratre Bernardo de Urceis Veteribus, Bartolomeus de Man-
tua, caligarius minister generalis dicte Universitatis Discipiinarum civitatis
et districtus Brixie et hospitalis predicti, Zaninus de Prato Alboino, cali-
garius et massarius ut supra, et alii officiales anni preteriti fecerunt ipsum
inventarium. Et ego Francischus de Cortesiis, notarius eorum, hic tran-
scripsi, videlicet :

In camera cubiculari dicti fratris Bernardi inventa fuerunt infra-
scripta, videlicet :

In camino dicti fratris Bernardi...

Sub. porticu :.....

In camera parva in qua solebat morari Jacobum de Parma et est clausa:
dicuntur esse in suprascripta, videlicet :...

In hospitali magno inferiori :

quatuordecim lectice, cnm xi fodrigis, xiu plumaciis, xvi lentea-
minibus lini et supelectibus ;

decem coziis novis, tribus coziis veteribus ;

quinque capsete veteres, una catena ferri ;

unum banchale vetus ;

unum dischum albare vetus.

In coquina prope porticum :...

In camera torcular:...

In coquina magna superiori:...

In camera superiori prope ecclesiam Sancti Christofori:...
In granario magno super lobia:...

In camera magna super lobia:...

In sala magna superiori:...

In canipa magna:

Octo vegetes magne tenute in summa plaustrorum viginti vel eirca,
a monte parte ; i

sex vezoli tenute zerlarum octo vel circa pro quolibet, a sero parte ;

duo vezoli ab aceto tenute in summa zerlarum octo ;

duo vezoli fracti cum una botichia a vino cocto ;

quatuor zerle pro zerlando tempore vindemie ;

una lora bona et una alia fracta ;

unum dischetum vetus. Una bancheta vetere ;

due cagne !) a vegetibus ligni ;

una scala longa et una parva. Unum solium parvum vetus ;

1) Cagna, ordigno-per-serrar cerchi e specialmente le mazzuole delle botti, Cfr.
G. Rosa, Vocabolario bresciano-italiano, Brescia, 1877.
226 GUALBERTO MARI

duo solia parva pro portando de uvis et vino ;
due galete a vino.

In stabulo È

una equa cum sella, basto et brecio.

In camera prope dictum hospitale :

octo lectice veteres cum octo fodrigis, septem plumaciis frustis et octo
coziis frustis ;

tres capsete parve veteres. Una bancheta vetere; una bancheta cum
una capseta vetere simul (setenet ?).

In camera magna super dictum hospitale :

decem veteres, fodrige duodecim, plumaria tria ;
tres cocii veteres et fracti.

Victualia sunt hec:

some due et quarte sex frumenti,
bazete decem olii,

plaustra duo et gerle sex vini vel circa,
item duo mezeni carnium salsarum.

« Receptatio facta de Pecino de Rodengo, olim caligarius in servitorem
hospitalis Sancti Christofori ».

(Brescia, Archivio di Stato, Fondo Ospedale Maggiore, Inventario di San
Cristoforo, c. 111r.).

In Christ? nomine. Anno a nativitate eiusdem 1414 inditione vir, die
dominica decimaquinta mensis aprilis. In sala magna, in solario domarum
hospitalis Disciplinarum civitatis Brixie, in publica congregatione virorum
Disciplinarum Brixie, pro pasto fiendo etc. Electus fuit in confratrem dicti
hospitalis Pecinus de Rotengo, olim caligarius civis Brixie, consenties per
omnes ibidem astantes, promittens ipse Pecinus se optime habere in his
que cognovit expedire et sibi impositum fuerit per ministros et massarios
et officiales dicti hospitalis, et quod habere debeat victum et vestitum toto
tempore vite sue expensis dicti hospitalis.

Et die Dominica vigesimasecunda mensis aprilis, indutus fuit per of-
ficiales veteres et novos veste alba que est de habitu dicti hospitalis cum
signo storaco.

« Il Consiglio Comunale decide di togliere l'ospedale di San Cristoforo
ai Disciplini e di darlo alla Congregazione della Misericordia ».
—!

L'OSPEDALE DEI DISCIPLINI PRESSO S. CRISTOFORO A BRESCIA 227

(Brescia, Archivio Storico Civico, Provvisioni del Comune, 484 (1427-1429),
ff. 71v.-72r.).

. Item exposito per Francischum de Malvetiis, cancellarium, quod
ut alias mormoratum erat hospitale Sancti Cristofori civitatis Brixie erat
totaliter derelictum, nec in ipso exercebantur aliqua odera pietasis, in gra-
ve preiudicium et damnum rei publice, tam apud Deum quam apud
mundum. Quare omnino providere erat, ab reverentiam Dey, et opera mi-
sericordie exercenda, ut dictum hospitale omnimodo reformaretur quod ad
nihilum est reductio Fratrum Disciplinatorum, qui illud hactenus guber-
narunt ; immo potius destruerunt, sicut est toti populo manifestum. Et ut
quilibet esset aptior consulendum avisabat duo modi erant: primus ut vi-
cini, notabiles et divites assumant onus, alius quod confratres de Congre-
gatione haspitalis Misericordie, qui in talibus sunt pratici et experti dictum
hospitale reformarent ; et quod cum gratia Dey modum habebat in utra-
que parte.

Et super predictis universa deliberatione prelibata, multis colloquis
pretractis et consiliis adhibitis prefati domini Consiliarii considerantes quod
confratres laici de congregatione Sancti Francisci qui regulant et gubernant
hospitale Misericordie sunt persone honeste, bone considerationis et fame,
et quod reduxerunt hospitale predictum, exercentes in ipso magna et admi-
rabilia opera pietatis pauperibus et infirmis, providerunt et ordinaverunt,
cum auctoritate prefati Domini Provisoris, quod casu quo confratres Mi-
serieardie velint assumere hoc onus, ipsis detur et consignetur ministratio
dicti hospitaiis, et removeantur totaliter Disciplinati a tali gubernatiane,
cum fuerint et sint penitus negligentes atque remissi in benefaciendo pau-
peribus et infirmis. Et quod die crastina mittere debeant per dictos con-
fratres, in presentiam d. Johannis de Macerata, legis doctoris, iudicis clau-
surarum etc. Et scire ab eis utrum velint hoc onus assumere, et hae de be-
neplacito et consensu vicinarum dicti hospitalis, et casu quo dicti confra-
tres Misericordie velint acceptare, dicti Disciplinati vigore presentis provi-
sionis, omni alia solemnitate pretermissa, exinde sint penitns cassi et pri-
vati a tali gubernamento. Ita et taliter quod nullo unqnam tempore, se pos-
sint de dicto hospitali aliqualiter impedire, sicut superius est expressum.
Et dicti de la Misericordia ad dictum gubernamentum sint perpetuo de-
putati.

« Unione dell'Ospedaie di S. Cristoforo all'Ospedale di S. Maria delia
Misericordia fatta dal Provvisore di Brescia Fatino Dandolo ».

(Brescia, Archivio di Stato, row, Libro I Ospedale Misericordia, n. 100, C. 199r.).
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228 GUALBERTO MARI

Carta unionis suprascriptorum hospitalium Sancte Marie de la Mi-
sericordia et santi Christofori, facta de mandato et in presentia magnifici
et generosi viri domini Fantini Dandulo de Venetiis, Brixie eiusque distric-
tus sapientissimi Provisoris, pro se et excellentissimo ducali domino Ve-
netorum etc., egregios cives, consiliarios Brixie. Quorum nomina sunt hec,
videlicet : d. Johannes de Advocatis, d. Martinus de Cochalio, d. Nicholaus
de Pedrochis, d. Petrus de Laude, d. Galeaz de Porzelagis, d. Jacobus de
Scanalupis legis doctores, Achiles de Advocatis, Petrus de Provalio, Jacobus
de Cochalio, Sindicus communis, Bonogerius de Molinis, Delaydus de Gay-
do, Bertolinus de Duchis, Jacobus de Capriolo, Antonius de Vachis, Ugoli-
nus de Bonis, Petrus de Rosa, Canta de Bizonis, Vainirius de Calino, Tar-
tarinus de Capriolo, Johanninus de Soldo, Petrus de Gandino, Gerardus de
Sevirolis, Bortolameus de Brageris, Bertaninus de Rumano, Christoforus
de Bornado, Christoforus Schelinis, Graziolus de Moris et Johannes Migna-
nus etc. Prout plenius et latius in unione predicta recipiatur contineri de
qua rogatum fuit publicum instrumentum per Francischum de Malveziis,
civem brixiensem notarium imperialem et dictatorem et canzelarium gene-
ralem communis etc. populi Brixie.

Anno eius 1428 die vigesima septima mensis decembris.

«Avendo i Confratelli della Misericordia accettata la cura dell'Ospe-
dale di San Cristoforo, il Consiglio comunale dà la sua approvazione ».

(Brescia, Archivio Storico Civico, Provvisione del Comune, 484 (1427-1429),

cc. 72v.-78r.).

...Quo casu ipsi Confratres Misericordie vellent assumere onus, sive
curam gubernandi et refformandi hospitale Sancti Cristofori, ipsis fratribus
consignaretur et daretur cura et regimen dicti hospitalis, remotis et privatis
Disciplinatis qui regebant vel potius distruebant hospitale predictum 5..

Et super predictis matura deliberatione prehabita et multis colloquis
pertractis, tandem unanimiter et concorditer suprascripti omnes asserentes
esse plus quam dimidia pars totius congregationis, providerunt et ordina-
verunt stantesque presentes omnes obtulerunt, nemine discrepante, in
nomine domini Nostri Jesu Christi, et providendo et ordinando dixerunt
quod libere et cum bona voluntate volunt et contenti sunt accipere sub suo
regimine atque cura hospitale predictum Sancti Cristofori et illud totis eo-
rum viribus reformare cum illis baylia arbitrio et potestate, regulis et
consuetudinibus, quibus regulant et gubernant hospitale Misericordie. Et
sic presenti actu in presentia etiam d. Johannis de Macerata antedicti accep-
taverunt et assumpserunt regimen et gubernationem hospitalis predicti Sancti
Cristofori pro quanto eis possibile.

tt isa
ia o a

L'OSPEDALE DEI DISCIPLINI PRESSO S. CRISTOFORO A BRESCIA 229

Et volentes dicto regimini aliqualem bonum principium exibere, sine
aliqua intermissione deliberaverunt facere et constituere unumquempiam
ex suprascriptis Fratribus massarium dicti hospitalis ; et facto scrutinio ad
voces, repertus fuit habere plures voces, sicut Domino placuit, Marchetus
de Aregonibus draperius, qui statim libenti animo acceptavit officium ante
dictum, et promisit statimque obligavit se per eius parabolam et con-
sensum velle dictam masseriam per unum annum ferventer et solicite mini-
strare ; et effectualiter voto suo posset curare ut dictum hospitale omni-
modo reformaretur.

«Il Doge Francesco Foscari conferma l'unione dell'Ospedale di San
Cristoforo all'Ospedale di Santa Maria della Misericordia ».

(Brescia, Archivio di Stato, Fondo Ospedale Maggiore, Bolle di fondazione,
Copia autenticata).

Confirmatio et ratificatio suprascripte unions facte per prelibatum
ducalem dominum Venetiarum etc. Que incipit sic: videlicet :

Franciscus Foscari, Dei gratia dux Veneziarum etc. Nobilibus et sa-
pientibus viris Thome Mihael, de suo mandato potestati, et Sancto Venerio
militi, capitaneo Brixie et successoribus suis fidelibus dilectis, salutem et
dilectionis affectum. Auditis et bene intellectis litteris vestris responsivis
ad nostras vobis destinatas. Super continentiam duarum, petitionum illinc
inclusarum porrectarum nostro domino, ex parte confratruum laycorum
Congregationis Sancti Francisci, vobis denotamus quod provisionem eddi-
tam per sapientes Brixie, cum auctoritate et consensu nobilis viri ser Fan-
tini Dandulo, tunc provisoris nostri Brixie, de unione hospitalium Miseri-
cordie et Santi Cristofori, confirmamus laudamus et tenore presentium ra-
tificamus et approbamus. Et circa illam partem quam petitur exemptio da-
tiorum pro dictis hospitalibus dicimus quod in facto datiorum predicto-
rum consuetudinem usitatam et aliis temporibus debeatis observare et fa-
cere observari. Facientes has nostras litteras in actis regiminis vobis com-
missis ad futurorum memoriam registrari. Datum in nostro ducali palatio,
die decimaquinta mensis aprilis inditione vir 1429.

Ego Iulius Faiita, coadiutor in Cancellaria magnifice communitatis
Brixie fideliter exemplavi et signavi.

N
INDICE DEL VOLUME

Memorie

Tommaso VALENTI, Benedetto Valenti

ANNA I. GaLLETTI, La società comunale di fronte alla guerra nelle
fonti perugine del 1282

MARIA Pecuci For, Gli incunaboli del Fondo Podiani nella Biblio-
teca Augusta

Note e documenti

Franco MEZZANOTTE, Nuove proposte ed acquisizioni sul ducato lon-
gobardo di Spoleto in due recenti studi

Recensioni

GIANNA DAREGGI, Urne del territorio perugino. Roma, De Luca,
1972 (Giacomo Caputo)

ANITA SEPPILLI, I Geri di Gubbio. Saggio storico-culturale su una festa
folclorica, in « Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia. Uni-
versità degli Studi di Perugia », viti, 1970-71 (Ugolino Nicolini)

Renzo PARDI, Ricerche di architettura religiosa medioevale in Umbria.
Perugia, Volumnia Editrice, 1972 (Carlo Martini)

SIMONETTA STOPPANI, Il pozzo Sorbello in Perugia. Roma, De Luca,
1973 (Giacomo Caputo)

AzELIO OnoFRI, Storia di Narni e di altri Comuni Umbri. I servizi
postalie l’uso dei bolli dalle origini alla fine del XIX secolo. Ro-
ma, Tip. Salemi, 1973 (Giovanni Cecchini)

Piero Lurici MeNIcHETTI, Il Palio della balestra a Gubbio. Sto-
ria e documenti. Città di Castello, Stampa Rubini et Pe-
truzzi, 1974 (Giovanni Cecchini) . .

Lo due uma Mera s TU e aam Pm

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138
231 INDICE DEL VOLUME

| Necrologi

FRANCESCO SANTUGCH P. Giuseppe Palumbo —. 4. . . . . «.. Pi 141

Segnalazioni bibliografiche

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tica, civile, religiosa ; Filologia e Glottologia ; Storia e Critica let-
teraria ; Storia e Critica delle arti ; Geografia ; Scienze politiche,
giuridiche, economiche, sociali, Statistica ; Scienze agrarie ; Fran-
cescanesimo ; Biografia ; Bibliografia e Archivistica ; Folklore ;
Varie SUM RUN So. e PONO

CENTRO DI DOCUMENTAZIONE
SUL MOVIMENTO DEI DISCIPLINATI

AnRISTIDE DANI, La Confraternita di santa Maria dei Battuti di So-
vizzo (Vicenza) pun dcl uU uu T SR MC ir

GuaALBERTO MARI, L'ospedale dei Disciplini presso S. Cristoforo di

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(ID) Pror. GIiovANNI CECCHINI - Direttore responsabile
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